Thunder- Cosa succede dopo Breaking Dawn...

di Blue Flower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bella Cullen: Cambiamento ***
Capitolo 2: *** EDWARD MASEN- SHOCK ***
Capitolo 3: *** EDWARD MASEN- AMICI? ***
Capitolo 4: *** EDWARD MASEN- A SCUOLA ***
Capitolo 5: *** EDWARD MASEN- LA SCELTA GIUSTA ***
Capitolo 6: *** RENEESME CULLEN- SOLA ***
Capitolo 7: *** EDWARD CULLEN- EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Bella Cullen: Cambiamento ***


CAPITOLO UNO- BELLA CULLEN
Erano passati sette lunghi e felici mesi dall’ultima visita dei Volturi. Sette lunghi mesi da quando la mia “vita” cambiò radicalmente. Stavo tornando a casa dopo esser passata da Charlie, quando vidi Alice seduta su un albero con la testa tra le gambe. “Alice, cos’hai?” le chiesi flebilmente. Lei si girò lentamente verso di me: “Sento che succederà qualcosa, ma non riesco a capire cosa sia...” “Non ti preoccupare Alice, sarà di sicuro qualcosa legata a Jacob. Magari non riesci a vedere i danni che farà oggi” e così la convinsi ad entrare. Sentii subito il cuore di Reneesme che palpitava freneticamente , ma ancor di più sentivo le sue risate mentre si faceva rincorrere dal padre. Nel soggiorno c’era Emmett che guardava attentamente una partita di rugby. In cucina potevo sentire Esme e Rosalie che parlavano del più e del meno, mentre dalla camera di Jasper e Alice sentivo provenire della musica blues malinconica. Provavo uno strano senso di calore nel mio corpo freddo, ma tutto fu interrotto da Carlisle che scendeva le scale radunando tutta la famiglia in soggiorno. “Ciao Bella! Già di ritorno?” mi chiese sorridente. “Sì, oggi mio padre non c’era... mi sono limitata a mettere un po’ a posto la casa” intanto sul divano si erano radunati tutti: Edward e Reneesme erano al mio fianco. Mia figlia era cresciuta più velocemente e adesso aveva le fattezze di una bambina di dieci anni, molto ricettiva aggiungerei. Edward invece era sempre lui: l’angelo dagli occhi d’oro di cui mi ero innamorata tanto tempo prima. Mi sorrise e mi abbracciò in una stretta vigorosa. Carlisle si schiarì la voce e iniziò il discorso: “Famiglia, quello di cui vi vorrei parlare è un argomento molto delicato e non credo che tutti la prenderanno bene, ma è un progetto unico nel suo genere, che sfida la nostra natura” Edward si irrigidì di scatto. “Il mese scorso stavo pensando a James e a Victoria. Se fossero stati umani non ci avrebbero dato fastidio giusto?” si levò un leggero brusio che fece interrompere per un attimo Carlisle. “Quello che voglio dire e che ho trovato il modo per invertire il processo di vampirizzazione” rimasi paralizzata. “E’ una pazzia” sussultò Rosalie carica di rabbia. “Ammetto che fino a poco tempo fa sarei voluta tornare umana, ma adesso ho capito che la mia famiglia è questa e nessun’altra. Per l’eternità” le parole della mia sorella adottiva mi toccarono. “Ovviamente non è destinato a noi, Rosalie” disse Edward interpretando ciò che suo padre non aveva ancora detto. Spinta dalla curiosità mi feci avanti e domandai: “Come funziona, Carlisle?” “Grazie ad un estratto del nostro veleno geneticamente modificato, ho scoperto che si possono ricreare gli organi umani anche nel nostro corpo e quindi riportare un vampiro alla sua forma umana. Ah Bella, ho usato un tuo capello... ti dispiace?” io scossi il capo. “Ora potete andare” dopo questo annuncio, nel soggiorno rimanemmo solo io e Edward. Lui mi condusse con gesti lenti al divano dove mi accucciai e infilai la testa nell’incavo della sua spalla. “Sai, Reneesme mi ha detto che Jacob non verrà questo pomeriggio” inarcai il sopracciglio perplessa. La visione che Alice non riusciva ad avere poteva sempre riguardare Reneesme. “E’ strano perché oggi Alice non riusciva ad avere una visione e...” fummo interrotti da nostra figlia che fece una linguaccia a Edward e gli disse in tono di sfida: “Tanto non mi prendi!”. Edward si alzò e corse per le scale dove Reneesme era scappata. Io rimasi seduta, immobile a riflettere: la macchina della riumanizzazione poteva essere un pericolo per la famiglia? No, Carlisle non la avrebbe mai creata senza prima calcolare i rischi. Non credevo che potesse nuocere... fino a quel momento... Dal piano di sopra, precisamente dallo studio di Carlisle, sentii un tonfo sordo simile a una lastra di marmo che cade sul metallo e subito dopo il cigolio di uno sportello che si chiudeva. Una sensazione spiacevole mi pervase e il sospetto che fosse successo qualcosa me lo conformò l’improvviso movimento della mia famiglia. Carlisle mi passò davanti veloce come un fulmine e bloccò Alice che si stava dirigendo al piano di sopra. “Non puoi tirarlo fuori! Se lo fai morirà definitivamente. Vai subito a prendere Reneesme” Alice sgranò gli occhi ed ero sicura che se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto, poi si diresse al piano di sopra. Un momento dopo Rosalie mi fu vicina e mi abbracciò: “Non ti preoccupare Bella. Ti siamo tutti vicini e si risolverà tutto”. All’improvviso tutti stavano attorno a me, ma io non capivo ancora cosa stesse succedendo, ma all’appello mancava una persona. “Quanto durerà il processo?” chiese Esme a Carlisle. “Circa quattro mesi...”. Non so né come né perché, ma un istante dopo sentii un altro cuore battere al piano di sopra, ma non era quello di Reneesme. Era un cuore che si stava svegliando dopo un sonno di quasi cento anni. Realizzai tutto ciò che stava accadendo e, in una frazione di secondo, mi ritrovai sulle scale a gridare il nome di Edward. Poi fu tutto confuso: le mani di Jasper e Emmett bloccarono la mia corsa e mi lasciai cadere sul divano.

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Capitolo 2
*** EDWARD MASEN- SHOCK ***


Tic tic tic. Finalmente riuscivo a sentire un suono che non mi era nuovo: il rumore della macchina per il cuore. La macchina per il cuore?
Mi sembrava di aver brancolato per mesi nell’oscurità e non sapevo neppure il perché.

Poi sentii una voce: “Come sta?” era una voce lontana e maschile, non ero abituato a percepire i suoni così. Poi ce ne fu una più dolce, ma soprattutto più vicina: “Non si riprende, è ancora immobile ma respira” chi respirava? “Mamma... Basta! Ho passato quattro lunghi mesi, senza mio padre. Non mi ha visto crescere, non ho avuto il suo appoggio e forse non lo avrò mai. Dimmi la verità: tornerà mai come prima?” la voce era di una ragazzina.

“Tesoro... Tornerà tutto come prima e non ti devi preoccupare per questo” “Nessie tua madre ha ragione...” Nessie? Mia figlia stava parlando di me? “No! Sono stufa di aspettare che un morto si risvegli!” urlò con la voce rotta dal pianto. No, non ero morto! Volevo dire “Reneesme sono qui!” ma riuscii solo ad emettere dei brontolii confusi, come qualcuno che si è appena risvegliato da un sonno profondo.

 “EDWARD!” sussultò la voce dolce. “Amore mio, come stai? Ti prego svegliati! Se mi senti apri gli occhi” volevo farlo, ma per qualche strana ragione avevo paura di aprire gli occhi. Poi ci riuscii, ma ebbi la netta sensazione di non vedere le cose nitidamentim
e come quando stavo giocando con Reneesme poco prima... O almeno pensavo che fosse poco prima... Poi vidi Bella che mi abbracciava, ma... provai dolore.

La sua stretta mi faceva male e gemetti. “Oh mio Dio scusa!” così allentò la presa. Come poteva, Bella farmi male? Poi arrivò Jacob. “Bells, ricordati che non è forte come te” disse sghignazzando. Certo che ero forte come Bella... io ero un vampiro come lei. Subito dopo lei fece una strana affermazione: “Lo sai che prima della trasformazione i tuoi occhi erano comunque bellissimi?” mi stupì più quella considerazione che la freddezza delle sue labbra sulle mie. Stranamente mi sentii avvampare quando il suo bacio finì. Mi guardava con i suoi bellissimi occhi d’oro e alcune ciocche dei suoi capelli scuri mi finivano sul collo. Poi una constatazione terribile: non riuscivo a sentire gli odori come li sentivo prima.

 “PAPA’!Sei vivo, non è un sogno...” una ragazzina sui tredici anni mi abbracciò e non sapendo cosa fare contraccambiai: era Reneesme? Poi si distaccò dall’abbraccio e disse: “Sei cambiato...” finalmente la voce mi tornò. “Bella...” lei mi fu subito vicina. “Sì?” “Perché eri fredda prima?”. Distolse lo sguardo che sembrava contenere una nota di dolore. Mi accorsi che la voce non era la mia o meglio, non era quella che mi aspettavo uscisse dalla mia bocca. 

“Edward tu sei...” “... Vivo!” fu Carlisle a finire la frase e anche lui mi abbracciò. “E’ un miracolo! Sei proprio tu...” stavo per dire “Certo che sono io!” ma trovai più opportuno alzarmi o almeno mettermi seduto. “Vivo?Non capisco...” “Edward!” dissero all’unisono Alice, Rosalie e Esme. In una frazione di secondo anche loro furono accanto a me. “Caspita fratello! Prima eri così?” era Emmett a domandarmelo, seguito da Jasper. “Così come?” domandai frastornato. “Bella” disse Carlisle in tono severo. “Non gliel’hai ancora spiegato?” “Io... No... Si è appena svegliato...” lui annuì. “Svegliato?” domandai ancora più confuso di prima. “Alice porta uno specchio” in un lampo mia sorella teneva uno specchio in mano e con aria rammaricata me lo porse. “Forse è meglio che ti guardi allo specchio” disse con dolcezza Esme.
Quello che vidi non era quello che mi aspettavo. Allo specchio c’ero io, ma non ero... io. Il ragazzo riflesso era più fragile di me e aveva gli occhi verdi. I capelli erano pur sempre bronzei, ma più opachi e tendenti al castano e il viso era di un sano rosa chiaro. Niente occhiaie, niente pelle bianca come il marmo, niente di niente. La mia certezza fu confermata dal brontolio del MIO stomaco: ero caduto nella macchina della riumanizzazione. Sempre con lo specchio in mano, tastai la pelle “morbida”, mi toccai il viso sbalordito e rimasi paralizzato. “Non ti preoccupare amore, si risolverà tutto adesso che ti sei svegliato” “Si risolverà tutto?!Sono umano... e voi siete tutti vampiri! Io sto invecchiando e voi no...” Bella rise. “Ora lo capisci cosa provavo io!”arrossii. Arrossire? Era un concetto del tutto nuovo per me! Quello nello specchio era Edward Masen, ma dentro di lui, sepolto nelle macerie c’era ancora Edward Cullen.

“Esme, cortesemente, prepareresti qualcosa da mangiare per Edward?” “No, aspettate... mangiare? Questo è un incubo. Io non sono vivo. Io sono un vampiro” Bella e Carlisle scossero il capo all’unisono e lei si sedette vicino a me. “Se fossi ancora come noi allora non avresti fame, non arrossiresti e non ci troveresti... ecco, freddi” “Basta Carlisle... mordimi subito” gli dissi mostrando il collo esasperato. “Mi dispiace Edward, ma c’è solo una persona che può morderti e quella persona non sono io” quindi indicò Bella. “Ma perché?” domandai sussurrando. “Per tornare vampiri dopo una trasformazione di questo genere, serve del veleno di un vampiro giovane” annuii. “Bella, sono pronto” dissi solennemente. Sul suo viso apparve una smorfia. “Non sei tu quello che deve essere pronto...” l’imbarazzo mi invase e mi sentii un bambino sciocco.

Un bambino che però aveva alle spalle centonove anni di esperienza.

Alice mi si parò davanti con un paio di jeans slavati, una canottiera e una felpa dei Rolling Stones, il tutto abbinato ad un paio di All Star nere. Feci una smorfia: “Posso benissimo usare i miei vestiti” “Se non te ne fossi accorto ti stanno grandi” disse con un filo di comprensione nei miei confronti. In effetti la camicia era troppo grande e anche i jeans che indossavo. “Tesoro, vai a vestirti e ti facciamo trovare qualcosa da mangiare giù in cucina” disse Esme in tono materno. Mi diressi lentamente verso il bagno con Bella al mio fianco. “Ci vediamo tra poco” disse d’un tratto e con un enorme sforzo mi diede un bacio. Rimasi per un istante a fissare la porta, arrossendo. Poi aprii la porta e mi guardai allo specchio un’altra volta. Sembravo un bambino che si era messo gli abiti del padre così decisi di mettermi le cose che aveva preparato per me Alice.

Una volta cambiato, Edward Masen, sembrava un comune ragazzo un po’ fragile con un bel po’ di difetti, ma nella norma. Mi mancava Edward Cullen, ma per un po’ dovevo abituarmi a quel corpo. Sentii bussare. “Sì?” fece capolino Reneesme e chiese: “Posso entrare?” io le sorrisi. “Non è meglio andare in camera mia se mi vuoi parlare?” lei annuì e ci dirigemmo là. Quando entrai nella stanza mi accorsi che qualcosa mi era rimasto familiare: presi un disco di musica e feci sedere Reneesme sul divanetto. La prima cosa che disse fu: “Sembri molto più... ehm... giovane...” io risi di gusto. “E’ strano...” continuò lei. “Non puoi immaginare quanto lo sia per me...” le dissi. “Comunque ti vorrei chiedere... scusa” “Di cosa?” domandai io stupefatto. “Quando sei caduto stavi giocando con me e sono stata io a spingerti... E’ colpa mia” aveva le lacrime agli occhi. Io la abbracciai teneramente: lei era la più umana nella casa e di conseguenza la più vicina a me. “Non ti preoccupare, va tutto bene” con le sue lacrime mi stava inzuppando la felpa ma non mi importava più di tanto. “Posso chiederti un favore?” le domandai con tutta l’onesta possibile.

Lei annuì.

“Posso vedere com’ero prima?” non lo ricordavo bene. Reneesme appoggiò il palmo della mano sulla mia fronte e riuscii a vedere me stesso: sorridevo e le cantavo la ninna nanna. La abbracciai di nuovo. Una delle cose che ricordavo bene era proprio la ninna nanna così la cullai sulle note della canzone. “Mi fa uno strano effetto...” “Cosa?” le domandai. “Sembra che tu sia solo poco più grande di me, invece sei mio padre” io mi misi a ridere. “Se vuoi comunque posso mangiare con te...” disse d’un tratto. “Mi farebbe piacere...” così scendemmo. A casa era rimasta solo Esme. Gli altri erano a caccia, compresa Bella. “Edward, Reneesme, vi ho preparato un piatto di pasta... Io non ho molta esperienza con la cucina, ma spero di aver usato gli ingredienti giusti” ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. La pasta era molto buona e mi sembrò strano dato che non avevo mai provato altro a parte il sangue per cento anni. Esme si sedette con noi e mi chiese: “Allora come stai Edward?” annuii senza sapere il perché. “Bene... credo...” “So che tutta questa faccenda è strana sia per te che per tutti noi, ma devi resistere. Bella deve essere pronta: capisci cosa intendo?” annuii di nuovo. Quando finii di mangiare arrivarono anche gli altri e Emmett mi diede una pacca sulla spalla che mi tolse il fiato. “Scusa fratello... non immaginavo che fossi tanto gracilino...” “Divertente Emmett” “Ehi, su queste cose bisogna scherzarci non credi?” “Sì, hai ragione” sorrisi. “Comunque oggi io e Jazz andiamo a fare un giro... sei dei nostri?” anche se ero sicuro che mi sarei sentito in imbarazzo vicino a loro due che erano comunque perfetti dissi: “Certo” “Allora partiamo di qui alle... dieci?” Bella venne vicino a me e disse: “Alle dieci per lui è troppo tardi... dovrà pur dormire...” mi sentivo un bambino controllato dalla madre. Emmett e Jasper annuirono e l’ultimo disse: “Allora usciamo oggi pomeriggio alle cinque?” “Va bene” dissi io. “Mi fa uno strano effetto vederti così... I vestiti non sono da te” disse Jasper ironico. Bella sembrava non partecipare alle risate generali su di me, ma poi disse: “Edward...” “Sì?” “Vorrei che mi facessi un favore...” feci spallucce. “Va bene” “Salta” “C-cosa?” “Salta, fai un salto” io feci un salto. “No intendevo dal terzo scalino delle scale” mi incamminai verso le scale e saltai. Per poco non atterrai di faccia, perché ero inciampato nei lacci delle scarpe, ma c’era Bella che mi sosteneva. “Volevo vedere se ero l’unica che quando era umana era anche goffa...” “E ti sembra giusto fare gli esperimenti su di me?” tutti si misero a ridere e dopo un lieve imbarazzo iniziai a ridere anche io. “Scommetto che non sai più correre più veloce di me” disse Bella sorridendo. Probabilmente voleva provocarmi. “No... ma so ancora fare questo” detto ciò mi avvicinai a lei e la baciai, con tutta la forza e l’intensità che riuscivo a dare. Quando mi scostai da lei avvampai e tutti scoppiarono in una risata fragorosa. “Ti amo” sussurrò lei.


Alle cinque, come da promessa, io Jasper e Emmett uscimmo a fare una passeggiata. “Ehi fratello, ti ricordi ancora come si guida?” domandò Emmett. Che domande: “Certo” “Allora sali in macchina” e mi lanciò le chiavi che ovviamente non riuscii ad afferrare. Misi in moto la volvo. Era da tanto, troppo, che non sentivo le fusa del motore della mia macchina. Anche se non ero più un vampiro, ciò non significava che avevo perso la passione per le auto sportive. Spinsi il piede sull’acceleratore e la macchina partì, superando il limite massimo, come una saetta sulla strada deserta.

 “Edward sei pazzo?” mi urlò Jasper. “Mettiti la cintura e rallenta, ti devo ricordare che sei un umano?” pian piano la macchina rallentò sotto il peso di quelle parole e mi fermai per allacciare la cintura. “Jazz... non c’era bisogno... so guidare” “Sì, ma trovi un po’ di difficoltà nel rispettare il limite di velocità” rispose Emmett. “Giusto” ridacchiò Jasper. Controllai gli specchietti retrovisori e rimisi in moto la macchina. Dopo un po’ di strada Emmett mi indicò di fermarmi all’entrata di un centro commerciale. “Ehm... un centro commerciale?” domandai diffidente. “Sì... sai Alice non ha preso altri vestiti e quindi...” “Ragazzi, io non voglio restare umano a lungo, Bella mi trasformerà presto... ne sono sicuro...” “Bella è giovane, Edward. Ti ama, ma pensa a come deve essere difficile per lei ucciderti... Del resto ci sei passato anche tu e sai ciò che si prova” “Non mi deve uccidere. Deve trasformarmi. Io non voglio invecchiare mentre lei e tutti voi rimanete giovani” “Ti rendi conto che Bella ci è già passata?Dalle tempo Edward e vedrai che ci riuscirà... Ora esci dalla macchina” disse Emmett. Aprii lo sportello e ci dirigemmo verso il centro commerciale. “Edward... c’è una cosa di cui non ti abbiamo ancora parlato...” “Cosa?” domandai io. “Domani Charlie verrà a trovare te Bella e Reneesme” ansimò Jasper. “Cosa?!Come faccio... cosa ci inventiamo?” “Charlie sa che la nostra famiglia ha un segreto, ma raccontargli tutto per colpa tua sarebbe una mossa incosciente perciò tu sarai il cugino più piccolo di Edward...” “Più piccolo?” “Ed, non dimostri i diciannove anni che dovresti avere adesso...” “E questo cosa c’entra con il centro commerciale?” “Niente suppongo”.

Quel giorno Emmett e Jasper mi fecero comprare jeans, T-Shirt, giacche, scarpe e chi più ne ha più ne metta. Edward Cullen non avrebbe mai indossato quei vestiti, ma a Edward Masen stavano bene. Ci fermammo lì ed io mangiai un pezzo di pizza mentre Emmett e Jasper mi guardavano mangiare. Ad un certo punto Jasper si mise a ridere. “Cosa c’è?” domandai io a bocca piena. “Non sei tu” fu la sua risposta. “Lo so” dissi conciso. “Non ho detto che il nuovo Edward non mi stia simpatico...” e tutti e due sorrisero. “Era da un po’ che non stavamo tutti e tre insieme...” “Già... davvero tanto tempo” sussurrai io. 


Emmett e Jasper mi accompagnarono fino alla casetta nella radura, dove mi aspettavano Bella e Reneesme. Nostra figlia dormiva già, Bella no. Lei non ne aveva bisogno. Io sì: sentivo le palpebre pesanti e sbadigliavo ogni due minuti. “Ciao” la voce di Bella nell’oscurità della stanza da letto mi fece sobbalzare. Non immaginavo di trovarla lì, seduta sul letto con un libro sulle ginocchia. Stava leggendo per l’ennesima volta Cime Tempestose. Mi sedetti anche io sul letto. “Di’ la verità. Non è la stessa cosa...” “No, non è la stessa cosa, ma io ti amo Edward e ti amerò per sempre. E’ solo questione di tempo io...” in quel momento riuscii a mettermi nei suoi panni. “Non c’è bisogno. Posso aspettare. Adesso tutti possono aspettare” e la baciai. Fu il bacio più tenero e dolce che io mi ricordassi, fu il bacio più umano di tutta la mia esistenza. “Io sono pronta...” annuii. “Ne sei sicura?” le domandai a bassa voce. “Dammi due giorni” “Due giorni” ripetei io. Del resto potevo rimanere umano per altri due giorni, soprattutto se al mio fianco avevo Bella e i miei familiari. Poco dopo, non so quando, crollai in un sonno profondo: la prima dormita dopo cento anni.

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Capitolo 3
*** EDWARD MASEN- AMICI? ***


Mi svegliai con il sole negli occhi. Bella, prima di andarsene chissà a quale ora, aveva aperto la finestra e la luce del giorno ora, illuminava tutta la stanza.

Era una bellissima giornata di fine agosto; faceva ancora molto caldo e, nonostante la coltre perenne di nubi, quel giorno c’era il sole. Decisi di mettermi una T-Shirt e un paio di jeans, per poi uscire dalla casa e raggiungere Bella. Ovviamente, nel mio piano mentale, non mi aspettavo di trovare Reneesme appollaiata su un cedro che osservava l’orizzonte con uno sguardo nel vuoto. Alzai la testa e le dissi: “Reneesme cosa ci fai lassù?” lei sbatté le palpebre e girò la testa verso la mia direzione.

 “Papà?No, niente... stavo solo pensando...” io, non soddisfatto della risposta mi incamminai verso l’enorme albero e, aggrappandomi saldamente al ramo più basso iniziai a scalarlo per arrivare da lei. “Questa non me la dai a bere” “Cosa stai facendo?!” sbraitò lei. “Sto venendo da te” dissi con naturalezza. “Potresti farti male...” “Non sono più un vampiro, ma le gambe ce le ho ancora” fortunatamente, anche se umano, il mio corpo era molto agile e snodato perciò ci misi poco ad arrivare da Reneesme. Mi sedetti sul suo stesso ramo che sembrava molto robusto. “Allora, qual è il problema?” “Jake...” ovvio, quel cane non poteva dare che problemi. “Cosa ha fatto?” “Lui niente... sono io che... Insomma, tutta questa faccenda dell’imprinting mi sembra troppo seria e io ho solo tredici anni...” tirai un lungo sospiro. “Qua non si tratta di serietà o gioco... Jacob ti ama, Reneesme. Se tu ami lui non pensare che la faccenda sia troppo seria” la guardai per un attimo negli occhi.

“Se invece non lo ami credo che sarà difficile levartelo di torno...” tutti e due ridemmo sonoramente.

“E’ sempre più strano” disse lei sorridendo. “Che cosa?” domandai ingenuamente io. “Parlare con mio padre di queste cose... Prima ti comportavi più da...” “Da?” “Beh da... Insomma non così!” sbottò divertita lei. “Cosa c’è che non va, non è colpa mia...” “Mi fai ridere” rispose lei divertita. Io arrossii e lei scoppiò di nuovo a ridere. “Poi vestito così non sembra che tu abbia centonove anni sai?” le sorrisi. “Dici davvero?” lei annuì. “Che dici, andiamo dagli altri o rimaniamo qui?” “Sei sicuro di riuscire a scendere senza romperti qualcosa?Sai, non ti vorrei trasportare da Carlisle con una gamba o un braccio rotto...” “Certo che riesco a scendere” detto ciò mi calai giù agilmente dall’abete. “Scendi anche tu?” “Tra un po’...” poco dopo sentimmo la voce preoccupata di Jacob: “Nessie?Sei qui?”.

 Reneesme mi parve improvvisamente agitata: “Anzi, credo proprio che scenderò adesso...” fece un lungo salto e scomparve nella vegetazione. Subito dopo Jacob entrò nella radura. “Ciao succhiasa...” si interruppe. “Scusa, l’abitudine...” feci spallucce. “Non ti preoccupare” “Hai visto Nessie?” io scossi il capo.

Nel mio corpo da umano, Jacob mi sembrava un gigante in tutti i sensi: rispetto a me era enorme. “Mi fa uno strano effetto vederti così indifeso” disse d’un tratto. Non risposi, anche perché quando Jacob faceva certe affermazioni era meglio stare zitti. “Posso parlarti un momento?” mi domandò. “Sì, vuoi entrare in casa?” gli domandai. “No, sediamoci vicino a quell’abete” ci avvicinammo all’abete sul quale ero salito prima. “Sono diviso in due, Edward” attaccò lui. “Ho paura per Bella, se non riuscisse a ritrasformarti non se lo perdonerebbe mai...” lo interruppi. “Io non la forzerò a trasformarmi. Quando lei sarà pronta lo sarò anche io...” “E’ questo il punto” sospirò lui. “Sono diviso in due perché, se Bella non ti ritrasforma a Nessie inizierai a mancare...” “Ma io sono qui” borbottai.

“Intendo che gli mancherà la figura di un padre... Se non te ne fossi accorto, ti considera come un fratello o un amico” rimasi colpito da quelle parole, ma cercai di rimanere impassibile, cosa che non mi riuscì. “In effetti non me ne ero accorto...” “Ora segui il mio ragionamento. Più tempo sarai umano e diventerai amico di tua figlia, maggiore sarà il suo dolore quando ci sarà il distacco” annuii. “Ma cosa devo fare Jacob?Io devo stare con mia figlia...” “Anche questo è vero... ma sei diventato il suo miglior amico, Edward. L’essere amici è diverso dall’essere padre e figlia” “Non riesco a comportarmi in modo diverso neanche volendo...” “Non te ne do colpe. Sei umano e come tale hai una percezione dei sentimenti diversa dalla nostra” “Lo so” “Stalle lontano, fallo per lei. Non aggiungiamo la beffa al danno...” da dietro di noi si sentì un rumore di foglie mosse da qualcuno: Reneesme era lì e aveva sentito tutto.

“Oh no” sussurrò con un filo di voce Jacob. “Reneesme” continuai io.

“Come facevi a non sapere che era lì?!” domandai con la voce più alta di un’ottava per il nervosismo. “Non lo so... ero troppo concentrato sulla conversazione probabilmente!” disse lui. Il suo corpo era sommerso dagli spasmi e mi disse: “Corri verso la casa di Carlisle, la troverai lì” “E tu?” “Ti ho detto di andare” capii subito il perché della sua strana irascibilità. Quando mi voltai per salutarlo vidi solo una maglia a brandelli. 


Arrivai a casa Cullen dopo un quarto d’ora, di corsa dopo innumerevoli cadute. Bella mi accolse subito abbracciandomi e facendomi male senza volerlo (di nuovo). “Come stai?” “Bene” risposi con il fiatone. “Hai visto Reneesme?” domandai subito dopo. “E’scappata in camera tua in lacrime... Sai il perché?” disse lei preoccupata. Annuii e iniziai a raccontarle la storia. Poco dopo eravamo seduti sul divano, abbracciati l’uno all’altra. “Se le cose stanno così non so quale sia la scelta migliore per nostra figlia...” disse Bella con la sua dolce voce. “Reneesme non riesce a capacitarsi di come stanno andando le cose, ma gliene do tutte le ragioni. A volte stento a crederci anche io... E’ come se i nostri ruoli si fossero capovolti...” lei annuì.

 “Mi dispiace di come siano andate le cose... Reneesme è cresciuta molto in fretta e tu non le sei potuto stare accanto...” “Adesso non riesco a starle accanto in altro modo. Non riesco a starle accanto come un padre... Questo è il massimo che posso fare, Bella” “Me ne rendo conto... e ti chiedo di non ascoltare Jacob. Lei è nostra figlia, è tua figlia e in un modo o nell’altro le devi stare vicino...” mi abbracciò di nuovo. “Ti amo Bella” “Anche io Edward” l’abbraccio si prolungò per qualche minuto e poi lei disse: “Ora devo andare a prendere Charlie, la sua macchina ha deciso di non funzionare. Mi raccomando ricordati il piano” “Lo farò”.

 Lei uscì velocemente dandomi un bacio di corsa ed io mi incamminai per le scale. Mi guardavo i piedi e quasi non mi accorsi che stavo andando a sbattere contro Carlisle. “Edward, ti stavo cercando...” “Oh, Carlisle... Dimmi” “Volevo chiederti... come ti senti?Stanotte stavo pensando a cosa si provasse a tornare umani e... mi dispiace Edward...” disse rassegnato. Non avevo mai visto Carlisle così rammaricato per qualcosa. Il suo viso perfetto era contratto in una smorfia di dolore. “Non ti preoccupare Carlisle. Sto... bene... Insomma è tutto molto strano, ma prima o poi Bella sarà pronta” lui mi abbracciò, come un padre che abbraccia un figlio e provai conforto.

“Sono fiero di te Edward” e io ero contento che lo fosse.

Quando Carlisle andò nel suo studio, io mi avviai verso la mia camera dove probabilmente avrei trovato Reneesme. La porta era socchiusa e sentii dei singhiozzi e un pianto sommesso provenire da lì. “Posso entrare?” domandai quasi timidamente. Reneesme non pensò a levare la testa dal cuscino del divanetto e disse: “Jacob non ti voglio parlare!” “Reneesme... non sono Jacob” lei mi guardò. “Ah scusa... puoi entrare” mi accomodai ai piedi del divanetto e lei si sedette accanto a me. Allungai la mano per asciugarle le lacrime.

Lei mi lasciò fare.

“Tu non mi devi stare lontano” disse d’un tratto. “Non avevo intenzione di farlo...” “Ma Jake...” “Jacob non può intromettersi tra un padre e una figlia” la abbracciai. “Lui ha ragione... Ti considero come un amico... un grande amico e non so se le due cose si possono conciliare” “Ascolta Reneesme, tu sei mia figlia e in un modo o nell’altro ti sarò vicino. Intesi?” lei annuì. “E’ tutta colpa mia...” sussurrò triste. “Di cosa?” domandai ingenuo. “Sei diventato umano perché ti ho spinto dentro alla macchina per sbaglio e ora non sei più mio padre ma il mio miglior amico” scossi il capo. “Non è colpa tua...” “Sì invece. Sento che sto soffrendo perché presto tornerà tutto alla normalità...” scoppiò di nuovo in un pianto silenzioso. In quel momento una verità mi travolse: prima dell’incidente, Reneesme non aveva un vero e proprio amico.

Era sempre stata soffocata dalle nostre attenzioni.

Non frequentava ancora la scuola, ma ormai poteva spacciarsi per una liceale... Avevo capito il mio ruolo in quella vicenda, mi sentii in qualche modo utile. “Tra qualche giorno ci sarà una sorpresa per te...” dissi con gli occhi che viaggiavano lontano. Lei fu subito entusiasta e si asciugò le lacrime: “Cosa?” “E’ una sorpresa... Devi svegliarti presto...” “No problem! Sono pronta a tutto...” “Bene, io vado giù a prepararla, intesi?” lei annuì felice. Corsi giù dalle scale inciampando per svariate volte.

 Dovevo assolutamente trovare Carlisle e guarda caso ci scontrammo in cucina. Non c’era nessun altro. “Carlisle, ti devo chiedere un favore...” “Tutto quello che vuoi” “E’ davvero un grande favore...” “Va bene dimmi...”. Presi un respiro, chiusi gli occhi e dissi: “Vorrei che tu iscrivessi me e Reneesme al liceo di Forks” lui sbarrò gli occhi. “Adesso? Non ne vedo il motivo...” “Ti prego, le iscrizioni termineranno tra poco... Credo che Reneesme debba iniziare al più presto la scuola” “Ma tu cosa c’entri?” “Sento di doverla accompagnare e sono l’unico che può farlo... Nessuno mi riconoscerà e poi posso benissimo stare nel suo corso...” lui annuì. “Io ti credo Edward se è questa la cosa giusta per te” gli sorrisi. Poco dopo sentii la sua macchina ingranare.

Era un sì.

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Capitolo 4
*** EDWARD MASEN- A SCUOLA ***


La vita è fatta di scale, di porte e di traguardi. Certe volte non sei pronto per salire una determinata scala, altre non riesci ad aprire una porta... E’ strano, anche perché ti sei preparato per tutta la vita a raggiungere quel traguardo...Anche se la tua vita è stata breve... Anche se è stata una vita che non avevo ancora assaporato... Sto salendo la scala per aprire la porta, ma a bloccarmi c’è uno sguardo tinto di marrone cioccolato che mi supplica di rimanere. Respira, è la scelta migliore per tutti... ma non ti puoi illudere di questa frivola convinzione. E’ la scelta migliore per me, non per lei. Devo andare avanti. In un impeto di ragione capisci che non c’è più un padre, non c’è più un marito... c’è solo un adolescente che non sta pensando alle sofferenze che sparge ovunque... 

Il dieci settembre... Ricordavo quel giorno: esattamente un anno fa mia figlia era appena nata, io ero ancora immortale e Bella si stava trasformando.

Il primo di una serie di lunghi giorni di scuola stava per cominciare.

Tuttavia mi svegliai allegro ed entrai in camera di Reneesme spalancando la finestra e sorridendole. “La sorpresa è pronta!” esclamai. Lei sbarrò gli occhi ed eccitata si mise in piedi davanti a me. “Stai scherzando?!Oggi?” io annuii sorridendo di nuovo. “E’ una sorpresa un po’ particolare...” detto ciò mi avvicinai alla piccola scrivania vicino alla finestra della sua camera e presi uno zaino in cui avevo messo i libri necessari per quel giorno. Gliela porsi e lei mi guardò con aria interrogativa. “Uno zaino?” “Uno zaino” “A cosa mi serve?” “Secondo te a cosa servono gli zaini?” nei suoi occhi passò uno strano barlume di incredulità. “Mi stai prendendo in giro?” io scossi il capo.

“E’ ora che tu impari qualcosa fuori da questa casa...” “Ma io da sola... cioè non...” “Sola? Qualcuno ti ha per caso detto che sarai sola?” “E chi mi accompagnerà? Sentiamo...” poi mi guardò, strabuzzò gli occhi e disse: “Tu?!” “Io”.

Tutti e due scoppiamo in una risata.

“Ora vestiti... Siamo in ritardo” “Aspetta...” “No non aspetto” dissi allontanandomi verso la mia camera. “Ti conviene essere pronta quando tornerò!”le accennai ridendo. Presi un paio di jeans, delle scarpe da ginnastica e una felpa con il cappuccio nera perfettamente nella norma. Cercai lo zaino che avevo nascosto nel fondo della cabina armadio in modo che Reneesme non lo trovasse e ci misi dentro il cellulare: per qualsiasi evenienza avrei potuto chiamare Bella.
 

Per andare alla Forks High School, presi la mia volvo e feci accomodare Reneesme sul sedile del passeggero. “Allora... qualche precauzione...” le dissi allegro. “Precauzione? A scuola?” “Esatto... Non posso ripresentarmi come Edward Cullen o alcuni studenti potrebbero sospettare qualcosa. Il mio cognome è Masen, chiaro?” lei annuì risoluta. “Non sei la figlia di Bella, ma una cugina alla lontana dei Cullen e soprattutto...” mi fermai. “Soprattutto?” “Non chiamarmi papà o si domanderebbero il perché okay?” “Chiaro capo” si mise la mano sulla fronte come facevano i militari.

Arrivammo velocemente a scuola e scendemmo dirigendoci in segreteria. Il piccolo locale era affollato anche perché bisognava prendere gli orari delle lezioni. Dopo un po’ di tempo un ragazzino biondo poco più alto di me ci si avvicinò e chiese timidamente: “Scusa... ci conosciamo?” mi domandò. “Ehm... suppongo di no” in realtà lo ricordavo vagamente. Era il cugino più piccolo di Mike Newton e avevo avuto modo di incontrarlo qualche volta di sfuggita insieme al mio ex compagno di classe.

“Scusa... assomigli leggermente a Edward Cullen” feci spallucce. “No... lui è il cugino di Reneesme” dissi indicando mia figlia vicino a me. Lui annuì. Poco dopo arrivò il nostro turno. “Siamo Edward Masen e Reneesme Cullen” mi rivolsi alla segretaria. “Oh magnifico, un’altra Cullen a scuola!” disse lei entusiasta. “Tenete, ecco il vostro orario” allontanandoci Reneesme mi guardò insospettita. “Abbiamo lo stesso orario” io annuii. “Certo” “E’ stato Carlisle vero?” “Ovvio” ci dirigemmo al corso di letteratura inglese che era il primo sul lungo orario scolastico.

L’ora passò lentamente anche se Reneesme dava l’idea di ascoltare attentamente i lunghi discorsi del professore. Guardava tutto, persino i banchi, con l’aria di qualcuno che aveva appena avvistato un alieno ed era entusiasta di ogni singolo particolare. Per lei la scuola era una nuova “emozione”, per me no. Tutte le ore della mattina passarono così fino a quando non arrivò il momento del pranzo. Dopo aver preso i vassoi io iniziai ad andare al solito tavolo dove mi sedevo con i miei fratelli. Quando vidi che era occupato un impeto di rabbia prese il sopravvento su di me.

Quello era il nostro tavolo: lo era sempre stato e adesso lo occupavano una bionda cotonata, uno sportivo e altri “pezzi grossi” della scuola. “Non litigare” mi sussurrò Reneesme dato che aveva capito le mie intenzioni. 
Quando uscimmo da scuola stavamo per entrare in macchina quando sentii una voce familiare da dietro: “Cullen?” mi voltai per vedere chi fosse. “Mike?” dietro di noi c’era Mike Newton, vestito di tutto punto con giacca e cravatta. “Ehi Edward!” disse avvicinandosi. “Cosa ci fai qui?” indeciso su cosa rispondere mi schiacciai involontariamente un piede. “Ehm... io ho accompagnato mia cugina a scuola. E’ nuova di Forks e ha qualche problema ad ambientarsi. Ci tenevo a farla trovare bene...” lui annuì. “Hai qualcosa di strano oggi...” mi girò attorno. Un anno prima era più basso di me, adesso mi superava di qualche centimetro. Fece spallucce arrendendosi. “Allora?Come sta Bella?” “Molto bene... questo mi fa ricordare che ci sta aspettando... Cia' Mike!” dissi chiudendo lo sportello della macchina e mettendo in moto. 

C’è mancato poco... pensai sconvolto. Dallo specchietto della macchina vidi un Edward Masen sconvolto, bianco come il gesso e in procinto di svenire. “Papà, vuoi che chiami mamma e dirle di venirci a prendere?” “Che dici... sto benissimo... Mi sono solo spaventato...” lei annuì poco convinta. “Riguardati” sussurrò poi. Quando arrivammo a casa dei Cullen, Bella ci attendeva davanti all’entrata. Ci corse incontro, abbracciò Reneesme e baciò me lasciandomi di stucco. Barcollai sorpreso. “E’ quasi ora, Edward” capii subito cosa voleva dire. “Così? Senza preavviso?” domandai incredulo. “Non abbiamo molte scelte...” disse lei cupa. “Cosa intendi?” il suo viso splendido era contratto in una strana smorfia di dolore. Mi ero ripromesso di non farla mai soffrire, ma mi sembrava più che sofferente in quel momento. “Alice ha avuto una visione... Tra un mese e mezzo arriveranno i Volturi... e se sanno dell’invenzione di Carlisle ci uccideranno. Tutti” prese una pausa.

“Edward... ti devo trasformare”.

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Capitolo 5
*** EDWARD MASEN- LA SCELTA GIUSTA ***


C... cosa?” balbettai incredulo. Credevo di essere pronto- del resto ci ero già passato una volta- ma sentivo un nodo allo stomaco. “Io... non...” sul volto di Bella comparve un’espressione che era un misto tra confusione e incredulità. “Non... ti senti pronto?” finì la mia frase. “Non molto...” risposi con un filo di voce. Ero sicuro che Reneesme stesse ascoltando tutto.

Dovevo tornare immortale, per il bene della nostra famiglia, per il bene di tutti. Non potevo aspettare un giorno in più: dovevo dire addio a Edward Masen e accogliere a braccia aperte Edward Cullen. Guardai Bella, spaventata e preoccupata, poi Reneesme che era ugualmente preoccupata, ma in un modo diverso... I suoi occhi marroni cioccolato esprimevano paura e mi tirava nervosamente la manica della felpa.

Non sapevo cosa fare.

 “Oggi stesso?” domandai rassegnato. “Se te la senti...” no che non me la sentivo... Non potevo prendere come un gioco il fatto che la mia seconda umanità stesse per finire! Perché mi agitavo tanto? Del resto... era quello che volevo... ma ricordavo ancora come se fosse stato ieri il dolore che avevo provato nel 1918 durante la trasformazione.

Passerà...

Tornerai felice con Bella, e Reneesme avrà un padre... Me lo ripetevo ma non riuscivo a dare senso a quelle parole. “Dammi mezz’ora Bella...” detto ciò mi allontanai più velocemente possibile verso la mia camera. Mi sedetti sul divanetto mentre tenevo la testa tra le mani. Non sapevo cosa fare... Cosa avrei dovuto fare per il bene di Reneesme e di Bella? Poco dopo la porta della mia camera si aprì ed entro proprio mia figlia. “Ehi...” “Ehi” risposi io giù di morale. “E’ la cosa giusta...” disse lei d’un tratto.

Mi meravigliava che quelle parole provenissero proprio da lei... Lei che era l’ultima che avrebbe voluto che le cose cambiassero. “Nessie... giusta?” domandai incredulo. Lei prese un cd dalla pila disordinata che c'era su uno scaffale e fece partire I Will Follow You Into The Dark dei Death Cab For Cutie. Al momento erano la sua band preferita e la facevano rilassare. Evidentemente per lei, non era facile dirmi quello che stava per dire...

“Non posso essere egoista... non in questo momento. Adesso è a repentaglio la vita dell’intera famiglia... Devi tornare un vampiro per il bene di tutti e il più presto possibile dato che i Volturi non devono sospettare niente... Mamma mi ha detto che verranno solo Jane e Alec a controllare quindi Aro non può leggere nei tuoi pensieri... sarà a Volterra tranquillo e beato” fui travolto da quelle parole.

Era vero, era la cosa giusta da fare.

 “Grazie Reneesme...” le dissi io abbracciandola. “Ora sarà meglio che tu vada nello studio di Carlisle... Bella ti aspetta lì...” io annuii risoluto. “Mi mancherai quando tornerai mio padre...” disse lei sarcastica. “Anche tu mi mancherai quando tornerai mia figlia...” ridemmo insieme, poi lei mi scortò fino allo studio di Carlisle. Non proferì parola lungo il tragitto, ma ero sempre stato sensibile ai sentimenti altrui: paura, dispiacere, malinconia e voglia di sotterrarsi... “Mi dispiace che sia andata così” le dissi quando arrivai alla porta dello studio. “Ehi... Non stai scomparendo... non ti vedrò per tre giorni...” esclamò cercando anche lei di ridere. In realtà sapevo che non la pensava così. Non avrebbe più rivisto Edward Masen nella realtà, solo nei ricordi. Aprii la porta barcollante e dentro la stanza trovai Bella che mi aspettava, seduta su una poltroncina, immobile. “Ciao Bella” sussurrai, ancora una volta abbagliato dalla sua bellezza.

 Lei mi sorrise e con grandi falcate arrivò vicino a me. “Sei sicura di riuscirci?” le domandai. “E’ diverso: ci devo riuscire” sibilò lei determinata. “Mi fido di te” le dissi. Mi girai verso Reneesme per salutarla, ma non feci in tempo a dirle ciao: aveva gli occhi lucidi e grossi lacrimoni le scendevano lungo le guance arrossate. “Addio Edward” detto ciò scomparve dal corridoio ad una velocità impressionante.

Stavo per andarla a consolare, ma Bella mi bloccò. “Non c’è tempo” sussurrò rammaricata. Annuii deciso, ma frustrato da quello che mi stavo lasciando dietro. Avrei sistemato tutto quando mi sarei svegliato. Sarei andato a consolare Reneesme e la famiglia si sarebbe riunita. Bella mi invitò a stendermi sul letto che avevano preparato nello studio. Io chiusi gli occhi.

Poco dopo non sentii altro che il dolore.

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Capitolo 6
*** RENEESME CULLEN- SOLA ***


Niente è per sempre... nemmeno gli amici durano per l’eternità. Non puoi credere a nessuna dolce illusione perché prima o poi finirà. A volte bisogna fare scelte dolorose, difficili per te e per tutti. Non si può essere egoisti in certi casi, ma nessuno ti vieta di soffrire, di piangere... di scappare. 


Scappavo, come se la corsa avesse potuto farmi lasciare alle spalle tutto quello che avevo vissuto: risate, giochi, battute... Dovevo sapere che era tutto destinato a finire. Era solo finito più presto del previsto, ma era pur sempre un argomento concluso.

Allora perché non riuscivo a lasciarmi alle spalle i bonari occhi verdi del mio miglior amico?

Prima dell’incidente non avevo mai avuto un vero amico: i miei familiari mi bastavano. Poi mio padre è tornato umano per colpa mia e io ho iniziato a sentirlo come qualcosa di diverso da un padre. Lasciati il passato alle spalle, vivi una nuova vita... mi diceva il mio subconscio, ed era quello che stavo cercando di fare. Quando entrai nella radura dove c’era la mia casa, non mi fermai e proseguii per il mio cammino assaporando per l’ultima volta l’aria fresca di quel posto. Le lacrime continuarono a scendere: stavo soffrendo troppo per riuscire a dimenticare.

Mi fermai qualche chilometro, più in là in uno spiazzo vuoto, mi misi con la testa tra le gambe e piansi, piansi quanto potevo, per chissà quanto tempo. Calò la notte, poi tornò il giorno, poi di nuovo la notte e finalmente mi addormentai sul terreno spoglio. Non ero sicura se mi fossi semplicemente addormentata o invece fossi svenuta, ma all’alba del nuovo giorno mi svegliai, sporca di terra e foglie. Mi alzai a fatica, sbadigliando e mi incamminai verso la foresta più folta... qualcosa mi attirava verso quel punto. Sentivo che presto tutte le mie sofferenze sarebbero finite lì.

Reneesme?” mi domandò una voce cristallina. Sobbalzai perché non sapevo chi fosse. Dall’oscurità emerse una ragazza con i capelli biondo rossiccio e un ampio sorriso dipinto sulla faccia: Tanya.

Tirai un sospiro di sollievo.

“Tanya sei tu?” “Certo piccola, come stai?” “Beh...” esitai io incerta se dirle o no la verità. “Coraggio, sai che mi puoi sempre dire la verità” mi disse in tono vellutato. “E’ iniziato tutto quando Carlisle ha creato una macchina che inverte il processo di vampirizzazione qualche mese fa...” e così le raccontai tutto per filo e per segno. Tanya rise, ma mi fece paura. Era un ghigno malefico che non faceva pensare a niente di buono. La guardai negli occhi e con mio orrore mi accorsi che erano rossi come il fuoco.

“Tanya ma...” lei mi interruppe. “Così mi faciliti il compito Nessie...” “Quale compito?!” domandai io impietrita. “Ora ti racconterò la mia storia... La mia creatrice morì tanti anni fa ed io rimasi con le mie sorelle Irina e Kate. A noi si aggiunsero Carmen e Eleazar e come potresti facilmente pensare la storia si conclude qui, ma no! Quando Irina ti ha visto è andata a dirlo ai Volturi, perché lei sapeva che tu sei qualcosa di sbagliato! Purtroppo per questo è morta... Nemmeno le autorità dei vampiri hanno capito che eri un pericolo. Poi Kate è fuggita con il suo nomade, Garrett e Carmen se ne è andata con Eleazar...” prese un respiro e poi tornò a fissarmi con quegli occhi rosso cremisi. “Io sono rimasta sola e lui.. lui ha preferito sin dall’inizio lei a me!” urlò con un tono di voce crescente.

“Ora è il momento della resa dei conti... Non ti preoccupare Nessie: sarà semplice e veloce. Del resto... nessuno ti verrà a salvare!” in una frazione di secondo si avventò su di me e mi fece sbattere violentemente la testa contro un grande albero. Mi toccai la testa per analizzare la ferita ma quando la ritrassi la mano era piena di sangue. Me la strofinai sui jeans e cercai di scappare, ma il dolore era troppo forte e Tanya mi piombò addosso. “Lo vuoi sapere il finale della storia? Ho ricominciato a cibarmi di sangue umano e adesso... adesso sto benone!” detto ciò sentii una pressione straziante sulla gamba sinistra. Non riuscivo ad alzarmi. Chiusi gli occhi in attesa della fine. 

Reneesme sto arrivando! Resisti!

Quella voce piombò nella mia testa sconquassata... Era da tanto che non la sentivo: una voce dolce e vellutata. Serrai i pugni: dovevo resistere... “Tu stai facendo tutto questo solo perché sei gelosa...” dissi con tutto il fiato che avevo in gola. Tanya sbarrò gli occhi rossi. Avevo trovato il suo punto debole. 

Continua così Nessie... Sto arrivando al confine del Canada... dove ti trovi tu!

Ero al confine del Canada? Comunque dovevo continuare... “Esatto... anche tu avresti voluto essere felice e avere una famiglia, una figlia e un marito che ti vogliono bene... Tutte cose che secondo te Bella ti ha sottratto!” “Come osi ragazzina?!” in una frazione di secondo mi fu di nuovo addosso, ma quando stava per sferrare il colpo finale ecco che risentii la voce, ma stavolta era compatta, udibile anche fuori dalla mia testa.

 “Lascia stare Reneesme, Tanya!” in piedi davanti a noi ecco Edward Cullen, fiero e aggraziato com’era prima dell’incidente. I capelli erano tornati al loro colore bronzeo, il fisico più possente e slanciato e gli occhi erano rossi come quelli di tutti i neonati.

Provai uno strano compiacimento a rivederlo così: di nuovo il vampiro forte e veloce ma soprattutto sicuro di sé. Non era più il pavido e ingenuo ragazzino quale Edward Masen.

In una frazione di secondo si lanciò su Tanya: i suoi riflessi, la sua forza e la sua velocità erano di gran lunga migliori rispetto a quelli di lei. In un attimo le fu al collo e le disse immobilizzandola: “Ora tu vieni con noi”. Lei annuì spaurita e si rannicchiò in un angolo. Iniziai lentamente a perdere i sensi, un po’ per l’emorragia e un po’ perché non mangiavo né bevevo da due giorni. “Reneesme sono qui!” diceva la voce cristallina. “Reneesme sono tuo padre, sono il tuo miglior amico!” riuscii ad accennare un sorriso fiacco.

“Ti sei ricordato...” sussurrai.

 Poi la vista venne meno e fui invasa dal buio, ma era un buio piacevole perché sapevo che si ricordava, che c’era ancora il mio amico.

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Capitolo 7
*** EDWARD CULLEN- EPILOGO ***


Per tutti c’è un “felici e contenti”. E’ nascosto, ma c’è... sempre e comunque...

Passarono due giorni prima che si avesse qualche segno di vita da parte di Reneesme o di Tanya. Ero a caccia con Bella quando sentimmo tutti e due dei rumori molesti provenire da casa Cullen. Ci avviammo lì, salimmo le scale verso lo studio di Carlisle (io ero di nuovo e finalmente più alto di Bella) e trovammo Jacob che ci sbarrava la strada.

 “Spostati cane” dissi irritato dal suo comportamento. Lì dentro c’era Reneesme. “Lieto di rivederti e risentirti sanguisuga” disse lui con fare da spaccone. “Fammi passare Jacob” dissi cercando di controllarmi. “No, si sta svegliando” io sbarrai gli occhi. “A maggior ragione!Levati di mezzo...” lo scansai in malo modo ed andai vicino al letto dove stava mia figlia.

Riuscivo a sentire i suoi pensieri, ma non ero più riuscito a trasmetterle i miei. Non sapevo bene come fosse successo, sapevo solo che in qualche modo avevo avuto un contatto telepatico con lei. “Hmm...” brontolò Nessie assonnata. “Reneesme siamo noi! Svegliati per favore...” lei si girò dall’altra parte borbottando frasi senza senso.
“La mia piccola brontolona...” sospirò Bella, io la abbracciai dolcemente. Ero tornato al mio posto: al posto che volevo e dovevo occupare. Tuttavia quell'esperienza mi aveva aiutato a vedere il mondo anche da un'altra prospettiva... Quella di mia figlia. La sua vita non era rose e fiori come me la immaginavo. Anche lei doveva compiere delle importanti scelte, fare dei sacrifici. Mai come allora avevo sentito di voler bene a mia figlia.

Poi successe tutto in poco tempo: mia figlia si girò, aprì gli occhi e mi saltò al collo in lacrime. "Lo sapevo che ti importava ancora di me, sapevo che sarai sempre mio amico" ricambiai l'abbraccio. "Shh... adesso stai calma, tutto è tornato normale" lei si incupì. "Non tutto..." sussurrò indicando Jacob che controllava l'ingresso della porta come un body guard. A quel punto Bella si sporse verso Reneesme e le disse: "Vai dove ti porta il cuore, tesoro. Tempo fa io ho fatto la mia scelta... Adesso devi essere tu a farla" lei annuì risoluta ma poi barcollò. "Ma... Papà, Jacob non ti sta esattamente simpatico... e neanche al resto della famiglia..." io mi sentii in colpa per come avevo trattato Jacob certe volte... anzi... molte volte! "Io non ti impedirò di fare quello che vuoi... Se tu senti di amarlo allora io non posso non essere felice per te". Mia figlia si alzò e si diresse verso Jacob che la guardò con un'intensità che solo il vero amore poteva offrire...

Riconoscevo i pensieri di Jacob.

L'imprinting era qualcosa di magnifico, molto simile a ciò che io provavo per Bella. In silenzio ascoltai le parole del licantropo. "Nessie... scusa, scusa per tutto... ma il fatto è che io ti amo e che non ti voglio perdere... per nessun motivo al mondo" lei gli fece cenno di stare zitto e lentamente si avvicinò a lui sfiorando appena le sue labbra. "Vorresti essere, ufficialmente stavolta, la mia ragazza? Nessun vincolo... non pensare all'imprinting..." "Certo che lo voglio!" e così gli si gettò al collo. Bella mi baciò delicatamente. "Per tutti c'è un lieto fine... forse è un po' nascosto ma c'è, sempre!". Era vero. In quei mesi avevo imparato cosa significasse amicizia, che valore avesse nella mia vita e soprattutto chi fosse la mia migliore amica.

"Abbiamo interrotto qualcosa?" la voce cristallina risuonava nella stanza quasi vuota. "Jane" sibilai preoccupato. Bella, che era molto più calma di me, Reneesme e Jacob messi insieme, si avviò sulla porta e con fare disinvolto disse: "Benvenuta Jane, benvenuto Alec". Nonostante le sue parole irradiassero la calma più totale, sentivo già che il suo scudo si allargava, arrivando a me, Nessie e Jacob. "Eravamo venuti a fare un controllo, ma mi sembra tutto normale..." bisbigliò Alec, puntando gli occhi su mia figlia. "Vedo che la piccola cresce in fretta..." osservò Jane con quei suoi grandi occhi rosso cremisi. "Già, di questo passo raggiungerà presto la maggiore età" continuò Alec. "Gradite qualcosa?" domandai quando fui più tranquillo. "No, abbiamo già... pranzato..." Jane sorrise maliziosa e girò i tacchi. "E' stato piacevole, arrivederci".

Poi sentimmo i loro passi che si affievolivano e solo a quel punto potemmo parlare. "Papà... cosa ne avete fatto di Tanya?" io sorrisi. "Diciamo che dovrebbe svegliarsi tra tre, due, uno..." la capsula della riumanizzazione si aprì e ne uscì una ragazza bionda rossiccia, abbastanza anonima, ma carina. "C... cosa mi avete fatto?!" domandò sbigottita. "Benvenuta tra gli umani Tanya..." rise Bella.

In quello stesso momento la porta della camera si aprì ed entrò Alice tutta pimpante. "Ehi ragazzi è venuto a trovarci Mike Newton! Ve lo ricordate?" poco dopo dietro ad Alice apparve Mike. "Ciao Bella, ciao Ed..." si interruppe quando vide Tanya. Dai suoi pensieri capii subito che aveva preso una cotta. Scrutai anche quelli di lei.

Ricambiava.

"Tanya, lui è Mike. Mike, lei è Tanya" disse Alice. "P... piacere..." fu Mike a parlare. "Ho sentito che c'è un bel ristorante sulla quattordicesima... perché non ci passate? Offriamo noi!" tintinnò Alice. "Mi farebbe piacere" sussurrò Tanya. Così si diressero verso l'uscita accompagnati da mia sorella.

"Che strana coppia che formano..." disse tra le risate Reneesme. "Come ho detto prima... per tutti c'è un lieto fine" ribadì Bella.

Già, anche per una famiglia strana come la nostra.



Nota dell'autrice: questo racconto me lo ha ispirato un sogno che ho fatto non molto tempo fa... se vi è piaciuto o vi ha interessato recensite! Ammetto che l'idea di un Edward umano, è davvero strana ma forte!

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