Dreams Of Reality

di Hermes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ovvero come complicarsi la vita ^^ ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***
Capitolo 34: *** 34 ***
Capitolo 35: *** 35 ***
Capitolo 36: *** 36 ***
Capitolo 37: *** 37 ***
Capitolo 38: *** 38 ***
Capitolo 39: *** 39 ***
Capitolo 40: *** 40 ***
Capitolo 41: *** 41 ***
Capitolo 42: *** 42 ***
Capitolo 43: *** 43 ***
Capitolo 44: *** 44 ***
Capitolo 45: *** 45 ***
Capitolo 46: *** 46 ***
Capitolo 47: *** 47 ***
Capitolo 48: *** 48 ***
Capitolo 49: *** 49 ***
Capitolo 50: *** 50 ***
Capitolo 51: *** 51 ***
Capitolo 52: *** 52 ***
Capitolo 53: *** 53 ***
Capitolo 54: *** 54 ***
Capitolo 55: *** 55 ***
Capitolo 56: *** 56 ***
Capitolo 57: *** 57 ***
Capitolo 58: *** 58 ***
Capitolo 59: *** 59 ***
Capitolo 60: *** 60 ***
Capitolo 61: *** 61 ***
Capitolo 62: *** 62 ***
Capitolo 63: *** 63 ***
Capitolo 64: *** 64 ***
Capitolo 65: *** 65 ***
Capitolo 66: *** 66 ***
Capitolo 67: *** 67 ***
Capitolo 68: *** 68 ***
Capitolo 69: *** 69 ***
Capitolo 70: *** 70 ***
Capitolo 71: *** 71 ***
Capitolo 72: *** 72 ***
Capitolo 73: *** 73 ***
Capitolo 74: *** 74 ***
Capitolo 75: *** 75 ***
Capitolo 76: *** 76 ***
Capitolo 77: *** 77 ***
Capitolo 78: *** 78 ***
Capitolo 79: *** 79 ***
Capitolo 80: *** 80 ***
Capitolo 81: *** 81 ***
Capitolo 82: *** 82 ***
Capitolo 83: *** 83 ***
Capitolo 84: *** 84 ***
Capitolo 85: *** 85 ***
Capitolo 86: *** 86 ***
Capitolo 87: *** 87 ***
Capitolo 88: *** 88 ***



Capitolo 1
*** Prologo ovvero come complicarsi la vita ^^ ***


Ciao a tutti…se siete capitati qui vuol dire che l’introduzione vi ha un po’ incuriosito…^^…e vi assicuro che questa fic vi incuriosirà parecchio, se prima non vi arrabbierete!
Ho messo un mucchio di note perché è: o tutto o niente.
L’anno scorso ho iniziato a scrivere…e non sono più riuscita a fermarmi. Il racconto è venuto fuori come dal nulla…e non ho mai scritto in vita mia una cosa del genere.
Non so dove trovo il coraggio di postarla ma non potevo più aspettare…
AU: la storia non è una biografia reale della band né a livello temporale né a livello di personaggi. Infatti parto dal 2007 a raccontare…
What if?: in questa fic ce ne sono a migliaia, uno dei più importanti comporta la seguente domanda ‘E se Tuomas fosse innamorato di una certa cantante di nostra conoscenza?’
OOC: Tuom e combriccola non sono sicuramente come me li sono immaginati, e credo fosse il minimo farlo presente…-___-“ Poi c’è un discorso a parte riguardo alla cantante…in questa storia ho creato una ibrida (brutta roba da dire…) fra Anette e Tarja…perché? Perché come cantanti mi piacciono entrambe ed anche come persone…troppo difficile fare una scelta. L’unico particolare egoistico è stato darle il nome…Anette alle mie orecchie suonava meglio.
Crossover: non lo è proprio ma ci sono almeno dieci pagine dove un elemento dei Nightwish si stacca dal centro della storia e conosce altra gente famosa…mi è troppo caro da tagliar via (la trama ne risulterebbe pesantemente danneggiata), e non so nemmeno come inquadrarlo perché in teoria sarebbe una violazione del regolamento del sito! @@
Fine prima parte note dell’Autore (ne farò una seconda alla fine del prologo perché sicuramente mi sono dimenticata qualche pezzo!) e, se non vi ho spaventato, buona lettura o coraggiosi! ^^’’
Hermes
~~~

Dreams Of Reality

31 Ottobre 2007, ore 21 e 15
Germania, Berlino, Razzle Dazzle backstage

Mancava meno di un quarto d’ora alla chiamata sul palco e iniziava già ad avere gli attacchi di panico…roba da matti!
Non aveva senso dopo tutti i gig che si erano fatti negli ultimi tempi…quanti erano stati? Un centinaio? Di più…
Prima della pausa ne avrebbero fatti minimo altri cinquanta, conoscendo Ewo…
Ogni volta che doveva salire sul palco si affacciavano nella sua testa i terrori più improbabili…tastiere impazzite, paralisi alle mani, fuochi pirotecnici mal funzionanti. Non che non si fidasse dello staff…avrebbe messo la propria vita nelle loro mani, ma la paura rimaneva.
Era uscito dal camerino striminzito assiepato dagli altri per prendere un po’ d’aria e per ufficialmente andare a fare scorta di alcol…non ce n’era mai abbastanza con tipi come Tero e Jukka!
Lui stesso aveva già scolato una bottiglia di vino rosso, tre di birra e metà di vodka…decisamente un po’ troppo prima di un concerto ma non era riuscito a fermarsi.
Per quelle ultime date la famiglia si era allargata sensibilmente, a parte Tapio (Wilska) e gli Eternal Tears of Sorrow che facevano da apri-pista si era aggregato anche Tony Kakko, suo vecchio amico al quale aveva chiesto di cantare la sua parte nelle canzoni di Angels Falls First…non avrebbe mai più preso in mano un microfono! Non dopo la magra figura fatta a confronto con la voce di Anette!
A proposito di lei…negli ultimi due anni era diventata anche più carina e dolce.
Il tastierista si diresse uno schiaffo mentale a quei pensieri…era ubriaco fradicio!
Aveva solo diciotto anni! Poteva essere preso per un maniaco sessuale o chissà cos’altro! Borbottò una serie di imprecazioni contro se stesso, scendendo le scale per il magazzino liquori del locale con passi pesanti. Aprì la porta di metallo e si ritrovò davanti Tony, seguito da Anette che lo guardò scioccata, diventando immediatamente rossa come un peperone.
“Ciao amico!” lo salutò lui con un sorriso a trentasei denti in classico stile ‘è-un-(s)fortunato-caso-abbi-fede!’ che però Tuomas non sospettò minimamente.
“Ciao, che ci fate qui?” domandò, trovando la risposta nelle bottiglie che Tony teneva in mano.
“Siamo venuti a rifornirci…sai com’è…” rispose il vocalist dei Sonata, evasivo quanto basta per attirare sospetti e fortunato per aver beccato il ragazzo un po’ alticcio.
“Fatto benissimo!!!” Tuomas ridacchiò, dandogli una pacca sulla spalla e avanzando “Stavo giusto per rifornirmi anch’io!”
Anette e Tony lo salutarono e iniziarono a salire a rotta di collo la scaletta come se avessero il diavolo alle calcagna. Tuomas alzò le spalle a quel comportamento e posò gli occhi sul vasto assortimento senza porsi particolari domande. In fondo…avevano uno spettacolo da portare avanti.

Author’s Note: Eccomi di nuovo qui…
È un primo capitolo abbastanza corto, ma dovete ammettere che di caos ce né già! ^^’’
Allora…la storia, come avrete notato, è divisa in episodi con delle date. Queste date possono sembrare sbagliate ma non è così. Per ragioni di trama ho preso il periodo di Wishmaster/Over The Hills and Far Away Tour nel 1999/2000/2001 e l’ho spostato in avanti di sei anni.

Non mi viene in mente nient’altro…ma probabilmente sarete voi a farmi presente che un pasticcio di questo tipo non è umanamente leggibile e di farmi visitare dalla neuro…^^…
Se invece la storia può reggere (traballante) dovete farmelo sapere voi lettori.
Non mi stupirebbe di trovare una mail degli admin del sito domani mattina per dirmi che devo cancellare il tutto…credetemi, se succede lo farò immediatamente.
Intanto ho già un centinaio di pagine all’attivo e non riesco a trovare lo scampolo finale, ho scritto qualcosa che nonostante la sua originalità mi ha dato un mucchio di soddisfazioni e, ammettiamolo, calarsi nei panni di Tuomas Holopainen è il sogno di ogni fan dei Nightwish! ^^

Vi prego…ditemi cosa ne pensate, sono propensa anche agli insulti perché questa è una storia alla quale tengo davvero.
Ave o valorosi!!! ^^
Hermes

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Capitolo 2
*** 2 ***


Molte letture ma niente obiezioni...mmmm...
A casa mia vige la regola del 'Chi tace acconsente...' quindi...secondo capitolo, un po' più lungo del primo.
Magari vi piacerà...chissà...=D
Hermes

~~~

5 Novembre 2007, ore 3 e 05
Germania, Kaufbeuren, Zeppelinhalle

Il concerto era andato abbastanza bene, nulla da dire a riguardo.
Trangugiò uno shot di vodka; ultimo di una lunga sfilza. La bocca ormai era diventata insensibile al bruciore ma lo stomaco aveva tutta un’altra opinione al riguardo.
Aveva decisamente bisogno di annegare i propri dispiaceri dopo quell’ultima settimana.
Non se n’era reso conto! Si poteva mai essere tanto stupidi?!
Ci aveva convissuto per quasi un mese nello stesso tour-bus e non aveva notato come la guardava!
Ormai il danno era fatto…negli ultimi giorni aveva avuto dei dubbi a proposito, poi i dubbi si erano trasformati in certezze quando ad un party dopo-concerto non li aveva visti per il resto della serata e aveva chiesto ad Ewo, la risposta era stata lancinante:
“Come? Sono tornati in hotel assieme…sentissi come tubano i due piccioncini!”
Il manager era rimasto senza parole al vedere la sua espressione completamente vuota e aveva aggiunto con tono sorpreso “Non…non ne sapevi nulla?”
No che non ne sapeva nulla! Cazzo!
Gli sembrava di essere tornato all’adolescenza, in quel periodo confuso e straziante quando si è appena entrati nella pubertà e non si sa ancora bene quale sia la reale differenza fra maschi e femmine.
Tony era uno dei suoi migliori amici…ma doveva mettersi proprio con Anette?! Lei era ancora piccola!
Piccola…
Ridacchiò isterico. Anette era tutt’altro che una poppante ormai.
Era sopravvissuta ad una carovana di ragazzi finnici che andava in giro in un bus dalle dimensioni restrittive e festeggiavano tutte le notti, con varie sfide che passavano il limite estremo della decenza di qualche migliaio di punti.
Si era adeguata…ma rimaneva pur sempre una ragazza, e fino a quel momento era rimasta off-limits per tutti. Lui, Marco, Jukka ed Emppu avevano avuto cura di quell’aspetto fin dall’inizio.
Anette era diventata grande, doveva metterselo in testa!
E se…per puro caso, s’intende…avesse deciso di sfogare i suoi ormoni con Tony, non poteva farci niente.
Non poteva contare sui ragazzi…gli avrebbero sicuramente dato contro con un mucchio d’argomenti inattaccabili: Tony-bravo-ragazzo, Tony-signor-gentiluomo, Tony-attento-alla-sensibilità-femminile.
Gli veniva da vomitare…ma doveva ancora ammettere il peggio con se stesso…
Ad Anette piaceva Tony.
Fine. Della. Storia.

5 Novembre 2007, ore 20 e 20
Belgio, Vosselaar, Biebob

Non avrei mai dovuto accettare una cosa del genere…non quando i Suoi occhi mi stanno a guardare sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno!
I ragazzi l’hanno presa bene, per fortuna.
Nessuno però si è preso la briga di informare Mr Holopainen…nemmeno Tony.
Che dire…Tony è un gran bel ragazzo, è gentile, riesce a fare un discorso profondo anche dopo aver alzato un po’ il gomito e soprattutto sa se è il momento di tenere le mani al proprio posto.
Mio fratello lo conosce dall’asilo e quindi anche mio padre non ha fatto molte storie quando ha preso a frequentarmi.
Sembrerebbe tutto regolare…finché non mettiamo in campo la mia smisurata cotta per Mister Korg.
Tony sa cosa mi gira per la testa, rispetta che non abbia occhi che per Tuomas anche se gli piaccio molto.
Anche se è successo. Non ci sono state scuse, neanche un bicchiere di vino!
Da quel momento non ho potuto negare di volergli bene e ne abbiamo parlato con calma.
Tony è arrivato alla conclusione che il nostro sia un rapporto affettivo ma non amoroso.
Quando ci ripenso mi viene da ridere…e da piangere.
In effetti, nei pochi momenti a disposizione, non cerchiamo di sbaciucchiarci ma di confortarci a vicenda. Come questa sera…abbiamo tre quarti d’ora prima del concerto e siamo semplicemente abbracciati in uno dei corridoi dove le poche lampadine superstiti tremolano tutte.
Sarà una serata disastrosa…lo sento nelle ossa.
Tuomas da tutti i segnali di aver capito l’antifona.

26 Novembre 2007, ore 1 e 40
Canada, Montreal, Medley

Già l’altra sera l’avevo notata.
Bionda, acqua e sapone, occhi scuri, bel fisico.
Capita sempre di flirtare con il pubblico…non puoi evitarlo.
Sto per scoppiare lo sento…ogni dannata sera li ascolto mentre cantano le mie parole!
A fine gig mi sono appropriato della doccia in camerino e ho sguinzagliato Ewo alla ricerca di quella ragazza. Abbiamo passato la serata a conoscerci e mi sento meglio…ed è peggio dell’eufemismo!
Non è solo una bella ragazza…è anche intelligente, abbastanza da non chiedermi nulla a riguardo.
Un’idea sta iniziando a formarsi nella mia testa…credo che rimarrò a Montreal per qualche giorno.
Forse smetterla di pensarci per un po’ è una soluzione saggia.

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Capitolo 3
*** 3 ***


29 Dicembre 2007, ore 22 e 20
Finlandia, Tampere, Pakkahuone

Quella serata era all’insegna del nervosismo…il loro primo Live registrato in Dvd!!!
Aveva passato l’ultima parte della giornata ad esercitarsi con cura maniacale nelle prove.
Niente sarebbe riuscita a calmarla dato che Tuomas li aveva finalmente graziati con la sua presenza.
Il tastierista era letteralmente sparito dalla circolazione dall’ultimo gig in Canada, non rispondeva al telefono, poi era riapparso magicamente dal nulla.
Se prima faceva finta di niente adesso, ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei, la gelava con un’occhiataccia. Il giorno prima, dopo aver avuto una discussione a causa di un pezzo, aveva avuto una crisi isterica e si era rinchiusa in uno dei camerini per sfogarsi.
I ragazzi avevano preso quella litigata per uno sano sfogo di stress pre-live. Tony però le aveva proposto di smetterla di frequentarsi…a suo dire tutta quella tensione li avrebbe fatti impazzire e il vocalist non voleva compromettere la sua amicizia con Tuomas più di quanto già non fosse.
Il tastierista, appena tornato da non si sa bene dove, aveva preso la decisione di non aggiungere più in scaletta le canzoni con le parti cantate da Tony. Di conseguenza Mr Kakko era stato gentilmente mandato a dare via il culo…le metafore alquanto colorite non rendevano nemmeno bene l’idea.
Non c’erano state obiezioni perché i Nightwish erano suoi…una dittatura democratica legalizzata.
Per quell’evento stratosferico (ho precisato che è il primo live-Dvd di metal in Finlandia?) avevano arrangiato due camerini: uno per i ragazzi della band e uno per lei.
Tony era venuto a farle un po’ di compagnia…sarebbe stata una serata difficile e l’ultima.
~
Si erano avviati assieme al backstage buio, illuminato da una miriade di minuscoli led rossi dei vari congegni. Tony si fermò in un angolo e l’abbracciò forte.
“Ti voglio bene, piccola…” le mormorò all’orecchio, mentre Anette ricambiava il gesto con un groppo alla gola.
Rimasero in silenzio, ascoltando il pubblico e il boato assordante “NIGHTWISH!!!”
Tony iniziò a sussurrare “Non conosci quella fiaba dove tutto quello che voglio non potrò mai avere…”
Anette si strappò da lui, sibilando “Non USARE le sue parole! Non farmi questo!”
Il concerto iniziò e finì…Tuomas aveva un sorriso e un’instancabilità tale che la diceva lunga…aveva appena evitato una catastrofe personale.

27 Aprile 2009, ore 18 e 50
Finlandia, Kitee, Caverock Studio

Anette era rimasta da sola...tutti se ne erano già andati a casa ma lei era rimasta e non sapeva nemmeno bene perché.
Le cose andavano male…almeno da un anno a quella parte…che tecnicamente erano due…
Dal penultimo album Tuomas aveva smesso di parlarle…aveva smesso di considerarla…lei era la ‘voce’, null’altro. Non era certa di riuscire a sopportare ancora per molto quella situazione. Non dopo essersi lasciata con Tony...non dopo l'arrivo di una bionda ochetta che era girata intorno al tastierista per gli ultimi due mesi filati e che dormiva a casa sua!
Nel corso dei suoi pensieri aveva posato più volte gli occhi sulla coppia di Korg montate sul treppiede in un angolo dello studio di registrazione dove mezz’ora prima Tuomas si era scatenato mentre provavano i brani e alcune demo ancora rudi di canzoni che stava ancora limando…
Quel pomeriggio era andato tutto bene, finché non era arrivata lei.
“An…che ci fai ancora qui?” la testa bionda di Emppu era sbucata dalla porta, il suo volto da elfo sempre col sorriso sulle labbra.
“Niente…pensavo di fare esercizio, ma ho cambiato idea…” si stropicciò gli occhi, portando via le lacrime che minacciavano di cadere e sperando che non le fossero venuti degli evidenti occhi rossi “Tu?”
“Ho dimenticato dell’attrezzatura…se vuoi ti diamo un passaggio…Marco sta da me…” le spiegò, avvicinandosi e chinandosi accanto al piedistallo delle chitarre.
“Ok…vuoi una mano?”
“Nah…ci troviamo giù tra una decina di minuti!”
Anette lasciò il chitarrista e scese le scale, trovando seduto su un divano Marco, il bassista del loro gruppo. Si sedette anche lei, cercando di nascondere il più possibile la sua espressione…non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazza che era entrata nel bel mezzo di Wishmaster ed era riuscita a rimanerne illesa!
“Anette…so cosa stai pensando…” iniziò lui, non alzando gli occhi dall’opuscolo che stava leggendo.
“Se lo sai, tieni la bocca chiusa!” replicò lei asciutta, stringendo la mano sul bracciolo.
“Sono solo buoni amici, te lo garantisco…” continuò Marco “Comunque posso assicurarti che non è proprio il suo tipo!”
“Al diavolo le preferenze…avessi una biondina canadese che ti viene dietro tu non faresti niente?!” la sua frecciatina procurò un paio di colpi di tosse al ragazzo che venne prontamente salvato da Emppu.
Tornata a casa, Anette ricevette una notizia che le risollevò il morale a terra…si partiva!!!
Evviva la doppia nazionalità!!! Evviva zio Bruno!!!
Ancora nel pieno della sua felicità compose il numero di casa di Tuomas che squillò a vuoto per quella che sembrava un’eternità.
“Pronto…?” Tuomas? Non aveva detto che andava al bar?! Che ci faceva con il fiato corto…? Lei sperava nella segreteria...
“Ciao…sono Anette.” rispose titubante lei.
“Che c’è?” la sua domanda scocciata la trafisse come una stilettata, ma non lo diede a vedere.
“Volevo solo dirti che tra un paio di giorni parto…intanto non abbiamo gigs o festivals…tornerò a fine mese.” il silenzio dall’altra parte la innervosiva e iniziò a giocare col filo della cornetta “È un problema?”
“No…va pure. Ricordati che a Giugno abbiamo il nuovo album.” il suo tono pragmatico le mozzò il respiro e sentì una risatina femminile a poca distanza dal ricevitore…come se… “Scusa ma adesso ho da fare…ci vediamo quando torni…”
Le aveva praticamente buttato il telefono in faccia…
Posò la cornetta e tornò in camera sua per preparare le valigie, mordendosi un labbro…non sarebbe rimasta in Finlandia un minuto di più!

~~~

Il prossimo capitolo parte il cross-over...penso di mantenerlo in un solo capitolo o dividerlo al massimo in due proprio per non mischiare troppo la storia -___-''
Buon Weekend!
Hermes

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Capitolo 4
*** 4 ***


23 Maggio 2009, ore 15 e 30
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Una testa mora sta dietro il banco all’ingresso rustico dell’agriturismo di classe, come dice sempre suo zio…chiamalo di classe, più di 200 Euro a notte io la chiamo truffa…
Ma non posso lamentarmi il posto è superbo, meraviglioso…il mio paradiso personale da quando ho imparato a camminare!
Troppo occupata a pigiare la tastiera per rispondere ad una sua amica su Msn non si rese conto dell’entrata di un gruppo quantomeno fornito…e molto, molto poco italiano!
“Uh…” il ragazzo in testa si schiarì la gola “…I think we have booked some rooms…” (Penso che abbiamo prenotato un paio di camere...)
La testa mora non fece caso al parlare timido in inglese con accento britannico, di turisti stranieri ce n’erano a frotte da quel periodo dell’anno in poi…
“Royal, Greenhouse, Deluxe or Snowwhite?” replicò, senza alzare lo sguardo.
“Mmhhh…I really don’t know…you could try to search if there’s a booking under Weitz or something like…New Moon Cast?” (Mmhhh...non saprei...potrebbe provare a cercare se c'è una prenotazione sotto Weitz o qualcosa tipo...Cast New Moon?) l’ultima parte sembrava rivolta alla gente dietro di lui che annuirono.
Detti un’occhiata alle prenotazioni ed effettivamente c’era qualcosa di simile…l’agriturismo era stato tutto prenotato. Una campanella le suonò nel cervello…dov’è che aveva già sentito quella voce e cosa centrava la Luna Nuova?!
“Yes…” (Sì...) rispose affermativamente, dando finalmente un’occhiata al suo interlocutore…la prima cosa che vide fu una maglietta nera, poi una camicia a scacchi blu…arrivò al volto e per poco i suoi occhi non sbalzarono via! A quel punto parlare coerentemente in inglese era diventata una Mission Impossibile “I…Welcome to the Relais…if will you please follow I will take you to your rooms…?” (Io...Benvenuti al Relais...se volete seguirmi vi porterò alle vostre camere...?)
Poteva giurare di aver sentito qualche risatina fra le ragazze del gruppo tra cui una testa bionda spiccava come un sole. Kristen e Ashley vennero sistemate nella Greenhouse mentre Dakota e un’assistente regia ebbero la casa di Biancaneve.
Naturalmente il protagonista maschio venne messo nella stanza Nobile, dentro al casolare principale, più facile da tenere d’occhio. Per fortuna non c’era tutto il cast dato che il regista avrebbe dormito in uno degli hotel in paese…
Una mezz’oretta più tardi la nostra, che tutto si aspettava meno quello, tornò alla sua postazione dove nel mentre sul monitor erano comparsi trilli, animoticon e messaggi subliminali da parte della sua amica…del quale l’ultimo…
“Ma si può sapere che è successo?! Sei sparita o si è materializzato Robert Pattinson?!”
La risatina isterica che le uscì dalle labbra non bastò a scaricare tutta la tensione che aveva accumulato in appena trenta minuti…
Quando aveva accettato di aiutare lo zio in estate, e farsi il mese di maggio in Toscana a gratis lontano dai ragazzi della band, nessuno le aveva detto chi avrebbero ospitato.

23 Maggio 2009, ore 17
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno
Anette, a fine turno, si era catapultata in cucina dove suo zio era appena arrivato con derrate d’alimentari per compensare l’arrivo improvviso dei clienti. Assieme a lui c’erano sua moglie Iva e la loro bambina, Clara.
“Zio, oggi…” iniziò la ragazza mora, cauta.
“Dovevano arrivare dei clienti o sbaglio?” chiese lui sbrigativo, guardandola di sbieco.
“Sì, sono arrivati…ma non ne sapevo nulla!” protestò debolmente. In effetti quel mattino quando aveva controllato di prenotazioni non ce n’era nemmeno l’ombra!
“È stato improvviso…hanno dato un colpo di telefono dal comune, pare ci fossero troppi curiosi che gironzolavano e allora si sono spostati.” spiegò lui, che faceva di nome Bruno, naturalmente!
“Ahhh…” Anette non aveva ancora metabolizzato, ci sarebbe voluto un po’. Clara stava disegnando su alcuni fogli con un set completo di pastelli in cera nuovi nuovi…problema che, estendendo il suo disegno, aveva preso anche il tavolo di legno.
In quel momento sentirono delle voci femminili provenire dal cortile e videro due ragazze entrare in un mini-van blu assieme ad una terza bionda, l’assistente stava entrando in casa.
“Good Afternoon, Mr. Bruno! We’re going to Montepulciano for a little field trip…when will it be served dinner?” "Buon Pomeriggio, Signor Bruno! Andiamo a Montepulciano per una visita al set...quando sarà servita la cena?) chiese, con pesante accento americano.
“Around 20.30…good trip!” (Intorno alle 20.30...buon viaggio!) rispose in fretta Iva, dando un’occhiata alla tabella di marcia appesa al muro. L’assistente rispose al saluto e uscì fuori, l’auto partì.
Il silenzio tranquillo che ne seguì fu confuso, almeno per Anette.
“Mi avevano detto che avevano già fatto un giro in piazza…” disse Bruno, guardando sua moglie interrogativo.
“A quanto mi ha raccontato Giulia, sì. Ma mentre erano vicino alla piazza il ragazzo che fa Edward aveva fame e ha fatto fermare il van per andare nel suo bar e prendersi qualcosa, appena sceso una ragazzina impazzita gli è saltata addosso, urlando…” sospirò “Giulia ha detto che si è spaventato e sono intervenuti alcuni bodyguard, a quel punto sono partiti e sono venuti qui. Immagino che quel povero ragazzo non avrà il coraggio di uscire dalla sua stanza per un bel po’…”
Adesso si sentiva in colpa…poveretto…iniziava a capire perché avesse quella vocina intimorita. Si vergognò di averlo trattato a quel modo.
“Anette, tesoro…perché sei rossa?” chiese dolcemente Iva, guardandola con curiosità.
“Niente…mi vergogno per la figura che ha fatto quella ragazza…non vorrei proprio che il signor Pattinson credesse che gli italiani siano tutti matti da legare!” disse, cercando una scusa credibile. Avrebbe dovuto scusarsi per il modo brusco con il quale l’aveva affrontato o non credeva di poter fronteggiare lo sguardo di quel ragazzo nei giorni a venire.
Lasciò lo zio e salì verso camera sua, una di quelle che rimanevano private e non venivano mai date ai clienti.
Era all’ultimo piano in fondo alla casa, piccola, con due finestrelle e un bagno minuscolo. Sembrava una di quelle stanze da principessa tipo Cenerentola, ma grazie al Signore di topi non c’e n’erano!
I raggi di sole iniziavano ad insinuarsi attraverso agli scuri delle finestre, tingendo l’atmosfera di un dorato carico che si sarebbe trasformato in arancione tra breve.
Il soffitto spiovente in perlinato da qualche anno le dava dei problemi…si beccava sempre delle capocciate!
Raggiunse la mensola incastrata sopra al letto e accese il datato mini stereo cercando di regolarlo a livelli udibili dal padiglione auricolare…da un paio d’anni la rotella del volume era rotta e tendeva ad accendersi a palla!!!
Scelse un cd rilassante, uno di quelli che aveva sottratto dalla collezione mastodontica di casa prima di partire...The Division Bell…e che non avrebbe mai pensato di ascoltare…scelse la terza traccia e iniziò a raccattare dei vestiti puliti per farsi una doccia.
Poles Apart spezzò dolcemente il silenzio, mentre si infilava nel claustrofobico cubicolo della doccia.
Non ci mise più di venti minuti ma l’acqua calda era stata miracolosa, almeno per sciogliere la tensione dei suoi muscoli. Si sedette sul basso letto ad una piazza, sfregandosi la testa con un asciugamano. Un minuscolo specchio rifletté la sua immagine dal vecchio comò di legno chiaro. I capelli sembravano neri e mossi da bagnati, gli occhi di un azzurro scuro e freddo, la pelle bianca e la bocca sottile. Quel riflesso era lei.
Lo stereo si fermò da solo come succedeva spesso ormai e Anette sospirò, rassegnata. Davvero…un giorno o l’altro quell’accozzaglia elettrica avrebbe fatto una brutta fine!
Grazie all’improvviso silenzio però sentì dei rumori provenienti dalla stanza per gli ospiti accanto alla sua. Precisamente dalla stanza Royal. Con tutto quel trambusto si era dimenticata che la suite confinava con la sua adorata piccionaia.
Prevedeva un'ultima settimana d’inferno.

23 Maggio 2009, ore 21 e 40
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Come unici ospiti dell’agriturismo il cast venne trattato con tutti i riguardi…ma proprio tutti.
Iva aveva messo mano ai fornelli già quel pomeriggio aiutata dalle altre due ragazze che lavoravano lì.
Il personale aveva mangiato alle sette poi lo zio mi aveva appioppato Clara per tutta la sera, facendomi giurare che l’avrei tenuta lontano dalla veranda dove si sarebbe svolta la cena.
Niente di più difficile…Clara aveva appena raggiunto con orgoglio i cinque anni e sgambettava come una pazza per il giardino, facendo di tutto per nascondersi da me. Quando acchiappai mia cugina in mezzo al prato tagliato all’inglese era troppo tardi…alzai lo sguardo e vidi tutti, ma proprio tutti gli ospiti guardarmi ridacchiando. Inutile dire che la mia faccia aveva raggiunto livelli di carminio da far invidia ai pomodori maturi.
“Look at the child, she’s so lovely!” (Guardate la bimba, è così carina!) esclamò quella che riconobbi non poter essere Bella o come diavolo si chiamava la ragazza di quel libro che aveva fatto ammattire milioni di adolescenti.
“Sorry for the intrusion…” (Scusate per l'intrusione...) mi scusai con un sorriso, facendo chinare il capo anche a Clara che salutava con la mano. Poi l’abbrancai furiosa “Adesso andiamo a nanna io e te!”
“No! È presto Ane!!! Non voglio…” piagnucolò lei, scalciando nel vuoto.
“Ne hai già combinate abbastanza…se tuo padre viene a sapere che li abbiamo disturbati come minimo mi scuoia!” tremai al pensiero di mio zio in piena modalità terminator.
Feci le scale e presi il corridoio che portava al piccolo appartamento degli zii, a quell’ora ancora vuoto.
“An giuro che non dirò niente…ti prego!!!” continuava ad implorare lei.
“Fosse così facile…” sospirai disperata “Di certo loro diranno qualcosa!”
“Io volevo solo vedere Edward!!!” esclamò lei mentre la parcheggiavo sul suo lettino, alcuni lucciconi le brillavano negli occhi nocciola. Aggrottai la fronte a quel musino triste.
“Clara…ascoltami attentamente…” iniziai seria, asciugandole le lacrime “Robert Pattinson non è Edward o come-diavolo-si-chiama…il vampiro è un personaggio fantastico.”
“Mamma ha detto che farà Edward Cullen!!!” continuò lei imperterrita mentre la preparavo per andare a letto.
“Sì, è vero. Ma non puoi chiamarlo Edward…credo che ci rimarrebbe male, Clara.” spiegai con pazienza, aggiustandogli la parte superiore del pigiama.
“Posso vero conoscerlo?” chiese triste.
“Vedremo…abbiamo una settimana, no?” cercai di sorridere, mentre lei sbadigliava.
Dopo un quarto d’ora, nel quale le avevo letto a metà una favola con come protagonista un ranocchio, quella piccola peste era caduta nel mondo dei sogni. Cercai di andarmene senza far rumore e con un sospiro di sollievo tornai di sotto per recuperare una tazza di latte e qualche biscotto e ad appostarmi di nuovo dietro alla scrivania dell’ingresso, rimasta vacante.
Non riuscivo a capire perché avevo detto quelle cose a mia cugina…come facevo a sapere se a Pattinson non piaceva essere chiamato Edward? Chi ero io per saperlo?
Non avevo mai letto i libri della Meyer, avevo guardato sì e no dieci minuti del primo film ad una festa di compleanno di una mia amica a ‘casa’. Immaginavo che il successo riscosso non gli avesse fatto poi tanto dispiacere…
Invece la mia cuginetta dolcettosa si era innamorata del vampiro in questione appena l’aveva scorto sullo schermo del piccolo cinema di Montepulciano. Ci era andata quell’inverno con la famiglia e alcuni suoi amichetti ed era stato amore a prima vista. Si era fatta leggere i libri della saga da Iva e, da qualche parte per la casa, doveva anche esserci una copia del film in edizione triplo disco…
Vidi i vari attori entrare in casa, parlottando tra loro con tono eccitato. Sembrava che avessero organizzato una gita turistica nei dintorni per il giorno dopo, nessuno sembrava essersi accorto di me, meno male. Meno…nientepopodimenoche…Edward Cullen alias. Robert Pattinson in persona.
Mi osservava con un sorriso che doveva essere amichevole, ma che a me non diceva nulla. Un bel ragazzo certo, ma non lo conoscevo…non faceva parte del mio immaginario.
Eppure mosse alcuni passi verso il bancone, lasciando una bella ragazza mora a guardarlo un po’ male ai piedi delle scale. Di primo acchito mi sembrava fosse la co-protagonista. I suoi occhi verdi erano peggio di un paio di coltelli.
“I just wanted to say that I really appreciated Pink Floyd this afternoon..." (Volevo solo dire che o davvero apprezzato i Pink Floyd questo pomeriggio...) disse tranquillo, sorridendo. Gli occhi chiari socchiusi, divertiti…strano…ero convinta che ce li avesse neri…
“I hope I haven’t bothered you.” (Spero di non averti dato fastidio.) risposi piano, anche se mi chiedevo come faceva a sapere che la musica proveniva dalla mia stanza!
“Nope, not at all.” (No, per niente.) alzò le spalle e si voltò, raggiungendo l’altra ragazza che mi scoccò un’altra occhiataccia d’odio dal profondo di quei suoi occhi d’un verde alieno. Ero abituata a occhi di quel colore ma i suoi erano veramente…agghiaccianti.
L’unica cosa che mi chiesi fu perchè seguì lui di sopra, quando stava dall’altra parte del parco nella Greenhouse…poi mi resi conto che non erano affari che mi riguardavano.
Salii di sopra anch’io per andare a dormire ma alcuni rumori singolari provenienti dalla stanza accanto mi fecero cambiare idea immediatamente…presi una coperta e il cd dei Pink Floyd di quel pomeriggio, andai a frugare nella videoteca dei miei zii in cerca del tanto venerato film ‘Twilight’ e tornai di sotto. Staccai il portatile dalla base e andai ad accamparmi su uno dei lettini accanto alla piscina. Feci partire il dvd con l’audio originale, aggiustando le casse del notebook e mi rannicchiai alla belle e meglio sul materassino.
Nei trenta minuti successivi iniziai a farmi un piccolo schema mentale degli eventi…Bella Swan era l’esatta copia della ragazza che stava con Pattinson, solo con gli occhi nocciola. Edward Cullen era Pattinson. Una tremenda noia mortale, appena scossa dalla scena dell’incidente nel parcheggio e della risata meritata per il ‘You can Google it!’ di Cullen.
In realtà Kristen Stewart (finalmente avevo compreso come si chiamava quella benedetta ragazza, più piccola di me di qualche anno tra l’altro…) sembrava molto professionale e brava ma Pattinson, anche coperto da uno strato di cerone visibile come non mai, sarebbe riuscito a far ridere anche un apatico monaco tibetano!
Non c’era chimica tra loro…c’era elettricità…quella che sfociava normalmente nell’attrazione sessuale. Il film la tinteggiava come amore eterno…appunto era solo un film.
Per quella sera ne avevo abbastanza di cittadine immerse nella pioggia e vampiri, mi rialzai per tornare alla scrivania e spegnere tutto, dato che gli zii a quell’ora erano andati a coricarsi anche loro…
Nell’ingresso incontrai Kristen cha stava scendendo le scale, questa volta da sola. Mi scrutò da capo a piedi, cercando qualcosa che a quanto pareva non trovò, e si allontanò con un sorrisino maligno su quel volto veramente bello.
Quella ragazza mi aveva preso di punta…anzi…non le andavo proprio a genio.
Beh…non capivo cosa ci fosse di sbagliato nell’indossare un paio di shorts kaki e una maglietta dell’Hard Rock Cafè di Helsinki…
A quel punto ero curiosa, riaccesi il portatile e collegai il cavetto dell’Adsl per raggiungere Wikipedia dove cercai la sua pagina…e non trovai niente di eccezionale. Tanti film…molte parti interessanti…ma non aveva sfondato fino a quel momento. Ed in più sembrava stare ‘presumibilmente’ con un’altro ragazzo. L’impressione che mi dava non era delle migliori ma non potevo partire da un’opinione sbagliata. Magari Wiki non era stata aggiornata da un po’…
Schippai alla pagina di Pattinson…meno film, più progetti musicali…decisamente l’english man era riuscito a guadagnarsi la fama in poco tempo. Iniziavo a pensare che non fosse poi così snob. Non come la Stewart.
La situazione era torbida…non ero sicura di avere gli elementi per vedere tutto nella giusta prospettiva…non era il mio lavoro.

24 Maggio 2009, ore 8 e 10
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Mi ero svegliata presto quel mattino per aiutare la zia con la colazione poi dovetti di nuovo badare a Clara dato che era Domenica. La frugoletta pestifera era in tenuta da bagno e correva in tutte le direzioni, strillacchiando come una pazza qualcosa sul passare tutto il giorno in piscina.
Ci eravamo appena sedute a bordo vasca, mentre facevamo a gara a chi soffiava più forte per gonfiare il salvagente e i braccioli. Tutta la comitiva vampiresca passò accanto a noi, molti sorrisero a mia cugina…era davvero troppo carina con le guance rosse e gonfie!
Rob si nascondeva dietro un vecchio modello Rayban dalle lenti quadrate che andava di moda nei primi anni ’80, una polo a righe, la barba di un giorno e un paio di comuni jeans. Era davvero alto.
Riconobbi l’attrice che interpretava Alice Cullen, nascosta sotto un cappello di paglia e con un paio di occhialoni a mosca. Kristen e Dakota invece erano un po’ più indietro assieme ad altri del cast.
Rimasero a parlottare ancora un po’ prima che il solito mini-van e una mercedes li raggiungessero e li caricassero per andare via.
A quel punto spalmai un mucchio di crema sul corpicino di Clara e ci buttammo in acqua per giocare. Passò tutto il mattino e a mezzogiorno tornammo al coperto, in cucina mangiammo un’insalatona di riso degna di mia zia!
Dopo pranzo decidemmo di fare siesta e portai la mia cuginetta fino all’amaca all’ombra dove si accoccolò come un orsacchiotto e si addormentò in fretta grazie al ritmico dondolio con il pollice in bocca…non riuscivo ad arrabbiarmi con lei quando era così carina…
Recuperai il portatile e feci ripartire il dvd di Twilight da dove ero rimasta la sera prima, mi ero premunita di cuffie…e potei visionare il pezzo forte del film, almeno sembrava…
Clara si svegliò che mancavano tre quarti d’ora alla fine, proprio quando iniziava ad interessarmi…feci finta di niente e chiusi il pc, ritornando ad occuparmi di quello scricciolino puffoso!
Dopo un altro bagno, tirai via a forza la piccoletta dall’acqua, attirandola con la promessa di una bella merenda a base di gelato. L’asciugai per bene e le infilai una delle mie magliette nere senza maniche che le arrivavano fino al ginocchio. Mi strizzai i capelli, mi vestii anch’io con una maglietta e i pantaloncini kaki e la portai fino in veranda dove la feci sedere con la solenne promessa che non si sarebbe mossa da lì neanche se si fosse materializzato Grande Puffo in persona. Mi ero attardata in camera per cercare di appuntare i capelli bagnati tornai giù, deviai in cucina e preparai la merenda…la cucina era completamente vuota…che strano!
Delle risate mi fecero aggrottare la fronte…arrivai all’entrata della veranda e rimasi a bocca aperta. Quella nanetta maledetta si era attaccata come un koala a Rob che stava imbarazzato come pochi e le dava delle delicate pacchette sulle spalle, gli occhiali infilati nello scollo della polo.
“She’s so cute!!!” (È così carina!) chiocciò Ashley che le accarezzava la testa.
“Even her can’t resist you, Rob!!!” (Nemmeno lei può resisterti, Rob!!!) ridacchiò Dakota, mentre Kristen teneva un broncio grosso quanto una casa. Io era rimasta come una stupida lì, bloccata con la coppetta fra le mani che minacciava di rompersi sotto la mia stretta ferrea.
“Clara!” esclamai furiosa, alzando la voce “Mollalo immediatamente!”
La piccoletta si paralizzò all’istante, ma Rob prese le sue difese con un sorriso esitante verso di me.
“It’s nothing…really…it’s just…” (Non è...davvero...è solo...) balbettò, e Clara lo spinse su una delle sedie di ferro per poi arrampicarsi e sedersi sulle sue ginocchia per stringersi al suo collo con altre risate da parte del gruppo che ormai aveva le lacrime agli occhi. In quel momento arrivò Iva con un vassoio pieno di bottiglie di birra che osservò la scena ma non disse nulla, le sue labbra strette mi dicevano che l’avrei pagata molto cara io sulla mia pelle quella situazione!!!! Arghhhh!!!!
Appoggiai il gelato sul tavolino di ferro e mi avvicinai a Rob, liberandolo dalle grinfie della bambina con facilità.
Presa in braccio la feci sedere sulle mie gambe ad un tavolino un po’ distante e le detti la sua merenda, sibilando “Se combini ancora qualcosa la parentela non ti salverà più!!!”
“Ma An…” obbiettò lei con vocina piccola piccola, squillante “…tu avevi detto Grande Puffo…Rob non è blu ed è troppo alto!”
Mi poggiai una mano sulla fronte, disperata “Clara, ti supplico…”
“Grande Puffo?!” chiese stupita sua madre, guardando verso di me assieme a tutti gli altri, curiosa quanto lei…ormai la frittata non era stata solo fatta, ma pure bruciata!
“Sì…era un modo per farle capire che doveva starsene buona…ma per lei il signor Pattinson non rientra nella categoria Puffo…” spiegai, ormai rassegnata ad un’ennesima figuraccia.
“Capisco…” rispose brevemente Iva, guardando male la figlioletta che rispose con un sorriso furbetto. Nel mentre gli altri si erano tutti seduti e aspettavano una spiegazione che a quel punto era diventata indispensabile…e toccava come sempre a me. Presi un respiro profondo e mi voltai verso di loro.
“You see this little one, well…she had to stay there a sheer moment alone even if Papa Smurf will appear out of thin air, they were my exact words…anyway…you returned and she thought that Mr. Pattinson really doesn’t resemble a Smurf…that’s all!” (La bambina, beh...doveva starsene qui un attimo da sola anche se Grande Puffo fosse spuntato dal nulla, le ho detto proprio così...comunque...siete ritornati e ha pensato che Mr. Pattinson non assomiglia ad un puffo...tutto qui!) riassunsi brevemente, mentre il gruppo ora scoppiava in una risata generale che somigliava di più ad un ruggito.
Ms. Stewart evidentemente non la pensava così perchè borbottò qualcosa del tipo “A really stupid thing to say!” (Una cosa molto stupida da dire!) e, con la sua birra, si allontanò verso la Greenhouse da sola. Gli altri non ci fecero molto caso però…nemmeno Robert che piangeva dalle risate e aveva schioccato un bacio sulla fronte alla mia cuginetta.

24 Maggio 2009, ore 22 e 55
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Clara sembrava essere stata sottoposta ad un elettroshock quella serata.
Zompettava come una pallina impazzita per tutto il Relais finché suo padre non la prese per la collottola e la mandò a dormire non lasciandole altra alternativa se non un bel calcione nel sedere.
La cena era stata quieta, finimmo il riso rimasto, mentre gli ospiti mangiarono delle succulente tagliatelle all’uovo con ragù fatte quello stesso giorno dalla cuoca dell’hotel affacciato sulla piazza principale di Montepulciano.
A poco a poco si erano tutti dispersi nelle camere. Io ed Iva avevamo riassettato e preparato tutto per la colazione del giorno dopo…per le tre del mattino! Grazie tante al set
cinematografico…quelli erano tutti pazzi!!!
Non ero sicura di riuscire già a prendere sonno così approfittai dell’apparente calma, afferrando un asciugamano dall’armadio nell’ingresso…raggiunsi la piscina e mi tolsi gli shorts assieme alla maglietta…stavo canticchiando una canzone vecchia, sbagliando il tempo…e non mi ero accorta che non ero la sola ancora sveglia.

“There's a shark in the pool,
and a witch on the tree,
a crazy old neighbour and he's been watching me.
And there's footsteps loud and strong coming down the hall,
something's under the bed, now it's out in the hedge.
There's a big black crow sitting on my window ledge,
and I hear something scratching through the wall.
What should I do I'm just a little baby,
what if the lights go out, and maybe
and then the wind just starts to moan.
Outside the door he followed me home,
so goodnight moon I want the sun.
If it's not here soon I might be done.
No it won't be too soon 'til I say goodnight moon…”
Sorrisi a quel gioco di parole…c’è uno squalo in piscina e una strega sull’albero, un vicino di casa vecchio e pazzo che mi guarda.
Scivolai fuori dai miei vestiti, rimanendo nel mio amato costume intero bianco latte. Raggiunsi il bordo e mi tuffai nell’acqua illuminata. Arrivata sul fondo e al centro piscina mi voltai con la schiena a contatto con il rivestimento, osservando da sotto l’acqua il cielo notturno e la luna ondeggiante…e non c’era solo quello…
Tornai in superficie, strofinandomi gli occhi…Rob stava appoggiato alla ringhiera del mega terrazzo annesso alla sua camera e mi guardava con un sorriso divertito, tenendo fra le dita una sigaretta accesa. Aveva tutta l’aria di avermi sentito canticchiare…mi era passata subitamente la voglia di continuare il mio relax in piscina. M’immersi di nuovo per raggiungere l’altro lato della vasca e uscirne in fretta…non mi piaceva essere spiata!
Raggiunsi il lettino proprio quando lui uscì in veranda con una tazza in mano e pacchetto di sigarette nell’altra, i capelli umidi e sempre più spettinati.
Mi avvolsi nell’asciugamano come se fosse un’armatura…del resto dovevo sembrare molto goffa.
“May I…?” (Posso...?) mi chiese, indicando il lettino vuoto lì accanto.
“Help yourself…” (Fai pure...) mormorai, un po’ scocciata. Quel ragazzo sembrava spuntare come il prezzemolo…sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato!
“Thanks…” (Grazie...) si allungò sul lettino, mettendosi comodo e stirandosi appena le spalle per poi accendersi un’altra sigaretta e riprendere in mano la tazza che si era portato dietro. Sembrava a suo agio…almeno lo pensavo finché quel silenzio divenne lungo ed imbarazzante e lui venne fuori con una frase banale “Your little sister is lovely…” (Tua sorella è molto dolce...)
“She’s not my sister, y’know…” (Non è mia sorella, sai...) risposi distratta “Clara’s my cousin.” (Clara è mia cugina.)
“Oh…” gli avevo chiuso la bocca…che cretina che ero! Il fatto stava che non riuscivo a rompere il ghiaccio…non dopo averlo sentito nel pieno delle sue prestazioni fisiche assieme alla Stewart!
Finì la sigaretta e iniziò a bere dalla tazza…era tè.
La razza britannica non si smentiva mai…in quanto ad orari per sorbire l’amata bevanda!
“So…you’re on holiday here…?” (Quindi...sei qui in vacanza...?) chiese lui, insicuro…non riuscivo a capire perché volesse fare conversazione…che lui e la mora-dagli-occhi-di-ghiaccio avessero litigato?
“Yeah…kind of…” (Sì...più o meno...) risposi un po’ impacciata “I’m on holiday and, in the meantime, I give a hand…” (Sono in vacanza e, nel frattempo, do una mano...)
“You’re lucky…this is an amazing place…” (Sei fortunata...questo è un posto fantastico...) commentò lentamente, accennando al parco ormai buio “Where are you from? You’ve got a good English…the accent I mean…” (Di dove sei? hai un bell'Inglese...intendo l'accento...)
“Well…” (Beh...) presi tempo per riprendermi…che diavolo stava succedendo?!
“I’m sorry…I didn’t want to sound so high and mighty…” (Scusa...non volevo suonare arrogante...) aggiunse preoccupato, forse pensava che l’avessi presa male…e non era tanto in errore!
“That’s not it…just…why do you bother?” (Non è così, solo...perché t'interessa?) chiesi, non riuscendo ad addolcire la pillola più di così.
“I don’t know…” (Non lo so...) rispose, fissandomi “I think it’s simply interest…” (Penso che sia solo curiosità...)
C’era qualcosa nei suoi occhi che discordava con le sue parole…certo era interessato ma era anche solo, o almeno dava quell’impressione.
“It’s hard, isn’t it?” (È difficile, vero?) chiesi di slancio.
“What?” (Cosa?) “Be what you are.” (Essere ciò che sei.)
“Yes…” (Sì...) rispose piano, rimanemmo in silenzio finché non decisi di cambiare discorso.
“Well…I hope you’re comfortable…I’m Finnish. Over there English is studied even in the last years of kindergarten…” (Beh...spero non ti metta a disagio...sono finnica. Laggiù l'Inglese si studia addirittura nei primi anni d'Asilo...) spiegai annoiata.
“Finnish…?” (Finlandese...?) ripeté lui, preso alla sprovvista.
“My mom’s Italian, my dad is Finnish and I suppose I’m in the middle!” (Mia madre è Italiana, mio padre è Finlandese e io suppongo di stare nel mezzo!) scherzai debolmente.
“Wow…that’s something…so you were born there?” (Wow...è già qualcosa...quindi tu sei nata là?) continuò, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
“Yes…we live in Helsinki in a small house, I’ve an older brother as well but now he’s married and he lives in Poland with Paula.” (Sì...viviamo ad Helsinki in una piccola casa, ho un fratello più grande ma ora si è sposato e abita in Polonia con Paula.) cercai di facilitargli le cose, anche se non sapevo perchè…
“How’s Finland?” (Com'è la Finlandia?) chiese interessato, gli occhi sgranati come quelli di un bambino “I mean…what it’s like?” (Voglio dire...me la descrivi?)
Mi persi nel raccontargli cose difficilmente traducibili a parole…
Il porto che rimaneva chiuso fino a fine Gennaio a causa della lastra di ghiaccio che copriva il mare. L’essenza pungente della resina nelle foreste. Il freddo e gli scarsi 20 gradi di Luglio. Le code verdi, gialle e viola dell’aurora nelle sere d’estate.
Non sembrava annoiarsi, continuava a fare domande e ad accendersi sigarette, guardandosi intorno.
Molto tempo dopo sembrava che fossimo solo all’inizio ma dovevano essere passate ore. Mi lanciò un’occhiata mentre rabbrividivo leggermente, si era alzato un vento freddo e il cielo era coperto di nuvole. I suoi occhi divennero tristi…
“I’ve been a foul…” (Sono stato un folle...) mormorò mortificato “You’re goin’ to be ill because of me…I’m so sorry!” (Ti ammalerai a causa mia...mi dispiace tanto!)
“Don’t be…” (Non esserlo...) replicai piano, alzandomi con lui e raccogliendo le mie cose “I’m the one who’s just crazy enough to swim at night…” (Sono io quella abbastanza pazza da farmi nuotata in piena notte...)
Sorrise debolmente e tornammo dentro casa, sentì il tocco incerto della sua mano sulle spalle mentre salivamo le scale. Raggiungemmo la sua camera.
“Well...I think I’ll sound optimist if I hope I hadn’t bothered you with all that stuff…” (Beh...credo di suonare ottimista se spero di non averti annoiato con tutte quelle chiacchiere...) dissi, guardando le piastrelle di cotto del pavimento.
“I was the one that bored you…” (Sono io quello che ti ha annoiato...) rispose lui con un sorriso di scuse “At first it seemed you didn’t like me in the first place.” (All'inizio sembrava che non ti piacessi.)
“No…it’s only that I knew nothing about you…” (No...è solo che non so niente di te...) dissi semplicemente.
“Am I not famous in Finland?” (Non sono famoso in Finlandia?) domandò retorico “If yes…well…I think I’m going to move!” (Se è così...beh...credo che traslocherò!)
“Actually…I didn’t read a page of Twilight…I’m not a fan, I don’t have the time.” (A dire il vero...non ho letto una pagina di Twilight...non sono una fan, non ho il tempo.) cercai di spiegare “However all my friends there have fallen in love with you…” (Ad ogni modo tutte le mie amiche là si sono innamorate di te...)
“Good to know…” (Buono a sapersi...) borbottò con un sorriso più aperto, stava coprendo bene le proprie emozioni “So…goodnight…and thank you for your endurance!” (Beh...buonanotte...e grazie per la tua pazienza!)
“You’re welcome.” (Prego.) mi ritrovai a dire, fissandolo negli occhi. Mi sorrise e chiuse la porta della propria camera.
Sospirai, riavviandomi i capelli umidi e, per la prima volta in assoluto, chusi la porta della mia stanza a chiave. Dall’altra parte provenivano alcuni piccoli rumori facili da riconoscere per me: il click dell’abat-jour, il thud di un paio di cassetti aperti e chiusi, il tono d’avvio di Windows XP e lo stridio delle molle del letto.
Decisi di non pensarci, di fare finta di essere nella mia camera di Helsinki, e che quei rumori provenissero dalla stanza di mio fratello.
Entrai nel bagno, facendomi una doccia in fretta e furia e non ebbi pietà per i miei capelli, la sveglia incastrata sul davanzale della finestrella segnava un quarto all’una…ed io dovevo svegliarmi alle tre?!
La vedevo molto dura…durissima!!!

25 Maggio 2009, ore 9 e 15
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

“Buongiorno a tutti gli ascoltatori!!! Parla Ringo in onda su Virgin Radio! Per chi non si fosse sintonizzato prima dello stacco pubblicitario stavamo per collegarci con la stazione meteo per un breve aggiornamento della situazione! Passo la parola al nostro esperto!
Sì, grazie, si prevede un peggioramento delle condizioni climatiche in tutto il Nord Italia, mentre nel centro sono previsti rari acquazzoni e schiarite, il sud e le isole saranno baciate dal sole e la temperatura potrà salire ad un massimo di 34˚ gradi nell’entroterra siciliano…”

La radio gracchiava squillante, senza sosta, nei miei poveri timpani stanchi.
Quel mattino dovevo sembrare davvero uno zombie…colpa di qualche vampiro!!!
Robert non si era presentato alla levataccia dato che avrebbero girato le scene delle auto con gli stuntman, Kristen e Ahsley. In più era tutta la mattina che tuonava di tanto in tanto, pronto ad aprire le cateratte e inondare d’acqua il tutto.
I miei occhi stavano aperti per puro miracolo davanti al monitor del notebook, mentre aspettavo una video chiamata su Skype direttamente dalla Finlandia dov’erano un’ora avanti rispetto al fuso italiano.
La mia testa appoggiata alla mano, scivolava di tanto in tanto verso il basso.
Iva e Bruno erano a Montepulciano per alcune faccende da sbrigare e Clara, come sempre, era sotto la mia ala da chioccia. Quel giorno ero sicura che non sarei riuscita a starle dietro neanche se mi fossi iniettata una flebo di caffeina pura!
Stavo per evitare di battere la testa per l’ennesima volta sullo spigolo della scrivania che un trillo mi fece alzare lo sguardo di scatto.

- Home calling!!! –
Accettai e il volto sorridente e rassicurante di mamma apparve in una nuova finestra, i fotogrammi che cambiavano ogni mezzo secondo.
“Terve, Anette!” salutò amorevolmente.
“Terve, Äiti…” ricambiai, cercando di sorridere. Clara si arrampicò sulle mie ginocchia e sventolò la manina in direzione del monitor “Ciao zia Bea!!!”
“Ciao, Claretta!!!” la salutò mia madre “Stai facendo la brava?”
Clara annuì energicamente, i codini che Iva le aveva fatto quella mattina saltarono su e giù impazziti.
“Va tutto bene lì, mamma?” chiesi, dando una rapida occhiata al salotto di casa nostra dietro di lei.
“Oh, sì cara! Tuomas è venuto a cercarti un paio di giorni fa…si è dimenticato che partivi per l’Italia, povero ragazzo! Mi ha detto che ti avrebbe mandato una mail…” rispose lei pensierosa “Anche Marco è passato, chiedendo indietro dei cd che ti aveva prestato ma non sapevo dove mettere le mani e allora gli ho chiesto di passare tra un paio di giorni.”
“Dici sul serio?!” esclamai, ormai dimentica della stanchezza “Tuomas mi ha cercata?!”
“Sì…respira, cara!!!” consigliò teneramente lei, sapeva quanto ero ‘attaccata’ a quel ragazzo “Non so cosa volesse…”
Un grosso sorriso mi stirò innaturalmente le labbra…Tuomas…i suoi occhi verdi sì che erano belli! I brutti momenti che avevo passato appena pochi giorni prima sembravano stati sepolti dalla mia memoria.
“I cd di Marco sono quelli incolonnati accanto alle casse dello stereo di camera mia…non puoi sbagliarti sono masterizzati e hanno tutti una custodia rossa!” spiegai lentamente, mentre la mano giocava senza sosta con un laccio delle mie scarpe da tennis…non vedevo l’ora di controllare la posta elettronica!
“Tuo padre è caduto in depressione…” accennò mia madre con un’espressione eloquente che mi fece ridacchiare.
“Oh…dovrà abituarsi prima o poi! Non sono più la sua bambina ormai!” dissi, sentendomi un po’ in colpa.
“Fa caldo lì?”
“Rispetto ad Helsinki si muore, ma’!” accompagnai la risposta con una mano a ventaglio mentre Clara mi tirava una ciocca di capelli per completare una treccia molto disordinata “Oggi però minaccia acqua…”
“Sono arrivati i risultati del tuo ultimo anno alla Sibelius Academy…non volevo aprire la busta ma tuo padre non resisteva più…” raccontò lei rassegnata “Sei uscita con il massimo e l’ha già raccontato a tutti i suoi amici…”
“Orgoglioso fino allo sfinimento come sempre!” esclamai con un gocciolone.
Continuammo a chiacchierare per un buon quarto d’ora poi ci salutammo e chiudemmo la comunicazione. Feci per entrare nel mio account di posta…non stavo proprio più nella pelle!
Venni interrotta indovinate da chi…?
“Good morning…” (Buondì...) salutò Robert con un sorriso diretto a Clara che già era impazzita e gli stava correndo incontro col chiaro intento di atterrarlo e strangolarlo.
“Hi…” (Ciao...) salutai, osservando la scenetta con occhio critico. I risolini di Clara si sarebbero sentiti fino in cielo.
“Can I still have breakfast…?” (Posso ancora avere la colazione...?) guardò Clara, come per chiederle il mio nome.
“Anette!” trillò lei, fissandolo adorante.
“…Anette?” concluse, rivolgendomi un sorriso.
“Could you please wait a couple of minutes?” (Potresti aspettare solo un paio di minuti?) chiesi sconfortata.
“Just for you.” (Solo per te.) assentì e si sedette su una delle poltrone con in braccio Clara.
Tornai al monitor ma scoprì che non c’era l’ombra di mail di Tuomas…il mio buon umore si azzerò.
Mi alzai, facendo segno di seguirmi ed entrammo in cucina dove iniziai a preparargli la colazione e costrinsi Clara a lasciarlo in pace. Si riempì la tazza di caffè bollente e mangiò un paio di fette di pane con della marmellata d’arance…bleah!
Sparecchiai, mentre Clara tornava all’attacco nonostante i miei avvertimenti.
“No work for you today?” (Niente lavoro per te oggi?) chiesi, blandamente curiosa.
“No…I’ll start within two days.” (No...inizierò tra due giorni.) rispose, occupato ad arginare la felicità della mia cuginetta.
Quando ebbi finito mi sedetti assieme a loro sulla poltrona a dondolo della veranda, Clara sulle mie ginocchia, inclinai la testa sul materassino. Non dando peso alla nanetta.
“Rob!” chiamò imperiosa.
“Yes, little one?” (Sì, piccola?) rispose lui piano.
“Anette song!” le sue parole non avevano molto senso, anche se mi indicava. Quell’anno sarebbe ancora andata all’asilo…ma l’inglese in famiglia era cruciale e qualcosina lei già sapeva.
“What does it mean?” (Che vuol dire?) mi chiese lui corrucciato “What is she talkin’ about?” (Di cosa sta parlando?)
Riaprì gli occhi con un sospiro paziente “Cosa c’è Claretta mostruosetta?”
“Voglio dirgli che canti!” esclamò lei con un musino indispettito.
“Non se ne parla, mostricciattolo!” ribattei dura e decisa, non c’era motivo di sventolare ai quattro venti la mia vita perfettamente normale.
“Ane!!!” Clara si divincolò, arrabbiata “Rob è bravo!”
Esasperata dal suo comportamento bizzoso decisi di farla felice, in fondo la Finlandia era lontana.
“I sing in a group back in Finland, that’s what she wanted to say…” (Canto in gruppo in Finlandia, questo è quello che voleva dire...) chiarii brevemente.
“Are you…serious?!” (Dici...sul serio?!) esclamò meravigliato, il suo dubbio mi irritò un po’…che ci guadagnavo a dirgli una bugia?!
“Yes, from 2003.” (Sì, dal 2003.)
“Have I heard of you?” (Ho mai sentito parlare di voi?) chiese gentile, una luce davvero affascinata nei suoi occhi grigio-verdi.
“I don’t think so…” (Non penso proprio...) dissi titubante “…we play a weird genre, not the average teenage fashion.” (...suoniamo un genere particolare, non tende alla moda d'oggi.)
Ero imbarazzata, sopratutto perché Robert aveva tutta l’aria di avere un mucchio di domande da farmi.
“Did you record something?” (Avete registrato qualcosa?) come non detto…vampirozzo su piede di guerra ad ore tre!
“Yes…three Cds, one show and also an Lp.” (Sì...tre Cd, uno spettacolo e anche un Lp.) avevo preso a guardare verso il basso, dove Clara giocava con una mano di Rob…adesso ero veramente a disagio!
“It sounds pretty remarkable…” (Sembra molto notevole...) commentò stupito “You play as well?” (Suoni anche tu?)
“No, I just do vocals and background voices…Marco sings too and he plays guitars with Emppu, Jukka is the drummer and then there’s Tuomas, our mastermind.” (No, canto solo e mi occupo dei cori...anche Marco canta e suona la chitarra con Emppu, Jukka è il batterista e poi c'è Tuomas, la mente del gruppo.) spiegai, prendendoci gusto. In fondo stavo facendo pubblicità! “He plays the keyboards and writes all the lyrics and melodies…” (Suona le tastiere e scrive i testi e le melodie...)
“Wow…what types of music?” (Wow...quali tipi di musica?)
“Well…mostly gothic metal, but I suppose the next album will be much more orchestral.” (Beh...principalmente metal, ma suppongo che il prossimo album sarà più orchestrale.)
“I would like to hear you sing something…or one of the songs. Could I?” (Mi piacerebbe sentirti cantare qualcosa...o una delle canzoni. Posso?) chiese innocente.
Adesso mi vergognavo!!!
“Er…actually I don’t believe that’s a good idea…” (Ehm...a dire il vero non credo che sia una buona idea...) cercai di tergiversare, evitando di guardarlo.
“Why…?” (Perché?) la sua domanda fu il colpo di grazia…e ora che potevo fare?!
“I’m embarrassed!” (Sono imbarazzata!) replicai “My voice is…too loud…” (La mia voce è...troppo forte...)
Robert aggrottò la fronte senza capire, ma questa volta non mi spiegai. Ormai la tinta pomodorino era stata superata da un bel pezzo.
“If you’re in tune I can’t see why you feel uncomfortable…” (Se sei intonata non vedo perché dovresti sentirti a disagio...) dichiarò sicuro “You’re definitely much better than me…I write music and I play guitar with friends but when it comes to sing, I’m usually out of tune.” (Sei decisamente migliore di me...scrivo musica e suono la chitarra con gli amici ma quando arriva il momento di cantare, di sono sono sempre stonato.)
Lo guardai come se gli fosse spuntato improvvisamente un corno in mezzo alla fronte…e, dopo un lampo negli occhi che mi fece venire la pelle d’oca, mi chiese con un sorriso maligno.
“What’s the name of the band?” (Qual'è il nome della band?)
“Er…Nightwish.” risposi titubante.
“Wait here ten seconds…” (Aspetta qui dieci secondi...) si alzò, e rientrò in casa.
“Dove va?” chiese Clara, spiando dentro, appoggiata alla mia spalla.
“Non lo voglio sapere…” le risposi ansiosa “…spero proprio che si perda!”
Invece tornò con un sorrisone a 32 denti e, fra le mani, un portatile. Iniziai a sudare freddo…
“You wouldn’t dare!” (Non oseresti!) esclamai, cercando di suonare furiosa.
“I’m doing anything wrong, Anette…I’m just curious…” (Non sto facendo niente di male, Anette...sono solo curioso...) dichiarò, guardandomi con un sopracciglio inarcato, sedendosi di nuovo accanto a noi. Si stava connettendo ad internet ed appena ebbe linea entrò in YouTube, sordo alle mie proteste impacciate.
La pagina caricò qualcosa come 200.000 risultati e Rob scelse il primo della lista. Detti un’occhiata furtiva…era un video amatoriale di uno dei nostri primi show, una bonus track del primo album. Clara scivolò via dalle mie gambe per sedersi nel mezzo e attaccarsi al braccio di Rob.
“Once upon a Troubadour?” domandò esitante.
“That’s a ballad…not really our kind of music…” (È una ballata...non proprio il nostro genere di musica...) risposi, osservando preoccupata la velocità mostruosa con il quale caricava.
Il video era sgranato ma potei comunque riconoscere Emppu mentre imbracciava la chitarra acustica, Tuomas si avvicinò al microfono e cantò le prime strofe con la sua voce bassa…non aveva più cantato dopo il primo album. Robert ascoltava concentrato guardando le immagini, mentre Clara se ne stava buona e allungava il collo verso lo schermo.
Tra poco avrei cantato anch’io…mi coprii gli occhi con la mano, immersa ormai nei più bui meandri della vergogna…ma chi me l’aveva fatto fare di nascere con quella voce scomoda?!
“Hear me sing
Watch me dance
Play that lute of thine
And share with me this dance!”
Cinque minuti di puro imbarazzo dopo, tenevo ancora il volto nascosto dalla mano…non avevo il coraggio di guardarlo, mentre Clara mi tirava la manica della maglietta gialla dei Rolling Stone che avevo messo quella mattina e mi chiamava piano.
“Ane…sei brava!!! Dai…”
Lui non parlava…probabilmente disgustato.
Lo pensai almeno fino a quando non sentì partire un’altra canzone. Dischiusi le dita per vedere cosa stava combinando…era entrato in un sito di sharing a pagamento e stava cercando gli album. I suoi occhi dardeggiarono verso di me per un attimo.
“I think now I discovered something to do with my free-time…” (Penso di aver scoperto cosa fare nel tempo libero...) disse con un sorriso, aumentando il volume delle casse.
“Laughin’ at me…?” (Ridere di me...?) provai con un sorrisino, mentre il mio doppio aveva attaccato Passion and the Opera.
“Because you sing amazingly in tune and you’re a soprano? I don’t think so…” (Perché canti incredibilmente bene e sei un soprano? Non penso proprio...) rispose con un sorriso radioso “I can’t really understand why you’re ashamed of your stunning voice.” (Non riesco proprio a capire perchè ti vergogni della tua bellissima voce.)
Lo guardai implorante ma non colse la mia muta preghiera.
“Would you like to explain to me…?” (Vorresti spiegarmi...?) chiese, mantenendo il sorriso.
“What?” (Cosa?)
“Everything…” (Tutto...) la sua aria furbetta era la mia condanna a morte…lo sapevo che non sarei più riuscita a scappare.

~~~

Prima parte del Cross-over...era davvero troppo lungo e quindi ho deciso di dividerlo in due capitoli separati...^^''
Alcuni leggono...spero che vi piaccia e non annoi...
Nella prossima parte Anette spiegherà meglio quello che ho cercato di dire all'inizio...magari sarà più esplicativa di me U_U
Hermes

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Capitolo 5
*** 5 ***


25 Maggio 2009, ore 18 e 15
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

La mail di Tuomas era arrivata…non ci avevo messo più di tre minuti per leggerla quel pomeriggio, Clara dormiva e Rob era uscito con alcuni tizi della troupe.
Mi morsi per l'ennesima volta il labbro, cercando di soffocare un singhiozzo…e pensare che ero talmente contenta quel mattino! Credevo che, per una volta, avrei letto qualcosa di diverso dal solito…
Mi strinsi le ginocchia al petto, cercando di arginare quella sensazione di vuoto. La testa affondata nel buio. Ero rannicchiata lì da un bel po’, ma non riuscivo a superare la delusione…sembrava la volta buona!
Nessuno aveva disturbato il mio angolo fino a quel momento, alcune rade gocce di pioggia scendevano ma si fermavano a pochi centimetri dai miei piedi.
Mi sentivo così stupida…così ingenua…
Non potevo aspettarmi altro che le solite cose da lui…dopo due anni di mutismo...
Un fruscio fra i cespugli distrasse la mia attenzione ma non alzai il viso.
“Chiunque tu sia non sei ben accetto!” esclamai, irascibile.
Nonostante l’avvertimento i passi dello sconosciuto si fermarono solo quando fu davanti a me. Annusai un leggero sentore di bagnoschiuma del tipo che usavamo mettere a disposizione nei bagni delle camere da letto.
“What’s happened?” (Che è successo?) chiese una voce che ormai conoscevo.
“Nothing.” (Niente.) risposi, maledicendo la voce nasale che mi ritrovavo in quel momento.
“No lies…” (Niente bugie...) mormorò, il suo respiro mi sfiorò la fronte “Clara is worried about you…me too.” (Clara è preoccupata per te...anche io.)
“Your turn not to lie…” (Il tuo turno per non mentire...) replicai “I can’t handle Clara right now, just…leave me alone.” (Non posso star dietro a Clara adesso, solo...lasciami stare.)
“Anette…” “Please…” (Per favore...)
“She’s going to find you without my help as well…” (Ti troverà comunque anche senza il mio aiuto...) disse “And I will not go anywhere when you’re weeping like a wounded bird.” (E non me ne andrò da nessuna parte quando piangi come un uccellino ferito.)
“I’m perfectly fine. Leave me alone.” (Sto benissimo. Lasciami in pace.) risposi tagliente.
“Dream of it…” (Sognatelo...)
“Fuck off!” (Vaffanculo!) esplosi, mentre la mia pazienza si dissolveva, lo stavo fissando negli occhi. Vidi il cambiamento nell’espressione del suo volto.
Preoccupato. Sbalordito. Incredulo. Arrabbiato.
“Who made this?” (Chi l'ha fatto?) chiese piano, sfiorandomi una guancia con le dita “Who has made you go through this?!” (Chi ti ha fatto passare questo?)
Rimasi in silenzio…era perfettamente inutile rispondere quando lui, in prima persona, era impotente in quella situazione. I suoi occhi grigio-verdi passarono in rassegna il mio volto pallido, gli occhi rossi, le labbra gonfie per i morsi.
“Ok…you wouldn’t explain but you need to rest…come on!” (Ok...non vuoi parlarne ma hai bisogno di riposarti...forza!) mi prese per le spalle e mi mise in piedi, passandomi un braccio intorno alla vita. Mi trascinò fino in casa dove, per miracolo, non si aggirava nessuno…erano tutti a prepararsi per la cena. Clara non si vedeva da nessuna parte.
Salimmo le scale e Rob si diresse verso la mia camera, dove mi lasciò sul letto ed entrò nel piccolo bagno. Doveva stare tutto piegato per non battere contro il soffitto, sentì l’acqua scorrere nel lavandino.
Tornò con una salvietta e me la passò con calma sulla faccia, cercando di essere il più delicato possibile, rimuovendo le tracce delle lacrime.
“Why are you doing all this?” (Perché fai tutto questo?) borbottai roca.
“Because you’re one of my friends now, I can’t walk out of the door and act like nothing’s happened.” (Perché sei uno dei miei amici adesso, non posso uscire da quella porta e far finta che non sia successo niente.) rispose deciso, dando una stretta alle mie mani poggiate sulle ginocchia.
“No need to be cosy like that…” (Non c'è bisogno di essere così buoni...) gli feci notare, mentre affondavo il volto nel guanciale.
“You’re right…” (Hai ragione...) assentì timido “…but I feel I’m growing attached to you.” (...ma sento che mi sto affezionando a te.)
Aprì un occhio per guardarlo incredula, avevo capito bene o era solo un’allucinazione?
“I’m flattered.” (Sono lusingata.) dissi piano.
“Uhm…you’re welcome…” (Uhm...prego...) rispose improvvisamente imbarazzato, sembrava che stesse per arrossire. Non pensavo che quel ragazzo avesse un lato timido…almeno, non sembrava all’inizio.
“Well…I think you need to go downstairs before someone cries out for a kidnapping…” (Beh...penso che tu debba tornare di sotto prima che qualcuno gridi al rapimento...)mormorai, cercando di sorridere. Mi rispose con un ghigno…o meglio il sorriso sghembo di Edward Cullen.
“No-one will do that…” (Nessuno lo farebbe...)
“Really…?” (Davvero...?) pensavo che Kristen l’avrebbe cercato…
“For the moment there are no chances.” (Per il momento non ci sono possibilità) concluse lui con un sospiro “Besides…I’m not hungry.” (Inoltre...non ho fame.)
“Oh…” fu la sola cosa che riuscii a rispondere, non sapevo più che dire. Passammo un paio di minuti in silenzio, io mezza sdraiata lui seduto accanto alla sponda che curiosava nel bauletto di Cd che tenevo sotto il letto.
“An impressive collection yours…” (Una collezione impressionante la tua...) commentò, alzando lo sguardo.
“Not all mine…” (Non tutta mia...) ammisi, poi divenni seria “I owe you…if you need something I can afford, I'll help.” (Sono in debito...se hai bisogno di qualsiasi cosa, ti aiuterò.)
“Wrong, I’m the one who’s going to owe you…Anette.” (Sbagliato, sono io quello che sarà in debito con te...Anette.)
Il suo sorriso era talmente bello che m’incantò.

25 Maggio 2009, ore 22 e 50
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

“Fair for fair…you game?” (Tutto per tutto...ci stai?)
Ero seduta sugli scalini della veranda e fino a quel momento nemmeno Clara mi aveva disturbato…Rob deve aver tenuto occupata quella bambina abbastanza a lungo. Ora stava lì, una bottiglia di birra allungata verso di me. Alzai lo sguardo “Should I know what it means?” (Dovrei sapere cosa significa?) chiesi confusa.
“Well…” (Beh...) sospirò, sedendosi con un movimento unico “A penny for your worries…take everything out…I’ll stay quiet and hear each word.” (Un penny per i tuoi crucci...tira fuori tutto...starò buono e ascolterò ogni cosa.)
“That’s not going to happen…” (Questo non capiterà.) esclamai, scuotendo la testa.
“Give it a try, Anette…shoot it all out…” (Provaci, Anette...sparalo tutto fuori...) m’incoraggiò con un colpetto sulla spalla.
“It’s a long story without stage tricks or happy endings…” (È una lunga storia senza effetti speciali o finali felici...) lo avvertì, cercando debolmente di evitare quella conversazione.
“I’ll keep up…come on! Do it!” (Ti seguirò...forza! Dai!)
“Ok…” sospirai sconfitta e bevvi un lungo sorso prima di iniziare “Between me and Tuomas there are five years of difference. The first time I’ve seen him I was twelve years old. My mom used to make me take lessons of piano and harmony twice a week from his mother on summer days. He began to stay at home often when I was there. He was much older than me but…I got lost on a crush. He’s the mysterious, lunatic type so I loved all of his weird ideas…” (Fra me e Tuomas ci sono cinque anni di differenza. La prima volta che l'ho visto ero dodicenne. Mia madre mi faceva prendere lezioni di piano e armonia due volte alla settimana da sua madre nei giorni estivi. Lui iniziò a stare in casa spesso quando ero lì. Era molto più vecchio di me ma...mi presi una cotta. È un tipo misterioso e lunatico così amavo tutte le sue idee un po' strane...)
“Go on…” (Va avanti...) m’incitò Rob, quando si rese conto che mi ero fermata “Don’t stop…” (Non fermarti...)
“The year I turned fifteen my family, his and Marco’s went to camping on early summer to a lake…” (L'anno che divenni quindicenne la mia famiglia, la sua e quella di Marco andammo in campeggio al lago all'inizio dell'estate...) venni interrotta.
“Who’s Marco?” (Chi è Marco?) chiese Rob, smarrito.
“One of our guitarists...at the time we were just friends for lucky circumstances.” (Uno dei nostri chitarristi...all'epoca eravamo tutti amici degli amici.) risposi con un sorriso, pensando a quei momenti “One night we were laying on the grass, sky-gazing…Tuomas was playing a borrowed toy-keyboard and Marco had the acoustic guitar he stole from his older brother. It was late and he came up in the middle of nowhere with one of his intuitions…Why won’t we make a band?!” (Una notte eravamo sdraiati sull'erba, a guardare il cielo...Tuomas stava suonando una tastiera giocattolo presa in prestito e Marco aveva una chitarra acustica sgraffignata a suo fratello più anziano. Era tardi e Tuomas venne fuori con una delle sue intuizioni...Perchè non creiamo una band?!) ridacchiai appena, imitando il suo tono di voce “So the Nightwish were born and I was a part of it effortlessly…Tuomas fell in love with my voice the very first time he heard me sing. In a couple of months we gathered the other two components.” (Così nacquero i Nightwish e ne divenni parte senza sforzo...Tuomas si innamorò della mia voce la prima volta che mi sentì cantare. In un paio di mesi raggruppammo altri due membri.)
“So this was like…eight years ago…?” (Quindi questo era...otto anni fa...?) chiese Rob insicuro, aggrottando la fronte.
“Yeah…all this time waiting for him…I’m an idiot.” (Sì...tutto questo tempo ad aspettarlo...sono un'idiota.) commentai amara “I thought that someday he would realize my feelings…but, up to now, he’s never done.” (Pensavo che un giorno o l'altro si sarebbe reso conto dei miei sentimenti...ma, finora, non l'ha mai fatto.)
Feci una piccola pausa, finendo il resto della bottiglietta “Marco is the same age of my brother, so he has been protecting me from the beginning, we started to show in many places when I was too young. He knows everything of course, every time I'm down he tells me to forget Tuomas. Over the years I wished many times to be able to do that…” (Marco ha la stessa età di mio fratello, quindi mi ha protetto, abbiamo iniziato a fare spettacoli in molti posti quando ero ancora giovane. Sa tutto naturalmente, ogni volta che mi sento giù mi dice di dimenticare Tuomas. In tutti questi anni ho desiderato molte volte di esserne capace...)
Le mie ultime parole caddero nel vuoto. Mi voltai per guardarlo e vidi il mio riflesso nei suoi occhi chiari.
“Well…that’s a story…” (Beh...questa è una storia...)
“Just a classic…” (Solo un classico...) replicai triste.
“What is he like?” (Com'è lui?) chiese improvvisamente, più serio del suo solito.
“Uh…he’s a bit taller than you, with long dyed black hair…the last time I saw him, he was growing a moustache. He has light green eyes.” (Uh...è un po' più alto di te, con capelli lunghi tinti di nero...l'ultima volta che l'ho visto, si stava facedo crescere il pizzetto. Ha gli occhi verde chiaro.) descrissi lentamente, cercando di evitare gli aggettivi che il cervello associava automaticamente con la sua immagine: bellissimo, stupendo, meraviglioso, un Dio.
“Uhm…ok…so, you loved him, but it seems that he doesn’t catch the obvious or he noticed but he just acts cold for some reason.” (Uhm...ok...quindi, lui ti piace, ma sembra che non lo capisca o l'ha notato ma mantiene le distanze per qualche ragione.)
“There are few things that really matters to him, as he said once to my brother…” (Ci sono poche cose che gli interessano, come ha detto una volta a mio fratello...) iniziai, amara e metodica, imitando di nuovo la sua voce “‘One: the music I create; Two: our band; Three: my songs must be performed only by Anette.’ The lone thing he loves of me is my voice…I often think that, when I’ll lost it, he wouldn’t even spare me a glance. I'm just a bloody idiot!” ('Uno: la musica che scrivo; Due: il nostro gruppo; Tre: le mie canzoni devono essere cantate solo da Anette.' La sola cosa che ama di me è la mia voce...penso spesso che, quando la perderò, non mi guarderà neanche più in faccia. Sono solo una maledetta idiota!)
Mi ero nascosta il volto fra le mani, era pesante pensare quelle cose, ma era ancora peggio parlarne con qualcun’altro. Quel giorno sembrava proprio perfetto per riempire una tinozza di lacrime…
Due braccia mi tirarono gentilmente da una parte e sbattei appena contro qualcosa di solido, morbido e tiepido…il bagnoschiuma aveva lasciato il posto al suo profumo. Sapeva di buono.
“You’re a woman, Anette. Emotion is a rightful part of your nature.” (Sei una donna, Anette. L'emozione è una giusta parte di te per natura.) disse piano, il naso che sfiorava i miei capelli “I think I’m starting to hate him…I’ll punch him on the face even now!” (Credo di iniziare ad odiarlo...lo prenderei a pugni in faccia da adesso!)
La sua battuta mi fece sorridere in mezzo alle lacrime. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto, fui la prima a scostarmi…mentre entravo in imbarazzo.
“Now it’s my turn…” (Adesso è il mio turno...) dichiarò Rob con un sorriso “Either my story has no happy ending…can you believe it?” (Nemmeno la mia storia finisce bene...ci crederesti?)
Annuì interdetta, stava davvero per raccontarmi i suoi problemi?!
“It’s much faster than yours…I was shooting a movie where I was a gorgeous vampire with one century of experience behind my back…” (È meno lunga della tua...stavo girando un film dov'ero un bellissimo vampiro con un centinaio d'anni d'esperienza alle mie spalle...)
“It can’t be…” (Non può essere...) esclamai, interrompendolo, ero a bocca aperta…ma allora…
“Let me finish…” (Lasciami finire...) mi fece notare con un sorrisetto nervoso, riavviandosi i capelli senza molto successo “…the golden boy meet the young girl hired for the co-leading character. Lovestruck at first sight…even more when I found out that she personally choosen me over thousands of other guys at the auditions.” (Il bravo ragazzo incontra la giovane ragazza presa per il ruolo di co-protagonista. Colpo di fulmine a prima vista...ancora di più quando ho scoperto che mi aveva personalmente scelto tra migliaia di altri ragazzi delle audizioni.) fece una pausa e finalmente riuscii a chiudere le mie mascelle spalancate.
“At that time she already had a boyfriend…so I knew that I hadn’t even a glimpse of a chance. I just started to forget her when, six months ago, she came to me and started to flirt and…we enjoyed our company too much. It was late when I discovered that the only thing she wanted was fulfillment to her lusts.” (All'epoca aveva già il ragazzo...così sapevo che non avevo la benché minima possibilità. Avevo appena iniziato a dimenticarla quando, sei mesi fa, è venuta da me, ha iniziato a flirtare e...ci siamo divertiti troppo. Fu tardi quando scoprii che l'unica cosa che voleva era solo l'appagamento dei suoi desideri.) l’ultima parte l’aveva raccontata a denti stretti, puntando lo sguardo su qualcosa che poteva vedere solo lui. Gli occhi stretti dal rancore e sciolti dalla debolezza.
“I’ve never been a reckless one, but I thought I could live with that truth as far as I can. I felt void…I’m void because, everytime I try to refuse her…” (Non sono mai stato uno spericolato, ma pensai che potevo vivere così comunque, finché potevo. Divenni vuoto...sono vuoto perché, ogni volta che cerco di respingerla...) le parole si affievolirono, aveva preso a guardare in basso “…I can’t.” (...non posso.)
Quella ragazzina che faceva la cresciuta...che miserabile!
Avrei voluto inveire e dirgliene dietro di tutti i colori, eppure l'unica cosa che feci fu posare una mano sulla sua spalla in una stretta amichevole.
“We have to make a toast…” (Dobbiamo fare un brindisi...) gli offrii enigmatica, alzandomi mentre lui m’imitava interrogativo.
Arrivammo in cucina dove presi due bicchierini dalla vetrinetta e aprii lo sportello del frigorifero, prendendo una bottiglia di liquore al mirto fatto in casa. Chiusi con un colpo d’anca l’anta e versai due dita in ogni bicchiere. Rob lo prese poco convinto ed alzai il mio bicchiere solennemente…
“I swear I’ll struggle to forget Tuomas…” (Giuro che mi sforzerò di dimenticare Tuomas...) sorrisi, prima di tirare giù il tutto in un sol colpo.
“Uhm…I just won’t be used again!” (Uhm...non voglio più essere usato!) esclamò Rob, imitandomi ma non riuscendoci pienamente, iniziò a tossire. Mi avvicinai, dandogli dei colpetti sulla schiena.
“Look up, Rob!” (Guarda su, Rob!) l’alcool stava già salendo al cervello perché ridacchiavo mentre gli davo un bicchiere d’acqua “Next time don’t let it touch your tongue…” (La prossima volta non fargli toccare la lingua...)
“Ooo-cough-oook…” aveva prosciugato il contenuto del bicchiere in un nanosecondo con delle smorfie buffissime.
“Goodnight, Rob…” (Buonanotte, Rob...) salutai con un sorriso divertito.
“Night, Anette…” ('Notte, Anette...) replicò il mio sorriso.
Presi a salire le scale, sentendomi più leggera…e non era l’effetto del liquore.

26 Maggio 2009, ore 15 e 45
Toscana, Montepulciano, Piazza Grande, Hotel Duomo

“Uffa!!! Dov’è?! Voglio vedere Rob!!!” piagnucolò per la centesima volta Clara, gonfiando le guance e rifiutando il cucchiaino colmo di gelato alla stracciatella che le tenevo davanti…Giulia le aveva preparato gratis una megacoppa a cinque gusti corredata di biscotti e ci eravamo sedute in un tavolino sulla terrazza privata dell’hotel. Fuori era impossibile sedersi. Non avevo mai visto quello sperduto paesino toscano così affollato!
Mettendo da parte le circa tremila comparse in rosso e i duecento/trecento addetti alle riprese tra i quali attori, stuntmen, regista e tecnici d’oltreoceano…più cinquemila persone lì solo per vedere un pelo di Robert. Non ero preparata a tutta quella venerazione e non potevo aspettarmela dato che non avevo mai letto un libro della Meyer…
L’aria normalmente immobile del paese era scossa a ripetizione da raffiche d’urla, urletti e cori da stadio. Oltre alle adolescenti e ragazze della mia età, rimasi sbalordita a vedere ragazzi e mamme affette dalla Twilightmania!
Sembrava fossi nel bel mezzo di un carnevale posticipato…
Da quel tavolo lassù vedevamo chiaramente la piazza con la fontana finta, i gruppi d’incappucciati e il portone del municipio dal quale doveva uscire Rob da un momento all’altro. Kristen stava dall’altra parte della piazza e aveva già fatto avanti e indietro per le varie inquadrature della corsa.
Un boato, composto di mille voci acute ci fece abbassare lo sguardo e vedemmo il perché…
Il regista aveva dato il via alla ripresa e Rob era uscito fuori, iniziando a sbottonarsi la camicia. Era talmente pallido che sarebbe potuto passare per una statua di gesso. Quando tagliarono, Rob rientrò in fretta e Clara esplose in gridolini d’apprezzamento. La ripresi, ma c’era poco da rimproverare, tutti gli occupanti della terrazza si erano affacciati, rapiti dal vampiro.
Le possibilità erano solo due: o ero l’unica sana di mente, o ero l’unica pazza che non capiva…mah!
Fatto sta che Rob non comparve più per ben dieci minuti…a quanto pareva troppo imbarazzato dalle urla…
Tornò fuori e girò di nuovo, poi iniziarono il pezzo finale della corsa.
Mi uscirono gli occhi fuori dalle orbite alla scena…Kristen gli era saltata addosso!!! Lo stringeva come un salame! Lo sbaciucchiava senza pudore!!! Adolescente scellerata!
Alla fine della prima ripresa dopo pochi secondi di silenzio assoluto, l’intera piazza esplose con la potenza di una bomba atomica…sembrava il giorno del giudizio.
Tutta quell’euforia si spense solo quindici minuti d’orologio dopo e il regista, che si asciugava la fronte con un fazzoletto, fece un’altra ripresa e poi un’altra ancora…sembrava dovesse durare ore. Forse mi sembravano ore perché Kristen non mi incantava…saranno state riprese e quindi lavoro…ma era disgustoso.
Verso le sei cedetti alle insistenze di Clara per evitare di perdere il senno e scendemmo in piazza, dove la folla non era affatto diminuita anche se degli uomini stavano smontando l’attrezzatura.
Grazie ad un pass che ci aveva fornito in gran segreto Ashley, passammo le transenne senza alcun problema ed entrammo in fretta nel Municipio dove gli attori si sottraevano alla vista dei curiosi. Nel cortile interno c’era fermento e intravedemmo Ashley ancora truccata da Alice Cullen che ci raggiunse.
“Hi!” (Ciao!) salutò squillante, con un grosso sorriso rivolto a Clara che la salutò con la manina “He’s in the hotel, now…I’m going to change, too…” (Adesso è nell'hotel...anch'io vado a cambiarmi...)
Entrammo in una sala, prendendo una scaletta stretta e ripida che scendeva in quelle che sembravano cantine ma, che invece, era un passaggio sotterraneo fra il municipio e l’hotel Duomo.
Due minuti dopo eravamo nell’ingresso, al riparo dagli schiamazzi che suonavano davvero vicinissimi ora…la via doveva essere completamente zeppa di gente!
Rob era fermo accanto alle scale che portavano di sopra, vestito ancora con i costumi di scena, parlava cupamente con due attori. Ashley si avvicinò e gli mormorò qualcosa che lo fece voltare verso di noi.
Rimasi traumatizzata nel vederlo con gli occhi di quel colore assurdo. Il cerone lo rendeva ancora più bizzarro!
Comunque ci sorrise e ci fece segno di aspettarlo lì. Dopo dieci minuti tornò giù vestito come al suo solito, gli occhi del loro colore ma l’incarnato cadaverico.
“Hey…” salutò, prendendo in braccio Clara che si attaccò immediatamente al suo collo, estasiata.
A dir la verità ero un po’ imbarazzata…la sera prima gli avevo raccontato cose che nessun’altro avrebbe mai sentito uscire dalle mie labbra. Non sapevo proprio come comportarmi, ma non avevo il tempo per pensarci.
Alcuni bodyguard ci raggiunsero e ci accompagnarono nell’androne dell’hotel, protetto da un portone di legno dove ci aspettavano un mini-van e una mercedes. Rob deviò verso la berlina, non ascoltando gli avvertimenti delle guardie del corpo e mi fece cenno di salire. La macchina partì con un ruggito e uscimmo in mezzo a due ali di gente che cercava di guardare dentro, ma era ostacolata dai vetri neri.
Usciti da una delle porte del paese chiesi cauta “Is everything all right?” (Va tutto bene?)
“I think I’ll need a whole bottle of menthol mouthwash, apart from that everything’s absolutely fine…” (Credo che avrò bisogno un'intera bottiglia di colluttorio, oltre a questo tutto è assolutamente perfetto...) il suo sorriso era ironico, mentre Clara giocava con i suoi capelli marmorizzati da quintali di gel e lacca.
Passò un attimo prima che entrambi scoppiassimo a ridere e mia cugina ci guardasse come se fossimo impazziti.

26 Maggio 2009, ore 19 e 45
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Tornati al Relais ero stata rapita da mia zia che, con un mestolo in mano, mi minacciò di aiutarla con la cena. Clara si era allontanata per giocare nel giardino e Rob si era chiuso nella sua camera, probabilmente per levarsi il trucco di dosso.
Dopo mezz’ora arrivò anche il mini-van e tutti gli attori, meno Kristen, si diressero nei vari alloggi.
Lei prese le scale spedita e sbattè la porta di quella che doveva essere per forza la camera di Rob.
Dieci minuti dopo dal piano terra si sentiva chiaramente il baccano di una mega litigata in grande stile.
Iva ed io facemmo finta di niente mentre lavoravamo sul tavolo ma Clara entrò di corsa in cucina.
“Mamma!!! Che succede?!” disse squillante.
“Niente cara…” cercò di calmarla lei.
“Ma Rob sta urlando!” mia cugina si voltò verso di me, agitata “È tanto arrabbiato!”
Per fortuna mi resi conto delle sue intenzioni prima ancora che le mettesse in atto…la presi e la costrinsi a sedere sulle mie ginocchia.
“Tu adesso mi prometti che non andrai su e che questa sera non gli darai alcun fastidio, è chiaro?” dissi seria.
“Anette…” piagnucolò lei “Non è giusto!!!”
“La vita non è mai stata giusta.” replicai amara, beccandomi un’occhiataccia da Iva che stava mescolando la pasta.
La lite passò sotto silenzio quella sera, anche se notai che Ashley era molto più fredda nei confronti di Kristen che faceva finta di niente e sorrideva a tutti. Robert non era sceso con la scusa di non sentirsi molto bene. Quando tutti gli ospiti si erano sparpagliati chi a godersi il fresco chi a rilassarsi, entrai in cucina e preparai dei tramezzini. Presi il vassoio e una bottiglia di birra e poi salii su verso la zona off-limits dal tardo pomeriggio. Bussai piano, ben sapendo che non avrei ottenuto risposta, abbassai la maniglia ma la porta era chiusa dall’interno.
“I’m Anette, Rob.” (Sono Anette, Rob.) dissi a voce abbastanza alta perché mi sentisse.
Stavo per tornarmene giù quando la serratura scattò e l’uscio s’aprì d’un paio di centimetri, dei passi a piedi nudi e poi un tonfo…si doveva essere tuffato sul letto. Spinsi la porta ancora un po’ per entrare poi la chiusi con un colpo di piede.
“Lock it up.” (Chiudila.) non voleva sembrare brusco ma la sua voce era a metà fra un gemito e un grugnito arrabbiato.
Posai il vassoio sul comodino poi feci cosa mi aveva chiesto e tornai indietro, sedendomi sul bordo del letto. Per tutto il tempo mi aveva dato le spalle…
Indossava una stinta maglietta nera ed un paio di jeans sdruciti, i capelli morbidi e liberi dalla lacca, la linea squadrata del mento perfettamente sbarbata.
“You heard us?” (Avete sentito?) chiese umiliato e abbattuto, tanto che mi sentivo in dovere di consolarlo.
“I’m really sorry…” (Mi dispiace davvero...) posai una mano sulla sua spalla “If…if I knew something like this was going to happen…” (Se...se avessi saputo che sarebbe successa una cosa del genere...)
“Not your fault…” (Non è colpa tua...) mormorò, rimanendo girato di spalle.
Non volevo pressare troppo con le scuse, ero certa che sarebbe diventato irritabile…mi morsi un labbro, cercando di inventarmi una scusa per continuare a parlare.
“Hey…I wondered you would like to eat something…” (Hey...mi sono chiesta se volevi mangiare qualcosa...) proposi appena.
“Not in the mood for eating anything…” (Non sono dell'umore giusto per buttare giù niente) rispose di nuovo lui con un sospiro depresso, non si era ancora voltato “Thanks.” (Grazie.)
“Okay…” risposi, immaginavo che non volesse gente intorno, e quello che potevo l’avevo fatto “I suppose I’ll leave you alone then.” (Suppongo che ti lascerò stare allora.)
Mi alzai in silenzio e camminai verso la porta, ma la sua voce mi gelò sul posto.
“Don’t go away.” (Non andare via.) mi voltai nel silenzio che seguì, interrogativa e lui continuò, finalmente guardandomi “I…it’s just…” (Io...è solo...)
“All right…you don’t need to search for an excuse.” (Va bene...non devi cercare una scusa.) gli sorrisi, comprensiva “Not with me at least…I perfectly know how you feel.” (Non con me almeno...so perfettamente come ti senti.)
Il suo sguardo si schiarì appena, e cercò di mettere su un sorriso incrinato. Battè il palmo della mano sul materasso accanto a lui.
“Sit here with me, please.” (Siediti qui con me, per favore.)
Tornai indietro e, mentre mi sedevo, una delle sue mani cercò la mia stringendola delicato.
“She’s dead jealous about you.” (È gelosa di te.) dichiarò d’improvviso, aspettando la mia reazione immediata.
“What…?!?!” (Cosa...?!?!)
“She screamed that both you and Clara have monopolized me…I spend too much time with you for her. So I just let her know that, between us, the one who’s making two-timer isn’t me. At that point she really went mad and kept screaming, she tried to punch me and then I lost it too. I literally throw her out of my room and in the meantime she just screamed the worst insults I’ve ever heard…” (Ha urlato che sia tu che Clara mi avete monopolizzato...spendo troppo tempo con voi. Così le ho fatto solo presente che, fra di noi, quello che fa il doppiogioco non sono io. A quel punto è impazzita e ha continuato ad urlare, ha provato a picchiarmi e a quel punto anch'io ho perso la calma. L'ho lettaralmente buttata fuori dalla stanza e nel frattempo lei continuava a urlare i più turpi insulti che io abbia mai sentito...) tutto questo lo disse velocemente, affondando le mani nei capelli…come se ogni parola scottasse sulle sue labbra.
“Rob…” iniziai, ma non mi lasciò parlare.
“I love her too much even now…I can’t make it over…” (L'amo troppo pure adesso...non posso finirla...) piantò i suoi occhi, ora più grigi che verdi nei miei, un leggero alone rosso li cerchiava, non volevo credere che avesse davvero pianto per Kristen.
“You can’t do it in a day…” (Non puoi farlo in un giorno...) cercai di spiegargli “Slow it down…you need time. Faster often stands with suffering…” (Rallenta...hai bisogno di tempo. La velocità fa spesso coppia con il soffrire...) Aveva abbassato gli occhi sul pavimento, riflettendo.
“Listen…eat something, it’s useless to mourn. Tomorrow you’ll have to work hard…come on!” (Senti...mangia qualcosa, è inutile addolorarsi. Domani dovrai lavorare duro...forza!) lo incitai, indicandogli il vassoio in bella vista. Occhieggiò il contenuto per un po’ prima di prendere un tramezzino.
“You are not human…” (Non sei umana...) disse, prima di mordere.
“Why?” (Perché?)
“Too kind to be real…” (Troppo gentile per essere vera...) disse, dopo aver ingoiato il primo boccone, il suo sorriso stava tornando pian piano “These are mouth-watering.” (Questi sono ottimi.)
Friends…” (Amici...) sottolineai quelle parole facendo le virgolette con le dita “Remember?” (Ricordi?)
La sua risata roca spezzò l’ultimo brandello di tensione rimasto e sospirai di sollievo…il peggio era passato.
“Would you do me a favour, Anette?” (Mi faresti un piacere, Anette?)
“At your service…” (Ai tuoi ordini...)
“Could you borrow me a Pink Floyd’s cd, tonight?” (Mi presteresti un cd dei Pink Floyd, stasera?)
“You eat…I’ll search for it.” (Tu mangi...io lo cerco.) proposi con un sospiro, il suo sorriso era tornato quello di sempre, gli illuminava il volto.
La ricerca portò via più di venti minuti dato che andai nel panico più totale…non ricordavo dove avevo lasciato The Division Bell!
Per fortuna mi si accese una lampadina e lo recuperai tornando di sopra, poi scelsi un altro album della band britannica…
Tornai nella camera Royal dove Rob si stava pulendo le labbra con un’espressione soddisfatta…il vassoio era vuoto e la bottiglia pure.
“Full?” (Pieno?) chiesi discreta.
“Quite satisfied…” (Abbastanza soddisfatto...) si lasciò cadere sul materasso, con le braccia allargate, chiudendo gli occhi.
“Good…where can I leave it?” (Bene...dove posso lasciarlo?) gli mostrai il disco argentato che tenevo tra le mani.
“Wait…” (Aspetta...) si rialzò con una spinta e raggiunse la scrivania, aprendo il notebook e mandandolo in avvio “I don’t mind if you stay there a little, you know…I feel right when I’m with you.” (Non mi dispiace se rimani ancora un po', sai...mi sento bene quando sono con te.)
“You don’t want some time by yourself?” (Non vuoi startene un po' da solo?) domandai dubbiosa.
“Wonder is the worst thing I could do, now…” (Fantasticare è la cosa peggiore che potrei fare, ora...) rispose semplicemente, aprendo il lettore di musica e mettendo a random le tracce.
Così ci sedemmo sul grosso letto a due piazze abbondanti…fu quella la mia sera per fargli domande.
Gli chiesi un mucchio di cose diverse sul Regno Unito, su Londra…dalle usanze al clima, dalle vie più frequentate alla birra preferita!
Lentamente aveva riconquistato un po’ di buon’umore ma immaginavo che fosse una conseguenza anche della pancia riempita…i maschi in generale tendevano a diventare meno simpatici se erano a digiuno…
Verso le dieci di sera le tracce si erano ripetute almeno tre volte ciascuna, ma la musica era sempre bellissima e rilassante…
Rob aveva iniziato a scivolare da appoggiato alla testiera a sdraiato sul letto, usando come cuscino un mio fianco. Dormiva come un bambino, tenero nel volto e dall’espressione dolce…

“Strangers passing in the streets
By chance two separate glances meet
And I am you and what I see is me
And do I take you by the hand
And lead you trough the land
And help me understand the best I can”
Doveva essere veramente stanco morto, poveretto.
Speravo solo di averlo aiutato un poco…le mie dita sfioravano appena le punte dei suoi lunghi capelli disordinati. Erano lisci e scuri nel buio della camera. Chiusi gli occhi ascoltando i restanti minuti di Echoes vibrare nell’aria senza lasciare traccia del loro passaggio…e non ebbi più la forza di riaprirli…

27 Maggio 2009, ore 4 e 45
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Un fastidioso beeeeeeeeeeeppppp mi trapanò le orecchie come una scarica di dinamite.
La mia mano scattò verso sinistra ma non trovai il davanzale come al solito…trovai il vuoto…
Inutile dire che mi beccai una botta sul didietro da Guinness seguita da un’imprecazione non proprio candida in finlandese.
Non mi resi ben conto di dov’ero finché il trillo non si spense e vidi spuntare una testa arruffata dalla sponda del letto. Gli occhi ancora gonfi di sonno di Rob mi fissarono confusi.
“Hi…” (Ciao...) gracchiò per poi riaffondare la testa nel guanciale, in stato ancora troppo comatoso per mettere assieme una frase completa con soggetto, verbo e complemento.
“Ouch!” mi sfregai la zona lesa “For God’s sake…what’s the time?!” (Dio misericordioso...che ore sono?!)
“A quarter to five in the morning…” (Un quarto alle cinque del mattino...) borbottò Rob.
“What?!” (Cosa?!) strabuzzai gli occhi, ormai lucida e mi alzai quel tanto da leggere l’ora…in effetti aveva ragione. Un’altra imprecazione poco femminile mi uscì dalle labbra…e adesso chi la sentiva Iva?!
Mi misi in piedi in una frazione minuscola di secondo e raggiunsi la porta poi ci ripensai un momento e tornai indietro per riprendere il vassoio della sera prima, mentre Rob mi guardava senza capire.
“I have to go downstairs to help my aunt…and I need a good explanation for my delay…” (Devo andare giù ad aiutare mia zia...e ho bisogno di una buona scusa per il ritardo...) spiegai in fretta con un sorriso complice, aprendo la porta.
Il resto della mattinata può essere brevemente descritto con la parola Inferno.
Iva era davvero scocciata dal mio ritardo e ovviamente fu ancora più irritata dalle mie scuse senza capo ne coda…ma non potevo dirle dove ero finita sennò non l’avrei passata liscia neanche se avessi iniziato a piangere in aramaico!
Venni relegata a fare le pulizie nelle dependance da sola armata di mocho, scopa e secchio…ci avrei messo dei secoli senza l’aspirapolvere!!!
Dopo tanto olio di gomito, capo cosparso di cenere e ginocchi sui ceci mi sentivo distrutta…la mia schiena sembrava essere stata calpestata da un centinaio di tori imbufaliti.
Sbuffando, tornai alla villa dove mia zia mi aspettava a braccia conserte sulla veranda.
“Ce ne hai messo di tempo…ora mi darai una mano con il pranzo!!!” comandò con fare insensibile, mentre Clara mi guardava incuriosita da dietro di lei.
La zia non mollò fino a pomeriggio inoltrato, soddisfatta e sicura che avessi imparato la lezione a dovere.
Ero talmente stanca che avrei potuto dormire sulle piastrelle del pavimento, dimenticando pure di cenare.
Ma prima di tutto feci una capatina al bancone, controllando l’account in cerca di una nuova e fornita mail da parte di Tuomas…al suo posto stavano due pagine di fitto finnico scritte da Marco che stampai per evitare di essere presa ancora di punta da Iva.
Con i miei due fogli mi avviai verso il giardino sul retro dove, a pochi metri della piscina, stava un’amaca appesa a due enormi alberi…in quel momento rappresentava il Paradiso in Terra.
Mi lasciai andare, dondolando forte per i primi attimi…sembrava di essere in mezzo al mare…
Spiegai la pagina, iniziando a leggere le prime righe ma il ritmico dondolio mi conciliava al sonno e chiusi gli occhi.
Quando li riaprii mi resi immediatamente conto che era troppo buio e che i fogli erano spariti!
Agitata mi guardai intorno e scoprii un rosso puntino luminoso accanto uno degli alberi e odore di bruciato.
“Porc!!!” balzai in alto, pensando che l’albero avesse preso fuoco quando qualcosa di caldo mi afferrò per un polso.
“Calm down, Anette! It’s just me!!!” (Calma, Anette! Sono solo io!!!) la voce divertita di Robert mi arrivò con una risata.
“The mail…” (La mail...) chiesi, ormai in piedi a controllare ogni metro intorno all’amaca.
“I suppose it fell down when you were asleep.” (Suppongo che ti sia caduta quando ti sei addormentata.) mi tese i fogli, buttando fuori uno sbuffo di fumo “I can’t understand a word…” (Non riesco a capirci una parola...)
“I believe you…” (Ci credo...) risposi con un sorrisetto “So…what are the last news from the Anti-Kristen Stewart Legacy?” (Allora...quali sono le ultime notizie dalla Lega Anti-Kristen Stewart?)
“Always the same…she has been deviously sweet today…but I’m still too much angry to let her win.” (Sempre le stesse...oggi è stata stranamente zuccherosa...ma sono ancora troppo arrabbiato per lasciarla vincere.) sembrava compiaciuto, speravo per lui che avesse abbastanza coraggio di andare avanti. Stavo per rispondere quando domandò “I don’t want to pester…but…that’s a letter from the infamous Tuomas?” (Non vorrei infastidire...ma...quella è una lettera dal scellerato Tuomas?)
“Actually no…” (Veramente no...) sospirai “It’s Marco…Tuomas doesn’t like to waste his time on letters.” (È di Marco...Tuomas non ama sprecare il suo tempo con le lettere.)
“Wow…really long for a male…” (Wow...davvero lunga per un maschio...) era davvero impressionato…beh…Marco era una sagoma non indifferente, come Tuomas. Non potevamo che essere pazzi per fondare una band metal.
“Yeah…but it’s an average for him…he likes to gossip me on everything. Jukka and Emppu called us the ‘two desperate housewives’!” (Sì...ma è normale per lui...gli piace spettegolare su tutto. Jukka ed Emppu ci hanno sopprannominati le due 'Desperate Housewives'!)
“Oookkkkaaay…too much infos for me…” (Oookkkkaaay...troppe info per me...) ero certa che stesse roteando gli occhi “Someday I would like to meet them…” (Un giorno mi piacerebbe conoscerli...)
“Okay…”
“Okay…”
Mi ero accovacciata accanto a lui, i fili d’erba che solleticavano la pelle dietro le ginocchia.
“Do you know some constellations?” (Conosci qualche costellazione?) chiese lui d’improvviso “Where I live in England I never seen so many stars in all my life…neither in Canada nor in New York.” (Dove sto in Inghilterra non ho mai visto così tante stelle in tutta la mia vita...non in Canada e nemmeno a New York.)
“Yes…you see those three stars up there?” (Sì...vedi quelle tre stelle lassù?) mugugnò un assenso “It’s Orion’s belt…actually you could see the Hunter…he has an arm over his head and a sword by his side. Legends tell us that he’s beautiful and strong. Almost every lady had fallen in love with him and, when he couldn’t have them with kindness, he took them with force…” (È la Cintura di Orione...a dire il vero puoi vedere il Cacciatore...tiene un braccio sopra la testa e una spada al suo fianco. Le leggende dicono che fosse bello e forte. Quasi tutte le fanciulle si innamoravano di lui e, quando non poteva ottenerle con la gentilezza, le prendeva con la forza...)
“And those stars over there?” (E quelle stelle laggiù?) indicò con una mano alcuni puntini luminosi.
“Aries.” (Ariete.)
“Gemini is visible from there?” (I Gemelli sono visibili da qui?)
“Yes, I think…wait…yeah, here it is!” (Sì, credo...aspetta...sì, lì!) puntai la mano all’estrema destra “Do you see those two bright stars? They’re Castor and Pollux…link them to these other five and you can see the Twins.” (Vedi quelle due stelle splendenti? Sono Castore e Polluce...allineale con quelle altre cinque e puoi vedere i Gemelli.)
Continuammo così per un po’ finché non rimanemmo in silenzio. Era troppo difficile parlare di stelle quando un mucchio di nottate passate all’aperto erano rimaste marchiate a fuoco nella mia mente…sotto la mia pelle.
“I guess I know what you’re dreaming of…” (Credo di sapere a cosa stai pensando...) sospirò triste.
“Life isn’t fair…right?” (La vita non è giusta...vero?)
“Yeah…” (Già...) si era sdraiato sull’erba, incrociando le braccia dietro la schiena “I’ve made some research on Tuomas Holopainen…I mispelled?” (Ho fatto qualche ricerca su Tuomas Holopainen...l'ho detto male?)
“No…go on, tell me about it.” (No...va avanti, dimmi tutto.) ero tesa…per qualche strana ragione mi chiedevo che impressione gli avesse fatto!
“There are hundreds of sites on Nightwish around the whole web!!! You knew that?!” (Ci sono centinaia di siti sui Nightwish per tutto il web!!! Lo sapevi?!) esclamò deciso “Some are huge…with photo galleries that just miss madness.” (Alcuni sono enormi...con gallerie di foto pazzesche.)
“Go to the point, please…don’t fool around.” (Arriva al punto, per favore...non girarci attorno.)
“Well…I gave a brief look. You all seemed very united and some backstages are…well…” (Beh...gli ho dato un'occhiata. Sembrate tutti molto uniti e alcuni dietro le quinte sono...beh...) mi voltai verso di lui, speravo solo che non avesse visto alcuni rari scatti che gironzolavano ancora sul web.
“Let me guess…something like sauna, four guys naked, a christmas three and one and a half foot of snow?” (Fammi immaginare...qualcosa come sauna, quattro ragazzi nudi, un albero di Natale e un piede e mezzo di neve?) mi stava per scappare una risata isterica.
“I will just be shocked for life…” (Rimarrò traumatizzato a vita...) commentò piano, a quel punto la mia risata scappò e si espanse.
“A bet…that winter there were thirteen degrees Fahrenheit under zero, I don’t think they ever felt the cold with all the vodka they drunk. The infamous scene took place in the little yard beside my house the last night of the Year…luckily no-one was around at that hour.” (Una scommessa...quell'inverno c'erano tredici Gradi Fahrenheit sotto zero, non credo che abbiano sentito freddo con tutta la vodka che si erano scolati. La scandalosa scena venne messa in atto nel piccolo cortile vicino a casa mia l'ultima notte dell'Anno...fortunatamente nessuno era in giro a quell'ora.) spiegai, ancora scossa dalle risa “The year after we used the video for fans’ seasons greetings…” (L'anno dopo abbiamo usato quel video per gli auguri ai fans...)
“Charming…” (Incantevole...) il tono che usò mi fece scoppiare di nuovo a ridere, ci volle un po’ prima che tornassi ‘seria’.
“I like your laugh…it’s silvery.” (Mi piace la tua risata...è argentina.) continuò pensoso.
“And the poet descends…” (E il poeta scende...) motteggiai, ero sdraiata su un fianco accanto a lui, la testa appoggiata ad una mano.
“I didn’t understand why he enchants you…I shall born female, I guess…” (Non ho capito perché ti affascina...suppongo avrei dovuto nascere femmina...) mi stava fissando negli occhi, aveva cambiato discorso brutalmente senza preamboli “He seems a deep person...” (Sembra una persona profonda...)
“I can’t say…sometimes I feel like he’s the magnet and I’m just a rusted little piece of iron.” (Non so dirlo...alcune volte lui è il magnete ed io mi sento solo un piccolo pezzo di ferro arrugginito.) feci spallucce “Marco said Tuomas is going to use me…he never does, so…” (Marco dice che Tuomas potrebbe usarmi...non lo fa mai, però...)
“Nothing’s happened…?” (Non è successo niente...?)
“Exactly, not with me at least.” (Esattamente, non con me almeno.) mi alzai, spazzando via l’erba “Well…have a goodnight…I’m going to sleep…” (Beh...ti auguro la buona notte...me ne vado a dormire...)
“Goodnight, Anette…” (Buonanotte, Anette...)
“Night Rob…” ('Notte Rob...)
Avevo detto una piccola bugia…a fin di bene…più o meno…
Tornai allo sgabello davanti al notebook e, finalmente, la mia pazienza fu premiata…avevo qualcosa come duecento megabyte di allegato da scaricare, cortesemente da Tuomas-sono-Dio-Holopainen. Avviai il download, ringraziando il cielo che il server fosse finlandese e in pochi minuti ebbi finito. Nel frattempo stampai le tablature e cercai un cd vergine per masterizzarci il tutto.
Fatto quello non mi restò che andare di sopra e inserire il disco nello stereo, non dopo aver infilato con abilità consumata il jack delle cuffie al buio…niente mi impediva d'immergermi nel mondo di Tuomas, ora. E ascoltare i suoi, i miei demoni prendere vita.

27 Maggio 2009, ore 16 e 20
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Appena avevo aperto gli occhi, dopo aver passato la notte ad ascoltare le demo tipo messaggio subliminale. Mi sentivo pesante…
Schippai le tracce fino ad una delle tante canzoni che io e Marco dovevamo cantare assieme…dalle tablature l’aveva scritta Marco…ma sembrava che l’avessi scritta io…il testo poi era talmente esplicito sui sentimenti che proprio…
Decisi di lasciare stare e scesi.
Niente. Anche se occupavo la mente, un gioco di musica differente stava prendendo piede nella mia testa a volume sempre più alto. Non si spegneva…
Disperata mi sedetti davanti al notebook nella pausa pranzo e cercai di dare dei suoni a quel motivetto maledetto…
Avevo installato su quel computer un programmino che usavamo spesso per creare dei demo, con in memoria vari strumenti musicali in modo da sovrapporli e creare una traccia falsa ma abbastanza completa. Ero una frana ma Tuomas e Jukka mi avevano insegnato ed obbligato ad usarlo…
Fra errori e distrazioni misi insieme una strana musica tipo ‘Ritorno dei morti viventi’ al quale la mia testa stava già aggiungendo cori da brividi di terrore…il problema adesso era il testo. Sapevo già la tempistica come se l’avessi sempre avuta davanti…strofa parlata, intermezzo mezzo alto, ritornello acuto usando la tonalità soprano.
Ci stava anche una chitarra elettrica…tornata a casa avrei coinvolto Marco per un paio di pomeriggi…non avrebbe potuto negarmelo!
Salvai il tutto al sicuro su una penna e canticchiai la melodia in una versione un po’ più orecchiabile e da bambina per tutto il tempo. Clara ne era nauseata…
Prima di cena mi feci una doccia e, mentre l’acqua tiepida mi toccava ogni parte del corpo, ebbi il lampo di genio. I miei occhi si fissarono sul muro di piastrelle color panna, mentre le mie labbra si aprivano e si chiudevano sulle parole del ritornello…
La seconda volta diedi loro il suono, chiudendo la manopola dell’acqua.

“Frozen in time, yearning forbidden wishes.
Damned and divine.
Scars of my broken kisses.
What will follow if tomorrow's blind?
My eternal night.”
Le parole erano perfette…la canzone parlava di lui…
Continuai a provarle con diverse intonazioni, uscendo dalla doccia e quando arrivai allo specchio sopra il lavandino…realizzai…
Avevo prima pensato, poi composto, infine cantato una canzone per Tuomas. Ero convinta di non poter mettere su carta i miei sentimenti ma...l’avevo fatto.
Un discreto bussare mi distolse da quella realtà insolita…
Tornai in camera.
“Sì?”
“That’s Rob…do I come in?” (Sono Rob...posso entrare?) vedevo già la maniglia abbassarsi e andai in panico, ero in asciugamano!
“NO!” la maniglia era tornata su di scatto, l’avevo spaventato “I mean…wait a couple of minutes, ok?” (Voglio dire...aspetta un paio di minuti, ok?)
Quando fui sicura che fosse ancora lì, mi strappai via di dosso la spugna e allo stesso tempo cercai un qualsiasi straccio da mettermi. Nel giro di tre minuti e quaranta secondi spalancai la porta.
“Is there something I can do for you?” (Posso fare qualcosa per te?) chiesi senza fiato.
“Yes…” (Sì...) sorrise cauto “Now may I come in?” (Adesso posso entrare?)
“Absolutely…I was…well.” (Assolutamente...ero...beh.) era meglio non addentrarsi nei particolari, ero ancora abbastanza stupefatta di mio…!
“I heard you.” (Ti ho sentita.) ecco…quello spiegava il suo tempismo perfetto, origliava attraverso la parete divisoria! Bello scherzo, Anette…ritenta e sarai più fortunata!
“Uh…”
“Is it yours?” (È tua?) chiese, senza peli sulla lingua.
“What?!” (Che cosa?!) dovevo sembrare frastornata. Come aveva fatto? Più importante: si capiva così tanto?!
“That melody…I couldn’t understand every single word…” (Quella melodia...non sono riuscito a capire ogni singola parola...) spiegò corrucciato “I just…wanted to hear it again…” (Volevo solo...ascoltarla di nuovo...)
Ci fissammo per un po’…poi parlai.
“It’s not completed…it’s just a bunch of words.” (Non è finita...è solo un mucchio di parole.) era troppo personale e nuova addirittura per me…non me la sentivo proprio…
“Okay…will you promise to let me heard when it’s finished?” (Okay...mi prometti di lasciarmela ascoltare quando sarà finita?) chiese con un sorriso, passando a piè pari sul mio rifiuto come se niente fosse. Annuì insicura, non sapevo se sarebbe mai finita quella canzone…ma ero certa che Tuomas non avrebbe mai dovuto sapere della sua esistenza.
La sera passò a quel modo…persa nelle mie macchinazioni musicali…mi rinchiusi in camera con notebook e tutto…cercando di inquadrarmi con le parti cantate che Tuomas aveva segnato in blu. Non avrebbe mai usato il rosso in vita sua.
Immaginavo che quello sarebbe stato lavoro sprecato dato che poi in studio sarebbe cambiato quasi tutto, comprese le intonazioni. Ma continuai a fare segni e, nel mentre costringevo la mia testa ad occuparsi, trovai un titolo per l’altra canzone.
Scrissi a penna in un maiuscolo frettoloso, nell’angolo a sinistra di un foglio.
Damned & Divine.

28 Maggio 2009, ore 18
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Bene o male sapevo a memoria i nuovi testi, ma Tuomas avrebbe comunque brontolato come suo solito. In quel periodo era scontroso, arrabbiato…l’aveva riportato in parole, era evidente. Per non parlare delle sue uscite da escapista con quella oca canadese...
Eppure la normalità sarebbe tornata presto, i miei biglietti andata e ritorno erano chiari in proposito: due giorni.
Avrei respirato di nuovo l’aria pungente di resina dai boschi di conifere.
Una domenica in compagnia dei miei genitori, magari facendo una bella passeggiata in uno dei numerosi parchi di Helsinki.
Il primo di Giugno avevamo prenotato uno studio di registrazione…due settimane e poi...ci aspettava un mese e mezzo di trasferta in giro per il paese e gli stati vicini. Le date, prima della partenza, non erano state tutte verificate.
Stufa di ascoltare per quella che doveva essere ormai la ventesima volta il cd, spensi tutto bruscamente.
Mi stropicciai gli occhi, sospirando.
“You need a break…” (Hai bisogno di una pausa...)
“I was just going to have one.” (Stavo per prendermene una.) risposi con un sorriso furbo, posando lo sguardo su Rob. Da quando ci avevo parlato la sera prima non mi aveva più cercato, non sapeva nulla della mia partenza ma doveva aver capito che stava per succedere qualcosa…era un ragazzo sensibile ai cambiamenti.
“What’s up?” (Che succede?) chiese, affondando nella poltrona più vicina al bancone.
“Tuomas sent me the new songs…in two days I’ll return home and destroy my bloody voice with all these lyrics…” (Tuomas mi ha mandato le nuove canzoni...in due giorni tornerò a casa e distruggerò la mia dannata voce con tutti questi testi...) spiegai, indicandogli la decina di fogli stampati e scarabocchiati ai margini da me.
Century Child…can I have a look?” (Century Child...posso sbirciare?) lesse dal primo foglio, aveva già la mano pronta per prenderli ma la colpii appena con le dita.
“You will wait…you said it yourself…so be patient!” (Aspetterai...l'hai detto tu stesso...quindi sii paziente!) lo rimproverai con un sorriso.
“Please?” (Per favore?) i suoi occhi chiari divennero lucidi e cucciolosi, ci mancava che facesse solo più il labbro tremulo!
“Noooooo…” cantilenai “I promise I’ll send you a copy before the release date, though I don’t understand what do you see in this…” (Prometto di mandartene una copia prima della data di rilascio, anche se non capisco cosa ci vedi in questo...)
“With all due respect to Tuomas’ genius, I like much more your voice…you’re a beautiful, deep and frank person. I bet he’s going to regret the past when you’ll crush on someone else.” (Con tutto il dovuto rispetto al genio di Tuomas, mi piace di più la tua voce...sei una persona bellissima, profonda e schietta. Scommetto che si pentirà delle proprie azioni quando ti innamorerai di qualcun'altro.) tutto questo l’aveva detto senza distogliere lo sguardo, convinto. Non ebbi cuore di rispondergli che l’affetto che provavo per Tuomas sarebbe rimasto eterno in tutti i significati e le varie forme che avrebbe preso con il tempo.
“I’ll miss you…” (Mi mancherai...) continuò triste “You helped me when no-one else did…” (Mi hai aiutato quando nessun'altro l'ha fatto...)
Presi un blocco d’appunti e iniziai a trascrivere il mio contatto Msn e quello di Skype, lo strappai e glielo lanciai stile pallina di carta.
“Happy?” (Contento?) chiesi con un sorrisino e il mio miglior accento britannico marcato “Now you haven’t excuses…mail me how much you want, golden boy!” (Adesso non hai più scuse...mandami posta quanto vuoi, bravo ragazzo!)
Ridacchiò diabolico “Oooookaaaaaay…”

29 Maggio 2009, ore 17 e 35
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno

Clara stava giocando con le Winx sull’erba a pochi metri da me, presa dal testo della nuova canzone, e Rob leggeva un libro dondolando sull’amaca.
Al ritornello si erano aggiunte alcuni altri piccoli versi, Rob allungava il collo ogni tanto per sbirciare e aveva detto…
“Something less creepy…?” (Qualcosa di meno cupo...?)
Di risposta gli avevo scoccato un’occhiataccia molto significativa e da quel momento si era astenuto.
La seconda metà del foglio era quasi completa…

”Feel the shadow of my oblivion
hoping mercy would show her face
on the road to your own perdition
I may see you again.

Frozen in time yearning forbidden wishes.
Damned and divine.
Scars of my broken kisses.
What will follow if tomorrow's blind?
My eternal night.

Every single dawn I die again.”

Quello sarebbe stato il finale…ma l’inizio?
Mi lambiccai il cervello per un po’, poi strillai disperata e mi sdraiai sull’erba, chudendo gli occhi…adesso iniziavo capire la maggior parte dei comportamenti da frustrato di Tuomas.
Canticchiai sottovoce quelle poche righe, cercando di dar loro un senso…
“He’s really so damned and divine?” (È davvero così dannato e divino?) motteggiò Rob, il libro lasciato a stesso, cantando stridulo sulla mia stessa lunghezza d’onda. Mi tappai le orecchie teatrale.
“God spare us from this plague!!!” (Dio salvaci da questa piaga!!!) la mia preghiera ad alta voce non piacque a Mr. Pattinson dato che nel giro di secondi si era lanciato per atterrarmi e rotolammo sull’erba mentre cercava di uccidermi con il solletico!
Arrivammo a venti centimetri dal bordo della piscina e lui riuscì a fermare la nostra corsa prima di cadere dentro.
“Great…” (Fantastico...) commentai cinica “…that’s all we needed…a jump into the poo-aaaahhhh!!!!” (...questo sì che ci serve...un salto in pi-aaaahhhh!!!!)
Non avevo calcolato che Clara avrebbe reputato divertente spingerci!
Cinque minuti dopo, nonostante i tentativi di Rob, stavo ancora correndo dietro a quella nanetta traditrice mentre i miei vestiti grondavano come una fontana.
Clara era fuggita in casa dove non potevo seguirla nella mia annaffiata condizione, ci risedemmo sotto l’albero. Rob si era tolto camicia e maglietta, strizzandoli e stendendoli su un ramo basso. Si era sfilato le scarpe e si sdraiò in soli jeans sul prato…
Quando avevano fatto quelle riprese in piazza non avevo notato quanto veramente fosse allenato, lo guardai per un po’ prima di staccare gli occhi.
I miei vestiti con la corsa e il sole che mi batteva ancora addosso si stavano asciugando rapidamente.
Nonostante il mio quasi nullo interesse per Twilight…desideravo sfiorarlo, provare a vedere che effetto faceva sulla mia pelle.
Rimasi con la mano congelata a metà, lo osservai e poi dissi insicura
“Can I…?” (Posso...?) Rob mi guardò con occhi socchiusi, poi fissò lo sguardo sulla mia mano ferma a mezz’aria.
“A test?” (Una prova...) domandò serio, calmo.
“Sort of…” (Qualcosa del genere...) sono arrossita, lo sento.
“Go on…it’s going to be a revelation for both of us…” (Vai...sarà una rivelazione per entrambi...) le sue parole ebbero l’effetto opposto, mi frenarono. Se ne accorse e mi afferrò la mano, portandola sul torace “Maybe I’ll discover that I’m a man instead of a puppet…” (Magari scoprirò che sono un uomo invece che un pupazzo...)
Era caldo e morbido, ancora un po’ umido per il tuffo non programmato in piscina. Sentivo i muscoli rilassarsi e tendersi sotto le dita, la pelle liscia al tatto. Aveva richiuso gli occhi.
Assente tracciai al contrario una linea immaginaria che mi portò fino dietro il collo, il suo respiro era regolare come il tic toc di un orologio. Dopo un attimo feci per rimuovere la mano ma l’afferrò di nuovo, tenendola stretta.
“I’ll share with you a truth, Anette…” (Ti dirò la verità, Anette...) mormorò lentamente “I felt your love for him. Because I’m right to say that you were touching Tuomas…isn’t it?” (Ho sentito il tuo amore per lui. Perchè sono nel giusto se dico che stavi toccando Tuomas...non è vero?)
Mi morsi il labbro. Per un solo momento, l’avevo davvero pensato…lui era sotto la mia pelle…dannato e divino.
“Weren’t you wondering of Kristen before?!” (Non pensavi a Kristen prima?) replicai irritata, cercando di difendere la mia vergogna.
“I’m trying to remove her from myself…it’s working…” (Sto cercando di dimenticarla...sta funzionando...) i suoi occhi grigio-verdi mi guardavano sereni, sorrideva “I wasn’t with her…” (Non ero con lei...)
Sfilai le mie dita dalle sue e mi sedetti, abbracciandomi le ginocchia e poggiandoci la fronte.
“You’re right…” (Hai ragione...) mormorai umiliata “You’re damn right!” (Maledettamente ragione!)
Una delle sue mani si era posata sulla mia schiena, sfregandola piano, dolcemente.
“Don’t be angry…” (Non ti arrabbiare...) disse consolante “No-one is perfect…maybe you just need more time.” (Nessuno è perfetto...magari hai solo bisogno di più tempo.)
Mi riavviai i capelli umidi con entrambe le mani, sospirando…ero stufa del tempo.
“When are you going to leave?” (Quando devi andare via?) chiesi decisa.
“Tomorrow, after lunch.” (Domani, dopo pranzo.) rispose lui.
“It’s not fair…my flight will take off at six in the morning!” (Non è giusto...il mio volo decollerà alle sei del mattino!) piagnucolai, cercando di suonare indignata più per l’orario che perchè…non avrei potuto salutarlo.
“We have an eternity to say goodbye to each other, Anette.” (Abbiamo un mucchio di tempo per dire arrivederci, Anette.)
“Just today…” (Solo oggi...) mi vergognavo a dirlo, ma mi sarebbero mancati quei sette giorni.
“Well…I’m going to kidnap you…prepare yourself then!” (Beh...ti rapirò...preparati allora!) il suo sorriso era biricchino.
Ebbi la sicurezza che non stava scherzando quando quella sera, mentre passavo davanti alla sua porta, venni strappata letteralmente dai miei passi e mi ritrovai in camera sua.
Prevedendo qualcosa del genere…avevo già fatto le valigie e tutto stava accantonato in un angolo della mia cameretta spiovente, sul letto un ultimo cambio di vestiti per il giorno dopo e l’occorrente per una doccia.
Passammo ore a giocare a carte, solo per perdere a turno e barare come due scolaretti ingenui…gli immancabili Pink Floyd fecero da background sonoro fino a notte fonda, quando ci coricammo fianco a fianco, vestiti. La mano di Rob saldamente intrecciata alla mia.

30 Maggio 2009, ore 4 e 20
Toscana, Montepulciano, Relais San Bruno / Finlandia, Helsinki, casa di Anette

Lo sveglino del mio orologio da polso trillò dolcemente e, quasi per inerzia, lo spensi.
Era appoggiata a qualcosa di caldo e mobile.
Un’abat-jour era rimasta accesa e mi resi conto che, nel sonno, io e Rob ci eravamo avvicinati fino a scontrarci uno con l’altro, una delle sue braccia era scivolata dietro la mia schiena.
Cercai di strisciare via da quella posizione e finalmente potei alzarmi…ero tutta indolenzita!
Rob dormiva così profondamente che non me la sentivo di svegliarlo…
Cercai della carta dell’agriturismo e scrissi un messaggio.
“Hi buddy…you were sleeping so soundly that I hadn’t the heart to wake you…I leave you the cd, use it for a good cause and treat it well! You’ll give it back to me someday… =D I wish your happiness…and write when you feel the need, I’ll read… Good journey…and be the golden boy!”
"Ciao compare...stavi dormendo così profondamente che non me la sentivo di svegliarti...ti lascio il cd, usalo per una buona causa e trattalo bene! Me lo ridarai un giorno...=D ti auguro tanta felicità...e scrivimi quando ne senti il bisogno, leggerò... Buon Viaggio...e rimani un bravo ragazzo!"
Lo lasciai sul comodino ed, in punta di piedi, uscii dalla camera e mi chiusi la porta alle spalle. Feci la doccia, cercando di fare meno rumore possibile, indossai camicia e jeans, legandomi una felpa alla vita. Infilai le mie scarpe da ginnastica, chiusi il borsone e andai di sotto dove Bruno mi aspettava ancora addormentatissimo…poveretto!
Caricammo i bagagli e partimmo per Firenze, mentre ad est si stagliava l’alba che sarebbe sorta in pochissimo.
L’aereo partì in perfetto orario e, assieme al sole, mi muovevo…in meno di tre ore e un paio di scali…casa.
Uscii dalle doppie porte dopo i controlli in finlandese…un mese d’italiano e mi sentivo arrugginita!
Sembravo un mulo, mentre mi trascinavo avanti con due borsoni che su di me apparivano giganti!
Non ero proprio alta e robusta, se messa a confronto con gente tipo Tuomas o Rob…
“Ehilà bimba!” solo una persona mi salutava a quella maniera…
“Ciao Marco…” salutai con un sorriso che s’incrinò subito “Ciao Tuomas…”
Marco afferrò burbero uno dei borsoni, caricandoselo sulle spalle. I suoi lunghissimi capelli biondi che lo ricoprivano come un mantello…la sua barba diventava sempre più lunga!
Tuomas mi rivolse un sorriso stirato, ma non mi chiese se volevo aiuto mentre Marco marciava spedito verso l’uscita e sparlava sul perché era venuto ad accompagnarmi a casa…fatto sta che Tuomas ci metteva l’auto!
Anche lui adesso aveva lasciato crescere un pizzetto alla Jack Sparrow ma corto sul mento, i capelli tinti di nero e con qualche meche rossa fuoco.
Nel tragitto di mezz’ora le uniche parole che mi rivolse furono “Hai sentito le demo?” contro le centinaia di domande di Marco che non la smetteva un attimo di riempire il silenzio della vecchia auto.
Arrivati davanti a casa mia Tuomas scaricò entrambi, dicendo che andava a dare un’occhiata allo studio prima che chiudessero per il weekend.
“Ah…non puoi saperlo, ma tua madre mi ha invitato a pranzo per la felicità del tuo bel paparino!” esclamò l’altro, facendo virgolette sulla parola felicità.
“Sono appena arrivata e tutto questo non è possibile!!!” replicai, con una mano sulla fronte. Papà Johan odiava dal profondo del cuore essere sotto lo stesso tetto con i ragazzi della band…li chiamava i ‘capelloni cafoni’.
“Andrà tutto bene, baby, vedrai!” incoraggiò lui, bussando alla porta.
“Anette!!!” squillò mia madre con un sorriso, abbracciandomi.
“Mamma!” risposi io.
“Marco, entra pure, caro!”
Entrammo e ci dirigemmo di sopra per posare i borsoni sul mio letto e tornammo di sotto nella piccola sala da pranzo dove ci aspettava già il ‘capo’.
“Ciao papà…” lo salutai con un bacio sulla guancia.
Non sapendo resistere, mangiai a sazietà…mi era mancata la zuppa di pesce di mia madre!
Era pomeriggio, quando tornai di sopra con Marco puntato da uno sguardo poco amichevole di papà.
Si sedette sul letto, giocando con la barba.
“Allora…com’è andata?”
“Bene…faceva caldo e mi sono un po’ ripresa dal tutto, tu-sai-di-che-parlo.” sillabai criptica, iniziando a disfare i borsoni.
“Conoscendoti è successo qualcos’altro…sei troppo allegra…” il suo sorriso parlava da sé.
“Beh…ho fatto amicizia con un ragazzo che è stato all’agriturismo…” spiegai brevemente “Era davvero simpatico…abbiamo passato una settimana divertente.”
“Bel ragazzo?” chiese subito.
“Oddio…era un poveretto con degli enormi foruncoli sul naso e due grossi dentoni sbilenchi sul davanti!!!” scherzai esasperata…ogni volta che dicevo di aver conosciuto qualcuno dell’altro sesso, Marco voleva una descrizione dettagliata.
“Non prendermi in giro, Anettina birichina!!! Voglio la foto!” esclamò capriccioso Marco, nonostante i suoi ventinove anni suonati da un pezzo!
“Non ne ho una…” era la verità…perché eravamo troppo presi dai nostri discorsi per farcene una come ricordo…se era per quello, non gli avevo nemmeno chiesto un autografo per le mie compagne della Sibelius che gli sbavavano dietro. Adesso mi sentivo ancora più triste…quell’ultima settimana di Maggio se ne andava alla stregua di un sogno…!
“Beh…voglio conoscerlo…è raro che tu parli di un ‘ragazzo simpatico’ quando sei ossessionata dal tastierista qui non presente!” affondò con un occhiolino Marco.
“Non sono ossessionata…” replicai scontenta, accendendo il mio amato notebook rimasto a casa tutto solo “A proposito…devo farti ascoltare giusto una cosetta…”
Trovata la penna la collegai e feci partire la demo.
“Lo so è orribile…ma con qualche modifica tipo una chitarra nella parte finale e un assolo da violoncello sarebbe perfetta…” spiegai, mentre lui corrucciava la fronte.
“Che cos’è?” chiese semplicemente.
“Una canzone da finire?” replicai, altrettanto semplicemente.
“Anette…tu non hai mai composto canzoni…” dichiarò lui, qualcosa proprio non sembrava tornargli.
“Ho avuto parecchi spunti in Italia…” ammisi “Voglio solo sapere se puoi inventarti qualcosa con la chitarra o se mi puoi consigliare qualcuno…”
“Sai benissimo che ti dirò di sì...di che parla questa canzone?” chiese serio.
Presi fiato e cantai in sordina il ritornello, poi continuai a parlare, facendo finta di non notare la sua espressione.
“Il testo non c’è ancora tutto…ma l’idea è quella…allora, mi aiuti?”
“Sì…” anche se non glielo avevo detto…sapevo che aveva capito…
Feci una copia a Marco della demo e poi mi misi sotto con le parole…quella sera avrei iniziato a fare la prima lavatrice di vestiti sporchi. Quella sera iniziò a piovere acqua nera…

~~~

Ultima parte del crossover!!! ^^
Mr. Pattinson farà ancora un paio di comparse ma non come questa!
In mancanza d'altro si ringrazia comunque chi legge! *o*
By the way...le strofe che ho inserito fanno parte rispettivamente di Echoes dei Pink Floyd e Damned Vampire&Gothic Divine di Tarja Turunen...
Hermes

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Capitolo 6
*** 6 ***


1 Giugno 2009, ore 10 e 15
Finlandia, Helsinki, Studio Finnvox

Avevo quindici minuti di ritardo e Tuomas stava già dando di matto, ne ero certa!!!
Cercai di accelerare il passo, ma non potevo far tornare indietro il tempo…
Bussai alla porta della nostra sala, una targhetta di carta diceva Nightwish – CC…che fantasia!
Erano tutti lì seduti che discutevano sui testi. Jukka non era ancora arrivato ma concludeva sempre le registrazioni per primo dato che la batteria decideva il tempo.
L’unica persona che vidi realmente fu sempre la stessa: era seduto al mixer e stava facendo ascoltare a Marco qualcosa.
I polsi pieni di bracciali neri e altri di metallo che tintinnavano, una camicia aperta lasciava intravedere la canottiera bianca e il crocifisso che portava al collo da un po’. In quel momento i suoi occhi si spostarono su di me…gli occhi taglienti di un falco; chiari e limpidi come quelli di un lupo. La mia dose di veleno era lì, pronta per essere consumata.
Passammo la mattina a mettere a punto i cori…Tuomas non amava scrivere cosa desiderava dalla mia voce, preferiva sentire come interpretavo i vari pezzi, ma il più delle volte gli andava bene. Poi entrammo nel vivo, cantando io e Marco.
Pranzammo con un panino fatto arrivare dal bar vicino e continuammo fino alle cinque…il lavoro di coro per un paio di canzoni era stato fatto ma c’erano ancora i parlati, i cantati, le aggiunte dell’ultimo momento e il mixaggio!!!
Jukka ci salutò, scappando con la scusa che doveva andare a prendere i suoi due bambini all’asilo prima che la sua compagna lo scuoiasse vivo…Satu era una grande!
In studio rimanemmo io, Tuomas e Marco che stava ricontrollando alcune sessioni con fare concentrato. Diceva che un microfono gli pareva danneggiato…e quando aveva quelle impressioni non si schiodava, era fatto così…
“Marc…è Max?” chiese Tuomas piano, non l’avevo mai sentito alzare la voce quel pomeriggio “Avevi detto che gli avevi promesso una cena fuori, no?”
“Sì, fratello ma c’è ancora tempo, controllo qui per non sclerare domani…” spiegò lui con il sorriso del tipo ‘fammi-un-favoruccio-Tuomas-amore-mio’ “Ti va di tenerlo fino alle sette, sette e mezza? Giusto il tempo d’arrivare…”
“Marc…” sospirò rassegnato, ravviandosi i capelli dietro le orecchie.
“Sai An, Max non vede l’ora di rivederti...non hai problemi, no?” stava forzando la mano, ma non ne aveva bisogno…ero già in debito con lui. Aveva intenzione di rompere la coltre di ghiaccio, non ci voleva una laurea per capirlo.
“No…pensavo di farmi un giro in centro e poi tornare a casa con l’autobus…” risposi decisa, osservando l’espressione d’entrambi. Tuomas non sembrava seccato ma probabilmente aveva ancora delle cose da fare.
Max non era più un bambino, aveva compiuto dodici anni a Gennaio, e Marco se l'era portato dietro nel backstage di un festival come regalo di compleanno…adorava stare con noi ma sua madre, l’ex di Marco, aveva messo in chiaro che fino al suo sedicesimo compleanno non sarebbe mai venuto in tournee con il padre. Era un ragazzino sveglio…da qualche tempo però aveva preso una cotta adolescenziale per me. Marco ci rideva sopra da quando l’aveva scoperto, ma si guardava bene dal farlo davanti al figlio…
“Anch’io devo andare in centro…” assentì Tuomas, strappandomi da quei pensieri “Possiamo andarlo a prelevare da sua madre, fare i nostri affari, venire a prendere te tra un paio d’ore e andare a mangiare tutti assieme…va bene?”
“Felice come una pasqua…” commentò Marco con un sorriso, prima di ritornare ai comandi con l’anima e con il corpo “Allora ci becchiamo dopo!”
“Sei sicuro che non ti darò fastidio?” chiesi timida.
“Nah! Non ti preoccupare…in verità non ho molto da fare…” scosse le spalle con un sorriso.
Uscimmo in strada, raggiungendo la sua auto mentre si accendeva una sigaretta.
Marzo e Aprile non erano stati dei bei mesi per la band…Tuomas era tesissimo e scoppiava in isteria per qualsiasi cosa. Quella tensione si percuoteva su tutti gli altri…ricordavo che, l’ultimo giorno prima della mia partenza, piangevo dalla gioia. Non ne potevo davvero più di sopportarlo. Aveva spento la sigaretta nel posacenere ed eravamo diretti a casa di Max, tutto questo in silenzio.
“Devo farmi perdonare per come ti ho trattato, Anette…” iniziò lui.
“No…un periodo buio può capitare a tutti.” cercai di alleggerire io “L’importante adesso è completare le registrazioni, poi portare avanti le esibizioni…”
“Sì.”
Beh…qualche cambiamento c’era allora. Almeno sembrava essersi rilassato, dopo aver passato la fase ‘mi sento attorniato da un branco di deficienti’.
In dieci minuti stavamo suonando il campanello e ci trovammo davanti Max con sacca da ginnastica in spalla che ci fece segno di non parlare.
“Mamma! Io vado!” e richiuse la porta dietro di se.
Quando fummo in ascensore disse con un gocciolone “Ciao ragazzi…scusate ma c’era ancora il posto che se vi vedeva, mi faceva rimanere a casa!!!”
Ridacchiammo…certe volte Marco, dopo molte bottiglie, imitava la madre di Max come Hitler in versione femminile…
A quel punto il fattore ‘conversazione’ non fu più tabù…il ragazzino mi subissò di domande sull’Italia, era peggio di Robert!!!
Dovevo ricordarmi di dare un’occhiata alla posta e alla lista dei contatti su Msn…non vedevo l’ora di avere sue notizie!
Parcheggiammo l’auto in un centro commerciale e iniziammo a girare il grande magazzino.
La prima tappa fu un negozio di strumenti musicali, il gestore era amico di Tuomas e lui mi spiegò che era quasi deciso a comprarsi una nuova Korg per i festival di quell’estate.
Mentre lui trapassava da parte a parte le tastiere con il suo occhio da professionista, io e Max ci avviammo verso le chitarre delle quali ce n’erano un vasto assortimento d’elettriche. La passione di Marco per quello strumento era passato al figlio come un tratto genetico!
Non avevo mai suonato la chitarra, al massimo qualche volta il piano a casa di Tuomas…ma la sezione delle chitarre acustiche m’attirò d’improvviso. In un angolo, su un treppiede stava una chitarra identica a quella che avevo visto nella camera di Rob, aveva dei decori color crema sul manico e attorno all’apertura centrale. M’inginnocchiai a guardarla, dimentica che Max mi stava parlando di un bel posto dove era andato assieme a Jukka ed Emppu.
“Anette! Hey!” mi richiamò e si fermò accanto a me, osservando lo strumento “Bella! Sono talmente poche però che è raro vederne in giro…”
“Un mio amico l’aveva di recente…mi piaceva il suo suono.” ammisi tristemente.
“Wow…costa un mucchio di soldi! Deve essere molto fortunato per potersene permettere una!” esclamò impressionato.
“Diciamo che ha vinto alla lotteria…” sorrisi a quella metafora, ma alla fine avere successo era così: un giorno sei famoso, l’altro chissà?
“Chi ha vinto alla lotteria…?” mi voltai per vedere Tuomas camminare verso di noi con un catalogo sottobraccio e le mani in tasca.
“Un suo amico si è comprato questa…” Max indicò più che la chitarra, il cartellino con il prezzo. Tuomas chinò il capo leggermente di lato, leggendo. Fischiò.
“Bella scelta…sono a posto qui…che facciamo?”
Uscimmo dal negozio e i due si erano immersi in una discussione sulle chitarre, a quanto pareva il ragazzo voleva comprarsene una usata.
Indicai loro un negozio d’abbigliamento ed entrammo.
Quel giorno mi ero messa comoda: blue jeans e maglietta di un tour dei Metallica con un paio di converse nere, ma quando avevamo un servizio fotografico o qualche concerto dovevamo essere in tiro…in quel momento il mio guardaroba piangeva ed avevo proprio voglia di qualcosa di nuovo.
Loro finirono nel reparto maschile, io in quello femminile…c’erano dei nuovi arrivi per la stagione estiva e i saldi sugli ultimi capi primaverili…
Presi alcuni modelli assieme ad un vestito e m’infilai nel camerino.
Mezz’ora dopo mi ritrovai in coda alla cassa insieme ai ragazzi con gli stessi vestiti più un giubottino di chiodo nero con la zip…me ne ero innamorata!
Anche Tuomas aveva fatto acquisti, oltre ad un paio di magliette, appeso al braccio aveva un soprabito di vellutino caramello decorato tipo damasco con dei disegni neri che gli arrivava, ad occhio e croce, fino alle ginocchia…non glielo avevo visto provare…ma era talmente giusto di misura che immaginavo gli stesse a pennello!
Sotto consiglio di Tuomas, Max mi sfilò dalle braccia il giubbotto con un sorrisetto e quando feci per riprenderlo disse “Non si fanno portare pacchi alle signore!”
Quando lo guardai male lui rise…primo: non sopportavo se mi chiamavano signora; secondo: allora perché non aveva preso anche il resto?
Fu il turno di Tuomas alla cassa e mise sul banco i suoi acquisti e il mio chiodo…allora mi resi conto…
“Tuomas non-” esclamai ansiosa.
“Tranquilla, Anette…se proprio ci tieni tanto, te lo scalo dalla tua parte di profitti del nuovo album!” disse ironico, mentre digitava il pincode della sua carta di credito.
“Ahhhhh! Antipatico!!!” gli feci la linguaccia mentre ghignava divertito.
Cinque minuti più tardi eravamo usciti per fare una capatina di nuovo in macchina prima di passare al Tempio...ovvero…un cubicolo di otto metri per quattro con ogni superficie disponibile ricoperta di cd! Per gente malata come noi quello era davvero un luogo di culto…
Arrivati ci dirigemmo tutti alla nostra ala preferita…il metal!
Anche lì c’erano dei nuovi arrivi un po’ dappertutto…
Era uscito un nuovo cd dei Kamelot ed anche i Sonata Arctica non scherzavano…Tuomas però aveva deviato verso le colonne sonore, guardando interessato un advertisement. Max era sparito da qualche parte verso l’oggettistica. Raggiunsi a punta di piedi il mio pensiero fisso, sbirciando, ma venni intercettata.
“Che ne pensi?” chiese serio, passandomi la custodia. Era la raccolta di melodie di una trilogia Disneyana…Pirates of the Caribbean.
“Non so…non le ho mai sentite al di fuori del film.” alzai le spalle.
“Hans Zimmer è un compositore interessante…” commentò solo, poi ci avviammo verso la cassa dove stava un giovanotto molto occupato a leggere The Rolling Stone.
Tuomas mi fece segno di continuare senza di lui, mentre andava a salvare Max da se stesso…tendeva a farsi davvero del male, certe volte, seguendo la sua ossessione per gli oggetti borchiati.
A fine session d’acquisti si erano quasi fatte le sette ma era ancora troppo presto per prelevare Marco, quindi optammo per un aperitivo al bar del piano terra. Mi accertai in prima persona che Max non prendesse alcolici ma Tuomas mi convinse che una cola con un po’ di Guinness non gli avrebbe fatto alcun male.
“Sei un po’ troppo materna…” scherzò, trincando la sua birra grande.
“Ho ragione di credere che è meglio non fargli prendere le brutte abitudini che circolano fra voi della band!” dichiarai acida, in piena modalità gli-uomini-sono-dei-disastri-umani.
“Bandiera bianca! Max aiutami che sono stato colpito ed affondato!” rispose Tuomas con un mucchio di pathos inutile “Le donne sono proprio spietate!”
“Deficienti!” borbottai, girando la coca piccola, guardando la condensa…in certi casi, quando si alleavano era proprio impossibile parlarci assieme...e non ridere!

~~~

Le sessioni di Century Child sono appena iniziate... che succederà ora? ^^
Lo saprete il prossimo sabato...
Hermes

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Capitolo 7
*** 7 ***


4 Giugno 2009, ore 23 e 40
Finlandia, Helsinki, Casa di Anette

Ero morta!
Non era nemmeno l’aggettivo giusto!!!!
Mi rotolai sul copriletto fino a raggiungere il notebook abbandonato sotto il letto e lo feci avviare…mi ero ripromessa di controllare la posta ma fra registrazioni, uscite e interviste dell’ultimo momento era diventata una seria impresa!!!
Negli ultimi quattro giorni dovevo aver dormito tre ore per notte!
Inserii lo spinotto nel computer ed entrai sul web, cercando subito la pagina d’accesso della mail dove trovai due messaggi di Rob…probabilmente mi dava già per dispersa!
La prima risaliva a Lunedì: saluto e il suo indirizzo mail, chiedeva com’era andato il viaggio.
La seconda era del giorno prima…un vero e proprio papiro, altro che due paginette di finlandese made in Marco!!!
Con calma lessi il tutto…sembrava che avesse messo definitivamente una pietra sopra al rapporto con Kristen…quel ragazzo era una forza della natura!
Da cosa raccontava, adesso era a New York per girare un altro film…decisi di rispondergli, ma prima provai ad inserire il suo contatto nella lista di Msn…magari riuscivo a risparmiarmi lo scrivere!
L’inserimento nella sua lista fu quasi automatico ed ero certa che mi avrebbe riconosciuta…dopo un paio di minuti mi si aprì una finestra di dialogo con un certo Spunk Ransom e fra due note musicali c’era il mio messaggio personale con aggiunte…
“*Sings* With love from Finland…Yo-ho!!! Where’s Santa?!” (*Cantato* Dalla Finlandia Con Amore...Yo-ho!!! Dov'è Santa Claus?!)
“I really think you need a holiday…” (Credo proprio che tu abbia bisogno di una vacanza...) battei sulla tastiera “NY isn’t good for you!” (NY non ti fa bene!)
“Yeah…it’s pretty crowded of fans at the moment…you’re my official escape from madness, dear!” (Yeah...qui ci sono un mucchio di fans...sei la mia scappatoia ufficiale dalla pazzia, cara!) la sua risposta mi diede da pensare, assieme ad un rapido calcolo mentale.
“Here in Finland is almost midnight…I’m deadly tired…” (Qui è quasi mezzanotte...sono stanca morta...) risposi per poi aggiungere “I read the mails a few minutes ago…you rock buddy!!!” (Ho letto le mail pochi minuti fa...vai così camerata!)
Di risposta mi arrivò una gif di un tizio che si scatenava con la chitarra…Rob sembrava su di giri in quei giorni!
“How are you doing with T?” (Come va con T?) chiese, ci volle un po’ prima che capissi il significato.
“Well. A month ago he was mad at everything that moved or breathed, now he acts nice…I think he just needed a smoke…” (Bene. Un mese fa attaccava qualsiasi cosa si muovesse o respirasse, adesso si comporta bene...penso che avesse solo bisogno di una fumata...)
Un’emoticon sorridente grossa come una casa mi si proiettò sul monitor, facendomi l’occhiolino…solo un uomo avrebbe potuto ragionare a quel modo! -___-’’
“Two weeks and we’re going on the road for the festivals…then we’ll return to Helsinki, shoot the powder and do the promotional part for the album, and the tour’s waiting for us this winter!” (Due settimane e ci metteremo in viaggio per i festival estivi...poi torneremo ad Helsinki, accenderemo le micce e concluderemo la promozione dell'album, e ci aspetta il tour quest'inverno!) riassunsi la nostra scaletta d’impegni.
“That’s called willpower…I’m going to stay in NY two months, after this I have the shooting of NM’s sequel…” (Questa si chiama forza di volontà...starò in NY due mesi, dopo ci sono le riprese del sequel di NM...) dopo un po’ scrisse “I don’t think you’ll see your cd very soon…=P” (Non credo che rivedrail tuo cd molto presto...=P)
“No problem…maybe we’ll cross roads someday…” (Non c'è problema...le nostre strade si incroceranno prima o poi...) sospirai stanca, stavo per collassare!
“I’m leaving, Anette…it was good to hear you again!!! *singing* I missed you!” (Vado via, Anette...è stato bello sentirti!!! *Cantato* Mi sei mancata!)
Ridacchiai e lo salutai per poi uscire anch’io e chiudere gli occhi…non ero sicura di svestirmi e non addormentarmi nel bel mezzo!!!

15 Giugno 2009, ore 18
Finlandia, Helsinki, Spinefarm Records

Eravamo tutti seduti da tre ore nell’anticamera della casa discografica con Ewo, il nostro manager che cercava di smorzare il nervosismo.
Tuomas non apriva bocca da almeno un’ora, mentre io e Marco fissavamo con insistente cattiveria la segretaria, nascosta dietro al monitor. Jukka ed Emppu sembravano nel bel mezzo d’un parco giochi.
Eravamo lì per un mucchio di cose, tirati a lucido come dei tappetini dell’auto nuovi di zecca…Marco si era persino lisciato la barba con la piastra!!!
La produzione voleva parlare dell’andamento delle registrazioni che ormai erano agli sgoccioli…avevano ancora il veto sulla pubblicazione dell’album! Poi c’era la questione delle apparizioni ai vari festival musicali…insomma eravamo tutti preoccupati!!!
La porta dello studio si aprì e Tuomas scattò in piedi come una molla, seguito da Ewo.
Noialtri rimanemmo seduti…alzarsi era troppo fare i soldatini!
Dopo secoli Tuomas uscì con un sorriso da Joker...
L’entusiasmo generale arrivò alle stelle!!!
Jukka mimò il gesto di riempire un bicchiere.
“Si festeggia banda!!!” strillò Ewo mentre Marco gli faceva il verso ed entravamo in ascensore per scendere al piano terra. Andammo ad occupare un tavolo in uno dei più noti pub metal di Helsinki dove ci eravamo esibiti le prime volte e il festino prese vita!
A sera ci spostammo in un altro locale e facemmo un mucchio d’ordinazioni fra alcool e cena…quella sera saremmo diventati i clienti d’oro dei locali finlandesi!!!
Avevo già avvertito a casa che probabilmente non sarei tornata e non mi aspettavo telefonate…
Alle undici eravamo già al terzo locale, il Tavastia, e alla ennesima bottiglia di vodka, almeno credo…avevo smesso di contare dopo la quinta!!!
Schiacciata sul divanetto, dove eravamo tutti seduti in semioscurità, vidi lo schermo del cellulare lampeggiare…non riuscivo a sentire la suoneria a causa della musica altissima che mi stava rintronando ben più dell’alcool.
Mi alzai, sciorinando scuse a destra e a manca ed uscii dal locale, poggiandomi al muro.
“Valmis?!” risposi, stropicciandomi la faccia.
“Anette…?” replicò insicura una voce maschile.
“Rob?!” come faceva ad avere il mio numero di telefono?!
“There you are…you gave me your number a week ago, remember?” (Eccoti qui...mi hai dato il tuo numero una settimana fa, ricordi?)ah….già…
“Now I remember…” (Adesso sì...) sospirai, guardando dentro il locale dalla porta lasciata aperta da dove usciva l’eco della musica e dei discorsi a voce alta “So…what’s up?” (Allora...com'è?)
“Did I interrupt something?” (Ho interrotto qualcosa?) chiese curioso, probabilmente tutto quel casino lo sentiva forte e chiaro.
“Well…throwing a party I guess…we are praising ourself, just a little!” (Beh...lanciare una festa, suppongo...ci stiamo lodando, solo un pochino!)scherzai “I’m outside a club…our record company gave us the ok for this summer and the next album!!!” (Sono fuori da un club...la nostra casa discografica ci ha dato carta bianca per quest'estate e il prossimo album!!!)
“Cheers baby!!!” (Congratulazioni baby!!!) esclamò lui, lo vedevo sorridere nei miei ricordi “Now I’m having the lunch break…” (Io sono in pausa pranzo...) “We’ll be in London this winter for the tour!!! Won’t you return for Christmas…?” (Saremo a Londra con il tour quest'inverno!!! Non tornerai per Natale...?) replicai maliziosa.
“I think yes, November or December…don’t know yet…” (Penso di sì...Novembre o Dicembre...non lo so ancora...) rispose pensoso “Just wait for me…” (Aspettami...)
“We’ll see…” (Vedremo...) Tuomas era sulla soglia della porta e mi faceva segno se avevo finito la conversazione, annuì e dissi “I have to go Rob…sorry! I’ll send you a mail, ok?” (Devo andare Rob...scusa! Ti manderò una mail, ok?)
“Yeah…have fun!” (Yeah...divertiti!)
“Hi!!!” (Ciao!!!) chiusi la telefonata e tornai indietro.
“Stiamo aspettando te per il prossimo turno!” mi sorrise Tuomas “Non abbiamo ancora iniziato il vino rosso!”
“È solo una mia impressione o avete intenzione di stare veramente male questa sera?” chiesi preoccupata, mentre mi appoggiava un braccio sulle spalle ci infiltravamo di nuovo in mezzo alla movida finlandese, cercando di non sbandare.
La serata finì alle quattro del mattino…l’unico a stare in piedi era Marco che, nonostante tutto l’alcool buttato giù, era rimasto abbastanza lucido per guidare l’auto senza sapere dove stava andando…a quello ci pensava l’ultimo neurone rimasto di Tuomas!
Immaginate la scena…l’auto che si muoveva ai venti all’ora a finestrini completamente abbassati e risate generali ai discorsi di gente ormai partita che cantava a squarciagola una versione riveduta e corretta di Wild Boys dei Duran Duran in finlandese!
Grazie a qualche forza divina riportammo a casa Emppu e Jukka, direttamente nelle mani delle loro compagne poi ritornammo in strada.
“Aneeee….” chiamò Tuomas, finalmente collassato sul sedile passeggero davanti.
“Eeeeeee?” feci il verso, ridacchiando…avevo un po’ alzato il gomito pure io, normalmente rifiutavo di bere ma quella sera sarebbe stato praticamente impossibile!
“Facciamolanannaacasamia?” chiese senza mettere spazi fra le parole, provocandomi una risata. Marco gli dette una pacca sulla spalla, mandando la macchina a sbandare leggermente a sinistra.
“Tranquillo Tuomas-pucci-pucci…ci vengo anch’io a dormire da te così non ti sentirai solo!!!”
“Fanculo Marco…” riuscì ancora a dire l’altro, cercando di coordinare un bel dito medio della mano, ma che venne sbilenco.
“Anche a te, Tuomas…” fece Marco, mimando il gesto in maniera molto più convincente... ormai piangevo dalle risate.
Sbagliammo via due volte ma alla fine parcheggiammo la macchina sotto casa di Tuomas e ci trascinammo sull’ascensore, per poi litigare un paio di minuti con la serratura dell’appartamento che non voleva saperne di aprirsi.
Aperta quella ci sparpagliammo e mi ritrovai a cambiarmi in bagno, indossando una maglietta e un paio di shorts del padrone di casa come pigiama…
Cademmo in coma tutti e tre sul letto matrimoniale di Tuomas, troppo stanchi addirittura per pensare.

16 Giugno 2009, ore 14 e 50
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

Riemersi alla realtà a pomeriggio inoltrato…almeno così indicava la sveglia sul comodino. Ero l’unica ad occupare il letto.
Il mio mal di testa stava raggiungendo livelli epici. A piedi nudi raggiunsi l’angolo cucina del bilocale dove al tavolo stavano seduti Tuomas e Marco, il primo con una tazza di caffè e l’altro con una bottiglia di birra.
“Ragazzi…siete delle sagome…” ironizzai acida, osservando le loro facce livide per i postumi della sera precedente.
“È arrivata la reginetta di bellezza!” motteggiò Marco con lo stesso tono.
“Hahaha! Tuomas tieni mica dell’aspirina per caso?” domandai.
Lui indicò verso la camera da letto e disse solo “Bagno.” non ero sicura che si sentisse particolarmente bene.
“Ne vuoi una?” chiesi impensierita, poi partii alla ricerca quando annuì impercettibilmente. Tornai dopo un paio di minuti, prendendo dalla credenza due bicchieri e una delle rare bottigliette d’acqua.
Strappai la carta dalla mia e la lasciai frizzare per poi ingoiarla tutta d’un fiato…Tuomas non l’aveva ancora toccata.
Presi le chiavi dell’auto e scesi per recuperare la borsa con le mie cose.
Tornata su, mi chiusi in bagno per darmi una rinfrescata…dopo una sbornia non c’è niente di meglio del connubio aspirina-doccia-cibo!!!
Dopo una sana mezz’ora tornai in salotto e trovai Tuomas addormentato sul divano con i piedi che pendevano fuori da un lato…di sicuro quello era l’effetto dell’aspirina, era sempre così.
Marco aveva aperto la porta d’ingresso.
“Io vado Anette…Tuomas dice che appena si riprende ti riporta a casa, ho chiamato gli altri e ci ribecchiamo in studio domani alle nove.”
Alzai il pollice e lo salutai, poi mi accovacciai comoda su una poltrona lì vicino, prendendo a sfogliare la copia-bibbia del Signore degli Anelli di Tuomas, tutta piena d’appunti.
Tre ore e il ragazzo accanto a me, iniziò a dare di nuovo segnali di vita.
Riaprì gli occhi lentamente, strizzandoli verso la luce del tardo pomeriggio che filtrava dalle tende della finestra.
“Com’è?” chiesi, sporgendomi accanto a lui.
“Quanto abbiamo bevuto ieri?” domandò rauco, sfregandosi la faccia con entrambe le mani.
“Davvero troppo…se vuoi la mia opinione.” proposi io, mettendo sul tavolo il libro.
“Faccio una doccia, mi cambio e ti accompagno a casa…” riassunse metodico, alzandosi “Dammi venti minuti.”
Tuomas onorò il tutto in meno tempo e, pulito e profumato, mise in moto e s’infilò nel traffico cittadino d’inizio serata.
La radio era bandita dato il mal di testa latente d’entrambi e, stranamente, decise che era ora di intrattenere una conversazione decente mentre eravamo fermi ad un semaforo.
“Marco ha detto che hai fatto amicizia con un ragazzo inglese…”
“Sì…siamo solo amici, però!” alzai le mani per parare eventuali frecciatine stile Marco-sono-un-amor-di-cupido!
“Diceva che gli sei molto affezionata…nient’altro tranquilla…” mi rassicurò lui, ripartendo lentamente.
“Ieri eravamo al telefono…voleva fare due chiacchere…” spiegai, cercando di non fargli fraintendere…accidenti a quel lingua lunga!!!
“Ok…com’è che si chiama?” e adesso cosa rispondevo?!
“Uh…un nome piuttosto comune…Robert. Prima abitava a Londra, adesso sta in America.” cercai di rimanere sul vago, improvvisamente attratta dalle persone che camminavano sul marciapiede accanto a noi.
“È quello della chitarra?” chiese d’improvviso Tuomas, probabilmente aveva collegato solo in quel momento.
“Sì…suona davvero bene!” risposi entusiasta…era vero…aveva suonato qualcosa una delle tante sere che avevamo passato a parlare.
Questione di cinque minuti fummo davanti a casa mia…e Tuomas non trovò modo di rifiutare il cordiale invito a cena di Mamma Bea per la disperazione di papà Johan!
La cena non andò per le lunghe…Tuomas non avrebbe retto a star sveglio ancora per molto e se ne andò presto.
Usai la buona scusa di una intensa giornata di registrazione e filai dritta sul mio letto, rimandando la mail di Rob almeno fino a domenica!

25 Giugno 2009, ore 7 e 20
Finlandia, Helsinki, Casa di Anette

“Per Diana, Anette! Muovi ‘ste chiappe!!!” Marco stava ufficialmente perdendo la calma nel giardino di casa mia. Eravamo in ritardo stratosferico per prendere il pullman che ci avrebbe scarrozzato in giro fino a fine Luglio...ma non era per niente colpa mia!!!
“Calmati…” dissi con tono zen dalla finestrella del bagno di sopra “…non vorrai farmi andare di traverso la peperonata, vero?”
Quello fu seguito da uno sproloquio davvero originale di insulti, mentre Tuomas cercava di non ridere.
Due minuti dopo eravamo pronti e seduti in macchina con un Marco immusonito che violava ogni limite di velocità per raggiungere la Spinefarm in tempo.
Avevamo finito le registrazioni dell’album due giorni prima e Jukka si stava dando da fare con la grafica per il libretto del cd…in capo all’autunno avremmo fatto le foto promozionali, il mixaggio e pure un video musicale per il lancio nel mercato!!!
Adesso stavamo partendo assieme ad altri tre gruppi sotto contratto con la stessa casa discografica per fare vari spettacoli in giro per la Svezia e in Finlandia…
Che la forza sia con noi!!!

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Capitolo 8
*** 8 ***


10 Settembre 2009, ore 12
Finlandia, Helsinki, Spinefarm Records, zona bar

Eravamo tutti intorno uno dei tavolini meno Marco e Tuomas che erano andati a ritirare alcune copie di Century Child, il nuovo album mandato in stampa…
Arrivarono con una colonnina di custodie e iniziarono a distribuirle a tutti. Ne presi una e iniziai a dare un’occhiata al libretto.
“Jukka, Tuom...siete dei grandi!” esclamai impressionata, toccandogli la spalla.
“Lo so, cara…” sorrise il batterista, atteggiandosi.
“Dicono che lo metteranno sul mercato tra una settimana!” parlò Marco, passandomi un’altra copia di soppiatto, visto però da Tuomas che mi lanciò un’occhiata interrogativa ma non disse niente.
“Ma il tour inizia tra un mese!?!!” disse Jukka sconfortato, leggendo un foglio che Marco gli aveva passato “Chi glielo dice a Niki adesso?!”
“Non guardare noi…” fece Tuomas “Io avevo proposto di partire a Novembre…”
Ci dedicammo all’album ancora per un po’ poi spezzai quel silenzio sacrosanto, alzandomi.
“Ragazzi, vi saluto…ho delle commissioni da fare…” dissi e quattro teste si voltarono verso di me.
“Bisogno di un passaggio?” chiese Marco.
“No, grazie…ci vediamo poi!” mi allontanai rapida, sentendo gli occhi verdi di Tuomas perforarmi la schiena, inquisitori come non mai.
Arrivai all’SDA e feci partire un pacchetto per un indirizzo di Vancouver che mi aveva dato Rob poi tornai a casa.
Lì trovai la macchina di lui parcheggiata nel vialetto, inserii le chiavi nella porta con un brutto presentimento…
“Bentornata Anette! C’è Tuomas che è venuto a portarti qualcosa che ti sei dimenticata in centro! Io vado dalla vicina un attimo…” e la mia unica ancora di salvezza si dileguò. Raggiunsi il salottino controvoglia e ci trovai proprio lui, seduto sul piccolo divano a due posti dove, in tempi remoti, io e mio fratello ci divertivamo a menarci per decidere chi avrebbe tenuto il telecomando.
“Ciao, An.” brutto segno quando usava il diminutivo…
“Che ho dimenticato?” domandai diretta, con un sorrisino che sapeva di falso.
“Questa…” mi porse la lunga sciarpa a frange che usavo per tener lontano il mal di gola “Passavo di qui e te l’ho riportata.”
“Grazie, allora…” risposi nervosa…e chi gli credeva che era lì per caso?!
“Mi chiedevo perché hai preso un copia in più prima…” buttò lì, calmo.
“Era per un amico…”
“Robert?”
“Sì…dove sta è difficile trovare certi generi…” accampai.
“Capisco…” il suo sorriso stirato era raccapricciante, ed io mi sentivo cattiva…ma non avevo colpe!

20 Novembre 2009, ore 0 e 38
Inghilterra, Londra, locale non meglio identificato

Dopo due ore di spettacolo eravamo tutti collassati nella saletta del backstage, cercando di mettere insieme la forza necessaria per raggiungere l’auto che ci avrebbe portato in albergo.
L’aria umida e fredda di Londra non giovava alle mie corde vocali che stavano per dirmi addio davvero questa volta…
Un divano scomodo faceva da capezzale a me, Tuomas e Jukka; mentre Emppu e Marco, freschi come delle rose, erano seduti stile Guardiani delle Porte su due tavoli uno opposto all’altro.
“Allora…chi viene per un giro di locali?” chiese Emppu ancora carico d’energia.
“Passo…” Tuomas.
“Quoto…” gracchiai anch’io, appoggiandomi meglio alla sua spalla ancora sudata.
“Propongo un drink in albergo.” disse Jukka.
La discussione andò per le lunghe e non sembrava essersi ancora appianata quando il nostro manager, un tipico vichingo biondo, entrò…
“C’è un tizio che vuole parlare con te, Anette…dice che siete amici!” esclamò con uno dei suoi toni poco convinti e un sorriso da buttafuori “Si chiama Spunk Ransom…”
“Spunk-cosa?!” borbottò Marco con un sopracciglio alzato “E che vuole?!”
“Buttalo fuori, Ewo…ci manca solo più uno stalker, adesso!” concluse velocemente Tuomas, strizzandomi la spalla in segno di protezione. Io però non ero dello stesso parere, mi liberai, alzandomi…la mia mente lavorava un po’ più lenta ma ero certa di aver già sentito quel nome.
“Hai detto Spunk Ransom?!” arrivai accanto alla porta “Dove l’hai lasciato, Ewo?”
”Sei sicura, piccina? Vuoi che ti accompagni?” Marco era sceso dalla sua postazione e si stava già scrocchiando le nocche della mano sinistra con fare davvero difensivo.
“No…non credo ce ne sarà bisogno, ci vediamo tra un attimo!” sorrisi convincente, sentendo il sudore scendermi sul collo…dovevo essere impresentabile!
Seguii Ewo attraverso il corridoio di cemento fino al portellone antipanico usato per l’uscita degli artisti che si esibivano nel locale, lì in fondo stava una figura alta e vestita di nero dalla punta dei piedi alla lana del cappello da rasta e gli occhi grigio-verdi che ammiccavano nella mia direzione.
Ad un paio di passi di distanza mormorai in finlandese a Ewo di sparire…mi sembrava di riconoscerlo…
“With love from Finland…Yo-ho!” (Con amore dalla Finlandia...Yo-ho!) canticchiò, un sorriso sulle labbra, aveva una folta barba bionda.
“Rob…that’s you?!” (Rob...sei tu?!) sembrava cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto, lo abbracciai per poi scostarmi subito dopo “I’m still a bit sweaty.” (Sono ancora un po' sudata.) sorrisi imbarazzata.
“I can’t mind it less!!!” (Non potrebbe interessarmi di meno!!!) mi strinse forte a se “I really missed you…” (Mi sei davvero mancata...)
“How much have you seen of the show?” (Quanto hai visto dello spettacolo?)
“Just the last thirty minutes…a bit loud and overcrowded but I liked it.” (Solo gli ultimi trenta minuti...un po' fracassone e sovraffollato ma mi è piaciuto.) rispose piano, tutto nascosto dal cappello che gli strappai dalla testa.
“You don’t need it…here there are just the others, me and you!” (Non l'hai bisogno...qui ci sono sooo gli altri, me e te!) spiegai con un sorriso felice.
“Good to know…” (Buono a sapersi...)
“How did you find us?” (Come ci hai trovato?)
“Websites…the upcoming events are posted journally…” (Siti web...gli eventi sono postati quotidianamente...) il suo sorriso replicava il mio.
“You’re here for…?” (Se qui per...?)
“New Moon’s Premiere…tomorrow…” (La premiere di New Moon...domani...)
“How are things?” (Come vanno le cose?) chiesi seria, tenendo il suo volto con le mani.
“Never been so good…” (Mai state migliore...) rispose rilassato.
“Did you find someone?” (Hai trovato qualcun'altro?) chiesi con un sorriso.
“Nope…too much work…I didn’t have the time…” (No...troppo da lavorare...non ne ho avuto il tempo...)
Eravamo ancora abbracciati quando dei passi annunciarono l’arrivo del resto della band al completo. Guardai a destra e vidi Tuomas e Marco in prima fila, m’irrigidii e Rob se ne accorse.
“What’s up, Anette?” (Che c'è, Anette?) parlò piano ma la sua voce bassa eccheggiò sulle pareti di cemento, arrivando alle orecchie dei ragazzi che alzarono lo sguardo…gli occhi verdi di Tuomas si fissarono su di noi, prima stringendosi impercettibilmente poi diventando opachi e solidi, raffreddandosi all’istante.
“Quello lì sarebbe il tuo amico Rob?!” buttò lì Jukka, colto alla sprovvista.
Se lo aveva riconosciuto lui come Robert Pattinson…allora stessa cosa avevano fatto tutti gli altri.
Inghiottii e cercai qualcosa da dire ma la mia testa era peggio di un deserto!
“I suppose you should do the introductions…” (Penso che dovresti fare le introduzioni...) suggerì Rob.
“Robert – Jukka, Marco, Emppu, Tuomas. Guys – Rob.” mangiai un po’ le parole e mi spostai a fianco di Rob, cercando di impormi la calma…ero terrorizzata dalle occhiate che Tuomas ci rivolgeva. Si scambiarono un unico ‘Hi’ in coro poi Marco intercettò l’ondata negativa di Tuomas.
“We’ve decided for a round at the Hotel’s bar…what you’re going to do?” (Abbiamo deciso per un giro al bar dell'Hotel...che fai tu?) chiese in inglese, per non tagliare fuori Rob dalla conversazione.
“Uh…well…” (Uh...beh...)
“You’d have to be pretty tired…” (Devi essere molto stanca...) commentò Rob preoccupato, un sorriso di scuse verso di me.
“We have a beer and then I’ll go to sleep…that’s okay with you?” (Beviamo una birra e poi andrò a dormire...ti va bene?) domandai a Rob che annuì contento, allora dissi ai ragazzi “So we’re going to that interview tomorrow after breakfast, aren’t we?” (Allora dobbiamo fare quell'intervista domani dopo colazione, vero?) Annuirono, presi il giubbotto che Marco mi porgeva e li salutai di fretta, tirando verso l’uscita Rob. In strada sospirai di sollievo…Tuomas ci avrebbe dato fuoco con lo sguardo se solo avesse potuto.
He was angry, I take it…” (Era arrabbiato, l'ho capita...) borbottò lui.
“Much more than that…” (Molto di ...) gli feci eco, affondando il volto nella sciarpa. Lo sentì ridacchiare.
Passammo quasi un’ora in un pub mezzo vuoto e sul punto di chiudere…gli raccontai gli sviluppi della mia amicizia con Tuomas e che il nuovo album aveva raggiunto il disco di platino, lui mi raccontò dell’estate tutta piena di riprese e occasionali uscite con i suoi amici.
Dopo mi riaccompagnò a piedi fino all’albergo dove alloggiavo assieme agli altri della band, davanti alle doppie porte ci fermammo per salutarci…

20 Novembre 2009, ore 2 e 15
Inghilterra, Londra, spiazzo Hotel Lux

“How much will you stay here?” (Per quanto rimarrai qui?) chiese con una punta di tristezza.
“Only two days and then we leave for South America…a month and we return for Christmas at home.” (Solo due giorni poi partiamo per il SudAmerica...un mese e torniamo a casa per Natale.)
“Too bad…we have just met again.” (Peccato...ci siamo appena rivisti.) mormorò, riavvandosi i capelli.
“No sadness…” (Niente tristezza...) lo abbracciai, ero davvero stanchissima “Goodbye Rob…I’m so tired I don’t think I’ll make it to my room!” (Arrivederci Rob...sono così stanca che non penso di arrivare alla mia camera!)
Sciolsi l’abbraccio e feci per allontanarmi.
“Anette…” alzai lo sguardo e me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso. Le sue labbra calde si posarono sulle mie, mentre il mio cuore usciva fuori dai binari. Quando si scostò lo schiaffeggiai, furente.
Hell! What you were thinking of?!” (Cavolo!!! Che diavolo stavi pesando?!) sibilai, mentre si massaggiava la guancia colpita.
“It was something I wanted to try for a while, you know…” (Era una cosa che volevo provare da un po', sai...) commentò con un sorriso malizioso “If I were Tuomas I won’t wait another day for you…” (Se fossi Tuomas non aspetterei un altro giorno per te...)
“You know what? You need to sleep over it, Rob…” (Sai una cosa? Hai bisogno di dormirci su, Rob...) cercai di sdrammatizzare “You don’t know what you’re saying…” (Non sai cosa dici...)
“I’ll always be there for you…be sure of it.” (Ci sarò sempre per te...stanne certa.) girò sui tacchi e se ne andò lungo la via.
Rimasi a guardarlo poi entrai nell’albergo, scuotendo la testa…dovevo essere talmente stanca da avere delle allucinazioni
Salii al piano e feci scorrere la tessera magnetica nel dispositivo accanto alla mia porta. Mi feci una doccia frettolosa e asciugai i capelli, poi tornai nel corridoio dell’albergo e bussai alla stanza a fianco alla mia, dove avrei trovato Marco. Continuai a bussare finché la porta non si aprì.
“Si può sapere che c’è?!” sbottò, i capelli in subbuglio e la barba sparata in alto…doveva essere a letto già da un po’.
“Scusa Marco…mi fai entrare?” chiesi con il mio tono migliore da bimba. Marco era il papà di tutti noi giovani.
“Rompiscatole!!!” borbottò, lasciandomi entrare nella sua camera. Mi sedetti sul letto mentre lui si risdraiava dall’altra parte.
“Ho un problema…” iniziai con voce piccola piccola.
“Immagino…”
“Rob mi ha baciato.”
“Non mi dici niente di nuovo, sai? Non è che poteva aspettare domani mattina, eh?!” motteggiò lui crudele, di risposta gli tirai la barba.
“E questo cosa significa?!!” dissi esasperata.
“Anetta scemotta, hai per caso posato gli occhi su Tuomas mentre te ne stavi fra le forti braccia del superfamoso Robert Pattinson?!”
“No, ero troppo occupata a guardare il pavimento!” esclamai maliziosa “Oltre che Rob, ma questo mi pareva ovvio!”
”Brava…nel mentre Tuomas si mangiava il fegato…” raccontò Marco, mettendosi su un fianco, ormai sembrava aver lasciato perdere il sonno “Per tua informazione abbiamo passato solo due ore a sentirlo piagnucolare di quanto la vita sia ingiusta e amara!”
“Oh…oh!” riuscì a mugugnare. Sapevo che, quel comportamento da parte sua, voleva dire solo una cosa: brutto periodo all’orizzonte. Cioè lo stesso che avevamo passato quella primavera prima che io scappassi in Italia.
“Che è capitato questa volta per farlo deprimere così?”
Marco roteò gli occhi, schiaffandosi una mano sulla faccia “Devo ancora capire chi, fra voi due, è il più cerebroleso!!! Tuomas è geloso del tuo amico vampiro!”
“Non ci credo!” esclamai convinta. Quella teoria era inaccettabile…sapevano tutti che io e Rob eravamo solo amici! E poi Tuomas non mi veniva dietro…semmai il contrario!
“Chiediglielo se non ci credi!” ribatté Marco con un sorriso.
In effetti io e Tuomas ci eravamo praticamente trasformati dal giorno che ero tornata in Finlandia, avevamo ricominciato a parlare ed anche la distanza si era azzerata lasciando posto a un’intimità fra grandi amici…nei mesi precedenti, mentre eravamo in tour, avevamo raso al suolo un mucchio di negozi d’abbigliamento in Germania comprando varie cose uguali, tra i quali una giacca di pelle rossa che adesso portavamo entrambi in quasi tutte le occasioni…insomma si comportava come una versione più giovane e cameratesca di Marco in modalità ‘fratellone-ad-ogni-costo’.
“Io non sto con Rob!” esclamai, alzando le mani per difendermi.
“Ti assicuro che quando abbiamo voltato l’angolo chiunque avrebbe supposto il contrario, Anette…eravate appiccicati!” mi fece segno di un’invisibile distanza fra il pollice e l’indice.
“No…no…” rantolai, afferrando un cuscino e stritolandolo “Non mi dire che pure tu l’hai pensato!”
Stava per rispondere, quando lo squillo del telefono sul comodino ci riportò alla realtà.
Respirando rumorosamente, Marco accese la lampada, controllando l’ora.
“Io non dormo stanotte…” borbottò poi alzò la cornetta “Siiiiiii?”
Ero sdraiata accanto a lui rannicchiata in posizione fetale…depressa.
“Tuomas? Cosa diavolo vuoi a quest’ora?!” sbottò poco dolcemente Marco, mi avvicinai per poter origliare la voce che proveniva dalla cornetta.
“No, guarda…mi stavo divertendo…” rispose sarcastico “Non sai quanto mi piace giocare con i miei attributi alle tre del mattino…”
Un attimo dopo Marco mise su un’espressione interrogativa, guardandomi.
“La camera di Anette? Perché…?”
Cercai di sforzare le mie orecchie ma il brusio era troppo basso ed indistinto, le righe d’espressione di Marco si spianarono e lasciarono il posto ad una faccia fra il divertito, l’indignato e l’incazzato.
“Tuomas comprendo che sei un tipo contraddittorio…ma perché vuoi sapere se sento dei rumori strani provenire dalla sua camera a quest’ora?!”
A quel punto mi ero strozzata con la saliva! Gattonai verso il bagno per bere dal rubinetto.
“No…dormivo…al massimo ti posso dire che la sento russare!”
Lasciai scorrere l’acqua per un po’…impossibile…non poteva essere vero!
“Ora che i tuoi dubbi esistenziali e voyeuristici sono stati appurati…fammi andare a letto, ok?” sentì Marco dire e poi ribattere con più rassegnazione “Forse dovresti parlarci con lei domani mattina, Tuomas…”
Quando tornai, Marco si era di nuovo sdraiato e aveva spento la luce del comodino. Mi avvicinai in silenzio.
“Marco?” lo chiamai a voce bassa.
“Mmmmhhh?”
“Posso dormire qui?”
“Accomodati…”
Ripresi il cuscino e lo abbracciai.
“Non ci credo…non è da Tuomas.” dissi piano, forse per convincere più me stessa che lui.
“Io dico che hai una visione distorta della situazione…” si era voltato verso di me “Tuomas è un maschio…credimi lo capisco meglio di quanto credi!”
“O Grande Marco…illuminami!” dissi a mani giunte, beccandomi una spintonata.
“Tuomas è certo che fra te e l’altro ci sia del tenero, quindi si sente tagliato fuori. Rob, come hai detto tu, ci ha provato e Tuomas non si stupisce del fatto che se tu l’avessi lasciato fare sareste in camera tua…” spiegò senza peli sulla lingua.
“Oddio!!!” strillai, tappandomi le orecchie e nascondendo la testa sotto al cuscino “Non voglio più sentire certe scemenze!!!”
“Ti accontento subito…” e si rigirò dall’altra parte dandomi la schiena.
Ero sicura di una sola cosa…quello era un incubo!

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Capitolo 9
*** 9 ***


20 Novembre 2009, ore 9
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, camera 111

Stavo ancora sonnecchiando, mentre Marco si era alzato per vestirsi e aveva provato a scrollarmi senza risultati apprezzabili.
Un bussare attutito mi fece aprire gli occhi, curiosa. Marco andò ad aprire e nel rettangolo della porta si stagliava Tuomas già vestito di tutto punto. Chiusi gli occhi di scatto.
“Sono venuto a…” non concluse la frase e riuscivo a sentire l’intensità del suo sguardo su di me.
“Dopo che abbiamo parlato al telefono è venuta da me, non riusciva a dormire.” spiegò Marco con semplicità.
“Bè…falla svegliare…gli altri sono di sotto a far colazione.” rispose asciutto.
Sentì il tonfo della porta che si richiudeva e strizzai con forza gli occhi…dopo questo non avrei mai più voluto muovermi!
“L’hai sentito, Anette?” disse Marco, togliendomi le coperte di dosso “Forza!”
Mi alzai di malavoglia, raggiungendo la mia camera e vestendomi bene…alle dieci avevamo un’intervista abbastanza importante!
Scesi di sotto assieme a Marco e ci unimmo al tavolo con gli altri ragazzi. Venni salutata da tutti meno Tuomas che stava scrivendo su uno dei suoi famosi quaderni neri, teneva nell’altra mano una tazza di caffé colma fino all’orlo.
Non l’avevo notato prima, ma era tiratissimo: un paio di jeans sbiaditi e stretti, la catena multipla al fianco destro, i suoi soliti stivali da metallaro, una maglia nera molto aderente sulla quale spiccava la catenella argentata del rosario e il soprabito che avevamo comprato insieme il primo giorno di registrazione in studio in Finlandia…
Era talmente bello che guardarlo mi faceva male.
Mi sedetti accanto ad Emppu che mi mise davanti un piatto pieno di dolci.
“Hai una faccia, Anette! Sembri appena uscita da un incubo!” commentò preoccupato.
“Nah…grazie lo stesso…non ho voglia di fare colazione.” sorrisi, cercando di risultare convincente e sembrò che la frottola funzionasse.
Pochi minuti dopo arrivò Ewo e ci spostammo con un furgoncino verso alcuni studi radiotelevisivi dove restammo fino a mezzogiorno…non avevamo altri appuntamenti e decidemmo di pranzare in qualche locale in centro e poi visitare la città.
Tuomas non mi aveva ancora rivolto la parola e sembrava deciso a non farlo.
Camminavamo per le strade in blocco, visitammo i magazzini Harrod’s dove per poco non venivamo sbattuti fuori dalla security per atti vandalici…Marco era schifato dal fatto che non ci fosse nemmeno un negozio di musica alternativa lì dentro!
Arrivammo sulle sponde del Tamigi e comprammo un biglietto comitiva per un giro turistico via traghetto di un’ora. Jukka aveva portato la macchina fotografica…era sempre lui a documentare i vari posti che visitavamo durante le trasferte…
Iniziammo a fare foto mentre Tuomas aveva preferito rimanere fuori a congelare…faceva davvero molto freddo quel giorno e minacciava di piovere. Marco era andato a convincerlo a tornare dentro ma non c’era stato verso a suo dire…diceva che aveva voglia di fumare. E, di solito, fumava molto solo quando era veramente nervoso!
Tutti lo osservammo per un po’, le sue spalle contratte come se dovesse sostenere il mondo. Alla fine facemmo finta di niente e ci godemmo il tour. Dopo le cinque raggiungemmo Soho in metro e, cercando di tirare su il morale a Tuomas, c’infilammo nel West End il quartiere dei teatri.
Lo girammo in lungo e in largo, trovando persino che nel Piccadilly Theatre davano The Phantom Of The Opera…la foto di rito qui era scontata!

20 Novembre 2009, ore 8 e 20
Inghilterra, Londra, Shepherd’s / pub non meglio precisati

Dopo una capatina in un pub per una birretta, tornammo in albergo a cambiarci, e uscire di nuovo per cenare da Shepherd’s…Emppu avrebbe ucciso per l’agnello e le salsicce di quel posto!
Marco mi aveva promesso che avrebbe parlato con lui quella sera ed effettivamente Tuomas sembrava un pochino più sbottonato rispetto a prima, ma evitò accuratamente di sedersi accanto a me o anche solo guardarmi di sfuggita…l’umore di gruppo migliorò ulteriormente.
Ci spostammo in un pub rinomato della vecchia Londra e la lista d’ordinazioni iniziò a diventare un papiro lunghissimo. Io ero l’unica ad essermi limitata ad un Guinness Cola, mentre gli altri si sbizzarrivano con tutti i tipi di birra e alcolici che adocchiavano sul libretto del locale.
In una nicchia fra i pannelli di legno intagliati che rivestivano i muri stava un televisore acceso sulla BBC. A quell’ora passava l’ultimo notiziario della sera e la giornalista mandò un servizio incentrato sulla Première mondiale di New Moon, integrato con interviste appena fatte sul red carpet ai protagonisti presenti e descrizioni dell’imponente servizio di sicurezza previsto.
Il volto solare di Rob stava sullo schermo in quel momento, inframmezzato da lui che camminava e salutava il mucchio di gente che urlava…era molto elegante e non si era rasato, i suoi occhi erano luminosi e sorridenti, guardava dritto verso la telecamera mentre rispondeva garbato alle domande che gli venivano rivolte. Analizzai il suo volto, ammettendo fra me e me che era veramente bello e singolare poi distolsi lo sguardo e affondai negli intensi occhi verdi di Tuomas.
Era la prima volta che mi fissava dal giorno prima, ci guardammo un po’ prima che entrambi abbassassimo lo sguardo...
Maledetto Rob! Maledette incomprensioni!
Come prevedibile la serata andò fuori controllo dopo le tre di notte. Gli unici lucidi rimanevamo io, e i due vichinghi biondi di nome Ewo e Marco. Facemmo arrivare il nostro autista che ci prelevò e scaricò davanti all’Hotel dove ci dividemmo i compiti e i fardelli. A coppie ci avviammo alle stanze dei collassati per metterli a letto…a me, neanche a dirlo, mi toccò Tuomas!
Non l’avevo mai visto darci talmente tanto nel bere, infatti stava appena in piedi ma ero costretta a trascinarlo a forza lungo il corridoio. Il suo volto premuto contro i miei capelli ed il respiro caldo e profondo che mi sfiorava il collo ritmico…ogni tanto mormorava qualcosa. Ero certa che non aveva ancora capito chi lo stava sorreggendo ma poco importava…non era una situazione facile!
Quando le doppie porte dell’ascensore si aprirono con un dlin dlon fastidioso, arrancai fuori e lo feci poggiare contro al muro per frugargli nelle tasche e recuperare la tessera magnetica. Cercavo di non toccarlo più del dovuto ma lui aprì le palpebre quel tanto per mettermi a fuoco.
“Che combini...” bofonchiò, chinandosi per allineare la sua testa con la mia.
“Dov’è la tessera della tua camera?” replicai, senza guardarlo ma la trovai in una tasca interna del soprabito: Numero 377.
Mi guardai intorno e, grazie a Dio, era solo a due porte di distanza dall’ascensore. Lo lasciai un attimo dov’era e feci passare la tessera nel dispositivo. Una spia rossa si accese ma la porta non si aprì.
Una volta…due volte…tre…Niente!
Presa dal panico provai una quarta volta ma quella lucetta rossa era sempre lì, inquietante…la mia sfortuna sarebbe passata ai libri di storia!!!
Tornai da Tuomas che mi guardava senza realmente vedermi e passai un suo braccio attorno alle mie spalle.
“Che fai…?” chiese con una punta di ribellione.
“Ti porto di sotto, la tua tessera si deve essere smagnetizzata…non mi fido a lasciarti ubriaco in mezzo al corridoio mentre vado a fartene fare un’altra!” tornammo nell’ascensore e pigiai il terzo piano.
Lo trascinai fino alla camera 112, ovvero la mia. La porta si aprì al primo colpo e lo rimorchiai fino al letto dove si buttò tipo peso morto, pancia in sotto, grugnendo. Mi attaccai al telefono e digitai le cifre interne per la camera di Marco che rispose, quasi subito.
“Sono Anette, ho un problema…” gli spiegai della tessera, mentre sentivo dei grugniti e dei movimenti bruschi accanto a me…se si era addormentato, stava facendo un sogno molto movimentato.
“Non so che dirti…a quest’ora non c’è sicuramente nessuno giù nella hall!” il tono di Marco mi fece sudare freddo “Direi che lo tieni lì e mettiamo poi a posto domani…la mia camera è un po’ affollata in questo momento…”
Detto questo chiuse la comunicazione e io mi ritrovai a bocca aperta, mentre il telefono mi faceva il verso con il suo tu-tut.
Maledizione…porca paletta arrostita per il barbecue!!!
Il background sonoro di brontolii non era migliorato nel frattempo, semmai peggiorato…mi voltai e vidi Tuomas a pancia in su con la fronte imperlata di sudore. Era verde in faccia.
“Non mi sento tanto beeeneeee…” ululò, mentre un’ondata di stupidità alcolica lo prendeva fra le sue grinfie per l’ennesima volta.
Con un sospiro mi tolsi il giubbotto ed lo aiutai a mettersi seduto. Gli feci scivolare via dalle braccia il soprabito per evitare di macchiarlo poi cercai senza successo un elastico per capelli…lasciai perdere, quando vidi che non c’era più tempo.
Si fiondò in bagno e cadde in ginocchio sul water, tenendosi con le mani sull’asse. L’aria si riempì di risucchi e i classici tonfi di cibo che cadeva nella tazza, mentre il suo stomaco continuava a fare i salti come una palla impazzita.
Gli avevo raccolto i capelli alla base del capo, mentre i conati continuavano ad intervalli sempre più lunghi…la cosa iniziava a preoccuparmi…avrebbe vomitato pure l’anima se continuava così!
Dopo dieci minuti una delle sue braccia si tese fino ad arrivare allo sciacquone e lo tirò. Il sudore freddo gli colava sul viso…ora tutto il suo corpo stava tremando e sudando, capii il mix…
Congestione e troppo alcool…la deficienza di quel ragazzo era micidiale!!!
Presi una salvietta e la passai sotto l’acqua del rubinetto, mentre si era sdraiato sul pavimento duro e freddo del bagno con le gambe piegate. Gli passai il tessuto umido sui lineamenti e sul collo, pulendo via le tracce del vomito e il sudore…
“Promettimi che non berrai mai più così tanto!” dichiarai arrabbiata.
“Anette…non iniziare…” borbottò lui, corrugando le sopracciglia ma non aprendo gli occhi.
“Mi hai spaventata!” ammisi a voce più bassa, buttando l’asciugamano in un angolo e prendendo un bicchierino di plastica bianca a disposizione dei clienti dell’albergo, riempiendolo d’acqua. Mi chinai e glielo posai sulle labbra “Sciacquati la bocca…”
Obbedì e sputò il resto nel water poi si rialzò con il mio aiuto e tornammo in camera. Si buttò di nuovo sul letto in diagonale, mentre io facevo il giro per recuperare almeno uno dei cuscini e una coperta. Nel bel mezzo del mio tentativo una delle sue mani mi afferrò il polso.
“Che stai facendo?” chiese sonnacchioso ma serio.
“Mi preparo il divano per dormire…” risposi interrogativa, cercando di liberarmi dalla sua stretta.
“Il letto è grande abbastanza anche per te.” mi fece notare candidamente, i suoi occhi mi fissavano presenti, non opachi dalla sbronza come lo erano stati prima “Dai…vieni…”
Mi tirò piano e mi mordicchiai il labbro per poi rispondere “Non penso sia una buona idea…”
“Cazzate…” borbottò, dando un vero e proprio strattone e facendomi cadere sul letto accanto a lui per poi replicare alla mia faccia sconvolta “Visto?”
“Non prendermi in giro!” esclamai, liberando il polso…stavo per piangere.
“Non lasciarmi da solo…” mi fece eco lui rilassato, continuando a guardarmi.
“…” lo fissavo senza capire…non volevo capire cosa gli stesse passando per la testa.
“Dormiamo qui insieme…vuoi?” chiese, non rendendosi subito conto del doppio significato delle sue parole “Cioè…”
Scossi la testa, troppo turbata per parlare.
“Dimmi che non sei arrabbiata con me…”
“Lo sono!” ammisi con forza “Soprattutto quando tiri fuori che non devi essere lasciato da solo!!! Ti senti solo perché ti chiudi in te stesso e non parli con gli altri…dovrai accettare questa verità prima o poi!”
Non ribatté alla mia ramanzina e tenne gli occhi bassi, adesso mi sentivo un verme…gli presi una mano fra le mie e mormorai “Scusa…”
Di risposta mi tirò più vicino e premette il volto fra le lenzuola, sospirando. Quella notte non parlammo più e ci addormentammo così…

21 Novembre 2009, ore 11
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, camera 112

Sbattei le palpebre un po’ intontita e mi ritrovai davanti Tuomas mentre ronfava come un bambino, aveva ripreso colore anche se due occhiaie violacee gli segnavano il volto.
Nella notte l’avevo sentito alzarsi un paio di volte, probabilmente per andare in bagno, vidi con la coda dell’occhio una bustina strappata e un bicchiere di vetro vuoto sul comodino.
Con un dito lo punzecchiai sul petto ma lui non reagì…allora quella era la carta dell’aspirina!
Sospirai sollevata…questo significava che non si sarebbe risvegliato prima di cena.
Allentai le dita della sua mano e sfilai la mia, tutta intorpidita poi mi alzai in punta di piedi e frugai nel borsone per un cambio di biancheria e dei vestiti puliti…il mio stomaco da come borbottava era un campo di battaglia!
Mi chiusi in bagno per una doccia veloce e poi tornai in camera…china sulla borsa di pelle, il cellulare mi passò fra le mani e vidi un mucchio di telefonate senza risposta. Era Rob, manco a chiederselo…
Infilai un paio di scarpe e presi la tessera di Tuomas, scendendo nella hall dove spiegai l’accaduto e l’impiegata al bancone si attivò per procurarmene un’altra immediatamente. Composi il numero di Rob e aspettai che mi rispondesse.
“Hey…” vibrò la sua voce dall’altro capo del telefono.
“Hello…” (Ciao...) ricambiai, cercando di suonare neutra.
“I searched for you all morning.” (È da tutta la mattina che ti cerco.) disse un po’ scocciato.
“I had some…troubles. I slept like a baby till now.” (Ho avuto dei...problemi. Ho dormito fino adesso.)
“I was wondering if you needed a guide…London is big…” (Mi chiedevo se avevi bisogno di una guida...Londra è grande...) sembrava amichevole, probabilmente il ceffone l’aveva fatto rinsavire.
“Well…I don’t know…” (Uhm...non so...) ringraziai con un sorriso la ragazza che mi aveva dato una nuova tessera e mi allontanai dal bancone per dirigermi nel bar e indicare al barista il cappuccino di un altro avventore lì seduto.
“Something’s wrong?” (C'è qualcosa che non va?) chiese inquieto.
“Not really…it’s just that yesterday night the guys’ve been really tight and now are all sleeping off themselves’ sober…” (Non proprio...solo che ieri sera i ragazzi si son dati alle bevute ed adesso sono tutti in stato post-sbornia...) dissi, mentre osservavo il ragazzo darsi da fare.
“Oh…no-one never said you are the kindest person in the whole world?!” (Oh...nessuno ti ha mai detto che sei la persona più gentile del mondo intero?) ammiccò lui.
“You after eating half a dozen of sandwiches.” (Tu dopo aver trangugiato mezza dozzina di panini.) risposi con un sospiro “So…is the tour still effective?” (Allora...il tour è ancora valido?)
“Yes…let’s meet in half an hour in front of your hotel? Is it good for you?” (Sì...ci incontriamo tra mezz'ora davanti al tuo albergo? Ti va bene?)
“Yeah…let’s!” (Okay...ci vediamo!)
Ci salutammo poi affondai i miei dispiaceri nel tazzone che avevo davanti. Tornai di sopra e lo scenario non era cambiato per niente. Avevo provato a bussare da Marco, ma non rispondeva…
Tuomas continuava a dormire, adesso si era avvinghiato al cuscino, i capelli stile panzer.
Recuperai la borsa per uscire e il giubbotto poi gli scrissi un biglietto, posandoglielo sul comodino assieme alla tessera magnetica se per caso si fosse svegliato da solo.

~~~

Ecco a voi il nono capitolo di questa mia pazzia...hehe ^^
Vorrei ringraziare e rispondere a...
Karlyss --> grazie per aver commentato!!! QQ Comunque ci sono varie ragioni per questo 'scambio temporale'.
1) Ho iniziato a scrivere proprio nell'estate del 2009 e questa storia non parlava dei Nightwish ed era un 'esercizio di scrittura'!
2) Sempre nello stesso periodo ho scoperto Tuomas e la sua musica, in particolare Century Child e Once Upon A Nightwish, la loro biografia.
All'inizio mi ero chiesta se non fosse meglio rivedere le date ma, un po' per pigrizia^^, non l'ho fatto. Un altro motivo è il fattore crossover New Moon...Mister Pattinson negli anni 2000 era una persona comune.
Comunque Dark Passion Play vedrà la luce anche in questa storia, ma dovrete pazientare...^^'' intanto io posso giocare un po' con il tempo a disposizione 'in between'...
Spero di aver risposto alla tua domanda, ma se hai ancora dubbi in proposito fammi sapere, io sono qui per questo! ^^
Al prossimo aggiornamento con il decimo capitolo...
Hermes

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Capitolo 10
*** 10 ***


21 Novembre 2009, ore 20
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, Dining Hall

Tornai dall’uscita che si era appena messo a piovere…nonostante la mia diffidenza iniziale ci eravamo davvero divertiti…delle ragazzine l’avevano riconosciuto e avevo passato una mezz’ora d’inseguimento su un autobus a due piani!!! Roba da pazzi!!!
La mia stanza era tornata vuota e non c’era traccia di Tuomas se non una sagoma spiegazzata sulle mie lenzuola…al tatto fredda, quindi si doveva essere svegliato già da un po’. Provai anche a guardare timidamente in bagno…ma lui doveva essersi spostato in camera sua un piano più sopra.
Quella sera a cena i ragazzi si erano ripresi tutti dalla sbornia e fra di loro Tuomas mi sorrise appena, mentre Marco al suo fianco decantava a Ewo le meraviglie di un negozio di chitarre che aveva scoperto vicino a Trafalgar Square…ecco dov’era andato a cacciarsi!!!
La cena fu breve e ci alzammo dalle sedie a mezzanotte…quella era l’ultima sera a Londra e il giorno dopo saremmo partiti da Heathrow per il Sud America…
Non feci in tempo ad entrare in camera che il telefono sul comodino squillò. Lo raggiunsi, correndo e risposi affannata
“Hello?!” i miei angoli della bocca puntarono in giù quando sentii una risatina “Sei soltanto tu?”
“Ciao…hai corso?” continuò Tuomas, divertito.
“Che vuoi?”
“Solo ringraziarti per esserti presa cura di me…volevo farlo prima ma ti sei nascosta bene!” sembrava che stesse ancora ridacchiando.
“Niente di che…ma adesso fatti una bella dormita così domani sei sveglio e pimpante!” risposi professionale.
“Grazie, buonanotte Anette…” riattaccò dopo una risata.
E adesso chi dormiva più…ero troppo contenta per chiudere occhio!!!

22 Novembre 2009, ore 6
Inghilterra, Londra, Hotel Lux - Brasile, São Paulo, Hotel Ciao

Sotto una pioggia torrenziale di come non ne avevo mai viste, ci dirigemmo di prima mattina a Heathrow.
Nonostante tutto ero euforica, continuavo a saltellare sul posto anche se non ero riuscita a dormire tutta la notte!
Il nostro volo subì una mezz’ora di ritardo e la mia euforia svanì lentamente finché non mi addormentai appoggiata alla spalla di Marco, seduto vicino a me.
Non mi svegliai fino a quando non atterrammo e venimmo prelevati sotto un sole cocente da un uomo di colore, proprietario di un variopinto furgoncino Volkswagen che sembrava uscito da un film degli anni sessanta dal tradizionale motto ‘Mettete dei fiori nei vostri cannoni!’
Ewo ci assicurò che l’Hotel era provvisto d’aria condizionata e piscina…io lo speravo. Faceva un caldo tremendo!!!
Arrivati ci accolsero con una birra ghiacciata a gratis offerta dall’hotel e la moglie dell’alberghiere ci mostrò le nostre camere dipinte da bei colori sgargianti, pulite e con i pavimenti in piastrelle di maiolica.
Mi resi conto quella sera prima di cena che lì era estate. C’erano trentadue gradi Celsius fuori e adesso iniziavo a capire per quale motivo mamma aveva insistito fino allo sfinimento perché mi portassi dietro una selezione di magliette, canotte e le mie adorate camicette di pizzo ricamate.
Mamma Bea deve essere fatta santa!!! Combatterò per questo!
In Finlandia non avevo molte occasioni di metterle perché faceva molto più fresco di così…ne scelsi una bianca come la neve, tutta ricamata in Sangallo e con le maniche a tre quarti, arricciate e a sbuffo.
Scesi per cena…
I ragazzi mi avevano vista raramente con una cosa del genere addosso e l’unico a proferire parola fu Marco che esclamò a voce alta in finlandese marcato, facendo girare tutti gli avventori del locale verso di noi.
“Ragazzi…chi vuole vent’anni di più sul groppone?!”
La cena la passammo fuori sulla veranda dove un venticello caldo-umido salvava il posto dal caldo asfissiante, e una lanterna appesa rischiarava il nostro tavolo…delle grandi falene notturne battevano contro il vetro. Facemmo il pieno di ottime enchiladas e passammo la serata ad ascoltare gli aneddoti divertenti del gestore e di sua moglie fino all’una, quando ci ritirammo con la scusa che il giorno dopo avevamo uno spettacolo…
Nonostante il caldo…quel posto era magico…

24 Dicembre 2009, ore 19
Finlandia, Helsinki, Casa di Anette

“Cara!!! Bentornata!” mia madre mi aspettava sulla soglia di casa con le mani infilate in dei guantoni da cucina, la abbracciai contenta mentre sentivo il furgone di Ewo rimettersi in moto.
Ricevetti gli abbracci di tutta la famiglia compreso papà, mio fratello tornato per le vacanze e Paula che indovinate un po’…era vistosamente incinta di cinque mesi!!! Sarei diventata zia!
Con il tour mi ero persa un mucchio di cose e adesso dovevo fare di tutto per recuperarle!
Passai le prime ore per telefonare agli amici e fare loro gli auguri poi mi godetti una lussuosa vasca d’acqua caldissima per gentile concessione di mamma in modalità ‘coccoliamo-la-mia-bimba-bella’.
I Nightwish si erano presi un mese di ferie di comune accordo…l’avremmo passato tutti in famiglia e per quel motivo avevamo festeggiato il compleanno di Tuomas in anticipo…lui ora era partito per Kitee, dove i suoi stavano in una casa in riva al lago.
Il Sud America era stato bello ma stancante…ci eravamo divertiti un mucchio e non vedevo l’ora di vedere l’oltre un giga di foto che Jukka ed Emppu avevano scattato come se fossero caramelle!
Marco aveva confidato che Tuomas sembrava già avere del materiale per un nuovo album ma di più non si era sbottonato nemmeno con lui…
Sempre il tour ci aveva aiutato veramente molto a quanto pare…a tutto dire di Ewo era convinto che all’orizzonte ci fosse un’imminente contratto con una casa di distribuzione tedesca…saremmo stati distribuiti in tutta Europa e oltre!!! Century Child aveva superato le nostre aspettative più rosee…
Intanto in quel mese avrei potuto riallacciare dei rapporti che avevo trascurato a causa della band e chissà…forse sarei riuscita a finire Damned & Divine. Anche se sentivo che quella canzone non l’avrei mai fatta ascoltare ad anima viva…
Il Natale passò proprio come doveva essere…in Finlandia di neve ne era già caduta parecchia ma non accennava a smettere e fin dopo Capodanno le strade non furono praticabili.
Nei primi giorni di Gennaio rividi Marco e mettemmo a punto una serie di giornate per la registrazione della chitarra elettrica…era riuscito a trovarmi un violoncellista disposto a lavorare!!!
Nel corso di quei giorni ricevetti delle mail da parte di Rob, Tuomas mi telefonò chiedendomi un favore e D&D, come l’aveva battezzata Marco, venne mixata e completata. Lui diceva che dovevo farla sentire al diretto interessato ma io non gli avevo dato alcuna risposta e avevo mandato una mail compresa di testo, come da promesso a Rob.
Nel mentre Febbraio…e quell’imminente contratto nel quale speravamo si avvicinava sempre di più!

5 Febbraio 2010, ore 7
Finlandia, Helsinki, Casa di Anette

“It’s just like you…and like him…” (Parla di te...e di lui...)
“I don’t understand.” (Non capisco.)
“Let him hear it!” (Lasciagliela sentire!)
“No.”
Io e Rob stavamo già discutendo da più di un’ora su D&D, ma senza successo.
“It’s a shame, Anette! Waste a song like that!” (È un peccato, Anette! Sprecare una canzone come quella!)
“It’s not wasted…but too private. That’s it!” (Non è sprecata...ma troppo privata. Tutto qui!)
“I can’t understand why you feel like this…songs are just like babies, you never want to let them go.” (Non capisco perchè la vedi così...le canzoni sono come dei figli, non li vuoi mai lasciare andare.)
Aveva ascoltato D&D e, dopo un’attenta e riveduta lettura dei testi di Century Child si era auto-proclamato fautore della futura coppia Tuomas/Anette. A suo dire era palese ma io in quei testi non ci avevo trovato nulla di strano!
Fatto sta che continuammo ancora a litigare finché ci salutammo, per sentirci di nuovo il giorno dopo alla stessa ora su Messenger.
Mi stirai sulla sedia, sentendo le vertebre scrocchiare sinistramente poi mi alzai, ripetendo mentalmente la routine obbligata di quella mattina.
Doccia. Colazione. Vestizione. Ritrovo con gli altri alla Spinefarm…
Ewo aveva continuato a parlarne e il grande giorno era arrivato…oggi avremmo siglato l’accordo con la Nuclear, se tutto andava bene. Tuomas teneva le dita incrociate da due settimane ed era diventato leggermente isterico.
Ma lassù sembrava che fossimo tenuti in considerazione perché il contratto ci fu e dopo, come da copione, ci avventammo sulla vasta scelta di locali finlandesi per festeggiare.
Andammo per le lunghe e tornammo al mattino…quel giorno Ewo era incaricato del mucchio di ubriaconi. Così…mentre ero già scesa e lui stava ripartendo alzai gli occhi al cielo, scrutando il blu della notte sopra di me.
Quella sera faceva ancora molto freddo e vidi l’ultimo guizzo di un’iridescente aurora verde svanire…e sperai con tutte le mie forze, inconsciamente, di non perdere mai Tuomas.
Damned & Divine sarebbe rimasta chiusa in un cassetto proprio a quello scopo.

7 Aprile 2010, ore 22
Inghilterra, Londra, Abbey Road Studios

Non c’era aggettivo che potesse definire il coma in cui eravamo.
Noia!!!
L’orchestra era già andata via tutta da un bel pezzo, ma Tuomas continuava a discutere con un gruppetto di violinisti e il direttore dell'orchestra.
Jukka, io, Emppu e Marco eravamo collassati nel gabbiotto…non avevamo nemmeno più la forza di prenderci in giro!
Eravamo tornati a Londra un paio di settimane, giusto il tempo per registrare una mole spaventosa d’orchestrali per il nuovo album che avremmo iniziato veramente ad incidere solo a Luglio!
Tuomas era carico come una molla…e nessuno di noi aveva avuto il cuore di lasciarlo partire per Londra da solo! Così eravamo partiti tutti…ed adesso ci annoiavamo come pochi, tutto il giorno, chiusi insieme ad un tastierista iperattivo che avremmo preso volentieri a pugni!
La primavera iniziava a farsi sentire e Londra in quel periodo era un vero spettacolo! Pure il sole splendeva alto…
In quei primi giorni, tanto per ammazzare il tempo avevo letto le bozze dei testi ed iniziavo a sentirmi decisamente preoccupata.
A metà lettura io e Marco avevamo alzato gli occhi e ci eravamo fissati confusi. Sembrava di essere tornati al periodo di Oceanborn! Ogni canzone o quasi sembrava una richiesta di morte!
A parte tutto i nuovi brani avevano una loro indiscussa personalità, sembravano molto belli come sempre ma alcuni erano davvero originali per i nostri generi…una prevedeva addirittura percussioni indiane e un monologo finale in Lakotan!!!
Non avevo idea di quanto fossero azzeccati quegli orchestrali ma per il momento lasciavo tutto nelle mani capaci di Tuomas…in fondo la musica era nata nella sua testa…la conosceva già da quando eravamo partiti per il Sud America.
Finalmente il gruppo di violinisti irrudicibilmente rompi come li aveva ribattezzati Jukka dal primo giorno se ne andò e, tutti assieme, scendemmo in strada per raggiungere un locale poco distante dove servivano delle porzioni di spaghetti all’italiana davvero sublimi. Facevamo fuori un mucchio di carboidrati in quel periodo.
La cena non andò per le lunghe e tornammo all’hotel in cui eravamo accampati…guarda caso lo stesso in cui avevamo alloggiato per il tour. Quando rimasi sola in camera sospirai tristemente, rilassando il sorriso che avevo tenuto come una maschera per tutto il giorno…
Avevo letto le canzoni e ne ero certa ora…
Tuomas si era innamorato
I testi erano assolutamente chiari in proposito…
...ma non di me.

10 Aprile 2010, ore 19
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, Camera 101

Guardavo critica le varie mise sparse sul letto…ero in ritardo colossale!
E non sapevo che mettermi!!! Urgeva un consiglio!!!
Alzai la cornetta e composi un numero.
“Pronto…?”
“Tuomas, vieni qui…ho un’emergenza!” ordinai imperiosa.
“Ma…ho appena fatto la doc-”
“Non importa! Ho bisogno d’aiuto! Sbrigati!” e riattaccai, mettendomi le mani nei capelli.
In trenta stramaledettissimi minuti, Rob sarebbe venuto a prendermi…ed io ero ancora in tuta! E Marco, a cui chiedevo normalmente consiglio, aveva deciso di uscire proprio quella sera!!! Maledizione!
Dopo cinque minuti Tuomas bussò alla mia porta in ciabatte, pantaloncini, canottiera e asciugamano a mo’ di turbante in bilico sulla testa. Scocciato.
“Si può sapere che ti prende?” chiese acido.
“Ho bisogno di un consiglio…ho un appuntamento fra poco ma non so cosa mettermi!” spiegai disperata.
“Un appuntamento con chi?” chiese lui, un sopracciglio alzato.
“Rob mi ha invitato a cena a casa dei suoi…ci saranno anche le sorelle e non so proprio come fare!”
Tuomas non rispose e si chinò a labbra strette verso la montagna di vestiti sul letto, frugando in silenzio.
Dopo una dozzina di minuti aveva messo da parte un paio di jeans neri, strettissimi in vita, un top nero ricamato di pailettes argentate e un cardigan di cotone con scollo a V sempre nero.
Con occhi commossi lo abbracciai stretto e gli schioccai un bacio a stampo sulla guancia.
“Tuomas sei il mio mito personale!!! Ora però pussa via che devo cambiarmi, su!” e lo feci uscire.
Lui si fece spingere fuori, imbambolato…probabilmente dovevo averlo strangolato con la mia euforia.
La serata fu un successone…anche se mi resi conto che il look total-black faceva un po’ troppo funereo…ma era il colore preferito di Tuomas…ed anche il mio.
Il giorno dopo però notai che era diventato freddo nei miei confronti ma ci passai sopra…magari era solo una mia impressione!

~~~

Piccola nota...avrete notato il mio atipico uso di Damned&Divine...^^"
A scanso d'equivoci, so che la canzone la canta Tarja ma è così bella che non ho saputo resistere...poi leggendo il testo ho sempre l'impressione di vederci qualcosa...hehe...

Per ultimo un avviso: Hermes va in vacanza (finalmente! *me salta sopra una valigia nel vano tentativo di chiuderla*) e non aggiornerà le proprie storie per due settimane di seguito...quindi vi aspetto Sabato 28 Agosto per buone nuove! ^^"
Buone Vacanze!
Hermes

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Capitolo 11
*** 11 ***


12 Aprile 2010, ore 8
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, Dining Hall

Seduta ad un tavolo, facevo tranquillamente colazione…era troppo presto perché gli altri fossero già alzati e quindi mi godevo la quiete finché c’era.
“Anette, non potresti mai indovinare che è successo ieri notte!” esclamò Marco dietro alle mie spalle, per poi sedersi di fronte a me. Infatti…parentesi chiusa…niente quiete.
“Che è successo?” chiesi con un sospiro, sfregandomi la fronte.
“Meno male che c’ero solo io! Tuomas è andato fuori di testa! Come un tombino!!!” continuò lui, ansioso.
“Di cosa ti preoccupi, se è andato fuori come un tombino come dici tu, è più che probabile che stamattina non si ricorderà nulla…no?” feci, non riuscendo a capire il suo nervosismo.
“Anette!” esclamò lui “Non era ubriaco! Era incazzato come una renna con mezzo chilo di peperoncino nel sedere!”
“Perché?” chiesi spiazzata, Tuomas non era il tipo da arrabbiarsi e tirare fuori tutto così…preferiva comporre.
“Si è lamentato del mondo in generale e ha lasciato per te una bella fetta!” raccontò Marco “Sei veramente fortunata che nessun’altro all’infuori di me l’abbia sentito, credimi!”
Ero rimasta immobile con la tazza di tea a mezz’aria.
“E io cosa c’entro?!” sbottai stupefatta.
“A sue parole…dice che l’hai chiamato da te per un consiglio su come agghindarti e poi è partito in quarta letteralmente ‘Non capisco cosa le succede! Quando sta con quello perde la ragione…non la riconosco più!’ queste sono state le sue esatte parole, il resto te lo puoi anche immaginare…” spiegò lui “Se volevi una prova della sua gelosia adesso ce l’hai!”
Non. Era. Possibile.
Mi costrinsi a finire il resto della mia tazza, mantenendo il silenzio e l’immobilità. Avrei voluto fare una capatina in camera sua armata con una tanica di benzina e una scatola di cerini…l'ultima per raccogliere i suoi resti.
Mi alzai e dissi impassibile.
“Se Tuomas ha dei problemi, me li faccia sapere in una maniera più adulta! Non tu che vieni qui e gli fai da messo come un cane da riporto!” replicai dura “Comunque quella sera l’ho pure ringraziato e non mi sembra che abbia disprezzato…”
A quel punto girai i tacchi e me ne andai, lasciando Marco ai suoi pensieri belli o brutti che fossero.

14 Aprile 2010, ore 0 e 35
Inghilterra, Londra, Hotel Lux, Camera 101

Mi ero coricata da ore ma non riuscivo a prendere sonno. Ero troppo tesa e arrabbiata per riuscirci!!!
Accidenti a Tuomas e alla sua testaccia dura!!! L’avrei preso volentieri a mazzate!!!
Fra di noi era tornato il Grande Gelo dal mattino di due giorni prima, ed eravamo passati all’insegna di occhiatacce da entrambe le parti. I ragazzi non osavano prendere le parti di nessuno per paura di alimentare solo la faida.
Marco non commentava nemmeno, faceva finta che non esistessimo proprio!
Avevo deciso di tornare in Finlandia prima ma Emppu mi aveva fatto notare timidamente che le registrazioni dell’orchestra stavano andando talmente bene che avrebbero registrato anche le loro, anticipando così il mixaggio, salvando tempo per i concerti estivi.
La notizia mi fece andare su tutte le furie!
Ero stata praticamente ingabbiata a Londra con un astuto trucchetto da prestigiatore! Aveva uguagliato e superato la bastardaggine dei tempi di Oceanborn! Avrei personalmente fatto andare Tuomas all’inferno se avesse continuato così!
Mi alzai in piedi e accesi la tv…ero talmente furente che avrei dato qualsiasi cosa per dimenticarmi anche solo per un attimo quella situazione assurda!
Talmente assurda e stupida che non avevo alcuna intenzione di romperla per prima!

14 Maggio 2010, ore 22 e 40
Finlandia, Kitee, casa sul lago circondata dalla foresta.

Un anno prima ero in Italia con Clara attaccata alle mie gambe…ma quest’anno avevo declinato l’offerta con stizza. Da ogni parte si affollavano ricordi su ricordi, Rob ormai era diventato un grande amico ma proprio non ce la facevo più…
Così, concluse le sessioni del nuovo album Once, avevo fatto i bagagli e mi ero trasferita a Kitee, nella minuscola casetta disabitata che era stata della mia nonna paterna, immersa nella natura. Priva di qualsiasi comodità a parte l’energia elettrica, l’acqua corrente e un piccolo televisore. Niente telefono, niente internet.
La rabbia iniziale si era trasformata in dolore fisico ogni volta che posavo gli occhi su Tuomas.
Santo Dio! Io l’amavo alla follia e lui mi odiava.
I ragazzi, sopratutto Marco e Tuomas erano impegnati nel mixaggio finale al Finnvox, quindi la mia presenza non era necessaria. Da quando ero arrivata non facevo che ascoltare a ripetizione le nuove demo…la sua rabbia che riverberava in quella casetta attraverso la mia rabbia e quella musica meravigliosa. Quel disco avrebbe fatto furore, quando sarebbe uscito…era emotivo.
In più i pezzi orchestrali erano risultati davvero azzeccati…dovevo staccare o sarei diventata pazza!
Ascoltavo la mia stessa voce ma non cantavo…semplicemente non ci riuscivo da quando avevo preso una decisione che avevo temuto fino a quel momento.
Prima di partire avevo fatto domanda e audizione per il casting di una delle più famose compagnie liriche finlandesi, nella speranza di essere presa e staccarmi definitivamente dai Nightwish.
Ne avrei sofferto molto…ma non si poteva continuare così.
Le uniche persone che sapevano di quel tentativo erano i miei genitori, di Marco non mi fidavo…l’avrebbe detto di certo a Tuomas, ed era l’ultima cosa che volevo.
Erano passati solo due giorni ma iniziavo già a calmarmi…quel posto aveva sempre avuto quell’effetto su di me. Era silenzioso, a tratti inquietante, ma rappresentava ciò di cui avevo bisogno.
Il lago era piatto come una tavola, attraversato spesso da gruppi d’anatre e cigni. Passavo la giornata a percorrerne il perimetro e sedermi sulle rive umide, coperte da ciuffi d’erba lucida e verde. Sarei rimasta lì per sempre piuttosto che tornare ad Helsinki, essere accettata in quella compagnia e dover affrontare i ragazzi con la mia decisione.
Un anno prima avevo detto a Clara che la vita non era giusta…la vita iniziava ad essere ingiusta non appena si veniva al mondo!

20 Maggio 2010, ora imprecisata
Finlandia, Kitee, casa sul lago circondata dalla foresta.

Stavo dormendo tutta accoccolata sul letto ad una piazza e mezza di mia nonna, coperta fino al mento dato che le notti lì erano umide e ancora freddissime. La mattina presto la foresta era immersa in una nebbiolina fine e misteriosa…avevo imparato ad apprezzarla nel corso dei giorni. A notte fonda il silenzio era spezzato da alcuni ululati che facevano ghiacciare il sangue nelle vene, e i gufi si muovevano bassi fra i pini, cercando prede.
Mi ero assopita ascoltando la traccia indiana che tanto mi aveva colpito all’inizio, il tamburellare però non smetteva proprio…!
Schiusi le palpebre nel buio pesto della camera, gli auricolari muti nelle orecchie. Cos’era quel rumore?!
Mi alzai a sedere, sfregandomi gli occhi, sbadigliando. Accesi la lampada lì vicino e guardai l’ora…
Le due del mattino?!
Il rumore che avevo ora catalogato come un bussare insistente alla porta d’ingresso si era fatto più forte e frequente…lì attorno non abitava nessuno, a parte la guardia forestale.
Mi alzai, caracollando un po’ e infilai una maglia sopra al pigiama per ripararmi dal freddo, non accesi la luce perché ormai sapevo dove mettere i piedi e arrivai all’ingresso dove feci girare la chiave nella toppa, scettica…vuoi vedere che era tutta immaginazione?!
Ero talmente certa di non trovare nessuno che spalancai la porta di scatto al buio.
Sbattei le palpebre scioccata…forse il pollo che avevo mangiato quella sera a cena era andato a male...
D’istinto feci per richiudere la porta ma venni bloccata.
“Aspetta!” esclamò l'ansiosa visione che avevo davanti. Da quando i fantasmi parlavano?!
Tuomas davanti a me alle due del mattino in mezzo ad una foresta disabitata non poteva che essere un fantasma, un gioco di luce notturna, un sogno!
Di solito i miei sogni sembravano molto reali…ma non avevano mai parlato prima.
“Senti…” iniziai con il tono paziente che si usa con i pazzi “…non so cosa ci fai nel mio sogno ma sei cortesemente invitato ad andartene prima che decida di recuperare il fucile dallo sgabuzzino!”
Mi guardò sorpreso, ma non si mosse dalla sua posizione. Il suo aspetto non era perfetto come al solito…sembrava che avesse guidato per ore.
“Anette…non stai dormendo.” disse infine, pianissimo “Sono io.”
“Improbabile…tu non avresti motivo di venire fin qui.” risposi fra me e me, ancora certa di star parlando con un parto particolarmente intelligente della mia mente “Tu mi odi.”
Mi spaventai quando le sue mani, incredibilmente solide per una allucinazione, mi afferrarono per le spalle con forza. Lo fissai incredula e lo vidi realmente.
“IO odio CHI?!” sbottò ad alta voce, incredulo.
“Non è un sogno, allora…” ammisi, sospirando “Cosa sei venuto a fare?”
“Sei sparita, tua madre mi ha detto dell’audizione e...Marco mi ha fatto sentire la canzone.” raccontò lui tutto d'un fiato, la voce gli tremava “Avevi promesso di non lasciarmi solo…”
Quale canzone?” chiesi tormentata, Marco non avrebbe mai potuto!
“La chiamava D&D…credo che stesse per-”
Damned & Divine…” mormorai, avevo abbassato lo sguardo…perché non si apriva un abisso fra le assi del pavimento in cui cadere per sempre?!
“Anette…”
Scossi la testa, cercando di spingerlo via…magari se riuscivo a chiuderlo fuori e fossi tornata a letto, il giorno dopo tutto sarebbe tornato normale.
“…perché ti sei allontanata?” domandò lui, non permettendomi di ritrarmi.
Non risposi e i miei tentativi di liberarmi divennero inutili nell’esatto momento in cui lui fece due passi in avanti, entrando dentro e chiudendo la porta dietro di se.
“Non me ne vado finché non chiariamo questa faccenda…” dichiarò piano, deciso.
“Quella canzone non l’ho scritta io…è stata tutta un’idea di Marco. Gli piace creare certi doppi sensi…” iniziai a dire, mentendo spudoratamente.
“Non nasconderti dietro un dito…sei una pessima bugiarda.” ribatté lui, dolcemente “Marco diceva che i testi delle mie ultime canzoni ti hanno dato da pensare…”
“Tutte le tue canzoni mi danno da pensare!”
Le sue mani erano scivolate dalle spalle alla vita, le mie braccia erano rimaste incastrate fra di noi…anche se facevo forza non riuscivo ad allontanarmi. Il suo profumo iniziava a farmi stare male…era come se stessi inalando del veleno. La sua fronte sfiorò la mia.
“Mi sono legato le mani, dannato l’anima, pensando di non essere abbastanza per te. E poche ore fa scopro che non ero il solo a pensarla così…” lo sentii sorridere, mentre il suo respiro caldo mi sfiorava le labbra

“My fall will be for you
My love will be in you
You were the one to cut me
So I'll bleed forever”
Ero rimasta senza fiato, tremavo…non era possibile…Ghost Love Score
“Perdona la Bestia che adora...” mormorò ancora “Perdona Me.”
Il bacio che seguì fu aspettato, implorato, desiderato…tutto meno che amaro.
Dimenticammo il resto…il mattino non ci svegliò...
L’unica certezza che mi rimase fu quella della sua presenza, del movimento del suo corpo contro il mio.
Non c’era riposo…ma sognai…
“I dream of wolves
With them I run
For me she lengthened the night
I am home
I am in peace”

~~~

Di ritorno dalle ferie ecco a voi il capitolo numero 11...dal pezzo finale si direbbe che la storia finisce qui, ma non è così! ^^
Le canzoni usate sono rispettivamente Ghost Love Score e White Night Fantasy, naturalmente dei Nightwish...
By the way ringrazio Stregatto90 per aver commentato lo scorso capitolo...ti ho accontentata, visto? Spero che ti sia piaciuto! xD
Asta la vista!
Hermes

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Capitolo 12
*** 12 ***


30 Maggio 2010, ore 15 e 40
Finlandia, strada Kitee-Helsinki.

Eravamo partiti da Kitee quattro ore prima. Per quattro ore non aveva lasciato la mia mano se non per cambiare marcia mentre guidava con il suo fare sicuro.
Silenzio. Non c’era bisogno di parole…ci eravamo già detti tutto.
In realtà avevamo preso in considerazione l’idea di non tornare ma poi la ragione, il dovere, aveva preso piede. In quattro giorni sarei partita per la Polonia per fare da madrina al battesimo della mia nipotina…e non potevamo mancare entrambi allo stesso momento…sarebbe stato sospetto.
Non che volessimo nasconderci ma volevamo aspettare qualche tempo.
Ormai mancava poco al cartello con su scritto Helsinki…avremmo affrontato i ragazzi che ci attendevano al bar della Spinefarm Records.
Tuomas aveva mentito, dicendo loro che passava a prendermi e accusando la sua sparizione ad una visita dai suoi a Kitee per schiarirsi le idee.
Il serbatoio della macchina era vuoto, la spia rossa lampeggiava senza sosta quando parcheggiammo davanti alla scalinata dell’edificio. Le sue dita strinsero la mia mano un’ultima volta prima di scivolare via.
S’intrecciarono di nuovo quando c’incaminammo verso le porte, camminando fianco a fianco.
Potevamo dire panzane agli altri ma eravamo certi che Marco non si sarebbe mai fatto fregare…non potevamo mentire a noi stessi.
All’entrata del bar ci allontanammo uno dall’altro, cercando di assumere un comportamento normale.
“Hey raga!!!” li salutai, sventolando una mano.
“Guarda chi si rivede…la sirenetta!” mi fece eco Emppu con un sorriso, mentre mi sedevo fra lui e Marco.
“Dove le hai lasciate le pinne?” chiese saccente il barbuto vichingo biondo…se non era sicuro, immaginava.
“Sempre spiritoso tu, mmmhhh?” replicai, colpendolo con un leggero pugno sulla spalla. Tuomas si era seduto dall’altra parte e aveva preso una delle copie del disco dalla pila in mezzo al tavolino, frugando fra le pagine del libretto. Apparentemente non interessato alla conversazione.
“Allora…com’era il lago?” chiese Jukka, sorseggiando una lattina di birra.
“Silenzioso e freddo…ma anche rilassante.” risposi pensosa, mentre cercavo di non sorridere o arrossire alle immagini che si rincorrevano nella mia mente a velocità folle. Tuomas e io pigri fra le lenzuola a punzecchiarci di prima mattina, mentre facevamo un bagno nel lago senza vestiti nel pomeriggio tiepido, le passeggiate al tramonto. Scossi leggermente la testa…in quel momento era meglio non pensarci.
Presi anch’io una copia del cd e osservai la copertina più semplice rispetto agli altri dischi.
“E che facevi tutto il giorno?” chiese sibillino Marco, guardandomi di soppiatto con un sorrisino ficcanaso “Contavi le paperelle?”
“No…dormivo e pensavo a quanto, certe volte, tu sia immensamente stupido!” rimbeccai gentile, mentre il cuore mi andava a mille…non sapeva proprio quando stare zitto!!! A Kitee avevo dormito veramente poco!
Gli altri ridacchiarono e Jukka gli dette una pacca sulla spalla “Ti ha scaricato, amico…”
Tuomas fulminò il nostro batterista per un attimo prima di far scemare le risate generali con il suo tono serio, quello che usava quando era seccato “Quando prevedono di far uscire il cd?”
“Erano indecisi fra fine Estate e Novembre…abbiamo tutto il tempo di promuoverlo con i raduni estivi e poi sembra che abbiano in programma un altro tour, ma questa volta di dimensioni mastodontiche…” spiegò Emppu.
“…in breve siamo in vacanza per questa settimana.” concluse Jukka.
Tenni lo sguardo sulla custodia che avevo per le mani…non avevo pensato alle trasferte. Come avremmo fatto?
“Ragazzi…” il tono di Tuomas mi fece alzare lo sguardo...perché dava l’impressione di spiattellare tutto da un momento all’altro?!
“Caga la foglia, Tuomas…siamo tutt’orecchi!!!” esclamò Marco, alleggerendo la tensione.
“Grazie per il commento colorito…” commentò l’altro con un gocciolone “Ma è una cosa seria…ecco…”
Il peggiore dei miei incubi stava prendendo vita…probabilmente ero bianca come un cencio e con gli occhi spalancati tipo cervo che sta per essere preso sotto! Mi sentivo tanto Bambi!!!
“Non ti sforzare, Tuommy…” lo interruppe di nuovo Marco, alzandosi e mettendosi dietro di lui, iniziando a massaggiargli le spalle “L’abbiamo capito tutti…pure Anette!”
A quel punto non ero solo io quella che assomigliava ad un cadavere!
“Ah sì…?” borbottò lui, guardandolo con sospetto.
“Certo siamo come fratelli, no? È naturale che tu voglia condividere con noi le tue esperienze ahem…dell’altra sponda!”
Un secondo dopo era scoppiato il putiferio. Jukka ed Emppu erano finiti sul pavimento a tenersi la pancia dalle risate, mentre Tuomas aveva ribaltato la sedia e correva dietro a Marco per il bar, urlando i più turpi insulti della storia. Io ero rimasta bloccata con la bocca aperta ma poi, passato il pericolo, iniziai anch’io a ridere…cosa avrei dovuto fare d'altronde?
Chiarire ad alta voce quanto di preciso fosse etero, Tuomas? Non sarebbe stato carino

5 Giugno 2010, ore 13 e 30
Polonia, Danzica, Casa di Carl e Paula

Stavo tenendo in braccio, Laura, la mia nipotina. Era talmente piccola che ero terrorizzata dal fare movimenti bruschi…
Marco le faceva le facce buffe, completamente a suo agio accanto a me…mio fratello Carl l’aveva scelto come padrino della piccola.
Adesso stavamo aspettando il resto dei parenti da parte di Paula per poi dirigerci in chiesa. All’inizio non ero convinta che fosse una buona cosa…i miei genitori, e quindi anch’io, eravamo protestanti. Non ero sicura che i protestanti potessero fare da madrina o padrino ad una bambina cattolica. Paula mi aveva assicurato che non c’era problema…
Splendeva un sole forte ma la brezza marina era abbastanza fresca e la piccola Laura venne avvolta in una copertina azzurro pastello prima di recarci a piedi fino alla chiesa del quartiere. La funzione durò giusto una mezz’oretta e poi tornammo all’appartamento dei due per festeggiare l’evento.
Prima di sera lasciammo sola la famigliola e ci fermammo in un ristorante con vista sul mare per mangiare qualche piatto tipico.
Ero un po’ tesa da quando ero tornata da Kitee…soprattutto perché Marco non aveva affrontato un certo discorso. M’aspettavo che uscisse fuori prima o poi ma non era ancora successo.
Avevamo ordinato un dessert ciascuno quando Marco parlò, pulendosi le labbra con il tovagliolo.
“Sai…Tuomas mi ha chiamato la notte prima della partenza, dicendomi di riportarti da lui sana e salva…”
“Davvero?” feci la finta tonta “Molto carino da parte sua…”
“Ti conosco bene, Anette…so perché Tuomas ha preso ed è partito improvvisamente per l’ignoto…in fondo la canzone gliel’ho messa io nelle cuffie!” era pure compiaciuto quel Giuda!!!
“Marco…potevi evitarti la scenetta quando siamo tornati però…” dissi, ammettendo praticamente tutto.
“Lasciami almeno divertire un pochino…non lo dirò in giro, ma le mie soddisfazioni me le devo togliere!” aveva poggiato la testa sulle mani con un sorriso da bravo bambino “Una di queste è…com’è Tuomasuccio a letto?”
Per poco non mi strozzavo con un sorso d’acqua.
“Non sono affari che ti riguardano!” esclamai sdegnata, rossa come un peperone.
“Voglio solo sapere se ci sa fare o no…” accennò lui.
“Manie di protagonismo maschili...alla tua età!!!” gli feci eco imbarazzata “Non sei un po’ vecchio per queste cose?!”
“Sono nel fior fiore della maturità!” dichiarò, gonfiando il petto d’orgoglio.
“Sei matusalemme!!!” precisai io, ferma. Marco si sgonfiò tutto.
“Anette…sei troppo cattiva!!! Buaaaaaaahhhhh!!!” e fece finta di essere un bambino, smise solo quando vide avvicinarsi al nostro tavolo tre belle ragazze dai venti anni in su.
“Scusate…ma voi siete dei Nightwish?” chiese la ragazza di mezzo, mora e con un bel viso dolce.
“Sì.”rispose pronto Marco con un sorriso a trentadue denti.
Firmammo un paio di autografi e scattammo qualche foto poi pagammo il conto e tornammo all’hotel dove avremmo alloggiato fino alla sera del giorno dopo.
Non vedevo l’ora di vedere Tuomas…avrei pure attraversato il Baltico a nuoto!

9 Giugno 2010, ore 16
Finlandia, On the Road

Era da quel mattino presto che ci spostavamo in pullman e, a causa del traffico, non eravamo ancora arrivati!!!
Il mezzo aveva l’aria condizionata accesa per compensare l’anomala ondata di caldo che aveva sommerso la Finlandia e adesso stavamo attraversando i numerosi laghi del paese che luccicavano limpidi.
Nonostante fossimo in trasferta già da tre giorni, io e Tuomas non avevamo ancora dato nell’occhio anche se si era notato l’improvviso rilassamento del pugno di ferro...occasionalmente ci stuzzicavamo ma non passavamo più alle parole.
Marco manteneva la propria promessa, non svelando nulla ma lanciandoci occhiatine assieme a sorrisi quando gli altri non guardavano…non avrebbe parlato, ma moriva dalla voglia di farlo.
In realtà Tuomas cercava di comportarsi come al solito ma non ci riusciva totalmente…alcune piccole cose le lasciava sfuggire.
Non avevamo più passato del tempo assieme dopo la parentesi di Maggio, troppo affaccendati con i preparativi per la trasferta, alcuni ultimi dettagli del cd e uscite di gruppo con amici e i ragazzi della band…nei prossimi giorni sarebbe stato difficile ritagliarsi un momento solo per noi, ci avremmo provato.
Nel frattempo speravo che Tuomas non avesse ripensamenti…era abituato a fasciarsi troppo la testa sul passato e sulle decisioni.
Non ne avevo ancora parlato a Rob…sapevo cha da una parte ne sarebbe stato felice, ma dall’altra?
Non volevo ferirlo ma difficilmente ci sarei riuscita.
Ero semisdraiata lungo due sedili, appoggiata con la schiena al vetro tiepido a causa dei raggi del sole che lo sfioravano. Nella fila davanti alla mia stava Marco che si era addormentato profondamente da un’ora, con un capello da texano calato sugli occhi…aveva iniziato a russare.
Nei sedili più avanti c’era Jukka che parlottava con Ewo, ed Emppu si era accomodato dall’altra parte del pullman un po’ più indietro, immerso nella lettura di un libro molto spesso.
Tuomas stava nella fila dietro la mia, fino a quel momento non si era mosso. Il vetro vibrò ma non per un buco nell’asfalto. Mi voltai e vidi Tuomas appoggiato come me.
Uno dei suoi cappelli texani calato sul viso e i fili degli auricolari confusi fra i capelli sempre più lunghi…adesso assomigliava a Jack Sparrow, il capitano pazzo di Pirati dei Caraibi. Avevo notato che alcune tracce di Once erano molto simili a quei motivi…Tuomas era sempre stato particolare nelle sue scelte musicali…
Delle dita mi sfiorarono il braccio sinistro e sobbalzai dallo spavento per poi scoprire che erano solo le sue dita. Alzai il braccio quel tanto per infilarlo fra il vetro e il sedile, prendendo la sua mano.
Mi guardai attorno, nel caso qualcuno fosse venuto più indietro ma il corridoio di mezzo era vuoto…non volevo che ci vedessero, anche se c’era poco da vedere, le nostre mani adesso saldamente intrecciate erano dietro i sedili.
Il suo pollice mi accarezzava il dorso con piccoli movimenti circolari, rilassando i nervi tesi…va tutto bene
Sospirai piano. Non volevo rimanere nell’ombra ancora per molto, ma sapevo di non essere ancora pronta per un confronto…e se ogni fibra nel mio corpo avesse potuto parlare avrebbe fatto il suo nome.
Mi manchi… pensai, mentre chiudevo gli occhi.
Mi manchi da impazzire!

14 Giugno 2010, ore 0 e 58
Finlandia, Ilmajoki, Fine Festival

“Battezziamoci ragazzi!!!” il grido di battaglia di Jukka, sempre pronto a nuove esperienze…
Assieme ad Emppu corse a rotta di collo giù per la riva e saltò gli ultimi due metri di terraferma per atterrare stile bomba nell’acqua del lago. L’impatto arrivò anche a noi con una spruzzata.
Il buon esempio l’avevano dato e dovevo ammettere che non era proprio cattivo!
Marco s’infilò di soppiatto fra me e Tuomas ancora indecisi, poggiando entrambe le braccia sulle nostre spalle con fare paterno…
“Non vorrete mica perdervi il divertimento?” chiese innocente “In fondo qui abbiamo una sirenetta e un poeta…il bagno ci sta!!!”
All’ultima parola ci spintonò forte ma Tuomas l’aveva previsto e lo abbrancò per la maglietta dalle maniche strappate, portando anche lui in acqua.
L’impatto fu tremendo!!! Il lago era tutt’altro che tiepido…ma dopo qualche attimo ci si abituava, peccato l’essere completamente vestiti. In meno di un minuto avevamo iniziato una mega battaglia di schizzi tutti contro tutti e quando si concluse mi ritrovai rannicchiata accanto ad Marco con la seria impressione di essermi mezza affogata da sola!
Non si vedeva praticamente niente dato che le luci del palco lì vicino erano già state tutte smontate e l’unica fonte era la luna, che sbucava ogni tanto dalle nuvole sdrucite…di tutte le band che avevano suonato quella sera noi eravamo gli unici ad aver avuto il coraggio di fare il bagno nel lago!
Marco mi afferrò e mi spinse da una parte dove cozzai contro qualcun’altro in un abbraccio che riconobbi subito.
Tuomas!!!
Ero silenziosa, ma urlavo con tutta me stessa…urlavo alle stelle la gioia che provavo anche solo sentendolo vicino. Avrei dato tutto per passare qualche minuto con lui, poterlo guardare senza aver paura di essere notata.
“Ragazzi…” avevo poggiato la guancia contro il suo petto che vibrava mentre parlava, la maglietta di cotone incollata sulla pelle “…ci becchiamo un accidente così. Torniamo al furgone…il vostro battesimo d’acqua dolce l’avete avuto.”
“Agli ordini O Sommo!!!” declamarono in coro Jukka ed Emppu da qualche parte, non molto lontano.
Ascoltai i loro passi nell’acqua. Tuomas mi teneva ancora stretta, come se dovessi scivolare via da un momento all’altro.
“Dobbiamo dirglielo…” mormorò verso di me con un tono che non gli avevo mai sentito, dolce ed urgente.
“Sono stanca di nascondermi.” risposi, alzando il volto e incontrando il suo respiro “Tu?”
“Sono stanco di fingere…non riesco ad addormentarmi da solo…” piano, dolcemente, aveva iniziato a riordinare le ciocche ribelli che mi scendevano umide sulla fronte “Manchi anche alla Bestia, sai?”
“Dille che sono qui…” feci pressione sulle sue spalle e mi alzai in punta di piedi per raggiungerlo “…che non ti lascio.”
Non ci eravamo più baciati da quando avevamo lasciato Kitee e quel contatto ritrovato bruciava…le mie mani s'infilarono fra i suoi capelli aggrovigliati dall'headbanging, avvicinandolo di più, volendo di più.
Tuomas si allontanò a fatica, facendo forza su se stesso mentre le sue braccia si rilassavano, lasciandomi lo spazio per respirare.
“Dormi da me questa notte.” dichiarò calmo, pericoloso “E la prossima, e tutte le altre…”
“Un mucchio di soldi sprecati quando bastava una stanza per entrambi…” sospirai maliziosa e delusa, quando le sue braccia caddero lungo i fianchi e lo sentii camminare verso quella che doveva essere per forza la riva.
La notte non era finita…era appena iniziata.

~~~

Ormai siamo a quota 12 capitoli ma DOR è ben lungi dall'essere alle battute finali...negli ultimi giorni ho scritto di nuovo un bel po' di pagine^^"
Ringrazio tutti quelli che leggono, le persone che hanno messo la storia nei preferiti ed in particolare Blah che ha recensito il primo capitolo! Mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo la tua recensione perché sei stata la prima a dirmi cosa ne pensavi della protagonista 'ibrida', quindi grazie di cuore! Spero che continuerai a leggere questa storia anche se è un po' strana xD
Vi aspetto la prossima settimana con un nuovo capitolo!!!
Hermes

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Capitolo 13
*** 13 ***


16 Giugno 2010, ore 11
Belgio, Anversa, Nightwish Caravan

Eravamo tutti indaffarati come delle api quel giorno…
Quel pomeriggio sul tardi saremmo saliti sul palco di Gods Of Metal!
Era il festival itinerante più in vista del genere!!!
Quindi, tanto per andare sul sicuro, Tuomas aveva accuratamente selezionato i pezzi della lista da eseguire e una o due tracce del nuovo album…naturalmente tutto doveva spaccare al massimo…non potevamo permetterci errori!!!
La lista ormai era stata riveduta e corretta almeno un trenta volte nell’arco di tutta la mattinata ed ora eravamo tutti riuniti sui divanetti, ognuno che cercava di tenersi le mani occupate…
Io ero appollaiata sul bracciolo del divano e spazzolavo con cura i lunghi capelli biondi di Marco che leggeva un libro sulla poltrona di fianco. Ormai erano lisci e lucenti ma mi rilassava e a lui non davo fastidio…almeno finché Tuomas non riemerse dal bagno nel quale si era rinchiuso mezz’ora prima per farsi una doccia!
Vista la scena, si sedette a fianco a me e m’indicò il suo turbante di spugna arancione…mi voltai verso di lui in precario equilibrio e gli posai la spazzola sulle gambe, svolgendo il suo asciugamano.
Jukka ed Emppu, seduti a gambe incrociate sul pavimento, stavano giocando da un paio d’ore alla X-Box con Prince Of Persia e non sembravano intenzionati a smetterla prima della chiamata per salire sul palco.
Frizionai delicata i capelli bagnati di Tuomas e li divisi con una riga a metà mentre lui diceva “Ragazzi ho…abbiamo una cosa da dirvi…”
Non commentai il suo uso del plurale e mi obbligai a continuare ciò che stavo facendo, riprendendo in mano un pettine di legno per iniziare a spicciare i nodi.
Marco lo fissò incredulo…probabilmente non ci sperava più, ma chiuse il libro.
“Non potresti aspettare tipo un quarto d’ora?” domandò Jukka senza voltarsi, continuando a pestare i bottoni della console “Tempo di completare il livello?”
“No, Jukka…è importante…” negò lui, inghiottendo sull’ultima parola.
Iniziai a dividere la prima ciocca, facendo finta che non mi riguardasse.
I ragazzi misero in pausa e si girarono verso di noi allo stesso tempo, guardandolo curiosi…
Silenzio.
“Allora…che cosa devi dirci?” spronò Emppu dopo un po’.
“Ecco…non è semplice…” iniziò Tuomas, grattandosi il pizzetto “Diciamo che ho…vi abbiamo tenuto nascosto per troppo tempo che…”
“…CHE?!” chiesero in coro i due, Marco ormai ghignava.
“…che…” non avevo mai visto Tuomas in seria difficoltà come in quel momento, ma non potevo svilirlo. Anch’io mi sarei sentita un tantino tesa in quella situazione.
“Oh…su Tuomas!” sbottò Marco d’improvviso, attirando tutti gli sguardi su di se “Non stai mica andando al patibolo…no?”
Avevo ripreso la spazzola da dove l’avevo appoggiata ed avevo iniziato passarla sul suo capo, mentre riuscivo a sentire distintamente i suoi pensieri urlare 'Aiuto! Qualcuno mi aiuti!!!'
“Ecco…sì…volevo dirvi che-” riprese a fatica, guardandoli spaurito. Alla faccia del coraggio maschile!!!
Esasperata, ma ancora del tutto impassibile, raccolsi i suoi capelli dietro le spalle e mi chinai per dirgli, in modo che sentisse solo lui.
“Lascia che lo faccia io…” ma scosse la testa, mentre Jukka ci guardava stupefatto. Emppu aveva avuto un lampo di comprensione negli occhi che mi fece rabbrividire.
“Ragazzi-” Tuomas venne di nuovo interrotto, questa volta da un Emppu orgoglioso per aver risolto l’inghippo.
“Lo so!” esclamò il nostro chitarrista come se fosse tornato ai tempi della scuola e indicò senza preamboli Tuomas “Ewo ti ha messo incinto e adesso vuoi cambiare sesso ma temi che ti scuoiamo vivo!!!”
“NO!!!!!!!!!!!!!!!!!” l’urlo era partito da entrambi. Sia me che Tuomas, spiazzati e imbarazzati. Era stato talmente forte che i due si erano allontanati di mezzo metro. Marco si stappò le orecchie e si alzò in piedi, ne aveva avuto abbastanza a quanto sembrava.
“Ok…diamoci una calmata…” disse serio “Primo: sentiamo cosa ha da dire Tuomas, senza predizioni! Secondo: cerchiamo di non interromperlo sennò arriveremo sul palco con un dubbio amletico irrisolto che non farà bene alla nostra concentrazione…”
Fece segno a Tuomas di continuare e lui lo ringraziò con lo sguardo.
“Stavo cercando di dirvi…” e scocco un’occhiataccia torva ad Emppu “…che vi abbiamo tenuta nascosta una cosa importante. Per evitare di scoprirlo a vostre spese preferisco che lo sappiate…”
Fece una pausa ma nessuno aprì bocca così fu costretto a continuare, restio.
“Io…noi…” si voltò verso di me, cercando una conferma, ma non continuò.
“Sta diventando una barzelletta!” borbottò Marco, scuotendo i suoi lunghi capelli biondi.
“Tuomas sta disperatamente cercando di dirvi…” parlai con un sorriso enigmatico “…che stiamo assieme.”
Silenzio.
Anche Tuomas mi fissava come se fossi un marziano, non contando la mascella slogata di Emppu.
Passò ancora un po’ prima che Jukka riuscisse a spiccicare parola per primo.
“Beh…tutto qui?” Marco lo fulminò e lui continuò velocemente “Cioè…congratulazioni! Ma ci eravamo accorti già da un po’ che sotto sotto…”
“Sì sì…” gli fece eco Emppu, annuendo solenne con la testa.
Ah…” alitò il ragazzo accanto a me, mentre si rilassava finalmente…come se un peso gli si fosse tolto dal petto “Bene…perfetto…
Gli sfiorai la testa in una carezza con un sorriso che parlava da solo, mentre i ragazzi discutevano come festeggiare la notizia dopo lo spettacolo e poi tornavano alla loro console. Marco riprese a leggere…ed io a pettinare i capelli scuri di Tuomas…
Non sarebbe cambiato niente…i Nightwish erano una famiglia.

3 Agosto 2010, ore 18 e 35
Finlandia, Helsinki, Fuori dalla casa di Anette

“Non è una buona idea…non smetterò mai di ripeterlo!” gemetti, guardando con terrore il vialetto di casa mia ombreggiato dalla luce pomeridiana di quel pomeriggio d’Agosto.
“L’hai promesso…” mi fece presente Tuomas, spostando una mano dal volante e posandola sulla mia, stringendola forte.
Eravamo tornati da un paio di giorni e avevamo passato il pomeriggio a firmare autografi e fare la conferenza stampa per la presentazione di Once, che sarebbe stato disponibile nei negozi il giorno dopo.
La Spinefarm adesso ci riservava tutti gli onori come band punta-di-diamante della casa discografica.
A Giugno, dopo i festeggiamenti, avevamo chiesto ai ragazzi di non dire a nessuno della nostra storia e così era stato…tutto tranquillo…nemmeno Ewo sapeva niente, nemmeno i miei genitori…
Era arrivato il momento, a detta di Tuomas…
“Non ci saranno problemi…sei riuscita a dirlo ai ragazzi, quando io non riuscivo a guardarli in faccia!” con un sorrisino, aprì la portiera dalla sua parte.
“Grazie! I ragazzi è un conto…ma papà è tutto un altro paio di maniche…” piagnucolai, imitandolo.
Ci incamminammo verso la porta troppo velocemente per i miei gusti. Arrivati, Tuomas bussò amabilmente con un sorriso leggero. La porta si aprì pochi istanti dopo e apparve mia madre con le mani occupate da una cesta.
“Bentornata a casa, Anette. Ciao Tuomas…” salutò con un sorriso “Com’è andata?”
“Bene…” risposi vigliacca, poi cercai coraggio “Mamma…papà è a casa?”
“Sì…è appena tornato dal golf. Temo però che non sia di buon umore…Marcus l’ha battuto di nuovo.” mi rispose per poi chiedere al ragazzo accanto a me “Ti farebbe piacere una tazza di tea, caro? Stavo giusto per prepararne un po’…”
“Sì, grazie.”
Entrammo e ci mettemmo comodi nel salottino, sedendoci al tavolo al centro della stanza. Mia madre sparì verso la cucina e Tuomas sussurrò scherzoso.
“Dici che è abbastanza di cattivo umore per spararmi?” gli detti una gomitata sulle costole.
“Non è divertente!!!” sibilai mentre ridacchiava, ero tesa come la corda di un violino e battevo le dita sul tavolino in continuazione. Le sue mani da pianista le afferrarono, stringendole piano.
In capo a dieci minuti sul tavolo stavano quattro tazze fumanti e un piatto di biscotti austriaci affogati nel cioccolato. Tenevo le mani sotto il bordo del tavolo, il mio tea perfettamente intatto…temevo che il mio nervosismo si sarebbe notato un po’ troppo se avessi preso in mano una tazza. Mio padre aveva già iniziato a dare fondo al piatto, per consolarsi e mia madre stava intrattenendo un’educata conversazione con Tuomas.
“Quindi aspetterete Marzo, prima di andare in tournee?”
“Sì…questa volta saremo in Canada nelle prime date, lì in inverno si congela.” sorrise, con la sua faccia da cherubino…si era addirittura legato i capelli e, per un giorno, aveva dimenticato nel cassetto il trucco nero che usava mettersi intorno agli occhi.
Raggruppai il poco coraggio che avevo e mi schiarii la gola, lo sguardo dei miei genitori mi si puntò addosso all’istante.
“Mamma…papà…” iniziai, sentendomi un verme “Dovrei dirvi una cosa…”
Li guardai di sfuggita, avevo proprio tutta la loro attenzione…porca puzzola di montagna!
“Ecco…io e…e…” balbettai, di colpo il nome Tuomas mi si era annodato in gola, combattendo per non uscire.
“Cara…calmati.” mia madre si sporse preoccupata “Cosa devi dirci di così grave?”
“A proposito…” s’intromise mio padre, posando la tazza sul piattino e girandosi verso il comò “Oggi è arrivata questa busta per te…”
Mi porse una manila, volutamente girata all’insù per far vedere a tutti chi era il mittente: Teatro Nazionale dell’Opera Finlandese. Percepii Tuomas ritrarsi e incupirsi…
“Credo che ti abbiano presa, sai?” continuò mio padre, orgoglioso e maligno. Non risposi e feci per aprire la busta, dentro c’erano tre fogli. Uno era la copia della mia domanda, il secondo conteneva i risultati dell’audizione e il terzo erano le informazioni che mi sarebbero servite per comunicare la mia decisione. Ero stata accettata con il massimo. Riposi i fogli sul tavolo, davanti a me e poi alzai lo sguardo.
Mia madre mi guardava apprensiva, mio padre era raggiante e Tuomas fissava ostinato ciò che era rimasto nella sua tazza. Ritrovai il coraggio…
“Non accetterò quel posto.” dichiarai chiara. Tutti e tre mi fissarono, sbalorditi.
“Cosa stai dicendo?!” tuonò papà, stava diventando rosso in faccia “Ma immagini quanta gente hai superato per ottenerlo?!”
“Perché, cara?” chiese mia madre, sorpresa ma sempre moderata.
Tuomas era rimasto in silenzio, i suoi occhi verdi strabiliati. Respirai a fondo e continuai, sapendo che le mie parole avrebbero marchiato quel giorno indelebilmente.
“Non posso accettarlo…ho preso un impegno quando sono entrata nei Nightwish e devo rispettarlo. Ci ho riflettuto sopra e ho capito che non posso andarmene così, lasciando Tuomas e i ragazzi di punto in bianco.” spiegai decisa “Ho anche scoperto che l’Opera mi annoia…non voglio fare un lavoro che non mi entusiasma.”
Mio padre era viola, apriva e chiudeva la bocca senza emettere un suono, furioso. Lui aveva uno smisurato amore per la lirica, da quando avevo scoperto di essere un soprano non vedeva l’ora di sentirmi cantare in teatro.
“Anette…” mormorò commosso Tuomas, non credendo alle proprie orecchie. Gli afferai la mano…avrei svuotato il sacco fino in fondo.
“C’è ancora un’altra cosa…oggi siamo venuti qui assieme per un motivo ben preciso.” dissi, guardandolo fisso “Volevo farvi sapere che stiamo insieme da un paio di mesi a questa parte.”
Il silenzio che seguì fu assordante. Contai fino a dieci, poi mi voltai verso i miei genitori.
Il colore era defluito dal volto di papà, rendendolo bianco come un lenzuolo. Mamma l’aveva presa decisamente meglio e sorrideva impercettibilmente. Il primo ad emettere un suono però fu proprio mio padre.
“Dimmi che è tutto uno scherzo, Anette!!!”
Scossi la testa lentamente, sapevo quanto odiava Tuomas…ma sapevo anche che avrebbe digerito la pillola prima o poi, per quanto fosse amara. Al mio cenno seguì un’occhiataccia e poi prese la tegliera, riempiendosi di nuovo la tazza.
“Per lui hai deciso di rifiutare quella proposta?” quella domanda venne sputata all’improvviso.
“Sì.” risposi senza remore, mi ero portata alle labbra la tazza, le mie mani non tremavano più…
Dieci minuti dopo, il silenzio s’interruppe con un sospiro rassegnato di papà Johan, ad occhi chiusi.
Le mie spalle si rilassarono.
“Ok…d’accordo…non sono particolarmente felice di tutta questa faccenda ma, purtroppo, per ora non posso obbiettare.” ammise vinto, ma alzò uno sguardo assassino verso Tuomas “Se oserai farla soffrire...”
“Tesoro!” esclamò mia madre, scandalizzata “Sono certa che Tuomas e Anette siano abbastanza maturi per sapere come gestirsi…”
“Non si preoccupi…preferirei uccidermi.” dichiarò Tuomas, serio come non l’avevo mai visto.
L’argomento spinoso venne accantonato e mamma invitò a cena Tuomas che acconsentì, sorridente. Io occupai una mezz’ora nel telefonare alla segreteria del Teatro per farmi spiegare la procedura di rifiuto e lasciare che qualcun altro meno fortunato di me potesse scavalcare la graduatoria.
La cena fu allegra grazie ad un Tuomas gioviale e d’ottimo umore. A fine serata ci salutammo un po’ distanti dal portico ma abbastanza vicini per sentire i borbottii di papà che spiava attraverso le tende del salotto.

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Capitolo 14
*** 14 ***


15 Agosto 2010, ore 10
Finlandia, Kitee, Casa di Tuomas

Ad Anette sembrava di essere tornata indietro nel tempo…chiuse gli occhi e ascoltò, fermandosi in mezzo alla strada sterrata che divideva la campagna a metà.
Il sole la riscaldava appena, alzandosi sempre più in alto sopra la sua testa. Alcuni fringuelli cinguettavano non lontano su una macchia di betulle. Il resto era silenzio e vento e profumo.
Profumo di un’estate che sarebbe finita presto…in Finlandia era sempre così.
I ricordi, quella mattina di Ferragosto, la inondavano senza un nesso temporale…
Anni prima aveva percorso centinaia di volte quella ghiaia per raggiungere casa Holopainen.
Riprese a camminare piano poi sempre più velocemente…non vedeva l’ora di vedere la macchia nella quale si nascondeva la casa di Tuomas!
Di sicuro c’erano già tutti…la sua borsa di tela le batteva contro il fianco, rendendola ancora più impaziente, mentre la cinghia le segava la spalla nuda.
Prima di uscire si era già messa il costume, coprendosi con una camicia ricamata che aveva comprato per amore ad Helsinki una settimana prima abbinata ad una gonna da gitana, di tela bianca. Aveva incontrato i genitori di Tuomas, venuti dai suoi per quel giorno, lasciando il campo libero alla compagnia…Tuomas non si era fatto problemi e gliene aveva parlato subito. In fondo lui viveva già da solo e non potevano più contestare le sue decisioni…la mamma di Tuomas l’aveva abbracciata contenta, le era sempre andata piuttosto a genio.
A forza di trottare il boschetto si fece più vicino e con esso anche l’odore tipico della grigliata. Un paio di minuti e iniziò a distinguere fra i rami più bassi, il luccichio del sole contro la decina d’auto parcheggiate ai lati della strada…erano venuti proprio tutti!
Seguì la curva e dopo aver svoltato vide la casa rossa. Dietro alla costruzione stava il lago, lo stesso che vedeva lei dalla sua finestra mezzo chilometro più avanti. La casa era la più lontana dalla Kitee vera e propria, che da lì non era visibile a causa dal bosco che circondava quella parte del lago.
Qualcuno aveva già piazzato una mega piscina gonfiabile per i bambini e Jukka, gomma in mano, la stava riempiendo. Fu lui a riconoscerla per prima…
“Ti davamo già per dispersa!!!” esclamò, salutando.
“Ciao! Ti diverti?” accennai alla gomma che metteva piano, colpa della stagione poco piovosa.
“Da matti…diventerò vecchio se va avanti così!” ingobbì le spalle mentre mi guardavo attorno.
“Dove sono gli altri?”
“Se cerchi Tuomas sta prendendo la legna con suo fratello nel capanno là…” indicò un punto fra gli alberi “Emppu sta giocando a palla con i bambini e le ragazze dietro la casa, Marco cerca di affogare Max nel lago come al solito…il resto è in giro…”
“Allora do una mano a te…visto secchielli nelle vicinanze?” dissi, appendendo la borsa alla balaustra degli scalini di ingresso. Con il mio contributo la piscina si riempì in fretta e, nel frattempo, Tuomas era tornato spingendo una carriola di legna.
“Ciao!” salutò, dopo essersene sbarazzato “Iniziavo a pensare che non saresti venuta…”
“Non mi perderei mai la festa di fine estate!” esclamai indignata, con un indice accusatore nella sua direzione. Lui alzò le mani e fece per rispondere ma un urlo collettivo che somigliava molto al mio nome ci distolse, facendoci guardare a destra della casa dove un’orda di bambini, per l’esattezza sette, si stava catapultando verso di me!
Feci un passo indietro, preparandomi all’impatto…
“Zia Anette!!!” strillarono tutti, e sette paia di braccia cercarono di avvolgersi alla mia vita mentre cadevo a terra. Tuomas e gli altri risero ma non lo trovavo molto divertente!!!
“Dammi una mano!” boccheggiai verso il mio ragazzo, e le risa continuarono più forti di prima. Dopo un po’ Jukka ebbe pietà e inizio a districare dal mucchio i suoi due figli e gli altri fecero lo stesso. Finalmente potei rimettermi in piedi…che male al didietro!
“È incredibile quanto ti siano affezionati i bambini, An!” esclamò la sorella di Tuomas, abbracciandomi.
“Non dirmelo!” replicai, ancora un po’ stordita. Da dietro la casa spuntarono Max e Marco, entrambi in costume e zuppi, un asciugamano sulla spalla. Il più vecchio si era fatto intrecciare i lunghi capelli per evitare di averli d’intralcio e sembrava in ottima forma, il più giovane aveva l’aria seriamente abbacchiata…probabilmente Marco l’aveva di nuovo battuto a stile libero!
“Ciao Anettina-zuccherosa!!!” squillò lui, baciandomi sulla guancia.
Ci sedemmo tutti alla belle e meglio sulle panche di legno e sulla divanetta a dondolo all’ombra delle betulle, piantate intorno alla casa mentre i ragazzi si davano da fare con il barbecue…la birra passava già e conoscendo Tuomas e Jukka, incaricati dei rifornimenti, dovevano aver comprato lo stock completo al supermercato in città!
I bambini sguazzavano nella piscina, giocando con una rana gonfiabile.
Due ore dopo il fratello di Tuomas, ormai mezzo affumicato, iniziò a distribuire da mangiare a tutti. Le panche non bastavano e tanti si accamparono sull’erba tagliata all’inglese.
Dopo un po’ i bambini iniziarono ad addormentarsi, satolli, sui teli di spugna e i discorsi si abbassarono ad un mormorio. Durante il pranzo erano arrivati anche Ewo e un paio di amici di Tuomas che suonavano assieme a lui in un side project.
Grazie a scambi di posto gli ero finita di fianco, finiva una lattina di birra e si stava accendendo una sigaretta. Gli rubai il cappello dalla testa e me lo infilai per evitare di beccarmi un’insolazione dato che ormai il sole mi batteva addosso. Lo sentì borbottare di disapprovazione ma mi passò un braccio attorno alle spalle, avvicinandomi a se. Aveva mangiato talmente tanto che non aveva voglia di riconquistare il suo amato cappello!
Non ero messa meglio e probabilmente mi addormentai contro la sua spalla senza neanche accorgermene. Mi risvegliai solo più tardi su un telo, i fili d’erba che mi solleticavano le caviglie, il cappello poggiato in fronte. Lo scostai con la mano e vidi Tuomas sdraiato accanto a me che mi guardava con un sorrisino.
“Bentornata…”
“Ho dormito?” chiesi, ancora assonnata.
“Per tre ore…ti sei persa l’Ewo-show!” rispose, ridacchiando alla mia faccia sconvolta “Stavo per provare a svegliarti con un bacio…”
“Noooooo…” piagnucolai triste.
La mia sfortuna epica colpiva ancora! Mi ero persa le gesta annuali del nostro manager in preda all’ebbrezza e per di più anche un bacio di Tuomas!!!
Si avvicinò, passandomi un braccio attorno alla vita e strofinando il naso contro il mio “Se vuoi posso rimediare…”
Annuì mentre sentivo il mio cuore fare le capriole…le nostre labbra si sfiorarono e…
SPLASH!!!
Una secchiata d’acqua gelida…probabilmente più d’una…ci colpì in pieno, annaffiandoci.
Ci voltammo di scatto e Marco, Jukka ed Emppu con i corpi del reato ancora fra le mani ci guardavano ridacchiando.
“Scherzetto!” esclamò Marco, danzando su se stesso “Bisognava calmare i vostri bollenti spiriti!!!”
“Non si fanno certe cose davanti ai bambini!” continuò Jukka con tono da ramanzina, scuotendo la testa…peccato che di bambini lì non ce ne fosse nemmeno l'ombra!
“Ho cercato di fermarli, Tuomas…credimi!” si giustificò Emppu, nascondendo nervosamente il secchiello dietro la schiena.
C’eravamo alzati in piedi e il mio ragazzo aveva chiuso le mani a pugno, mentre un sopracciglio aveva iniziato a scattare in alto…li fissò truce poi ghignò “Preparatevi a soccombere!” con un balzo aveva raggiunto la colonna dove era attaccata la gomma e aveva aperto tutto il rubinetto, posando il pollice sull’imboccatura e spruzzando i tre colpevoli tipo idrante. La gomma era lunga venti metri quindi iniziò a rincorrerli per tutto il cortile, mentre mi strizzavo i vestiti.
Lasciai perdere e rimasi in costume, stendendo il resto sull’erba…sperando che si riasciugassero in tempo!
Nel frattempo la battaglia era finita con Tuomas in piedi, gomma alla mano e loro in ginocchio a chiedere perdono. Sghignazzai alla scena e mi avvicinai, ormai eravamo tutti fradici come dei pulcini.
“Facciamo una nuotata nel lago?” proposi, pensando all’acqua fresca.
“Oh Yesss!!!” approvò Marco “Vieni anche tu, Tuomasuccio! Tanto ormai sei zuppo!!!”
Tuomas iniziò a spogliarsi della maglietta e si slacciò la cintura, alzando le spalle e dirigendosi in casa per cambiarsi. Un paio di minuti e tornò indietro…ci avviammo al molo galleggiante, da una parte coperto d’erba, cresciuta in mezzo alle assi.
Stavo tranquillamente camminando in mezzo a loro quando d’improvviso la terra mi svanì da sotto i piedi e mi ritrovai in spalla a Marco che trottava assieme a Jukka verso il molo, vidi Tuomas che mi guardava preoccupato e cercai di aggrapparmi a lui ma non feci in tempo.
Sul galleggiante, Marco mi afferrò per le braccia e Jukka per i piedi, iniziando a dondolarmi…volevano buttarmi in acqua stile sacco di patate!
Nel lago c’erano già gli amici di Tuomas e le compagne dei ragazzi che tifarono per i due, facendo la ola. Dopo aver preso abbastanza rincorsa mi lasciarono e volai sei metri avanti prima di impattare con l’acqua cacciando un urlo! Era gelida!
Adesso capivo da dove arrivava quella nei secchi!
Tempo trenta secondi Tuomas mi raggiunse con quattro bracciate e io indicai gli altri che ridacchiavano ancora per lo scherzo.
“Loro cattivi!!! Mi sono presa una panciata!!!” gemetti. Mi baciò la punta del naso sorridente “Sai cosa facciamo allora?” negai con la testa “Li distruggiamo!!!”
Era iniziato un torneo di lotta tutta al femminile…Jukka aveva già preso sulle spalle Satu, e Tuomas fece lo stesso, andando sott’acqua e afferrandomi le ginocchia. Lentamente mi portò verso il gruppetto. Gli anni prima il mio cavallo era Marco ma quel giorno stava a guardare. Sorteggiarono le coppie sfidanti e capitai contro Susanna, la sorella di Tuomas. Quando arrivò il nostro turno ci abbracciammo invece di lottare cantando in coro “Ti voglio tanto bene!!!” beccandoci un mucchio di fischi dai ragazzi.
“Non penso di volere talmente bene a tuo marito da doverlo sbaciucchiare!!!” dichiarò Tuomas disgustato, un piano più sotto, voltando la testa da un lato.
“Quoto!” gli fece eco l’altro.
La battaglia finì poco dopo per dare luogo alla più grande guerra di schizzi del globo!
Mi rintanai dietro Tuomas per non annegare prematuramente!
Il sole iniziava ad essere basso nel cielo, tendendo a scivolare giù e dopo un po’ tornammo a riva e venni letteralmente infagottata in un telo gigante da Tuomas! Alla faccia della premura!
Jukka ed Emppu iniziarono a rinvigorire le braci del grill, mentre Marco piantava gli archetti per giocare a croquet, prima di cena assistemmo ad una sconfitta storica di Tuomas.
La cena si consumò, mentre veniva sempre più buio…Jukka e Marco più rispettive famiglie furono i primi a salutarci e poi seguirono gli altri in ordine sparso.
Rimanemmo io, Tuomas, suo fratello e sua sorella cercando di raccattare le lattine lasciate in giro…c’erano già qualcosa come quattro sacchi della spazzatura pieni di lattine di birra!!!
Il fuoco morì pian piano, permettendoci di rimettere a posto il peggio, prima del ritorno dei signori Holopainen…
Salutai i suoi genitori e poi m’incamminai assieme a Tuomas per tornare a casa, non voleva che andassi in giro a quell’ora da sola. Quella notte era buia ma dopo un po’ gli occhi si abituarono da soli e le frequenti aurore boreali ci indicavano il cammino.
La ghiaia sotto i nostri piedi scricchiolava forte e, come molte altre volte, non parlavamo.
Doveva essere passata mezz’ora quando iniziammo a scorgere più avanti le luci della veranda, ad un tavolo stavano seduti papà e altri suoi tre amici d’infanzia mentre giocavano a carte.
Le loro voci concitate arrivavano fino a noi e ci avventurammo nel cerchio di luce della casa.
“Ciao papà! ‘Sera ragazzi!” esclamai, lasciando la mano di Tuomas e abbracciando mio padre, schioccandogli un bacio sulla pelata.
“Non è con un bacio che ti salverai! Hai idea di che ore sono?!” borbottò lui.
“Oh…Anette! Sei proprio tu? L’ultima volta che ti ho visto eri ancora alta così…” commentò uno dei tre uomini di mezz’età, non alzando la mano dal tavolo.
“Già…sempre in vena di scherzare! Darci dei ragazzi!”
“Ma siete dei ragazzoni!” ripetei con un sorriso “Giovani e forti!”
“…e larghi…” aggiunse piano, senza malizia Tuomas. Nessuno l’aveva notato dato che fino a quel momento era rimasto fuori dalla veranda.
“Guarda guarda chi c’è qui…” commentò sorpreso “L’Holopainen più giovane…il ragazzaccio più tremendo di tutta Kitee…”
“Devi ancora spiegarmi perché sostituivi le mie esche da pesca con delle foglie, Tuomas…”
“Non ne ho idea, Julian.” rispose lui con un sorrisino sotto il pizzetto “Ma di certo non era un gran danno dato che non hai mai pescato niente di buono!”
Ridacchiammo tutti, mentre il diretto interessato borbottava, continuando la mano di carte.
Liberai papà dalla stretta e scesi gli scalini per raggiungerlo, mentre mi circondava con le sue braccia. Inclinò la testa per appoggiarla sulla mia spalla, il borbottio indistinto di mio padre era facile da riconoscere.
“Buonanotte…” dissi forte e chiaro per coprire il sussurro di lui.
“Ci vediamo dopo…” mi baciò la nuca e si scostò, salutando con un cenno il ‘tavolo verde’ e voltandosi, riprendendo la strada inghiaiata.
Entrai nella casetta, passando dalla mia camera per recuperare la ‘camicia da notte’ ovvero un grande prendisole di lino che avevo comprato in Messico e che mi arrivava praticamente alle ginocchia. Dopo una doccia veloce tornai in camera e chiusi la porta, facendo girare la chiave lentamente in modo che non scattasse troppo in fretta e facesse rumore.
Fatto quello raggiunsi la finestra e scostai le tende per spalancarla, sulla tettoia c’era già una figura nera, un filo di fumo che si alzava alto. Il capo alzato verso il cielo, che si intravedeva dalle foglie.
Lentamente lo abbracciai da dietro, inspirando il suo odore.
Anche a Maggio avevamo passato alcune sere sdraiati su quella tettoia, ascoltai il suo respiro mentre la sigaretta si consumava lentamente.
Alcuni minuti dopo spense il mozzicone sulla lamiera e, con cautela, si voltò.
“Mi fai entrare principessa?”
“Come no…” gli circondai il collo, tirandolo e lentamente s’infilò dentro.
Ci sdraiammo sul letto della nonna, facendo attenzione a non farlo cigolare troppo…nella stanza accanto dormiva mia madre!
Non che avessimo intenzione di darci alla pazza gioia…ma certi accorgimenti ci avrebbero reso la vita più facile. Sdraiata sopra al mio cuscino personale la vita non poteva andare meglio…

~~~

*Hermes si guarda intorno, ad un certo punto si muove tipo la particella di sodio*
Sono in ritardo tremendo ma finalmente ecco qui il capitolo 14 di DOR...spero di non dover più litigare con il mio computer nuovo...#o#...una settimana da incubo...
Al prossimo aggiornamento!
Hermes

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Capitolo 15
*** 15 ***


18 Agosto 2010, ore 8 e 30
Finlandia, Kitee, Casa di Anette
Stavo nel mondo dei sogni…
Mi correggo.
Ero nel mondo dei sogni…
“Anette scendi!!! È arrivato Tuomas…” la voce squillante di mia madre mi riportò alla realtà. Mi rigirai, ficcando il volto sotto il cuscino…era maledettamente presto!!!
La sera prima l’avevo passata in città assieme ad un gruppo di vecchi amici d’infanzia e avevo fatto tardi…
Un discreto bussare alla porta mi fece sospirare.
“Anette…” la sua voce mi fece drizzare le orecchie “…mi darai del fiscale…ma avevi promesso di essere già in piedi.”
Mi strofinai la testa e piagnucolai disperata“Quindici minuti!”
“Accordati!” la sua risata maliziosa arrivò fino alle mie orecchie cristallina e alcuni tonfi mi indicarono i suoi passi giù per le scale. Probabilmente mia madre gli aveva offerto la colazione e da ghiotto qual’era aveva accettato.
Cercai di metterci il meno possibile e quando scesi lo trovai ancora seduto al tavolo della cucina che rideva con mia madre, bevendo caffè. Strinsi gli occhi, arrivando dietro le sue spalle.
“Sbaglio o sei già alla terza tazza di stamattina?!” esclamai arrabbiata. S'irrigidì…alzò un dito…
“Veramente…” iniziò, ma non gli diedi il tempo di rispondere.
“Niente scuse!” sbottai, abbracciandolo “Per oggi basta!”
Tuomas sospirò, mentre gli schioccavo un bacio e strofinavo il naso contro la sua guancia.
Il caffè era uno dei suoi vizi più grandi ma prima o poi si sarebbe rivoltato contro di lui!
Mamma ci salutò e uscimmo di casa, papà era andato in paese quindi niente broncio immusonito di prima mattina!
Mi stavo per incamminare, quando notai che Tuomas non mi seguiva.
“Cosa c’è…?”
“Stai sbagliando strada…” mi fece notare con un sorrisino, in mano teneva un vecchio zaino dei tempi della scuola. Lo guardai interrogativa e lui si voltò, fischiettando il motivetto dei sette nani, puntando verso il retro della casa. Lo raggiunsi titubante e notai una barca attraccata sulla riva.
“Non dirmi che…” iniziai, incredula.
“Già…sono un po’ arrugginito ma facendo esercizio…” strizzò un occhio nella mia direzione, malizioso.
“No.”
“Cosa no?” ora era lui a guardarmi, non riuscendo a capire.
“Non vengo sopra a quest’aggeggio!” chiarii, cercando di sopprimere il tremore della mia voce, purtroppo i miei occhi sgranati chiarivano abbastanza bene il concetto.
“Perché…?”
“No!”
La casa era lontana e Tuomas si avvicinò oltre la distanza che teneva fra di noi quando non eravamo soli, le sue mani mi sfiorarono le braccia.
“Perché?” chiese piano, paziente, posando un bacio sulla mia fronte corrugata.
“Non so se ricordi ma sono quasi affogata a dodici anni! Ed era Inverno!!!” mormorai spaventata al solo pensiero del movimento incerto della barca.
“Hai appena sfiorato l’acqua ed io e tuo fratello ti abbiamo ripescata in un attimo…” corresse lui, sfregandomi la schiena, cercando di persuadermi.
“Ho fiducia in te ma proprio…non me la sento…” continuai, nascondendomi contro la sua spalla “Ho paura di cadere…”
“Non cadrai se non ti agiti…” rispose “Giuro che non succederà niente…e comunque non avevo intenzione di andare molto lontano…”
Aveva iniziato a baciarmi il profilo della mascella, mettendo seriamente in crisi la mia razionalità.
In capo a pochi minuti mi ero seduta, rigida come un palo, su uno dei sedili della piccola barca a remi e trasalii quando Tuomas occupò l’altro posto, scuotendo la barca con il suo peso.
Poco dopo dovetti ammettere che non era poi tanto male; scivolavamo sull’acqua ferma con cauti colpi di remo, limitando la velocità della barca e il suo dondolio. Il riverbero del sole mi abbagliava, faceva veramente caldo quel giorno…
La nostra andatura lenta mi permise di godere tutto quello che avevamo intorno, poggiato sul sedile in fondo della barca avevo trovato uno dei cappelli di Tuomas e me lo cacciai in testa mentre lui sorrideva sotto i baffi.
Doveva essere trascorsa mezz’ora, quando ci avvicinammo ad una delle punte estreme dove uno stretto canale collegava il lago di Kitee con una grande conca a forma di uovo. In mezzo ci stavano tutta una serie di isolotti tondeggianti dalla folta vegetazione sul quale ci si poteva arrivare solo in barca. Ci volle ancora un quarto d’ora per raggiungerne uno ed incagliare la piccola prua nel terreno molle della riva.
Tuomas si sfilò scarpe e calze poi saltò in acqua, iniziando a spingere l’imbarcazione verso terra, posando i remi dentro per evitare di perderli. Saltai a terra e gli detti una mano finché non si arenò per metà.
Si avvicinò, sfilandomi il cappello dalla testa.
“Cerchiamo un posto all’ombra, An!” esclamò, massaggiandosi le braccia e afferrando le cinghie dello zaino.
Seguimmo la riva per una decina di minuti, camminando con calma e raggiungemmo una piccola zolla erbosa senza alberi che s’immergeva dolcemente in acque poco profonde col fondo a pietre lisce.
A suo dire quello era il posto perfetto e stese per terra una coperta dove ci sedemmo per osservare il panorama e la riva opposta lontana un centinaio di metri.
“Il viaggio è stato così tremendo?” chiese scherzoso, mentre faceva il tentacolo con una mano e il solletico con l’altra. Lo afferrai per i polsi e dissi soddisfatta “No…ammetto che è stato piacevole…”
“Bene…”
“Bene…” lo imitai per provocarlo. Tuomas mi guardò dall’alto in basso per un po’, dando finalmente un’occhiata alla mia mise: un semplice paio di jeans stretti tagliati dalla sottoscritta a metà coscia per comodità, scarpe da ginnastica, una camicia da uomo annodata alla vita e sotto una semplice canotta bianca di cotone. I capelli annodati con una molletta rimanevano allo sbaraglio. Inghiottì. Lo fece di nuovo.
Non era la prima volta che mi vedeva vestita così…non si notava poi molto dato che il mio decolleté non si poteva considerare molto dirompente.
“Anette…” mi chiamò, camuffando la sua voce divenuta roca d’improvviso.
“Sì?” risposi gentile “Qualcosa non va?”
“Ti ho detto di portarti il costume da bagno, vero?”
“No…”
L’espressione che gli passò sul viso era comica…sembrava che avesse ingoiato qualcosa di troppo caldo.
“Tu vuoi uccidermi…” borbottò con tono sbigottito, voltandosi dall’altra parte e cercando frenetico nello zaino le sigarette, infilandone una tra le labbra e facendo scattare nervosamente l’accendino “Vuoi uccidermi!”
Sospirai, non ci avevo ancora fatto l’abitudine…avevo scoperto che Tuomas era intimorito dagli approcci troppo, soprattutto quando passava molto tempo fra i nostri momenti. Anche se mi piaceva sciogliere le sue difese con calma…iniziava ad essere un tantino frustrante!
Aspettai qualche minuto, lasciando che la nicotina facesse il lavoro sporco.
Fumare era un altro dei suoi peggiori vizi…ma ogni tanto aiutava!
Lentamente, con calma, mi avvicinai mentre lui occhieggiava attento ogni mio movimento.
In fondo era alla stregua di un gioco infantile…gli piaceva essere conquistato!
Quando finì la sigavretta gli accarezzai un braccio, seguendo il percorso delle vene sotto la sua pelle abbronzata. Prontamente mi bloccò, portando la mia mano alle labbra e baciandola.
“Il gentleman sa di noi?” chiese criptico, non nascondendo una punta di disprezzo.
“No, non gliel’ho ancora detto!” risposi, stringendo le labbra, quando parlava così di Rob mi faceva arrabbiare.
“Cosa aspetti?” m’interrogò leggermente arrogante “Non era solo un amico?”
Mi divincolai, scoccandogli un’occhiataccia “Non parlarne così!”
I suoi occhi mi guardarono in cagnesco.
Quando toccavamo quel discorso diventava geloso, anzi…in presenza di qualsiasi altro ragazzo che non facesse parte del gruppo, diventava geloso!
“Rob è un amico! Quando verrà il momento glielo dirò…non prima!” dichiarai decisa, dandogli le spalle e disfacendo il nodo alla camicia.
“Cosa stai facendo?” il tono di Tuomas era passato dalla gelosia alla curiosità.
“Mi faccio una nuotata!” replicai impassibile, sostituendo la molletta con un elastico per capelli.
Mi alzai, scalzando le scarpe e camminai così verso la riva, rabbrividendo quando toccai l’acqua gelida con la punta dei piedi. Improvvisamente non avevo più molta voglia di tuffarmi!
Diversi fruscii e dei passi mi dissero che Tuomas aveva seguito il mio esempio ed adesso stava a poca distanza. Mossi un passo in avanti e m’irrigidii…non era fredda…di più!!!
Doveva essersene accorto, o forse aveva visto la mia pelle d’oca alta un metro, fatto sta che mi circondò con le braccia. Strofinò la guancia contro la mia testa e mormorò “Vieni a prendere il sole con me, principessa…il bagno lo facciamo oggi pomeriggio…”
Riluttante solo per orgoglio, indietreggiai. Ma aveva ragione, il sole era caldo ed la sua offerta di spalmarmi la crema solare si trasformò quasi subito in una sessione di coccole a gratis che mi rese più mansueta di un agnellino.
Nel giro di nemmeno mezz’ora ci eravamo sdraiati, baciati dal sole che ora si alzava sempre di più nel cielo. Tuomas si era appisolato a pancia in giù con una mano appoggiata sul mio stomaco.
Chiusi gli occhi, godendomi la brezza fresca, mentre le foglie frusciavano piano. Anch’io dovevo aver fatto una visita nel mondo dei sogni perché quando li riaprii, ero da sola. Mi sedetti per scoprire che Tuomas si era immerso nel lago, emergendo poco dopo, la capigliatura incollata alle spalle.
L’acqua era il suo elemento…non poteva starne lontano troppo a lungo.
Mi avvicinai alla riva, toccando con la punta dei piedi il liquido trasparente…era ancora fredda! Mannaggia!
Ma come diavolo faceva a sopportare quella temperatura caustica?!
Troppo presa dai miei pensieri non mi resi conto che Tuomas si era avvicinato e stava per schizzarmi in pieno!!! Con un solo gavettone mi aveva bagnata tutta!!!
Non che fosse difficile, eh! Ero una nana da giardino in confronto a lui e si sganasciava pure quel maleducato!!!
Arrabbiata presi slancio e spiccai un salto, sbilanciandolo e sprofondando entrambi nell’acqua.
Cercai di trattenerlo sotto ma un po’ per la diversa stazza, un po’ per le sue abilità da rana non fu abbastanza. Così tornammo in superficie quasi immediatamente, io aggrappata stile scimmia e Tuomas che scuoteva la testa, schizzando tutto intorno. Proprio mentre le mie braccia iniziavano a cedere, le sue mi afferrarono saldamente.
“E con questo siamo pari!” esclamò ironico.
“Non esserne così sicuro!” replicai minacciosa, osservandolo di sbieco. Di tutta risposta si appropriò delle mie labbra, azzerando le mie già minime possibilità di vendetta nei suoi confronti.
Il bacio si approfondì da solo, mentre dalla bruma in cui ero caduta mi rendevo conto che ci stavamo muovendo ma non gli davo alcun peso.
Solo quando sentì sotto la schiena il tessuto della coperta, riuscii a staccarmi per un attimo dal Paradiso nel quale ero relegata. Le mie mani erano salite dalle spalle ai suoi capelli mentre le labbra di Tuomas facevano avanti e indietro sulla mia gola. Tremai a quel contatto, completamente cosciente del peso del suo corpo…era passata un’eternità dall’ultima volta.
Lentamente il suo capo iniziò ad abbassarsi fino ad accomodarsi appena sopra la mia vita, lo sentì strofinare la guancia barbuta e accucciarsi di più, usandomi come guanciale.
“Anette scusa…” mormorò pianissimo.
“Per cosa?” feci confusa.
“Per quello che ho detto…non è da me fare scenate ma non posso farci niente.” rispose, accarezzando appena le mie gambe.
“Non preoccuparti…” risposi con una risatina, lisciando i suoi lunghi capelli neri “Ho notato che tendi ad essere geloso appena un essere respirante maschile mi si avvicina nel raggio di tre metri!”
“Ti stai prendendo gioco di me.” dichiarò lamentoso “Anette cattiva!”
Ridacchiammo entrambi, mentre il sole di mezzogiorno ci aveva praticamente asciugati.

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Capitolo 16
*** 16 ***


18 Agosto 2010, ore 17 e 45
Finlandia, Kitee, Isola in mezzo al lago
Avevamo raccolto tutta la nostra roba ed ora stavo dando una sistemata alla chioma di Tuomas mentre sbuffava…era peggio della zazzera di Einstein!
Prima si era offerto di legarmi i capelli in una treccia che cadeva stretta sulla mia schiena e nascondeva tutto il movimento che avevano dovuto sopportare durante il pomeriggio…
Frettoloso Tuomas, appena ebbi finito, si diresse al posto dove avevamo lasciato in secca la barca e iniziò a spingerla in acqua. A quanto pareva, aveva promesso a mia madre di tornare prima dell’arrivo di papà…manco fossi stata un’infante! O peggio, un pacco postale!
Saltò sulla barca e afferrò i remi nello stesso momento, mettendoli in movimento.
Quando toccammo la riva accanto a casa mia, si deterse la fronte con il braccio, aveva remato come se avesse tutti diavoli dell’inferno alle calcagna!
“Pensavo non c’è l’avresti mai fatta…” commentai impressionata “Cioè…voglio dire, dopo…”
“Chiamala pure la forza della disperazione…” mormorò Tuomas, guardando avanti “Temo che siamo comunque nei guai.”
Mi voltai di scatto per vedere mio padre attraversare il sentiero tra la casa e il lago a grandi falcate, tanto da farmi venire il desiderio di voltarmi e imporre a Tuomas di ripartire seduta stante. Prima che potessi attuare il diabolico piano, papà Johan fece il mio nome…
“Anette…sono le sei e tre quarti!” tuonò allegramente mio padre, mentre vedevo Emppu raggiungerci con faccia mortificata “E quindi…”
Prima che potesse completare la frase mi alzai in precario equilibrio, braccia tese lungo i fianchi e pugni chiusi.
“Quindi un bel niente!” sbottai irritata “Abbiamo fatto un giro in barca e l’idea è stata mia…! Non incolpare Tuomas!”
Dietro di me lui cercava di assumere un’espressione veritiera ed Emppu si era fermato a metà passo qualche metro più in là. Probabilmente era stato lui a fare da spia senza volerlo…
Papà era rimasto a bocca asciutta e si schiarì la gola un paio di volte prima di borbottare
“Se le cose stanno così…” indicò con un pollice Emppu dietro di se “Il tuo amico qui è venuto a cercarti…”
Avevo vinto una lotta ma non la guerra…e lo leggevo chiaramente nei suoi occhi grigi, ma per quel momento mi potevo considerare soddisfatta.
Io e Tuomas scendemmo entrambi dalla barca, assicurandola e poi tornammo tutti alla casa dove mia madre stava preparando la tavola fuori, sotto il portico.
“Bentornati cari!” ci salutò con un sorriso “Avete passato una bella giornata?”
“Bea!” esclamò incredulo suo marito “Tu…?!”
“Caro, ti prego, risparmiaci!” accantonò lei con un movimento veloce delle mani, rientrando in casa “Ho la cena sul fuoco!”
Papà Johan rimase con un palmo di naso, non credendo alle proprie orecchie! Gli si stava rivoltando mezza famiglia contro! Senza un’altra parola entrò cupo in casa per cambiarsi prima di cena e a quel punto Tuomas sorrise, passandomi una mano intorno alla vita.
“Tua madre è una forza della natura…ricordami di ringraziarla uno di questi giorni!” disse divertito “Emppu perché mi hai cercato con tanta urgenza?”
“Mi dispiace, Tuom…ma questo pomeriggio ho ricevuto una mail di Jukka. Dice che Ewo si è messo d’accordo con un programma televisivo per un’intervista nonostante avessimo deciso di starcene due mesi tranquilli…a quanto pare è troppo tardi per dare forfait ed Ewo non vuole mollare l’osso!” snocciolò tutto d’un fiato il nostro chitarrista, temendo la reazione dell’amico.
“Non si smentisce mai, eh?” commentò Tuomas, scrollando le spalle “Quando ci siamo visti per l’ultima volta due giorni fa gli avevo detto che fino ai primi di Settembre non volevo sentirne parlare…quale sarebbe il programma televisivo in questione?”
“Il londinese Top of The Pops!” rispose l’altro cupo, come se solo il titolo fosse una bestemmia.
“Cosa?!” la voce del tastierista si era alzata almeno di un’ottava “Quel programma non tratta Metal!”
“Lo so…ma Ewo è certo che avremmo una diffusione migliore in tutta Europa e in America se passiamo da lì. A quanto pare sono disposti a mettere una mezza puntata a nostra disposizione...è uno degli show più visti in Gran Bretagna!” replicò Emppu, cercando di spiegare il punto di vista di Ewo senza perorarne la causa.
“Non abbiamo fondato i Nightwish per finire in un programma di musica pop!” brontolò Tuomas, la protesta già sbollita “Appena torno a casa lo chiamo…e se non tira fuori più di un buon motivo può considerarsi un manager morto!”
Avevo ascoltato tutta la conversazione in silenzio…
Solo la parola ‘Londra’ iniziava a darmi i brividi…ma feci finta di niente.
Salutai i ragazzi ed entrai in casa giusto in tempo per dare a mia madre una mano a servire la cena in tavola.
Il cibo venne consumato in rigoroso silenzio…l’aura di scontento di papà Johan ai massimi livelli storici.
A fine pasto, mentre sbocconcellavo a malavoglia un grappolo d’uva, pensando alla prossima trasferta, mio padre sembrò trovare il coraggio di dire la sua.
“Anette…”
“Sì, papà?”
“Dobbiamo scambiare due parole io e te…” iniziò, prendendo coraggio “…ecco, a proposito di Tuomas…”
Papà Johan fu raggiunto da due occhiatacce nello stesso momento, naturalmente una mia e una di mamma Bea.
“Sarebbe?” lo incitai, leggermente fredda.
“So di essere l’unico a non vedervi di buon occhio assieme ma ne sono convinto. Ci sono un mucchio d’anni di differenza fra voi e poi state troppo appiccicati per i miei gusti!!!” l’animo di papà si era scaldato nel parlare, logorando i miei nervi già tesi.
“Caro…” iniziò mamma.
“No…non cercare di difendere le scelte di Anette, Bea!” sbottò il marito.
“Lasciala stare!” esclamai fumante di rabbia “Il tuo problema riguarda me, papà!”
“Esattamente!” ruggì lui, ormai partito come una trottola, il che non aiutava a raffreddare la mia collera.
“Non m’importa se Tuomas è cinque anni più vecchio! Almeno è più maturo di tanti altri che a te stavano bene!!!” sbottai decisa, sotto lo sguardo inquieto di mia madre “Comunque vorrei ricordarti che ho, abbiamo, superato ampiamente la maggiore età da un bel pezzo e che la tua bambina è cresciuta!”
“Non permetterti di parlare così a tuo padre, signorinella!” esplose lui, alzando la voce “Sei pur sempre mia figlia, e devi fare rapporto a me!!!”
Presi un respiro profondo ad occhi chiusi, cercando di calmarmi mentre ribollivo di rabbia.
Mio padre la prese come un segno di sconfitta e attaccò la fetta di dolce che aveva nel piatto con perverso piacere.
Mamma non parlava ma aveva capito che non mi ero ancora arresa.
Riaprì gli occhi e guardai mio padre dall’altra parte del tavolo che si abbuffava. Mi venne in mente un buon modo per porre fine a quella discussione…sorrisi.
“Papà?”
“Sì?” ingoiò a fatica l’ultimo boccone, bevendo alcuni sorsi di tè ghiacciato.
“Hai ragione papà…” iniziai diabolica “…però non puoi pretendere di sapere proprio tutto…”
La sua espressione interrogativa m’indusse ad andare avanti, mentre mia madre si mordeva un labbro per cercare di non ridere.
“E poi…” temporeggiai con tono dolce, eloquente “…scusa papà…ma quando sono con Tuomas, secondo te, giochiamo a carte?!”
Il silenzio di tomba che seguì fu musica per le mie orecchie…almeno finché non venne disturbato da dei forti colpi di tosse e dalla risata di mamma!
Mi alzai da tavola per raggiungere camera mia, ma distinsi chiaramente l’urlo.
“AAAAAANEEEEEETTEEEE!!!!”

4 Settembre 2010, ore 14 e 50
Inghilterra, Londra, Casa Pattinson

La sigla iniziale del noto programma musicale spaziò nel salotto, mentre Liz Pattinson era comodamente seduta sul divano, guardando l’appuntamento settimanale di Top of The Pops.
“Siamo felici di presentarvi una band metal finlandese che ha già riscosso un grande successo negli ultimi anni! Ecco a voi…i NIGHTWISH!!!”
La ragazza sgranò gli occhi, quando vide sullo schermo la stessa identica tipa bassina dall’accento nordico che avevano avuto a cena quasi sei mesi prima!!!
Si riprese immediatamente dallo shock e, prima che i cinque componenti si fossero seduti, aveva inserito una videocassetta facendo partire la registrazione e corse su per due rampe di scale fino alla camera del fratello che se ne stava sul letto a giocare con la barboncina.
“Rob!!! Accendi la tv su Top of The Pops!!!” strillò con il fiato corto dalla porta spalancata “Sbrigati!!!”
“Perché…?” chiese lui sorpreso.
“Tu fallo e basta!!!” sua sorella richiuse la porta mentre la cagnetta l’aveva seguita e il superfamoso attore, con volto corrucciato frugò tutt’attorno, cercando il telecomando del piccolo televisore che teneva in camera.
Ci mise un po’ a capire, dato che c’era un’esibizione ma quando inquadrarono i due chitarristi, Rob rimase a bocca aperta…quello era Marco!!! Non poteva sbagliarsi…
La telecamera riprese le mani di Tuomas attaccare una canzone del nuovo album che aveva ascoltato solo di recente…
Rob si lasciò scivolare seduto sul pavimento per vedere meglio la tv mentre l’attacco pesante delle chitarre e della batteria si aggiungeva alla tastiera che poi sfumava per lasciare spazio al sussurro d’Anette che intonava ‘Nemo’.
I restanti quattro minuti e mezzo passarono come in trance per lui mentre l’ascoltava cantare.
Non gli aveva detto che sarebbe venuta a Londra…a dir la verità non la sentiva per davvero dall’inizio di Giugno!!! E lui con tutti i suoi impegni e riprese non ci aveva fatto caso e si era accontentato delle rare e saltuarie quattro parole che scambiavano ogni tanto su messenger!
In più Top of the Pops era un programma in diretta e non registrato!
Voleva forse dire che lo stava evitando?
Nel frattempo la band aveva ricevuto il suo applauso dal pubblico presente nello studio e venivano guidati verso il divano dove la giornalista li avrebbe intervistati. A Rob non sfuggì il fatto che Anette prese posto fra Marco e l’altro chitarrista del gruppo…una scelta quasi ovvia.
“Bene…complimenti per l’esibizione, siamo sicuri che avrete gran successo…” e il cervello di Rob semplicemente si disconnesse, non captando niente d’interessante in quelle chiacchiere.
Dopo un quarto d’ora di domande e risposte le antenne di Rob si raddrizzarono all’improvviso…
“A quanto dicono alcune indiscrezioni ‘sicure’ della stampa finlandese tu e Anette state assieme…come rispondete a queste insinuazioni?” la cronista sembrava si fosse appena trovata davanti agli occhi una gustosa fetta di torta.
“Siamo venuti qui per parlare del nostro nuovo album…se ha delle domande sul disco, ottimo…altrimenti si scordi di ricevere una qualsiasi altra risposta.” replicò gelido Tuomas, fissando senza batter ciglio la presentatrice mentre il resto della band faceva finta di niente, parlottando fra di loro in finnico.
“Hai del fegato, amico!” esclamò Rob, osservando con stupore la ‘mente’ dei Nightwish mentre lo studio cadeva in un’atmosfera gelida e il sorriso della ragazza si congelò istantaneamente, in imbarazzo.
La cronista non osò più chiedere delucidazioni in merito e l’intervista finì un quarto d’ora dopo con l’arrivo dello stacco pubblicitario. Rob spense il televisore deluso, meravigliato e sorridente…Tuomas avrebbe potuto negare quanto voleva, ma certe cose non si potevano nascondere!

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Capitolo 17
*** 17 ***


5 Settembre 2010, ore 8 e 45
Inghilterra, Londra, Hotel Ritz, Camera 340
Il respiro di Tuomas si fece più profondo e aprì gli occhi, sbattendo le palpebre due o tre volte alla luce del giorno. Si guardò intorno, cercando di riportare alla mente il perché era in una stanza d’albergo…poi si ricordò l’intervista del giorno prima e abbassò lo sguardo su Anette che dormiva ancora, appoggiata alla sua spalla.
Non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, ma avrebbe passato ore a guardarla dormire…già il solo pensarlo gli dava i crampi allo stomaco talmente era bella.
Aveva anche una buona scusa…se si fosse alzato, lei si sarebbe irrimediabilmente svegliata!
Zitto zitto si godette quel momento di pace e silenzio finché, contro tutte le sue previsioni, il telefono dell’albergo squillò sordo come una granata.
Il tastierista roteò gli occhi sbuffando, schiaffando una mano sul ricevitore e portandoselo all’orecchio.
“Hello?” (Pronto?)
“Good morning Mr Holopainen, that’s the alarm clock you required…” (Buongiorno Signor Holopainen, questa è la sveglia che ci ha richiesto...) la statica voce della donna era fredda e odiosa, l’accento anglosassone marcato come non mai.
“Oh…thank you.” (Oh...grazie.) riuscì a balbettare prima che il click dall’altro capo del telefono lo avvertisse che la telefonata si era già conclusa, non era sicuro di aver richiesto una sveglia la sera prima!
Di fianco a lui Anette, ancora in fase rem, lo guardava accigliata “Che cavolo era?!”
“Hanno chiamato dalla reception per svegliarci…suppongo che sia un nuovo scherzo dei ragazzi…” rispose Tuomas, strofinandosi gli occhi e sedendosi dalla sua parte “Comunque sia vado a farmi una doccia…”
“Aspetta…” una mano di Anette gli aveva sfiorato l’avambraccio, ottenendo tutta la sua attenzione “…devo chiederti un consiglio…”
Tuomas si ridistese accanto a lei “Tutto quello che vuoi…”
“Si tratta di Rob…”
A quel punto, Tuomas se l’era aspettato…chiuse gli occhi, cercando di ascoltare attentamente.
“Io…io non sapevo come dirglielo. Tuttora non so come fare, ma dopo la trasmissione di ieri…non voglio passare per vile. Vorrei spiegargli come stanno le cose ma inizio a credere che la prenderebbe per una presa in giro…” il suo tono di voce era talmente triste che Tuomas la guardò per un momento, cercando di mantenere la sua gelosia a livelli normali.
“Anette…se vuoi vederti con Rob per parlarci a me va bene.” iniziò lui pacato, cercando di essere ragionevole “Telefonagli…possiamo anche uscire tutti insieme con i ragazzi se non ti va di stare da sola con lui.”
“Tuomas…”
“Non succederà niente…cercherò di sopportarlo, ok?” la interruppe lui, serio “Vado a farmi la doccia…tu prova a sentire se c’è…”
Detto quello si alzò e si chiuse nel bagno della camera, seguito dallo sguardo pensieroso di Anette. Che titubante prese il proprio telefono per comporre il numero di Rob. Con un certo sollievo, riattaccò quando lo trovò occupato. Sospirò e nascose il volto nel cuscino…aveva aspettato troppo ed adesso tutto era andato a farsi benedire!!!
Dopo qualche tempo la porta del bagno si riaprì e Tuomas uscì in accappatoio, cercando di arginare con un asciugamano i suoi capelli grondanti d’acqua.
“Trovato?” chiese semplicemente, appena più rilassato di prima.
“No…il telefono è occupato…” rispose lei con voce nasale da sotto il cuscino “Provo di nuovo dopo colazione…”
“Niente da fare…al massimo provi mentre andiamo di sotto, zuccona!” Tuomas l’aveva acchiappata per i fianchi e l’aveva tirata senza farle male da sotto il cuscino, stringendola contro di se “Non ti hanno mai insegnato che i cerotti bisogna strapparli in un sol colpo?”
“Non è divertente!!!” bofonchiò lei, liberandosi e alzandosi per dirigersi in bagno…prima di chiudersi la porta dietro gli fece la linguaccia e lui rispose con un sorriso.
Detto fatto: entrarono nell’ascensore pigiando il bottone per la hall, mentre Anette aspettava che qualcuno rispondesse dall’altra parte.
Il mezzo era vecchio e la discesa lenta…ma la chiamata venne accettata e Anette si trovò davanti il vuoto metaforico e non.
“Hello?” (Pronto?)
“Hi Rob, it’s me.” (Ciao Rob, sono io.) balbettò lei di risposta.
“Hi.” (Ciao.) rispose asciutto lui dall’altra parte, facendola rabbrividire.
“I…I thought you knew I was there from yesterday…” (Io...immagino che tu sappia del mio arrivo da ieri...)
“I knew, yes...what’s the matter, Anette?” (Lo saputo, sì...cosa vuoi, Anette?) rispose brusco, lo aveva ferito.
“Look…I…” (Senti...io...) raccolse il proprio coraggio “I just wanted to see you after so long and ask if everything is alright…” (Volevo solo vederti dopo tutto questo tempo e chiederti se va tutto bene...)
L’elevatore si era fermato con uno scampanellio, mentre una coppia di vecchietti entrò dentro all’abitacolo, poi si rimise in moto.
“Nothing else…?” (Nient'altro...?) chiese ancora lui.
“Listen, Rob!” (Ascolta, Rob!) esclamò Anette, mentre le lacrime iniziavano ad inumidirle pericolosamente gli occhi “I’ve never said it was going to be easy! Please…I really want to talk about it, but if I have to stand your regret I won’t!” (Non ho mai detto che sarebbe stato facile! Ti prego...voglio davvero parlarne, ma se devo sopportare il tuo risentimento non lo farò!)
Il suo mezzo sfogo aveva attirato lo sguardo della coppia e Tuomas le aveva preso la mano libera stringendola forte, mentre dall’altro lato della cornetta c’era il silenzio. “Okay…sorry…I’d always knew I would not ever had a chance against him so I’m sorry…” (Okay...scusa...ho sempre saputo di non avere una possibilità contro di lui, mi dispiace...) la voce di Rob aveva ripreso il suo tono naturale e tranquillo, quello che ricordava delle serate a Montepulciano di parecchio tempo prima “Is he there with you?” (È lì con te?)
“Yeah…” rispose lei, occhieggiando il proprio ragazzo pensierosa.
“I just want to talk with him, no teasing I promise.” (Vorrei solo parlargli, niente prese in giro lo prometto.) la richiesta di Rob la lasciò a bocca aperta.
“Rob don’t…” (Rob non...)
“Believe me I’m not going to insult him or whatever you’re thinking of…” (Credimi non voglio insultarlo o qualsiasi cosa ti stia passando per la mente...)
Anette appoggiò il palmo della mano sulla cornetta e mormorò “Vuole parlare con te.”
Tuomas si indicò dubbioso e prese il telefono quando Anette annuì.
“Yes…?” (Sì...?)
“Hi Tuomas...I know you dislike me but I want to ask you just a couple of things…” (Ciao Tuomas...so che non ti vado a genio ma volevo domandarti un paio di cose...)
“Go on…” (Continua...) rispose lui sempre più dubbioso, seguendo Anette verso il tavolo che i ragazzi avevano già occupato.
“Well…yesterday you’ve done well, I wouldn’t have the courage to do it myself!” (Beh...ieri hai fatto bene, io stesso non ne avrei avuto il coraggio!) il cenno dell’attore lo fece sorridere.
“Thanks…but when you care for someone it just happens…” (Grazie...ma quando vuoi bene a qualcuno lo fai e basta...) con la coda dell’occhio vide Anette scoccargli un occhiata sospettosa.
“Marco told me how much you love her…she nearly loves you the same or maybe more. I don’t want to ruin your story but just be her friend, nothing else.” (Marco mi ha detto quanto la ami...lei ricambia se non di più. Non voglio rovinare la vostra storia ma solo essere un amico, nient'altro.)
“You surely can be as long as she want it too. You could be even my friend if you want…” (Puoi esserlo finché lo vuole anche lei. Potresti essere perfino mio amico se vuoi...)
“That’s a joke?” (È uno scherzo?)
“Be my guest…” (Affatto...) rispose Tuomas gentile, continuando mentre tutti gli altri lo guardavano “We will stay in London for a couple of days…and we’re going out tonight, you’re more than welcome to join us.” (Rimarremo a Londra per un paio di giorni...ed questa sera usciamo, sei più che benvenuto ad unirti a noi.)
“Okay…but be aware, your diplomacy is scaring the shit out of me!” (Okay...ma sai, la tua diplomazia mi sta spaventando ad morte!)
Tuomas rise per poi scambiare ancora un paio di frasi e un nome di un pub londinese, salutare e chiudere la conversazione. Anette a quel punto era sull’orlo dello scetticismo, mentre gli altri non stavano più nella pelle…
“Chi era Tuommy?” partì Marco, curiosissimo.
“Nessuno…” rispose lui, scrollando le spalle e versandosi una tazza di caffè.
“Non puoi dire così…quel poveretto si sarà cagato addosso dalla paura!!!” esclamò Jukka, mentre Anette lo osservava sorpresa. “Soprattutto con quell’inglesismo!!! Be my guest!” lo imitò Marco, esagerando con un vocione baritono.
“Ok, era Rob, l’amico di An…comunque stavo solo cercando di essere gentile.” rispose Tuomas alzando le mani.
Quel Rob?” chiese Emppu strabiliato, mentre Anette annuiva disperata.
“Non ti facevo così…” questo era Jukka.
“Così…?” Tuomas chiese con un sopracciglio alzato, la tazza di caffè fra le mani.
“Così cane! Del genere non toccarmi l’osso!” completò Marco.
“Chi sarebbe l’osso?!” sbottò Anette, iniziando ad arrabbiarsi “Vorrei ricordarvi che sono presente e che non siete carini!”
“Non intendevo offenderti…ma Tuomas più che un’offerta d’amicizia ha lanciato l’ascia di guerra in testa a Rob!”
“La state facendo più grande di quel che sembra, ragazzi…stasera a quanto pare lo incontreremo e sono certo che lo farete sentire a proprio agio…” concluse Tuomas, scrutandoli tutti uno per uno.
“Va bene!!! Ma smettila di fare così, ok?” esclamò Jukka ormai in versione ‘vade retro satana’.
“Sì…sì…faremo tutti i bravi bambini!!!” cantilenò Marco.
Anette affogò i propri dispiaceri in caffè e crossaint, pensando che se per la fine di quella sera Rob avrebbe avuto solo qualche livido gli sarebbe andata bene.

22 Dicembre 2010, ore 10 e 20
Finlandia, Helsinki, Aeroporto, Arrivi Internazionali

Le doppie porte si aprirono e i Nightwish al completo, più troupe si mossero in fretta verso l’uscita dell’aereoporto per evitare i paparazzi. Erano tutti appena sbarcati dall’aereo che li aveva riportati a casa dopo ben nove mesi di trasferta per il tour mondiale di Once.
Non erano mai stati all’estero per tutto quel tempo senza tornare almeno una volta in Finlandia.
Inneggiando alla grande capacità organizzativa del vichingo biondo loro manager si fiondarono tutti sul pulmino e lasciarono dietro i flash dei paparazzi.
“Marco vuole caaaaaassssssaaaaaaa!” ululò il bassista scatenando una debole risata generale, aveva russato paciosamente fino all’arrivo assieme ad Emppu. Erano praticamente con la lingua per terra dalla stanchezza…avevano volato per tutta la notte, facendo più di uno scalo per cambiare aereo.
Jukka non aveva chiuso occhio per tutto il viaggio e si era dedicato nello scrivere la bozza di un primo resoconto sulla tournee appena conclusa. Pure Tuomas, era riuscito a stare sveglio con decine e decine di tazze di caffè, il naso incollato alle pagine del volume finale della serie The Dark Tower di King.
Anette era l’unica che avrebbe voluto dormire sodo ma non ci era riuscita…da un paio di giorni lamentava dei mal di testa lancinanti, tanto che all’ultimo concerto aveva imposto al soundcheck di eliminare i suoi auricolari e sostituirli con dei tappi di cera. Da qualche show a quella parte la sua voce era calata, cosa normale data l’enorme mole di stress che aveva subito in trasferta. Non l’aveva confessato a nessuno ma temeva che non sarebbe arrivata a fine tour ancora in grado di cantare decentemente.
Arrivarono davanti a casa sua ma quando guardò meglio notò che l’abitazione era vuota, a quel punto tornò dentro al bus facendo il numero di sua madre che le disse di averle mandato una mail dove le spiegava che erano tornati a Kitee per quel Natale.
Anette la salutò, sconsolata…era impossibile raggiungere quella cittadina soprattutto quell’anno!!! Solo pochi giorni prima era caduto qualcosa come un metro e mezzo di neve!
Le si prospettava un bel Natale sola soletta!
“Puoi venire da me, An…” propose Tuomas, mentre Jarmo rimetteva in moto, slittando sulla neve fresca “Preferisco saperti da me che sola...tra qualche giorno vado là in macchina.”
“Ok…” accettò lei con un sorriso di scuse.
Mezz’ora dopo Tuomas apriva la porta del suo bilocale tiepido rispetto al gelo polare all’esterno.
Prima cosa che fece fu accendere il riscaldamento a manetta e poi mostrò ad Anette dove poteva sistemare i suoi bagagli.
“Vado a fare una retata nel negozio d’alimentari all’angolo…” disse con un sorriso “Non credo sia rimasto molto di commestibile in giro…”
Così Anette rimase sola e si accucciò sulla poltrona del salottino dopo averla trascinata accanto al radiatore. Quando Tuomas tornò, tutto inzaccherato di neve dalla testa ai piedi, la trovò mezza appisolata, tremante e pallida…

~~~

Dopo un'esistenza riaggiorno questa storia...l'avevo praticamente dimenticata ^^"""
Scherzo...la verità è che manco da parecchio su EFP, sono ancora nel bel mezzo di un trasloco tutt'altro che semplice.
Spero di diventare più regolare con gli aggiornamenti d'ora in poi ma non prometto niente. ^///^
Non so se la storia vi divertirà ancora dopo tutto questo tempo...! Alla prossima...
Hermes

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Capitolo 18
*** 18 ***


22 Dicembre 2010, ore 20 e 10
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

“Anette…aprì la bocca!” sbottò Tuomas, mentre perdeva chiaramente la pazienza, tenendo in equilibrio un cucchiaio di brodo caldo davanti a lei.
“No…” rispose lei ostinata a labbra strette, nasale come l’aveva sentita poche volte in vita sua “…quella roda non la brendo…”
“Ti farà bene!” cercò di rabbonirla lui mentre starnutiva, soffiandosi il naso “Non voglio che passi tutta la notte in bagno a vomitare…su!”
Anette stizzosa seguì il suo consiglio, alternando delle buffe smorfie di disgusto.
Nel corso della giornata la sua già instabile forma fisica era degenerata, forse per il clima rigido, ed i suoi malesseri si erano alleati fra di loro rendendola vittima di un mega raffreddore.
Tutto era iniziato da un innocuo prurito alla gola e alcuni starnuti, poi aveva lamentato dolori alle giunture e adesso era tutta infagottata in un piumino, tremante come una foglia al vento.
Tuomas si era improvvisato infermiere ma non era certo di avere tutto il necessario se le fosse venuta la febbre…una semplice aspirina non sarebbe bastata!
A forze di moine il piatto di brodo fu trangugiato assieme a due fette di pane morbido poi Tuomas la fece spostare in camera da letto e la infilò in uno dei suoi pigiami che non metteva mai, rivoltando le maniche finché Anette fu in grado di vedersi le mani. Lei borbottava mentre le rimboccava le coperte ma Tuomas non volle ascoltar prediche e tornò nell’angolo cucina per sparecchiare, caricando la lavastoviglie. Poi tornò indietro con un bicchiere pieno d’acqua e la scatola dell’aspirina.
Anette però si era già addormentata, girata su un fianco. Delicato le posò una mano sulla fronte, ringraziando che non stesse montando la febbre.
Si sdraiò con l’intenzione di leggere le ultime venti pagine della Torre Nera ma dopo mezza pagina si lasciò andare ad un sonno a tratti comatoso a tratti agitato, ogni due o tre ore tornava alla realtà e toccava la fronte di Anette…
Ad un certo punto stufo di non riuscire a farsi un lungo sonno ristoratore andò a caccia di qualche indumento pulito lasciato indietro per caso e si fece una doccia, tornando poi in cucina per una colazione improvvisata e fuori orario.
Non riusciva a stare con le mani in mano, così tornò all’ingresso dove era rimasta una parte dei bagagli e iniziò a disfare l’attrezzatura della Korg N364 con la mezza idea di fare un po’ d’esercizio.
Il tempo volava quando posava le dita sui tasti…ma quando il mattino grigio e nevoso arrivò, andò a dare un’occhiata ad Anette che guardava fuori dalla finestra, ancora a letto.
“Hey…come ti senti?” mormorò, sedendosi accanto e sfregandole la porzione di braccio che usciva dal piumone.
Il solo fatto del negare con la testa senza aprire bocca era un brutto segno…
“Male alla gola?”
“Un po’…” riuscì a dire, la voce irriconoscibile per quanto rasposa.
“Ahia...” commentò il tastierista “Pensi che dobbiamo andare dal medico?”
“No.”
“Colazione?”
“Sì…”
Tuomas le strizzò una mano per un attimo prima di tornare di là e cercare fra il vasto assortimento di cibo se aveva preso un vasetto di miele. Non lo trovò…
Imprecando, afferrò il cartone del latte dal frigo e ne versò una generosa dose in una tazza, schiaffandola poi nel forno a microonde. Aspettando si versò un’altra tazza di caffè, guardandosi intorno alla ricerca dello zucchero…
In quella uno dei due cellulari posati sul tavolino dell’ingresso iniziò a suonare.
Raggiunse il mobile e vide che il chiamante era la madre di lei…con un sospiro accettò la telefonata e portò l’apparecchio all’orecchio, mentre sentiva il tonfo della porta del bagno.
“Pronto…”
“Tuomas, sei tu?”
“Sì, signora.”
“Volevo parlare con Anette…è lì con te?”
“Sì…ma purtroppo è a letto con l’influenza. Non è in grado di parlare molto…” spiegò lui, tornando all’angolo cucina dove spense il forno e si scottò le dita con la tazza, mettendole sotto l’acqua e rischiando di far fare un tuffo al telefono d’Anette “Porc! Scusi…stiamo ad casa mia, così perlomeno non è sola…”
“Sono più tranquilla nel sapere che sei con lei, Tuomas…immagino che non verrete su per Natale allora…” la donna era veramente dispiaciuta.
“Credo di no…non voglio rischiare di farla stare ancora peggio e non voglio contagiare nessuno…” ammise il tastierista, recuperando un piattino dalla credenza.
“Dille da parte mia di guarire presto e che le mando un bacione, allora. E mi raccomando di non ammalarti pure tu!”
“Sarà fatto…grazie…” sorrise, mentre aggiungeva una manciata di biscotti al vassoio e chiudeva la comunicazione. Tornò in camera da letto e appoggiò il tutto sul comodino, aspettando Anette.
Dopo pochi minuti la ragazza tornò: il volto pallido, i capelli scarmigliati e gli occhi schizzati di sangue. S’infilò di nuovo sotto le coperte, guardando il suo ragazzo con rimprovero.
“Non devi stare qui a farmi da baby-sitter per Natale, puoi partire tranquillamente per Kitee…non morirò.” commentò con fatica, sforzandosi di suonare chiara.
“Tu sai che adoro occuparmi di te…quindi adesso fai la brava ammalata e mangia…chiamo casa.” le scompigliò i capelli mentre la sentiva mugugnare e tornò in ingresso per usare il telefono fisso, componendo a memoria il numero dei suoi a Kitee.
“Qui casa Holopainen, chi è?” rispose dopo un paio di squilli una voce femminile, sua sorella.
“Ciao Susanna...sono Tuom, c’è mamma in casa?”
“Sì…aspetta…” alcuni di rumori di sottofondo gli preannunciarono lo scambio di mani.
“Ciao caro!!! Come stai? Non chiamavi da un bel pezzo…” lo salutò sua madre, decisamente contenta di quella telefonata improvvisa.
“Ciao ma’…sto bene.” sorrise, pensandola nel bel mezzo dei preparativi per il Natale in un misto di tristezza e felicità “Ho chiamato per avvertirvi che non torno…Anette non sta bene, i suoi sono lì in paese e lei non è in grado di venire su…non voglio lasciarla sola.”
“Ha la febbre? Sta molto male?” mamma Holopainen era sempre stata molto premurosa nei confronti della ragazza, e soprattutto conosceva le debolezze della sua voce essendo stata la prima a riconoscerne la potenza.
“Non ha febbre ma stenta a parlare e si sente molto stanca…” descrisse brevemente il tastierista “Questi nove mesi l’hanno messa a tappeto…non voglio aggravare la situazione con un viaggio a rilento in macchina.”
“Non pensarci nemmeno Tuomas…rimanete dove siete…dicono che nei prossimi giorni continuerà a nevicare. Statevene in casa al caldo…a proposito le hai proposto di farsi vedere da un medico?” la capacità di comprensione di sua madre era sempre stata una dote!
“Sì…ma dice che non c’è né bisogno…” il tastierista stava giocando con una penna “Mi sono anche ricordato di quello che dicevi sul miele…ma non ne ho in casa…”
“Procuratelo…e se noti che il mal di gola non passa entro domani, falla visitare.”
“Ok…grazie…”
“Di niente…allora vi auguro un Buon Natale…e buon compleanno tesoro!”
“Grazie mamma, Buon Natale anche a te…”
Posò la cornetta e lesse l’ora sull’orologio a muro…era ancora troppo presto per avventurarsi fuori in cerca di un negozio aperto. Si riavviò i capelli e tornò in camera da letto dove Anette aveva finito la colazione e si era risdraiata girata su un fianco, ad occhi chiusi.
Tuomas notò due carte strappate e il bicchiere d’acqua della sera prima vuoto.
Posò la mano sulla fronte della cantante, trovandola leggermente tiepida al contatto.
“Quando hai dormito stanotte, Tuomas?” chiese lei, con un sospiro appena udibile.
“Non importa…non preoccuparti…” le accarezzò lo zigomo “Adesso metticela tutta a guarire…io sono di là in bagno se hai bisogno batti un colpo…”
Le stampò un leggero bacio sulla fronte e poi prese la propria valigia, portandosela fino alla lavatrice del piccolo bagno…in fondo avrebbe potuto occupare il tempo in un serio lavaggio di tutto il guardaroba on the road…!

24 Dicembre 2010, ore 11 e 25
Finlandia, Helsinki, Ospedale cittadino

Tuomas ed Anette erano seduti su un paio di seggioline bianche in un comunissimo corridoio del complesso. Lui serio, lei fumante di rabbia.
Avevano passato l’ultima mezz’ora d’attesa a litigare e non pochi si erano voltati a guardare quella coppia strana quanto affiatata!
Finalmente la porta dello studio lì accanto si aprì e un uomo sulla quarantina fece loro segno d'entrare dentro.
“Allora…dai risultati delle analisi non si riscontra niente d’allarmante. Più che un virus influenzale sembrerebbe un calo delle difese immunitarie dovuto a stress…viaggiate molto?” lo sguardo del dottore si era concentrato tutto su Anette, ignorando nettamente il ragazzo.
“Sì…” gracchiò lei, facendo una smorfia per il dolore alla gola “Per lavoro…”
“Allora è probabile che frequenti viaggi, aria condizionata e cambiamenti climatici abbiano favorito questa drastica caduta.” l’uomo dietro alla scrivania si rilassò sullo schienale della poltrona “Il mio consiglio è di rimanere a riposo assoluto per almeno un mese e mezzo. Posso prescriverle un sedativo per la gola ma gli antibiotici non servirebbero a niente…l’infezione è dovuta a stress, non a un fungo o un batterio…”
“Siete sicuro che riprenderà l’uso della voce?” domandò per la prima volta Tuomas.
“Le corde vocali sono elementi delicati per natura…la situazione della sua ragazza è complicata, essendo un soprano i suoi muscoli sono molto allenati ma più delicati…solo con il riposo assoluto sarà possibile apprezzare un miglioramento. Questo è tutto quello che posso dirle.” spiegò l’uomo con pazienza “Prendendo in considerazione gli esami, la signorina dovrebbe stare almeno due mesi senza cantare per apprezzare una guarigione duratura…e naturalmente dedicare più attenzione alle sue condizioni fisiche e ai suoi limiti.”
Il dottore prescrisse il sedativo e ripeté le proprie raccomandazioni ad entrambi prima di stringer loro la mano e mettersi a disposizione in ogni momento per eventuali problemi.
In corridoio iniziarono a camminare verso l’uscita, Anette ancora più nera di prima mentre si avvolgeva stretta la sciarpa attorno al collo.
“Almeno abbiamo scoperto che non sei contagiosa…” cercò di tirarle su il morale Tuomas “Posso baciarti senza temere…”
“Non è divertente!” bofonchiò lei, infilandosi in macchina. Tuomas la imitò e prima di adoperarsi per mettere in moto incastrò il volto della ragazza fra le sue mani e la baciò dolcemente. Osservandola per un momento, le labbra rosse per il freddo.
“Allora…prima fermata: la farmacia di turno…” iniziò lui, riportando in vita il riscaldamento.
“Hahahaha…”
“Seconda fermata: cioccolata calda con panna, così ci togliamo il broncio.” le fece l’occhiolino mentre si immetteva in strada.
“Mmmhhh…”
“Dopodiché torniamo alla base e ci facciamo un bel bagno caldo…” la sua idea non gli sembrava malaccio, a meno che Anette non gli desse del perverso! Dopo due minuti di silenzio iniziava a pensare di far finta di niente quando la sentì dire speranzosa.
“Se ogni volta ti dai tanto da fare per farti perdonare…devi farmi arrabbiare più spesso!!!” esclamò lei con un sorrisino.
“Ciò che vuoi, quando vuoi…”
Ed Anette non sapeva che Tuomas aveva in mente molto più del perdono…

31 Dicembre 2010, ore 23 e 56
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

Il campanello suonò inaspettato per quella che doveva essere la ventesima volta della serata.
Tuomas sorpassò a slalom tutta la gente che affollava il suo salotto e raggiunse la porta, sperando che fosse l’ultima volta!
Fuori stavano Rautiainen, i ragazzi del Trio e i Sonata Arctica al gran completo con una considerevole quantità di bottiglie d’alcool.
“Buon Anno O Sommo Tastierista!” fecero in coro, facendosi strada per entrare e occupargli le mani in modo che non potesse sbatterli fuori. Timo si fermò e gli disse piano “Dato che la nostra festa annuale al Tavastia è stata ammutinata da un mucchio di gente…abbiamo pensato bene di raggiungere la tua tana che mi pare anche molto affollata!”
“Timo…” la supplica di Tuomas era ormai un lamento “…avevo un programma grandioso per questa sera…ma senza trenta persone belanti!”
Mentre il padrone di casa faceva gli onori, Anette era seduta in pigiama in un angolo della cucina ad osservare con depressione il bicchiere mezzo vuoto che aveva fra le mani…
Tuomas si era svegliato prestissimo e si era barricato lì per tutta la giornata, alzando la testa solo per controllare un libro dalla dubbia provenienza, chiederle come stava e per rispondere al telefono che squillava con regolarità. Aveva rifiutato il suo aiuto più volte e, dagli indizi, stava preparando qualcosa di veramente speciale per la serata.
Tutto era andato a meraviglia almeno fino a che il campanello non aveva suonato e il primo sparuto gruppo d’amici era arrivato, seguito da un altro e un altro ancora.
Tuomas non era contento e sembrava decisamente irritato ma non ebbe il cuore di sbatter fuori a pedate Emppu, Marco ed Ewo…quindi la sorpresa venne accantonata e messa nel freezer, al sicuro.
Adesso era lì, non ancora del tutto guarita e quindi con il divieto assoluto di bere. Il baccano e il fumo iniziavano a provocarle un serio mal di testa…tanto per gradire il tour doveva anche avere messo sottosopra il suo metabolismo dato che quel pomeriggio aveva ricevuto con ben due settimane d’anticipo una visita da Madre Natura e, come da copione, era emerso il suo solito problema: un tremendo mal di schiena.
Si sentiva peggio di un rottame ambulante…ma, come diceva Freddie Mercury: The Show must go on!
Si scolò il bicchiere dove aveva sciolto un analgesico e lo mise nel lavello, salutò Marco, Ville Valo e i ragazzi e si chiuse nella camera da letto del proprio ragazzo, sperando che l’anti-dolorifico fosse abbastanza per mandarla a tappeto almeno quattro ore e non farle sentire il chiasso dei festeggiamenti.
Nel frattempo Tuomas aveva di nuovo raggiunto l’occhio del ciclone umano nel quale si era trasformato il suo salotto e Marcò mimò con le labbra il nome d’Anette, indicando la porta della sua camera. Inosservato schiuse la porta quel tanto per sgusciare dentro e la richiuse.
“Se stai cercando il bagno, chiunque tu sia, hai sbagliato porta!” arrivò l’esclamazione paziente della ragazza, infagottata nel piumone del letto fino al naso.
Tuomas si sedette accanto a lei, accarezzandole il capo.
“Mi dispiace…” mormorò contrito “Se solo avessi saputo che avrebbero preso questo posto per un pub, li avrei cacciati fuori all’istante.”
“Non preoccuparti…tra una mezz’oretta cadrò addormentata e potreste anche mettervi a suonare tutti assieme, tanto non riuscirei a sentire nemmeno una bomba!” replicò lei con una smorfia a metà tra il sorriso e il dolore “Divertitevi e-”
La voce flebile di lei venne interrotta da un ruggito assordante proveniente dall’altra parte e dal clangore di vetri contro vetri…
“A quanto pare siamo entrati nel nuovo anno…” commentò Tuomas, chinandosi per posarle un bacio sulla tempia “Buon Anno anche a te, amore…”
“Altrettanto e speriamo che finisca meglio di questo!!!”
Tuomas ridacchiò, alzandosi “Vado ad evitare di farmi distruggere la casa…entro le tre li sbatto fuori, è una promessa…”
“Sempre se sei ancora abbastanza sobrio per ricordarlo…”
Tuomas rise prima di augurarle la buonanotte e chiudere la porta della camera.

~~~

Ecco a voi il diciottesimo capitolo...
Il mio primo aggiornamento su EFP da una vita -___-''
Si ringrazia Gaamyx per aver recensito alcuni capitoli della storia...spero che continui ad incuriosirti e grazie mille!!! *Me felice di ricevere recensioni positive!!!^^*
Alla prossima...vi anticipo che ci sara una sorpresa da parte di Mister Korg quindi rimanete sintonizzate...*me diabolica*
Ciao ciao...
Hermes

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Capitolo 19
*** 19 ***


1 Gennaio 2011, ore 4 e 10
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

“Forse non avete compreso, ragazzi…la festa non autorizzata è finita. Ho detto fuori!” la voce di Tuomas, per quanto calma era inquietante, la svegliò dal suo sogno indotto. Sentiva un po’ di trambusto in salotto e le imprecazioni del tastierista e di Marco suonare minacciose.
Sbatté le palpebre un paio di volte, osservando il soffitto buio della camera, iniziando a ricordare il perché ci fosse stata una festa non autorizzata. Si alzò a sedere lentamente, sospirando quando una fitta le attraverso il ventre…ci risiamo!
Accese la lampada e lesse il quadrante della sveglia, era stata quattro ore in apnea…non male…
In un tentativo del tutto privo di speranza cercò di riavviarsi i capelli a cespuglio mentre sentiva un improvviso, incredibile silenzio nell’altra camera.
“Dici che è sveglia?” chiese l’inconfondibile voce profonda di Marco da dietro la porta.
“Non lo so…non credo…” borbottò Tuomas, abbassando la maniglia e incontrando il suo sguardo “Ritiro quello che ho detto…è sveglia…”
La testa del biondo bassista sbucò sulla soglia con un sorrisino.
“Ciao tesorino! Marcuccio è venuto a trovare la piccola Anette!” sbottò il barbuto vichingo d’improvviso, facendola scoppiare a ridere.
“Quanta…quanta vodka ti sei bevuto?!” riuscì a chiedere, riprendendo fiato e tenendosi lo stomaco che aveva ripreso a farle ancora più male dopo l’attacco di risa.
“Solo un paio di bottiglie…”
“Non me la date a bere voi due!”
I due ragazzi si erano seduti accanto a lei con faccine da angioletti.
“Non dovresti essere da Max?” chiese Anette, sospettosa.
“Ecco…” tergiversò il bassista, girando i pollici “Credimi…non ho fatto niente di male, ti giuro…è che-”
“Manki ti ha sbattuto fuori…” completò lei con un sospiro “E con più di una buona ragione, immagino!"
“Non mettere il dito nella piaga, Anettina cattiva!” ululò imbarazzato Marco in fase ‘sono-tornato-adolescente’.
“Tagliamo corto…che cosa vuoi che faccia?” replicò lei, appoggiando la schiena contro il cuscino.
“Marco vorrebbe che tu mettessi una buona parola…” spiegò Tuomas con tono sommesso, lisciandole alcune ciocche di capelli “È convinto che se fate una bella discussione fra donne…”
“Non mi ascolterebbe…sa che vado a perorare per te.” obbiettò Anette critica “Forse se tu ti presentassi semplicemente a casa sua e le chiedessi scusa, tutto andrebbe molto meglio…”
I tre amici rimasero in silenzio per qualche momento finché la ragazza sospirò e aggiunse “Potrei anche provare…ma non aspettarti niente, ok?”
“Grazie An!” il bassista si era slanciato verso di lei e l’abbracciò forte, mandandola a gambe all’aria. Tuomas chiuse gli occhi con un sorriso e contò fino a dieci finché…
TOGLIMELO DI DOSSO!!!” strillò Anette in un attacco di claustrofobia.
“Con piacere…” mormorò Tuomas con un ghigno. Prese il bassista per le spalle e lo alzò in piedi senza tanti complimenti “L’orario delle visite è finito…sei pregato di andartene a passo di corsa e non tornare per nessun motivo…”
Risero per un po’ poi Marco, prendendo a cuore l’invito del tastierista, se ne andò. Il piccolo appartamento divenne silenzioso e placido, mentre Tuomas accarezzava piano le mani d’Anette.
“Hai fame?” le chiese premuroso.
“Adesso che mi ci fai pensare…ieri non ho cenato.” lo guardò maliziosa.
“Ottimo…aspettami qui.”
Il ragazzo uscì dalla camera e tornò dopo pochi minuti con lo stesso vassoio che aveva usato per portarle la colazione a letto una settimana prima, ma questa volta decisamente più fornito…stavano due piatti coperti, posate, due bicchieri di cristallo, pane e una bottiglia di vino rosso ancora da stappare.
Anette osservò l’armamentario con un sopracciglio alzato, aspettando una spiegazione che però non arrivò. Tuomas si stava impegnando ad aprire la bottiglia senza spillarne il contenuto sulle lenzuola e faceva finta d’essere troppo concentrato.
“Quale sarebbe l’occasione…?” iniziò lei, confusa da quel comportamento.
“Nessuna in particolare…ci vuole un’occasione per cenare con te, Anette?” rispose lui con tono neutro, accendendo le candele che, fino a quel momento non se n’era accorta, erano comparse sul comodino. La lampada venne spenta.
Anette rimase zitta, non sapendo che pensare…c’era qualcosa che bolliva in pentola e, decisamente, puzzava.
Tuomas scoprì i due piatti, rivelando del cibo che le fece allargare gli occhi…come raperonzolo aveva fatto a cucinare quella roba?!
“So cosa stai pensando…” commentò lui con aria superiore “…credi che l’abbia comprato in gastronomia.”
“Sì…cioè…No!!! Io non-” cercava di articolare una frase concreta, ma non le veniva niente di abbastanza intelligente mentre il suo naso era invaso dall’aroma eccellente del pasticcio di maiale e pesce e dal contorno di patate al forno…kalakukko, il suo piatto preferito, aveva l’acquolina in bocca!
“L’ho fatto con le mie manine sante e dotate, tesoro…” ironizzò il ragazzo, muovendo le mani a mo’ di polipetto e afferrando una forchetta, tagliando un pezzetto del pasticcio e portandoglielo alla bocca “Fai ‘A’ con la boccuccia e assaggia, da brava…”
Completamente senza parole, Anette ubbidì e masticò lentamente. Tuomas la guardò ingoiare, trasognata.
“Allora?”
“Allora…cosa?” domandò Anette.
“Buono?” il sorriso di Tuomas stava iniziando a darle sui nervi, se doveva dirle qualcosa era meglio che si sbrigasse!!!
“Sì…” rispose lei, osservandolo cupa “Ma sarebbe decisamente migliore se la smettessi di nascondermi qualcosa…”
Tuomas continuò a guardarla, poi mormorò “È così evidente?”
“Che ti sei ammattito?! Sì!!!” scattò lei, iniziando a innervosirsi per davvero. Per tutta risposta il ragazzo prese la bottiglia e versò il vino nei bicchieri con calma, senza smettere di sorridere.
“Non è facile da dire…” iniziò tranquillo, senza guardarla, le sue dita che toccavano il vetro del calice “Avrei voluto parlarne questa sera…ma non credo che avrei trovato il coraggio necessario con tutta quella gente.”
Anette lo osservava in ansia…aveva un brutto presentimento, almeno finché i calmi occhi verdi di Tuomas non si fissarono nei suoi per un istante interminabile.
“Ti piacerebbe vivere con me?”

7 Aprile 2011, ore 3 e 10
Germania, Köln, Palladium

“Ragazzi…noi vi salutiamo…Anette deve essere messa a nanna dal sottoscritto qui presente!” la voce roca e quantomeno poco sobria del tastierista dei Nightwish venne accolta da una valanga di risate fuori controllo da parte di tutta la stanza.
Anette, da parte sua, gli appioppò un pizzicotto doloroso alla sua pancetta da bevitore accanito che stava iniziando decisamente ad allargarsi grazie al tour.
Uscirono dal grosso capannone/locale nel quale avevano suonato quella sera e salirono sul taxi che li aspettava.
Nel viaggio di ritorno all’hotel, Tuomas si era addormentato sulla sua spalla e una buona scrollata non bastò a svegliarlo del tutto.
Raggiunta faticosamente la loro camera d’albergo Anette lo lasciò sdraiato sul letto e si fece una lunga doccia, lavando con cura i propri capelli scuri. Tornata in camera, raggiunse ad tentoni il letto e si sdraiò accanto al ragazzo. La sua presenza rassicurante anche se nel mondo dei sogni.
Si avvicinò con cautela, appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla. Dopo un po’ le braccia di Tuomas la circondarono.
“Buonanotte principessa…” lo sentì bofonchiare. Anette alzò il capo, stupita.
“Non stavi dormendo?”
“No…”
“E ti sei fatto trascinare fin qui dalla sottoscritta per gioco?!?”
“Prima non ero ancora ben saldo sulle gambe…” le sue labbra piegate in un sorriso le premevano sullo zigomo, punzecchiandole la guancia con la barba.
“Devi seriamente darci un taglio con l’alcool…ti stai rovinando il fegato.” concluse lei, un po’ in apprensione.
“Nah…catastrofica…” il volto di Tuomas era affondato fra i suoi capelli ancora umidi, lasciandole un bacio sul collo e sospirò soddisfatto “Pensavo…nel break estivo hai delle cose da fare?”
“No…magari farò una visita a mio fratello…” rispose lei, pensosa “Perché?”
“Il primo mese sono al Finnvox per registrare le mie parti con i For my Pain e il Trio Niskalaukaus…poi vado con Tony dei Sonata in Lapponia per un paio di settimane...non ci vedremo molto.”
“Non riesci mai a stare fermo tu?!” Anette fissò la sua sagoma al buio “Dove la trovi tutta questa energia?!”
“Immagino che mi trascino per inerzia, almeno fino a quando non collasserò a fine tour…” la sua risata stanca si fermò “Ah…no…temo che dopo dovrò andare in giro con il Trio di Timo! Me n’ero dimenticato…”
“Quando tornerai sarai pronto per le sedute degli alcolisti anonimi…il solo pensiero mi fa venire la pelle d’oca!” la ragazza rabbrividì contro il braccio di Tuomas che di conseguenza strinse di più “Ma se la tua agenda è così fitta, credo che andrò a stare dai miei…e magari faccio un giro in Toscana da Zio Bruno!”
“Mi dispiace, An…” il dispiacere del tastierista era sincero “Adesso che viviamo assieme avrei voluto stare di più con te ma…”
“Non preoccuparti…sopravviverò.” tagliò corto lei, chiudendo gli occhi ‘In fondo lo sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato per niente facile…’

14 Luglio 2011, ore 5 e 45
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

Un borsone da campeggio più l’inseparabile zainetto erano accatastati in precario equilibrio nell’ingresso, la porta spalancata e Tony Kakko che aspettava sulla soglia, fumandosi una sigaretta, quattro mozziconi stavano già in bella vista nel posacenere lì vicino.
Il proprietario di detti bagagli era ancora in un pieno atto d’amore, mentre preparava la colazione fischiettando e la portava in punta di piedi in camera da letto. Posò il tutto sul comodino e baciò la ragazza sulla fronte con studiata lentezza.
“Uh…” mugugnò lei, aprendo gli occhi e guardandolo confusa “E tu cosa ci fai ancora qui?!”
“Non è questo quello che mi aspettavo…” commentò Tuomas, il suo sorriso rimpiazzato da un broncio.
“Scusa…” un braccio della ragazza gli circondò il collo, schioccandogli un bacio sulla guancia “Buon Viaggio!!!”
Con un grugnito le labbra del ragazzo si scontrarono contro le sue con crescente intensità.
E dopo un altro paio di minuti…
“Ahem!” Tony stava alla porta della camera con un sorriso tirato “Vorrei ricordare al Romeo di turno che Mercuzio sta aspettando da ore...
Quella luce non è l'alba, ne son sicura, io. È una meteora, emanata dal sole per illuminarti la strada e scortarti, stanotte, come un servo con la torcia, sino a Mantova. Ecco perché puoi ancora restare: non c'è bisogno che te ne vada.” recitò Anette, mettendoci tutto il pathos che le avevano inculcato alla Sibelius. Tuomas le sorrise e l’abbracciò, tenendo il gioco. Anche lui conosceva la tragedia by heart!
Mi prendano pure, mi mettano a morte, sono contento se è questo che tu vuoi. Dirò che quel barlume grigio non è l'occhio del mattino ma il pallido riflesso del viso di Cinzia; che non è l'allodola a percuotere con le sue note la volta del cielo, così alta sulle nostre teste. Ho più desiderio di restare che voglia d'andarmene. Vieni pure morte, sii la benvenuta, Giulietta vuole così. Che c’è, anima mia? Parliamo. Non è ancora giorno.
“Ragazzi!!! Capisco che il momento sia catartico, magico e triste…ma non mi sento l’alba né tanto meno l’uccello per quanto la metafora possa essere accattivante alle mie orecchie! Adesso Tuomas alias Romeo da strapazzo alza il tuo pallido sederino e andiamo!” disse Tony tutto d’un fiato, ormai senza più pazienza da spartire per il povero tastierista “Con tanti ossequi a te, Giulietta alias Anette!!!”
Con questa, Tuomas era sparito, tirato via da Tony mentre Anette si sforzava di non ridere alla scenetta.
Pochi minuti dopo tutto era tornato perfettamente normale nella loro piccola casetta che ormai tutti i loro amici, i ragazzi della band e anche gli amici degli amici chiamavano nido d’amore
Non a caso Marco chiedeva quando sarebbe passata la cicogna…proprio lui che adesso era ritornato a stare da Manki!!!

5 Agosto 2011, ore 14 e 50
Finlandia, Helsinki, Aeroporto, arrivi nazionali

Tuomas stava fermo in mezzo allo scalo guardandosi attorno, nell’evidente ricerca di qualcosa o di qualcuno.
“Tuom!” quel mezzo strillo lo fece voltare, con paura di essere stato notato da qualche fan dei Nightwish e invece vide una cosina alta più o meno un metro e sessantacinque, dai lunghi capelli neri che si avvicinava trottando nella sua direzione.
Con un salto gli si aggrappò al collo, abbracciandolo stretto.
“Tuomas!!!” boccheggiò Anette, senza fiato “Scusa per il ritardo…”
“Mi sei mancata…” mormorò solo, ormai perso nei più alti cori degli arcangeli…si era goduto la vacanza in Lapponia, ma non c’era storia senza Anette.
Dopo i saluti si avviarono fuori alla macchina e tornarono nell’appartamento dove a quanto pare le pulizie erano rimaste a metà.
“Sono arrivata solo ieri dalla Toscana…” si scusò lei, imbarazzata “Pensavo di riuscire a mettere tutto a posto prima del tuo arrivo e invece…”
L’unica risposta del ragazzo non fu una risposta nel vero significato della parola…piuttosto…una dimostrazione di quanto esattamente gli fosse mancata!

22 Ottobre 2011, ore 11 e 25
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Tuomas

Non si erano ancora alzati…non dopo l’after-party colossale che avevano consumato nel backstage dell'Hartwall Arena la notte prima.
Tuomas rimuginava ad occhi chiusi, ascoltando il respiro regolare e profondo di Anette accanto a lui.
L’ultimo concerto di quel tour mastodontico…ora tutto finito…
Da una parte era sollevato…meno stress, più tranquillità per se e per gli altri. Anette avrebbe potuto riposarsi del tutto e avrebbero pensato ai preparativi per il matrimonio…il matrimonio!
Tuomas spalancò gli occhi di scatto, terrorizzato…quanto mancava?!
Prese con mani tremanti il proprio telefono e cercò nell’agenda il reminder…un gemito strozzato gli uscì dalla gola…quaranta giorni?!
Così pochi?! Ma…ma…dov’erano finiti i restanti mesi?! E le giornate da scapolo ancora in libertà?!
“Tuomas…che hai? Perché tremi tutto?” la voce impastata di sonno di Anette lo svegliò dal suo stato di panico.
“Ni-niente!!!” la sua voce acuta lo tradì nell’esatto momento in cui aprì bocca. Gli occhi azzurri di lei lo scrutarono più a fondo.
“Stai sudando…” gli fece notare lei, impassibile.
“No…io…insomma, An! Ho detto che non ho niente!” sbottò, cercando di evitare quella conversazione come la peste. Tutto! Avrebbe dato tutto per non farle capire quanto era spaventato dal Grande Passo.
Un luccichio attirò la sua attenzione, mentre lei si sistemava i capelli dietro l’orecchio. Il solitario dell’anello di fidanzamento rifletté la luce del giorno, ammiccando. Faceva parte dei cimeli di famiglia e il suo bisnonno doveva averlo pagato una fortuna all’epoca.
Perso nel suo terrore senza un motivo si accorse dell’abbraccio di lei solo dopo un po’, ma i suoi muscoli avevano già iniziato a rilassarsi…
Prese un sospiro frammentato, poi un altro…
“Respira da bravo, ecco…” mormorò lei, accarezzandogli i capelli “Va meglio…?”
Tuomas teneva gli occhi ostinatamente chiusi e si era aggrappato ad Anette come se fosse stata un’ancora di salvezza. La ragazza non commentò quell’improvviso bisogno d’affetto ma dopo dieci minuti si chinò su di lui, apprensiva “Che ti è successo…?”
Il sospiro del tastierista le fece inarcare un sopracciglio.
“Mi sono ricordato del matrimonio…” mormorò lui, depresso.
“E pensavi che fosse più lontano…” completò lei con un sorriso. Il basso lamento di Tuomas rimase per metà strozzato nella gola “All’inizio sembravi convinto…”
“Adesso sembra una cosa enorme!” la stretta del ragazzo era aumentata, spasmodica. Anette cercò di mantenere una seppur minima parvenza di calma.
“Ascolta Tuomas…se non te la senti più va bene lo stesso.” gli occhi verdi di lui la guardarono imbambolati “Non serve a niente sposarsi se non ci si sente pronti…e comunque non è il matrimonio che decide se sei innamorato o no.”
“Ma…” annaspò lui “…ma io…”
Anette lo fissò con dolcezza…riportando alla mente il momento in cui sette mesi prima, durante il tour in Nord America, Tuomas nel backstage di fine concerto si era inginocchiato davanti a lei mentre era occupata a tenere fra le braccia un’enorme bouquet da parte di tutti i ragazzi dei Nightwish in blocco con annesse congratulazioni. All’inizio pensava fosse per il concerto ma poi vide lui, a capo chino mentre trafficava con una scatolina dall’aria antica che non voleva saperne di aprirsi.
“Dato che questa maledetta non si apre…An…mi vuoi sposare?”
Ricordava che il cuore le si era fermato per un attimo, congelando quel momento nella sua memoria indelebilmente. Poi tutto era tornato normale e il sangue aveva ricominciato a scorrerle nelle vene…aveva lanciato i fiori da qualche parte e lo aveva abbracciato, mandandolo a terra e dimenticando qualsiasi altra cosa.
Dietro di loro stavano i ragazzi che ridevano e fischiavano mentre Jukka faceva passare le bottiglie di birra per brindare alla bella notizia, commentando con un ghigno “Direi che ha ricevuto una risposta positiva, ragazzi!!! Chi ha preso il bouquet fortunato?!”
Si guardarono tutti intorno e videro Ewo che passava, rosso in faccia, il maltrattato mazzo a Marco.
“Io non ho alcuna intenzione di sposarmi prima dei sessant’anni!!!” esclamò il gigante vichingo, aggiungendo “E se mi sposo deve essere una di quelle conigliette di Playboy!!!”
La serata era finita in un mucchio di festeggiamenti al quale aveva partecipato fino alla fine, mandando un po’ a ramengo la sua voce per qualche giorno ma per una volta non le poteva importare di meno…
Adesso lo guardava con quel ricordo che ogni volta le lasciava un sorriso e comprese cosa doveva fare…
“Sai di cosa hai bisogno? Un bel bagno, una bella colazione e un pomeriggio con i ragazzi!” esclamò con un sorriso, alzandosi e infilandosi una felpa “Vado a preparare!!!”
Si chiuse la porta dietro alle spalle e lasciò Tuomas completamente senza parole, aggrovigliato fra le lenzuola del letto.

~~~

Capitolo 19! ^^
Che dire è pieno di rivelazioni…hehe…vi dico solo che è meglio se ne fate tesoro…ho una sorpresina tra un po’ che non vi farà così piacere…

Piccole note sul capitolo:
- Kalakukko: è una specialità tipicamente finlandese preparata nel periodo natalizio. Un pasticcio di pesce e carne di maiale in crosta. Non so se sia il piatto preferito di qualcuno della band, immagino che sia molto saporito ma soprattutto difficile da preparare (il mio Tuomas OOC aveva bisogno di prenderla per la gola Anette…hehe =))
- Le lunghe citazioni in corsivo provengono da ‘Romeo e Giulietta’ di Shakespeare, il pezzo è stato aggiunto di volata perché mi sono accorta di colpo che c’era un salto temporale di quattro mesi…e poi fa da preludio a…il resto ^^”;
- L’ultimo pezzo si riferisce al 22 Ottobre 2005, il giorno dopo l’ultimo concerto con Tarja all’Hartwall Arena…e naturalmente la mia storia differisce solo un po’… :oP

Grazie a Gaamyx per aver recensito gli scorsi capitoli!!! E spero che il chappy ti piaccia quanto gli altri. XD
Il prox aggiornamento avrà a che fare con i ragazzi della band in cerca di un modo per riportare Tuommi sulla retta via…speriamo in bene…
Nel frattempo vi ringrazio e vi saluto, anche per chi ha messo la mia storiella fra i preferiti ma non recensisce mai…QQ
Alla prossima!!!
Hermes

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Capitolo 20
*** 20 ***


22 Ottobre 2011, ore 17 e 16
Finlandia, Helsinki, Casa di Emppu

“Allora…fammi riassumere…” si schiarì la voce Marco, in piena fase meditativa con sigaretta alla mano “Stamattina ti sei reso conto che non vuoi più sposarti?”
“No.” negò il tastierista, osservando il fondo della propria bottiglia di birra con sguardo abbattuto “Ho solo scoperto che mancano quaranta giorni al matrimonio…e non mi sento preparato.”
“Più appropriato dire che ti stai cagando addosso…” dichiarò Jukka con un ghigno “Ci sono passato anch’io e Satu per poco non mi ha accoppato!”
“Dici sul serio?” domandò Emppu, l’unico ancora del tutto scapolo.
“Aveva preso i piatti per freesbe…me la sono vista bruttissima!” sospirò il batterista con un brivido “A quel tempo aspettava Luna…era terribile!!! Un consiglio Tuom: mai, per nessun motivo, contrariare una donna gravida…a meno che tu non voglia rischiare la pelle!”
Una debole risata collettiva si alzò nella stanza, spegnendosi poco dopo.
“Beh…a me pare che ti sia andata piuttosto bene…niente ammaccature, niente ferite da taglio…” Marco lo osservava critico “Sei sicuro di non esserti sognato tutto?”
L’occhiata che il ragazzo mandò al bassista, bastò per ammutolirlo.
“Anette in fondo te l’ha detto, no? È disposta ad aspettare!” Jukka aveva appoggiato i piedi anfibiati sul tavolino, mettendosi comodo.
“È diventata talmente saggia che mi spaventa certe volte!!! Sembra che abbia il doppio della sua età!” commentò Emppu, finendo la propria birra.
“Sotto un certo punto di vista è un bene…” disse Tuomas, sfregandosi gli occhi con la mano “…inizio ad avere l’idea d’essere troppo vecchio per lei…”
Quando il tastierista rialzò il capo vide tre paia d’occhi puntati su di lui con diversi gradi d’incredulità, si sentì in dovere di dare una spiegazione “Ha solo ventidue anni e sembra che non desideri altro! Ha tutta la vita davanti…e forse dovrebbe aspettare di trovare quello giusto…”
“Stop…fermati!” urlò Jukka con sguardo assassino “Se aliti una sola altra volta queste parole sei morto!”
Tuomas notò che lo sguardo del batterista era cupo e che Marco ed Emppu non avevano una faccia migliore. Avrebbe voluto chiedere cosa aveva detto di male ma scoprì di non averne il coraggio.
“Tuomas…” iniziò Marco serio “Tuomas…è da dieci anni che conosci Anette, non ti sei mai reso conto che l’unico suo desiderio è dividere la sua vita con te?! Non ti è mai passato per l’anticamera di quel cervello da genio che ti ritrovi che magari sei tu quello giusto?!”
Il ragazzo rimase in silenzio, guardandoli uno a uno, perplesso.
Non era passato un minuto che si era alzato, infilandosi il giubbotto e aveva raggiunto la porta, salutandoli. I tre ragazzi sospirarono di sollievo e il bassista si scolò la bottiglia in un sorso solo.
“Dite che sono stato troppo duro?” domandò preoccupato agli altri due.
“No…non potevi essere più chiaro di così!” rispose Emppu.
“Entrerai nella leggenda, amico…potresti aprire un’agenzia matrimoniale!!!” il commento di Jukka provocò un nuovo scoppio di risa.
Nel mentre, venti minuti dopo, Tuomas apriva la porta di casa…aveva provato a telefonare ma il cellulare di Anette era spento. Il salotto era vuoto…
Dette un’occhiata in camera da letto e vide la ragazza beatamente addormentata in posizione fetale, probabilmente reduce da una doccia. Si era messa una delle sue camicie, anche i pantaloni della tuta gli erano familiari…
Sorrise e aprì l’armadio, recuperando una coperta e allargandogliela addosso, la ragazza si mosse debolmente con un gemito ma non si svegliò.
Anche lui voleva dividere la sua vita assieme a lei…un matrimonio non avrebbe cambiato quella visione delle cose.

25 Dicembre 2011, ore 14 e 15
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Sul piccolo molo dell’isola erano attraccati almeno una decina di piccoli motoscafi a motore e nel salotto della casa stavano tutti i ragazzi della band con famiglie al seguito, Ewo, i loro genitori, fratelli, sorelle e nipoti.
L’ampio salotto della loro nuova casa era pieno di gente che si faceva un mucchio di grasse risate mentre sullo schermo scorrevano le immagini non ufficiali del ricevimento post-nozze e della recente luna di miele.
Anette era occupata in cucina con sua madre e Kirsti mentre preparavano il caffè e il korvapusti per tutti. Tuomas aveva saggiamente deciso di giocare con i figli dei suoi fratelli accanto all’albero di Natale.
Una risata assordante però attirò l’attenzione di tutti sullo schermo dove sfilava un’immagine imbarazzante…Tuomas distolse lo sguardo, facendo finta di niente nonostante gli sguardi degli altri si fossero puntati su di lui.
“Tuomas, ragazzo mio, io pensavo di avertelo insegnato a menadito!” esclamò Ewo, ormai al limite della sobrietà richiesta per l’occasione “Le giarrettiere si tolgono con i denti!!!”
Sentendo la frase del manager, Anette entrò nel salotto con un vassoio fumante e troncò la discussione con un’occhiataccia che avrebbe intimidito perfino un puma feroce.
Il pomeriggio passò in chiacchiere allegre finché ognuno decise di togliere le tende e lasciare un po’ d’intimità alla coppia…la casa si svuotò intorno alle otto, fuori era già calata la notte da un pezzo.
Con un tonfo soffocato, Anette chiuse la lavastoviglie…l’ultima!!!
Si trascinò fino al salotto dove spense la tv e sospirò nel vedere il caos che quella riunione di famiglia allargata aveva lasciato per la casa…si sentiva stanca.
Il click della porta d’ingresso la riportò alla realtà e Tuomas si affacciò, togliendosi il giaccone.
“È stata una giornata difficile, signora Holopainen?” nel dirlo sorrideva.
“No…mettendo in conto che Kirsti e mamma hanno preparato la maggior parte del cibo!” esclamò lei, accettando l’abbraccio di lui “Ma se prendi in considerazione quello sboccato di un vichingo…allora è stato difficile non sbatterlo fuori!”
“Sai com’è fatto Ewo…non prendertela.” disse conciliante il tastierista “Piuttosto…vai a letto, ci penso io qui…”
“Grazie!!!” trillò lei, baciandolo sul naso “Sei il migliore, Mr Holopainen…”
Tuomas ascoltò i passi leggeri di Anette salire le scale e si guardò attorno con un sorriso che si spense…ci sarebbe voluta una vita!
Mentre riordinava, pensava ad altro…anche due ore dopo, quando si sedette alla Korg e mise mano ai tasti per riflesso era ancora occupato a pensare…
Anette era sempre stata una persona sprizzante energia da tutti i pori, ma in quei ultimi dieci giorni aveva subito una serie di piccoli cambiamenti che non gli erano sfuggiti.
Dormiva molto più del solito e l’aveva vista piluccare cibo alle ore più disparate…non era da lei…
Si portò alle labbra la tazza di caffè caldo, osservando i vari bottoncini della sua Oasys…era stato un periodo felice e duro insieme…
Si erano sposati l’ultimo giorno di Novembre, nevicava ed a fine funzione erano saliti su una slitta…aveva sempre sognato di sposarsi così. Dopo i festeggiamenti avevano fatto i bagagli ed erano partiti per la Francia dove c’erano rimasti fino a cinque giorni prima…
Probabilmente le conseguenze del tour ormai passato si stavano ancora ripercuotendo su di lei, anche lui ne risentiva…soprattutto quando stanco morto non riusciva a dormire perché in tour la serata finiva con la mattina e le sue ore di sonno consistevano nelle traversate aeree.
Purtroppo quella routine sarebbe ricominciata presto dato che a metà Gennaio partiva con i ragazzi del Trio Niskalaukaus e con Timo per una serie di concerti che l’avrebbero fatto stare via almeno tre mesi.
Si alzò dallo sgabello e uscì, spegnendo la luce della camera insonorizzata.
Aveva intenzione di dormire ma prima passò dalla cucina per posare la tazza e ci trovò Anette, seduta al tavolino, impegnata in quello che sembrava uno spuntino di mezzanotte alquanto anomalo.
Stava bevendo latte e sgranocchiava dei biscotti con sguardo assente.
“Non riesci a dormire?” chiese Tuomas.
“Dormivo…ma mi è venuta fame…” rispose Anette con un sorriso imbarazzato.
“Se continui così ingrasserai…” commentò lui, appoggiandosi al lavello e scrutandola, grattandosi il mento “…come una balena…”
“Non è divertente! Non sono la sola ad aver messo su ciccia! Ti sei più guardato allo specchio, simpaticone?!” replicò lei critica, finendo la tazza.
“No…e comunque anche da balena sarai sempre affascinante.”
“Haha…” Anette lo abbracciò non prima di avergli appioppato due leggeri pizzicotti “Vieni a dormire?”
“Sì…” adorava sua moglie.

18 Marzo 2012, ore 9 e 15
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Anette si svegliò lentamente nel lettone vuoto…ancora per poco.
Sospirò felice e si decise ad alzarsi, il sole attraversava le tende alle finestre della camera e il bel tempo le mise subito allegria.
Scese in cucina e accese la radio, canticchiando appena la canzone degli anni ’80 che girava in quel momento.
Erano passati tre mesi da quando Tuomas, suo marito, era partito con i ragazzi del Trio. Ormai doveva essere sulla via del ritorno, non si erano sentiti molto da Gennaio ma, conoscendo la naturale avversità per la tecnologia di lui, c’era da aspettarselo.
Spuntò un altro giorno sul calendario appeso in cucina e lo guardò per un attimo, corrucciata…aveva come l’impressione di essersi dimenticata qualcosa. Alzò le spalle per scrollarsi di dosso quella sensazione e decise di darsi una rinfrescata prima di andare in città e fare visita ai suoi genitori.
Venti minuti dopo, uscita dalla doccia, si vestì e si rese conto di non riuscire più ad abbottonarsi i jeans. Nella loro camera da letto avevano uno specchio a tutta altezza e si guardò di profilo, notando che aveva messo su una discreta pancetta…
Si toccò il rigonfiamento con sguardo assente, mentre due parole apparentemente senza un nesso logico si rincorrevano nella sua testa.
Pancia. Settimane.
Un lampo le passò negli occhi mentre la possibilità le cadeva addosso come un macigno. Corse giù in cucina e strappò il calendario dal chiodo, voltando le pagine indietro e cercando febbrilmente il segno rosso. Non ne trovò alcuno né a Dicembre, né a Gennaio…
Ci doveva essere un errore da qualche parte…tornò a Novembre e iniziò a contare, impappinandosi e ricominciando…
Dopo dieci minuti dovette arrendersi all’evidenza…non c’erano segni rossi.
Riappese il calendario al muro e per quanto concedevano le sue gambe tremanti tornò di sopra dove in un cassetto, all’insaputa di Tuomas, aveva tenuto dei test di gravidanza.
Ne prese uno, mordendosi un labbro, e lo mise nella borsa poi tornò all’armadio e tirò fuori una gonna lunga. Poco dopo chiudeva la porta di casa, completamente dimentica del telefonino lasciato sul tavolo della cucina e fece partire con uno strappo secco il motoscafo.
~
“Cara…te la senti o vuoi che vada io?” Bea aveva dato uno sguardo all’orologio appeso al muro della cucina, e adesso la guardava con una comprensione che solo una madre poteva avere.
Johan non c’era, era uscito presto per una battuta di pesca sul ghiaccio con Marcus.
In casa c’erano solo loro due.
La giovane era pallida e in poche parole le aveva spiegato il tutto…Anette aveva pochi dubbi sul risultato del test dato il suo ventre rigonfio, ma entrambe avevano pensato che era una precauzione in più. La ragazza negò debolmente e sua madre si alzò e salì le scale in silenzio.
Quel momento di apparente quiete le sembrò durare un’eternità almeno finché Bea non tornò di sotto con un sorriso enigmatico, lo stesso che aveva visto sulle labbra della Gioconda di Leonardo pochi mesi prima.
L’abbracciò a lungo, infondendole calore e affetto materno, Anette ne fu contagiata in fretta e si lasciarono andare ad un pianto di gioia liberatoria che durò finché entrambe non risero.
“Lo dirò a tuo padre appena torna e tu dovresti rintracciare Tuomas…” le consigliò sua madre sorridente “Sono sicura che farà i salti di gioia!”
La ragazza s’infilò il cappotto di corsa e l'abbracciò ancora forte prima di tornare al molo, salire sulla barca e partire a tutta birra verso l’isola…

To Be Continued...

~~~

Capitolo 20 con pupo in arrivo! Ve lo aspettavate?^^
Sono di fretta (oltre che in ritardo ad aggiornare come sempre *Perdono!*) ma ho una nota su:
- Korvapusti: per chi non lo sapesse è un tipico dolce natalizio finlandese che si accompagna al caffé, consiste in una tortina di cannella fatta in casa.

Intanto si ringrazia chi recensisce:
Gaamyx: ho fatto un paio di calcoli...il prossimo capitolo contenente la 'sorpresina' sfora le 3000 parole, quindi ho deciso di dividerlo in due e tenervi sulle spine, hehe... *me diabolica*
CrystalRose: wow! hai letto tutto?! o.O Me onoratissima! Comunque no, Rob da questo momento in poi non torna...^^"
A presto!!!
Hermes

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Capitolo 21
*** 21 ***


*ALERT*: in questo capitolo si fanno uso di minacce e volgarità...fan avvisate mezzo salvate! ^^"

18 Marzo 2012, ore 12 e 26
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Stava circumnavigando l’isolotto lentamente quando notò un’imbarcazione attraccata al molo. Spense il motore e lasciò che la barca si fermasse per inerzia, sfiorando con i galleggianti il legno della banchina.
Il rumore del motore aveva attirato i proprietari della barca cioè Jukka, Marco e Emppu.
“Ciao ragazzi…!” il suo saluto non venne ricambiato e li osservò preoccupata “Che avete?”
Marco le porse un braccio per aiutarla a salire sul pontile ed Emppu evitò il suo sguardo, da una tasca del suo giubbotto spuntava un giornale ripiegato.
“Abbiamo provato a telefonarti ma non rispondeva nessuno…” disse Jukka cupo, le sue mani strette a pugno nelle tasche dei jeans.
“Devo averlo lasciato qui…scusatemi se vi ho fatto preoccupare! È stata una mattinata alquanto particolare!!!” esclamò lei con un sorriso raggiante “Dai venite in casa! Ho una cosa importante da dirvi!!!”
“Sì…è meglio che entriamo in casa…” rispose Marco con una smorfia che la confuse. Un campanello d’allarme stava iniziando a suonarle in testa.
Anette aprì la porta seguita dai tre ragazzi, li fece accomodare sul divano e preparò qualcosa di caldo. Tornata indietro con quattro tazze di caffè le distribuì e si sedette sulla poltrona.
“Ragazzi…” la osservarono tutti, sembrava quasi che si sentissero in colpa “…siete strani.”
“Cosa dovevi dirci?” domandò Emppu d’improvviso con un sorriso tirato, Anette ebbe la netta impressione che stesse cercando di distrarla, temporeggiando.
“Beh…lo so che forse è troppo presto ma…stamattina ho scoperto di essere incinta!” esclamò arrossendo furiosamente, abbassando lo sguardo e toccandosi istintivamente il ventre. E fu un bene non vedere immediatamente le loro facce addolorate e l’amaro nei loro occhi.
“IO LO AMMAZZO!!! APPENA ESCE DA QUEL CAZZO DI AEREOPLANO!” sbottò Jukka, perdendo la calma, scattando in piedi e uscendo fuori. Emppu lo seguì a ruota nell’ovvio intento di calmarlo.
Anette fissò il punto nel quale prima erano seduti, sconvolta.
“Cosa…”
“An...” Marco si era appollaiato sul bracciolo della poltrona, sfregandole amichevolmente le spalle “…non hai letto il giornale di ieri?”
“No…è da lunedì che non mi aggiorno, perché?” lo scampanellio si era trasformato in un magone che iniziava a soffocarla “Che è successo?!”
“Non sarà piacevole, An…quindi ti prego cerca di mantenere la calma, soprattutto per la tua condizione.” l’improvvisa serietà del biondo bassista la fece sentire ancora peggio. Annuì e lo guardò, mentre recuperava il giornale dal soprabito di Emppu e lo spiegava, sfogliandolo fino ad una pagina con un titolo a caratteri cubitali e glielo passava non senza una certa esitazione.
Quando Marco vide gli occhi di lei diventare vacui e poi spalancarsi seppe che avrebbe volentieri dato una mano a Jukka e ai suoi intenti omicidi.
Quel mattino di sole fu uno dei più belli del nuovo anno…e uno dei più gelidi.

25 Marzo 2012, ore 20 e 50
Finlandia, Kitee

Tuomas uscì dal piccolo aeroporto, respirando a pieni polmoni l’aria di casa…solo Dio sapeva quanto gli era mancata!!!
Prese un taxi e si fece portare fino al molo dove non trovò nessuno ad aspettarlo…scrollò le spalle, probabilmente An si era dimenticata del suo arrivo, e stava quasi per chiamarla quando scorse alla luce dei due lampioni che il Nightfish era lì, legato ad uno degli anelli, coperto da un telone cerato.
Si avvicinò e tirò via il telo, toccando il motore, era freddo. E il ghiaccio accumulatosi sulla barca dava tutta l’impressione di non essere stata usata da giorni.
Caricò i suoi pochi bagagli sul motoscafo e fece partire il motore con fatica.
Qualcosa non quadrava…ma per il momento sarebbe tornato sull’isola.
Arrivato, notò che le luci in casa erano tutte spente. Perplesso cercò le proprie chiavi, usando l’accendino come fonte di luce e aprì la porta. Individuò con il tatto il pulsante e la lampadina dell’ingresso tornò in vita, illuminando l’ambiente circostante.
Tutto era come l’aveva lasciato tre mesi prima, almeno in apparenza.
Entrò in salotto dove trovò un vassoio sul tavolino con quattro tazze di caffè intatte, ne toccò una, era fredda. Anzi…gelida.
Lì dentro non c’era il riscaldamento!
“Anette…” chiamò Tuomas ad alta voce. La casa rimase silenziosa.
Il tastierista si guardò attorno, iniziando a preoccuparsi. Raggiunse la cucina in cerca di un biglietto attaccato al frigorifero, poi il bagno…
“Anette…” tentò di nuovo, ascoltando l’ansia che gli faceva tremare la voce.
Salì le scale quasi di corsa, e ispezionò il primo piano.
La stanza degli ospiti, sempre uguale.
In quella insonorizzata c’erano le sue Korg coperte dai teli perché non s’impolverassero, così come le aveva lasciate prima di andarsene. Il bagno era vuoto.
La camera da letto era perfettamente in ordine…un ordine che lo sconvolse.
Aprì con mani tremanti una delle ante del grosso armadio a muro che prendeva una parete e vide il vuoto.
Tornò di sotto, svuotando tutto il contenuto del suo zaino sul tavolo del salotto e afferrando il telefono. Chiamò il numero di Anette mentre il sudore freddo gli velava la fronte.
Al posto del segnale di libero…silenzio. Poi registrò un clic e una voce registrata, impersonale.
“Siamo spiacenti di informarLa che il numero da Lei chiamato è inesistente. La preghiamo di-”
Lanciò il telefono sul divano e raggiunse il fisso dell’ingresso, rifacendo il numero febbricitante.
“Siamo spi-”
Il cordless scivolò di mano, cadendo a terra con un tonfo secco. Tuomas era immobile, gli occhi fissi al muro, in panico totale.
In quella casa fredda, silenziosa e vuota iniziava a sentirsi minacciato. Come un automa tornò nel salotto e raggruppò tutte le sue cose nello zainetto alla rinfusa, recuperando il proprio telefono.
Uscì fuori e provò il numero della casa dei genitori di Anette a Kitee…anche quello suonò a vuoto.
L’appartamento di Helsinki…niente.
Mise in moto la barca e tornò in città, mentre brancolava nella confusione più totale…Inesistente!
Assicurato il motoscafo si lanciò sul molo di cemento e corse fino alla periferia dove stava casa Nevalainen illuminata, questo lo rassicurò un po’…
Suonò al campanello, cercando di non essere troppo insistente. Qualcuno spiò fuori dalla finestra della cucina e sentì i passi pesanti di Jukka. La porta si aprì…
“Ciao amico…” iniziò Tuomas velocemente “Sai dove po-”
Un manrovescio lo spedì direttamente fuori dalla veranda sulla ghiaia del vialetto, sentì il sapore del sangue in bocca.
“Vattene!” minacciò il batterista “E ringrazia che non ti cambi i connotati, schifoso bastardo!”
Jukka fece per tornare in casa, quando il tastierista distinse un uomo più piccolo uscire di corsa e lamentarsi con l’altro.
“Avevi promesso di non picchiarlo…”
“Solo vedere la sua faccia da stronzo mi dà il prurito alle mani!” la porta si richiuse dietro le sue spalle.
“Tuomas…” lo chiamò l’ombra, che non era altro che Emppu. Il chitarrista si avvicinò e quando arrivò sotto la luce di un lampione, il ragazzo moro notò anche sul suo viso un’espressione disgustata.
“Si può sapere cosa diavolo avete tutti?!” sbottò frustato “Anette sparita, Jukka mi prende a pugni e tu che mi guardi così!”
“Non fare finta di non sapere niente…”
“NON so niente!!!”
“Allora ti consiglio di aggiornarti o magari richiamare alla memoria i tuoi ultimi giorni di sbornia!” detto quello anche Emppu se ne andò, lasciandolo lì al suolo.
Il panico di Tuomas si stava trasformando in un muto, strisciante terrore…
Si alzò in piedi, sfregandosi via il sangue che usciva dal labbro spaccato.
I casi erano due...o stava facendo un incubo o era successo qualcosa del quale era assolutamente all’ignoto. Optava più per il primo.
Riprese il telefono in mano con l’intenzione di chiamare Ewo. Questa volta qualcuno rispose.
“Qui casa Pohjola, chi parla?”
“Ewo, sono Tuomas…”
“…”
“Non fare scena muta!” sbottò il tastierista “Jukka mi ha appena pestato! Voglio sapere cosa sta succedendo!”
“Non so niente, Tuomas…ed anche se sapessi qualcosa ne so certamente meno di te.” la risposta enigmatica del loro manager lo lasciò interdetto “I giornali sono chiari in proposito, se vuoi la mia opinione.”
“Basta con queste cazzate!” la sua voce stava tremando “Dov’è Anette?!”
“Non lo so e adesso scusami ma ho da fare.” il tono freddo e per niente ironico di Ewo gli fece aprire la bocca, incredulo ma prima che potesse ribattere la comunicazione era stata interrotta.
Tuomas si riavviò i capelli in un gesto disperato…che doveva fare? Più importante…cosa aveva fatto?
S’incamminò verso il centro della cittadina, tamponando ogni tanto il labbro che continuava a sanguinare, il sapore ferroso gli faceva venire la nausea.
Alcuni locali erano ancora aperti a quell’ora e per pura fortuna prese l’ultimo bus diretto verso l’aeroporto.
L’unica cosa che poteva fare era andare ad Helsinki e cercarla lì…
Il primo volo partiva alle cinque del mattino e ormai era mezzanotte passata…non aveva senso tornare a casa. Comprò un giornale e uscì sulla banchina dell’edificio, accendendosi una sigaretta e aspirando a fondo il fumo acre in santa pace. Neanche la nicotina sarebbe riuscita a calmarlo e il tentativo andò a vuoto, lasciandogli il labbro ferito dolente.
Tornò dentro, sedendosi su una delle scomode seggioline di plastica blu della sala d’aspetto e spiegò il quotidiano. A pagina quindici dovette rileggere tre volte il titolo in grassetto prima di capire cosa significasse quell’ammasso di lettere nere che gli urlavano contro.
Aveva provato a leggere il resto ma i suoi occhi tremavano, o più probabilmente erano le sue mani.
I conati di vomito arrivarono improvvisi tanto che scattò in piedi e raggiunse il bagno maschile appena in tempo per rilasciare ciò che conteneva il suo stomaco.
Era decisamente successo qualcosa…non era un incubo…ma l’inferno.

I'm sitting here alone,
what else could I have done?
I can't regret 'cause
I don't even know what I did wrong
Martin Kesici feat. Tarja Turunen ~ Leaving you for me.

To Be Continued...

~~~

*Hermes salta su e giù come una molla impazzita dall'ansia*
Allora...che ve ne pare? Ho aspettato tanto ad aggiornare perché modificavo un pezzo ogni trenta secondi e mi piaceva sempre meno di prima! @_@
Mai capitato d'essere così paranoica per un capitolo...xD
Si ringrazia chi ha recensito lo scorso chapter, ovvero:
Gaamyx: spero che ti piaccia ancora...^^"...per finire di leggere la reazione di Mr Korg dovrai aspettare il prossimo capitolo che sarà completamente su di lui in prima persona! Quindi, mi raccomando, Stay Tuned!
CrystalRose: Visto che serviva la Nutella?^^ E forse anche del ghiaccio...povero Tuom, mi sa che è una giornata storta! o.O

Intanto sono curiosa marcia di sentire 'sto maledetto album...sopratutto dopo aver letto le recensioni della stampa! Aaaahhhhhh...non ho mai aspettato così il 30 Novembre nonostante fosse il mio compleanno! Tuomas maledetto, me la pagherai!!! xD
Posso solo più salutarvi
A presto!!!
Hermes

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Capitolo 22
*** 22 ***


26 Marzo 2012, ore 14 e 05
Finlandia, Helsinki, Casa Hietala

Il campanello di casa suonò una, due, tre volte. Ad intervalli ravvicinati.
Manki posò il telo con il quale stava asciugando i piatti e aprì la porta, trovandosi davanti quello che, forse molti anni prima, sarebbe sembrato un uomo.
“Sto cercando Marco…è in casa?” domandò piatto Tuomas, senza neanche vederla realmente.
“È…è andato al Finnvox con Sakari.” balbettò lei.
“Grazie per l’informazione…”
Il tastierista non la degnò di uno sguardo e se ne andò, lasciandola decisamente impressionata sulla porta.
Lo studio di registrazione era grande ma più o meno tutti conoscevano, avevano collaborato o addirittura scherzato con Tuomas Holopainen. La sua entrata non passò inosservata, ma lui non si voltò a guardare nessuno…cercò sul tabellone la sala dei Tarot e si diresse senza una parola nel corridoio.
Non bussò e prese di sorpresa i ragazzi della band con la sua entrata silenziosa.
Molti sguardi si puntarono sul labbro gonfio e sulla sua aria trasandata. I suoi occhi dalle pupille dilatate fino all’impossibile davano i brividi, non reagivano alla luce.
“Tuomas…” Sakari ebbe il coraggio di parlare per primo, ma non si avvicinò per stringergli la mano e il tastierista non sembrò interessato nel farlo.
“Devo parlare con Marco…” disse senza inflessione “Se è occupato posso aspettare…”
Il silenzio di tomba si estinse solo quando la porta della saletta insonorizzata si aprì e il bassista dei Nightwish incontrò lo sguardo di Tuomas. La sua espressione si fece grave.
“Saku…ti dispiace cambiare programma? Le mie parti al basso le registro domani…”
“Non c’è problema…vai pure…” rispose il fratello, dandogli una pacca sulla spalla, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura livida del tastierista. I Tarot non fiatarono una sola parola, fino a quando Marco e l’altro uscirono e tirarono tutti un sospiro di sollievo. Tuomas lo seguì docilmente fino alla macchina, sedendosi al suo fianco.
“Da dove arrivi? Sembri appena uscito da-”
“Dov’è Anette?” la voce di Tuomas aveva cambiato tono nel nominare la ragazza, di questo Marco se ne accorse ma non rispose.
“Sta bene?” l’urgenza che avvertì in quelle parole si manifestò anche negli occhi vuoti del ragazzo, dandogli un’aria più umana.
“Sì…” rispose Marco, ben sapendo di dire una bugia e indicò il labbro contuso “Come te lo sei fatto quello?”
“Jukka ed immagino che pensi abbia fatto bene.” l’ironia amara di Tuomas era autentica “Anche se spiegassi la verità nessuno mi crederebbe…”
Calò il silenzio, Marco mise in moto con la mezza intenzione di tornare a casa per rimettere in sesto il tastierista. Sobbalzò quando la sua voce, di nuovo gelida, rimbalzò sulle pareti dell’abitacolo.
“Dimmi dov’è Anette…voglio vederla.”
“Temo che non sia una buona idea…” borbottò il bassista, più a se stesso che al suo interlocutore “Non vuole vedere nessuno.”
“Dove sta?” chiese ancora l’altro.
“Prima ti porto da me e mangi qualcosa, mi spieghi anche la tua versione di come stanno le cose se ti garba, e poi pensiamo a cosa fare…” Marco aveva assunto un tono più duro “Prendere o lasciare.”
Tuomas non rispose e il bassista pensò di aver vinto almeno quel round, ma il ragazzo non mangiò più di due bocconi di quello che aveva nel piatto, rifiutò la birra, il caffè e anche le sigarette. Era al capolinea di un collasso nervoso…su quello non c’erano dubbi.
“Non sono io nelle foto…” iniziò Tuomas con una calma rassegnata che mandò a Marco dei brividi lungo la schiena “Non mi stupisco dello sbaglio…era veramente la mia camera d’albergo. Dopo il gig Jarkko si era trovato una ragazza, era piuttosto ubriaco e non riusciva più a trovare la chiave della sua stanza. Gli ho dato quella della mia ed ero talmente stanco che ho passato la notte sul divano della camera di Timo. Questa è la verità…”
Il tastierista si stropicciò gli occhi, cercando di mantenersi sveglio.
“Tuom…” lo sguardo di Marco era velato di compassione “Anette non crederà minimamente a questa storia…”
“Perché non dovrebbe?”
“Perché è…emotiva.” il bassista ci aveva messo troppo tempo per cercare un aggettivo adeguato, non pensandoci nemmeno a ripetere le esatte parole che aveva usato la donna non meno di una settimana prima “Non vuole vederti per nessun motivo, piange in continuazione e...”
“E cosa?!” lo scatto nervoso del ragazzo non lo stupì.
“Immagino che non ci sia miglior modo che mostrartelo…”

26 Marzo 2012, ore 16
Finlandia, Helsinki, Hotel Palace

Tuomas si guardava attorno con nervosismo mentre erano in fila al bancone della reception, claustrofobico come non mai in mezzo a tutta quella gente…
Finalmente Marco ottenne la chiave e raggiunsero l’ascensore, pigiando il bottone del sesto piano. La salita fu lenta e piena di pause, quando finalmente arrivarono Tuomas uscì fuori, impaziente.
Raggiunsero la camera 558 e, prima di far passare la tessera, Marco lo ammonì senza aspettare cenno alcuno “Tu stai fuori finché non ti dico di entrare, è chiaro?”
Il vichingo biondo entrò, stampandosi un sorriso stirato in faccia, e usando un tono allegro.
“Hey! An…sono venuto a trovarti…” fu l’unica cosa che Tuomas sentì prima che la porta si richiudesse.
Dopo al massimo due minuti la porta bianca si riaprì.
“Puoi entrare…” mormorò Marco “Dice che hai dieci minuti…non di più…”
Il tastierista lo fissò perplesso ma mosse un passo avanti e, con un sospiro, sorpassò la soglia.
La porta alle sue spalle si richiuse senza far rumore, lasciandolo in penombra. Le tende della stanza erano tirate. Di nuovo il silenzio gli premeva le orecchie, si costrinse a muoversi e vide Anette.
Era seduta su una poltrona, lo sguardo rivolto verso la lama di luce che tagliava di netto l’oscurità della stanza. Il suo sguardo fermo e tranquillo non si era spostato al suo arrivo…le mani posate in grembo.
No.
La bocca di Tuomas si spalancò…le sue mani erano appoggiate su un principio di pancione.
“Ti aspettavo…” la voce decisa di lei lo riscosse dal suo smarrimento.
“An-”
“Fammi parlare…ho molte cose da dirti. Poi avrai tutta la vita per sciorinare scuse.” Anette era dura, i suoi occhi indifferenti non si abbassarono neanche per un momento. Erano rossi, aveva già versato tutte le sue lacrime. Fece una pausa ma Tuomas non mosse un muscolo ed allora continuò…
“Assieme abbiamo passato dei momenti meravigliosi, non li dimenticherò. Non abortirò. È mio figlio. Qualsiasi cosa tu concluda non cambierò idea. Non vivremo con te ma sarai comunque libero di fargli visita, se vorrai. Non intendo divorziare – a meno che tu voglia - e porterà il tuo cognome.”
La voce piena di disprezzo di lei si spense, mentre si accarezzava il ventre. Tuomas cercò di parlare ma la sua gola era diventata improvvisamente secca.
“Anette non…”
“Non ti odio…non posso. Ma non voglio più avere niente a che fare con te…” non lo guardò mentre pronunciava quelle parole. Tuomas aprì la bocca e la richiuse un paio di volte mentre le sue dita si contraevano involontariamente poi si svegliò da quello stato di trance e percorse istintivamente a ritroso i propri passi, senza rispondere, tornando alla luce artificiale del corridoio dell’albergo, rimanendone abbagliato. Doveva andarsene.
Marco stava parlando, ma non riusciva a sentirlo…uno stridio molesto gli dilaniava le orecchie.
Era la sua felicità che si strappava, cadendo al suolo con lo stesso rumore di una lamiera.
“Me ne torno a Kitee…” mormorò Tuomas appena udibile “Qualsiasi cosa abbia bisogno o succeda puoi trovarmi lì.”
Il ragazzo si voltò e percorse il corridoio, scendendo le scale con lo sguardo puntato a terra.
Tuomas Lauri Johannes Holopainen morì in quell’esatto momento…ciò che restò di lui fu un corpo dalle membra pesanti come piombo e dall’anima oppressa.
Un paio di giorni dopo Marco passò al vecchio indirizzo di Helsinki del tastierista e ci trovò un uomo che attaccava con del nastro adesivo un cartello di un verde fosforescente con su scritto ‘Vendesi’.
Chiese informazioni e scoprì che Tuomas l’aveva venduto ad un’agenzia immobiliare del posto per una cifra modica, assieme a tutto quello che c’era rimasto.
L’estate arrivò e passò silenziosa, Anette aveva comprato un appartamento vicino al centro città e si sistemò lì aiutata dai ragazzi. Il nome del tastierista era un tabù e nessuno l’aveva più visto.
Ovviamente i Nightwish erano finiti e i giorni della band facevano parte di un passato ormai lontano, Anette chiese scusa a tutti ma nessuno la incolpò di nulla. Un giorno confidò loro che avrebbe lasciato il canto solista…
Marco era l’unico che aveva tentato di sentire Tuomas ma non era mai riuscito a parlarci. Ogni tanto lasciava dei messaggi sulla sua segreteria telefonica ma dubitava che il tastierista fosse così presente da ascoltarli.
La gravidanza procedeva senza intoppi e man mano che Settembre si avvicinava, Anette stava ritrovando il sorriso e il buon umore, ma Marco l’aveva visto, era falso.
L’amore per quel figlio che doveva ancora nascere, invece, era diventato fortissimo.

I've lock the door
Deep inside
Different memories
I've lock the door, deep inside, different stories...
What about you? What about me?
Leaving you for me
Try to understand
That I'm only leaving you for me
Are you trying to hurt me?
Demons in my head
They won't let go
Martin Kesici feat. Tarja Turunen ~ Leaving you for me.

~~~

Allora…premetto immediatamente che non voglio farmi uccidere! xD
Ma come dire…la storia aveva preso una piega decisamente smielata e ad lungo andare vi avrebbe annoiato (come annoiava me l’estate che l’ho partorita -___-“), può sembrare un motivo stupido ma il vero problema era un altro…
Alla prima stesura ho saltato a piè pari la rottura fra i Nightwish, dicendo a me stessa che non mi andava davvero di scrivere cose tristi, poi ho sbattuto contro il muro del pianto che è Dark Passion Play (l’ho sempre visto così questo disco, e amato profondamente perché scoperto in un momento catartico della mia vita) e mi sono bloccata.
La trama aveva bisogno della rottura, di un punto debole da poter demolire e far arrivare il mio Tuomas OOC alla disperazione più assoluta.
I segnali nella psicologia dei due personaggi c’erano già fin dall’inizio.
Da una parte lei con la sua paura immotivata ma costante di non essere veramente amata e dall’altra lui che vede la sua felicità crollare come un castello di carte al minimo soffio di vento ma non se ne stupisce più di tanto, perché era troppo bello per durare sul serio.
Non ricordo quanto ci è voluto a trovare il momento giusto ma sapevo per certo che non potevo sminuire il tutto ad un fatto di terza mano, sarebbe stato scarsino ed qui non c’è spazio per storielle di terza classe…scriverlo è stato difficile, ma vedere End Of An Era diverse volte mi ha mantenuto sui binari giusti.
Quindi – ormai l’avrete capito – la storia cambia del tutto direzione e si stacca decisamente dalla realtà e dai fatti concreti e verificabili.
Potete amarla o odiarla.
Dovete dirmelo voi da che parte tira il vento, l’ho presa come una sfida con me stessa, scrivendola. ^^”

Posso solo dirvi che saprete qualcosa di più nei prossimi capitoli dove ci saranno un paio di salti temporali…anche se ho il presentimento che molti di voi non leggeranno più, ma le scommesse sono beneaccette! LoL
Ovviamente si ringraziano CrystalRose e Gaamyx per aver recensito lo scorso capitolo...e spero che non mi fustigheranno troppo...xD
Arrivederci!
Hermes

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Capitolo 23
*** 23 ***


18 Settembre 2012, ore 10 e 36
Finlandia, Helsinki, Ospedale cittadino

Jukka, Emppu, Marco, Johan, Bea, e Kirsti erano tutti seduti uno di fianco all’altro su una fila di seggiole nella sala d’aspetto dell’ostetricia.
Erano lì da quasi quattro ore, da quando Anette aveva rotto le acque e la caposala aveva chiamato tutti i numeri sulla lista, non sapendo quale fosse quello del neo-padre.
Finalmente un’infermiera si diresse verso quella strana comitiva con un sorriso.
“La signora Holopainen ha appena dato alla luce un bellissimo maschietto! Entrambi stanno bene…chi fra di voi è il padre del bambino?” e nel dirlo scrutò con curiosità il gruppetto, ovviamente alla ricerca del famoso tastierista.
“Il padre non c’è.” sbottò brusco Johan, guadagnandosi un’occhiata dall’infermiera.
“Capisco…beh…se volete seguirmi li stanno spostando nella camera singola…” il tono della donna si era fatto professionale ed freddo.
Proseguirono per il corridoio ed entrarono nella camera dove sul letto stava Anette, già mezza addormentata che guardava con un sorriso sulle labbra la culla, teneva una mano sulla sponda e una delle sue dita era avvolta da un piccolo pugnetto rossiccio. Alcuni vagiti erano gli unici suoni che rompevano il silenzio della stanza.
Bea la raggiunse “Lo hai già allattato?” chiese a voce bassa, voltandosi poi verso il neonato quando sua figlia annuì. Il bambino teneva gli occhi chiusi e non sembrava avere alcuna intenzione di lasciare il dito della madre.
“È bellissimo, tesoro…sai già che nome dargli?” chiese lei, aggiustando la copertina sul corpicino.
“Joseph Pentti Johan.” Anette fece scorrere lo sguardo sui ragazzi che stavano tutti accanto alla porta, impacciati “Ehi…guardate che non ho la forza per mordervi!”
“Ciao An…” salutò Emppu con un sorriso “Congratulazioni.”
“Non gliel’avete detto?” chiese lei, erano mesi che non accennava a Tuomas, tutti la guardarono spiazzati.
“No, cara…ma lo rintracceremo al più presto…” accennò Kirsti con un sorriso timido.
“Grazie.”
In quella la caposala, un donnone molto energico, entrò e vedendoli tutti intorno al letto andò in escandescenze.
“Non potete stare tutti qui! Al massimo due persone alla volta! Questa donna ha appena partorito e ha bisogno di calma! Fuori!!!” energica posò le sue manone sulle spalle di Jukka ed Emppu, spingendoli verso la porta.
“Usciamo anche noi, Bea…” disse Kirsti con un sorriso, spingendo fuori delicatamente Johan, leggermente irritato. Nella camera rimasero solo Marco e sua madre.
“Mamma…farei di tutto per lui…” mormorò Anette, gli occhi incollati alla culla “Mi spaventa un po’…”
“È normale, tesoro…” la signora si stava commuovendo, prese la mano libera della figlia e la strinse forte “Vado anch’io, Anette. Torno stasera nell’orario di visita…se hai bisogno di qualsiasi cosa, fammi un colpo di telefono.”
“Va bene…ci vediamo dopo…” la salutò lei, ben sapendo che sua madre era uscita per garantirgli cinque minuti con Marco.
“Vuoi che lo faccia venire qui?” chiese con tatto il barbuto biondo, dopo un minuto di silenzio.
“Non voglio forzarlo…” Anette scosse la testa con occhi tristi “Onestamente non saprei cosa dirgli, non dopo la discussione monoparte che abbiamo avuto l’ultima volta.”
“Forse dovresti concedergli una possibilità…”
“Non si merita una possibilità…” lo sguardo di Anette, ancora puntato sul bambino ora beatamente addormentato, s’indurì “Non dopo quello che ha fatto. Posso accettare che sia suo padre, ma non mio marito…non più!”
Marco non rispose, guardando l’espressione d’acciaio della ragazza. Negli ultimi mesi aveva provato a discuterne con lei, le aveva anche spiegato la versione di Tuomas ma non c’era stato niente da fare…Anette si rifiutava di prenderla anche solo in considerazione. La sua ferita era troppo profonda per rimarginarsi e soffriva.
“Ho amato Tuomas ma non posso modificare il passato.” ammise Anette, nominando il tastierista con fatica “Adesso io vivo per Joseph, e lui ha bisogno di me.”
“Anche Tuom ha bisogno di te…” tentò Marco.
“Non credo…” Anette si era voltata verso la finestra, osservando la pioggia che cadeva ininterrotta da due giorni, stava piangendo “Sai…prima ha aperto gli occhi e mi ha guardata fisso. Sono identici ai suoi…sono bellissimi.”
Marco si sedette accanto a lei, passandole un braccio sulle spalle e abbracciandola piano, mentre la ragazza piangeva quieta. Quel pianto liberatorio finì dopo pochi minuti.
“Anette…cosa vuoi che faccia?” chiese piano Marco, ben sapendo la risposta della ragazza.
“Come sta?” chiese lei, asciugando via le lacrime che le scorrevano sulle guance “Non ho mai trovato il coraggio di telefonargli…”
“Non risponde al telefono. Gli ho lasciato un centinaio di messaggi in segreteria ma non ha mai richiamato.” rispose lui “Non sono nemmeno tanto certo che li ascolti…”
“Ne…nessuno l’ha visto?” la ragazza fissava il bassista ad occhi sgranati.
“Emppu e Jukka l’hanno visto andare e tornare sull’isola, il Nightfish è attraccato lì.”
“Potrebbe uccidersi!” l’ansia irrazionale sul suo volto era pari al terrore che aveva negli occhi “Come avete potuto lasciarlo a se stesso, solo su quell’isola?!”
“Sono certo che sta bene, An. Non è il tipo che si suicida, Tuomas.” cercò di rassicurarla “Anche se non ha passato un periodo facile…immagino.”
Il bambino strillò, probabilmente disturbato dalla loro discussione a voce alta, ed Anette si chinò per prenderlo in braccio e cullarlo dolcemente finché il suo pianto divenne sommesso.
“Tranquillo, piccolo Joseph…” mormorò lei, dolcemente.
“Hai ragione, An. Proverò a fargli visita e gli dirò del bambino…ti farò sapere…”
“Grazie, Marco.” lo sguardo riconoscente gli riempì il cuore di malinconia “Tu e i ragazzi state facendo molto per me…e non so come ringraziarvi.”
“L’unico ringraziamento sarebbe sapere che sei abbastanza felice.” il bassista cercò di mettere insieme un sorriso “Ti saluto, Anette…”
Nel corridoio erano rimasti solo gli altri due ex-componenti dei Nightwish che parlottavano fra di loro, di ritorno dalla macchinetta del caffè.
“Che ti ha detto?” chiese Emppu “Il bambino sta bene?”
“Da come strilla è sano come un pesce!” commentò Marco con un ghigno, subito ricambiato dagli altri due.
Dopo un momento Jukka chiese serio “Ti ha chiesto di andare da lui?”
“Vuole sapere come sta…si è turbata quando ha capito che non l’abbiamo più visto ne sentito. Teme che si sia ammazzato…” rispose il bassista “L’ho rassicurata come meglio potevo ma sinceramente nemmeno io sono tanto tranquillo.”
“Allora dovremo fargli visita uno di questi giorni…” sospirò Emppu “Non so, ragazzi, in fondo mi dispiace. Si erano appena sposati…iniziò a credere che Tuomas dica la verità.”
“Non contate su di me.” il batterista scosse la testa, le mani contratte a pugno “Se davvero fosse innocente non si sarebbe staccato dal mondo così, senza minimamente preoccuparsi di lei e del bambino…avrebbe cercato un modo per tenersi in contatto con Anette.”
Le sue parole caddero nel silenzio mentre tutti e tre guardavano in basso.
“Vi presto la barca ma non voglio saperne nulla, ok?” continuò Jukka con un sospiro.
“Grazie, amico…” Marco ed Emppu lo abbracciarono a turno, poi si misero d’accordo e si salutarono.

5 Ottobre 2012, ore 13 e 35
Finlandia, Kitee

Nonostante fosse appena iniziato Ottobre e il cielo fosse coperto, a Kitee la temperatura era già molto vicina allo zero.
Emppu aspettava che il volo proveniente da Helsinki atterrasse sulla piccola pista dell’aeroporto e quando vide un barbuto vichingo biondo con tanto d’occhiali da sole viola, sorrise e gli andò incontro.
“Ciao Marco.”
“Ciao ragazzo…” lo salutò il bassista con un abbraccio.
Avevano scelto quel weekend e, in settimana, Emppu aveva chiesto informazioni ai signori Holopainen sul figlio.
“Che hai scoperto?” chiese Marco, dopo essersi accomodato sul sedile passeggero.
“Non molto…a quanto pare fa visita ai genitori una, al massimo due volte al mese. Kirsti è preoccupatissima, dice che sembra uno scheletro e quando li va a trovare si ferma pochissimo, giusto il tempo per sapere se è tutto a posto. Il ragazzo che fa il commesso al negozio d’alimentari lo vede altrettanto poco…e dice che le sigarette e il caffè superano di gran lunga la quantità di cibo che compra.” Emppu fece una pausa, mentre cercava un posto vuoto nel parcheggio accanto al molo.
“Almeno sappiamo che è ancora vivo…” commentò l’altro.
“Prima di venirti a prendere sono passato a comprare della birra e qualcosa da mangiare…non è bene presentarsi a mani vuote…” continuò il chitarrista.
“Bella pensata…soprattutto quando non sappiamo come reagirà nel vederci.”
Scaricarono le vettovaglie dal baule e raggiunsero la piccola barca della famiglia Nevalainen, facendola partire in quattro e quattr’otto. In capo a pochi minuti si erano avvicinati all’isola e avevano spento il motore, lasciando che si avvicinasse senza far rumore. Salirono sul molo, avendo entrambi la vaga impressione d’essere osservati. Alzarono lo sguardo verso la casa ma le finestre erano tutte vuote.
Un rumore di passi li fece voltare verso sinistra dove videro Tuomas imbacuccato in un giaccone avvicinarsi con calma, in mano un secchio, nell’altra una canna da pesca. Non si era accorto di loro ma quando li vide si fermò, fissandoli stupito.
“Ciao…” tentò Marco, notando la faccia scavata “…siamo venuti a trovarti, dato che non sapevamo come parlare con te.”
“Non ti abbiamo più visto in giro…” aggiunse timidamente Emppu, sforzandosi di non abbassare lo sguardo.
“Sopravvivo, grazie.” rispose asciutto il tastierista “Se volete favorire sto per prepararmi il pranzo…”
Tuomas mostrò il secchio dove si dibattevano tre o quattro trote appena pescate. I due lo seguirono dentro la casa che non aveva minimamente subito cambiamenti dall’ultima volta ma i brividi li colsero ugualmente: era buia e la temperatura non doveva essere molto superiore a quella esterna, il caminetto spento.
Tuomas scivolò in cucina, accendendo la luce e iniziando a preparare l’occorrente per pulire il pesce.
“Se ti va ci siamo portati dietro del cibo…” borbottò Marco, innervosito da tutto quel silenzio.
“…messicano.” aggiunse Emppu, che conosceva bene i gusti del tastierista.
“Grazie, ragazzi…” Tuomas si tolse il giaccone, rivelando una vecchia felpa informe, ad occhio e croce sembrava che avesse perso almeno dieci chili “Immagino che abbiate un po’ freddo…se volete vado ad accendere.”
“Sì…forse è meglio…” Marco lo scrutò ma il ragazzo fece finta di niente e si occupò prima del pesce schiaffandolo nel congelatore e uscì dalla stanza, lasciandoli lì. Il vichingo si voltò incontrando lo sguardo dell’altro, completamente sconvolto.
“È…è pelle e ossa!” esclamò Emppu “Non sembra neanche più lui!”
“Dopo tutto quello che ha passato, non mi stupisce…” sospirò sconfortato il bassista “Animo! Cerchiamo di rendere un po’ più confortevole questa tomba…”
Quando Tuomas riemerse dalla cantina la Tv era accesa e un intenso profumo di enchiladas si era spanso al piano terra. Nel salotto vedeva la vasta schiena di Marco mentre ordinava sul tavolo tutta una serie di piatti e le bottiglie di un cartone di birra. Il biondo si sentì osservato e si voltò, incontrando il suo sguardo interrogativo “Oggi c’è Finlandia-Svezia…”
“Avete comprato cibo per un esercito…” gli fece notare Tuomas, guardando il tavolino del salotto già pieno di specialità fumanti.
“Mangiane finché c’è ne Tuom! Perché io e Marco siamo decisamente affamati…” esclamò Emppu, arrivando con gli ultimi due contenitori di carta stagnola.
Il tastierista scosse la testa con l’ombra di un sorriso che gli stirava le labbra e si avvicinò al divano “Qual è il punteggio?”
“Uno a zero per loro…ma siamo solo a metà primo tempo, abbiamo ancora tutti i mezzi per schiacciarli come insetti!” replicò cupo Marco.
A quel punto i tre ragazzi si concentrarono sulla partita come solo dei maschi potrebbero fare…
Un’ora abbondante dopo la Finlandia vinceva tre a uno e Marco spense il televisore, facendo calare il silenzio nella stanza. I piatti sul tavolino erano tutti vuoti, Tuomas aveva toccato solo una minima parte del cibo…fu lui il primo a rompere quel silenzio.
“Ho ascoltato la segreteria…è andato tutto bene?” chiese piano, senza guardarli “Stanno bene?”
“Sì…” rispose il bassista “Sono tornati dall’ospedale due settimane fa…ha dato alla luce un maschio.”
Tuomas si lasciò andare sullo schienale del divano, coprendosi la faccia scavata con le mani. Ci volle qualche minuto prima che ritrovasse l’uso della parola.
“Come l’ha chiamato?”
“Joseph Pentti Johan…” rispose Emppu. Tuomas sorrise appena, conoscendo qualcosa che loro ignoravano.
“Quando ha capito che nessuno ti ha più visto mi ha chiesto di venire qui…” rivelò Marco “Era preoccupata…”
“Dille di non tormentarsi, io sto bene come puoi vedere tu stesso.” l’ultima parte della frase era cortese ma gelida. Qualcosa, in quello che aveva detto il bassista, l’aveva fatto diventare cinico.
“Non…non andrai a farle visita?” domandò timidamente Emppu.
“Mi piacerebbe conoscere mio figlio ma Lei non sarà contenta di vedermi. Non ho bisogno di una palla di cristallo per saperlo.” Tuomas si alzò, stirandosi pigramente, mantenendo uno sguardo indifferente e salendo le scale “Aspettatemi qui un momento, torno subito.”
I suoi passi si persero nel corridoio di sopra e dopo un paio di minuti lo sentirono scendere. Rientrò nella stanza con un sacco di stoffa informe di media grandezza, chiuso con un grosso fiocco di raso verde.
“Questo è per Joseph…l’avrei mandato via posta ma non so l’indirizzo. Vi va di portarglielo voi?”
“Certo Tuomas.” accettò Marco, afferrandolo e indovinandone subito il contenuto.
“È vero che non suoni più, Tuom?” chiese Emppu con sguardo triste.
“Ho smesso parecchi mesi fa, appena ho finito una canzone che mi ha chiesto Timo…dovrebbe uscire a breve…” rispose lui, senza un minimo di sentimento “Sono stanco di suonare…ho trovato un impiego come recensore musicale su una rivista del settore.”
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio quando i due chitarristi salutarono Tuomas e tornarono in barca verso Kitee. Dal cielo iniziava a scendere la neve.
Marco aveva lasciato ad Tuomas il nuovo numero di casa d’Anette ma il tastierista non aveva cambiato espressione ne aveva accennato a leggerlo.
“Il vecchio Tuomas non esiste più…” mugugnò Emppu, riportando in vita la propria auto e dirigendosi a casa sua dove Marco si sarebbe fermato nel prossimo paio di giorni “Io sarei già impazzito su quell’isola!”
“Non so se avrò il coraggio di raccontare la verità ad Anette…” gli fece eco Marco con faccia grave “Tuom ce l’ha scritto addosso quanto gli fa male questa situazione…”
“Lei sarebbe capace di sentirsi ancora più in colpa e non è il momento con il bebè così piccolo…” continuò per lui il chitarrista “Opteremo per una via di mezzo, è la cosa migliore.”
“Credo di sì…”

~~~

Capitolino di transizione! ^o^”
Sì…perché non sono solo diabolica…sono proprio bastarda dentro! Hihi!
Il prossimo capitolo 24 ci porterà leggermente avanti ma non sarà niente di eclatante…lasciamo spegnere le braci prima di aggiungere altra carne sul fuoco, come diceva mio nonno xD

By the way…il video di Storytime è uscito! Ed è subito diventato la mia personale colonna sonora degli ultimi giorni…o.O…uhhh!
Che ve ne sembra ad voi? Sono l’unica ad avere l’impressione che il prossimo disco sarà un circo all’ennesima potenza, tipo il video? Non vedo l’ora!
Si ringrazia come sempre chi recensisce:
- CrystalRose: le tue supposizioni sono fondate, purtroppo…^^”” niente riconciliazione almeno per un fantastiliardo di anni, scherzo anch’io tifo per i miei piccioni, e sono contenta che il capitolo precedente – per quanto abrasivo – ti sia piaciuto. Proposito, se sai l’indirizzo di Mister Korg ci vengo anch’io ad portargli la Nutella ed una scorta formato famiglia di fazzoletti…povero! QoQ
- Gaamyx: eh…mica posso rispondere no? ;oP Comunque continua a seguirmi e vedrai…!

Non posso che salutarvi...
Arrivederci!
Hermes

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Capitolo 24
*** 24 ***


AVVISO: Questo non è il capitolo 24 che avevo promesso e non fa parte della storia originale…
Hermes si è resa conto che il ‘salto temporale’ senza questa spiegazione ne avrebbe risentito (voi, coraggiosi lettori\lettrici, sareste andati decisamente in confusione) e che Tuom non è fatto di panna…avrà anche lui qualcosa da rivendicare, no?
Quindi ecco l’aggiunta dell’ultimo momento…^^…e se non si sposa bene con il resto abbiate pazienza!
[Damned&Divine – Live in Kuusankoski di Tarja Turunen è anche il tema principale quindi vi consiglio di sentirla mentre leggete….non ho avuto abbastanza tempo per cercare un link dal quale ascoltarla in rete, vi dico solo che è molto più metal della versione originale e che merita un ascolto. UoU]

10 Dicembre 2012, ore 13 e 07
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Così sta bene.” disse sorda, quasi non riconoscendo la propria voce tanto suonava metallica “Ne sono felice.”
Marco rimase zitto, osservando il corpo dell’amica irrigiditosi di colpo quando aveva parlato di lui.
Anette aveva appena messo a dormire il bambino, e rimaneva seduta immobile. Solo i suoi occhi si erano spostati sulla borsa che il bassista aveva posato vicino al tavolino.
“Mi ha affidato questo, per il piccolo. Sono riuscito a portartelo solo adesso per colpa del tour con i Tarot.” spiegò dispiaciuto, tirando fuori il fagotto di tela e porgendoglielo.
Anette esitò prima di afferrare le due estremità e disfare il fiocco di raso. Un momento dopo dal sacco ne era uscito un buffo orsacchiotto di media grandezza che le suscitò un sorriso. Il suo musino color panna era adorabile!
Quel sorriso però svanì quando vide che al collo del peluche era stata fatta passare una catenina…con quello che aveva lasciato sull’isola quando se n’era andata.
L’intreccio di foglie d’argento dell’anello di fidanzamento brillò alla luce del giorno, mandandole una fitta inaspettata.
Con le dita che le tremavano fece passare dalla testa dell’orsachiotto la collanina, che si raggruppò in un mucchietto luccicante…per un attimo le sembrò che quel metallo fosse così greve da forarle il palmo della mano.
“Perché me l’ha mandato?” domandò rivolta a se stessa, sentendo con piacere che la sua voce suonava ancora normale “Non mi appartiene.”
Frugò nell’involto ma non ci trovò nient’altro. Un’altra fitta la trapassò, più acuta di prima.
Niente, solo quel cappio al collo che gli tagliava via l’aria.
“Penso che-” Marco tentò di parlare ma lei lo bloccò subito.
“Ti dispiacerebbe rimanere qui per una mezz’oretta? Dovrebbe arrivare mia madre per prendersi cura di Joseph ed ho un incontro per il nuovo lavoro tra poco…” il sorriso forzato stonava con la sua voce.
“Vai pure ma-”
“Grazie Marco, sei un amico! Vado a cambiarmi!”
Quando si chiuse la porta della propria camera da letto alle spalle si sentì al sicuro e si avvicinò alla scrivania, aprendo un cassetto e lasciando cadere la collana e l’anello sul fondo, dove non li avrebbe più cercati.
Prese un respiro corto e chiuse il cassetto con un colpo secco…fosse stato così facile anche con tutto il resto. Cinque minuti dopo, salutato il bassista, era scesa in strada. Le rimordeva quel comportamento nei confronti di Marco, ma aveva bisogno di una via di fuga e poi non era una bugia…aveva davvero un appuntamento per il lavoro al Teatro Nazionale, solo in un’ora.
L’edificio era lontano e contava di calmare il suo stato d’animo nel raggiungerlo a piedi, ma appena ebbe messo piede nei locali amministrativi il suo magone si era trasformato solo in una fredda collera.
Mentre entrava aveva incrociato i tecnici e tutto il personale che usciva per la pausa pranzo, l’edificio era apparentemente vuoto.
Anette si aggirò per un po’ nei corridoi sforzandosi di ricordare la struttura dell’edificio dalle sue precedenti rappresentazioni dell’accademia e in dieci minuti era penetrata nelle quinte buie, l’assito sotto i suoi piedi scricchiolava come nelle migliori case di spettri.
Il teatro era completamente deserto, sul palcoscenico distinse la sagoma di un pianoforte a coda – in effetti qualche giorno prima era iniziata una rassegna di concerti a tema – lucido come uno specchio, rifletteva le fioche luci verdi di emergenza.
‘Se Tuomas fosse qui lo prenderebbe d’assalto…’
Quel pensiero era uscito fuori senza capo né coda ma le fece male ugualmente.
Si avvicinò, passando le dita sulla rifinitura nera del coperchio, desiderando di poterlo deturpare in qualche modo.
Invece si sedette sullo sgabello e scoprì i tasti d’avorio.
‘Niente di meglio che suonare qualcosa mentre aspetto.’
Il piano era perfettamente accordato e l’acustica del Teatro era sublime…per il suo orecchio - ancora abituato agli ambienti metal – sembrava di essere sulle nuvole.
Premeva i tasti in svariati accordi, lasciandosi guidare dall’armonia e dall’umore più che da una canzone vera e propria.
Vecchie ninnananne, qualche battuta di Mozart, l’inverno di Vivaldi.
‘Cosa pensava di ottenere con quell’anello?’ rimuginava ‘Da quale meandro della sua mente perversa credeva che mi avrebbe fatto qualche effetto? Sì, me l’ha mandato proprio per farmi stare ancora più male o magari per farmi sentire in colpa, non c’è dubbio! Non potevo aspettarmi nient’altro da lui!’
Aveva spostato le mani sulle note più gravi, premendo i tasti con forza, prolungando le note ed aumentando il volume.
Scosse la testa, risvegliata da quei suoni cavernosi e attaccò l’inizio di una vecchia gloria del rock.
‘Ignorarlo è la cosa migliore…non dargli alcuna soddisfazione. La prima volta che vedrò Kirsti glielo darò ad lei, in fondo è della loro famiglia e non ho alcun diritto di tenerlo.’
Decise le questioni d’ordine pratico rimaneva solo più la sua rabbia da estirpare, quella sensazione di essere stata usata, di essere stata per lui come una bambola di pezza – senza sentimenti.
Al solo pensarci le veniva da urlare…l’odio è una perdita di tempo e di energie.
Aveva attaccato inconsapevolmente Damned&Divine e altrettanto inconsapevolmente le parole le vennero alle labbra prima ancora che si decidesse ad fermarsi.
La melodia dolce, quasi crudele nel suo genere, le sembrò una bombola d’ossigeno pronta per l’uso. L’eco creato dal soffitto altissimo le dava l’idea di uno spazio nel quale era possibile respirare.
Più di tutte la colpì la sua voce: dura come una stilettata, amara, dimentica di tutte le imperfezioni che di solito l’accompagnavano quando era ancora fredda.
Quando l’ultima nota morì nell’improvviso silenzio Anette si sentì incredibilmente più leggera.
“Non sapevo che ci fossero delle audizioni per una nuova cantante, oggi.” disse una voce maschile appena dietro di lei.
Anette si voltò per trovarsi davanti ad un ragazzo alto dai corti capelli neri ed dei curatissimi baffetti alla francese “Eri terribilmente convincente, comunque.”
Aveva un paio di occhi nocciola che la guardavano con ironia.
“Pensavo che non fosse rimasto più nessuno…” si scusò la donna, chiudendo il coperchio delicata.
“Un puro caso fortunato…” il sorriso dell’uomo era piacevole e aperto “Gli uomini dovrebbero chiudere il palco a chiave, oggi – a quanto pare – se ne sono dimenticati.”
“Lei sarebbe…?” quel suo fare sfuggente non le piaceva, era meglio pararsi le spalle.
“Io sono François e chiedo scusa per non essermi presentato subito, faccio parte dello staff. Piacere!” le tese una mano che afferrò controvoglia “Con chi ho l’onore di parlare?”
“Anette…”
Lo vide da come la guardava, l’aveva riconosciuta. Si preparò mentalmente alle domande che di sicuro sarebbero seguite ma rimase sorpresa quando l’uomo le sorrise con tatto “Audizione o no…in bocca al lupo, Anette!”
“Crepi…” rispose al suo sorriso.
Per la prima volta sperò di essere ingaggiata…era facile capire che lavorare al fianco di uno come quel François sarebbe stato facile come bere un bicchier d’acqua.

~~~

*Hermes aspetta con un sorrisino diabolico che i lettori finiscano di leggere*
*I lettori le puntano addosso uno sguardo assassino*
Voi: “Chi sarebbe questo François?!”
Hermes stupita: “Perché…c’è un nuovo personaggio…?”

Che capiterà mai con questo nuovo bellimbusto nei paraggi?!
Hehe…lo saprete nel prossimo capitolo ^///^”, doppiamente importante perché farete finalmente conoscenza con Joseph…
Spero che vi piaccia il nome…all’epoca avevo una lista di possibilità, ci ho messo una settimana intera prima di decidermi, un incubo…@@

Ed ora l’angolo delle recensioni! Sì perché c’è gente che le scrive, nonostante io sia una pazza sclerata e patentata…xD
Ringraziamenti e doppio inchino di rispetto per: CrystalRose e kira_the_rebel.
(Non mi dilungo troppo perchè ho i minuti contati...e temo che sarò troppo occupata per aggiornare nelle prossime due settimane...hehe...^^" Perdono!)
Arrivederci!
Hermes

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Capitolo 25
*** 25 ***


15 Dicembre 2014, ore 9 e 45
Finlandia, Helsinki, Aereoporto, partenze nazionali

“Mama…dov’e zio Epu?” Anette abbassò lo sguardo alla sua destra dove un bambinetto di circa tre anni le stringeva la mano e con l’altra teneva stretto al petto Too: un vaporoso orso di peluche color caffè con le orecchie e il muso color panna. La sua riccioluta testa corvina era alzata verso di lei e i vispi occhi verdi la guardavano interrogativi con un’espressione pensosa che aveva visto molte volte sul volto di Tuomas.
“Probabilmente è rimasto imbottigliato nel traffico…non preoccuparti.” gli rispose dolcemente, scrutando il tabellone delle partenze. Se Emppu avesse ancora tardato cinque minuti avrebbero perso l’aereo!
Un rumore di passi pesanti la fece voltare verso la fila dei controlli per il check-in e vide il chitarrista arrivare con i propri bagagli, raggiungendoli, gli anfibi da metallaro slacciati.
“Ciao piccolo, ciao An!” esclamò senza fiato “Scusa per il ritardo…”
“Siete ancora in tempo…Emppu, non so come ringraziarti…” disse lei con gratitudine.
“Non preoccuparti Anette…lo sai che lo faccio volentieri!” il sorriso da elfo del ragazzo la rassicurò e lei si chinò davanti al bambino, relegando la sua malinconia in un angolo.
“Promettimi che non farai arrabbiare papà…” gli riassestò il giubbino, riannodando la sciarpa di lana “E mi raccomando sii buono con i nonni e salutali da parte mia.”
“Veni co me, mama…” i lucciconi che minacciavano di scendergli dagli occhi le strinsero il cuore in una morsa.
“No, Joseph…la mamma te lo ha già spiegato. Devo lavorare…ma potrai telefonarmi tutte le volte che vorrai e magari se zio Emppu ti porta da zio Jukka possiamo anche vederci con il computer!”
“Daveo?” Joseph spostò lo sguardo sul biondo chitarrista che annuì con un gran sorriso.
“Te lo prometto, Jo!”
“Visto?” Anette cercò di suonare allegra e baciò entrambe le guance del bambino “Buon viaggio, tesoro! E telefonami stasera così mi racconti tutto!”
Si rialzò e guardò Emppu, lui prese il borsone del bambino “Non preoccuparti...per qualsiasi cosa, ci pensiamo noi!”
“Ciao e grazie ancora.”
Anette li guardò passare le transenne della zona d’imbarco e scomparire in mezzo agli altri passeggeri poi si voltò, riabbottonandosi il semplice cappotto nero e cercando nelle tasche le chiavi della propria macchina.
In quei tre anni il rumore per lo scioglimento dei Nightwish era calato quasi del tutto…pochi la riconoscevano per strada se non i veri fan della band, ma ormai anche incontrarne uno era diventato un evento raro.
Come aveva promesso non aveva più cantato…dopo la nascita del suo cucciolo aveva ricevuto un mucchio d’offerte soliste sia di stampo classico che da parte di gruppi metal ma le aveva rifiutate tutte e, ad un certo punto, non ne erano più arrivate. Aveva partecipato ad alcuni cori di studio ma quelle collaborazioni erano più uniche che rare.
In compenso aveva trovato un posto come curatrice degli spettacoli al Teatro Nazionale dell’Opera e si era fatta un nome in quel campo. I suoi genitori l’avevano aiutata moltissimo nei primi tempi, tenendo Joseph quando era troppo occupata. Spesso Kirsti la chiamava per sapere del bambino ed molte volte era venuta ad Helsinki per stare con lui qualche giorno.
Il traffico era lento e si era pure messo a nevicare, dandole tempo per pensare…
Era già la seconda volta che Tuomas accettava di tenere Joseph per le vacanze, la prima era stata le passate vacanze estive. Era stata Kirsti ad convincerla d’affidargli il piccolo per qualche tempo e all’iniziò era un po’ titubante ma quando il bambino era tornato dopo il mese di Luglio felice e pieno di cose da raccontarle, aveva deciso di mettere a tacere i propri dubbi per il suo bene.
Tuomas le aveva chiesto, nell’arco delle loro rare telefonate telegrafiche, se avrebbero passato il Natale assieme ma lei aveva risposto subito di no, adducendo poi la scusa che il periodo natalizio era quello di maggior lavoro.
Non aveva obbiettato e Anette aveva tirato un sospiro di sollievo…non se la sentiva di coesistere con Tuomas nello stesso posto, men che meno sull’isola dove aveva scoperto il suo ‘presunto’ tradimento.
La radio borbottava in sottofondo e, ad un certo punto, la donna distinse chiaramente la voce di una pietra miliare della scena finlandese: Timo Rautiainen. Stavano suonando un pezzo vecchio ma già dalle prime note Anette sapeva qual’era la canzone…Hiljaisen Talven Lapsi…le era rimasta impressa a fuoco la prima volta che l’aveva sentita tre anni prima, un paio di mesi dopo la nascita di Joseph.
Every morning I walk a familiar path
Getting lost, the snow always covers my trail.
Every night I arrive to my doorstep,
With the little match girl I warm my hand.

The ocean is now without a shore,
The child of silent winter wanders on.
Only the rain of the earth follows
When he disappears into silence.

You were child of the first snow in me,
Too beautiful to share my world.
I lived my sorrow, made it my beloved:
A warm memory in my dream in the heart of the night.

With someone else's mouth I sing my songs,
My everything I carry to the grave of the cradles.
I melt the coldness, guard myself and await.

I wish I could someday wake up to something else
Than to the shame pierced by a mirror.
God's creation without a cover.
The unfrozen earth awaits the drowning child.

The ocean is now without a shore,
The child of silent winter wanders on.
The search for my heaven ended with gold and tears.

L’ultima canzone che Tuomas avesse mai pubblicato da quando i Nightwish si erano sciolti.
Quando l’aveva ascoltata, le lacrime avevano iniziato a scendere da sole e Joseph l’aveva guardata meravigliato dal suo box. Ora il bambino aveva già compiuto tre anni e aveva iniziato a parlare da uno anche se molte parole non le pronunciava ancora correttamente…
La canzone non era ancora finita che aveva già posteggiato e messo fine a quella piccola tortura.
Era sgusciata nelle quinte dall’entrata secondaria e François, addetto anche lui all’allestimento degli spettacoli, le venne incontro con un sorriso “Il piccolo principe ha preso il volo?”
“Sì…e mi manca già!” rispose lei con un sorriso timido, aprendo la porta del loro ufficio e togliendosi il soprabito “Novità dal fronte?”
“Le solite grane…la Signora-Prima-Donna ha di nuovo tirato su un polverone per il costume di scena e si rifiuta di cantare alla prima della Vigilia se non vengono apportate alcune modifiche.” rispose lui, sbuffando “Cambierà idea ancora una cinquantina di volte quindi ho pensato di portare il costume in sartoria solo il ventitré e non fare impazzire la nostra povera costumista!”
“Ottimo…e per quanto riguarda gli arrangiamenti e le luci?”
“Tutto fatto.”
“Sfondi, oggetti di scena?”
“Sono a buon punto…non preoccuparti!”
Alla fine di quel piccolo interrogatorio che si erano già fatti un centinaio di volte a testa per spettacolo, tirarono entrambi un sospiro di sollievo, seduti alle loro scrivanie traboccanti. Dopo qualche minuto di dorato silenzio…perché in un teatro il silenzio è d’oro.
“Anette, sono curioso…” gli occhi scuri di François la fissarono per un momento “Hai mai provato a cantare?”
“Intendi di nuovo?” chiese lei, spiazzata dalla domanda “No…e ormai temo di non esserne più capace.”
“Uhm…”
“Cos’è…pensavi di rimpiazzare la Signora Io-sono-l’Usignolo-tu-la-Cornacchia?” chiese lei ironica.
“Ho la netta sensazione che riusciresti a far meglio!” esclamò lui, aggiungendosi alla risata della donna.
François era un bel ragazzo con un anno in più di lei, erano andati d’accordo fin da subito grazie anche ad un piccolo particolare: a lui piacevano gli uomini.
Solitamente si davano allo shopping sfrenato almeno due volte al mese e si coprivano a vicenda sul lavoro in caso di bisogno. Era l’unico al quale Anette aveva raccontato la storia per intero e le sue conclusioni…non si era mai confidata del tutto nemmeno con Marco.
“Anette, secondo me dovresti cercarti qualcuno con cui uscire…almeno per questo periodo mentre Joseph non c’è e hai la casa libera!” mentre concludeva la frase, Anette lo guardò malissimo.
“Sono sposata e madre di un bambino piccolo!” gli ricordò lei.
“Sei ancora giovane e, sono sicuro, che un mucchio d’uomini farebbero la fila per uscire con te!” continuò l’altro, convinto “Credo di conoscerne un paio che magari ti piacerebbero!”
“No, François…stai perdendo il tuo tempo.” Anette si alzò, troncando quella discussione “Piuttosto…è quasi ora per la prova, andiamo?”
Ogni volta che lui introduceva quell’argomento, lo respingeva allo stesso modo…non importava quante volte rifiutava di parlarne…per lei esisteva solo Joseph, e da quando si era divisa da Tuomas non aveva mai desiderato avere un’altra relazione. Aveva scoperto di bastare a se stessa.
Non era felice…ma si bastava.

25 Dicembre 2014, ore 9 e 15
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Era sveglia ma non aveva ancora trovato la volontà di alzarsi…non dopo la stancante prima che aveva dovuto subire.
Nessuno sarebbe venuto a disturbarla la mattina di Natale.
I suoi erano a Kitee già da un mese e lei era rimasta ad Helsinki ufficialmente per lavoro, in realtà voleva a tutti i costi evitare d’incontrare Tuomas.
In fondo al cuore sapeva che lo amava ancora…ma quella certezza maledetta non l’aiutava, non dopo quello che sembrava avesse fatto.
Lo squillo del telefono sconvolse il silenzio dell’appartamento e, controvoglia, mise fuori il braccio per afferrare la cornetta.
“Pronto?”
“MAMA!!!” la vocina elettrizzata del suo cucciolo d’uomo le fece fischiare l’orecchio sinistro.
“Tesoro, ti sento, non urlare…”
“Scusa mama…mi machi.” disse il bambino a voce più bassa “Buon Natale!”
“Buon Natale, anche tu mi manchi…” replicò Anette con un sorriso “Stai facendo il bravo?”
“Sì!” riusciva quasi a vederlo, mentre annuiva “Io e papa andiamo da nona Kisti adeso…”
“Salutala per me, allora…”
“Ti paso papa.”
“N-” non aveva fatto in tempo che una serie di rumori l’avvertirono dello scambio di mani…troppo tardi!
“Ciao…va tutto bene?” la voce profonda di Tuomas la fece rabbrividire, suonava così dolce…
“Sì…lì?” riuscì a rispondere.
“Tutto ok, non preoccuparti…volevo solo augurarti Buon Natale.”
“Altrettanto allora…e Buon Compleanno.”
“Grazie, Anette.”
“Di niente…saluta per me Kirsti, mia madre e i ragazzi…”
“Va bene…ciao.”
La comunicazione s’interruppe e Anette posò il telefono sul comodino, fissando il soffitto e cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Il gironzolare allegro per casa di Joseph le mancava…come le mancavano le domeniche mattina passate assieme al suo ometto nel lettone a giocare…
Ripudiava il resto…e non c’era altro.

25 Dicembre 2014, ore 10 e 22
Finlandia, Kitee

Padre e figlio camminavano lungo il marciapiede accanto al piccolo molo di Kitee, mano nella mano.
Tuomas cercava di rallentare il proprio passo in modo che Joseph riuscisse a tenergli dietro senza fatica sul passaggio spalato nella neve.
C’era un bel pezzo di strada da fare prima di raggiungere la casa dei nonni Holopainen, ed l’ex-tastierista non riusciva ad togliersi dalla testa la telefonata appena avuta con Anette. Solo per un momento aveva avuto il desiderio di rivederla, poi si era dato dello stupido recidivo…cosa sarebbe cambiato, poi? Lei non tornava ad Kitee proprio per evitarlo!
“Papa…” chiamò il bambino, tirandogli la mano “Pechè siamo fermi?”
Tuomas tornò alla realtà, e fissò il figlio “Scusa, Jo. Mi sono perso un minuto.”
Si chinò e lo prese in braccio, riprendendo a camminare. Le manine guantate del bambino si allacciarono al suo collo.
“Papa tiste.” mormorò il bambino, nascondendo il volto nella sua spalla nel caso Tuomas non gradisse “Mama arabiata?”
L’uomo non rispose, continuando a camminare con cautela. Sospirò piano.
“Non peocupare, mama è buona. Mama si arabia sempe ma ci vuole bene!” continuò il bambino, innocentemente.
Tuomas si fermò, spostando lo sguardo sul fagottino che teneva in braccio, leggermente scettico “Sul serio?”
Joseph annuì sicuro “Ache mama tiste a vote, ma mama vole bene a Jo e papa!”
Tuomas rimase senza parole a quella spiegazione – innaturalmente lunga per un bambino così piccolo - riprese a camminare.
“Ti credo, campione…ma sarà meglio sbrigarsi adesso o faremo tardi.”
Non aveva cuore di contrariare il bambino che si era raggomitolato al suo fianco trionfante, ma non poteva concedersi il lusso di credergli…si sarebbe fatto troppo male.
Quegli ultimi anni erano stati lunghi e gli unici giorni che non gli pesava di ricordare erano quelli che aveva passato con il piccolo miracolo che teneva fra le braccia e che lo avvolgeva con il suo affetto incondizionato.
Tutto del figlio gli ricordava lei, né aveva ereditato l’attaccatura del naso e il disegno delle sopracciglia. Addirittura quando sorrideva gli si formavano sulle guance le stesse fossette di Anette!
I primi giorni non era stato facile, gli sembrava di vivere un’incubo dal quale sperava di svegliarsi.
La vedeva nel riflesso dello specchio - mentre si faceva la barba al mattino - che si pettinava i capelli a cespuglio con una smorfia adorabile. O quando si preparava il pranzo, la ricordava, infarinata dalla testa ai piedi che litigava con l’impasto di un dolce, dal quale doveva quotidianamente salvarla. La casa stessa era disseminata di tante Anette sfocate che lo perseguitavano con la loro assenza.
Ormai era finita…aveva imparato ad bloccare quei ricordi per salvaguardare la propria sanità mentale.
Il dolore non si deve cercare.
Erano arrivati allo steccato di legno che circondava la casa e l'alano di famiglia gli venne incontro, abbaiando e scondizolando in segno di saluto. Il cane li accompagnò fino alla porta d'ingresso, guadagnandosi una grattata dietro le orecchie.
Joseph suonò allegramente il campanello.
Sentirono alcuni passi e Kirsti aprì la porta, sorridendo al nipotino.
“Ciao mio piccolo tesoro! Vieni dalla nonna, su!” la donna prese il bambino dalle braccia dell’uomo, poi lanciò un’occhiata al minore dei suoi figli “Tutto bene, Tuomas?”
“Sì, mamma…va tutto bene.

~~~

François ha fatto una piccola entrata alla fine dello scorso capitolo ma che furore…non avevo mai visto quest’odio collettivo ed univoco per un singolo personaggio che ha detto sì e no tre frasi in croce…
Comunque…va a finire che il francesino (non avevo nemmeno l’idea fosse proprio un francese doc ma ci sta comunque a pennello) non è un gran ostacolo, in effetti potrebbe innamorarsi di Tuomas in futuro…

*Hermes viene colpita da una serie di maledizioni silenziose, ma scrolla le spalle con un sorrisino*

Ho delle note da fare sul capitolo:
- Hiljaisen Talven Lapsi è contenuta nell’album Sarvivuori di Timo Rautianen. È stata scritta veramente da Tuom in finlandese, la mia traduzione deriva da un thread del forum ufficiale della band…cribbio è perfetta! Se non l’avete mai ascoltata vi lascio il link…a me fa sempre scappare una lacrimuccia… QoQ
- Too, il nome dato all'orsacchiotto è il soprannome di Tuomas da piccolo...nella biografia della band mi pare che da bambino avesse problemi ad pronunciare il suo nome...era troppo dolce per non utilizzarlo e quindi...*Hermes gira i pollici imbarazzata*
- La parlata sgrammaticata del piccolo Joseph è voluta...sarebbe leggermente sinistro sentire un bambino di appena tre anni parlare come un'adulto. Se avete dei suggerimenti per renderla più convincente sono tutt'orecchi dato che non ho figli...^^"

Bando alle ciance, il prossimo capitolo prenderà luogo circa un anno dall’attuale data e sarà movimentato…a buon intenditor poche parole. ^-^
La strada è ancora lunga davanti alle nostre due colombelle ed ci sono una serie di crateri nell’asfalto.

Si ringrazia immensamente:
kira_the_rebel e CrystalRose che hanno coraggiosamente recensito lo scorso capitolo! Baci&abbracci per tutte e due! ^^

Arrivederci ed al prossimo capitolo!
Hermes

P.s. non so voi ma ho sentito Imaginaerum in una sola notte...e ho bisogno di chiederlo...qualcuno si è reso conto che Tuom ha fatto un cameo in 'Song of Myself'? Erano quattordici anni che non lo sentivamo! xD Ero già in lacrime a quel punto ma è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un'ondata di piena!

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Capitolo 26
*** 26 ***


26 Novembre 2015, ore 18 e 40
Finlandia, Helsinki, Ospedale cittadino, Pediatria

Tuomas scese dal taxi di corsa, lanciando sul sedile anteriore una banconota per il tragitto.
Entrò nell’ospedale, dando una breve occhiata ai vari cartelli e si diresse a grandi falcate verso il reparto infantile.
Vide Marco uscire da un corridoio laterale con in mano un pacchetto di sigarette.
“Come sta?!” chiese ad alta voce, attirando la sua attenzione.
“Bene per fortuna, ha solo un paio di tagli e un livido. Gli hanno dato quattro punti e l’hanno fatto addormentare…” rispose il biondo dopo averlo abbracciato brevemente “Anette è di là…è ancora molto scossa. Ultima porta a destra.”
Tuomas annuì ed percorse il corridoio, seguendo le indicazioni del bassista. Arrivato alla porta riusciva a sentire dei singhiozzi soffocati. L’aprì lentamente e la vide tutta incurvata sulla sedia con il volto fra le mani, le spalle che tremavano. Joseph aveva il capo per metà fasciato e gli occhi chiusi, era un po’ pallido.
Era tre anni che non vedeva Anette in carne e ossa, timidamente si avvicinò e le posò una mano sulla spalla. La donna s’irrigidì e si voltò, incontrando il suo sguardo. La sua sorpresa si esaurì in fretta perché vide che stava montando un’altra ondata di lacrime nei suoi occhi indaco e la sentì chiamare il suo nome.
Dopo una manciata di secondi Anette era fra le sue braccia che piangeva e cercava di parlare allo stesso tempo, lo stringeva forte, nascondendosi contro il suo torace.
Tuomas era rimasto immobile, sorpreso, poi ricambiò quel gesto, sfregandole timoroso la schiena nel tentativo di calmarla.
“Ehi…” mormorò “Prendi fiato, Anette…”
“Oddio…è tutta colpa mia!” esclamò lei, reprimendo un singhiozzo e rabbrividendo “È colpa mia se adesso…”
“Non dire così…” replicò Tuomas piano, la stava ancora cullando ma poco dopo sciolse l’abbraccio a disagio “Vado a prenderti qualcosa di caldo, ok?”
Lei annuì, asciugandosi gli occhi, leggermente più tranquilla.
Quando Tuomas tornò con due bicchieri di plastica fumanti, si era di nuovo seduta e osservava critica il bambino.
“Grazie…” accettò con un sorriso il bicchierino di tè, mentre si sedeva accanto a lei “È stato Marco a chiamarti?”
“Sì…per fortuna ero nei paraggi, sono corso subito qui.” annuì lui, guardandola di sfuggita “Adesso che l’ho visto sono un po’ più sollevato…”
“Sarà contento quando si sveglierà…ti vuole molto bene.” commentò Anette con sguardo impassibile, nel chiaro intento di non mostrare una seconda volta le proprie emozioni.
“Com’è successo?” cambiò argomento lui, ruotando il bicchiere di caffè fra le dita.
“L’asilo chiude alle quattro e di solito sta con mia madre per un paio d’ore finché non finisco al Teatro…oggi Bea era occupata ad una riunione, allora ho pensato di portarlo con me. Così io e François-”
“Chi sarebbe François?” chiese Tuomas con cautela, osservando con interesse – ma senza vederlo – il liquido scuro nel bicchiere fra le sue mani.
“È il secondo curatore degli spettacoli, ci dividiamo i compiti.” spiegò lei “Abbiamo preso dei fogli e dei pastelli e l’abbiamo lasciato a disegnare in un angolo del palco mentre stavamo allestendo le prove. Alcuni tecnici montavano le luci sui ponti ed avevano praticamente terminato quando abbiamo sentito un botto tremendo, mi sono voltata e mi è gelato il sangue nelle vene…”
Anette rabbrividì, chiudendo gli occhi “Non dimenticherò mai quella scena…”
Tuomas continuava a fissare il caffè che ormai stava diventando freddo “Marco però mi ha detto che non è così grave…”
“No…il dottore dice che lo terranno in osservazione per ora, tra un paio giorni dovrebbero farlo tornare a casa.” fissava anche lei la propria bevanda, poi alzò lo sguardo “Pensi…che rimarrai?”
“Sì…mi cercherò una stanza da qualche parte…”
“E l’appartamento?”
“L’ho venduto…anni fa…” Tuomas aveva spostato gli occhi sul bambino.
“Puoi venire a stare con noi abbiamo una camera in più…se lo desideri.” non era felice di quella scelta ma lo faceva per Joseph, sapeva che sarebbe stato al settimo cielo con suo padre vicino ma non voleva forzarlo.
Tuomas la fissò “Sei…sei sicura?”
“Sì, ma sei hai altri programmi non ha importanza.” disse lei, portandosi alle labbra il bicchiere.
“Allora, se non ti creo disturbo…” Tuomas era decisamente a disagio anche se non lo dava a vedere “Ho lasciato i miei bagagli in custodia all’aeroporto per fare prima.”
“Non preoccuparti…immagino che tra poco ci sbatteranno fuori.” replicò Anette “Passiamo di lì prima di tornare a casa…tanto siamo sulla strada.”
Non parlarono più…e il distinto rumore della pioggia era l’unico suono oltre al respiro di Joseph.
Qualche minuto dopo Anette si mise a frugare nella propria borsa dove il telefono vibrava all’impazzata.
“Scusa…torno subito.” mormorò, uscendo dalla stanza.
Tuomas la guardò chiudersi la porta alle spalle, cercando di scolpirsi nella memoria la sua immagine che in quegli anni era andata sbiadendosi a poco a poco. Si era tagliata i lunghi capelli corvini, ora portava un corto taglio sfilato che le toccava appena alle spalle...se l’avesse incontrata per strada non si sarebbe mai accorto che era lei. Aveva notato che non portava più la fede al dito, e nemmeno l’anello di fidanzamento. Infatti all’inizio aveva creduto che avesse trovato qualcun altro ma, a quanto pareva, si era sbagliato dato che l’aveva invitato a stare da lei. Non voleva approfittarne...e se l’avesse persa di nuovo?
Suo figlio sembrava stesse bene...si chiese se non era meglio andarsene il giorno dopo.
Un’occhiata al bambino fece morire quell’idea sul nascere. Si era affezionato moltissimo, anche se lo vedeva poco. La porta si riaprì ed entrò un’infermiera che lo guardò, confusa.
“Lei è il padre…?” chiese titubante.
“Sì.”
“L’orario delle visite è terminato…il dottore dice che potete tornare domani mattina.”
Prima che potesse rispondere, Anette entrò e congedò l’infermiera per poi fare una strana smorfia quando rimasero soli.
“Come hai detto tu: ci sbattono fuori.” commentò Tuomas con un sorriso “Va tutto bene?”
“Decisamente no…” lei s’infilò il cappotto e raccolse la borsa di pelle nera “Andiamo…lasciamolo riposare…”
Rimasero un momento sulla soglia prima di chiudere piano la porta e camminare verso il parcheggio dell’edificio.
“Hanno aperto un’inchiesta interna sull’accaduto e mi hanno sollevato dal lavoro temporaneamente, con tutte le intenzioni di licenziarmi in tronco…” spiegò lei in breve “François dice che cercherà di metterci una buona parola ma dubito che servirà a qualcosa…poverino, tutto solo un mese prima della Vigilia…gli verrà un collasso nervoso!”
“Non sei preoccupata?”
“No…sono incazzata nera! L’unica cosa che m’interessa adesso è che mio figlio guarisca e poi viene il posto di lavoro…posso sempre cercarne un altro!” Anette stava per sedersi al lato guidatore ma Tuomas, per la seconda volta, le posò una mano sulla spalla.
“Meglio che guidi io…diventi piuttosto caotica quando sei nervosa…” l’aveva detto con un sorriso, Anette fece scivolare le chiavi nella sua mano tesa e raggiunse il lato passeggero, non senza guardarlo in tralice.
Dopo un paio di minuti si erano immessi nel traffico, diretti verso l’aeroporto.
“Che hai lasciato in custodia?” chiese lei curiosa.
“Non sono arrivato da Kitee…ero a Tampere. Ho un borsone ed un’altra cosa…” rispose lui vago.
“Dovremo ancora fare una sosta intermedia…purtroppo non ho niente di commestibile in casa. Avevo messo in conto di andare a fare la spesa oggi dopo il lavoro…” disse lei con imbarazzo.
“Possiamo farci fare due pizze e andarle a prendere mentre torniamo indietro…puoi telefonare anche subito tanto ci metterò pochissimo.”
Nei restanti dieci minuti raggiunsero l’aeroporto, ormai semideserto, ed Anette aspettò Tuomas in macchina. Dopo un quarto d’ora lo vide arrivare da lontano con un borsone da viaggio in una mano e nell’altra un grosso rettangolo nero che teneva dietro una spalla, il suo cappotto di pelle nera che ad ogni passo lo sfiorava. Caricò con una certa attenzione quello strano bagaglio e si rimise al volante.
“Cos’è…ti sei messo ad importare armi negli ultimi anni?” le ricordava davvero troppo certi film che andavano per la maggiore quando era adolescente.
“In un certo senso…” rispose lui enigmatico con un sorriso sotto i baffi “No…è solo il regalo di compleanno di Joseph, l’ho ritirato oggi dalla manutenzione.”
“Sei in ritardo…” gli fece notare Anette “Ha compiuto quattro anni più di un mese fa.”
“Lo so.” rispose lui con calma “Ma sarà comunque apprezzato, vedrai…”
Aveva parcheggiato con un paio d’abili manovre davanti alla pizzeria d’asporto e scesero entrambi.
“Se vuoi puoi scaricare la macchina, abito nell’edificio dall’altra parte della strada. Ritiro solo le pizze.”
“Ok…ti aspetto qui.”
Cinque minuti dopo Anette accendeva le luci dell’appartamento, posando subito i cartoni in cucina.
“Accomodati…la stanza degli ospiti è la prima porta a destra.” lo istruì lei “Il bagno è la porta in fondo al corridoio.”
Tuomas scaricò i bagagli nella camera e si tolse il cappotto, lasciandolo sul letto poi tornò in cucina dove Anette aveva già tirato fuori il necessario per cenare, con uno schiocco aveva stappato una bottiglia di birra e gliela porse “Grazie…”
La cena passò in silenzio con rari commenti. Tuomas fu il primo ad alzarsi “Hai dei vicini schizzinosi?”
“No. Uno non c’è perché fa il turno di notte, l’altra è una signora anziana…come mai questa domanda?” chiese lei incuriosita.
“Il regalo di Joseph è…rumoroso…volevo rodarlo.” spiegò lui, di nuovo vago.
“Posso vederlo?” Anette iniziava ad avere dei seri dubbi…per quanto ne sapeva poteva essere un serpente a sonagli!
“Se proprio non ti fidi…” rispose lui un po’ seccato, si diressero entrambi nella camera degli ospiti e il ragazzo iniziò ad aprire la zip della custodia semi-rigida, rivelando una vecchia conoscenza.
“Tuomas…” Anette aveva gli occhi sgranati dalla sorpresa “Dimmi che stai scherzando!”
“Perché dovrei, scusa?” chiese lui, totalmente tranquillo, accendendosi una sigaretta.
“Regali a Joseph la tua prima Korg?!” continuò lei “Sei sempre stato geloso delle tue tastiere!”
“Quest’estate mia madre ha iniziato ad insegnargli il piano, gli piace molto. Io le tenevo in soffitta…beh…ho pensato che potevo darle a lui.” la sua spiegazione, breve e decisamente logica la lasciò senza parole mentre iniziava a montarla sulla piccola scrivania accanto all’armadio. Pochi attimi dopo aveva inserito la spina dell’alimentatore nella presa accanto alla porta e aveva acceso l’apparecchio.
“Non...non suoni più?” chiese lei in un sussurro, probabilmente non l’aveva sentita perché aveva iniziato ad schiacciare i bottoncini per poi suonare alcuni accordi.
“Già…” la sua risposta la prese di sorpresa, mentre continuava a impostarla “Ho smesso…e difatti si sente. La mia tecnica è morta e sepolta…”
Vedeva il riflesso di lei nello specchio a muro mentre lo guardava allibita. Fece finta di niente, continuando a provare diverse cose fino a quando Anette non gli augurò la buonanotte e chiuse la porta in silenzio.

~~~

*Jingle bells in medley*
Potevo lasciarvi soli soletti alla Vigilia di Natale? In effetti mi sembrava un po' una carognata e quindi...auguri! ^o^
Purtroppo questo capitolo non l'ho praticamente controllato prima di postare, se ci sono degli errori fatemi un fischio, eh!
D'Oh! Joseph c'è quasi rimasto secco (povero!); Tuommi ed Anettina vivranno di nuovo sotto lo stesso tetto...hehe...chissa che succedera mai? ;)
Un grande grazie va ad CrystalRose per aver recensito lo scorso capitolo ed aver fugato alcuni miei dubbi sul Sommo Poeta!

Non mi rimane che augurarvi un Magnifico Natale ed un Buon Anno Nuovo!
Alla prossima!
Hermes

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Capitolo 27
*** 27 ***


27 Novembre 2015, ore 8 e 25
Finlandia, Helsinki, Ospedale cittadino, Pediatria

Tuomas ed Anette erano fermi davanti alla macchinetta del caffè, aspettando che il dottore finisse di visitare Joseph.
Dalla borsa di lei usciva la testa del peluche che Tuomas gli aveva regalato quando era nato. Il ragazzo si stava somministrando il quarto caffè di quella mattina sotto lo sguardo non proprio dolce d’Anette.
Il dottore uscì dalla stanza e gli andarono incontro. L’uomo li rassicurò, informandoli che il bambino era sveglio e chiedeva continuamente della mamma e di Too.
Ringraziarono il dottore che continuò il suo giro mattutino e, arrivati alla porta, Anette mise il peluche fra le mani di un Tuomas decisamente perplesso.
“Ho in mente una bella sorpresa…” gli mormorò con aria cospiratrice “Tu resta qui…mi tieni il gioco e fai la parte del deus ex machina!” detto quello Anette entrò, lasciando la porta socchiusa in modo che Tuomas potesse ascoltare la conversazione.
“Tesoro…come ti senti, stai bene?”
“Mamma!!! Mi hai lasciato da solo!” sentì Joseph accusarla con un broncio che poteva immaginarsi su quel volto d’angioletto.
“Non potevo restare ieri…ma sono qui adesso.”
“Voglio Too!” comandò Joseph, in vena di coccole.
“Too è partito per una missione importantissima!” disse lei con voce misteriosa “Ha attraversato mari e monti…e dovrebbe essere di ritorno fra breve con una sorpresa…”
“Una sorpresa?!” borbottò sospettoso il bambino, dimentico del broncio “Dov’è?”
Tuomas sorrise e bussò due volte all’uscio, tenendolo con due dita perché non si aprisse.
“Eccolo di ritorno!” esclamò Anette a voce bassa per poi continuare più forte “Sei tu, Mister Too?”
“Sono io, Capitano! Di ritorno dalla missione piena d’insidie che mi avete affidato!” rispose lui, facendo passare il musetto del peluche nella fessura della porta e modificando la propria voce.
“Too!!!” chiamò Joseph contento. Tuomas vide Anette chinarsi verso il bambino e mormorargli qualcosa con un sorriso.
“Mister Too…la tua missione è andata a buon fine?” chiese Anette dolcemente.
“Sissignora!” col pollice mosse una zampa dell’orsetto, facendogli fare il saluto militare “Tutto è andato come previsto…possiamo entrare?”
“Sì…entra pure…”
Tuomas spalancò lentamente la porta, con in braccio il peluche e un gran sorriso.
“Ciao campione…” lo salutò con la sua voce normale.
“PAPÀ!!!” Joseph era quasi saltato fuori dal letto e Anette lo aveva afferrato perché non cadesse, ammonendolo appena. Tuomas si sedette sulla sedia lì accanto, tendendo l’orso al figlio.
Passarono un’allegra oretta tutti assieme. Joseph aveva saputo che Tuomas sarebbe rimasto per i giorni a venire a casa loro, era così felice che si sarebbe messo a rimbalzare come una pallina impazzita!
Verso l’ora di pranzo bussarono alla porta e quando si aprì, rivelò un folto gruppo di persone dall’aspetto più disparato.
C’erano Marco, Jukka ed Emppu assieme a Bea, François con una grossa scatola di cioccolatini e uno dei due tecnici delle luci.
Gli ex componenti dei Nightwish si guardarono tutti a turno poi Jukka fece finta di non aver visto Tuomas e si rivolse al bambino con un ghigno.
Bea raggiunse il letto e François tese la scatola ad Anette, osservando con attenzione l’uomo seduto accanto a lei. Tuomas ne approfittò per lasciare la camera, ormai decisamente sovraffollata, e uscire per fumare una sigaretta.
Raggiunse il fondo del corridoio e spinse la porta anti-panico delle scale d’emergenza. L’aria gelida di Novembre gli sferzò il volto. Non era più abituato ad Helsinki e non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Si sentiva a disagio…Anette era cambiata molto dall’ultima volta che l’aveva vista, probabilmente anche lei non si sentiva molto rilassata dalla sua presenza.
La sigaretta si accese mentre aspirava la prima boccata e si appoggiava al parapetto della scala antincendio.
L’aveva sempre saputo ed ora - che vivevano per necessità sotto lo stesso tetto - quella sicurezza si era acuita.
Nonostante le distanze, ciò che era successo e il tempo passato…l’amore che provava per lei non si era scalfito minimamente. Amava anche suo figlio, ma per quanto grande fosse quel sentimento…Anette lo superava.
Col tempo l’aveva idealizzata, ascoltando avidamente ciò che gli raccontava Marco. All’inizio un mucchio di giornali gli aveva chiesto un’intervista per ‘spiegare’ cosa era successo fra di loro ma si era sempre rifiutato, Anette aveva fatto lo stesso.
In più sulle sue spalle pendeva la spada di Damocle…i fans dei Nightwish.
Era stato difficilissimo, più di quanto credesse possibile.
Prese la decisione a fine Aprile, dopo aver esaurito se stesso sulle sue Korg, dando vita a dodici nuove canzoni. Ben sapendo che nessuna di loro avrebbe mai preso il volo…che non sarebbero mai state cantate.
Era notte…accese il computer e iniziò a scrivere in inglese, mentre lacrime calde gli cadevano dagli occhi per la prima volta.
Ci volle un’ora prima che concludesse e inviasse la mail a Jarmo, chiedendogli di pubblicare quella lettera per i fans, il mattino dopo. All’alba di quel nuovo giorno stava smontando le tastiere e, lentamente, le aveva portate tutte in soffitta.
A tre anni di distanza quei pensieri lo lasciavano completamente indifferente…come se fosse la vita di un altro.
La porta antincendio si aprì di nuovo, e Tuomas lanciò un’occhiata dietro di se, incontrando lo sguardo deciso di Jukka, seguito da Emppu.
“Tuomas, voltati…” chiese con un certo disprezzo il batterista, il ragazzo ubbidì portandosi la sigaretta alle labbra. I due si fronteggiarono per un momento, poi Tuomas parlò.
“Hai bisogno di qualcosa?”
“Se intendi ferirla come l’ultima volta sappi che non rimedierai solo un labbro spaccato da parte mia.” dichiarò molto convincente Jukka.
“Hai la mia benedizione…pestami quanto vuoi.” replicò l’ex tastierista, buttando a terra la cicca e schiacciandola con il tacco degli anfibi “Ora, se vuoi scusarmi…”
Tuomas li sorpassò senza dire altro e tornò nella camera del figlio.
Al diavolo le minacce di Jukka…l’unica cosa che gli importava in quel momento era stare con Anette e Joseph.

27 Novembre 2015, ore 21 e 40
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

In cucina Anette preparava una frugale cena a base di spaghetti mentre, a quanto sentiva, Tuomas si stava facendo la doccia. Aveva appena buttato giù la pasta che il telefono di casa suonò e, dopo aver rimestato l’acqua, corse a cercare il cordless.
“Ciao Anette…sono io, François.” la voce del ragazzo era tranquilla, anche se in sottofondo sentiva un mormorio diffuso.
“Ciao…” rispose lei, tornando in cucina “…come mai questa telefonata? Non mi chiami mai la sera.”
“Ecco…volevo dirti un paio di cosette però, come dire, oggi non era proprio il momento adatto…”
“Hai ragione…era quasi caotico!” Anette sorrise, sedendosi sul bordo di una sedia “Allora?”
“Beh…Tuomas è lì con te?”
“Al momento no, sta facendo la doccia, perché?” la donna ora era davvero curiosa.
“Ecco…le mie sono solo supposizioni ma…” François fece una lunga pausa “Da quanto tempo non lo vedevi in carne e ossa, Anette?”
“Quattro anni il prossimo Marzo…l’ho sempre evitato, lasciando che i ragazzi accompagnassero Joseph a Kitee…” ricordò lei, grattandosi il capo “Perché questa domanda?”
“Non prendertela…ma secondo me tuo marito non sta molto bene…”
“Che vuol dire?” il tono freddo che le uscì dalla bocca sorprese perfino lei mentre il cuore le si stringeva. L’acqua era fuoriuscita dalla pentola spegnendo il fuoco, si affrettò ad riaccenderlo con un cerino.
“È magrissimo…non ho mai visto un uomo così somigliante ad uno spaventapasseri. Non lo conosco come lo conosci tu, An…ma forse dovrebbe fumare di meno.” il ragazzo fece un’altra lunga pausa e poi continuò “C’è un’altra cosa che posso dirti con certezza perché ho avuto dei seri problemi d’adolescente e ne riconosco i sintomi…”
Tuomas era entrato in cucina con i capelli ancora umidi e guardava con curiosità la pentola che bolliva e lei al telefono. Fece il gesto di scolare una pasta immaginaria e Anette annuì, indicando il mobiletto dove teneva il necessario.
“Sintomi di cosa?” chiese, uscendo dalla cucina.
“Soffre d’insonnia da parecchi anni…le sue occhiaie parlano da sole, come anche la sua brutta cera e il non riuscire a stare fermo in un posto per più di dieci minuti…”
“È sempre stato un tipo instancabile…comunque grazie per aver condiviso con me i tuoi dubbi…” Anette cercò di sorridere al buio, si era rinchiusa nella propria camera per evitare di essere sentita “Ti lascio…devo occuparmi della cena! Ciao e buona serata!!!”
“Buona serata anche a te, An…”
Premette il pulsante di fine chiamata e sospirò, cercando di mettere su un’espressione normale prima di tornare in cucina. Tuomas l’aspettava, seduto al tavolo, le aveva già condito il piatto di pasta esattamente come le piaceva a lei…sorrise.
Notò l’esigua porzione che stava nel piatto intatto di lui, rispetto al suo ce n’era meno della metà. Il suo sguardo si posò sulla maglietta che gli cascava dalle spalle, decisamente più ossute di quanto si ricordava. Era davvero magro da far paura!
“Non hai fame?” chiese, sedendosi.
“Non molto…” borbottò Tuomas “Sono abituato a mangiare di più a pranzo…”
Consumarono il pasto in silenzio, Anette lo guardava di sottecchi, rendendosi conto che François aveva ragione su tutti i lati…
Dopo cena Tuomas si sedette in salotto e lei lo raggiunse dopo aver caricato la lavastoviglie.
“Quando hai detto che dimettono Joseph?” chiese lui, accendendosi una sigaretta.
“Domani a mezzogiorno…” rispose lei, accucciandosi sul divano all’estrema sinistra, si fece coraggio “Senti…mi chiedevo…hai perso peso negli ultimi tempi?”
Tuomas la guardò sorpreso prima di rispondere “Un po’…perché?”
“L’ho notato.”
“Il mio metabolismo è cambiato negli ultimi anni…mi muovo poco in questo periodo e di conseguenza non ho fame.” rispose lui, sbuffando fumo.
“Ah…” Anette non era particolarmente convinta dalla sua spiegazione, ma decise di non pressare troppo l’argomento.
“Non preoccuparti…sono in ottima forma…” il sorriso di Tuomas non la rassicurò, e fu tentata di ribattere, ma di nuovo lasciò stare. L’uomo si portò la sigaretta alle labbra per un ultimo tiro e - solo in quel momento - Anette notò la banda dorata luccicare al suo anulare sinistro.
Prima che Tuomas potesse raggiungere il posacenere e spegnere il mozzicone lei si era alzata di scatto, annunciando che andava a dormire; l’ex tastierista la guardò sparire, incerto.
Dopo un paio di minuti di lotta interiore si alzò anche lui, raggiungendo la porta ermeticamente chiusa della stanza di lei, bussando timidamente. Sentì dei passi e i giri della serratura poi vide una frazione del suo volto.
“Mi chiedevo se…se prima ho fatto qualcosa di sbagliato…” mormorò lui a disagio.
“No…sono solo stanca…scusa…” lei negò, i capelli corti arruffati “Non volevo farti preoccupare…’notte Tuomas.”
“Buonanotte.”
Anette chiuse la porta dietro di se, sospirando e infilandosi una mano nei capelli.
Certo che aveva fatto qualcosa di sbagliato!
Tuomas mentiva a se stesso.
Sapeva riconoscere la verità dalla bugia solo guardandolo negli occhi.

~~~

*Hermes pigia sulla tastiera, infagottata in un piumino.*
Chi non muore si rivede!
Ho passato Natale e Capodanno a letto con l'influenza (tre influenze diverse ad intervalli ravvicinati), adesso sto un po' meglio.
Torniamo ai nostri (che sono ancora nel bel pieno dell'atmosfera natalizia) : Joseph sta per tornare...che succederà nel prossimo Natale in famiglia? Dato che sono cattiva lo saprete tra un paio di chappy. ;P

Intanto ci sono grandi notizie dal fronte Nightwish...Michael Nyman ha finalmente sventolato bandiera bianca! Per sapere che voglio dire fatevi un giro sulle news dei NW...fosse per me salterei per la contentezza ma non ne ho le energie. XoX

Non possono mancare i miei ringraziamenti ad CrystalRose per la recensione allo scorso capitolo...puoi dirlo forte che prepara l'erede UoU, me lo immagino veramente! Anch'io penso che per 'Love' sia andata come hai detto tu...a Tuommi piace fare il misterioso (e se lo puo permettere). Un abbraccio!

Alla prossima! (Spero non troppo in ritardo^^")
Hermes

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Capitolo 28
*** 28 ***


28 Novembre 2015, ore 12 e 15
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Stava preparando il pranzo, aiutata da sua madre che era venuta a trovarla. Preparavano i piatti preferiti di Joseph.
Tuomas aveva montato la Korg nella camera del bambino e poi era uscito per raggiungere l’ospedale in auto, mentre aveva iniziato a nevicare fitto.
“Anette…ieri Tuomas sembrava così giù di corda!” esclamò la donna “È lampante quanto gli manchi una famiglia…”
“Mamma…ti prego…” implorò lei a bassa voce.
“Non ti perdonerò mai quello che hai fatto, cara! Avevi tutte le ragioni per essere furiosa ma avresti dovuto dargli la possibilità di spiegarsi!” la replica decisa di Bea, la zittì “E come si è trascurato, Anette! Dimostra quarant’anni!”
La figlia aveva posato il mestolo su un piattino, chiudendo gli occhi. Bea la guardò comprensiva ma per niente incline a mollare l’argomento.
“Immagino che i tuoi sentimenti per lui siano cambiati ma non puoi fare finta di niente…” ammise ancora, afferrandole una mano “Cerca di aiutarlo…almeno provaci, Anette cara.”
“Non sarà così facile…Tuomas non ama confidarsi.”
“Come ogni uomo, è naturale.”
Il campanello suonò e la conversazione finì lì, per il momento.
Anette aprì la porta e si trovò davanti il suo bell’ometto con fra le braccia Too, Tuomas dietro con la borsa del bambino.
“Mamma!”
“Ciao tesoro…” lo salutò lei con un sorriso materno, iniziando a sbottonargli il giubbotto, tenendo sulle ginocchia l’orsacchiotto “Nonna Bea è venuta a farci visita quindi comportati bene.”
“Buongiorno, signora.” salutò Tuomas, scrollandosi la neve di dosso fuori dalla porta, rivolgendo un saluto a Bea che si era affacciata dalla cucina.
“Chiamami Bea, Tuomas…” disse lei con un sorriso, mentre Anette spediva il bambino in bagno a lavarsi le mani e afferrava il cappotto e il berretto di lana di lui per appenderlo ad asciugare.
Pochi minuti dopo si erano accomodati a tavola nel salotto e conversavano allegramente.
Il pranzo si protrasse fino all’una e mezza passata poi l’ex-tastierista con un’occhiata misteriosa disse al figlio “C’è una sorpresa nella tua camera, campione.”
Joseph ormai era partito a razzo, sordo alla debole protesta d’Anette e corse fino alla sua camera dove vide la tastiera montata di fronte alla finestra.
“WOWWWWWWWWWWWW!!!!” esclamò con occhi spalancati, girandoci attorno in estasi “È davvero tutta per me?!” chiese, rivolto a Tuomas.
“Sicuro…” annuì l’uomo, appoggiato alla soglia, a braccia conserte con un sorriso sotto i baffi “È un modello un po’ datato ma per iniziare va benissimo…”
Anette vide il bambino mettere le mani sui tasti e schiacciarli goffamente, la sua felicità venne ben presto sostituita dalla delusione.
“Non suona!” accusò i tre adulti che lo osservavano dalla porta e che, a quella osservazione, ridacchiarono. Tuomas scorse la smorfia del figlio e si avvicinò, iniziando a spiegargli come accenderla. Dopo un paio di minuti entrambi stavano strimpellando, ormai persi in un mondo tutto loro.
Bea chiuse la porta in silenzio, tagliando via il rumore.
“Sono certa che tutto tornerebbe come un tempo se gli offrissi una possibilità…” disse la donna con indulgenza, posando una mano sulla spalla della figlia. Anette non rispose.
Dopo un paio d’ore nonna Bea li salutò e Anette si voltò verso il figlio che teneva la mano di Tuomas.
“Adesso signorino è l’ora del bagno!” dichiarò decisa, mani sui fianchi.
“NO!” strillò Joseph, nascondendosi dietro il padre “Il bagno no!”
“Ed invece sì! Sei sporco come un maialino…”Anette aveva preso ad inseguirlo, girando attorno al tastierista che li guardava stralunato. Dopo un paio di giri il bambino chiese aiuto al padre, che incontrò lo sguardo poco arrendevole d’Anette.
“Beh potremmo…” Tuomas accennò un timido sorrisino “Potremmo farlo assieme…”
Joseph non era del tutto convinto e Anette sospirò.
“Possiamo giocare? La mamma non mi lascia mai!” domandò il bambino con fare schizzinoso.
“E va bene…” accettò lei, alzando gli occhi al cielo e poi rivolgendosi a Tuomas “Se allagate il bagno ti ritengo il diretto responsabile!”
“Ok…allora andiamo a preparare il necessario…” rispose Tuomas, sparendo con l’ometto.
Quando la porta del bagno si chiuse, Anette si accomodò per bene sul divano e accese la Tv. Dopo mezz’ora si assopì e non si svegliò quando Tuomas e Joseph tornarono in salotto. L’uomo recuperò una coperta, spense il televisore e gliela mise addosso. Adocchiò il figlio e tornarono nella sua cameretta per giocare, lasciandola tranquilla.
Quando Anette si risvegliò, fu solo perché un pungente odore di soffritto la raggiunse fino in salotto. Con uno sbadiglio si mise a sedere, notando che fuori ormai era tutto buio.
Si strofinò gli occhi, alzandosi e dirigendosi in cucina dove la luce era accesa e proveniva un basso rumore di sottofondo.
Entrò nella stanza, abbagliata dal neon del lampadario.
“Ben svegliata, mamma!!!” la salutò Joseph, voltandosi di nuovo verso la televisione dove trasmettevano una puntata di Tom e Jerry, era seduto su una delle sedie del tavolo e dondolava le gambe. Era già in pigiama.
“Grazie, fagottino.” disse lei di rimando, scompigliandogli delicata la testolina corvina, si avvicinò ai fornelli dove Tuomas spadellava pazientemente “Scusa…avresti dovuto svegliarmi.”
“Non ti preoccupare…” il ragazzo scosse la testa “Mi fa piacere rendermi utile.”
“Cucina bene papà, sai?” disse Joseph, attirando la loro attenzione.
“Lo so, tesoro.” rispose lei, iniziando ad apparecchiare la tavola per tre.
Dopo meno di venti minuti erano tutti seduti a tavola, soffiando sopra la fumante pasta saltata con zucchine, pomodorini, carote e pancetta a cubetti. Joseph si stava ingozzando e, nonostante gli avvertimenti d’entrambi i genitori, Tuomas aveva già dovuto dargli alcune pacchette sulle spalle per non farlo soffocare.
Anette si alzò e iniziò a far friggere alcune bistecche impanate, dando la prima al bambino e tornando ai fornelli.
Un quarto d’ora dopo Joseph era satollo e dava già i primi segni di sonnolenza, Anette aveva appena messo in infusione del tè e Tuomas osservava il figlio con un sorriso, la testa appoggiata alle braccia sul tavolo, gli occhi che seguivano il suo respiro con dolcezza.
Anette si lavò le mani e s’inginocchiò, prendendolo fra le braccia.
“È ora di andare a letto…” mormorò, cullandolo, seguita da Tuomas mentre raggiungeva la stanza del bambino e lo metteva sotto le coperte.
“Nooo…non sono stanco!” Joseph si dibatteva appena e disse, sbadigliando “Papà mi aveva promesso di suonare!”
Anette dette un’occhiata a Tuomas in piedi dietro di lei, inquieta.
“Hai ragione, Jo…” ammise l’uomo, avvicinandosi alla tastiera e accendendola, strizzandogli l’occhio “Mi metto subito al lavoro!”
Anette baciò la fronte del figlio, ormai quasi addormentato e tornò in cucina.
Pochi minuti dopo si era appoggiata sulla soglia della camera di Joseph, tazza in mano, mentre Tuomas suonava col volume messo al minimo.
Anette non aveva detto una parola ma lui si voltò e le sorrise. Le mani del ragazzo, nonostante il lungo abbandono delle tastiere, trovarono le chiavi con la stessa precisione di un tempo solo più lentamente.
D’improvviso una melodia arrangiata di un tono più basso del normale riempì la stanza a malapena illuminata dalla lampada accanto al letto, non Anette ma il suo cuore la riconobbe immediatamente.
La sua gola si contrasse per riflesso, preparandosi a cantarla, ma lei serrò le mascelle.
Tuomas sapeva quanto amava quella canzone. L’aveva composta lui Swanheart.
Ascoltò fino in fondo, tenendo la bocca chiusa poi riaprì gli occhi e vide Tuomas avvicinarsi alla lampada sul comodino, aveva già spento la tastiera.
Anette si scostò, lasciandolo uscire e chiudere la porta.
“Pensavo che avresti cantato…” mormorò triste, erano rimasti entrambi al buio.
“Meglio di no…appena apro bocca stono.” rispose lei, aggrappandosi al calore che la tazza le infondeva alle mani. Stava per piangere, lo sentiva…e aveva un disperato bisogno di protezione.
“Io le tastiere, tu la voce…non mi sembra ragionevole.” commentò Tuomas tristemente. Anette scosse la testa, per rendersi conto che lui non l’avrebbe vista ma rimase in silenzio.
“Buonanotte Anette.”
“Buonanotte Tuomas.”

28 Novembre 2015, ore 23 e 20
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Aveva passato buona parte della notte a rivoltarsi nel letto, combattendo contro una parte di lei, piuttosto grande, che voleva raggiungere la camera degli ospiti e risolvere tutto con i pro e i contro del caso. Ma un’altra Anette, quella diffidente, era tenace e non aveva ancora concluso niente.
Verso le undici aveva chiuso gli occhi arrossati e si era appena assopita quando qualcuno cercò di abbassare la maniglia di camera sua con notevole difficoltà. Aveva chiuso la porta a chiave, ma bussarono e la poca forza dei colpi spazzò via il dubbio.
Si alzò traballando e fece girare la chiave nella toppa, trovandosi davanti il suo cucciolo d’uomo con i lacrimoni agli occhi e Too stretto fra le braccia.
“Tesoro…cosa…”
“Ci sono i mostri in camera mia!” piagnucolò, tirando su con il naso.
Anette lo abbracciò, conoscendo già la causa dei mostri…aveva mangiato troppo!
E guarda caso conosceva anche la conseguenza…tornò nella cameretta di Joseph con il bambino in braccio e toccò il letto. Bagnato!
Con un sospiro lo fece sedere e aprì un cassetto per prendere un pigiama di ricambio. Cambiato il bambino, tornarono insieme in cucina e gli mise fra le mani un bicchiere d’acqua e zucchero per consolarlo.
Anette sentì alcuni passi e Tuomas fece la sua entrata, i capelli aggrovigliati e gli occhi assonnati.
“Che succede?”
“Ha fatto un incubo…” spiegò lei, accarezzando la testa del figlio mentre il piccolo si portava alle labbra il bicchiere, rincuorato “Vado a scacciare i mostri…ti dispiace stare con lui?”
“No…vai pure.” Tuomas si sedette accanto al figlio e Anette tornò nella cameretta per disfare il letto, ringraziando sua madre per averle consigliato di avvolgere il materasso in un pezzo di tela cerata. Rifece il letto, ammonticchiò le lenzuola sporche e le portò in bagno. Mise tutto in lavatrice, promettendosi di lavare il giorno dopo.
Quando tornò in cucina, Joseph ormai si era ripreso del tutto e stava seduto sulle ginocchia di Tuomas.
“Mostri scacciati a pedate…adesso si torna a letto!” esclamò lei con un sorriso stanco.
“Non voglio dormire da solo…” replicò il bambino, stringendo forte l’orsacchiotto e una mano del padre, guardando Anette con i suoi grandi occhi verdi. Ogni volta che la guardava così, la faceva sciogliere come un cioccolatino.
“Joseph…” sospirò, tentando di convincerlo, ma il bambino non la lasciò finire.
“Mamma, ti prego! Solo questa notte!” implorò con i lucciconi.
Colpita ed affondata da quel maschietto alto appena un metro e dieci...cosa non avrebbe fatto per lui.
“Va bene…ma solo per questa notte.” ripeté con un sorriso.
Tuomas lo prese fra le braccia e la seguì fino alla porta della camera di lei, mettendolo a terra…non osando oltrepassare la soglia. Il figlio lo tirò avanti senza successo, mentre Anette guardava la scena con ansia.
“Vieni anche tu, papà!” esclamò imbronciato il bambino, aveva smesso di tirare ma non gli aveva lasciato la mano “Il letto della mamma è grande! Ci stiamo tutti!”
Tuomas guardò di sfuggita Anette, a disagio. Un altro paio di occhi verdi la trapassarono da parte a parte, tristi e malinconici. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa…
“Allora?!” esclamò Joseph, tirandolo forte una seconda volta, cercando la sua attenzione.
Gli occhi dell’uomo si riabbassarono sulla sua quasi esatta copia infantile ma prima che potesse aprire bocca, Anette lo batté sul tempo.
“Certo che possiamo dormire tutti assieme, tesoro…” rispose lei piano, sciogliendo con delicatezza le loro mani e spingendo il bambino verso il letto matrimoniale “Su…vai sotto le coperte adesso.”
Al posto della mano di Joseph, mise la sua e Tuomas inghiottì.
“Anette non…” mormorò, mentre si lasciava guidare docilmente verso il letto.
“Lascia stare…” disse lei, scuotendo la testa “Fallo per lui.”
Lasciò la sua mano e si diresse dalla sua parte, raggiungendo il suo scricciolo già raggomitolato e passandogli un braccio attorno. Un attimo dopo il materasso si mosse e Tuomas si era coricato dall’altra parte.
“’Notte…” disse Joseph con uno sbadiglio.
“’Notte.” risposero in coro, un sorrisetto nervoso nacque sulle loro labbra.
Anette chiuse gli occhi, facendo finta di niente quando la mano di Tuomas s’intrecciò alla sua.
Una minuscola punta di speranza aveva iniziato a gonfiarsi dentro di lei. Quel contatto la rassicurava per quanto minimo.
Forse non tutto era perduto.

In my world
Love is for poets
Never the famous balcony scene
Just a dying faith
On the heaven's gate

~~~

Passo di corsa per lasciarvi il nuovo chappy fresco fresco di codificazione!!! Heh…cosa farebbero Tuommi ed Anette senza quel genio di Joseph? XD
Intanto la domenica scorsa mi sono decisa ed ho scritto a mano il finale della fic, giusto per avere un punto di riferimento nel gran casino di note e appunti che è diventato il file sul quale scrivo. Posso solo dirvi che ne sono intimamente orgogliosa…e che per adesso l’ho messo al sicuro lontano da fonti di calore! =D
Con questo non dico che DOR sia completa, devo ancora scrivere una ventina di pagine. Intanto il mio buon word segna qualcosa come 95.000 parole e rotti all'attivo!
Così ho fatto alcuni rapidi calcoli e ho scoperto che DOR sorpasserà abbondantemente qualsiasi altra storia che abbia mai scritto per numero di capitoli...almeno una cinquantina (compresi quelli pubblicati) ci sono già, è stato uno shock quando l'ho scoperto e spero che una storia così lunga non diventi logorroica.xD
Intanto sono maledettamente felice perché se l'ho scritta è stato anche grazie a voi lettori e recensori...quindi un immenso GRAZIE!!!

Il prossimo capitolo prevederà un'altra svolta in avanti ma vi avviso che da qui in poi la narrazione si farà più lenta in modo da poter analizzare con la dovuta cura tutti gli aspetti di questa nuova situazione...hehe! Meglio che la smetta di spoilerare...;)
Come sempre ringrazio CrystalRose per aver recensito il capitolo precedente...e mi scuso se l'ho fatta aspettare troppo! ^^"

Sayonara...
Hermes

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Capitolo 29
*** 29 ***


4 Dicembre 2015, ore 10 e 20
Finlandia, Helsinki

Erano appena usciti dall’ospedale e Joseph si era allontanato, lasciandoli indietro…giocando con la neve nel parco lì accanto.
Too era al sicuro nella borsa d’Anette, la testolina caffè che spuntava fuori.
Avevano tolto i punti al bambino, raccomandando di fare attenzione che i tagli non si riaprissero.
Tuomas aveva offerto una bella cioccolata calda per tutti ed ora erano diretti poco distante, camminando lentamente per evitare di scivolare sul marciapiede coperto da una spessa lastra di ghiaccio.
Il bambino li aveva raggiunti, sdrucciolando e si era aggrappato ad entrambi per non scivolare, inzaccherato dalla testa i piedi.
Anette sbuffò “Se continui a tuffarti nella neve, ti verrà il raffreddore e non potrai andare dai nonni per Natale!”
“Non è giusto!” mugugnò il bambino, scuro in volto.
“La mamma ha ragione, Jo.” s’intromise Tuomas, mentre Anette lo guardava stupita “E pensa quanta neve ci sarà a Kitee...faremo i pupazzi e le battaglie...”
Joseph rise argentino e, poco dopo, raggiunsero la caffetteria dove occuparono un tavolo vicino alla vetrina. Ben presto erano impegnati a iniziare tre tazze molto grosse di cioccolata: una al fondente per Anette, una alla nocciola per Joseph e una al caffè per Tuomas; tutto naturalmente corredato da una quantità industriale di panna montata.
La bevanda calda aveva messo tutti di buonumore ed uscirono dal locale con un gran sorriso stampato in faccia. Fecero il percorso inverso per raggiungere l’auto, parcheggiata accanto all’ospedale e videro, uscire dal vialetto dell’edificio, una persona conosciuta…
“Zio Marco!!!” esclamò Joseph, liberandosi dalle mani dei genitori e correndogli incontro.
Il barbuto vichingo lo afferrò prima che cadesse a faccia in giù e lo prese in braccio.
“Oh…ma guarda chi c’è qui, il piccolo Holopainen!” esclamò con un sorriso mentre Joseph gli tirava la barba, si guardò intorno “Immagino che ci sia anche Anettina con te!”
“E papà!” aggiunse il bambino con un grande sorriso.
Intanto i due li avevano raggiunti e salutarono il bassista, mentre Tuomas prendeva sulle spalle Joseph, il bambino che si aggrappava al suo berretto di lana.
“Come mai siete qui?” chiese Marco, una ruga che gli solcava la fronte.
“Abbiamo passato la visita di controllo per l’incidente ed è andato tutto bene…tu?” rispose Anette con un sorriso sereno.
“Beh…sono venuto a ritirare degli esami per Manki.” l’uomo si sforzava di suonare tranquillo ma il suo sguardo era diverso.
Si avviarono tutti insieme lungo la via, arrancando nella neve e quando arrivarono alla macchina, Marco si voltò e ammise, con felicità evidente “Ragazzi...diventerò di nuovo papà tra sette mesi.”
Anette lo abbracciò di slancio, contentissima per la notizia. Anche Tuomas mostrò la sua gioia, mantenendo però il figlio sulle spalle.
Entrambi si congratularono più volte con il bassista e poi si salutarono.
Anette si mise al volante, portando tutta la comitiva a casa dove consumarono un pranzo leggero e poi si accomodarono in salotto. Lei era occupata a leggere una rivista, i due maschi impegnati in una lotta all'ultimo sangue sul tappeto.
Tuomas era stato il perfetto compagno di giochi per Joseph in quegli ultimi giorni. Anette aveva deciso di non mandarlo più all’asilo fino a Gennaio, anche per evitare un’improvvisa epidemia di morbillo che si era diffusa in città.
Nonna Bea era partita per Kitee con nonno Johan e, a quanto pareva, il contratto di curatrice d’Anette che scadeva a Febbraio dell’anno che sarebbe arrivato non sarebbe stato riconfermato a causa dell’incidente.
La giovane si trovava disoccupata e con tutta l’intenzione di dedicarsi al figlio ora che ne aveva l’occasione, il denaro non le mancava.
Tuomas si era lasciato atterrare e Joseph si era seduto sul suo torace con i pugni alzati in segno di vittoria, ma l’uomo aveva ancora un’arma letale da sferrare…il solletico!
Rotolarono accanto al divano, ridacchiando per qualche minuto poi il bambino si arrese, sventolando bandiera bianca e corse in ritirata strategica verso la propria camera.
Tuomas si alzò, spazzolando via la polvere dai vestiti.
“Vittoria sudata, eh?” commentò Anette, senza spostare lo sguardo dalla rivista.
“Già…” Tuomas adocchiò il portatile di lei e lo indicò “Ti dispiace se lo uso cinque minuti?”
“No…fa pure.” lo fissò curiosa, da sopra la pagina.
“Prenoto solo il biglietto per Kitee.” spiegò, sedendosi alla scrivania incastrata in un angolo della sala.
“Te…te ne vai?” balbettò lei, decisamente stupita, guadagnandosi un’occhiata altrettanto meravigliata dall’interessato.
“Sì…Joseph ora sta bene e devo dare una sistemata alla casa prima che arrivi da me per le vacanze di Natale, sai com’è…” Tuomas stava pestando sulla tastiera del notebook e aveva sfilato dalla tasca posteriore dei jeans il proprio portafoglio nell’ovvia intenzione di inserire i dati del bancomat nella prenotazione telematica.
“Aspetta!” l’esclamazione d’Anette lo bloccò nell’atto di fare login sul sito della compagnia aerea, si voltò verso di lei con un’espressione interrogativa. La ragazza mostrava confusione, incertezza e smarrimento tutto in una volta. Ci volle qualche minuto prima che continuasse…
“Volevo parlartene ma…pensavo…” si era ravviata i corti capelli scuri con una mano, cercando di trovare le parole giuste “Credevo che saresti partito tra un paio di settimane assieme a Joseph.”
Dentro di lei stavano un mucchio d’emozioni contrastanti, ognuna specchio riflesso dell’altra.
In più in quegli ultimi giorni di convivenza forzata si era resa conto di molte cose, che sua madre aveva torto.
Perché i sentimenti che provava per Tuomas non erano cambiati di una virgola...avrebbero potuto appianare l’abisso che aveva tracciato fra di loro con la sua stessa gelosia, se lui avesse approvato. In realtà iniziava ad avere una mezza idea di accompagnare il figlio in vacanza…quell’anno non aveva scuse ufficiali con le quali coprire la propria assenza.
Intanto Tuomas la guardava con attenzione, aveva notato il suo rimuginare inquieto e quando i loro sguardi s’incontrarono, capì.
“Pensavi…pensavi di…” non completò la frase, ma in realtà non c’era molto da dire.
“Sì…in fondo non ho impegni e…” Anette prese un respiro profondo prima di continuare “…manco da troppo.”
Entrambi rimasero in silenzio per qualche tempo prima che Tuomas sorridesse, il primo vero sorriso che gli avesse visto fare da quando era arrivato.
“Allora sarà meglio che prenoti tre posti…” commentò solo “Va bene il quindici mattino?”
“Direi che è perfetto.” Anette sorrise appena.
Da una parte era contenta nell’instaurare un nuovo piano di fiducia fra loro; dall’altra era perfettamente cosciente di scavarsi la fossa con le proprie mani.

20 Dicembre 2015, ore 9 e 40
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Anette scese lentamente gli scalini, fra le mani un enorme scatolone polveroso appena recuperato dalla soffitta. Posò la scatola accanto all’abete nuovo nuovo, sbuffando e si avvicinò alla porta d’ingresso, aprendola e rabbrividendo alla temperatura proibitiva. Tuomas e Joseph stavano giocando poco lontano, nel caso del tastierista la neve gli arrivava fino alle ginocchia.
La giovane si schiarì sonoramente la voce, congelandoli nelle loro posizioni.
“Dove sono finiti i miei aiutanti?” domandò lei, reprimendo i brividi di freddo “Ne avevo contati ben due questo mattino…”
“I folletti del Babbo stanno arrivando di volata!” esclamò Tuomas, prendendo in braccio il figlio per fare prima e raggiungendola, completamente zuppo da metà coscia in giù “Ma prima dovranno cambiarsi…”
I due rientrarono e salirono di sopra.
Anette iniziò a spacchettare il contenuto dello scatolone, cioè gli addobbi natalizi. Aveva appena estratto una parte delle luci quando il telefono si mise a suonare.
“Pronto?” rispose, con la cornetta incastrata fra la spalla destra e il capo.
“Ciao Anette…sono Jukka.”
“Ciao, tutto bene?” stava avendo qualche problema con quelle luminarie!
“Sì…volevo solo sapere se è vero quello che mi ha detto Marco.” arrivò subito al sodo il batterista, non addolcendo il suo tono di voce.
“Parli del fatto che sono tornata per queste vacanze, immagino…” il sospiro rassegnato d’Anette era ben udibile.
“Se ti ferisce come ha fatto l’ultima volta-”
“Non preoccuparti…è tutto sotto controllo.” Almeno per il momento, pensò lei, rivolta alle luminarie che iniziavano a sommergerla.
“Per qualsiasi cosa…”
“Lo so…tranquillo Jukka.” i passi di Tuomas si fecero più rumorosi mentre scendeva le scale “Adesso ti lascio siamo in piena fase addobbi, ci sentiamo per Natale, ok?”
Posò il telefono prima che l’uomo entrasse e le togliesse di mano l’ammasso di luci con un sorriso divertito. Poco dopo arrivò anche Joseph ed iniziarono ad appendere addobbi in giro per la casa, passando la giornata ad allestire l'albero, accanto al caminetto.
Come non aveva obbiettato per la sua improvvisa decisione di tornare, Tuomas non si oppose neppure quando sull’isola le aveva ceduto quella che era stata la loro stanza, accontentandosi del divano letto nel salotto.
Avevano raggiunto accordi senza parole…patti che probabilmente non sarebbero stati mai discussi.
Dall’esterno sarebbero anche potuti passare per una famiglia felice, senza un problema al mondo.
Anette sapeva solo che avere di nuovo Tuomas accanto, anche se non allo stesso modo, la faceva sentire più tranquilla. Ed era una sensazione che col tempo aveva dimenticato.

~~~

Che succederà mai in un periodo magico come le festività natalizie?
Scusate ma sono di fretta anche perchè qui nel profondo nord-ovest c'è il grosso rischio che salti la corrente, quindi sarò breve. -_-"
CrystalRose (grazie per la recensione!) potrà finalmente leggere il bel discorsetto dei nostri due protagonisti e non dico nient’altro, evitiamo di spoilerare troppo! =P
Al prossimo capitolo!
Hermes

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Capitolo 30
*** 30 ***


25 Dicembre 2015, ore 1 e 26
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Tuomas le stava reggendo il cappotto nell’ingresso dei suoi genitori.
Avevano passato la notte della Vigilia da loro, assieme ai genitori di Anette e i fratelli di entrambi. Era stata una serata piacevole ed allegra. I bambini avevano giocato nel piccolo salotto, riempiendo di risate le mura della casa.
Joseph si era addormentato in braccio alla madre e Kirsti aveva proposto di tenerlo da loro per quella notte, evitando così che, nel viaggio di ritorno, la temperatura rigida lo svegliasse. Anette aveva accettato non molto convinta ed aveva messo a letto il bambino nella stanza che era stata di Tuomas a suo tempo.
Salutarono Kirsti e Pentti, i genitori di lei erano già andati via, ed uscirono fuori nel buio.
Camminando frettolosi nel tentativo di raggiungere il paese ed il molo nel minor tempo possibile, lì fuori c’erano quasi ventidue gradi celsius sotto lo zero.
Tuomas l’aveva presa per mano, forse per paura di perderla nell’oscurità, ma arrivati sotto i primi lampioni non la lasciò.
Anette si fece guidare fino al molo e salì, mentre Tuomas si dava da fare per mettere in moto la barca. I suoi guanti senza dita che lo impacciavano un po’ nei movimenti.
Il Nightfish prese il largo lentamente, evitando i pezzi di ghiaccio che galleggiavano sul pelo dell’acqua.
Il silenzio era palpabile tanto che il ronzio del rotore sembrava assordante. La chiglia della barca si faceva strada nell’acqua nera del lago.
Dopo dieci minuti che sembravano durati dieci anni raggiunsero la piccola passerella di legno dell’isola, Tuomas assicurò l’ormeggio prima di scendere ed offrirle aiuto. Anette accettò ma appena i suoi piedi toccarono le assi si scostò e s’incamminarono, seguendo il passaggio che l’ex tastierista aveva spalato un paio di giorni prima.
Entrarono in casa e Tuomas si adoperò subito per ravvivare le braci nel camino, voltandosi solo un momento per augurarle la buonanotte. Anette rimase sulla soglia, guardando le sue spalle mentre riattizzava il fuoco, poi si decise…
“Buon compleanno, Tuomas.” mormorò prima di salire di sopra, senza aspettare una risposta.
Più di mezz’ora dopo Anette non era ancora riuscita a chiudere occhio…
Stava sdraiata in mezzo a quel letto enorme, mordicchiando il labbro inferiore, fissando il soffitto.
Troppo vigliacca per scendere in salotto e troppo tesa per dormire.
In effetti quella notte erano soli, avrebbero potuto parlare in tutta libertà senza aver paura che Joseph li sentisse. Eppure non era così sicura che Tuomas fosse disposto a parlarne.
Con un sospiro si alzò e socchiuse la porta, scese gli scalini con passi felpati e raggiunse il salotto dove proveniva un bagliore baluginoso oltre al secco crepitio delle fiamme.
Tuomas era sveglio tanto quanto lei, il televisore acceso che proiettava le immagini de La Bella e La Bestia a volume ridotto. Lui era semisdraiato sul divano letto, dal busto in giù coperto dalle lenzuola. Le mani dietro la testa e gli occhi socchiusi che scattarono verso di lei quando girò attorno all’albero di Natale spento.
Il film scattò in fermo immagine istantaneamente.
“Ti ha svegliato?” domandò lui con voce bassissima, il telecomando in una mano.
“No…non riesco a dormire…” Anette stava in piedi, guardando ora il fuoco ora lui.
“Benvenuta nel club…” commentò Tuomas ironico con un sospiro.
Anette iniziò ad avvicinarsi, costringendo le sue gambe a piegarsi in avanti. Non sapeva cosa sarebbe successo ma, in fondo, non aveva molto da perdere.
Si sedette sul sottile materasso mentre Tuomas la fissava, cercando di indovinare cosa stesse pensando.
“Ti dispiace se sto qui per un po’?” domandò a bassa voce, evitando il suo sguardo. L’uomo non rispose subito, il videoregistratore si mise in standby automatico, avvolgendoli in un’anomala luce bluastra. Quel silenzio le dava i brividi…stava quasi per tornarsene di sopra con un pesante senso di vergogna e rifiuto che lui alzò le coperte senza una parola, invitandola a sdraiarsi al suo fianco.
Quando Anette si accomodò, l’ex tastierista disse con un ghigno “Ti avverto…questo divano ti ridurrà la schiena a pezzi in meno di un’ora…”
“Credo che sopravviverò…” commentò lei con un sorrisino. L’uomo ridacchiò e riportò in vita il vhs, alzando il volume ad un livello più udibile.
Il Disney durò solo una ventina di minuti prima d’arrivare alla sua conclusione. Tuomas tagliò di netto i titoli di coda, rimasero in semi penombra, mentre gli schiocchi del camino riprendevano a riempire il silenzio. Non era un silenzio di disagio, al contrario, ma nemmeno di speranza.
“Anette…” la rauca voce da fumatore di Tuomas la fece sobbalzare “Se devi dirmi qualcosa, fallo.”
Il suo tono non era particolarmente autoritario né minaccioso ma spazzò via tutti i suoi pensieri, distrusse le sue speranze e rese chiaro che ciò che aveva rovinato non si sarebbe ricostruito…eppure doveva tentare!
“Sei sicuro di voler ascoltare?” replicò lei, osservando il profilo del suo volto, teneva gli occhi fissi nel fuoco.
“Qualsiasi cosa sia.” rispose deciso, senza perdere tempo.
“Bene…” Anette sospirò, raccogliendo il poco coraggio sopravvissuto a quel dialogo “Quattro anni fa…mi sono comportata in maniera orribile.”
La sua voce si spense e guardò di sfuggita Tuomas che era rimasto pressoché impassibile.
Strinse i pugni per infondersi un po’ di coraggio e continuò, dapprima lentamente poi più velocemente.
“Avrei dovuto ascoltarti invece d’importi una mia scelta. Marco e mia madre hanno cercato in tutti i modi di farmi ragionare ma sono andata avanti per la mia strada senza guardare indietro. Ero troppo arrabbiata e gelosa per cercare spiegazioni diverse. Col passare degli ultimi mesi della gravidanza mi sono resa conto che, in realtà, mi ero comportata come un mostro.” Anette prese fiato, senza accorgersi che Tuomas la fissava “Mi nauseava il solo pensare a cosa avevo fatto. Ho privato nostro figlio di un padre. Ho cancellato una parte della nostra vita. Ho distrutto i Nightwish. Ho reso un mucchio di persone infelici. Per cosa? Per la mia cocciutaggine.”
“Eri incinta…” mormorò Tuomas piano.
“Non è un buon motivo.” lei scosse la testa “Non ci sono altre scusanti a mio favore e tu dovresti essere il primo a farmelo notare.”
Una delle mani del tastierista afferrò la sua stretta a pugno con calma, strofinando il dorso con il pollice. Dischiudendola ed intrecciando le proprie dita con quelle di lei.
“Non ti rimprovero nulla, An.” dichiarò con una tenerezza che la sconvolse, poi rise “Anche se devo ammettere che non ci speravo…ed avrei tutte le ragioni per cacciarti via a calci.”
Anette lo fissava ad occhi sgranati “Così mi sento ancora più in colpa di prima…”
“Allora non parliamone…” suggerì Tuomas con un sorriso “Ti propongo di stare qui per questa sera…”
Si avvicinò timidamente e le sue braccia la circondarono nella stessa esatta maniera che ricordava.
L’ex tastierista sapeva di troppo caffè e nicotina, i suoi soliti vizi indelebili.
Sapeva di casa, colmava una parte di lei.
Anette fece per chiedere ma le parole non le uscirono e richiuse le labbra, sigillando la domanda alla quale avrebbe dato tutto per sapere la risposta…una domanda vile e vanitosa.
Aveva scagliato la prima pietra senza nascondere la propria mano, ora lasciava tutto al destino.

~~~

Sono in ritardo come al solito ed il capitolo non è quello che si dice lungo…scusate!
In verità questa è solo una parte di quello che volevo postare ma in questo periodo non riesco nemmeno a farmi delle nottate di sonno decenti, figurarsi il resto…
Non vi spaventate ma non aggiornerò regolarmente per qualche tempo…non abbandono né la storia né voi che leggete, state tranquilli! ^^’
Intanto, per complicarmi ancora un po’ la mia vita incasinata già di suo sto preparando una sorpresa per chi legge DOR…quindi rimanete sintonizzati per futuri aggiornamenti.
La carissima CrystalRose (visto che si sono un po’ chiariti i due?^^) sa già di cosa parlo, e no…ormai l’ho quasi finita e non penso che finirà nel cestino dopo tutte le ore che ci ho sprecato. xD
E dopo questa frase criptica vi lascio, sperando di non fare la desaparecida per troppo tempo!
*Hermes salta in macchina e sgomma via, sempre in ritardo come il bianconiglio di Alice*

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Capitolo 31
*** 31 ***


25 Dicembre 2015, ore 10 e 05
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Era appoggiata a qualcosa di maledettamente caldo e morbido.
Respirava con lei, alzandosi e riabbassandosi ritmico.
Era una sensazione che le era mancata da anni.
Pace.
Aprì gli occhi lentamente, ascoltando il battito di un cuore che non le apparteneva.
Tuomas la teneva stretta a se, nell’ovvia intenzione di non lasciarla andare.
I suoi occhi verdi la fissavano…chissà quanto tempo aveva passato a guardarla.
Rimasero così per un po’ poi lui sorrise appena, scuotendo la testa e sciolse l’abbraccio.
“Preparo la colazione…” mormorò piano, scivolando fuori dalle coperte.
Anette si trovò a fare i conti con la dura superficie del divano letto…era davvero scomodo!
“Tuomas…” mugugnò, aggrappandosi allo schienale del divano.
“Sì?” il capo di lui spuntò fuori dalla porta che collegava i due locali.
“Come fai a dormire su ‘sto coso?!” chiese lei incredula.
L’ex tastierista rise di cuore, tornando ai fornelli. Anette si alzò, massaggiandosi la schiena e raggiungendo la cucina, sedendosi al tavolino.
Tuomas le stava versando del latte in una tazza e lei aggiunse un cucchiaio di miele, scoccandogli un’occhiataccia quando il tastierista mise in tre quarti di tazzone da latte solo caffè. Tuomas vide il suo sguardo assassino ed alzò la caraffa di scatto, voltandosi.
Mentre lui trafficava dandole le spalle, gli rubò una considerevole quantità della scura bevanda e, quando si voltò, occhieggiò la propria tazza sorpreso.
Anette rise, Tuomas assottigliò lo sguardo nella sua direzione, borbottando “Piccola ladra!!!”
Stava probabilmente decidendo quale vendetta fosse la più azzeccata che il telefono prese a suonare ed alzò la cornetta dell’apparecchio a muro, per poi porgerla a lei con un sogghigno alquanto sinistro “Vogliono te…”
Anette prese la cornetta e se la portò all’orecchio.
“Sì?”
“Mamma!!!” la voce imperiosa e decisamente arrabbiata di loro figlio sgorgò dall’apparecchio “Si può sapere dove siete finiti tu e papà?!”
Anette si voltò verso Tuomas ma lo vide raggiungere le scale di spalle, salutandola con la mano nel classico stile maschile lascio-tutto-nelle-tue-mani!
“Tesoro…ieri sera eri molto stanco.” iniziò Anette con un gocciolone “Nonna Kirsti è stata ben contenta di ospitarti, no?”
“Zio Jukka dice che papà non ti vuole bene…” spiegò Joseph con tono preoccupato e l’umore d’Anette affondò senza mezzi termini.
“Dì a zio Jukka di tacere.” replicò lei, cercando di mantenere un tono affettuoso “E tu non stare troppo ad ascoltarlo…io e papà arriviamo tra un’oretta e mezza, lo dici alla nonna?”
Madre e figlio si salutarono ed Anette tornò con un sospiro alla sua colazione…fantastico, avrebbe dovuto anche discutere con Jukka ora.
Posò la propria tazza nel lavello e salì di sopra, entrando nella camera insonorizzata dove Tuomas stava armeggiando in uno scatolone pieno di cianfrusaglie e s’irrigidì quando lei gli chiese cosa stesse facendo.
“Niente…” il suo sorriso non era convincente, ma Anette decise di lasciar stare.
Come aveva promesso al bambino, raggiunsero casa Holopainen un’ora prima di pranzo e Joseph si attaccò al suo fianco, guardando di storto il padre con fare geloso.
Lei ci passò sopra senza commentare e si mise subito all’opera per dare una mano a Kirsti.
Il pranzo fu lungo ma verso le tre la famiglia si bardò tutta per uscire, Anette aveva promesso al batterista una visita il giorno di Natale…e Jukka una visita l’avrebbe avuta!
Arrivarono a casa Nevalainen in venti minuti, arrancando nella neve alta…mentre padre e figlio si erano quasi riappacificati e, di tanto in tanto, si tiravano a vicenda delle palle di neve.
Satu aprì loro la porta e li fece entrare in casa con un sorriso, Luna e Niki trascinarono Joseph a giocare con loro in salotto. Jukka spuntò fuori dalla cucina con in mano un paio di bottiglie di birra e salutò Anette, scoccando un’occhiata per niente amichevole alle spalle di Tuomas che stava raggiungendo i bambini.
“Tu ed io dobbiamo fare quattro chiacchiere…adesso!!!” dichiarò ferma Anette, afferrandolo per un braccio e trascinandolo nella cucina della casetta, chiudendo la porta dietro di loro.
“Lo so cosa stai per dirmi An, ma-” cercò di proteggersi il batterista e la giovane non gli dette il tempo di finire.
“Non vuoi che soffra, sì lo so!” terminò lei, decisa “Questo non ti dà il diritto di mettere in testa strane idee a mio figlio!”
Jukka la scrutò per un momento, prima di parlare “O sei innamorata di lui o ieri notte ti ha fatto il lavaggio del cervello…”
“Julius…” l’aveva chiamato raramente così, ma stava cercando di convincerlo ed era importante che ci riuscisse “Sto provando a ricostruire una famiglia…la nostra famiglia…la mia e quella di Tuomas. Ho agito da stupida quattro anni fa e non voglio commettere di nuovo lo stesso errore. Ti prego…anche tu hai dei figli e puoi immaginare quanto sono importanti.”
“Mi stai dicendo che lo fai per Joseph?!” affermò pungente Jukka.
“Sì…lo faccio per lui e non solo.” continuò lei, non distogliendo lo sguardo e affrontandolo. I due lottarono in silenzio per qualche momento poi Jukka sospirò ed abbassò lo sguardo.
“Va bene…va bene!” esclamò rassegnato “Hai carta bianca piccola ma quel lupastro spelacchiato non ti merita!”
“Grazie…” fece per abbracciarlo ma lui rifiutò il gesto.
“Niente smancerie, Anettina…quelle riservale al Signor Io-non-ho-mai-fatto-nulla-Holopainen!” disse il batterista, aprendo il frigo e tirando fuori una terza birra “Sarà meglio che raggiungiamo gli altri…”
L’ex-cantante fece un grande sorriso, riconoscendo nel suo comportamento burbero una certa timidezza.
Raggiunsero assieme il salotto dove la situazione era un pochino degenerata.
Quando erano entrati non l’aveva notato ma c’era anche Emppu che era seduto accanto ai bambini di Jukka e Tuomas si era sdraiato a pancia in giù vicino a Joseph per aiutarli nel comporre un puzzle da duemila pezzi. Satu si era seduta sul divano e li guardava, Anette la raggiunse iniziarono a chiacchierare come ai vecchi tempi…
Il pomeriggio passò velocemente e quando iniziò a farsi scuro il puzzle era a buon punto ed i tre salutarono Jukka e famiglia, dirigendosi finalmente verso il molo.
Tuomas sembrava di buonumore anche se nascondeva il sorriso dietro uno sciarpone di lana e rimaneva in silenzio, Anette ne era felice. Joseph aveva preso le mani di entrambi e non la smetteva un attimo di parlare, alzando sempre il capo verso uno o l’altro.
Arrivati a casa prepararono una cena leggera e Anette cercò di calmare Joseph senza risultato…la giornata natalizia l’aveva reso iperattivo e, apparentemente, instancabile.
Alla fine Tuomas lo prese di peso, portandolo a letto, iniziando a leggergli il solito capitolo serale del Signore degli Anelli con la sua quieta voce profonda. Anette riusciva a sentire il borbottio dalla cucina mentre riordinava.
Salì anche lei e si appoggiò alla porta della cameretta, ascoltando Tuomas continuare la sua lettura piano finché Joseph perse la lotta contro il sonno e s’addormentò.
Tuomas rimase in silenzio vicino al bambino per qualche minuto prima di posare il libro e spegnere la lampada. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, osservò la sua espressione pensierosa.
“Non hai sonno, An?” le domandò con un sorriso sotto i baffi.
“Sì…ma pensavo che mi sentirei un verme nel saperti dormire sopra quel divano tremendo.” replicò lei, arrossendo “Potresti…potresti dormire in camera.”
“Sei sicura?” chiese Tuomas con un sopracciglio alzato, decisamente scettico. Quando Anette annuì, le sue labbra si curvarono…iniziava a pensare che gli sarebbe venuta una paralisi a forza di sorridere!
“Va bene…però prima volevo fare un esperimento. Sogni d’oro.”
Anette lo guardò sorpresa quando la sorpassò e si diresse nella camera insonorizzata, chiudendo accuratamente la porta dietro di se.

~~~

Ciao a tutti!!!
Sono tornata per questo mini-aggiornamento! ^^
Non c’è niente di spettacolare ma alla prima parte di questo capitolo ci sono affezionata, sarà per la complicità che traspare fra i mie due tesori...mah! xD
Vi dico solo che il prossimo da una parte sarà di bene in meglio, dall’altra che le vacanze di Natale finiscono…
Si ringrazia ovviamente chi continua a seguire questa storia e chi recensisce, ovvero: CrystalRose (mi dispiace ma Tuommi non parlerà molto nel prossimo capitolo…tiene la bocca chiusa sotto mio ordine, sorry! ^^”) e petitecherie.

Ho un avviso per chi legge DOR.
Quando avrò finito di postare questa fic (ovvero tra un bel po’), pubblicherò un prequel inedito di nove capitoli circa tutti (o quasi) dal punto di vista di Tuomas.
DOR non ha mai avuto un prologo vero e proprio dall’origine…da meno di due settimane ce l’ha e vi assicuro che è stato meraviglioso scriverlo! xD
Tuomas versione ‘giovane’ vi sorprenderà…hehe!
*Hermes si sfrega le mani con un sorrisino*
Il nome di questo prequel è ‘The Fling’…preparatevi al suo arrivo.

Dopo questa comunicazione di servizio, vi saluto e vi aspetto tutti al prossimo capitolo!!!
Hermes

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Capitolo 32
*** 32 ***


3 Gennaio 2016, ore 15 e 30
Finlandia, Kitee

Lui, Anette e Joseph stavano giocando a palle di neve con i figli di Susanna nel cortile di Casa Holopainen.
Ormai era quasi notte e la battaglia si era già dilungata per più di mezz’ora…in quel momento i tre bambini si erano allineati dietro ad una trincea di legna da ardere e li stavano colpendo in continuazione.
I due grandi d’altro canto avevano trovato riparo dietro una montagnola di neve spalata e stavano preparando un piano di massiccio contrattacco quando Kirsti uscì sulla veranda della casa, annunciando di aver preparato la cioccolata calda. Una tregua generale fu alzata e i tre corsero dentro, seguiti da loro due che accettarono grati gli asciugamani che sua madre porgeva con un sorriso.
Dopo essersi scrollati la neve di dosso ed asciugati alla belle e meglio, raggiunsero le pesti in salotto, sedendosi accanto al caminetto e mettendo le mani intorpidite a scaldarsi…
Kirsti arrivò con una seconda tranche di tazze e le distribuì per poi sedersi un po’ in disparte su una sedia e continuare la sua lettura.
Tuomas stava ascoltando distrattamente i chiacchiericci dei bambini sulla scuola e gli venne in mente che ben presto anche Joseph sarebbe dovuto tornare a Helsinki per frequentare l’asilo. Osservò suo figlio con tristezza e un attimo dopo una suoneria che conosceva bene si era diffusa per tutta la stanza.
Anette frugò nella sua borsa, leggendo il numero e gli affidò la propria tazza, tornando nell’ingresso. Negli ultimi due giorni lei non aveva più ricevuto nessuna telefonata…Tuomas guardò il livello delle due tazze e si affrettò ad iniziare la propria, scottandosi la punta della lingua.
Dopo mezz’ora non era ancora tornata e la sua cioccolata era diventata quasi fredda.
Uno sbuffo sonoro lo fece voltare dove Anette si stava avvicinando a grandi, pesanti passi con una smorfia sul volto. Si sedette accanto a lui e borbottò un ringraziamento per la cioccolata, arricciando le labbra quando si accorse che non era più calda.
Joseph si era appoggiato alle sue ginocchia e la guardava curioso, gli angoli della bocca sporchi.
“Sei arrabbiata, mamma?” chiese innocente e non sapeva quanto ci aveva centrato quello scricciolo!
“No, tesoro. Vai a pulirti la bocca.” rispose lei con un sorriso stirato che fece alzare un sopracciglio al bambino. Joseph si dileguò nel corridoio, seguendo il consiglio mentre Tuomas la guardava incuriosito “Cattive notizie?”
“Era François…ha chiamato per dirmi che dopodomani i proprietari del Teatro vogliono vedermi per chiarire la situazione…”
Tuomas vide nero per un momento…come se il buio fosse calato come un velo sui suoi occhi.
“Tornerete a Helsinki?” chiese flebile. Sua madre lo stava osservando, ma non era importante.
“Andrò da sola…non riuscirei a star dietro a Jo.” Anette lo guardava con un sorrisino “Ti va di tenerlo ancora per un po’?”
“Certo…” il sorriso di lei lo scaldò ed i suoi timori si dissiparono, almeno in parte.
Quella sera dopo aver messo a letto Joseph, la osservò fare le valigie…gli era difficile perderla di vista sapendo che il giorno dopo sarebbe partita. Il secco rumore della zip che si chiudeva lo risvegliò dai propri pensieri, e incontrò lo sguardo energico di lei.
“Ora basta!” esclamò, avvicinandosi e prendendogli il volto fra le mani.
“Cos-”
“Smettila di fissarmi come se dovessi scomparire da un momento all’altro!” la sua espressione spavalda divenne triste e continuò a voce più bassa “Vado solo a Helsinki per qualche giorno…non sto scappando.”
“Mi mancherai…” mormorò, abbassando gli occhi.
Non avrebbe potuto prevedere ciò che lei avrebbe fatto, ma rimase di stucco.
Si era allungata per quanto consentiva la sua statura ed aveva premuto timidamente le sue labbra in un piccolo bacio. Fu breve ma lo lasciò senza respiro, Anette si scostò quasi subito, senza guardarlo.
“Porto la borsa di sotto…” borbottò poi, guadagnandosi il corridoio in fretta.
Tuomas fu più veloce e l’afferrò per un braccio, facendola ruotare sul posto e baciandola di nuovo.
Il borsone cadde sul pavimento di legno con un tonfo smorzato.
Dopo un po’ Anette s’allontanò lentamente, il respiro caldo di Tuomas le sfiorava le labbra e le stringeva saldamente i fianchi.
“Tuom-”
“Scusa…sono stato impulsivo. È stato un errore.” disse tutto d’un fiato, scostandosi rigido ma senza lasciarla.
Anette lo osservò per un momento: aveva gli occhi chiusi e la fronte corrugata. Sfregò la sua schiena con entrambe le mani.
“È tardi…domani dobbiamo alzarci presto…direi che è ora di buttare l’ancora e farsi una bella dormita, Capitano.” l’ex-tastierista la guardò riconoscente, Anette sorrise “Ti raggiungo in un attimo…”
Tuomas sciolse la stretta, la guardò riacciuffare il borsone da viaggio, e scendere le scale con cautela.
Da quando erano tornati a dormire nello stesso letto, le sue notti insonni si erano ridotte a zero.

7 Gennaio 2016, ore 16 e 45
Finlandia, Volo Helsinki-Kitee

Anette si era appena seduta in un posto vicino al finestrino.
Un’oretta al massimo e sarebbe sbarcata a Kitee, dove avrebbe trovato ad aspettarla il suo piccolo ometto e Tuomas.
Sorrise, osservando la pista bagnata dalla pioggia che stava sciogliendo la neve…chissà se aveva piovuto anche là.
Nell’arco di quei quattro giorni aveva dovuto combattere con se stessa più di una volta contro il desiderio di fare il numero di casa solo per sentire la voce di Tuomas ed assicurarsi che lui fosse ancora lì…
Le mancava tutto e si sentiva un po’ folle a pensarlo…
I suoi occhi che cauti la seguivano in giro per casa.
Il suo respiro sereno che le sfiorava l’orecchio mentre dormiva.
Rabbrividì istintivamente ed alzò lo sguardo verso il corridoio dove una hostess le aveva appena chiesto qualcosa ed ora la guardava preoccupata.
“Scusi, si sente bene?” domandò una seconda volta la giovane donna.
“Sì…tutto a posto, grazie.” Anette sorrise, pregando che non la riconoscesse.
All’ora di volo si aggiunsero venti minuti di ritardo a causa della neve che stava cadendo fitta e quando finalmente mise i piedi per terra dovette ancora attendere il proprio bagaglio.
Fu solo dopo le sette e un quarto passate che riuscì a trascinarsi fuori dall’area di sbarco e raggiungere l’atrio dove Joseph sedeva tutto sconsolato accanto a Jukka. Lei ed il batterista incrociarono gli sguardi e lui dette un colpetto alla spalla del bambino, indicandogli dove guardare. Nel giro di trenta secondi si era catapultato su di lei, rischiando di mandarla a terra e stringendola stretta all’altezza delle anche.
Jukka li raggiunse con discrezione, prendendo il bagaglio dell’amica e salutandola con un cenno.
Quando iniziarono a guadagnarsi l’uscita Anette chiese, vagamente mesta “Come mai Tuomas non è venuto?”
Jukka la osservò di sbieco accigliato poi scrollò le spalle “Tuomas è partito per Joensuu ieri mattina. Così ha lasciato Jo dai tuoi. Pensava di riuscire a tornare in tempo ma mezz’ora fa mi ha chiesto di venirti a prendere, è rimasto bloccato in autostrada.”
“Ah…” mugugnò Anette, sedendosi sul sedile anteriore della macchina di Jukka, cercando di nascondere il proprio disappunto “Non sapevo che avesse degli impegni.”
In meno di dieci minuti raggiunsero il porto ed era già buio pesto quando i tre arrivarono all’isola. Jukka li salutò prima di riportare il Nightfish al molo in modo che Tuomas potesse tornare a casa.
Mano nella mano, madre e figlio entrarono ed Anette si mise subito all’opera per preparare qualcosa di commestibile.
Durante il pasto Joseph le raccontò che cosa avevano fatto lui e Tuomas mentre lei era via. Ascoltò pazientemente, sorprendendosi quando le rivelò d’aver aiutato il padre a rimontare le tastiere.
Due ore dopo stava seduta a gambe incrociate accanto al lettino di Joseph mentre gli leggeva con calma alcune pagine del Signore degli Anelli. Il piccolo si era addormentato quasi subito ma lei rimase seduta lì, non le andava di stare sola e segretamente sperava che Tuomas sarebbe tornato da un momento all’altro…
Si addormentò mentre iniziava a leggere degli Ent e di Barbalbero…

8 Gennaio 2016, ore 3 e 25
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Tuomas entrò velocemente in casa, infreddolito e stanchissimo…aveva passato quasi dieci ore in auto a causa di quell’ingorgo maledetto.
Senza accendere la luce si tolse il cappotto e gli anfibi lasciandoli assieme alla borsa nell’ingresso e salì le scale, notando la luce soffusa che proveniva dalla porta della camera di suo figlio. In punta di piedi si affacciò e vide Anette addormentata con il capo appoggiato al materasso e la sua copia del Signore degli Anelli aperta lì accanto.
L’ex-tastierista represse uno sbadiglio e si avvicinò, spegnendo la lampada e prendendo in braccio la Bella Addormentata, dirigendosi con cautela nella loro camera e chiudendo la porta con un colpo di tacco. Per un pelo non inciampò in un altro borsone da viaggio lasciato ai piedi del lettone.
Lo scossone fece tornare alla realtà la giovane che realizzò quasi immediatamente la situazione.
“Tuomas!”
“Shhhh…parla piano…” mormorò lui, depositandola delicatamente sul letto “È molto tardi…”
Anette lo prese per i risvolti della giacca, sbilanciandolo e nel giro di un attimo le fu addosso. Lo stava abbracciando decisamente stretto!
“Non respiro!” boccheggiò con difficoltà “Anette!”
“Scusa!” esclamò imbarazzata, sentiva che il viso le bruciava di vergogna. Da quando in qua aveva questi slanci d’affetto?! Le sembrava d’essere tornata adolescente!
Tuomas si torse ed accese la lampada sul comodino, probabilmente per guardarla in faccia. I suoi occhi verdi, decisamente curiosi, si avvinghiarono ai suoi in una morsa letale. Adesso era lei quella che non respirava.
“Ecco…” si costrinse a non stropicciarsi le mani per il nervosismo “…ero…ero preoccupata!”
Lui alzò leggermente un sopracciglio: chiaro segno che non aveva mangiato la foglia.
“Poi...cioè…io…” aveva iniziato ma le parole semplicemente non le uscivano dalla bocca. Avrebbe voluto dirgli che le era mancato, che aveva percepito la sua assenza quando da sola aveva passato le notti in bianco nel letto della camera degli ospiti a Helsinki…le lenzuola avevano conservato il suo profumo. Questo non poteva dirglielo, non riusciva ad ammetterlo nemmeno con se stessa per una dannata briciola d’orgoglio che ancora le rimaneva.
“Lascia stare…” Tuomas scosse la testa con un sospiro, mettendosi seduto e togliendosi la giacca “Andiamo a nanna, dai…”

16 Gennaio 2016, ore 11 e 20
Finlandia, Kitee, aeroporto

Sapeva che quel momento prima o poi sarebbe arrivato…aveva cercato di arrivarci preparata ma non era servito a nulla.
Aveva rimandato la partenza più volte ed ormai aveva esaurito le scuse, per questo quel giorno lei e Joseph stavano in piedi a pochi passi dai metal detector, per salutare Tuomas.
Il sorriso del tastierista non era felice, ma piuttosto rassegnato…allungò Too al bambino e gli scompigliò i capelli riccioluti, strappandogli una smorfia.
“Fate buon viaggio…” disse con calma, senza mostrare quanto in realtà avrebbe voluto che rimanessero lì con lui “Jo, tienimi aggiornato sui tuoi progressi con la tastiera, vuoi?”
“Sì, papà!”
Anette lo osservò, trattenendosi a stento dal mordersi un labbro. Avrebbe voluto abbracciarlo a lungo…ma era terrorizzata dalla reazione che Tuomas avrebbe avuto.
In fondo poteva anche non amarla più…non dopo tutto quello che aveva passato per causa sua.
“Se passi da Helsinki…” tentò lei.
“Verrò a trovarvi.” promise lui sorridendo, ma non con gli occhi.
Una voce femminile stava dando l’ultimo richiamo per il loro volo ed Anette non poté più tergiversare, prese una delle mani del bambino e dopo un ultimo saluto si diresse verso l’imbarco passeggeri.
Non resistette e prima di girare l’angolo, si voltò indietro verso il check-in e Tuomas era ancora lì che guardava dalla loro parte, immobile come l’aveva lasciato.
Quella notte, dopo aver messo a letto Joseph, pianse.

~~~

Aloha!
Hermes è ritornata dopo questo lungo periodo di hiatus!
Ci sarà ancora qualcuno che segue questa storia?
Ho i miei dubbi! ^^”

Purtroppo gli aggiornamenti di DOR subiranno ancora dei ritardi che non dipendono dalla mia volontà. Sorry!
Dato che non so quando posterò il nuovo capitolo, spoilero…xD
Il prossimo sarà lievemente comico e zuccheroso, POV Anette e vi raccomando di leggerlo ascoltando ‘The heart asks pleasure first’ che ormai sta diventando un tormentone sulla mia autoradio insieme al nuovo disco -___-“

Un grande grazie a CrystalRose che continua a recensire e non si scoraggia per questi spaventosi tempi d’attesa! xD

Alla prossima, spero presto…
Hermes

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Capitolo 33
*** 33 ***


29 Gennaio 2016, ore 8 e 40
Finlandia, Helsinki, Opera Bar

Anette guardava fuori dalla vetrina, immersa nei propri pensieri.
Il giorno prima lei e François si erano messi d’accordo per trovarsi lì.
Il ragazzo compiva ventotto anni suonati quel giorno e non poteva non fargli gli auguri!
Si era svegliata presto, senza l’aiuto della sveglia…a dire la verità non era riuscita a chiudere occhio dalla sera precedente.
Aveva fatto sogni discordanti. Nostalgici.
Pieni di momenti che aveva dimenticato perché le ricordavano i suoi errori e la sua mancanza di fiducia in Tuomas.
Le succedeva spesso ormai.
Quel mattino poi lo specchio le aveva fatto proprio la pernacchia, mostrandole un Anette giù di corda come non si era mai vista. Aveva riparato al danno con un po’ più di trucco ma quell’aria da cane bastonato le era rimasta ed anche Joseph l’aveva guardata un po’ disorientato mentre lo accompagnava a scuola.
Un paio di volte alla settimana poi lasciava che Jo dormisse assieme a lei, in qualche modo il corpicino caldo del suo cucciolo la confortava almeno un po’.
All’inizio era anche andata in erboristeria in cerca di un rimedio alla sua insonnia, ma non era cambiato niente…per il nervoso aveva buttato via la scatola della tisana e tutto il suo contenuto appena dopo una settimana!
Stentava a credere che il Natale passato a Kitee ne fosse la causa, ma quei sogni le erano parsi così reali…

Il camino acceso era l’unica fonte di luce nel salotto, fuori era scesa la sera da un bel pezzo ma nella casa sull’isola fervevano gli ultimi preparativi…
“Okay…il tuo party d’addio al celibato è escluso…” disse, tracciando una riga su una voce della lunga lista che teneva in mano. Tuomas, alle sue spalle dette un’occhiata poi scosse la testa, continuando ad intrecciarle i capelli.
“Non capisco perché vuoi la mia opinione…a me sembra che le tue idee siano piuttosto chiare…”
La cantante alzò gli occhi – per l’ennesima volta quella sera – “Kirsti non te l’ha mai spiegato che il ‘Grande Passo’ è una pietra miliare nella vita di una donna? E che dovresti esserci tu all’altare ad aspettarmi?!”
“Ne ho sentito parlare, sì…” il ghigno del tastierista era uno spettacolo “Marco mi ha assicurato che mi darà il cambio se ci sarà bisogno…da cosa mi hanno raccontato lui e Jukka la funzione è parecchio noiosa!”
Anette gli mandò uno sguardo impregnato di sufficienza, poi gli fece una linguaccia e si rimise a scorrere la lista.
Tuomas sorrise, fermando la treccia con un elastico e tirandosi lei al petto, in un abbraccio.
“An…ti stai dimenticando una cosa importante…”
“Sarebbe?” replicò la donna, mordicchiando la punta della biro.
“I ragazzi possono anche trascinarmi in un locale pieno di ignude grazie femminili…non mi fa né caldo né freddo.”
“Raccontamelo quando mi abbandonerai all’altare dopo essere scappato alle Maldive con una di quelle!”
“Che fiducia!” borbottò lui con un gocciolone prima di prendere un respiro “In una stanza piena di donne, sei l’unica che riesco a mettere a fuoco, An. Pensavo l’avessi capito…”
“Diciamo che lo speravo Tuom.”
Il moro sorrise e strofinò la guancia contro la spalla di lei, teneramente.
“Questo però non riporta in auge il sordido programma della tua ultima notte da scapolo…”
[…]
Non avrebbe dovuto essere già fuori dal letto a quell’ora…soprattutto quel giorno.
Si risistemò la camicia del tastierista, distrattamente.
Tuomas dormiva nel letto, con un sorrisetto inconscio che gli piegava le labbra e che l’aveva fatta arrossire come una scolaretta quando si era svegliata.
La neve caduta il giorno prima non aveva superato la spanna e quel mattino il cielo si presentava di un delicato grigio perlato, tipico dei primi di Dicembre.
Anette si riavviò i capelli ancora aggrovigliati, dando un ultimo sguardo fuori dalla finestra ed alle valigie pronte ammucchiate lì accanto. Tornò verso il letto.
S’infilò sotto al piumone, cercando di non svegliarlo.
Tutta quell’oculata attenzione non servì perché Tuomas, senza svegliarsi l’aveva sentita e si era premurato d’imprigionarla in una stretta d’acciaio.
Il cuore batteva tranquillo vicino al suo, lo sentiva attraverso la stoffa sottile.
Si lasciò cullare dal suo respiro, finendo per seguirlo nel mondo dei sogni.
Il giorno prima avevano promesso di essere l’uno il futuro dell’altro.
Ed era la donna più felice del mondo.

Sbattè le palpebre quando si rese conto che una mano le sventolava con insistenza ad un centimetro dal naso.
“Scusa, Anette. Non volevo essere maleducato, ma è da cinque minuti che sono seduto ed aspetto la tua emersione.” François spiegò con un gocciolone.
“Sono un po’ fra le nuvole…” mormorò Anette, prendendo un bel respiro e sorridendo “Allora come va, vecchio mio?!”
Vecchia sarai tu, An!” replicò lui scandalizzato, con un sorriso sotto i curati baffetti “A proposito tesoro…che ti è successo? Sembri appena stata investita da un tram!”
La donna alzò un sopracciglio in un chiaro invito a chiudere quella boccaccia e passare ad altro ma l’amico non era dello stesso avviso.
“Senti, lo so che adesso mi dirai di farmi gli affari miei, ma davvero sono due mesi che siete tornati tu ed il Piccolo Principe…e non ti ho mai visto così giù di corda dacchè ti ho conosciuta!”
“Non sono depressa…” mormorò lei, con gli occhi bassi.
Una cameriera arrivò per prendere le loro ordinazioni, scambiò qualche parola con François e si allontanò.
Anette poggiò sul tavolo un sottile quadrato incartato, sperando di poter deviare l’argomento.
“Tieni…so che ci tenevi ed allora…”
“Sei un tesoro, An. In questo momento però tengo di più alla tua sanità mentale forse dovrei davvero trascinarti ad un appuntamento al buio o- ODDIO, ANETTE!
François era rimasto immobile, senza fiato. Gli occhi a pesce palla incollati alla copertina del vetusto 45 giri che teneva fra le mani. Anette sorrise, poggiando la testa sul palmo della mano ed aspettando che l’amico ritrovasse l’uso della parola
“Buon compleanno, François!”
“È…è la prima stampa del 1941?!” domandò, aprendo la copertina del vinile e guardando con venerazione l’autografo di Maria Callas “Tu devi essere fatta santa. Dico sul serio!”
La cameriera era tornata con i loro cappuccini e François, mantenne il suo nuovo tesssoro a distanza di sicurezza, incartandolo di nuovo.
“Sono contenta che ti piaccia…” commentò lei con un sorriso.
“Mi piace?! Vuoi scherzare, An?! Se non fosse sconveniente direi che ti amo!” esclamò, accarezzando la carta regalo accanto a lui con devozione.
“Sconveniente?”
Toc-Toc! Torna fra noi, cara. C’è qualcuno che tiene a te più di quanto immagini…” rispose, portandosi alle labbra la tazza con un sorrisetto “…e non ho alcuna intenzione di rimediare un occhio nero!”
Anette lo guardò interrogativa e François alzò gli occhi al cielo.
“Guarda che l’ho vista la fede di Tuomas! Non mi dire che non l’hai notata!”
“Sì ed allora?”
L’uomo si coprì gli occhi con una mano dalla disperazione, l’ex-solista si sentì costretta a continuare “Non capisco dove vuoi arrivare, François.”
“Un uomo non tiene la fede al dito per tutto questo tempo senza un motivo, tesoro. Tuomas non mi pare il tipo di persona capace di indossarla ed avere altre donne.” François aveva preso un tono serio.
Anette arricciò la bocca in una smorfia, voltandosi dall’altra parte… François riusciva sempre a fare centro senza margine d’errore!
“Non mi interessa la sua vita privata!”
“Davvero molto altruista ma non insultare il tuo cuore, An.” lo sguardo dell’amico si era rattristito, osservando il suo sforzo per non scoppiare.
“Va bene, lo ammetto! Mi rode questa cosa, okay?!” disse a denti stretti lei, allontanando il cappuccino, improvvisamente il suo stomaco si era chiuso “Cosa mi consigli di fare quindi?”
“Il dottore ti prescrive un paio di telefonate serali alla settimana con Mister Holopainen per accorciare le distanze, tesoro. Ed almeno una giornata al mese di beauty farm con me! Cara, hai una cera da far paura…il tuo marituccio scapperebbe a gambe levate se ti vedesse così!”
I due si fissarono per un po’ in silenzio poi scoppiarono entrambi a ridere.
“François sei proprio un bel tipo.”
“Grazie, me lo dicono tutti!”

29 Febbraio 2016, ore 21
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Quella sera Tuomas alzò la cornetta come al solito, convinto che dall’altra parte ci fosse Joseph…invece no.
Per la sorpresa, la tazza di caffè bollente gli scivolò di mano ed impattò con i pantaloni della sua tuta.
L’urlaccio di dolore si sentì fino a Casa Holopainen dove Pentti si grattò la testa ed alzò gli occhi dal quotidiano.
“Mi sembrava di aver sentito-”
“No caro…è solo il cane che ulula alla luna.” rispose Kirsti soprapensiero mentre lavava i piatti.
[…]
Un’ora dopo, ad Helsinki, Anette aveva appena messo a letto Joseph ed era tornata in camera sua.
Stava per andare a dormire anche lei quando l’occhio le cadde sulla scrivania vicino alla finestra.
Esitando, mise le mani sul pomello del primo cassetto e tirò.
Il legno scivolò senza rumore rivelando tutta una serie d’oggetti lasciati lì e dimenticati: foglietti, vecchi braccialetti, un temperino, alcune matite spuntate, un paio di foto sotto le carte…quello che si dice un caos organizzato.
Alla luce della lampada iniziò a svuotare il cassetto del suo contenuto finchè non riuscì a raggiungere il fondo con la punta delle dita. Anette corrugò la fronte, sperando che Joseph non ci avesse curiosato…
Dopo alcuni tentativi il suo indice entrò in collisione con qualcosa di piccolo e freddo, la donna tirò un sospiro di sollievo.
Tirò fuori la mano, trascinando con se la catenina che aveva nascosto lì anni prima.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Le foglie d’argento erano diventate opache per la polvere ma non si erano annerite, ci passò sopra il pollice e tornarono a risplendere come quando le aveva viste per la prima volta.
Rimase lì seduta a riflettere per un po’, rigirandosi in mano la catenina.
Quando si era promessa di ridarlo a Kirsti non l’aveva fatto…aveva avuto troppo significato per lei.
Era il simbolo di qualcosa in cui aveva creduto.
Certo, non avrebbe avuto la sfacciataggine di rimetterselo al dito senza una buona ragione ma…
Ikuisesti
La donna accigliata rivoltò l’anello verso la luce, scrutando l’interno della fascia…
Non aveva preso un abbaglio, c’era davvero una parola incisa.
Ci passò il polpastrello sopra, sorpresa di non aver mai notato prima quella piccola scritta.
Sorrise, divertita. In più i due anelli a quel punto formavano una frase di senso compiuto!
Fece scattare il fermaglio e lo riagganciò dopo aver fatto passare la catenina attorno al suo collo.
L’avrebbe portato così per il momento.
Ammirò ancora una volta il delicato intreccio poi spostò la catena sotto il pigiama, spense la luce e si infilò sotto le coperte ancora con il sorriso sulle labbra.
Nel buio due parole si trovarono fianco a fianco.
Ikuisesti, Tuomas.

Home inside but lost for life.
Human heart longing for love,
slave to the toil this mortal coil.
The strife, the suffering, the void.
Nightwish ~ The Heart Asks Pleasure First

~~~

Dottore: Su, mi dica trentatrè da brava...
*Hermes lo guarda male*

- Fine del Non-sense -

Okey...le mie assenze giustificate sono finite e dovrei tornare ad aggiornare un capitolo alla settimana d'ora in poi, sperando di non cadere vittima di blocchi d'autore o da fuori programma inaspettati...prometto che ce la metterò tutta! ^^
Un capitolo della serie ‘Friends will be friends’ alla Queen…e sì sono tornata!!!xD
Spero che non vi abbia annoiato troppo ma François è uno di quei personaggi usciti fuori dal nulla che alla fine diventano quasi di casa anche se non c’entrano un fico secco…come sempre aspetto i vostri commenti!
I due flashback in corsivo sono uno pre-matrimonio ed il secondo subito dopo, chiamatela un’aggiunta dell’ultimo minuto. =D

Sarà meglio che faccia una piccola nota sui fantomatici due anelli…
L’anello di fidanzamento d’argento non esiste, me lo sono immaginato e per ora ha trovato casa solamente nella mia mente malata perché non sono capace nemmeno a disegnare un fiorellino a mano libera. -_-” Su questo si trova la parola ‘Ikuisesti’ che - da cosa mi dice papà Google - in finlandese vuol dire ‘Per sempre’.
La fede è d’oro, comune a tante altre col nome dell’altro coniuge scritto sopra.
Diciamo che ho cercato di creare una specie di ‘messaggio subliminale’ ad uso e consumo d’Anette…la poverina iniziava a farmi leggermente pena. ^o^”

Si ringrazia CrystalRose per il suo commento al capitolo precedente! ...proposito come ti sembra la mia rivisitazione di 'The Heart...'? Piaciuta? Aspetto la tua con ansia...xD

Passo e chiudo, miei tesori...alla prossima settimana!xD
*Hermes si sfrega le mani pensando alla belle sorpresine che ha in serbo per voi ignari lettori*

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Capitolo 34
*** 34 ***


6 Giugno 2016, ore 14 e 35
Finlandia, Helsinki, Aereoporto, arrivi nazionali

Non poteva stare ferma…non ci riusciva.
Quel maledetto aereo sembrava non volesse atterrare mai!
Era infantile ma stava facendo avanti e indietro da un quarto d’ora, lanciando occhiate alle doppie porte dal quale uscivano i passeggeri.
Joseph era ancora all’asilo…sarebbero passati dopo a prenderlo.
L’occhio rimbalzò sulle porte che si erano appena aperte per fare passare una ventina di adolescenti, ad occhio e croce in gita scolastica e dopo quella carovana rumorosa intravide un uomo alto, con un paio d’occhiali da sole, uno zainetto ed un borsone in spalla che cercava di appiattirsi i capelli sparati in tutti le direzioni con le mani…probabilmente si era addormentato durante il volo!
“Ciao.” la salutò con un mezzo sorriso “Aspetti da tanto?”
“No.” negò lei, cercando di arginare la propria felicità che le urlava a gran voce di andargli incontro ed abbracciarlo stretto. Ricordava qualcosa d’analogo che era successo anni prima…ma all’epoca stavano ancora felicemente assieme “Dovremo sbrigarci però…l’orario delle visite in Maternità è tassativo.”
In meno di un quarto d’ora raggiunsero l’ospedale cittadino e si unirono a Marco, Manki ed ai ragazzi per festeggiare la nascita dei gemelli del bassista, entrambi maschi.
Anette aveva portato con se un mazzo di fiori per l’occasione e passarono insieme un’ora allegra. Era stato talmente facile che aveva dell’incredibile, vedere Tuomas che scherzava e rideva come ai vecchi tempi.
Alle quattro salutarono il neo-padre, ancora tutto disorientato per l’evento, e recuperarono Joseph dall’asilo.
Il bambino corse loro incontro e si lanciò su Tuomas, entrambi contenti di rivedersi dopo sei mesi di telefonate serali.
Tornarono a casa per permettere all’ex-tastierista di farsi una doccia e Joseph si unì al gruppetto di bambini che giocava nel cortile dietro al palazzo.
Anette stava in cucina, mentre dalla finestra aperta ascoltava gli schiamazzi giocosi e riempiva meccanicamente con un cucchiaino il filtro della macchinetta del caffè…per sei mesi interi aveva aspettato quel momento. Non sentiva nulla.
Per sei mesi si erano sentiti due volte alla settimana, si era abituata di nuovo al suono della sua voce…gli aveva pure raccontato parte delle sue giornate, dell’aiuto saltuario che dava a François con il teatro ed anche di alcuni episodi divertenti…ma qualcosa era mutato, inesorabilmente.
Non perché fosse lei ad aver cambiato idea, non era accaduto niente di tutto questo…solo che Tuomas le sembrava più freddo, più distante. Come se per lui…
“Buona idea…”
Sobbalzò e si voltò, incontrando il suo sguardo.
“Avevo proprio voglia di un caffè…” continuò Tuomas, avvicinandosi ed accendendo la sigaretta che gli pendeva dalle labbra. Si era cambiato in maglietta e pantaloncini, i capelli umidi sciolti. Uscì sul piccolo balcone, dando un’occhiata al gruppo di bambini lì sotto.
Anette accese la macchinetta senza una parola, cercando qualsiasi cosa da fare purché la tenesse occupata, Tuomas però non sembrava dello stesso avviso…
“Quando chiude l’asilo?”
“Questo giovedì…”
“Verrai a Kitee?”
“Pensavo che fossimo d’accordo per partire sabato.” rispose, mentre Tuomas spegneva la macchinetta gorgogliante. Anette lo guardò estrarre dal mobile due tazze e passargliene una, dopo averla riempita “Ci sono problemi?”
“No.” Tuomas era tornato sul balcone, non aggiungendo altro.
Lei lo raggiunse, seguendo il suo sguardo che toccava Joseph, nascosto dietro un’auto per non farsi scoprire.
“Ha iniziato ad ascoltare i nostri cd…una sera si è messo a frugare in salotto finché non li ha trovati. Ero in cucina che guardavo la tv, ad un certo punto l’inizio di Stargazers a volume inaudito è partito come una bomba dal salotto…all’inizio credevo che avessero fatto brillare un ordigno.” gli disse di punto in bianco “Adesso li ha sequestrati e li tiene in camera…ne è geloso e non mi perdona il fatto di non averglieli fatti ascoltare prima.”
“Qualcosa da me avrà pur preso…” commentò Tuomas con un sorrisetto, aspirando l’ultima boccata “Gli hai detto chi canta?”
“L’ha chiesto…” scoccò un’occhiata nella sua direzione “…lo sai che la colonna sonora degli ultimi sei mesi sono state le tue parti alla tastiera?”
“Sì, mi è arrivata voce…ma non hai risposto alla mia domanda.”
“Un giorno c’era mia madre e Century Child girava a tutta birra…Joseph ha rivolto quella domanda a Bea e lei gli ha letto i credits del libretto.” spiegò lei, appoggiandosi alla ringhiera “Non ci ha creduto finché Marco non gliel’ha giurato sul Signore degli Anelli…”
“Che scena…” Tuomas ridacchiava, con una mano sulla faccia.
“Sei stato tu a mettergli la pulce nell’orecchio?” domandò critica Anette.
“Gli ho solo detto d’ascoltarli…non sapevo se gli sarebbero piaciuti.” si difese cauto “Possono essere molto istruttivi per un musicista!”
“In verità, Tuomas…se fossi un tastierista alle prime armi ed ascoltassi Oceanborn, mi verrebbero i crampi alle mani!”
“Su questo ti do ragione…” il sorriso di lui si era trasformato in un ghigno “Ma potrei dire lo stesso sulle parti vocali, An.”
“Devo prenderlo per un complimento?” obbiettò lei.
“Nonostante fossi fuori registro per metà album, sei stata fenomenale…quindi direi di sì.”
Rimasero a fissarsi per un po’ prima che Anette scuotesse la testa e tornasse dentro senza una parola.

8 Giugno 2016, ore 19 e 42
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Il basso tavolino del salotto era sommerso sotto una quantità industriale di pennarelli colorati, sul pavimento era stato spiegato per bene un grosso foglio di carta e lui, Joseph, Anette e François erano sdraiati tutt’intorno.
Le maestre avevano deciso di assegnare ad ogni bambino un disegno da fare per la fine dell’anno scolastico stile collage ed appenderlo poi il giorno dopo nei corridoi della scuola tipo una mostra. Peccato che Joseph se ne fosse completamente dimenticato fino a quel momento.
Così erano finiti lì tutti e tre – pardon, tutti e quattro – ad aiutarlo.
François era passato a metà pomeriggio per fare due chiacchere con Anette, poi era rimasto sotto diretta richiesta di Joseph che l’aveva praticamente obbligato ad aiutarlo.
Era quasi ora di cena e fece scorrere lo sguardo sulla carta coperta di colori vivaci…non c’era che dire, quell’amico di Anette era veramente bravo con il disegno e stava venendo un ottimo lavoro.
Tuomas si sfregò le dita in un pietoso tentativo di portare via tutte le varie macchie di pennarello, ma ovviamente non ci riuscì.
In quella Anette finì di colorare la pinna della sua sirenetta e battè le mani, alzandosi.
“Okay…qui si fa tardi, vado a prendere qualcosa da asporto? Rimani a cena, François?”
“Ah-ha…mica posso lasciare il piccolo principe nel momento cruciale per la riuscita della sua opera d’arte?” rispose lui con un sorrisetto mentre il bambino ridacchiava al suo fianco.
“Allora vado fino all’altro isolato e torno con del cinese…” Anette frugò nella sua borsa, estraendo un mazzo di chiavi ed uscì.
Ecco…il momento che avrebbe voluto a tutti i costi evitare era arrivato. Pensò Tuomas.
Stava finendo di ripassare i contorni del suo atollo caraibico, dove una riconoscibile Perla Nera si era messa alla cappa fra le onde di un blu cristallino, ignorando la presenza dell’uomo lì vicino che scherzava allegramente con il bambino.
Inutile negarlo, quel François per lui era un perfetto estraneo ed il rapporto che aveva con suo figlio lo irritava a dir poco.
In più Anette sembrava starci bene assieme…avevano ridacchiato per due terzi del pomeriggio.
Strinse le labbra e tappò il pennarello, rialzandosi in piedi.
Non voleva pensarci alla possibilità che…proprio no.
“Dove vai, papà?” domandò Joseph incuriosito.
“Ho finito, campione…vado fuori per un po’.” detto quello si diresse in bagno per lavarsi le mani, poi entrò in cucina portandosi dietro il posacenere che posò in precario equilibrio sul balcone.
La prima aspirata di tabacco fu un toccasana, si sentiva un fascio di nervi.
Scandagliò la strada sotto di lui, senza vederla…almeno fino a quando non avvistò due adolescenti che cercavano di mettere su famiglia su una panchina nel parco lì vicino. Quella vista – che in fin dei conti non aveva niente di strano – lo innervosì ancora di più, tanto che si voltò verso la finestra, appoggiandosi di schiena al parapetto ed aspirando forte dalla sigaretta, riducendola ad un mozzicone nel giro di poco.
Di male in peggio.
Joseph e François preparavano il tavolino della cucina e quando il bambino si sedette davanti alla Tv, il baffetto-perfetto ebbe la splendida idea di raggiungerlo.
Tuomas accese una seconda sigaretta, prevedendo che ne avrebbe avuto molto bisogno di lì a poco.
Il giovane però non sembrava dell’idea di dargli fastidio piuttosto gli sorrise amichevolmente e si appoggiò alla ringhiera.
“Non sei poi così male nel disegnare…” commentò semplicemente.
“Non dirlo solo per farmi piacere.” replicò il tastierista, senza guardarlo.
Passarono un minuto in silenzio, Tuomas si accese la terza sigaretta tanto per fare qualcosa e per poco non si bruciò con l’accendino quando il tono serio dell’altro lo sorprese.
“An mi ha raccontato come vi siete lasciati…” François passò sopra alla sua occhiata minacciosa e continuò “Abbassa l’ascia di guerra, bello mio. Voglio solo sapere se hai un qualche piano per quando sarete a Kitee sulla vostra idilliaca isoletta!”
Tuomas fece tanto d’occhi a quel personaggio, non comprendendo da che parte stava…
L’altro dal canto suo gli lanciò un’occhiata, interpretando la sua espressione allibita nel modo corretto “Odio veramente quello che sto per dirti, Mister Holopainen…ma ho come la netta impressione che tu abbia preso un granchio.”
“…?”
“Sei rimasto uno stoccafisso asociale per tutto il pomeriggio…pensi che abbia delle fette di bresaola sugli occhi?!” François sbuffò, indispettito “Per la cronaca…io ed Anettuccia siamo solo amici. Ecco, l’ho detto, segnatelo da qualche parte perché non lo dirò una seconda volta.”
Tuomas continuava a fissarlo, non sapendo se crederci o far partire una rissa.
“Hey, carino…” il sorrisetto serafico di François – che ormai era passato al piano d’emergenza - gli provocò un inspiegabile brivido “Te l’ho mai detto che mi piacciono i tipi come te?”
La boccata che aveva appena inspirato gli andò di traverso, come tutto il resto.
Iniziò a tossire come un tisico, mentre quel demonio lì vicino lo esortava a smettere di fumare e pensare di più alla sua salute.
Te la do io la salute!
Fatto sta che un paio di minuti dopo era seduto davanti ad un bel bicchierone d’acqua, Anette era appena tornata con una grossa borsa di plastica piena di contenitori di stagnola. La donna lo squadrò preoccupata.
“Tuom…sei tutto rosso in faccia…stai bene?”
François le circondò la spalla con un braccio e disse, flautato “Sta benissimo, tranquilla! Ha solo scoperto un paio di cosucce fondamentali grazie al mio aiuto!”
Maledetto!

To Be Continued…

~~~

Okay questa è solo una parte del capitolo che avevo in mente di postare originariamente…prendetevela con lui che è lievitato nell’arco della settimana!!! =D
La pucciosa scenetta di François è fresca di scuderia, un po’ perché mi serviva a far stare Tuomas-orsetto-geloso sul chi va là ed anche…per la seconda parte del capitolo che posterò la prossima settimana! Sarà un po’ più corto di questo, corredato da un flashback di Tuom.
*Hermes legge dal copione, poi richiude con cautela una mega cassaforte*
Uhm…ormai la scena madre si sta avvicinando al trotto, ma a causa di questa aggiunta dovrò tenervi sulle spine ancora per qualche capitolo! ^^”

Inchino alle recensitrici ovvero petitecherie e CrystalRose (non ci sono più sofferenze per i piccioni, tranqui!xD) che continuano coraggiosamente a seguirmi!
Okay…io scappo, prossimo capitolo tra una settimana!
Buona Pasqua!!!
Hermes

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Capitolo 35
*** 35 ***


8 Giugno 2016, ore 20 e 35
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

La donna – oltre al cinese - aveva anche comprato un biscotto della felicità a testa per tutti, le erano sempre piaciuti quegli affari e Tuomas non si lamentò quando Anette gli sfilò di mano il suo foglietto.
Divenne seria per un momento “Mmmmh…questo dice È più facile maledire una candela che illuminare l’oscurità.
“Profondo…!” commentò François, rompendo il proprio.
“Che significa?” domandò Joseph, il faccino curioso nella loro direzione.
“È un modo per dire che non sempre la strada più facile è quella giusta, bisogna anche sapere quando è il momento di cambiare è prendere il percorso più difficile.” spiegò Tuomas gentilmente, riprendendo il suo oracolo ed infilandoselo in tasca.
“Questo sì che invece è appropriato!” esclamò François con un sorriso, indicando il foglietto che aveva in mano “L’amico in bisogno è una peste.
Anette gli fece il verso con una risata ironica.
“Cosa dice il tuo, An?”
“Vediamo…L’unica costante fin dall’inizio dei tempi è il cambiamento.
Tuomas si alzò, stiracchiandosi “Vado a finire di là…”
Due ore ed avevano finito il mega disegno: ne era venuto fuori uno strano tema marino. Joseph era crollato dal sonno appena dopo e François sparì dalla circolazione, non senza fargli l’occhiolino…pazzo furioso.
Così erano rimasti solo lui ed Anette a riordinare nel salotto.
Si erano inginocchiati per recuperare tutte le matite ed i pennarelli, scambiandosi qualche parola ogni tanto.
“Non sapevo che il tuo amico…” si ritrovò a dire casualmente Tuom, in imbarazzo.
“È per questo che quando sono tornata annaspavi come un pesce fuor d’acqua?” domandò, dispiaciuta “Comunque sì…François è gay, magari leggermente fuori di testa ma è una bravissima persona.”
“Già…”
Con qualcosa di molto simile ad un sospiro di sollievo, acciuffò le ultime matite e le lasciò cadere nell’astuccio sul tavolino, un luccichio attrasse la sua attenzione ed il tastierista si voltò verso sinistra, mettendo a fuoco Anette ancora china nella evidente ricerca di pennarelli perduti sotto il divano. Qualcosa dondolava, uscito dallo scollo della maglietta.
Indossava una lunga catenella al collo e...
…che diceva quel biscotto della felicità?

Non ricordava niente degli ultimi giorni, aveva finalmente deciso di lasciare l’angolo che aveva eletto a rifugio sicuro.
Si era fatto una doccia e sbarbato, facendo accuratamente attenzione a tenere lo sguardo fisso sul proprio riflesso.
Poi era sceso in cucina per dare un’occhiata al contenuto del frigo.
Con un sospiro decise che era meglio fare un giro in città.
Non che avesse molta fame, comunque.
Raggruppò di malavoglia i suoi averi, infilando quasi distrattamente una sigaretta fra le labbra…la batteria del cellulare era morta qualche giorno prima nella piu totale indifferenza da parte sua, non aveva intenzione di riprenderlo in mano per il resto della sua esistenza.
Stava per uscire quando abbassò lo sguardo per far scattare l’accendino.
Gli occhi gli si posarono sul mobiletto dell’ingresso, ed il tastierista rimase immobile.
Qualcosa aveva ripreso a fargli male dentro a quella vista.
Coprì il piccolo oggetto con il palmo della mano.
Non se n’era accorto che fosse lì quando era tornato qualche giorno prima…non sapeva nemmeno come ci era arrivato a casa - in effetti – istupidito come era stato.
Il sole vederlo quel cerchiolino che conosceva così bene, lo uccideva.
In silenzio un altro pezzo di lui se ne era andato.
Cercò di non farci troppo caso, ficcando l’oggetto nella tasca ed uscendo.
[…]
Aveva finito di fare la spesa e camminava lungo il lago con una mano nella tasca della giacca.
Quel rifiuto gli bruciava più delle parole di Anette…più di tutto.
Si sedette su una panchina, puntando gli occhi sull’orizzonte dove scorgeva in mezzo alla nebbia i contorni dell’isola.
Voleva stare solo e cercare di recuperare se stesso a poco a poco.
Di nuovo le sue dita si strinsero sull’anello, ci aveva giocato incosciamente tutta la mattina.
Lo tirò fuori, passando il pollice sopra le foglie.
Lei non l’aveva voluto, riusciva ad vederla mentre se lo toglieva prima di lasciare quella casa.
Quello che era successo non l’aveva ancora accettato, preferendo rifugiarsi in se stesso.
Ma quell’innocente oggetto nel palmo della sua mano rendeva tutto più reale.
Se ne era andata senza l’intenzione di tornare, e lui era finito improvvisamente alla deriva trascinato dalla corrente.
Era in assoluto bisogno di qualcosa per andare avanti o ci avrebbe rimesso il senno a quel punto.
Beh…qualcosa c’era, quel figlio in arrivo.
Quella notizia imprevista l’aveva lasciato con un terrore mortale addosso.
Così piccolo…
Le tastiere non gli parlavano più, era da giorni che non ne toccava una.
Strinse il pugno e si alzò, scuotendo via in un debole tentativo i brutti pensieri.
Non gli andava.
Raggiunse il motoscafo lasciando le borse di plastica e si diresse ancora una volta verso l’interno della cittadina, fino alla vetrina di uno dei tre orafi di Kitee.
Un campanello annunciò la sua timida entrata nel negozio.
“Buongiorno, in cosa posso esserle utile?” domandò un uomo anziano al bancone, mentre lo squadrava da dietro lenti di un paio d’occhiali cerchiati di corno.
Il tastierista si avvicinò e gli tese l’anello che aveva tenuto in mano fino a quel momento, l’altro lo prese studiandolo attentamente.
“È possibile incidere qualcosa nell’interno della fascia?” gli domandò, evitando il suo sguardo.
“Un lavoro mirabile…che tipo di incisione desidera?”
“Una parola, non voglio che si noti troppo. Può farlo subito o ci vorrà del tempo?”
Il vecchio gli chiese un paio d’ore e Tuomas saldò il conto ed uscì, con l’idea di scappare un attimo dai suoi.
L’ombra di un sorriso autolesionista fece capolino sul suo volto.
Anette aveva deciso che non esisteva?
Sarebbe stato al suo gioco infantile, ma solo fino ad un certo punto.

23 Giugno 2016, ore 6 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Dai papà!!! Sbrigati!”
Joseph stava sul molo, accanto al Nightfish, saltellando impaziente come un grillo.
Tuomas era ancora dentro casa che beveva gli ultimi rimasugli del suo caffè mattutino, mentre Anette sbadigliava in completa fase REM.
“Allora…” riassunse lei, assonnata “Pranzate da Kirsti oggi?”
“Precisamente…torneremo verso le tre o le quattro.”
L’uomo si alzò, afferrando il cappello e salutandola con un “Ciao…” appena accennato. Poco dopo sentì distintamente il motoscafo rombare ed allontanarsi.
Anette prese la tazza e l’aggiunse alla lavastoviglie, poi tornò di sopra per farsi ancora due ore di sonno.
Sdraiata sul letto ripensò ad occhi chiusi alle due settimane circa che erano appena passate.
Non le ricordava affatto…
Tuomas sembrava avesse alzato un muro di difesa, quei pochi segnali positivi di sei mesi prima si erano dissolti come fumo.
Dormivano nello stesso letto, sì. Parlavano, sì.
Non riusciva a trovare il punto debole di quella fortezza che si era costruito addosso come una seconda pelle. Stava bene attento a non sfiorarla neanche per sbaglio…
Il giorno dopo era il compleanno di Emppu, ed avevano organizzato una festa. Ci sarebbero stati tutti, doveva trovare il modo di sembrare felice…e non delusa, preoccupata.

~~~

Seconda parte del capitolo…! ^^
Questo capitolo non l'ho betato quindi se trovate errori, fatemi un fischio, please!
Il lungo flashback di Tuom si posiziona appena dopo la scoperta della gravidanza di An e qualche settimana dal suo ritorno a Kitee.
Ho poco da dire sul prossimo…solo che dovrete tenervi ai bordi della sedia! *Hermes fischietta innocente*=D
Non faccio più spoiler di così quindi non fatemi domande tanto non rispondo! E lo faccio per il vostro bene *Faccia di bronzo*

Come sempre si ringrazia chi ha recensito lo scorso capitolo ovvero petitecherie (Ahem...*Hermes sbalordita*...abbiamo gli stessi gusti musicali!) e CrystalRose (la tua attesa verrà premiata nel prossimo chappy...spero vivamente di non aver esagerato...xD)

Spero di poter aggiornare la prossima settimana senza ritardi (purtroppo la vedo dura), casomai non ci riuscissi un grosso abbraccio virtuale a tutti, sopratutto a quelli che saranno al concerto dei Nw a Milano (fortunati!)...mi raccomando non spremetemi troppo Mister Korg e mandategli un bacio anche da parte mia! xD
Vabbè io smonto le tende e vi aspetto al prossimo!
Hermes

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Capitolo 36
*** 36 ***


ALERT:
Rullo di tamburi...
POV Tuomas di ben 1793 parole!
*Hermes si tappa le orecchie mentre i lettori gridano al miracolo con le lacrime agli occhi*
Questo capitolo è stato scritto seguendo una determinata canzone non dei Nightwish…so che ci sono fans di questo misterioso gruppo fra i lettori, quindi vi chiedo umilmente di non fucilarmi! xD
Vi lascio il link alla canzone di sottofondo qui…anche se la conoscete vi consiglio d’ascoltarla mentre leggete…il motivo lo capirete più avanti =o)
Ci rivediamo in fondo al capitolo per l’NdA come al solito!!!

24 Giugno 2016, ore 19
Finlandia, Kitee, Casa Vuorinen

“Ciao ragazzi! Mancavate solo più voi!” il padrone di casa venne loro incontro, abbracciandoli a turno.
“Sai com’è…c’era traffico sul lago…” disse sarcastico Tuomas, facendo scendere dalle proprie spalle Joseph che corse verso Jukka e gli altri ospiti in giardino.
Si unirono ai festeggiamenti, salutando Ewo, Tero, Tapio Wilska, Tony Kakko con i Sonata, Ville Valo, Timo Rautiainen ed i ragazzi, le Indica, i Tarot ed i Brother Firetribe al gran completo…probabilmente la casa era anche piena di gente.
Anette si allontanò verso il gruppo di ragazze sedute sotto ad una quercia mentre lui preferì continuare a girare e parlare con i vari amici.
L’unico assente giustificato era Marco, rimasto a Helsinki con i gemelli, che sarebbe arrivato più tardi…ed un po’ lo invidiava anche se immaginava non fosse per niente facile essere alle prese con ben due neonati. Non aveva avuto quell’occasione…
Lanciò un’occhiata di sfuggita alla combriccola sotto l’albero; Anette si era seduta accanto a Satu e rideva.
Si era raccolta i capelli sulla nuca, li aveva fatti crescere, e portava un leggero vestito di cotone a fiori sostenuto da due sottili spalline che le lasciavano le spalle scoperte. Si sarebbe potuto innamorare di lei all’istante se non lo fosse già stato.
Avrebbe voluto dirle un mucchio di cose da quando era tornata…avrebbe passato ore intere solamente per raccontarle il suo stato d’animo, la paura cieca di farla soffrire…ma conoscendosi non avrebbe aperto bocca da bravo finlandese.
Non era portato per risolvere i problemi a voce…riusciva appena a scaricare la propria frustrazione, sfogandosi sulle Korg che erano tornate nella stanza insonorizzata dopo un’assenza di anni, oppure nel passare la notte a lavorare.
Intanto il barbecue era già in funzione ed aiutò Jukka a mettere su le varie cibarie, distribuendole poco per volta anche agli altri.
Cenarono nel giardino illuminato da alcune lanterne di carta che Satu ed Anette erano andate a scegliere un paio di giorni prima a Kuopio. Tony, Ville, Tero ed Ewo si erano presi il compito dell’atmosfera sonora, montando nel frattempo un impianto da far impallidire. Emppu poi aveva tirato fuori tutta una serie di chitarre e strumenti che aveva in casa.
Nel giro di poco il giardino si era trasformato in una discoteca ambulante e gli amplificatori Marshall tiravano certe schitarrate che avrebbero assicurato una multa per inquinamento acustico se fossero stati in città!
Le jam session continuarono fino a tardi, mentre si alternavano quasi tutti sia al microfono che a suonare. Poi verso le due del mattino lasciarono il posto a cover acustiche meno assordanti dato che quasi tutti i più piccoli erano crollati dal sonno. Il cielo era limpido e non faceva ancora freddo quindi molti si misero a ballare lentamente in coppia.
Era tormentato dal desiderio di andare da Anette ed invitarla, Jukka l’aveva battuto sul tempo ed adesso era sull’improvvisata pista da ballo con Satu.
Bevette il restante del suo bicchiere di vodka, la gola gli bruciò dolorosamente e si avviò verso l’ingresso della casa, salendo i pochi gradini di legno.
Nel salotto stava An che aggiustava una coperta su Joseph, ormai profondamente addormentato.
“Vieni a ballare…?” mormorò timido, sentendosi un perfetto stupido.
Anette sospirò “Ho già ballato con Tony, Ewo e Ville!”
Lo sapeva…li aveva visti…e non gli era piaciuto per niente.
Soprattutto Tony che l’aveva abbracciata più stretta di quanto occorreva.
Si ricordava benissimo che molti anni prima, ai tempi di Wishmaster, lei ed il cantante dei Sonata Arctica erano stati insieme. Una storia decisamente breve e di poco valore, ma abbastanza per farlo ingelosire come un porcospino…almeno tutte le volte che in coppia cantavano Beauty and the Beast sul palco!
“Non con me…” contestò piano. Anette lo guardò scettica…l’ultima volta che avevano ballato risaliva al giorno del loro matrimonio…questo glielo doveva concedere.
“Ok…” gli occhi di lei lo ammonivano ironici “Cerca di non pestarmi i piedi però…”
Tornarono fuori mano nella mano e s’inserirono in mezzo agli altri, prendendo il tempo della canzone che Jonsu e le altre Indica stavano suonando in quel momento.
Sentì le mani di lei scivolargli sulla schiena e fece altrettanto, avvicinandosi ed iniziando a girare sul posto.
Anette teneva il viso voltato da una parte, appoggiato alla sua spalla.
Poco distante vide Ewo fargli l’occhiolino ed Emppu, seduto vicino al fuoco, che aveva alzato un pollice nella sua direzione. Dopo un paio di canzoni passate a ballare in silenzio Tuomas notò qualcosa che non gli piacque.
Jukka aveva messo un braccio attorno alle spalle di Valo, mormorandogli qualcosa all’orecchio.
Ahia…c’è odore di tragedia all’orizzonte!
Ville lanciò un’occhiata nella loro direzione. I due musicisti parlarono per un po’ poi si dettero delle pacche sulle spalle con fare cameratesco. Il cantante degli HIM si alzò, dirigendosi verso il palco e formulando una frase senza parlare verso di lui “Mi devi un favore, poeta!”
Attese che le Indica finissero di suonare poi si fece passare il microfono da Jonsu. Tero si era seduto dietro la batteria e Jukka si era acquattato vicino alle tastiere. Marco, che era appena arrivato, imbracciò una chitarra acustica.
Tutti insieme attaccarono, seguiti da un paio di fischi d’apprezzamento generale.
Tuomas non ci volle credere!
Complottavano pure alle sue spalle!
Intanto Valo aveva incollato le labbra al microfono con il suo tipico tono carico di sentimento, rendendolo pienamente consapevole di se e della donna che aveva fra le braccia.
Mio Dio…quanto le era mancata in quei mesi…
Aveva fatto finta di niente, ma il bisogno di lei anche solo per sentirla o vederla era diventato un vero e proprio tormento.

Just one look into your eyes
One look and I'm crying
'Cause you're so beautiful
Anette condizionata dalla canzone – o forse si era accorta che il suo cuore aveva preso a battere come un tamburo da guerra – lo guardava di sottecchi, timidamente. Quando si accorse che anche lui ricambiava il suo sguardo riabbassò precipitosamente gli occhi.
Sarebbero bastate poche parole per dirle tutto quello che c’era da sapere.
Rimase muto, aumentando la stretta.
Just one kiss and I’m alive
One kiss and I’m ready to die
‘Cause you’re so beautiful
Era a corto di parole….e le poche che gli erano rimaste non osava pronunciarle.
Alla fine cosa importava? Anette era lì con lui, ballare anche solo per il tempo di una canzone gli sarebbe bastato.
Avrebbe conservato quel momento per i giorni a venire.
Desiderava accarezzarle i capelli, darle un conforto.
Trovare un modo per riavvicinarla senza farla fuggire.
Just one touch and I'm on fire
One touch and I'm crying
'Cause you're so beautiful
Non se la sentiva di rischiare, non quando avrebbe potuto intaccare la sua felicità.
Era per quello che la stava tenendo a distanza da quando erano tornati a Kitee.
Non voleva perderla un’altra volta.
Anette fece per allontanarsi, per istinto la trattenne.
La prese per una mano per farla girare su se stessa.
Intravide il suo sorriso triste, la fece piroettare ancora.
Ridacchiò “Così mi farai girare la testa, ballerino provetto!”
Just one smile and I'm wild
One smile and I'm ready to die
'Cause you're so beautiful
La ragazza gli aveva appoggiato le mani sulle spalle mentre riprendevano a ballare sul posto.
Ewo ed Emppu ormai si sbracciavano nella sua direzione in silenzio, per richiamarlo all’ordine.
Non voleva forzare troppo la situazione ma aveva come l’impressione di dover dire qualcosa…
“Sei…sei stanca?” complimenti Tuomas-Dio-delle-tastiere, bella pensata da genio!
“Un po’…” borbottò lei, sempre senza guardarlo.
Non aspettarono la fine della canzone ed Anette andò a salutare Emppu per augurargli la buonanotte.
Tuomas recuperò Joseph ed insieme si avviarono verso il porto in silenzio, nella luce incerta dell’alba.
Adagiò il bambino su un sedile e si mise al timone…loro figlio era talmente stanco che il ruggito del motore non l’aveva svegliato.
Il tastierista si sfilò la giacca e la posò sulle spalle di lei, guadagnandosi un’occhiata stupita, poi fece partire il motoscafo.
Arrivati sull’isola Tuomas prese in braccio il figlio.
“Tu vai, io rimango qui per un po’…” mormorò Anette, mentre lui annuiva.
Un quarto d’ora dopo era di nuovo sceso di sotto con la mezza idea di farsi una tazza di caffè, dormire era – come al solito - fuori discussione…
...Anette non era ancora entrata.
La vide seduta sul molo, la giacca che le aveva dato, la faceva sembrare ancora più piccola.
La osservò per un po’, poi richiuse il barattolo ed uscì, camminando in punta di piedi verso la sua figura.
Si sedette accanto a lei, non sapendo bene che dire…gli occhi d’Anette erano fissi sull’acqua.
“Ti prenderai un malanno se rimani qui…” le mormorò piano.
Anette scosse la testa ma tenne il viso basso. Tuomas lo vide comunque…aveva gli occhi pericolosamente umidi.
“Non fare finta che ti importi, Tuom.” gli aveva risposto con un filo di voce, riuscendo a spiazzarlo.
“Certo che m’importa, An! Cosa cavolo vai farneticando, adesso?!” esclamò accigliato, era così testarda certe volte!
Lei gli lanciò un’occhiata poi si strofinò gli occhi con una mano e si alzò, sospirando “Va bene, ho capito.”
Okay…era ancora sotto effetto dell’alcool o qualcosa gli sfuggiva!
Anette stava entrando in casa e Tuomas si rese conto che quel ‘ho capito’ l’aveva detto con un tono definitivo.
Oh no…no…
Senza neanche pensarci l’aveva seguita, su al piano superiore.
Anette era intenta a rifare le valigie nella loro stanza, non poteva vederla in volto ma non si sbagliava: stava piangendo anche se cercava di trattenere le lacrime, lo capiva dal suo respiro spezzato.
No…quella situazione doveva essere chiarita…ormai non si poteva più far finta di niente, ne scappare.
Chiuse la porta della stanza con le mani che gli tremavano dalla tensione e la gola annodata.
“Non farlo…” la voce di Tuomas era strozzata.
“Non preoccuparti…appena ho finito, tolgo il disturbo e torno a Helsinki.” dichiarò, sforzandosi di suonare chiara “La mia presenza ti dà fastidio.”
“Come fai ad esserne tanto convinta?”
“Dopo due settimane così l’ho capito…l’avrebbe capito anche un’idiota…”
Quella risposta depressa, sconfitta, rassegnata lo lasciò senza parole. Ecco dove portava l’essere introversi fino al masochismo!!!
Le posò una mano sulla spalla, voltandola gentilmente.
Anette lo guardava con gli occhi lucidi ed un sorriso triste che lo faceva stare male.
Si allungò e la baciò, non sapendo come altro comportarsi. Le sue labbra sapevano di sale ma erano di una dolcezza che lo spingeva ad amarla e desiderarla.
“Non voglio che te ne vai…rimani con me.”
Anette gli stava accarezzando il viso, le sue lacrime non si fermavano.
Il resto era storia…
Il resto non contava…
Quell’ora fra la notte ed il giorno era sacra.
Oh and you're so beautiful
My darling
Oh you're so beautiful
You're so beautiful
Oh my baby
You're so beautiful
And you're so beautiful
Oh my darling
Oh my baby
And you're so beautiful

~~~

Okay…il miracolo è avvenuto! xD
Ville Valo (e non solo lui) vorrà staccarmi la testa e buttarla in un’acquitrino per l’uso che ho fatto della sua meravigliosa Beautiful ma l’ho amata al primo ascolto e questa visione notturna di Tuom ed An che ballavano non voleva andarsene, ha soppiantato la versione originale a ragione…^///^
'Sti due poveretti se lo meritavano un momento così dopo tutto quello che gli ho fatto passare =D, diciamo che le mareggiate sono finite ed è ritornata la bonaccia...
Sto praticamente saltando come mamma canguro su un letto di carboni ardenti…è stato un disastro? Vi prego fatemi sapere! QoQ
Un grosso grazie a CrystalRose (ahem, non so se hai visto il 'Making of'...ma io aspetto che Marco e gli altri vengano a trovarmi nel profondo Nord...ed a quanto pare avevi ragione sul tenero tra il nano e Jukka!!!xD) e petitecherie (spero di aver azzeccato la lunghezza del capitolo questa volta!^^).
DOR non finisce qui (anche se questa scena strappalacrime potrebbe essere un buon modo per chiudere baracca e burattini), nei prossimi capitoli vedremo come le nostre tortorelle risolveranno il resto dei loro problemi...ce la faranno? Mah...;)
Io vi saluto qui.
Alla prossima settimana!!!
Hermes

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Capitolo 37
*** 37 ***


25 Giugno 2016, ore 10 e 36
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Nulla si muoveva in quella stanza, a parte Lei.
Guardava il movimento del suo respiro, come ipnotizzato.
Si sentiva vivo. Quel giorno avrebbe avuto il coraggio di attraversare l’ intero lago a nuoto e, date le circostanze, ce l’avrebbe fatta.
Era un sogno? Non voleva svegliarsi.
Continuava a cercarla con gli occhi, come se la vedesse per la prima volta e lei era sempre lì, appoggiata alla sua spalla, il suo braccio che gli circondava il torace.
Avrebbe voluto mettersi a saltare dalla gioia ma per ora si accontentava di farle da cuscino e stringerla a se.
Si era dimenticato il resto del mondo…almeno fino a quando il mondo non bussò alla porta.
“Mamma! Papà!”
Tuomas si voltò con uno sguardo seccato…Joseph non poteva dormire ancora un po’ ?!
Anette accanto a lui si mosse leggermente, ormai sulla via del risveglio.
Presto un paio d’occhi chiari lo fissarono, assonnati ma presenti.
“Chi è che chiama…?” mormorò.
“Tuo figlio.” rispose lui con gli angoli della bocca piegati all’ingiù.
Anette si alzò a sedere con un sospiro e - dopo una breve occhiata - si coprì con il lenzuolo, arrossendo.
“Potresti…potresti smettere di fissarmi?” chiese con un filo di voce, diventando quasi fosforescente mentre parlava. Tuomas alzò un sopracciglio, un ghigno gli si formò sul viso.
“Ti assicuro che non vedo niente di brutto…” esclamò sincero.
Anette non fece in tempo a ribattere che la voce inaspettata di un certo vichingo biondo declamò dal corridoio…
“No, Jo…non entrare che probabilmente sono occupati a farti una sorellina! Lascia fare agli zii!”
Tuomas si voltò verso la porta, spiazzato…come ci era arrivato Marco sulla sua isola?!
L’intervento di Jukka almeno spiegava la traversata del lago.
“An, Tuom…io tra dieci secondi spalanco la porta in qualunque posizione siate!”
Non ne erano passati cinque che la maniglia si stava abbassando ed Anette cacciò fuori un ‘No’ decisamente rivelatore.
Si era districata dal groviglio, avvolgendosi nel lenzuolo e lanciandosi verso l’ uscio, bloccandolo.
“Non c’è bisogno, siamo svegli!!!” boccheggiò “Tesoro…scendi giù…arriviamo in un attimo!”
“Anette…” la miglior voce da saggio di Marco filtrò dalla porta provocatoria “…mi sembri un po’ troppo affannata, sei sicura di stare bene?”
Stava per uscirle un insulto ma Tuomas la batté sul tempo, poggiandole una mano sulla spalla nuda.
“Stiamo benone, Marco…”
“Ok…vi aspettiamo di sotto!” rispose il bassista prima di sentire tre paia di passi scendere le scale.
Anette si lasciò andare ad un sospiro di sollievo e si voltò, trovandosi a faccia a faccia con Tuomas.
Nel frattempo si era semi-rivestito, ed adesso sorrideva, divertito.
“Bella figura…eh?” mormorò lei, decisamente imbarazzata. Dopo tutti quegli anni si sentiva a disagio.
“Non c’è niente di cui vergognarsi…” gli occhi di Tuomas erano…cambiati. Da quando l’aveva rivisto a fine Novembre le erano parsi spenti, privi di un barlume di vita. Adesso erano tornati caldi, pieni di luce…erano più belli di come se li ricordava.

25 Giugno 2016, ore 13
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Adesso che vi siete auto-invitati ed avete scroccato il pranzo…mi spiegate cosa siete venuti a fare?!” domandò Anette mentre ammucchiava i piatti sporchi, ormai rassegnata alla inamovibile presenza di Marco, Jukka ed Emppu dalle sedie della veranda.
L’ultimo era arrivato proprio in tempo per uno spuntino.
“Eh Anette…sei all’oscuro di molte cose!” fece Marco alzando comicamente un dito in alto, il vichingo era un po’ alticcio ma ancora sveglio.
“Sarebbero…?” chiese lei con un sopracciglio alzato.
“Tuomas ha indetto una riunione strategica ieri sera… sta lavorando con Marco ad un progetto e ci ha chiesto aiuto.” spiegò Emppu, con un paio di occhiali da sole tamarri, atti a nascondere i postumi della notte prima.
“Sai An…se non ti conoscessi direi che la nostra presenza qui ti dà fastidio!” buttò lì Jukka con un sorrisetto saccente.
“Certo che le dà fastidio!” esclamò Marco “Non vedi che espressione sognante?!”
Anette, di nuovo rossa come un semaforo dall’imbarazzo, si morse il labbro per mantenere la calma mentre tre paia di occhi aspettavano che desse in escandescenze.
Grazie al Signore aveva una scusa per dileguarsi dalla veranda ma i piatti che aveva fra le mani si depositarono magicamente in quelle di Tuomas che fissava i ragazzi con uno sguardo a metà fra l’ammonitore e lo schifosamente compiaciuto.
“Sgomberate le chiappe…vi raggiungo in saletta tra dieci minuti.”
Con una serie di brontolii si alzarono per salire al secondo piano e rimasero soli per la prima volta da quando si erano svegliati.
Si osservarono per un po’ poi abbassarono entrambi lo sguardo, in imbarazzo. Tuomas si diresse in cucina, seguito da Anette in silenzio.
Mentre le dava le spalle e caricava la lavastoviglie, borbottò
“Mi dispiace per le frecciatine…ma sembra che c’è l’abbiamo scritto a caratteri cubitali in faccia.”
Lei sorrise, fissando la sua schiena “Temo che sia proprio così…”
Tuomas ridacchiò imbarazzato, grattandosi la testa.
Quel silenzio era diventato scomodo, ed il tastierista fece per raggiungere le scale ma si fermò.
“An, ti andrebbe…di stare su con noi?” domandò timidamente, sicuro di sentire un rifiuto.
Lei annuì ed entrarono nella sala insonorizzata ora un ‘pochino’ affollata con cinque adulti e Joseph, seduto su un sgabello vicino alla finestra.
Tuomas raggiunse uno scaffale tirando fuori uno dei suoi famosi quaderni e passandolo a Marco dopo averlo sfogliato fino ad una pagina in particolare.
“È una melodia abbastanza semplice…farà parte di un film di prossima uscita.” commentò con tono professionale “Niente di allarmante…oltre alle tastiere pensavo di aggiungere anche un accompagnamento.”
“Chitarre?” domandò Emppu, un po’ deluso.
“No…” negò l’altro deciso “Guasterebbe l’atmosfera.”
Si era seduto davanti allo strumento e l’aveva acceso, mentre aspettava che Marco finisse di scorrere il testo e gli desse il via.
Guardò di sfuggita Anette seduta accanto a Jukka prima di iniziare a suonare l’ armonia principale, Marco teneva il tempo con alcuni borbottii.
A fine pezzo Jukka si schiarì la gola “Non disprezzo particolarmente il genere ma sembra molto sdolcinata…”
“Proprio per questo pensavo alla batteria.” replicò Tuomas con un sorriso “La voce scartavetrata di Marco farà il resto.”
Seguì qualche prova vocale niente male del barbuto biondo e poi l’organizzazione per lo studio di registrazione. Dopo un po’ d’argomenti vari Marco chiese se il tastierista aveva ancora la sua vecchia chitarra acustica, un’archeologia musicale di almeno dieci anni prima.
Tuomas fece una breve visita in soffitta e tornò con una vecchia e rigonfia custodia polverosa.
La chitarra non era mai stata in buone condizioni ma i due chitarristi iniziarono ad accordarla a turno, rendendola funzionante in meno di dieci minuti.
“Volevo farti sentire questa…” iniziò Marco, occupato a cercare lo stacco giusto “È da un mucchio di tempo che mi gira in testa e non riesco a trovarle un testo.”
La melodia era quella di una ballata lenta, celtica e quasi malinconica. Marco intonava le note cantate senza parole ma il ritmo c’era già e presto quasi tutti interpretarono con un coro diversificato.
Tuomas chiese di ricominciare, impostando il sintetizzatore e suonando con una versione elettronica di flauto.
Jukka li fermò quasi subito, chiedendo se in casa avessero un tamburo o qualche strumento africano che potesse usare e Joseph corse in camera sua dove teneva un piccolo tamburino, souvenir del loro primo tour in Sud America. Il batterista se lo incastrò fra le ginocchia ma prima che potessero fare tutto daccapo Tuomas - ormai in piena fase creativa - si era munito di penna e scribacchiava furiosamente sul suo quaderno, buttando giù quella che sembrava una prima bozza.
Tutti aspettarono pazientemente finché non rialzò lo sguardo, strappò la pagina e la dette a Marco.
“È solo una specie di prima strofa…ma il ritornello mi pare buono…” si scusò Tuomas.
“Che ve ne pare di ‘The Islander’ come titolo?” domandò il bassista.
“Niente male!” esclamò Emppu.
“Potrebbe andare…” commentò Jukka, grattandosi il mento.
“Direi che è perfetto!!!” concluse Anette, eccitata “Se Tuom si aggiunge con le tastiere dà l’idea del dondolio…riesco quasi a sentirlo sotto i piedi!!!”
In quel momento, nel bel mezzo di uno stimolo creativo, nessuno si era ancora ben reso conto di come lavoravano quasi in sincronia uno con l’altro.
Fecero una prova, poi due…alla terza Tuomas aveva aggiunto un’altra traccia pre- registrata ma, a detta di tutti, non bastava ancora e Joseph scalciava perché gli fosse permesso di aggiungersi al gruppo come secondo tastierista in erba!!!
Dopo un po’, Tuomas si fece convincere ad aggiungere un terzo strumento sintetizzato, lasciando che scegliesse il figlio e il risultato li fece rimanere tutti a bocca aperta: una cornamusa!!!
“Joseph sei un genio!!!” disse Anette ricoprendo di baci il figlio, imbarazzato dalle effusioni di sua madre.
Il pomeriggio terminò così e quando l’aria fresca del tramonto passò attraverso la finestra aperta, i tre si alzarono assieme in sincronia. Tuomas ed Anette rimasero un po’ sorpresi e offrirono loro di rimanere per cena ma Marco, portavoce e mente del trio, rifiutò categoricamente.
Al molo Jukka si offrì con una naturalezza sospetta di ospitare a casa sua Joseph quella sera, adducendo la scusa che il bambino aveva da recuperare del tempo con ‘Zio Marco’ e ‘Zia Manki’, ospiti a casa Nevalainen per il fine settimana.
Marco afferrò il piccolo Holopainen e lo parcheggiò dolcemente sulla barca mentre Emppu salutava calorosamente i due, non lasciando loro il tempo di obbiettare. Prima che potessero anche solo dire una sillaba il trio era già partito a tutta manetta con una schiumata sulla superficie vetrata del lago.
Il barbuto bassista si voltò verso di loro, alzando un braccio per salutarli ed Anette non credeva ai suoi occhi ma…Marco le aveva appena strizzato l’occhio!

~~~

Heilà! Ne è passata di acqua sotto i ponti dall'ultima volta...
*Hermes si fa aria con un ventaglio nella calicola*
Il motivo di questa mia improvvisa sparizione sta nel mio computer che ha pensato bene di tirare le cuoia senza preavviso...fantastico no?
DOR ne ha risentito dato che mancano come minimo una mezza dozzina di pagine scritte fitte; il suo prequel non se l'è cavata meglio, un buon terzo del file è rimasto danneggiato senza possibilità di recupero alcuno...che dire, sono alla canna del gas.
Il prossimo paio di capitoli si sono salvati ma non prometto aggiornamenti settimanali, anche perché la mia ispirazione in questo periodo è sterile.
Il bollettino di guerra finisce qui.

Nel prossimo capitolo i nostri risolveranno le loro magagne una volta per tutte! ^^"
La canzone che Tuomas fa ascoltare ai ragazzi è 'While your lips are still red', ovviamente. xD
Nonostante sia passato un'intero secolo ringrazio dal profondo del cuore CrystalRose e petitecherie per aver commentato lo scorso capitolo!

*Hermes corre al pc ed inizia a battere alla tastiera come una indemoniata tirando fuori il blocco delle brutte in cerca di qualche spunto interessante*
Alla prossima!!!
Hermes

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Capitolo 38
*** 38 ***


25 Giugno 2016, ore 22 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

La serata, dopo una telefonata a Satu da parte di Anette, filò liscia come camminare a piedi nudi sugli scogli. L’imbarazzo era ai massimi livelli ed il silenzio non era scomodo…ma qualcosa di molto peggio!
Cenarono con un’insalata, scambiando appena un paio di goffi convenevoli.
A quel punto Anette trovò una soluzione…cercando di affogare, facendosi la doccia!!!
Era decisamente sul piede di guerra, soprattutto con Marco-cerchiamo-di-rimettere-a-posto-le-cose-Hietala…Tuomas faceva finta di niente ma anche lui aveva tutta l’aria di averne fino alla punta dei capelli della premura morbosa dei ragazzi.
Grazie al Dio Acqua Calda, Anette uscì dal bagno molto rilassata e con l’intenzione di andare a dormire. Almeno finché non riconobbe le note del primo pezzo che Tuomas aveva suonato quel pomeriggio.
La porta della saletta era socchiusa e lei sbirciò dentro, sentendosi una ladra. La camera era buia, a parte la retro-illuminazione della tastiera, nascosta dalla schiena di Tuomas. Una lampada da lettura piazzata sul bordo della Korg che formava un alone baluginoso per la stanza.
Le dita di lui si muovevano senza indecisione sui tasti; si chiese da quanto tempo avesse davvero completato quella canzone.
Con cautela spalancò la porta, cercando di non fare rumore e si sedette sullo sgabello accanto al muro. Tuomas era troppo assorto per accorgersi di lei ma a fine melodia le indirizzò un sorriso e continuò a suonare…sembrava quasi che non avesse mai smesso.
“Pensavo che non suonassi più…” buttò lì Anette.
“Ho dovuto fare un po’ d’esercizio per farmi aiutare da Marco…” borbottò lui. Ed entrambi sapevano che era solo una scusa…ma alla ex cantante non interessò.
“Potrei stare ad ascoltare per ore…” ammise.
“Allora rimani…” le propose lui a bassa voce, speranzoso. Quando la vide annuire prese il quaderno che aveva sulle ginocchia e glielo porse con uno sguardo pieno di risentimento e paura. Anette dovette esercitare tutto il proprio coraggio per afferrare quell’innocente quaderno dalla copertina nera…
Non era un gesto simbolico…ma in quell’oggetto il tastierista aveva spremuto tutto se stesso…ed Anette sapeva che Tuomas gli aveva appena consegnato il suo cuore.

10 Agosto 2010, ore 0 e 25
Finlandia, Kitee, ???

Avevano rubato quella notte…
Si erano accampati in una radura senza nome in uno dei boschi di betulle di Kitee, in cerca di un angolo solitario…in cerca disperata di privacy
Johan non aveva dato tregua ad Anette neanche per un secondo quella settimana e la poveretta ormai era sull’orlo di una crisi di nervi. Non mettiamo in conto gli ultimi tre concerti prima di quella pausa estiva e la vita forzata di gruppo…bisognava staccare!
Così di comune accordo con il suo ragazzo in carica (anche se un po’ scettico) avevano preso armi, coperte e vettovaglie.
Erano sdraiati sul plaid a guardare il cielo stellato quando Tuomas passò un braccio attorno alle spalle di lei e chiese con studiato interesse “An…come mai hai rischiato tanto questa notte?”
“Mi pareva una buona idea…” rispose lei, aggirando la domanda.
“E le ronde notturne di tuo padre?”
“Non credo che si sveglierà stasera…” ammise con un sorrisino diabolico.
Tuomas sospirò rassegnato, pensando già che avesse avvelenato il parentado.
“L’idea non è stata mia!” si difese lei “Ma di mia madre…”
Grazie alla luna vide l’espressione sbalordita di lui anche al buio.
“L’ho vista mentre aggiungeva alla tazza di tea serale un po’ di valeriana…se vuoi lamentarti fallo con lei!” lo aveva afferrato per la camicia, stropicciandogliela con un adorabile broncio.
“Ricordami di ringraziare Bea…ma non pensavo che sarebbe arrivata a tanto…”
“Lei capisce, Tuomas. Sa quanto sei importante per me.” la sua voce era diventata poco più che sussurro sulle labbra del ragazzo.
Non poteva resisterle…non dopo tanto tempo.

[…]
Anette si era sdraiata sopra di lui, usandolo né più né meno come una scala a pioli…^^
Tuomas era occupato nel coprirla con le coperte in modo che non un lembo di pelle entrasse in contatto con l’aria umida che soffiava dal lago. Sbuffò, indispettita “Non mi verrà niente, Tuom!”
Il tastierista l’occhieggiò serio, incontrando il suo sguardo, e continuò a coprirla.
“Come mai sopra questa volta?” domandò curioso.
“Non- Non volevo guardare il cielo…mi sentirei persa e sola. Preferisco…” e la vide, anche attraverso la chioma bruna, arrossire furiosamente “…preferisco guardare te.”
“Non sei mai stata sola, Anette.” mormorò Tuomas, colpito da quella confessione “Hai sempre avuto il mio cuore.”

26 Giugno 2016, ore 0 e 10
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Finora aveva cercato di contenere le proprie emozioni.
Rinchiuderle in un cassetto dimenticato della propria testa, girare la chiave e buttarla via.
Non poteva, non quella sera, non dopo aver letto le decine – o forse erano centinaia? - di pagine coperte in ogni angolo dalla fitta scrittura di Tuomas.
Una montagna di parole e frasi cancellate, d’emozioni e di giorni che sembravano non avere più uno scopo…tutto a causa sua.
L’odio c’era…era pieno e trasudava da ogni lettera, ma Anette non capiva che apparteneva a giorni passati.
Aveva lasciato un segno profondo in Tuomas ed ora quel dolore la colpì in pieno non lasciandole via di scampo o scuse da porre…non sarebbero mai bastate per rimediare al danno.
La carta sotto le sue dita si bagnava lentamente, l’inchiostro in certi punti stava già sbavando…ma che importava ormai?
Tuomas aveva voluto mettere in chiaro le cose? Farle capire che la notte precedente era stata un errore? Una sua debolezza da uomo del tutto egoista? Beh, ci era riuscito.
Chiuse il quaderno prendendo un respiro profondo, incastrando mentalmente tanti piccoli dettagli...sbagliando.
Il tastierista aveva continuato a suonare per tutto quel tempo e lo stava ancora facendo, quando Anette si alzò, posando il quaderno sul pavimento e uscì dalla stanza con una posa rigida.
Le sue dita si fermarono all’istante. La seguì. Era seduta su un angolo del loro letto, abbracciandosi le ginocchia, il volto nascosto fra le gambe.
Si sedette dietro di lei, avvolgendola stretta con un braccio e scostando i capelli umidi con l’altro, posandole una guancia sulla spalla.
“Come hai fatto a sopportarlo?” la udì appena, ma non ebbe il tempo di risponderle “Come potresti non odiarmi?!”
Tuomas sorrise, lasciò un lieve bacio sulla pelle di Anette, e rimase in silenzio.
C’erano milioni di ragioni che avrebbe potuto elencare.
Appesa al suo collo c’era una catenella dove aveva infilato due anelli che lui conosceva bene. Gli era venuto un colpo quando li aveva visti alcune settimane prima, aveva perso la speranza.
Baciò il fermaglio, prima di prenderlo fra l’indice e il pollice ed aprirlo. Gli anelli scivolarono nella sua mano destra e si alzò solo per inginocchiarsi ed afferrarle la mano sinistra.
Stava per infilarle l’anello di fidanzamento che era stato di bisnonna Holopainen ma prima la guardò: gli occhi di Anette adesso erano lucidi ma asciutti.
Delicato fece scivolare l’anello al suo posto, e questa volta ci sarebbe rimasto, si augurò.
L’altro anello era semplice, senza fronzoli, ma era il più importante.
“Anette…” la fissò intensamente “Vuoi dividere la tua vita con me?”
Le sue labbra tremarono, ed Anette annuì solamente commossa.
Tuomas sorrise, assicurando la banda dorata e posandoci sopra un bacio.
Se quel giorno era iniziato bene…
“Bentornata a casa, signora Holopainen.” mormorò dolcemente, chiudendo gli occhi.
Anette aveva affondato la mano sinistra fra i suoi capelli e l’aveva tirato verso di lei. Rideva e piangeva allo stesso tempo, ma quando l’anello della bisnonna s’impigliò fra le ciocche corvine del tastierista provocando dei lamenti, le lacrime lasciarono il posto alle risate.
Già quando glielo aveva donato, quattro anni prima, Tuomas si era reso conto che l’avrebbe portato alla calvizie prima del tempo!

26 Giugno 2016, ore 11 e 30
Finlandia, Kitee, Casa Nevalainen

L’intera famiglia Nevalainen più ospiti erano seduti nella veranda sul retro della casa. I ragazzi impegnati in una partita di calcio. Da oltre mezz’ora Satu e Manki tenevano alto l’onore di Anette e davano contro ai rispettivi compagni per la loro mancanza di tatto.
Marco – temporaneamente in pausa - si asciugò una goccia di birra sul mento barbuto e rispose a Manki “Non preoccuparti, tesoro…è stato tutto accuratamente soppesato! Scommetto che quei due se la stanno spassando alla grande!”
Il suo capo entrò in collisione con uno scappellotto e Jukka gli fece eco “Scommetto che Anette sta facendo le valigie…!”
Un rumore di passi attirò l’attenzione dei presenti sul vialetto e poco dopo videro i due diretti interessati avvicinarsi, le mani intrecciate saldamente con aria felice.
Tuomas alzò lo sguardo e ghignò “Sganciate una birra, ragazzi!”
Marco saltò in piedi, schioccando un bacio sulla guancia a Manki “Visto?! Cosa t’avevo detto cuoricino mio?! Ed ora Jukka andiamo a rifornirci per il brindisi, su!!!”
Il bassista biondo sparì, non prima di aver dato il cinque al tastierista che dopo aver salutato tutti si aggiunse alla partita di calcetto, sostituendo Jukka.
Anette si sedette, un po’ in imbarazzo, fra Satu e Manki che la occhieggiavano fin troppo meravigliate.
Ci volle poco prima che notassero due vecchie conoscenze saldamente infilate all’anulare della sua mano sinistra.
“Non ci posso credere!” esclamò Satu col sorriso di chi sa “Ho sempre sperato che un giorno sarebbe andato tutto a posto…ma avete superato le mie previsioni migliori, An!”
“Racconta…!!!” la spronò Manki, golosa di particolari.
L’ex cantante si trovò costretta a spicciolare la serata appena trascorsa ma venne salvata dal repentino intervento di Jukka e Marco con le birre.
Dopo l’aperitivo si diressero con Joseph verso la casa dei nonni Holopainen che li avevano invitati per il pranzo domenicale. Anette s’offrì d’aiutare Kirsti in cucina mentre i maschi chiacchieravano in salotto, preparando la tavola. La donna notò solo in un secondo momento gli anelli…ma aveva avvertito immediatamente la differenza appena il figlio più giovane l’aveva salutata con un abbraccio.
Prima di tornare dagli altri toccò le mani della nuora e le sorrise calorosamente “Siate felici…”
“G-grazie…” balbettò Anette, commossa. Kirsti non le aveva chiesto nulla eppure aveva capito lo stesso.
“Nonna!!!” Joseph entrò nella piccola cucina di volata e le tirò un lembo della gonna “Il nonno ha fame!!!”
“Sì, tesoro…io e tua madre arriviamo subito…” e senza un’altra parola uscì fuori dalla stanza con il piatto da portata fra le mani.

~~~

Hermes è di nuovo qui fra voi e vi porta questo capitolino di transizione! xD
Che ve ne pare? Fattibile?
Una parte l'ho dovuta riscrivere nelle mie inesistenti ore libere, ma sono troppo stanca per rileggerlo quindi se ci sono sgorbi grammaticali vi prego fatemi un fischio! xP
A quanto pare la strada si è fatta dritta e spianata...per ora. *Un ghigno diabolico echeggia in lontananza*

Un caloroso ringraziamento alle recensitrici, mi scuso anche per non avervi risposto a suo tempo...ma lo faccio ora! ^^""

petitecherie = sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto (la prima parte in effetti è una delle mie preferite...), l'arrivo dei ragazzi lo vedo un po' come una benedizione ed un ritorno ai vecchi tempi...un metodo anche per evitare scene imbarazzanti fra i due piccioni, ahem lol
Sono davvero sollevata che il pezzo di 'The Islander' sia riuscito, mi ha sempre spaventata parecchio, non ho mai avuto una grande educazione musicale e non so suonare nessun strumento ma ho un amore viscerale per la musica. Cerco sempre di informarmi ma dato che sono una perfetta ignorante il terrore di scrivere delle grandi bufale non mi abbandona mai. ^///^
Proposito François tornerà nel prossimo capitolo e Tuomas avrà la sua vendetta, hehe...sempre che riesca a scriverlo in tempi più brevi di questi!

CrystalRose = Ma LOL...An che si imbarazza ancora, insomma testolina ci hai fatto anche un figlio con lui eh! :)
Ma sai...dopo tanti anni, l'atmosfera, l'estate, il grosso pezzo di finnico sdraiato lì accanto *Hermes tossicchia e si ricompone* a me sarebbe preso l'infarto! xD
Mi chiedi di DPP? Uhmmm...e io ti rispondo...aspetta ferragosto! *Hermes ti lancia un'occhiata significativa* comunque sono riuscita a riscrivere già qualcosa ed alcune parti me le ricordo quasi a memoria, speriamo solo che non mi venga un'amnesia! o.O

*Si inchina*
Posso solo salutarvi ed aspettarvi al prossimo!
Tuommi vi stupirà...stupisce pure me! xD
Hermes

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Capitolo 39
*** 39 ***


28 Giugno 2016, ore 0 e 40
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Le dita di Tuomas non la smettevano di strofinare la superficie sfaccettata dell’anello di fidanzamento, Anette se ne stava beatamente accomodata col capo appoggiato alla sua spalla.
Erano passati solo un paio di giorni ma la notizia della loro, si fa per dire, riconciliazione si era sparsa in ogni dove…almeno fra la comune cerchia d’amici.
“Pensavo…” mormorò lei “…che ne dici se iscrivo Joseph a Kitee per il prossimo anno scolastico?”
“Mmmmh…”
“Potremmo traslocare qui…”
“Mmmmh…”
“Insomma Tuomas! Mi ascolti?!” esclamò lei, seccata, voltandosi per guardarlo. Il tastierista aveva affondato il volto nella sua chioma con espressione serena, un sorriso buffo gli arrivava fino alle orecchie e la fece ridere “Cosa stai facendo?!”
“Sogno…” borbottò lui.
“Perfetto!” sbuffò Anette, incrociando le braccia al petto, ostacolata da quelle di Tuomas.
“Sei sicura di voler traslocare?” le domandò serio e completamente sveglio.
“Sì…a meno che tu non abbia scheletri nell’armadio!” replicò lei con un sorriso diabolico.
“Le mie innumerevoli amanti rientrano nella categoria degli scheletri?”
“Soprattutto loro.” precisò maniacale Anette, ma il suo sorriso tradiva quello che ormai era diventato un gioco senza particolari effetti indesiderati…dove le amanti stavano per le sue Korg.

15 Luglio 2016, ore 12 e 20
Finlandia, Helsinki, Studio Finnvox

Tuomas e Marco chiusero la porta della sala di registrazione, parlottando soddisfatti.
“Allora Tuomasuccio…cosa state combinando tu ed Anettina di bello, soli soletti?! Un altro piccolo Holopainen in vista?” domandò il biondo.
“Non so di cosa parli.” rispose il tastierista, guardando male l’amico.
“Mamma mia…è più divertente una mummia!!! Ti devi sbottonare un po’ ragazzo mio!” si lamentò Marco “A che punto siete col trasloco?”
“Oggi pomeriggio dovremmo finire di inscatolare tutto il necessario.”
“Sei felice come una Pasqua, Tuom, non puoi negarlo!”
Il tastierista annuì, senza parlare.
“Sai…ho un pensiero che mi ronza nella testa…”
“È pericoloso quando pensi Marco…” lo prese in giro Tuomas, guardandolo dall’alto in basso, offrendogli una sigaretta.
“Simpaticone!!!” il vichingo accettò la bionda, accendendola “Comunque è da un po’ che mi sto annoiando…sai il tour con i Tarot è finito da un pezzo. Non che mi dia fastidio sfruttare il tempo libero per stare dietro ad Antto e Miro però...”
Tuomas capiva dove voleva arrivare Marco...capiva e basta.
Si salutarono, promettendosi di rivedersi il mattino dopo per concludere le registrazioni ed il tastierista si diresse a piedi verso l’appartamento di Anette, cercando di non dare nell’occhio.
Ci mise un quarto d’ora abbondante e quando suonò il campanello nessuno rispose.
Cercò il mazzo di chiavi che lei gli aveva dato ed entrò, facendo le scale a due scalini per volta.
Quando aprì la porta dell’appartamento rimase investito da un’ondata sonora sopra la soglia del dolore!
Strinse i denti ed entrò nel salone, spegnendo lo stereo che continuava a rigurgitare i Metallica a volume indicibile. La testa bagnata di Anette fece capolino dal bagno.
“Bentornato! Ti ho lasciato da mangiare in cucina…”
“Grazie.”
In corridoio era assiepata una colonna di scatoloni, fece slalom ed entrò nella stanza, girando la manopola del microonde e recuperando una birra dal frigo.
Mentre attendeva, l’occhio gli cadde sulla pila di buste che Anette aveva recuperato dalla buca delle lettere quando erano arrivati. A quanto pareva aveva iniziato ad aprirle; fra bollette e pubblicità vide un logo che conosceva vagamente e sbirciò dentro, curioso.
Non poteva crederci.
Sfilò i fogli ripiegati e lesse, sempre più inquieto, appoggiandosi al bancone della cucina. Il mittente era François ed a nome del Teatro Nazionale le chiedeva di tornare a lavorare nella compagnia. La data rimandava a metà giugno ma sul foglio non c’erano scadenze.
“Hey…guarda che la tua pasta brucia…” gli fece notare Anette, vicinissima, non si era accorto del suo arrivo.
“Uh…” posò i fogli, lanciandogli un’ultima occhiata che lei intercettò.
“Strano, vero?” disse con un sorriso, prendendo il piatto con un guantone e posandoglielo sul tavolo.
“Accetterai?” domandò Tuomas.
“Non lo so…”
La guardò mentre si mordeva il labbro, indecisa.
Se avesse detto di sì, sarebbe dovuta rimanere a Helsinki e questo significava vivere divisi. Al contrario, sarebbero rimasti a Kitee…tutti assieme.
“An…” si sforzò di far uscire quella frase “Sei libera di scegliere…possiamo sempre trovare una soluzione.”
“Grazie…”

15 Luglio 2016, ore 20 e 56
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Anette era appoggiata al muro nel corridoio dell’ingresso mentre chiacchierava con François del più e del meno.
Tuomas si era offerto di lavare i piatti una mezz’ora prima e lei ne aveva approfittato.
“Sì, sono tornata solo per qualche giorno…” gli stava dicendo vaga.
“Tu mi nascondi qualcosa, cara!” accusò l’amico con un tono divertito “Ha per caso a che fare con il tuo marituzzo adorato?!”
“Ehm…”
“LO SAPEVO!” dai rumori che faceva probabilmente stava saltando di brutto su un materasso “Allora?! Voglio sapere TUTTO! Anche la taglia e la marca dei suoi boxer preferiti, devo premiarlo!”
Se gli occhi sbarrati avessero potuto forare le pareti, a quel punto avrebbero avuto un colonnato al posto di un’appartamento…
François!
“Va bene, va bene! Non voglio saperla la marca, ma il resto sì!!!”
“Non mi pare sia il caso…”
“An! Guarda che io ho contribuito, eh!”
“Sì, hai contribuito a soffocarmelo…”
“Non è colpa mia se è cieco come una talpa gelosa!”
Anette alzò gli occhi al cielo e si voltò, prendendosi un colpo.
Tuomas era lì al suo fianco con un’espressione intensa che sventolava le mani per farle asciugare, e poteva starne certa…dal tono altissimo che François aveva usato fino a quel momento, aveva sentito tutta la conversazione.
“Ehm…François, io ti saluto eh!” cercò di salvarlo Anette.
Tuomas fu più veloce perché la squadrò e gli fece segno con un dito di passargli il telefono, Anette lo guardò pietosa ma il sorrisetto del tastierista raccontava tutta un’altra storia.
Addio François…
“Ciao, sono Tuomas…”
L’uomo dall’altra parte del filo si era zittito di colpo ed Anette sarebbe voluta sprofondare dall’imbarazzo anche per l’amico.
Passò un minuto poi il marito disse con una pacatezza minacciosa.
“Oh beh...cercherò di essere il più conciso ed esauriente possibile allora. Sono una bomba a letto, se è quello che volevi disperatamente sapere. Solo che An ovviamente ci tiene ad avere l'esclusiva!”
Okay…dopo questa uscita stava risalendo l’abisso vertiginosamente per picchiarlo a sangue!
“Tranquillo…vedrò di recuperare il tempo perduto nel migliore dei modi!” ghignava lui!
I due si salutarono ed appena il cordless toccò la base, Anette gli si parò davanti peggio di una furia, tuonando
Hoooolooooopaaaaaiiiineeeeeeen!
“Così sembri una maestrina acida, An.” ebbe il coraggio di commentare l’uomo, mossa sbagliata!
“Forse te la meriteresti una punizione…” replicò lei, affilata come un rasoio “Che ne dici di una settimana di domicilio nella vasca da bagno senza cuscino?”
Il suo sorriso s’incrinò e corse subito ai ripari “Ed io che volevo farti contenta, stasera…”
Dopo attenti attimi di meditazione la sua preda abboccò all’amo.
“Sarebbe a dire?” disse Anette guardinga.
“Stavo proprio pensando che ci starebbe un bel gelato con questo caldo…”
“…” lei aveva alzato le sopracciglia.
“…così mi chiedevo, potremmo andare fino al fondo della via dietro l’angolo…”
“…” la bocca d’Anette aveva iniziato a piegarsi in un tic nervoso.
“…ho sentito che fanno una stracciatella alla menta favolosa, e hanno anche ben sei tipi di cioccolata diversi!” ormai Tuomas doveva trattenersi per non scoppiare a ridere…se Anette si fosse vista!
Infine la poveretta – sconfitta in casa – sorrise e lo colpì sul petto con un debole pugno.
“Tu sarai la mia morte, Holopainen…” borbottò.
“Vai a prepararti donna golosa…”
Anette sparì nella loro camera ed il tastierista sorrise malignamente, guardando il telefono col quale aveva messo a tacere una volta per tutte il baffo-pazzo.
Vendetta, tremenda vendetta...

16 Luglio 2016, ore 21 e 30
Finlandia, Helsinki, Casa Hietala

Manki li aveva invitati a cena quella sera.
Dopo il pasto era arrivato anche Emppu, in città per un side project.
I tre ragazzi avevano scherzato e parlato per una mezz’oretta mentre Manki ed Anette mettevano a letto i gemelli.
Tuomas aveva visto come gli occhi di lei si illuminavano quando era assieme ai gemelli di Marco…e si sentiva strano lui stesso quando gli capitava di fare la parte dello zio.
Anette tornò in sala, Marco le fece segno di sedersi e si schiarì la gola rumorosamente. Tuomas lo guardò scettico.
“Ho fatto una chiacchierata con Jukka oggi pomeriggio…” iniziò il bassista, guardingo.
Abbiamo, vorrai dire.” corresse il chitarrista, agitandosi su un lato del divano.
“C’è forse qualcosa che non va con Joseph?” chiese Anette, preoccupata.
“No, tutto bene, tranquilla.” la rassicurò Marco “Però…ecco…Jukka si annoia.”
Il tastierista alzò gli occhi al cielo…ecco dove volevano andare a parare!
Anette alzò un sopracciglio, chiaramente confusa “Che significa?”
“Beh…parlando ci siamo resi conto che anche io ed Emppu ci stiamo annoiando…” continuò Marco, tergiversando.
“Arriva al sodo!” lo spronò Tuomas.
Cichiedevamosenonpotessimoprovareasuonaredinuovotuttiassieme!” esclamarono velocemente i due, così veloce che era difficile capire più di una parola.
“Temo che dovrai ripetere, Marco.” chiese paziente il tastierista “Magari mettendo delle pause, questa volta!”
“Hai capito benissimo, Tuom!” replicò Emppu.
Rimasero in silenzio per qualche momento. Anette fu la prima a romperlo, teneva gli occhi bassi.
“Potremmo provare…così per divertirci.” mormorò infine.
“Non credo che sia una buona idea…” tagliò corto Tuomas, posando un braccio sulle sue spalle “Siamo fuori esercizio da anni ormai e ci stancheremo presto del vecchio repertorio…”
“Ma…” Anette cercò di obbiettare e Tuomas la fermò sul nascere, evitando di far sapere che aveva materiale in abbondanza per un nuovo disco.
“Non credo che riusciresti a cantare di nuovo di punto in bianco, An…e non voglio forzarti.” concluse il tastierista. Ci fu un minuto di religioso silenzio poi Marco scrollò le spalle con un sospiro.
“Beh…almeno ci abbiamo provato…” disse Emppu deluso.
“Già…” gli fece eco Marco.
L’argomento sembrava ormai sotterrato ma…

~~~

*Hermes annusa l'aria*
Sbaglio o c'è aria di novità?
In effetti sì...=)
Il prossimo capitolo segnerà l'arrivo di DPP!
Un po' mi mancava scrivere della vita di gruppo! *Hermes prende in mano il bloc notes, sottolineando le parti che deve 'reinventarsi' grazie alla morte del precedente HD*

Mille grazie a CrystalRose (tieni la padella a portata, potrebbe servirti!) e petitecherie per aver recensito lo scorso capitolo!!! *Snif* I vostri commenti sono me-ra-vi-glio-si! QoQ
Uhm...alla prossima?
*Hermes si ficca in testa il capello, inforca gli occhiali da sole e scappa nei boschi in cerca di fresco*
Ciao a tutti!
Hermes

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Capitolo 40
*** 40 ***


17 Luglio 2016, ore 9 e 45
Finlandia, Helsinki, Studio Finnvox

Tuomas si stava girando i pollici, nervoso.
Marco l’aveva chiamato, scusandosi, avrebbe avuto una mezz’ora di ritardo.
Era insolito da parte del bassista ma non ci aveva fatto caso. Aveva raggiunto il bar dello studio, prendendo il terzo caffè e dando un’occhiata ad un articolo musicale.
Aveva girato a vuoto poi era tornato nella saletta con la mezza idea di migliorare le proprie parti alla tastiera ma aveva scoperto che erano perfette.
Di nuovo uscito, raggiunse la scala anti-incendio e s’accese una sigaretta. Anche quella finì troppo in fretta.
Quello che i ragazzi avevano detto la sera prima gli girava pericolosamente in testa…e non era un buon segno!
Tornò dentro al corridoio ed aveva appena svoltato l’angolo quando sentì, prima di vederli, le voci di Marco ed Anette.
“Dai An…non è niente d’irreparabile, no?”
“Lo so…però…” lei singhiozzò, come se avesse pianto “Pensavo di riuscirci…”
“Vedrai che con un po’ di studio andrà tutto a posto, piccola!!! Fidati!” la incoraggiò il bassista. I suoi occhi chiari si posarono su di lui “Ciao Tuommi!”
Anette lo fissava sorpresa.
“Che succede?” domandò semplicemente il tastierista, un po’ preoccupato.
“Niente!!!” rispose a voce alta Marco, divergendo la sua attenzione “Ci siamo incontrati per caso e-”
“Inutile mentire.” lo interruppe Anette mentre si passava un fazzolettino sugli occhi leggermente arrossati. Tuomas la guardò e capì che non avrebbe continuato, spostò lo sguardo su Marco.
“Mi ha chiesto di aiutarla con la sua voce.” spiegò sconfitto il biondo.
Rimase in silenzio, sorpreso. La sua reazione venne male interpretata dai due che si guardarono preoccupati.
“Tuom…era solo un esperimento!” dichiarò Anette intimidita.
Il tastierista si guardò intorno, prevedendo che una scena del genere sarebbe diventata uno pettegolezzo gustoso ed aprì la porta della saletta facendo loro segno di entrare.
Quando furono al sicuro si sedette sullo sgabello alla console e fece un respiro profondo.
“Ricapitoliamo…” mormorò, lisciandosi nervosamente il naso con due dita, indicò il bassista “Tu, Jukka ed Emppu non vedete l’ora di ricominciare a suonare…perché vi annoiate…”
Il bassista annuì, un po’ teso.
“Anette.” continuò, guardandola fisso “Ti annoi pure tu?
La giovane arricciò il naso, disgustata da quel gioco di parole “Stamattina ho provato a cantare per la prima volta da quattro anni…!!! Direi che ho poco tempo per annoiarmi se voglio riprendere il controllo della mia gola!”
Tuomas la fissò serio finché lei non scosse le spalle e rispose alla sua domanda “Sì. Se vuoi metterla in questi termini…sento che è giusto. Adesso, tesoro, dicci tu cosa dobbiamo fare…”
Quella era una bella richiesta…
Anette aveva sempre saputo porgli le domande giuste al momento giusto.
La ruota della sua vita aveva ricominciato a girare nel bene e nel male.
Ma quel giorno non sapeva darle una risposta.
C’erano ancora dubbi ed incertezze ma non disse no…ed ai due amici quello bastava al momento.

15 Agosto 2016, ore 13 e 25
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Tuomas aveva chiamato a raccolta tutti i ragazzi più rispettive famiglie per Ferragosto, ufficialmente.
In realtà il sopraccitato Mr Korg era da almeno una settimana con la testa fra le nuvole. Appena erano arrivati Ewo, Toni Peiju, Tero e Jarmo si erano barricati nella saletta delle Korg e non erano ancora usciti dopo una buona mezz’ora…
Anette iniziava ad esser preoccupata…-___-“
“Non sapete proprio cosa stanno architettando?” domandò agli ex-Nightwish, tutti spaparanzati sulla veranda con birra saldamente tenuta nella mano destra.
“Non ne ho la più pallida idea An…” rispose Marco, curioso quanto lei “Quando Tuomas mi ha telefonato per invitarci mi ha solo chiesto di chiamare Toni e Jarmo.”
Emppu e Jukka si aggregarono al bassista con vaghi mormorii d’approvazione.
L’ex-vocalist scoccò un’occhiata alla finestra dove vedeva la schiena gigantesca d’Ewo appoggiata al vetro.
Intanto il fratello di Tuomas grigliava gli ultimi pezzi insieme a Pentti e Joseph.
Tornò al tavolo pensierosa. C’era qualcosa sotto…ma non capiva cosa.
Dopo altri dieci minuti nei quali Joseph aveva attentato all’incolumità d’Emppu con una pinza rovente del barbecue, Tuomas uscì fuori, afferrando l’oggetto contundente e inghiottendo il wurstel infilzato in punta.
Il bambino mise il broncio, fulminandolo “PAPÀ!!!”
“Avevo fame…” si difese timidamente il tastierista, rimettendo l’arma impropria nelle mani del figlio con un sorriso diabolico “Ma adesso puoi infilzare Emppu!!!”
Padre e figlio si scambiarono un sorrisetto perfido ed Anette mise una mano davanti agli occhi per non vedere il povero chitarrista alle prese con il ragazzino. Pochi momenti dopo sentì una mano posarsi sulla sua spalla e un lieve bacio ispido sulla guancia.
“Scusa per il ritardo, tesoro…” le mormorò Tuomas all’orecchio, sedendosi lì accanto ed afferrando un piatto pieno. Ignorò il suo sguardo indagatore ed iniziò a parlottare assieme ad Ewo, inserendosi nella conversazione comune.
Addirittura sua madre lo occhieggiava curiosa…
La pazienza di tutti fu premiata quando Tuomas, spazzolato il pranzo, bevette anche l’ultimo sorso di birra e si guardò attorno.
Jukka, Marco, lei ed Emppu (ancora tutto di un pezzo) gli si erano seduti vicino in attesa che parlasse.
“Che avete tutti…?” tentò innocente. Anette alzò gli occhi al cielo.
“Tuom…non prenderci in giro!” esclamò Marco “Abbiamo capito che qualcosa bolle in pentola!!! Non farci più aspettare!”
Il tastierista sospirò e domandò piano “Ewo potresti…?”
“No no…questo onore spetta a te Mister!!!” replicò il manager biondo, sorseggiando un blue angel.
L'uomo si guardò intorno, raggruppando il proprio coraggio e poi ammise con semplicità.
“Credo, se tutti sono d’accordo, che i Nightwish siano pronti a tornare dalla radura.”
I secondi seguenti trattennero tutti il respiro tanto che si riusciva a sentire il gracidare delle rane e lo sciabordio dell’acqua sulle fiancate delle barche, dopo quello che sembrò mezzo minuto, la bomba esplose.
“SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!” urlò per primo Joseph ed iniziò a saltare come un matto da una parte all’altra del giardino. Presto lo seguirono Emppu, Jukka e Marco improvvisando una danza cannibale davvero poco adulta con colonna sonora. Toni, Tero e Jarmo si improvvisarono giullari mettendosi in testa al gruppetto ed intonando un coro di ‘Perepe-perepepe!’ mimando di suonare la tromba.
I festeggiamenti vennero interrotti da Ewo che lanciò un brindisi alla salute del gruppo, al quale non si sottrasse nessuno…nemmeno i genitori di Tuomas ed i suoi anche se Johan non sembrava così contento.
Facile capire perché…se all’inizio non approvava il compito di vocalist del gruppo della figlia e - in segreto - quattro anni prima aveva gioito della loro rottura, non poteva sentirsi radioso.
Anette non biasimava suo padre…non poteva farlo.
In fondo era stato completamente sincero sui suoi pensieri in proposito fin dall’inizio, la cosa non gli era mai piaciuta ma non aveva mai cercato di metterle davvero i bastoni fra le ruote.
Anche quando Tuomas gli aveva chiesto la sua mano, dopo l’exploit del concerto in Canada, Johan l’aveva guardata a fondo e poi con un sospiro aveva acconsentito. Non l’aveva fatto perché ci credeva ma per amore filiale…le voleva troppo bene per negarle qualcosa che la rendeva felice.
Quel tipo di sentimento lo capiva anche lei adesso, avendo Joseph.
Intanto le celebrazioni continuavano in grande stile e Tuomas iniziò ad illustrare il suo progetto con cura ai ragazzi…era per questo che durante la settimana sembrava così assente, il suo cervello era incapace di staccarsi quando si metteva in testa qualcosa.
L’osservava parlare, tutto animato. Aveva il fuoco della creatività negli occhi ora che la sua idea era stata accettata positivamente e sembrava ringiovanito, come se non fossero passati cinque anni da Once.
Sorrise appena, accettando l’abbraccio di Joseph che si era seduto sulle sue ginocchia per ascoltare attentamente ciò che diceva il padre.
~
Più tardi, quella notte, dopo che Tuomas si fu addormentato sul suo seno, russando appena…pianse.
Non singhiozzava ma le lacrime scendevano da sole lungo il suo volto.
L’avrebbe perso, l’avrebbe di nuovo fatta soffrire…lo amava troppo per negargli ciò che l’avrebbe fatto felice ma…
…la sua voce nel frattempo si era spenta.

~~~

Sì! Non è un’allucinazione!
Hermes è lieta di presentarvi il secondo capitolo in una settimana!!!
È leggermente corto ma sono riuscita a rimetterlo in sesto nel giro di mezz’ora con il copia ed incolla così ho pensato che mi sentivo esageratamente buona questa sera e l’ho codificato solo per voi! =)
Siamo alle porte di una imminente nuova era, i ragazzi esultano ma ‘qualcuno’ ha un problema…
*Hermes schiva una padella Mondialcasa affilata apposta per l'occasione con una mossa elegante poi si ravvia la chioma alla Loki*
Dico in mia difesa che non accadrà assolutamente niente alle due tortorelle, anzi!
*Hermes incrocia le dita dietro la schiena poi sfodera il suo migliore sorrisone innocente*
Per il resto leggerete a suo tempo…perché sono una persona diabolica et mucho sadica! Hehe xD
Come sempre un grande grazie (che sta raggiungendo dimensioni fisicamente incommensurabili, hey siete meravigliose!!! ^^) ad CrystalRose e petitecherie per i loro commenti.
Un inchino lo meritano anche tutti i lettori ‘silenti’ che aumentano progressivamente…pensate che non possa vedervi, eh! Invece vi vedo!!! Un abbraccio anche a voi, toh!

Meglio che la smetta di sparare baggianate e torni a documentarmi sulla musica medievale prima che faccia mattina…sì, ho degli hobby e pure discutibili…;)
Buona serata a tutti!!!
Hermes

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Capitolo 41
*** 41 ***


5 Settembre 2016, ore 7 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Sì…ho capito Ewo…ma non riusciamo ad avere una sessione un po’ più ravvicinata?”
La voce di Tuomas al telefono in salotto raggiungeva forte e chiara la cucina dove Anette e Joseph stavano facendo colazione.
“Lo so che hanno una lista d’attesa!!! Mi prendi per scemo?!”
Joseph roteò gli occhi e mosse la bocca in un ‘Ancora?!?!’, Anette lo guardò male.
“Come sarebbe a dire ‘Pip non ha ancora ricevuto i tuoi demo’ glieli ho mandati quasi una settimana fa!”
La voce del tastierista si era alzata di un’ottava, isterica.
Anette raggruppò la tazza sua e del figlio e le mise nel lavello, mentre Joseph era corso nel piccolo bagno al pianterreno per lavarsi i denti. Ormai era abituata al caratteraccio del marito e non ci fece più caso quando l’uomo marciò in cucina con faccia scura. Si avvicinò alla macchina del caffè e ne versò generosamente nella propria tazza, senza ricevere commenti da Anette.
Non era il caso di spargere benzina sul fuoco…almeno quel mattino.
Era il primo giorno di scuola e Joseph si era trasferito, non senza qualche resistenza, nell’asilo di Kitee per l’ultimo anno.
Il bambino era uscito dal bagno, con un baffo di dentifricio su una guancia ed Anette glielo portò via con un colpo di strofinaccio. Tuomas si era appoggiato al bancone della cucina, in silenzio, sorseggiando la seconda tazza mentre la macchinetta gorgogliava a più non posso.
Il tastierista lì seguì nell’ingresso e salutò Joseph prima di uscire di casa.
Anette aveva tutta l’impressione che, appena avesse acceso il motore della barca, Tuomas sarebbe corso dentro a cercarsi una sigaretta.
“Perché papà si comporta così?” domandò Joseph, urlando sopra al rombo dell’elica.
“Prende le cose troppo sul serio!” urlò lei di rimando, con un sorriso.
Raggiunta la terraferma s’incamminarono fino all’edificio scolastico mano nella mano ed arrivati, cercò di rallegrarlo come meglio poteva: in fondo sarebbe stato assieme a Luna e Niki.
Promise di venirlo a prendere presto, così avrebbero fatto visita alla nonna Kirsti.
Quando il visetto di Joseph scomparì dentro, lei tornò in strada e raggiunse il Caverock Studio di Tero.
Il ragazzo aveva accettato di prestarle una saletta per provare a patto che non la sentisse…non andava matto per i classici, lui.

20 Ottobre 2016, ore 20 e 45
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Nevicava già da due settimane o giù di lì e la scaletta di impegni si era definita.
Tuomas aveva passato la prima crisi maniaco-compulsiva ed aveva ricominciato a dormire come una persona normale invece di esaurirsi sempre di più in un ciclo senza fine.
Joseph nel frattempo aveva sviluppato un’inclinazione per i draghi e di conseguenza si faceva leggere di frequente libri sull’argomento.
Si erano incontrati più volte al Caverock per mettere a punto le canzoni e Marco aveva deciso di includere alla lista anche le due che avevano suonato quell’estate.
A quanto pare Ewo era riuscito a prenotare l’orchestra in Abbey Road per metà Dicembre fino alla vigilia di Natale e Tuomas non vedeva l’ora di partire assieme a Jukka e Tero.
Emppu e Marco avevano già fatto qualche tentativo con le canzoni, uno ai riff e l’altro con i testi…
Tuomas non vedeva l’ora di avere del materiale orchestrale da aggiungerci sopra e moriva dalla voglia di sentire An, ma lei aveva rifiutato di cantare per il momento adducendo la scusa che la sua voce tremava e scartava ancora come un animale impazzito…il che non era del tutto una bugia…
Era molto peggio di così.
Ormai iniziava ad andare in panico. Erano due mesi che provava, prendeva lezioni al conservatorio, e si esercitava ma non succedeva niente.
Continuava a stonare, continuava a mancarle il fiato necessario, continuava a sbagliare.
La sua voce rimaneva approssimativa e limitata, non era capace di sfumarla. Era solo un abbozzo mal riuscito.
Cominciava a credere di dover consigliare a Tuomas di cercarsi un’altra cantante…forse avrebbe dovuto farlo prima che fosse troppo tardi.
Eppure sperava di riuscire…non sarebbe tornata come quella di un tempo, ma doveva provarci.

25 Novembre 2016, ore 9 e 50
Finlandia, Helsinki, Teatro dell’Opera Nazionale Finlandese

“Ragazzi!!! Quella colonna la voglio a sinistra! SI-NI-STRA!” François ripetè con voce forte dal mezzo della platea da dove soprassiedeva i preparativi per la prossima rappresentazione de ‘Romeo e Giulietta’
“E, per carità, abbiate il buon senso di non coprirmi la visuale sulla poltroncina!”
Gli occhi nocciola si spostarono da una parte all’altra del palco poi scattarono in alto alle luci, per poco non gli caddero i baffi e prese in mano la ricetrasmittente mentre un tic nervoso gli deformava il sopracciglio sinistro.
“Baldi ragazzi, lassù…cosa credete di fare?!
Vide i due tecnici delle luci sobbalzare nella penombra e sorrise soddisfatto “Datevi una mossa con quei faretti, voglio il blu più imperiale che riuscite a trovare per le scene in notturna ed il giallo più splendente per il giorno! Voglio che Apollo cada dall’alto solo per ammirare la scena! Al lavoro!
Con le narici frementi di soddisfazione il nostro gonfiò il petto e per poco non rischiò di lasciarci le penne quando una mano gli si posò sulla spalla senza preavviso.
“Kyaaahhh!” si voltò di scatto per vedere chi avesse disturbato la sua ‘atmosfera creativa’ pronto per ridurlo in cenere.
“Ciao, François-sono-nel-bel-mezzo-di-una-delle-mie-crisi-mistiche!” lo salutò Anette con il capo inclinato da un lato e muovendo appena il telefono che aveva in mano “Non arrivavi più ed allora ho pensato bene di venirti a stanare nel tuo reame.”
“Giuro che se lo fai di nuovo ti mordo!” replicò lui, cercando di calmare le pulsazioni “Mi hai fatto prendere un colpo…”
“Addirittura…”
“Tsk! Sai benissimo che non abbandono uno dei miei allestimenti finchè non è perfetto!” dichiarò con aria offesa lui, lasciandosi cadere su una delle poltroncine.
“Infatti ammiro il tuo lavoro per questo.” Anette osservò l’ambientazione Verona del palco con approvazione, poi tornò sull’amico, una ruga le si formò sulla fronte “François…perché sei così teso? Voglio dire…c’è qualcosa che non va?”
“Va tutto alla perfezione!” rispose lui irritato dalla domanda, si era rialzato di botto con faccia scura.
In quella il suo telefono in bilico sullo schienale delle poltroncine prese a suonare Sexyback di Timberlake ed il suo cipiglio svanì alla velocità della luce, lasciando posto ad una faccia aggrondata.
Dopo qualche battuta Anette provò “Ehm…non dovresti rispondere?”
Gli occhi scuri di lui si voltarono lentamente su di lei, poi tornarono sull’oggetto.
Nel giro di tre secondi, François le aveva ficcato fra le mani il telefono con sguardo implorante “Ti prego Anettina, se davvero mi vuoi bene, rispondi tu! Dì che mi hanno preso sotto, o che sono partito per Timbuctù, che c’ho la peste…qualsiasi cosa!”
“Ma Fr-”
Ti supplico!!!” lo sguardo implorante dell’amico la convinse ed accettò la chiamata un po’ titubante.
“Pronto?! François? Ti prego giuro che mi dispiace…io-” la voce maschile era delicata e serica, Anette rimase un’attimo sconcertata prima di interromperlo…lei pensava fosse sua madre!
“Ehm…François in questo momento non c’è, io sono Anette una sua amica. Con chi parlo?” intanto che aspettava una risposta sillabò all’amico un ‘Io ti ammazzo!’
“Oh…” lo sconosciuto dall’altra parte del filo sembrava aver perso le speranze “Mi scusi…io sono David. È proprio sicura che non possa raggiungere Mister Sotkamo in qualche modo? È importante.”
Mister-in-questo-momento-non-esisto fece di no con veemenza, tanto che era quasi tentata di dire sì ma la sua natura benevola prevalse.
“Purtroppo no, è uscito di corsa per alcune faccende ed ha dimenticato il telefono in ufficio…se vuole posso riferirgli un messaggio da parte sua appena torna.”
“Gli dica di richiamarmi e che posso spiegargli tutto. Sono profondamente addolorato per quello che è successo.”
Anette salutò e chiuse la comunicazione, poi strinse le labbra “Da quando in qua sono diventata il salvagente per le chiamate scomode?!”
François sospirò di sollievo, abbassando gli occhi “Sei rimasta indietro con gli eventi…ecco.”
“Non c’è momento migliore di questo per farmi un corso d’aggiornamento…forza signorino, sono tutta orecchi!”
Il baffetto si guardò intorno poi afferrò il suo stiloso cappottino grigio fumo e la prese sottobraccio.
“Andiamo a prenderci un caffè…”

~ Un’ora dopo
“François…tu sei un caso di disastro patologico!
Le spalle del diretto interessato si abbassarono ancora.
Anette fece una pausa, cercando qualcosa per risollevargli il morale.
L’amico le aveva raccontato i fatti che lei si era persa, compreso David ed il perché lui non gli volesse rispondere al telefono.
In breve, i due si erano frequentati per qualche tempo con interesse da entrambe le parti poi…
“Se David ti piace tanto perché quando si è dichiarato ti sei tirato indietro, scomparendo? Sembrava davvero scoraggiato…ergo ci tiene parecchio a te…”
“Non sono pronto per una relazione stabile…non mi piacciono le relazioni stabili!” sbottò lagnoso lui, con il naso affondato nella tazza di tè.
“Sento puzza di scusa, François. Proprio tu che mi hai sempre detto di fare il primo passo con Tuomas quando non volevo saperne!” replicò lei.
“La tua era una situazione diversa…”
“Risparmiami.”
Il baffettino sbuffò forte ed incrociò le braccia.
“Quell’espressione da bambino piccolo non ti si addice, sai…?”
Sotto i baffi curatissimi le labbra di François si abbassarono drammaticamente.
“Senti An…lo so che è ridicolo ma non mi va di vederlo per un po’. È successo tutto troppo velocemente, ed io e la fretta non siamo mai andati d’accordo nemmeno all’asilo.”
Anette scosse la testa comprensiva “Okay…mi basta la promessa che lo sentirai al più presto. Se tutto quello che mi hai detto su di lui ha una decima parte di verità, Fra, allora faresti bene a non perdere quest’occasione ed il bel David.”
L’uomo tirò fuori una linguaccia con un sorrisino.
“Allora…che novità dall’Isola-che-non-c’è?” domandò, facendo sparire un grosso pezzo di cheesecake in un battibaleno.
“Tuom ha finalmente dato fuoco alla polvere ed lavora giorno e notte…devo staccarlo puntualmente di viva forza dalle tastiere per controllare che mangi e si faccia un po’ di sonno! Per il resto-”
Tu come stai, An?” la interruppe con un’occhiata indagatoria.
“Che- cosa vuoi dire?”
“Senti di essere pronta per tornare a cantare?”
Oh…François sapeva essere così franco, la conosceva così bene!
“Beh…mi sto esercitando. È stata una follia mollare tutto all’epoca ed adesso raccolgo i frutti della mia incoscienza.” aveva distolto lo sguardo, posandolo sulla superficie del tavolo.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa, io sono qui. Posso anche metterti in contatto con i migliori insegnanti di Helsinki.” François le aveva preso una mano, stringendola calorosamente “L’importante è che non ti senti lasciata sola a te stessa nel frattempo. Quindi io sono a tua completa disposizione, anche solo per una chiacchierata, An!”
L’espressione del moro era di completà sincerità ed amicizia.
Avrebbe dovuto parlarne con lui…ma non aveva il coraggio di svelare la verità.
Non riusciva più a cantare con il registro diafframatico.

~~~

Sembra che sia passata una vita intera dall’ultima volta che ho ripreso in mano DOR! (aka la scorsa settimana).
Ho avuto dei giorni piuttosto pieni ma questo non mi ha fermato da aggiungere un altro pezzo alla storia, la novità fa capolino in questo stesso capitolo ^^”

Ora, siamo nel pieno del dramma di An ed annuncio al mondo la mia completa ignoranza di termini musicali e quant’altro.
Ho cercato di informarmi e fare del mio meglio ma sono solo umana quindi gli errori sono all’ordine del giorno…chiunque avesse un po’ di simpatia per la poveretta *vedesi me* e scorga degli erroracci degni di un’asino idiota me lo faccia presente, per favore. xD
Si ringrazia a ruota CrystalRose (sorpresina…finisci di leggere le note! =)
Menzione d’onore *ed una mega scatola virtuale di biscottoni al cioccolato casalinghi* da fare a petitecherie per avermi tolto alcuni grandi dubbi! Grazie di tutto! (anche per te vale la sorpresina al fondo se ti va! =)

Adesso, in teoria, dovrei parlare del prossimo capitolo…beh, non stasera! xD
Non avete idea di cosa ho recuperato dal mio vecchio HD negli ultimi giorni…
…ho scritto un'articolo sull’argomento…
e vi interessa
Vi consiglio di ‘navigare’ su questa pagina, e poi mi farete sapere se è meglio che mi cerchi uno psicanalista bravo! xD
Ueee…io scappo e vado al cinema!
Ciao ragazzi!
Hermes

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Capitolo 42
*** 42 ***


28 Novembre 2016, ore 11 e 20
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Era appena tornata, stava seduta sul divano.
La casa era vuota…meno male.
Era volata in città con la scusa di pulire l’appartamento e di far visita a François, Bea e Johan…infatti erano solo delle scuse.
Si strofinò la faccia con le mani, sentendo le dita umide di lacrime.
Non poteva permettersi di far sapere a Tuomas il casino che aveva combinato, ma ogni nodo sarebbe venuto al pettine…ci voleva solo del tempo, e lei non né aveva più. Sospirò rumorosamente, guardandosi attorno senza realmente vedere.

Quel mattino si era diretta all’ospedale. Aveva preso un appuntamento appositamente con il dottore che tanti anni prima l’aveva curata quando aveva subito un calo da stress.
L’aveva esaminata per quasi dieci minuti prima di spegnere la luce forte della lampada e tirare via lo specchietto da dentista.
“Da quanto tempo non si esercitava più sui registri soprano, Signora?” domandò cauto, gentilmente.
“Da anni.”
“Sarò sincero con lei.” iniziò serio.
“Grazie.”
“Le sue corde vocali sono assolutamente intatte, ma questo non significa che può riprendere a cantare opere liriche da un giorno all’altro come faceva in passato. È innaturale. Sforzarsi farebbe solo del danno, capisce? Infatti la sua laringe è infiammata.” si tolse i guanti in lattice, facendo una pausa “Le consiglio di non esercitarsi più per un paio di settimane, così potremo curare la laringite. Quando sarà perfettamente guarita, riprenderà gli studi.”
“Gli studi?” domandò lei, confusa “Temo di non capire…”
“Converrà con me che dopo quattro anni deve riprendere il controllo a poco a poco…non può sperare di recuperare la tecnica dal livello che aveva raggiunto. Deve ricominciare se non da capo, almeno per gradi.”
Anette guardò l’uomo come se fosse un alieno…
Ripartire dall’inizio?!

Un recupero a piccoli passi era fuori dal possibile…ci volevano anni di studi per diventare un soprano professionista e non aveva a disposizione tutto quel tempo.
Grazie all’esperienza forse sarebbe riuscita ad accorciare i tempi, ma non era abbastanza.

28 Novembre 2016, ore 16 e 30
Finlandia, Kitee

Tuomas aveva sfidato il gelo e la neve, imbacuccandosi in un pesante giubbotto, sciarpa e cappello per andare a prendere Joseph all’asilo.
Le poche persone che gli passavano accanto sul marciapiede coperto da uno spesso strato di neve compressa potevano vedere benissimo che era preoccupato.
Lo era davvero.
Un paio d’ore prima, fra una pausa e l’altra al Caverock, aveva dato un colpo di telefono ad Anette, tanto per sapere come se la cavava a Helsinki. La sua voce era suonata fioca.

“Che cos’hai? Ti sei presa il raffreddore?”
“No, Tuom…”

Non aveva aggiunto altro e dopo meno di due secondi aveva cambiato discorso.
Sembrava sconfitta.
Anette non era una donna che si deprimeva facilmente…non rientrava nel suo carattere forte.
Il tastierista immaginava fosse solo un po’ di isterismo a causa delle sessioni imminenti…era un fatto normale, dopo tanto tempo lontano dai microfoni. Al pensarci dava un po’ di matto anche lui.
Il nervosismo tendeva a crescere vertiginosamente se si era soli.
Calò bene la berretta di lana sul capo di Joseph, schiacciando i riccioli compatti che gli ricadevano sulla fronte.
I limpidi occhi verdi del bambino lo scrutavano indagatori, il sopracciglio curvato esattamente come quello d’Anette quando lo guardava critica.
“Pà?”
“Sì?”
“Hai lo stesso sguardo di mamma quando è andata via.”
“Che tipo di sguardo?”
“Ansioso.”
Osservò l’espressione del figlio per un po’, riflettendo.
Poi scosse la testa…anche se i bambini non sbagliavano mai.

18 Dicembre 2016, ore 15 e 22
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Sicura che non vuoi venire?” Tuomas stava controllando di aver preso tutto quello che gli sarebbe servito per andare a Londra da lì ad un paio d’ore, accompagnato da Jukka, Ewo e Tero.
“No. Passerò una settimana da sola con il mio ometto senza interferenze!” rispose ironica Anette, seduta sul letto con un sorriso.
HAHA…” le fece il verso “Davvero divertente…”
Tirò la cerniera lampo del borsone e si sedette accanto a lei, facendo rimbalzare il materasso.
“Cerca di non ficcarti nei guai a Londra…” lo ammonì piano Anette, stirandogli il colletto della giacca quasi senza vederlo “Non posso venire fin là a salvarti.”
“Tu no preoccupa…in fondo ci sono Ewo e Jukka che mi staranno col fiato sul collo, non riuscirò a scappare dalla supervisione adulta di quei due!”
Si guardarono per poi scoppiare a ridacchiare.
“Credi che stia esagerando…?” domandò Anette triste.
“No, dati i nostri precedenti.” Tuomas si grattò il capo, sospirando “Proprio sicura di non voler venire?”
“No, davvero…goditi la settimana coi ragazzi, al tuo ritorno mi troverai qui.”
“Guarda che ci conto!”
Anette sorrise e lo baciò dolcemente sulle labbra, poi annunciò che andava a preparare l’ultimo caffè.
Poche ore dopo l’aereo per Heathrow decollò senza indugi mentre si mordeva nervosamente un labbro…ed adesso cosa avrebbe fatto?!?

21 Dicembre 2016, ore 13 e 31 Inghilterra, Londra, Abbey Road Studios
Tuomas percorreva a grandi passi il corridoio accanto alla loro sala di registrazione.
Se ci pensava gli tremavano le ginocchia…avevano a disposizione un’intera orchestra solo per loro!!!
Era uno dei suoi sogni più reconditi. Sorseggiò distrattamente il caffè, dando un’occhiata ad un poster incorniciato poi entrò nella saletta comandi dove Jukka sedeva sul divano assieme a Pip ed insieme rivedevano lo spartito di una delle tracce. Il batterista l’aveva sentito arrivare ed esclamò incredulo
“Tuom, dimmi che è tutto uno scherzo!!!”
“Cosa…?”
Tredici minuti la prima traccia?! È un mostro!”
“In verità sono quattordici i minuti…poi devi ascoltarla amico…nella mia testa suona meravigliosamente!” rispose il tastierista sognante, prendendo posto sul divano.
“Perfetto…siamo a posto! Pip chiama l’ambulanza qui abbiamo bisogno di uno specialista!!!” scherzò cupo Jukka “Cambiando discorso, come va a casa? Telefonato ad An?”
“Sì…non c’è e ha spento il cellulare. Riproverò dopo pranzo…probabilmente si sta esercitando e non vuole essere disturbata.” rimuginò lui, pensoso, portandosi alle labbra la tazza e svuotando il contenuto come se fosse acqua fresca.
Quella scusa non lo convinceva anche perché gli mancava Anette e dopo tre giorni avrebbe voluto sentirla, almeno per telefono…

21 Dicembre 2016, ore 13 e 33
Finlandia, Helsinki, ristorante

Marco la guardava con apprensione mentre punzecchiava con insistenza ciò che aveva nel piatto.
“Lascia stare il cibo, bimba. L’hai torturato abbastanza quel povero gamberetto!” le consigliò, portandosi alla bocca una bella forchettata di pasta. Non sapeva il motivo di quell’improvviso invito a pranzo ma An era talmente tesa che iniziava ad averne una vaga idea…
Aveva lasciato andare la forchetta sul piatto con un secco clang! ma non aveva accennato parola, così il bassista cercò di animare un po’ quella conversazione.
“Allora…notizie da Londra?”
“Tuomas dovrebbe chiamare oggi…ma ho spento il telefono.” rispose stringata lei, tesa come una corda di violino. Marco la guardò sospettoso e sorpreso.
“Non mi dire che avete litigato…non ci crederebbe nemmeno un moccioso.” iniziò Marco, ma lei di nuovo non dette risposta ed a quel punto caricò “Senti piccina…qualcosa ti sta rodendo e questo lo vedo, ma se non mi dici niente rimani sempre al punto d’inizio.”
“Non si tratta di Tuomas ma piuttosto di me.” mormorò lei con un sorrisino che sfiorava l’isteria.
“Non ti seguo…” ormai Marco era curioso, non riusciva proprio a capire cosa poteva essere successo.
Anette occhieggiò un cameriere che puntava verso di loro e rimase in silenzio finché il giovane non si fu allontanato, poi mormorò a voce bassa.
“Dovete cercarvi un’altra vocalist.”
“Cosa…?” il bassista si era immobilizzato, convinto di aver capito male.
“Non posso incidere questo disco, Marco.”
“Perché?!” alcuni clienti voltarono la testa verso di loro ed il bassista chinò leggermente il capo, abbassando la voce “Anette sei diventata matta?! Voglio dire…siamo tutti nervosi, ma da qui a mollare così!”
Lei negò triste “Mi dispiace, Marco! Avrei dovuto dirlo prima ma ho provato di tutto!!! Capisci? Mi dispiace ma non posso!
L’amico era rimasto di stucco. Non sapeva esattamente come stavano le cose ma si profilava una situazione molto grave all’orizzonte e…
“Qual’è il motivo?” domandò brusco “Hai paura di un flop? Spiacente d’informarti che siamo tutti nella stessa barca!”
“No!!!” Anette scosse la testa quasi con rabbia “Il fatto è che non riesco più a cantare due note di fila senza stonare! Hai capito adesso?!”
“Avevi detto che ti stavi esercitando.” rimbeccò Marco, ora decisamente irritato.
“È quello che ho fatto da Luglio fino adesso!” continuò lei mentre i suoi occhi diventavano lucidi “Non ho raccolto risultati apprezzabili: il mio range soprano si è ristretto su su due ottave scarse e non riesco a mantenerle!”
Il bassista rimase ammutolito a quelle notizie…era davvero più grave di quanto pensasse, intanto Anette prese un respiro e continuò “Tuomas non lo sa…non ancora. Non so come dirglielo, sconvolgerebbe tutti i suoi piani sul nuovo disco, ma devo farlo prima di Capodanno.
“An…non abbiamo il tempo di fare audizioni per un soprano!” esclamò lui, pallido quanto lei.
“Ho davvero provato di tutto, Marco…ma non c’è stato niente da fare, la mia voce è sparita.” dichiarò lei convinta.
“La tua estensione vocale non si limita solo alla lirica, An.” cercò di farla ragionare “Hai provato ad usare il registro di gola?”
Anette lanciò il tovagliolo sul tavolo con un gesto stizzito “No! E comunque nella nostra musica ho quasi sempre usato il diaframma…come pensi che possa imitarlo? Usando il falsetto?!”
Si mise le mani fra i capelli, disperata “Ci ho pensato tanto e l’unica è che vi cerchiate un’altra cantante…Tuomas avrà modellato le canzoni sulla mia vecchia voce! Come pensi che potrei cantare il repertorio!? Immaginati Wishmaster! Non arriverò alla fine di Elbereth che starnazzerò come un’oca!”
Rimasero in silenzio, Anette con il morale a terra, Marco che cercava di trovare una soluzione concreta al problema…
“An…hai fatto bene a parlarne con me, ma a Tuomas devi dirlo.” propose debolmente alla fine “E ti consiglio di farlo appena torna da Londra…per quanto riguarda la questione della voce, se hai tempo oggi pomeriggio voglio ascoltarti e ci prepariamo assieme. Anche se disprezzi la tua voce leggera, non bisogna prenderla sottogamba, anche quella ti servirà.”
“Ma…”
“Niente ma…a mio avviso hai sprecato abbastanza tempo in preda al panico.” dichiarò Marco deciso, roteando la forchetta con gesti fermi “Ci metteremo d’impegno assieme, e tireremo fuori tutto il possibile da quelle pigrone delle tue corde vocali!”
Gli occhi azzurri di Anette s’inumidirono pericolosamente e Marco continuò con un sorriso da ‘fratello maggiore’.
“Senti…siamo tutti supercarichi per questo disco e non vediamo l’ora che vada in porto, ma devi rallentare l’andatura Anette perché se continui ad assillarti così c’è il rischio che ti bruci ancora prima di iniziare. Per prima cosa ne parli con Tuomas. E ne parlerete a quattrocchi perché tu sei ancora convinta che Mister Korg sia più innamorato della tua voce che di te e credimi An, si vede ad un miglio di distanza questo! Poi tutti assieme troveremo una soluzione!”
La donna non riuscì a trattenere le lacrime e si soffiò il naso, commossa.
Nel frattempo erano usciti dal ristorante e l’aria decembrina sferzava loro il viso in una morsa gelida, gonfiando il cappottino di lei.
“L’Holopainen piccolo sta dalla nonna?” domandò il barbuto biondo.
“No…Bea e Johan sono partiti ieri per Kitee, l’ho lasciato da François.” rispose Anette.
“Se vuoi può venire con noi al Finnvox, la Karma di Tuom è là.”
“Grazie Marco…”
“Di che?! Ti dimentichi che i Nightwish sono una famiglia, An!”

~~~

Sono di corsa!!! *Hermes saltella sull'asfalto bollente*
Passo solo per lasciarvi questo chappy (intenso) sulla povera Anettina ormai ad un passo dall'oblio, hehe....xD
Purtroppo non ci sarò per i prossimi giorni quindi non posso rispondervi fino ad martedì almeno...perdono!
Un grande abbraccio collettivo per petitecherie e CrystalRose le mie fidate recensitrici! QQ (ho salvato i vostri ultimi capitoli sulla chiavetta...quindi spero di poterli leggere con tutta calma, finalmente! xD)
Il prossimo capitolo sarà la volta buona che Tuom capisce la tragedia che sta capitando sotto al suo naso...come reagirà? Ah...questo non ve lo dico...=P

Al prossimo chapter!!!
Hermes
*Corre via sfondando la barriera del suono e vi lascia a tossire per il polverone*

Ps per eventuali errori sui termini musicali, lasciatemi un accenno nei commenti, quando torno vedrò che posso fare! Grazie in advance! xD

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Capitolo 43
*** 43 ***


24 Dicembre 2016, ore 23 e 32
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

La serratura scattò secca e Tuomas entrò in punta di piedi di ritorno dall’aereoporto, cercando a tentoni il pulsante dell’abat-jour. Per fortuna lo trovò e scaricò i bagagli lì, dirigendosi in silenzio in camera da letto dove Anette dormiva. Vedeva il suo petto alzarsi ed abbassarsi ritmico.
Raggiunse la sponda del letto ed iniziò a svestirsi, rimanendo in maglietta e boxer poi si infilò sotto il piumone.
Fuori nevicava fitto e sembrava di essere in mezzo ad una di quelle fiabe fantasy che gli piaceva leggere da bambino…ma per ora l’unica fata od elfo che gli interessava era quella che stava prendendo fra le braccia.
Adesso si sentiva davvero a casa.
“Chi è…?” domandò sonnacchiosa, sbadigliando.
“Santa Claus, ho-ho!”
“Porti buone nuove da Tuomas?”
“Dice che non è potuto tornare a casa causa tormenta…quindi mi ha chiesto di sostituirlo ed ho accettato l’invito!!! Hehe!”
“Molto divertente…” Anette ormai era del tutto sveglia, accarezzava le sue mani posate sui fianchi “Com’è andato il volo? Difficile?”
“Non impossibile…” le lasciò un piccolo bacio ispido sulla conchiglia dell’orecchio “Voltati…”
Lei ubbidì e Tuomas rafforzò la stretta come se temesse che scappasse via.
Erano riusciti a sentirsi sì e no due volte in quella settimana e non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce con i ragazzi, ma gli erano mancati lei e Joseph.
Le riavviò i capelli e posò una mano sulla sua guancia calda.
Incassò la testa nelle spalle e le sfiorò le labbra.
“Sei un blocco di ghiaccio, Mister!” rabbrividì Anette.
“Scaldami.” mormorò semplicemente, senza doppi sensi. Lei lo guardò nervosa, come se si fosse improvvisamente ricordata qualcosa di spiacevole…si morse il labbro.
“Tuomas…io credo che-” il sussurro di Anette si fermò lì, qualcuno si avvicinava al letto con una corsetta ed all’improvviso sentirono il dolce peso di Joseph saltare sul materasso euforico.
“Lo sapevo!!! Papà, sei tornato!!!” il bambino si allacciò al suo collo, stretto stretto.
“Calma, campione che così mi strozzi!” esclamò Tuomas con sarcasmo “Comunque anch’io sono contento di rivederti!”
Passarono una mezz’oretta di aggiornamenti da entrambe le parti e poi il tastierista impose il silenzio almeno fino al mattino dopo. Intanto, e di quello se n’era accorto, Anette era stata ben zitta e non aveva più accennato a niente.
Vedeva un problema all’orizzonte e non si poteva evitare data la sua stazza grande come una casa

25 Dicembre 2016, ore 6 e 20
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Era sgusciata via dal letto, non che fosse difficile dato che sia padre che figlio hanno l’abitudine di scalciare nel sonno!
Si era infilata in un maglione di Tuomas e stava preparando una tazza di tè super concentrato.
Come da copione, nevicava fittissimo in contrasto col buio pesto del primo mattino…
In verità non era mai stata una grande mattiniera, ma quando ti risvegli dopo un incubo e difficile riprendere sonno.
Con gesti meccanici versò la bevanda bollente nella tazza con due densi cucchiai di miele, stava per aggiungerne un terzo quando il vasetto venne spostato con destrezza dalla traiettoria del suo cucchiaio.
“Troppo zucchero ti fa male…” borbottò Tuomas, avvitando il coperchio e rimettendolo al suo posto.
Alzò le spalle, portandosi alle labbra l’orlo della tazza, mentre le sue mani le sfregavano le braccia su e giù…quell’uomo nascondeva un radar da qualche parte, sapeva sempre quando era triste!!!
Anette si voltò verso di lui, posando il tazzone e trovando un Tuomas versione ‘Mi-sono-appena-svegliato-ma-fa-niente’. I capelli raccolti con un elastico allentato e gli occhi gonfi di sonno.
Le veniva voglia di prendergli la testa fra le braccia e cullarlo…
“Torna a letto, Tuom…” mormorò “Oggi sarai preso d’assalto da Joseph…”
“Prima mi occupo di te e dell’elefante nella stanza…” replicò il tastierista con un sorrisino, mentre lo guardava un po’ preoccupata…non è che si ritrovava davanti un sonnambulo?!
Le sue mani si erano spostate sul banco della cucina, incastrandola fra lui ed il ripiano senza una sola possibilità di scampo. S’ingobbì quel tanto che bastava perché i loro nasi si toccassero, occhi negli occhi.
“Allora…?” domandò tenero.
Mannaggia, riusciva a commuoverla quando si comportava così…!
Ricacciò indietro le lacrime, e distolse lo sguardo…non poteva dirglielo.
“Ho capito che è importante, Anette…” continuò pacato “Ma se non vuoi dirmelo, non posso certo obbligarti, no?”
Le sfiorò la fronte con le labbra e fece per ritrarsi…odio te e la tua psicologia inversa, Mister Korg!!!
Gli passò le braccia attorno al collo con un sospiro di sconfitta ed appoggiò il capo sulla sua spalla.
“Così va molto meglio…” grufolò contento, con il naso affondato fra i suoi capelli scuri.
Passò qualche minuto prima che prendesse di nuovo la parola…e quello che disse riuscì a spiazzarla completamente
“An, non è che sei incinta?”
Alzò il capo, fissandolo “Cosa te lo fa pensare…?”
“Beh…come dire…” Tuomas Holopainen era ufficiosamente imbarazzato, ci mancava solo più che girasse i pollici. Quasi le dispiaceva deluderlo…
“No, mi dispiace.”
La sua espressione si era subito appiattita per nascondere le proprie emozioni…va a finire che ci credeva sul serio
“Allora non so proprio cosa ti possa crucciare in questo modo…mi arrendo.” dichiarò preoccupato.
Nonhopiùvoce.” borbottò lei a velocità supersonica, contro la sua maglietta dei Babylon Whores.
“Eh…?” l’aveva scostata con delicatezza, ma lei teneva il capo chino.
“Non…” Anette fece una lunga pausa, inghiottendo spasmodica, senza guardarlo “Non ho più voce.”
Ecco l’aveva detto, dopo quattro mesi, e non sapeva cosa aspettarsi; e se l’avesse lasciata?
Non avrebbe potuto sopportarlo…
Passò un lungo momento di silenzio, prima che Tuomas si decidesse a reagire, le sue mani si posarono ai lati del suo volto, forzandola ad alzare lo sguardo.
“Tutto qui…?” domandò quietamente, ed aggiunse quando si rese conto che non avrebbe risposto “Per questo ti sei comportata in maniera strana per tutto l’autunno e stai piangendo a dirotto?”
“Tuom…è una cosa grave!” tentò di replicare “Il nuovo disco…le vecchie canzoni…!”
Lui scosse la testa e mise un dito sulle sue labbra “Niente che un buon arrangiamento non possa modificare…ma adesso non piangere, per favore.”
“Oddio…” singhiozzò lei, troppo emotiva per riuscire a smettere.
Il tastierista sospirò, non poteva far altro che farle da spalla e l’abbracciò, mentre la lasciava sfogare a volontà. Ci vollero ben dieci minuti prima che il suo pianto si calmasse ma alla fine lei riuscì a respirare liberamente.
Tutto qui? Non hai nient’altro da dire?!” disse, la voce più alta di qualche ottava per l’isterismo.
“Sì…perché io so che tu e Marco farete comunque un ottimo lavoro. Non c’è bisogno di accanirsi contro le tue corde vocali se non vogliono collaborare, e sono certo che saprai dare il meglio anche senza il tuo possente vocione…hai capito, vero?” la guardava di storto, cercando d’imitare Jack Sparrow e la sua occhiata obliqua, strappandole una risata “Visto…è passato tutto!”
“Scemo…” soffiò lei piano, cercando di allontanarlo. Tuomas non si dette per vinto e le lasciò un bacio sulla fronte prima di alzarla e poggiarla sul ripiano, in modo che fossero alla stessa altezza.
“Se non ci sono altri pachidermi del quale dobbiamo prenderci cura, proporrei di passare ad argomenti più urgenti…” cominciò lui, con un sorrisetto
“Che sarebbero…?” chiese Anette, guardinga all’espressione da poker del marito.
“Mi sei mancata tanto, tesoro. Lo sai?” nel dirlo si era avvicinato, azzerando le distanze in due secondi. Anette ridacchiò, ormai l’aveva capito dove voleva arrivare.
“C’è Joseph di là…”
“La camera degli ospiti andrà più che bene.” replicò Tuomas pronto, non senza una certa dose di malizia.
“Dimmi che non dici sul serio…” mormorò lei, affascinata “Babbo Natale non si comporterebbe in maniera così sconveniente!”
“Ha fatto i corsi d’aggiornamento…” concluse lui, afferrandola per i fianchi e tenendosela stretta mentre camminava barcollando verso il corridoio “E come diceva ‘quello’: Dritti alla mèta e conquista la preda, gioia!

31 Dicembre 2016, ore 19 e 55
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Fu con il sorriso sulle labbra che aprì la porta di casa, fischiettando e scrollandosi alcuni fiocchi di neve di dosso.
Aveva passato l’intera giornata al Finnvox, per gentile concessione del proprietario che aveva fiutato qualcosa di decisamente danaroso.
Aveva riascoltato la prima sessione di Abbey Road, scegliendo i pezzi orchestrali con il taglia-e-cuci ed inserendoci sopra le demo dei ragazzi…la prima traccia gli dava già i brividi lungo la schiena.
Riposto il giubbotto si voltò e ci trovò Joseph già pronto per andare dagli Hietala in occasione dei festeggiamenti per l'anno nuovo, che teneva stretto Too fra le braccia e lo guardava preoccupato.
“Ciao, papà.”
“Ciao, campione…perché quella faccia?”
“La mamma è arrabbiata, ha detto che non vuole venire da Zio Marco…” spiegò il bambino triste.
Tuomas lo fissò, stupito. Poi scosse le spalle “Jo, guarda un po’ di tv…vado a recuperarla ed andiamo subito, va bene?”
Il bambino annuì ubbidiente e trotterellò verso il divano, mentre una gamba dell’orsacchiotto strisciava per terra.
Con un sospiro il tastierista si avviò verso la loro camera da letto dove sapeva che l’avrebbe trovata.
Anette era sdraiata su un fianco, in uno dei suoi vecchi maglioni di lana talmente vecchio e trasandato che ormai le arrivava poco sopra le ginocchia. Tuomas chiuse la porta, tagliando fuori il rumore della televisione e si sedette accanto a lei senza parlare. L’abat-jour diffondeva una luce morbida nella stanza.
Le dita di Anette si strinsero su una delle sue mani, iniziando a giocherellare piano con le sue dita costantemente fredde.
“Più che arrabbiata mi sembri irritata, An.” notò con voce bassa.
Lei fece una smorfia “Non mi va di venire da Marco!”
“Petulante…” Tuomas rise piano “Cosa ti avrà mai fatto il nostro bassista?”
“Lui non c’entra. Non ho voglia di venire, tutto qui!”
“Ed io non ti lascio sola la notte di Capodanno a lamentarti.” obbiettò Tuomas pacato “Devi smetterla di prendertela con te stessa, gioia. Per dirla breve, fregatene almeno per questa sera!”
Anette rimase in silenzio per un po’, guardando la finestra.
“Tuomas…sono preoccupata…”
“Lo siamo tutti, bimba.”
“Voglio dare il massimo.”
“Sono certo che lo farai!”
Lei si mise seduta, ravviandosi i capelli scuri. Tuomas aveva capito di non averla ancora convinta e le alzò il mento.
“Fammi un bel sorriso, su!” lei ci provò, ma ottenne solo una smorfia. Il tastierista osservò i suoi tentativi poi l’abbracciò, poggiando il capo sulla sua spalla.
“Ti ricordi quando eravamo tornati dal tour e sei stata da me per l’ultimo dell’anno? L’intero Tavastia nel mio appartamento?” mormorò, continuando piano quando la sentì annuire “All’inizio pensavo che quella nottata si era trasformata in un disastro…almeno finché non mi hai ricoperto di pasticcio bollente solo perché ti eri emozionata un po’ troppo. Credimi nonostante la scottatura ero l’uomo più felice del mondo!”
Finalmente Anette rise, rilassata e Tuomas tirò un sospiro di sollievo.
“Mi preparo…” gli disse con un sorrisetto, sciogliendosi dal suo abbraccio ed aprendo l’armadio.
“Brava la mia sirenetta…” cantilenò lui, rialzandosi “Ti aspetto di là con il piccolo…non ci mettere troppo!”
Dopo aver raggiunto il corridoio tirò un sospiro…Anette era l’immagine dell’insicurezza.
Certo aveva bisogno d’esercizio, l’aveva finalmente sentita uno di quei pomeriggi.
Il suo più grande nemico però – e lo diceva anche Marco - era solo lei stessa.

~~~

Ciao ragazzi! *Hermes saluta senza una briciola di brio, che volete sta scrivendo le Nda alle due del mattino*
Sono talmente stanca che vedo doppio! Povera me! @@
Se trovate degli errori grammaticali o di sintassi, fatemi un fischio...xD
Che dire, Anettuccia ha passato lo scoglio e Tuommi ha fatto del suo meglio...la prossima fermata sarà sulla prima demo vocale di An (se non trovo il tempo di rivedere un momentino la trama...che dire ci proverò!)
Ringraziamenti, abbracci, baci a CrystalRose (Evvai con la padella...tra un po' faranno anche la versione mezzo di trasporto persone...altro che Pullman e treni!xD) e petitecherie (Pure MJ?! o.O Ho la discografia completa di quell'uomo!!! Queste somiglianze stanno diventando un tantino sospette...non sarai mica Holmes in borghese?! =D *scherzo*)

Queste note si chiudono qui...il mio viso sta per sbattere sulla tastiera dalla stanchezza quindi è meglio che mi ritiri...
Hasta la vista, amigos!
Hermes

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Capitolo 44
*** 44 ***


24 Gennaio 2017, ore 12 e 25
Finlandia, Helsinki, Studio Finnvox

Era arrivato il momento.
Aggiustò le cuffie per l’ennesima volta, mentre Marco si accomodava ai comandi in saletta.
Rilesse le parole, cantando sottovoce con la frenesia che aveva quando andava a scuola e sapeva di non aver studiato.
“Sei pronta, An?” mormorò il bassista nel microfono.
Lei annuì, prendendo un respiro profondo. Marco fece partire la demo, e dalle cuffie attaccò una melodia lenta, l’orchestra suonava sicura.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare…era ora di ricominciare.
Le note si susseguivano una all’altra, la sua voce si piegò duttile all’armonia nel momento perfetto.
Ad un certo punto non lesse più il testo, non le occorreva.
La musica era entrata in circolo nelle sue vene, scorreva come un balsamo che la calmava e l’elettrizzava al tempo stesso.
Ogni verso, ogni respiro, ogni parola.
Tutto si liberava senza sforzo assieme alla vibrazione della sua voce.
In quell’attimo fuori dal tempo non cantava per gli altri…cantava per se stessa.
[…]
Stava seduta su uno degli sgabelli, le mani che stringevano saldamente le ginocchia dalla preoccupazione.
Tuomas stava ascoltando il pezzo che avevano registrato mentre Emppu e Jukka erano andati a pranzo.
Una ballata lenta e dolce, triste.
Era già la seconda volta che riavvolgeva il nastro per riascoltarla da capo e non aveva ancora detto cosa ne pensava.
Marco le aveva poggiato una mano sulla spalla per infonderle calma ma non le sembrava per niente abbastanza.
Il nastro finì ancora e Tuomas fece per premere di nuovo il rewind ma la mano di lei scattò in avanti, incontrando il suo sguardo.
Anette non disse una parola ma Tuomas capì e scollegò lo spinotto delle sue cuffie, premendo play per la terza volta.
Il sistema di altoparlanti della saletta riproducevano gli archi ed le Korg…e lei.
Per tutta la durata del pezzo il tastierista non smise di guardarla con occhi vellutati.
La voce di gola, che tanto aveva condannato fluttuava nell’aria lasciando che fosse la musica ad accompagnarla e non il contrario come era stato in passato.
Quella era la sua voce?!
Si rese conto di essere rimasta a bocca aperta per tutto il tempo solo quando Marco le passò una mano davanti agli occhi con un sorriso sarcastico in faccia.
“Yuhuuuu! Anettina!? Sei connessa?” domandò con tono da scemo.
L’ex-cantante, ormai neanche più tanto ex, strinse le labbra in un cipiglio severo.
“Ok, ok…non c’è male ma ho ancora molto da lavorare!” concesse, a braccia incrociate.
Tuomas alzò un sopracciglio nella sua direzione, rispose pacato “Per oggi direi basta…”
“No! Voglio provare anch’io le mie parti…” replicò lei, capricciosa.
L’uomo chiuse gli occhi, sospirando.
“Tuommi…” iniziò Marco con una risata.
Lascia perdere…!” implorò il tastierista, ben sapendo cosa gli avrebbe detto il barbuto biondo: la stessa cosa che gli aveva detto al loro matrimonio.
“Ti tiene per il guinzaglio!” Marco si scostò dalla traiettoria dello scappellotto che Anette aveva cercato di tirargli dal basso della sua statura e si diresse verso l’uscita della saletta “Vado a dire agli altri che oggi si fa vacanza! La sirenetta è tornata dagli abissi!

25 Febbraio 2017, ore 15 e 37
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Anette era appena tornata dall’asilo con Joseph.
Per la prima volta dopo mesi di grigiore il sole aveva fatto capolino fra le nuvole e Jo era rimasto in casa giusto il tempo di sbarazzarsi dello zainetto e correre di nuovo in cortile dove i bambini del palazzo giocavano con la neve farinosa caduta la sera prima.
La donna si mise comoda, stiracchiandosi appena con un sorriso ed si spostò in cucina per preparare una tazza di tè.
Dopo aver spento sotto l’acqua si fermò davanti alla finestra della cucina, lasciando che i raggi di luce la inondassero da capo a piedi…amava la luce del sole!
Tuom era volato a Londra per gli ultimi orchestrali del nuovo disco, lei era rimasta a Helsinki per continuare ad esercitarsi e stare dietro a Joseph che frequentava di nuovo l’asilo in città.
Dopo qualche tempo respirò profondamente – le labbra incurvate in un sorriso – era meglio mettersi sotto con i lavori di casa.
Con il tazzone in mano si spostò nel salotto dove aveva lasciato l’asse da stiro montato e non aveva ancora finito il mucchio di vestiti. Prima di continuare si avvicinò allo stereo ed estrasse Oceanborn, rimettendolo nella sua custodia con un gocciolone poi scelse a caso uno dei tanti dischi, facendo partire la musica.
Era subito incappata in un cd di classica!
Per lo più in un’Opera italiana, l’aveva riconosciuta alla prima battuta come La Traviata.
Continuando a stirare, iniziò ad accompagnare il soprano quasi senza accorgersene. Montserrat Caballé era in assoluto il suo modello lirico di riferimento, per quanto ci avesse provato non era mai riuscita ad eguagliarla, la sua voce era così bella e versatile che la lasciava senza parole ogni volta…per non parlare dell’inavvicinabile controllo vocale sui filati!
Ben presto il suo accompagnamento appena accennato si trasformò in parole ed anche se non raggiungeva la tonalità, capì di essere in una delle sue giornate migliori.
La voce usciva naturale e ben definita; incoraggiata aumentò il volume superando appena quello dell’incisione, ben sapendo però che ormai il primo atto era alla fine ed stava per arrivare quello che chiamava lo ‘scoglio’.
L’ultimo monologo di Violetta lungo ben dieci minuti in certe versioni e strapieno di difficoltà.
Anette si chinò per staccare la spina del ferro dalla presa, evitando di fare danni alle beneamate magliette del marito mentre era troppo concentrata a cantare…se ne rovinava una chi lo sentiva poi?!
Si posizionò proprio di fronte alle casse ad occhi chiusi.
Le sue corde vocali si erano già riscaldate abbastanza e riusciva ad mantenere il tempo se evitava cose troppo complicate.
Non era per niente perfetta ma la gioia che le si gonfiava in petto nell’ascoltarsi era come avere di nuovo le ali.
Aveva anche preso a muovere il corpo come se stesse veramente recitando quella parte sul palcoscenico, reminiscenza dei suoi anni passati all’accademia.
Concentrata com’era non si era accorta di aver alzato il proprio volume di voce al suo limite estremo, cantando alla pari di un soprano.
L’acustica del loro salotto non era il massimo ma il suo orecchio non l’ingannava…stava cantando per davvero.
Non si accorse nemmeno che la serratura della porta d’ingresso era scattata due volte, e che non era più così sola come credeva…

Sempre libera degg'io
trasvolar di gioia in gioia,
perché ignoto al viver mio
nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, il giorno muoia,
sempre me la stessa trovi;
le dolcezze a me rinnovi
ma non muti il mio pensier.
L’assolo finale era comunque troppo alto ed Anette si accontentò di eseguirlo scendendo di tono senza una stonatura, il cuore che pompava come un mantice dall’emozione, la gola che le doleva appena per lo sforzo.
La stessa sensazione che provava ogni volta che aveva cantato tempo addietro, sia sul palco con i ragazzi che nei vari spettacoli di lirica classica di cui aveva fatto parte. Era bello sentirsi di nuovo, sapere che la vecchia Anette - in parte - era ancora lì.
Un paio di mani applaudirono la sua performance.
S’irrigidì, voltando la testa di scatto, incontrando lo sguardo sereno di Tuomas, appoggiato allo stipite della porta con Joseph al fianco che la fissava disorientato.
“Non c’era modo migliore di questo per accogliermi a casa, lo sai?” disse tranquillo.
Joseph avanzò di un passo, guardingo “Non sarà mica posseduta?!”
Il sorriso di Tuomas – che fino a quel momento era sincero – divenne un ghigno nel vedere il volto della donna diventare rosso come un gambero.
“Joseph non sei per niente divertente!” sbottò Anette, le mani strette a pugno, imbarazzatissima ma non meno allegra di prima.
“Volevo dire che sei brava, mamma!” si difese il bambino corrucciato “Non ti avevo mai sentita cantare così!”
“Certo che sì.” obbiettò il tastierista a braccia incrociate, guardando in basso “Nei cd dei Nigtwish.”
Il bambino negò con la testa, scompigliando i riccioli “Nonna mi ha spiegato la differenza. Quella è roba movimentata, questo è un classico!”
Tuomas occhieggiò critico il bimbo poi disse serio “Jo, se continui ad imparare così in fretta dovrò dare le dimissioni per lasciarti il mio posto…stai diventando un problema, ragazzino!” l’uomo sorrise sinistramente “Potrei prendere in seria considerazione l’idea di sabotare la tua Korg!”
“Non lo faresti!” replicò il figlio, osservandolo male.
“Ma davvero? Potrei averlo già fatto…”
Il bambino filò via dal salotto, sbuffando. Tuomas rialzò gli occhi, incontrando lo sguardo ammonitore della compagna.
“Non sono cose da dire queste, Mister Holopainen…”
“Era assolutamente innocente…” ribatté lui, avvicinandosi ad Anette ed avvolgendola stretta, continuando sordo “Una settimana dall’ultima volta…non avrei più resistito!”
Anette assecondò il suo abbraccio, aspettando che il marito la liberasse dal suo affetto immagazzinato.
“Com’è andata a Londra?”
“Perfetto…avresti dovuto vedere con i tuoi stessi occhi, ne è valsa la pena.” Tuomas le lasciò un bacio sullo zigomo “Abbiamo registrato un intro nuovo per ‘Wishmaster’, sarà scontato ma mi piace!”
“Bene…a quando le registrazioni vere e proprie?”
“Tra una settimana, giusto il tempo per riordinare il materiale giù al Finnvox.”
“Fantastico…”
Anette – per la prima volta – si sentiva di nuovo forte.

~~~

Capitolo corto ed in ritardo…tipico mio…-____-“
Qui dove vivo sta piovendo a dirotto, un po’ rispecchia anche il mio umore! Altro che Caronte! xD
However, An c’è! La nostra sta tornando dal mondo dei morti…era ora^^
A proposito ho una nota da fare sull’ultima parte del capitolo.

Il filato – da cosa ho capito - è una particolare caratteristica del canto lirico dove si canta senza staccare le note una dall’altra, e come suonare un flauto senza fermare il proprio respiro quando si cambia nota…non sono brava a spiegarlo, lo so. ^^”
Montserrat Caballé è un esempio illustre, il suo ‘pianissimo’ è entrato nella leggenda!
La strofa in corsivo fa parte dell’aria di Violetta nell’opera di Verdi sopracitata: atto primo, scena quinta. Non sarà metal allo stato puro ma vale l’ascolto, fidatevi di una dipendente di musica come me! ^////^”

Ed adesso lo spigolo dei recensori!
Hugs&Kisses for petitecherie, CrystalRose e _Uneksia_ che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie ragazze! =*

Non mi resta che salutarvi ed aspettarvi al prossimo…dall’inaspettata lunghezza di 2500 parole circa…=)
Ah piccolo spoiler…ho appena scritto un capitolo che vi ucciderà dalle risate!
La mia ultima follia insonne…ne avrete assaggio tra tre o quattro capitoli… xD
Buon inizio settimana!
Hermes

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Capitolo 45
*** 45 ***


26 Febbraio 2017, ore 20 e 40
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Erano tutti seduti al tavolo del salotto, Joseph appollaiato sulla sedia mentre Anette era impegnata a tagliare una fetta di dolce ciascuno. François stava parlottando con il bambino, raccontandogli degli aneddoti sul teatro e Tuom era andato a recuperare dei piattini in cucina.
Anette aveva invitato l’amico a passare quella domenica sera da loro per recuperare del tempo assieme e per festeggiare in anticipo il suo compleanno. Tuom aveva borbottato ma poi aveva acconsentito, tenendole il muso per un po’.
Il fatto era che lei sperava nei consigli di François…massimo un paio di mesi ed i Nightwish sarebbero volati oltreoceano per produrre i video di Dark Passion Play. Aveva bisogno della sua amicizia…e del suo gusto nel vestire.
Il moro ci era rimasto quando An gli aveva detto la verità sulla sua voce a Dicembre, ma gli era passata in fretta…François non vedeva l’ora di mettere le mani sul nuovo cd.
Tuom purtroppo era stato categorico, non permetteva a nessuno all’infuori di Marco, Tero e Mikko d’avvicinarsi alla saletta del Finnvox ed aveva imboscato l’hard disk contenente le registrazioni ed i master dell’orchestra di Londra appena aveva messo piede in casa, tanto che nemmeno Anette sapeva dove fosse.
Joseph aveva provato a trafugare qualcosa ma era stato subito scoperto e mazziato ‘giocosamente’. Il bambino se l’era un po’ presa ma il tastierista gli aveva promesso che sarebbe stato il primo in assoluto ad ascoltarlo.
“Grazie, Tuom.” disse An, prendendogli le stoviglie di mano e schioccandogli un bacio all’angolo della bocca.
Con la coda dell’occhio vide Joseph sospirare, abbassando le spalle.
“Senti un po’ piccolo principe, ma sono sempre così questi due o riservano le smancerie solo quando hanno compagnia?” domandò François ironico.
“Sapessi zio! Loro pensano che sia cieco ma ci vedo benissimo! Sono sempre appiccicati, bleah!” rispose Joseph con una boccaccia.
“Non c’è niente di male, Jo…” commentò Tuom, tornando a sedersi “Quando sarai più grande…”
“Papà, risparmiami!” il bambino aveva sollevato i suoi occhi verdi al soffitto, nauseato.
Anette ridacchiò mentre distribuiva i piatti poi chiese “Come è andata a finire con David, Fra?”
Ci fu un’attimo di scomodo silenzio poi l’amico si schiarì la gola “Ah…David chi, Anettuccia cara?”
“François…mi vuoi far intendere che non hai fatto niente?!” replicò caustica la donna.
“…”
“Ehm…mamma, io devo finire i compiti!” si scusò Joseph riconoscendo il ‘tono-gelido-del-non-ritorno’, schizzando via dalla stanza con il piatto del dolce non ancora terminato sopra la testa.
Tuomas iniziò a trangugiare la sua fetta il più velocemente possibile senza dare troppo nell’occhio, poi si alzò “Vado a farmi una tazza di caffè, tesoro!”
Il tastierista non era ancora fuggito dalla stanza che sentì il baffetto “Grazie per il supporto morale, eh!”
Si voltò con un sorrisetto ed alzò le mani in silenzio, scuotendo la testa, poi li lasciò soli.
An si era appoggiata allo schienale della sedia, severa.
“Mi avevi promesso che l’avresti sentito.” fu tutto quello che disse.
“Ho avuto un mucchio da fare negli ultimi mesi…le prove, la mostra dei costumi d’epoca, la ristrutturazione del foyer…per non parlare del programma teatrale di quest’anno!” contò François.
“Fra…sei attaccato spassionatamente al tuo lavoro ma non passi tutta la settimana al teatro!” rimbeccò An, poi inclinò il capo studiandolo critica “Hai messo su dei chili…troppe serate passate a guardare soap-opera con il tubo del gelato in una mano e nell’altro le caramelle gommose?”
“Eh beh? Che c’è di male se riesco solo a vedere le repliche serali di Beautiful e Friends?”
“Sul serio François, perché fai di tutto per negare che David ti piace ancora? Non mi stupirei se quel poveretto ti avesse mandato a stendere, ormai…un po’ te lo meriti anche!”
“Non ho detto niente di tutto questo!” si difese lui, offeso.
“Ma neanche hai provato a cercarlo! E non dirmi che sei troppo occupato!”
“Ci ho parlato.”
Anette chiuse la bocca, rimanendo in silenzio, François si grattò una guancia con espressione triste, stonata.
“Ci-…ci siamo incontrati per caso e mi ha chiesto di rimanere amici…così siamo usciti un paio di volte assieme ad altra gente. Ogni tanto ci sentiamo…ecco.”
La donna non credeva alle proprie orecchie…dov’era finito il François dalla battuta sempre pronta e l’umorismo divino?
Il ragazzo che sapeva cosa era giusto fare?
Fu quasi senza pensare che si era alzata dal suo trono d’inquisitore spagnolo e gli era andata accanto, allacciandogli le mani e stringendo forte.
“Oh, Fra…se è una cosa seria perché hai deciso di farti tanto male?” disse piano.
Te l’ho detto, An!” il moro si mise le mani nei capelli “Non-…ho grossi problemi- sono una frana nelle relazioni serie, tesoro!” sospirò e continuò “Non sono abbastanza per lui. David si merita di meglio, qualcuno meno psicotico che non scappi a gambe levate come un coniglio…pensavo di riuscire a vederlo solo come un’amico, non ci riesco! Questa situazione mi sta mangiando vivo!”
“Hey, hey! Fra, frena i cavalli! Cosa sono queste fisime?! Sei una persona fantastica ed un’amico preziosissimo!” An l’aveva afferrato per i risvolti della sua stilosa giacca di sartoria, scuotendolo debolmente “Ti rendi conto di avermi salvato da un’abisso anni fa?!”
“Naaah Anette…ne saresti uscita comunque, anche senza di me.” un sorriso debole fece capolino sotto i baffetti “È tutto molto semplice invece…non mi merito niente.”
~
Tuomas ascoltò quell’ultima frase appoggiato con le spalle alla parete del corridoio, in mano la tazza di caffè.
Rimase quieto mentre An si riprendeva dallo shock e cercava in tutti i modi di risollevare l’animo del suo migliore amico.
Non gli era mai passato per l’anticamera del cervello che François fosse una persona così negativa.
Se c’era un lato debole in lui lo nascondeva alla perfezione con quel carattere spigliato che si ritrovava.
Bevette un sorso, non seguiva più la conversazione nella stanza accanto piuttosto si sorprese a provare della compassione per quell’uomo.
An aveva ragione…François c’era sempre stato per lei e – invero - li aveva aiutati a modo suo checché dicesse il contrario.
Il tastierista prese una decisione istintiva, riportando alla mente quello che gli aveva raccontato Anette a proposito di una suoneria tutta da François. Frugò nelle tasche del soprabito del moro e – goffamente – iniziò a cercare nella rubrica sudando freddo e sperando di non essere scoperto.
Quando comprese che non ci sarebbe riuscito con il suo scarso interesse per le nuove tecnologie – quella roba non era un telefono ma una fottuta macchina della tortura! – decise di richiedere il parere dell’esperto…
Entrò nella camera di Joseph, trovando il bambino in piedi vicino alla Korg con il cucchiaino che gli spuntava dalla bocca e le cuffie alle orecchie. Tuomas ne alzò una “Hey sommo compositore mio erede, ti dispiare dare una mano al tuo vecchio?”
“Dipende da cosa mi offri in cambio, Pà…” replicò lui con un sorrisetto poco infantile, eh sì stava crescendo ormai
“Uhm…doppia fetta di dolce ed una sbirciatina alle canzoni? Ti basta?” rispose Tuomas, con un sorrisetto saccente.
Se c’era una cosa che aveva imparato negli ultimi mesi era che sia madre che figlio andavano pazzi per la cioccolata…evvai ai ricatti legalizzati!
“Andata!”
“Dovresti trovarmi un numero su questo-” non fece in tempo a mostrargli l’aggeggio che Jo glielo prese di mano, osservandolo.
“Ma è il telefono dello zio!” protestò il piccolo, lanciandogli un’occhiata di disapprovazione.
“Ho le mie buone ragioni…” tagliò corto Tuomas “Trovami un certo David con suoneria di Timberlake e stasera al posto di Tolkien ti prometto DPP in tutta la sua oscura gloria.”
“Ooookkkkaaaayyyy!”
In meno di dieci minuti Joseph gli aveva dato tutte le informazioni che gli servivano e fece scivolare di nuovo al sicuro il telefono di François al suo posto poi camminò casualmente in cucina.
An ed il baffetto sembravano aver riposto i ferri corti e ridacchiavano appoggiati al bancone.
“Dov’eri finito Tuom?” domandò lei mentre riponeva il dolce nel frigo, Tuomas glielo prese di mano e sfilò un coltello dal cassetto, tagliandone una bella fetta sotto il suo sguardo indulgente.
“Niente…Jo aveva bisogno un’aiuto…” rispose distratto, cercando freneticamente una scusa per non svelare il suo nuovo piccolo tesoro a Joseph.
Uhm…dov’è che aveva messo le idee scartate di Oceanborn...?

1 Marzo 2017, ore 16 e 35
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Kirsti – con gli occhi spalancati dalla sorpresa – lo fissava mentre tirava delle righe sulla sua scrittura minuta e leggermente disordinata.
Tuomas aveva portato Joseph da loro dove sarebbe rimasto per le prossime due settimane mentre lui ed Anette sarebbero stati occupati con il nuovo album.
Il piccolo stava nel salotto, discuteva animatamente con Pentti su qualche compito che gli avevano assegnato.
Lei stava preparando la cena in un angolo del piccolo tavolo della cucina, Tuomas si era seduto dall’altro capo, sorreggendo la testa con una mano, chino su uno dei suoi fedeli quaderni neri.
Se non fosse stato per quell’azione insolita la scena l’avrebbe sicuramente portata indietro nel tempo…
“Cosa stai facendo?” gli chiese solo, con le prime parole che le vennero in mente.
L’uomo si fermò, la penna tentennò su una nuova riga.
“Correggo.” rispose, senza guardarla, riprendendo a cancellare dal punto in cui era rimasto.
La donna posò il cucchiaio nella ciotola e si pulì le mani, riconoscendo quelle pagine al primo sguardo.
Anette gliene aveva parlato una sera sulla veranda, mentre gli uomini di casa seguivano una partita di hockey, singhiozzando inconsolabile.
Aveva promesso alla nuora che non ne avrebbe fatto parola ma aveva capito fra le sue frasi che le avevano fatto male.
Le medicine per dare dei risultati sono sempre amare.
“Non farlo.” mormorò piano, sedendosi al tavolo, di fronte a lui.
“Cosa?” domandò, sempre senza guardarla.
“Perché stai cambiando quello che hai scritto?”
“Sono cose troppo forti. A Londra mi hanno rifiutato alcune strofe che avevo richiesto dal coro dei bambini.” si era lasciato cadere di schiena sulla sedia, sospirando e stropicciandosi gli occhi, stanco “Tanto vale che li riscriva…”
“Non è da te…” obbiettò lei, aggrottando le sopracciglia “Se sono così scabrosi falli cantare a Marco od Anette!”
Il tastierista piegò le labbra in un sorriso, gli occhi ancora nascosti sotto le mani.
Kirsti attese in silenzio, sentendosi impotente.
Non aveva mai ostacolato i desideri del figlio né li aveva mai incoraggiati, confortandolo solo quando lui ne aveva bisogno. Mai aveva speso parole fuori luogo quando aveva deciso di lasciare l’università e formare un gruppo metal.
Per lei la sua musica era molto più che solamente bella anche se leggermente roboante, e si era sempre mantenuta a distanza dalle sue fasi creative.
Sapeva che per il figlio i testi erano a pari merito della musica, non l’aveva mai visto apportarci modifiche se non per questioni puramente pratiche.
Tirarci poi delle righe così sopra equivaleva ad una novità vera e propria…
“Quello che ho scritto non lo pensavo davvero, era un modo per…evadere.”
La donna rimase in silenzio, trattenendo il fiato.
“Ero tutto meno che tollerante. Anette non avrebbe creduto ai suoi occhi se fosse stata qui con me in quel periodo.” la voce del tastierista tremò leggermente “Loro, lei…non sono così per me.”
Kirsti lo guardò, mentre le ultime luci del tramonto - fuori dalla finestra - infiammavano la stanza e gli occhi verdi del figlio rimanevano abbassati sulla pagina.
Ricordava ancora benissimo quel periodo.
L’aveva visto in lui.
Tutto il suo essere l’aveva emanato per mesi di seguito.
Odio incontaminato. Vuoto. Assenza di pensieri positivi.
Tuomas non esternava mai ciò che provava, averlo fatto quel giorno poteva essere l’unica volta.
Kirsti allungò un braccio posando una mano sulle sue, cercando di confortarlo e preparandosi quello che stava per dire.
“Stai sbagliando, tesoro.” mormorò piano, guadagnandosi l’attenzione del tastierista “Vedi, queste canzoni le hai scritte perché non trovavi altro modo per sfuggire alla realtà, proprio come hai detto tu. Se adesso scegli di sotterrare ciò che le ha originate perderai tutto.”
“Mamma…se Anette cantasse queste cose, non potrei più guardarla in faccia.”
“Non pensare a lei!” esclamò la donna “Non smettere di essere egoista solo per non ferirla!”
L’uomo rimase con la bocca cucita, sorpreso.
“Sei sempre stato sincero con la musica, non ti sei mai tirato indietro. Non rompere questa tradizione proprio ora o preparati a perdere la mia stima come musicista, Tuomas.”
Lui abbassò di nuovo lo sguardo, cosciente che sua madre diceva la verità.
“Anche Anette ti direbbe la stessa cosa, caro. Non serve a nulla tirare la pietra e poi nascondere la mano dietro la schiena.”
“Quindi pensi che devo lasciare i testi così come sono? Che non le daranno fastidio?” nel suo tono basso c’era una punta di speranza che le provocò un sorriso, sfregò dolcemente la mano del figlio con la propria.
“Sì, Tuomas. Anette è una donna forte, certo non le faranno piacere all’inizio, ma siete ancora giovani ed avete una vita davanti…perché sprecare più pensieri del necessario a proposito?”
Il tastierista sorrise appena, infilando il tappo sulla punta della biro.
“In effetti…ho qualche idea per un nuovo album…” disse appena, chiudendo il quaderno.
Kirsti sorrise “Allora non hai bisogno di farti altre domande.”
Tuomas le lanciò uno sguardo pieno di gratitudine poi si alzò, mentre la sedia grattava appena il pavimento.
“Sarà meglio che vada…devo ancora fare un salto al negozio d’alimentari.” borbottò mentre Joseph corse fino in cucina e gli si avvinghiò letteralmente addosso.
“Buon viaggio, papà! E mi raccomando dateci dentro con lo studio tu, mamma e zio Marco!” chiocciò il bambino.
“Grazie, campione…” l’uomo scompigliò i capelli del figlio con un sorriso poi si calò la berretta in testa.
Grattò le orecchie ad uno dei gatti soriani, accoccolato sulla finestra del salotto ed uscì nell’aria gelida.
L’alano, sdraiato sulla veranda, aprì un occhio al suo passaggio poi lo richiuse.
Il tastierista s’incamminò nella penombra e quando mezz’ora dopo raggiunse il molo con un sacchetto della spesa che gli ciondolava al fianco, trovò Anette che lo aspettava.
Era tutta infagottata in un giaccone, a braccia incrociate, appoggiata ad un lampione.
“Alla buon’ora, eh!” accusò lei, intirizzita dal freddo.
“Non mi sembra di essere in ritardo.”
“Difatti non lo sei…ma ti sei dimenticato di lasciarmi le chiavi dell’auto!”
“Ops…!” il tastierista si grattò la testa in imbarazzo “Scusa…”
La donna alzò le spalle e lo liberò della borsa mentre si frugava nelle tasche, trovando finalmente il comando apri-portiere e lasciandolo scattare.
Cinque minuti dopo si erano seduti nell’abitacolo.
Tuomas avviò il motore, aggiustando il riscaldamento mentre Anette rovistava nella borsa con l’aiuto della luce di cortesia.
“Manca qualcosa…?” domandò l’uomo, la mano sul pomello del cambio.
“No. La nostra cena on-the-road è a posto, stranamente.” rispose lei, tirando fuori una confezione di latta blu “Non mi sembrava di averti chiesto anche dei biscotti danesi, però…”
Il tastierista ridacchiò, guardando attraverso il vetro “Quanto ci scommetti che la scatola non arriverà a Hollola?”
Anette gli scoccò un’occhiata nel buio della macchina “Tuomas…”
L’uomo si voltò con un sorrisino e ricevette un leggero bacio sulla punta del naso.
“La tua proboscide si sentiva sola…adesso fa il bravo e partiamo!” spiegò la donna arrendevole, allacciandosi la cintura di sicurezza.
“Agli ordini…”

~~~

Uhm questo capitolo mi lascia sempre sentimenti contrastanti...da una parte lo adoro, per via del rapporto fra Jo e Tuom, e quello di An e Fra. Dall'altra il pezzo Kirsti/Tuomas mi lascia nel dubbio...avrei potuto dire di più? Tagliare delle parti? Lasciare perdere e cancellare il tutto? Non lo so...
Questo episodio fra madre e figlio all'inizio lo consideravo fondamentale e poi ho una seria adorazione per la mamma di Tuomas...ha fatto un'ottimo lavoro con il nostro Sommo Poeta oserei dire! xD
*Hermes si gratta il mento e rimugina sulla questione, aggiustandosi gli occhiali a mezzaluna* <-- si sente molto Silente in questo momento

Prossima fermata: Petrax Studios.
Signori/e, siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza! xD
Il prossimo capitolo sarà full immersion nel lavoro di studio…2600 parole circa, un altro bel capitolone tutto per voi…=)
Ci sarà una bella sorpresina…ma non sto qui a dirvela, hehe! Chi sono io per rovinarvi tutto il divertimento? ;)

Ovviamente inchini ad CrystalRose e petitecherie (sì ho l'impressione che Tarja avrebbe delle serie difficoltà a cantare su Imaginaerum, l'album verrebbe stravolto @@, questo però non intacca il mio affetto per lei ed il suo lavoro solista!=))
Ehm...entrambe avete alcune recensioni da parte mia *Hermes imbarazzata dal tempo che ci mette...sorry!*

Non mi resta che salutarvi ed aspettarvi alla prossima settimana con il capitolone...
'sera ragazze, vado a scrivere la mia fic su HP...^^
Hermes

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Capitolo 46
*** 46 ***


12 Marzo 2017, ore 17 e 32
Finlandia, Hollola, Petrax Studios

Marco, Anette e Tuomas stavano letteralmente ‘marciando’ in mezzo alla neve rimasta, prendendosi una meritata pausa dalle lunghe ore passate davanti al mixer.
“Non mi piace quello che stai dicendo, Tuom.” disse improvvisamente Anette con un’espressione dispiaciuta “Cosa vorresti dire con ‘I Nightwish non sono più quelli di una volta’?”
“Quello che ho detto.” fu la risposta stringata del tastierista “C’è un abisso fra i vecchi dischi ed adesso.”
“Meno male! Che lagna sarebbe se fossero tutti uguali?” replicò Marco al suo fianco, le mani affondate nelle tasche del giaccone. Tuomas sorrise ma scosse la testa, ed Anette dietro di loro aggrottò la fronte.
“Allora qual è il problema?”
“Sto prendendo in considerazione l’idea di cambiare il nome della band.”
Anette si era fermata, fulminata dalla notizia. Marco fece altrettanto.
Tuomas si voltò con espressione seria e continuò
“Se continuassimo sotto lo stesso nome verremmo subito associati con i vecchi dischi, tu verresti affiancata con la tua voce soprano. Sarebbe un’ingiustizia.”
Marco si fece serio ed abbassò gli occhi sul terreno, scalzando via del ghiaccio con la punta dell’anfibio “Non la vedo così. Nessuno di noi è stato sostituito da qualcun altro. Poi Tuom, – scusa eh – la voce d’Anette sarà pure stata una delle nostre caratteristiche predominanti ma vorrei ricordarti che la musica, i testi…insomma lo spirito dei Nightwish è tuo!”
“Mi abbuono alla sua visione!” esclamò la vocalist, decisa “Vuoi saperne un’altra, Tuom? In passato ho sempre avuto il terrore di distruggere le tue canzoni, adesso che non vengono più sopraffatte dalla mia voce mi sento molto meglio. È come se la musica si fosse arricchita di più strati perché sei in grado di sentire tutto, non solo io che cerco di strapparmi le corde vocali per farla finita!”
“Stai dicendo che devo ancora abbassare di mezza ottava il tutto perché fai fatica?” Tuomas era onestamente preoccupato.
“No, Mister-Genio-Della-Lampada. Sta solo cercando di dirti che il nostro sound adesso sembra quello di una vera band e non un’accozzaglia di strumenti scelti a caso per fare da supporto ad un soprano.” riassunse Marco con un sorriso, sfilando una sigaretta dal pacchetto “È questo che volevi dirgli, Anettina, vero?”
“Precisamente…” rispose lei con un sorriso tenero “Quindi preparati alla mia ira casomai decidessi di cambiare il nome del gruppo!”
“Okay, okay…i Nightwish non si toccano, ho capito!” Tuomas, paziente, aveva alzato le mani in segno di resa.
“Siamo perfetti così…non diamoci troppe arie, amico!” Marco gli aveva lasciato una pacca sulla spalla in segno d’amicizia e riprese a camminare lasciandoli indietro “Forza, ragazzi! Adesso che abbiamo sfruttato l’ora d’aria andiamo a scontare la nostra pena fino in fondo!”
“Certo che ne ha di energie…” commentò Tuomas con un gocciolone, osservando la vasta schiena del vichingo dalla barba biforcuta.
“Andiamo, mio poeta preferito…la strada è ancora lunga ma noi ce la faremo!” Anette l’aveva preso a braccetto, ed assieme si avviarono verso lo studio mentre il sole – di un rosso sanguigno – calava dietro le cime delle conifere.

17 Marzo 2017, ore 15 e 20
Finlandia, Hollola, Petrax Studios

Tuomas si grattava la barbetta mentre ascoltava Anette registrare una delle ultime canzoni.
Sospirò, fermo la traccia e premette il pulsante del microfono per parlare con lei dall’altra parte della vetrata fonoassorbente.
“Torna in sala.”
Quando Anette rientrò, chiese “Cosa c’era che non andava questa volta?”
“Ci metti tutta te stessa, lo so. Ma se cerchi di raggiungere la tonalità richiesta va tutto a caput. Non c’è niente da fare, purtroppo.” l’uomo si alzò, finendo la tazza di caffè e mettendosi davanti alla Korg Oasys in ricerca di una soluzione.
Anette si lasciò cadere su una poltrona, abbracciandosi le ginocchia.
Emppu si sedette su uno dei braccioli, cercando di consolarla mentre Tuomas si era infilato le cuffie ed aveva iniziato a strimpellare in modalità silenziosa.
“C’era da immaginarselo che stesse andando tutto troppo bene…” soffiò la donna, abbattuta.
“Dai…ormai siamo alla fine!” la tirò su Emppu con un sorriso “Hai dato il meglio in queste tre settimane, non ti abbattere e tieni duro!”
“Tira fuori il coraggio della razza vichinga che abita ancora dentro noi finnici!” aggiunse enfatico Marco, agitando un pugno con energia.
“Perkele!” replicò Anette con un sorriso.
“Nah…sei troppo civilizzata, deve essere un urlo da guerra! Insieme al mio tre…” il bassista si alzò dal divano, occhieggiato da Tero che – appena compreso cosa stava per accadere – si tappò le orecchie.
“PPPPPPPPEEEEEEEERRRRRRRRKKKKKKKEEEEEEELLLLLLEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!”
L’urlo disumano made in Hietala rimase sospeso nell’etere della saletta per un paio di secondi, mentre fischiavano le orecchie a tutti.
Tuomas annuì e si tolse le cuffie “Forse ho capito come fare…”
“Non l’hai sentito Tuommi?!” domandò Marco incredulo.
“Di cosa parli?” ribattè Mr. Korg.
Anette e gli altri si guardarono a vicenda mentre Marco si sgonfiava come un palloncino, poi partì la risata irrefrenabile mentre il tastierista li guardava senza sapere se dover chiamare un’ambulanza…od un buon psicanalista.
Quando le risate si furono calmate Tuomas riprese il discorso.
“Prova a cantare senza alti e bassi, Anette. Gli estremi li lasciamo all’orchestra e magari aggiungiamo qualche riff o qualche tastiera in più.”
Lei annuì, ancora con un’ombra di sorriso sulle labbra e tornò nella saletta.
Mentre la vedevano che prendeva posto dietro al microfono, Emppu sospirò.
“Come sta andando secondo voi?”
Marco scosse la testa, riavviandosi la lunga chioma bionda.
Tero lanciò un’occhiata al chitarrista dietro le sue spalle.
Tuomas fece finta di non aver sentito la domanda.
Si fidava di lei…e questo era più che sufficiente.

19 Marzo 2017, ore 14 e 45
Finlandia, Hollola, Petrax Studios

“No, tesoro. Qui va tutto alla grande!” rispose Anette.
Era sgattaiolata via dalla sala da pranzo dove i ragazzi si erano messi comodi per guardare una partita di hockey sulla pay-tv.
Avevano deciso di lasciare perdere con le registrazioni quella domenica apposta per alleggerire la tensione.
Era passata dalla loro stanza per recuperare un nuovo libro in paperback nuovo di zecca che si era portata da casa e moriva dalla voglia di leggere. Beh, quello era un buon momento per iniziarlo.
“Zio Petri oggi mi ha portato in giro sul gatto delle nevi!” raccontò elettrizzato Joseph.
L’istinto materno si risvegliò a quelle parole, ma la donna non dette voce alle sue preoccupazioni e continuò ad ascoltare il suo resoconto eccitato.
Dopo venti minuti Anette lo salutò con la promessa che sarebbero tornati a casa presto.
Lasciò il telefono sul comodino della loro stanza e scese le scale, imboccando il corridoio per gli studi, mirando ad un angolino tutto per se dove leggere in santa pace.
La porta della sala strumenti era socchiusa ed Anette guardò dentro distratta mentre passava.
Ritornò sui suoi passi.
In fondo la sala era stata divisa con dei pannelli fonoassorbenti muniti di vetro per poter ospitare un piano a coda ed un Hammond elettrico.
Tuomas le dava la schiena mentre guardava fuori dalla finestra della stanzetta, lo vide finire il caffè nell sua tazza di Paperino – gelosamente portata fin da casa con mille premure - poi si sedette allo sgabello.
Accarezzò per un lungo, intenso minuto il lucido coperchio nero sui tasti.
Da quella distanza sembrava indeciso, pensò.
Il marito aveva sempre desiderato di possedere un pianoforte da concerto, anche se il suo amore per le tastiere non si sarebbe mai esaurito.
Aveva accantonato quel desiderio per questioni di spazio e comodità…non sono noccioline trasportare un pianoforte su un’isola…
Da quella distanza non riusciva a vedergli le mani, quindi saltò su quando pestò con eccessiva veemenza la sezione contra del piano in un accordo cavernoso che fece vibrare tutta la stanza.
Quando l’eco finì, Tuomas fece lo stesso accordo sull’ottava successiva ed Anette capì che stava testando l’accordatura dello strumento.
Il libro nella sua mano ormai era completamente dimenticato…si sentiva anche un po’ spiona. Erano anni che non udiva Tuom suonare su un piano vero.
Sì, c’erano le Korg e qualche volta l’uomo giocava un po’ con Joseph sul piano verticale di Kirsti ma il tocco delle sue mani sui tasti…l’aveva sempre affascinata.
Intanto Tuomas aveva sorriso appena e si era seduto, compiaciuto delle risposte ottime del piano.
Iniziò a suonare usando i pedali dimostrando di aver recuperato la sua bravura dal nulla ed anche il suo orecchio fino.
Proprio vero che certe abitudini non muoiono mai.
Sorrise, ascoltando la melodia con piacere, chiudendo gli occhi. Non si era resa conto che - nella sua estasi - lo spesso libro le era caduto per terra con un tonfo.
La melodia continuò per altri meravigliosi minuti trasformandosi in una trasposizione di Ghost love score, intanto An meditava di andar a prendere una sedia e sedersi lì in corridoio per non disturbarlo e continuare ad origliare…mamma che caduta di stile, ma chi se ne frega!
Proprio in quella Tuom attaccò il tema principale di ‘The Piano’ rendendola incapace di intendere e di volere, forzandola ad incollarsi alla fessura della porta.
Erano passati dieci anni dall’ultima volta che…oh Tuomas!
La melodia era quasi irreale grazie anche a delle piccole modifiche. L’aveva resa più dolce ed aveva legato i vari movimenti a filo continuo. Era disarmata di fronte a quel pezzo che aveva amato fin dall’adolescenza.
Tuom l’aveva fatto suo, modificato in meglio, suonato centinaia di volte per lei in passato solo per tirarle su il morale.
Quell’uomo riusciva a commovuerla, suonando.
Improvvisamente il volto rilassato di Tuom si contorse in un sorrisetto saccente ed una delle sue mani s’alzò a livello del vetro, piegando l’indice nella sua direzione in un chiaro invito ad entrare.
Il suo viso andò in fiamme…come cavolo?!
Beh, ormai l’aveva scoperta…
Timidamente aprì la porta entrò e la richiuse dietro di se, avvicinandosi piano alla stanzetta.
Notò le sneakers di Tuom lasciate in un’angolo della stanza…ah, ecco perché era così fluido nei cambi di timbro con i pedali!
Il marito gli fece un cenno con la testa e si sedette reverente accanto a lui.
“Come hai fatto a scoprirmi?”
“Facile…sei peggio di un elefante quando ti muovi.” Tuomas incassò lo spintone di lei con un sorriso. An aveva incrociato le braccia offesa, ma continuando a seguire con ammirazione le sue mani che scorrevano sui tasti avorio.
“Perché ti piace tanto quando suono il piano, An?” domandò con la fronte aggrottata.
Lei scrollò le spalle “Non lo so…mi rasserena, credo.”
Tuomas ricominciò da capo la sua variazione ma prima le indicò un quaderno appoggiato e disse semplicemente
“Ti dispiace dargli un’occhiata? Voglio sapere che ne pensi…”
Anette annuì, prendendo in mano l’oggetto e scoprendo un testo nuovo di pacca…stai a vedere che questa è la canzone top-secret che voleva registrare domani…
Non aveva titolo…
Non era necessario.
Gli occhi le si inumidirono.
O mio dio.
“Tuom…?” gracchiò.
Il pianoforte si zittì, il tastierista era in attesa.
“Quale sarebbe la musica d’accompagnamento?”
“L’hai appena sentita.”
Non mi merito quest’uomo…
“An…perché stai piangendo?!” domandò lui, orripilato.
“Non piango…” negò lei, strofinando via le lacrime traditrici “Mi è entrata della matita negli occhi, ecco!”
Tuomas sbuffò, mascherando una risata, poi se la portò di peso in grembo “Ma se non ti sei nemmeno truccata stamattina…”
“Lasciami un po’ di dignità, uomo meraviglioso…”
“Come vuoi, madama Holopainen.”
Il silenzio degli studi avvolgeva la loro piccola bolla intima.
Anette si era calmata e tirò su debolmente con il naso.
Tuom si portò una mano in tasca, tirando fuori un fazzoletto un po’ spiegazzato ma pulito, lo spiegò, le asciugò i residui delle lacrime sulle guance e poi lo pinzò delicato al suo naso con un sorriso “Soffia forte.”
Anette obbedì poi disse imbarazzata “Non sono piccola!”
“Sei la mia mogliettina piagnucolosa…devo prendermi cura di te.”
An combattè contro il rossore ma si diffuse lo stesso, quindi si rifugiò contro il suo petto.
“Hai scritto le parole per ‘The Heart’? Come mai?” domandò timidamente.
Perché così all’improvviso? Perché proprio adesso?
“Non c’è un motivo preciso…sono venute da sole e ho variato un po’ il tema musicale, tutto qui.” rispose piano lui.
Tuomas era fatto così – riflettè Anette – introverso come un sasso, ma con il cuore grande come una supernova.
“Speravo di udirla cantata dalle tue labbra…” mormorò appena “Ewo sta cercando di ottenere i diritti ma Nyman la vuole ascoltare prima.”
“Sei nervoso?”
“Un po’.” una grande concessione per il tipico mutismo finnico.
“Non vedo l’ora.”
Una delle mani di Tuomas le accarezzò la schiena in un muto ‘Grazie’.
“Cosa ne pensi della mia voce su DPP?”
Tuomas aveva alzato gli occhi al cielo, ne era certa.
“Per l’ultima volta…sei per-fet-ta. Comunque in Dark Passion Play non c’era spazio per roba poetica o per canto sofisticato.”
“Quindi non ti manca…?”
“No An. Puoi smetterla di logorarti per favore?”
“Ci proverò.”
Il silenzio durò per un po’.
“Ci saranno persone che si rivolteranno contro di te, lo so.” ammise all’improvviso Tuomas serio “Ricorda sempre che sia sul palco che fuori hai me e gli altri dalla tua parte. Dobbiamo solo combattere e ce la faremo.”
“Certo che ce la faremo!” ripetè lei con un sorrisino “Sono o non sono la moglie di un’isolano, vichingo d’acqua dolce?”
Gli occhi verdi di Tuomas scesero a fissarla, sorpresi.
“Okay, poeta, stavo scherzando…” continuò An con un gocciolone “Però ti ci vedo con l’elmetto bicorno in testa!”
“La funesta influenza di François colpisce ancora…”
“Cosa c’entra lui…?”
L’uomo scosse la testa rassegnato “Piuttosto…che programmi avevi oltre continuare a spiarmi dal buco della serratura e far cadere enciclopedie?”
“Perché ti interessa sommo simpaticone?” domandò lei, sbattendo innocente le ciglia.
“Avrei qualche idea, donna.”
“Non eri troppo concentrato sul piano?”
“In questo momento ho quasi voglia di unire l’utile al dilettevole…” ghigno infido ad ore 3!
“Qui?!”
“Hai qualche posto più creativo in mente?”
E la vide arrossire…
“Beh…ci sarebbe il fienile…”
“An, non dico che è una cattiva idea ma ti dimentichi che ci sono – al massimo - dieci gradi, fuori!”
“Sei tu la stufetta vichinga fra noi due…arrangiati!”
“Due cuori ed un fienile…dovrei scriverci qualcosa, suona bene!”
Ecco uno di quei momenti nei quali si chiedeva se era ubriaco quando l’aveva sposata…colpa di Tony, Valo, Rob ed i ragazzi naturalmente!

~ quella sera a cena
Tero, Marco ed Emppu erano seduti al tavolo degli ospiti mentre aspettavano l’arrivo della cena e la comparsa di Tuom ed An.
“Scommetto un cartone di birra e le gemelle scomparse di Marco che quei due si sono imboscati da qualche parte, oggi…” borbottò il tecnico ai due biondi.
“Da come l’hai detto sembri geloso, TeeCee.” replicò Emppu con un sorrisetto “Io dico il fienile ed alzo la posta a due barilotti di birra più gli ultimi sei mesi dei tuoi giornaletti sconci.”
“Ti piacerebbe, Winnie The Pooh.”
“Fanno solo bene…o preferiresti che zompassero sulla tua sacrosanta console? Oltre al cartone mi dovresti anche i venti euro dell’altra volta.” domandò Marco mentre scriveva un messaggio.
“Nuuuuu…nessuno mi tocchi la mia piccola innocente Berta!”
Il lamento richiamò come per magia la coppietta felice che arrivava di gran carriera dai piani di sopra.
“Che succede, Tero?” domandò Tuomas, preoccupato dalla faccia aggrondata dell’amico.
“Dimmi che non l’avete fatto in saletta!”
“Ehm…no?” Anette aveva risposto imbarazzata.
I due si sedettero, guardando più preoccupati che mai Tero mentre si faceva aria con un tovagliolo.
“Ragazzi…cosa vi prende?”
“Niente, Anettina…smaniamo tutti di sapere perché mancano le ultime due bottiglie di vodka dal frigobar. Le mie ultime due.” elaborò artico Marco.
“Ah…” fu l’articolata risposta della donna.
“L’idea è stata sua. Io me ne lavo le mani…ahia!” commentò Tuomas, subito raggiunto da un calcio della consorte sotto il tavolo.
“Ehm…Tuom…” gli occhi larghi come padelle di Emppu – che non poteva credere a tanta fortuna - erano incollati su qualcosa sopra la fronte del moro “Hai…i capelli.”
L’espressione del tastierista si fece cauta mentre alzava comicamente gli occhi in alto, incrociandoli “Che c’è?”
“Beh…se quelli non sono colpi di sole direi che il nano ha vinto di gran lunga la scommessa…” commentò il bassista con un sorrisetto divertito, mentre osservava la paglia incastrata fra i capelli di entrambi.
“Brutto nano da giardino! Dillo che li hai seguiti di nascosto! Baro!” accusò Tero, incredulo.
La serata continuò all’insegna del disagio per la coppia felice…e no…le povere gemelle del bassista non vennero mai ritrovate, ahimè…

~~~

Penso che questo capitolo non abbia bisogno di presentazioni...xD
Quanto mi sono mancati i momenti di gruppo!!! QQ
Era da praticamente una vita! Beh...d'ora in poi si faranno più serrati...sganciamo il vagoncino ed ricominciamo con i giri della morte!
*Hermes si sente come rinata dopo aver finito quel malloppone di 'The song in need'*
Il prossimo capitolo ospiterà François ed i suoi problemi di cuore più un paio di special guest...
*Hermes saltella sul posto...non vede l'ora di farvelo leggere*
Sadly dovrete aspettare ancora una settimana...ma spero che varrà l'attesa =)

Ringraziamenti dovuti a chi ha recensito lo scorso capitolo ovvero CrystalRose, petitecherie e _Uneksia_ che ne ha commentati addirittura due! Grazie, care! =*

Mi è venuto un grosso dubbio su questa storia dopo che ho fatto due parole con un'amico al pub ieri...quindi penso che me la rileggerò dall'inizio con calma per appurare se ho ragione o no. Se la mia supposizione è esatta sarò l'autrice più felice e appagata di questo mondo! xD
Se trovo quello che cerco ve lo faccio sapere, anche perché non lo dice mai nessuno ma siete voi - recensori e lettori - a spingerci a scrivere sempre meglio...quindi ave, o voi augusti/e coraggiosi/e!

*Sullo sfondo arriva un'ambulanza a sirene spiegate, dalle porte esce un drappello di camici bianchi che imbraga Hermes e la porta via di peso*
Ciao ragazzi, alla prossima!
Hermes

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Capitolo 47
*** 47 ***


13 Aprile 2017, ore 20 e 32
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Che hai fatto?!?” Anette stava tossendo, mentre l’ultima forchettata di take-out cinese le era andata di traverso.
In giro per l’appartamento c’erano alcuni scatoloni, nell’ingresso troneggiavano due grossi trolley pieni zeppi con i loro vestiti.
Mancavano un paio di giorni alla Pasqua ed avevano deciso di darci un taglio con il nuovo disco e godersi una settimana a Kitee in tutta tranquillità. Joseph era già là, coccolato da Kirsti e Bea che l’avevano tenuto sotto le loro ali da chiocce nell’ultimo mese mentre loro erano occupati in studio.
Tuomas aveva deciso di svelare ad An che era in possesso del numero del famoso David, e per poco non le era preso un’attacco epilettico.
“Tranquilla…non voglio tirare degli scherzi di cattivo gusto. Mi chiedevo solo se vuoi partecipare alla missione Salviamo-François-dalle-caramelle-e-convertiamolo-alla-Nutella!” replicò lui con un sorrisetto innocente.
“Non ti riconosco più, Tuom…” la donna buttò giù un lungo sorso di cola poi sorrise solidale “Ci sto!”
“Bene…ho contattato il famoso David e ho appurato se c’è ancora qualche speranza per baffo-pazzo…”
“E…?” Anette pendeva dalle sue labbra, in apprensione.
“Il tuo amico è un’adorabile sciocco della peggior specie ma sembra che David sia disposto a tenerselo stupido com’è…” Tuomas alzò le spalle mentre lei sospirava di sollievo.
“Quindi quale sarebbe il tuo piano d’azione?”
“Non ce l’ho…speravo mi potessi illuminare tu.”
An si alzò, recuperando una ciotola di fragole dal frigo ed una vaschetta di gelato alla vaniglia, soppesando l’idea.
“Direi che bisogna tendere un’esca per François e fare in modo che non si accorga di niente…”
“A quello ci pensi tu, An.”
“Ovvio lo conosco meglio…” acconsentì lei, offrendogli una fragola “Al momento opportuno li facciamo scontrare uno con l’altro e se son rose fioriranno…”
“Sei sempre così romantica…e se finisce male?”
“Credimi…conosco il mio pollo, se ci sarà una rissa li rinchiuderemo in bagno e sfogheranno tutta la frustrazione accumulata nel migliore dei modi!” replicò An, facendogli l’occhiolino.
“Mi rimangio quel ‘romantica’…”
Lei si chinò, gli lasciò un bacio sulla tempia e lo zittì con un cucchiaino colmo del suo gelato preferito.
“Ti aspetto di là…ma sbrigati o si squaglia tutto…” gli lanciò un’occhiata complice e rubò la vaschetta ed le fragole prima che potesse riacchiapparla.
Tuomas scosse la testa con un sorriso, concendendole un po’ di vantaggio, ripulendo per bene il cucchiaino e poi andando in cerca del dessert rubato.
…e sì, sapeva come prenderlo…

15 Maggio 2017, ore 21 e 32
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Era stata una giornata lunga e massacrante quella appena trascorsa…almeno per il suo apparato uditivo!
Grazie a Dio Joseph era rimasto a Kitee – parcheggiato dai nonni – perché finisse l’anno scolastico…non era sicuro che sarebbe riuscito a tener dietro anche ad un bambino di sei anni in piena fase creativa.
Lui e Mika avevano smanettato fino a due ore prima sulla console del Finnvox ed – dopo otto mesi di lavoro serrato - avevano finalmente in mano il master di Dark Passion Play.
Il cd era al sicuro nella tasca interna del suo zainetto, appeso nell’armadio dell’ingresso.
Tuomas sapeva solo che sarebbe andato felicemente in letargo se avesse potuto, direttamente lì sul divano.
La sigaretta accesa che teneva svogliatamente fra le labbra pendeva sempre di più verso il basso, ed Anette arrivò appena in tempo prima che gli provocasse una bella scottatura.
L’uomo brontolò nel sonno alla sua intrusione e si voltò dall’altra parte, tutto senza svegliarsi.
Anette dovette ammettere con se stessa che i tempi dei party post-master sembravano roba di un’altra epoca…o quasi.
Conoscendo i ragazzi avevano solo ritardato la festa…!
Intanto Tuom era sull’orlo di un collasso, spiattellato stile sottiletta sul divano, fermamente intenzionato a russare sonoramente fino al mattino in quella posizione scomoda.
Al solito doveva salvarlo da certe idee malsane
Non sarebbe riuscita a trascinare la sua massa vichinga nel letto ma avrebbe potuto rendergli più comodo il giaciglio.
Uscì in corridoio e tornò poco dopo con un cuscino ed una coperta. Posizionò il guanciale su un bracciolo e – secondo calcoli d’assoluta precisione – prese a spingere il tastierista finchè la gravità non ebbe la meglio e l’uomo si fermasse nel cuscino a faccia in giù, stile sacco di patate; quell’azione provocò un altro mugugno non ben identificato. Tuomas si aggrappò alla morbidezza inaspettata.
Anette sollevò le gambe del tastierista una per una sull’altro capo del sofà e spiegò la coperta sul marito.
Osservò il suo operato, annuendo soddisfatta ed gli accarezzò i capelli prima di rialzarsi.
“Niente bacio della buonanotte?” mugugnò Tuomas, mezzo addormentato.
“Non sei un po’ grande per queste cose?”
Di risposta tirò fuori il labbro da perfetto bambinone, la solista sospirò e si chinò per lasciargli un bacio sulla fronte.
“Notte, Tuom.”
“Notte, bimba.”
“Non cadermi dal divano.”
“Se succede farò in modo di svegliarti per aver un qualche supporto emotivo alla mia tragedia.”
“Fantastico…” Anette spense le luci con un gocciolone…dov’è che aveva messo i tappi di cera?!

20 Maggio 2017, ore 14 e 12
Finlandia, Helsinki, Centro cittadino

Tuomas camminava con espressione sofferente per le vie della capitale finlandese, François alle calcagna…meno male che quella missione era agli sgoccioli o avrebbe finito per commettere un omicidio ai danni del baffetto!
Anette aveva raccontato all’amico che il tastierista aveva un assoluto bisogno di nuovi acquisti per il suo guardaroba on-stage e che si fidava dei suoi gusti a proposito.
O come l’aveva frasata lei “Tuom dice che non si fiderebbe di nessun altro, Fra!”
Così il baffo aveva colto al volo quell’occasione e l’aveva trascinato per un mucchio di negozi senza una pausa…alcuni capi erano carini ma certi altri non li avrebbe usati nemmeno come tappeti, figurarsi!
Finalmente lei gli aveva dato il via libera con un messaggio ed i due si stavano dirigendo al caffè del centro commerciale lì vicino dove An li stava aspettando.
Tuomas prese un sospiro, non ascoltando nemmeno le chiacchiere dilaganti di François…fatti forza Tuom, un’oretta e ti puoi rintanare tu e la tua Korg, soli soletti!
“Ehm…zio Tom, ma sei sicuro che il bar sia questo? Non vedo Anettina!” commentò François, quasi saltellando sul posto in cerca della donna attraverso le vetrine.
Adesso lo imbavaglio…zio Tom! Sgrunt!
“Tranquillo…so esattamente dove ti sto portando, amico mio!” per buona misura nascose il ghigno diabolico nel risvolto della giacca e varcò la soglia della caffetteria scelta appositamente per l’occasione.
Era un locale nuovo ed aperto da poco, dall’aria moderna e munito di separé fra i tavoli!
Hehe, la sua dolce metà era un asso in certe cose… Camminarono lentamente fra i vari clienti di quell’ora, facendo attenzione di non impigliare le borse dei loro acquisti e finalmente Tuom vide la testa corvina di An, seduta al tavolo più lontano dall’entrata. La donna alzò gli occhi e lo riconobbe, lanciandogli un sorriso radioso che il tastierista ricambiò.
Missione riuscita!
“Anettina!!!” François era subito partito come uno scolaretto appena l’aveva vista. Aveva lasciato indietro il tastierista catapultandosi in avanti come una valanga “Ah! Avresti dovuto venire anche tu! Che meraviglia le nuove collezioni primaverili!!! E-”
Il baffetto si era zittito bruscamente, rimanendo pietrificato sul posto con gli occhi larghi come dei palloni da calcio.
Sull’altro sedile un bel ragazzo abbronzato e dal volto classico, capelli biondo-rossi ed un paio d’occhi grigi mozzafiato era occupato al telefono. Era alto e dinoccolato vestito con giacca, cravatta e pantaloni nella versione più stilosa di manager.
Non c’era dubbio…questa proprio non se l’aspettava.
“C’è qualcosa che non va, Fra? Sei pallidino!” domandò Anette con dolcezza, mentre il baffo si voltava di scatto verso di lei. Tuomas rimase fermo qualche passo più indietro, prevedendo la prossima fuga del moro da un momento all’altro.
“Ehm…ci conosciamo, forse?” il largo sorriso dell’amico era talmente falso che minacciava di scollarsi.
“Divertente, caro. Che ne dici di sederti con noi per un po’?” replicò Anette con un tono che non ammetteva repliche.
“Veramente…mi sono appena ricordato di avere un mucchio di lavoro in arretrato giù al Teatro e-”
François, torna qui!
Il baffo aveva tentato la fuga…ed era rimasto bloccato dalla stazza di Tuomas che lo superava di tutta la testa.
Mister Korg sospirò, cvd perché i lavori sporchi finivano sempre sulle sue spalle?
“Andavi da qualche parte?” gli domandò gentilmente.
François lo misurò dal basso verso l’alto e capì di essere capitato nel vicolo cieco peggiore della sua esistenza.
“Voi due siete delle ligere spietate, traditrici e senza cuore!” sibilò pieno d’odio. Tuomas alzò le spalle con un sorrisetto e replicò “Chiudi gli occhi e fai finta che sia un brutto sogno…ora, vuoi sederti o ti ci devo portare?
Finalmente il baffo riconobbe la sconfitta e si lasciò cadere con uno sbuffo sul sedile mentre Tuomas si accomodava accanto ad Anette e gli lasciava un bacio delicato sulle nocche di una mano.
François scoccò loro l’ennesima occhiataccia a braccia incrociate, ignorando il bell’uomo che aveva accanto ancora impegnato.
“Mi sono permessa di ordinarti una camomilla ed un brandy, François. Penso che ne avrai bisogno.” commentò angelica lei.
“Anettina…preparati…questo scherzo di cattivo gusto non passerà impunito, stanne certa!” rispose François dall’altra parte del tavolo.
“Quindi io sarei uno scherzo di cattivo gusto?” domandò sensibilmente offeso David, guardandolo tristemente.
“N-no! Sì…cioè- oh!” François sembrava aver perso la parlantina, i baffi tremavano orripilati e sul punto di diventare bianchi.
Intanto era arrivato il cameriere per distribuire le bevande.
Finalmente qualcosa di cui gioire! Caffè, nettare degli dei!
Tuomas aveva spento temporaneamente l’udito e gustò la sua brodaglia preferita senza spiccicare parola, imitando Anette e la sua fantomatica tazza di tè.
“David mi stava illustrando il vostro appuntamento per la serata, François…e devo ammettere che sono un po’ invidiosa, sai?” disse tutto d’un tratto Anette con un’occhiata eloquente.
“Ahem…abbiamo un appuntamento, e com’è che non ne sono stato informato?” replicò François velenoso verso l’amica.
“Volevo farti una sorpresa…così Tuomas ed Anette mi hanno dato una mano.” spiegò David con timidezza adorabile.
“Ah…proprio stasera? P-” il baffo venne subito interrotto da Anette che ormai avrebbe potuto incenerirlo “Avevi detto di non aver niente da fare questa sera!
“Sì ma…”
“Tranquillo…le repliche serali di Tempesta d’Amore te le registra Joseph!” aggiunse Tuomas, ignorando tranquillamente l’occhiata di fuoco del moro.
“Ti prego…desidero davvero passare del tempo con te, François. Non voglio però che tu accetti solo perché ti senti obbligato.”
Il baffo-pazzo distolse lo sguardo dagli occhi grigi e ferventi dell’uomo accanto a lui e cercò di nascondere il rossore che si stava diffondendo dal suo collo alla faccia in tempo record.
Anette afferrò la mano di Tuom sotto il tavolo, stringendola forte in attesa.
“Okay…avete vinto. Tranquillo David, sono contento di uscire con te e che non avevo il coraggio di chiedertelo dopo la mia uscita da malato di mente dell’ultima volta!” rispose François, scuotendo la testa con un sorriso rassegnato e girando i pollici, mortalmente in imbarazzo.
“Yiipppiiie!” Anette non poté trattenere l’urletto di giubilo, assomigliando né più né meno ad una bambina d’otto anni, Tuom ridacchiò stropicciandosi gli occhi.
“Beh…An, mi sa che adesso siamo di troppo ed è giunto il momento di ritirarci.” disse il tastierista.
“Sì, assolutamente…dai François, abbracciami e non tenermi il broncio!” trillò lei, allacciandosi al collo del baffo che si era alzato per salutarli.
David strinse la mano a Tuomas “Grazie…”
“Nah…è tutto merito di An, non ringraziarmi.”
Parlottarono per un po’ poi i due si allontanarono mano nella mano.

~ all’uscita del centro commerciale, cinque minuti dopo
Tuomas ed Anette erano appena usciti nell’aria frizzante di quel primo pomeriggio di Maggio.
Il tastierista frugò nelle tasche in cerca del pacchetto delle sigarette.
“Pensi che andrà tutto liscio?” le domandò mentre lei aspettava pazientemente che finisse di accendersi la bionda.
“Tranquillo…François è codardo ma solo fino ad un certo punto.” rispose lei, poi fece dondolare una borsa di plastica dalla forma bizzarra “E poi sono ancora in tempo per rientrare ed usarla!”
Tuomas osservò l’oggetto del mistero, sembrava pesante. “Che cos’è un’incudine?”
“No, no…solo un piccolo incentivo caso mai non fossimo riusciti a farlo ragionare con la propria testa!” rispose An, infilando una mano nell’incavo del suo braccio e riprendendo a camminare.
Tuomas rimase in silenzio per un po’, poi domandò leggermente impensierito.
“An…cosa c’è dentro quella busta?
La donna arrossì “Oh beh…prima del bar io e David abbiamo fatto un giro per i negozi e l’ho vista…ultimo modello sai! Dicono che va meglio delle altre! Poi ho pensato che ne avevo proprio bisogno una a Kitee…”
Tuomas le scoccò un’occhiata e tirò una boccata “Pensi di girarci intorno ancora per molto?”
Di tutta risposta la donna gli tese il sacchetto e Tuom ci sbirciò dentro, curioso.
Per poco la sigaretta non cadde in terra.
Dentro c’era una padella smaltata in ceramica, nuova di zecca e con il cartellino ancora attaccato.
“…”
Anette gli lanciò un’occhiata turbata poi sbottò “Dì qualcosa! Non fare quella faccia che mi sento già in colpa io!”
“Tu sei una donna armata, manesca e pericolosa.” commentò Tuomas, intimorito “E spero che non avrai la malaugurata idea d’usarla con me per i tuoi cavernicoli propositi!”
“Non lo farei mai! Anche perché la tua testaccia dura sarebbe capace di spaccarmela a metà!” gli aveva strappato dalle mani il suo nuovo acquisto, tenendo alta la fronte in una posa dignitosa. Tuomas la seguì, riaccompagnandola a casa per poi dirigendosi al Finnvox.
Durante il pomeriggio aveva ripensato più di una volta alla padella
…aveva deciso che, tornato a casa, – e con il favore della notte - avrebbe fatto sparire tutta la batteria di pentole.
Era meglio pensare all’incolumità sua, dei ragazzi e delle Korg a quel punto.

~~~

Ahem…special guest di questa settimana: la padella! xD
Ve l’aspettavate? Io no, ma la gag ci stava, le nostre padelle entreranno nella leggenda...;)
François ha finalmente mollato le sue paturnie! Yehhh…

Hugs&Kisses a chi ha commentato lo scorso capitolo: CrystalRose (grandine? o.O Poveretta!) e petitecherie.
Entrambe riceverete le mie recensioni tra qualche giorno come al solito. ^^"

Allora l'altra settimana avevo accennato ad una conversazione al pub con uno dei miei amici, che è davvero molto critico con le sue letture in generale...questo dialogo è stato più o meno così:
"Nah Fra...quando leggi un libro non c'è niente di peggio che partire subito con la coppia di Tubatori-di-Turno che si ripetono a dismisura 'Ti Amo' come se fosse scontato..."
"A-ha..."
"Tu non stavi scrivendo una storia?"
"Sì..." *Hermes si stava girando i pollici imbarazzata, non sembra ma parla raramente del suo hobby notturno*
"Sai...secondo me le storie migliori sono quelle dove il sentimento è palpabile ma non leggi mai le parole 'Ti amo'..."
"Ahem...non è che possiamo cambiare discorso...no?" *Hermes a questo punto sudava freddo...pensando a DOR, ovviamente UoU*

Beh...nonostante la mia reticenza (visibile LOL) questa sua idea mi è entrata nel cervello e ci è rimasta.
DOR sta diventando una fic lunghissima, tanto che non riesco più a ricordarla tutta a memoria. L'ho riletta spinta dalla curiosità di vedere se avessi mai usato quella particolare frase in uno dei dialoghi fra An&Tuom...volete sapere quante volte ho trovato quelle due paroline in tutto? <-- e sto includendo i capitoli che non avete ancora letto
Zero.
Immaginate la mia faccia quando ne ho avuto la certezza! *o*
Rispetto a certi altri miei lavori datati questo è un miglioramento inconscio che non mi aspettavo assolutamente...DOR è un esercizio distensivo non uno saggio o.O
Ok...sono orgogliosa come una moffetta in questo momento e non voglio risultare pesante, vi basti sapere che sono molto contenta e che vi ritengo in gran parte (ma anche interamente!) responsabili di questa cosa. xD
Solo le vostre recensioni aiutano tantissimo chi scrive...sia critiche che neutre che buone!
Quindi Hermes si inchina a voi recensitrici che avete reso possibile tutto questo! =*

Io vi saluto con un grande abbraccio...buon weekend! =)
Hermes

PS: la qui presente non riuscirà ad aggiornare DOR la prossima settimana perché anche per me arrivano le meritate ferie! *Halelujah!*
Parto verso metà settimana e non so di preciso quando tornerò ma farò in modo di portarmi avanti con la stesura della storia anche senza connessione o computer sotto mano...che dire se non buone vacanze anche a voi? =)

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Capitolo 48
*** 48 ***


Riassunto delle puntate precedenti:
I Nightwish sono sul punto di tornare ma prima An e Tuom riconciliano François con la sua dolce metà pel di carota...intanto Maggio sta per finire...cosa succederà?

22 Maggio 2017, ore 16 e 15
Finlandia, Helsinki, Spinefarm Records

Tuomas aspettava Ewo all’entrata dell’edificio, nel mentre si era acceso una sigaretta.
La settimana prima il loro manager vichingo aveva fatto avere alla casa discografica una copia del master, ancora tenuto sotto segreto per ovvie ragioni.
Il tastierista iniziava ad innervosirsi; la Spinefarm non aveva dato notizie fino a quel mattino, quando Ewo gli aveva chiesto di vedersi lì. Non era un’abitudine della casa discografica farsi aspettare e difficilmente le sue cattive sensazioni si rivelavano sbagliate.
Dieci minuti dopo - spalleggiato da un Ewo di ottimo umore - erano stati fatti passare ai piani alti e sedevano con uno dei pezzi grossi. Tuomas non riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Francamente sono rimasto stupito quando ci avete passato questo disco.” diceva Riku Pääkkönen, giochicchiando con la custodia del cd “Pensavo fosse uno scherzo…dopo tutti questi anni di silenzio.”
Il manager dei Nightwish si schiarì la gola ma Tuomas arrivò prima “Almeno come scherzo era divertente?”
“Mister Holopainen, non sto denigrando il suo lavoro. Volevo solo dire che i tempi sono cambiati e non mi sarei mai aspettato un ‘sound’ di questo tipo dai Nightwish.”
“Cosa vuoi dire, Riku?”
“Siete passati da un soprano drammatico ad una cantante ‘normale’ di botto. Il disco è il più arrabbiato che abbia mai sentito della vostra produzione – rimasta in sospeso per anni - ma lascia alquanto a desiderare…”
“Stai dicendo no, quindi?”
“Mettiti anche nella mia posizione, Ewo. Non sappiamo come reagiranno i fans ed il mercato non è più come una volta; la pirateria ci strappa via un 60% di profitto su tutto il catalogo all’anno.”
“In poche parole: per voi è un album che non ha futuro.” replicò Tuomas cupo.
“Ti ricordavo diverso, Riku. Un paio d’anni fa il rischio era il tuo pane quotidiano…se continui così dovrai ritirarti.” Ewo aveva perso il sorriso, nei suoi piccoli occhi grigi c’era solo delusione “Mi avevi parlato di un accordo con una major…che fine hanno fatto?”
“Mi hanno dato un anno di tempo per sottoscrivere. Vogliono che prima rilasci un album di successo sicuro…come garanzia, capisci.”
“Professionali e stronzi, come sempre…il loro motto non cambia mai.” commentò il vichingone, già sul punto di alzarsi.
“Ho una proposta.” i due manager guardarono Mister Korg, seduto tranquillamente nella sua poltrona “Io penso che questo album andrà bene. Anticipo io il pagamento delle spese di produzione e sono disposto a lasciarvi un ritaglio dei profitti delle vendite oltre alle vostre percentuali.”
“Tuom…è un suicidio!” esclamò Ewo, già rivolto al disastro “Riku, dimentica tutto quello che ha detto! È stato un raptus di follia!”
“Sono serissimo invece, ma ad una condizione.” Tuomas sorrise “Se Dark Passion Play raggiungerà il doppio disco di platino in Finlandia entro due giorni dalla data d’uscita non avrete alcun compenso sui nostri tour e mi rimborserete una parte delle spese.”
I due biondi guardavano Tuomas a bocca spalancata.
“È impossibile!” riuscì a balbettare il capo della Spinefarm “Nessuno ci è mai riuscito!”
“Questo non vuol dire che rimarrà un tabù ancora per molto.” replicò Tuomas, incrociando le dita sotto il mento “Allora?”
Uno dei sopraccigli d’Ewo si alzava e s’abbassava in un tic nervoso…stava cercando una fuga da quel vicolo cieco nel quale il tastierista stava per cacciare tutti, compreso lui, ma non vedeva luci alla fine del tunnel!
“È un’offerta molto generosa.” commentò cautamente il manager.
“Non dimentico le persone che hanno creduto nei Nightwish all’inizio, nonostante il Soundii ci avesse stroncato al primo tentativo.” Tuomas era molto serio e leggermente a disagio, detestava fare quei discorsi.
Mister Pääkkönen aveva smesso di giocare con la custodia del cd master ed aveva chiuso gli occhi, sospirando “Accetto.”
“Grazie…per il resto potete mettervi d’accordo con Ewo. Arrivederci.” il tastierista gli strinse la mano ed uscì dall’ufficio, mentre il biondo manager era preda di un mezzo attacco isterico.
Quando raggiunse di nuovo il moro esplose “Dico ma sei impazzito?! Hai dato un’occhiata agli onorari di Jussila e Karmila del Finnvox?!”
“Sì.” rispose tranquillo Tuomas, infilandosi gli occhiali da sole.
“Ok…dillo che era tutto uno scherzo a mie spese! Bella recitazione, Tuom!” tentò Ewo esasperato, mentre l’altro si accendeva una sigaretta.
“Non capisco perché ti preoccupi tanto…”
“Perché è una scommessa che non vincerai Tuom, ecco perché!”
“Ho delle buone sensazioni su questo disco, Ewo.” e con quello l’uomo si allontanò, fischiettando.
Il vichingo alzò mani ed occhi al cielo in una rappresentazione di costernazione all’urlo di Munch, prima o poi l’avrebbe strangolato Mister Holopainen!

21 Giugno 2017, ore 13 e 22
Stati Uniti, California, Los Angeles, The Poodle Parlor
Tutta la band al gran completo era riunita intorno ai due manager mentre si erano presi una pausa dagli shootings dei nuovi video che avrebbero accompagnato l’uscita del disco.
Ewo e Tony avevano finalmente preparato la prima lista di date per il nuovo tour ed Anette era elettrizzata.
La vocalist teneva in mano i fogli mentre i ragazzi sbirciavano da dietro le sue spalle.
“Wow…primo gig a Tel Aviv?!” esclamò lei, stupefatta “Ma sarà sicuro?”
“Cosa vuoi che sia un po’ di rischio, baby? Ci sono io a difendervi!” replicò Ewo, flettendo i bicipiti.
“Fantastico…” commentò ironico Jukka “Quanto scommetti che ti fermano alla dogana, King Foo?”
“Quisquilie!” replicò il nostro vichingone.
Intanto Anette aveva passato la lista a Tuomas, e si era alzata. Afferrò un panino con una mossa degna di un film d’arti marziali e disse piano “Ragazzi…vado fuori a mangiare, ci rivediamo tra un venti minuti!”
E si dileguò.
Appena uscita imprecò contro il sole che avrebbe potuto spaccare le pietre…
Raggiunse il bus noleggiato apposta per l’occasione e cercò fra il caos comune il suo telefono.
Si sedette sui gradini dell’entrata secondaria, schiacciandosi in testa la tuba di Tuomas contro il sole e cercando in rubrica il numero di François…iniziavano a tremarle le gambe dal panico ed il suo amico era la persona giusta in questi casi.
Peccato che non avesse dato un’occhiata al fuso orario
Anette si preoccupò leggermente quando il telefono continuò a squillare a vuoto…almeno finché non ci lasciò l’orecchio sinistro.
TI RENDI CONTO DI CHE ORE SONO, AN!?!?!” stridette la voce furiosa di François “Dovevi proprio telefonarmi mentre stavo sognando George Clooney nella mia vasca da bagno?!”
“Oooops!” fu tutto quello che riuscì a dire la poveretta, dando un’occhiata al display dove aveva tenuto l’ora di Helsinki “Ehm…”
“Spero che sia un’emergenza, o giuro che vengo lì è do fuoco al tuo guardaroba, tesoro, te compresa!!!”
“Sto avendo una crisi di panico…” riuscì solo a dire con vocina piccola piccola “Ho appena visto la bozza della lista dei concerti!”
“Ah-ha.”
“Non ce la posso fare!” sbottò di colpo, strappando la stagnola mentre teneva l’apparecchio incastrato fra la spalla e l’orecchio. Addentò un grosso morso.
“An…molla quell’affare ipercalorico che hai fra le mani!!!” comandò l’amico “Non soccombere alla fame nervosa o tutte le nostre sedute in palestra ed al beauty-farm vanno a farsi benedire!”
“È un normalissimo panino, Fre!” ribatté lei.
“Sì…è il tuo girovita da vespa diventerà un ciambellone, Nettie!”
Anette roteò gli occhi e reincartò il suo pranzo “Okay…fatto!”
“Bene…stammi a sentire Anettuccia! Sai che sono un’amante delle voci soprano ma ascolta…i pezzi che mi hai fatto sentire la scorsa settimana spaccano! Quindi smettila con queste forme di depressione autoindotta! Sei quello che sei e-”
Non sentì mai cosa aveva da dirle perché il cellulare per qualche strana legge della gravità si era sfilato verso l’alto.
Alzò la testa, vedendo Tuomas che guardava il display e se lo portava all’orecchio.
“Ciao, François…posso esserti utile?” domandò suo marito, calmo come un Buddha.
L’uomo fece un paio di passi in avanti, sedendosi di fianco a lei ed annuendo “Ok…vedrò di sedarla in tempo per la prossima volta, sì. Non ti preoccupare…ci penso io, dormi pure tranquillo.”
Schiacciò il pulsante di fine chiamata e glielo tese.
“Cosa mi combini, piccola? Svegliare quel poveretto nel cuore della notte?”
“Hai il coraggio di farmi la predica, pure? Tu che ti intrometti nelle conversazioni altrui?!” replicò Anette bellicosa.
Tuomas dette un’occhiata al panino sulle sue ginocchia “Mangia…non voglio essere morso perché non ci vedi più dalla fame!”
Lei borbottò qualcosa ma seguì il suo consiglio, Tuomas produsse un elastico e si legò i capelli, poi appoggiò il mento fra le mani ed aspettò finché non ebbe finito.
“Che cosa ti spaventa?”
“Sono diventata fifona di questi tempi, è stupido da dire…”
“Non è stupido se ti impaurisce.” Tuomas alzò la tuba per un attimo, scompigliandole i capelli e riposandogliela sul capo, strappandole una smorfia.
Ma anche quel tentativo cadde nel vuoto, An fissava assente il cemento.
Il tastierista sospirò, strofinandosi una mano sugli occhi.
“Okay…” soffiò tranquillo “Stasera usciamo.”
“Non possiamo, Tuom…domani abbiamo le ultime riprese…”
Il moro aveva tirato fuori una sigaretta ed aspirò la prima boccata, sorrise malizioso.
“Certo che possiamo…nessuno griderà al rapimento se manchiamo io e te all’appello, no?”
Anette gli mandò un’occhiata in tralice “Che hai in mente…?”
Tuomas alzò le sopracciglia, senza rispondere. Il sorriso sempre al suo posto, se possibile più largo.
“Il regista dice che tra cinque minuti riprendiamo a girare.” disse infine, alzandosi e tornando dentro.

To be continued...

~~~

*Hermes sciabatta verso il pc, in piena tenuta da mare con tanto di salvagente a forma di paperella*
Ciao a tutti! Vi sono mancata? xD
Spero che le vostre vacanze siano state belle e riposanti...io personalmente ho dormito poco LoL
Avevo detto che avrei usato le ferie per portarmi avanti con DOR, ho scritto sì ma non abbastanza =(
In più sto scrivendo una nuova shot sui NW di stampo parecchio forte ma sono bloccata e non riesco a darle il tiro che voglio...uffa! *Hermes scalcia una pietruzza, frustrata*

However spero che questo capitolo vi sia piaciuto...nel prossimo vedremo cosa ha in serbo per An il misterioso Mister Korg...non ci crederete mai mi sa... =D *Hermes ha un'insospettabile passione per il vintage...coffcoff*
By the way, il pezzo che tratta la pubblicazione di DPP è costruito di sana pianta o quasi. Ho letto da qualche parte che il disco non ha convinto le case discografiche all’inizio, eh beh…in un certo senso Tuommi che difende il suo ‘bambino’ armato d’astuzia e clava, non è difficile da immaginarsi. xD
Comunque poi questa scommessa la vincerà ampiamente (mi sono documentata sulla cara vecchia Wikipedia e sto’ disco batte veramente tutti i record*o*).

Spigolo recensori!
Grazie a chi ha commentato l'ultimo capitolo prima della pausa estiva ovvero CrystalRose e petitecherie, come state? Darò un'occhiata ai vostri aggiornamenti al più presto! Promesso! *Hermes si segna il petto, solenne*
Ci vediamo la prossima settimana!
Hermes

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Capitolo 49
*** 49 ***


21 Giugno 2017, ore 20 e 40
Stati Uniti, California, Los Angeles, Nightwish Caravan

“Ok ragazzi…noi ci dileguiamo!”
Il tastierista si alzò dal tavolino, avevano giocato fino a quel momento a Drunken Uno.
Anette si era rinchiusa in bagno per una doccia una mezz’oretta prima.
“Dov’è che te ne vai, Tuomasuccio?” trillò Marco, a stento sobrio ormai. Con un braccio si teneva stretto al petto la bottiglia di Jägermeister come se fosse l’amore della sua vita. Intanto Jukka cercava di sfilargliela da sotto senza molti risultati.
“…” il moro aveva aperto lo sportello del frigo, trafugando due birre, avvolgendole in un canovaccio.
“Usa la fantasia, Marco!” ridacchiò Emppu, rosso in faccia come un ravanello. I ragazzi ridacchiarono.
Anette lo raggiunse, infilando il suo chiodo di pelle sopra una normalissima maglietta bianca.
Scesero gli scalini del pullman mentre Marco ululava nel suo miglior vocione alticcio “Prendete delle precauzioni!”
Anette lanciò un’occhiata spiazzata a Tuomas che ricambiò lo sguardo impassibile prima di richiudere il portellone.
“Sbaglio o è più ubriaco del solito?” gli domandò.
“Era la seconda bottiglia della serata quella…” ammise lui, afferrandola per mano e dirigendosi fuori dagli studi.
Camminarono fianco a fianco per un po’ prima che la curiosità di Anette prevalesse.
“Dove mi porti?”
Per tutta risposta Tuomas sorrise, ma non aprì bocca e fece scattare un comando di apertura portiere che aveva in mano, un paio di frecce più in là risposero a quel segnale.
Scaricò lo zainetto sul sedile posteriore poi Anette lo prese per un braccio, seria.
“Quanto hai bevuto Tuom?”
“Non ho perso…e credimi sto soffrendo profondamente!” rispose lui, accarezzandole il braccio “Sali?”
La donna obbedì, mentre la sua curiosità ormai sfiorava il parossismo.
Non avevano passato il primo incrocio che Anette aveva già tirato fuori venti posti diversi…e lui continuava a fare orecchie da mercante!
“Venice?”
“…”
“Hollywood?”
“…”
“Long beach?”
“…”
“Disneyland?”
Tuomas aggrottò la fronte, le lanciò un’occhiata e chiese “Vuoi andare lì?”
“Ci stiamo andando o no?”
“No, ed adesso smettila o mi costringi a cercare il bottone del muto per farti stare zitta.”
“Provaci…”
Tuomas sorrise ed iniziò a farle il solletico a casaccio.
La cosa andò avanti trenta secondi prima che Anette chiedesse pietà senza fiato.
“Posso almeno sapere se ci vuole ancora molto?”
“Un quarto d’ora al massimo, mettiti il cuore in pace.”
Anette guardò fuori dal finestrino mentre davanti a lei sfilavano ininterrotte le facciate di vari edifici.
Dopo un po’ si erano lasciati indietro la zona più turistica ed i quartieri erano diventati gradualmente più popolari.
Fosse dannata se capiva dove cavolo stavano andando!
Fu solo qualche manciata di minuti dopo che la mascella le si slogò…
…davanti l’insegna di un cinema drive-in all’aperto nel più nostalgico stile anni ’50 che avesse mai visto!
“Non ci credo…!”
Tuomas si fermò nello stallo che gli avevano assegnato all’entrata dello spiazzo, poi spense l’auto con un sorrisetto sventolandole sotto il naso i biglietti “E non hai ancora visto il programma della serata!”
Lei cercò di acchiapparne uno ma il tastierista li tenne fuori dalla sua portata e scese “Vado a procurarmi i popcorn…non ti sognare di chiedere cosa danno agli altri o torniamo indietro all’istante!”
“Dittatore! Ingiusto! Bruto!”
Il tastierista si allontanò ridendo e sparendo dietro le altre auto posteggiate.
Dieci minuti ed era di ritorno con due confezioni giganti di popcorn ed un frappé leggermente più piccolo al cioccolato per lei, tanto per far la pace.
Tuomas si riaccomodò, dandole in custodia il cibo e recuperando il suo zainetto dal quale estrasse una birra e gli occhiali da vista riposanti. Poi sganciò l’apribottiglie che portava appeso alla catena dei jeans e fece saltare il tappo.
Tutti questi movimenti erano stati fissati da Anette con occhi da cerbiatta e la cannuccia fra le labbra.
Tuomas la fissò a sua volta “Che c’è?”
“Ti sei tolto le lenti a contatto?”
“E quindi…?”
“Hai deciso che vuoi uccidermi stasera, Holopainen? O vuoi che lanci via il frappé dal finestrino e che ti salti addosso senza preamboli?”
Mister Korg – conscio che la stava portando ad una critica tempesta ormonale – rispolverò per l’occasione il suo migliore sorriso da bravo ragazzo nerd.
“Tesoro…” disse comprensivo “Aspetta ancora un po’, poi potrai farmi tutto quello che vuoi!”
“Ti prendo in parola!”

~ due minuti dopo
“Noooo…”
“Siiiii…”
“Noooooooo!”
“An…smettila, ci stanno guardando tutti!”
“Avresti dovuto dirmelo prima! O Signore!” gli occhi di lei – a cuoricino - erano incollati al grande schermo distante trenta metri, stava iperventilando ed usava il manuale dell’auto come ventaglio “I miei neuroni mi hanno lasciata!”
Tuomas alzò gli occhi al cielo…cosa non si faceva per le donne!
“Tuommi…”
“Uh…?”
“Passami i popcorn.”
“Vuoi anche un massaggino già che ci siamo?” chiese acido.
Anette staccò lo sguardo da James Dean per posarlo su di lui “Scusa…forse ho esagerato.”
“Un tantino, in effetti.”
Lei sorrise e si accomodò sulla sua spalla, lasciandogli un bacio sulla linea della mascella per ammansirlo “Siamo gelosi?”
“Per favore…”
“Stai guadagnando una vagonata di punti stasera, Mister-porto-gli-occhiali-perché-fanno-più-figo-Holopainen.” Anette sbatté le ciglia nella sua direzione con fare ammaliante “Qualche motivo in particolare?”
Tuomas le lanciò un’occhiata, sorrise poi ritornò a guardare il film.
“Ed io – povero ingenuo - che pensavo facessi finta…” commentò divertito.
“Cioè?” l’espressione interrogativa di lei gli fece scappare una mezza risata, poi si ficcò una mano nella tasca dei jeans e tirò fuori i biglietti del cinema, tutti spiegazzati.
“Dacci un’occhiata, Anette. Non vorrei che la data fosse sbagliata!”
La donna li prese, inclinandoli il giusto perché la luce riflessa le permettesse di leggerli.
“Oh…” disse dopo un po’.
“Oh!” le fece il verso Tuomas “Buon compleanno, smemorata.”
“Con tutto il casino degli ultimi giorni me ne sono scordata.”
“Meno male che ci sono io…”
Anette sorrise, accarezzandogli il braccio “Adesso capisco perché ti sei offerto da cavia per portarmi a vedere Gioventù Bruciata in lingua originale, era per questo!”
“Ah-ha.” rispose non molto convinto.
“C’è dell’altro?!” esclamò Anette, incredula.
“Goditi il film, zitta e buona.” Tuomas le pizzicò il fianco, forte.
“Barbaro!”

~ Circa due ore dopo
“Tuom…” mormorò, scuotendolo leggermente mentre lui se la dormiva alla grossa “Svegliati, il film è finito!”
“Eh…?” il tastierista fece un mezzo sbadiglio, dando un’occhiata ai titoli di coda che sfilavano lenti “Ah, sì…è stato proprio bello!”
“Risparmiami, per favore…” replicò lei, scuotendo la testa con un gocciolone.
“Scusa An…ero stanco morto.”
“Lo so, ed un po’ mi sento in colpa per questa serata fuori.” mormorò lei.
“Avevi bisogno di staccare, fine della discussione.” ammise semplicemente lui, raddrizzandosi sul sedile con fare distratto ed infilando una mano nello zainetto abbandonato dietro, allo sguardo di Anette annunciò “Ultima sorpresa della serata…”
“Attenti ripetutamente alla salute delle mie coronarie, eh?” scherzò lei.
“Ringrazia anche Joseph…ci abbiamo pensato assieme.”
“Tu e Jo?” ripeté, presa in contropiede.
“La fiducia che riponi nei nostri eccezionali cerebri è scandalosa, lo sai?” aveva estratto un astuccio sottile ed adesso se lo rigirava fra le dita poi glielo porse con uno sguardo che avrebbe potuto farla sciogliere “Buon compleanno, An.”
Lei lo soppesò, poi cercò il bottone della chiusura e qualche attimo dopo ci mancò veramente poco che non le venisse da piangere.
Poggiato sopra del panno di velluto, scintillava un braccialetto formato da una piccola, semplice catena d’argento ad anelli rotondi nei quali erano stati infilati dei ciondoli dello stesso metallo, ognuno diverso dall’altro.
Ognuno che raccontava una particolare storia.
Non riusciva a distinguerli bene ma il pensiero che c’era dietro l’aveva colpita nel punto giusto.
“Se…se non ti piace possiamo sempre cambiare qualcosa.” Tuomas aveva calcolato male quel suo silenzio.
“Non ti merito. Lo sai?”
“Oh beh…certe volte sei proprio insoffribile, cara la mia signorina. Ma ormai ci ho fatto il callo!” scherzò, lasciandole un buffetto sulla guancia.
“Mi aiuti?” domandò lei, porgendogli il polso. Quando Tuomas riuscì a chiudere il minuscolo moschettone i ciondoli tintinnarono allegramente “È il regalo più bello che abbia mai ricevuto…grazie!”
“Prego.”
Anette studiò i ciondoli con curiosità, muovendo appena il braccio perché catturassero la luce dei lampioni accesi del piazzale che andava via via svuotandosi.
Tuomas non disse niente con tatto, e si occupò di infilarsi nella coda per l’uscita.
Era proprio vero, ognuno di quei piccoli ciondoli raccontava una storia…c’era una miniatura perfetta di un piano a coda in tre dimensioni, un’elegante cigno dal collo così sottile che pareva sul punto di spezzarsi, una chiave di violino, un piccolo cuore. C’erano ancora tre ciondoli che la colpirono più di tutti gli altri: un iris fiorito così perfetto da sembrare vero, una coppetta di gelato con tanto di cucchiaino che spuntava e, cosa più divertente e toccante di tutte, Too riprodotto nei minimi dettagli.
Sì, proprio l’orsacchiotto di suo figlio!
“Tuom…ti dispiacerebbe accostare un momento? Devo fare una cosa.”
Il tastierista le lanciò un’occhiata ma ubbidì.
Appena ebbe tirato il freno a mano, lei scavalcò la console centrale e lo abbracciò stretto in silenzio.
Le mani di lui si posarono sulla sua schiena, senza chiedere spiegazioni.
“Dici che se torniamo domani mattina, Ewo si arrabbierà?” chiese Anette, sorridendo contro la sua maglietta poi aggiunse “Lo so che sei troppo stanco, ma non possiamo dormire assieme nelle cuccette del pullman…”
“Avevo previsto qualcosa del genere…” ammise solo Tuomas con un sorrisino, poi abbassò lo sguardo “…e lascia che te lo dica…non sono così stanco.
Anette era rimasta a bocca aperta “T-tu! Pervertito!!!”
L’uomo la parcheggiò nel sedile di fianco al suo, ridendo di gusto mentre rimetteva in moto.
Quello sì che sarebbe stato un compleanno da ricordare.

~~~

*Hermes si trascina stile zombie davanti al pc, conscia di essere in ritardo*
Me ne sono accorta un'ora fa di non aver postato niente per DOR...è che sono leggermente in hungover, non mi capita spesso ecco...-___-"
L'altra settimana ero convinta che questo capitolo fosse più lungo... :O <- la mia faccia stamattina quando c'ho messo mano...
Vabbè abbuonatemelo...xD
Grazie a petitecherie e CrystalRose (adesso hai capito qual'era l'indizio? ho usato la data di nascita di An vera ^^") per le recensioni al capitolo precedente.
Avevo intenzione di utilizzare questa mattina per mettermi in pari con le vostre storie ma credo che passo, mi becco due aspirine e torno a dormire...oggi pomeriggio devo essere bella pimpante per un'altro round -___-"
La OS di cui ho parlato l'altra volta è quasi pronta...inizio però a pensare di non pubblicarla, sfora nel rosso come un pugno in un occhio ed non è friendly, ecco.
Nighty Night lovelies...
*Hermes s'addormenta sulla scrivania*

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Capitolo 50
*** 50 ***


6 Luglio 2017, ore 10 e 32
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Non è giusto!!!” esclamò Joseph a braccia incrociate, seduto sul motoscafo.
Anette slegava l’ormeggio mentre Tuomas si preoccupava dell’accensione.
Entrambi gli adulti fecero finta di non averlo sentito.
“Non voglio andare dalla nonna! Voglio venire con voi da zio Tero!” continuò il bambino, poi si voltò verso Anette “Dì a papà che mi dai il permesso…ti prego!”
La povera cantate era presa fra due fuochi ma Tuomas la strappò via dall’imbarazzo, offrendole una mano per imbarcarsi e replicando secco “Ti ho detto di no, Jo! Fine della discussione!”
“Ma perché Luna e Niki sì, ed io no?! Ci saranno pure Antto e Miro! Alla fine dei giochi sono l’unico a non saperne mai niente!!!” Joseph era scuro in volto “Guarda che me ne sono accorto che quel quaderno era roba vecchia e datata!”
Tuomas si voltò di scatto verso il timone, facendo finta di niente, chiudendo effettivamente la conversazione riportando in vita il motore.
Quando ebbero sbarcato Joseph al molo vicino alla casa dei nonni, Tuom puntò l’imbarcazione verso Kitee a velocità moderata.
Anette si sedette accanto al marito e lo punzecchiò al fianco.
“Quello che ha detto Jo, è vero?” domandò “Gli hai fatto leggere il moleskine di DPP?!”
“No…tranquilla. Ho tirato fuori un blocco dei primi anni.” le passò un braccio dietro alla schiena, stringendola.
“Tuom…Dark Passion Play non è un album candido ed innocente.”
“Lo so…”
“Jo non smetterà di tartassarti…è cocciuto quanto me.”
“Gli ho promesso il disco per il suo compleanno, non prima.”
Anette scosse la testa…era inutile continuare a parlarne, nessuno dei suoi due uomini si sarebbe dato per vinto.
Ma quei testi erano privi di smancerie.
E Joseph avrebbe compiuto solo sette anni.
Non lo dava a vedere ma era preoccupata.

7 Luglio 2017, ore 18 e 22
Finlandia, Kitee, Caverock Studio

“Okay ragazzi…riproviamo Wishmaster con il nuovo arrangiamento e poi passiamo direttamente a The Siren e Whoever brings the night…domande?” chiese Tuom, tenendo in mano la scaletta di quel pomeriggio con tutti i ragazzi attorno.
Tuomas aspettò un minuto poi continuò “Bene, allora forza! Dopo andiamo al Karhu e vi offro due pinte a testa gratis di qualsiasi cosa vogliate…”
L’ultima frase venne accolta con un boato da stadio ed un thumbs up da Tero dietro alla console live.
Anette si schiarì la gola, cercando di concentrarsi e facendo avanti ed indietro giocando nervosamente con il microfono.
Tuomas tornò alla sua postazione.
Anette, all’inizio dei rehearsal il giorno prima, gli aveva fatto un discorso molto chiaro.

“Tuom…non canterò mai più come prima –fammi finire!”
Aveva cercato di replicare, ma lei gli aveva tappato la bocca con una mano.
“So che potrei, ma ho deciso di no. Lo stile che ho usato su DPP mi piace molto ed è interessante. Voglio continuare su questa strada anche sulle vecchie canzoni…non sarò più la stessa vocalist di prima, il mio registro si è sviluppato e spostato su note più basse. Non ti prometto niente di esagerato come ‘Stargazers’ o ‘Passion and the Opera’…lo so, pensi che è pazzesco, ma voglio cantare così d’ora in poi. Vedila come una sfida, Tuom. Una sfida che ho intenzione di vincere.”

Beh…mica poteva dirle di no?
Addio al vibrato che mi piaceva tanto (sob), addio roboante polifonia infernale, addio Tragedienne of heavens… (risob!)
Mezz’ora prima avevano provato Ever dream ma il risultato non era stato il massimo, ci voleva un arrangiamento diverso per il chorus o le parti di Anette si sarebbero confuse con gli strumenti, in più non poteva scatenarsi troppo come in passato per evitare che la concentrazione ed il senso del ritmo le mancasse nei momenti meno opportuni cosa che le accadeva anche con Dark chest of wonders ed Over the hills and far away, attaccava in ritardo. La voce c’era, ma si poteva dare di più, ed Anette era d’accordo.
Beh in fondo non erano che le prime prove al completo ed – sicuramente – la performance sarebbe migliorata durante la trasferta. Andava a finire sempre così, all’inizio An faceva la timida poi si trasformava in una leonessa capace di sbranare, soprattutto quando teneva un microfono in mano. La grinta della mia mogliettina! Pciù!
Rimaneva comunque che avrebbe dovuto fare molta attenzione alle scalette per concederle le pause al momento giusto, alternando canzoni poco impegnative con veri e propri salassi vocali.
Wishmaster invece si era rivelata un mindblower anche con la nuova partitura…An dava più forza sulle note minori con la sua voce rock compensando gli acuti di testa mancati che probabilmente l’avrebbero solo stancata di più intanto mentre la cantava si muoveva a mo’ di cavalletta impazzita! Le piace non c’è che dire…
Stava per iniziare The Siren ma Jukka fece di testa sua ed attaccò un ritmo che somigliava moltissimo a For whom the bell tolls dei Metallica.
Tuomas gli lanciò un’occhiata ma lui gli fece un sorriso tutto denti che supplicava ‘Vieni a spaccarmi la faccia, Tuommi dai! Devi solo provarci e ti do una bacchettata in testa!’
Emppu aggiustò il suo armonico poi lo seguì, con il volume al massimo, i ripetitori facevano vibrare il pavimento, Marco gli andò subito dietro ed Anette saltava e faceva headbang sorpresa ma completamente nel suo elemento, improvvisando una danza.
Tero era caduto dallo sgabello, fulminato ed adesso stava cercando di salvare il salvabile per recuperare il compressore prima che scoppiasse con l’arrivo del vocione di Marco Hietala. Era solo questione di tempo, comunque.
Professionalità portami via…ma lasciami l’udito!
Tuomas abbassò il volume degli auricolari e modificò l’uscita della Karma per replicare la campana.
Certe volte bisogna far finta di niente e lasciarsi trasportare dal momento…
Cinque lunghi minuti di puro metal dopo, il povero Tero – per non parlare della crew – si stava tenendo alla console con gli occhi a spirale.
Tuomas si voltò verso i ragazzi “Era proprio necessario?”
“Sì, Tuommi, mi stavo annoiando!” replicò Jukka, annuendo con la testa.
“Dovremmo metterla in scaletta…spacca!” dichiarò An con un sorriso.
“Non mi dispiace l’idea…gli abbiamo dato un bel sound anche se era improvvisata!” le fece eco Marco, che mi lanciò un’occhiata. Anette aveva bisogno di rilassarsi un minuto, Tuom.
Annuì impercettibilmente, poi cercai di portare giù il livello di eccitazione di un tono e rimisi tutti nel giusto mood per finire la prova.
Tempo tre minuti e la macchina ben oliata targata Nightwish si era rimessa in moto.
Le parti di Anette in The Siren risultavano completamente stravolte, un accenno della vecchia Anette era rimasto nelle prime barre. La canzone rimaneva una pietra miliare della loro scena, anche così.
La vera sorpresa di quella giornata fu Whoever brings the night, in studio non aveva brillato molto ma live rendeva eccome.
Anette poi ci ricamava sopra con un timbro bassissimo ma potente, tirando fuori – per l’occasione – anche una voce da strega appena accennata, una vera novità
A fine canzone Emppu e Marco la schiacciarono stile sandwich in un abbraccio selvaggio.
“Grande Anettuccia!” disse il chitarrista che – dato il suo stato di nano – la teneva stretta all’altezza della vita “Hai fatto brillare la mia bambina!”
“Bentornata sirenetta!” gli fece eco Marco che le spettinava i capelli.
Tuomas si intromise, preoccupato “Ehm…ragazzi…così me la soffocate!
“Dai…un po’ di sano affetto fa bene a tutti!” replicò Jukka, aggiungendosi all’abbraccio ed alzando da dietro la donna da terra che ridacchiò.
“Ehm…mettimi giù o Tuommi ci fulmina!”
Il batterista le sorrise radioso poi si voltò verso il sommo poeta con un’uscita divina “Io e Anette abbiamo una liason, non lo sapevi Tuommi?”
Peccato che avesse sbagliato a pronunciare il francese e tutti risero, o meglio sua fortuna.
Il tastierista sorrise, si avvicinò al quartetto…gli mancavano solo le corna e la coda da diavolo in quel momento.
“Tanto ci sono solo io che so sopportare la mia cara ciambella!” disse, alludendo ai loro momenti privati.
“Ciambella?! Ti chiama ciambella?!” ripeté Marco colto alla sprovvista.
“TUOM! Chiudi quel ricettacolo che hai al posto della bocca!” tuonò Anette fosforescente “Jukka, mollami…devo attentare alla vita di mio marito!”
Il batterista eseguì e lei caricò subito Mister Korg “Non sono una ciambella!”
Prima che potesse colpirlo, Tuomas si era piegato in avanti e le aveva afferrato le gambe, caricandosela in spalla.
“Mettimi giù!”
“Ti piacerebbe, ciambella…” e nel dirlo le batté amichevolmente una mano sul fondoschiena.
Ormai l’intera crew stava spirando per le risate.
“Tero! Dammi una mano!” chiese aiuto Anette al tecnico che si stava avvicinando.
“Non voglio sapere niente dei vostri truschini, io!” replicò Tero “Piuttosto molliamo tutto ed andiamo a farci la famigerata doppia pinta?”
“Certo che sì! Facci strada TeeCee!” esclamò Jukka, a braccetto con Emppu e Marco.
Il nano dette un’occhiata a Tuomas che aveva recuperato la sua giacca, aggacciandola con le dita della mano libera mentre teneva ancora saldamente Anette per le gambe con l’altro braccio.
“Hai intenzione di girare per Kitee, così?” domandò con un sorriso incredulo.
“Non sarebbe una cattiva idea…” borbottò lui “Bisogna marcarlo una volta per tutte il territorio!”
“TUOMMI! NON OSARE!!!” sbraitò Anette rossa in faccia, iniziando a prenderlo a pugni sulla schiena.
“Ahia! Donna manesca!” si lamentò lui, ma si mise dietro agli altri, seguendoli verso l’uscita dell’edificio.
“Questa me la paghi, uomo di Neanderthal! Mi hai sentito?!” continuò Anette.
“Se se…lo dici tutte le volte…” replicò lui con un gocciolone.
Prima di uscire dalla soglia la rimise per terra, baciandola con trasporto.
“Sono perdonato?” domandò.
Un pochino…” mormorò Anette ancora ad occhi chiusi.
“Vieni con noi al locale?”
“Uhm…no.”
“Motivo?”
“Abbiamo un figlio, sommo poeta. Il piccolo principe in questo momento ce l’ha a morte con te, e devo anche dargli un po’ di ragione!”
“Okay…vengo a prendervi tra un’ora, massimo due allora…”
“Non bere troppo.”
Tuomas sorrise birichino “Certo che mi conosci, eh?”
“A memoria, tesoro.”
“Ragazzi! Capisco che dovete ancora recuperare il tempo perduto ma il mio studio – e tutte le sue superfici – deve rimanere illibato! Smettetela di dare spettacolo!” li richiamò all’ordine Tero che batteva con un piedino nervoso il pavimento.
“Tranquillo TeeCee…lo sappiamo che i tuoi spazi sono off-limits!” replicò Anette con un occhiolino diretto al tecnico.
Tuomas se la rideva assieme ai ragazzi ed Anette schioccò un bacio sulla guancia del marito prima di dirigersi verso la parte boscosa della cittadina.

~~~

Io penso che i rehearsal dei Nightwish siano dei colossali film comici, LoL
Spero di aver rappresentato i ragazzi come meritano! xD
Prossimo capitolo avremo madre e figlio...ve lo consiglio perchè era da un po' che non mi cimentavo in scene fra Jo e An ed il piccolino di casa Holopainen si merita la mia attenzione! =D

Joseph = Papà è un cattivo lupastro ed uno strimpellatore di bassa lega!!! *incrocia le braccia al petto, facendo il broncio più adorabile della galassia*
Hermes *sottovoce sarcastica ed offesa dalla poca fiducia del bimbo* = Oh bè avrai pur preso da qualcuno, no?
Joseph = Mammmaaaaa!!!! Fra mi tratta male!!!!!
*Hermes gli tappa la bocca, Jo gliela morde*
*I due iniziano a rincorrersi per tutto l'appartamento*

Capitolo 50, ragazze! *Hermes inizia a distribuire un cabaret di paste*
DOR nella sua completezza sta sfiorando le 120.000 parole! Solo pensarci mi viene male! @@
Ho ancora un mucchio di buchi da chiudere qui e là, ma mi basta guardare il numero esorbitante di caratteri per rendermi conto che questa storia è un gigante, e che prima o poi mi schiaccerà...per non parlare dello spin-off xD

Ringrazio i lettori, chi recensisce (CrystalRose e Petitecherie, ciao ragazze! =*) e chi segue la storia in silenzio. Tutti voi mi rendete felice e pronta ad accogliere nuove sfide!

Alla prossima settimana, ed ancora grazie.
Hermes

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Capitolo 51
*** 51 ***


Avviso di servizio!!!
Allora, per la cronaca la seconda parte del capitolo 50 (7 Luglio ecc.), o meglio le prime quindici righe del terzo paragrafo sono state riscritte quasi completamente sotto le preziosissime direzioni di Petitecherie, sarebbe meglio che ci diate un’occhiata prima di leggere questo capitolo perché la precedente versione era inverosimile con il quadro vocale del mio personaggio.

Hermes è ignorante, quindi casomai uno qualsiasi di voi lettori trovasse altri errori anche di minore entità mandatemi pure degli appunti!!! Faccio del mio meglio per rendere questa storia realistica ed allo stesso tempo leggibile…ma un contributo esterno non fa mai male! xD
Detto questo, buona letttura, ci rivediamo alla fine.

7 Luglio 2017, ore 19 e 36
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

“Sono davvero contenta che le prove stiano andando bene…come mai Tuomas non è venuto?” Kirsti le aveva appena versato il tè.
“È andato con i ragazzi…un po’ di tempo con i camerata non può che fargli bene, credo.” rispose la vocalist, aggiungendo il miele nella sua tazza.
Joseph sbuffò, sdraiato sul pavimento del gazebo mentre giocava con i gatti di casa, Anette abbassò una mano sulla sua testa in una carezza. Il bambino svicolò ribelle ed si alzò, sparendo in casa.
La vocalist sospirò paziente…che poteva farci se Tuom non cedeva? “Joseph muore dalla curiosità…” commentò Kirsti, trasognata “Per certi atteggiamenti mi ricorda Tuomas e le sue crisi isteriche quando non trovava l’ispirazione.”
Anette osservò la suocera “Non riesco ad immaginarmelo senza ispirazione…”
“Oh credimi…capitava spesso nei primi tempi, Susanna passava le notti a martellare di colpi la porta della sua stanza per fargli capire che doveva smetterla di strimpellare fino alle tre del mattino come un invasato.”
“Non ci credo…” il sorriso di Anette sforava nella risata.
“È andato avanti così fino a quando non gli abbiamo acquistato un paio di cuffie professionali ad Agosto, come regalo natalizio anticipato.”
“Non ne sapevo niente, dav-” Anette venne interrotta da un fracasso intergalattico proveniente dalla finestra aperta del salotto.
Qualcuno stava suonando rabbiosamente il piano verticale, e doveva anche aver alzato il coperchio della cassa, al sentire l’acustica.
La donna ci rimase di sale…
“Ehm…Kirsti, scusalo. Vado subito a-”
“Ferma dove sei, Anette. Lascia che si sfoghi come più gli piace.” nonna Holopainen le rivolse un sorriso “Non è poi una novità in fondo!”
“In verità sono più preoccupata per il piano, ecco.”
“Nessun problema, cara…tanto dovevo decidermi a farlo accordare prima o poi…stona sulle note alte.”
“Sei un angelo, Kirsti.”
La donna sorrise dolcemente “Bevi il tuo tè o si fredda. Come ti senti la voce?”
“Beh…c’è stato un grosso cambiamento rispetto ad anni fa. Non sono più un soprano, ovviamente, sono a mio agio con tonalità meno ricercate…adoro questo stile! Mi sento libera di esprimere me stessa!”
La donna accanto a lei, sorrise “Sì, capisco cosa vuoi dire…sono davvero felice per te, Anette.”
In sottofondo Joseph stava ancora torturando il piano, ma era passato a musica più deprimente…e chi gliela aveva insegnata la marcia funebre di Chopin?!
Passarono un momento di silenzio, con quella melodia asfissiante poi Anette si alzò “Chiedo scusa…”
“Fai pure, cara. Intanto adesso vado a vedere cosa combina Pentti giù al pascolo.”
La donna entrò in casa e si diresse dove Joseph stava suonando.
“Lo sai che stai diventando davvero antipatico e capriccioso, tesoro?” domandò lei piano, sedendosi al suo fianco.
“Non m’importa…” rispose il bambino, tetro “State facendo di tutto per evitare di farmi sentire questo disco sia tu che papà! Quindi anch’io posso fare quello che voglio!”
Ma perché le parole dei bambini sono sempre pura verità?
Anette si morse un labbro, dispiaciuta. Da dove avrebbe potuto iniziare?
“Jo potresti smettere un momento? Devo…devo farti un discorso serio.” disse infine, non trovando modo di saltare a piè pari quella discussione. Le piccole dita del bambino si fermarono ed i suoi occhi intensamente verdi si voltarono a soppesarla, poi abbassò il coperchio ed attese.
“Stai per dirmi perché papà non viveva con noi quando ero piccolo?” domandò timoroso, Anette riuscì appena ad annuire mentre il magone le annodava la gola.
“Vedi…papà ed io…” si tormentò le mani, finché Joseph non gliele prese fra le sue “Ho litigato con lui per una sciocchezza, davvero e-”
“Lo so che eri triste mamma…”
“Non è colpa di tuo padre, Jo. Piuttosto incolpa me ed il mio caratteraccio.” Anette fece una pausa “Comunque, ho litigato con lui e ho deciso di vivere da sola. Dark Passion Play è il frutto di quel periodo.”
“Quindi non volete che l’ascolti per questo?”
“Non è un lavoro dettato dall’affetto, Joseph…proprio come tu ti sei appena sfogato sul piano, Tuomas – voglio dire papà – lo ha fatto con DPP e l’aiuto di un’intera orchestra.”
“Se è così perché l’hai cantato, mamma?!” lo sguardo del piccolo era spaventato, a modo suo aveva capito cosa stava cercando di dirgli.
“Jo…non è nascondendo la polvere sotto il tappeto che pulisci una stanza.” spiegò Anette, ravviandogli i capelli “Ogni canzone ha il diritto di essere cantata, almeno una volta. Solo dopo puoi metterci una pietra sopra ed andare avanti. Quando leggerai i testi del nuovo album devi tenere a mente che papà ci vuole bene e non pensa davvero quello che ha scritto.”
Joseph rimase in un inquieto silenzio mentre Anette gli pettinava i capelli con le dita.
“Mamma…”
“Dimmi?”
“Vuoi bene a papà?”
“Naturale, gli ho sempre voluto bene a parte quando fa il finto tonto e salta il suo turno di pulizia della casa!”
Joseph ridacchiò e si accoccolò al suo fianco “Papà odia fare le pulizie!”
“Il suo status di sommo poeta non lo esonera da questo basso ed infimo compito.”
“Sei la mamma più forte e brava del mondo!” dichiarò Joseph, abbracciandola.
“Ah, bentornato mio piccolo ometto dolcettoso! Mi sei mancato sai?” la donna gli fece il solletico.
“Smettila mamma! Non sono più un moccioso!” ed intanto la teneva stretta.
Qualcuno bussò alla porta d’ingresso “Ehilà? C’è qualcuno?”
Tuomas sì stagliò sulla porta, con una sigaretta appesa al labbro inferiore “Ah…meno male…stavo per chiamare la squadra cinofila di ricerca…”
“Spiritoso…”
Tuomas le sorrise, alzando comicamente un sopracciglio.
Joseph si era sciolto dall’abbraccio e l’aveva affiancato.
“Papà…”
“Sì?”
“Vuoi bene alla mamma?”
Sulla stanza calò il silenzio, Anette decise di perdere tempo nel richiudere il coperchio del piano.
“Con tutta l’anima.” quelle tre parole – senza contare l’articolo determinativo – le riscaldarono il cuore.
“Perché me lo chiedi, campione?”
“Niente…aspetterò DPP da bravo bambino, Pà. Promesso.”
Tuomas le lanciò un’occhiata interrogativa a quella svolta, lei alzò le spalle.
“Andiamo a casa, và…son passato in pizzeria.”
“Tu sei il genio dei geni!” esclamò Jo, saltellante.
“Modestamente…” si pavoneggiò Tuom.
“Abbassiamo la cresta, signor Holopainen. Quante bottiglie ti sei bevuto?” domandò Anette critica.
“Una birretta.”
Anette alzò le sopracciglia, non credendo ad una sola parola.
“Poi vedi…abbiamo incontrato Tony ed i Sonata, c’era una mezza bottiglia di vodka non finita e…”
“Lascia perdere…è meglio che non sappia…da oggi niente più birra a pranzo e cena per una settimana.” sentenziò lei.
“Cos’è vendetta per prima al Caverock?”
“Assolutamente no…per quello c’è tempo...”
Niente da fare…Joseph proprio non riusciva a capirle certe loro uscite!

7 Agosto 2017, ore 18 e 22
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Porto

“Zio!!!” chiamò Joseph, saltellando mentre il motoscafo scivolava sul lago guidato da Tuomas.
“Ehilà, piccolo principe!” François sventolò una mano nella loro direzione, accanto a lui sul selciato stava un borsone ed una valigia poi saluto anche il tastierista “Ciao, custode dell’isola!”
Tuomas gli lanciò un’occhiata rassegnata…e quello era solo l’inizio.
An aveva invitato François a passare un paio di settimane con loro. Dire che non gli faceva piacere era una mezza bugia.
Baffo e bagagli vennero caricati ed il motoscafo ripartì a tutta manetta, alzando spruzzi.
“La mamma sta preparando la cena!” rispose Jo, ad una domanda dell’amico “Ieri io e papà siamo andati a pescare!”
“Allora non vedo l’ora, sul serio!”
“Che fine ha fatto David? È scappato a gambe levate?” domandò Tuomas, virando appena verso destra per allinearsi con la loro isoletta.
“Grazie per la fiducia, eh…” commentò il baffo con un gocciolone “Comunque dovrebbe arrivare per il weekend, giusto in tempo per la festa…”
Qualche minuto dopo avevano attraccato e Joseph entrò in casa dove un profumino niente male arrivava dalla cucina quindi saltellò in quella direzione, curioso.
“Mamma ha fatto il kalakukko!!!!” esclamò al pieno della sua felicità.
“Sì, tesoro…e mamma bannerà la tua porzione se non fili via dalla cucina in questo istante, caro.” disse An, tenendo fuori dalla portata del figlio la teglia.
Gli occhi verdi di Joseph si alzarono con sguardo cuccioloso “Eddai! Un pezzetto!”
“Niente da fare…ed adesso fuori o uso il malefico mestolo!” An posò la teglia e fece finta di raggiungere l’oggetto poi si chinò di scatto e lo sorprese a tradimento con una sessione di solletico.
Il bambino filò via ridacchiando e tornò nell’ingresso dove Tuomas e François si erano fermati. Il moro salutò An con un cenno mentre la donna arrivava e lo abbracciava “Sei un figurino, Fra! Devi raccontarmi tutto!”
“Non soffocarlo An…” notò Tuomas con un sorriso.
“No no, mamma, soffocalo così c’è più pasticcio per me!” replicò ingordo il bambino, Anette strinse le labbra per non ridacchiare.
“Ti sembrano cose da dire queste, piccolo principe?!” domandò François stupito.
“Papà lo dice sempre quando arriviamo al dessert!” disse il piccolo, annuendo orgoglioso.
“Wow…andiamo bene…”
“Jo, mostra a François la tua cameretta così che si possa riposare un po’.” domandò lei con tono finale.
“Agli ordini!” il bambino non perse tempo ed afferrò con energia la mano del baffo, eccitato come se fosse arrivato il Natale in anticipo.
La casa non era molto grande e dato che Tuomas aveva negato di usare la stanza delle Korg per ospitare il baffo, An era stata costretta ad trovare un’altra soluzione finché a Joseph non gli era venuta l’idea di ospitarlo nella sua camera.
Presto fatto, François aveva subito accettato la sistemazione di fortuna, era andato sempre molto d’accordo con il bambino e Tuomas aveva come l’impressione che – per quelle due settimane – avrebbe fatto molta fatica a dormire, per non parlare delle ronde notturne apposta per controllare che Jo dormisse.
Il tastierista occhieggiò dietro le spalle della donna il padellame fumante sulla cucina “Non è che hai bisogno un assaggiatore, no?”
Anette roteò gli occhi con un sorriso “No Tuomas, vai a giocare di sopra con le tue Korg.”
“Sicura sicura?” domandò ancora, sperando in un cambio di linea.
“Tuommi…il mestolo in testa fa male!”
“Va bene…posso prendere una tazza di caffè, allora?”
Anette lo guardò da sotto in su poi disse “Rimani lì…nero senza zucchero, no?”
“Grazie per la fiducia, An.” motteggiò il tastierista, appoggiato alla soglia mentre la guardava.
“Precauzione necessaria quando ho due belve voraci in famiglia…” Anette gli tese la tazza.
“Lo sai che sei la migliore donna ai fornelli di tutta Kitee…” cercò di addolcirla lui “…escludendo ovviamente mia madre.”
“Non sono niente male…allora.”
“A parte quando cerchi di fare i muffin ai mirtilli senza la mia supervisione…ed esplodono.” la mano del tastierista si era avvicinata furtivamente al piatto dei biscotti appena sfornati sulla mensola lì vicino ed era quasi riuscita ad afferrarne uno che venne colpita - ed affondata - dal mestolo.
AHIA!
“Ti avevo avvertito, signor Holopainen!”
“Donna crudele…manco un biscottino con il caffè…” si lamentò, sfregando la mano sui jeans per attenuare il dolore.
Anette scosse la testa e sospirò alla sua espressione abbacchiata “Dai, signor goloso…prendine uno ma poi sparisci!”
Tuomas ghignò diabolico e le lasciò un bacio sulla guancia “Hehe…al mio charme non sfuggirai mai!”
Svelto afferrò tre biscotti in un colpo solo e corse via, scampando per un pelo all’ira funesta della moglie.
Che buoni…!!!

~~~

Eccoci qui, magicamente ad Agosto! LoL
Il piccoletto di casa Holopainen è stato sedato per un pochino, intanto ormai manca poco al suo compleanno...
*Hermes si domanda se qualcuno qui ricorda ancora qual'è quel fatidico giorno, io sì ma c'è tutta una storia dietro...ed un mucchio di linee temporali sulle mie brutte!xD*
Comunque...l'amatissimo Fra baffopazzo è sbarcato a Kitee per una vacanza ristoratrice, che capiterà mai? Hehe, col cavolo che ve lo dico...;)

Grazie a petitecherie e CrystalRose per i commenti allo scorso capitolo.
Ho anche un'altro tipo di ringraziamento da fare che non c'entra niente con DOR, mi sento in dovere però.
Questo martedì, la mia OS Before the day is done è entrata nella lista delle storie scelte.
Sapevo benissimo che non era una fic facile da leggere e difatti non è stata ben accolta dal fandom solo per il tipo di argomento che tratta, quindi ero abbastanza scettica...invece si è rivelata forte e buona, forse più di me che non ci credevo.
Per la cronaca è la mia prima storia che riceve un qualche riconoscimento diverso dalle recensioni, quindi diventa una milestone in questo mio hobby di pseudo-autrice. =)
Ringrazio nuovamente la Pepe che non solo ha betato ma si è mossa a questo proposito per segnalarla agli Admin ed EFP.
C'è da dire che senza questo sito non avrei saputo dove pubblicare! xD
Quindi grazie, di tutto =*
È un bel regalo dato che tra meno di dieci giorni sono sei anni che navigo sui lidi di questo sito! :')

*Hermes si commuove e si nasconde in un fazzolettino di trina*

Alla prossima, ed ancora grazie.
Hermes

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Capitolo 52
*** 52 ***


7 Agosto 2017, ore 22 e 30
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

L’aria del salotto era fumosa stile club anni ’20.
Il tavolo era stato coperto con una tovaglia di panno verde e al centro troneggiava un piatto con una ventina di biscotti sopra, gli ultimi rimasti ed un paio di colonnine di centesimi.
Uno opposto all’altro c’erano François e Tuomas, carte in mano ed espressione decisa.
Joseph li osservava con i gomiti appoggiati allo schienale del divano mentre Anette guardava la tv, ignorandoli dalla disperazione.
“È da quando abbiamo finito di cenare che fate così…” commentò il bambino annoiato “Guardate che la mamma i biscotti li fa due volte alla settimana!”
“Non disturbarci, Jo. Questa è una cosa da grandi…” rispose Tuomas, sbuffando il fumo dalla sigaretta senza cambiare la sua pluripremiata faccia da poker. Non avrebbe mai perso i ‘suoi’ dolci preferiti al baffo! Tsk!
Intanto Fra sorrideva tranquillo…dietro lui stavano già i vestiti del tastierista, ben ripiegati sul tavolino, portafoglio, cellulare ed orecchini. Non aveva avuto il cuore di domandargli anche i boxer…Anettina ci sarebbe rimasta!
“Tuomas…per favore, ci stai affumicando!” si lamentò la donna.
“Sto per stenderlo, ancora un attimino!”
Anette roteò gli occhi.
Intanto il tastierista osservò le carte che aveva in mano, la situazione era – per dirla facile – spaventosa.
Di quel passo ci avrebbe rimesso anche la collezione di Paperino ed il Breil!
“Allora Tuomasuccio…vuoi ancora temporeggiare o posso vincere per la sesta volta di fila?” domandò il baffo, sorridendo angelico.
“La tua è solo fortuna sfacciata.” replicò Tuomas con leggero astio “Questa volta ti tolgo quel sorrisetto dalla faccia!”
“Prego, fai pure.”
Grrrrrrrr…
Intanto Joseph si era avvicinato al tavolo, girandoci intorno curioso “Ma perché ve la prendete tanto per una partita a poker?”
Il padre gli scoccò un’occhiata che lo silenziò all’istante ed il bambino batté in ritirata, dietro al baffo che sorrise.
“Allora piccolo principe…che razza di carte ha il tuo stizzoso paparino? Lo dici allo zio Fra, che ti vuole tanto bene?”
“Non ti azzardare a corrompere mio figlio!” questa era An, che lo fissava con una luce omicida negli occhi.
Joseph però sorrise e si portò una mano alla bocca, mentre il baffo si chinava per ascoltare.
“A-ha…praticamente un campo di battaglia, eh? Bene, avrai una parte di biscotti!”
“Traditore del tuo stesso sangue…” borbottò piano il tastierista, cupo. Poi decise di scartare due delle sue carte e pescare il mazzo. Uh-oh.
“Io rilancio e vedo, illustre poeta…tanto ormai sei con le spalle al muro!” il baffetto posò le carte faccia in giù sul tavolo e si stirò, sicuro della vittoria “Preparati Jo, perché poi ci dividiamo il bottino!”
Joseph sorrise fin troppo furbetto, notò Tuomas.
Sta a vedere che…
“Vedo e rilancio.”
François lo guardò, stupito poi sorrise “Rilancio anch’io.”
Con un movimento sofisticato scoprì le carte mostrando un flush di tutto rispetto.
Botta di culo in arrivo…fa attenzione baffo!
“Allora Tuommi…me le fai vedere le carte o no?” lo incalzò l’altro con un sorriso.
“Certo, carissimo.” Tuomas sorrise ed iniziò a posare sul tavolo le carte una per una, guardando la baldanza del baffo sfaldarsi. Tris di donne e coppia d’assi.
Full house!
“Grande papà!!!” esclamò Jo che saltellò nella sua direzione, sperando in una razione di biscotti.
“Non fare tanto il carino tu…hai fatto la spia al nemico quindi il piatto è mio.” commentò Tuomas, tenendo la stoviglia stretta al petto pelosino.
“Come sarebbe a dire?! Gli ho dato informazioni false!” si difese Joseph, indicando senza imbarazzo il baffo che era seriamente scandalizzato, ormai.
“Cosa cosa?! Facevi il doppiogioco?! A questo punto voglio rifarla la partita! Troppo facile barare!” si lamentò Fra.
Chi di spada ferisce, di spada perisce!” esclamò Anette, sfilando il piatto di biscotti dalle mani di un Tuomas sorpreso.
La donna aveva spento la tv e si era alzata, ora torreggiava sul tavolo nel suo metro e sessantotto scarso di statura “Questi li tengo io.”
Alzò un dito ammonitore alle proteste maschili.
“Sapete cosa dicono? Tra i due litiganti il terzo gode. Io li ho cucinati, io me li mangio. Smettetela di comportarvi come due bambini dell’asilo e cercate di crescere un po’!”
I due uomini la guardavano a bocca spalancata ed Anette sorrise in piena modalità materna.
“Adesso Fra, ridai i vestiti a Tuom, o si prende un raffreddore. Jo, tu vieni a dormire con me nel lettone intanto decidiamo cosa fare di queste leccornie…tesoro, fai uscire il fumo da qui dentro o domani mi senti e cercati un giaciglio. Per il resto, buonanotte a tutti due.”
Joseph la seguì verso le scale, trotterellando felice e – prima di sparire – si voltò e fece una linguaccia ai due adulti che risposero con una smorfia.
“Certo che Anettina ce l’ha della faccia tosta…” commentò François.
“Benvenuto nell’allegro mondo coniugale, baffo pazzo…” gli fece eco Tuomas, poi incrociò le braccia al petto e borbottò “Non è giusto, però! Ho sudato sette camicie per quei biscotti!!!”
“Quali camicie? Sei nudo come un verme!”
“Abbuonami almeno la metafora!”
François scosse la testa in silenzio.
Dieci minuti dopo, Tuomas era di nuovo tornato vestito ed i due avevano innalzato una tregua e impastavano da bravi amiconi una nuova infornata di biscotti…
Se la montagna non va da Maometto…

9 Agosto 2017, ore 16 e 40
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi

Dopo molte insistenze – e una spintonata di An che per poco non l’aveva fatto cadere nel lago nel suo completo Cavalli – era uscito con gli ‘uomini’ a pescare.
C’erano Tuommi, i suoi favolosi compagni d’avventura musicale, un certo Tero e Joseph che saltellava da una parte all’altra delle due imbarcazioni più altri due marmocchi dallo sguardo diavoletto.
“Hai mai pescato, Zio?” domandò Joseph, curioso.
“Sì…ma sono passati alcuni anni dall’ultima volta…”
“Andiamo bene…” commentò Tuom, mentre sceglieva lo spinner e le esche nella sua cassetta super-attrezzata.
François gli fece il verso silenzioso e Joseph ridacchiò, coprendosi con una mano “Beh…scegli una canna da pesca zio! Papà ne ha un’infinità!”
Così il baffo si apprestò a guardarle e prese quella più consona, Tuomas intanto gli si era affiancato e dette un’occhiata a quella che aveva in mano, scegliendone una più lunga e grande.
Il baffo alzò le sopracciglia, ignorando educatamente il sorrisino di sfida del tastierista.
Non sarà che questo è il suo modo per dirmi che ha dei problemi freudiani…
“Sei sicuro di saper maneggiare quello stuzzicadenti, François?” chiese Tuomas cattivo.
Ecco appunto…sono capitato in barca con un bambino piccolo.
“Almeno la mia canna da pesca è dorata non verde vomito, Tuomasuccio.” gli fece notare il baffo al che il moro si zittì preso in contropiede.
Perché il tastierista aveva tutta l’impressione che sarebbe stato un luuungo pomeriggio?

~ Al tramonto
“Allora com’è andata?” domandò Anette a voce alta mentre attraccavano al pontile.
Joseph saltò da lei “Lo zio è stato incredibile!!! Ha preso tre di questi pieni zeppi!!!” il piccolo indicò il secchio ai suoi piedi pieno di ogni prelibatezza possibile ed immaginabile ed che ancora si dibatteva.
“Ma no, principe! Anche tu mi hai dato un grande aiuto!” François mise una mano sulla spalla del bambino con un sorrisone sotto i baffetti.
“Sono contenta che vi siate divertiti.” Anette sorrise ai due poi guardò sulla barca dove Tuom stava riordinando di spalle le sue canne da pesca “E tu tesoro? Tutto bene?”
“Mmmhhh.” arrivò solo.
Joseph le tirò l’orlo della maglietta ed An si chinò quel tanto per sentire cosa aveva da dire.
“Papà ha preso quella…” e le indicò una cassetta di polistirolo con dentro una trota rachitica dall’aspetto malato “…e quello.”
In un angolo dell’imbarcazione stava un mucchio nero, bagnato e flaccido.
An strizzò gli occhi e poi lo riconobbe per un anfibio da metallaro, bucato.
“Non dire una parola.” fu l’unico commento del marito, scendendo dalla barca e superandoli, umiliato.
Quando si fu allontanato abbastanza Anette disse “Penso che dovrò aggiungere uno stivale alla collezione del braccialetto…”
“Mamma! Sei tremenda!”
“Eh? Quale braccialetto?” domandò il baffo sorpreso.
Quella sera Tuommi tenne il muso tanto che An gli rimboccò le coperte e gli concesse doppio bacio della buonanotte, povero piccolo orsetto…ne aveva proprio bisogno!

10 Agosto 2017, ore 15 e 37
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

I primi giorni della vacanza di François si erano rivelati tranquilli, non era mai stato su un’isola prima dall’ora ed iniziava a capire il perché Anette non si lamentasse della lontananza dalla civiltà.
L’isola offriva un grado di tranquillità che difficilmente si poteva raggiungere in una metropoli come Helsinki.
L’unico suono era lo sciacquio delle onde. Un piccolo mondo a tutti gli effetti…
Il giorno prima aveva piovuto, obbligandoli in casa.
Invece quel pomeriggio c’era un sole limpido e la temperatura era risalita tanto da poter prendere tranquillamente il sole.
Era quello che stavano facendo, comodamente sdraiati su due sedie a sdraio nel piccolo praticello a fianco della casa.
Avrebbe potuto giurare di sentire le api volare talmente quel posto era pacifico e tranquillo.
Paradiso era l’unica definizione che gli veniva in mente.
“Se ti prendo!!!” sentirono la voce di Tuomas da dietro l’angolo della casa, subito dopo Joseph apparve, trottando di corsa in pantaloncini da bagno verso il molo.
“Tanto non ci riuscirai mai, lumacone!” replicò il bambino, facendo uno sberleffo e saltando l’ultimo metro del pontile, tuffandosi nell’acqua del lago.
Il tastierista si mostrò subito dopo con un ghignaccio diabolico ed urlando verso il bambino, ormai allontanatosi dalla riva “Intanto sono più veloce io anche se usi questi ignobili trucchetti!”
Tre secondi dopo l’uomo aveva seguito Jo nell’acqua e lo raggiunse in un attimo con quattro bracciate, i due non si vedevano più dalla posizione degli amici ma dal rumore e dalle risate Tuomas stava battagliando a schizzi il figlio.
“Ma è sempre così?”
“Peggio…non fanno che stuzzicarsi a vicenda come due bambini dell’asilo…”
“Non ti invidio proprio…povera Anettina!” e le batté gentilmente il dorso della mano.
Lei rise e si stirò le braccia “Beh dopo un po’ ci fai l’abitudine, Fra. È come avere due bambini invece di uno…!”
“Tuomas è davvero un’altra persona, An. Non sembrava che sapesse ancora sorridere due anni fa.”
Anette fissava l’acqua, improvvisamente seria “Lo so…e se questo è un sogno spero che duri.”
François le lanciò un’occhiata da sopra gli occhiali da sole “Ehm…An, vuoi un pizzicotto?”
Lei sorrise “Scusa, sto facendo la stupida…!”
“Non ti ho mai vista così felice. All’inizio non riuscivo proprio a capire cosa mai avesse Tuommi-custode-dell’isola di tanto speciale ma ora che vi vedo assieme credo di saperlo…”
Custode dell’isola? Adesso lo chiami così?”
François tirò fuori un sorrisetto candido sotto i baffetti “Io? Non lo farei mai!”
An scosse la testa “Povero David, se torni a casa intero sarà un miracolo…”
Il baffo piegò le braccia dietro la testa con un sorrisone ed osservò le fronde delle betulle lì vicino.
“A proposito, Fra…com’è? Tutto a posto?”
Il sorriso del moro si allargò ed incontro il suo sguardo. I suoi occhi nocciola dietro le lenti erano pieni di gratitudine.
“Sei una grande amica, An.” disse mite, poi aggiunse “Ed una donna fortunata.”
“Aww…così mi fai commuovere.”
Tuomas e Joseph stavano tornando dalla loro nuotata.
Jo prese a scuotere la testa alla headbang per eliminare l’acqua dalla sua zazzera corvina. Quando rialzò il capo sembrava che l’avesse preso un elettroshock.
Tuomas invece si strizzò i capelli alla maniera tradizionale, camminando nella loro direzione.
“Beh…ti dirò, ora che lo guardo bene un po’ t’invidio, hai fatto un’ottima scelta a sposarlo, solamente per il suo fisico!” commentò il baffo, osservando il tastierista da capo a piedi e viceversa.
FRA! Tieni giù le zampe!”
“Tranquilla…Mister D è messo piuttosto bene…” e le lanciò un sorrisetto, godendosi la sua occhiata frastornata.
“An…mi sa che hai preso troppo sole, sei rossa in faccia come un gambero!” commentò Tuomas, mentre afferrava un asciugamano.
“Dai Ma’! Fai un tuffo anche tu! L’acqua è fantastica!” disse il bambino.
“Sì An, vai a sbollentare!” ebbe l’ardire di aggiungere il baffetto con un sorriso angelico.
“Questa me la paghi…ti lancio il guanto di sfida! Dieci volte il giro dell’isola…” disse al baffo “Non riuscirai mai a superarmi nello stile rana!”
“Dimmi che sta scherzando, Tuomasuccio…” esclamò François, pallido.
“No, non sta scherzando…preparati, è un razzo.”
“E se perdi…sceglierò appositamente la tua mise per la festa di fine estate!”
“Oh…me tapino…”

~~~

Note: il poker giocato è la versione americana dove per regola il colore (flush) vale meno del full (full house).

Immagino che devo scusarmi per quest’attesa non attinente ai miei standard.
Purtroppo sono rimasta confinata a letto per una settimana, con il divieto assoluto di uscire di casa.
Non avevo nemmeno il desiderio di muovermi da sotto al piumone se per quello e ho lasciato DoR al fondo della lista di cose da fare dandomi allo strafogo di serie televisive a manetta, possibilmente dall’humour inglese e con un minimo di trama dietro.
Intendevo scrivere questo capitolo extra con calma, ma alla fine l’ho concluso adesso di malavoglia ed a denti stretti. Credo che si noti dalla bastardaggine diabolica che ho usato al povero Orsetto Korghista ed al mio gatto baffuto con gli stivali…
Abbiate pazienza =(
Intanto m’inchino ai recensori dello scorso capitolo Petitecherie e CrystalRose, e prometto che – in qualche modo – mi rifarò dei loro nuovi capitoli nell’arco dei prossimi giorni, scusate ragazze!
Dato che il mio corpo mi sta urlando di andare a dormire…vado a dormire.
‘Notte…e buon fine weekend o voi fortunati! xD
Hermes

Post Scriptum: a quanto pare non sono nemmeno l'unica malata...povera Anettina! =( Speriamo che si riprenda presto...

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Capitolo 53
*** 53 ***


15 Agosto 2017, ore 18 e 22
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Dai, Fra! Esci fuori!” esclamò Anette, ferma alla porta del bagno nel corridoio del primo piano.
“Non vado in giro così…Scor.da.te.lo.!!!” replicò l’amico con tono piagnucoloso.
“An…arriveremo in ritardo…” disse Tuomas, fermo sulle scale con la schiena appoggiata alla parete e gli lanciò un’occhiata “Non possiamo lasciar perdere?”
“Ecco grazie, zio Tom! Diglielo pure tu che questo è un comportamento crudele!” echeggiò la voce di François da dietro l’uscio chiuso “In più questi vestiti non sono nemmeno della mia taglia!!!”
“Ma va là che ho controllato! Avrei potuto scegliere di peggio e comunque così David non ti toglierà gli occhi di dosso!” annuiva la cantante, sicura del suo operato.
La testa di Joseph spuntò dal piano terra “Allora?! È una vita che vi aspetto e zio Tero sta facendo i segnali luminosi dal porto!”
Tuomas lanciò un’occhiata al bambino, poi scese gli scalini ed uscì fuori per controllare personalmente.
Joseph raggiunse An.
“Zio! Muoviti!”
“No, Piccolo Principe!”
“Guarda che nessuno avrà niente da ridere sul tuo look, è una promessa!” tentò Anette “Siamo tutti metallari…uno in più non fa la differenza!”
Madre e figlio sentirono un debole mugugno di protesta molto simile ad “Mi vergogno…”
Poi la porta si aprì ed il baffo emerse.
“Whoa!” Joseph lo guardava a bocca aperta “Zio sei fortissimo!”
“Non dirlo solo per farmi sentire meglio, Principe.” replicò debolmente lui, fissando il pavimento in imbarazzo completo.
“Fra! Jo ha ragione! I vecchi pantaloni di pelle di Tuom ti donano!” commentò Anette, battendo gentilmente il suo avambraccio “Per non parlare della maglietta e dei capelli! Datti un’occhiata allo specchio in camera nostra!”
Il povero baffo – a causa della sfida persa sullo stile rana – era stato costretto da An a cambiare stile per una serata.
Normalmente era il contrario, perché era lui a darle consigli per il guardaroba cosa che lei permetteva di buon grado.
Questa inversione di tendenza aveva fatto andare in defibrillazione la cantante che aveva frugato per ore nel loro armadio – suo e del marito – in cerca di una combinazione vincente.
I due maschietti di casa poi l’avevano aiutata nella scelta, spaparanzati sul lettone mentre leggevano un numero di Aku Ankka a testa, ridendo a turno.
L’outfit era stata tenuta top-secret fino a quella sera.
Il moro raggiunse lo specchio a tutta altezza con un’espressione da prigioniero condotto al patibolo.
“Allora?! Com’è?” domandò Anette, rimasta in corridoio.
François dette un’occhiata ai Martens slacciati con astio, dov’era lo stile in quegli anfibi?!
Poi il suo sguardo scivolò sui pantaloni di pellaccia nera, corredati da cinturone borchiato dal modesto peso di due chili e mezzo…sadomaso portami via!
La maglietta di una qualche band metal a lui non nota con le maniche tagliate che metteva in risalto il suo fisico appena palestrato…almeno fosse stata degli Who, o della sua beneamata Callas!
Ed i capelli! Era meglio non soffermarsi! Sob…sparati verso il cielo peggio di un’esplosione.
Nel complesso però sembrava appena uscito da un concerto dei Metallica…
“Per una sera può andare…” commentò infine François, uscendo dalla stanza dove An lo aspettava con un sorriso “Ma non ti ci abituare, Anettina!”
“Tranquillo…”
Joseph li precedette giù dalle scale.
Sbarcarono tutti al porto quindici minuti dopo.
“Finalmente Tuom! Iniziavo a credere non ci fosse nessuno sull’isoletta felice!” esclamò Tero dando una spettinata alla testa di Joseph che gli fece una linguaccia, poi disse al bambino cospiratorio “Dillo che i due non la smettevano di tubare!”
“TeeCee, ce lo dai un passaggio per la festa o no?” disse Tuomas con un’occhiata.
“Ah-ha…e questo metallaro spuntato dal nulla chi sarebbe?” il loro tecnico del suono aveva adocchiato François, mezzo nascosto dietro An e Jo, timido come un cipollotto.
“Lui è lo zione più coraggioso del mondo!” esclamò orgoglioso Joseph, afferrando la mano del baffo e lanciandogli un sorriso da oltre un milione di megawatt.
Un altro?” domandò Tero scherzando, seduto in macchina “Lo sai che prima o poi devi fare una conta dei tuoi zii, bambino prodigio? Sei imparentato con mezzo mondo! Proposito metallaro gran bel completo sul serio!”
François borbottò una risposta ma venne coperta dal rumore del motore e tempo venti minuti erano davanti alla modesta casa del batterista dei Nightwish…che di tranquillo in quel momento aveva poco.
Luci stroboscopiche e bum-bum da grancassa a parte, si era nel pieno dell’attività estiva finlandese ovvero il casino.
Il quintetto entrò dal cancelletto, direttamente nel centro del party.
“Mi sento assolutamente nel posto sbagliato al momento sbagliato…” disse a disagio il baffo, mentre Jo lo tirava con se, seguendo i genitori.
“Ma no, Fra! Sembriamo tutti assetati di sangue ma siamo dei pezzi di pane!” esclamò sarcastico Tuomas, girandosi e facendo l’occhiolino.
Il baffo si guardò attorno ansioso, il più degli invitati erano irsuti e tatuati! Brrr…
“Dai zio! Andiamo a scovare gli altri zii!” Jo saltellava in tutte le direzioni, cercando di individuare i ragazzi in mezzo alla gente.
Anette li salutò con un sorrisetto, agganciata al fianco da Tuom “Mi raccomando Fra…tienilo lontano dai beveroni!”
No…questo era un brutto sogno, non poteva essere diversamente! fu l’ultimo pensiero del baffo.
I due vennero ingolfati in mezzo agli altri invitati nel giardino ed An alzò la testa, verso Tuom.
“Dici che sopravvive?”
“Chi dei due?” replicò Tuomas, falsamente confuso, mentre si accendeva una bionda.
Anette roteò gli occhi “Sei un demonio, Mister Holopainen.”

15 Agosto 2017, ore 20 e 35
Finlandia, Kitee, Casa Nevalainen

Dopo più di due ore Jo era di ritorno, trainando un François al limite delle sue capacità.
“Abbiamo incontrato zio Ville, i Lordi e zio Marco!” snocciolò il bambino “Zia Manki lo picchiava perché continuava a guardare le altre donne!”
Jo ridacchiò, sedendosi fra i genitori.
La musica che traspirava dalle casse si muoveva in uno strano miscuglio di funk, metal di tutti i generi all’atmosfera più Beat e Disco degli anni ’70-’80-’90, roba da perderci il senno.
“Ehm…fate spesso questi festini multi-genere?” domandò il baffo talmente stanco dall’aver dimenticato la sua mise della serata, seduto su un barilotto di birra vuoto.
“No, normalmente sono più sobri…ma dalla playlist in continua evoluzione penso che ci siano Ewo ed Emppu al timone…” rispose Tuom con un sorriso di scuse.
In quella un Tero in mutande passò di corsa vicino alla loro postazione con in testa una parrucca arcobaleno modellata tipo Mohicano, sbraitando una versione alcolica di Don’t stop me now.
Anette si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere ma dovette cedere quando Joseph commentò con il tono più normale del mondo, scuotendo la testa “Zio Tero è partito…tipico!”
L’espressione di François era impagabile.
“Voi siete tutti pazzi!” finì per sparare, completamente fuori di se.
“Su, Fra…non farti prendere dal panico e lasciati andare…è solo una festa! Domani saremo leoni dormienti!” cercò di calmarlo Anette.
“Altro che leoni!” echeggiò Tuomas con un sorrisetto, poi indicò qualcosa dietro al moro “Tienti forte François, arrivano i rinforzi!”
Tutti alzarono lo sguardo verso la direzione e videro arrivare un pel di carota alto due metri che faceva girare più di una testa femminile e maschile, vestito in un paio di jeans ed una maglietta vintage dei Black Sabbath.
Per il baffo pazzo David scivolava stile San Pietro senza nemmeno toccare terra in mezzo a quella marna d’esaltati…aiuto, sono qui!
Ed il rosso l’aveva visto eccome…soprattutto quando dovette alzare gli occhi da un punto ben al di sotto della cinta del baffo, ecco.
“Wow, François…sei…” David stava cercando di trovare qualche complimento ma fallì miseramente.
“Lo so…! Mi vergogno da morire, Dave! Non cercare di tirarmi su il morale!” lo batté sul tempo François, cercando di farsi più piccolo possibile e sparire, possibilmente sotto la panca.
“Guarda che stava per farti un complimento, Fra…credi al mio intuito infallibile!” disse An con un pollice all’insù.
“In effetti…” iniziò di nuovo David, apprezzando il baffo dall’alto in basso.
“E tu chi saresti?!” domandò bellicoso Joseph, aggrappandosi alla mano di François pronto a proteggerlo con tutto il suo metro e venti di genio musicale.
Ci fu un attimo di silenzio poi An rilassò la tensione “Jo, non puoi continuare ad avere l’esclusiva per tutta la serata…lascia che fraternizzi un po’ anche lui!”
“Uffa!” il bambino mise su il broncio e braccia conserte poi scappò verso la casa, intrufolandosi in mezzo agli invitati.
“Salvato per un pelo…” mormorò Tuomas, guadagnandosi un’occhiataccia dalla consorte che diceva Guarda-che-questo-commento-lo-paghi-eh!
“Fra…ci facciamo un giro di ballo o hai deciso di nasconderti fra i cespugli per il resto della serata?” domandò ironico David, mandando un occhiolino al baffo.
Anette guardò stupita François intimidirsi e dare un pugno innocuo a David che ridacchiò.
“Non sei divertente, signor-capello-perfetto!” replicò il moro.
“Vieni qui, schianto…”
Tuomas si schiarì la gola, mentre i due si allontanavano nella loro bolla felice.
“Anettina…dì al baffo che i pantaloni non li rivoglio indietro…ahem. La maglietta però, sì!”
“Debole di stomaco, Mister Korg?”
“Fa ironia quanto vuoi, An…” Tuomas posò il bicchiere su un tavolo sovraccarico lì vicino e si alzò, tendendole una mano “Vieni a ballare, Malefica?”
“Con te sempre, Fantasma dell’Opera…”

~ alcune ore dopo
Il party stava finalmente recedendo…almeno per quanto riguardava la musica di sottofondo e la distribuzione degli alcolici.
Jukka ed Emppu dormivano abbracciati sull’amaca non sapendo che erano stati fotografati da quasi tutti gli ospiti e che probabilmente lo scatto sarebbe stato in prima pagina il giorno dopo sul gazzettino di Kitee.
Marco si era ritirato assieme alla sua ciurma.
Ewo e Tero facevano a turno con il karaoke, ubriachi persi…peggio di una segheria in piena produzione.
Intanto Tuomas ed Anette giravano sulla pista da ballo nel loro mondo di colombelle e piccioni.
Il tastierista iniziava ad immaginarsi una determinata fine della serata ed An gli sorrideva in un certo qual modo…
Tutto andava bene finché Joseph non arrivò a rovinare la festa!
“Ma’, hai mica visto zio François?!”
“Mi sa che lo zio stasera è occupato, Jo…” rispose lei gentilmente.
“Perché?”
I bambini e la loro curiosità inopportuna… pensò Tuomas poi disse “Perché l’hanno rapito gli alieni, campione…avevano intenzione di catturare te ma poi si sono spaventati!”
“Mollala, Mister!” fece An, picchiandogli il petto con uno schiaffetto.
“Non ho detto niente di male. Tagliamo la corda?” chiese lui, speranzoso.
“Senza lo zio non vado da nessuna parte!” esclamò Jo, cocciuto.
Perfetto! Allora rimani qui, tesoro di papà mentre io e mamma torniamo a casa…hehehe…
“Joseph non fare il capriccioso.” disse Anette, cercando di liberarsi dal polipo che stava diventando Tuomas al quale lanciò un’occhiata castigatrice ma che sembrava non avere effetto, quella sera.
Poi la lampadina si accese sopra il capo della signora Holopainen…
“E se tornassimo a casa e dormissimo tutti assieme nel lettone? Mmmh?” fece lei.
Colpo basso, An! Non puoi farmi questo proprio stasera!
“Non stai incrociando le dita, vero mamma?”
“Controlla scricciolo…”
Tuomas la strinse più stretta, osservandola supplicante “Non è troppo grande per dormire con noi? Dai…”
“Guarda che sono qui e ti sento, Pà!” protestò Joseph, punzecchiandolo nei fianchi.
An gli lanciò un’occhiata “Non si è mai troppo grandi, Tuommi! Prenditi le tue responsabilità ogni tanto…”
“Strega…” mormorò, sgonfiato come un palloncino. Addio seratina!
“Bambinone ingordo…” replicò An, lasciandogli un bacio sul naso “Adesso muoviti o è la volta che lascio te sulla terraferma, capitano!”

~~~

Ecco a voi un nuovo capitolo...
*Hermes tries to wipe away the grim face but can't...*
La mia rabbia per la faccenda si è sgonfiata e ha lasciato dietro tanta tristezza...non mi va nemmeno di ascoltare i NW, ormai. =(
Ho deciso di dedicare DOR ad Anette Olsson, anche se non c'entra niente con l'Anette di questa storia...mi sembrava giusto, ecco.
Ho passato le ultime sere a completare DOR, ho scritto più adesso che negli ultimi sei mesi messi assieme; se vado avanti a 2000/3000 parole alla volta presto avrò finito.
Mi scuso se non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo ma sono rimasta mortalmente indietro un po' con tutto nell'ultimo periodo per un motivo o per l'altro, i miei rss feed sono strapieni...xD
Ringrazio comunque _Uneksia_, CrystalRose (visto chi l'ha vinta la sfida? Viva Anettina!;) e petitecherie.
Vi lascio qui...vado ad leggere tutti capitoli che non ho letto e mi metto a recensire.
Voi: è anche ora! Vergognati Hermes!
Ecco infatti...vado subito subitissimo! LoL

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Capitolo 54
*** 54 ***


28 Agosto 2017, ore 15 e 22
Finlandia, Kuopio

Agosto era passato fra feste e una pace quasi surreale.
Gli ultimi giorni erano stati di una calma ovattata, ferma in una parentesi a se.
Invece quel pomeriggio lei e Joseph erano andati fino a Kuopio per il suo primo anno d’elementari.
Anette si era appena resa definitivamente conto del peso dei giorni, del tempo che passava inesorabilmente.
Joseph cresceva in fast forward, ormai.
Ora che lo guardava meglio non riusciva a credere che quell’ometto di quasi sette anni era lo stesso bambino che si trascinava Too dappertutto – perfino nella vasca da bagno – per non parlare di quando era appena nato.
“Mamma? Perché hai gli occhi lucidi?!” domandò Joseph, fissandola preoccupato.
“Niente…è che sto diventando vecchia e piagnucolosa…”
“Tu non diventerai mai vecchia, mamma!”
Allora perché le sembrava una follia mollare tutto ed andare in tour dopo aver passato gli ultimi anni a fare il genitore fulltime?
Sarebbe ancora stata capace a sopportare la vita in trasferta? Erano passati praticamente dei secoli!
“Lo conosco quello sguardo, sai?” continuò Joseph. Tutto d’un tratto si trovò le sue iridi così simili a quelle di Tuomas a meno di un palmo dal naso.
“Ah, sì?”
“Certo!” replicò sicuro lui, tirandola avanti per il negozio “Voglio che tu e papà vi godiate il tour! Fino all’ultimo! Intanto starò dai nonni ma attenzione che vi terrò d’occhio a voi due quindi non fate stupidaggini!”
L’aveva guidata fino ad una panchina e si erano seduti. Anette non sapeva che dire.
Da quand’è che i ruoli figlio/genitore si erano invertiti?
Joseph sorrise alla sua confusione e le batté piano il ginocchio, quieto “Mamma sei forte.”
“Jo, perché mi stai dicendo queste cose io-” stava per mettersi a piangere davanti quella dimostrazione d’affetto ma il bambino rise e si tappò le orecchie con le mani, iniziando ad ululare “Non sento niente! Non capisco niente! Cosa dici? Lalalalalalala…”
Anette sorrise al suo ometto, alzandosi e afferrandolo, tirandoselo in braccio nonostante non fosse più un peso piuma da un bel pezzo, almeno per lei.
Gli schioccò un sonoro bacio nella chioma riccioluta, ignorando le sue proteste.
Tuomas diceva che Joseph era una goccia d’acqua tra loro due, uno specchio che li rifletteva.
Era proprio vero.

18 Settembre 2017, ore 13 e 44
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Il grande giorno era arrivato finalmente.
Joseph quel mattino aveva cercato di darsi per malato per saltare la scuola e mettere immediatamente le mani sul nuovo album, ma Tuomas aveva disinnescato il suo piano diabolico e l’aveva personalmente trasportato – scalciante ed urlante – dalla casa al motoscafo, fino davanti alla scuola.
Era andato a recuperarlo per l’ora di pranzo ed il piccolo aveva appena toccato quello che aveva nel piatto sotto lo sguardo impietoso del padre.
Spense le sette candeline sopra la torta di malavoglia e poi rimase in attesa, teso a scattare come una fiera nell’ora della caccia.
“Allora?” domandò, praticamente saltando sulla sedia dall’eccitazione.
“Allora cosa?” replicò Tuomas, infilandosi una bionda fra le labbra e frugando la stanza con lo sguardo in cerca dell’accendino.
Mi avevi fatto una promessa!!!” l’occhiataccia di Joseph avrebbe potuto innescare un incendio seduta stante.
Anette, che stava mettendo in ordine nella cucina, tese il capo per assicurarsi che non scoppiasse la rissa per colpa del marito.
“Figliolo…abbi un po’ di fede nel tuo vecchio!” esclamò pacifico il tastierista con le mani in alto “Dai tempo al tempo…”
“Ho aspettato TUTTA l’estate!!!”
“Ed aspetterai ancora un’oretta, Jo…credimi ne varrà la pena.” Tuomas sbuffò il fumo e si alzò, mentre usciva dalla stanza dette un colpetto alla spalla del bambino che gli lanciò uno sguardo al vetriolo diretto in mezzo alle sue scapole, poi prese a salire le scale.
Jo saltò dalla sedia ed entrò nella cucina, in piena modalità broncio cosmico e si attaccò al suo fianco, in cerca d’affetto.
Anette non disse niente e continuò a risciacquare le stoviglie, lasciandolo fare.
In verità Tuomas aveva passato tutta la mattina andando e tornando sulla terraferma per progettare il trionfo di DPP, e da cosa aveva sentito non aveva lasciato niente d’intentato…era sempre stato il tipo da o tutto o niente.
Finito in cucina, Anette lo prese in braccio e si sedette sul divano del salotto dove Jo si raggomitolò contro di lei.
Cercò di farlo parlare della giornata a scuola ma il figlio rispondeva a monosillabi, preferendo il silenzio.
Povero piccolo…l’aveva sempre detto che Mister Korg era un infido, maligno, lupastro spelacchiato!
Lo coccolò fino a quando suddetto lupo tornò di sotto con un sorriso, infilando il cellulare nella tasca dei jeans.
“Tutto pronto, campione…Dark Passion Play ti sta aspettando!” esclamò gioioso.
Joseph alzò la testa dalla spalla di Anette, letargico “Dove sarebbe il cd?”
Tuomas sfoderò un sorriso tutto denti “Il cd?! Oh no, figliolo, ho in serbo per te molto più che un miserabile cd!”
L’attenzione di Jo si era risvegliata a quel punto, sopracciglia alzate all’impossibile.
Il master…da sentire come più ti piace.” svelò infine il tastierista battendo gentilmente lo zainetto che teneva in mano, ridacchiando alla bocca spalancata di An e del bambino.
“Se stai scherzando è giunto il momento che ti picchio, papà!” annunciò allegramente Jo, alzandosi e correndo verso la porta.
“Il master, Tuom?” domandò Anette, mentre finivano in corridoio dove Jo aveva lasciato la porta d’ingresso spalancata e lo vedevano saltellare come uno spiritato sul molo.
“MUOVETEVI!!!” lo sentirono strillare.
“A-ha…e non hai ancora visto la location…” disse Tuom, infilandosi il giaccone ed afferrando sciarpa e berretta.

~ 20 minuti dopo…
Raggiunto il porto avevano camminato fino al centro giovanile di Kitee a piedi.
“Perché siamo venuti qui?” domandò Joseph dubbioso, che teneva le mani ad entrambi.
Anette si voltò verso Tuomas con negli occhi la stessa domanda, il tastierista sorrise e si fermò.
“An…te lo ricordi il nostro primo gig in assoluto?”
La donna sbatté le palpebre, poi arrossì “Quanto mi sono vergognata quella sera…” si lagnò improvvisamente, sotto lo sguardo meravigliato del bambino.
Tuomas elaborò “Sai Jo…anche noi all’inizio non eravamo quel granché, l’unica che si muoveva sul palco era la mamma. Abbiamo iniziato proprio qui, una notte di capodanno, quattrocento persone erano venute a sentirci per la prima volta dal vivo. Mi è sembrato giusto tornare in pellegrinaggio.”
Tero uscì dall’edificio ad un piano, si avvicinò ad un furgoncino bianco; estrasse una borsa a tracolla dall’aria pesante ed un baule da tour, nero con delle robuste cerniere in acciaio, su un fianco era stata verniciata in argento la scritta Nightwish.
Il sound tech li vide ed alzò una mano in segno di saluto “Tuom! Vieni a darmi una mano!”
Il tastierista prese dal furgone ancora dei cavi poi aiutò a spingere il baule su per una tavola, messa apposta per scavalcare gli scalini dell’entrata.
“Zio Tero!”
“Ciao piccolo genio…diamo gli ultimi tocchi al tutto e poi io e la mia console siamo tutti per te questo pomeriggio.” disse il moro con un sorrisetto.
“Non svegliatemi!!!” strillò Joseph, saltando due metri da terra mentre Anette scuoteva la testa con una mano davanti agli occhi.
La donna seguì il bambino saltellante ed ululante di gioia fino alla grande sala dove alle pareti ed in ogni angolo Tero aveva montato tutta una serie di altoparlanti, woofer e subwoofer. Alcuni facevano parte del loro equipaggiamento di trasferta ma la maggior parte dovevano essere stati noleggiati in giro per la Carelia.
Ed adesso capiva il perché della serie di telefonate a destra e a manca delle ultime due settimane.
La quantità di cavi del sistema audio a trecentosessanta gradi era impressionante ed sul pavimento convergevano tutti dove Tero stava facendo le ultime regolazioni al mixer provando il sistema con una playlist scelta che usava quasi sempre anche nelle trasferte.
Jo guardava con occhi luccicanti di desiderio la console con tutti i suoi led, bottoncini, manopole e levette manco fosse Disneyland.
Tero spostò alcune leve poi appiccicò il foglio ‘Non toccare o preparatevi le vostre ultime preghiere’ di rito e si sedette soddisfatto sulla sedia girevole “Tuom, siamo pronti…”
An si era tolta la giacca, posandola sullo schienale imbottito.
Tuomas frugò nello zainetto estraendo un hard disk esterno dall’aria misteriosa e lo consegnò all’amico, poi si sedette e prese in braccio Joseph, avvicinandosi alla console “Sei pronto a perdere l’udito, campione?”
“Tuom!”
“Stavo scherzando, An.”
“Lo spero bene…”
Intanto White Lands Of Empathica era iniziata in sottofondo e Joseph faceva spasmodici, disperati, segnali di silenzio verso tutti.
Il tastierista frugò ancora nello zainetto finché non trovò quello che cercava e tese al figlio ‘Il moleskine’.
“Tutto tuo…trattamelo bene.” mormorò infine, piano.
Intanto la voce bianca del bambino solista iniziava eterea…e ad Anette, i momenti subito dopo - sommersa dal suono - rimasero impressi per molto tempo.
Dark Passion Play era emerso dal silenzio.

18 Settembre 2017, ore 21 e 32
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“La traccia sonora della tastiera su Sahara, Pà! Genialata! Per non parlare della mamma nella canzone di zio Emppu! Figata assurda!” il bambino si tappò la bocca, appena si rese conto di aver detto una parolaccia.
Tuomas fece un verso a metà fra lo sbuffo ed un grugnito, chiudendo un occhio all’uscita poco ortodossa del figlio.
“Campione, se non la smetti seduta stante di ripetere le stesse cose ti butto nel lago e me ne frego se ti viene una congestione…” minacciò, zittito subito da un’occhiata di Anette che stava caricando la lavastoviglie.
“Non ci riesco…scusa…” Joseph sorrise adorabilmente in imbarazzo, grattandosi la testa ed esclamando senza volerlo “DPP è fortissimo!”
“Guarda che ti avevo avvertito…conterò fino a tre.” Tuomas si alzò, pronto per mettere in pratica i suoi sadici intenti.
Gli occhi di Jo si allargarono e scappò via, ridacchiando “Okay, okay me ne vado, la smetto!”
La sua corsa continuò fin sulle scale, poi sentirono il tonfo della porta chiudersi.
Il tastierista tirò un sospiro di sollievo e raggiunse An.
“Posso darti una mano?” domandò gentilmente.
“No.”
Tuomas alzò un sopracciglio a quella risposta corta e distaccata, per niente da lei.
“Cosa c’è?”
“Nulla.”
“Non hai aperto bocca, stasera…è ovvio che c’è qualcosa-”
“Tuom…per favore.” Anette aveva usato il tono di quando voleva dello spazio per se e ne aveva fin sopra i capelli della comprensione degli altri, anche della sua.
L’uomo si rimangiò le parole, attese un attimo per non ribattere in malo modo poi mormorò “Okay…come vuoi, io sono di sopra.”
La donna annuì.

19 Settembre 2017, ore 0 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Aveva cercato di lavorare sulle Korg, ma gli era subito pervenuto che non avrebbe tirato in secca nulla di buono quella sera…
Nessuno poteva dire che non ci aveva provato, però…
Chiuse il volume di arte fantasy che aveva tenuto sulle ginocchia e lo ripose nella libreria, poi si strofinò gli occhi e spense la lampada prima di dirigersi in bagno.
Finite le sue abluzioni serali entrò in punta di piedi in camera, sfilandosi felpa e maglietta in un unico movimento e cambiandosi.
Infilatosi nel letto, rabbrividì alla sua metà gelata e cercò subito ristoro nel calore di An facendo attenzione a non svegliarla.
“Tuomas.” Anette gli aveva coperto le mani con le sue timidamente.
“Sei sveglia?!” strano…appena toccava il cuscino lei finiva subito nel mondo dei sogni.
La donna si voltò verso di lui, una delle sue mani era scivolata sulla sua schiena, stringendo a pugno il cotone della sua maglia.
“Mi dispiace per prima…” c’era una nota stonata nella sua voce.
Tuomas decise di non pressare l’argomento e le sfiorò la fronte con le labbra “Non so di cosa stai parlando…”
“Sei troppo buono per essere vero…” Anette si era rannicchiata tutta contro di lui.
“Non mordermi ti supplico…ci sono dei Mars in frigo…”
Nel silenzio della stanza venne soffocata una risata.
“Tuom sei incredibile.”
“Davvero? Allora perché non me lo dici più spesso?”
“Ti monteresti la testa.”
“Ah…”
Passò un minuto mentre le passava una mano nei capelli, massaggiandole lo scalpo.
“Sentire l’album tutto in un colpo è stato estraniante…” disse lei, iniziando a rilassarsi.
“Mmm…”
“Jo non sembra aver avuto problemi.”
“Di che ti preoccupi, An…non vedeva l’ora quel demonio formato vaso da giardino!”
“Formato cosa?”
Tuom alzò le spalle, per quanto potesse da sdraiato.
“È un capitolo chiuso, vero?” la domanda in codice di Anette lo mise in allerta, ogni nervo del suo corpo teso.
“Fra parentesi graffe, quadre e tonde.” rispose, ben sapendo di cosa stavano parlando e passando a massaggiarle le spalle con rinnovata energia.
“Mi odiavi…”
“No, mai.”
“Le mie parole quel giorno non ti sono scivolate addosso, Tuom.”
“An, sono qui. DPP è un contenitore ermetico. Non ti lascerò scivolare via una seconda volta.” la voce del tastierista aveva raggiunto una vena dura, fatta d’acciaio che non pensava d’avere. Era quasi aspra.
Lei rimase quieta poi rafforzò la sua presa su di lui.
“Tienimi stretta…passerà.”
Sempre.”

~~~

Ecco a voi un nuovo capitolo…^^
Finalmente Jo ha ascoltato DPP! Povero piccolo tesoro…sono intimamente orgogliosa dell’idea di Mister Korg LoL, chi non lo vorrebbe un paparino così!
Prossimo capitolo si comincia con il tour...la follia che tutti voi state aspettando da quando i due piccioni si sono rimessi assieme! Io personalmente non sto più nella pelle…xD
*Hermes ha scritto cinque capitoli questa settimana…ovvero la prima parte del tour, yippie!*

Ringraziamenti, kow-tows ed inchini ai recensori dello scorso capitolo ovvero petitecherie (ma speriamo anche di no per la Kurkela! Immaginala a cantare Scaretale, mamma mia che incuboO.o) e CrystalRose (visto cosa serviva Tero? =) No, Jo non andrà in tour con i Nw, almeno non subito)

La Hermes qui scrivente ha un favore da chiedere a tutti i lettori di DOR. ^^’
Purtroppo il DPP tour è qualcosa di lunghissimo, sto tappando buchi qui e là ma rimangono ancora dei grandi vuoti nei miei schemi temporali, soprattutto per l’ultimo anno di touring.
Voglio che questa storia si chiuda in modo memorabile quindi vi domando: avete delle scene o delle idee che vi piacerebbe veder sviluppate nell’universo di DOR? Anche solo degli sketch comici fra i ragazzi dei Nightwish?
Apprezzerei davvero molto un contributo da parte vostra se ve la sentite, io in prima persona inizio ad essere a corto di idee! xD
Non ho mai scritto su richiesta…ma per DOR e per voi impavidi coraggiosi sono pronta a farlo…LoL
Le uniche linee guida sono 1) che sia scrivibile in un contesto da tournee ed attinente a DOR; 2) niente smut, perché quello in particolare non sono proprio capace a scriverlo ^^’
Non ci sono deadlines, ogni momento consideratelo buono per mandare un’idea!
Dalle quinte cercherò di fare felici un po’ tutti! *Hermes si torce le mani, un po’ in ansia ma decisa*

Dopo questa richiesta posso solo salutarvi e mandarvi un bacio…ci rivediamo la prossima settimana! =)
Hermes

ps: vi ricordate quel mio post di DOR su The sims 2? Mi sono dimenticata di dirvi l'altra volta che ho recuperato il gioco e la casa mentre ero influenzata, xD se vi interessa posso passarvela! Purtroppo avrete bisogno tutte le espansioni fino ad Apartment life per giocarci perchè non so come downgradare i salvataggi...=( e dopo questa bella notizia vi lascio! xD

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Capitolo 55
*** 55 ***


4 Ottobre 2017, ore 15 e 32
Finlandia, Helsinki, centro cittadino

“Ferma An!!!! Devo rivoltare anche quel negozio!!!” il baffetto la tirò energico per l’ennesima soglia, miracolosamente senza incastrare nessuna delle trenta o quaranta buste che aveva per mano.
“François, non è da me lo so…ma dopo questo basta, eh!” soffiò An, stanchissima.
Il giorno prima lei e Tuom erano arrivati a Helsinki, giusto in tempo per concludere le ultime cose ed imbarcarsi per l’inizio del tour.
Avevano passato un’ultima settimana infernale avanti e indietro da Kitee alla capitale per l’uscita di Dark Passion Play nei negozi, ed il correre di nuovo a casa per passare l’ultimo weekend con Joseph.
Adesso François stava completando il suo guardaroba onstage ma il tutto stava andando un po’ in overboard…all’amico quel lavoretto distensivo iniziava a piacere fin troppo!
Alla ventesima prova camerini, Anette gli disse “Guarda che non posso portarmi la casa…”
“Tranquilla! Sono un mago nel fare i bagagli, io! Tsk, hai poca fiducia in me, Anettina!!!” commentò lui con fare superiore e facendole segno di volteggiare perché potesse vederla meglio “No, questo no! Avanti un altro!”

~ tre ore dopo
“Mi raccomando! Non aprire i trolley prima di essere sbarcata all’hotel o non riuscirai più a chiuderli!!!”
François la salutò e poi se ne andò per la sua strada, aveva un appuntamento con David quella sera.
Anette lasciò andare un sospiro.
“Se non fossi tu, direi che il pomeriggio di shopping ti ha stancata…”
“Sono peggio che stanca…”
“Meno male che ci sono io.” il sorriso di Tuomas era un programma “Hai la vasca pronta e piena d’acqua calda e bolle, principessa…”
“Wow…”
“Ti ho lasciato fuori il mio-ma-a-te-piace-tanto pigiamone di felpa con le renne sopra, e pensavo di ordinare pizza stasera e guardare un film…ci stai?”
“Certo che sì, principe…ma solo se ti unisci a me!” rispose lei, tirandolo adorabile per una mano e facendogli l’occhiolino.
Ed il principe ci sperava, in effetti…

5 Ottobre 2017, ore 7 e 21
Finlandia, Helsinki, Aeroporto, partenze internazionali

Il check-in – li avevano avvertiti – avrebbe potuto durare ore, soprattutto con la loro montagna di bagagli.
Ma i finnici sono persone pazienti si sa…
“Forse non ci siamo capiti bene, signori…” una vena pulsava sulla vasta fronte del manager dei Nightwish “Andiamo in trasferta a Tel Aviv per uno show! Non per trasportare materiale di contrabbando, acciderbolina!
Mentre il vichingone si divertiva con il personale, Tero ed i ragazzi se la spassavano per i duty free del terminal.
Jukka ed il tecnico stavano complottando il miglior metodo per imbucare una cassa di Kalhua come bagaglio a mano, facendola passare per la gabbietta del criceto.
Tuom ed An se la ridevano alla loro discussione mentre Marco ed Emppu si erano fermati al reparto peluche, in evidente ricerca di morbida compagnia per la traversata.
“Niente per te, An? Ho visto dei castori niente male!” domandò Emppu, con fra le braccia un intero zoo.
“Inutile chiederlo…lei ha l’orsetto peloso taglia gigante!” rispose Marco, con in mano un coniglio ed uno scimpanzé.
Tuomas gli fece una linguaccia “Sei solo geloso, Marco, ecco la verità…”
“Non è un’orsetto…” Anette guardò il tastierista accanto a lei, sorridendo alla sua maglietta Disney portafortuna e passando le braccia attorno al suo torace “Paperottolo suona meglio…”
Quack!” lui le lasciò un bacio sul capo, sorridendo.
Il bassista fece finta di mettersi a vomitare “Ho come il presentimento che lo dirò parecchie volte durante il tour, ragazzi…cercatevi una stanza!
Risero tutti mentre Ewo arrivava di corsa, travolgendo con la sua massa una serie di bagagli ed anche un’arzilla vecchietta che lo prese in faccia con la borsetta quando cercò di aiutarla.
“Via libera! Ci imbarchiamo tra dieci minuti comitiva!” disse, massaggiandosi la guancia.
Tero e Jukka arrivarono da alcuni negozi più indietro, trascinando a fatica una cassa rettangolare coperta da un telo.
“Quella cosa sarebbe?” domandò il manager, curioso e preoccupato allo stesso tempo.
“Abbiamo deciso di portarci dietro un pezzo di fauna finlandese, Ewo!” disse innocente Tero “Come mascotte, sai.”
Il vichingo biondo lanciò un’occhiata a Tuomas che scosse la testa alla ‘Boh…io-stavo-dormendo-nell’ultima-mezz’ora’
Quindi decise di scoprire la famigerata mascotte…che si rivelò essere una cassa di diciotto bottiglie da due litri di Vodka Kalhua, dove sul coperchio i due furboni avevano avuto il nerbo di scrivere con un pennarello indelebile ‘Attenzione…contiene rapace, non girare, alto! Delicato!’ e disegnare un gufo dallo sguardo incazzato.
A questo punto il sopracciglio biondo del manager si stava alzando in un tic incredulo.
“Sono appena riuscito a far passare i nostri bagagli…e voi mandate in fumo tutti i miei sforzi così?!” il suo tono tombale fece cadere tutte le buste strapiene di peluche dalle braccia di Emppu e Marco che si affrettarono a trattenerlo “Io vi ammazzo, ingrati!!!”
“Meno male che noi ci siamo limitati alla libreria…” commentò An mentre guardava Ewo che menava Jukka e Tero di santa ragione con il coperchio della cassa di legno.

~ dieci minuti dopo
“Anettuccia cara, ti prego. Chiudi la borsetta o vedranno le bottiglie!!!” domandò Jukka a mani giunte, un cerotto sul naso segno della furia del loro manager.
Alla fine Ewo non aveva avuto il cuore di scolare trentasei litri di pura vodka finlandese nella toilette, e dato che non avevano il tempo di allestire una bancarella clandestina e venderle autografate nel bel mezzo del terminal, erano tornati ai vecchi metodi…ovvero imbosca le bottiglie nei bagagli a mano della band e della crew.
“Possiamo sempre fargli credere che sia acqua!” aveva esclamato Ewo, infilandone quattro nello zainetto del tastierista.
“Controlla che siano ben chiuse perché se una goccia di vodka tocca la mia copia di Aku Ankka, Whitman od il moleskine, tu sei un uomo morto!” minacciò Tuomas dall’alto della sua statura.
Intanto Anette guardava con interesse il gufo disegnato “A parte l’espressione è proprio carino! Mi ricorda il Night Owl Broadcast!”
“Di fatti l’idea era quella!” le fece eco Jukka con orgoglio, mentre lei gli scattava una foto ricordo accanto alla cassa.
Attenzione! Il volo AJ740 delle 8 e 15 è in partenza, si prega tutti i passeggeri di affrettarsi all’imbarco.
“No…non posso lasciare qui le mie bambine!!!” strillò Tero con le lacrime agli occhi, osservando le ultime sei bottiglie che – purtroppo - non avevano ancora trovato casa.

5 Ottobre 2017, ore 13 e 42
Israele, Tel Aviv, Hotel Grand Beach

Il salto termico dalla Finlandia era incredibile…
Vestiti pure a strati…servisse a qualcosa!
Tuomas entrò nella loro stanza, tirandosi dietro le ultime valigie che lasciò nel bel mezzo della camera poi cadde disteso sul letto ad occhi chiusi, emettendo un grugnito. Beh almeno non era l’unica…
L’aria condizionata era bandita in camera da letto ed Anette decise di farsi una doccia prima della prova generale di quel pomeriggio.
Fece per aprire il suo trolley color verde acido.
Non l’aveva ancora toccato che quello esplose stile bomba, mandando in aria parte del suo contenuto.
Anette impallidì – perché, oh perché aveva permesso a François di farle le valige?! – da dove cavolicchio era uscita tutta quella lingerie?!
I vari pezzi volavano per la stanza e fra questi un foglietto di carta proprio davanti al suo naso.
Con le narici frementi lo afferrò.
Ciao tesora!!! Lo so che stai per uccidermi ma pensaci! Rimarrete via fino a Natale e Tuomasuccio deve pur divertirsi, no?! Naturalmente offro io, dacci un’occhiata ci sono dei completi niente male! Consideralo un regalo di Natale anticipato da parte mia! Smack, Anettuccia e buon tour!!! <3 Your BFF François
Il foglietto – chissa perché! – stava tremando fra le sue mani.
La nevicata fuori stagione era terminata e Tuomas – molto lentamente – si era tolto dalla faccia una paio di culottes nere di seta guarnite di pizzo e le studiava con gran contegno.
“Davvero molto molto carine…” commentò infine, cercando di mantenere un tono neutro.
“Adesso. Gli. Stacco. La. Testa. A. Forza. Di. Urlare!” scandì lei, sfilando il cellulare dai jeans e facendo cadere sul letto un reggiseno rosa pastello, guarnito di raso che le era caduto in testa.
“Limita, An. Dobbiamo lavorare.”
“Tranquillo, è la volta buona che lo tolgo di torno dalla faccia della terra nel primo mezzo minuto!” la moglie era in una delle sue fasi omicide quindi decise di zittirsi, occhieggiandola mentre marciava fatale per la stanza in cerca di un cambio finché non si rinchiuse in bagno.
Tuomas adocchiò il foglietto poi sorrise…certo che François aveva le palle, gli andava solo bene che non era fra gli etero o a quel punto gli avrebbe spaccato la faccia. Mia Anettina!
Aspettò i papali cinque minuti di ramanzina poi fece incursione in bagno, alzando la mano come faceva a scuola per chiedere la parola alla maestra.
Anette l’aveva visto allo specchio e si voltò, scoccandogli un’occhiata.
“Avrei bisogno di farmi una doccia, An.”
Lei alzò cinque dita seguite da un muto “Ho quasi finito.”
Tuomas annuì poi disse, senza nascondere il sorrisino scellerato “Ringrazia Fra, da parte mia…credo che non mi annoierò per i prossimi due mesi…”
Anette raggiunse una mai vista sfumatura aragosta, poi lo pregò con le buone maniere, tappando il telefono con la mano “Tommaso Lorenzo Giovanni Holopainen non ti ci mettere pure tu!”
“Sprechi fiato Anette Miriam Josephine Holopainen.” poi le lanciò un completo zaffiro molto sexy “Già che hai occupato il bagno…fai che indossarlo per me…”
“Sparisci o ti mancherà qualcosa domani sera quando salirai sul palco!”
“Credo che sopravvivrò senza bottiglia di vino…quindi sbrigati, lavati ed fai la brava Betty Boop!”
“Fuori!”
Tuomas chiuse la porta prima che un Thump! lo informasse che An aveva cercato di tirargli una fatale saponetta alla lavanda in fronte.
Sperava che – negli innumerevoli bagagli della consorte – non ci fosse anche la padella. Aveva iniziato ad portarsela sempre in giro dopo aver visto Tangled…
In quella l’acqua iniziò a scorrere nella doccia ed il suo telefono vibrò per un messaggio.
“Non fare complimenti, Signor Custode. Ti affido Anettina, riportamela a casa tutta d’un pezzo e mi raccomando…fatemi un paio di nipotini!!! ;-)”
Il ghigno a quel punto ci stava, Anette non gli aveva rilanciato contro il completo…ehehheeheheheh!

~~~

*L'autrice è china in posa di penitenza; mani giunte, cenere e ceci di rito*
Ahem...sono smemorata peggio della mia nonnina che sfiora i novanta...LoL
I had such an hectic time l'altra volta mi sono dimenticata che sarei partita proprio sabato e alla fine - tutta presa a correre avanti ed indietro per preparare i bagagli tipo ciclone umanoide - non ho fatto in tempo a codificare il capitolo (Hermes quel lavoro lo fa manualmente riga per riga in vetusto codice html...roba da incrociare gli occhi %D)
*Hermes fa labbro tremulo ed occhi grandi grandi* Mi perdonate vero...?
Comunque...ringrazio immensamente CrystalRose e Petitecherie per aver recensito lo scorso capitolo ed avermi consigliato delle preziosissime idee!!! QQ
Elaboro già gli scenari...quindi vedrete le vostre idee prendere vita! =D
Alla prossima settimana con il tour!!! *E per davvero questa volta...LOL*
Hermes

Ps
forse si era già capito, forse no...ho ripreso ad ascoltare i NW xD

Pps
proposito penso di aver recensito tutto...come al solito chiedo scusa per l'attesa ^^"

Ppps
Ultimo giuro! LoL
sto per odiarmi ma devo dirlo...DOR sfrutta tutte le mie risorse eppure negli ultimi giorni ho riscoperto i cari The Verve *out of despair...ahem*, ho una fic originale romantica (si fa per dire...) praticamente ispirata dal suono di questa band.
Insomma, ho una voglia matta di riprenderla in mano, betarla e postarla a breve perché il filmino mentale che ho mi piace da impazzire...ho bisogno di scaricarmi, far cadere le frustrazioni e DOR non me lo permette, quindi...a qualcuno può interessare? Se sì fatemi sapere...tanto so già che se voglio dormire la notte c'è solo più la barottata in testa che funziona per me...xD

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Capitolo 56
*** 56 ***


6 Ottobre 2017, ore 7 e 36
Israele, Tel Aviv, Hangar 11, backstage

Il locale si stava riempiendo a vista d’occhio.
Tuomas ridiscese le scalette delle quinte ed entrò nel camerino dei Nightwish dove i ragazzi stavano ammazzando il nervosismo come meglio sapevano.
Marco accordava il suo fedele Warwick mentre Jukka tracannava vodka, scioglieva le spalle e saltellava. Emppu invece stava sdraiato su un sofà in piena modalità riposo.
An non si vedeva da nessuna parte…
“È andata in bagno mezz’ora fa.” gli rispose il bassista senza essere interpellato.
“Tranquilli eh ragazzi…lasciatemi un po’ di brodino.”
“Manco per idea…!” fu la risposta di Jukka.
Evviva l’affetto fra componenti della band…siamo un unico, dolente nervo scoperto.
Uscito fuori dalla saletta si guardò intorno per un cartello e trovò il bagno delle donne.
Sperando di non essere il bersaglio di lavandini - o peggio ancora – padelle volanti, bussò per ben tre volte prima di entrare.
“Un attimo, Ewo!” trillò Anette con una vocina acuta “Arrivo, sono pronta!”
Tuomas aprì la porta, trovandola in piena fase makeup…
“Ah, sei tu…”disse quindi, tornando a guardarsi allo specchio, cercando di applicare l’eyeliner.
Il tastierista dalla sua posizione vedeva che le tremavano le mani.
Non aveva mai varcato la soglia di una toilette femminile…ma quella sera decise di rompere il tabù.
“Dammi qua, faccio io.” le disse.
An, lo guardò per vedere se era uno scherzo.
“Non ci riuscirai mai con la tremarella, lascia che ti aiuti.”
Alla fine lei gli passò l’oggetto, incredula “Sai davvero usarlo?”
“Non è ingegneria balistica, An. Ti ho osservato centinaia di volte, credo di essere abbastanza qualificato…” posizionò bene fra le dita il sottile pennarello e guidò il volto di lei verso le luci dello specchio “Sta ferma.”
Tuomas disegnò il contorno della linea poi lo riempì con tutta la delicatezza che aveva.
Mentre completava il primo si mise a canticchiare a bocca chiusa Grace Kelly che poi – al secondo - si trasformò inspiegabilmente in Fly me to the moon.
Anette cercava di non cambiare espressione ma alla fine scoppiò in una risata…
Tuomas non disse niente e frugò nella pochette, cercando il mascara e svitando la boccetta.
“Guarda che tifaccio diventare un panda!” minacciò scherzosamente, puntandole il pennello contro.
Lei mimò un’espressione aggrondata poi scoppiarono entrambi a ridere.
“Dai, signor artista…o facciamo mattina…”
Tuomas iniziò diligente, cercando di non macchiarle la pelle. Stavolta mugugnava una pessima interpretazione di George Michael in Flawless.
“Allora, come ti sembra?” domandò alla fine, mettendo via le cose di An.
“Perfetto…grazie!”
“Ringraziami stendendo la matita attorno ai miei meravigliosi occhioni smeraldini!” replicò con una vocina scema, strappandole un'altra mezza risata.
An prese in mano la matita e poi capì che c’era un problema…
“Tuom se non ti avvicini e scendi, non ci riesco!”
“Tappa!” commentò affettuosamente, sollevandola sul bordo del lavandino e chinandosi leggermente in avanti, fra le sue gambe.
“Gnegne! Gigante!” gli fece il verso lei, posando una mano sulla sua guancia “Immobile adesso o c’è il posto che ti acceco.”
“Mi pagherai i danni…per non parlare dell’orda di fan girl urlanti che attenteranno alla tua incolumità!”
“Cala, Casanova. Le ragazze sono tutte qui per Tero…lo adorano.”
“Almeno fammi sognare, no?”
“No.”
“Grazie, amore.”
“Prego, tesoro.”
La porta si spalancò e sulla soglia si presentò Emppu che divenne tutto rosso al vederli in quella posizione.
“Oh…ah…ecco, mancano cinque minuti…non è che ho interrotto qualcosa, vero?”
“Sì e tu non sei maggiorenne Winnie Pooh, fila via!” disse Tuom, con mezzo contorno ancora da fare.
Il povero biondino scomparve ed Anette gli lanciò un’occhiata mentre completava il lavoro.
“Fatto. Sei pronto, Mister-occhioni-smeraldini.” lo motteggiò lei “Adesso aiutami a scendere.”
“Aspetta…” la trattenne Tuomas, abbracciandola e posandole un bacio sulla fronte “Extra-abbraccio supplementare per la mia cantante preferita.”
“Credo che Marco avrebbe da ridire…”
“Occhio non vede, cuore non duole.” e concluse quel momento, baciandole il naso ed osservando la sicurezza aumentare nelle sue iridi indaco “Andiamo?”
“Andiamo.”
Tornarono al backstage, mano nella mano dove si riunirono con gli altri.
Abbraccio collettivo.
Jukka continuava a saltare e stirare le braccia poi uscì, intanto la prima canzone del setlist iniziava ed i ragazzi facevano gli ultimi controlli prima di uscire fuori, seguendo la musica.
Prima Tuomas, poi Emppu e Marco…
Ewo le batté la spalla quasi delicato, passandole il microfono.
“Vai ed uccidi, piccolina.”
Anette prese il microfono poi alzò uno sguardo deciso, fissandolo con gli occhietti piccoli e dolci di Ewo.
“Puoi contarci.”

12 Ottobre 2017, ore 13 e 40
Stati Uniti, Illinois, Springfield, Hotel Ritz, Lounge

“Ragazzi, grandi notizie!!!” Ewo arrivò al tavolo e si unì al pranzo seguito a ruota da Tony.
“Cosa…hai trovato moglie?” domandò Tero con la bocca piena.
Il manager lo ignorò e prese a sfogliare un paio di fogli “Sono appena stato al telefono con il nostro uomo qui sul campo…i biglietti stanno andando a ruba! Già il primo gig è praticamente un sold out!”
“…” Tuomas stava litigando con qualcosa sotto al tavolo e gli altri annuirono mugugnanti, dando l’impressione al vichingo che nessuno lo stesse veramente ascoltando…
“Insomma…niente festeggiamenti?! È un buon risultato, no?” domandò un po’ stupito.
“Ewuccio siamo ancora nel bel mezzo di un jet lag, dacci il tempo di riprenderci!” si lamentò Emppu, piluccando il pesce che aveva nel piatto.
“In effetti anch’io ho più sonno che fame…” disse la barba biforcuta.
“Dov’è Anettina?” domandò Ewo rassegnato.
“Dorme in camera…lo sai che non riesci a svegliarla manco con una bomba.” rispose stavolta Tuomas, lasciando perdere quello che stava facendo con una scrollata di spalla ed attaccando il suo pranzo di malavoglia.
“Io mi spacco il *bip* ventiquattro su sette per rendervi più grandi che mai e questo è il risultato…ho deciso voglio un aumento!” borbottò Ewo fra se e se, poi disse al tecnico lì vicino, intento a soffocarsi con il cibo “Tero! Tira fuori la tromba è ora di rispolverare le antiche abitudini!”
“Aspetto questo momento da anni!”
I due partirono alla volta della vocalist con l’intento di svegliarla dal suo letargo.
“È la volta buona che ci ritroviamo senza manager e soundtech, mettiamo un annuncio su internet?” commentò Emppu.
“Non vedo l’ora…sai che calma?” replico Marco, sfogliando un giornale.
Intanto Tuomas continuava a litigare…non si sa ancora bene con cosa…

19 Ottobre 2017, ore 15 e 22
Stati Uniti, New York City-Worcester

Tre date del tour nord americano se le erano già lasciate alle spalle.
Il caravan super attrezzato dei Nightwish correva sull’autostrada in un atmosfera super-tranquilla.
Fin troppo tranquilla, in effetti.
I ragazzi si erano occupati con i loro hobby.
Jukka dormiva nella sua cuccetta con la bolla al naso, smaltendo la sbornia del giorno prima.
Emppu leggeva un tomone gigante dell’enciclopedia britannica.
Anette era semi-sdraiata con in grembo il portatile mentre guardava un film dall’aria smielata, la testa appoggiata alla spalla di Marco che giocava ad un nuovo ammazza tutto con la sua playstation portatile.
Tuomas era seduto al tavolino, occhiali sul naso, in una mano teneva il suo telefono e nell’altra il manuale di suddetto reperto arcaico.
Il silenzio venne rotto alla fine.
“Ci rinuncio…non riesco proprio a capire cosa cavolo abbia visto ‘sto affare!” dichiarò il tastierista, sfregandosi gli occhi sconsolato.
Marco gli lanciò un’occhiata curiosa “Che succede, Tuommi?”
“Il cellulare non ha campo…non riesco a farlo funzionare.”
Il tecnologico dio interiore che risiedeva nel bassista si svegliò a quelle parole e si affiancò all’amico.
“Sicuro di aver pagato la bolletta?”
Tuommi lo guardò “Non sono ancora senile, Marco.”
“Poco ci manca, però.”
Il biondo venne colpito al capo.
“Okay…mi favorisci quell’affare del pleistocene, grazie?”
“Non offendere il mio adorato Nokia!”
“Ti ho solo fatto notare la verità.”
“Zitto e risolvi!”
Il bassista sbuffò e prese a frugare con attenzione nelle impostazioni del vetusto modello 3330.
Anettina aveva lasciato perdere il suo film e si era allungata curiosa dietro ai due.
“Cosa capita?”
“Quel cattivone sta facendo i capricci da quando siamo partiti per Tel Aviv!” rispose Tuomas, indicando il telefono come se gli avesse fatto chissà quale torto. Anette scosse il capo.
“Tuom, quell’affare te lo porti dietro dagli arbori della telefonia mobile! È ora che ti aggiorni anche tu…”
“Ma neanche per sogno! E tienimi lontano quel prodotto del diavolo!” replicò il tastierista facendo gli scongiuri quando An gli mostrò il suo Iphone.
Intanto Marco aveva scoperto dei succulenti contenuti “Ingegnosi i messaggini perché Joseph non sappia niente dei vostri rendezvous amorosi nella sauna…”
Fatti gli affari tuoi, Marco!” sibilò Tuomas.
“Qualcuno ha nominato la sauna?” domandò Emppu, distogliendo l’attenzione dalla lettura.
“Non riesco a capire…” continuò il bassista, ridando l’oggetto a Tuomas e corrucciando la fronte “Non c’è niente fuori posto, hai provato a resettare le impostazioni allo stato di fabbrica?”
“Tre volte, nessun miglioramento.”
“Bah…”
An afferrò il cellulare del marito e lo spense iniziando a smontarlo, ignorando le sue proteste.
Estrasse la sim, soffiandoci sopra e la inserì nel telefono di Emppu.
“Sì può sapere cosa stai cercando di fare?!” domandò Tuomas con un principio di attacco cardiaco, mai nella sua vita aveva tolto la sim da quel telefono.
“Non sto attentando ad un essere umano tesoro, rilassati!”
“No che non mi rilasso!”
“Marco, tiragli una barottata e trascina il suo corpo inerme nel bagno!” disse Emppu, roteando gli occhi mentre osservava An che accendeva il telefono.
“Tuom favorisci il pin, grazie…”
“No!”
“Devo aver portato lo schiaccia pollici…devo solo trovarlo…” esclamò Marco, frugando nel suo marsupio.
“Okay, okay…l’anno di nascita di Jo!” rispose Tuomas rassegnato.
“Che dolce, Tuomas pucci pucci!”
“ ‘Fanculo, Marco.”
Intanto il telefono di Emppu si era completamente acceso.
“Tuom…devo darti una brutta notizia.” iniziò Anette non sapendo se mettersi a ridere o far finta di piangere.
“Lo so già devo cambiare numero perché mi hai rovinato la sim…”
“No, la tua sim funziona benissimo.” come prova An gli mostrò il display dove l’antenna dava il massimo.
Tuommi impallidì, la sua voce maschile lasciò il posto ad uno strillo “Eh no Eh!
“Accetta la verità, Tuomasuccio…dai l’ultimo addio al tuo amato Nokia!” Marco aveva trafugato il vecchio telefono e lo lasciava penzolare sopra al compatta rifiuti aperto del piccolo cucinino.
“No, Marco…non fare il bastardo e riportalo qui, dai.” mediò An, poi si rivolse al moro stringendogli una mano per dargli un po’ di conforto “Il problema è che non porta più le reti internazionali, la vecchia generazione di cellulari è stata tagliata fuori con l’ultimo aggiornamento del sistema.”
Tuommi la osservò, mentre rimontava e riaccendeva il suo amato cellulare e glielo ridava in mano.
Il vecchio schermo lcd verde sfarfallò un attimo poi andò in standby.
“Ci sono affezionato.” borbottò triste sull’orlo delle lacrime.
“Puoi sempre tenerlo come ricordo.” offrì Emppu, amichevole.
Anette gli passò le braccia attorno al torace, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Tuommi…sei arcaico! Non vedi l’ora di comprarti delle nuove Korg ma più in là la tecnologia ti spaventa.” commentò il bassista.
Il tastierista alzò le spalle timidamente.
Emppu ridacchiò “Potresti scriverci una canzone…Bye Bye beloved piece of junk suona bene.”
“Sul mio cadavere…”
An affondò il volto nella sua spalla, soffocando la risata.
“Dai Tuommi, sii forte, veniamo con te a scegliere il degno sostituto…okay?” gli offrì Marco, battendogli la spalla.
“Non ci capirei niente, comunque.”
“Proprio per questo che facciamo i volontari…avrai bisogno di sostegno morale!” annuì Emppu con i suoi grandi occhi innocenti.
Marco sorrise dolcemente poi disse con voce stridula “Dai piccino! Vieni da zio Marco che ti vuole tanto bene, adesso ti do un bacetto e vedi che passa tutto!”
Tuomas si scostò, disgustato, trascinando anche An più in là tanto per misura.
La donna stava ridendo, ormai.
“Salvami, An.” la pregò il marito.
“Neanche per sogno…è troppo divertente.”

~~~

Nuova settimana, nuovo capitolo! xD
*Si nota che la Fra è stranamente contenta? LoL*
Ammetto che non ci sono molte novità in questo pezzo ma volevo farvi riprendere un po' di fiato dalle risate continue degli ultimi capitoli, cerchiamo di tornare un po' seri e diciamo una preghierina anche per il Nokia di Paperottolo...LoL
Intanto ringrazio e mando un'abbraccio alle immancabili CrystalRose e petitecherie che seguono questa storia e recensiscono! Grazie con tutto il cuore, davvero.
E niente il tour avrà un po' di tutto, momenti da risate record e momenti un po' cosi...proprio come m'immagino che il Dark Passion Tour sia stato...ha dell'irreale guardare quanti concerti hanno fatto o.O, schizzavano da una parte all'altra come delle gazzelle!
Quindi, ci rivediamo al prossimo capitolo...buon weekend a tutti!!!
Hermes

Pubblicità occulta: lo sapete che sono sciroppata, pazza e scatenata negli ultimi tempi...beh la Hermes qui presente sta pubblicando una nuova storia negli originali. Se vi piace il mio modo di scrivere, siete curiosi od vi state annoiando A step to the left è lì che vi aspetta...a dire il vero sperimento uno stile molto diverso da quello di DOR e mi piacerebbe qualche riscontro per migliorarmi, tutto qui ^^"

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Capitolo 57
*** 57 ***


21 Ottobre 2017, ore 20 e 41
Canada, Montreal, Metropolis venue

“Come sarebbe a dire hai perso Tuomas!?”
Anette osservava con occhi di fuoco il loro manager in ginocchio sui ceci.
“Mi sono voltato un attimo ed il momento dopo è sparito, Anettuccia! Ti supplico non picchiarmi!”
Anette fece un verso poco signorile, girandosi verso i ragazzi.
“Cosa facciamo se non si fa vivo in tempo?” domandò Jukka.
“Non ne ho idea…” rispose Marco, aggiustandosi la barba.
“E se è stato rapito?! Cosa dirò a Joseph?!” ormai Anette era andata nel panico, con le mani nei capelli.
“Beh un mini sommo poeta c’è…potremmo chiedergli di unirsi a noi per il tour!” ipotizzò Ewo, già pensando ai futuri risvolti.
Anette lo fissò, se gli sguardi avessero potuto uccidere quello sarebbe stato il caso.
Tero entrò nel camerino con aria stravolta “Ho cercato dappertutto! Anche sotto i lavandini, non c’è da nessuna parte!”
“Ewo, dai retta a me…vai un po’ a vedere se quel genio si è addormentato nella cuccetta del pullman…” disse Jukka sarcastico mentre faceva aria ad An che iperventilava.
Il manager corse via disperato.
“Okay…morra cinese per scegliere chi va sul palco a spiegare l’accaduto? Chi ci sta?” scherzò Marco.
“Smettila!” esclamò Anette, mordendosi un labbro.
Emppu si sedette accanto a lei prendendole una mano “Sono sicuro che lo troviamo, An.”
La cantante sorrise debolmente.
Passarono alcuni minuti mentre l’orologio ticchettava impietoso nel silenzio.
I ragazzi aspettavano seduti mentre An aveva preso a fare avanti e indietro, incapace di stare ferma.
Avevano lasciato la porta del camerino aperta ed infine…
“Si parlava di me?” domandò il tastierista sorridente. Quel sorriso si dileguò quando vide la faccia di Anette.
La donna lo prese per i risvolti della giacca, obbligandolo a chinarsi.
“Hai dieci secondi per dirmi dove ti sei andato a cacciare poi ti prendo a schiaffi, Mister Holopainen! È una promessa!” minacciò lei con gli occhi lucidi.
Tuomas la guardò sorpreso, sbattendo le palpebre “Ero…ero al bar dell’entrata…”
“Vi lasciamo un momentino…ricordati che iniziamo tra poco, ok?” gli disse Marco, uscendo con gli altri e chiudendosi la porta alle spalle.
Passò un attimo, An si era staccata e stava controllando il trucco.
“Cosa ti è preso?”
“Sei sparito nel nulla dieci minuti prima dello show!” lo accusò lei “Mi vedevo già a spiegarlo a Joseph che ti avevamo perso!”
Tuomas ridacchiò “An…”
“Non ti permettere di darmi della sciocca! Mi hai spaventata! Pensavo già che ti avessero rapito e che la prossima chiamata sarebbe stata per il tuo riscatto!” ormai la cantante era partita in quinta, buttando fuori tutta la sua apprensione.
Tuomas capì che le parole non sarebbero servite a calmarla e la imprigionò in un abbraccio strizza costole.
“Lasciami!”
“Zittati, Anette…smettila di dire stupidate.” la rimproverò brusco, anche la pazienza dei sommi poeti aveva un limite!
Cinque minuti dopo si erano affrettati al backstage dove Jukka era già entrato in scena ed Emppu lo stava spalleggiando.
An era occupata ad infilarsi gli auricolari aiutata da Tero, e Tuomas si avvicinò a Marco che si stava agganciando bene il basso alla spalla.
“Tutto ok?” domandò il tastierista.
“Sei un bugiardo, Tuomas.” disse solo l’amico, senza guardarlo.
“Prego?”
“Non c’è nessun bar all’entrata di questo posto.”
Marco uscì fuori, illuminato dai faretti.
Tuomas si voltò verso Anette ma lei era ancora occupata, non aveva sentito una parola.
Il tastierista tirò un sospiro poi uscì fuori, raggiungendo la sua postazione.
Meglio così.

15 Novembre 2017, ore 8 e 22
Stati Uniti, Florida, Fort Lauderdale-Orlando

Erano già on the road da un paio d’ore, avevano un altro show in back to back quella serata ed erano attesi ad Orlando nel pomeriggio per un Meet&Greet.
Quel gig ed uno ad Atlanta, poi sarebbero tornati in Europa.
Anette si era svegliata da poco ed era sgusciata fuori dalla zona cuccette per infilarsi nel bagno e farsi una doccia, attenta a non fare troppo casino.
I ragazzi se la dormivano alla grossa, come al solito.
Un quarto d’ora dopo era uscita in tuta da ginnastica, legando i capelli ancora umidi in una treccia.
Fece per camminare a piedi nudi fino al cucinino per rimediare la colazione quando si fermò ad un passo dalla tenda semi-tirata che divideva la zona notte dal resto del pullman.
Tuomas era seduto accanto ad uno dei grandi finestrini, il mento appoggiato ad una mano e due dita agganciate svogliatamente alla tazza di caffè sul tavolo.
La luce grigia di quella giornata spezzava il chiaroscuro sui lineamenti del suo volto come una taglierina.
I suoi occhi erano fissi sul paesaggio in movimento, immobili.
La colpì la sua aria disinteressata, triste.
Era da un paio di settimane che Tuomas era più silenzioso del solito, oh sì aveva i suoi momenti di ridarella con gli altri ma non era lo stesso.
Spesso si perdeva nei propri pensieri e quando veniva interpellato ci voleva un po’ prima che ritornasse fra di loro.
Ad Anette non piacevano quei silenzi.
Aveva cercato più di una spiegazione: dalla nostalgia di casa, all’arrivo di nuove idee od anche perché dormivano divisi da settimane per colpa delle cuccette.
Non riusciva a strapparsi di dosso l’idea che ci fosse altro sotto.
La luce impietosa di quel mattino non aiutava di certo i suoi pensieri, disegnava il suo profilo con una purezza che non lasciava scampo.
Gli angoli della sua bocca erano impercettibilmente piegati all’ingiù, e la sua espressione non era per niente rilassata.
Con il pollice accarezzava distrattamente la ceramica della tazza.
Aveva anche il timore di portare fuori quel discorso con lui.
Sapeva già quale sarebbe stata la sua reazione.
Avrebbe chiuso gli occhi, sospirato, contato fino a dieci e le avrebbe gentilmente detto di non preoccuparsi e smetterla di farsi delle fisime che non c’erano.
Traduzione: Smettila di rompermi le scatole, An.
Era proprio questo il punto che le faceva più male.
Tuomas non voleva parlarne.

8 Dicembre 2017, ore 14 e 32
Finlandia, Levi

Avevano occupato un grande tavolo per pranzare tutti assieme: crew, gruppo e management.
Il pasto era stato uno dei più divertenti, erano tutti di buon umore.
Avevano una settimana intera di concerti tutti in madrepatria e poi avrebbero diviso le loro strade per le vacanze di Natale, una piccola pausa che tutti non vedevano l’ora di godersi in santa pace attorniati dagli amici e dalla famiglia.
Anette aveva rischiato di soffocare nel tentativo di non ridere ma non c’era riuscita, Tero sprizzava follia da tutti i pori ed i loro altri tecnici gli andavano dietro provvedendo al divertimento di tutta la compagnia.
Stava ridendo ad una battuta di Jukka quando una delle mani di Tuomas – seduto al suo fianco – le spostò gentilmente una ciocca di capelli che le era sfuggita sugli occhi dietro l’orecchio. An l’osservò.
Tuomas la guardava con affetto ma non sorrideva “Vado fuori a fumare…”
“Okay.”
“Torno presto.”
Lei annuì, osservandolo mentre si metteva la sigaretta fra le labbra e si allontanava verso l’ingresso del ristorante. Stava scrivendo qualcosa con la tastiera del telefono.
Dietro le vetrate nevicava fitto.
Non riusciva a capire…
I concerti erano un successo (c’era un sfilza di sold out in Finlandia, uno dietro l’altro), la sua voce reggeva talmente bene lo stress che non le sembrava vero. Fin da quando erano partiti Tel Aviv tutti erano felici come delle pasque. Il pubblico poi aveva accolto il nuovo sound con alcune riserve sì, ma l’affluenza di persone rimaneva costante se non quasi in aumento.
Eppure in Tuomas c’era qualcosa di diverso…non poteva metterci la mano sul fuoco, però.

17 Dicembre 2017, ore 15 e 24
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Vuoi stare qui?”
Gliel’aveva chiesto con estrema gentilezza, ma Anette aveva sentito nella sua voce una sfumatura tagliente come se la remissività di Tuomas fosse sull’orlo di spezzarsi.
Anche Joseph – che li aveva raggiunti da Kitee per passare il più possibile delle vacanze assieme – lo fissava con tanto d’occhi.
“Beh…pensavo di trovarmi con i miei amici per scambiare gli auguri. Manca più di una settimana a Natale.” si difese Anette. Avevano lavorato praticamente ogni sera, desiderava passare qualche giorno tranquilla, magari uscire un pomeriggio con François…non le sembrava di chiedere troppo. O no?
“Capisco.”
Non aveva più detto niente, muto come una tomba.
Joseph l’aveva guardato poi si era voltato verso di lei, nervoso.
“Papà…perché non andiamo un po’ in giro prima di cena? L’altro mese sono uscite delle nuove Korg, muoio dalla voglia di vederle…mi accompagni?” domandò in un colpo solo il bambino.
“Certo.”
Joseph fece un’esclamazione di vittoria e tirò via il padre fuori di casa, parlando non-stop.
Anette osservò i due uscire da dietro i vetri della finestra…c’era proprio qualcosa che non andava.

17 Dicembre 2017, ore 19 e 20
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Fra devi imparare a non dire tutto quello che pensi…” disse An, preoccupata per l’amico ma ridendo.
“Puoi capire…quel cardellino di ottanta chili mi ha davvero stancato! Che ci provi a farmi ancora impazzire…” il baffo, sedeva a gambe accavallate su una delle seggiole.
Avevano passato l’ultima parte del pomeriggio a contarsela proprio come due vecchie comari ed il tempo era volato.
François l’aveva fatta ridere come una pazza e rallegrata con i resoconti della sua relazione con David…
“Ragazza mia! Vedessi quell’uomo! Ha un gusto ed uno stile! Una delicatezza!”
“Wow François, sei cotto a puntino…dove andate per le vacanze?” Anette chiese distratta, mentre iniziava a preparare la cena.
“Sciocchina! Lo sai che non mi posso assentare per il teatro! Dave mi ha chiesto di prendere le ferie per metà Febbraio…dice che è una sorpresa…”
“Però, si dà proprio da fare il signorino!”
François arrossì, iniziando a girare i pollici compiaciuto.
“Pensa che l’altro weekend mi ha mandato un mazzo infinito di rose rosse e poi mi ha portato al luna park…”
“No dai…ma che dolce! Ti ha anche vinto uno di quei mega peluche?”
François annuì, ancora più rosso in faccia. Anette ridacchiò tornando ai fornelli.
“Tienitelo stretto, Fra!”
“Puoi ben dirlo!”
Nell’ingresso sentirono Joseph dire qualcosa di inintelligibile ed il borbottio di Tuomas che rispose quietamente.
“Jo! Vieni in cucina a vedere chi c’è!” chiamò Anette.
Il bambino arrivò di corsa, cacciando un urletto di gioia “ZIO!!!”
“Da quanto tempo, principe! Fatti un po’ vedere!”
Tuomas entrò nella stanza, come un’ombra, versandosi una tazza di caffè.
“Ah…ciao, Tuomas. Come va?” domandò François per una volta amichevole.
“Va.”
Il baffo a quella risposta fece per ribattere ma il tastierista scomparì nel corridoio senza nemmeno degnarli di uno sguardo.
“Uao…si è alzato con il piede sbagliato stamattina?” commentò sorpreso.
“Non prendertela, Fra. Non sembra ma il tour ci ha stancato, sai lo stress…” si trovò a difenderlo Anette, senza nemmeno sapere bene perché.
“Per la carità…posso immaginare. Proposito Anettina fai tante belle dormite e mangia sano nei prossimi giorni!” le consigliò François, premuroso.
Sì, mammina!” rispose lei con voce da bambina mentre il baffo le scoccava un’occhiata affettuosa.
In quella una musica iniziò a farsi valere dalla giacca del baffo.
Più precisamente Candyman della Aguilera.
“Cos’è l’amante?” domandò Anette impassibile.
“Spiritosa…sono in ritardo invece!” le fece il verso François, ansioso “Devo ancora cambiarmi e mettere in piega i baffi!”
“Ullalà…cosa capita stasera?” Anette si era voltata “Non mi dire che quella è la nuova suoneria esclusivamente per David!”
François sorrise, ma fece bocca cucita “Mi dispiace Anettina ma dovrai aspettare per il resoconto! Il mio principe azzurro mi aspetta tra un’ora ed io devo essere presentabile!”
“Vai e stendilo con il tuo fascino!”
Il baffo alzò i pollici poi la salutò.

TO BE CONTINUED...

~~~

Ehilà! Ecco a voi il nuovo capitolo della settimana! xD
*I lettori guardano Hermes alla ma-cosa-avrà-da-essere-così-allegra*
Ahem...che starà capitando mai a mister Korg? Starà partorendo una nuova sofferta meravigliosa opera d'arte?
Lo saprete prossimamente, diciamo in un paio di capitoli di cui uno sarà la bellezza di 2250 parole...inizio a credere che vi coccolo troppo...-__-" *Hermes mangiucchia un muffin mentre scrive le note ed ascolta Bach, buona lei*
E niente...vi lascio con i dubbi...fanno sempre bene! *Faccia tosta*
Come sempre si ringrazia chi commenta ovvero petitecherie e Crystalrose. *Lancia muffins nella loro direzione*
Al prossimo! *ride diabolica, sfregando le mani*
Hermes

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Capitolo 58
*** 58 ***


18 Dicembre 2017, ore 10 e 02
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Anette si strinse bene la vestaglia addosso, sbadigliando.
La sera prima si era addormentata appena aveva toccato il cuscino e non aveva aperto occhio per tutta la notte.
Un vero toccasana!
Si fermò davanti alla porta di Jo e l’aprì appena, guardando con un sorriso il figlio che dormiva profondamente tutto arrotolato nel piumone come se fosse un mega bozzolo.
Lo lasciò in pace e si diresse in cucina dove probabilmente c’era già Tuomas in ricerca della sua dose mattutina di caffè.
Doveva essersi svegliato molto presto perché non l’aveva sentito alzarsi.
Accese la luce in cucina, la stanza era praticamente come l’aveva lasciata la sera prima.
Ma niente Tuomas.
L’unica cosa diversa era un foglio piegato in due appeso al frigo con il suo magnete preferito, una ranocchia sorridente completa di corona dorata.
Lo staccò e prese a leggerlo.

Sono tornato a Kitee con il treno,
ci rivediamo quando arrivate.
Tuomas

Anette posò il biglietto scritto a matita sul bancone della cucina, osservando la tazza che il tastierista aveva usato per prendere il caffè quel mattino presto, prima di partire.
Si sfregò il volto.
Cosa aveva fatto?
Ma era colpa sua?
Perché Tuomas non gliel’aveva detto che sarebbe partito comunque?
La neve fuori cadeva fitta.
Avrebbe dato tutto per sapere cosa stava capitando…

20 Dicembre 2017, ore 20 e 17
Finlandia, Helsinki, Loft di François

“Fammi capire…se ne andato così? Senza una parola?” chiese François, versandosi un bicchiere di vino bianco mentre aspettava che la pasta ai frutti di mare iniziasse a scaldarsi per poi spadellarla.
“Sì…piuttosto che dirmelo mi ha lasciato un biglietto.” rispose lei, voltando le spalle all’open space.
Joseph stava giocando sul divano con Sasha, la gatta blu di Russia del baffo. I suoi miagolii e le fusa arrivavano fino a loro sommessi.
“Non è successo proprio niente che l’abbia potuto far seccare così? Sei sicura?” domandò David, occupato a condire l’insalata sull’isola.
“Sì, non so dove sbattere la testa. Il fatto è che – se non pensi a questa fuga - non si comporta poi così diversamente dalla normalità. Non è che si mette a sbraitare o si sfoga sugli altri…non so cosa fare.”
François aveva preso a far saltare il contenuto della padella abilmente con movimenti secchi del polso “Come l’ha presa Jo?”
“Tuomas non gliel’ha detto ed io gli ho raccontato che doveva passare con Ewo in alcune città per delle scartoffie…” il tono stanco di Anette non era facile da nascondere.
“Magari è davvero stress da trasferta, An. Forse vuole solo starsene tranquillo per conto proprio. Sai…organizzare le proprie idee e priorità.”
“Inizia a spaventarmi, Fra.” Anette bevve il resto del suo bicchiere poi continuò “So che ognuno ha bisogno del suo spazio personale ma si sta allontanando come una barca alla deriva…”
“Okay…basta vino, stasera.” David tappò la bottiglia, rimettendola nel frigo e lanciandole un sorrisino ironico “Perché sono quasi certo che è il vino che sta parlando…”
Anette scosse la testa, ridacchiando “Sì, forse hai ragione.”
“Datemi una mano ad impiattare, tesori. Il mio masterpiece culinario è pronto, su!”
“Agli ordini!” dissero assieme lei ed il rosso, per poi ridacchiare.
Era bello avere qualcuno col quale parlare…ma sarebbe stato mille volte meglio farlo con Tuomas.
Avesse risposto al telefono invece di far passare tutto alla segreteria…

24 Dicembre 2017, ore 19 e 43
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Lei e Joseph erano arrivati a Kitee il giorno prima.
Tuomas non aveva fatto provviste per la settimana ed era sopravvissuto a base di scatole di fagioli e caffè istantaneo, a quanto pareva dallo stato lindo ed anche un po’ impolverato della cucina.
Per quel motivo An e Jo avevano dovuto fare un giro supplementare per la cittadina.
“Mamma…cos’ha papà?” gli aveva chiesto il figlio.
“Vuoi la verità? Non ne ho la più pallida idea, tesoro.”
“Sono preoccupato per lui, mamma.”
A sera lei era salita in camera mentre Tuomas guardava uno show alla tv.
Quel mattino aveva scoperto che non era nemmeno salito ed aveva dormito sul divano.
Perché la situazione continuava a degenerare a quel modo?! Cosa poteva aver fatto ora se la ignorava?!
Ormai era la vigilia di Natale e Joseph avrebbe passato la giornata e la sera dai nonni, per stare anche con i suoi cugini.
Improvvisamente Tuomas si era reso conto che lei esisteva.
“Vieni con me in chiesa, stasera?” domandò quieto, appoggiato casualmente al muro.
Anette alzò il capo “Per la messa di mezzanotte?”
“Sì.”
“Va bene…” era curiosa, Tuom non era mai stato il tipo praticante, preferendo la famiglia. Era strano.
Così dopo il cenone si erano imbacuccati come degli eschimesi per raggiungere la chiesa ortodossa.
La serata era ventosa col cielo limpido. La temperatura media quotidiana quell’inverno sfiorava i meno diciotto, una stagione proprio piacevole quella finlandese.
Erano entrati in chiesa, tirando un sospiro di sollievo e cercando un posto nei sedili di legno già ben nutriti di gente. Tuomas le lasciò il posto più esterno del sedile, vicino ad un termosifone.
Un atto di galanteria? Dopo giorni di mutismo?
Anette non ebbe il coraggio di sollevare l’argomento quindi la funzione iniziò.
La chiesa era stata addobbata a festa e quella sera risplendeva di candele e ghirlande dorate, un vero spettacolo.
Per l’occasione la messa veniva inframmezzata ad intervalli regolari con l’organo ed un coro di trenta elementi.
Anette si trovò a sorridere, c’era qualcosa in quella funzione che le ricordava l’infanzia, quando sua nonna la portava con se e poi le comprava la cioccolata calda fuori dalla chiesa ed un biscotto alla cannella. E le diceva “Se vuoi che un tuo desiderio divenga realtà questa è la notte giusta per domandarlo, bambina…”
Una mano si posò sulla sua lasciata in grembo, strappandola dai suoi ricordi offuscati.
An abbassò lo sguardo per scoprire che era la mano di Tuomas.
Il palmo era caldo mentre le punta delle dita erano congelate, come al solito. Colpa dei suoi guanti dalle dita tagliate che non si decideva a buttare via…
Con cautela prese le sue dita, cercando di scaldarle con le sue.
Tuomas non si ritrasse ma nemmeno dette segno che gli facesse piacere.
Guardava dritto davanti a se la schiena dell’organista.
Sta a vedere che immagina di suonare…
Le sembrava così irreale essere in quella chiesa la notte della Vigilia, con lui.
Circondati dagli altri abitanti di Kitee, il canto dolcissimo dei bambini e la messa.
La Chiesa era identica a quando si erano sposati, il legno dipinto di un bianco crema e le rifiniture in oro, le travi a vista del tetto soprastante di robusto legno di conifera color miele.
Pian piano la temperatura delle sue dita si alzava ed An iniziò a sfregarle, aiutando la circolazione.
Tuomas sorrideva appena ed lei dovette sopprimere una risatina…sembravano una coppia di vecchi sposi.
La funzione si concluse un po’ dopo la mezzanotte e – proprio come in passato – fuori dalla chiesa distribuivano bicchieri di cioccolata bollente ed una parte del piazzale era stato ripulito e trasformato in una specie di mini salotto a cielo aperto. Fili e fili di luci colorate correvano dalla falda del tetto ai pini coperti di neve, una piccola orchestrina suonava le carole e qualche ballo tipico.
Solo dei finlandesi ci sarebbero riusciti con quelle temperature…
Tuomas la guidò in mezzo alla gente “Dai…te la offro dopo la cioccolata.”
“Ma…”
“Sbrigati o non ci sarà più posto!”
Lo seguì sorpresa, incespicando per tenere il suo passo. Arrivarono sotto alle luci dove la folla si diradava di botto per permettere alle coppie di danzare.
Tuomas si voltò, tendendole la mano destra e tenendo la sinistra dietro la schiena, fissandola fisso.
Anette si ritrovò ad arrossire, vedendo che il suo stesso gesto si ripeteva tutt’intorno.
Okay…qui qualcuno ha perso le rotelle…
Fece una reverenza, tenendo con le dita una gonna immaginaria ed accetto la sua mano.
“Ti rendi conto che è una cosa stupida? Non so i passi!” gli disse quando erano finalmente abbastanza vicini per comunicare senza attirare l’attenzione dei presenti.
“Nemmeno io.” fu la candida risposta del tastierista, corredata da sorrisetto trademark “Segui il ritmo…”
Presero a girare in tondo e piroettare svelti, copiando alla belle e meglio gli altri. Dopo un po’ ingranarono il ballo, senza problemi.
“Se ci fosse stata meno differenza d’età fra di noi, avrei voluto invitarti al ballo delle superiori…”
“Sono passati secoli, Tuom. E comunque non mi è mai piaciuto il ballo di fine anno, finiva sempre che pestavo i piedi a tutti.” gli rispose, incuriosita da quella confessione.
“…e poi scappavi e lasciavi il tuo cavaliere senza partner. Marco me l’ha raccontata, sai.” (*)
“E ti pareva se quel lingua lunga sta mai zitto nella sua vita…” borbottò An.
Tuomas sorrise “Hai davvero una grande pazienza con me.” disse di punto in bianco.
Anette alzò la testa per riuscire a guardarlo…una delle due o inizio a mettermi dei tacco quattordici o gli taglio le gambe!
“Non si tratta di pazienza, Tuom.” replicò lei “È da un po’ che ti sei chiuso in un mondo tutto tuo. Lo so che hai questi periodi così, solo non dimenticarti di Jo.”
Il tastierista annuì serio “Non mi sono dimenticato di te, An.”
Lei sorrise e gli poggiò il palmo della mano sulla guancia “Me l’hai fatto il regalo?”
Tuomas si schiarì la gola, impallidendo “Ah…ecco…ehm…”
“Infatti…lo immaginavo.” sospirò lei, alzando le spalle “Poco male, tu mi basti; però mi devi una cioccolata per fare pari.”
“Fortuna che il Natale rende tutti più buoni…” soffiò Tuomas, poi continuò con lo sguardo di un bambino piccolo “Cosa mi hai preso?!”
“Io e Jo ci siamo coordinati…” ammise solo lei, criptica ed era anche uno dei motivi per cui erano rimasti ad Helsinki così a lungo.
Tuomas smise di botto di ballare “Tecnicamente sarebbe il mio compleanno…il regalo è a casa?”
“Spiacente…voleva dartelo Jo, quindi dovrai aspettare fino a domani mattina.”
“Mannaggia…”
Anette rise “Tuom sono congelata…”
“Ho capito…casa e cioccolata speciale del sottoscritto con peperoncino.”
“Bravo, mi piace il tuo modo di pensare Holopainen!”

TO BE CONTINUED...

~~~

(*) Tuomas si riferisce ad un episodio inedito che leggerete poi in ‘The Fling’, il prequel di DOR. xD

So che questo è un capitolo corto e chiedo scusa…xD
Poi ieri notte mi sono accorta di aver fatto confusione con alcune date del DPP tour…#o#
Sono completamente fusa in questi ultimi tempi e purtroppo me ne sono accorta troppo tardi e la storia ormai me lo richiede quindi ho chiuso tutte e due gli occhi in questo caso. Per farla breve nel prossimo capitolo ho aggiunto delle date in Nord America prima della tournee Giappone-Cina-Australia. Ragazze…bear with my madness! LoL

Ringraziamenti e scatole di biscotti (ricatto) ad CrystalRose (leggerò la tua nuova ficcina appena trovo un attimo! Non vedo l'ora, Lalla! *o*) e Petitecherie per aver recensito lo scorso capitolo e non avermi disertato...LoL
Sì perché le acque non si sono calmate fra le nostre due colombelle, questa è una tregua natalizia al massimo! *Ride diabolica*
So Jingle Bells ed al prossimo chappy! xD
Hermes

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Capitolo 59
*** 59 ***


10 Gennaio 2018, ore 14 e 25
Canada, Montreal, Nightwish Caravan

“Son tornata!!! Tuommi smettila di strimpellare ed usciamo dai!” esclamò Anette, saltando sul pullman con Ewo che la seguiva.
Era una settimana che erano tornati in Nord America ed il giorno prima avevano nuovamente suonato a Montreal.
Era appena tornata da un’intervista, purtroppo era il suo turno quindi le era toccato, il giorno dopo sarebbero volati fino in Giappone e Tuomas le aveva promesso di accompagnarla in giro per cercare qualcosa di carino ed adatto alle varie date della tournee. Era da un mucchio che non uscivano da soli, aveva paventato un’occasione del genere da un po’.
“Anettina!” trillò Marco, piantandosi davanti a lei “Sei arrivata presto!”
Il bassista stava sudando…primo indizio che c’era odore di bruciato.
“Se lo dici tu…ti sposti?”
“Ehm…no, guarda…abbiamo appena spruzzato il pesticida, sai…c’era una colonia di scarafaggi e-” il bassista aveva iniziato a sparlare.
“Marco…smettila di dire cretinate! Vedo benissimo che avete giocato ad acchiappa la mosca fino ad adesso!” scattò la cantante mentre un tic iniziava a farle alzare il sopracciglio. Probabilmente hanno di nuovo toccato la mia trousse e si sono impiastrati a vicenda per gioco… adulti fuori, marmocchi dentro!
“Anettuccia fai la brava…Tuommi sta cercando di rimediare al danno!” continuò a pregarla l’amico, parando tutte le possibili vie sventolando le braccia.
“Marco…o ti sposti da solo, o mi costringi ad usare la mia arma segreta!” replicò lei, scattando ed iniziando a fargli il solletico ai fianchi.
Il virile vichingone si sciolse in una pozzanghera di risa isteriche, ed An lo scavalcò.
Avanzò di due passi e si voltò verso la zona soggiorno.
Seduto davanti alla tastiera portatile – regalo di lei e Jo per il Natale appena passato - non c’era Tuomas ma la bambola gonfiabile di Tero con delle basette, una fluente parrucca finta ed i baffi aggiunti con il pennarello indelebile e vestita con jeans e maglietta appartenenti al tastierista.
Anette sbatté le palpebre, interdetta.
“Cos-”
“Anettina!!!” la chiamò Emppu “È successa una cosa tremenda!”
La cantante lo prese in considerazione “Parla…”
“È arrivato il Dottor Who, ha rapito Tuommi ed è scappato via con il Tardis!”
Anette gli lanciò un’occhiata talmente caustica che il chitarrista riparò dietro Jukka.
“Qualcuno – mentalmente sano – potrebbe spiegarmi cosa cavolo sta capitando?” domandò il manager dei Nightwish, dietro di lei.
“Te lo dico io, Ewo.” rispose An, voltandosi e mordendosi un labbro “Stanno cercando di indorarmi la pillola. Peccato, vorrà dire che andrò a far compere da sola.”
Anette ridiscese nel piazzale e si allontanò, osservata dai ragazzi che la guardavano con le facce incollate ai finestrini.
“Siamo un branco di cretini…” disse Emppu tristemente.
“Da che pulpito…sei tu che hai preso in prestito la bambola di Tero e l’hai vestita da Tuomas!!!” replicò Marco.

10 Gennaio 2018, ore 16 e 12
Canada, Montreal, the Docks

Anette era rimasta fedele alle proprie parole, almeno all’inizio.
Aveva preso un bus di linea e si era lasciata trasportare in centro.
Per qualche tempo aveva camminato in lungo ed in largo per le vie affollate, poi si era fermata in uno Starbucks per ovviare al brontolio del suo stomaco, per colpa dell’intervista aveva saltato il pranzo.
Dopo un’accurata selezione decise per un muffin ai mirtilli contenente l’intera produzione annuale di burro del paese ed un Cinnamon Dolce Latte con aggiunta di caramello per annegare nel diabete.
Si cercò un angolino, tirando fuori dalla borsa Il diavolo veste Prada, che le aveva regalato Fra per Natale ma dopo poche pagine lo richiuse. Notando che stava facendo a pezzettini il muffin, si castigò mentalmente ed iniziò a mangiare invece che sprecare quel ben di Dio.
Aveva lo stomaco annodato… completamente.
L’ultima ora l’aveva passata ad non pensare. Strano, vero?
Peccato che la sua brillante idea non desse risultati apprezzabili.
Masticò a fatica l’ultimo pezzetto di muffin e si alzò, portando con se il bicchiere di carta.
Si diresse verso il lungo fiume dove quasi dappertutto lungo l’argine di cemento galleggiavano zattere di ogni dimensione.
Mezz’ora prima era passata davanti un noto negozio di – oddio quanto le dava fastidio, pensarci ora! – biancheria intima.
Esposti c’erano diversi modelli, uno più provocante dell’altro. Roba fuori dalla sua zona di comfort.
Ad un certo punto si era immaginata mentre ne indossava uno, tutta presa nel disperato tentativo di guadagnare uno sguardo, una reazione, qualcosa da Tuomas.
Quando si era resa conto di cosa le passava per la testa era praticamente corsa via con un grado di vergogna addosso del tutto nuovo per lei.
Era per quello che si era rifugiata da Starbucks prima, per evitare di commettere la più grande stupidaggine della sua vita. Avrebbe potuto parlarne con François, però non voleva tediarlo più con quella storia.
In fondo all’occhio di qualcuno esterno, la faccenda sarebbe risultata infantile.
Una bambina piccola, sempre in cerca d’attenzione.
Ecco cos’era diventata.
Il mutismo di Tuomas era tornato completo dopo la breve parentesi natalizia, se possibile più denso.
Se ne era fatta una ragione, non aveva scelta.
Non era un atteggiamento cosciente il suo, non lo faceva apposta era solo troppo occupato con le idee che gli traboccavano in testa.
Quella scusa aveva funzionato fino ad un paio di giorni prima quando erano arrivati in Canada ed il tastierista aveva iniziato ad isolarsi, anche sparendo per lunghi periodi di tempo non offrendo alcuna scusante per le sue assenze.
Anche i ragazzi se n’erano accorti ma avevano deciso di minimizzare la cosa come mood-swing tipico di un poeta pazzo quale Tuomas.
Tu mi basti. gli aveva detto mentre ballavano la sera della Vigilia, lui però adesso non c’era.
Fino a quel momento si era sforzata di andare avanti senza lamentarsi però quell’assenza iniziava a provocarle pensieri che la destabilizzavano. Di conseguenza l’immagine di lei che cercava di sedurlo, quando normalmente non ci avrebbe mai pensato.
Era riuscita ad umiliarsi da sola.
Fantastico, Anettina…hai toccato il fondo; con quale coraggio lo guarderai negli occhi da adesso in avanti?!
Per non parlare delle altre idee che le giravano per la testa in tondo come dei criceti sulla ruota, ma che - paradossalmente - nemmeno lei ammetteva di avere. Per l’ennesima volta quel pomeriggio si dette dell’idiota.
Sì, perché solo un’idiota avrebbe potuto provare una gelosia così irrazionale.
Anette sei una sciocca! Se ti fidi di Tuomas perché continui a pensare di sedurlo? Con quale donna fantasma vorresti confrontarti?! Sciocca sei e sciocca rimani!
Si faceva pena da sola, quindi si sedette su una panchina, sguazzando nella sua autocommiserazione mentre veniva tardi ed il mondo si lasciava inghiottire dai toni blu e viola della sera.
Su una cosa era decisa, non voleva tornare al pullman e scoprire che Tuomas aveva deciso di non ripresentarsi più questa volta.
Ben ti starebbe, An!

I'm too tired to fight
I'm just gonna lay right here
But I'm too angry to sleep
Without you near
I'm not at home with myself
But I'm not at home with you either
I'm too scared to leave
But I never seem safe here

10 Gennaio 2018, ore 17 e 42
Canada, Montreal, Nightwish caravan
Tuomas sospirò ed entrò nel bus, massaggiandosi una spalla.
Era stanco morto e l’unica cosa che gli interessava era una doccia bollente e magari scherzare assieme agli altri con una bottiglia di birra in mano e Leaves of grass nell’altra.
La sua avanzata venne bloccata da un muro umano.
Jukka, Emppu e Marco stavano uno di fianco all’altro con le braccia conserte in una imitazione perfetta dei Power rangers.
“Dove sei stato, Tuomasuccio?!” domandò Emppu minaccioso.
Il tastierista li guardò in silenzio, alzando un sopracciglio “Perché cosa ho fatto?”
“Visto! Ha la coda di paglia!!! E noi abbiamo cercato pure di parargli il culo all’ingrato!” esclamò Jukka, arcigno.
“Tuommi, scusa se mi faccio gli affari tuoi ma – per caso – non è che ti sei dimenticato che dovevi accompagnare An, oggi?!” domandò Marco, scegliendo la diplomazia.
Il moro fece per aprire la bocca poi si bloccò.
Ops…
Jukka sbuffò alla sua espressione “Cristo, Tuommi! Possibile che sai solo dormire in piedi e vagabondare per conto tuo di questi ultimi tempi?!”
“Come l’ha presa An?” domandò il tastierista, inquieto.
Se l’è presa.” rispose Marco, astioso “In tutta onestà Tuomas, Anette non è santa. Ha fatto tutto il possibile per non dare fastidio ai tuoi processi mentali negli ultimi tempi ma potresti almeno considerarla quando ti chiede qualcosa.”
“Mi sono dimenticato, non l’ho fatto apposta.” si difese lui, sentendosi messo con le spalle al muro.
L’hai fatto per davvero.” concluse Emppu, scoccandogli un’ occhiata.
Tuomas li guardò irritato “Okay…ce l’ avete a morte con me.”
“Oddio, è così ovvio?!” esclamò Jukka, falsamente sorpreso.
“Ti consiglio di andare a recuperare Anettina, Tuommi…” gli intimò Marco.
“Non è ancora tornata?!” domandò il moro, preoccupato.
“La vedi da qualche parte, forse?” gli fece eco Emppu, mostrando anche lui una leggera ansia.
“Ragazzi…Montreal non è una cittadina di provincia!” disse Tuomas, sbigottito.
“Questo è un problema tuo, Tuom!” rispose Jukka minaccioso “Adesso fila alla sua ricerca, lupastro!”
I tre lo spinsero fuori dal caravan e Marco disse “…e scusati come si deve!”
La portiera del mezzo si chiuse alle sue spalle sbattendo, lasciandolo fuori dove l’aria si faceva sempre più gelida di minuto in minuto…
Tuomas si guardò intorno, caso mai Anette avesse lasciato dei segnali tipo Hansel e Gretel…Tuommi, fai proprio pena, lascia che te lo dica.
Sospirò, e si accese una sigaretta.
Poi andò in cerca di Tero, che stava smontando la loro attrezzatura nel backstage del Metropolis.
Dio quanto odiava i mercoledì…gli andavano sempre male!

There's a ghost in my lungs and it sighs in my sleep
Wraps itself around my chest as it softly speaks
Then it walks with my legs to fall at your feet

TO BE CONTINUED...

~~~

I versi della canzone centrata in corsivo fanno parte de I’m not calling you a liar di Florence and the Machine, che farà capolino anche nel prossimo capitolo…vi dico solo che l’ho trovata adatta. Ecco qui il link se qualcuno fosse interessato.
Ringrazio i recensori del precedente capitolo: CrystalRose e Petitecherie.
Poi faccio una domanda…ma perché siete tutte convinte che Tuomas abbia perso la testa? Come siamo tragiche…xD

Le cose si stanno muovendo finalmente proprio come gli ingranaggi di una bomba ad orologeria…
Ed il suddetto ordigno numero 60 scoppierà il prossimo sabato, magari anche prima se me lo chiedete con gentilezza…xD quindi armatevi di padelle ed aspettate pazientemente!
*Nelle quinte Loki legge il Times e scuote la testa “Quanto sei malefica, cara…”*

Pubblicità Occulte
1) Hermes è stata colpita dall’ ispirazione a notte fonda e ha partorito una shot un po' violenta su Loki, per chi fosse interessato a questo tenebroso Dio nordico può trovare la storia qui, naturalmente si accettano scommesse è il mio primo tentativo…xD
2) E già che ci sono mi permetto di ricordarvi della mia nuova fic originale, le acque si stanno finalmente smuovendo da quelle parti a livello di trama…=)

Buon Weekend, Hermes si ritira nel suo antro stregonesco a macchinare contro il papero… muahahahahah %D

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Capitolo 60
*** 60 ***


10 Gennaio 2018, ore 19 e 08
Canada, Montreal, the Docks

Nell’ultima ora i lampioni si erano accesi lentamente, non lasciando spazio ad ombre di sorta.
Si era rannicchiata sulla panca, abbracciandosi le gambe con il mento posato sulle ginocchia.
Ancora ferma nella propria intenzione di non muoversi da lì per nessuno motivo.
Peccato che stesse iniziando a tremare dal freddo.
Perché ogni minuto che passa mi sento sempre più stupida…?
Era chiaro come il sole che quel suo comportamento da bambina viziata non avrebbe portato nulla, se non una lavata di capo da parte di Marco, Ewo, Jukka ed Emppu.
Tuomas al massimo si sarebbe limitato a scoccarle un’occhiata di sufficienza prima di immergersi nei suoi sogni ad occhi aperti.
Basta nasconderlo, fa un male cane.
Era in astinenza del ‘suo’ Tuomas, quello che le eseguiva le facce buffe nello specchio al mattino solo per farla scoppiare a ridere quando aveva una giornata storta.
Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volt-
Una coperta di pile si era depositata sulle sue spalle e due mani grandi l’avevano chiusa davanti, incrociando i lembi.
Una paio di passi ed il vero fulcro dei suoi pensieri sedette sulla panchina, stendendo le lunghe gambe ed appoggiando la schiena allo schienale. Le dita incrociate in grembo.
Il ritratto della rilassatezza in una parola.
Ma guardalo…sbuca fuori dal nulla, tranquillo lui! Avessi almeno la voglia di – che so – prenderlo a pugni!
Il silenzio continuava.
“Come mi hai trovato?” domandò infine lei.
“Tero ha una roba – come la chiamate tu e Marco…app? – per rintracciare gli amici nelle vicinanze.” fu la risposta del tastierista.
Sempre il solito, allergico alla tecnologia…
“Chi ti dice che volevo farmi trovare?” replicò lei con un tono alla ‘Non-crederò-a-nessuna-delle-tue-balle-stasera-Mister-Korg’, quando in realtà era sollevata che si fosse preoccupato almeno un pochino, tanto da andare a chiedere aiuto perfino al loro soundtech.
“Lo so che sei arrabbiata con me. Hai tutte le ragioni per esserlo, quindi non ti chiedo di perdonarmi.” si era voltato verso di lei con un sorrisetto fragile, da cucciolo.
Anette distolse lo sguardo, racimolando tutto il coraggio e sillabando a fatica la domanda che temeva “Dove sei stato negli ultimi giorni, Tuomas?”
Il sorriso del tastierista era sparito del tutto “Non capisco cosa vuoi dire.”
La donna chiuse gli occhi, nascondendosi ancora di più nella coperta e mordendosi un labbro.
Ecco, sta succedendo. Adesso non perdere la dignità e fagli spillare tutte le sue malefatte, An!
“Tuom…non ce l’ho con te e hai compreso benissimo. Siamo due persone adulte quindi – per favore – non mentirmi.”

I'm not calling you a liar
Just don't lie to me
I'm not calling you a thief
Just don't steal from me
I'm not calling you a ghost
Just stop haunting me
I love you so much
That I'm gonna let you kill me

“An, non è come pensi.”
“E da quando sai leggermi nel pensiero?”
Tuomas scosse la testa scoraggiato, poi sfilò una fotografia dalla tasca interna della giacca “Tieni, guarda.”
Lei prese la foto e la osservò alla luce dei lampioni.
In primo piano stava un divano a dondolo con una bella donna bionda e Tuomas che teneva in braccio una specie di bozzolo bianco-rosa di coperte, entrambi sorridevano radiosi verso l’obbiettivo mentre dall’involto una manina stava per aggrapparsi ad una ciocca dei capelli del tastierista.
L’immagine era stata scattata di pomeriggio, nella veranda di una casa ed suo marito sembrava la persona più felice del mondo.
Anette ci mise un po’ ma poi connesse il fatto che Tuomas sotto il cappotto quel giorno indossava la stessa giacca grigio perla della foto, con sotto una inamidata camicia bianca.
Quella giacca gliel’aveva comprata lei. Gli stava talmente bene!
Voltò la fotografia, trovandoci una frase scritta a biro con la data odierna.

“With lots of love. Martha (and little Simone)”
Anette posò attentamente l’immagine fra di loro, mentre il suo cervello si perdeva, letteralmente.
Ecco…dovevi immaginarlo, Anette. Tutti quei suoi silenzi.
Si era rifatto una vita, stufo di lei con questa Martha e-
Perdio, non farti più male di così! È già abbastanza!
Appoggiò la guancia sulle ginocchia, nascondendo il volto dal suo sguardo, chiudendo gli occhi.
Il suo cervello – impenitente – aveva già iniziato a calcolare i mesi che ci erano voluti. A trovare con assoluta precisione il giorno…l’inizio della fine.
Sei incredibile, Anette…piuttosto che negare la verità come ogni comune mortale, moltiplichi gli sforzi per accettarla e farti male.
Stava succedendo di nuovo, ma questa volta era vero.
Cosa avrebbe detto a Joseph?
Tesoro mio, hai una sorellina, sei contento?
“Anette…mi hai sentito?” la voce di Tuomas arrivava flebile, come statica su una linea disturbata.
Finita, era finita.
Si vedeva già seduta su un aereo da sola e vuota dentro.
François che sarebbe venuto a prenderla, incredulo…

“An, per la miseria, ascoltami!” aveva preso a scuoterla delicatamente per tirarla fuori dal suo doloroso trance.
Non era stata una buona idea perché prima che potesse anche solo registrarlo…
Sciaf!
La mano era partita da sola, l’avrebbe giurato. Ma cavoli se faceva male.
La forza dello schiaffo aveva voltato la testa di Tuomas, lasciando l’impronta della sua mano, nitida e rossa.
Ecco, brava. Sei ridicola, An.
Il moro si era voltato, fissandola scosso e massaggiandosi la guancia colpita.
Poi ridacchiò.
Un momento dopo stava ridendo a più non posso, tanto che gli cadevano le lacrime dagli occhi.
A quella vista la donna iniziò ad provare della furia nella sua confusione.
“Cosa c’è da ridere?!” domandò acida.
“Oddio, An…hahaha…tu pensavi che…pfff…mi fa male la guancia quando rido, porca miseria…haahhhahha!”
La povera cantante era ancora più in alto mare di prima.
Tuomas riprese fiato, ridacchiando ed asciugandosi gli occhi.
“Non hai sentito una parola, vero?” domandò, reprimendo la voglia di rimettersi a ridere poi continuò “Ti ho detto che oggi pomeriggio ero al battesimo, e che sono il padrino della bambina nella foto!”
L’espressione incredula/orrificata/sconcertata di lei lo mandò di nuovo in un mucchio di risate isteriche.
“P-perché non me l’hai detto prima?!”
“Ho cercato di dirtelo, An…ma tu mi hai dato una sberla da primato!” non la stava accusando, sorrideva.
“Adesso me la racconti dall’inizio alla fine questa storia, Holopainen.” si era voltata verso di lui, imbronciata.
“Martha è la ragazza canadese che ho ospitato a Kitee l’estate prima della registrazione di Century Child.”
Lo sguardo omicida della moglie lo indusse a precisare.
“Da allora ogni tanto ci sentiamo, siamo sempre rimasti buoni amici.”
“Amici? Tutto lì?” indagò, scrutandolo.
Tuomas alzò le mani “Croce sul cuore, An.”
“Continua…”
“Quando siamo arrivati qui ad Ottobre l’ho incontrata fra la folla prima del concerto. Non la vedevo da anni e nel frattempo si era sposata – un po’ prima di noi – ed era vistosamente incinta. Mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto divenire il padrino della piccola Simone. Naturalmente ho accettato e sono andato a trovarli, a casa hanno già una ciurma di tre maschi.” Tuomas sorrise, ridacchiando “La bambina è nata ai primi di Dicembre e Martha ha aspettato che tornassimo qui in tournee per battezzarla, in modo che potessi essere presente. Avrei voluto che venissi anche tu ma eri occupata con Ewo per l’intervista…”
“Mi hai fatto morire, Tuomas. Morire.” soffiò lei, stringendosi addosso la coperta “Ma per quale motivo non me l’hai detto prima!?”
L’espressione gioviale del moro si spense lentamente “Perché Marco mi ha rivelato quanto ti aveva fatto male la situazione anni fa. Non mi andava di raccontarti tutto e poi vederti faticare a sorridere solo per farmi felice…”
“Avresti dovuto invece…ti saresti risparmiato lo schiaffo, Tuom.”
“Oh beh…ormai è passato, no?” il tastierista sorrise appena, poi trasalì con una smorfia.
“Fa tanto male, vero?” chiese lei con tristezza “Mi dispiace…”
“Cara hai delle bellissime manine; delicate, esili, morbide…ma ci potresti buttare giù i grattacieli, tranquillamente!” rispose Tuomas sarcastico, baciando il dorso di entrambe.
“Scemo…”
“Andiamo a casa, An? Hai le mani gelate.”
Mi sento una deficiente ora, sa essere premuroso. A modo suo mi vuole bene, ed io sono solo capace di maciullarlo, farlo impazzire e dargli dello scemo…contemporaneamente.
“An…ti prego non piangere.”
“Non sto piangendo!”
“Ci manca poco…” il moro rispose al suo sguardo interrogativo “Lo so perché hai arricciato il naso ed abbassato gli angoli della bocca.”
Oddio, quest’uomo sarebbe capace di scrivere un libro sulla mia mimica facciale…non ce la faccio, non posso trattenermi, io…
“Tuomas, mi stringi per un po’?” la voce di Anette era debole ed imbarazzata.
Per tutta risposta lui aveva aperto le braccia con un sorrisino e lei si era intrufolata, vergognandosi come una ladra per tutta quella faccenda. Incastrò la faccia contro il suo collo ed il marito rabbrividì.
“Sei pazza ed incosciente…tra un po’ mi vai in ipotermia!” esclamò lui, sfregandole la mano sulla schiena “Magari ti viene anche la febbre!”
“Smettila di gufare, Mister Holopainen!”
“Ti starebbe solo bene!” Tuomas aveva infilato una mano sotto alle sue gambe ed si era alzato, trasportandola fra le braccia tipo sposa ed iniziando a tornare indietro, nella direzione generale per il Metropolis.
“Non ce la farai a portarmi fino là…mettimi giù che ti viene mal di schiena, vecchietto!”
“Zitta, Cita.”
“Guarda che ti tiro i capelli, stangone di un Tarzan finlandese!”
“Non chiedermi di fare l’urlo…non ne sono capace.”
“Taci e cammina, Tuommi.”
“E la mia schiena?”
“Sopravvivrà…”
Continuarono a battibeccare per tutta la strada…

10 Gennaio 2018, ore 20 e 25
Canada, Montreal, Nightwish Caravan

“Anettina!!! Sei ancora viva! Eravamo così preoccupati…” esclamò Jukka commosso, con un fazzolettino di trina fra le mani e gli occhi lucidi.
Tuommi lanciò un’occhiata sprezzante al batterista.
“Tesoro, batti i denti, siediti qui che papà Marco adesso ti prepara una bella zuppa calda direttamente dalla Finlandia con amore, poi butti giù una dose di sana e buona Kalhua, ti leggo le favole e vai diritta a fare la nanna al calduccio!!!” tubò il bassista strizzandola in un abbraccio e dirigendola con mille premure al tavolo.
“Anette!!!” la salutò Emppu, saltellante “Stasera ti presto il peluche scoiattolo, quello con la coda vaporosa! Così non ti sentirai troppo sola…”
“Ehm ragazzi…” provò la cantante ma venne subito zittita da Marco che le aveva ficcato in bocca il cucchiaio colmo.
Alla fine si voltò per guardare Tuomas ma lui alzò le spalle con un sorriso alla Che-ci-posso-fare-se-ti-adorano?
Mentre lei era occupata, il tastierista ne approfittò per farsi una veloce doccia senza bagnarsi i capelli e quando fece per riemergere dalla zona notte si scontrò con Anette.
“Orsetto…quanto sei morbido…hic…è profumato! Hic…!
L’uomo la sorresse e con lei uno scoiattolo gigante di peluche grigio che teneva in braccio.
“Marco, ragazzi…”
“Sì, Tuommi pucci pucci?” arrivò la risposta dal cucinino.
“Perché cavolo l’avete fatta ubriacare?!”
“Non trovavamo più i bicchieri di carta…”
“Ha bevuto la vodka stile biberon, a muso?! Scusate se ve lo chiedo…ma vi siete sciroppati il cervello?!
“Cosa vuoi che sia Sommo Poeta! Un po’ di Kalhua al giorno toglie i malanni di torno, lo dice pure il medico!” disse Jukka.
Tuomas abbassò lo sguardo su Anette che giochicchiava con il disegno della sua maglietta. Lei si sentì osservata e lo guardò timida con un sorrisino “Ciao…” disse con una vocina piccola piccola, rossa in faccia.
È completamente andata!
“Okay…” mormorò Tuomas, tirando la tenda “Dato che qui dentro sono l’unico sano di mente è meglio che faccia io il babysitter stasera…obiezioni?”
Anette scosse la testa con un sorriso “Orsetto!”
Domani sarà un relitto…poveri noi!
L’aiutò a svestirsi ed infilarsi il pigiamone di flanella poi le fece le trecce e la riprese in braccio, guadagnandosi uno strillo sorpreso.
“Allora…preferisci la tua cuccetta o la mia, An?”
“Boh…!”
“Okay…facciamo la mia, principessa.”
“E se cado…?”
“Nah…buttati che è morbido, An. Ci sto io da quella parte.”
Lei pigolò allegra, allacciandogli le braccia al collo e schioccandogli un bacio a stampo sulla guancia – grazie a Dio quella non dolorante – poi disse “Il mio papero cavaliere…”
Tuomas sorrise, era una gioia vederla così felice.
Speriamo che la cuccetta regga…

~ il giorno dopo
Canada, Montreal, Terminal Mirabel

Tuomas ed i ragazzi erano tutti assiepati in attesa davanti alla porta del bagno delle donne, mentre spostavano il peso da un piede all’altro.
Ewo continuava a controllare l’orario sul tabellone delle partenze, ansioso.
Marco si fece coraggio e bussò due volte alla porta “Ehm…Anettuccia, a che punto sei?” domandò timoroso.
Un ringhiaccio fece sobbalzare il coraggioso finnico, mandandolo a riparare dietro un cestino della carta straccia ad un paio di metri di distanza.
Tuomas alzò gli occhi al cielo…la giustizia esiste!
La porta si spalancò ed Anette uscì verdastra ed animata dal fuoco della furia divina, per non parlare delle occhiaie da panda.
“Sono al punto di partenza! Vorrei proprio sapere chi ha avuto la bella idea di farmi bere una bottiglia intera di vodka spacciandola per acqua, ieri sera!”
Jukka si mise a fischiettare, indicando il bassista, che indicò Tero. Il tecnico alzò la testa dal giornaletto che aveva in mano, indicando Emppu che alzò l’indice verso la massa vichinga di Ewo che ripuntò il dito verso Marco.
Tuomas si sbatté una mano sulla faccia…una squadra di clown, ecco cos’erano
“Andiamo, va…o perdiamo l’aereo…” disse infine, posandole una mano sulla schiena e massaggiandola per rilassarla.
Appena furono seduti ai loro posti - An sedata con un sonnifero per superare la lunga traversata – Tuomas domandò ad una delle hostess se avevano un sacchetto per il ghiaccio per la sua povera guanciotta ancora dolente per la sventola del giorno prima.
Segnatelo Tuommi…mai – ripeto – mai contrariare An.
La tua dolce mogliettina è capace di farti sputare i denti un giorno o l’altro, anche senza padella!

~~~

La strofa centrata in corsivo fa parte de I’m not calling you a liar di Florence and the Machine, la potete ascoltare qui se qualcuno fosse interessato.

Ve l'avevo promesso ed ecco qui...
Visto? È andato tutto a posto! *Hermes parla da dietro una trincea, elmetto in testa per evitare le sassate*
Credo di avervi sorpreso con questa svolta...tutti voi pensavate una cosa invece sbagliavate... LoL
Comunque c'è un motivo dietro questo episodio...io lo so e voi no. =)
Il prossimo capitolo si riparte con il tour in giro per il mondo...ci saranno risate assicurate per tutto il percorso.
Ringraziamenti e torcetti ad CrystalRose (Ahem...la padella è di gomma, vero? xD) e Petitecherie (contro tutte le mie previsioni c'è un certo topo biondo che smania...io andrei a vedere di cosa tratta...=D) che hanno recensito il capitolo precedente.

E niente ragazze, il capitolo 60 è concluso...non ho ancora finito di scrivere DOR (che ora sfiora la bellezza di 200 pagine e le 140507 parole)
Probabilmente supererò i 75 capitoli se continuiamo di questo passo...non vi libererete più di me, mi sa...xD
La Hermes vi lascia qui...e si inchina ai lettori ed ai NW che le hanno dato la spinta necessaria per scrivere un poema di questo tipo...un primato assoluto! Grazie! =*

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Capitolo 61
*** 61 ***


12 Gennaio 2018, ore 1 e 40
Giappone, Osaka, Hotel Hearton, Room 142

“Ehilà! C’è nessuno?!” chiamò Joseph dallo schermo del portatile, osservando curioso l’interno della loro camera d’albergo.
Anette sbadigliò, infilandosi il pigiama “Un attimo, Jo. Siamo appena arrivati…”
Skype era l’invenzione del millennio, permetteva loro di rimanere in contatto con casa e sapere le notizie.
Anche Tuomas aveva imparato ad usarlo e trascorreva parecchio tempo a parlare con il figlio, sempre con un sorriso.
In quel momento in Finlandia erano quasi le sei di sera.
Anette si sedette sul letto, davanti allo schermo.
“Ciao, tesoro…come va?”
“Bene…dove siete?”
“Siamo sbarcati un’ora fa in Giappone, Joseph. Stiamo per andare a dormire.”
“Non vedo papà…” il faccino curioso del figlio si muoveva, cercando di guardare dietro di lei.
“Sono qui campione, arrivo.” rispose Tuomas, uscendo dal bagno in accappatoio “Com’è l’inverno in madrepatria?”
“Freddo.”
Anette ridacchiò, facendo spazio al tastierista ed inclinando leggermente lo schermo in modo che Tuomas non rimanesse tagliato fuori dal campo d’azione della videocamera “Come stai andando a scuola, Jo?” domandò apprensiva.
“Come al solito, mamma…” nonostante la risoluzione non fosse delle migliori lo vide roteare gli occhi “Me lo chiedi sempre!”
“Ho il dovere di controllare la tua educazione, Jo…”
“Uffa! Io sono qui che studio e voi ve ne andate in giro per il mondo!”
“Ma che studio e studio…guarda che nonna Kirsti me l’ha detto che sei a casa da scuola da due giorni a causa della tormenta!” commentò Tuomas con uno sguardo ammonitore.
“Ah sì?” gli fece eco An, interessata.
“Non vuol dire niente…! La nonna mi fa fare i compiti e mi dà lezioni di piano, è peggio che andare a scuola!”
Dalle casse del portatile arrivò flebile la voce di Kirsti, mentre Joseph s’immobilizzava sgamato “Guarda che ti ho sentito, signorino!!!”
“Ciao mamma…” salutò Tuomas con un sorrisetto.
“Ciao Tuomas caro, ciao Anette.” rispose la donna sempre da lontano.
Le due coppie di nonni si erano messi d’accordo per tenere Joseph a turni di un mese, quella soluzione andava a gonfie vele ed il bambino negli ultimi tempi aveva messo su un paio di chili grazie alla cucina di Kirsti e Bea.
“Cosa farete in Giappone?!” cambiò discorso il figlio, curioso.
“Beh…siamo arrivati presto ed il concerto è tra cinque giorni. Penso che ci guarderemo un po’ intorno e saremo impegnati con le interviste.” rispose Anette, pensosa.
“Scattatemi delle foto!”
“Passerò l’ordine ad Emppu…” replicò Tuomas con un sorrisetto.
“Perché papà ha la parte sinistra della faccia rossa?” domandò Joseph, corrugando la fronte.
Anette voltò lo sguardo verso Tuomas, notando che il segno della cinquina non era ancora svanito…si sentiva affondare nel pentimento ogni volta che lo guardava.
“Tranquillo campione…ho solo sbattuto contro una porta senza farlo apposta.” fu la risposta da Buddha del tastierista.
“Te lo dico sempre di non girare senza lenti a contatto, papà! Sei un pericolo pubblico!”
“Non mi dire…”
Passarono ancora una mezz’ora a parlare poi fissarono un'altra sessione su Skype e si salutarono.
An spense il computer e lo rimise nello zainetto del tastierista, rimuginando sulla bugia di Tuomas mentre il moro si cambiava ed andava a letto.
“Perché hai mentito a Jo?” si ritrovò a chiedere, dopo aver seguito il suo esempio. Tuomas, spense l’abat-jour e la prese fra le braccia.
“L’importante è che non l’hai fatto apposta, An. Acqua passata, okay? In fondo un po’ me lo sono pure meritato…”
“Non è vero!” lo difese lei, strappandogli una risata.
“Dormi, Anette…o domani sembreremo degli zombie e Marco ci prenderà in giro a vita con la storia che fornichiamo come dei conigli ogni volta che siamo soli, magari…”
“Tuomas!”
“’Notte tesoro.”

20 Gennaio 2018, ore 11 e 32
Cina, Pechino
Il giorno prima erano arrivati dal Giappone dove i due gig erano risultati buoni ed lui in particolare aveva sviluppato una passione per il sushi – slurp!
Ewo li aveva mandati in gita in modo che non intralciassero la crew, occupata ad organizzare la venue e recuperare gli effetti pirotecnici per lo spettacolo del giorno dopo.
L’inverno dalle parti di Pechino era assurdamente vicino per il freddo a quello finlandese cosa che non li aveva colti impreparati.
An, prima di partire aveva acquistato uno sciarpone dalle dimensioni di un lenzuolo, completo di cappello e guanti di lana spessa. Quella roba era talmente grande che lei non si vedeva, è sembrava una pecorella di peluche ambulante, cosa che aveva triplicato le moine dei ragazzi che prendevano al volo ogni occasione per abbracciarla e scaldarsi il naso nella lana superflua.
Tuomas invece, da impavido vichingo finlandese, aveva optato per la sua berretta più bohémien, un maglioncino e l’immancabile chiodo di pelle, più una striminzita sciarpetta.
Porca paletta, stava crepando di freddo…qui ci voleva una fermata liquori ed alla svelta!
Erano partiti con il loro autista di fiducia per la grande muraglia cinese…peccato che i segnali fossero scritti tutti in mandarino e nessuno di loro sapeva decifrare gli ideogrammi.
Quel piccolo dettaglio li aveva costretti a chiedere informazioni qua e là, raggiungendo finalmente la destinazione dopo un pellegrinaggio lungo due ore.
La muraglia era incredibile, un serpente di pietra alto quanto un palazzo di tre piani e largo da sei a nove metri a seconda delle sezioni.
Andava su e giù, seguendo i rilievi delle montagne e grazie al ghiaccio e la neve – diligentemente spalata, ma in certi punti rimasta – sembrava uno scivolo gigante.
Avevano passato l’ultima mezz’ora a percorrere trenta metri, attaccati uno all’altro con Jukka per primo ancorato al muretto. Roba da gag televisiva.
“Tuommi non mollarmi o qui mi ritrovate al fondo!” esclamò Anette timorosa, mettendo un piede davanti all’altro lentamente e aggrappandosi al braccio del tastierista come se fosse un salvagente.
“Anettuccia…ti rendi conto sì che tu hai più equilibrio del bradipo al quale ti sei attaccata?!” disse Marco – l’ultimo della fila - con le mani affondate nelle tasche dei jeans per tenerle calde.
“Non offendere tu!” replicò Tuomas.
“Ehm…ragazzi! Abbiamo un problema qua davanti!” dichiarò Jukka, in testa alla comitiva.
“Sarebbe?” domandò Emppu dietro di lui, dette un’occhiata e poi cacciò un verso scoraggiato.
Arrivarono tutti dietro il batterista e compresero…la muraglia scendeva lungo il fianco della montagna e se prima era un’inclinazione minima adesso sembrava la discesa di una fottuta montagna russa, solo che non c’erano scalini, era piatta come una tavola e ghiacciata!
“Non possiamo tornare indietro, no?” supplicò Emppu, prossimo ad un attacco di panico.
“No, è escluso…voglio arrivare dall’altra parte!” replicò Jukka, deciso “A costo di lasciarvi tutti qui!”
“Jukka ragiona…se scivoli te la fai di culo fino laggiù!” disse Tuomas, indicando il punto in cui il lastricato tornava più o meno in piano, ovvero settanta-ottanta metri più in là.
“Tuommi, tesoro…” mormorò la pecorella – pardon – Anette, tirandogli la manica.
“Cosa c’è, apple of my eye?”
Marco a quell’uscita si piegò sul parapetto facendo finta di vomitare di sotto, con tanto di effetti sonori.
“Mi piacerebbe anche a me andare avanti fino alla fine del tratto turistico!” chiocciò lei, saltellando appena.
“No.”
“Dai…!” e gli fece gli occhi da cucciolo con tanto di sbattimento ammaliante di ciglia.
“Ti ho detto di no.”
Anette tirò su con il naso, appena appena, poi fece una smorfia “La metti così, eh? Allora ci vado da sola, resta pure qua a fare i ghiaccioli! Pfui!”
“Brava Anettina, vieni qui!” le diede manforte Jukka “Tu sì che hai il coraggio dei vichinghi!”
Tuomas lanciò un’occhiata a Marco, che il bassista ricambiò.
Che facciamo?
“Jukka…?” chiamò Emppu, nel frattempo era diventato verde dalla paura “Mi porti tu fin giù?”
“Ma certo nano! Vieni che ti prendo in braccio!” rispose Jukka burbero.
Bassista e tastierista si guardarono ancora una volta.
Andiamo bene…questi si sfracellano…
“Ed io?” domandò Anette, indicandosi.
“Faccio due giri, tesorina…torno in un attimo!” rispose Jukka iniziando la discesa “Aggrappati bene, Winnie!”
“Uffa!”
Tuomas scosse la testa poi…idea!
“An…”
“Non ci parlo più con te, mi stai antipatico!” replicò lei, a braccia incrociate.
“Ti porto io fin laggiù.” continuò Tuomas con un sorriso.
“Tuommi ti si è incriccata la ruota del criceto o cosa?!” esclamò Marco, inorridito.
“Ah sì?” domandò lei, ignorando il bassista.
Il moro si voltò dandole le spalle, ed abbassandosi “Salta su, piccola che andiamo a fare un giro.”
“Lo sapevo che avresti cambiato idea, paperottolo!” esclamò Anette, aggacciandosi al suo collo ed incastrando con le gambe il suo torace in una morsa d’acciaio stile scimmietta.
Tuomas si rialzò con cautela e…Eureka!...se inclinava un po’ la testa in avanti i maxi-guanti di lei gli coprivano le guanciotte!
Ah…che bel calduccio-uccio-uccio…
Così il tastierista si apprestò a scendere, seguendo l’esempio di Jukka.
“E che faccio io?!” domandò Marco, rimasto solo soletto sulla cima.
“Usa i superpoteri della barba biforcuta!” gli fece eco il batterista ormai quasi al fondo.
Fatto rimaneva che alla fine della giornata nessuno aveva riportato traumi, commozioni cerebrali o fratture…a parte un certo bassista biondo che aveva deciso di sconfiggere la ‘malefica discesa’ scivolando lungo la mantena ed era caduto, faccia in avanti, in un mucchio di neve…

~~~

Parte I delle gite dei Nightwish in giro per il mondo, gentilmente richieste dalla Pepe! ^o^
Il prossimo sarà la parte seconda perché era troppo lungo per un capitolo solo e spero che vi piaccia, saremo in Australia la terra dei canguri per eccellenza! xD
Preparatevi per scene pucciosamente pucciose (ci sarà anche Tero LoL)

Ringraziamenti a CrystalRose e Petitecherie che seguono e recensiscono fedelmente! =*
By the way...colgo anche l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno commentato DOR, con il capitolo precedente la storia ha raggiunto le 90 recensioni!!! In più sono tutte positive che se si pensa alla lunghezza della storia non è poco xD...Grazie!

Purtroppo queste ultime settimane prima di Natale saranno frenetiche, in più la mia altra storia mi mangia quasi tutto il tempo davanti alla tastiera ma spero di non lasciarvi senza DOR...^^"
Buon Natale a tutti voi...io vado a scegliere l'abete! =)
Hermes

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Capitolo 62
*** 62 ***


3 Febbraio 2018, ore 16 e 22
Australia, Nuovo Galles del Sud, Sidney, zoo cittadino

Il sole estivo spaccava le pietre ed avevamo appena pagato il biglietto comitiva per entrare nello zoo di Sidney.
Eravamo tutti curiosi di entrare in contatto con la fauna locale e passammo la traversata con il traghetto chiacchierando allegramente, sbarcati sull’isoletta ci inoltrammo dentro alla riserva pronti ad entrare in contatto con il luogo da bravi finlandesi.
Emppu si era legato al collo la macchina fotografica e An – per proteggersi dal sole - si era messa in testa il mio cappello da Indiana Jones che le cadeva sugli occhi, ridicola e pucciosa la mia mogliettina.
Ci sparpagliammo per le varie sezioni e presto perdemmo di vista Marco, Jukka e Tero andati a saltare con i canguri.
Noi invece ci fermammo a guardare la sezione destinata alle belve pelose…opossum, ornitorinchi, echidne, vombati e felini.
Winniepooh si era innamorato dell’ocelot o comunemente chiamato gattopardo, un grosso micione leopardato dall’aria ingannevole che se ne stava tutto tranquillo, sdraiato all’ombra di un albero nel suo recinto.
Emppu lo guardava dal parapetto “Ma come fa a non avere caldo con la pelliccia?”
“Beh…dicono che i beduini si coprono con la lana per isolarsi dal sole del deserto…magari il principio è lo stesso…” faccio al suo fianco.
“Dici che se faccio micio micio, si fa accarezzare?” fa il nano speranzoso.
“Ahem…Emppu…la chitarra non si suona da sola, sai?” ci manca solo che si faccia sbranare da un gatto troppo cresciuto!
“Uffa…” Emppu si voltò verso il marciapiede “Ehm…Tuommi abbiamo perso Anettina!”
Mi voltai incredulo ed in effetti accanto a noi c’era solo aria.
Oh no…ciambella! Dove sei?! Papero preoccupato!
Mi vedevo già fare il giro della riserva a piedi con un cartello tipo uomo-sandwich ed i volantini.
Tirai il nano in lungo ed in largo, cercandola freneticamente.
E se fosse finita fra le fauci di qualche brutto e cattivo animale selvaggio?! Magari se l’è già pappata tutta!!!
Nella nostra ricerca incappammo in Tero e gli altri ragazzi che si divertivano con tre canguri. Gli animali erano dolci ed amichevoli e Marco gli stava facendo il solletico sulla pancia mentre Tero si faceva insegnare da un piccolo di canguro come fare a saltare come loro…sì, roba da cartolina in una parola.
Ma Anettina non si vedeva da nessuna parte.
Alla fine disperato mi trascinai verso l’ingresso pronto a far iniziare le ricerche a tappeto, aiutato dallo staff.
Nella zona dei Koala c’era una strana statua con tutti quei dolcettosi orsacchiotti di peluche grigio aggrappati.
Mi prese un colpo quando la suddetta statua parlò.
“Tuomas…non sono meravigliosi?”
Guardai meglio e vidi che sotto quel mezzo quintale di pelliccia c’era la mia mogliettina beneamata.
“Cosa stai facendo?!” esclamai, scavalcando la bassa transenna.
“Sono adorabili!” rispose lei “Però tengono un gran caldo!”
Vi lascio solo sapere che caddi a terra in pieno facepalm…brutti koala! Attaccare la mia ciambella! E tu palla pelosa, rendimi il cappello di Indiana!
Mentre intanto io ed Emppu la aiutavamo a liberarsi e riagganciare tutti gli orsacchiotti grigi ai loro eucalipti sentimmo un gran trambusto e presto arrivò un canguro che saltava di gran carriera in avanti, rincorso da Marco, Jukka e Tero.
Al collo del marsupiale era agganciata la borsa termica della birra.
“Vieni qui ladro!” strillava il nostro tecnico del suono “Invece di sgraffignarla avresti potuto chiedercela!”
Un giorno perfettamente normale nella vita da tour dei Nightwish…raccontato da Tuomas Holopainen.
The End and that’s all folks!

4 Febbraio 2018, ore 9 e 17
Australia, Nuovo Galles del Sud, Sidney, Bondi Beach

Ah…l’estate australe!
Pensò Anette, godendosi i trenta e passa gradi mentre la loro nutrita compagnia si avviava verso la spiaggia dove avevano deciso di passare la giornata ad inzupparsi di sole australiano.
Dopo il freddo di Giappone e Cina, l’Australia li aveva accolti a braccia aperte!
Era il loro ultimo giorno nella terra dei canguri ed avevano deciso di viverlo al meglio e sfruttando al massimo l’estate che in quella parte del mondo era agli sgoccioli…il giorno dopo sarebbero saliti sull’aereo che li avrebbe riportati in Europa! Al solo pensarci le venivano i brividi…brr!
Si erano uniti a loro Tero e Mape Ollilla, che stava preparando un libro bio-fotografico sul Dark Passion Tour.
“Dite che reggeranno?” domandò Emppu, leggendo il retro della confezione dei braccioli gonfiabili che aveva comprato apposta per l’occasione.
“Tranquillo, Winnie Pooh! Ci sono io che ti salvo!” replicò Jukka con una mano sul cuore.
Intanto avevano cercato un posto fra gli altri bagnanti e Marco aveva preso a piantare l’ombrellone mentre Tuomas – bandana rossa alla Sparrow legata in fronte - si occupava di stendere gli asciugamani sulla sabbia.
Anette si sfilò gli shorts di jeans, la maglietta ed si legò alti i capelli.
“Ciao, piccola!” qualcuno lì vicino fischiò nella sua direzione. Tutta la ciurma targata Nightwish alzò lo sguardo in contemporanea, fulminando il surfista di turno.
Il povero biondo scappò a gambe levate, alzando la sabbia al suo passaggio mentre Anette scuoteva la testa con un gocciolone.
“Ragazzi!”
“Eh, no Anettina! Bisogna che qualcuno ti protegga!” dichiarò Jukka “Non sei d’accordo Tuom-…dov’è finito?”
Il tastierista aveva recuperato una sciabola (giocattolo) e stava camminando nella direzione dov’era fuggito il surfista con sguardo vitreo ed aura satanica.
“Oddio qualcuno lo fermi prima che si faccia male!” esclamò Emppu, mordendosi le mani.
Marco e Tero lo seguirono, riportandolo indietro di peso poi il bassista intimò all’amico di restituire la sciabola al piccolo dell’ombrellone vicino che piangeva disperato.
“Tuomas! Non si rubano i giocattoli ai bambini!” lo rimproverò An.
“Scusami…e che non c’ho proprio visto più, ecco.” il povero tastierista si girava i pollici – capo chino, imbarazzo completo – le faceva troppa tenerezza!
“Tuommi…mi aiuti con la crema solare?” gli domandò, abbracciandolo stretto.
“Ahem…ragazzi…una stanza!!!” ululò Marco, ficcandosi due dita in gola.
Tero lo colpi alla testa “E lasciali tubare un po’! Sono così carini!!!”
Dieci minuti dopo la comitiva era pronta per un bagno di gruppo, lasciando a Mape il compito di sorvegliare le loro cose.
Appena entrati in acqua Tuomas domandò “Mi controllate la mia mogliettina? Vado a fare un giro al largo!”
“Conta su di noi, Tuommi!!!” esclamò Emppu mentre l’acqua gli toccava già il mento “Nessuno toccherà la nostra preziosa sirenetta!”
“Ma siete dei cavernicoli!” si lagnò Anette “E tu caro buona nuotata e fai attenzione!”
Il tastierista si portò due dita alla tempia poi si immerse.
“Anettina…” arrivò il richiamo cantilenante appena dietro di lei di Tero “Ci hai forse chiamato cavernicoli?”
Oh no…

~ due ore dopo…
Non avrebbe più accettato di andare in spiaggia con quei pazzi…l’avevano praticamente affogata a turno con la loro monumentale guerra a schizzi…
Il povero Emppu era tornato a riva sulle spalle di Jukka che poi l’aveva disteso sulla sabbia e gli si era seduto sopra mentre l’acqua ingurgitata usciva stile fontanella con tanto di pesciolino rosso.
Quindi lei si era rifugiata sulle spugne e continuava a tossire, mentre la gola le doleva…maledetti...
Come minimo aveva bevuto un litro d’acqua salata grazie alla loro furbata.
Tuomas non si vedeva ancora, intanto i ragazzi stavano scavando una mega pista da biglie, facendosi aiutare dai bambini del vicinato…un progetto d’ingegneria civile in poche parole, con tanto di cavalcavia.
An raggiunse il frigo box cercando un rimedio al gustaccio che aveva in bocca e trovò una lattina di tè alla pesca…Tuomasuccio, senza dubbio!
Quindi frugò nella sua borsa di Tinker Bell e tirò fuori il suo librone del momento, pronta a scaldarsi al sole come una lucertola.
Si mise stomaco in giù, affondando i piedi nella sabbia bianca ed iniziò a leggere almeno finché qualcuno – senza fare nomi, eh! – decise che non era ancora abbastanza provata…
Tuomas l’aveva spruzzata d’acqua strizzandosi i capelli.
“Ciao tesoruccio!” esclamò lui con un sorriso.
“Vi odio…” rispose An con tono tombale, asciugando la copertina con un lembo del telo “Mi spieghi perché c’è l’avete tutti con me oggi?!”
Il tastierista corrugò la fronte, sorriso svanito “Dimmi tutto, principessa…”
“Mi cercano di affogare, attentano alla vita del nostro adorato chitarrista Pooh ed alle mie corde vocali ripetutamente…ed adesso ti ci metti pure tu! Io vado in sciopero, sono stufa!” An si sedette incrociando braccia e gambe con labbro in fuori.
“Adesso gli do una regolata io…”
“Difendi il mio onore!”
“Puoi contarci!”
Così Tuomas camminò un poco più in là dove i ragazzi erano chini sulla loro pista da grand prix già concentrati nel tirare biglie con precisione millimetrica.
“Ragazzi?”
“Tuomasuccio!!! Dai che ti abbiamo lasciato una delle biglie migliori ed un posto in squadra, facciamo Kitee-Sidney!!!” lo accolse Tero con un sorrisone.
“Veramente io-”
“Tuommi chinati e fai il tuo dovere di vichingo! Ci sono le gelée ed i vermoni gommosi in ballo!!!” Jukka indicò i due sacconi da un chilo di caramelle morbide in palio.
“A che punto siamo?” domandò Mister Korg, ormai dimentico del resto.
Difende il mio onore, eh? Le ultime parole famose…uomini!

4 Febbraio 2018, ore 13 e 40
Australia, Nuovo Galles del Sud, Sidney, Bondi Beach

Si erano spostati nel parco dall’altra parte della strada dove sotto gli alberi stavano panchine, tavoli e postazioni per il barbecue. I ragazzi si erano attrezzati meglio di un campeggio e facevano arrostire a ritmo forsennato ogni tipo di wurstel, e carne. Era inimmaginabile quanto roba riuscissero a far stare nel loro stomaco, in più innaffiata di birra…
Dalla storica sfida di biglie erano riusciti ad accaparrarsi i vermoni gommosi - quelli da fiera lunghi venti centimetri - ed adesso li mangiavano come dessert, ancora sfidandosi tra di loro.
Vinceva chi riusciva a buttarne giù di più in una volta sola senza masticarli in alcuni modo.
Anette si voltava dall’altra parte soprattutto quando era il turno di Tero che – con la sua solita faccia tosta – si cacciava in bocca una manata di vermoni e poi muoveva il pomo d’adamo finché non li ingurgitava tutti tipo il serpente con la preda. Mamma se le faceva schifo!
“Vi verrà mal di stomaco!” profetizzò lei.
Tuomas si era unito alla banda ma non alla sfida, ogni tanto ne faceva sparire qualcuno sotto i baffi, per il resto era troppo occupato a fare le parole crociate.
Tutto andò avanti così finché non vennero raggiunti da un bombardamento di palloncini d’acqua, ed Anette si protesse nascondendosi dietro le spalle di Tuomas che venne colpito dall’ondata di piena.
Un momento dopo erano tutti – Anette esclusa - bagnati fradici e stupefatti.
Tuommi cercava di salvare la poltiglia che era divenuta il suo opuscolo “Nuuuu…avevo quasi finito il cruciverbone da mille parole!!!”
“Ma cosa cavolo…” Marco si era sganciato dalla panca, guardandosi attorno ed in quella.
COME MY FEARLESS LORDS! WE MUST SAVE OUR FAIR QUEEN FROM THESE UGLY HAIRY DEMONS!” arrivò un grido di battaglia e sbucarono da dietro gli alberi lì intorno una dozzina buona di bambini e bambine armati di spade di legno con scudi ed elmetti.
“Ehm…Jukka…non è che per caso si sono scolati la tua riserva di vodka, no?” domandò Tero ansioso.
Intanto la squadra di cavalieri si era inginocchiata, portandosi il pugno destro al petto e chinando il capo quando An spuntò da dietro la spalla di Tuomas, curiosa.
“Le nostre vite sono al vostro servizio, mia signora. Vi salveremo a tutti costi!” disse ancora il capo di quella banda.
“Ah…cosa non darebbe Jo per vedere questo!” commentò Tuomas, cogliendo l’idea di quel gioco “Ahem…cari cavalieri, io sono neutrale e-”
Il bambino a capo sferzò la propria spada con fierezza, scoccandogli un’occhiata “Come osi! Tu sei la mente di questa marmaglia immonda! Cadrai per mano del mio ferro fra atroci dolori e sofferenze!”
A quella il tastierista era diventato pallido quanto il latte cagliato…mentre An era sfilata via dal suo nascondiglio e batteva le mani.
“Oh sì, miei impavidi! Sconfiggete questi maledetti! Non avete idee di quali afflizioni ed ingiurie mi abbiano rivolto con le loro sudice bocche!” declamò lei.
“AN!” dissero in coro i ragazzi, contrariati.
“Visto! Mi maltrattano! Ma vi prego risparmiate la vita del fido paggio Mape che mi ha protetta finora!” ed indicò il biondo finnico, ancora impegnato a sgranocchiare una coscia di pollo. Mentre Tuomas si voltava a guardarla “Pietà per tuo marito l’orsetto lavatore, no?”
“Fai un po’ di moto, tesoro o ti verranno le maniglie…”
“Il tuo desiderio sarà rispettato!” il bambino si batté il pugno contro il petto poi si alzò “Miei prodi! ALL’ATTACCO!”
La scena era epica…assolutamente da cartolina.
Cinque uomini fatti e cresciuti che fuggivano in varie direzioni rincorsi da tre o quattro ragazzini ciascuno e punzecchiati nel deretano.
Alla fine, dopo molte peripezie alzarono un bastone con una maglietta bianca legata a segno di resa.
Finalmente qualcuno l’aveva vendicata! Giustizia fatta!
Tuomas uscì da dietro un tronco, sfregandosi il sedere con una smorfia mentre il gruppo di cavalieri gioiva e festeggiava attorno a Regina Anette.
Il tastierista fece snif-snif “Mi sento solo…”
“…bucherellato…” replicò Tero, torcendosi per guardare il danno al suo didietro.
“…colabrodo!!!” ululò Jukka, scoppiando a piangere sulla spalla di Marco che aveva una freccia con ventosa appiccicata proprio in mezzo alla fronte.
Emppu saltò giù in quel momento dalla quercia sul quale si era rintanato per salvarsi dalla rivolta…era l’unico illeso.
Il gruppo di cavalieri erano tornati bambini e si erano raggruppati tutti attorno alla cantante dei Nightwish che distribuiva caramelle e chiacchierava un po’ con ognuno mentre i ragazzoni finlandesi la guardavano con odio a stento represso, braccia incrociate.
“Beh…in fondo ce lo siamo meritati…” alzò le spalle Tero e seguì un coro di sbuffi.
Tuomas scosse la testa e si alzò con cautela “Io vado a rivincere la mia mogliettina…”
“Auguri!” esclamò Jukka.
Così l’impavido orsetto si acquattò in fila con i bambini per una caramella e quando fu il suo turno domandò ad An che lo guardava interdetta “Ahem…gusto mora c’è ancora?”
“Tuom…ti davo già per caduto sul campo…” ridacchiò lei.
“Ti sarebbe piaciuto!” replicò il tastierista sporgendo il labbro inferiore.
Una manina tirò la manica della sua maglietta e Tuomas si voltò, incontrando lo sguardo bruno di una bambina dagli occhi grandi grandi.
“Hai i capelli tanto lunghi!” esclamò con la sua vocina “Posso giocarci?”
Un coro di ‘Anch’io!’ si alzò tutt’intorno e Tuomas sospirò rassegnato “Va bene, ma niente forbici!!!”
Alcuni minuti dopo tutta la compagnia era sotto le amorevoli cure delle bambine, il nuovo gioco si chiamava ‘Salone di bellezza’
E nemmeno Tero era stato risparmiato…

~ due orette dopo
Camminavano per la passeggiata accanto alla spiaggia. La gente li osservava e sghignazzava, specialmente dietro ai ragazzi.
Tero aveva una collana di margherite ed a Jukka spuntavano fiorellini da sotto la bandana.
Marco invece aveva un paio di trecce da far invidia persino ad Heidi.
Emppu si era salvato per il suo aspetto pacioccone e Tuomas – grazie alle sue attrattive da bel tenebroso - aveva rimediato una più virile treccia del bassista.
Anette invece era davvero soddisfatta…aveva insegnato alle bambine come fare le coroncine di fiorellini, così loro le avevano intrecciato i suoi capelli neri con cura e fantasia, fermandole sul capo con due mollette che aveva recuperato dalla sua borsa poi li avevano decorati con minuta perizia creando un capolavoro degno di un matrimonio.
Alla fine si era divertita quel pomeriggio.
La spiaggia si era vuotata di bagnanti mentre il sole calava lungo l’orizzonte così avevano deciso di tornare all’hotel.
All’improvviso Tuomas si fermò, tirando la mano che teneva intrecciata alla sua.
“Cosa c’è?” gli domandò.
“Ti dispiace se ci fermiamo ancora un po’?” rispose il tastierista impacciato, lanciando un’occhiata al mare.
C’era da aspettarselo…
“Ragazzi…ci rivediamo più tardi in albergo, okay?” disse lei agli altri che si erano fermati ad aspettarli un po’ più avanti, annuirono e li salutarono.
Con calma scesero gli scalini, scalzando le scarpe ed attraversando la lingua di sabbia asciutta.
Anette si trovò un posticino al limite e si sedette, sommergendo la punta dei piedi nella sabbia.
Tuomas si sfilò la maglietta lì vicino e poi le dette le spalle, camminando verso la riva senza fermarsi finché l’acqua non gli lambiva i fianchi.
Esitò un momento poi si tuffò, sparendo sotto l’acqua.
Quando riemerse si era allontanato ancora e l’acqua gli arrivava già alle spalle mentre l’alta marea si alzava nelle ultime luci della sera che si riflettevano sulle onde.
Anette lo guardava mentre nuotava e si immergeva occasionalmente, ipnotizzata.
Le sarebbe piaciuto seguirlo ma aveva paura dell’acqua alta e non voleva rovinare i suoi capelli.
Quindi rimase lì a guardarlo da lontano almeno finchè non le venne un’idea, tirò fuori il cellulare e si fotografò poi si svestì, si tolse le mollette e si diresse verso la silhouette di Tuomas in lontananza, imitandolo con un tuffo mentre i capelli crollavano del tutto e rilasciavano un cascata di fiorellini sul pelo dell’acqua.
Anette avanzò fin quando riusciva a sentire la sabbia sotto i piedi poi si fermò.
“Tuomas!” lo chiamò.
Il tastierista si era voltato verso di lei ed iniziò ad tornare con lo stile libero, preciso e dritto.
Quando l’aveva raggiunta si strofinò gli occhi, l’acqua a lui gli arrivava appena sotto alle spalle.
“An…è il colmo, sei una sirenetta ma hai paura!” la prese in giro con il suo sorriso affettuoso.
“Se mi accompagni non ho paura…” replicò lei rossa.
“Dammi la mano, allora…andiamo a scoprire dove se ne va il sole.”
Con lui tutto, sempre.

~~~

Parte II conclusiva delle gite intorno al mondo richieste dalla Pepe. xD
Il primo pezzo all’inizio è un’aggiunta dell’ultimo minuto dedicata alla Lalla. =*

*Musichetta cupa e misteriosa*
Ahem…ehilà da quanto tempo!
Questo capitolo oversize lo porto in segno di pace…LoL
Lo so che ho saltato un aggiornamento ma non è stato un atteggiamento voluto…in buona fede mi sono messa davanti alla tastiera e non sono riuscita a scrivere, questo si è ripetuto nell’arco di tutta la settimana scorsa e nel weekend. =(
Era da un po’ che non mi capitava il blocco dell’autore, non sono ancora fuori dalla tragedia ma ci sto arrivando dato che l’altro ieri ho avuto delle idee e le ho archiviate tramite pc LoL.
In passato facevo finta di niente e scrivevo forzosamente anche quando non mi andava, il risultato è sempre stato sotto la linea del desolante.
Nell’ultimo anno ho deciso che se non sono dell’umore giusto è inutile tentare, intanto piuttosto che aprire word tiro fuori le scuse più assurde od i lavori più noiosi xD
Quindi chiedo scusa, ringrazio la vostra paziente attesa, chi ha recensito lo scorso capitolo (CrystalRose piaciuto il pezzettino? xD) e vi auguro un Buon Natale bianco, all’asciutto e corredato di buona cioccolata calda con panna.
Io me ne torno con il naso nel mio romanzo preferito arrotolata nel plaid, sperando che il blocco si sblocchi…
Prossima fermata del Nightwish tour: Francia. xD
Hermes

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Capitolo 63
*** 63 ***


12 Aprile 2018, ore 20 e 32
Francia, Tolosa, Nightwish caravan

Avevano appena finito di mangiare pollo allo spiedo per cena con dai finestrini la vista migliore di tutta Tolosa illuminata, scorgevano anche il Canal du Midi, lì dov’erano appollaiati.
La parte meridionale della Francia non era solo una meraviglia…sembravano i cancelli del paradiso.
Peccato che l’entusiasmo fosse un po’ smorzato dal fatto che quella sera avevano lo spettacolo e nella notte avrebbero attraversato il confine per proseguire il tour anche in Spagna ed infine in Portogallo.
Poi Ewo aveva decretato una vacanza di meno di dieci giorni per spostare i loro bagagli del mestiere in Messico per un nuovo tour sul suolo americano nel mese di Maggio.
Non avevano goduto manco di una giornata libera da quando erano tornati dall’Australia ed i risultati si vedevano su tutta la compagnia. Era un miracolo che nessuno fosse caduto ammalato a causa dei continui spostamenti.
Per il resto quasi tutti mostravano delle facce cascanti da far invidia ai cattivi disneyani ed anche un po’ di umore nero. Sorridere in continuazione non voleva dire essere in continuo stato di divertimento cosmico…al massimo c’era il rischio di una paralisi ai muscoli della bocca.
Anette osservò i ragazzi, buttati lì intorno come dei sacchi di patate. Tuomas russava leggermente, seduto nei posti davanti. Ewo invece stava davanti al suo portatile, sbattendo le palpebre sugli occhi rossi.
“Hey…io vado a prepararmi.”
“’kay.” rispose il manager con un debole sorrisetto.
Così Anette si ritirò nel piccolo bagno portandosi dietro l’outfit per la serata e tutto il necessario per apparire in forma sullo stage.
Non era molto preoccupata ma si sentiva stanca come tutti gli altri.
La voce reggeva ma era calata e nemmeno troppo impercettibilmente, per fortuna avrebbe avuto dieci giorni di stop o qualcosa sarebbe saltato a quel punto, era solo questione di stress e tempo.
Forza An! Tieni duro e non mollare, i tuoi adorabili vichingoni contano su di te!!!
Si disse mentalmente, poi cominciò a truccarsi.

30 Aprile 2018, ore 14 e 15
Finlandia, Helsinki, Aeroporto Internazionale

“Uè Anettina!!! Sei rifiorita!” esclamò Marco prima di stringerla in un abbraccio burbero…
Ed era vero, per fortuna. Intanto Tuomas arrivò, carico di valigie con il muso.
“Che credi? Che tratto male la mia mogliettina?”
“Io ho il dubbio che hai passato tutto il tempo in letargo con la bava che colava…” replicò Jukka sarcastico.
“Perché tu no?”
“Non siamo nemmeno partiti che iniziate già a litigare?” si lamentò Emppu.
Anette si staccò dal biondo vichingo con un sorriso un po’ triste…
Dieci giorni e non erano nemmeno riusciti a passarne più di un paio con Joseph, o tornare sulla loro isoletta beneamata.
Si sentiva estremamente sola ed una cattiva madre al momento anche se loro figlio l’aveva rassicurata coccolandola e dormendo assieme a loro nel lettone per tutta la durata della sua minivisita.
Joseph stava crescendo in altezza, almeno cinque o sei centimetri dall’ultima volta che l’aveva visto.
Quando erano tornati in madrepatria si erano rintanati nell’appartamento ed erano rimasti in stato semicomatoso per due giorni prima di riemergere leggermente più normali. Il più del tempo dormivano e mangiavano o viceversa.
Ed adesso era di nuovo ora di spiegare le ali e volare via verso l’orizzonte…
Tuomas aveva promesso ad Jo che sarebbe venuto con loro un paio di settimane in tour quell’estate se avesse fatto il bravo ed il bambino era ripartito per Kitee euforico come un folletto.
Intanto si stavano avviando tutti assieme ai controlli per l’imbarco, prossima destinazione Messico.
“An…?” Tuomas si era voltato e l’aspettava.
“Arrivo…”
Forza Anettina…è solo un altro mesetto e tu ce la puoi fare!

4 Maggio 2018, ore 18 e 48
Stati Uniti, New York, Aeroporto Newark

Eravamo appena arrivati dalle due date in Messico, ed aspettavamo che Ewo recuperasse i nostri bagagli per poi imbarcarci nella nostra nuova casa on-the road per le prossime settimane.
Avevamo due gig praticamente back-to-back ed eravamo anche di fretta…
Intanto nell’attesa ci sgranchivamo le gambe nella zona d’aspetto, Marco aveva acquistato uno di quei fiori di peluche e l’aveva arrangiato a mo’ di diadema, posandoselo in testa ed assumendo una posizione yoga, Anette l’aveva ritratto con il telefono ed aveva postato l’immagine su Facebook.
Intanto l’attesa si dilungava e quando vedemmo arrivare Tero, Ewo e Toni erano passati quasi tre quarti d’ora. “Ho delle cattive notizie…” annunciò il nostro manager.
“Sparale…” disse Jukka.
“I bagagli son finiti a Taipei.”
“…” eravamo rimasti tutti senza parole, il primo a spezzare il silenzio fui io “Le mie Korg sono dove di grazia?”
“Taipei, Tuom. Hai capito bene…” rispose Tero “Ed anche tutte le mie attrezzature per non parlare di quelle per gli effetti!”
“Ma come cavolo ci sono arrivate fin lì?!” domandò Marco che si era tolto il giocattolo da sopra la testa “Almeno dimmi che i nostri bagagli ci sono…”
Ewo sospirò “Mi piacerebbe davvero molto dirti che sono diventati invisibili ma purtroppo non è così…”
“O porca *bip*” è qui caliamo un velo pietoso sui commenti coloriti del nostro gruppo di finlandesi.
“Allora…ricapitoliamo…” riassunse Emppu con un bloc notes davanti e la lingua fra i denti dalla concentrazione “Niente bagagli, niente strumenti, niente console…Tuomas però ha la tastierina portatile…dite che una batteria di padelle mondial casa ed il tagliauovo basteranno?” la testa del chitarrista venne raggiunta da Jukka con un pugno in testa.
“Ho protestato con la compagnia aerea e mi hanno assicurato che recupereranno il tutto a proprie spese ma non prima di un paio di giorni…quindi siamo obbligati ad cancellare i prossimi due concerti come minimo.”
“Almeno facciamo un po’ di vacanza…” borbottò cupo Marco, osservando il fiorellino e schiacciando il pulsante per farlo suonare.
Sospirai e mi sedetti sulla panchina, accanto ad Anette “Oh…in fondo non possiamo farci poi molto, a questo punto. Le mie povere tastiere, però…si sentiranno così sole!
“Oh piantala, Tuomas! Che devo dire io dei miei Warwick!?” ribatté Marco acido “A parte il fatto che siamo anche senza vestiti!
A quella Anette sbiancò “Oh no…se Fra lo scopre è capace di venire fin qui e trascinarmi in giro per negozi!” “Ci manca solo più lui!” dissi, alzando gli occhi al cielo.
Ewo tirò fuori un cellulare, iniziando a digitare qualcosa “Ragazzi, mi occupo dell’hotel voi cercate un locale per cenare e fatemi sapere dove siete…vi raggiungo appena ho tutto organizzato. Toni sta trattando ”
“Sì, papà…” rispose Jukka.
Quindi ci rimboccammo le maniche e dicemmo una preghierina per la nostra roba.
Korg mie adorate…mi mancate tesore…snif!
Raggiungemmo una specie di ristorante lì vicino. Avrei voluto andare a mangiare in un sushi bar ma Marco e Jukka mi avevano preso e trascinato via dalla vetrina sul quale salivavo.
“E basta Tuommi!!! Sei mica l’orso Yoghi! Non puoi continuare a mangiare pesce crudo per il resto del tour!” aveva esclamato Emppu, esasperato.
Quindi avevamo deviato per un ristorante indiano dove ci sedemmo in ginocchio tutti intorno al tavolo.
Quando demmo un’occhiata al menù, mi guardai intorno…ma qualcuno capisce qualcosa di questi nomi qui?
Una donna di mezz’età arrivò a prendere i nostri ordini.
Il problema era il nostro accento scandinavo…
Infine dopo un quarto d’ora di occhi a spirale e Tero che usava il linguaggio dei segni senza molto successo, Anette prese in mano la situazione e diresse l’ordinazione con il metodo più vecchio di questo mondo ovvero…punta il dito sulla carta!
Quando arrivò a me mi schiarii la gola e mi rivolsi alla signora con il mio tono più gentile “Ce l’avete un risottino leggero, no perché sono un po’ debole di stomaco…?”
La donna sorrise largamente ed annuì con i spessi occhiali che le scendevano sulla punta del naso “Jinhà! Jinhà!”
Speriamo che abbia capito!
Mentre attendevamo ci avevano rifornito di bevande e la conversazione si fece allegra nonostante tutto.
Poi arrivarono i piatti e mi trovai davanti un riso nero affogato in quello che sembrava sangue
Agli altri invece era andato tutto alla meraviglia e si abbuffavano. Anette gustava il suo kichri contenta.
“Tuomasuccio…cos’è quella macabra roba nel tuo piatto?” domando Tero, curioso.
“Non chiedermelo…”
“Assaggiala, secondo me non è così tremenda come sembra!” m’incoraggiò Jukka in buona fede.
C’ho una fame del boia…
Presi un cucchiaio e tirai su una frazione infinitesimale del riso poi lo misi in bocca.
All’inizio non sembrava male, ripetei l’operazione con il cucchiaio mezzo pieno poi iniziai a masticare…
Bloccai la mascella.
Oh…ma questo bruciorino…non sarà mica…
Le lacrime mi salirono agli occhi ed Anette mi guardò, poi tirò via il suo piatto da vicino.
Divenni rosso come una lanterna cinese poi iniziai a scolare tutti i liquidi del tavolo, compreso il brodino di verdure di Emppu…ma niente il drago sputa fuoco nel mio stomaco non si fermava quindi mi alzai, attirando l’attenzione dei camerieri “Acqua per carità!!!
Andò a finire che mi scolai sette caraffe d’acqua e tre barilotti di birra…tutto per la quantità di curry inumana dell’innocente risottino.
Poi arrivò Tero in mio soccorso…se come no…
“Ma lo sai che il curry è considerato un potente afrodisiaco? Mi sa che ha visto la tua faccia ed ha pensato che avessi bisogni di rallegrare un po’ Anettina con Tommasino!”
Anette roteò gli occhi e soffocò una risata “Perché non lo mangi tu, allora?”
Tero mi sfilò il piatto incriminato da davanti “Grazie, compagno!” ed iniziò a mangiarlo senza problemi.
Che ti venga mal di stomaco…!!! Una colica…qualcosa!!!
Alla fine la mia dolce metà condivise il suo kichri con me e mi sedai le papille gustative.
Prossima volta: sushi!

~~~

Note del capitolo:
- Jinhà è una parola hindi (che ho scritto alla cavolo ma in fonetica è più o meno corretta) e significa ‘sì’;
- il kichri è un piatto tipicamente indiano di verdure finemente grattugiate, cotte o crude, mescolate a yogurt, lenticchie e riso, condite con sale, pepe e coriandolo.

Aggiornamento lampo! xD
Lo so, lo so...innumerevoli giorni sono passati dall'ultima volta ed mi addosso tutta la colpa! QQ
Purtroppo il mio blocco si sta solidificando almeno per DOR, per l'altra mia storia butto su i Black Sabbath ed il caro vecchio Alice Cooper e scrivo 'lentamente' come una pazza. xD
Sono in ritardo per gli auguri ma spero che il vostro 2013 vi dia molte soddisfazioni...a me in tutta sincerità piace ancor meno del 2012...=\
Bando alle ciance e ringrazio tantissimo le recensitrici dell'ultimo capitolo ovvero Petitecherie e CrystalRose.
*In background parte la musica e Hermes fa ciao con la manina ai lettori, cercando di fare la pucciosa con Ozzy che gnaula a squarciagola*
Alla prossima
Hermes

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Capitolo 64
*** 64 ***


5 Maggio 2018, ore 13 e 23
Stati Uniti, New York, Broadway

L’inaspettata vacanza stava scalando velocemente la classifica dei nostri momenti più divertenti in tour…
Eravamo tutti rilassati e decidemmo di uscire assieme per la Grande Mela quel giorno.
Anette insisteva per fare un giro nei grandi magazzini…a suo dire non potevamo aspettare che arrivassero i bagagli per cambiarci, quindi passammo la mattina in shopping e poi ci avviammo a Central Park con tutto l’occorrente per un mega picnic con tanto di pallone da calcio, tramezzini e bocce.
Ed ora, rifocillati e rilassati, camminavamo per le strade di Broadway dopo aver fatto una capatina all’hotel per lasciare gli acquisti e farci una veloce doccia.
Marco sfoggiava un fiammante nuovo paio di boxers di Lupo Alberto e li mostrava a tutti come un bambino a Natale.
I miei però erano più belli con zio Paperone e la numero uno.
Eravamo in cerca di un film per far passare il pomeriggio e dopo un po’ ci imbattemmo in un cinema che dava Quarantena, il remake americano del REC spagnolo.
Quell’horror aveva vinto un mucchio di premi nell’ultimo anno. Jukka e Marco sbavavano dalla voglia di vederlo, letteralmente. Anch’io.
Anette ed Emppu invece si erano aggrappati stretti, ciascuno per un mio braccio.
“Ma siamo proprio obbligati…?” domandò il chitarrista dolcettoso con ansia.
“Non possiamo guardare qualcosa di un po’ meno drammatico?!” gli fece eco An, osservando lo scabroso poster.
“Dai ragazzi…un po’ di sana paura fa bene ogni tanto…stimola l’adrenalina e-” dissi con tono rassicurante, ma l’espressione di An mi raccontava tutta un’altra storia.
“Oh dai! Cosa volete che sia un’oretta a spasso con gli zombie! Ci siamo noi a difendervi, su!” fece Marco.
Poveri loro…
Così comprammo il biglietto comitiva e ci infilammo in una row di sedili con una quantità di popcorn da far invidia a tutti i presenti.
Anette non mi aveva ancora lasciato andare il braccio e si sedette fra me e Marco.
“Siamo in vena di coccole?” le domandai, cercando di tirarle su il morale.
“Sei cattivo avresti potuto portarmi a vedere Autumn in New York! Le coccole sono il minimo.” brontolò cupa.
“Non sono un grande fan di Richard Gere, tesoro…”
“Ma se ti nascondi sempre dietro il divano quando guardo Pretty woman!”
“Zittati!” dissi frettolosamente, prima che la sentissero ed il mio onore finnico venisse schiacciato.
“Eheheheh…” ridacchiò lei, tirandomi la barbetta e lasciandomi un bacino sulla mascella.
Un coro di ‘shhh!!!!’ proveniente da Marco e Jukka mi fece alzare lo sguardo al grande schermo dove la pellicola era appena iniziata…
E vai con il massacro!

~ un’ora circa dopo
Quell’horror non era male, forse un po’ troppo buttato sullo stile americano ma c’era materiale da far rizzare i capelli anche al più impavido. Tanta psicologia data dalla telecamera fai-da-te ed la giusta dose di sangue tanto per colorare un po’ il tutto.
Emppu era saltato in braccio a Jukka e mugugnava che voleva andare via da quel buio postaccio. Il batterista era sudato e mostrava un pallore cadaverico ma rimaneva seduto al suo posto.
Marco russava con la bocca aperta ed Anette ormai stava per staccarmi il braccio di netto dal corpo se avesse continuato così. Io in prima persona la trovavo affascinante come pellicola, al massimo leggermente inquietante.
“Tuomas, non ce la faccio…ti prego!” mormorò Anette che da ormai più di mezz’ora aveva proprio smesso di guardare lo schermo e si era intrufolata nella mia giacchetta. Le urla agonizzanti sembravano delle unghie su una lavagna e rimbombavano nella sala oscurata.
“Dieci minuti ed è finito, tes-”
“No!”
Povera mogliettina…
Si districò e corse via a gambe levate, seguita a poca distanza dal nano che trascinava via Jukka, aggrappatosi alla sua caviglia. Ero preoccupato e rimasi al mio posto fino al finale poi uscii nell’atrio in cerca dei tre disertori.
Trovai Anettina seduta su una panca vicino alle toilette e quando mi sedetti accanto a lei, sbuffò.
“Jukka sta vomitando in bagno, c’è Emppu con lui.” disse col labbro tremulo…la mia piccolina!
Feci per stringerla fra le braccia ma lei si agitò e dovetti accontentarmi di posarle un braccio sulle spalle.
“Dai Nettie, era solo un film…ci sono io a sconfiggere i cattivi qui con te.” la rassicurai.
“ODIO quel nomignolo!” abbaiò lei furiosa, tanto che pensai mi avrebbe strappato a morsi la mano “E comunque sei tu la bestia…ti avevo supplicato di no ma hai voluto a tutti i costi che venissi anch’io, adesso avrò gli incubi e dovrò tenere la luce accesa di notte!”
A quel punto mi sentivo leggermente contrito nei suoi confronti…poi arrivò l’idea diabolica, muahahahhah
“Tesoro?”
“Cosa vuoi?!”
“Sai perché mi è piaciuto tanto quel film?”
“No e non ci tengo a saperlo!”
“Tsk tsk…” feci, muovendo il dito “Perché il più delle volte penso che vorrei mangiarti…infatti ti mordicchio spesso negli ultimi tempi.”
Anette si era irrigidita sotto al mio braccio e strinsi di più la mano sulla sua spalla con un sorrisaccio da demonio.
“Stasera mi faccio prestare uno di quei grossi coltellacci dalla cucina dell’hotel e ti squarto mentre dormi…non vedo l’ora di farti arrosto, gnam!” e la morsi giocosamente sotto l’orecchio, non troppo forte.
Quello fu troppo per i suoi nervi già provati dal film. Scattò in piedi e corse di nuovo nella sala urlando “AIUUUUUUTTTTTTOOOOOO, Marco!!!”
Intanto io me la ridevo…so che pagherò questa cattiveria ma cribbio è troppo divertente!

7 Maggio 2018, ore 9 e 23
Stati Uniti, New York-Poughkeepsie

Quel mattino i nostri bagagli erano finalmente tornati dal viaggio di piacere e ci imbarcammo nel nostro pulmino superaccessoriato per un’altro lungo tour di tre settimane sul suolo nord-americano.
Eravamo sparati a tutta manetta sulla strada, sotto un sole cocente ed i ragazzi avevano appena scelto una cuccetta ciascuno, feci per prendere la mia solita cuccetta in alto quando Anette mi bloccò.
“La tua penitenza non è ancora finita!” dichiarò con occhio cattivo.
Mugugnai una debole protesta ma non osai contraddirla…in fondo me lo meritavo.
Avevo passato le due sere precedenti a dormire nella vasca da bagno della nostra camera d’albergo ed avevo la schiena a pezzi…manco un cuscino mi aveva passato il convento!
Intanto lei mi indicò la minuscola porticina del bagno.
“Quello è il tuo nuovo indirizzo per il resto di maggio, Tuomas. Cerca di non dimenticartelo!” disse secca.
Nelle retrovie Emppu mormorò “Mamma mia…speriamo che non si arrabbi con noi!”
Jukka si grattò il naso “Possiamo sempre ricattarla con la cioccolata!”
Intanto mogio, lasciai la mia valigia sulla cuccetta…
Devo trovare un modo per mondarmi dai miei peccati o qui ci lascio le penne!

18 Maggio 2018, ore 21 e 40
Canada, Calgary-Victoria

Erano di nuovo on-the-road, con quasi un giorno di guida per il prossimo set ed i ragazzi - dato che non avevano trovato di meglio da fare – si erano dati al Drunken Uno, scolandosi nel corso del pomeriggio cinque bottiglie di Jägermeister. Una a testa più cicchetto abbondante per ciascuno.
Per dirla breve, erano praticamente sul punto di addormentarsi per la sbornia.
Adesso ridacchiano su un non-sense di Mape e Tero sta cercando di infilarsi una biro nel naso…tipica routine del caravan Nightwishiano.
Negli ultimi giorni Tuomas aveva dormito ancora in bagno e non si era lamentato… sembrava un po’ abbacchiato ed Anette iniziava a prendere in seria considerazione l’idea di perdonarlo.
Comunque quel film le aveva provocato incubi per una settimana!
Non poteva essere considerata un cuor di leone, proprio no!
La nostra beniamina in quel mondo di rudi maschioni aveva appena finito una doccia e passò accanto al tavolo verde per versarsi un succo d’arancia quando venne afferrata e si ritrovò subito dopo seduta sulle ginocchia di Tuomas.
Anette!” mormorò roco il tastierista, stringendola stretta come se fosse una boa in mezzo all’oceano, il suo naso che frugava fra i capelli dietro la nuca.
Lei cercò di allentare la presa ma Tuomas mugugnò qualcosa triste. Oh povero cucciolo…
“Paperottolo, non respiro così…” disse dolcemente, accarezzandogli la coda di cavallo.
“Mi manchi, An…ti prego.” borbottò, mischiando le parole, dall’odore di alcool che aveva addosso doveva aver perso anche lui la sua buona fetta di partite “Non guardiamo più film…voglio dire, non ti ci porto più. No, ho sbagliato…”
Lo zittì con un dito “Stai tranquillo…non sono più arrabbiata.”
Affondò la faccia nell’incavo del suo collo e la punzecchiò con la sua ispida barbetta di proposito, strofinando.
Ma quanto è adorabile quando è ubriaco?
Anette dette un’occhiata alle carte che aveva in mano e decise che era meglio farlo smettere prima che si bevesse del tutto il cervello.
“Ragazzi, Tuom ha sonno e si ritira.” disse, massaggiandogli la base dello scalpo.
“Eh no! L’Uno è una cosa seria! Una tradizione!” sbottò Marco, più addormentato che sveglio e colpendo con una gomitata Tero sul naso, mandandolo a gambe all’aria mentre ridacchiava.
Jukka gli posò la testa sulla spalla rintronato come pochi, ma alzò comunque una mano “Voto anch’io, qualsiasi cosa sia!”
Emppu invece si era addormentato da tempo ed era scivolato sotto il tavolo, russando alla grossa.
Non trovando alternative la cantante lasciò un bacino sulla guancia del marito e lo indusse a giocare la partita, promettendogli che avrebbe passato la notte sul soffice materasso della cuccetta.
E così fu ed An lo guardò mentre si addormentava felice come una pasqua con le coperte tirate fino al mento e aggrappato al suo fedele pupazzo dell’orso Yoghi che gli avevano regalato Ewo e Tero alcuni giorni prima dopo averlo trovato in un autogrill.
Bambinone adorabile…
Pensò Anette, ogni traccia di arrabbiatura svanita.

7 Giugno 2018, ore 12 e 40
Germania, Nürburg, Rock am Ring

“Finalmente! Yippie!!!” strillò Joseph, schizzando da una parte all’altra del parcheggio caravan delle band mentre i ragazzi dei Nightwish lo guardavano ridacchiando.
Al piccolo Holopainen era stato finalmente permesso di aggregarsi alla troupe per il tour estivo europeo. L’anno scolastico l’aveva finito con ottimi voti – senza contare il disastro in grammatica finlandese – ed Tuomas non aveva potuto rimangiarsi la parola quindi il figlio era arrivato in tempo per la prima data in Germania accompagnato da nonna Kirsti e nonno Pentti, eccitato come una cavalletta.
I giorni prima del suo arrivo erano stati febbrili.
Anette – padella in mano – aveva persuaso Tero e la sua allegra banda di finlandesi pazzoidi a far sparire tutti i vari oggetti di dubbia provenienza in giro per il pullman, comprese le bambole gonfiabili ed i mazzi di carte da gioco con donnine poco vestite. Per il resto Jukka ed il tecnico avevano nascosto le scorte d’alcool di loro, temendo che il minipoeta fosse venuto su con il biberon di vodka.
Poi la vocalist aveva fatto ripulire il pullman peggio di un ospedale e la visione di Tuomas, Marco, Emppu e Jukka con guantoni di gomma rosa, scopettone e grembiule da brava massaia aveva scatenato tutta una serie di risa incontrollabili. Anette in gran segreto aveva scattato una foto ai componenti dei Nightwish in modo di poterli ricattare in caso di bisogno, ed Emppu poi era talmente carino con il grembiule di Minnie!
Mentre Joseph sfogava la sua energia accumulata per il piazzale, Tuomas fece per accendersi una sigaretta…
“Tuomas tesoro, dovresti smetterla con quella robaccia!” lo rimproverò Kirsti con un’occhiata severa, facendolo arrossire fino alle punte dei capelli.
“Mamma!” borbottò il diretto interessato mentre dagli altri partivano delle risatine.
Anette gli sfregò una spalla, consolante.
Sarebbe stato un fine settimana molto duro per il suo paperottolo…
Gli occhi di lei si posarono su Joseph che adesso aveva preso a giocare a calcio in squadra da tre con alcuni ragazzi della troupe e Mape.
Si era di nuovo allungato di un paio di centimetri ed aveva perso un po’ delle paffutezza dell’infanzia. Stava crescendo.
“Come va la tua voce, Anette cara?”
“Meravigliosamente…non mi sono mai sentita tanto in forma Kirsti, davvero!” esclamò lei con un sorriso sicuro.
“Devi proprio vederla ed ascoltarla, mamma. Non c’è né più per nessuno con lei sul palco.” commentò Tuomas con un sorriso soddisfatto “Le sue note più basse mi invogliano a scrivere canzoni di stampo diverso per il prossimo album e non vedo proprio l’ora.”
“Sei già al prossimo album?” domandò lei, stupita da tanta velocità.
Tuomas sorrise.
Ed in quel sorriso c’era una promessa.

~~~

Ecco finalmente un primo accenno alle scene richieste della Lalla, ovvero Joseph in trasferta con i Nightwish! xD
Questa sua entrata in scena sarà un po' spalmata fra più capitoli perché ho avuto molte idee...spero solo che questo piccolo incipit e tutto il resto piacerà alla diretta interessata, io mi sono divertita tantissimo a scriverlo! =D

Questa volta vi porto un chappy leggermente più lungo dove accenno anche ad Imaginaerum...ma la via al nuovo disco sarà ancora lunga e piena di sorprese *Hermes strizza l'occhio, misteriosa*
In settimana ho ripreso in mano le bozze di DOR ma non posso dire di aver fatto granchè, l'ho solo riletta. Dopo un lungo periodo di stop come questo devo rientrare nell'ottica della storia cercando di non dimenticare niente per strada. ^^"
Ringrazio col cuore le anime buone che hanno dedicato alcuni minuti per recensire lo scorso capitolo ovvero Petitecherie, CrystalRose e _Uneksia_.
Un ringraziamento va anche a tutte le persone che seguono la storia e l'hanno messa fra i loro preferiti.
Ciao a tutti e ci rivediamo prossimamente con un nuovo capitolo dall'isola che non c'è...xD
Hermes

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Capitolo 65
*** 65 ***


10 Giugno 2018, ore 15 e 30
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Uffa! Che lagna!”
Il piccolo sommo poeta sbuffò, seduto al tavolo della sala con la testa appoggiata alle mani e sguardo annoiato.
Anette aveva cercato di aiutarlo con la sua ovvia carenza in finnico ma non avevano raggiunto risultati apprezzabili…anche perché aveva ereditato uno dei difetti di Tuomas. Se non si trattava di musica e di Aku Ankka la sua attenzione era meno di zero!
“An…abbi pietà di lui dai…” la pregò Tuomas quietamente dal divano dove leggeva la sua nuova copia fiammante di Paperino.
Così la donna osservò corrucciata il marito.
Dopo mesi e mesi di tour potevano finalmente godersi sedici giorni in completo relax nella loro casetta galleggiante prima di un nuovo gig nella capitale e dell’inizio del tour estivo europeo.
Ed in quella manciata di giorni si riducevano le loro vacanze estive e se per Joseph quei mesi sarebbero stati impossibili da dimenticare grazie alle trasferte, lei voleva che non rimanesse indietro con i compiti estivi.
“Non sei mai stata poi così brava a scuola…” commentò il tastierista, voltando la pagina del giornalino mentre Joseph rizzava le orecchie a quella rivelazione.
“Ah sì? Davvero, pà?”
“Le ho fatto un mucchio di ripetizioni di matematica…per non parlare delle scienze naturali.” (*)
“Visto?!” esclamò Jo, vittorioso “Poi non dirmi che non mi applico, mamma!”
“Nessuno è perfetto…comunque non ho mai raggiunto il grado ‘desolante’ in finnico come qualcuno di mia conoscenza!” replicò lei, arruffando i capelli al figlio.
“In inglese vado molto meglio!” si difese Joseph.
“Grazie…siamo tutti capaci.” commentò con cattiveria e ghignetto Tuomas, Joseph gli tirò la gomma da cancellare che l’uomo parò con il giornalino.
“Dai Tuom!” lo riprese debolmente An, ma ormai era tardi i due maschi avevano iniziato un match di lotta e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarli.

21 Giugno 2018, ore 8 e 55
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Erano arrivati un paio di giorni prima da Kitee per imbarcarsi nelle nuove date.
C’era ancora tempo ed Anette contava di andare a trovare Johan, Bea, François ed altri.
I suoi due uomini di casa confabulavano da un po’ qualcosa in gran segreto ed il giorno prima si erano offerti incredibilmente di andare a fare la spesa ed erano tornati a casa con cinque borse stracolme, il povero Joseph che barcollava sotto al peso. Avevano rifiutato la sua offerta di aiutarli e l’avevano praticamente diseredata dalla cucina quella sera…
Non credeva ai suoi occhi quando la mattina dopo trovò quella particolare stanza barricata con tanto di Keep out! sulla porta.
La donna bussò timidamente, alzando un sopracciglio quando sentì qualcosa di metallico cadere per terra e l’imprecazione masticata di Tuomas.
“Papà! Sei un disastro!”
Un attimo dopo Joseph aprì l’uscio di tre centimetri ed uno dei suoi vispi occhi smeraldini guardò fuori.
“Ciao mamma! Vero che è una mattina fantastica?!” commentò, proprio come avrebbe fatto François quando voleva distogliere la sua attenzione da qualcosa.
“Tesoro cos-” non fece in tempo a dire lei che Joseph le porse la sua tazza di tè mattutina con sul piattino un’accurata selezione di biscottini danesi.
“Scusa Ma’, si è rotto il lavandino e papà lo sta aggiustando solo che il pavimento è tutto allagato…!”
“Ma…è grave?” domandò lei, leggermente preoccupata. Da quand’è che Tuomas si era dato al fai-da-te?
“Tranquilla! Tutto sotto controllo!”
Ed il suo figliolo richiuse la porta con due mandate di chiave.
Qui c’è puzza di segreto…ma per adesso godiamoci la colazione ed i biscottini, gnam! I miei preferiti!
Quindi si preparò per una giornata fuori casa e quando passò per avvisarli Joseph le augurò di divertirsi.
Raggiunse la casetta dei suoi genitori e lei e Bea uscirono per una mattina esclusivamente madre e figlia.
All’ora di pranzo chiamò casa per avvertirli che avrebbe pranzato fuori, chiedendo come andava e Joseph la rassicurò che era tutto a posto ma adesso avevano avuto un piccolo problema con la lavatrice…per stasera mi tireranno giù il condominio se continuano così, che poi…cosa cavolo vanno a toccare la lavatrice?!
Dopo aver salutato sua madre decise di andare fino al Teatro per vedere come se la passava François ma ci rimase con un palmo di naso quando trovò il suo ufficio chiuso.
Domandò ad uno dei tecnici e le rispose che il baffo aveva preso un giorno di malattia.
Quindi Anette fece il numero del suo miglior amico, preoccupata.
“Fra…son passata al Teatro ma mi han detto che-”
“Oh…tesoro!” la interruppe il baffo con tono lugubre e soffocato “Che meraviglia sentire la tua soave vocina!”
“Cosa è successo? Hai bisogno di qualcosa? Posso aiutarti in qualche modo?” domandò lei in ansia.
“No no no…è che c’è stata una pandemia giù al Teatro e mi sono preso l’influenza. La mia povera salute cagionevole…ah!”
“Vengo a trovarti.”
“NO no no no…per la carità. Sono altamente infettivo, Anettina e tu devi girare in tour, non pensarci nemmeno tesora!” le spiegò suadente.
“Ma c’è David con te vero?”
“Certo…il mio povero caro ti saluta tanto sai.”
“Ah bè…allora sei in buone mani…”
Parlarono ancora un po’ poi Anette lo salutò, ma perché François le aveva dato l’impressione di star parlando con il naso pinzato fra due dita?!
Scosse la testa e tornò in centro, alla ricerca di qualche nuovo capo per le prossime date, peccato che non ci fosse Fra con i suoi consigli!
Un paio d’ore e poi si diresse verso la biblioteca cittadina per spulciare gli scaffali ma non trovò molto, quindi deviò su un paio di grandi librerie sempre ben fornite. Aveva bisogno di rimpinguare le sue scorte o si sarebbe annoiata da morire in trasferta.
Ormai erano quasi le sette di sera ed il sole era ancora altissimo nel cielo, proprio come era giusto che fosse a quel parallelo.
In più era il solstizio d’estate ed l’astro sarebbe rimasto appena sotto il confine dell’orizzonte solo per tre ore quella notte, creando una sorta di giorno perenne dove nemmeno le stelle sarebbero state perfettamente visibili.
Dato che era ancora praticamente chiaro decise di passare dal parco a piedi per tornare a casa tanto che quando arrivò erano quasi le otto ed il sole aveva iniziato lentamente la sua discesa verso l’orizzonte.
Notò con crescente sospetto che nella via non era rimasto un parcheggio ed salì le scale, aprendo la porta d’ingresso.
“Sono tornata!” disse ad alta voce, ma si zittì subito quando notò il buio pesto, Tuomas e Joseph dovevano aver tirato le tende.
Chiuse la porta e premette il pulsante della luce senza successo…lampadina fulminata? Strano…ieri funzionava benissimo…
“C’è qualcuno?” domandò facendo due passi avanti e provando la luce della camera di Jo.
Anche questa fulminata?! Ma che cavolo hanno fatto quei due matti?!
A tentoni si avviò verso il salotto, sperando di non incespicare nel tavolino e raggiungere la finestra ma lì…
Sentì l’inconfondibile rumore di uno zippo del marito che faceva scintille e – piano piano – l’oscurità venne illuminata dalla luce tremolante di una, due, tre candele.
Alla fine ne vennero accese almeno una ventina, rischiarando la stanza dove era iniziato un coro baritonale di Happy birthday to you…
Alla luce tremolante vide Marco, Jukka, Emppu, Tuom, Jo, Fra, David, Ewo e Tero tutti assiepati dietro al tavolino.
“Dai Anettina! Soffia sulle candeline su!” esclamò François, miracolosamente guarito dall’influenza.
“Ragazzi…” balbettò lei, poi si chinò ed espresse un desiderio.
Joseph tirò le tende inondando la stanza della luce ramata del tramonto ed Anette vide il super mega lavoro che avevano fatto addobbando a festa il salotto con tante ghirlande lilla ed azzurre, qua e là per la stanza stavano alcuni vasi pieni di iris e camelie.
La torta era glassata di verde con delle mini meringhe ed un grosso 110 scritto con il cioccolato.
“Buon compleanno, mamma!” esclamò Jo, tirandola avanti dove tutti la salutarono e l’abbracciarono affettuosamente.
Per ultimo Tuomas che si nascondeva leggermente in imbarazzo dietro alla torta. Anette lo acchiappò in modo che non potesse scappare e gli lasciò un bacio sulla punta del naso.
“L’avete sfornata tu e Jo quella supertorta?” gli domandò.
“Lo so che è bruttissima…ho sbagliato con il colorante per dolci, ecco…” borbottò il tastierista triste.
“Ma no, tesoro…cos’è quel centodieci però?” domandò Anette curiosa.
“Sta per il totale di concerti (**) che abbiamo fatto finora dall’inizio del tour, Anettina!” rispose Emppu.
“Un bel traguardo sirenetta! Brava!” esclamò Jukka, lasciandole una pacca sulla spalla.
“Oh ragazzi…”
“Non ti mettere a piangere Anettuccia od andiamo a finire in una valle di lacrime!” disse Marco con un ghigno “Quindi iniziamo ad aprire i regali!”
“Non dovevate…” si sfregò una lacrima ed afferrò il pacco dalle mani del vichingo che era leggero.
Si sedette sul divano attorniata da tutti ed iniziò a scartare.
“Vediamo un po’ se aprendo i regali indovini chi ti ha regalato cosa…” scommise François con un sorrisetto sotto i baffi.
Intanto dalla carta era uscito un i-pad nuovo di zecca.
“Così potrai mettere in pensione quel portatile che vi portate dietro…pesa anche meno!” commentò Marco.
“Grazie!”
Jo arrivò con una scatola grande e sottile, tenuta ferma con un nastro argentato. Anette slegò il nastro mentre François fischiettava in sottofondo.
Ed la donna trattenne il respiro quando vide il vestito di seta e tulle color pervinca cangiante verso il turchese “Oddio Fra non sarà mica…”
“L’ho fatto arrivare apposta dalla boutique Dior di Paris. Spero di aver azzeccato il colore…” e le fece un occhiolino complice.
“Ti sarà costato un occhio della testa!”
“Certo…ma ho avuto un aiutino…” ed il baffetto indicò David che sorrise “Non vedo l’ora di vedertelo indossare, Anettina! Sembrerai una fata!”
“Dopo! Adesso apri gli altri regali, dai!” esclamò Emppu, arrivando con due pacchetti “Questo è mio e di Jukka! L’altro è di Ewo e Tero.”
Il primo era un dvd con uno slide show con le foto del chitarrista ed i video di Jukka che racchiudevano i backstage ed i loro momenti indimenticabili di quella prima parte del tour.
Invece Tero ed Ewo avevano finalmente deciso di regalarle un sistema di earplugs nuovi, dato che i suoi le fischiavano praticamente sempre nelle orecchie quando era sul palco.
“Grazie! Grazie davvero!” ripeté di nuovo lei, commossa.
“Mamma! Dai, vai a provare il vestito di zio!” disse Jo, mettendogli in mano il delicato ammasso di stoffa e facendosi aiutare da Tuomas.
Così Anette finì nella sua stanza, mentre Tuomas attendeva, facendo la guardia alla porta.
Alcuni minuti dopo però dovette chiamarlo per i rinforzi dato che non riusciva a tirare su la cerniera da sola.
Il tastierista eseguì poi le afferrò il polso e le disse “Dammi un attimo e ti libero, Principessa.”
“Okay…” intanto lei si torceva tutta per guardare cosa stava facendo.
Tuomas stava trafficando con il suo braccialetto dei ciondoli e quando la rilasciò Anette prese a studiare minuziosamente la catena sotto la sguardo divertito del tastierista.
Non ci volle molto prima che scoprisse il nuovo ciondolo: un sole.
“Che significa?” domandò confusa.
Tuomas ridacchiò “È molto semplice…”
“Illuminami sommo poeta…” gli aveva posato le mani sulle spalle, mettendosi sulle punte dei piedi e guardandolo negli occhi.
“Sei davvero bellissima in questo vestito, lo sai?”
“Non deviare, Holopainen…”
Stavano per baciarsi quando arrivò la voce del baffo dietro la porta.
“Tuomasuccio! Se trovo una grinza in quel vestito dovrai vedertela con la mia ira! Togli le tue zampacce sporche di burro e cioccolata da Anettina!”
“Ahem…momento saltato…” commentò il diretto interessato, posandole entrambi i palmi delle mani sulle sue guance e lasciandole un casto bacio sulle labbra.
Poi la prese per mano e tornarono nel salotto dove le sorprese non erano ancora finite…

TO BE CONTINUED...

~~~

(*) piccolo riferimento ad un episodio inedito che leggerete in ‘The Fling’, il prequel di DOR.
(**) ho controllato! xD Il 21 Giugno 2008 erano a quota 110, escludendo ovviamente quelli cancellati! L’idea mi è venuta guardando Made in Hong Kong…poi ditemi che non mi applico =D

Ma quanto è dolce la mia famigliola felice? xD
Dolce da diabete...ed il prossimo sarà anche peggio! Quindi preparatervi i fazzolettini per tamponare le lacrime di felicità...LoL
Come al solito ringrazio moltissimo i recensori dello scorso capitolo ovvero Petitecherie e CrystalRose! Ragazze ho visto i vostri aggiornamenti, passo appena ho tempo! @o@
Sto finendo di scrivere l'ultimo capitolo con Jo al timone della banda di esaltati in tour xD, però devo continuare a darmi da fare se voglio che la storia non si blocchi!
In questo momento sto riempiendo uno dei tanti vuoti enormi che avevo lasciato nella storia e mi rendo conto con orrore che sono lentissima! LoL
Non tanto nello scrivere ma nel limare e betare!
Joseph: Scusatela ma la zia Hermes è una maniaca della perfezione...xD *fa pat-pat sulla schiena della Fra, consolante*
Ci rivediamo la prossima settimana con la continuazione di questo capitolo. Ciao! =*
Hermes

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Capitolo 66
*** 66 ***


21 Giugno 2018, ore 20 e 07
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

La torta nonostante il suo color verde speranza era buonissima.
Cioccolato e menta…slurp!
Intanto Jo e Marco stavano impostando l’i-pad ed il biondo barbuto gli insegnava tutti i trucchi mentre Emppu e Jukka litigavano per il telecomando della tv ed la vaschetta del gelato all’amarena.
Ewo era impegnato al telefono e Tero stava spiegando ad Anette il funzionamento dei nuovi auricolari quando Tuomas – seduto accanto a lei – sganciò la bomba.
“Allora? Per quando vi sposate?”
Anette voltò la testa di scatto verso di lui “Chi si sposa?” poi seguì lo sguardo del marito…oh per tutti i cherubini!
“David tesoro…te lo sei fatto sfuggire tu?!” sibilò il baffo, lanciando un’occhiata assassina al rosso che si fece piccolo piccolo.
“Hem…potrei averlo accennato sì, ma solo per caso!” confessò Dave con un che di scusa negli occhi grigi.
“Ma…ma…ma…” Anette stava indicando i due, smarrita “Perché non me l’avete detto?!
Tuomas le prese le mani fra le sue con pazienza “Perché volevano farti una sorpresa, An.”
Anette fissò incredula la fedina che – in effetti – François aveva preso a portare da qualche tempo.
Aspetta…facciamo i conti…l’ultima volta che li ho visti era Natale, quindi…siamo a Giugno. Per tutte le moffette! Sono addormentata come un grizzly!
La donna si alzò e prese le mani di entrambi, commossa “Siete una coppia stupenda e sono così felice…oddio sto per mettermi a frignare…”
“Ehm…Anettina cara?” domandò François timido.
“Sì?”
“Ora che lo sai avrei una richiesta…”
“Tutto quello che vuoi! Sono anche pronta a farti da damigella d’onore e cantarti il repertorio della Callas!” replicò lei ridendo.
Dave sorrise e commentò “Beh allora Fra ha previsto bene con il vestito…”
“Accetteresti, An? Mi piacerebbe anche che mi facessi da testimone, ecco…” il baffo aveva raggiunto il colore di una ciliegia compiaciuta.
“Ma certo che sì!!! Volerei anche in Alaska per il tuo matrimonio, caro! Non me lo perderei per niente al mondo!” e lo abbracciò forte poi si voltò verso David “Hai già scelto il tuo, Dave?”
“Certo…” ed accennò con la testa dall’altra parte del salotto dove Tuomas la salutò con un sorrisetto.
Anette tornò a sedersi accanto al tastierista, punzecchiandolo con un piccolo broncio “Tu sapevi tutto…e non mi hai detto niente!”
“Una sorpresa è una sorpresa…” si difese lui, afferrandole la mano.
“Avete già deciso una data?” domandò lei.
“Non proprio…pensavamo tra un anno, magari...fine estate od inizio autunno…”
E via con la discussione sui preparativi per il matrimonio…che meraviglia, il mio baffo si sposa! Snif!

22 Giugno 2018, ore 2 e 34
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

“Allora…mi spieghi il segreto del nuovo ciondolo, Tuomas?” arrivò il sussurro di Anette.
“No. Proprio perché è un segreto.” rispose il tastierista con un sorriso, ed un braccio sopra gli occhi per evitare la luce dell’alba.
La festa si era conclusa verso mezzanotte e Joseph era crollato all’una, giusto in tempo per aiutarli a ripulire e lasciare loro un po’ d’intimità.
Adesso erano comodamente rilassati nella penombra della stanza in attesa che Morfeo decidesse di accoglierli nel suo abbraccio.
“Uffa…” borbottò la donna, girandosi su un fianco e dandogli le spalle.
Tuomas ridacchiò e la seguì, circondandole la vita con un braccio, uno vicino all’altro come due cucchiai.
“Aiutino: che cos’è il sole?” le domandò allegro.
“È un pianeta.”
“No, è una stella.” la corresse con delicatezza Tuomas “Una stella che oggi – il giorno del tuo compleanno – rimane sopra l’orizzonte per quasi 19 ore consecutive e nemmeno quando tramonta la sua luce si estingue del tutto tanto che le altre stelle si notano appena.”
“Cosa-”
“Tu sei come il sole, An. Sei allegra e sorridente e sei la stella che offusca – offuscherà - tutte le altre. Puoi anche tramontare e riposare qui accanto a me ma continui a scaldarmi. In poche parole sei il mio astro fisso, il sole che illumina l’universo dell’Ocean Soul anche in un solstizio d’inverno.” confessò piano il tastierista al suo orecchio “Vicina o lontana con te non c’è ombra od eclisse, e questo può essere leggermente irritante per un gufo come me ma l’importante è che sei fedele a te stessa ed alle tue emozioni. Adesso hai capito qual’è il significato del sole?”
Il tastierista le lasciò un bacio sulla spalla.
“Quando parli così mi fai sciogliere come un cioccolatino…” gracchiò lei commossa.
“Me ne sono accorto, sai?”
“Approfittatore!”
Tuomas sorrise contro la sua pelle morbida “Ma davvero…un mascalzone che ti ricatta con la torta più brutta di quest’universo…”
“Era carinissima! E buona! Devi solo prendere un po’ la mano con le dosi!”
“Okay…”
La luce crescente dell’alba si stava facendo sempre più intensa ed il primo raggio di sole scivolò timido sulla parete verde limone.
“Tuom…?”
“Hmmm?”
“Dopo il tour…ti piacerebbe provare…ecco.” aveva iniziato ad agitarsi e girava i pollici, irrequieta…in più era rossa come un gambero!
“Se fosse solo per me tenterei anche subito, An. Non hai manco il bisogno di chiedermelo.”
“Tuom!”
“Me l’hai chiesto…”
“Ah…lascia perdere!” Anette si alzò a sedere dalla sua parte e – senza alcun preavviso – si beccò una cuscinata in testa da guinness quando si voltò trovò il marito a pancia in giù aggrappato al cuscino con un sorrisino traditore.
“Vuoi fare il bambino, eh?” commentò lei, acciuffando un guanciale.
“È proprio qui che ti sbagli, An. Io sono un bambino!” rispose lui con un occhio aperto e la linguaccia.
“L’hai voluto tu!”

Come andò a finire? Oh beh…più o meno così…

La guerra di cuscinate andò avanti per una mezz’oretta, ed i poveri guanciali ne soffrirono altroché per non parlare del materasso sul quale avevano saltato.
Il sole oramai inondava la stanza che era vaporosa di piume quando sentirono un discreto e gentilissimo toc-toc! alla porta della loro stanza.
I due si guardarono leggermente preoccupati poi corsero a cercare qualcosa da mettersi addosso.
Quando aprirono la porta ci trovarono Joseph che li fissava con un’occhiata a dir poco truce.
“Tesoro, posso spiegart-” iniziò Anette, ma il dito indice del figlio la bloccò sul posto.
“Allora…voi sarete anche adulti e tutto. Lo capisco che avete i cuoricini al posto degli occhi quando vi guardate, blah blah blah tanto amore e miele. Ma la cagnara che avete fatto fino adesso non è accettabile! Manco all’asilo ci si comporta così! Mi dite sempre che non posso saltare sul materasso…ultime parole famose! Non sono nemmeno le quattro del mattino e voi avete la bella idea di svegliare la gente che dorme! Roba da pazzi! Se non la smettete in questo preciso istante e non ripulite questo casino farò una soffiata a Tero, mi stabilisco dallo zio Fra e vi ricatterò a vita. Sono stato cristallino?”
I due interessati annuirono solamente, vergognosi.
Joseph si voltò e marciò di nuovo nella sua stanza borbottando fra se e se “Marmocchi troppo cresciuti!” poi sbatté la porta.
Dopo diversi minuti Tuomas ed Anette si fissarono, un po’ imbarazzati.
“Forse ha ragione…” commentò Anette, grattandosi la testa “Abbiamo esagerato.”
“Il nostro moccioso sta crescendo…ed ha ereditato indiscutibilmente il tuo caratteraccio!” disse Tuomas, alzando le spalle.
“Guarda da che pulpito…sei tu che hai iniziato!”
“Non è vero.”
“Sì che è vero!”
“No!”
“Sì!”
“T’ho detto di no!”
“Ed io invece dico di sì!”
“Sirenetta stonata!”
“Papero imbecille!”
Qualcuno prese a pugni il muro.
“Guardate che vi sento! La volete smettere una buona volta, sì o no?!”

4 Luglio 2018, ore 20 e 32
Finlandia, Turku, Ruisrock backstage

“Ma uffa!!! E dai fammi fare almeno il soundcheck!” pregò Joseph, con un ricciolo scuro che gli cadeva sugli occhi verdi. Anette glielo rimise a posto con un sorriso.
“No. Fuori discussione. Niet. Nein. Nada.”
I tre erano seduti sull’unico divano della saletta band, mentre Emppu e Marco accordavano i propri strumenti. Jukka fletteva le braccia.
Tuomas si stava rilassando con il capo poggiato al cuscino, dita intrecciate sullo stomaco ed occhi chiusi.
“Uffa!”
“Hai già fatto quello delle prove, Jo.” tentò Anette a voce bassa, aveva appena finito di scaldarsi la voce.
“Vabbè ma non conta! Papà ha solo paura di sfigurare ecco!”
Tuomas scoccò un’occhiataccia di sottecchi al prode erede “Chi vorresti far sfigurare, tappo?”
“Proprio tu! Ecco chi!” replicò Joseph con sguardo da duro e braccia conserte “Tutti ti guardano come un dio delle tastiere ma non è mica vero…sei lento come un lumaca!”
Un principio di vapore stava iniziando a salire dalle orecchie del tastierista e Marco alzò lo sguardo con interesse, pronto a godersi una rissa.
“Non sono una lumaca!”
“Sì che lo sei! La tua tecnica ed il fraseggio fanno pena!”
“Ehm…ragazzi…” tentò An con tono pacifico, ma l’occhiata lanciata dai due maschi Holopainen fu abbastanza per zittirla.
“Io propongo una sfida…” commentò Jukka allegro “Stasera in scaletta abbiamo cinque o sei pezzi incasinati, sceglietevi i cavalli di battaglia e vediamo chi se la cava meglio.”
“Jukka!” lo riprese Anette, preoccupata.
“Esperienza decennale versus Versatilità giovanile…mi piace!” esclamò Emppu divertito.
“Accetto!” disse Joseph con occhi decisi.
“Te ne pentirai barilotto di birra!” replicò Tuomas con un sorrisetto diabolicus, scrocchiandosi le mani.
“Mi oppongo!” esclamò Anette in extremis “Rimangiatevi questa scommessa o non apro bocca stasera!”
I quattro Nightwish ed il figlio la guardarono male, la vocalist incrociò le braccia ferma nelle sue intenzioni.
“Dite che qualcuno se ne accorge se manca la voce femminile?” domandò Marco agli altri.
“Ma và là…” fece Jukka con un gesto della mano.
“Sì…pero voi zii dovete fare i neutrali! Niente favoritismi!” fece Joseph.
“Ma certo che sì, Josepuccio! Noi siamo finlandesi seri e professionali!” fece Emppu, mollandogli una pacca sulla schiena.
Anette cercò aiuto in Tuomas che però la ignorava, offeso.
“Ragazzi…” tentò ancora “Non vi sembra una sfida ad armi impari? Voglio dire…Tuomas non usa tut-”
Mister Korg le tappò la bocca con una mano e disse “Accetta…bene, è deciso! Scegli prima tu, barattolo della marmellata!”
Alla fine mandarono a sorte le tracce di difficoltà più elevata per la tastiera, scrivendole su dei pezzettini di carta e mischiandole nella tuba di Tuomas. In tutto le tracce erano sei ed a Joseph toccarono Wishmaster, Planet hell ed Amaranth. Mister Korg invece The siren, Dead to the world e Sahara.
“A chi facciamo fare da giudice?” domandò Jukka, sistemandosi la bandana in testa “Sul palco non riusciamo a sentire una benedetta mazza!”
“Tero sta registrando alcune tracce per il bootleg live, no? Possiamo passargli le canzoni che ci interessano ed il record poi ce lo risentiamo con più calma!” propose Marco, uscendo dal backstage e beccando il loro manager “Ewo, vammi a procurare un paio di earplugs in più, stasera si balla!”
“Buona idea!” esclamò Emppu.
“Le mie sono sempre delle buone idee, nano!”
“Ma fammi il piacere!”
“Jo, Tuomas…lasciate perdere, per favore.” Anette tentò ancora una volta di riappacificarli.
Joseph negò con il capo, commentando “Neanche se si inginocchia e mi chiede pietà!”
Tuomas si puntò un dito sulle labbra “Fammici pensare…la risposta è: assolutamente no!”
Niente…la guerra non si poteva evitare, poveri noi…

~~~

E Joseph c'è! xD
Il tour del mini sommo poeta inizia ufficialmente con questo chappy!
Ho avuto un po' di ritardo ma spero che le sorprese del capitolo vi abbiano fatto sorridere =)
Si ringraziano CrystalRose e petitecherie per i loro commenti...ed in generale tutti i recensori perché DOR la scorsa settimana ha raggiunto quota 100 commenti!!!
*Hermes distribuisce bugie e friciò a destra e manca*
A questo punto credo che la storia si concluderà nel giro di venti capitoli al massimo, una buona parte devo ancora scriverli quindi prendete questa notizia per quello che è...un dato puramente statistico ;)
Buona domenica a tutti!!!
Riposatevi e divertitevi! =*
Hermes

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Capitolo 67
*** 67 ***


5 Luglio 2018, ore 1 e 45
Finlandia, Turku, Hotel Irkarm

I ragazzi si erano tutti assiepati nella loro camera mentre aspettavano che Tero codificasse le tracce e masterizzasse il disco. Erano venuti ad assistere pure la crew delle luci ed i pirotecnici, tutti con birra in mano, interessati.
I ragazzi parlottavano del concerto mentre Joseph si strofinava gli occhi assonnato e Tuomas era nella doccia.
Ewo ed Emppu stavano collegando l’amplificatore ed il lettore cd con un paio di casse di riserva complete di subwoofer che avevano portato dal gig.
“Dai Jo! Hai fatto un ottimo lavoro!” disse Marco con un sorriso.
La sfida era stata presa bene dal pubblico, An e Marco avevano spiegato loro la situazione nelle pause fra una canzone e l’altra. La gente aveva applaudito come impazzita l’entrata in scena del bambino la cui testa spuntava appena da dietro le tastiere di Tuomas.
Il tastierista uscì dal bagno con un turbante in testa, in pantaloncini e maglietta proprio quando Tero arrivò con il cd.
“Il momento della verità…” fece tombale il marito con un sorrisaccio “Sei pronto a nasconderti sotto il letto dalla vergogna, Jo?”
“Holopainen! Un’altra parola e dormi nel corridoio!” esclamò Anette, pizzicandogli forte il fianco mentre si sedeva accanto a lei sul bordo del letto.
“Grazie mamma…almeno tu capisci, mi difendi e sei sportiva!” Joseph strofinò il capo sul suo braccio, raggomitolandosi.
“Anch’io sono sportivo…” borbottò Tuomas, afferrando l’altro braccio della moglie “Vero?”
“No…sei un rompiballe, ecco cosa sei!” replicò Jukka da dietro, tirandogli il turbante.
“Mollala, pianta da salotto!”
“Pianta da salotto?! Come osi!?
La rissa era appena cominciata quando Ewo si mise due dita in bocca, prese un gran respiro e fischiò, interrompendo il chiacchiericcio e tutte le altre occupazioni.
“Bene…qui siamo pronti, la giuria?”
Arrivarono borbottii dal capo del letto.
“Vi voglio belli pimpanti ragazzi, forza!”
Urlaccio di gruppo.
“Okey…ascoltiamo una canzone per volta e commentiamo alla fine sinceramente, non voglio inciuci di sorta! Dopo aver finito l’ascolto, la giuria sceglie il migliore dei due fra padre e figlio. Il vincitore si prende il posto nella band per sem- – pardon – stavo scherzando Tuommi non infilzarmi con lo sguardo!”
“Paura eh?” fece Joseph al padre con un sorrisetto.
“Ti piacerebbe, orsetto lavatore.” fece Tuomas con il naso per aria.
Anette chiuse gli occhi e sospirò “La volete piantare? Ascoltiamo questa benedetta registrazione e poi la fate finita!”
Tero fece partire il cd e tutti si zittirono mentre la tastiera di Joseph attaccava Wishmaster.
Gli ascolti durarono sì e no mezz’ora ed alla fine i commenti più ricorrenti sulle performance del piccolo erano sempre gli stessi.
In Wishmaster si era superato con dei ricami di una complessità da Mozart ma Jukka, Emppu e Marco dissero che andava troppo veloce ed avevano dovuto attaccare leggermente di corsa per stargli dietro. An ammise che anche lei aveva dovuto velocizzare le strofe per non andare fuori tempo difatti la sua voce non era molto limpida nonostante il nuovo ritmo fosse pazzesco a livello sonoro.
In Planet Hell invece i ragazzi avevano dovuto rallentare leggermente perché Jo riuscisse a cambiare tastiera, non riusciva ad usare la Karma e la Trinity una dopo l’altra a causa della sua statura e perché non ci arrivava con le dita, per il resto l’assolo assieme alla chitarra di Emppu era di una perfezione assoluta, aveva centrato tutte le note ed il chitarrista aveva sudato a stargli dietro.
Amaranth invece era venuta pressoché perfetta tanto che anche Tuomas tese una mano ad Joseph “Complimenti…”
“Nah…non era tanto difficile…” si schernì il piccolo, un po’ rosso, stringendogliela.
Poi arrivò la volta delle tracce di Tuomas ed An sentì Jo stringerle forte il braccio, proprio come il marito.
Che cuccioli pucciosi…se la stanno facendo addosso talmente sono tesi.
Per prima c’era Dead to the world, poi Sahara e per ultima The siren.
Tutte e tre erano state magistralmente mandate in buca come delle palle da biliardo da Mister Korg.
Si era sforzato di non saltare niente e bere meno, il risultato si sentiva: una macchina da guerra marciante.
Con attacchi precisi al millesimo di secondo, ghirigori made in OceanSoul ed accordi solenni, praticamente eterni se si contava l’interpretazione di ‘The siren’, il pubblico di quella sera si era ammutolito, ipnotizzato come il serpente ed il piffero.
Ormai il risultato era scontato.
“Ragazzi, mani alzate per la mascotte!” tuonò Ewo per la votazione.
Una buona parte dei presenti alzò la mano e il faccino di Jo si illuminò, mentre Jukka gli scombinava i capelli orgoglioso.
“Bene adesso passiamo ai voti di Mister Korg!” tuonò Ewo, mentre Tero prendeva nota su un taccuino.
Due minuti dopo il conteggio era finito ed il soundtech consegnò il risultato a Marco su un foglietto.
“Allora? Chi ha vinto?” domandò Emppu, nascondendo uno sbadiglio.
“Entrambi.” rispose il bassista con un sorrisetto “Sono pari.”
“Ma non è possibile…siamo dispari!” replicò Toni, allungando la faccia dietro la spalla di Marco “Qui qualcuno ha fatto il furbo!”
“Aspetta…te lo dico io il perché…” disse Jukka con un sorriso “Qui dietro c’è un trombone che russa!”
Tutti si voltarono per scoprire che Andy, il tecnico della chitarra se la stava dormendo alla grossa.
Tero si acquattò accanto a lui poi tirò fuori la vuvuzela, piantandola nell’orecchio e soffiando forte.
Il poveretto fece un salto alto due metri.
“Per chi voti tu?!” gli fece il soundtech all’altro rintronato come pochi.
“Eh?”
“Fra Tuommi-testa-di-legno e Jo-cuore-di-panna…” disse Emppu saltellante.
Andy li guardò tutti poi disse “Mi astengo.”
Sì alzò un coro di dissenso ed Anette strinse un braccio attorno alle spalle di Jo “Non è andata così male…”
“Uffa!” sbuffò il piccolo.
Intanto Jukka ed i ragazzi li salutarono, assieme agli altri che tornavano alle loro rispettive camere.
Dieci minuti erano rimasti solo più loro tre.
“An…ti dispiace lasciarci un attimo?” domandò Tuomas.
Lei lo guardò poi annuì “Vado ad asciugarmi i capelli.”
Quindi si chiuse la porta del bagno alle spalle, dando un po’ di privacy ai due.
“Jo…”
“…”
“Hai fatto un lavoro davvero strepitoso sul palco.”
Gli occhi del bambino si erano allargati a dismisura.
“Sei bravo alle tastiere e - devo ammetterlo – sicuramente più ferrato nella tecnica e più veloce del tuo vecchio babbo.” continuò il tastierista con un sorrisetto “Ma vedi…l’esperienza conta. Uno spettacolo live non è come le registrazioni in studio. Dal vivo ti può capitare di scivolare su una nota, o magari di riprendere una melodia di qualche altro strumento più per istinto che per premeditazione, regalando un attimo di fiato al musicista di turno.”
“Ho…ho cercato di fare del mio meglio…” si difese Joseph, in impaccio “Anche se la mamma e gli zii hanno detto di aver fatto fatica.”
“Non te l’hanno detto per farti vergognare campione, ma perché il concerto è un lavoro continuo e sincrono di gruppo. Hai avuto un gran coraggio e sono molto orgoglioso del mio erede in questo preciso istante.” commentò Tuomas, posandogli una mano sulla spalla e strizzando l’occhio con fare cameratesco “Sei ancora giovane e l’esperienza si costruisce solo tentando…quindi non mi preoccuperei tanto, hai già suonato meglio di me quando ero alle prime armi!”
“Grazie papà.”
“Prego.”
“Sei un mago nel creare l’atmosfera, sai?”
“Accordi e padronanza del background tape…niente di speciale, Jo.”
“Ritiro la lumaca.”
“Ritiro il barilotto di birra.”
~
Anette li sentiva dalla porta del bagno e si abbracciò con un sorrisone…
Ma quanto erano dolci e pucciosi quei due quando ci si mettevano?

25 Luglio 2018, ore 13 e 12
Spagna, Lorca, Nightwish caravan

Joseph strimpellava assieme a Tuomas davanti alla tastiera portatile tanto che - se continuavano di quel passo - l’avrebbero sicuramente fusa per la fine dell’estate.
Ormai il piccolo Holopainen era diventato la mascotte di tutta la tribù ed i vari zii cercavano di viziarlo a più non posso, portandoselo dietro a testa od in gruppo in gite ‘da uomini’, alle quali Anette non era ammessa. Maschi…valli a capire…tanto Tuommi mi racconta tutto!
Tero poi l’aveva autorizzato ad aiutarlo al mixer un paio di volte, ed il soundtech diceva che i concerti spaccavano con il suo aiuto. Sì…soprattutto i timpani suoi e del papà…
Joseph tendeva ad evidenziare di più la gamma della tastiera e la voce, soffocando leggermente la batteria ed i suoni più bassi di Marco. Gli amplificatori non reggeranno ancora per molto ed Ewo non sarà contento…
Erano appena tornati on-the-road per un nuovo gig nella terra iberica ed era arrivato il giorno della settimana che i ragazzi stavano aspettando ovvero il mercoledì del pokerino.
Dato che lo Jägermeister era fuori discussione a causa del minorenne, Tero aveva rimpinguato le scorte con la Coca Cola ma facendo passare un barilotto di Guinness scura sotto il naso di Anette quando non guardava.
Così quel pomeriggio si erano tutti seduti intorno al tavolo, carte in mano con Emppu che teneva diligentemente il conteggio, seduto sul barilotto, le gambette che non arrivavano al pavimento.
Jo si era arrampicato sulle ginocchia del papà per avere un aiuto dato che non aveva mai giocato ad Uno.
Marco e Jukka erano incaricati delle bevande ed Anette salutò il gruppo un po’ preoccupata prima di uscire con Mape in giro per la cittadina spagnola e concludere un’intervista per il suo libro.
La prima parte del pomeriggio filò liscia come l’olio e Joseph dovette trangugiare qualche litro di cola a causa della sua ignoranza al gioco, punzecchiato da Tuomas quando perdeva.
Presa la mano il bambino ne fece vedere di tutti i colori agli adulti che iniziarono a tracannare litri di cola corretta con la guinness in rapporto 2 a 1 per non dare troppo nell’occhio. Soprattutto Tero che non prestava troppa attenzione alle partite ed era sempre stato una frana ad Uno.
Nel giro di un’ora il soundtech era andato, spiattellato sul tavolino a ridacchiare come uno scemo per ogni minima cosa aumentando il divertimento della compagnia.
In due la situazione era ancora sotto controllo per un pelo, la Coca Cola stava provocando dei seri problemi alla integrità del raduno con rutti giganteschi che portavano a risate da overdose di saccarina difficili da fermare e domande alla stregua del no-sense.
Quando Anette tornò a casa si ritrovò davanti una catastrofe…delle trentasei bottiglie di Coca Cola vuote, dieci erano state disposte al fondo della passerella a triangolo e i ragazzi stavano giocando usando una pallina da tennis come boccia da bowling. Naturalmente tutto corredato da un coro di rutti e movimenti non proprio sobri.
La vocalist impallidì osservando che Jukka si era procurato – non si sa dove – un paio di alucce da ape maya finte e Tero saltava da un parte all’altra imitando in tutto e per tutto le movenze ed i versi di una mamma scimmia, con la sua scimmietta di peluche allacciata il collo.
Poi si fece coraggio mentre la furia iniziava a farle sobbollire il sangue nelle vene.
“Tuomas Holopainen! Esci fuori o stai un altro mese a dormire in bagno!!!” minacciò acida.
Il tastierista fece cadere la pallina da tennis, spaventato “An…posso spiegarti tutto…”
“Mamma!” Joseph esclamò, smettendo di intrecciare la barba di Marco, appisolatosi sul divanetto con la faccia tutta scarabocchiata con il pennarello indelebile.
“Vieni un po’ qui, piccolo principe!” fece lei, accennando con la mano mentre il bambino trottava allegramente al suo fianco “Apri la bocca e fai A!”
“Aaaaaaaa…”
L’unico modo per assicurarsi che questi scimuniti di finlandesi non facciano di mio figlio un’alcolista alla sua tenera età!
L’alito di Jo non puzzava di alcol e An, tirò un sospiro di sollievo poi fissò Tuomas che era barcollato verso di lei “Ma si può sapere cosa vi è successo?”
“Ahem…credo che la cola non vada d’accordo con il nostro metabolismo finnico…” fece lui con un sorrisetto da scemo “Io l’ho sempre detto che troppi zuccheri fanno male!”
“Anettina!!!” trillò Emppu, sbattendo le braccia a mulinello “C’hai portato dell’altra Cola…no perché sono finite le scorte…”
Coma etilico da Coca Cola…per tutti gli dei le loro età sommate superano abbondantemente il secolo ma non si può dire che siano cresciuti molto nel frattempo…
“Mamma…mi fa male la pancia.” si lamentò Jo, con un rutto.
“E ti sta solo bene, tesoro. Se non ti andava di bere tutta quella cola dovevi solo rifilarla a Tero!”
“L’ha fatto, An…” rispose Tuomas, facendo passare l’aria dal naso ed indicando il soundtech che adesso rincorreva Jukka urlando “BANANA!”
Mamma mia…non mi posso assentare un attimo che ne combinano un’altra delle loro…povera me, mi verranno i capelli bianchi!
“Mister Korg, ti rendi conto sì che domani abbiamo un concerto e stanotte non riuscirò a dormire per colpa della vostra sbornia da zuccheri!?” disse An.
“Perché?” domandò Joseph confuso.
“Oh su, cara! Cosa vuoi che sia un po’ di cola, un paio d’ore e vedi che la smaltiamo tutti andando in bagno…che sarà mai!”
“Lo spero per te, Tuom. Perché se avete preso quella non decaffeinata credimi…girerete tutta la notte come dei deficienti.” replicò la vocalist a braccia incrociate e sorrisetto.
A quella frase Tuomas corrucciò la fronte ed andò a controllare su una delle tante bottiglie disseminate per il pulmino, sbuffando ed afferrando poi Tero per la collottola che gli rivolse uno sguardo a dir poco allucinato.
“Quando sei andato a fare la spesa di Coca Cola c’era solo quella normale?!”
“Banana?” rispose il soundtech.
“Andiamo bene…” commentò Joseph “Però io ho comunque mal di pancia!!!”
“Non so cosa dirti, tesoro…la prossima volta bevine di meno.” fece Anette, alzando le spalle ed allontanandosi verso il cucinino sorpassando la bolgia mentre i suoi due uomini la guardavano scornati.
“Jo…”
“…”
“Ho anch’io male alla pancia…”
“Benvenuto nel club, papà.”
“Dici che ci sarà ancora qualche bottiglia nascosta e delle patatine?”
“Probabilmente nella cuccetta dello zio Tero sì!”
“Adoro le cacce al tesoro…”

~~~

Sono tornata...è passato del tempo dall'ultima volta...LoL
L'ultimo pezzo della sbornia da Cola è dedicato alla Lalla che mi ha dato l'idea...spero sia come l'avevi immaginato. xD
Il tour con Jo proseguirà ancora per un paio di capitoli al minimo poi arriveremo alle battute finali della vita on-the-road.
Ringrazio le anime coraggiose e pazienti che hanno recensito lo scorso capitolo ovvero CrystalRose e Petitecherie, spero di non farvi più attendere tanto per un capitolo ma non lo prometto. ^^"
Da un paio di giorni ho un'idea in testa di quelle balenghe per questa storia...vediamo se riuscirò a darle forma in tempi accettabili...so che una di voi non crederebbe ai suoi occhi =)
Buon weekend a tutti.
Hermes

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Capitolo 68
*** 68 ***


13 Agosto 2018, ore 17 e 22
Francia, Colmar, Foire aux Vins

“Weeeeeeee!” Tero prese rincorsa poi allargò le braccia facendo l’aereo ed sgombrando la via per An, Tuom ed i ragazzi dei Nightwish che si godevano la fiera prima del concerto di quella sera.
“Mi sa che non si è ancora ripreso dalla sbornia di Coca Cola…” fece Jo, scatenando tutta una serie di risatine nella truppa di finlandesi.
La fiera di Colmar aveva un non so che di fatato, sarà stato per l’atmosfera della cittadina storica. C’erano bancarelle di ogni genere dai lecca-lecca e caramelle, ai ninnoli di porcellana, il cioccolato, quelle dei libri usati, i dolci tipici, gli oggetti di legno intagliati, la bigiotteria con i fiori secchi sotto vetro ed anche quelli delle chitarre famose in miniatura!
In mezzo a queste c’erano decine e decine di banchi del vino e Tuommi ne stava comprando talmente tanto che presto avrebbero dovuto noleggiare un autocarro per portare tutte le bottiglie a casa.
Anette aveva provato a farlo ragionare ma Tuomas le aveva scoccato un’occhiata di sufficienza.
“Sto facendo le scorte per l’inverno io! Sai che bello passare una serata a casuccia, i piedi a scaldare davanti al camino e una buona bottiglia di vino?!”
“Tuomas…noi manco ci siamo a casa quest’inverno!” disse lei.
“E vabbè…io mi rifocillo la cantina! Faccio sempre bene!”
Non rinsavirà mai…presto mi ritroverò come marito Jack Sparrow, in permanente ubriacatura.
Uscirono dalla fiera con una quantità di souvenir più disparati.
Jukka aveva comprato un set completo di utensili da cucina in legno di faggio per Satu ed in gran segreto voleva provare a suonarci la batteria, ma non diciamolo in giro, per la carità…
Emppu si era portato via tutta una serie completa di Gibson in miniatura per allargare la sua collezione a casa. Marco invece aveva acquistato dei gatti di porcellana – così carini e pucciosi! - tenendoli sopra alla testa quando Tero cercò di sbirciare nella sua borsa.
Intanto Anette e Joseph avevano raggiunto uno dei più bei banchi di cioccolata e si erano aggrappati al vetro con gli occhi spalancati, il tema della bancarella era la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.
“Mi sta venendo fame…” fece lei.
“A chi lo dici!” disse Jo, salivando.
“Avete appena fatto merenda con lo zucchero filato…!” li riprese Tuomas inflessibile con le mani sui fianchi.
“Chissene!” fecero in coro madre e figlio ed iniziarono od ordinare una lista infinita di cose mentre il tastierista scuoteva la testa poi venne attirato da qualcosa più avanti, fermandosi a spulciare fra i libri in cerca di numeri di Paperino.
Intanto avevano raggiunto una piazza dove erano state allestite delle giostre e dove c’era anche un Carosello vecchio stile, pieno di specchi e con i cavalli dalla coda vera.
“È deciso! Devo assolutamente battezzare quella giostra! Chi viene con me?!” fece Tero con un sorriso.
La ciurma Nightwishiana alzò le mani, pure Ewo e Marco meno Tuomas che era rimasto indietro.
Immaginate il povero proprietario della giostra quando si vide una comitiva adulta…biglietto doppio come minimo!
Fecero quindi un triplo giro di gruppo poi passarono alle altre attrazioni fra le quali c’era quella con le tazze tipo la Bella e la Bestia. Tero girò la sua talmente tanto che poi dovette abbracciarsi un lampione con gli occhi che roteavano mentre gli altri se la ridevano, traballando anch’essi.
Fecero una gara all’autoscontro ed una con i fucili ad aria compressa per il tiro al bersaglio dove Anette lì sbaragliò tutti e – su richiesta – vinse ad Ewo un elefante gigante.
Erano quasi le sette quando Tero suonò l’adunata con la tromba e tutti si riunirono per tornare al caravan e prepararsi per il gig della serata.
Erano tutti meravigliosamente rilassati e spensierati quella sera e fu con non poca difficoltà che Tuomas riuscì a chiudersi in bagno con Anette per ritagliarsi un momentino con la mogliettina.
“Tuom! Esci o tutti penseranno subito male!” esclamò lei, facendo ‘pussa via’.
“Non ho cattive intenzioni!” alzò le mani lui, fra le dita teneva una scatolina.
“Che cos’è?” domandò lei, saltellando e cercando di afferrarla.
“Un pensierino…” Tuomas strizzò gli occhi con complicità “Li ho visti e ho pensato a te.”
“Plurale…quindi sono due…”
“Perspicace…” le tese la scatolina e lei l’aprì, scoprendo un paio di minuti orecchini a bottone, ciascuno aveva un viola del pensiero sottovetro “Ho visto che li guardavi ed allora.”
“Grazie!” esclamò mentre gli allacciava le braccia al collo.
“Sono solo d’argento…” borbottò imbarazzato “E non credo che valgano poi molto…”
“Mi sono estremamente cari, Tuom. Me li hai regalati tu!” replicò Anette, accarezzandogli la barbetta e baciandolo sull’angolo della bocca mentre Tuomas sorrideva.
“Se la metti in questi termini…sono contento che ti piacciano.”
Anette si staccò facendo una piroetta “E poi mi fanno pandan con il vestito di stasera! Sei un mito Holopainen!”
“Hehehehe…ho i miei momenti, sì…”
Qualcuno bussò alla porta.
“Ragazzi! Se avete finito di pomiciare io dovrei andare in bagno!” trillò Jukka a voce alta.
Ah le meraviglie della vita on-the-road…non uno straccio di privacy!

14 Agosto 2018, ore 15 e 32
Francia-Svizzera, Nightwish caravan

Il viaggio non era lungo ma Tuommi e Jo avevano deciso di fare una maratona audiovisiva con i quattro film dei Pirati dei Caraibi ed il loro mito Jack. Jo si era pure messo in testa il suo tricorno apposta per l’occasione, cappello che gli era stato regalato alcune settimane prima dagli zii quando l’avevano trovato in un negozio per l’affitto di costumi a tema…quando Tuomas l’aveva scoperto era entrato nello stesso negozio ed aveva comprato il costume da Jack Sparrow della sua taglia con tanto di fusciacca, bussola, stivali, pendagli vari e spada di legno.
Aveva mosso l’intenzione di salire sul palco agghindato così ma Jukka aveva minacciato di licenziarsi piuttosto che vestirsi da mastro Gibbs e l’idea era stata lasciata perdere.
Marco si era unito ai due sommi poeti per la visione ed Emppu e Anette stavano navigando sul tablet di lei in lungo ed in largo, guardando video divertenti su Youtube mentre Jukka gli dava un’occhiata curioso solo quando vedeva che le risate erano grasse.
Tutto andava di bene in meglio ed in semi-silenzio quando…
“Jo! Vieni a vedere!” esclamò Anette, sganciando gli auricolari.
“Uffffffaaaaaaaa…ogni volta che arriviamo al Parlay!”
“Eddai vieni qui! Vedrai che ti piacerà!”
Il bambino rotolò giù dal sedile e arrivò al fianco della madre in fin dei conti curioso “Che c’è?”
“Infilali…” fece lei con un sorriso, aggiungendo “Non te ne pentirai!”
Il bambino seguì il consiglio e quando si fu accomodato fra le sue gambe, la cantante premette il display facendo partire il video.
Tuomas aveva messo in pausa il film e guardava nella loro direzione interessato “Che cos’è An?”
La moglie gli fece segno di stare zitto mentre Joseph fissava lo schermo con noia che scemò presto in sorpresa, incredulità, meraviglia e – inconfondibile anche sul suo faccino – ambizione.
La mascella intanto gli si era staccata.
Un paio di minuti dopo il bambino era tornato fra di loro “Ma quest’uomo è un mostro! Cos’ha al posto delle mani?!”
“Vero? È la stessa cosa che pensavo io!” disse lei, mentre Tuomas sfilava dalle mani del figlio il tablet e gli rubava un earplug pronto alla visione.
Anche il tastierista strabuzzò gli occhi “Questo è un quattro mani suonato da una persona sola!”
“È fantastico, pà!”
“Puoi dirlo forte campione!”
“Una Korg riuscirebbe a reggere, secondo te?”
“Non lo so, in più si vede benissimo che usa tanto i pedali…potrebbe risultare leggermente piatto in monotimbro elettronico, ci vorrebbe un servo controllo.” Tuomas ed il figlio si erano ormai immersi in una discussione dai noiosissimi dettagli tecnici e An recuperò l’i-pad dando un’occhiata alla descrizione del video.
“Ahem…Jo, Tuom…”
“Per non parlare delle ottave saltate…” continuava il bambino mentre Tuomas annuiva.
“Heilà…”
“Cosa c’è?!” rispose Jo un po’ indispettito.
“Qui dice che si può scaricare lo spartito per una cifra modica…” fece Anette, indicando ora il sito del pianista. “DOVEEEEEEE?” il bambino aveva scavalcato il tavolo con un salto degno di una gazzella ed adesso cercava di strapparle il tablet dalle mani “Vero che me lo prendi mamma?! Vero?! Dai io sono sempre buono!”
“Smettila di soffocarmi e potrei considerarlo!” replicò An, irritata.
Jo smise all’istante e si sedette composto accanto a lei, strofinandosi il naso “Per favore?”
Modalità occhi lucidi on…certo che le sa proprio tutte per farmi sciogliere!
“Ahem…io l’avrei bisogno…” alzò le mani Tuomas “Per motivi di studio, sai…”
An spostò lo sguardo da uno all’altro dei suoi due uomini e poi sospirò “Okay…”
“OHHHHHH YYYYYYEEEEAAAAAHHHHHH!!!” fece Joseph, saltando sul divano “Cioè pà! Ma è roba epica! Ti immagini suonarla come intermezzo in un concerto, magari prima o dopo Ghost Love score?!”
“Aspetta un momento…” arrivò il tastierista a raffreddare gli animi “Chi te lo dice che te la lascerò suonare sul palco?!”
“Non vorrai mica prenderti tutti gli onori!?!” esclamò di rimando il figlio con gli occhi a fessura “Che poi non ci riuscirai mai da solo! È troppo complicata!”
“Tsk…barilotto di birra!”
“Lumaca!”
Anette si portò una mano alla tempia…non mi dire che ricominciano, mi faranno venire l’emicrania…
Intanto Marco – attirato dalla conversazione era entrato nell’account ed aveva fatto partire un altro video “Ragazzi, questo marziano ha anche redatto il tema per piano di Harry Potter!”
“Ma dai…fammi vedere!” Jo si arrampicò sulle ginocchia dello zio, fregandogli un auricolare.
“Voglio vederlo anch’io!!!” si lamentò Tuomas con il labbro in fuori.
Peggio dei bambini si comportano.

15 Agosto 2018, ore 17 e 24
Svizzera, Gampel, Gampel Open Air

Joseph guardava con odio malcelato Tuomas mentre il padre giocava a pokerino con i ragazzi aspettando il loro turno sul palco del festival svizzero.
Anette si stava aggiustando le balze della sua outfit e lisciandosi i capelli.
La porta del camerino si aprì e Tero fece segno al ragazzino di uscire un attimo.
“Heilà giovanotto…zio Tero ed altri hanno deciso di farti una sorpresa oggi, guarda un po’ qui!” e tirò fuori da dietro la schiena un paio di auricolari uguali a quelli usati dal gruppo sul palco.
“Papà mi ha proibito di andare sul palco!” mugugnò Joseph con espressione cupa.
“Del papino non ti devi preoccupare, caruccio!” gli pizzicò la guancia, strizzando l’occhio “Abbiamo organizzato tutto apposta per farti brillare! E potrai anche suonare quell’arrangiamento di Pirates!”
“Dici sul serio zio?!”
“Ti ho mai deluso, mini sommo poeta?”
Joseph saltò al collo del fonico poi corse via “Sei grande zione! Vada a cercare il cappello del capitano!!!”
Tero lo guardò scappare verso il caravan con un sorrisetto poi riaprì la porta del camerino, passando una bottiglia di birra al tastierista “Ragazzi, cinque minuti e tocca a noi!”
Sono proprio certo che lo scherzetto a Tuomasuccio piacerà hehe…chissà se ho messo abbastanza purga nella bottiglia di vino nascosta sotto le Korg?

~~~

*Hermes corre davanti al pc trafelata*
Questo è un periodo infernale!!! x(
Ne succedono di tutti i colori!
Comunque vi lascio un nuovo capitolino prima che anche la connessione decida di fare la furba e mi lasci con un palmo di naso tipo la macchina...LoL *Hermes tira un calcio alla gomma come nei migliori film*
Questo capitolo è multimediale...eccovi di seguito la guida all'ascolto ed anche uno special guest...xD
A questi link potete trovare la rendition per piano del tema di POTC e quello di Harry Potter al quale mi riferisco...robe da capogiro! xD
Alcuni giorni fa navigando su tumblr...ho trovato l'anello di fidanzamento di Anettina!!! =D
Non è proprio uguale ma ci sta! Lo potete trovare a questo link.

Per ultimo ma non meno importante si ringraziano CrystalRose e Petitecherie per le loro recensioni allo scorso capitolo, ragazze arrivo a rispondervi e commentare nel giro di oggi od al massimo domani...aspettatemi! xD
Per il resto buon weekend! ;)
Hermes

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Capitolo 69
*** 69 ***


15 Agosto 2018, ore 18 e 03
Svizzera, Gampel, Gampel Open Air

La prima parte del concerto si era appena chiusa perfettamente ed eravamo tutti tornati nelle quinte per darci una sistemata e tergerci il sudore.
Marco era corso da Andy per rimettere in sesto il suo basso, una delle corde minacciava di lasciarci le penne prima della fine dello show.
Anette si stava scolando una bottiglia d’acqua accanto a Jo, quando vide il marito piegarsi in due, abbracciandosi l’addome.
“Tuom cosa…” non fece in tempo a chiedere che il tastierista corse via fra le quinte, borbottando qualcosa di molto simile a “Bagno…”
Ewo aveva osservato la scena con espressione orripilata poi mollò i fogli che aveva in mano e corse dietro al tastierista “Tuomasuccio non mi fa ridere questo scherzo!!!”
Due minuti dopo il grosso manager era tornato e si mangiava le unghie dal nervosismo “Si è rinchiuso nel WC!!! Dice che ha dei crampi tremendi!!! Siamo rovinati!”
“O mio dio ci hanno avvelenato! Moriremo tutti!” strillò Emppu, cadendo dalla cassa sulla quale si era seduto.
“Non dire balle Winnie Pooh!” replicò Jukka “Ma che cosa ha di preciso Tom Tom?”
“Dice che non riesce a smettere e sta tirando flatulenze da ammazzare la gente nel raggio di tre metri!”
“Io gliel’ho sempre detto di controllare la data di scadenza sui tramezzini con la maionese!” esclamò Marco, alzando le spalle.
“Oddio…cosa facciamo?!” disse Anette, combattuta fra l’andare dal suo papero e l’orologio countdown dell’esibizione.
Ewo si chinò vicino a Joseph, mettendogli le mani sulle spalle “Piccolo sommo poeta tu sei la nostra unica e sola luce al fondo del tunnel! Dimmi che aiuterai i tuoi cari e vecchi zioni in questo momento di disastro etereo!” ululò il biondo manager.
“Ho bisogno di uno sgabello…”
“Ti costruiamo un’intera piattaforma!” fece Marco, facendo l’occhiolino.
“Ma la scaletta…”
“Nessun problema soldo di cacio! Tu cambia e noi ti veniamo dietro!” annuì Emppu, dietro la sua chitarra custom made.
“Papà mi ucciderà!”
“Dovrà passare sul mio cadavere, ometto dolcettoso! Siamo in seria emergenza!” esclamò Anette.
“Ah…okay!” Joseph guardò i ragazzi abbracciarsi sollevati poi…tirò fuori il tricorno “Posso suonare il tema di Pirates? Mi sono portato dietro pure il cappello!”
Ed i Nightwish sopravvissuti si sciolsero in risate…

15 Agosto 2018, ore 18 e 35
Svizzera, Gampel, Gampel Open Air

Joseph rockeggiava, headbangando alle tastiere del papi e seguendo gli zii ed An nella loro musica trascinante. Il pubblico aveva preso bene quel cambio di formazione, ma era dubbioso che riuscissero a vederlo dietro le tastiere e sotto il capello da capitano.
Comunque lo spettacolo andava avanti in tutto il suo splendore e casino.
Mamma mia…adesso capisco perché pappi ha la paresi alle dita dopo un concerto…è una faticaccia!!!
Aveva sbagliato qualche nota ma tutto filava liscio e Tero gli faceva segnali di giubilo dalla postazione del mixer con tanto di accendini e baci. Lo zio ogni tanto è proprio imbarazzante!!!
Avevano finito di suonare Nemo e la mamma si era voltata verso la batteria in cerca di un asciugamano seguita da Emppu. Zio Marco si stava scolando una bottiglia di qualche vodka non meglio precisata.
Intanto Jo doveva alzarsi sulle punte dei piedi per arrivare ai bottoncini della Karma ed impostare il piano.
Era arrivato il grande momento…hehehehehehe
Dietro le quinte con gli zii aveva deciso di inserire il pezzo solista del piano appena prima delle ultime due canzoni di chiusura ovvero Ghost Love Score e Dark Chest of Wonders.
Il sommo poeta junior tirò giù un sorso di Coca Cola rimasta dai felici giorni passati in terra spagnola, Olè!
La caffeina aiutava in termini di energia per fortuna ed abbassò un accordo per guadagnarsi un po’ di silenzio e ripassare lo spartito mentalmente. Non so se ce la farò da solo…oh beh…almeno proviamoci mannaggia!
Zio Marco gli fece da apripista, spiegando al pubblico e…it’s showtime Jo!
Prese un gran bel sospirone, sfiorando con le dita i tasti e…gragnuola di colpi uno in fila all’altro senza un attimo di respiro.
Le sue mani sembravano impossessate, non riusciva nemmeno a vederle!
Oddio…Korghine di papà, noi ce la dobbiamo fare!!!
Ad un certo punto ormai era sull’orlo della confusione, gli amplificatori dalla sua parte giravano la musica giusta, forse leggermente più lenta dell’originale ma ascoltabile.
Intanto che continuava a suonare gli scendevano i goccioloni dalla fronte ma sorrideva come un matto!
Era stancante ma incredibilmente divertente!
Quando torno a casa, la nonna questa deve sentirla assolutamente!!!

15 Agosto 2018, ore 18 e 36
Svizzera, Gampel, Gampel Open Air, Backstage, Toilette maschile

Ero ancora nei più tremendi meandri del mal di pancia…non mangerò più panini con la maionese, cetrioli, frittata, tacchino e tonno; d’ora in poi sushi, caffè, le tortine natalizie ai mirtilli di mammina e i biscottini di Anettina!
Intanto l’ondata di piena sembrava essersi fermata per fortuna e da lì potevo seguire comodamente quello che accadeva sul palco grazie agli auricolari a lunga distanza.
Jo stava dando il meglio di se alle tastiere e dal silenzio probabilmente erano nell’encore, che figura di cavoletto di Bruxelles sparire nel bel mezzo di un concerto…ma qualcuno me la pagherà!
Poi arrivò un incipit dalla tastiera, un leggero *buzz* e…onoononononononononosulmiocadaverebarilottodibirra! Senza di me non la suoni!
Raggranellai le mie ultime forze, tirai lo sciacquone da perfetto gentleman e – reggendo in mano le brache – un po’ corsi un po’ saltellai verso il palco.
Intanto Jo continuava a suonare impeccabile, ad una velocità supersonica.
Oddio mi fonde le Korg!
Mi rimisi in sesto, bevetti un sorso di vodka fregandola dalla console di Tero che mi guardo stralunato alla ‘Ma è ancora vivo?!’ poi mi avviai verso il palco.
Il mio povero campione era sull’orlo di un collasso da stanchezza mentre le sue mani volavano sui tasti come delle esaltate. Non scherzava quando diceva ‘La tua tecnica fa pena!’ glom…povero me…
Il lavoro sonoro però era magnifico, nonostante l’assenza dei pedali.
Feci segno ai ragazzi di fare finta di niente e mi sedetti su un angolo della pedana di Jukka,osservando Jo mentre continuava a suonare. Anette si avvicinò e fece senza parlare “Tutto okay?” afferrandomi una mano e stringendo. Pciù…se non stessi male la ricoprirei di baciotti la mia dolce mogliettina.
Annuì con un piccolo sorriso e tornai con gli occhi al nostro barilotto di birra.
Il nomignolo merita di ricevere un upgrade…uhmmm…barilotto di rum, sì è perfetto.
Intanto la versione era ormai finita con tanto di sederata sull’ottava subcontra e Joseph si era tolto il capello inchinandosi alla ola da stadio.
Mentre si godeva l’applauso mi alzai e feci un piccolo cenno a Jukka che si riaccomodò sullo sgabello, gli arrivai alle spalle e misi un dito sulle labbra verso il pubblico che non mi sgamasse poi fregai a Jo il capello e me lo ficcai in testa.
Il barilotto alla mia vista impallidì “Pà…posso spiegarti tutto, ecco…”
Scossi la testa “Dammi una mano che il tuo vecchio non sta quel granché bene…” indicai la Trinity e feci, battendo sulla sua schiena “Dai Jo! Muoviti!”
“Salutate il ritorno di Tommasino!!!” ululò Marco dal mic “Ed un applauso speciale per gli uomini di Anette!”
“I can’t hear you!!! Come on, show them some love!” fece An, portando una mano all’orecchio. Il boato della gente dette inizio a Jukka che partì assieme al backtape di Ghost Love Score.
Reimpostai l’uscita della Karma ed andai dietro al nostro batterista, seguito poco dopo da Jo.
Alzai gli occhi e incontrai lo sguardo di Anette che sorrideva dalla nostra parte con un affetto ed un calore che mi regalò una sensazione tutta morbidosa dentro.
Il resto dello spettacolo fu una passeggiata e poi ci inchinammo verso il pubblico, Jo compreso.
Marco lo prese sulle spalle e gli restituii il capello per poi fargli fare un giro d’onore del palco.
Quando tornammo dietro nel backstage, misi un braccio sulle spalle di Tero che mi guardava preoccupato. Strinsi forte la sua spalla.
“Tee-Cee…” feci cantilenante, mentre An mi osservava confusa “Non eri tu quello en charge dei beveraggi stasera?”
“Ahem…veramente…”
“Hai per caso insaporito la mia bottiglia di vino? Per caso eh…!” il mio sguardo avrebbe potuto far arretrare un puma.
“Vuoi dire che la causa della tua fuga è stata colpa sua?!” esclamò Ewo, indicando il fonico.
Jukka tornò fuori a recuperare la bottiglia di vino e l’annusò “Non ha odori strani, Tom tom! Sicuro che sia così?”
“Prova a berla, Jukka…poi dimmi cosa ti sembra…” faccio tranquillo, mentre tengo sempre sott’occhio il fonico perché non scappi dalla mia presa.
Il nostro batterista segue il mio consiglio e ne butta giù un sorso ma quasi subito sputa “Ma questo…!”
“Fammi provare…” dice Marco, curioso ma anche lui fa una smorfia al gusto tremendo.
“Olio di ricino…all’inizio del concerto l’ho bevuta e pensavo solo che fosse il tappo danneggiato o che l’annata fosse schifida.” spiegai, sorridendo a Tero che sudava adesso.
“Sei licenziato!!!” urlò il nostro manager, perdendo le staffe “Va bene i tuoi scherzetti ma questo è troppo!!!”
“Giusto Tero!!! Sei stato crudele!” Anette lo fulminava e probabilmente l’avrebbe anche preso a padellate avesse avuto la sua weapon of choice a portata di mano.
“Ho un’idea migliore Ewo…” dissi per calmare gli animi. Perché Mister Holopainen sa essere molto cattivo all’occorrenza…muahahahahahah

15 Agosto 2018, ore 20 e 42
Svizzera, Gampel, Gampel Open Air, Nightwish Caravan

Eravamo tutti usciti a cena quella sera e Jo si era rimpinzato per benino poi era crollato nella mia cuccetta con il pollice in bocca ed abbracciato allo scoiattolo di peluche di Emppu.
Intanto al ristorante avevamo obbligato Teruccio ad una cena succulenta di quattro antipasti, tre primi, quattro secondi, sei dolci, vaschetta di gelato e caffè poi l’avevamo riportato nel caravan pronti ad mettere in atto la mia diabolica idea…
“Bevi…forza!!!” minacciò Jukka, puntando nel fianco del fonico un paio di bacchette da batteria.
Tero era seduto sul divanetto del caravan con un imbuto incastrato in gola ed Emppu che – salito direttamente sul tavolino – gli versava dentro il contenuto viscoso di una bottiglia d’olio di ricino.
Marco stava dietro le spalle del fonico, tenendolo fermo.
Io assistevo al tutto con faccia emaciata, coperta posata sulle gambe e mani incrociate al petto, un sorriso diabolico sulle labbra.
“Il tuo scherzetto del lassativo nel vino mi ha fatto perdere dieci anni di vita TeeCee…” feci con voce grave. Per non parlare dei sei o sette chili di grasso per l’inverno persi! Come farò con il letargo adesso?!
“Continua a bere Tero che ne hai ancora tre litri da mandare giù!!!”
“Ma non sarà un po’ troppo?”
“C’era una offerta alla farmacia, prendi cinque paghi tre! Non potevo mica perdermelo!” fece Emppu, annuendo soddisfatto.
Vi basti sapere che il fonico da quel momento divenne molto più facile da mantenere sotto controllo e che passò tutta la notte sul trono di ceramica, muahahahahahah…

16 Agosto 2018, ore 7 e 05
Paesi Bassi, Amsterdam, Aeroporto Internazionale

Eravamo appena sbarcati dall’aereo ed eravamo tutti assiepati intorno a Jo, pronto per tornare in patria ora che le sue vacanze in giro con i Nightwish si erano concluse.
“Mi raccomando, tesoro!” disse Anette, un po’ lacrimosa.
“Dai mamma! Su con la vita…” fece il bambino.
“Comportati bene con il piano della nonna e non ti tuffare nel lago dai rami delle betulle sulla riva! È pericoloso!”
“E che sono una scimmia, papà?!” Joseph aveva alzato un sopracciglio “Non è che me lo dici perché hai la coda di paglia, papà chioccia?”
Il gruppo rise e Tero colse l’occasione per mettere una mano sulla spalla al ragazzetto “Mi raccomando se esci con delle bambine non guardargli sotto la gonna- AHIA!”
Tuomas l’aveva preso per un orecchio “Ma ti sembrano consigli da dare questi?! E poi sono io suo padre!”
“Sì, ma sei addormentato, vecchio e fuori dal mercato da secoli!” fece il fonico, subito zittito da un’occhiata del tastierista.
Intanto pure Anette stava ridacchiando e l’ilarità del gruppetto faceva voltare qualche testa dalla loro parte.
Abbracciarono tutti Joseph a turno finché non arrivo l’hostess di volo per accompagnare il piccolo Holopainen all’imbarco. La donna rimase un po’ interdetta quando si vide davanti quel dispiegamento di zioni pelosi.
“Mamma, papà, zii mi raccomando spaccate!”
“Puoi contarci sommo poeta junior!” fece Jukka con un ghigno, alzando un pugno “Non rimarrà niente dopo il nostro passaggio!”
Il ragazzino li salutò ancora un volta poi seguì l’assistente di volo.
Emppu tirò su con il naso a quella triste vista e Jukka gli batté una mano sulla spalla per confortarlo.
“Ah…freedom! Sapete cosa significa la dipartita del mini sommo poeta?” domandò Marco, infilandosi una bionda fra le labbra.
“Illuminaci…” fece Ewo curioso.
“Il vero, inimitabile, originale Drunken Uno!” replicò il bassista “Jägermeister a garganella!!!”
Questo urlo di battaglia bastò a rallegrare l’intera banda, meno An che osservò il punto in cui Jo era sparito verso l’aereo che l’avrebbe riportato a casa.
Ora le sarebbe mancato ancora di più…
Tuomas le posò una mano sulla spalla, stringendola.
Non c’era bisogno di parole fra loro.
Un anno…un anno poi al diavolo i live, cara. Io, te ed il nostro cuccioletto tranquilli e buoni sull’isoletta è tutto quello che desidero dopo il caos di questo tour.

~~~

Ebbene sì, le vacanze di Jo in giro con i NW finiscono qui, tutto naturalmente dedicato alla Lalla...spero che ti siano piaciute! =)
Mi dispiace per l'attesa ma questo capitolo è stato una pena da scrivere...xD
Può essere che gli aggiornamenti rimangano irregolari ma fra le due e le tre settimane l'uno dall'altro. *Sì la Hermes è arrivata al fondo delle sue scorte dalle sembianze perpetue...LoL*
Gradatamente DOR tornerà com'era prima, negli ultimi tempi è diventata una comica a tutto spiano più perché sono completamente isterica, non per altro.
È arrivato il momento che io riprenda in mano questo malloppone di Divina Commedia e lo rimetta sulla giusta via per arrivare al finale...credo che passerò questo sabato mattina a fare quello xD

Mille grazie e muffini alle anime buone che hanno commentato lo scorso capitolo ovvero CrystalRose e Petitecherie (Radnich era troppo diabolico per non buttarlo dentro DOR...LoL).
L'idea balenga che avevo accennato due capitoli fa, l'ho finita di scrivere ieri...la vedrete tra il prossimo capitolo e quello dopo, credo... *Hermes ridacchia, perché sa che farà felice qualcuno, od almeno lo spera!*
Vi auguro un buon sabato, ragazze!
Hermes

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Capitolo 70
*** 70 ***


1 Settembre 2018, ore 14 e 12
Canada, Montreal

“An…vieni con me?”
La cantante alzò lo sguardo dal romanzo che stava leggendo per far passare il tempo prima del concerto.
Erano arrivati tre ore prima in aereo e si erano accampati con il tourbus nel piazzale della venue.
Jukka e Marco erano usciti per fare un giro in città ed Emppu era impegnato a lucidare le sue amate lenti grandangolari.
“Dove?” domandò lei, incuriosita.
Tuomas scosse solo la testa con un sorrisetto “Volevo andare a trovare Martha e Simone.”
“Ah…” mormorò lei, abbassando lo sguardo sulle pagine del libro.
Perché voleva che andasse pure lei? Con la figura da cioccolatino che aveva fatto a proposito? Si vergognava da morire!
“Mi farebbe davvero felice se venissi pure tu, An.” continuò il tastierista, nascondendo le mani nei jeans e dondolando sul posto “Sai Martha vorrebbe conoscerti meglio e Simone è una bambina davvero bellissima…”
“Se ci tieni tanto…okay.”
Quella richiesta aveva il sapore di una ripicca in stile Holopaniano ed – in fondo – Anette sapeva di meritarsela in tutto e per tutto quindi inghiottì la pillola amara, s’infilò giacca e sciarpa scaccia malanni e seguì il consorte fuori nell’aria settembrina.
Tuomas le sequestrò una mano, stringendola forte nella sua.
“Tuom, guarda che non scappo…”
“Sappi che mi fa piacere e poi…” la frase del tastierista rimase in sospeso mentre osservava le chiome degli alberi già tinte dei colori dell’autunno.
Mezz’ora dopo erano arrivati davanti alla casa di Martha. Era un villino a schiera di due piani più la soffitta.
Per il prato davanti erano disseminati giocattoli e biciclette.
Suonarono al campanello e Martha venne loro ad aprire, felice della visita.
La donna li guidò fino sulla veranda nel cortile dietro e li fece sedere al tavolino mentre i suoi ragazzi si erano radunati per vedere chi fosse arrivato e festeggiando quando videro la confezione della torta che avevano comprato prima di arrivare.
Simone era davvero una bambina stupenda di otto/nove mesi.
Rotonda, bionda come la mamma e con un meraviglioso paio d’occhi nocciola, che ciangottava allegramente.
Una bambolina dalle manine grassocce e coccolata dai fratelli più grandi.
Anette si trovò a chiacchierare con Martha, guardando Tuomas che giocava con Simone ed i ragazzi a turno. Era una scena che aveva il potere di incantarla.
Martha era orgogliosa della sua nidiata ed si trovarono a chiacchierare affiatate su casa e figli quasi senza sforzo.
Il pomeriggio scivolò via finché non venne l’ora di tornare prima che ad Ewo venisse un attacco e raggruppasse una squadra di ricerca.
Salutarono la famigliola, Simone si era addormentata per via del pomeriggio indaffarato, e si incamminarono sotto il sole che si abbassava sopra le chiome dei platani.
Tuomas le aveva offerto il braccio invece della mano, preferendo tenerle al caldo nelle tasche dei jeans.
Anette lo seguiva agganciata al suo braccio.
Avevano chiacchierato un po’ all’inizio poi la conversazione era scemata per strada ed entrambi seguivano il filo dei loro pensieri.
Camminavano senza fretta per i viali di Montreal diretti al Metropolis, a metà strada si fermarono sul lungofiume, osservando l’acqua che scorreva.
“Tuomas sei felice?” domandò tranquilla Anette all’improvviso.
“Sì…perché me lo chiedi?” rispose il moro incuriosito, distolto dai suoi pensieri.
“In tutti questi anni…avremmo potuto, ecco…” la donna scosse la testa, cercando di dare parola ai suoi pensieri, mentre Tuomas la osservava “Quello che sto cercando di dire è - che dopo aver fatto visita a Martha ed aver visto quanto è felice –che abbiamo perso un mucchio di tempo. Jo sta per compiere otto anni, Tuomas. Sembra impossibile che siano passati così in fretta e…” la cantante fece un’altra pausa, l’acqua del fiume scorreva “Ti ricordi quando stavamo per sposarci e la voglia di mettere su casa?”
“Sì…” Tuomas annuì, preoccupato dalla piega che stava prendendo quel discorso.
“Abbiamo parlato di figli ma abbiamo lasciato perdere perché era presto ed eravamo giovani, tu volevi dedicarti ai Nightwish. Poi sono rimasta incinta ed è successo tutto quello che è successo…”
“An…dove vuoi arrivare?”
“Mi sembra ovvio…”
“A me no, tesoro. Ti prego spiegati meglio perché ti giuro sono in alto mare.”
Anette sospirò, strofinandosi gli occhi con una mano, poi dette le spalle alla ringhiera e ci si appoggiò, guardando il marito dritto negli occhi.
“Cosa sarebbe successo se non me ne fossi andata dall’isola, Tuomas? Anzi no, molto più indietro quando hai deciso di fondare i Nightwish, se il sogno non avesse preso il volo cosa saremmo divenuti noi due? Riesci ad immaginarlo?” nella voce di Anette non c’erano rimorsi, la donna stava cercando di farlo entrare nella sua ottica ed il tastierista cercò di seguirla anche se stava facendo fatica.
“Beh…me la sarei presa per un po’, poi avrei messo da parte quelle ambizioni nel cassetto e avrei finito gli studi di biologia marina. Probabilmente tu saresti diventata una cantante lirica a tutti gli effetti.” Tuomas guardava l’acqua, cercando di ricordare ed immaginare il possibile finale “Una delle due: o ci saremmo persi completamente di vista, o alla fine ti avrei chiesto comunque di sposarmi ed avremmo messo al mondo qualche pargolo.”
“Ecco! È questo il punto sul quale ti volevo…” Anette sorrise appena “Sarebbe stata una vita normale, Tuom.”
“Continuo a non capire dove vuoi andare a parare.”
“Se fosse andata come hai ipotizzato tu, Tuomas. Adesso sarei nella stessa condizione di Martha, madre ed attorniata dai miei bambini, una bella casa, un cane ed un gatto, tu che torni a casa alla sera per cena...”
Fu in quel momento che il tastierista comprese il pensiero della moglie, fino in fondo.
Si erano ritrovati poi entrambi aveva dato priorità assoluta al lavoro negli ultimi due anni. Non si erano fermati a guardare indietro e fare la somma dei pro e dei contro.
La musica aveva assorbito tutte le loro aspirazioni.
I Nightwish erano importanti.
Erano il suo sfogo, il suo modo di scendere a patti con il mondo e musicare la vita.
Ma per lei?
Un giornalista gliel’aveva fatta quella domanda, alcuni mesi prima ed Anette aveva risposto
“Certo la musica ed i testi sono di Tuomas ma i Nightwish mi sono cari. Con una carriera nella lirica non avrei mai potuto spaziare in stili musicali come ho fatto in questa band. È un’avventura che amo ed ho imparato a vivere man mano che andavamo avanti. Non è mai stato facile, bisogna scendere a patti con quello che si vuole ma alla fine le tue scelte si ripagano negli anni.”
L’aveva ascoltata mentre rispondeva ma non ci aveva fatto troppo caso.
Adesso capiva, e cercò il rimpianto nello sguardo cristallino di An ma non ne trovò.
La donna sorrise mesta “Bisogna fare delle scelte nella propria vita e si cresce sia con le buone che con le cattive. Ho quasi trent’anni, Tuomas; e scopro che non sono cambiata dalla mia adolescenza. Desidero ancora una famiglia e voglio fare la mamma chioccia per una nidiata di pulcini. Purtroppo so meglio di chiunque altro che – per il momento – questo è un sogno nel cassetto, lasciato per tempi migliori.”
“…” il tastierista era rimasto senza parole, in soggezione. Il suo cervello si era fermato a quella rivelazione sincera. Anette notò la sua espressione e scosse la testa.
“Tuomas ti sto chiedendo – sul serio – se vuoi tentare la fortuna con me dopo il tour.”
“…”
“Tuom?” Anette gli sventolava le mani davanti agli occhi, preoccupata “Ci sei ancora?”
“Ero convinto che non ne volessi.” mormorò con voce flebile alla fine “Avevamo già Jo e-”
“Quando mai ho detto una cosa simile?”
“Mai…sono io che sono addormentato ed effettivamente rimbambito dall’età.” la prese fra le braccia, cullandola e ricacciando indietro poco virili lacrime di commozione, esclamò “Maledizione, An. Facciamo tutti i bambini che vuoi! Quattro, cinque…anche dieci!”
“Whoa…tesoro, smorza l’entusiasmo, mi stai schiacciando le costole!” “Scusa, sniff.” il tastierista la lasciò, passandosi una mano sugli occhi per eliminare le lacrime “È una promessa, cara. Dopo il tour.”
“Dopo il tour. Hai qualche preferenza?”
Tuomas sorrise “Finché il sogno non si avvera non dirò un bel niente, An. Ne và dell’avventura in se…e poi da bravo genitore mi aggrada tutto!”
“Papà modello, abbassati che devo fare una cosa.” lo prese in giro Anette, afferrandogli il volto fra le mani e posandogli un bacio sulle labbra.
Ed il fiume scorreva.

11 Settembre 2018, ore 13 e 32
Stati Uniti, Oregon, Portland-San Francisco

“Tuomas? Cos’hai in bocca un cocomero?!” esclamò Emppu, osservando con tanto d’occhi il tastierista con il volto gonfio da una parte.
Anette alzò lo sguardo dalla rivista, attirata come tutti gli altri dal richiamo del loro chitarrista.
“Ho mafe.” mugugnò il moro, tenendo la guancia gonfia con una mano.
“Chi ti ha picchiato? Dillo a papà Marco che lo stendo!” arrivò il bassista con una luce cattiva negli occhi.
Tuomas scosse la testa e si indicò “Ho mafe!”
“Hai male?” tentò An, non rassicurata dal suo annuire “Cosa ti fa male?”
Il tastierista si sforzò di aprire la bocca ma la presente situazione non glielo consentiva quindi disse “Cavia…”
“Cavia? Chi ti ha fatto fare da cavia?!” ululò Ewo, ansioso.
“Stiamo calmi…” disse Anette, tirando Tuomas sul divanetto “Allora…apri la bocca.”
Il papero ubbidì ed Anette dette un’occhiata “Mamma mia…tutto sto casino per questa?!”
“È contagioso, Anettuccia?” fece Jukka, pronto a scappare al sicuro con Emppu in braccio.
“No…ha solo una carie grande come la capocchia di uno spillo.”
Il caravan sospirò di sollievo collettivo.
“Marco tira fuori del ghiaccio dal frigo, io vado a cercare un antidolorifico.” fece Anette tutta professionale “Ci va bene che il prossimo concerto è domani!”
Dieci minuti dopo l’emergenza era stata arginata e il tastierista girava con un asciugamano legato intorno alla faccia per tenere il sacchetto del ghiaccio ed il labbro tremulo mentre Anette gli faceva una ramanzina degna di Kirsti.
“Si può sapere perché hai aspettato di gonfiare?! Adesso dovrai prendere pure gli antibiotici!”
“Prima non mi aceva cofì mafe…” cercò di difendersi Tuomas.
Anette alzò le mani al cielo “Quando arriviamo andiamo dritti e filati da un dentista, magari adesso dovrà estrartelo quel dente!”
Tuomas si era immobilizzato e la fissava come se avesse appena sillabato di che morte doveva morire “Non spai difendo sul ferio, fero?!”
“Secondo te?!”
Il tastierista corse via a balzelloni, il pupazzo di Yoghi che saltellava con lui e si barricò in bagno.
“Tuomas esci fuori dal bagno!!!” la donna lo aveva seguito e cercò senza successo di aprire la porta “Dai!”
“NO!” arrivò la risposta del marito “Non fi fado dal denfisfa! Sono fuffi bruffi e caffisi! Bafbari!”
A quel punto Anette si doveva trattenere dal sbattere la testa contro la parete per la disperazione.
Tornò indietro nell’area soggiorno.
“Ewo sii gentile, vedi se riesci a fissare un appuntamento da un dentista per domani…Marco mi lasci un attimo l’i-pad? Devo fare consulenza con Kirsti sul da farsi per questa importante crisi mistica…”
Jukka ridacchiò “Tranquilla Anettina, domani lo leghiamo come un salame!”
“Ci conto, eh!”

~~~

Okay, questo capitolo era partito bene per essere serio all'epoca, poi il mio occhio è caduto sulla lista dei concerti che ho per guida e mi sono detta "No, questo non posso proprio tagliarlo...cogliamo l'attimo finché c'è! LoL" nel prossimo capitolo ci sarà ancora una scenetta comica sul dentista con una sorpresa, niente di speciale...solo la mia mente malata che procrea idee balenghe come al solito... xD
Lo so che queste attese per ogni capitolo sono logorroiche, miei cari lettori, ma sto veramente cercando di concludere la storia. Per fortuna ho scritto altri quattro capitoli da questo (numero 70...o.o) ma voglio continuare a scrivere fino a quando non ho riempito tutti i buchi e avrò davanti un racconto finito legato con il finale al fondo del file da due anni, poi si spera che il percorso sarà tutto in discesa e ricomincerò ad aggiornare regolarmente...xD

Ora passiamo all'angolo delle recensitrici del precedente chap ovvero CrystalRose e Petitecherie, ragazze spero che questo capitolo valga l'attesa!
Vabbeh...io mi eclisso per il pranzo davanti alla tastiera in modalità scribana, non è la buona volontà che mi manca ma il tempo! xD
Alla prossima!
*Hermes ha le cuffie nelle orecchie che sparano l'ultima parte di Stairway to Heaven e vorrebbe tanto mettersi a cantarla con Plant ma non può, ahimè! Odio i luoghi pubblici...QQ*

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Capitolo 71
*** 71 ***


12 Settembre 2018, ore 9 e 22
Stati Uniti, California, San Francisco, The Filmore
“Uffa, Tuommi! Esci da lì! Anette ha fatto i biscotti con i pezzetti di cioccolato e le nocciole!!!” sbuffò Emppu, saltellando sul posto nel suo pigiama delle Tartarughe Ninja. Dietro di lui c’era la squadra al completo, pronta con corda e nastro da pacchi.
“No!”
Anette scosse la testa.
Ovviamente non c’era alcun biscotto ma dovevano pure farlo uscire dal gabinetto prima o poi…
“Guarda che Jukka e Tero sono andati a prendere sushi per tutti per pranzo!!!” tentò Ewo, senza successo.
Nessuno era ancora riuscito a farlo desistere dalla sua strenua decisione di non vedere un dentista.
Almeno finché non arrivò Marco con i rinforzi.
“Tesoruccio di papà Marcoooo!!! Ti ho preso il Paperino di questa settimana, nuovo nuovo!!!” esclamò il bassista, battendo il giornalino sulla porta.
I ragazzi attesero in silenzio una risposta.
“Me lo fai fassare otto la forta?” domandò speranzoso il tastierista.
“Non posso, Tuomasuccio…è un formato speciale doppio e ha l’ultimo pezzo della 313 da collezione!!! Se provassi si rovinerebbe la copertina e tu non vuoi questo!” fece il barbuto vichingo, disapprovando.
“Ma io foglio lefferlo!!!”
Marco fece un sorrisaccio ai compagni “Vieni fuori, tesoruccio e papà Marco ti promette che nessuno alzerà un dito su di te! Abbi fiducia nel tuo amico del cuore!”
Magicamente la serratura della porta scattò ed appena si aprì di un centimetro i ragazzi caricarono tutti assieme con Tero in coda che ritmava l’assalto a suono di tromba.
Tre minuti dopo il tastierista era legato mani e piedi con i lucciconi agli occhi ed un altro sacchetto del ghiaccio sulla guanciotta, gonfia come un melone.
Ewo era riuscito a fissar un appuntamento per le undici e quindi una mezz’oretta prima dell’ora prestabilita il pauroso venne accompagnato da un comitato di rinforzo ben nutrito fino nello studio dove riempirono la sala d’aspetto.
“Non foglio…” borbottò Tuomas spaventato, mentre aspettavano il suo turno.
Anette sospirò solamente e gli batté la mano “Tranquillo, è solo una carietta piccola piccola…fai il grande e vedrai che non sentirai niente!”
Il tastierista fece snif-snif stringendo in grembo il pupazzo di Yoghi.
Nella sala d’aspetto, oltre i ragazzi dei Nw, c’era anche una coppia singolare in carattere ed aspetto: uno l’esatto opposto dell’altro.
La donna aveva la carnagione di un color caramello e folti capelli scuri che tendevano al crespo, tutto dava da pensare che avesse radici ispaniche se non per i suoi occhi grigi che mostravano più comprensione che dolcezza e li osservava a tratti con educata curiosità.
L’altro era un uomo allampanato sui trenta, magro e pallido con una vistosa chioma incolta di un biondo quasi bianco ravviata all’indietro ed occhi neri come l’ala di un corvo, seminascosti da un paio d’occhiali dalle lenti squadrate. Stava leggendo il quotidiano del giorno con espressione a metà fra l’annoiato ed il divertito.
Topo, passami il Rubik…” fece la donna ad un certo punto.
L’uomo sospirò, alzando gli occhi al cielo “Prendilo dalla tasca della giacca…però lo risolvi da te questa volta, ma belle!”
“Nah…tanto lo so che ti diverti troppo quando non ci riesco…”
La donna recuperò il portachiavi con il giocattolino, iniziando a girare le facce a caso, sovrappensiero, appoggiandosi alla spalla del biondo platinato, che continuò a sfogliare il giornale con un sorrisetto, le lunghe gambe accavallate.
Intanto i nostri stavano discutendo se tirare sul palco Tuommi con del ghiaccio legato alla guancia quella sera od optare per la bottiglia di vino ghiacciato dal freezer. Tero era l’unico che seguiva le evoluzioni del cubo che iniziava a prendere le sembianze di un’arlecchino, con le chiavi che tintinnavano ad ogni giro.
Anette si era scelta una delle riviste sul tavolino e la sfogliava controvoglia, ascoltando distrattamente le conversazioni criptate in finnico dei suoi compagni d’avventura. Tuomas le aveva posato il mento sulla spalla, osservando le figure sulla carta patinata e borbottando ad intervalli regolari propositi di fuga che la cantante ignorava pazientemente.
Kirsti aveva ragione ieri…oltre alla padella dovevo portarmi gli ultimi sei numeri di Paperino e la tastiera portatile!
Tutto era tranquillo nella sala d’aspetto finché…
“Linds, ho un problema.”
L’uomo biondo alzò gli occhi scuri al cielo alla ‘Lo-sapevo!’ e ripiegò il quotidiano per poi guardare dalla parte della donna che fissava il cubo – completamente mischiato – grattandosi la punta del naso, confusa “Non riesco a risolverlo!”
“Sei proprio tocca, Michelle…” commentò lui “Dai qua, và…”
La donna tirò fuori la lingua mentre lui esaminava la situazione, ruotando il puzzle 3D fra le dita magre.
Emppu – seduto vicino al fonico – guardava curioso la challenge ed anche Anette e Tuomas avevano lasciato perdere la rivista, osservando il puzzle.
Il cubo si fermò ed l’uomo biondo iniziò a ruotare le facce con una sicurezza ed un sorriso a dir poco inquietanti.
Tempo tre minuti e trenta secondi il cubo era tornato al suo stato originario: lindo, perfetto e monocolore su tutti i suoi lati.
L’uomo biondo l’aveva restituito alla donna con un “Puoi fare di meglio…che barba!” ed aveva ripreso a leggere il giornale con un sorrisetto superiore.
Il resto dei Nightwish non credevano a quella dimostrazione e Tuomas disse in finnico “Lo voglio…scommetto che riesco a risolverlo più veloce di quello lì!”
“Tuomas…” tono rassegnato.
“Me lo prendi quando torniamo a casa?”
Tuomas…” tono disperato e mano al manico della fidata padella nascosta in una borsa sotto la sedia.
Il tastierista venne – si fa per dire – salvato dall’assistente del dentista che con un sorriso rassicurante si affacciò alla porta della saletta e trillò “Il signor Holopainen? Il dottore è pronto a visitarla…”
Quella frase innocente scatenò il pandemonio.
Tuomas tentò la fuga in volo attraverso la finestra del quarto piano, aggrappato sempre all’orso Yoghi che però non aveva un paio di ali. I ragazzi lo afferrarono per diverse parti del corpo ed Anette si premunì di mettergli una mano sopra la bocca prima che si mettesse ad ululare stupidaggini.
“Siamo pronti…non è che per caso ha una poltroncina con cinghie? Bisognerebbe tenerlo fermo…un’anestesia totale sarebbe l’ideale!” fece Anette con un sorriso tirato.
“Ah…c-capisco…” balbettò la poverina, spaventata “Se volete seguirmi…”
I ragazzi, Tuomas caricato in spalla, uscirono camminando dietro alla donna ed Anette sospirò con una mano sulla faccia. Guarda cosa mi tocca fare…e sarebbe lui l’uomo di casa!
Michelle, la donna seduta accanto all’uomo biondo, si schiarì la gola “Il suo compagno?”
“Mio marito…” rispose la cantante, in imbarazzo ma innegabilmente innamorata cotta.
“Ah…”
Tradotto: Mi dispiace davvero tanto ma gli uomini non crescono mai…
Anette annuì con un sorriso ed incontrò lo sguardo scuro dell’uomo da sopra l’orlo del giornale.
Linds sorrise e le strizzò l’occhiolino malizioso del ‘Libera, tesoro?’.
La nostra sbatté le palpebre, arrossendo fino alla radice dei capelli.
Intanto Michelle aveva mollato una gomitata al biondo “Topo! Smettila di flirtare! Se non te ne sei accorto sono seduta qui al tuo fianco!”
“Si vede che somigli terribilmente ad un soprammobile, Hervas.”
“Un’altra parola e ti faccio mangiare il giornale, Lagden!”
Per tutta risposta il biondo tirò fuori la lingua e – sotto lo sguardo incredulo – di Anette, la donna gli tirò un’orecchio, torcendolo senza tante moine.
Michelle ma belle, ma sei idiota?!”
“Solo se non la smetti di fare lo scemo, topo inutile!”
Intanto che battibeccavano peggio di due cocorite Anette, si allontanò il più possibile dalla coppia con un solo pensiero in mente…questi non hanno tutte le rotelle al loro posto, ma che affiatamento!
“An!” Tero era tornato ed indicava dietro di se “Tuommi non vuole farsi fare la puntura dell’anestesia se non ci sei tu a tenergli la mano…fai in fretta perché il dentista sta per perdere le staffe!”
“Arrivo…” sospirò lei.
Cosa non si fa per amore!

16 Settembre 2018, ore 12 e 35
Stati Uniti, Texas, Dallas, The Palladium

“Guardate che roba!”
I ragazzi erano tutti assiepati davanti alla TV tenendo fra le mani piatti e bicchieri mentre sul canale scorrevano le immagini della devastazione portata dall’Uragano Ike che non li aveva raggiunti per un pelo pelissimo.
I commenti si accavallavano uno sull’altro mentre Anette spingeva il cibo nel suo piatto.
Tony Kakko – che li aveva seguiti con i Sonata per fare da apripista dei loro concerti - le era seduto accanto che leggeva un libro quando notò lo scarso appetito di lei.
“Heilà Giulietta…cos’è quella faccia? Romeo ti ha fatto arrabbiare l’ennesima volta?” domandò preoccupato.
Anette si sforzò di sorridere “No…è da ieri che non mi sento quel granché, forse ho preso qualche virus, non so.”
“Piccola mangia qualcosa…l’unica per combattere batteri è schiacciarli con una buona dose di proteine e vitamine!”
“Grazie Tony…”
“E di che! Ricorda che ci sarò sempre…”
Anette sorrise al ragazzo, si conoscevano da più di dieci anni (*) ed in quell’arco di tempo la loro amicizia non era calata nonostante si perdessero di vista a causa dei rispettivi impegni.
Ewo tornò dentro alla stanza che era stata riservata loro per pranzare scuotendo la testa.
“Tuom, ragazzi, brutte notizie. L’uragano ha reso inagibile la venue ad Houston…” disse il manager serio.
“Che è successo?” domandò Jukka.
“Il vento ha scoperchiato l’edificio ed è rimasto tutto allagato. Sono stati costretti ad annullare il concerto perché non ci sono altri locali disponibili, è saltata l’elettricità in tutto il circondario.”
Tuomas posò il suo piatto e si avvicinò ad Ewo “Hai già inserito la notizia sul sito?”
“Sì…”
“Aggiungi che rimborsiamo anche i biglietti, od almeno la parte che ci spetta dell’incasso.” Tuomas si voltò verso gli altri che annuivano, gravi “Io ed i ragazzi ci siamo messi d’accordo prima…pensavamo anche di mandare in donazione i proventi di oggi e domani.”
“Bisogna parlarne con Toni giù in sala, sta facendo il conteggio…”
Il tastierista e Jukka sparirono dietro ad Ewo, mentre i ragazzi dei Sonata Arctica e dei Nightwish parlavano del fatto.
Anette si alzò, lasciando perdere il pranzo
“Tony, io torno al bus…se c’è bisogno-”
“Tranquilla An. Vuoi che ti accompagni?”
“No, grazie. Sono solo stanca…”
Il ragazzo la guardò mentre scivolava via dalla stanza in silenzio, pallida come un’ombra.
Lui ed i Sonata Arctica si erano aggiunti al gruppo nella prima settimana di Settembre ma avevano notato subito che il tour prolungato stava segnando profondamente la stanchezza sulle facce di Tuomas, Marco, Emppu e Jukka.
Anette faceva di tutto per mantenersi in forma, con tanto di corse e cibo salutare ma non bastava.
Non dopo quasi due anni di tour no-stop.
Il giorno prima i Nightwish al completo avevano passato la giornata di viaggio a dormire in un coma soporifero che aveva poco di diverso dal ricovero per esaurimento nervoso.
Ad ogni battuta le risate erano poche e nemmeno tanto vere ma più un riflesso abituale.
Tony Kakko non aveva bisogno di una sfera di cristallo per capire cosa stava succedendo…il morale della band era al minimo storico, quello che non si ripeteva dai tempi dell’Oceanborn tour.
Anette dava i primi segnali di malessere e se cadeva lei, i ragazzi erano destinati a seguirla in un modo o nell’altro.
Perché i Nightwish non erano un gruppo ma una famiglia che o fa cerchio intorno quando arrivano i tempi difficili o si sfascia. Tony lo sapeva e sperava solo che quella piccola pausa – dono del cielo – riuscisse a rimettere Anette in sesto prima che un malanno la relegasse sulla cuccetta a tempo indeterminato.

~~~

(*) Tony Kakko (cantante dei Sonata Arctica) ha fatto alcune apparizioni in DOR nei primissimi capitoli durante il Wishes from Eternity tour ed verso il ventesimo o giù di lì, quindi sì la loro amicizia si allarga su un arco di tempo di dieci anni più o meno.

Fa un tempaccio assurdo da me quindi ho deciso di lasciarvi un capitolino...=)
Ebbene sì da questo punto in poi la stanchezza da tour diventerà uno dei temi primari, anche nella realtà se andate a leggere le news dell'ultimo periodo del tour di DPP le cose non andavano proprio benissimo, basta anche guardare il documentario di Made in Hong Kong per rendersi conto di quanto i ragazzi fossero sottotono e stanchi...=(

Ah...la prima parte del capitolo è un mio sfizio...xD Linds e Michelle sono due miei caratteri originali, e dato che i ragazzi passavano da San Francisco l'immagine mi è venuta da sola. Questo cameo sarà unico nel suo genere e non li rivedrete più in nessun'altra sezione futura di DOR quindi, per favore, smettete di lanciare pomodori al topo anche noto come Lindor per una delle lettrici...LoL...ciao Pepe.

Si ringrazia la cara CrystalRose per la recensione allo scorso capitolo! =* (coppia di gemelli? *hermes sorride come una sfinge*)
Bon...auguri in ritardo di Pasqua, ed auguri per la pasquetta
Ci rivediamo col prossimo tra un paio di secoli al massimo... ;) that's my april fool's joke
Hermes

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Capitolo 72
*** 72 ***


19 Settembre 2018, ore 21 e 32
Stati Uniti, Louisiana, New Orleans
I ragazzi si erano riuniti tutti in una delle salette a disposizione dei clienti dell’albergo e parlottavano fra di loro con toni bassi e concitati.
Quel giorno di pausa aveva fatto bene ed i ragazzi erano riusciti a recuperare un po’ della loro vivacità e qualche ora di sonno in più. Il fatto che poi passassero un paio di notti in albergo rendeva l’atmosfera più rosea e tranquilla.
Non per Tuomas, però.
La sua espressione mentre usciva dall’ascensore e tornava dai ragazzi, non poteva fregare Tony.
“Come sta?”
“Credo che stia dormendo come un ghiro…” rispose, Tuomas con una smorfia sedendosi accanto all’amico.
“Cosa significa credi?”
“Quando ha capito che mi ero preoccupato per lei, si è arrabbiata. Mi ha buttato fuori e mi ha intimato di smetterla e che tutto va benone. Sembrava Kirsti quando non gli vengono i piatti in cui eccelle.”
“Questo significa che non sta affatto bene…” si inserì Marco a voce bassa, mentre leggeva qualche libro sul suo ipad. Il bassista venne chiamato da Emppu al tavolo e si alzò.
Tuomas sospirò “Questo tour è stato uno sbaglio, abbiamo voluto fare le cose troppo in grande ed adesso ne pagheremo le conseguenze.”
Tony posò una mano sulla spalla del tastierista per infondergli un po’ di coraggio “Sono sicuro che andrà meglio, An non ha fatto che riposare in questi giorni…”
“Non è questione solo della sua voce, Tony.” Tuomas si stava sfregando la faccia, delle rughe di stanchezza gli segnavano la fronte e intorno agli occhi rossi “Io non riesco più a buttare giù una parola da fine Giugno. Jukka e Marco non vedono l’ora di tornare a casa. Tero è completamente impazzito. Emppu inizia ad essere insofferente ai soundcheck ed ai concerti. Ci stiamo sfaldando e va a finire sempre che la causa sono le mie manie di grandezza.”
“Tuomas!”
“Siamo stanchi, sono stanco. Anette è stanca…sto pensando di annullare i prossimi concerti.”
Gli occhi del tastierista, per quanto rossi, erano fermi e decisi.
Quel tipo di sguardo – Tony lo sapeva – non portava mai a nulla di buono.

21 Settembre 2018, ore 20 e 42
Stati Uniti, Florida, St Pete, Jannus Landing, backstage

I ragazzi dei due gruppi finlandesi si dividevano il camerino e l’atmosfera si era un po’ sollevata rispetto ai giorni precedenti.
Tony Kakko osservava la scena quasi senza crederci.
A New Orleans, la sera prima, Anette aveva fatto scintille sul palco in splendida forma e di ottimo umore trascinando con se i ragazzi, rinvigoriti dall’energia della cantante.
Bisogna dare atto, An è una vera guerriera e non si dà per vinta così facilmente.
Certo la sua voce stava calando ma Tero aveva preso ad aumentare il canale del microfono di An in modo che non si notasse che in uscita gli strumenti erano molto più ampi in volume della sua voce.
Era un trucco ingiusto ma efficace, solo qualcuno del settore e con un buon orecchio fino avrebbe potuto notare la differenza od i tremori sulle note che An non riusciva più a toccare.
Un grande aiuto alla situazione live l’aveva anche dato Tuomas.
La sera prima aveva deciso di modificare la setlist, che era rimasta sempre la stessa negli ultimi tempi.
Molte canzoni a livello vocale troppo impegnative erano state scartate, sostituite da altre dove la difficoltà si riversava tutta sulla batteria ed gli assoli della chitarra e della tastiera.
Anette si era opposta a quel cambiamento ma Tuomas si era dimostrato irremovibile, ne avevano discusso per tutta la sera ed infine si erano messi a litigare finché Marco non si era messo in mezzo ed aveva fermato il potenziale pasticcio.
Adesso il tastierista se ne stava relegato in un angolo del camerino ad ascoltare musica sull’ipod di Tero ed osservando da sotto il cappello con occhi di falco An, che rideva e parlottava allegra con i ragazzi e me.
Tuomas non era arrabbiato con lei, si vedeva ad un miglio ma il suo sguardo che attraversava la stanza mostrava tutta la sua preoccupazione.
Per conto mio l’improvviso rifiorire di Anette mi lasciava spiazzato e dubbioso.
Io e Tuomas incrociammo gli sguardi per un attimo.
Entrambi con una domanda non detta, entrambi ansiosi.
Anette sta giocando con la sua salute e si sforza più che può.
Ma fino a quando?

22 Settembre 2018, ore 10 e 15
Stati Uniti, Florida-Tennessee, Nightwish Caravan

I ragazzi avevano capito che qualcosa non andava e l’improvvisa marcia in più di An, puzzava di bruciato.
Anette, al contrario di tutte le sue abitudini, quel mattino non si era svegliata prima degli altri ed avevamo deciso di lasciarla riposare.
Ci eravamo spostati nella zona giorno e cercavamo di fare il meno casino possibile.
Viaggiavamo dalla notte precedente e la tensione del caravan stava salendo come la colonnina del mercurio di un termometro ad ogni minuto che passava.
Stavo scribacchiando nonsense sul Moleskine, Jukka al mio fianco batteva sommessamente le dita sul piano del tavolo.
Ad un certo punto non ce la feci più e mi alzai, richiudendo con l’elastico il quaderno.
“Vado a vedere se ha bisogno di qualcosa o se dorme.” spiegai all’occhiata dura di Marco “Non ha ancora fatto colazione!”
L’espressione del bassista si addolcì ed annuì, Anette aveva fatto punto d’onore di non rivolgermi la parola se non assolutamente necessario dalla sera prima. Quell’isolamento mi preoccupava, era il modo di An per farmi capire che c’era davvero qualcosa che non andava e che non dovevo scoprirlo.
Svicolai per il fondo del pullman dove stavano le cuccette e scivolai dietro la tenda, mentre gli occhi si aggiustavano alla semipenombra.
Accesi una delle fioche luci di servizio ed arrivai fino alla cuccetta di Anette, dove era sdraiata, avvolta nelle coperte fino alla fronte.
“An? Sei sveglia?” domandai piano.
Non ricevetti risposta.
“Dai…facciamo la pace.”
Ancora niente.
Posai una mano sulla forma sopra le coperte e la mossi appena ma non abbastanza per svegliarla se davvero stava nel mondo dei sogni.
A quel movimento la coperta si spostò leggermente e qualcosa cadde per terra.
Mi chinai a raccogliere la carta.
Paracetamolo.
Rifissai lo sguardo sulla cuccetta e spostai la coperta.
Non era l’unica carta.
Ed An non stava dormendo anche se aveva gli occhi chiusi.
Era sudata.
Stava delirando.

23 Settembre 2018, ore 20 e 22
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Sacred Heart Hospital

La febbre di Anette era altissima.
Per fortuna il più del viaggio era stato notturno ed i pochi chilometri che ci separavano da Knoxville li avevamo fatti come se avessimo il diavolo alle calcagna.
Ed era vero.
Appena dietro la mia spalla c’era un demone che ghignava crudele e che mi faceva tremare dalla paura.
Eravamo arrivati all’ospedale verso mezzogiorno ed Anette era stata imbarellata e fatta passare attraverso il pronto soccorso praticamente senza fermarsi.
L’avevo seguita con Marco, Jukka ed Emppu mentre Ewo cercava di spiegare alla reception chi eravamo e la nostra nazionalità.
Nel pomeriggio era stata visitata ed l’avevano subito spostata in una camera.
Per tutto l’arco del giorno non aveva ripreso conoscenza, il dottore aveva disposto che l’avrebbero fatta dormire finché la temperatura corporea non si fosse abbassata.
Lui stesso aveva messo in chiaro la situazione davanti ai miei occhi “Sua moglie non si è ammalata improvvisamente. Questa febbre è la conseguenza di uno stato influenzale mal curato che si sta portando dietro da mesi. Certo lei l’ha combattuta, ma – se quello che mi avete raccontato corrisponde alla verità – dei medicinali a base di paracetamolo di certo non sono sufficienti e nemmeno un superuomo sarebbe riuscito a rimanere in piedi fino a questo punto. È stata una perfetta incosciente, ed ora che un nuovo virus l’ha colpita il suo fisico si sta indebolendo sempre di più. Dalle analisi del sangue abbiamo riscontrato che ha un’infezione in corso nei reni.”
Il dottore aveva richiuso la cartella clinica “Temo che la permanenza di sua moglie qui non sarà breve, signor Holopainen.”
Ovvero: sarai pure suo marito ma non è che vali molto, se non ti sei accorto di niente.
Avevo passato il resto del giorno seduto accanto al letto di Anette, l’avevano cambiata con una di quelle tuniche da ospedale bianche e scomode. Nel gomito le avevano infilato un ago, connesso ad una flebo da cinque litri, sulla plastica trasparente c’era scritto tetracicline.
Stessa storia sull’altro braccio dove un’altra flebo sgocciolava un liquido trasparente ma di un leggero colore giallo, l’infermiera mi aveva rassicurato che erano solo sali ed acqua per evitare che Anette rimanesse disidratata.
Erano scese le ombre della sera e la stanza si era rabbuiata visibilmente a parte una fioca luce sopra al letto.
Anette sembrava dormire pacificamente, se non fosse stato per il sudore che le imperlava ancora la fronte e la sua mano fra le mie che scottava.
La guardavo, misurando ogni suo respiro.
Il medico mi aveva rassicurato che non era in pericolo, ma avevo comunque paura per lei.
Non l’avevo mai vista con una febbre così alta.
Al diavolo, dovrei essere arrabbiato per la sua idiozia ma mi è impossibile.
Non ci riuscirei né ora né mai, perché so che ha fatto tutto in buona fede, sperando di farcela.

La porta della stanza si aprì di uno spiraglio grazie a Marco. Avevamo un’intervista di gruppo quel pomeriggio ma avevo declinato, non mi andava di lasciarla sola.
“Tuomas…dovremo parlare per stasera.”
Annuii e lasciai la mano di An, alzandomi ed uscendo, cercando di fare meno rumore possibile.
Il corridoio era illuminato a giorno e dovetti strizzare gli occhi perché le luci non mi abbagliassero.
“Come sta?” domandò Emppu con le sopracciglia aggrottate in un’espressione triste.
“Ha ancora la febbre alta e han deciso di bombardarla con un ciclo di antibiotici dalle 36 alle 48 ore. Fuori discussione che si rimetta in piedi per un paio di giorni, a meno che non avvenga un miracolo.” risposi stancamente, Ewo scosse la testa.
Jukka sospirò “Non possiamo farci niente…sono le leggi della natura e poteva capitare ad uno qualsiasi di noi.”
“Toni ha già postato un messaggio sul sito, ed abbiamo contattato la venue.” mi assicurò il nostro manager.
“Tuomas, io ed i ragazzi abbiamo deciso di suonare lo stesso per attutire un po’ il fatto.” disse Tony con un sorriso amichevole.
“Grazie…” gli strinsi la mano “Ma sono dell’idea che bisogna rimborsare il biglietto a tutti almeno in parte.”
“Eravamo già d’accordo così, Tuom.” ammise Marco mentre Jukka annuiva.
Ecco, è ora di tirare fuori la patata bollente…
“Ragazzi…” abbassai lo sguardo ma subito lo rialzai “Anche se Anette si riprendesse in tempo per gli ultimi concerti della leg, sono dell’idea che dovremmo fermarci qui.”
Marco ed il cantante dei Sonata non sembravano troppo sorpresi ma Jukka si rabbuiò ed Emppu era incredulo.
“Tuomas, non so se ti rendi conto ma questi concerti sono stati decisi quasi sei mesi fa!” replicò il nostro batterista.
“Come pensi che reagiranno i fans alla notizia?” gli fece eco il nostro chitarrista, nervoso.
Marco aveva passato una mano sulla spalla di Jukka, ammonendolo in silenzio di chiudere la bocca. Mi appoggiai alla porta dietro di me e cercai di spiegarmi meglio.
“La mia non era un’imposizione. Naturalmente so che in termini economici andremo in rosso se dovremo tirare fuori tutti gli incassi da qui a New York, ma cosa possiamo fare? Stasera, Charlotte e Baltimore sono fuori discussione ma se Anette se la sente potremo anche suonare l’ultima data nella Grande Mela. Da parte mia penso che siamo ad un passo dallo sfinimento, Jukka e che potremmo anticipare lo stop di una settimana prima di volare in Sud America. Emppu non dimenticare che siamo persone umane anche noi, ed i nostri fans questo lo sanno, come conoscono che non ci siamo fermati da mesi. In qualche modo li ripagheremo e sono il primo a volerlo ma adesso ciò che mi preme è il bene di Anette anche se si è comportata da stupida, l’avete detto, no? Poteva capitare a chiunque di noi, me compreso.”
Ewo annuì con un sorriso d’incoraggiamento mentre Tony sorrise nella mia direzione “Io ed i ragazzi dei Sonata pensavamo di continuare con le date per coprire la vostra assenza.”
“Penso che sia una buona idea, amico.” risposi “Ragazzi, non sto disertando la band ma vi chiedo solo di rifletterci su. Ne possiamo riparlare domani.”
“Non torni con noi?” domandò Emppu preoccupato “Sta così male?”
“Non me la sento di lasciarla sola, tutto qui.” replicai, dondolando sul posto.
“Okay, Tuom. È meglio che andiamo, ci rivediamo domani mattina?”
Annuii e ci salutammo, li guardai andare via poi raggiunsi le macchinette e comprai un panino ed un caffè per cena.
Mi sembrava di masticare della gommapiuma.

25 Settembre 2018, ore 14 e 32
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Sacred Heart Hospital

Anette si era svegliata quel mattino con l’aria di non poter nemmeno sollevare un bicchiere d’acqua.
Nonostante le flebo l’influenza faceva il suo decorso senza pietà, se provava a parlare la sua voce usciva fuori nasale e soffocata in più gli era venuta una sinusite pesante che la obbligava a stare a letto.
Era riuscita a rimanere sveglia un paio d’ore giusto per la visita del dottore e quella di Emppu, Jukka e Marco; poi era crollata in un sonno letargico.
Credo che New York sia fuori discussione, ora.
Il nostro batterista scosse la testa “Torniamo a casa, non c’è nient’altro da fare qui, povera An.”
“Mi hanno detto che prolungheranno la cura di antibiotici per altri due giorni, vogliono scongiurare una ricaduta di febbre.” spiegai “An non potrà muoversi almeno fino alla fine del mese, penso sia meglio che anticipiate il ritorno a casa e che vi godiate lo stop. Ve lo siete meritato ragazzi.”
“No, Tuom.” s’inserì Emppu “Attendiamo che An si ristabilisca e poi torniamo tutti assieme!”
“Sono d’accordo con Winnie.” disse Marco, annuendo “Il caravan è diventato una serra, sai? Sono arrivati tantissimi mazzi di fiori e Tero starnutisce ogni tre secondi, ha appena scoperto d’essere allergico al polline!”
Mi venne un sorriso ad immaginarmi il nostro fonico in un mare di fiori, almeno i fans l’avevano presa bene ed i Sonata Arctica cercavano di sfruttare al meglio la situazione…
Da parte mia, sto contando le ore che mancano per tornare a casa.
Basta…

27 Settembre 2018, ore 11 e 32
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Nightwish Caravan

Eravamo accampati nel pullman, attendendo pazientemente che Anette venisse dimessa dall’ospedale.
Ewo e Toni si erano occupati di pubblicare la notizia dell’annullamento ed il giorno prima eravamo volati a New York per il Meet&Greet, ricevendo un mucchio di affetto sia per la band che per Anette. Eravamo tornati a Knoxville nella notte e quel mattino si era rivelato frenetico: i ragazzi stavano raggruppando le loro cose e preparando i bagagli per il viaggio di ritorno.
Sospirai di sollievo quando tirai fuori la scusa di andare a trovare An e mi dileguai.
L’aria frizzante del mattino mi sollevò un po’ e camminai fino all’edificio, era una bella giornata autunnale ma non riuscivo a godermela appieno.
Quella notte avevo dormito poco e male nella cuccetta, e quelle ore piccole avevano fatto partire una cefalea fastidiosa che mi batteva ritmicamente contro il cranio.
Non avevo mai sofferto il mal di testa ma quando mi prendeva era una cosa lunga e dolorosa.
Feci un cenno di saluto alla receptionist del reparto, che ormai mi conosceva di vista e raggiunsi la camera di An.
“Ciao Tuomas!” esclamò la mia mogliettina di ottimo umore. Era ancora debole ma si stava riprendendo alla grande ogni ora che passava, le avevano tolto una delle flebo ed aveva ricominciato a mangiare. L’unico segno che non era stata bene erano le borse che aveva sotto gli occhi e la voce gracchiante.
“Ciao…” replicai, sforzandomi di sorridere e sedendomi sulla sponda del letto. Le rimisi a posto un ciuffo di capelli dietro l’orecchio “Come ti senti?”
“Meglio…” aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani “Mi dispiace per quello che è successo.”
Alzai gli occhi al cielo “L’hai già detto mille volte, An! Non ti devi sentire in colpa, ti sei ammalata e poteva capitare a tutti!”
Anette sorrise appena ma non mi guardò “Il dottore dice che stasera mi visita e se va tutto bene domani posso essere dimessa. Però mi ha consigliato di farmi controllare per i reni anche se le ultime analisi del sangue ha detto che sono tornate a livelli normali.”
“A-ha…” mi sfregai la fronte con una smorfia.
“Tuomas cos’hai? Sei pallido…”
“Niente, ieri siamo andati a NY per quell’incontro con i fan…ho dormito poco. È solo mal di testa, An. Niente di cui preoccuparsi…” sorrido, afferandole la mano e scaldandola fra le mie, dentro quell’ospedale non faceva caldo “Jo ha chiamato stamattina e mi ha detto di salutarti. François dice che dovrai prepararti ad una bella ramanzina con i controfiocchi.”
Anette sorrise, scuotendo la testa e continuai “Tranquilla, ti proteggo io dal baffopazzo…”
“Nah…fa così solo perché non vuole che manchi alla realizzazione del suo sogno. Non vedo l’ora di rivederlo…sarà tutto ansioso. Chissà Joseph…” pensò a voce alta An.
“Li rivedremo presto…” la rassicurai.

~~~

Voi: Ma guarda guarda chi si rivede... *dondolando una mazza da baseball*
*Hermes sventola la manina con un sorrisino*
Okay...mi merito una bella sgridata, nelle ultime settimane non ho scritto una riga di DOR! =(
Sono pigra, non lo nascondo! xD
Ho concluso un'altra storia, sono nervosa perché Imaginaerum è finalmente sbarcato fra noi comuni mortali e sto facendo di tutto per rimandare la visione...
Ho paura di non capirlo e di non ritrovare i vari motivi per cui mi sono innamorata del lavoro di Tuomas all'origine. E poi la vista di An con i ragazzi...beh...sono curiosa ma tremo all'idea.
(se l'avete già visto vi prego di non spoilerarmi sulla trama nelle recensioni...grazie!)
Questo capitolo ruota sui malesseri di fine tour...con i prossimi torneremo in Finlandia per qualche tempo e poi ci butteremo nella leg sudamericana e sulla richiesta della Pepe! *Hermes fa la desaparecida ma DOR è un malloppone ben organizzato per fortuna LoL*
Si ringraziano CrystalRose e Petitecherie per le recensioni dello scorso capitolo! =*
Spero col prossimo aggiornamento di avere delle buone notizie da darvi, perché per ora non vedo la fine del tunnel e DOR non si scrive ancora da sola...uffa, mi farebbe comodo una penna prendiappunti! ^^"
Buon Weekend!
Hermes

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Capitolo 73
*** 73 ***


29 Settembre 2018, ore 12 e 40
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette
Nella notte fonda del giorno prima, appena avevano toccato terra su suolo finnico lei ed i ragazzi si erano accorti che l’influenza aveva fatto altre due vittime: Tuomas e Tero.
Il fonico si era trovato da un’ora all’altra ammalato, con naso chiuso, gola blu, occhi iniettati di sangue ed orecchie che fischiavano.
Tuomas aveva passato l’intera traversata nel piccolo bagno dell’aereo a vomitare.
A quel punto anche il più scettico del gruppo Nightwishiano aveva dovuto arrendersi all’evidenza, l’influenza era un problema serio e sembrava che a quel punto tutti avrebbero dovuto passarla bene o male.
Quindi avevano dovuto accantonare l’idea di tornare a Kitee e, lei e Tuomas, si erano rifugiati nell’appartamento della capitale.
Appena entrato il tastierista si era subito buttato a letto, ingollando una pastiglia per il mal di testa che gli stava spaccando in due il cranio. Peccato che quella notte era stata una continuazione del viaggio, era sempre chino sulla tazza, ed Anette si stava preoccupando non poco.
Alla fine i conati a vuoto sembravano essersi calmati e Tuomas si era addormentato verso metà mattina, pallido come un cencio, con le occhiaie e le coperte tirate fin sul naso.
Anette lo controllava periodicamente ma il tastierista non aveva la febbre.
Il poveretto era completamente fuori combattimento ed la cantante decise che era meglio lasciarlo stare, gli lasciò un bicchiere d’acqua sul comodino e delle pastiglie di aspirina poi uscì giusto il tempo per fare un po’ di provviste, era sabato e le vie erano piene di gente che si godeva una delle ultime giornate di sole dell’anno.
Aveva appena voltato l’angolo che quasi non si scontrò con François, armato di un mazzo di tulipani rossi e gialli ed una borsa, nel suo miglior completo casual.
“Anettina!” trillò sorpreso “Stavo giusto venendo a trovarti!”
“Ciao, Fra!”
I due si abbracciarono goffamente.
“Ho finito col teatro mezz’ora fa, ed ho saputo che eravate tornati…così ho pensato di venire a dar manforte!” il baffetto le mostrò il chilo di mandarini contenuti nella borsa di plastica “Sono per la malata questi…”
“Ah…io ormai sto bene, adesso è Tuomas quello colpito ed affondato…” spiegò Anette “Ha passato una notte da incubo, si era appena addormentato quando sono uscita…sai, devo fare un po’ di spesa.”
“Mi dispiace…posso aiutarti?” gli occhi affettuosi di François la fissarono preoccupati.
“Se vuoi puoi accompagnarmi, così facciamo due chiacchiere…torno su a posare i fiori e poi andiamo?”
“Perfetto, ti aspetto qui, non voglio disturbare Tuommi, poverino.”
Così si erano messi a parlare mentre camminavano verso il supermarket. Gli argomenti non mancavano da entrambe le parti ed Anette venne a sapere che il matrimonio era stato rimandato di alcuni mesi.
“Dovremo sposarci in Svezia, lì riconoscono le coppie omosessuali e fin qui tutto okay ma l’altra settimana ho scoperto un posto bellissimo per il ricevimento e sai cosa mi han detto quando ho chiesto una prenotazione?! Che avevano tutto pieno fino ai primi di Marzo!” il baffetto suonava sconfitto e rassegnato “È una location meravigliosa! Quindi io e David abbiamo deciso di rimandare tutto e meno male che è andata così od avremmo dovuto sposarci senza testimoni…!”
Anette gli batté la spalla delicatamente, cercando di tenere in equilibrio il sacchetto della spesa nell’altro braccio “Sono sicura che sarà un giorno perfetto, Fra. Pensa che quando ci siamo sposati io e Tuomas, il giorno prima c’erano dieci gradi e sembrava primavera ed il giorno dopo è venuto giù un metro di neve!”
“Oh…” il baffo cercava di sembrare sinceramente dispiaciuto per la notizia ma non era molto convincente.
“Ridi pure…i ragazzi ci prendevano in giro e gli abbiamo fatto tirare la slitta fino al ristorante con noi seduti sopra!” raccontò An con un sorrisetto mentre ci pensava.
I due amici ridacchiarono e si fermarono al cancello del condominio.
“Mi raccomando non ti riammalare e fai i miei migliori auguri a Mister Pianista!” François dette un’occhiata all’ora e ci rimase di sasso “Oddio…sono in ritardissimo! Avevo promesso a Dave di vederci!”
Anette scosse la testa e gli prese il sacchetto della spesa dalle mani “Vai e salutami David.”
Fra era già all’angolo della via e la salutò prima di sparire.

30 Settembre 2018, ore 15 e 22
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Tuomas era riuscito a buttare giù un po’ di brodo per pranzo e si era ostinato a stare su, guardando la tv in salotto.
Il suo coraggioso tentativo durò la bellezza di due minuti.
An arrivò in soccorso con un plaid.
“Jo ha chiamato?” le domandò il tastierista.
“Non ancora.”
“Bisogna che lo teniamo lontano da questo morbo pestilenziale…” borbottò Tuomas.
“Finché non ti sarai ristabilito, resteremo qui.” confermò lei, sprimacciando un cuscino ed infilandoglielo sotto la testa.
Il tastierista fece un piccolo sorriso “Devo ammalarmi più spesso se questi sono i risultati…”
“Non dirlo neanche per scherzo!” lo sgridò Anette severa “Pensa a guarire!”
“Sissignora.” Tuomas le pizzicò la guancia piano con un sorrisetto “Facciamo un pisolino? Mi sento solo…”
Per tutta risposta Anette s’infilò sotto la coperta, appoggiandosi con cautela alla sua spalla, passandogli un braccio attorno e rabbrividendo, il tastierista era gelato “Tesoro se non fossi malato ti bacerei…”
“Uffa!”

4 Ottobre 2018, ore 10 e 32
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Avevano suonato alla porta e Anette andò ad aprire, trovandosi l’ultima persona che si aspettava di vedere.
“Stobe?!”
“Ciao…” il regista sorrise “C’è Tuomas?”
“Sì…” la cantante si fece da parte per lasciarlo entrare “È nel bel mezzo di uno dei suoi momenti creativi…ti fermi per pranzo?”
“No, grazie…magari sarà per un’altra volta…”
I due raggiunsero la porta socchiusa della stanza degli ospiti dove Tuomas si era montato le Korg reduci dal tour e suonava in silenzio. Il moleskine appoggiato sulle ginocchia e La vita di Zio Paperone aperto in precario equilibrio sulla scrivania.
Tuomas alzò gli occhi dai tasti “Ciao! Pensavo che non ce l’avresti fatta a venire.”
“Sono al Finnvox per la colonna sonora del mio nuovo corto.”
Anette decise di lasciarli e tornò di là a continuare le sue faccende, però era curiosa…
Stobe aveva diretto per loro l’ultimo video: ‘The Islander’.
Si ricordava ancora quanto facesse freddo in quella landa desolata di Rovaniemi piena di sassi!
Il prodotto finito era un capolavoro e non per niente erano stati nominati ad un award per il miglior video musicale dell’anno. Chissà cosa stanno combinando…
La riunione durò una buona ora e mezza poi Stobe li salutò e Tuomas si sedette con lei al tavolo della cucina per pranzare con un’espressione un po’ contrariata.
Avevano deciso di partire quella settimana per la volta di Kitee dato che nessuno di loro due sembrava dover ricadere improvvisamente nell’influenza. Nel frattempo si erano ammalati Jukka, Marco ed Ewo.
Maledizione della Mummia…meno male che era capitato subito prima della pausa!
Intanto Tuomas rimuginava pensoso, giocando con la pasta nel suo piatto senza accorgersene.
“C’è qualcosa che non va?” domandò Anette interessata. Il tastierista si risvegliò dal suo stato di trance.
“Eh? Ah…no, Stobe mi ha dato dei consigli…ecco tutto.”
Qui il mistero si infittisce…

12 Ottobre 2018, ore 15 e 40
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Mamma, ma non è strano che papà non scenda nemmeno a prendere il caffè e fare merenda con i biscotti?”
Joseph era sdraiato sul tappeto a pancia in giù mentre finiva di fare i compiti.
Uno dei gattoni persiani di nonna Kirsti giocava poco distante con un gomitolo di lana mentre l’altro dormiva, comodamente arrotolato al fianco di Anette sul divano.
I due candidi animali erano stati affidati loro per qualche giorno dato che i nonni Holopainen avevano deciso di fare una breve gita al di là del confine russo per andare a trovare dei parenti.
La donna alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e tese il collo all’indietro per riuscire a vedere il mobile dell’ingresso dove accanto alla base del cordless c’era anche il router, acceso da quella mattina presto e lampeggiante peggio di un flash. Tutte le lucine vibravano come delle forsennate.
“No, Jo…mi sa che papà è di nuovo su Skype…”
“Ma cosa succede?” il bambino stava scarabocchiando all’angolo del suo quaderno, annoiato.
“Beh…prima o poi lo sapremo.” Almeno lo spero.
Da come Tuomas si era rinchiuso nella saletta da alcuni giorni a quella parte una sola cosa era certa: stava rielaborando i suoi appunti.
Ed Anette era pronta a scommettere che stesse discutendo con Stobe in quel momento…ma per cosa?

29 Ottobre 2018, ore 9 e 32
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

I primi fiocchi di neve avevano iniziato a cadere sulle foreste della Carelia e Tuomas, d’ottimo umore, era appena tornato sul suo dominio galleggiante privato fischiettando un allegro motivetto.
Era passato a lasciare Jo alla scuola ed aveva fatto una capatina al supermarket, armato di lista della spesa diligentemente compilata da An in vista della loro prossima nuova partenza.
Scavalcò lo skateboard di Joseph, evitando un ruzzolone da frattura del bacino ed aprì la porta della casetta.
“An, sono tornato!” trillò allegramente.
Non ricevette risposta.
Con la fronte aggrottata attraversò il salotto, entrando nel cucinino, vuoto.
Senza altre alternative posò la borsa sul tavolo e prese le scale.
Nel corridoio correva un lungo filo fino alla porta della camera insonorizzata, socchiusa.
Tuomas lo seguì curioso finché non riuscì a vedere l’interno della stanza.
Il filo era quello dell’aspirapolvere che però era stato lasciato spento ed abbandonato in un angolo ed An era seduta sullo sgabello delle Korg a leggere con attenzione il contenuto del suo moleskine!
Mogliettina traditrice…
Indignato, entrò nella saletta e gli sfilò il quaderno dalle mani, incrociando le braccia ed occhieggiandola dall’alto del suo metro e novanta.
“Oh…ahem…sei tornato presto, Tuommi!”
“…”
“Non è colpa mia! Stavo pulendo quando è caduto per terra e si è aperto!”
“…” sopracciglio alzato.
Anette si stropicciava le mani, ben sapendo di essere in guai grossi “Non l’ho fatto apposta poi mi sono messa a leggere…scusa!”
Un sorriso stava combattendo per apparirgli sulle labbra.
“È una storia, Tuomas?” il tono incredulo di Anette era basso.
“Potrebbe essere…” concesse il tastierista.
“Come và a finire?” la curiosità di Anette era tanta, le si leggeva in faccia. La stessa di quando iniziava un nuovo libro e non smetteva di leggere finché non l’aveva finito.
“Non lo so ancora…” decise di rispondere Tuomas, tastando il quaderno con un senso di protezione.
La donna aveva notato quel gesto e si rattristò. Si alzò dallo sgabello, allacciandosi alle braccia incrociate del marito e mettendosi in punta di piedi per baciargli una guancia “Mi dispiace sul serio…e comunque ho solo letto la prima pagina. Adesso vado di sotto e ti preparo il caffè…”
“Aspetta un momentino…” il tastierista appoggiò il quaderno sulla Korg e avvolse Anette in un abbraccio stretto “Lo so che tu e Jo siete curiosi, ma ci sono troppe cose in ballo e non mi va ancora di parlarne apertamente. Sii paziente An, per favore?”
La donna annuì, giù di morale “Sei tanto arrabbiato con me?”
“No.”
“Fiuuu…scampata!” replicò lei, strappandogli un sorrisetto.
“Se ti sorprendo una seconda volta sono ceci, però.” la minaccia venne corredata con un pizzicotto sul fianco.
“Ahia!”
“Il caffè, donna!” comandò Tuomas giocoso, addolcendola con un bacio sulla tempia.
Anette scattò sull’attenti “Subito, o’ capitano!”
“Già che ci sei mi farebbe piacere anche qualche biscottino…”
“Quelli alla cannella, o gli altri cioccolato e nocciole?”
“Fai un po’ per tipo!”
Eheheheh…com’è dolce la vita…

3 Novembre 2018, ore 12 e 10
Brasile, Paraná, Curitiba, Master Hall

Avevano appena finito di provare per il primo concerto sudamericano e, secondo il parere di Tuomas, era andato tutto abbastanza bene, se non metteva in conto Anette in piena modalità umore nero che stava seduta con la schiena dritta su una cassa del tour, braccia e gambe incrociate.
Secondo Tuomas la donna era nel bel mezzo di una sindrome premestruale, e gli dispiaceva dirlo.
Adesso si stavano abbuffando con i tramezzini della pausa pranzo, grati che dentro quella sala ci fosse un po’ d’aria condizionata…all’esterno l’aria superava i ventotto gradi e la loro crew di gente del posto aveva raccontato loro che quella era una delle estati più calde ed umide che avessero mai passato a memoria d’uomo.
“Ti dico che sembro una racchia! Le mie corde vocali non sono più le stesse dopo quell’influenza!” ripeteva intanto la vocalist, mordendo con furia disperata il suo panino “Non so come fare…”
“Anettina tesoro…” la richiamò Marco, cercando di non roteare gli occhi “Guarda che si nota appena appena! Comunque sei messa meglio di me, io ho ancora il catarro!”
“Sì…ma a te va bene che canti i growl!” ribatté la donna.
Tuomas sospirò rumorosamente, unico segno che iniziava ad essere irritato da quella conversazione “An, senti…siamo ancora tutti convalescenti. I fans brasiliani lo sanno. Non ti fasciare troppo la testa, fai cosa puoi e vedrai che andrà tutto bene.”
Si vedeva benissimo che An non era della stessa opinione, ma quel dialogo si concluse così.
Un mese di stop non è abbastanza per ritirare su il morale della band…bisogna che prendiamo dei provvedimenti ed in fretta…

~~~

La Hermes torna con un nuovo chappy!
*Silenzio, balle rotolanti di fieno e gracchiare di condor*
xD
Buona notizia = ho tutta una serie di capitoli pronti per la pubblicazione!
Cattiva notizia = sto ancora finendo la storia.

Questo capitolo è un modo molto puccioso per tagliare via un periodo di tempo morto ed inserire un altro piccolo punto che dirige verso Imaginaerum, perché ci arriviamo ragazze, davvero...=)
Ho finalmente visto il film...niente male, dopo un paio di visioni poi mi piace sul serio anche se finisco sempre a piangere come una fontana alla fine...LoL
Ringrazio le anime buone e pie che hanno recensito lo scorso capitolo: CrystalRose e Petitecherie, non so voi ma spero che siate ben fornite di cioccolata calda. Io ormai mi aspetto solo più mezzo metro di neve da questo Maggio. U-U
Un ringraziamento speciale va anche a Yuki_sama che ha letto e recensito i primi tre capitoli!!! (Lo so che quei primi tre sono una frana a livello di POV e scorrevolezza glom...^^") Vi saluto lettori miei cari...
Hermes

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Capitolo 74
*** 74 ***


9 Novembre 2018, ore 23 e 30
Brasile, São Paulo, São Paulo, Hotel Albatros
Fino a quel momento tutto era andato per il meglio.
I brasiliani li avevano accolti calorosamente e, nonostante le sue lamentele, la voce di Anette era più che accettabile.
Certo, alcune cose le cantava in chiavi minori ma erano perfettamente ascoltabili è quello era l’importante.
Le due date a São Paulo erano state un successo: sold-out entrambe le sere e locale completamente pieno con tanto di striscioni, coro di sostegno e il pubblico che cantava al posto di Marco ed Anette.
Quell’amore nei loro confronti era una soddisfazione ed l’umore della cantante si era un poco risollevato nonostante il fatto che erano braccati a vista dovunque andassero ed alcuni dei loro fans si fossero accampati davanti all’hotel.
Il caldo torrido non mollava nemmeno un po’ ed Anette quella sera aveva ceduto, accendendo il condizionatore nella loro stanza.
Fino a dieci minuti prima tutti i componenti della band più Tero avevano condotto una video collegamento su Skype con Joseph, punteggiato dalla solita follia e pucciosità collettiva.
L’allegria del gruppo arrivava anche da una riunione strategica tenutasi quel pomeriggio fra tutti i componenti dei Nightwish, compresa anche la crew.
In cantiere c’era già il desiderio di una pausa più lunga dopo l’avanti ed indietro degli ultimi dieci mesi in giro per il mondo. Le proposte erano tante ma l’idea era sempre una ed una sola: vacanza!
Il raduno era durato un paio d’orette, con tanto di votazioni ad alzata di mano.
Alla fine Ewo dovette desistere dall’idea di organizzare altri gig in madrepatria per Dicembre, pena lo scorticamento.
I Nightwish – dopo la parentesi dei concerti sudamericani – si sarebbero fermati, ufficialmente per ricaricare le batterie e dedicarsi alle proprie situazioni personali e/o famigliari.
Poi a metà Marzo sarebbero ritornati on-the-road in lungo ed in largo per l’Europa, pronti a spaccare fino al Settembre prossimo con l’ultimo concerto di rito all’Hartwall in chiusura del Dark Passion Tour.
Quella linea di pensiero era stata capace di risollevare il morale a tutti, pure ad Anette che già pensava a quanti pomeriggi avrebbe passato assieme a François per aiutarlo ad organizzare il matrimonio. Tuomas invece si vedeva già bello tranquillo a comporre dal mattino alla sera nel quieto scorrere del tempo sulla sua isoletta ed alle battute di pesca sul ghiaccio con nonno Holopainen e Joseph.
A quella pausa più che meritata mancavano ancora una dozzina scarsa di concerti ma il pensiero comune era roseo…

10 Novembre 2018, ore 21 e 12
Brasile, Minas Gerais, Belo Horizonte, Chevrolet Hall, backstage

Quella giornata era stata all’insegna della follia fanatica.
Almeno a vederla dal punto di vista di Anette.
Erano arrivati in aereo da São Paulo con un volo del tardo mattino ed all’aeroporto c’era già una folla di fans ad aspettarli.
Era dai tempi del tour di Once che non sbarcavano in Sudamerica per una serie di date e l’eccitazione nell’aria era stata palpabile fin da quando ci avevano rimesso piede cinque giorni prima, quindi si erano fermati alcuni minuti per salutarli e firmare degli autografi poi erano dovuti scappare per arrivare in tempo ad una registrazione di una trasmissione televisiva di un noto canale musicale locale, anche lì all’entrata si erano ammassate una quantità industriale di fangirls con cartelloni e coro di acuti da farle invidia.
Stessa storia all’hotel dove si erano installati nel frattempo, con tanto di ragazzi e ragazze che venivano a bussare alle porte delle loro camere per salutarli come se fossero in pellegrinaggio.
Erano dimostrazioni d’affetto ed i brasiliani erano famosi per la loro affabilità ma a tutto c’era un limite…
Quelle incursioni ripetute la stavano frastornando anche se i ragazzi non sembravano troppo infastiditi dall’essere seguiti dappertutto da uno stuolo di ragazzine infatuate, ed infatti avevano passato il pomeriggio all’ultimo piano dell’albergo per godersi la piscina ed il sole estivo da vere rockstar, pure Tuomas e Marco con tanto di occhiali da sole e costumi pandan con personaggi della Disney disegnati sopra.
Il nervosismo di Anette aumentò quando si rese conto di aver fatto un errore nell’aver usato l’aria condizionata la sera prima…pensare che era sempre così attenta a quei piccoli dettagli, ma ieri faceva un caldo!
Nelle ultime ore antecedenti al concerto di quella sera aveva fatto i soliti esercizi per la voce ed aveva scoperto che, oltre quell’odioso grattare che le era rimasto in conseguenza dell’influenza, aveva anche un principio di raffreddamento che la faceva suonare nasale. In conto poi c’era anche il fatto del caldo torrido e pesante che le toglieva il respiro e che sarebbe stato ancora peggio salita sul palco di una venue strapiena di gente e sotto la luce ardente dei faretti.
Ciliegina sulla torta il fatto che tutta quell’attenzione le premeva addosso e non voleva mandare a monte quella parte del tour come era capitato più di un mese prima. Se si ammalava di nuovo era tutto perduto.
Il terrore di quella possibilità, di perdere la voce per colpa di una disattenzione le faceva mancare il respiro e le provocava dei seri incubi la notte.
C’era ancora una domanda che la rodeva da dentro.
I fans sudamericani amavano i Nightwish, certo, ma quelle erano le prime date con il suo nuovo stile vocale…fino a quel momento la reazione era stata abbastanza positiva, ma le opinioni del pubblico non sono mai univoche per definizione.
I ragazzi cercavano di schermarla in parte dalle posizioni contro la ‘Nuova Era’, come avevano preso a chiamarla alcuni ma le domande da parte della stampa non mancavano mai a proposito, per non parlare del famoso ‘dito medio’.
Tutta la crew faceva finta che non ci fossero ma lei ne aveva vista una serie ben nutrita nelle date precedenti e non riusciva a passarci sopra così facilmente.
Tuomas diceva sempre che ci sarebbe stata gente che non avrebbe mai apprezzato qualsiasi cambiamento anche quelli più minuscoli, ma proprio quest’ultimo era il segno che i Nightwish non erano fermi in un punto ma crescevano musicalmente.
Anette comprendeva l’idea dietro quel discorso e l’appoggiava, ma la paura rimaneva.
E se non riesco a compiacere i fans? Se fischiano perché capiscono che non sto dando il massimo?
La sua era una calma esteriore, all’interno c’era solo del casino ed Anette conosceva un rimedio soltanto per quello stato d’animo: continuare ad esercitarsi fino alla chiamata sul palco e fare particolarmente attenzione ai segnali che le mandava la sua voce.
E sperare che andasse tutto bene.

10 Novembre 2018, ore 21 e 42
Brasile, Minas Gerais, Belo Horizonte, Chevrolet Hall

Anette era felice.
Tutto l’esercizio supplementare aveva portato dei risultati e le sue corde vocali non si ribellavano troppo, e seguivano bene o male la direzione giusta.
Il pubblico sembrava gradire il sound anche se c’era un gruppetto di persone poco più in là che fischiavano e facevano segnacci poco educati nella loro direzione.
Emppu li chiamava haters, ed a suo dire il modo migliore per farli disperdere era ignorarli proprio come stavano facendo tutti i componenti dei Nightwish.
Beh in fondo sono un numero piccolo in confronto alle persone che sono qui per divertirsi e darci manforte…
Intanto stava dando tutto il possibile su Planet Hell, spalleggiata da Marco e rinforzando la voce a bisogno con il belting.
Quella tecnica di modulazione stava salvando la serata come tante altre in quel lungo tour permettendole di toccare note con un’ampiezza che il semi-raffreddamento avrebbe limitato od eluso a piè pari.
Una parte del pensiero di Anette era rivolto al compiacere il pubblico mentre un’altra controllava con acuta attenzione il calore prodotto dalle proprie corde vocali; più di una volta fra una canzone e l’altra era corsa ai ripari con l’acqua proprio come in quel momento, mentre il background tape partiva ed erano usciti dietro lo strage nascosti dall’oscurità del palco.
Il ritmo martellante di ‘The poet and the pendulum’ aveva segnato l’inizio della seconda parte della serata, il minuto e mezzo di playback fuori campo era contrassegnato dal gioco delle luci e dal fumo degli effetti speciali poi dalla loro entrata in scena.
La prima parte filò come al solito, senza problemi almeno fin dopo la pausa tra Home e The Pacific.
Nel frattempo il fumo scenico si era addensato e – per qualche strano motivo – era salito verso l’alto, probabilmente per una questione di calore. La cantante l’aveva notato ma venne distratta dall’attacco dell’orchestra e tornò a pensare unicamente alla traccia in corso.
Fu quando riprese a cantare la parte della voce bianca che qualcosa divenne evidente…
Era in prima linea, il microfono sul piedistallo, le mani libere e schiena diritta; la sua posizione migliore per cantare ma la voce non funzionava come doveva, si stava abbassando progressivamente di volume, forzandola ad usare il belting anche dove non c’era virtualmente il bisogno.
Finita quella sezione lasciò la staffetta a Marco e staccò il mic dalla base per raggiungere la pedana di Jukka dove c’erano le bottiglie d’acqua ed gli asciugamani a disposizione della band.
Il batterista – nonostante la sua fosse una pausa - la guardò stralunato dalla sua postazione, An non aveva mai dato le spalle al pubblico a memoria del gruppo ma in quel caso stava facendo un’eccezione per il bene dello spettacolo.
Stappò una bottiglia riuscendo a bere alcuni piccoli sorsi e deglutì più volte poi rimase dov’era e si appoggiò alla pedana per tutto il monologo pre-registrato, cercando di respirare a fondo dal naso.
Un minuto dopo il fumo si intensificava per il pathos scenografico ed i ragazzi si scatenarono, Anette li osservò con un sorrisetto affettuoso mentre le luci tagliavano la scena come delle lame, come il pendolo.
Subito dopo si aggiunse al sound dando manforte a Marco nell’ultima strofa della parte quarta e nel ritornello.
Mentalmente ringraziò che si susseguiva l’ultima parte registrata in background, lasciandole un attimo di pausa per rilassare le corde e innaffiarle d’acqua, la bocca le era divenuta completamente asciutta.
Aveva aumentato l’intensità al massimo usando il belting per nascondere il problema precedente ma il volume continuava a calare ed Anette iniziava ad andare in panico, era il suo peggiore incubo quello di perdere la voce nel bel mezzo di una canzone.
Tuomas aveva attaccato la quinta ed ultima parte ed aveva scelto di accompagnarla in un pianissimo, mentre Marco la guardava stupito, forse avevano ricevuto un qualche segno dell’accaduto via auricolare da Tero al mixer. Il fonico era l’unico che avrebbe potuto accorgersi del sonoro in continua diminuzione in uscita dal suo mic.
Se Tero l’ha notato…sono in guai grossi! Anche il pubblico…An, stai calma, non può essere così grave!
I suoi occhi si posarono sul fumo degli effetti speciali. La macchina apposita doveva avere qualcosa che non andava perché ora la metà superiore del palco era invasa dalla foschia invece dell’opposto, l’unica era provare a stare il più lontano possibile dalla nebbia quindi - in un ultimo disperato tentativo - Anette percorse la larghezza del palco e si sedette in mezzo ai ripetitori di Emppu dove l’aria sembrava limpida ed il fumo assente.
Riprese fiato e provò a cantare.
Niente…abbassa la nota, niente. Cambia modulazione, niente. Belting, niente.
Il panico si era trasformato in completo terrore nel giro del primo verso de Mother and Father.
Stava perdendo il controllo del diaframma ed il respiro le usciva rantolato come se fosse in agonia.
Non ci riesco…oddio, no…
Intanto il suo problema si faceva di secondo in secondo più evidente e il gruppetto di haters aveva iniziato a fischiare e rinnovare i loro gestacci con energia.
Non c’era più niente da fare, Anette lo sapeva, quelli lo sapevano, aveva appena mandato in rovina un altro live!
Scosse la testa, strizzando gli occhi per non vedere.
La voce era andata per quella sera, lo sforzo nel cantare quelle ultime strofe era stato tremendo e l’uso pesante del belting le aveva mandato a fuoco la laringe, la sua gola stava protestando a livello di incandescenza.
Si alzò di scatto, il terzo verso incompleto e lasciando a piedi i ragazzi nel finale di ‘The poet and the pendulum’, trattenendo le lacrime che minacciavano di cadere da un momento all’altro.
Appena dietro le quinte, collassò, raggomitolandosi su se stessa e spingendo la testa fra le ginocchia di forza con le braccia per respirare senza rimanere soffocata dal magone.
Ogni suo pensiero era incoerente, l’unica cosa chiara era il fatto di aver disertato ed aver lasciato i ragazzi, Tuomas, in balia delle conseguenze. E di essere la peggior codarda di tutti loro.
D’improvviso Marco iniziò a cantare al posto suo, cercando almeno di chiudere la traccia.
Ascoltarlo cantare la fece sentire ancora peggio, le lacrime amare cadevano sul battuto di cemento lasciando piccoli cerchi scuri sulla superficie.
Non posso…non ce la faccio più.
Nel corso di mesi e mesi di tour interminabile non si era mai accorta di quanto si era sentita sotto pressione ed adesso sentiva che l’apprensione stava finalmente uscendo tutta fuori.
Ma avrebbe preferito essere là a cantare, piuttosto che lì…maledizione!
Alle lacrime si erano aggiunti dei singhiozzi, di quelli grossi ed incontrollabili che le toglievano il fiato e la facevano sembrare presa da un attacco d’asma.
Ewo si era inginocchiato accanto a lei, non sapendo che fare e presto Marco la raggiunse con il basso ancora agganciato alla spalla.
“Cosa è successo, An?” domandò impensierito “Non ti senti bene? Riesci a respirare? Cosa cavolo hai?!”
La donna disincastrò la testa “Non ce la faccio, Marco. Il fumo-”
“Il cosa?!” Ewo stava perdendo le staffe, cercando un bersaglio sul quale sfogarsi.
Marco si liberò dello strumento lasciandolo nelle mani di Tommi, appena arrivato dall’angolo console, e si inginocchiò davanti ad An, afferrandola per le spalle “Pensi di riuscire a riprenderti?”
“Non lo so…mi è saltata la voce, io-” si sentiva il torace costretto da quel piangere convulso.
“An, calmati.”
Tommi stava parlando in una delle trasmittenti probabilmente perché i suoi ragazzi controllassero la macchina del fumo. Il baccano in quel punto delle quinte, proveniente dallo stage era assordante, poi annuì “Hanno disattivato il marchingegno.”
“Vuoi provare a tornare fra un paio di canzoni, piccola?” tentò Marco con un sorrisino nervoso “Magari è una situazione temporanea!”
Anette annuì, anche se le sue speranze erano labili.
Marco riprese il basso ma prima le strinse le spalle forte poi andò ad affrontare il mondo in sua vece.
Ewo era sparito con Tommi da qualche parte delle quinte a parlare degli effetti speciali e lei si riavviò i capelli prima di raggiungere Tero e sedersi per terra dietro i cassoni della console dove non poteva essere raggiunta da nessun sguardo indiscreto.
Tirò su con il naso in modo poco femminile mentre Tero le passava una bottiglietta d’acqua.
“Che espressione ha Tuomas?” gli domandò con voce spezzata, prevedendo la risposta.
“La faccia di un marito preoccupato.” replicò lui, facendole pat-pat delicato sulla testa “Che è successo?”
“Non lo so…voglio dire, lo so. No, cioè…oddio!” stava ricominciando a piangere, in ansia. Non riusciva a capire se gracchiava per le lacrime od era rimasta intossicata dal fumo finto.
Intanto i ragazzi avevano cambiato drasticamente la setlist della serata, attaccando la cara e vecchia Simphony of Destruction.
Anette non osava sbirciare da sopra il mixer la situazione e Tero stava cercando di calmarla a suo modo con gentili carezze sul capo quando non era occupato ad aggiustare qualcosa.
La cover era quasi finita quando Anette si sfilò gli auricolari, spegnendo il trasmettitore.
“Sei sicura?” domandò Tero, quando posò l’attrezzatura lì vicino con il microfono.
Anette annuì, mesta.
Basta, ci rinuncio. Questa sera non ce la posso più fare, è assodato.
Marco ricevette l’informazione, come anche gli altri ragazzi e comunicò con coraggio alla folla la conclusione del concerto dopo un’ultima traccia. Scusandosi a nome suo e dei Nightwish e dando la colpa allo stress da tour quando avrebbe solo dovuto darla alla vocalist codarda.
“Tuomas sta facendo gli occhi imploranti nella mia direzione, devo mandargli un bacio?” domandò piano Tero cercando di sollevare l’atmosfera che però era troppo cupa per delle battute.
Intanto il tastierista aveva preso a suonare While your lips are still red, nonostante il baccano del pubblico mandandola di nuovo in uno stato di prostrazione e pianto difficile da nascondere.

10 Novembre 2018, ore 22 e 10
Brasile, Minas Gerais, Belo Horizonte, Chevrolet Hall, Mixer

Tero stava scollegando la console alla luce di una lampada da tavolo, alcuni metri più in là sotto il palco c’erano ancora gruppetti di ragazzi e ragazze che non volevano credere che il concerto si fosse sospeso a quel modo.
“Non pensi che sarebbe meglio andare in camerino?” domandò con tono leggero.
Anette scosse la testa. I ragazzi avevano salutato il pubblico poi si erano ritirati nel backstage, probabilmente per borbottare sulla sua fuga e non avevano torto.
“Tuomas sarà preoccupatissimo, piccina.” il fonico stava facendo su i cavi con abilità consumata “E se non ti cambi con dei vestiti asciutti ti verrà davvero un malanno.”
“Tuomas ce l’ha sicuramente con me.” rispose lei, le ginocchia al petto “E comunque sono una buona a nulla…nemmeno capace di cantare!”
Tero posò il nastro da pacchi che usava per fissare ogni cavo e si chinò “Senti un po’, signorina. Invece di cuocere nel tuo brodo non ti pare il caso di affrontare la realtà? Sei umana, Anette. U-ma-na. Va bene essere perfezionisti, ma paranoici, no. La voce ti è venuta meno e ti sei spaventata, punto. Chiusa una porta se ne apre sempre un’altra!”
Quanto invidiava il suo ottimismo divino…
“E-e se domani non riesco ancora a cantare?”
“Dammi un paio di dritte e ti sostituisco piccola…non sarò un pezzo di gnocca ma ci posso provare!”
Anette riuscì finalmente a ridere, era strano però mentre alcune lacrime continuavano a scenderle sulle guance.
“Ah arriva la cavalleria…” commentò Tero, posandole una mano sulla spalla “Vi lascio soli…non fatemi nipotini sulla Berta, mi raccomando!”
Il fonico batté con affetto il mixer poi si dileguò dando il cinque alla mente dei Nightwish che era indeciso se avvicinarsi o meno, da un braccio pendeva una delle sue giacche e nell’altra mano reggeva un cono di gelato fragola e cioccolato che iniziava a squagliarsi per il caldo.
Il tastierista decise di avvicinarsi, piegandosi tutto per non essere visto dal palco e scatenare un coro di urletti.
“Non ce la facevo più ad aspettarti.” Tuomas si era seduto alla belle e meglio accanto a lei, cercando di non occupare il suo spazio personale e le tese il dolce “Ci ho provato ma non ci sono riuscito.”
“Ho combinato un disastro.”
“Sì ma-.”
Un altro!” la voce già rauca, le usciva strozzata “I ragazzi non me la faranno passare liscia questa volta!”
“An…”
Ma lei stava di nuovo piangendo piano, inconsolabile.
Tuomas la guardava – il trucco quasi lavato via dalle lacrime - pensando che Marco ed i ragazzi avevano ragione…quello era un breakdown emotivo da quattordici mesi di tour, cinquantasei settimane di alti e bassi, trecentonovantadue giorni di sorrisi ed interviste e quasi centocinquanta concerti uno di fila all’altro venisse bel tempo, uragani o grandine.
Un crollo emozionale dovuto da una macchina del fumo malridotta e dalla pressione della popolarità mediatica.
E no, nessuno ce l’aveva sul serio con lei non quando sia lui che Jukka, Marco ed Emppu erano stravolti dal continuo vagabondare.
In silenzio le appoggiò la giacca sulle spalle e le passò un braccio attorno.
Voleva dirle che avevano indagato sulla macchina del fumo e che davvero non era stata posizionata al posto giusto, in più i ragazzi degli effetti avevano sostituito con del liquido di tipo diverso dall’abituale perché non erano riusciti a recuperarlo in tempo sul campo.
È un bene che riesca a sfogarsi almeno con le lacrime…oggi finirà così ma domani è sempre un altro giorno e la strada và avanti.
Almeno spero.

~~~

Capitolo dedicato alla Pepe, che mi ha domandato Belo Horizonte+una sana dose di angst...spero che ti piaccia LoL

Sono una ritardataria cronica, lo so! @@
Comunque sto finalmente scrivendo il matrimonio del baffo e la cosa va a rilento, non sono mai stata una cima con certi tipi di narrazione eppure sto facendo del mio meglio...xD
Ah, piccolo appunto, questo particolare capitolo riprende un fatto realmente accaduto ad Anette durante il DPP tour. Per scriverlo mi sono documentata ma le news a riguardo sono tutte differenti l'una dall'altra quindi ho dovuto inventarmi una cronologia plausibile di eventi che si incastrasse in DOR.
Ovvero ho cercato di rimanere più fedele possibile a quello che ho letto in giro riguardo alla voce.
A quanto pare alcuni cantanti inalando il fumo finto possono perderla se non del tutto in parte, rimanendo intossicati.
Per quanto riguarda il belting non sono riuscita a trovare una definizione decente da nessuna parte sul web! Forse è una di quelle tecniche più facili da usare che da descrivere...so che Anette vera la usa molto e forse da qualche parte ne aveva spiegato la dinamica sul suo vecchio blog ma non ho avuto il tempo di spulciare i suoi innumerevoli post...xD
Ho come l'impressione di usarla anch'io quando sono sotto la doccia...LoL
*Hermes è ciucca di sonno, scrive le nda alle tre del mattino, la furba...*

Bando ai miei pensieri a forma di zzz, si ringraziano le recensitrici dello scorso chapter ovvero: Petitecherie (capitolo lungo questo, vero che ho scritto baggianate?xD) e CrystalRose (Mister Korg mi ha dato buca due settimane di fila, l'ingrato...proposito bellini i film di Iron Man, concordo ed aspetto con ansia le tue nuove fic, tesora =* ).

Ah...il cuscino mi chiama...io vado ci risentiamo il prima possibile!!!
*Hermes distribuisce granite*
Alla prossima!!! =*
Hermes

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Capitolo 75
*** 75 ***


11 Novembre 2018, ore 14 e 22
Brasile, Brasilia, Club AABB, Camerini
Jukka, Emppu, Tuomas e Tero si erano dati al gioco d’azzardo nell’attesa.
Anette era uscita, spalleggiata da Marco, per farsi visitare da un laringoiatra e rassicurarsi sul fatto che era ancora in grado di cantare nonostante tutto.
I ragazzi aspettavano il suo ritorno per poter provare almeno un paio di canzoni e fare il soundcheck, non erano preoccupati…Marco ed Anette avevano provato a cantare qualcosina assieme quel mattino mentre aspettavano il volo ed An, nonostante i suoi timori, suonava bene.
Tero riuscì a perdere ancora sei volte prima che il barbuto bassista e la cantante varcassero la soglia dei camerini.
“Allora? Com’è?” domandò Jukka, analizzando l’espressione dei due amici.
“Il dottore dice che non c’è niente di strano e che probabilmente è stato il fumo in combinazione con il semi-raffreddamento di ieri sera…” rispose An con una vocina imbarazzata.
“Buone notizie quindi!” sorrise radioso Tero mentre gli altri sospiravano di sollievo.
“Ragazzi, mi dispiace!” esclamò An, torcendosi le mani.
Tuomas scosse la testa nella sua direzione e si scostò dal tavolo, allargando le braccia “Vieni dal tuo papero e smettila di scusarti una buona volta!”
Anette ubbidì, sedendosi sulle sue ginocchia e strofinandosi il naso come faceva spesso Joseph quando era nervoso per qualcosa. La capiva ma era troppo adorabile, povera An.
Il tastierista lanciò un’occhiata a Marco che li osservava con un sorrisetto e che esclamò, ad uso e consumo di tutta la truppa “Ragazzi andiamo a prepararci per la prova!!! Lasciamoli sbaciucchiare!”
“Giusto…meglio filarsela prima che il pranzo ci rimanga sullo stomaco!” replicò Jukka.
Emppu sventolò buffo la mano in segno di saluto e seguì il batterista.
Presto erano rimasti solamente loro due nella saletta.
Tuomas dondolava appena sulla penisola del divano, cullandola.
“Non hai niente da dire?” borbottò lei “Su quello che è successo ieri? Sul dottore? Su stasera?”
“Quante domande…” le aveva disfatto la crocchia, conservando le forcine nel taschino della giacca “Se proprio vuoi la mia opinione, Anette è questa: Take it easy. Siamo alla fine di un tour, non all’inizio. Tutta la crew è sclerata come una mandria di gazzelle alla prima zaffata di leopardo nell’aria. Non mi aspettavo che questa maratona finisse perfetta e senza un problema. Se non fossi crollata tu sarebbe crollato qualcun altro.”
“Ma non suona molto professionale…”
“An, mancano otto concerti non quaranta.” la riprese Tuomas, pettinandole i capelli “Oggi ha chiamato Jo, a quanto pare la storia è uscita anche sui giornali di casa ed il piccolo era un po’ preoccupato.”
“Oh no…!” la cantante si era coperta gli occhi con le mani.
“Non amareggiarti, sai cosa mi ha detto?” Tuomas si schiarì la gola e recitò con vocina piccola ed infantile “Che la mamma è un mostro di bravura e che ti proteggerà lui dai fans a colpi di padellino.
I due si guardarono poi scoppiarono in una risata.
“Temo che nostro figlio stia prendendo le tue brutte abitudini…” commentò il tastierista quando si furono ripresi.
“Sono fortunata ad avere te e Jo.” balbettò Anette, sfregando via le lacrime.
“Puoi dirlo forte…combini casini quotidianamente ed a volte ti fai delle tali pare mentali!” la rimbeccò con un’occhiata ed una faccia buffa.
“Come il dentista, immagino.” replico asciutta lei, a braccia conserte.
“E non dimenticarti i ragni…” arricciò i baffi all’idea, rabbrividendo “Bestiacce pelose e dentute, ho bisogno di essere protetto da quei mostri!”
“Oh Tuom sei un pauroso…” la donna scosse la testa, passandogli le braccia intorno.
“Fra me e te è meglio evitare le case degli orrori, sì sì…”
“Scemo.” gli tirò piano una ciocca di capelli dietro la schiena, inspirando il suo odore.
“An…ti sei ripresa?” il suo mormorio era semi-soffocato nei suoi capelli ma si capiva che era serio.
La donna aumentò la stretta “Sì, ieri sono stata sciocca ed avrei dovuto capire subito che c’era qualcosa che non andava ed agire di conseguenza. Il dottore mi ha detto di non strafare e di usare meno il belting se non sono nel pieno della forma credo che farò proprio così…”
“Brava.”
“Andiamo sul palco con i ragazzi a provare? Devo ancora scaldarmi la voce…”
“Okay.”

24 Novembre 2018, ore 7 e 30
Chile, Santiago, Los Cerrillos Airport

Ewo li aveva tirati giù da letto ad un’ora antidiluviana per prendere quel volo che li avrebbe riportati a Brasilia dove – finalmente – il viaggio che li avrebbe riportati a casa per la loro lunga pausa sarebbe iniziato.
I ragazzi avevano occupato la sala d’aspetto e sulla fila di seggiole ognuno era addormentato sulla spalla dell’altro con occhiaie blu e russate grasse.
Quelle ultime due settimane erano state piene di novità e gite fuoriporta più anche un’imbucata in un party sulla spiaggia.
In quella particolare nottata il gruppo era uscito per divertirsi un po’ dopo la fine del gig, erano già leggermente alticci ed erano finiti su YouTube senza nemmeno saperlo, almeno fino a quando il mattino dopo i ragazzi avevano fatto irruzione nella stanza della coppietta felice alle prese con la sbronza del giorno dopo, portando in pompa magna l’ipad del bassista con sullo schermo un Joseph molto arrabbiato e pronto a suonarle loro di santa ragione ed una Kirsti altrettanto indignata dalla condotta del figliol prodigo.
La ramanzina era stata biblica, corredata da ghignetti dei ragazzi dietro che se la ridevano…almeno fino a quando – conclusasi la videochiamata - non ne arrivò un’altra rispettivamente di Manki e Satu che misero a tacere sia Marco che Jukka per un bel po’. Emppu si era salvato perché aveva preferito andare a dormire.
Avevano anche fatto una gita su per il Rio delle Amazzoni con tanto di coccodrilli affamati.
Le date si erano susseguite senza altri risvolti drammatici, per fortuna ed ora erano lì ad attendere l’aereo.
Casa dolce casa! Aspettaci che arriviamo!

26 Novembre 2018, ore 12 e 26
Finlandia, Kitee, Scuola pubblica

La pausa del Dark Passion Tour era arrivata come una benedizione e la prima cosa che tutti i membri dei Nightwish fecero appena sbarcati sul suolo finlandese fu spegnere i cellulari.
L’aereo era atterrato ad Helsinki nel cuore della notte precedente e Tuomas ed Anette si erano trascinati fino all’appartamento per dormire un po’ prima di noleggiare un’auto e tornare a Kitee, guidando a turno.
Il viaggio fu molto silenzioso e con poche parole scambiate stancamente, la strada diritta e grigia sotto la spessa coltre di nuvole che copriva il cielo…un tempo da neve sotto lo zero altro che i trenta gradi sudamericani.
Arrivarono appena in tempo nella cittadina per andare a recuperare Joseph da scuola che rimase a fissarli incredulo al cancello con la bocca spalancata.
“Sembrate appena stati investiti da un tir!” esclamò lui, fissando le loro facce pallide ed affaticate.
Anette strizzò il piccolo in un abbraccio mentre Tuomas osservava la scena, aspettando pazientemente il suo turno. Il figlio si dimostrò affamato di notizie ed ascoltava avidamente i loro vaghi resoconti.
“La prossima volta voglio venire anche io!!!” borbottò invidioso “Adesso mi fate tanto i santarellini ma li ho visti i video del party in spiaggia! Ubriaconi!”
“No, Jo.” rispose Tuomas, perentorio “Sei troppo piccolo e devi andare a scuola.”
“Non è vero, non sono più un moccioso!” esclamò il bambino, mettendo il broncio.
“Ma ti comporti così…però.”
“Basta, tutti e due! Vi sembra il momento di litigare?” protestò Anette mentre i due maschi mettevano su il muso lungo.
I tre marciavano verso casa dei nonni Holopainen per il pranzo e dalla spalla del tastierista dondolava lo zainetto del bambino…e l’uomo si chiedeva cosa mai ci fosse dentro per essere così pesante, pietre di montagna, forse?

26 Novembre 2018, ore 22 e 38
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Chiuse il rubinetto dell’acqua calda con un sospiro, mentre la lavasciuga girava come un’indemoniata in un angolo del bagno.
Sciolse il nodo che manteneva l’accappatoio chiuso sul davanti e si immerse nella vasca con un sospiro di puro godimento.
Kirsti e Pentti avevano generosamente proposto di tenere Jo ancora per qualche giorno per dar loro modo di riorganizzarsi…e non poteva che ringraziarli, in effetti.
Tuomas era in bisogno di solitudine semi-assoluta, prova di questo il fatto che non era riuscito a sopportare il figlio oltre i primi cinque minuti dalla loro riunione familiare dopo nove mesi di distanza forzata.
Quel comportamento non la stupiva minimamente, il tastierista ci metteva sempre alcuni giorni per rientrare nella routine di casa ed era inutile farglielo pesare.
Lo comprendeva benissimo dato che anche lei desiderava solo del silenzio, e la possibilità di riposarsi senza dover cantare una sera ogni due giorni rientrava nella sua wishlist attuale!
Un’ora prima avevano cenato con due piatti di pasta scarsamente condita ed una delle ultime bottiglie di vino disponibili, poi Tuom si era alzato senza una parola ed era sparito nel suo regno di sopra.
Non le era rimasto che da sparecchiare, guardare un po’ di tv ed cercare col lanternino della biancheria di ricambio nell’armadio. A quanto pareva non c’era niente da mettersi se non dare fondo agli ultimi capi puliti lasciati a casa dal tastierista…
L’improvviso movimento dell’acqua attorno a lei, la riportò alla realtà, facilmente si era assopita senza nemmeno rendersene conto. Tuomas si era immerso – con una certa difficoltà – nell’altro capo della vasca, Anette strabuzzò gli occhi ai lunghi capelli di suo marito, impilati in cima al capo con uno dei suoi mollettoni in questo caso a fiorellini rosa su sfondo verde.
Indicò l’oggetto all’uomo che alzò le spalle con un sorrisino, anche lei soffocò una risata ed gli fece segno con l’indice di venire dalla sua parte. Un paio di caute manovre dopo Tuomas le dava la schiena, Anette si inginocchiò, posandogli le mani sulle scapole ed iniziando a massaggiargli dolcemente le spalle, cercando i muscoli tesi uno per volta e sciogliendoli.
Quel rito del bagno caldo risaliva già ai tempi nel quale avevano iniziato ad vivere insieme…Tuomas non l’aveva mai detto ad voce alta ma gli piacevano le sue coccole.
A dire la verità non spiccicavano parola in quei momenti, dopotutto quello che avevano da dirsi lo sapevano già. Fu per questo che le antenne d’Anette si drizzarono incuriosite quando Tuomas parlò, stirandosi i muscoli
“Ora che siamo tornati dovrò disabituarmi dall’averti tutta per me.”
“Da quando sei diventato possessivo nei miei confronti?” commentò Anette, strofinando dolcemente la sua spina dorsale. Il moro le scoccò un’occhiata in tralice da sopra la spalla, l’ombra di un sorriso malizioso sulle labbra.
“Da quando sono costretto a dividerti con nostro figlio.”
Anette alzò un sopracciglio “Ne parli come se passassi ogni secondo della mia vita pensando a Jo…”
“Non è forse vero?”
“Sono sua madre, è naturale che mi preoccupi per lui.”
La bocca del tastierista si piegò all’ingiù “Tutte scuse…” borbottò immusonito, provocandole un sorriso.
Avvolse il torace dell’uomo con le braccia, strofinando la propria guancia contro la sua spalla “Tu ed lui siete a pari merito nella mia scala da uno a dieci…”
“Sarebbe interessante sapere in quale posizione…” rimuginò, coprendo le mani sottili della moglie con le proprie.
“Indovina…”
“Non ho le energie per approfondire.”
“Dici che è meglio andare in camera finché riusciamo a stare svegli?”
“Ottima idea signora Holopainen, fammi strada col tuo corpo scultoreo…”
Sciaf!
“Pervertito! Le trovi tutte le scuse!” l’accusò lei, leggermente scocciata dopo averlo bombardato d’acqua con la spugna inzuppata.
“…” la crocchia di capelli del tastierista si era sgonfiata, disfandosi a causa del gavettone; l’uomo la guardò male da dietro le ciocche zuppe “Anette…
“Te la sei cercata Mister Korg!!!” esclamò lei, incrociando le braccia e voltando ostentatamente la testa da un lato. Due secondi dopo la cantante si ritrovò completamente fradicia mentre Tuomas le aveva puntato contro il doccino aperto al massimo.
Nel giro di dieci minuti il bagno era diventato un lago in piena regola ed Anette si stava riavvolgendo nel suo accappatoio con una vena che le pulsava sulla fronte.
In un angolo della vasca stava Tuomas, bagnato come un pulcino, che le teneva il muso a braccia conserte. L’acqua che sgocciolava dalla barbetta.
Non è giusto! Sei stata tu ad iniziare…” mugugnò bellicoso lui.
Anette roteò gli occhi, avvicinandosi allo specchio ed afferrando un pettine.
“Per una volta che io affogo te, devi fare la parte del povero piccolo incompreso?” domandò retorica, cercando di districare i suoi capelli, irrimediabilmente a cespuglio a causa dell’umidità.
“Hey! Non c’è niente di piccolo in me!” notò il tastierista con un sopracciglio alzato, tirando via il tappo della vasca.
Le spalle della donna si abbassarono drammaticamente…in quei momenti si chiedeva perché l’aveva sposato!
Intanto l’uomo si era avvolto un asciugamano ai fianchi ed aveva iniziato ad arginare l’esondazione che aveva preso di mira la stanza.
Qualche momento dopo Tuomas le sfilò il pettine dalle mani con un burbero “Lascia fare a me!”
Quello era il suo modo per dirle scusa.
Scusa per il suo modo di fare impossibile…
L’aveva afferrata per un polso, portandola nella loro stanza e facendola sedere sul letto.
Poi con abilità consumata iniziò a pettinarla, cercando di non farle troppo male.
An ricambiò il favore e mezz’ora dopo erano a letto, fulminati come delle lampadine.
Che meraviglia la casuccia…ah!

~~~

Ah bentornati nei meandri di DOR...
*Hermes sventola la manina, nel suo pigiamone delle renne*
Non ho note da fare su questo chappy, anche se dal prossimo la vita dei nostri tornerà un po' più normale, LoL.
Come al solito un inchino per le recensitrici dello scorso capitolo: Petitecherie e CrystalRose, grazie per continuare a leggere anche se gli aggiornamenti lasciano a desiderare negli ultimi tempi!
La Fra qui presente vi saluta e torna a letto che non se la passa tanto bene.
Buona estate! =)
Hermes

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Capitolo 76
*** 76 ***


30 Novembre 2018, ore 13
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
Tuomas se ne stava tutto rilassato sul divano con le mani incrociate sullo stomaco e l’aria di uno che si era rimpinzato fino a scoppiare di cibo delizioso.
Il sorriso sotto i suoi folti baffi ne era la prova.
Quel giorno An aveva fatto le cose in grande, era il loro settimo anniversario di matrimonio.
Il tastierista era caduto in un pisolino digestivo mentre Joseph aiutava An a sparecchiare.
La cantante non diceva niente ma in quei primi giorni a casa avevano notato che loro figlio era turbato da qualcosa. L’aveva già sorpreso più di una volta a fissare il vuoto e quando si accorgeva di essere osservato diventava tutto rosso e si strofinava il naso.
E poi? Poi non aveva ancora messo mano ai tasti delle Korg di Tuomas una volta da quando erano tornati.
Quella era una novità non indifferente per Joseph, che fin dall’età di quattro anni se avesse potuto avrebbe suonato dormendo in piedi.
Così An ne aveva parlato con Tuomas ed il marito l’aveva rassicurata con un “È ancora un bambino, sta crescendo. Magari sta passando una fase di aborrimento da tasti…negli ultimi anni mi ha consumato le tastiere!”
Con tutta probabilità aveva ragione, ed An sapeva che se c’era davvero qualche problema era sempre meglio che Joseph venisse da lei e non il contrario.
Però avrebbe voluto coccolarlo come una mamma chioccia…

7 Dicembre 2018, ore 7 e 42
Finlandia, Kitee

Tuomas odiava uscire presto, ma quel mattino gli era toccato.
Era venerdì e cadeva il suo turno di portare a scuola l’erede. Il giorno dopo sarebbe stato il ponte dell’Immacolata ed avrebbero iniziato i preparativi per il Natale. Inoltre Anette avrebbe iniziato a fare i biscotti affogati nel cioccolato e quelli glassati…gnam!
Lui e Joseph si erano armati di giubbotti pesanti ed avevano raggiunto il porto di Kitee, camminando sulla spessa lastra di ghiaccio che aveva ricoperto la superficie del lago.
Erano vent’anni che non succedeva e l’inverno che sarebbe arrivato in breve si preannunciava uno dei più freddi che avessero mai vissuto nella Carelia.
Più di tanto però non si preoccupavano. Erano finlandesi, in fondo.
Il consiglio di Kitee aveva deciso di aprire una pista di ghiaccio dove lo strato era più spesso e l’idea era stata ben accolta.
I ragazzi dei Nw e rispettive famiglie si erano ritrovati a pattinare quel weekend, divertendosi un mondo soprattutto quando Tero ed Ewo perdevano il controllo e finivano rispettivamente o per terra od si scontravano in un frontale.
Padre e figlio erano a trenta o quaranta metri dalla banchina quando Tuomas per poco non perse l’equilibrio.
Joseph si era spostato come un fulmine dietro di lui, nascondendosi alla vista dietro il suo cappotto di pelle.
“Ahem…campione cos-”
“SHHHHH-”
Il tastierista sbatté le palpebre confuso, sperando che il bambino non avesse perso la testa.
Per il momento decise di rimanere al gioco e mormorò flebilmente “Che succede?”
“Non devo farmi vedere!”
Tuomas si guardò intorno preoccupato: non c’erano posti dove nascondersi su una lastra di ghiaccio!
“Perché?”
“Pà! Abbi fiducia in me!!!” supplicò il mini-poeta poi tirò un lembo del suo cappotto “Se ne sono andati?”
“Chi?”
“Quei due sulla strada. Quelli che stavano passando!” replicò Joseph con tono impaziente.
Tuomas alzò gli occhi ma il porto era sgombro di gente quindi rispose insicuro “Sì…”
“Meno male…” sospirò Jo con un sorriso, ricominciando a camminare.
Il tastierista lo seguì “Perché ti sei nascosto?”
Joseph divenne tutto rosso ma non rispose.
Deve essermi sfuggita qualche cosa…
Il tragitto verso la scuola si concluse senza altri intoppi, Tuomas passò in visita da sua madre e fece un salto al Caverock.
Alcuni mesi prima una band di ragazze finlandesi, le Indica gli avevano offerto un posto nella produzione del loro nuovo album ed il tastierista aveva accettato. Quell’idea non gli dispiaceva ed le sessioni sarebbero iniziate presto allo studio di Tero.
Per il resto An progettava di stare una settimana ad Helsinki per aiutare François e Dave con i preparativi per il matrimonio che finalmente era stato fissato per inizio Giugno.
Tuomas da parte sua si era assicurato che Ewo non gonfiasse troppo la lista delle prossime date dopo la pausa.
Peccato che il manager avesse idee in grande.
Avevano già un minitour europeo che li aspettava e poi il ritorno in America per recuperare le date cancellate a causa dell’influenza.
Subito dopo c’era il matrimonio ed un altro giro di date ancora in definizione per i festival estivi ed infine l’Hartwall Arena.
Poi ciao vita-on-the-road e tanti saluti!
Tuomas si era completamente dimenticato del comportamento strano di Joseph e ritornò a casa.

21 Dicembre 2018, ore 21 e 12
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

I due maschi Holopainen erano rimasti a Kitee, mentre An la settimana prima era scesa ad Helsinki e sarebbe tornata solo un paio di giorni prima di Natale.
Padre e figlio quindi si erano rimboccati le maniche, combattendo il gelido inverno con cioccolate ipercaloriche e tonnellate di biscottini.
Il giorno prima erano andati a fare con i nonni un’avventurosa battuta di pesca sul ghiaccio tipo gli eschimesi, ed avevano messo nel freezer un discreto numero di pescioni.
Quella sera si erano rimpinzati bene di pesce gatto al forno ed Tuomas dopo aver sparecchiato e messo su un grosso pezzo nel camino si era preparato un posticino davanti alla tv, con tanto di plaid e cuscino pronto per vedere in prima serata il primo film del ‘Signore degli anelli’ ma ad un certo punto il tastierista si voltò verso la direzione della cucina.
“Jo…guarda che qui sta iniziando.”
“Arrivo, un attimo…”
Tuomas alzò le spalle, concentrandosi sull’inizio.
Mezz’ora dopo il bambino arrivò, lasciando una scatola di latta vicino al suo zainetto e buttandosi la coperta addosso.
Tuomas guardò la scatola “Sono gli ultimi biscotti quelli?”
“Sì.”
“Sono per l’intervallo di domani?”
“Sì.”
Quei monosillabi iniziavano a preoccupare Mister Korg, quindi decise di intromettersi delicatamente “Ma non li hai mai portati a scuola come merenda…come mai?”
“Mi andava!” esclamò Joseph, messo alle strette.
“Ah…” replicò il tastierista più confuso di prima.
Qui gatta ci cova…

22 Dicembre 2018, ore 17 e 22
Finlandia, Kitee, Caverock Studio

Mister Korg si sentiva un papero preoccupato.
Quel mattino aveva dormito fino a tardi perché la sveglia non aveva suonato, e le ore piccole a causa del film avevano mandato in disordine i suoi ritmi abituali.
Così appena sveglio si era reso subito conto di essere in ritardo di parecchio con la tabella di marcia.
Quello per Jo era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, quindi corse a svegliare il pargolo trovando una sorpresa: il figliol prodigo era uscito da solo.
Gli aveva lasciato addirittura un bigliettino appiccicato con lo scotch sulla sua tazza di Paperino su cui c’era scritto di non preoccuparsi e di non andarlo a prendere a mezzogiorno perché avrebbe passato la giornata con i suoi compagni di classe a pattinare.
Beh, era solamente naturale che Joseph alla veneranda età d’otto anni avesse l’intenzione di staccarsi dal bozzolo famigliare e si creasse un giro di amicizie…oddio era un ometto fatto ormai, però avrebbe potuto dirglielo a voce la sera prima!
Se An avesse scoperto il fatto avrebbe dato in escandescenze prendendosela con lui, brrr…
Quindi Tuomas aveva preso per buono il bigliettino ed era andato al Caverock dove le Indica – a Kitee già da alcune settimane – stavano registrando Valoissa, ne era il produttore ma peccato che girava come una belva in gabbia con tazza di caffè perpetuamente piena e mangiucchiandosi le unghie per l’ansia. Anette mi ucciderà!
Tero era sull’orlo di buttarlo fuori a calci dalla disperazione, come cavolo faceva a lavorare con Tuomas in quelle condizioni?!
“Okay…respiro profondo e meditativo poi ti siedi, smetti con quelle unghie e mi racconti la faccenda.” commentò il fonico, poi si voltò verso Jonsu e le ragazze “Ah…eh, abbiamo il produttore in fase mistica, vi dispiace se la tagliamo corta oggi e ricominciamo domani mattina?”
“Okay…ma Tuomas ripigliati eh!” disse Jonsu, stringendo affettuosamente la sua spalla.
Rimasero soli e Tero rimase a braccia incrociate in attesa.
Tuomas sospirò improvvisamente si sentiva un tantino idiota per tutta quella preoccupazione…ma Joseph era il suo campione ed erede non poteva mica fare finta di niente.

23 Dicembre 2018, ore 17
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

La chiacchierata con Tero aveva sollevato il tastierista.
Così quel mattino lui e Joseph l’avevano passato al Caverock con le ragazze ed il fonico, mettendo a punto un paio di tracce prima della pausa natalizia.
Alla fine della sessione erano tornati sull’isola per rilassarsi un paio d’ore prima di andare a prendere An che sarebbe tornata per l’ora di cena in treno.
Tuomas aveva votato per una tazza di cioccolata calda e stava appunto mescolando la polverina col latte sul fuoco quando Jo lo raggiunse e si appoggiò al bancone pensieroso, strofinandosi il naso.
“Non è ancora pronto, sorry.” fece il tastierista con un alzata di spalle ma Jo non sembrava interessato alla merenda.
“Pà…come hai conosciuto la mamma?”
Tuomas distolse gli occhi dal contenuto del padellino, sorpreso.
“Lo sai già, Jo. Nonna Kirsti era la sua insegnante di musica.” rispose l’uomo, tornando a girare il cucchiaio nella crema prima che si attaccasse sul fondo.
“Sì ma non intendevo quello…” Joseph si strofinò vigorosamente il naso poi continuò, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento “Come hai fatto a farle capire che ti piaceva?”
Il cucchiaio in mano a Tuomas s’immobilizzò ed il tastierista venne raggiunto da un’enorme ondata di sollievo.
Oddio mio figlio sta crescendo sul serio…niente di grave quindi!
Tutta la serie di indizi: la sua testa fra le nuvole, i moodswings, la scatola piena di biscotti a quel punto assumevano un nuovo significato.
“Ehilà…! Ti sei mica incantato!?”
Tuomas ricominciò a girare il cucchiaio, cercando di mettere insieme una risposta, ma ripensando al suo passato con Anette non c’era molta saggezza da raccontare…
“Mettiamola così, Jo. Io e la mamma non siamo il migliore esempio di innamoramento, ecco.” finì per dire con il serio dubbio di un casino in agguato.
“Ma se non durate tre minuti senza pomiciare!” replicò incredulo il minipoeta.
“All’inizio ci evitavamo.” (*)
La bocca di Joseph stava toccando terra “Okay…vaaa beeeennnneeee.”
Dal tono del bambino si capiva che non stava credendo ad una sola parola. La fiducia che ripone in me è proprio commovente, non ce che dire!
Tuomas sospirò paziente e tolse la cioccolata dal fuoco, versandola nelle due tazze e spruzzandoci sopra un’abbondante dose di panna spray.
“Campione…il mio consiglio è di dirglielo.” commentò il tastierista dopo un po’ con non-chalance “Vedi…io e la mamma ci abbiamo messo anni prima di capire che i sentimenti erano reciproci proprio perché nessuno di noi ha fatto la prima mossa per motivi diversi.”
Joseph rimase in silenzio, mischiando la panna nella cioccolata “…”
Tuomas cercò di trattenersi dal dare altri consigli anche se aveva l’intenso desiderio di aiutarlo.
Da una parte era orgoglioso che il figliolo avesse cercato risposte da lui e non da Tero o Marco.
“E se andasse male?”
Tuomas spostò gli occhi in quelli identici di suo figlio e sorrise confortante “Beh…almeno non avrai rimpianti. Certe volte il tarlo del dubbio è peggiore della verità.”
“Non ti sei innamorato di nessun’altra oltre la mamma?” c’era una dose di sarcasmo nella voce del bambino ma il tastierista decise di ignorarla.
“Jo, non puoi chiedermi dei paragoni fra Anette e le altre.”
“Quindi ci sono state.”
“Certo, ma ero più giovane e stupido. La verità è che innamorarsi di qualcuno non è un’azione automatica. Può essere veloce, può essere lenta. Certe volte ti fa sentire il padrone dell’universo, altre no.” aveva mascherato una grossa balla nella risposta ma stava cercando di dare dei consigli all’erede.
“…”
Oh per la numero uno di Zio Paperone credo di aver parlato troppo…
Joseph finì la sua tazza poi si strofinò il naso “Anche la mamma mi ha detto così, ieri sera.”
Caduta generale…oddio io sono la ruota di scorta! Depressione…
Il povero tastierista c’era rimasto di stucco, improvvisamente sentiva il bisogno di conforto cioccolatoso ed infilò il naso nella sua tazza. La curiosità però era troppa e quando emerse domandò “È carina?”
Joseph aveva assunto il colore della tovaglia rossa delle feste natalizie ed annuì, girando i pollici.
È cotto…
“Bionda?”
Il bambino annuì, le orecchie a semaforo.
Stracotto.
“Scommetto che è la tua compagnia di banco: Andrea?”
“Papà!”
Tombola, i maschi Holopainen non si smentiscono mai…a parte me con An.

~~~

Ultimo capitolo prima della partenza! Yep, I did it! xD
Non credo che aggiornerò fin dopo la metà di Agosto causa mancanza ADSL (sì, la Hermes va in posti inesplorati e popolati da bestie feroci per rilassarsi) quindi buona estate e speriamo che non sia troppo afosa...LoL
Naturalmente al ritorno cercherò di rimettermi in pari con tutti e vi risponderò il più presto possibile!
Ringrazio CrystalRose (sì ci stiamo avvicinando alla parola 'fine' per fortuna...@o@) e petitecherie per i commenti allo scorso chapter (piaciuto il caro Jo? Sta diventando grande l'erede...xD)
Io scappo! =D
Hermes

ps. ma non è ironico scrivere una storia dov'è il 30/11 ed essere in realtà a Luglio con 33°? xD Le meraviglie della narrazione...

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Capitolo 77
*** 77 ***


24 Dicembre 2018, ore 15
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
Il tastierista aveva promesso solennemente al proprio figliolo di non fare parola con nessuno della loro conversazione.
Quella promessa si era spezzata quella sera stessa, quando le due tortorelle ebbero un momento di privacy nella loro camera.
Anette aveva ascoltato il suo resoconto ridacchiando e punzecchiandolo come se nel frattempo fosse diventata una di quelle fatine dispettose.
Quando la pazienza di Tuomas stava per esaurirsi lei accampò la scusa che i preparativi per il matrimonio del baffo l’avevano lasciata di buon umore.
François era completamente fuori di testa negli ultimi tempi, ed i due amici avevano vissuto tutta una serie di avventure alla stregua di una comica, compreso un weekend di acquisti per le strade di Helsinki assieme ad Harriet, la wedding planner, una spigliata giovane donna bionda trascinandosi dietro il povero Dave.
Tuomas aveva la mezza certezza che, prima del grande passo, il rosso se la sarebbe data a gambe per la disperazione.
Ma tutto questo era stato il giorno prima, oggi nella loro casetta sull’isola fervevano i preparativi della vigilia ed An stava preparando un mucchio di dolci ed alcuni piatti per il cenone di quella sera. Sarebbe stato un evento speciale perché oltre la famiglia Holopainen al completo erano arrivati dall’Olanda anche il fratello di Anette, Carl con Paula ed i loro due figli.
Erano anni che An ed il fratello non si incontravano ed la cantante non vedeva l’ora di rivedere la propria nipotina e conoscere Fred, il nuovo arrivato che non poteva essere tanto più grande di Joseph a conti fatti.
Il tastierista aveva lasciato casa quel mattino di buon’ora con aromi deliziosi che si spandevano già nell’aria ed era tornato al Caverock per lavorare sul progetto Valoissa. Le Indica erano tornate a casa per le vacanze ma lui e Tero avevano deciso di non perdere troppo tempo con il mixaggio del poco inciso che c’era già.
Tutto era andato bene fino a quel momento quando Tuomas ricevette dalla dolce metà una telefonata preoccupata, a quanto pareva An aveva finito zucchero, farina e uova e si era dimenticata di comprare i mirtilli per i muffin, il lievito e la vanillina. Era praticamente in crisi mistica.
In poche parole gli aveva dettato una lista della spesa dall’aria chilometrica e gli aveva intimato di raggruppare tutte le cibarie in tempo di record. Tuomas sapeva che era meglio iniziare la maratona prima che Anette arrivasse a passo marziale dall’isoletta e lo trovasse, pronta a sbrigliare la sua ira di chef con la frusta per montare la panna.
Quindi il moro salutò Tero accampando per scusa un’emergenza ed uscì nella landa bianca, ventosa e desolata in cui Kitee si era trasformata in quelle ultime settimane.
Il freddo si stava irrobustendo mentre la neve aveva smesso di cadere lasciando spazio a giornate cristalline ma che avevano contribuito a far scendere la colonnina di mercurio appesa fuori dalla finestra della loro piccola cucina.
Il tastierista si diresse verso l’alimentari incontrando poca gente per la strada, si rifugiò nel negozio con un principio di ipotermia al naso e se ne uscì mezz’ora dopo con una borsa della spesa tutt’altro che leggera.
Prese la direzione generale per il molo, osservando con orgoglio la loro casetta incorniciata da una quantità di lucine intermittenti che la profilava tutta e la faceva sembrare un faro a lunga distanza.
Sì, sono un megalomane ma tutta Kitee è invidiosa del mio impianto di luminarie natalizie, ci scommetto! Prossimo anno ordino renna e slitta del Babbo Natale in scala 2 a 1 su internet e l’assicuro alle cime delle betulle!
Intanto un’argentea luna perfettamente tonda e luminosa si era alzata nel cielo di un blu fondo, facendo scintillare la neve sugli alberi ed il ghiaccio che ricopriva il lago.
Tuomas passò vicino alla pista di pattinaggio e sbirciò nascosto dietro due pupazzi di neve l’andamento della conquista amorosa di Joseph, che a quanto pare stava andando a gonfie vele.
Il bambino era uscito dopo pranzo per andare alla festa di compleanno di un suo compagno di classe che si svolgeva proprio lì e, da quanto aveva capito Mister Korg, c’era anche Andrea.
Non era stato difficile scoprirlo dato che Joseph aveva passato il mattino in bagno ed si era pettinato fino allo sfinimento la sua testa ricciolosa finché non aveva eliminato tutti i nodi ed i suoi capelli si erano compattati in una folta massa lucida. Tuomas poi aveva il forte sospetto che Joseph avesse usato anche un po’ del profumo di Anette alle violette. Si sta dando proprio da fare il mio erede.
Con un sorrisetto riprese la sua strada, preferendo non intromettersi e sperando che Joseph non facesse tardi per la cena da Nonna Kirsti. Lui sapeva meglio di tutti che quando si è presi il tempo volava.
Scesi gli scalini del porto, Tuomas prese a seguire la luce e nel giro di un quarto d’ora entrò nella casetta calda ed accogliente. L’aria era profumata di cibo ed il suo stomaco si mise immediatamente a brontolare. Sento profumo di biscottini…
Tuomas scalzò gli stivali ed proseguì per la cucina dove sembrava essere passato l’uragano.
Il locale era un disastro. Tutte le superfici erano occupate di stoviglie e teglie messe a raffreddare.
In mezzo a quel disordine stava Anette mentre canticchiava appena con l’ipod infilato in una delle tasche posteriori dei jeans ed il grembiulone a pettorina. Non si era accorta di lui e quando si voltò per poco non gli cadde di mano il mestolo, che Tuomas provvedette ad afferrare prima che toccasse terra.
“Era ora! Sono in ritardo con la tabella di marcia!” commentò la vocalist preoccupata, afferrando la borsa e guardandoci dentro con un ‘grazie!’
Tuomas recuperò uno degli auricolari curioso, scoprendo che An stava ascoltando il loro ultimo singolo uscito proprio in concomitanza con le feste natalizie.
Ovvero Last of the wilds cantata in finlandese da Jonsu delle Indica.
In origine Erämaan Viimeinen doveva essere registrata da An nella pausa precedente ma poi l’influenza non l’aveva permesso così i ragazzi avevano chiesto alla rossa Jonsu di entrare in scena.
Anette aveva dato il suo benestare anche perché non riusciva nemmeno a parlare per colpa del malanno e quindi la ragazza aveva passato un giorno al Caverock con Tero ad incidere il vocale sullo strumentale.
Il risultato non era male ed Ewo aveva provveduto a far stampare il singolo in esclusiva per la Finlandia. Appena era uscito era finito al primo posto delle classifiche, resistendo per oltre due settimane.
A Tuomas piaceva quel pezzo, anche se non gli era mai andato a genio scrivere il testo di una canzone in finlandese…
Quindi riagganciò l’earbud al grembiule di An e tornò di là: liberandosi di giacca, guanti, berretto e sciarpa.
“Che ne dici se uniamo le forze? Ho seri dubbi che riuscirai a completare la tua opera mangiativa da sola.” intanto aveva staccato il suo grembiule dal gancio appeso alla porta, infilandoselo.
“Okay, ma niente assaggi di biscotti!”
“Devo assicurare la qualità delle infornate, An!” replicò il tastierista aggrondato.
Per risposta Anette gli lasciò un pugnetto nel fianco “Sei solo un goloso!!!”
“Il mondo sarebbe molto triste senza i tuoi biscottini, tesoro, credi a me…” Tuomas le aveva lasciato un bacio sul capo poi esclamò “Allora…da dove incominciamo?”

29 Dicembre 2018, ore 10
Finlandia, Kitee, Caverock Studio
Le feste erano passate senza avvenimenti degni di nota.
Tuomas doveva avere messo su un paio di chili dal venticinque con tutti i biscotti che aveva fatto sparire nel suo stomaco senza fondo, ed già il ventisei si era nuovamente rinchiuso in studio con Tero e le Indica.
Quel mattino aveva telefonato casa per chiedere ad An di portargli un moleskine che aveva dimenticato in saletta.
Così lei e Joseph erano passati dallo studio del fonico che tanto era sulla strada per la casa di Jukka.
Quando salirono le scale per la saletta di registrazione il fornito gruppetto al gran completo stava ridendo a crepapelle per qualcosa di ignoto.
Tutto bene se non fosse stato per Jonsu incollata come una cozza addosso a Mister Korg. Brutta rossa finta! Mio Tommaso!
Joseph avrebbe potuto giurare di sentire ondate d’odio dilagare dalla figura della madre e rendergli i capelli elettrici.
Passò un minuto prima che Anette si schiarisse sonoramente la voce per rendere nota la loro presenza.
Tero intercettò la sua occhiata gelida e mollò una gomitata nelle costole a Tuomas che però non comprese a fondo la situazione.
Il tastierista li notò e chiese con un sorriso “Ah…ciao, hai trovato il moleskine?”
Anette stava digrignando i denti e Jo tirò fuori il quadernetto passandolo al padre.
“Come va la produzione?” domandò il bambino.
“Benone…ci stiamo divertendo tantissimo.” commentò Tuomas con un sorrisone, lanciando un’occhiata alle ragazze in generale. Il tastierista doveva essersi dimenticato le lenti a contatto a casa dato che non notò l’occhiata al puro vetriolo che Anette gli lanciò a quell’affermazione.
Il sesto senso di Joseph sentiva che il livello di radioattività di sua madre stava salendo a livelli dannosi quindi l’afferrò per la mano e fece “Okay, ci rivediamo stasera Pà! Ciao, zio Tero! Ciao ragazze!”
Il gruppetto salutò la loro dipartita con tanto di commenti dolciosi delle Indica sul mini sommo-poeta del tipo ‘Che carino!’, ‘Tutto suo padre!’ eccetera.
Appena madre e figlio misero il naso fuori Joseph mise in atto l’unico modo che conosceva per tranquillizzare un po’ Anette. Ovvero muffin triplo cioccolato e cioccolata calda e c’era un solo posto in tutta Kitee che vantava quel ben di Dio e per fortuna era vicino!
La pausa antidepressiva aiutò l’umore della donna ed i due proseguirono per la casa del batterista.
Joseph sperava che non ci fossero altre ricadute o sarebbe stato difficile convivere con i genitori in piena faida.
Alla faccia del Natale che rende tutti più buoni!

15 Gennaio 2019, ore 1 e 42
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Tuomas camminava tranquillo sul ghiaccio del lago che resisteva ancora mentre inspirava il fumo di una sigaretta, attraverso le fronde degli alberi vedeva la sagoma della loro casetta ed alcune luci che disegnavano la cornice delle finestre nel buio. An deve averle dimenticate accese…
Con un salto atterrò pesantemente sul molo.
Il freddo era molto intenso in quel periodo dell’anno e l’uomo si diresse a grandi passi verso l’abitazione.
Non fece in tempo ad inserire la chiave nella toppa che la porta d’ingresso si aprì di scatto, permettendogli di vedere Anette, in pigiama, avvolta in uno scialle di lana con tutta l’impressione che lo stesse aspettando.
“Cosa ci fai ancora sveglia a quest’ora?” domandò sorpreso, entrando dentro e sobbalzando un po’ all’eccessiva energia che ci mise la compagna a chiudere la porta.
Quando dette una seconda occhiata ad Anette, capì che c’era qualcosa che non andava.
I suoi occhi erano socchiusi a fessura e lo scrutavano taglienti come due coltelli da macellaio.
Aveva la mascella contratta e le labbra strette…perché aveva l’impressione di averla fatta infuriare?
“Dove sei stato fino a quest’ora?” adesso non c’erano dubbi…Anette era proprio fuori dai gangheri.
“Lo sai benissimo. Ero al Caverock con Tero.” rispose, togliendosi il giubbotto e poi cercando di calmarla con un abbraccio, ma quella tattica sfumò.
Anette sbuffò infastidita, allontanandolo da se “Bugiardo…”
Tuomas la guardò colto alla sprovvista mentre lei recuperava una tazza vuota dal mobile lì vicino e si incamminava verso la cucina, non degnandolo più di uno sguardo. Il tastierista corrucciò la fronte poi seguì la donna, trovandola a lavare la stoviglia nel lavello.
“Che ti prende, An?”
Lei continuò a dargli la schiena mentre parlava.
“Che mi prende!? È da quando siamo tornati che praticamente non ti vedo quasi più…sei sempre rintanato da Tero con le Indica. Già tanto che a Natale ti sei degnato di venire al pranzo di Kirsti.” la tazza di porcellana cozzò malamente con il piano inox ed Anette si voltò, scura in volto “Dimmi un po’...che cos’ha Jonsu di così speciale rispetto a me?”
Tuomas era rimasto senza parole stile baccalà. Se c’era una cosa che non si aspettava da sua moglie era proprio una scenata…
“Sei…sei completamente fuori strada, Anette.” balbettò il tastierista cercando di reprimere una risata incontrollata. Il tentativo non gli riuscì per colpa della sua bocca contorta in un mezzo ghigno.
“Naturale…io misera umana non posso comprendere i tuoi celesti pensieri, Mister Innocenza!” replicò lei più adirata di prima, piantandogli il dito indice nel petto “Il mio unico compito è stare qui e fare la calza!”
Il sorriso dell’uomo si spense.
“Hai finito?” domandò serio, disincagliando il suo dito accusatore. Anette gli scoccò un’occhiataccia ma non ribatté.
Nonostante il suo sguardo assassino, Tuomas le si avvicinò, incastrandola fra se ed il banco della cucina senza che la sua espressione inasprita mutasse di uno yocta. (*)
“Sbaglio o la fiducia nel tuo papero ha subito un brusco calo?”
“Io mi fido di te!” replicò lei “È di quella là che non mi fido!”
“Okay…adesso mi rendi partecipe del perché sei così certa che io corra dietro le gonne di Jonsu ‘la fatalona’.”
Anette arrossì e distolse lo sguardo, in imbarazzo “È una donna…”
“Una scoperta invidiabile continua…” commentò Tuomas, sorridendo sotto i baffi. Anette gli mandò un’occhiata, corredata da un pizzicotto, prendendo un’espressione triste.
“Più giovane e sicuramente più bella di me…l’ho vista quando ti fa gli occhioni dolci…” la donna si passò nervosamente le mani fra i capelli “Se gli concedi un dito quella è capace di saltarti addosso ancora prima che tu riesca a dire una parola…ma cosa te lo dico a fare, tu non capiresti!”
“Giusto…meglio non addentrarsi nei particolari. Una cosa però l’ho capita, An.” Tuomas era di nuovo sull’orlo della risata trattenuta a stento “Sei gelosa marcia.”
“Ed allora…?” mugugnò la donna, mentre giochicchiava con una frangia dello scialle. Era talmente evidente anche per lei che non provava nemmeno a negarlo.
“La cosa un po’ mi rallegra…” il tastierista l’abbracciò, osservando la sua nuca corvina poi ci posò il mento sopra delicato “…e un po’ no.”
“Mmm?”
“Non ti fidi, la colpa è anche mia…ti ho trascurata negli ultimi tempi…”
“No, Tuom. Le seghe mentali sono le mie…” mormorò lei, ricambiando l’abbraccio “Mi sto comportando da scema…perdonami.”
“Non riesco ad arrabbiarmi con te, quindi sei perdonata.”
Anette cercò di reprimere uno sbadiglio e Tuomas la prese in braccio, raggiungendo le scale.
“Mettimi giù, Tuom.” domandò lei, strofinandosi gli occhi “Ho già fatto troppi danni oggi…non ti voglio avere sulla coscienza.”
L’uomo non ribatté, le disse solo di aggrapparsi bene.
Due minuti dopo si erano sdraiati nel letto, abbracciati a cucchiaio ed avvolti fino alle orecchie nel piumone.
“Ho una bella notizia da darti…” borbottò lui.
“Sarebbe…?”
“Ero così in ritardo perché abbiamo finito con Valoissa, da domani tornerò ad essere la tua casalinga spina nel fianco…contenta?”
“Mmmm…” Anette si voltò fra le sue braccia con un sospiro “Iniziavo a sentirmi sola, in effetti…senza il mio battitore di pentole e coperchi.

~~~

(*) Yocta = anche conosciuta come la minima unità di misura (10 alla -24esima)

Mi davate per morta, eh? xD
Ed invece no, la vostra Hermes è ancora più decisa a finire questa storia, tanto che nelle ultime tre settimane ha scritto un mucchio di capitoli, avvicinandosi progressivamente all'ultima parte di DOR. I'm having an epiphany, dearies...xD
Quindi, dato che ho fatto tutti i miei compiti a casa e prevedo di continuare a trascrivere le varie pagine che ho accatastato da qualche parte fra i miei bagagli (spero di non averle perse, glom...=/), gli aggiornamenti torneranno settimanali e regolari, sento già le vostre esclamazioni di giubilo. LoL

Bene ora passiamo allo spigolo d'onore dei recensori!
Ringraziamenti a:

CrystalRose: Ciao Lalla! Sì, mi sono scordata di scrivere la nota -__-' lo ripeto la Hermes invecchia e rimbecillisce ogni giorno che passa xD; mi dispiace che non vuoi la fine della storia ma ormai siamo vicini quindi ti lancio il barattolo di Nutella e spero che ti possa aiutare a superare il distacco e rimetterti in forze per il prequel. xD
Baci&saluti Lalla e buone vacanze se sei ancora in spiaggia o sulle rocce! =*

Petitecherie: Ciao cara, sono in ritardo con le risposte ^^', comunque spero che tu abbia scorte di Gocciole perché presto arriverà il prequel. Per il 'vedo e prevedo nipotini'...oddio, se penso ancora alla next generation questa storia non finirà nemmeno tra dieci anni ed andremmo troppo sul futuristico xD. Ahem, info di servizio, le tortorelle si sono già riprodotte al punto in cui sono arrivata a scrivere, quindi no worries, la cosa accade e sarete di nuovo zie, mie care fate madrine. ;) Buone vacanze anche te se puoi ancora farne! =*

Bene, ora vi saluto e vi dò appuntamento la prossima settimana con un nuovo capitolo! =D
Hermes

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Capitolo 78
*** 78 ***


14 Febbraio 2018, ore 8 e 27
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
Silenzio.
La casa era un bozzolo quieto e tranquillo tanto che Tuomas cercava di fare il meno rumore possibile mentre si preparava il caffè ed aggiustava il timer della torta margherita a forma di cuore che aveva fatto apposta per San Valentino.
Anette era uscita quel mattino e Joseph era a scuola, il pargolo aveva trafugato una grande quantità di biscotti quel mattino, probabilmente per condividerli con Andrea.
L’unico suono era la brezza che spirava fra i rami e sparpagliava la neve asciutta.
I fiocchi volteggiavano nell’aria limpidissima, brillando nel timido sole e compiendo evoluzioni complesse ad ogni nuovo refolo.
Riempita la tazza si allontanò in punta di piedi verso l’ingresso, s’infilò cappotto e stivali ed uscì fuori, sedendosi sui gradini.
Il silenzio era ancora più profondo lì, come quello che segue quando le corde di un piano smettono di vibrare.
Il tastierista respirò a fondo, riempiendosi i polmoni dell’aria così gelida da far fisicamente male.
Il sole faceva brillare il ghiaccio sulle foglie secche degli alberi attorno alla casa, creando giochi di luce.
Tuomas si affrettò a bere il caffè prima che ghiacciasse e si appoggiò ad una delle colonnine, chiudendo gli occhi ed ascoltando il silenzio.
Ora che aveva il tempo di riflettere sul serio al nuovo album, preferiva temporeggiare.
Eppure avrei così tante cose da fare…
L’idea generale c’era da mesi ma il pensiero di unire il tema del nuovo album in un unico lungometraggio…Stobe pensa in grande.
Insomma si era preso del tempo per pensarci, ci sarebbero voluti anni per assicurarsi dei fondi per la produzione di un film, e con il tipo di storia che aveva in mente gli effetti speciali non si sarebbero risparmiati.
In quella qualcosa di gelido gli si posò sulla punta del naso ed il tastierista aprì gli occhi, incrociandoli mentre un fiocco di neve si scioglieva a contatto con la pelle calda.
Tuomas sorrise, strofinando la gocciolina d’acqua.
Fatto stava che la storia riempiva tre moleskine a quella data, ed ormai risultava un po’ difficile da ignorare.
Prenderò una decisione, ma non subito.
È una mattina troppo bella per passarla in congetture…

Ma intanto i tasti nella mente di Tuomas suonavano, non smettevano mai.
Nemmeno quando cercava il silenzio nell’inverno.

On wintery earth, a moment stands still forever
Like a kitten it slowly comes for me.
Here at the tale's roots perhaps I can stay,
where a violin sings of longing.
Its eternal melody painting
a song that awakens the earth.
Nightwish ~ Taikatalvi

8 Marzo 2019, ore 11 e 12
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola, saletta

“Tuom! Hai mica visto per caso dove ho messo il make-up per le trasferte?”
La testa di An era sbucata da uno spiraglio della porta ed il tastierista si voltò paziente “Hai provato a guardare in bagno?"
Quel mattino la cantante friggeva tutta per i preparativi ciò significava che quel giorno non ci sarebbe stata pace.
Da una parte era meglio così, perché qualcosa si dimenticavano sempre di metterlo in valigia fino all’ultimo momento.
Joseph si era già spostato a casa dei nonni prendendo dominio nella sua camera su in piccionaia con tanto di Korghina, quella stanza non era cambiata poi molto dai tempi di Once.
Il ghiaccio del lago si stava finalmente sciogliendo, fessurandosi. Alcuni pezzi galleggiavano e dato che erano grossi usare il motoscafo non era ancora sicuro, quindi avevano rispolverato i remi tanto per evitare un fato annunciato alla Titanic.
François aveva chiamato alcuni giorni prima annunciando che avevano deciso la data del matrimonio per l’ultima domenica di quel Maggio, assicurandosi così che lui ed An fossero presenti e ben riposati dal mini-tour americano che Ewo aveva organizzato per coprire il flop di quello precedente.
Tuomas osservò i bottoncini dell’Oasis, poi con un sospiro spense la tastiera e si alzò, stiracchiandosi ed avviandosi di sotto dove dal rumore sembrava che Anette avesse intenzione di portarsi dietro anche la batteria di pentole.
Arrivato in cucina la vide mentre raggruppava tutte le formine per i biscotti.
“An…cosa fai?” domandò quindi, raggiungendo i ganci delle tazze ed afferrando quella di Paperinik pronto per una nuova dose di caffeina.
“Pensavo che sarebbe meglio portarli dietro casomai mi venisse voglia di infornare i biscotti…”
Oddio…sarebbe un sogno ma forse è meglio di no!
Tuomas si immaginava già la tonnellata di dolci che la consorte era capace di sfornare quando le prendevano i suoi periodi culinari…c’era il posto che tutti loro sarebbero ingrassati dieci chili ciascuno ed a quel punto si immaginava già come sarebbero risultati nelle foto live con rotolini di ciccia, panzerotti e doppio mento.
“Anette, lascia stare…che poi a Emppu gli viene l’indigestione, il nano non ha mezze misure.”
“Giusto…ma se mi annoio?” la donna si lasciò avvolgere dall’abbraccio del marito.
“Non ti annoierai, tranquilla…basta far tracannare a Tero e vedi che lo spettacolo è assicurato.”
“Alle solite.” An sorrise, sfregando affettuosamente una mano sullo stomaco del marito “Non vedo l’ora di tornare on-the-road!”
“Carica come una molla, eh?” le scompigliò i capelli facendola ridacchiare.
Anette lo liberò, prendendo un bicchiere dalla rastrelliera e versandosi una spremuta scaccia-malanni, mimando il marito che sorseggiava, appoggiato al bancone.
“An.”
“Sì?”
“Avresti voglia di leggere quello che ho scritto? Ho bisogno di un’opinione esterna.”
La donna osservò il contenuto del bicchiere a disagio “Sono la persona più adatta?”
“Non ne ho idea, ma mi piacerebbe un’opinione disinteressata. Magari più in là passerò a Marco e gli altri.”
“Tuom, ma questo racconto-”
“Non è un racconto…è un’insieme di immagini musicate che formano una storia. Lo so, sembra pazzo.”
Anette gli lanciò un’occhiata indiscreta “Ed i Nightwish? Fanno parte di quella storia?”
“Sì e no.”
La donna corrucciò la fronte “Okay, sono ufficialmente curiosa…quando vuoi, Tuom.”
Il tastierista annuì, ed infilò la tazza nel lavello “Vuoi una mano con i bagagli?”
“Nah…tutto sotto controllo, mi servirai poi per chiudere le valigie con il tuo dolce peso massimo!”
“Sì, capitana!” ridacchiò, facendole l’occhiolino e tornando di sopra.
No, non sapeva se era una buona idea ma Thomas e la sua storia premevano per uscire…pensandoci bene, perché no ad un film?
Però prima bisognava capire se l’intera struttura avrebbe retto alla lettura.
Tuomas teneva le dita incrociate e sperava.
Anche se il finale era ancora in fase di scrittura.

29 Marzo 2019, ore 15 e 22
Italia, Trentino-Alto Adige, Lago di Garda, Riva di Garda

Era il primo giorno di libertà per la truppa completa ed il clima italico – nonostante fossero in semi-montagna – si faceva sentire.
La primavera era un tripudio di diciotto gradi e sole a picco, altro che Finlandia e Germania.
I ragazzi si erano dati al turismo della cittadina che vantava un centro storico del trecento, un museo di reperti archeologici, una chiesa ed una serie di traghetti semi-turistici che facevano il giro del lago.
La bella giornata invogliava al divertimento ed avevano dovuto trattenere Tero dal buttarsi nell’acqua per fare il bagno, prima che qualcuno del posto potesse chiamare le forze dell’ordine e metterli dentro.
Si erano fermati in una trattoria del posto, ingozzandosi di spaghetti e pesce locale poi, dato che nessun finlandese soffre il mal di mare appena dopo mangiato, si erano imbarcati su uno dei traghetti.
Si erano sparpagliati nella cabina passeggeri e Tuomas aveva posato il suo immancabile zainetto sul sedile accanto quello di Anette che preferiva stare al riparo dall’aria.
Il tastierista tirò la zip e frugò, trovando quello che cercava poi le dette un colpetto.
“Sì?” Anette lo guardava curiosa.
“Vado fuori con i ragazzi…questi sono per te, se te la senti.” così dicendo le porse i tre quadernetti.
“A-ha. ‘kay.”
Tuomas avrebbe voluto dire qualcos’altro ma chiuse la bocca, le strinse una mano sulla spalla e si allontanò.
Era inutile cercare di spiegarsi…poteva soltanto lasciarla leggere a quel punto.

31 Marzo 2019, ore 14 e 32
Italia, Mantova-Pordenone

Il concerto la sera prima era stato uno spasso in piena regola con il pubblico in prima fila che urlava oltre ai loro nomi anche quello di Tero, Ewo e dei tecnici. A fine spettacolo erano andati tutti a salutarli alle transenne, scendendo dal palco. Addirittura alcune canzoni An e Marco le avevano lasciate cantare alla gente.
Alla fine di quella sessione alla pari di un meet&greet il fonico si era ritrovato con le braccia stracolme di peluche e pieno di segni con il rossetto.
I ragazzi non se l’erano cavata peggio, Jukka ed Emppu avevano guadagnato anche loro pupazzetti e pizzicotti sulle guance: nel caso del nano Winnie the pooh vestito con un completo da karatè. Marco si stava lasciando tirare la barba poco più in là mentre faceva alcune foto e Tuomas aveva collezionato abbracci ed un nuovo nickname: tartarugo, il cui significato lasciava da scoprire ai posteri…
Il giorno dopo il tempo soleggiato continuava a reggere tanto che i ragazzi credevano nell’arrivo dell’estate anticipata e giravano per il caravan in magliettina, allegri e pimpanti.
Tuomas aveva preferito andare sul sicuro con una camicia dalle maniche arrotolate e suonava sulla tastiera portatile, dando uno sguardo ogni tanto all’autostrada sul quale stavano correndo da circa un paio d’ore.
Anette era dall’altra parte del pulmino, immersa nella lettura mentre i ragazzi facevano un po’ di cagnara parlando di videogiochi e del nuovo horror che non vedevano l’ora di vedere in America.
Tuomas non era più tornato sull’argomento, cercando di rispettare i suoi tempi di lettura.
Anette doveva essere all’incirca a tre quarti della storia. Il giorno prima l’aveva passato a risfogliare i primi due quadernetti con espressione ammattita, si vedeva a distanza che la donna si lambiccava il cervello cercando di seguire la trama nel modo più completo possibile senza smarrirsi ma c’era sempre qualcosa che non le tornava.
Il tastierista si stava pentendo di averle messo fra le mani i moleskine.
Era un sentimento istintivo. An sapeva essere super partes certo, però…

1 Aprile 2019, ore 22 e 41
Croazia, Zagabria, Hotel Sava, dining hall

Benché non volesse, Tuomas aveva tenuto d’occhio lo stadio di avanzamento che Anette aveva raggiunto con i moleskine.
Mancavano poche pagine ed il tastierista era nervoso ormai.
La donna si era accomodata in un angolino tranquillo per leggere nella hall dell’albergo.
Mentre lui ed i ragazzi avevano deciso per un giro al bar prima d’andare a dormire.
La bevuta si era prolungata un po’ più a lungo del necessario e quando il tastierista alzò gli occhi per riposarli sulla divanetta dov’era An, la trovò vuota.
“Ewo, hai mica visto Anette?” domandò al manager biondo che arrivava da un giro nella città con Toni Peiju e Tero.
“No.”
O mamma…è fuggita con qualche bellimbusto!
No, Tuomas scherzava.
Esaminò la hall in lungo ed in largo con la sua vista da talpa, poi decise di tagliare corta la serata ed tornare in camera.
Aveva l’impressione che era meglio scovarla, tanto per misura.
La ricerca non fu difficoltosa dato che entrato nella loro camera udì subito dei singhiozzi sommessi.
Il tastierista accese una delle lampade ma la stanza era vuota, un refolo di vento faceva increspare la tenda dalla finestra aperta.
La stanza aveva un piccolo balcone che dava verso il fiume ora illuminato da due file di lampioni color ocra, ad una prima occhiata sembrava vuoto, ma Tuomas aveva notato i moleskine appoggiati su un angolo del letto.
Con circospezione camminò fino alla soglia della portafinestra aspettandosi quello che vide, con un tuffo al cuore.
An si era rannicchiata in un angolo fra la ringhiera ed il muro, piangeva anche se cercò subito di asciugarsi le guance.
L’unica cosa in cui sono davvero bravo è portarla alle lacrime…che bello.
“An-” fece per sedersi ed abbracciarla ma lei si ritrasse.
“Non è niente…mi sto sfogando, sto bene.”
“No che non va bene!”
“Tuom, non sono triste sul serio!”
“È colpa della storia…lo sapevo che era meglio evitare…”
Anette lo schiaffeggiò all’altezza del ginocchio con espressione truce “Non dirlo nemmeno per scherzo! Quella storia è- è…”
“Non sai nemmeno come definirla?”
“Perché devi sempre prenderla male?!” la voce di An sotto i singhiozzi era paziente “È molto bella, invece. Mi ha dato un mucchio di emozioni ed è per questo che sto piangendo, perché devo farle uscire in qualche modo o scoppierò!”
In lontananza l’ululato di un battello spezzò il silenzio, quindi Tuomas si sedette al suo fianco ma non aprì più bocca fu lei a parlare per entrambi.
“Credo…credo che in quelle pagine sia proiettata sia la tua paura che la tua speranza verso il futuro. Ci sono somiglianze con la realtà e riferimenti ai tuoi interessi. Ho sorriso e mi sono commossa. Cosa posso dire d’altro? Beh…alcuni passaggi sono un po’ infantili ma nell’insieme è una visione che merita nella sua bellezza e nella sua cattiveria. Sei sempre stato un buon bardo ma qui in tutta onestà ti sei superato, Tuom. L’unica cosa che mi preoccupa è come deciderai di trasporla in musica.” Anette si era arrestata, con espressione dubbiosa.
“Quindi per te ha un senso?”
“Sì, ci vuole un po’ per comprendere ed ordinare i tasselli del puzzle ma quando l’immagine ti si palesa davanti…beh io mi metto a piangere davanti ad un nonnulla quindi forse non sono la persona più adatta ma è stata un’avventura che, nonostante le lacrime, rifarei.”
Tuomas non replicò, fissando in silenzio il fiume in lontananza.
“Ti aspettavi qualcos’altro?”
“No.” Tuomas sbatté le palpebre e si voltò nella sua direzione “Vieni qui? Fa un po’ freddino e soffro…”
Anette scosse la testa con un sorriso, asciugando le ultime lacrime ed accoccolandosi accanto al marito.
Spero di non aver schiacciato le sue idee, ma come posso capirlo? È talmente ermetico quando si tratta dei suoi pensieri…

~~~

Come promesso eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! xD
Imaginaerum sta arrivando, finalmente. I prossimi due capitoli saranno in esclusiva sul matrimonio del baffo! Preparatevi per l'esplosione! LoL
Purtroppo in questa settimana non sono riuscita a scrivere molto ma prevedo di recuperare nel weekend.
Si ringrazia Petitecherie per la recensione al capitolo precedente, se vi và lasciatemi pure una recensione! Sono una pseudoautrice brava e non mordo! ^o^
Al prossimo sabato!
Hermes

Ps: la traduzione in inglese di Taikatalvi non è opera mia, l'ho trovata qualche anno fa su internet e credo di averla modificata un po'. È molto poetica a mio avviso. =)

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Capitolo 79
*** 79 ***


5 Maggio 2019, ore 12 e 22
Stati Uniti, Maryland, Baltimore, Sonar
Erano appena arrivati alla venue di quella sera ed i ragazzi si erano subito fiondati sul buffet come una mandria di fiere a digiuno da una settimana.
Ad Anette andava bene che erano gentiluomini o sennò sarebbe rimasta a bocca asciutta!
Mentre faceva il giro dei vari piatti, notò che Tuomas e Marco non c’erano.
La cantante aveva l’idea che i moleskine fossero passati di mano, i due amici erano sempre assieme ed immersi in una discussione rilassata.
Il bassista biondo era noto per la sua estensiva conoscenza di videogiochi, film, telefilm e novelle di fantascienza, quindi aveva un senso. Si ricordava ancora quando ad ogni nuova uscita della serie ‘La Torre Nera’ di King lo leggevano e poi commentavano il nuovo libro a turno.
Da una parte Anette era certa che il parere di Marco sarebbe stato molto più professionale del suo e che avrebbe appoggiato l’idea del tastierista, indirizzandolo nel modo giusto.
I due ragazzi si conoscevano da un mucchio di tempo ormai, era stato proprio attraverso Tuomas che lei aveva conosciuto il biondo bassista. Poi Marco nonostante l’aspetto truce era una persona di cui fidarsi almeno fino a quando non scopriva dove si tenevano le scorte di vodka.
Anette non sapeva molto ma era sicura che Marco avesse disinnescato più di una bomba all’epoca di Oceanborn e Wishmaster.
E lei?
Dopo l’iniziale senso di disorientamento aveva la convinzione sempre più forte che quella storia di Tuomas avrebbe potuto essere il punto di svolta per la band.
“An! Non stare lì impalata!!!” si lamentò Tero dietro di lei “Muoviti o ci prendono tutte le cose più buone!”
Sembra di essere alla mensa della scuola materna…Che il Grande Tutto ci guidi!

17 Maggio 2019, ore 9 e 32
Finlandia, Helsinki, centro

Anette era già stanca.
François l’aveva svegliata all’alba.
Il baffo con l’avvicinarsi del grande evento stava perdendo tutto il suo savoirfaire.
Tanto che aveva saltato completamente la sua solita visita in un negozietto di dischi dove andava sempre a caccia di vinili della Callas e si era fiondato in quello accanto nella disperata ricerca di qualche pantaloncino da bagno per la luna di miele che i due avevano prenotato con mesi di anticipo nelle Filippine.
Peccato che ne avesse già provati un due dozzine e non fosse ancora arrivato al dunque.
“Fra, non per deprimerti ma quelli sono proprio orrendi.” commentò la vocalist, indicando il paio che teneva in mano l’amico: un obbrobriosa fantasia di fiori hawaiani blu elettrico su sfondo rosa alla Ken.
Il baffo si sgonfiò, sedendosi sulla divanetta fra due montagnole d’articoli con un sospiro triste ed Anette immaginava cosa sarebbe accaduto subito dopo.
“Non ce la posso fare…” borbottò, infilandosi le mani nei capelli.
“Certo che sì, devi solo rilassarti e goderti il momento!” lo incoraggiò lei, posandogli una mano sulla schiena.
“È una parola!”
“Nah…penso che ti stai innervosendo per niente. Il matrimonio e la luna di miele non sono un esame, Fra. Non devi per forza cambiare, Dave ti vuole bene così come sei ed anch’io!”
Il baffopazzo fece un sorrisino “Sono ridicolo, vero?”
“Un pochino, ma se ti può consolare ad un settimana dall’evento io ho deciso di cambiare la tinta dei muri e la disposizione dei mobili di tutta la casa perché non mi piaceva. Tuomas voleva solo più strangolarmi e Jukka ed i ragazzi hanno dovuto dargli manforte per spostare e ridipingere tutto in tempo.”
François ridacchiò “Questo mi fa sentire un po’ meglio…”
Anette sorrise, sfregandogli la schiena “Comunque, tornando alla faccenda odierna direi…sì…questo e questo. Voglia di provare?”
Aveva scelto due pantaloncini dai colori neutri ed al baffo sbrilluccicavano gli occhi “Come hanno fatto a sfuggirmi!!! Cosa farei senza di te!!!”
L’amico agguantò e se ne tornò in camerino con passo rassicurato.

18 Maggio 2019, ore 10 e 18
Finlandia, Helsinki, centro

La famigliola Holopainen al gran completo si era immersa nella vitalità della capitale finlandese con tutta l’intenzione di fare shopping, il matrimonio di François era alle porte ormai ed i due maschi della famiglia erano in estremo bisogno di rinnovare il loro guardaroba formale per il grande evento.
Joseph sbuffava, lamentando che ci sarebbe stato da morire ‘vestiti come dei pinguini’ e Tuomas annuiva rassegnato.
Anette li stava spingendo dentro un negozio di vestiti da cerimonia con moine e promettendo poi un giro al negozio di strumenti musicali e uno al Disney Store se facevano i bravi.
Eh…bisogna sapere come prenderli i sommi poeti…

~ Qualche tempo dopo…
“Mio!”
“L’ho visto prima io!!!” piagnucolò Tuomas, correndo dietro al figlio che tentava di scappare.
Anette, mi chiedete?
Anette era seduta sulla divanetta del negozio con una mano sugli occhi e l’improvviso desiderio che quella mattinata si concludesse presto.
Padre e figlio si contendevano un farfallino con fantasia di Paperino ed avevano già fatto il giro dello store tre volte sotto gli sguardi scandalizzati dei clienti.
Questa cosa và a finire in prima pagina…
Anette prese un respiro profondo poi si alzò in tutta la sua imponente statura e strappò il farfallino dalle mani del figlio mentre le passava accanto, ricevendo un verso di scontento.
“Ho il mal di mare a vedervi girare in tondo!” esclamò la coraggiosa vocalist “Adesso la finiamo con questa pagliacciata o niente Disney Channel stasera!”
Joseph sbuffò, scuro in volto, sedendosi sulla poltroncina “L’ho visto prima io!!! Uffa!”
“Non mi importa, è dato che siete due testoni e ve la siete cercata questo lo lasciamo qui.”
“An!” protestò Tuomas.
“Cosa, Nutella del mio cuore?” replicò Anette con un sorrisino dolce.
Mister Korg, abbassò con una mano la testa riccioluta del figliolo, mimando il gesto lui stesso “Perdonaci, dai, non lo faremo più, parola d’onore…ma non toglierci Paperino!!!”
Come faccio ad essere severa quando fanno i cuccioli pucciosi?
Anette sospirò, poi le si abbassarono le spalle e cercò l’attenzione di una delle aiutanti del negozio “Non è che per caso potreste cercare qualcosa di simile? È un’emergenza, sa…”

19 Maggio 2019, ore 20 e 22
Finlandia, Helsinki, Appartamento di Anette

Quella domenica sera il salottino risuonava di risatine.
François era stato invitato a cena da loro e per poco non soffocava, mentre Anette gli raccontava impietosamente della loro avventura in centro del giorno prima.
Tuomas si era scusato per andare in cucina a recuperare della birra, ovviamente per non mostrare il proprio imbarazzo e Joseph si sfregava il naso, rosso in faccia come un pomodoro ciliegino.
“Questa è la storia più strana che abbia mai sentito…” commentò il baffopazzo, asciugandosi gli occhi dalle lacrime per il troppo ridere.
“Buono, Fra che la tua collezione di camice hawaiane non è poi così chic, eh!” lo mise in guardia An, dondolando la paletta con il quale stava per tagliare le melanzane alla parmigiana.
“Sono bel-lis-si-me!” sillabò di rimando lui con uno sguardo deciso “Soprattutto se le aggiungi ad una mise vacanziera ed al mio capello panama a tesa larga! Pfui!”
“Che orrore zio!!!”
“Lo dici adesso piccolo Jo, ma se mi vedessi subiresti tutto il mio fascino ipercolorato e modaiolo!” replicò François, con il naso per aria ed annuendo.
Tuomas intanto era tornato con la bottiglia di birra ed una di vino, l’immagine del musicista alcolizzato se non fosse stato per il suo faccione puccioso.
Per qualche strano motivo Anette ebbe un’improvvisa visione mentale del marito su una spiaggia caraibica vestito come aveva appena detto il suo migliore amico, cappello bianco in testa e corona di fiori al collo, per completare il look un bel ukulele banjo ed il suo migliore sorriso festaiolo.
Pfff…oh povera me…
“Mamma, sei diventata tutta rossa!”
“Niente…niente…” fece lei con noncuranza, trattenendosi a stento dal ridere “Proposito Fra, il wedding planner a che punto è con tutti i preparativi?”
“Sembra che abbia finito e stia organizzando la venue giù in Svezia.”
“Da cosa ho capito il ricevimento lo volete fare in una specie di castello?” domandò Tuomas, impegnato a litigare con il tappo di sughero del vino che non voleva saperne di uscire dal collo della bottiglia.
“Una specie? UNA SPECIE?!
Joseph si era messo le mani sulla faccia alla mancanza di tatto del padre mentre Fra era preso da un momento di rabbia repressa ed An lo tratteneva dal ridurre Tuomas in polpette, tutto senza che l’interessato si accorgesse di niente.
“Ma no, dai…Tuommi è curioso, come tutti! Ho visto le foto su internet è sembra molto romantico!”
“È perfetto!” borbottò il baffopazzo, ancora un po’ immusonito “Costerà un occhio della testa affittarlo per qualche giorno ma ne vale la pena! Anche Dave lo pensa…”
“Proposito, come sta? Pensavo venisse a cena da noi stasera ma…”
François attaccò la sua fetta di parmigiana con ostinazione ed una smorfia un po’ triste “Sta facendo gli straordinari in ufficio per ritagliarsi le ferie…me lo consumeranno a furia di farlo lavorare!”
Eh beh, lavorare la domenica non è il meglio…
“Pensa che dalla prossima settimana, con la luna di miele starete sempre insieme!” esclamò An con i cuoricini al posto degli occhi.
“Sì, segnati le mie parole An: do loro tempo una settimana. Poi la dura vita matrimoniale si farà sentire!” Tuomas era già al secondo bicchiere di vino e ridacchiava, almeno finché la sua dolce metà non gli pestò dolorosamente un piede sotto il tavolo.
“Zio, lascia perdere papà…non capisce niente di queste cose se non includono tastiere e caffè…” fece Jo, tentando di consolare Fra, aggiungendo al suo mezzo bicchiere di Guinness una buona dose di Cola “L’età sai…”
La cena proseguì fra Tuomas che gufava e François che cercava di affogarsi nel dessert.
Verso le dieci il campanello di casa suonò e Dave venne in aiuto e soccorso del suo promesso con un’altra vaschetta di gelato artigianale ed il suo miglior sorriso, nonostante fosse visibilmente stanco.
Si erano spostati sul divano ed il bel rosso si era occupato di confortare François, posandogli un braccio intorno alle spalle, dall’altra parte Joseph gli si era raggomitolato accanto, abbracciandolo forte.
Quando il gelato fu finito il gruppetto si era accordato per la traversata aerea.
“Che razza di posto di lavoro, David…sei sicuro che riuscirai ad arrivare in tempo la prossima settimana?” domandò Anette, impensierita.
L’uomo sorrise calorosamente, accavallando le gambe fasciate nel suo completo tre pezzi color grigio piombo “Nessun problema, davvero…niente m’impedirà di essere in Svezia sabato mattina e se il mio capo mi fa grane, beh è la volta buona che do le dimissioni e mi faccio assumere dalla concorrenza.”
Il rosso era laureato in architettura e faceva parte di un grosso studio della capitale, ma aveva accennato più volte l’idea che prima o poi si sarebbe messo in proprio appena si fosse presentata l’occasione buona.
Fra le aveva confessato che quel suo carattere deciso lo faceva impazzire.
I due avevano scelto di abitare nel loft di François che era abbastanza grande per entrambi ed aveva una vista stupenda sul porto di Helsinki.
“Anettina, sicura che non ti dispiace partire giovedì con me?” domandò il baffo con occhioni lucidi e pieni d’affetto.
La cantante scosse la testa con un sorriso “No, Fra! Passeremo una bellissima giornata assieme di shopping a Stoccolma! E poi gli amici servono a questo, no?”
“Cosa farei senza di te!”
“Io e Jo pensavamo di volare in Svezia venerdì, a questo punto potremmo andare assieme David, che ne pensi?” fece Tuomas, mischiando il gelato rimasto nel caffè.
“Perfetto, ma temo che dovrete accontentarvi di un volo serale dopo le sei.” replicò il rosso.
“Non c’è problema!” esclamò il piccolo Holopainen.
“A proposito…An, hai trovato delle maschere adatte?” trillò François curioso.
“Sì…sì, non sia mai che arrivo impreparata…!” fece Anette con un gocciolone.
Il baffopazzo assieme ad Harriet avevano ideato un tema per il ricevimento dopo il matrimonio, ovvero la festa in maschera. Ognuno degli invitati doveva pensare ad impersonare un qualche personaggio storico o di fantasia qualsiasi. Anette non vedeva l’ora di vedere con i proprio occhi la moltitudine di gente colorata che ne sarebbe uscita!

25 Maggio 2019, ore 21 e 33
Svezia, Stiftelsen Tjolöholm, Hotel Aalbæk

Anette entrò nella camera d’albergo che condivideva con François, era appena tornata dalla hall dove aveva salutato marito, figlio e futuro sposo mentre il baffo era rimasto in camera.
Tutto questo in nome della vecchie superstizioni!
“Tutto okay! I ragazzi sono arrivati sani e salvi! David ti saluta…Fra?” la donna l’aveva chiamato, osservando con un po’ di timore l’involto di lenzuola nel quale l’amico si era raggomitolato.
Ah…il nervosismo che fa la sua comparsa nel più classico dei modi…
Anette, si sedette accanto al bozzolo dal quale spuntava il volto di François e le dita che stringevano stretti i lembi della sua tana improvvisata.
“Sono qui, dimmi tutto.” mormorò la cantante piano.
“E se al momento cruciale dimentico i voti?”
Anette sorrise.
“Peggio ancora, e se spariscono le fedi? Se mi fanno cadere la torta?!”
Oddei…siamo ai limiti dell’isteria qua…
Anette gli passò un braccio intorno alle spalle “Tranquillo, andrà tutto perfettamente. La torta è al sicuro io ed Harriet abbiamo controllato e se Tuomas si è permesso di perdere gli anelli durante il viaggio ti giuro che rimpiangerà di essere nato per il resto della sua vecchiaia!”
L’aura maligna di Anette era palpabile e François sorrise appena quando il telefono della camera iniziò a suonare e la cantante alzò la cornetta.
“È per te.” disse, tendendogli il ricevitore.
“O mio Dio, sta a vedere che mi hanno mandato a fuoco il teatro!” fu la subitanea risposta aggrondata del baffo.
Anette ridacchiò, alzando gli occhi al cielo. Fra non sarebbe cambiato mai…
Ma all’altro capo della linea non c’erano cattivi presagi o sventure ma il bel pel di carota pronto per, almeno, dare la buonanotte e rassicurare la sua dolce metà.
Il tubare era talmente fitto e dolce che An pensò bene di dare un po’ di privacy alla colombella ed uscì quatta quatta dalla camera proprio mentre arrivava Tuomas.
Anette lo afferrò per una manica “Senti, tesoro…”
“Sì…?”
“Non è che non mi fidi di te ecco, però…”
“…?”
“Ti sei ricordato degli anelli, vero?”
“…!!!”
Il colore si estinse dalla faccia del tastierista, mentre rimaneva lì impalato con la bocca semiaperta.
“Ah uhm eh…anelli, anelli, vediamo…” il poveretto iniziò a cercare freneticamente in tutte le tasche del cappotto di pelle, i taschini della giacca e le sacchette dei jeans, ad Anette stava per venire un infarto.
La ricerca spasmodica durò ancora qualche minuto ed la donna si ritrovò in mano il portafoglio del marito, cellulare, un’enorme mazzo di chiavi che avrebbe potuto essere il biglietto d’ingresso per la maggior parte di Hogwarts, due pacchetti di sigarette, accendino, uno stick di chewing gum, il coltellino svizzero di Paperino, la Waterman, i resti spiegazzati del biglietto aereo scribacchiato ed una dozzina di caramelle.
Delle fedi neanche l’ombra.
TROLLOMASO!!!” tuonò Anette cupa, pronta a picchiarlo di santa ragione.
“Aspetta, aspetta! Sono sicuro di averli presi, davvero!” Tuomas sudava e si sfilò dalle spalle lo zainetto, inginocchiandosi nel corridoio e frugando nelle sue oscure profondità.
Dieci minuti dopo la sua espressione atterrita la raggiunse “Non ci sono, An!”
Entrambi sbiancarono ancora, accipicchia il matrimonio sà da fare!
“IO me ne lavo le mani, Tuom!” esclamò la cantante “TU rimani pure lì ed aspetta l’ira del baffopazzo!”
François l’avrebbe trucidato sul posto al sapere che aveva perso le fedi fatte appositamente!
Intanto il tastierista aveva iniziato a mangiarsi le unghie per l’ansia finché non gli venne un’idea “Il mio sommo campione ed erede!” e corse via di gran carriera per la camera, seguito dalla consorte.
Quando i due disperati bussarono alla porta Joseph li accolse in pigiama, corrugando la fronte con lo spazzolino che spuntava dalla bocca “Avete appena visto la morte in faccia o vi siete scolati della vodka?”
“Jo, il tuo vecchio ha bisogno di te.” si lamentò Tuomas “Ti ricordi dove ho messo gli anelli nuziali?”
“Pà se sei riuscito a perderli sei un fenomeno.” rispose solamente il ragazzino con occhi stretti a fessura e completamente calmo.
“Dove li ha messi, Joseph?” domandò Anette, temendo la risposta del figlio.
“Prima di partire ha avuto la bella idea di farli passare dentro la catenina che porta al collo, sai quella con le piume di gallina…”
“Non sono piume di gallina! È un amuleto indiano molto carino ed imp-unf!” rispose indignato il tastierista che venne strattonato in basso da Anette, nell’atto di controllare e…
Miracolo…
Le fedi tintinnavano sospese sulla collana in tutto il loro splendore ed la cantante tirò un sospiro di sollievo, sentiva di aver perso cinque o sei anni di vita dallo spavento.
“Tuomas sei un’idiota e non so se vorrei abbracciarti o prenderti a pugnetti!” esclamò infine lei, sganciando delicata la collana e recuperando il prezioso carico.
“Ero in buona fede!” protestò lui, imbarazzato.
“Beh…tutto bene quel finisce bene, gli anelli sono arrivati sani e salvi fin qui ma sarà meglio che li tenga io da adesso. Buonanotte sommi poeti!” trillò Anette con un sorriso ai suoi maschi.
“’Notte, mamma.”
“Tuomas, fatti la treccia prima di andare a dormire o domani sembrerai un panda in testa.”
“Sì, tesoro. Buonanotte, tesoro.” cantilenò il moro, lasciandole un buffetto ingrugnito.
La nostra tornò da dove era venuta, sollevata e felice.
Il giorno dopo sarebbe stato uno dei più importanti e non vedeva l’ora!

~~~

Il matrimonio del baffopazzo è alle porte! Hep Hep! xD
*Hermes smette di dondolare da una parte all'altra e si siede composta sulla sedia per fare la persona seria, ahem*
Vi presento la location scelta per il tanto paventato evento in questa foto, se vi ricorda qualcosa è perché questo castello svedese è stato usato come set del film Melancholia di Lars Von Trier del 2011. (pubblicità occulta, ve lo consiglio se non l'avete mai visto, LoL)

Avremo ancora il prossimo capitolo sul ricevimento del matrimonio (surprise!) poi proseguiremo con le ultime vicende che ci porteranno alla fine di DOR. =D
*Hermes si tuffa nel suo vestito per il matrimonio, cavolicchio mi sa che sono ingrassata xD*
Vi rubo ancora un momento per ringraziare Petitecherie per il suo commento al capitolo scorso, vi saluto e vi dò appuntamento per la prossima settimana!
Buon weekend!!! xD
Hermes

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Capitolo 80
*** 80 ***


26 Maggio 2019, ore 20 e 42
Svezia, Stiftelsen Tjolöholm, Tjolöholm Castle
Nonostante i timori di François tutto era filato liscio come l’olio.
La funzione era stata toccante, tanto che in più di un momento gli invitati avevano versato qualche lacrima.
Dai calcoli di Tuomas dovevano essere presenti all’evento circa un centinaio abbondante di persone fra famiglia ed amici di entrambi gli sposi.
Eppure il tastierista non riusciva a staccare gli occhi dalla propria mogliettina al fianco del baffo pazzo, Anette sfoggiava magnificamente il vestito pervinca cangiante appositamente scelto per la madamigella d’onore e sembrava una creatura divina. Pciù…tesoro mio!
Joseph invece era diventato la mascotte degli sposi e scorazzava avanti ed indietro per i tavoli facendo da capobanda al gruppetto di bambini con il suo particolare farfallino di Paperino e la maschera di Paperinik.
Il tema delle maschere – a parere del tastierista – era stata una genialata.
Riprendevano la passione teatrale del baffo ed animavano la serata. Uno sguardo e ci si chiedeva se era improvvisamente tornato il carnevale ed, per qualche distorsione dello spazio e del tempo, non erano finiti a Venezia.
Dappertutto si sfoggiavano maschere dalle forme e dai colori più disparati, corredate di piume e glitter, alcune estrose altre raffinatissime.
Personalmente si era tenuto sul semplice, impersonando il Fantasma dell’Opera, cosa che gli aveva guadagnato il divertimento del baffo pazzo mentre An aveva preferito una maschera veneziana, completa di piuma nella stessa tinta del vestito e bordata d’argento, impersonando una specie di regina dei ghiacci.
Il banchetto si svolgeva all’aperto nei giardini del castello sotto un tendone con tanto di accompagnamento musicale.
Bisognava ammetterlo Harriet, la wedding planner aveva fatto gli straordinari perché Tuomas non aveva visto una così acuta attenzione per i particolari in tutta la sua esistenza.
Il motivo cromatico era tutto sul crema, il verde pastello ed un blu chiaro, c’erano cascate di fiori in ogni angolo ed il palco costruito per i musicisti era una profusione di luci e fiori. Fino a quel momento avevano suonato armoniosi pezzi di musica classica che ben si addicevano al mood di quel crepuscolo svedese così lento.
La cena era stata perfetta e la torta succulenta. Mister Korg sfidava…avrebbe volentieri fatto il tris!
I due freschi sposi sedevano al loro tavolo, parlottando con gli altri invitati e ricevendo congratulazioni.
An era al suo fianco che cercava di richiamare l’attenzione di Jo.
“Che cosa c’è?” le domandò curioso.
“Oh, niente…” fece lei poi si avvicinò cospiratoria “Acqua in bocca, ho una sorpresa!”
Gli fece l’occhiolino divertita e finalmente riuscì a incontrare lo sguardo del bambino, accennando di raggiungerla.
Cinque minuti dopo Tuomas li vedeva impegnati in una fitta discussione.
“Posso aiutare?” domandò bendisposto ma An negò con la testa.
“Meglio di no, tesoro…voglio che rimani seduto da bravo e ti godi lo spettacolo.” rispose lei con un sorriso misterioso, alzandosi “Vieni Jo.”
Il crepuscolo si faceva sempre più fitto quando, mezz’ora dopo Tuomas notò una macchia color pervinca al limite della sua visione.
Strizzò gli occhi e vide An mano nella mano con Joseph mentre saliva sul palchetto, tenendo alzato un lembo della gonna per non inciampare nel tulle. Sul palco c’era già Harriet che stava discutendo qualcosa con gli archi e distribuendo dei fogli ai tre violinisti ed al violoncellista.
Joseph stava scambiando qualche parola con Anette e Harriet tornò indietro, tendendo alcuni fogli al piccolo che spalancò la bocca, incredulo.
Intanto la bionda aveva preso controllo del microfono, battendo per richiamare l’attenzione della sala.
“Signore e signori, mi auguro che la serata finora sia stata di vostro gradimento.” sorrise, attendendo che l’educato applauso incuriosito si fermasse “Ho il piacere di presentarvi un fuoriprogramma! Questo favore mi è stato richiesto per omaggiare la coppia e mi sento onorata di presentarvi Anette Holopainen al microfono.”
Sua moglie sorrise un po’ imbarazzata, accettando il mic.
“Buonasera a tutti, François, Dave.” An aveva fatto un cenno al loro tavolo poi ricominciò “Per prima cosa vorrei dichiarare un brindisi per questa coppia meravigliosa e ringraziare in particolare François.” la donna fece una pausa “Potrei raccontare molte cose su di lui ma voglio limitarmi alla parola ‘amico’. Mi ha aiutato in un periodo difficile della mia vita con la sua allegria e la sua speranza per il futuro e questo non potrò mai dimenticarlo.”
Tuomas non credeva ai suoi occhi ed il tendone era percorso da un basso mormorio, Joseph stava studiando i fogli con attenzione, apparentemente sordo alle parole di sua madre.
Perché ho come l’impressione che nessuno di noi sapesse di questa cosa, An?
“Quindi stasera mi trovo su questo palco per fare i miei migliori auguri. È passato molto tempo dall’ultima volta quindi vi prego di non giudicarmi male se non sono perfetta ma canto col cuore e spero che comunque possiate godervi la musica così come l’ho composta.” Anette regolò il piedistallo del microfono mentre sugli invitati era calato un silenzio pieno di aspettativa.
An…che hai in mente?
Tuomas attendeva, paralizzato sulla sua sedia e non sapendo bene cosa aspettarsi.
Intanto lei aveva voltato il capo dietro verso gli archi che iniziarono a suonare, subito accompagnati da Jo con degli accordi, seguendo con un semplice e dolce motivo al piano.
E poi…
Dream against the flow
Let your garden grow
Over land and waters
Feel no borders

Walking right into the sun
Don't fear the ending
Find the beginning
Over another lonely star
Brighter than who you are
Walking right into the sun

Gli occhi erano saltati fuori dalle orbite, no vabbè.
Ma la mascella minacciava di staccarsi.
An…
La voce soprano di sua moglie si era insinuata dappertutto grazie al sistema audio e tutti gli invitati si erano zittiti come per magia, ascoltando quella specie di nenia che accompagnava il sole mentre scendeva in basso verso l’orizzonte.
Aveva detto che non avrebbe più cantato in questo modo… Tuomas si voltò verso destra dove sedevano François e Dave, entrambi a bocca aperta.
Se Anette voleva fare una sorpresa ci era riuscita in pieno.
Intanto lei cantava con gli occhi chiusi, aggrappata con una mano all’asta del microfono e con l’altra che seguiva il ritmo del violoncello.
All your sweetest doubts
Let them help you out
My emotion
Parted ocean

Walking right into the sun
Don't fear the ending
Find the beginning
Over another lonely star
Brighter than who you are
Walking right into the sun

Non esisteva che quello fosse un capriccio dell’ultimo minuto.
Non dal sorriso che le curvava le labbra.
An si era esercitata, si era sforzata per riuscire ed il risultato era che aveva ammaliato tutti i presenti con quella voce che nessuno aveva più sentito dai tempi di Once. Anzi era migliorata, più consistente.
Jo aveva smesso di leggere lo spartito per fissarla mentre continuava l’armonia musicale, probabilmente il bambino si aspettava qualcosa di più vicino all’ultimo disco ma anche lui era rimasto piacevolmente stupito.
An seguiva il ritmo degli archi, fasciata in quel vestito cangiante che la faceva sembrare una stella ed anche da lì Tuomas vedeva che stava respirando più profondamente di prima…sta a vedere che ha progettato il finale col botto nello stile di François così lo stende sul serio.
Il baffo pazzo piangeva commosso, probabilmente non se n’era nemmeno accorto, e stringeva forte la mano di Dave che ascoltava affascinato. Il rosso non l’aveva mai sentita cantare a parte il disco di DPP.
Intanto nell’interludio alcuni avevano iniziato ad applaudire ed il sorriso di An si era aperto misterioso.
Il momento dopo aveva dato completa libertà alla sua voce, alzando il registro ed il volume al massimo, prendendo in mano la scena come solo lei riusciva a fare con anni di esperienza sopra ad un palco.
Il ritornello aveva trovato nuova forza e Tuomas si trovò a chiudere gli occhi ed riaprirli subito dopo, incapace di non guardarla. Era come fissare il sole al tramonto, rimanere avvolti da un’aria di pace dorata.
Non riusciva a credere alle sue orecchie, aveva il cuore gonfio di sentimenti contrastanti e la sua mogliettina l’aveva messo al tappeto come in tanti altri momenti che avevano condiviso assieme.
Jo sembrava stato colpito da un fulmine a ciel sereno dietro le tastiere ed era un bene che le sue mani erano talmente abituate a suonare da non aver bisogno di essere guidate o l’accompagnamento sarebbe finito a rotoli.
Eppure non era importante, perché la mamma del suo erede era capace di creare l’armonia cantando con l’anima e catturare il pubblico. Tuomas lo sapeva eppure…era sempre come la prima volta che l’aveva sentita cantare.
Così come aveva alzato il volume, An l’abbassò alla fine della strofa, riportandolo ad un semisussurro in una battuta netta e lasciando svanire l’atmosfera con le vibrazioni della sua voce.
Gli strumenti lo seguirono poco dopo e gli invitati, dopo un momento di smarrimento, irruppero in un applauso.
Anette fece una reverenza, un po’ rossa in viso poi tese la mano a Joseph e si chinarono verso il pubblico insieme agli altri musicisti prima di scendere dal palco, aiutata da minimo venti persone, improvvisamente diva della serata.
Tuomas la osservò mentre veniva attorniata dalla gente poi seguì i singhiozzi e trovò François, ormai sciolto in una pozzanghera di lacrime al fianco di Dave che gli tendeva un fazzoletto.
“Anettina!!! Quel dolce cuore!” gemette, prima di ricominciare a piangere senza freni.
“Una vostra idea…?” domandò Dave nella sua direzione, piacevolmente stupito dall’esibizione.
“Non ne sapevo nulla, è stata una sorpresa anche per me.” si sentii rispondere meccanicamente, ancora troppo emozionato.
“Lo sapevo che quella sua voce meravigliosa c’era da qualche parte…snif…e lei che mi diceva ‘se vuoi ti canterò tutto il repertorio della Callas!’, Oh Anettina!” rideva e piangeva il baffo pazzo, mentre il rosso gli sfregava la schiena per tranquillizzarlo.
Tuomas aveva la netta impressione che lui e François avessero davvero compreso l’esatta misura di quei pochi minuti: An doveva aver lavorato sodo in quegli ultimi mesi esercitandosi con il suo registro, senza contare la composizione di quel meraviglioso gioiellino.
Tutto sotto il loro naso mentre erano in trasferta, correndo da una parte e dall’altra come una mandria impazzita.
Anette aveva cuore. Sapeva come sfruttare i propri doni ed era stata perfetta.
Era la sua mini-valchiria che appena toccava il microfono cresceva a dismisura prendendo le sembianze di una vocalist capace di portarti alle più alte vette ed ai più bassi abissi.
Era la donna al suo fianco.

26 Maggio 2019, ore 21 e 25
Svezia, Stiftelsen Tjolöholm, Tjolöholm Castle

Anette era riuscita a tornare al loro tavolo assieme a Joseph dopo aver ricevuto i complimenti praticamente di tutti gli invitati, ma non aveva ancora fatto i conti con François.
“Aspetta prima di stritolarmi…” esclamò lei timorosa, alzando le mani “La risposta è sì!”
Il baffo pazzo la osservò confuso “Sì, cosa, Anettina zuccherosa?”
Lei sorrise “L’ho incisa e sei l’unico proprietario del cd, l’ho infilato nella tua valigia.”
Gli occhi bruni del baffetto erano di nuovo pericolosamente umidi e la strinse in un abbraccio.
“Tu sei meravigliosa, An! Non ti rendi conto di come mi hai reso felice e-e-e…”
“Shhh…congratulazioni, Fra.” mormorò lei, battendo una mano sulla sua spalla, delicata.
Tuomas e Joseph osservavano la scena dal loro posto al tavolo con Dave che sorrideva.
“La mamma è forte, vero?” disse il bambino ancora meravigliato “Credevo che non riuscisse più a…sai cosa voglio dire, Pà.”
Tuomas scosse la testa ma non rispose e Jo arrossì di colpo quando notò lo sguardo del padre sulla mamma.
Era triste, e felice. Infuso d’adorazione e così intenso da essere quasi doloroso.
Era l’esatta misura dei suoi sentimenti che nessuna musica, nessun testo avrebbe potuto descrivere.
Intanto François l’aveva lasciata andare ed An scambiò ancora qualche parola con Dave e la madre del baffetto, Jo era di nuovo sparito nel giardino dove la sera sfocava le linee degli alberi contro il cielo sempre più blu.
Poi, finalmente, si lasciò cadere sulla sua sedia al fianco del marito con un sospiro, chinandosi a massaggiare le caviglie “Queste scarpe mi stanno uccidendo!”
Tuomas le afferrò le estremità, posandosele in grembo ed slacciando i sandali, in silenzio.
Un attimo dopo il tastierista era lì per parlare ma Anette lo batté sul tempo con un tono paziente, rispondendo alla sua domanda “No, Tuomas. Non ricomincerò a cantare in quel modo.”
“…” le mani del marito le stavano massaggiando le caviglie.
“Vedi, Fra mi ha sempre chiesto di continuare, di coltivarla e non gli ho mai dato retta. Ha sempre avuto un amore per i soprani, in fondo dirige il Teatro ed è la passione della sua vita. Non sapevo come sorprenderlo, volevo davvero donargli qualcosa di originale e…e poi ho pensato che, in fondo, il dono più semplice era il dono migliore. Questa è la seconda volta che mi sente cantare dal vivo.” Anette fece una pausa, bevendo un sorso d’acqua “Ho detto semplice, ma non lo è stato. Certo, tutto l’esercizio del tour mi ha dato una mano ma non tornerei per niente al mondo a questo tipo di canto per professione. L’ho fatto per lui e per te, tesoro.”
Tuomas alzò gli occhi, incontrando quelli azzurri della moglie con un sorrisetto e gli occhi lucidi “Per me?”
Anette annuì “Mi hai fatto crescere come cantante, Tuomas. Ho lasciato suonare Jo perché so che ti piace ascoltare. Abbiamo una lunga strada dietro le spalle e sentivo, sento che era il minimo che potessi fare.”
Passò un lungo minuto di silenzio poi il tastierista domandò “L’unica copia del cd è quella che hai dato al baffo?”
La cantante ridacchiò, posandosi una mano sulla faccia “Tuomas…non dirmi che-”
“Beh…se è così allora me la canteresti dal vivo ogni tanto?”
“Come faccio a dirti di no?”
Anette lasciò cadere i piedi nell’erba, spostandosi dalla sedia sulle sue ginocchia dove Tuomas la imprigionò quasi subito fra le braccia.
“Hai gli occhi umidi, Signor Holopainen?” domandò lei, accarezzandogli una guancia.
“No, mi è entrato mezzo chilo di sabbia negli occhi, sarà la brezza che spira su dal mare.” rispose ironico lui “Signora Holopainen, gliel’ho mai detto che lei è la più leggiadra delle fanciulle?”
“Oh, Signor Holopainen, non starà mica flirtando con me? Mio marito potrebbe scoprirvi!” esclamò lei, preoccupata.
“Ah…vostro marito deve essere un uomo davvero felice.”
Anette sorrise.
“Ti andrebbe di rimanere in Svezia ancora qualche giorno? Ci starebbe una vacanza e l’erede non la disdegnerebbe nemmeno…” cambiò discorso il tastierista, accarezzandole il viso con la punta del naso.
“Okay, ma preferirei tornare per il ventinove a casa.”
“Come mai?”
Anette si scostò, distogliendo lo sguardo “Ho fissato un appuntamento ad Helsinki.”
“C’è qualcosa che non va?” lo sguardo verde ed interrogativo del marito la sfiorava, pensoso.
“No, ma devo…occuparmi di alcune cose.” Anette sorrise appena.
Tuomas alzò le sopracciglia comicamente e lei iniziò a lisciare il suo colletto ed il farfallino, nervosa.
“Ho un appuntamento dal ginecologo per discutere la sospensione della pillola. Contento adesso?” borbottò, a disagio.
“Ah…” Tuomas allungò una mano verso il tavolo, afferrando il bicchiere di vino…perché non aveva capito che erano cose da donne? “Pensavo che avresti smesso dopo il tour.”
“Ero di quell’idea ma a quanto pare chi la prende per molto tempo ci mette parecchio a smaltirne gli effetti dopo la sospensione. Quindi…”
“Ho capito…va bene, non farò più domande!” borbottò Tuomas, più imbarazzato di lei.
Anette sorrise e gli lasciò un bacio all’angolo della bocca “Sei troppo adorabile quando fai il timido, paperottolo.”
“An!” Tradotto: Non calpestare il mio orgoglio vichingo!
Lei scivolò giù dalle sue ginocchia, agganciando una delle sue mani “Vieni a fare una passeggiata con me? Si vede ancora e mi piacerebbe esplorare il boschetto, Fra ha detto che l’hanno decorato con le lucine e degli effetti sulle fontane!”
Tuomas scosse la testa, ma le rughe sulla sua fronte si spianarono e si alzò, agganciando con due dita le scarpe di lei e guidandola fuori dal tendone nel tranquillo buio della sera dove i bambini giocavano ad acchiapparella schizzando da una parte all’altra come meteore.
Il tastierista riascoltava la loro conversazione e si trovò a pensare che non gli sarebbe proprio dispiaciuto…
Allargare la famiglia An? Perché no?

~~~

Ed ecco il matrimonio...sniff sono troppo commossa *Hermes da vecchia qual'è si nasconde nel suo fazzolettino di trinaxD*
Ovviamente la mise di An e la sua maschera prendono spunto dall'album di Tarja 'My Winter Storm'.
Ho inserito 'Into the sun' nella trama quasi senza volerlo...quella canzone è troppo meravigliosa e mi ha regalato la giusta atmosfera per scrivere...mi dispiace se vi sembra un clichè scontato!QQ
Comunque potete ascoltarla a questo link.
Che dire, la storia si avvia alla fine (ed era anche ora!LoL).
Credo che ci sarà un piccolo sketch comico ai danni di Mister Korg nei prossimi ma non so dirvi quando xD

Okay ringrazio CrystalRose (sai che ti dico Lalla? Ho cambiato idea...Johanna ci sarà! muahahahahaha) e Petitecherie per i loro commenti al capitolo della scorsa settimana.
Con questa ultima nota di servizio passo, chiudo e vi aspetto il prossimo sabato! =)
Buon weekend miei cari lettori!
Hermes

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Capitolo 81
*** 81 ***


15 Luglio 2019, ore 21 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
“Jo, smettila di punzecchiare zio Emppu con le pinze del barbecue!” protestò Anette dalla cucina mentre i ragazzi dei Nightwish ridacchiavano, godendosi la scena dalle panche della veranda.
Non che il prode erede facesse sul serio ma era davvero comico dopo quattro bottiglie di birra.
Tuomas e Tero stavano preparando il falò per accenderlo prima che facesse troppo buio e le tealights sul tavolo fossero troppo fioche, Giove aveva già preso a brillare su in cielo, accompagnato da una luna piena molto luminosa ma decisamente gelida.
Quell’estate non era molto calda ed i più coraggiosi si tuffavano nel lago solo durante le ore più bollenti del giorno.
Dal matrimonio del baffo i Nightwish erano tornati in pieno mood da tour scorazzando su e giù per l’Europa con molta rilassatezza e la volontà di mettere a segno la prossima dozzina di date nel migliore dei modi per chiudere in bellezza il DPP tour una volta per tutte ed andare avanti.
Quella calma giovava anche sui loro rapporti con i fans, l’atmosfera dei meet&greet era molto più accogliente ora che non dovevano correre in un luogo diverso ogni giorno ed in più di un’occasione avevano passato delle serate in loro compagnia nei pub come delle persone perfettamente normali.
Più di una volta i gemelli Hietala e Joseph si erano aggiunti alla carovana per godersi un weekend alternativo, superfluo dire che i tre giovincelli in questione se univano le forze erano motivo di terrore e panico per tutta la crew.
Le loro piccole menti pensavano una marachella e l’idea poi si diramava come una malattia in mille piccoli scherzetti bastardi ai danni di tutti, compreso Ewo che un mattino si era trovato tutto impiastricciato di colla mentre faceva la doccia…il trio del terrore aveva sostituito il suo bagnoschiuma con il Vinavil, la ceretta che ne era seguita aveva lasciato il povero manager a grattarsi per giorni.
Tero aveva preso a girare con un elmetto in testa e guantoni per evitare i tiri mancini con le fionde e la crew aveva presto imparato a guardarsi le spalle dai gavettoni di vernice colorata.
Per il resto i ragazzini animavano le traversate aree ed i noiosi viaggi in pullman trascinando i ragazzi in epiche partite a Monopoli in cui, ovviamente, i NW perdevano tutto: dai vestiti ai chupa chupa, alle ultime esigue monetine messe religiosamente da parte per i gelati Calippo delle pause autogrill.
Eh sì…la vita in tour era davvero dura!
Intanto la prossima data era in Romania ed i ragazzi, Tuomas in testa avevano deciso in una piccola riunione strategica per avere almeno qualche straccio di idea delle loro priorità dopo la fine del tour.
Quel barbecue era servito proprio allo scopo, ed il tastierista stava elaborando i suoi progetti, seduto a capotavola.
“Beh…io direi di fare un anno di vuoto, intanto ad Ottobre parto per l’Australia con Andy e gli altri.”
“Ah…ma quindi quell’idea è andata in porto alla fine?” domandò Emppu interessato.
“Yep! Perth to Cairns in jeep con 30° sì, siamo creativi!” replicò Tuomas con un sorrisetto.
“Non sapevo che i paperi per svernare andassero così lontano…” motteggiò Marco con un’occhiata amichevole guadagnandosi una linguaccia dal suddetto palmato.
Intanto An arrivava con i gelati, Joseph in coda “Un anno di stop ci farebbe decisamente bene, ho una lista lunghissima di cose da fare in questa casa!”
Tuomas roteò leggermente gli occhi al cielo, senza essere visto dalla consorte.
“Approvo…Satu non vede l’ora di mettermi sotto con i doveri arretrati del papà sempre fuori per lavoro ora che aspetta un nuovo bambino.” fece Jukka annuendo con un brivido “La prima settimana a casa mi distruggerà con spostamento di mobilia, riverniciatura dello steccato e pulizia!”
“Beh…immagino che te la sei cercata pianta da giardino…” replicò Tuomas sarcastico, guadagnando un calcio sotto al tavolo da An.
“A chi lo dite…Manki l’altro ieri ha deciso di iscrivere i gemelli ad un corso di calcio, immagina un po’ chi deve portarli?”
“Ma a te non ti è mai piaciuto il football!” esclamò Emppu, terrorizzato dagli orrori della vita famigliare.
Marco alzò le spalle “Ho sempre il nuovo cd dei Tarot per tirarmi su il morale e come scusa per evadere da casa.”
“Okay, tornando ai nostri programmi…dopo l’anno sabbatico?” continuò Jukka, facendo sparire la prima cucchiaiata di gelato. Joseph si era seduto sulla veranda, giocando con il telefono di sua madre e scattando foto all’impazzata.
Il tastierista aveva già esposto il suo nuovo progetto film+disco ma era stata una rivelazione attesa, dato che la prima bozza l’avevano letta a turno. Ewo quando l’aveva saputo era svenuto ed avevano dovuto rianiamarlo con i sali ed i vapori di una bottiglia di vodka ma poi dopo qualche dettagliata spiegazione di Tuomas l’aveva presa decisamente meglio urlando “Sul mio cadavere!”. Nessun problema quindi…
“Preparerò una specie di demo, pensavo di fare tipo un raduno di gruppo in campeggio per provare in tutta libertà. Roba tipo famiglie al seguito e nessuna pressione mediatica, ritiro spirituale in mezzo alle betulle.” spiegò Tuomas, attaccando il gusto vaniglia.
“Sei sicuro di riuscire a comporre un intero album in nove mesi?” domandò preoccupato Marco.
“Una buona parte delle idee le ho già, dipende come mi organizzo dopo il ritorno dall’Australia.”
Il loro chitarrista nano saltava dall’eccitazione “Vi rendete conto che abbiamo ancora sette concerti poi siamo liberi come il vento?!”
“Sì, Winnie Pooh, non ti eccitare troppo che poi prendi il volo e siamo costretti a sabotare la tua bolla felice con la cerbottana, eh.” fece Marco, battendogli la testina con una delle sue manone “Comunque Tuom, devi mettere in conto che questa volta più che mai non è un album musicale e basta…innalziamo il tiro di parecchio ed i ritardi saranno all’ordine del giorno.”
“Lo so, ma ho speranza.” fu la semplice risposta del tastierista, guardando ad uno ad uno i suoi compagni di tante avventure con gli occhi che brillavano “Chi è con me?”
“Che domande, Tuomasuccio!” esclamò Jukka, cozzando il pugno teso del tastierista assieme a quello di An, Marco ed Emppu “Tutti per uno, uno per tutti! Sempre è stato e sempre sarà!”
Il tastierista accolse quell’idea e finì di mangiare il suo dessert, i soffici e profumati capelli di An, premuti contro la guancia mentre la donna chiacchierava eccitata con Marco sul nuovo disco dei Tarot.
Finito quello, le fece passare il braccio dietro la schiena, strofinandole il fianco con il pollice, quel giorno An aveva optato per un vestito estivo di cotone senza pretese a piccoli fiorellini colorati. Da un’oretta a quella parte si era infilata un cardigan per combattere l’aria freddina.
Adorava vederla girare per casa così tranquilla e felice, certo erano sempre con le valige pronte per l’occasionale trasferta ma il poco tempo che riuscivano a passare sull’isola era davvero sereno: Anette in quel periodo aveva la fissa delle torte e sfornava o preparava confetture mentre lui e l’erede spesso andavano coi nonni a pescare od in giro per i boschi.
E la notte…
Ahem.
La notte, molto spesso, facevano le prove per diventare genitori complice la tranquillità e l’assenza di stanchezza che aveva minato i due anni precedenti.
Comunque il dottore di An aveva spiegato chiaramente che non dovevano sperarci troppo, subito dopo aver smesso la contraccezione.
Tuomas era completamente rassicurato e teneva le dita incrociate, sicuramente il lieto evento non sarebbe giunto prima della fine del tour.
Il suo terrore che capitasse qualcosa ad Anette sul palco era troppo per lasciargli pensare il contrario.

10 Agosto 2019, ore 22 e 18
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“Tuomas ma sei sicuro che si vedano le stelle cadenti qui?” mormorò Anette, incastrata al suo fianco per rimanere al caldo.
“Abbi un po’ di pazienza, secondo quanto ho letto bisogna aspettare dall’una all’alba.” spiegò paziente il papero, aggiustando il plaid di lana su entrambi.
“Caro, sono le dieci di sera!”
Tuomas le batté delicato il capo, indicandosi con l’altra mano ed un sorrisone “Di che ti lamenti? La tua stufetta è in funzione!”
Anette sospirò con un gocciolone, borbottando qualcosa a proposito di ‘rotelle perse’.
Joseph era in campeggio estivo per un raduno scolastico a qualche chilometro di distanza da casa e quella sera Tuomas aveva improvvisato un osservatorio astronomico nel piccolo cortile di fianco alla loro casetta.
Si era perfettamente attrezzato con tanto di amaca extralarge, morbido cuscino di piuma, plaid a quadretti bleu e rossi, thermos di caffè corretto con grappino, gocciole, binocolo, e carta e penna casomai gli fosse venuta l’ispirazione osservando la volta celeste.
Anette si era aggregata solo per curiosità e perché il suo papero l’aveva implorata, intanto si era vestita a strati: mica poteva permettersi il mal di gola, lei!
Quindi si erano accomodati sull’amaca cercando di non capottarsi.
L’amaca invogliava il sonno con il suo dondolare ma Anette aveva paura ad addormentarsi là fuori nel buio della sera.
C’erano i gufi ed i pipistrelli ed a lei non erano mai piaciuti i topi, men che meno quelli che volavano!
Però doveva ammettere che era molto romantica come idea…almeno finché Tuomas non iniziava a raccontarle le leggende sui soggetti delle varie costellazioni allora diventava un simposio. Interessante sì, ma pur sempre di una conferenza si trattava!
Uffi!

13 Agosto 2019, ore 15 e 22
Finlandia, Helsinki, King Foo, sala prove

I ragazzi erano appena tornati dalla pausa pranzo e si erano accomodati fra la babele di strumenti e cavi.
In un paio di giorni sarebbero stati a Savonlinna per un doppio concerto contenuto nel programma dell’Olavinlinna Festival.
Tutta la famiglia nightwishiana era carica ed eccitatissima e Tuomas più degli altri.
Finalmente uno dei suoi più grandi sogni targati Nightwish avrebbe preso vita, almeno in parte!
Le loro canzoni accompagnate da un’orchestra dal vivo! Yeah!
Per l’occasione Tuomas aveva chiamato a raccolta tutti per una prova generale dato che aveva deciso di cambiare setlist e provare delle versioni più acustiche di alcune tracce.
Intanto che rivedeva alcuni dettagli con Ewo, si chiedeva che fine avesse fatto An.
La sua povera mogliettina era stata rapita all’inizio della pausa da un’esuberante baffopazzo abbronzatissimo.
A quanto pareva la luna di miele era stata indimenticabile e lui e Dave erano tornati a fine Giugno ma per una cosa o per l’altra lui ed An non erano riusciti più a vedersi molto.
Tuomas aveva il grande sospetto che a fine tour An sarebbe rimasta sei mesi a Helsinki solo per recuperare con François il tempo perso e la tonnellata o due di gossip in arretrato…brrr!
Intanto l’attesa si dilungava e lui ed il loro manager si appartarono nell’ufficio con Jukka per discutere di finanze, Mister Korg le odiava le finanze con tutto il cuore!
La discussione prese ancora mezz’ora prima che il tastierista ed il batterista tornassero nella saletta.
Il papero alzò gli occhi speranzoso ma non vide la chioma corvina della sua dolce metà da nessuna parte in mezzo tutti quei capelli biondi. A parte quelli mori di François che stava raccontando il suo viaggio di nozze ad Emppu e Marco, interessati.
Ma allora dov’è la mia Anettina!?!
Tuomas si grattò il capo poi borbottò “Jukka mica vedi An? Devo aver perso le lenti a contatto…”
“Ma no, magari è andata in bagno per incipriarsi il naso o-oh…oh.” Jukka si era arrestato di colpo, lo sguardo fisso su una testa in particolare poi si parò davanti all’amico, afferrandolo per entrambe le spalle.
“Tuommi, senti, non voglio che ti spaventi eh…ma ecco…”
“Jukka cosa c’è?”
“Devo prepararti o ti verrà un colpo, compagno.”
Tuomas spalancò gli occhi, un tantino preoccupato “Se quel baffaccio brutto e cattivo ha torto un capello alla mia mogliettina io, io…!”
“Ma no, no! Ahem, cioè sì, sotto un certo punto di vista…conosco quello sguardo, smettila Tuom! Molla le mie bacchette!!!
Il tastierista era sfuggito alla presa, sfilando gli oggetti mortali dalla tasca posteriore dei suoi jeans e virando con passi felpati verso François; intenti tutt’altro che amichevoli gli si scorgevano chiaramente negli occhi.
In quella il baffo si voltò con un sorriso, fermando la sua avanzata.
“Ah! Zio Tom! Che bello rivederti…ehm, cosa fai con quelle, vuoi tentare di mangiarci il sushi?” fece Fra, indicando gli oggetti. Mentre Jukka ribatteva offeso “Sono bacchette in legno di faggio Tama, infedele!!!”
Intanto Mister Korg stava tremando di rabbia repressa ed era pronto a cavare gli occhi dello sfortunato baffetto.
“Tira fuori la mia Anettina!!!” abbaiò quindi con i lucciconi.
François sbatté le palpebre confuso, il brusio nella stanza si era azzerato.
Intanto in un angolo arrivò un ‘Ahem…’ imbarazzato.
Il tastierista si voltò e vide Tero ed una donna dai lunghi capelli biondi che lo fissava un po’ preoccupata ed aveva alzato la mano “Tuommi, calmati, sono qui.”
Ha la stessa voce di An? Oibò…!
Tuomas la guardò meglio, preso in contropiede.
Eh…?
Poi guardò François e Marco in cerca di spiegazioni che però non arrivarono quindi riposò – con una certa riluttanza – gli occhi su Tero e la bionda.
“An?” balbettò incredulo il tastierista.
“Già…” il visetto appuntito di lei divenne leggermente rosso mentre giocava con una ciocca biondo fiammante “Possibile che non mi hai riconosciuto?”
Il cuore del tastierista affondò…nuuuuuu i bei capelli della mia mogliettina!!!
Sembravano più corti e la tinta bionda era davvero stata ben fatta dalle radici alle punte tanto che nessuno si sarebbe accorto che non era un bionda naturale.
In più glieli avevano lisciati con la piastra, eliminando le onde che gli piacevano tanto.
Mi viene da piangere…
“Ahem, tesoruccio…è una parrucca, vero?” fece il tastierista, speranzoso.
Purtroppo An negò con la testa e Tuomas divenne sempre più pallido tanto che Marco gli si affiancò e cercò di punzecchiarlo ma l’unica risposta che ricevette fu un’appena sussurrato “Sto male…svengo!”
Prontamente il tastierista iniziò a scivolare in basso accusando l’emozione, il bianco degli occhi visibile.
Per fortuna non cozzò anche la testa contro il linoleum del pavimento grazie alla subitanea presa di Marco e Jukka che l’avevano agganciato per un pelo.
L’ultima cosa che sentì il provato Mister Korg fu il richiamo di Anettina accorsa al suo capezzale “Tesoro, parlami!” ed il baffopazzo che esclamava “Io te l’avevo detto che l’avresti steso, però non credevo in modo così letterale!”

~ Venti minuti dopo
Tuomas stava riprendendo i sensi lentamente e si preoccupò quando sentii che lì vicino qualcuno stava singhiozzando fitto fitto.
Il nostro aprì un verde occhio trovandosi davanti Anette in lacrime cosa che lo riportò in allerta nel giro di una manciata di secondi.
“An?”
Gli azzurri e lacrimosi occhi di lei si posarono su di lui e la donna gemette, abbracciandogli la testa forte “Tuomas!”
Aiuto…mi manca l’aria…
Mister Korg stava raggiungendo la sfumatura viola del soffocamento ma per fortuna Emppu, prese a consolare la povera Anette preda dei sensi di colpa ed il tastierista ritornò a respirare liberamente mentre Jukka gli teneva su le gambe e Tero arrivava con una tazza di caffè bollente appena fatto, ammiccando nella sua direzione con tanto di cappello da crocerossina appuntato in testa “Per il malato!”
“Sei caduto come un birillo, Tuommi! Manco da ubriaco ti è mai capitato!” esclamò Marco, seduto in posa yoga al suo fianco.
“Non prenderlo in giro! È stato un duro colpo!” castigò il batterista premuroso, battendo affettuosamente il ginocchio dell’amico “Io ho cercato di avvertirti.”
Intanto Tuomas dopo la prima sorsata di caffè si sentiva già meglio e con voce tranquilla chiese ad Anette “Tesoro chi ha avuto l’idea?”
Lei si soffiò il naso “Beh…volevo cambiare un po’ ed avevo davvero bisogno di una sistemata in vista del festival, quindi Fra mi ha portato da un suo amico hairstylist veramente bravo e ci siamo lasciati trasportare.”
Lo sapevo che è stata tutta una manovra di quel baffo finto brillantinato!
Tuomas fece per mettersi seduto, triste…quel cambio di look gli stava lasciando un vuoto dentro, ora era l’unica pecora nera del gruppo!
“Sto così male bionda?” domandò piano An timida, tirandogli un lembo della maglietta del Joker.
“Ma no…è solo che non me l’aspettavo tesoro.” Scusa, scusa tanto ciambella del mio cuore se due ore fa eri mora, eh! Avresti potuto avvisarmi di questo cambio radicale! Uffa!
“Non ti piaccio!” ovviamente la sua mogliettina era capace di vedere oltre le sue risposte non compromettenti e stava per rimettersi a piangere.
“Tuomasuccio cattivo! Non far piangere Anette!!!” lo riprese Empooh.
“Winnie fuori dalle balle e lasciami parlare con la mia consorte, grazie!” sbottò Tuomas, irritato poi continuò con un tono più dolce “An, tesoro, tu stai sempre bene. Staresti bene anche vestendo un sacco di iuta e con la parrucca da mohicano arcobaleno di Tero!”
La cantante faceva ancora snif, singhiozzando appena…gli si stringeva il cuore per averla fatta piangere così.
Anette sta diventando parecchio emotiva nelle ultime settimane, proprio vero che se metti in gioco la loro figura le donne diventano sensibili e delicate…
Il tastierista si avvicinò e la circondò con un braccio, cercando di rimediare al danno.
“È un bel biondo, sai?”
“Non ti piace…” borbottò Anette triste.
“Non ti ho mai vista tinta, tesoro. Come faccio a sapere se mi piace o no?”
La donna sbuffò, voltando lo sguardo.
“Dai, An, guardami e fai un bel sorriso, su!” la pregò il tastierista, strofinando il naso fra le ciocche dorate che profumavano di shampoo di buona qualità. Già che c’era le schioccò anche un bel bacio rasposo sull’orecchio, pizzicandola con la barbetta.
Finalmente lei ridacchiò e si voltò, afferrando la maglietta fra le dita ed alzando lo sguardo timidamente.
Beh…bisogna ammettere che non è poi così male…sembra un angioletto.
I lisci capelli le cadevano sulle spalle come una cascata d’oro colato, formando un alone che le incorniciava il viso grazie anche alla frangetta tirata da una parte.
Dietro avevano scalato il tutto ed eliminato le doppie punte, e la lunghezza massima non superava la metà schiena.
“Secondo me An, stai veramente bene!” saltellò il loro nano alla chitarra.
“Sai cosa penso Tuom? Dovresti farti biondo anche tu per par condicio!” esclamò Marco con un sorriso.
Gno, gno fuori discussione Heidi barbuta.
“Ma no, Marco, lui deve mantenere la parte del compositore tenebroso o qui compromettiamo la reputazione del gruppo! Mica possiamo farci chiamare Goldwish!” fece Jukka, grattandosi la guancia pensoso.
“Anche Blondwish non mi dispiacerebbe…e potremmo fare uscire il prossimo disco sotto Daywish, gli opposti fanno tendenza al giorno d’oggi!” Ewo ormai era partito in elucubrazioni da manager assettato di pubblicità, il suo sguardo spiritato faceva rabbrividire la mente del gruppo che si nascose sotto i capelli biondi di An.
“Salvami tesoro, sono ancora troppo debole per morderli. La pressione bassa, sai…” mugugnò.
“Ragazzi, qui stiamo divagando!” si intromise Anette con un gocciolone “Dai, non fate i bastardi!”
“È deciso! Jukka vai a comprare la tinta più platinata che trovi, Tuomas ha bisogno di ristrutturare il look e somigliare ad una Barbie boccoli d’oro!!! E non dimenticarti le mollette rosa!!!” annuì Marco, spalleggiato da Tero che era corso a cercare degli asciugamani e la pellicola.
Oh povero, povero tastierista a volte essere componente dei Nightwish era una croce più che una delizia.

~ Quella sera, in collegamento su Skype con il prode erede in diretta dalle betulle
“O mio dio Pà, cosa ti è successo? Sembri Crudelia DeMon!”
“Credimi, il tuo babbo è caduto in battaglia ma ha combattuto selvaggiamente-”
“Aspetta un attimo sono meche bionde quelle?!” Joseph stava per morire dalle risate e sullo schermo dell’ipad si vedeva solo più il suo dito che indicava e lui che rideva a crepapelle “Stavi meglio con quelle rosse!”
Una crocetta guizzante si era formata sulla fronte del tastierista “An, vieni a parlarci tu col barattolo và!”
“OMIODIO mamma cosa ti sei fumata!!!” strillò il figliolo, i capelli sparati in alto dallo spavento appena Anette entrò nel raggio d’azione della videocamera.
“Linguaggio, signorino!” ribatté lei con un sopracciglio alzato “E comunque non sto male!”
La conversazione continuò ancora per qualche minuto poi Anette spense e si voltò verso Tuomas “Di là è tutto pronto, però non so se basterà una sola tinta…c’è il posto che le ciocche divengano marroni!”
“Mi và bene tutto, sempre meglio che così!” replicò lui, preoccupato per il suo orgoglio…era già tanto che non l’avessero visto in giro cacciato così! Che figura da papero!

~~~

Nuovo sabato, nuovo capitolo! xD
Siamo ritornati alle gag, LoL.
Ci vorrà ancora un paio di capitoli poi il DPP tour finirà e in DOR arriveremo al tanto paventato evento che tutti voi state aspettando con ansia. ;)
Inchino alle recensitrici dello scorso capitolo ovvero: Petitecherie (visto che Anette tinta è uscita fuori?) e Crystalrose (Ahem...Tero ha avuto una piccola parte...LoL).

Bon, ci rileggiamo la prossima settimana se va tutto bene!
Buon weekend!
Hermes

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Capitolo 82
*** 82 ***


17 Agosto 2019, ore 18 e 32
Finlandia, Savolinna
Si erano di nuovo imbarcati sul traghetto per tornare a casa dopo due serate difficili da dimenticare.
Era andato tutto alla perfezione!
Per tutti era stata un’esperienza nuova suonare con un’orchestra, forse però gli unici che non avevano fatto molta fatica di tutta la banda nightwishiana erano stati Anette e Tero.
La prima aveva una discreta consapevolezza dell’accompagnamento classico grazie ai suoi anni d’accademia ed il fonico aveva praticamente girovagato dato che il dovere di mixer ricadeva perlopiù sul fonico ufficiale del festival.
Per il resto l’atmosfera del ritorno a casa sembrava quella di una vacanza piuttosto che di un viaggio di lavoro.
I ragazzi si erano accomodati fuoribordo sul retro dell’imbarcazione armati di occhiali da sole per godersi l’ambiente mentre lei era rimasta al piccolo angolo bar sorseggiando una tazza di latte e miele.
L’aria umida stava minando la sua gola! Accidenti!
A parte quel piccolo inghippo andava tutto benone.
In quegli ultimi giorni nonostante le traversate era riuscita a dormire parecchio e bene, cosa inusuale per lei in tour.
Tuomas poi scherzava che l’aria della Finlandia meridionale le stava stuzzicando l’appetito, dato che mangiava di più del solito.
Uffa…i maschi possono gozzovigliare come gli pare e piace, e noi donne siamo sempre soggette ai loro commenti! Non è mica giusto, ecco!
Già che c’era la cantante prese un altro biscotto di meliga dalla vetrina, masticandolo soddisfatta.
In mano aveva una penna e davanti a lei stava aperta la sua agenda dove registrava tutte le sue entrate ed uscite, i pensieri del giorno e gli eventi importanti.
Marco scherzava spesso che avrebbe potuto pubblicarci un libro sul DPP tour con tutti quei dati.
Intanto Anette finì di scrivere un’idea sulla torta per il compleanno di Joseph e, in un secondo momento fece una veloce visita alcune pagine più indietro poi fece un cerchiolino su una pagina in particolare un paio di settimane in là con un sorriso che aveva molto del materno.
La cantante bevve l’ultimo sorso, chiuse con un piccolo tonfo la sua agenda, si strinse bene al collo la pashmina e fece per raggiungere i suoi compagni d’avventura.
Che tramonto meraviglioso!

25 Agosto 2019, ore 5 e 32
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Avete presente quando vi svegliate di colpo?
Gli occhi che si aprono di scatto e la mente lucida come se il momento prima non foste state profondamente addormentate?
Ecco, adesso avete un’idea abbastanza precisa di come si svegliò Anette quel particolare mattino.
Il sole filtrava dalle imposte e la cantante lanciò un’occhiata alla radiosveglia dalla sua parte che segnava le cinque e mezza ante-meridian.
Se avesse dovuto svegliarsi a quell’ora si sarebbe sentita uno straccio ma invece era perfettamente riposata e si sentiva piena di energie!
Di solito il primo a svegliarsi era Tuomas.
La sveglia biologica del tastierista suonava alle sette spaccate sia che fosse inverno od estate, contrappuntata dal suo stomaco che batteva la conga per la fame di biscotti e caffeina. Lei invece preferiva stare a letto fino dopo le nove, era in vacanza e se lo poteva permettere con i lunghi giorni dell’estati finniche!
Bah…vai a capire cosa è saltato in testa al mio corpo…
Anette cercò di muoversi ma era ancorata al materasso da un braccio di Tuomas che russava leggermente nel cuscino. La sua zazzera cavallina sparata in tutte le direzioni ed un piede che spuntava da sotto il copriletto, compreso di caviglia pelosina.
Non voleva svegliarlo quindi usò la sua tattica pluripremiata e sgusciò dalla sua presa, infilando al suo posto il cuscino che Tuomas addormentato gradì particolarmente, stritolandolo con un brontolio attutito.
Quindi si mosse per la stanza in silenzio, recuperando la maglia appesa allo schienale della sedia ed infilandola mentre scendeva con mosse ninja le scale per evitare certi punti degli scalini che scricchiolavano.
Raggiunto il piano terra si rifugiò nella cucina, dove dalla finestra aveva una perfetta visione d’insieme della sponda dell’isola che dava su Kitee in lontananza sfocata da una leggera foschia, l’alone dorato dei raggi solari aveva già raggiunto le rifiniture in metallo della chiesa che brillavano come un faro a giorno.
Beh ormai che ci sono tanto vale farsi una bella tazza di tè…
La donna si mise al lavoro con efficienza, tirando fuori tutto il necessario e socchiudendo appena la finestra perché l’aria fresca del mattino entrasse.
Brr…l’autunno è vicino, accidenti!
Joseph era ancora in campeggio assieme ai suoi amici ed Anette era sicura che il ragazzino si stesse divertendo un mondo, ormai faceva coppia fissa con Andrea tanto che la donna iniziava a sentire profumo di fiori d’arancio e trilli di campanelle.
Era veramente carino vederli assieme! Che teneri!
Certo, la cantante sapeva che prima o poi quella prima cotta sarebbe sfumata…a nove anni non si può pretendere molto, in fondo.
Intanto che aspettava il tè, Anette iniziò a riordinare nel salotto che era peggio di un campo di battaglia fra riviste, Paperino lasciati in giro e corrispondenza varia.
Intanto il sole entrava in casa dalle finestre quatto quatto, dando colore alle assi miele del pavimento.
Che pace…non riesco a credere che abbiamo finito di volare in lungo ed in largo…
Era davvero strano dopo due anni di tour trovarsi a vivere giorni ‘normali’ costellati da eventi perfettamente ‘normali’.
Vivere su un tourbus non ti permetteva quasi mai una routine abitudinaria se non si contavano i punti fermi del Drunken Uno e le colossali gare di rutti fra i ragazzi della band e della crew…eh sì, la vita delle vocalist donne non è proprio tranquilla in una band composta al 99% di maschi.
Intanto la nostra aveva iniziato a togliere un po’ di polvere posatasi sulle superfici nell’ultimo mese di avanti ed indietro.
Almeno finché non si sentì di nuovo assonnata tanto che si addormentò sul divano appena toccò il cuscino.

~ un paio d’ore circa dopo
Mister Korg scendeva le scale, strofinandosi la chioma leonina in un asciugamano.
Arrivato in cucina notò l’armamentario preferito di An in un angolo del bancone ovvero: padellino ermeticamente chiuso con l’etichetta di tè che dondolava, la zuccheriera, la tazza con piattino completa di cucchiaio e la scatola di latta dei biscottini danesi.
Che strano…
Il tastierista zompò in salotto guardandosi attorno e notò Anette acciambellata sul divano, che faceva ron ron come i gatti, persa nel suo mondo di sogni.
A Tuomas scappò un gocciolone, afferrò uno dei vari plaid nella stanza e glielo rimboccò addosso con cura.
Ci mancava solo più che si ammalasse la mogliettina!
Per il resto il papero quel mattino si preparò come colazione caffè e crêpe con la marmellata ai frutti di bosco che avrebbero potuto far svegliare anche i morti…o più semplicemente le mogliettine in letargo.
Hehehhehe, io sì che so come svegliare ed attrarre la mia ciambella affamata!

1 Settembre 2019, ore 14 e 22
Finlandia, Kitee, Caverock studio

I Nightwish al gran completo si erano riuniti per una prova di gruppo in vista del penultimo concerto del tour a Mosca.
Marco ed Emppu avevano appena iniziato ad accordare le chitarre che…
O. Mio. Dio! È successo!!!”
La porta d’ingresso si era aperta di slancio ed era entrata Anette in una mezza corsa gioiosa che fece voltare la testa a tutti i ragazzi dei Nightwish, compreso Tuomas.
“Cos-” iniziò il tastierista, ma non finì di parlare che Manki e Satu si alzarono per raggiungere la donna.
Mister Korg ebbe un brivido nel vedere che i loro sguardi sembravano tutti identici, anche quello di François arrivato da Helsinki per il weekend!
“Vuoi dire…?” esclamò Satu, afferrandola per le mani per quello che poteva con il suo pancione, Anette annuì con un sorriso raggiante.
“Stai dicendo sul serio?! Sarà così bello!” le fece eco Manki gli occhi che le brillavano mentre si abbracciavano a turno.
“Bisognerà pensare a tutto!” disse François, mentre per poco non saltava sul posto.
Intanto intorno a loro era calato il silenzio tipico di chi non capiva una parola.
Tuomas si voltò verso Marco con una domanda muta negli occhi ma il bassista scosse la testa ed alzò le spalle.
Intanto i quattro continuavano a ridacchiare e scambiarsi frasi a metà che non contribuivano di certo a svelare il grande arcano.
Tuomas osservò la scena curioso ma prima che interpellasse Anette lo fece Joseph per lui “Si può sapere di cosa stai parlando, mamma?!”
Sua moglie fissò il bambino come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza “Ehm…” e arrossì.
“Niente Jo, abbiamo solo trovato la mise giusta per il concerto finale all’Hartwall, Anette ci teneva tanto!” François dette una gomitata a Satu e Manki che si misero subito ad annuire con la testa.
Jukka e Marco avevano la stessa espressione del bambino ovvero ‘Non contate balle!’
“Ma come fanno a capirsi senza usare soggetti?” domandò Emppu, con in grembo la chitarra che stava accordando.
“Sono donne, non hanno bisogno di soggetti!” replicò Jukka seduto accanto a lui, passandosi una mano sulla faccia.
Intanto il gruppetto si era spostato nel cucinino dello studio per chiocciare senza interruzione a bassa voce ma il dubbio rimaneva a tutti i componenti del sesso maschile.
Tuomas alzò le spalle e riprese a leggere Paperino…ma era un po’ preoccupato.

1 Settembre 2019, ore 22 e 35
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Tuomas Holopainen fissava il suo riflesso nello specchio del bagno senza realmente vederlo, mentre si lavava i denti.
Ritornava con la mente a quel pomeriggio ed all’entrata strana di Anette.
L’aveva vista così felice solo dopo l’inizio del Dark Passion Play Tour, adesso la loro sfilza di concerti era quasi finita.
Era contento pure lui delle prossime vacanze, ma quella gioia sul viso di lei era troppo profonda per ingannarlo.
Finì quel gesto solito e tornò in camera dove Anette era già a letto, tutta intenta a leggere un nuovo libro in paperback. Il tastierista la fissò per un momento, notando la piega trionfante delle sue labbra ed il luccichio misterioso degli occhi.
Anette si sentì osservata e lo guardò intercettando il suo sguardo e sorridendo, prendendo in considerazione quanto le sembrava pensoso il marito. Le venne da ridere nel vedere Tuomas in maglietta e pantaloni del pigiama, i capelli sparati in tutte le direzioni…aveva un aspetto talmente casalingo!
Il cuore le si gonfiava di tenerezza e ripose il libro sul comodino, non sarebbe più riuscita a leggere comunque.
Tuomas intanto si era seduto sul letto ed aveva scrollato le spalle come per scacciare qualcosa d’invisibile poi si era sdraiato al suo fianco supino, le braccia incrociate sotto la testa e lo sguardo accigliato rivolto al soffitto.
Anette gli si avvicinò, non riuscendo a mascherare la propria felicità nemmeno un pochino e posò il capo sotto il suo mento senza parlare.
Passò un minuto prima che si rendesse conto che Tuom era da tutt’altra parte men che meno lì.
Alzò la testa, fissandolo interrogativa e finalmente lui la guardò di rimando.
“Che ti prende?” gli mormorò tesa, dimentica della sua allegria.
“Niente…” rispose lui sincero, nei suoi occhi però le sembrò di scorgere del dubbio “Tu, piuttosto, mi rendi partecipe della tua vincita alla lotteria?”
Ci volle un po’ prima che Anette estrapolasse il senso da quel gioco di parole.
“Nessuna vincita…sono solo felice!” mentì e gli baciò la guancia, strofinandoci il naso contro. Avrebbe potuto mangiarlo dalla contentezza ne era certa!
“Quello l’avevo capito…mi chiedo solo quale sostanza abbia provocato questa esaltazione.” il ghigno del marito era ironico e perfettamente tranquillo, gli piaceva farla arrabbiare per poi riappacificarsi.
Anette però non si arrabbiò, lo fissò severamente poi tornò a sorridere, raggomitolandosi contro di lui come un felino.
“Ma come siamo simpatici stasera, mmmhhh?” ribatté.
“Ok…dov’è la vera Anette? Quella che mi avrebbe già sbranato?” domandò lui, continuando a guardare in basso “Che ne hai fatto di lei?”
“Tuom…sono stanca…” e nel dire questo, represse uno sbadiglio.
Il tastierista la fissò irritato per un momento poi sospirò, la sua espressione si raddolcì e spense la lampada.
Non c’era niente da fare…se Anette gli nascondeva qualcosa in quel modo, allora era decisamente inutile provare anche solo ad indovinare di cosa si trattava.

5 Settembre 2019, ore 16 e 52
Russia, Mosca, Luzhniki Hall, Camerini

“O cribbio, cribbio, cribbio!!!”
Anette faceva avanti ed indietro per il camerino, in mano una tazza fumante di tè corretto con miele e cannella e l’espressione più tormentata che Tuomas le avesse mai visto.
Tutto per un po’ di raffreddore.
“Adesso basta! Come facciamo a concentrarci se continui a girare come una belva in gabbia e tenti di ustionarci tutti con quella tua maledetta tazza!?” sbottò Jukka, tirando di stizza una bacchetta contro il muro.
La cantante si lasciò cadere su una sedia vicino a Marco con fare colpevole ed un ‘Scusa’ che sbollì in un secondo tutto il nervoso del batterista.
“Bevilo caldo, tesoruccio. O non ti farà alcun effetto.” le consigliò il bassista, posando l’i-pad sul quale stava giocando a carte e dando alcuni colpetti consolatori alla spalla della donna.
Tuomas sospirò, si disincastrò dalla seggiolina di plastica sulla quale si era appollaiato ed afferrò il pacchetto delle sigarette. Ewo lo seguì fuori dal locale e si misero a fumare, appoggiati al muro del cortile di servizio.
Fra una boccata e l’altra non proferivano parola.
Alla fine il manager buttò per terra il suo mozzicone e lo spense con la punta degli anfibi.
“Niente di cui preoccuparsi…sono sicuro che mezz’ora prima del concerto riuscirà a spaccare tutti i bicchieri del locale senza sforzo!” esclamò il vichingo biondo con un sorrisetto.
“Meglio di no…come faremo poi a bere?”
“Hai ragione…ci attaccheremo direttamente ai barilotti di birra!”
Tuomas sorrise, ringraziando mentalmente Ewo e la sua facoltà di alleggerire la tensione sparando cretinate.
Il biondo gli strinse la spalla poi sparì di nuovo dentro.
Il moro accese una seconda sigaretta, alzando gli occhi verso il cielo bluastro, dove iniziavano a spuntare più stelle man mano che si faceva buio.
C’era qualcosa di poetico nel silenzio di quel crepuscolo, ma non sapeva se a pensare fosse lui o la vodka.
Non ebbe tempo di sondare meglio i suoi pensieri perché Tero spuntò dalla porta antipanico e lo chiamò dentro per il soundcheck.

5 Settembre 2019, ore 23 e 12
Russia, Mosca, Luzhniki Hall, Backstage

“Dove si va a festeggiare?” domandò Marco al tastierista, asciugandosi il sudore con una salvietta.
Avevano appena finito un buon concerto e tutti avevano il sorriso sulle labbra, anche Anette che s’era preoccupata tanto all’inizio. A proposito…
“Ragazzi, avete mica visto An?” chiese il tastierista alla compagnia, guardandosi dietro le spalle.
“Non proprio, scommetto che si sta facendo un’altra tazza di roba verde!” commentò Jukka con una smorfia, a lui faceva proprio vomitare quella broda zuccherata!
An era passata da un giorno all’altro dal tè al bergamotto a quello verde, deteinato.
Il tastierista l’aveva assaggiato per curiosità ma non sapeva proprio di nulla e quando le aveva chiesto il perché lei si era limitata ad alzare le spalle con un sorriso.
Intanto nel camerino lei non c’era e – anche se faceva finta di non pensarci – Tuomas non si sentì perfettamente tranquillo finché i ragazzi non acconsentirono a scarrozzarlo fino all’hotel dove nella loro camera Anette - rintanata sotto il piumone del letto - era profondamente addormentata.
Tuomas richiuse come un ladro la porta dietro di se e tornò giù nella hall…si sentiva un tantino stupido per quell’azione, ma non poteva farci niente.
L’amore l’aveva totalmente ed inesorabilmente rimbecillito, proprio come diceva Emppu.

~~~

Sentite odore di pargolo...? ^^
Non sbagliate poi molto! xD
Nel prossimo capitolo avremo l'Hartwall ed il papero sarà messo a parte della lieta novella! =)
Consiglio impersonale...armatevi di Nutella da qui fino alla fine di DOR. LoL
Ringraziamenti e cookies a CrystalRose (visto il Trollo? Ha fatto in fretta anche se non lo sà ancora! xD) e Petitecherie (le tortorelle si sono riprodotte, Missione compiuta! LoL) che hanno commentato il capitolo della scorsa settimana.

Ovviamente vi saluto, vi abbraccio e vi aspetto sabato con un capitolo nuovo di pacca!
See you soon, dearies!
Hermes

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Capitolo 83
*** 83 ***


16 Settembre 2019, ore 6 e 45
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
Tuomas scendeva le scale nella più totale confusione post-risveglio, strizzando gli occhi ai raggi del sole.
Quel mattino toccava a lui accompagnare Joseph a scuola e preparare la colazione, per quello rimase sorpreso nel vedere che in cucina c’era già Anette, seduta al tavolo.
Lo shock più grande gli arrivò però dal contenuto della tazza davanti a lei…
“Ma tu non la detestavi la camomilla?” domandò piano.
“Non so…ho lo stomaco in subbuglio.” Anette aveva distolto lo sguardo, puntandolo sul liquido giallo e sperando che il marito fosse ancora troppo addormentato per sospettare qualcosa.
“Prenditela comoda per oggi, ok?” commentò solo lui, pizzicandole appena la guancia con due dita.
Anette annuì e l’osservò in silenzio mentre iniziava a frugare nella dispensa.
Tuomas le dava le spalle e lei sorrise tenera, aveva una voglia matta di vuotare il sacco ma sapeva che era ancora troppo presto.
“Vado a svegliare Jo.” disse solo, finendo la tazza ed alzandosi. Non era ancora arrivata ai piedi delle scale che un baccano tremendo – proveniente dalla cucina – la raggiunse, facendola sospirare.
Possibile che ogni volta che Tuomas cercava ‘un’ pentolino, riusciva a produrre una nuova, immensa cacofonia infernale?!

19 Settembre 2019, ore 21 e 25
Finlandia, Helsinki, Hartwall Arena, Backstage

“Dai vieni, bimba!” la chiamò Marco dall’altra parte del camerino.
Anette obbedì, raggiungendo i ragazzi con una corsetta e completando l’abbraccio della band. Con le mani sfregò forte la schiena ad Emppu e Jukka mentre le loro teste cozzavano una contro l’altra. Troy era già uscito verso il palco per iniziare l’intro che avrebbe dato il via all’ultimo concerto del Dark Passion Tour e Joseph si era avviato dietro le quinte dove stava Tero per godersi lo spettacolo.
Le mancava quasi l’aria per il nervosismo, il suo diaframma non voleva saperne di rilassarsi, ma sapeva che appena salita sul palco e fatto suo quello spazio immenso non avrebbe avuto più alcun problema.
Erano passati anni dall’ultimo concerto del Once Tour, sembrava quasi un rito di passaggio dover terminare un altro tour proprio lì.
“Noi siamo forti.” disse in quel momento Tuomas, col suo miglior tono da battaglia, tranquillo come un monaco tibetano “Ci siamo fermati ed abbiamo ripreso. Diventiamo più uniti ogni momento che passa. Per questo vi chiedo di dare ancora di più questa sera…là fuori pensano di sapere cosa li aspetta ma si sbagliano. Siete con me?”
“Sì!” esclamò Emppu.
“Puoi contarmi dentro, fratello!” ruggì Jukka.
“Ci sto! Le nostre ugole d’oro li stenderanno!” disse Marco, parlando anche per Anette.
“Allora andiamo…ci stanno aspettando.” concluse Tuomas.
I ragazzi verseggiarono un urlo di battaglia e si avviarono per lo spoglio corridoio di cemento dell’Arena.
Anette dietro di loro li osservava nervosa quanto loro ma felice.
Non sarebbe stato facile cantare per quasi due ore di fila davanti a tutti quei fan ma ormai la confidenza non le mancava.
Il fatto era che non vedeva l’ora di parlare con Tuomas dopo.
Era proprio ora di comunicargli una cosa estremamente importante.
Indovinate un po'? ;-)

19 Settembre 2019, ore 22 e 30
Finlandia, Helsinki, Hartwall Arena Backstage

“Lode agli eroi trionfatori!” esclamò Ewo, le mani cariche di bottiglie di birra appena stappate.
Tuomas sorrise, afferrandone due e voltandosi verso Anette al suo fianco.
La donna si stava asciugando il volto e fece di no con il solito sorriso che le si stampava in faccia da oltre due settimane.
Lo prese delicatamente per un polso e lo tirò verso un angolo della stanza dove si sedette sopra ad un tavolo e gli tolse le bottiglie di mano.
Si era seduta lì per riuscire a guardarlo in faccia senza dover alzare il capo, prendendogli le mani fra le proprie.
“Che succede?” mormorò Tuomas, leggermente sbigottito da quel suo comportamento.
“Devo farti una confessione.” disse solo Anette con sguardo colpevole.
“Quello me l’ero immaginato…”
“Heilà coppietta! Qua si festeggia anche senza di voi!” tuonò il vocione di Ewo mentre scuoteva una bottiglia dalla loro parte, Joseph saltellava come una cavalletta al fianco di Jukka. Anette alzò una mano incurante verso il manager poi tornò con tutta la sua attenzione al tastierista.
“Tuom…” iniziò, sentendosi un verme per averglielo nascosto fino a quel momento e mordendosi il labbro inferiore nel vedere gli occhioni sinceri di lui.
“Sì…?”
“…sono incinta!”
Tuomas aprì la bocca ma non uscì niente, stile pesce lesso.
Era come se fosse diventato una statua con gli occhi di vetro fissi su di lei. Anette li contò - aiutandosi con l’orologio appeso al muro - ci vollero dieci minuti prima che desse di nuovo segnali di vita. Nel frattempo era passato dal pallore cadaverico ad un violaceo livido, raggiungendo una sfumatura verde stagno e fu con voce strozzata ed a stento misurata che domandò “Da quanto?”
“Penso un mese od uno e mezzo, me ne sono accorta solo tre settimane fa…” rispose Anette preoccupata, fissava la vena sulla fronte di Tuomas che aveva preso a pulsare rapida…ahiai
L’uomo strizzò gli occhi, cercando di non darla vinta a quella parte di lui che voleva urlare come un pazzo furioso.
“E me lo dici adesso, incosciente?!”
“Ti saresti solo preoccupato a morte, Tuom!” accampò lei, supplichevole.
“Col cavolo! Sono preoccupato a morte! E se ti succedeva qualcosa?! Se inciampavi nei cavi sul palco?!” la sua scazzatura sembrava aumentare in tandem con la comprensione dell’avvenimento, gli occhi che sporgevano dalle orbite.
“Lo sapevo che avresti reagito così…” commentò lei, alzando gli occhi al cielo, e posando entrambe le mani sulle sue spalle “Ascolta…non sono mai stata meglio, dico davvero. Sono fresca come una rosa!”
Niente da fare, lo sguardo bilioso di lui non spariva proprio.
“La stai prendendo come se fosse una tragedia…” accusò Anette cupa, mentre si guardavano in cagnesco.
Intanto i ragazzi, quatti quatti, si erano avvicinati alla coppia ed avevano origliato buona parte del discorso. A quel punto decisero che era meglio rompere l’atmosfera ma prima di tutti arrivò Joseph.
“Vuol dire che presto avrò un fratello?” domandò curioso.
“Od una sorellina…” rispose lei con un sorriso, ignorando l’umore nero di Tuom “Tutto è possibile!”
“Qui bisogna festeggiare!!!” esclamò Ewo, che nel frattempo si era premunito di altre bottiglie colme e mollando un calcetto al fonico “Il nostro sommo poeta diventerà presto papà! Tero fila a prendere un analcolico per la nostra diva!”
I ragazzi fecero un brindisi unanime al nuovo pupo in arrivo, poi osservarono il tastierista ancora in piena crisi esistenziale.
Tuomas si riavviò i capelli indietro, sospirando “Okay, mi arrendo…sono un padre incompreso.” borbottò con tono talmente avvilito che Anette si commosse e lo abbracciò di slancio.
“Non fare così…” le disse, mentre ricambiava l’abbraccio, consolandola. Quando lei si fu un po’ calmata la scostò da se e la guardò talmente severo che Anette si sentì messa sotto esame.
“Adesso tu, Jo ed io torniamo a casa, se domani mattina ti pesco fuori dal letto prima delle dieci…”
“Svegliatemi da questo incubo!” mugugnò Anette, provocando delle risate incontrollabili intorno a loro.
Ci volle ancora una buona oretta prima che si lasciassero veramente alle spalle l’Arena e raggiungessero l’appartamento.
Anette non discusse quando il marito le preparò un bagno caldo con tanto di sali e candele profumate, mandò a letto Joseph senza tante cerimonie e le scelse il pigiama ma iniziò a stufarsi quando scoprì che aveva steso una serie di plaid in più sul letto.
“Tuomas…non sono moribonda!” sbottò mentre le rimboccava le coperte con premura morbosa “Non sono la prima e l’ultima donna del mondo che rimane incinta!”
“Lo so…” borbottò lui, contro la sua spalla “Questo però non allevia il mio panico.”
“…?”
“Potrebbe succedere qualsiasi cosa senza che io possa fare nulla e-”
Anette gli mollò uno schiaffo sul bicipite, infastidita “E non portare sfiga, Mister-ho-un-bisogno-disperato-di-valium-Holopainen!”
“Scusa…”
Anette sorrise teneramente, intrecciando le dita del marito con le proprie, soffocando uno sbadiglio “Andrà tutto bene, siamo insieme.”

28 Settembre 2019, ore 11 e 32
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

“È proprio necessario, Tuom?”
Anette stava appoggiata al bancone, in mano una tazza di tisana allo zenzero per combattere la nausea mentre suo marito affettava delle verdure con precisione quasi estrema, legato ai fianchi portava il suo grembiule pettorina pezzato tipo il manto di una mucca.
Erano tornati da due o tre giorni ma da quando gli aveva detto della gravidanza Tuomas non le aveva permesso di fare niente, accollandosi tutti i lavori domestici, anche quelli più insignificanti.
Joseph era andato a far visita ai nonni ed a Jukka, adducendo la scusa che zio Emppu gli voleva insegnare a suonare la chitarra.
Ed ora il tastierista aveva sganciato una novità…il trasloco.
“Voglio dire…questa casa non è poi così piccola.” aggiunse, bevendo un sorso.
“Sta arrivando l’inverno, An. Se ti sentissi male ed il lago fosse semi-ghiacciato come pensi che arriverebbero i soccorsi?!” Tuomas sollevò il tagliere e fece scivolare le verdure in una padella con l’olio caldo “Non voglio rischiare e comunque era diventata già troppo piccola con l’arrivo di Joseph.”
“Con questo vuoi dire che la tua collezione di memorabilia sta per traboccare dalle finestre…” replicò lei con un gocciolone, scuotendo la testa.
Sì, anche!” rispose, impegnato a far saltare le verdure prima che si bruciassero.
“Mi sono affezionata a questa casetta, mi mancherà…” disse lei, leggermente triste, accarezzandosi lo stomaco dove, anche se non c’era ancora nessun segnale, stava crescendo pian piano una nuova vita.
“Non intendo farla demolire.” chiarì il tastierista, lavandosi le mani nel lavello “Sarebbe bello però poter girare per Kitee senza dover guadare il lago ogni volta!”
“Se la memoria non m’inganna quell’idea era tua…” gli sorrise “Allora barattiamo il nostro angolino galleggiante con una dimora più grande sulla terraferma e per questo che hai telefonato ai tuoi ieri?”
“Sì…il Grande Capo ha detto che mi farà sapere se trova dei terreni interessanti.”
Anette sbatté le palpebre, sorpresa “Terreni? Che vuoi dire con terreni?”
Il tastierista divenne d’improvviso nervoso ed occhieggiò la moglie con un certo timore “Anette, non vorrai mica trasferirti in una casa già edificata? Voglio dire…se la costruissimo ex-novo potremmo organizzarla come ci pare e piace e-”
“Taglia corto…” esclamò Anette, le stava venendo un’improvvisa emicrania. Quando si metteva a farle quei discorsi voleva dire solo una cosa…che il suo spirito ossessivo-compulsivo era di nuovo alla carica!
“Dico sul serio bimba dobbiamo solo studiarcela un attimino, tutto lì.”
“Okay bimbo…” Anette posò la tazza nel lavello e si piantò davanti a lui, mani sui fianchi “Apri bene le orecchie dato che discuterne non cambierà la tua visione delle cose. Primo, niente castello con torrette tipo La Bella e la Bestia. Secondo voglio almeno una stanza armadio. Terzo la tua collezione Disney dovrà trovarsi una nicchia da qualche altra parte invece che sparsa per tutta la casa…per il resto hai carta bianca!”
Ad ogni punto l’uomo si era afflosciato come un palloncino ed agitò un pugno “Ah…lo sapevo, perkele!” brontolò contrariato.
“Sei ancora in tempo per lasciar perdere, sai…” notò lei “Per i primi tempi non avremo problemi di spazio e la stanza di Joseph è grande abbastanza per due bambini.”
“Andrei fuori di testa, An.” Tuomas aprì un armadietto alla ricerca di qualcosa “Ho bisogno della mia calma e non dormirei tranquillo, sapendo che aspetti un bambino.”
La donna scosse la testa. Era già andato fuori di melone…su questo non c’erano proprio dubbi.
“Non ti facevo così pessimista, Tuom. Anche se ammetto che quando aspettavo Joseph avevo tutta una serie di fife…”
Il tastierista sbatté lo sportello di scatto, e le lanciò un’occhiata.
“È proprio per questo che sono preoccupato! Non riesci a capirlo?!” si sfilò il grembiule, lanciandolo di malagrazia su una sedia “Non c’ero quando aspettavi Jo! Avrei dovuto esserci, invece! Non puoi sapere quante notti ho passato in bianco, pregando che tutto andasse bene! Non voglio ripetere lo stesso errore adesso!”
Anette sbatté le palpebre, non sapendo cosa dire all’improvviso sfogo mentre Tuomas si voltò, con la scusa di versarsi del caffè dalla caraffa.
Alla faccia della timidezza finnica…povero Tuomas…
Ci volle una manciata di secondi prima che lei riempisse quel silenzio imbarazzato.
“Tuom…avrai già bevuto un litro e mezzo di quella roba oggi, smettila.” era una cosa stupida da dire in quel momento, ma la disse comunque.
“L’ho allungato…”
“Non importa, piuttosto vai a fumare.”
Tuomas la guardò sorpreso “Ma se mi hai sempre rimproverato di essere una ciminiera!”
“Oggi è l’eccezione alla regola…vai!” lo spinse fuori dalla cucina, mettendogli in mano il pacchetto “Due o tre, non di più però!”
“I tuoi ormoni ormai ballano la samba, An…non riesco più a starti dietro! Lunatica!” borbottò lui, una sigaretta già fra le labbra.
Lei lo spintonò appena e chiuse la porta con una risata.
L’amore era anche quello, cercare di dimenticare…
…e mettere alla porta il marito perché portasse via i brutti pensieri!

~~~

*Hermes sconta la colpa di non aver aggiornato a capo chino, cenere e ceci in silenzio...sob...*

Ero convinta di riuscire a concludere DOR senza saltare più alcun aggiornamento ma a quanto pare forze diaboliche complottano fra di loro perché questo mio desiderio non si avveri...LoL
Perdonatemi! QQ
Purtroppo la scorsa settimana è stata costellata da eventi imprevisti (come questa, che novità! xD), non ho molto da portarvi in segno di pace quindi vi prego di avere pazienza. *si stropiccia le mani preoccupata*
Comunque il DPP tour è finito! Yeah! xD
La nostra An è in dolce attesa e Trollo è più schizzato che mai, perso in progetti per la magione azzurrina =)
DOR sta arrivando alla fine :')

Ovviamente ringrazio chi ha commentato due settimane fa lo scorso capitolo (CrystalRose, ciao!) e vi aspetto tutti il prossimo Sabato!!! =D
Buon Weekend!!!
Hermes

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Capitolo 84
*** 84 ***


17 Ottobre 2019, ore 19 e 40
Finlandia, Kitee, stazione dei treni
“Tuom, dai non aspettare più sennò perdi il treno e l’aereo!” Anette gli accarezzò la spalla, mentre il tastierista cercava disperatamente una scusa per mollare tutto, fare a pezzi i suo biglietti e starsene a casuccia.
La donna e Joseph l’avevano accompagnato fino alla stazione per salutarlo prima che intraprendesse la vacanza on-the-road con alcuni ragazzi della crew in Australia.
Era un impegno dal quale Tuomas non si poteva più tirare indietro dato che l’avevano programmato addirittura nel bel mezzo del Tour finito da poco ed adesso si rodeva il fegato mentre guardava Anette ormai al terzo mese di gravidanza e già gonfia, tanto che Jukka si era congratulato con lui per la prestazione olimpionica.
Ma non era solo per quello che era così restio.
Quella partenza gli ricordava troppo quella volta.
Anette intercettò il suo sguardo e capì.
“Vieni qui, Tuom.” allargò le braccia, l’uomo accettò l’invito, cercando di non stringere troppo mentre il ventre appena ingrossato di lei gli premeva sullo stomaco.
“Non succederà…” gli mormorò piano all’orecchio, in modo che la sentisse solamente lui “Goditi la traversata, ok? E ricordati di portare un po’ di caldo anche qui!”
Tuomas ridacchiò appena, il giorno precedente era scesa la prima neve che aveva coperto tutto il paesaggio con uno strato da una spanna.
Il tastierista, lasciando all’oscuro An e Jo, aveva fatto promettere con la forza della disperazione ai ragazzi dei Nightwish di tenere sott’occhio la casa sull’isola ed i suoi abitanti e scandagliare il lago casomai divenisse ghiacciato come l’anno precedente.
Mister Korg all over…ma la verità era solo che il suo istinto di protezione paterno si era risvegliato tutto assieme.
La donna si districò dalle sue braccia contratte e si alzò sulle punte dei piedi per stampargli un bacio leggero sulle labbra mentre Joseph faceva finta di vomitare.
Anette ridacchiò alla smorfia di entrambi i suoi maschi ed al mugugno infelice di Tuomas “Non voglio…”
“Se continui a borbottare così ti prometto che – nonostante la gravidanza – ti prendo a calci nel sedere da qui fin sull’aereo, caro!”
Così castigato il tastierista sospirò un’ultima volta “Ok, la smetto…ma fate attenzione, tutti e tre.”
“Te lo prometto solo se mi porti a casa un koala vivo!” esclamò Joseph con occhio furbetto, Anette represse una risatina mentre il marito impallidiva.
“Tesoro…sono animali protetti e comunque qui congelerebbero dal freddo!” gli spiegò quindi lei.
“E poi sono anche bestiacce perfide e malvagie!” continuò Tuomas con una smorfia mentre An frenava una risata…se lo ricorda ancora, che uomo geloso!
“Beh…allora buon viaggio papà!!!”
“Tieni sott’occhio la mamma e mi raccomando fammi rapporto se qualche cattivo la importuna!” fece il tastierista con sguardo cupo e Joseph annuì solennemente.
“Ragazzi!” protestò An con un gocciolone.
Tuom si rimise in spalla il borsone assieme allo zainetto dal quale non si separava mai ed afferrò il trolley, salendo sulla carrozza.
“Allora ciao…ci rivediamo a Novembre.”
“Fai buon viaggio tesoro e non ti cacciare nei guai.”
“Mi raccomando voglio tante foto!” fece eco Jo saltellando, Tuom si portò due dita alla fronte con un sorriso.
In quella le porte si chiusero ed il treno iniziò a muoversi.
Alcune ore dopo il nostro si era incontrato con i suoi compagni di viaggio a Helsinki, tutti impazienti di iniziare l’avventura in terra australiana.
Era d’umore contrastante ma appena si fu seduto assieme ai ragazzi sull’aereo, sorrise.
Non poteva negarlo a se stesso una vacanza ci voleva proprio dopo le fatiche dell’ultimo tour.
…ma non vedeva l’ora di essere già a casa…

10 Novembre 2019, ore 6 e 45
Australia, nei pressi del nulla

Il sole era già alto e bruciante nella desolata terra australiana ed il nostro tastierista soffriva già per una serie di scottature in vari punti del corpo.
Alla faccia della crema solare ad alta protezione che gli aveva comprato Anettina apposta…
Il sole non scherzava, nemmeno da sotto l’ombra degli alberi!
E la polvere…vogliamo parlarne?
Si infilava dappertutto: nei sacchi a pelo, nell’abitacolo ed addirittura l’avevano trovata nel frigo box elettrico senza averlo mai aperto da quando erano partiti!
Nonostante quella piccola serie di inconvenienti ed i 40° l’ombra andava tutto a meraviglia per il gruppetto di finlandesi.
Mikko ed Andy stavano facendo su le loro cose per la prossima partenza, Teemu riordinava le stoviglie ed il tastierista in questione aveva il compito di redigere il prossimo post/diario di bordo ma – in realtà – giocava a Dungeons&Dragons e sperava in una videochiamata con casa.
Aveva già provato un paio di volte ma non c’era nessuno disponibile, il piccolo orologio sullo schermo del notebook gli diceva che in madrepatria erano le dieci di sera passate, quindi immaginava che An fosse andata con Jo a trovare i nonni od a cena fuori con i ragazzi.
Ma non si aspettava di certo quello che sarebbe successo…
Finalmente dopo alcuni tentativi a vuoto, la video telefonata venne accettata e si trovò faccia a faccia con François.
“Ciao, zio Tom.”
“…”
“A quanto vedo i canguri e le termiti giganti ti hanno risparmiato per ora!” esclamò allegramente il baffo, riempiendo il silenzio.
“Cosa ci fai sulla mia isoletta?!” esplose il tastierista con il naso paonazzo.
“Abbassa la cresta, eh!” parò quindi il baffopazzo “Poi perché mi parli di isoletta? Siamo ad Helsinki!”
Eh?!?!? Come avevano fatto la sua ciambella beneamata ed il barattolo di Nutella ad evadere dal suo collaudato programma di protezione avanzata?!
Il tastierista aveva le palpitazioni per la paura e riuscì a domandare con un filo di voce “Non è che mi puoi passare An, no?”
“Ah…” il baffo distolse lo sguardo, cambiando posizione “Ecco, ci sarebbero un paio di cose...”
Il sudore freddo gli stava colando dalla punta del naso ormai mentre passava al setaccio i peggiori scenari apocalittici.
In quella sentì la voce di David che condannava la sua dolce metà “Smettila di spaventarlo, Fra! Sei tremendo!”
Il baffo protestò debolmente per l’interruzione e l’ipad cambiò di mano, sfocando l’immagine finché Tuomas non vide il viso sereno del rosso.
“Tranquillo, An sta benone, lei e Jo sono vivi e vegeti nel nostro salotto che giocano con il karaoke. Sono rimasti qui da noi per la cena e per una serata con l’Home Theatre.”
“Tu sì che sei un amico, Dave…” borbottò il tastierista grato, il pel di carota ridacchiò mentre camminava e finalmente! il povero papero ebbe la prima visione d’insieme della sua dolce metà e del prode erede mentre ruminavano patatine e popcorn e si divertivano giocando con i controller della playstation senza fili ad un videogame.
Dave recuperò l’attenzione della donna che sorrise dolcemente “Oh sì, ho proprio voglia di scambiare quattro parole con Tuomas…”
Ma quando fu seduta sul divano ed affiancata da Jo che ridacchiava malefico la sua espressione premurosa e materna svanì con la velocità di un fulmine lasciando a Tuomas i brividi freddi e la coda di paglia. Sembrava sua madre!
“Tuomas, caro, non c’è qualcosa che dovresti dirmi?” domandò quindi con una leggerissima sfumatura minacciosa nella voce.
“Cosa ho fatto, An?” rispose, deglutendo nervosamente al cipiglio dell’adorata moglie che si fece ancora più marcato.
Sai benissimo cosa hai fatto, tesoro!” abbaiò lei.
Il tastierista incassò, combattendo contro l’istinto di correre via e negare enfaticamente con la testa mentre Jo, a lato di Anette, rideva.
Tuomas sentì distintamente la sua dolce metà ringhiare “Sto parlando della tua bella idea di nuotare in mezzo gli squali! Lo sai che spavento mi hai fatto prendere?!”
Ooops…
In effetti alcuni giorni prima si erano uniti ad un’escursione in acqua per incontrare le sopracitate bestiole carucce, la barca era equipaggiata di gabbia quindi si erano fatti calare a turno per un giro assieme agli squali. Era talmente eccitato che si era scordato del resto, e le prove della bravata erano finite sul blog dedicato al loro viaggio con tanto di video.
“Ahem…ciambellina, dai non te la prendere…era tutto in sic-”
Non osare darmi della ciambella in questo momento, Tuomas!” l’enfasi della sua mogliettina gli aveva sparato i capelli tutti dietro le spalle tipo ventilatore. Quando si dice l’ira funesta delle donne gravide, gli andava bene che c’erano continenti e distese d’acqua fra di loro o ci sarebbe rimasto stecchito.
“Dai, non mi trattare così…mi manchi.” Tuomas tentò con gli occhi umidi del coniglio in amore ed il labbro sporgente poi aggiunse premuroso e sbaciucchiante “Come sta il fagottino?”
Anette sbuffò, roteando gli occhi “Fa il bravo!”
Intanto aveva preso a strofinare il rigonfiamento del suo ventre, cercando di sembrare ancora arrabbiata ma fallendo miseramente.
“Dormi bene? Hai avuto ancora le nausee mattutine? Male la schiena?” avrebbe potuto andare avanti all’infinito ma smise con le domande all’occhiata ammonitrice di Anette.
“Sono perfettamente in salute, smettila…uffi, non sono fatta di porcellana!”
“Torno presto.” fu la risposta del tastierista, sordo alle sue proteste “E quando arrivo partiamo con i grandi lavori per la nuova casa, eh!”
Anette scosse la testa, tendendo il tablet a Joseph “Parlaci tu, mi fa venire l’ansia!”
Il figliolo si accollò il compito della videochiamata mentre An si alzava per recuperare qualcosa da bere.
“Tremendo Tuommi…era già schizzato ma adesso la schizofrenia ha raggiunto il livello ‘psicosi funesta’!” commentò François che bene o male aveva ascoltato buona parte della conversazione appoggiato all’isola della cucina.
“Ma dai non me ne ero accorta!” replicò ironica “E non ti immagini le sottigliezze al quale ho dovuto ricorrere per partire da Kitee senza essere sgamata da uno dei ragazzi! Jukka si apposta con il binocolo sul tetto di casa sua per controllare i miei spostamenti!”
“Okay correggiamo la ‘psicosi’ con ‘malattia degenerativa’.” disse il baffo, versando per l’amica un bicchierone di succo di frutta.
Anette sospirò, le spalle che si abbassavano “Capisco che Tuomas è preoccupato ma aizzare i ragazzi a fare da cani da guardia è troppo, ecco.”
“In effetti…” commentò David con un gocciolone imbarazzato “Non è che sia un’esperienza così nuova per te.”
“Infatti! Quindi quando ho capito che ero stalkerata da tutte le parti ho fatto armi e bagagli e mi sono trasferita a Helsinki…intanto ormai si stava formando il ghiaccio sul lago e gli avevo promesso di trasferirci nella vecchia casa della mia nonna. Non è poi così diverso stare qui, no?”
“Hai la miglioria di avermi a disposizione, Anettina!” fece Fra con un occhiolino “Conta su di me per giornate di shopping degli abiti premaman!”
La cantante annuì, sorridendo.
Intanto Joseph li aveva raggiunti tenendo alto l’ipad sopra la testa.
“Papà vuole salutare tutti, stanno per rimettersi in marcia!” esclamò.
Il tablet venne poggiato sulla superficie del tavolo ed il viso di Tuomas era perfettamente visibile dalla combriccola di amici.
“An, mi raccomando!”
“Sì sì sì…”
“Zio Tom ricordati di portarmi un souvenir, eh!” fece François allegro.
“Okay, agguanto un paio di pietre abbastanza pesanti così Dave potrà mandarti a fondo!”
Il sorriso del baffetto si abbassò “Simpatia, eh…non capisco se è una velata frecciatina al fatto che devo mettermi a dieta o cos’altro!” David lo strinse al proprio fianco, cercando di tirarlo su di morale.
“Tuommi, mi raccomando!” trillò Anette “Vacci piano con l’alcool e stai lontano dalle bestie velenose!”
“Sì sì, tesoro…faccio il bravo.” intanto incrociava le dita dietro la schiena il marituzzo fedifrago.
“Buon viaggio, Tuomas! Goditi la vacanza!” fu il solo commento di Dave che sorrise tranquillo.
“Papà! Ricordati del canguro per me!” esclamò Joseph avvicinandosi all’ipad in modo che la sua testa prendeva tutto lo schermo.
“Pupazzo, Jo…vivo te lo scordi!”
“Brutto cattivo!”
La conversazione durò ancora qualche minuto poi Tuomas spense il portatile.
Il sole si era alzato velocemente ed i ragazzi avevano finito.
Erano pronti per una nuova giornata di viaggio sotto il sole ardente.
Cavoli, mi sento tanto Indiana Jones…pronto per una nuova avventura!

~~~

Ahem, capitolo un po' corto ma non è stata una settimana proprio facile quindi...
Poco tempo fra le mani, ringrazio CrystalRose per essere passata a recensire nello scorso capitolo (spero che non ti deluderà Lalla, io ce la metto tutta anche quando non me la sento =)
Naturalmente vi aspetto la prossima settimana!!!
See you soon!
Hermes

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Capitolo 85
*** 85 ***


26 Novembre 2019, ore 16 e 22
Finlandia, Helsinki, Aeroporto, arrivi intercontinentali
Tuomas, il naso incollato al finestrino, osservava la città farsi sempre più grande mentre l’aereo iniziava le manovre di atterraggio. Teemu al suo fianco stava leggendo un libro comprato apposta per la traversata.
Andy e Mikko giocavano a carte alcune file più avanti.
Aspettami An, sto arrivando!
La neve imbiancava la maggior parte dei tetti, mentre le strade asfaltate spiccavano nere, qua e là coperte dal ghiaccio grigio.
Ci volle ancora un’ora prima che l’aereo si fermasse ed il personale lasciasse scendere i passeggeri, ed altri venti minuti per il ritiro bagagli poi Mister Korg si diresse a passo deciso verso l’uscita dove trovò il comitato di ritorno comprendente la sua adorata mogliettina, Jo e Marco con i gemelli.
“Accidenti Tuommi! Sei abbronzatissimo!” esclamò il vichingo bassista mentre li raggiungeva.
An!
Quello non era un richiamo, era un verso disperato ed la cantante si lasciò abbracciare stretta per quanto si poteva con il pancione del quarto mese.
Tuomas le era mancato anche a lei ma il marito aveva tutta l’aria di un invasato ormai alla ‘Templare tornato dalla ricerca del Santo Graal durata ventanni’.
“Ahem…papero caro, ti dispiacerebbe…?”
“Eh? Ah!” il tastierista si staccò di scatto da Anette occhieggiando intanto il rigonfiamento del suo ventre fra l’impaurito ed il felice “Come ti senti, An?”
“Come una donna abbastanza incinta.” non batté ciglio lei.
Marco si morse la guancia per evitare di scoppiare a ridere, mentre Jo si era spalmato una mano in faccia alla trollaggine del papà e con l’altra mano teneva quella di Antto.
“Tuommi, la cara sirenetta mi ha svegliato due volte alle tre di notte perché voleva a tutti costi che andassi a comprarle delle patatine fritte al Mac’. Il suo stomaco sta diventando un cestino dell’immondizia!” dichiarò quindi il bassista sarcastico.
L’espressione del tastierista era da cartolina “Ma…ma…qualcosina di più salutare? Qualche carotina, un sedano…”
“E che sono diventata un coniglio?! Vuoi che mi vengano le macchie delle voglie?!” replicò lei, incrociando le braccia sopra al pancione con occhiataccia di rito.
“No no ma-”
“Bene! Ora che sei tornato dalla terra dei canguri i miei doveri di facchino finiscono! Preparati a nottate al freddo in cerca di un fast food aperto, caro poeta!” concluse Marco, battendogli la spalla “Darth, Vader andiamo dai che mami ha preparato la torta paradiso con la cremina!”
“YEEEEE!”
I tre Hietala erano spariti alla velocità della luce sotto il naso di Tuomas.
“Che fantasia! Darth e Vader…in effetti sono tremendi…” commentò il tastierista, recuperando il trolley “A proposito, il tuo ventre così grande è foriero di doppietta o è un’illusione ottica?”
“No, il ginecologo dice che sono solo ingrassata molto e che il bimbo è uno.” Anette si grattò una guancia “Tuommi, ehm, non so te ma avrei un certo languorino…”
“Per un’insalatina?” tentò quindi l’impavido papero che riparò tre secondi dopo dietro alla valigia all’occhiata della consorte.
“Jo che ne dici di una capatina al Mac Donald del terminal?”
“Okay…ci sto per uno yogurt con gli smarties!”
“Ma facciamo anche due!” gli fece eco lei “Però prima voglio l’happy meal!!!”
Tuomas ormai era certo: i restanti sei mesi sarebbero stati l’Inferno proprio come gli avevano detto Jukka e Marco…brr Anettina faceva paura, sembrava Tero quando non mangiava per quattro ore consecutive!

1 Dicembre 2019, ore 12 e 45
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola

Tutto era tranquillo nella loro casetta sul lago mentre Tuomas preparava il pranzo.
Erano tornati da un paio di giorni ed il tastierista era riuscito a convincere la mogliettina prediletta a mangiare leggermente più sano.
Il metabolismo della donna era completamente cambiato dalla sua partenza.
Dormiva come un sasso la notte (a parte per gli ‘spuntini’ notturni) e per alcune ore del pomeriggio, per il resto consumava quattro pasti al giorno più frequenti capatine in cucina per piluccare nel sacchetto dei biscotti da golosa qual’era.
L’aveva beccata più di una volta in flagrante ma quando iniziava a farle la ramanzina lei metteva in atto il labbro tremulo e gli occhi lacrimosi e lui, inevitabilmente, non riusciva a portare a termine quello che aveva da dire.
Intanto i giorni si facevano animati e pieni di preparativi.
Nonna Bea e Nonna Kirsti venivano a trovarli frequentemente con la scusa del corredino e Tuomas si sentiva regolarmente con suo padre e Dave per la costruzione della loro nuova casa, il terreno l’avevano già acquistato in una bella posizione in riva al lago, riparata dagli sguardi indiscreti.
Il rosso aveva disegnato a più non posso attenendosi alle loro indicazioni ed ormai il progetto era praticamente quasi terminato. Il tastierista contava di far iniziare i lavori prima di Natale.
In ballo poi c’era anche un nuovo progetto che gli aveva passato Tero di una certa Kurkela…
In quella il tastierista sentì i passetti da ninja della moglie che cercava di passare inosservata dietro alle sue spalle per raggiungere il frigo…
“AN!” abbaiò Tuomas, voltandosi.
Anette si era immobilizzata cercando di prendere una posa disinvolta “Sì?”
“Non puoi attendere un quarto d’ora?”
“No.”
“Come fai ad avere tutta questa fame? Le donne gravide non dovrebbero essere costantemente prese dalla nausea?”
“Quando aspettavo Jo le avevo ancora.” esclamò pensosa lei “Ma adesso non mi vengono più e ho veramente fame, tesoro! Tua madre mi ha detto che la stessa cosa le è successa quando era incinta di te!”
“Mi stai dicendo che aspetti un maschio?”
“Non lo so, Tuomas. È inutile che continui a chiederlo.” Anette rise, poggiandosi al tavolo.
Quel discorso l’avevano già fatto un mucchio di volte.
An non aveva voluto sapere il sesso del bambino e Tuomas era curioso, ma curioso curioso.
Il tastierista non aveva mai realmente vissuto una gravidanza come padre e passava serate intere a guardare il pancione rotondo della consorte cercando di afferrare se stesse crescendo o meno.
Certe volte ci poggiava delicatamente l’orecchio sopra in speranza di sentire qualcosa; certezza era che l’occupante era molto attivo, scalciava regolarmente e si muoveva.
Tuomas lo sapeva, bisognava solo attendere ancora cinque mesi e fare in modo di avere tutto pronto da quella parte per accoglierlo.
Dentro quel rotondo pancione coperto da strati di lana e cotone c’era la vita.

24 Dicembre 2019, ore 9 e 22
Finlandia, Kitee, Lago Pyhäjärvi, Casa sull’isola
“Eeee-etciù!”
Anette starnutì, il naso rosso, avvolta in un grosso plaid.
Tuomas le accarezzò il braccio, gli occhi che brillavano di preoccupazione, si sentiva tremendamente in colpa.
Un paio di giorni prima la famiglia al completo era andata a vedere l’andamento dei lavori, diretti da Dave in persona.
I muratori avevano appena finito di disarmare le fondazioni e quel giorno iniziavano a preparare i pilastri per salire di un piano.
Era un giorno soleggiato e non troppo freddo, Anette si era imbacuccata tutta ma a quanto pare non era bastato ed adesso la poveretta aveva il raffreddore durante le vacanze natalizie.
Quindi Tuomas aveva fatto traslocare Joseph dai nonni e si era candidato come infermiere per quel Natale, ovviamente i festeggiamenti erano fuori discussione, non se la sentiva di lasciarla da sola.
“Tesoro non fare quella faccia. Vedrai che in due giorni passa tutto e sono di nuovo in forma smagliante!” gli assicurò Anette, strappando un altro fazzolettino dalla scatola sul comodino.
Il tastierista annuì in silenzio mentre la guardava fare colazione a letto, la protuberanza del pancione ben visibile sotto il pigiama di flanella.
Anette stava masticando pane, burro e marmellata quando ridacchiò, pensosa “Tuomas, dovremmo iniziare a pensare come chiamarlo o chiamarla…”
“Non è presto?”
“Sempre meglio portarsi avanti con il lavoro, no?” strizzò l’occhio lei.
“Uhm…che ne dici di Joseph 2: la vendetta?”
“Tuom!” replicò scandalizzata Anette “Guarda che stavo parlando sul serio!”
“Okay…allora vediamo…Seth, Richard, Roland?” snocciolò con la mano libera il tastierista, cercando l’approvazione della consorte.
“Io starei con Nemo e Tero.”
“Chiameresti mio figlio come il nostro fonico? Sei matta?!” Mister Korg faceva già gli scongiuri, immaginando quali catastrofi naturali avrebbe potuto provocare siffatta congiunzione astrale “Poi perché Nemo?”
“È un bel nome, anche se il suo significato non è dei più confortanti.” rispose lei “E poi quando ho letto ‘Ventimila leghe sotto i mari’ mi è subito piaciuto!”
Piccola pausa mentre An si soffiava il naso e beveva un sorso di latte e miele poi disse “E se fosse femmina?”
Tuomas guardò fuori dalla finestra dove la giornata invernale era appena iniziata, illuminando freddamente il lago ghiacciato di una luce madreperlata “Che ne dici di Meri?”
“Meri come ‘Meri’ in finlandese?”
“A-ha…”
“Perché questa cosa non mi stupisce?” Anette sorrise “Và sempre a finire che mi piacciono di più le tue scelte delle mie!”
“Cosa avevi in mente?”
“Niente di particolare: Elena, Irene…i soliti nomi.”
“Irene mi piace…” il tastierista appoggiò una mano sul consistente globo coperto dal pigiama.
“Meri suona bene però…”
“Possiamo sempre darle entrambi i nomi.”
“Già…” Anette aveva coperto la sua mano con la propria, poi scoppio a ridere “Ci stiamo facendo tanti problemi e non sappiamo nemmeno il suo sesso!”
“Siamo bravi genitori ecco!” si pavoneggiò Tuomas con il naso per aria, guadagnandosi una pacchetta sul petto dalla consorte.
Un mattino come gli altri, passato in progetti e speranze.
In attesa di un futuro diverso, migliore.
Una nuova avventura che non vedeva l’ora di essere iniziata. Vissuta.

20 Febbraio 2020, ore 15 e 42
Finlandia, Kuopio

La sacra famiglia era in missione alla ricerca di nuovi mobili per la loro reggia disneyana che cresceva al ritmo di un fungo prataiolo grazie al lavoro continuo della squadra capitanata da Dave. Praticamente a vista d’occhio!
L’inverno continuava il suo percorso con calma senza troppe gelate o temperature fuori dalla norma, permettendo ad Anette tutta una serie di salutari passeggiatine per respirare aria pulita fra la neve.
Intanto i nostri tre eroi avevano fatto quasi il giro completo del centro mobili, annotandosi gli stili che più si addicevano alle loro idee e battibeccando sul colore della nuova cameretta per il bebè, roba che ormai a Joseph veniva la nausea solo a pensarci.
Intanto An doveva fare attenzione al manovrare fra le varie esposizioni, da una settimana era al settimo mese ed il pancione iniziava a diventare decisamente ingombrante.
Ormai faceva fatica a chinarsi od allacciarsi le scarpe, in più dall’ultima eco al piccolo piaceva sedersi proprio vicino alla sua vescica tanto che la nostra passava un mucchio di tempo in bagno.
Tuomas poi avrebbe potuto giurare che svegliarla non era più un’impresa ma una causa proprio persa.
Anette cadeva in letargo verso le nove della sera e non si alzava nemmeno per lo spuntino della mezzanotte, dormiva così saporitamente che un terremoto ed il relativo tsunami del lago non avrebbero avuto il potere di svegliarla.
“Allora, Tuommi, io direi che se ci manteniamo sul semi-classico come stile non sarebbe male…” fece Anette, guardandosi intorno.
“Già credo anch’io…e pensavo di tenere il piano a coda in salotto. Comunque le Korg ci stanno se le monto lì e poi posso vedere il lago dalla finestra mentre lavoro!!!” esclamò il tastierista eccitato dalla prospettiva di lavorare a diretto contatto con il suo ambiente preferito.
“Pà non ti dimenticare quel divano fighissimo che abbiamo visto al secondo piano! Quello che spingi il bottone e diventa un letto da sultano! Sai che comodo per fare le maratone di LotR?!”
“Non preoccuparti campione ho tutto segnato qui!” sventolò un fogliettino spiegazzato Tuomas con un mega sorrisone “Per il resto An, sei proprio sicura di non volere un letto a baldacchino? Ti sono sempre piaciuti!”
“Nah…non nascondo che quello di ferro battuto era carino ma è pericoloso con dei bambini piccoli in giro, e poi il nostro và ancora benissimo…” rispose pensosa, abbracciandosi distrattamente la pancia “Proposito…non possiamo ordinare tutti i mobili subito…la casa non è ancora finita!”
Tuomas le passò un braccio sulle spalle per rassicurarla “Tranquilla, Dave mi ha assicurato che per fine Marzo saremo chiavi in mano per l’interno!”
“Speriamo…”

~~~

Ahem, lo so è corto ma è anche l'ultimo pronto! ^^"
Sì, sto di nuovo passando un periodo di procrastinazione, ma cercherò di completare il chappy per la prossima settimana in tempo (I hope...).
Secondo i miei calcoli la storia finirà tra due capitoli o tre al massimo, preparate i fuochi d'artificio. LoL
Ci rivediamo sabato, od appena il capitolo è pronto! xD
Buon weekend!
Hermes

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Capitolo 86
*** 86 ***


1 Aprile 2020, ore 14 e 22
Finlandia, Kitee, nuova casa Holopainen
Dave ci aveva chiamati a pranzo per informarci che una buona parte delle stanza interne della nuova casa erano state finite.
Certo mancava il camino, il piano seminterrato era senza pavimento, la cucina doveva essere ancora montata ed bisognava ancora trovare il colore giusto per dipingere le facciate esterne…ma per quei lavoretti avrebbero avuto tutto il tempo del mondo e Tuomas era impaziente di iniziare il trasloco il più in fretta possibile.
Quindi quel pomeriggio lei ed il marito avevano portato qualche scatolone nella casa nuova, aiutati da Jo di ritorno da una lezione scolastica di chitarra acustica.
Anette non poteva aiutare molto data la stazza che aveva raggiunto…ma quando intravide la casa, o meglio, l’idea che Tuomas si era fatto di una casa, per poco non le vennero le doglie in anticipo.
Quella…quella cosa-…era mastodontica!
Joseph era corso dentro a scoprirla mentre lei non aveva mosso un passo, congelata sul posto mentre Tuom la guardava con crescente nervosismo ed il tic nervoso del papero che capisce immediatamente di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Anettina, tesoro? Ci sei ancora…?”
“Ha una torretta…”
“Sì.”
“Ha tre piani!”
“Sì…”
“Cavolo è quella costruzione a fianco?!”
“Ahem…la sauna?”
La poveretta dovette risedersi sul sedile dell’auto per riprendersi. Megalomania portami via!
“Tuomas…ti è per caso dato di volta il cervello?!”
“Ma ciambel-” il tastierista parò in extremis “Ahem, tesoro mio, non avevi detto di volere una stanza armadio? E poi ho dovuto fare dello spazio per la collezione Disneyana e quella di paraphernalia e per il mio piano a coda Kaim & Günther! La cantinetta per il vino, la lavanderia e le camere dei ragazzi…nella torretta ci ho installato l’amaca di Jack Sparrow!”
Aiuto…
“Dai, An…non è così tremenda come pensi tu! Entriamo a vederla!” Tuomas le tese la mano speranzoso, pronto a tirarla via se per caso la consorte avesse avuto l’intenzione d’azzannarla.
“E vediamo la casetta…” sospirò lei, tenendo una mano sul pancione air-bag e l’altra in quella di Tuomas che la sbaciucchiava senza sosta per tranquillizzarla.
Alla faccia del pesce d’Aprile!

15 Aprile 2020, ore 9 e 32
Finlandia, Kitee, nuova Casa Holopainen

Anette sgambettava per il corridoio della nuova casa sul lago osservando con cura il procedimento degli imbianchini nelle varie stanze del secondo piano che comprendevano: tre camere da letto, il bagno, la stanza armadio e la famigerata piccionaia di Sparrow, come Jo amava definirla, dal quale ci si arrivava tramite una scala a pioli dal fondo del guardaroba.
I pavimenti in legno erano coperti di teli di nylon e fogli di giornale e la nostra avanzava con molta cautela per non scivolare.
Scese le scale a fatica e si mise a cercare il marito.
Il giorno prima erano venuti a montare la cucina invece quel mattino arrivava il piano e Tuomas era teso e schizzato più del solito. Si mordeva puntualmente le unghie per paura che il suo bambino potesse farsi la bua ed aveva organizzato il tutto in modo che lo strumento fosse la prima cosa ad essere posizionata nel grande salone in un angolo appositamente predestinato.
Non vedendo il marito, Anette raggiunse la scala a chiocciola che collegava il seminterrato con la sala “Jo…hai mica visto papà?”
La testa del figliolo, che dall’estate precedente era cresciuto di una spanna, spuntò dalla tromba delle scale con fra le mani una pila di Paperino “No. Credo che si sia appostato all’inizio del vialetto per avvistare l’arrivo del camion delle consegne!”
“’Kay grazie lo stesso.”
Anette quindi decise di uscire sulla veranda che circondava tutta la casa per godersi la vista sul lago, illuminato dal tiepido sole primaverile.
Gli ultimi giorni erano stati pieni.
Joseph stava riordinando gli ultimi scatoloni della collezione di Paperino giù nella libreria-museo di Tuomas e lei aveva iniziato a riempire un angolo della stanza armadio con i vestitini e le tutine per il pargolo in arrivo.
Intanto alla nostra povera vocalist quelle ultime settimane di gravidanza si facevano sentire: alla sera aveva spesso le caviglie gonfie e doloranti, per non parlare della schiena che certi giorni la uccideva. Meno male che mancano solo più due mesi!
Era davvero ingrassata troppo con la scusa della fame persistente, qualcosa come dodici chilogrammi e li vedeva tutti nel suo viso paffuto e negli abiti premaman extralarge. Dovrò rimettermi in forma o sembrerò un dirigibile nel prossimo tour! Per fortuna posso contare su François!
Quindi la nostra iniziò a percorrere la veranda fino a raggiungere la facciata principale e notare che Tuomas stava a trenta metri di distanza in fitta discussione con Tero ed una donna dai lunghi capelli rossi.
Dapprima pensò che fosse Jonsu delle Indica ma quando Tero la salutò anche lei si era voltata nella sua direzione, scoprendo un visetto appuntito da elfo reso più minuto dalla frangetta.
La donna-elfo la salutò con una mano e la nostra si ritrovò a rispondere, pensando che sembrava davvero molto carina e che Tero aveva trovato proprio una bella ragazza.
Intanto il camion delle consegne era arrivato e Tuomas era saltato tre metri da terra, eccitato come un bambino.
Andava bene che gli omaccioni delle consegne erano pazienti perché il tastierista in quel preciso momento era un papero talmente rompiscatole che avrebbe meritato una sessione ravvicinata con una spara punti per i parati!
Tero e rossa salutarono e se ne andarono lasciando campo libero alla trionfale entrata in casa del nuovo piano Holopaniano che portò via tutto il mattino ed Anette doveva ammettere che lo strumento era davvero un pezzo da museo e - nonostante si fosse scordato a causa del trasporto – non suonava nemmeno male. Il legno era di una sfumatura ciliegio e gli intagli erano veramente belli.
Tuomas, come era da prevedersi, aveva bannato il nuovo arrivo dalle mani inesperte di Joseph che aveva protestato vivacemente.
“Lo sai com’è papà, lascia che se lo goda un po’ poi vedrai che cambierà idea!” lo consolò lei, mentre preparavano la cena.

17 Aprile 2020, ore 16 e 32
Finlandia, Kitee, nuova Casa Holopainen

Anette non ce la faceva davvero più, si era sdraiata in coma sul nuovo divano dell’Home Theatre cercando di recuperare un po’ le forze. Non che avesse potuto fare molto in effetti, ma il pancione pesa!
Era appena andato via un accordatore per il pianoforte, i mobili erano arrivati tutti e c’era stato un via vai continuo di gente ed operai intenti a finire gli ultimi lavoretti.
Durante il weekend i ragazzi dei NW, Bea, Kirsti e rispettivi nonni erano venuti tutti a dare una mano per pulire e mettere in ordine la casa.
C’erano stati momenti di panico quella Domenica quando Jukka si era preso una mensola di vetro in testa mentre le montava nel bagno del piano superiore ma niente che non si potesse risolvere con un sacchetto di ghiaccio.
Marco ed Emppu avevano dipinto i telai delle finestre di bianco, Joseph girava con i nonni montando gli ultimi mobiletti ed i lampadari.
Tero invece si stava dando da fare con i collegamenti tecnologici e della connessione internet di sotto mentre Tuomas era sceso a Kitee per fare provviste e comprare alcuni pezzi per il fonico, oltre a raccattare gli ultimi scatoloni dalla loro isoletta sul lago.
Se Anette raggiungeva un certa finestra e strizzava gli occhi riusciva a vederla la loro vecchia casa. Quel piccolo nido le mancava.
La ghiaia del vialetto scricchiolò rumorosa e la nostra rimase un po’ stupita quando sentì suonare il campanello: Tuomas di norma aveva le chiavi.
Quindi Anette sospirò e si alzò con cautela, ignorando le fitte alla schiena e stringendosi addosso il cardigan che però non riusciva a coprire che una minima porzione del suo addome.
Aperta la porta si trovò davanti la stessa donna-elfo di alcuni giorni prima che la fissò un po’ sorpresa.
“Posso aiutarti?” domandò gentile Anette “Se cerchi Tero è al piano di sotto.”
“Veramente devo vedermi con Tuomas.” sorrise l’altra “Ieri mi ha dato appuntamento qui.”
“Ah, non c’è ma dovrebbe tornare tra breve. Entra pure, accomodati!”
Ma chi cavolo è questa?!
Quindi la nostra fece strada alla donna fino al tavolo dell’ala pranzo, sentendosi un grosso e brutto dirigibile.
Lei è magra come uno stecchino…sigh!
“Scusa se ti faccio questa domanda ma come ti chiami?” domandò quindi la vocalist mentre la sconosciuta si sedeva ripiegando con cura il soprabito.
“Ah…in effetti non mi sono presentata.” ridacchiò dolcemente la rossa “Mi chiamo Johanna Kurkela, molto piacere.”
“Posso offrirti qualcosa mentre aspettiamo? Un tè, un caffè, una limonata, una birra?”
“Un tè è perfetto, grazie.”
Anette si allontanò verso l’area cucina cercando l’occorrente finchè…ops.
“Ahem…ho solo quello deteinato, và bene lo stesso? Sai con la gravidanza…”
“Oh, okay.”
Il silenzio mentre preparava la bevanda la innervosiva ma non sapeva bene per quale motivo, poi capì voltandosi per caso.
Johanna la fissava.
Non che la stesse guardando male ma la seguiva con lo sguardo senza nemmeno nasconderlo, ed era un po’ inquietante.
Joseph salì dalla scala a chiocciola rompendo quel silenzio totale ed infilando la testa nel frigorifero, tornando in superficie quando la madre lo colpì appena con l’anca.
Il ragazzino si guardò intorno poi notò Johanna e fece un cenno di saluto incuriosito, intanto Anette recuperava le tazze ed i piattini del nuovo servizio color celeste che avevano comprato una settimana prima, sussurrando “Jo, da bravo, prova un po’ a cercare papà e digli di tornare a casa presto che ha visite.”
“’kay, Mà.”
La nostra quindi prese il vassoio posandolo sul tavolo e sedendosi dall’altra parte pronta a fare gli onori di casa.
“Tu e Tuomas state lavorando a qualche progetto interessante?” domandò, cercando di spezzare quel denso silenzio mentre versava la bevanda.
“Oh sì…!” il suo sorrisino non le piaceva “Tuomas ha accettato la mia proposta di scrivere una canzone per il mio album. Ci conosciamo da tanto e ne sono veramente felice!”
Un sopracciglio di Anette si era alzato leggermente…si conoscono da tanto, eh?
Johanna aveva notato la sua espressione scettica “Andavamo a scuola assieme da piccoli, eravamo inseparabili, poi la mia famiglia si è trasferita a Lahti ed abbiamo continuato a scriverci per un certo lasso di tempo.”
Anette aveva ascoltato quel piccolo racconto non richiesto in silenzio, occupandosi a bere dalla sua tazza. Non ne sapevo niente, ma non credo che fosse importante…sono cose di una vita fa.
In quella sentirono la ghiaia del vialetto scricchiolare ed una portiera sbattere poi una serie di passi sugli scalini ed la veranda.
“An, sono a casa!” chiamò Tuomas, avanzando nel piccolo ingresso con un sacchetto della spesa zeppo per ogni mano, da uno spuntava il ciuffo di un sedano che dondolava allegramente.
Quando arrivò in vista delle due donne la sua aria baldanzosa si trasformò in leggero nervosismo…avrà mica fiutato l’atmosfera?
“Ciao piccola Nana!” sorrise, strizzando gli occhi “Mica hai aspettato tanto?”
“No, no…Too sei sicuro di volerla provare oggi? Sai con il trasloco, le distrazioni tutte insieme…forse ti serve più tempo.”
“Che scherzi?” il tastierista aveva posato le borse accanto al bancone della cucina.
Too…Nana?! Si chiamano per nomignoli?!
“Okay…vi lascio lavorare in pace, allora!” alzò quindi le mani Anette con un sorrisetto, ritirandosi al piano di sopra.

18 Aprile 2020, ore 13 e 40
Finlandia, Kitee, nuova Casa Holopainen

No, Anette non si sentiva gelosa…sarebbe stato così stupido, dopotutto.
Fatto stava che aveva improvvisamente voglia di cioccolata.
Tuomas e Johanna il giorno prima avevano passato il resto del pomeriggio a provare col piano e le Korg, recuperando il tempo perduto e riesumando vari, felici ricordi dell’infanzia.
Oggi invece avevano deciso di passare la giornata fuori in cerca dei loro posti ‘magici’.
Gelosa…chi sarebbe gelosa?
In più Tuomas aveva preso accordi con Tero per registrare la traccia al Caverock quel lunedì.
Peccato che le aveva promesso di accompagnarla alla penultima visita all’ospedale, guarda caso lo stesso giorno…
Il papero c’era rimasto di sale quando se n’era accorto, le aveva chiesto profusamente scusa ed aveva minacciato di chiamare il fonico e farsi spostare la sessione.
Anette lo aveva convinto a lasciare le cose come stavano perché, in fondo, non era una grande cosa…Tuomas l’aveva accompagnata ad ogni visita fino a quel momento!
La gravidanza procedeva a meraviglia e non voleva creargli pasticci, intanto Kirsti si era subito offerta di rimpiazzarlo per darle un passaggio in macchina.
Fu proprio durante quel breve viaggio che Anette parlò per caso di Johanna con la suocera.
“Ah…sì, me la ricordo. Quei due erano sempre in giro mano nella mano, a raccogliere margherite e coccolare il cane…” fu la risposta di Kirsti “Quando i suoi genitori decisero di trasferirsi lontano lui ne fece una malattia i primi tempi e credo che Johanna avesse un debole per Too.”
Lo sapevo…
“Perché cara? Qualcosa ti turba?” la voce dolce di Nonna Holopainen aveva preso una tinta leggermente preoccupata.
“No, niente. Ero solo curiosa dato che non l’avevo mai conosciuta e Tuomas non me ne ha mai accennato. Tutto qui, davvero!”
“Anette, tesoro, sono sicura che non ci sono pericoli oramai.” il suo sorriso e l’occhiata discreta al suo ventre la confortò “Se quell’ultratrentenne trollato di mio figlio tenta qualcosa stai sicura che non uscirà vivo da questa cittadina per raccontarlo.”
Brrr…che aura infuocata…sembra una fan girl!

21 Aprile 2020, ore 16 e 10
Finlandia, Kitee, nuova Casa Holopainen

La visita del giorno prima era andata bene come tutte le altre.
Secondo i calcoli del ginecologo la gravidanza sarebbe finita appena prima o subito dopo l’inizio di Giugno.
Intanto Joseph non stava quasi mai in casa con l’arrivo della bella stagione, il ragazzo aveva iniziato a giocare a calcio e da qualche tempo aveva lasciato le tastiere e la chitarra acustica per prendere lezioni di Sax. Tuomas gli dava una mano quando si esercitava in casa ma il tastierista rispolverava tecnica sepolta sotto polvere secolare. Ahem…non volete sapere che stonature…
Intanto Johanna era tornata a casa sua anche se continuava a sentirsi regolarmente con il tastierista. A quanto pare la cotta non le è passata…pazienza!
La vita procedeva.
Quel pomeriggio Anette era seduta sulla sdraio in veranda, comoda come un pascià.
Alcune ore prima i due uomini di casa l’avevano accomodata con mille premure, manco fosse stata sul punto di rompersi, partendo per una delle prime retate di pesca sul lago dopo lo scioglimento del ghiaccio invernale.
Intanto lei osservava con una calma quasi indifferente il panorama verde, azzurro ed argento.
Il suo ventre si gonfiava a vista d’occhio ed a sentire François – che era venuto a trovarla il weekend passato - era ancora ingrassata di qualche chilo nell’ultimo mese.
Avevano iniziato a dolerle le caviglie, soprattutto la sera; Tuomas le aveva poggiato i piedini con infinita premura su uno sgabellino completo da un soffice cuscino di piuma prima di andare via.
Durante quegli ultimi mesi tutto il suo corpo era cambiato, seguendo delle leggi mai scritte ma che ogni fibra del suo essere conosceva.
Fra le mani teneva un libro ma per quanto ci provasse non riusciva a leggerne che due o tre paragrafi per volta, era così rilassata che avrebbe volentieri fatto un sonnellino se non fosse stato per i movimenti nervosi dentro al suo pancione…
Il piccolo occupante scalciava più o meno forte, ed in quel preciso momento sembrava davvero inquieto.
Corrugò la fronte e batté gentilmente il ventre, strofinando piano.
“Non hai intenzione di stare tranquillo eh?” domandò, un po’ indispettita “È una giornata stupenda, sai?”
Nell’ultimo paio di mesi aveva preso a parlare con il suo pancione, Tuomas lo faceva sempre.
Il marito passava ore intere a fare le facce buffe mentre lei si tratteneva dal ridere…Emppu ed i ragazzi l’avevano soprannominato ‘Padre-fulminato-d’amore’ commento che li aveva bannati per una settimana da casa Holopainen ed – per farsi riammettere alla magione blu - avevano dovuto portare in dono una scorta annuale di caffè, una nuova collezione d’illustrazioni fantasy ed in più l’abbonamento ad Aku Ankka per un anno intero.
Anche Satu stava per mettere al mondo il terzo cucciolo di casa Nevalainen proprio in quel periodo e tutti – perfino Tero ed Ewo – non vedevano l’ora di coccolare i nuovi arrivati…
Per il resto tutto andava meravigliosamente bene, Kirsti e Bea non parlavano d’altro e stavano preparando il corredino con tanta cura ed amore, da vere chiocce.
Un calcio particolarmente secco la fece sobbalzare nel suo comodo giaciglio ed Anette sfregò il punto, preoccupata.
“Se hai già un caratterino così adesso, non oso pensare dopo…” borbottò, sorridendo.
Negli ultimi mesi Tuomas scriveva le canzoni per il nuovo disco, diversamente dalle altre volte aveva preso quel lavoro con calma ed usava quasi esclusivamente il suo beneamato Kaim & Günther, nuova aggiunta alla sua collezione di strumenti.
Inevitabilmente le melodie, ogni armonia si espandeva per la casa attraverso le porte e le finestre aperte anche quando Tuomas sapeva che lei stava riposando e cercava di non fare più rumore del dovuto, abbassando il tono dello strumento al limite.
Alcune musiche le aveva provate e rielaborate più di altre ma una in particolare l’aveva presa immediatamente e si era agganciata al suo inconscio.

Quando Tuomas l’aveva scoperta a canticchiarla senza parole, lei aveva subito smesso imbarazzata. Quindi il marito l’aveva presa per mano e fatta sedere con lui davanti ai tasti avorio.
“Aiutami…”le chiese mentre attaccava “Cantala per me, An…”
“Ma…non ho il testo!”
“Ne puoi fare a meno credo…” le aveva sorriso, giocoso “E so che per domani ci sarà anche il testo…”

L’aveva convinta e davvero quella melodia era cresciuta così, semplicemente.
Non aveva mai messo dito nel lavoro di composizione di Tuomas ma il risultato di quella sera era finito nella classifica dei più bei momenti della sua vita.
Aveva anche notato – le sue però erano ipotesi e null’altro – che il bambino tendeva a scalciare quando Tuomas non c’era, come se lo sapesse. Anette era più propensa a pensare che fosse la mancanza del suono del piano a renderlo così irrequieto.Quindi decise di provare un piccolo esperimento…
Intanto aveva ripescato dalla memoria la traccia del piano ed aveva iniziato a canticchiare sottovoce, abbracciando il suo ventre. Non dava molta forza alla voce per non dare fastidio al piccolo con la sua tecnica di respirazione ma il risultato continuava a soddisfarla comunque, non era una canzone che richiedeva tanta potenza in fondo...
…ed il testo che Tuomas aveva scritto era stranamente vero in quel momento mentre i raggi obliqui del sole tagliati dal tetto della veranda le accarezzavano le gambe e si tingevano di un arancione ramato.

At the end of the river the sundown beams…
Era come una ninnananna per lei, una di quelle canzoni piene di pura speranza ma anche un po’ tristi.
Tuomas non aveva detto niente ma An l’aveva capito che quello era un omaggio al nonno del tastierista.
Lei rispettava quella sua decisione ma non riusciva a smetterla di cantarla anche per chi era rimasto indietro su quella terra. Quel gioiello musicale era vero e sentito e sperava di rendere quella bellezza sonora con la sua voce.
Quindi cantava.
Per chi c’era.
Per chi era rimasto indietro.
Per chi doveva ancora arrivare.

~~~

Citazioni tratte da: Turn Loose the Mermaids. Questa canzone è davvero una sorta di omaggio al nonno di Tuomas, l'ho letto in un'intervista ma non chiedetemi quale xD

Dopo non so quanto tempo (che non quantizzo per non sentirmi male, cuore debole ahimè!) ecco che riaggiorno DOR, con il terz'ultimo capitolo! =)
Sì, avete capito bene: terz'ultimo.
*Rullo di tamburi*
La storia è finalmente completa in un angolo del mio disco rigido quindi gli aggiornamenti torneranno regolari fino al 'The end'!
Poi potremo pensare a 'The Fling' =D
A dire il vero spero che ci siano ancora dei lettori, lo so che negli ultimi mesi vi ho fatto decisamente penare con i miei aggiornamenti alla 'come capita', capitoli corti eccetera...ma la vita reale è decisamente più dura di quanto non sembri ed i NW nel corso del tempo hanno anche fatto la loro parte, uccidendo la mia ispirazione ma in fondo so che è giusto che vadano per la loro strada anche se personalmente non condivido la piega che hanno preso gli eventi.
Quindi spero che abbiate ancora voglia di seguire gli ultimi capitoli di DOR e magari di lasciare anche un commentino ma solo se né avete voglia! =)
Intanto ci rivedremo sabato della prossima settimana con un nuovo capitolo.
Un abbraccio per tutti quelli che leggeranno!
Hermes

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Capitolo 87
*** 87 ***


26 Aprile 2020, ore 15 e 45
Finlandia, Kitee, nuova casa Holopainen
Anette guardava con un largo sorriso al di là della veranda i suoi due maschi impegnati in una nuova avventura.
Tuomas le aveva proibito di lasciare l’ombra della tettoia, stava diventando sempre più premuroso con così poco all’evento e lei ormai non ci provava neanche a contraddirlo per mantenere il quieto vivere, intanto quando il tastierista non guardava nella sua direzione lei sgattaiolava via. Tiè papero!
A fianco della casa, cinquanta metri più in là era rimasto un pezzettino di terreno spoglio a causa dei macchinari usati per la costruzione della casa e Tuomas si era messo in testa di piantare un ‘giardino vegetale’ come lo definiva lui.
All’inizio Johan e Pentti gli avevano dato una mano per preparare il terreno e per recuperare piantini ma adesso il tastierista aveva coraggiosamente deciso di tentare la sorte con il pollice verde seminando carote, zucchine ed insalatina.
Era veramente strano vederlo in mezzo ad un sentiero, chino a seminare. Più che un ortolano sembrava un cowboy!
Joseph era un po’ scettico all’inizio ma poi, dato che quella domenica non aveva nient’altro da fare, si era unito al padre ed ora l’aiutava, schermandosi gli occhi dal sole con il paio di Rayban del papà.
Se avesse potuto dar loro una mano l’avrebbe fatto, uffi questa gravidanza…sono proprio stufa!
Nel mentre Joseph si era appropriato della gomma e spruzzava il tastierista sulla schiena, il poveretto fece un salto di tre metri all’acqua gelata.
“JOOO!!!!”
“Non l’ho fatto apposta!”
“Dillo che vuoi farmi prendere un infarto!!!”
“Non fare il tragico, pà!”
“BUUUUH, se ti prendo!”
Il momento idilliaco si era spezzato ed An nascose il volto nella mano.
Maschi Holopainen…o li ami, o li odi, o ci ridi sopra…sigh!

12 Maggio 2020, ore 2 e 21
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Il lago era calmo, la risacca si trascinava costante sui ciottoli della riva.
Quel suono si sentiva anche nella casa del tastierista dei Nightwish.
In quel momento Tuomas guardava il panorama dalla finestra, fumacchiando sul letto.
Quell’anno il clima era caldissimo tanto che da qualche giorno dormivano con le finestre aperte per lasciar entrare l’aria umida della sera.
Ormai il trasloco era completato in tutto e per tutto ed Anette – dopo l’iniziale smarrimento alla vista della loro nuova dimora – l’aveva preso per il centro di un tiro a segno…e la sua mira si era rivelata accurata.
Gli occhi di Tuomas si spostarono sulla donna al suo fianco che dormiva serenamente, dandogli le spalle.
Ormai aveva raggiunto la taglia di un’orca assassina nana ed il suo dottore aveva preparato i fogli per il ricovero dato che mancava meno di un mese al lieto evento...
Intravedeva la forma rotonda del pancione dalla sua posizione. Un sorriso gli piegò le labbra.
Anette non aveva voluto sapere il sesso del nascituro e lui sperava solo che stesse bene.
Già da un mese era un fascio di nervi, quando suonava il suo nuovo pianoforte al piano di sotto aveva sorpreso le sue mani tremare più di una volta.
Non era sicuro di essere pronto per un neonato…cioè, padre certo, ma…come avrebbe fatto?!
E se, inavvertitamente lo avesse rotto?! Lui ed un bebè…quella sì che era un’equazione impossibile!

Anette si era accorta del suo imminente attacco nervoso dal numero in costante aumento di sigarette che fumava quotidianamente, tanto che ci aveva dato un taglio con un ultimatum: più di un pacchetto al giorno ed avrebbe dormito nella vasca da bagno.
Meno male che in suo soccorso erano arrivati i ragazzi con l’invenzione del millennio…ovvero la sigaretta elettronica che si stava comodamente fumando in quel momento. Gli spiaceva imbrogliarla, ma era più forte di lui…aveva bisogno di una valvola di sfogo!
“Tuomas…” Anette si stiracchiò lentamente, strofinandosi gli occhi.
Oh, merda!
Cacciò sotto il cuscino l’oggetto della discordia cercando di non dare troppo nell’occhio nelle prime luci dell’alba.
“Sei sveglio?” mormorò lei, sdraiandosi sulla schiena con cautela e cercandolo con una mano, l’altra poggiata sul pancione.
“Sono qui, An…cosa c’è?” domandò con il suo miglior tono innocente.
“Ti dispiacerebbe chiamare mia madre e dirle di venire a stare con Joseph?”
Il tastierista sbatté le palpebre, cercando di capire il senso di quella richiesta “È notte fonda…se chiamassi Bea le verrebbe un colpo e penserebbe che tu stai per-” la lingua gli si era inaridita incollandosi al palato stile pergamena, mentre la rivelazione lo colpì lasciandolo a bocca spalancata “Anette…”
“Temo che dovrai farle prendere un colpo, Tuom. Ho le contrazioni.”
“Ma…ma è presto…” Tuomas si aggrappò disperatamente a quella flebile speranza “Sarà un falso allarme, no?!”
Anette spostò lo sguardo su di lui, lievemente irritata “Lo direi anch’io se non avessi la certezza di aver appena rotto le acque…adesso prendi quel dannato cordless in mano, Mister Holopainen, e chiama mia madre!
Con il cuore che batteva come un tamburo indiano saltò dal letto, tuffandosi nel corridoio in ricerca di un telefono.
Dieci minuti dopo metteva in moto l’auto con la testa che gli girava.
Bea stava arrivando ed Anette si era accomodata sul sedile accanto al suo, dimostrando una calma quasi irritante.
“Come fai?!” le domandò mentre viaggiavano sulla strada inghiaiata a velocità moderata.
“Di che parli?”
“A stare così tranquilla?”
“Beh…non è la prima volta, Tuom. Andrà tutto bene!”
“È una parola!” borbottò l’uomo, svoltando sulla strada asfaltata e spingendo a tavoletta l’acceleratore.
Maledizione, non potevi aspettare ancora un mesetto fagottino?!

12 Maggio 2020, ore 4 e 35
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Tuomas faceva freneticamente avanti ed indietro in quel corridoio da oltre due ore.
Panico, panico, panico, panicopanicopanicopanicoPANICO!!!
La macchinetta del caffè nella sala d’attesa del reparto lo aveva deriso…tutto il caffè era esaurito!
Non ce la posso fare…come faccio…
Intanto pregava, nemmeno lui sapeva cosa.
Sapeva che i travagli a volte erano lunghi ma due ore senza informazioni…
“Sommo poeta, arrivano i rinforzi!!!” esclamò a voce bassa Jukka.
Il batterista lo prese a braccetto e si sedettero sulla panca con Tuomas che borbottava scalciando.
“Buono lì, papero che sono la tua salvezza!” esclamò Jukka, tirando fuori da una borsa di plastica un thermos “Caffè corretto 2 a 1 con Kalhua!”
Per poco Tuomas non l’avrebbe baciato “Come hai saputo?”
“Bea…” strizzò gli occhi amichevole Jukka “Com’è il bollettino?”
“Non so ancora niente…sono un po’ preoccupato.”
“Nah…An è una roccia e una cosuccia del genere non può farle niente!” lo consolò l’amico “Ti ricordi quando Luna è nata? Sette ore! Un incubo…alla fine quando sono andato a trovare Satu mi avrebbe ucciso se avesse avuto ancora la forza!”
I due iniziarono a parlare del più e del meno ma il papero teneva sotto controllo l’orologio, ansioso.

12 Maggio 2020, ore 5 e 40
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Il corridoio risuonò dei passi di una donna.
E ben presto l’infermiera si fermò all’altezza dei due uomini, confusa.
Jukka stava russando con la bolla al naso sulla spalla del tastierista, il caffè corretto lo aveva semisteso.
“Il signor Holopainen?”
A quel richiamo Tuomas ritornò perfettamente vigile e sobrio “Sì…?”
“Ho il piacere di informarla che sua moglie sta bene, è diventato padre di una bambina meravigliosa!” l’infermiera sorrise dolcemente.
“Uh? Ah? Marmocchio?” Jukka era tornato in vita, in stato confusionale a causa della semi-sbornia.
Intanto Tuomas aveva perso la parola “Una, u-u-una b-b-ba-bambina?”
“Perfettamente in salute!” annuì l’infermiera, dopo aver lanciato un’occhiata di storto al batterista.
Meri.
Anette.

“Vai, sommo! Faccio il giro di telefonate per dare la lieta notizia!!!” esclamò Jukka, iperattivo.
“Aspetta le sette o tirerai giù tutti dal letto!”
“Chissene! Bisogna festeggiare!!! Vodka per tutti! Yahoo!” l’amico era già corso verso l’uscita con il pugno alzato
Oddio la caffeina mischiata alla Kalhua sta avendo effetti collaterali imprevisti…
Quindi Tuomas s’informo con un gocciolone dall’infermiera sulla camera di An e si diresse lì cercando di fare meno rumore possibile per non disturbarla.
Accidenti, è successo…sono papà.

12 Maggio 2020, ore 8 e 22
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Tuomas era rimasto seduto accanto al letto e alla piccola culla dove stava la ancora più piccola Meri, coperta con un lenzuolino rosa stampato ad orsacchiotti.
Anette dormiva, quando era entrato alcune ore prima, aveva il viso arrossato per lo sforzo ma ora era tornata del suo carnato naturale ancora un po’ rosa sulle guance.
Le aveva lasciato un piccolo bacio sulla fronte poi aveva atteso in silenzio mentre i raggi di sole ruotavano nella stanza, lanciando sguardi adoranti alle sue due donne.
Oh prevedo già gli infarti quando verrai grande ed avrai le tue prime cotte…piccolina io ci sarò sempre.
Un piccolo movimento dal letto gli fece voltare lo sguardo ed An lo fissava, semi-addormentata.
“’ao, Tuom…” salutò intontita.
Il tastierista si limitò a prenderle la mano e stringerla, sorridendo.
An lo ricambiò poi chiuse di nuovo gli occhi.
Ci volle ancora un paio d’ore prima che Anette ritornasse di nuovo sveglia. La neonata si era messa a piagnucolare affamata ed An l’aveva cullata un po’ dopo il pasto, accarezzandole con la punta di un dito le guanciotte, Tuomas aveva scattato una foto poi An – più ferrata di lui sull’argomento – l’aveva forwardata a tutti i ragazzi, François ed ai suoi genitori.
“Dai Tuom…ti piacerebbe prenderla in braccio?” domandò poi lei con dolcezza.
Il tastierista era seduto sulla sponda del letto e l’aveva guardata da lontano ma quando fu chiamato in causa fece di no con la testa fermamente.
“An, io sono un pericolo pubblico, la faccio cadere…nononononononono!”
“Non è difficile come sembra, pauroso!” replicò lei ridacchiando “Dai, avvicinati. Mantieni le braccia a culla e non irrigidirti o la svegli e si mette a piangere.”
“An…!” piagnucolò Tuom, terrorizzato, ma intanto la prendeva dalle braccia di lei con tutte le cure possibili.
“Shhh…guarda, visto? Ci sei riuscito! Bravo papà!” annuì lei, orgogliosa del suo papero “Cullala piano e non fare movimenti bruschi.”
Tuomas si alzò pian pianino facendo qualche passo e tenendo gli occhi sul fagottino fra le sue braccia, la schiena un po’ rigida. Solo in quel momento l’intero peso dell’evento si assestò completamente sulle sue spalle.
Anette lo vide inclinare il capo con il mento appoggiato al petto. Le labbra compresse in una riga diritta e gli occhi chiusi.
“Tuom…che succede?” la voce fioca, esitante d’Anette si fece strada fino a lui.
Come poteva spiegarglielo?
Il peso di quel fagottino caldo e vivo contro il suo petto.
Stava combattendo una battaglia epica per non sciogliersi in lacrime, e la stava perdendo.
Un vagito.
Un movimento fra le sue braccia, lo spaventò…l’aveva ferita?! Aveva stretto troppo quel corpicino?! PANICO!
Aprì gli occhi di scatto terrorizzato ed incontrò quelli lucidi e semiaperti della bambina che lo fissava.
La piccola bocca rosea era socchiusa e da lei proveniva un basso mormorio.
Il tastierista si chinò e quando capì, sgranò gli occhi.
“Ho come il sospetto…” commentò Anette ammirata dal suo letto “…che tua figlia sia perdutamente innamorata di te.”
A quel punto l’uomo sorrise, arrossendo anche un po’.
“Smettila, An.” protestò debolmente, accomodando meglio e con mille premure la neonata fra le braccia.
Il nom-nom-nom di lei non si era ancora fermato.
“Sono anch’io una femmina e credimi, la capisco benissimo.” replicò Anette maliziosa, sorridendo al quadretto che le si presentava davanti agli occhi “Allora…hai deciso il nome?”
Tuomas le stava grattando delicatamente il pancino e la piccola gli agguantò un dito con la manina, sorprendendolo.
“Tuom…?” lo richiamò Anette, senza essere irritata dalla sua mancanza di attenzione…poteva anche deflagrare una bomba, l’uomo ormai era cieco e sordo al resto del mondo!
“Che ne dici se ti chiamiamo Meri, piccolina? Ti piace?”
Anette strinse le labbra per evitare di mettersi a ridere…era già arrivato a quello stadio di rimbecillimento?
“Dice che le piace…” continuò il moro, alzando degli occhi perfettamente placidi nella sua direzione.
A.A.A. cercasi cervello di Tuomas Holopainen…purtroppo è rimasto perduto!

13 Maggio 2020, ore 14 e 33
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Anette si era alzata per guardare fuori dalle finestre, il dottore le aveva detto di muoversi un po’ quel giorno ma di non esagerare e lei aveva subito preso l’occasione.
Certo non era in forma splendida e prima di rimettersi a frequentale la palestra avrebbe dovuto aspettare un po’ di tempo…ah niente più pancione, libera come un fringuello!
Per il resto Meri era una bambina d’oro non aveva pianto una volta quella notte e stava tranquilla nel suo lettino, tutto il contrario di Joseph.
Anette cercava di non stancarla troppo, prevedendo che a poco sarebbero venute a trovarle un po’ di gente ma le era impossibile non lasciarle una carezza quando passava.

13 Maggio 2020, ore 16 e 23
Finlandia, Kitee, Ospedale cittadino

Aveva appena concluso una telefonata con un François estatico e l’orecchio non le aveva ancora smesso di fischiare per l’esaltazione del baffopazzo alla lieta notizia quando dalla porta della stanza entrarono Tuomas con un borsone in spalla e subito dietro Joseph che trasportava un coniglietto di vaporoso peluche bianco con un grosso fiocco lilla al collo. Il bambino occhieggiò poco convinto la culla con una certa curiosità.
A chiudere la fila c’erano Kirsti e Bea che andarono subito vicino al lettino, pigolando a bassa voce contente.
“Tutto bene, An?” per prima cosa il tastierista aveva lanciato un’occhiata alla bambina poi le aveva regalato uno dei suoi migliori sorrisi. Più volte l’aveva visto felice, anche se non era facile capirlo: non esternava mai quello che provava ma quel giorno irradiava buonumore da tutti i pori…era così bello a vedersi!
Si sedette sul bordo del letto, afferrandole una mano e portandosela alla bocca…okay, non era solo felice, era radioso.
“Tutto ok…” Anette vide con la coda dell’occhio Jo alzare gli occhi al cielo. Più di una volta negli ultimi tempi il bambino si lamentava che lei e Tuom tubavano senza sosta, segno che il suo bambino presto sarebbe diventato grande.
“I ragazzi ti mandano tutti gli auguri, Jukka e Satu hanno detto che ti vengono a trovare domani mattina.”
“Mamma…” Joseph stava osservando Meri che dormicchiava tranquilla nella sua culla.
‘Sì, Jo?”
“Ma è bionda!”
“Non stupirti, caro!” esclamò Kirsti con un sorriso “Sai, Tuomas era biondo proprio come lei da piccolo poi è venuto castano chiaro, prima di farsi la parrucca ala di corvo!”
“Mamma non porto la parrucca!” replicò imbarazzato il papero mentre Anette rideva appena e Joseph scuoteva la testa, roteando gli occhi. Poi posò in un angolo della culla il coniglietto “Ciao sorellina, sono il tuo fratellone. Mamma e papà non sono male ma l’età avanza e bisogna avere pazienza…”
“Jo!!!” lo riprese Tuomas con un’occhiataccia mentre An aveva nascosto il volto nella mano ridendo ed il figlio continuava a raccontare a Meri con comicità e facce buffe tutta la massa di zii e zie che avevano…ed erano tanti!

24 Maggio 2020, ore 15 e 32
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Anette era seduta su uno dei divani della zona giorno con in braccio Meri che si guardava attorno incuriosita ed attorniata da tutti i ragazzi mentre Tuomas si affaccendava in cucina con bottiglie di birra, gelato e bibite analcoliche per i più piccoli.
Joseph stava giocando a nascondino con i gemelli Hietala e la truppa di Jukka sulla veranda, aiutato da Andrea in visita per il pomeriggio.
L’ospedale le aveva dimesse nei primi giorni della settimana e tutta la compagnia Nightwishiana – ansiosa di conoscere la nuova matricola – quella Domenica si era riversata nella loro nuova casa con famiglie al seguito.
“È bellissima, Anettina!!! Sniff!” trillò François con i lucciconi agli occhi mentre Meri gli toccava il naso e gorgogliava felice mentre Emppu faceva il solletico ad un piedino con un sorriso sul suo faccino rotondo da elfo “Ha gli occhi della mamma!”
“Non consumatemela!” arrivava Tuomas con un vassoio seguito da Marco.
“Geloso Tuomas, eh?” replicò Tero.
Marco si era chinato a guardarla “Posso tenerla?”
“Certo!” An si era alzata posando con cautela la bambina fra le braccia dell’amico.
Meri però non gradì il cambiamento perché appena ebbe dato una buona occhiata al biondo zione barbuto e peloso iniziò a gemere e mugolare nonostante il bassista cercasse di calmarla con l’esperienza accumulata.
“No, non fare così piccolina, su.”
Tero era arrivato in aiuto facendo smorfie, ma la situazione continuò a peggiorare e Meri ora piangeva a tutto spiano facendo venire le palpitazioni al papero che si mangiava le unghie dall’ansia a stento trattenuto da An.
“Ah! Siete dei buzzurri!” esplose infine, avvicinandosi e prendendo la figlioletta in braccio, appoggiandola sulla sua spalla e battendo piano la sua piccola schiena “Shhhh, principessa, papà ha mandato via i cattivoni…tranquilla tesorino di papi.”
La stanza intera lo guardava incredula mentre girava, dondolando appena per calmare il pianto di Meri.
Jukka si strofinava la faccia con un sorriso da scemo ed Emppu rideva silenziosamente.
An lo guardava con un sorrisetto mentre Marco e Tero si risedevano imbarazzati.
“Siamo degli istigatori al pianto…” tirò su con il naso il biondo bassista.
“Ma no…e che è ancora piccolina!” esclamò il fonico, più ottimista “Vedrai che saremo i migliori zioni e ci adorerà!”
Intanto Tuomas aveva effettivamente calmato Meri che adesso singhiozzava ancora piano ma il peggio sembrava passato.
Il tastierista si sporse dalla porta secondaria lasciata aperta “Jo, vieni a suonare qualcosa per Meri…”
“Non dirmi che l’avete fatta piangere di nuovo!” protestò il ragazzino “E lo sai che devo esercitarmi con il sax adesso!”
Nonostante le proteste Joseph entrò in casa seguito dagli altri e si sedette allo sgabello del piano ma prima di iniziare lanciò un’occhiata alla sorellina “Ah…te l’ho detto che gli zii sono una massa di spaventosi vichingoni metallari, no? Ma hanno il cuore di panna, sorellina!”
Quindi il prode erede iniziò a suonare con il pedale del piano premuto e cinque minuti dopo la neonata sorrideva fra le braccia di Tuomas che si era seduto accanto al figlio per permetterle di guardare il fratello.
Anette osservava la scena con tenerezza.
Poteva essere più felice?

~~~

Penultimo capitolo!!! xD
Ci rivediamo la prossima settimana con il finale, lettori silenti.
Meanwhile, a snowy happy birthday to me...! =)

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Capitolo 88
*** 88 ***


“There are some people who live in a dream world, and there are some who face reality;
and then there are those who turn one into the other.”
~ Douglas H. Everett

"It always seems impossible until it's done."
~ Nelson Mandela

“The best thing about dreams is that fleeting moment,
when you are between asleep and awake,
when you don't know the difference between reality and fantasy,
when for just that one moment you feel with your entire soul that
the dream is reality, and it really happened.”

5 Dicembre 2020, ore 18 e 30
Finlandia, Kitee, nuova casa Holopainen
Tuomas era solo nella sua reggia azzurrina e si godeva il panorama del lago dalla finestra mentre scendeva la neve.
Oh beh…non proprio solo…
Meri stava ciangottando allegramente, giocando con il coniglietto di peluche sul tappeto davanti al caminetto.
La bambina stava crescendo velocemente e quando Joseph era in casa gli stava sempre dietro, girando a carponi.
Quel pomeriggio An ed il prode erede avevano progettato un’uscita esclusiva madre e figlio, andando a vedere qualche film al cinema, quindi gli era stata affidata la bambina mentre erano via.
Fino a quel momento era andato tutto benone.
Meri stava per compiere il settimo mese ed era una meraviglia. Li imitava in tutto e per tutto nei limiti delle sue capacità ed s’imbizzarriva per il cioccolato allo stesso modo della sua mamma.
Meri aveva dormito fino alle quattro poi avevano fatto merenda (lui con caffè, lei con i biscottini della mamma ed un succo), guardato gli Aristogatti e giocato a nascondino.
Adesso aveva l’intenzione di riprovare qualche melodia alla Korg prima che Joseph ed An tornassero e poi magari iniziare a fare qualcosa da mangiare. Chi è la più brava massaia di Kitee, me lo date il premio?
Decise le priorità si sedette sul trono di Morgoth che da qualche mese aveva sostituito lo sgabello ed iniziò a suonare qualcosina tanto per scaldarsi le mani.
Quell’estate erano andati tutti in campeggio per provare la demo del nuovo disco, An aveva preferito però raggiungerli solo nell’ultima settimana, quindi lui e Jo si erano divertiti tantissimo con gli altri approfittando dell’ondata di caldo anomala calata sulla Finlandia proprio per la bella stagione.
Il nuovo disco prendeva forma con calma ma i ragazzi ed An non vedevano l’ora di iniziare ad incidere sul serio e dare fuoco alle polveri, sotto l’apparente tranquillità si nascondeva un vulcano in piena eruzione di creatività che l’attesa ingigantiva sempre di più. Prevedeva fuochi d’artificio per quel disco, e pure coreografati!
La pre-produzione di Imaginarium il film era agli sgoccioli e Stobe aveva intenzione di iniziare le riprese presto.
Non era nemmeno un paio di minuti che suonava e qualcuno si era intrufolato a gattoni fra le sue gambe, aggrappandosi ai suoi pantaloni ed alzandosi in piedi premendo sulle ginocchia.
Meri non era ancora ben salda sulle gambe quindi alzò un braccino nella direzione dei tasti avorio ma nemmeno le punte delle sue ditine arrivavano.
Tuomas continuò a suonare per un po’, tenendo d’occhio i suoi sforzi con un sorrisino sotto i baffi, poi la prese in braccio, posandosela sulle gambe e Meri si tese subito prendendo a pugnetti la tastiera e creando una mini-cacofonia.
Il tastierista allontanò le manine borbottando teneramente “Guarda le mani di papà, cucciolotta.”
A causa di lei seduta sulle sue gambe non poteva usare i pedali ma riuscì lo stesso ad inventarsi una piccola canzoncina per farla contenta. Lei rideva mentre Tuomas si era dato al multi-tasking facendo anche le smorfie.
Tempo mezz’oretta e Meri con il pollice in bocca si era semi-addormentata al calduccio sul papà, Tuomas le aveva passato un braccio intorno perché non scivolasse e continuava a suonare impercettibilmente.
Sì, sono proprio un papà modello ehehe…
Da quando la piccola era entrata nella loro vita era una gioia che si rinnovava ogni giorno ed il tastierista faceva fatica a ricordare un periodo più felice.

6 Marzo 2022, ore 4 e 12
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Nella stanza tre respiri si avvicendavano in sincronia, lenti e tranquilli almeno finché la bambina nel box non si strofinò gli occhi con le manine e si girò verso il letto dall’altra parte della stanza, fissando i genitori che riposavano sotto alle coperte, smaltendo le fatiche d’inizio tour.
Si alzò aiutandosi con le sbarre e piagnucolò, scuotendole “Pa-pa! Pa-pa!”
I due adulti si mossero leggermente.
Tuomas mugugnò qualcosa di inintelligibile e cercò di nascondersi nell’incavo della spalla della moglie senza successo.
“No, caro.” mormorò Anette con un sorrisino, ancora mezza addormentata “Ha chiamato te-”
Pa-pa!” il richiamo si era fatto disperato ed il tastierista aprì gli occhi, leggermente allarmato.
“Sbrigati prima che inizi a strillare, o sveglierà anche Jo…” gli consigliò la donna, rannicchiandosi in una posizione più comoda.
Con espressione rassegnata, il tastierista si staccò dal corpo caldo della donna e si mise a sedere con uno sbadiglio…accidenti! Erano solo le quattro del mattino!
Si stiracchiò, mentre la piccola continuava a chiamarlo dalla sua posizione con i lacrimoni.
“Arrivo principessina, arrivo!” esclamò l’uomo, dirigendosi al lettino e chinandosi “Cosa c’è?”
“Meri ame!” la bambina lasciò una sbarra per indicarsi con un sorriso sdentato.
“An, cosa…”
“Non è ancora ora…portala qui…” arrivò la risposta di lei, mentre la lampada accanto al letto si accendeva con un clic.
L’uomo prese in braccio la piccola che si attaccò contenta come una pasqua ai suoi capelli sparati mentre riguadagnava il lettone e la parcheggiava con delicatezza accanto alla sua mamma.
“Mama, api ochi, Meri ame!” lamentò la cucciolotta, in ginocchio mentre smuoveva Anette sdraiata sul fianco.
“Non hai fame, tesoro…” le rispose la donna con un sorrisetto “…vuoi solo dormire con noi!”
I capelli biondo grano della bambina - lunghi fino sulle spalle - si mossero ad onde mentre negava con la testolina, negli occhi azzurri un’aria furbetta. Quando faceva così le ricordava Clara da piccola.
“Lo sai che non devi dire le bugie, Meri.” disse il tastierista, si era risdraiato sul materasso, sbadigliando “Vieni qui, adesso, papà è stanco e vuole il bacio della buonanotte.”
“Tuom…” mormorò Anette con un gocciolone…diventava così infantile a volte!
Intanto la bambina si era lanciata fra le sue braccia, allacciandosi al suo collo e ricoprendogli la faccia di baci mentre rideva perché la barba la pizzicava tutta.
Anette sollevò gli occhi al cielo, cercando a tentoni il tasto dell’abat-jour…meglio tornare a dormire, non hanno bisogno di me.

~ Due ore circa dopo…
Tuomas russava leggermente con la bocca aperta, le braccia che passavano sul corpicino della loro bambina, raggomitolata tutta sul suo petto come un gatto addormentato. La testolina bionda incastrata sotto il suo mento.
Il cielo dietro le tende della stanza aveva appena preso una sfumatura più chiara ed Anette guardava quel quadretto familiare sdraiato accanto a lei.
Cautamente scivolò fuori dall’abbraccio caldo del piumone ed afferrò un vecchio maglione del marito.
La prima luce dell’alba le permetteva di vedere dove andava e scese le scale, raggiungendo la cucina in punta di piedi.
Oh, ma come era volato il tempo?
Ormai Meri stava per compiere due anni e fin dal primo giorno si era legata il padre al grazioso ditino con un doppio nodo.
Non c’era niente che il tastierista non avrebbe fatto per quella donna in miniatura ed Anette in parte non lo biasimava: Meri sembrava un angioletto con i suoi lisci capelli biondi e gli occhioni azzurri.
Padre e figlia avevano sviluppato un rapporto tutto loro sulla stessa lunghezza d’onda e si capivano al volo. Non era strano che spesso il tastierista uscisse a fare una passeggiata con Meri fra le betulle.
Proprio come era stato per lei quando era nato Joseph.
Adesso comprendeva perché Tuomas aveva sempre nutrito una leggera gelosia per il loro primogenito, ora che era lei quella gelosa!
Sorrise a quel pensiero stupido, versandosi una tazza di caffè e mischiandola con del latte.
Tazza in mano si allontanò verso la grande finestra del salone che dava sul lago, l’acqua liscia come una tavola dello stesso color pervinca del cielo. I rami spogli delle betulle riprendevano mano a mano il loro colore mentre l’alba fiammeggiava più in là.
Tutto era silenzio e pace in quelle prime ore del mattino, quella tranquillità se la sentiva fino in fondo al cuore.
La nuova casa che Tuomas aveva voluto costruire al posto del loro piccolo rifugio era stata completata da parecchio ma l’aria sapeva ancora di legno nuovo e vernice fresca…la prima volta che l’aveva vista per poco non le era venuto un colpo!
I Nightwish erano ritornati da poco in carreggiata ed il nuovo disco era stato accolto dal pubblico con grandi festeggiamenti. Lei lo sapeva che era speciale, forse più dei precedenti, e che divertimento nell’inciderlo! Non credeva di essersi mai divertita così in studio…
Addirittura buona parte delle registrazioni l’avevano fatte dentro la casa, usando lo scantinato-museo di Tuomas come sala strumenti. Jukka aveva battuto vigorosamente i coperchi per tre giorni consecutivi facendo tremare il pavimento della sala con la sua megabatteria al quale si era aggiunto anche Troy per una session di otto ore filate in aggiunta a quelle con l’orchestra dirette da Pip a Londra.
I vocali erano stati una passeggiata: lei, Marco e Tuomas più Tero si erano ritrovati al Finnvox e la magia aveva preso vita.
Le riprese del film erano state un vero spasso con tanto di ragazzi tirati come dei pinguini e Tuomas che piangeva perché gli avevano stirato i capelli come degli spaghetti.
A lei era andata bene nel suo ruolo di Snow White dal gusto gotico, i capelli di nuovo del loro colore naturale e puntati in onde stile anni ’20 che le piacevano tantissimo ed avevano fatto andare in fibrillazione François ed il suo gusto per il vintage.
Ed ora? Ora erano di nuovo in tour come degli esaltati, girando di qua e di là.
Certo erano all’inizio e non stavano via più di una o due settimane per volta, lei e Tuomas cercavano di organizzare le trasferte in modo da portarsi dietro anche la bambina ma An sapeva che la frenesia dei continui spostamenti a lungo andare non avrebbe fatto molto bene a Meri ed Aprile sarebbe stato affollatissimo di date.
Solita vita da tour, con la nostalgia di casa e telefonate su Skype per vedere il mio frugolino e Jo.
Per fortuna potevano contare su Bea e Kirsti o se no non sapeva come avrebbero fatto.
E per il resto la vita andava avanti, magari non proprio perfetta ma non c’era male…
Sussultò quando un paio di braccia la strinsero all’altezza della vita, delle labbra si posarono sul suo collo.
“Già alzata? Non è da te…”
“Non l’hai svegliata? Quale magia hai usato per compiere questo miracolo?” domandò lei, stupita di tanta fortuna.
“Telechinesi…sai, la forza del pensiero…”
Anette sbuffò scettica, scuotendo la testa, Tuommi e la sua ironia…
“Il fatto è che con Meri, non passiamo più molto tempo noi due soli.” si scusò lui, la sua stretta si fece più serrata…ecco uno dei motivi per il quale lo amava.
“Ed io che pensavo già ad una vostra fuga dettata dalla passione…” replicò la donna maliziosa.
“Gelosona dovresti vergognarti, sai…” la castigò il tastierista severo, ma le sue labbra si erano piegate in un sorriso.
“Sarà…” Anette finì la bevanda, posò la tazza sul davanzale e si voltò, occhi negli occhi con il marito.
“Vorrei farti presente che sono fuori dal mercato da più di un decennio per colpa tua…” Tuomas, si era chinato verso di lei toccandole il naso con il suo, senza smettere di sorridere.
“Un grande sacrificio, immagino…” disse Anette, le mani sulle sue spalle ed alzandosi quel tanto che bastava per posargli un bacio sulle labbra “Un mucchio di donne soffrono per questo.”
“Puoi ben dirlo!”
Si lasciò abbracciare per un po’, poi alzò la testa pronta a confessarlo e…
“Lo so, Anette.” mormorò lui, posandole un bacio sulla fronte.

Sapeva tutto.
Lo vedeva dal suo sguardo.
Lo sapeva da sempre.
Poggiò di nuovo il capo sulla sua spalla, godendosi quel momento fino in fondo.
“An…”
“Sì?”
“Pensi che per un altro bambino sia troppo presto?”
“Vuoi tirare su una squadra di calcio, tesoro?”
“Ci sto facendo un pensierino, in effetti…”
“Abbiamo tutto il tempo del mondo…”
In quel romantico momento una vocina acuta arrivò fino alle loro orecchie dal piano di sopra…
Ma-ma!
“Tuom…”
“No, cava.” le fece il verso il tastierista con un ghigno di dolce vendetta, posandole un bacio sul naso e liberandola dal suo abbraccio “Ha chiamato te…”
È così iniziava una nuova mattina in casa Holopainen…

[Anette]
The 1st thing I ever heard was a wandering
man telling his story
It was you, the grass under my bare feet
The campfire in the dead of night
The heavenly black of sky and sea

[Nightwish]
It was us
Roaming the rainy roads, combing the gilded beaches
Waking up to a new gallery of wonders every morn
Bathing in places no-one's seen before
Shipwrecked on some matt-painted island
Clad in nothing but the surf - beauty's finest robe

[Tuomas]
Beyond all mortality we are, swinging in the breath of nature
In early air of the dawn of life
A sight to silence the heavens

Nightwish ~ Song of Myself
With courtesy from Imaginaerum

Qui somnia fingit

…THE END…

~~~

Ultimo capitolo, ultima nota!
Dopo queste righe vi libererete di me per un bel pezzo...xD
Okay, DOR ha superato tutti i miei precedenti record.
Sono 256 pagine, 185649 parole, 1140040 caratteri (spazi inclusi) e tre anni di scrittura più o meno continua.
I call it quit.
È stata un'avventura unica nel suo genere anche grazie alla musica meravigliosa dei Nightwish!
Certo non sono stata un’autrice modello e non ho aggiornato spesso in questo ultimo anno, comportamento che credo abbia fatto allontanare parecchi di voi lettori. Sorry about that, it was very mean on my part...
Se passate di qui per il finale spero che vi piaccia, nel prossimo futuro non ho in programma nuovi progetti in questa sezione ma se volete lasciarmi un commentino per dirmi cosa ne pensate in generale di quest'idea (che è iniziata piccola ma ha raggiunto proporzioni cosmiche...xD) io sono ben felice di leggervi! =)

Ora passiamo ai ringraziamenti!
Grazie alla Pepe (come vedi ho attuato dei salti temporali...comunque grazie per gli auguri! Meri e la combriccola ti salutano!!!) che ha commentato il penultimo capitolo! =*
Grazie ai Nightwish (tutti loro, senza distinzioni)
Grazie ai recensori (non vi nomino per mancanza di tempo, ma sapete chi siete! ;)
Grazie alle persone che hanno messo la storia nelle seguite, ricordate, preferite.
Grazie a chi ha solamente letto.
Grazie a chi mi ha mandato messaggi d’incoraggiamento e domande nella messaggistica di questo sito ed in quella di Wordpress. Thank you, guys!
Grazie a Word per non essersi impallato durante la scrittura degli ultimi tre capitoli, come fa di solito quando lavoro. LoL
Grazie anche a me medesima che nel Maggio del 2009 ha deciso di ascoltare i Nightwish per pura curiosità e sapete poi com’è andata…xD

Ho ancora delle piccole chicche, alcuni scatti su The Sims 2 che ho lasciato ultimi per ovvi motivi, ahem. Potete trovarli in questo post sul mio blog, la sezione caraibica è stata fatta per una sana risata. xD

La Hermes passa e chiude e và a stappare una bottiglia per festeggiare!
Ciao ragazzi…=)

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