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Questa fanfiction è basata
sul videogioco scandalo “Rule of Rose” e prende in considerazione uno degli
interrogativi che alcuni videogiocatori si pongono: e se ci fossi io al posto
del protagonista? Ecco, su questa tematica nasce la storia che state per
leggere. Non ho ancora finito il suddetto gioco, anzi, questa fanfiction prende
spunto solo fino all’arrivo all’orfanotrofio, anche perché la prima volta che ho
giocato questo gioco mi sono fermato giusto in quel punto (mia madre si
impressiona facilmente, così ho optato per smetterla lì e giocare ad altro).
Questa storia nascerà del tutto dalla mia fantasia e sarà ambientata ai nostri
tempi, tranne che per alcune cose che ho seguito per motivi molto semplici,
ovvero per non allontanarmi troppo dalla tematica di gioco (anche se so che alla
fine cambierò tutto…). Beh, non ho altro da dirvi, perciò passo a scrivere il
capitolo. In ogni caso, coloro che vorrebbero una fanfiction più aderente alla
vera storia dovranno aspettare che finisca il gioco, sennò come
faccio?^^
I)Un Italiano a
Londra
Vediamo… First Love di Utada
Hikaru, If I Could Be Like That dei Three Doors Down, ecco, Easier to Run dei
Linkin Park, finalmente ho trovato la canzone che cercavo su questo diamine di
MP3. Che posso dire? Mi chiamo Giuseppe Citro, anche se su internet mi faccio
chiamare Shadow, per quanto mi riguarda sono un tipo abbastanza riservato,
sempre perso nel mondo dei sogni e posso dire con sicurezza che un essere più
strano di me non si può trovare sulla faccia della terra, mentre per il lato
fisico non sono né grasso né magro, ho capelli castanilunghi fino alle spalle, occhi castani e
porto gli occhiali. Sono Italiano
ed oltre ad essere u qualsiasi studente sono anche un Fanwriter. Peccato che
solo su un sito sia riuscito a mantenere inalterato il mio alter ego, anche
perché ho tardato ad iscrivermi. Vi aspetterete di trovarmi al computer, invece
mi trovo su un autobus di Londra. Come avrete già capito mi trovo in Inghilterra
per conto della scuola. Il motivo? Sto partecipando ad un seminario sulle
creature mitologiche e la magia. In realtà dovevamo essere in tre, ma
nell’intera scuola ero l’unico interessato all’argomento, infatti sono un
appassionato di draghi ed il mio pendente ha appunto la forma di uno di questi
potenti esseri. Alla fine mi hanno sbarcato qui, da solo, con albergo già pagato
e poco più di 800 euro tra soldi della scuola e dei parenti. Devo ammettere che
il posto è piacevole, anche se non è troppo amico del sole e la gente di queste
parti è un po’ freddina. La settimana prossima torno i Italia, però sono
riuscito a trovare qualcosa che mi piace da matti! Poco distante dal palazzo del
convegno c’è un vecchio fabbro che per l’occasione ha deciso di fabbricare degli
oggetti su misura a chi avesse voluto, il tutto a prezzi stracciati!
Naturalmente non ho perso l’occasione e quattro giorni fa ho fatto la mia
richiesta, descrivendo nei dettagli gli oggetti ed ho aspettato che fossero
pronti facendo una relazione su quanto ho appreso durante il convegno, anche se,
a dirla tutta, tra i venti studiosi che hanno mostrato le loro tesi solo due
sono da considerare esperti, anche perché usano un linguaggio talmente contorto
che se non avessi comprato il libro delle conferenze non ci avrei capito niente.
Ora però sono qui e tengo con me le armi che ho richiesto al fabbro con tanto di
documenti. È vero che sono costate 200 sterline, ovvero 300 euro, ma ne è valsa
la pena, sono delle vere opere d’arte, ma sarà meglio descriverle: ci sono due
kunai, una rossa ed una nera, ed ognuna peserà circa 4 chili, poi ho 8 shuriken,
di cui 4 sono rossi e pesano 2,5 chili, mentre gli altri sono neri e pesano 3
chili e sono tutti attaccati ad una cintura magnetica. Che altro ho? Ah, già,
una tracolla con 5 pugnali da lancio normali, ognuno del peso di 1 chilo, uno
scudo che nonostante la grandezza non ostacola i movimenti del braccio,
anch’esso 1 chilo, un arco con sopra inciso un drago ad ali spiegate assieme ad
una faretra con venti frecce, dei guanti in pelle resistentissimi e dulcis in
fundo le mie armi preferite: uno spadone ed un lungo pugnale. Lo spadone è lungo
1,60
metri, in acciaio pieno e peserà 7/8 chili, la lama è nera
verso l’esterno e rossa nell’interno e nell’elsa a forma di drago verde è
incastonata una sfera rossa con venature nere. Il pugnale è praticamente
identico, solo che ha la lama curvata e peserà 4/5 chili. Inoltre mi sono fatto
riparare una mini katana che chiamo Mini-Masamune, abbreviato MiniMune, ed ho
fatto affilare due shuriken comprati a San Marino, un precedentemente
tagliacarte a forma di gladio romano che chiamo Fenrir, ora diventato un pugnale
in piena regola, e due spade che mi hanno regalato i miei amici per i miei 18
anni, una sciabola chiamata Kaze, Vento, ed una riproduzione della spada di El
Cid che chiamo Kage, Ombra. Non so che diranno i miei quando le vedranno, ma non
mi va di pensarci ed ascolto le canzoni dal mio MP3. Sto attraversando una
foresta da film horror e One Winged Angel come sottofondo non è certo la musica
più rassicurante, quando mi sento strattonare per il giubbotto, un lungo
cappotto di pelle stile Matrix, e noto un bambino vestito con abiti di quasi un
secolo fa che mi porge un libro dicendo.
Bimbo: Giuseppe, lo puoi
leggere?
Nonostante le cuffie nelle
orecchie sento senza sforzo quello che il piccolo mi dice. Come fa a sapere il
mio nome?
Giuseppe: Come hai
detto?
Bimbo: La storia, non riesco
a leggere il finale.
Inizio a sfogliare il libro,
ma non capisco perché il bambino corre subito via e scende. Raccatto la mia roba
e lo seguo, ma… dov’è finito? È sparito… mi giro per tornare al mezzo ma non
riesco a muovere un passo che quello riparte. Se questa non si chiama sfiga mi
chiedo cosa sia. Ora però come
faccio? Quello era l’ultimo bus della giornata e non mi pare che questa collina
sia molto trafficata. Vediamo un po’ che c’è scritto sul libro… più che un libro
di favole mi pare un rapporto su un caso di sparizione, ma che diamine leggono i
bambini qui in Inghilterra? Beh, questo non è affar mio, però voglio vederci
chiaro in questa faccenda. Sono le 19.50 e l’albergo disterà almeno
10
chilometri, ed è molto più vicino di Londra di certo,
anche perché la città è lontana una trentina di chilometri, tanto vale aspettare
qui. Non ho problemi a passare la notte sotto le stelle, nel mio zainetto c’è un
vero e proprio kit di sopravvivenza ed in caso mi venga fame ho un po’ di cibo
e, se sarà necessario, potrò procurarmelo usando le mie armi. L’atmosfera qui
attorno non è però molto rassicurante ed One Winged Angel non fa altro che
peggiorare la situazione, perciò spengo il lettore e mi avvio per l’unica strada
che il bambino potrebbe aver percorso. Per sicurezza incocco una freccia e tengo
pronta nella mano destra uno deli kunai. Il luogo è talmente lugubre che farebbe
pensare a chissà cosa nascosto nel bel mezzo di queste tenebre, ma non succede
nulla di spiacevole, almeno finché non giungo ad un bivio, quindi il dilemma: a
destra o a sinistra?Fine capitolo
NDA: Ecco, il primo capitolo
è andato. Chi ha giocato il gioco ora probabilmente noterà molte cose del tutto
diverse, ma in fondo è normale, questa è una fanfiction che ho scritto prima di
iniziare a giocare e che ho plasmato usando le informazioni di un calendario
regalatomi da un mio amico e la fama che questo gioco aveva, perciò non
aspettatevi alcuni riscontri psicologici come quelli dell’originale, per quello
vi rimando alla successiva fanfiction che scriverò una volta finito il gioco
(per fortuna sono a buon punto, sono già al capitolo della Principessa Sirena e
credo di poter rendere abbastanza bene la storia pur modificandola). A presto a
chiunque stia leggendo questa fic e ricordate di commentare se vi piace,
dopotutto sono i vostri commenti che mi spingono a continuare le
storie!
Questa biforcazione mi
spiazza del tutto, non so che via prendere perciò scelgo il metodo più facile:
testa o croce. Esce testa e mi reco a destra… un buco nell’acqua, ci sono solo
un capanno sgangherato, un pozzo ed un carretto. Però il bambino potrebbe
essersi nascosto nel capanno, meglio controllare. Niente, non si trova qui, c’è
solo un collare e quella che sembra una carta d’imbarco scritta con un pastello
rosso. Improvvisamente sento un cane abbaiare e vedo finalmente il bambino che
stava sul bus. Lo seguo per la seconda via finché non entra in una casa dopo
aver chiuso il cancello. Il bambino si nasconde dentro e noto due bambine
incappucciate all’ingresso che colpiscono con un bastone un sacco… la cosa non
mi piace per niente. Vicino al muro c’è scritto in bronzo “Orfanotrofio Giardino
della Rosa”, possibile che sia quello del libro che ho con me? Non mi pare una
buona idea entrare dal cancello principale, perciò mi infiltro nella macchia
d’alberi che circondano la struttura e cerco un’entrata secondaria. Il fatto di
essere vestito totalmente di nero mi aiuta, anche se la maggior parte dell’opera
di quella sorta di invisibilità la fa la mai abilità nel muovermi senza fare il
benché minimo rumore. E dire che tra chi mi conosce c’è ancora chi mi chiede
perché mi faccio chiamare Shadow, quale soprannome migliore c’è per qualcuno che
prima non sai dove sia e poi arriva al tuo fianco senza che te ne accorga? Mi
fermo e vedo alcune manine che si arrampicano sul muro di cinta, per poi
scorgere le testoline insacchettate delle bambine che
dicono.
?1: Hai sentito? Damian ha
portato un adulto con se.
?2: Si, dobbiamo preparare
le prove, solo così sapremo se è adatto a stare con noi.
?1: Senti Rose, ma ti sembra
giusto quello che abbiamo fatto?
Rose: Lo sai che era quello
che dovevamo fare, non c’erano alternative.
È incredibile, tra tutti i
posti esistenti in Inghilterra dovevo proprio capitare nell’unico orfanotrofio i
cui unici inquilini sono dei bambini che mi paiono tutto tranne che
dolci&carini? È inutile, sono predisposto per natura a cacciarmi nei guai,
ma sono sempre riuscito anche ad uscirne intero, in un modo o nell’altro.
Continuo la mia ricerca finché non vedo una porta con un foro che dice “ingresso
consentito solo ai possessori della carta d’imbarco”… non so perché ma qualcosa
mi dice che questi bambini mi stavano aspettando. Continuo ad avanzare e
scavalco il muretto, non ci sono porte ma al primo piano c’è una finestra aperta
ed a terra una corda… ho trovato il modo di entrare. Lego la corda all’estremità
di un kunai e lo lancio verso la finestra, a quanto pare fa presa e mi
arrampico. Entro senza che nessuno si accorga di me, ma le tavole di legno
scricchiolano non poco, non sarà facile passare inosservati. Ho una pessima
sensazione, come se dovesse succedere qualcosa… il pavimento stà crollando!
Quanto detesto aver ragione in questi frangenti.. Riesco ad appendermi ad una
delle poche tavole sane della struttura, ma il fagotto con le armi non è di
certo molto confortevole in questo caso e come se non bastasse la cinghia che le
tiene ancorate alla mia spalla si slaccia, facendole finire al piano di sotto.
Beh, almeno posso alzarmi e contemplare il disastro: mi trovo al primo piano, le
mie armi sono sotto di me e l’unica opzione decente è la porta dietro di me. Di
certo non posso saltare giù, non tanto per l’altezza, cinque metri scarsi, ma
perché non so se le tavole reggerebbero, già le armi sono pesanti e se il
pavimento ha la stessa resistenza di questo e sotto c’è un piano sotterraneo non
credo proprio reggerebbe la mia caduta da quest’altezza, quindi devo per forza
prendere la porta dietro di me. Con me ho solo Fenrir e MiniMune nello zaino, ma
non le prendo. Varcata la soglia sento dei passetti frettolosi avvicinarsi e
vedo due bambini incappucciati salire le scale con dei coltelli in mano. Li
schivo facilmente e li neutralizzo colpendoli alla bocca dello stomaco con due
dita tese, quindi scendo a rotta di collo le scale, ma quando apro la porta che
mi conduce dove dovrebbero esserci le mie cose ho una bruciante delusione: le
armi sono scomparse.Fine capitolo
NDA: Il nuovo capitolo è
pronto. Ringrazio Serenity per il commento, sempre bene accetti^^. D’ora in poi
la storia subirà i mutamenti di cui vi ho accennato, ma non vi preoccupate,
dovrebbe essere lo stesso molto piacevole da leggere, anche se in certe parti la
storia sarà un po’ dura. A presto!
Inizio a guardare sotto le
macerie di quello che prima era il pavimento del piano superiore, ma non trovo
niente a parte il mio scudo. Non so perché l’ho comprato, per uno spadaccino
pesante è praticamente inutile viste le dimensioni della spada, ma ora che ho
solo quello lo osservo meglio. Come anche le altre cose è in acciaio
inossidabile, lungo quasi quanto tutto il braccioe dovrebbe avere una forma di drago, ma
chi ha giocato a FFVIII lo scambierebbe facilmente per una Cross Sword
schiacciata, quelle che dovrebbero essere ali semi-spiegate sembrano utili per
bloccare le armi del nemico, ma mi sembrano un po’ pericolose per un’arma da
difesa. Improvvisamente sento uno strisciare sospetto, ma non mi muovo, posso
usare lo scudo lucidato a specchio per vedere dietro di me che… cavolo, non so
che sia successo, ma dietro di me c’è un serpente grosso quanto un’anaconda!
Rimango ancora fermo finché l’animale non mi si scaglia contro, quindi rotolo di
lato e gli stacco di netto la testa usando lo scudo. Ecco perché non mi
convinceva, questa è un’arma bell’è buona! Mi pare strano vedere un simile
animale qui in Inghilterra, perciò esamino la bocca, l’unico posto dove posso
reperire delle informazioni e… è una vipera?!? Di solito le vipere centenarie
raggiungono tali dimensioni da quanto ho sentito, ma non ne avevo mai vista una
con i miei occhi, tanto meno uccisa! Beh, di certo non posso rimanere qui in
eterno, e visto che dalla porta da cui sono venuto ci sono i due microassassini
preferisco provare ad andare via usando la porta che mi trovo di fianco. Entro e
sento ancora dei passi, stavolta calmi, però mi nascondo subito in una colonna
portante del tutto sfondata in un lato, per una volta nella vita ringrazio le
noncuranze di simili distruzioni che non vengono minimamente prese in
considerazione. Metto delle ciocche di capelli davanti agli occhi, così da poter
rendere ancor più difficile l’individuarmi. Davanti alla porta si fermano due
bambine, una con un sacchetto in testa e l’altra biondina a capo scoperto,
grassottella e con un rossetto messo in un modo incredibilmente storto sulle
labbra.
Bambina: Amanda, per caso tu
hai visto il nuovo arrivato?
Amanda: No, ma Rose ha dato
ordine di cercarlo e di portare a termine le prove che ha organizzato per
lui.
Rose… non so chi sia, ma
pare avere un grande potere sugli abitanti dell’orfanotrofio… possibile che sia
quella bambina che colpiva il sacco all’entrata?... Noo, deve essere
un’omonimia, di certo deve essere qualcuno di più grande anche di me, altrimenti
i bambini di certo si ribellerebbero, questo poi spiegherebbe gli istinti
omicidi che hanno questi marmocchi. Le due entrano nella stanza e si sente
subito un grido, credo proprio abbiano fatto conoscenza della vipera
extra-large. Esco dal nascondiglio ed entro in una porta subito di fianco a me,
probabilmente la mossa più azzeccata che ho fatto finora, visto che lì dentro ci
sono la mia sacca rigida per le kunai ed i due pugnali ninja, la mie armi più
versatili in assoluto, ma la faccenda mi si prospetta ancora più inquietante,
perché sono attaccate al muro, in modo da tener sospesa una bambola nuda
trafitta all’utero ed al cuore. Mi sa che prima me ne vado meglio è. Sento la
serratura muoversi, qualcuno stà per entrare, che posso fare? Di certo non
uccidere chi entrerà, non sono un assassino e sinceramente non lo voglio
diventare ora, perciò prendo una coperta da terra e me la metto addosso, quindi
mi metto tra un armadietto ed un tavolino. Nonostante il tessuto riesco a vedere
abbastanza bene che succede e vedo l’ennesima bambina incappucciata seguita da
un’altra a capo scoperto. I suoi capelli vanno dalla tonalità castano chiaro al
rosso, ha un viso dai lineamenti delicati ed il suo corpo è già in via di
sviluppo, anche se la cosa che mi colpisce di più sono i suoi occhi azzurro
ghiaccio, che mi ricordano un po’ quelli di Squall di FFVIII, anche se
l’espressione è molto diversa. Il Comandante SeeD ha uno sguardo freddo e serio,
mentre questa ragazzina ha come qualcosa di terribile nel fondo delle sue iridi.
Dopotutto gli occhi sono lo Specchio dell’Anima.
Ragazzina: Avete trovato
tutte le armi?
Bambina: Si Rose, le abbiamo
trovate tutte.
QUELLA è Rose? Ma… è la
stessa ragazzina che stava all’entrata principale! L’abito ed il cravattino
giallo sono gli stessi! Mi sarei aspettato al massimo una ragazza della mia età
che comandava a bacchetta questi piccoli sbandati o una vecchia sanguinaria con
la passione per gli omicidi, ma mai una persona di quell’età! È vero che
rispetto agli altri è più grande anche fisicamente, ma non credevo che una
ragazzina potesse avere un tale carisma! Farebbe invidia persino a Grifis del
manga Berserk, il che è dire tutto…
Rose: Benissimo, le avete
nascoste bene?
Bambina: Si, solo quelle
sono qui perché volevamo mostrartele.
Rose si avvicina alla
bambola e stacca dal suo utero la kunai nera per poi
soppesarla.
Rose: È pesante, quanto è
grande l’estraneo?
Bambina: Damian dice che
avrà più o meno vent’anni.
Veramente ne dovrei compiere
diciannove a novembre, non capisco perché chiunque mi veda mi dia sempre degli
anni in più di quanti ne ho.
Rose: Che armi
aveva?
Bambina: Oltre a questi due
cosi c’erano una cintura con degli strani cosi a quattro punte, un’altra con dei
coltelli, un arco che ora tiene Wendy sopra la Sala di Non
Ritorno…
Rose: Lo sai che nessuno
deve avvicinarsi a quel posto, è troppo pericoloso!
Bambina: Wendy ha detto che
avrebbe aspettato il nuovo arrivato lì, non c’entro
niente.
Rose: Speriamo bene. Che
altro aveva?
Bambina: C’erano anche due
spade abbastanza leggere ed infine una terza talmente pesante che l’abbiamo
dovuta portare a quattro.
A quattro? Ma non è
possibile, Bahamut Tear pesa massimo otto… aspetta, forse non pesa otto chili…
vuoi vedere che il fabbro al posto di capire 7/8 chili ha inteso 7+8? In effetti
mi pareva troppo pesante, così i conti dovrebbero tornare. L’unica cosa che non
mi torna è l’elenco delle armi, va bene che lo scudo ce l’ho io ma mi sembra che
manchi ancora qualcosa…
Rose: Portate quella spada
pesante ed una delle due leggere nel Salone degli Aristocratici, se le vorrà
indietro dovrà prima raggiungerci.
Bambina: E per farlo dovrà
sostenere la maggior parte delle prove.
Rose si rigira tra le mani
l’arma, compiaciuta di ciò che hanno organizzato, per poi conficcarla in testa
alla bambola. Una volta che le due se ne sono andate mi lego la sacca rigida
alla gamba e recupero le mie armi. La faccenda mi piace sempre meno, farò meglio
a stare attento o mi sa che sarò costretto a fare qualcosa che non vorrei
fare.Fine capitolo
NDA: Ecco, nuovo capitolo
tutto per voi! Ringrazio ancora una volta Serenity per il commento e per le
precisazioni, sempre utili per non commetter altri errori^^. So che vi sareste
aspettati un tipo un po’ più loquace in questa fanfiction, ma cercate di capire,
in una situazione del genere non mi pare saggio perdersi in lunghi monologhi col
rischio che qualche mini assassino ti trovi per eliminarti, no? Spero che la
sottile (anzi, quasi invisibile) ironia che mostro in questa storia aiuti a
spezzare un po’ la tensione troppo seria di questa fanfiction. Qualcuno che ha
giocato al gioco riconoscerà probabilmente nel personaggio di Rose Diana, la
ragazzina a capo degli aristocratici. Ebbene è così, Diana e Rose sono la stessa
persona. Il motivo per cui ho cambiato il nome? È una faccenda strana, sul
calendario che mi ha portato il mio amico c’erano i vari personaggi con tanto di
nome a fianco dell’immagine, tranne il suo. Il nome Rose poi è scaturito da
alcuni ragionamenti sul titolo “Rule of Rose”, che poteva significare sia
“La Regola
della Rosa”, dal quale ho preso il titolo, o “Il Comando della Rosa”, o ancora
“La Regola di
Rose” o “Il Comando di Rose”, perciò non sapendo quale fosse il nome di questa
ragazzina prima di giocare a pieno il gioco ho optato per Rose, spero che il
risultato però possa piacervi^^. Arrivederci al prossimo
capitolo!
Mi muovo in silenzio come al
solito, evitando che i bambini incappucciati ed armati di coltello mi trovino.
Un po’ mi dispiace per loro, sarà difficile beccarmi nonostante il loro continuo
vigilare. Sono stato addestrato da ore di gioco a Metal Gear Solid e riesco ad
immedesimarmi perfettamente nei panni di Snake, la mia abilità naturale poi nel
passare inosservato complica ancor di più il loro arduo compito, non credo
proprio che un gruppo di bambini per quanto organizzato riuscirà a fermarmi.
Però la mia sensazione in realtà è un’altra. Non mi pare di dover partecipare ad
una missione di spionaggio tattico nel bel mezzo di una base terroristica, dove
sono costretto mio malgrado a farmi strada a suon di cadaveri, ma di giocare ad
una variante perversa del nascondino dove la pena per chi viene trovato è una
possibile morte. Supero l’ennesima coppia di bambini e mi ritrovo in una sala
oscura. Fortunatamente i miei occhi sono più che abituati a stare all’oscuro e
si abituano presto alla quasi inesistente luce che c’è nella stanza, lasciandomi
così libero di vedere gli ostacoli e trovare la porta che mi condurrà chissà
dove. Improvvisamente sento dei passetti felpati dietro di me… di certo non sono
i bambini, me ne sarei accorto. Mi giro e… ma dove sono finito? Nel covo degli
animali giganti? Qui c’è una tarantola grande quanto un gatto! L’insetto mi
getta sui piedi la sua tela ed io per tutta risposta lo trafiggo lanciandogli un
kunai, ma ho come l’impressione che non sia finita… mi giro rapidamente dietro e
vedo a meno di due metri da me un tarantolone grosso quanto un pick up! I suoi
occhietti luccicano in modo sinistro, deve avermi scuramente visto. La creatura
mi afferra con le lunghe zampe e mi lancia poco distante dalla porta che cerco,
ma non posso ancora uscire. Se non ci penso ora a quella cosa sicuramente avrò
di che pentirmene in futuro, inoltre potrebbe fare anche del male ai bambini. È
vero che per qualche oscuro motivo mi braccano come una bestia, ma non posso
permettere lo stesso che venga torto loro un capello. Mi alzo subito e trovo con
mia gran gioia l’interruttore della luce. Chiudo gli occhi e lo premo, e quando
riapro gli occhi vedo che il mio piano funziona, l’improvviso lampo di luce ha
accecato il mostro, permettendomi così di poterlo attaccare usando Fenrir e
MiniMune. L’insetto cerca di colpirmi con un pungiglione, ma mi difendo con lo
scudo, anche se poi la cosa mi afferra e mi porta dinanzi alla sua bocca per
lanciarmi la tela. Ho il braccio destro ancora libero, perciò riesco ad
afferrare l’altro kunai e glie lo lancio tra gli occhi, quindi posso finalmente
finirlo squarciandogli lo stomaco. Finalmente mi fermo, ora posso riflettere:
che diamine stà succedendo? Prima i bambini assassini, poi la vipera centenaria
ed ora questo. Per quanto riguarda i bambini non ho ancora una spiegazione del
tutto plausibile oltre a qualche problema psicologico, la vipera l’ho risolta
con un probabile forse, ma questi ragni? Mi ricordo che in un film ragni simili
erano dovuti all’ingerimento di scorie radioattive, ma se davvero ci fossero
queste cose così pericolose i bambini avrebbero qualche grave mutazione e
anch’io avrei incominciato a risentire dell’influsso poco benefico di questi
scarti, quindi quest’ipotesi è da scartare subito. Bah, lasciamo perdere, tanto
non mi serve ancora scoprire la natura di questi strani avvenimenti. Recupero le
armi ed esco dalla porta, ma sento ancora altri rumori sospetti, possibile che
debba ancora ammazzare animali? Un secondo, quelli che sono attaccati al muro
sono i miei pugnali da lancio! Sono uno, due, tre… ecco arrivati anche il quarto
ed il quinto. Mi avvicino al muro e noncurante dei marmocchi che probabilmente
mi hanno visto dico.
Giuseppe: Scusate, ma questi
sono miei e me li riprendo, non sono giocattoli adatti a
voi.
Mi volto verso di loro e
vedo due bambini incappucciati assieme ad una ragazzina bionda con gli occhiali
che mi guarda con l’aria della “So tutto io”.
?1: Meg, che
facciamo?
Meg: Lasciate fare a me.
Quindi sei tu l’estraneo che si è intrufolato in casa nostra. Se vuoi evitare
altri problemi sia per te che per noi ti invito a seguirmi al Salone degli
Aristocratici.
Giuseppe: Chi sono gli
Aristocratici?
Meg: Saprai tutto a tempo
debito.
Giuseppe: E se non volessi
seguirti?
Meg: Le prove che stai
affrontando continueranno e saranno peggio di prima. Ragazzi, ve lo
lascio.
Meg esce dalla porta dietro
di lei lasciando cadere a terra la mia cintura mentre i due marmocchi prendono i
coltelli, ma li fermo bloccando le lame con le mani. I guanti impediscono che mi
ferisca e dopo averli disarmati li colpisco in testa con un pugno ciascuno. Sono
sempre stato contro la violenza verso i bambini ma quando ci vuole ci vuole!
Recupero la cintura e mi dirigo verso un’altra porta, non mi pare saggio seguire
una bambina che potrebbe aver aizzato tutti i suoi compagni contro di me,
preferisco andare dove probabilmente non incontrerò resistenza. Ora mi ritrovo
in un corridoio che mi conduce ad una porta sbarrata con grosse tavole di legno
e come alternativa delle scale. Non mi va di perdere tempo a sfondare la porta,
perciò salgo e mi infilo nella prima porta che trovo. Una volta dentro noto che
mi trovo in una larga stanza e davanti a me c’è solo una bambina bionda con un
cappellino in testa. Ma…quello che ha tra le mani è il mio arco! Lei deve essere
Wendy e sotto di me ci deve essere la Sala di Non Ritorno, ho fatto proprio
bene a non sfondare la porta.
Wendy: Ciao, sei tu quello
che ha seguito Damian, giusto?
Giuseppe: Si, sono io.
Potrei riavere il mio arco?
Wendy: Prima però devi
rispondere ad una domanda.
Giuseppe:
Spara.
Wendy: Vuoi farci del
male?
Giuseppe: Perché dovrei? È
vero che non avete di certo delle intenzioni molto piacevoli verso di me ma non
ho niente contro di voi.
Wendy: Meglio così.
Ciao!
La piccola lascia l’arco a
terra e se ne va. Sto per muovere i primi passi verso l’arma quando mi accorgo
che a terra c’è un tappeto… e se fosse una trappola? Lo tolgo ma non trovo
niente di strano, perciò passo tranquillo, finché non sento di nuovo lo
scricchiolare. Stavolta non ci sono travi decenti dove appendermi e cado giù. Mi
ritrovo di nuovo al buio, ma stavolta la luce che entra permette una adattamento
più rapido all’oscurità. Sono a quanto pare in un’aula di scuola e mi trovo su
un banco, ma non sono solo. Davanti a me c’è una creatura piuttosto massiccia e
dietro di me sento i movimenti goffi di un altro essere, ma il fatto strano è
che sono alti quanto me nonostante stia su un banco! Non so come affrontarle,
con me ho solo i kunai, lo scudo, i pugnali, Fenrir e MiniMune e non mi sembrano
abbastanza utili contro queste belve, se solo avessi una spada… un secondo, ho
il pugnale! Ora ricordo, l’avevo infilato nell’anfibio destro usarlo in caso di
necessità! Lo afferro e mi metto in posizione, la stessa che ho ideato per
alcune mie fanfictions: nella mano sinistra il kunai e braccio teso in avanti,
quindi braccio destro steso di lato con il pugnale impugnato al contrario, in
modo che la sua lama sia parallela al mio braccio. A dire il vero quella che
dovrei avere nella destra dovrebbe essere una delle mie spade e la sinistra
dovrebbe essere libera per poter lanciare magie ed incantesimi che non so usare,
ma credo che sortirà lo stesso un buon effetto. Quello davanti a me si avvicina
lentamente alla parete, evidentemente vuole usare il mio stesso trucco, se è un
animale deve essere qualcosa di certo ben sviluppata anche dal punto di vista
mentale. Appena vedo attraverso le palpebre la luce riapro gli occhi e con un
rapido movimento del polso porto il pugnale nella posizione normale, colpendo la
creatura dietro di me, quindi faccio una giravolta su me stesso e la colpisco di
nuovo con il kunai, che poi lascio nella speranza di lanciarlo verso l’altro
essere mentre mi avvento sulla bestia ferita, sgozzandola. Mi rialzo ma non vedo
nessuno. Mi avvicino e vedo con mia gran sorpresa che involontariamente ho
colpito la gola del mio avversario, una fortuna simile non accade tutti i
giorni. Recupero l’arma e l’arco finito qui assieme a me per poi riflettere su
questa situazione paranormale… un secondo, questi due sono esseri umani! È vero
che sembrano dei bestioni strafatti di steroidi, pompati fino all’impossibile e
coni denti aguzzi, ma sono umani!Fine
capitolo
NDA: Il mistero continua,
riuscirete a capire che è successo prima che arrivi la fine? Chi vuole tentare
lasci pure un commento, in caso indoviniate vi contatterò per metterci d’accordo
su un premio da elargirvi (Meglio se è una canzone, sono più facili da reperire
e soprattutto non hanno troppi mega che potrebbero impedire l’invio). Detto
questo vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo!
Rimango ancora fermo ad
osservare le mie vittime. È la prima volta che uccido una persona e la cosa mi
fa star male. E se al loro posto ora ci fossi io? Il fatto di aver privato della
vita una persona mi fa sentire un verme, e dire che dopo aver letto Eldest ho
iniziato a non uccidere nemmeno gli insetti più fastidiosi come mosche e zanzare
per puro rispetto per la vita! Ora però non posso affogare nei sensi di colpa,
probabilmente loro non si sarebbero fatti molti scrupoli ad eliminarmi, fumarsi
il cervello non serve a niente, anche perché ho nuovo materiale su cui
riflettere. Ora so che è successo ai ragni, so che la vipera non era centenaria
e so che questi strani esseri sono un elemento chiave nel mio tentativo di
comprendere il mistero di questo luogo. Per il momento però l’unica ipotesi
abbastanza razionale è questa: o si trattano tutti di cavie di laboratorio
sfuggite chissà come da un luogo di tortura o si tratta di malformazioni dovute
a qualche farmaco sperimentale, e questo doveva essere il luogo dove li
allevavano. I bambini probabilmente stanno cercando di difendersi da loro, anche
se questo non spiega il loro atteggiamento ostile nei miei confronti. Cerco di
uscire dalla prima porta che vedo, ma probabilmente è quella bloccata, infatti
provo e riprovo ma non riesco ad aprirla. Cerco una seconda uscita e noto con
orrore che la stanza non solo è quasi totalmente tappezzata di sangue troppo
vecchio per essere delle due creature, ma che a terra ci sono vari scheletri e
stracci che di sicuro erano vestiti, ma ciò che mi fa più male è vedere che tre
di quegli scheletri appartengono a dei bambini. Finalmente trovo una porta
dietro un armadio e la apro. Anche questa è bloccata, ma non sembra fare una
gran resistenza alle mie spinte. Una volta nel corridoio mi ritrovo davanti
l’ennesima bambina con un sacchetto in testa ed armata di mannaia, il che mi
secca non poco. Appena la piccola si avvicina afferro prontamente la lama con la
mano sinistra e l spezzo come si trattasse di un pezzo di vetro e lei, vistasi
disarmata, cerca di fuggire, ma non posso permetterglielo, potrebbe avvertire
anche gli altri ed allora sarebbe difficile resistere senza ferire qualcuno,
perciò lancio due dei miei coltelli verso la porta, bloccandola. La bambina è
troppo bassa per toglierli ed io posso tranquillamente avanzare verso la porta,
almeno finché non vedo la piccola rintanarsi in un angolo e piangere. Solo
allora mi rendo conto di quanto sono stato malvagio, diamine, è una bambina!
Bisogna essere dei folli per terrorizzare a tal punto una creatura così piccola
ed innocente. Stacco dalla parete i coltelli e mi abbasso fino a poterla
guardare negli occhi.
Giuseppe: Hey, perché
piangi?
Bambina: Perché ci vuoi fare
del male?
Giuseppe: Perché dovrei
farvi del male?
Bambina: Perché sei adulto.
Tutti gli adulti odiano i bambini e fanno loro tanto male.
Giuseppe: E questo chi te lo
ha detto? Non è vero che gli adulti odiano i bambini, dopotutto anche loro sono
stati bambini.
In questo istante mi viene
in mente la regola numero uno per chi si trova in una situazione simile alla
mia: mai lasciare le spalle scoperte, perciò mi siedo al fianco della piccola e
le metto una mano sulla spalla per incoraggiarla a
parlare.
Bambina: Allora perché sei
qui?
Giuseppe: In questo luogo o
in questa casa.
Bambina: In
casa.
Giuseppe: Diciamo che mi
sono perso.
Bambina: E allora perché
porti con te tutte quelle armi? Chi ha delle armi vuole fare male a
qualcuno.
Giuseppe: Non voglio fare
niente a nessuno, queste armi le ho appena comprate perché mi piacciono e se le
uso è solo per difendermi o per difendere. Perché non ti togli quel sacchetto
dalla testa?
Bambina: Rose dice che
nessuno deve vederci oltre ai nostri compagni dell’orfanotrofio, soprattutto se
ci sono i grandi.
Giuseppe: Non sono poi così
grande, anzi, probabilmente con questa testa tutta matta che ho potrei anche
essere più piccolo di te.
La bambina sembra prendere
coraggio e si leva il sacchetto, provocandomi un tale turbine di sentimenti che
non riesco a descrivere: su tutto
il viso ci sono dei graffi abbastanza freschi. I suoi occhietti neri scrutano i
miei, che sono in cerca di una qualche risposta, mentre gioca con le treccine
castane, finché non mi dice.
Bambina: Sei l’unico che è
uscito vivo dalla Sala di Non Ritorno. Chi sei?
Giuseppe: Mi chiamo
Giuseppe, qual è il tuo?
Bambina:
Jennifer.
Giuseppe: Ok Jennifer, come
ti sei fatta quei graffi?
Jennifer: è stata Rose a
farmeli. Un paio di giorni fa si è arrabbiata perché non sono stata alle regole
e mi ha dato degli schiaffi, ma delle volte non mi ha colpita e mi ha sfiorata
con le unghie.
Giuseppe: Cosa fate qui voi
bambini?
Jennifer: Facciamo parte
della Rosa.
Giuseppe: La Rosa?
Jennifer: è il nostro mondo.
Gli Aristocratici della Matita Rossa comandano la Rosa, e Rose è la nostra Duchessa. Per
entrare nella Rosa dobbiamo fare un giuramento, poi ci danno una rosa e ci
portano in bagno, dove Rose ci aspetta. Quando arriviamo ci inginocchiamo e Rose
ci schiaccia un dito su una spina, facendoci sanguinare, poi prende il dito e se
lo mette in bocca. Quando lo toglie non c’è più sangue e noi entriamo a far
parte di una grande famiglia e nessuno se ne può andare, perché non c’è nessuno
che ci vuole lì fuori.
Una nuova rivelazione
scioccante. Non riesco ancora a credere che una ragazzina di dodici anni circa
abbia creato una piccola società dominata da bambini che cercano di difendersi
dagli adulti, senza però che qualcuno insegni loro la differenza tra bene e male
o i principi morali, ma ciò che trovo ancora più sconvolgente è che questa
società ha anche le proprie regole. Questo è il loro mondo, queste le loro
regole. Questa è la
Regola della Rosa. Mi alzo e prendo dallo zainetto del
disinfettante e lo passo su uno dei kunai per poi sfilarmi il guanto sinistro.
Jennifer mi guarda per capire finalmente che abbia in mente, perciò le
dico.
Giuseppe: Ti faccio una
promessa: prima che questa ferita si sia rimarginata del tutto ti porterò fuori
di qui.
Detto ciò inizio a creare
una strana spirale sul palmo della mano usando l’arma, finché non prende la
forma del Gedwey Ignasia. Ora il simbolo di potere dei Cavalieri dei Draghi per
me sarà il marchio di una promessa. Mi fascio la mano pensando a ciò che fa
Rose, come può una ragazzina essere così sadica da ferire così le persone che
gli stanno attorno e bere il loro sangue? Non so cosa le sia successo, per il
momento mi viene in mente solo l’ipotesi di violenza psicologica, ma lo
scoprirò, mi ci gioco Bahamut Tear. Prendo in mano il sacchetto di Jennifer e
gli faccio due buchi per poi porgerlo alla bambina.
Giuseppe: Quando lo rimetti
fai passare le trecce nei buchi, così ti riconoscerò.
Jennifer: Perché lo
fai?
Bella domanda, perché lo
faccio? Non conosco questa bambina che da un paio di minuti e francamente prima
di incontrarla non me ne sarebbe fregato niente, ma quando ho visto quelle
ferite ho sentito un dolore profondo, perciò mi limito a
rispondere.
Giuseppe: Perché nessuno
deve fare del male ai bambini. Se i bambini si fanno male vanno curati e chi fa
loro del male va punito.
Infatti, chi fa del male ai
bambini va punito. Prima o poi riceverò anch’io la mia punizione, ne sono certo,
ho fatto anch’io male ai bambini di guardia, ma per ora devo solo pesare a
svolgere quello che è diventato il mio compito. Mi alzo e mi dirigo alla porta,
ma Jennifer mi ferma.
Jennifer: Aspetta, ti devo
dare una cosa.
La piccola và in una stanza
che non avevo notato e ne esce poco dopo portando, anzi, trascinando la mia
cintura con gli shuriken.
Jennifer: Dovevo tenerla al
sicuro, ma sono sicura che faresti meglio a tenerli tu.
Giuseppe: Grazie, avrei
un’ultima domanda: chi sono gli Aristocratici?
Jennifer: Sono in ordine di
importanza Rose, la
Duchessa, Eleanor, la Contessa, Meg, la Baronessa, e Wendy,
la
Principessina, poi c’è Amanda, il tramite tra noi e gli
Aristocratici. Damian poi è il Cavaliere della Rosa, l’unico che può compiere le
missioni che noi non possiamo fare.
Giuseppe: Grazie, tornerò a
prenderti.
Incredibile, questo mondo è
paragonabile alla mia mente quanto è contorto. Entro nel corridoio successivo
focalizzando le nuove missioni: trovare Kaze, Kage e Bahamut Tear, risolvere i
restanti misteri ed infine abrogare la Rosa e le sue regole, questi bambini
devono essere liberati da questo incubo orrendo.Fine capitolo
NDA: Quinto capitolo finito!
Forza, avete ancora fino al capitolo XIII per indovinare la realtà
sull’orfanotrofio. Ho visto che molti di voi hanno avuto di che lamentarsi
riguardo il carattere usato, ma lasciate che vi spieghi, volevo trovare un
carattere che rispecchiasse a pieno la realtà distorta vista da quei bambini,
una realtà mista ad una fantasia che può fare più male di una pugnalata al
cuore. Comunque vorrei rassicurare Serenity, non sono un tipo Squarta&Distruggi, e poi i kunai esistono solo nella storia, come anche le altre armi, se si escludono i souvenir della gita e Kaze e Kage, realmente esistenti ç_ç, Beh, non ho altro da aggiungere, spetta ora a voi dire la
vostra^^.
Continuo a
farmi strada tra le stanze di questa casa alla ricerca delle mie spade, senza
però riscuotere successo. I bambini di guardia sono aumentati e sono mio
malgrado costretto a stenderli per evitare che si facciano del male. È vero che
non sono l’esempio perfetto di combattente, ma di certo rischio di procurare
qualche dolore non proprio lieve ai piccoli, che d’altro canto mi sembrano
alquanto debolucci, ed un semplice pugno potrebbe rivelarsi più grave del
previsto.
Finora non ho
mai fatto a pugni sul serio, nemmeno quando litigavo coi miei compagni alle
medie, e preferisco non iniziare ora, anche perché non so esattamente che potrei
combinare. Tutto quel tempo passato a vedere anime, leggere manga e giocare
videogiochi sono stati una sorta di un allenamento indiretto ma possono sempre
rivelarsi pericolose.
Entro in una
stanza totalmente oscura, illuminata solo al centro da una lampadina appesa per
miracolo ad una trave. Mi nascondo subito al buio, non si sa mai che potrebbe
succedere.
È un po’
strano, solitamente in frangenti simili la gente tende a stare lontana dalle
tenebre, è il loro nemico numero uno, ma per me è la migliore amica ed alleata
in assoluto. Sarà per il fatto che mi definisco una creatura delle tenebre a
rendermi così strano, ma preferisco sinceramente l’oscurità alla luce. È come se
al buio fossi avvolto da un velo che mi protegge, mentre alla luce mi sento
scoperto e fin troppo vulnerabile.
La porta
davanti a me si apre ed entra una bambina che ha con se una gabbietta per
uccelli e che porta i capelli corvini in un baschetto ordinato… non ci sono
dubbi, lei è la bambina che stava assieme a Rose al cancello e visto che finora
tutte le bambine non incappucciate erano appartenenti agli Aristocratici deve
essere per forza una di loro.
È evidente
che non riesce a vedermi in queste ombre, anche perché rimane ferma ad aspettare
nel piccolo cerchio di luce battendo nervosamente i piedi per terra, creando un
monotono eco. Posso sfruttare questa possibilità per far capire a questi bambini
che con me non si scherza. Poso lo zainetto a terra ed inizio a camminare
silenziosamente per arrivare dietro di lei e le
dico.
Giuseppe:
Fammi indovinare, Eleanor, Contessa della Rosa, ho
indovinato?
La bambina si
spaventa ed inizia a guardarsi attorno, la mia idea ha
funzionato.
Eleanor: Sei,
l’intruso? Dove sei? Fatti vedere!
Giuseppe:
Sono io, hai indovinato.
Eleanor: Che
sei venuto a fare?
Giuseppe:
Credo di essere capitato nel posto sbagliato al momento
sbagliato.
Eleanor:
Allora perché scappi alle nostre guardie?
Giuseppe: I
bambini nei corridoi? Sai, non hanno un’aria molto
amichevole.
Eleanor: Che
intenzioni hai? Vuoi ucciderci?
Giuseppe: Non
ho motivo di farlo.
Eleanor: Come
faccio a sapere che non stai mentendo?
In quel
momento arrivo alle sue spalle ed avvicinando la testa al suo orecchio le
dico.
Giuseppe: Se
lo avessi voluto l’avrei già fatto. Se vi avessi voluti morti ora sareste già
tutti morti.
La ragazzina
si gira e mi guarda con aria direi terrorizzata. È evidente che sono di statura
imponente per lei e l’assenza di emozioni nel mio sguardo potrebbe mettere a
disagio anche un adulto.
Eleanor: Sei
proprio come ti ha descritto Meg.
Giuseppe:
Potrei sapere che diamine succede qui?
Eleanor: Qui
le domande le faccio io, sempre se vuoi continuare a
vivere.
Un tonfo
improvviso attrae la mia attenzione. Cerco di capire da dove venga ma vado a
sbattere in qualcosa che non vedo… una parete di vetro? Ma… come possono dei
bambini costruire simili cose? Non so come ma sono finito proprio in
trappola.
Eleanor: Se
non mi risponderai per bene le mie amiche inizieranno a gettare terra fino a che
non ti seppelliranno.
Da un buco
nel soffitto si fanno vedere due bambine incappucciate, le quali reggono dei
badili. La situazione inizia a piacermi ben poco.
Eleanor: Qual
è il tuo nome?
Un attimo,
c’è una cosa che non ha calcolato, e forse posso usarla a mio favore. Basterà
metterla in soggezione con qualche risposta ad effetto… beh, più che ad effetto
direi insensate.
Giuseppe: Le
ombre non hanno nome.
Le bambine
iniziano a gettare terra. Il piano stà funzionando.
Eleanor: Da
dove vieni?
Giuseppe:
Vengo da una terra di nessuno.
Eleanor: Così
non fai altro che peggiorare la situazione. Come sei arrivato
qui?
Giuseppe: Ci
sono arrivato seguendo la via delle Tenebre.
Eleanor:
Ragazze, ora basta con la terra!
Ok… che
diamine significa questo adesso? Forse hanno capito che sotterrarmi non è
fattibile in questo momento, anzi, buttando terra nel vetro mi avrebbero solo
aiutato!
Intanto
Eleanor mi guarda con occhi freddi, più o meno come i miei
prima.
Eleanor: Sei
davvero furbo, ma questi scherzi non funzionano con noi. La
pompa!
La pompa?!
Vogliono farmi annegare? Se così fosse non avrei problemi, visto che so nuotare,
ma per uscire da qui dovrei abbandonare le mie armi, e questo non lo voglio
fare.
Intanto
l’acqua inizia a scendere giù, bagnando me ed il vetro, che mentre fa scivolare
via l’acqua sembra pieno di crepe.
… Crepe?
Come ho fatto
a non pensarci prima?!
In fondo
questa gabbia trasparente è stata fatta da dei bambini, non è resistente come
quella fatta da un esperto!
Pianto uno
dei kunai nella parete di vetro, mi aggiusto i guanti e colpisco l’arma con
tutta la mia forza, scheggiando il vetro. Non saranno dei mastri vetrai però
hanno creato delle mura belle spesse, non c’è che
dire.
Eleanor:
Credi di poterti salvare così?
Giuseppe: Per
caso è una sfida? Perché se è così…
Eleanor:
Questa è una sfida dalla quale uscirai sconfitto.
Giuseppe: Ok,
allora se perdo ti prometto che offrirò a te e tutti gli altri bambini che sono
qui un chilo di gelato a testa.
A dir la
verità se non fossero così ostili potrei pure portarli tutti a prendere un bel
gelato. Magari una volta che ci avrò capito qualcosa ed avremo chiarito tutto li
porterò davvero tutti dal gelataio, anche se non ne ho ancora visto uno da
queste parti…
In ogni caso
carico un pugno e colpisco la parte intaccata, riuscendo a sfondarla. Alcune
schegge volano verso Eleanor, che si protegge il viso con le
braccia.
Giuseppe:
Scusa, ti sei fatta male?
La ragazzina
mi guarda con uno sguardo stavolta pieno d’odio. Lo so che può sembrare strano,
ma quello sguardo mi ferisce più di ogni altra cosa che ho affrontato oggi. Mi
ferisce perché non le ho fatto nulla, e non voglio farle nulla. Non riesco a
comprendere il perché di tanto odio.
Eleanor: Come
se ti interessasse!
Giuseppe: Si
che mi interessa invece. Ho fatto saltare io il vetro, se ti sei fatta male
quindi è colpa mia.
Eleanor:
Risparmiati la sceneggiata, sono quelli come te che ci hanno traditi! Fingete
tutti di essere dalla nostra parte e invece ci volete tutti
morti!
Eleanor e le
bambine se ne vanno. Appena lei chiude la porta dalla quale è venuta sferro
rabbiosamente un calcio al vetro, facendolo collassare del tutto. Una scheggia
mi taglia la guancia, ma non me ne frega.
Quelli come
me li hanno traditi?
Possibile che
si siano fidati di qualcuno che ha agito per proprio interesse e per questo non
si fidano di chi è più grande di Rose?
Se è così non
mi meraviglio della loro ostilità. Però io non sono ostile! Io… io sono qui per
puro caso!
Ma ora, che
sia qui per caso o no, non me ne importa. DEVO sapere COSA è successo qui e
mettere fine a questo casino.
Ad Eleanor ho
detto di essere un ombra, ed è quello che sarò fino a che non sarà tutto
finito.
Ma io non
sarò un’ombra qualsiasi. Non sarò una delle ombre che oscurano il giorno e
perpetuano la notte.
Sarò l’Ultima
Ombra, quella che scaccia via le altre ed annuncia l’arrivo del giorno!Fine capitolo
NDA: lo so, è
da un pezzo che non aggiorno, ma ho avuto un problema con questa fan fiction.
Non riuscivo a trovare gli appunti che avevo scritto e poi ho deciso di
cambiarla un po’, la prima stesura non mi convince molto. Grazie per la
pazienza, cercherò di scrivere presto anche il prossimo capitolo
XD.