Fighting in a flat

di SissiCuddles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Fighting in a flat"

Capitolo 1


L’acqua scorreva velocemente fuori dal tubo, la bagnava e poi scivolava giù fino allo scarico.
Lei era immersa nei suoi pensieri. Si trovava in quella casa da poco tempo, ma la sentiva sua, come se fosse nata lì, come se fosse stata sua da sempre.

Dottoressa mi spiace ma ci vorrà circa una settimana per poter eliminare tutte le termiti. Dovremmo sigillare tutta la casa quindi lei dovrà trasferirsi da qualche suo familiare, da una sua amica.
Non può restare qui.




Ciò le era stato detto poco prima, quando un gentile ragazzo di circa 30 anni era arrivato a casa sua e con prepotenza le aveva consigliato di trasferirsi altrove. Le aveva detto di andare da qualche familiare,

quì non ho familiari tranne che mia figlia,

da qualche amico,

non ho amici tranne quei due uomini un po’ strani.

Quindi tentò di prenotare una camera in qualche albergo.

Mi dispiace dottoressa, ma non ci sono camere libere. L’università di Princeston ha organizzato una reunion di vecchi allievi.
Siamo al completo, mi dispiace.




Doveva immaginarselo: le cose non vengono mai da sole. Quando ti capita qualcosa di brutto sicuramente accadrà qualcosa ancora più brutta e incontrollabile che cercherà di metterti ulteriormente in difficoltà.
Non avrebbe voluto trovarsi in quella situazione. Sentirsi obbligata a chiedere un favore ai suoi vecchi amici.

Amici!!!

Non sapeva se poteva ancora chiamarli così. Ormai non parlavano più.
Wilson evitava già da qualche settimana gli abituali pranzi al solito posto e House ormai non le parlava più, tranne che per qualche autorizzazione medica.



Perché chiedi a noi di ospitarti? Non puoi trasferirti da Lucas per qualche giorno.
Lui non ha una casa??




Non sapeva cosa rispondere a quelle domande così pungenti, che non si sarebbe mai aspettata dal suo caro e premuroso amico.
Aveva realmente rovinato quel rapporto d’amicizia che la faceva stare sempre così bene e al sicuro?



-Non posso andare a casa sua, sta lavorando ad un caso complicato e sarebbe pericoloso andare da lui.
-Pericoloso?
-Non pericoloso, ma gli darei fastidio, l’ostacolerei con le mie abitudini, con Rachel. Lui usa la sua casa come uno studio, clienti che arrivano a tutte le ore, oggetti sparsi per la casa...
-Stai cercando di tergiversare??
-Wilson!!! Mi vuoi ospitare o no?!



Lo disse con un tono troppo seccato e violento. Non era da lei.
Perché si comportava così?
Si sentiva agitata, indifesa. Aveva una bambina con lei, ma non aveva una casa per dormire. Il suo istinto materno iniziava a scalciare il suo animo docile. Cercava di farsi sentire.

-Allora??



Ora si trovava in quella casa, sola, con Rachel.
Stava ripensando a cosa era accaduto tutta la giornata.
Era andata al lavoro. Aveva firmato i soliti documenti. Aveva visitato pochi pazienti. Aveva fatto due consulti. Nonostante ciò si sentiva più stanca del solito.
L’acqua scorreva veloce sulle sue spalle elargendole sollievo. Non aveva la forza di muoversi. Era lì inerme e pensava. Sapeva di dover uscire da lì, di avere tante cose da fare, ma non riusciva a muoversi.
All’improvviso un forte rumore la fece trasalire. Era l’orologio del forno a microonde che l’avvertiva che la pizza era pronta.
Aprendo il frigo di quella casa non aveva trovato nulla,come s’aspettava. Così aveva deciso di riscaldare un pizza preconfezionata che aveva comprato nel pomeriggio.
Per Rachel aveva riscaldato un po’ di latte con aggiunta di due biscotti, come aveva suggerito il pediatra.
Chiuse il rubinetto della doccia. Prese il primo accappatoio che trovò, dal momento che il suo l’aveva dimenticato a casa, e uscì dal bagno.
Si asciugò velocemente, cercando di non perdere troppo tempo , aveva freddo e fame. Iniziò ad asciugarsi velocemente i capelli, ma quel phon non funzionava bene così ci impiegò molto tempo e fece troppa confusione.
Rachel iniziò a piangere, s’era svegliata.
Andò in quella specie di salotto e la prese tra le sue braccia cercando di calmarla.

-Su Rachel non piangere adesso sei una bambina grande e i bimbi grandi non piangono.

La posò su quella specie di divano e accese la tv. Mise il primo canale che le capitò: “modelli d’america” così si chiamava quel programma. Pensò che se House avesse potuto vederla in quel momento guardare la tv sicuramente avrebbe ironizzato sul fatto che lei aveva un fondoschiena troppo grande per fare la modella.
Cambiò canale.



Spense la luce. Rachel si era addormentata un’altra volta.
Ritornò nell’ altra stanza per mettersi qualcosa di comodo per la notte. Tra le tante cose, aveva dimenticato anche il pigiama.
La colpa non era sua. Aveva dovuto prendere tutto velocemente così non aveva avuto il tempo di pensare a cosa le avrebbe potuto servire. Ma lei non la pensava così

Dove ho la testa?! Ho dimenticato tutte le cose più importanti.

Prese la prima maglia che trovò nel terzo cassetto. Non aveva mai notato quel mobile.
La maglia le andava leggermente grande, ma non ci fece caso. Si rimise l’accappatoio per restare più calda e ritornò in cucina.
La pizza si era raffreddata, ma a lei non importava. Aveva troppo sonno per pensare di riscaldarla nuovamente. Iniziò a tagliarla. Si alzò e si diresse verso il frigo per prendere una bottiglia di acqua.
Aveva pensato di fare la spesa e non di prendere un pigiama.


Sono veramente stanca



Pensò.
Mentre stava frugando nel frigo, per trovare l’acqua, sentì nuovamente un rumore. Questa volta non era il forno. Concentrò meglio il suo udito cercando di capire da che parte provenisse tutto quel frastuono, ma quando capì era troppo tardi ...


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccovi il secondo capitolo. So già che mi odierete perchè non è molto e vi lascerò ancora una volta con un mistero. Ma sono magnanima e ho deciso di pubblicare anche il terzo capitolo. Enjoy.



CAPITOLO 2


Non aveva pensato al modo in cui vendicarsi. In realtà era stato proprio lui quello a non voler vendicarsi. Ma questo era troppo. Per colpa di un investigatore privato geloso si trovava senza televisore, proprio quando in televisione trasmettevano i nuovi episodi di General Hospital.

House, io avrei pensato ad una piccola vendetta


La vendetta per essere gustata appieno deve essere pianificata alla perfezione. Ogni minimo particolare deve essere concordato con l'alleato. Ogni minimo difetto del povero malcapitato deve essere accentuato. Ogni pregio del vendicatore deve essere sfruttato appieno.

House prese il cappotto ed uscì dal loro loft, maledicendo il povero investigatore e la sua fidanzata che aveva tolto la TV via cavo dalle stanze dei pazienti in coma.

Vado in un posto in cui gli opossum non fanno parte della fauna e dove gli oncologi non si asciugano i capelli con il phon di prima mattina.

Così aveva risposto a Wilson. Quando gli aveva chiesto dove sarebbe andato. Quell'uomo gli stava tenendo nascosto qualcosa, lui lo aveva capito. Ogni volta che usciva di casa gli chiedeva dove fosse diretto così di fretta.

O ha una nuova fidanzata e non vuole che io la terrorizzi o mi sta tenendo qualcosa nascosto.

Salì sulla sua moto, indossò il caso, appoggiò il bastone al duo sostegno e accese il motore. In meno di dieci minuti era di fronte al suo vecchio appartamento.

Parcheggiò la moto lungo il viale e senza fare caso alle altre macchine parcheggiate percorse l'ultimo tratto prima dei gradini che portavano al portone verde.

Mancava poco alla sua soap.

Le gemelle oggi avrebbero confessato che erano loro le colpevoli dell’avvelenamento del primario. Ci sarà da ridere.


Salì i gradini, aprì il portone e cominciò a camminare lungo il corridoio poco illuminato.

Sono passati mesi dall’ultima volta che sono entrato qui. Speriamo ci siano ancora le birre.

Raggiunse la porta del suo appartamento e prese le chiavi.

Nessun rumore ad eccezione del rumore di passi provenienti da altri appartamenti. Inserì le chiavi nella toppa. Girò le chiavi e aprì la porta.

Sentì un fruscio, il rumore di qualcosa che cadeva, la porta del frigorifero chiudersi di scatto e un respiro trattenuto.

"E tu che diavolo ci fai qui?"



Come al solito, le recensioni sono molto apprezzate. Fatemi sapere cosa ci passa per la testa!:D
Grazie per sopportarmi! xx

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao! Come vi ho detto prima, eccovi anche il terzo capitolo.
 La storia si è fatta abbastanza interessante, non trovate? Bene...leggete....


Capitolo 3


Quella voce le aveva fatto cadere la piccola bottiglia d’acqua che aveva appena preso. Lo fissava senza riuscire ad emettere alcun suono. Non si aspettava visite, tanto meno quella di House.



Lisa Cuddy era nella sua cucina. Ora lo stava fissando stupita, immobile, come paralizzata. La bottiglia le era appena caduta di mano. Si piegò per prenderla di scatto.

Alcune domande le inondarono velocemente la mente

Cosa ci fa qui ? Cosa vuole? Rovinerà sicuramente la mia pace ironizzando su ciò che gli ha detto Wilson e su come sono vestita.


In fondo si trovava a casa sua. Indossava il suo accappatoio e una sua maglia. Stava usando la sua cucina e lo guardava senza dir niente. Poi all’improvviso decise di rispondere con una domanda, per metterlo in difficoltà



- Tu che ci fai qui?



Sta indossando una sua maglia e il suo accappatoio, è nella sua cucina e l’unica cosa che riesce a chiedere all’uomo di fronte a lei è “ che ci fai qui?”

è inutile che cerchi di evadere le mie domande. Non mi freghi!

Ma lui era furbo. Non si faceva cogliere impreparato.

Mantenere il controllo sulle proprie emozioni, analizzare ogni singolo dettaglio, mantenere il punto fisso sul discorso. Questo è ciò che faceva ogni volta che tra loro nasceva una discussione. Era insopportabile.



-Non mi copiare le domande. Ti ripeto che ci fai qui?

-Wilson non ti ha detto niente?



Lei era sicura che voleva prenderla in giro. Voleva metterla alle strette per obbligarla a confessare tutto. Mentre lui confermava la sua ipotesi: Wilson gli aveva nascosto qualcosa



Lo sapevo che lui faceva parte di un qualche complotto, ma non pensavo potesse arrivare fino a tal punto


Pensò.



- Lo sapevo che quel piccolo manipolatore mi stava nascondendo qualcosa.



Lei credeva che stesse fingendo. Che voleva sentire la sua versione dei fatti. Pensò che sarebbe stato meglio accontentarlo, per abbreviare i tempi.



House, cosa vuoi sapere?


Lui continuava a controllarla. Sapeva che lei non avrebbe mai creduto alla sua versione dei fatti.

Notò qualcosa di strano nel suo sguardo.



Cuddy, cosa mi stai nascondendo?




-Bene! Non ti ha detto niente. Adesso dovrò nuovamente spiegare tutto. Allora casa mia è fuori uso per le temiti quindi ho chiesto a Wilson di ospitarmi. Lui ha semplicemente preferito darmi le chiavi del tuo appartamento.



Punto fondamentale: Cuddy vive nel mio appartamento, alla mia insaputa e per di più in alleanza con Wilson. Strano che abbia chiesto a lui. Come mai non è con il suo boy-toy?

Meglio indagare.



Ma tu che ci fai qui?



Cercava ancora di copiare le sue domande. House si stava innervosendo, ma voleva continuare con il loro gioco.



Non ha ancora imparato che non deve ripetere le mie stesse domande. Devo sempre insegnarle tutto, ma questo a suo tempo. Ora devo architettare una vendetta per Wilson.


-Qualcuno che tu conosci molto bene ha fatto scattare il sistema antincendio nel nostro loft bagnando lo schermo piatto, un’altra persona che conosci sicuramente, ancora più gentilmente, ha eliminato la tv via cavo nelle stanze dei pazienti.-



Soddisfatta eh? Scommetto che ora ti senti un po’ in colpa?!

-Comunque tra poco comincia la mia soap e ho bisogno della mia televisione.



Solo a guardare la tua soap. Ma ti credi di parlare con uno dei tuoi paperotti, quelli che credono a tutto ciò che dici?! Se vuoi giocare ora non ne ho voglia.



Il tuo sguardo ha qualcosa che non va!

Ma il tuo sentirti in colpa non è per questa tua intrusione. Dopo tutto credevi che io ne fossi a conoscenza.

Che cosa mi sta nascondendo la piccola Cuddy?


-Ah! Devi vedere la tua soap. Bene porto Rachel nell’altra stanza così puoi guardarla su questo coso che chiami divano.





Prese la sua piccola Rachel in braccio e iniziò ad incamminarsi nella stanza adiacente. Nella camera da letto di colui che lei considerava solo un dipendente, un amico. Posò Rachel sul letto e andò in cucina.



Ma come è suscettibile oggi. Ipotesi: Problemi in ospedale? No. Ho anche fatto il mio turno in clinic. Beh, lo ha fatto Tredici al posto mio. Problemi con Rachel? Non sembra, è troppo piccola per poterle dare certi problemi. Menopausa? No, devo aspettare ancora un po’ di anni per farla entrare nelle mie ipotesi. La casa? Non credo. Non si è poi fatta tanti scrupoli a prendere il mio appartamento. il suo boy-toy? Il suo amichetto ha una casa. Perché non è andata da lui? Trovato il punto debole. Nuovo obiettivo: devo farla innervosire e lei confesserà.

-Ma come sei simpatica. Eh! Visto che ci sei lasciami pure un trancio di pizza.



Adesso iniziava ad infastidirla. Voleva restare sola.



L’ho fatta irritare è? Primo passo, fatto


-Tieni! Prenditela tutta non ho più fame





Ora è irritata, scocciata e non ha nemmeno mangiato. Si mette sempre meglio. Il mio istinto mi dice di attaccare.



Dalla cucina andò velocemente nel salotto e posò, con poca delicatezza, la pizza sul piccolo tavolino. E iniziò ad incamminarsi di nuovo verso la stanza da letto.



- aspetta…perché non sei dal tuo boy-toy?



Perché cercava sempre di nascondere delle cose ad “House il genio”. Riusciva sempre a capire tutto. Questo la infastidiva perchè non poteva avere segreti, per lui era come un libro aperto.

Adesso lui voleva approfondire ciò che gli aveva detto Wilson, voleva investigare. Non lo dovevano chiamare solo “House il genio” bensì “House il genio investigatore che si intromette sempre nelle vite degli altri”



-Si chiama Lucas. Comunque Lucas- evidenziando con il tono di voce il nome – deve lavorare. Ma Wilson non ti a detto niente?!



Vedo che adesso cominci a credermi. E il mio obiettivo non è ancora stato raggiunto. La solita scusa del “deve lavorare”…ormai è vecchia!


-Niente. Altrimenti sarei arrivato quando tu eri sotto la doccia.



Avrebbe voluto sorridere sentendo la sua risposta, ma era stanca quindi preferì solo rispondere a tono, così avrebbe chiuso quella conversazione che la irritava tanto.

Lui notò quel sorriso mancato.



Obiettivo sempre più vicino.
Era stanca, e lui lo aveva capito. Ma sapeva anche che questa loro discussione l’avrebbero potuta continuare per molto.

-Si così ti veniva un infarto, ormai hai una certa età.



Allora vuoi proprio scherzare con me…va bene.

-Certo certo, non sono io quello che si avvicina alla menopausa.



Cuddy sbadigliò mentre House non dava segni di cedimento.

Lei iniziava a stancarsi di quel gioco.

-Notte House! Non farti venire strane idee e cerca di non fare troppo casino.



Lui sferrò l’ultimo attacco.







-Stai tranquilla! E vedi di non fare sogni erotici su di me , altrimenti cosa penserà il tuo boy-toy?



Questa frase l’aveva sentita dal corridoio, ma non poté non rispondere. Non ne poteva più.

Lui sapeva che lei avrebbe risposto a quell’ultimo attacco, così aspettava l’ennesima risposta o il suo sbuffo di disapprovazione.



-Che non mi sia sentita bene, che la febbre alta mi abbia procurato allucinazioni di esseri bisognosi!



Aveva captato ogni singola parola di quella frase. Ogni significato nascosto fra le righe lui lo aveva interpretato, scovato.

Lei si rese conto che forse aveva esagerato. Sapeva quanto House odiava essere considerato un bisognoso.

Colpito e affondato.
Tornò velocemente in salotto e lo vide lì seduto con lo sguardo rivolto verso lo schermo, come se non avesse sentito nulla.

Lui aveva sentito, ne era sicura.



-Scusami, non volevo!



Cuddy non ottenne nessuna risposta.



Troppo tardi.



Come vi sentite dopo questo capitolo? Fatemi sapere...

Grazie xx

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Scusate la mia assenza, ma sono stata occupata con altre cose, comprese due fanfic in inglese che sto continuando a scrivere. Chi fosse interessato a leggerle mi mandi un MP:)
Grazie

Capitolo 4


-Che non mi sia sentita bene, che la febbre alta mi abbia procurato allucinazioni di esseri bisognosi!


Colpito e affondato.


-Scusami, non volevo.


Il silenzio si era impossessato di tutto l’appartamento. Solo le voci leggere degli attori in tv facevano da sottofondo a quella situazione.

Non lo ha detto veramente. Non pensavo avrebbe potuto raggiungere dal punto.



- House, mi dispiace. Io non…

- Lascia stare Cuddy…

Entrò velocemente nella camera cercando di nascondersi.
L’aveva offeso, ma non era nelle sue intenzioni. Aveva esagerato.
Rachel dormiva. Si tolse l’accappatoio. Lo posò in bagno e si posizionò sotto le coperte.


Lo sguardo di House non l’aveva seguiva questa volta, rimase fisso sulle figure che si muovevano sullo schermo.

Ogni significato nascosto tra le parole, lui lo aveva intercettato; l’inclinazione nella voce della donna glielo aveva permesso.


Scacco Matto


E’ riuscita a colpirmi nel profondo. E’ riuscita a trovare il mio punto dolente. E con una sola stupida battuta è riuscita a bloccarmi.


Sono seduto nel mio vecchio salotto, mentre Cuddy è nell’altra stanza con sua figlia. Non credo stia dormendo, i suoi sensi di colpa le staranno attanagliando lo stomaco.

Mi sono mostrato indifeso, errore mio. E’ colpa mia, lei non dovrebbe sentirsi male per me. L’ho insultata per più di venti anni, l’ho fatta soffrire. Lei non l’ha fatto apposta. Al contrario di me.


House rimase a fissare lo schermo del televisore, ma ormai non gli interessava la sua soap. Il suo cervello era troppo in preda ai pensieri e a quella sensazione sgradevole.

Sono stato un lurido bastardo per venti anni, lei lo è stata per pochi secondi.

Non proveniva alcun rumore dalla stanza, House non sentiva niente.

Era strano dormire in quel letto.
Non avrebbe mai pensato di dormire lì. Almeno non in una circostanza simile.
Si sentiva protetta e allo stesso tempo a disagio.
A disagio perché lui era nell’altra camera, a guardare la tv.
Siii, a guardare la tv!
Sentiva la sua presenza, ma non riusciva a captare le sue sensazioni, le sue emozioni.

Completamente avvolti nel silenzio.

Era triste perché l’aveva offeso? Era ancora seduto sul quel divano, o cercava in giro cose estranee che invadevano il suo territorio?
Stava pensando a lei? Queste erano le domande che la tenevano sveglia

Come qualcosa di irreale.


Probabilmente Cuddy si starà sentendo veramente male. Conoscendola starà piangendo.

E ancora una volta questo è colpa mia.


Improvvisamente un odore familiare la invase. Era il suo odore che aveva impregnato le coperte. Inspirò profondamente.
Quanto amava quell’odore!
In fondo quell’uomo non era poi così male. Era sempre presente quando aveva veramente bisogno di lui. Aveva sempre un consiglio da darle. Era un amico, un buon amico.
Amico?!
Aveva realmente esagerato. Forse ora non era più su quel divano. Era andato via, disgustato dal suo comportamento infantile, sicuramente non da buona amica.

Era passata più o meno un’ora da quella brutta discussione. Per la prima volta House staccò lo sguardo dallo schermo e percorse la stanza con lo sguardo.

Posò lo sguardo sul suo piano, che ormai non suonava da tempo. Una delle cose che non aveva portato a casa di Wilson. Forse una delle poche cose che lo legava ancora a quella casa.

Lei decise di alzarsi. Di andare da lui per scusarsi, per fargli compagnia. Per parlare. Per confessargli ciò che le era accaduto. Era stanca di affrontare tutto da sola.
Si alzò. Si avvicinò alla porta. Inspirò nuovamente. Mise la mano sulla maniglia per aprire, ma proprio in quel momento si rese conto che quello che stava facendo non era una cosa giusta. Che House non doveva sapere ciò che era successo. Lei era stata la causa dei suoi problemi e adesso, che sembrava aver risolto buona parte di questi, non poteva coinvolgerlo in un gioco poco divertente sia per lei che per lui.
Doveva essere matura. Doveva decidere cosa fare da sola. Quella era la sua vita.
Appoggiò le sue spalle alla porta e si lasciò cadere. Strinse forte le mani al volto e senza accorgersene iniziò a piangere silenziosamente. Cercò in tutti i modi di soffocare quei singhiozzi che le uscivano spontaneamente.
Cosa avrebbe detto House guardandola così? Cosa avrebbe pensato?
Decise di alzarsi. Controllò Rachel, poi decise di rimettersi sotto le coperte.
Si sentiva avvolta in un caldo abbraccio. Quell’ odore la inebriava. Lui la inebriava, ma ora aveva paura.
Cosa doveva fare?


Lui si avvicinò allo strumento, ne accarezzò la liscia superficie un po’ impolverata e cominciò a suonare. Non avrebbe svegliato nessuno. Le sue due coinquiline stavano dormendo da un po’, e non le avrebbe disturbate con la sua musica.

Sentiva le sue braccia avvolgerle il corpo. Sapeva che era solo una sensazione, ma le piaceva.
Il suo cuore sembrava pesare più del solito. Le sembrava che stesse per scoppiare.
Cullata da quelle sensazioni si addormentò, senza rendersene conto.


Continuò a suonare, tenendo gli occhi chiusi per la concentrazione. Seguiva ogni nota nell’aria come se stessero seguendo un percorso ben preciso nella stanza.

Sto suonando per lei e lei nemmeno lo sa.

Si alzò dal piano, prese la sua giacca e stava quasi per uscire, ma tornò indietro.

Percorse il corridoio nel modo più silenzioso possibile. Aprì la porta della camera da letto.
Cuddy era avvolta tra le coperte e le stringeva forte a se, e anche Rachel, con le sue piccole manine, stringeva le lenzuola.

Mi dispiace per tutto. Era per te quella melodia. Buona notte mio raggio di sole.

Era molto tardi. Si riavvicinò al tavolino, prese la pizza ancora intatta e ne lasciò una fetta sul piatto. Prese un foglio e scrisse senza nemmeno pensarci. Prese le chiavi della moto. Aprì la porta e se la richiuse alle spalle. Un leggero sorriso sulle sue labbra.

Ore 7.00
Come ogni mattina i suoi occhi si spalancarono. Guardava il soffitto celestino. Non aveva mai notato quel colore. Sapeva perfettamente dove si trovava, ma non riusciva a gioire. Quella sensazione di calma e serenità che l’aveva accompagnata per tutta la notte ora era svanita. Si sentiva agitata.
Si alzò bruscamente dal letto. Notò che Rachel stava ancora dormendo.
Andò in bagno si lavò velocemente e poi si preparò.
La baby-sitter sarebbe arrivata a momenti e lei non doveva fare tardi al lavoro.
Attraversò il breve corridoio e si trovò nel salotto. Notò che non c’era nessuno. La tv era spenta.
Una luce fioca attraversava i vetri della finestra leggermente impolverati a destra del piano. Illuminava il tavolino dove era poggiato un piatto. Era quello della pizza, non era vuoto. House le aveva lasciato l’ultimo trancio di pizza e un biglietto:

Questo lo lascio a te, se mai ti venisse fame durante la notte.
Grazie per l’ospitalità. Ci vediamo questa sera al solito orario.
Cucina qualcosa di buono, io porto la birra.
H

Il solito
Pensò.
Lei non lo notò,ma leggendo quel messaggio non riuscì a trattenere un sorriso di gioia.
Era rimasto lì, con lei, fino a tarda notte e ancora più importante le aveva perdonato quella battuta poco felice.
Andò in cucina. Fece colazione. E quando arrivò la baby-sitter, dopo aver salutato Rachel con un bacio, andò al lavoro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Arrivò puntuale come una lancetta di un orologio svizzero.
Appena si ritrovò nell’atrio dell’ospedale decise che sarebbe prima andata nel suo ufficio per completare il lavoro che non aveva concluso il giorno prima e poi sarebbe andata da Wilson per chiedergli del suo comportamento.

Perché non ha detto nulla ad House?

Wilson però precedette le sue mosse; infatti quando aprì la porta del suo ufficio lo trovò lì, seduto sul divano ad osservare il nulla.

Che ci fai qui?

-Cuddy cosa è successo? Che cosa ha combinato?

Wilson ma cosa stai dicendo?

-Cosa avete combinato?

Wilson sembrava scandalizzato, spaventato, confuso, felice, sorpreso…tutto nello stesso tempo, mentre Cuddy era solo confusa. Non riusciva a capire il perché di quelle domande

-Wilson, ma cosa stai blaterando non riesco a seguirti
-Cosa avete combinato tu e House la scorsa notte?

Quando fai così mi vien voglia di schiaffeggiarti

-Ti ripeto ancora una volta, spiegati meglio non ho capito cosa stai dicendo
-Non capisci?! House questa notte non è tornato a casa e le chiavi del suo appartamento, l’unica copia esistente oltre a quella che ti ho dato, non erano al loro posto. Non so perché, anzi lo so, ma ho la sensazione che sia venuto da te e dal momento che non è tornato a casa deduco che abbia passato tutta la notte con te. Quindi cosa puoi dirmi?

Prima combini i casini e poi ti lamenti

-Perché non gli hai detto che mi avevi dato le chiavi del suo appartamento?
-Non ne ho avuto l’occasione.

Non mi freghi!

-Wilson!

Lo disse come se volesse incitarlo a confessare.

-Ho pensato che se avesse saputo di te, dell’appartamento,sarebbe sicuramente venuto da te con qualche scusa. Avrebbe curiosato tra le tue cose e ti avrebbe fatto tante domande sul perché hai preferito trasferirti lì e non da Lucas.

-Vorresti dire che lo hai fatto per me?! Per proteggermi dalla sua invadenza?!

Su Wilson,tu non puoi mentire a nessuno tanto meno a me

-L’ho fatto per lui. Se avesse saputo di questo tuo trasferimento momentaneo avrebbe frainteso. Avrebbe tentato, ancora una volta, di redimersi, di conquistarti. Dal momento che so che tu hai preso la tua decisione e che non vuoi tornare indietro, so che ne sarebbe uscito nuovamente ferito. Un’altra ferita avrebbe potuto compromettere ancora una volta la sua salute.
Per questo ho preferito non dirgli nulla.

Cuddy ascoltava con attenzione tutto ciò che diceva l’amico, senza interromperlo.
Cercava di capire se quello che stava dicendo era vero o se stesse cercando di nascondere qualcosa.
Wilson notò la sua attenzione così, dopo aver finito di spiegare

-Allora cosa è successo?
-Si,è rimasto con me

Wilson rimase sconvolto. Non si aspettava di certo una risposta simile. Ma voleva sapere di più. -Cosa era successo tra i due?

-Come è rimasto con te?cosa avete fatto?
-Niente ha guardato la sua soap e poi si è addormentato sul divano. Credo!
-Come credi. Tu non eri lì con lui?

Wilson, ma non hai nulla da fare questa mattina?

-Non lo so. Sono andata a letto …-Da sola-…dopo poco il suo arrivo e quando mi sono svegliata lui non c’era più

Non c’era più!

-Ahhh!

Che ti credevi avessimo fatto. A volte sei così infantile, sei come il tuo caro amico

-Ma non avete parlato?
-E di cosa dovevamo parlare?
-Non ha fatto domande?
-No.

O almeno non ha fatto le domande giuste

Così terminò la chiacchierata amichevole fra i due.
Lei confusa e insospettita iniziò a firmare i suoi documenti abituali.
Lui disarmato e ancora curioso di sapere cosa fosse successo la notte precedente, uscì da quell’ufficio per dirigersi nel suo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Nessuno riusciva a credere a ciò che stava vedendo: Lisa Cuddy su una Honda nera e arancio.
Scese poco dolcemente dalla moto. Posò il casco e, senza togliersi gli occhiali da sole, si avviò verso l’ingresso.
Una voce da lontano però rapì la sua attenzione. Era lui, il parcheggiatore. Anche se lei lì era il capo non le era permesso parcheggiare davanti all’ingresso delle ambulanze, a nessuno era permesso.
Dopo pochi secondi di attenzione, fece finta di niente, continuò a camminare verso il suo ufficio, ma poi si rese conto che un’altra voce la chiamava.
“Buongiorno dottoressa Cuddy, allora cosa ne pensa della mia moto?”
“Molto bella…penso che ti sei meritato questo.”
Si tolse gli occhiali da sole. I suoi occhi azzurri lo guardavano fisso. Si alzò sulle punte e lo baciò, mentre lui faceva scivolare la sua mano sul sedere della donna.

“House…
“Mmmmh”
“House…”
“Mmmmmmmh”
“House!”
“Che c’è?”
House aprì gli occhi ancora preso da quel sogno, forse un po’ troppo spinto, o forse solo la realizzazione delle sue idee malsane dopo aver visto il suo capo mezzo nudo. Si trovava nel suo ufficio. Guardò l’orologio. Erano le 9 del mattino. E la figura di Wilson invadeva la sua vista.
“Che c’è Wilson?”
“Non sei tornato a casa stanotte”
“Già…che intuito.”
“Ehm, si può sapere dove sei stato?”
“Al mio vecchio appartamento, ma tu lo sai meglio di me che è abitato dal mio acerrimo nemico!”
“Ah…”
“Ho bisogno di un caffè. Dammi 5 dollari.”
Wilson aprì il portafoglio, prese la banconota e la porse ad House. Quest’ ultimo si alzò di scatto dalla sedia e si diresse fuori dall’ufficio.
“Non mi chiedi come mai non ti ho detto niente?”
“E’ tra i miei piani”
“E…?”
“E…per adesso non lo voglio sapere. Ho in mente qualcosa di meglio”
“Qualcosa di meglio?”
“Già. Non ti aspetterai che dopo quello che hai fatto io non stia tramando una piccola vendetta nei tuoi confronti, vero?”
“Ah…”
“Dovresti vedere la tua faccia. Sei terrorizzato”
Entrarono nella caffetteria e, dopo aver preso il suo caffè, House si sedette al primo tavolo libero. Wilson si sedette di fronte a lui, lo sguardo fisso sull’amico, che sembrava, per la seconda volta nella sua vita, non interessato alle risposte.

La prima volta che lui non ha voluto le risposte è finito in un ospedale psichiatrico.

“Hai parlato con Cuddy vero?”
“Sì…”
“E presumo ti abbia tenuto nascosto il motivo per cui era nel mio appartamento e non da Lucas”
“Ehm…sì”
“Ehm sì? Cosa significa?”
“Ehm…niente”
“Rispondi in modo troppo veloce e poi ogni volta che aggiungi un ehm a inizio frase significa che stai mentendo”
“Lei non ha detto niente, ma ho delle mie idee.”
“Che io non voglio sapere”
“Sul serio?”
“Sul serio. Sto per attuare il mio piano”
“Il tuo piano?”
“Non te lo dico. Tu non riesci nemmeno a tenere la pipì, figuriamoci se riesci a tenere segreto un piano del genere”
“House, io…”
“No, niente da fare Wilson”
“Ok…ma so che non sarà niente di buono”
“Già…te lo posso assicurare”
House si rialzò e fece per tornare nel suo ufficio quando incontrò Cuddy.
“Buongiorno raggio di sole. Dormito bene?”
“House, non mi sembra il caso di parlare di questo in caffetteria”
“A me pare invece opportuno che tutto l’ospedale sappia che… la dottoressa Cuddy ha dormito nel letto del dottor House!”
La gente li fissava sbigottita, tra l’incredulità e l’indecisione se credere questo fatto vero o falso.
“House…io non ho dormito con te stanotte! E poi dopo la tua ultima dichiarazione sul fatto che noi andiamo a letto insieme, nessuno ti crede ormai”

Tutte le persone presenti tornarono alla loro colazione, trovando nelle parole del decano la negazione di ciò che aveva precedentemente detto il diagnosta, che leggermente annoiato si rifugiò nel suo ufficio.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Che giornata!

Si trovava all’ingresso. Aprì velocemente la porta ed entrò.
La baby-sitter era lì. Non era rilassata e gentile come le altre volte anzi sembrava tesa e irrequieta.

-Buonasera Dottoressa!

Il suo tono non era tanto cordiale.

-Ciao! Scusa il ritardo,ma in ospedale oggi c’è stato tanto da fare.

Che ore sono?! Le 20…ops! Due ore di ritardo.
Forse questa volta ho esagerato un po’.


-Lo so che lei ha tanto da fare in ospedale,ma le avevo chiesto di non fare tardi. Non questa sera.

Caspita il battesimo del nipote!

La voce di quella donna echeggiò facendola sentire leggermente in colpa. Così capì che
aveva esagerato. Non avrebbe dovuto fare così tardi.

-Lo so, scusami, ma non ho potuto fare diversamente
Che scusa inutile. Oggi non ne ho combinata giusta nemmeno una

-Bene!Ora io vado che sono in ritardo. Rachel dorme. Ha già mangiato e fatto il bagnetto quindi può lasciarla dormire tutta la notte.
-Grazie!
-Arrivederci
-Ciao

Andò in camera da letto. Rachel si trovava sul letto, sotto le coperte. Dormiva.

Che angioletto!

Era davvero una brava bambina. Non le dava grossi problemi, tranne qualche colica ogni tanto.
Pensò di cambiarsi, ma poi decise di mettersi subito al lavoro, aveva troppe cose da fare.
Si mise sul divano e iniziò a leggere.
Non si accorse che s’era fatto tardi.
Iniziò ad avere fame, così decise di prendere una mela per mangiarla. Non aveva tempo per cucinare qualcosa di più sostanzioso.

Devo finire!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


House si fermò fuori dalla porta e prese le chiavi, ma si ricordò che lì dentro qualcuno ci abitava. Rimise le chiavi in tasca e aprì la porta.
- Allora che si mangia?
Cuddy era assorta nei suoi pensieri quando all’improvviso una voce la fece ritornare alla realtà.
Che c’è? Ti ho fatto paura?
Le sembrava strano vederlo entrare da quella porta. Come se fosse suo marito e stesse tornando a casa dopo una dura giornata di lavoro. Un brivido le percorse la schiena. Forse causato da quella sensazione. Quella bella sensazione. Ma decise di rispondere, per non far capire quello che stava pensando.
- Io ho già cenato.
Una mela…solo una mela.
House notò la mela che era ancora tra le mani di Cuddy.
Come può mangiare solo una mela?
- Ah...certo, quella mela ha qualcosa in contrario da dire
- Mi dispiace,ma quella mela,in quanto essere inanimato, non parla.
Diabolica!
- siamo acidi eh?
Irritata anche oggi, ma che diavolo ha in questi giorni? E’ la mia presenza che la rende così? Questa mattina in caffetteria non era così.
- te ne accorgi solo ora? Comunque ho da lavorare,se devi vedere la tua soap mettiti lì
Cuddy indicò la sedia in parte alla scrivania affollata di oggetti. La indicò in modo frettoloso e distratto, ma con la sua solita nota di fermezza nella voce. House come un docile cagnolino si sedette, ma continuò a fissarla.
- E non disturbarmi.
Appena finita la frase, ascoltando l’eco delle sue parole,si rese conto di essere davvero insopportabile quando era tesa per il lavoro.
Veramente acida stasera. Io comunque ho ancora fame.
- Certo sua maestà, ma non prima di averti fatto mangiare
House si rialzò diretto verso la cucina. La sua mente già stava macchinando.
Cosa potrei cucinare?
- House ho già mangiato !
Ma io ho una fame incredibile.
Ma House sembrava non fare caso alle risposte della donna.
- Certo certo! Come ho già detto sono diventato pazzo non stupido
Nota mentale: Devo rivedere il mio repertorio di battute, questa l’ho già usata. Beh, ma ha sempre il suo effetto.
- Quindi hai capito che ho da fare e non voglio essere d-i-s-t-u-r-b-a-t-a?!
Scandì l’ultima parola come se stesse parlando ad un deficiente. Perché, infondo, lei si divertiva a prenderlo in giro, a giocare con lui.
Certo, ma romperti le scatole è il mio lavoro. Inoltre è casa mia. In questo luogo devi sottostare al mio potere.
- Certo che l'ho capito, ma non voglio farti morire di fame. Altrimenti il tuo sedere come fa a rimanere "così"!!
Anche tu hai voglia di giocare.
Così iniziò nuovamente quel gioco fatto di battute e cose non dette.
House indicò il perfetto sedere di Cuddy con il suo dito, facendole l’occhiolino.
Lo so che ti stai divertendo. Lo so che ti piacciono i nostri giochetti.
- Sei gentile a preoccuparti per il mio sedere,ma ora occupati del tuo che se mi dai ancora fastidio lo licenzio
Lo dico sempre più spesso,ma in fondo non ho il coraggio di farlo

Eccola. Presa da questo gioco di battute. Lo sapevo che anche a te mancava.
- Che cosa è successo alla dolce Cuddy che si spupazza la sua bambinetta?
Questi momenti mi divertono sempre,ma ora non tempo, devo finire il mio lavoro.
- House dici di non essere stupido, ma continui a non capire. Devo lavorare e sono stanca .Guardati la tua soap e non disturbarmi
Fine dei giochi. Beh, fine del primo round. Non si aspetterà che la lasci stare così facilmente?
-Ok, ma se dopo hai fame non chiedermi di darti del cibo.
Non te lo prometto.
Detto questo House scomparì in cucina,mentre Cuddy continuò a leggere e firmare quei documenti.
Tanto ne sono sicuro. Verrai a chiedermi del cibo. Lo so che hai fame, non puoi nascondermi niente!
House entrò nella cucina. Sapeva che sarebbe andata così. Cuddy non avrebbe fatto la spesa e si sarebbe trovata a compilare documenti fino a tarda notte. Perciò era stato lui al negozio. Era lui quello che aveva riempito il frigorifero, ma lei non se ne era nemmeno accorta.
Fece scorrere nella sua mente le ricette che aveva imparato. Erano organizzate in una sorta di archivio.
Cosa potrebbe mangiare una come Cuddy? Una abituata a mangiare insalate per pranzo…
Pensò alla prima volta che Cuddy lo era venuto a trovare a casa di Wilson. Erano in cucina con la sua tutor di cucina. Stavano cucinando degli gnocchi.
Perfetto! Gnocchi…al ragù? No. Alla romana le piaceranno?
House si girò di scatto per chiederglielo, ma riuscì solo a sbattere la testa contro l’anta dell’armadietto.
Cuddy alzò gli occhi dai fogli solo quando il rumore forte, proveniente dalla cucina, la fece sobbalzare dallo spavento.


House ritornò ai fornelli e prese gli ingredienti.
Dopo poco tempo, Cuddy iniziò a sentire un profumino gradevole che si diffuse per tutta la casa. Aveva sempre più fame.
Mmm che profumo! Se vado in cucina e faccio finta di dover bere, House mi darà un piatto con quello che ha cucinato?! …ci provo.
House emerse dalla cucina con due piatti fumanti, proprio mentre Cuddy stava per alzarsi.
Ahah!! Smascherata. Stava per chiedermi una porzione della mia cena.
Lo “chef” appoggiò il piatto sul tavolino occupato da una pila di documenti e le fece cenno di prenderlo.
Che fame…Grazie!
- Ho detto che non ho fame
Perché faccio così l’antipatica?!
Lo stomaco di Cuddy brontolò rumorosamente. Lei arrossì era stata smascherata.
Ahah!! 2 a 1 per me…lo so che non puoi resistere!
- come ho già detto, ci sono persone in disaccordo con te
Cuddy si arrese e prese il piatto tra le mani. Guardò il piatto e sorrise.
- cosa hai preparato per avvelenarmi?
Cianuro? No… meglio una qualche droga?O forse meglio avvelenarla con l’oro come aveva fatto la moglie di un mio vecchio paziente. O forse potrei fare come le gemelle!? Devo smetterla di guardare General Hospital.
House sorrise lievemente. Lei lo notò.
Lui accettò la sua resa dandole il piatto.
Finalmente un gesto gentile, questa volta spontaneo e senza secondi fini.
- Gnocchi alla romana...
- Da quanto cucini?
- Da quando sono tornato da Mayfield, dovevo trovare qualcosa da fare prima di tornare in ospedale…
- Questo lo so, ma perchè hai scelto un corso di cucina e non un altro corso?
- Wilson...
- Wilson cosa?
Stavano avendo una normalissima conversazione. Come non avevano mai fatto. Era strano tra loro. Niente scherzi, niente battute. Solo una conversazione tra persone, normali.
- Wilson mi ci ha trascinato, poi il corso mi ha fatto dimenticare alcune cose...mi liberava la mente...non come la medicina, ma quasi
Perché le sto dicendo tutto? Con Nolan faccio fatica, ma con lei…che diavolo…
Realmente hai detto quello che ho sentito?

- Perchè mi dici queste cose?
- Te lo dico perchè me lo hai chiesto…
- Prima di Mayfield non avresti mai risposto così!
Non avresti risposto così neanche prima dell’infarto
- Te l'ho detto. Sono cambiato, ma sembra che tu non voglia credermi…
Perché non riesco a mentire, perché ti sto dicendo certe cose?
Inizio a rendermi realmente conto del tuo cambiamento.
Cuddy si fermò per un attimo. House poteva vedere qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che lui ancora non aveva decifrato.
- Sai quando desideri per tanto tempo una cosa e dopo molte difficoltà riesci ad ottenerla... non ti sembra reale averla
mi sento così
House era sorpreso. Da quando in qua Cuddy si apre con lui. Da quando gli parla in questo modo.
- Anche tu non mi avresti detto mai una cosa del genere prima
Perché l’ho detto?
- Infatti non so perché l’ho detto, scusa
- Ehi,non devi chiedermi scusa
Le ho detto veramente che non deve chiedermi scusa? Sarà la situazione che ci fa questo effetto.
Non devi chiedermi scusa?! House,ma sei tu o un alieno si è impossessato del tuo corpo.

- Ecco questa è un'altra cosa che il vecchio House non avrebbe mai fatto.Tu ci provi gusto nel torturarmi. cosa ti hanno fatto?cosa ti è successo? non riesco a capire se mi stai prendendo in giro o se sei davvero cambiato
mi confondi
- Io non so più che dirti Cuddy. ti dimostro di essere cambiato e l'unica cosa che ottengo in cambio è indifferenza
Ecco, ho detto quello che mi assilla da quando sono tornato, da quando ho scoperto della tua storia con Lucas.
- Ti sembro indifferente?
ho solo paura di soffrire...ancora
Sì, credo che tu sia indifferente da quando sono tornato, da quando sei con lui.
- Mi dispiace...averti fatto soffrire
So di averti fatto soffrire.
Mi dispiace averti fatto soffrire?!. Ma sono ubriaca o sto sognando?
- Adesso perchè dici questo?! House non riapriamo vecchie ferite,è andata com'è andata,adesso viviamo vite separate e ...va bene così
- Ok, se tu vuoi che lasciamo stare va bene
House riprese a mangiare gli gnocchi , mentre quel sentimento che lui ancora non decifrava chiaramente lo assillava. Prese posto in parte a lei, spostò i documenti e si sedette.
- Sì, soffriremmo inutilmente. Facciamo come abbiamo fatto fin'ora, facciamo finta di niente.
Anche lei cominciò a mangiare. Assaporava ogni boccone in modo avido. Aveva veramente fame, anche se non lo aveva ammesso. E quegli gnocchi erano deliziosi, ma sentiva un gusto amaro in bocca. Come se la verità e la sincerità del loro discorso potesse cambiare il gusto di quel cibo.
E se non fosse ciò che voglio? E se io volessi chiarire gli ultimi vent’anni del nostro insano gioco?
Immediatamente i pensieri di House uscirono dalla sua bocca come una freccia.
- E se a me questa volta fare finta non andasse bene? se io volessi chiarire?
- Chiarire?
Cosa vuoi dire?
La forchetta sospesa a mezz’aria. La bocca chiusa. Lo sguardo fisso negli occhi dell’uomo.
House ripensò alle parole di Cuddy dell’anno precedente.
“Tutti sanno dove si andrà a finire”
E dopo che lei gli aveva proposto di baciarla, lui aveva mandato tutto all’aria.
Il vecchio me…
- Tu mi avevi detto che tutti sanno dove si andrà a finire...
- Si infatti tutti lo sanno tranne noi. Non abbiamo mai capito cosa c'è tra noi,se c'è mai stato un noi. Sei l'unica persona che riesce a confondermi
Ho detto ad alta voce quello che stavo pensando
Ti confondo? Anche tu mi confondi…

- E’ un bene o un male?
- Sono vent’ anni e ancora non riesco a capirlo
- Già, vent'anni che giriamo attorno
Vent’anni…
Vent’anni…vent’anni passati scappando da te. Solo ora mi accorgo di quanto sono idiota.

- E adesso cosa ci rimane?! solo un senso di amarezza che non riesco a spiegare. Un gusto a cui ormai mi sono abituata...
e credo di non poterne fare almeno
Sei amareggiata allora. E’ questo che provi?
- Quindi vuoi che la situazione tra noi rimanga così. Vuoi che rimangano gli scherzi, le battutine, gli sguardi. E' questo che vuoi ora?
Vuoi che tutto torni come prima? Che tutto torni alla “normalità”? Ci posso provare…
- Non so cosa voglio perchè non capisco cosa vuoi tu. Non voglio soffrire un'altra volta!
...voglio una sicurezza che credo tu non possa darmi. Un uomo che mi dia tutto ciò di cui ho bisogno,quando ne ho bisogno. Non so se tu sei pronto.
Soffrire…ti ho fatto soffrire troppe volte.

- E chi ti dice che soffrirai ancora?
Possiamo cambiare le cose…
- E’ sempre stato così!io sono fatta così, tu sei fatto così e io non posso pretendere altro,non posso pretendere di più.
ho paura
- Non lo sapremo finché non proveremo
Cuddy dovresti lasciarti andare. Lasciati andare come ho fatto io…
Forse dovrei lasciarmi andare…

- Io sono qua, sono cambiato, ora sta a te…
* uwe uwe uwe uwe*
Il pianto di Rachel interruppe quel loro discorso. Quel discorso che stava prendendo una strana piega. Che forse li avrebbe portati ad un definitivo chiarimento.
Comincio a pensare che sia impossibile chiarire.
Cuddy sospirò. Il pianto di sua figlia la aveva esclusa da una risposta a cui lei non era pronta. A una risposta che avrebbe cambiato o no la sua vita e quella di altre persone.
Cuddy non mi darà un’altra possibilità. Questa volta non me ne andrò da qui.
Un smorfia di dispiacere segnò il suo volto quando vide Cuddy allontanarsi nell’altra camera per calmare la bambina.

Cuddy era appena entrata in camera da letto il più velocemente possibile.
La bambina smise di piangere quando Cuddy la raggiunse.
Vuole attenzioni…e chi non le vorrebbe.
House sedeva sul divano del suo appartamento in una notte, che sembrava normale. O almeno lo era sembrata fino a quando non avevano cominciato a confessarsi l’uno con l’altro.
Erano finalmente riusciti ad avere una conversazione normale.
Niente scherzi.
Anche se piaceva a entrambi scherzare.
Niente battute.
Anche se adoravano i loro scambi furiosi.
Niente sguardi sottecchi.
Anche se amavano gli occhi dell’altro.
Niente di ciò che li aveva accomunati per vent’anni, erano stati presenti in quei pochi minuti di conversazione.
Sono passati poco più di vent’anni da quando l’ho conosciuta. Si sarà poi stancata di avermi tra i piedi.
Anni in cui lui l’aveva trattata da schifo.
L’ho fatta soffrire troppe volte. Spero solo che adesso non stia piangendo.
House se ne stava ancora su quel divano, lo sguardo fisso sul televisore che mandava in onda la sigla della sua soap.
Forse dovrei andarmene e lasciarla in pace.
La sigla era terminata.
Forse dovrei…no.
Gli attori cominciarono a parlare. House fissava le immagini distrattamente, mentre la sua mente ripercorreva ogni singola parola di quella loro chiacchierata.
Me ne sarei andato. Me ne sarei andato immediatamente se non fossi cambiato. E invece eccomi qui. Ancora qui. E’ la scelta giusta?

Quindi Cuddy prova ancora qualcosa per me. Di questo ne sono sicuro. L’ho sempre saputo, ma me ne sono fregato per tutto questo tempo.
Lei si è creata una vita. Ha una figlia. Ha anche un uomo responsabile.
Lei non merita uno come me. Non merita me. Merita meglio.
Ma cosa è meglio?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Entrò velocemente in camera da letto sia per far calmare Rachel sia perché voleva fuggire da quell’atmosfera imbarazzante.
Entrando chiuse la porta alle sue spalle.

Ma che diavolo è successo?! Che ci è preso?

Alzò gli occhi verso il soffitto.

Mica mi avrà drogato realmente?

Prese Rachel tra le sue braccia e iniziò a cullarla distrattamente. Non riusciva a credere a quello che aveva fatto. A ciò che aveva detto.

Non posso aver detto tutte queste cose. Mi sarò immaginata tutto.
No, ho detto veramente quello che ho detto…cavolo, cosa ho fatto! Sono pazza.
Adesso cosa penserà?
Che provo qualcosa per lui, che sono ancora innamorata di lui?
Ma io sono ancora innamorata.
Sono innamorata di House!
Oh cavolo! sono innamorata di House…Lisa sei ancora innamorata di House.


Rifugiata in quella camera Cuddy si rese conto di essere ancora innamorata di House, o almeno di provare un qualcosa per lui.
Ma non riusciva a credere a ciò che stava pensando.
Gregory House aveva ancora una volta riaperto quella parte di cuore che lei più volte aveva cercato si sigillare al mondo.

Lisa, tu non stai bene. Hai appena affermato di provare qualcosa per lui.
Con il tuo comportamento hai appena confermato a House che è ancora il re del tuo cuore.
Il re del tuo cuore?! Ma che dico!


Continuava a cullare la piccola che sembrava essersi calmata.

Perché mi sto comportando come un’adolescente? Anzi una bambina, un’adolescente non avrebbe mai detto quello che ho detto.

Chi avrebbe potuto vedere Cuddy in quel momento l’avrebbe finalmente vista come una donna normale,una donna che, accortasi di provare dei sentimenti forti per un uomo, non riesce a darsi pace.
Camminava avanti e indietro, in quella stanza che poi non era così grande. Cullava nervosamente la bambina, che non sembrava essere infastidita da quella situazione. Continuava ad aggiustarsi i capelli e a sbuffare. Strabiliava gli occhi in continuazione e si dava leggeri colpi alla testa come se avesse voluto scacciare quei pensieri dalla sua mente.
Dopo essersi tormentata per un bel po’ si accorse che Rachel si era riaddormentata così la rimise dolcemente a letto.

Se ne sarà andato?! È passata più di mezz’ora.

Cercò di ricomporsi. Si guardò allo specchio. Si aggiustò i capelli e il tallieur.
Si guardò nuovamente allo specchio.
Sorrise.
Quel loro discorso l’aveva scombussolata.
Entrò nel corridoio.

La luce è spenta. È andato via!

La luce era spenta,ma arrivata in quel salotto che poco prima era stato trasformato in un campo di battaglia in cui erano stati messi gioco i loro sentimenti, lo vide seduto sul divano.
Le luci erano spente in tutta la casa, l’unica illuminazione era data dal televisore.

Cuddy sussultò nel vederlo ancora lì. Ma riportò il controllo su se stessa.
Non sei andato via. Sei davvero cambiato.

House stava lì in silenzio a guardare la tv e quando la sentì entrare nella stanza e alzò la testa.

Non me ne sono andato. Se vuoi io sono qui.

Cuddy lo guardava un po’ sorpresa un po’ intimorita.
Lui sorrise. Aveva capito che con quello che le aveva detto poco prima era riuscito finalmente a colpirla

Colpita e affondata

Che c’è hai ancora paura di me?

House era rimasto. E Cuddy ne era meravigliosamente sorpresa.

Te l’ho detto che non me ne andavo. Sono cambiato.

- Rachel dorme e io devo finire il lavoro.

Detto questo si sedette al suo fianco e iniziò a rileggere quei documenti.

House si abbassò e accese la lampada che gli dava le spalle.

- Almeno così ci vedi

Lei gli sorrise e poi continuò a fissare i documenti, anche se non ne aveva proprio voglia. Dopo qualche secondo alzò lo sguardo dirigendolo verso il televisore

- Secondo te le gemelle confesseranno di aver avvelenato il primario?

House sconvolto più che sorpreso la fissò sorridendo. La osservò. Continuava a fissare il televisore, evitava il contatto visivo con l’uomo, ma non durò molto. Gli occhi del diagnosta la catturarono. Era seria, ma House le fece strappare un lieve sorriso

- Beh, ho letto che prima verrà letto il testamento del medico, poi…

Grazie per non essertene stata zitta. Grazie per avermi dato un indizio.


House continuò a spiegare a Cuddy la trama della stagione, mentre lei lo osservava interessata.

Quasi sembravano una coppia felice.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Il pianto di una bambina la svegliò. Era Rachel, s’era svegliata. Ti tolse la coperta che la copriva e andò velocemente in camera. La prese in braccio e la fece calmare. La portò in cucina per prepararle il latte. Mentre meccanicamente prendeva il latte dal frigo, lo metteva nello scalda latte e faceva tutte quelle azioni mattutine, che ormai erano d’abitudine, pensava ad altro.

Mi sono addormentata sul divano,ma non me ne sono resa conto.
Avevo finito di compilare l’ultima cartella, mi sono alzata dal divano, lo messa in borsa e poi…?


Mise la piccola sul fasciatoio per cambiarle il pannolino.

Mi sono riseduta sul divano e ho guardato un po’ di tv con House.
Quando mi sono addormentata? Quando ho preso la coperta per coprirmi?
Ero così stanca che non ricordo più niente.


Il suono del campanello la portò alla realtà. Era arrivata la baby-sitter ed era arrivato il momento di vestirsi ed andare al lavoro.
Quella mattina avrebbe fatto tardi.

-Arrivo!

Si diresse verso la porta per far entrare la tata,ma quando aprì non vide una donna bensì un uomo. Era Wilson.

Sei venuto a ispezionare la casa?

Ne fu un po’ sorpresa,ma doveva aspettarselo.Era preoccupato per il suo amico.

Forse anche House si è addormentato sul divano ed è andato via questa mattina presto.
Non è tornato a casa e per questo Wilson è preoccupato.


-Buongiorno!
-Ciao Wilson! Entra.
- House è qui con te?

Ecco adesso comincia con le sue interminabili domande.

- No.
- come non è qui con te?
-ma non senti?! Ripeto, non è qui.
-Ma è stato qui tutta la notte?
-Credo di si.
- come CREDI di si?!
- Non capisco.
- Cuddy dove vi porterà questo gioco che state facendo? Tu ora sei fidanzata con Lucas, hai deciso di andare a vivere con lui e di crearti una famiglia. Non giocare con House. Non fare come ha fatto Stacy. Toccherà a me poi rimettere insieme un’altra volta tutti i cocci.
- Wilson!
Iniziò ad alzare il tono di voce. Si sentiva offesa, forse perchè Wilson aveva ragione.

Cosa sto facendo. Lo sto illudendo.
Mi sto illudendo?! Come se fosse possibile costruire un rapporto con House.


-Non preoccuparti perché non ci saranno cocci da raccogliere.

Se non i miei. Ma tu non dovrai preoccuparti, li rimetterò a posto da sola, come ho sempre fatto.

-Ne sei sicura? Io non credo. Gli stai dando speranza. Crede di poterti riconquistare.

Crede di potermi riconquistare?...non c’è niente da conquistare, io sono sua da quando l’ho conosciuto.
Ma che sto dicendo?!


-Ma che dici Wilson! È sempre il solito House. È solo curioso perché sto a casa sua, sta marcando il territorio. È solo un gioco per lui.

È solo un gioco per lui?

-Ma tu ne sei davvero convinta?

No

-Certo. Altrimenti non mi comporterei così.

Così come un’adolescente innamorata.

-Adesso devo prepararmi, che è già tardi.

Appena completò la frase qualcuno bussò alla porta.
Questa volta era realmente la baby-sitter.
Cuddy le consegnò la bambina e andò in bagno per prepararsi, salutando contemporaneamente Wilson, che sembrava ancora una volta confuso.

Arrivò al PPT hospital in ritardo come aveva previsto. Andò nel suo ufficio per posare le sue cose. Consegnò gli ultimi documenti firmati e si diresse in clinica. Quella mattina era di turno

Insieme ad House

-Ciao.

Uscì da bocca senza controllo. Lo disse con poca convinzione.
Arrossì.

-Buongiorno dottoressa!

Prese velocemente una cartella dall’accettazione e si avviò alla stanza numero 3.

Un uomo sulla settantina con problemi di gastrite.
Che bell’inizio giornata!


Visitò pazienti tutta la mattinata.
All’ora di pranzo però decise di prendersi una pausa e di andare in mensa a mangiare qualcosa.
Stranamente non c’era nessuno. Aveva fatto tardi. Prese il solito menù e si accomodò a tavola.

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