Oh my God!

di Laica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Di Maggiordomi in gonnella e sciamane nudiste. ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Silvia De Alisia sbuffò, rientrando nella topaia che era la sua casa

Oh my God!

 

 

 

 

Into:

 

 

Cara sorella

  con gioia ti annuncio il mio fidanzamento con Reika Holua, principessa dell’isola Bolou.

Dato che è nostra intenzione sposarci in settimana, gradirei enormemente la presenza del mio unico parente rimasto. Nella busta troverai il biglietto aereo e le istruzioni per raggiungerci.

Ti prego di accettare, Reika è ansiosa di conoscerti, e di dimenticare le scaramucce che ci sono state tra di noi. L’ho fatto solo per il tuo bene sorellina, ricordatelo. Spero che accetterai,

con amore 

Sirius

 

Silvia rilesse più volte la lettera, allibita. Non riusciva a crederci, doveva essere un brutto scherzo di qualche vicino di casa spiritoso, dato che i suoi erano persone che rasentavano il sadismo. Suo fratello, lo stesso che l’aveva ridotta in quello stato, non poteva averle chiesto come se niente fosse di dimenticare.

Non un’ammissione di colpa, non uno “ scusa”, solo un dimentica e un invito ad andare per il suo matrimonio.

Osservò il biglietto, era di andata e ritorno, quindi non aveva intenzione neanche di farla rimanere con lui, nonostante sapesse perfettamente in che miseria l’avesse lasciata. Avrebbe dovuto rifiutare l’invito o, ancor meglio, avrebbe dovuto mandare l’avvocato al posto suo, in modo da rovinargli il giorno delle nozze. Tuttavia decise di non farlo: sarebbe andata lei di persona, e avrebbe tentato di convincere suo fratello a restituirle la sua parte di eredità. E se lui non voleva sentire ragioni, beh, la sua futura sposa era una principessa, no? Di certo possedeva un minimo di liquidità da risarcire sua cognata.

Sì, oramai era convinta; sarebbe andata!

Presa da un improvviso ottimismo, balzò dalla sedia e si diresse verso la sua stanza, intenzionata a fare i bagagli e a partire alla svelta. Una sola domanda le tormentava la mente: dov’era esattamente Bolou?

 

 

Lo ammetto l’inizio, questa storia non è molto chiaro e chiedo scusa per questo, ma io e le intro siamo agli antipodi, le odio.

Inoltre vi annuncio già da ora che sono indecisa sul Rating, e che quindi questo potrebbe cambiare da un momento all’altro. Bene, fatte queste precisazioni che dire? Se siete persone serie non leggete questa fiction, dato che di serio avrà ben poco, e se siete angeli delle tenebre coprite gli occhi e arrossite in anticipo, dato che la vergogna calerà sulla vostra stirpe. ( XD)

Passando ad altro vi devo nuovamente delle scuse, dato che, come mio solito, ho fatto un imperdonabile ritardo nel postare.

Purtroppo questa è stata un’estate sin troppo ricca di eventi ( e di esami) e sono riuscita a liberarmi solamente ieri da test vari e altro. Da oggi in poi cercherò di essere più costante, soprattutto perché nel giro di due mesi mi trasferirò e, lontana da sorelle ingombranti, genitori schiavisti e fratelli truzzi avrò molto più tempo per me. Scusate ancora.

 

Baci, Laica.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Di Maggiordomi in gonnella e sciamane nudiste. ***


Capitolo 1: Di Maggiordomi in gonnella e sciamane nudiste

Capitolo 1: Di Maggiordomi in gonnella e sciamane nudiste.

Silvia lanciò uno sguardo fuori dal finestrino, dove il mare limpido si estendeva a vista d’occhio. Decisamente il luogo dove sorgeva l’isola Bolou doveva essere incantevole e, probabilmente, anche il suo soggiorno su essa lo sarebbe stato, tuttavia non riusciva proprio a rilassarsi. L’idea che da lì a pochi minuti avrebbe rivisto suo fratello la faceva fremere di rabbia.

Come l’avrebbe ricevuta? Festante e gioioso, come se nulla fosse, oppure serio e pronto a chiederle scusa in ginocchio?

Sospirò, stringendosi attorno alle spalle il sottile scialle, e squadrò l’aereo che l’avrebbe trasportata a destinazione. Era un aereo piccolo, vecchio e, secondo lei, sul punto di cadere da un momento all’altro.

Intorno al suo sedile, l’unico fra l’altro, erano affollati sacchi di vario genere, la sua valigia e addirittura delle gabbie, contenenti galline; inoltre, il fastidioso ronzio che proveniva dai motori, le fece insinuare il sospetto che quel viaggio fosse solo una macchinazione del suo astuto fratello al solo scopo di ucciderla. In fondo, se la sua sorellina adorata crepava in un incidente aereo chi poteva incolparlo? Certo, doveva trattarsi di sicuro di uno dei suoi piani malvagi.

Oramai era così convinta di questo che non poté reprimere un ringhio di rabbia, quando l’aereo cominciò a perdere quota.

Sebbene gli avessero severamente proibito di alzarsi, lo fece lo stesso e, barcollando, si diresse verso la cabina di pilotaggio, intenzionata a dare il suo ultimo messaggio al pilota, ma questo la accolse con un sorriso e, in un inglese stentato, le annunciò che erano quasi giunti a destinazione.

Silvia alzò il volto, rendendosi conto solo in quel momento dell’isolone pieno di grattacieli che si stava avvicinando a loro, o meglio, a cui si stavano avvicinando.

- è-è questa Bolou?- chiese, costernata.

Il pilota la osservò confuso – no no!- disse, scuotendo la testa – questa non Bolou. Questa isola maggiore. Per Bolou aspettare traghetto!-

La bionda sbiancò in volto – t-traghetto?- ripeté allarmata.

- sì , traghetto. Signorina, voi sentire bene?-

 

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Gli abitanti di Bolou erano sempre stati attirati dal colorito pallido del loro futuro sovrano, così raro dalle loro parti, tanto da considerarlo come il più bel incarnato mai visto. Ma quando videro la sorella di costui, dovettero ricredersi.

Era la sorella più piccola di questi ad avercelo più bello: così chiaro, quasi traslucido, senza contare quella vaga sfumatura verdognola.

La delicata creatura era, infatti, scesa dal battello e aveva incantato tutti quando, probabilmente per la troppa gioia di vedere il futuro popolo del suo amato fratello, era quasi svenuta tra le braccia di uno dei Naghar.

Quindi pareva normale, ora, continuare a osservarla mentre la loro regina, la sfavillante e bla bla bla Reika Honua, si avvicinava alla ragazza, per porgergli i suoi omaggi.

- mia cara- disse questa, inchinandosi lievemente – ti do il benvenuto sulla mia isola. Io sono Reika, la regina di questo luogo e, spero, tua futura sorella!-

Silvia fissò guardinga la donna che gli stava dinanzi. Alta e androgina, la futura moglie di Sirius non gli sembrò poi una grande bellezza: aveva meno curve di lei, il che aveva del paranormale, e nulla del suo volto lungo spiccava particolarmente, se non due vivaci occhi verde smeraldo. Ora ne era sicura, suo fratello la sposava solo per interesse.

Un'altra ondata di nausea la invase, costringendola nuovamente a reggersi contro uno di quegli strani individui con indosso le maschere che lei era solita vedere nelle bancarelle dei vu’cumbrà la ringrazio dell’accoglienza..- biascicò, raccogliendo a sé tutta la forza che le era rimasta in corpo – dov’è mio fratello?-

- oh, Sirius si sta purificando in questo momento.- spiegò la mora, liquidando il tutto con un gesto della mano – ma sorella, ti vedo così debole! È stata l’emozione di vederci, vero?-

- veramente..- cominciò Silvia, premendosi un fazzoletto sotto il naso – soffro di mal di mare .- e detto questo si voltò, liberando il suo stomaco dalla zuppa di gamberi mangiata all’aeroporto, sempre sorretta dal fedele Naghar, che si voltò verso la sua regina, implorandola con lo sguardo di liberarlo da quell’increscioso compito.

 

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- spero ti senta meglio.- mormorò Reika accarezzando lievemente il capo biondo di Silvia che, in quel momento, sembrava aver ripreso quasi completamente la lucidità perduta.

- c-credo di sì .- mormorò lei, rendendosi conto solo in quel momento ti essere sdraiata sopra un comodo pagliericcio – dove mi trovo?-

- sei nel mio palazzo- spiegò la mora, aiutandola a sedersi – mi dispiace che il viaggio non sia stato di tuo gradimento, Sirius non mi aveva detto che soffrivi di mal di mare.-

È già tanto se sa come mi chiamo, Sirius. Pensò tra sé e sé, mentre lo sguardo vagava per quella che Reika aveva definito “ il suo palazzo”: non era che una capanna circolare fatta di canne di bambù, con il pavimento in terra battuta e pochi oggetti al suo interno.

Certo, il letto dove era seduta era di ottima fattura, ricoperto di tessuti eleganti e tutto, per carità, ma da qui a definirlo un palazzo; che diavolo era saltato in mente, a suo fratello?

- non fa niente.- mormorò, tornando a fissare la regina – Sirius non è mai stato molto attento ai dettagli.-

- oh, questo di sicuro.- rise lei – pensa che, certe volte, mi sembra dimentichi persino il mio nome ma rimane comunque un uomo tanto dolce!-

- eh già!- rispose la bionda, cercando di mitigare, fin dove ci riusciva, l’ironia che le usciva da quelle due parole.

Povera donna, pensò, Sirius se la sarebbe rigirata come un calzino, sempre se non gli avesse già fatto sottoscrivere qualche contratto prematrimoniale.

- mia cara sorella, vorrei poter rimanere con te ma, purtroppo, ho molti impegni in vista dell’imminente matrimonio.- disse improvvisamente Reika, distogliendola dai suoi pensieri – tu riposa quanto vuoi. Appena ti sentirai più in forze il mio Naghar ti condurrà ai tuoi alloggi.-

- Naghar?- ripeté Silvia, osservando lo strano tizio, coperto solo da quell’orribile maschera e da un gonnellino di viticci, che per tutto il tempo era stato immobile dinanzi alla porta.

- sì, sono le mie guardie personali.- spiegò la mora, come se fosse la cosa più naturale del mondo usare strani tizi nudi e dall’aria vagamente voodoo come guardie .- di norma si occupano del mio benessere ma ho dato loro l’ordine di pensare anche a te, quindi qualsiasi cosa tu voglia, basta che ti rivolga a loro.-

Che culo pensò Silvia ho sempre desiderato essere circondata da maggiordomi in gonnellino.

- grazie mille Reika.- dichiarò – ma non vorrei privarti delle tue guardie.-

- non sarà di certo un problema per me. Sull’isola ci sono altri undici Naghar, uno in più uno in meno non mi cambia nulla.- rispose Reika, avviandosi verso la porta – ora riposa e non pensare a simili quisquilie, sei di famiglia qui.- aggiunse, prima di uscire dalla capanna e abbandonarla al suo mal di testa e al Naghar.

Silvia fissò lo strano individuo, indecisa sul da farsi – ehm, ciao.- disse, cercando di intavolare un dialogo.- io sono Silvia, tu sei…-

L’uomo rimase immobile, continuando a fissarla da dietro la maschera.

- ok, potrei chiederti un favore?-

Questo fece un breve inchino ma continuò a rimanere muto.

- ok, lo prendo come un sì. Per caso puoi procurarmi un’aspirina?- continuò la bionda, ricevendo in risposta soltanto una lieve inclinazione della testa.

- un’aspirina, hai presente?-

Nuovamente di risposta ebbe solo il silenzio.

- ok, lascia perdere. Dimentica quello che ho detto.- sbuffò, inserendo la parola Naghar nella lista delle cose che non sopportava, appena dopo suo fratello e i traghetti.

Lo stano tizio annuì, mandandola nuovamente su tutte le furie.

Imprecò tra sé e sé e si girò nel letto, dandogli le spalle.

Al manicomio.

Era finita al manicomio.

 

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Il risveglio la colse troppo presto, quando non era riuscita a recuperare che un quarto del sonno perso durante il viaggio.

Forse era troppo scombussolata da tutti quei cambiamenti, forse non era abituata a quella stuoia. O forse, più semplicemente, non riusciva a dormire con un enorme maschera vivente che continuava a fissarla impietrita.

Si sollevò a sedere, sbadigliando sonoramente – senti.- cominciò, tentando nuovamente di istaurare una parvenza di conversazione – sai dove posso trovare un telefono?-

L’uomo parve pensarci un attimo su, poi s’inchinò e uscì dalla capanna, diretto chissà dove.

Tornò poco dopo, trascinando per un braccio un signore di mezz’età, decisamente confuso, e iniziando a indicarglielo freneticamente.

Doveva essere lui il proprietario del telefono.

- scusi se l’ho fatta disturbare – disse, rivolgendosi allo sconosciuto – ma, per caso, lei possiede un telefono?-

- telefono?- ripeté l’uomo, fissandola ancora più confuso – tu intendere quell’apparecchio strano da cui escono strane voci?-

- esattamente.-

- io mai avere visto uno.- sentenziò.

A Silvia per poco non caddero le braccia a terra. Ora ne era sicura, avrebbe commesso un omicidio prima di ripartire.

- tuttavia io sapere che la grande sciamana possedere uno.- continuò l’anziano, mentre il Naghar, dietro di lui, annuiva convinto.

 

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In un paese dove persino le guardie giravano coperte da grosse maschere tribali, Silvia si aspettava che la sciamana fosse quantomeno conforme alla moda dell’isola.

E, sebbene la cosa la inquietasse non poco, era anche disposta ad accettarlo, purché riuscisse a mettersi in contatto con il suo avvocato.

Purtroppo, quello che le si parò davanti, era decisamente peggio di ciò che la sua fantasia era riuscita a partorire.

Era disposta ad accettare tutto, ma non quello.

Di fronte a lei, infatti, c’era una donna, che di certo aveva passato il fior fiore dei suoi anni da qualche decade, completamente nuda, se non per delle spirali rosse disegnate sapientemente in vari punti del corpo ma che, di certo, nascondevano ben poco. Sulla fronte rugosa, poi, erano stati tratteggiati un paio di occhi in più, che rendevano la visione ancora più terrificante.

La sciamana teneva il telefono tra la testa e la spalla e chiacchierava amabilmente in una lingua sconosciuta, mentre le mani erano impegnate a tritare delle erbe con un pestello.

Appena si rese conto della sua presenza – a dir la verità molto tardi per essere una sciamana – la fissò con astio ed esordì in un – cosa vuoi?- molto poco sciamanico.

- ehm, dovrei fare una chiamata.- iniziò Silvia, avanzando nella capanna – non è che mi potrebbe prestare il telefono?-

La donna la fissò per un lungo minuto. Poi si alzò – cosa che Silvia sperava non facesse mai – e mormorò qualcosa d’incomprensibile al telefono, prima di passarglielo. – fai presto.- disse poi – devo chiamare ancora molti spiriti.-

 

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Or dunque, che dire?

Prima o poi dovevo ricominciare no?

In realtà, fosse per me sarei ancora qui a tergiversare se tornare o no, perché io amo tergiversare, ma qualcuno ha avuto l’idea di minacciarmi, non potendone più di tutto questo rimandare, e mi son decisa.

In realtà non mi sento ancora pronta ma penso che non lo sarò mai quindi è ora di farlo, il difficile è ripartire ( me e le partenze in salita, una lotta senza fine * posa epica*) poi la strada diventerà sempre meno ripida.

Spero.

Va beh, dopo questa parentesi poetica-ma-ananche-no/simil-emo/da-alcolista-anonimo-al-primo-incontro vorrei ringraziare E r a t o per aver commentato il prologo ( solo tu potevi avere il fegato di farlo, dopo questa ti manca anche il bungee jumping. E grazie, tu sai per cosa) e tutti quelli che hanno letto e aggiunto la storia ( o forse è solo una persona che l’ha letto tante volte. Spero di no XD)

Va beh la pianto qua che non so più che dire, ( se fossi stata brava con i discorsi starei a fare giurisprudenza o scienze politiche invece che a studiare oggetti improbabili) quindi me la filo, l’esame incombe e io devo STUDIARE STUDIARE E ANCORA STUDIARE!

Fauteil-coussin confortable, sto arrivando !

Baci

Laica ( e Special Guest Fauteil-coussin confortable)

 

 

 

 

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