Cinque passi

di Elos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo passo - forse mi piace - Naruto ***
Capitolo 2: *** secondo passo - tanto da morire - D.Gray-Man ***
Capitolo 3: *** terzo passo - forse le piaccio - D.Gray-Man ***
Capitolo 4: *** quarto passo - vorrei... - Originale ***
Capitolo 5: *** quinto passo - un bacio - Harry Potter ***



Capitolo 1
*** primo passo - forse mi piace - Naruto ***


primo passo - forse mi piace - Naruto



Lei ti è accanto,
se ne sta seduta lì.
Non sa cosa dire ma
i suoi occhi ti parlano.


Sakura non gli sta precisamente antipatica.
- Dicono che oggi non hai mangiato niente, Sasuke. -
E' solo che è una rompiscatole.
- Sei un testone viziato! Ti avevo detto che ti avrei imboccato a forza se non avessi mangiato, perciò adesso apri la bocca! -
Chiunque altro, davanti all'occhiataccia di Sasuke, indietreggerebbe cautamente per togliersi dalla traiettoria di una quantomai probabile palla di fuoco: invece Sakura si limita ad agitargli minacciosa il cucchiaio davanti alla faccia, incombendo.
Deve aver imparato a trattare con quell'ottuso testardo di Naruto, perché pare scarsamente disposta a lasciarsi smontare con poco. Sasuke tira indietro la testa, suo malgrado preoccupato, e tutto quel che ottiene è che lei gli cacci il cucchiaio in bocca, cogliendolo alla sprovvista e rischiando di staccargli di netto gli incisivi.
- Inghiotti! Subito! -
- Sakura, dannazione! -
Tossisce e sputacchia il riso sulle lenzuola, strofinandosi le labbra.
- Ma sei impazzita? Che ti passa per la testa? -
- Sasuke, o apri la bocca o... -
- E va bene! - Sbotta lui, esasperato. - Dammi qui quella ciotola, mangio! -
Trionfante, Sakura gli lascia in mano piatto e cucchiaio e torna a sedersi accanto al letto. Nelle stanze dell'ospedale in monocromo è una chiazza di colori vividi, limpidi e luminosi. Il camice le fa i fianchi morbidi e le gambe lunghissime, infinite; lei le dondola con le punte appena a sfiorare il pavimento, seduta sul bordo della panca troppo alta. Ha una pelle chiara da camelia, occhi verdissimi di prato lucido e acqua fonda. Anche l'odore è quello dei fiori, quello dell'erba, l'odore che c'è appena fuori da Konoha.
Sasuke riempie di malavoglia il cucchiaio.
- Sei insopportabile, Sakura. - Le dice; ma se ne pente subito dopo, ché quello è stato un colpo basso e meschino.
Gli è scappato perché è stufo e stanco di marcire in un letto d'ospedale, stufo e stanco d'essere sorvegliato a vista, guardato con ostilità, stufo e stanco d'essere di nuovo a Konoha - di essere vivo, tutto sommato. Non c'è più posto per lui, né lì né altrove, e non vuole che ce ne sia. Vuole solo essere lasciato in pace.
E, comunque, vuole anche che Sakura non pianga.
Inghiotte il boccone di riso e alza lo sguardo di sottecchi: ma si stupisce di trovarla intenta a sorridergli felice, sorriso sotto a spicchi di lune verdi su un viso da fiore sbocciato.

Restano zitti, dopo, guardandosi con un po' di incertezza. A separarli ci sono stati tre anni, non trenta, ma sembra ne siano passati trecento, tre milioni, tre miliardi di anni al rallentatore.
Hanno fatto in tempo a cambiare un'infinità di cose, però c'è comunque Sakura che sorride.

Ha degli occhi bellissimi, Sakura. Bellissimi. Gli occhi di Sakura cantano, hanno la voce delle foglie d'estate. Fuori il mondo fa schifo, ma gli occhi di Sakura cantano.
Sakura è ancora insopportabile. E' ancora una rompiscatole - e con un po' di fortuna lo sarà sempre.
Non gli sta precisamente antipatica, no.





Note: questa raccolta partecipa al concorso [Multifandom&Originali] Colonne sonore dei film d'animazione Disney, indetto da Harriet e tuttora in corso. Se volete partecipare, per cui, fate ancora in tempo ad iscrivervi. U.u

Scrivere questi pezzi è stato molto piacevole: dato che l'ultimissimo concorso per il quale avevo scritto qualcosa mi aveva praticamente spremuto via una storia lunga dall'ambientazione deprimente, qui mi sono buttata sul dolce e saltellante.
500 parole esatte a capitolo, con il contatore di Word a tener fede, per un totale di cinque capitoli.

C'è bisogno di dire che la canzone che ispira il tutto è la sempreverde Baciala, tratta da La Sirenetta? Che, fortunatamente ben diverso dalla leggenda che lo ispira (e che potrebbe essere sfruttata per sceneggiare, che so, Saw VII - a che numero siamo arrivati, a proposito?), è una delle cose più romantiche e innocue che si possano vedere.

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Capitolo 2
*** secondo passo - tanto da morire - D.Gray-Man ***


secondo passo - tanto da morire - D.Gray-Man



Lei ti piace
tanto tanto da morir.



Sopra a due tazze di tè ha pensato che gli va bene anche solo stare così.
Dopotutto adesso ha più di quanto abbia mai avuto prima, e non ha mai avuto abbastanza da potersi permettere di rifiutare quel che gli viene offerto: ed è per questo che Allen accetta tutto, ripulendo il piatto ogni volta che glielo riempiono di briciole.
Ha un posto dove tornare. Un tetto sopra la testa che è sempre lo stesso, e ogni tanto prova nostalgia per la vita da stelle e da strada, però questo che è ora è molto meglio. Ora ha qualcuno che controlla che lui mangi. Ha qualcuno che gli rassetta le coperte del letto e qualcun altro che gli cambia le pezze d'acqua fredda sulla fronte quando sta male.
Ha Lavi. Ha Komui e, urgh, ha Kanda. Crowley e Miranda, Johnny e poi il Bookman, e ancora Marie, il signor Reeves, il Maestro, Link... Ha tante di quelle persone che sono troppe, alla fin fine, per poter stare solo in un elenco.
E ha Linalee.
Sopra a due tazze di tè si dice che così è perfetto.

Il tè lo bevono sul divano e Johnny sonnecchia lì accanto. Gli hanno messo addosso la coperta perché non prenda freddo, e quando il suono piano del suo russare prende toni più acuti ridacchiano allegri e complici come due bambini.
Linalee beve e strofina le dita infreddolite contro la tazza bollente. Ha dita sottilissime, Linalee. Occhi da laguna notturna, di civetta attenta, i capelli sono una spruzzata d'inchiostro su un viso pallido ed affilato.
Dopotutto così come è ora ha Linalee: Linalee che lo aiuta, che si confida con lui, Linalee che lo aspetta su un divano scomodo per tutta una notte. Linalee che piace a Timcampi, Linalee che piace ad Allen. Che gli piace molto. Non può allungare una mano per scaldare quelle di lei quando sono screpolate dal freddo, però può prestarle i suoi guanti. Non può appoggiarle la testa su una spalla e sentire l'odore dei suoi capelli, però già sa che profumano di miele; perché è l'odore del suo sapone, Allen l'ha scoperto una sera nei bagni.
- Dovremmo dormire. - Propone lui ad un tratto. - Almeno un po'. E' quasi mattina. -
Linalee gli sorride:
- Restiamo qui? -
Restare qui è dormire accanto a Linalee. Se fosse un'altra notte Allen non ne sarebbe per nulla dispiaciuto, ma in questa ha visto Cross, ha visto il Sovrintendente. Ha ascoltato una storia che non voleva sentire. Ha la testa piena di Mana e sta pensando alla propria morte. Fa per dir di no, ma Linalee gli ha già buttato addosso la coperta.
- Dormi. - Gli dice poi. - Al resto ci pensiamo domani. -

E Linalee ha labbra come una fragola, Allen le guarda e si chiede quanto sia stupido, in un momento simile, non riuscire a pensare a nient'altro.

Sopra a due tazze di tè, sopra al suo piatto di briciole, vorrebbe trovare il coraggio di baciarla.





Note: dato che sono una bestiaccia, mi sono allegramente dimenticata, la volta scorsa, di segnalare tre persone senza le quali questa raccolta non sarebbe mai stata pubblicata: lames76, LaureDeTroyes e Salice, che si sono prestati a tollerare non una, ma ben tre revisioni. xD
La Forza scorre sempre potente in loro.

Se il pezzo precedente era ambientato in un qualche punto imprecisato di un universo felice in cui Sasuke è tornato a casa (Sasuke, come back home!), questo si piazza durante la Centosessantottesima Notte, volume 17 dell'edizione italiana di D.Gray-Man. Allen è tornato da Linalee e da Johnny e non ha detto loro cos'è successo; si sveglieranno tutti e tre sul divano, il mattino dopo, e scopriranno che...

Un grazie a tutti coloro che hanno recensito, ed anche a chi si è solo fermato a leggere.

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Capitolo 3
*** terzo passo - forse le piaccio - D.Gray-Man ***


terzo passo - forse le piaccio - D.Gray-Man



Forse tu le piaci, ma
lei non sa come dirlo.

Ma non servono le parole, sai.
allora baciala!



Le è seduto vicino: per toccarla gli basterebbe allungare la mano di un centimetro, e poi un altro e un altro ancora, tre miseri centimetri di dita protese a cercarla, la manica della divisa nera e poi la pelle liscia di seta, le dita bianchissime.
Sorridere è un'idea molto più intelligente. Lui non dovrebbe toccarla. Non dovrebbe nemmeno pensare di toccarla. Il vecchio forse si rende conto che Lavi ha diciotto anni - più o meno, diciotto, diciannove, crede - e che a quest'età non è precisamente il cervello l'organo che funziona meglio, ma forse non se ne rende conto affatto. E poi c'è Komui in fondo alla panca. Komui, brrr. Lo castrerebbe se solo sospettasse qualcosa: per cui mano a posto, aperta e bene in vista, e sorridere. E' facile sorridere mentre Yu ed Allen battibeccano dall'altra parte del tavolo - hanno cominciato a inizio serata e non accennano a smettere - e se sorride riesce a non pensare a Linalee. Ce l'ha accanto. Ogni tanto lei si gira e gli sorride. L'ha avuta tra le braccia nell'infermeria, durante l'attacco: sentiva il suo respiro contro la gola, avrebbe voluto accostarsi ancora un po' per avere le sue labbra addosso.
Lavi alza la testa e cerca il vecchio Bookman con gli occhi - giusto per ricordarsi qual è il prezzo per un pensiero così; il vecchio, però, ha la testa china sul piatto e non ricambia lo sguardo.

Forse a Linalee non spiacerebbe se lui l'allungasse davvero quella mano - tre centimetri di dita - e cercasse la sua.
Non può saperlo finché non ci prova, e lui non ci proverà. Di cose stupide come affezionarsi ne ha fatte a sufficienza in questi anni, e pensa che poi gli mancheranno tutte, come buchi nel cuore. Questa potrebbe risultare un buco nel cuore grosso a sufficienza da mangiarselo intero.
No, non ci proverà.
E, comunque, nulla gli dice che a Linalee piacerebbe.

La sua mano è lì. E' una tentazione.
… accidenti, ma quanto a lungo può durare una cena?
La prossima volta si metterà seduto lontano. Lontanissimo. Dall'altra parte del tavolo.

Allen e Yu stanno ancora discutendo quando Linalee si alza. Lavi guarda lei, poi il Bookman - e Komui, che per fortuna è molto distratto - e, non sa bene perché, la segue.
Lasciano la mensa ed è nel corridoio che la chiama:
- Linalee? -
La vede girarsi, stupirsi e sorridere contenta. E' facile vederla felice quando è a casa: è una delle cose che più gli piacciono di lei, che sia sempre così tanto raggiante con così poco per esserlo.
- Non hai più fame? -
- Non precisamente. Linalee, senti... -
Tre centimetri. Meno due, meno uno.
Impatto. Le stringe la mano - è fresca da dargli i brividi - e la osserva sgranare gli occhi, inclinare il capo da una parte.
Dopotutto anche la sua bocca è lì, e adesso sono tre centimetri, tra un attimo saranno due, uno e poi...

- Scusami, Linalee. -





Note: Pubblico a quest'ora indecente di notte perché la mia giornata di domani si prevede caotica. Di nuovo, tutti i miei ringraziamenti a lames76, LaureDeTroyes e Salice, che hanno corretto questa storia.

Uh, tutto ciò non ha precisamente un senso. xD E' solo che Lavi era lì, Linalee era rimasta in zona dopo lo scorso pezzetto, ed io per questi due ci perdo il cuore. Per cui non ho resistito, ed ecco il risultato.
Ambientato in un qualche momento imprecisato, sicuramente prima che a Link venga affidato il compito di sorvegliare Allen.

Un grazie a chi si è fermato a commentare gli scorsi capitoli.

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Capitolo 4
*** quarto passo - vorrei... - Originale ***


quarto passo - vorrei... - Originale



Il ragazzo è troppo timido,
coraggio, baciala!
Non lo fa, ma che peccato!
Se insiste, lui la perderà...



Margherita ha occhi di pioggia. Tiene la cartella su una spalla sola perché sull'altra regge l'ombrello che, giallo, è un sole quando il sole non c'è. Lei non sorride mai, ma in fondo è come sorridesse sempre. Margherita non sa cosa sia la scortesia.
Margherita gli piace. Ci ha messo tre anni per capirlo, dopo averne trascorsi cinque a deriderla prima per l'apparecchio, poi per gli occhiali e infine per i capelli crespi che sembrava non sapessero mai che direzione prendere. Poi - quando ormai lei non portava più l'apparecchio e gli occhiali si erano trasformati in un paio di lenti a contatto, invisibili, che lasciavano tutta la pioggia di quegli occhi a splendere increspata di gocce sul viso chiaro - lui aveva capito che quei capelli crespi una direzione ce l'avevano: era quella del vento.
Margherita è un segnavento.
Otto anni per capirlo ma, ehi, avrebbe potuto anche non arrivarci mai!

E' previsto da copione che ora lui le bussi su una spalla: sono alla fermata dell'autobus e non c'è nessuno. Nessuno sotto alla copertura di plastica. Nessuno in vista. Nessuna vettura in arrivo. E' il momento perfetto per il crimine perfetto.
E' previsto da copione anche che lui respiri, ma ora come ora gli sembra una missione impossibile. Ha il cotone nei polmoni, manciate di sabbia in bocca: prenderla in giro era migliaia di volte più facile di quanto sia ora anche solo pensare di rivolgerle la parola per dirle che è un segnavento.
Perché le dirà proprio così:
- Tu sei un segnavento. -
Lei capirà. E' previsto da copione che capisca; e poi, insomma, lei è Margherita.

Quel che non è assolutamente previsto da copione è che lui si pietrifichi, inebetito a fissare il punto in cui i capelli sfumano nell'impermeabile arancione, e l'arancione sotto tutto quel giallo dell'ombrello diventa giallo a sua volta. I capelli chiari hanno per riflesso striature da girasole.
Adesso lo fa. Adesso allunga la mano e bussa e le dice tu sei un segnavento, e poi sei il mio segnavento.
Sta arrivando l'autobus. Deve sbrigarsi. Deve toccarla. Deve dirglielo. Deve...
L'ultimo della sequela dei deve si perde nel nulla: s'è girata, Margherita, stando in punta di piedi, e, dall'alto dei suoi centocinquantatré centimetri di gloriosa bassezza, ha premuto le labbra sulle sue. Bacia con gli occhi aperti, e i neuroni di lui sono ancora tutti intenti a correre in tondo strillando, troppo confusi per poter realizzare pienamente che sì, è Margherita, e sì, lo sta baciando.
Lei. Bacia lui. Lei. Lei, lei, lei. Lei.
Lei bacia lui. Si stanno baciando.
Otto secondi - otto secoli - più tardi, Margherita si stacca e indietreggia. Si passa due dita sulle labbra e poi fa qualcosa che gli spara il cervello dritto in orbita: Margherita sorride. Non l'aveva mai vista sorridere prima. Mai.
- Era da un po' che lo volevo. - Dice lei.
Era da un millennio che lo aspettavo, pensa lui.

Prima o poi glielo dirà, sì, che è il suo segnavento.





Note: La mia prima originale pubblicata su EFP. xD
Questo pezzo mi piace stranamente. E' stato facile da scriversi - dire che l'ho scritto è scorretto, si è praticamente scritto da solo - e questa è sempre una buona cosa.

Un grazie a chi recensisce, a chi ha recensito, a chi legge.

Ricordo che la scadenza del concorso [Multifandom&Originali] Colonne sonore dei film d'animazione Disney è stata spostata al primo luglio. Casomai ci fosse ancora qualche ritardatario interessato.

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Capitolo 5
*** quinto passo - un bacio - Harry Potter ***


quinto passo - un bacio - Harry Potter



Ora vai, c'è l'atmosfera giusta,
forza, baciala!
Stringila, non puoi nascondere che l'ami,
baciala!



"Harry si guardò intorno; c'era Ginny che gli correva incontro: aveva un'espressione dura, splendente, e lo abbracciò. E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò."

(Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J.K.Rowling)



Il tempo che è servito loro per arrivare fin lì è misurabile in momenti, non in anni.
Gli anni sono passati dentro e fuori di loro mentre crescevano ciascuno per conto suo, mentre il seno le fioriva addosso e il viso di lui s'asciugava, ciascuno per conto suo, mentre conoscevano persone, amavano persone, ciascuno per conto suo, ed erano felici o tristi ciascuno per conto suo.
Sono cresciuti vicini come fratelli, lontani come due estranei.
Lui l'ha presa in braccio al primo anno per portarla fuori dalla Camera. Ha rotto il diario di Riddle, affrontato il Basilisco per salvarla. L'anno dopo, come se niente fosse accaduto, lei era di nuovo fuori dalla sua vita. C'è entrata ed uscita, da quella vita, senza soluzione di continuità: non è stata Ron, lei, non è stata Hermione, è stata una degli altri. Il Natale successivo ha ballato pensando che al posto di Neville avrebbe potuto esserci lui, l'anno ancora dopo l'ha guardato sorridere a Cho, arrossire per Cho.
Sono cresciuti ciascuno nella propria vita. Sono cambiati ciascuno nella propria vita. A tenerli insieme non sono stati anni, ma momenti: e sono quei momenti che hanno fatto da mappa, uno dopo l'altro, invisibili sino ad oggi, per portarli lì.

Lo bacia ad occhi aperti e si sente vuota, piena di farfalle, ricolma di una specie di luce grezza che le ha acceso la testa ed è esplosa appena dietro i suoi occhi. Non è il suo primo bacio - ma è come lo fosse - è il primo bacio con lui. L'ha desiderato come null'altro mai e adesso è lì. Non le è piombato tra le braccia, non è caduto dal cielo, lui è il premio della sua ostinazione. Ha stretto i denti volendolo.
E' per lei che arrossisce, ora. E' a lei che sorriderà. E' con lei che ballerebbe - è lei che sta baciando.

Davanti a tutti. La sta baciando davanti a tutti.

Non la guarda. Ha ciglia lunghe a tremare davanti agli occhi socchiusi che sono come due pozze di verde da muschio, pulitissimo, sono anni che li sogna: ha sognato il principe azzurro, per un po', e poi ha sognato il ragazzo. Il ragazzo è ancora meglio. Il principe azzurro ha altre damigelle da salvare, altre torri da espugnare. Il ragazzo che arrossisce è tutto suo.
Goffo e impacciato, dev'essere terrorizzato da quel che sta facendo ma ha acchiappato il coraggio a due mani, l'ha strattonato per un po', strapazzandolo, e alla fine l'ha usato tutto per baciarla così.
Lui la sta baciando, ma lei ha vinto.
Ha preso il Boccino, oggi, pensa Ginny, ha preso il Boccino due volte.

Magari domani sarà già tutto finito. Magari dureranno una settimana, il tempo di far nascere i pettegolezzi tutt'attorno a loro e poi pluff, niente più. Magari si deluderanno a vicenda - magari no.
Magari si ameranno per tutta una vita e tra vent'anni saranno ancora lì a baciarsi.
Magari domani si vedrà. Oggi Harry la sta baciando, all'inferno il resto.





Note: E' con Harry Potter si chiude la raccolta. Non avevo mai pensato che avrei scritto qualcosa sui romanzi della Rowling: ma, adesso che l'ho fatto, m'è venuta voglia di continuare. Perciò, chissà? xD
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno seguito Cinque passi: e in particolar modo abcdefghilm, lames76, Tatan, MistralRapsody, slice, AlexielFay, Salice, wari che si sono fermati ed hanno perso qualche minuto per commentare. Grazie, grazie, grazie.

Mi mette sempre un po' di tristezza chiudere le storie.
Il concorso [Multifandom&Originali] Colonne sonore dei film d'animazione Disney si è ormai chiuso: e la prontissima Harriet ha minacciato di pubblicare i risultati entro domani. Ahi, ahi, ahi.

Ancora grazie a tutti: a chi ha letto, a chi ha seguito, a chi a commentato, ai meravigliosi lames76, Salice e LaureDeTroyes che hanno corretto questa storia, permettendole di vedere la luce. Grazie.
Modifico oggi, che è domenica, per aggiungere che questa storia si è classificata terza di quindici. Sono sorpresa e contentissima, e ancora più contenta per il giudizio meraviglioso della giudice, che potete trovare qui. Vi consiglio di andare a leggere anche le storie degli altri partecipanti, perché sono una meglio dell'altra. Congratulazioni a tutti e i miei ringraziamenti ad un'adorabile Harriet.

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