Raccolta

di SissiCuddles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You do make me feel funny ***
Capitolo 2: *** Photos ***
Capitolo 3: *** Happy Birthday ***
Capitolo 4: *** 4- What If... ***



Capitolo 1
*** You do make me feel funny ***


“You do make me feel funny”

Huddy. One Shot. G. Ambientata nella prima metà della sesta stagione

 

Princeton Plainsboro Teaching Hospital. Ufficio Di House

 “House, Lucas mi ha chiesto di sposarlo”

Era appena entrata nel suo ufficio. Neanche il tempo di pronunciare un “ciao” e lei aveva già annientato tutto. House la osservava, cercando di capire se fosse ancora uno dei piani per allontanarlo dalla sua vita o se fosse la nuda e cruda verità. Non distolse i suoi occhi da lei, finché capì che era sincera. Non gli stava mentendo. Per la  prima volta in mesi, lei era sincera con lui.

“Sono felice per voi”

“House…”

“Dottoressa Cuddy…mi congratulo con lei. Aspetti forse dovrei dire Dottoressa Douglas!?!”

“House…smettila! Non ho nessuna intenzione di cambiare il mio cognome in Douglas. Non gli ho ancora risposto. Ho detto che dovevo pensarci.”

“E allora perché lo vieni a dire proprio a me, visto che fino a pochi giorni fa ho tentato di mandare a p*ttane la vostra storia?”

“Non lo so.”

House fece una pausa, ma continuò a guardarla, mentre le mani di Cuddy cominciavano a tremare.

“Non sembri contenta”

“Non lo so”

“Beh, ti ha appena chiesto di sposarlo. Finalmente qualcuno che ti vuole!”

“Non lo so.”

“Perché sei qui?”

“Non lo so. Forse perché sei l’unica persona ancora qui”

“Perché non vai da Cancer-Fighter? Credo sia ancora nel suo ufficio”

“Wilson? Se ne è appena andato. Pensavo che tu vivessi con lui.”

“Non più. Lui vive nella nuova casa. Io ho tenuto il mio vecchio appartamento.”

“Ah. Perché?”

Per la seconda volta in pochi mesi House voleva essere sincero con lei. In un sussurro le disse ciò che aveva tenuto nascosto anche a Wilson.

“Non volevo andare nella casa in cui tu avresti dovuto vivere con Lui”

“Allora perché hai convinto Wilson a prenderla?”

“E’ stato lui a decidere di comprarla per vendicarsi contro di te…e io non volevo che tu andassi a vivere con lui”

“Volevi? Ora non più?”

“Tu ti sposerai con lui. Vivrai felice con tua figlia e magari avrete anche una famiglia insieme. Ormai non sono più fatti miei. Se ora me lo permetti. Me ne andrei a casa”

“Ok”

“Ok?”

“Sì”

“Pensavo che dopo questa chiacchierata tu volessi uccidermi”

“Non voglio ucciderti più di quanto non abbia mai voluto farlo prima”
“Quindi avresti voluto uccidermi altre volte in passato?”

“Uhm, direi di sì”

“Quando ti ferivo?”
“Non solo…”
“E quando allora?”
“Quando facevi del male a te stesso”
House si alzò dalla sedia, prese la sua giacca di pelle, camminò superando Cuddy.

“E se io ti dicessi che tu mi fai divertire, cosa succederebbe?”
House si voltò lentamente verso di lei, trovandola a pochi centimetri da lui.

Cuddy appoggiò una mano sul suo petto, mentre con l’altra gli accarezzava il bicipite muscoloso .

“Se io ti dicessi che adoro i nostri litigi e adoro quando entri nel mio ufficio solo per vedere come sono vestita e per vedere se le gemelle stanno bene? Tu cosa faresti?”
“Non dipende da me. Dipende tutto da te”
Cuddy si avvicinò ancora di più a lui, i loro occhi come intrecciati.

“Se io ti dicessi che voglio sempre baciarti, tu cosa faresti?”
“Mi lascerei baciare”
“E se io ti dicessi che non ti ho mai dimenticato, tu cosa faresti?”
“Ti bacerei”

Cuddy sorrise, mentre House la teneva stretta a sé, in un abbraccio che significava tutto.

“Hai intenzione di sposare ancora quel cretino?”
Cuddy abbozzò un sorriso. Quel sorriso le rimase stampato sul viso anche quando le labbra di House finalmente incontrarono di nuovo le sue.

 

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Capitolo 2
*** Photos ***


“Photos”

Huddy. One Shot. G. ambientata nell’episodio “Remorse”

 

Anni in cui le nostre liti attiravano l’attenzione dell’intero personale.

Mesi per portare a termine tutte le cause legali contro di lui.

Giorni passati a rincorrersi nella clinica.

Ore spese a cercare un caso che attirasse la sua attenzione.

Minuti di dialogo andati a quel paese.

 

Già,lui ha  il dono di distruggere tutto, glielo avevo già detto in passato. Aveva bussato alla mia porta dopo che avevo perso Joy. La stessa sera in cui ci eravamo baciati dopo tutto quel tempo…

 

Anni in cui ero stata presa in giro da lui.

Mesi per pagare ogni attrezzatura da lui rotta.

Giorni passati ad affibbiargli pazienti in clinica.

Ore spese a cercarlo per l’ospedale.

Minuti passati sul tetto a fissare il cielo, senza che nessuno lo sappia.

 

Passati a piangere per quello che lui combinava, non solo ai suoi pazienti o all’attrezzatura. Piangevo per tutto quello che lui causava a me, in quel gioco in cui ci provocavamo a vicenda e alla fine ero io quella che soffriva. Eppure dopo aver pianto, ritornavo nel mio ufficio e il nostro gioco ricominciava da capo.

 

 

Era nuovamente sul tetto dell’ospedale quel pomeriggio. House ne aveva combinata un’altra delle sue. Infiltratosi nel suo ufficio aveva rovinato l’unica copia di quella foto. La fotografia che Cuddy riteneva tra le più importanti della sua vita. Quella immagine di lei in Equador insieme ad una piccola scimmia, scattata dal padre nel loro ultimo viaggio prima della sua morte. Ora, in quella foto, Cuddy teneva in braccio una scimmia con il volto del suo ragazzo. House l’aveva ferita di nuovo, questa volta inconsciamente. Aveva voluto farle uno scherzo, qualcosa tipico di House, ma senza volerlo aveva rovinato l’unica copia di quella reliquia da lei amata.

Decise di tornare nel suo ufficio e, mentre scendeva le scale, House fece la sua uscita trionfale dall’ascensore. Cuddy lo vide, ma non cambiò direzione.

 “Ma guarda chi è tornato? Dov’era finito?”

Con la mano destra stringeva il bastone, quello nero con le fiamme.
“Sono sempre stato qui, mi sono nascosto dappertutto per evitare le ore di clinica…una giornata come le altre”

“Bene, ma io intendevo il bastone”
“Little Greg?”
“C’è un Big Greg?”
“Big Greg? Non ne ho mai sentito parlare. Forse intendevi Huge Greg!?”
Lo sguardo di lui la guardava divertito, mentre le guance di Cuddy diventavano rosate.

“Certo, mi vuoi dire dove era o no?”

L’ufficio si fece silenzioso, mentre i due medici si osservavano, finché al voce di lui non affiorò esile.
“Era nel mio vecchio appartamento, dove ho trovato anche questa”
La voce di House era insicura, mentre con la mano sinistra, quella libera dal bastone, prendeva un pezzo di carta dalla tasca della giacca.

Nel vedere quella fotografia, Cuddy la prese con poca gentilezza e la strinse a sé. House abbassò lo sguardo fino a che Cuddy non cominciò a ridere.

“Perché ridi?”
“L’avevi tenuta? Mi avevi detto che…”
“…l’avrei buttata nel primo cestino che mi fosse capitato a tiro, o l’avrei usata per accendere la stufa nella casa in montagna, già mi ricordo”
“L’hai tenuta, perché?”
“Sapevo che un giorno mi sarebbe tornata utile”
“Utile per cosa?”
“Adesso non  lo so. Sia chiaro, voglio una ricompensa”
E mentre House le diede le spalle, in pochi secondi Cuddy si trovò a pensare a tutto ciò che stava accadendo”

Per tutto il pomeriggio sono stata sul tetto a pensare a quella fotografia, maledicendo House per il suo dannato comportamento infantile. Quella foto che House aveva rovinato la mattina stessa, in quel momento la stringevo forte a me.

Gli avevo dato quella foto quando eravamo nel Michigan.

 

L’anno più bello della mia esperienza al college.

L’ anno in cui avevo conosciuto lui. Il genio cinico e talmente bastardo da essere così interessante che tutte le ragazze volevano essere nella sua cerchia di elette.

L’anno in cui ero uscita con lui e gli avevo dato quella foto.

L’anno in cui ero stata a letto con lui dopo una festa.

 

“House, che ricompensa vuoi?”
House non si girò nemmeno, non fece in tempo. Cuddy gli si parò davanti bloccandogli l’uscita.

“Meno ore di clinica?”
“No…”
“Un ufficio più grande?”
“No…”

“Un aumento?”
“No…”

“Un nuovo arredamento per il tuo ufficio?”
“No…”

“Insomma che vuoi?”
“Lascia perdere Cuddy…”
“No, non lascio perdere. Tu hai tenuto questa foto per più di vent’anni e ora l’hai ridata a ma dopo che avevi fatto uno dei tuoi soliti scherzi. Mi hai chiesto una ricompensa e io ti sto offrendo tutto quello che tu mi hai sempre chiesto…ma ora tu non vuoi niente di questo?”
“Sì…”
House si mosse di pochi centimetri, ma fu bloccato nuovamente da Cuddy.

“E se io ti baciassi?”
La voce di Cuddy si fece più seria, mentre il suo respiro e il suo battito cardiaco si alzarono leggermente.

“Te ne pentiresti…”
“Ne sei sicuro?”
“Sì…”
“Già, tu sei il genio, dimenticavo che sai tutto”
House sorrise leggermente.

“E’ un sorriso quello?”
“Dove?”
“House, stavi sorridendo?”
“Io? Assolutamente no”
“E invece sì…”
Cuddy cominciò a ridere, mentre House la guardava serio.

“Perché ridi ancora? Sono gli ormoni?”
“Non sono incinta!”
Ma Cuddy continuò a ridere finché House non le cinse le spalle. In quel momento lui poteva sentire il battito di lei rallentare e il respiro farsi più regolare, ma sempre abbastanza veloce. Ma prese a battere ancora più forte quando lei si avvicinò a lui e lo abbracciò.

“Ce diavolo stai facendo?”
“Ti ringrazio”

Mi sentivo una bambina di cinque anni quando il suo compagno di scuola le regala il fiore che ha appena strappato dall’aiuola. Sono felice.

 

House la guardò di nuovo, mantenendo la sua espressione seria, ma man mano che i minuti passavano Cuddy non mollava la presa su di lui. Le sue mani cominciarono a stringerla sulla schiena. Rimasero così, stretti in quello strano abbraccio storto che tanto rendeva lei felice.

“Grazie House…”
Uuscì dall’ufficio, lasciando Cuddy sorridente. Prese la foto e lesse ciò che vi era scritto sul retro.

 

Credevo che con le scimmie non si potesse parlare, ma tu sei l’eccezione. Lisa

 

Lo aveva scritto lei prima di dargli la foto. Le era sembrata una cosa stupida, e anche in quel momento mentre rileggeva quella strana dedica lo pensava.

Ma c’era scritto qualcos’altro in una calligrafia diversa dalla sua, la stessa calligrafia che accompagnava sempre i suoi esami strampalati.

Prego raggio di sole

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Capitolo 3
*** Happy Birthday ***


“Happy Birthday”

Huddy. One Shot. No Spoiler

 

22 Maggio 2010

Lisa Cuddy entrò nel suo ufficio in perfetto orario, come ogni giorno. Si sfilò la giacca primaverile e, insieme alla borsa, la nascose tra la parete ed il comodo divano. Sgattaiolò nel bagno e socchiuse la porta, lasciando giusto uno spiraglio si visuale sulla stanza, in cui ora regnava il silenzio.

Passarono pochi minuti quando la grande porta a vetri si aprì, lasciando entrare House.

Il diagnosta camminava appoggiandosi al suo fedele bastone, incurante del fatto che, questa volta, sarebbe stato proprio lui il povero malcapitato. Cuddy lo seguiva attentamente, sperando che il suo piano funzionasse.

House guardò con attenzione, come se stesse perlustrando l’ufficio in cerca di un eventuale scontro con il nemico. In quel momento spostò lo sguardo sulla scrivania. Era piena di documenti incompleti. Trattenne un sorriso nel vedere il suo nome su ognuna di esse, ma la cartella era compilata con la calligrafia molto femminile di Cuddy. Fece il giro della scrivania evitando abilmente il cestino vuoto. Appoggiò le mani debolmente alla scrivania, mentre appoggiava tutto il peso sulla sedia girevole. Non fece in tempo a sedersi che la sedia si piegò su se stessa, facendolo cadere a peso morto sulla moquette appena pulita.

“Cuddy!”

House disse il suo nome senza rabbia. Non urlò, ma lo pronunciò lentamente quasi con ammirazione per quello scherzetto da lei giocato.

Cuddy emerse dal bagno trattenendo le risate, causando uno sguardo confuso dell’uomo disteso sul pavimento. Si avvicinò ad House e lo guardò. Lui non la stava guardando, ma fissava il soffitto senza dire una parola.

Cuddy gli porse la mano, ma fu un errore. Invece di alzarsi, House afferrò la mano della donna e la tirò a terra con sé.

Erano distesi sul pavimento dietro quella scrivania, mentre la sedia rotta giaceva al loro fianco. Erano sdraiati sulla schiena uno in parte all’altro, mentre fissavano il soffitto. Cuddy vide una scritta, fatta con lo stesso pennarello indelebile che House usava sulla sua lavagna.

Buon Compleanno Raggio di Sole.

Cuddy si voltò verso di lui, trovando il suo viso a pochi centimetri dal suo.

“Grazie”

“Il tuo regalo non è finito qui”
“House, cosa…?”
House si avvicinò ancora di più a lei, quasi in un abbraccio. Avvicinò le sua labbra a quelle della donna e le diede un bacio morbido e leggero. Gliene diede un altro e un altro ancora, finchè Cuddy non lo afferrò per le spalle e lo avvicinò ancora di più.

E quando smisero di baciarsi, lei sorrise e lo strinse a se.
“Promettimi che questa volta non te ne vai in un ospedale psichiatrico”
House la guardò confuso.

“Non me ne vado da nessuna parte Raggio di Sole”

 

 

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Capitolo 4
*** 4- What If... ***


4- “What if…”

OneShot. G. OT3. Ambientata fine stagione 5 inisio stagione 6. Spoiler prima parte stagione 6

 

Prima mia OneShot dedicata al mio OT3 preferito! E’ breve anche eprchè sto lavorando ad altre due fanfictions, che mi prendono più tempo.

 

Il rumore di una sedia che si spostava di qualche centimetro riempì la stanza. Un rumore troppo stridulo perché lui non lo potesse sentire. Cercò di portarsi le mani alle orecchie per impedire che quel suono rimbombasse ancora, aumentando quel senso di pressione nella sua testa. Ma le sua braccia erano troppo deboli per poter effettuare uno sforzo del genere.

 

Aprì gli occhi per la prima volta e ciò che vide era fermo, immobile sotto la luce naturale del sole che entrava dalla finestra semiaperta.
Qualcuno era seduto nella stanza con lui. Era una donna. Quella donna che avrebbe potuto riconoscere tra mille altre. Era seduta su quella sedia scomoda che aveva appena trascinato nell’angolo opposto, lontano dalla luce del sole che creava una strana atmosfera nella stanza.

Cuddy era immersa nei suoi pensieri, persa tra quelle pratiche che richiedevano il suo consenso o la sua negazione. Ma nonostante tutto quel lavoro da svolgere, lei era lì con lui. Con lui. Perché lui era lì, in quella stanza, in quell’ospedale in cui lavorava da anni? Questa volta non era lì nelle vesti di medico arrogante, quale lui era.

 

La donna alzò lo sguardo e vide gli occhi del diagnosta che la fissavano curiosi. Lo fissò per quelli che sembrarono minuti interi. Sorrise e si alzò di scatto. In pochi passi era in parte a lui e stringeva la sua mano con forza.

“Riesci a sentirmi?”

Annuì.

 

“Non sai quanto mi hai fatto preoccupare”

“Cosa è successo?”

La sua voce era roca, sembrava quasi un sussurro.

 

“Shh, non parlare. Non ti ricordi niente, vero?”

Scosse la testa.

 

“Ti sei autoindotto una crisi e quando Wilson ti ha trovato eri già in coma”

Una lacrima leggera le rigava la guancia magra.

 

“Mi dispiace”

Cuddy si asciugò quella singola lacrima dalla guancia. Sorrise, mentre si avvicinava di più a lui e le sue labbra toccarono quelle di lui per pochi secondi.

 

“Perché mi hai baciato?”

La sua voce sembrava essere tornata normale, non era più un sussurro. I suoi occhi vagavano in quelli della donna in cerca di una risposta a quella sua confusione.

 

“Mi sei mancato”

“Ma tu hai Lucas adesso...”

Cuddy lo osservò confusa, cercando a sua volta la cura per quella confusione.

 

“Lucas?”

“Sì, tu hai creato una nuova vita con lui. Hai una figlia ora, non dovresti pensare a me”

“House, non riesco a capire quello che stai dicendo. Rachel sta benissimo e Lucas non lo vedo da quando lo hai licenziato”

House chiuse di nuovo gli occhi e rimase immobile nel suo letto scomodo.

 

“No. Non può essere stata solo la mia immaginazione”

 

“House, ti senti bene?”

House riaprì gli occhi, cercando lo sguardo di lei.

 

“Era tutto inventato. Sembrava tutto così vero…”

“Tutto cosa?”

“Prima Mayfield, poi tu e Lucas….”

“Non sei stato in un ospedale psichiatrico e io non sono stata con Lucas”

House sorrise.

 

“Da quanto tempo sono qui?”

“Circa un anno”

House chiuse gli occhi di nuovo.

 

“Sei stata qui tutto il tempo?”

“No…”

“E invece sì…”

Wilson entrò in quel momento. Sorrideva, finalmente felice dopo tanto tempo.

 

“Jimmyboy”

“Bentornato House. Lisa è stata qui la maggior parte del tempo”

 

Cuddy sorrise, arrossendo.

 

“Grazie”

House strinse la mano di lei con più forza.

 

“Wilson, per caso hai sentito la tua prima ex moglie in questo periodo?”

 

-fine-

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