My life

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La lettera ***
Capitolo 3: *** Il Viaggio ***
Capitolo 4: *** Parigi ***
Capitolo 5: *** Il ballo di 17 anni prima ***
Capitolo 6: *** L'incontro ***
Capitolo 7: *** L'ora del thé ***
Capitolo 8: *** L'Operà ***
Capitolo 9: *** Protesta ***
Capitolo 10: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 11: *** La caccia ***
Capitolo 12: *** Politica ***
Capitolo 13: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 14: *** dopo cena ***
Capitolo 15: *** FIN ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'idea mi è venuta dopo aver visto "Vanity Fair", anche se la storia non ha niente a che vedere con il film.

Mi chiamo Marie Antoinette Josephine Jeanne. No, non sono una regina. E no, non sono morta. Vivo a Londra, a Mayfair, con mio padre. Papà è franco-svedese, sua nonna era di Stoccolma. Viviamo a Londra da quindici anni, perché mio padre si rifiuta di tornare in Francia. Papà è nobile, un barone e ha giurato che finché Napoleone sarà al potere lui non tornerà in Francia. E da quindici anni, è il 1815, viviamo in Inghilterra. Mio padre e mia madre si sposarono che lui aveva quindici anni, a diciotto sono nata io ed è morta mia madre. Non sono triste per questo, perché grazie alla sua morte papà ha conosciuto l’amore della sua vita. Anche se non lo ammetterà mai. Non che sia contraria, ma la gente a volte li guarda in modo strano, i miei papà. Già, a mio padre piacciono gli uomini. L’amante di papà si chiama Angelo, ma tutti lo chiamano Death Mask, perché è albino e ha gli occhi rossi. Papà si chiama *** de****. Angelo e papà si sono conosciuti che io avevo un anno, convivono da quando ne ho tre e da nove anni so di loro. Mi chiamarono in biblioteca e me lo dissero. Io risposi felicemente: << Allora sono fortunata, tutti gli altri hanno un padre e una madre, io ho avuto una madre e ora ho due papà! >>. E da allora … << Miss Mary, miss Mary >> << Cosa c’è Paquette? >> rispondo alzando gli occhi dal mio Journal. << Le Loro Eccellenze litigano di nuovo, e il servizio di Capodimonte ne subirà le conseguenze! >> Papà e Angelo non litigano spesso, litigano tanto, e quasi sempre per futili motivi, e chi ci rimette è il servizio da the. Appena apro la porta del salotto al situazione è la stessa. Papà che urla in svedese mentre Angelo impreca in siciliano, entrambi con una tazza in mano, come al solito. Papà è biondo, ha gli occhi azzurri, e una spetto efebico, se non fosse nato nobile sarebbe stato un cantante dell’Opera. Angelo invece è più massiccio e più muscoloso. << E no, ora basta! >> urlò, e subito prendo le due tazze, così ci siamo rovinati altri due servizi.  << Ne ho abbastanza di voi due, ma quando vi decidete a crescere, litigate pure, non m’importa, ma basta con il lancio del servizio da the. E poi dove lo prendiamo il the?! >> Mi guardano entrambi, poi scoppiano a ridere. << Mocciosa, non interrompere mai una litigata >> Quando Angelo mi chiama mocciosa allora vuol dire che mi accontenterà. << Tesoro, cambiati per il the e raggiungici fra dieci minuti >>Papà invece mi manda via, tipico. Prendo le tazze e le portò con me, poi torno in camera e mi cambio per il the. << Paquette, quanto manca alla stagione di caccia? >> << Tre settimane, Miss >>. Solo durante la stagione di caccia stanno zitti, troppo stanchi per litigare. La mia famiglia, la mia disgrazia, la mia gioia. Se penso che prima o poi mi dovrò sposare e lasciare quei due irresponsabili al loro destino!

<< Miss, una lettera, da parte del professore >> Camus de la Borde, professore di diritto alla Sorbona è un vecchio amico di papà, non si vedono da sedici anni, ma Camus si è sempre interessato alla mia istruzione. Vive a Parigi, con il suo amante, un certo Milo Paipopolos, un greco, e insegna come precettore a due ragazzi della mia età. Papà non approva il suo modo di fare, al servizio dei napoleonici, ma lo sopporta per l’antica amicizia. Angelo lo trova simpatico ma molto noioso. E in questo ha ragione. Diversamente dalle altre ragazze so tirare di scherma e sparare, perché Angelo ha voluto assolutamente che imparassi. Papà, inutile dirlo, era contrario. Due tazze del servizio di Limoges distrutte. E io che tiro di fioretto.

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Capitolo 2
*** La lettera ***


Due settimane dopo:

<< Odio Bath! >> è la prima cosa che dico non appena rimetto piede a casa, seguita dai miei papà. << Suvvia, tesoro, non è andata così male >>.

Perché? Dove ho sbagliato nella mia vita passata? Dove? << Male? E’ stata pessima, come ogni anno. Tanto a voi cosa importa? State sempre a letto, e chi va in giro sono io! Chi beve quell’acqua schifosa sono io! Chi deve rispondere alle domande sono io! IO! >> << Poteva andarci peggio >> Angelo tenta di salvare la situazione, solo lui può litigare con papà.

Lo ignorò e salgo nella mia stanza. Uno, due, tre… apro la porta, li vedo che si baciano e subito urlo: << E comunque io odio Bath! >> poi sbatto la porta, lasciandoli di stucco.

Ogni anno andiamo a Bath, per le cure termali. O meglio, l’acqua di Bath la bevo solo io. Loro due rimangono in camera, tutto il giorno, a letto, a fare quello. Come se non li conoscessi! E poi la sera ricompaiono, appena in tempo per una passeggiata. La mattina tutti mi chiedono: << Lady Mary, ma suo padre e il suo amico dove sono? >> Ma ora sono tornata, fra una settimana inizia la stagione di caccia e allora andrà tutto bene.

<< Miss Mary, don Shura alla porta >>. << E che ci fa alla porta? Fallo entrare >> il duca Shura Thomas Felipe Luis Fernando Pedro Maria de Silva y Pimantel, figlio dell’ambasciatore spagnolo, è uno dei più cari amici dei miei papà. Papà lo conobbe quando era bambino, e Shura è il mio padrino, papà lo fece venire apposta dalla Francia per il mio battesimo.

<< Shura! >>è di sotto, che mi aspetta. Shura non sorride quasi mai, ma quando sorride diventa incantevole. << Mi niña, como estas? >> Quando c’è Shura casa nostra è una babele. Fin da piccola parlo svedese, francese, italiano e inglese, e Shura mi sta insegnando lo spagnolo. << Bien, y  tu? >> rispondo, sono sei mesi che non viene. << Bien, tuo padre è in casa? >> << Si, Paquette >> Paquette arriva di corsa, le voglio molto bene, è stata la mia balia, e l’unica figura femminile con cui abbia un certo rapporto. << Di a mio padre e a Angelo di venire in salotto, e che Shura è arrivato >> << Ma Miss… >> << Paquette! >> << Vado, vado >> Nel frattempo io e Shura entriamo nello studio.

Dopo tre minuti papà e Angelo ci raggiungono. << Aphrodite, che gioia vederti! >> Papà fa una faccia a metà fra lo stizzito e il divertito, odia farsi chiamare così e ne è anche orgoglioso. Non so il perché, ma penso che c’entri qualcosa il Direttorio. Mi giro e vedo Angelo che tenta di non ridere. Mi fisso allo specchio, idem. << Allora, a quale motivo devo la tua visita? >>. Shura non risponde, si limita a dargli una lettera. << E’ di Camus >> Papà la legge. Vedo il suo viso illuminarsi, deprimersi, poi di nuovo illuminarsi. << Per me è morto Napoleone >> dico a Angelo. << Per me ha scoperto che i bei faccini sono illegali >> mi risponde, e sghignazziamo insieme. << Buone nuove? >> chiedo, con la mia faccia più innocente. << Napoleone è stato esiliato, è tornato, ha perso e verrà deportato. Lunga vita a Luigi XVIII! >> L’evento che aspetta da diciotto anni è accaduto. << Ottimo, alla caccia avremo qualcosa di cui parlare, invece del solito teatro >> << Non ci sarà nessuna caccia quest’anno >> << Ma… papà! >> << Taci. Noi torneremo in Francia. Tutti e tre >>. Io mi tengo a Angelo, che sta diventando più bianco dei suoi capelli. Ora si che merita il suo soprannome.

Perché? Dove ho sbagliato nella mia vita passata? Dove?

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Capitolo 3
*** Il Viaggio ***


Il viaggio fino a Dover è andato bene, tranne vicino al porto quando si è rotta una ruota della carrozza e Angelo ha bestemmiato in almeno tre lingue.

Il viaggio in nave… Tutto avrei detto di Angelo, tutto, tranne che soffre il mal di mare! << Vado di sopra a prendere un po’ d’aria >> << Tu non ti muovi di qui! >> << Ma…  >> << Staminchia, tu resti qui e mi tieni la testa, cazzo! >>

Non fa che vomitare, da quando siamo partiti. Papà invece è il ritratto della salute. Sta leggendo Bousset. << Che leggi? >> << Niente >> << Maria, che legge? >> Poi di nuovo, qua rischiamo di perderlo, o che arrivi a Calais completamente rovinato. << Bousset1 >> rispondo, poi torno a reggergli la testa. << Stronzo, mi prepari l’orazione funebre, eh? Sei… una puttana >> << Che ha detto tesoro? >> Papà non parla italiano, e questa sarà la sua fortuna.

<< Che sei uno stronzo >> glisso la parte della puttana, c’è rischio che uno dei miei papà si ritrovi buttato a mare.

Dopo una notte passata a tenere la testa a Angelo, che ora può ben chiamarsi Death Mask, con papà che ha davvero iniziato a scrivere un’orazione funebre, finalmente arriviamo a Calais. Scendiamo, o meglio trasportiamo Death che è più bianco di un lenzuolo. << Ma a Londra come ci sei arrivato dalla Sicilia? >> << Terra fino a Bordeaux, poi nave, i giorni peggiori della mia vita >>. Questo spiega molte cose. Poi a terra papà ci dice che ci sono tre strade per Parigi. Come tre? Per me non cambia nulla. Ci fermiamo la sera ad Arras. Per fortuna lì Camus ha una casa, così passiamo la notte lì. E dopo tre settimane riprendo in mano il mio Journal.

DAL JOURNAL DÌ MARIE DE ***:

Arras, pensavo che fosse come in Inghilterra, gente semplice che non s’interessa di niente. Ma qui in Francia è tutto diverso, tutti parlano e hanno un opinione su tutto. Ad Arras è nato Robespierre, quindi prima partiamo meglio è, almeno secondo papà. *** è nervoso, non l’ho mai visto così. Angelo invece è menefreghista come al solito,se fossimo all’inferno direbbe che il caldo non gli permette di fumare il tabacco, e basta. Io non so cosa pensare, ma mi faccio trascinare dagli eventi. Angelo dice che i francesi sono stupidi, anche di peggio, perché prima gridavano “ Viva il re ”, poi “ Viva la Rivoluzione”, “ Viva Napoleone ” e infine “ Viva il re”. Ha ragione, sono altalenanti, come il mare. La notte francese è bella, si vedono tutte le stelle del cielo, e so che fra gli angeli del paradiso c’è anche mia madre, come dice papà solo i nobili diventano angeli.

Papà è da sempre troppo impegnato nel ricercare la bellezza, un epicureo, mentre Angelo è più un cinico. Che bella coppia i miei papà. Domani arriveremo a Parigi e allora vederemo se le cose sono veramente come sembrano

1Jacques-Benigne Bousset fu un famoso predicatore del '600, noto per le sue orazioni funebri

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Capitolo 4
*** Parigi ***


Le mani erano piccole, calde, nessuna imperfezione, dita lunghe, ma non troppo.

<< Tesoro, svegliati >>. << Stavo facendo un bel sogno >> risposi, mentre mio padre, *** de ****, detto Aphrodite, si alzava dal mio letto. << Cosa hai sognato? >> << Che eravamo ancora a Londra >> risposi. Ieri pomeriggio eravamo arrivati a Parigi. Eravamo tutti e tre stanchi, così dopo una breve cena eravamo andati a letto. Non l’avessi mai fatto! Paquette mi aveva detto che la mia stanza non era ancora pronta, ma  che quella al secondo piano si. La mia idea era stata quella di dormire. Peccato che accanto alla mia stanza ci fosse quella di mio padre e di Angelo.

Dormire! Impossibile, visto che per tutta la notte avevo sentito il loro letto sbattere sulla parete. Avevo sentito gemiti, sospiri, invocazione che erano sicuramente oscene e grida di puro piacere. Nemmeno il peggiore dei baccanali li avrebbe eguagliati. E io non avevo chiuso occhio. La mattina mi ero fatta servire la colazione da Paquette e poi mi ero rimessa a dormire.

<< Che or’è? >> << Le undici tesoro, il viaggio ti ha stancato >> << No papà. Ho dormito qui >> Per un secondo sbianca, poi tenta di salvare la faccia. << Tu hai il sonno pesante? >> << No >>

<< Eccoti qui mocciosa >> Angelo entra nella mia stanza , come solo lui sa fare. Lo fisso. Lui mi fissa. Fisso papà. Fissa Angelo. Fisso Angelo. Fissa papà. Capisco tutto. << No, no, no, non vi azzardate, no, ho detto no e quando dico no… >> Lui e papà iniziano a farmi il solletico e io, stupida come non mai, inizio a ridere. Loro naturalmente continuano. << Basta, basta, mi arrendo >> dico. Lo facevano quando ero piccola, quando li facevo arrabbiare, e ce ne voleva tanto per farli arrabbiare.<< Eccellenze, don Shura e il professore sono qui >> disse Paquette, prima di eclissarsi. << Fuori >> dissi a loro due, mentre mi alzavo per vestirmi. Li sentì allontanarsi, mentre ridevano e sghignazzavo, come due bambini.

Indossaì il mio abito preferito, verde, poi scesi di sotto. Shura era accompagnato da due uomini che non conoscevo. Uno aveva i capelli rossi, mentre l’altro era biondo. Il primo era di poco più alto del secondo, e aveva un aspetto più serio.

<< Marie Antoniette, la figlia di ***? >> mi disse il rosso. << Si, mi chiami solo Marie, sei Camus, vero? >> << Si, e lui e Milo >> Sorrisi a entrambi.

<< Guarda chi si vede, il prode bonapartista e il giacobino, che gioia vedervi >> Papà sorrideva a entrambi, con un’espressione di superiorità che ben conoscevo. Angelo era vicino a lui e li osservava con uno sguardo strafottente. << E’ bello rivederti dopo sedici anni, e vedo che non sei cambiato >> a parlare fu il rosso. << Perché mai dovrei Camus? Sono perfetto così come sono >>.

<< Molti non lo direbbero >>< risponde Camus. Osservo Milo, sta cercando di non ridere, ma sembra che non vi riuscirà a lungo. << Soprattutto coloro che erano al ballo di vendemmiaio all’Hotel de la Chine >> dice, scoppiando poi in una risata. Papà diventa rosso, mentre Camus gli molla un calcio, che non dissimula. Shura alza gli occhi al cielo.

Il ballo di vendemmiaio? E che periodo è vendemmiaio? E dove si trova quest’hotel? Papà è imbarazzatissimo, Angelo lo guarda storto, Shura lo evita di proposito, Milo sogghigna e Camus guarda per terra. << Cos’è accaduto? >> chiedo.

Cos'è accaduto al ballo di sedici anni prima? Perchè Aphro non ne vuole parlare? Che cosa diverte Milo? Perchè Shura resta in silenzo? C'è forse qualcosa che Death Mask dovrebbe sapere?

Le risposte alla prossima puntata

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Capitolo 5
*** Il ballo di 17 anni prima ***


Ho perso tempo x cercare le informazioni necessarie, chiedo venia

Flashback: 17 anni prima

POV Shura

Il ballo all’hotel de la Chine è sempre lo stesso. Si balla, si ride, si beve, la stessa cosa. Questa volta sono venuti anche Milo e Camus, anche se Camus è annoiato. Lo capisco, deve preparare la tesi e Milo lo ha portato qui. Sto cercando Aphro, siamo arrivati insieme, ma è scomparso. Un silenzio interrompe il minuetto. << La cittadina Bonaparte e la cittadina Tallien1 >>. Eccole qui, le due Veneri del Direttorio. Con quegli orribili vestiti alla romana. Sono circondati da diversi ragazzi, e quello biondo che saltella e svolazza attorno a Notre Dame de Termidor1 mi è familiare. Ecco che si gira … . Non è possibile, è lui, Aphrodite. E’ vestito con la solita eleganza, peccato che sembra una rana, da quanto salta. Sorride, si atteggia. Poi ne vedo un altro, Milo. Con la coda dell’occhio vedo Camus sospirare e poi ignorarlo.

<< Barras, è arrivato Barras3 >> non so chi ha urlato, ma almeno la metà di quelli, di quei reggifazzoletto2, si dirigono all’ingresso, dove l’ospite d’onore è appena entrato. Saltellano tutti, lanciano gridolini e si affannano. Poi, accade.

Aphro si avvicina a Barras, scosta Victor, e lo bacia. Davanti a tutti. Questa volta ha passato il limite; com’è naturale Barras ricambia. Vedo Milo e Camus fissarlo disorientati come me. Non so che fare. Dovrei correre da loro e fermare Aphro, ma so che mi odierebbe. Così rimango, emntre il mio migliore amico diventa lo zimbello di tutta Parigi. Poi la musica ci salva, tutti loro riprendono a ballare, tranne io, che rimango fermo, bloccato. Poi, a metà di un ballo la musica si ferma. No, no, no, non questo, so che significa. Lo sanno tutti. E infatti … Tutti quelli che avevano un nastro rosso abbassano velocemente la testa e poi la rialzano. Anche Aphro lo fa. Poi si fissano per tre secondi, tutti loro, e iniziano a ridere, come dei matti, come degli incoscienti. Basta, ora basta! Vado al centro della pista, prendo il mio migliore amico e lo trascino via, e mentre lo trascino per le scale, verso casa mia che me rendo conto, è ubriaco fradicio, è già un miracolo che cammini. Devo scrivere a sua moglie, e poi metterlo sulla prima nave per l’Inghilterra.

Note

1 Giuseppina Bonaprte: 1 moglie di napoleone, da lui ripudiate. Teresa Cabarrus Tallien, detta appunto Nostra Signora di termidoro. Entrambe anivavano le serate parigine, in un valzer di danze e divertimenti varii

2 Reggifazzoletti: così l'opinione pubblica ribattezzò i giovani che seguivano le due signore

3 Paul Barras, uno dei capi del Direttorio, amante di giuseppina, fu lui a farle conoscere Bonaparte

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Capitolo 6
*** L'incontro ***


Ero in carrozza. Non sapevo dove andare, ma di certo non a casa. Da ieri sia papà che Angelo litigavano come non mai. Io e Shura avevamo cercato di riconciliarli, ma era un’impresa impossibile. E tutto questo per qualcosa che era accaduto più di quindici anni prima, a volte non li capivo, per niente. Era stato strano ascoltare Shura e Milo raccontare di quella sera, mentre loro ridevano e mio padre diveniva smepre più rosso. Camus era impertubabile, Death mask, beh, peggiorava più il racconto andava avanti. Ora ero vicina a Place Revolution.

E … << Mlle, sta bene? >> <>. Scesi dalla carrozza, un ragazzo, di circa sedici anni, castano, si stava rialzando. << Sono desolata, davvero, mi scusi >> dissi, bel modo di farsi conoscere. << No davvero, è colpa mia >> <> risposi, più lo osservavo più provavo simpatia per lui. << Shun, oh Shun sei ancora vivo >> una ragazza della sia età correva, seguita da altri ragazzi. << Si >> sorrise lui. << E voi siete? >> << Marie de *** >>. Papà avrebbe voluto che mi presentassi con il mio nome completo, ma è una cosa che non ho mai fatto.

<< Piacere di conoscerti, mi chiamo Saori, loro sono Shun, Shiryu, Seya, il fratello di Shun Ikki e …  >> <> Camus, che ci faceva lui?

Quindi se conosce il biondo vuol dire che è uno dei suoi allievi. << Camus, buongiorno >> dico, facendo al riverenza. << Marie Antoniette, tu qui? >> Ecco, ora sono rovinata. << Si Camus, sono io >>. << Così sei tu la famosa Marie Antoniette?! >> fa il biondo, che Camus ha chiamato Hyoga. << Si, sono io, ma non sapevo di essere famosa >>. Devo dire qualcosa, qualcunque cosa.

<< Io … è tardissimo, devo andare a casa, il the! >> urlò, poi risalgo in carrozza. << Voi due   e indico Hyoga e Camus - siete invitati, e niente scuse >> dico, prima di urlare: << A casa! >> Se arrivo tardi posso dire addio alla libertà, papà sarebbe capace di chiudermi in collegio. Così lui e Death Mask sarebbero liberi di litigare quando  volevano. E questa volta dovevo correre, dovevano parlarmi di una cosa urgente, urgentissima.

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Capitolo 7
*** L'ora del thé ***


Il thé è buono, ma mi sembra che i nostri ospiti siano a disagio. Non so il perché, ma entrambi sono nervosi.

Camus riesce a controllarsi, il giovane Hyoga no. Papà si è informato, e appena ha saputo che il titolo di Hyoga è cavaliere di Jarnac, ha smesso di importunarlo.

Fortuna che Paquette ha messo il servizio di Capodimonte, che è solo leggermente sbeccato, quello di Limoges è quasi distrutto. Sorrido, Camus e Hyoga non sono abituati al the, ma almeno Camus ci prova, il ragazzino è terribilmente a disagio.

<< The boy is French, he doesnt’know this >> dico in inglese a Angelo. << It isn’t so important, he is a knight >> << A Kinght? And so? >> << He is a bastard >> mi risponde papà, che poi scambia alcune parole con Camus, che annuisce. Non capisco il perché, così chiedo a Hyoga di venire fuori con me, nel giardino.

Il ragazzo mi segue. << E così sei uno degli allievi di Camus? >> << Non sapevo di essere conosciuto oltre Manica >> << Nemmeno io, eppure a quanto pare sono la famosa Marie Antoniette. No, non l’usare, il nome l’ha scelto mio padre, se fosse per me ne farei a meno >> << Famosa no, ma il professor Camus ci ha fatto leggere le vostre lettere >> Sorrido.    << Quindi sapete tutto di me >> << Quasi, ma ora devo andare, da quello che vedo è meglio che mi faccia trovare vicino la porta >>.

Non capisco le sue parole, così mi giro. In effetti papà, Angelo e Camus stanno discutendo. Discutendo è un eufemismo, visto che stanno litigando.

<< Vi accompagno alla porta >> e lo precedo. Sta per aprirla quando vedo Camus che avanza, quell’uomo mi sorprende, un attimo prima l’ho visto litigare e ora è calmissimo. Prende la porta senza vedermi,e si trascina dietro Hyoga, lasciandomi basita

nota:

il titolo di cavaliere veniva di solito dato ai figli illegittimi

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Capitolo 8
*** L'Operà ***


Quella sera eravamo all’Operà. Non mi è mai piaciuto andarci, trovo le storie stupide e la musica rumorosa. Ora sono seduta sul palco, quando tutti si alzano. Sento la spalla di papà e mi alzo anch’io.

<< Il re >>. Mi giro verso il palco reale, vedrò Luigi XVIII. E’ così diverso da come me lo aspettavo. Re Giorgio era un bell’uomo, anche se pazzo, e il Reggente sarebbe stato bello, se non avesse passato al vita a inseguire ogni gonnella, come dice Angelo. Ma questo … . E’ un uomo vecchio, grasso, brutto. E’ enorme, è orribile. Ho sentito che lo chiamano il re feuteille, il re poltrona, ma sarebbe meglio chiamarlo il grasso. Accanto a lui c’è un altro uomo. Ha la sua età, o è più giovane; ma è migliore. E’ magro, veste bene, e ha sul volto tracce di un’antica bellezza.

<< Chi è? >> << Il conte d’Artois, fratello del re, con i suoi figli e la nuora >> mi dice Angelo, ridacchiando.

<< Avrei preferito passare la serata con d’Eon >> <> urlà papà, ma sembra che l'abbia sentito solo io.

D’Eon è la persona più strana che abbia mai visto. E’ una donna, ma anche un uomo. Individuo perverso per mio padre, travestito per Angelo, ermafrodita per Shura. E’ strano, ma mi divertiva, con poco. E’ morto due anni fa, e ancora non ho capito bene chi fosse e cosa pretendesse di essere.

Odio l’Opera, specialmente questa sera. C’è “le nozze di Figaro” di Mozart, e io non capisco per nulla la storia. Sembra la storia di un uomo che non si può sposare perché il padrone gli insidia la moglie. Che storia stupida. E ora c’è anche un paggetto.

Shun… non ci credo, è lui. Canta benissimo, ma non capisco la storia. Ha un ruolo strano, poi sparisce. Mi annoio, così spio gli altri spettatori. Ma la moglie del duca d’Angoulême m’incuriosisce. E’ rigida, brutta, e appare più vecchia dell’età che ha.

Strana gente si vede al’Operà.

NOTE

chiedo perdono, A Mozart, per aver così distrutto il suo capolavoro. Di solito il ruolo di Cherubino si dava a una donna, mi sono voluta prendere questa licenza XD

Per quel che riguarda d'Eon alla fine si è scoprto che era un uomo

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Capitolo 9
*** Protesta ***


<< Io in Lorena non ci vado! >> urlo, prima di richiudere la porta della mia stanza. Da tre giorni mi sono rinchiusa lì, e non ho la minima intenzione di uscire.

Mio padre ha deciso che saremo andati a caccia, in una proprietà che ha ereditato, in Lorena, a dicembre. La Lorena è una delle regioni più fredde della Francia, e ci saremo dovuti andare per la caccia, a dicembre.

<< Marie, apri la porta e scendi! >> << Assolutamente no, io non andrò in Lorena, e tu non puoi costringermi >> << Sono tuo padre, apri subito al porta >> << No! >>

L’ultima volta che abbiamo litigato così è stato sei anni fa, quando Angelo ebbe la splendida idea, è un eufemismo, di passare il Natale in Scozia. Quella volta la mia protesta fu uno sciopero della fame. Purtroppo venni scoperta dopo tre giorni, quando mi videro dirigermi verso le cucine, e dovetti correre nella mia stanza. Alla fine, per la prima volta, e dopo tre giorni, papà fece venire un fabbro, che forzò la porta della mia stanza. Ma  anche allora non ebbero ragione di me. Ci volle tutta la forza di Angelo, per prendermi di peso e portarmi di sotto, mentre io abbracciavo ogni singola porta, urlando: << No, in Scozia no! Disgraziati! >>.

Il tempo mi diede ragione, fu orribile, piovve per tutto il viaggio, e poi ho scoperto che il cibo scozzese, se servito in un certo modo, è stato capace di farli ammalare entrambi, così passai il mio decimo Natale a far loro da infermiera, ripetendo: << Era meglio se fossimo restati a Londra >>.

Ma ora … << Marie, te lo dico per l’ultima volta, apri questa porta! >> << Altrimenti che fai, chiami un altro fabbro? >> << Pensi che non ne sia capace? >> << L’ultima volta che l’hai fatto non ti si è visto in società per un mese, padre >>

Lo sento imprecare, questa battaglia l’ho vinta io, ma lui potrebbe vincere la guerra.

Nel pomeriggio, abbiamo un ritardo di tre giorni, ma se fosse per me può anche diventare di tre secoli, Paquette bussa alla porta. << Si? >> << Don Shura >> Le provano tutte, ora hanno mandato anche Shura.

<< Entra Shura, spero che tu abbia delle buone ragioni, per convincermi  a seguirli in Lorena >>.

Aveva ottime ragioni.

eccomi tornata con un altro cap, adoro questa ficccy, solo che mi è difficile reperire informazioni, e per questo sono lenta, chiedo venia

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Capitolo 10
*** Nuovi arrivi ***


Sono nella mia stanza, nevica, odio la Lorena.

<< Miss, dovete scendere, ci sono ospiti >> Mary entra di corsa, poi si ferma e fa un inchino. << Mary, basta con i formalismi, siamo a casa >>.

Mary è la mia compagna di giochi. E’ entrata in casa nostra con questo scopo, e da quindici anni è la mia migliore amica, quasi una sorella. Mary è imparentata con mia madre, non so come, ma siamo parenti. Viene dalle isole e siamo opposte: io, bionda e con gli occhi azzurri di papà, lei mora con gli occhi neri. E la pelle, è mulatta, ma le voglio bene.

<< Va bene, vado >> Chi sarà mai? Appena scendo vedo Camus con Milo e i suoi allievi. << Che piacere vedervi >>. Camus mi mostra una lettera, che riconosco, la mia!

L’ha portata qui! Sono rovinata, mi aspetta il convento, nel posto più sperduto della Francia! Nella lettera è infatti scritto “ salvami, mi portano in Lorena, salvami “ e lui è venuto, qui! Sono rovinata!

<< Marie, tuo padre dov’è? >> << E’ con Angelo a Nancy, rientreranno in serata monsieur >> << Grazie, Paquette il thè >>

I successivi minuti passano leggeri, fino all’ora del thè. Infatti chiedo a Paquette se può far venire Mary, e lei dice di si. Poi la porta si apre ed entra Mary con il vassoio. << Una negra, cosa ci fa in casa vostra? >> << Mary è la mia compagna di giochi, è cresciuta con me. E’ la mia amica che doveva imparare a scrivere, e a leggere >> Camus sorride, sette anni prima gli ho scritto dicendogli se voleva avere la pazienza di insegnare ad una mia amica a leggere e a scrivere, quell’amica è Mary. La conversazione prosegue, poi torno in camera per cambiarmi per la cena.

<< E così è quello il professore? >> << Si, che ne pensi? >> << Peccato che gli piacciano gli uomini >> << E degli allievi? >> << Sono il ritratto dell’ingenuità, soprattutto il russo >> la penso come lei, ma taccio, anche perché non respiro, sia maledetto il corsetto strettissimo.

La cena è stranamente calma. << Tesoro, perché sei vestita a lutto? Non è morto nessuno >> << Si, la mia vita, il sole, perché siamo qui, in Lorena, a caccia, e di cosa? Di caprioli, di alci, di lupi, di anatre, di.. >> << Volpi >> << Volpi? La caccia alla volpe? Sei il papà migliore del mondo! Andrò alla caccia alla volpe, andrò alla volpe, caccerò volpi >>

<< Lunatica come suo padre >>, la caccia alla volpe, la mai passione, nonostante tutto devo ammetterlo, il viaggio si potrebbe rivelare interessante.

<< Tu suoni Marie? >> << Me la so cavare, Harriette e d’Eon dicono che posso migliorare >>. I due nomi, accostati.

Henriette è una famosa cortigiana, e d’Eon … è d’Eon. E infatti Angelo non mi guarda, e lui e Shura si occupano di far respirare papà, che rischia di morire soffocato.

<< Aspettatemi nella sala della musica >> dico, e poi sento le solite frasi. << Tu non sai educarla >> << ma se è tua figlia! >< << Non cambia nulla >> Poi passano all’inglese, e sento il servizio che vola.

<< Non suonate il piano? >> << Isaac, la prima e unica volta che ho suonato il piano ho preso una stecca spaventosa, così ora suono l’arpa, al piano ci pensa Marie >> rispondo, prima che Marie attacchi a suonare.

Che serata! E se penso a domani …

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Capitolo 11
*** La caccia ***


La sveglia è alla solita ora, le sei, perché è più facile andare a caccia di buon mattino. Ma non sono sicura che andare caccia indossando abiti di un rosso vivacissimo facilitino la caccia, ma questa è al tenuta e bisogna adattarsi.

L’ultimo che arriva è il giovane Hyoga. << Buongiorno, dormito bene? E perché non avete nulla di rosso? >> la mattina sono ciarliera, come una pescivendola del mercato. << Non ho nulla di rosso perché non lo sapevo >> << Prima volta a caccia? >> << No, il cognato di un mio amico ha una tenuta vicino Saint Cloud. E voi? >>

Mi rivedo a sei anni, con un completino rosso, a Exeter. Quell’anno non vidì nulla, ma tre anni dopo uccisi il mio primo fagiano. Diciamo che da allora è sempre più difficile andare a caccia. Primo perché mio padre si interessa di più alla cavalcata che alla caccia in sé medesima, secondo perché Angelo spara a ogni cosa che si muove.

Dopo tre ore mi sto proprio divertendo, la foresta è ottima per cacciare e divertirsi, e la neve rende tutto più bello. Nel momento in cui sto per raggiungere la volpe, e prima che Shura stia per sparare sentiamo un rumore. Mi giro e vedo il giovane Hyoga nel laghetto, con Isaac che ride. << Cos’ha quel cavallo? >> << C’è un motivo se si chiama King George >> << E sarebbe? >> << E’ come re Giorgio >> << Ovvero? >> << Pazzo >>

<< Eccola, ecco al volpe! >> << Non vi sapevo così bravo Milo, siete un grande tiratore >> dico, mi sorprendo. << Ero nei lancieri mia cara >> << Davvero? Bonapartista? >> << Solo perché lui era il capo, da giovane ero giacobino >>. Interessante, meglio non dire che sono più realista del re, non per un motivo superiore, ma perché sento il bisogno di credere che nessuno deve attentare ai nostri privilegi, che ci spettano per nascita.

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Capitolo 12
*** Politica ***


Da sempre a casa nostra il faraone tira fuori il nostro lato politico. Ci basta solo prendere le carte per iniziare. Questa volta si sta parlando di quella grande assemblea che stanno facendo a Vienna.

<< Non sono d’accordo. La corona è dei Vasa, perché dovrebbe andare ai Bernadotte? >> << I Bernadotte hanno tradito Napoleone >> << Non è un motivo, assolutamente, e la legittimità? >> << Per la Polonia? >> << I polacchi non hanno diritto a un Regno, l’hanno avuto, l’hanno mandato in rovina, ergo, devono farsi comandare dagli altri >> << Ma il principio di autoderminazione dei popoli? >> Auto che?

<< Stronzate, un popolo non può governarsi da solo >> << E per Venezia e la Finlandia? >> << Venezia è stata venduta, e la Finlandia è semplicemente passata dal governo di un eccentrico illuminista a quello di un matto che si crede inviato da Dio >>

<< Parlando di legittimità, è vero che lo zar Paolo era un bastardo? >> << Verissimo, ma la Russia è un caso a parte, ai bastardi non spetta niente, solo in nome, e nemmeno quello se nati da matrimoni morganatici>>

Sentiamo un rumore di carte, il giovane Hyoga si è alzato e se n’è andato. << Che ho detto di male? >> dico, prima di pescare una carta.

<< Hyoga è un bastardo, è stato legittimato con matrimonio morganatico, ma ora la legge non li riconosce come prima >> << Un matrimonio morganatico? >> << Si, non siamo come venti o trent’anni fa, ora non sono solo i sovrani a sposarsi segretamente >> << ma è orribile, e la società? >> << Pensa al Reggente >> << Ma lui l’ha ripudiata, anche se il matrimonio non era valido, non vuol dire nulla >>.

Non capisco, è fuori da quel che so, dai principi con cui sono stata cresciuta. Mi è stato insegnato che il mondo è in certo modo e che non si può cambiare, allora perché Hyoga e Isaac hanno fatto quei discorsi sulla libertà? La libertà è solo per noi nobili, non per gli altri. Almeno così credevo.

Note

i matrimoni morganatici avvenivano quando un appartenente a una classe sociale sposava qualcuno di una classe sociale più bassa: es, un nobile una borghese

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Capitolo 13
*** Nuovi arrivi ***


Questa mattina è tutto sbagliato. Sia maledetta la finestra aperta; ora sono anche malata. Dico a Mary di avvisare mio padre e gli altri che oggi non parteciperò alla caccia. Li vedo dalla finestra partire e mi rimetto a letto. Forse ieri ho sbagliato a dire quelle cose e forse mi devo scusare. No, io non ho sbagliato, lui si deve scusare. Lui non mi ha detto chi era e io … io gli ho dato confidenza, gli ho fatto montare uno dei miei cavalli, e lui ha detto quelle cose. Come si permette? Io gli sono superiore per nascita e merito e lui ha osato rispondere? Che ragazzino impudente.  Mentre sono a letto a riflettere entra Mary. << Cosa c’è? >> << Ci sono visite >> << Chi? >> << Il cantante dell’Opera >>.  << Digli di aspettarmi nel salotto >> dico, poi mi vesto.

<< Mio caro Shun! E siete venuto anche con vostro fratello, Mister Ikki! >> Vederli è una gioia per me. Sono così diversi, uno gentile e delicato come un efebo, l’altro robusto e più virile. << Dovevamo andare a Strasburgo per un contratto; abbiamo finito ieri e siamo qui per riposarci >> << E come sapevate che eravamo qui? >> << Me l’ha detto Hyoga >> dice il giovane Shun, prima di arrossire. Hyoga … e sorrido; non sono stupida, sono cresciuta in una famiglia dove mio padre quando avevo dieci anni baciava il suo amante davanti a me, ho capito tutto, e manterrò il segreto.

Abbiamo parlato di diverse cose, ma non di politica; ma mi sembra di capire che i due fratelli siano apolitici. << Tesoro, siamo tornati >> << Mocciosa, siamo a casa >> << Scusate un secondo >>. Poi vado nell’ingresso e dico alcune parole a papà ed a Angelo in inglese. Dall’espressione del secondo capisco che ne avrebbe fatto a meno, il primo invece pensa che casa sua sia divenuta un ospizio epr i poveri. Santa pazienza aiutami tu!

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Capitolo 14
*** dopo cena ***


La serata è piuttosto piacevole. Abbiamo cenato con un menù che ho selezionato io, tutto d’origine inglese, portato da Parigi. Il giovane Shun è una compagnia assolutamente divertente, chi più chi meno, ci sta conquistando tutti. Finito gli chiedo se vuole allietare quel che resta della serata con una delle arie che ha imparato negli anni. Suo fratello Ikki protesta, ma alla fine, sia con le preghiere che con le lodi, siamo riusciti a convincerlo. Al piano suonerà Mary, almeno qualcosa dell’esibizione si salverà.

“Non più andrai, farfallone amoroso, notte e giorno d'intorno girando,
delle belle turbando il riposo,
Narcisetto, Adoncino d'amor.

E io posso anche morire ora! E’ un bravo ragazzo, ma mi sembra così ingenuo e inesperto del viver di mondo, nonostante il lavoro che svolge.

“Notte e giorno faticar per chi nulla sa gradir;
piova e vento sopportar,
mangiar male e mal dormir...”

Visto che la mia reputazione sta scendendoe cheho poco da perdere è il momento di divertirsi, sussurrò alcune parole a Mary e comincio a cantare, guardando lei, è meglio se non guardo il mio inconsapevole e sconcertato pubblico. Poi sento le solite frasi: << Tu non sai educarla >>, << E’ tua figlia, credo >> << Ora anche questo! >>; non cambieranno mai, si amano, ma preferirebbero morire impiccati piuttosto che ammetterlo. << Tra moglie e marito non metter dito >> sia benedetta la saggezza popolare! << Che volete dire? >> << Nulla che ti interessi >> La mia famiglia … se penso che con il matrimonio li dovrò lasciare al loro destino … .

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Capitolo 15
*** FIN ***


Dal diario di Marie Antoniette Josephine Jeanne de***, detta Marie

E’ passato un anno da quando siamo tornati in Francia. Io ancona non mi sono sposata, anche perché ho due incoscienti da sopportare. Da quando ha scoperto di non essere eternamente giovane, e che anche lui potrebbe invecchiare, mio padre è in preda a crisi di isteria. Angelo lo sopporta con una pazienza che non credevo possibile, devono amarsi davvero.

Shura è sempre da noi il venerdì, ma sembra che riceva pressioni dalla famiglia in Spagna perchè prima o pois si sposi. Io mi sono offerta come volontaria, ma l’unico risultato è stato una sua risata e mezzo colpo apoplettico da parte di papà.

Camus e Milo vengono ogni tanto, e io sto per completare la mia istruzione, sotto il ligio controllo di Camus, che non accetta pause o ritardi.

Ogni tanto mi incontro anche con gli altri ragazzi, ma siamo troppo diversi, l’unico con cui ho legato è il giovane Shun.

E siccome ho quasi finito questo diario, that’s all, my life just here, yes, my life.

Un Grazie a Vale11, per averla messa tra le seguite

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