Pokemon Primo Episodio - L'inizio di una grande Avventura!

di alaal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza parte ***
Capitolo 4: *** Quarta parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Ciao. Il mio nome è Pikachu. Cioè, non è che il mio nome vero sia Pikachu, è che tutti mi chiamano così. Io sono un Pokémon elettrico, un Pokémon topo elettrico per l’esattezza.
Ancora una cosa non mi è chiara. Perché non mi hanno dato un nome? È una cosa che ancora non mi hanno spiegato, e che io non ho ancora capito.
Io sono un tipo abbastanza espansivo e tranquillo, adoro giocare con gli altri Pokémon e non sopporto le ingiustizie. Non sopporto neanche essere preso in giro, e non tollero nemmeno i Pokémon sbruffoni. Dite quello che volete, se vengo preso in giro… non sto al gioco. Ah, una cosa: odio le Poké balls. Brrr, quando ci penso mi viene la tremarella.
Non so spiegarlo con esattezza, ma provo una certa repulsione per quegli oggetti che gli umani, gli “allenatori”, portano con sé. Quegli affarini piccoli dovrebbero diventare la dimora dei Pokémon domestici… per carità! Molto meglio essere liberi, che rinchiusi in quelle minuscole prigioni!

Un giorno mi è accaduta una cosa molto strana e bizzarra. Stavo camminando tranquillamente nel sottobosco di Biancavilla, alla ricerca di bacche e qualcos’altro da mettere sotto i denti e, perché no, incontrare nuovi amici con cui giocare e passare il tempo. Arrivai ad un sentiero ghiaioso che conduceva alla piccola città di Biancavilla e notai che nel bosco, situato nelle vicinanze, vi era un gran fragore di schiamazzi e zampe che correvano all’impazzata. All’inizio non ci badai molto, ma la cosa dopo un po’ iniziò a preoccuparmi seriamente. Un mio vecchio amico, un Rattata, all’improvviso sbucò fuori da una sterpaglia, completamente sudato, affannato e spaventato a morte. Il mio sesto senso mi diceva che il mio amico fosse in pericolo.
Non ho poteri molto sviluppati, ma conosco la mossa Tuonoshock: l’ho usata in qualche frangente in cui i miei amici indifesi erano stati attaccati da dei Pokémon più forti di loro o da qualche ragazzino che voleva catturarli. Ecco, nel secondo caso ci ho dato dentro: i miei amici devono essere e rimanere liberi, come il sottoscritto! Guai a chi ci tocca!
-Pikachu, è arrivato il vecchio!- Rattata aveva il fiatone e articolava male le parole, facevo fatica a seguirlo. Le sue parole però mi sono state abbastanza chiare: tutti conosciamo il vecchio. Un uomo sulla cinquantina d’anni, capelli brizzolati, vestito con un paio di jeans marrone scuro e una maglietta rossa che ogni tanto arriva da Biancavilla e cattura una gran parte di noi del bosco. Ma perché si diverte a catturarci? Che male gli abbiamo fatto?
-Oddish e Nidoran sono stati catturati! Che dobbiamo fare, Pikachu??- No! Anche Oddish e Nidoran?? Quel vecchio bisognava che fosse fermato. Io sono abbastanza forte, mi hanno acclamato capobranco. Ero sicuro di potere fermare questa moria di Pokémon, potevo scacciare quell’arraffa Pokémon una volta per tutte. Ma ecco che un fruscio di cespugli attirò la nostra attenzione: era il vecchio! Aveva in mano quell’oggetto infernale! E lo stava puntando sul mio amico Rattata! Gridai al mio amico di scappare, di mettersi in salvo, ma non ci fu niente da fare. Il vecchio bislacco lanciò quella sfera rossa e bianca, come fosse una palla da baseball (sì, quello sport tanto acclamato dagli umani… bleah) e il mio amico… ahimé! Scomparve in un bagliore! All’interno di quella trappola!

La sfera Poké continuò ad agitarsi per poco, ma dopo un po’ la luce rossa che si trovava sul cerchio bianco situato proprio a metà della sfera scomparve. Dannazione, anche Rattata era stato catturato. Vidi il vecchio, e giurai a me stesso di farlo fuori una volta per tutte. Dovevo vendicare i miei amici catturati. Chissà cosa farà quell’anziano umano ai Pokémon in quello che lui definisce Laboratorio! Cose orrende, immagino. Il vecchio, stranamente, non fu compiaciuto della cattura, come non lo era stato mai. Era diverso dagli allenatori. Annotava sempre qualcosa sul suo taccuino e, dopo avere fatto ciò, raccoglieva la Poké ball e se ne andava in silenzio. Ora però non se ne era andato, era rimasto lì davanti a me e mi fissava. Con quegli occhi castani, le sopracciglia castane… cosa vuole da me?? Non vuole catturarmi, spero??
-Un esemplare di Pikachu allo stato brado, in ottima forma direi!- E ci mancherebbe altro! Che cosa vuoi, che mi fossi azzoppato forse?
-Il manto lucido, le orecchie affusolate, le tasche guanciali cariche di elettricità statica…- Eh, eh. Costui ci sa fare con gli apprezzamenti.
-Sei un ottimo esemplare di Pikachu! Credo proprio che ti studierò e ti consegnerò ad un allenatore! Tra due giorni i nuovi allenatori, che hanno compiuto dieci anni, partiranno per un viaggio di formazione per Kanto. Uno di loro avrà la fortuna di allenarti!- Cosa mi importa dal viaggio di formazione degli allenatori? Io non voglio essere catturato! Già le mie tasche guanciali sono cariche di elettricità, stanno scoppiettando. Sono pronto per un attacco Tuonoshock, io questo qui lo folgoro all’istante.
-Buono, Pikachu… se lasci che ti catturi, avrai vitto e alloggio assicurato… avrai tutte le cure e tutto l’amore possibile…- Sese. Aspetta e spera che io ci creda. Io non mi lascerò mai catturare, sappilo fin da ora.

Le ultime parole famose. Ora mi ritrovo in questo posto stretto e buio… non riesco neanche a muovermi! Ho paura… ma come diavolo avrà fatto?? Io non l’ho neanche visto lanciare la sfera Poké! Una cosa, però, l’ho notata. Su quella sfera Poké c’era infisso un disegnino che rappresentata un fulmine. Davvero simpatico.
Sono davvero scomodo, non posso neanche uscire. È da più di un giorno che mi ritrovo sigillato qua dentro. Il cibo certo non mi manca, ma mi manca l’aria! Io soffro di claustrofobia… aiutoo!! Rivoglio la mia libertà!
Cosa…? Sento delle voci!! Ovattate, lontane, ma le sento! O sono impazzito tutto d’un colpo? Una è del vecchio di prima, un’altra è quella di un bambino, abbastanza concitata e squillante. Che odiosa, mi sta martoriando i timpani.
-…sa, professore, mi ci è voluto molto tempo per decidere, ma alla fine ho scelto… Squirtle!- Squirtle? Ma è già stato scelto da un allenatore poco fa! Mi chiedo perché costui voglia un Pokémon già scelto prima.
-E’ già stato preso qualcuno che è arrivato in orario.- La voce stentorea del Professore conferma la mia riflessione. -Ah… vorrei non avere dormito troppo! Allora sceglierò come mio Pokémon… Bulbasaur!- Ahah, anche Bulbasaur è stato già preso! Che idiota.
-Anche quello è già stato preso da un ragazzo più puntuale di te.-
-Ah… va beh, non è affatto un problema, perché il mio Pokémon sarà… Charmender!- Vuota anche quella? La Poké ball, sarà vuota?
-Oh, no!!-
-Beh, chi non dorme non piglia pesci, anzi in questo caso non piglia Pokémon.- Come volevasi dimostrare. Costui deve essere davvero tardo di comprendonio.
-Ciò significa che non è rimasto neanche un Pokémon per me?- Temo di no, ragazzino… mi sa che sei arrivato troppo tardi.
-Beh, a dire la verità ce ne sarebbe ancora uno…- Cosa…? Non starà parlando di me, spero??
-Eh?? Professore, lo prendo io!!!- Oh… no!!! Non voglio finire nelle grinfie di un allenatore!! Maledizione… sento qualcosa muoversi, proiettarmi verso l’alto. Non riesco ad uscire da questa maledetta prigione…
-Credo che dovrei avvertirti, c’è un piccolo problema con questo Pokémon.-
-Ma io devo averne uno!-
-Bah! Se proprio insisti…- Giuro che, una volta uscito, darò del filo da torcere al ragazzino dalla voce assurda, si pentirà amaramente di avermi scelto come suo Pokémon! Un momento… è diventato tutto bianco! O mamma!! Sono forse morto?? Nono, tutto sta diventando nuovamente normale ai miei occhi… mi guardo intorno, ed osservo quello strano ragazzino dal pigiama verde. Pigiama?? Io credevo che gli umani non uscissero di casa in pigiama! Questo deve essere uscito da un manicomio, o roba del genere.
-Si chiama Pikachu.- Grazie signore, so come mi chiamo, non c’è bisogno di ricordarmelo. Oh, forse sta parlando con questo bambino… non ha forse capito che io mi chiamo Pikachu?
-Oh, è così carino, è certamente il migliore!-
-Lo vedrai.- Eccome, se lo vedrai. Ma… cosa stai facendo? Perché mi stai prendendo per i fianchi??
-Ah! Ah! Ciao, Pikachu!- Ora mi appoggia al suo petto, con l’intenzione di abbracciarmi. Sappi che questa è una dichiarazione di guerra, ragazzino. Se non mi lasci immediatamente…

PIKAAA-CHUUUUU!!!!!

-Viene chiamato anche topo elettrico, di solito è timido, ma a volte dimostra una personalità elettrizzante.- Ahah, che battuta spiritosa. E sappi che io non sono affatto timido, caro vecchio.
-Ahah… capisco che cosa intende…-
-Ora prendi questi: il tuo PokéDex e sei sfere Poké.- Cosa? Altre sei sfere Poké? Altre sei prigioni per altri sei Pokémon?? Non posso tollerare un simile affronto! Appena il ragazzino tocca con le mani il PokéDex, o come diavolo si tratta, gli do un’altra bella scossa elettrica, e fortunatamente anche il vecchio ne viene colpito! Giusta vendetta per i miei amici catturati!

L'ho scritta di primo acchito stamattina, alle sette, usando il cartone animato come base per i dialoghi di Ash e del Professor Oak. so che è un po' povera di contenuto, ma avevo una voglia matta di pubblicarlo! Mi era venuta l'idea ieri sera, ed eccola qui! Spero che piaccia, devo ancora completare il primo episodio! Ciaoooo! ^__^

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Una volta terminata la scossetta, i due umani, ancora confusi, escono dal Laboratorio e mi portano con sé, nuovamente alla luce del sole. La brezza marittima di quella cittadina mi solletica le narici e mi sento istantaneamente più quieto e felice. Il Laboratorio è in cima ad una lunga scalinata, ed i due umani la scendono quasi come se fossero degli ubriachi. Al fondo di questa bianca scalinata, un drappello di esseri umani sembra attendere il nostro arrivo. Pare inoltre che siano molto contenti, battono il tamburo e suonano delle minuscole trombe. Inoltre c’è uno striscione abbastanza grosso, dalle scritte molto colorate, che recita: “Go Ash Go!”. Ci sono umani vecchi, umani giovani, e tra questi, una donna dai capelli castano chiari ci guarda quasi con adorazione e con un poco di malinconia. Questa donna ha indosso un corpetto rosa e una gonna blu. È molto carina.
-Mamma!- Cosa? Questa donna è la madre di questo ragazzino? Ci avviciniamo ancora un po’, e posso vedere che questa donna, che il mio pseudo-allenatore ha chiamato “mamma”, porta in braccio uno zainetto verde.
-Oh, Ash, sono così fiera di te…- Ash (ah, questo è il suo nome?) mi posa in terra, finalmente! –Alla fine sei riuscito a realizzare il tuo sogno e a cominciare la tua formazione di allenatore, ma, mi mancherai tanto…- La voce della donna, dapprima lieta e felice, si incrina e l’umano inizia a piangere, portandosi lo zainetto sul volto.
-Oh… il mio bambino!- Mi dispiace vedere piangere una così bella donna. Mi avvicino un po’ e le sorrido. Dopotutto, gli esseri umani non possono essere così terribili. Alcuni, intendo dire. La stragrande maggioranza degli umani lo sono. La donna, tuttavia, non sembra essersi accorta del mio sorriso. La vedo comunque armeggiare con lo zainetto e, nuovamente ripresasi dallo sconforto, estrae alcuni oggetti da questo sacco e consegnarli direttamente nelle mani del ragazzino.
-Ti ho portato le scarpe, i jeans, delle camicie pulite e della biancheria, i tuoi biscotti preferiti e delle scatole di cioccolato solubile nel caso volessi qualcosa di caldo, un paio di guanti di gomma per fare il bucato e un filo per stendere la biancheria…- Mentre la donna continuava a parlare, gli oggetti presenti tra le braccia del mio pseudo-allenatore aumentano a dismisura. Il ragazzino non pare molto contento della descrizione minuziosa degli oggetti presenti nel suo zaino, tanto che si volta e li nasconde contro il proprio petto, quasi li volesse nascondere agli occhi dei presenti, vergognandosi come un ladro. Caso strano, gli oggetti finiscono automaticamente nello zainetto verde. Ancora non ho capito come abbia fatto a rimettere tutto a posto così velocemente.
-Mamma, mi stai mettendo in imbarazzo… ormai dovresti sapere che sono un ragazzo responsabile, e poi gli allenatori di Pokémon sanno badare a se stessi.- Sese, certo.
-D’accordo, ho capito…- La madre abbassa lo sguardo su di me, e finalmente anche il ragazzino mi guarda. Non mi sento in imbarazzo, anzi, sono davvero contento che la donna abbia focalizzato l’attenzione su di me.
-Questo è il tuo Pokémon?- Ebbene sì, signora, sono proprio io. Mi ci hanno costretto, purtroppo.
-Già, questo è proprio il mio Pokémon!- Il tuo Pokémon? Io sono un oggetto di tua proprietà? Scordatelo, amico. Ti volto pure la testa, io ti snobbo, io non ti considero minimamente. L’effetto da me voluto pare abbia dato il suo effetto, perché il ragazzino rimane in silenzio per qualche secondo. Purtroppo. Perché ora torna a parlare, più ringalluzzito di prima.
-Con Pikachu al mio fianco, riuscirò certamente ad avere tutti i Pokémon del mondo!- Sese, ti piace sognare, vero?
-Credevo che tutti i Pokémon stessero nella loro sfera Poké…perché questo no? Non capisco…- La domanda della madre del mio pseudo-allenatore mette immediatamente in difficoltà il ragazzino, il quale rimane imbambolato a fissarla per diversi secondi. Pure il suo pugno, stretto prima con tanta foga, viene allentato per la titubanza.
-Oh… oh beh, è vero…- L’allenatore prende dalla tasca la sfera Poké – la mia prigione – e la lancia verso di me.
-Pikachu, adesso entra nella sfera.- Rientrare lì dentro? Dico, ma sei pazzo? Io non ci torno più in quella prigione soffocante! Quasi con maestria, la respingo con la coda per una prima volta, e la sfera torna nella mano del ragazzino. Ah ah, il bambino con il pigiama verde sembra quasi spaventato dalla mia reazione! Ci riprova, ma io la respingo con un calcio. Ancora una volta, e respinta con un colpo di testa. Poi di nuovo con la coda, con un calcio e con la testa. Coda, calcio, testa. Il nostro siparietto sembra rendere felice la madre del mio pseudo-allenatore, la quale sorride addirittura. Io non ci trovo niente di divertente.
-Che bello, state già giocando, siete diventati amici! Come sono felice!- Finalmente il ragazzino smette di tormentarmi con quella prigione semovente e torna a guardare sua madre. Dietro di me, sento che c’è il vecchio che fissa sia il ragazzino che sua madre. Mi dà i brividi.
-Oh, certo!- L’esclamazione del ragazzino quasi mi spaventa, e chinandosi su di me mi raccoglie nuovamente da terra. Ma che vizio! Non mi piace affatto! Mi guarda e mi sorride. Che grande fastidio!
-Io e Pikachu siamo grandi amici…vero?-
-Ma…- La frase sospesa nel vuoto della madre cattura la nostra attenzione.
-Non ti pare un po’ strano?-
-Strano?- Strano? Ah, tu intendi dire che non lo abbia ancora fulminato? Non ti preoccupare, a questo rimediamo subito! Lo deve avere capito anche il ragazzino, perché mi guarda quasi con terrore. E fa bene, perché non mi lascio certo scappare questa occasione.

PIKAAA-CHUUUUU!!!!

Che bello! Il mio attacco elettrico ha colpito tutti! Anche la folla festante! Deve essere stato particolarmente potente! Ma niente da fare, il ragazzino non accenna a lasciarmi andare. Continua a tenermi in braccio!
-I guanti di gomma di tua madre ti saranno utili!- La voce del Professor Oak, stranamente non colpito dal mio attacco elettrico, suona nuovamente stentorea alle nostre orecchie. Si è nascosto dietro ad una colonna del cancello. Furbo lui. Il ragazzino ha ancora la forza di parlare.
-Ahhhhhh…. E comeeeeeee…????-
-La gomma blocca l’elettricità!-
-Uhhh…uhhhhh… fantasticoooooo…!!- Dopo la scossetta, tutti cascano in terra, tramortiti. La madre, quasi fosse in preda ad una sbornia, torna a parlare, sdraiata sul pavimento di pietra.
-Non dimenticarti di cambiare la biancheria…tutti i giorni, mi raccomando…-
-Oook…- Il bambino è mezzo bruciacchiato, i suoi indumenti pure e la sua capigliatura assomiglia a quella di un pazzo. A me fa ridere. Non so se trovo la questione divertente o rido solo per deriderlo. Forse tutti e due.

Anche questa parte è fatta! Ne rimangono solo due per terminare il primo episodio dei Pokémon! Mi è sempre piaciuto immaginare cosa abbia mai potuto pensare veramente Pikachu nel suo primo incontro con Ash, e me lo sono sempre immaginato cinico e sprezzante. Spero che abbiate gradito la mia reinterpretazione del primo episodio, e non me ne abbiate per questo! Ciaoooo! ^__^

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Capitolo 3
*** Terza parte ***


Ed eccomi qui, insieme a questo ragazzino, nell’aperta campagna nei dintorni di Biancavilla. Qui, una volta, ero libero. Potevo correre, saltare, mangiare a sazietà, respirare l’aria buona… vivere, insomma. Ora mi ritrovo legato con una cordicella “per stendere i panni”, quasi come fossi un pacchetto postale. Il mio allenatore, finalmente vestito con abiti decorosi, mi trascina con sé. Ora ha indosso un cappellino rosso con la parte anteriore bianca; un gilet blu dalle maniche e dal colletto bianchi; una t-shirt nera; dei jeans azzurri; una cintura di cuoio; delle scarpe da ginnastica bianche. Ah, indossa inoltre quegli stupidi guanti di gomma rosa. Che stupido, pensa davvero di isolarsi dalle mie scosse elettriche, non ha ancora capito con chi ha a che fare. Ora ci troviamo su per una salita, diretti proprio in aperta campagna. Io voglio slegarmi ed andarmene, ma il ragazzino, testardo come un mulo, insiste a trascinarmi con sé. Io mi impunto e conficco gli artigli delle zampe posteriori nel terreno, ma non c’è niente da fare. Ah, beata libertà… sento già una nostalgia assurda.
Finalmente si ferma, l’allenatore. Ci troviamo a percorrere un sentiero brullo, delimitato da alcuni strapiombi che si affacciano su lussureggianti distese di erba, che si perdono a vista d’occhio. All’improvviso, percepisco un sospiro: vedo il mio allenatore abbassare leggermente il capo. Poi si gira verso di me, leggermente stanco e tirato in volto.
-Pikachu…hai intenzione di fare così per tutto il viaggio?- Fosse per me, caro mio, potresti fare da solo questo viaggio. Io non ho alcuna intenzione di accompagnarti. Si avvicina verso di me e si inginocchia, guardandomi dritto negli occhi. Io, però, ho voltato lo sguardo da un’altra parte, risentito.
-E’ forse perché non ti piaccio?- Din-don! Risposta esatta, amico!
-Beh, tu invece mi piaci molto! – faccio finta di non sentirlo, mi gratto un po’ – e dato che sei il Pokémon che sto addestrando – mi do una leccatina su una zampa, indifferente – non potresti essere più carino, aprire la bocca e dirmi che cosa c’è che non va?- Aprire la bocca? Ecco qua, apro la bocca, spalancata. Più aperta di così, amico, mi spacco la mascella!
-Ehm… non è esattamente quello che intendevo…non sai dire altro che il tuo nome?- Sai, caro, io soffro di amnesie frequenti… se qualcuno mi chiedesse come mi chiamo, me lo ricorderei immediatamente. Mi limito ad annuire, comunque.
-D’accordo, ma visto che sei un Pokémon, dovresti comportarti come tutti gli altri ed entrare nella sfera Poké, proprio come dice il PokéDex!- Dalla tasca dei suoi pantaloni estrae quell’affare rosso donatogli dal vecchio, lo apre ed una lucina azzurra, situata all’estremità superiore sinistra di quel coso, inizia a lampeggiare, a ritmo con la voce robotica del PokéDex, o come diavolo si chiama. Sullo schermo nero appare inoltre l’immagine di quella disgustosa prigione per Pokémon, la Poké Ball.
In fase di addestramento, un Pokémon normalmente sta dentro la sua sfera Poké.” L’allenatore mi guarda e mi sorride, convinto di avere avuto ragione sulla questione.
-Hai sentito?- Io non sono per niente d’accordo. La spiegazione del PokéDex, sì insomma di quell’affare rosso, non è finita. Premo il tasto Play sul coso elettronico e la voce elettronica prosegue nel suo racconto.
…però ci sono eccezioni. Alcuni Pokémon detestano stare rinchiusi.” Già, proprio come me. Mi indico addirittura, per dare maggiore enfasi alla mia antitesi. Il ragazzino, però, non sembra molto convinto della spiegazione dell’affare rosso (che mi sembra molto più saggio del mio pseudo-allenatore) e ritira quell’infernale aggeggio parlante nella sua tasca.
-Sì, d’accordo.- Sorridendo, il bambino avvicina le sue mani alla cordicella che mi tiene legato come un salame e mi libera dalla prigionia in cui mi ero ritrovato.
-Ecco, forse così andrà meglio. E mi tolgo anche questi.- La cordicella cade in terra. Il ragazzino, inoltre, getta a terra i suoi insulsi guanti di gomma. Sprezzo del pericolo, non c’è che dire. Avvicina un dito verso di me, con fare (a suo dire) amichevole.
-Come va, ora?- Come va? Come prima. Non è cambiato nulla. Io continuo a snobbarti, bello, dovrai capire prima o poi che tu non mi piaci affatto. Ti volto di nuovo la testa.
-Non va bene neanche così?- Finché sarai nei paraggi, niente andrà bene. Mi limito ad annuire, nuovamente. Lo pseudo-allenatore sospira, convinto di avere a che fare con una testa dura. Ve l’ho detto, io con i bulletti non vado affatto d’accordo.
La nostra attenzione è catturata da un qualcosa muoversi celermente tra i cespugli verdi dell’immensa prateria, dietro alle nostre spalle. Poco più in là, infatti, un Pidgey sta tranquillamente razzolando in terra alla ricerca, probabilmente, di qualche vermicello bello grasso di cui nutrirsi. Ash, tutto emozionato alla vista di quel Pokémon (che non avrà neanche tre mesi di vita, talmente è giovane), estrae nuovamente l’affare rosso che ha usato poco prima per incastrarmi per farmi tornare nella sfera Poké.
-E’ un Pidgey!- La voce del coso robotico torna nuovamente a gracchiare, puntato sul Pokémon volante.
Il Pidgey è un Pokémon volante. Tra tutti i Pokémon volanti, è il più mansueto e il più facile da catturare. È perfetto per verificare le abilità del Pokémon di un allenatore principiante”. -Ma è fantastico! Che fortuna!- Con un colpo secco, il ragazzino chiude il PokéDex e lo riposa nella tasca. Che vizio, quello di mettere e togliere quell’affare rosso nella tasca. Mi guarda e, con un sorriso, il bambino mi parla.
-Pikachu, vai a prenderlo, è il tuo momento!- Non se ne parla, bello. Io ti snobbo, non ti sento! Il ragazzino, leggermente arrabbiato con me, mi parla con un tono un poco più nervoso.
-Arriverà il giorno in cui mi dirai di sì?- Sese. Aspetta e spera, amico.
-E perché no?- Io non ti aiuterò di certo ad imprigionare altre creature in quelle prigioni semoventi. Anzi, sai che faccio? Mi allontano e mi vado ad appoggiare sul ramo di un faggio lì vicino. Voglio proprio vedere che cosa riuscirai a fare, maestro di Pokémon! Uuuh…. Sbadiglio a bocca aperta. Mi sembra ovvio, questo ragazzino mi sta annoiando. Da sotto, l’allenatore col cappello aggrotta le sopracciglia e, risentito dal mio comportamento irriverente, risponde per le rime alla mia decisione di accomodarmi su un tronco abbastanza alto da terra.
-Ok, ho afferrato il messaggio. Non voglio il tuo aiuto, non mi serve, posso prendere quel coso da solo vedrai!- Ah ah, staremo a vedere. Però, sembra davvero convinto di potercela fare. Con un gesto di stizza, scaraventa il suo zainetto verde contro la base dell’albero, ma non si è accorto che la cerniera del suo sacco è aperta. Noncurante di questo dettaglio, mi volta le spalle e prende qualcosa da dietro il suo gilet, all’altezza della cintura, poco sotto la sua schiena. Ne estrae una delle sue sei prigioni semoventi e la mostra al Pidgey, che nel frattempo continua incurante a razzolare in terra.
-D’accordo, mi sono impegnato a prendere tutti quanti i Pokémon del mondo, perciò mi devo dare da fare se voglio diventare il numero uno fra i maestri di Pokémon!- e detto questo, toccando il cerchio bianco della Poké ball, dapprima minuscola, essa si ingrandisce, raggiungendo una dimensione tale da eguagliare una palla da baseball.
L’allenatore la protende verso il minuscolo Pidgey e, con voce stentorea, dice: -Goditi gli ultimi attimi di libertà, Pidgey, perché ormai sei mio!-. Poi, con grande sicurezza di sé, afferra con una mano la visiera del suo cappellino e fa in modo tale da portarsela indietro, permettendo alla cerniera in plastica del berretto di stare proprio sulla sua fronte. Per qualche istante ancora osserva la sua preda e, con un grido quasi allucinante, lancia finalmente la trappola per il povero Pokémon volante.
-Sfera Poké, vai!!- La Poké ball volteggia nell’aria, roteando su se stessa. -Gotta catch’em all!- Finalmente la sfera Poké tocca il suo obiettivo e Pidgey, proprio come accaduto al mio amico Rattata, scompare in un bagliore rosso. La Poké ball si apre, inglobando quella luce rossa, e si richiude con un sonoro CLAC. La Poké ball, terminata quell’operazione, cade a terra. Nel frattempo, il mio allenatore, convinto di avere effettuato la cattura, si entusiasma e festeggia il suo primo successo con uno schiocco di dita.
-Ce l’ho fatta!- Ma ha fatto i conti senza l’oste. Con sua somma incredulità, non si è accorto che la Poké ball ha iniziato a tremare ed a dondolare. Ash, comunque, è convinto di essere riuscito a catturare il suo Pokémon, ma dolente per lui, ciò non accade! La sfera Poké si riapre e finisce tra le mani del basito allenatore. Il Pokémon catturato, con un bianco flash, riappare ai nostri occhi e, spaventato e lieto nello stesso tempo per essere sfuggito alla cattura, fugge favorito dall’erba alta, nascondendosi. Il ragazzino sembra essere molto deluso da quanto è successo. -Oh… mi è sfuggito.- Ah, ah, ah! Non ho mai visto niente di più divertente! E sono contento naturalmente per Pidgey, che è riuscito a liberarsi. Affranto, il bambino riprende per l’ennesima volta il coso rosso, che torna a parlare.
Per catturare un Pokémon, è necessario far combattere il proprio Pokémon con quello che si desidera prendere!” L’allenatore col cappello non sembra molto contento dell’affermazione del PokéDex e, con voce accorata, pronuncia: -E adesso me lo dici?-
La brutta figura appena successa e la figura da stupido con il PokéDex mi fanno letteralmente sbellicare dalle risate. È troppo divertente questo bambino! La sua ingenuità è al limite dell’incredibile! Stizzito dalle mie (ovvie) risate, il ragazzino si volta verso di me e grida: -Ma insomma, perché devo fare tutto da solo?- Il suo sguardo, comunque, non resta appiccicato a lungo su di me, perché qualcosa ha catturato la sua attenzione. Torna ad osservare il suo zaino e, con un sorriso, esclama: -Mi è venuta un’idea!-
Afferra la maglietta del suo pigiama e lo tiene davanti a sé. Inizia a sgattaiolare lungo la prateria, allontanandosi poco a poco da me. Ha puntato verso un altro Pidgey.
-Okay… sta buono, piccolino… non hai nulla da temere…- Si ferma appena il Pidgey volge lo sguardo su di lui. Ma dico, crede davvero di riuscire ad imbrogliare un Pidgey con un trucco così vecchio? Bisogna essere davvero stupidi!
-Ciao… piccolo amico…- con uno scatto secco, si getta sul Pokémon volante, lui con la sua maglietta. –Scusa tanto, amico!!- esclama, mentre ricopre l’inerte Pidgey con il suo pigiama. Riesce nell’intento, ma qualcosa non va per il verso giusto. Dei colpi convulsi dati da Pidgey al pigiama fanno immediatamente vedere i sorci verdi ad Ash, il quale lotta strenuamente per tenere incollati i bordi del suo (logoro) pigiamino a terra. La lotta tra umano e Pokémon non dura molto, perché qualcosa di molto grottesco accade: come fosse un palloncino, la maglietta si gonfia dall’interno e Ash, colpito all’improvviso da una forte folata di vento, vola via con la maglietta del suo pigiama.
-Ah.. aiuto!! Aiutoo!- Viene scaraventato diversi metri più in là. Il ragazzino si rimette seduto e, leggermente confuso, cerca con gli occhi il Pokémon volante.
-Ma che cosa è successo?- Il PokéDex, dopo questa ennesima brutta figura, si riaccende, sentenziando i motivi dell’insuccesso del mio pseudo-allenatore.
Il Pidgey ha il potere di scatenare dei tornado e di creare tempeste di sabbia!” Neanche il tempo di dire “che cosa?” che il ragazzino viene puntualmente investito da una forte tempesta di sabbia. Pidgey, nel frattempo, si solleva in aria, volteggiando e vola via dal punto in cui era stato catturato dalla maglietta di Ash. Quando la folata di sabbia si dissolve, vedo il mio allenatore completamente ricoperto di terra e sabbia. Ciò è davvero divertente! Molto grottesco, direi!
-Credo che non sia il mio giorno fortunato…- Non posso fare a meno di ridere, questo ragazzo più va avanti nei suoi tentativi di catturare (come dice lui) un Pokémon, più mi fa ridere. Qualcosa di buono in fondo c’è in lui. Mi volge uno sguardo infuocato, vedendomi ridere, ma ancora una volta il suo sguardo è attratto dal suo zainetto, perché sta iniziando a muoversi convulsamente da solo. Noto anche io che lo zaino si muove da solo… ehm, no, è stato preso di mira da un Rattata che sta rovistando in cerca di cibo. Lo conosco quel Rattata, è il cugino del mio amico catturato qualche giorno fa dal vecchio di Biancavilla.
-Ehi!- Il ragazzino grida per spaventare il Rattata e ci riesce. Corre verso il suo zainetto, gridando e sbraitando: -Lascia stare il mio zaino, sai?!- Ma quando arriva alle prossimità del suo zainetto verde, il Rattata, lesto come un fulmine, ha già oltrepassato la collinetta, scomparendo alla nostra vista.

Wow! Non è molto semplice seguire la storia dell'anime a contemporaneamente riportarla su pc, scrivendone i pensieri di Pikachu. Ma sono contento, sta venendo fuori un bel racconto! Spero che anche voi la pensiate allo stesso modo! Ciaoooo! ^__^
P.s. Mana solo una parte, la più lunga, ed è terminato il capitolo

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Capitolo 4
*** Quarta parte ***


E’ un Pokémon della foresta, Rattata. Adora formaggio, noci, frutta e bacche.”. Ancora una volta, il saggio robottino ha la meglio sul cervellino del mio pseudo-allenatore, il quale, da grande spocchioso e saccentone, non vuole ammettere la presenza di quel piccolo Rattata nei campi di Biancavilla.
-Però questa non è una foresta, siamo in aperta campagna!- Senza alterarsi, il coso rosso continua a parlare, dimostrando per l’ennesima volta la sua netta superiorità nei confronti dello sprovveduto ragazzino.
Spesso esce dalla foresta per rubare le provviste ai campeggiatori ed ai viaggiatori sciocchi!” Il ragazzino con il cappello, fortemente risentito dal commento ironico del PokéDex, sgrana leggermente gli occhi e la sua bocca si trasforma in una buffa smorfia, che a me fa letteralmente morire dalle risate. Il suo commento, poi, mi fa sbellicare: -Questo vuol dire… che io sarei uno sciocco?- Non ce la faccio, sto ridendo come un matto, tra un po’ rischio addirittura di cadere in terra dal ramo su cui mi ritrovo. È proprio un impedito costui! Ma non doveva essersi allenato a catturare tutti i Pokémon del mondo? Comunque, asciugandomi gli occhi dalle lacrime per le troppe risa, noto che il mio allenatore mi fissa quasi con odio. Il suo sguardo cattivo ed il suo broncio mi dimostrano chiaramente quanto il mio pseudo-allenatore sia immaturo e bambinesco.
La nostra attenzione, ancora una volta, è catturata dal verso di alcuni Pidgey. Tre Pokémon volanti di Pidgey, infatti, sbucano dall’erba alta, riuniti, abbastanza distanti dal punto in cui noi adesso ci troviamo. Ash, non sapendo più che pesci pigliare, si inchina a terra e raccoglie qualcosa. Vedo che è un sasso. Quasi con rabbia, scaglia quel sassolino contro i tre Pidgey i quali, ovviamente spaventati, volano via. Con ciò cosa hai risolto, caro Ash?
-Mancato…- Ah, buon commento. Lo hai mancato. Li hai fatti scappare. Un altro Pokémon, però, fa la sua comparsa, al di là dei Pidgey scappati. Non riesco ad osservarlo in volto, poiché è in controluce. Riesco comunque ad osservarne la silhouette nera, sembra proprio che sia un altro Pokémon volante. Studiando il suo obiettivo, il ragazzino gioca un po’ con il sasso che si ritrova nella mano destra. Dico, non spererà di fare centro a trenta metri di distanza, vero? Con un bersaglio così piccolo?
-Questa volta ti prendo!- Ah ah, è impazzito. Nessuno ci è mai riuscito. Il bambino ci prova ugualmente, scaglia con foga il sassolino e… incredibile, lo ha centrato! Proprio sulla zucca! Contento come se avesse vinto il primo premio in una gara, Ash esclama: -L’ho preso!-. Il Pokémon centrato dal sasso, però, non sembra molto contento di essere stato colpito. Formatosi un grosso bernoccolo sulla sua nuca, si volta verso di noi e ci congela con il suo sguardo da rapace. L’allenatore, non troppo convinto dell’identità di quello strano Pokémon volante, sentenzia: -Quello non mi sembra un Pidgey!- e, detto questo, afferra per la millesima volta il suo fedele robot-maestro. Sullo schermo appare l’immagine del Pokémon che il mio allenatore ha colpito, e il PokéDex, con la sua fredda voce metallica, pronuncia la nuova lezione.
A differenza dei Pidgey, lo Spearow ha un carattere pessimo e molto aggressivo, e a volte attacca gli altri Pokémon e persino gli umani!” Stranamente, la frase pronunciata dal Pokécoso è colma di terrore e anche il mio allenatore inizia a provare lo stesso sentimento. Appena solleva gli occhi per osservare lo Spearow, il Pokémon volante si volta completamente verso di noi ed inizia a correre con le sue corte zampette nella nostra direzione, forse con tutta l’intenzione di attaccarci… o per meglio dire, attaccare il mio sprovveduto allenatore. Dopo qualche passetto, lo Spearow prende il volo e, come una femminuccia piagnucolosa, il ragazzino grida dallo spavento e cerca di fuggire dal punto in cui si trovava in quel momento. Come un aereo da combattimento, Spearow si getta a capofitto sul mio allenatore il quale, per scansare il Pokémon, si getta a terra, alla base dell’albero in cui mi trovo appollaiato, proprio sopra il suo zainetto. Ash, comunque, si rialza e, per evitare altri attacchi frontali dello Spearow, utilizza il suo zainetto verde come scudo. Riesce ad evitarli uno, due volte e il Pokémon volante, non riuscendo a colpire il suo obiettivo, si distanzia da noi e prende quota, allontanandosi un poco. Lì, su in alto, ci osserva per un po’ (nel frattempo il mio coraggioso allenatore si è nascosto dietro l’albero) e, con i suoi occhiacci, inizia a fissarmi. A fissarmi?
Come fosse scagliato a oltre cento chilometri orari, punta dritto su di me. Ha proprio intenzione di colpirmi, non sta deviando! Mamma, che paura! Per un soffio riesco ad evitare quel missile, accovacciandomi su me stesso. Faccio in tempo a voltarmi che nuovamente quel pazzo vira in picchiata su di me. Riesco ad evitarlo ancora appoggiandomi sul tronco dell’albero. Da sotto, il ragazzino cerca invano di catturare l’attenzione del rapace, gridando e schiamazzando.
-Ehi, lascia stare il mio Pikachu! Non è stato lui a lanciarti il sasso!- Il cosodex, che in quel momento teneva in mano, torna a parlare. Ma non sta mai zitto? Toglietegli le pile, per favore!
I Pokémon selvatici sono gelosi dei Pokémon addestrati dagli umani!” Questa frase non l’ho proprio capita. Gelosi di cosa? Ma se noi Pokémon addestrati non abbiamo più la libertà di fare quello che vogliamo! Dovrebbero essere fieri di essere ancora selvatici! Questo Spearow continua a volermi colpire, virando e colpendo in picchiata. Non riesco a resistere per molto, riesco ad evitarlo ancora una volta, ma… opss! Ora perdo l’equilibrio! Riesco a malapena a reggermi al tronco con le mie zampe anteriori. Sto dando la schiena al mio avversario, costui ha virato nuovamente e, sfruttando la mia situazione precaria, vuole colpirmi in pieno. Cosa posso fare? Io non voglio combattere, non voglio fare la parte del Pokémon addestrato! Io ho sempre rifiutato questa idea! Non voglio colpirlo!
-Pikachu!!- Ash mi sta chiamando. Che devo fare?? Maledizione!! Ah, al diavolo tutti quanti! È troppo vicino a me… non mi resta altro da fare…

PIKAAA-CHUUUU!!!!

Il mio Tuonoshock colpisce in pieno il mio avversario, il quale sembra essere rimasto folgorato dalla potenza del mio attacco. Era a pochissimi metri da me. Sembra che la situazione si sia risolta, lo Spearow, con un gracchio infernale, cade in terra, frastornato. Io riesco a recuperare l’equilibrio e, con disinvoltura, giungo a terra sfruttando il tronco come appoggio. Il mio allenatore sembra abbastanza contento del mio lavoro. Oh cielo! Ho fatto io questo?
-L’hai preso!- Eccome, se l’ho preso. Sembra che la situazione si sia risolta in fretta. Ho fatto davvero un bel lavoro, non ero convinto di potercela fare. Invece no, quel rapace si rialza e, convinto di essere stato battuto, si volta verso destra ed inizia a produrre il suo gracchiante verso. In direzione di una quercia, distante una cinquantina di metri. Per qualche secondo nulla sembra accadere, ma ben presto il motivo del suo gracchio è evidente. Uno stormo di altri Spearow si leva in volo, richiamati dal grido di aiuto del loro compagno, e come fossero un sol Pokémon si dirigono in massa verso di noi. È uno spettacolo spaventoso. Ash mi guarda, deglutendo, e con voce esitante, mi dice: -Pensi che… dovremmo scappare?- Assolutamente sì! È una follia tentare di colpire tutte quelle belve scatenate! Mi duole ammetterlo, ma penso che questa proposta, da quando ho conosciuto Ash, sia la migliore di quelle che ha detto in tutto questo tempo. Ma non c’è tempo da perdere.
Correndo a perdifiato, ci dirigiamo verso nord, percorrendo a gran velocità la verde prateria della campagna di Biancavilla, pedinati a breve distanza dallo stuolo degli inferociti Spearow. Ma che abbiamo fatto di male per essere trattati in questo modo? Alcuni Pokémon, estranei alla nostra situazione, ci guardando scappare via a grande velocità. Alcuni Sandshrew, dei Mankey, ci osservano perplessi, ma non intervengono per darci una mano. Ci guardano scappare, e basta. Con il fiatone, Ash riesce ancora a parlare. È difficile parlare correndo, ma lui ci riesce.
-Non preoccuparti… Pikachu! Io… in un modo o nell’altro… ti salverò!- Hai combinato questo casino e ora vuoi dare la colpa a me? No, bello, le cose non funzionano così. Tanto per cominciare, aumento la velocità per distanziare i nostri inseguitori. La cosa non è presa bene dal mio allenatore, il quale mi grida dietro: -Ehi! Non superarmi! Ti ho detto che ti proteggeròOHH!- Il grido del mio allenatore mi coglie impreparato. Che cosa gli sta accadendo? Gli Spearow lo stanno attaccando? Non posso voltarmi, devo continuare a correre, che già li sento alle mie calcagna. Eccoli, sono accanto a me… ahi! Mi stanno beccando ai fianchi! Maledetti, lasciatemi stare! Mi fate male, andatevene!
-Lasciatelo stare, brutti Spearow!- Ahi! Non ce la faccio più, tra il fiato corto e il dolore ai fianchi cado in terra, esausto. Gli Spearow sono lesti a circondarmi e continuare il loro beccare su di me. Che male, basta, smettetela, vi prego! Sento comunque arrivare il mio allenatore che, combattendo come un leone in mezzo a queste bestie inferocite, mi raccoglie da terra e mi porta via con sé, abbracciato al suo petto. Cosa sta facendo…? Vuole salvarmi? Dopo tutto quello che gli ho fatto di male? Dopo pochi passi, però, raggiungiamo lo strapiombo di una scogliera. Sotto di noi c’è una cascata ed piccolo fiumiciattolo dal corso d’acqua piuttosto veloce. Ash si ferma di scatto e guarda giù. Ahimè, siamo perduti. Gli Spearow continuano la loro folle corsa e non vogliono lasciarci in pace. Le ferite mi fanno molto male, sento pulsare le bruciature su ognuna di esse.
-Beh, non abbiamo scelta!- Io chiudo gli occhi per non vedere che cosa stia facendo il mio allenatore. Gli Spearow oppure la cascata? Percepisco un brusco movimento eseguito dal ragazzo e poi il vento graffiarmi la faccia. Si è buttato! Oh mamma, si è buttato sul serio! Io strizzo gli occhi, terrorizzato, non voglio vedere a cosa stiamo andando incontro! Il contatto con l’acqua è devastante: fredda e oscura, la corrente ci porta via da quel posto ad una velocità sorprendente. Maledizione, non ho preso neanche una boccata d’aria! Ma la permanenza sott’acqua sembra che sia durata poco. Qualcosa ci porta su, in superficie, all’aria respirabile, con un forte scossone. L’impatto con il duro terreno è troppo doloroso, trattengo un lamento per non fare preoccupare ancora di più il mio allenatore, che deve avere incontrato delle bestie terribili sott’acqua, perché l’ho sentito chiaramente gridare dal terrore.
Percepisco delle voci: il mio allenatore tossire, per l’acqua del fiume bevuta, e quella di una ragazza. -Oh, è solo un ragazzino! Ma c’è anche un Pokémon!- Questa ragazza (non riesco a vederla, la mia vista è troppo debole ed appannata) si avvicina verso di noi e, con voce molto preoccupata, dice: -Va tutto bene, piccolo?- La sua voce risulta molto dolce alle mie orecchie. Vorrei risponderle, ma non riesco. Risponde però il mio allenatore, al mio posto.
-Sì, sto bene.- -Non tu!- subito la risposta secca della ragazzina. Ma ecco, continua a parlare: -Ehi, guarda che hai fatto a questa povera creatura! Respira ancora?- Mi chiedo anche io se sto ancora respirando. Tutto gira intorno a me come fosse una trottola. Ah… le beccate degli Spearow tornano a farsi sentire.
-Beh… non so… sì, credo di sì…- La voce della ragazza, dapprima dolce e confortevole, diviene rapidamente acuta e stridula, molto probabilmente per la preoccupazione nei miei confronti. Che gentile.
-Ma non startene lì seduto! Non vedi che ha bisogno di un dottore? C’è un centro medico non lontano da qui, devi portarcelo immediatamente!- Ash si alza e, sempre sorreggendomi, continua a parlare con questa ragazzina. Aspetta… adesso che ci vedo meglio… ha dei capelli rossi… no, arancioni… non riesco a vedere bene…
-Vuoi dire un ospedale?- -Sì, per Pokémon!-
-Ah… mi puoi dire che direzione devo prendere?- Vedo la mano della ragazza, affusolata, indicare un punto dietro di noi. Che bella mano, così delicata… in confronto a quelle del mio allenatore.
-Da quella parte!- Qualcosa di strano, però, spaventa il mio allenatore. Sembra voltarsi dietro di sé ed iniziare a gridare come un ossesso. Un cupo brusio, continuo, sembra avvicinarsi sempre più verso di noi. Questa confusione diviene sempre più assordante, frastornante, agghiacciante.
-Stanno tornando, scappiamo!- Stanno tornando? Chi, chi stanno tornando? Sento il mio allenatore iniziare a correre come un ossesso e, dopo pochi passi, adagiarmi su un cestino abbastanza comodo. Vedo Ash sedersi alla mia sinistra, mentre la ragazzina, avvicina, esclama: -Ehi, che cosa stai facendo?-
-La prendo in prestito!- dice Ash, ed ora il vento torna a graffiarmi la faccia, non dal basso questa volta, ma dalla mia destra. Gli alberi iniziano a passarmi davanti agli occhi con folle velocità, quasi come se il mio allenatore stesse volando invece di correre.
-No, aspetta, quella è la mia bici!- Ma la voce della ragazza era già lontana. Un rumore continuo, quello delle ruote della bicicletta, giunge alle mie orecchie. È molto rilassante e rassicurante.
-Prima o poi te la riporterò!-

Il mio allenatore continua a pedalare, il suo volto rigato dal sudore. Eppure non sembra desistere, sebbene sia provato dal combattimento di poco prima con gli Spearow. Che strano… questo ragazzo sta facendo tutto questo… per me? Un tuono, in lontananza, giunge alle mie orecchie. L’aria già sapeva di pioggia…. Ah! Il fianco, mi fa un male bestiale! Ash deve essersi accorto del mio dolore, perché in questo momento mi guarda, quasi disperato, e mi dice: -Su, coraggio, resisti Pikachu, siamo quasi arrivati!-. Una goccia di pioggia mi bagna il viso. Non riesco ancora a credere che un essere umano si dia così tanto da fare per salvarmi. Gli umani che ho conosciuto, nella mia vita, erano tutti egoisti e assolutamente refrattari ai bisogni ed alle sensazioni dei Pokémon. Questo ragazzo… è diverso. Sembra quasi capirmi. Che sia davvero stato scelto dal destino? Davvero questo essere umano potrebbe diventare mio amico?
Costanti battiti d’ali continuano ad inseguirci, ed il grido di battaglia degli Spearow sono ormai alle nostre calcagna. Vedo già i primi Spearow: uno, due, tre, cinque, dieci, venti… arrivano tutti insieme, sono troppo veloci per le gambe del mio allenatore. Iniziano a beccare sulla testa di Ash, ma il ragazzo resiste stoicamente. Un dosso, particolarmente alto, fa perdere l’equilibrio ad Ash e la bici va a sbattere violentemente in terra. Oh, mamma, sto volando in terra… AH! Che dolore, proprio sul fianco che mi fa più male! Anche l’allenatore è caduto in terra, prono. Sembra che anch’egli abbia subito dei danni. Ha gli occhi chiusi.

Non so perché, ma mi dispiace per lui. È una strana sensazione.

È come se lo conoscessi da sempre. Non mi sembra malvagio. Anzi, direi tutto il contrario.

Ash riapre gli occhi e mi osserva, spaventato. Mi chiama più volte e si trascina con le mani per raggiungermi. Ora cammina gattoni per avvicinarmisi di più. Mi poggia una mano sull’altro fianco. Non so perché... ma non mi sottraggo a quel contatto.
-Non può essere… su, Pikachu… resisti…- Mentre dice queste parole, Ash ha gli occhi lucidi. È… è in pena per me? Non riesco a crederci… nessun essere umano, prima d’ora, lo era stato….
La pioggia aumenta d’intensità, ed altri tuoni illuminano il cielo scuro. Gli Spearow, ormai, ci sono addosso, e sembra che non vogliano risparmiare né me, né il mio allenatore. È una situazione disperata. Poi, tutto ad un tratto, il ragazzino prende un oggetto da dietro la schiena e me la mostra. -Pikachu, entra nella sfera!- La ingrandisce. La sfera Poké… la mia prigione…
-So che hai paura di stare rinchiuso, ma forse, se entri qui puoi salvarti…Pikachu, ascolta, entra nella sfera…così, poi, vedrai che… insomma, fidati di me e basta!- Ciò che mi ha colpito di più non è tanto la frase, bensì il volto del mio allenatore. I suoi occhi erano già pieni di lacrime. Io… io non ho mai visto un umano piangere. Piangere…per me! Questo… io non ho mai pensato di vederlo in prima persona. È… bellissimo. Così bello… che mi viene voglia di piangere… anche io. Poi Ash appoggia la Poké ball nelle mie vicinanze. Io la guardo con riluttanza. Non mi va di entrare… ho troppa paura!
Tutto ad un tratto, il ragazzo si rialza, mi volta le spalle ed allarga le braccia, guardando in alto… proprio dove stavano arrivando in picchiata gli Spearow. Cosa… cosa vuole fare??
-Spearow! Voi dovete sapere chi sono! Io sono Ash, della città di Pallet, destinato a diventare il maestro di Pokémon numero uno. E non posso essere sconfitto da creature come voi!- Mi sta… proteggendo ancora. Non può farcela… sono troppi… è diventato uno scudo, per proteggermi. Nessuno lo ha fatto prima d’ora, per me. Nessuno.
-Ho intenzione di catturarvi e di sconfiggervi tutti! Mi avete sentito?!- …è davvero coraggioso…
-Pikachu, entra nella sfera Poké, è l’unica soluzione!- No… no… io…
-Su, avanti!! Prendetemi!!- Gli Spearow sono vicinissimi ad Ash… i fulmini quasi mi accecano. Non… non posso lasciare Ash… da solo… non dopo quello che abbiamo passato insieme quest’oggi. Gli Spearow non lo lasceranno in vita… non posso permettere che lo uccidano! Non posso permettere che facciano questo… al mio amico! È l’unica persona che mi abbia capito davvero!! Ignorando il dolore al fianco, mi rialzo ed inizio a correre all’impazzata verso il mio allenatore. Con un balzo, sono sulla sua spalla. Usandola come trampolino di lancio, mi scaravento verso gli Spearow. Voglio utilizzare il Tuonoshock, ma…
Un fulmine mi ha colpito!!! Se proprio dobbiamo morire, moriremo insieme!!!

PIKAAAA-CHUUU!!!!!!!

Non so quanto tempo sia passato, cosa sia successo agli Spearow. So solo che il temporale è passato, e che il sole è tornato. Quando la vista si riabitua alla luce, vedo accanto a me Ash, il mio allenatore, sdraiato prono sulla terra. Oh cielo… non sarà morto, spero? I suoi occhi sono chiusi… oh cielo… cosa ho fatto??
No… aspetta… lentamente… sta riaprendo gli occhi! Dopo un tempo che a me è parso infinito, Ash mi sorride. Quel sorriso mi ha colpito profondamente… è un sorriso sincero, come mai abbia visto su un volto umano.
-Beh… abbiamo vinto…- Sì. Abbiamo vinto. Lo abbiamo fatto insieme. Questa è stata la nostra vittoria.
La nostra attenzione, poi, è catturata da uno strano Pokémon volante, tutto colorato di rosso e oro, solcare il cielo con maestria ed eleganza, fino a raggiungere la base di un bellissimo arcobaleno. Ash si mette seduto ed osserva il cielo, stupito.
-Che cos’è?- Il PokéDex, gettato a terra, riprende la sua attività e torna a parlare. Questa volta, però, non sembra dare una spiegazione logica a quell’apparizione.
Non lo so, ci sono dei Pokémon non ancora identificati!”. Il Pokémon, così come era giunto ai nostri occhi, sparisce all’orizzonte, lasciando dietro di sé una scia dorata. Ciò è durato pochi secondi, ma è stato bellissimo. Ho avuto l’onore di vedere con i miei occhi un Pokémon leggendario… insieme ad un amico. Un umano… amico. Mi sembra ancora incredibile al solo pensiero, eppure… e così. Stancamente, il ragazzo si rialza e mi prende nuovamente in braccio, portandomi al centro Pokémon. Qualche ora fa mi avrebbe dato molto fastidio che un umano mi avesse preso con sé, ma ora… non so come spiegarlo… ora è diverso. È bellissimo… stare a contatto con il mio amico... con uno di cui ci si può davvero fidare. Ash ha dato estrema prova di coraggio, difendendomi da quegli Spearow… io gli ho dato un’estrema prova di amicizia, difendendolo a sua volta, con un attacco Tuonoshock.

E così siamo giunti alla fine del racconto! Spero che vi sia piaciuto. Non è stato semplice spiegare i motivi del perchè Pikachu abbia accettato l'amicizia di Ash... io li ho interpetati così. Vi ringrazio per avermi seguito fin qui. Ciaooooo! ^__^

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