My Sorrow

di Gillywater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccolo folletto dai capelli rossi ***
Capitolo 2: *** L'uragano Sana ***
Capitolo 3: *** Cosa vuoi sentirti dire, Sana? ***
Capitolo 4: *** My Sorrow ***
Capitolo 5: *** Ma Sana lo è di più ***
Capitolo 6: *** Revenge ***
Capitolo 7: *** Stop breathing ***
Capitolo 8: *** You and Me ***



Capitolo 1
*** Piccolo folletto dai capelli rossi ***


Prima di lasciarvi alla lettura di questa fiction, volevo fare alcune precisazioni. Ho sempre scritto nella sezione “Harry Potter” di cui seguivo anche le varie fiction; solo recentemente ho riscoperto l’amore per questo Anime/Manga Kodocha e ho deciso di buttare giù quest’idea che mi ronzava in testa da qualche giorno ^____^ Spero che la storia vi piaccia ovviamente, che non vi annoi e che soprattutto vi trasmetta qualche emozione! Poiché non ho mai avuto la fortuna di leggere il Manga, la storia riguarda la fine dell’Anime, dopo che Akito dice a Sana che deve parlarle se prenderà la cintura nera. Ecco, diciamo che da quel momento sono trascorsi ben 4 anni, per il resto non voglio anticiparvi niente ^_____^
Buona lettura!
 
My Sorrow
 
 
Capitolo 1 : Piccolo folletto dai capelli rossi
 
And how can I
Stand here with you
And not be moved by you
Would you tell me
How could it be
Any better than this
 
                        Everything - Lifehouse
 
L’autunno era appena cominciato, ma il tempo regalava ancora giornate calde e soleggiate, anche se quella mattina il sole si intravedeva a malapena tra le fitte nuvole grigie. Le foglie avevano appena cominciato ad ingiallire e un vento appena fresco agitava le chiome degli alberi facendone cadere qualcuna.
Akito camminava tranquillamente per andare a scuola, con la sua solita aria di indifferenza e  stampata in faccia. Per la testa? Un unico pensiero: l’incontro di karatè per ottenere la cintura nera. Perché si, nonostante fossero passati ben quattro anni dal suo ultimo e tutt’altro che glorioso tentativo, per una ragione o per l’altra quel traguardo non era mai riuscito a raggiungerlo. Una volta il pensiero di Shota (*) che aveva cercato di diventare una mummia, la volta dopo il pensiero dell’imminente esame per passare alla classe successiva, l’altra ancora l’influenza… Insomma, iniziava a pensare che ci fosse una cospirazione ideata contro di lui. In ultimo, ma non meno importante, lei, la causa di tutte le sue disgrazie. Se solo all’ultimo anno delle elementari avesse saputo che l’impatto di quel folletto dai capelli rossi sulla sua vita sarebbe stato così devastante, avrebbe fatto di tutto per tenersela lontana. Sana. Un nome, un’apocalisse.
Sii onesto con te stesso, Akito, la colpa è anche tua che ti fai distrarre così facilmente” pensò tra sé il ragazzo. Perché si, era capitato che Sana durante il suo ennesimo esame si fosse presentata armata di striscioni e trombettine stile tifoseria da stadio (e questo lo aveva mandato a dir poco su tutte le furie), ma al tentativo numero sei di prendere la suddetta cintura, Sana era stata zitta e muta durante tutto l’incontro, ma aveva indossato il suo profumo. E si sa, Akito era parecchio infastidito dal profumo di Sana. Per non parlare del tentativo numero nove, dove Sana aveva pensato bene di indossare un vestito rosso che le lasciava scoperte le gambe. Quando era andata a salutarlo prima dell’incontro, lui non aveva potuto fare a meno di guardarla. E per tutto l’incontro, anzi… Per tutta la durata dell’incontro (il che rende forse meglio l’idea) lui non aveva pensato a nient’altro.
Insomma…
-È tutta colpa sua!- esclamò Akito, parlando da solo.
E come se il destino non fosse già stato abbastanza crudele con il povero giovane, si ritrovò davanti colei che era entrata nella sua vita per fare casino.
Diciamo pure, che prima di vederla, notò la sua presenza dallo squillante tono di voce con cui pensò bene di annunciarsi. Perché si, alle otto di un lunedì mattina, con un cielo che annunciava pioggia e tre verifiche programmate per la giornata, soltanto Sana poteva essere allegra.
-Buongiorno Akito! Cosa fai adesso, parli anche da solo?-
Inutile dire che nemmeno si fermò per aspettarla.
-Ehi, aspettami!- Sana fece una breve corsa per raggiungerlo –Non si saluta più?-
-Ciao!- disse lui, laconico.
-Hayama! Si può sapere che diavolo hai questa mattina? Hai dormito male?-
Akito si decise finalmente a fermarsi per guardarla.
La gonna di quella divisa è decisamente troppo lunga. Non si possono coprire così le gambe di Sana” si ritrovò a pensare.
Fu veramente una fortuna che lei non se ne fosse accorta altrimenti, ne era certo, gli avrebbe tirato una dolorosissima martellata in testa.
-La tua divisa…- cominciò a dire. Lei parve confusa, ma rimase in silenzio ad aspettare il resto della frase – …è troppo corta! Ti si vedono troppo le gambe, che per inciso non sono proprio uno spettacolo-
Il volto di Sana passò da un rosso fuoco, ad un viola acceso per concludere con un nero. Si, nero di rabbia – Vai al diavolo, questa mattina sei proprio insopportabile!-
Detto questo, girò sui tacchi e dopo avergli dato le spalle si allontanò a grandi passi.
Akito… Sei proprio il più grande bugiardo che c’è in circolazione” si disse tra sé. Ma finché poteva averla vicina e vederla arrabbiarsi tutti i giorni perché lui, e solo lui, la faceva arrabbiare, la situazione gli andava più che bene. Anzi, per parlare con il linguaggio di Akito, la situazione non gli dispiaceva affatto.
 
*
 
Nonostante fossero già in terza superiore, la situazione a scuola non era cambiata poi moltissimo. Come Sana aveva acutamente osservato il primo giorno di scuola media, gira che ti rigira gli studenti erano sempre quelli, e di conseguenza anche gli amici del cuore che, fedeli negli anni, erano rimasti l’uno accanto all’altro nonostante i diversi momenti di difficoltà.
Tsuyoshi ed Aya stavano ancora insieme, simbolo dell’eterno amore ed anche coppia molto affiatata. Non c’era giorno che non arrivassero a scuola con un regalino l’uno per l’altra il che, ad Akito e Sana dava spesso il mal di stomaco. Ma del resto, contenti loro e contenti tutti. I due avevano cercato spesso di far finalmente mettere insieme Sana e Akito, con scarsi risultati. L’insuccesso più clamoroso fu quando riuscirono, con una scusa, a far rimanere da soli Sana e Akito ad un ristorante, agghindato con candele profumate e fiori per l’occasione. Risultato? I due, dopo aver mangiato, avevano cominciato a litigare furiosamente perché “quell’idiota di Sana, che mangia come un’affamata da mesi”, a detta di Akito, si era dimenticata di portare i soldi e poiché quelli di lui non bastavano a pagare l’intero conto, erano stati costretti a rimanere a lavare i piatti al ristorante. Qualunque altro tentativo, successivamente, venne stroncato da quell’anima pia di Hisae. Quest’ultima adesso usciva con un ragazzo che già andava all’università e che al suo gruppo di amici proprio non piaceva. O meglio, non piaceva per niente a Gomi, che spesso era stato trattenuto da Akito da andare li e “farlo diventare bello”, dicesi anche “spaccargli il naso”. Geloso forse? No, solo la profonda amicizia che lui nutriva verso Hisae.
Infine, Fuka aveva finalmente deciso di troncare la sua relazione a distanza con il suo Takaishi; si era infatti resa conto che incontrare il proprio fidanzato una volta al mese, non era il miglior metodo per garantirsi la sua totale fedeltà. Chi ha orecchie per intendere intenda. Insomma, la ragazza dopo il notevole palco di corna che si era ritrovata, aveva capito che, forse, era meglio crearsi una nuova vita nella propria città, con un ragazzo che potesse quanto meno incontrare tutti i giorni. Fu così, che tentò un approccio con Akito (di nuovo), il quale le diede picche perché, a suo dire, “aveva imparato la lezione”. Aveva quindi cominciato ad uscire con tutti i ragazzi presenti nell’immensa metropoli di Tokyo, spesso dimenticando addirittura il nome dell’ultimo ragazzo con cui era stata.
Infine, c’erano Sana e Akito. Akito e Sana. Quella che i loro amici definivano spesso come “la storia infinita e mai iniziata”. Nonostante gli anni fossero passati, nonostante stessero praticamente insieme, nonostante fossero innamorati l’uno dell’altra perdutamente, vivevano la loro vita bellamente inconsci di tutto questo. C’è da dire che Sana era rimasta molto più indietro di lui che, come sempre, capiva le cose molto prima di lei. Infatti, mentre per la ragazza la situazione in cui vivevano era perfettamente normale (litigare al mattino, incontrarsi e stare insieme di pomeriggio con gli amici e alla sera, quando lui l’accompagnava a casa, qualche bacio rubato e lei che si arrabbiava, come sempre), lui si era reso conto che quello che provava per lei non era più catalogabile come “amicizia”, ma piuttosto che ammetterlo si sarebbe fatto scuoiare vivo seduta stante.
E intanto le litigate continuavano, Sana aveva un posto fisso in una trasmissione di successo e Akito continuava i suoi allenamenti tutti i giorni. A scuola entrambi avevano trovato un loro equilibrio: dopo i noti insuccessi di Sana in matematica, la ragazza si era notevolmente ripresa grazie anche all’aiuto di Fuka che l’aveva aiutata a rimettersi in pari con il programma (ergo, aveva ripreso in mano addizioni, sottrazioni e tabelline). Akito, dal diavolo che era alle elementari, era diventato più disciplinato e a scuola collezionava sempre una serie di ottimi voti.
 
Quel giorno a scuola c’era un chiacchiericcio più diffuso del solito. I ragazzi si affollavano lungo il sentiero che portava all’ingresso, tutti intenti a discutere della festa che si sarebbe tenuta a fine ottobre in occasione di Halloween.
-Ciao Akito!-urlò Tsuyoshi con un entusiasmo che il ragazzo giudicò quanto meno inappropriato –Hai sentito che la festa di Halloween si terrà nella palestra della scuola? Tutti i ragazzi dovranno mascherarsi da qualcosa di orribile – ridacchiò.
Cosa diavolo ha da ridere?”
-Hai intenzione di partecipare?-domandò l’amico infine. Ma l’occhiata raggelante di Akito bastò come risposta.
-Ti pare che abbia il tempo per queste cose?- domandò lui indignato –A fine novembre avrò la gara di karatè e stavolta devo assolutamente superarla, altrimenti diventerò un fenomeno da baraccone- spiegò infine.
-Davvero? Ma questa è una notizia bomba, allora hai deciso di riprovarci?- esclamò tutto contento Tsuyoshi –Devo subito avvertire Sana e gli altri!-
A questo nome, Akito avvertì un forte senso di nausea, un forte capogiro, dolori gastrointestinali di vario tipo per non parlare di un leggero (ma neanche poi tanto) pizzicorio all’altezza della tempia –Eh no! Adesso tu stai qui e non dici niente a nessuno!- sbottò, afferrando il compagno per il colletto della camicia.
Poco più avanti di loro, stavano Sana e Aya, tutte prese a ripassare le nozioni di matematica per la verifica. Alla reazione di Akito, si girarono di scatto, e Sana corse subito verso di loro.
-Ehi, Hayama! Lascia stare Tsuyoshi, altrimenti ti prendo a martellate!-
-Veramente è stato lui ad infastidire me-
-Ah, davvero? E allora perché lo hai strattonato in quel modo?-
-Perché deve imparare a stare zitto una buona volta!-
-Che razza di motivazione è mai questa?-
Il suono della campanella interruppe la loro animata discussione. Akito e Sana si guardarono in cagnesco per alcuni secondi.
Il ragazzo non poté fare a meno di notare quanto lei fosse bella, con quelle gote arrossate dall’entusiasmo per la conversazione, con i capelli leggermente scompigliati, con quei pugni stretti in segno di difesa e con il respiro faticoso, che faceva sussultare il suo petto, lasciato leggermente scoperto dai primi bottoni della camicia slacciati.
Se solo gliela potessi togliere quella camicia” si ritrovò a pensare di colpo.
Ma cosa stava dicendo? Sana era il motivo di tutte le sue sventure, come poteva pensare a lei in quel modo? Ancora una volta, lei parve non accorgersi di nulla, si limitò a fargli una linguaccia e a correre in classe.
Lui rimase a guardarla mentre si allontanava, desiderando fortemente poter immergere una mano in quei capelli lasciati sciolti, che ora si agitavano da una parte e dall’altra, catturando quei pochi raggi di sole che quella mattina poteva regalare.
-Akito, tutto bene?- domando Tsuyoshi, che era rimasto dietro di lui ad aspettare che l’amico si decidesse ad entrare a scuola.
-Si si, tutto bene, perché me lo chiedi?-
-Non so… Stavi guardando Sana in un modo strano?-
Akito sobbalzò – Strano, in che senso strano? –
-Sembrava quasi che volessi…- cominciò Tsuyoshi, cercando le parole adatte. Sapeva perfettamente che una parola fuori posto, poteva facilmente far saltare la mosca al naso ad Akito -… saltarle addosso!-
Il ragazzo rimase stizzito –A me invece sembra che la quantità di cavolate che riesce ad uscirti da quella bocca sia infinita. Entriamo in classe, che è meglio!-
Tsuyoshi non mangiò la foglia, e rimase ad osservare l’amico con un sorriso sornione di chi la sapeva molto lunga.
 
*
 
Sana scarabocchiò qualcosa sul suo quaderno di inglese.
Se penso al comportamento di Hayama di questa mattina, mi sale un nervoso!- pensò tra sé. Subito sulla pagina del quaderno apparve disegnato un cuoricino.
Chissà che cavolo gli è preso? Prima non mi saluta, poi mi insulta dicendomi che ho delle brutte gambe. Che poi, si guardasse lui allo specchio, invece di giudicare sempre gli altri, con quei capelli sempre per aria…
Quella sera però, le era piaciuto un sacco tuffare la sua mano nei capelli biondi di Akito, mentre lui la baciava con una passione che lei non credeva nemmeno possibile.
Il caldo di agosto la faceva avvampare e prima ancora di rendersene conto si era ritrovata a rispondere a quel bacio, mentre lui la spingeva contro il muro della sua casa e appoggiava il proprio corpo contro il suo. Caldo.
Sana, smettila di pensare a quel bacio. Primo, è successo più di un mese fa. Secondo, se hai risposto è solo perché quel giorno faceva davvero tanto caldo e ti ha dato alla testa!” si rimproverò. Il caldo, doveva per forza essere stato il caldo.
Certo, perché lei non si sarebbe mai sognata nemmeno da ubriaca di baciare Akito. Innanzi tutto era talmente borioso che lo avrebbe voluto prendere a schiaffi ogni qualvolta apriva la bocca. Poi aveva uno sguardo sempre così freddo che avrebbe congelato anche l’Africa.
E allora perché quando ti accorgi che ti sta guardando, inizi a ribollire?” le chiese la voce della sua coscienza. “Semplicemente perché mi mette in soggezione, esattamente come mi mette in soggezione il professore di chimica quando mi chiede qualcosa che non so” rispose prontamente Sana.
Certo, ma aveva mai desiderato di baciare il professore di chimica? No, sicuramente. Intendiamoci, non che lei avesse mai desiderato seriamente baciare Akito, era solo capitato un giorno che fossero andati con tutti i loro amici a mangiare un gelato; il ragazzo si era sporcato e gli era rimasto un po’ di cioccolato all’angolo delle labbra e per tutto il tempo lei non aveva desiderato altro che andare li, leccargli le labbra e pulirgliele.
Quello non vuol dire che volevo baciarlo, ma solo che avevo voglia di gelato al cioccolato” cercò di auto-convincersi.
Certo, allora perché non lecchi anche Gomi, che si sporca regolarmente la bocca con qualunque cosa mangi?” chiese ancora la sua coscienza, insistente.
Sana non ne poté più –Ma insomma, adesso basta!- urlò.
Si rese conto, troppo tardi che si trovava in classe e che tutti i suoi compagni, insegnante compresa, la stavano fissando.
-Kurata, c’è qualche problema?- domandò la professoressa, abbastanza irritata per l’interruzione.
Caldo. Cominciò ad avvampare per la vergogna. “Hai visto che senti caldo anche quando non c’è Akito, basta solo fare figuracce e si ottiene lo stesso risultato” non poté fare a meno di pensare.
-No professoressa, mi scusi. Ho solo un fortissimo mal di pancia che mi rende insopportabile stare seduta e ho dato voce ai miei pensieri- inventò sul momento. “Però, niente male come scusa”.
Il volto dell’insegnante parve addolcirsi un po’ : complicità tra donne –Capisco Kurata, forse allora è meglio che tu vada in infermeria-
A Sana parve un’ottima idea –Forse ha ragione lei, ci vado subito – disse, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta –Scusi ancora il disturbo-
Si chiuse la porta alle spalle.
L’idea di andare in infermeria proprio non mi piace. Vado a fare un giro in cortile” pensò e mentre si allontanava dall’aula, non poté fare a meno di maledire Akito, che ancora una volta, le aveva fatto collezionare una figuraccia.
 
*
 
-Finalmente si mangia!-
Gomi.
-Ma sai pensare solo al cibo tu?-
Hisae.
-Cosa ti importa? Non hai il tuo matusa a cui pensare?-
Niente, Gomi proprio non ci riusciva a non sparare cavolate.
-Ma mi spieghi cosa c’entra?-
La mensa all’ora di pranzo era un po’ come la piscina comunale nei mesi estivi, ossia non ci si muoveva.
-Hayama, levati di mezzo, devo sedermi!- sbottò Sana, guardandolo malissimo.
Lui fece spallucce –Per quello che mi riguarda, puoi anche metterti per terra a mangiare!-
Lei non si arrabbiò nemmeno (e lui ne rimase leggermente deluso), anzi decise di fare il giro del tavolo e di sedersi accanto a Tsuyoshi.
-Che altro è successo oggi? Possibile che voi dobbiate litigare tutti i giorni?- domando Aya, sorridendo. Tutta la sua ilarità si spense quando Akito la guardò –Okay, Hayama. Mi faccio gli affari miei!- disse la ragazza,leggermente indispettita.
-Ecco, brava!-
-Akito! Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad una ragazza?- lo rimproverò Tsuyoshi. Sana al suo fianco era semplicemente furiosa. Akito ignorò entrambi.
Tsuyoshi continuò –Anzi, mi spieghi perché questa mattina non volevi che dicessi a nessuno del tuo imminente incontro di karatè?-
Successe. 
-CHE COSA?- urlò Sana, euforica.
-Tsuyoshi io un giorno ti ucciderò!- ringhiò Akito tra i denti.
L’amico ed Aya, insieme ad Hisae e Gomi, scoppiarono a ridere.
-Dobbiamo assolutamente festeggiare! Anzi no, festeggeremo dopo il tuo successo! Ho già in mente una coreografia da improvvisare per fare il tifo per te, Akito, vedrai quant’è bella! – esclamò Sana, fuori di sé dalla gioia.
-NO!- urlò Akito, con la voce molto più stridula di quanto potesse immaginare –Non ti voglio al mio incontro!-
Sana rimase ammutolita. Akito la guardò truce, prima di andarsene, in silenzio.
“Se ci fosse lei nella palestra, coreografia o no, non potrei pensare a nient’altro. Quindi non posso permettermi il rischio di fallire un’altra volta” si disse, cercando di auto-convincersi che si, aveva fatto bene a risponderle in quel modo. Ma non si accorse di due occhi tristi che si fermavano a fissargli la schiena.
 
*
 
La campanella dell’ultima ora era da sempre la più bella musica che qualunque studente sulla terra potesse udire. Il cielo, che quella mattina era appena nuvoloso, adesso era diventato decisamente più scuro, segno di un imminente temporale e anche l’aria adesso era decisamente più fredda.
-Cavolo, che freddo!- disse Sana ad Hisae, che annuì prima di tirare fuori dallo zaino una felpa per coprirsi.
Poco più avanti di loro, c’erano Fuka e Akito che si stavano confrontando sulle risposte del test di scienze.
-Adesso devo proprio scappare, devo incontrarmi con…- iniziò lei, ma poi si interruppe per pensare alla parola migliore da utilizzare -… un amico!- decise.
Akito ghignò –Un amico! Come tutti gli ultimi duecento amici con cui sei uscita –
Fuka sbuffò –Sono affari miei. Piuttosto tu! – disse, puntandogli un dito contro –Ho saputo da Aya che oggi a pranzo hai risposto malissimo a Sana. Cerca di scusarti o domattina ti prenderò a schiaffi!-
La ragazza sorrise e si girò di scatto –Ciao Sana! Devo scappare ci vediamo domattina!-
Una voce squillante ed allegra rispose –Ciao Fuka! A domani…-
Ad Akito si rizzarono i capelli in testa: Sana era dietro di lui. Rimase immobile in attesa. Perché sapeva fin troppo bene che Sana, con tutta la sua indifferenza, come se non fosse successo nulla, sarebbe andata da lui per parlare. Era questo che lui non sopportava della gente che lo circondava: cos’era tutto questo bisogno di parlare?
-Ehi, Hayama! – esclamò la ragazza. Appunto.
Eppure gli parve di cogliere una punta di freddezza nella sua voce ed una fitta allo stomaco lo sorprese.
“Forse è arrabbiata”.
-Dimmi Kurata- la chiamò per cognome, ma il tono di voce tradiva una certa dolcezza. Eh si, aveva proprio qualcosa di cui farsi perdonare. Evidentemente lei se ne accorse, perché non esitò a corrergli incontro, a pararsi davanti a lui e a sbottare –Si può sapere perché oggi in mensa mi hai detto quelle cose?-
Akito vagliò le diverse possibilità che aveva, ossia dirle la verità, oppure mentirle. Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato quell’abito così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che pensare a te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa si ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro.
-Ecco vedi… Se durante l’incontro ci fossi tu presente… Ecco… Tu… - era indeciso su come concludere la frase.
Tu mi dai fastidio” oppure “Tu rompi” o ancora “Tu alla fine non sarai capace di stare zitta”; invece…
-Tu mi distrai- disse e senza attendere la sua reazione se ne andò. Alla fine aveva optato per una mezza verità, il che è sempre meglio di niente.
Ma intanto Sana era rimasta a fissarlo a bocca aperta, lambiccandosi sul significato di quelle tre semplici parole.
 
*
 
-Akito, ha cominciato a piovere, dannazione!-
Sua sorella. Possibile che per qualunque accadimento lei ritenesse necessario metterlo all’occorrenza di ogni minimo dettaglio?
-Mi dispiace- disse semplicemente, anche se in realtà che piovesse o che ci fosse il sole per lui non cambiava poi moltissimo.
-Devo andare da una mia compagna di classe a studiare – disse Natsumi, mentre tutta trafelata correva da una parte all’altra della casa in cerca di un ombrello.
-Va bene!-
Akito sentì il suono del campanello e a quel punto non ne poté più. Salì in camera sua e si chiuse dentro. Cominciò a togliersi la divisa scolastica per infilarsi una più comoda tuta.
-Akito sei proprio un idiota. Potevi aprire la porta!- urlò sua sorella, ma lui decise di ignorarla.
 
Natsumi aprì la porta e ciò che vide la lasciò abbastanza sorpresa.
-Sana!- esclamò sorridendo genuinamente –Cosa ci fai qui? E come mai sei tutta bagnata? Entra o ti prenderai un raffreddore!-
Sana era letteralmente fradicia. Aveva i capelli e gli abiti che grondavano e stava tremando dal freddo.
-Ciao Natsumi. Cercavo quell’idiota di tuo fratello, è in casa? – domando. L’amica parve accennare ad un segno di approvazione quando sentì definire Akito un  “idiota”. 
-Si, è appena andato in camera sua – spiegò e poi diede una veloce occhiata al suo orologio –Accipicchia! Sono in ritardissimo! Sana, mi dispiace, vorrei fermarmi a chiacchierare con te, ma devo veramente scappare. Ci vediamo!- disse velocissima, prima di correre fuori di casa come una furia.
Sana si diede un’occhiata intorno: la casa di Akito era un po’ come casa sua, ci si sentiva a proprio agio. Cominciò a salire le scale, ma si bloccò a metà.
No Sana, devi fare una faccia offesa, così si sentirà in colpa!” e subito mise su un broncio invidiabile. Quando fu arrivata alla stanza di Akito, aprì la porta senza nemmeno bussare e si ritrovò davanti il ragazzo a petto nudo, intento a cambiarsi.
Caldo.
Sana, calma. Fa niente che sei bagnata fradicia e che fino a tre secondi fa stavi tremando come una foglia. In questa casa fa veramente caldissimo…”
-Kurata!- esclamò Akito –Che diavolo ci fai qui in casa mia?-
Sana parve dimenticarsi di avere di fronte a sé un ragazzo mezzo nudo, subito la rabbia affiorò –Ah, cosa ci faccio qui? No, dico… Oggi ti sei reso conto di come mi hai trattata? E poi quella frase fuori da scuola, mi spieghi che diavolo vuol dire che io ti distraggo?- urlò tutto d’un fiato Sana.
Akito incrociò le braccia –Vuol dire che non mi permetti di concentrarmi- disse, ghignando e anche un po’ prendendola in giro.
Sana divenne livida –Guarda che lo so cosa significa distrarre! Intendo dire… - si bloccò.
All’improvviso le si accese una lampadina nella testa; certo, perché una volta focalizzata la domanda che gli doveva fare, le fu chiara anche la risposta. Solo che ora tutto quel coraggio che aveva manifestato, non riusciva a trovarlo per concludere la frase.
-Cosa? Cosa intendi dire, Kurata? – le chiese lui, leggermente sorpreso, con un sopracciglio inarcato. Lei sembrava in trance, così lui le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
Fu una mossa sbagliata, perché Sana parve andare completamente in tilt e anche quando parlò, cominciò a balbettare –Intendo dire… P… Perché io ti d… distraggo?-
Akito schiuse leggermente le labbra, al metà tra l’intento a darle una risposta e lo spiazzato. Alla fine decise di non risponderle.
Sana non riusciva a scostare lo sguardo dai suoi occhi. “Ecco, fa decisamente troppo caldo in questa casa” urlò la voce nella sua testa.
Rimasero a fissarsi per un minuto interminabile e poi tutto accadde velocemente: Sana si mordicchiò il labbro per la tensione, Akito non riuscì a resistere e fece scivolare le sue mani sui suoi fianchi e la spinse con grazia contro il muro.
Cominciarono a baciarsi prima ancora di rendersi conto di quello che stava succedendo. Non seppero nemmeno chi dei due fosse saltato addosso all’altro ma, forse, si poteva dire che entrambi lo avevano desiderato.
Quello che Sana riuscì a percepire distintamente, fu la trama dei capelli di Akito sotto le sue dita e la vocina nella sua testa che le diceva “Non siamo più ad agosto, come mai lo stai baciando allora?”.
Eh no, la colpa non era proprio del caldo.
 
(...) You still my heart
And you take my breath away
Would you take me in
Would you take me deeper now
                        Everything - Lifehouse
 
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(*) Cercando su internet ho trovato che il nome giapponese di Nakao è appunto Shota e visto che ho voluto rimanere fedele al nome giapponese dei personaggi, ho usato quello.
 
Allora, come primo capitolo che ve ne pare? È un sacco di tempo che non scrivo più nulla su questo sito, è la mia prima fiction su Sana e Akito e anche la prima con un rating Arancione, quindi spero di non aver fatto figuracce. Vorrei mettere le mani avanti questa volta: nel remoto caso in cui la fiction dovesse interessarvi, stiate tranquilli che verrà completata. Infatti per non rifare lo stesso colossale errore che ho fatto in passato, prima di postare il primo capitolo ho voluto avere una bozza sostanziosa dell’intera storia. Quindi è solo questione di riguardare e pubblicare.
Concludo dicendo che qualunque commento, critica (purché costruttiva) o parere di altro genere saranno sempre graditi, quindi prego cliccare sulla scritta blu “Inserisci una recensione” e recensire, grazie! ^____^
 
Bacioni a tutti quanti
Ale69
 

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Capitolo 2
*** L'uragano Sana ***


My Sorrow
 
Capitolo 2 : l’uragano Sana
 
Once was a man who consumed his place and time
He thought nothing could touch him
But here and now it’s a different storyline
Like the straw he is clutching
                        Falling Down – Duran Duran
 
Non poteva che succedere così : in un giorno di pioggia, con i tuoni e i fulmini che imperversavano fuori dalle finestre, che litigavano, che si susseguivano continuamente e che alla fine si annullavano dietro le nuvole nere.
Perché loro, Sana e Akito, erano proprio così. Litigavano, si ferivano a vicenda, ma poi di stare lontani l’uno dall’altra proprio non erano capaci.
Fu per questo che Akito senza nemmeno rendersene conto la strinse a sé talmente forte, che avrebbero potuto fondersi in un corpo solo. Un braccio le cingeva i fianchi, l’altro era immerso nei suoi meravigliosi capelli.
Sana aveva una mano poggiata sul suo viso, mentre glielo accarezzava con dolcezza e foga allo stesso tempo. La mano che fino a poco prima teneva tra i suoi capelli ora era scesa ad accarezzargli il petto nudo, la schiena, il ventre. E ad Akito non dispiaceva affatto, anzi provò un brivido di piacere al contatto della sua mano fredda contro la propria pelle accaldata.
Si staccò dalle sue labbra soltanto per respirare ed ebbe anche la lucidità per aprire gli occhi e guardarla in faccia.
Lei ansimava e sembrava che non avesse gradito molto quell’interruzione.
-Sana…- cominciò lui, portandole una mano sul viso per accarezzarglielo. La fece poi scivolare lungo il suo collo e Sana chiuse gli occhi quando sentì che la stava facendo scivolare lungo tutto il suo fianco.
Brivido.
-Ecco… Ecco perché mi distrai così facilmente tu!- le disse, poggiando la propria  fronte contro la sua e sorridendole.
Lei nemmeno rimase ad ascoltarlo, chiuse di nuovo gli occhi e lo baciò, con più foga di prima. Sfregò le proprie labbra contro quelle di Akito, cercando la sua lingua con urgenza, baciandolo come se fosse l’unica cosa che al mondo meritasse ancora di essere vissuta. Stavolta aveva preso lei l’iniziativa, non come negli altri mille casi in cui lei si era ritrovata lui avvinghiato addosso come un polipo. Sorrise tra sé a questa immagine. Doveva ammettere che quel bacio però valeva tutti quelli che lui le aveva sempre rubato.
-Akito, io voglio…- cominciò a dire, quando riuscì a scostarsi leggermente da lui.
Senza nemmeno attendere il resto della frase, lui cominciò a slacciarle i bottoni della camicia e presto vi infilò sotto le proprie dita. La sua pelle era così liscia, così morbida, così… Bagnata!
-Kurata, sei proprio un’idiota! Ti sei fatta a piedi da scuola a casa mia sotto la pioggia? – la rimbeccò lui.
Sana parve stranita da quel momento litigioso, quando fino ad un attimo prima stavano si litigando, ma su un altro livello –Si, perché?-
-Sei fradicia!-
-Grazie lo sapevo anche da sola!-
-Hanno inventato gli ombrelli!-
-Ma io non ce l’avevo un ombrello!-
Akito la fissò intensamente, poi avvicinò le labbra alle sue –Ti scaldo io, Kurata!-
Lei arrossì: come aveva già notato, aveva parecchio caldo in quel momento.
Akito le sfilò definitivamente la camicia. “Sto spogliando Sana, sto spogliando Sana” non poteva fare a meno di ripetersi mentalmente. Ma chi se ne importava poi.
Accarezzò la sua pelle nuda, tutto quello che aveva sempre desiderato. Sempre forse è un’esagerazione, che tuttavia non si discosta poi molto dalla realtà. Già, perché Akito da quando aveva cominciato a vedere Sana come una ragazza e non più come una bambina, si era spesso svegliato nel cuore della notte, sudato e su di giri per il semplice fatto che quel folletto dai capelli rossi si era infilata nei suoi sogni. Senza alcun permesso.
La gonna cadde ai piedi di Sana. Akito non poté fare a meno di rimirarla così, seminuda, solo con la biancheria addosso.
-Bella- riuscì a mugugnare, prima di cominciare a baciarle il collo, le spalle. Sfiorò la pelle, ora accaldata, della sua pancia con le proprie labbra, lasciando una scia di baci. Poi si interruppe, decidendo che trasferirsi sul letto fosse la scelta migliore e anche la più comoda.
Sana stava tremando, ma non di freddo. Le girava la testa, sentiva che ogni cellula del suo corpo era attratta da Akito come una calamita e quando lui la spinse verso il letto, non poté fare altro che lasciarsi guidare.
-Akito…- cominciò a dire. Non avrebbe saputo dire nemmeno quando, con mani tremanti, gli aveva sfilato i pantaloni della tuta che stava indossando quando lei aveva fatto irruzione della sua stanza.
Si ritrovarono nudi, avvolti in un groviglio di coperte, tra baci che scottavano più del fuoco, carezze brucianti e sguardi che chiedevano una conferma, un permesso, che sicuramente avrebbero ottenuto.
Fu la realizzazione di un desiderio troppo a lungo soppresso, desiderio che nemmeno loro sapevano di avere. Nient’altro in quel momento era importante e, Akito si ritrovò persino a pensare, mentre spingeva a ritmo del suo cuore che batteva forte, chissenefregava anche dell’incontro di karatè che avrebbe dovuto sostenere di lì ad un mese circa.  Stava facendo l’amore con Sana ed era tutto quello che importava.
 
*
 
-Dai, lasciamelo fare!-
-No-
-Dai!-
-Ho detto di no-
Silenzio.
-E va bene…-
Sana sorrise, gli salì a cavalcioni e si abbassò, fino a depositare un bacio sul neo che lui aveva sul fianco. Aveva sempre saputo che Akito ne aveva uno, come le aveva raccontato Natsumi anni prima, e adesso aveva voluto baciarlo.
Sentendo le labbra di Sana a contatto con la sua pelle, Akito non poté fare a meno che rabbrividire, ancora. Esattamente come era successo tutte le volte che lo aveva baciato nell’ultima ora e mezza.
Fuori pioveva ancora, se possibile più forte di quando aveva cominciato, ma loro erano stati troppo impegnati a fare altro per rendersene conto.
Ho fatto l’amore con Sana, ho fatto l’amore con Sana” continuava a ripetersi Akito, cercando di convincersi che fosse la verità, ma senza riuscirci. Dio, non avrebbe mai scordato l’emozione della prima volta che l’aveva vista nuda, con quel corpo così piccolo che aveva avuto paura di “romperla”, con quella sua pancina così piatta, con il suo seno così bello… Per non parlare del momento in cui nemmeno l’aria era stata più un ostacolo, tra i loro corpi.
Ho fatto l’amore con Sana, ed è stata la cosa più bella della mia vita”. Sospirò e la strinse più forte a sé.
-Ahi, Akito mi fai male!-
Lui sorrise –Hai smesso di chiamarmi Hayama?-
-Diciamo che stamattina ero parecchio arrabbiata e che quindi chiamarti così era una cosa più che giustificata- spiegò lei, tornando ad appoggiare la sua testa sul torace del ragazzo.
-Adesso non sei più arrabbiata?- le domandò ancora con un ghigno.
Sana gli tirò un pizzicotto sul braccio e scivolò sul suo corpo, per poterlo guardare negli occhi.
Altri brividi avvertendo la sensazione delle loro pelli che sfregavano l’una contro l’altra. “Magari ora si incendiano” si ritrovò a pensare stupidamente Akito.
Sana rispose –No, tutt’altro!-
Rimasero a guardarsi a lungo negli occhi, il desiderio bruciante di rifare tutto daccapo, di rivivere le stesse emozioni di quel pomeriggio era forte, ma un “bip” della sveglia di Akito destò l’attenzione di Sana.
-Accipicchia!- esclamò, saltando in piedi e raccogliendo i suoi vestiti –Sono già le sei e mezza, avevo detto a Mama che sarei tornata a casa presto per aiutarla a fare una cosa…-
Riallacciò velocemente la camicia, si infilò la gonna e si diede una veloce sistemata ai capelli. Stava per correre fuori dalla stanza, quando si bloccò, per poi girarsi a guardare Akito, ancora immobile sul suo letto.
Fece due passi nella sua direzione –Allora…-
Imbarazzo.
Certo, perché loro due erano Sana e Akito e per loro era perfettamente normale passare il pomeriggio a fare l’amore e poi salutarsi come se nulla fosse successo. Era un po’ la stessa cosa di quando si baciavano la sera e poi, il mattino dopo, amici come prima.
Riflettendo su questo, Sana si sentì un po’ sollevata : era tutto nella norma.
-Allora ti saluto, Hayama!- squillò, prima di scappare via.
Akito nemmeno si mosse.
Sapeva che quello che avevano fatto, per lei non significava quasi nulla. Non che per lei fare l’amore con qualcuno fosse una cosa ordinaria, anzi. Solo che era Sana e il più delle volte lei faceva le cose senza pensare e le conseguenze erano una cosa a cui avrebbe pensato solo poi. Diciamo che per la stragrande maggioranza delle persone, dopo aver fatto l’amore, segue il cosiddetto “stare insieme”. Ma non per lei, Sana, che probabilmente considerava lo “stare con Akito” e il “fidanzarsi con Akito” due cose completamente distinte. Il giorno dopo tutto sarebbe stato esattamente come prima, per lei.
Ma lui si chiedeva seriamente se sarebbe poi riuscito a guardarla, a parlarle senza desiderarla almeno un po’, dopo quello che avevano fatto.
La solita Sana” si ritrovò a pensare, con una nota di malinconia “Prima sconvolge il mio mondo e poi sparisce. Proprio come un uragano”.
 
*
 
Quando Sana entrò in classe, tutta trafelata per il suo ennesimo ritardo, sperò di trovare una battuta divertente per distrarre il suo professore di chimica, in modo tale da evitare una sicura nota sul registro.
Con suo immenso sollievo, la cattedra era vuota ed un chiacchiericcio eccitato si stava diffondendo tra i suoi compagni di classe.
-Buongiorno a tutti!- squillò.
Trovò il suo gruppetto di amici infondo alla classe, tutto intento a borbottare di qualcosa inerente alla festa di Halloween.
-Ragazzi, che succede?- domandò lei, avvicinandosi.
Tsuyoshi ed Aya si voltarono e le regalarono un meraviglioso sorriso –Ciao Sana, in ritardo anche questa mattina?- domandò lui.
La ragazza annuì.
-Fortunatamente oggi il professore di chimica è assente perché è stato poco bene, quindi ti eviti l’ennesima nota da parte sua!- ridacchiò Aya.
Fuka rifletté –Eppure non abiti tanto distante dalla scuola, Sana. Ma sei sempre in ritardo, possibile che tu sia così incorreggibile?-
Sana sorrise –Mi spiace! – ridacchiò - Ho fatto davvero fatica ad alzarmi questa mattina, stavo a pezzi-
Subito uno sguardo ambrato di spostò sul suo viso e la catturò; bastò un’occhiata e vividi ricordi affiorarono nei suoi pensieri.
Lui che le depositava una scia di baci sul collo, fino a scendere in basso, sempre più in basso. Lei che tratteneva il respiro.
-Buongiorno Kurata!- disse Akito, con una voce roca e fuori dal suo controllo.
Un sospirò vicino al suo orecchio. Un brivido improvviso che le percorreva la schiena. Lui che spingeva, bisognoso di lei. Lei che tratteneva un grido.
Sana avvampò.
Lui che chiamava il suo nome, che invertiva le posizioni, che l’accarezzava come nessuno aveva mai fatto in tutta la sua vita.
-Ehm… Ciao Akito!- ricambiò il saluto lei, con la sua stessa voce roca. Gli occhi diventati improvvisamente languidi, non nascondevano un certo imbarazzo.
Nessuno dei loro amici, a parte Tsuyoshi, parve accorgersi di nulla e continuarono a discutere di quella benedetta festa, nonostante mancasse più di un mese all’evento. Felice di non dover contribuire alla discussione e di potersi limitare ad annuire di tanto in tanto, Sana prese una sedia e si accomodò di fianco ad Akito.
Dopo appena due minuti, si accorse che non era stata una buona idea. Il desiderio che provava, di allungare la propria mano per prendere la sua era fortissimo, per non parlare dell’adrenalina che aveva cominciato a scorrerle in corpo quando Akito aveva spostato la sua gamba, in modo da toccare quella della ragazza.
Sento caldo” si disse fra sé e diventò rossissima.
Mai come in quel caso, Sana desiderò che quell’ora buca finisse presto, in modo da porre una pietra sopra a quella lunga, ma squisita agonia che stava vivendo.
 
*
 
-Che cos’è successo tra te e Sana?-
Eccolo lì, l’investigatore privato che capiva sempre tutto prima che un comune mortale potesse anche solo rendersi conto di quello che stava succedendo.
-Tsuyoshi cosa vuoi? Non rompere!-
Akito era alquanto infastidito.
Se ne stava sdraiato all’ombra di un albero, in quella giornata di sole meravigliosa. Sembrava quasi incredibile che fino al giorno prima diluviasse e che ora ci fosse un tempo così bello e limpido. Era tutto diverso.
Tsuyoshi era scocciato, mise le mani sui fianchi e ripeté –Che cos’è successo tra te e Sana?-
Akito si mise seduto e lo guardò –Cosa dovrebbe essere successo tra me e Sana?-
-Non lo so, dimmelo tu-
-Cosa vuoi sentirti dire?-
-La verità!-
-Abbiamo fatto l’amore, ieri pomeriggio, a casa mia-
Ad una lapidaria risposta, seguì un silenzio tombale. “Giusto per rimanere in tema di cimiteri” si disse Akito, ripromettendosi poco dopo di evitare queste squallide battutacce.
Tsuyoshi era a metà tra lo sbalordito e il consapevole che tanto, prima o dopo, sarebbe dovuto succedere.
- Com’è stato?- si azzardò a domandare.
Akito lo fissò intensamente, come se fosse diventato improvvisamente deficiente –Tsuyoshi, com’è quando fai l’amore con Aya?-
L’amico sembrò spiazzato –Ehm… Suppongo che dovrei dirti “bellissimo”, anche se non descrive a pieno quello che provo io… - aggrottò le sopracciglia –Si, ma cosa c’entra adesso?-
Akito sospirò e tornò a sdraiarsi, fissando le nuvole che si divertivano a disegnare strane forme nel cielo –Vale la stessa cosa per me!-
Tsuyoshi si incupì, annuì e andò a sedersi vicino al suo amico.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti e poi tornò alla carica –Ma scusa, se posso permettermi… Lei, dopo che avete… Si, insomma… Ti ha detto qualcosa?-
Akito si trattenne dal sorridere, amaramente. Gli aveva detto qualcosa? Certo, che doveva andare via, lo aveva salutato e poi gli aveva dato le spalle.
Spiegò la situazione a Tsuyoshi, che sospirò –La solita Sana-
-Già!-
-A volte proprio non riesco a capirla. È più che evidente che siete innamorati l’uno dell’altra dai tempi delle elementari; ora finalmente tra di voi c’è stata la svolta e invece di cogliere la palla al balzo e di dichiararsi cosa fa? Fa finta di niente! È come fare dieci passi e poi tornare indietro di trenta… Non andrete mai da nessuna parte se continuate così!-
Akito lo guardò truce –Continuate?-
-Si, Akito, continuate! – Tsuyoshi calcò sulla parola – Ricordati che le cose si fanno in due, perché non provi tu a dirle quello che provi, magari riesci ad aprirle gli occhi?-
Akito si rizzò in piedi –Senti, non cominciare con questi discorsi, okay? Tra me e Sana non c’è quell’amore che dici tu, capito? E quello che è successo ieri non è stato nulla, quindi non definirla una “svolta” perché non è stato nulla! – la sua voce tremò –Ma soprattutto, smettila di dire che io dovrei dichiararmi, perché non c’è niente tra di noi e quindi non c’è niente da dichiarare!-
Tsuyoshi non gli diede nemmeno il tempo di riprendersi che subito domandò –Ne sei sicuro?-
-Si-
No
-D’accordo, allora scusami se mi sono intromesso nella tua vita. Se questa situazione ti va bene, se non stai soffrendo come un cane perché dopo aver fatto l’amore con Sana per lei è come se non fosse successo nulla, allora non devi far altro che continuare a comportarti come hai sempre fatto!-
Anche Tsuyoshi si alzò in piedi e guardò il suo amico, che però stava ben attento a mantenere lo sguardo fisso per terra.
-È proprio quello che ho intenzione di fare!- ribatté infine Akito.
-Bene…- il ragazzo fece per andare via, ma poi ci ripensò.
-Eh… Akito?-
-Cosa?-
-Sei proprio un idiota Akito…-
E mentre osservava Tsuyoshi che si allontanava, la schiena dritta e la testa alta come un soldato che sta marciando, riuscì solo a pensare che il suo amico aveva proprio ragione, perché lui era un idiota e presto avrebbe pagato le spese della sua stupidità sulla sua pelle.
 
*
 
Va bene, siamo tutti d’accordo nel dire che Sana era effettivamente migliorata in matematica. Certo però che quando la giornata scolastica si conclude con due ore di matematica, anche il migliore dei geni non poteva esimersi dal crollare.
Sono proprio psicologicamente distrutta” si ritrovò a pensare Sana, mentre si massaggiava le tempie con le dita delle mani.
 Quella notte aveva dormito poco e male, tutta colpa di Akito, il cui ricordo aveva continuato a tornarle in mente ogni secondo.
Pensando a questo, avvampò, esattamente come era successo ben trecentosettantadue volte in quella giornata. Eh si, le aveva contate a dimostrazione del fatto che in matematica lei era davvero migliorata.
-Kurata, non ti senti bene?- il professore di matematica parve preoccupato.
-Ehm… No, professore! Sono solo un po’ stanca!- cercò di spiegarsi lei, ma quello non volle sentire ragioni.
-Poche storie Kurata, fila in infermeria non voglio averti sulla coscienza!-
Fu così che si ritrovò a pensare quanto esageratamente premuroso fosse il suo professore. “Quello li ti manda in infermeria anche quando hai un semplice graffietto, dicendo che potrebbe infettarsi e che si potrebbe rendere necessaria l’amputazione del dito o della parte del corpo in questione. Che esagerazione!”
Inutile dire che nemmeno si diresse verso l’infermeria. Si soffermò ad osservare fuori dalla finestra, mentre un fresco venticello autunnale le scompigliava i capelli.
Nel campo esterno, alcuni ragazzi stavano giocando a calcetto e Sana si incantò ad osservare le traiettorie disegnate dalla palla quando veniva calciata.
Con tutte le cose che aveva avuto da fare, non era nemmeno riuscita a soffermarsi a pensare seriamente quello che era successo il giorno prima con Akito.
Abbiamo fatto l’amore” pensò, arrossendo ancora. Trecentosettantatre. Non avevano nemmeno avuto occasione di parlarne, o meglio. Quando l’avevano avuta, cioè il giorno prima, lei aveva pensato bene di defilarsi, come faceva sempre quando doveva affrontare una situazione spinosa. Come avrebbe potuto adesso liberarsi di quella situazione di imbarazzo che veniva a crearsi quando guardava in faccia Akito?
Ecco quindi che la loro storia infinita tornava a bussare alla porta : entrambi erano bravissimi a starsi l’uno accanto all’altra, erano riusciti anche a trovare un tacito accordo per potersi baciare con passione senza che Sana distruggesse Akito, quelle poche e rare volte che era capitato recentemente, ma era quando si arrivava al dunque, ossia quando entrambi avrebbero dovuto dirsi “Ecco, vedi, ti amo più o meno da quando avevo undici anni”, che uscivano fuori i problemi.
Perché nonostante i due avessero già diciassette anni (con Akito prossimo ai diciotto), la situazione non era cambiata di molto, anzi. Vivevano in una situazione di stallo, convivendo con l’eterna paura di essere respinti lui da lei e lei da lui, nonostante i fatti e i loro ormai più che evidenti sentimenti dimostrassero il contrario.
-Ma perché la gente non può mettersi insieme senza bisogno di dichiararsi?- domandò ad alta voce.
Era talmente assorta nei suoi pensieri, che nemmeno si accorse che Akito stava alle sue spalle – Kurata, parli anche da sola adesso?-
Sana scattò –A…Akito, che diavolo ci fai qui? –
Lui inclinò la testa da un lato e la osservò –Avevo educazione fisica e mi è arrivata una pallonata in faccia. Stavo andando in infermeria, ma ho sentito che parlavi da sola e mi sono fermato ad ascoltare cosa dicevi…-
Lei lo guardò negli occhi “Caldo, tanto caldo!”.
-Capisco- disse soltanto.
-Tu invece che cosa ci fai qui?-
-Ehm… Oh… Il professore di matematica mi ha mandata in infermeria credendo che avessi chissà cosa, in realtà ho solo sonno…- spiegò, abbozzando un lieve sorriso.
Akito la fissò, incerto –Stamattina… Stamattina hai detto che non hai dormito molto – deglutì –Come mai?-
Sana sussultò e non rispose.
Adesso cosa gli dico? Non posso dirgli che ho continuato a pensare a lui tutta la notte, poi chissà cosa pensa!”
-Sana…- iniziò lui, avvicinandosi al suo orecchio –Vieni con me!-
Detto questo la afferrò per il polso e la trascinò, un po’ troppo violentemente rispetto a quanto avrebbe voluto, in un corridoio isolato. La spinse in una classe che nessuno utilizzava e senza che lei potesse reagire, la intrappolò tra sé e il muro.
Sta iniziando a diventare un’abitudine quella di spingermi contro tutte le pareti che trova” si ritrovò a pensare Sana con ilarità.
-Ieri te ne sei andata senza nemmeno dirmi qualcosa. Sana, io impazzisco con te. Siamo stati insieme e questa mattina la tua indifferenza mi ha spiazzato. Dimmi, come devo interpretare questi tuoi atteggiamenti?-
Lei rimase senza parole. Non che non si fosse aspettata il fatto che lui potesse volere un chiarimento da parte sua. Ciò che la spiazzava era la razionalità con cui Akito le aveva parlato.
-Akito, vedi io… - cominciò.
Inventa una bugia, inventala anche velocemente. Non puoi assolutamente dirgli la verità, non puoi. Che figura ci fai dopo?”
–Io non me la sento di cominciare una storia vera e propria con qualcuno.-
BUGIARDA!
-Quello che è successo ieri tra di noi è stato…-
Lui chiuse gli occhi e mandò giu. Non avrebbe sopportato l’idea di sentire definire quello che era successo un banale “errore” o peggio. Nonostante quello restò lì, immobile, ad ascoltare quello che lei aveva da dire.
-È  stato bellissimo –
Il suo cuore ricominciò a battere.
-Solo che io non me la sento di cominciare una storia.-
BUGIARDA!
-Se quello che io posso darti, a te va bene… Se ti basta… Io…-
Qualunque altra parola divenne superflua. Akito si avventò sulle sue labbra, baciandole, mordendole lievemente, leccandole. La voleva come non aveva mai desiderato niente in vita sua, e poco importava che la loro non fosse nemmeno una vera “storia”, si sarebbe accontentato di un dito, di un capello o anche di una sola unghia, purché fosse sua, di Sana.
Le sollevò la gonna, mentre lei inclinava all’indietro la testa per permettergli di baciarle il collo, il seno, lasciato scoperto dalla camicia che lui le aveva slacciato a tempo di record. E poco dopo gli stessi brividi, le stesse sensazioni che entrambi avevano provato il giorno prima, tornarono a vivere sulla loro pelle, dentro al loro corpo.
Se tutto questo ad Akito poteva bastare?
A dire la verità, lui non desiderava nient’altro.
 
Because I'm falling down
With people standing round
But before I hit the ground
Is there time
Could I find someone out there to help me?
                                   Falling Down – Duran Duran
 
*******************************************************
 
Eccomi qua! E anche il secondo capitolo è andato. Immagino che tanti di voi abbiano un punto di domanda stampato sulla faccia e provvedo subito a darvi qualche spiegazione. Come tutti voi, anche io ho il mio pensiero su Sana e Akito e questo inevitabilmente si riflette sulla storia stessa. A me è sempre sembrato poco normale che questo ragazzo baciasse la nostra Sana durante la sera della Vigilia (vi ricordo che non avendo letto il Manga tutta la mia conoscenza della storia si limita all’Anime) e che questa, il giorno dopo, facesse bellamente finta di niente. Io non ce l’avrei mai fatta! E da questo ne deduco, secondo il mio modestissimo parere, che Sana non è propriamente sveglia. Ma anche Akito non è da meno: baci Sana perché provi qualcosa per lei (come dice a Tsuyoshi la stessa sera della Vigilia) e poi neghi a te stesso che ti piace? Insomma, io ci rimanevo un po’ così a vedere quanto questi due fossero idioti! O___O E ho pensato di trasferire lo stesso pensiero su argomenti più maturi, visto che ora hanno entrambi quasi 18 anni e il loro rapporto non si limita più a qualche bacio rubato ^__^ Spero di essermi spiegata!
 
Ultima nota, poi GIURO che sparisco, visto che mi è stato chiesto, rispondo a tutti: penso di poter postare regolarmente un capitolo alla settimana, magari non sempre lo stesso giorno e compatibilmente con il fatto che devo comunque e purtroppo studiare (dannata maturità, dannati prof esterni e già che ci siamo dannati anche i prof interni ^^), anche se preferire mille volte di più scrivere ore e ore su Sana e Akito, che ultimamente  mi stanno coinvolgendo parecchio! ^___^
 
Ebbene, che ne pensate del capitolo, a parte la mia più che evidente incapacità nel descrivere scene da rating Arancione? Spero vi sia piaciuto! ^____^

Mi sono sentita ONORATA di ricevere tante recensioni solo per il primo capitolo e spero di non avere deluso nessuno ragazzi! Anzi, adesso passo a ringraziare ognuno di voi, uno per uno :
 
Tin_Tin: grazie mille! Spero che continui a coinvolgerti! ^__^
Deb: sono davvero molto felice che lo scorso capitolo ti abbia divertita, era giusto per iniziare e non credevo mi fosse uscito così bene. Eh, che vuoi, Fuka ci ha provato (come avrei fatto anche io se avessi avuto davanti Akito :Q____ Un bacione!
makiolina: ^///^ con tutti quei complimenti mi fai arrossire! Eh si, sono vecchia scuola io, c’è stato un periodo che si pubblicavano solo capitoli lunghissimi (e ti parlo di 15 – 20 pagine a capitolo, un vero massacro!). purtroppo nella lunga lista di autrici che hai citato, mi ci devo includere anche io, che ho all’attivo due ff su HP che non aggiorno dalla bellezza di tre anni, che vergogna! Fortuna che non questa non rifarò quest’errore! ^__^ Un bacio!
yesterday : ho riletto tre o quattro volte il nome perché credevo di avere le allucinazioni! Ma grazie, mi sono sentita davvero onorata di una tua recensione ^///^ e comunque stai tranquilla, che essere stressata (sempre che così si possa definire) in questo modo a me va molto più che bene! Attenderò con ansia un tuo parere sulla storia, un bacio grande! ^___^
porpetta : ti ringrazio tantissimo del commento entusiastico che mi hai lasciato, comunque non credo di cambiare il rating di questa storia, almeno da sobria! Mi sono gia sentita parecchio imbarazzata a descrivere le scene sopra, figuriamoci con un rating Rosso! ^_^
favola08: grazie, grazie mille, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio anche di aver messo questa schifezza nei tuoi Preferiti! ^__^
 _DaNgErOuS_ChIlD_ : eccoti il nuovo capitolo, è stato all’altezza delle tue aspettative? Spero proprio di si! ^__^ bacini…
aki96: va bene, assillami pure mi fa soltanto molto piacere! Ti dirò, scrivendo un po’ la bozza della storia, in alcuni momenti cominciavo a scrivere momenti solo molto teneri, ma poi la litigata ce la dovevo piazzare per forza, proprio mi usciva naturale. Con Sana e Akito dici che è normale? ^__^
 Oo_Stefania_The_Best_Oo: eccolo, eccolo il secondo capitolo, dimmi subito che ne pensi d’accordo? Ma spero proprio che ti sia piaciuto e che la fic continui ad essere interessante, sennò mi sparo! >.<
sam05 : che non ci siano errori non ci metterei proprio la mano sul fuoco, dannati errori di battitura scappano sempre! Eccoti comunque il secondo capitolo, aspetto di ricevere un tuo parere! ^__^
bellina97: ma assolutamente, non piangere, che Akito è qui, bello come il sole, come l’universo e tutta la galassia! Il prossimo capitolo sarà sfornato entro breve, mi raccomando alle lacrime! ^__-
 
Ecco, spero di non aver dimenticato nessuno. Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite, quindi aki96, Deb, Giovy95, Lorelag, maro_chan, salf, ponpon, sam05, Oo_Stefania_The_Best_Oo,  Tin_Tin, trixina, yesterday e __thestorm e anche tutti quelli che l’hanno aggiunta alle Preferite, quindi bellina97, Daimonos, naruhina 7, Pazzulina93, Tin_Tin, e infine _cindygirl.
 
Grazie a tutti di cuore.
Appuntamento al prossimo capitolo con “Cosa vuoi sentirti dire, Sana”, cosa vorrà dire? ^__^
 
Una pioggia di baci a tutti quanti
Ale69
 

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Capitolo 3
*** Cosa vuoi sentirti dire, Sana? ***


My Sorrow
 
Capitolo 3 : Cosa vuoi sentirti dire, Sana?
 
The broken locks were a warning
you got inside my head
I tried my best to be guarded,
I’m an open book instead
I still see your reflection inside of my eyes
That are looking for purpose,
they’re still looking for life
                        Broken – Lifehouse
 
Tre mesi dopo…
 
Dopo quella volta, Sana e Akito fecero ancora l’amore, talmente tante volte che ormai entrambi conoscevano le caratteristiche del corpo dell’altro nei minimi dettagli.
Come funzionava ora la loro relazione (sempre che tale si possa definire)? Molto semplice. Al mattino Sane e Akito erano i soliti compagni di scuola, che non facevano altro che litigare sotto lo sguardo divertito dei loro amici.
Che lei fosse bravissima a recitare non era una novità, visto il mestiere che si era scelta, ma che anche lui nascondesse certe invidiabili doti recitative sorprendeva!
Al pomeriggio, spesso, lei doveva lavorare e lui studiare o allenarsi per l’incontro di karatè perché, nemmeno a dirlo, era riuscito a fallire quello che aveva in programma per novembre. Troppo, troppo distratto da Sana che, d’accordo, non era lì presente fisicamente, ma il suo corpo nudo, su di lui, quella mattina prima dell’incontro, Akito ce l’aveva ben stampato in testa. E chi ci pensa più a quel punto al karatè.
Generalmente si incontravano di sera, con la scusa che Akito, ottimo studente, dovesse dare ripetizioni a Sana, “la solita capra a scuola”. In realtà Sana e Akito si chiudevano in camera di lui, sotto lo sguardo sognante del signor Fuyuki e di Natsumi, che già sognavano i fiori d’arancio per i due, e lui le dava ripetizioni di tutt’altro genere.
A volte però, il desiderio l’uno dell’altra era talmente forte che non era poi tanto semplice attendere fino a sera. Quindi, qualunque altro posto andava bene, ad esempio la vecchia aula abbandonata dove avevano già avuto esperienze, oppure l’ascensore per salire a casa di Tsuyoshi, un pomeriggio che dovevano incontrarsi con tutti i loro amici.
Ancora rimbombavano le parole di Gomi:
-Ma che avete fatto ai capelli?-
-Il vento – risposero Sana e Akito all’unisono, abbastanza imbarazzati.
-E ai vestiti?-
-Sempre il vento-
-E… perché state ansimando?-
A questa domanda, Tsuyoshi, da buono amico qual’era, aveva trascinato tutti in casa sua, lanciando una veloce occhiata di rimprovero a Sana e Akito, che avevano abbassato lo sguardo, colpevoli.
Insomma, non era una cosa di cui andare molto fieri, ma Sana e Akito erano talmente felici di quella situazione che poco importava del giudizio negativo di Tsuyoshi, unico tra tutti ad aver capito, senza bisogno di spiegazioni, come stavano veramente le cose.
Nel frattempo erano già a gennaio e quella situazione andava avanti da tre mesi abbondanti. Gli esami per concludere le superiori (*) erano imminenti, gli allenamenti di Akito lo tenevano impegnato tutti i giorni, come d’altronde anche il lavoro di Sana.
In realtà, la situazione tra loro non si limitava al semplice incontrarsi, fare l’amore e poi salutarsi. Al di fuori della scuola, loro vivevano questa relazione come una coppia : era capitato più di una volta che si incontrassero per guardare un film insieme, cucinare qualcosa, uscire per andare al centro commerciale, andare a correre, parlare…
Il vero problema tra loro, era che nessuno dei due aveva poi trovato il coraggio di dichiarare i propri sentimenti, mettendo in chiaro come stavano le cose.
A nessuno dei due dispiaceva quel modo di stare insieme, potevano essere felici senza doversi dire niente. E fa niente che essendo due perfetti idioti, credevano entrambi che per l’altro quella storia fosse solo un passatempo, potevano stare insieme e, il fatto che nessuno sapesse, li risparmiava da rimbeccate, consigli e paternali da tutti i loro amici e parenti.
Anzi, con l’andare del tempo la situazione era diventata perfettamente normale e Sana non riusciva nemmeno ad immaginarsi un altro tipo di relazione con Akito. Perché mai recarsi a scuola mano nella mano come facevano Tsuyoshi ed Aya, o esplodere in eterne scenate di gelosia, come Gomi con Hisae? Lei e Akito non avevano nessuno di questi problemi, e quando litigavano, nessuno andava li a chiedere “Come mai?”, potevano essere arrabbiati l’una con l’altro in santa pace, per poi chiarirsi in un modo tutto speciale.
L’unico a cui, ovviamente non si poteva nascondere nulla, era Tsuyoshi, che aveva più volte cercato di parlare con Akito:
-Ma se vi frequentate come dici, qual è il problema a farvi vedere insieme?-
Akito sbottava –Primo, perché non essendoci mai dichiarati noi non stiamo ufficialmente insieme. Secondo, perché non vogliamo e onestamente a me la situazione non dispiace affatto. Ci frequentiamo, ma senza impegni-
Tsuyoshi si fermò a pensare –Se nessuno dei due è seriamente impegnato con l’altro, questo significa che potete anche uscire con altre persone. Se Sana dovesse uscire con un altro, la situazione ti andrebbe ancora così bene come dici?-
Ed era a quel punto che Akito rimaneva senza parole, completamente spiazzato dalla verità che l’amico, come sempre, gli sbatteva in faccia come una porta.
“No, no dannazione che non mi andrebbe bene. Sana è mia! Il solo pensiero che un altro maschio possa anche solo toccarla mi fa salire il nervoso!”.
Ovviamente il coraggio di dirlo a Tsuyoshi non l’aveva mai trovato. Ma in realtà lui la risposta la conosceva benissimo, e quindi continuava, imperterrito –Ecco. Quindi secondo me questa storia a te sotto sotto va un po’ stretta e ti consiglio di mettere subito in chiaro le cose, prima che la situazione degeneri-.
A volte Tsuyoshi sembrava un vecchio padre di famiglia che dall’alto della sua saggezza elargiva consigli ai figli più piccoli.
E da quella discussione erano passati mesi. Mesi in cui Akito ci aveva riflettuto e aveva capito che Tsuyoshi aveva ragione, che quella situazione non poteva andargli bene. Ovviamente non aveva mai trovato il coraggio di dichiararsi a Sana e forse, sarebbe arrivato a duecento anni senza riuscire a trovarlo. E se si fosse dichiarato e Sana gli avesse risposto che si, gli voleva bene, ma giusto come un amico.
Con gli amici non ci fai l’amore Akito” gli aveva spesso suggerito la vocina nella sua testa.
Ma Sana aveva detto che non se la sentiva di imbarcarsi in una relazione seria.
Nono, dichiararsi a Sana era davvero una pessima idea, avrebbe rischiato di perderla e di rovinare quella cosa bella che erano riusciti a costruire in quei lunghi mesi.
E perdere Sana, era l’ultima cosa che Akito desiderava al mondo.
 
*
 
Quel sabato mattina, Tokyo si era svegliata sotto una leggera coltre di neve. Leggeri fiocchi bianchi venivano sospinti con dolcezza dal vento, disegnando curiose evoluzioni nell’aria. Ogni suono appariva ovattato e persino svegliarsi presto per andare a giocare con la neve non era stato molto faticoso.
Sana infilò le sue pantofole e cominciò a saltellare da una parte all’altra della casa, euforica.
-Mama! Hai visto? C’è la neve! Che meraviglia…- urlò – Telefono subito a tutti i miei amici e andiamo tutti al parco! Rei, aiutami a cercare i miei scarponi da neve, non li trovo da nessuna parte!-
Misako era alquanto infastidita da tutto quel vociare di prima mattina. Una volta tanto che aveva trovato l’ispirazione per il suo libro e che si era messa di buona lena per scriverlo, Sana faceva tutto quel baccano.
-Cara, potresti smetterla di comportarti come un circense? Dati un contegno!- la rimbeccò la donna, prima di chiudersi in bagno. Non c’è niente da dire, quello è da sempre il luogo migliore per poter scrivere o pensare!
Sana sbuffò –Possibile che in questa casa tutti debbano sempre spegnere il mio entusiasmo? Io proprio non vi capisco…-
In dieci minuti fece un veloce giro di telefonate per contattare tutti i suoi amici e si diedero appuntamento al parco.
-Akito! Akito, troviamoci al parco tra una mezzora, ci sono anche Tsuyoshi e gli altri!-
-Sana, ti devo dire una cosa…-
Aveva usato un tono di voce diverso dal solito, quello che di solito si usa per gli annunci importanti. Lei e Akito non discutevano mai di cose davvero serie che li riguardassero. Certo pensavano al loro futuro all’università, al loro lavoro, ai loro sogni, ma non parlavano mai di loro, insieme.
Forse vuole dirmi che si è stancato della nostra storia”.
-S… Si, dimmi…- gli disse, trattenendo un attimo il respiro.
-Sana, mio padre e mia sorella vanno a trovare mia zia, fuori città oggi pomeriggio. Non torneranno fino a domani sera-
Sana riprese a respirare. Anche se Akito non lo disse esplicitamente, lei colse l’invito nascosto tra le sue parole.
-Okay… Allora a dopo!- lo salutò, laconica.
-Ciao!-
Sana attaccò. Okay, adesso doveva trovare una scusa da raccontare a Mama per poter dormire fuori di casa. Quando aveva deciso di dare inizio a questa “relazione clandestina” con Akito, non aveva tenuto conto di tutte le bugie che avrebbe dovuto dire a sua madre. La cosa non le piaceva moltissimo, anzi cominciava ad avvertire un senso di colpa sempre maggiore, ogni giorno che passava. Si sentiva un po’ come un’amante clandestina, ecco, che doveva nascondersi dal mondo intero.
Ma ogni volta che si ritrovava tra le braccia di Akito, nuda e accaldata, capiva che tutto quello che stavano vivendo ne valeva veramente la pena.
-Mama! Aya e Fuka hanno deciso di organizzare una serata tra ragazze stasera. Posso rimanere a dormire da Fuka?- domandò, accostandosi alla porta del bagno e incrociando le dita.
Fu davvero una immensa fortuna che sua madre fosse così presa dallo scrivere il suo libro: infatti acconsentì prima ancora che Sana terminasse di formulare la sua domanda. Infilò il suo pigiama nella borsa tanto per fare un po’ di scena. Tanto sapeva già che non le sarebbe servito a molto e che soprattutto non sarebbe mai nemmeno arrivata ad indossarlo.
Con un’allegria dovuta non soltanto alla neve che ancora scendeva dal cielo, uscì di casa canticchiando.
La aspettava un bellissimo weekend con Akito e non vedeva l’ora di ritrovarsi da sola a casa con lui.
 
*
 
-Ti pare il modo di  comportarti, potevi farle male?-
-Sana, era una palla di neve, non una pietra!-
-Si ma lei è una ragazza…-
-Aya è più forte di Tsuyoshi!-
-Ma cosa c’entra?-
Sana  e Akito stavano litigando a proposito della battaglia a palle di neve che avevano sostenuto con i loro amici : lei che starnazzava come un’oca, lui che cercava di trovare la chiave giusta per aprire la porta.
-Ho proprio bisogno di indossare dei vestiti caldi!- disse Sana, che dopo essersi tolta le scarpe, si avviò verso la camera di Akito con tranquillità.
Aveva passato talmente tanto tempo in quella casa ultimamente, che la conosceva meglio di casa propria.
Si sfilò i suoi abiti umidi e indossò un vecchio maglione di Akito che le arrivava alle ginocchia, con cui adorava andare in giro quando avevano la casa tutta per loro. L’indumento era impregnato del suo profumo e quando lui non la stava guardando, Sana amava immergere il naso e sniffarne il più possibile.
Sono proprio una drogata” si era spesso detta, sentendosi veramente una bambina.
Quando scese al piano inferiore, trovò Akito seduto sul divano, intento a guardare la televisione. Si sentì offesa.
-Mi hai invitato a casa tua per guardare la televisione?- domandò irritata.
-Sana, ci sono le finali di karatè alla televisione – le spiegò –Vedi quel tizio con l’uniforme arancione? – indicò con aria quasi sognante –Il mio sogno è diventare come lui!-
Sana rimase incantata.
Non era la prima volta che lei e Akito parlavano dei propri desideri e sogni, ma ogni volta che succedeva non poteva fare a meno di sentirsi bene, felice.
Forse se io e lui stessimo davvero insieme… Forse… Forse sarebbe ugualmente bello, con l’unica differenza che non dovremmo più nasconderci…” si ritrovò a pensare, mentre fissava il bellissimo volto di Akito, ancora intento a guardare l’incontro in televisione con un luccichio strano negli occhi.
Allontanò subito questo pensiero. No, a lei quella situazione andava così bene, perché rovinare tutto?
Si andò quindi a sedere accanto a lui e si accoccolò sul suo fianco. Subito lui l’abbracciò, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Ecco, quello era uno dei tanti momenti di cui sopra : l’amore che trapelava da ogni loro gesto, dal più inconsapevole al più ricercato, ricopriva ogni loro momento insieme. Ma nessuno dei due era abbastanza attento per poterlo notare.
Akito le accarezzò i capelli con una mano, mentre lasciò che l’altra scivolasse lungo la coscia di Sana, lasciata scoperta dal maglione.
-Non dovevi guardare l’incontro?- domandò lei, per nulla infastidita da quell’attenzione.
-Si… - le rispose, voltandosi verso di lei e passandole un braccio intorno alla vita – Ma ho capito che c’è qualcosa di più interessante da guardare…-
Sana rise – E cosa sarebbe?-
Lui le sfilò il maglione e lo lanciò lontano – Sarebbe… Come ti sta bene questo bellissimo reggiseno color canarino- la prese in giro.
Amore.
Quanto aveva rotto le scatole Sana quel giorno, perché voleva quel, e solo quello, reggiseno giallo che aveva visto in vetrina. Alla fine Akito glielo aveva comprato e lei aveva smesso di fare i capricci come suo solito.
-Ti sto viziando troppo- le aveva detto, prima di darle un bacio sulle labbra. Passionale? No, soltanto dolcissimo.
Amore.
Come sempre, nonostante il via fosse stato dato da Akito, quella che perse per prima il controllo fu Sana, che lo spogliò a velocità di record e cominciò a ricoprire di baci infiniti il suo corpo, la sua schiena marmorea, le sue braccia muscolose, le sue mani delicate.
Akito sospirava, tratteneva il respirò quando sentiva le sue labbra, le sue mani, farsi sempre più audaci.
Non potrei mai stancarmi di questo. Fare l’amore con Sana è stato e rimane la cosa che più di tutto mi fa capire che sono ancora vivo, più ancora del karatè. Perché quando siamo così, come adesso, io dentro di lei, qualunque cosa al di fuori di lei  diventa improvvisamente superflua”.
Il divano era un po’ scomodo, ma nessuno dei due pensò di spostarsi di li. Per aiutarsi nei movimenti, Akito le sollevò una coscia e se la portò sul suo fianco.
I loro respiri si fecero sempre più intensi, sempre di più –Sana… Sa… Amore…-
Sana scollegava il cervello quando stavano insieme così. Ad Akito invece succedeva una cosa curiosa, perché andava a farsi benedire soltanto la parte razionale della sua testa mentre quella irrazionale, quella che gli faceva provare quelle cose per Sana, sembrava cominciare a funzionare improvvisamente. Capitava spesso infatti che le sussurrasse frasi dolcissime, che da “sobrio” (così amava definirsi, nemmeno Sana fosse un superalcolico o qualcosa di simile) non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle.
Ti amo, comunque, non glielo aveva mai detto.
Anche perché “Va bene, mi fa perdere la testa e tutto, ma io mica la amo” si continuava a ripetere, come un automa, e con il preciso intento di convincere la parte irrazionale del cervello appunto.
-Akito! – urlò Sana, inarcando il corpo contro il suo. Poco dopo le si accasciò addosso, privo di forze.
-Sana io…- ansimò.
On.
-Io…-
Off.
Non concluse mai la frase e lei forse nemmeno si accorse che quello che stava per dirle, quelle tre parole che aveva trattenuto solo perché era tornato in funzione l’Akito razionale, avrebbero potuto cambiare radicalmente (in meglio, in peggio, chissà?) la loro storia.
 
*
 
Il sole che entrava dalla finestra la colpì in pieno viso, costringendola a ripararsi contro il petto nudo di Akito.
In casa regnava il totale silenzio, interrotto soltanto dal respiro tranquillo del ragazzo che ancora dormiva.
Alla fine erano riusciti a trasferirsi in camera di Akito, giusto per il secondo round della serata, come lo aveva definito lui.
Sana era sveglia da un bel pezzo “Sei davvero geniale Sana, di domenica che puoi dormire ti svegli presto, e durante la settimana vorresti stare a letto tutto il giorno. Coerenza è il tuo secondo nome”.
Ma d’altronde come avrebbe potuto dormire, con Hayama li di fianco a lei, bello come non mai.
Bello come dopo che abbiamo fatto l’amore” pensò Sana, accarezzandogli il viso e fissando con amore tutto il suo corpo nudo.
Ancora non poteva credere che stavano insieme da tre lunghi mesi. Erano riusciti a nascondersi praticamente da tutti, tranne che da Tsuyoshi, infallibile segugio.
Non avrebbe mai potuto dimenticare quel pomeriggio a casa di Akito, mentre fuori pioveva. Si era lasciata baciare. Si era lasciata spogliare. Si era lasciata toccare da quelle mani perfette e onestamente non riusciva a concepire l’idea che su questo pianeta potesse esistere un altro uomo capace di farle provare le stesse sensazioni. La prima volta che l’aveva sentito dentro di sé, aveva creduto quasi di svenire dall’emozione. Quello che si era sentita dentro, il contorcersi dello stomaco, i brividi lungo la schiena, quel macigno soffocante sul cuore perché Akito era suo, e solo suo come non lo era mai stato di nessun altra… No, non avrebbe mai potuto dimenticare tutto questo.
La cosa più bella di tutte, erano le parole che lui le sussurrava nell’orecchio, poco prima di abbandonarsi su di lei.
Una volta le aveva detto “Sana, sei bellissima” e lei gli aveva preso il viso tra le mani, cominciandolo a baciare con una passione che non credeva nemmeno di avere in corpo. Un’altra ancora, le aveva soffiato un “Sei mia” che, ancora, l’aveva fatta tremare.
Ma ieri sera l’aveva chiamata “Amore”, era mai possibile?
Ed era stato anche sul punto di dirle qualcosa che poi non aveva detto…
Si è interrotto” pensò lei tristemente. 
-Hai intenzione di rimanermi a fissare ancora a lungo, Kurata?-
Sana sobbalzò.
-Hayama, sei proprio un idiota! – e ti pareva che non dovesse insultarlo di prima mattina? – Mi hai fatta spaventare, credevo dormissi!-
Akito aprì gli occhi, si alzò a sedere e la fissò “Dio quant’è bella appena sveglia. Io credo che non esista nessuno al mondo così bello da fare male”.
-Mi ha svegliato il tuo sguardo perforante che mi stava facendo una radiografia – le disse ridacchiando, prendendola in giro.
Sana abbozzò – A dire la verità non stavo guardando proprio te. Ho solo notato che ultimamente sei ingrassato, devi riprendere la linea-
Lui le portò una mano sul viso, che fece scivolare poi lungo il suo collo, il suo seno, fino a fermarsi sulla sua pancia. Sana sospirò.
-Hai qualche idea su un’attività fisica che potrei fare per rimettermi in forma?- le domandò, sornione.
Cominciarono a baciarsi e forse sarebbero andati anche oltre, se lo stomaco di lei non li avesse interrotti.
-Fame Kurata?-
Sana fece una linguaccia – Non prendermi in giro, è colpa tua se ieri sera non abbiamo nemmeno cenato!-
Si alzò dal letto, infilandosi la biancheria e il solito maglione profumato di Akito.
Lui la imitò, rimanendo però in boxer – Non mi sembra però che ieri sera tu ti sia lamentata più di tanto per la cena saltata –
Ieri sera…
Avete presente quando il cervello vi manda un impulso, ma il resto del corpo non lo ascolta e decide di fare di testa sua? Beh, Sana scoprì in quel momento cosa significasse.
Infatti, nemmeno si rese conto di quello che aveva appena detto : - Akito… Ieri sera, cosa mi stavi per dire quando stavamo facendo… Si insomma, hai capito!-
Akito rimase senza parole – Niente! – disse infine.
-Dai! Non fare il bambino, non può essere niente…-
Akito si irrigidì – Sana, dobbiamo proprio parlarne?-
-Voglio solamente capire – gli disse lei, sgranando quei suoi occhi grandi.
-Non c’è niente da capire Kurata, in quei momenti a volte si dicono anche cose tanto per, che magari non si pensano realmente –
Sana udì distintamente il lacerarsi del proprio cuore nella cassa toracica.
E in quella stanza non fu la sola.
-Quindi in pratica tutto quello che abbiamo vissuto in questi tre mesi non è stato reale… Era solo una finzione – constatò Sana, improvvisamente avvertiva un grande vuoto nello stomaco.
Akito sfoderò un’aria da strafottente.
Quanto faceva male.
-Non so Sana. Noi non stiamo insieme, l’hai sempre detto tu, no? – la provocò, cattivo più di quanto avrebbe voluto – Mi hai anche detto che non eri pronta per stare insieme con qualcuno seriamente quindi, definiscimi tu quello che siamo noi due, perché allora credo di non aver capito quali sono le condizioni…-
A Sana si accese una lampadina nel cervello : quella era la prova provata che non avrebbe mai dovuto tirare fuori quell’argomento, per Akito quella non era una vera storia e quindi aveva ragione, le frasi che lui diceva quando stavano insieme erano le parole  irrazionali di un ragazzo diciassettenne che dava sfogo ai suoi impulsi.
Si sforzò di sorridere e le venne anche meglio di quanto avrebbe mai creduto – Hai ragione, ti chiedo scusa, non so cosa mi sia preso! Scendiamo a fare colazione, dai…-
Ma Akito non si mosse e lei lo guardò con un sopracciglio inarcato.
-Che c’è?-
Akito sospirò e chiuse gli occhi –Cosa vuoi sentirti dire, Sana? Vuoi che ti dica che ti amo, è questo che vuoi? –
Lei rimase immobile, incapace di fare altro.
-Va bene, io ti amo!
Nelle mille notti insonni in cui aveva immaginato il momento in cui si sarebbe deciso a raccontarle tutta la verità, non avrebbe mai pensato che sarebbe successo così.
-Ti amo e ti desidero così tanto che mi è addirittura doloroso guardarti, a volte. Ma tu non vuoi imbarcarti in una storia seria, lo so. Ma so anche che siamo arrivati ad un punto dove i tuoi desideri e i miei non possono più combaciare…-
Alla fine aveva deciso di seguire il consiglio di Tsuyoshi e di mettere in chiaro le cose. Non avrebbe più potuto continuare a vivere una storia come quella, bellissima ma finta.
“Dio quanto fa male però…”
-Cosa… Cosa stai dicendo Akito?- domandò Sana, balbettando.
Le diede le spalle, perché non sarebbe mai riuscito a guardarla in faccia mentre le diceva quella cosa – Ti sto dicendo che finisce qui –.
Nemmeno riuscì a scoppiare a piangere Sana, no, il dolore era troppo forte.
Riuscì però a calcolare che le sarebbe bastato scendere, infilarsi i propri vestiti buttati chissà dove in soggiorno ed andarsene per porre fine a quel calvario.
E così fece.
-Capisco. Allora ti saluto, Hayama- gli disse, con una voce un po’ troppo squillante per apparire tranquilla come invece avrebbe desiderato.
Ma in quel momento lui stava troppo male per rendersi conto di quella sfaccettatura nel suo tono di voce.
Avrebbe potuto dire qualunque cosa, qualunque, ma non questo”.
Si lasciò scivolare sul letto, le gambe improvvisamente pesanti e il dolore si fece ancora più forte : quelle lenzuola, quel cuscino, la sua stessa pelle…
Avevano ancora il suo profumo.
 
I’m falling apart, I’m barely breathing
With a broken heart that’s still beating
In the pain is there healing
In your name I find meaning
So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on,
I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you
 
I’m hanging on another day just
to see what you will throw my way
And I’m hanging on to the words you say
You said that I will be ok
 
The broken lights on the freeway
left me here alone
I may have lost my way now,
haven’t forgotten my way home
                                   Broken  - Lifehouse
 
***************************************************
 
(*) Da quello che so io, le scuole sono organizzate come segue in Giappone: tre anni di medie, tre anni di superiori. Se loro si trovano in terza, vuol dire che è anche l’ultimo anno ^__^ Ci tenevo a fare questa precisazione.
 
Allora, cosa ve ne pare di questo capitolo? Lo so, non finisce benissimo, però oh, che cosa volete, Akito non poteva mica continuare a vivere la sua vita in questo modo, no?
Chissà, magari adesso la nostra Sana si da una bella svegliata, voi che dite? ^__^
 
Il prossimo capitolo si intitolerà “My Sorrow”, dal titolo della storia, ed è in assoluto quello che preferisco, ma non posso anticiparvi nulla perché... Perchè si! =P **Quanto sono cattiva!!** ^^
 
Adesso passo a ringraziare tutti quei bellissimi angioletti che mi hanno lasciato una recensione:
 
bellina97: hai colto in pieno il problema, Sana e Akito sono proprio due fifoni, non capiranno mai che con l’orgoglio e la paura non si va da nessuna parte! ^_^ Un bacio bella!
 _cindygirl: tu mi lusinghi cara! ^__^ Addirittura una delle storie più belle? Per quanto io non credo che lo sia, ti ringrazio comunque di cuore e spero che tu continui a seguirmi, anche se dopo questo capitolo mi vorrai uccidere! ^^
mantovanina: quanto sei stata carina! Anche io ho sempre desiderato vedere Sana e Akito nel “5 anni dopo”, ma nessuno ha mai voluto renderci felici, quindi ho pensato di scrivere questa storia, anche perché, riflettendoci, io non riesco proprio ad immaginarmi un altro modo per questi due di stare insieme! Grazie mille del commento, un bacione!
Tin_Tin:  grazie infinite, finalmente una che capisce quanto possa essere stordita e contraddittoria con se stessa Sana! E poi hai ragione, se rendevo le cose troppo facili, come la continuavo io la storia (sempre a lamentarvi state -.-) ^__^ Un bacione immenso!
Deb: e tu nelle tue pause da Sociologia vieni a leggere questa schifezzuola? Scherzo, non può farmi altro che piacere. Grazie di avermi fatto notare l’errore, quando ho tempo andrò a correggerlo ^__^ E ti appoggio mille e più volte nel dire che quei due sono proprio idioti! Un abbraccio! ^__^
Porpetta: aggiorno ogni settimana solo perché la storia è gia ultimata, altrimenti mi beccherei un sacco di sgridate da parte vostra perché la puntualità non è il mio forte! ^__^ Spero di non aver preso un granchio con il Rating Arancione, tu che dici? Grazie mille dei complimenti, un bacio!
 _DaNgErOuS_ChIlD_: assolutamente no, non voglio averti sulla coscienza ed eccoti qui il nuovo capitolo! Ti è piaciuto? Beh, io spero proprio di si e che la storia continui anche a coinvolgerti. Un bacione ^__^
Yesterday: Sana è una parte di tutte noi, ovviamente, che ci siamo cresciute insieme e che abbiamo sognato insieme a lei, ma che sia irrimediabilmente stordita è innegabile! ^__^ Se la cavano, se la cavano fidati, specialmente con i fatti come dici tu, ma dopo questo capitolo temo che mi rincorrerai con un forcone o qualcosa di simile ^__^ Simulazione di terza prova? Lo dici ad una che insieme alla sua classe ha consegnato completamente bianca quella di Diritto, quindi… Attenta, sa essere molto infida come test (e il colmo è che è stata introdotta per aiutare gli studenti, ma passare da una materia ad un’altra completamente diversa (finanze – inglese), non vedo come possa essere di aiuto! O.o) Scusa per il romanzo, un bacione!
92titti92: mia compagna di sventura, ma ciao! No, faccio Ragioneria (o per lo meno ci provo! ^__^). Si, certo che la svegliata se la devono dare, ma manca ancora un po’! Un bacione e mi raccomando studia (dovrei seguirli anch’io i miei stessi consigli!).
orgrish desirae: eccolo qui il capitolo. Sei contenta o inizi ad odiarmi per come sto complicando le cose tra loro due. Fidati di me, capiranno cosa provano… Prima o poi! Chissà cosa dovranno subire però.. Un bacio! ^__^
 
Rinnovo inoltre i ringraziamenti per chi ha messo questa fiction tra le Seguite (aki96, Deb, Giovy95, Lorelag, maro_chan, salf, ponpon, sam05, Oo_Stefania_The_Best_Oo,  Tin_Tin, trixina, yesterday, __thestorm, Anderline88, Cicci89, dancemylife, excel sana, lalex, MaKiCo e reby ), tra i Preferiti (quindi bellina97, Daimonos, naruhina 7, Pazzulina93, Tin_Tin, 92titti92, _cindygirl, dancemylife, mantovanina, Oo_Stefania_The_Best_Oo, RBAA, sayuri74, sicurakiarasi, vane08, giady92 e orgrish desirae), e a dancemylife per averla inserita tra le Ricordate.
 
Non sapete quanto mi rende felice sapere che questa storia vi piace! ^__^
Appuntamento al prossimo capitolo quindi e nel frattempo, me lo lasciate un commentino?
 
Un bacione a tutti quanti
Ale69
 

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Capitolo 4
*** My Sorrow ***


Prima di lasciarvi alla lettura della storia, mi pare giusto e doveroso mandare un ringraziamento con il cuore, con l’anima e con tutto il resto, a  Deb, che ha segnalato questa storia tra le Scelte, lasciandomi una recensione fin troppo lusinghiera che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi ^__^ (e non sto esagerando!). Grazie cara, il tuo pensiero è stato davvero dolcissimo, non me ne dimenticherò *-* (non è una minaccia! ^^)
 
Buona lettura a tutti!
 
My Sorrow
 
 
Capitolo 4 : My Sorrow
 
In my heart, there is an empty space
 you left me standing here
There used to be a meaning in my life
 
All alone I'm down on my knees and pray
My soul is torn apart and all the love has gone away
It's so hard for me to believe in someone even if I try
Too afraid once again break down and cry
                                   My Sorrow – Saint Deamon
 
Il giorno seguente fu veramente tragico riuscire ad affrontare Sana, a salutarla e a parlarle, fingendo che tra loro fosse tutto perfettamente normale.
A dire il vero ultimamente il comportarsi in quel modo era diventata un abitudine, ma qualche sguardo complice e lo sfiorarsi delle dita di nascosto, permetteva ad entrambi di sopportare la situazione.
Quella mattina invece era stato diverso. Molto diverso.
Si erano incontrati nel vialetto che conduceva all’ingresso. Aveva smesso di nevicare e il sole della domenica precedente aveva già sciolto la neve.
Nell’aria si poteva percepire distintamente un forte odore di cenere, proveniente probabilmente da qualche camino. Con quel gelo la gente doveva pur scaldarsi in qualche modo.
Una volta avrei detto che mi bastavi tu tra le braccia per potermi scaldare.
Sana era arrivata, raggiante come tutte le mattine.
Ottima attrice, non c’era da sorprendersi che fosse riuscita ad avere così tanto successo.
Lo aveva salutato con entusiasmo, troppo per quello che Akito pensava.
Non posso farcela…
Le aveva risposto con un cenno del capo ed era subito entrato a scuola.
Tsuyoshi aveva notato tutto, ovviamente, come sempre e Akito già sapeva che aspettava solo l’occasione giusta per fargli il terzo grado.
Fu infatti per quello che chiuse gli occhi e contò mentalmente fino a cento, una volta arrivato in classe: stava aspettando che l’amico cominciasse con la sua raffica di domande.
Perché tu e Sana siete così diversi questa mattina?”, “Perché non hai quello sguardo da ebete stampato in faccia, come negli ultimi tre mesi?” e ancora “Mi sembri triste, hai deciso di finirla qui?”.
Invece non accadde nulla di tutto ciò : Tsuyoshi si limitò a dargli un’amichevole pacca sulla spalla e a prendere posto dietro di lui.
Dio, è tanto evidente che sto soffrendo come un cane?” si domandò Akito.
Fortunatamente quel giorno i professori avevano deciso di interrogare tutti gli studenti a rischio bocciatura con l’intento o di dargli il colpo di grazia (le più carogne) o di aiutarli a risollevarsi.
Si dedicò alla sua attività preferita degli ultimi tre mesi : pensare a Sana.
Con la coda dell’occhio la poté scorgere, tutta intenta a ripassare la lezione di matematica in cui doveva sicuramente essere interrogata.
Vorrei poter lasciare fuori le emozioni dalla mia vita, come fai tu a volte” si ritrovò ad invidiarla Akito.
Sospirò e cercò di godersi quel filo d’aria che lo colpiva in pieno viso : qualche pazzo aveva probabilmente caldo e aveva deciso di aprire la finestra. Non lo infastidì.
All’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione : Gomi che lanciava un bigliettino ad Hisae. Lei che lo leggeva, sorridendo, e che con un cenno del capo gli faceva capire che ne avrebbero parlato dopo.
Akito si prese la testa tra le mani: giusto qualche mese prima, quella scena l’aveva vissuta lui in prima persona.
 
*
 
Stava scarabocchiando qualche appunto sul suo libro di Chimica, quando Sana pensò bene di interromperlo per lanciargli un bigliettino.
Se non fosse stato che nelle ultime settimane aveva passato più tempo con lei che con suo padre e che entrambi avevano trovato un modo molto piacevole per intrattenersi, l’avrebbe sicuramente mandata dove meritava.
“Festeggi il tuo diciottesimo compleanno?”
Si innervosì: quante volte doveva ripetere a Sana e compagnia bella che qualunque avvenimento catalogabile come festa, matrimoni, battesimo o qualunque altra cosa che prevedesse gioia e spensieratezza, era l’ultimo dei suoi pensieri?
“No”.
Si pregustava già la faccia di Sana quando avrebbe letto la sua risposta.
Per dirla semplicemente, le si erano rizzati i capelli in testa e aveva messo su un adorabile broncio.
“Ecco, ora vorrei alzarmi e baciarla davanti a tutti” si era detto Akito, sogghignando “Anzi, quasi quasi adesso lo faccio, tanto è perfettamente da me e nessuno capirebbe cosa c’è sotto”.
Dal banco dietro Tsuyoshi gli aveva tirato uno schiaffo in testa e in quel momento gli era giunta la risposta di Sana: “Poche storie, ho già organizzato tutto. È il tuo diciottesimo compleanno, in Europa saresti maggiorenne. Quindi festeggi e non si discute!”.
Sana, la sua eterna zuccona dalle mille idee e dall’eterno entusiasmo. Come avrebbe fatto senza di lei?
 
*
 
Akito provò una strana sensazione allo stomaco ripensando a quel momento. Nonostante la sua apparente indifferenza, gli aveva fatto fin troppo piacere che Sana avesse pensato al suo compleanno.
Ricordava ancora la sera della festa nei minimi dettagli.
 
*
 
Lo aveva obbligato ad indossare una camicia elegante, bianca.
“Ci scommetto tutti i miei risparmi, che entro dieci minuti la sporcherò” si era detto mentalmente quando la stava indossando, ma alla fine aveva obbedito.
Come sempre. Come tutte le volte che lei gli aveva detto di fare qualcosa.
Arrivato a casa sua, di Sana, lei era corsa ad aprirgli e gli aveva buttato le braccia al collo. Indossava un abito argento che le lasciava scoperte le gambe e lasciava intravedere il solco tra i  seni. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e Akito, guardandola in tutto il suo splendore, non poté fare meno di deglutire.
Adesso era lui ad avvertire caldo, tanto caldo.
Aveva risposto all’abbraccio, anche se non in maniera proprio casta. Le aveva passato un braccio intorno ai fianchi e l’aveva stretta a sé, per sentire tutto il calore del suo corpo contro il proprio. L’altro braccio le cingeva le spalle, mentre con la mano le accarezzava quella porzione di pelle lasciata scoperta dal vestito.
-Sei praticamente nuda!- le aveva bisbigliato ad un orecchio.
Aveva avvertito distintamente Sana rabbrividire al soffio caldo della sua voce.
-Non dire fesserie Akito, è un abito normalissimo- aveva sbottato lei, senza accennare minimamente a divincolarsi da quella stretta.
-Sarà…- Akito aveva fatto spallucce – Ma il primo che vedo che ti fissa più del dovuto, gli spacco la faccia, sia chiaro!-
Sana aveva riso –Non sei il mio ragazzo Akito!-
E lui si era arrabbiato.
-Tsuyoshi non è il tuo ragazzo eppure non mi sembra che tu ci faccia l’amore tutte le sere o sbaglio?-
Sana era arrossita e l’aveva spinto via.
Quella sera non si erano rivolti la parola per tutta la durata della festa, anche se c’erano state diverse occasioni nelle quali si erano lanciati certi sguardi che avevano fatto ribollire ad entrambi il sangue nelle vene.
Lei gli aveva regalato un paio di jeans veramente molto attillati e più tardi gli aveva giustificato quel regalo dicendo “Penso che valorizzino il tuo fisico”.
Akito era scoppiato a ridere.
Il vero regalo, comunque, fu il dopo-festa.
Con Rei fuori città e Misako troppo occupata a scrivere il suo nuovo libro (sotto lo sguardo minaccioso del povero Takezo), Sana aveva trascinato Akito in camera sua appena tutti se ne erano andati.
Quando Akito le aveva sfilato quello straccetto che le copriva a malapena quello che c’era da coprire, le aveva detto –E’ da quando ti ho vista con questo coso addosso che sognavo di potertelo togliere!-
E Sana aveva riso di cuore, dandogli un buffetto sulla testa.
 
*
 
Akito mandò giù, ancora, stritolando la matita che teneva tra le mani.
Rabbia. Nostalgia. Dolore.
Decisamente, tra tutte le volte che avevano fatto l’amore, quella era stata la più bella.
Per forza, il letto di Sana è comodissimo” aveva suggerito una vocina nella sua testa, ma lui sapeva che era soltanto una menzogna.
Da quel giorno erano passati già tre mesi. Akito guardò fuori dalla finestra.
Tre mesi prima il vialetto della scuola, ora tempestato dalle raffiche di vento gelido, era disseminato di foglie secche ed ingiallite, che gli alberi non erano stati capaci di trattenere.
Anch’io non sono stato capace di tenerti con me” si disse Akito, lanciando un’altra occhiata a Sana, che ora dormiva, abbandonata sul suo banco.
Quell’ultimo periodo era stato il più bello e il più brutto di tutta la sua vita: aveva potuto abbracciarla, toccarla, baciarla ogni volta che voleva, proprio come aveva sognato fin da quando aveva undici anni. Dall’altro canto, era stato costretto a nascondersi.
A sotterrare i suoi sentimenti.
Non siamo mai cresciuti Sana.  Se fossimo in Europa saremmo maggiorenni, ma siamo rimasti fondamentalmente due bambini”.
Sospirò.
Soltanto i bambini hanno paura di dichiararsi alla persona che piace loro, perché si vergognano”.
Non è solo vergogna quello che vi blocca”.
E allora cosa?”.
Akito si tirò uno schiaffo : bene, ora parlava anche da solo. Peggio di così non poteva andare.
Che problema c’è tra me e Sana, allora?”
“Te lo sei detto prima. Crescete e affrontate la vita vera, invece di rifugiarvi sempre nei vostri sogni. Vi farà bene non rimanere sempre intrappolati l’uno con l’altra”.
La guardò ancora e questa volta lei se ne accorse, perché sobbalzò quando i loro sguardi si incrociarono.
Che fitta di dolore allo stomaco.
 
*
 
-Ahia! Idiota, mi hai fatto male!-
Sana sbuffò – Quante storie per un pugno innocente!- lo aveva preso in giro –Sei proprio una femminuccia!-
Akito l’aveva guardata male – Ma quale innocente! Tu sei un uomo mancato, altroché…-
Continuava a contorcersi dal dolore. Non era possibile che una creatura così aggraziata (anche se non sempre), così leggera (non così tanto a ben vedere) e così femminile (anche se dimostrava il contrario, molto spesso), fosse così forte.
-Smettila di insultarmi una buona volta!- lo aveva rimbeccato lei, incrociando le braccia al petto.
-Sei stata tu a farmi male!-
-E tu mi hai fatta arrabbiare prima, dicendo che corro come una vecchia!-
-Ma è vero!-
-No!-
-Si!-
Akito aveva spento qualunque altra protesta sulle sue labbra.
Erano andati a correre insieme quel giorno, Akito doveva sostenere l’esame di karatè di lì a qualche giorno e doveva allenarsi. Ma allo stesso tempo voleva stare con Sana e quella, ad entrambi, era parsa l’unica soluzione logica. Anche se dopo appena cinque minuti si erano entrambi già ricreduti : lui correva come un maratoneta professionista, mentre lei, fuori allenamento, non riusciva proprio a stargli dietro.
Erano al parco ed era il tramonto. Avevano scelto una giornata magnifica per andare a correre. Il sole si stava per abbassare completamente dietro la linea dell’orizzonte, giusto per andare a riposare e dare il cambio alla Luna. Il cielo si tingeva di sorprendenti tonalità di rosso, dal più intenso al rosa pastello. Gli alberi in lontananza proiettavano lunghe ombre nere sull’asfalto e sembravano spiriti abbandonati in campagne desolate.
Ad interrompere il panorama mozzafiato, Sana e Akito, con le loro litigate.
Non potevano dare spettacolo in un parco, c’erano pur sempre dei bambini. Fu lei stavolta a trascinarselo dietro la corteccia di un albero, per poterlo baciare in santa pace.
Una volta gli aveva detto che baciarlo le piaceva davvero tantissimo, aveva un sapore che lei definiva “un misto tra un gelato al cioccolato e una granita alla menta”, senza rendersi conto della contraddizione presente nella sua affermazione. Sana gli aveva detto che quando lo stava baciando, riusciva a dimenticare tutto il resto e che per lei c’era soltanto lui. E che le piaceva anche toccargli i capelli mentre lo baciava. E che anche il calore della sua bocca sul suo viso, sul suo collo (quando abbandonava le sue labbra per baciarglielo) la faceva impazzire. Non che ad Hayama avesse fatto piacere, queste sue affermazioni lo lasciavano completamente indifferente. È solo che aveva avvertito una stretta allo stomaco.
-Sana, non possiamo farlo in un parco!- l’aveva rimproverata lui, quando lei aveva tentato di accarezzargli il torace sotto la maglietta e di slacciargli i pantaloni.
-Perché no?-
-Potrebbe vederci qualcuno- aveva ansimato.
Lei aveva lanciato un occhiata prima alla siepe che li divideva dalla pista da jogging e poi al parco, che appariva evidentemente quasi deserto.
-La gente sarà tutta a mangiare!- si era giustificata, riprendendo a baciarlo.
Inizialmente lui aveva ricambiato, ma si era poi scansato –Sana! E se qualcuno passasse?-
Lei si era imbronciata –Cosa c’è Hayama, hai paura? Non hai il coraggio di farlo qui?-
Basta, lo aveva provocato.
Aveva cominciato a baciarla, fino a che poi l’aveva avuta vinta lei. Come sempre del resto.
 
*
 
Akito quasi sorrise.
Solo ora si rendeva conto, con il senno di poi, quanto erano stati folli quella sera, al rischio che avevano corso appartandosi in un luogo come il parco, frequentatissimo a qualunque ora del giorno.
“Ti arrestano per queste cose” si ritrovò a pensare.
Non che gliene importasse poi moltissimo, ora come ora.
Chissà, forse Sana aveva pensato alla stessa cosa, perché era improvvisamente arrossita. Akito adorava vedere le sue guance dipingersi di rosso perché aveva fatto qualche pensiero sconcio su di lui.
Ne avevano parlato spesso ed erano finiti sempre a discutere.
 
*
 
-Dai, ammettilo!-
-Ma cosa devo ammettere se non è vero?-
-Devi appunto ammettere che è vero!-
-Ti dico di no-
-Io dico di si-
-Ti dico di no-
-Io dico di si- (*)
Sana e Akito, nel soggiorno di casa di lui. Era un mercoledì pomeriggio per la precisione, la sorella di Akito si era dovuta fermare all’università per una lezione extra, mentre suo padre sarebbe rientrato soltanto diverse ore dopo.
Quando le aveva chiesto se le sarebbe piaciuto stare insieme di pomeriggio, lei manco gli aveva risposto. Lo aveva preso per mano e trascinato fino alla sua casa.
Ora erano appunto in soggiorno, e stavano discutendo del fatto che quando lei faceva pensieri sconci su di lui, le arrossivano le guance.
Quel giorno non potevano saltarsi addosso e strapparsi via i vestiti; quando Akito ci aveva provato, lei gli aveva tirato uno schiaffo bello forte.
Aveva motivato il gesto dicendo “problemi da donne” e lui, troppo imbarazzato per chiederle altro, aveva abbandonato l’idea, rassegnato al fatto che per cinque giorni all’incirca, sarebbe andato in bianco.
Tuttavia, potevano sempre litigare, no? Magra consolazione.
-Akito ti va di cucinare qualcosa?-
“Avevo giusto un languorino” si era detto lui. – Va bene!-
Fin troppo sorpresa di essere riuscita a convincerlo così facilmente, aveva cominciato a saltellare come una matta da una parte all’altra della casa, tirando fuori pentole, pentolini, scodelle, piatti e quant’altro.
-Ma cosa devi cucinare, un bue?- l’aveva presa in giro Akito, mentre correva a sorreggerla, visto che stava per cadere dalla sedia su cui era salita per prendere uno dei mille arnesi.
-No! – gli aveva risposto ironica – La mamma mi ha spiegato che quando si cucina si deve avere tutto il materiale a disposizione!-
-E quando mai tua madre si mette ai fornelli, visto che avete la domestica?-
Sana era arrabbiata – Quanto rompi, vuoi cucinare si o no?-
Dopo nemmeno mezzora la sua cucina sembrava un campo di battaglia, senza contare che di cibo commestibile non vi era nemmeno l’ombra.
-Ottima prova, chef…-
-Oh Hayama, chiudi quella bocca!-
Alla fine l’aveva abbracciata e se l’era coccolata tutta per bene, ma mica per niente.
-Kurata – le aveva sussurrato dolcemente all’orecchio – ricordati che devi aiutarmi a pulire!-
 
*
 
Dolore.
Tutto quello che era in grado di provare quando pensava a lei era dolore.
A lei e a quello che si erano lasciati alle spalle, a quella loro finta storia, che però aveva significato così tanto.
“L’unico modo per definirci è amanti”.
Amanti. Quello che erano stati loro. Come gli amanti si incontravano di nascosto per stare insieme. Come gli amanti facevano finta di niente di fronte al resto del mondo. Come gli amanti, alla fine, finivano per innamorarsi l’uno dell’altra.
Io mi sono innamorato, ma lei…” si disse Akito, abbastanza irritato “Forse ero già innamorato prima di cominciare questa storia”.
Come d’altronde gli avevano sempre detto tutti i suoi amici.
 
*
 
-Akito, ti stai innamorando di Sana!-
-No!-
-Si invece!- Tsuyoshi, la bocca della verità  - Ho sempre pensato che quello che provavi per lei fosse forte, ma adesso che state insieme la situazione si fa grave : guardati, sembri rincitrullito!-
Erano a casa di Hayama, un pomeriggio in cui Sana si era dovuta per forza di cosa fermare agli studi televisivi per girare uno spot pubblicitario. Akito aveva deciso di invitare il suo amico, ma se solo avesse saputo che quello lo avrebbe torturato in quel modo, di certo ci avrebbe pensato su un paio di volte.
Akito era infastidito – Prima di tutto io non ci sto insieme…-
-Si va bene, quello che è…- aveva concesso Tsuyoshi.
-Secondo, io non sono rincitrullito!-
Tsuyoshi era scoppiato in una sincera risata – Come no? Akito… Mi stavi parlando del completo intimo giallo che si è fatta comprare ieri al centro commerciale, e avevi due cuoricini al posto degli occhi!-
Tsuyoshi che continuava a ridere.
Akito aveva cominciato a sbattere i piedi per terra, proprio come un bambino – Ti ho solo detto che quando siamo usciti dal negozio, Sana era tutta felice e ha cominciato a darmi duemila baci, prima di saltarmi sulle spalle e farsi portare in giro. Non mi è apparso nessun cuoricino, stellina o qualsiasi altra diavoleria ti verrà in mente di dire!-
La risata di Tsuyoshi si era fatta, se possibile, ancora più forte – Non ci posso credere! Guarda… Guardati allo specchio… Sei di nuovo con quella faccia da pesce lesso Akito, non ti riconosco più…-
Hayama si voltò verso lo specchio sopra la scrivania.
Che fesserie, i suoi occhi erano come erano sempre stati.
Ma prima di voltarsi per picchiare il suo amico, che ancora rideva sguaiatamente, quel rossore che gli imporporava le guance e quel lieve luccichio nel suo sguardo, aveva fatto in tempo a notarlo.
Già, l’aveva notato eccome.
 
*
 
Cambio dell’ora. Il vociare dei suoi compagni di classe si fece sempre più intenso, soprattutto in zona Sana, che come sempre teneva banco con i racconti avvincenti del suo lavoro.
Akito se ne restò immobile al suo banco e ringraziò sinceramente il suo carattere, da sempre solitario, che gli concesse di non essere notato in mezzo ai suoi amici.
Troppi ricordi Akito, se continui così finirai in depressione!”
E in depressione lui aveva già rischiato di finirci.
Giusto qualche tempo prima.
 
*
 
-Vuoi uscire con una ragazza?-
-Non è che ci voglio uscire. Oggi mi ha fermato in corridoio e mi ha chiesto se mi piacerebbe uscire con lei, tutto qui!-
Sana aveva incrociato le braccia al petto – E tu? Ti piacerebbe?-
Akito sapeva come farla arrabbiare – Diciamo che lei non mi dispiace!-
Lei aveva preso, e con molta grazia gli aveva dato le spalle e se ne era andata.
Stavano a scuola, era l’ora di educazione fisica e con una scusa si erano allontanati entrambi dalla palestra per poter pomiciare in santa pace.
Ma eccoti Akito che per farla ingelosire, le aveva detto quella cosa stupida.
L’aveva rincorsa –Dai Kurata, perché devi fare così?-
-Così come?-
-Così che ti arrabbi!-
Sana era irritata – Non sono arrabbiata!-
Lui le aveva riso in faccia.
-Dici sempre che noi non siamo proprio insieme, insieme… Qual è il problema se per un pomeriggio esco con un’altra? –
-Il problema è che tu ed io… Tu ed io… Scopi… Scopiamo tutti i santi giorni e scusami tanto se mi da un po’ fastidio che esci con un’emerita sconosciuta!-
Hayama era rimasto impassibile –Cosa facciamo noi due?-
-Hai capito benissimo, non farmelo ripetere!-
Erano rimasti in silenzio per un po’, poi Akito era intervenuto dicendo – E’ meglio che torniamo in classe, altrimenti ci vengono a recuperare-
Ma prima di lasciarlo andare, Sanagli aveva sussurrato –Non ci uscirai con quella, vero?-
La risata di Akito aveva poi fatto eco alle sue parole –Non lo so Kurata, vedrò come mi girerà domani…-.
Ma nei giorni seguenti lei mica gli aveva più rivolto la parola. Erano passati per cinque giorni in totale silenzio tra loro, giorni in cui Akito aveva cominciato a controllare il suo cellulare, la posta elettronica, la segreteria in modo quasi ossessionante.
“Chissà, forse questi aggeggi non funzionano”.
Ma quando si era accorto che nemmeno a scuola Sana pareva prestargli attenzione, si era reso conto che no, i suoi apparecchi elettronici non avevano nessun guasto, semplicemente Sana era incavolata a morte con lui.
 
*
 
Akito sorrise tra se pensando che alla fine si era fatto perdonare.
E che perdono.
Gli era costato praticamente tutti i suoi risparmi, ma diciamo che ne era valsa la pena.
 
*
 
Le aveva lanciato addosso un bigliettino con scritto “Finiscila di ignorarmi, tanto lo so che non ci riesci. Comunque con quella ragazza non ci sono uscito. No Kurata. Mi basta una ragazza sola alla volta con cui fare l’amore…”.
Alla fine avevano fatto pace e quella sera si era presentato a casa sua con un mazzo gigantesco di rose rosse.
A Misako, che gli aveva aperto la porta, aveva detto che stavano davanti all’ingresso, omaggio di qualche ammiratore di Sana. Ma Akito dubitava fortemente che la donna se la fosse bevuta. Poco male, una in meno a cui pensare quando dovevano raccontarle qualche frottola.
Sana aveva sistemato le rose in un gigantesco vaso sulla sua scrivania e gli era saltata in braccio, baciandolo con una tenerezza e una passione che Akito quasi si era sentito esplodere il cuore nel petto.
Poi erano andati a casa di lui, perché le doveva “dare ripetizioni” e allora si che la pace l’avevano fatta sul serio.
Anche se sul suo fianco aveva ancora la cicatrice del morso che Sana gli aveva dato per vendicarsi.
Dopo cinque giorni di astinenza, averla di nuovo tra le sue braccia, poterla baciare e poterle toccare quei capelli meravigliosi, era la cosa più bella del mondo.
A questo aveva pensato mentre stava dentro di lei.
E tutto il resto, era solo un dettaglio.
 
*
 
La lezione riprese, visto che l’insegnante di Scienze era finalmente arrivato. Akito si rese conto che avrebbe potuto scrivere un libro su tutti i momenti che lo avevano legato a Sana in quell’ultimo periodo.
Dalla festa di Halloween dello scorso ottobre, a cui alla fine lo aveva costretto ad andare, obbligandolo a travestirsi da procione (“Sei così carino e dolce!” gli aveva detto Sana), alla vigilia di Natale, uno dei giorni che lui avrebbe ricordato come i più belli della sua vita.
 
*
 
-Ricordati che voglio un regalo-
-Mi spiace, ma per accontentare tutti i tuoi capricci da bambina viziata, ho dovuto dar fondo ai miei risparmi e il regalo di Natale te lo puoi sognare!-
Sana aveva messo su il broncio – Va bene, Hayama, non farmi il regalo, ma ti assicuro che nei prossimi dodici mesi dell’anno, ti conviene farti monaco! E se vuoi capire, capisci!-
“Tanto non ce la farà mai a starmi lontana” si era detto lui, ma mica poi tanto convinto. Se la minaccia di Sana fosse stata vera, sarebbe stato un bel problema per lui che ormai dipendeva da lei al cento per cento.
Per questo (e non perché sotto, sotto ci teneva a farle un regalo!) aveva chiesto un anticipo al padre e aveva trascinato Tsuyoshi per tutti i negozi di Tokyo alla ricerca di un regalo.
-Akito, ti sei proprio rincitrullito – gli continuava a ripetere quello.
E lui lo continuava ad ignorare.
Era il primo Natale con Sana e voleva che tutto forse perfetto.
 
*
 
Akito tirò fuori il suo cellulare, con la scusa di guardare l’ora. Come sfondo, una foto di lui e Sana insieme, proprio quella sera della Vigilia.
La foto era stata scattata al parco, sotto il gazebo dove da piccoli avevano trascorso così tanti momenti. Era stato li che si erano scambiati i regali di Natale.
Lei gli aveva comprato un ciondolo a forma di cuore, che su una metà aveva inciso il nome di lei, mentre sull’altra quello di lui.
-So che non potrai indossarlo, ma l’ho visto e non ho potuto resistere!-.
Poi Akito le aveva dato il suo regalo.
E ripensando alla reazione di lei, quasi scoppiò a ridere davanti a tutta la classe.
 
*
 
-Questo è il mio regalo!-
Sana aveva scartato il pacchetto con una tale impazienza che ad Akito aveva ricordato una bambina di cinque anni. Forse poi, l’età mentale non era tanto diversa.
Sana ci era rimasta di stucco –Un libro di matematica?-
-Esatto-
Tre…
Due…
Uno…
Zero…
-AKITO, MA CHE DIAVOLO DI REGALO E’ MAI QUESTO?-
Akito era scoppiato a ridere – Kurata, tu volevi un regalo, non sapevo cosa prenderti e Tsuyoshi mi ha detto “Prendile qualcosa di utile”  e così ho fatto…-
Lei era semplicemente furiosa.
-Cosa c’è di più utile di un bel libro per il mio piccolo folletto ignorante?-
-Ma come ti permetti?-
Aveva cominciato a rincorrerlo come una pazza, con l’intento di massacrarlo di botte o qualcosa di simile.
Alla fine erano scivolati, sul tappeto di neve che si era formato negli ultimi giorni : Akito disteso sopra di lei, le aveva intrappolato le gambe e le braccia e aveva cominciato a baciarla passionale, sempre con più desiderio.
-A.. Akito… Sto congelando! Staccati!- gli aveva ordinato.
Non che alla fine non fosse riuscito a spogliarla comunque, nonostante il freddo pungente di quella serata. Aveva pure ricominciato a nevicare e, nel silenzio del parco di notte, anche quel lieve rumore causato da un fiocco di neve che si andava a schiantare contro il terreno umido era come una bomba.
Peccato che il silenzio fosse già spezzato dai loro sospiri e dal loro sussurrare continuo.
-Non ti fermare-
-Sana non alzare la voce, se passa qualcuno…-
-Akito non mi interessa… Non ti fermare…-
-Va bene, va bene…-
-Akito…-
Un sospiro.
-Akito!-
 
*
 
Akito riuscì a ricordare perfettamente come, nonostante tutto, quella sera fosse riuscito a non sentire freddo. Anzi, aveva sentito tutto, tranne il freddo.
“No Akito, smettila… Smettila di ricordare…”.
Quanti momenti, quanti attimi passati con e dietro a quel folletto dai capelli rossi, come si divertiva sempre a chiamarla. Ogni luogo, ogni gesto… Era suo, era di lei.
E ora, ora che lei nella sua vita non c’era più perché lui le aveva detto di andarsene, cosa avrebbe potuto prendere il suo posto?
Sarebbe bastato così poco, così poco… Siamo troppo orgogliosi, la colpa è anche mia”.
“Ma lei non voleva una storia seria, me l’ha detto!”.
“Lei ti ha mentito, perché è una zuccona esattamente come te!”.
Si ritrovò a parlare nuovamente da solo.
“Sei da legare Akito, ti interneranno da qualche parte prima o poi”.
Suonò la campanella del pranzo.
-Evviva, si mangia!- urlò allegramente Gomi, incurante dell’occhiata sprezzante di Hisae.
“Per cosa vale la pena vivere ora che non posso più stare con te Sana?”.
 
*
 
Hayama, non trovava nemmeno la forza di mangiare, quel giorno. Rifiutò anche la sua solita porzione di sushi, il che lasciò intendere a Tsuyoshi che la situazione fosse più critica del previsto.
E anche Sana lo notò.
Come diceva quella certa legge? “Se qualcosa può andare storto, lo farà”?
Esattamente.
-Scusa…-
Una vocina flebile attirò l’attenzione di tutta la tavolata. Fece bella mostra di sé una ragazzetta, che tanto piccola probabilmente non lo era, ma talmente minuta da sembrare una studentessa delle medie.
Stava parlando ad Akito.
-Scusa, io mi chiamo Kiky, sono di un anno più piccola di te…-
Sana quasi ringhiava.
-Ciao!- fu la laconica risposta di Akito, che la squadrò dalla testa ai piedi. Aveva lunghi capelli neri e lucenti e due begli occhi verdi.
E, dal fatto che non si lasciò scoraggiare dal tono di voce di Akito, doveva essere anche abbastanza testarda.
“Chissà chi mi ricorda…”
-Senti, a me piacerebbe tanto poter uscire con te uno di questi giorni. Non fare come l’altra volta che hai ignorato la mia richiesta, questa volta almeno abbi il buon gusto di rispondere!-
Colpito e affondato.
E avvenne tutto in un istante.
 
*
 
Quando ti alzi al mattino ed ogni giorno ti sembra di vivere sempre la stessa storia…
Quando hai passato una vita a pensare ad una persona che per prima non sa nemmeno lei quello che vuole dalla vita…
Quando hai per la testa talmente tanti pensieri, ricordi, parole non dette, che l’unica soluzione plausibile si sembra quella di aprirti il cranio e tirare fuori il cervello, almeno per dire “Mi riposo, giusto mezzora”…
Quando hai davanti qualcuno che ami così tanto da farti stare male, da avere voglia di piangere ma da non riuscirci per il dolore… Qualcuno che hai avuto la possibilità di amare… Che hai avuto la possibilità di stringere a te…
Quando hai avuto la possibilità di essere davvero felice…
Quando puoi quindi fare il confronto tra come stavi prima e come stai adesso…
Quando ti rendi conto che ormai è tutto talmente incasinato che “beato chi ne viene fuori”…
Ecco, in questo caso, forse, ti è concesso anche di commettere un errore…
 
*
 
-Ehi, Kiky…- urlò Akito, tanto che lo sentirono praticamente in tutta la mensa e che tutti si voltarono a guardarlo.
-Che c’è? – gli urlò di rimando quella, raggiante.
-Va bene, uscirò con te…-
 
*
 
“Devo essere forte, devo andare avanti… Anche se ogni momento mi sembra di crollare in un baratro senza fine, non posso permetterti di essere la mia eterna tristezza. Devo andare avanti… Anche se senza di te, mi sarà fin troppo difficile”.
 
When hope is gone
And no one else can save me
I live in lies
And life is just a failure
Painted in black
There's nothing left to live for
Where is my pride
I'm trapped inside this cold war
 
(…)
I know you will always be my sorrow
And I will have to face tomorrow
Standing all alone I'm falling
I need to be strong
I'm holding on
                        My Sorrow – Saint Deamon
 
******************************************
 
 
(*) Mentre scrivevo mi è venuto in mente che questo battibecco è già apparso nell’Anime, anche se non ricordo esattamente la puntata. L’idea di questo richiamo mi è piaciuta e ho deciso di mantenerla.
 
Buongiorno gente, che ve ne pare di questo capitolo? Io ho semplicemente adorato scriverlo (considerate che quel giorno avevo un esame di Inglese ed ero agitatissima e che, quindi, mi ha aiutata tantissimo a sfogarmi. Poi inspiegabilmente, ero più tranquilla ^^). Quel “tre mesi dopo…” del capitolo precedente, proprio non mi piaceva. Quanti momenti, quanti attimi che non sono stati raccontati di questo relativamente lungo lasso di tempo. Eccone alcuni, raccontati esclusivamente dal punto di vista di Akito che io amo con tutto il mio cuore. Spero abbiate apprezzato e che non vogliate uccidere ne me, ne Kiky. Quella povera ragazza mi è tanto cara ^___^
 
Vi faccio tantissimi auguri di Buona Pasqua (in ritardo)  e di buona Pasquetta. Oggi dovrò essere un po’ meno prolissa del solito perché sono di fretta!  
 
Passiamo ai ringraziamenti:
 
Bellina97:eccoti il nuovo capitolo, Sana è stata la solita stordita e in questo capitolo come puoi vedere ne paga le spese! ^^ Un bacione
 _DaNgErOuS_ChIlD_: quel povero diavolo di Akito non stava semplicemente male, credo fosse prossimo al suicidio, come spero di aver lasciato intendere da questo capitolo. Speriamo possa consolarsi con quella Kiky… ^^ Scherzo, ovviamente, provvederò a toglierla dai piedi il prima possibile! ^^
_cindygirl: no, non volevo farti diventare triste, chiedo scusa, ma era necessario! Spero che questo capitolo, in alcuni pezzi, ti abbia strappato un sorriso, anche se per il finale tu mi vorrai uccidere ancora di più dell’altra volta! ^^ Un bacione enorme, bella!
Deb: tu **Ale la indica** Tu! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?! (nemmeno avessi ucciso qualcuno). Come già detto sopra, la tua segnalazione mi ha commossa, veramente, non credevo di potermi meritare tutte quelle belle parole che mi hai dedicato, sai? Addirittura non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo… Tu mi lusinghi! *-* Cara, sono davvero senza parole, quando ho ricevuto la mail da Erika quasi mi scoppiava il cuore nel petto! Un bacione! ^______^
Tin_Tin:si, consoliamo noi Akito, ormai Sana è fuori dai piedi! ^^ No scherzo! Addirittura una delle migliori… Ma ragazze… Io vi devo ricoprire di baci per smetterla di farmi sciogliere sulla sedia come un cioccolatino! ^^ Grazie, sei stata un vero tesoro! Ciao! ^^
mantovanina: eccoti il prossimo capitolo. Sembra strano, visto che sono io la scrittrice, ma nemmeno io mentre scrivevo potevo credere che fossero così scemi! O.o Adesso li rimetto a posto io questi due, un bacione ^__^
MerySemola: ma prego! *-* Grazie a te per avermi fatto mancare un battito del cuore con le tue belle parole. Sapere che hai letto i capitoli tutto d’un fiato mi fa troppo piacere, vuol dire che ti incuriosivano! ^^ Eccoti il capitolo nuovo, spero di non averti delusa! ^^
92titti92: mia compagna di sventura, ma ciao! La tesina? Volevo cominciare a buttarne giù uno schizzo oggi, ma devo andare a pranzo dal papi **Ale guarda l’ora O___O**  Tu hai già qualche idea? Schiocchi si, sta di fatto che Akito la sua bella rivincita se l’è presa! Un bacione bella e studia! (ho deciso che te lo dirò sempre, chissà poi se mi auto convinco da sola! ^__^)
reby: si, esatto! Anche io ho sempre pensato che fossero contraddittori questi due, infatti come ho detto la faccenda si rispecchia sulla fic. Felicissima che tu abbia deciso di lasciarmi un commentino, che quindi vale doppio ^__^ Spero che tu continuerai a seguirmi, anche in silenzio, per il resto ti mando un bacione grande e ti ringrazio con tutto il mio cuoricino ^_^
yesterday: ma ciao cara! Tsuyoshi, beh lo adoro anche io in questa fic *-* La dichiarazione d’amore che ha fatto Akito, volevo fosse un po’ così, struggente, perché lui in ginocchio, con un mazzo di rose tra i denti (seppur da diabete) credo non sarebbe da lui, no? Fammi assolutamente sapere come è andata la tua simulazione eh, almeno ci consoliamo a vicenda (solo che tu hai ancora un anno, io tra qualche mese ho l’esame, dici che è un problema? ^^) Un bacione enorme, bella! ^_^
 
 
Ragazze, siete quanto di più bello potessi desiderare, non avrei mai sperato, scrivendo questa fic, di meritare così tanti complimenti da voi che siete fantastiche!
 
Ringrazio anche tutti quelli che hanno inserito la storia tra le Preferite, le Seguite e le Ricordate, scusatemi per ragioni di tempo non posso citarvi tutti!
 
Ebbene, un commentino me lo lasciate? Fatelo almeno per Akito che è distrutto!
 
Un bacione immenso a tutti
 
Ale69
 

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Capitolo 5
*** Ma Sana lo è di più ***


My Sorrow
 
Capitolo 5 : Ma Sana lo è di più
 
(...) I saw the end before we'd begun,
Yes I saw you were blinded and I knew I had won (...)
Took your soul out into the night.
It may be over but it won't stop there,
I am here for you if you'd only care.
You touched my heart you touched my soul.
You changed my life and all my goals.
And love is blind and that I knew when,
My heart was blinded by you.
I've kissed your lips and held your head.
Shared your dreams and shared your bed.
I know you well, I know your smell.
I've been addicted to you.
                        Goodbye My lover – James Blunt
 
-Ma come diavolo ti è saltato in mente di fare una sciocchezza simile?-
Tsuyoshi.
Akito lo ignorò bellamente, anzi per tutta risposta si infilò i pantaloni e la felpa che si era preparato sulla sedia.
-Se con quella Kiky dovessi cominciare una relazione, sarebbe un fallimento già in partenza, tu ami Sana...-
Nervoso.
-E pensi a lei in ogni singolo momento della tua giornata, credi che io non me ne accorga?-
Molto nervoso.
-Anzi, ti dico che è già tanto se dopo tu non la chiamerai Sana invece di Kiky...-
Eccessivamente nervoso.
-Adesso basta, dannazione!-
Akito era esploso.
-Con Sana ho chiuso, adesso basta!-
Fu forse per il suo tono di voce molto deciso che Tsuyoshi rimase muto ad ascoltare quello che il suo amico aveva da dirgli.
-Quanti anni sono che io e Sana ci prendiamo e ci molliamo? – gli domandò, semplicemente furioso – A me sembra una vita! E che cosa siamo riusciti a combinare?-
Una fredda mano era forse entrata nel suo petto per stritolargli il cuore? Allora perché se lo sentiva talmente piccolo da non poterne nemmeno percepire il battito? Forse si era fermato.
-Si, siamo riusciti ad andare a letto insieme, in seguito ad una litigata peraltro. Tipico di noi! Ma nessuno dei due ha poi trovato il coraggio per dire “Adesso gli dico quello che provo, mi ci metto insieme e affronto la vita vera, sia che questa mi riservi momenti di gioia, che di tristezza”... Siamo solo riusciti a rimanere nel nostro mondo, fatto di illusioni... Come abbiamo sempre fatto, Tsuyoshi – si fermò a prendere aria.
E quello che faceva più male, era sapere che quelle cose che stava dicendo fossero vere.
Se solo avesse saputo che erano menzogne, quel dolore si sarebbe alleviato almeno un po’.
-Con Kiky è una storia completamente nuova, magari quello che mi serve per voltare pagina, no?-
No! Tanto ogni giorno, quando la vedrai a scuola, Kiky rimarrà un semplice contorno nella tua vita, perché ci sarà solo lei nei tuoi pensieri.
Tsuyoshi sospirò – Ne sei sicuro?-
-Si...-
“No, per niente”.
-Allora se sei convinto di potercela fare a lasciarti la storia di Sana alle spalle, devi uscire con Kiky-
Akito era sbalordito, semplicemente sconvolto. Aspettava ben altre parole da Tsuyoshi, credeva che gli avrebbe detto qualcosa come “Sei un idiota, ami Sana più della tua vita, non riuscirai mai a scordarla”. Anzi, più che credere, lo sperava!
Invece niente.
-Tsuyoshi, ne sei sicuro?-
-Io? Io si, Akito –
E con questa enigmatica risposta, se ne andò dalla sua stanza, sbattendo sommessamente la porta.
Lui, Tsuyoshi ne era davvero convinto.
Ma lui, Akito, lo era sul serio?
 
*
 
Si erano dati appuntamento davanti al solito fast-food.
Quel giorno la città sembrava muoversi al rallentatore: la gente che passava per strada quasi non parlava, le macchine scorrevano diligenti lungo la carreggiata, senza suonare il clacson o effettuare manovre azzardate.
Forse Tokyo non vuole farmi soffrire ulteriormente” pensò Akito, tristemente.
Era in ritardo, come sempre quando si dava appuntamento con Sana.
Solo che lei era più ancora in ritardo di lui. Sempre.
Cominci male Akito, non devi pensare a lei”.
Kiky era già arrivata : indossava un paio di jeans stretti alle caviglie e un maglioncino rosa pastello a dolce vita. I capelli neri erano raccolti in una coda disordinata e si era leggermente truccata gli occhi verdi. Akito non poté fare a meno di notare quanto fosse carina.
“Ma non è bella come Sana”.
“Adesso basta!”.
L’acceso dibattito nella sua testa continuava.
-Ciao Akito!- lo salutò lei da lontano, sollevano una mano.
-Ciao!- le rispose. Quando le arrivò vicino, si guardarono per un po’, forse troppo intensamente, finché Kiky con voce squillante gli domandò – Allora dove andiamo?-
Akito fece spallucce – Io dovrei mangiare, sono rimasto a digiuno!-
-Ansia?- lo provocò lei, forse un po’ troppo invadente.
“Tanto ormai ci sei abituato con Sana”.
“Basta!”.
-No – le disse laconico – Solo che sono andato ad allenarmi e dopo la corsa, non ho mai fame!-.
Fu così che Kiky cominciò a tempestarlo di domande sul Karatè, dicendo che quando era piccola si era iscritta alle gare femminili di questo sport.
Akito ne rimase sorpreso, ma ben presto fu felice di avere finalmente trovato qualcuno con cui condividere questa passione.
Era talmente preso dalla chiacchierata che ci mise secoli a finire di mangiare il suo hamburger, coinvolto dal chiacchiericcio allegro di Kiky, che non la smetteva un attimo di parlare e gesticolare, felice.
“Ma Sana... Lei, era di più”.
“Possibile che per ogni cosa che noti di Kiky, riesci solo a pensare che Sana lo è di più?”
“Ma se è vero, è ovvio che lo noto!”
“Akito, riprenditi, Kiky ti sta chiamando!”
-Ehi, va tutto bene? – gli domandò la ragazza, all’improvviso appariva preoccupata.
-Si, perché?-
Lei sembrava incerta, ma decise di credergli – Boh, all’improvviso il tuo viso è diventato tristissimo –
Non poté nemmeno risponderle, sapeva che molto probabilmente aveva ragione.
“Dannata Sana!”.
 
*
 
- E poi è talmente bello poter sfogare la tensione che si è accumulata durante la settimana. Ricordo che alla fine di ogni allenamento, sentivo che tutto il mio corpo era più rilassato, come d’altronde anche la testa. Forse dovrei ricominciare a praticarlo. Potresti aiutarmi? – gli chiese, ancora una volta troppo invadente.
-Beh, ecco...-
-Dai, non puoi rifiutare!-
-Vedremo – le disse solamente.
Lei si abbandonò sul comodo divano su cui era seduta, sorridendo – Allora spero di si!-
Continuarono a parlare del più e del meno, anzi, quando si cominciò a parlare di argomenti personali, fu Kiky ad intrattenerlo, perché lui si limitò ad annuire di tanto in tanto.
Fu così che Akito venne a sapere che Kiky aveva tre fratelli, due più grandi e uno più piccolo che proprio non sopportava perché faceva troppo baccano. Con quelli maggiori invece, aveva uno splendido rapporto, -Ma ritengo che sia perché loro studiano fuori città e quindi non li vedo tutti i giorni -, gli aveva confessato.
I suoi genitori erano impiegati al municipio – Niente di emozionante, spero di non finire come loro - ; Akito le rivolse uno sguardo interrogativo.
-Io sogno di poter fare un lavoro che mi permetta di viaggiare in giro per il mondo – gli spiegò, emozionata all’idea di realizzare il suo sogno.
Poi si spense, come un fiammifero e cominciò a guardarlo con interesse.
Erano già trascorse tre ore da quando erano entrati in quel fast-food e lei aveva parlato praticamente tutto il tempo, mentre lui la stava ad ascoltare, fin troppo interessato da ciò che quella ragazza dai capelli neri gli stava raccontando.
- Tu invece, a parte il Karatè, cosa ti piace?-
Akito sbuffò. Aveva già finito di parlare di sé stessa?
-Niente. A me piace solo il karatè – le disse.
“Bugiardo, hai un altro interesse, molto più grande!”.
-Ti alleni proprio tutti i giorni?-
-Si-
-Anche quando piove?-
-Si-
-E a che livello sei adesso?-
-Ho preso la cintura marrone - 
-Quando?-
Eccola li la domanda che lo avrebbe fatto scivolare su di una china.
-Sei anni fa –
Lei sobbalzò – Ma come? E perché non hai ancora tentato di prendere la cintura nera?-
Sembrava sinceramente curiosa.
-A dire la verità...- cominciò Akito – A dire la verità... Ci ho provato...-
-E?- lo incalzò Kiky.
-Ci ho provato per ben dieci volte, ma...-
-Ma?-
-Ma ovviamente non l’ho superato, no? – le rispose gelidamente e anche seccato, ma lei come era già successo precedentemente non si scompose più di tanto.
Akito cominciò a guardarsi intorno e lanciò uno sguardo aldilà della vetrata del locale, fissando le persone che passavano per la strada. E il suo sguardo cadde sull’ormai noto tabellone pubblicitario : una foto di Sana che pubblicizzava un profumo molto costoso, bella come non mai, mentre indossava un abito che la rendeva troppo, troppo sexy e che Akito avrebbe voluto poterle strappare via, fu sufficiente per fargli girare il volto per tornare a guardare Kiky.
“No, decisamente non è bella come Sana”.
-Come mai non l’hai superato?-
-Sono stato distratto – le rispose, dopo aver fatto velocemente mente locale su cosa stesse dicendo quella tizia.
-Da chi?-
Silenzio.
-Da quella ragazza che sta sempre con te e che fa l’attrice? Kurata, giusto?-
Okay, Hayama iniziava a non sopportare più quella conversazione.
- Sei innamorato di lei, per caso?-
Alla faccia di uscire con un’altra per poter voltare pagina” si ritrovò a pensare.
-No, non sono innamorato di lei – le disse solamente, svogliatamente, mentre giocherellava con la cannuccia della sua bibita.
Che bugiardo” si disse e dalla faccia di Kiky parve che anche lei stesse pensando la stessa cosa.
-Ma ci stai insieme?-
-No!-
Kiky sembrò indecisa sul chiedergli una cosa. Ma tanto ormai gli aveva già fatto il terzo grado, perché non infierire con la batosta finale?
- Quest’estate stavo passando in bicicletta e ho visto che vi baciavate davanti a casa tua!- gli confessò, ma tra quelle parole era nascosta un’implicita domanda.
-Si, può essere – le disse lui, fintamente disinteressato – Avevo voglia di baciare qualcuno, Sana era sotto tiro e allora...-
-Sarà – gli disse solamente Kiky, facendo spallucce.
In realtà dietro quella faccia così disinteressata, Akito nascondeva uno squarcio enorme che gli si era riaperto nel cuore.
Il bacio di quell’estate se lo ricordava eccome, anche perché Sana lo aveva corrisposto ed era stato a  tanto così dallo trascinarsela in casa e saltarle addosso.
Il giorno dopo era tornato tutto normale, come sempre. Ma la passione con cui lei lo aveva stretto a sé, con cui lo aveva baciato  a sua volta, con cui aveva avvicinato il suo corpo a quello di Akito...
No, non poteva dimenticarlo.
E nel frattempo Kiky gli stava chiedendo di accompagnarla a comprare un libro in biblioteca. 
Non seppe nemmeno spiegare come, ma finì per accettare.
 
*
 
-Sana, tra mezzora sei in scena, preparati!- le urlò Rei, mentre tutto trafelato sfrecciava davanti alla porta del suo camerino per rincorrere un noto produttore.
-Chissà che affari sta combinando quell’impiastro – si domandò ad alta voce, prima di chiudersi da sola nella stanza – Finalmente un po’ di pace –
Stranamente, era già pronta.
Si era presentata agli studi televisivi con un ora di anticipo, suscitando spavento tra i vari parrucchieri e truccatori che si occupavano del suo make-up.
-Non ce la facevo a stare a casa da sola – si giustificò con se stessa.
No, non ce la faceva a rimanere a casa da sola a pensare ad Akito insieme a quella... A quella Kiky, che già dal nome lasciava intendere che razza di oca fosse.
“Sei forse gelosa, Sana?”
-Io gelosa? – si rispose – Ma per piacere. È solo per la sfacciataggine con cui quella si è presentata davanti al nostro tavolo per chiedere ad Akito di uscire con lei...-
“Certo, certo è solo questo...”
Sana si incupì – Chissà cosa sta facendo Akito in questo momento? –
Non poteva mentire a se stessa, anche perché tanto non ci riusciva.
-Sono gelosa, eccome se lo sono. Il solo pensiero che Akito possa mettersi insieme a quella ragazza mi fa ribollire il sangue nelle vene...-
E tutto perché sei un idiota!” si riproverò mentalmente.
-Ti ha detto che ti ama, ti ha detto che è innamorato di te e ti ha chiesto cosa volevi farne di quella relazione che avevate costruito in questi mesi. Tu che hai fatto? Te ne sei andata! Ma brava Sana, sei proprio una cretina, hai rovinato tutto –
Come quando era partita per New York, anni prima, se c’era una difficoltà Sana era capace a fare una cosa : scappare.
Ma affrontare la realtà... Ecco, quello già le  usciva più difficile.
-Ma il pensiero di perdere Akito...-
“... ancora una volta, come quando si è messo insieme a Fuka”, concluse il discorso nella sua testa.
Se pensava a quanto si era sentita felice stando insieme a lui. Ogni volta che lui la fissava con desiderio, perché magari stava indossando qualche vestito un po’ troppo scollato,  che le faceva scenate di gelosia perché qualche ammiratore le si era avvicinato troppo, che la stringeva per i fianchi, forte, come se potesse scappare via e cominciava a baciarla con passione e dolcezza nello stesso tempo, le mancava un battito.
Non sarebbe più riuscita a stare senza di lui, ne era certa.
-Sana?-
Rei entrò nel suo camerino, in punta di piedi.
-Ti ho disturbata?-
- No Rei, stavo solo... – si bloccò – Pensando –
Rei non parve prestarle molta attenzione, era tutto intendo a sogghignare felicemente – Ho una bellissima notizia da darti –
Sana sbuffò . Sicuramente era riuscito a procacciarle qualche lavoro prestigioso.
-Spara – gli disse, neanche tanto interessata.
-Hai ricevuto una proposta di lavoro a Los Angeles... Un contratto della durata di un anno... Dai, dimmi che sei felice, dimmi che sei emozionata, Sana!-
Sana era sotto shock – Rei, io quest’anno ho gli esami per prendere il diploma, non posso partire!-
Lui rise – Ma ovviamente Sana, ho tenuto conto di questo. Infatti il contratto riguarda il dopo, quando non dovrai più frequentare la scuola!-
-Ah, capisco – gli disse Sana, senza più curarsi di apparire felice.
-Che c’è Sana, mi sembri spenta – constatò Rei.
Lei abbassò il capo – Senti... Non so se mi va di partire ancora, di stare ancora lontana da casa per un periodo così lungo...-
Rei parve appena deluso, ma come da tacito accordo che lui e Sana avevano stipulato, lui era il suo manager e avrebbe appoggiato qualunque sua scelta, anche se questa si fosse rivelata controproducente. Negli ultimi anni aveva imparato molto dai suoi precedenti errori (quando prendeva un impegno senza nemmeno consultare Sana) ed era diventato molto in gamba. Spesso attori da strapazzo e pressoché sconosciuti avevano richiesto la sua collaborazione. Inutile dire che la sua fedeltà per Sana era totale.
-Certo, capisco piccola. Non ti devi preoccupare! Prenditi del tempo per pensarci un po’ su e poi fammi sapere. La tua felicità viene prima di qualunque lavoro –
Si sorrisero.
Tra loro il sapore di un’eterna amicizia che non li avrebbe mai separati.
-Grazie Rei per essere sempre così paziente con me –
Lui le fece un cenno con il capo  - Figurati. Adesso andiamo che tocca a te entrare in scena –
Ma Sana aveva altro da fare in quel momento – Rei, aspetta. Ho bisogno di un altro favore!-
Parve sorpreso – Dimmi... –
-Rei devo assolutamente andare a fare una cosa... Di al regista che mi sono sentita male e che sono tornata a casa...-
-Ma Sana, hanno già cominciato le riprese, non possono bloccarsi perché tu te ne sei andata! –
-Rei, vedrai che il regista capirà! –
-Ma Sana... –
- Rei, l’hai detto tu che la felicità viene prima di qualunque lavoro, e io devo andare! –
Non rimase nemmeno ad aspettare una sua risposta. Afferrò la sua borsa di fretta e furia e si lanciò in una corsa sfrenata lungo il corridoio degli studi.
Tutti la fissavano incuriositi ma lei non si accorse di niente.
“Devo trovare il coraggio di parlare con Akito. Anzi, lo troverò e gli dirò che io...”
Sana frenò bruscamente e quasi finì spiaccicata contro la porta scorrevole dell’ingresso.
- Che io cosa? –
“Che voglio stare insieme a lui come una vera coppia?”
- No, c’è un'altra cosa che devo dirgli, una cosa molto più importante...-
Ricominciò a correre, incurante del temporale che da poco aveva cominciato ad imperversare su Tokyo, sfidando quei temerari che ancora affollavano le vie della città.
 
*
 
-Allora grazie di tutto –
Kiky stringeva al suo petto la busta contenente il libro che era andata a comprare con Akito. Quel libro alla fine aveva deciso di regalarglielo lui e quindi per lei rappresentava una specie di premio, un ricordo da proteggere con le unghie.
-Figurati –
Come sempre Akito non era di molte parole.
-Potremmo uscire ancora insieme, allora?-
-Si –
Alla fine Akito doveva ammettere che quella Kiky non era poi male; superata la quantità infinita di domande che gli aveva fatto sulla sua vita personale, si era addirittura rivelata una ragazza piacevole e simpatica, che in più di un momento era riuscita a strappargli una risatina. E non dal nervoso, ma sinceramente divertita.
-Allora ciao – le disse, allungando la mano sulla portiera per scendere dalla macchina. Dopo che si era scatenato il diluvio universale, avevano deciso di prendere un taxi per tornare a casa. Lei lo afferrò per una spalla, fermandolo.
-Aspetta...-
Non riuscì nemmeno ad opporsi quando si ritrovò le labbra di Kiky sulle proprie. Sapeva di mandorla, come il lucidalabbra che le aveva visto tirare fuori dalla borsetta.
Si ritrovò a ricambiare quel bacio così delicato.
Si staccarono.
-Vado, ciao – le disse, e stavolta aprì la portiera con uno scatto velocissimo, in modo tale che lei non potesse fermarlo ancora. Riuscì soltanto a sentire il saluto di Kiky, -Ciao Akito! – prima che la macchina ripartisse a tutta velocità.
Fu a quel punto che la vide.
Lei, di cui aveva ancora addosso il suo odore, nonostante si fosse fatto all’incirca un centinaio di docce, lo stava aspettando in piedi vicino al cancello di casa sua.
Non aveva l’ombrello e per questo era bagnata come un pulcino, con i vestiti zuppi, i capelli appiccicati al viso e gli occhi che lo stavano guardando pieni di dolore.
Che abbia visto il bacio tra me e Kiky?” si ritrovò a chiedersi Akito.
- Kurata, che diavolo ci fai qui a casa mia? – le domandò gelido.
Anche quel pomeriggio lei aveva camminato sotto la pioggia. E come quel pomeriggio, nel vederla, Akito le aveva fatto la stessa domanda. Si ricordò che quel pomeriggio si erano poi baciati ed erano finiti a fare l’amore per tutto il tempo.
Con passione... Con amore... Con l’affanno...
“Dubito possa finire allo stesso modo” si disse Akito, il solito dolore allo stomaco.
-Ciao Akito. Devo dirti una cosa – gli disse lei, con un sorriso sul viso.
“No Sana, non mi sorridere in quel modo”.
-Cosa vuoi?-
Lei parve titubante. Sembrava così indifesa. Sembrava che volesse dirgli qualcosa di davvero importante. Sembrava dispiaciuta e... I suoi occhi sembravano innamorati.
Akito sobbalzò quando se ne accorse.
-Te l’ho detto, devo dirti una cosa –
-Beh, muoviti, fa freddo e voglio entrare in casa! –
Certo, non erano proprio sullo stesso piano. Lui era asciutto, tanto per cominciare. Secondo, lui la guardava con aria di sufficienza, mentre lei probabilmente stava anche piangendo.
Ormai si era fatto buio e in mezzo a quel diluvio a malapena riuscivano ad intravedersi, grazie solo alla luce di un vicino lampione.
-Prima tu e Kiky vi siete baciati – disse lei, non era una domanda piuttosto un’affermazione.
-Si. E allora? –
- Com’è stato? –
Akito divenne furioso, lanciò via l’ombrello, che ben presto volò via, trasportato dal vento.
-Che cazzo di domande sono, Kurata? – sbottò.
Sana rimase intontita. Akito non usava mai un linguaggio così forte, e se lo faceva era solo perché si stava arrabbiando. Ma arrabbiando sul serio.
-Mi ha fatto male – gli spiegò, abbassando il capo.
Ora anche Akito si stava bagnando, mano a mano che la pioggia si infiltrava tra i suoi vestiti.
- Non mi interessa –
“Dio che dolore. Non posso farcela a continuare così. Sana vattene”.
- Akito...- lo chiamò.
Lui rimase a fissarla, mentre lei faceva qualche passo nella sua direzione.
- Akito io ho capito una cosa...-
Lui incrociò le braccia al petto – Bene, allora dimmi cosa e poi vattene –
- Akito, io ho capito che ti amo – buttò li.
L’effetto fu più o meno quello di una bomba atomica.
Hayama rimase inerme a fissarla, anche quando lei annullò la distanza tra i loro corpi.
Gli poggiò una mano sul viso bagnato dalla pioggia, mentre passava l’altra tra i suoi capelli stupendi.
Rimase a fissarlo per un po’ e poi, vedendo che lui non accennava ad alcuna reazione, lo baciò.
Akito ricambiò subito : le morse le labbra con rabbia, la strinse fortemente a sé e cominciò ad esplorarle la bocca con la sua lingua.
Quel bacio non aveva nulla a che vedere con quello che aveva dato poco prima a Kiky.
Sana indossava ancora l’abito che di solito usava durante la trasmissione televisiva, corto, le lasciava le spalle scoperte. Nemmeno si era preoccupata di indossare una giacca prima di uscire. Akito le aveva sempre detto che se l’avesse avuta sotto le mani quando indossava quel vestitino, non avrebbe risposto delle sue azioni.
Invece si limitò a baciarla e a poggiare i suoi fianchi contro quelli  di Sana. La voleva. Tanto da stare male, ma non era quello il tempo ne il modo per prenderla.
L’allontanò bruscamente da sé,lasciandola intontita.
- Akito... Cosa... –
Lui la guardò male – Vattene. Sparisci di qui, Kurata e non provare mai più a giocarmi uno scherzo del genere –
Detto questo, la superò ed entrò in casa sua, sbattendosi la porta alle spalle.
 
Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.
 
(...) It's my dreams you take.
And as you move on, remember me,
Remember us and all we used to be
I've seen you cry, I've seen you smile.
I've watched you sleeping for a while.
                        Goodbye my lover – James Blunt
 
***************************************************
 
Eccoci qui con il nuovo capitolo. Visto che alcune di voi me l’hanno chiesto, rispondo subito: giro di boa per questa ff, che sarà composta da esattamente 8 capitoli. Ecco, a proposito di questo volevo fare un piccolo avvertimento. Penso di fare in tempo, in caso contrario non datemi per dispersa, a scrivere un capitolo aggiuntivo che inizialmente non avevo previsto e che invece, penso, servirà a dare un po’ più di pepe alla storia – oltre che ad incasinare tutto di più – e a renderla anche un po’ più realistica. Quindi attendete mie care, non sparirò dalla circolazione come ho fatto con le altre mie ff su HP, in caso contrario vi autorizzo a linciarmi ^__^
 
Passo a ringraziare le mie stelline che mi hanno lasciato una recensione:
 
92titti92: sempre incredibilmente carina tu, sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto! ^^ Anche io penso che debbano stare insieme, ma poiché sono io l’autrice, **Ghigno malefico**, voglio vederli soffrire! Un bacione bella, e mi raccomando: STUDIA! ^__^
Deb: tu, che mi fai sempre sciogliere sulla sedia come un formaggino! ^^ Comunque, Akito è sull’orlo del suicidio (e dopo questo capitolo è spaccato a metà più che mai), ma lo adoro troppo e ti giuro che descrivere le sue sensazioni mi viene più facile che con quelle di Sana (sarò un maschio mancato, chissà :D ). Sono contenta che la scena del libro di matematica ti abbia fatto ridere – mi serviva qualcosa che facesse incavolare Sana – e che Kiky ti stia così.. Ehm, simpatica! Dopo questo capitolo la vorrai cucinare insieme alle patate, dettagli! ^^ Un bacione e grazie per essere sempre così carina con me! *-*
Sanasaretta09: allora, innanzitutto grazie per i mille complimenti, sono felice di sapere che la storia ti piace così tanto! ^^ Per la povera Kiky… Ma no, non fatele fare la Fuka della situazione, se non ci fosse lei, Akito non si darebbe mai una svegliata! Ti ringrazio anche per aver segnalato la ff per il bando, ma temo che la tua segnalazione sia stata annullata perché riguardava solo i personaggi originali (quindi quelli inventati dagli autori), mentre Sana e Akito appartengono a Miho Obana. Grazie comunque bella, un bacione! ^^
Herj Malfoy: imparentata per caso con quello splendore di Draco Malfoy? ^^ Finalmente una che capisce che Kiky potrò essere estremamente utile per svegliare un po’ quella tonta di Sana! Spero che commuovendoti, tu non abbia allagato la casa con le lacrime! Anche per me lo scorso capitolo è il mio preferito. Un bacione e grazie mille! ^^
Tin_Tin: si hanno passato così tanti momenti, rischiavo di sciogliermi sulla sedia scrivendoli. Meno male, un’altra pia donna che si aggiunge alla lista di coloro che proteggeranno Kiky. Povera ragazza, vedrete quanto soffrirà poi… ç__ç Grazie per essere sempre dolcissima, un bacio! ^^ (P.S. Akituccio? Ma… *-* Sei un genio!)
Bellina97: no! Non ti permetto di dire che Akito è bastardo, poverino soffriva! Ha fatto una cosa stupida, ma vedrai che tornerà sulla retta via! ^__-
Yesterday: per l’amor del cielo, mettiti la crema che se poi ti bruci mi tocca anche sentirmi in colpa! ^^ Okay, aspetterò un tuo appostamento davanti alla loro scuola, ma ti prego i progetti guerrafondai lasciali da parte che si sistema tutto ^^ Quel pezzetto in corsivo che hai citato, non so nemmeno io come mi è uscito fuori. Diciamo che ho cominciato a scrivere senza nemmeno badare a COSA stavo scrivendo e mi è uscito naturale. Oddio, no! A Tokio con te ci voglio andare, mi prodigo subito a farli rimettere insieme, tu nel frattempo scrivi 4x4 che più genio di me ci sei ancora tu ^^ Un bacione bella, e studia per la terza prova! ^^
Mantovanina: esatto, la funzione dei ricordi di Akito era proprio questa, rendere la loro storia più vissuta, visto che quella frase “Tre mesi dopo” aveva fatto correre il tempo un po’ troppo velocemente. Un inchino per tutti i complimenti, con la speranza che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacione ^^
 _DaNgErOuS_ChIlD_: eccolo, eccolo il nuovo capitolo, mi odierai ancora di più e non oso immaginare i tuoi progetti per Kiky (torture e sevizie varie no, ti prego io per lei!) Grazie come sempre, sei un tesoro! Bacini… ^_^ (P.S. Grazie per aver commentato anche la mia ff “Non mi offendo se mi baci” sulla coppia H/Hr. Sul tuo profilo ho visto che sei fan di Draco/Hermione, allora ti consiglio di andare a leggere le storie di Savannah, che sono semplicemente magnifiche – le migliori di tutto il sito!).
GloRi : la dolce Sana? Io direi la stordita Sana! ^^ Comunque sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto, mi ha fatto sudare un po’ ma almeno poi, da quello che mi dite, vi è piaciuto comunque! ^^ Un bacione enorme… ^_^
Hermy95: Si! Sono felicissima che hai notato quel “Sana quasi ringhiava” perché era esattamente quello che volevo rendere. Akito ha perso completamente il senno, speriamo lo recuperi al più presto!Un bacio ^__^
Guid: grazie mille per ogni complimento che mi hai fatto. Ecco il seguito, anche se dopo quello che ho fatto combinare a Kiky non credo che ti piaccia più così tanto, vedrai poi… Un bacione ^__^
Porpetta: non ti preoccupare, lo so che ci sei! ^_^ Credo che il vero scopo di Akito non sia proprio quello di farla ingelosire, quanto quello di dimenticare Sana. Dici che ci è riuscito? A me sembra proprio di no! Spero che la ff ti continui a piacere, un bacione.. ^__^
 
Grazie ragazze, leggere tutti i vostri bellissimi commenti mi commuove, dico sul serio. Spero che per i prossimi tre capitoli la storia continui ad appassionarvi così tanto **Ale si commuove**
 
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le Seguite e le Preferite .
 
Io nemmeno trovo le parole per dirvi quanto sono felice di queste liste con tutti questi nomi.
 
Va beh, vado a studiare Diritto e Finanze che il mio prof se ne è uscito fuori che vuole interrogare a manetta – poverino ha perso completamente il lume della ragione ç___ç
 
Un bacione a tutti ragazzi e ragazze
 
Ale69
 

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Capitolo 6
*** Revenge ***


My Sorrow
 

Capitolo 6 : Revenge
 
Our train was running fast
But you have never left
And your eyes have seen you were the weak
We cannot stay away
Maybe you'll never realize
I don't want too late
                        Shandon - Revenge
 
Quando aveva sentito dire che il dolore spinge le persone a fare cose stupide, Sana non aveva mai pensato che sarebbe mai arrivata a fare quello.
Una cosa stupida sarebbe stata, giusto per fare un esempio, dedicarsi a vizi, quali l’alcool o la droga, che avrebbero avuto l’unica funzione finale di guastarle irrimediabilmente salute ed umore.
Un'altra cosa stupida invece, poteva essere quella di uscire con un ragazzo di cui non ti interessa pressoché nulla, giusto per dimenticare l’altro, verso il quale provi ancora un sentimento che ti corrode l’anima come acido velenoso.
Pronto? Ciao Sana sono Naozumi, volevo chiederti se ti andava di vederci questa sera, sempre che tu non abbia altri impegni”.
Dopo un attimo di titubanza, Sana aveva realizzato che in realtà di impegni, di altre cose da fare, di altre persone a cui pensare, lei non ne aveva.
“Certo Naozumi, dove andiamo?”
La voce incrinata quel tanto che basta per dimostrare quanto la cosa, in realtà non l’allettasse più di tanto; allegra quel tanto per causare in Naozumi una forte scarica di adrenalina che gli aveva fatto toccare il cielo con un dito.
“Hanno aperto un nuovo locale in centro”.
Fingersi entusiasta per non giocarsi quell’ultima possibilità di non pensare.
Dio, dimenticare anche solo per un momento... Avrebbe pagato per poterci riuscire, per poter chiudere Akito per sempre fuori dalla sua vita, dopo il rifiuto di due sere prima che ancora le rimbombava nel petto e le faceva girare la testa.
Un morbo mortale, ecco che cos’era quel sentimento cresciuto come una pianta malata e velenosa, da tenere il più lontano possibile dalle persone perché poteva nuocere. Ferire. Gratuitamente.
“Che bello. Allora a che ora passi a prendermi?”.
Subito. Si era costretta a pensare a quello perché in realtà lei sperava vivamente che qualcuno piombasse in casa sua costringendola ad evadere da quel mondo in cui era piombata e che le aveva precluso ogni via d’uscita.
“Facciamo per le otto?”
Ed otto siano. Qualunque cosa va bene, devo solo togliermi di dosso questa melma maleodorante che mi causa forti conati di nausea e continue stilettate in mezzo al cuore. Il suo odore dannato.
“Perfetto. Allora a stasera”
Stasera. Se solo avesse saputo che c’era la possibilità di andare a dormire e di non svegliarsi mai più, non dover scappare dai problemi, ma semplicemente trovare un alternativa per risolverli, avrebbe accolto la notizia a braccia aperte, ringraziando qualche angelo lassù che aveva avuto pietà di lei. Lei, che ora aveva il cuore a brandelli e che ancora cercava di ricucirlo in un pezzo unico, sarta fallita di un negozio in rovina.
“A stasera Sana”
E ancora la sua voce dolce,  preludio di sogni e promesse che Sana non sarebbe riuscita a mantenere perché ormai tutto il suo vivere era rivolto ad un’unica persona che però non la voleva. Non la voleva più.
Lontani erano i tempi in cui lei gli si accoccolava tra le braccia, esausta per il tentativo compiuto dai loro corpi di potersi incontrare ancora più intimamente, ancora di più, nemmeno fosse possibile superare la barriera che erano i loro stessi corpi e diventare uno solo.
Lo amava.
 
I can live without you
I couldn't stay without you
Do you think I'm goin' on and on?
                                   Shandon - Revenge
 
Quando questa consapevolezza era diventata parte integrante di lei, quasi aveva pianto. Quando lui le aveva detto di andarsene, quasi era morta.
Ritrovare le foto intrappolate tra le pagine di un diario segreto che aveva ascoltato le sue lacrime silenziose, che aveva accolto con dolcezza i suoi più intimi pensieri, le sue confidenze, era stato come morire. Per la seconda volta. Attimi immortalati su di una pellicola lucida che non potevano rappresentare nemmeno lontanamente la gioia provata nel viverli, sebbene i loro sorrisi lasciassero poco spazio all’immaginazione. Accantonarli, in un angolo remoto della stanza, dove nessuno – soprattutto lei – avrebbe mai potuto trovarli e chissà, riviverli anche, immergendosi in quelle sensazioni squisite che avevano accompagnato lei e Akito per tre lunghi mesi.
Tappeti di foglie secche ed ingiallite, una coltre di neve sul gazebo nel parco di Tokio, la pioggia di fine estate che si era sfogata su di lei, nemmeno avesse voluto avvertirla... C’era tutto, era tutto ancora li, con la spada sguainata pronta ad infliggerle il colpo mortale.
Sana si rigirò nel letto e soffocò la testa nel cuscino, per nascondere i sospiri e i gemiti di dolore in quella soffice distesa di piume che custodiva gelosamente ogni stilla crollata miseramente dai suoi occhi.
Rifletté, Sana, che vedere Akito baciare Kiky – con quelle labbra che una volta erano state soltanto sue, che avevano baciato lei con quella dolcezza che aveva intravisto aldilà del finestrino grondante d’acqua, che lei aveva studiato e che conosceva alla perfezione – era stato il colpo di grazia.
No, nessuno aveva avuto pietà della sciocca ragazzina egoista troppo confusa per capire cosa voleva dalla vita. Nessuno.
Sana colpì il cuscino con un pugno che andò ad infrangersi sommessamente plasmandolo secondo la forma delle sue dita contratte – Non ce la posso fare – pianse.
Pianse per Akito, per Kiky, per quella storia appena cominciata ma che probabilmente aveva comunque più valenza di quella che lei – con tutto il suo amore, con tutta la passione in corpo, con ogni gesto compiuto ogni giorno – aveva avuto con lui.
Semplicemente pianse.
Pianse per quell’amore che ora non le apparteneva più.
 
*
 
- Akito, io ho capito che ti amo –
Come diavolo era possibile che una persona ti sparasse una frase così senza nemmeno pensare, senza nemmeno avere il rimorso per quelle parole sputate come noccioline su di lui, che ancora la fissava con quegli occhi crudeli e sofferenti allo stesso tempo. Crudeltà che feriva, sofferenza reclamata dalla sua anima distrutta che voleva solo vendetta.
Vendetta per cosa? Per averle detto che l’amava ed aver avuto in risposta solo il suo silenzio? Vendetta perché Sana come sempre non sapeva gestire le situazioni che la riguardavano direttamente?
Akito fece spallucce, disteso nel suo letto a fissare il soffitto.
Vendetta, semplicemente vendetta per quel cuore ferito che adesso richiedeva un riscatto.
In guerra e in amore tutto è lecito...
Pure le vittime. E chissà se Kiky era semplicemente un civile che, disgraziatamente, aveva deciso di passare proprio nel punto dove l’aereo avrebbe sganciato la bomba.
Akito strinse i pugni.
No, lui non era come Sana, lui non usava le persone per raggiungere i suoi scopi. Lui non giocava con i sentimenti della gente, dannazione.
Era per quello che aveva deciso, mentre baciava Sana consapevole del fatto che forse quella era l’ultima volta che lo faceva, che con Kiky avrebbe fatto sul serio.
Dopotutto nemmeno gli dispiaceva. E il fatto che non l’amasse come amava Sana era solo un dettaglio. Uno stupido, insignificante dettaglio che avrebbe accantonato da qualche parte nella sua mente e che, se mai fosse tornato a manifestarsi, avrebbe respinto con tutte le sue forze. L’avrebbe scacciato via, quel maledetto.
E intanto a scuola aveva cominciato a camminare con Kiky per mano. Lei stava al suo fianco, sorridente, lo intratteneva in lunghe conversazioni divertenti, con il suo vociare continuo ed inarrestabile, mentre lui fendeva quella folla di compagni che lo guardavano spalancando gli occhi.
Che diavolo volete? Pensavate di vederci Sana al mio fianco? Avete sbagliato... Lei ha sbagliato tutto, maledizione!
Kiky nemmeno gli faceva domande sul perché Sana non gli voleva rivolgere la parola. Sapeva che la ragazza aveva notato tutto, ed il fatto che si limitasse ad osservare e a stare zitta gliela faceva apprezzare. Cominciava addirittura a pensare che fosse la ragazza giusta per lui.
Sicuramente la preferiva a Tsuyoshi, che in ogni momento libero, coglieva l’occasione per tormentarlo con le sue stupide domande insulse alle quali, Akito era ormai rassegnato, Tsuyoshi si rispondeva da solo.
“Stai con Kiky adesso? Ma certo, che domande!”
“Sana l’hai dimenticata? Ovvio che no!”
“Ti sembra carino usare le persone? Nemmeno te ne rendi conto”.
E il fatto che le risposte che l’amico si dava da solo fossero la pura – sputata, rifiutata, disprezzata – verità, era un altro dannatissimo dettaglio la cui importanza era pressoché nulla.
Sua sorella Natsumi entrò in camera e gli lanciò il solito sguardo preoccupato che – da un paio di giorni a questa parte – riservava solo a lui, vedendolo probabilmente sul depresso andante, gli occhi tristi potevano solo eguagliare quel periodo della sua infanzia in cui si era ritenuto responsabile della morte della mamma. Demonio.
Gli ricordò che si doveva vestire, perché Kiky – e la sua voce pronunciando questo nome ebbe un lieve tremito – lo stava probabilmente aspettando per uscire.
Akito sbuffò e si alzò di malavoglia dal letto, mentre immerso tra i suoi pensieri – per nulla felici – spulciava tra i confusi vestiti nel suo armadio e tirava fuori quanto di più elegante possedesse.
Una camicia bianca...
Quella che aveva indossato al suo diciottesimo compleanno.
Un paio di jeans...
Quelli che gli aveva regalato Sana.
Tanto un colpo in più, uno in meno, che dannato effetto poteva mai avere sul suo umore? Non sarebbe di certo morto. Oh no, di cose peggiori ne aveva vissute, eccome.
Sana non poteva essere così fondamentale nella sua vita. Il fatto che il suo cuore grondasse di sangue all’interno del suo corpo, era solo un altro, misero, inutilissimo, dettaglio.
 
*
 
 
Kiky indossava una minigonna un po’ troppo rivelatrice. Quando Akito la notò si innervosì parecchio. Il genere di locali in cui stavano andando solitamente erano stracolmi di ragazzi che non facevano altro che guardarsi intorno come avvoltoi affamati in cerca di qualche ragazza – la loro preda – da spartirsi dopo averci giocato per benino.
-Non potevi venire in mutande già che c’eri? – la rimbeccò lui, osservandola con uno sguardo lugubre che avrebbe fatto venir voglia di morire anche alla persona più felice dell’universo.
La persona più felice dell’universo – lui pensava – era Sana.
Forse lei aveva già voglia di morire, si disse sperando crudelmente che fosse la realtà.
Kiky fece una linguaccia – No! Questa gonna mi piace un sacco e non vedo cosa ci sia di male nell’indossarla! – gli disse lei per tutta risposta. Non aveva paura di niente quella piccola selvaggia.
-C’è di male che mezza città ti inchioderà gli occhi addosso e non li sposterà fino a che le avrà tirato un pungo sul naso. Peccato che prima di poterti trascinare via, mi avranno già arrestato – le disse solamente.
Le diede una gentile spinta sulla spalla per convincerla ad incamminarsi.
-Ci sei tu che mi proteggi. Non posso avere paura se sto con te – gli disse con un sorriso lei, accoccolandosi sul suo petto caldo mentre continuavano a camminare.
Era un sabato sera eccezionalmente sereno. Gli ultimi due giorni erano stati i più piovosi nella storia degli ultimi vent’anni – a detta di esperti, non che Akito ne fosse poi molto convinto – mentre ora un allegro cianciare di persone si riversava lungo le vie della città, lasciando libere le briglie che lo aveva costretto in quell’ultimo periodo.
Il cielo incredibilmente terso, si vestiva con colori freddi di azzurro e lillà, dove il sole ormai scompariva alla vista. Nel farci caso, Akito provò un brivido di freddo, non fosse stato altro che per il gelo che effettivamente gli pungeva la pelle come tanti spilli dispettosi.
-Non ti ci abituare. Prima o poi lascerò che qualche pazzo maniaco ti rapisca, così imparerai una volta per tutte a comportarti in maniera dignitosa – la canzonò lui, cedendo finalmente all’istinto di passarle un braccio intorno alle spalle.
Kiky era piccola, ancora più piccola di Sana e ogni volta che l’abbracciava aveva più la sensazione di avere a che fare con una bambina, piuttosto che con una ragazza.
Peccato che la lingua biforcuta che si ritrovava e il caratterino che gli ricordava moltissimo chissà chi, dimostrassero quale genere di persona fosse realmente e cioè...
-Una vipera vera e propria. Prima o poi capirai che ho ragione – le disse solamente.
Kiky rise, ma non rispose, consapevole del fatto che Akito diceva la verità.
Quando entrarono al locale, lui le sfilò dolcemente la giacca dalle spalle, scoprendo una maglietta che le copriva appena lo stretto indispensabile e le lasciava scoperta più della metà della schiena, rivelando una pelle bianchissima e profumata.
Akito si incupì – Chissà perché avevi freddo. Ti pare il modo di andare in giro vestita? –
Kiky si puntò le mani sui fianchi – Oh che palle Hayama, sembri mio padre! – lo canzonò – Piuttosto che rompere, vai ad appendere i cappotti, io cerco un posto dove sederci –
Akito nemmeno le rispose, ma fece come Kiky gli aveva suggerito. Odiava constatare che quella piccola iena avesse pure ragione, a volte. Anzi, quasi sempre.
Diede le giacche in mano ad un ragazzetto che non avrà avuto più di quindici anni e che probabilmente lavorava in quel locale per guadagnarsi un po’ di grana da spendere in videogiochi e dietro alle prime ragazzine. Fu abbastanza riluttante, Akito, a dire la verità, non che non si fidasse del moccioso – così lo aveva catalogato nella sua testa – ma aveva un non so che di poco affidabile.
Decise che tutto sommato, anche se gli avesse rubato le giacche, non gli sarebbe dispiaciuto vedere Kiky tornare a casa mezza nuda tutta tremante per il freddo, così sebbene contrariato, alla fine il moccioso sparì dalla sua vista.
Akito si voltò alla ricerca di una testa scura e di una cascata di riccioli – che lei aveva fatto quella sera appositamente per lui, ignorando quanto lui preferisse in realtà i capelli lisci e, possibilmente, rossi – che probabilmente lo stava aspettando.
La vide in un angolo, seduta ad un tavolino di cristallo fragile con una tovaglietta che non c’entrava proprio nulla con lo stile raffinato del mobile. Ignorando il cattivo gusto degli arredatori, si fece strada verso di lei, attraverso la calca di persone che affollava il locale.
Era la prima serata di quel posto, era l’inaugurazione, ma comunque Akito non capiva il motivo di tutta quella confusione. Va bene, era carino, va bene, era a buon mercato, ma perché tanto macello per un locale comunissimo?
Prese posto accanto a Kiky che spinse verso di lui il menù.
-Io prendo questo – gli disse, indicando un immagine con anelli di cipolla soffritti in una quantità spropositata di olio che avrebbero fatto ciao-ciao con la manina al fegato supplicante.
-Ci vai giù pesante – la prese in giro, dando un occhiata alla lista di cibarie vegetariane, storcendo il naso quando lesse alcune cose improponibili che invece quel menù osceno proponeva.
Alzò lo sguardo per osservare quella calca di persone che ora, finalmente, si stava cominciando a levare dai piedi. Quando pure l’ultima oca rintronata si fu levata dal suo campo visivo – lasciando dietro di sé un luccichio sfavillante dovuto all’abitino rosa e cangiante che indossava -  la vide.
Ed improvvisamente, la musica, le voci, Kiky accanto a sé che gli chiedeva se avesse deciso cosa prendere, tutto scomparve.
L’unica consapevolezza fu il battito del suo cuore che cominciava ad aumentare, rimbombando nelle sue orecchie ed impedendogli di sentire suono alcuno.
Quando anche lei sollevò il suo sguardo – occhi castani screziati di un nero scurissimo – incontrando quello di Akito, si rese conto che pure lei stava avvertendo la stessa identica sensazione.
Ed improvvisamente, capì di aver artigliato il bicchiere vuoto davanti a sé.
 
*
 
 
-Ehi Sana, non è Akito quello laggiù? Chi è la ragazza insieme a lui? –
Ecco, decisamente essere uscita insieme a Naozumi non era stata affatto una buona idea. E il fatto che Sana, la persona più solare del mondo, se non dell’universo, ritenesse che uscire di casa fosse stata una cattiva idea, doveva esserlo davvero. Ma doveva esserlo proprio tanto.
Quando aveva incontrato i suoi occhi d’ambra – sfavillio d’oro danzante all’interno di quelle iridi profonde nelle quali adorava perdersi mentre faceva l’amore con lui, abbandonandosi completamente e permettendo loro di scavare a piacimento nei suoi stessi occhi – il mondo aveva cominciato a girarle intorno ad una velocità frastornante.
Un attimo prima uno sciame di fan impazzite ronzava intorno a lei e Naozumi con la precisa intenzione di ficcare il naso negli affari loro. Un attimo dopo l’unica immagine che le si parava davanti era quella di un ragazzo – fiore delizioso che lei desiderava cogliere, insultando la perfezione del prato in cui si trovava – così distante da lei. Almeno, non nel senso letterale del termine.
Le aveva posto una domanda accompagnata da un lungo sguardo accusatore e lei non gli aveva concesso una risposta. Poi Akito si era accorto di Naozumi, seduto accanto a lei, e Sana aveva notato la mano – già serrata intorno ad un innocente bicchiere di vetro – contrarsi ancora di più.
Sana aveva scosso le spalle e aveva distolto lo sguardo, turbata.
-Si – rispose dopo un lungo attimo di silenzio – Quello è Akito insieme a Kiky, la sua ragazza –
Naozumi parve sorpreso e nemmeno si diede la briga di nascondere un po’ lo stupore che invece, si appropriò prepotentemente dei suoi lineamenti. Sana si irritò.
-La sua ragazza? –
-Si – fu la laconica risposta della ragazza.
-Ma non era innamorato di te –
Sana sbatté un pugno sul tavolo energicamente. Attirò l’attenzione di praticamente tutta la sala, inclusa quella di una testa bionda che si voltò di scatto a guardarla.
- Naozumi non lo so, ma che cazzo di domande mi fai – sbottò Sana, senza preoccuparsi del fatto che ad un personaggio pubblico come lei una scenata simile non si addiceva per nulla.
Il ragazzo accanto a lei abbassò il capo, gli occhi celesti minacciati da una tristezza appena accennata – Ti chiedo scusa. Non volevo essere invadente –
Subito il senso di colpa affiorò sulla pelle. Come se ultimamente non avesse avuto già abbastanza cose per cui sentirsi in colpa.
-Scusami tu, Naozumi, non so cosa mi sia preso – gli disse, allungando le dita per accarezzare la mano del ragazzo che subito sollevò lo sguardo sorridendole.
Un rumore sinistro dall’altro capo della sala dimostrò che quel gesto non era passato per nulla inosservato. Sana lanciò uno sguardo confuso ad Akito che la guardava con occhi omicidi, ignorando bellamente Kiky che lanciava sguardi preoccupati al suo indirizzo.
Si era accorta di Sana.
-Prendiamo qualcosa da bere? – le domandò dolcemente lui, chiamando con uno schiocco di dita un cameriere che si catapultò da loro.
Il fatto di avere un leccapiedi a loro completa disposizione dimostrava solo quanto prestigio potesse dare ad un locale simile ospitare due star internazionali come loro.
-Si. Qualsiasi cosa di alcolico – rise Sana, ma in realtà non stava scherzando. Per arrivare a fine della serata serviva qualcosa di forte, soprattutto dopo aver constatato che Akito era in quella stessa sala, che respirava la sua stessa aria e che, per giunta, non le toglieva gli occhi di dosso.
-Non credi di esagerare? – le domandò Naozumi, congedando il cameriere e inarcando un sopracciglio – Voglio dire, non so quanto bene possa farti bere –
Sana gli sorrise, dolce – Non ti preoccupare. È giusto quello che mi serve –
Quando quel bicchiere di vetro contenente uno strano liquido rosso – dal quale l’odore di alcool si sprigionava come la figura di un fantasma pericoloso – fu depositato sul suo tavolo, Sana non attese molto prima di mandarne giù un lungo sorso.
Il liquido entrò presto in circolo, annebbiandole la mente e catapultandola in una piacevole sensazione di stordimento, della quale lei aveva un disperato bisogno.
Allungò una mano verso il viso di Kamura per accarezzarglielo e lui arrossì vistosamente. Lei gli sorrise dolce – Ti va di ballare – gli chiese, sensuale e sfacciata come lei non era mai stata.
E senza rendersi conto di quello che stava realmente facendo, Sana barcollò sui suoi tacchi fino alla pista da ballo, prima di lasciarsi andare tra quelle braccia forti e accoglienti che la proteggevano dal resto del mondo che la circondava.
 
*
 
Kiky aveva ignorato quel magone che improvvisamente si era formato nella sua gola. Aveva ricacciato indietro le lacrime e coraggiosamente aveva mantenuto sul suo viso il sorriso che aveva sin dall’inizio della serata, sperando che Akito non si accorgesse di nulla. Sperando che lui non capisse quanto lei stesse recitando la sua parte meglio ancora di quell’attrice da strapazzo che era Sana Kurata, troppo spontanea per pensare anche solo lontanamente di porre un velo tra lei e i sentimenti che le si leggevano in faccia come una storia.
Non che lui la stesse fissando, oh no. Lui ora squadrava quel bel ragazzo dagli occhi chiari che danzava dolcemente al ritmo della canzone che passava in quel momento alla radio. Insieme a Kurata. La stringeva con dolcezza – quasi impacciato – a sé sussurrandole qualcosa di tanto in tanto all’orecchio e facendola ridere.
Sembrava seriamente divertita, lei, che ora si muoveva sensualmente alla luce soffusa di una lampada che la illuminata, fasciata in quel vestito nero che faceva sentire Kiky incredibilmente insulsa. Kurata era bellissima.
Aveva abbandonato le braccia snelle intorno al collo di quel giovane – Kiky sapeva che faceva l’attore e che il suo nome era Kamura – e ballava insieme a lui, ignara degli sguardi desiderosi di tanti ragazzi che la circondavano.
Quando Kiky capì che Kurata nemmeno si rendeva conto di essere così maledettamente bella, la odiò ancora di più.
E Akito non le staccava gli occhi di dosso, anzi cominciò a picchiettare le dita nervosamente sul tavolo, apparentemente desideroso di alzarsi e di andare a spaccare la faccia a quel Kamura lì.
Chissà” si ritrovò a pensare Kiky “Magari fino a qualche settimana fa era Akito a stringerla a sé in quel modo. Magari non si limitava nemmeno ad abbracciarla, come invece sta facendo quello adesso” si disse ancora, imperversando sulla sua coscienza, cattiva.
Quando si diventa carnefici di se stessi scegliendo l’arma che fa soffrire di più... Perché nessuno può conoscerci meglio di noi stessi.
Infondo lei che ne sapeva di Akito? Cosa le aveva raccontato lui della storia con quella Sana? Solo che in una lontana sera di estate, più per noia che per desiderio, l’aveva baciata. E poi?
Perché ora aveva quello sguardo così sofferente negli occhi?
Poi improvvisamente lui parlò.
-Io e lei stavamo più o meno insieme... In segreto – aggiunse con un filo di voce, mandando giù un altro lungo sorso dal suo bicchiere, che ancora teneva stretto tra le mani.
Kiky si limitò ad annuire, ma rimase in silenzio, non riusciva a dire nulla.
-Poi mi sono stancato e l’ho mollata. L’altro giorno mi ha detto che mi ama ma io l’ho cacciata –
-L’altro giorno...- cominciò Kiky con una vocina sottile, sottile.
Akito annuì – Si, dopo che ci siamo salutati, dopo che io e te ci siamo baciati, in taxi –
Kiky sobbalzò – Ci ha visti? –
-Si –
La ragazza abbassò il capo –Come mai l’hai cacciata quando ti ha detto quello che provava? – chiese, timorosa di sentire la risposta.
Passò un lungo secondo prima che Akito si decidesse a rispondere, e in quel lasso di tempo lui continuò a tenere gli occhi inchiodati su Kurata e a fissare ogni singola movenza di quel corpo perfetto. Poi rispose – Non lo so nemmeno io. Forse volevo fargliela pagare… Ma non ne sono sicuro… -
Kiky abbassò lo sguardo, addossandosi una colpa che nemmeno era sua. Non volle chiedersi quale peccato dovesse scontare Kurata, cosa Akito avesse voluto farle pagare. Nemmeno le interessò più di tanto. Semplicemente capì che quella non era aria per lei. Non era il posto giusto per lei - Mi dispiace... Se avessi saputo che le cose stavano così tra di voi nemmeno mi ci sarei messa in mezzo – gli disse, usando un tono di voce addolorato e sperando che lui le credesse, che cogliesse la nota di rammarico in quelle scuse un po’ impacciate.
Akito staccò finalmente gli occhi dal corpo di Sana – ancora stretto tra quelle mani maledette che la toccavano con un calore che non avrebbero mai dovuto osare – e li rivolse su di lei, su Kiky, che ancora soffriva silenziosamente in un angolo.
Allungò una mano per sfiorarle il viso con un dito – Tu – le disse, osservandola negli occhi, cercando di capire cosa fossero quelle ombre che improvvisamente li affollavano – Sei stata quanto di meglio potesse capitarmi –
La nota di addio con cui pronunciò quelle parole non passò inosservata.
Kiky avvertì distintamente un battito del cuore che andava a farsi benedire.. Poi un altro, e un altro ancora, prima che si frantumasse in mille pezzi come uno specchio. Akito abbassò lentamente il capo verso il suo e chiuse gli occhi.
Appoggiò le labbra fresche sulle sue, ma Kiky non vi badò.
Notò piuttosto l’amarezza con cui, finalmente, Akito la costrinse ad aprire la bocca per poterle strappare un bacio fin troppo travolgente.
 
*
 
Il respiro le si bloccò in gola.
Era probabilmente mezza ubriaca, non si rendeva perfettamente conto di quello che la circondava, ne di quello che stava succedendo, ma le labbra di Akito premute contro quelle di Kiky in un bacio mozzafiato le aveva viste.
E nemmeno aveva potuto mentire a se stessa, dicendo che era, per esempio, solo un riflesso delle luci dispettose che si riflettevano su quella cascata di capelli biondi di Akito.
Kiky che gli posava una mano sul viso, inclinandoglielo da un lato per poter rispondere ancora di più al suo bacio, era perfettamente riconoscibile. E il suo gesto inconfondibile.
Si stavano baciando e Sana a malapena si accorse di essersi immobilizzata al centro della pista da ballo a fissare i due, totalmente ignari di quei due occhi scuri che si soffermavano indecisi su di loro.
Udì qualcosa lacerarsi nel suo corpo. Forse il cuore. Forse lo stomaco. Forse l’anima.
Poi Akito si staccò da Kiky e si voltò bruscamente a guardare nella sua direzione. Sana sobbalzò e in quel momento non seppe se provava dolore per se stessa o per Kiky, i cui occhi si erano riempiti di orrore e di dolore allo stesso tempo.
Il ragazzo era tornato a guardare la sua compagna e ad accarezzarle la guancia morbida.
Era voltato di spalle e Sana non poté cogliere lo sguardo di scuse che Akito stava implorando a Kiky, semplicemente paralizzata per pronunciare anche solo una parola.
L’ultima cosa che notò, fu Kiky che rispondeva al cellulare e si alzava in piedi, senza nemmeno voltarsi a guardare il ragazzo seduto accanto a lei. Non ne capì il motivo.
Poi Sana scoppiò a piangere.
 
*
 
 Il padre di Kiky era arrivato a prenderla e la ragazza era uscita dal locale. Non lo aveva nemmeno salutato, probabilmente si era resa conto di quello che lui le aveva fatto, dell’oggetto in cui l’aveva trasformata solo per ferire Sana.
La osservò allontanarsi, impacciata sui tacchi alti che aveva indossato quella sera. In realtà, quando avevano camminato sin li qualche ora prima, Kiky sembrava perfettamente a suo agio con quei trampoli che aveva ai piedi.
Forse, il motivo di tanto spossamento era la rabbia che, come uno schiaffo, gli aveva scaricato addosso, ignorandolo mentre se ne andava.
Quando voltò lo sguardo su Sana, fece appena in tempo a cogliere una lacrima scintillante – gioiello prezioso che riluceva alla luce dei riflettori che avevano accarezzato la sua figurina snella per tutta la sera – che le rigava la guancia, prima che Naozumi le passasse un braccio intorno alla vita e l’allontanasse dalla folla impazzita.
Era mezzanotte.
Istintivamente si alzò in piedi di scatto. Per andare dove?
Da lei.
Scontato.
 
*
 
Naozumi le asciugò le lacrime passandole dolcemente i polpastrelli sulla guancia, rigata anche dal nero del mascara che quella sera aveva passato in un sottile velo sulle ciglia.
-Sana, che ti succede? – le domandò, ansioso.
Lei scosse la testa e continuò a piangere, sconvolta.
- È per lui? –
Quelle lacrime cominciarono improvvisamente a bruciare, sui polpastrelli delicati delle mani di Naozumi. Il silenzio di Sana bastò come risposta.
-Cosa c’è tra di voi Sana? – le chiese, incalzante. Il tono di voce tradiva però una certa incertezza nonché l’estremo tatto che utilizzò per non ferirla più del necessario.
Sana continuò a rimanere zitta e a piangere. Quel dolore cominciava a chetarsi, giusto un po’. Come quando si soffre per qualcosa che, si dice, si vorrebbe tenere lontana il più possibile. Eppure, parlarne, fa sentire inspiegabilmente meglio.
-Lo ami, Sana? Ami Akito? Stai con lui o ci sei stata? – domandò, con il classico tono di voce di chi fa una domanda ma non desidera poi tanto sentirsi dare una risposta, perché, dopotutto, la conosce già e non gli piace.
Un veloce cenno annuire e il lacerarsi di un cuore sorprese Naozumi. E pure Sana, che stranita spostò lo sguardo sconvolto su di lui.
- Naozumi, tu... – accennò ad una domanda, ma le dita fresche che celeri si posarono sulle sue labbra la dissuasero dal continuare.
-Basta Sana – le sussurrò, serrando gli occhi e nascondendole il dolore che si celava aldilà di quelle iridi celesti, che da sempre erano state uno specchio rivelatore della sua anima.
-Lasciami andare un attimo in bagno. Poi ti riaccompagno a casa e chiudiamo qui questa serata – disse Naozumi secco, voltandole le spalle.
Sana si abbandonò contro la parete del corridoio che dava sulle cucine, chiudendo gli occhi e lasciando che quella sensazione di spossatezza totale la travolgesse.
 
*
 
Aveva già subito l’immagine di Kamura che la toccava, che sfiorava con carezze proibite la pelle calda del suo corpo, che era stata solo sua, di Akito.
Ne aveva fin sopra i capelli di quel damerino che le ronzava intorno. Adesso che aveva sentito la loro conversazione, desiderava soltanto poter andare li e portare via Sana da quel colossale idiota.
Due schiaffi magari glieli avrebbe anche dati, tanto per dare una ridimensionata a quella cretina che non era altro.
Adesso Kamura se ne era andato – finalmente – e Sana se ne stava appoggiata alla parete, inclinando la testa all’indietro e lasciando scoperta la pelle dolce del collo che lui aveva baciato così tante volte.
Piangeva.
Muoversi per raggiungerla fu quasi istintivo. L’afferrò per un polso ed ebbe la soddisfazione di vederle spalancare gli occhi per lo stupore.
La trascinò con facilità – solo perché Sana era troppo sconvolta per opporre qualsiasi resistenza -  sino alla prima porta che trovò e la spinse dentro. La porta si apriva su una scala che portava alla cantina sottostante al locale.
La fece appoggiare di spalle ad un muro – forse sporco, forse semplicemente nero a causa dell’oscurità che la circondava – e trovò le sue labbra con una facilità strabiliante.
Sana si lasciò baciare da quelle labbra esperte, che desideravano soltanto farla impazzire – almeno, così pensava Sana – mentre le mani di Akito l’accarezzavano sotto quel vestito corto.
- Akito… Akito… - lo chiamò lei strasognante.
-Stai con me... – le disse soltanto lui, mentre le faceva scivolare gli slip lungo le sue gambe e scendeva a baciarle il collo con foga, incidendo lievi morsi con i denti, giusto per marcare quella pelle che apparteneva soltanto a lui.
La supplica contenuta nel suo tono di voce fece capire a Sana che quel gesto, che quello che stavano facendo, era ciò di cui entrambi avevano bisogno in quel momento.
E mentre lui si muoveva disperatamente dentro di lei – emettendo gemiti di piacere e di sofferenza – si dimenticò di tutto il resto.
-Stai con me… -
 
I've handled all my life
When you're looking still confused
Overcome by your too many tears
And I wanna be relieved
Be myself in everything
And I want my train
                                   Shandon – Revenge
 
 
*****************************************
 
Capitolo scritto a tempo di record, ormai sono diventata troppo brava a conciliare tutti gli impegni **vi prego cedete a questo penoso tentativo di farmi fare un po’ di complimenti**. Capitolo lungo, malinconico, introspettivo, incasinato e se qualcuna di voi trova qualche altro aggettivo si faccia avanti ^__^ Nemmeno posso credere a quello che ho scritto, Sana così disperata che non è nemmeno da lei, Naozumi così innamorato – ci mancava solo lui ad incasinare tutto di più – Kiky che capisce che Akito ama Sana, Akito che si comporta senza capire nemmeno lui quello che sta facendo – anche se forse si è adesso reso conto che Kiky era soltanto il cosiddetto chiodo scaccia chiodo, che però non ha funzionato poi benissimo vesta la fine del capitolo dove è tornato strisciando da Sana. Spero vi sia piaciuto comunque, un paio di capitoli e si sistema tutto ^^
 
Ringraziamenti :
 
_Rob_ : addirittura tutto d’un fiato, sarai a corto d’aria poverina ^__^ Sono felicissima che ti piaccia così tanto, un abbraccio tenero *__*
Tin_Tin: Akituccio bello si comporta così perché è un emerito idiota – come d’altronde la stragrande maggioranza del genere maschile. Non ti preoccupare che all’Ale i finali tristi vanno di traverso, li faccio tornare insieme il prima possibile, ma non prima di averli fatti diventare matti per benino ^___^
Nanauccia: che onore, la tua prima recensione è stata per me? Ma sei carinissima ^__^ Akito ha capito che Sana è davvero innamorata di lui – anche perché in questo capitolo l’ha proprio sentita – solo che voleva prendersi la sua piccola rivincita personale, povero idiota! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, un bacio
92titti92: Akito è solitamente molto più bravo con i fatti, a dire il vero, quindi sentirsi dire da Sana che lo ama l’ha un po’ sconvolto e tutta la sua pazzia è uscita fuori in questo capitolo. Grazie come sempre dei complimenti, che sei un tesoro te! Studia (ho cominciato a farlo anch’io)! ^___-
bellina97: il tempo l’ho trovato, non potrei mai stare lontana da questo bel pezzo di manzo di Akito e dalla sua piccola Sana. Spero che il continuo ti sia piaciuto altrettanto, un bacio bella ^__^
GLoRi: Sana ha optato per piangersi addosso e come sempre mentre lei vegeta, tocca ad Akito svegliarsi – come hai acutamente osservato te, non si daranno mai una mossa insieme ‘sti due! ^^ Descrivere il POV di Akito mi piace davvero tantissimo e tra l’altro mi esce persino più naturale che con Sana, forse perché tra i due è quello sempre più coinvolto. Non piangere comunque, che tutto si sistema gioia ^___^
Reby: spero che ti si sia chiarito qualcosa, anche se effettivamente ha tenuto un atteggiamento così incoerente che nemmeno lui – come ha detto a Kiky – sa il perché si è comportato così. Chi li capisce questi due? :D
Beatrix1291: grazie! *-* Quando leggo una recensione come la tua – esempio: non conosco molto questo Anime ecc… - mi sciolgo come un formaggino, perché se riesco a coinvolgerti con la storia di personaggi che non conosci moltissimo mi sento fiera di me ^__- Le mie storie su HP sono perlopiù ff lunghe, anche se qualche shot l’ho scritta. Spero ti piacciano comunque, un bacione! ^^
Porpetta: aggiorno di lunedì perché è il giorno in cui mi sento più positiva verso il resto del mondo, visto che è appena passata la domenica e ho potuto dormire e visto anche che il lunedì a scuola non è pesantissimo :D – anche se la verifica di Ragioneria di oggi mi ha sconvolta! Comunque, Sana non si merita di essere maltrattata? Questione di POV, credo che Akito sia convinto di si. Tranquilla che se questa fic finisce, ne sto gia scrivendo un'altra alla velocità della luce -__- **Shhh , prima si scrive e poi si parla!** e ne ho già in mente un’altra ancora, un po’ particolare… Che Dio mi aiuti! ^__^
Hermy95: al tuo ‘sta Kiky come si permette di baciare Akito, sono scoppiata a ridere e non so nemmeno io perché, mi è piaciuto come l’hai detto… Ehm, scritto! ^__^ Non te la prendere con Akito, povero, è innamorato e disperato… Cosa doveva fare? ^__-
Roby5b: cioè, ti sei divorata la storia? Era buona almeno? Aldilà di queste battute di scadente qualità, sono felicissima che la storia ti piaccia e anche che tu riponga così tanta fiducia nella sottoscritta che dovrà sistemare tutti i casini che questi due cretini hanno combinato ^^
Deb: la mia tesora! *-* Invece si che mi hai fatta sciogliere e voglio dirti una cosa: quando leggi qualcosa che non ti convince, me lo DEVI dire. È la funzione primaria di ogni recensione, sentirsi dire che la storia è bella ovviamente fa piacere, ma tanti consigli che mi sono stati dati nel corso degli anni mi hanno aiutata a migliorare tantissimo e quindi continua così, fai solo il tuo lavoro di recensitrice (il fatto che Word mi dia errore questa parola vuol dire che me la sono inventata io?). Ignorami… Kiky non è perfetta, solo che siccome la odierete già tutte quante – poverina! ç___ç – ho calcato un po’ sui pregi suoi nel vano tentativo di farvela piacere. Mi pare inutile aggiungere che non ci sono riuscita, SOB ç__ç Un bacione cara e grazie mille di tutto, come sempre ^__^
Yesterday: la pazza per eccellenza di EFP! Tra l’ansia da lettura, il fatto che Kiky ti piaccia e che questa sia una delle migliori fic su Kodocha, mi sono sciolta, ergo vienimi a raccogliere con uno straccio per i pavimenti! Spero di aver rimediato a quel pezzettino che non ti convinceva con questo capitolo che mi ha depressa abbastanza mentre lo scrivevo, altrimenti ti autorizzo a fucilarmi (quando hai detto che la stagione della caccia è aperta ti ho vista in versione militare, con tanto di tuta mimetica – è inutile ormai mi hai contagiata! -___-) Tranquilla comunque, che Storia fa quegli effetti ad ogni essere umano… :D Sei il solito tesoro, scrivi 4x4 che mi fai felice ^__^ Bacione! P.S. ci hanno bloccato il traffico aereo, a Tokio proprio non ci vogliono far andare -_-
Deny1994: se tu per dolcemente intendi coltelli, schiaffi e sparatorie, siamo a cavallo! ^^ Scherzi a parte, grazie mille per i complimenti, si sistema tutto tranquilla ^__-
Herj Malfoy: ma… Come tuo marito? In tutti i nostri incontri, Draco non mi hai mai detto nulla ç___ç **ora SI, che sono depressa!** Finalmente una che capisce che Kiky ha fatto solo il suo interesse e che colui che si è comportato da idiota è stato Akito. Ma cosa ci dobbiamo fare con questo ragazzo, eh? Lo uccidiamo? :D Grazie mille di tutto, tantissimi bacini alla mia rivale in amore ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_ : tranquilla mia diletta, so che mi sei fedele ^_^ Un attentato a Kiky? Mi sono rotolata a terra dalle risate, che hai intenzione di fare a quella povera ragazza? Dai che soffrirà e ti sentirai incredibilmente appagata ^__- Ti ringrazio per i complimenti ^_^
 
Eccoci qui, è bellissimo spendere un po’ di tempo a rispondere alle vostre recensioni, mi sento tanto felice quando ho finito, soprattutto perché siete così carine tutte quante ^_^
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito questa storia tra le Seguite e le Preferite (che sono davvero tantissime e che per questioni di tempo non posso citare!) E anche quelle otto persone che l’hanno inserita tra le storie da ricordare, quindi : akane_val, Beatrix1291, dancemylife, Franny97, Herj Malfoy , jeeLala69Serenity_chan
 
Grazie a tutti, appuntamento al prossimo capitolo che sarà anche il penultimo, dove comincerete a sopportarmi mentre piagnucolerò come una bambina :D
 
Bacioni a tutti
Ale69
 

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Capitolo 7
*** Stop breathing ***


My Sorrow
 
L’aveva aiutata a rivestirsi, sistemandole la spallina di quel vestito nero che le stava così maledettamente bene e che lui, paradossalmente, aveva desiderato toglierle sin da quando i loro occhi si erano incontrati a mezz’aria, aldilà di tutte quelle luci, di tutti quei colori che li dividevano.
Si erano scambiati un lungo sguardo, senza parlare, ovviamente, come sempre, ma tra quelle iridi dorate Sana era riuscita a cogliere tante di quelle domande che forse una vita intera non sarebbe mai bastata per poter rispondere.
“Che cosa significa quello che è appena successo?”, “Ti prego no, te ne stai andando?”, “Ma perché non capisci che ti amo?”, “Adesso con che coraggio dirò in giro che è lei la mia ragazza?”. E poi, più ancora di tutto, più ancora di quelle frasi urlate nella testa di Akito che lei sentiva così perfettamente, quel “Stai con me”, che le scivolava lungo la pelle del corpo come una supplica.
Akito si era schiarito la voce e poi aveva parlato. Le sue parole erano state così diverse da quello che lei si era aspettata – Ti accompagno da Kamura, ti starà aspettando no? –
Sana aveva annuito, silenziosa, incapace di fare altro – Si –
E quando erano usciti da quello scantinato buio, i vestiti spiegazzati, i capelli arruffati e le espressioni del viso sconvolte, erano stati catapultati in un posto dove la musica alta e lo schiamazzare di persone divertite non rendeva loro possibile capire nulla.
Kamura era poco distante da loro, si guardava in giro con aria quasi disperata e sicuramente preoccupata. Quando aveva visto Sana – e per di più, quando aveva visto Sana, accanto ad Akito, con quell’espressione inconfondibile stampata in faccia – si era imbronciato ed era corso verso di loro.
-Dov’eri finita, Sana?- le aveva chiesto sconvolto e poi si era girato verso Akito – Che cosa le hai fatto? Non ti bastava averla già fatta stare male stasera? Io ti ammazzo...-
Naozumi gli si era parato davanti e gli aveva sferrato un pugno nello stomaco. Akito a malapena era indietreggiato e, successivamente, si era limitato a scrutarlo con uno sguardo di minima considerazione.
Dopodiché aveva osservato Sana – “Chiedimi di restare con te” – che aveva risposto al suo sguardo con occhi disperati – “Non te ne andare, ti prego” – e, dopo aver constatato che la sua presenza lì era quanto meno inutile, se n’era andato via.
Naozumi aveva afferrato Sana per un braccio – Avanti, ti riporto a casa - .
Erano usciti dal locale e lui non le aveva più rivolto nemmeno una parola.
 
 
Capitolo 7: Stop breathing
 
I wanted
I wanted you to stay
'Cause I needed
I need to hear you say
That I love you
I have loved you all along
And I forgive you
For being away for far too long
                        Far Away – Nickelback
 
-Sana?- 
Guardava distrattamente il tabellone pubblicitario che riportava, sfacciato, il suo stesso volto tutto intento a pubblicizzare una nota marca di occhiali da sole. Occhiali che tra l’altro aveva giusto nella sua borsa, buttati alla rinfusa come le altre mille cavolate che si portava sempre dietro.
Ma come faccio a focalizzarmi su queste sciocchezze dopo quello che è successo ieri sera?” si chiese tra sé, più triste che mai.
La scia di baci che le aveva tracciato partendo dalla sua spalla sino a perdersi sul suo seno, l’aveva fatta ansimare ed urlare, tanto era il desiderio che aveva di lui.
Ho fatto l’amore con Akito. Lui ha la ragazza”.
Sospirò, mescolando lo zucchero in modo che si sciogliesse nel tè ancora caldissimo che stava aspettando di bere.
“Forse... Forse...” azzardò nella sua testa, la paura di concludere quella frase entrò nel suo corpo e le stritolò il cuore in una morsa “Forse, sarebbe meglio che Akito continuasse a stare insieme a quell’oca di Kiky. Almeno lei sa quello che vuole”.
Tornò a guardare fuori dalla vetrata : frotte di persone affaccendate occupavano ora i marciapiedi di Tokyo. Era l’ora di pranzo, più che naturale quindi che tutti corressero verso gli uffici per riprendere a lavorare. Sana sospirò ancora.
Lui le aveva posato una mano sulle labbra e ad un millimetro dal suo orecchio le aveva sussurrato un –Piano Sana, ci sentiranno – e poi l’aveva liberata, consentendole di respirare, finalmente. Le girava la testa. Troppe, troppe emozioni.
Sana sospirò.
Quel pomeriggio – come se per la testa non avesse già abbastanza pensieri, dannazione - avrebbe dovuto dare la risposta a Rei. Partire o rimanere  a Tokyo?
Sana non sapeva decisamente cosa fare.
“Al solo pensiero di rimanere lontana da Akito mi sento morire”. Sobbalzò.
Lui le aveva sfregato la punta del naso sul collo, assaporando tutto il suo profumo dolcissimo e ancora le aveva chiesto – Rimani con me – come se fosse concepibile soltanto il pensiero di andarsene. Come se avesse potuto scappare dalla sua presa salda, che per la prima volta da giorni le dava la sensazione di essere finalmente ancora viva.
-Sana, ma ci sei? Terra chiama Sana! – la chiamò secca Fuka, sbattendo il libro sul tavolo del bar in cui si trovavano.
Sana tornò al mondo dei vivi – Oh, Fuka! Dimmi...-
-Sana, non va bene così. Vorrei chiederti che cosa ti passa per la testa, ma dal tuo sguardo non ne ho bisogno. Si può sapere che è successo tra te e Akito? – le domandò Fuka, con il suo solito accento particolare che anche con gli anni non era per nulla cambiato.
-Niente Fuka, niente – le disse Sana, che ripensando allo strano modo di parlare dell’amica era riuscita a recuperare un sorriso, seppur flebile.
-Sana... – iniziò quella – Sana io so tutto di voi –
A Sana cominciò a battere il cuore nel petto ad una velocità impensabile. La ragazza avvertì un forte senso di nausea e cominciò a girarle vorticosamente anche la testa – Cosa intendi dire? – fu tutto quello che riuscì a proferire.
“Respira Sana, ricordati che devi respirare”.
Ultimamente, non si sarebbe riuscita a spiegare perché, ma respirare era diventato improvvisamente complicatissimo. E nemmeno poi tanto necessario.
Sentirlo tremare tra le proprie braccia, stremato, mentre si accasciava sopra di lei, era come morire. Si era sentita morire. E quando lui era uscito da lei, abbandonandola sola a quella parete fredda e scura, vivere aveva improvvisamente perso significato.
-Intendo dire che lo so che in questi mesi vi siete frequentati e che stavate insieme. Non sono cieca Sana. Lo vedevo quando vi sfioravate le mani o quando vi guardavate con sguardo complice. A dirtela tutta, non sono rimasta nemmeno tanto sorpresa – le disse Fuka, giocherellando con il suo portachiavi dell’auto. Fuka aveva già preso anche la patente, come tutto il resto, a tempo di record.
Sana non sapeva cosa dire. Fu infatti l’altra a continuare a parlare – Poi quando settimana scorsa ho visto quella maledetta oca di Kiky andare li a chiedergli di uscire, avrei scommesso tutto quello che ho che lui rifiutasse. E invece ha accettato, il che mi lascia intendere che tra di voi sia accaduto qualcosa di spiacevole. Poi li ho visti insieme a scuola e, se possibile, la confusione che avevo in testa è andata aumentando –
Come Fuka riuscisse a parlare usando una simile proprietà di linguaggio anche quando ci si sarebbe voluti alzare insieme a spaccare tutto, sarebbe sempre rimasto un mistero.
-Vuoi parlarmene, Sana?-
Passarono diversi minuti, o forse ore, prima che Sana riuscisse a proferire parole. Il suo te era diventato freddo e aveva smesso di fumare. Mandò giù un lungo sorso del suo infuso e cercò di assaporarne tutto il gusto. Peccato che l’unica cosa che Sana riuscisse ad avvertire era un forte sapore amaro. Amaro, come erano state amare le parole di Akito una settimana prima.
- Gli ho detto che lo amo...– disse infine, in un sospiro.
Fuka la guardò sorridendo – Benone e lui cosa ti ha risposto? –
- Lui mi ha detto di andarmene via –
Fu palese che Fuka ci fosse rimasta male – Ma come sarebbe a dire? –
Sana rimase in silenzio a fissare il lucido tavolo rosso del locale. Alcuni ragazzetti poco distanti da loro la riconobbero come la beniamina della televisione.
-Ma no, Sana è sempre allegra, quella ragazza invece è tristissima. Non può essere Sana – una ragazzetta dall’aria sveglia rimbeccò i suoi amici.
Pure i bambini se ne rendono conto” si disse tra se Sana.
-Vedi Fuka... Io e Akito siamo stati insieme... -  cercò di spiegarle, allusiva. Fuka inizialmente ne rimase sorpresa ma poi annuì – Quando sabato scorso ha nevicato, i suoi erano fuori città e mi ha invitato a passare il weekend da lui. E insomma...-
Arrossì al ricordo.
-Avete fatto l’amore – concluse Fuka, per nulla a disagio.
Sana ringraziò mentalmente il fatto che la sua amica fosse così sveglia – Si – annuì - E lui mi ha chiamata amore mentre... Mentre noi... Si, insomma hai capito... – sospirò – La mattina dopo, gli ho stupidamente chiesto spiegazioni e siamo finiti a parlare di un argomento che abbiamo cercato di tenere lontano da noi, sempre –
-Ossia la vostra situazione –
Sana annuì – Esatto. Alla fine Akito mi ha rinfacciato il fatto che noi due non stavamo insieme e che quindi non aveva impegni nei miei confronti e che quindi quella frase era soltanto una cosa così, detta in un momento così
Il dolore che aveva sentito era ancora molto vivo dentro di lei.
-Il solito orgoglioso – Fuka parve indispettita. Sana capì che cominciava ad arrabbiarsi.
Sana scosse la testa – No Fuka. La colpa è stata mia –
-Che intendi dire? –
Sana sospirò – Dopo che lui mi ha detto tutto questo, mi ha detto anche che mi ama –
-COSA?-
Tutto il locale si voltò nella loro direzione. Fuka aveva rovesciato la sua tazza di cioccolata per terra e per un soffio era riuscita a salvarla dallo schiantarsi sul pavimento.
Il cameriere fu da loro in meno di un secondo e si affrettò a pulire tutto.
-Le chiedo scusa signore – disse Fuka, ma quello si limitò a sorriderle educatamente.
- Fuka ricomponiti per l’amore del cielo. Ci stanno guardando tutti –
-Sana ma ti rendi conto della notizia bomba che mi hai sparato? E tu, tu che hai fatto? Gli hai detto che lo ami anche tu, giusto? –
- No. Io... – Sana tremò e si ripeté nella testa che era una cretina – Io me ne sono andata –
Fuka parve irritarsi ancora di più, ma lasciò che Sana continuasse il suo racconto e non la interruppe.
-Che io lo amo gliel’ho detto qualche giorno fa, quando lui è tornato dal primo appuntamento con Kiky. Mi sono fatta trovare davanti a casa sua, pioveva a dirotto. Ho visto che prima di lasciarsi, lui e Kiky si sono baciati. Tu non sai nemmeno quanto stavo soffrendo in quel momento. Poi gli ho detto che lo amo, l’ho baciato e lui inizialmente ha ricambiato. Ma alla fine...- Sana aveva gli occhi colmi di lacrime – Alla fine mi ha detto di andarmene ed è corso in casa –
Fuka durante il racconto aveva attraversato diverse fasi : da quella sorpresa, a quella sconvolta per concludere con quella “semplicemente furiosa”.
-Ma Sana! – sbottò – Perché?  Perché per tutto questo tempo hai mantenuto la tua storia con Akito nascosta? Perché avete vissuto sempre come amanti? Avete rovinato tutto prima ancora che nascesse qualcosa –
Sana aveva cominciato a piangere, silenziosamente, mentre abbandonava la testa sulle sue braccia, lasciate conserte sul tavolo  -Non è finita qui. Ieri sera... – sospirò e poi raccolse tutto il coraggio che aveva per concludere e raccontare alla sua amica la parte più spinosa del racconto – Ieri sera sono uscita con Naozumi – alzò una mano per bloccare Fuka che stava sicuramente per ribattere qualcosa – Siamo andati nel nuovo locale che hanno inaugurato in centro. C’erano anche Akito e Kiky – azzardò, scoccando uno sguardo sbieco a Fuka che, come si aspettava si portò una mano alla bocca – Io... Io ho bevuto un po’ e ho cominciato a ballare con Naozumi. Akito non mi toglieva gli occhi di dosso – ammise, rabbrividendo al pensiero di quegli occhi caldi che l’accarezzavano in un lungo sguardo – Poi ho visto che baciava Kiky e si è voltato a guardarmi –
Fuka si imbronciò – Che idiota, se la poteva proprio risparmiare! Quasi mi dispiace per Kiky! Si vede proprio che ha completamente perso il lume della ragione–
Sana annuì – Comunque, lei poi se ne è andata e io sono scoppiata a piangere. Naozumi mi ha portata lontano dalla pista e mi ha chiesto delle cose e... E... – singhiozzò.
Fuka parve preoccupata – Che è successo poi Sana? –
Quella alzò di scatto la testa per guardarla – E... Fuka io credo che Naozumi sia innamorato di me – ammise, tornando a puntare i suoi occhioni sul tavolo davanti a sé.
Lo sguardo sarcastico di Fuka bastava da sé come risposta.
-Comunque, poi lui è andato in bagno ed è arrivato Akito – un tremito le attraversò la voce al solo pensiero di quello che era successo dopo– Mi ha afferrata per un braccio e mi ha portata nello scantinato sotto il locale e... Noi... – Sana arrossì, nascondendosi il viso tra le mani.
Fuka spalancò la bocca in maniera davvero poco elegante – Dimmi che non l’avete fatto... Sana, dimmi che non hai fatto l’amore con Akito, ti prego –
Sana annuì.
-Ma Sana! – esplose lei. La ragazza non capì se Fuka fosse più arrabbiata o più sconvolta dalla rivelazione della sua amica. Alla fine Sana pensò che si trattasse di un equo mix di emozioni.
La ragazza scosse la testa convulsamente  – Dimmi cosa fare, dimmi cosa fare Fuka – le domandò, confusa.
-Sana, io... Io davvero non so cosa consigliarti– ammise l’amica, presa per la prima volta in vita sua in contropiede. Capitava troppo raramente che Fuka rimanesse senza parole e quella debolezza colse impreparata anche lei.
Sana scosse il capo – Come se non bastasse Rei mi ha detto che c’è un lavoro che mi aspetta a Los Angeles, dopo la fine della scuola. Dimmi cosa fare –
Fuka aprì la bocca per rispondere, ma venne presto interrotta dall’arrivo di Aya e Hisae, che pareva veramente incavolata.
Sana si ricompose subito e si stampò in faccia il suo solito sorriso di sempre.
-Ciao ragazze –
-Ciao! – risposero Sana e Fuka all’unisono, un po’ giù di tono.
-Ho litigato con Gomi. Se ne è uscito fuori che gli dà fastidio che esco con il mio ragazzo, è mai possibile? – sbuffò Hisae, per poi ordinare un caffè con tanta panna al cameriere.
Fuka si alzò in piedi – Ma che avete tutti? Hisae ma possibile che tu non ti sia ancora accorta che Gomi è perdutamente innamorato di te? Tu e Sana siete tue totali stordite... Avessi io la vostra fortuna, invece non me ne va mai bene una –
Sana era sconvolta. Hisae era senza parole. Aya era scandalizzata.
- Fuka, dai... Calmati! – disse quest’ultima.
-No, adesso mi sono stancata. Devo andare, ci vediamo domattina a scuola! –
E detto questo se ne andò.
Dannate le sue amiche, dannate quelle imbranate che non si rendevano conto della fortuna che la vita aveva deciso di regalare loro e che stavano sprecando.
Fuka tirò fuori il cellulare e compose un numero.
Attese alcuni squilli, poi finalmente l’altro rispose.
-Pronto? Pronto Tsuyoshi, sono Fuka – lo salutò.
Silenzio.
-Si tutto bene, senti... Devo parlarti di Sana e Akito...-
Silenzio.
-Si, sono due maledetti idioti. Incontriamoci tra mezzora al parco Tsuyoshi –
Silenzio.
-Si, va bene. A più tardi –
Salutato il suo amico, Fuka riprese a camminare.
Se quei due dannati imbecilli non fossero riusciti a sistemare i loro affari, era arrivato il momento di agire. E sarebbe arrivata lei a sistemare la questione.
 
*
 
-Ma chi cavolo è? – sbottò Akito, che mezzo nudo scendeva le scale per andare ad aprire la porta. Qualcuno stava bussando abbastanza insistentemente.
- Akito, maledizione apri questa porta! –
Tsuyoshi.
Akito sbuffò – Tsuyoshi che cazzo vuoi, stavo dormendo! –
Aprì la porta e si trovò faccia a faccia con il suo amico, che era semplicemente furioso.
Che diavolo ho fatto stavolta?”
-Stavi dormendo di mercoledì pomeriggio? Domani abbiamo il compito di Scienze – lo rimbeccò Tsuyoshi, più scocciato di Akito che era stato svegliato.
-Appunto. Se mi facessi il santo favore di levarti dai piedi, io mi metterei a studiare – ringhiò.
-Eh no carino. Non ti libererai di me tanto facilmente oggi. Devo sgridarti –
E ti pareva. Ci gioco quello che vuoi che riguarda...”
-Sana!-
Appunto
-Che cosa le hai fatto?-
Akito si incupì, si fece in disparte per lasciargli intendere che poteva entrare. Si accomodarono in salotto, sul divano, mentre Tsuyoshi non smetteva un attimo di fissarlo.
-Che cosa sai tu?- gli domandò Akito dopo un infinito momento.
-Tutto. Ho parlato con Fuka che ha parlato con Sana che ha parlato con te –
Ecco, erano esattamente tutti questi passaggi che non gli piacevano. Anche perché, ora che il messaggio arrivava alla fine, era inevitabilmente distorto.
-Okay. Allora se sai già tutto perché mi chiedi “Cosa le hai fatto?” –
Tsuyoshi lo guardò per un lungo istante – Akito, le hai detto che la ami. Lei ti ha detto che ti ama. Ieri sera siete pure stati insieme, nonostante, da quello che so io, tu fossi uscito con Kiky. Perché non siete capaci di vivervi la vostra storia in santa pace senza complicarvi la vita? –
Colpito e affondato.
Akito rimase in silenzio.
-Io... Io non lo so davvero – rispose, per la prima volta sincero. Capitava raramente che Akito permettesse a qualcuno di leggere quello che passava per la sua testa e che rendesse visibile ciò all’interno dei suoi occhi. Il più delle volte era capitato che questa persona fosse Tsuyoshi, appunto, e non solo perché lo reputava il suo migliore amico. Tsuyoshi era capace di sentire le parole che Akito non diceva. Solo un’altra persona al mondo era capace di fare questo. Sana. Solo che ora lei non era lì con lui.
Comunque, adesso si era scoperto e, Akito lo sapeva, Tsuyoshi sarebbe arrivato fino in fondo.
- Akito, Fuka mi ha chiesto di giurarle di non dirti niente, ma... – si interruppe, stavolta davvero indeciso.
Akito gli rivolse uno sguardo interrogativo, abbastanza preoccupato.
-Ma? Cosa c’è?-
- Akito, Sana forse partirà per Los Angeles per lavoro. Subito dopo la fine della scuola. Non ha firmato ancora nessun contratto. Non sa cosa fare –
Akito, immaginandosi la scena di Sana che partiva, all’aeroporto, ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Il pensiero di vederla andare via, ancora, lo fece inspiegabilmente soffrire.
Ma Tsuyoshi continuò ad imperversare – E’ quello che vuoi, Akito, vederla partire ancora? –
Akito si alzò in piedi di scatto, strinse i pugni e urlò – Secondo te, Tsuyoshi? Secondo te cosa provo io al pensiero di non poterla più vedere, al pensiero di non poterla più baciare, stringere, al pensiero di non farci più l’amore? – ispirò – Mi sento morire, quasi smetto di respirare, contento? –
Tsuyoshi fissò lo sguardo a terra ed attese alcuni istanti prima di parlare. Si ritrovò addirittura a pensare che se avesse sommato tutto il tempo che le persone passavano in silenzio, avrebbero potuto vivere un’altra vita.
- Ma, allora perché quando ti ha detto che ti amava tu l’hai respinta? – azzardò.
Akito scattò – Perché...- E si spense.
Perché voleva vendicarsi? Perché desiderava soltanto vederla stare male come era stato male lui quando le aveva aperto il suo cuore e l’aveva vista andare via?
No, la realtà era che non lo sapeva nemmeno lui perché avesse reagito così.
La realtà è che non sempre il cuore e la testa ragionano allo stesso modo.
Si accorse a malapena di Tsuyoshi che indossava la giacca per uscire di casa – Telefonale Akito. Telefonale e facci pace, prima che sia troppo tardi –
La faceva facile lui. Tsuyoshi non si era mai vergognato di mostrare i propri sentimenti, di viverli e a volte anche di sbagliare.
Ma lui, Akito, era troppo orgoglioso.
Facci. Pace. Non le aveva mica rubato le caramelle, dannazione. A quanto sembrava, non erano più due bambini delle elementari, per la miseria.
E adesso, che diavolo faccio?”
Prese in mano il telefono e compose un numero.
 
*
 
Il vento le scompigliò simpaticamente i capelli. Aveva indossato una gonna abbastanza leggera. Forse troppo leggera visto il freddo che faceva quel giorno, ma non le importava poi tanto. Era talmente felice che lui l’avesse chiamata, che quasi si era precipitata fuori di casa in mutande.
Magari voleva scusarsi...
Stava appoggiata alla corteccia di un albero, mentre lo guardava avvicinarsi, bello come lo era sempre stato, bello come lo aveva sempre sognato, fin dalla prima volta che lo aveva visto, un paio d’anni prima. Era stato amore a prima vista, così amava chiamarlo lei, ma non era mai riuscita ad avvicinarsi a lui per chiedergli di uscire. Solo qualche mese prima, raccolto tutto il suo coraggio a due mani, gli si era avvicinata per parlargli. Il fatto che lui manco le avesse risposto, aveva creato un cratere nel suo cuore. Ma come si dice, la pazienza a lungo andare deve pur venir premiata, e così era stato.
Quando una settimana prima aveva accettato il suo invito ad uscire insieme, non ci aveva nemmeno creduto. Era corsa dalla sua migliore amica urlando “Tirami un pizzicotto, sto sognando ad occhi aperti”. Invece era la realtà.
Quella sera, seppur un po’ troppo sfacciata – lo sapeva bene lei -  aveva trovato il coraggio di baciarlo, un bacio casto, giusto un leggero sfiorarsi di labbra che però l’aveva mandata in estasi. E quando lui aveva risposto, seppur debolmente, le era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Ma la sera prima era stato tutto così dannatamente perfetto che Kiky si era domandata dove fosse la fregatura. E infatti era arrivata, puntuale come la morte.
Akito l’aveva trasformata in un oggetto, solo per poter ottenere una reazione da quella stordita di Kurata, che ancora non capiva... O forse capiva fin troppo bene.
No, non è possibile.
-Ciao, Hayama! –
Stronza.
Kiky sventolò la sua mano in direzione del ragazzo, che le rispose con un freddo cenno del capo.
E adesso che succede?” si chiese lei confusamente, non sapendo come interpretare quel suo gelo.
Sana Kurata era una maledettissima stronza.
-Senti, io ti devo parlare...-
Da quel poco di esperienza che aveva, sapeva che quando un ragazzo cominciava una frase con quelle quattro parole, non poteva che finire male.
Un soffio di vento fece increspare l’acqua di un fiumiciattolo lì vicino e le pizzicò gli occhi, facendoli riempire di lacrime.
“Non dire fesserie Kiky, non è il vento”.
Si sforzò di sorridere – Dimmi –
Akito sembrava impacciato, se solo fosse stata forte lo avrebbe sollevato da quel momento di imbarazzo e lo avrebbe congedato, in modo da potersene tornare a casa sua e risparmiarsi patetiche scuse.
-Ecco... Sai che noi due abbiamo cominciato ad uscire insieme, a frequentarci insomma. Stiamo insieme a scuola, ci teniamo per mano... –
-Certo! – gli rispose lei, con un grande sorriso.
“Quanto sei falsa, Kiky”.
-Io... – lui parve indeciso – Io non penso sia più una buona idea, ecco –
Dopotutto, da quando un gesto intimo come un tenero intreccio di dita tremanti, poteva considerarsi “Stare insieme”? Sciocco era chi soltanto si era azzardato a pensarlo.
-Ah, si immaginavo che prima o poi sarebbe successo –
Ancora che sorrideva, ma dove diavolo trovava tutta quella forza?
Akito parve sorpreso – Come?-
Il sorriso sul volto di Kiky si allargò ancora di più, sempre che questo fosse possibile – Ti ho detto che pensavo che tu fossi innamorato di quella ragazza, Sana. Diciamo che dopo ieri sera ne ho avuto la conferma –  non diede il tempo ad Akito di ribattere – Perché è per lei che mi stai scaricando, no? –
Akito abbassò lo sguardo, ma non rispose. Non che ce ne fosse più bisogno, dato che Kiky era tutt’altro che stupida, purtroppo.
Vorrei tanto essere nata meno intelligente. Almeno le persone potrebbero fregarmi su alcune cose e io non capirei, mi limiterei a subire e magari senza nemmeno soffrirci” si disse Kiky, parando il colpo con tutta la forza che aveva in corpo.
-E’ tutto, Akito? –
- Io... Io credo di si – disse semplicemente lui.
-Allora ti saluto –
Kiky corse via, velocemente. E questa volta le lacrime sfondarono la barriera dei suoi occhi e cominciarono a rigarle le guancie. E il freddo le faceva rabbrividire la pelle del viso, ora bagnata.
- Dannata, dannata me che mi affeziono troppo alle persone. E dannato Akito Hayama, che per capire quello che vuole dalla vita, si è sentito in diritto di giocare con me –
Persino il vento, in quel momento, divenne più clemente, rispettoso di quella ragazza che se ne scappava via con il cuore a pezzi.
 
*
 
Sana rimase a fissare il contratto poggiato sulla sua scrivania.
Mancava soltanto la sua firma, ma la decisione in realtà era presa e di conseguenza mancava solo una cosa da fare.
Afferrò di slancio il suo cellulare e cercò il nome di Akito nella rubrica. Lo chiamò.
Aveva compiuto queste semplici azioni velocemente, in modo da non potersi soffermare a pensare a quello che stava facendo.
-Pronto?-
-Pronto Akito? Sono Sana...-
 
*
 
Il dolore nel sentire la sua voce era paragonabile soltanto a quello di una spada conficcata dritta nel cuore. Anzi, visto che il dolore non è percepibile perché la morte avviene immediatamente, Akito non fu capace di trovare un paragone.
-Ciao Kurata – la salutò cercando di restare impassibile, ma la sua voce tradiva la solita dolcezza riservata a lei. A lei soltanto.
 
*
 
Dopo avergli chiesto come stava ed essersi sentita rispondere un laconico “Bene”, era arrivato il momento di dirgli la verità, in modo che lui sapesse che la loro storia era davvero finita, che non doveva più pensare a lei e che poteva dedicarsi semplicemente a pensare al suo futuro. Magari con Kiky.
- Akito ti devo dire una cosa –
 
*
 
Lui sperava con tutto il cuore che la cosa che lei gli voleva dire non fosse quella che pensava lui. Tsuyoshi gli aveva detto che aveva ricevuto una proposta di lavoro da Los Angeles, non che aveva accettato.
Magari l’ha già fatto” si disse Akito, tremando convulsamente.
-Dimmi –
 
*
 
Sana aveva ispirato forte, tutta l’aria che potevano contenere i suoi polmoni, in modo da chetare quel tremore che improvvisamente si era impadronito del suo corpo.
- Akito ho ricevuto una proposta di lavoro a Los Angeles. E io ho deciso di partire –
 
 
This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there's just one left
'Cause you know,
you know, you know
 
That I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore
            Far Away – Nickelback
 
 
***************************************************************

Ancora un capitolo e poi finalmente la smetterò di rompervi l’anima con questo scempio di storia. Questo capitolo lo scrissi addirittura dopo l’Epilogo – che sarà il prossimo – ma prima dello scorso capitolo, quindi vedete voi il casino che ho dovuto fare per riadattarlo. A dire la verità è uscito fuori completamente diverso dal progetto iniziale e non proprio come volevo io, ma amen. Infatti, nella bozza che mi ero fatta, Sana doveva parlare con Mama e non con Fuka, ma alla fine mi è uscito fuori così, tutto da solo. E anche la scena tra Akito e Kiky non era prevista, ma è arrivata e ho ritenuto giusto tenerla perché è uno dei pezzi che io stessa preferisco ^__^ Ho fatto bene? Ah, anche la parte finale della telefonata tra Sana e Akito non era proprio così. Insomma, mentre per gli altri capitolo sono stata fedele alla mia scaletta iniziale, questo ne è uscito completamente stravolto, ma ha comunque adempiuto alla sua funzione e cioè quella di far ragionare i nostri amici e di comunicare ad Akito che Sana sta facendo armi e bagagli e SE NE STA ANDANDO! ^__^
 
Passiamo ai ringraziamenti:
 
kiss88: un complimento è sempre ben  accetto e mi fa sempre riempire il cuore di tanta dolcezza. Sono contenta di sapere che hai avuto la pazienza di seguirmi sin dal primo capitolo. Ancora uno e tutto si sistema. Grazie mille ^__^
92titti92: ma grazie, io quasi piango di gioia quando leggo che addirittura non hai trovato aggettivi – faceva talmente schifo? :D Lasciami perdere. Si chiariranno nel prossimo capitolo, come da rito, ovviamente, credevi eh che non vi facessi patire fino all’ultimo? Un bacione e STUDIA! ^^
Guid : che finisca tutto bene è scontato, direi, perché proprio i finali tristi non li sopporto – ci ho provato a scrivere qualcosa che finisce male, ma ho cestinato tutto perché... BRRR! Grazie mille del tuo sostegno, un bacione ^__^
GLoRi: ah che bello, sapere che ci sarà ancora qualcuna che si subirà i miei deliri scritti su carta ^__^ Ma sai che le prime righe della tua recensione mi hanno fatto proprio tanto piacere? Perché per trovare la canzone adatta mi sono scervellata come una pazza e  anche le frasi in corsivo io le metto li chiedendomi “Chissà se qualcuno le coglie”. Ma meno male che ci sei tu ^_^ Un bacione!
Bellina97: la parte cinica di me risponde alla tua frase dicendo “Dettagli”. Naozumi proprio lo odio, mentre per Fuka ci sono tracce di redenzione, quel ragazzo proprio mi da sui nervi. Bacino ^_^
_cindygirl: oh beh, se il fatto che lui sia idiota, che i loro amici siano dei ficcanaso e che Sana stia per partire, tu la chiami “svolta”, si c’è stata! :D Deliri a parte, spero di non deluderti con il prossimo capitolo, bacione ^__^
_makkia: ecco cosa succede tra di loro, una telefonata e via. La tua recensione è davvero lusinghiera, io non mi merito tanti complimenti ^////^ Però se proprio insisti, continua pure che mi fanno piacere. Un bacino dolce ^__^
Tin_Tin: ma grazie! Sei sempre incredibilmente gentile con me, e mi dici solo cose belle. Mi hai fatto talmente tanti complimenti nel tuo commento che sono arrossita. Davvero ti è piaciuto tanto, che tesoro! ^_^ A me dispiace solo per Kiky – ma nemmeno poi tanto – mentre per Naozumi proprio per niente perché io lo odio con tutto il cuore. Un bacione ^__^
Deb: tesoro! ^^ “Pausa studio con fanfic” credo sia una pausa a cui poche di noi resistono. Grazie mille come sempre! ^^ Allora... Kiky in versione Mary Sue mi ha fatto crepare dalle risate perché me la sono immaginata proprio e ho detto “Ok, basta”. Io in realtà credo che lei sia stata molto ipocrita, pur di stare con Akito ha finto che lui non provasse nulla per Sana quando invece sapeva che le cose stavano così. Aldilà, il vero addio tra lei e Akito l’hai trovato in questo capitolo e ho tirato un sospirone perché mi sono detta “Così la Deb tirerà fuori trombettine e striscioni e comincerà a danzare”. Ce la siamo tolti dalle balle, ecco! Un bacione tesoro! ^___^
Yesterday: la pazza! Cioè, uno cerca di spargere un po’ di romanticismo su questa dannata storia e tu arrivi a smontarmi “Secondo me comunque il muro era sporco”. Vabbè, almeno mi hai fatta ridere. Comunque grazie per aver detto che ci sono parti che sono vera poesia – mi fai arrossire – e per il complimento sull’Italiano con la I maiuscola – per quanto mi sforzi, proprio non ci riesco a leggere le FF che hanno errori di grammatica colossali. Il fatto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda mi preoccupa, visto che tu non sei propriamente normale (e il discorso “a ballare la conga” ne è la prova!). Va là, che tutto si sistema. Sei il solito tesoro, un bacio ^__^ P.S. Ma Akito coniglietto puccipucci con la camicia è troppo *SBAAV* scusa, come resistere?
Favola08: addirittura, grazie per quello che scrivi? Ma così mi fai piangere! ^^ Naozumi lo detesto anch’io e dopo l’incipit di questo capitolo lo odierai ancora di più. E comunque si, l’orgoglio è una mina vagante, infatti temo che abbia già combinato abbastanza danni in questa FF. Patiranno ancora per poco, perché voglio tropo bene a Sana e Akito per farli star male ancora. Un bacino ^__^
Hermy95: certe recensioni sono come commedie, mi fanno sempre divertire ^^ Grazie mille per i complimenti, sono contenta che Sana ti abbia fatto tenerezza, poveraccia si ritrova pure tra due fuochi in questo capitolo. Un bacione ^_^
_Rob_: li facciamo soffrire ancora un po’ e poi li rimettiamo insieme, com’è giusto che sia! Grazie mille di tutto e vada anche per l’eccesso di “o” Un bacione ^__^
Roby5b: ^//^ ma grazie! Quando ho parlato di aggettivi, io più che altro mi aspettavo insulti, ma vanno bene anche i complimenti, intendiamoci. :D Che Sana e Akito smettano di litigare è qualcosa di miracoloso – leggi impossibile – quindi litigheranno sempre credo! E comunque anch’io voglio bene a te e a tutte voi ragazze perché siete fantastiche. ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_:  ma figlia mia, i coltelli sono un po’ troppo appariscenti! O__O Aldilà del fatto che potremmo essere arrestate solo per le nostre idee, non mi pare il caso, Kiky è finalmente fuori dalle scatole, Akito l’ha mollata e tutto si sistemerà. La scena finale mi ha portato via qualche anno di vita, ma pazienza. Ci rifaremo. Grazie mille lettrice affezionata, bacioni ^__^
Herj Malfoy: non trattare male Draco, che alla fine dei conti lo perdoniamo sempre tutte! ^^ Io lo considero un po’ l’Akito di HP, per intenderci. Eccolo il seguito, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto, scriverlo mi è uscito naturale, non so nemmeno io come mai. Ma d’altronde se Sana fosse meno idiota, e Kiky meno ficcanaso, entrambe non avrebbero sofferto, quindi ben ci sta! Bacioni ^__^
Porpetta: oh mio Dio! Ma grazie. Ho letto la tua recensione di sfuggita ieri sera prima di andare a dormire e quasi cadevo dalla sedia. Non pensavo che questa storia potesse far andare qualcuno in fissa così tanto, tu mi lusinghi sul serio! ^__^ E mi fa davvero piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, mi è uscito di getto e ho buttato giù una serie di pensieri che comunque avevo dentro. Avrai apprezzato la spontaneità! :D Sei davvero troppo carina, sai? ^__^ Bacino!
 
Ringrazio inoltre le quarantanove – QUANTI?! – persone che hanno inserito la storia tra le Preferite, i sessantadue che l’hanno inserita tra le Seguite e i nove che invece la reputano una storia Da Ricordare. Ovviamente poi un pensiero va a quelle anime sante che leggono soltanto la storia.
 
Grazie mille davvero a tutti quanti.
Bacioni sinceri
Ale69
 

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Capitolo 8
*** You and Me ***


A tutte coloro che hanno cliccato su questa fiction,
a tutte coloro che l’hanno letta,
a tutte coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano,
a tutte coloro che si sono sopportate i miei deliri settimanali,
a tutte coloro che l’hanno inserita tra “Preferiti”, “Seguiti” e “Da ricordare”.
A tutte voi, insomma, voglio dire una sola cosa :
grazie.
Questo capitolo l’ho scritto per voi.
Buona lettura.
 
My Sorrow
 
 
Capitolo 8 : You and Me
 
What day is it
and in what month
this clock never seemed so alive
I can't keep up
and I can't back down
I've been losing so much time
                        You and Me - Lifehouse
 
Non fosse stato altro per la temperatura rigida di quella giornata, Akito avrebbe detto che era arrivata la primavera.
Durante la ricreazione gli studenti si riversavano come uno sciame di insetti nel cortile, riempiendolo con il vociare allegro di chi non ha alcun pensiero per la testa; sui loro corpicini sciarpe, guanti e cappelli davano loro riparo dal freddo pungente, sebbene un timido sole tentasse un altrettanto timido approccio occhieggiando aldilà di quel cielo azzurro terso.
Il ragazzo se ne stava disteso sotto un albero ancora spoglio che aveva cominciato a gettare qualche gemma sui rami scheletrici, il nodo della cravatta allentato e le braccia incrociate dietro alla testa per sorreggerla – e per permettergli di godersi quello spettacolo della natura.
Il cinguettare di alcuni uccellini accompagnò uno scroscio di risa poco distante da lui ed Akito si irritò abbastanza per l’interruzione indesiderata di quell’infinita pace.
Una volta tanto che non c’è Sana in mezzo alle scatole a cianciare...
Nell’aria aleggiava un forte odore di erba tagliata.
Akito ne assaporò il forte retrogusto dolciastro e sospirò. Adorava quel profumo.
Con pigrizia si scostò una ciocca bionda dei capelli che dispettosa gli era ricaduta sulla fronte, a solleticargli la pelle sensibile della fronte.
Forse, ma forse, era arrivato finalmente il momento di tagliarseli quei maledetti.
Forse una bella rapata alla Gomi – ai tempi delle scuole medie – non era affatto una cattiva idea.
Poi però il ragazzo pensò che a Sana non sarebbe piaciuto poi così tanto non poter più tuffare le sue dita nella sua chioma quando la baciava, quindi insomma... Meglio evitare.
Dopotutto un taglio così definitivo non poteva che addirsi ad un karateka come lui, che finalmente era riuscito a conquistare la tanto sospirata cintura nera.
Finalmente.
Dopo secoli – macché millenni, si corresse Akito – ce l’aveva fatta.
Ovviamente, il fatto che quell’oca starnazzante, il giorno dell’incontro non si fosse fatta vedere, aveva contribuito. Alquanto.
 
*
 
Era ancora l’ora di pranzo. Sana e Akito avevano finito di mangiare e si erano spostati prima in giardino e poi, dopo una quantità infinità di baci un po’ troppo poco casti (in seguito ai quali si erano pure beccati una bella sgridata dal loro insegnante di Matematica, che aveva minacciato di interrogare Sana), si erano trasferiti nel solito corridoio isolato, che non può mancare in qualunque scuola che si rispetti.
-Sei sempre il solito maniaco! – lo aveva preso in giro lei, inclinando la testa da un lato per permettergli di baciarle il collo.
-Ha parlato l’anima candida! – le aveva detto lui in risposta.
Un lungo silenzio aveva seguito il bacio che si stavano scambiando. Bacio decisamente poco innocente e che chiedeva qualcosa di più.
-Sai di cioccolato, Kurata! –
Lei lo aveva scansato ed era scoppiata a ridere – Ma che diavolo dici? Ti immagini pure le cose, non ho mangiato cioccolato a pranzo-
Lui l’aveva fissata a lungo.
-Che c’è? – gli aveva chiesto Sana.
-Mi stavo chiedendo... – aveva cominciato.
-Si, dimmi – lo aveva incoraggiato lei.
Akito le aveva posato le mani sui fianchi al che a Sana si era accesa una lampadina nel cervello – Sana, ti va di imbucarci in quella classe? –
Lei era avvampata. Non che l’idea non l’avesse allettata (giusto quella mattina aveva elaborato una serie di fantasie sul suo ragazzo che non aspettava altro di poter mettere in atto), ma per puro spirito di contraddizione aveva dovuto dirgli di no.
-Eh, mi spiace Hayama, ma ora che stiamo insieme non hai più bisogno di trascinarmi in una classe vuota per avermi – lo aveva canzonato lei.
Sana gli aveva dato le spalle ed aveva cominciato ad allontanarsi verso la sua classe a grandi passi  - Ci vediamo dopo, Akito – lo aveva salutato.
-Ah... Ehm... Kurata! – l’aveva chiamata ancora lui.
Lei si era voltata, in attesa.
-Domani ho l’esame per prendere la cintura nera. Te lo ricordi vero? –
Sana era scoppiata a ridere – Sì, sì me lo ricordo Hayama, tranquillo –
Lui era rimasto in silenzio.
Sana aveva sbuffato – Tranquillo. Non mi presenterò in palestra e al mattino non mi farò vedere da te, in modo tale che tu non possa avere fantasie sul mio conto –
E per la prima volta da tanto tempo, Sana aveva avuto l’occasione di vederlo arrossire.
Gli era corsa ancora incontro, gli aveva dato un veloce bacio sulle labbra e lo aveva salutato – In bocca al lupo, amore! –
E mentre l’aveva guardata allontanarsi, Akito aveva sospirato.
“Forse senza quella rompi scatole tra i piedi, riuscirò a prendere la mia tanto sospirata cintura nera”.
 
*
 
Akito tossicchiò e alla fine di concesse un lungo sospiro liberatorio.
Insomma, i suoi ormai innumerevoli fallimenti degli ultimi anni erano riconducibili ad un’unica ed indiscutibile causa, Sana appunto.
Fortuna soltanto che quella mattina aveva avuto il buongusto di non presentarsi al suo incontro.
Niente profumo, niente vestito, niente trombette.
Soltanto un silenzio concitato, il frusciare leggero dei suoi muscoli che si rilassavano, il vuoto rimbombante della sua mente che si liberava di ogni pensiero e infine il sommesso rumore dei suoi gesti fluidi con i quali metteva K.O. l’avversario.
Quando il supremo – ormai si era deciso a chiamare così il suo insegnante di karatè – gli aveva depositato quel piccolo pezzo di stoffa nera tra le mani, gli era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Il coronamento di un sogno tanto atteso.
Sogno ed obbiettivo che se avesse raggiunto senza lei al suo fianco, non lo avrebbe reso felice nemmeno la metà di quello che era in quel momento.
E si ricordò di quella sera, dove l’aria gli era morta in gola e aveva smesso di respirare in attesa che Sana prendesse una decisione.
 
*
 
All of the things that I want to say
just aren't coming out right
I'm tripping inwards
you got my head spinning
I don't know where to go from here
                        You and Me – Lifehouse
 
- Ancora con questa storia?-
-Eh?-
-Sana, ma credi che partire e scappare dai problemi sia la soluzione a tutto?-
-Ma che cosa dici? –
-Sana sei proprio una vera idiota!-
- Akito, ma sei impazzito? –
-Stai ferma li e non muoverti...-
Le aveva riattaccato il telefono in faccia, lasciandola alquanto perplessa.
“Bene, questa era l’unica occasione che avevo per poter chiarire con lui prima di partire e quell’imbecille chissà cosa diavolo ha pensato” aveva sbottato Sana, nella sua testa.
Era saltata giù dal letto e aveva cominciato a spulciare nel suo armadio – Questo lo porto.. Questo? No, a che mi serve? –
Aveva cominciato  a lanciare i suoi vestiti alla rinfusa nella valigia.
Quel weekend sarebbe dovuta partire per Los Angeles per andare ad incontrare di persona il produttore del suo film. Il trasferimento vero e proprio sarebbe avvenuto solo successivamente.
 Finito con gli indumenti, si era voltata verso la sua scrivania, ed era lì che lo aveva visto.
Il libro di matematica che Akito le aveva regalato per Natale.
Quanto mi mancherai Akito...
Si era ricordata di quella sera della Vigilia, quando si erano trovati sotto il gazebo del parco e avevano fatto l’amore, di notte, al freddo, ma senza alcun pensiero per la testa.
Ricordava ancora i brividi di quella notte, e non erano dovuti soltanto all’eccitazione per il rischio che stavano correndo.
Essere scoperti.
Avevano spesso riso pensando al fatto che potevano essere arrestati per quello che combinavano.
All’improvviso, qualcosa aveva colpito la sua finestra.
“Un sasso?”.
E fu affacciandosi al davanzale, che lo aveva visto.
- Akito? – Sana era sorpresa – Che cosa ci fai qui? - 
-Sana... – l’aveva chiamata lui – Sana, non partire, resta qui con me –
-Che cosa? – aveva boccheggiato lei, senza fiato.
- Rimani qui con me, Sana –
- Akito, io...-
Non sapeva proprio cosa dirgli.
-Sana, adesso basta – Akito le era sembrato più stanco che arrabbiato – Sana, che io ti amo è chiaro. Che tu mi ami è chiaro. E allora perché dobbiamo continuare così, a rincorrerci e a negarci la possibilità di stare insieme? –
- Akito... Akito io...-
-Sana, fammi entrare –
-Ma è mezzanotte passata! –
-Fa niente –
Ma alla fine, chi se ne importava. Sana aveva fatto una corsa olimpica fino al piano inferiore. Aveva cercato le chiavi della porta del vaso vicino all’ingresso.
-Oh, che diamine! Dove sono finite?-
Aveva spalancato la porta con un entusiasmo decisamente eccessivo per una che non lo voleva far entrare in casa perché “E’ mezzanotte passata”.
Lui le era corso incontro, l’aveva sollevata e poi se l’era stretta al petto, come una bambina.
-Sana, dimmi che non partirai –
Sana era sembrata pensarci sui e poi aveva detto- Rei ha già preso tutti gli accordi con il produttore –
Si era morsa le labbra.
-Sana... Produttore, accordi, Rei... Sai cosa ti dico? Che non mi interessa! –
- Akito... –
-Dimmelo. Dimmi che resterai insieme a me, dimmi che potrò trascorrere le mie giornate al tuo fianco senza dovermi più nascondere. Dimmi che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono il tuo ragazzo. Dimmelo, Sana –
Quasi si era messo in ginocchio. Quasi era scoppiato a piangere.
La via di Sana era isolata, a  quell’ora di notte. Il cielo era tempestato di preziose  stelle e la luna aveva deciso di non farsi vedere, quella sera.
Mentre Sana era rimasta a fissarlo, a metà tra il sorpreso e l’indeciso, il silenzio tra loro era interrotto soltanto dal respiro affannoso di Akito, troppo, troppo ansioso di ricevere una risposta da Sana.
L’aria gli era morta in gola.
“Non doversi più nascondere. Poter vivere la nostra storia alla luce del sole” Sana ci aveva pensato per un interminabile momento.
Alla fine gli aveva sorriso – Va bene, Akito. Resterò insieme a te, potrai trascorrere le tue giornate al mio fianco senza doverti più nascondere. Potrai baciarmi davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono la tua ragazza. Ecco, te l’ho detto! –
Poi Akito se l’era caricata sulle spalle, come un sacco di patate e l’aveva trascinata in camera sua.
-Imbecille, che cavolo fai? –
- Alla luce delle nostre rivelazioni, penso sia il caso di festeggiare – le aveva detto, come se la cosa fosse ovvia.
La porta l’aveva chiusa a chiave e avevano trascorso la notte insieme. La prima notte da fidanzati (a questo pensiero, il mattino seguente Sana era scoppiata a ridere come una pazza).
Quella notte, prima di addormentarsi le aveva parlato -Ti amo Kurata –
Lei aveva sbadigliato – Lo so Akito, non c’è bisogno che me lo ripeti troppo spesso adesso –
-Già... E’ che quando te l’ho detto, l’ultima volta, non sono stato molto carino –
Avevano riso entrambi e poi lui l’aveva abbracciata forte.
Il giorno dopo si erano recati a scuola insieme, mano nella mano, e allo sguardo interrogativo di tutti i loro compagni di scuola Akito aveva risposto in un modo molto bizzarro. Si era fermato, l’aveva afferrata per le spalle e l’aveva baciata. Proprio come aveva fatto tante volte ai tempi delle elementari.
 
*
 
Quasi scoppiò a ridere ripensando a quell’ultima parte di ricordo.
Ricordò di quanto Sana si fosse poi infuriata – per finta ovviamente – e lo avesse mollato lì, in mezzo ad uno sciame mormorante di studenti e amici, che quasi non credevano ai loro occhi.
Akito ghignò ripensando anche alla reazione di Tsuyoshi, un giorno di qualche settimana fa, durante il pranzo.
Semplicemente impagabile.
 
*
 
- Kurata non sei nemmeno capace di mangiare senza sbrodolarti addosso!-
-Oh, Hayama, chiudi quella bocca!-
-Ma la smettete di litigare voi due? Non cambierete mai-
- Aya, fatti i cavoli tuoi-
- Akito vuoi capire o no che non devi rispondere così alla mia ragazza?-
Mensa della scuola superiore di Tokyo. Giornata di ordinaria follia.
Febbraio si era lasciato alle spalle il freddo e la pioggia di quell’inverno così tanto rigido. E insieme, era riuscito a scordarsi di tutte quelle parole, di tutti quei gesti che Sana e Akito si erano lanciati l’uno contro l’altro.
Solo per ferire.
Akito aveva spostato poi casualmente lo sguardo su Hisae e Gomi che, totalmente indifferenti ai loro litigi giornalieri, si stavano gentilmente aiutando l’un l’altra a condire il riso nei piatti.
L’aria di sospetto era aleggiata per un attimo negli occhi di Akito che poi indifferente aveva fatto spallucce.
Fuka, dal canto suo, gli era sembrata vagamente disperata. Probabilmente era in urgente astinenza da nicotina e di sicuro il fatto che lui e Sana si fossero messi insieme era l’ultimo dei suoi problemi. Di. Certo.
-Ormai non c’è più bisogno di fingere, sappiamo che state insieme, non dovete litigare in ogni momento –
Tsuyoshi aveva rimbeccato Sana e Akito, che ancora si guardavano in cagnesco e minacciavano di tirarsi dietro posate, piatti e bicchieri.
- Insieme? Con questa gallina? – aveva sbottato Akito – Dovevo essere completamente ubriaco!-
-Che cosa? Tu eri ubriaco? Vorrei ricordati che quell’idiota che si è presentato sotto casa mia a mezzanotte passata implorandomi di aprirgli la porta, eri tu...- aveva contestato Sana, facendogli la linguaccia.
Si erano lanciati uno sguardo truce e si erano voltati dall’altra parte. In realtà, dentro sorridevano.
-No! Vi prego smettetela di litigare – era saltato poi su Tsuyoshi all’improvviso. Stava piangendo. Letteralmente piangendo. Dalla disperazione ovviamente – Non ne posso più di voi. Ho i nervi a pezzi –
Akito era scoppiato a ridere.
 
*
 
Akito voltò lo sguardo verso il portone della scuola e notò una cascata di capelli rossi scompigliati dal vento avvicinarsi velocemente. Sana quasi correva.
Akito chiuse gli occhi crogiolandosi in quella sensazione piacevole: adorava pensare che lei corresse verso di lui perché non vedeva l’ora di poterlo baciare.
Lo raggiunse in pochissimo tempo e quando gli fu di fianco, rimase in silenzio.
Akito socchiuse un occhio per poterla guardare – indugiando qualche secondo sulle sue gambe favolose lasciate scoperte dalla gonna della divisa, sempre troppo lunga per i suoi gusti – e si accorse che Sana aveva fissato le mani sui fianchi e, probabilmente, non intendeva spostarle da lì.
-Insomma – esordì dopo un po’  - Ti ho cercato dappertutto, ma dov’eri finito? –
Probabilmente, il fatto di averlo trovato a sonnecchiare tranquillamente all’ombra di un albero non le era bastata come risposta.
Akito ghignò – Tu che dici? –
La ragazza sbuffò e gli si fece più vicina – Oh Hayama, che strazio. Sei davvero insopportabile quando fai così. Ti stavo cercando – gli ripeté lei, concitata.
Akito si decise finalmente a mettersi a sedere per poterla guardare in faccia – Questo l’hai già detto – le ricordò – Di grazia, posso sapere perché? –
Sana andò a sedersi accanto a lui – Sei diventato completamente idiota? – sbottò lei impaziente – Stamattina Tsuyoshi mi ha detto che hai preso la cintura nera. Posso sapere perché non mi hai detto nulla, eh? –
Ci fu un lungo attimo di silenzio tra di loro. Il vento agitò dolce i rami secchi degli alberi e scompigliò i capelli ai due ragazzi. Con sé trasportava l’odore amarognolo di erba appena tagliata.
Non c’era proprio niente da dire, quella era proprio una giornata primaverile.
Akito fece spallucce – Così. Non credevo ti interessasse saperlo –
Sana si imbronciò e gli gattonò vicino per potergli tirare un portentoso pugno sul braccio destro.
-Ahia – si lamentò Akito – Ho sempre detto che tu sei un uomo mancato –
- Akito ti avverto smettila subito, non stavo scherzando –
- Nemmeno io. –
- Ma la vuoi finire? –
-No! –
Sana lo guardò male e Akito sostenne il suo sguardo, facendo una violenza inaudita su se stesso per non scoppiarle a ridere in faccia.
Insomma, Sana con quell’espressione imbronciata, i capelli incasinati e le braccia incrociate al petto, era decisamente troppo buffa.
Troppo.
-Piuttosto – continuò lui, ignorandola bellamente – Perché non mi dai un bacio? –
Sana rise. Una risata amara però – Te lo puoi sognare. Perchè dovrei? –
Akito finse di pensarci su – Perchè sono bello, adorabile, intelligente, perchè mi vorresti saltare addosso in questo momento e poi perchè… Beh, me l’hai promesso, quindi...-
Dimmi che potrò baciarti davanti a tutti, perché tutti sapranno che sono il tuo ragazzo.
E alla fine, un sorriso divertito riuscì persino a strapparglielo, prima di catturarle le labbra in un bacio travolgente.
-Ehi... Che dici se ci trasferissimo in quella classe famosa? – le propose lui, lasciando scivolare lo sguardo dalle sue labbra rosse allo scollo della camicetta della divisa.
Sana rise e, anche se apparentemente riluttante gli disse – Non che ne abbia voglia, ma credo che finirò per accettare –
L’ultima cosa che Akito riuscì a registrare prima di alzarsi in piedi e correre via con lei, fu il profumo che i capelli di Sana emanavano: fiori freschi e vaniglia.
Insieme all’odore di erba appena tagliata che lui adorava tanto.
 
‘Cause it's you and me and all of the people
with nothing to do
nothing to lose
and it's you and me and all of the people
and I don't know why
I can't keep my eyes off of you
                        You and Me – Lifehouse
 
 
******************************************************
THE END
 
Buonasera a tutte ragazze. Innanzitutto volevo scusarmi per questo piccolo ritardo – sono solo quattro giorni, lo so, ma ormai mi ero affezionata all’aggiornamento del lunedì. Il problema è che ho avuto parecchio da studiare – e tecnicamente non ho ancora finito, visto che domani ho un compito di matematica e non so una mazza, ma questi sono solo dettagli che non interessano a nessuno.
L’epilogo era già abbozzato come vi dissi, solo che proprio non mi convinceva, era un po’ “povero” ecco, quindi ieri sera mi ci sono messa e ho fatto un po’ di taglia e cuci. Tipo, alcuni pezzi di questo capitolo dovevano essere dedicati ad una SHOT a parte, ma alla fine ho deciso di integrarli qui perché ci stavano bene.
Il finale, ho voluto lasciarlo così : quelle storie che si concludono sistemando proprio tutto, tutto non sono il mio genere, quindi ho preferito finirla così, con Akito che da buon pervertito quale è sta trascinando Sana da qualche parte, con Tsuyoshi ed Aya sempre insieme che sostengono i due amici, con Fuka sempre cinica e con Gomi (che amo profondamente! :D) che litiga con Hisae ma tutto sommato tra i due potrà nascere qualcosa.
E. **Ale non devi piangere**. Sto scrivendo una nuova fiction che è già a buon punto (ho scritto qualcosa come 9 capitoli e quando sarò arrivata a due massimo tre dalla fine, la posterò, sarà questione di una, massimo due settimane. Si chiamerà “She Is”.
Dopo aver detto questo mi dileguo e passo a ringraziarvi una per una.
 
Favola08: grazie mille, cento volte per ogni complimento che mi hai fatto, splendore! (: La realtà è che Akito forse in questo capitolo è un po’ OOC, ma poi mi sono detta che se io stessi per perdere la persona che amo di più al mondo, al diavolo l’orgoglio, mi butterei piangendo ai suoi piedi. Spero che il finale non ti abbia delusa. Un bacione ^__^
Herj Malfoy: la mia rivale! Per Kiky già il fatto di aver mollato Akito e di non essere stata linciata da nessuno credo sia già un lieto fine. :D Cavolate a parte, non sia mai che io voglia farti morire, è solo che la vita va così e i finali restano in sospeso. Un bacione, spero ti sia piaciuto l’epilogo ^__^
Mantovanina: non ti preoccupare che non vi libererete così facilmente di me su EFP – SI, è una minaccia. Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto a me personalmente non convinceva molto. Akito che va con Sana era un’idea pazzesca, ma alla fine ho preferito lasciarli dove stavano! :D Grazie mille per avermi seguita con costanza, grazie davvero! Baci ^___^
 _DaNgErOuS_ChIlD_ : e, sei sempre il solito tesoro. Ultimamente ho escogitato il frullatore come possibile “arma” per un omicidio, tienila in considerazione per eventuali progetti guerrafondai :D Grazie mille per ogni aggettivo che hai trovato per descrivere questo sce... Ehm, questa storia. E grazie anche per non avermi mollata dal primo capitolo. Bacino ^__^
Hermy95: innanzitutto grazie per la recensione a “Sopprimere Ron”, ci sono incredibilmente affezionata a quella fiction quindi semplicemente grazie. Poi, al solito la tua recensione mi ha fatta ridere, al tuo “ma che vada a dormire Naozumi” sono scoppiata. Dai che ho sistemato tutto, sono stata brava? Un bacio tenero cara ^__^
Merygreis : grazie infinite. Ho aggiornato solo oggi perché ho avuto poco tempo, spero di non averti delusa. Un bacio ^__^
Deb: ed eccola colei che vanta tutta la mia gratitudine per aver segnalato questa storia tra le scelte. Sul serio, grazie ancora ho apprezzato molto il tuo gesto. Grazie mille per avermi fatto presente gli errori – si vede che rileggo i capitoli alle tre del mattino quando sono più di là che di qua? :D “Cosa scegli? Zum Zum o non vedermi più?” Ma.. DEB! Sono morta dalle risate ^__^ Non voglio dilungarmi troppo perché sennò poi scrivo il solito poema chilometrico, semplicemente grazie per non avermi mollata nemmeno un secondo. Un bacione ^___^
GLoRi: no! Non voglio che tu muori, poi mi sento in colpa. È arrivato il medico, perché io l’ho chiamato sul serio eh! :D Sei stata un amore che oltre alla pazienza di leggerti i capitoli ti sei andata a sentire le canzoni. Sono tutti brani che io ho nell’i-pod e che io ascolto in continuazione quando scrivo, aspettavo solo la fiction giusta per poterceli inserire. Eccola :D Ti giuro che la scena all’aeroporto ho provato ad immaginarla sul serio – te sei geniale – poi ho preferito lasciarla così. Non credo che Akito potesse aspettare così tanto. Grazie mille, per ogni tua singola parola di sostegno, sei stata carinissima. Un bacione enorme ^___^
Beatrix1291: se vorrai potrai ancora seguirmi in altre storie. Comunque il primo paragrafo dello scorso capitolo trovo che ci volesse proprio altrimenti non ci arrivavo viva alla fine. Fuka insomma è provvidenziale come al solito. Mentre per le battute finali, sono contenta che tu le abbia apprezzate perché le ho pensate e ripensate e alla fine ho detto, ci deve essere attesa, facciamo passare la palla da Akito a Sana e viceversa. Grazie mille insomma per ogni cosa. Bacio ^__^
Roby5b: come disse la santa donna di Kim, se non ci fossero gli amici Sana e Akito non potrebbero sopravvivere. Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, spero altrettanto per questo epilogo. Un bacione ^__^
_Rob_ : ecco, ecco, tranquilla che tutto si sistema. Contenta che ci sia stato il lieto fine? Spero proprio di si. Un bacio enorme (:
Manu5: grazie mille! Quel “tutto d’un fiato” non sto nemmeno a dirti quanto mi sia piaciuto, mi hai lasciata così *-* davanti al PC – sarebbero gli occhi luccicanti, lo so che la faccina così è inquietante in sé. :D Grazie, grazie, grazie. Un bacio ^__^
92titti92: e anche a te che ti sei subita i miei deliri sin dal primo capitolo, non posso non ringraziarti. Insomma, alla fine Akito è corso da Sana – mica poteva permetterle di partire, insomma! (: Sto studiando come una matta per questi maledetti esami, spero che a te vada un po’ meglio. E siccome il rito vuole i nostri soliti saluti, mi raccomando STUDIA! Grazie infinite di tutto, seriamente. Un bacione enorme ^__^
Yesterday: e tu, figlia mia, che mi tocca sopportare le tue paranoie anche via e-mail. Ormai mi sono convinta che ne uscirò pazza. Quando hai detto “Vai con il Fuka Power” mi sono rotolata dalle risate. Possibile che tu mi faccia quest’effetto persino via recensione? E, felicissima che tu sia riuscita a cogliere quelle parole del pezzetto tra Tsuyoshi e Akito. Quando le stavo scrivendo mi sono detta “Mi piacerebbe che qualcuno le notasse”, perché non si trattava di parole scelte a caso, ma piuttosto sono state pensate e ripensate per cinque minuti buoni. Insomma, mi ha fatto proprio piacere che tu l’abbia notato. Come sai, la mia fiducia nel sesso maschile è sotto zero, quindi è normale che ci sia un po’ di amarezza quando mi capita di parlarne, hai colto pure questo, ma allora sei davvero un genio. Scherzi a parte, grazie di tutto anche a te, mi hai seguita passo per passo e ho grazie a “My Sorrow” ho avuto anche il piacere di conoscerti, bimba mia. Ora basta, sennò ci scappa la lacrimuccia ç___ç Bacione tesoro ^__^
Porpetta: la donna della domenica o del lunedì! :D Mi spiace di non aver fatto in tempo ad aggiornare, giusto qualche capitolo fa ti dissi che il lunedì era il mio giorno congeniale. Ecco cos’è successo, Akito ha preso a sassate la finestra di Sana. Sempre il solito orso. Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo. Ancora, grazie pure a te per avermi seguito dal primo capitolo – lo so che ci sei sempre stata! (: Un bacione ^___^
 
Ora basta sul serio. Sono stata un po’ prolissa con i ringraziamenti ma oh, è l’ultimo capitolo può starci no? Questa storia mi uscì di getto, quasi non credevo di averla pubblicata e quando mi sono accorta che per qualche ragione è stata persino apprezzata non ci potevo credere. Seriamente, io non smetterò mai di dimostrarvi la mia gratitudine per tutto, siete davvero delle lettrici fantastiche. Con la F maiuscola, sul serio.
 
Adesso vado sul serio,
spero a preso (preparatevi, tornerò – vai con le minacce!)
 
Un bacione enorme
Ale69
 
P.S. Storia conclusa? Sì. Che. Magone.
 

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