My Sorrow di Gillywater (/viewuser.php?uid=2425)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccolo folletto dai capelli rossi ***
Capitolo 2: *** L'uragano Sana ***
Capitolo 3: *** Cosa vuoi sentirti dire, Sana? ***
Capitolo 4: *** My Sorrow ***
Capitolo 5: *** Ma Sana lo è di più ***
Capitolo 6: *** Revenge ***
Capitolo 7: *** Stop breathing ***
Capitolo 8: *** You and Me ***
Capitolo 1 *** Piccolo folletto dai capelli rossi ***
Prima
di lasciarvi alla lettura di questa fiction,
volevo fare alcune precisazioni. Ho sempre scritto nella sezione “Harry
Potter”
di cui seguivo anche le varie fiction; solo recentemente ho riscoperto
l’amore
per questo Anime/Manga Kodocha e ho deciso di buttare giù quest’idea
che mi
ronzava in testa da qualche giorno ^____^ Spero che la storia vi
piaccia
ovviamente, che non vi annoi e che soprattutto vi trasmetta qualche
emozione!
Poiché non ho mai avuto la fortuna di leggere il Manga, la storia
riguarda la
fine dell’Anime, dopo che Akito dice a Sana che deve parlarle se
prenderà la
cintura nera. Ecco, diciamo che da quel momento sono trascorsi ben 4
anni, per
il resto non voglio anticiparvi niente ^_____^
Buona
lettura!
My Sorrow
Capitolo
1 : Piccolo folletto dai capelli rossi
And how can I
Stand here with you
And not be moved by you
Would you tell me
How could it be
Any better than this
Everything - Lifehouse
L’autunno
era appena cominciato, ma il tempo regalava
ancora giornate calde e soleggiate, anche se quella mattina il sole si
intravedeva a malapena tra le fitte nuvole grigie. Le foglie avevano
appena
cominciato ad ingiallire e un vento appena fresco agitava le chiome
degli
alberi facendone cadere qualcuna.
Akito
camminava tranquillamente per andare a scuola,
con la sua solita aria di indifferenza e stampata in faccia. Per
la
testa? Un unico pensiero: l’incontro di karatè per ottenere la cintura
nera.
Perché si, nonostante fossero passati ben quattro anni dal suo ultimo e
tutt’altro che glorioso tentativo, per una ragione o per l’altra quel
traguardo
non era mai riuscito a raggiungerlo. Una volta il pensiero di Shota (*) che
aveva cercato di diventare una mummia, la volta dopo il pensiero
dell’imminente
esame per passare alla classe successiva, l’altra ancora l’influenza…
Insomma,
iniziava a pensare che ci fosse una cospirazione ideata contro di lui.
In
ultimo, ma non meno importante, lei, la causa di tutte le sue
disgrazie. Se
solo all’ultimo anno delle elementari avesse saputo che l’impatto di
quel folletto
dai capelli rossi sulla sua vita sarebbe stato così devastante,
avrebbe
fatto di tutto per tenersela lontana. Sana. Un nome, un’apocalisse.
“Sii
onesto con te stesso, Akito, la colpa è anche
tua che ti fai distrarre così facilmente” pensò tra sé il ragazzo.
Perché
si, era capitato che Sana durante il suo ennesimo esame si fosse
presentata
armata di striscioni e trombettine stile tifoseria da stadio (e questo
lo aveva
mandato a dir poco su tutte le furie), ma al tentativo numero sei di
prendere
la suddetta cintura, Sana era stata zitta e muta durante tutto
l’incontro, ma aveva indossato il suo profumo. E si sa, Akito era
parecchio infastidito
dal profumo di Sana. Per non parlare del tentativo numero nove, dove
Sana aveva
pensato bene di indossare un vestito rosso che le lasciava scoperte le
gambe.
Quando era andata a salutarlo prima dell’incontro, lui non aveva potuto
fare a
meno di guardarla. E per tutto l’incontro, anzi… Per tutta la durata
dell’incontro (il che rende forse meglio l’idea) lui non aveva pensato
a
nient’altro.
Insomma…
-È
tutta colpa sua!- esclamò Akito, parlando da solo.
E
come se il destino non fosse già stato abbastanza
crudele con il povero giovane, si ritrovò davanti colei che era
entrata
nella sua vita per fare casino.
Diciamo
pure, che prima di vederla, notò la sua
presenza dallo squillante tono di voce con cui pensò bene di
annunciarsi.
Perché si, alle otto di un lunedì mattina, con un cielo che annunciava
pioggia
e tre verifiche programmate per la giornata, soltanto Sana poteva
essere
allegra.
-Buongiorno
Akito! Cosa fai adesso, parli anche da
solo?-
Inutile
dire che nemmeno si fermò per aspettarla.
-Ehi,
aspettami!- Sana fece una breve corsa per
raggiungerlo –Non si saluta più?-
-Ciao!-
disse lui, laconico.
-Hayama!
Si può sapere che diavolo hai questa mattina?
Hai dormito male?-
Akito
si decise finalmente a fermarsi per guardarla.
“La
gonna di quella divisa è decisamente troppo
lunga. Non si possono coprire così le gambe di Sana” si ritrovò a
pensare.
Fu
veramente una fortuna che lei non se ne fosse
accorta altrimenti, ne era certo, gli avrebbe tirato una dolorosissima
martellata in testa.
-La
tua divisa…- cominciò a dire. Lei parve confusa,
ma rimase in silenzio ad aspettare il resto della frase – …è troppo
corta! Ti
si vedono troppo le gambe, che per inciso non sono proprio uno
spettacolo-
Il
volto di Sana passò da un rosso fuoco, ad un viola
acceso per concludere con un nero. Si, nero di rabbia – Vai al diavolo,
questa
mattina sei proprio insopportabile!-
Detto
questo, girò sui tacchi e dopo avergli dato le
spalle si allontanò a grandi passi.
“Akito…
Sei proprio il più grande bugiardo che c’è
in circolazione” si disse tra sé. Ma finché poteva averla vicina e
vederla
arrabbiarsi tutti i giorni perché lui, e solo lui, la faceva
arrabbiare,
la situazione gli andava più che bene. Anzi, per parlare con il
linguaggio di
Akito, la situazione non gli dispiaceva affatto.
*
Nonostante
fossero già in terza superiore, la
situazione a scuola non era cambiata poi moltissimo. Come Sana aveva
acutamente
osservato il primo giorno di scuola media, gira che ti rigira gli
studenti
erano sempre quelli, e di conseguenza anche gli amici del cuore che,
fedeli negli
anni, erano rimasti l’uno accanto all’altro nonostante i diversi
momenti di
difficoltà.
Tsuyoshi
ed Aya stavano ancora insieme, simbolo
dell’eterno amore ed anche coppia molto affiatata. Non c’era giorno che
non
arrivassero a scuola con un regalino l’uno per l’altra il che, ad Akito
e Sana
dava spesso il mal di stomaco. Ma del resto, contenti loro e contenti
tutti. I
due avevano cercato spesso di far finalmente mettere insieme Sana e
Akito, con
scarsi risultati. L’insuccesso più clamoroso fu quando riuscirono, con
una
scusa, a far rimanere da soli Sana e Akito ad un ristorante, agghindato
con
candele profumate e fiori per l’occasione. Risultato? I due, dopo aver
mangiato, avevano cominciato a litigare furiosamente perché “quell’idiota
di
Sana, che mangia come un’affamata da mesi”, a detta di Akito, si
era
dimenticata di portare i soldi e poiché quelli di lui non bastavano a
pagare
l’intero conto, erano stati costretti a rimanere a lavare i piatti al
ristorante. Qualunque altro tentativo, successivamente, venne stroncato
da
quell’anima pia di Hisae. Quest’ultima adesso usciva con un ragazzo che
già
andava all’università e che al suo gruppo di amici proprio non piaceva.
O
meglio, non piaceva per niente a Gomi, che spesso era stato trattenuto
da Akito
da andare li e “farlo diventare bello”, dicesi anche “spaccargli
il
naso”. Geloso forse? No, solo la profonda amicizia
che lui
nutriva verso Hisae.
Infine,
Fuka aveva finalmente deciso di troncare la
sua relazione a distanza con il suo Takaishi; si era infatti resa conto
che
incontrare il proprio fidanzato una volta al mese, non era il miglior
metodo
per garantirsi la sua totale fedeltà. Chi ha orecchie per intendere
intenda.
Insomma, la ragazza dopo il notevole palco di corna che si era
ritrovata, aveva
capito che, forse, era meglio crearsi una nuova vita nella propria
città, con
un ragazzo che potesse quanto meno incontrare tutti i giorni. Fu così,
che
tentò un approccio con Akito (di nuovo), il quale le diede picche
perché, a suo
dire, “aveva imparato la lezione”. Aveva quindi cominciato ad
uscire con
tutti i ragazzi presenti nell’immensa metropoli di Tokyo, spesso
dimenticando
addirittura il nome dell’ultimo ragazzo con cui era stata.
Infine,
c’erano Sana e Akito. Akito e Sana. Quella che
i loro amici definivano spesso come “la storia infinita e mai
iniziata”.
Nonostante gli anni fossero passati, nonostante stessero praticamente
insieme,
nonostante fossero innamorati l’uno dell’altra perdutamente, vivevano
la loro
vita bellamente inconsci di tutto questo. C’è da dire che Sana era
rimasta
molto più indietro di lui che, come sempre, capiva le cose molto prima
di lei.
Infatti, mentre per la ragazza la situazione in cui vivevano era
perfettamente
normale (litigare al mattino, incontrarsi e stare insieme di pomeriggio
con gli
amici e alla sera, quando lui l’accompagnava a casa, qualche bacio
rubato e lei
che si arrabbiava, come sempre), lui si era reso conto che quello che
provava
per lei non era più catalogabile come “amicizia”, ma piuttosto
che
ammetterlo si sarebbe fatto scuoiare vivo seduta stante.
E
intanto le litigate continuavano, Sana aveva un
posto fisso in una trasmissione di successo e Akito continuava i suoi
allenamenti tutti i giorni. A scuola entrambi avevano trovato un loro
equilibrio: dopo i noti insuccessi di Sana in matematica, la ragazza si
era
notevolmente ripresa grazie anche all’aiuto di Fuka che l’aveva aiutata
a
rimettersi in pari con il programma (ergo, aveva ripreso in mano
addizioni,
sottrazioni e tabelline). Akito, dal diavolo che era alle elementari,
era
diventato più disciplinato e a scuola collezionava sempre una serie di
ottimi
voti.
Quel
giorno a scuola c’era un chiacchiericcio più
diffuso del solito. I ragazzi si affollavano lungo il sentiero che
portava
all’ingresso, tutti intenti a discutere della festa che si sarebbe
tenuta a
fine ottobre in occasione di Halloween.
-Ciao
Akito!-urlò Tsuyoshi con un entusiasmo che il
ragazzo giudicò quanto meno inappropriato –Hai sentito che la festa di
Halloween si terrà nella palestra della scuola? Tutti i ragazzi
dovranno
mascherarsi da qualcosa di orribile – ridacchiò.
“Cosa
diavolo ha da ridere?”
-Hai
intenzione di partecipare?-domandò l’amico
infine. Ma l’occhiata raggelante di Akito bastò come risposta.
-Ti
pare che abbia il tempo per queste cose?- domandò
lui indignato –A fine novembre avrò la gara di karatè e stavolta devo
assolutamente superarla, altrimenti diventerò un fenomeno da baraccone-
spiegò
infine.
-Davvero?
Ma questa è una notizia bomba, allora hai
deciso di riprovarci?- esclamò tutto contento Tsuyoshi –Devo subito
avvertire
Sana e gli altri!-
A
questo nome, Akito avvertì un forte senso di nausea,
un forte capogiro, dolori gastrointestinali di vario tipo per non
parlare di un
leggero (ma neanche poi tanto) pizzicorio all’altezza della tempia –Eh
no!
Adesso tu stai qui e non dici niente a nessuno!- sbottò, afferrando il
compagno
per il colletto della camicia.
Poco
più avanti di loro, stavano Sana e Aya, tutte
prese a ripassare le nozioni di matematica per la verifica. Alla
reazione di Akito,
si girarono di scatto, e Sana corse subito verso di loro.
-Ehi,
Hayama! Lascia stare Tsuyoshi, altrimenti ti
prendo a martellate!-
-Veramente
è stato lui ad infastidire me-
-Ah,
davvero? E allora perché lo hai strattonato in
quel modo?-
-Perché
deve imparare a stare zitto una buona volta!-
-Che
razza di motivazione è mai questa?-
Il
suono della campanella interruppe la loro animata
discussione. Akito e Sana si guardarono in cagnesco per alcuni secondi.
Il
ragazzo non poté fare a meno di notare quanto lei
fosse bella, con quelle gote arrossate dall’entusiasmo per la
conversazione,
con i capelli leggermente scompigliati, con quei pugni stretti in segno
di
difesa e con il respiro faticoso, che faceva sussultare il suo petto,
lasciato
leggermente scoperto dai primi bottoni della camicia slacciati.
“Se
solo gliela potessi togliere quella camicia”
si ritrovò a pensare di colpo.
Ma
cosa stava dicendo? Sana era il motivo di tutte le
sue sventure, come poteva pensare a lei in quel modo? Ancora una volta,
lei
parve non accorgersi di nulla, si limitò a fargli una linguaccia e a
correre in
classe.
Lui
rimase a guardarla mentre si allontanava,
desiderando fortemente poter immergere una mano in quei capelli
lasciati
sciolti, che ora si agitavano da una parte e dall’altra, catturando
quei pochi
raggi di sole che quella mattina poteva regalare.
-Akito,
tutto bene?- domando Tsuyoshi, che era rimasto
dietro di lui ad aspettare che l’amico si decidesse ad entrare a scuola.
-Si
si, tutto bene, perché me lo chiedi?-
-Non
so… Stavi guardando Sana in un modo strano?-
Akito
sobbalzò – Strano, in che senso strano? –
-Sembrava
quasi che volessi…- cominciò Tsuyoshi,
cercando le parole adatte. Sapeva perfettamente che una parola fuori
posto,
poteva facilmente far saltare la mosca al naso ad Akito -… saltarle
addosso!-
Il
ragazzo rimase stizzito –A me invece sembra che la
quantità di cavolate che riesce ad uscirti da quella bocca sia
infinita.
Entriamo in classe, che è meglio!-
Tsuyoshi
non mangiò la foglia, e rimase ad osservare
l’amico con un sorriso sornione di chi la sapeva molto lunga.
*
Sana
scarabocchiò qualcosa sul suo quaderno di
inglese.
“Se
penso al comportamento di Hayama di questa
mattina, mi sale un nervoso!- pensò tra sé. Subito sulla pagina del
quaderno
apparve disegnato un cuoricino.
“Chissà
che cavolo gli è preso? Prima non mi
saluta, poi mi insulta dicendomi che ho delle brutte gambe. Che poi, si
guardasse lui allo specchio, invece di giudicare sempre gli altri, con
quei
capelli sempre per aria…”
Quella
sera però, le era piaciuto un sacco tuffare la
sua mano nei capelli biondi di Akito, mentre lui la baciava con una
passione
che lei non credeva nemmeno possibile.
Il
caldo di agosto la faceva avvampare e prima ancora
di rendersene conto si era ritrovata a rispondere a quel bacio, mentre
lui la
spingeva contro il muro della sua casa e appoggiava il proprio corpo
contro il
suo. Caldo.
“Sana,
smettila di pensare a quel bacio. Primo, è
successo più di un mese fa. Secondo, se hai risposto è solo perché quel
giorno
faceva davvero tanto caldo e ti ha dato alla testa!” si rimproverò.
Il
caldo, doveva per forza essere stato il caldo.
Certo,
perché lei non si sarebbe mai sognata nemmeno
da ubriaca di baciare Akito. Innanzi tutto era talmente borioso che lo
avrebbe
voluto prendere a schiaffi ogni qualvolta apriva la bocca. Poi aveva
uno
sguardo sempre così freddo che avrebbe congelato anche l’Africa.
“E
allora perché quando ti accorgi che ti sta
guardando, inizi a ribollire?” le chiese la voce della sua
coscienza. “Semplicemente
perché mi mette in soggezione, esattamente come mi mette in soggezione
il
professore di chimica quando mi chiede qualcosa che non so” rispose
prontamente Sana.
Certo,
ma aveva mai desiderato di baciare il
professore di chimica? No, sicuramente. Intendiamoci, non che lei
avesse mai
desiderato seriamente baciare Akito, era solo capitato un
giorno che
fossero andati con tutti i loro amici a mangiare un gelato; il ragazzo
si era
sporcato e gli era rimasto un po’ di cioccolato all’angolo delle labbra
e per
tutto il tempo lei non aveva desiderato altro che andare li, leccargli
le
labbra e pulirgliele.
“Quello
non vuol dire che volevo baciarlo, ma solo
che avevo voglia di gelato al cioccolato” cercò di
auto-convincersi.
“Certo,
allora perché non lecchi anche Gomi, che si
sporca regolarmente la bocca con qualunque cosa mangi?” chiese
ancora la
sua coscienza, insistente.
Sana
non ne poté più –Ma insomma, adesso basta!- urlò.
Si
rese conto, troppo tardi che si trovava in classe e
che tutti i suoi compagni, insegnante compresa, la stavano fissando.
-Kurata,
c’è qualche problema?- domandò la
professoressa, abbastanza irritata per l’interruzione.
Caldo.
Cominciò ad avvampare per la vergogna. “Hai
visto che senti caldo anche quando non c’è Akito, basta solo fare
figuracce e
si ottiene lo stesso risultato” non poté fare a meno di pensare.
-No
professoressa, mi scusi. Ho solo un fortissimo mal
di pancia che mi rende insopportabile stare seduta e ho dato voce ai
miei
pensieri- inventò sul momento. “Però, niente male come scusa”.
Il
volto dell’insegnante parve addolcirsi un po’ :
complicità tra donne –Capisco Kurata, forse allora è meglio che tu vada
in
infermeria-
A
Sana parve un’ottima idea –Forse ha ragione lei, ci
vado subito – disse, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta
–Scusi
ancora il disturbo-
Si
chiuse la porta alle spalle.
“L’idea
di andare in infermeria proprio non mi
piace. Vado a fare un giro in cortile” pensò e mentre si
allontanava
dall’aula, non poté fare a meno di maledire Akito, che ancora una
volta, le
aveva fatto collezionare una figuraccia.
*
-Finalmente
si mangia!-
Gomi.
-Ma
sai pensare solo al cibo tu?-
Hisae.
-Cosa
ti importa? Non hai il tuo matusa a cui
pensare?-
Niente,
Gomi proprio non ci riusciva a non sparare cavolate.
-Ma
mi spieghi cosa c’entra?-
La
mensa all’ora di pranzo era un po’ come la piscina
comunale nei mesi estivi, ossia non ci si muoveva.
-Hayama,
levati di mezzo, devo sedermi!- sbottò Sana,
guardandolo malissimo.
Lui
fece spallucce –Per quello che mi riguarda, puoi
anche metterti per terra a mangiare!-
Lei
non si arrabbiò nemmeno (e lui ne rimase
leggermente deluso), anzi decise di fare il giro del tavolo e di
sedersi
accanto a Tsuyoshi.
-Che
altro è successo oggi? Possibile che voi dobbiate
litigare tutti i giorni?- domando Aya, sorridendo. Tutta la sua ilarità
si spense quando Akito la guardò –Okay, Hayama. Mi faccio gli affari
miei!-
disse la ragazza,leggermente indispettita.
-Ecco,
brava!-
-Akito!
Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad una
ragazza?- lo rimproverò Tsuyoshi. Sana al suo fianco era semplicemente
furiosa.
Akito ignorò entrambi.
Tsuyoshi
continuò –Anzi, mi spieghi perché questa
mattina non volevi che dicessi a nessuno del tuo imminente incontro di
karatè?-
Successe.
-CHE
COSA?- urlò Sana, euforica.
-Tsuyoshi
io un giorno ti ucciderò!- ringhiò Akito tra
i denti.
L’amico
ed Aya, insieme ad Hisae e Gomi, scoppiarono a
ridere.
-Dobbiamo
assolutamente festeggiare! Anzi no,
festeggeremo dopo il tuo successo! Ho già in mente una coreografia da
improvvisare per fare il tifo per te, Akito, vedrai quant’è bella! –
esclamò
Sana, fuori di sé dalla gioia.
-NO!-
urlò Akito, con la voce molto più stridula di
quanto potesse immaginare –Non ti voglio al mio incontro!-
Sana
rimase ammutolita. Akito la guardò truce, prima
di andarsene, in silenzio.
“Se ci
fosse lei nella palestra, coreografia o no, non
potrei pensare a nient’altro. Quindi non posso permettermi il rischio
di
fallire un’altra volta” si
disse, cercando di
auto-convincersi che si, aveva fatto bene a risponderle in quel modo.
Ma non si
accorse di due occhi tristi che si fermavano a fissargli la schiena.
*
La
campanella dell’ultima ora era da sempre la più
bella musica che qualunque studente sulla terra potesse udire. Il
cielo, che
quella mattina era appena nuvoloso, adesso era diventato decisamente
più scuro,
segno di un imminente temporale e anche l’aria adesso era decisamente
più
fredda.
-Cavolo,
che freddo!- disse Sana ad Hisae, che annuì
prima di tirare fuori dallo zaino una felpa per coprirsi.
Poco
più avanti di loro, c’erano Fuka e Akito che si
stavano confrontando sulle risposte del test di scienze.
-Adesso
devo proprio scappare, devo incontrarmi con…-
iniziò lei, ma poi si interruppe per pensare alla parola migliore da
utilizzare
-… un amico!- decise.
Akito
ghignò –Un amico! Come tutti gli ultimi duecento
amici con cui sei uscita –
Fuka
sbuffò –Sono affari miei. Piuttosto tu! – disse,
puntandogli un dito contro –Ho saputo da Aya che oggi a pranzo hai
risposto
malissimo a Sana. Cerca di scusarti o domattina ti prenderò a schiaffi!-
La
ragazza sorrise e si girò di scatto –Ciao Sana!
Devo scappare ci vediamo domattina!-
Una
voce squillante ed allegra rispose –Ciao Fuka! A
domani…-
Ad
Akito si rizzarono i capelli in testa: Sana era
dietro di lui. Rimase immobile in attesa. Perché sapeva fin troppo bene
che
Sana, con tutta la sua indifferenza, come se non fosse successo nulla,
sarebbe
andata da lui per parlare. Era questo che lui non sopportava
della gente
che lo circondava: cos’era tutto questo bisogno di parlare?
-Ehi,
Hayama! – esclamò la ragazza. Appunto.
Eppure
gli parve di cogliere una punta di freddezza
nella sua voce ed una fitta allo stomaco lo sorprese.
“Forse è
arrabbiata”.
-Dimmi
Kurata- la chiamò per cognome, ma il tono di
voce tradiva una certa dolcezza. Eh si, aveva proprio qualcosa di cui
farsi
perdonare. Evidentemente lei se ne accorse, perché non esitò a
corrergli
incontro, a pararsi davanti a lui e a sbottare –Si può sapere perché
oggi in
mensa mi hai detto quelle cose?-
Akito
vagliò le diverse possibilità che aveva, ossia
dirle la verità, oppure mentirle. Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai
presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato
quell’abito
così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che
pensare a
te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa
si
ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro.
-Ecco
vedi… Se durante l’incontro ci fossi tu
presente… Ecco… Tu… - era indeciso su come concludere la frase.
“Tu
mi dai fastidio” oppure “Tu rompi” o
ancora “Tu alla fine non sarai capace di stare zitta”; invece…
-Tu
mi distrai- disse e senza attendere la sua
reazione se ne andò. Alla fine aveva optato per una mezza verità, il
che è
sempre meglio di niente.
Ma
intanto Sana era rimasta a fissarlo a bocca aperta,
lambiccandosi sul significato di quelle tre semplici parole.
*
-Akito,
ha cominciato a piovere, dannazione!-
Sua
sorella. Possibile che per qualunque accadimento
lei ritenesse necessario metterlo all’occorrenza di ogni minimo
dettaglio?
-Mi
dispiace- disse semplicemente, anche se in realtà
che piovesse o che ci fosse il sole per lui non cambiava poi moltissimo.
-Devo
andare da una mia compagna di classe a studiare
– disse Natsumi, mentre tutta trafelata correva da una parte all’altra
della
casa in cerca di un ombrello.
-Va
bene!-
Akito
sentì il suono del campanello e a quel punto non
ne poté più. Salì in camera sua e si chiuse dentro. Cominciò a
togliersi la
divisa scolastica per infilarsi una più comoda tuta.
-Akito
sei proprio un idiota. Potevi aprire la porta!-
urlò sua sorella, ma lui decise di ignorarla.
Natsumi
aprì la porta e ciò che vide la lasciò
abbastanza sorpresa.
-Sana!-
esclamò sorridendo genuinamente –Cosa ci fai
qui? E come mai sei tutta bagnata? Entra o ti prenderai un raffreddore!-
Sana
era letteralmente fradicia. Aveva i capelli e gli
abiti che grondavano e stava tremando dal freddo.
-Ciao
Natsumi. Cercavo quell’idiota di tuo fratello, è
in casa? – domando. L’amica parve accennare ad un segno di approvazione
quando
sentì definire Akito un “idiota”.
-Si,
è appena andato in camera sua – spiegò e poi
diede una veloce occhiata al suo orologio –Accipicchia! Sono in
ritardissimo!
Sana, mi dispiace, vorrei fermarmi a chiacchierare con te, ma devo
veramente
scappare. Ci vediamo!- disse velocissima, prima di correre fuori di
casa come
una furia.
Sana
si diede un’occhiata intorno: la casa di Akito
era un po’ come casa sua, ci si sentiva a proprio agio. Cominciò a
salire le
scale, ma si bloccò a metà.
“No
Sana, devi fare una faccia offesa, così si
sentirà in colpa!” e subito mise su un broncio invidiabile. Quando
fu
arrivata alla stanza di Akito, aprì la porta senza nemmeno bussare e si
ritrovò
davanti il ragazzo a petto nudo, intento a cambiarsi.
Caldo.
“Sana,
calma. Fa niente che sei bagnata fradicia e
che fino a tre secondi fa stavi tremando come una foglia. In questa
casa fa
veramente caldissimo…”
-Kurata!-
esclamò Akito –Che diavolo ci fai qui in
casa mia?-
Sana
parve dimenticarsi di avere di fronte a sé un
ragazzo mezzo nudo, subito la rabbia affiorò –Ah, cosa ci faccio qui?
No, dico…
Oggi ti sei reso conto di come mi hai trattata? E poi quella frase
fuori da
scuola, mi spieghi che diavolo vuol dire che io ti distraggo?- urlò
tutto d’un
fiato Sana.
Akito
incrociò le braccia –Vuol dire che non mi
permetti di concentrarmi- disse, ghignando e anche un po’ prendendola
in giro.
Sana
divenne livida –Guarda che lo so cosa significa
distrarre! Intendo dire… - si bloccò.
All’improvviso
le si accese una lampadina nella testa;
certo, perché una volta focalizzata la domanda che gli doveva fare, le
fu
chiara anche la risposta. Solo che ora tutto quel coraggio che aveva
manifestato, non riusciva a trovarlo per concludere la frase.
-Cosa?
Cosa intendi dire, Kurata? – le chiese lui,
leggermente sorpreso, con un sopracciglio inarcato. Lei sembrava in
trance,
così lui le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
Fu
una mossa sbagliata, perché Sana parve andare
completamente in tilt e anche quando parlò, cominciò a balbettare
–Intendo
dire… P… Perché io ti d… distraggo?-
Akito
schiuse leggermente le labbra, al metà tra
l’intento a darle una risposta e lo spiazzato. Alla fine decise di non
risponderle.
Sana
non riusciva a scostare lo sguardo dai suoi
occhi. “Ecco, fa decisamente troppo caldo in questa casa” urlò
la voce
nella sua testa.
Rimasero
a fissarsi per un minuto interminabile e poi
tutto accadde velocemente: Sana si mordicchiò il labbro per la
tensione, Akito
non riuscì a resistere e fece scivolare le sue mani sui suoi fianchi e
la
spinse con grazia contro il muro.
Cominciarono
a baciarsi prima ancora di rendersi conto
di quello che stava succedendo. Non seppero nemmeno chi dei due fosse
saltato
addosso all’altro ma, forse, si poteva dire che entrambi lo avevano
desiderato.
Quello
che Sana riuscì a percepire distintamente, fu
la trama dei capelli di Akito sotto le sue dita e la vocina nella sua
testa che
le diceva “Non siamo più ad agosto, come mai lo stai baciando allora?”.
Eh
no, la colpa non era proprio del caldo.
(...) You still my heart
And you take my breath away
Would you take me in
Would you take me deeper now
Everything
- Lifehouse
**************************************************************
(*) Cercando su internet ho trovato
che il nome
giapponese di Nakao è appunto Shota e visto che ho voluto rimanere
fedele al
nome giapponese dei personaggi, ho usato quello.
Allora,
come primo capitolo che ve ne pare? È un sacco
di tempo che non scrivo più nulla su questo sito, è la mia prima
fiction su
Sana e Akito e anche la prima con un rating Arancione, quindi spero di
non aver
fatto figuracce. Vorrei mettere le mani avanti questa volta: nel remoto
caso in
cui la fiction dovesse interessarvi, stiate tranquilli che verrà
completata.
Infatti per non rifare lo stesso colossale errore che ho fatto in
passato,
prima di postare il primo capitolo ho voluto avere una bozza
sostanziosa
dell’intera storia. Quindi è solo questione di riguardare e pubblicare.
Concludo
dicendo che qualunque commento, critica
(purché costruttiva) o parere di altro genere saranno sempre graditi,
quindi
prego cliccare sulla scritta blu “Inserisci una recensione” e
recensire,
grazie! ^____^
Bacioni
a tutti quanti
Ale69
|
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Capitolo 2 *** L'uragano Sana ***
My Sorrow
Capitolo 2 : l’uragano Sana
Once was a man who consumed
his place and time
He thought nothing could touch
him
But here and now it’s a
different storyline
Like the straw he is clutching
Falling
Down – Duran Duran
Non
poteva che succedere così : in un giorno di
pioggia, con i tuoni e i fulmini che imperversavano fuori dalle
finestre, che
litigavano, che si susseguivano continuamente e che alla fine si
annullavano
dietro le nuvole nere.
Perché
loro, Sana e Akito, erano proprio così.
Litigavano, si ferivano a vicenda, ma poi di stare lontani l’uno
dall’altra
proprio non erano capaci.
Fu
per questo che Akito senza nemmeno rendersene conto
la strinse a sé talmente forte, che avrebbero potuto fondersi in un
corpo solo.
Un braccio le cingeva i fianchi, l’altro era immerso nei suoi
meravigliosi
capelli.
Sana
aveva una mano poggiata sul suo viso, mentre
glielo accarezzava con dolcezza e foga allo stesso tempo. La mano che
fino a
poco prima teneva tra i suoi capelli ora era scesa ad accarezzargli il
petto
nudo, la schiena, il ventre. E ad Akito non dispiaceva affatto, anzi
provò un
brivido di piacere al contatto della sua mano fredda contro la propria
pelle
accaldata.
Si
staccò dalle sue labbra soltanto per respirare ed
ebbe anche la lucidità per aprire gli occhi e guardarla in faccia.
Lei
ansimava e sembrava che non avesse gradito molto
quell’interruzione.
-Sana…-
cominciò lui, portandole una mano sul viso per
accarezzarglielo. La fece poi scivolare lungo il suo collo e Sana
chiuse gli
occhi quando sentì che la stava facendo scivolare lungo tutto il suo
fianco.
Brivido.
-Ecco…
Ecco perché mi distrai così facilmente tu!- le
disse, poggiando la propria fronte contro la sua e sorridendole.
Lei
nemmeno rimase ad ascoltarlo, chiuse di nuovo gli
occhi e lo baciò, con più foga di prima. Sfregò le proprie labbra
contro quelle
di Akito, cercando la sua lingua con urgenza, baciandolo come se fosse
l’unica
cosa che al mondo meritasse ancora di essere vissuta. Stavolta aveva
preso lei
l’iniziativa, non come negli altri mille casi in cui lei si era
ritrovata lui
avvinghiato addosso come un polipo. Sorrise tra sé a questa immagine.
Doveva
ammettere che quel bacio però valeva tutti quelli che lui le aveva
sempre
rubato.
-Akito,
io voglio…- cominciò a dire, quando riuscì a
scostarsi leggermente da lui.
Senza
nemmeno attendere il resto della frase, lui
cominciò a slacciarle i bottoni della camicia e presto vi infilò sotto
le
proprie dita. La sua pelle era così liscia, così morbida, così… Bagnata!
-Kurata,
sei proprio un’idiota! Ti sei fatta a piedi
da scuola a casa mia sotto la pioggia? – la rimbeccò lui.
Sana
parve stranita da quel momento litigioso, quando
fino ad un attimo prima stavano si litigando, ma su un altro livello
–Si,
perché?-
-Sei
fradicia!-
-Grazie
lo sapevo anche da sola!-
-Hanno
inventato gli ombrelli!-
-Ma
io non ce l’avevo un ombrello!-
Akito
la fissò intensamente, poi avvicinò le labbra
alle sue –Ti scaldo io, Kurata!-
Lei
arrossì: come aveva già notato, aveva parecchio
caldo in quel momento.
Akito
le sfilò definitivamente la camicia. “Sto
spogliando Sana, sto spogliando Sana” non poteva fare a meno di
ripetersi
mentalmente. Ma chi se ne importava poi.
Accarezzò
la sua pelle nuda, tutto quello che aveva
sempre desiderato. Sempre forse è un’esagerazione, che tuttavia non si
discosta
poi molto dalla realtà. Già, perché Akito da quando aveva cominciato a
vedere
Sana come una ragazza e non più come una bambina, si era spesso
svegliato nel
cuore della notte, sudato e su di giri per il semplice fatto che quel
folletto
dai capelli rossi si era infilata nei suoi sogni. Senza alcun permesso.
La
gonna cadde ai piedi di Sana. Akito non poté fare a
meno di rimirarla così, seminuda, solo con la biancheria addosso.
-Bella-
riuscì a mugugnare, prima di cominciare a
baciarle il collo, le spalle. Sfiorò la pelle, ora accaldata, della sua
pancia
con le proprie labbra, lasciando una scia di baci. Poi si interruppe,
decidendo
che trasferirsi sul letto fosse la scelta migliore e anche la più
comoda.
Sana
stava tremando, ma non di freddo. Le girava la
testa, sentiva che ogni cellula del suo corpo era attratta da Akito
come una
calamita e quando lui la spinse verso il letto, non poté fare altro che
lasciarsi guidare.
-Akito…-
cominciò a dire. Non avrebbe saputo dire
nemmeno quando, con mani tremanti, gli aveva sfilato i pantaloni della
tuta che
stava indossando quando lei aveva fatto irruzione della sua stanza.
Si
ritrovarono nudi, avvolti in un groviglio di
coperte, tra baci che scottavano più del fuoco, carezze brucianti e
sguardi che
chiedevano una conferma, un permesso, che sicuramente avrebbero
ottenuto.
Fu
la realizzazione di un desiderio troppo a lungo
soppresso, desiderio che nemmeno loro sapevano di avere. Nient’altro in
quel
momento era importante e, Akito si ritrovò persino a pensare, mentre
spingeva a
ritmo del suo cuore che batteva forte, chissenefregava anche
dell’incontro di
karatè che avrebbe dovuto sostenere di lì ad un mese circa. Stava
facendo
l’amore con Sana ed era tutto quello che importava.
*
-Dai,
lasciamelo fare!-
-No-
-Dai!-
-Ho
detto di no-
Silenzio.
-E
va bene…-
Sana
sorrise, gli salì a cavalcioni e si abbassò, fino
a depositare un bacio sul neo che lui aveva sul fianco. Aveva sempre
saputo che
Akito ne aveva uno, come le aveva raccontato Natsumi anni prima, e
adesso aveva
voluto baciarlo.
Sentendo
le labbra di Sana a contatto con la sua
pelle, Akito non poté fare a meno che rabbrividire, ancora. Esattamente
come era
successo tutte le volte che lo aveva baciato nell’ultima ora e mezza.
Fuori
pioveva ancora, se possibile più forte di quando
aveva cominciato, ma loro erano stati troppo impegnati a fare altro per
rendersene conto.
“Ho
fatto l’amore con Sana, ho fatto l’amore con
Sana” continuava a ripetersi Akito, cercando di convincersi che
fosse la
verità, ma senza riuscirci. Dio, non avrebbe mai scordato l’emozione
della
prima volta che l’aveva vista nuda, con quel corpo così piccolo che
aveva avuto
paura di “romperla”, con quella sua pancina così piatta, con il suo
seno così
bello… Per non parlare del momento in cui nemmeno l’aria era stata più
un
ostacolo, tra i loro corpi.
“Ho
fatto l’amore con Sana, ed è stata la cosa più
bella della mia vita”. Sospirò e la strinse più forte a sé.
-Ahi,
Akito mi fai male!-
Lui
sorrise –Hai smesso di chiamarmi Hayama?-
-Diciamo
che stamattina ero parecchio arrabbiata e che
quindi chiamarti così era una cosa più che giustificata- spiegò lei,
tornando
ad appoggiare la sua testa sul torace del ragazzo.
-Adesso
non sei più arrabbiata?- le domandò ancora con
un ghigno.
Sana
gli tirò un pizzicotto sul braccio e scivolò sul
suo corpo, per poterlo guardare negli occhi.
Altri
brividi avvertendo la sensazione delle loro
pelli che sfregavano l’una contro l’altra. “Magari ora si incendiano”
si
ritrovò a pensare stupidamente Akito.
Sana
rispose –No, tutt’altro!-
Rimasero
a guardarsi a lungo negli occhi, il desiderio
bruciante di rifare tutto daccapo, di rivivere le stesse emozioni di
quel
pomeriggio era forte, ma un “bip” della sveglia di Akito destò
l’attenzione di
Sana.
-Accipicchia!-
esclamò, saltando in piedi e
raccogliendo i suoi vestiti –Sono già le sei e mezza, avevo detto a
Mama che
sarei tornata a casa presto per aiutarla a fare una cosa…-
Riallacciò
velocemente la camicia, si infilò la gonna
e si diede una veloce sistemata ai capelli. Stava per correre fuori
dalla
stanza, quando si bloccò, per poi girarsi a guardare Akito, ancora
immobile sul
suo letto.
Fece
due passi nella sua direzione –Allora…-
Imbarazzo.
Certo,
perché loro due erano Sana e Akito e per loro
era perfettamente normale passare il pomeriggio a fare l’amore e poi
salutarsi
come se nulla fosse successo. Era un po’ la stessa cosa di quando si
baciavano
la sera e poi, il mattino dopo, amici come prima.
Riflettendo
su questo, Sana si sentì un po’ sollevata
: era tutto nella norma.
-Allora
ti saluto, Hayama!- squillò, prima di
scappare via.
Akito
nemmeno si mosse.
Sapeva
che quello che avevano fatto, per lei
non significava quasi nulla. Non che per lei fare l’amore con
qualcuno
fosse una cosa ordinaria, anzi. Solo che era Sana e il più delle volte
lei
faceva le cose senza pensare e le conseguenze erano una cosa a cui
avrebbe
pensato solo poi. Diciamo che per la stragrande maggioranza delle
persone, dopo
aver fatto l’amore, segue il cosiddetto “stare insieme”. Ma non per
lei, Sana, che probabilmente considerava lo “stare con Akito”
e il “fidanzarsi
con Akito” due cose completamente distinte. Il giorno dopo tutto
sarebbe
stato esattamente come prima, per lei.
Ma
lui si chiedeva seriamente se sarebbe poi riuscito
a guardarla, a parlarle senza desiderarla almeno un po’, dopo quello
che
avevano fatto.
“La
solita Sana” si ritrovò a pensare, con una
nota di malinconia “Prima sconvolge il mio mondo e poi sparisce.
Proprio
come un uragano”.
*
Quando
Sana entrò in classe, tutta trafelata per il
suo ennesimo ritardo, sperò di trovare una battuta divertente per
distrarre il
suo professore di chimica, in modo tale da evitare una sicura nota sul
registro.
Con
suo immenso sollievo, la cattedra era vuota ed un
chiacchiericcio eccitato si stava diffondendo tra i suoi compagni di
classe.
-Buongiorno
a tutti!- squillò.
Trovò
il suo gruppetto di amici infondo alla classe,
tutto intento a borbottare di qualcosa inerente alla festa di
Halloween.
-Ragazzi,
che succede?- domandò lei, avvicinandosi.
Tsuyoshi
ed Aya si voltarono e le regalarono un
meraviglioso sorriso –Ciao Sana, in ritardo anche questa mattina?-
domandò lui.
La
ragazza annuì.
-Fortunatamente
oggi il professore di chimica è
assente perché è stato poco bene, quindi ti eviti l’ennesima nota da
parte
sua!- ridacchiò Aya.
Fuka
rifletté –Eppure non abiti tanto distante dalla
scuola, Sana. Ma sei sempre in ritardo, possibile che tu sia così
incorreggibile?-
Sana
sorrise –Mi spiace! – ridacchiò - Ho fatto
davvero fatica ad alzarmi questa mattina, stavo a pezzi-
Subito
uno sguardo ambrato di spostò sul suo viso e la
catturò; bastò un’occhiata e vividi ricordi affiorarono nei suoi
pensieri.
Lui che
le depositava una scia di baci sul collo, fino
a scendere in basso, sempre più in basso. Lei che tratteneva il
respiro.
-Buongiorno
Kurata!- disse Akito, con una voce roca e
fuori dal suo controllo.
Un
sospirò vicino al suo orecchio. Un brivido
improvviso che le percorreva la schiena. Lui che spingeva, bisognoso di
lei.
Lei che tratteneva un grido.
Sana
avvampò.
Lui che
chiamava il suo nome, che invertiva le posizioni,
che l’accarezzava come nessuno aveva mai fatto in tutta la sua vita.
-Ehm…
Ciao Akito!- ricambiò il saluto lei, con la sua
stessa voce roca. Gli occhi diventati improvvisamente languidi, non
nascondevano un certo imbarazzo.
Nessuno
dei loro amici, a parte Tsuyoshi, parve
accorgersi di nulla e continuarono a discutere di quella benedetta
festa,
nonostante mancasse più di un mese all’evento. Felice di non dover
contribuire
alla discussione e di potersi limitare ad annuire di tanto in tanto,
Sana prese
una sedia e si accomodò di fianco ad Akito.
Dopo
appena due minuti, si accorse che non era stata
una buona idea. Il desiderio che provava, di allungare la propria mano
per
prendere la sua era fortissimo, per non parlare dell’adrenalina che
aveva
cominciato a scorrerle in corpo quando Akito aveva spostato la sua
gamba, in
modo da toccare quella della ragazza.
“Sento
caldo” si disse fra sé e diventò
rossissima.
Mai
come in quel caso, Sana desiderò che quell’ora
buca finisse presto, in modo da porre una pietra sopra a quella lunga,
ma
squisita agonia che stava vivendo.
*
-Che
cos’è successo tra te e Sana?-
Eccolo
lì, l’investigatore privato che capiva sempre
tutto prima che un comune mortale potesse anche solo rendersi conto di
quello
che stava succedendo.
-Tsuyoshi
cosa vuoi? Non rompere!-
Akito
era alquanto infastidito.
Se
ne stava sdraiato all’ombra di un albero, in quella
giornata di sole meravigliosa. Sembrava quasi incredibile che fino al
giorno
prima diluviasse e che ora ci fosse un tempo così bello e limpido. Era
tutto
diverso.
Tsuyoshi
era scocciato, mise le mani sui fianchi e
ripeté –Che cos’è successo tra te e Sana?-
Akito
si mise seduto e lo guardò –Cosa dovrebbe essere
successo tra me e Sana?-
-Non
lo so, dimmelo tu-
-Cosa
vuoi sentirti dire?-
-La
verità!-
-Abbiamo
fatto l’amore, ieri pomeriggio, a casa mia-
Ad
una lapidaria risposta, seguì un silenzio tombale.
“Giusto per rimanere in tema di cimiteri” si disse Akito,
ripromettendosi poco dopo di evitare queste squallide battutacce.
Tsuyoshi
era a metà tra lo sbalordito e il consapevole
che tanto, prima o dopo, sarebbe dovuto succedere.
-
Com’è stato?- si azzardò a domandare.
Akito
lo fissò intensamente, come se fosse diventato
improvvisamente deficiente –Tsuyoshi, com’è quando fai l’amore con
Aya?-
L’amico
sembrò spiazzato –Ehm… Suppongo che dovrei
dirti “bellissimo”, anche se non descrive a pieno quello che
provo io… -
aggrottò le sopracciglia –Si, ma cosa c’entra adesso?-
Akito
sospirò e tornò a sdraiarsi, fissando le nuvole
che si divertivano a disegnare strane forme nel cielo –Vale la stessa
cosa per
me!-
Tsuyoshi
si incupì, annuì e andò a sedersi vicino al
suo amico.
Rimasero
in silenzio per alcuni minuti e poi tornò
alla carica –Ma scusa, se posso permettermi… Lei, dopo che avete… Si,
insomma…
Ti ha detto qualcosa?-
Akito
si trattenne dal sorridere, amaramente. Gli
aveva detto qualcosa? Certo, che doveva andare via, lo aveva salutato e
poi gli
aveva dato le spalle.
Spiegò
la situazione a Tsuyoshi, che sospirò –La
solita Sana-
-Già!-
-A
volte proprio non riesco a capirla. È più che
evidente che siete innamorati l’uno dell’altra dai tempi delle
elementari; ora
finalmente tra di voi c’è stata la svolta e invece di cogliere
la palla
al balzo e di dichiararsi cosa fa? Fa finta di niente! È come fare
dieci passi
e poi tornare indietro di trenta… Non andrete mai da nessuna parte se
continuate così!-
Akito
lo guardò truce –Continuate?-
-Si,
Akito, continuate! – Tsuyoshi calcò sulla
parola – Ricordati che le cose si fanno in due, perché non provi tu a
dirle
quello che provi, magari riesci ad aprirle gli occhi?-
Akito
si rizzò in piedi –Senti, non cominciare con
questi discorsi, okay? Tra me e Sana non c’è quell’amore che
dici tu,
capito? E quello che è successo ieri non è stato nulla, quindi non
definirla
una “svolta” perché non è stato nulla! – la sua voce tremò –Ma
soprattutto, smettila di dire che io dovrei dichiararmi, perché non c’è
niente
tra di noi e quindi non c’è niente da dichiarare!-
Tsuyoshi
non gli diede nemmeno il tempo di riprendersi
che subito domandò –Ne sei sicuro?-
-Si-
“No”
-D’accordo,
allora scusami se mi sono intromesso nella
tua vita. Se questa situazione ti va bene, se non stai soffrendo come
un cane
perché dopo aver fatto l’amore con Sana per lei è come se non fosse
successo
nulla, allora non devi far altro che continuare a comportarti come hai
sempre
fatto!-
Anche
Tsuyoshi si alzò in piedi e guardò il suo amico,
che però stava ben attento a mantenere lo sguardo fisso per terra.
-È
proprio quello che ho intenzione di fare!- ribatté
infine Akito.
-Bene…-
il ragazzo fece per andare via, ma poi ci
ripensò.
-Eh…
Akito?-
-Cosa?-
-Sei
proprio un idiota Akito…-
E
mentre osservava Tsuyoshi che si allontanava, la
schiena dritta e la testa alta come un soldato che sta marciando,
riuscì solo a
pensare che il suo amico aveva proprio ragione, perché lui era un
idiota e
presto avrebbe pagato le spese della sua stupidità sulla sua pelle.
*
Va
bene, siamo tutti d’accordo nel dire che Sana era
effettivamente migliorata in matematica. Certo però che quando la
giornata
scolastica si conclude con due ore di matematica, anche il migliore dei
geni
non poteva esimersi dal crollare.
“Sono
proprio psicologicamente distrutta” si
ritrovò a pensare Sana, mentre si massaggiava le tempie con le dita
delle mani.
Quella
notte aveva dormito poco e male, tutta
colpa di Akito, il cui ricordo aveva continuato a tornarle in mente
ogni
secondo.
Pensando
a questo, avvampò, esattamente come era
successo ben trecentosettantadue volte in quella giornata. Eh
si, le
aveva contate a dimostrazione del fatto che in matematica lei era
davvero
migliorata.
-Kurata,
non ti senti bene?- il professore di
matematica parve preoccupato.
-Ehm…
No, professore! Sono solo un po’ stanca!- cercò
di spiegarsi lei, ma quello non volle sentire ragioni.
-Poche
storie Kurata, fila in infermeria non voglio
averti sulla coscienza!-
Fu
così che si ritrovò a pensare quanto esageratamente
premuroso fosse il suo professore. “Quello li ti manda in infermeria
anche
quando hai un semplice graffietto, dicendo che potrebbe infettarsi e
che si
potrebbe rendere necessaria l’amputazione del dito o della parte del
corpo in
questione. Che esagerazione!”
Inutile
dire che nemmeno si diresse verso
l’infermeria. Si soffermò ad osservare fuori dalla finestra, mentre un
fresco
venticello autunnale le scompigliava i capelli.
Nel
campo esterno, alcuni ragazzi stavano giocando a
calcetto e Sana si incantò ad osservare le traiettorie disegnate dalla
palla
quando veniva calciata.
Con
tutte le cose che aveva avuto da fare, non era
nemmeno riuscita a soffermarsi a pensare seriamente quello che era
successo il
giorno prima con Akito.
“Abbiamo
fatto l’amore” pensò, arrossendo
ancora. Trecentosettantatre. Non avevano nemmeno avuto
occasione di
parlarne, o meglio. Quando l’avevano avuta, cioè il giorno prima, lei
aveva
pensato bene di defilarsi, come faceva sempre quando doveva affrontare
una
situazione spinosa. Come avrebbe potuto adesso liberarsi di quella
situazione
di imbarazzo che veniva a crearsi quando guardava in faccia Akito?
Ecco
quindi che la loro storia infinita tornava a
bussare alla porta : entrambi erano bravissimi a starsi l’uno accanto
all’altra, erano riusciti anche a trovare un tacito accordo per potersi
baciare
con passione senza che Sana distruggesse Akito, quelle poche e rare
volte che
era capitato recentemente, ma era quando si arrivava al dunque, ossia
quando
entrambi avrebbero dovuto dirsi “Ecco, vedi, ti amo più o meno da
quando
avevo undici anni”, che uscivano fuori i problemi.
Perché
nonostante i due avessero già diciassette anni
(con Akito prossimo ai diciotto), la situazione non era cambiata di
molto,
anzi. Vivevano in una situazione di stallo, convivendo con l’eterna
paura di
essere respinti lui da lei e lei da lui, nonostante i fatti e i loro
ormai più
che evidenti sentimenti dimostrassero il contrario.
-Ma
perché la gente non può mettersi insieme senza
bisogno di dichiararsi?- domandò ad alta voce.
Era
talmente assorta nei suoi pensieri, che nemmeno si
accorse che Akito stava alle sue spalle – Kurata, parli anche da sola
adesso?-
Sana
scattò –A…Akito, che diavolo ci fai qui? –
Lui
inclinò la testa da un lato e la osservò –Avevo
educazione fisica e mi è arrivata una pallonata in faccia. Stavo
andando in
infermeria, ma ho sentito che parlavi da sola e mi sono fermato ad
ascoltare
cosa dicevi…-
Lei
lo guardò negli occhi “Caldo, tanto caldo!”.
-Capisco-
disse soltanto.
-Tu
invece che cosa ci fai qui?-
-Ehm…
Oh… Il professore di matematica mi ha mandata in
infermeria credendo che avessi chissà cosa, in realtà ho solo sonno…-
spiegò,
abbozzando un lieve sorriso.
Akito
la fissò, incerto –Stamattina… Stamattina hai
detto che non hai dormito molto – deglutì –Come mai?-
Sana
sussultò e non rispose.
“Adesso
cosa gli dico? Non posso dirgli che ho
continuato a pensare a lui tutta la notte, poi chissà cosa pensa!”
-Sana…-
iniziò lui, avvicinandosi al suo orecchio
–Vieni con me!-
Detto
questo la afferrò per il polso e la trascinò, un
po’ troppo violentemente rispetto a quanto avrebbe voluto, in un
corridoio
isolato. La spinse in una classe che nessuno utilizzava e senza che lei
potesse
reagire, la intrappolò tra sé e il muro.
“Sta
iniziando a diventare un’abitudine quella di
spingermi contro tutte le pareti che trova” si ritrovò a pensare
Sana con
ilarità.
-Ieri
te ne sei andata senza nemmeno dirmi qualcosa.
Sana, io impazzisco con te. Siamo stati insieme e questa mattina la tua
indifferenza mi ha spiazzato. Dimmi, come devo interpretare questi tuoi
atteggiamenti?-
Lei
rimase senza parole. Non che non si fosse
aspettata il fatto che lui potesse volere un chiarimento da parte sua.
Ciò che
la spiazzava era la razionalità con cui Akito le aveva parlato.
-Akito,
vedi io… - cominciò.
“Inventa
una bugia, inventala anche velocemente.
Non puoi assolutamente dirgli la verità, non puoi. Che figura ci fai
dopo?”
–Io
non me la sento di cominciare una storia vera e
propria con qualcuno.-
BUGIARDA!
-Quello
che è successo ieri tra di noi è stato…-
Lui
chiuse gli occhi e mandò giu. Non avrebbe
sopportato l’idea di sentire definire quello che era successo un banale
“errore”
o peggio. Nonostante quello restò lì, immobile, ad ascoltare quello che
lei
aveva da dire.
-È
stato bellissimo –
Il
suo cuore ricominciò a battere.
-Solo
che io non me la sento di cominciare una
storia.-
BUGIARDA!
-Se
quello che io posso darti, a te va bene… Se ti
basta… Io…-
Qualunque
altra parola divenne superflua. Akito si
avventò sulle sue labbra, baciandole, mordendole lievemente,
leccandole. La
voleva come non aveva mai desiderato niente in vita sua, e poco
importava che
la loro non fosse nemmeno una vera “storia”, si sarebbe
accontentato di
un dito, di un capello o anche di una sola unghia, purché fosse sua, di
Sana.
Le
sollevò la gonna, mentre lei inclinava all’indietro
la testa per permettergli di baciarle il collo, il seno, lasciato
scoperto
dalla camicia che lui le aveva slacciato a tempo di record. E poco dopo
gli
stessi brividi, le stesse sensazioni che entrambi avevano provato il
giorno
prima, tornarono a vivere sulla loro pelle, dentro al loro corpo.
Se
tutto questo ad Akito poteva bastare?
A
dire la verità, lui non desiderava nient’altro.
Because I'm falling down
With people standing round
But before I hit the ground
Is there time
Could I find someone out there
to help me?
Falling
Down – Duran Duran
*******************************************************
Eccomi
qua! E anche il secondo capitolo è andato.
Immagino che tanti di voi abbiano un punto di domanda stampato sulla
faccia e
provvedo subito a darvi qualche spiegazione. Come tutti voi, anche io
ho il mio
pensiero su Sana e Akito e questo inevitabilmente si riflette sulla
storia
stessa. A me è sempre sembrato poco normale che questo ragazzo baciasse
la
nostra Sana durante la sera della Vigilia (vi ricordo che non avendo
letto il
Manga tutta la mia conoscenza della storia si limita all’Anime) e che
questa,
il giorno dopo, facesse bellamente finta di niente. Io non ce l’avrei
mai
fatta! E da questo ne deduco, secondo il mio modestissimo parere, che
Sana non
è propriamente sveglia. Ma anche Akito non è da meno: baci Sana perché
provi
qualcosa per lei (come dice a Tsuyoshi la stessa sera della Vigilia) e
poi
neghi a te stesso che ti piace? Insomma, io ci rimanevo un po’ così a
vedere
quanto questi due fossero idioti! O___O E ho pensato di trasferire lo
stesso
pensiero su argomenti più maturi, visto che ora hanno entrambi quasi 18
anni e
il loro rapporto non si limita più a qualche bacio rubato ^__^ Spero di
essermi
spiegata!
Ultima
nota, poi GIURO che sparisco, visto che mi è
stato chiesto, rispondo a tutti: penso di poter postare regolarmente un
capitolo alla settimana, magari non sempre lo stesso giorno e
compatibilmente
con il fatto che devo comunque e purtroppo studiare (dannata maturità,
dannati
prof esterni e già che ci siamo dannati anche i prof interni ^^), anche
se
preferire mille volte di più scrivere ore e ore su Sana e Akito, che
ultimamente mi stanno coinvolgendo parecchio! ^___^
Ebbene,
che ne pensate del capitolo, a parte la mia
più che evidente incapacità nel descrivere scene da rating Arancione?
Spero vi
sia piaciuto! ^____^
Mi sono sentita ONORATA di ricevere tante recensioni solo per il primo
capitolo
e spero di non avere deluso nessuno ragazzi! Anzi, adesso passo a
ringraziare
ognuno di voi, uno per uno :
Tin_Tin: grazie
mille!
Spero che continui a coinvolgerti! ^__^
Deb: sono
davvero
molto felice che lo scorso capitolo ti abbia divertita, era giusto per
iniziare
e non credevo mi fosse uscito così bene. Eh, che vuoi, Fuka ci ha
provato (come
avrei fatto anche io se avessi avuto davanti Akito :Q____ Un bacione!
makiolina: ^///^
con
tutti quei complimenti mi fai arrossire! Eh si, sono vecchia scuola io,
c’è
stato un periodo che si pubblicavano solo capitoli lunghissimi (e ti
parlo di
15 – 20 pagine a capitolo, un vero massacro!). purtroppo nella lunga
lista di
autrici che hai citato, mi ci devo includere anche io, che ho
all’attivo due ff
su HP che non aggiorno dalla bellezza di tre anni, che vergogna!
Fortuna che
non questa non rifarò quest’errore! ^__^ Un bacio!
yesterday : ho
riletto
tre o quattro volte il nome perché credevo di avere le allucinazioni!
Ma
grazie, mi sono sentita davvero onorata di una tua recensione ^///^ e
comunque
stai tranquilla, che essere stressata (sempre che così si possa
definire) in
questo modo a me va molto più che bene! Attenderò con ansia un tuo
parere sulla
storia, un bacio grande! ^___^
porpetta : ti
ringrazio
tantissimo del commento entusiastico che mi hai lasciato, comunque non
credo di
cambiare il rating di questa storia, almeno da sobria! Mi sono gia
sentita
parecchio imbarazzata a descrivere le scene sopra, figuriamoci con un
rating
Rosso! ^_^
favola08:
grazie,
grazie mille, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e ti
ringrazio anche
di aver messo questa schifezza nei tuoi Preferiti! ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_ :
eccoti il nuovo capitolo, è stato all’altezza delle tue aspettative?
Spero proprio di si! ^__^ bacini…
aki96: va
bene,
assillami pure mi fa soltanto molto piacere! Ti dirò, scrivendo un po’
la bozza
della storia, in alcuni momenti cominciavo a scrivere momenti solo
molto
teneri, ma poi la litigata ce la dovevo piazzare per forza, proprio mi
usciva
naturale. Con Sana e Akito dici che è normale? ^__^
Oo_Stefania_The_Best_Oo:
eccolo, eccolo
il secondo capitolo, dimmi subito che ne pensi d’accordo? Ma spero
proprio che
ti sia piaciuto e che la fic continui ad essere interessante, sennò mi
sparo!
>.<
sam05 : che
non ci
siano errori non ci metterei proprio la mano sul fuoco, dannati errori
di
battitura scappano sempre! Eccoti comunque il secondo capitolo, aspetto
di
ricevere un tuo parere! ^__^
bellina97: ma
assolutamente, non piangere, che Akito è qui, bello come il sole, come
l’universo e tutta la galassia! Il prossimo capitolo sarà sfornato
entro breve,
mi raccomando alle lacrime! ^__-
Ecco,
spero di non aver dimenticato nessuno. Ringrazio
anche tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite, quindi
aki96,
Deb, Giovy95, Lorelag, maro_chan, salf,
ponpon,
sam05, Oo_Stefania_The_Best_Oo, Tin_Tin, trixina,
yesterday e __thestorm e anche tutti quelli che l’hanno
aggiunta
alle Preferite, quindi bellina97, Daimonos, naruhina
7, Pazzulina93,
Tin_Tin, e infine _cindygirl.
Grazie
a tutti di cuore.
Appuntamento
al prossimo capitolo con “Cosa vuoi
sentirti dire, Sana”, cosa vorrà dire? ^__^
Una
pioggia di baci a tutti quanti
Ale69
|
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Capitolo 3 *** Cosa vuoi sentirti dire, Sana? ***
Capitolo
3 : Cosa vuoi sentirti dire, Sana?
The broken locks were a
warning
you got inside my head
I tried my best to be guarded,
I’m an open book instead
I still see your reflection
inside of my eyes
That are looking for purpose,
they’re still looking for life
Broken – Lifehouse
Tre mesi
dopo…
Dopo
quella volta, Sana e Akito fecero ancora l’amore,
talmente tante volte che ormai entrambi conoscevano le caratteristiche
del
corpo dell’altro nei minimi dettagli.
Come
funzionava ora la loro relazione (sempre che tale
si possa definire)? Molto semplice. Al mattino Sane e Akito erano i
soliti
compagni di scuola, che non facevano altro che litigare sotto lo
sguardo
divertito dei loro amici.
Che
lei fosse bravissima a recitare non era una
novità, visto il mestiere che si era scelta, ma che anche lui
nascondesse certe
invidiabili doti recitative sorprendeva!
Al
pomeriggio, spesso, lei doveva lavorare e lui
studiare o allenarsi per l’incontro di karatè perché, nemmeno a dirlo,
era
riuscito a fallire quello che aveva in programma per novembre. Troppo,
troppo
distratto da Sana che, d’accordo, non era lì presente fisicamente, ma
il suo
corpo nudo, su di lui, quella mattina prima dell’incontro, Akito ce
l’aveva ben
stampato in testa. E chi ci pensa più a quel punto al karatè.
Generalmente
si incontravano di sera, con la scusa che
Akito, ottimo studente, dovesse dare ripetizioni a Sana, “la
solita
capra a scuola”. In realtà Sana e Akito si chiudevano in camera di
lui,
sotto lo sguardo sognante del signor Fuyuki e di Natsumi, che già
sognavano i
fiori d’arancio per i due, e lui le dava ripetizioni di tutt’altro
genere.
A
volte però, il desiderio l’uno dell’altra era
talmente forte che non era poi tanto semplice attendere fino a sera.
Quindi,
qualunque altro posto andava bene, ad esempio la vecchia aula
abbandonata dove
avevano già avuto esperienze, oppure l’ascensore per salire a casa di
Tsuyoshi,
un pomeriggio che dovevano incontrarsi con tutti i loro amici.
Ancora
rimbombavano le parole di Gomi:
-Ma che avete fatto ai capelli?-
-Il
vento – risposero Sana e Akito all’unisono,
abbastanza imbarazzati.
-E ai
vestiti?-
-Sempre
il vento-
-E…
perché state ansimando?-
A questa
domanda, Tsuyoshi, da buono amico qual’era,
aveva trascinato tutti in casa sua, lanciando una veloce occhiata di
rimprovero
a Sana e Akito, che avevano abbassato lo sguardo, colpevoli.
Insomma,
non era una cosa di cui andare molto fieri,
ma Sana e Akito erano talmente felici di quella situazione che
poco
importava del giudizio negativo di Tsuyoshi, unico tra tutti ad aver
capito,
senza bisogno di spiegazioni, come stavano veramente le cose.
Nel
frattempo erano già a gennaio e quella situazione
andava avanti da tre mesi abbondanti. Gli esami per concludere le
superiori (*)
erano imminenti, gli allenamenti di Akito lo tenevano impegnato tutti i
giorni,
come d’altronde anche il lavoro di Sana.
In
realtà, la situazione tra loro non si limitava al
semplice incontrarsi, fare l’amore e poi salutarsi. Al di fuori della
scuola,
loro vivevano questa relazione come una coppia : era capitato
più di una
volta che si incontrassero per guardare un film insieme, cucinare
qualcosa,
uscire per andare al centro commerciale, andare a correre, parlare…
Il
vero problema tra loro, era che nessuno dei due
aveva poi trovato il coraggio di dichiarare i propri sentimenti,
mettendo in
chiaro come stavano le cose.
A
nessuno dei due dispiaceva quel modo di stare
insieme, potevano essere felici senza doversi dire niente. E fa niente
che
essendo due perfetti idioti, credevano entrambi che per l’altro
quella storia
fosse solo un passatempo, potevano stare insieme e, il fatto che
nessuno
sapesse, li risparmiava da rimbeccate, consigli e paternali da tutti i
loro
amici e parenti.
Anzi,
con l’andare del tempo la situazione era
diventata perfettamente normale e Sana non riusciva nemmeno ad
immaginarsi un altro
tipo di relazione con Akito. Perché mai recarsi a scuola mano nella
mano come
facevano Tsuyoshi ed Aya, o esplodere in eterne scenate di gelosia,
come Gomi
con Hisae? Lei e Akito non avevano nessuno di questi problemi, e quando
litigavano, nessuno andava li a chiedere “Come mai?”, potevano
essere
arrabbiati l’una con l’altro in santa pace, per poi chiarirsi in un
modo tutto
speciale.
L’unico
a cui, ovviamente non si poteva nascondere
nulla, era Tsuyoshi, che aveva più volte cercato di parlare con Akito:
-Ma se
vi frequentate come dici, qual è il problema a
farvi vedere insieme?-
Akito
sbottava –Primo, perché non essendoci mai
dichiarati noi non stiamo ufficialmente insieme. Secondo, perché non
vogliamo e
onestamente a me la situazione non dispiace affatto. Ci frequentiamo,
ma senza
impegni-
Tsuyoshi
si fermò a pensare –Se nessuno dei due è
seriamente impegnato con l’altro, questo significa che potete anche
uscire con
altre persone. Se Sana dovesse uscire con un altro, la situazione ti
andrebbe
ancora così bene come dici?-
Ed era a
quel punto che Akito rimaneva senza parole,
completamente spiazzato dalla verità che l’amico, come sempre, gli
sbatteva in
faccia come una porta.
“No, no
dannazione che non mi andrebbe bene. Sana è
mia! Il solo pensiero che un altro maschio possa anche solo toccarla mi
fa
salire il nervoso!”.
Ovviamente
il coraggio di dirlo a Tsuyoshi non l’aveva
mai trovato. Ma in realtà lui la risposta la conosceva benissimo, e
quindi
continuava, imperterrito –Ecco. Quindi secondo me questa storia a te
sotto
sotto va un po’ stretta e ti consiglio di mettere subito in chiaro le
cose,
prima che la situazione degeneri-.
A volte
Tsuyoshi sembrava un vecchio padre di famiglia
che dall’alto della sua saggezza elargiva consigli ai figli più
piccoli.
E
da quella discussione erano passati mesi. Mesi in
cui Akito ci aveva riflettuto e aveva capito che Tsuyoshi aveva
ragione, che
quella situazione non poteva andargli bene. Ovviamente non aveva mai
trovato il
coraggio di dichiararsi a Sana e forse, sarebbe arrivato a duecento
anni senza
riuscire a trovarlo. E se si fosse dichiarato e Sana gli avesse
risposto che
si, gli voleva bene, ma giusto come un amico.
“Con
gli amici non ci fai l’amore Akito” gli
aveva spesso suggerito la vocina nella sua testa.
Ma
Sana aveva detto che non se la sentiva di
imbarcarsi in una relazione seria.
Nono,
dichiararsi a Sana era davvero una pessima idea,
avrebbe rischiato di perderla e di rovinare quella cosa bella che erano
riusciti a costruire in quei lunghi mesi.
E
perdere Sana, era l’ultima cosa che Akito desiderava
al mondo.
*
Quel
sabato mattina, Tokyo si era svegliata sotto una
leggera coltre di neve. Leggeri fiocchi bianchi venivano sospinti con
dolcezza
dal vento, disegnando curiose evoluzioni nell’aria. Ogni suono appariva
ovattato e persino svegliarsi presto per andare a giocare con la neve
non era
stato molto faticoso.
Sana
infilò le sue pantofole e cominciò a saltellare
da una parte all’altra della casa, euforica.
-Mama!
Hai visto? C’è la neve! Che meraviglia…- urlò –
Telefono subito a tutti i miei amici e andiamo tutti al parco! Rei,
aiutami a
cercare i miei scarponi da neve, non li trovo da nessuna parte!-
Misako
era alquanto infastidita da tutto quel vociare
di prima mattina. Una volta tanto che aveva trovato l’ispirazione per
il suo
libro e che si era messa di buona lena per scriverlo, Sana faceva tutto
quel
baccano.
-Cara,
potresti smetterla di comportarti come un
circense? Dati un contegno!- la rimbeccò la donna, prima di chiudersi
in bagno.
Non c’è niente da dire, quello è da sempre il luogo migliore per poter
scrivere
o pensare!
Sana
sbuffò –Possibile che in questa casa tutti
debbano sempre spegnere il mio entusiasmo? Io proprio non vi capisco…-
In
dieci minuti fece un veloce giro di telefonate per
contattare tutti i suoi amici e si diedero appuntamento al parco.
-Akito!
Akito, troviamoci al parco tra una mezzora, ci
sono anche Tsuyoshi e gli altri!-
-Sana,
ti devo dire una cosa…-
Aveva
usato un tono di voce diverso dal solito, quello
che di solito si usa per gli annunci importanti. Lei e Akito non
discutevano
mai di cose davvero serie che li riguardassero. Certo pensavano al loro
futuro
all’università, al loro lavoro, ai loro sogni, ma non parlavano mai di
loro, insieme.
“Forse
vuole dirmi che si è stancato della nostra
storia”.
-S…
Si, dimmi…- gli disse, trattenendo un attimo il
respiro.
-Sana,
mio padre e mia sorella vanno a trovare mia
zia, fuori città oggi pomeriggio. Non torneranno fino a domani sera-
Sana
riprese a respirare. Anche se Akito non lo disse
esplicitamente, lei colse l’invito nascosto tra le sue parole.
-Okay…
Allora a dopo!- lo salutò, laconica.
-Ciao!-
Sana
attaccò. Okay, adesso doveva trovare una scusa da
raccontare a Mama per poter dormire fuori di casa. Quando aveva deciso
di dare
inizio a questa “relazione clandestina” con Akito, non aveva tenuto
conto di
tutte le bugie che avrebbe dovuto dire a sua madre. La cosa non le
piaceva
moltissimo, anzi cominciava ad avvertire un senso di colpa sempre
maggiore,
ogni giorno che passava. Si sentiva un po’ come un’amante clandestina,
ecco,
che doveva nascondersi dal mondo intero.
Ma
ogni volta che si ritrovava tra le braccia di
Akito, nuda e accaldata, capiva che tutto quello che stavano vivendo ne
valeva
veramente la pena.
-Mama!
Aya e Fuka hanno deciso di organizzare una
serata tra ragazze stasera. Posso rimanere a dormire da Fuka?- domandò,
accostandosi alla porta del bagno e incrociando le dita.
Fu
davvero una immensa fortuna che sua madre fosse
così presa dallo scrivere il suo libro: infatti acconsentì prima ancora
che
Sana terminasse di formulare la sua domanda. Infilò il suo pigiama
nella borsa
tanto per fare un po’ di scena. Tanto sapeva già che non le sarebbe
servito a
molto e che soprattutto non sarebbe mai nemmeno arrivata ad indossarlo.
Con
un’allegria dovuta non soltanto alla neve che
ancora scendeva dal cielo, uscì di casa canticchiando.
La
aspettava un bellissimo weekend con Akito e non
vedeva l’ora di ritrovarsi da sola a casa con lui.
*
-Ti
pare il modo di comportarti, potevi farle
male?-
-Sana,
era una palla di neve, non una pietra!-
-Si
ma lei è una ragazza…-
-Aya
è più forte di Tsuyoshi!-
-Ma
cosa c’entra?-
Sana
e Akito stavano litigando a proposito della
battaglia a palle di neve che avevano sostenuto con i loro amici : lei
che
starnazzava come un’oca, lui che cercava di trovare la chiave giusta
per aprire
la porta.
-Ho
proprio bisogno di indossare dei vestiti caldi!-
disse Sana, che dopo essersi tolta le scarpe, si avviò verso la camera
di Akito
con tranquillità.
Aveva
passato talmente tanto tempo in quella casa
ultimamente, che la conosceva meglio di casa propria.
Si
sfilò i suoi abiti umidi e indossò un vecchio
maglione di Akito che le arrivava alle ginocchia, con cui adorava
andare in
giro quando avevano la casa tutta per loro. L’indumento era impregnato
del suo
profumo e quando lui non la stava guardando, Sana amava immergere il
naso e
sniffarne il più possibile.
“Sono
proprio una drogata” si era spesso detta,
sentendosi veramente una bambina.
Quando
scese al piano inferiore, trovò Akito seduto
sul divano, intento a guardare la televisione. Si sentì offesa.
-Mi
hai invitato a casa tua per guardare la
televisione?- domandò irritata.
-Sana,
ci sono le finali di karatè alla televisione –
le spiegò –Vedi quel tizio con l’uniforme arancione? – indicò con aria
quasi
sognante –Il mio sogno è diventare come lui!-
Sana
rimase incantata.
Non
era la prima volta che lei e Akito parlavano dei
propri desideri e sogni, ma ogni volta che succedeva non poteva fare a
meno di
sentirsi bene, felice.
“Forse
se io e lui stessimo davvero insieme… Forse…
Forse sarebbe ugualmente bello, con l’unica differenza che non dovremmo
più
nasconderci…” si ritrovò a pensare, mentre fissava il bellissimo
volto di
Akito, ancora intento a guardare l’incontro in televisione con un
luccichio
strano negli occhi.
Allontanò
subito questo pensiero. No, a lei quella
situazione andava così bene, perché rovinare tutto?
Si
andò quindi a sedere accanto a lui e si accoccolò
sul suo fianco. Subito lui l’abbracciò, quasi fosse la cosa più
naturale del
mondo. Ecco, quello era uno dei tanti momenti di cui sopra : l’amore
che
trapelava da ogni loro gesto, dal più inconsapevole al più ricercato,
ricopriva
ogni loro momento insieme. Ma nessuno dei due era abbastanza attento
per
poterlo notare.
Akito
le accarezzò i capelli con una mano, mentre
lasciò che l’altra scivolasse lungo la coscia di Sana, lasciata
scoperta dal
maglione.
-Non
dovevi guardare l’incontro?- domandò lei, per
nulla infastidita da quell’attenzione.
-Si…
- le rispose, voltandosi verso di lei e
passandole un braccio intorno alla vita – Ma ho capito che c’è qualcosa
di più interessante
da guardare…-
Sana
rise – E cosa sarebbe?-
Lui
le sfilò il maglione e lo lanciò lontano –
Sarebbe… Come ti sta bene questo bellissimo reggiseno color canarino-
la prese
in giro.
Amore.
Quanto
aveva rotto le scatole Sana quel giorno, perché
voleva quel, e solo quello, reggiseno giallo che aveva visto in
vetrina. Alla
fine Akito glielo aveva comprato e lei aveva smesso di fare i capricci
come suo
solito.
-Ti sto
viziando troppo- le aveva detto, prima di
darle un bacio sulle labbra. Passionale? No, soltanto dolcissimo.
Amore.
Come
sempre, nonostante il via fosse stato dato da
Akito, quella che perse per prima il controllo fu Sana, che lo spogliò
a
velocità di record e cominciò a ricoprire di baci infiniti il suo
corpo, la sua
schiena marmorea, le sue braccia muscolose, le sue mani delicate.
Akito
sospirava, tratteneva il respirò quando sentiva
le sue labbra, le sue mani, farsi sempre più audaci.
“Non
potrei mai stancarmi di questo. Fare l’amore
con Sana è stato e rimane la cosa che più di tutto mi fa capire che
sono ancora
vivo, più ancora del karatè. Perché quando siamo così, come adesso, io
dentro
di lei, qualunque cosa al di fuori di lei diventa improvvisamente
superflua”.
Il
divano era un po’ scomodo, ma nessuno dei due pensò
di spostarsi di li. Per aiutarsi nei movimenti, Akito le sollevò una
coscia e
se la portò sul suo fianco.
I
loro respiri si fecero sempre più intensi, sempre di
più –Sana… Sa… Amore…-
Sana
scollegava il cervello quando stavano insieme così.
Ad Akito invece succedeva una cosa curiosa, perché andava a farsi
benedire
soltanto la parte razionale della sua testa mentre quella irrazionale,
quella che gli faceva provare quelle cose per Sana, sembrava
cominciare
a funzionare improvvisamente. Capitava spesso infatti che le
sussurrasse frasi
dolcissime, che da “sobrio” (così amava definirsi, nemmeno Sana
fosse un
superalcolico o qualcosa di simile) non avrebbe mai avuto il coraggio
di dirle.
Ti amo,
comunque, non
glielo aveva mai detto.
Anche
perché “Va bene, mi fa perdere la testa e
tutto, ma io mica la amo” si continuava a ripetere, come un automa,
e con
il preciso intento di convincere la parte irrazionale del cervello
appunto.
-Akito!
– urlò Sana, inarcando il corpo contro il suo.
Poco dopo le si accasciò addosso, privo di forze.
-Sana
io…- ansimò.
On.
-Io…-
Off.
Non
concluse mai la frase e lei forse nemmeno si
accorse che quello che stava per dirle, quelle tre parole che aveva
trattenuto
solo perché era tornato in funzione l’Akito razionale, avrebbero potuto
cambiare radicalmente (in meglio, in peggio, chissà?) la loro storia.
*
Il
sole che entrava dalla finestra la colpì in pieno
viso, costringendola a ripararsi contro il petto nudo di Akito.
In
casa regnava il totale silenzio, interrotto
soltanto dal respiro tranquillo del ragazzo che ancora dormiva.
Alla
fine erano riusciti a trasferirsi in camera di
Akito, giusto per il secondo round della serata, come lo aveva
definito
lui.
Sana
era sveglia da un bel pezzo “Sei davvero
geniale Sana, di domenica che puoi dormire ti svegli presto, e durante
la
settimana vorresti stare a letto tutto il giorno. Coerenza è il tuo
secondo
nome”.
Ma
d’altronde come avrebbe potuto dormire, con Hayama
li di fianco a lei, bello come non mai.
“Bello
come dopo che abbiamo fatto l’amore”
pensò Sana, accarezzandogli il viso e fissando con amore tutto il suo
corpo
nudo.
Ancora
non poteva credere che stavano insieme da tre
lunghi mesi. Erano riusciti a nascondersi praticamente da tutti, tranne
che da
Tsuyoshi, infallibile segugio.
Non
avrebbe mai potuto dimenticare quel pomeriggio a
casa di Akito, mentre fuori pioveva. Si era lasciata baciare. Si era
lasciata
spogliare. Si era lasciata toccare da quelle mani perfette e
onestamente non
riusciva a concepire l’idea che su questo pianeta potesse esistere un
altro
uomo capace di farle provare le stesse sensazioni. La prima volta che
l’aveva
sentito dentro di sé, aveva creduto quasi di svenire dall’emozione.
Quello che
si era sentita dentro, il contorcersi dello stomaco, i brividi lungo la
schiena, quel macigno soffocante sul cuore perché Akito era suo, e solo
suo
come non lo era mai stato di nessun altra… No, non avrebbe mai potuto
dimenticare tutto questo.
La
cosa più bella di tutte, erano le parole che lui le
sussurrava nell’orecchio, poco prima di abbandonarsi su di lei.
Una
volta le aveva detto “Sana, sei bellissima”
e lei gli aveva preso il viso tra le mani, cominciandolo a baciare con
una
passione che non credeva nemmeno di avere in corpo. Un’altra ancora, le
aveva
soffiato un “Sei mia” che, ancora, l’aveva fatta tremare.
Ma
ieri sera l’aveva chiamata “Amore”, era mai
possibile?
Ed
era stato anche sul punto di dirle qualcosa che poi
non aveva detto…
“Si
è interrotto” pensò lei tristemente.
-Hai
intenzione di rimanermi a fissare ancora a lungo,
Kurata?-
Sana
sobbalzò.
-Hayama,
sei proprio un idiota! – e ti pareva che non
dovesse insultarlo di prima mattina? – Mi hai fatta spaventare, credevo
dormissi!-
Akito
aprì gli occhi, si alzò a sedere e la fissò “Dio
quant’è bella appena sveglia. Io credo che non esista nessuno al mondo
così
bello da fare male”.
-Mi
ha svegliato il tuo sguardo perforante che mi
stava facendo una radiografia – le disse ridacchiando, prendendola in
giro.
Sana
abbozzò – A dire la verità non stavo guardando
proprio te. Ho solo notato che ultimamente sei ingrassato, devi
riprendere la
linea-
Lui
le portò una mano sul viso, che fece scivolare poi
lungo il suo collo, il suo seno, fino a fermarsi sulla sua pancia. Sana
sospirò.
-Hai
qualche idea su un’attività fisica che potrei
fare per rimettermi in forma?- le domandò, sornione.
Cominciarono
a baciarsi e forse sarebbero andati anche
oltre, se lo stomaco di lei non li avesse interrotti.
-Fame
Kurata?-
Sana
fece una linguaccia – Non prendermi in giro, è
colpa tua se ieri sera non abbiamo nemmeno cenato!-
Si
alzò dal letto, infilandosi la biancheria e il
solito maglione profumato di Akito.
Lui
la imitò, rimanendo però in boxer – Non mi sembra
però che ieri sera tu ti sia lamentata più di tanto per la cena saltata
–
Ieri
sera…
Avete
presente quando il cervello vi manda un impulso,
ma il resto del corpo non lo ascolta e decide di fare di testa sua?
Beh, Sana
scoprì in quel momento cosa significasse.
Infatti,
nemmeno si rese conto di quello che aveva
appena detto : - Akito… Ieri sera, cosa mi stavi per dire quando
stavamo
facendo… Si insomma, hai capito!-
Akito
rimase senza parole – Niente! – disse infine.
-Dai!
Non fare il bambino, non può essere niente…-
Akito
si irrigidì – Sana, dobbiamo proprio parlarne?-
-Voglio
solamente capire – gli disse lei, sgranando
quei suoi occhi grandi.
-Non
c’è niente da capire Kurata, in quei momenti
a volte si dicono anche cose tanto per, che magari non si pensano
realmente –
Sana
udì distintamente il lacerarsi del proprio cuore
nella cassa toracica.
E
in quella stanza non fu la sola.
-Quindi
in pratica tutto quello che abbiamo vissuto in
questi tre mesi non è stato reale… Era solo una finzione – constatò
Sana,
improvvisamente avvertiva un grande vuoto nello stomaco.
Akito
sfoderò un’aria da strafottente.
Quanto
faceva male.
-Non
so Sana. Noi non stiamo insieme, l’hai
sempre detto tu, no? – la provocò, cattivo più di quanto avrebbe voluto
– Mi
hai anche detto che non eri pronta per stare insieme con qualcuno
seriamente
quindi, definiscimi tu quello che siamo noi due, perché allora
credo di
non aver capito quali sono le condizioni…-
A
Sana si accese una lampadina nel cervello : quella
era la prova provata che non avrebbe mai dovuto tirare fuori
quell’argomento, per
Akito quella non era una vera storia e quindi aveva ragione, le frasi
che lui
diceva quando stavano insieme erano le parole irrazionali di un
ragazzo
diciassettenne che dava sfogo ai suoi impulsi.
Si
sforzò di sorridere e le venne anche meglio di quanto
avrebbe mai creduto – Hai ragione, ti chiedo scusa, non so cosa mi sia
preso!
Scendiamo a fare colazione, dai…-
Ma
Akito non si mosse e lei lo guardò con un
sopracciglio inarcato.
-Che
c’è?-
Akito
sospirò e chiuse gli occhi –Cosa vuoi sentirti
dire, Sana? Vuoi che ti dica che ti amo, è questo che vuoi? –
Lei
rimase immobile, incapace di fare altro.
-Va
bene, io ti amo! –
Nelle
mille notti insonni in cui aveva immaginato il
momento in cui si sarebbe deciso a raccontarle tutta la verità, non
avrebbe mai
pensato che sarebbe successo così.
-Ti
amo e ti desidero così tanto che mi è addirittura
doloroso guardarti, a volte. Ma tu non vuoi imbarcarti in una storia
seria, lo
so. Ma so anche che siamo arrivati ad un punto dove i tuoi desideri e i
miei
non possono più combaciare…-
Alla
fine aveva deciso di seguire il consiglio di
Tsuyoshi e di mettere in chiaro le cose. Non avrebbe più potuto
continuare a
vivere una storia come quella, bellissima ma finta.
“Dio
quanto fa male però…”
-Cosa…
Cosa stai dicendo Akito?- domandò Sana,
balbettando.
Le
diede le spalle, perché non sarebbe mai riuscito a
guardarla in faccia mentre le diceva quella cosa – Ti sto
dicendo che
finisce qui –.
Nemmeno
riuscì a scoppiare a piangere Sana, no, il
dolore era troppo forte.
Riuscì
però a calcolare che le sarebbe bastato
scendere, infilarsi i propri vestiti buttati chissà dove in soggiorno
ed
andarsene per porre fine a quel calvario.
E
così fece.
-Capisco.
Allora ti saluto, Hayama- gli disse, con una
voce un po’ troppo squillante per apparire tranquilla come invece
avrebbe
desiderato.
Ma
in quel momento lui stava troppo male per rendersi
conto di quella sfaccettatura nel suo tono di voce.
“Avrebbe
potuto dire qualunque cosa, qualunque, ma
non questo”.
Si
lasciò scivolare sul letto, le gambe
improvvisamente pesanti e il dolore si fece ancora più forte : quelle
lenzuola,
quel cuscino, la sua stessa pelle…
Avevano
ancora il suo profumo.
I’m falling apart, I’m barely
breathing
With a broken heart that’s
still beating
In the pain is there healing
In your name I find meaning
So I’m holdin’ on, I’m holdin’
on,
I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you
I’m hanging on another day
just
to see what you will throw my
way
And I’m hanging on to the
words you say
You said that I will be ok
The broken lights on the
freeway
left me here alone
I may have lost my way now,
haven’t forgotten my way home
Broken - Lifehouse
***************************************************
(*) Da quello che so io, le scuole
sono organizzate
come segue in Giappone: tre anni di medie, tre anni di superiori. Se
loro si
trovano in terza, vuol dire che è anche l’ultimo anno ^__^ Ci tenevo a
fare
questa precisazione.
Allora,
cosa ve ne pare di questo capitolo? Lo so, non
finisce benissimo, però oh, che cosa volete, Akito non poteva mica
continuare a
vivere la sua vita in questo modo, no?
Chissà,
magari adesso la nostra Sana si da una bella
svegliata, voi che dite? ^__^
Il
prossimo capitolo si intitolerà “My Sorrow”, dal
titolo della storia, ed è in assoluto quello che preferisco, ma non
posso
anticiparvi nulla perché... Perchè si! =P **Quanto sono cattiva!!** ^^
Adesso
passo a ringraziare tutti quei bellissimi
angioletti che mi hanno lasciato una recensione:
bellina97: hai
colto in
pieno il problema, Sana e Akito sono proprio due fifoni, non capiranno
mai che
con l’orgoglio e la paura non si va da nessuna parte! ^_^ Un bacio
bella!
_cindygirl: tu mi
lusinghi cara! ^__^ Addirittura una delle storie più belle? Per quanto
io non
credo che lo sia, ti ringrazio comunque di cuore e spero che tu
continui a
seguirmi, anche se dopo questo capitolo mi vorrai uccidere! ^^
mantovanina: quanto
sei
stata carina! Anche io ho sempre desiderato vedere Sana e Akito nel “5
anni
dopo”, ma nessuno ha mai voluto renderci felici, quindi ho pensato di
scrivere
questa storia, anche perché, riflettendoci, io non riesco proprio ad
immaginarmi un altro modo per questi due di stare insieme! Grazie mille
del commento,
un bacione!
Tin_Tin:
grazie
infinite, finalmente una che capisce quanto possa essere stordita e
contraddittoria con se stessa Sana! E poi hai ragione, se rendevo le
cose
troppo facili, come la continuavo io la storia (sempre a lamentarvi
state -.-)
^__^ Un bacione immenso!
Deb: e tu
nelle
tue pause da Sociologia vieni a leggere questa schifezzuola? Scherzo,
non può
farmi altro che piacere. Grazie di avermi fatto notare l’errore, quando
ho
tempo andrò a correggerlo ^__^ E ti appoggio mille e più volte nel dire
che
quei due sono proprio idioti! Un abbraccio! ^__^
Porpetta:
aggiorno ogni
settimana solo perché la storia è gia ultimata, altrimenti mi beccherei
un
sacco di sgridate da parte vostra perché la puntualità non è il mio
forte! ^__^
Spero di non aver preso un granchio con il Rating Arancione, tu che
dici?
Grazie mille dei complimenti, un bacio!
_DaNgErOuS_ChIlD_:
assolutamente no, non
voglio averti sulla coscienza ed eccoti qui il nuovo capitolo! Ti è
piaciuto?
Beh, io spero proprio di si e che la storia continui anche a
coinvolgerti. Un
bacione ^__^
Yesterday: Sana è
una
parte di tutte noi, ovviamente, che ci siamo cresciute insieme e che
abbiamo
sognato insieme a lei, ma che sia irrimediabilmente stordita è
innegabile! ^__^
Se la cavano, se la cavano fidati, specialmente con i fatti come dici
tu, ma
dopo questo capitolo temo che mi rincorrerai con un forcone o qualcosa
di
simile ^__^ Simulazione di terza prova? Lo dici ad una che insieme alla
sua
classe ha consegnato completamente bianca quella di Diritto, quindi…
Attenta,
sa essere molto infida come test (e il colmo è che è stata introdotta
per
aiutare gli studenti, ma passare da una materia ad un’altra
completamente
diversa (finanze – inglese), non vedo come possa essere di aiuto! O.o)
Scusa per
il romanzo, un bacione!
92titti92: mia
compagna
di sventura, ma ciao! No, faccio Ragioneria (o per lo meno ci provo!
^__^). Si,
certo che la svegliata se la devono dare, ma manca ancora un po’! Un
bacione e
mi raccomando studia (dovrei seguirli anch’io i miei stessi consigli!).
orgrish
desirae: eccolo
qui il
capitolo. Sei contenta o inizi ad odiarmi per come sto complicando le
cose tra
loro due. Fidati di me, capiranno cosa provano… Prima o poi! Chissà
cosa
dovranno subire però.. Un bacio! ^__^
Rinnovo
inoltre i ringraziamenti per chi ha messo
questa fiction tra le Seguite (aki96, Deb, Giovy95,
Lorelag,
maro_chan, salf, ponpon, sam05, Oo_Stefania_The_Best_Oo,
Tin_Tin, trixina, yesterday, __thestorm,
Anderline88, Cicci89, dancemylife, excel sana, lalex, MaKiCo e
reby ), tra i Preferiti (quindi bellina97, Daimonos,
naruhina 7, Pazzulina93, Tin_Tin, 92titti92,
_cindygirl,
dancemylife, mantovanina, Oo_Stefania_The_Best_Oo, RBAA, sayuri74,
sicurakiarasi, vane08, giady92 e orgrish desirae), e a dancemylife
per averla inserita tra le Ricordate.
Non
sapete quanto mi rende felice sapere che questa
storia vi piace! ^__^
Appuntamento
al prossimo capitolo quindi e nel
frattempo, me lo lasciate un commentino?
Un
bacione a tutti quanti
Ale69
|
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Capitolo 4 *** My Sorrow ***
Prima
di lasciarvi alla lettura della storia, mi pare
giusto e doveroso mandare un ringraziamento con il cuore, con l’anima e
con
tutto il resto, a Deb, che ha segnalato questa
storia tra
le Scelte, lasciandomi una recensione fin troppo lusinghiera che mi ha
fatto
venire le lacrime agli occhi ^__^ (e non sto esagerando!). Grazie cara,
il tuo
pensiero è stato davvero dolcissimo, non me ne dimenticherò *-* (non è
una
minaccia! ^^)
Buona lettura a tutti!
My Sorrow
Capitolo 4 : My Sorrow
In my heart, there is an empty
space
you left me standing
here
There used to be a meaning in
my life
All alone I'm down on my knees
and pray
My soul is torn apart and all
the love has gone away
It's so hard for me to believe
in someone even if I try
Too afraid once again break
down and cry
My
Sorrow – Saint Deamon
Il
giorno seguente fu veramente tragico riuscire ad
affrontare Sana, a salutarla e a parlarle, fingendo che tra loro fosse
tutto
perfettamente normale.
A
dire il vero ultimamente il comportarsi in quel modo
era diventata un abitudine, ma qualche sguardo complice e lo sfiorarsi
delle
dita di nascosto, permetteva ad entrambi di sopportare la situazione.
Quella
mattina invece era stato diverso. Molto
diverso.
Si
erano incontrati nel vialetto che conduceva
all’ingresso. Aveva smesso di nevicare e il sole della domenica
precedente
aveva già sciolto la neve.
Nell’aria
si poteva percepire distintamente un forte
odore di cenere, proveniente probabilmente da qualche camino. Con quel
gelo la
gente doveva pur scaldarsi in qualche modo.
Una
volta avrei detto che mi bastavi tu tra le braccia
per potermi scaldare.
Sana
era arrivata, raggiante come tutte le mattine.
Ottima
attrice, non c’era da sorprendersi che fosse
riuscita ad avere così tanto successo.
Lo
aveva salutato con entusiasmo, troppo per quello
che Akito pensava.
Non
posso farcela…
Le
aveva risposto con un cenno del capo ed era subito
entrato a scuola.
Tsuyoshi
aveva notato tutto, ovviamente, come sempre e
Akito già sapeva che aspettava solo l’occasione giusta per fargli il
terzo
grado.
Fu
infatti per quello che chiuse gli occhi e contò
mentalmente fino a cento, una volta arrivato in classe: stava
aspettando che
l’amico cominciasse con la sua raffica di domande.
“Perché
tu e Sana siete così diversi questa mattina?”,
“Perché non hai quello sguardo da ebete stampato in faccia, come
negli
ultimi tre mesi?” e ancora “Mi sembri triste, hai deciso di
finirla
qui?”.
Invece
non accadde nulla di tutto ciò : Tsuyoshi si limitò
a dargli un’amichevole pacca sulla spalla e a prendere posto dietro di
lui.
“Dio,
è tanto evidente che sto soffrendo come un
cane?” si domandò Akito.
Fortunatamente
quel giorno i professori avevano deciso
di interrogare tutti gli studenti a rischio bocciatura con l’intento o
di
dargli il colpo di grazia (le più carogne) o di aiutarli a risollevarsi.
Si
dedicò alla sua attività preferita degli ultimi tre
mesi : pensare a Sana.
Con
la coda dell’occhio la poté scorgere, tutta
intenta a ripassare la lezione di matematica in cui doveva sicuramente
essere
interrogata.
“Vorrei
poter lasciare fuori le emozioni dalla mia
vita, come fai tu a volte” si ritrovò ad invidiarla Akito.
Sospirò
e cercò di godersi quel filo d’aria che lo
colpiva in pieno viso : qualche pazzo aveva probabilmente caldo e aveva
deciso
di aprire la finestra. Non lo infastidì.
All’improvviso
qualcosa attirò la sua attenzione :
Gomi che lanciava un bigliettino ad Hisae. Lei che lo leggeva,
sorridendo, e
che con un cenno del capo gli faceva capire che ne avrebbero parlato
dopo.
Akito
si prese la testa tra le mani: giusto qualche
mese prima, quella scena l’aveva vissuta lui in prima persona.
*
Stava
scarabocchiando qualche appunto sul suo libro di
Chimica, quando Sana pensò bene di interromperlo per lanciargli un
bigliettino.
Se non
fosse stato che nelle ultime settimane aveva
passato più tempo con lei che con suo padre e che entrambi avevano
trovato un
modo molto piacevole per intrattenersi, l’avrebbe sicuramente mandata
dove
meritava.
“Festeggi
il tuo diciottesimo compleanno?”
Si
innervosì: quante volte doveva ripetere a Sana e
compagnia bella che qualunque avvenimento catalogabile come festa,
matrimoni,
battesimo o qualunque altra cosa che prevedesse gioia e spensieratezza,
era l’ultimo
dei suoi pensieri?
“No”.
Si
pregustava già la faccia di Sana quando avrebbe
letto la sua risposta.
Per
dirla semplicemente, le si erano rizzati i capelli
in testa e aveva messo su un adorabile broncio.
“Ecco,
ora vorrei alzarmi e baciarla davanti a tutti”
si era detto Akito, sogghignando “Anzi, quasi quasi adesso lo faccio,
tanto è
perfettamente da me e nessuno capirebbe cosa c’è sotto”.
Dal
banco dietro Tsuyoshi gli aveva tirato uno
schiaffo in testa e in quel momento gli era giunta la risposta di Sana:
“Poche
storie, ho già organizzato tutto. È il tuo diciottesimo compleanno, in
Europa
saresti maggiorenne. Quindi festeggi e non si discute!”.
Sana, la
sua eterna zuccona dalle mille idee e
dall’eterno entusiasmo. Come avrebbe fatto senza di lei?
*
Akito
provò una strana sensazione allo stomaco
ripensando a quel momento. Nonostante la sua apparente indifferenza,
gli aveva
fatto fin troppo piacere che Sana avesse pensato al suo compleanno.
Ricordava
ancora la sera della festa nei minimi
dettagli.
*
Lo aveva
obbligato ad indossare una camicia elegante,
bianca.
“Ci
scommetto tutti i miei risparmi, che entro dieci
minuti la sporcherò” si era detto mentalmente quando la stava
indossando, ma
alla fine aveva obbedito.
Come
sempre. Come tutte le volte che lei gli aveva
detto di fare qualcosa.
Arrivato
a casa sua, di Sana, lei era corsa ad
aprirgli e gli aveva buttato le braccia al collo. Indossava un abito
argento
che le lasciava scoperte le gambe e lasciava intravedere il solco tra
i
seni. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e Akito, guardandola
in
tutto il suo splendore, non poté fare meno di deglutire.
Adesso
era lui ad avvertire caldo, tanto caldo.
Aveva
risposto all’abbraccio, anche se non in maniera
proprio casta. Le aveva passato un braccio intorno ai fianchi e l’aveva
stretta
a sé, per sentire tutto il calore del suo corpo contro il proprio.
L’altro
braccio le cingeva le spalle, mentre con la mano le accarezzava quella
porzione
di pelle lasciata scoperta dal vestito.
-Sei
praticamente nuda!- le aveva bisbigliato ad un
orecchio.
Aveva
avvertito distintamente Sana rabbrividire al
soffio caldo della sua voce.
-Non
dire fesserie Akito, è un abito normalissimo-
aveva sbottato lei, senza accennare minimamente a divincolarsi da
quella
stretta.
-Sarà…-
Akito aveva fatto spallucce – Ma il primo che
vedo che ti fissa più del dovuto, gli spacco la faccia, sia chiaro!-
Sana
aveva riso –Non sei il mio ragazzo Akito!-
E lui si
era arrabbiato.
-Tsuyoshi
non è il tuo ragazzo eppure non mi sembra
che tu ci faccia l’amore tutte le sere o sbaglio?-
Sana era
arrossita e l’aveva spinto via.
Quella
sera non si erano rivolti la parola per tutta
la durata della festa, anche se c’erano state diverse occasioni nelle
quali si
erano lanciati certi sguardi che avevano fatto ribollire ad entrambi il
sangue
nelle vene.
Lei gli
aveva regalato un paio di jeans veramente
molto attillati e più tardi gli aveva giustificato quel regalo dicendo
“Penso
che valorizzino il tuo fisico”.
Akito
era scoppiato a ridere.
Il vero
regalo, comunque, fu il dopo-festa.
Con Rei
fuori città e Misako troppo occupata a
scrivere il suo nuovo libro (sotto lo sguardo minaccioso del povero
Takezo),
Sana aveva trascinato Akito in camera sua appena tutti se ne erano
andati.
Quando
Akito le aveva sfilato quello straccetto che le
copriva a malapena quello che c’era da coprire, le aveva detto –E’ da
quando ti
ho vista con questo coso addosso che sognavo di potertelo togliere!-
E Sana
aveva riso di cuore, dandogli un buffetto sulla
testa.
*
Akito
mandò giù, ancora, stritolando la matita che
teneva tra le mani.
Rabbia.
Nostalgia. Dolore.
Decisamente,
tra tutte le volte che avevano fatto
l’amore, quella era stata la più bella.
“Per
forza, il letto di Sana è comodissimo” aveva
suggerito una vocina nella sua testa, ma lui sapeva che era soltanto
una
menzogna.
Da
quel giorno erano passati già tre mesi. Akito
guardò fuori dalla finestra.
Tre
mesi prima il vialetto della scuola, ora
tempestato dalle raffiche di vento gelido, era disseminato di foglie
secche ed
ingiallite, che gli alberi non erano stati capaci di trattenere.
“Anch’io
non sono stato capace di tenerti con me”
si disse Akito, lanciando un’altra occhiata a Sana, che ora dormiva,
abbandonata sul suo banco.
Quell’ultimo
periodo era stato il più bello e il più
brutto di tutta la sua vita: aveva potuto abbracciarla, toccarla,
baciarla ogni
volta che voleva, proprio come aveva sognato fin da quando aveva undici
anni.
Dall’altro canto, era stato costretto a nascondersi.
A
sotterrare i suoi sentimenti.
“Non
siamo mai cresciuti Sana. Se fossimo in
Europa saremmo maggiorenni, ma siamo rimasti fondamentalmente due
bambini”.
Sospirò.
“Soltanto
i bambini hanno paura di dichiararsi alla
persona che piace loro, perché si vergognano”.
“Non
è solo vergogna quello che vi blocca”.
“E
allora cosa?”.
Akito
si tirò uno schiaffo : bene, ora parlava anche
da solo. Peggio di così non poteva andare.
“Che
problema c’è tra me e Sana, allora?”
“Te lo
sei detto prima. Crescete e affrontate la vita
vera, invece di rifugiarvi sempre nei vostri sogni. Vi farà bene non
rimanere
sempre intrappolati l’uno con l’altra”.
La
guardò ancora e questa volta lei se ne accorse,
perché sobbalzò quando i loro sguardi si incrociarono.
Che
fitta di dolore allo stomaco.
*
-Ahia!
Idiota, mi hai fatto male!-
Sana
sbuffò – Quante storie per un pugno innocente!-
lo aveva preso in giro –Sei proprio una femminuccia!-
Akito
l’aveva guardata male – Ma quale innocente! Tu
sei un uomo mancato, altroché…-
Continuava
a contorcersi dal dolore. Non era possibile
che una creatura così aggraziata (anche se non sempre), così leggera
(non così
tanto a ben vedere) e così femminile (anche se dimostrava il contrario,
molto
spesso), fosse così forte.
-Smettila
di insultarmi una buona volta!- lo aveva
rimbeccato lei, incrociando le braccia al petto.
-Sei
stata tu a farmi male!-
-E tu mi
hai fatta arrabbiare prima, dicendo che corro
come una vecchia!-
-Ma è
vero!-
-No!-
-Si!-
Akito
aveva spento qualunque altra protesta sulle sue
labbra.
Erano
andati a correre insieme quel giorno, Akito
doveva sostenere l’esame di karatè di lì a qualche giorno e doveva
allenarsi.
Ma allo stesso tempo voleva stare con Sana e quella, ad entrambi, era
parsa
l’unica soluzione logica. Anche se dopo appena cinque minuti si erano
entrambi
già ricreduti : lui correva come un maratoneta professionista, mentre
lei,
fuori allenamento, non riusciva proprio a stargli dietro.
Erano al
parco ed era il tramonto. Avevano scelto una
giornata magnifica per andare a correre. Il sole si stava per abbassare
completamente dietro la linea dell’orizzonte, giusto per andare a
riposare e
dare il cambio alla Luna. Il cielo si tingeva di sorprendenti tonalità
di
rosso, dal più intenso al rosa pastello. Gli alberi in lontananza
proiettavano
lunghe ombre nere sull’asfalto e sembravano spiriti abbandonati in
campagne
desolate.
Ad
interrompere il panorama mozzafiato, Sana e Akito,
con le loro litigate.
Non
potevano dare spettacolo in un parco, c’erano pur
sempre dei bambini. Fu lei stavolta a trascinarselo dietro la corteccia
di un
albero, per poterlo baciare in santa pace.
Una
volta gli aveva detto che baciarlo le piaceva
davvero tantissimo, aveva un sapore che lei definiva “un misto tra un
gelato al
cioccolato e una granita alla menta”, senza rendersi conto della
contraddizione
presente nella sua affermazione. Sana gli aveva detto che quando lo
stava
baciando, riusciva a dimenticare tutto il resto e che per lei c’era
soltanto
lui. E che le piaceva anche toccargli i capelli mentre lo baciava. E
che anche
il calore della sua bocca sul suo viso, sul suo collo (quando
abbandonava le
sue labbra per baciarglielo) la faceva impazzire. Non che ad Hayama
avesse
fatto piacere, queste sue affermazioni lo lasciavano completamente
indifferente. È solo che aveva avvertito una stretta allo stomaco.
-Sana,
non possiamo farlo in un parco!- l’aveva
rimproverata lui, quando lei aveva tentato di accarezzargli il torace
sotto la
maglietta e di slacciargli i pantaloni.
-Perché
no?-
-Potrebbe
vederci qualcuno- aveva ansimato.
Lei
aveva lanciato un occhiata prima alla siepe che li
divideva dalla pista da jogging e poi al parco, che appariva
evidentemente
quasi deserto.
-La
gente sarà tutta a mangiare!- si era giustificata,
riprendendo a baciarlo.
Inizialmente
lui aveva ricambiato, ma si era poi
scansato –Sana! E se qualcuno passasse?-
Lei si
era imbronciata –Cosa c’è Hayama, hai paura?
Non hai il coraggio di farlo qui?-
Basta,
lo aveva provocato.
Aveva
cominciato a baciarla, fino a che poi l’aveva
avuta vinta lei. Come sempre del resto.
*
Akito
quasi sorrise.
Solo
ora si rendeva conto, con il senno di poi, quanto
erano stati folli quella sera, al rischio che avevano corso
appartandosi in un
luogo come il parco, frequentatissimo a qualunque ora del giorno.
“Ti
arrestano per queste cose” si
ritrovò a pensare.
Non
che gliene importasse poi moltissimo, ora come
ora.
Chissà,
forse Sana aveva pensato alla stessa cosa,
perché era improvvisamente arrossita. Akito adorava vedere le sue
guance
dipingersi di rosso perché aveva fatto qualche pensiero sconcio su di
lui.
Ne
avevano parlato spesso ed erano finiti sempre a
discutere.
*
-Dai,
ammettilo!-
-Ma cosa
devo ammettere se non è vero?-
-Devi
appunto ammettere che è vero!-
-Ti dico
di no-
-Io dico
di si-
-Ti dico
di no-
-Io dico
di si- (*)
Sana e
Akito, nel soggiorno di casa di lui. Era un
mercoledì pomeriggio per la precisione, la sorella di Akito si era
dovuta
fermare all’università per una lezione extra, mentre suo padre sarebbe
rientrato soltanto diverse ore dopo.
Quando
le aveva chiesto se le sarebbe piaciuto stare
insieme di pomeriggio, lei manco gli aveva risposto. Lo aveva preso per
mano e
trascinato fino alla sua casa.
Ora
erano appunto in soggiorno, e stavano discutendo
del fatto che quando lei faceva pensieri sconci su di lui, le
arrossivano le
guance.
Quel
giorno non potevano saltarsi addosso e strapparsi
via i vestiti; quando Akito ci aveva provato, lei gli aveva tirato uno
schiaffo
bello forte.
Aveva
motivato il gesto dicendo “problemi da donne” e
lui, troppo imbarazzato per chiederle altro, aveva abbandonato l’idea,
rassegnato al fatto che per cinque giorni all’incirca, sarebbe andato
in
bianco.
Tuttavia,
potevano sempre litigare, no? Magra
consolazione.
-Akito
ti va di cucinare qualcosa?-
“Avevo
giusto un languorino” si era detto lui. – Va
bene!-
Fin
troppo sorpresa di essere riuscita a convincerlo
così facilmente, aveva cominciato a saltellare come una matta da una
parte
all’altra della casa, tirando fuori pentole, pentolini, scodelle,
piatti e
quant’altro.
-Ma cosa
devi cucinare, un bue?- l’aveva presa in giro
Akito, mentre correva a sorreggerla, visto che stava per cadere dalla
sedia su
cui era salita per prendere uno dei mille arnesi.
-No! –
gli aveva risposto ironica – La mamma mi ha
spiegato che quando si cucina si deve avere tutto il materiale a
disposizione!-
-E
quando mai tua madre si mette ai fornelli, visto
che avete la domestica?-
Sana era
arrabbiata – Quanto rompi, vuoi cucinare si o
no?-
Dopo
nemmeno mezzora la sua cucina sembrava un campo
di battaglia, senza contare che di cibo commestibile non vi era nemmeno
l’ombra.
-Ottima
prova, chef…-
-Oh
Hayama, chiudi quella bocca!-
Alla
fine l’aveva abbracciata e se l’era coccolata
tutta per bene, ma mica per niente.
-Kurata
– le aveva sussurrato dolcemente all’orecchio
– ricordati che devi aiutarmi a pulire!-
*
Dolore.
Tutto
quello che era in grado di provare quando
pensava a lei era dolore.
A
lei e a quello che si erano lasciati alle spalle, a
quella loro finta storia, che però aveva significato così tanto.
“L’unico
modo per definirci è amanti”.
Amanti.
Quello che erano stati loro. Come gli amanti
si incontravano di nascosto per stare insieme. Come gli amanti facevano
finta
di niente di fronte al resto del mondo. Come gli amanti, alla fine,
finivano
per innamorarsi l’uno dell’altra.
“Io
mi sono innamorato, ma lei…” si disse
Akito, abbastanza irritato “Forse ero già innamorato prima di
cominciare
questa storia”.
Come
d’altronde gli avevano sempre detto tutti i suoi
amici.
*
-Akito,
ti stai innamorando di Sana!-
-No!-
-Si
invece!- Tsuyoshi, la bocca della verità -
Ho sempre pensato che quello che provavi per lei fosse forte, ma adesso
che
state insieme la situazione si fa grave : guardati, sembri
rincitrullito!-
Erano a
casa di Hayama, un pomeriggio in cui Sana si
era dovuta per forza di cosa fermare agli studi televisivi per girare
uno spot
pubblicitario. Akito aveva deciso di invitare il suo amico, ma se solo
avesse
saputo che quello lo avrebbe torturato in quel modo, di certo ci
avrebbe
pensato su un paio di volte.
Akito
era infastidito – Prima di tutto io non ci sto
insieme…-
-Si va
bene, quello che è…- aveva concesso Tsuyoshi.
-Secondo,
io non sono rincitrullito!-
Tsuyoshi
era scoppiato in una sincera risata – Come
no? Akito… Mi stavi parlando del completo intimo giallo che si è fatta
comprare
ieri al centro commerciale, e avevi due cuoricini al posto degli occhi!-
Tsuyoshi
che continuava a ridere.
Akito
aveva cominciato a sbattere i piedi per terra,
proprio come un bambino – Ti ho solo detto che quando siamo usciti dal
negozio,
Sana era tutta felice e ha cominciato a darmi duemila baci, prima di
saltarmi
sulle spalle e farsi portare in giro. Non mi è apparso nessun
cuoricino,
stellina o qualsiasi altra diavoleria ti verrà in mente di dire!-
La
risata di Tsuyoshi si era fatta, se possibile,
ancora più forte – Non ci posso credere! Guarda… Guardati allo
specchio… Sei di
nuovo con quella faccia da pesce lesso Akito, non ti riconosco più…-
Hayama
si voltò verso lo specchio sopra la scrivania.
Che
fesserie, i suoi occhi erano come erano sempre stati.
Ma prima
di voltarsi per picchiare il suo amico, che
ancora rideva sguaiatamente, quel rossore che gli imporporava le guance
e quel
lieve luccichio nel suo sguardo, aveva fatto in tempo a notarlo.
Già,
l’aveva notato eccome.
*
Cambio
dell’ora. Il vociare dei suoi compagni di
classe si fece sempre più intenso, soprattutto in zona Sana, che come
sempre
teneva banco con i racconti avvincenti del suo lavoro.
Akito
se ne restò immobile al suo banco e ringraziò
sinceramente il suo carattere, da sempre solitario, che gli concesse di
non
essere notato in mezzo ai suoi amici.
“Troppi
ricordi Akito, se continui così finirai in
depressione!”
E
in depressione lui aveva già rischiato di finirci.
Giusto
qualche tempo prima.
*
-Vuoi
uscire con una ragazza?-
-Non è
che ci voglio uscire. Oggi mi ha fermato in
corridoio e mi ha chiesto se mi piacerebbe uscire con lei, tutto qui!-
Sana
aveva incrociato le braccia al petto – E tu? Ti
piacerebbe?-
Akito
sapeva come farla arrabbiare – Diciamo che lei
non mi dispiace!-
Lei
aveva preso, e con molta grazia gli aveva dato le
spalle e se ne era andata.
Stavano
a scuola, era l’ora di educazione fisica e con
una scusa si erano allontanati entrambi dalla palestra per poter
pomiciare in
santa pace.
Ma
eccoti Akito che per farla ingelosire, le aveva
detto quella cosa stupida.
L’aveva
rincorsa –Dai Kurata, perché devi fare così?-
-Così
come?-
-Così
che ti arrabbi!-
Sana era
irritata – Non sono arrabbiata!-
Lui le
aveva riso in faccia.
-Dici
sempre che noi non siamo proprio insieme,
insieme… Qual è il problema se per un pomeriggio esco con un’altra? –
-Il
problema è che tu ed io… Tu ed io… Scopi… Scopiamo
tutti i santi giorni e scusami tanto se mi da un po’ fastidio che esci
con
un’emerita sconosciuta!-
Hayama
era rimasto impassibile –Cosa facciamo noi
due?-
-Hai
capito benissimo, non farmelo ripetere!-
Erano
rimasti in silenzio per un po’, poi Akito era
intervenuto dicendo – E’ meglio che torniamo in classe, altrimenti ci
vengono a
recuperare-
Ma prima
di lasciarlo andare, Sanagli aveva sussurrato
–Non ci uscirai con quella, vero?-
La
risata di Akito aveva poi fatto eco alle sue parole
–Non lo so Kurata, vedrò come mi girerà domani…-.
Ma nei
giorni seguenti lei mica gli aveva più rivolto
la parola. Erano passati per cinque giorni in totale silenzio tra loro,
giorni
in cui Akito aveva cominciato a controllare il suo cellulare, la posta
elettronica, la segreteria in modo quasi ossessionante.
“Chissà,
forse questi aggeggi non funzionano”.
Ma
quando si era accorto che nemmeno a scuola Sana
pareva prestargli attenzione, si era reso conto che no, i suoi
apparecchi
elettronici non avevano nessun guasto, semplicemente Sana era
incavolata a
morte con lui.
*
Akito
sorrise tra se pensando che alla fine si era
fatto perdonare.
E
che perdono.
Gli
era costato praticamente tutti i suoi risparmi, ma
diciamo che ne era valsa la pena.
*
Le aveva
lanciato addosso un bigliettino con scritto
“Finiscila di ignorarmi, tanto lo so che non ci riesci. Comunque con
quella
ragazza non ci sono uscito. No Kurata. Mi basta una ragazza sola alla
volta con
cui fare l’amore…”.
Alla
fine avevano fatto pace e quella sera si era
presentato a casa sua con un mazzo gigantesco di rose rosse.
A
Misako, che gli aveva aperto la porta, aveva detto
che stavano davanti all’ingresso, omaggio di qualche ammiratore di
Sana. Ma
Akito dubitava fortemente che la donna se la fosse bevuta. Poco male,
una in
meno a cui pensare quando dovevano raccontarle qualche frottola.
Sana
aveva sistemato le rose in un gigantesco vaso
sulla sua scrivania e gli era saltata in braccio, baciandolo con una
tenerezza
e una passione che Akito quasi si era sentito esplodere il cuore nel
petto.
Poi
erano andati a casa di lui, perché le doveva “dare
ripetizioni” e allora si che la pace l’avevano fatta sul serio.
Anche se
sul suo fianco aveva ancora la cicatrice del
morso che Sana gli aveva dato per vendicarsi.
Dopo
cinque giorni di astinenza, averla di nuovo tra
le sue braccia, poterla baciare e poterle toccare quei capelli
meravigliosi, era
la cosa più bella del mondo.
A questo
aveva pensato mentre stava dentro di lei.
E tutto
il resto, era solo un dettaglio.
*
La
lezione riprese, visto che l’insegnante di Scienze
era finalmente arrivato. Akito si rese conto che avrebbe potuto
scrivere un
libro su tutti i momenti che lo avevano legato a Sana in quell’ultimo
periodo.
Dalla
festa di Halloween dello scorso ottobre, a cui
alla fine lo aveva costretto ad andare, obbligandolo a travestirsi da
procione
(“Sei così carino e dolce!” gli aveva detto Sana), alla vigilia
di
Natale, uno dei giorni che lui avrebbe ricordato come i più belli della
sua
vita.
*
-Ricordati
che voglio un regalo-
-Mi
spiace, ma per accontentare tutti i tuoi capricci
da bambina viziata, ho dovuto dar fondo ai miei risparmi e il regalo di
Natale
te lo puoi sognare!-
Sana
aveva messo su il broncio – Va bene, Hayama, non
farmi il regalo, ma ti assicuro che nei prossimi dodici mesi dell’anno,
ti
conviene farti monaco! E se vuoi capire, capisci!-
“Tanto
non ce la farà mai a starmi lontana” si era
detto lui, ma mica poi tanto convinto. Se la minaccia di Sana fosse
stata vera,
sarebbe stato un bel problema per lui che ormai dipendeva da lei al
cento per
cento.
Per
questo (e non perché sotto, sotto ci teneva a
farle un regalo!) aveva chiesto un anticipo al padre e aveva trascinato
Tsuyoshi per tutti i negozi di Tokyo alla ricerca di un regalo.
-Akito,
ti sei proprio rincitrullito – gli continuava
a ripetere quello.
E lui lo
continuava ad ignorare.
Era il
primo Natale con Sana e voleva che tutto forse
perfetto.
*
Akito
tirò fuori il suo cellulare, con la scusa di
guardare l’ora. Come sfondo, una foto di lui e Sana insieme, proprio
quella
sera della Vigilia.
La
foto era stata scattata al parco, sotto il gazebo
dove da piccoli avevano trascorso così tanti momenti. Era stato li che
si erano
scambiati i regali di Natale.
Lei
gli aveva comprato un ciondolo a forma di cuore,
che su una metà aveva inciso il nome di lei, mentre sull’altra quello
di lui.
-So che
non potrai indossarlo, ma l’ho visto e non ho
potuto resistere!-.
Poi
Akito le aveva dato il suo regalo.
E
ripensando alla reazione di lei, quasi scoppiò a
ridere davanti a tutta la classe.
*
-Questo
è il mio regalo!-
Sana
aveva scartato il pacchetto con una tale
impazienza che ad Akito aveva ricordato una bambina di cinque anni.
Forse poi,
l’età mentale non era tanto diversa.
Sana ci
era rimasta di stucco –Un libro di
matematica?-
-Esatto-
Tre…
Due…
Uno…
Zero…
-AKITO,
MA CHE DIAVOLO DI REGALO E’ MAI QUESTO?-
Akito
era scoppiato a ridere – Kurata, tu volevi un
regalo, non sapevo cosa prenderti e Tsuyoshi mi ha detto “Prendile
qualcosa di
utile” e così ho fatto…-
Lei era
semplicemente furiosa.
-Cosa
c’è di più utile di un bel libro per il mio
piccolo folletto ignorante?-
-Ma come
ti permetti?-
Aveva
cominciato a rincorrerlo come una pazza, con
l’intento di massacrarlo di botte o qualcosa di simile.
Alla
fine erano scivolati, sul tappeto di neve che si
era formato negli ultimi giorni : Akito disteso sopra di lei, le aveva
intrappolato le gambe e le braccia e aveva cominciato a baciarla
passionale,
sempre con più desiderio.
-A..
Akito… Sto congelando! Staccati!- gli aveva
ordinato.
Non che
alla fine non fosse riuscito a spogliarla
comunque, nonostante il freddo pungente di quella serata. Aveva pure
ricominciato a nevicare e, nel silenzio del parco di notte, anche quel
lieve
rumore causato da un fiocco di neve che si andava a schiantare contro
il
terreno umido era come una bomba.
Peccato
che il silenzio fosse già spezzato dai loro
sospiri e dal loro sussurrare continuo.
-Non ti
fermare-
-Sana
non alzare la voce, se passa qualcuno…-
-Akito
non mi interessa… Non ti fermare…-
-Va
bene, va bene…-
-Akito…-
Un
sospiro.
-Akito!-
*
Akito
riuscì a ricordare perfettamente come,
nonostante tutto, quella sera fosse riuscito a non sentire freddo.
Anzi, aveva
sentito tutto, tranne il freddo.
“No
Akito, smettila… Smettila di ricordare…”.
Quanti
momenti, quanti attimi passati con e dietro
a quel folletto dai capelli rossi, come si divertiva sempre a
chiamarla. Ogni
luogo, ogni gesto… Era suo, era di lei.
E
ora, ora che lei nella sua vita non c’era più perché
lui le aveva detto di andarsene, cosa avrebbe potuto prendere il suo
posto?
“Sarebbe
bastato così poco, così poco… Siamo troppo
orgogliosi, la colpa è anche mia”.
“Ma lei
non voleva una storia seria, me l’ha detto!”.
“Lei ti
ha mentito, perché è una zuccona esattamente
come te!”.
Si
ritrovò a parlare nuovamente da solo.
“Sei da
legare Akito, ti interneranno da qualche parte
prima o poi”.
Suonò
la campanella del pranzo.
-Evviva,
si mangia!- urlò allegramente Gomi, incurante
dell’occhiata sprezzante di Hisae.
“Per
cosa vale la pena vivere ora che non posso più
stare con te Sana?”.
*
Hayama,
non trovava nemmeno la forza di mangiare, quel
giorno. Rifiutò anche la sua solita porzione di sushi, il che lasciò
intendere
a Tsuyoshi che la situazione fosse più critica del previsto.
E
anche Sana lo notò.
Come
diceva quella certa legge? “Se qualcosa può
andare storto, lo farà”?
Esattamente.
-Scusa…-
Una
vocina flebile attirò l’attenzione di tutta la
tavolata. Fece bella mostra di sé una ragazzetta, che tanto piccola
probabilmente non lo era, ma talmente minuta da sembrare una
studentessa delle
medie.
Stava
parlando ad Akito.
-Scusa,
io mi chiamo Kiky, sono di un anno più piccola
di te…-
Sana
quasi ringhiava.
-Ciao!-
fu la laconica risposta di Akito, che la
squadrò dalla testa ai piedi. Aveva lunghi capelli neri e lucenti e due
begli
occhi verdi.
E,
dal fatto che non si lasciò scoraggiare dal tono di
voce di Akito, doveva essere anche abbastanza testarda.
“Chissà
chi mi ricorda…”
-Senti,
a me piacerebbe tanto poter uscire con te uno
di questi giorni. Non fare come l’altra volta che hai ignorato la mia
richiesta, questa volta almeno abbi il buon gusto di rispondere!-
Colpito
e affondato.
E
avvenne tutto in un istante.
*
Quando
ti alzi al mattino ed ogni giorno ti sembra di
vivere sempre la stessa storia…
Quando
hai passato una vita a pensare ad una persona
che per prima non sa nemmeno lei quello che vuole dalla vita…
Quando
hai per la testa talmente tanti pensieri,
ricordi, parole non dette, che l’unica soluzione plausibile si sembra
quella di
aprirti il cranio e tirare fuori il cervello, almeno per dire “Mi
riposo,
giusto mezzora”…
Quando
hai davanti qualcuno che ami così tanto da
farti stare male, da avere voglia di piangere ma da non riuscirci per
il
dolore… Qualcuno che hai avuto la possibilità di amare… Che hai avuto
la
possibilità di stringere a te…
Quando
hai avuto la possibilità di essere davvero
felice…
Quando
puoi quindi fare il confronto tra come stavi
prima e come stai adesso…
Quando
ti rendi conto che ormai è tutto talmente
incasinato che “beato chi ne viene fuori”…
Ecco, in
questo caso, forse, ti è concesso anche di
commettere un errore…
*
-Ehi,
Kiky…- urlò Akito, tanto che lo sentirono
praticamente in tutta la mensa e che tutti si voltarono a guardarlo.
-Che
c’è? – gli urlò di rimando quella, raggiante.
-Va
bene, uscirò con te…-
*
“Devo
essere forte, devo andare avanti… Anche se ogni
momento mi sembra di crollare in un baratro senza fine, non posso
permetterti
di essere la mia eterna tristezza. Devo andare avanti… Anche se senza
di te, mi
sarà fin troppo difficile”.
When hope is gone
And no one else can save me
I live in lies
And life is just a failure
Painted in black
There's nothing left to live
for
Where is my pride
I'm trapped inside this cold
war
(…)
I know you will always be my
sorrow
And I will have to face
tomorrow
Standing all alone I'm falling
I need to be strong
I'm holding on
My Sorrow – Saint Deamon
******************************************
(*) Mentre scrivevo mi è venuto in
mente che questo
battibecco è già apparso nell’Anime, anche se non ricordo esattamente
la
puntata. L’idea di questo richiamo mi è piaciuta e ho deciso di
mantenerla.
Buongiorno
gente, che ve ne pare di questo capitolo?
Io ho semplicemente adorato scriverlo (considerate che quel giorno
avevo un
esame di Inglese ed ero agitatissima e che, quindi, mi ha aiutata
tantissimo a
sfogarmi. Poi inspiegabilmente, ero più tranquilla ^^). Quel “tre mesi
dopo…”
del capitolo precedente, proprio non mi piaceva. Quanti momenti, quanti
attimi
che non sono stati raccontati di questo relativamente lungo lasso di
tempo.
Eccone alcuni, raccontati esclusivamente dal punto di vista di Akito
che io amo
con tutto il mio cuore. Spero abbiate apprezzato e che non vogliate
uccidere ne
me, ne Kiky. Quella povera ragazza mi è tanto cara ^___^
Vi
faccio tantissimi auguri di Buona Pasqua (in
ritardo) e di buona Pasquetta. Oggi dovrò essere un po’ meno
prolissa del
solito perché sono di fretta!
Passiamo
ai ringraziamenti:
Bellina97:eccoti
il
nuovo capitolo, Sana è stata la solita stordita e in questo capitolo
come puoi
vedere ne paga le spese! ^^ Un bacione
_DaNgErOuS_ChIlD_:
quel povero diavolo di
Akito non stava semplicemente male, credo fosse prossimo al suicidio,
come
spero di aver lasciato intendere da questo capitolo. Speriamo possa
consolarsi
con quella Kiky… ^^ Scherzo, ovviamente, provvederò a toglierla dai
piedi il
prima possibile! ^^
_cindygirl: no,
non
volevo farti diventare triste, chiedo scusa, ma era necessario! Spero
che
questo capitolo, in alcuni pezzi, ti abbia strappato un sorriso, anche
se per
il finale tu mi vorrai uccidere ancora di più dell’altra volta! ^^ Un
bacione
enorme, bella!
Deb: tu
**Ale la
indica** Tu! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?! (nemmeno
avessi ucciso
qualcuno). Come già detto sopra, la tua segnalazione mi ha commossa,
veramente,
non credevo di potermi meritare tutte quelle belle parole che mi hai
dedicato,
sai? Addirittura non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo… Tu mi
lusinghi! *-* Cara, sono davvero senza parole, quando ho ricevuto la
mail da
Erika quasi mi scoppiava il cuore nel petto! Un bacione! ^______^
Tin_Tin:si,
consoliamo
noi Akito, ormai Sana è fuori dai piedi! ^^ No scherzo! Addirittura una
delle
migliori… Ma ragazze… Io vi devo ricoprire di baci per smetterla di
farmi
sciogliere sulla sedia come un cioccolatino! ^^ Grazie, sei stata un
vero
tesoro! Ciao! ^^
mantovanina: eccoti
il
prossimo capitolo. Sembra strano, visto che sono io la scrittrice, ma
nemmeno
io mentre scrivevo potevo credere che fossero così scemi! O.o Adesso li
rimetto
a posto io questi due, un bacione ^__^
MerySemola: ma
prego! *-*
Grazie a te per avermi fatto mancare un battito del cuore con le tue
belle
parole. Sapere che hai letto i capitoli tutto d’un fiato mi fa troppo
piacere,
vuol dire che ti incuriosivano! ^^ Eccoti il capitolo nuovo, spero di
non
averti delusa! ^^
92titti92: mia
compagna
di sventura, ma ciao! La tesina? Volevo cominciare a buttarne giù uno
schizzo
oggi, ma devo andare a pranzo dal papi **Ale guarda l’ora O___O**
Tu hai
già qualche idea? Schiocchi si, sta di fatto che Akito la sua bella
rivincita
se l’è presa! Un bacione bella e studia! (ho deciso che te lo dirò
sempre,
chissà poi se mi auto convinco da sola! ^__^)
reby: si,
esatto!
Anche io ho sempre pensato che fossero contraddittori questi due,
infatti come
ho detto la faccenda si rispecchia sulla fic. Felicissima che tu abbia
deciso
di lasciarmi un commentino, che quindi vale doppio ^__^ Spero che tu
continuerai a seguirmi, anche in silenzio, per il resto ti mando un
bacione
grande e ti ringrazio con tutto il mio cuoricino ^_^
yesterday: ma
ciao cara!
Tsuyoshi, beh lo adoro anche io in questa fic *-* La dichiarazione
d’amore che
ha fatto Akito, volevo fosse un po’ così, struggente, perché lui in
ginocchio,
con un mazzo di rose tra i denti (seppur da diabete) credo non sarebbe
da lui,
no? Fammi assolutamente sapere come è andata la tua simulazione eh,
almeno ci
consoliamo a vicenda (solo che tu hai ancora un anno, io tra qualche
mese ho
l’esame, dici che è un problema? ^^) Un bacione enorme, bella! ^_^
Ragazze,
siete quanto di più bello potessi desiderare,
non avrei mai sperato, scrivendo questa fic, di meritare così tanti
complimenti
da voi che siete fantastiche!
Ringrazio
anche tutti quelli che hanno inserito la
storia tra le Preferite, le Seguite e le Ricordate, scusatemi per
ragioni di
tempo non posso citarvi tutti!
Ebbene,
un commentino me lo lasciate? Fatelo almeno
per Akito che è distrutto!
Un
bacione immenso a tutti
Ale69
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Capitolo 5 *** Ma Sana lo è di più ***
My Sorrow
Capitolo
5 : Ma Sana lo è di più
(...) I saw the end before
we'd begun,
Yes I saw you were blinded and
I knew I had won (...)
Took your soul out into the
night.
It may be over but it won't
stop there,
I am here for you if you'd
only care.
You touched my heart you
touched my soul.
You changed my life and all my
goals.
And love is blind and that I
knew when,
My heart was blinded by you.
I've kissed your lips and held
your head.
Shared your dreams and shared
your bed.
I know you well, I know your
smell.
I've been addicted to you.
Goodbye
My lover – James Blunt
-Ma
come diavolo ti è saltato in mente di fare una sciocchezza
simile?-
Tsuyoshi.
Akito
lo ignorò bellamente, anzi per tutta risposta si
infilò i pantaloni e la felpa che si era preparato sulla sedia.
-Se
con quella Kiky dovessi cominciare una relazione,
sarebbe un fallimento già in partenza, tu ami Sana...-
Nervoso.
-E
pensi a lei in ogni singolo momento della tua
giornata, credi che io non me ne accorga?-
Molto
nervoso.
-Anzi,
ti dico che è già tanto se dopo tu non la
chiamerai Sana invece di Kiky...-
Eccessivamente
nervoso.
-Adesso
basta, dannazione!-
Akito
era esploso.
-Con
Sana ho chiuso, adesso basta!-
Fu
forse per il suo tono di voce molto deciso che
Tsuyoshi rimase muto ad ascoltare quello che il suo amico aveva da
dirgli.
-Quanti
anni sono che io e Sana ci prendiamo e ci
molliamo? – gli domandò, semplicemente furioso – A me sembra una vita!
E che
cosa siamo riusciti a combinare?-
Una
fredda mano era forse entrata nel suo petto per
stritolargli il cuore? Allora perché se lo sentiva talmente piccolo da
non
poterne nemmeno percepire il battito? Forse si era fermato.
-Si,
siamo riusciti ad andare a letto insieme, in
seguito ad una litigata peraltro. Tipico di noi! Ma nessuno dei due ha
poi
trovato il coraggio per dire “Adesso gli dico quello che provo, mi
ci metto
insieme e affronto la vita vera, sia che questa mi riservi momenti di
gioia,
che di tristezza”... Siamo solo riusciti a rimanere nel nostro
mondo, fatto
di illusioni... Come abbiamo sempre fatto, Tsuyoshi – si fermò a
prendere aria.
E
quello che faceva più male, era sapere che quelle
cose che stava dicendo fossero vere.
Se
solo avesse saputo che erano menzogne, quel dolore
si sarebbe alleviato almeno un po’.
-Con
Kiky è una storia completamente nuova, magari
quello che mi serve per voltare pagina, no?-
No!
Tanto ogni giorno, quando la vedrai a scuola, Kiky
rimarrà un semplice contorno nella tua vita, perché ci sarà solo lei
nei tuoi
pensieri.
Tsuyoshi
sospirò – Ne sei sicuro?-
-Si...-
“No, per
niente”.
-Allora
se sei convinto di potercela fare a lasciarti
la storia di Sana alle spalle, devi uscire con Kiky-
Akito
era sbalordito, semplicemente sconvolto.
Aspettava ben altre parole da Tsuyoshi, credeva che gli avrebbe detto
qualcosa
come “Sei un idiota, ami Sana più della tua vita, non riuscirai mai
a
scordarla”. Anzi, più che credere, lo sperava!
Invece
niente.
-Tsuyoshi,
ne sei sicuro?-
-Io?
Io si, Akito –
E
con questa enigmatica risposta, se ne andò dalla sua
stanza, sbattendo sommessamente la porta.
Lui,
Tsuyoshi ne era davvero convinto.
Ma
lui, Akito, lo era sul serio?
*
Si
erano dati appuntamento davanti al solito
fast-food.
Quel
giorno la città sembrava muoversi al
rallentatore: la gente che passava per strada quasi non parlava, le
macchine
scorrevano diligenti lungo la carreggiata, senza suonare il clacson o
effettuare manovre azzardate.
“Forse
Tokyo non vuole farmi soffrire ulteriormente”
pensò Akito, tristemente.
Era
in ritardo, come sempre quando si dava
appuntamento con Sana.
Solo
che lei era più ancora in ritardo di lui. Sempre.
“Cominci
male Akito, non devi pensare a lei”.
Kiky
era già arrivata : indossava un paio di jeans
stretti alle caviglie e un maglioncino rosa pastello a dolce vita. I
capelli
neri erano raccolti in una coda disordinata e si era leggermente
truccata gli
occhi verdi. Akito non poté fare a meno di notare quanto fosse carina.
“Ma non
è bella come Sana”.
“Adesso
basta!”.
L’acceso
dibattito nella sua testa continuava.
-Ciao
Akito!- lo salutò lei da lontano, sollevano una
mano.
-Ciao!-
le rispose. Quando le arrivò vicino, si
guardarono per un po’, forse troppo intensamente, finché Kiky con voce
squillante gli domandò – Allora dove andiamo?-
Akito
fece spallucce – Io dovrei mangiare, sono
rimasto a digiuno!-
-Ansia?-
lo provocò lei, forse un po’ troppo
invadente.
“Tanto
ormai ci sei abituato con Sana”.
“Basta!”.
-No
– le disse laconico – Solo che sono andato ad
allenarmi e dopo la corsa, non ho mai fame!-.
Fu
così che Kiky cominciò a tempestarlo di domande sul
Karatè, dicendo che quando era piccola si era iscritta alle gare
femminili di
questo sport.
Akito
ne rimase sorpreso, ma ben presto fu felice di
avere finalmente trovato qualcuno con cui condividere questa passione.
Era
talmente preso dalla chiacchierata che ci mise
secoli a finire di mangiare il suo hamburger, coinvolto dal
chiacchiericcio
allegro di Kiky, che non la smetteva un attimo di parlare e
gesticolare,
felice.
“Ma
Sana... Lei, era di più”.
“Possibile
che per ogni cosa che noti di Kiky, riesci
solo a pensare che Sana lo è di più?”
“Ma se è
vero, è ovvio che lo noto!”
“Akito,
riprenditi, Kiky ti sta chiamando!”
-Ehi,
va tutto bene? – gli domandò la ragazza,
all’improvviso appariva preoccupata.
-Si,
perché?-
Lei
sembrava incerta, ma decise di credergli – Boh,
all’improvviso il tuo viso è diventato tristissimo –
Non
poté nemmeno risponderle, sapeva che molto
probabilmente aveva ragione.
“Dannata
Sana!”.
*
-
E poi è talmente bello poter sfogare la tensione che
si è accumulata durante la settimana. Ricordo che alla fine di ogni
allenamento, sentivo che tutto il mio corpo era più rilassato, come
d’altronde
anche la testa. Forse dovrei ricominciare a praticarlo. Potresti
aiutarmi? –
gli chiese, ancora una volta troppo invadente.
-Beh,
ecco...-
-Dai,
non puoi rifiutare!-
-Vedremo
– le disse solamente.
Lei
si abbandonò sul comodo divano su cui era seduta,
sorridendo – Allora spero di si!-
Continuarono
a parlare del più e del meno, anzi,
quando si cominciò a parlare di argomenti personali, fu Kiky ad
intrattenerlo,
perché lui si limitò ad annuire di tanto in tanto.
Fu
così che Akito venne a sapere che Kiky aveva tre
fratelli, due più grandi e uno più piccolo che proprio non sopportava
perché
faceva troppo baccano. Con quelli maggiori invece, aveva uno splendido
rapporto, -Ma ritengo che sia perché loro studiano fuori città e quindi
non li
vedo tutti i giorni -, gli aveva confessato.
I
suoi genitori erano impiegati al municipio – Niente
di emozionante, spero di non finire come loro - ; Akito le rivolse uno
sguardo
interrogativo.
-Io
sogno di poter fare un lavoro che mi permetta di
viaggiare in giro per il mondo – gli spiegò, emozionata all’idea di
realizzare
il suo sogno.
Poi
si spense, come un fiammifero e cominciò a
guardarlo con interesse.
Erano
già trascorse tre ore da quando erano entrati in
quel fast-food e lei aveva parlato praticamente tutto il tempo, mentre
lui la
stava ad ascoltare, fin troppo interessato da ciò che quella ragazza
dai
capelli neri gli stava raccontando.
-
Tu invece, a parte il Karatè, cosa ti piace?-
Akito
sbuffò. Aveva già finito di parlare di sé
stessa?
-Niente.
A me piace solo il karatè – le disse.
“Bugiardo,
hai un altro interesse, molto più grande!”.
-Ti
alleni proprio tutti i giorni?-
-Si-
-Anche
quando piove?-
-Si-
-E
a che livello sei adesso?-
-Ho
preso la cintura marrone -
-Quando?-
Eccola
li la domanda che lo avrebbe fatto scivolare su
di una china.
-Sei
anni fa –
Lei
sobbalzò – Ma come? E perché non hai ancora
tentato di prendere la cintura nera?-
Sembrava
sinceramente curiosa.
-A
dire la verità...- cominciò Akito – A dire la
verità... Ci ho provato...-
-E?-
lo incalzò Kiky.
-Ci
ho provato per ben dieci volte, ma...-
-Ma?-
-Ma
ovviamente non l’ho superato, no? – le rispose
gelidamente e anche seccato, ma lei come era già successo
precedentemente non
si scompose più di tanto.
Akito
cominciò a guardarsi intorno e lanciò uno
sguardo aldilà della vetrata del locale, fissando le persone che
passavano per
la strada. E il suo sguardo cadde sull’ormai noto tabellone
pubblicitario : una
foto di Sana che pubblicizzava un profumo molto costoso, bella come non
mai,
mentre indossava un abito che la rendeva troppo, troppo sexy e che
Akito
avrebbe voluto poterle strappare via, fu sufficiente per fargli girare
il volto
per tornare a guardare Kiky.
“No,
decisamente non è bella come Sana”.
-Come
mai non l’hai superato?-
-Sono
stato distratto – le rispose, dopo aver fatto
velocemente mente locale su cosa stesse dicendo quella tizia.
-Da
chi?-
Silenzio.
-Da
quella ragazza che sta sempre con te e che fa
l’attrice? Kurata, giusto?-
Okay,
Hayama iniziava a non sopportare più quella
conversazione.
-
Sei innamorato di lei, per caso?-
“Alla
faccia di uscire con un’altra per
poter voltare pagina” si ritrovò a pensare.
-No,
non sono innamorato di lei – le disse solamente,
svogliatamente, mentre giocherellava con la cannuccia della sua bibita.
“Che
bugiardo” si disse e dalla faccia di Kiky
parve che anche lei stesse pensando la stessa cosa.
-Ma
ci stai insieme?-
-No!-
Kiky
sembrò indecisa sul chiedergli una cosa. Ma tanto
ormai gli aveva già fatto il terzo grado, perché non infierire con la
batosta
finale?
-
Quest’estate stavo passando in bicicletta e ho visto
che vi baciavate davanti a casa tua!- gli confessò, ma tra quelle
parole era
nascosta un’implicita domanda.
-Si,
può essere – le disse lui, fintamente
disinteressato – Avevo voglia di baciare qualcuno, Sana era sotto tiro
e
allora...-
-Sarà
– gli disse solamente Kiky, facendo spallucce.
In
realtà dietro quella faccia così disinteressata,
Akito nascondeva uno squarcio enorme che gli si era riaperto nel cuore.
Il bacio
di quell’estate se lo ricordava eccome, anche
perché Sana lo aveva corrisposto ed era stato a tanto così dallo
trascinarsela in casa e saltarle addosso.
Il
giorno dopo era tornato tutto normale, come sempre.
Ma la passione con cui lei lo aveva stretto a sé, con cui lo aveva
baciato a sua volta, con cui aveva avvicinato il suo corpo a
quello di
Akito...
No, non
poteva dimenticarlo.
E
nel frattempo Kiky gli stava chiedendo di
accompagnarla a comprare un libro in biblioteca.
Non
seppe nemmeno spiegare come, ma finì per
accettare.
*
-Sana,
tra mezzora sei in scena, preparati!- le urlò
Rei, mentre tutto trafelato sfrecciava davanti alla porta del suo
camerino per
rincorrere un noto produttore.
-Chissà
che affari sta combinando quell’impiastro – si
domandò ad alta voce, prima di chiudersi da sola nella stanza –
Finalmente un
po’ di pace –
Stranamente,
era già pronta.
Si
era presentata agli studi televisivi con un ora di
anticipo, suscitando spavento tra i vari parrucchieri e truccatori che
si
occupavano del suo make-up.
-Non
ce la facevo a stare a casa da sola – si
giustificò con se stessa.
No,
non ce la faceva a rimanere a casa da sola a
pensare ad Akito insieme a quella... A quella Kiky, che già dal nome
lasciava
intendere che razza di oca fosse.
“Sei
forse gelosa, Sana?”
-Io
gelosa? – si rispose – Ma per piacere. È solo per
la sfacciataggine con cui quella si è presentata davanti al
nostro
tavolo per chiedere ad Akito di uscire con lei...-
“Certo,
certo è solo questo...”
Sana
si incupì – Chissà cosa sta facendo Akito in
questo momento? –
Non
poteva mentire a se stessa, anche perché tanto non
ci riusciva.
-Sono
gelosa, eccome se lo sono. Il solo pensiero che
Akito possa mettersi insieme a quella ragazza mi fa ribollire il sangue
nelle
vene...-
“E
tutto perché sei un idiota!” si riproverò
mentalmente.
-Ti
ha detto che ti ama, ti ha detto che è innamorato
di te e ti ha chiesto cosa volevi farne di quella relazione che avevate
costruito in questi mesi. Tu che hai fatto? Te ne sei andata! Ma brava
Sana,
sei proprio una cretina, hai rovinato tutto –
Come
quando era partita per New York, anni prima, se
c’era una difficoltà Sana era capace a fare una cosa : scappare.
Ma
affrontare la realtà... Ecco, quello già le
usciva più difficile.
-Ma
il pensiero di perdere Akito...-
“...
ancora una volta, come quando si è messo insieme
a Fuka”,
concluse il discorso nella sua testa.
Se
pensava a quanto si era sentita felice stando
insieme a lui. Ogni volta che lui la fissava con desiderio, perché
magari stava
indossando qualche vestito un po’ troppo scollato, che le faceva
scenate
di gelosia perché qualche ammiratore le si era avvicinato troppo, che
la
stringeva per i fianchi, forte, come se potesse scappare via e
cominciava a
baciarla con passione e dolcezza nello stesso tempo, le mancava un
battito.
Non
sarebbe più riuscita a stare senza di lui, ne era
certa.
-Sana?-
Rei
entrò nel suo camerino, in punta di piedi.
-Ti
ho disturbata?-
-
No Rei, stavo solo... – si bloccò – Pensando –
Rei
non parve prestarle molta attenzione, era tutto
intendo a sogghignare felicemente – Ho una bellissima notizia da darti
–
Sana
sbuffò . Sicuramente era riuscito a procacciarle
qualche lavoro prestigioso.
-Spara
– gli disse, neanche tanto interessata.
-Hai
ricevuto una proposta di lavoro a Los Angeles...
Un contratto della durata di un anno... Dai, dimmi che sei felice,
dimmi che
sei emozionata, Sana!-
Sana
era sotto shock – Rei, io quest’anno ho gli esami
per prendere il diploma, non posso partire!-
Lui
rise – Ma ovviamente Sana, ho tenuto conto di
questo. Infatti il contratto riguarda il dopo, quando non
dovrai più
frequentare la scuola!-
-Ah,
capisco – gli disse Sana, senza più curarsi di
apparire felice.
-Che
c’è Sana, mi sembri spenta – constatò Rei.
Lei
abbassò il capo – Senti... Non so se mi va di
partire ancora, di stare ancora lontana da casa per un periodo così
lungo...-
Rei
parve appena deluso, ma come da tacito accordo che
lui e Sana avevano stipulato, lui era il suo manager e avrebbe
appoggiato
qualunque sua scelta, anche se questa si fosse rivelata
controproducente. Negli
ultimi anni aveva imparato molto dai suoi precedenti errori (quando
prendeva un
impegno senza nemmeno consultare Sana) ed era diventato molto in gamba.
Spesso
attori da strapazzo e pressoché sconosciuti avevano richiesto la sua
collaborazione. Inutile dire che la sua fedeltà per Sana era totale.
-Certo,
capisco piccola. Non ti devi preoccupare!
Prenditi del tempo per pensarci un po’ su e poi fammi sapere. La tua
felicità
viene prima di qualunque lavoro –
Si
sorrisero.
Tra
loro il sapore di un’eterna amicizia che non li
avrebbe mai separati.
-Grazie
Rei per essere sempre così paziente con me –
Lui
le fece un cenno con il capo - Figurati.
Adesso andiamo che tocca a te entrare in scena –
Ma
Sana aveva altro da fare in quel momento – Rei,
aspetta. Ho bisogno di un altro favore!-
Parve
sorpreso – Dimmi... –
-Rei
devo assolutamente andare a fare una cosa... Di
al regista che mi sono sentita male e che sono tornata a casa...-
-Ma
Sana, hanno già cominciato le riprese, non possono
bloccarsi perché tu te ne sei andata! –
-Rei,
vedrai che il regista capirà! –
-Ma
Sana... –
-
Rei, l’hai detto tu che la felicità viene prima di
qualunque lavoro, e io devo andare! –
Non
rimase nemmeno ad aspettare una sua risposta.
Afferrò la sua borsa di fretta e furia e si lanciò in una corsa
sfrenata lungo
il corridoio degli studi.
Tutti
la fissavano incuriositi ma lei non si accorse
di niente.
“Devo
trovare il coraggio di parlare con Akito. Anzi,
lo troverò e gli dirò che io...”
Sana
frenò bruscamente e quasi finì spiaccicata contro
la porta scorrevole dell’ingresso.
-
Che io cosa? –
“Che
voglio stare insieme a lui come una vera coppia?”
-
No, c’è un'altra cosa che devo dirgli, una cosa
molto più importante...-
Ricominciò
a correre, incurante del temporale che da
poco aveva cominciato ad imperversare su Tokyo, sfidando quei temerari
che
ancora affollavano le vie della città.
*
-Allora
grazie di tutto –
Kiky
stringeva al suo petto la busta contenente il
libro che era andata a comprare con Akito. Quel libro alla fine aveva
deciso di
regalarglielo lui e quindi per lei rappresentava una specie di premio,
un
ricordo da proteggere con le unghie.
-Figurati
–
Come
sempre Akito non era di molte parole.
-Potremmo
uscire ancora insieme, allora?-
-Si
–
Alla
fine Akito doveva ammettere che quella Kiky non
era poi male; superata la quantità infinita di domande che gli aveva
fatto
sulla sua vita personale, si era addirittura rivelata una ragazza
piacevole e
simpatica, che in più di un momento era riuscita a strappargli una
risatina. E
non dal nervoso, ma sinceramente divertita.
-Allora
ciao – le disse, allungando la mano sulla
portiera per scendere dalla macchina. Dopo che si era scatenato il
diluvio
universale, avevano deciso di prendere un taxi per tornare a casa. Lei
lo
afferrò per una spalla, fermandolo.
-Aspetta...-
Non
riuscì nemmeno ad opporsi quando si ritrovò le
labbra di Kiky sulle proprie. Sapeva di mandorla, come il lucidalabbra
che le
aveva visto tirare fuori dalla borsetta.
Si
ritrovò a ricambiare quel bacio così delicato.
Si
staccarono.
-Vado,
ciao – le disse, e stavolta aprì la portiera
con uno scatto velocissimo, in modo tale che lei non potesse fermarlo
ancora.
Riuscì soltanto a sentire il saluto di Kiky, -Ciao Akito! – prima che
la
macchina ripartisse a tutta velocità.
Fu
a quel punto che la vide.
Lei, di cui
aveva
ancora addosso il suo odore, nonostante si fosse fatto all’incirca un
centinaio
di docce, lo stava aspettando in piedi vicino al cancello di casa sua.
Non
aveva l’ombrello e per questo era bagnata come un
pulcino, con i vestiti zuppi, i capelli appiccicati al viso e gli occhi
che lo
stavano guardando pieni di dolore.
“Che
abbia visto il bacio tra me e Kiky?”
si ritrovò a chiedersi Akito.
-
Kurata, che diavolo ci fai qui a casa mia? – le
domandò gelido.
Anche
quel pomeriggio lei aveva camminato sotto la
pioggia. E come quel pomeriggio, nel vederla, Akito le aveva fatto la
stessa
domanda. Si ricordò che quel pomeriggio si erano poi baciati ed erano
finiti a
fare l’amore per tutto il tempo.
Con
passione... Con amore... Con l’affanno...
“Dubito
possa finire allo stesso modo” si
disse Akito, il solito dolore allo stomaco.
-Ciao
Akito. Devo dirti una cosa – gli disse lei, con
un sorriso sul viso.
“No
Sana, non mi sorridere in quel modo”.
-Cosa
vuoi?-
Lei
parve titubante. Sembrava così indifesa. Sembrava
che volesse dirgli qualcosa di davvero importante. Sembrava dispiaciuta
e... I
suoi occhi sembravano innamorati.
Akito
sobbalzò quando se ne accorse.
-Te
l’ho detto, devo dirti una cosa –
-Beh,
muoviti, fa freddo e voglio entrare in casa! –
Certo,
non erano proprio sullo stesso piano. Lui era
asciutto, tanto per cominciare. Secondo, lui la guardava con aria di
sufficienza, mentre lei probabilmente stava anche piangendo.
Ormai
si era fatto buio e in mezzo a quel diluvio a
malapena riuscivano ad intravedersi, grazie solo alla luce di un vicino
lampione.
-Prima
tu e Kiky vi siete baciati – disse lei, non era
una domanda piuttosto un’affermazione.
-Si.
E allora? –
-
Com’è stato? –
Akito
divenne furioso, lanciò via l’ombrello, che ben
presto volò via, trasportato dal vento.
-Che
cazzo di domande sono, Kurata? – sbottò.
Sana
rimase intontita. Akito non usava mai un
linguaggio così forte, e se lo faceva era solo perché si stava
arrabbiando. Ma
arrabbiando sul serio.
-Mi
ha fatto male – gli spiegò, abbassando il capo.
Ora
anche Akito si stava bagnando, mano a mano che la
pioggia si infiltrava tra i suoi vestiti.
-
Non mi interessa –
“Dio che
dolore. Non posso farcela a continuare così.
Sana vattene”.
-
Akito...- lo chiamò.
Lui
rimase a fissarla, mentre lei faceva qualche passo
nella sua direzione.
-
Akito io ho capito una cosa...-
Lui
incrociò le braccia al petto – Bene, allora dimmi
cosa e poi vattene –
-
Akito, io ho capito che ti amo – buttò li.
L’effetto
fu più o meno quello di una bomba atomica.
Hayama
rimase inerme a fissarla, anche quando lei
annullò la distanza tra i loro corpi.
Gli
poggiò una mano sul viso bagnato dalla pioggia,
mentre passava l’altra tra i suoi capelli stupendi.
Rimase
a fissarlo per un po’ e poi, vedendo che lui
non accennava ad alcuna reazione, lo baciò.
Akito
ricambiò subito : le morse le labbra con rabbia,
la strinse fortemente a sé e cominciò ad esplorarle la bocca con la sua
lingua.
Quel
bacio non aveva nulla a che vedere con quello che
aveva dato poco prima a Kiky.
Sana
indossava ancora l’abito che di solito usava
durante la trasmissione televisiva, corto, le lasciava le spalle
scoperte.
Nemmeno si era preoccupata di indossare una giacca prima di uscire.
Akito le
aveva sempre detto che se l’avesse avuta sotto le mani quando indossava
quel
vestitino, non avrebbe risposto delle sue azioni.
Invece
si limitò a baciarla e a poggiare i suoi
fianchi contro quelli di Sana. La voleva. Tanto da stare male, ma
non era
quello il tempo ne il modo per prenderla.
L’allontanò
bruscamente da sé,lasciandola intontita.
-
Akito... Cosa... –
Lui
la guardò male – Vattene. Sparisci di qui, Kurata
e non provare mai più a giocarmi uno scherzo del genere –
Detto
questo, la superò ed entrò in casa sua,
sbattendosi la porta alle spalle.
Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.
(...) It's my dreams you take.
And as you move on, remember
me,
Remember us and all we used to
be
I've seen you cry, I've seen
you smile.
I've watched you sleeping for
a while.
Goodbye my lover – James Blunt
***************************************************
Eccoci
qui con il nuovo capitolo. Visto che alcune di
voi me l’hanno chiesto, rispondo subito: giro di boa per questa ff, che
sarà
composta da esattamente 8 capitoli. Ecco, a proposito di questo volevo
fare un
piccolo avvertimento. Penso di fare in tempo, in caso contrario non
datemi per
dispersa, a scrivere un capitolo aggiuntivo che inizialmente non avevo
previsto
e che invece, penso, servirà a dare un po’ più di pepe alla storia –
oltre che
ad incasinare tutto di più – e a renderla anche un po’ più realistica.
Quindi
attendete mie care, non sparirò dalla circolazione come ho fatto con le
altre
mie ff su HP, in caso contrario vi autorizzo a linciarmi ^__^
Passo
a ringraziare le mie stelline che mi hanno
lasciato una recensione:
92titti92: sempre
incredibilmente carina tu, sono contentissima che il capitolo ti sia
piaciuto!
^^ Anche io penso che debbano stare insieme, ma poiché sono io
l’autrice,
**Ghigno malefico**, voglio vederli soffrire! Un bacione bella, e mi
raccomando: STUDIA! ^__^
Deb: tu,
che mi
fai sempre sciogliere sulla sedia come un formaggino! ^^ Comunque,
Akito è
sull’orlo del suicidio (e dopo questo capitolo è spaccato a metà più
che mai),
ma lo adoro troppo e ti giuro che descrivere le sue sensazioni mi viene
più
facile che con quelle di Sana (sarò un maschio mancato, chissà :D ).
Sono
contenta che la scena del libro di matematica ti abbia fatto ridere –
mi
serviva qualcosa che facesse incavolare Sana – e che Kiky ti stia
così.. Ehm,
simpatica! Dopo questo capitolo la vorrai cucinare insieme alle patate,
dettagli! ^^ Un bacione e grazie per essere sempre così carina con me!
*-*
Sanasaretta09:
allora,
innanzitutto grazie per i mille complimenti, sono felice di sapere che
la storia
ti piace così tanto! ^^ Per la povera Kiky… Ma no, non fatele fare la
Fuka
della situazione, se non ci fosse lei, Akito non si darebbe mai una
svegliata!
Ti ringrazio anche per aver segnalato la ff per il bando, ma temo che
la tua
segnalazione sia stata annullata perché riguardava solo i personaggi
originali
(quindi quelli inventati dagli autori), mentre Sana e Akito
appartengono a Miho
Obana. Grazie comunque bella, un bacione! ^^
Herj
Malfoy:
imparentata
per caso con quello splendore di Draco Malfoy? ^^ Finalmente una che
capisce
che Kiky potrò essere estremamente utile per svegliare un po’ quella
tonta di
Sana! Spero che commuovendoti, tu non abbia allagato la casa con le
lacrime!
Anche per me lo scorso capitolo è il mio preferito. Un bacione e grazie
mille!
^^
Tin_Tin: si
hanno
passato così tanti momenti, rischiavo di sciogliermi sulla sedia
scrivendoli.
Meno male, un’altra pia donna che si aggiunge alla lista di coloro che
proteggeranno Kiky. Povera ragazza, vedrete quanto soffrirà poi… ç__ç
Grazie
per essere sempre dolcissima, un bacio! ^^ (P.S. Akituccio? Ma… *-* Sei
un
genio!)
Bellina97: no!
Non ti
permetto di dire che Akito è bastardo, poverino soffriva! Ha fatto una
cosa
stupida, ma vedrai che tornerà sulla retta via! ^__-
Yesterday: per
l’amor
del cielo, mettiti la crema che se poi ti bruci mi tocca anche sentirmi
in
colpa! ^^ Okay, aspetterò un tuo appostamento davanti alla loro scuola,
ma ti
prego i progetti guerrafondai lasciali da parte che si sistema tutto ^^
Quel
pezzetto in corsivo che hai citato, non so nemmeno io come mi è uscito
fuori.
Diciamo che ho cominciato a scrivere senza nemmeno badare a COSA stavo
scrivendo e mi è uscito naturale. Oddio, no! A Tokio con te ci voglio
andare,
mi prodigo subito a farli rimettere insieme, tu nel frattempo scrivi
4x4 che
più genio di me ci sei ancora tu ^^ Un bacione bella, e studia per la
terza
prova! ^^
Mantovanina:
esatto, la
funzione dei ricordi di Akito era proprio questa, rendere la loro
storia più
vissuta, visto che quella frase “Tre mesi dopo” aveva fatto correre il
tempo un
po’ troppo velocemente. Un inchino per tutti i complimenti, con la
speranza che
anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacione ^^
_DaNgErOuS_ChIlD_:
eccolo, eccolo il nuovo capitolo, mi odierai ancora di più e non oso
immaginare i tuoi progetti per Kiky (torture e sevizie varie no, ti
prego io
per lei!) Grazie come sempre, sei un tesoro! Bacini… ^_^ (P.S. Grazie
per aver
commentato anche la mia ff “Non mi offendo se mi baci”
sulla
coppia H/Hr. Sul tuo profilo ho visto che sei fan di Draco/Hermione,
allora ti
consiglio di andare a leggere le storie di Savannah, che sono
semplicemente
magnifiche – le migliori di tutto il sito!).
GloRi : la
dolce
Sana? Io direi la stordita Sana! ^^ Comunque sono davvero contenta che
il
capitolo ti sia piaciuto, mi ha fatto sudare un po’ ma almeno poi, da
quello
che mi dite, vi è piaciuto comunque! ^^ Un bacione enorme… ^_^
Hermy95: Si!
Sono
felicissima che hai notato quel “Sana quasi ringhiava” perché era
esattamente
quello che volevo rendere. Akito ha perso completamente il senno,
speriamo lo
recuperi al più presto!Un bacio ^__^
Guid: grazie
mille
per ogni complimento che mi hai fatto. Ecco il seguito, anche se dopo
quello
che ho fatto combinare a Kiky non credo che ti piaccia più così tanto,
vedrai
poi… Un bacione ^__^
Porpetta: non ti
preoccupare, lo so che ci sei! ^_^ Credo che il vero scopo di Akito non
sia
proprio quello di farla ingelosire, quanto quello di dimenticare Sana.
Dici che
ci è riuscito? A me sembra proprio di no! Spero che la ff ti continui a
piacere, un bacione.. ^__^
Grazie
ragazze, leggere tutti i vostri bellissimi
commenti mi commuove, dico sul serio. Spero che per i prossimi tre
capitoli la
storia continui ad appassionarvi così tanto **Ale si commuove**
Ringrazio
chi ha aggiunto la storia tra le Seguite
e le Preferite .
Io
nemmeno trovo le parole per dirvi quanto sono
felice di queste liste con tutti questi nomi.
Va
beh, vado a studiare Diritto e Finanze che il mio
prof se ne è uscito fuori che vuole interrogare a manetta – poverino ha
perso
completamente il lume della ragione ç___ç
Un
bacione a tutti ragazzi e ragazze
Ale69
|
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Capitolo 6 *** Revenge ***
My Sorrow
Capitolo 6 : Revenge
Our train was running fast
But you have never left
And your eyes have seen you were the weak
We cannot stay away
Maybe you'll never realize
I don't want too late
Shandon
- Revenge
Quando
aveva sentito dire che il dolore spinge le
persone a fare cose stupide, Sana non aveva mai pensato che sarebbe mai
arrivata a fare quello.
Una
cosa stupida sarebbe stata, giusto per fare un
esempio, dedicarsi a vizi, quali l’alcool o la droga, che avrebbero
avuto
l’unica funzione finale di guastarle irrimediabilmente salute ed umore.
Un'altra
cosa stupida invece, poteva essere quella di
uscire con un ragazzo di cui non ti interessa pressoché nulla, giusto
per
dimenticare l’altro, verso il quale provi ancora un sentimento
che ti
corrode l’anima come acido velenoso.
“Pronto?
Ciao Sana sono Naozumi, volevo chiederti
se ti andava di vederci questa sera, sempre che tu non abbia altri
impegni”.
Dopo
un attimo di titubanza, Sana aveva realizzato che
in realtà di impegni, di altre cose da fare, di altre persone a cui
pensare,
lei non ne aveva.
“Certo
Naozumi, dove andiamo?”
La
voce incrinata quel tanto che basta per dimostrare
quanto la cosa, in realtà non l’allettasse più di tanto; allegra quel
tanto per
causare in Naozumi una forte scarica di adrenalina che gli aveva fatto
toccare
il cielo con un dito.
“Hanno
aperto un nuovo locale in centro”.
Fingersi
entusiasta per non giocarsi quell’ultima
possibilità di non pensare.
Dio,
dimenticare anche solo per un momento... Avrebbe
pagato per poterci riuscire, per poter chiudere Akito per sempre fuori
dalla
sua vita, dopo il rifiuto di due sere prima che ancora le rimbombava
nel petto
e le faceva girare la testa.
Un
morbo mortale, ecco che cos’era quel sentimento
cresciuto come una pianta malata e velenosa, da tenere il più lontano
possibile
dalle persone perché poteva nuocere. Ferire. Gratuitamente.
“Che
bello. Allora a che ora passi a prendermi?”.
Subito.
Si era costretta a pensare a quello perché in
realtà lei sperava vivamente che qualcuno piombasse in casa sua
costringendola
ad evadere da quel mondo in cui era piombata e che le aveva precluso
ogni via
d’uscita.
“Facciamo
per le otto?”
Ed otto
siano. Qualunque cosa va bene, devo solo
togliermi di dosso questa melma maleodorante che mi causa forti conati
di
nausea e continue stilettate in mezzo al cuore. Il suo odore dannato.
“Perfetto.
Allora a stasera”
Stasera. Se
solo
avesse saputo che c’era la possibilità di andare a dormire e di non
svegliarsi
mai più, non dover scappare dai problemi, ma semplicemente trovare un
alternativa per risolverli, avrebbe accolto la notizia a braccia
aperte,
ringraziando qualche angelo lassù che aveva avuto pietà di lei. Lei,
che ora
aveva il cuore a brandelli e che ancora cercava di ricucirlo in un
pezzo unico,
sarta fallita di un negozio in rovina.
“A
stasera Sana”
E
ancora la sua voce dolce, preludio di sogni e
promesse che Sana non sarebbe riuscita a mantenere perché ormai tutto
il suo
vivere era rivolto ad un’unica persona che però non la voleva. Non
la voleva
più.
Lontani
erano i tempi in cui lei gli si accoccolava
tra le braccia, esausta per il tentativo compiuto dai loro corpi di
potersi
incontrare ancora più intimamente, ancora di più, nemmeno fosse
possibile
superare la barriera che erano i loro stessi corpi e diventare uno
solo.
Lo amava.
I can live without you
I couldn't stay without you
Do you think I'm goin' on and on?
Shandon
- Revenge
Quando
questa consapevolezza era diventata parte
integrante di lei, quasi aveva pianto. Quando lui le aveva detto di
andarsene,
quasi era morta.
Ritrovare
le foto intrappolate tra le pagine di un
diario segreto che aveva ascoltato le sue lacrime silenziose, che aveva
accolto
con dolcezza i suoi più intimi pensieri, le sue confidenze, era stato
come
morire. Per la seconda volta. Attimi immortalati su di una
pellicola
lucida che non potevano rappresentare nemmeno lontanamente la gioia
provata nel
viverli, sebbene i loro sorrisi lasciassero poco spazio
all’immaginazione.
Accantonarli, in un angolo remoto della stanza, dove nessuno – soprattutto
lei – avrebbe mai potuto trovarli e chissà, riviverli anche,
immergendosi
in quelle sensazioni squisite che avevano accompagnato lei e Akito per
tre
lunghi mesi.
Tappeti
di foglie secche ed ingiallite, una coltre di
neve sul gazebo nel parco di Tokio, la pioggia di fine estate che si
era
sfogata su di lei, nemmeno avesse voluto avvertirla... C’era tutto, era
tutto
ancora li, con la spada sguainata pronta ad infliggerle il colpo
mortale.
Sana
si rigirò nel letto e soffocò la testa nel
cuscino, per nascondere i sospiri e i gemiti di dolore in quella
soffice
distesa di piume che custodiva gelosamente ogni stilla crollata
miseramente dai
suoi occhi.
Rifletté,
Sana, che vedere Akito baciare Kiky – con
quelle labbra che una volta erano state soltanto sue, che avevano
baciato lei
con quella dolcezza che aveva intravisto aldilà del finestrino
grondante
d’acqua, che lei aveva studiato e che conosceva alla perfezione – era
stato il
colpo di grazia.
No,
nessuno aveva avuto pietà della sciocca ragazzina
egoista troppo confusa per capire cosa voleva dalla vita. Nessuno.
Sana
colpì il cuscino con un pugno che andò ad
infrangersi sommessamente plasmandolo secondo la forma delle sue dita
contratte
– Non ce la posso fare – pianse.
Pianse
per Akito, per Kiky, per quella storia appena
cominciata ma che probabilmente aveva comunque più valenza di quella
che lei – con
tutto il suo amore, con tutta la passione in corpo, con ogni gesto
compiuto
ogni giorno – aveva avuto con lui.
Semplicemente
pianse.
Pianse
per quell’amore che ora non le apparteneva più.
*
- Akito,
io ho capito che ti amo –
Come
diavolo era possibile che una persona ti sparasse
una frase così senza nemmeno pensare, senza nemmeno avere il rimorso
per quelle
parole sputate come noccioline su di lui, che ancora la fissava con
quegli
occhi crudeli e sofferenti allo stesso tempo. Crudeltà che feriva,
sofferenza reclamata dalla sua anima distrutta che voleva solo vendetta.
Vendetta
per cosa? Per averle detto che l’amava ed
aver avuto in risposta solo il suo silenzio? Vendetta perché Sana come
sempre
non sapeva gestire le situazioni che la riguardavano direttamente?
Akito
fece spallucce, disteso nel suo letto a fissare
il soffitto.
Vendetta,
semplicemente vendetta per quel cuore ferito
che adesso richiedeva un riscatto.
In
guerra e in amore tutto è lecito...
Pure
le vittime. E chissà se Kiky era semplicemente un
civile che, disgraziatamente, aveva deciso di passare proprio nel punto
dove
l’aereo avrebbe sganciato la bomba.
Akito
strinse i pugni.
No,
lui non era come Sana, lui non usava le persone
per raggiungere i suoi scopi. Lui non giocava con i sentimenti della
gente,
dannazione.
Era
per quello che aveva deciso, mentre baciava Sana
consapevole del fatto che forse quella era l’ultima volta che lo
faceva, che
con Kiky avrebbe fatto sul serio.
Dopotutto
nemmeno gli dispiaceva. E il fatto che non
l’amasse come amava Sana era solo un dettaglio. Uno stupido,
insignificante
dettaglio che avrebbe accantonato da qualche parte nella sua mente e
che, se
mai fosse tornato a manifestarsi, avrebbe respinto con tutte le sue
forze.
L’avrebbe scacciato via, quel maledetto.
E
intanto a scuola aveva cominciato a camminare con
Kiky per mano. Lei stava al suo fianco, sorridente, lo intratteneva in
lunghe
conversazioni divertenti, con il suo vociare continuo ed inarrestabile,
mentre
lui fendeva quella folla di compagni che lo guardavano spalancando gli
occhi.
Che
diavolo volete? Pensavate di vederci Sana al mio
fianco? Avete sbagliato... Lei ha sbagliato tutto, maledizione!
Kiky
nemmeno gli faceva domande sul perché Sana non
gli voleva rivolgere la parola. Sapeva che la ragazza aveva notato
tutto, ed il
fatto che si limitasse ad osservare e a stare zitta gliela faceva
apprezzare.
Cominciava addirittura a pensare che fosse la ragazza giusta
per lui.
Sicuramente
la preferiva a Tsuyoshi, che in ogni
momento libero, coglieva l’occasione per tormentarlo con le sue stupide
domande
insulse alle quali, Akito era ormai rassegnato, Tsuyoshi si rispondeva
da solo.
“Stai
con Kiky adesso? Ma certo, che domande!”
“Sana
l’hai dimenticata? Ovvio che no!”
“Ti
sembra carino usare le persone? Nemmeno te ne
rendi conto”.
E
il fatto che le risposte che l’amico si dava da solo
fossero la pura – sputata, rifiutata, disprezzata – verità, era
un altro
dannatissimo dettaglio la cui importanza era pressoché nulla.
Sua
sorella Natsumi entrò in camera e gli lanciò il
solito sguardo preoccupato che – da un paio di giorni a questa parte –
riservava solo a lui, vedendolo probabilmente sul depresso andante, gli
occhi
tristi potevano solo eguagliare quel periodo della sua infanzia in cui
si era ritenuto
responsabile della morte della mamma. Demonio.
Gli
ricordò che si doveva vestire, perché Kiky
– e la sua voce pronunciando questo nome ebbe un lieve tremito – lo
stava
probabilmente aspettando per uscire.
Akito
sbuffò e si alzò di malavoglia dal letto, mentre
immerso tra i suoi pensieri – per nulla felici – spulciava tra i
confusi
vestiti nel suo armadio e tirava fuori quanto di più elegante
possedesse.
Una
camicia bianca...
Quella
che aveva indossato al suo diciottesimo
compleanno.
Un paio
di jeans...
Quelli
che gli aveva regalato Sana.
Tanto
un colpo in più, uno in meno, che dannato
effetto poteva mai avere sul suo umore? Non sarebbe di certo morto. Oh
no, di
cose peggiori ne aveva vissute, eccome.
Sana
non poteva essere così fondamentale nella sua
vita. Il fatto che il suo cuore grondasse di sangue all’interno del suo
corpo,
era solo un altro, misero, inutilissimo, dettaglio.
*
Kiky
indossava una minigonna un po’ troppo
rivelatrice. Quando Akito la notò si innervosì parecchio. Il genere di
locali
in cui stavano andando solitamente erano stracolmi di ragazzi che non
facevano
altro che guardarsi intorno come avvoltoi affamati in cerca di qualche
ragazza
– la loro preda – da spartirsi dopo averci giocato per benino.
-Non
potevi venire in mutande già che c’eri? – la
rimbeccò lui, osservandola con uno sguardo lugubre che avrebbe fatto
venir
voglia di morire anche alla persona più felice dell’universo.
La
persona più felice dell’universo – lui pensava –
era Sana.
Forse
lei aveva già voglia di morire, si
disse sperando crudelmente che fosse la realtà.
Kiky
fece una linguaccia – No! Questa gonna mi piace
un sacco e non vedo cosa ci sia di male nell’indossarla! – gli disse
lei per
tutta risposta. Non aveva paura di niente quella piccola selvaggia.
-C’è
di male che mezza città ti inchioderà gli occhi
addosso e non li sposterà fino a che le avrà tirato un pungo sul naso.
Peccato
che prima di poterti trascinare via, mi avranno già arrestato – le
disse
solamente.
Le
diede una gentile spinta sulla spalla per
convincerla ad incamminarsi.
-Ci
sei tu che mi proteggi. Non posso avere paura se
sto con te – gli disse con un sorriso lei, accoccolandosi sul suo petto
caldo
mentre continuavano a camminare.
Era
un sabato sera eccezionalmente sereno. Gli ultimi
due giorni erano stati i più piovosi nella storia degli ultimi
vent’anni – a
detta di esperti, non che Akito ne fosse poi molto convinto – mentre
ora un
allegro cianciare di persone si riversava lungo le vie della città,
lasciando
libere le briglie che lo aveva costretto in quell’ultimo periodo.
Il
cielo incredibilmente terso, si vestiva con colori
freddi di azzurro e lillà, dove il sole ormai scompariva alla vista.
Nel farci
caso, Akito provò un brivido di freddo, non fosse stato altro che per
il gelo
che effettivamente gli pungeva la pelle come tanti spilli dispettosi.
-Non
ti ci abituare. Prima o poi lascerò che qualche
pazzo maniaco ti rapisca, così imparerai una volta per tutte a
comportarti in
maniera dignitosa – la canzonò lui, cedendo finalmente all’istinto di
passarle
un braccio intorno alle spalle.
Kiky
era piccola, ancora più piccola di Sana e ogni
volta che l’abbracciava aveva più la sensazione di avere a che fare con
una
bambina, piuttosto che con una ragazza.
Peccato
che la lingua biforcuta che si ritrovava e il
caratterino che gli ricordava moltissimo chissà chi,
dimostrassero quale
genere di persona fosse realmente e cioè...
-Una
vipera vera e propria. Prima o poi capirai che ho
ragione – le disse solamente.
Kiky
rise, ma non rispose, consapevole del fatto che
Akito diceva la verità.
Quando
entrarono al locale, lui le sfilò dolcemente la
giacca dalle spalle, scoprendo una maglietta che le copriva appena lo
stretto
indispensabile e le lasciava scoperta più della metà della schiena,
rivelando
una pelle bianchissima e profumata.
Akito
si incupì – Chissà perché avevi freddo. Ti pare
il modo di andare in giro vestita? –
Kiky
si puntò le mani sui fianchi – Oh che palle
Hayama, sembri mio padre! – lo canzonò – Piuttosto che rompere, vai ad
appendere
i cappotti, io cerco un posto dove sederci –
Akito
nemmeno le rispose, ma fece come Kiky gli aveva
suggerito. Odiava constatare che quella piccola iena avesse pure
ragione, a
volte. Anzi, quasi sempre.
Diede
le giacche in mano ad un ragazzetto che non avrà
avuto più di quindici anni e che probabilmente lavorava in quel locale
per
guadagnarsi un po’ di grana da spendere in videogiochi e dietro alle
prime
ragazzine. Fu abbastanza riluttante, Akito, a dire la verità, non che
non si
fidasse del moccioso – così lo aveva catalogato nella sua testa – ma
aveva un
non so che di poco affidabile.
Decise
che tutto sommato, anche se gli avesse rubato
le giacche, non gli sarebbe dispiaciuto vedere Kiky tornare a casa
mezza nuda
tutta tremante per il freddo, così sebbene contrariato, alla fine il
moccioso
sparì dalla sua vista.
Akito
si voltò alla ricerca di una testa scura e di
una cascata di riccioli – che lei aveva fatto quella sera appositamente
per
lui, ignorando quanto lui preferisse in realtà i capelli lisci e, possibilmente,
rossi – che probabilmente lo stava aspettando.
La
vide in un angolo, seduta ad un tavolino di
cristallo fragile con una tovaglietta che non c’entrava proprio nulla
con lo
stile raffinato del mobile. Ignorando il cattivo gusto degli
arredatori, si
fece strada verso di lei, attraverso la calca di persone che affollava
il
locale.
Era
la prima serata di quel posto, era
l’inaugurazione, ma comunque Akito non capiva il motivo di tutta quella
confusione. Va bene, era carino, va bene, era a buon mercato, ma perché
tanto
macello per un locale comunissimo?
Prese
posto accanto a Kiky che spinse verso di lui il
menù.
-Io
prendo questo – gli disse, indicando un immagine
con anelli di cipolla soffritti in una quantità spropositata di olio
che
avrebbero fatto ciao-ciao con la manina al fegato supplicante.
-Ci
vai giù pesante – la prese in giro, dando un
occhiata alla lista di cibarie vegetariane, storcendo il naso quando
lesse
alcune cose improponibili che invece quel menù osceno proponeva.
Alzò
lo sguardo per osservare quella calca di persone
che ora, finalmente, si stava cominciando a levare dai piedi. Quando
pure
l’ultima oca rintronata si fu levata dal suo campo visivo – lasciando
dietro di
sé un luccichio sfavillante dovuto all’abitino rosa e cangiante che
indossava
- la vide.
Ed
improvvisamente, la musica, le voci, Kiky accanto a
sé che gli chiedeva se avesse deciso cosa prendere, tutto scomparve.
L’unica
consapevolezza fu il battito del suo cuore che
cominciava ad aumentare, rimbombando nelle sue orecchie ed impedendogli
di
sentire suono alcuno.
Quando
anche lei sollevò il suo sguardo – occhi
castani screziati di un nero scurissimo – incontrando quello di Akito,
si rese
conto che pure lei stava avvertendo la stessa identica sensazione.
Ed
improvvisamente, capì di aver artigliato il
bicchiere vuoto davanti a sé.
*
-Ehi
Sana, non è Akito quello laggiù? Chi è la ragazza
insieme a lui? –
Ecco,
decisamente essere uscita insieme a Naozumi non
era stata affatto una buona idea. E il fatto che Sana, la persona più
solare
del mondo, se non dell’universo, ritenesse che uscire di casa fosse
stata una
cattiva idea, doveva esserlo davvero. Ma doveva esserlo proprio
tanto.
Quando
aveva incontrato i suoi occhi d’ambra – sfavillio
d’oro danzante all’interno di quelle iridi profonde nelle quali adorava
perdersi mentre faceva l’amore con lui, abbandonandosi completamente e
permettendo loro di scavare a piacimento nei suoi stessi occhi – il
mondo
aveva cominciato a girarle intorno ad una velocità frastornante.
Un
attimo prima uno sciame di fan impazzite ronzava
intorno a lei e Naozumi con la precisa intenzione di ficcare il naso
negli
affari loro. Un attimo dopo l’unica immagine che le si parava davanti
era
quella di un ragazzo – fiore delizioso che lei desiderava cogliere,
insultando
la perfezione del prato in cui si trovava – così distante da
lei.
Almeno, non nel senso letterale del termine.
Le
aveva posto una domanda accompagnata da un lungo
sguardo accusatore e lei non gli aveva concesso una risposta. Poi Akito
si era
accorto di Naozumi, seduto accanto a lei, e Sana aveva notato la mano –
già
serrata intorno ad un innocente bicchiere di vetro – contrarsi ancora
di più.
Sana
aveva scosso le spalle e aveva distolto lo
sguardo, turbata.
-Si
– rispose dopo un lungo attimo di silenzio –
Quello è Akito insieme a Kiky, la sua ragazza –
Naozumi
parve sorpreso e nemmeno si diede la briga di
nascondere un po’ lo stupore che invece, si appropriò prepotentemente
dei suoi
lineamenti. Sana si irritò.
-La
sua ragazza? –
-Si
– fu la laconica risposta della ragazza.
-Ma
non era innamorato di te –
Sana
sbatté un pugno sul tavolo energicamente. Attirò
l’attenzione di praticamente tutta la sala, inclusa quella di una testa
bionda
che si voltò di scatto a guardarla.
-
Naozumi non lo so, ma che cazzo di domande mi
fai – sbottò Sana, senza preoccuparsi del fatto che ad un personaggio
pubblico
come lei una scenata simile non si addiceva per nulla.
Il
ragazzo accanto a lei abbassò il capo, gli occhi
celesti minacciati da una tristezza appena accennata – Ti chiedo scusa.
Non
volevo essere invadente –
Subito
il senso di colpa affiorò sulla pelle. Come
se ultimamente non avesse avuto già abbastanza cose per cui sentirsi in
colpa.
-Scusami
tu, Naozumi, non so cosa mi sia preso – gli
disse, allungando le dita per accarezzare la mano del ragazzo che
subito
sollevò lo sguardo sorridendole.
Un
rumore sinistro dall’altro capo della sala dimostrò
che quel gesto non era passato per nulla inosservato. Sana lanciò uno
sguardo
confuso ad Akito che la guardava con occhi omicidi, ignorando
bellamente Kiky
che lanciava sguardi preoccupati al suo indirizzo.
Si era
accorta di Sana.
-Prendiamo
qualcosa da bere? – le domandò dolcemente
lui, chiamando con uno schiocco di dita un cameriere che si catapultò
da loro.
Il
fatto di avere un leccapiedi a loro completa
disposizione dimostrava solo quanto prestigio potesse dare ad un locale
simile
ospitare due star internazionali come loro.
-Si.
Qualsiasi cosa di alcolico – rise Sana, ma in
realtà non stava scherzando. Per arrivare a fine della serata serviva
qualcosa
di forte, soprattutto dopo aver constatato che Akito era in quella
stessa sala,
che respirava la sua stessa aria e che, per giunta, non le toglieva gli
occhi
di dosso.
-Non
credi di esagerare? – le domandò Naozumi,
congedando il cameriere e inarcando un sopracciglio – Voglio dire, non
so
quanto bene possa farti bere –
Sana
gli sorrise, dolce – Non ti preoccupare. È giusto
quello che mi serve –
Quando
quel bicchiere di vetro contenente uno strano
liquido rosso – dal quale l’odore di alcool si sprigionava come la
figura di un
fantasma pericoloso – fu depositato sul suo tavolo, Sana non attese
molto prima
di mandarne giù un lungo sorso.
Il
liquido entrò presto in circolo, annebbiandole la
mente e catapultandola in una piacevole sensazione di stordimento,
della quale
lei aveva un disperato bisogno.
Allungò
una mano verso il viso di Kamura per
accarezzarglielo e lui arrossì vistosamente. Lei gli sorrise dolce – Ti
va di
ballare – gli chiese, sensuale e sfacciata come lei non era mai stata.
E
senza rendersi conto di quello che stava realmente
facendo, Sana barcollò sui suoi tacchi fino alla pista da ballo, prima
di
lasciarsi andare tra quelle braccia forti e accoglienti che la
proteggevano dal
resto del mondo che la circondava.
*
Kiky
aveva ignorato quel magone che improvvisamente si
era formato nella sua gola. Aveva ricacciato indietro le lacrime e
coraggiosamente aveva mantenuto sul suo viso il sorriso che aveva sin
dall’inizio della serata, sperando che Akito non si accorgesse di
nulla.
Sperando che lui non capisse quanto lei stesse recitando la sua parte
meglio
ancora di quell’attrice da strapazzo che era Sana Kurata, troppo
spontanea per
pensare anche solo lontanamente di porre un velo tra lei e i sentimenti
che le
si leggevano in faccia come una storia.
Non
che lui la stesse fissando, oh no. Lui ora
squadrava quel bel ragazzo dagli occhi chiari che danzava dolcemente al
ritmo
della canzone che passava in quel momento alla radio. Insieme a
Kurata.
La stringeva con dolcezza – quasi impacciato – a sé sussurrandole
qualcosa di
tanto in tanto all’orecchio e facendola ridere.
Sembrava
seriamente divertita, lei, che ora si
muoveva sensualmente alla luce soffusa di una lampada che la
illuminata,
fasciata in quel vestito nero che faceva sentire Kiky incredibilmente
insulsa. Kurata
era bellissima.
Aveva
abbandonato le braccia snelle intorno al collo
di quel giovane – Kiky sapeva che faceva l’attore e che il suo nome era
Kamura
– e ballava insieme a lui, ignara degli sguardi desiderosi di tanti
ragazzi che
la circondavano.
Quando
Kiky capì che Kurata nemmeno si rendeva conto
di essere così maledettamente bella, la odiò ancora di più.
E
Akito non le staccava gli occhi di dosso, anzi
cominciò a picchiettare le dita nervosamente sul tavolo, apparentemente
desideroso di alzarsi e di andare a spaccare la faccia a quel Kamura lì.
“Chissà”
si ritrovò a pensare Kiky “Magari
fino a qualche settimana fa era Akito a stringerla a sé in quel modo.
Magari
non si limitava nemmeno ad abbracciarla, come invece sta facendo quello
adesso”
si disse ancora, imperversando sulla sua coscienza, cattiva.
Quando
si diventa carnefici di se stessi scegliendo
l’arma che fa soffrire di più... Perché
nessuno può conoscerci meglio di noi stessi.
Infondo
lei che ne sapeva di Akito? Cosa le aveva
raccontato lui della storia con quella Sana? Solo che in una lontana
sera di
estate, più per noia che per desiderio, l’aveva baciata. E poi?
Perché
ora aveva quello sguardo così sofferente negli
occhi?
Poi
improvvisamente lui parlò.
-Io
e lei stavamo più o meno insieme... In segreto –
aggiunse con un filo di voce, mandando giù un altro lungo sorso dal suo
bicchiere, che ancora teneva stretto tra le mani.
Kiky
si limitò ad annuire, ma rimase in silenzio, non
riusciva a dire nulla.
-Poi
mi sono stancato e l’ho mollata. L’altro giorno
mi ha detto che mi ama ma io l’ho cacciata –
-L’altro
giorno...- cominciò Kiky con una vocina
sottile, sottile.
Akito
annuì – Si, dopo che ci siamo salutati, dopo che
io e te ci siamo baciati, in taxi –
Kiky
sobbalzò – Ci ha visti? –
-Si
–
La
ragazza abbassò il capo –Come mai l’hai cacciata
quando ti ha detto quello che provava? – chiese, timorosa di sentire la
risposta.
Passò
un lungo secondo prima che Akito si decidesse a
rispondere, e in quel lasso di tempo lui continuò a tenere gli occhi
inchiodati
su Kurata e a fissare ogni singola movenza di quel corpo perfetto. Poi
rispose
– Non lo so nemmeno io. Forse volevo fargliela pagare… Ma non ne sono
sicuro… -
Kiky
abbassò lo sguardo, addossandosi una colpa che
nemmeno era sua. Non volle chiedersi quale peccato dovesse scontare
Kurata,
cosa Akito avesse voluto farle pagare. Nemmeno le interessò più di
tanto.
Semplicemente capì che quella non era aria per lei. Non era il posto
giusto per
lei - Mi dispiace... Se avessi saputo che le cose stavano così tra di
voi
nemmeno mi ci sarei messa in mezzo – gli disse, usando un tono di voce
addolorato e sperando che lui le credesse, che cogliesse la nota di
rammarico
in quelle scuse un po’ impacciate.
Akito
staccò finalmente gli occhi dal corpo di Sana –
ancora stretto tra quelle mani maledette che la toccavano con un calore
che non
avrebbero mai dovuto osare – e li rivolse su di lei, su Kiky, che
ancora
soffriva silenziosamente in un angolo.
Allungò
una mano per sfiorarle il viso con un dito –
Tu – le disse, osservandola negli occhi, cercando di capire cosa
fossero quelle
ombre che improvvisamente li affollavano – Sei stata quanto di
meglio
potesse capitarmi –
La
nota di addio con cui pronunciò quelle parole non
passò inosservata.
Kiky
avvertì distintamente un battito del cuore che
andava a farsi benedire.. Poi un altro, e un altro ancora, prima che si
frantumasse in mille pezzi come uno specchio. Akito abbassò lentamente
il capo
verso il suo e chiuse gli occhi.
Appoggiò
le labbra fresche sulle sue, ma Kiky non vi
badò.
Notò
piuttosto l’amarezza con cui, finalmente, Akito
la costrinse ad aprire la bocca per poterle strappare un bacio fin
troppo
travolgente.
*
Il
respiro le si bloccò in gola.
Era
probabilmente mezza ubriaca, non si rendeva
perfettamente conto di quello che la circondava, ne di quello che stava
succedendo, ma le labbra di Akito premute contro quelle di Kiky in un
bacio
mozzafiato le aveva viste.
E
nemmeno aveva potuto mentire a se stessa, dicendo
che era, per esempio, solo un riflesso delle luci dispettose che si
riflettevano su quella cascata di capelli biondi di Akito.
Kiky
che gli posava una mano sul viso,
inclinandoglielo da un lato per poter rispondere ancora di più al suo
bacio,
era perfettamente riconoscibile. E il suo gesto inconfondibile.
Si
stavano baciando e Sana a malapena si accorse di
essersi immobilizzata al centro della pista da ballo a fissare i due,
totalmente ignari di quei due occhi scuri che si soffermavano indecisi
su di
loro.
Udì
qualcosa lacerarsi nel suo corpo. Forse il
cuore. Forse lo stomaco. Forse l’anima.
Poi
Akito si staccò da Kiky e si voltò bruscamente a
guardare nella sua direzione. Sana sobbalzò e in quel momento non seppe
se
provava dolore per se stessa o per Kiky, i cui occhi si erano riempiti
di
orrore e di dolore allo stesso tempo.
Il
ragazzo era tornato a guardare la sua compagna e ad
accarezzarle la guancia morbida.
Era
voltato di spalle e Sana non poté cogliere lo
sguardo di scuse che Akito stava implorando a Kiky, semplicemente
paralizzata
per pronunciare anche solo una parola.
L’ultima
cosa che notò, fu Kiky che rispondeva al cellulare
e si alzava in piedi, senza nemmeno voltarsi a guardare il ragazzo
seduto
accanto a lei. Non ne capì il motivo.
Poi
Sana scoppiò a piangere.
*
Il
padre di Kiky era arrivato a prenderla e la
ragazza era uscita dal locale. Non lo aveva nemmeno salutato,
probabilmente si
era resa conto di quello che lui le aveva fatto, dell’oggetto in cui
l’aveva
trasformata solo per ferire Sana.
La
osservò allontanarsi, impacciata sui tacchi alti
che aveva indossato quella sera. In realtà, quando avevano camminato
sin li
qualche ora prima, Kiky sembrava perfettamente a suo agio con quei
trampoli che
aveva ai piedi.
Forse,
il motivo di tanto spossamento era la rabbia
che, come uno schiaffo, gli aveva scaricato addosso, ignorandolo mentre
se ne
andava.
Quando
voltò lo sguardo su Sana, fece appena in tempo
a cogliere una lacrima scintillante – gioiello prezioso che
riluceva alla
luce dei riflettori che avevano accarezzato la sua figurina snella per
tutta la
sera – che le rigava la guancia, prima che Naozumi le passasse un
braccio
intorno alla vita e l’allontanasse dalla folla impazzita.
Era
mezzanotte.
Istintivamente
si alzò in piedi di scatto. Per andare
dove?
Da lei.
Scontato.
*
Naozumi
le asciugò le lacrime passandole dolcemente i
polpastrelli sulla guancia, rigata anche dal nero del mascara che
quella sera
aveva passato in un sottile velo sulle ciglia.
-Sana,
che ti succede? – le domandò, ansioso.
Lei
scosse la testa e continuò a piangere, sconvolta.
-
È per lui? –
Quelle
lacrime cominciarono improvvisamente a
bruciare, sui polpastrelli delicati delle mani di Naozumi. Il silenzio
di Sana
bastò come risposta.
-Cosa
c’è tra di voi Sana? – le chiese, incalzante. Il
tono di voce tradiva però una certa incertezza nonché l’estremo tatto
che
utilizzò per non ferirla più del necessario.
Sana
continuò a rimanere zitta e a piangere. Quel
dolore cominciava a chetarsi, giusto un po’. Come quando si soffre
per
qualcosa che, si dice, si vorrebbe tenere lontana il più possibile.
Eppure,
parlarne, fa sentire inspiegabilmente meglio.
-Lo
ami, Sana? Ami Akito? Stai con lui o ci sei stata?
– domandò, con il classico tono di voce di chi fa una domanda ma non
desidera
poi tanto sentirsi dare una risposta, perché, dopotutto, la conosce già
e non
gli piace.
Un
veloce cenno annuire e il lacerarsi di un cuore
sorprese Naozumi. E pure Sana, che stranita spostò lo sguardo
sconvolto
su di lui.
-
Naozumi, tu... – accennò ad una domanda, ma le dita
fresche che celeri si posarono sulle sue labbra la dissuasero dal
continuare.
-Basta
Sana – le sussurrò, serrando gli occhi e
nascondendole il dolore che si celava aldilà di quelle iridi celesti,
che da
sempre erano state uno specchio rivelatore della sua anima.
-Lasciami
andare un attimo in bagno. Poi ti
riaccompagno a casa e chiudiamo qui questa serata – disse Naozumi
secco,
voltandole le spalle.
Sana
si abbandonò contro la parete del corridoio che
dava sulle cucine, chiudendo gli occhi e lasciando che quella
sensazione di
spossatezza totale la travolgesse.
*
Aveva
già subito l’immagine di Kamura che la toccava,
che sfiorava con carezze proibite la pelle calda del suo corpo, che era
stata
solo sua, di Akito.
Ne
aveva fin sopra i capelli di quel damerino che le
ronzava intorno. Adesso che aveva sentito la loro conversazione,
desiderava
soltanto poter andare li e portare via Sana da quel colossale idiota.
Due
schiaffi magari glieli avrebbe anche dati, tanto
per dare una ridimensionata a quella cretina che non era altro.
Adesso
Kamura se ne era andato – finalmente – e Sana
se ne stava appoggiata alla parete, inclinando la testa all’indietro e
lasciando scoperta la pelle dolce del collo che lui aveva baciato così
tante
volte.
Piangeva.
Muoversi
per raggiungerla fu quasi istintivo.
L’afferrò per un polso ed ebbe la soddisfazione di vederle spalancare
gli occhi
per lo stupore.
La
trascinò con facilità – solo perché Sana era troppo
sconvolta per opporre qualsiasi resistenza - sino alla prima
porta che
trovò e la spinse dentro. La porta si apriva su una scala che portava
alla
cantina sottostante al locale.
La
fece appoggiare di spalle ad un muro – forse
sporco, forse semplicemente nero a causa dell’oscurità che la
circondava – e
trovò le sue labbra con una facilità strabiliante.
Sana
si lasciò baciare da quelle labbra esperte, che
desideravano soltanto farla impazzire – almeno, così pensava Sana –
mentre le
mani di Akito l’accarezzavano sotto quel vestito corto.
-
Akito… Akito… - lo chiamò lei strasognante.
-Stai
con me... – le disse soltanto lui, mentre le
faceva scivolare gli slip lungo le sue gambe e scendeva a baciarle il
collo con
foga, incidendo lievi morsi con i denti, giusto per marcare quella
pelle che
apparteneva soltanto a lui.
La
supplica contenuta nel suo tono di voce fece capire
a Sana che quel gesto, che quello che stavano facendo, era ciò di cui
entrambi
avevano bisogno in quel momento.
E
mentre lui si muoveva disperatamente dentro di lei –
emettendo gemiti di piacere e di sofferenza – si dimenticò di tutto il
resto.
-Stai con me… -
I've handled all my life
When you're looking still confused
Overcome by your too many tears
And I wanna be relieved
Be myself in everything
And I want my train
Shandon
– Revenge
*****************************************
Capitolo
scritto a tempo di record, ormai sono
diventata troppo brava a conciliare tutti gli impegni **vi prego cedete
a
questo penoso tentativo di farmi fare un po’ di complimenti**. Capitolo
lungo,
malinconico, introspettivo, incasinato e se qualcuna di voi trova
qualche altro
aggettivo si faccia avanti ^__^ Nemmeno posso credere a quello che ho
scritto,
Sana così disperata che non è nemmeno da lei, Naozumi così innamorato –
ci
mancava solo lui ad incasinare tutto di più – Kiky che capisce che
Akito ama
Sana, Akito che si comporta senza capire nemmeno lui quello che sta
facendo –
anche se forse si è adesso reso conto che Kiky era soltanto il
cosiddetto
chiodo scaccia chiodo, che però non ha funzionato poi benissimo vesta
la fine
del capitolo dove è tornato strisciando da Sana. Spero vi sia piaciuto
comunque, un paio di capitoli e si sistema tutto ^^
Ringraziamenti
:
_Rob_ :
addirittura
tutto d’un fiato, sarai a corto d’aria poverina ^__^ Sono felicissima
che ti
piaccia così tanto, un abbraccio tenero *__*
Tin_Tin:
Akituccio
bello si comporta così perché è un emerito idiota – come d’altronde la
stragrande maggioranza del genere maschile. Non ti preoccupare che
all’Ale i
finali tristi vanno di traverso, li faccio tornare insieme il prima
possibile,
ma non prima di averli fatti diventare matti per benino ^___^
Nanauccia: che
onore, la
tua prima recensione è stata per me? Ma sei carinissima ^__^ Akito ha
capito
che Sana è davvero innamorata di lui – anche perché in questo capitolo
l’ha
proprio sentita – solo che voleva prendersi la sua piccola rivincita
personale,
povero idiota! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, un bacio
92titti92: Akito
è
solitamente molto più bravo con i fatti, a dire il vero, quindi
sentirsi dire
da Sana che lo ama l’ha un po’ sconvolto e tutta la sua pazzia è uscita
fuori
in questo capitolo. Grazie come sempre dei complimenti, che sei un
tesoro te!
Studia (ho cominciato a farlo anch’io)! ^___-
bellina97: il
tempo l’ho
trovato, non potrei mai stare lontana da questo bel pezzo di manzo di
Akito e
dalla sua piccola Sana. Spero che il continuo ti sia piaciuto
altrettanto, un
bacio bella ^__^
GLoRi: Sana
ha
optato per piangersi addosso e come sempre mentre lei vegeta, tocca ad
Akito
svegliarsi – come hai acutamente osservato te, non si daranno mai una
mossa
insieme ‘sti due! ^^ Descrivere il POV di Akito mi piace davvero
tantissimo e
tra l’altro mi esce persino più naturale che con Sana, forse perché tra
i due è
quello sempre più coinvolto. Non piangere comunque, che tutto si
sistema gioia
^___^
Reby: spero
che ti
si sia chiarito qualcosa, anche se effettivamente ha tenuto un
atteggiamento
così incoerente che nemmeno lui – come ha detto a Kiky – sa il perché
si è
comportato così. Chi li capisce questi due? :D
Beatrix1291:
grazie! *-*
Quando leggo una recensione come la tua – esempio: non conosco molto
questo
Anime ecc… - mi sciolgo come un formaggino, perché se riesco a
coinvolgerti con
la storia di personaggi che non conosci moltissimo mi sento fiera di me
^__- Le
mie storie su HP sono perlopiù ff lunghe, anche se qualche shot l’ho
scritta.
Spero ti piacciano comunque, un bacione! ^^
Porpetta:
aggiorno di
lunedì perché è il giorno in cui mi sento più positiva verso il resto
del
mondo, visto che è appena passata la domenica e ho potuto dormire e
visto anche
che il lunedì a scuola non è pesantissimo :D – anche se la verifica di
Ragioneria di oggi mi ha sconvolta! Comunque, Sana non si merita di
essere
maltrattata? Questione di POV, credo che Akito sia convinto di si.
Tranquilla
che se questa fic finisce, ne sto gia scrivendo un'altra alla velocità
della
luce -__- **Shhh , prima si scrive e poi si parla!** e ne ho già in
mente
un’altra ancora, un po’ particolare… Che Dio mi aiuti! ^__^
Hermy95: al tuo
‘sta
Kiky come si permette di baciare Akito, sono scoppiata a ridere e non
so
nemmeno io perché, mi è piaciuto come l’hai detto… Ehm, scritto! ^__^
Non te la
prendere con Akito, povero, è innamorato e disperato… Cosa doveva fare?
^__-
Roby5b: cioè,
ti sei
divorata la storia? Era buona almeno? Aldilà di queste battute di
scadente
qualità, sono felicissima che la storia ti piaccia e anche che tu
riponga così
tanta fiducia nella sottoscritta che dovrà sistemare tutti i casini che
questi
due cretini hanno combinato ^^
Deb: la mia
tesora!
*-* Invece si che mi hai fatta sciogliere e voglio dirti una cosa:
quando leggi
qualcosa che non ti convince, me lo DEVI dire. È la funzione primaria
di ogni
recensione, sentirsi dire che la storia è bella ovviamente fa piacere,
ma tanti
consigli che mi sono stati dati nel corso degli anni mi hanno aiutata a
migliorare tantissimo e quindi continua così, fai solo il tuo lavoro di
recensitrice
(il fatto che Word mi dia errore questa parola vuol dire che me la sono
inventata io?). Ignorami… Kiky non è perfetta, solo che siccome la
odierete già
tutte quante – poverina! ç___ç – ho calcato un po’ sui pregi suoi nel
vano
tentativo di farvela piacere. Mi pare inutile aggiungere che non ci
sono
riuscita, SOB ç__ç Un bacione cara e grazie mille di tutto, come sempre
^__^
Yesterday: la
pazza per
eccellenza di EFP! Tra l’ansia da lettura, il fatto che Kiky ti piaccia
e che
questa sia una delle migliori fic su Kodocha, mi sono sciolta, ergo
vienimi a
raccogliere con uno straccio per i pavimenti! Spero di aver rimediato a
quel
pezzettino che non ti convinceva con questo capitolo che mi ha depressa
abbastanza mentre lo scrivevo, altrimenti ti autorizzo a fucilarmi
(quando hai
detto che la stagione della caccia è aperta ti ho vista in versione
militare,
con tanto di tuta mimetica – è inutile ormai mi hai contagiata! -___-)
Tranquilla comunque, che Storia fa quegli effetti ad ogni essere umano…
:D Sei
il solito tesoro, scrivi 4x4 che mi fai felice ^__^ Bacione! P.S. ci
hanno
bloccato il traffico aereo, a Tokio proprio non ci vogliono far andare
-_-
Deny1994: se tu
per
dolcemente intendi coltelli, schiaffi e sparatorie, siamo a cavallo! ^^
Scherzi
a parte, grazie mille per i complimenti, si sistema tutto tranquilla
^__-
Herj
Malfoy: ma…
Come tuo
marito? In tutti i nostri incontri, Draco non mi hai mai detto nulla
ç___ç
**ora SI, che sono depressa!** Finalmente una che capisce che Kiky ha
fatto
solo il suo interesse e che colui che si è comportato da idiota è stato
Akito.
Ma cosa ci dobbiamo fare con questo ragazzo, eh? Lo uccidiamo? :D
Grazie mille
di tutto, tantissimi bacini alla mia rivale in amore ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_
:
tranquilla
mia diletta, so che mi sei fedele ^_^ Un attentato a Kiky? Mi sono
rotolata a
terra dalle risate, che hai intenzione di fare a quella povera ragazza?
Dai che
soffrirà e ti sentirai incredibilmente appagata ^__- Ti ringrazio per i
complimenti ^_^
Eccoci
qui, è bellissimo spendere un po’ di tempo a
rispondere alle vostre recensioni, mi sento tanto felice quando ho
finito,
soprattutto perché siete così carine tutte quante ^_^
Ringrazio
tutte le persone che hanno inserito questa
storia tra le Seguite e le Preferite (che
sono
davvero tantissime e che per questioni di tempo non posso citare!) E
anche
quelle otto persone che l’hanno inserita tra le storie da
ricordare,
quindi : akane_val, Beatrix1291, dancemylife,
Franny97, Herj Malfoy , jee,
Lala69, Serenity_chan
Grazie
a tutti, appuntamento al prossimo capitolo che
sarà anche il penultimo, dove comincerete a sopportarmi mentre
piagnucolerò
come una bambina :D
Bacioni
a tutti
Ale69
|
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Capitolo 7 *** Stop breathing ***
My Sorrow
L’aveva
aiutata a rivestirsi, sistemandole la spallina
di quel vestito nero che le stava così maledettamente bene e che lui,
paradossalmente, aveva desiderato toglierle sin da quando i loro occhi
si erano
incontrati a mezz’aria, aldilà di tutte quelle luci, di tutti quei
colori che
li dividevano.
Si erano
scambiati un lungo sguardo, senza parlare,
ovviamente, come sempre, ma tra quelle iridi dorate Sana era riuscita a
cogliere
tante di quelle domande che forse una vita intera non sarebbe mai
bastata per
poter rispondere.
“Che
cosa significa quello che è appena successo?”,
“Ti prego no, te ne stai andando?”, “Ma perché non capisci che ti
amo?”,
“Adesso con che coraggio dirò in giro che è lei la mia ragazza?”. E
poi, più
ancora di tutto, più ancora di quelle frasi urlate nella testa di Akito
che lei
sentiva così perfettamente, quel “Stai con me”, che le scivolava lungo
la pelle
del corpo come una supplica.
Akito si
era schiarito la voce e poi aveva parlato. Le
sue parole erano state così diverse da quello che lei si era aspettata
– Ti
accompagno da Kamura, ti starà aspettando no? –
Sana
aveva annuito, silenziosa, incapace di fare altro
– Si –
E quando
erano usciti da quello scantinato buio, i
vestiti spiegazzati, i capelli arruffati e le espressioni del viso
sconvolte,
erano stati catapultati in un posto dove la musica alta e lo
schiamazzare di
persone divertite non rendeva loro possibile capire nulla.
Kamura
era poco distante da loro, si guardava in giro
con aria quasi disperata e sicuramente preoccupata. Quando aveva visto
Sana – e
per di più, quando aveva visto Sana, accanto ad Akito, con
quell’espressione
inconfondibile stampata in faccia – si era imbronciato ed era corso
verso di
loro.
-Dov’eri
finita, Sana?- le aveva chiesto sconvolto e
poi si era girato verso Akito – Che cosa le hai fatto? Non ti bastava
averla
già fatta stare male stasera? Io ti ammazzo...-
Naozumi
gli si era parato davanti e gli aveva sferrato
un pugno nello stomaco. Akito a malapena era indietreggiato e,
successivamente,
si era limitato a scrutarlo con uno sguardo di minima considerazione.
Dopodiché
aveva osservato Sana – “Chiedimi di restare
con te” – che aveva risposto al suo sguardo con occhi disperati – “Non
te ne
andare, ti prego” – e, dopo aver constatato che la sua presenza lì era
quanto
meno inutile, se n’era andato via.
Naozumi
aveva afferrato Sana per un braccio – Avanti,
ti riporto a casa - .
Erano
usciti dal locale e lui non le aveva più rivolto
nemmeno una parola.
Capitolo 7: Stop breathing
I wanted
I wanted you to stay
'Cause I needed
I need to hear you say
That I love you
I have loved you all along
And I forgive you
For being away for far too
long
Far Away
– Nickelback
-Sana?-
Guardava
distrattamente il tabellone pubblicitario che
riportava, sfacciato, il suo stesso volto tutto intento a pubblicizzare
una
nota marca di occhiali da sole. Occhiali che tra l’altro aveva giusto
nella sua
borsa, buttati alla rinfusa come le altre mille cavolate che si portava
sempre
dietro.
“Ma
come faccio a focalizzarmi su queste
sciocchezze dopo quello che è successo ieri sera?” si chiese tra
sé, più
triste che mai.
La scia
di baci che le aveva tracciato partendo dalla
sua spalla sino a perdersi sul suo seno, l’aveva fatta ansimare ed
urlare,
tanto era il desiderio che aveva di lui.
“Ho
fatto l’amore con Akito. Lui ha la ragazza”.
Sospirò,
mescolando lo zucchero in modo che si
sciogliesse nel tè ancora caldissimo che stava aspettando di bere.
“Forse...
Forse...” azzardò
nella
sua testa, la paura di concludere quella frase entrò nel suo corpo e le
stritolò il cuore in una morsa “Forse, sarebbe meglio che Akito
continuasse
a stare insieme a quell’oca di Kiky. Almeno lei sa quello che vuole”.
Tornò
a guardare fuori dalla vetrata : frotte di
persone affaccendate occupavano ora i marciapiedi di Tokyo. Era l’ora
di
pranzo, più che naturale quindi che tutti corressero verso gli uffici
per
riprendere a lavorare. Sana sospirò ancora.
Lui le
aveva posato una mano sulle labbra e ad un
millimetro dal suo orecchio le aveva sussurrato un –Piano Sana, ci
sentiranno –
e poi l’aveva liberata, consentendole di respirare, finalmente. Le
girava la
testa. Troppe, troppe emozioni.
Sana
sospirò.
Quel
pomeriggio – come se per la testa non avesse già
abbastanza pensieri, dannazione - avrebbe dovuto dare la risposta a
Rei.
Partire o rimanere a Tokyo?
Sana non sapeva decisamente cosa fare.
“Al solo
pensiero di rimanere lontana da Akito mi
sento morire”.
Sobbalzò.
Lui le
aveva sfregato la punta del naso sul collo,
assaporando tutto il suo profumo dolcissimo e ancora le aveva chiesto –
Rimani
con me – come se fosse concepibile soltanto il pensiero di andarsene.
Come se
avesse potuto scappare dalla sua presa salda, che per la prima volta da
giorni
le dava la sensazione di essere finalmente ancora viva.
-Sana,
ma ci sei? Terra chiama Sana! – la chiamò secca
Fuka, sbattendo il libro sul tavolo del bar in cui si trovavano.
Sana
tornò al mondo dei vivi – Oh, Fuka! Dimmi...-
-Sana,
non va bene così. Vorrei chiederti che cosa ti
passa per la testa, ma dal tuo sguardo non ne ho bisogno. Si può sapere
che è
successo tra te e Akito? – le domandò Fuka, con il suo solito
accento
particolare che anche con gli anni non era per nulla cambiato.
-Niente
Fuka, niente – le disse Sana, che ripensando
allo strano modo di parlare dell’amica era riuscita a recuperare un
sorriso,
seppur flebile.
-Sana...
– iniziò quella – Sana io so tutto di voi –
A
Sana cominciò a battere il cuore nel petto ad una
velocità impensabile. La ragazza avvertì un forte senso di nausea e
cominciò a
girarle vorticosamente anche la testa – Cosa intendi dire? – fu tutto
quello
che riuscì a proferire.
“Respira
Sana, ricordati che devi respirare”.
Ultimamente,
non si sarebbe riuscita a spiegare
perché, ma respirare era diventato improvvisamente complicatissimo. E
nemmeno
poi tanto necessario.
Sentirlo
tremare tra le proprie braccia, stremato,
mentre si accasciava sopra di lei, era come morire. Si era sentita
morire. E
quando lui era uscito da lei, abbandonandola sola a quella parete
fredda e
scura, vivere aveva improvvisamente perso significato.
-Intendo
dire che lo so che in questi mesi vi siete
frequentati e che stavate insieme. Non sono cieca Sana. Lo vedevo
quando vi
sfioravate le mani o quando vi guardavate con sguardo complice. A
dirtela
tutta, non sono rimasta nemmeno tanto sorpresa – le disse Fuka,
giocherellando
con il suo portachiavi dell’auto. Fuka aveva già preso anche la
patente, come
tutto il resto, a tempo di record.
Sana
non sapeva cosa dire. Fu infatti l’altra a
continuare a parlare – Poi quando settimana scorsa ho visto quella
maledetta
oca di Kiky andare li a chiedergli di uscire, avrei scommesso tutto
quello che
ho che lui rifiutasse. E invece ha accettato, il che mi lascia
intendere che
tra di voi sia accaduto qualcosa di spiacevole. Poi li ho visti insieme
a
scuola e, se possibile, la confusione che avevo in testa è andata
aumentando –
Come
Fuka riuscisse a parlare usando una simile
proprietà di linguaggio anche quando ci si sarebbe voluti alzare
insieme a
spaccare tutto, sarebbe sempre rimasto un mistero.
-Vuoi
parlarmene, Sana?-
Passarono
diversi minuti, o forse ore, prima che Sana
riuscisse a proferire parole. Il suo te era diventato freddo e aveva
smesso di
fumare. Mandò giù un lungo sorso del suo infuso e cercò di assaporarne
tutto il
gusto. Peccato che l’unica cosa che Sana riuscisse ad avvertire era un
forte
sapore amaro. Amaro, come erano state amare le parole di Akito una
settimana
prima.
-
Gli ho detto che lo amo...– disse infine, in un
sospiro.
Fuka
la guardò sorridendo – Benone e lui cosa ti ha
risposto? –
-
Lui mi ha detto di andarmene via –
Fu
palese che Fuka ci fosse rimasta male – Ma come
sarebbe a dire? –
Sana
rimase in silenzio a fissare il lucido tavolo
rosso del locale. Alcuni ragazzetti poco distanti da loro la
riconobbero come
la beniamina della televisione.
-Ma
no, Sana è sempre allegra, quella ragazza
invece è tristissima. Non può essere Sana – una ragazzetta
dall’aria
sveglia rimbeccò i suoi amici.
“Pure
i bambini se ne rendono conto” si disse
tra se Sana.
-Vedi
Fuka... Io e Akito siamo stati insieme... -
cercò di spiegarle, allusiva. Fuka inizialmente ne rimase
sorpresa ma poi
annuì – Quando sabato scorso ha nevicato, i suoi erano fuori città e mi
ha
invitato a passare il weekend da lui. E insomma...-
Arrossì
al ricordo.
-Avete
fatto l’amore – concluse Fuka, per nulla a
disagio.
Sana
ringraziò mentalmente il fatto che la sua amica
fosse così sveglia – Si – annuì - E lui mi ha chiamata amore mentre...
Mentre
noi... Si, insomma hai capito... – sospirò – La mattina dopo, gli ho
stupidamente chiesto spiegazioni e siamo finiti a parlare di un
argomento che
abbiamo cercato di tenere lontano da noi, sempre –
-Ossia
la vostra situazione –
Sana
annuì – Esatto. Alla fine Akito mi ha rinfacciato
il fatto che noi due non stavamo insieme e che quindi non aveva impegni
nei
miei confronti e che quindi quella frase era soltanto una cosa così,
detta in un momento così –
Il
dolore che aveva sentito era ancora molto vivo
dentro di lei.
-Il
solito orgoglioso – Fuka parve indispettita. Sana
capì che cominciava ad arrabbiarsi.
Sana
scosse la testa – No Fuka. La colpa è stata mia –
-Che
intendi dire? –
Sana
sospirò – Dopo che lui mi ha detto tutto questo,
mi ha detto anche che mi ama –
-COSA?-
Tutto
il locale si voltò nella loro direzione. Fuka
aveva rovesciato la sua tazza di cioccolata per terra e per un soffio
era
riuscita a salvarla dallo schiantarsi sul pavimento.
Il
cameriere fu da loro in meno di un secondo e si
affrettò a pulire tutto.
-Le
chiedo scusa signore – disse Fuka, ma quello si
limitò a sorriderle educatamente.
-
Fuka ricomponiti per l’amore del cielo. Ci stanno
guardando tutti –
-Sana
ma ti rendi conto della notizia bomba che mi hai
sparato? E tu, tu che hai fatto? Gli hai detto che lo ami anche tu,
giusto? –
-
No. Io... – Sana tremò e si ripeté nella testa che
era una cretina – Io me ne sono andata –
Fuka
parve irritarsi ancora di più, ma lasciò che Sana
continuasse il suo racconto e non la interruppe.
-Che
io lo amo gliel’ho detto qualche giorno fa,
quando lui è tornato dal primo appuntamento con Kiky. Mi sono fatta
trovare
davanti a casa sua, pioveva a dirotto. Ho visto che prima di lasciarsi,
lui e
Kiky si sono baciati. Tu non sai nemmeno quanto stavo soffrendo in quel
momento. Poi gli ho detto che lo amo, l’ho baciato e lui inizialmente
ha
ricambiato. Ma alla fine...- Sana aveva gli occhi colmi di lacrime –
Alla fine
mi ha detto di andarmene ed è corso in casa –
Fuka
durante il racconto aveva attraversato diverse
fasi : da quella sorpresa, a quella sconvolta per concludere con quella
“semplicemente
furiosa”.
-Ma
Sana! – sbottò – Perché? Perché per tutto
questo tempo hai mantenuto la tua storia con Akito nascosta? Perché
avete
vissuto sempre come amanti? Avete rovinato tutto prima ancora che
nascesse
qualcosa –
Sana
aveva cominciato a piangere, silenziosamente,
mentre abbandonava la testa sulle sue braccia, lasciate conserte sul
tavolo
-Non è finita qui. Ieri sera... – sospirò e poi raccolse tutto il
coraggio che aveva per concludere e raccontare alla sua amica la parte
più spinosa
del racconto – Ieri sera sono uscita con Naozumi – alzò una mano per
bloccare
Fuka che stava sicuramente per ribattere qualcosa – Siamo andati nel
nuovo
locale che hanno inaugurato in centro. C’erano anche Akito e Kiky –
azzardò,
scoccando uno sguardo sbieco a Fuka che, come si aspettava si portò una
mano
alla bocca – Io... Io ho bevuto un po’ e ho cominciato a ballare con
Naozumi.
Akito non mi toglieva gli occhi di dosso – ammise, rabbrividendo al
pensiero di
quegli occhi caldi che l’accarezzavano in un lungo sguardo – Poi ho
visto che
baciava Kiky e si è voltato a guardarmi –
Fuka
si imbronciò – Che idiota, se la poteva
proprio risparmiare! Quasi mi dispiace per Kiky! Si vede
proprio che ha
completamente perso il lume della ragione–
Sana
annuì – Comunque, lei poi se ne è andata e io
sono scoppiata a piangere. Naozumi mi ha portata lontano dalla pista e
mi ha
chiesto delle cose e... E... – singhiozzò.
Fuka
parve preoccupata – Che è successo poi Sana? –
Quella
alzò di scatto la testa per guardarla – E...
Fuka io credo che Naozumi sia innamorato di me – ammise, tornando a
puntare i
suoi occhioni sul tavolo davanti a sé.
Lo
sguardo sarcastico di Fuka bastava da sé come
risposta.
-Comunque,
poi lui è andato in bagno ed è arrivato
Akito – un tremito le attraversò la voce al solo pensiero di quello che
era
successo dopo– Mi ha afferrata per un braccio e mi ha portata
nello
scantinato sotto il locale e... Noi... – Sana arrossì, nascondendosi il
viso
tra le mani.
Fuka
spalancò la bocca in maniera davvero poco
elegante – Dimmi che non l’avete fatto... Sana, dimmi che non hai fatto
l’amore
con Akito, ti prego –
Sana
annuì.
-Ma
Sana! – esplose lei. La ragazza non capì se Fuka
fosse più arrabbiata o più sconvolta dalla rivelazione della sua amica.
Alla
fine Sana pensò che si trattasse di un equo mix di emozioni.
La
ragazza scosse la testa convulsamente – Dimmi
cosa fare, dimmi cosa fare Fuka – le domandò, confusa.
-Sana,
io... Io davvero non so cosa consigliarti–
ammise l’amica, presa per la prima volta in vita sua in contropiede.
Capitava
troppo raramente che Fuka rimanesse senza parole e quella debolezza
colse
impreparata anche lei.
Sana
scosse il capo – Come se non bastasse Rei mi ha
detto che c’è un lavoro che mi aspetta a Los Angeles, dopo la fine
della
scuola. Dimmi cosa fare –
Fuka
aprì la bocca per rispondere, ma venne presto
interrotta dall’arrivo di Aya e Hisae, che pareva veramente incavolata.
Sana
si ricompose subito e si stampò in faccia il suo
solito sorriso di sempre.
-Ciao
ragazze –
-Ciao!
– risposero Sana e Fuka all’unisono, un po’ giù
di tono.
-Ho
litigato con Gomi. Se ne è uscito fuori che gli dà
fastidio che esco con il mio ragazzo, è mai possibile? – sbuffò Hisae,
per poi
ordinare un caffè con tanta panna al cameriere.
Fuka
si alzò in piedi – Ma che avete tutti? Hisae ma
possibile che tu non ti sia ancora accorta che Gomi è perdutamente
innamorato
di te? Tu e Sana siete tue totali stordite... Avessi io la vostra
fortuna,
invece non me ne va mai bene una –
Sana
era sconvolta. Hisae era senza parole. Aya era
scandalizzata.
-
Fuka, dai... Calmati! – disse quest’ultima.
-No,
adesso mi sono stancata. Devo andare, ci vediamo
domattina a scuola! –
E
detto questo se ne andò.
Dannate
le sue amiche, dannate quelle imbranate che non
si rendevano conto della fortuna che la vita aveva deciso di regalare
loro e
che stavano sprecando.
Fuka
tirò fuori il cellulare e compose un numero.
Attese
alcuni squilli, poi finalmente l’altro rispose.
-Pronto?
Pronto Tsuyoshi, sono Fuka – lo salutò.
Silenzio.
-Si
tutto bene, senti... Devo parlarti di Sana e
Akito...-
Silenzio.
-Si,
sono due maledetti idioti. Incontriamoci tra
mezzora al parco Tsuyoshi –
Silenzio.
-Si,
va bene. A più tardi –
Salutato
il suo amico, Fuka riprese a camminare.
Se
quei due dannati imbecilli non fossero riusciti a
sistemare i loro affari, era arrivato il momento di agire. E sarebbe
arrivata lei
a sistemare la questione.
*
-Ma
chi cavolo è? – sbottò Akito, che mezzo nudo
scendeva le scale per andare ad aprire la porta. Qualcuno stava
bussando
abbastanza insistentemente.
-
Akito, maledizione apri questa porta! –
Tsuyoshi.
Akito
sbuffò – Tsuyoshi che cazzo vuoi, stavo
dormendo! –
Aprì
la porta e si trovò faccia a faccia con il suo
amico, che era semplicemente furioso.
“Che
diavolo ho fatto stavolta?”
-Stavi
dormendo di mercoledì pomeriggio? Domani
abbiamo il compito di Scienze – lo rimbeccò Tsuyoshi, più scocciato di
Akito
che era stato svegliato.
-Appunto.
Se mi facessi il santo favore di levarti dai
piedi, io mi metterei a studiare – ringhiò.
-Eh
no carino. Non ti libererai di me tanto facilmente
oggi. Devo sgridarti –
“E
ti pareva. Ci gioco quello che vuoi che
riguarda...”
-Sana!-
“Appunto”
-Che
cosa le hai fatto?-
Akito
si incupì, si fece in disparte per lasciargli
intendere che poteva entrare. Si accomodarono in salotto, sul divano,
mentre
Tsuyoshi non smetteva un attimo di fissarlo.
-Che
cosa sai tu?- gli domandò Akito dopo un infinito
momento.
-Tutto.
Ho parlato con Fuka che ha parlato con Sana
che ha parlato con te –
Ecco,
erano esattamente tutti questi passaggi che non
gli piacevano. Anche perché, ora che il messaggio arrivava alla fine,
era
inevitabilmente distorto.
-Okay.
Allora se sai già tutto perché mi chiedi “Cosa
le hai fatto?” –
Tsuyoshi
lo guardò per un lungo istante – Akito, le
hai detto che la ami. Lei ti ha detto che ti ama. Ieri sera siete pure
stati
insieme, nonostante, da quello che so io, tu fossi uscito con Kiky.
Perché non
siete capaci di vivervi la vostra storia in santa pace senza
complicarvi la
vita? –
Colpito
e affondato.
Akito
rimase in silenzio.
-Io...
Io non lo so davvero – rispose, per la prima
volta sincero. Capitava raramente che Akito permettesse a qualcuno di
leggere
quello che passava per la sua testa e che rendesse visibile ciò
all’interno dei
suoi occhi. Il più delle volte era capitato che questa persona fosse
Tsuyoshi,
appunto, e non solo perché lo reputava il suo migliore amico. Tsuyoshi
era
capace di sentire le parole che Akito non diceva. Solo un’altra persona
al
mondo era capace di fare questo. Sana. Solo che ora lei non era lì con
lui.
Comunque,
adesso si era scoperto e, Akito lo sapeva,
Tsuyoshi sarebbe arrivato fino in fondo.
-
Akito, Fuka mi ha chiesto di giurarle di non dirti
niente, ma... – si interruppe, stavolta davvero indeciso.
Akito
gli rivolse uno sguardo interrogativo,
abbastanza preoccupato.
-Ma?
Cosa c’è?-
-
Akito, Sana forse partirà per Los Angeles per
lavoro. Subito dopo la fine della scuola. Non ha firmato ancora nessun
contratto. Non sa cosa fare –
Akito,
immaginandosi la scena di Sana che partiva,
all’aeroporto, ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Il pensiero
di
vederla andare via, ancora, lo fece inspiegabilmente soffrire.
Ma
Tsuyoshi continuò ad imperversare – E’ quello che
vuoi, Akito, vederla partire ancora? –
Akito
si alzò in piedi di scatto, strinse i pugni e
urlò – Secondo te, Tsuyoshi? Secondo te cosa provo io al pensiero di
non
poterla più vedere, al pensiero di non poterla più baciare, stringere,
al
pensiero di non farci più l’amore? – ispirò – Mi sento morire, quasi smetto
di respirare, contento? –
Tsuyoshi
fissò lo sguardo a terra ed attese alcuni
istanti prima di parlare. Si ritrovò addirittura a pensare che se
avesse
sommato tutto il tempo che le persone passavano in silenzio, avrebbero
potuto
vivere un’altra vita.
-
Ma, allora perché quando ti ha detto che ti amava tu
l’hai respinta? – azzardò.
Akito
scattò – Perché...- E si spense.
Perché
voleva vendicarsi? Perché desiderava soltanto
vederla stare male come era stato male lui quando le aveva aperto il
suo cuore
e l’aveva vista andare via?
No,
la realtà era che non lo sapeva nemmeno lui perché
avesse reagito così.
La
realtà è che non sempre il cuore e la testa
ragionano allo stesso modo.
Si
accorse a malapena di Tsuyoshi che indossava la
giacca per uscire di casa – Telefonale Akito. Telefonale e facci
pace,
prima che sia troppo tardi –
La
faceva facile lui. Tsuyoshi non si era mai
vergognato di mostrare i propri sentimenti, di viverli e a volte anche
di sbagliare.
Ma
lui, Akito, era troppo orgoglioso.
Facci.
Pace. Non le
aveva
mica rubato le caramelle, dannazione. A quanto sembrava, non
erano più
due bambini delle elementari, per la miseria.
“E
adesso, che diavolo faccio?”
Prese
in mano il telefono e compose un numero.
*
Il
vento le scompigliò simpaticamente i capelli. Aveva
indossato una gonna abbastanza leggera. Forse troppo leggera visto il
freddo
che faceva quel giorno, ma non le importava poi tanto. Era talmente
felice che
lui l’avesse chiamata, che quasi si era precipitata fuori di casa in
mutande.
Magari
voleva scusarsi...
Stava
appoggiata alla corteccia di un albero, mentre
lo guardava avvicinarsi, bello come lo era sempre stato, bello come lo
aveva
sempre sognato, fin dalla prima volta che lo aveva visto, un paio
d’anni prima.
Era stato amore a prima vista, così amava chiamarlo lei, ma non era mai
riuscita ad avvicinarsi a lui per chiedergli di uscire. Solo qualche
mese
prima, raccolto tutto il suo coraggio a due mani, gli si era avvicinata
per
parlargli. Il fatto che lui manco le avesse risposto, aveva creato un
cratere
nel suo cuore. Ma come si dice, la pazienza a lungo andare deve pur
venir
premiata, e così era stato.
Quando
una settimana prima aveva accettato il suo
invito ad uscire insieme, non ci aveva nemmeno creduto. Era corsa dalla
sua
migliore amica urlando “Tirami un pizzicotto, sto sognando ad occhi
aperti”.
Invece era la realtà.
Quella sera,
seppur
un po’ troppo sfacciata – lo sapeva bene lei - aveva trovato il
coraggio
di baciarlo, un bacio casto, giusto un leggero sfiorarsi di labbra che
però
l’aveva mandata in estasi. E quando lui aveva risposto, seppur
debolmente, le
era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Ma
la sera prima era stato tutto così dannatamente
perfetto che Kiky si era domandata dove fosse la fregatura. E infatti
era
arrivata, puntuale come la morte.
Akito
l’aveva trasformata in un oggetto, solo per
poter ottenere una reazione da quella stordita di Kurata, che ancora
non
capiva... O forse capiva fin troppo bene.
No, non
è possibile.
-Ciao,
Hayama! –
Stronza.
Kiky
sventolò la sua mano in direzione del ragazzo,
che le rispose con un freddo cenno del capo.
“E
adesso che succede?” si chiese lei
confusamente, non sapendo come interpretare quel suo gelo.
Sana
Kurata era una maledettissima stronza.
-Senti,
io ti devo parlare...-
Da
quel poco di esperienza che aveva, sapeva che
quando un ragazzo cominciava una frase con quelle quattro parole, non
poteva
che finire male.
Un
soffio di vento fece increspare l’acqua di un
fiumiciattolo lì vicino e le pizzicò gli occhi, facendoli riempire di
lacrime.
“Non
dire fesserie Kiky, non è il vento”.
Si
sforzò di sorridere – Dimmi –
Akito
sembrava impacciato, se solo fosse stata forte
lo avrebbe sollevato da quel momento di imbarazzo e lo avrebbe
congedato, in
modo da potersene tornare a casa sua e risparmiarsi patetiche scuse.
-Ecco...
Sai che noi due abbiamo cominciato ad uscire
insieme, a frequentarci insomma. Stiamo insieme a scuola, ci teniamo
per
mano... –
-Certo!
– gli rispose lei, con un grande sorriso.
“Quanto
sei falsa, Kiky”.
-Io...
– lui parve indeciso – Io non penso sia più una
buona idea, ecco –
Dopotutto,
da quando un gesto intimo come un tenero
intreccio di dita tremanti, poteva considerarsi “Stare insieme”?
Sciocco era
chi soltanto si era azzardato a pensarlo.
-Ah,
si immaginavo che prima o poi sarebbe successo –
Ancora
che sorrideva, ma dove diavolo trovava tutta
quella forza?
Akito
parve sorpreso – Come?-
Il
sorriso sul volto di Kiky si allargò ancora di più,
sempre che questo fosse possibile – Ti ho detto che pensavo che tu
fossi
innamorato di quella ragazza, Sana. Diciamo che dopo ieri sera ne ho
avuto la
conferma – non diede il tempo ad Akito di ribattere – Perché è
per lei
che mi stai scaricando, no? –
Akito
abbassò lo sguardo, ma non rispose. Non che ce
ne fosse più bisogno, dato che Kiky era tutt’altro che stupida,
purtroppo.
“Vorrei
tanto essere nata meno intelligente. Almeno
le persone potrebbero fregarmi su alcune cose e io non capirei, mi
limiterei a
subire e magari senza nemmeno soffrirci” si disse Kiky, parando il
colpo
con tutta la forza che aveva in corpo.
-E’
tutto, Akito? –
-
Io... Io credo di si – disse semplicemente lui.
-Allora
ti saluto –
Kiky
corse via, velocemente. E questa volta le lacrime
sfondarono la barriera dei suoi occhi e cominciarono a rigarle le
guancie. E il
freddo le faceva rabbrividire la pelle del viso, ora bagnata.
-
Dannata, dannata me che mi affeziono troppo alle
persone. E dannato Akito Hayama, che per capire quello che vuole dalla
vita, si
è sentito in diritto di giocare con me –
Persino
il vento, in quel momento, divenne più
clemente, rispettoso di quella ragazza che se ne scappava via con il
cuore a
pezzi.
*
Sana
rimase a fissare il contratto poggiato sulla sua
scrivania.
Mancava
soltanto la sua firma, ma la decisione in
realtà era presa e di conseguenza mancava solo una cosa da fare.
Afferrò
di slancio il suo cellulare e cercò il nome di
Akito nella rubrica. Lo chiamò.
Aveva
compiuto queste semplici azioni velocemente, in
modo da non potersi soffermare a pensare a quello che stava facendo.
-Pronto?-
-Pronto
Akito? Sono Sana...-
*
Il
dolore nel sentire la sua voce era paragonabile
soltanto a quello di una spada conficcata dritta nel cuore. Anzi, visto
che il
dolore non è percepibile perché la morte avviene immediatamente, Akito
non fu
capace di trovare un paragone.
-Ciao
Kurata – la salutò cercando di restare
impassibile, ma la sua voce tradiva la solita dolcezza riservata a lei.
A
lei soltanto.
*
Dopo
avergli chiesto come stava ed essersi sentita
rispondere un laconico “Bene”, era arrivato il momento di dirgli
la
verità, in modo che lui sapesse che la loro storia era davvero finita,
che non
doveva più pensare a lei e che poteva dedicarsi semplicemente a pensare
al suo
futuro. Magari con Kiky.
-
Akito ti devo dire una cosa –
*
Lui
sperava con tutto il cuore che la cosa che lei gli
voleva dire non fosse quella che pensava lui. Tsuyoshi gli aveva detto
che
aveva ricevuto una proposta di lavoro da Los Angeles, non che aveva
accettato.
“Magari
l’ha già fatto” si disse Akito,
tremando convulsamente.
-Dimmi
–
*
Sana
aveva ispirato forte, tutta l’aria che potevano
contenere i suoi polmoni, in modo da chetare quel tremore che
improvvisamente
si era impadronito del suo corpo.
-
Akito ho ricevuto una proposta di lavoro a Los
Angeles. E io ho deciso di partire –
This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there's just one
left
'Cause you know,
you know, you know
That I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with
me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore
Far Away – Nickelback
***************************************************************
Ancora
un capitolo e poi finalmente la smetterò di
rompervi l’anima con questo scempio di storia. Questo capitolo lo
scrissi
addirittura dopo l’Epilogo – che sarà il prossimo – ma prima
dello scorso capitolo, quindi vedete voi il casino che ho dovuto fare
per
riadattarlo. A dire la verità è uscito fuori completamente diverso dal
progetto
iniziale e non proprio come volevo io, ma amen. Infatti, nella bozza
che mi ero
fatta, Sana doveva parlare con Mama e non con Fuka, ma alla fine mi è
uscito
fuori così, tutto da solo. E anche la scena tra Akito e Kiky non era
prevista,
ma è arrivata e ho ritenuto giusto tenerla perché è uno dei pezzi che
io stessa
preferisco ^__^ Ho fatto bene? Ah, anche la parte finale della
telefonata tra
Sana e Akito non era proprio così. Insomma, mentre per gli altri
capitolo sono
stata fedele alla mia scaletta iniziale, questo ne è uscito
completamente
stravolto, ma ha comunque adempiuto alla sua funzione e cioè quella di
far
ragionare i nostri amici e di comunicare ad Akito che Sana sta facendo
armi e
bagagli e SE NE STA ANDANDO! ^__^
Passiamo
ai ringraziamenti:
kiss88: un
complimento è sempre ben accetto e mi fa sempre riempire il cuore
di
tanta dolcezza. Sono contenta di sapere che hai avuto la pazienza di
seguirmi
sin dal primo capitolo. Ancora uno e tutto si sistema. Grazie mille ^__^
92titti92: ma
grazie, io
quasi piango di gioia quando leggo che addirittura non hai trovato
aggettivi –
faceva talmente schifo? :D Lasciami perdere. Si chiariranno nel
prossimo
capitolo, come da rito, ovviamente, credevi eh che non vi facessi
patire fino
all’ultimo? Un bacione e STUDIA! ^^
Guid : che
finisca
tutto bene è scontato, direi, perché proprio i finali tristi non li
sopporto –
ci ho provato a scrivere qualcosa che finisce male, ma ho cestinato
tutto
perché... BRRR! Grazie mille del tuo sostegno, un bacione ^__^
GLoRi: ah che
bello,
sapere che ci sarà ancora qualcuna che si subirà i miei deliri scritti
su carta
^__^ Ma sai che le prime righe della tua recensione mi hanno fatto
proprio
tanto piacere? Perché per trovare la canzone adatta mi sono scervellata
come
una pazza e anche le frasi in corsivo io le metto li chiedendomi
“Chissà
se qualcuno le coglie”. Ma meno male che ci sei tu ^_^ Un bacione!
Bellina97: la
parte
cinica di me risponde alla tua frase dicendo “Dettagli”. Naozumi
proprio lo
odio, mentre per Fuka ci sono tracce di redenzione, quel ragazzo
proprio mi da
sui nervi. Bacino ^_^
_cindygirl: oh
beh, se il
fatto che lui sia idiota, che i loro amici siano dei ficcanaso e che
Sana stia
per partire, tu la chiami “svolta”, si c’è stata! :D Deliri a parte,
spero di
non deluderti con il prossimo capitolo, bacione ^__^
_makkia: ecco
cosa
succede tra di loro, una telefonata e via. La tua recensione è davvero
lusinghiera, io non mi merito tanti complimenti ^////^ Però se proprio
insisti,
continua pure che mi fanno piacere. Un bacino dolce ^__^
Tin_Tin: ma
grazie!
Sei sempre incredibilmente gentile con me, e mi dici solo cose belle.
Mi hai
fatto talmente tanti complimenti nel tuo commento che sono arrossita.
Davvero
ti è piaciuto tanto, che tesoro! ^_^ A me dispiace solo per Kiky – ma
nemmeno
poi tanto – mentre per Naozumi proprio per niente perché io lo odio con
tutto
il cuore. Un bacione ^__^
Deb:
tesoro! ^^
“Pausa studio con fanfic” credo sia una pausa a cui poche di noi
resistono.
Grazie mille come sempre! ^^ Allora... Kiky in versione Mary Sue mi ha
fatto
crepare dalle risate perché me la sono immaginata proprio e ho detto
“Ok,
basta”. Io in realtà credo che lei sia stata molto ipocrita, pur di
stare con
Akito ha finto che lui non provasse nulla per Sana quando invece sapeva
che le
cose stavano così. Aldilà, il vero addio tra lei e Akito l’hai trovato
in
questo capitolo e ho tirato un sospirone perché mi sono detta “Così la
Deb
tirerà fuori trombettine e striscioni e comincerà a danzare”. Ce la
siamo tolti
dalle balle, ecco! Un bacione tesoro! ^___^
Yesterday: la
pazza!
Cioè, uno cerca di spargere un po’ di romanticismo su questa dannata
storia e
tu arrivi a smontarmi “Secondo me comunque il muro era sporco”. Vabbè,
almeno
mi hai fatta ridere. Comunque grazie per aver detto che ci sono parti
che sono
vera poesia – mi fai arrossire – e per il complimento sull’Italiano con
la I
maiuscola – per quanto mi sforzi, proprio non ci riesco a leggere le FF
che hanno
errori di grammatica colossali. Il fatto che siamo sulla stessa
lunghezza
d’onda mi preoccupa, visto che tu non sei propriamente normale (e il
discorso
“a ballare la conga” ne è la prova!). Va là, che tutto si sistema. Sei
il
solito tesoro, un bacio ^__^ P.S. Ma Akito coniglietto puccipucci con
la
camicia è troppo *SBAAV* scusa, come resistere?
Favola08:
addirittura,
grazie per quello che scrivi? Ma così mi fai piangere! ^^ Naozumi lo
detesto
anch’io e dopo l’incipit di questo capitolo lo odierai ancora di più. E
comunque si, l’orgoglio è una mina vagante, infatti temo che abbia già
combinato abbastanza danni in questa FF. Patiranno ancora per poco,
perché
voglio tropo bene a Sana e Akito per farli star male ancora. Un bacino
^__^
Hermy95: certe
recensioni
sono come commedie, mi fanno sempre divertire ^^ Grazie mille per i
complimenti, sono contenta che Sana ti abbia fatto tenerezza,
poveraccia si
ritrova pure tra due fuochi in questo capitolo. Un bacione ^_^
_Rob_: li
facciamo
soffrire ancora un po’ e poi li rimettiamo insieme, com’è giusto che
sia!
Grazie mille di tutto e vada anche per l’eccesso di “o” Un bacione ^__^
Roby5b: ^//^
ma
grazie! Quando ho parlato di aggettivi, io più che altro mi aspettavo
insulti,
ma vanno bene anche i complimenti, intendiamoci. :D Che Sana e Akito
smettano
di litigare è qualcosa di miracoloso – leggi impossibile – quindi
litigheranno
sempre credo! E comunque anch’io voglio bene a te e a tutte voi ragazze
perché
siete fantastiche. ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_:
ma
figlia mia, i coltelli sono un po’ troppo appariscenti! O__O Aldilà del
fatto
che potremmo essere arrestate solo per le nostre idee, non mi pare il
caso,
Kiky è finalmente fuori dalle scatole, Akito l’ha mollata e tutto si
sistemerà.
La scena finale mi ha portato via qualche anno di vita, ma pazienza. Ci
rifaremo. Grazie mille lettrice affezionata, bacioni ^__^
Herj
Malfoy: non
trattare
male Draco, che alla fine dei conti lo perdoniamo sempre tutte! ^^ Io
lo
considero un po’ l’Akito di HP, per intenderci. Eccolo il seguito, sono
contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto, scriverlo
mi è
uscito naturale, non so nemmeno io come mai. Ma d’altronde se Sana
fosse meno
idiota, e Kiky meno ficcanaso, entrambe non avrebbero sofferto, quindi
ben ci
sta! Bacioni ^__^
Porpetta: oh mio
Dio!
Ma grazie. Ho letto la tua recensione di sfuggita ieri sera prima di
andare a
dormire e quasi cadevo dalla sedia. Non pensavo che questa storia
potesse far
andare qualcuno in fissa così tanto, tu mi lusinghi sul serio! ^__^ E
mi fa
davvero piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, mi è
uscito di
getto e ho buttato giù una serie di pensieri che comunque avevo dentro.
Avrai
apprezzato la spontaneità! :D Sei davvero troppo carina, sai? ^__^
Bacino!
Ringrazio
inoltre le quarantanove –
QUANTI?! – persone che hanno inserito la storia tra le Preferite, i
sessantadue
che l’hanno inserita tra le Seguite e i nove che invece la reputano una
storia
Da Ricordare. Ovviamente poi un pensiero va a quelle anime sante che
leggono
soltanto la storia.
Grazie
mille davvero a tutti quanti.
Bacioni
sinceri
Ale69
|
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Capitolo 8 *** You and Me ***
A tutte
coloro che hanno cliccato su questa
fiction,
a tutte
coloro che l’hanno letta,
a tutte
coloro che mi hanno fatto sapere cosa
ne pensavano,
a tutte
coloro che si sono sopportate i miei
deliri settimanali,
a tutte
coloro che l’hanno inserita tra
“Preferiti”, “Seguiti” e “Da ricordare”.
A tutte
voi, insomma, voglio dire una sola cosa
:
grazie.
Questo
capitolo l’ho scritto per voi.
Buona lettura.
My Sorrow
Capitolo 8 : You and Me
What day is it
and in what month
this clock never seemed so
alive
I can't keep up
and I can't back down
I've been losing so much time
You and
Me - Lifehouse
Non
fosse stato altro per la temperatura rigida di
quella giornata, Akito avrebbe detto che era arrivata la primavera.
Durante
la ricreazione gli studenti si riversavano
come uno sciame di insetti nel cortile, riempiendolo con il vociare
allegro di
chi non ha alcun pensiero per la testa; sui loro corpicini sciarpe,
guanti e
cappelli davano loro riparo dal freddo pungente, sebbene un timido sole
tentasse un altrettanto timido approccio occhieggiando aldilà di quel
cielo
azzurro terso.
Il
ragazzo se ne stava disteso sotto un albero ancora
spoglio che aveva cominciato a gettare qualche gemma sui rami
scheletrici, il
nodo della cravatta allentato e le braccia incrociate dietro alla testa
per
sorreggerla – e per permettergli di godersi quello spettacolo della
natura.
Il
cinguettare di alcuni uccellini accompagnò uno
scroscio di risa poco distante da lui ed Akito si irritò abbastanza per
l’interruzione indesiderata di quell’infinita pace.
Una
volta tanto che non c’è Sana in mezzo alle scatole
a cianciare...
Nell’aria
aleggiava un forte odore di erba tagliata.
Akito
ne assaporò il forte retrogusto dolciastro e
sospirò. Adorava quel profumo.
Con
pigrizia si scostò una ciocca bionda dei capelli
che dispettosa gli era ricaduta sulla fronte, a solleticargli la pelle
sensibile della fronte.
Forse,
ma forse, era arrivato finalmente il momento di
tagliarseli quei maledetti.
Forse
una bella rapata alla Gomi – ai tempi delle
scuole medie – non era affatto una cattiva idea.
Poi
però il ragazzo pensò che a Sana non sarebbe
piaciuto poi così tanto non poter più tuffare le sue dita nella sua
chioma
quando la baciava, quindi insomma... Meglio evitare.
Dopotutto
un taglio così definitivo non poteva che
addirsi ad un karateka come lui, che finalmente era riuscito a
conquistare la
tanto sospirata cintura nera.
Finalmente.
Dopo
secoli – macché millenni, si corresse
Akito – ce l’aveva fatta.
Ovviamente,
il fatto che quell’oca starnazzante, il
giorno dell’incontro non si fosse fatta vedere, aveva contribuito.
Alquanto.
*
Era
ancora l’ora di pranzo. Sana e Akito avevano
finito di mangiare e si erano spostati prima in giardino e poi, dopo
una
quantità infinità di baci un po’ troppo poco casti (in seguito ai quali
si
erano pure beccati una bella sgridata dal loro insegnante di
Matematica, che
aveva minacciato di interrogare Sana), si erano trasferiti nel solito
corridoio
isolato, che non può mancare in qualunque scuola che si rispetti.
-Sei
sempre il solito maniaco! – lo aveva preso in
giro lei, inclinando la testa da un lato per permettergli di baciarle
il collo.
-Ha
parlato l’anima candida! – le aveva detto lui in
risposta.
Un lungo
silenzio aveva seguito il bacio che si
stavano scambiando. Bacio decisamente poco innocente e che chiedeva
qualcosa di
più.
-Sai di
cioccolato, Kurata! –
Lei lo
aveva scansato ed era scoppiata a ridere – Ma
che diavolo dici? Ti immagini pure le cose, non ho mangiato cioccolato
a
pranzo-
Lui
l’aveva fissata a lungo.
-Che
c’è? – gli aveva chiesto Sana.
-Mi
stavo chiedendo... – aveva cominciato.
-Si,
dimmi – lo aveva incoraggiato lei.
Akito le
aveva posato le mani sui fianchi al che a
Sana si era accesa una lampadina nel cervello – Sana, ti va di
imbucarci in
quella classe? –
Lei era
avvampata. Non che l’idea non l’avesse
allettata (giusto quella mattina aveva elaborato una serie di fantasie
sul suo
ragazzo che non aspettava altro di poter mettere in atto), ma per puro
spirito
di contraddizione aveva dovuto dirgli di no.
-Eh, mi
spiace Hayama, ma ora che stiamo insieme non
hai più bisogno di trascinarmi in una classe vuota per avermi – lo
aveva
canzonato lei.
Sana gli
aveva dato le spalle ed aveva cominciato ad
allontanarsi verso la sua classe a grandi passi - Ci vediamo
dopo, Akito
– lo aveva salutato.
-Ah...
Ehm... Kurata! – l’aveva chiamata ancora lui.
Lei si
era voltata, in attesa.
-Domani
ho l’esame per prendere la cintura nera. Te lo
ricordi vero? –
Sana era
scoppiata a ridere – Sì, sì me lo ricordo
Hayama, tranquillo –
Lui era
rimasto in silenzio.
Sana
aveva sbuffato – Tranquillo. Non mi presenterò in
palestra e al mattino non mi farò vedere da te, in modo tale che tu non
possa
avere fantasie sul mio conto –
E per la
prima volta da tanto tempo, Sana aveva avuto
l’occasione di vederlo arrossire.
Gli era
corsa ancora incontro, gli aveva dato un
veloce bacio sulle labbra e lo aveva salutato – In bocca al lupo,
amore! –
E mentre
l’aveva guardata allontanarsi, Akito aveva
sospirato.
“Forse
senza quella rompi scatole tra i piedi,
riuscirò a prendere la mia tanto sospirata cintura nera”.
*
Akito
tossicchiò e alla fine di concesse un lungo
sospiro liberatorio.
Insomma,
i suoi ormai innumerevoli fallimenti degli
ultimi anni erano riconducibili ad un’unica ed indiscutibile causa,
Sana
appunto.
Fortuna
soltanto che quella mattina aveva avuto il
buongusto di non presentarsi al suo incontro.
Niente
profumo, niente vestito, niente trombette.
Soltanto
un silenzio concitato, il frusciare leggero
dei suoi muscoli che si rilassavano, il vuoto rimbombante della sua
mente che
si liberava di ogni pensiero e infine il sommesso rumore dei suoi gesti
fluidi
con i quali metteva K.O. l’avversario.
Quando
il supremo – ormai si era deciso a
chiamare così il suo insegnante di karatè – gli aveva depositato quel
piccolo
pezzo di stoffa nera tra le mani, gli era sembrato di toccare il cielo
con un
dito.
Il
coronamento di un sogno tanto atteso.
Sogno
ed obbiettivo che se avesse raggiunto senza lei
al suo fianco, non lo avrebbe reso felice nemmeno la metà di quello che
era in
quel momento.
E
si ricordò di quella sera, dove l’aria gli era morta
in gola e aveva smesso di respirare in attesa che Sana prendesse una
decisione.
*
All of the things that I want
to say
just aren't coming out right
I'm tripping inwards
you got my head spinning
I don't know where to go from
here
You and
Me – Lifehouse
- Ancora
con questa storia?-
-Eh?-
-Sana,
ma credi che partire e scappare dai problemi
sia la soluzione a tutto?-
-Ma che
cosa dici? –
-Sana
sei proprio una vera idiota!-
- Akito,
ma sei impazzito? –
-Stai
ferma li e non muoverti...-
Le aveva
riattaccato il telefono in faccia,
lasciandola alquanto perplessa.
“Bene,
questa era l’unica occasione che avevo per
poter chiarire con lui prima di partire e quell’imbecille chissà cosa
diavolo
ha pensato” aveva sbottato Sana, nella sua testa.
Era
saltata giù dal letto e aveva cominciato a
spulciare nel suo armadio – Questo lo porto.. Questo? No, a che mi
serve? –
Aveva
cominciato a lanciare i suoi vestiti alla
rinfusa nella valigia.
Quel
weekend sarebbe dovuta partire per Los Angeles
per andare ad incontrare di persona il produttore del suo film. Il
trasferimento vero e proprio sarebbe avvenuto solo successivamente.
Finito
con gli indumenti, si era voltata verso
la sua scrivania, ed era lì che lo aveva visto.
Il libro
di matematica che Akito le aveva regalato per
Natale.
Quanto
mi mancherai Akito...
Si era
ricordata di quella sera della Vigilia, quando
si erano trovati sotto il gazebo del parco e avevano fatto l’amore, di
notte,
al freddo, ma senza alcun pensiero per la testa.
Ricordava
ancora i brividi di quella notte, e non
erano dovuti soltanto all’eccitazione per il rischio che stavano
correndo.
Essere
scoperti.
Avevano
spesso riso pensando al fatto che potevano
essere arrestati per quello che combinavano.
All’improvviso,
qualcosa aveva colpito la sua
finestra.
“Un
sasso?”.
E fu
affacciandosi al davanzale, che lo aveva visto.
- Akito?
– Sana era sorpresa – Che cosa ci fai qui?
-
-Sana...
– l’aveva chiamata lui – Sana, non partire,
resta qui con me –
-Che
cosa? – aveva boccheggiato lei, senza fiato.
- Rimani
qui con me, Sana –
- Akito,
io...-
Non
sapeva proprio cosa dirgli.
-Sana,
adesso basta – Akito le era sembrato più stanco
che arrabbiato – Sana, che io ti amo è chiaro. Che tu mi ami è chiaro.
E allora
perché dobbiamo continuare così, a rincorrerci e a negarci la
possibilità di
stare insieme? –
-
Akito... Akito io...-
-Sana,
fammi entrare –
-Ma è
mezzanotte passata! –
-Fa
niente –
Ma alla
fine, chi se ne importava. Sana aveva fatto
una corsa olimpica fino al piano inferiore. Aveva cercato le chiavi
della porta
del vaso vicino all’ingresso.
-Oh, che
diamine! Dove sono finite?-
Aveva
spalancato la porta con un entusiasmo
decisamente eccessivo per una che non lo voleva far entrare in casa
perché “E’
mezzanotte passata”.
Lui le
era corso incontro, l’aveva sollevata e poi se
l’era stretta al petto, come una bambina.
-Sana,
dimmi che non partirai –
Sana era
sembrata pensarci sui e poi aveva detto- Rei
ha già preso tutti gli accordi con il produttore –
Si era
morsa le labbra.
-Sana...
Produttore, accordi, Rei... Sai cosa ti dico?
Che non mi interessa! –
-
Akito... –
-Dimmelo.
Dimmi che resterai insieme a me, dimmi che
potrò trascorrere le mie giornate al tuo fianco senza dovermi più
nascondere.
Dimmi che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti sapranno che
sono il tuo
ragazzo. Dimmelo, Sana –
Quasi si
era messo in ginocchio. Quasi era scoppiato a
piangere.
La via
di Sana era isolata, a quell’ora di
notte. Il cielo era tempestato di preziose stelle e la luna aveva
deciso
di non farsi vedere, quella sera.
Mentre
Sana era rimasta a fissarlo, a metà tra il
sorpreso e l’indeciso, il silenzio tra loro era interrotto soltanto dal
respiro
affannoso di Akito, troppo, troppo ansioso di ricevere una risposta da
Sana.
L’aria
gli era morta in gola.
“Non
doversi più nascondere. Poter vivere la nostra
storia alla luce del sole” Sana ci aveva pensato per un interminabile
momento.
Alla
fine gli aveva sorriso – Va bene, Akito. Resterò
insieme a te, potrai trascorrere le tue giornate al mio fianco senza
doverti
più nascondere. Potrai baciarmi davanti a tutti, perché tutti sapranno
che sono
la tua ragazza. Ecco, te l’ho detto! –
Poi
Akito se l’era caricata sulle spalle, come un
sacco di patate e l’aveva trascinata in camera sua.
-Imbecille,
che cavolo fai? –
- Alla
luce delle nostre rivelazioni, penso sia il
caso di festeggiare – le aveva detto, come se la cosa fosse ovvia.
La porta
l’aveva chiusa a chiave e avevano trascorso
la notte insieme. La prima notte da fidanzati (a questo pensiero, il
mattino
seguente Sana era scoppiata a ridere come una pazza).
Quella
notte, prima di addormentarsi le aveva parlato
-Ti amo Kurata –
Lei
aveva sbadigliato – Lo so Akito, non c’è bisogno
che me lo ripeti troppo spesso adesso –
-Già...
E’ che quando te l’ho detto, l’ultima volta,
non sono stato molto carino –
Avevano
riso entrambi e poi lui l’aveva abbracciata
forte.
Il
giorno dopo si erano recati a scuola insieme, mano
nella mano, e allo sguardo interrogativo di tutti i loro compagni di
scuola
Akito aveva risposto in un modo molto bizzarro. Si era fermato, l’aveva
afferrata per le spalle e l’aveva baciata. Proprio come aveva fatto
tante volte
ai tempi delle elementari.
*
Quasi
scoppiò a ridere ripensando a quell’ultima parte
di ricordo.
Ricordò
di quanto Sana si fosse poi infuriata – per
finta ovviamente – e lo avesse mollato lì, in mezzo ad uno sciame
mormorante di
studenti e amici, che quasi non credevano ai loro occhi.
Akito
ghignò ripensando anche alla reazione di
Tsuyoshi, un giorno di qualche settimana fa, durante il pranzo.
Semplicemente
impagabile.
*
- Kurata
non sei nemmeno capace di mangiare senza
sbrodolarti addosso!-
-Oh,
Hayama, chiudi quella bocca!-
-Ma la
smettete di litigare voi due? Non cambierete
mai-
- Aya,
fatti i cavoli tuoi-
- Akito
vuoi capire o no che non devi rispondere così
alla mia ragazza?-
Mensa
della scuola superiore di Tokyo. Giornata di
ordinaria follia.
Febbraio
si era lasciato alle spalle il freddo e la
pioggia di quell’inverno così tanto rigido. E insieme, era riuscito a
scordarsi
di tutte quelle parole, di tutti quei gesti che Sana e Akito si erano
lanciati
l’uno contro l’altro.
Solo per
ferire.
Akito
aveva spostato poi casualmente lo sguardo su
Hisae e Gomi che, totalmente indifferenti ai loro litigi giornalieri,
si
stavano gentilmente aiutando l’un l’altra a condire il riso nei piatti.
L’aria
di sospetto era aleggiata per un attimo negli
occhi di Akito che poi indifferente aveva fatto spallucce.
Fuka,
dal canto suo, gli era sembrata vagamente
disperata. Probabilmente era in urgente astinenza da nicotina e di
sicuro il
fatto che lui e Sana si fossero messi insieme era l’ultimo dei suoi
problemi.
Di. Certo.
-Ormai
non c’è più bisogno di fingere, sappiamo che
state insieme, non dovete litigare in ogni momento –
Tsuyoshi
aveva rimbeccato Sana e Akito, che ancora si
guardavano in cagnesco e minacciavano di tirarsi dietro posate, piatti
e
bicchieri.
-
Insieme? Con questa gallina? – aveva sbottato Akito
– Dovevo essere completamente ubriaco!-
-Che
cosa? Tu eri ubriaco? Vorrei ricordati che
quell’idiota che si è presentato sotto casa mia a mezzanotte passata
implorandomi di aprirgli la porta, eri tu...- aveva contestato Sana,
facendogli
la linguaccia.
Si erano
lanciati uno sguardo truce e si erano voltati
dall’altra parte. In realtà, dentro sorridevano.
-No! Vi
prego smettetela di litigare – era saltato poi
su Tsuyoshi all’improvviso. Stava piangendo. Letteralmente piangendo.
Dalla
disperazione ovviamente – Non ne posso più di voi. Ho i nervi a pezzi –
Akito
era scoppiato a ridere.
*
Akito
voltò lo sguardo verso il portone della scuola e
notò una cascata di capelli rossi scompigliati dal vento avvicinarsi
velocemente. Sana quasi correva.
Akito
chiuse gli occhi crogiolandosi in quella
sensazione piacevole: adorava pensare che lei corresse verso di lui
perché non
vedeva l’ora di poterlo baciare.
Lo
raggiunse in pochissimo tempo e quando gli fu di
fianco, rimase in silenzio.
Akito
socchiuse un occhio per poterla guardare –
indugiando qualche secondo sulle sue gambe favolose lasciate scoperte
dalla
gonna della divisa, sempre troppo lunga per i suoi gusti – e si accorse
che Sana
aveva fissato le mani sui fianchi e, probabilmente, non intendeva
spostarle da
lì.
-Insomma
– esordì dopo un po’ - Ti ho cercato
dappertutto, ma dov’eri finito? –
Probabilmente,
il fatto di averlo trovato a
sonnecchiare tranquillamente all’ombra di un albero non le era bastata
come
risposta.
Akito
ghignò – Tu che dici? –
La
ragazza sbuffò e gli si fece più vicina – Oh
Hayama, che strazio. Sei davvero insopportabile quando fai così. Ti
stavo
cercando – gli ripeté lei, concitata.
Akito
si decise finalmente a mettersi a sedere per
poterla guardare in faccia – Questo l’hai già detto – le ricordò – Di
grazia,
posso sapere perché? –
Sana
andò a sedersi accanto a lui – Sei diventato
completamente idiota? – sbottò lei impaziente – Stamattina Tsuyoshi mi
ha detto
che hai preso la cintura nera. Posso sapere perché non mi hai detto
nulla, eh?
–
Ci
fu un lungo attimo di silenzio tra di loro. Il
vento agitò dolce i rami secchi degli alberi e scompigliò i capelli ai
due
ragazzi. Con sé trasportava l’odore amarognolo di erba appena tagliata.
Non
c’era proprio niente da dire, quella era proprio
una giornata primaverile.
Akito
fece spallucce – Così. Non credevo ti
interessasse saperlo –
Sana
si imbronciò e gli gattonò vicino per potergli
tirare un portentoso pugno sul braccio destro.
-Ahia
– si lamentò Akito – Ho sempre detto che
tu sei un uomo mancato –
-
Akito ti avverto smettila subito, non stavo
scherzando –
-
Nemmeno io. –
-
Ma la vuoi finire? –
-No!
–
Sana
lo guardò male e Akito sostenne il suo sguardo,
facendo una violenza inaudita su se stesso per non scoppiarle a ridere
in
faccia.
Insomma,
Sana con quell’espressione imbronciata, i
capelli incasinati e le braccia incrociate al petto, era decisamente
troppo
buffa.
Troppo.
-Piuttosto
– continuò lui, ignorandola bellamente –
Perché non mi dai un bacio? –
Sana
rise. Una risata amara però – Te lo puoi sognare.
Perchè dovrei? –
Akito
finse di pensarci su – Perchè sono bello,
adorabile, intelligente, perchè mi vorresti saltare addosso in questo
momento e
poi perchè… Beh, me l’hai promesso, quindi...-
Dimmi
che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti
sapranno che sono il tuo ragazzo.
E
alla fine, un sorriso divertito riuscì persino a
strapparglielo, prima di catturarle le labbra in un bacio travolgente.
-Ehi...
Che dici se ci trasferissimo in quella classe famosa?
– le propose lui, lasciando scivolare lo sguardo dalle sue labbra rosse
allo
scollo della camicetta della divisa.
Sana
rise e, anche se apparentemente riluttante gli
disse – Non che ne abbia voglia, ma credo che finirò
per
accettare –
L’ultima
cosa che Akito riuscì a registrare prima di
alzarsi in piedi e correre via con lei, fu il profumo che i capelli di
Sana
emanavano: fiori freschi e vaniglia.
Insieme
all’odore di erba appena tagliata che lui
adorava tanto.
‘Cause it's you and me and all
of the people
with nothing to do
nothing to lose
and it's you and me and all of
the people
and I don't know why
I can't keep my eyes off of
you
You and Me – Lifehouse
******************************************************
THE END
Buonasera
a tutte ragazze. Innanzitutto volevo
scusarmi per questo piccolo ritardo – sono solo quattro giorni, lo so,
ma ormai
mi ero affezionata all’aggiornamento del lunedì. Il problema è che ho
avuto
parecchio da studiare – e tecnicamente non ho ancora finito, visto che
domani
ho un compito di matematica e non so una mazza, ma questi sono solo
dettagli
che non interessano a nessuno.
L’epilogo
era già abbozzato come vi dissi, solo che
proprio non mi convinceva, era un po’ “povero” ecco, quindi ieri sera
mi ci
sono messa e ho fatto un po’ di taglia e cuci. Tipo, alcuni pezzi di
questo
capitolo dovevano essere dedicati ad una SHOT a parte, ma alla fine ho
deciso
di integrarli qui perché ci stavano bene.
Il
finale, ho voluto lasciarlo così : quelle storie
che si concludono sistemando proprio tutto, tutto non sono il mio
genere,
quindi ho preferito finirla così, con Akito che da buon pervertito
quale è sta
trascinando Sana da qualche parte, con Tsuyoshi ed Aya sempre insieme
che
sostengono i due amici, con Fuka sempre cinica e con Gomi (che amo
profondamente! :D) che litiga con Hisae ma tutto sommato tra i due
potrà
nascere qualcosa.
E.
**Ale non devi piangere**. Sto scrivendo una nuova
fiction che è già a buon punto (ho scritto qualcosa come 9 capitoli e
quando
sarò arrivata a due massimo tre dalla fine, la posterò, sarà questione
di una,
massimo due settimane. Si chiamerà “She Is”.
Dopo
aver detto questo mi dileguo e passo a ringraziarvi
una per una.
Favola08: grazie
mille,
cento volte per ogni complimento che mi hai fatto, splendore! (: La
realtà è
che Akito forse in questo capitolo è un po’ OOC, ma poi mi sono detta
che se io
stessi per perdere la persona che amo di più al mondo, al diavolo
l’orgoglio,
mi butterei piangendo ai suoi piedi. Spero che il finale non ti abbia
delusa.
Un bacione ^__^
Herj
Malfoy: la mia
rivale! Per Kiky già il fatto di aver mollato Akito e di non essere
stata
linciata da nessuno credo sia già un lieto fine. :D Cavolate a parte,
non sia
mai che io voglia farti morire, è solo che la vita va così e i finali
restano
in sospeso. Un bacione, spero ti sia piaciuto l’epilogo ^__^
Mantovanina: non ti
preoccupare che non vi libererete così facilmente di me su EFP – SI, è
una
minaccia. Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto a
me
personalmente non convinceva molto. Akito che va con Sana era un’idea
pazzesca,
ma alla fine ho preferito lasciarli dove stavano! :D Grazie mille per
avermi
seguita con costanza, grazie davvero! Baci ^___^
_DaNgErOuS_ChIlD_ : e,
sei sempre il solito tesoro. Ultimamente ho escogitato il frullatore
come possibile “arma” per un omicidio, tienila in considerazione per
eventuali
progetti guerrafondai :D Grazie mille per ogni aggettivo che hai
trovato per
descrivere questo sce... Ehm, questa storia. E grazie anche per non
avermi
mollata dal primo capitolo. Bacino ^__^
Hermy95:
innanzitutto
grazie per la recensione a “Sopprimere Ron”, ci sono incredibilmente
affezionata a quella fiction quindi semplicemente grazie. Poi, al
solito la tua
recensione mi ha fatta ridere, al tuo “ma che vada a dormire Naozumi”
sono
scoppiata. Dai che ho sistemato tutto, sono stata brava? Un bacio
tenero cara
^__^
Merygreis :
grazie
infinite. Ho aggiornato solo oggi perché ho avuto poco tempo, spero di
non
averti delusa. Un bacio ^__^
Deb: ed
eccola
colei che vanta tutta la mia gratitudine per aver segnalato questa
storia tra
le scelte. Sul serio, grazie ancora ho apprezzato molto il tuo gesto.
Grazie
mille per avermi fatto presente gli errori – si vede che rileggo i
capitoli
alle tre del mattino quando sono più di là che di qua? :D “Cosa scegli?
Zum Zum
o non vedermi più?” Ma.. DEB! Sono morta dalle risate ^__^ Non voglio
dilungarmi troppo perché sennò poi scrivo il solito poema chilometrico,
semplicemente grazie per non avermi mollata nemmeno un secondo. Un
bacione
^___^
GLoRi: no!
Non
voglio che tu muori, poi mi sento in colpa. È arrivato il medico,
perché io
l’ho chiamato sul serio eh! :D Sei stata un amore che oltre alla
pazienza di
leggerti i capitoli ti sei andata a sentire le canzoni. Sono tutti
brani che io
ho nell’i-pod e che io ascolto in continuazione quando scrivo,
aspettavo solo
la fiction giusta per poterceli inserire. Eccola :D Ti giuro che la
scena
all’aeroporto ho provato ad immaginarla sul serio – te sei geniale –
poi ho
preferito lasciarla così. Non credo che Akito potesse aspettare così
tanto.
Grazie mille, per ogni tua singola parola di sostegno, sei stata
carinissima.
Un bacione enorme ^___^
Beatrix1291: se
vorrai
potrai ancora seguirmi in altre storie. Comunque il primo paragrafo
dello
scorso capitolo trovo che ci volesse proprio altrimenti non ci arrivavo
viva
alla fine. Fuka insomma è provvidenziale come al solito. Mentre per le
battute
finali, sono contenta che tu le abbia apprezzate perché le ho pensate e
ripensate e alla fine ho detto, ci deve essere attesa, facciamo passare
la
palla da Akito a Sana e viceversa. Grazie mille insomma per ogni cosa.
Bacio
^__^
Roby5b: come
disse la
santa donna di Kim, se non ci fossero gli amici Sana e Akito non
potrebbero
sopravvivere. Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, spero
altrettanto
per questo epilogo. Un bacione ^__^
_Rob_ : ecco,
ecco,
tranquilla che tutto si sistema. Contenta che ci sia stato il lieto
fine? Spero
proprio di si. Un bacio enorme (:
Manu5: grazie
mille!
Quel “tutto d’un fiato” non sto nemmeno a dirti quanto mi sia piaciuto,
mi hai
lasciata così *-* davanti al PC – sarebbero gli occhi luccicanti, lo so
che la
faccina così è inquietante in sé. :D Grazie, grazie, grazie. Un bacio
^__^
92titti92: e
anche a te
che ti sei subita i miei deliri sin dal primo capitolo, non posso non
ringraziarti. Insomma, alla fine Akito è corso da Sana – mica poteva
permetterle di partire, insomma! (: Sto studiando come una matta per
questi
maledetti esami, spero che a te vada un po’ meglio. E siccome il rito
vuole i
nostri soliti saluti, mi raccomando STUDIA! Grazie infinite di tutto,
seriamente. Un bacione enorme ^__^
Yesterday: e tu,
figlia
mia, che mi tocca sopportare le tue paranoie anche via e-mail. Ormai mi
sono
convinta che ne uscirò pazza. Quando hai detto “Vai con il Fuka Power”
mi sono
rotolata dalle risate. Possibile che tu mi faccia quest’effetto persino
via
recensione? E, felicissima che tu sia riuscita a cogliere quelle parole
del
pezzetto tra Tsuyoshi e Akito. Quando le stavo scrivendo mi sono detta
“Mi
piacerebbe che qualcuno le notasse”, perché non si trattava di parole
scelte a
caso, ma piuttosto sono state pensate e ripensate per cinque minuti
buoni.
Insomma, mi ha fatto proprio piacere che tu l’abbia notato. Come sai,
la mia
fiducia nel sesso maschile è sotto zero, quindi è normale che ci sia un
po’ di
amarezza quando mi capita di parlarne, hai colto pure questo, ma allora
sei
davvero un genio. Scherzi a parte, grazie di tutto anche a te, mi hai
seguita
passo per passo e ho grazie a “My Sorrow” ho avuto anche il piacere di
conoscerti, bimba mia. Ora basta, sennò ci scappa la lacrimuccia ç___ç
Bacione
tesoro ^__^
Porpetta: la
donna
della domenica o del lunedì! :D Mi spiace di non aver fatto in tempo ad
aggiornare, giusto qualche capitolo fa ti dissi che il lunedì era il
mio giorno
congeniale. Ecco cos’è successo, Akito ha preso a sassate la finestra
di Sana.
Sempre il solito orso. Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo.
Ancora,
grazie pure a te per avermi seguito dal primo capitolo – lo so che ci
sei
sempre stata! (: Un bacione ^___^
Ora
basta sul serio. Sono stata un po’ prolissa con i
ringraziamenti ma oh, è l’ultimo capitolo può starci no? Questa storia
mi uscì
di getto, quasi non credevo di averla pubblicata e quando mi sono
accorta che
per qualche ragione è stata persino apprezzata non ci potevo credere.
Seriamente, io non smetterò mai di dimostrarvi la mia gratitudine per
tutto,
siete davvero delle lettrici fantastiche. Con la F maiuscola, sul serio.
Adesso
vado sul serio,
spero
a preso (preparatevi, tornerò – vai con le
minacce!)
Un
bacione enorme
Ale69
P.S.
Storia conclusa? Sì. Che. Magone.
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