Saint Cyr

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 parte ***
Capitolo 2: *** 2 parte ***
Capitolo 3: *** 3 parte ***
Capitolo 4: *** Conclusioni ***



Capitolo 1
*** 1 parte ***


Oggi tutte le mie allieve qui, a Saint Cyr, luogo da me fondato sono in attesa. Lo zar di Russia, Pietro I, di passaggio in Francia ci onorerà oggi di una sua visita.

Io, Françoise d’Aubigné, marchesa di Maintenon, preferisco restare nelle mie stanze, è passata l’età per me di mostrarmi felice, ora devo soltanto pensare alla preghiera e pregare per l’anima del mio defunto marito. Per me sarebbe inutile, la mia anima è salva, tutto grazie alle preghiere che da anni recito.

Già, la mia vita è stata strana, come quella della protagonista di quella fiaba di M. Perrault, Cenerentola, dalla miseria più nera allo splendore più grande.

Sono infatti nata in prigione, o meglio in una stanza vicino una cella, dove mia madre si era recata per assistere mio padre, incarcerato per debiti. Mio padre, era figlio del grande Agrippa d’Aubigné, ma nonostante questo era un fervente peccatore; aveva ucciso sua moglie e l’amante di lei, era sempre carico di debiti e mio nonno, morto cinque anni prima della mia nascita ma che ho adorato, non gli perdonò mai di essersi convertito alla Vera Fede e di aver sposato in seconde nozze una cattolica.

Ho passato l’infanzia, dall’età della ragione fino ai dieci anni, nelle isole fatate della Martinica, nelle Americhe. Avevo ricevuto un battesimo cattolico, ma venni allevata come un’ugonotta. Non ricordo il viaggio, se non che stavo male, tanto male; talmente tanto che credetti che sarei morta lì su quella nave.

Dopo cinque anni , rimasta vedova, mia madre decise di tornare in Francia, e lei, io ed i miei due fratelli ci reimbarcammo.

Quando sbarcammo mia madre scoprì di essere rimasta senza un soldo e che quindi eravamo poveri. Per un po’ mendicammo il cibo dai religiosi, poi fu deciso che sarei andata da mia zia, un’ugonotta fervente. Fu il periodo più sereno della mia vita, anche se vivevo da eretica.

Ma poi mia madre decise di salvare la mia anima e mi mandò in un convento. Dove conobbi Suor Celeste, una mia cara e devota amica.

Un rumore interrompe il flusso dei miei ricordi. Mi volto e osservo alla finestra.

Un uomo, molto alto, capelli castani, senza parrucca, con dei baffi, è appena sceso da una carrozza.

Lo osservo, deve essere sicuramente lo zar Pietro I di Russia. Richiudo la finestra, non è il momento di deconcentrarsi.

Quando ebbi quattordici anni la mia madrina, di soli nove anni più anziana di me, decise di farmi tornare cattolica e di portarmi a Parigi. Fu lì che conobbi il mio primo marito, Paul Scarron.

Voleva che gli leggessi alcune delle mie lettere e che gli parlassi delle Indie.

Feci tutto ciò. La mia prima impressione fu orribile: Paul era incredibilmente grottesco, una specie di mostro; eppure aveva amato donne bellissime, come Marion de Lorme e Ninon de Lenclos.

Si innamoro anche di me e me lo confessò, anche se io avevo appena quindici anni e lui quarantacinque.

Ricordo ancora ciò che dissi quando mi propose di sposarlo: << Sono povera, rischio di andare in convento, preferisco sposarlo >>.

Ci sposammo l’anno seguente, al notaio disse che il mio nome sarebbe vissuto in eterno, perché lo avevo sposato. E’ sempre stato un uomo divertente, a volte scurrile, mio marito.

Preferisco non parlare del mio matrimonio, di quei nove anni terribili. Preferisco dimenticare. Ho passato momenti terribili nel letto coniugale, sospesa fra le sue imprecazioni e le sue suppliche, mi supplicava di avere pazienza, di comprenderlo.

In compenso conobbi la crema della società in casa sua, tutti venivano a trovarlo, o a vederlo.

Quando Paul morì io mi ritrovai in miseria, ma con buone conoscenze a Corte e nel circolo delle Preziose.

Riuscì ad ottenere una pensione dalla regina madre Anna d’Austria e devo dire che non me la cavavo male. Fu allora che la conobbi, e con il tempo in quegli anni lei sarebbe stata la mia migliore amica, la mia amata Ninon de Lenclos. Ninon mi voleva molto bene e fece molto per me, aiutandomi in un momento difficile. Ora forse capisco che non fu un’ottima idea quella di prendermi il suo amante, il marchese di Villercieux, ma il passato è passato.

Svolsi l’incarico di istitutrice presso varie famiglia nobili, imparando come trattare i bambini e venendo amata da loro.

Nel 1666 morì la regina madre e nessuno si occupò della mia misera pensione, lasciandomi sola al mondo e senza soldi, soprattutto senza soldi.

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Capitolo 2
*** 2 parte ***


Poi incontrai Athenais de Montespam, la grande amante del Re. Cercava una persona, possibilmente devota e discreta, che si occupasse dei figli che lei avrebbe avuto dal suo regale amante.

Ammetto che  all’inizio mi rifiutai, non si sa mai, chi mi assicurava che fossero veramente i figli del Re?

Poi accettai: << Se sono i figli del Re li alleverò >>.

Ebbi la custodia di sei bambini, sei bambini turbolenti e regali che mi adoravano.

Di tutti loro il mio preferito era il duca del Maine, che era zoppo essendo caduto dalle braccia di una balia. Mi affezionai a sua sorella, Mlle de Nantes, ma non al duca di Vexim, povero bimbo morto a solo tre anni, e a Mlle de Tours, che chiamavo Tou-Tou.

Fui io a presentare i bambini a Corte, quando furono abbastanza grandi per lasciare la casa dove mi prendevo cura di loro.

Nel frattempo, grazie ai buoni uffici della mia amica Athenais e al mio incarico, era divenuta marchesa, la marchesa di Maintenon, nome della terra dove sorge il mio castello.

A Corte non mi trovavo bene, troppa immoralità per i miei gusti, avevo infatti rinnegato il mio passato.

Nel frattempo erano nati altri due bimbi, Mlle de Blois e il conte di Tolosa, ma mi rifiutai categoricamente di occuparmi di loro, ormai il mio posto era a Corte.

Nel 1680 uno scandalo terribile colpì Athenais, perdendola definitivamente,come dissi quando la vidi uscire da un’udienza del Re: “ Athenais de Montespam uscì da quel colloquio irrevocabilmente salvata ma definitavente perduta ”. Fu salvata perché il sovrano lasciò cadere le accuse su di lei, accusata di negromanzia e riti sacrileghi, che Dio c’aiuti. Fu perduta perché da allora il sovrano non volle più avere nulla a che fare con lei, preferendomi a lei.

Tre anni dopo morì la buona Regina Maria Teresa, a causa di un ascesso che non fu curato adeguatamente dai medici. In punto di morte la sovrana mi affidò il Re, pregandomi di aiutarlo a salvarsi la sua anima immortale, amen!

Così, dopo aver sentito il mio confessore, quello stesso anno sposai il Re e divenni sua moglie morganatica, ovvero la moglie segreta.

Un anno dopo, come se fosse un regalo per me e per Dio, Sua Maestà abrogò definitivamente l’editto di Nantes, dichiarando illegale la fede ugonotta, che un tempo anch’io avevo professato.

Le condizioni morali della corte erano spaventose: ogni sera quasi tutti erano ubriachi e pochi si tenevano sulle loro gambe. La sodomia era comunissima, e quando chiesi al mio regale marito di fare qualcosa si limitò a dire che avrebbe dovuto iniziare con suo fratello. Infatti Monsieur si dedicava con estrema passione al vizio italiano, corrompendo, lui o i suoi ganimedi, i giovani della Corte, persino il giovane conte di Vermandois, figlio illegittimo del Re, fu traviato da quei pervertiti.

Fui così felice quando mi giunse la notizia della revoca dell’editto di Nantes, talmente tanto che esclamai che se Dio avesse conservato il Re entro vent’anni in Francia non ci sarebbero stati più ugonotti.

Ho passato degli anni meravigliosi a Versailles, la nuova residenza del Re mio marito. All’iniziò vi risedetti come prima dama del guardaroba della Delfina, poi senza un titolo specifico ma con un’influenza sempre maggiore. Assistevo alle riunioni del consiglio, che si tenevano nelle mie stanze.

Solo una persona mi è stata nemica dichiaratamente: la seconda Madame, Elisabetta Carlotta.

Con la sua natura malvagia di tedesca e la sua religiosità estremamente poco devota è l’unica che non mi rispetti, l’unica che mi umili. Ma perché? Io sono buona, tutto quello che faccio è per la mia salvezza e per quella di mio marito.

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Capitolo 3
*** 3 parte ***


Nel 1698 il duca di Borgogna sposò la piccola Maria Adelaide di Savoia, che avevo preso sotto la mia ala. Che cara bambina, sorprese tutti e ci incantò tutti. Con me era molto buona, mi chiamava tante Maintenon e mi fu sempre devota.

Nel frattempo era scoppiata la guerra per il controllo della Spagna, e non esitai a inviare a Madrid una mia cara amica, la principessa des Ursines, con l’ambito incarico di camerera mayor.

Sono stati anni durissimi, la Francia soffriva e i nostri soldati passavano di sconfitta in sconfitta. Forse perché io non pregavo abbastanza o per punizione verso il Re e i suoi peccati.

In quegli anni sono morti il Delfino, con almeno la metà dei peccati del genitore, il duca e la duchessa di Borgogna, colpevoli di superbia.

Solo una persona è sopravvissuta, il duca d’Orleans , che ora è Reggente. E’ una persona abbietta, del tutto simile a suo padre, solo che lui preferisce le donne. Organizza orge durante la Quaresima, non legge le Sacre Scritture ed ha in sfregio tutte le leggi, umane e Divine.

Sento una porta che si apre e vedo un uomo. E’ alto, molto alto, ha i capelli castani, un pizzetto e una divisa militare. E’ seguito da un altro uomo, che non riesco a vedere bene.

Il primo di loro si precipita verso la finestra che avevo chiuso, la apre con forza e dice qualcosa in una lingua che non capisco.

Guardo con insistenza l’altro che mi risponde, in francese ma con un accento che non conosco: << Siete ammalata? >> No, non sono più malata, o almeno i mali del corpo non mi fanno più male di quelli dell’anima.

<< Lo sono, Maestà >>. Già, lo zar Pietro I di Russia è venuto a visitarmi, come se fossi una reliquia del tempo passato, cosa che sono.

Dice alcune parole, e l’altro traduce per me: << Cosa c’è che non va? >> << Un’avanzata vecchiaia >> rispondo, ho ormai ottantaquattro anni.

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Capitolo 4
*** Conclusioni ***


Non mi stancherò mai di dirlo, ma le conclusioni sono a carattere eprsonale, se qualcuno ha una critica l'accetterò volentieri. Le conclusioni sono fondate dalla lettura di biografie di tutto rispetto.

Françoise d’Aubigne, vedova Scarron, marchesa di Maintenon morì di lì a poco. La sua salute non si riprese più dalla notizia che il duca del Maine, il suo prediletto era stato accusato di cospirazione ed incarcerato. Fu a Saint-Cyr, dove si era ritirata alla morte del secondo marito che spirò.

Che Madame de Maintenon avesse sposato Luigi XIV è ormai una verità assoluta, purtroppo lei bruciò le lettere che aveva ricevuto da lui.

Donna misteriosa Madame de Maintenon non è mai riuscita a mettere d’accordo gli storici.

E’ considerata una donna devota, ma qui finiscono le considerazioni. Per alcuni la devozione era insita in lei, per altri era un modo di espiare e di far penitenza dai peccati di una gioventù turbolenta.

Per questa corrente di pensiero Françoise si sarebbe concessa diversi amanti, uno di loro fu Luis de Mornay, marchese di Villercieux. Nel suo castello nel Vexim è conservato un quadro  in cui appare la futura marchesa. Gli estimatori della Maintenon affermano che il corpo è in verità quello di Ninon de Lenclos, la famosa cortigiana. Secondo gli altri è si il corpo di Ninon e la testa di Françoise, ma perché entrambe le donne ebbero una relazione con il marchese, e secondo le malelingue dell’epoca fra di loro vi fu un rapporto lesbico.

Quando divenne potente Françoise dimenticò coloro cui doveva la sua scalata sociale, tra cui Ninon. Si ricordava di lei solo quando si lanciava nelle sue campagne di moralizzazione.

Fu probabilmente lei ad indurre Luigi XIV a revocare l’Editto di Nantes, almeno secondo la principessa palatina, sua grande rivale, e Saint Simon, che furono i suoi più feroci detrattori.

Solo con la morte del Re si riuscì a mandarla via da Versailles, lei si ritirò a Saint-Cyr, convento ed educandato per le ragazze nobili ma povere, che aveva fondato trent’anni prima.

 

Bibliografia:

Guido Gerosa: Luigi XIV

Max Gallo: RE Sole

Antonia Fraser: Gli amori del RE Sole

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