Il viaggio di un vita

di Layra Luin Isil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una storia ***
Capitolo 2: *** Dispetti ***
Capitolo 3: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 4: *** Viaggiando con papà ***
Capitolo 5: *** Disciplina ***
Capitolo 6: *** Davanti al focolare ***
Capitolo 7: *** Piacevoli inconvenienti ***
Capitolo 8: *** Svolte ***
Capitolo 9: *** Quella notte maledetta ***
Capitolo 10: *** Verso Ostagar ***
Capitolo 11: *** Quando i bernoccoli non fanno così male... ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una storia ***


Quella notte una tremenda tempesta imperversò sul colle di Altura Perenne. Il cielo era nero e ogni tanto dei lampi facevano la loro apparizione. La pioggia si abbatteva con violenza sul terreno mentre era accompagnata dal grido del vento, che nonostante le spesse mura si sentiva anche all'interno del castello.
Dalle piccole finestre della cappella ogni tanto penetrava una luce fredda che sovrastava le deboli fiammelle delle candele.
Le luci e le ombre sembravano in continua lotta, non si riusciva a pronosticare quale dei due contendenti avrebbe avuto la meglio.
Vi era un uomo ai piedi della statua di Andraste, inginocchiato, intento alla preghiera. Il suo volto era giovane sebbene in quel momento le rughe sembravano essersi moltiplicate. Gli occhi erano infossati in profonde occhiaie.
"Creatore, protegilla... proteggili entrambi"
L'uomo si curvò su se stesso, come se quella posa innaturale fosse una manifestazione fisica del suo dolore e della sua disperazione.
"Fai in modo che si salvino entrambi e che il bambino possa finalmente venire alla luce..."
Quel lamento si levò all'interno della cappella per tutta la notte, fino a che l'uomo non cadde su sè per lo sfinimento.

"Lord, svegliatevi" Nan, la governante, scosse il Teyrn quando il sole stava ormai sorgendo.
"Tutto si è risolto per il meglio: sia la Teyrna che il bambino sono salvi. Venite a vederlo è bellissimo"
Servirono alcuni istanti prima che il Teyrn potesse riprendersi dallo stordimento, ma quando capì quello che stava succedendo cominciò a correre verso le sue stanze dove Eleanor stava riposando.
Il bambino dormiva seremanente in una culla vicino al letto.
"Signore" Nan arrivò poco dopo "volete tenere il pargolo in braccio?" disse finendo quasi in un sussurro.
Il Teyrn annuì e raccolse quel fagottino cullandolo.
Più osservava quella nuova vita e più si accorgeva da chi aveva preso quei tratti così delicati.
Gli occhi sono senza dubbio della madre, pensò, mentre la fronte e il contorno del volto sono miei...
"Signore" riprese Nan "è una bambina, quale sarà il nome che le darete?"
"Attenderò che la madre si risvegli, decideremo insieme"
Una femmina. Bryce rimase sorpreso da quella novità. Non che la cosa fosse un dispiacere, anzi, in quanto donna avrebbe dovuto lottare di più per affermarsi nella società, e per questo avrebbe ricevuto un'istruzione adeguata, come quella del fratello maggiore, Fergus.
Avrebbe fatto valere il nome dei Cousland: come suo dovere.

Il Teyrn era seduto sul letto accanto alla moglie e le stava tenendo una mano, quando cominciò a risvegliarsi.
"Eleanor, come vi sentite?" disse Bryce baciandole fronte.
La luce cominciava di nuovo a filtrare attraverso l'oscurità e le cose ripresero i loro colori naturali, mentre la Teyrna aprì gli occhi "Bryce?"
"Sì, amore mio. Sono qui con te..."
Eleanor provò a sollevarsi dalla posizione supina ma i dolori del dopo parto cominciarono a farsi sentire, specialmente alla schiena, e quel piccolo gesto comune divenne a dir poco un'impresa.
"Il bambino come sta?" disse con un po' di fatica.
"Non il bambino, la nostra bambina..." Bryce sorrise "sta benissimo, ora sta riposando. La vuoi prendere il braccio?"
"La voglio vedere..."
La felicità era tanta, nonostante il pallore che si leggesse sul volto della Teyrna.
Bryce si avvicinò con passo leggero alla culla prendendo in braccio la neonata e la posò leggermente in grembo ad Eleanor "Ha i tuoi occhi"
"Come è piccola..."
"Come la chiameremo?"
"Ashalind?" riprese ad un certo punto la donna mentre cullava la bimba.
"Sì, è proprio un bel nome..."
Tutto tacque mentre i loro corpi erano uniti come in un solo abbraccio.
"Nana na na naah..." intonò la Teyrna dolcemente.

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Capitolo 2
*** Dispetti ***


Se ti prendo...”
“Che cosa mi fai?! Na nana nanà!”
Le voci dei due bambini si sentivano per tutto il castello.
“Brutta rospa! Vediamo se mi prendi!”
Quella era una mattina come un'altra nella dimora dei Teyrn di Altura Perenne.
Mentre le guardie, i servitori e tutti i cortigiani svolgevano i loro compiti i figli di Bryce Cousland si stavano azzuffando.
Quella lite era scaturita quando Fergus, il maggiore, aveva comiciato a rimpiattare i giochi di Ashalind, ovviamente non prima di essere stato provocato a sua volta.
I due fratelli stavano crescendo vivaci ed energici, nonostante gli usuali litigi infantili si volevano bene, soltanto che... adoravano stuzzicarsi a vicenda.
Ashalind aveva ormai raggiunto i cinque inverni mentre il fratello aveva il doppio della sua età.
La bambina teneva raccolti i suoi capelli corvini in una lunghissima treccia, ed ogni mattina appena levata Nan le intrecciava le chiome.
Aveva in sè la bellezza della madre e del padre, tutti si aspettavano di vederla crescere come una graziosa fanciulla Orlesiana ma quello non sarebbe stato il suo destino.
La Teyrna stessa era natia di Orlais, ma non aveva ricevuto una simile istruzione: fin da giovane i genitorni la iniziarono all'autodifesa e all'uso delle armi, ma nonostante tutto aveva in sè l'eleganza tipica del suo popolo: la disciplina era dunque ben celata.
“Ashalind! Fergus! Correte a rimettere tutte le cose in ordine, subito!” sbottò la Teyrna vedendo i figli azzuffarsi per terra pieni di graffi.
“Mamma, non è giusto! Ha cominciato prima Fergus!” cominciò la più piccola additando il fratello.
“Bugiarda!” la riprese l'altro.
“Non mi interessa, fate come vi ho detto o stasera andrete a letto senza cena e dirò al vostro tutore di allungare le lezioni di oggi” Eleanor osservava i figli con le braccia incrociate “Non me ne andrò fino a che non avrete ridato a questa stanza l'aspetto decoroso che le dovrebbe appartenere”
Vedendo che non c'erano vie di fuga, i due bambini si guardarono per un'ultima volta in cagnesco e sconfitti si avviarono a sistemare quel macello.


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Capitolo 3
*** Un nuovo arrivo ***


3 UN NUOVO ARRIVO


“Roland, ti ho trovato un lavoro alla dimora dei Teyrn di Altura Perenne”
Mio padre aveva deciso tutto all'improvviso. A quell'epoca non potevo ancora capire che lo aveva fatto per il mio bene, avevo poco più di dieci inverni.
“Perchè mi volete abbandonare... io voglio restare con voi e con la mamma...”
“Shhhh, Roland. Ora penserai che io non ti voglia bene, ma non è così... non preoccuparti quando sarai più grande potrai di volta in volta venire a trovarci.
“Ma io...”
“Adesso basta”

Quel viaggio continuò silenziosamente, ero troppo arrabbiato col mio genitore e troppo stupido o orgoglioso se vogliamo metterla così per abbassarmi a chiedere scusa.
Pochi giorni dopo incominciammo ad intravedere Altura Perenne, con il suo colle dove sorgeva il castello.
Più ci avvicinavamo e più mi accorgevo della magnificenza e della grandezza di quella costruzione che nulla aveva da invidiare al palazzo reale.
Oltrepassammo le mura entrando così nel borgo cittadino. Il paese era vivace, energico, la cosa che più mi stupì furono gli elfi che lo abitavano: non sembravano vivere in una condizione di miseria come nelle altre città, anzi lavoravano come tutte le persone più umili, quello sì, ma l'espressione sui loro volti era diversa... più appagata e serena oserei dire.
Attraversata la piazza del mercato, ci incamminammo su un'erta che conduceva direttamente al castello.
Mio padre bussò ai battenti del portone e dopo alcuni accertamenti ci permisero di entrare col nostro carro.
“Benvenuto tra noi Bann Gilmore”
“È un onore la generosità che mi avete offerto Teyrn”
Quell'uomo, che a quanto pareva doveva essere il Teyrn di Altura Perenne si comportò con molta gentilezza e cordialità nei confronti di mio padre.
“Ma vi prego, lasciate pure qui i bagagli di vostro figlio, ci penserà la servitù a portarli nell'alloggio del ragazzo. Venite, voglio mostrarvi la mia dimora. Desidererei che questa notte riposaste qui prima di ripartire domani mattina”
“Vi ringrazio Signore...” rispose il Bann sorpreso da tutta quella bontà.
Rimasi ad osservare quei due uomini che discutevano di fronte a me, sempre corrucciato e in disaccordo per quanto mi stava accadendo.
Seguii Teyrn e mio padre nei giardini dove improvvisamente sentii arrivare un veloce e leggero scarpiccio verso di noi.
“Papà!”
Una bambina corse incontro al Teyrn sorridendo.
“Guarda il disegno che ho fatto...”
“Ashalind, suvvia sbaglio o Nan ti ha detto che è maleducazione correre in questo modo?!”
“Lo so, papà... ma tu sei stato via in questi giorni...”
“E va bene...” disse il Teyrn prendendo in braccio la figlia “mostrami il tuo capolavoro...”
“Allora, questo sei te, la mamma, Fergus ed Io...” disse la bambina indicando ad una ad una quelle figure stilizzate.
“Bravissima!” disse l'uomo accarezzando la testa della bambina e rimettendola in terra “Voglio presentarti alcune persone: questo è Bann Gilmore e questo è suo figlio, Roland” disse indicandomi infine.
“Piacere di conoscervi signori!” disse Ashalind indietreggiando un piede ed inchinandosi leggermente, allargando dai lati la gonna del vestitino.
“Il piacere è mio signorina Ashalind” disse mio padre “coraggio Roland, dì qualcosa” continuò dandomi un leggero scapellotto dietro la nuca.
“Ehm... sì! Piacere!” seppi dire rimanendo imbambolato.
Ashalind mi sorrise, forse quel posto non era così male...

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Capitolo 4
*** Viaggiando con papà ***


“Alistair, oggi avremo delle persone importanti a farci visita. Ti prego di non combinare guai...”
“Sì Arle Eamon...” disse il bambino mordendosi il labbro inferiore e distogliendo gli occhi dal suo interlocutore.
“Sù, ora vai ad occuparti delle tue cose... siamo d'accordo?” continuò sollevando il mento del ragazzo verso di lui affinchè lo guardasse negli occhi.
“Mh” annuì Alistair. Non potendo sostenere per più del dovuto lo sguardo verso Arle Eamon se ne andò via correndo.

“Uff...” disse il giovane rimettendo a posto il forcone “per oggi ho finito, posso fare una passeggiata nel giardino” disse soddisfatto Alistair.
Si affacciò furtivamente all'uscita della stalla per vedere che non ci fosse nessuno.
Anzi, meglio ancora! Passerò dalla biblioteca a prendere un libro e mi metterò a leggere sotto il salice.
Alistair arrivò all'entrata del castello furtivamente. Attraversò tutti i vari corridoi fino a raggiungerne uno da dove sentiva provenire la voce di Arle Eamon e dei suoi ospiti. Chissà chi sono queste persone importanti...
Si avvicinò alla porta ed osservò all'interno: c'erano un signore distinto, piuttosto alto seduto al tavolo con accanto una bambina dai bellissimi occhi azzurri. La fissò per qualche istante, non poteva avere più di otto inverni.
Andiamo, sennò qualcuno mi scopre.
Alistair riprese così la sua missione.
Arle Eamon aveva lasciato all'interno della biblioteca un piccolo scaffale appositamente per lui, ogni tanto gli riportava dai suoi viaggi dei bellissimi libri illustrati di favole con streghe cattive, prodi eroi e creature fantastiche. Le sue favole preferite erano quelle con potenti maghi e golem colossali. Ah come adorava i golem!
Eccolo qui! Gli eroi del Nord, perfetto!
Così Alistair ripercorse furtivamente tutto il tragitto al contrario arrivando al salice credendo di non essere stato visto da nessuno...

Il giovane lesse il suo libro beatamente per alcuni minuti fino a che...
“Lo sai che i servi non potrebbero permettersi delle cose così preziose?!”
“Certo, ma infatti lui non è un semplice servetto come noi!”
“Il bastardo dell'Arle!” lo canzonarono due bambini.
Alistair cercò di non badare a quei ragazzetti, aveva promesso all'Arle di non combinare guai. Chiuse così il libro cercando di andarsene, ma non ci fu niente da fare: una manciata di fango lo colpì sul viso.
“Il principino è sporco di fango! Aspetti sire che veniamo a lavarlo!” disse uno di quei tre bambini lanciandogli un'altra manciata di fango.
L'ho promesso all'Arle! Non posso...
“Come mai non dici nulla come al tuo solito?! Vuoi andare dalla mamma?! Oh, ma lui non ha una mamma!”

Quei tre avevano raggiunto il limite, era stato toccato su uno degli argomenti a cui tenesse di più.
Alistair si voltò si scatto caricando col corpo l'ultimo dai capelli castani che aveva parlato. Alistair lo atterrò con tutto il corpo cominciando a prenderlo a pugni sul viso. Gli altri due gli si avventarono addosso.
Alistair era in netta inferiorità numerica e sarebbe stato ben presto sopraffatto se non fosse stato per un tempestivo intervento...
Improvvisamente uno dei due bambini lentigginosi che gli erano addosso fu scaraventato lontano da qualcosa, non riuscì a focalizzare immediatamente l'immagine.
Con un avversario in meno sulle spalle riuscì a rimettersi in piedi e ad affrontare i due avversari.
Si accorse con sua sorpresa che era intervenuta in suo aiuto la stessa bambina che sedeva nella sala delle udienze di Arle Eamon...
La bambina combatteva con foga utilizzando il meglio di graffi, morsi, pedate che potesse mettere in atto e ben presto riuscì a mettere in fuga il bambino che la stava ingaggiando, aiutandolo come meglio poteva.
Nel giro di alcuni minuti uscirono vittoriosi, se così potevano definirsi, da quella specie di pestaggio: erano entrambi polverosi e ricoperti di fango, i loro vestiti erano stracciati.
La bambina con la treccia scompigliata raccolse il libro che stava leggendo ormai stracciato.
“Mi dispiace per il tuo libro, veramente tanto!” disse con gli occhioni lucidi.
Alistair rimase interdetto per qualche istante cercando di ricomporre i tasselli di quanto era successo.
“Non preoccuparti, tu piuttosto come stai?”
“Io bene, tu invece? Ho visto che quei bambini ti hanno infastidito e poi ti sei scagliato contro di loro come una furia... devo averti fatto molto arrabbiare, mi spiace”
“Bene, grazie per essere intervenuta in mio aiuto... andiamo a sciacquarci alla fontana”

“Guarda il vestitino! Papà sarà su tutte le furie vedendomi in questo stato” disse la bambina rimanendo con la sottoveste “in fin dei conti è stato sacrificato per una buona causa...” continuò sorridendo ad Alistair.
“Sei proprio strana...” rispose il giovane osservandola e continuando a sciacquarsi il viso.

Aspetta, qui sei ancora sporco...” la fanciulla prese tra le sue mani il volto di Alistair voltandolo dolcemente di lato “...ecco, proprio qui”
Alistair arrossì, non sapeva chi fosse quella bambina, sicuramente era la figlia di un nobile molto importante e proprio in quanto appartenente alla nobiltà si stupì per tutta quella gentilezza.
“Grazie” riuscì a spicciare alla fine per via dell'imbarazzo.
“E di che?! Papà dice che dobbiamo aiutarci tutti a vicenda! E io sono contenta di esserti stata d'aiuto... Che libro stavi leggendo?!”
“Gli eroi del Nord...”
“Ah, lo conosco benissimo... è uno dei miei libri preferiti. È stata colpa mia se si è sciupato. Ti prometto che te ne regalerò uno uguale un giorno! Mi spiace solo di non poter fare di più al momento...”
“Non è necessario...”
“Si che lo è! Ecco...” la bambina si avvicinò al vestitino strappando da quello una piccola rosa blu di stoffa, si tolse dalla treccia uno dei fili di pelle che la legavano e lo intrecciò alla rosellina come a farle un piccolo braccialetto.
Mentre la fanciulla era impegnata Alistair si accorse che sulla spalla sinistra che traspariva dalla sottoveste aveva una piccola voglia a forma di luna.
“... questo è per te. Fanne tesoro, è il mio portafortuna per te. In questo modo potrò riconoscerti quando ti porterò il libro”
“Ehm... grazie”
“Oh, il sole sta tramontando. Papà sarà sicuramente in pensiero per me. Dobbiamo ripartire. È stato un piacere averti incontrato. A presto!” la bambina si avvicinò ad Alistair lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.
“A presto!”
La fanciulla dagli occhi azzurri se ne era andata lasciando un segno indelebile nel passato di Alistair...
A presto, pensò il giovane.

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Capitolo 5
*** Disciplina ***


“Complimenti Lady Ashalid, siete davvero migliorata nell'utilizzo delle armi da mischia”
“Grazie Ser Gilmore” disse la fanciulla asciugandosi il sudore dal volto con un panno.
Nel terzo mese dell'anno Ashalind aveva compiuto diciassette inverni, diventando una fanciulla gradevole agli occhi di qualsiasi uomo.
Gli occhi azzurri erano incorniciati in una chioma nera ondulata, che durante gli addestramenti era raccolta completamente in un ciuffo sul retro della nuca.
La sua persona dritta e snella aveva raggiunto il metro e settanta nel corso degli anni.
Nel complesso, la fanciulla aveva una figura elegante, ma non delicata come qualcuno avrebbe osato dire ad una prima occhiata, infatti vi erano comunque molti dei suoi atteggiamenti che rivelavano la mascolinità di quella donna a partire dalla semplice camminata.
“Adesso è arrivato il mio turno di pausa, vorrei osservarvi mentre vi allenate” disse Ashalind.
“Certamente mia Lady”
Ser Gilmore rientrò nell'ala di allenamento e cominciò a scambiarsi una rosa di colpi studiati con uno dei soldati.
Appena arrivato al castello di Altura perenne Roland fu avviato all'addestramento militare e dopo circa dieci anni di allenamento era diventato un guerriero provetto, solo Fergus, il figlio maggiore del Teyrn riusciva a batterlo e Ashalind a tenergli testa.
“Roland, fateci assistere ad un bello spettacolo, avanti!” lo incitò Ashalind.
“E sia” il cavaliere accolse il guanto di sfida e in pochi attimi si aprì un'area nel salone permettendo a Gilmore di poter duellare.
Lo scontro non durò a lungo e in pochi attimi Roland ebbe la meglio.
“Bravo!” disse Ashalind battendo le mani “Ora è il mio turno!”
“Quali armi preferite mia Lady? Possiamo anche avere una diversa combinazione di armi se volete...”
Ashalid si avvicinò all'armeria e cominciò a scorrere con la mano le mani che erano in fila una dietro all'altra passando dai semplici pugnali, armi a una mano da taglio e poi a quelle contundenti, proseguendo fino alle armi a due mani e a quelle in asta.
La fanciulla prediligeva le armi a due mani quel giorno era decisa a sperimentare qualcosa di nuovo: estrasse dalla rastrelliera un'alabarda di un metro e ottanta.
“Che ne pensate Roland?!” disse divertita.
“Penso che sarà uno scontro interessante” disse Ser Gilmore ingoiando della saliva per il crescente nervosismo.
La figlia del Teyrn entrò in campo con passo sicuro e deciso, impugnando l'alabarda orizzontalmente con scioltezza.
“In guardia” disse la fanciulla impugnando l'arma con guardia alta e lama rivolta verso il basso.
Ser Gilmore annuì di rimando.
I due si studiarono per alcuni attimi cominciando a compiere passi laterali come lungo una circonferenza.
Il cavaliere cominciò con qualche attacco leggero misurando con lo scudo il livello di potenza dei colpi inflitti e i riflessi dall'avversario. Quando si sentì sicuro Ser Gilmore cominciò con attacchi precisi e forti, che venivano prontamente parati e riconsegnati.
La fanciulla dal suo canto era abile nel mantenere le giuste distanze, il suo obbiettivo principale era quello di riuscire ad aggirare la guardia avversaria o di minacciarne l'equilibrio scaraventandolo a terra.
Il combattimento proseguì con continui colpi di scena da entrambi i contendenti, ma nessuno sembrava in grado di sopraffare l'altro e la stanchezza cominciava a farsi sentire.
Entrambi i duellanti volevano che lo scontro finisse, ma che ci fosse un vincitore.
Con una finta Ashalind colpì violentemente lo scudo di Gilmore con il pomo dell'alabarda, che si distribuì su Gilmore stordendolo; con un ultimo slanciò la ragazza lo buttò a terra puntando la punta della della sul collo del cavaliere.
“Allora?”
“Esperimento riuscito userei dire mia Lady”
Entrambi i giovani rimasero ad osservarsi per alcuni attimi, ansanti per la fatica fino a che un applauso non li distrasse.
“Bravi!”
“Complimenti Lady Ashalind siete migliorata molto!”
“Evviva per la nostra guerriera provetta!”
“Dobbiamo festeggiare!”
“Alzatevi” disse la fanciulla tendendo la mano destra guantata a Ser Gilmore.
“Grazie mia Lady, converrei anche io per festeggiare i risultati del vostro allenamento”
“Va bene, birra a volontà per stasera!”
Grida di esclamazione si levarono all'unisono, di rado capitavano occasioni per cui fosse doveroso festeggiare e quella era era uno di quei momenti.

“Cos'è questa lagna?! Più ritmo!” disse uno dei soldati alzando un boccale di birra mentre il suono delle cornamuse, tamburi e flauti si levava.
Non vi era un soldato che non partecipasse alle danze e Ashalind priva del corsetto e rimasta con una camicia che le nascondeva le forme era al centro dei festeggiamenti.
Ogni tanto la guerriera usciva dalla mischia per rinfrescarsi con una pinta di birra scura, la sua preferita per reimmergersi nuovamente.
“Grinta!” disse Ashalind salendo su un tavolo ed inneggiando i presenti ai festeggiamenti “Ser Gilmore venite!” continuò rivolgendosi al giovane affinchè la raggiungesse in alto alla folla.
Roland non se lo fece ripetere due volte e la prese sottobraccio e cominciarono a ballare mentre il resto dei soldati batteva le mani.

I festeggiamenti proseguirono fino a notte fonda, quando rimasero in pochi ad avere le energie necessarie alla festa.
“Lady Cousland, non potevate contenervi un po'?”
“Vi prego Rory, non cominciate con le vostre ramanzine! Ogni tanto ci si deve sfogare in qualche modo...” disse mentre la sue voce perdeva di volume.
“Ce la fate a comminare?”
“Certo...” rispose la ragazza mentre i suoi piedi cedevano nonostante l'appoggio del cavaliere.
“Se lo dite voi...” disse il cavaliere prendendola in braccio.
Roland fece qualche passo nella strada osservando sconsolato la quantità di strada che necessaria per riportare quella sprovveduta nella sua stanza.
“Anima e coraggio...” cercando di convincersi. La fanciulla tra le sue braccia cominciò a dormire profondamente e ne ammirò la bellezza desiderandola in segreto come aveva fatto fino a quel momento.
In fine arrivò alla stanza di lei, nessuno si accorse del loro arrivo.
Roland aprì la porta, richiudendola con un piede alle sue spalle attento a non fare troppo rumore e depose la sua Lady sul suo giacilio.
La osservò ancora per alcuni attimi accorgendosi che stava riaprendo gli occhi.
“Lady, vi auguro un buon riposo...”
Roland si sentì afferrare un polso, si voltò e vide Ashalind che lo stava osservando “Rimanete qui...”
“Mah...”
“Shhhh, non dire niente, restate qui e basta...”
Ashalind si alzò dal letto e si tolse ciò che le restava dell'armatura rimanendo con una leggera sottoveste.
“Vi aiuto Rory...” continuò con un bisbiglio e cominciò a slacciare le parti di armatura che il cavaliere aveva addosso “toglietevi li stivali almeno...”
Ashalind ridacchiava notando l'imbarazzo del cavaliere di fronte a quella situazione, si avvicinò all'armadio estraendo una pesante coperta di pelliccia per tenere caldo in quella notte, l'inverno era ormai alle porte.
“Non venite? Non vorrete morire di freddo vero? Suvvia Rory!”
Roland accolse l'invito e si sdraiò accanto alla ragazza. Ashalind si fece piccola piccola accanto al corpo di Roland abbracciandolo, per poter trarre da quegli attimi il maggior calore possibile.
Ashalind aveva sembra voluto bene a Rory come un amico, ma crescendo aveva cominciato ad osservarlo in maniera diversa: crescendo era diventata una donna, non più una bambina...
Quando Roland si accorse che Ashalind gli stava accarezzando i capelli, la strinse di più a sé, era una donna che sapeva difendersi, su quello non c'erano dubbi... ma voleva comunque proteggerla.
Roland si accorse per la prima volta che i suoi capelli odoravano di lavanda...

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Capitolo 6
*** Davanti al focolare ***


L'inverno era arrivato.
Le notti si facevano sempre più fredde e nonostante gli spessi muri dell'architettura Fereldiana il freddo riusciva a penetrare lo stesso nelle residenze.
Come suo solito, dopo cena Ashalind prese un libro dalla biblioteca appartenuta al nonno e si distese sopra a dei cuscini nella sala delle udienze del padre coperta da un mantello di pesante pelliccia di fronte al focolare.
I capelli ondulati le ricadevano sulle spalle come una cascata di piume corvine mentre gli occhi erano intenti sulla lettura.
I minuti scorrevano veloci quando la lettura la appassionava: adorava i romanzi di avventura con un pizzico di amore al loro interno. Chi avrebbe detto che anche Ashalind sognava il principe azzurro?
Fergus entrò nell'ala e non si sorprese nel vedere la sorella intenta alla lettura.
La salutò dolcemente baciandola sulla guancia.
“Cosa stai leggendo di bello sorellina?” chiese incuriosito.
“Una novella con vicende avventurose...”
“So il resto... ho capito!” disse Fergus ridacchiando “Sei molto migliorata nel combattimento sorellina, ho saputo che sei riuscita a battere Ser Gilmore... e di come avete fatto baldoria tu e i soldati per il resto della serata”
“Suvvia Fergus!” rispose sorridendo “ ogni tanto ci vuole!”
“Non lo metto in dubbio! Cosa ti preoccupa ultimamente? Lo sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa...”
“Niente fratello, proprio niente” rispose con un tono di inquietudine nelle ultime parole.
“Menti... Ho notato che da quella sera hai cominciato ad evitare Ser Gilmore. Cosa è successo?”
“Non ti si può nascondere nulla a te, vero?”
“Non quando ho una sorellina così graziosa che devo proteggere specialmente da se stessa. Sei troppo rigida con te stessa: metti il dovere prima di qualsiasi cosa, arrivi a quell'attimo in cui ti lasci un po' andare e subito te ne penti.
La fanciulla chiuse il libro e rimase ad osservare le fiamme per qualche istante senza rispondere al fratello.
“Non mi rispondi?”
“Sì è successo proprio quello che hai detto...”
“Cosa è successo di preciso?”
“Ma quante cose vuoi sapere? Non posso avere diritto ad un po' di riservatezza?”
“Non con tuo fratello, maggiore per di più...”
Ashalind incrociò le braccia osservando Fergus “Abbiamo dormito insieme”
“E basta?”
“Sì... qualche problema?”
“Assolutamente no! Conoscendo la tua grinta pensavo che saresti andata ben o...” Fergus dovette tacere quando un cuscino lo centrò pienamente sul viso “Maledetta, allora vuoi la guerra!”
I due cominciarono a prendersi a cuscinate di santa ragione fino a che non cominciarono a riempirsi di piume avvicenda tra le risate.

“Se hai interesse per Roland dimostraglielo. È una persona affidabile e per di più un ottimo guerriero...”
“Ma nostro padre non approverebbe...”
“Cosa importa: il Teyrn ereditario sono io, farei di tutto pur di vederti felice!”
“Grazie Fergus” disse abbracciandolo.

Ti aspetto questa sera in camera mia, vorrei parlarti di alcune cose...
Ashalind”
Rimasi stupito da quel biglietto così improvviso. Non mi sarei mai aspettato un cosa simile dopo quella notte.
Ashalind aveva cominciato ad evitarmi, non ne capito il motivo, non che avessi fatto qualcosa per offenderla anzi...
Aspettai quindi la sera con impazienza e una volta terminato il mio turno di guardia cercai di rendermi più presentabile che potessi.
Era ormai notte fonda, temevo che si fosse addormentata.
Raggiunsi la sua stanza e notai che la porta era aperta, entrai e mi avvidi che la stanza era ben illuminata.
Il piccolo camino era acceso e scoppiettava vivacemente, Ashalind era sdraiata su dei cuscini vicino al focolare e stava leggendo.
Quando mi vide entrare mi accolse sorridendo e intimandomi di fare silenzio chiuse a chiave la porta.
“Buona sera, Lady...”
“Rory, non essere così formale... te ne prego”
Rimasi interdetto da quella sua richiesta ma cercai ugualmente di soddisfare il suo desiderio.
“Siediti qui con me” disse indicandomi i cuscini.
Mi sedetti accanto a lei e attesi di sentire cosa aveva da dirmi.
Notò il mio silenzio di attesa e notai che per la prima volta la vedevo a disagio...
“Hai freddo? Ho qui della birra...”
“No grazie. Di cosa volevat... volevi parlarmi?”
“Sì... giusto” disse guardando per terra e arricciandosi nervosamente una ciocca di capelli “Ho ripensato a quella sera. Mi dispiace se ti ho arrecato offesa in qualche modo, ma soprattutto mi spiace per averti evitato in questi giorni...”
“Non mi hai arrecato offesa, ma per quale motivo mi hai evitato?”
“Ecco... il punto è che, ho avuto paura... paura nell'eventualità che mio padre avesse saputo cosa fosse successo. Dubbi, le mie responsabilità... Ero confusa... non sapevo cosa desiderassi veramente”
“E ora?”
“Ora so cosa desidero...” disse avvicinandosi.
Non sapevo cosa dire, solo uno stupido non avrebbe desiderato una donna come Ashalind. Ma in fin dei conti la capivo, le sue paure non erano infondate. Lei era una nobile, mentre io il figlio di un Bann minore, le conclusioni erano evidenti.
Eppure desideravo vivere quei momenti, lì con lei.
Ma se...
“...mi dispiace di averti messo in questa situazione... veramente. L'unica cosa che resta è di non...”
La baciai, tenendo il suo volto tra le mie mani. Non volevo lasciarla andare via... mai più.

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Capitolo 7
*** Piacevoli inconvenienti ***


Un nuovo anno era cominciato ad Altura Perenne e la figlia del Teyrn Bryce Cousland aveva raggiunto i diciotto inverni.
Proprio nei primi giorni del terzo mese dell'anno fu celebrato il compleanno di Ashalind con un grande banchetto.
Arrivarono vari parenti da Orlais, altri più lontani dal Ferelden e amici più stretti come Arle Eamon.
Quella era una delle poche occasioni in cui Ashalind poteva atteggiarsi a dama: indossava degli stivaletti neri di camoscio con una punta leggera ed un vestito blu-notte con una gonna a ruota che le ricadeva pesante a terra e un corsetto che le evidenziava le forme proporzionate, i suoi lunghi capelli erano raccolti in un ampio ciuffo, dal quale pendevano dei boccoli corvini.
“Oh cava, quanto siete diventata bella!” dissero alcune delle donne orlesiane che Ashalind aveva visto si e no una volta nella sua vita.
I doni furono numerosi ma quasi nessuno di quelli si adattavano alla guerriera.
Verso la fine dei festeggiamenti Bryce annunciò l'arrivo del suo dono: dal fondo dell'ala delle udienze si cominciò a sentire il pesante abbaiare di un cane seguito dai mugolii di un soldato che faceva di tutto per tenere a bada quella creatura che con tutto il suo peso si trascinava il suo bagaglio al collare.
Ad un tratto il soldato mollò la presa e il grosso cane potè correre libero slanciandosi addosso ad Ashalind, buttandola a terra.
“Buono bello! Buono!” disse la ragazza mentre il mabari la riempiva di bava “Buono cucciolone! Su da bravo, fammi rialzare...”
Il mabari non sentì storie e si allontanò docilmente dalla fanciulla.
“Ma quanto sei bello!” continuò Ashalind guardandolo in quegli occhi scuri. Lo abbracciò mentre il mabari continuava a farle le feste allegro.
“Ti chiamerò Erik! Ti piace?”
Il mabari, o meglio Erik, abbaiò felice in segno di approvazione.

Poche sere dopo...
“Shhh, entra” disse Ashalind a Roland in uno dei loro consueti incontri.
“Quanto è dura dover far finta davanti a tutti che niente sia cambiato...” disse Roland dopo averle accarezzato la guancia.
“Basta con le parole...” continuò la ragazza baciandolo.
“Grrrr”
“Cosa?”
Il mabari cominciò a ringhiare furiosamente verso Roland.
“Erik! Cattivo cane! Ti sembra questo il modo di comportarti con Rory?”

Il povero mabari uggiolò con le orecchie penzoloni, capendo che quella scenata di gelosia non era servita a nulla. Decise di accucciarsi in un angolo quieto quieto meditando sulla vendetta che avrebbe riservato alla sua vittima...

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Capitolo 8
*** Svolte ***


Erik si stava aggirando per i corridoi esterni del castello. Quella era una bella giornata: il sole era alto nel cielo anche se faceva piuttosto freddo. Non che la cosa lo preoccupasse con tutta quella pelliccia che aveva addosso. Ogni tanto delle guardie incrociavano il suo cammino riempiendolo di feste... ma il suo obbiettivo era un altro.
Il mabari continuò la sua passeggiata con nonchalance affacciandosi furtivamente ad ogni vicolo cercando la sua preda.
Niente, per ora non era ancora riuscito a trovarla. Ma per questo motivo non si sarebbe sicuramente arreso.
Ma alla fine eccola: stava dando degli ordini ad alcune guardie, quella giornata il castello era tutto in fermento... chissà come mai.
Erik si avvicinò con noncuranza, scodinzolando la sua piccola coda. Non si sarebbe mai accordo del suo arrivo: era troppo occupato a svolgere le sue mansioni.
Il cane era vicino, sempre più vicino... e...
“Per i mutandoni di Andraste!”
Roland si accorse improvvisamente che il mabari gli aveva morso il di dietro, fece per corrergli immediatamente dietro ma il cane era già fuggito.


“Non posso credere che lo abbia fatto” disse Ashalind ridendo allegramente.
“Si invece... e il mio sedere ne è la prova lampante!” la ragazza non badò alle lamentele di Roland e continuò a medicarlo. Non che Erik avesse combinato un grosso danno, sì, la pelle aveva dei piccoli forellini, ma erano talmente piccoli che quasi non si vedevano. Quella lagna era principalmente una farsa per farla impietosire.
“Prima ero da mio padre nella sala delle udienze, stava ricevendo Arle Howe, ha detto che i suoi uomini erano in ritardo, ma non ho ben capito il motivo... Che strano” poi gli sovvenne la novità “Lo sai che c'è un Custode Grigio al castello?”
Roland si stava rivestendo quando lasciò andare le brache dall'eccitazione provocata da quella notizia.
La fanciulla finì di ravvivare il piccolo focolare nella sua stanza quando si voltò e vide il giovane in quelle condizioni “Non dovevi tornare a lavoro?” lo canzonò.
Roland si ricompose“Ashalind ti rendi conto della gioia che mi hai dato con questa notizia? E se mi reclutasse?” continuò avvicinandosi alla figlia del Teyrn.
“E lasceresti il castello in questo modo?” le rispose incrociando le braccia. Roland sapeva bene a cosa stava alludendo e non seppe cosa rispondere, erano trascorsi quasi tre anni da quando avevano deciso di unirsi “lasciamo perdere questa discussione, ne riparleremo a tempo debito...” Ashalind si avvicinò alla porta della sua stanza osservando il corridoio esterno e quando fu certa che nessuno fosse lì fuori congedò Roland senza troppe cerimonie.

Quella stessa giornata, dopo gli allenamenti Ashalind decise di concedersi un bagno ristoratore.
Si ritirò nella sua stanza. Fuori c'era ancora molta luce e i deboli raggi invernali penetrarono nella sua stanza concedendo un freddo chiarore agli interni. Accese le candele che aveva ai candelabri aumentando la luce e si spogliò ammucchiando l'armatura e le vesti in un angolo della stanzina da bagno.
Riempì la vasca quasi fino all'orlo con acqua calda, testandola prima con un piede per abituarsi alla temperatura e poi l'altro fino ad immergersi completamente.

Aveva compiuto venti inverni ed era in età marito, sua madre non faceva che ripeterglielo costantemente.
Tesoro perchè non prendi marito? Cosa c'è che non va? Perchè nessuno dei giovani che incontri soddisfano i tuoi gusti? Sei così bella, eppure...
Quelle erano solo alcune delle frasi che la Teyrna con cui la esortava a maritarsi. Eppure lei aveva i suoi motivi, soltanto che non poteva farlo sapere ai suoi genitori, entrambi si aspettavano molto da lei. Ma Roland era intenzionato a diventare un Custode Grigio ora che c'era la possibilità. Duncan lo avrebbe sottoposto alla prova, e chi era lei dopotutto per impedirgli di seguire i suoi sogni.
Cosa posso fare? Si chiese Ashalind tra sè e sé. La cosa più giusta era di lasciarlo andare... per la sua strada, per la sua felicità.
Sì, l'unica soluzione ragionevole era finire quanto era cominciato...

Dopo essersi rivestita con un abito da donna il più sobrio possibile, uscì dalla sua stanza in cerca di Roland. Il sole stava ormai tramontando e nel cortile del castello le ombre si facevano sempre più lunghe. La giovane donna era così sovrappensiero che camminava senza guardare avanti e incidentalmente andò a sbattere contro una figura nuova tra quelle spesse mura di pietra.
“Dama Ashalind, state bene? Sono mortificato, non vi avevo vista arrivare da dietro al vicolo...” si trattava di Dairren, il figlio di Bann Loren.
“Ah... sì, è tutto apposto. Non preoccupatevi...” rispose la ragazza a mezza voce mentre l'altro l'aiutava a rialzarsi.
“Avevate qualche impegno Lady?” chiese gentilmente “più tardi potremmo ritrovarci e conoscerci un po' meglio, magari davanti al focolare...”
“...Sì, non ci sono problemi” Ashalind rimase inebetita da quella richiesta.
“A più tardi allora...” si congedò baciandole la mano.
La ragazza rimase a fissare Dairren mentre si allontanava, in fin dei conti non era male... però aveva ancora dei problemi da risolvere.
Ashalind riprese la sua ricerca.
Finalmente lo trovò, era lì, al centro dell'ala di allenamento con il Custode, lo stava sottoponendo ad una prova.
La ragazza non si fece vedere lì per lì, attendendo che il giovane si fosse liberato.
Le torce all'interno della sala erano accese e i pilastri di pietra che sorreggevano l'edificio gettavano sul pavimento delle ombre che si ammassavano sul fondo.
Rory era veramente concentrato, faceva del suo meglio per meritarsi quelle attenzioni. Inizialmente parlarono, principalmente della vita di Ser Gilmore per poi arrivare alle sue doti in combattimento. Il Custode stesso decise di testare le sue conoscenze. Si vedeva lontano un miglio che quell'uomo aveva passato una vita intera sui campi di battaglia e nonostante Rory fosse un abile guerriero non riusciva a stargli al passo. Nonostante tutto Duncan si congratulò col giovane concludendo che di lì a pochi giorni sarebbero partiti alla volta di Ostagar.
E così era stato tutto deciso... se ne sarebbe andato.
Ashalind attese che Duncan se ne andasse e si avvicinò a Ser Gilmore “Congratulazioni” disse sinceramente “allora te ne andrai...”
Ronald guardò Ashalind negli occhi, accorgendosi di quanto effettivamente stava soffrendo “Sì” rispose solamente il giovane.
“Sono contenta per te, dopotutto diventare un Custode è sempre stato il tuo sogno... stavo pensando, che forse è giunto il momento di chiudere questo piccolo capitolo della nostra vita. Non ci rivedremo più: non sarebbe giusto per entrambi mantenere delle promesse impossibili...”
Gli occhi della fanciulla si stavano riempiendo di lacrime. Ronald non disponeva di parole appropriate a quel momento, cercò di avvicinarsi per stringerla un'ultima volta tra le sue braccia, ma lei lo respinse per poi rinchiudersi nella sua stanza.
La fanciulla dagli occhi azzurri se ne era andata un'altra volta.

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Capitolo 9
*** Quella notte maledetta ***


La ragazza si svegliò nel bel mezzo della notte, sentendo il cane abbaiare furiosamente.

“Erik, calmati” chiese mentre scendeva dal suo giaciglio.
Il mabari non aveva alcuna intenzione di smettere... poi si accorse dei rumori che provenivano dall'esterno. Cosa stava succedendo? Ashalind aprì lentamente la porta osservando che nei corridoi esterni del castello stava infuriando una battaglia. Si sbrigò ad infilarsi l'armatura di pelle borchiata e raccolse la spada e lo scudo che teneva nella sua camera da letto.
“Erik, sei pronto?” disse Ashalind abbracciando il suo fido compagno “Non mi abbandonare”
Il mabari rispose e ben presto uscirono dalla stanza.
Le urla, gli schiamazzi e suoi metallici provenivano da ogni dove, mentre alte lingue di fuoco svettavano verso il cielo.
Ashalind si diresse prima di tutto verso la stanza dei suoi genitori.
Dannazione, pensò, è sbarrata.
“Eccola! La figlia del Teyrn” due uomini in armatura leggera arrivarono alle sue spalle, uno armato di spada e scudo mentre l'altro cominciò ad incoccare due frecce.
“Erik, dietro di me!” gridò Ashalind, riparandosi con tutta se stessa sotto lo scudo. Una delle due frecce mancò la mira mentre l'altra si conficcò nello scudo di legno. Ashalind si avventò immediatamente sull'arciere, mentre il mabari cercava di azzannare alla giugulare l'altro soldato.
Con un potente colpo di scudo Ashalind mandò in frantumi la mascella dell'uomo facendogli perdere l'equilibro e finendolo con un fendente.
L'altro ancora in vita stava cercando con tutte le sue forze di allentare la morsa del cane dal polpaccio, quando ricevette il colpo finale.
Ashalind prese in mano lo scudo dal cadavere ed esaminò lo stemma su di esso...
“È un soldato di Arle Howe, cosa ha intenzione di fare quel traditore?” finì di dire gettando lo scudo a terra col tutto l'odio di cui disponeva.
“Ashalind, tesoro. Stai bene?” la Teyra comparve dalle sue stanze improvvisamente con la sua armatura.
“Io sto bene madre, ma papà?” chiese allarmata.
“Non è rientrato questa notte a letto, penso che si sia trattenuto con Howe a discutere...”
“Doppiamo trovarlo” continuò raccogliendo l'arco e le frecce dal cadavere “Sapete ancora scoccare una freccia vero?”
La Teyrna impugnò l'arco con decisione incoccando una freccia “Andiamo”
Si diressero prima di tutto nelle stanze di Fergus e vi trovarono la moglie e il figlio privi di vita, i loro corpi erano ancora caldi.
“No, il piccolo Oren. O Creatore, come hanno potuto...” gemette la Teyrna.
La ragazza non aveva parole per tutta quella crudeltà e allontanò la madre da quell'orribile spettacolo.
“Ashalind, dirigiamoci verso la tesoriera, ci sono delle cose che laggiù non lascerei per nessuna ragione al mondo nelle mani di quel traditore...”
Ashalind annuì, la loro metà non era molto distante ma avrebbero dovuto farsi largo con la forza attraverso quei corridoi.
Le donne e il segugio continuarono ad avanzare lungo i muri dei corridoi, attente ad ogni minima presenza. Giunsero alla fine di un vicolo dove tre soldati di Howe proseguirono a diritto senza accorgersi di loro, errore fatale.
Mancava poco, mancava veramente poco. Pochi passi e avrebbero raggiunto la tesoriera se non fosse stato per altri due uomini che si frapposero sulla loro strada.
Il mabari si scaraventò sul primo senza tanta esitazione mentre la Teyrna prese di mira lo stesso con l'arco. Il secondo impugnava un pesante spadone col quale cercò di colpire Ashalind. La parata servì a poco perchè il colpo fu talmente micidiale da scaraventarla indietro, l'uomo stava per abbattere un altro fendente quando il segugio lo affondò. Ashalind ebbe appena il tempo di realizzare quanto stava succedendo nel momento in cui una freccia si conficcò in quel collo muscoloso abbattendolo.
“Rialzati tesoro” disse la madre mentre correva ad aprire la serratura. Entrarono nella stanza ed Ashalind raccolse le cose più preziose che la madre le indicò: una spada e uno scudo d'acciaio.

“Usciamo da qui. Dobbiamo ancora trovare tuo padre...”

Ashalind cominciò a correre verso la porta trovando la strada libera e i tre si diressero alle sale delle udienze dove i combattimenti si concentravano maggiormente.
“Forza uomini” una voce maschile tuonò dall'interno, si trattava di Ser Gilmore. Alcuni dei soldati di Altura Perenne stavano combattendo quelli di Howe in netto vantaggio.
Ashalind si gettò nella mischia decisa a mettere fuori combattimento il maggior numero di arcieri presenti per lasciare campo libero alla madre che era spalleggiata dal suo segugio.
Due uomini le si pararono davanti cercando di bloccarla, ma la ragazza fu più veloce e con un giro della spada di famiglia riuscì ad atterrarne uno. Non aveva nessun ostacolo di fronte a sé e incalzò il primo arciere annientandolo, poi fu la volta del secondo che più lesto impugnò due pugnali e schivò il suo fendente agilmente provocandogli una ferita al braccio. Il dolore si fece sentire, ma cercò di non arrendersi. Una freccia colpì l'avversario in una gamba consentendo ad Ashalind di riprendere il sopravvento e con un calcio lo atterrò per poi conficcare la spada nel suo addome.
L'ultimo, ci siamo quasi, si disse la ragazza dirigendosi sulla sua ultima vittima.
L'arciere la fulminò con lo sguardo e le piombò addosso con un salto facendole perdere lo scudo.
L'uomo cominciò a puntarle il pugnale alla gola mentre la ragazza, con le poche forze che le erano rimaste, cercava di impedire l'avanzamento di quella lama... l'uomo si accasciò improvvisamente sopra di lei notando che era stato proprio Ser Gilmore a dargli il colpo finale.
Col piede Roland fece scivolare via il cadavere dal suo corpo e la rialzò “Ashalind mettetevi in salvo, e anche voi Teyrna. Ho visto il Lord dirigersi ferito nella cucina, da lì potrete accedere ad un'uscita che sarà la vostra salvezza. Andate”
Aveva intenzione di sacrificarsi...
“Rory, vieni con noi, ti prego... vieni”
“Non posso” rispose guardandola negli occhi “o me, o voi”
Ashalind lo abbracciò e lui la strinse forte a sé assaporando il suo profumo di lavanda.
Quella sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti.
Raccolto lo scudo, le due donne si diressero alle cucine con Erik che le seguiva fedelmente.
Entrarono nella dispensa dove trovarono il Teyrn in una pozza di sangue.
“Padre, alzatevi, dobbiamo fuggire” disse Ashalind con le lacrime agli occhi “vi prenderemo in braccio. Possiamo farcela”
“Bryce, rialzati...” lo incitò la moglie.
“No... sarei un peso per voi”
“Non dire sciocchezze Bryce, troveremo una magia curativa”
“Mi spiace signora, ma non ho potuto fare di più” il Custode Grigio entrò nella dispensa riponendo nel fodero una delle due spade “dovremo andarcene il prima possibile”
“Fate come dice Duncan” supplicò il Teyrn le due donne.
“Bryce non posso abbandonarti qui”
“Nemmeno io padre... combatteremo e ce ne andremo”
“No bambina mia, ti prego. Mettiti in salvo, riunisciti a Fergus e rendete giustizia a quel traditore di Howe..” continuò Bryce contorcendosi tra le fitte di dolore.
“Mio Lord, avrei un favore da chiedervi. Il mio compito esige che io ritorni con una recluta, Vorrei che vostra figlia si unisse ai Custodi Grigi”
“Qualsiasi cosa pur di saperla in vita. Duncan, vi affido mia figlia”
Un rumore sordo raggiunse quel piccolo ripostiglio “Hanno sfondato i portoni principali, dobbiamo andarcene Ashalind” la esortò Duncan.
“Vi amo tantissimo. Entrambi”

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Capitolo 10
*** Verso Ostagar ***


Metto innanzi tutto le mani avanti: il capitolo che leggerete di seguito costituirà per me una sorta di esperimento, cercando di scrivere in maniera “un po'” diversa dal mio solito.
Buona lettura e grazie per l'attenzione. ^_^

Il viaggio verso Ostagar non sarebbe stato una passeggiata. Dopo quella fatidica notte Ashalind era diventata quasi paranoica: non si sentiva al sicuro in nessun luogo, la prudenza di Duncan non era mai abbastanza.
Attraversarono la regione costiera fino a West Hill, dove si procurarono alcuni oggetti di prima necessità per poi inoltrarsi nei territori dei Bannorn fino a sud, verso Ostagar.
I due stavano attraversando il Ferelden evitando specialmente le grandi vie mercantili.
Forse qualcuno avrebbe potuto riconoscere Ashalind... forse dei soldati di Arle Howe li stavano seguendo e loro non se ne erano nemmeno accorti...
Dietro ogni angolo poteva esserci una spia, un pericolo, un agguato. Viaggiare costantemente incappucciati non poteva essere la soluzione migliore, qualcuno si sarebbe insospettito: dopotutto perchè dei semplici viaggiatori avrebbero dovuto nascondere i loro volti?
Rimanere lontani dalle vie non era assolutamente sufficiente.
In molti conoscevano il volto della figlia di Teyrn Cousland: quei capellilcosì lunghi e curati poteva mantenerseli una persona che aveva poco a che spartire col duro lavoro manuale, e quegli occhi... quegli occhi che tutti ammiravano così tanto! Ashalind avrebbe preferito cavarseli piuttosto che rischiare di essere scoperta.
La sua pelle era liscia, non aveva piccoli tagli, bruciature o cicatrici tipiche di una persona umile.
Niente di lei andava bene: ogni minimo dettaglio avrebbe potuto ricondurre quella giovane alla sua vera identità.
Non andava bene, non andava assolutamente bene in quel modo. Avrebbe dovuto provvedere a qualcosa, e il prima possibile
Nessuno doveva riconoscerla.

Attraversare le selve era la decisione più saggia: meno persone avrebbero trovato e meglio sarebbe stato.

Solo in questo modo la ragazza riuscì a trovare un po' di pace, se di pace si poteva parlare.
Il viaggio si era ormai dimezzato, ma sopravvivere nei boschi non sarebbe stata un'impresa da poco.
Le provviste stavano cominciando a scarseggiare e la caccia era la loro unica ancora di salvataggio. Di sicuro in mezzo a quella boscaglia la selvaggina non mancava.

Il sole stava tramontando e di lì a poco i due viaggiatori avrebbero preparato l'accampamento per la notte. Decisero di fermarsi sotto le radici rialzate di un enorme faggio. L'albero li avrebbe sicuramente protetti nascondendoli maggiormente alla vista, non che fosse del tutto necessario a causa della concentrazione della flora intorno a loro.
Duncan cominciò a tastare il terreno decretando dove fosse più morbido per poter sistemare i giacigli. L'autunno era ormai arrivato e il suolo era ricoperto da uno spesso strato di foglie secche, il Custode cominciò a radunarne in gran quantità per appoggiarci sopra i teli da notte mentre Ashalind raccoglieva delle legna secca da poter ardere.
Accatastò i rami vicino ai giacigli e poi chiese di poterci pensare lei a trovare il cibo per quella sera.
Duncan acconsentì a quella richiesta, comprendendo bene che si trattava di una scusa per poter scaricare un minimo la tensione.
“Grazie” disse Ashalind prima di andarsene raccogliendo una mantellina mimetica e l'arco con le frecce.

La ragazza cominciò ad allontanarsi dall'accampamento, dove cespugli e piccoli arbusti la immersero quasi del tutto.
Osservava attentamente il terreno in cerca di qualche piccola impronta anche se con tutte quelle foglie secche non fosse così semplice.
Ashalind si accucciò scostando con le mani qualche foglia qua e là, ma “Ancora niente” pensò sconsolata.
Si guardò intorno, ma le ombre si erano allungate: segno evidente della sera ormai prossima. Cominciò a credere che quell'impresa non fosse stata tanto una buona idea. Non aveva mai cacciato, anche se aveva seguito costantemente Duncan in quei giorni.
Forse arrampicandosi su un albero avrebbe potuto osservare meglio la situazione.
“Ecco qualcosa esattamente al caso mio!” bisbigliò, quando oltrepassando due grossi cespugli vide un albero i cui rami si elevavano giro giro intorno al tronco come una sorta di scalini.
Ashalind non era mai stata una grande arrampicatrice, neanche da bambina e nonostante fosse piena di energie non gli era mai passata per il capo l'idea di scalare muri o mettersi a fare le acrobazie sui tetti. La convinzione purtroppo era tanta e lentamente cominciò a salire sull'albero. Ashalind continuò a salire senza nemmeno avere idea di “quanto” dovesse elevarsi.
La vetta del tronco doveva essere sicuramente una buona scelta, quanto poteva essere salita in fin dei conti?
“Ora posso finalmente ricercare le mie prede” si disse sedendosi su uno dei rami.
Bastò una semplice occhiata verso il basso per assaporare quella stilettata che arriva allo stomaco quando si pensa di cadere in uno strapiombo onirico.
Non si trovava molto in alto, eppure Ashalind si aggrappò al tronco dell'albero in men che non si dica.
“E ora come scendo qua quassù?!”

“Quanto tempo sarà passato?” pensò la ragazza dalla cima dell'albero “Duncan sarebbe venuto ad Aiutarmi? Come potrebbe trovarmi con questo buio? Forse avrà accesso un fuoco e mi starà aspettando. Quel pover uomo ha già fatto troppo per me. Mio padre mi ha affidata a lui, accollandosi fin troppe beghe in questi giorni... le paure, i pericoli, i dubbi, le mie costanti lamentele. Non mi sono resa utile, anzi, sono stata un peso. Tutto è accaduto così all'improvviso... Il piccolo Oren, mia cognata, Rory e i miei genitori. Tutta la mia vita mi era stata portata via”
Ashalind appoggiò la fronte alla ruvida corteccia dell'albero mentre delle lacrime le rigarono il volto. Il suo sguardo vagò senza meta, per poi fissarsi sulle sue mani. Non si era mai mangiata le unghie e anche se la sua educazione non gli avrebbe permetto di farsele allungare ora erano corte, se le era quasi portate via coi denti. Sembravano irrimediabilmente sciupate, come una pianta rinsecchita ormai priva di vita e della sua naturale lucentezza.
Fino a che punto sarebbe arrivata in quello stato?
No... suo padre e sua madre le avevano donato una seconda volta la vita. Doveva lasciare il segno del suo passaggio nella storia e farla pagare a quel traditore. Doveva ritrovare suo fratello: l'unica famiglia che le fosse rimasta.
Erano troppe le cose che doveva portare a termine, ma come poteva? Aveva bisogno di tantissimo coraggio e non sapeva dove trovarlo.
Ma se non lo avesse trovato avrebbe prima di tutto passato il resto della sua vita su quell'albero.
Prima di tutto doveva scendere da lì, poi a piccoli sorsi il resto sarebbe venuto da sé... forse.

In fin dei conti non era stato difficile salire, bastava la convinzione, e la stessa convinzione sarebbe valsa anche per scendere.
“Basta non guardare in basso. Non è così difficile...” cercò di convincersi “Prima di tutto, appoggiamo il piede su quel ramo lì, sì proprio quello che è vicino. Ecco... piano. Ora riagganciati al ramo che hai di fronte. Mantieni salda la presa e abbassa il piede sinistro. Cerca un appoggio stabile. Sei sicura che lo sia? Sposta un po' il peso su quello. Brava, così. Ora anche l'altro piede. Ritrova una presa abbastanza sicura e riprendi passo passo quello che hai fatto fino ad ora...”
Con qualche parola di incoraggiamento trovata qua e là un po' a stento. Ashalind ritoccò la terra ferma che ormai era calata la sera.
Dopo quella poco piacevole esperienza ritornò da Duncan a mani vuote.

“Mi dispiace Duncan, questa sera dovremo saltare la cena...” cominciò la ragazza costernata.
“Non preoccuparti, lo sapevo che sarebbe andata a finire così, sono andato io stesso a cercare qualcosa da mangiare ed ho trovato dei leprotti” le rispose Duncan mettendo sul fuoco i piccoli animali.
I due tacquero e consumarono in silenzio quel misero pasto. Le temperature erano scese e i due si avvolsero di più nei loro mantelli. Per fortuna avevano abbastanza legna per riscaldarsi.
Ashalind si concentrò per qualche istante sulla danza delle fiamme. Avrebbe voluto dire tantissime cose a Duncan, ma forse niente sarebbe stato appropriato di un “Grazie Duncan”.

L'uomo non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi alla ragazza e le mise un braccio sulle spalle.
Ashalind non potè più trattenere il pianto e tutto quello che aveva covato dentro di sé per tutti quei giorni venne allo scoperto.


Il mattino successivo il Custode si levò di buon ora. Il sole era sorto da poco e deboli raggi filtravano tra i rami, colorando quel verde così cupo con delle tonalità più calde. Ogni tanto degli uccelli facevano sentire il loro canto.
Duncan uscì dal suo giaciglio, Ashalind non si trovava nel suo rispettivo dato che aveva deciso di tenere l'ultimo turno di guardia. Si avvicinò ai resti del focolare e la trovò lì, seduta su un ceppo mentre si stava specchiando sul suo scudo di acciaio. Si era legata i lunghi capelli in una coda di cavallo piuttosto alta mentre stava avvicinando il coltello alla nuca. Fu con un gesto preciso e veloce che si tagliò il resto della coda.

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Capitolo 11
*** Quando i bernoccoli non fanno così male... ***


Duncan e la nuova recluta erano finalmente arrivati ad Ostagar. Era una costruzione enorme che risaliva ai tempi dell'Impero del Tevinter. Ashalind si fermò un momento, come per riprendere fiato: Ostagar si ergeva proprio sopra di lei.
Gli archi, i pinnacoli e le torri si innalzavano ad altezze sorprendenti come a voler toccare il cielo. La pietra, nonostante le intemperie, mostrava ancora un colore lucido e chiaro a metà tra il bianco e il celeste.
Ashalind si avvicinò all'entrata seguita da Duncan e osservò l'interno dell'edificio: vi era veramente un gran viavai di persone con la tipica veste del Circolo dei Magi e soldati e devoti della Chiesa. Il pavimento, per quanto avesse potuto mai esserlo, era pulito. Prima di poter piazzare le tende quel luogo doveva esser stato ripulito da cima a fondo.
La ragazza si sentì sfiorare una mano, si trattava di Erik.
“Oh, cucciolone...” disse rivolgendosi al mabari che la stava fissando con un'immensa tristezza negli occhi “per ora non possiamo ritornare a casa, ma ti prometto che quando le cose si saranno sistemate lo faremo”
Erik continuò a strofinarle addosso il suo muso uggiolando, poi le afferrò con la mandibola una punta del mantello di lana per convincerla ad entrare “Aspetta un momento, Erik. Vorrei dire una cosa a Duncan...”
“Dimmi ragazza” iniziò l'uomo attendendo una risposta.
“Ecco... sono molte le mie preoccupazioni: Arle Howe saprà sicuramente che i figli dei Cousland sono scampati a quella strage e penso di essere una figura che spicca troppo... vorrei far qualcosa per rendermi il meno evidente possibile... Ho già tagliato i capelli, ma non mi sembra sufficiente...”
“Quando intraprenderai la tua esperienza su un vero campo di battaglia cambieranno in te molte cose: sia fuori che dentro di te. Ma se per sentirti più al sicuro vuoi ricorrere a qualche espediente immediato, penso che dei tatuaggi sul volto potrebbero attenuare un po' i tuoi tratti” rispose reggendosi il mento con la mano “il tempo contribuirà al resto...”
“Grazie del consiglio, e un'ultima cosa... vorrei chiedervi di mantenere il silenzio sulla mia identità. Ho paura delle conseguenze che potrebbero esserci nel caso si spargesse la voce che la figlia del Teyrn Cousland fosse arrivata sana e salva ad Ostagar” continuò la ragazza mordendosi nervosamente il labbro.
“In ogni caso, Re Cailan si trova qui e verrà a darci il suo benvenuto e potresti chiederlo anche a lui” riprese il Custode “comunque non ho nessun problema a mantenere questo segreto”
“Grazie Duncan, grazie di cuore” disse infine Ashalind stringendo una delle mani mani scure dell'uomo.
Il Custode sorrise gentilmente e posato un braccio sopra le spalle della ragazza per rassicurarla, i due si avviarono all'incontro con il Re.


“Finalmente avrò il piacere di spargere sangue insieme al grande Duncan dei Custodi Grigi” disse il Re battendo una mano sulla spalla del Custode Grigio.
Re Cailan era un giovane dal carattere allegro e positivo: bastava poco per accorgersene e inoltre aveva anche una grande stima per il Custodi.
Era un uomo piuttosto alto, dai lineamenti fini, seppur virili allo stesso tempo. I capelli lunghi biondi e due occhi azzurri che erano lo specchio della sua anima.
“E questa è la vostra nuova recluta? Aspettate un momento” continuò scrutando la ragazza da capo a piedi “avete un'aria vagamente familiare, siete per caso la figlia di Teyrn Cousland?”
Ashalind guardò per un momento Duncan alzando un sopracciglio e pensò, te lo avevo detto, l'altro in tutta risposta si limitò a scrollare leggermente le spalle.
“Si vostra maestà” la ragazza abbassò il capo in segno di riverenza.
“E vostro padre come sta?”
Ecco la fatidica domanda...
Sarebbe arrivata giustamente prima o poi, Teyrn Bryce viaggiava molto per questioni diplomatiche e ogni tanto incontrava persino il Re.
“Vostra Maestà... mio padre e tutta la mia famiglia sono stati sterminati dai soldati di Arle Howe” forse avrebbe dovuto utilizzare più tatto, ma come si poteva alleggerire il peso di una simile notizia: specialmente quando i Cousland erano una famiglia così bene stimata in tutto il Ferelden.
“Arle Howe? Ma come?” le parole di Re Cailan uscirono strozzate.
“Si, Vostrà Maestà è la cruda verità” continuò abbassando il capo.
Gli occhi esterrefatti del Re scivolarono da Ashalind a Duncan, che annuì in conferma di quanto era stato appena detto.
“Appena volteremo la pagina riguardante i Prole Oscura, vi prometto che faremo giustizia. Mi spiace, ma fino a quel momento non posso fare altro che porgervi le mie più sentite condoglianze”
Ashalind osservò il Re, era vero quello che stava dicendo: non avrebbe potuto fare niente prima di aver sconfitto la Prole Oscura.
“Grazie Vostra Maestà. Se possibile vorrei chiedervi una piccola cortesia...”
“Sarò ben lieto di fare il possibile. È il minimo dopo quello che avete subito...” la costernazione e il dispiacere erano sinceri, glielo si poteva leggere sul viso.
“Vorrei chiedere di manteneste il segreto sulla mia sopravvivenza e sulla mia presenza qui ad Ostagar, ufficialmente la figlia del Teyrn è scomparsa. Ho paura di poter essere riconosciuta, Arle Howe saprà sicuramente della mia fuga e... la prudenza, ora come ora, è la mia priorità”
Re Cailan continuò ad osservare quella giovane disperata che aveva di fronte e cercando di infonderle coraggio le appoggiò una mano sulla spalla e disse “Avete la mia parola...”
“Spiacente di non poter prolungare oltre la mia presenza ma devo discutere i piani della battaglia con Loghain. A presto allora”
Re Cailan se ne andò mentre la recluta e il Custode incrociavano i loro pugni sul petto.
I due cominciarono a riavviarsi quando Ashalind si fermò di scatto “Per tutti io mio chiamo Erin, vengo da Altura Perenne e sono figlia di persone umili. Intesi?”
Lo sguardo di Duncan si trovava a metà strada tra confusione e dubbio “Va bene, va bene Erin. Andiamo”

Duncan la lasciò all'inizio del ponte prima di dirle “Appena puoi cerca un Custode Grigio di nome Alistair. Ti aiuterà a prepararti per i rito dell'Unione che si svolgerà di qui a pochi giorni prima della battaglia. Riposati pure ora, che te lo meriti”
Ashalind fece qualche passò sul ponte e si soffermò sul paesaggio che la circondava. L'aria fredda è scompigliò il caschetto di riccioli neri della ragazza, i monti che circondavano l'antica fortezza del Tevinter erano completamente innevati.
Un brivido le percorse la schiena, lì il clima era più freddo rispetto a quello mitigato dal mare sottostante Altura Perenne.
“Ti piace qui Erik?” il mabari si accucciò sulle zampe posteriori ad osservare la padroncina e cominciò ad abbassare e ad alzare il capo come se dicesse di sì.
“Ti piace il nome Erin?”
Il segugio saltò addosso alla padroncina cominciando a sbavarla sul viso “Buono! Ho capito, ti piace... fammi rialzare però”.
Erik scese dalla ragazza permettendole di rialzarsi mentre quella si puliva con una punta del mantello.
Si raggomitolò nella lana e continuò la sua passeggiata. Prima di cercare il ragazzo che le avevano detto doveva vedere se c'era qualcuno che facesse dei tatuaggi. In fin dei conti dei segni tribali molto evidenti avevano lo scopo di intimorire il nemico e prima di una battaglia alcuni guerrieri si tingevano per ottenere un simile effetto.
Ashalind entrò in quello che doveva essere l'accampamento principale. Oltrepassò un gruppo di tende dai colori vivaci sorvegliate da dai templari, forse lì erano accampati i maghi del circolo. Vi erano poi due scalinate che si inoltravano all'interno delle rovine ma preferì continuare con il giro esterno.
“Quella là è l'infermeria, poi il canile, l'enclave reale, il consiglio di guerra, palchi dove i sacertodi arringavano le lodi al Creatore e alla sua sposa... aspetta, forse quei tipi laggiù potrebbero darmi qualche indicazione”
Ashalind si diresse verso un gruppo di omaccioni muscolosi, alti e scuri in volto, completamente tatuati accompagnati da dei segugi mabari.
A chi avrebbe potuto chiedere? Tra quel gruppo spiccò un uomo dalla pelle piuttosto scura, forse di origini Rivaine, con i capelli corti, crespi che stava dando degli ordini.
Ashalind attese che avesse finito di parlare per poi rivolgergli la sua domanda.
“Perdonatemi” cominciò educatamente “sapreste dirmi se qualcuno fa dei tatuaggi qui al campo?”
L'uomo la guardò dall'alto in basso interessato a quel poco che sbucava da sotto il mantello “Sì, proprio la dietro, vedi quelle tende bianche?” continuò l'omaccione indicandole un punto preciso all'interno dell'accampamento, mentre continuava a sbirciare le forme che trasparivano “È con dei ricami verdi, ma se vuoi posso accompagnarti” mentre le posava una mano sulla schiena.
“Non è necessario, siete stato fin troppo gentile” cominciò la ragazza inarcando un sopracciglio.
“Insisto...” l'uomo si avvicinò Ashalind.
“Non preoccupatevi buon uomo” la ragazza si prese con finta gentilezza una di quelle manone tra le sue fino a piegarla verso l'interno in una leva “grazie, ancora, siete stato veramente gentile” la ragazza piego di più il polso di quello per poi lasciarlo andare.
Il guerriero si morse un labbro trattenendo il dolore per non far vedere ai compagni di esser stato messo nel sacco da una ragazzina.

Ashalind, o meglio Erin si diresse nella direzione della tenda bianca dai ricami verdi e alla fine la trovò in mezzo a tutto quel trambusto.
“Permesso?” la ragazza entrò nella tenda vedendo un uomo piuttosto alto con il volto completamente tatuato. “Vi interessa qualcosa?” le fece quello.
“Potreste farmi dei tatuaggi sul lato sinistro del volto, sul braccio, sul fondo schiena e sul seno?”
“Sì” rispose il tipo rimanendo inebetito dalla quantità di quello che le era stato chiesto “vi costerà qualche bronzo però...”
“Nessun problema” rispose con convinzione Erin.
Il tipo le indicò un angolo dove avrebbe potuto lasciare le sue cose. La ragazza cominciò a spogliarsi rimanendo con i pantaloni e una fascia che le copriva il seno.
Il mabari si accorse degli sguardi indiscreti di cui la sua padroncina era l'oggetto e cominciò a ringhiare leggermente per far capire a quell'uomo che non era in caso continuasse. E così fu.

Ci volle un po' prima che l'uomo completasse l'opera, ma guardandosi in uno specchio che era in quella tenda si avvide che quei ghirigori che ora le coprivano parte del corpo erano veramente ben fatti.
Erin ringraziò e lasciò i pochi bronzi che le erano stati chiesti e poi si diresse a cercare Alistair col mabari che le trotterellava a fianco.
All'esterno la luce era diminuita ma al crepuscolo mancava ancora un po'.
All'esterno c'era ancora molta, anzi troppa gente e cominciò a chiedere in giro.
“Scusate, conoscete un Custode Grigio di nome Alistair? Sapete dove potrei trovarlo?”
Dopo svariati no, trovò un messaggero elfico che seppe darle una risposta affermativa “Ritornate verso l'enclave dei maghi e prima troverete due scalinate sulla vostra sinistra, prendete quella che conduce al Consiglio di Guerra”
Erin ringraziò e seguì alla lettera ciò che le avevano appena detto.

“...Ma come ser, e io che pensavo andassimo tutti d'accordo. Sarei stato addirittura intenzionato a dare il vostro nome ad uno dei miei figli: quello con un brutto carattere”
“E va bene. Parlerò con quella donna dato che sono obbligato. Toglietevi di mezzo, stolto”
Erin era arrivata proprio sulla fine di quella discussione, l'uomo che incrociò con una lunga tunica doveva essere un mago.
Il giovane che aveva di fronte tirò un sospiro di sollievo alla fine di quel battibecco e poi si accorse della nuova venuta.
“Ecco cosa adoro di un Flagetto: il modo in cui unisce le persone” disse il ragazzo avvicinandosi.
“Come prego?”
“Oh, scusate. Stavo solo cercando di trovare un lato positivo in tutto questo”
“Per caso voi siete... come era quel nome? Al- qualcosa..”
“Alistair?”
“Sì, giusto. Scusate” disse la ragazza passandosi una mano tra i capelli per l'imbarazzo “Piacere di conoscervi, io sono Erin, la nuova recluta di Duncan...”
A quella notizia Alistair squadrò meglio la ragazza “Sapete. Ora che ci penso, non abbiamo mai avuto molte donne nei Custodi Grigi...”
E con questo cosa voleva insinuare? Pensò Erin “Forse perchè siamo troppo intelligenti per voi?”
“Sissignora, ma ora che vi abbiamo tra le nostre fila come dovremmo definirvi?”
Effettivamente dopo quella risposta una donna nei Custodi stonava “...come uno dei ragazzi?”
“Triste vero?” riprese sorridendo divertito.
“Ah, vedo che avete con voi ancora i vostri bagagli. Venite vi mostrerò dove potrete accamparvi. Avete una tenda?”
“No, solo un sacco a pelo. Durante il viaggio condividevo quella di Duncan”
Alistair cominciò a condurre Erin dove si trovavano le tende dei Custodi, offrendosi da perfetto galantuomo di portarle l'enorme bisaccia.
“Non preoccupatevi, a meno che qualcosa non vi faccia fuggire potrete stare nella mia tenda insieme alle altre reclute, abbiamo ancora un po' di spazio.
Speriamo solo che ci sia un'altra donna...
Purtroppo le aspettative di Erin furono assai deluse: le altre due reclute erano due uomini.
Ser Jory un cavaliere piuttosto alto e massiccio con la fronte stempiata proveniente da Redcliffe e l'altro Daveth, un ladruncolo natio di un villaggio vicino alle selve Korkari.

Entrambi si presentarono molto educatamente, specialmente Daveth; doveva essere un bel cascamorto, pensò Erin.
Alistair rimase con le tre reclute conversando animatamente fino a che non arrivò l'ora della cena.

La notte ad Ostagar era veramente fredda. Sciocchezze per Erik. Strattonando il mantello di Erin, il seguigio era riuscito a convincerla a fare una passeggiata. La ragazza si avvolse nel mantello mentre il mabari le correva attorno. Il cane aveva un'evidente voglia di giocare: quei giorni non erano stati duri solo per la padroncina ed entrambi necessitavano di sfogarsi. Erik si fece seguire fino ad una piccola zona all'interno della costruzione al di là del ponte dove vi erano degli abeti. Erik annusava in giro qua e là e marcava il territorio e poi lo vide: un bastoncino di legno poco più grande della sua mandibola, con un diametro giusto per una perfetta impugnatura ed un ottimo lancio. Erik corse a recuperarlo scodinzolando allegramente con la sua piccola coda e portò il legno alla padrona uggiolando.
Erin capì e dopo un'affettuosa carezza lanciò il bastone.
Erik corse più veloce che potè per raggiungerlo prima della caduta e con un piccolo slancio lo prese al volo.
Erin applaudì le mani complimentandosi e il mabari riportò il gioco in bocca a testa alta.
“Sei proprio bravo. Ora più difficile però...” dopo alcune finte la ragazza ritirò il bastoncino con più forza ma anche questa volta Erik lo recuperò al volo.
“Ora l'ultima...”
La fanciulla gettò l'oggetto ancora più energicamente e il cane cominciò subito a correre nella stessa direzione.
Erin vide il segugio all'allontanarsi fino a perderlo dalla vista, attese alcuni istanti e poi andò a cercarlo non vedendolo tornare.
Il quel piccolo tratto di boscaglia non doveva esserci nessuno, o almeno così pensava.
Si sentirono degli uggiolati e poi delle imprecazioni non troppo lontano.
La voce era di Alistair.
“Chi ha tirato questo aggeggio?” il ragazzo sbucò fuori dalla boscaglia massaggiandosi la nuca col mabari al seguito.
Erin mortificata si portò le mani alla bocca e si scusò, con quel buio non aveva potuto vederlo.
“State più attenta la prossima volta che giocate con il vostro mabari...”
“Fatemi vedere almeno...” Alistair la lasciò fare notando che si sentiva in colpa e si spostarono sotto i raggi della luna. Alistair sentì quelle mani sfiorarlo mentre cercavano di spostare i capelli alla ricerca del gonfiore e lo trovarono, effettivamente era un bel bernoccolo, ma niente di che: poteva andare peggio.

“Non è successo nulla per fortuna. Sono arrivata all'accampamento da poche ore e già combino dei guai...” gemette facendo spallucce.
“E dei guai molto grossi, avete quasi attentato alla vita di un Custode Grigio. Il Re conta su ogni singolo Custode per la buona riuscita di questa battaglia e forse potevate portargli via quella persona che avrebbe fatto la differenza...” Alistair cercò di canzonarla, ma quel tentativo non era andato proprio a buon fine, il tono con cui aveva detto quella frase non era decisamente sarcastico: Erin lo stava letteralmente fulminando con quegli occhi gelidi.
Alistair ebbe quasi un sussulto “va bene, ora penso che questo sia il momento in cui io vi chiedo scusa...” Erin incrociò le braccia attendendo la fine del discorso “forse, è stata una battuta un po' inappropriata”
La fanciulla abbassò le braccia e scosse il capo “Perdonatemi, Ser. Non mi ero accorta della vostra importanza” disse inchinandosi “io sono solo un'umile recluta” un sorriso malizioso si formò su quelle labbra “Accetterò la punizione di buon grado”
“Recluta, questo è il vostro giorno fortunato...”
“Siete troppo buono Ser”

Il mabari osservò quelle due strane persone abbassando la testa di lato. Quel tipo la stava distraendo da lui, e la cosa non andava bene. Strattonò di nuovo il mantello e uggiolò sfiorandole la mano col muso. Tutte quelle fatiche e poi gli diede il contentino di una carezza? Non ci siamo. Erik riprese a cercare le sue attenzioni ma andò di male in peggio.
“Erik vuole fare una passeggiata. Volete unirvi a noi?” chiese Erin.
“Certo, ero venuto qui con quella intenzione” rispose Alistair sorridendo.
Sconsolato il mabari si diresse verso il ponte dove c'erano poche guardie qui e là, mentre i due umani lo seguivano.
Le stelle erano più splendenti del solito e nel cielo notturno non vi era nemmeno una nuvola. Privo di ostacoli il vento si fece più forte in quel punto scompigliando i capelli corvini di Erin.
Le montagne innevate che riflettevano la debole luce lunare erano molto evidenti in lontananza.
Il mabari osservò il cielo continuando a camminare, ma poi si rese conto di non essere più seguito: quei due si erano fermati poco più indietro a scambiarsi qualche parola, si avvicinò e vide la padroncina ridere serenamente in compagnia di quel tipo. Sorrideva. Finalmente era riuscita a scacciare seppur per poco tutte quelle brutte esperienze. Se la faceva stare così bene quell'umano non doveva essere così male, forse anche lui gli avrebbe gli avrebbe fatto le feste, bastava che non si avvicinasse più del dovuto alla sua protetta e sarebbero andati d'accordo.






Ciao a tutti! ^_^
Grazie mille a tutti quelli che stanno seguendo la mia fan fiction e sono arrivati fino all'ultimo capitolo! xD
Per motivi di esame imminente dovrò scrivere un po' meno continuando a ad alternarmi anche con l'altra storia che sto mandando avanti con Ossian. Ci vorrà più tempo per pubblicare i nuovi capitoli.
Ora vi saluto e non fate come me!
Godetevi le vacanze!!! xD

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