Battaglia in Riva al Mare di sara chan 92 (/viewuser.php?uid=50164)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il principe e la Sirena ***
Capitolo 2: *** Ricordi, Storia e COmbattimenti ***
Capitolo 3: *** Una guerriera e un poeta ***
Capitolo 4: *** Diverbi e Tesori ***
Capitolo 5: *** Una lettera e decisioni ***
Capitolo 6: *** Un destino predstinato ***
Capitolo 1 *** Il principe e la Sirena ***
1. Il principe e la Sirena
Dopo mesi di allenamento aveva ormai sviluppato in se quella innaturale e immensa percezione delle cose che solo lei avrebbe potuto avere. Ora seduta sul bagnasciuga osservava il sole tramontare e , in silenzio, pensava a quel che era stato e a quello che sarebbe venuto.
Pensava spesso, troppo spesso e sprecava troppo tempo in riva al mare a osservare le onde spargersi sulla sabbia e il sole sparire dietro l’orizzonte.
Suo padre continuava a ripeterglielo che non sarebbe mai diventata una buona principessa e infatti lei non aveva la minima intenzione di diventarlo.
Armonias di Lunvian era una guerriera come sua madre e non sarebbe mai stata come quelle principesse svogliate e viziate che vedeva a ogni festa; sua madre non sarebbe stata mai fiera di lei se fosse diventata così.
Alzò gli occhi al cielo, ormai illuminato dalla luna e dalle stelle, e ritornò al castello.
Entrando incontrò Clio , la sua migliore amica, e insieme andarono in camera.
<< Come mai sei qui? >> chiese Armonias nel tragitto che collegava l’ingresso alla sua camera.
<< Te ne sei dimenticata >> fece la bionda sbuffando. La giovane spalancò gli occhi, poi schiuse la bocca e si lanciò in un “Maledizione” distruttivo.
<< Scusascusascusa >> aveva poi ripetuto all’amica e lei rimase imbronciata per un po’ , finché la faccia buffa della principessa non la fece scoppiare in una gran risata.
Entrarono nella camera della giovane e Clio si mise a sfogliare letteralmente il suo armadio in cerca di un abito adatto per la festa di quella sera.
Armonias si sdraiò invece sull’immenso letto e osservò la giovane che per ogni no lanciava in aria un altro vestito; finalmente trovò quello che cercava e lo porse alla giovane.
<< Ma…prima dovrei fare il bagno, poi c’è il trucco e infine.. cos’è che mi sono scordata? >> le rispose ironica la principessa prendendo il vestito e imitando quel lato dell’amica che la faceva irritare.
Per tutta risposta Clio le fece una linguaccia e si stazionò davanti allo specchio. In quel momento entrò anche Katina e, dopo averle guardate male per un secondo, scoppio a ridere.
<< Se ne è dimenticata? >> chiese senza però ottenere una risposta. Armonias era rintanata nella cabina armadio e si stava vestendo, le altre decidevano come acconciarsi.
La giovane uscì e le osservò sorridendo. Era abbastanza alta,ma bassa rispetto alle amiche, e indossava un completo rosso scuro che le cingeva i fianchi cadendole leggero lungo le dolci curve, leggermente troppo tonde. Il corpetto con qualche decorazione e merletto nero la stringeva in vita risalendo e mettendo in risalto il seno, mentre le spalle e le braccia erano velate solo da un sottile scialle nero. Gli occhi rossi della giovane spiccavano molto sulla carnagione marmorea e la pelle vellutata del viso era attorniata da buffi ciocche ribelli dei capelli corti che ricadevano davanti ai due rubini, nascondendoli in parte.
Osservò poi la sua camera che era divenuta un salone di bellezza ricco di trucchi e alambicchi per il miglioramento del proprio aspetto, il suo sguardo indagatore come ogni volta passò subito alle amiche e il giovane che le osservava divertito.
<< Tutta colpa tua! >> esclamò la principessa correndo incontro al suo giullare di corte e tirandogli un gancio destro che prontamente schivò. Fece un inchinò e poi sorrise beffardo << Guarda che devo rimanere vivo almeno entro stasera >>. Lei scosse la testa e si sedette nell’unico punto libero del suo letto a osservare le giovani. Guardò fuori e notò che il sole era ormai scomparso del tutto. Sbuffo << Il rosa Kat? >> chiese rivolgendosi all’amica mora. Lei si voltò e sorrise << SiSi non potrei altrimenti >> disse e poi fece una giravolta su se stessa. Il vestito dalla larga gonna sfrusciò a terra mostrando solo un poco le lunghe gambe snelle; poi si inchinò e rialzandosi sorrise nuovamente. Il corpetto le fasciava tutto il tronco coprendo poi le spalle con una dolce seta rosa alla quale erano collegati due drappi di velluto del medesimo colore.
Il colorito scuro di lei era perfetto con il chiarore del rosa e i suoi occhi mori osservavano il vestito con intensità; poi tornò a concentrarsi sull’acconciatura e cinse il boccoli mori con entrambe le mani.
La visuale fu bloccata dalla schiena dell’altra giovane che, ormai pronta , stava aiutando l’amica.
<< Come mai così poco vestita oggi Clio? >> L’altra si voltò un momento, punto le sue perle azzurre in quelle dell’amica e successivamente si rivoltò.
Clio indossava un completo turchese simile a quello di Armonias, ma meno pudico. Il corpetto era retto da leggere e fini spalline e la schiena era per la maggior parte scoperta dato che i lunghi capelli biondi erano raccolti in un elaborata acconciatura.
<< Fatto. Tocca a te fannullona >> disse la bionda improvvisamente facendo ridestare dai suoi pensieri la principessa che lentamente prese il posto dell’amica.
Ci mise circa venti minuti a sistemare i suoi ciuffi ribelli e poi insieme uscirono per recarsi nella sala del banchetto.
La folla lungo la strada si disperse presto per lasciar passare i tre uomini a cavallo, non senza lanciare loro qualche occhiata sospettosa. Tre giovani procedevano sciolti sui loro destrieri incuranti di ciò che stava loro attorno. Il più importante, a giudicare dagli abiti, era quello che stava al centro, al suo fianco due soldati in armatura leggera lasciavano ben in vista le spade come ammonimento. Il giovane al centro vestiva infatti abiti eleganti, in prevalenza neri con pizzi bianchi e disegni color cremisi. Anch’egli tenevano una spada al fianco ma era più che altro di bellezza. La pelle chiara si scorgeva solo sul volto e quel piccolo lembo tra le maniche e i guanti di pelle nera mentre gli occhi azzurri coperti solo da qualche ciocca ribelle guizzavano a destra e a sinistra con noncuranza mantenendo un portamento superiore come da sempre era abituato a portare.
Alla sua sinistra stava la figura più nerboruta, il corpetto di pelle nera con una leggera cotta di maglia a ricoprirlo, lasciava scoperte le braccia muscolose che poco si addicevano alla cavalcata ciondolante. Alla destra del nobile invece procedeva un vero e proprio gigante che copriva con la sua ombra i due compagni. I capelli scuri tagliati corti al modo dei soldati e lo sguardo curioso che passava su ogni figura attorno loro.
<< Ve lo ripeto ancora una volta, siamo qui in missione diplomatica quindi niente colpi di testa >> disse con tono neutro il nobile ai due guerrieri << Lo ripeti a noi o a te stesso? >> chiese con ironia quello più alto. Markus si voltò indietro incenerendolo con lo sguardo; non sarebbe certo stato un atteggiamento consono da parte di un soldato verso il suo signore. In occasioni normali quella battuta lo avrebbe portato a conseguenze molto spiacevoli, ma non era così che funzionava tra loro tre. Markus era il figlio cadetto della famiglia reale di Solian, cresciuto nell’agio del palazzo reale. Al suo fianco sin dall’infanzia c’erano stati Nikas e Viktor, amici immancabili che erano diventati poi le sue guardie del corpo. Con il resto del mondo sapevano giocare bene i loro ruoli, ma tra di loro si lasciavano spesso andare a quel rapporto costruito in anni di fiducia reciproca.
Continuarono ad avanzare tra la folla mentre il sole si faceva sempre più basso << Non saremmo costretti ad avanzare al buio se qualcuno non avesse rallentato il viaggio >> disse poi tagliente il principe per deviare il discorso. Nikas alzò appena la testa destandosi solo per aver sentito pronunciare il suo nome. Il cavaliere era possente e, nel suo ruolo, perfetto, ma Markus credeva che avesse seri problemi di sonno o semplicemente passasse la maggior parte del suo tempo a farlo. Nel bel mezzo della giornata, infatti, erano stati costretti a riparare in una locanda di passaggio per pranzare e riposarsi per non continuare a subire le lamentele del guerriero.
Una decina di soldati a cavallo nelle uniformi verdi a righe nere procedette improvvisamente verso di loro, ma Markus non tradì nessuna agitazione. Un uomo barbuto, probabilmente il capo della guardia reale, si fece avanti mentre attorno a loro tutta la folla di curiosi si era dispersa un po’ per paura, un po’ per l’ora che si faceva tarda. << Salve signori. I vostri colori parlano per voi, possiamo chiedervi a cosa dobbiamo l’onore della vostra presenza? >> chiese subito con voce aspra di chi non è abituato ai giochi di cortesia. << Stia tranquillo capitano, non siamo qui per creare problemi. Sono il principe Markus, figlio del re di Solian; sono qui per avere un colloquio con il re in persona. E’ una faccenda che in pochi conoscono poiché il re ha preferito tenere la riservatezza >> il ragazzo si stupì del sorriso che passò sul volto del soldato << Mi scusi, ma sapevo già tutto. Volevo solo controllare, mi capirà … >> << Non si preoccupi. Se ora potete accompagnarci a palazzo >> << Ovviamente, spero che non ci saranno problemi >> rispose l’altro osservando con fare sospetto le armi dei due guerrieri alle spalle del principe << Ovviamente no, spero che sarà lo stesso anche per voi >> ribatté subito Markus facendo cenno col capo alle guardie a cavallo che parlavano nervosamente tra loro. L’uomo si limitò ad un ennesimo sorriso tirato e voltò il cavallo per mostrare loro la strada.
Il banchetto era come ogni solito evento a palazzo, preparato con accurata precisione e gusto impeccabile.
Per la celebrazione di fine estate erano stati invitate le personalità più importanti del regno anche se alcune non erano ancora presenti e probabilmente sarebbero entrate senza farsi notare troppo.
Armonias seguita dalle amiche entrò nella sala salutando con un cenno del capo i sudditi e arrivando con portamento regale vicino a suo padre
<< Sei in ritardo mia cara >> disse lui che adorava stuzzicarla. << Ero a esprimere il mio ego e poi Clio non riesce a sistemarmi in poco tempo >> Le due ridacchiarono sommessamente, quando un figura torva si avvicinò. << Cara dovresti smetterla con questi giochi, insomma sei una principessa >> Sua madre la guardò un attimo, le schiocco un dolce bacio sulla guancia e poi osservandola negli occhi disse dolcemente << I tuoi occhi sono quelli di tua nonna, della migliore regina che ci sia mai stata. Sei destinata a essere principessa e poi regina >> Armonias sorrise, aveva affrontato quel discorso mille volte e la sua adorata mamma conosceva il suo punto di vista perciò si limitò a sogghignare, ricevendo in risposta uno sbuffo impercettibile.
Il banchetto iniziò, ogni nobile prese il suo posto a tavola e dopo poco giunse anche il cibo.
La cena durò parecchio come soleva essere e successivamente la banda iniziò a suonare.
Armonias e Clio si sedettero in disparte finché l’amica non fu rapita letteralmente da una aspirante ballerino; la giovane principessa si ritrovò a pensare alla conversazione con sua madre.
Lei aveva gli occhi di sua nonna, discendente diretta di Liam, regina regnante per molti anni in modo impeccabile e madre di suo padre, eppure lei assomigliava in tutto a sua madre, combattiva, testarda sarebbe diventata una perfetta guerriera.
Distolse la mente dai suoi pensieri e osservò intorno a se, quando improvvisamente si spaventò trovandosi al fianco Tosas che la osservava in modo beffardo.
<< Troppi pensieri principessa? >> chiese ghignando. Lei tornò a guardare dritto davanti a se e non rispose osservando le coppie danzanti. << Un solo problema e tu? Quando ti decidi? >>
Lui si fece improvvisamente serio e fisso una figura che danzava nel mezzo del salone con un perfetto sconosciuto. << Ora no, ma sta sicura che ci riuscirò. E ora se mi permettete andrei a fare la mia parte >> concluse inchinandosi e facendola ridere.
Nuovamente sola si ritrovò a osservare la sala, quando improvvisamente la porta del salone venne aperta dai due soldati di guardia. La folla danzante davanti a lei non gli permise di assistere a tutta la scena, ma dal silenzio che ricadde nella sala fino a pochi momenti prima allegra le fece capire che era qualcosa di importante.
Il portone si spalancò dopo che un soldato di scorta ebbe bussato. Dall’interno giungeva una musica allegra e veloce. << Inizia la danza >> disse sarcastico Markus intendendo ben altro; i due compagni scoppiarono a ridere senza intuire il significato profondo della frase. Davanti a loro decine di uomini e donne, giovani e anziani, danzavano al centro della sala mentre un numero altrettanto numeroso stava ai lati parlando sommessamente sorreggendo calici di buon vino. In fondo lo stanzone stava il tavolo dei regnanti ma il nobile non vi pose subito lo sguardo, preferì prima studiare la situazione. Immediatamente tutti i ballerini smisero di danzare e anche la banda s’immobilizzò. I soldati di palazzo si schierarono attorno a loro dimostrando ancora una volta la diffidenza che quella gente provava per ciò che lui rappresentava. Lentamente il capobanda riprese la coscienza di ciò che doveva fare e riprese a far suonare l’orchestra ad un volume più basso però, quasi deferente. Era abituato alle situazioni spinose e ormai ci aveva fatto l’abitudine, anzi, era diventata la sua passione. La prima fila di persone davanti a lui chinò il capo in segno di saluto, ma presto i colori che indossavano catalizzarono tutta l’attenzione: erano i nemici. Sorridendo per quella situazione, a suo avviso, così divertente, guardò prima Viktor poi Nikas e sorridendogli prese ad attraversare il salone. I due amici si sarebbero certo trovati a disagio se non fossero stati con lui quasi per tutta la giovinezza. Lo conoscevano, lui e il suo modo di fare ed erano diventati abili a indossare la maschera di guardie del corpo e mascherare l’amicizia profonda che li legava.
La folla si aprì in due mentre sguardi prima curiosi, poi increduli, successivamente offesi e preoccupati si puntarono su di loro. Le guardie reali li tallonavano da vicino e facevano da cordone sparpagliando la folla. Si diresse a passo sostenuto verso il tavolo della famiglia reale. Al centro, seduto comodamente su uno scranno stava il re, i capelli rossi che scendevano dalla corona d’oro e la barba del medesimo colore che copriva l’espressione della bocca. Ciò che mise più a disagio Markus furono tuttavia i profondi occhi scuri che si fissarono su di lui scrutandolo minuziosamente. Alla sua destra stava la moglie, la regina, i lunghi capelli castani le scendevano in boccoli perfettamente curati sulle spalle. Alla sinistra del regnante stava invece la figlia, o così almeno credeva, bella, molto somigliante alla madre. Se non si fosse trovato in una situazione in cui ogni suo gesto veniva studiato e pesantemente valutato, avrebbe anche ammiccato verso di lei, così com’era solito fare con le nobili del suo regno, che gli giravano sempre attorno sperando un giorno di poter essere le fortunate ad entrare nella famiglia reale. La ragazza lo guardava con curiosità, pura e semplice, come se i colori che indossava non le dicessero niente, o come se ciò non le importasse minimamente. S’inchinò profondamente imitato dagli amici.
<< Buona sera sire, scusate se interrompo così scortesemente la vostra festa. Sono Markus , principe di Solian, figlio del re Itarco. Lieto di fare la vostra conoscenza >> Il re si prese qualche attimo per rispondere
<< Vi aspettavo principe, ma il momento del vostro arrivo mi pareva più lontano >> disse con tutta tranquillità al contrario dei consiglieri attorno a lui che furono spiazzati dalla conversazione, tranne i più fidati. << Vi presento mia moglie, questa magnifica donna al mio fianco, e mia figlia Armonias >> Entrambe appena le nominò si alzarono e fecero un leggero inchino per poi tornare al proprio posto. << Discuteremo degli affari più tardi in privato se non vi dispiace. Divertitevi ora, che le danze si aprano >> concluse il discorso imperiosamente il re facendo ripartire le danze.
Il principe chinò il capo come saluto al re e poi si inchinò davanti ad Armonias. << Mi volete concedere questo ballo principessa? >>
Armonias lo osservò per qualche momento con viso impassibile, inizialmente quel gesto audace le aveva fatto buona impressione, ma dalle sue parole successive aveva capito che era uguale ad ogni altro uomo che le avesse fatto la corte, borioso e presuntuoso. Abbassò un attimo il capo, chiuse gli occhi e ritornò a guardare l’uomo. << Chiedo scusa signore ma non amo la danza; inoltre non credo di sentirmi bene perciò mi vedo costretta a reclinare l’offerta >> Il suo viso era impassibile e se il blocco di ghiaccio che aveva davanti a se si frantumò non lo diede a vedere; infatti annuì col capo e si voltò.
Si allontanò con passo sostenuto cercando di mascherare la rabbia che gli correva in corpo com’era stato abituato . I due soldati fecero fatica a stargli dietro e uscito dal solone trovò un cortigiano che diede loro istruzioni su come passare la notte al castello. Li accompagnò alle loro stanze e raccomandò loro di non farsi scrupoli a chiamare la servitù per qualsiasi bisogno. Markus era abituato a trattamenti simili così trattò il cortigiano con la freddezza che lo caratterizzava, troppo impegnato a rimuginare sull’affronto subito per ragionare lucidamente. Salutò appena i compagni e si ritirò nella stanza togliendosi i vestiti neri e si lasciò cadere così com’era sul letto osservando la luna pallida visibile dalla finestra spalancata della camera.
ANGOLO ......
Recensite, recensite, recensite. XD Scherzo, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento. è nato tutto da un fantasticare mio e di un mio amico ( con cui ho già scritto "Una nuova storia" e lo definirò sempre e da allora Ghost Writer ) Ringrazio quindi chiunque legge, chiunque sia così dolce e gentile da recensire e al mio adorato GW(Ghost Writer): Baci, Sacchan
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Capitolo 2 *** Ricordi, Storia e COmbattimenti ***
2. Ricordi , Storia
e Combattimenti
Come
al solito i pensieri vagarono e si insinuarono dentro di lui,
i raggi della luna scavarono nel suo profondo fino a far riemergere
vecchi
ricordi, ferite chiuse da tempo, fantasmi del passato.
Ricordò
un bambino che cresceva nel lusso e nei vizi, costruendo
pezzo per pezzo un carattere orgoglioso e intraprendente, a volte
violento ed
egoista, che sfociò nella sua adolescenza.
Ricordò le liti con la madre che
voleva cancellare quel male che si nascondeva in lui,
ricordò un padre che
invece lo appoggiava. Come la nebbia che si dirada ricordò
quando suo padre, il
re, lo portava con lui nelle riunioni importanti dimostrandogli come
mettere al
loro posto chi tentava di opporsi al re. Così era cresciuto,
nella giungla della
politica, nel mare pieno di squali della corte, dove però
era lui ad essere il
cacciatore e poter ottenere quello che voleva. Ricordò
l’amore di un padre, le
lezioni di scherma e l’odio di una madre, la freddezza con
cui lo trattava e
l’avrebbe sempre trattato, quella madre che non riconosceva
il proprio figlio
come frutto del suo ventre, madre che morì troppo presto per
tutti, non per
lui. Non era mai stata niente per lui così come lui non era
niente per lei.
Dubbi si erano insinuati in lui, sensi di colpa per ciò che
era stato per lei,
ma tutto venne presto schiacciato dall’orgoglio e dal
carattere. Imparò presto
a destreggiarsi tra discorsi e significati non detti, imparò
a comandare e a
pretendere, tutto ciò che faceva lo faceva in vista del
giudizio paterno.
Ricordò la guerra che non lo spaventava poiché
loro erano gli invasori, era la
sua vita, la sua culla; senza di essa non avrebbe potuto essere
l’arma di suo
padre, il segugio che tanto era invidiato. Ricordò di non
essere rimasto
sconvolto quando suo padre, il re, gli aveva parlato della proposta di
pace,
poiché la guerra portava ricchezza e gloria così
come la pace portava accordi
vantaggiosi e sotterfugi che sarebbero stati sopportati per mantenere
la
quiete.
Se
tutta la sua vita era stata una prevaricazione del più
debole,
del sopraffare chi rimaneva indietro per mettere la luce su di lui e
solo su di
lui, si era anche costruito un’isola di pace con
l’amicizia di Nikas e Viktor,
vere e proprie torri che sostenevano i suoi sforzi. Amicizia
cameratesca,
certamente, ma una fiducia cieca e un patto che non sarebbe mai stato
sciolto.
Erano entrambi figli di ufficiali di suo padre e lui aveva fatto in
modo che
diventassero suoi uomini fidati in modo da averli sempre accanto in
qualsiasi
momento. Ricordò gli allenamenti estenuanti che lo tenevano
sveglio la notte
per i lividi che i due amici più abituati allo scontro gli
procuravano, ma
passò presto e divenne un’abile spadaccino, non
che ciò gli importasse molto.
Il suo ambiente erano i palazzi e il lusso sfrenato, saper maneggiare
la spada
era un’evenienza che non poteva ignorare, tutto qui.
Ricordò i giochi maliziosi
delle cortigiane disposte a tutto per lui e il divertimento che ne
conseguiva
dividendo le sue avventure con gli amici. Ebbe spesso il pensiero che
la sua
esistenza fosse troppo frivola, ma lui stava bene in quella vita; tutto
veniva
cancellato quando si sedeva da solo nella sua stanza con una lampada ad
olio
che illuminava fiocamente la stanza e prendeva piuma e inchiostro. Era
abile con
le parole tanto quanto con la spada, si destreggiava tra poemi e
poesie,
tenendo il tutto nascosto ad amici e non. Era il suo segreto, lo sfogo
di un
anima troppo spesso tormentata, quella cosa che gli permetteva di
vivere la sua
esistenza senza porsi domande all’infuori della sua stanza.
Scostò
violentemente le lenzuola disfando il letto per
interrompere quei pensieri: si era giurato di compiere al meglio quella
missione, per suo padre; non poteva essere distratto da niente. Eppure
c’era
una cosa che non riusciva a togliere dalla mente, quella ragazza, la
principessa, la figlia del re. La sua anima razionale diceva di lasciar
perdere, ma no, non era il suo carattere; avrebbe combattuto, lavato
l’affronto
che per lui aveva costituito il rifiuto di un ballo, avrebbe sedotto la
principessa anche se ciò poteva costituire un grosso
pericolo per ciò che stava
facendo, ma d'altronde lui amava i rischi.
La
giovane fuggì poco dopo l’incontro con il giovane.
Non stava
bene e la presenza del “nemico” la irritava.
Accettava
a malapena quella pace frutto di anni di fatiche come
duramente sopportava il suo ruolo da principessa. Alzò gli
occhi al cielo,
ragionando e pensando, era giunta all’esterno e appoggiata
sul balconcino della
terrazza osservava la notte stellata.
Una
mano le sfiorò i capelli. << Ciao ragazze
>> Le
altre risero. Le due figlie dei Consiglieri più fidati del
re, dei principali
feudatari, due principessa quasi al pari di lei.
<<
Ti abbiamo visto parlare con il principe >>
affermò
diretta Clio. Armonias mugugnò e guardò truce
davanti a se, gli occhi chiusi in
una fessura, gli occhi da guerriera.
<<
Hey spadaccina, vogliamo sapere tutto! >> disse
Katina.
<<
Borioso, sbruffone, sicuro di se, viziato e carino, glielo
concedo >> rispose d’un fiato la mora.
Le
altre sorrisero e si accomiatarono per raggiungere le proprie
stanze.
Rimase
un attimo appoggiata al marmo, poi spiccò un balzello e ci
si sedette sopra con eleganza.
Eleganza,
destrezza, iperattività erano buoni aggettivi per
descriverla e se ne poteva usare molti altri, ma lei la pensava
diversamente.
Lei era Armonias, non la principessa, la giovane che amava
l’arte delle armi,
niente di più.
Scese
e si accovacciò nell’angolo a pensare.
Ricordò la prima
volta che si era ritrovata in quella posizione.
<<
Mamma
non voglio, io diventerò una guerriera >>
rispose decisa una bimba
dall’aspetto divino mentre impugnava con forza la spada del
padre e discuteva
con la madre. La madre sorrise e la baciò sulla fronte
<<
Per
essere una buona guerriera dovrai trovare qualcosa da difendere e un
popolo è
una buona ragione. Tu sei una principessa,non rinnegare la tua natura
>>
Guardò la madre con il broncio strinse la spada e
scappò inseguita dalle varie
balie. Aveva cinque anni e il posto migliore che avesse trovato era
quello.
Si
accovacciò
e strinse sempre più la spada, fissando le rocce sotto i
propri piedi.
<<
Una
principessa non dovrebbe rimanere in certi luoghi e per giunta in certe
posizioni >> Una voce nuova giunse alle suo orecchie.
Alzò lo sguardo
truce, i suoi occhi rossi infiammati, ma appena caddero sulla bionda
bimba
davanti a se, la rabbi sparì.
<<
Piacere
mi chiamo Clio, voi siete la principessa Armonias, vero?
>> La piccola
scosse il capo su e giù per assentire e lei
sorrise.<< Ti insegnerò io le
buone maniere. Ora vieni ti presento anche Katina >> e
dicendo questo le
tese la mano. La prese e quello fu l’inizio di un amicizia
immortale.
Sorrise
ripensando a come ne lei ne Kat erano riuscite a
inculcarle i pensieri da principessa nella testa,anche se qualche
miglioramento
lo aveva avuto.
Ricordò
anche le parole di sua madre : << Tu hai davanti a te
lo stesso destino sfavillante che ebbe tua nonna >>.
L’aveva conosciuta
questa sua nonna, si era rispecchiata nei suoi stessi occhi. Sua madre
non
sapeva quanto anche la regina passata era stata combattiva e tenace,
quanto
lei, quanto Armonias.
Pensò
a quando le aveva parlato per la prima volta e un altro
ricordo le giunse alla memoria.
<<
Armonias
presumo >> Una bambina
di dieci
anni osservò con interesse la donna. Alta e imponente aveva
i dolci capelli
lisci di un arancio non comune e il viso, ormai segnato dagli anni,
spiccava
tenacia e imperiosità soprattutto da quegli occhi cremisi,
uguali e così diversi
dai suoi. Lei con i suoi occhi dolci e spensierati,gli assomigliava
molto.
Amava combattere e spesso avrebbe combattuto anche con lei fin che la
vecchiaia
glielo avesse permesso, ma ora la osservava con curiosità.
<<
Bene
piccola sai chi sono io? >> chiese rilassando i
lineamenti arcigni. La
bimba annuì << La mia nonna >>
disse. La donna rimase un attimo
folgorata, poi il suo sguardo vacillò e le sue labbra
sottili si aprirono in un
sorriso; Armonias giurò di aver visto un goccia scendere dai
terribili occhi
del medesimo colore del sangue.
Si
alzò ripulendosi il vestito e si ripromise di andare in
visita
alla nonna il giorno successivo dopo le lezioni di storia.
Prese la strada verso la sua stanza e arrivata
sfilò delicatamente
i suoi abiti lasciandoli cadere sul pavimento, poi indossò
una tunica bianca
che le segnava le curve e dolcemente andò alla propria
finestra osservando il
proprio domani sorgere.
Si
alzò di buon ora svegliata dalla normale routine del
castello,
ma soprattutto da certe amiche rompiscatole che adoravano frugare tra i
suoi
vestiti. Alzò il viso,con gli occhi ancora assonnati e
semichiusi, lasciando il
mondo dei sogni e la morbidezza infinita del suo cuscino;
osservò il tempo
all’esterno della sua camera: si prospettava una giornata
uggiosa.
Si
alzò indossò i soliti vestiti che usava per
recarsi dal maestro
e pettino i quattro ciuffi che aveva sulla testa, poi seguita dalle
amiche si
diresse verso le aule del palazzo.
Giunti
sulla soglia della stanza incontrarono il maestro che invitò
anche le giovani a partecipare alla lezioni che gentilmente reclinarono
essendo
già impegnate in altri compiti, nonostante Clio adorasse le
lezioni di Merlino.
<< Mi dispiace maestro. Cercheremo di partecipare domani.
Arrivederci >> tutti si accomiatarono e la lezione
iniziò.
<<
Mia signora da cosa volete iniziare? >> chiese
l’uomo
seguito dalle due guardie che spesso accompagnavano la giovane.
Armonias li
congedò e si concentrò sull’anziano
signore che girovagava nella piccola
libreria alla ricerca di alcuni libri.
<<
Suvvia Merlino smettila con queste formalità
>>
sbottò lei sedendosi scomposta. << Il fatto
che io vi abbia visto nascere
non mi autorizza a trattarvi come mia figlia >> la
rimbeccò lui.
Giocosa
competizione, questione di abitudine. << Credo che
iniziare con la storia mi sia più congeniale mio maestro
>> gli rispose
con un pizzico di ironia nella conclusione della frase
<<
Direi di partire dal principio allora >> lui sorrise
e si sedette al fianco di Armonias che ricambiò sempre
interessata alle magnifiche
storie del maestro. Quella di oggi l’avrebbe stupita, ne
aveva sentite molte
versione, ma mai nessuna così neutra.
<<
Devi sapere, mia cara, che un tempo queste terre erano
desolate e selvagge. Nascondevano misteri ed erano incontaminate, mai
infettate
da tocco umano. Erano un paradiso e un inferno nel medesimo tempo
perché era un
isola piena di pericoli e bellezze naturali.
Molto
tempo fa solo un uomo ebbe il coraggio di solcare l’oceano
in cerca di nuove terre (Colombo XD) si chiama Liam, e venne presto
soprannominato il pirata. Vagava per mari e si arricchiva, ma nessuno
sapeva
come; ora noi possiamo dire per certo che
giungeva qua recuperava oro e argento e lo riportava sul
continente
esterno. >> La principessa lo guardò e
espresse un dubbio << Ma non facendo
nulla di male, ma con quella cattiva fama non passò mai dei
problemi? >>
Il vecchio sorrise, perspicace e bellissima, una futura regina
magnifica
<< Fu proprio questo che spinse Liam a insediarsi
nell’isola e a portare
lentamente gente per popolarla. Nel giro della sua vita
riuscì a creare un
popolo prospero e ricco di cui lui era il re e i suoi fedeli compagni
di
viaggio non lo tradirono mai, neanche dopo la sua morte. Infatti alla
sua
scomparsa Liam aveva tre figli. Il maggiore Lunvian aveva diritto a
ereditare
il regno, ma per decisione del padre e dei consiglieri ne ottenne una
parte, la
più grande. >> fece un profondo respiro e la
giovane la anticipò.
<<
Il figlio cadetto invece acquisì le terre che oggi
vengono chiamate con il suo nome, Solian >>
<<
Infine Ian,il minore, ancora fanciullo ottenne il restante
del regno, un podere piccolo rispetto agli altri, ma il suo regno non
durò
molto e ben presto cadde nell’oscurità
più profonda con la morte del giovane.
Questo piccolo terreno diede motivo di contrasto agli altri due sovrani
che
capirono che per estendersi dovevano sconfiggere l’altro
fratello e la loro
rivalità durò per secoli coinvolgendo in questo
odio figli e nipoti >>
Merlino concluse la storia, Armonias lo guardava interdetta.
<< Merlino
secondo te è giusta questa tregua? >>
<< Vostro padre e il re di
Solian la ritengono tale e io mi limito a narrare, darvi insegnamenti
politici
non rientra nei miei compiti >> rispose senza
sbilanciarsi il maestro
<< E un consiglio a un’amica? >>
Chiese
speranzosa lei, aveva bisogno di qualcuno che analizzasse
con distacco e potesse aiutarla e l’unico era il suo maestro.
Merlino fece per
rispondere, ma improvvisamente la porta si aprì e comparve
il principe di
Solian. << Scusate l’interruzione, ma ho
sentito il vostro discorso e mi
ha appassionato. Siete molto saggio signore >>. Armonias
sentì il sangue
ribollirgli per l’interruzione e per la faccia tosta che
aveva quel ragazzo, ma
si costrinse a sorridere e salutò il nuovo arrivato.
<< Si unisca a noi se
lo desidera, sono lieto di potervi essere utile >> lo
accolse allo stesso
modo Merlino. Il principe accettò lusingato e
andò a sedersi proprio davanti a
lei con un sorriso tra il gentile e la sfida, ma subito qualcuno
bussò alla
porta ed entrò sommessamente. Era un messaggero, come tanti
se ne potevano
trovare nella corte, fece un grande inchino alla principessa, ma con
sua grande
sorpresa si rivolse invece al principe davanti a lei <<
Principe Markus il
re si scusa, ma è dovuto partite immediatamente per il
confine. La situazione
dell’esercito è difficile, potrà capire
anche lei che i soldati fanno fatica a
mantenere questo stato di calma >>. Il ragazzo
sembrò pensarci per alcuni
secondi poi parlò << Si posso capire, ma non
durerà ancora molto,
d'altronde sono qui proprio per porre fine a questa guerra
>> disse
voltandosi verso di lei con un sorriso che forse si aspettava un
“grazie”.
Indignata Armonias si voltò dall’altra parte
guardando il messo che si
allontanava. << Mi dispiace davvero molto ma
dovrò avvisare i miei compagni
che ci fermeremo ancora un po’ come vostri ospiti. Beh,
almeno potremo
sfruttare questo periodo per conoscerci meglio >> riprese
ancora alzandosi
e propinandole un altro dei suoi falsi sorrisi. Fece un mezzo
inchinò e se ne
andò e appena fu uscito Armonias appoggiò la
schiena alla sedia sbuffando e
ottenendo in cambio lo sguardo
indagatore di Merlino.
La
principessa rimase in silenzio per qualche minuto, tempo per
far comprendere il tutto al saggio maestro.
<<
A volte ciò che appare non è ciò che
è >> affermò
saccente e lei gli sorrise. << Un ragazzo viziato non
può essere altro
che quello e non cambierà mai >> gli rispose
lei alzandosi. << Andate
pure ad allenarvi ci rivedremo stasera per concludere la lezione di
latino
lasciata in sospeso >> rispose l’uomo,
provocando le risa della giovane
che uscì dalla stanza per dirigersi alla spiaggia. Fece un
salto in camera sua
per recuperare le armi e trovò ad attenderla Tosas che
chiese se avesse bisogno
di un po’ di distrazione.
<<
Sai cos’è la migliore distrazione per me e non me
la
lascerei togliere per niente al mondo. Tu piuttosto pensa alla tua di
distrazione >> sogghignando uscì dalla camera
da letto.
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Capitolo 3 *** Una guerriera e un poeta ***
3. Una Guerriera e Un Poeta
La spiaggia profumava di sale emanava un dolce tepore che lei amava; depositò al solito posto le armi e iniziò a esercitarsi con i pugnali per qualche tempo. Scelse poi la sua arma preferita: la spada.
Tolse le calzature e rimase in calzoni e camicia, immergendo il proprio corpo fino alla vita e concentrandosi su un bersaglio mobile davanti a se.
Lo faceva quasi tutte le mattine e i pomeriggi fatta qualche eccezione e non riusciva a resistere.
La guerra era la sua vita, non la vita di corte e, finchè era stata in vita, sua nonna l’aveva allenata e anche alquanto duramente tanto che questi esercizi servivano più a distrarla e a divertirla che ad allenarla.
Si fermò un momento uscendo dall’acqua e stendendosi sulla sabbia a osservare il cielo e le nuvole che passavano; si rialzò e si tuffo in acqua per ripulire gli abiti dai granelli di sabbia e riprese ad allenarsi con la spada.
Erano usciti dal palazzo e dal castello, Markus Viktor e Nikas, tutti volevano cambiare aria, non che si trovassero male tra gli agi della corte reale, ma erano infastiditi dal clima di sospetto che li circondava. Camminavano spesso insieme parlando del più e del meno o anche restando in silenzio a contemplare il paesaggio e così stavano facendo passeggiando lungo il litorale sabbioso puntando gli occhi sulla sfera arancione che s’inabissava nel mare luccicante per lasciare spazio alla sera. Indossava gli abiti neri di pelle che tanto amava portare mentre i suoi compagni indossavano le tenute militari leggere. L’odore di salsedine gli entrò nelle narici e Markus inspirò a fondo l’aria dell’oceano. Stavano camminando lungo un costone quando il suo sguardo fu attratto da un luccichio più intenso proveniente dal mare, quindi si fermò e scorse la principessa Armonia immersa nell’acqua fino alla cintola, con una spada tra le mani che destreggiava in una maniera impressionante. Non aveva mai visto una ragazza maneggiare un’arma con tale abilità e grazia non poté distogliere gli occhi da tale bellezza. I corti capelli castani bagnati si incollavano al volto mentre la camicia bianca era resa quasi trasparente dall’acqua e metteva in risalto le sue forme. Ciò che più lo incantò furono però i suoi movimenti, la determinazione con cui si allenava e qualcosa in lui cambiò, sentì una strana sensazione irretirgli lo stomaco, ma tutto l’incantesimo fu distrutto dalla pesante pacca sulla schiena che lo raggiunse. Sbilanciato capitolò in avanti per qualche passo accompagnato dalle risa di Nikas e Viktor << Apri gli occhi sognatore >> lo schernì il primo lontano di qualche passo e solo allora Markus si rese conto di essere rimasto indietro. Viktor era invece il più vicino poiché soleva procedere con passo lento << Stavo guardando il mare >> cercò di difendersi il principe sapendo di non esserci riuscito << Certo certo >> riprese Nikas << Vedi di non farti ammaliare dalle sirene però >> disse scatenando la risata di Viktor. I tre continuarono a camminare ma Markus non poté trattenersi dal voltarsi ancora una volta e cercarla con lo sguardo, ma non la trovò più. La cosa gli dispiacque più di quanto potesse immaginare e si promise che l’indomani sarebbe tornato, da solo, per osservarla ancora.
Fu fedele alla propria promessa e ritornò il giorno seguente e la trovò lì ad allenarsi, principessa affascinante, temibile guerriera. Nel turbinio dei suoi sentimenti non trovò strana la mancanza di coraggio per andare da lei e parlarle, preferì essere spettatore e non rovinare in alcun modo quella bellezza. Non sentiva la sete o la fame, non percepiva rumori e odori, solo il lento scorrere dell’acqua sulla sua pelle e la sua lama fendere l’aria davanti a sé; in quella piccola realtà si sentiva a suo agio, isolato da tutto il resto.
Quando scese la sera decise di tornare a palazzo e continuò a pensare a lei anche quando le guardie reali lo salutarono impettite. Si diresse come trasportato da un vento da cui non poteva ripararsi e andò nella stanza dei compagni per cercare distrazione. Li trovò seduti al tavolo di legno che costituiva il salotto e vi si sedette proprio mentre Nikas lanciò i dadi. << Ho vinto ancora >> rise Viktor dopo aver controllato il risultato pessimo del tiro dell’amico che si limitò ad alzare le spalle mugugnando. << Giochiamo a soldi? >> propose Viktor osservando il nuovo arrivato << Tanto sono io che vi pago che soldi vorreste vincere? >> chiese sarcastico il principe senza ricambiare lo sguardo <> notò Nikas svegliandosi dal suo torpore << Conosco un ottimo rimedio >> proseguì alzandosi e cercando qualcosa in un grosso baule. Ritornò con in mano tre bicchieri d’argento messi gentilmente a disposizione dalla casa reale e un fiasco di vino delle loro terre. << Beh … alla salute >> disse facendo spallucce e tracannando il bicchiere prima di tutti << Alla pace >> gli fece eco Viktor << Si alla pace >> ripeté Markus con poca convinzione << Cosa c’è nostro condottiero? >> lo prese in giro il gigante chiamandolo con l’appellativo che usavano durante i giochi di battaglia da bambini. Markus sembrò non badarci, come chi è abituato a essere stuzzicato da qualcuno a cui vuole bene; osservò il liquido denso e bevve in un fiato <> ammiccò prendendo il fiasco e versandosi ancora da bere << Immaginavo >> sorrise Viktor << So sempre tutto >> << Come no >> risuonò il borbottio di Nikas. << Dunque? È da lei che sei stato tutto il pomeriggio? >> rincarò il gigante << Si >> ammise Markus << E …>> lo stuzzicò Nikas a cui piaceva ascoltare le storie piccanti dell’amico << E niente, l’ho osservata mentre si allenava >> << Combatte bene >> notò Viktor mentre l’alto amico restava deluso dal finale poco appetibile. << Non ti sei avvicinato quindi >> << No >> << Hai intenzione di farlo? >> << Non lo so >> sbuffò il principe sorseggiando il terzo bicchiere. << Non è da te, sai sempre cosa vuoi >> continuò Viktor << Lo so >> << Basta con queste risposte articolate, mi fate venire il mal di testa >> scherzò Nikas facendo ridere i due compagni. Mentre ancora sorrideva Markus osservò gli amici e capì ancora una volta perché aveva scelto loro.
La notte non la sognò solo grazie all’aiuto del vino, ma la mattina, quando la luce del sole penetrò la cortina delle tende, lei fu il suo primo pensiero. Si vestì pensando a cosa avrebbe fatto quel giorno, a come avrebbe potuto incontrarla e le venne in mente la lezione con quel vecchio maestro e trovò una scusa per rivederla. Passò la mattina visitando il castello e osservano il pattugliamento delle guardie; probabilmente la notizia della pace si era diffusa e ora veniva trattato con meno diffidenza. Qualche nobile, consigliere o politico si fermò a parlare con lui senza ovviamente fare espliciti riferimenti al suo compito; le damigelle che si muovevano in gruppi numerosi ridacchiavano e arrossivano al suo sguardo e gli sembrò quasi di essere a casa, ma tutto ciò che faceva aveva una sola finalità: rincontrarla. Pranzò in fretta, in mancanza del re i pasti venivano consumati privatamente e così si preparò senza dare troppo nell’occhio ed uscì dalla sua camera agghindato alla perfezione. Si sentì stupido ma si costrinse anche a pensare che era solo una fase del suo piano, lo svolgimento del suo gioco, non si accorse che in realtà era stato lui a cadere nella sua stessa trappola. Fece il percorso che si era ben segnato nella mente ed ebbe un tuffo al cuore quando sentì dalla porta della biblioteca la voce dell’anziaono maestro << Ancora una volta Armonias >> << I grandi artisti sono quelli che impongono all’umanità la loro particolare illusione >>.
Rimase fermò con la mano sulla porta socchiusa e solo dopo che lei smise di parlare entrò. Come la volta precedente salutò con riverenza il maestro e poi Armonias anche se stavolta l’occhio che posò su di lei fu più attento e meno indagatore. << Piacere di riavervi con noi principe >> lo salutò Merlino e dopo il suo invito il giovane si sedette ancora davanti a lei. Il cuore smise di battere all’impazzata e ritrovò il suo contegno glaciale. << Illusione dite? >> disse poi stuzzicando la ragazza sull’ultima affermazione << Esatto, l’arte non è fare qualcosa di bello per tutti ma convincere gli altri che la propria opera è la migliore, altrimenti non ci sarebbero così tanti artisti >> replicò lei seria << Voi dite? L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità. Non c’è una bellezza unica così come non esiste un’unica verità, quindi non è illusione, ma semplice creatività e bellezza, espressione del proprio animo >>. Markus credé di aver colto nel segno poiché la principessa mascherò appena la sua irritazione e rimase in silenzio. L’insegnante stava quasi per intervenire quando Armonias riprese a sorpresa la parola << Nella vita come nell’arte, è difficile dire qualcosa che sia altrettanto efficace del silenzio >> e fu con quella chiusura che Markus sentì di aver perso lo scontro: lei lo aveva esplicitamente invitato al silenzio, qualsiasi altra replica sarebbe stata vana.
Forse captando l’elettricità tra i due Merlino si decise ad intervenire ridendo << Complimenti ad entrambi, un ottimo esempio di scontro filosofico>> << Ho trovato una temibile avversaria >> fece notare il principe. Armonias accettò la lusinga con sincera riconoscenza probabilmente rallegrata dalla vittoria. Markus conosceva una frase che sarebbe calzata a pennello in quella situazione, ma non seppe perché, evitò accuratamente di farlo, forse a causa del sorriso magnifico sul volto di lei. << Direi che per oggi può bastare principessa, ci rivedremo domani, così spero anche per voi principe >> disse Merlino alzandosi << Senza alcun dubbio signore >> rispose l’altro alzandosi in segno di rispetto. Congedato il maestro i due si ritrovarono da soli.
<< Dev’essere un onore studiare con un professore come Merlino >> disse poi per rompere quel silenzio imbarazzante il principe << Lo è. Lo conoscete? >> << Ne ho sentito parlare molto bene, credo che mio padre abbia letto alcuni dei suoi scritti >> ammise l’altro, poi tornò il silenzio. Markus osservò la ragazza tenersi un braccio con la mano e stringersi al petto due grossi tomi rilegati che aveva utilizzato poco prima per studiare con Merlino. Non sapeva cosa dirle, che argomento affrontare, ma avrebbe voluto trattenerla lì per sempre << Siete preoccupata per il viaggio di vostro padre? >> chiese poi << No, è la routine ci sono abituata, dovreste esserlo anche voi no? >> rispose lei fredda come chi non vuole rivelare i propri sentimenti ad uno sconosciuto << Non proprio, io seguo sempre mio padre nelle sue missioni diplomatiche o nei suoi viaggi >> spiegò il giovane << Siete un guerriero? >> indagò la principessa con una nota di curiosità nella voce. Markus si bloccò non sapendo come rispondere: sapendo della sua abilità, ma volendo tenere nascosto il fatto di averla spiata, si sentì spiazzato nell’affrontare l’argomento << No, non un guerriero, ma ho ricevuto l’addestramento con la spada e me la cavo egregiamente >> disse comunque fiero battendo la mano sulla spada riposta nella fodera << Ne sono certa >> disse sempre con lo stesso tono neutro la principessa puntando gli occhi sull’arma. Cadde nuovamente un profondo silenzio ricco di tensione poi la principessa mosse qualche passo verso la porta << Io dovrei andare principe >> << Si certo, non voglio rubarvi un solo attimo in più >> mentì lui e fece per accompagnarla alla porta << Non c’è bisogno di mostrare falsa cortesia nei miei confronti principe, sono certa che le trattative con mio padre andranno lo stesso alla meraviglia >> lo incenerì lei subito. Markus si bloccò immediatamente sul posto senza riuscire a replicare mentre qualcosa dentro di lui si spezzava << Arrivederci >> continuò Armonias posando la mano pallida sul portone di legno e scomparendo << Arrivederci >> rispose con un filo di voce il principe quando ormai il rumore dei passi di lei sul pavimento di pietra si era spento. Rimase per alcuni minuti in quella posizione senza riuscire a fare un solo movimento, poi si decise ad uscire dirigendosi verso i giardini per restare solo.
Angolo dell'autore
Un ringraziamento a chi legge e chiedo venia per lo schifo che ho combinato con il capitolo due ( ho sistemato tutti i dialoghi^^) Spero di ricevere qualche commento. Bye^^
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Capitolo 4 *** Diverbi e Tesori ***
4. Diverbi e Tesori
Il
complesso si trovava sul lato orientale del palazzo che dava sul mare,
formato da tre parti principali, tutte collegate da un ruscello
artificiale che scorreva in un rivo di marmo bianco alimentando le
fontane che circondavano tutto il perimetro dei giardini. Fiori
colorati erano accostati creando giochi bellissimi alla vista e
l’erba finissima subiva controlli quasi maniacali per
sopravvivere verde e tenera al clima marittimo. Panchine e cuscini
sgargianti erano posti in prossimità di grossi alberi che
con le loro fronde concedevano riparo dal sole dorato. Markus
andò a sedersi all’ombra di una quercia dal tronco
titanico e vi si appoggiò con la schiena voltando la testa
verso l’altro a scrutare il mare verde delle sue foglie
smeraldo e chiudendo gli occhi. Non riusciva a concepire quello che
stava accadendo, quel sentimento folle e irrazionale che lo aveva
catturato e non lo abbandonava maie: era solo una donna, come tante gli
giravano intorno, ma si opponeva a lui per un motivo che ancora non
conosceva; aveva provato ad avvicinarla in qualsiasi modo ed ecco
qual’era stato il risultato, credeva che il suo
interessamento fosse puramente formale. Si coprì il volto
con una mano mentre cercava di scacciare quei pensieri dalla mente: si
vergognava di se stesso e della sua debolezza. Delle voci attirarono la
sua attenzione verso destra e voltandosi trovò due ragazze,
due nobili a giudicare dagli abiti, una più alta e bionda e
l’altra appena più bassa con i capelli scuri.
Entrambe ridevano divertite sedute in mezzo all’erba mentre
davanti a loro si esibiva un giullare in abiti sgargianti. Con una
smorfia Markus guardò più in là ma ad
un certo punto, quando la mora ridacchiò, una delle palle di
pezza con cui il ragazzo si stava esibendo scivolò rotolando
nella sua direzione e subito il giullare corse a recuperarla.
Accorgendosi della sua presenza s’inchinò e
sorridendo recuperò la palla << Buon giorno
signore, vuole unirsi a noi? E’ una bella giornata e il sole
splende, è un peccato rimanere qui all’ombra, i
raggi potrebbero fare bene alla vostra carnagione pallida
>> disse il giullare e subito Markus fissò i
suoi occhi di ghiaccio in quelli scuri del giovane incenerendolo
<< Lascia che decida io cosa conviene ad un principe
buffone, torna ai tuoi giochi >> lo schernì
indicando con la testa la direzione da cui era venuto mente il giullare
si allontanò con un inchino, visibilmente offeso; Markus
poté notare le due ragazze che guardavano nella sua
direzione apparentemente dispiaciute per il diverbio avuto dai due
uomini. La bionda sembrò non farci troppo caso, ma
l’altra ragazza smise di sorridere e anche i giochi del
giullare si fecero meno divertenti. Irritato Markus decise di andare
dai suoi compagni per sfogarsi, si alzò e procedette a
ritroso mentre sentì lo sguardo risentito del giullare
posarsi su di lui.
Trovò
Nikas e Viktor nel cortile del palazzo, in disparte, mentre si
prendevano cura delle loro armi e provavano qualche mossa di
combattimento ridendo tra loro. Non indossavano l’armatura
completa poiché era state lucidate e messe al sole per
asciugarsi, portavano solo il corpetto e la corta cotta di maglia che
solevano indossare insieme all’armatura leggera. Markus si
avvicinò a passi veloci subito notato da Viktor che lo
indicò a Nikas e fu proprio in direzione di
quest’ultimo che si mosse il principe estraendo la spada
legata al fianco. L’amico aveva momentaneamente posato
l’arma a terra ma fu rapido a raccoglierla e parare il
fendente che menò Markus << Buon giorno anche
a te principe >> lo
schernì Viktor che osservava divertito la scena al contrario
di Nikas che prendeva sul serio qualsiasi scontro in particolar modo
quando capiva che l’amico voleva sfogarsi. Entrambi erano
più possenti rispetto al principe, ma gli amici conoscevano
la sua abilità a tirare di scherma, cosa che messa in coppia
con il suo pessimo carattere non era mai cosa buona in momenti come
quello. Le lame s’incrociarono cozzando violentemente tra
loro, i due amici si avvicinarono e Nikas provò a spingere
facendo valere la propria forza, ma Markus fu abile a disimpegnarsi
liberando la lama e mettendo spazio tra lui e l’avversario.
L’altro non gli lasciò il tempo per tirare il
fiato e contrattaccò: certo conosceva l’amico, ma
non affrontava mai alcuna sfida se non con il fine di vincerla; fu
così che abbassò la sua lama tenendo la spada con
entrambe le mani verso il principe che con una giravolta
scansò il colpo e ne scagliò un altro di rimando
verso il basso. Anche l’amico quella volta riuscì
ad evitare il colpo facendo un piccolo salto verso l’alto e
riportando il corpo in posizione di difesa. Con precisi movimenti di
polso Markus tornò all’attacco costringendo
l’amico a indietreggiare e a parare una decina di colpi
veloci. Andarono avanti per diversi minuti in quella maniera, senza che
nessuno dei due riuscisse a prevalere sull’altro
finché la voce profonda di Viktor li fece voltare
<< State attirando troppa attenzione voi due, smettetela
subito >>. Markus si voltò e
constatò che decine di guardie e cortigiani si erano
bloccati ad osservarli, dunque tornò a guardare
l’amico più alto << Hai ragione, ora
mi è passata >> disse tergendosi con una mano
il sudore dalla fronte. Nikas invece tirò i muscoli delle
braccia per rilassarsi << A me è venuta fame
>> disse sbadigliando e scatenando la risata degli altri
due. Insieme si allontanarono diretti nelle loro stanze per prepararsi
alla cena dato che si era fatta l’ora, ma quella volta gli
amici non riuscirono ad allontanare del tutto la principessa Armonias
dai suoi pensieri: la rabbia era passata, ma il dolore rimaneva come
una fiera selvaggia che aspetta nel bosco pronta ad attaccare ancora e
lui sapeva che sarebbe tornata, presto.
Armonias stava
ritornando dai suoi allenamenti quotidiani quando incontrò
gli amici che scossi gli raccontarono l’accaduto.
<<
è stato veramente maleducato! >>
sbottò Clio << Anche se è un
principe non ha diritto a trattare il piccoletto così solo
perché è un giullare >> Armonias
osservò l’altra amica; Katina era visibilmente
ferita e altrettanto lo era Tosas anche se non lo dava a vedere.
Infatti intervenì << Ma su lui ha tutto il
diritto di trattarmi così e magari era solo nervoso
>>
Armonias
strinse i pugni << Sbruffone presuntuoso >>
sussurrò << Tosas, se ne pentirà,
niente gli da il diritto di trattarti così, nemmeno se
è un principe. E il problema che non si comporta solo come
un principe, ma come un Dio. Lui non è nessuno e deve
smetterla di darci fastidio. Oggi addirittura è intervenuto
nella mia lezione >>
Le amiche la
guardarono, lei la ragazza calma e razionale che si arrabbiava.
Sapevano quanto ci tenesse alle sue lezione che gli permettevano di
sciogliersi così come quando era con loro e raramente
l’avevano vista così irata.
Si alzarono
tutti insieme e continuarono la conversazione verso l’esterno
del castello, intenti a raggiungere la spiaggia. Ad un tratto
una guardia li fermò.
<<
Principessa ho un comunicato da parte di vostro padre >>
disse facendo un inchino reverenziale.
La giovane
posò la mano sul capo chino dell’uomo.
<< Parlate soldato >> sussurrò
con voce dolce, facendogli risollevare la testa.
<<
Tornerà fra una quindicina di giorni per complicazioni e
affida le sessioni dell’assemblea a voi. Dice di salutare
vostra madre e mi ha detto di consegnarvi questa >>
concluse allungando una mano in cui era contenuta una pergamena e un
piccolo sacchetto.
Armonias lo
prese, ringraziò del servigio il militare e insieme agli
altri si diresse nella sala da compagnia.
Giunti nel
salone si accomodarono sulle poltrone di velluto rosso; la sala come
l’aula era una delle poche stanze che concedesse alla
principessa riposo e libertà. Era una sala rettangolare,
solitamente chiusa e illuminata da due finestre in stile gotico; queste
erano coperte da due drappi cremisi che filtravano in modo eccessivo la
luce, mentre il camino era sempre acceso d’inverno.
Tosas si
adagiò sul tappeto persiano che ricopriva la maggior parte
del pavimento in pietra e si mise a giochicchiare con delle piccole
palline. Le madamigelle erano comodamente sdraiate sui divanetti,
mentre la giovane era stravaccata sul divanetto. <<
Stasera c’è il ballo, mia signora >>
disse il giullare << Vuoi esibirti Tosas? È da
un po’ che non lo fai e hai molti numeri nuovi da mostrare
>> rispose la principessa sorridendo. <<
Con molto piacere Army >>
Armonias fece
una smorfia: l’amico si divertiva a storpiare il suo povero
nome e non solo.
Katina
sorrise e il viso del giovane si illuminò. Palese non notare
l’affetto trai due, ma troppo ostacoli intercorrevano per
potersi anche solo aprirsi. Clio li
guardò con affetto. Conosceva Katina dalla nascita,
così come la mora principessa aveva al fianco il fedele
giullare da sempre e insieme avevano formato un quartetto perfetto,
unico e indistruttibile.
Armonias
aprì con delicatezza il drappo di velluto e estrasse con il
medesimo tatto il contenuto.
Un anello
d’oro bianco le cadde tra le mani. Era liscio e perfettamente
delicato, al centro portava un brillante piccolo piccolo ma di
inestimabile valore; all’interno era scritta una frase.
<<
Un giorno per conoscere, un giorno per amare e un altro per regnare
>> lesse ad alta voce la giovane e gli occhi le si
inumidirono: quello era l’anello di sua nonna, in molti
l’avevano visto solo in ritratti.
Clio e Katina
se lo passarono e quando Tosas lo prese in mano accadde lo
straordinario: l’anello si illuminò e gli cadde di
mano. << Evidentemente non sono destinato a regnare
>> sbuffò leggermente irritato.
Armonias scese
con un balzò dalla poltrona e raccolse l’anello.
<< Evidentemente non potresti mai essere una regina
>> rispose canzonatoria lei, mentre gli altri lo
guardarono perplesso.
Si risedette in
modo composto. << Dovete sapere che ogni regnante di
Lunvian, ha ricevuto uno dei due anelli >> Tosas
spalancò la bocca << Due? >>
esplicitò il suo pensiero Clio.
<<
Certo l’anello del re, in oro giallo con un brillante verde,
e quello della regina >> disse alzando il proprio anello
che ora portava al dito << Si narra che venga trasferito
di generazione in generazione alla figlia o al figlio più
grande >> Katina parve perplessa << Ma tua
madre? >> << I consorti dei regnanti non lo
ricevono, ma a loro viene fatto indossare l’anello nel giorno
precedente al matrimonio per constatare se è destino
>>
Deglutì
e osservò il soffitto che con i suoi intarsi in legno era
uno dei migliori.
<<
Si narra che solo chi è destinato a regnare possa tenerlo in
mano e addirittura indossarlo; inoltre si narra che molti principi non
abbiano completato il giorno poiché solo la loro
nobiltà li autorizzava a indossarli e nient’altro
e l’anello non li accettò >>
Un
ticchettio interruppe la chiacchierata, poiché qualcuno
aveva bussato alla porta. I quattro amici si ricomposero e
l’uomo entrò. L’anziano signore sorrise
e guardò la principessa << Sapevo che ti avrei
trovata qui birichina >> scherzò e poi
fissando il resto della comitiva << I vostri genitori
desiderano la vostra presenza per il banchetto quindi vi conviene
sbrigarvi >> Tutti si mossero in
fretta e furia tranne Armonias. Quando tutti furono usciti
guardò il maestro alzandosi in piedi davanti a lui.
<< Ne sarò capace? >>
<< Loro si fidano di te e ti amano. Queste sono due cose
necessarie, direi che parti in vantaggio no?! >>
replicò il vecchio leggermente divertito. La giovane sorrise
<< Mi spalleggerai al consiglio? >> chiese
e un guizzò negli occhi del maestro le fece trovare subito
la risposta.
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Capitolo 5 *** Una lettera e decisioni ***
5. Una lettera e
decisioni da regnante
Il
banchetto era lussuoso e Tosas non si era mai esibito così
bene. Armonias osservava tutti i suoi sudditi divertirsi tranne uno.
Con
discrezione diede un occhiata al principe e vide chiaro attraverso i
suoi occhi
il disprezzo per Tosas. Che uomo odioso!
Si
concentrò allora sui giochi e quando l’amico le si
avvicinò e
la invito ad aiutarlo, lei sorrise e lo seguì.
<<
Sceglietemi un altra assistente ve ne prego mia signora
>> disse stucchevole il giovane e molte dame si porsero
soprattutto
perché Tosas oltre a essere un bel ragazzo era anche un
giullare fantastico.
<<
Madamigella Katina mi fareste il piacere >>
chiamò
a se Armonias. La giovane sorrise, fece un breve inchino e si
avvicinò alla sua
amica.
<<
Vedete come sono belle queste due madamigelle >>
iniziò Tosas e inciampando provocò le
risa di tutti. << Son così belle
>> disse voltando il viso a
terra verso il
pubblico << che i
miei piedi non rispondono più >>
L’iniziò
era memorabile e il resto le giovani lo conoscevano
perciò a stento trattennero le risa.
Non
era certo dell’umore per un banchetto ma doveva comunque
mantenere il suo ruolo e il suo posto vuoto avrebbe destato troppe
chicchere,
così si ritrovò seduto tra i due guerrieri
davanti a una tavola imbandita con
qualsiasi squisitezza anche se lui certo non aveva fame. Al contrario
al suo
fianco Nikas si abbuffava alla faccia di qualsiasi etichetta mentre
Viktor
spiegava la provenienza di decine di erbe aromatiche a una povera
cortigiana
che aveva avuto la sfortuna di sedersi accanto al gigante.
Evitò con tutto se
stesso di gettare lo sguardo sulla principessa per tutta la durata
della cena,
ma quando tutti ebbero terminato iniziò lo spettacolo del
giullare che aveva
incontrato quel pomeriggio e a fargli da spalla c’era proprio
lei. Sentì
qualcosa nascere dentro di se e l’astio che provava per il
ragazzo crebbe a
dismisura << E’ patetico come la gente possa
abbassarsi ad atteggiamenti
simili >> commentò acido rivolto ai compagni
ma mentre Nikas fece fatica
ad alzare la testa dal boccale di birra che aveva davanti, Vikotr
capì subito
il perché di quel commento, ma conoscendo l’amico
lasciò perdere qualsiasi
discorso << Hai ragione >> lo
assecondò << Vorrei vedere come
se la caverebbe in battaglia. I suoi giochetti non gli impedirebbero di
perdere
la testa >> continuò facendo sorridere il
compagno. << A casa
nostra non ci sono giullari, ma ci divertiamo molto di più
con le nostre donne
no? >> rise Nikas dando motivo anche agli altri due di
imitarlo. A Markus
non sfuggì lo sguardo rapido che la principessa
gettò su di lui attirata dal
suono delle risa “Divertiti col tuo giullare donna, non ho
bisogno di te” disse
tra sé e sé ma quel pensiero gli suonò
terribilmente falso; dunque il gioco
iniziò e il principe preferì distogliere lo
sguardo per evitare che la rabbia
riprendesse il suo cuore << A proposito di donne, vi
ripeto l’invito a stare
calmi, soprattutto tu Nikas, vedi di evitare di posare gli occhi su
qualche
nobildonna come sei solito fare >> disse e per tutta
risposta l’altro
sorrise malizioso << Cosa c’è di
sbagliato se un giovane cerca l’amore di
una bella madamigella? >> chiese ironico <<
C’è di male che il tuo
“amore” comporterebbe un incidente diplomatico
>> rise Viktor. Anche lui
avrebbe tanto voluto potersi distrarre con argomenti del genere, ma
quel chiodo
fisso non si decideva a cadere: quando rialzò lo sguardo
davanti a lui cercò
immediatamente la principessa e la trovò seduta al suo posto
con gli occhi
altezzosi fissi su di lui, allo stesso modo sostenne lo sguardo
finché un servo
gli passò davanti interrompendo lo scontro di sguardi.
Quando l’uomo passò
Armonias stava parlando tranquillamente con una ragazza che Markus
riconobbe
come una delle due che aveva visto nel giardino, la ragazza mora che
tanto si
era dispiaciuta per come lui aveva trattato il giullare. Non gli ci
volle molto
per collegare le cose “Allora qualcosa t’importa di
me vero principessa? Fare
quello stupido giochetto davanti ai miei occhi … hai forse
capito cosa covo
dentro di me? Allora spiegamelo perché nemmeno io riesco a
riconoscerlo” si
sentì scoperto, ma dall’altra parte poteva essere
stato semplicemente un caso,
ma nell’ipotesi che ciò non fosse si sarebbe
dovuto fare avanti e già da quel
momento la sua mente iniziò a muovere le pedine per fare in
modo che ciò
avvenisse, ma il suo cuore la rendeva più lenta e
annebbiata. Maledicendo
ancora una volta quella cosa che si era impossessata di lui si
versò da bere.
Mezzanotte;
la luna illuminava il cielo, ma il suo sguardo era
fisso davanti a se e guardava tre giovani uomini che combattevano nel
centro
della piazza per sciogliere gli effetti della sbornia dopo il
banchetto. Ad un
certo punto il principe alzò gli occhi e ammiccò
verso di lei; Armonias lo
guardò gelida e poi si diresse all’interno della
sala del consiglio per leggere
la lettere del padre.
“Cara
figlia mia,
la
lettera che sto per
scriverti e una delle più difficili che io abbia mai steso.
Ho da dirti molte
cose e in così poca carta; devo spiegarti fatti e
avvenimenti che dovrai
gestire da sola perché io non potrò essere
lì ad appoggiarti. Dovrò dirti della
mia scelta più difficile e da quella inizierò,
togliendomene immediatamente il
peso.
Tua
madre ed io , devi
sapere, siamo sempre stati predestinati a sposarci e gli dei hanno
voluto anche
che noi ci amassimo. Ora devi sapere che la pace che si è
instaurata nel nostro
paese è debole e precaria e ci vuole un modo per
consolidarla: un matrimonio.
So
che in questo
momento starai strappando la lettera e non leggerai il resto, ma
confido nella
tua curiosità. Come avrai capito ormai vorrei che accettasti
di sposare il
principe di Solian, so che mi capirai e chiedo perdono a te e a lui,
per questo
vostro triste destino. Vorrei che ne parlassi con lui prima di portarlo
davanti
al consiglio. Ti chiedo ancora per dono per questo doveroso obbligo, so
che
sarai una regina degna di te”
Alzò
gli occhi al cielo con le lacrime che ormai scendevano
copiose. Tutti ma lui no; avrebbe potuto scegliere l’uomo
peggiore del mondo,
ma non lui. Ma forse qualcosa nel profondo del suo animo diceva che
avrebbe
accettato.
Lesse
l’ultima frase e baciò l’aria. Il padre
la capiva e si
avrebbe accettato questo matrimonio perché lui gli aveva
chiesto scusa e perché
gli voleva troppo bene. Continuò tranquilla a leggere il
resto della lettera
che parlava sulle varie discussioni da tenere in consiglio e leggendo
si
addormentò beata.
L’indomani
avrebbe pensato a come dire delle nozze al principe.
Un
occhio vigile però la osservava e un cuore palpitava. Markus
si
avvicinò al corpo inerme della giovane disteso al suolo e la
sollevò
prendendola tra le braccia e sentendo
il
suo respiro caldo pizzicargli il viso.
La
osservò e notò che dormiente la principessa
assomigliava a un
angelo, con un po’ di caratterino.
Lei
fece una smorfia e nel vederla il suo cuore perse un battito
lasciando un leggero sorriso in viso.
Le
diede un leggero bacio sulla fronte,cercando di limitarsi
quando un rumore lo fece voltare.
Tosas
lo guardava minaccioso. << La porterò in
camera mio
signore. Consegnatela pure a me >>
Disse
il giullare in tono neutro che però quando il principe
arretrò fece fatica a mantenere.
Tenne
comunque le braccia distese ma Markus lo guardò truce
<< Fatemi strada la porterò io
>> sibilò
Tosas
si voltò e osservò due giovani donne sullo sfondo
che
affiancarono il principe. Giunsero nella camera della fanciulla e il
principe
la poso sul letto. Le accarezzò una guancia, lievemente
colorata di un dolce
rossore contrastante al pallore della pelle di lei,ma subito Clio
intervenne.
<<
Sarebbe meglio che voi ve ne andaste >> disse
osservandolo. Anche gli altri due lo guardavano, Tosas teneva stretta a
se
Katina, rassicurandola con dolci carezze e la lasciò solo
quando Markus si fu
buttato i giovani alle spalle.
Il
giorno seguente Armonias si alzò di buon umore, ma quando
vide
gli sguardi stravolti e cupi degli amici decise di indagare.
Aspettò dunque il
concludersi della colazione e intercettò nel salone tutti e
tre facendo loro
vuotare il sacco. La giornata virò da magnifica a orribile e
la giovane non
poté fare a meno di avere una crisi di nervi per le troppe
domande che erano
nate.
Decise
allora di trattare la faccenda con Merlino con il quale
avrebbe dovuto avere una lezione quel mattino. Si diresse
così con passo deciso
e veloce nell’aula dove il maestro la stava già
aspettando.
L’anziano
la osservò un attimo e poi chiuse il libro, la fece
accomodare
e le lasciò dare libero sfogo ai suoi pensieri.
<<
Non capisco. Io proprio non capisco il suo comportamento
>> disse in conclusione disperata verso il maestro. Il
vecchio sorrise e
le fece un buffetto sulla guancia. << Mia cara
l’animo umano è più complesso
di quanto si può immaginare e in particolare i sentimenti
sono cosa difficile
da comprendere poiché l’apparenza riesce a
ingannare anche un occhio di falco
>> Un rumore distrasse i due dalla conversazione.
Lei
poi riprese. << Io lo odio, ma non dovrei
>>
Nuovamente un brusio esterno catturò la loro attenzione.
<<
Ragazzi entrate >> sospirò e le due giovani,
accompagnate da Tosas, si affrettarono ad entrare.
Lei
spiegò allo sguardo interrogativo di tutti leggendo la prima
parte della lettera.
Clio
aprì la bocca tanto che Tosas le fece l’imitazione
per
prenderla in giro. << Ma tu accetterai? >>
chiese invece dubbiosa
Katina e, ricevendo un cenno affermativo, abbassò gli occhi
pensosa.
<<
Vado ad allenarmi. Ci vediamo dopo. Grazie mille Merlino
e insegna un po’ di buona educazione a questi tre
>> disse la principessa
alzandosi non senza una certa irritazione, mentre Clio , ripresasi,
borbottava
un “Ha parlato lei”
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Capitolo 6 *** Un destino predstinato ***
Un destino prefissato
<> continuò Viktor sbuffando <> continuò a camminare per la stanza mentre Nikas sonnecchiava sdraiato su una montagna di cuscini Makus stava seduto al tavolo guardandosi le mani con aria colpevole <> continuò nella sua invettiva contro il principe, ma quando si accorse delle parole sfuggite senza ragionare era troppo tardi. Markus si alzò di botto facendo cadere la sedia alle spalle e persino Nikas si destò preoccupato <> disse tutto d’un fiato, furioso <> si voltò in preda alla collera riaccogliendo la sua spada e uscendo sbattendo la porta. Lasciò nella stanza un silenzio di tomba e due amici increduli.
Uscì dal palazzo in preda alla rabbia mentre ancora una volta il sole calava sull’enorme città che risplendeva della luce fioca, ma quella volta i suoi occhi non avevano tempo per certe cose, osservavano solo la terra davanti a lui, terra che si trasformò presto in sabbia sempre più fine. Sin da bambino si rifugiava sulla spiaggia quando voleva stare da solo poiché anche il suo castello era in riva al mare e così fu spinto lì, in un luogo che non gli era nuovo, dove assistette ad una scena familiare. “No, non lei” pensò chiudendo gli occhi e solo allora si accorse di essere giunto in quel tratto del litorale dove la principessa soleva allenarsi. La guardò per alcuni attimi fendere l’aria con la spada con foga mai vista, scossa da una rabbia che non passava inosservata. Markus sapeva il perché di quell’atteggiamento, certo era venuta a sapere di cos’era accaduto la sera prima e non ne era affatto felice, certamente non come lui. Avrebbe voluto allontanarsi, cancellare almeno per qualche ora il tormento che lo assillava in quel luogo, ma sembrava che il suo cuore non potesse trovare pace. Rimase esposto per un attimo di troppo e all’ennesimo fendente della ragazza i loro occhi s’incrociarono.
Armonias si avvicinò lentamente a lui poi iniziò a correre pervasa da una sensazione indescrivibile, scattò e menò un fendente a un passo dall’uomo che grazie ad un riflesso dovuto ad anni di allenamenti lo schivò e estrasse la propria spada.
Fu inevitabile, le lame iniziarono a scontrarsi, quella di lei per ferire, quella di lui per difendersi. Nel mezzo del duello entrambi erano abbastanza abili da permettersi anche un secondo scontro, quello delle parole.
<> disse con astio la giovane mentre Markus parava un suo colpo, cosa che li avvicinò, ma il loro visi si allontanarono velocemente. <> rispose freddo lui cercando a stento di non far prevalere la rabbia causata dalle parole di Viktor.
<> ribatté con ironia la giovane.
<> <> disse tra i denti la giovane, mentre un altro colpo laterale costrinse il principe ad un rapido cambio di posizione che lo portò in vantaggio sulla ragazza. <> ribatté, mentre Armonias scattava nuovamente all’attacco. <> <> chiese lui curioso abbassando leggermente la guardia > rispose la giovane di botto e le sue parole pietrificarono il principe che tenne la spada appena all’altezza del petto. Nessuno meglio di lei poteva capire cosa passava nella mente dell’altro, ma non ebbe pietà e lo attaccò strappandogli la spada di mano. Tuttavia la manovra fu troppo avventata e lei stessa capitolò sull’avversario gettandolo a terra e cadendo sopra di lui, senza però abbandonare la spada che puntò alla gola dell’altro. <> continuò ansimando per lo sforzo mentre il suo volto si specchiava nei suoi occhi azzurri che gli strapparono per un secondo l’anima facendole dimenticare l’odio che provava per lui. Durò un attimo, si alzò precipitosamente e sparì per il sentiero che conduceva al castello poco sotto le stanze della principessa.
Gliel’aveva detto, ora doveva solo aspettare una risposta e tentare un colloquio più tranquillo.
Matrimonio, quella parola continuava a occupargli la mente così come la lenta risacca del mare sul bagnasciuga, inesorabile, accompagnava il filo dei suoi pensieri. Era ancora sdraiato supino a terra, la sabbia si era insinuata nelle vesti e i capelli si erano attaccati al volto per il sudore; lo sconvolgente duello era terminato con un finale ancora più impensabile e lui, il freddo calcolatore, quella volta non aveva la minima idea di dove iniziare ad affrontare quella situazione, tantomeno sapeva come farlo.
Matrimonio, beh forse avrebbe dovuto aspettarselo era la scelta più facile ed ovvia, ma lo sconvolgeva il fatto che il padre non gli avesse detto niente anche se in fondo sapeva che se l’avesse saputo prima non avrebbe mai accettato un matrimonio combinato, lui, lo spirito libero della famiglia. Nemmeno lui si riconosceva nell’uomo che era diventato, ossessionato dalla sua sirena che combatteva sul mare, da quell’angelo che tuttavia lo odiava. Si scoprì a sorridere e si sentì terribilmente egoista, ma d'altronde c’era abituato; non poteva dire che gli dispiacesse fare sua la donna che desiderava, ma farlo contro il volere di lei andava contro tutti i sui principi, era anche vero che lei, come lui, non poteva rifiutarsi.
Si portò una mano al petto ed immaginò ancora il corpo della principessa steso sul suo, il suo calore che faceva evaporare le gocce di acqua salata, quel respiro così affannoso ed insieme dolce a pochi centimetri dal suo viso.
Facendo leva su un braccio si alzò e dovette portarsi una mano sulla fronte per affrontare la tempesta di emozioni che lo pervase e in tutto ciò non riuscì a togliersi il viso della giovane dalla mente.
Ci vollero diversi minuti prima che Nikas smettesse di tossire a causa della birra che gli era andata di traverso e solo quando l’amico si fu ristabilito Markus ripeté la notizia agli amici <> rispose alla tacita domanda di Viktor che lo guardava esterrefatto. <> continuò il principe <> buttò lì Nikas <> <> rincarò l’altro <> fu costretto ad ammettere facendo ridere Nikas mentre Viktor restava serio, ma con un leggero sorriso sul volto. <> continuò il guerriero nerboruto <> indagò Markus <> nella stanza cadde il silenzio e dopo pochi attimi le risa dei due compagni fecero aumentare il rossore che già colorava il volto del principe. <> li schernì sorridendo a sua volta.
Armonias scattava da un corridoio all’altro alla ricerca di Merlino. Aveva bisogno della sua consulenza, o almeno di poter parlare con qualcuno che l’ascoltasse con serietà. Non sapeva se aveva fatto bene a reagire così, a dirglielo con così tanta rabbia e ora si stava pentendo; anche se quel ragazzo la irritava in un modo micidiale, dalla sua reazione si comprendeva come anche lui era stato incastrato in questo gioco di corte.
Svoltò l’angolo e finì dritta contro qualcuno, cadendo a terra senza ritegno. Il giovane non rimase neanche un attimo a fissarla, ma subito si chinò e le porse una mano. <> disse con voce roca e melodiosa nel medesimo istante. Armonias fissò un attimo il suo viso e poi la mano e senza rendersene conto l’accettò. <> si scusò lei formalmente e fece per andarsene quando un occhiata di lui la fece voltare. I capelli sferzarono al vento e il vestito da principessa fece un cerchio sul terreno. <> chiese al gigante.
Lui sorrise <> Armonias spalancò gli occhi. <> chiese perplessa affiancandosi all’uomo. <> disse e sorrise di nuovo, impedendo alla principessa di non ricambiare <> <>Lei spalancò un momento leggermente la bocca, ecco dove l’aveva già visto.
<> disse lei invitando con un cenno l’uomo a una passeggiata <> Lei punto i suoi occhi rossi in quelli scuri del giovane e poi spostando annuì << Ma iniziate voi >> disse perentoria lei fissando davanti a se.
<< Penso che voi possiate capire come un uomo necessiti di motivazioni per combattere e così ora io sono in cerca di una seconda motivazione e penso anche di averla trovata >> disse sorridendo il gigante << Se mi posso permettere. Quale è la prima? >> L’uomo la guardò continuando a sorridere e lei provò un senso di sicurezza al suo fianco. << Il mio principe naturalmente. Lo proteggo fin da quando sono nato quasi e non oserei fare altrimenti >> rispose come se fosse la cosa più ovvia e la giovane rimase spiazzata, ma poi rispose con un po’ di amarezza. << Spero che lui sia degno di questa vostra cieca fedeltà >>
Lui rise sommessamente << Questo odio represso non si addice a una giovane donna nella vostra situazione >> Lei lo guardò e capì che l’uomo sapeva tutto. Si fermarono essendo giunti in giardino e si sedettero sulla prima panchina in pietra e Armonias notò che anche da seduta l’uomo la superava di parecchie spanne e sorrise. << La mia altezza mi aiuta e mi infastidisce >> disse lui scherzoso notando l’espressione della principessa << Ora tocca a voi >> << Mi sembra che sappiate già tutto, ma non vi toglierò il gusto di farmi arrabbiare >> scherzò lei. << Non è il matrimonio in se che mi preoccupa, ma la mia pazienza. Non credo di poter sopportare il tuo principe così a lungo >> Viktor rise , poi si alzò. << Chiedo scusa ma ora devo lasciarvi. È stato un piacere discorrere con voi e, non vi preoccupate, che il mio principe bisogna solo imparare a gestirlo >> Si inchinò e se ne andò, lasciando la principessa stupita dalle sue ultime parole. Era davvero esterrefatta come una persona così cordiale potesse sopportare tale arroganza e un po’ si maledisse per il suo carattere. Ma in fondo era felice di quella chiacchierata e quel senso di sicurezza non l’aveva abbandonata e con esso un senso di calma e pace era nato; sentiva ancora lo sguardo del gigante vegliare su di lei e le sue parole farla ridere.
<< Armonias >> Una voce femminile la distrasse dai suoi pensieri <> disse cauta Clio.
Lei annuì e l’amica si sedette al suo fianco. << Lo so che non è affar mio ma sei sicura? >> << Si ne sono sicura >> L’amica sorrise nel vederla così calma, poi ghignò << Se vuoi ti accompagno così almeno vedo la sua guardia del corpo, quel Nikas >> Armonias rise <>
Le giornate in quel palazzo si stavano rivelando sconvolgenti per Markus, ma non altrettanto per i compagni che passavano le giornate spaparanzati sui cucini delle loro camere senza fare nulla, e così anche quel pomeriggio i tre stavano parlando del più e del meno quando qualcuno bussò alla porta. Era un servo che aveva portato loro un messaggio da parte della principessa << La principessa Armonias mi ha detto di riferirvi che vi attende lungo la spiaggia, il posto lo conoscete >> a quelle parole Markus sorrise e congedò il servo sorridendo tra sé. Poco dopo tuttavia dovette abbandonare la sua contentezza poiché ragionando con criterio capì che mai Armonias avrebbe organizzato un incontro tra loro due … soli. Notò che gli amici lo guardavano curiosi e speranzosi nel medesimo istante << Vi va di uscire? >> chiese il principe in un largo sorriso.
Si ritrovarono così a passeggiare lungo la spiaggia, Markus, in tenuta estiva elegante, un passo davanti agli altri , come spinto da un vento che i compagni non potevano sentire. Scorsero da lontano le figure d due fanciulle e dentro di sé Markus esultò per aver evitato la figuraccia di presentarsi da solo e far capire alla principessa quanto in realtà desiderasse rimanere da solo con lei, sempre che non l’avesse ormai capito.
La vide come poco tempo prima, bellissima, i corti capelli scossi appena dalla brezza della sera. Gli ci volle un po’ per mettere a fuoco la seconda figura poiché a stento staccò gli occhi dalla principessa; in lei riconobbe una delle amiche che non lasciavano mai sola Armonias, quella che non era rimasta poi tanto scandalizzata dal trattamento che lui aveva riservato al giullare, ma anche quella che si era fatta più valere quella sera in cui aveva accompagnato la principessa sfinita in camera sua.
Si accorse solo allora di aver rallentato il passo mentre ammirava Armonias e di essere rimasto un po’ indietro ai compagni che tuttavia, come insegnava il protocollo, gli rimaneva il più vicino possibile. Li superò riacquistando il suo contegno nobile e arrivò per primo dalle due fanciulle nascondendo il suo sorriso nel vederla con una piccola smorfia di cortesia. << Buona sera dame >> salutò inchinandosi << La ringrazio per l’invito principessa >> così fecero anche i suoi compagni, Nikas un po’ più lentamente del solito, lentezza forse dovuto a dell’altro oltre la sua flemma .
<< Vi va di fare una passeggiata principe? >> chiese con tono incredibilmente cortese Armonias, Markus non se lo fece ripetere due volte. Proseguirono per diverso tempo in silenzio, lui e lei affiancati in testa, Clio, così si chiamava l’amica, un passo dietro di loro e infine Nikas e Viktor. << Come ormai tutti sappiamo, abbiamo un argomento di cui parlare principe >> intervenne Armonias facendolo sobbalzare; dietro di lui Markus giurò di aver sentito un risolino di Viktor, ma forse fu solo il mare. << Mi dica >> disse mantenendo impeccabilmente il suo contegno << Mio padre mi ha lasciato una lettera prima della sua partenza dove, come è noto, mi ha lasciato detto del mio imminente matrimonio … con voi >> proseguì lei mantenendo stoicamente lo stesso tono di voce mentre Markus fu colpito da quella notizia come la prima volta che l’aveva sentita e non riuscì a controbattere come avrebbe voluto << Capisco >> << Dunque la situazione verrà resa ufficiale al consiglio di domani e mi sembrava educato riferirvelo prima principe >> “Educato eh?” << Ovviamente non sarà l’argomento principale visto che, in assenza di mio padre, sarò io a tenere il consiglio e si discuterà dunque della tanto sospirata pace e delle questioni politiche. Spero sarete pronto per allora così potremo cavarcela con poca difficoltà >> << Lo sarò principessa >> << Bene >>. Cadde ancora il silenzio interrotto solo dal verso dei gabbiani e dalle onde del mare che si infrangevano sugli scogli neri poco più in là; a Markus quell’immagine sembrò esattamente il ritratto di ciò che covava nel suo cuore.
Giunsero dunque a un costone di sabbia che andava per forza oltrepassato poiché la scogliera sbarrava la strada al gruppo che così si avvicinò alla salita che era stata costruita appositamente per quella funzione. Quando il suo piede iniziò a salire il dislivello, con la principessa al suo fianco, il gesto gli venne naturale ed allungò una mano per prendere quella della ragazza ed aiutarla nella salita. Forse i suoi occhi tradirono la paura di aver commesso un gesto eccessivo per l’odio che provava Armonias, forse lei fu mossa da pietà, forse era proprio quello che lei voleva, o almeno così sperava Markus. Fu così che sentì il calore e la morbidezza del suo tocco nella mano e a fatica riprese la salita; nella sua mano quella di Armonias si sentiva appena e lui aveva il terrore di stringerla, come quando si tiene tra le mani una splendida farfalla. Solo allora si accorse di quanto la sua mano fosse fredda nonostante il clima temperato di fine estate, solo quando sentì il suo calore, il calore di Armonias. Lei proseguiva tenendo i suoi occhi fissi davanti a lei mentre con la mano libera alzava appena il vestito che toccava terra. Markus avrebbe voluto che la risalita fosse durata per sempre, ma terminò e così lui non si sentì più giustificato a trattenere la sua mano e così, delicatamente com’era venuta, la farfalla se ne andò. Lui tenne gli occhi sul suo volto sperando di vedere un sorriso, qualsiasi cosa, qualsiasi segno di umanità, ma la principessa mantenne il suo contegno regale. “Quando ti scioglierai principessa? Quando mi aprirai una porta, per quanto piccola? Abbassa queste inutili difese, così come faranno i nostri paesi, lascia che io venga da te. Non odiarmi perché ero tuo nemico, non odiarmi perché sarò il marito che non vuoi e, se puoi, perdonami”.
<< Scusate >> giunse appena udibile alle sue orecchie la voce di Clio ed entrambi si voltarono << Io dovrei proseguire per questa strada poiché mio padre mi attende per un impegno in città che richiede la mia presenza >> spiegò. Markus si accorse di essere giunti ad un bivio, la strada che proseguiva serpeggiando portava ad un cancello più modesto che accedeva direttamente al castello, l’altra svoltava per dirigersi alla città; violentemente riportato alla realtà sentì la voce di Armonias rivolgersi all’amica e salutarla << Aspettate vi prego >> intervenne però prima che la bionda potesse allontanarsi << L’ora è ormai tarda e non conviene che una giovane ragazza nobile se ne vada in giro da sola … per quanto le strade siano rispettabili >> si sbrigò a dire prima che Armonias si potesse offendere in qualche modo.<< Vi prego di accettare la compagnia di uno dei miei uomini>> proseguì indicando i compagni mentre Nikas fece subito un passo avanti<< Sarei onorato >> disse con una voce che non gli aveva mai sentito usare << Molto volentieri >> accettò l’altra sorridendo, quindi il gruppo si divise. Proseguirono il loro cammino quando Armonias parlò << La ringrazio per il disturbo principe, ma non era il caso, le strade sono ben pattugliate e noi non siamo delle sprovvedute >> Markus si sentì cadere le braccia perché ancora una volta la ragazza era riuscita a trovare un modo per lanciargli una frecciata, e fu così che rispose un po’ irritato << Si tratta solo di cavalleria principessa >> << Cavalleria? >> chiese lei certamente valutando il tono del principe ma una terza voce si unì alla conversazione evitando l’irreparabile << Si mia signora, il principe Markus è sempre stato un esempio di cortesia per tutti noi >> intervenne prontamente Viktor <<… Davvero? >> rispose lei curiosa e divertita nel medesimo istante guardando Markus. Il principe pregò che il rossore sul suo viso sembrasse solo la luce del tramonto.
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