Dos hermanas di ScarletQuinjet (/viewuser.php?uid=31892)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Il matrimonio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Scoperta ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Il ritorno ***
Capitolo1-Il ritorno
Capitolo 1 - Il
ritorno.
Un grande specchio brillò nell’oscurità della piccola stanza
dove era alloggiato. Una delle due fedeli guardie che lo sorvegliavano giorno e
notte si alzò e corse a riferire la notizia alla sua signora. Le istruzioni
erano chiare: informarla di qualunque mutamento dello specchio, a qualunque ora,
in qualunque giorno.
La guardia arrivò alla sua meta e bussò piano all’imponente
porta di legno chiaro: aspettò diversi minuti, non giunse nessuno e fece per
andarsene, ma giusto quando stava per togliere il disturbo una esile figura
scura sgusciò fuori dalla porta e lo squadra da capo a piedi.
L’uomo abbassò imbarazzato lo sguardo di fronte a quello
pungente della sua signora: lei indossava una lunga veste bianca, appena
ricamata, e la guardia la vedeva per la prima volta con i capelli sciolti e
privi del velo violaceo che li ricopriva con grazia.
“Ebbene?”
La guardia fissò un po’ imbarazzata la sua signora, poi parlò
con voce appena tremante ma risoluta “Come da ordine,sono venuto ad avvisarvi
dei mutamenti dello specchio”
La donna ricambiò lo sguardo del soldato,poi tornò rapidamente
all’interno della camera; l’uomo non resistette alla tentazione e sbirciò
dentro; la sua signora si era chinata in avanti e stava dicendo qualcosa
all’altro occupante del letto a bassa voce, parlando con tranquillità e
naturalezza. Sparì dalla vista della guardia e tornò indietro qualche istante
dopo, avvolta in un mantello scuro come la notte, indossando un paio di
scarpette nere, simili a quelle rosa della figlia. Gli fece un cenno brusco e
partirono in silenzio, scivolando senza un rumore lungo i corridoi deserti:
l’uomo faceva parte di una squadra segreta agli ordini della signora e nessuno
sapeva della sua esistenza; la guardia la condusse all’alta torre in fretta,
s’inchinò all’inizio della lunga scala a chiocciola e indietreggiò umilmente.
La donna cominciò la sua salita, calpestando senza un rumore i
gradini di pietra vecchia e consunta; la seconda guardia s’inchinò a sua volta
una volta che lei giunse alla fine della scalinata e si ritirò come la sua
compagna, scendendo rapidamente i gradini.
Lei aspettò che sparisse completamente, poi entrò nello
minuscola sala dove l’aspettava lo specchio; richiuse la porta, abbassò il
cappuccio e fissò truce la superficie argentina di fronte a lei, il volto
verdastro e bello che le ricambiava lo sguardo.
“Malefica”
“Beatrice”
Il silenzio calò tra le due donne, la strega e la regina.
La prima, ferita e sofferente, guardò la seconda, bella e
furiosa, che le ricambiava lo sguardo. La maga nera risentiva ancora delle
conseguenze della battaglia con il principe Filippo giusto qualche settimana
prima: sangue le sporcava le labbra rosse e il mento aguzzo e profondi tagli e
bruciature le rovinavano la fronte alta e spaziosa, il suo lungo abito nero, un
tempo elegante e austero, era ridotto un mucchio di brandelli sanguinanti.
“Sapevo che mi avresti ricevuta”
“Taci”
Rispose la regina, fissandola con un odio, un odio così grande
che raramente aveva provato. S’avvicinò di qualche passo e fissò la strega, le
labbra tirate in una linea sottile e tagliante e gli occhi ridotti a due fessure
furiose.
“Cosa vuoi, Malefica? Tormentare ancora la mia famiglia?
Distruggere la vita di Stefano?!
Tentare di uccidere la nostra unica bambina?!”
La sua voce si fece sempre più acuta e isterica, i suoi capelli
biondo scuro schioccarono attorno al viso pallido e delicato, magia risplendeva
sul pavimento pietroso in un circolo dai decori complessi. Il mantello nero, che
improvvisamente si era alzato attorno a lei, svolazzò nell’aria e la camicia da
notte bianca s’incollò alla sua esile figura. Gli occhi blu scuro brillarono con
minuscole pagliuzze d’argento, le pupille diventarono due profondi buchi
neri.
La strega tentò una risata sarcastica, che risuonò come uno
stridulo gracchio.
“Non sarebbe una cattiva idea, effettivamente, mi toglierei una…
fastidiosa…”
Prese fiato, portandosi una mano al petto, sempre ben decisa a
non distogliere lo sguardo dagli occhi della regina.
“Una fastidiosa… spina… Rosaspina… dal fianco”
“Ancora, Malefica, ancora?! Non sei soddisfatta di ciò che hai
già fatto?! Basta, basta!
Lascia stare la mia famiglia!!”
“Calma, sorella”
La regina tacque, stringendosi addosso il pesante mantello
scuro.
“Non chiamarmi così. Ho smesso di considerarmi tale troppo tempo
fa”
“Piantala di fare l’attrice”
Sbottò la strega, riuscendo a mettersi in piedi, pesantemente
appoggiata ad una colonna gotica.
“Siamo sorelle e nulla può cambiare questo fatto”
“Malefica cosa vuoi?!”
“Calma, Bea. O sveglierai l’intero castello, compreso il tuo
caro marito.
Ma non credo che tu voglia che Stefano venga qui vero?”
La regina si zittì di colpo per qualche istante, poi s’avvicinò
al vetro dello specchio fino a quasi sfiorarlo con la punta del piccolo
naso.
“Malefica”
Sibilò furiosa, la voce solitamente calma e dolce ridotta ad un
suono stridente e acuto: ricordava fin troppo bene la maledizione che la sorella
aveva scagliato su sua figlia, e la odiava profondamente per questo
“Cosa diavolo vuoi da me?”
“Aiutami, sorella”
“Come, scusa?”
Chiese sbalordita la regina Beatrice, fissando con astio e
sorpresa la strega.
“Non fingerti idiota, sorella!”
Le rispose Malefica, ugualmente scocciata, ricambiando lo
sguardo della sovrana.
“Aiutami, Beatrice!”
“Mai!”
“Sapevo… che mi avresti… risposto così…”
Malefica scivolò un po’ lungo la colonna, sentiva le forze che
l’abbandonavano, ma non staccava gli occhi da quelli blu scuro della sorella al
di là dello specchio. S’artigliò con la mano ferita ad una decorazione e la
squadrò con disprezzo.
“Vuoi difendere la tua nuova famiglia, rinnegando tua sorella,
Beatrice…?”
Perse l’appiglio e cadde a terra in un mucchio informe di
stoffa; la regina scattò in avanti quasi inconsapevolmente per aiutarla e
Malefica rialzò giusto in tempo lo sguardo per cogliere il movimento preoccupato
dell’altra: Beatrice si fermò subito, imbarazzata e seccata che l’avesse vista
in quell’attimo di debolezza.
“Oh, piccola, piccola Beatrice, che vuole aiutare la sua cara
sorella…”
“Non puoi chiedermi d’aiutarti dopo ciò che hai fatto a Stefano
ed Aurora”
“Stefano s’è l’è cercata!”
“Solo perché non t’ha invitata ad uno stupido battesimo?!”
“Il battesimo di mia nipote!”
“Ti sei mai chiesta perché non t’ha invitata?! Forse a cause
della tua pessima fama!”
“E tu non ti ricordi perché l’hai sposato?! La vera
ragione?!”
La regina si strinse nel suo mantello nero e indietreggiò,
abbassando lo sguardo, e quando parlò la sua voce era bassa e triste,
malinconica e in qualche modo colpevole, appena un sussurro.
“Io amo Stefano”
“Forse lo ami ora”
Ribatté con veemenza la strega, avvicinandosi a sua volta allo
specchio.
“Forse ti sei davvero innamorata di quello sciocco, ma--”
“Non chiamarlo sciocco, non offendere mio marito!”
“Sei stata così stupida da innamorartene davvero?! Il potere,
Beatrice, il potere, per questo hai sposato Stefano!”
“Non è vero!”
“Sai che è vero!”
“Smettila!”
Urlò la regina, andando a sbattere con il palmo della mano
sullo specchio, con violenza, e fissò la sorella negli occhi ancora una volta,
le labbra delicate stirate in una smorfia quasi felina. Nuovamente la magia la
circondò e tracciò complicati segni sul pavimento e Malefica indietreggiò appena
dall’altra parte dello specchio quando vide che la furia della sorella stava
trapassando la magia della lastra che le collegava.
“Smettila, Malefica! Non venirmi a dire se amo o meno mio
marito!
Tu sai cos’è l’amore, cos’è la gioia di avere un uomo che ti
ama?
La sensazione di amare qualcuno più di te stessa?!
Ma no, come potresti, sei troppo egoista!”
Stavolta fu Malefica ad infuriarsi: si risollevò da terra con
un unico fluido movimento a pianto il palmo là dove anche sua sorella l’aveva
appoggiato trasmettendole una sensazione di gelo assoluto: i suoi occhi
brillarono di rosso e si fecero furiosi, era offesa dalle parole della sorella.
La regina cercò d’indietreggiare, ma s’accorse con orrore che la sua mano non si
staccava dallo specchio,era come se la mano della strega tenesse incollata anche
la sua: la guardò terrorizzata e soffocò l’urlo spaventato che le salì alle
labbra quando vide l’espressione furibonda di Malefica; tentò di utilizzare la
magia, ma la bontà e la gentilezza del suo cuore poco potevano contro la rabbia
e la crudeltà nel cuore nero della sorella maggiore.
“Ora ascoltami, Beatrice. Tu mi aiuterai.”
La regina non rispose, ma si morse le labbra, cercando
inutilmente di ricacciare indietro le lacrime spaventate che le colmavano gli
occhi. Malefica storse la bocca sottile e fissò la sorella, cercando di farle
capire che non scherzava, riuscendoci perfettamente.
“Tu mi aiuterai. O Stefano scoprirà qualcosa di poco carino su
sua moglie e sul perché si sono sposati”
--Accidenti, quanto mi piace Malefica!
E' fantastica, veramente perfida, però è anche bella e intelligente. La migliore
cattiva mai creata dalla Walt Disney insomma, Jafar, Ursula & Co. sono nulla
al confronto! Il nome della regina, sebbene mai comparso nei film, l'ho preso o
dall'edizione francese o americana del libro della Disney per bambini, se non
sbaglio (morirei per quel libro!). Spero vi piaccia! Recensite, se
volete!--
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Il matrimonio ***
Capitolo 2 - Il matrimonio
Capitolo 2
- Il matrimonio
"Così va bene?"
Lei sorrise. Suo marito tendeva leggermente all’isterico quella
mattina.
"Si, Stefano"
"Ma sei sicura?"
"Si, Stefano"
"Non trovi forse che-"
Beatrice sorrise, divertita dal suo nervosismo.
"No, Stefano"
Gli sistemò il mantello scuro sulle spalle, guardando il loro
riflesso sullo specchio e sorridendo acondiscente.
"Stai benissimo così" alzò una mano per impedirgli di parlare
"Il mantello non è troppo scuro e la tunica è del blu adatto; Uberto si vestirà
in rosso, lo sai, e Filippo in oro. Quindi non corri alcun rischio di sbagliare
vestito.
Piantala di essere nervoso, non ne vale la pena."
Il re si sedette pesantemente su uno scranno di duro legno
decorato a rombi e morbidi cuscini rossi cupo, massaggiandosi le tempie con aria
esausta.
"Non capisco proprio come tu faccia a stare così tranquilla,
Beatrice.
Nostra figlia sta per sposarsi, santo cielo!"
Lei sospirò, a mezza via tra il divertito e l’esasperato: era
vero che suo marito era il re, ma era anche un padre ansioso per la sua unica
figlia, un padre estremamente ansioso per la sua unica figlia. Ma come
dargli torto, con tutto quello che avevano passato?
"Sono tranquilla perchè Aurora preferisce che lo sia. » già
abbastanza nervosa lei per tutt’e due.
Anzi…" aggiunse, pizzicandogli una spalla imbottita "Per tutti e
tre"
Stefano le sorrise e le prese la mano.
"Per fortuna che ci sei tu, Bea" le baciò il dorso, facendole il
solletico con i lunghi baffi
"Ti amo."
Beatrice restituì il sorriso a suo marito, felice e sorridente,
ma qualcosa di orrendamente simile al senso di colpa si agitava da qualche parte
in fondo al suo animo.
***
La regina si stava commuovendo; il suo delicato fazzoletto di
pizzo era già ben umido, nonostante mancasse ancora buona parte della cerimonia.
Dall’altra parte della navata, anche l’altra regina era profondamente
commossa.
Beatrice guardò Amanda e le due sovrane si scambiarono un
piccolo sorriso tremulo e felice: se i loro rispettivi mariti vedevano nelle
nozze dei due principi anche un’alleanza politica, le due regine vedevano solo i
rispettivi figli pronti per una loro vita lontani da loro.
Amanda guardò compiaciuta Aurora: la figlia di Stefano e
Beatrice era estremamente bella nel suo abito bianco e oro, vaporoso, era
lucente di gioia e bellezza; la regina annuì appena, la principessa era proprio
la sposa ideale per il suo Filippo, meglio di cosÏ non poteva andare. Strinse il
braccio del marito Uberto e continuò a seguire la cerimonia, cercando di
ignorare i calci nel ventre gonfio.
Beatrice lanciò un’occhiata ad Amanda, sinceramente ammirata e
colpita: l’amica era incinta per l’ennesima volta, eppure riusciva a stare
dignitosamente in piedi; quando lei aspettava Aurora era rimasta confinata a
letto per sette dei nove mesi.
Dietro la regina e il re stavano in fila, in rigoroso silenzio,
gli altri principini: lei ed Uberto, dopo Filippo, erano stati benedetti dalla
nascita di altri quattro figli ed un altro era in arrivo; a volte Beatrice li
invidiava, altre volte per niente: a lei bastava la sua bella Aurora.
Spostò lo sguardo su Filippo e si compiacque del fascino del
futuro marito di suo figlia, erano proprio la coppia perfetta e, soprattutto,
erano innamorati: se si escludeva il fatto che sua sorella Malefica aveva
tentato di ucciderle la figlia, Beatrice si rallegrava del fatto che il
fidanzamento di Aurora fosse filato relativamente liscio. Il suo non era stato
così.
***
"E' una straniera, Stefano"
"Io la amo, padre"
"Non sappiamo neppure se è nobile!"
"Madre, voi stessa mi diceste un tempo che è la nobiltà d’animo
che conta"
Beatrice sentì tacere la regina dall’altra parte del pesante
portone di legno, poi il re riprese a parlare.
"Molto bene, allora. La incontreremo domani, Stefano, per vedere
se è così come la descrivi"
"Grazie, padre, buonanotte. Buonanotte, madre"
Lei sussultò e si ritrasse di scatto dalla porta quando sentì
dei passi avvicinarsi e indietreggiò nell’ombra, cercando riparo: in quella
reggia tutti la guardavano male, sembrava che sapessero del piano che Malefica
aveva architettato, servendosi di lei. Sposare il principe per diventare regina
ed avere il potere. Ma a lei Stefano piaceva davvero tanto.
"Perdonami, mia cara. Ti ho fatta attendere"
La ragazza sorrise debolmente, stropicciandosi il polsino
ricamato, ma liso, della camicetta.
"Non importa, Stefano"
Lui le sorrise a sua volta, facendogli segno di precederlo e
offrendole il braccio "Vieni, ti mostro i tuoi alloggi. Domani incontrerai mio
padre e mia madre. Non preoccuparti" le aveva sorriso quando l’aveva sentita
trasalire "Non sono poi così terribili, sai?"
"Secondo te, Adelaide, quella ragazza…"
La voce del re si perse in lontananza mentre i sovrani si
allontanavano nell’opposta direzione, ma lei si sentÏ stringere il cuore
comunque, era preoccupata: non era nobile, non era ricca, era orfana. Non era la
moglie degna per un principe.
"Sono nervosa comunque" bisbigliò lei.
Stefano le strinse appena la mano, poi si rivolse seriamente ad
una guardia li vicino, socchiudendo gli occhi.
"Notizie della strega? Quella che è stata avvistata nel
nord?"
"No, Altezza. Ma gli ordini del re sono di catturarla e
giustiziarla".
Beatrice si sentì mancare e si appoggiò pesantemente al braccio
del principe Stefano: sua sorella; quella guardia e l’uomo che amava stavano
parlando di catturare e probabilmente giustiziare sua sorella. Quello non
rientrava nei piani di Malefica, quello era preoccupante.
Stefano la sorresse quando sentÏ che stava scivolando e
interpretò nel modo più sbagliato lo sguardo vacuo nei grandi occhi blu di
lei.
"Non devi preoccuparti, Beatrice. Ti difenderò da quel
mostro"
Lei sorrise debole e triste: sua sorella era in pericolo e, per
quanto ne temesse la magia e l’animo inquieto, doveva avvisarla ad ogni
costo.
"Non ne dubito, Stefano…" prese fiato e si raddrizzò la schiena
"Dov’è il mio specchio?"
***
Aurora abbracciò sua madre con forza, entrambe tremanti,
entrambe in lacrime, entrambe felici; Beatrice baciò la guancia candida della
figlia e le sorrise.
"Scrivimi, tesoro mio. E divertiti"
La principessa annuì, incapace di parlare per la commozione;
poi corse da suo padre e lo abbracciò con ancora più forza, come se non volesse
lasciarlo andare mai più.
"Ciao, papà"
"Caio, bambina" Stefano le baciò la fronte e la strinse le mani
"Filippo è quanto di meglio potessi desiderare. Sarà un ottimo marito.
Divertitevi."
Aurora annuì a sua madre e si diresse verso la carrozza:
Filippo aveva già salutato i suoi genitori ed i suoi quattro fratellini e la
stava aspettando pazientemente per partire per la loro lunghissima luna di
miele; aspettava senza fretta, capiva che per lei era difficile abbandonare di
nuovo i genitori che aveva appena conosciuto.
"E scrivi a tua madre!"
La principessa rise alle parole del padre e, con un ultimo
bacio lanciato alle sue tre fate madrine, salÏ in carrozza seguita del suo
novello sposo; quattro cavalli bianchi si mossero con crescente velocità e nel
giro di qualche istante la vettura scomparve oltre il cancello merlato del
castello, lasciando come uniche traccia della sua partenza il rumore fastidioso
del ghiaino smosso e due coppie di genitori rattristati.
"Flora. Fauna. Serenella"
"Si, Maestà?" Flora si fece avanti, sorridendo consapevole della
richiesta "Desiderate?"
"Seguiteli"
"Stefano!"
Beatrice guardò in tralice suo marito "Come puoi? E' la loro
luna di miele! Si meritano un po’ di privacy!"
"Non ho detto che devono star loro appiccicati, Beatrice"
rispose tranquillo lui, indicando le tre fatine che si allontanavano pronte per
il loro incarico "Solo che controllino che non si mettano nei pasticci!"
"Ma---!"
"Concordo con Stefano" Uberto si diede un pacca sulla pancia
"Vanno controllati!"
"Uberto!"
Stavolta era Amanda a parlare, ma non per lamentarsi riguardo
la mancanza di discrezione dei sovrani: stava invece indicando con la mano la
grande fontana nel giardino del palazzo, con un espressione a metà tra il
divertito e il preoccupato.
"Cosa, mia cara?" Uberto le sorrise: con quel grosso pancione in
aggiunta alla sua minuta
statura, sua moglie gli faceva ancora più tenerezza.
"I bambini!"
Tutti si girarono a guardare la fontana: chi arrampicato sul
bordo, chi gig in acqua, quattro bambini di etg compresa tra i dodici e i
quattro anni sguazzavano allegramente nell’acqua cristallina e profumante di
gelsomino con ancora addosso i loro costosi abiti da cerimonia.
"Guglielmo! Caterina! Cecilia! Piercosimo!" urlò Uberto,
avvicinandosi a grandi passi alla fontana, agitando un dito in aria
"Uscite immediatamente da quella fontana!"
--Chiedo scusa per aver aggiornato così in
ritardo... in compenso ho già il terzo capitolo pronto! Probabilmente saranno
sei capitoli, massimo sette, una cosa semplice... mah, vedremo come va avanti!
Nel frattempo, qualcuno mi dice come potrei disegnare un fante di
cuori?--
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Scoperta ***
Capitolo 3 - Scoperta
Capitolo 3 - Scoperta
Beatrice si sedette al fianco di suo marito, appoggiata
all’alto schienale del suo trono dorato: gli sorrise e gli strinse la mano,
guardandolo negli occhi scuri, felice; erano mesi che lo specchio non si
illuminava la notte, mesi che non doveva più preparare di nascosto le provviste,
tre splendidi mesi in cui sua figlia si era sposata con il ragazzo che amava,
tre mesi in cui aveva trascorso moltissimo tempo con suo marito, a chiacchierare
o a trascorrere i pomeriggi in silenzio nel loro salotto.
Quel giorno Aurora e Filippo sarebbero tornati dalla loro lunga
luna di miele, e i loro genitori, accettuata la madre del ragazzo, a casa alle
prese con i fratellini del giovane principe e con l’ultimo nato, erano
impazienti di rivederli e li stavano aspettando nella sala del trono del
castello di re Stefano.
"I ragazzi stanno tornando, eh, Stefano?"
"Si, Uberto"
"E avranno tante cose da raccontarci!"
"SI, Uberto"
La regina Beatrice sorrise divertita, cercando di non farsi
vedere: Uberto era un loro carissimo amico, il migliore amico di Stefano, ma a
volte era troppo espansivo e gioviale e portava all’esaurimento la mente
tranquilla e riservata del re, come stava accadendo in quegli istanti: colto
dalla gioia irrefrenabile per il ritorno dei figli, il piccolo sovrano paffuto
imperversava per il castello dall’alba, schizzando qua e là come una trottola
impazzita, mentre un disperato re Stefano cercava di calmarlo, inutilmente.
Guardò fuori della finestra, una giornata bellissima e
soleggiata: desiderava ardentemente che la moglie di Uberto, Amanda, potesse
essere lì con lei, ma i suoi bambini erano ancora troppo piccoli per affrontare
un viaggio così lungo in così poco tempo, sebbene i due regni confinassero; cosa
poteva andare storto?
Un paggio entrò di corsa, senza fiato, ansimando pesantemente e
reggendo una pergamena arrotolata: fece per porla al suo re, ma stramazzò
rantolante sullo scalino che rialzava i troni; Stefano si alzò di scatto,
allungando un braccio alla sua sinistra come a difendere la moglie da un
pericolo che sentiva tangibile e presente. Uberto si chinò sul ragazzetto, gli
prese il rotolo e spaccò il sigillo di ceralacca della guarnigione reale dopo
aver ricevuto il permesso da un’occhiata di Stefano.
"E' della guardia esterna, Stefano"
Uberto lo guardò un po’ perplesso
"Pare abbiano una prigioniera"
Stefano lo guardò a mezzavia tra il crucciato e il sorpreso: una prigioniera?
Cosa era successo? Una ladra, qualcuno aveva cercato di introdursi nel loro
castello? Avevano fatto del male ad Aurora?
"Fatela entrare"
Passarono alcuni istanti, tesi e nervosi, mentre tutti si
domandavano cosa stesse per accadere; Beatrice era inquieta: chiamò piano suo
marito, stringendogli la mano, voleva parlargli, dirgli della sua inquietudine,
ma lui si limitò a sorriderle dolcemente, non voleva farla preoccupare
inutilmente, era chiaro.
Entrò una squadriglia di guardie, trascinando qualcosa che
somigliava ad un fagotto nero, una persona accucciata che cercava di proteggersi
dei raggi del sole e dagli sguardi, che nascondeva il volto non per vergogna, ma
per puro terrore. Lo gettarono per terra e il mucchio di stracci si mosse,
alzando il viso e gli occhi neri e profondi cercandone un paio di blu scuro, in
cerca di aiuto.
Il re s’irrigidì e si mise di fronte alla moglie, deciso a
difenderla fino in fondo, oscurandole la visuale; lei vide però Uberto
indietreggiare di scatto e le guardie mettersi in assetto da battaglia, qualcosa
non andava: una sensazione di gelo le attenagliò il cuore e provò a spostarsi,
invano.
"Malefica"
Alle parole del marito, il cuore di Beatrice sprofondò nel
terrore: avevano arrestato sua sorella, e se lei aveva parlato, Beatrice era
finita, sarebbe stata trattata come una traditrice, l’avrebbero messa a morte,
il suo Stefano l’avrebbe odiata. S’alzò barcollando e spostò il re di lato,
guardando terrorizzata negli occhi della sorella, cercando disperata una
conferma del fatto che non l’aveva tradita, una muta supplica negli occhi blu
spaventati.
Malefica le restituì lo sguardo, il più fieramente possibile, e
Beatrice ebbe la conferma: non aveva parlato, nessuno sapeva nulla. Ora doveva
solo trovare un modo perchè non venisse uccisa senza esporsi troppo.
Il capo della squadra armata stava parlando, ma lei non lo
udiva.
Guardava invece il volto della sorella trasformarsi pian piano
in una maschera d’orrore, ma non ne capiva il motivo: Malefica sillabò qualcosa,
ma Beatrice non capiva; uomo? Che uomo? Un uomo che parlava? Una missiva?
Un uomo che leggeva una missiva reale!
La regina boccheggiò per qualche istante, capendo troppo tardi
il pericolo che stavano correndo, il disastro che stava accadendo davanti a
loro.
"Abbiamo le prove che qualcuno ha aiutato la strega, Maestà"
Lei guardò il soldato che stava parlando e lui ricambiò lo
sguardo, per qualche istante beffardo e superiore a lei, lo conosceva,
quell’uomo la odiava, non l’aveva mai ritenuta la sua regina, lei era una
straniera, era persino di famiglia poco nobile, quella guardia faceva parte di
quella buona parte di popolo che non l’aveva mai ritenuta la loro sovrana.
"Qualcuno all’interno del castello, Maestà"
Stefano impallidì appena e si spostò di fronte alla moglie,
come per difenderla da un’accusa tanto grave e pericolosa; Beatrice gemette
piano e cercò lo sguardo della sorella, sperando in un aiuto, ma incontrò
solamente uno sguardo sconfitto.
"Chi è il traditore?"
"La regina, Maestà"
***
"Cosa?"
"E' stata la regina ad aiutare la strega Malefica, Vostra
Maestà. Ne abbiamo le prove"
Stefano si girò a guardarla, stupefatto: sua moglie, la sua
bella e dolce moglie, aiutare Malefica? Non era possibile! La strega aveva
tentato di uccidere la loro unica bambina! Non poteva essere stata Beatrice ad
aiutarla!
"Non è possibile"
Re Stefano fulminò il capo delle guardie di fronte a lui.
"Mia moglie non farebbe mai una cosa simile"
"Ci sono le prove, Maestà"
L’uomo, untuoso e servile, si chinò al sovrano, porgendogli un
fascio di fogli, e su alcuni di essi sia Beatrice che Stefano riconobbero la
delicata calligrafia della regina: il re li prese, li scorse rapidamente,
l’espressione del volto seria ed immutabile, li lesse di fretta, sfogliandoli
rapidamente e di malagrazia. Sua moglie tratteneva il fiato, spaventata. Uberto
fece un segno brusco con la mano, invitando i presenti ad andarsene: la guardia
scelta fece per lamentarsi, ma il re paffuto la fulminò con lo sguardo e il
gruppo di soldati, insieme agli altri, fortunatamente pochi, funzionari presenti
nella stanza, si affrettò a lasciare la stanza, trascinando fuori una reticente
Malefica che, per la prima volta dopo anni, temeva per la vita della giovane
sorella. Uberto andò con loro, chiudendo silenziosamente la porta e lanciando
uno sguardo preoccupato alla coppia di amici.
Stefano rimaneva in silenzio, continuando a leggere le carte
che teneva tra le lunghe mani, come a cercare un appiglio riguardo l’innocenza
dalle moglie; i minuti passavano, ma il re non parlava.
"Stefano, ti prego, dì qualcosa"
Lui la guardò, grave.
"Perchè?"
Beatrice impallidì: era deluso, ferito, quasi disgustato,
sapeva di averlo perso per sempre. Allungò una mano verso di lui, ma si
ritrasse, non voleva toccarla. La regina abbassò gli occhi, colpevole e in
lacrime.
"E' mia sorella, Stefano"
Lui annuì, sorridendo sarcastico, e il cuore di sua moglie
sprofondò ancora di più: dunque era quella la vera natura di sua moglie, aveva
sposato la sorella di una strega, della strega che aveva cercato di uccidere
Aurora, una donna che allora lo aveva sposato solo per il suo potere.
"Non mi hai mai amato"
Non era una domanda, era una mera affermazione, piatta, amara e
sofferta.
"Stefano, non-"
"Taci. Mi ero anche fidato di quella bella fanciulla straniera.
Mi ero innamorato. Ci sono cascato, eh?
Come un imbecille. Quanto ve la siete risa tu e tua sorella in
tutti questi anni? Le hai detto tu dov’era Aurora? Vi siete divertite?"
Beatrice lo guardò sconvolta, balbettando in silenzio: lui
pensava davvero tutto questo di lei? Quanto più temeva si era realizzato, e lei
non sapeva come far fronte alla delusione e al dolore di suo marito, gli
sembravano cosÏ grandi e terribili!
"Stefano, ti prego…"
Ammutolì di fronte allo sguardo cupo di lui, ma si fece
coraggio, c’era una cosa che doveva dirgli assolutamente, qualcosa che forse
l’avrebbe aiutato a perdonarla.
"Devo dirti una cosa importante, Stefano, per favore-"
"Vattene"
La regina barcollò all’indietro, colta alla sprovvista, ferita
nel profondo.
"Cosa?"
"Vattene"
- Ci sono. Ci sono. Chiedo umilmente scusa per il ritardo, mi faccio
schifo da sola -.-" comunque, eccomi!! Terzo capitolo, spero di scrivere presto
gli altri. Una piccola delucidazione... questa storia è dedicata a Re Stefano
(con la "e" stretta, come lo pronuncia Malefica, prego) e la Regina Beatrice;
Aurora comparirà spesso e volentieri più avanti, e capirete perchè. Ora, spero
solo di fare in fretta. Un bacio!-
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