Il viaggio di un vita di Layra Luin Isil (/viewuser.php?uid=105534)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una storia ***
Capitolo 2: *** Dispetti ***
Capitolo 3: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 4: *** Viaggiando con papà ***
Capitolo 5: *** Disciplina ***
Capitolo 6: *** Davanti al focolare ***
Capitolo 7: *** Piacevoli inconvenienti ***
Capitolo 8: *** Svolte ***
Capitolo 9: *** Quella notte maledetta ***
Capitolo 10: *** Verso Ostagar ***
Capitolo 11: *** Quando i bernoccoli non fanno così male... ***
Capitolo 1 *** L'inizio di una storia ***
Quella
notte una tremenda tempesta imperversò sul colle di Altura
Perenne.
Il cielo era nero e ogni tanto dei lampi facevano la loro
apparizione. La pioggia si abbatteva con violenza sul terreno mentre
era accompagnata dal grido del vento, che nonostante le spesse mura si
sentiva anche all'interno del castello.
Dalle piccole finestre
della cappella ogni tanto penetrava una luce fredda che sovrastava le
deboli fiammelle delle candele.
Le luci e le ombre sembravano in
continua lotta, non si riusciva a pronosticare quale dei due
contendenti avrebbe avuto la meglio.
Vi era un uomo ai piedi della
statua di Andraste, inginocchiato, intento alla preghiera. Il suo
volto era giovane sebbene in quel momento le rughe sembravano essersi
moltiplicate. Gli occhi erano infossati in profonde
occhiaie.
"Creatore, protegilla... proteggili entrambi"
L'uomo si curvò su se stesso, come se quella posa innaturale
fosse una manifestazione fisica del suo dolore e della sua
disperazione.
"Fai in modo che si salvino entrambi e che il
bambino possa finalmente venire alla luce..."
Quel lamento si
levò all'interno della cappella per tutta la notte, fino a
che
l'uomo non cadde su sè per lo sfinimento.
"Lord,
svegliatevi" Nan, la governante, scosse il Teyrn quando il sole
stava ormai sorgendo.
"Tutto si è risolto per il meglio: sia
la Teyrna che il bambino sono salvi. Venite a vederlo è
bellissimo"
Servirono alcuni istanti prima che il Teyrn
potesse riprendersi dallo stordimento, ma quando capì quello
che
stava succedendo cominciò a correre verso le sue stanze dove
Eleanor
stava riposando.
Il bambino dormiva seremanente in una culla
vicino al letto.
"Signore" Nan arrivò poco dopo "volete
tenere il pargolo in braccio?" disse finendo quasi in un
sussurro.
Il Teyrn annuì e raccolse quel fagottino
cullandolo.
Più osservava quella nuova vita e più si
accorgeva
da chi aveva preso quei tratti così delicati.
Gli occhi sono
senza dubbio della madre, pensò, mentre
la fronte e il
contorno del volto sono miei...
"Signore" riprese
Nan "è una bambina, quale sarà il nome che le
darete?"
"Attenderò che la madre si risvegli,
decideremo insieme"
Una femmina. Bryce rimase sorpreso da
quella novità. Non che la cosa fosse un dispiacere, anzi, in
quanto
donna avrebbe dovuto lottare di più per affermarsi nella
società, e
per questo avrebbe ricevuto un'istruzione adeguata, come quella del
fratello maggiore, Fergus.
Avrebbe fatto valere il nome dei
Cousland: come suo dovere.
Il Teyrn era seduto sul letto
accanto alla moglie e le stava tenendo una mano, quando
cominciò a
risvegliarsi.
"Eleanor, come vi sentite?" disse Bryce
baciandole fronte.
La luce cominciava di nuovo a filtrare
attraverso l'oscurità e le cose ripresero i loro colori
naturali,
mentre la Teyrna aprì gli occhi "Bryce?"
"Sì,
amore mio. Sono qui con te..."
Eleanor provò a sollevarsi
dalla posizione supina ma i dolori del dopo parto cominciarono a
farsi sentire, specialmente alla schiena, e quel piccolo gesto comune
divenne a dir poco un'impresa.
"Il bambino come sta?"
disse con un po' di fatica.
"Non il bambino, la nostra
bambina..." Bryce sorrise "sta benissimo, ora sta
riposando. La vuoi prendere il braccio?"
"La voglio
vedere..."
La felicità era tanta, nonostante il pallore che
si leggesse sul volto della Teyrna.
Bryce si avvicinò con passo
leggero alla culla prendendo in braccio la neonata e la posò
leggermente in grembo ad Eleanor "Ha i tuoi occhi"
"Come
è piccola..."
"Come la chiameremo?"
"Ashalind?"
riprese ad un certo punto la donna mentre cullava la bimba.
"Sì,
è proprio un bel nome..."
Tutto tacque mentre i loro corpi
erano uniti come in un solo abbraccio.
"Nana na na naah..."
intonò la Teyrna dolcemente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Dispetti ***
“Se ti
prendo...”
“Che cosa mi fai?! Na nana
nanà!”
Le voci dei due bambini si sentivano per tutto il
castello.
“Brutta rospa! Vediamo se mi prendi!”
Quella era
una mattina come un'altra nella dimora dei Teyrn di Altura Perenne.
Mentre le guardie, i servitori e tutti i cortigiani svolgevano i
loro compiti i figli di Bryce Cousland si stavano azzuffando.
Quella
lite era scaturita quando Fergus, il maggiore, aveva comiciato a
rimpiattare i giochi di Ashalind, ovviamente non prima di essere
stato provocato a sua volta.
I due fratelli stavano crescendo
vivaci ed energici, nonostante gli usuali litigi infantili si
volevano bene, soltanto che... adoravano stuzzicarsi a
vicenda.
Ashalind aveva ormai raggiunto i cinque inverni mentre il
fratello aveva il doppio della sua età.
La bambina teneva
raccolti i suoi capelli corvini in una lunghissima treccia, ed ogni
mattina appena levata Nan le intrecciava le chiome.
Aveva in sè
la bellezza della madre e del padre, tutti si aspettavano di vederla
crescere come una graziosa fanciulla Orlesiana ma quello non sarebbe
stato il suo destino.
La Teyrna stessa era natia di Orlais, ma non
aveva ricevuto una simile istruzione: fin da giovane i genitorni la
iniziarono all'autodifesa e all'uso delle armi, ma nonostante tutto
aveva in sè l'eleganza tipica del suo popolo: la disciplina
era
dunque ben celata.
“Ashalind! Fergus! Correte a rimettere tutte
le cose in ordine, subito!” sbottò la Teyrna
vedendo i figli
azzuffarsi per terra pieni di graffi.
“Mamma, non è giusto! Ha
cominciato prima Fergus!” cominciò la
più piccola additando il
fratello.
“Bugiarda!” la riprese l'altro.
“Non mi
interessa, fate come vi ho detto o stasera andrete a letto senza cena
e dirò al vostro tutore di allungare le lezioni di
oggi” Eleanor
osservava i figli con le braccia incrociate “Non me ne
andrò fino
a che non avrete ridato a questa stanza l'aspetto decoroso che le
dovrebbe appartenere”
Vedendo che non c'erano vie di fuga, i due
bambini si guardarono per un'ultima volta in cagnesco e sconfitti si
avviarono a sistemare quel macello.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Un nuovo arrivo ***
3
UN NUOVO ARRIVO
“Roland,
ti ho
trovato un lavoro alla dimora dei Teyrn di Altura Perenne”
Mio
padre aveva deciso tutto all'improvviso. A quell'epoca non potevo
ancora capire che lo aveva fatto per il mio bene, avevo poco
più di
dieci inverni.
“Perchè mi volete abbandonare... io voglio
restare con voi e con la mamma...”
“Shhhh, Roland. Ora
penserai che io non ti voglia bene, ma non è
così... non
preoccuparti quando sarai più grande potrai di volta in
volta venire
a trovarci.
“Ma io...”
“Adesso basta”
Quel
viaggio continuò silenziosamente, ero troppo arrabbiato col
mio
genitore e troppo stupido o orgoglioso se vogliamo metterla
così per
abbassarmi a chiedere scusa.
Pochi giorni dopo incominciammo ad
intravedere Altura Perenne, con il suo colle dove sorgeva il
castello.
Più ci avvicinavamo e più mi accorgevo della
magnificenza e della grandezza di quella costruzione che nulla aveva
da invidiare al palazzo reale.
Oltrepassammo le mura entrando così
nel borgo cittadino. Il paese era vivace, energico, la cosa che
più
mi stupì furono gli elfi che lo abitavano: non sembravano
vivere in
una condizione di miseria come nelle altre città, anzi
lavoravano
come tutte le persone più umili, quello sì, ma
l'espressione sui
loro volti era diversa... più appagata e serena oserei
dire.
Attraversata la piazza del mercato, ci incamminammo su
un'erta che conduceva direttamente al castello.
Mio padre bussò
ai battenti del portone e dopo alcuni accertamenti ci permisero di
entrare col nostro carro.
“Benvenuto tra noi Bann Gilmore”
“È
un onore la generosità che mi avete offerto Teyrn”
Quell'uomo,
che a quanto pareva doveva essere il Teyrn di Altura Perenne si
comportò con molta gentilezza e cordialità nei
confronti di mio
padre.
“Ma vi prego, lasciate pure qui i bagagli di vostro
figlio, ci penserà la servitù a portarli
nell'alloggio del ragazzo.
Venite, voglio mostrarvi la mia dimora. Desidererei che questa notte
riposaste qui prima di ripartire domani mattina”
“Vi ringrazio
Signore...” rispose il Bann sorpreso da tutta quella
bontà.
Rimasi
ad osservare quei due uomini che discutevano di fronte a me, sempre
corrucciato e in disaccordo per quanto mi stava accadendo.
Seguii
Teyrn e mio padre nei giardini dove improvvisamente sentii arrivare
un veloce e leggero scarpiccio verso di noi.
“Papà!”
Una
bambina corse incontro al Teyrn sorridendo.
“Guarda il disegno
che ho fatto...”
“Ashalind, suvvia sbaglio o Nan ti ha detto
che è maleducazione correre in questo modo?!”
“Lo so, papà...
ma tu sei stato via in questi giorni...”
“E va bene...”
disse il Teyrn prendendo in braccio la figlia “mostrami il
tuo
capolavoro...”
“Allora, questo sei te, la mamma, Fergus ed
Io...” disse la bambina indicando ad una ad una quelle figure
stilizzate.
“Bravissima!” disse l'uomo accarezzando la testa
della bambina e rimettendola in terra “Voglio presentarti
alcune
persone: questo è Bann Gilmore e questo è suo
figlio, Roland”
disse indicandomi infine.
“Piacere di conoscervi signori!”
disse Ashalind indietreggiando un piede ed inchinandosi leggermente,
allargando dai lati la gonna del vestitino.
“Il piacere è mio
signorina Ashalind” disse mio padre “coraggio
Roland, dì
qualcosa” continuò dandomi un leggero scapellotto
dietro la
nuca.
“Ehm... sì! Piacere!” seppi dire
rimanendo
imbambolato.
Ashalind mi sorrise, forse quel posto non era così
male...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Viaggiando con papà ***
“Alistair,
oggi
avremo delle persone importanti a farci visita. Ti prego di non
combinare guai...”
“Sì Arle Eamon...” disse il bambino
mordendosi il labbro inferiore e distogliendo gli occhi dal suo
interlocutore.
“Sù, ora vai ad occuparti delle tue cose...
siamo d'accordo?” continuò sollevando il mento del
ragazzo verso
di lui affinchè lo guardasse negli occhi.
“Mh” annuì
Alistair. Non potendo sostenere per più del dovuto lo
sguardo verso
Arle Eamon se ne andò via correndo.
“Uff...” disse il
giovane rimettendo a posto il forcone “per oggi ho finito,
posso
fare una passeggiata nel giardino” disse soddisfatto Alistair.
Si
affacciò furtivamente all'uscita della stalla per vedere che
non ci
fosse nessuno.
Anzi, meglio ancora! Passerò dalla biblioteca a
prendere un libro e mi metterò a leggere sotto il salice.
Alistair
arrivò all'entrata del castello furtivamente.
Attraversò tutti i
vari corridoi fino a raggiungerne uno da dove sentiva provenire la
voce di Arle Eamon e dei suoi ospiti. Chissà chi sono queste
persone
importanti...
Si avvicinò alla porta ed osservò all'interno:
c'erano un signore distinto, piuttosto alto seduto al tavolo con
accanto una bambina dai bellissimi occhi azzurri. La fissò
per
qualche istante, non poteva avere più di otto inverni.
Andiamo, sennò
qualcuno mi scopre.
Alistair riprese così la sua missione.
Arle
Eamon aveva lasciato all'interno della biblioteca un piccolo scaffale
appositamente per lui, ogni tanto gli riportava dai suoi viaggi dei
bellissimi libri illustrati di favole con streghe cattive, prodi eroi
e creature fantastiche. Le sue favole preferite erano quelle con
potenti maghi e golem colossali. Ah come adorava i golem!
Eccolo
qui! Gli eroi del Nord,
perfetto!
Così Alistair ripercorse furtivamente tutto il tragitto
al contrario arrivando al salice credendo di non essere stato visto
da nessuno...
Il giovane lesse il suo libro beatamente per
alcuni minuti fino a che...
“Lo sai che i servi non potrebbero
permettersi delle cose così preziose?!”
“Certo, ma infatti
lui non è un semplice servetto come noi!”
“Il bastardo
dell'Arle!” lo canzonarono due bambini.
Alistair cercò di non
badare a quei ragazzetti, aveva promesso all'Arle di non combinare
guai. Chiuse così il libro cercando di andarsene, ma non ci
fu
niente da fare: una manciata di fango lo colpì sul viso.
“Il
principino è sporco di fango! Aspetti sire che veniamo a
lavarlo!”
disse uno di quei tre bambini lanciandogli un'altra manciata di
fango.
L'ho promesso all'Arle! Non posso...
“Come mai non
dici nulla come al tuo solito?! Vuoi andare dalla mamma?! Oh, ma lui
non ha una mamma!”
Quei
tre avevano raggiunto il limite, era stato toccato su uno degli
argomenti a cui tenesse di più.
Alistair si voltò si scatto
caricando col corpo l'ultimo dai capelli castani che aveva parlato.
Alistair lo atterrò con tutto il corpo cominciando a
prenderlo a
pugni sul viso. Gli altri due gli si avventarono addosso.
Alistair
era in netta inferiorità numerica e sarebbe stato ben presto
sopraffatto se non fosse stato per un tempestivo
intervento...
Improvvisamente uno dei due bambini lentigginosi che
gli erano addosso fu scaraventato lontano da qualcosa, non
riuscì a
focalizzare immediatamente l'immagine.
Con un avversario in meno
sulle spalle riuscì a rimettersi in piedi e ad affrontare i
due
avversari.
Si accorse con sua sorpresa che era intervenuta in suo
aiuto la stessa bambina che sedeva nella sala delle udienze di Arle
Eamon...
La bambina combatteva con foga utilizzando il meglio di
graffi, morsi, pedate che potesse mettere in atto e ben presto
riuscì
a mettere in fuga il bambino che la stava ingaggiando, aiutandolo
come meglio poteva.
Nel giro di alcuni minuti uscirono vittoriosi,
se così potevano definirsi, da quella specie di pestaggio:
erano
entrambi polverosi e ricoperti di fango, i loro vestiti erano
stracciati.
La bambina con la treccia scompigliata raccolse il
libro che stava leggendo ormai stracciato.
“Mi dispiace per il
tuo libro, veramente tanto!” disse con gli occhioni
lucidi.
Alistair rimase interdetto per qualche istante cercando di
ricomporre i tasselli di quanto era successo.
“Non preoccuparti,
tu piuttosto come stai?”
“Io bene, tu invece? Ho visto che
quei bambini ti hanno infastidito e poi ti sei scagliato contro di
loro come una furia... devo averti fatto molto arrabbiare, mi
spiace”
“Bene, grazie per essere intervenuta in mio aiuto... andiamo
a
sciacquarci alla fontana”
“Guarda il vestitino! Papà sarà
su tutte le furie vedendomi in questo stato” disse la bambina
rimanendo con la sottoveste “in fin dei conti è
stato sacrificato
per una buona causa...” continuò sorridendo ad
Alistair.
“Sei
proprio strana...” rispose il giovane osservandola e
continuando a
sciacquarsi il viso.
“Aspetta,
qui sei ancora sporco...” la fanciulla prese tra le sue mani
il
volto di Alistair voltandolo dolcemente di lato “...ecco,
proprio
qui”
Alistair arrossì, non sapeva chi fosse quella bambina,
sicuramente era la figlia di un nobile molto importante e proprio in
quanto appartenente alla nobiltà si stupì per
tutta quella
gentilezza.
“Grazie” riuscì a spicciare alla fine
per via
dell'imbarazzo.
“E di che?! Papà dice che dobbiamo aiutarci
tutti a vicenda! E io sono contenta di esserti stata d'aiuto... Che
libro stavi leggendo?!”
“Gli eroi del Nord...”
“Ah, lo
conosco benissimo... è uno dei miei libri preferiti.
È stata colpa
mia se si è sciupato. Ti prometto che te ne
regalerò uno uguale un
giorno! Mi spiace solo di non poter fare di più al
momento...”
“Non
è necessario...”
“Si che lo è! Ecco...” la bambina si
avvicinò al vestitino strappando da quello una piccola rosa
blu di
stoffa, si tolse dalla treccia uno dei fili di pelle che la legavano
e lo intrecciò alla rosellina come a farle un piccolo
braccialetto.
Mentre la fanciulla era impegnata Alistair si
accorse che sulla spalla sinistra che traspariva dalla sottoveste
aveva una piccola voglia a forma di luna.
“... questo è per te.
Fanne tesoro, è il mio portafortuna per te. In questo modo
potrò
riconoscerti quando ti porterò il libro”
“Ehm... grazie”
“Oh,
il sole sta tramontando. Papà sarà sicuramente in
pensiero per me.
Dobbiamo ripartire. È stato un piacere averti incontrato. A
presto!”
la bambina si avvicinò ad Alistair lasciandogli un piccolo
bacio
sulla guancia.
“A presto!”
La fanciulla dagli occhi azzurri
se ne era andata lasciando un segno indelebile nel passato di
Alistair...
A presto, pensò il giovane.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Disciplina ***
“Complimenti
Lady Ashalid, siete davvero migliorata nell'utilizzo delle armi da
mischia”
“Grazie Ser Gilmore” disse la fanciulla
asciugandosi il sudore dal volto con un panno.
Nel terzo mese
dell'anno Ashalind aveva compiuto diciassette inverni, diventando una
fanciulla gradevole agli occhi di qualsiasi uomo.
Gli occhi
azzurri erano incorniciati in una chioma nera ondulata, che durante
gli addestramenti era raccolta completamente in un ciuffo sul retro
della nuca.
La sua persona dritta e snella aveva raggiunto il
metro e settanta nel corso degli anni.
Nel complesso, la fanciulla
aveva una figura elegante, ma non delicata come qualcuno avrebbe
osato dire ad una prima occhiata, infatti vi erano comunque molti dei
suoi atteggiamenti che rivelavano la mascolinità di quella
donna a
partire dalla semplice camminata.
“Adesso è arrivato il mio
turno di pausa, vorrei osservarvi mentre vi allenate” disse
Ashalind.
“Certamente mia Lady”
Ser Gilmore rientrò
nell'ala di allenamento e cominciò a scambiarsi una rosa di
colpi
studiati con uno dei soldati.
Appena arrivato al castello di
Altura perenne Roland fu avviato all'addestramento militare e dopo
circa dieci anni di allenamento era diventato un guerriero provetto,
solo Fergus, il figlio maggiore del Teyrn riusciva a batterlo e
Ashalind a tenergli testa.
“Roland, fateci assistere ad un bello
spettacolo, avanti!” lo incitò Ashalind.
“E sia” il
cavaliere accolse il guanto di sfida e in pochi attimi si
aprì
un'area nel salone permettendo a Gilmore di poter duellare.
Lo
scontro non durò a lungo e in pochi attimi Roland ebbe la
meglio.
“Bravo!” disse Ashalind battendo le mani
“Ora è il
mio turno!”
“Quali armi preferite mia Lady? Possiamo anche avere una
diversa combinazione di armi se volete...”
Ashalid si
avvicinò all'armeria e cominciò a scorrere con la
mano le mani che
erano in fila una dietro all'altra passando dai semplici pugnali,
armi a una mano da taglio e poi a quelle contundenti, proseguendo
fino alle armi a due mani e a quelle in asta.
La fanciulla
prediligeva le armi a due mani quel giorno era decisa a sperimentare
qualcosa di nuovo: estrasse dalla rastrelliera un'alabarda di un
metro e ottanta.
“Che ne pensate Roland?!” disse
divertita.
“Penso che sarà uno scontro
interessante” disse
Ser Gilmore ingoiando della saliva per il crescente nervosismo.
La
figlia del Teyrn entrò in campo con passo sicuro e deciso,
impugnando l'alabarda orizzontalmente con scioltezza.
“In
guardia” disse la fanciulla impugnando l'arma con guardia
alta e
lama rivolta verso il basso.
Ser Gilmore annuì di rimando.
I
due si studiarono per alcuni attimi cominciando a compiere passi
laterali come lungo una circonferenza.
Il cavaliere cominciò con
qualche attacco leggero misurando con lo scudo il livello di potenza
dei colpi inflitti e i riflessi dall'avversario. Quando si
sentì
sicuro Ser Gilmore cominciò con attacchi precisi e forti,
che
venivano prontamente parati e riconsegnati.
La fanciulla dal suo
canto era abile nel mantenere le giuste distanze, il suo obbiettivo
principale era quello di riuscire ad aggirare la guardia avversaria o
di minacciarne l'equilibrio scaraventandolo a terra.
Il
combattimento proseguì con continui colpi di scena da
entrambi i
contendenti, ma nessuno sembrava in grado di sopraffare l'altro e la
stanchezza cominciava a farsi sentire.
Entrambi i duellanti
volevano che lo scontro finisse, ma che ci fosse un vincitore.
Con
una finta Ashalind colpì violentemente lo scudo di Gilmore
con il
pomo dell'alabarda, che si distribuì su Gilmore stordendolo;
con un
ultimo slanciò la ragazza lo buttò a terra
puntando la punta della
della sul collo del cavaliere.
“Allora?”
“Esperimento
riuscito userei dire mia Lady”
Entrambi i giovani rimasero ad
osservarsi per alcuni attimi, ansanti per la fatica fino a che un
applauso non li distrasse.
“Bravi!”
“Complimenti Lady
Ashalind siete migliorata molto!”
“Evviva per la nostra
guerriera provetta!”
“Dobbiamo festeggiare!”
“Alzatevi”
disse la fanciulla tendendo la mano destra guantata a Ser
Gilmore.
“Grazie mia Lady, converrei anche io per festeggiare i
risultati del vostro allenamento”
“Va bene, birra a volontà
per stasera!”
Grida di esclamazione si levarono all'unisono, di
rado capitavano occasioni per cui fosse doveroso festeggiare e quella
era era uno di quei momenti.
“Cos'è questa lagna?! Più
ritmo!” disse uno dei soldati alzando un boccale di birra
mentre il
suono delle cornamuse, tamburi e flauti si levava.
Non vi era un
soldato che non partecipasse alle danze e Ashalind priva del corsetto
e rimasta con una camicia che le nascondeva le forme era al centro
dei festeggiamenti.
Ogni tanto la guerriera usciva dalla mischia
per rinfrescarsi con una pinta di birra scura, la sua preferita per
reimmergersi nuovamente.
“Grinta!” disse Ashalind salendo su
un tavolo ed inneggiando i presenti ai festeggiamenti “Ser
Gilmore
venite!” continuò rivolgendosi al giovane
affinchè la
raggiungesse in alto alla folla.
Roland non se lo fece ripetere
due volte e la prese sottobraccio e cominciarono a ballare mentre il
resto dei soldati batteva le mani.
I festeggiamenti
proseguirono fino a notte fonda, quando rimasero in pochi ad avere le
energie necessarie alla festa.
“Lady Cousland, non potevate
contenervi un po'?”
“Vi prego Rory, non cominciate con le
vostre ramanzine! Ogni tanto ci si deve sfogare in qualche
modo...”
disse mentre la sue voce perdeva di volume.
“Ce la fate a
comminare?”
“Certo...” rispose la ragazza mentre i suoi
piedi cedevano nonostante l'appoggio del cavaliere.
“Se lo dite
voi...” disse il cavaliere prendendola in braccio.
Roland fece
qualche passo nella strada osservando sconsolato la quantità
di
strada che necessaria per riportare quella sprovveduta nella sua
stanza.
“Anima e coraggio...” cercando di convincersi. La
fanciulla tra le sue braccia cominciò a dormire
profondamente e ne
ammirò la bellezza desiderandola in segreto come aveva fatto
fino a
quel momento.
In fine arrivò alla stanza di lei, nessuno si
accorse del loro arrivo.
Roland aprì la porta, richiudendola con
un piede alle sue spalle attento a non fare troppo rumore e depose la
sua Lady sul suo giacilio.
La osservò ancora per alcuni attimi
accorgendosi che stava riaprendo gli occhi.
“Lady, vi auguro un
buon riposo...”
Roland si sentì afferrare un polso, si voltò e
vide Ashalind che lo stava osservando “Rimanete
qui...”
“Mah...”
“Shhhh, non dire niente, restate qui e
basta...”
Ashalind si alzò dal letto e si tolse ciò che le
restava dell'armatura rimanendo con una leggera sottoveste.
“Vi
aiuto Rory...” continuò con un bisbiglio e
cominciò a slacciare
le parti di armatura che il cavaliere aveva addosso
“toglietevi li
stivali almeno...”
Ashalind ridacchiava notando l'imbarazzo del
cavaliere di fronte a quella situazione, si avvicinò
all'armadio
estraendo una pesante coperta di pelliccia per tenere caldo in quella
notte, l'inverno era ormai alle porte.
“Non venite? Non vorrete
morire di freddo vero? Suvvia Rory!”
Roland accolse l'invito e
si sdraiò accanto alla ragazza. Ashalind si fece piccola
piccola
accanto al corpo di Roland abbracciandolo, per poter trarre da quegli
attimi il maggior calore possibile.
Ashalind aveva sembra voluto
bene a Rory come un amico, ma crescendo aveva cominciato ad
osservarlo in maniera diversa: crescendo era diventata una donna, non
più una bambina...
Quando Roland si accorse che Ashalind gli
stava accarezzando i capelli, la strinse di più a
sé, era una donna
che sapeva difendersi, su quello non c'erano dubbi... ma voleva
comunque proteggerla.
Roland si accorse per la prima volta che i
suoi capelli odoravano di lavanda...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Davanti al focolare ***
L'inverno
era arrivato.
Le notti si facevano sempre più fredde e
nonostante gli spessi muri dell'architettura Fereldiana il freddo
riusciva a penetrare lo stesso nelle residenze.
Come suo solito,
dopo cena Ashalind prese un libro dalla biblioteca appartenuta al
nonno e si distese sopra a dei cuscini nella sala delle udienze del
padre coperta da un mantello di pesante pelliccia di fronte al
focolare.
I capelli ondulati le ricadevano sulle spalle come una
cascata di piume corvine mentre gli occhi erano intenti sulla
lettura.
I minuti scorrevano veloci quando la lettura la
appassionava: adorava i romanzi di avventura con un pizzico di amore
al loro interno. Chi avrebbe detto che anche Ashalind sognava il
principe azzurro?
Fergus entrò nell'ala e non si sorprese nel
vedere la sorella intenta alla lettura.
La salutò dolcemente
baciandola sulla guancia.
“Cosa stai leggendo di bello
sorellina?” chiese incuriosito.
“Una novella con vicende
avventurose...”
“So il resto... ho capito!” disse Fergus
ridacchiando “Sei molto migliorata nel combattimento
sorellina, ho
saputo che sei riuscita a battere Ser Gilmore... e di come avete
fatto baldoria tu e i soldati per il resto della serata”
“Suvvia
Fergus!” rispose sorridendo “ ogni tanto ci
vuole!”
“Non
lo metto in dubbio! Cosa ti preoccupa ultimamente? Lo sai che con me
puoi parlare di qualsiasi cosa...”
“Niente fratello, proprio
niente” rispose con un tono di inquietudine nelle ultime
parole.
“Menti... Ho notato che da quella sera hai cominciato ad
evitare Ser Gilmore. Cosa è successo?”
“Non ti si può
nascondere nulla a te, vero?”
“Non quando ho una sorellina
così graziosa che devo proteggere specialmente da se stessa.
Sei
troppo rigida con te stessa: metti il dovere prima di qualsiasi cosa,
arrivi a quell'attimo in cui ti lasci un po' andare e subito te ne
penti.
La fanciulla chiuse il libro e rimase ad osservare le
fiamme per qualche istante senza rispondere al fratello.
“Non mi
rispondi?”
“Sì è successo proprio quello che hai
detto...”
“Cosa è successo di preciso?”
“Ma quante
cose vuoi sapere? Non posso avere diritto ad un po' di
riservatezza?”
“Non con tuo fratello, maggiore per di
più...”
Ashalind incrociò le braccia osservando Fergus
“Abbiamo dormito insieme”
“E basta?”
“Sì... qualche
problema?”
“Assolutamente no! Conoscendo la tua grinta pensavo
che saresti andata ben o...” Fergus dovette tacere quando un
cuscino lo centrò pienamente sul viso “Maledetta,
allora vuoi la
guerra!”
I due cominciarono a prendersi a cuscinate di santa
ragione fino a che non cominciarono a riempirsi di piume avvicenda
tra le risate.
“Se hai interesse per Roland dimostraglielo.
È una persona affidabile e per di più un ottimo
guerriero...”
“Ma
nostro padre non approverebbe...”
“Cosa importa: il Teyrn
ereditario sono io, farei di tutto pur di vederti felice!”
“Grazie
Fergus” disse abbracciandolo.
“Ti
aspetto questa sera in camera mia, vorrei parlarti di alcune cose...
Ashalind”
Rimasi
stupito da quel biglietto così improvviso. Non mi sarei mai
aspettato un cosa simile dopo quella notte.
Ashalind aveva
cominciato ad evitarmi, non ne capito il motivo, non che avessi fatto
qualcosa per offenderla anzi...
Aspettai quindi la sera con
impazienza e una volta terminato il mio turno di guardia cercai di
rendermi più presentabile che potessi.
Era ormai notte fonda,
temevo che si fosse addormentata.
Raggiunsi la sua stanza e notai
che la porta era aperta, entrai e mi avvidi che la stanza era ben
illuminata.
Il piccolo camino era acceso e scoppiettava
vivacemente, Ashalind era sdraiata su dei cuscini vicino al focolare
e stava leggendo.
Quando mi vide entrare mi accolse sorridendo e
intimandomi di fare silenzio chiuse a chiave la porta.
“Buona
sera, Lady...”
“Rory, non essere così formale... te ne
prego”
Rimasi interdetto da quella sua richiesta ma cercai
ugualmente di soddisfare il suo desiderio.
“Siediti qui con me”
disse indicandomi i cuscini.
Mi sedetti accanto a lei e attesi di
sentire cosa aveva da dirmi.
Notò il mio silenzio di attesa e
notai che per la prima volta la vedevo a disagio...
“Hai freddo?
Ho qui della birra...”
“No grazie. Di cosa volevat... volevi
parlarmi?”
“Sì... giusto” disse guardando per terra
e
arricciandosi nervosamente una ciocca di capelli “Ho
ripensato a
quella sera. Mi dispiace se ti ho arrecato offesa in qualche modo, ma
soprattutto mi spiace per averti evitato in questi giorni...”
“Non
mi hai arrecato offesa, ma per quale motivo mi hai evitato?”
“Ecco...
il punto è che, ho avuto paura... paura
nell'eventualità che mio
padre avesse saputo cosa fosse successo. Dubbi, le mie
responsabilità... Ero confusa... non sapevo cosa desiderassi
veramente”
“E ora?”
“Ora so cosa desidero...” disse
avvicinandosi.
Non sapevo cosa dire, solo uno stupido non avrebbe
desiderato una donna come Ashalind. Ma in fin dei conti la capivo, le
sue paure non erano infondate. Lei era una nobile, mentre io il
figlio di un Bann minore, le conclusioni erano evidenti.
Eppure
desideravo vivere quei momenti, lì con lei.
Ma se...
“...mi
dispiace di averti messo in questa situazione... veramente. L'unica
cosa che resta è di non...”
La baciai, tenendo il suo volto tra
le mie mani. Non volevo lasciarla andare via... mai più.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Piacevoli inconvenienti ***
Un
nuovo anno era cominciato ad Altura Perenne e la figlia del Teyrn
Bryce Cousland aveva raggiunto i diciotto inverni.
Proprio nei
primi giorni del terzo mese dell'anno fu celebrato il compleanno di
Ashalind con un grande banchetto.
Arrivarono vari parenti da
Orlais, altri più lontani dal Ferelden e amici
più stretti come
Arle Eamon.
Quella era una delle poche occasioni in cui Ashalind
poteva atteggiarsi a dama: indossava degli stivaletti neri di
camoscio con una punta leggera ed un vestito blu-notte con una gonna
a ruota che le ricadeva pesante a terra e un corsetto che le
evidenziava le forme proporzionate, i suoi lunghi capelli erano
raccolti in un ampio ciuffo, dal quale pendevano dei boccoli
corvini.
“Oh cava, quanto siete diventata bella!” dissero
alcune delle donne orlesiane che Ashalind aveva visto si e no una
volta nella sua vita.
I doni furono numerosi ma quasi nessuno di
quelli si adattavano alla guerriera.
Verso la fine dei
festeggiamenti Bryce annunciò l'arrivo del suo dono: dal
fondo
dell'ala delle udienze si cominciò a sentire il pesante
abbaiare di
un cane seguito dai mugolii di un soldato che faceva di tutto per
tenere a bada quella creatura che con tutto il suo peso si trascinava
il suo bagaglio al collare.
Ad un tratto il soldato mollò la
presa e il grosso cane potè correre libero slanciandosi
addosso ad Ashalind, buttandola a terra.
“Buono bello! Buono!”
disse la ragazza mentre il mabari la riempiva di bava “Buono
cucciolone! Su da bravo, fammi rialzare...”
Il mabari non sentì
storie e si allontanò docilmente dalla fanciulla.
“Ma quanto
sei bello!” continuò Ashalind guardandolo in
quegli occhi scuri.
Lo abbracciò mentre il mabari continuava a farle
le feste
allegro.
“Ti chiamerò Erik! Ti piace?”
Il mabari, o
meglio Erik, abbaiò felice in segno di approvazione.
Poche
sere dopo...
“Shhh, entra” disse Ashalind a Roland in uno dei
loro consueti incontri.
“Quanto è dura dover far finta davanti
a tutti che niente sia cambiato...” disse Roland dopo averle
accarezzato la guancia.
“Basta con le parole...” continuò la
ragazza baciandolo.
“Grrrr”
“Cosa?”
Il mabari
cominciò a ringhiare furiosamente verso Roland.
“Erik! Cattivo
cane! Ti sembra questo il modo di comportarti con Rory?”
Il
povero mabari uggiolò con le orecchie penzoloni, capendo che
quella
scenata di gelosia non era servita a nulla. Decise di accucciarsi in
un angolo quieto quieto meditando sulla vendetta che avrebbe
riservato alla sua vittima...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Svolte ***
Erik si stava aggirando per i corridoi esterni del castello. Quella
era una bella giornata: il sole era alto nel cielo anche se faceva
piuttosto freddo. Non che la cosa lo preoccupasse con tutta quella
pelliccia che aveva addosso. Ogni tanto delle guardie incrociavano il
suo cammino riempiendolo di feste... ma il suo obbiettivo era un
altro.
Il mabari continuò la sua passeggiata con nonchalance
affacciandosi furtivamente ad ogni vicolo cercando la sua
preda.
Niente, per ora non era ancora riuscito a trovarla. Ma per
questo motivo non si sarebbe sicuramente arreso.
Ma alla fine
eccola: stava dando degli ordini ad alcune guardie, quella giornata
il castello era tutto in fermento... chissà come mai.
Erik si
avvicinò con noncuranza, scodinzolando la sua piccola coda.
Non si
sarebbe mai accordo del suo arrivo: era troppo occupato a svolgere le
sue mansioni.
Il cane era vicino, sempre più vicino... e...
“Per
i mutandoni di Andraste!”
Roland si accorse improvvisamente che
il mabari gli aveva morso il di dietro, fece per corrergli
immediatamente dietro ma il cane era già fuggito.
“Non posso credere che lo abbia fatto” disse
Ashalind ridendo
allegramente.
“Si invece... e il mio sedere ne è la prova
lampante!” la ragazza non badò alle lamentele di
Roland e continuò
a medicarlo. Non che Erik avesse combinato un grosso danno,
sì, la
pelle aveva dei piccoli forellini, ma erano talmente piccoli che
quasi non si vedevano. Quella lagna era principalmente una farsa per
farla impietosire.
“Prima ero da mio padre nella sala delle
udienze, stava ricevendo Arle Howe, ha detto che i suoi uomini erano
in ritardo, ma non ho ben capito il motivo... Che strano” poi
gli
sovvenne la novità “Lo sai che c'è un
Custode Grigio al
castello?”
Roland si stava rivestendo quando lasciò andare le
brache dall'eccitazione provocata da quella notizia.
La fanciulla
finì di ravvivare il piccolo focolare nella sua stanza
quando si
voltò e vide il giovane in quelle condizioni “Non
dovevi tornare a
lavoro?” lo canzonò.
Roland si ricompose“Ashalind ti rendi
conto della gioia che mi hai dato con questa notizia? E se mi
reclutasse?” continuò avvicinandosi alla figlia
del Teyrn.
“E
lasceresti il castello in questo modo?” le rispose
incrociando le
braccia. Roland sapeva bene a cosa stava alludendo e non seppe cosa
rispondere, erano trascorsi quasi tre anni da quando avevano deciso
di unirsi “lasciamo perdere questa discussione, ne
riparleremo a
tempo debito...” Ashalind si avvicinò alla porta
della sua stanza
osservando il corridoio esterno e quando fu certa che nessuno fosse
lì fuori congedò Roland senza troppe cerimonie.
Quella
stessa giornata, dopo gli allenamenti Ashalind decise di concedersi
un bagno ristoratore.
Si ritirò nella sua stanza. Fuori c'era
ancora molta luce e i deboli raggi invernali penetrarono nella sua
stanza concedendo un freddo chiarore agli interni. Accese le candele
che aveva ai candelabri aumentando la luce e si spogliò
ammucchiando
l'armatura e le vesti in un angolo della stanzina da bagno.
Riempì
la vasca quasi fino all'orlo con acqua calda, testandola prima con un
piede per abituarsi alla temperatura e poi l'altro fino ad immergersi
completamente.
Aveva compiuto venti inverni ed era in età marito, sua madre
non
faceva che ripeterglielo costantemente.
Tesoro perchè non
prendi marito? Cosa c'è che non va? Perchè
nessuno dei giovani che
incontri soddisfano i tuoi gusti? Sei così bella, eppure...
Quelle
erano solo alcune delle frasi che la Teyrna con cui la esortava a
maritarsi. Eppure lei aveva i suoi motivi, soltanto che non poteva
farlo sapere ai suoi genitori, entrambi si aspettavano molto da lei.
Ma Roland era intenzionato a diventare un Custode Grigio ora che
c'era la possibilità. Duncan lo avrebbe sottoposto alla
prova, e chi
era lei dopotutto per impedirgli di seguire i suoi sogni.
Cosa
posso fare? Si chiese Ashalind tra sè e
sé. La cosa più giusta
era di lasciarlo andare... per la sua strada, per la sua
felicità.
Sì, l'unica soluzione ragionevole era finire quanto
era cominciato...
Dopo essersi rivestita con un abito da donna
il più sobrio possibile, uscì dalla sua stanza in
cerca di Roland.
Il sole stava ormai tramontando e nel cortile del castello le ombre
si facevano sempre più lunghe. La giovane donna era
così
sovrappensiero che camminava senza guardare avanti e incidentalmente
andò a sbattere contro una figura nuova tra quelle spesse
mura di
pietra.
“Dama Ashalind, state bene? Sono mortificato, non vi
avevo vista arrivare da dietro al vicolo...” si trattava di
Dairren, il figlio di Bann Loren.
“Ah... sì, è tutto apposto.
Non preoccupatevi...” rispose la ragazza a mezza voce mentre
l'altro l'aiutava a rialzarsi.
“Avevate qualche impegno Lady?”
chiese gentilmente “più tardi potremmo ritrovarci
e conoscerci un
po' meglio, magari davanti al focolare...”
“...Sì, non ci
sono problemi” Ashalind rimase inebetita da quella richiesta.
“A
più tardi allora...” si congedò
baciandole la mano.
La ragazza
rimase a fissare Dairren mentre si allontanava, in fin dei conti non
era male... però aveva ancora dei problemi da risolvere.
Ashalind
riprese la sua ricerca.
Finalmente lo trovò, era lì, al centro
dell'ala di allenamento con il Custode, lo stava sottoponendo ad una
prova.
La ragazza non si fece vedere lì per lì,
attendendo che
il giovane si fosse liberato.
Le torce all'interno della sala
erano accese e i pilastri di pietra che sorreggevano l'edificio
gettavano sul pavimento delle ombre che si ammassavano sul
fondo.
Rory era veramente concentrato, faceva del suo meglio per
meritarsi quelle attenzioni. Inizialmente parlarono, principalmente
della vita di Ser Gilmore per poi arrivare alle sue doti in
combattimento. Il Custode stesso decise di testare le sue conoscenze.
Si vedeva lontano un miglio che quell'uomo aveva passato una vita
intera sui campi di battaglia e nonostante Rory fosse un abile
guerriero non riusciva a stargli al passo. Nonostante tutto Duncan si
congratulò col giovane concludendo che di lì a
pochi giorni
sarebbero partiti alla volta di Ostagar.
E così era stato tutto
deciso... se ne sarebbe andato.
Ashalind attese che Duncan se ne
andasse e si avvicinò a Ser Gilmore
“Congratulazioni” disse
sinceramente “allora te ne andrai...”
Ronald guardò Ashalind
negli occhi, accorgendosi di quanto effettivamente stava soffrendo
“Sì” rispose solamente il giovane.
“Sono contenta per te,
dopotutto diventare un Custode è sempre stato il tuo
sogno... stavo
pensando, che forse è giunto il momento di chiudere questo
piccolo
capitolo della nostra vita. Non ci rivedremo più: non
sarebbe giusto
per entrambi mantenere delle promesse impossibili...”
Gli occhi
della fanciulla si stavano riempiendo di lacrime. Ronald non
disponeva di parole appropriate a quel momento, cercò di
avvicinarsi
per stringerla un'ultima volta tra le sue braccia, ma lei lo respinse
per poi rinchiudersi nella sua stanza.
La fanciulla dagli occhi
azzurri se ne era andata un'altra volta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Quella notte maledetta ***
La ragazza si svegliò nel bel mezzo della notte, sentendo il
cane
abbaiare furiosamente.
“Erik, calmati” chiese mentre scendeva dal suo
giaciglio.
Il
mabari non aveva alcuna intenzione di smettere... poi si accorse dei
rumori che provenivano dall'esterno. Cosa stava succedendo? Ashalind
aprì lentamente la porta osservando che nei corridoi esterni
del
castello stava infuriando una battaglia. Si sbrigò ad
infilarsi
l'armatura di pelle borchiata e raccolse la spada e lo scudo che
teneva nella sua camera da letto.
“Erik, sei pronto?” disse
Ashalind abbracciando il suo fido compagno “Non mi
abbandonare”
Il
mabari rispose e ben presto uscirono dalla stanza.
Le urla, gli
schiamazzi e suoi metallici provenivano da ogni dove, mentre alte
lingue di fuoco svettavano verso il cielo.
Ashalind si diresse
prima di tutto verso la stanza dei suoi genitori.
Dannazione,
pensò, è sbarrata.
“Eccola! La figlia del Teyrn” due uomini
in armatura leggera arrivarono alle sue spalle, uno armato di spada e
scudo mentre l'altro cominciò ad incoccare due frecce.
“Erik,
dietro di me!” gridò Ashalind, riparandosi con
tutta se stessa
sotto lo scudo. Una delle due frecce mancò la mira mentre
l'altra si
conficcò nello scudo di legno. Ashalind si
avventò immediatamente
sull'arciere, mentre il mabari cercava di azzannare alla giugulare
l'altro soldato.
Con un potente colpo di scudo Ashalind mandò in
frantumi la mascella dell'uomo facendogli perdere l'equilibro e
finendolo con un fendente.
L'altro ancora in vita stava cercando
con tutte le sue forze di allentare la morsa del cane dal polpaccio,
quando ricevette il colpo finale.
Ashalind prese in mano lo scudo
dal cadavere ed esaminò lo stemma su di esso...
“È un soldato
di Arle Howe, cosa ha intenzione di fare quel traditore?”
finì di
dire gettando lo scudo a terra col tutto l'odio di cui
disponeva.
“Ashalind, tesoro. Stai bene?” la Teyra comparve
dalle sue stanze improvvisamente con la sua armatura.
“Io sto
bene madre, ma papà?” chiese allarmata.
“Non è rientrato
questa notte a letto, penso che si sia trattenuto con Howe a
discutere...”
“Doppiamo trovarlo” continuò
raccogliendo
l'arco e le frecce dal cadavere “Sapete ancora scoccare una
freccia
vero?”
La Teyrna impugnò l'arco con decisione incoccando una
freccia “Andiamo”
Si diressero prima di tutto nelle stanze di
Fergus e vi trovarono la moglie e il figlio privi di vita, i loro
corpi erano ancora caldi.
“No, il piccolo Oren. O Creatore, come
hanno potuto...” gemette la Teyrna.
La ragazza non aveva parole
per tutta quella crudeltà e allontanò la madre da
quell'orribile
spettacolo.
“Ashalind, dirigiamoci verso la tesoriera, ci sono
delle cose che laggiù non lascerei per nessuna ragione al
mondo
nelle mani di quel traditore...”
Ashalind annuì, la loro metà
non era molto distante ma avrebbero dovuto farsi largo con la forza
attraverso quei corridoi.
Le donne e il segugio continuarono ad
avanzare lungo i muri dei corridoi, attente ad ogni minima presenza.
Giunsero alla fine di un vicolo dove tre soldati di Howe proseguirono
a diritto senza accorgersi di loro, errore fatale.
Mancava poco,
mancava veramente poco. Pochi passi e avrebbero raggiunto la
tesoriera se non fosse stato per altri due uomini che si frapposero
sulla loro strada.
Il mabari si scaraventò sul primo senza tanta
esitazione mentre la Teyrna prese di mira lo stesso con l'arco. Il
secondo impugnava un pesante spadone col quale cercò di
colpire
Ashalind. La parata servì a poco perchè il colpo
fu talmente
micidiale da scaraventarla indietro, l'uomo stava per abbattere un
altro fendente quando il segugio lo affondò. Ashalind ebbe
appena il
tempo di realizzare quanto stava succedendo nel momento in cui una
freccia si conficcò in quel collo muscoloso abbattendolo.
“Rialzati
tesoro” disse la madre mentre correva ad aprire la serratura.
Entrarono nella stanza ed Ashalind raccolse le cose più
preziose che
la madre le indicò: una spada e uno scudo d'acciaio.
“Usciamo da qui. Dobbiamo ancora trovare tuo
padre...”
Ashalind cominciò a correre verso la porta trovando la
strada libera
e i tre si diressero alle sale delle udienze dove i combattimenti si
concentravano maggiormente.
“Forza uomini” una voce maschile
tuonò dall'interno, si trattava di Ser Gilmore. Alcuni dei
soldati
di Altura Perenne stavano combattendo quelli di Howe in netto
vantaggio.
Ashalind si gettò nella mischia decisa a mettere fuori
combattimento il maggior numero di arcieri presenti per lasciare
campo libero alla madre che era spalleggiata dal suo segugio.
Due
uomini le si pararono davanti cercando di bloccarla, ma la ragazza fu
più veloce e con un giro della spada di famiglia
riuscì ad
atterrarne uno. Non aveva nessun ostacolo di fronte a sé e
incalzò
il primo arciere annientandolo, poi fu la volta del secondo che
più
lesto impugnò due pugnali e schivò il suo
fendente agilmente
provocandogli una ferita al braccio. Il dolore si fece sentire, ma
cercò di non arrendersi. Una freccia colpì
l'avversario in una
gamba consentendo ad Ashalind di riprendere il sopravvento e con un
calcio lo atterrò per poi conficcare la spada nel suo
addome.
L'ultimo, ci siamo quasi, si disse la ragazza dirigendosi
sulla sua ultima vittima.
L'arciere la fulminò con lo sguardo e
le piombò addosso con un salto facendole perdere lo scudo.
L'uomo
cominciò a puntarle il pugnale alla gola mentre la ragazza,
con le
poche forze che le erano rimaste, cercava di impedire l'avanzamento
di quella lama... l'uomo si accasciò improvvisamente sopra
di lei
notando che era stato proprio Ser Gilmore a dargli il colpo
finale.
Col piede Roland fece scivolare via il cadavere dal suo
corpo e la rialzò “Ashalind mettetevi in salvo, e
anche voi
Teyrna. Ho visto il Lord dirigersi ferito nella cucina, da
lì
potrete accedere ad un'uscita che sarà la vostra salvezza.
Andate”
Aveva intenzione di sacrificarsi...
“Rory, vieni
con noi, ti prego... vieni”
“Non posso” rispose guardandola
negli occhi “o me, o voi”
Ashalind lo abbracciò e lui la
strinse forte a sé assaporando il suo profumo di lavanda.
Quella
sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti.
Raccolto lo
scudo, le due donne si diressero alle cucine con Erik che le seguiva
fedelmente.
Entrarono nella dispensa dove trovarono il Teyrn in
una pozza di sangue.
“Padre, alzatevi, dobbiamo fuggire” disse
Ashalind con le lacrime agli occhi “vi prenderemo in braccio.
Possiamo farcela”
“Bryce, rialzati...” lo incitò la
moglie.
“No... sarei un peso per voi”
“Non dire
sciocchezze Bryce, troveremo una magia curativa”
“Mi spiace
signora, ma non ho potuto fare di più” il Custode
Grigio entrò
nella dispensa riponendo nel fodero una delle due spade
“dovremo
andarcene il prima possibile”
“Fate come dice Duncan”
supplicò il Teyrn le due donne.
“Bryce non posso abbandonarti
qui”
“Nemmeno io padre... combatteremo e ce ne andremo”
“No
bambina mia, ti prego. Mettiti in salvo, riunisciti a Fergus e
rendete giustizia a quel traditore di Howe..”
continuò Bryce
contorcendosi tra le fitte di dolore.
“Mio Lord, avrei un favore
da chiedervi. Il mio compito esige che io ritorni con una recluta,
Vorrei che vostra figlia si unisse ai Custodi Grigi”
“Qualsiasi
cosa pur di saperla in vita. Duncan, vi affido mia figlia”
Un
rumore sordo raggiunse quel piccolo ripostiglio “Hanno
sfondato i
portoni principali, dobbiamo andarcene Ashalind” la
esortò
Duncan.
“Vi amo tantissimo. Entrambi”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Verso Ostagar ***
Metto innanzi tutto le mani avanti: il capitolo che leggerete di
seguito costituirà per me una sorta di esperimento, cercando
di
scrivere in maniera “un po'” diversa dal mio solito.
Buona
lettura e grazie per l'attenzione. ^_^
Il viaggio verso Ostagar non sarebbe stato una passeggiata. Dopo
quella fatidica notte Ashalind era diventata quasi paranoica: non si
sentiva al sicuro in nessun luogo, la prudenza di Duncan non era mai
abbastanza.
Attraversarono la regione costiera fino a West Hill,
dove si procurarono alcuni oggetti di prima necessità per
poi
inoltrarsi nei territori dei Bannorn fino a sud, verso Ostagar.
I
due stavano attraversando il Ferelden evitando specialmente le grandi
vie mercantili.
Forse qualcuno avrebbe potuto riconoscere
Ashalind... forse dei soldati di Arle Howe li stavano seguendo e loro
non se ne erano nemmeno accorti...
Dietro ogni angolo poteva
esserci una spia, un pericolo, un agguato. Viaggiare costantemente
incappucciati non poteva essere la soluzione migliore, qualcuno si
sarebbe insospettito: dopotutto perchè dei semplici
viaggiatori
avrebbero dovuto nascondere i loro volti?
Rimanere lontani dalle
vie non era assolutamente sufficiente.
In molti conoscevano il
volto della figlia di Teyrn Cousland: quei capellilcosì
lunghi e
curati poteva mantenerseli una persona che aveva poco a che spartire
col duro lavoro manuale, e quegli occhi... quegli occhi che tutti
ammiravano così tanto! Ashalind avrebbe preferito cavarseli
piuttosto che rischiare di essere scoperta.
La sua pelle era
liscia, non aveva piccoli tagli, bruciature o cicatrici tipiche di
una persona umile.
Niente di lei andava bene: ogni minimo
dettaglio avrebbe potuto ricondurre quella giovane alla sua vera
identità.
Non andava bene, non andava assolutamente bene in quel
modo. Avrebbe dovuto provvedere a qualcosa, e il prima possibile
Nessuno doveva riconoscerla.
Attraversare le selve era la
decisione più saggia: meno persone avrebbero trovato e
meglio
sarebbe stato.
Solo in questo modo la ragazza riuscì a trovare un po' di
pace, se
di pace si poteva parlare.
Il viaggio si era ormai dimezzato, ma
sopravvivere nei boschi non sarebbe stata un'impresa da poco.
Le
provviste stavano cominciando a scarseggiare e la caccia era la loro
unica ancora di salvataggio. Di sicuro in mezzo a quella boscaglia la
selvaggina non mancava.
Il sole stava tramontando e di lì a poco i due viaggiatori
avrebbero
preparato l'accampamento per la notte. Decisero di fermarsi sotto le
radici rialzate di un enorme faggio. L'albero li avrebbe sicuramente
protetti nascondendoli maggiormente alla vista, non che fosse del
tutto necessario a causa della concentrazione della flora intorno a
loro.
Duncan cominciò a tastare il terreno decretando dove fosse
più morbido per poter sistemare i giacigli. L'autunno era
ormai
arrivato e il suolo era ricoperto da uno spesso strato di foglie
secche, il Custode cominciò a radunarne in gran
quantità per
appoggiarci sopra i teli da notte mentre Ashalind raccoglieva delle
legna secca da poter ardere.
Accatastò i rami vicino ai giacigli
e poi chiese di poterci pensare lei a trovare il cibo per quella
sera.
Duncan acconsentì a quella richiesta, comprendendo bene che
si trattava di una scusa per poter scaricare un minimo la
tensione.
“Grazie” disse Ashalind prima di andarsene
raccogliendo una mantellina mimetica e l'arco con le frecce.
La
ragazza cominciò ad allontanarsi dall'accampamento, dove
cespugli e
piccoli arbusti la immersero quasi del tutto.
Osservava
attentamente il terreno in cerca di qualche piccola impronta anche se
con tutte quelle foglie secche non fosse così semplice.
Ashalind
si accucciò scostando con le mani qualche foglia qua e
là, ma
“Ancora niente” pensò sconsolata.
Si guardò intorno, ma le
ombre si erano allungate: segno evidente della sera ormai prossima.
Cominciò a credere che quell'impresa non fosse stata tanto
una buona
idea. Non aveva mai cacciato, anche se aveva seguito costantemente
Duncan in quei giorni.
Forse arrampicandosi su un albero avrebbe
potuto osservare meglio la situazione.
“Ecco qualcosa
esattamente al caso mio!” bisbigliò, quando
oltrepassando due
grossi cespugli vide un albero i cui rami si elevavano giro giro
intorno al tronco come una sorta di scalini.
Ashalind non era mai
stata una grande arrampicatrice, neanche da bambina e nonostante
fosse piena di energie non gli era mai passata per il capo l'idea di
scalare muri o mettersi a fare le acrobazie sui tetti. La convinzione
purtroppo era tanta e lentamente cominciò a salire
sull'albero.
Ashalind continuò a salire senza nemmeno avere idea di
“quanto”
dovesse elevarsi.
La vetta del tronco doveva essere sicuramente
una buona scelta, quanto poteva essere salita in fin dei conti?
“Ora
posso finalmente ricercare le mie prede” si disse sedendosi
su uno
dei rami.
Bastò una semplice occhiata verso il basso per
assaporare quella stilettata che arriva allo stomaco quando si pensa
di cadere in uno strapiombo onirico.
Non si trovava molto in alto,
eppure Ashalind si aggrappò al tronco dell'albero in men che
non si
dica.
“E ora come scendo qua quassù?!”
“Quanto tempo
sarà passato?” pensò la ragazza dalla
cima dell'albero “Duncan
sarebbe venuto ad Aiutarmi? Come potrebbe trovarmi con questo buio?
Forse avrà accesso un fuoco e mi starà
aspettando. Quel pover uomo
ha già fatto troppo per me. Mio padre mi ha affidata a lui,
accollandosi fin troppe beghe in questi giorni... le paure, i
pericoli, i dubbi, le mie costanti lamentele. Non mi sono resa utile,
anzi, sono stata un peso. Tutto è accaduto così
all'improvviso...
Il piccolo Oren, mia cognata, Rory e i miei genitori. Tutta la mia
vita mi era stata portata via”
Ashalind appoggiò la fronte alla
ruvida corteccia dell'albero mentre delle lacrime le rigarono il
volto. Il suo sguardo vagò senza meta, per poi fissarsi
sulle sue
mani. Non si era mai mangiata le unghie e anche se la sua educazione
non gli avrebbe permetto di farsele allungare ora erano corte, se le
era quasi portate via coi denti. Sembravano irrimediabilmente
sciupate, come una pianta rinsecchita ormai priva di vita e della sua
naturale lucentezza.
Fino a che punto sarebbe arrivata in quello
stato?
No... suo padre e sua madre le avevano donato una seconda
volta la vita. Doveva lasciare il segno del suo passaggio nella
storia e farla pagare a quel traditore. Doveva ritrovare suo
fratello: l'unica famiglia che le fosse rimasta.
Erano troppe le
cose che doveva portare a termine, ma come poteva? Aveva bisogno di
tantissimo coraggio e non sapeva dove trovarlo.
Ma se non lo
avesse trovato avrebbe prima di tutto passato il resto della sua vita
su quell'albero.
Prima di tutto doveva scendere da lì, poi a
piccoli sorsi il resto sarebbe venuto da sé... forse.
In fin dei conti non era stato difficile salire, bastava la
convinzione, e la stessa convinzione sarebbe valsa anche per
scendere.
“Basta non guardare in basso. Non è
così
difficile...” cercò di convincersi
“Prima di tutto, appoggiamo
il piede su quel ramo lì, sì proprio quello che
è vicino. Ecco...
piano. Ora riagganciati al ramo che hai di fronte. Mantieni salda la
presa e abbassa il piede sinistro. Cerca un appoggio stabile. Sei
sicura che lo sia? Sposta un po' il peso su quello. Brava,
così. Ora
anche l'altro piede. Ritrova una presa abbastanza sicura e riprendi
passo passo quello che hai fatto fino ad ora...”
Con qualche
parola di incoraggiamento trovata qua e là un po' a stento.
Ashalind
ritoccò la terra ferma che ormai era calata la sera.
Dopo quella
poco piacevole esperienza ritornò da Duncan a mani vuote.
“Mi
dispiace Duncan, questa sera dovremo saltare la cena...”
cominciò
la ragazza costernata.
“Non preoccuparti, lo sapevo che sarebbe
andata a finire così, sono andato io stesso a cercare
qualcosa da
mangiare ed ho trovato dei leprotti” le rispose Duncan
mettendo sul
fuoco i piccoli animali.
I due tacquero e consumarono in silenzio
quel misero pasto. Le temperature erano scese e i due si avvolsero di
più nei loro mantelli. Per fortuna avevano abbastanza legna
per
riscaldarsi.
Ashalind si concentrò per qualche istante sulla
danza delle fiamme. Avrebbe voluto dire tantissime cose a Duncan, ma
forse niente sarebbe stato appropriato di un “Grazie
Duncan”.
L'uomo non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi alla
ragazza e le
mise un braccio sulle spalle.
Ashalind non potè più trattenere
il pianto e tutto quello che aveva covato dentro di sé per
tutti
quei giorni venne allo scoperto.
Il mattino successivo il
Custode si levò di buon ora. Il sole era sorto da poco e
deboli
raggi filtravano tra i rami, colorando quel verde così cupo
con
delle tonalità più calde. Ogni tanto degli
uccelli facevano sentire
il loro canto.
Duncan uscì dal suo giaciglio, Ashalind non si
trovava nel suo rispettivo dato che aveva deciso di tenere l'ultimo
turno di guardia. Si avvicinò ai resti del focolare e la
trovò lì,
seduta su un ceppo mentre si stava specchiando sul suo scudo di
acciaio. Si era legata i lunghi capelli in una coda di cavallo
piuttosto alta mentre stava avvicinando il coltello alla nuca. Fu con
un gesto preciso e veloce che si tagliò il resto della coda.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Quando i bernoccoli non fanno così male... ***
Duncan
e la nuova recluta erano finalmente arrivati ad Ostagar. Era
una costruzione enorme che risaliva ai tempi dell'Impero del
Tevinter. Ashalind si fermò un momento, come per riprendere
fiato:
Ostagar si ergeva proprio sopra di lei.
Gli archi, i pinnacoli e
le torri si innalzavano ad altezze sorprendenti come a voler toccare
il cielo. La pietra, nonostante le intemperie, mostrava ancora un
colore lucido e chiaro a metà tra il bianco e il celeste.
Ashalind
si avvicinò all'entrata seguita da Duncan e
osservò l'interno
dell'edificio: vi era veramente un gran viavai di persone con la
tipica veste del Circolo dei Magi e soldati e devoti della Chiesa. Il
pavimento, per quanto avesse potuto mai esserlo, era pulito. Prima di
poter piazzare le tende quel luogo doveva esser stato ripulito da
cima a fondo.
La ragazza si sentì sfiorare una mano, si trattava
di Erik.
“Oh, cucciolone...” disse rivolgendosi al mabari
che
la stava fissando con un'immensa tristezza negli occhi “per
ora non
possiamo ritornare a casa, ma ti prometto che quando le cose si
saranno sistemate lo faremo”
Erik continuò a strofinarle
addosso il suo muso uggiolando, poi le afferrò con la
mandibola una
punta del mantello di lana per convincerla ad entrare
“Aspetta un
momento, Erik. Vorrei dire una cosa a Duncan...”
“Dimmi
ragazza” iniziò l'uomo attendendo una risposta.
“Ecco... sono
molte le mie preoccupazioni: Arle Howe saprà sicuramente che
i figli
dei Cousland sono scampati a quella strage e penso di essere una
figura che spicca troppo... vorrei far qualcosa per rendermi il meno
evidente possibile... Ho già tagliato i capelli, ma non mi
sembra
sufficiente...”
“Quando intraprenderai la tua esperienza su un
vero campo di battaglia cambieranno in te molte cose: sia fuori che
dentro di te. Ma se per sentirti più al sicuro vuoi
ricorrere a
qualche espediente immediato, penso che dei tatuaggi sul volto
potrebbero attenuare un po' i tuoi tratti” rispose reggendosi
il
mento con la mano “il tempo contribuirà al
resto...”
“Grazie
del consiglio, e un'ultima cosa... vorrei chiedervi di mantenere il
silenzio sulla mia identità. Ho paura delle conseguenze che
potrebbero esserci nel caso si spargesse la voce che la figlia del
Teyrn Cousland fosse arrivata sana e salva ad Ostagar”
continuò la
ragazza mordendosi nervosamente il labbro.
“In ogni caso, Re
Cailan si trova qui e verrà a darci il suo benvenuto e
potresti
chiederlo anche a lui” riprese il Custode “comunque
non ho nessun
problema a mantenere questo segreto”
“Grazie Duncan, grazie di
cuore” disse infine Ashalind stringendo una delle mani mani
scure
dell'uomo.
Il Custode sorrise gentilmente e posato un braccio
sopra le spalle della ragazza per rassicurarla, i due si avviarono
all'incontro con il Re.
“Finalmente avrò il piacere di spargere sangue
insieme al grande
Duncan dei Custodi Grigi” disse il Re battendo una mano sulla
spalla del Custode Grigio.
Re Cailan era un giovane dal carattere
allegro e positivo: bastava poco per accorgersene e inoltre aveva
anche una grande stima per il Custodi.
Era un uomo piuttosto alto,
dai lineamenti fini, seppur virili allo stesso tempo. I capelli
lunghi biondi e due occhi azzurri che erano lo specchio della sua
anima.
“E questa è la vostra nuova recluta? Aspettate un
momento” continuò scrutando la ragazza da capo a
piedi “avete
un'aria vagamente familiare, siete per caso la figlia di Teyrn
Cousland?”
Ashalind guardò per un momento Duncan alzando un
sopracciglio e pensò, te lo avevo detto, l'altro in tutta
risposta
si limitò a scrollare leggermente le spalle.
“Si vostra maestà”
la ragazza abbassò il capo in segno di riverenza.
“E vostro
padre come sta?”
Ecco la fatidica domanda...
Sarebbe
arrivata giustamente prima o poi, Teyrn Bryce viaggiava molto per
questioni diplomatiche e ogni tanto incontrava persino il Re.
“Vostra
Maestà... mio padre e tutta la mia famiglia sono stati
sterminati
dai soldati di Arle Howe” forse avrebbe dovuto utilizzare
più
tatto, ma come si poteva alleggerire il peso di una simile notizia:
specialmente quando i Cousland erano una famiglia così bene
stimata
in tutto il Ferelden.
“Arle Howe? Ma come?” le parole di Re
Cailan uscirono strozzate.
“Si, Vostrà Maestà è la
cruda
verità” continuò abbassando il capo.
Gli occhi esterrefatti
del Re scivolarono da Ashalind a Duncan, che annuì in
conferma di
quanto era stato appena detto.
“Appena volteremo la pagina
riguardante i Prole Oscura, vi prometto che faremo giustizia. Mi
spiace, ma fino a quel momento non posso fare altro che porgervi le
mie più sentite condoglianze”
Ashalind osservò il Re, era vero
quello che stava dicendo: non avrebbe potuto fare niente prima di
aver sconfitto la Prole Oscura.
“Grazie Vostra Maestà. Se
possibile vorrei chiedervi una piccola cortesia...”
“Sarò
ben lieto di fare il possibile. È il minimo dopo quello che
avete
subito...” la costernazione e il dispiacere erano sinceri,
glielo
si poteva leggere sul viso.
“Vorrei chiedere di manteneste il
segreto sulla mia sopravvivenza e sulla mia presenza qui ad Ostagar,
ufficialmente la figlia del Teyrn è scomparsa. Ho paura di
poter
essere riconosciuta, Arle Howe saprà sicuramente della mia
fuga e...
la prudenza, ora come ora, è la mia
priorità”
Re Cailan
continuò ad osservare quella giovane disperata che aveva di
fronte e
cercando di infonderle coraggio le appoggiò una mano sulla
spalla e
disse “Avete la mia parola...”
“Spiacente di non poter
prolungare oltre la mia presenza ma devo discutere i piani della
battaglia con Loghain. A presto allora”
Re Cailan se ne andò
mentre la recluta e il Custode incrociavano i loro pugni sul petto.
I
due cominciarono a riavviarsi quando Ashalind si fermò di
scatto
“Per tutti io mio chiamo Erin, vengo da Altura Perenne e sono
figlia di persone umili. Intesi?”
Lo sguardo di Duncan si
trovava a metà strada tra confusione e dubbio “Va
bene, va bene
Erin. Andiamo”
Duncan la lasciò all'inizio del ponte prima
di dirle “Appena puoi cerca un Custode Grigio di nome
Alistair. Ti
aiuterà a prepararti per i rito dell'Unione che si
svolgerà di qui
a pochi giorni prima della battaglia. Riposati pure ora, che te lo
meriti”
Ashalind fece qualche passò sul ponte e si
soffermò
sul paesaggio che la circondava. L'aria fredda è
scompigliò il
caschetto di riccioli neri della ragazza, i monti che circondavano
l'antica fortezza del Tevinter erano completamente innevati.
Un
brivido le percorse la schiena, lì il clima era
più freddo rispetto
a quello mitigato dal mare sottostante Altura Perenne.
“Ti
piace qui Erik?” il mabari si accucciò sulle zampe
posteriori ad
osservare la padroncina e cominciò ad abbassare e ad alzare
il capo
come se dicesse di sì.
“Ti piace il nome Erin?”
Il
segugio saltò addosso alla padroncina cominciando a sbavarla
sul
viso “Buono! Ho capito, ti piace... fammi rialzare
però”.
Erik
scese dalla ragazza permettendole di rialzarsi mentre quella si
puliva con una punta del mantello.
Si raggomitolò nella lana e
continuò la sua passeggiata. Prima di cercare il ragazzo che
le
avevano detto doveva vedere se c'era qualcuno che facesse dei
tatuaggi. In fin dei conti dei segni tribali molto evidenti avevano
lo scopo di intimorire il nemico e prima di una battaglia alcuni
guerrieri si tingevano per ottenere un simile effetto.
Ashalind
entrò in quello che doveva essere l'accampamento principale.
Oltrepassò un gruppo di tende dai colori vivaci sorvegliate
da dai
templari, forse lì erano accampati i maghi del circolo. Vi
erano poi
due scalinate che si inoltravano all'interno delle rovine ma
preferì
continuare con il giro esterno.
“Quella là è l'infermeria, poi
il canile, l'enclave reale, il consiglio di guerra, palchi dove i
sacertodi arringavano le lodi al Creatore e alla sua sposa...
aspetta, forse quei tipi laggiù potrebbero darmi qualche
indicazione”
Ashalind si diresse verso un gruppo di omaccioni
muscolosi, alti e scuri in volto, completamente tatuati accompagnati
da dei segugi mabari.
A chi avrebbe potuto chiedere? Tra quel
gruppo spiccò un uomo dalla pelle piuttosto scura, forse di
origini
Rivaine, con i capelli corti, crespi che stava dando degli
ordini.
Ashalind attese che avesse finito di parlare per poi
rivolgergli la sua domanda.
“Perdonatemi” cominciò
educatamente “sapreste dirmi se qualcuno fa dei tatuaggi qui
al
campo?”
L'uomo la guardò dall'alto in basso interessato a quel
poco che sbucava da sotto il mantello “Sì, proprio
la dietro, vedi
quelle tende bianche?” continuò l'omaccione
indicandole un punto
preciso all'interno dell'accampamento, mentre continuava a sbirciare
le forme che trasparivano “È con dei ricami verdi,
ma se vuoi
posso accompagnarti” mentre le posava una mano sulla schiena.
“Non
è necessario, siete stato fin troppo gentile”
cominciò la ragazza
inarcando un sopracciglio.
“Insisto...” l'uomo si avvicinò
Ashalind.
“Non preoccupatevi buon uomo” la ragazza si prese
con finta gentilezza una di quelle manone tra le sue fino a piegarla
verso l'interno in una leva “grazie, ancora, siete stato
veramente
gentile” la ragazza piego di più il polso di
quello per poi
lasciarlo andare.
Il guerriero si morse un labbro trattenendo il
dolore per non far vedere ai compagni di esser stato messo nel sacco
da una ragazzina.
Ashalind, o meglio Erin si diresse nella direzione della tenda bianca
dai ricami verdi e alla fine la trovò in mezzo a tutto quel
trambusto.
“Permesso?” la ragazza entrò nella tenda
vedendo
un uomo piuttosto alto con il volto completamente tatuato.
“Vi
interessa qualcosa?” le fece quello.
“Potreste farmi dei
tatuaggi sul lato sinistro del volto, sul braccio, sul fondo schiena
e sul seno?”
“Sì” rispose il tipo rimanendo inebetito
dalla
quantità di quello che le era stato chiesto “vi
costerà qualche
bronzo però...”
“Nessun problema” rispose con convinzione
Erin.
Il tipo le indicò un angolo dove avrebbe potuto lasciare le
sue cose. La ragazza cominciò a spogliarsi rimanendo con i
pantaloni
e una fascia che le copriva il seno.
Il mabari si accorse degli
sguardi indiscreti di cui la sua padroncina era l'oggetto e
cominciò
a ringhiare leggermente per far capire a quell'uomo che non era in
caso continuasse. E così fu.
Ci volle un po' prima che l'uomo
completasse l'opera, ma guardandosi in uno specchio che era in quella
tenda si avvide che quei ghirigori che ora le coprivano parte del
corpo erano veramente ben fatti.
Erin ringraziò e lasciò i pochi
bronzi che le erano stati chiesti e poi si diresse a cercare Alistair
col mabari che le trotterellava a fianco.
All'esterno la luce era
diminuita ma al crepuscolo mancava ancora un po'.
All'esterno
c'era ancora molta, anzi troppa gente e cominciò a chiedere
in
giro.
“Scusate, conoscete un Custode Grigio di nome Alistair?
Sapete dove potrei trovarlo?”
Dopo svariati no, trovò un
messaggero elfico che seppe darle una risposta affermativa
“Ritornate
verso l'enclave dei maghi e prima troverete due scalinate sulla
vostra sinistra, prendete quella che conduce al Consiglio di
Guerra”
Erin ringraziò e seguì alla lettera
ciò che le
avevano appena detto.
“...Ma come ser, e io che pensavo andassimo tutti d'accordo.
Sarei
stato addirittura intenzionato a dare il vostro nome ad uno dei miei
figli: quello con un brutto carattere”
“E va bene. Parlerò
con quella donna dato che sono obbligato. Toglietevi di mezzo,
stolto”
Erin era arrivata proprio sulla fine di quella
discussione, l'uomo che incrociò con una lunga tunica doveva
essere
un mago.
Il giovane che aveva di fronte tirò un sospiro di
sollievo alla fine di quel battibecco e poi si accorse della nuova
venuta.
“Ecco cosa adoro di un Flagetto: il modo in cui unisce
le persone” disse il ragazzo avvicinandosi.
“Come prego?”
“Oh,
scusate. Stavo solo cercando di trovare un lato positivo in tutto
questo”
“Per caso voi siete... come era quel nome? Al-
qualcosa..”
“Alistair?”
“Sì, giusto. Scusate” disse
la ragazza passandosi una mano tra i capelli per l'imbarazzo
“Piacere
di conoscervi, io sono Erin, la nuova recluta di Duncan...”
A
quella notizia Alistair squadrò meglio la ragazza
“Sapete. Ora che
ci penso, non abbiamo mai avuto molte donne nei Custodi
Grigi...”
E
con questo cosa voleva insinuare? Pensò Erin
“Forse perchè siamo
troppo intelligenti per voi?”
“Sissignora, ma ora che vi
abbiamo tra le nostre fila come dovremmo definirvi?”
Effettivamente
dopo quella risposta una donna nei Custodi stonava “...come uno
dei ragazzi?”
“Triste vero?” riprese sorridendo
divertito.
“Ah, vedo che avete con voi ancora i vostri bagagli.
Venite vi mostrerò dove potrete accamparvi. Avete una
tenda?”
“No,
solo un sacco a pelo. Durante il viaggio condividevo quella di
Duncan”
Alistair cominciò a condurre Erin dove si trovavano le
tende dei Custodi, offrendosi da perfetto galantuomo di portarle
l'enorme bisaccia.
“Non preoccupatevi, a meno che qualcosa non
vi faccia fuggire potrete stare nella mia tenda insieme alle altre
reclute, abbiamo ancora un po' di spazio.
Speriamo solo che ci
sia un'altra donna...
Purtroppo le aspettative di Erin furono
assai deluse: le altre due reclute erano due uomini.
Ser Jory un
cavaliere piuttosto alto e massiccio con la fronte stempiata
proveniente da Redcliffe e l'altro Daveth, un ladruncolo natio di un
villaggio vicino alle selve Korkari.
Entrambi si presentarono molto educatamente, specialmente Daveth;
doveva essere un bel cascamorto, pensò Erin.
Alistair rimase con
le tre reclute conversando animatamente fino a che non
arrivò l'ora
della cena.
La notte ad Ostagar era veramente fredda. Sciocchezze per Erik.
Strattonando il mantello di Erin, il seguigio era riuscito a
convincerla a fare una passeggiata. La ragazza si avvolse nel
mantello mentre il mabari le correva attorno. Il cane aveva
un'evidente voglia di giocare: quei giorni non erano stati duri solo
per la padroncina ed entrambi necessitavano di sfogarsi. Erik si fece
seguire fino ad una piccola zona all'interno della costruzione al di
là del ponte dove vi erano degli abeti. Erik annusava in
giro qua e
là e marcava il territorio e poi lo vide: un bastoncino di
legno
poco più grande della sua mandibola, con un diametro giusto
per una
perfetta impugnatura ed un ottimo lancio. Erik corse a recuperarlo
scodinzolando allegramente con la sua piccola coda e portò
il legno
alla padrona uggiolando.
Erin capì e dopo un'affettuosa carezza
lanciò il bastone.
Erik corse più veloce che potè per
raggiungerlo prima della caduta e con un piccolo slancio lo prese al
volo.
Erin applaudì le mani complimentandosi e il mabari
riportò
il gioco in bocca a testa alta.
“Sei proprio bravo. Ora più
difficile però...” dopo alcune finte la ragazza
ritirò il
bastoncino con più forza ma anche questa volta Erik lo
recuperò al
volo.
“Ora l'ultima...”
La fanciulla gettò l'oggetto
ancora più energicamente e il cane cominciò
subito a correre nella
stessa direzione.
Erin vide il segugio all'allontanarsi fino a
perderlo dalla vista, attese alcuni istanti e poi andò a
cercarlo
non vedendolo tornare.
Il quel piccolo tratto di boscaglia non
doveva esserci nessuno, o almeno così pensava.
Si sentirono
degli uggiolati e poi delle imprecazioni non troppo lontano.
La
voce era di Alistair.
“Chi ha tirato questo aggeggio?” il
ragazzo sbucò fuori dalla boscaglia massaggiandosi la nuca
col
mabari al seguito.
Erin mortificata si portò le mani alla bocca e
si scusò, con quel buio non aveva potuto vederlo.
“State più
attenta la prossima volta che giocate con il vostro
mabari...”
“Fatemi vedere almeno...” Alistair la
lasciò
fare notando che si sentiva in colpa e si spostarono sotto i raggi
della luna. Alistair sentì quelle mani sfiorarlo mentre
cercavano di
spostare i capelli alla ricerca del gonfiore e lo trovarono,
effettivamente era un bel bernoccolo, ma niente di che: poteva andare
peggio.
“Non è successo nulla per fortuna. Sono arrivata
all'accampamento
da poche ore e già combino dei guai...” gemette
facendo
spallucce.
“E dei guai molto grossi, avete quasi attentato alla
vita di un Custode Grigio. Il Re conta su ogni singolo Custode per la
buona riuscita di questa battaglia e forse potevate portargli via
quella persona che avrebbe fatto la differenza...” Alistair
cercò
di canzonarla, ma quel tentativo non era andato proprio a buon fine,
il tono con cui aveva detto quella frase non era decisamente
sarcastico: Erin lo stava letteralmente fulminando con quegli occhi
gelidi.
Alistair ebbe quasi un sussulto “va bene, ora penso che
questo sia il momento in cui io vi chiedo scusa...” Erin
incrociò
le braccia attendendo la fine del discorso “forse,
è stata una
battuta un po' inappropriata”
La fanciulla abbassò le braccia
e scosse il capo “Perdonatemi, Ser. Non mi ero accorta della
vostra
importanza” disse inchinandosi “io sono solo
un'umile recluta”
un sorriso malizioso si formò su quelle labbra
“Accetterò la
punizione di buon grado”
“Recluta, questo è il vostro giorno
fortunato...”
“Siete troppo buono Ser”
Il mabari osservò quelle due strane persone abbassando la
testa di
lato. Quel tipo la stava distraendo da lui, e la cosa non andava
bene. Strattonò di nuovo il mantello e uggiolò
sfiorandole la mano
col muso. Tutte quelle fatiche e poi gli diede il contentino di una
carezza? Non ci siamo. Erik riprese a cercare le sue attenzioni ma
andò di male in peggio.
“Erik vuole fare una passeggiata.
Volete unirvi a noi?” chiese Erin.
“Certo, ero venuto qui con
quella intenzione” rispose Alistair sorridendo.
Sconsolato il
mabari si diresse verso il ponte dove c'erano poche guardie qui e
là,
mentre i due umani lo seguivano.
Le stelle erano più splendenti
del solito e nel cielo notturno non vi era nemmeno una nuvola. Privo
di ostacoli il vento si fece più forte in quel punto
scompigliando i
capelli corvini di Erin.
Le montagne innevate che riflettevano la
debole luce lunare erano molto evidenti in lontananza.
Il mabari
osservò il cielo continuando a camminare, ma poi si rese
conto di
non essere più seguito: quei due si erano fermati poco
più indietro
a scambiarsi qualche parola, si avvicinò e vide la
padroncina ridere
serenamente in compagnia di quel tipo. Sorrideva. Finalmente era
riuscita a scacciare seppur per poco tutte quelle brutte esperienze.
Se la faceva stare così bene quell'umano non doveva essere
così
male, forse anche lui gli avrebbe gli avrebbe fatto le feste, bastava
che non si avvicinasse più del dovuto alla sua protetta e
sarebbero
andati d'accordo.
Ciao a tutti! ^_^
Grazie mille a tutti quelli che stanno seguendo la mia fan fiction e
sono arrivati fino all'ultimo capitolo! xD
Per motivi di esame imminente dovrò scrivere un po' meno
continuando a ad alternarmi anche con l'altra storia che sto mandando
avanti con Ossian. Ci vorrà più tempo per
pubblicare i nuovi capitoli.
Ora vi saluto e non fate come me!
Godetevi le vacanze!!! xD
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=544095
|