Lagharta di Selenite (/viewuser.php?uid=110873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Luna ***
Capitolo 2: *** 1 - Sorriso ***
Capitolo 3: *** 2 - Il luogo della promessa ***
Capitolo 4: *** 3 - Il mio nome è Lagharta ***
Capitolo 5: *** 4 - Gaia ***
Capitolo 6: *** 5 - Il libro della mamma ***
Capitolo 7: *** 6 - Odio ***
Capitolo 8: *** 7 - Una promessa di morte ***
Capitolo 9: *** 8 - La pietra della speranza ***
Capitolo 10: *** 9 - Lilith ***
Capitolo 11: *** 10 - La strada per il suo cuore ***
Capitolo 12: *** 11 - La divinità oscura ***
Capitolo 13: *** 12 - Il motivo per cui combattere ***
Capitolo 14: *** 13 - Luna piena argentata ***
Capitolo 15: *** 14 - Un cuore caldo ***
Capitolo 16: *** 15 - Lacrime ***
Capitolo 17: *** 16 - Il Tempio di Vie ***
Capitolo 18: *** 17 - Inconcepibile ***
Capitolo 19: *** 18 - La Dea dentro di lei ***
Capitolo 20: *** 19 - La voce di Vie ***
Capitolo 21: *** 20 - La storia ha inizio ***
Capitolo 22: *** 21 - Una domanda senza risposta ***
Capitolo 23: *** 22 - Cambiare il futuro I ***
Capitolo 24: *** 23 - Un bicchiere di troppo ***
Capitolo 25: *** 24 - La sua mano ***
Capitolo 26: *** 25 - Nel suo cuore ***
Capitolo 27: *** 26 - La Principessa dell'Acqua ***
Capitolo 28: *** 27 - Vite intrecciate ***
Capitolo 29: *** 28 - Promessa per la vita ***
Capitolo 30: *** 29 - Punizione ***
Capitolo 31: *** 30 - Inferno ***
Capitolo 32: *** 31 - Segreti e Speranza ***
Capitolo 33: *** 32 - Perché ti amo ***
Capitolo 34: *** 33 - Il bisogno di averti accanto ***
Capitolo 35: *** 34 - I tre della Leggenda ***
Capitolo 36: *** 35 - Le Ninfe maledette del Lago del Cielo ***
Capitolo 37: *** 36 - Nato per proteggerla ***
Capitolo 38: *** 37 - La vera maledizione ***
Capitolo 39: *** 38 - Cambiare il futuro II ***
Capitolo 1 *** Prologo - Luna ***
PROLOGO
Luna
Riaprì gli occhi e, per
un istante, ringraziò il cielo di essere viva.
Poi ricadde nella
consapevolezza di cosa fosse successo e maledì d'esserlo.
Tutto intorno a sé
odorava di sangue. Dentro, sentiva come se tutte le sue forze fossero
andate perdute. Non aveva più passione, desiderio
né onore. Li
aveva persi in battaglia.
Insieme a tutti gli
altri.
Il suo corpo galleggiava
sulla superficie dell'acqua. Cercò di muovere le dita delle
mani,
sentendo un lieve torpore. E acquisì la consapevolezza di
avere
ancora le braccia attaccate al corpo.
Proseguì con i piedi,
che risposerò positivamente. Tutto il suo corpo rispondeva.
Provò a parlare,
sperando di sentire almeno un suono.
-A...aiuto...- sussurrò
flebilmente -Ragazzi...state bene...?-
La voce c'era, anche se
debole e roca. Ma nessuna risposta.
Intorno a sé il
silenzio.
Cercò di trattenere le
lacrime, spostò il volto di lato cercando di non affondare e
vide i
suoi capelli aggrovigliarsi sulle braccia e sul corpo. I suoi
capelli...
Con un movimento brusco,
voltò il capo e cadde con il corpo sotto l'acqua, si
dimenò per
qualche secondo, poi si accorse che l'acqua era scesa di livello e si
alzò in piedi. Le arrivava a malapena alla vita quindi
poteva vedere
bene intorno a sé.
Avrebbe preferito non
avere la vista, non vedere nulla.
Non le piacque ciò che
vide.
Era tutto distrutto. La
stanza, tutto il castello, ogni cosa attorno a lei, dai mobili fino
ai drappi delle finestre, finite in frantumi. L'urto era stato
così
tremendo da tagliare come il castello a metà.
Alzò gli occhi al cielo,
la luna brillava.
Si decise ad abbassare lo
sguardo per osservare le macerie coperte dall'acqua.
Dov'era Velleda? Era
stata lei a richiamare gli spiriti dell'acqua, ma lei dov'era? E gli
spiriti, erano scomparsi a loro volta?
-Velleda? Velleda, sei
qua?- un eco sottile, che rimbalzò appena su un muro rimasto
alto.
Dietro riusciva a vedere ancora la catena montuosa di roccia nera.
Nessuna risposta.
-Alvexia...?- si guardò
attorno, mentre la chiamava, sperando di vederla. Sapeva che era
accanto a lei pochi secondi prima dell'enorme esplosione, ma non la
vedeva. Non vedeva nessuno.
E non sentiva niente.
Solo il silenzio. Un profondo, terrificante, irritante silenzio.
-Pixel? Pixel?- ancora,
la sua voce produsse un lieve eco, per poi perdersi tra le incavature
della catena montuosa che circondava per un certo perimetro i resti
del castello.
Nessuna risposta. E
quello strano magone allo stomaco aumentò, ancora.
La luna illumanava poco
quel luogo, rilucendo sull'acqua che più di quel livello non
voleva
scendere. Sembrava imprigionata a quel luogo.
Aveva paura.
-Lagharta...ti prego,
Lagharta, rispondimi...almeno tu...ti prego...- la sua voce
diventò
un sussulto, poi un singhiozzo. Ed infine, lacrime -Ragazzi...non
lasciatemi sola...ve ne prego, non lasciatemi sola...-
Mahel iniziò a piangere.
Aveva perso ogni speranza che qualcuno fosse sopravvissuto, a parte
lei. Nessuno di loro aveva risposto al suo richiamo gentile.
La luna brillava ancora.
Come promettesse di vegliare su di lei.
***
Dopo quasi 2 anni di assenza, ecco che ritorno prepotentemente a
scrivere, nella speranza di essere ancora capace. Il mio stile
è PROFONDAMENTE cambiato, così come IO sono
cambiata. Spero ardentemente che qualcuno commenti questo mio lavoro
(ho bisogno disperatamente di conferme xD o almeno di critiche
costruttive!) e che non si faccia problemi a dirmi quello che pensa
sulla storia. Premetto che non accetto offese gratuite senza uno scopo,
o critiche distruttive quali "non sei capace, sei un'incompetente,
ritirati". Ormai ho una certa riluttanza a questo tipo di comportamento
infantile.
Detto questo, per chi non mi conosce, sono un tipo che risponde SEMPRE
a tutti i commenti in modo molto personale, analizzando il
perchè ed il come di ogni singola persona. Penso sia una
forma di rispetto per chi ha avuto la cortesia di aprire questo link e
di leggere una mia storia ^^ quindi, già da adesso, vi
RINGRAZIO calorosamente per la vostra gentilezza.
Quasi sicuramente aggiornerò una volta a settimana ^x^ un
bacio a tutti!!!
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Capitolo 2 *** 1 - Sorriso ***
CAPITOLO
1
Sorriso
Era
estate. La scuola era finita.
Era
proprio quel giorno, che era iniziato tutto.
La
polaroid era carica, lei piena di entusiasmo. Le finestre della sua
camera illuminavano tutta la stanza, comprese le pareti piene di foto
della sua città.
Il
centro storico, le strade che portavano alla campagna, nature morte,
alberi, corsi d'acqua...
Oggi
aveva avuto il permesso di andare al Lago.
Il
Lago era...il Lago. Non aveva altro che quel nome, non aveva una
storia demografica. Perchè non era sempre stato
lì. Ma ci era
arrivato, di punto in bianco. Dal nulla.
Era
una cittadina tranquilla, nessun fiume vi scorreva attraverso. C'era
solo quel prato enorme al centro esatto della città, che si
snodava
in pendenza, portando ad un boschetto talmente fitto che nessuno era
mai riuscito ad entrarvi. Aveva una forte forma concava.
Ed
un
giorno, come si fosse infuriato, il cielo iniziò a piovere a
dirotto.
Piovve
per giorni e giorni, le vie di comunicazione vennero interrotte, gli
abitanti della città iniziarono ad avere paura. Ma come
arrivò, la
pioggià cessò
E
dove
prima si snodava il prato, vi era un lago. Talmente enorme che gli
abitanti se ne stupirono.
Un
prato che era si grande, ma non aveva mai dato l'impressione di
essere “così” grande.
Il
boschetto impenetrabile adesso era come rialzato su quel laghetto,
come un altare che veglia su delle rovine antiche.
Pioggie
torrenziali non erano più venute, ma il laghetto era rimasto
fermo
lì. Per un intero secolo.
Detta
in tutta sincerità...Mahel non credeva a quella specie di
leggenda
metropolitana.
Sua
madre la raccontava ridendo, romanzandola sempre un po' più
della
volta precendente. Non che potesse pretendere di meno da una
scrittrice di libri per ragazzi...
Per
quel che la riguardava, sapeva che tanti erano andati nel boschetto e
che avevano trovato una strana colonna in stile antico, rotta per
metà, con su delle strane incisioni.
E
lei
voleva fotografare quella colonna. Magari mettendola in un bel
contesto, visto che era circondata da alberi, inquadrandola mentre
era illuminata dai raggi sottili del sole.
Perchè
non vi era mai andata prima? Semplicemente perchè sua madre
glielo
aveva sempre impedito. Non tanto per cattiveria, quanto per via di
una specie di patto: fino al compimento dei suoi 16 anni, e fino a
quando non avesse superato almeno un corso di fotografia, ella non
poteva andare al Lago.
Mahel
sapeva che sua madre non le negava mai nulla, quindi pensò
che
quella era solo una sfida: dimostrami che ci tieni e ci potrai
andare. O meglio...questo aveva pensato.
Quindi,
durante l'anno scolastico, aveva cercato disperatamente un corso di
fotografia per esperti (in quanto il suo livello non era esattamente
quello di un principiante), aveva rinunciato a molti svaghi per
potervi partecipare e alla fine ce l'aveva fatta: era riuscita a
superarlo.
Quando
aveva portato a sua madre l'esito dell'esame, gonfia d'orgoglio, ella
le aveva sorriso teneramente e l'aveva letteralmente obbligata a fare
una fotografia degna di questo nome.
Mahel
aveva sorriso ed era corsa a prepararsi.
-Filtri...obiettivi...cavalletto...ok,
ho tutto- Mahel chiuse la borsa, pagata con i suoi sudati risparmi di
sedicenne giudiziosa, carezzando, prima di riporla, l'amata polaroid
che suo padre le aveva regalato prima di andarsene. Mahel la
carezzava e la baciava ogni volta che fotografava qualcosa,
sussurrando a suo padre qualche parola d'affetto.
-Toc
toc, si può?- la madre di Mahel entrò nella
stanza, sedendosi sul
letto piena d'entusiasmo -Ormai sono 4 anni che lotti con tutte le
tue forze per questa concessione, eh?-
-Ancora
non capisco perchè tu l'abbia fatto, ma...caspita, sono
troppo
felice!- Mahel alzò gli occhi verso la madre, soffiando sui
ciuffi
ribelli che le cadevano sopra il volto -Grazie per non avermi mai
dato vinto niente, mamma-
-Figurati,
è il mio ruolo- scherzò questa, assumendo una
posa raffinata -Se
solo avessi seguito le mie orme...-
-Ah
ha- la fermò Mahel, sollevando la borsa e assicurandosela
saldamente
alla spalla -Io ho seguito le orme di papà e sono fiera di
questo.
Se mai vorrò scrivere qualcosa, verrò da te, ma
fino ad allora...-
rise di quella risata innocente e deliziosa che solo una ragazzina
poteva avere.
Sua
madre adorava quella risata. Sorridendo di una dolcezza concessa solo
ad una mamma, carezzò la guancia della figlia -Sarebbe
orgoglioso di
te. Sei così bella Mahel...-
Mahel
arrossì -Si. Spero tanto che sia così...-
La
madre sospirò, cercandò di ricacciare indietro
quel magone allo
stomaco che non aveva ragione di esistere, in quel momento, e si
alzò
-Fai un buon lavoro. E ricorda che alle 8 si mangia, capito?-
Eccola,
la sua mammina apprensiva. Con un sorriso Mahel le offrì una
linguaccia, evitò il solletico con uno scatto sghembo e si
ritrovò
sulla porta -A stasera mamma!-
Mahel
non era un nome comune. Era un nome tipicamente fantasy, di quello
che solitamente si dà alle eroine di un racconto. E infatti
così
era.
Sua
madre, quella pazza della sua mamma, era una scrittrice di libri
fantasy. Conosciuta in tutto il paese, nonostante scrivesse sotto
pseudonimo, era una degli “idoli” delle sue
compagne di classe.
Tutte
conoscevano il mondo fiabesco di Gaia, un nome fin troppo comune per
un'ambientazione fantasy, ma più di tutto era famoso il
leggendario
“eroe” che Mahel odiava sentir rammentare dalle sue
compagne. Non
sapeva il suo nome, sia perchè nei libri non era
specificato, sia
perchè si era sempre rifiutata di leggere gli scritti di sua
madre,
ma conosceva bene la Sibilla che lo accompagnava con le sue
predizioni, Mahel appunto.
Peccato
che la “Mahel” di sua madre avesse un qualcosa come
200 anni e
avesse la bellezza di una rana in pensione.
Pensando
a questo, Mahel scoppiò in una risata rassegnata. Se sua
madre
l'aveva chiamata come quel personaggio, di certo doveva esserle molto
affezionata. Forse perchè il nome di quella Sibilla era
stato scelto
da suo padre...? Chissà.
Ma
pensandoci bene, lei non sentiva di avere con quel personaggio alcun
legame, nome a parte. Non sarebbe stata per niente la tipica
“eroina”: innanzitutto, era incapace di qualsiasi
azione
acrobatica. Non aveva coordinazione, non aveva agilità,
inciampava
molte volte sui suoi stessi piedi. Semmai sarebbe stata la perfetta
protagonista di un racconto comico, ma non di uno fantasy.
Per
continuare, non era bella. Era ordinaria. Ribelli capelli castani che
le arrivavano a metà schiena, sempre legati in una treccia
che non
riusciva ad arrivare neanche a metà giornata, occhi di uno
scialbo
verde bottiglia (notare bene: non smeraldo, bottiglia. Quel colore
che non sai mai se è verde, grigio oppure color poltiglia),
nascosti
perennemente dietro occhiali da vista spessi e scomodi.
Ma
era
magra. Ecco, forse per quello poteva definirsi fortunata.
Sua
madre aveva avuto la fortuna di una costituzione invidiabile:
mangiava tutto quello che si trovava sotto mano e non ingrassava mai,
neanche di un chilo. Era alta, magra e dalla postura elegante, e
Mahel aveva ereditato da lei questa conformazione fisica. Lunghe
gambe affusolate, mani dalle dita lunghe e curate, braccia forti ma
non grassoccie, un punto vita da vespa che molte amiche le
invidiavano. E poi un gran bel...beh, non è difficile
immaginare
cosa.
Purtroppo
aveva la brutta abitudine di nascondersi dietro vestiti slargati e
dalle forme più strane, perciò non si notava
molto la sua fisicità.
Ma per lei c'erano molte imperfezioni nel suo corpo, forse per via
della sua strana tendenza a farsi graffi e lividi nei modi
più
svariati.
Però
era dolce e riusciva a farsi apprezzare dalla maggior parte delle
persone che conosceva. E dopotutto non era quella la cosa
più
importante?
Lei
non era l'eroina di nessun racconto. Non credeva a queste cose.
E
pensando a questo, si ritrovo davanti al Lago.
Il
cielo era di quel colore celeste così splendente che le
metteva
sempre l'allegria. Il sole era caldo e piacevole, smorzato dal vento
fresco che sibilava fra le fronde degli alberi.
Un
parco era ciò che circondava quel Lago enorme dall'acqua
così
limpida da poterci guardare dentro. I bambini giocavano a pallone,
prendevano il sole sdraiati su asciugamani di spugna, stando bene
attenti a sistemarsi accanto agli alberi per quando il sole era
troppo forte, andavano in bicicletta sui dei sentieri sterrati
costruiti apposta per chi voleva godersi il paesaggio. Mahel sorrise
e si sedette su una delle panchine quasi a ridosso del lago, a
preparare l'attrezzatura.
Volgeva
lo sguardo a destra e sinistra, respirando appieno l'aria salubre di
quel paradiso cittadino, guardava l'acqua del Lago che risplendeva ai
raggi del sole, vedeva in lontananza il chiosco dei gelati dove i
bambini si fermavano a gruppetti; ancora più avanti i giochi
per
bambini, dallo scivolo alle corde; ancora più accanto, a
pochi metri
da un piccolo molo sul lago, una piccola casetta di legno. Era il
noleggio delle barche a remi.
Sistemato
tutto si alzò, scostandosi una foglia dai capelli,
salutò un paio
di bambini che le avevano rivolto un sorriso, e si incamminò
verso
il noleggio.
-Buongiorno
Walter- disse Mahel sorridendo, facendo capolino alla reception del
noleggio -Oggi come vanno gli affari?-
-Oh,
Mahel!- rispose l'uomo, dopo aver dato le chiavi del lucchetto di una
barca alla coppia davanti a lui -Ti vedo bene. Come stai? E la
mamma?-
-Tutto
bene, ti ringrazio- rispose la giovane, avvicinandosi di più
all'uomo e posando le braccia sul ripiano davanti alla reception
-Michael oggi non c'è?-
L'uomo
trafficò per un attimo tra i fogli della scrivania, porgendo
a Mahel
un mazzetto di chiavi -È andato a prendere dell'acqua. Oggi
fa molto
caldo-
-Già-
annuì Mahel, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla
-Posso
aspettarlo?-
L'uomo
le sorrise -Certo, ti porto una sedia-
Da
quello che ricordava, Walter aveva sempre fatto parte della sua
famiglia.
Era
il
migliore amico di suo padre, suo padrino per giunta, e il figlio
andava nella sua stessa scuola. Era stato il primo a sapere del patto
con la madre, e l'unico adulto ad incitarla in quella specie di gara.
La adorava dal più profondo del suo cuore, in quanto era la
fotocopia sputata di quell'amico che, ormai, non era più con
loro.
Gli
stessi occhi di quel verde opaco, lo stesso viso piccolo e ovale, la
stessa incapacità in qualsiasi arte ginnica e la stessa
risata.
Dal
canto suo, Mahel considerava Walter una specie di zio.
Poiché sua
madre e suo padre non avevano fratelli, lei non aveva altri
“parenti”
e lo teneva in gran considerazione.
-Papà
al chiosco non avevano il caffè freddo, ti ho preso una
bottiglia
d'acqua, va bene lo stesso?- una voce maschile interruppe i pensieri
di Mahel, intenta ad osservare il lago.
-Ciao
Mick- scosse la testa, incrociando i suoi occhi -Bella giornata, eh?-
Michael
guardò la giovane, arrossendo un poco per via della sua
presenza
inaspettata. Poi si ricompose e le dedicò un sorriso -Mahel,
era
oggi?-
-Si,
era oggi- puntualizzò la giovane, alzandosi dalla sedia e
allungando
una banconota a suo padre -E visto che me lo hai promesso, mi devi
accompagnare-
Walter
prese la mano di Mahel e la spinse indietro -Niente soldi Mahel, oggi
offro io. Prendilo come un regalo-
Mahel
scosse la testa e allungò di nuovo la mano -Niente scherzi
Walter,
non se ne parla- inarcò le sopracciglia -Sai come mi ha
cresciuto la
mamma-
Walter
rise a quella risposta e accettò la banconota -La prossima
volta-
-Si,
la prossima volta- Mahel afferrò il braccio di Michael e
sorrise
-Andiamo, non vedo l'ora-
Mentre
i due ragazzi si allontanavano, Walter rise nel pensare che suo
figlio era innamorato perso di Mahel e non aveva il coraggio di
dirglielo. Mentre scuoteva la testa sperando che, almeno in
quell'occasione, suo figlio si decidesse a comportarsi da uomo, una
scritta sulla banconota attirò la sua attenzione. “Grazie
per il supporto zietto”
E
leggendolo, non potè fare a meno che sorridere.
-Mahel...-
Michael guardò la ragazza sporsi dalla barca, toccando la
superficie
fresca con le dita -Perchè fare la foto a quella colonna
è per te
così importante?-
Mahel
guardò per un attimo la sua immagine riflessa, per poi farla
increspare passandoci le dita sopra -Perchè è una
promessa fatta al
mio papà. Non posso infrangerla-
Michael
non aveva mai avuto il coraggio di domandarglielo. E forse sarebbe
stato meglio non chiederglielo mai. Ora vi era tra di loro quel
silenzio imbarazzante che lui odiava, perchè non riusciva a
non
pensare che quella ragazza lui l'amava.
E
quanto anche.
Adorava
i suoi capelli, che si sfilavano dalla treccia dopo appena 30 secondi
che era stata fatta, adorava la sua incapacità di camminare
senza
cadere, adorava il suo corpo minuto e leggero, che sembrava fatto
d'aria. Adorava quella risata argentea, così simile a quella
di un
uomo che aveva sempre invidiato.
Ricordava
bene suo padre. Era alto, bello e imbranato.
Era
un
fotografo, uno scultore ed un artista. Era nato per racchiudere la
bellezza del mondo dentro foto, sculture o anche quadri, famosi per
uno stile unico e delicato. Per lui l'arte era vita e la vita era
arte.
Era
capace di creare capolavori con una macchina fotografica, ma di non
saper fare uscire un caffè decente neanche con la
macchinetta
automatica. Poteva vincere concorsi a livello nazionale, ma non
sapeva fare 100 metri in corsa senza sbattere contro un albero, un
sacco o anche i lacci delle sue scarpe.
E
Mahel lo seguiva ovunque. Adorava andargli tra le braccia e vederlo
lavorare. Era stato lui a tramandarle il disgusto per le
attività
fisiche e l'amore per le fotografie.
Quando
venne a mancare, Mahel sprofondò in un baratro di
depressione e
pianto.
Niente
la confortava, piangeva sulla foto della sua famiglia unita e non
riusciva a farsene una ragione. Sua madre, al pari suo, perse per un
periodo la voglia di sorridere e fece di tutto per riportare sua
figlia almeno ad una parvenza di serenità. E ci
riuscì soltanto
donandole la macchina fotografica del padre. All'inizio Mahel non la
voleva, diceva che era un affrondo alla sua memoria, alle cose per
lui più importanti. Ma poi sua madre le mostrò
un'incisione
visibile sopra il cassetto che si apriva sulla pellicola. Neanche
molto nascosta, sembrava che quell'incisione fosse il nome della
macchina fotografica stessa.
E
quel
nome era Mahel.
-Michael-
esordì la giovane, distogliendolo da quei cupi pensieri -Non
ti
preoccupare, ok?-
-Ma
io...ecco, non avrei dovuto, io...-
-Non
pensare che soffra a parlare di mio padre- sorrise lei, cercando di
rincuorarlo -Se evito di rammentarlo così spesso
è solo per mia
madre. Lei piange ancora di nascosto, pensando a lui, penso che la
mia presenza non basti a confortarla-
-Mahel!-
strillò il ragazzo, mollando i remi per un secondo e
avvicinandosi
alla ragazza sbigottita davanti a lui -Non dire assurdità.
Tua madre
ti ADORA. Se non fosse stato per te, in tutti questi anni, lei...-
Mahel
prese la mano di Michael, stringendogliela. Lo sbeffeggiò
con una
linguaccia, cercando di sdrammatizzare -Tranquillo Michael, lo so-
Non
lo
poteva sopportare.
Odiava
essere il motivo per cui lei si annebbiava sempre. Odiava vederle
scomparire dal viso il suo sorriso sincero, al quale si sostituiva un
sorriso forzato e triste.
Però
subito lei se ne accorgeva, vedeva lo sguardo del ragazzo farsi cupo,
e cambiava. Ritornava sul suo volto un'espressione radiosa, sincera,
dolce.
-Non
è
morto nessuno, dai!- una pacca sulla spalla, un bel sorriso -Andiamo,
se sparisce la luce devo rimandare a domani la mia foto-
Michael
rimase qualche secondo immobile, cercando di capire cosa fosse
successo, poi si arrese, come sempre.
Quel
sorriso, tale e quale a quello dei suoi ricordi, era ciò che
lo
rincuorava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
***
Non ho idea di come abbia fatto ad aggiornare così presto.
Ma ero così entusiasta e piena di voglia di fare,
perciò mi sono messa a scrivere e non ho smesso
finchè non era completo il capitolo. All'inizio il capitolo
dove avere un altro titolo e un altro finale. Poi ho deciso per farne 2
separati e qui ho solamente introdotto la vera vita di Mahel, la sua
famiglia e il suo più caro amico.
In realtà la storia è strutturata in un modo
"classico" per i fantasy moderni: il prologo è il "presente"
mentre la storia vera e propria è ambientata nel "passato".
Perciò da questo primo capitolo in poi, si
spiegherà il cosa ed il perchè si svolga
l'avvenimento del prologo. Sarà un percorso lungo e
faticoso...ma spero di portarlo a termine.
Ed ora, la parte che preferisco. i RINGRAZIAMENTI ai santi che hanno
deciso di commentare il prologo di questa storia!!!
Dark_Blame:
il tuo commento mi ha fatto un gran piacere. Sai, io scrivevo qua quasi
2 anni fa, poi ho smesso per motivi personali e di lavoro e solo adesso
ho ritrovato la voglia e la possibilità di scrivere. Il tuo
commento è stato uno sprono in più per
continuare. Ti posso solo dire che l'inizio è si una specie
di battaglia, ma mai quella che ti aspetteresti. Spero che continuerai
a leggermi e commentare, soprattutto perchè ho letto la tua
originale e sarei davvero molto onorata di avere una tua opinione ^^
LinusVanPelt:
ti ho COSTRETTO a leggere e commentare xD tu sei troppo buono con me.
Tranquillo topino, puoi anche dirmelo via msn cosa ne pensi di questa
mia storia ^^
Kuroshi Tsukishiro:
oddio O_O mi hai commentato O_O e tutte e due le storie O_O oddio
ç_____ç ti...ti...ti adoro!!! Puccio e
pucciosissimo, sei tra i primi posti in questo momento delle persone
che voglio coccolare e strizzacchiare!!! Scherzi a parte (no, non
scherzo sul fatto che ti voglio strizzacchiare) sei stato davvero molto
gentile a spendere qualche minuto del tuo tempo per commentare qualcosa
fatto da me ^^ non sai quanto mi hai commosso. Non mi aspettavo che
avrei ritrovato qualcuno disposto a seguirmi, perciò anche
solo vedere che la storia è stata letta mi rende piena di
gioia. Pensa a vederla tra quelle seguite o addirittura commentata! A
te un ringraziamento speciale, come a Dark_Blame, perchè
penso che i vostri stili siano assolutamente perfetti. Un bacio, spero
di rivederti al prossimo capitolo ^^
Fairy_chan88:
nee-chan...una volta era questo il tuo soprannome per me. Io penso
ancora a queste parole quando penso a te, perciò vedere che
mi hai lasciato un commento mi rende davvero tanto felice. Grazie, dal
più profondo del mio cuore.
fruttina89:
la tua e-mail mi ha reso davvero felice. Non era assolutamente
necessario che mi ringraziassi, perchè i miei complimenti
erano davvero meritatissimi. Sono davvero felice che persone del tuo
talento si siano soffermate sulla mia storia. Mi avete davvero fatto
felice. E tu, più di tutti, hai guadagnato uno spazietto nel
mio cuore ^^ (tranquilla, non sono una pazza...semplicemente io mi
affeziono ai commentatori xD se vedi il mio vecchio account e la mia
vecchia storia capirai xD)
Grazie mille a tutti i lettori che hanno anche solo letto la mia
storia. Un bacio e spero che continuerete a seguirmi =)
|
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Capitolo 3 *** 2 - Il luogo della promessa ***
CAPITOLO
2
Il
luogo della promessa
Quando
si è immersi nel silenzio, ci si ritrova a pensare a
svariate cose.
Pensiamo
a ciò che dovremmo fare, o che avremmo dovuto fare, alle
cose più
importanti ma anche a quelle più stupide. Mahel ascoltava il
rumore
languido delle onde del lago e l'odore degli alberi, sempre
più
vicini, cercando di non disogliere lo sguardo dalle increspature
azzurro-dorate dell'acqua, illuminate dai raggi del sole.
Ricordava
ancora quando, in passato, suo padre la prese per mano e la
portò
lì, in mezzo al Lago, a pochi metri dal boschetto.
Stipulando quella
promessa che ancora portava nel cuore...
-Papà...com'è
bello!- una Mahel piccola e minuta era seduta su quella barca
così
enorme allora, i capelli raccolti in due codine al lato del volto,
gli occhioni ancora scoperti degli occhiali senza il quale non vedeva
niente.
-Trovi
anche tu?- rispose suo padre con quel sorriso che lei amava
così
tanto -Tua madre ti ha raccontato di questo posto, non è
vero?-
-La
mamma pensa che io sia stupida- Mahel si imbronciò,
scuotendo il
capino decisa -Il Lago non può essere arrivato qua dal
nulla, non
credi papà?-
Suo
padre rise, carezzandole i capelli -Io invece ci credo-
Le
rivolse uno sguardo che solo i genitori sono capaci di dare -Io penso
che tua madre non abbia del tutto mentito, sai piccola?-
Mahel
si avvicinò al padre, posando le manine sopra quelle col
quale
reggeva i remi -Ma papà...sei così ingenuo?-
L'uomo,
sorpreso, rise -Da chi le impari queste parole?- afferrò la
figlia e
la strinse forte a se, come avesse paura di perderla -Cerca di
parlare come una bambina della tua età!-
-No
papà, mi scompigli i capelli, no!- Mahel si divincolava,
nella
speranza che i codini riuscissero a resistere fino a sera
-Papà!-
-Va
bene, va bene- rispose l'uomo, ancora ridendo, lasciando la piccola
dal suo forte abbraccio -Senti Mahel...tu sai che io adoro fare
fotografie, non è vero?-
Alla
parola “fotografie” Mahel si illuminò
-Anche io papà, anche
io!-
Il
padre sfiorò delicatamente il naso della piccola, posando lo
sguardo
sul boschetto che si stagliava davanti a loro -Voglio che tu mi
prometta una cosa, allora-
La
piccola gli si avvicinò, curiosa -Che cosa papà?-
L'uomo
indicò il boschetto con un dito, lasciando che lo sguardo
della
piccola lo seguisse attentamente -Là dentro, in mezzo a quel
fitto
boschetto, vi è una colonna spezzata, sulla quale vi sono
incisi
versi antichi- sorrise, notando che la piccola lo guardava
incuriosita -Ebbene...voglio che, appena tu sarai un po' più
grande,
andiamo insieme lì dentro e facciamo una gara a chi riesce a
fare la
foto più bella-
La
piccola si voltò verso il boschetto, poi verso suo padre. E
arrossì
-Una gara...? Io e te...?-
L'uomo
annuì, rivolgendole un dolce sorriso -Si, tesoro mio.
Prenderemo
ognuno la sua macchina fotografica, faremo la nostra foto
più bella
e poi...chi avrà vinto si vedrà offerto un gelato
dal perdente, ci
stai...?-
Mahel
annuì, battendo le mani -Ci sto papà! Vedrai, fra
qualche anno sarò
diventata bravissima e riuscirò a batterti senza alcuno
sforzo!-
Un
buffetto sulla guancia ed un ultimo, grande sorriso -Guarda che ci
conto. È una promessa...-
Già...era
una promessa.
Anche
se suo padre ormai non c'era più, la sua foto era appesa in
bella
mostra nella sala di casa. Più che ad una fotografia,
rassmigliava
ad un dipinto: le luci tenui che colpivano la colonna, rendendola
iridescente, erano colorate di giallo, verde e anche di alcune
sfumature rosate. L'erba sembrava bagnata di gocce d'oro e gli alberi
avevano uno strano alone di mistero, una nebbiolina così
delicata
che sembravano come statue all'ingresso di un altro mondo.
Suo
padre aveva fatto quella foto un anno prima di andarsene, quando
ormai Mahel aveva iniziato il suo percorso fotografico. Le aveva
detto che l'anno successivo l'avrebbe portata in quel luogo per poter
finalmente compiere la loro promessa.
Ma
la promessa non aveva potuto compiersi, poiché suo padre se
n'era
andato via. Per sempre. Però sua madre sapeva quanto Mahel
fosse
affezionata a quella promessa e, provando a mettersi nei panni di suo
padre, le aveva dato un motivo per andare avanti.
Quella
era una promessa verso il suo papà e la sua mamma. E non vi
avrebbe
rinunciato per niente al mondo.
-Michael...c'è
il modo di ritrovare la barca qua, quando ritorniamo?- chiese Mahel,
mentre tentava di scendere dalla barca -Sai, non vorrei dovermela
rifare a nuoto...-
Michael
guardava la giovane tentare, in modo impacciato, di aggrapparsi al
piccolo molo davanti a lei. Per quanto ci provasse non risciva a
trovare un punto d'appiglio, e la sicurezza, di approdare sul molo
senza combinare un pasticcio.
Ma,
dopotutto, quella era Mahel. L'incapacità fatta persona.
Michael
ridacchiò nel vedere con quanta determinazione Mahel posasse
il
piede sul molo di legno umido, lo ritirasse poco convinta, provasse a
salirvi posandosi sulle mani, cambiasse idea e ricominciasse da capo.
Poi la vide fermarsi, voltarsi verso di lui con la stessa espressione
di un cane bastonato. E indicare il molo, facendo labbrino
-Michaeeeel...aiutinooo...-
Michael
non potè che sbottare in una risata, lasciando andare i remi
e
coprendosi gli occhi con le mani, troppo divertito dalla voce che
uscì a Mahel a quella richiesta -Michaeeel non ridere...non
è
divertente!-
-Oh,
si che lo è!- rispose lui, assicurando i remi alla barca e
avvicinandoglisi -Tu non puoi neanche immaginare la faccia e
soprattutto la voce con il quale mi hai chiesto aiuto...-
-Sei
cattivo...- disse la giovane, imbronciandosi e incrociando le braccia
-Non è colpa mia, lo sai che io potrei...-
Michael
l'afferrò per le braccia, scuotendo la testa -Oh no, tu NON
puoi...è
qualcosa troppo più forte di te. Sono sicuro che non
riusciresti a
salire dalla barca al molo neanche provandoci mille volte...-
Mahel
increspò le labbra e arricciò il naso, sentendo
le braccia forti di
Michael sollevarla senza sforzo -Forza, sali...così ci
riesci, no?-
Mahel
annuì con il capino, come una bambina piccola, riuscendo,
anche se
non con poche difficoltà, a posare i piedi sul legno bagnato
del
molo. Poi si voltò verso Michael che, con una corda
portatosi
appresso apposta per l'occasione, fissava la barca al molo.
Michael,
doveva ammetterlo, era bello. Molto.
Era
alto, una ventina di centimetri più di lei, muscoloso e
atletico. Un
vero ignorante per molte cose, ma con quel fisico scultoreo poteva
permettersi anche di sparare qualche stupidaggine, di quando in
quando. Forse anche troppo spesso.
La
pelle bronzea, gli occhi scuri e penetranti, i capelli nerissimi. Una
bella voce, simpatica, con il quale amava far divertire gli altri.
Lo
vedeva spesso posare lo sguardo su di lei e sorridere. E lei
arrossiva, in quanto non era quel genere di persona che non
riconosceva la bellezza altrui. Ma per quanto si sforzasse, per
quanto tutte le sue compagne la incitassero ad accorgersi del tenero
sentimento che Michael provasse per lei, non riusciva a vederlo
più
che come un amico.
Era
sempre stato accanto a lei, pronto a farla ridere, ad aiutarla. Con
quella sua estrema gentilezza e quel pizzico di ironia sulle sue doti
atletiche, ma come dargliene torto?
Un
buon amico, ma niente di più.
Mahel,
anche quella volta, si soffermò a guardare Michael. Era
molto
ingenua per quanto riguardava i ragazzi e tutte quelle cose
lì,
perciò osservando le spalle larghe di Michael, le sue
braccia
scolpite, il petto grande e rassicurante...arrossì.
Michael
si voltò appena in tempo per vedere quel rossore appena
accennato
sulle guance della giovane, ridacchiando -Mahel...stavi pensando a
qualcosa di “zozzo”?-
Mahel
affondò i suoi occhi in quelli del giovane, sentendo gli
occhiali
appannarsi un poco per l'imbarazzo -Cosa diavolo ti salta in mente?!
Quello sei tu!-
Michael
si lasciò scappare l'ennesima, timida risata -Ma quella
imbarazzata
sei tu, non io-
Mahel
lo vide posare un piede sul molo, tirando la barca da parte, mentre
la guardava fissa negli occhi -Vuoi per caso affondare il naso nel
mio profumo...eh, Mahel?-
Il
suo cervello azzerò i pensieri in men che un istante.
Lasciò che il
panico prendesse pieno possessò di sé, lo vedeva
avvicinarsi e un
trillo secco nel suo cervello la avvisava di un pericolo di cui non
riusciva a capacitarsi.
Quindi,
quando Michael porse la mano verso la sua spalla, lei non
potè altro
che tirarsi leggermente indietro e spingere le mani tra lei ed il
petto di Michael.
Lasciando
che un tonfo sordo nell'acqua rimbombasse nelle sue orecchie.
Se
l'era cercata.
Aveva
provato ad imbarazzarla ed ecco che si ritrovava in l'acqua, il
fresco che gli carezzava la schiena, le orecchie tappate. Un senso
d'impotenza che aveva preso possesso di lui.
Voleva
solamente appoggiarsi alle sue spalle per salire, non era possibile
che lei avesse pensato che avrebbe osato qualcosa di
più...lui, che
neanche riusciva a confessarle i suoi sentimenti...? In un attimo
spinse la testa fuori dell'acqua, scuotendo i capelli per liberarsi
di quella sensazione fastidiosa -Mahel!-
-Mahel
un corno, brutto scemo!- disse Mahel, tremando come una foglia -Cosa
diavolo credevi di fare?!-
-Volevo
salire sul molo, brutta scema- la vide accucciarsi sul molo,
mostrandogli soltanto la testa -Ed io che ne sapevo, scusa?-
-Sei
veramente una sciocca- la voce del giovane si addolcì,
guardando gli
occhiali che stavano scivolando sul naso, lasciando gli occhi
scoperti -Gli occhiali...-
-Eh?-
disse Mahel, togliendoseli e puntandoli verso il sole, per guardare
meglio -Cos'hanno che non vanno?-
-Nulla,
stavano soltanto cadendoti dal naso- rise lui, scuotendo di nuovo la
testa -Dai, aiutami a salire-
-Non
ti approfitterai di me?- disse questa, guardandola poco convinta.
-Mio
padre mi ucciderebbe se ti facessi qualcosa- rispose lui, secco, come
se fosse una cosa talmente ovvia da sembrare banale -Forza,
imbranata, aiutami-
Mahel
lo guardò con aria di sfida, porgendogli la mano. Lui si
avvicinò
al molo, afferrando con una mano il bordo dell'impalcatura in legno e
con l'altra il braccio di Mahel -Non provarti a cadere in acqua.
Punta i piedi-
-Si,
si- rispose Mahel ironica, sapendo che era una possibilità
da non
scartare -Tu non tirarmi forte-
Michael
provò a tirarsi su, piano, vedendo che Mahel non si muoveva.
Bene,
forse non sarebbe caduta anche lei nell'acqua. Dopo essersi riuscito
ad aggrappare con entrambe le mani al bordo del molo, si
fermò a
guardare il volto di Mahel. Era...così bello. E lei non se
ne
rendeva conto. Perciò gli venne naturale fare quel gesto,
così
tenero e impacciato per lui, ma anche deciso da un certo punto di
vista.
La
sua mano destra carezzò la guancia di Mahel, sorridendole.
La vide
arrossire e chiuse gli occhi. Finchè le sue labbra non si
posarono
delicatamente su quelle di lei.
Oddio,
la stava baciando.
Era
un bacio, un vero bacio. E lei non era pronta, non ancora.Non era
come le sue coetanee, che avevano già dato il primo bacio o
che
sognavano di darlo, lei era una di quelle rare persone che non non lo
aspettano. Se non arriva, non è la fine del mondo.
Invece,
in quel momento, sentiva le labbra di Michael premere sulle sue,
dolcemente, senza invaderle la bocca con la lingua come alcune sue
compagne le avevano raccontato (ed in quel caso ne sarebbe rimasta
terrorizzata), era solo un...bacio.
E
visto che era un bacio, non doveva rimanere con gli occhi aperti a
palla, come in quel momento. Quindi, anche solo per un istante,
sentento il suo cuore battere all'impazzata, chiuse gli occhi.
Sperando, chissà perchè, che quell'istante non
finisse mai.
Erano
fianco a fianco, di nuovo immersi nel silenzio. Michael aveva la
maglia in mano, cercando di strizzarle via l'acqua, i capelli fradici
appiccicati sul volto, lo sguardo basso. Di un colore simile al
porpora, così tenero.
Mahel
invece era silenziosa, ma non imbarazzata. Era solo assente. Non si
spiegava ancora perchè adesso, perchè a lei,
perchè tutto. Sentiva
ancora il calore delle sue labbra sulla pella, le dita posate sul
labbro inferiore, come in trance.
Non
avevano avuto il coraggio di dirsi niente. Mahel aveva poi tirato
indietro il volto, schiudendo gli occhi pian piano, lo aveva guardato
per un secondo. Poi, troppo stupita da quel gesto, si era alzata,
aveva ripreso in mano la sua roba e si era avviata dentro il
boschetto, lasciando Michael indietro.
Quando
lui l'aveva raggiunta, camminando un po' più veloce del
normale, non
aveva avuto il coraggio di dirle niente. Perciò si era
limitato a
sfilarsi la maglietta e strizzarla, anche solo per occupare il suo
cervello nel mentre rimaneva accanto a lei.
-Michael...-
esordì ad un certo punto Mahel, fermandosi e guardandolo
-Guardami-
Michael
si fermò e la guardò. I suoi occhi lo
incastrarono -Dimmi-
-Io...ecco...non
so perchè tu abbia fatto questo- disse posando le dita sulle
labbra,
abbassando un attimo lo sguardo -Ma voglio essere sincera con te.
Io...-
Michael
strinse i pugni e abbassò lo sguardo -Non lo dire. Lo so
già-
-Ma
Michael...- rispose Mahel, abbattuta -Io penso che...-
Michael
le afferrò la mano sinistra, portandosela sul cuore, mentre
con un
dito della mano destra le tappava le labbra -Non accettare o
rifiutare adesso i miei sentimenti. Me li tengo dentro da fin troppo
tempo. Ne và della mia virilità, quindi ti prego-
esitò un attimo,
prima di chiederle ciò che sognava da sempre -Pensa a me non
più
come amico, ma come ad un ragazzo. Il tuo ragazzo. Puoi
farlo...?-
Mahel
vide la speranza che Michael nutriva in quella risposta. E pur consia
che, pensandoci, la sua risposta non potesse essere che una
soltanto, conscia del fatto che Michael in fondo al suo cuore lo
sapesse, non potè altro che illuderlo di una falsa speranza
-Certo.
Ci penserò-
Michael
riprese a parlarle come niente fosse. Non voleva perdere quella
persona così cara, quell'amica che ormai più non
era ma che voleva
rimanesse almeno tale.
Mahel,
da parte sua, finse di non aver mai ricevuto quel bacio e di non aver
mai ricevuto quella dichiarazione. Lei adorava Michael, ma lo sentiva
più come un fratello che come un vero e proprio fidanzato.
Ma mentre
pensava a quello, parlando col suo compagno del più e del
meno,
camminando in quel groviglio di alberi e rami, raggi di sole e
profumi sconosciuti, Mahel si bloccò: ciò che
aveva sempre sognato
e per cui la sua vita si era compiuta fino a quel momento era davanti
ai suoi occhi. Il boschetto si era aperto in uno spettacolo
meraviglioso, per lei pieno di speranza.
E
lì la vide: la colonna “fatta di luce”.
Il luogo della sua
promessa.
***
Allora, premetto
che questo capitolo era fuori dai miei programmi, ma visto che il
personaggio di Michael ha riscosso, inaspettatamente, così
tanto successo, ho deciso di dare spazio ai suoi sentimenti per la
nostra squinternata protagonista. Purtroppo Mahel non è
ancora avvezza alle vicende di cuore, il suo più grande
interesse è quello di mantenere la promessa fatta a suo
padre. E penso sia una cosa molto bella: nonostante sia io a scrivere,
i personaggi perdono il controllo e scrivono da soli la propria storia:
non sono ancora convinta di come andrà a finire
perchè i miei "pargoli" mi sgusciano tra le mani pretendendo
di scrivere la loro storia ed io non ho cuore di fermarli. Vedremo cosa
decideranno di fare del loro destino xD
E, visto che è un piacere, passo ai consueti RINGRAZIAMENTI
per tutti coloro che recensiscono questa storia ^^
Kuroshi Tsukishiro:
non so quando potrai di nuovo leggere, con il trasferimento avrai tanto
da fare, ma io ti lascio questo capitolo pronto così mi
potrai dire, quando puoi, cosa ne pensi. La chiacchierata con te mi ha
fatto molto piacere (non sono esattamente ciò che pensavi,
non è vero? xD) ma penso che sia proprio questa la mia
più grande qualità: l'inaspettatezza. Non credi
anche tu? Ti rinnovo i ringraziamenti per avermi letto e commentato,
è per me una gioia vedere che riesco ad appassionarti. Anche
Michael ringrazia per il tuo affetto, anche se come vedi è
stato rifiutato ç_ç povero il mio piccolo! Non
vedo l'ora che tu mi dica cosa ne pensi di questo nuovo scorcio sulla
vita di Mahel. Un bacione =*
Dark_Blame:
uuh allenamento? Voglio sapere che cosa fai *-* calcio? Boxe? Karate?
Wushu? Cosa? Cosa? Mi farebbe piacere saperlo xD per quanto riguarda lo
stile, sappi che sono un tipo che prima o poi cade nello smielato
(adooooro le storie d'amore) anche se questa storia avrà si
e no 2 capitoli zuccherosi. Dopotutto credo sia la mia unica storia che
parla di guerra, anche se ovviamente non posso abbandonare la mia
indole romantica, ma non è certo questa che spero prevalga
alla fine. Anche perchè non avrebbe senso xD ti ringrazio
comunque per il supporto che mi da, io cerco da parte mia di fare
altrettanto, sia perchè scrivi davvero ma DAVVERO bene, sia
perchè credo sia una cosa carina dimostrare quanto qualcosa
scritto da qualcun altro possa toccarci, non credi? Quindi vedi di
aggiornare alla svelta che voglio sapere come prosegue la storia =P
(scherzo non voglio metterti fretta, fai con calma U-U) un bacione
anche a te ^x^
LinusVanPelt:
tesoro mio ^^ so che non ti piace leggere, quindi per me è
come costringerti a leggere e commentare ciò che scrivo.
Voglio che mi dici cosa ne pensi, voglio sapere i tuoi pensieri, non
voglio che mi dici "si mi piace" solo per farmi piacere. E poi il
parere delle persone a me vicine (come, prima o poi, sarà
quello di mamma) conta tantissimo, saranno i miei giudici
più severi prima di fare il gran passo della pubblicazione
(se mai accadrà) quindi NON osare farti problemi. Io non mi
offendo. Al massimo mi intristisco pensando che avrei potuto far
meglio, ma è uno sprono per migliorarmi. Spero che tu
capisca e che mi dica apertamente se non ti piace ^^ un bacione mio
dolce topino anoressico xD
Dust_and_Diesel:
prima di fare una gaffe, sei una ragazza? Beh io mi
rivolgerò a te come una ragazza, se mi fossi sbagliata
dimmelo che provverò a sedermi sui ceci per espiare la mia
colpa! Comunque, sei stata gentilissima a recensire primo e secondo
capitolo, molto molto carina. Ho voluto leggere, per piacere e
correttezza (penso che comunque faccia piacere che qualcuno legga
qualcosa che hai scritto tu) qualcosa di tuo e sono rimasta
impressionata: sei bravissima! Ho letto le tue storie originali
più "corte" (per la storia da 26 capitoli mi ci metto oggi
pomeriggio con calma che non vado a lavoro ^^ ti farò un
commento a capitolo, come è mia consuetudine, preparati!) e
devo dire che sono invidiosa del tuo stile così perfetto.
Cioè, in confronto a questi tre "mostri" della letteratura,
io mi sento una pulce!!! Beh, questo non fa che onorarmi ancora di
più di aver ricevuto un tuo parere su questa storia,
perciò spero che continuerai a leggere e dirmi
ciò che pensi su questo mio esperimento che, ho scoperto, ha
circa 10 anni di vita (ho iniziato a buttar giù la trama da
quando avevo 12 anni e ora sto prendendolo in mano seriamente...).
Quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE ancora per la tua gentilezza, ti mando un
bacione one one e mi auguro di vederti anche nel prossimo capitolo ^^
Grazie anche a tutti i lettori di questo mio piccolo racconto, un
enorme stratosferico bacione anche a voi ^X^
|
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Capitolo 4 *** 3 - Il mio nome è Lagharta ***
CAPITOLO 3
Il
mio nome è Lagharta
Era
come se adesso il suo sogno più grande si fosse avverato.
Come
aver superato la prova più difficile di tutti, ed essere
arrivata al
premio finale. La sensazione di avere fra le mani qualcosa di
più
importante della sua stessa vita.
Sorrideva,
di quel sorriso che in passato riservava solo a suo padre, mentre
sentiva le lacrime premere per uscirle. Ma non c'era bisogno di
piangere.
Era
bellissimo. Proprio come nella fotografia di suo padre, forse di
più.
Quella
colonna sembrava fatta di un materiale sconosciuto. Mahel
lasciò
cadere la borsa con gli attrezzi in terra, delicatamente, e vi si
avvicinò.
Tiepida,
per via del sole, liscia al tatto, una sensazione piacevole come
stoffa pregiata. Dura come marmo, ma non era marmo. Senza contare
quei riflessi iridescenti di cui si colorava quando il sole la
colpiva. Di certo non era qualcosa di “umano”.
Guardandosi
attorno, capì come mai adorava tanto quella foto, quel
posto: il
contesto stesso di quella colonna in mezzo al boschetto, in quello
spazio d'erba lasciata all'incuria, lasciava senza fiato.
Gli
alberi secolari di cui era formato il boschetto erano così
alti,
così possenti, che sembravano guardie gigantesche. Le fronde
che
scivolavano lentamente a terra, senza toccarne mai il fondo,
sibilavano di dolci rumori quando il vento vi passava attraverso. E i
raggi del sole che riuscivano a filtrare attraverso il labirinto di
foglie era sempre un misto di colori: gialla, bianca, a volte verde
per via del riflesso dell'erba e delle foglie. Quando scendeva il
tramondo forse erano anche rosa, o anche rosse.
Ma
non poteva aspettare il tramonto, non aveva portato gli attrezzi
adatti.
-Bene...è
giunta l'ora-
Prima
di premere il click con il quale chiudeva la promessa ad i suoi
genitori, soprattutto a suo padre, esitò un attimo. Forse
stava
sognando, forse era tutta un'illusione. Tolse l'occhio dall'obiettivo
della macchina fotografica, non vide niente. Scosse la testa e
riprese posizione. No, non poteva crederci. Era lì, la
guardava, le
sorrideva. Con quel sorriso che lei non aveva dimenticato e non
poteva dimenticare. Le lacrime iniziarono a scenderle lente e
silenziose lungo le guance. E scattò.
-Ti
voglio bene papà...-
Michael
la guardava scuotersi nelle spalle, ferma nella posizione in cui
aveva scattato la foto. Non si muoveva, si limitava a scuotere le
spalle, ritmicamente, senza proferire un suono.
Guardava
la giovane e la colonna, senza capire. Poi, ripensandoci con
attenzione, pensando al luogo e alla promessa di Mahel, capì.
Le
si avvicinò, le toccò la spalla con la mano,
cercando di non
peggiorare le cose -Mahel...va tutto bene?- chiese il giovane,
sentendo sotto la sua mano singulti sconnessi -Mahel almeno
rispondimi. Cosa è successo...?-
Mahel
si voltò. Gli occhi pieni di lacrime, le dita che
stringevano forte
la macchina fotografica. Il suo corpo che tremava, senza ritegno,
un'enorme tristezza nascosta negli occhi. Michael la guardò
per un
istante, senza capire, non vedeva il motivo di quel pianto disperato.
Suo padre, il suo ricordo, non le avevano mai causato lacrime da quel
giorno. E allora perchè proprio adesso, che sicuramente era
più
vicino a lei che in qualsiasi altro momento? -Mahel che cos'hai?
Perchè piangi?-
-Papà...papà
mi ha sorriso Mick...- sussurrò la giovane, trattenendo i
singhiozzi. Michael le afferrò le spalle, guardandola negli
occhi,
disperato di non poter alleviare il suo dolore -Tuo...padre...?-
Mahel
gli si buttò fra le braccia, sfinita da quel dolore immenso,
senza
più preoccuparsi dei singhiozzi, delle lacrime o di quel
tremore che
l'aveva invasa sin nelle ossa -Michael...il mio papà sarebbe
fiero
di me, non è vero? Pensi che sarebbe orgoglioso di me?-
Michael
sorrise, intenerito da quella Mahel che da anni non vedeva in quelle
condizioni. Mai una lacrima, mai il musone, sempre con quel sorriso
sulle labbra che contagiava tutti, con quella sicurezza in
sé stessa
che spiazzava. Voleva solo essere all'altezza e sentirsi amata.
Così,
posandole una mano sui capelli e carezzandoli, mentre le labbra la
baciavano lieve sulla fronte, Michael rispose -Più di
qualsiasi
altra cosa al mondo-
Pianse
per ore, lasciandosi cadere in terra, cullata dalle braccia di
Michael.
Pianse
come da bambina, quando era in braccio al suo papà,
finchè non si
sentì soddisfatta e non sentì che il ricordo di
suo padre si era
fatto ancor più intenso.
Pianse
reggendosi forte alla sua ultima speranza, nella speranza che non
dimenticasse mai nulla di lui e del loro tempo insieme. Pianse e
pianse, e arrivò il tramonto.
Guardando
la colonna di sottecchi, illuminata dalla luce calda e rassicurante
del tramonto, vide ciò che aveva visto nella foto di suo
padre. E
sorrise.
-Arrivederci
papà-
-Mahel...come
stai?- chiese Michael dopo qualche ora, quando i singhiozzi della
ragazza non furono che solo un ricordo, sentendo una gamba
addormentata e il profumo dei capelli di lei che gli inebriava la
testa -Va meglio adesso?-
Mahel
annuì con la testa, stringendosi ancora di più
nelle braccia di lui
-Scusami Mick...mi approfitto di te, pur non avendo avuto modo di
averti dato una risposta concreta-
Michael
scosse la testa e rise addirittura, frizionandole la testa con le
dita -Ma smettila. Non è da te preoccuparti di queste
inezie. Tu
lasciati andare qualche volta, non devi sempre preoccuparti per me-
Mahel
si strinse ancora di più nella maglia ormai asciutta di
Michael,
annuendo -Tu sei una delle persone più importanti della mia
vita.
Non so come farei senza di te...-
Michael
sapeva già quale sarebbe stata la risposta di Mahel alla sua
proposta, alla fine. Non si potevano forzare i sentimenti di quella
persona, lo sapeva bene. Nessuno vi era mai riuscito e sapeva che non
sarebbe stato giusto.
Perciò
la strinse forte a sé, annusando a fondo il profumo di bosco
e di
Mahel, portandoselo fino al cervello per non dimenticarlo mai.
Avrebbe potuto tentare di baciarla, di forzarla a fare qualsiasi
cosa, ma si limitò a stringerla forte e confortarla, ancora
una
volta, prima di lasciarla andare -Andiamo Mahel. Fammi un bel
sorriso-
Mahel
alzò lo sguardo, perdendosi negli occhi profondi di lui. E
sorrise
-Andiamo a casa Michael. A casa dalla mamma-
Michael
annuì e l'aiutò ad alzarsi.
Mettendo
via l'attrezzatura, Mahel fece cenno a Michael di avviarsi verso la
barca -Avviati pure, voglio rimanere solo qualche minuto qua. Da
sola-
-Sei
sicura?- chiese il ragazzo, preoccupato -Rimango qua se vuoi-
Mahel
scosse il capino, seria -Voglio solo dire addio a papà-
Michael
le si avvicinò e le baciò la fronte, per farle
coraggio -Ti do 10
minuti. Se non arrivi vengo a prenderti-
Mahel
annuì a quell'affermazione e lo guardò sparire
tra gli alberi.
Il
boschetto...la colonna...oddio, quanto aveva sognato tutto quello.
Sognava
sempre, quando era piccola, il momento in cui lei e suo papà
sarebbero andati nel boschetto a fotografare la colonna.
Sognava
di essere presa tra le braccia, sognava di volteggiare in mezzo a
quella radura odorosa e brillante di luci...sognava tante cose.
Ma
non era più il momento di sognare. Non era più
piccola.
Alzando
lo sguardo verso il cielo, coperto dalle fronde fitte degli alberi,
chiuse gli occhi e cercò di ricordare ogni cosa di suo padre
le
fosse possibile.
I
suoi occhi...le sue mani...la sua voce...
Tutto
di lui le mancava, ma adesso non piangeva più. Non poteva
più
piangere, perchè Michael le aveva detto che lui era
orgoglioso di
lei. E anche lei lo era.
Aveva
tenuto fede alla promessa, aveva fatto tutto ciò che poteva.
Adesso
poteva guardarsi indietro senza provare rimorso. Suo padre era
lì
con lei, nel suo cuore.
Scosse
la testa e si incamminò verso la barca.
Una
luce. Fioca e tiepida, la illuminava da dietro.
Mahel
si voltò, sorpresa, vedendo solo la colonna. Ancora
più iridescente
e trasparente di quel che non sembrava poco prima, vi si
avvicinò e
la guardò.
Non
aveva niente di diverso. Niente di speciale. Era solo una colonna.
Le
arrivava a metà vita, forse un po' più su, era
liscia e calda, la
spaccatura la divideva obliquamente, in modo netto e pulito. Su
questa spaccatura dei segni strani, in rilievo, piccolissimi e fitti,
che a guardarli da lontano sembravano formare un quadrato all'interno
dell'area centrale della colonna.
Mahel
li guardò distrattamente, carezzandone alcune parole forse,
cogliendone il senso. Si stupì di capire
ciò vi era scritto. E ancor di più di capire che
vi era scritto
proprio quello -Mahel?
Perchè vi è inciso il mio nome qua sopra...?-
Mahel guardava adesso
con più attenzione e cercò di leggere
attentamente ciò che vi era
scritto. Ma riusciva a capire poche parole, e non era neanche sicura
di capirle davvero.
Ma
quando un sibilo di vento gli sfiorò i capelli, come in una
carezza,
una voce di donna lesse le parole incise nella colonna facendola
sussultare:
La
notte di Luna Piena
Mahel,
dea della Vita, in onore al Dio del Cielo
salirà
sulle scale del Tempio di Saluss ed Exitio,
libererà
gli spiriti sopiti da mille anni
e
porrà fine alla Guerra di Gaia
Mahel
si voltò, spaventata, non vedendo niente. Ma quella
voce...quella
voce cos'era?
Si
rimise la borsa in spalla e si allontanò a passo svelto,
cercando di
convincersi che fosse stata solo la forza della sua immaginazione.
Ma
quella voce, di nuovo, prima che lei sparisse dallo spiazzo del
boschetto, la fermò.
Mahel...
La
ragazza sentì il sangue gelarsi nelle vene. Si
guardò attentamente
intorno, nello spazio visivo in cui riusciva a vedere non c'era
nessuno.
-Oddio...non
è che c'è un fantama...?-
Mahel...voltati,
Mahel...
La
giovane deglutì rumorosamente, spaventata. Cercò
di raccogliere
tutto il coraggio possibile, cercò di convincersi
mentalmente che
dietro di lei non c'era nessuno.
E
si voltò.
Per
poco non cadeva in terra dalla sorpresa: non c'era niente di
spaventoso. Anzi. Era bellissima, così schifosamente bella
che lei
si sentiva ancora più brutta del solito.
Una
donna, alta e snella, dai lunghissimi capelli azzurri. Carezzavano
l'erba del boschetto con tale leggerezza che non sembravano nemmeno
reali. E poi gli occhi, di quell'azzurro simile ai capelli,
così
splendenti e vivi. Brillavano quasi, alla luce del tramonto, di un
guizzo argentato che riusciva a vedere sin da così lontano.
Mahel
deglutì, di nuovo, in soggezione. Da dove era spuntata?
Sicuramente
se fosse stata lì intorno prima l'avrebbero notata. Era
impossibile
non guardarla, sembrava brillasse di luce propria.
Mahel
fece un passo verso di lei, intimidita -Chi sei...?-
La
donna sorrise, porgendole la mano. Mosse la bocca ma non ne
uscì
nessun suono.
-Oh...sei
forse muta?- chiese Mahel, avvicinandoglisi di un altro passo. La
donna annuì e sorrise -Mi...mi dispiace tanto. Ma tu...hai
sentito
anche tu una voce?-
La
donna, di nuovo, annuì -Non eri tu, vero?- chiese Mahel,
arrivandole
così vicino da porterla toccare -Ma dove ti eri nascosta
fino ad
ora...?-
Mahel
era sempre stata un tipo strano. E anche in quell'occasione non si
smentì. Chiunque a sentire quella voce si sarebbe
spaventato, ma non
da meno appena avesse visto la donna. Capelli azzurri, occhi che
brillavano come pietre preziose...non erano cose di questo mondo, no?
E allora perchè Mahel ne elogiava mentalmente la bellezza,
senza
rendersi conto che non erano qualcosa di umano?
-Per
caso sai chi è stato a parlarmi, prima?- la donna, a quelle
parole,
sorrise e le porse una mano, come a volerla invitare. Mahel
l'afferrò
delicamente, era così piccola e curata, dalla pelle talmente
candida
da sembrare surreale. Tiepida e liscia, sembrava non fosse fatta di
carne, ma dello strano materiale della colonna.
La
colonna...ora che ci pensava, dov'era la colonna?!
-Oddio,
la colonna dov'è?!- disse Mahel, cercando di ritirare la
mano via da
quella della donna. Non ci riuscì e la guardò
negli occhi -Dimmi,
tu sai dov'è?-
La
donna le sorrise e annuì.
Mi
chiamano spesso Colonna, quando vengono qua...
Mahel
spalancò gli occhi e la guardò. Poi
guardò la mano, di nuovo la
donna.
Zitta.
Forse confusa ma sicuramente terrorizzata -È...p uno
scherzo...?-
No,
Mahel, non è uno scherzo. Scusami se ti ho spaventata.
Mahel
si irrigidì, anche la sua mano diventò immobile e
fredda come il
ghiaccio -E allora com'è che ti sento se ti tocco, ma non se
non ti
tocco?-
In
questo mondo la mia “vera” forma è
quella di Colonna. Non ho
bocca, né parole.
Non
posso parlarti se non vengo a contatto con la tua mente...
Mahel
rabbrividì. Si guardò attorno, tutto era come
prima, tranne quella
donna. Che non era una donna, era una colonna. O forse la stava solo
prendendo in giro.
-Fammi
capire bene. In questo mondo, cioè nel mio,
tu sei una...colonna?-
Si.
Io non esisto in questo mondo.
Sono
venuta fin qua per cercarti, Mahel. Tu sei uno dei tre nomi della
Leggenda.
Il
nome che ho nel mio mondo, qua è il nome di ciò
che sono. E solo
grazie a questo ho potuto stabilire un contatto...
Mahel
scosse la testa. Probabilmente era inciampata senza accorgersene e
adesso stava sognando. Si, non poteva essere altrimenti.
Perciò
decise di stare a quello strano sogno che sapeva di incubo per un
altro po'.
-Cioè
tu non sei una colonna...ma ti chiami Colonna?-
La
donna annuì, dolce.
Mahel,
io non posso obbligarti a venire con me
Le
leggi del mio mondo me lo proibiscono, la Leggenda stessa lo
proibisce.
Però
solo tu puoi aiutarmi a salvare il mio mondo, Gaia.
Mahel
ci pensò un attimo. Gaia...dove aveva già sentito
questo nome?
-Io
ti posso aiutare...ma tu non puoi portarmi via contro la mia
volontà...?-
La
donna annuì di nuovo, mostrandole però una faccia
seria.
La
Mahel della Leggenda sceglie da sola di salire sulle gradinate del
Tempio.
Io
non ho il potere di portarti dall'altra parte.
Non
capiva del tutto cosa volesse dire quella donna, né come lei
potesse
essere uno strumento così importante. Perciò
scosse la testa, anche
se era un sogno doveva essere sincera con quella donna dallo sguardo
triste.
-Non
posso venire con te. Non saprei come fare e anche lo sapessi non
voglio lasciare la mamma da sola. Mi dispiace...-
La
donna scosse la testa e sorrise.
Non
scusarti. Non devi, dopotutto devi scegliere tu.
E
poi le Leggende non sono mai accurate. Ho aspettato un secolo per
vederti.
Adesso
mi assopirò di nuovo, in attesa della venuta di Mahel.
Cancellerò i tuoi ricordi di questo posto. E spero che tu sia
felice...
Mahel
vide la donna lasciarle le mani e afferrarle il volto, sorridendo. Le
sue labbra scandirono piano le parole “scusami” e
si posarono
sulla fronte.
Un
bacio, così straziante, che Mahel sentì il suo
cuore stringersi in
una morsa dolorosa -Mi dispiace tanto...-
Quando
la donna scosse la testa, come a indicarle che non importava, una
luce bianca e accecante le avvolse entrambe. Era fredda e girava
intorno a loro, strattonandole ovunque. Mahel si strinse alla donna,
mantenendo il contatto fisico per poterle parlare -Che cosa
succede...? Colonna, che cosa sta accadendo?-
Mahel
non ti staccare da me. Non aver paura, andrà tutto bene.
-Colonna...Colonna!-
Mahel sentì qualcosa colpirla alla testa e Colonna la
lasciò
andare, in quel turbinio di luce e vento gelido. Poi il vento
cessò.
Colonna
era accanto a Mahel, la scuoteva cercando di farle riprendere
conoscenza. Ma Mahel non si muoveva, si limitava a respirare
regolarmente. Era svenuta.
Accanto
a Colonna, improvvisamente, una figura. Un'altra donna.
Alta
come Colonna, dai capelli lunghi quanto i suoi, biondi e fini. Gli
occhi bianchi, forse era cieca, labbra carnose e rosee, il tutto
racchiuso in un volto dalla bellezza anche superiore a quello di
Colonna.
Quando
Colonna sentì dei passi dietro di lei si voltò e
rimase sgomenta.
Si
alzò, guardando fissa negli occhi quella figura, poi si
inginocchio
davanti a lei, baciandole le mani, piangendo. L'altra ragazza si
abbassò, le carezzò la testa, sorrise.
-Colonna...hai
fatto un ottimo lavoro, in questi cento anni. Adesso puoi tornare
dalle tue sorelle, nel nostro mondo, non c'è più
alcun bisogno che
tu rimanga qua-
Colonna
guardò verso Mahel e poi verso quella donna -Tranquilla, mi
occuperò
io di lei. Anche io, come te, penso che sia lei...-
Avvicinandosi
le mani al cuore, una piccola luce dorata le fuoriuscì dal
petto,
prendendo poi forma di un piccolo pendente d'oro a forma di chiave,
che porse a Colonna -Torna indietro, avverti la Sibilla. Stanotte ci
sarà la Luna Piena...-
Colonna
annuì, mettendosi la chiave al collo. Prima di andare,
però, guardò
per un'ultima volta verso Mahel e la donna, nuovamente, la
rassicurò
-Lei starà bene. E decidera con le sue forze se compiere il
suo
Destino o meno...-
Colonna
chiuse gli occhi poco convinta e, dopo aver mosso impercettibilmente
le labbra, sparì nel nulla. Al suo posto riapparve la
colonna. Non
vi erano più incisi i caratteri della Leggenda ed era
tornata ad
essere una semplice colonna di marmo, bianca e sciatta.
L'aura
di fiaba di quel posto era sparita per sempre.
La
donna, china su Mahel, le carezzò la testa, dolce -Ti
procurerò un
sacco di guai. Ma tu devi aver fiducia in me ed in te stessa- un
bacio lieve, sulla fronte -Ci rivedremo, Mahel...è una
promessa-
Il
corpo della donna si gonfiò di luce bianca e
scoppiò, in mille e
mille luci più piccole bianche e brillanti.
Di,
nuovo, in quel boschetto, tornò a regnare la pace.
-Mahel!
Mahel ma cosa...Mahel!- Michael era tornato indietro, in quanto erano
passati più di dieci minuti da quando l'aveva lasciata sola.
E l'aveva ritrovata. Sola e svenuta.
Le
corse intorno preoccupato, l'alzò lievemente da terra, le
guardò il
volto, la testa. Non c'erano segni di botte, che fosse inciampata in
modo stupido come al suo solito?
Gli
venne da sorridere e iniziò a schiaffeggiarla -Mahel...Mahel
svegliati-
La
giovane non accennava a riaprire gli occhi, perciò Michael
la prese
in braccio e ritornò verso la barca, scuotendo la testa,
pensando in
che strano modo Mahel potesse essere caduta questa volta.
Non
aveva idea di quel che era successo, né vedeva
ciò che Mahel,
seppur svenuta, stringesse in mano. Era una pietra, tonda e liscia,
di un colore opaco e indefinito.
Purtroppo
per lui non lo avrebbe saputo mai.
Mahel
si risvegliò nella barca, la testa gli pesava e gli occhi
bruciavano
tantissimo.
Michael
non fece domande, si limitava a remare e guardarla, sorridendo
-Meglio?-
Mahel
si alzò a sedere e annuì, tenendosi la testa con
le mani. Ormai era
il tramonto inoltrato, forse era addirittura tardi per tornare a
casa. Non le importava.
Si
convinse che ciò che era successo nel boschetto era stato
solo un
sogno, magari dovuta ad una caduta.
E
poi la vide. Quella sfera, che al sole brillava di una debole luce
azzurrina.
Cercò
di rimanere impassibile, ma Michael notò il suo sguardo
stranito
-Cosa c'è Mahel? È successo qualcosa...?-
Mahel
non poteva raccontare ciò che aveva visto, non le avrebbe
creduto
nessuno. Tutt'ora lei non riusciva a crederci, però doveva
per forza
essere successo. Ora ne era convinta: non si trattava di un sogno.
Non sapeva perchè, ma era così.
Guardò
Michael, cercando di essere il più tranquilla possibile. Fu
la prima
volta che ci riuscì in tutta la sua vita -Niente Mick.
Pensavo che
mamma sarà preoccupatissima-
Michael
le sorrise, constatando con gli occhi di essere ormai a pochi metri
da terra -Ti accompagnerò io. Vedrai che tua mamma
capirà. Non è
mica successo niente, no?-
Mahel
annuì, poco convinta.
Doveva
indagare. Non poteva rimanere con il dubbio di ciò che era
successo
al Lago.
Quella
notte sarebbe tornata al boschetto, in un qualche modo, sarebbe
andata da Colonna e avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni.
Voleva
sapere cos'era la Leggenda, cos'era Gaia e chi era lei.
Ormai,
aveva deciso.
In
effetti sua madre non si era arrabbiata. Non aveva detto niente. Si
era solo limitata a ridere al racconto di lei svenuta per terra a
seguito di una sua eclatante caduta e l'aveva abbracciata,
perchè
ormai la promessa era stata mantenuta.
Quando
fu il momento di andare a letto, però, sua madre la
fermò sulle
scale.
-Mahel...qualcosa
non va?-
Ecco,
la domanda. Mahel sapeva che sua mamma si sarebbe resa conto di
qualcosa, la “odiava” per quello. Riusciva sempre a
capire quando
le nascondeva qualcosa.
-No
mamma, perchè?- bluffava, lo sapevano bene entrambe -Sono
solo
stanca-
-Sei
sicura, tesoro? Non è che Michael ha fatto qualcosa e tu non
vuoi
dirmelo?-
Primo
strike. Come diavolo faceva a saperlo -Beh...forse-
-Beh,
che Michael ci avrebbe provato prima o poi era scontato. O forse
è
successo qualcosa al boschetto? Per caso ti ha colpito la colonna?-
Secondo
strike. Ma per caso leggeva nel pensiero quella donna?! -Per Michael
beh...sono rimasta un po' stupita di ricevere un bacio- sua madre la
guardò ad occhi sgranati, mormorando un “bravo
figliolo” o
qualcosa del genere -Per quanto riguarda la colonna...si, mi ha
stupita. Non sembrava neanche...umana-
Ecco,
era stupida. Come poteva dire “umana” di una
colonna? -Mahel,
tesoro...forse volevi dire che non sembra qualcosa
di umano,
vero?-
-Si,
mamma, scusami...- Mahel si morse il labbro, non riusciva a mettere
insieme frasi che non l'avrebbero messa nei guai -Sai com'è,
la
botta...-
Sua
madre sorrise -Mahel ricordi di quando ho iniziato a scrivere?-
Mahel
scosse la testa -No mamma, non ricordo. Quando?-
E
iniziò a raccontare...
A
pochi anni dal matrimonio con tuo padre, esattamente un anno prima
che scoprissi di essere incinta di te, feci un sogno molto strano.
Sarà
stata la vista della colonna nel boschetto, ebbene si, ci sono andata
prima di te e tuo padre, sarà stata la stanchezza di quella
lunga
giornata di lavoro, prima ero un'impiegata, ma sognai di una ragazza
dai lunghi capelli castani e dagli occhi color smeraldo.
Somigliava
proprio a te, a ben pensarci. Era più o meno della tua
età...
Ebbene,
questa ragazza si perse nel boschetto. Si chiamava Mahel. Nel
boschetto c'è quella strana colonna che sembra fatta di
luce, così
la definiva tuo padre, quella ragazza piangeva sopra quella colonna.
All'improvviso
le incisioni sopra la colonna iniziarono a brillare e lo spiazzo nel
boschetto divenne pieno di luca. Una voce di donna rassicurava la
ragazza, che piangeva ancora.
Sai
Mahel...è stato grazie a quel sogno che iniziai a scrivere.
In
realtà non posso dirti con certezza il confine tra
ciò che
realmente sognai e ciò che romanzai quando buttai
giù il mio
romanzo, ma il protagonista maschile era lo stesso ragazzo che
salvò
la Mahel del sogno. Un ragazzo quasi ventenne, coraggioso, prepotente
e bello da impazzire.
Quando
mi svegliai presi senza pensarci due volte la mia decisione.
Iniziai
a buttare giù un qualcosa, che prese vita come un racconto.
La Mahel
del mio sogno aveva acquistato, nella scrittura, un po' di anni in
più. Solo il protagonista era rimasto tale e quale al
ragazzaccio
del mio sogno.
E
sai una cosa...? Ora che ci penso, visto che tu hai definito
“umana”
la colonna, mi viene in mente che...beh, nel sogno la colonna
acquistava le sembianze di una splendida donna dagli occhi ed i
capelli azzurrini. Non ti pare strano?
Sua madre la
baciò sulla fronte,
augurandole buona notte.
Mahel rimase qualche
secondo
interdetta a metà scalinata, con un pensiero un po' curioso
in
mente. Lei al boschetto aveva visto la colonna e, subito dopo, una
donna dagli occhi ed i capelli azzurrini. Il mondo che la colonna
proteggeva era Gaia, secondo la Leggenda che le aveva sussurrato
all'orecchio, e Gaia era il mondo dei racconti di sua madre.
Una domanda la scosse
profondamente,
come un fulmine: possibile che il mondo di fiaba
“creato” o
“sognato” che fosse da sua madre, esistesse
realmente?!
Sgattaiolando fuori dalla
sua stanza,
con un passo talmente felpato da non sembrare neanche suo, Mahel si
guardava attorno furtiva. E ascoltava.
Sua madre dormiva
beatamente, nella
stanza adiancente alla sua, respirando regolarmente e, a volte,
borbottando qualche parola sconnessa.
Mahel rise, accertandosi di
avere la
polaroid ben assicurata al collo, legata al cordoncino. Nelle tasche
del giubbotto alcune pellicole. Non sapeva perchè, ma
sentiva che ne
avrebbe avuto bisogno.
Si fermò davanti
alla camera di sua
madre, poggiandovi la fronte sopra. Sentiva una strana ansia dentro
di sé, una strana tristezza.
Come
se temesse, o forse sapesse,
che non sarebbe tornata a casa.
-Mamma...io sto andando al
boschetto.
Ci...ci vediamo presto...-
Mahel, con una strana morsa
allo
stomaco, scese le scale, aprì la porta e la richiuse dietro
di sé,
senza far rumore.
Nella sua stanza, sua madre
aprì gli
occhi e, silenziosamente, si mise a piangere.
L'aria fredda del mattino
le entrava
fin nelle ossa. Erano le tre di notte, forse le quattro.
Al molo tutto era
silenzioso e
immobile, l'acqua da cristallina e luminosa era adesso nera e
impenetrabile. E poche luci elettriche che circondavano il lago erano
troppo fioche e deboli per illuminare tutta la superficie del Lago
fino al boschetto.
Mahel si fece coraggio e
decise di
scassinare un lucchetto delle barche.
Ne scelse una a caso, la
prima della
fila, ma con sua sorpresa il lucchetto era mezzo aperto: Mick. Vista
la sua “accuratezza” nel lavoro, era sicuramente
stata colpa
della fretta con cui rimetteva tutto a posto.
Fortuna per lei,
aprì il lucchetto e
si avviò verso la colonna.
Il silenzio era
così profondo che
riusciva a sentire i suoi stessi pensieri.
Erano troppe le domande da
fare a
Colonna. Chi era? Cosa stava accadendo a Gaia? E dov'era Gaia? Per
caso aveva avuto a che fare con sua madre...?
Troppe domande. Troppa
confusione.
Guardò la pietra
che quel pomeriggio
si era ritrovata in mano, che in quella tenebra di primo mattino
sembrava un comune sasso. Se la mise in tasca e la chiuse, credendo
che potesse essere importante. Poi incastrò i remi sulla
barca e si
buttò indietro, guardando il cielo.
-Toh- sbottò
tranquilla, sbadigliando
-Stasera c'è luna piena...-
Si rialzò
stiracchiandosi,
guardandosi intorno. Non sentiva il profumo del boschetto e vedeva le
luci del molo in lontananza.
Doveva essere ormai proprio
in mezzo
al Lago.
Dal fondo del lago, delle
bollicine
d'aria salirono fino alla superficie, incuriosendo Mahel per via di
quel rumore pacato in mezzo al mare di silenzio.
In quelle profonde tenebre,
un
qualcosa si stava muovendo. Qualcosa di enorme, a grandissima
velocità.
Un qualcosa il cui occhio
era grande
quasi quando la barca di Mahel.
Quando vide le bollicine
accanto alla
barca, Mahel si fermò e prese ad osservare la superficie
liscia del
lago. Era così scura che non vedeva altro che quelle
bollicine.
Si susseguivano ad
intervalli
regolari, come se qualcuno o qualcosa stesse respirando.
Quel pensiero la fece
rimanere ferma
ed immobile -Cosa...cosa c'è qua sotto...?-
Non appena le sue labbra
mormorarono
quelle parole, un qualcosa di enorme scivolo dalle
profondità
dell'acqua fino in superifice.
Un pesce, una
balena...qualsiasi cosa
fosse era enorme. E aveva i denti.
Un gorgoglio indistinto si
spanse per
tutto il perimetro, lasciando Mahel senza parole e immobile sulla
barca -Cosa...cosa diavolo è?!-
Cercò di
mantenere la calma, giusto
per un paio di secondi, poi prese i remi in mano e iniziò
forsennatamente a raggiungere il molo del boschetto.
“Mi
ucciderà” pensava “Mi mangerà
in un boccone solo, io e la barca
gli entriamo giusti giusti” e continuava a remare,
terrorizzata.
Alla
“bestia” non piacque quel
movimento brusco e, previo gorgoglio, guizzò nell'acqua
lasciandone
fuori solo la pinna dorsale.
Era enorme come una balena,
dalla
pelle rugosa, nera anche questa.
Gli occhi sembravano
brillare di una
strana luce gialla, mentre la guardava, e anche le pinne dorsale e
laterale erano colorate di una strana fluorescenza verde-azzurrina.
Ora, se guardava bene
nell'acqua, si
vedeva distintamente una luce correre a velocità
spropositata verso
il boschetto, come a volerla precedere.
Quello che successe poi fu
un lampo.
La bestia balzò
fuori dall'acqua
spingendosi sopra la barca, che finì in pezzi.
Mahel venne letteralmente
sbalzata in
aria, senza possibilità di scampo: se il lancio era
abbastanza lungo
da portarla al boschetto, sarebbe morta per via dello schianto, se
fosse atterrata in acqua, sarebbe stata digerita dalla bestia in
qualche ora.
In entrambi i casi, era
morta.
Però
sentì qualcosa prenderla per la
vita, un braccio forse, una strana calma si impossessò di
lei. Come
se sapesse di essere al sicuro.
Davanti ai suoi occhi
passò
velocemente una luce rosata. Poi sentì la terra sotto ai
piedi.
-Stai bene?- una voce
maschile,
gioviale e attraente -Puoi scendere-
Mahel cadde con il sedere a
terra,
aveva ancora gli occhi chiusi -Non sono morta?-
Il proprietario della voce
rise -No,
non sei morta. Sei ancora viva-
Mahel aprì gli
occhi e si ritrovò
davanti un ragazzo.
Un ragazzo alto, dai
capelli neri e
gli occhi scuri. La luce rosata che aveva intravisto poco prima si
posò accanto al suo viso, mostrando a Mahel che il giovane
aveva gli
occhi blu.
-Ti ringrazio di avermi
salvata. Non
so cosa sia quella bestia là...-
-Quello è un
Theko, un mammifero
acquatico. Una delle bestie più pericolose di tutte-
-Un...Theko?-
Una
vocetta femminile ridacchiò. Mahel si guardò
attorno, ma non vide
nessuno. Solo quella lucetta rosata -Suddai, sai che in questo
mondo i Theko non esistono...-
-In questo...un momento,
voi siete di
Gaia?- Mahel spalancò gli occhi e afferrò il
braccio del giovane
davanti a lei -Dimmi, qual'è il tuo nome?-
Il ragazzo
scostò il braccio, con
aria sospetta -Tu conosci Gaia?-
-Una ragazza...Colonna...mi
ha detto
di Gaia-
-Colonna...ho capito...-
Il ragazzo si
accucciò davanti a lei,
mostrandole un viso bellissimo e degli occhi ancora più
belli. La
guardò per un istante e poi rise tra sé e
sé -Il mio nome è
Lagharta. E tu dovresti essere Mahel, non è così?-
Mahel si sentì
morire.
Non amava i racconti di sua
madre,
anzi non amava leggere in particolare, ma quel nome lo conosceva
bene. Ricordava dove lo aveva sentito. E ne rimase sconvolta.
Lagharta era il nome
dell'eroe dei
racconti di sua madre.
***
Questo capitolo è il primo di una lunga serie di
difficoltà tecniche xD forse perchè è
uno di quelli più lunghi o forse perchè introduco
il mondo di Gaia ed i suoi protagonisti. La madre di Mahel in
particolare mi fa una tenerezza infinita. Lei sa che sta succedendo
qualcosa, ma purtroppo sa anche di non poterla fermare. Per quanto
riguarda il padre, visto che in molti l'avete chiesto, NON spiego la
sua morte solo perchè non è importante al fine
del racconto. Immaginate il perchè come più vi
aggrada.
Io, come al solito, anzichè prolungarmi in spiegazioni,
preferisco buttarmi sui RINGRAZIAMENTI ^^
Dust_and_Diesel:
tu sei troppo gentile =D ti sei addirittura disturbata a mandarmi non
1, non 2 ma addirittura 3 mail =D me felise!!! Spiacente di deluderti,
Michael con questo capitolo ha abbandonato la scena. L'ho liquidato
abbastanza male in verità, nel racconto originale di qualche
anno fa Mahel gli diceva addio. Qua no, ma penso sia meglio. Per come
ho impostato Michael in questa nuova stesura avrebbe fermato Mahel con
tutte le sue forze, impedendomi di andare avanti col racconto XD
però in realtà io sono molto affezionata al
personaggio di Michael, perchè per certi versi mi somiglia.
Beh, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu continui
a seguirmi fino alla fine =) un bacione =*
fruttina89:
ti ringrazio per la puntualizzazione, le ripetizioni in effetti sono il
mio punto debole =( ci provo a evitarle, ma alla fine ci ricarso xD e
anche in questo capitolo sono numerosissime, solo che non riesco a
farne a meno. Perdo il filo del racconto e mi blocco, perciò
per adesso scrivo come penso sia meglio al momento, in un secondo
momento mi metterò a ricontrollare quel che ho scritto. Fra
qualche mese forse, perchè adesso voglio solo finire la
storia xD ti ringrazio comunque per il tuo supporto e la tua gentilezza
^^ per la saga del pugnale mi sto informando e forse
riuscirò ad avere tutti i libri entro fine ottobre ^^ non
vedo l'ora! Un ennesimo grazie, ti mando un bacione =*
Kuroshi_Tsukishiro:
sto iniziando a diventare più schizzata io o è
solo una mia impressione? xD a parte la domanda personale sul
mio stato mentale, mi dispiace. Michael se ne andrà dopo
questo capitolo U-U triste ma vero. Niente MichaelxMahel, te ne devi
fare una ragione xD ma penso che il finale ti riserverà
molte sorprese. Mi piace molto quel che scrivi, lo dico a costo di
diventare ripetitiva, ma apprezzo tantissimo il tuo parere sulla mia
storia ^^ non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di questo mio nuovo
capitolo. Intanto ti mando un bacione =*
Fairy_chan88:
tu sai già come finisce, più o meno, ne parlavamo
un paio di anni fa, quando la storia era ancora in progettazione.
Adesso invece sta prendendo forma e sta sviluppandosi in qualcosa che,
spero, ti possa piacere. In cuor mio spero che un giorno ci
reincontreremo davanti ad una tazza di the/caffe/gelato e riparleremo
dei vecchi tempi. Magari di nuovo amiche come una volta, anche se non
"fondamentali" come hai detto tu quando ci siamo parlate. Mi manca la
mia sorellina ^^ ti mando un bacione =*
Dark_Blame:
se non fosse stato per il tuo commento, neanche avrei continuato xD
giuro. Chiedi pure a Kuroshi, ero troppo depressa. Ma il
perchè NON te lo dico U-U comunque sia hai ragione, sono
sdolcinata in questi capitoli. Ma questa è la Mahel del
mondo "reale" che nel corso della storia evolverà diventato
un'eroina un pò particolare, ma sempre con un cuore umano.
Per quanto riguarda Michael, l'ho già detto, ma sparisce da
questo capitolo. Così come è venuto, se ne
sparisce xD mi è dispiaciuto un pò metterlo da
parte, fino ad ora era il mio personaggio preferito, ma nella storia
non avrebbe trovato modo di esistere. E voglio che la storia vada sulla
linea tracciata tanti anni fa. Mi devi ancora dire però
quale sport fai U-u sono curiosa! Mi aspetto di rivedere un tuo parere
e, nella speranza, ti mando un bacione =*
Un grazie
speciale al mio amico Gennino che ha letto tutta la
storia perchè io gli ho rotto xD ed al mio LinusVanPelt che continua a leggere
anche solo per farmi un favore. Vi adoro!!!
Ringrazio anche tutti quelli che leggono, coloro che hanno messo la
storia fra le seguite e tra le preferite ^^ siete molto gentili, vi
ringrazio davvero dal più profondo del cuore. Vi aspetto al
prossimo capitolo e vi mando, come sempre, un bacio =*
|
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Capitolo 5 *** 4 - Gaia ***
CAPITOLO 4
Gaia
Non poteva fare a meno di
guardarlo.
Era reale, era in carne e
ossa. Eppure
non avrebbe dovuto essere reale, non avrebbe dovuto essere
lì,
davanti a lei. Eppure si stagliava davanti a lei in tutta la sua
altezza e, purtroppo doveva ammetterlo, in tutta la sua bellezza.
Sicuramente accanto a
Colonna avrebbe
fatto un quadretto davvero particolare, visti i suoi tratti esotici
ed i suoi occhi profondi. Era troppo sconvolta.
-Tu sei vero...?- chiese
Mahel, in
un'impeto di deficienza momentanea -Nel senso, non è che ho
sbattuto
forte la testa, no?-
Lagharta osservava il
silenzio e la
calma del Lago, senza rivolgerle lo sguardo -Mi sa invece che la
testa l'hai sbattuta tanti anni fa, per fare di queste domande
cretine-
Mahel fu infastidita da
quell'affermazione -Come sarebbe a dire?-
-Quello che ho detto-
rispose calmo il
ragazzo non rivolgendole ancora lo sguardo -Non credi sia stupido
domandarmelo? Mi hai o no afferrato il braccio, poco fa?-
Mahel imbronciò
le labbra -Si, forse
si...-
-Ecco- la interruppe lui,
portandosi
un dito alle labbra -Adesso fa silenzio o finiremo tutti in pasto a
quel coso schifoso...-
Sospirò.
Dopotutto non era un sogno,
o almeno
non credeva più fosse un sogno.
Quel ragazzo era
lì davanti
a lei, anche se non le rivolgeva né lo sguardo né
parole carine,
non doveva conoscere le buone maniere.
Di nuovo, seguendo il filo
dei suoi
pensieri, sospirò.
-Come mai sospiri, Mahel?-
una vocetta
le vibrò nelle orecchie, spaventandola -Oddio cosa
è stato?!-
La luce rosata che stava
accanto a
Lagharta poco prima le si posò davanti agli occhi,
diminuì di un
poco la luminosità e le si mostrò davanti agli
occhi in tutto il
suo splendore.
-Una...fatina...?- chiese
Mahel
alzando il dito e puntandolo contro la luce, senza però
toccare
quella che sembrava proprio una fatina -Tu...?-
Piccola. Tutta intera era
grande
quando la sua mano. Ed era rosa. Gli occhi grandi e rosa, i capelli
tagliati in un caschetto perfetto, anch'essi rosa, una tutina
aderente che lasciava scoperta la schiena anch'essa rosa e...le ali.
Degne di quelle di ogni fatina, leggere, grandi quasi quanto il suo
corpo, ma non rosa. Mahel ne era rimasta affascinata.
-E tu chi sei?- chiese
Mahel porgendo
la mano a coppa -Piccolina?-
La fatina
arrossì a quella parola,
Mahel non capì il perchè, poi si posò
sopra la mano, mettendosi a
sedere sulle dita -Il mio nome è Saluss. Sono la fata della
salvezza, ancella della Dea Vie- piegò il capino,
delicatamente
-Molto piacere Mahel!-
Mahel abbassò il
capo a sua volta,
intenerita da quell'esserino che le si era posato sulle mani e che
non pesava praticamente niente -Oh, il...il piacere è tutto
mio!-
Saluss sorrise contenta e
si voltò
verso Lagharta -Lagharta, questa ragazza è Mahel-
Lagharta voltò
lo sguardo verso la
fatina, sconvolto -Ma va, Saluss? Non ce lo avevano detto...-
Saluss si alzò
infuriata dalla mano
di Mahel, volando veloce verso Lagharta. Li afferrò forte
una ciocca
di capelli e li tirò -Saluss, cosa diavolo fai?!-
-La Sibilla ti ha detto o
no di
trattarmi bene, brutto decerebrato che non sei altro?- tirava forte,
con l'intenzione di fargli male -Quindi o mi rispondi per bene o ti
strappo uno per uno tutti i tuoi dannati capelli neri-
-Va bene, va bene, scusa,
scusa!-
disse il ragazzo, assumendo un'aria così dolce che Mahel ne
rimase
stupida -Ho capito quello che intendi dire Saluss. Davvero-
La fatina guardò
poco convinta il
ragazzo, lasciando andare i capelli -Se mi rispondi di nuovo male ti
mordo come l'ultima volta-
Il ragazzo annuì
-Va bene. Quindi,
sapendo che lei è Mahel, cosa dobbiamo fare?-
La guardava. Quindi,
probabilmente, la
domanda doveva essere rivolta a lei.
-Ma...dici a me...?-
Lagharta guardò
Saluss, che rise, e
annuì -Vedi altre Mahel qua attorno?-
Mahel scosse la testa e
fece spallucce
-Non capisco cosa dovremmo fare in realtà. Io voglio solo
risposte.
Ero venuta qua per Colonna-
-Colonna è
tornata al Tempio di Vie.
A Gaia- disse Lagharta, calmo -Se vuoi fare domande, devi venire di
là con noi-
Saluss andò
verso Mahel, che aveva
assunto un'espressione a dir poco sconvolta -Mahel...la Sibilla ti
metterà in contatto con le sacerdotesse del Tempio di Vie.
Potrai
avere tutte le risposte di cui hai bisogno...-
Mahel rispose secca, con
aria
preoccupata -Ma devo lasciare la mamma da sola...-
Saluss guardò
Lagharta, triste -Cosa
facciamo Lagharta?-
Lagharta si
grattò la testa
all'attaccatura del collo, nervoso -Non era previsto...-
-Non era...previsto?- Mahel
guardò
Lagharta e Saluss, confusa -Cosa non era previsto?-
Lagharta si
accucciò a terra,
ascoltando il silenzio che avvolgeva il Lago. Mahel si accorse per la
prima volta da quando aveva toccato terra che erano a pochi passi dal
molo del boschetto -Il nostro amico sta tornando, cercherò
di
spiegarti in breve- disse il ragazzo, cercando di mantenere un tono
di voce basso -La Sibilla ha letto nel futuro la tua decisione
spontanea di seguirci- una pausa, corrucciò la fronte -Tu
ancora non
vuoi venire a Gaia-
Mahel scosse la testa,
stranita -Non è
questione di volere o meno. Non posso lasciare la mamma da sola. Ne
morirebbe-
Saluss battè le
mani, quasi come
avesse trovato una soluzione -Mahel, per caso è il tempo la
tua
preoccupazione?-
Mahel guardò
verso la fatina,
annuendo. Saluss le si avvicinò e le toccò la
fronte -Mahel...il
tempo tra i nostri due mondi scorre in modo diverso. La Sibilla ci ha
avvertito di venire da te quasi due giorni fa. Da te quanto tempo
è
passato, dall'incontro con Colonna?-
Mahel ci pensò
su, assorta -Una mezza
giornata, penso...-
Saluss le sorrise
-Più o meno, una
settimana nel nostro mondo sono un paio di giorni qua da te. Quindi
anche se dovessi stare mesi da noi, qua sarebbero al massimo un paio
di settimane. Tua madre ti sgriderà, ma ti
riaccoglierà a braccia
aperte- Mahel la guardò, ancora poco convinta -Ma
è comunque un
sacco di tempo...-
-Beh- esordì
Lagharta, capendo in
parte la preoccupazione di Mahel -Se riusciamo a risolvere i problemi
a Gaia, potremmo osare chiedere a Vie di sistemare la questione
tempo- guardò la giovane, che ricambiava lo sguardo -La Dea
Vie può
fare tutto, possiamo fare un tentativo-
Mahel guardò la
fatina che le
svolazzava davanti agli occhi e Lagharta -Devo essere io a scegliere,
non è forse così?-
Lagharta annuì e
chiamò a sé
Saluss, serio -Saluss...arriva. Vai subito nella spada-
E fu lì che
Mahel la notò.
Lagharta si portava
appresso una spada
a due mani, dalla lama semi-azzurra lunga più di un metro.
Sull'elsa
della spada, come a legare l'impugnatura e la presa, una pietra.
Tonda, rosa spento, del diametro di un anello quasi.
Mahel pensò che
somigliava molto alla
pietra che si era ritrovata in mano.
Saluss andò
verso Lagharta e,
riassumento di nuovo una luce brillante, entrò nella sfera
della
spada -Sono pronta-
-Bene. Tu, Mahel, sta qua e
non ti
muovere. Altrimenti rischi di farti male-
Un gorgoglio
arrivò in superficie
dalle acque profonde. Un guizzo e un tonfo secco, che fece tremare la
terra sotto ai suoi piedi.
Lagharta saltò
sopra il Theko, a
pochi metri di distanza dal molo, iniziando la battaglia.
Si muoveva sinuosamente e
senza
sforzo, nonostante quella spada dovesse pesare moltissimo. La teneva
con una mano soltano e la roteva in aria senza alcuna
difficoltà.
La pietra mandava scie
rosate
nell'aria, seguendo la traiettoria della spada.
Il Theko aprì la
bocca pronto a
ingoiare Lagharta, ma questo gli spaccò un dente con il
piede,
saltanto più in alto. Era davvero atletico, per fare salti
da più
di 2 metri.
Lagharta prese la spada a
due mani,
mentre atterrava, e la piantò in uno degli occhi della
bestia,
scatenando una fuoriuscita esagerata di sangue nerastro che mandava
un fetore immane -Mahel, tappati il naso e non respirare, il suo
sangue è velenoso!-
Mahel ti tolse il cappotto,
lo bagnò
in acqua e se lo portò davanti a naso e bocca, respirando
poco e
piano, per non inalare l'odore tossico. Lagharta si limitò a
buttarsi in acqua, per non respirare e per pulire la lama della
spada.
La bestia, dopo aver
lanciato un urlo
di dolore disumano, si tuffò in acqua di lato, alzando
un'onda
d'acqua che si scagliò su Mahel, bagnandola completamente.
Fortunatamente Mahel aveva
messo la
polaroid in una custodia impermeabile! E i rullini erano ancora
incellofanati, quindi non c'erano problemi. Poi scosse la testa: come
poteva pensare alla macchina fotografica e ai rullini in un momento
del genere?!
Dall'acqua salirono delle
bollicine,
Mahel arretrò di qualche passo, spaventata che fosse la
bestia.
Invece si presentò a lei Lagharta, con la spada messa di
piatto
sopra alla spalla -Diamine, questo cucciolo mi sta dando dei
problemi. È ancora troppo famelico...-
Si avvicinò al
molo nuotando, poi
alzò gli occhi verso Mahel che lo guardava terrorizzata
-Un...un
cucciolo?!-
-Si un cucciolo- disse
Lagharta,
posando la spada sopra al molo e tirandosi su senza fatica -Questo
non è nemmeno uno dei più grandi. Però
è troppo feroce, anche per
essere un cucciolo. Deve essere stato attaccato da qualcuno-
Guardò Mahel con
uno sguardo
assolutamente inequivocabile. Mahel lo fermò prima che
potesse dire
qualsiasi cosa -Non esistono questi cosi nel mio mondo. Me lo son
ritrovato accanto alla barca che mi guardava con occhi cattivi- si
giustificò -Non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare fin
qua-
Lagharta voltò
la testa, scuotendo la
testa per liberarsi dall'acqua. Fu Saluss, da dentro la spada, a
prendere la parola -È stata colpa di Lagharta se il Theko ci
ha
seguito...-
Mahel voltò lo
sguardo verso
Lagharta, furbetta -Ah...colpa di Lagharta...?-
Lagharta non
apprezzò il tono di
quella frase e si voltò verso Mahel, che lo guardava
rassegnata -Non
credere di potermi fare la predica, sai ragazzina?-
Mahel rise, scuotendo la
testa -E
invece tu puoi farmela?-
Lagharta stava per aprire
bocca e dire
qualcosa, ma un rumore d'acqua accanto a lui glielo impedì.
La
bestia era di nuovo davanti a loro. Ed il suo sguardo non prometteva
niente di buono.
-Saluss, adesso la facciamo
finita-
Lagharta si alzò in piedi, afferrando saldamente la spada
-Sei
pronta?-
-Si!- rispose Saluss da
dentro la
spada, facendo brillare la pietra -Andiamo!-
Lagharta si
buttò verso la bestia e
di nuovo riprese la loro battaglia.
Mahel guardava i due
combattere senza
poter fare niente. La bestia era abbastanza veloce, per essere
così
grossa, ma Lagharta non sembrava avere particolari problemi.
E poi quella spada doveva
essere
qualcosa di speciale. Saluss aveva detto di essere un'ancella? Non
riusciva ancora a credere ai suoi occhi.
Lei stava vedendo
combattere l'eroe di
sua madre. Il combattente preferito da molte sue compagne di classe.
Non era ancora molto convinta.
Ma aveva deciso. Visto che
l'aveva
salvata, sarebbe andata a Gaia a cercare risposte. Se poi non si
sarebbe sentita in grado, sarebbe tornata a casa.
Poi la sfera dentro il
cappotto iniziò
a brillare.
Mahel aprì la
tasca e ne tirò fuori
la sfera, che brillava di un'accecante luce azzurra. La luce le dava
fastidio agli occhi, costringendola a socchiuderli, ma non accennava
a diminuire. Anzi. Si canalizzò in un fascio di luce che
toccò la
superficie del Lago a pochi metri da lei.
Mahel osservò il
fascio di luce farsi
sempre più sottile, affievolendosi fino a scomparire. E non
riuscì
a credere a quel che vide.
Lagharta, la bestia...non
esistevano
più. Sentiva il rumore della spada che cozzava contro la sua
pelle
dura, ma era così in trance per quel che vedeva che non
poteva
rivolgere la sua attenzione alla battaglia.
Nel punto esatto in cui la
luce della
sfera aveva brillato, una luce aveva preso a brillare da sotto la
superficie dell'acqua. Una luce azzurrina, come quella della sfera,
che diventava bianca man mano che passavano i secondi.
E poi dall'acqua
uscì quel che
sembrava un arco, fatto di pietra, che brillava di una luce debole e
fredda. Dalle dimensioni spropositate e dalle decorazioni elaborate.
Si alzò sopra la
superficie
dell'acqua, lievitando per qualche secondo sul posto, poi prese ad
avvicinarsi a Mahel. Le si avvicinò lentamente, come a
volersi
mostrare in tutta la sua bellezza. Lagharta vide quella luce di
sottecchi e si voltò, vedendo Mahel ai bordi del molo che
porgeva la
mano verso l'arco, che lievitava appena ad un metro da lei.
-Mahel, che diavolo stai
facendo?!-
Mahel riprese coscienza di
sé per un
attimo, troppo tardi forse, quando ormai con una mano aveva afferrato
il riser*. Il peso esagerato dell'arco le fece perdere il poco
equilibrio che aveva, facendola cadere in acqua.
Teneva l'arco stretto a
sé, non
voleva lasciarlo andare.
“Morirò”
pensava, mentre il peso dell'arco la faceva sprofondare in quelle
acque scure “Se non mi decido a lasciare quest'arco,
morirò. Ma ho
l'impressione...ho l'impressione che questo arco, come la sfera, sia
importante. Non posso...non devo
lasciarlo andare...”
Lagharta,
dal canto suo, si era tuffato in acqua. Aveva avuto preciso ordine di
scortare Mahel a Gaia sana
e salva,
e portarla affogata non rientrava in quelle due parole.
Si assicurò la
spada alla schiena,
impacciato per via della forza contraria dell'acqua, e raggiunse
Mahel che, ormai, aveva perso conoscenza.
“Perfetto”
pensò Lagharta, scocciato “La probabile salvatrice
di Gaia mi è
morta a pochi metri di distanza...e adesso chi la sente la
vecchiaccia?”
L'afferrò
saldamente, sperando in
cuor suo che non fosse ancora morta, e cercò di raggiungere
l'aria
nuotando più forte che poteva.
Ma il Theko gli era ormai a
pochi
metri, con la bocca spalancata.
“Merda.
Siamo fottuti...” pensò Lagharta, prima di tentare
di raggiungere
l'impugnatura della spada “Se ne usciamo vivi, io questa
ragazza la
finisco di botte”
Una luce prese a brillare
dalla tasca
del giubbotto di Mahel, confondendo il Theko davanti a loro. Il suo
lamento fischiò feroce nelle orecchie di Lagharte, che si
vide
costretto a tapparsene almeno uno.
Quel fascio di luce fece
letteralmente
sciogliere la bestia, prima di avvolgere tutto in una calda luce
azzurra.
Lagharta credeva di aver
raggiunto le
porte dell'aldilà, tanto era convinto di essersi trovato
vicino la
morte.
Quando la luce fu
scomparsa, Lagharta
si rese conto di essere ancora vivo...e di stare per morire
soffocato. Raccolse le ultime forse e nuotò veloce verso la
superficie.
Accolse l'aria come non la
sentisse da
una vita. Sentì Mahel tossire, senza però aprire
gli occhi, e si
rassicurò: era ancora viva, ma sarebbe svenuta di nuovo
presto.
Tirò un
sospirò di sollievo e si
portò la mano davanti agli occhi, cercando di togliere quel
senso di
annebbiamento che vedeva davanti agli occhi.
Quando tutto
riacquistò lucentezza,
si stupì di ciò che vide.
Il boschetto al centro del
Lago era
sparito.
Il Lago, se prima era
enorme, adesso
si estendeva per il doppio della sua superficie. Il sole che prima
era ancora addormentato, adesso era alto nel cielo.
Il cielo, oltre al sole,
mostrava due
pianeti vicini, viola e blu, che saettavano in mezzo al turchese
marcato.
Sorrise, battendo la spada
con la
spalla.
-Saluss...siamo nel Lago
del Cielo...-
-Siamo tornati indietro,
Lagharta? Ma
come è possibile...?- rispose Saluss stupita.
Lagharta fece spallucce
-Non ne ho
idea. Forse la chiave si è attivata da sola. Dopotutto
eravamo nel
luogo di maggiore concentrazione magica, almeno a ciò che ci
ha
detto Colonna. Probabilmente qualcosa ha fatto reazione con la chiave
e ci ha portati indietro-
Saluss, ancora dentro alla
spada, non
rispose. Lagharta si limitò al silenzio, e prese a nuotare
verso la
riva più vicina.
Il cielo era
così diverso da quello
del mondo di Mahel.
A Lagharta piaceva
più di qualsiasi
altra cosa al mondo.
Adorava
i raggi del sole, adorava le Lune Gemelle, adorava tutto di quel
posto. Il Lago del Cielo era sicuramente il luogo più bello
di tutto
il mondo. Il suo
mondo.
Il mondo di Gaia.
***
*riser:
parte centrale dell'arco composito, tipicamente rigida, che unisce i
flettenti (la parte flessibile), composto dall'impugnatura e dal
poggiafreccia (fonte: Wikipedia)
Ammetto che la storia è nella parte per me più
difficile da scrivere: il prossimo capitolo almeno sarà uno
spasso xD solo immaginare di descrivere il rapporto tra Mahel e
Lagharta mi fa sbellicare xD comunque non mi dilungo molto, in quanto
rischierei di svelare più di quello che devo. Infatti passo
solo a fare i miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Dust_and_Diesel:
devo ammetterlo, sei la recensitrice/autrice a cui mi sto
più affezionando xD i tuoi commenti mi risollevano ogni
volta il morale, questo periodo non è affatto facile per me.
Quando ho letto poi che eri felice che avessi eliminato Michael, giuro
di essermi spanciata, non so perchè xD da adesso in poi
Lagharta sarà quello che Mahel definisce un "egocentrico
imbecillissimo pallone gonfiato". E pensare che non è
neanche poi così irritante, contando che nella
realtà non esistono persone come lui. Son tutte molto peggio
-.- comunque...come trovi Saluss? Non è adorabile?! Io
l'adoro!!! Nel prossimo capitolo posto un piccolo disegno della mia
piccolina *-* dio com'è dolcina!!! E in quanto a te, io sto
ancora aspettando il capitolo di Atlantis, è una cosa cui
anelo dal più profondo del cuore ^^ quindi non farmi
aspettare troppo xD detto questo, come sempre e con grande piacere, ti
mando un GRANDE GRANDE GRANDE bacione =*
fruttina89:
mi devo scusare con te, visto che ogni volta che cerco di commentare la
tua storia mi si bloccano le recensioni ç_ç devo
sempre aspettare che il pc si decida a darmi una mano. Cattivo pc U-U
tornando a noi, sono molto contenta che la storia ti piaccia ^^ spero
che Lagharta non arrivi a diventarti antipatico a volte, è
molto esagerata come persona xD è un ragazzino, capiamolo.
Però ha anche i suoi lati buoni, dopotutto. Ed io gli voglio
bene, come fosse un mio fratellino troppo infantile. Qui ho presentato
lui e Saluss (adooooro Saluss, si nota da come la descrivo?) e nel
prossimo provvederò a descrivere l'enorme mondo di Gaia ed i
suoi abitanti. Spero che nonostante il nome banale, il tutto risulti in
un qualche modo originale. Beh, che altro dire...tu continua a postare
la tua storia, mi piace tanto, io dal mio canto quando non scrivo leggo
e mi piace un sacco commentare (sono arrivata a darne circa 40 tra
anonime e non in passato) perciò un mio parere lo avrai
sempre. Se poi ci sono storie particolari di cui vorresti io leggessi
qualcosa, anche se non conosco il fandom, sarei molto felice di
rendermi utile ^^ ma sto dilungandomi xD perciò ti mando un
bacione e ti aspetto al prossimo capitolo =*
Fairy_chan88:
dimentica il passato, Lagharta è completamente un altro
personaggio rispetto al passato. L'unica cosa uguale è
quella sua strana caratteristica che Mahel odia...ricordi? xD ma non
sto qua a fare spoiler, anche se li adori, penso sia meglio godersi la
storia man mano che va avanti, o almeno così la penso io.
Per adesso introduco il protagonista che è una spalla comica
insieme all'assistente (la piccolina *-* amooooore) che insieme formano
una coppia che mi fa sbellicare. In passato come adesso. Vediamo come
faranno reagire tutti voi xD io intanto mi preparo a serate di sclerate
per scrivere qualcosa di non troppo comico nè di troppo
deprimente...anche se lo sfondo della guerra sarà
devastante. Lì dovrò mettere mano a tutta la mia
serietà e descriverla così come me la sono
immaginata. Fredda e crudele. Ma questo lo vedremo più
avanti. Un bacione anche a te =*
Dark_Blame:
a sto punto la domanda viene spontanea: a te piace Mahel?
Perchè hai un interesse particolare verso di lei. Ma penso
che se io fossi un ragazzo, mi sarei innamorato proprio come Michael.
Mahel è semplicemente tutto quello che vorrei in una
ragazza: impaccio, dolcezza e bellezza. Un pò quello che IO
non avrò mai (sono imbranata e sono la tipica nerd xD ma
questa è un'altra storia U-U). Per quanto riguarda il tuo
sport, posso solo fare lacrimucce. Un tempo anche io lo praticavo,
anche se il mio maestro si ostinava a chiamarlo wushu (che per me poi
è uguale, sempre kung fu è xD) e l'ho amato
finchè non mi son rotta il legamento e son rimasta una
sedentaria. Mi allenavo anche 5-6 ore al giorno, il mio maestro mi
diceva sempre che ero più tempo io in palestra che lui xD il
mio pelatino! Comunque, per quanto riguarda quell'altra
cosa...ecco...mi vergogno >.< semplicemente
perchè è una stupidaggine. Ero caduta in
depressione perchè tu non mi avevi commentato (è
la prima volta che due ragazzi leggono le mie storie e non esplodono in
un "bleah" di disgusto) perciò pensavo non ti piacesse
più e...beh, il resto ormai è passato xD se non
dovessi leggere un tuo parere vorrà dire che
aspetterò ancora qualche giorno, finchè non
esploderò in un sorriso come l'ultima volta ^^ anche a te un
bacione =*
Un
ringraziamento speciale al mio amico Gennino, che legge e controlla che
non ci siano orrori
ortografici, al mio splendido ragazzo e a Kuroshi, nel pieno della sua
vita all'università. Gambare Kuroshi!!!
Grazie a tutti quelli che la seguono, che la leggono o che hanno
semplicemente dato un'occhiata. Un bacione a tutti voi!!!
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Capitolo 6 *** 5 - Il libro della mamma ***
CAPITOLO 5
Il libro della
mamma
Quando riaprì
gli occhi si ritrovò
distesa su un qualcosa di morbido, nel centro di una stanza
luminosissima.
Si sentiva la testa pesante
e gli
occhi le bruciavano. Non riconosceva quel posto, ma non credeva di
stare sognando. Perciò richiuse gli occhi un attimo, giusto
per far
passare quell'insopportabile bruciore.
Un dolce odore le
penetrò fino al
cervello, sembrava pane ma aveva un non so che di speziato.
Riaprì
gli occhi nuovamente e provò a mettersi a sedere.
Era seduta su un letto
morbido e
tiepido, le coperte un po' ruvide ma piacevoli al tatto e di un tenue
color crema. Accanto al letto un enorme finestra, almeno 5 volte la
sua larghezza, alta più o meno come lei, che dava su uno
spettacolo
meraviglioso.
Una distesa di alberi
immensa, enormi
come gli alberi del Lago, che si aprivano al cielo di un turchese
splendido. In lontanza poteva vedere dell'acqua, forse un lago o un
fiume, che mandavano riflessi argentati fino a lei.
Si alzò piano
dal letto, sentendo la
stanza girare attorno a lei, mosse un passo e cadde in terra. Un
tonfo secco, sentì la testa sbattere e i pensieri venir meno.
Di nuovo si
ritrovò immersa nel buio.
Ancora immersa nel buio,
sentiva delle
voci accanto a sé.
Parlottavano fitte e non
riusciva a
cogliere nemmeno una parola, nn ebbe la forza di aprire gli occhi o
chiedere spiegazioni. Rimase immobile, con gli occhi chiusi,
respirando piano.
-Magari è
sveglia- sentì bisbigliare
piano dopo qualche secondo, sentì una pressione accanto a
lei, forse
si era seduto qualcuno -Mahel?-
Le sembrò di
riconoscere quella voce,
ma non riusciva ad aprire gli occhi o a muoversi, sentiva il corpo
pensate e dolorante. Rimase immobile, sentendo delle dita sfiorarle
la fronte -Lasciamola dormire ancora un pò- una voce roca e
bassa,
forse una donna -Lagharta non esagerare stavolta-
Un borbottio contrariato,
le dita
premettero sulla fronte un po' più forte -Questa
è solo una
principessina viziata-
Mahel sentì la
rabbia crescere dentro
di lei, riconobbe la voce di quel pallone gonfiato, ma prima che
potesse dire qualsiasi cosa sentì una strana pace invaderla
e i
pensieri venir meno, ancora una volta.
Tutto scomparve, mentre la
sua
conoscenza sprofondava nell'oblio.
Sentiva i grilli. Il corpo
rispondeva
ai piccoli segnali base di coscienza, come muovere le dita delle mani
o i piedi.
Schiuse gli occhi pian
piano, vedendo
la stanza dei suoi ricordi confusi più scura di quel che
ricordasse.
Spostò piano gli occhi verso la finestra, delle tende la
coprivano
per intero, ma non c'era luca che filtrasse. Era notte.
Senza muoversi dal letto,
Mahel spostò
lo sguardo per quanto potesse in tutta la stanza. Vide a pochi metri
dal letto una porta che dava chissà dove, da cui filtrava
una fioca
luce bianca, la finestra era incavata in una parete che sembrava di
pietra, fu sicura di vedere un pezzo di un tappeto in terra, anche se
quando muoveva la testa le girava tutto. Rimase ferma in quella
posizione, limitandosi a guardare il soffitto, liscio e spoglio. Si
sentiva meglio di poco prima, ma il corpo era intorpidito,
probabilmente era ferma da un po'.
Si decise a mettersi a
sedere,
tenendosi la testa per non finire come poche ore prima. Quando la
stanza ebbe smesso di girare attorno a lei si alzò, stando
ferma sul
posto. Niente si muoveva, bene. Poteva muoversi.
Guardandosi attorno, vide
una lampada
ad olio in un angolo, vicino la porta, la accese.
Era bellissima.
La stanza era davvero tutta
di pietra,
una pietra liscia e grigiastra, nessun difetto nelle pareti o nelle
decorazioni. Doveva essere il lavoro di un artigiano bravissimo, era
una cosa che non aveva mai visto.
La finestra era stata
lavorata
direttamente nella pietra, dal momento che era leggermente spostata
all'esterno, ed era stata lavorata in modo tale da potersi mettere a
sedere mentre si guardava verso l'esterno. Il ripiano su cui ci si
poteva appoggiare era coperto da una coperta fatta a mano e da alcuni
cuscini, non tanto morbidi ma perfetti per poter stare appoggiata al
muro.
Sulle pareti non c'erano
quadri ma
arazzi, di un tessuto simile a quello delle coperte del letto,
colorati e dalle immagini evocative. Una battaglia contro un drago,
una ragazza che suonava uno strano strumento, due innamorati in riva
ad un fiume...li toccò delicatamente uno per uno, sentendo
sotto le
mani gli incroci della stoffa. Era affascinata da quel lavoro
così
accurato e perfetto, sembravano quasi fotografie.
Fotografie...
Si toccò i
vestiti che aveva addosso,
che non erano quelli che lei aveva quando era uscita per andare al
Lago e si guardò attorno.
Accanto al letto c'era un
comodino di
legno che le arrivava alla vita, aveva 3 cassetti abbastanza larghi e
sopra c'era un vaso con dentro una strana acqua profumosa.
Aprì il
primo cassetto e trovo la polaroid, intatta e ancora dentro la sua
custodia. Terrorizzata aprì la custodia, la polaroid era
asciutta ma
temeva non funzionasse più. Quindi l'accese, sperando di
vedere la
lucina verde lampeggiare. E così fu.
-Grazie al cielo-
sussurrò radendo il
pianto, stringendo la polaroid al petto -Oh papà, temevo
che...- si
zittì scuotendo la testa, non voleva pensarci.
Delicatamente spense la
polaroid, la
rimise nella custodia e la ripose nel cassetto, notando con delusione
che accanto vi era solamente un rullino.
Nel secondo cassetto trovo
invece i
suoi vestiti, ma non il giubbotto. Quindi, di conseguenza, aveva
perso la strana pietra che aveva trovato al Lago.
-Dannazione-
imprecò Mahel, sentendo
le forze venirle meno -E adesso?- si mise a sedere sul letto, per poi
lasciarsi cadere sulla schiena confusa e amareggiata.
Risposte...senza quella
pietra non
poteva chiedere più niente. Però vi era ancora il
terzo cassetto,
anche se andando ad esclusione doveva esserci la sua borsa. Ma non
ricordava di averla portata con sé, quindi avrebbe dovuto
essere
vuoto.
Mossa dalla
curiosità aprì anche il
secondo cassetto e vi trovò il giubbotto. Non rimase molto
sorpresa
ritrovandoselo davanti, e neanche scoprire che la pietra era al suo
posto nella tasca la scosse più di tanto.
Si sentiva come...stranita.
Prese la
pietra in mano, la strinse, era fredda e spenta, sembrava un
qualunque sasso. Scosse la testa e ripose il giubbotto al suo posto,
stendendosi sul letto a osservare la pietra -Chissà a cosa
servi...-
borbottò tra sé e sé, spezzando il
silenzio di quella stanza -E
chissà dov'è adesso Colonna...-
Quando fu abbastanza
annoiata dalla
conversazione a senso unico con quella pietra, Mahel si alzò
in
piedi completamente rimessa, posando la pietra sopra il comodino.
Sentiva addirittura un certo languore, pensò che ormai
poteva aprire
quella porta.
Forse era giunto il momento
delle
domande. E anche di mangiare qualcosa.
La porta non
scricchiolò. Si aprì
senza far rumore, aprendo Mahel alla luce della stanza.
Non era illuminata da una
lampada,
come nella stanza dov'era poco prima, ma era una specie di sfera
luminosa su un tavolo al centro della stanza. A vederla non dava
fastidio agli occhi, sembrava un masso qualunque, ma Mahel era sicura
fosse quella ad illuminare tutto.
Seduti al tavolo Mahel vide
Lagharta
ed una vecchia. Ed entrambi la guardavano. Appoggiata alla sedia di
Lagharta vi era la spada, quindi poteva dire che in quella stanza vi
era anche la piccola Saluss.
-Buongiorno-
disse la vecchia, aprendo la bocca in un sorriso -Hai dormito bene,
Ninù?-
-N...Ninù?-
chiese Mahel confusa,
scuotendo la testa -Si, comunque si, grazie...-
La
vecchia rise contenuta, alzandosi e avvicinandosi -Ninù
vuol dire piccola. È un appellativo affettuoso, di solito lo
usano
le madri con i figli- spiegò la vecchia, guardandola negli
occhi -Mi
sono permessa perchè potresti essere mia nipote- un altro
sorriso,
molto bello in verità. Quella donna, per quanti anni potesse
avere,
in passato doveva essere bellissima. Interrompendola nei suoi
pensieri, le prese le mani e gliele baciò, abbassando la
testa un
poco -Benvenuta a Gaia, Mahel. Io sono la Sibilla-
Mahel rimase sul posto,
immobile, non
sapendo come reagire. Arrossì vistomente e
abbassò il capo a sua
volta, tremando -Piacere mio, ma...ecco...non c'è bisogno
di...ecco...-
La Sibilla rise di nuovo,
lasciandole
una mano e carezzandole la guancia -Hai ragione, dimenticavo che nel
tuo mondo ci sono consuetudini diverse dal nostro- una pausa, nel
mentre la Sibilla indicò a Mahel una sedia e le fece cenno
di
sedersi -Intanto siediti, ti porto qualcosa da mangiare-
Mahel si sedette, vedendo
la Sibilla
sparire dalla stanza e ritornare in un baleno con nelle mani un
vassoio. Glielo porse delicatamente e si sedette accanto a lei,
rivolgendo uno sguardo ironico alla persona che fino a quel momento
era rimasta zitta -E tu non le dici niente, Lagharta?-
Mahel si ricordò
quindi che c'era
anche lui nella stanza, lo vide voltare lo sguardo infastidito e fare
una smorfia -Non parlo con le maniache suicide- sbottò il
ragazzo
-Questa deficente per poco non ci fa morire tutti. È una
stupida,
imbranata e ribadisco il deficente. È una scocciatura e mi
sembra di
avertelo già detto-
Mahel lo fissò
negli occhi, a bocca
aperta per la sorpresa delle sue parole, sentendo la rabbia crescerle
dentro. Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, sentì la
Sibilla
intercedere per lei.
-Lagharta- lo interruppe
lei, posando
la mano sul tavolo -Se devi comportarti come un bambino viziato,
sparisci subito dalla mia vista- la sua voce ad un primo impatto
calma, tradiva luna certa rabbia -Vattene-
Lagharta guardò
verso Mahel, sbattè
il pugno sul tavolo, prese la spada e se ne andò, sbattendo
la porta
-Moccioso- rise la Sibilla, riacquistando una calma che forse non
aveva mai perduto -Lascialo stare, gli passerà-
Mahel scosse la testa e
annuì,
guardando verso la porta dalla quale Lagharta se n'era andato -Penso
che non sia solo quella la colpa di cui mi accusa, non è
vero?-
La Sibilla rimase qualche
secondo a
pensarci, capendo che davanti a lei non c'era una stupida come
pensava Lagharta. Annuì -Domandami ciò che devi-
All'improvviso la sua testa
fu invasa
dalle domande, ma Mahel cercò di rimanere calma e di farle
tutte,
pian piano, finchè non si fosse considerata soddisfatta.
Però
iniziò a mangiare, senza
fretta, sapendo che la Sibilla avrebbe capito.
-Benissimo. Mentre tu
mangi, io
cercherò di trovare le parole per spiegarti bene cosa sta
succedendo...ed il perchè tu sei qua-
Mahel annuì
senza guardarla negli
occhi. Il pane dall'odore speziato che aveva sentito ore prima era lo
stesso che stava mangiando ed era buonissimo.
Si promise di pensare al
cibo per quei
pochi minuti, almeno finchè il senso di colpa verso
Lagharta, per
qualsiasi cosa avesse fatto, non fosse sparito del tutto.
Quando ebbe finito di
mangiare, Mahel
spostò di lato il vassoio del pasto, incrociando le mani sul
tavolo
-Cos'era quel...saluto?- domandò la giovane -Di poco fa?-
La Sibilla prese a
guardarla e mosse
la testa di lato, come a volerci pensare -In realtà non
è un
saluto, o meglio, non un saluto che si riserva alle persone-
Mahel scosse la testa,
confusa -In che
senso non si rivolge alle persone?-
La Sibilla si
alzò in piedi,
camminando avanti e indietro per la stanza -Beh...quello è
un saluto
che si rivolge di solito alla Dea o comunque alle sue più
alte
sacerdotesse-
-Dea?- chiese Mahel, sempre
più
confusa -Ma io non sono una dea-
-Ma sei la Mahel della
Leggenda- disse
la Sibilla, guardandola -Si potrebbe dire che tu sia la più
alta
sacerdotessa di Vie in questo mondo-
-Vie...-
bisbigliò Mahel, pensandoci
su -È un nome che anche Lagharta e Saluss hanno pronunciato
nel mio
mondo. Chi è Vie?-
La Sibilla le si
avvicinò, si sedette
accanto a lei e le prese le mani -Vie è la Dea che protegge
questo
mondo. E che collega il nostro mondo al tuo-
-Collega...i nostri due
mondi...?-
Mahel scosse la testa, allungando la mano verso la Sibilla -Non
credo di seguirti, aspetta...spiegati meglio-
La Sibilla la
guardò seria, appoggiò
i gomiti sul tavolo e cominciò a raccontare.
-Vie è sempre
esistita ed in
principio era la sola entità presente su questo mondo. Nel
tuo
esistono molte “religioni” poiché il
vostro Dio si è mostrato
sotto molte forme; basilarmente è sempre la stessa
entità. Al
contrario, qua su Gaia Vie è la sola Dea. È
ovunque ed alla base di
tutto. È presente nel sibilo dolce e deciso del vento, nel
calore ed
impetuosità del fuoco, nella dolcezza e rigidità
dell'acqua e nella
forza e stabilità della terra. I quattro elementi sono sotto
il suo
controllo e vivono in armonia con lei. Allo stesso tempo, il bene ed
il male convivono sotto il suo “elemento neutro”,
come lei stessa
lo ha definito. Ha interagito molte volte con gli umani in passato,
mandando nel mondo le sue Ancelle. Saluss, l'ancella della pace e
dell'armonia, ed Exitio, l'ancella della distruzione e del caos. E tu
hai conosciuto Saluss, che ha il compito di proteggere l'arma divina
che porta il suo nome...-
Mahel guardò la
porta da cui era
uscito Lagharta, pensando che c'era qualcosa di strano. Saluss,
Exitio, Vie...lei cosa c'entrava in tutto quello?
-Non capisco...Vie
è una Dea che
veglia tutt'ora su Gaia, non è così?- chiese
Mahel guardando
attentamente la Sibilla.
-Si- rispose la Sibilla
assumendo
un'espressione confusa -Cosa intendi dire con questo?-
-Beh...se Gaia è
sorretta da colonne
così forti...cosa significa la mia presenza qua?-
La Sibilla
abbassò lo sguardo e
sospirò -È per via di Exitio...-
-Exitio...?- chiese Mahel,
spostando
la testa di lato -La seconda Ancella di Vie?-
La Sibilla annuì
-Come ti ho detto,
Saluss è un Ancella di Vie. Vie considera le sue ancelle
come le sue
figlie. E come tali ha donato loro dei poteri. Uno dei quali lo hai
già provato sulla tua pelle in più di
un'occasione...-
Mahel guardò la
Sibilla senza capire,
scuotendo la testa per l'ennesima volta -Non...non capisco...-
-In pratica-
proseguì la Sibilla
-Saluss ha il potere di portare la “calma”. Allevia
il dolore,
fisico e mentale, portando i sensi in uno stato di pace profonda.
Exitio, al contrario, porta il “caos”. Acuisce il
dolore, può
creare illusioni, può manipolare le menti ed ha anche altri
poteri
di cui non siamo a conoscenza-
-Ma...sbaglio o Exitio ha
molti più
poteri di Saluss?- la interruppe Mahel.
-Si- annuì la
Sibilla -Vie ha dotato
Exitio di molti più poteri di Saluss, sia perchè
i suoi poteri sono
“oscuri” sia perchè il suo potere
è inferiore a quello
dell'altra. Per evitare che Exitio potesse non considerarsi al pari
di Saluss, Vie ha bilanciato il fardello dei suoi poteri oscuri con
una più vasta manipolazione-
-Nel senso che...-
cercò di ragionare
Mahel -Saluss ha poteri più forti, ma Exitio ne ha molti di
più?-
-Esattamente-
annuì Mahel, sorridendo
dolce -Senza contare che, si sa, il rapporto tra fratelli è
difficile a qualunque età-
Mahel sorrise a sua volta
-Magari
Exitio avrà una personalità diametralmente
opposta a quella di
Saluss- immaginò Mahel, provando una profonda tenerezza
-Ma...io non
riesco comunque a trovare niente di negativo. Cosa vuol dire quindi
che la colpa è di Exitio...?-
-A questo ti posso
rispondere io...-
una vocina alle spalle di Mahel la fece sobbalzare, ma si accorse che
era la luce rosata che aveva visto al Lago -Saluss?-
La luce si
diradò finchè non apparve
Saluss davanti ai suoi occhi, sorridendo -Scusa Lagharta...è
solo
che la tua presenza qua gli ricorda il perchè lui sta
combattendo...-
-Come?- disse Mahel,
aprendo le mani a
coppa -C'è qualcos'altro che ancora non so...?-
La Sibilla si
alzò dalla sedia,
avvicinandosi ad una finestra lì vicino, che Mahel non aveva
notato,
scostando le tende e guardando fuori -In questo senso, Saluss
è più
adatta di me a raccontarti la Leggenda...-
-La...Leggenda...?-
ripetè Mahel,
guardando prima la Sibilla e poi la fatina -Saluss...?-
Saluss si
avvicinò alle mani di
Mahel, appoggiandosi con le manine alle sue dita -Vedi Mahel...la
Leggenda si mostrò al mondo, quando Gaia era in pace-
Mahel annuì,
appoggiando le mani sul
tavolo senza spostare lo sguardo da Saluss -Continua...-
-Ecco...- riprese la fatina
-La
Sibilla ti ha già detto di me e di mia sorella Exitio. Noi
siamo
nate per volere della Dea Vie, divenendone le sole e uniche Ancelle.
Le sacerdotesse del suo Tempio, al di là della montagna che
racchiude il Lago del Cielo, la venerano e la pregano ogni giorno, da
quando Vie ha creato la nostra umanità. Mia...volevo dire,
nostra
madre, ha sempre avuto per noi e per gli uomini una grande dolcezza e
un profondo rispetto, concedendo agli umani di utilizzarci durante la
Guerra Antica-
-Guerra Antica?-
-Si. Quasi 3000 anni fa,
Gaia fu
percossa da una profonda guerra civile. Molte persone si erano
ribellate alla Chiesa di Vie, iniziando a venerare i templi
sconsacrati delle Semidee Elementali-
-Semidee?- chiese Mahel,
interrompendola un attimo -Cosa vuol dire Semidee?-
-Che non...non sono
esattamente Dee.
Sono spiriti elementali superiori, “immortali” se
così li
vogliamo definire, che comandano spiriti elementali minori. Quindi
non sono propriamente Dee. Nel tuo mondo sono personificazioni
mitologiche. Hai presente i personaggi come i draghi o le sirene?-
-Si- annuì Mahel
-Vuol dire che qua
non sono solo immagini fantastiche?-
-Esatto- annuì
Saluss -Qua la Semidea
del Fuoco è una Salamandra, la Semidea dell'Aria
è una Silfide, la
Semidea dell'Acqua è una Ondine e quella della Terra una
Driade-
annuì di nuovo, come a voler enfatizzare il suo racconto
-Comunque,
ti dicevo della Guerra...-
Mahel riprese ad ascoltare,
curiosa
-Come sai, Mahel...gli Dei non interferiscono mai con la vita degli
umani. È proibito. Però gli uomini si rivolgevano
comunque a Vie
con richieste egoistiche, tanto che ella ha sempre cercato di non
esaudire mai nessun desiderio. Gli uomini all'inizio cercavano di
comprendere la Dea e le rivolgevano per lo più preghiere.
Col tempo
il loro egoismo li ha portati a fare richieste sempre più
enormi,
finchè la loro fiducia nella Dea, che continuava a
malincuore a non
interferire, non è crollata. Le Semidee elementali, invece,
tramite
preghiere e piccoli tributi, si impersonificavano e aiutavano in
prima persona, per ciò che era loro possibile. I templi
dedicati
alle Semidee aumentarono e la Chiesa di Vie perse il suo prestigio. I
seguaci della Dea, allora, si ribellarono all'insorgere dei seguaci
delle Semidee. Scoppiò una guerra che coinvolse tutta Gaia.
E Vie,
disperata, tentò di fermarla inviando me ed Exitio
rispettivamente
dagli eserciti della Chiesa e dei Ribelli. Ma il risultato non fu
quello sperato...-
La Sibilla
abbassò la testa,
chiudendo gli occhi, mentre Saluss spostò lo sguardo di lato
-Saluss? Cosa successe quando Vie vi ebbe spedito sul campo di
Battaglia...?-
Saluss strinse gli occhi,
come
cercasse di dimenticare ogni cosa. Ma la sua bocca proseguì
nel
parlare -Gli uomini...ci usarono-
-Vi...usarono...?-
-Si...gli uomini
approfittarono dei
nostri poteri, ci catturarono e ci costrinsero a combattere. Io ebbi
fortuna, in quanto essendo i miei poteri “curativi”
non potevo
fare del male. Gli umani che mi catturarono non erano del tutto
malvagi, e mi utilizzarono solo per donare una morte pacifica ai loro
soldati ed ai prigionieri di guerra. Exitio invece...venne catturata
da un gruppo estremista di ribelli, che la utilizzarono in prima
linea nella Guerra. Le sue illusioni davano la pazzia agli avversari
e li costringevano a uccidersi a vicenda. Soltano lei, con i suoi
poteri, tolse la vita a più di centomila persone...-
Mahel trattenne un gemito,
mordendosi
i labbri. L'espressione di Saluss di poco prima era del tutto fondata
-Non si è mai perdonata di aver compiuto tali azioni, ma io
so che
non fu colpa sua!- Saluss chiuse gli occhi di nuovo, sospirando
profondamente -Dopo molti anni di battaglia, Vie si decise a
mostrarsi in prima persona e riuscì a fermare la Guerra. I
ribelli
prestarono ammenda e negli anni successivi si procedette
all'abbattimento di tutti i templi sconsacrati e alla restaurazione
dell'antico splendore di Gaia. Vie acconsentì
però a lasciarne in
piedi quattro, uno per ogni Semidea, in modo che anche loro fossero
ringraziati dagli uomini per i loro servigi. Ma Exitio da allora
cambiò-
Un ennesima pausa, che
lasciò Mahel
con un senso d'impotenza tale da mordersi di nuovo le labbra -I
ricordi della Guerra e i suoi poteri divennero un fardello troppo
grande da sostenere, e alla fine impazzì. Cercai di
aiutarla, di
convincerla che la Guerra sarebbe finita in tragedia con o senza di
lei, che era colpa solo degli uomini, ma lei si convinse che era
colpa sua. E poi, improvvisamente, iniziò a indicare Vie
come la
responsabile. Additò la Dea come unica colpevole della
Guerra,
sostenendo che se si fosse mostrata subito lei non sarebbe stata
costretta a uccidere così tante persone e gli uomini
avrebbero da
subito compreso la sua grandezza. Vie cercò di spiegarle le
sue
ragioni, ma Exitio non riusciva più a perdonarla e, anzi,
cercò di
ucciderla. Nonostante non abbia il potere necessario ad ucciderla, la
Dea preferì mettere a dormire Exitio. Lo fece
perchè soffriva nel
vedere una sua figlia ridotta sull'orlo della pazzia, e
perchè
temeva che potesse accadere una seconda guerra-
Mahel la vide fermarsi,
aggrappandosi
forte alle sue dita, posandovi la fronte e abbassando la voce -Vie
era distrutta. Si sentiva colpevole per la tragedia della Guerra e
per la sofferenza di sua figlia. In cuor suo sapeva che era colpa
degli uomini, ma non riusciva a perdonarsi di aver addossato ad una
presenza a lei così cara un potere così delicato
come quello del
caos. Averla addormentata non diminuiva certo i suoi sensi di colpa,
considerando che io ero lì davanti a lei e mi colpevolizzavo
a mia
volta...-
-Fammi indovinare...- la
interruppe
Mahel, trattenendo a stento le lacrime -Hai voluto seguire la sorte
di tua sorella, non è così?-
Saluss sorrise, annuendo
-Io amavo
Exitio. L'amo tutt'ora. Non volevo che nella desolazione di un sonno
profondo fosse sola, così chiesi a Vie di addormentarmi
accanto a
mia sorella. Lei acconsentì e creò per noi la
spada singola Exitio
e la spada a due mani Saluss. Ci mise a dormire l'una accanto
all'altra e predisse, prima di farmi sopire, che un giorno anche lei
ci avrebbe raggiunto nel nostro profondo sonno- si interruppe,
guardando Mahel -Perchè un giorno, lei disse, il mondo
sarebbe stato
scosso nuovamente da una guerra. Un uomo che aveva in sé il
potere
oscuro del caos avrebbe risvegliato Exitio ed avrebbe cercato di
conquistarlo, sottomettendo tutti gli uomini. Vie sapeva che l'eroe
che avrebbe salvato il mondo non si trovava su Gaia, ma nel tuo
mondo. E così incaricò Colonna di portarvi
Leggenda, assumendo le
sembianza di un'oggetto che non sarebbe passato inosservato. Quando
Colonna arrivò nel tuo mondo, Vie creò la sua
arma, si assopì tra
me e mia sorella e si addormentò, lasciando il mondo di Gaia
nelle
mani degli uomini-
Mahel la guardò,
socchiudendo gli
occhi -Se tu sei sveglia significa...che Exitio è sveglia a
sua
volta, non è così?-
Saluss annuì
-Già. La Leggenda di
Gaia ha finalmente preso vita. Lagharta...- Saluss voltò lo
sguardo
verso la porta verso il quale se n'era andato, e Mahel fece
altrettanto -Lagharta ha impedito a quell'uomo di prendere anche me.
Lui voleva entrambe per conquistare il mondo, avrebbe voluto anche
Vie ma...Vie non c'era più...-
Mahel sospirò
-L'arma di Vie che
cos'è?-
Saluss scosse la testa,
triste -Non lo
so. Si è sopita dopo di me, non ho idea di quale arma abbia
scelto
per portare a oggi il suo potere. Però so che l'arma divina
di Vie
si manifesta tramite una sfera come quella che Lagharta ha sulla
spada. Ricordi quando al lago Lagharta mi ha detto di entrare nella
spada...?-
Mahel annuì -Si.
Quella sfera rosata,
giusto?-
-Si- annuì
Saluss -Quella è la mia
essenza. Lagharta possedeva l'essenza e ha provato a metterla nella
mia arma. Così ho potuto risvegliarmi e ho potuto donare il
mio
potere alla spada di Lagharta-
-Ho capito. Quindi
intendevi dire che
è colpa di Exitio in quanto...è caduta nelle mani
di chi vuole
distruggere Gaia...?-
Saluss scosse la testa -No.
Il
problema è proprio questo. Exitio non è caduta
nelle mani
del nemico. È stata lei stessa a scegliere
di donargli il suo
potere. Considera ancora Vie responsabile del suo dolore durante la
Guerra Antica, perciò il desiderio del suo padrone di
sterminare gli
umani la trova completamente d'accordo-
Mahel spalancò
la bocca, stupefatta
-Ma...insomma...Exitio è buona, no?-
-Si- rispose Saluss, senza
pensarci
due volte -Exitio non è malvagia. È il dolore che
la distrugge. Ma
io la voglio salvare, la voglio aiutare- Saluss si aggrappò
forte
alle dita di Mahel, guardandola sofferente -Per questo io...per
questo...-
-Saluss. Ti ho
già detto che ucciderò
Laherte e spezzerò l'essenza di Exitio. Non voglio
più discuterne!-
una voce alle loro spalle le fece voltare.
-Lagharta...-
sussurrò Mahel, vedendo
Saluss avvicinarglisi volando -No! No, Lagharta, non voglio
distruggere Exitio. Non voglio. È mia sorella. E Laherte...-
-Entra nella spada!
Subito!- Lagharta
mise la spada tra lui e la fatina, furioso -E non nominare mai
più
Laherte davanti a me!-
Saluss guardò
Lagharta con sguardo
distrutto, prima di guardare verso Mahel e sparire dentro la spada.
Mahel non aveva visto bene,
Saluss era
piccina ed era un bel po' distante da lei, ma era sicura di aver
visto una piccola lacrima scenderle lungo la guancia.
-Come puoi trattarla
così male?-
Mahel gli si avvicinò, prendendolo per il bavero della
maglia e
tirandolo verso di se -Sei un mostro!-
-E tu chi ti credi di
essere, stupida
oca- Lagharta l'afferrò per il polso sottile e la spinse a
terra,
sbattendo la punta della spada vicino a lei -Saluss mi ha scelto, non
ho deciso io di intraprendere questo viaggio di merda. E tu non sei
nessuno per permetterti di giudicare cosa faccio o cosa sono. Solo
perchè sai più o meno cosa successe durante la
guerra ti permetti
di sputare sentenze?-
Mahel spostò con
i piedi la spada,
alzandosi in piedi con non poche difficoltà -Ascoltami bene,
eroe
dei miei stivali, non trattarmi come una deficente solo
perchè sono
una donna- alzò bene la schiena e lo guardò
dritto negli occhi,
alzando lo sguardo in quanto era molto più alto di lei
-Saluss non
vuole fare del male a sua sorella. Le vuole bene. E se tu sei
così stupido da non arrivarci, non meriti di essere chiamato
eroe. Sei
solo un vigliacco-
Lagharta, sopraffatto dalla
rabbia,
l'afferrò per la spalla e la sbattè al muro
dietro di lei, facendo
cascare una sedia e spostando la Sibilla di lato, che cercava
inutilmente di frapporsi fra di loro -Ascoltami bene, ragazzina. Non
sai niente di Gaia, non sai niente di me e credimi, anche se ti ha
raccontato qualcosa, non sai niente né si Saluss
né di Exitio. Non
venire a fare la saputa con me, hai capito? Torna nel tuo mondo a
piangere per mammina e non venirmi a fare prediche, chia...-
Uno schiaffo. Forte e
deciso, lo colpì
proprio in piena guancia. Lagharta rimase di sasso, vedendo la
ragazza davanti a lei piangere rabbiosa con la mano ancora alzata,
che poi spostò vicino al cuore -No, ascoltami tu, razza di
egocentrico pallone gonfiato. Sai cosa vuol dire
“legame”? Sai
cosa vuol dire “amore”? Se non lo sai, non
permetterti di sputare
tu sentenze. Io so cosa vuol dire perdere qualcuno
che si ama
e, credimi, è terribile. Fossi stata al posto di Exitio,
anche io
sarei impazzita dal dolore e avrei cercato riparo nella mia testa.
Saluss vuole solo salvare sua sorella, vuole solo salvare il suo
legame. Non osare parlare di morte davanti a me con questa
leggerezza. Stupido!-
Mahel si liberò
dalla stretta di
Lagharta con la poca forza che rimaneva e, notando una porta accanto
alla finestra che dava fuori, l'aprì e scappò.
La notte era fredda.
Sentiva freddo,
soprattutto in faccia.
Aveva un dolore dentro tale
da non
poter essere descritto e anche il corpo le doleva. Si sentiva come la
febbre, eppure non voleva smettere di correre.
Gli alberi visti dalla
stanza quando
vi era il sole ora erano accanto a lei, che la circondavano. Correva
alla cieca in mezzo a cespugli e rami bassi, sentendosi graffiare le
braccia e le gambe, e anche le guance.
Il sapore delle lacrime si
mischiava a
quello del sangue, il profumo del bosco la stordiva in quanto troppo
forte e la testa ricominciò a girarle.
Quello spiazzo d'acqua
visto in
lontananza si parò davanti a lei in tutto il suo splendore,
nonostante fosse buio. Si lasciò cadere a terra, stremata,
ansimando
forte.
E poi iniziò a
singhiozzare e
piangere disperatamente.
Stringeva i fili d'erba
nelle sue
mani, sentendosi terribilmente umiliata. Lo sguardo di Lagharta, la
sua voce strafottente, il suo atteggiamento verso di lei...tutto di
lui la irritava.
Parlava di morte con
così leggerezza
che lo avrebbe voluto picchiare finchè non fosse stata
stanca. E
pensando alla morte, pensava a suo padre.
I singhiozzi la stordirono
così tanto
che alla fine non le restò che il silenzio per dimostrare al
paesaggio ed a se stessa il suo dolore.
E così, in
silenzio, stesa a terra e
distrutta dal dolore fisico e mentale, guardò lo spiazzo
d'acqua
davanti a lei. Non era un lago, come aveva pensato all'inzio, ma un
corso d'acqua enorme e infinito, che si perdeva ai suoi occhi. Quella
specie di bosco che l'aveva seguita per tutta la corsa le era rimasto
indietro di qualche passo, ma le ferite erano ancora lì che
le
bruciavano. Si voltò schiena a terra e guardò in
alto, vedendo le
stelle brillare in cielo con la stessa intensità che nel suo
mondo,
insieme a quella che sicuramente non era una luna. Infatti dietro ve
n'era un'altra, ed avevano due colori quasi scuri. Scosse la testa e
respirò profondamente, cercando di calmarsi.
-Mamma...quindi
è questo il mondo di
cui tu scrivi da oltre 10 anni...-
Mahel sapeva che sua madre
non aveva
posto fine a quel racconto perchè era anch'esso un ricordo
del
padre. Lo aveva iniziato a scrivere quando lui era ancora in vita,
perciò non riusciva a mettere la parola fine a quel ricordo
doloroso
e dolce insieme.
Mahel pensò a
come sarebbe stato se
suo padre fosse ancora vivo, magari non sarebbe rimasta alla Colonna
da sola, magari sua madre avremme messo fino a quel libro da tempo,
magari sarebbero tutti felici...e invece era tutto al rovescio, tutto
sbagliato.
Voleva sapere come mai sua
madre
scriveva di quel mondo nei suoi racconti, cos'era quella pietra
rimasta nella stanza di quella casa ormai lontana, perchè
era lei la
Mahel della Leggenda e non un'altra...ma non trovava risposte alle
sue domande stando da sola, eppure non voleva tornare indietro.
Si trovava in un mondo che
non
accettava e che non la accettava, come Lagharta le aveva appena
dimostrato, in cui c'erano cose più grandi di lei, che non
poteva in
nessun modo controllare. Voleva tornare a casa, voleva dimenticare
tutto.
Eppure si trovava
lì, sotto quel
cielo stellato che non sembrava neanche vero, a ridosso di una guerra
di cui non sapeva nulla e che non sapeva come fermare.
In un attimo
ricominciò a piangere,
mentre il dolce fruscio del vento la cullava.
***
Rieccomi qua, sono in mostruoso ritardo con i capitoli
perchè sono in piena crisi. Ho rimandato un pò
per descrivere il rapporto tra Mahel e Lagharta, ma penso che qua
abbiamo visto cosa i due pensino rispettivamente l'una dell'altro. Non
sarà propriamente un rapporto idilliaco il loro. Comunque
sappiate che Per ora ho spiegato pochissime cose, ho fatto un sacco di
confusione, ma volevo spiegarvi un poco e nel modo più
dettagliato possibile. Volevo che fossero chiari i ruoli di Exitio e di
Saluss e che anche la confusione di Mahel fosse palpabile. Io mi
sentirei proprio come lei, ma forse perché sono un
pò tonta e non capisco mai niente alla prima xD comunque,
bando alle ciance, procediamo ai miei amati RINGRAZIAMENTI:
Milou_: ti
ringrazio per aver dato un tuo parere sul mio racconto *inchino* e sono
contenta che per adesso la storia ti piaccia. Sto cercando di muovere i
personaggi nel modo più reale possibile, non voglio che
qualcosa sembri finto. Deve essere tutto abbastanza vicino, insomma,
qualcosa che faccia dire "anche io mi sarei comportata così"
o cose del genere. Qua Mahel non parla molto, più La Sibilla
e Saluss (uh, non ho descritto la Sibilla xD) e provvederò a
esponerli meglio in seguito. Ti ringrazio comunque di avermi lasciato
un parere, sei stata molto molto carina ^-^ un bacione =*
fruttina89:
eggià, Saluss è un amore (non si può
ordinare, mi spiace U-U) è il mio personaggio preferito,
insieme a Lagharta. Sono particolarmente affezionata a questi due,
anche se non capisco il perchè di Lagharta
°-° è il tipico ragazzo che odierei
°-° vabbeh. La madre di Mahel è molto
sensibile per queste cose, non a caso è una scrittrice, ma
se lo sa è perchè dormiva e i sogni qua hanno
un'importanza fondamentale U-U Gaia per ora è descritto dal
punto di vista della Guerra Antica, che ha creato non poco scompiglio
nel mondo. E' un mondo bellissimo, rigoglioso e fiorente, poco
tecnologico ma impregnato di magia. Io ci vivrei XD anche se non
durante la narrazione della storia. Per quanto riguarda la storia, la
leggo e recensisco perchè è scritta in modo
talmente bello che si lascia leggere e commentare da sola *-* non vedo
l'ora di leggere il prossimo. Quindi io aspetto che tu mi dia il tuo
parere qua e, nello stesso tempo, aspetto di dare il mio parere di
là xD un bacione anche a te =*
Dust_and_Diesel:
leggerei anche se tu scrivessi un capitolo all'anno U-U non ti
preoccupare. Per quanto riguarda le mie risposte, è una
delle cose più belle dello scrivere, quello di avere gente
così gentile da lasciare un'impronta di sè ^-^ e
visto che tu sei così ESTREMAMENTE gentile (e adorabile,
oserei dire *-* posso osare vero? vero?) mi sei rimasta particolarmente
a cuore ^-^ per quanto riguarda Lagharta, beh, per certi versi lo amo e
per certi versi lo odio. Infatti certe cose che fa Mahel non lo fa
perchè è lei, ma perchè sono io U-U
come quando lo schiaffeggia in questo capitolo. Sono io U-U ma solo
perchè l'ha fatta piangere U-U brutto Lagharta, non si fa! E
Saluss...beh, lei assomiglia a me tanti anni fa. Diciamo che
è una mini-me xD son sempre stata abbastanza strana, nel
crescere mi sto calmando ma, non si sa mai °-° divento
tremenda. Il personaggio di Lagharta si evolverà da pazzi
nel racconto, ora è molto un "io sono figo, voi non siete
niente" e mi sta decisamente antipatico -.-' vedrò di
lavorarci su. Intanto ti ringrazio, ti mando un abbraccio
gigantoso *abbracc abbracc* e ti aspetto al prossimo capitolo, tuo o
mio che sia xD un bacione =*
Dark_Blame:
io mi deprimo e mi riprendo facilmente, mi passa subito xD sono
lunatica da pazzi, quindi non preoccuparti xD l'arco per ora lo lascio
da parte perchè ci sarà tutto uno sketch comico
sopra che non ti dico xD qua si passa da un estremo all'altro, quindi
preparati a sentirmi molto confuso xD per quanto riguarda il
combattimento è saltato un pezzo, nel senso che il pescione
è stordito mentre parlano. Quando gli salta sopra
teoricamente c'era una frase in cui dicevo che era stordito e
sprofondato nell'acqua, ma penso che sia andato °-°
amen. Tu mettici quanto tempo ti ci vuole, tanto per almeno un mesetto
avrò problemi ad aggiornare e poi aggiornerò di
continuo °-° vedremo. Per il commento vai tranquillo,
mi sa che riesci a commentarmi prima tu che io ad aggiornare xD per
adesso ti ringrazio. Delle belle parole, della gentilezza e della
disponibilità ^-^ sei un tesoro. Ti mando un bacione e ti
aspetto presto =*
Kuroshi_Tsukishiro:
>.< io ti adoro! Hai trovato il tempo di darmi un
commentino, sei un tesoro >.< come sei puccio!!! In
realtà no, non assomiglia a Shin, Shin è
simpatico invece Lagharta è una merdaccia schifosa -.- o
almeno per ora lo è. Lo odio ora come ora, sono troppo
arrabbiata con lui >.< ha picchiato Mahel!!! Vabbeh,
comunque...Saluss nacque da un sogno, come Lagharta, quindi la adoro. E
nonostante tutto, adoro anche Exitio. Non vedo l'ora di presentarvela
xD ma ci vorranno qualche capitolo e tanta pazienza xD beh, intanto ti
ringrazio di nuovo *inchino*, ti abbraccio e ti faccio ancora gli
auguri per l'università e ti mando un bacione =*
Fairy_chan88:
assì xD son cambiate tante cose da quei giorni...in
realtà loro non andranno mai particolarmente d'accordo, ma
solo perchè hanno due caratteri opposti. Mahel è
solare, Lagharta è cupo, Mahel è timida e
impacciata, Lagharta è uno sborioso egocentrico pallone
gonfiato...non si può andare d'accordo se si è
così diversi U-U ma vedremo col tempo, quindi tu
leggi xD il combattimento mi hanno detto che era
particolarmente confuso, cercherò di fare più
attenzione, anche perchè quando descriverò la
guerra sarà un trauma per me. Non sono particolarmente
abituata a descrivere scene crude come quella. Ma anche per quello ci
vorrà un pò di tempo ^^' quindi tu leggi e dimmi
cosa ne pensi. Non c'è molto altro da dire,
perciò ti abbraccio e ti mando un gran bacione =*
Grazie a
Gennino, che ancora non ha letto il mio capitolo, ed al mio ragazzo,
che magari mai lo leggerà xD
E grazie a tutti coloro che leggono, che hanno inserito la storia tra
le preferite e tra le seguite ^-^ siete tutti molto gentili. Un bacione
gigante anche a voi e a presto =*
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Capitolo 7 *** 6 - Odio ***
CAPITOLO 6
Odio
Quando sentì il
caldo avvolgerla, una
sensazione di sollievo percorse i suoi muscoli intorpiditi. Il freddo
fece spazio ad un lieve tepore, lasciandola di stucco.
-Ninù...tutto
bene...?- la voce dolce
della Sibilla la distolse dai suoi pensieri -Torniamo in casa, qua
fuori l'aria è ancora fredda...-
Mahel aprì
delicatamente gli occhi,
trovandosi il volto della Sibilla a pochi centimetri dalla sua
-Ninù..?-
Mahel si girò di
nuovo pancia a
terra, chiudendo gli occhi e afferrando forte i lembi della coperta
-Non voglio tornare da quel pallone gonfiato...-
La Sibilla sorrise,
carezzando la
testa di Mahel -Lagharta non è cattivo...-
Mahel sbuffò un
riso ironico,
rispondendo secca -No, è solo stronzo-
Di nuovo, la Sibilla
sorrise
-Probabile-
Nel pieno di una qualsiasi
notte di
Gaia, Mahel si racchiuse a riccio, coprendosi bene con la coperta
datele dalla Sibilla e quest'ultima, forse immaginando che con quella
ragazzina testarda non c'era molto da fare, le si sedette accanto
cantando, in modo da non lasciarla sola durante quella prima notte
gelida di benvenuto.
Nell'aria
senti il tuo nome, oh dolce musa gentile
Il
suono del silenzio è la tua melodia
Canta
con tutta la voce muta che possiedi
Il
tuo primo amore è lì accanto a te...
Mentre le mani della
Sibilla le
carezzavano la testa e le parole della sua canzone la tenevano buona,
Mahel ebbe il tempo di pensare a tante cose.
Come stava la mamma? Cosa
avrebbe
pensato papà? E Michael? Come stavano tutti? Cosa pensavano
di lei,
che era così lontana? Era così preoccupata per la
mamma, sapeva
quanto doveva sentirsi sola senza di lei...perchè lei era
tutta la
sua vita, e così il contrario.
Quando la voce della
Sibilla smise di
cantare, Mahel osò una domanda -Sibilla...-
La Sibilla non smise di
carezzarle la
testa -Dimmi ninù...-
Mahel si mise in ginocchio,
togliendosi la coperta di dosso e mettendone un po' sopra la Sibilla
-Qual'è il vostro nome...? Nonostante tutto non ve lo avevo
ancora
chiesto...-
La Sibilla la
guardò attonita, molto
sopresa. E senza indugio rispose -Mahel-
Al suono di quel nome,
Mahel mise
insieme molti pezzi.
Era sempre stata
lì, davanti ad i
suoi occhi, sempre con quel sorriso che lei sapeva essere molto
più
di quel che credeva.
La Sibilla...già
da come la chiamava
Lagharta, lei non poteva non aver avuto, neanche per un istante,
l'impressione di conoscerla da sempre.
-Tu sei...la Sibilla della
mamma...-
sussurrò Mahel, toccandole il volto -...la...la Sibilla di
papà...-
La Sibilla
lasciò che la ragazza
davanti a lei la toccasse, sussurrando parole incomprensibili ma
dolci, mentre le ultime lacrime le scivolavano lungo le guance.
Mentre il silenzio iniziava
ad essere
spezzato dai primi uccellini del giorno, Mahel bisbigliò
-Mahel...-
La Sibilla
abbracciò quel corpicino
scosso ancora dal tremore del freddo, sorridendo fra sé e
sé,
coprì entrambe con l'enorme coperta e sussurrò a
sua volta -Piacere
di conoscerti, Mahel-
Quando il sole fu alto nel
cielo,
Mahel era seduta al tavolo di poche ore prima, vestita di qualcosa di
più pesante che la vestaglia che l'aveva congelata durante
la notte
e con lo stomaco finalmente pieno. La Sibilla le era di fronte, che
rigovernava i pochi piatti usati, mentre nella casa regnava un
profondo silenzio.
Lagharta, ancora, non si
era
ripresentato.
-Sibilla...-
sussurrò la ragazza -Vi
chiamo Sibilla perchè chiamare anche lei Mahel
creerebbe...confusione...-
La Sibilla si
voltò verso la giovane,
sorridendo ed annuendo -Mi vuoi chiedere di Lagharta...?-
Mahel guardò
l'anziana signora
rivolgerle uno sguardo da vera e propria nonna, annuì e
abbassò lo
sguardo -Perchè ce l'ha così tanto con me...?-
La Sibilla riprese a
rigovernare,
cercando di essere il più chiara e tranquilla possibile
-Vedi,
ninù...non è corretto dire che ce l'ha con te per
una “colpa”.
Semplicemente è la Leggenda che lo irrita...”
Mahel guardava la Sibilla
parlarle
come niente fosse e raccolse le mani, stringendole
-È...è per via
di questo Laherte...?-
La Sibilla smise di
armeggiare con i
piatti, facendo calare la stanza in un silenzio lugubre -Mahel...non
fare mai quel nome davanti a Lagharta...hai capito?- si
voltò verso
la ragazza con sguardo truce, serio e preoccupato -Capito?-
Mahel guardò la
Sibilla farsi seria.
Pensò fosse davvero grave e non ebbe cuore di fare domande.
Perciò
annuì silenziosa e abbassò lo sguardo
-Promesso...-
Dopo qualche altra ora di
silenzio, la
porta da cui era uscita la sera prima si aprì. Mahel vi si
voltò
spaventata, sapeva chi poteva essere, perciò incrociando gli
occhi
blu di Lagharta non potè far altro che abbassare lo sguardo.
Dal suo canto, Lagharta non
la degnò
neanche di una minima considerazione, sedendosi al tavolo e battendo
con le dita sull'essenza di Saluss -Saluss...vieni fuori-
Saluss uscì
dalla spada, lasciando
che una scia rosata la seguisse languida e corposa, stiracchiandosi
mentre le ali vibravano veloci -Ahh! Che bello, finalmente
fuori...oh, buongiorno Mahel!-
La ragazza
guardò la fatina con
sguardo mogio, si alzò e uscì dalla casa,
lasciando dietro di sé
un silenzio imbarazzante.
-Lagharta...-
esordì la Sibilla,
senza voltarsi verso di lui -Mahel sa il mio nome, adesso-
Lagharta strizzò
gli occhi, posando
un dito accanto alla tempia -Non ho voglia di parlare della stupida,
adesso-
-Lagharta- lo interruppe
subito la
Sibilla, stavolta voltandosi e guardandolo -Ha diritto ad una qualche
spiegazione. Non credi?-
Lagharta sostenne lo
sguardo della
Sibilla, senza perdere la sua insepressività -Non ho
intenzione di
spiegarle niente. L'ho portata qua e sono stato piuttosto gentile, ma
quando lei ha osato sputare sentenze su Gaia, Saluss e me...- si
interruppe, mentre borbottava piano il nome
“Laherte”.
-Posso capire il tuo
combattimento in
tutto questo. Tu sei un...- chiuse gli occhi, sospirando -Non voglio
che Mahel resti all'oscuro. Deve sapere per cosa combatti. E contro
chi-
-Lo sa- sbottò
il ragazzo, battendo
il pungo sopra il tavolo -Exitio. Noi stiamo combattendo contro
Exitio. Vie ci ha dato il permesso di sopprimerla, ricordi?-
-Vie ha solo chiesto
all'eroe che
avrebbe impugnato Saluss di fermarla, non ucciderla. Ti sei prestato
ad una lettura della Leggenda tutta tua, perchè la vera
persona che
vuoi uccidere è...-
-Non nominarlo davanti a
me!- battè
di nuovo il pugno sul tavolo, sospirando rabbioso -Lui non merita di
vivere. Né di impugnare un'arma sacra. Un necromante
bastardo come
lui non merita di manovrare Gaia- Saluss, a quel punto, si
avvicinò
a Lagharta e gli afferrò i capelli, chiudendo gli occhi
-Calmati...-
Un'aura rosea e calda
avvolse
Lagharta, donandogli sollievo e pace. Lagharta portò la mano
sopra
Saluss, come a volerla carezzare -Grazie Saluss...-
-Lagharta-
cominciò la fatina, senza
lasciargli i capelli -Forse tu odi Mahel per ciò che
rappresenta. Lo
posso capire. Ma il tuo dolore e la tua vendetta non possono
esprimersi senza un giusto bersaglio. Ed Exitio non è un
giusto
bersaglio. Forse lo faccio per egoismo...o per Vie...ma non voglio
vedere Exitio sparire per sempre- le sue manine tirarono a
sé
piccole ciocche di capelli, facendo spostare lo sguardo di Lagharta
verso la fatina -Ti prego Lagharta...se proprio non vuoi dire a Mahel
la verità, allora...permettile di aiutarci. Magari lei
troverà una
soluzione...te ne prego...-
Lagharta
sospirò, voltando la testa
di lato -Se lei è qua, significa che la Leggenda
è diventata
realtà. Se lei non fosse esistita, se lei non si fosse mai
trovata
al lago quella notte...adesso ci saremmo io e te, Laherte ed Exitio.
E la guerra non avrebbe ancora ragione di iniziare. Ma lei è
qua,
aveva l'arco con sé...quindi anche io devo prendermi le mie
responsabilità...-
Saluss chiuse gli occhi
disperata,
stringendo ancora più forte le ciocche di capelli di
Lagharta -Non
odiarla perchè esiste...non odiare Exitio...e neanche me...-
-Saluss...- Lagharta stava
per
riavvicinare la mano alla piccola Saluss, ma questa si
staccò da lui
e tornò ad essere solo una luce rosata, lasciandosi sparire
attraverso la porta -Andrà da lei, vero?-
La Sibilla si sedette
accanto a lui,
porgendogli la mano. Lagharta la afferrò sospirando -Non
voglio che
sappia di Laherte. Non voglio che sappia le mie ragioni...non voglio
che sappia niente di me-
-Di che cosa hai paura,
Lagharta...?-
chiese la Sibilla, come una tenera madre.
Lagharta la
guardò serio, assumendo
un'espressione distrutta -Della tua predizione-
Il corso d'acqua della sera
prima,
alle luci del mattino, era splendido.
Mahel si era messa a sedere
sulle
rive, portandosi le ginocchia al petto, mentre si lasciava cullare
dal suono lieve dell'acqua e degli uccellini che cinguettavano.
Gaia non sembrava molto
diversa dal
suo mondo, a parte gli strani mostri e quel cielo con le due Lune.
C'era comunque il sole, impossibile da vedere senza portare gli occhi
a bruciare dallo sforzo, c'erano le stelle e la luna simili al suo
mondo, che la tenevano tranquilla. Avrebbe giurato di aver visto dei
passerotti, mentre arrivava lì, ma non poteva esserne sicura.
Perciò, stava in
silenzio lì e
ascoltava.
Non aveva più
lacrime e non trovava
nemmeno il motivo per cui piangere. Ormai si era fatta una ragione
della sua presenza lì, sicuramente se Lagharta avesse potuto
mandarla via, lo avrebbe già fatto. E invece era ancora
lì, conscia
che lo sguardo di Lagharta verso di lei era di puro odio.
Sospirò
lasciandosi cadere
all'indietro, annusando il profumo di erba fresca e della corteccia
degli alberi. Chiuse gli occhi per un attimo e, quando li
riaprì, si
trovò davanti la piccola Saluss, con quel sorriso dolce e
giocherellone che non le vedeva dalla sera al Lago -Buongiorno Mahel!
Dormito bene?-
Mahel rimase stesa a terra,
fissando
la fatina nei suoi grandi occhioni rosa -Buongiorno Saluss...ti senti
meglio dopo ieri sera?-
La fatina lasciò
sparire il sorriso
giocoso, mostrando al suo posto un sorriso triste -Lagharta ha modi
bruschi...ma è un ragazzo molto buono...-
Mahel alzò le
braccia, avvicinando le
mani a Saluss. La fatina vi si avvicinò e vi si
posò sopra, mentre
Mahel si alzava mettendosi a sedere per bene -Sicura che vada tutto
bene?-
Saluss guardò
Mahel fissa negli
occhi.
Era buona.
Lo sapeva per certo, lei
non si
sbagliava mai. Eppure Lagharta la odiava. O meglio, non la vedeva di
buon occhio. Ma non per cosa lei fosse, ma solo per ciò che
rappresentava. Quella ragazza, minuta e imbranata, timida ma
agguerrita, era la personificazione della Leggenda. E della
Predizione. Lagharta non la odiava.
La temeva.
Temeva la persona che era.
Temeva
colei che poteva diventare, che sicuramente per via della Leggenda e
della Predizione avrebbe mostrato. Non voleva che lei facesse parte
della sua vita più di quanto non ne facessero il ricordo di
Laherte
e del passato.
Perciò Saluss
chiuse gli occhi e si
avvicinò alla fronte di Mahel, toccandogliela con i palmi
-Mahel...senti per caso qualcosa...?-
Mahel si sentì
inondata di una luce
tiepida e acquosa, che portava dentro di lei uno strano senso di pace
e armonia. I suoi sensi si distesero, i suoi muscoli, il suo corpo
stesso entrò in uno stato di così assoluta pace
da non poter
credere di starla provando davvero -Che cos'è Saluss...?-
-Questa...sono io...questo
è il mio
potere. Questo è il potere di Lagharta...-
Mahel ricordò
quindi di aver provato
quella sensazione più volte. Al Lago, quando Lagharta la
prese in
volo e la posò sul molo, nel letto, quando si sentiva
così male da
non riuscire a stare in piedi.
-Era...era Lagharta...?-
Saluss sorrise -Per molto
tempo, non
riuscirete ad andare d'accordo. Ma tu...non lasciarti trasportare dal
suo odio ingiustificato. Sorridigli. E amalo...-
-Amarlo?- chiese Mahel,
sbigottita -In
che senso?!-
Saluss
ridacchiò, vedendo un lieve
color porpora colorarle le guance -Come un amico, Mahel. Fa di
Lagharta un amico...-
Mahel scosse la testa -Non
posso
prometterti di non picchiarlo. O di non trattarlo male...-
Saluss allora si
staccò da lei,
svolazzandole davanti agli occhi -Chi ha mai detto di non farlo?-
Entrambe si fissarono e,
dopo pochi
secondi, scoppiarono a ridere.
Lagharta le osservava da
lontano, in
silenzio.
Guardava Saluss sorridere a
Mahel in
un modo che, fino a quel momento, aveva riservato solo a lui. Sorrise
a sua volta, ma si morse il labbro per quel gesto troppo
“umano”.
Quando invece si trovava a
osservare
Mahel voltava lo sguardo, sempre, per evitare di guardarla negli
occhi. Aveva paura.
La trasmutazione stava
cominciando ad
avere inizio.
I capelli della ragazza, la
prima
volta che l'aveva vista le toccavano metà della schiena,
ormai erano
arrivati quasi all'altezza dell'ultima vertebra spinale. Gli occhi
stavano iniziando a spagliuzzarsi di screziature argentee, pur
rimanendo di quel colore strano e indefinito che a lui neanche
piaceva. Ciò che comunque più lo spaventava, e
che ancora
fortunatamente sembrava un momento lontano, era la Predizione.
Mahel stava iniziando ad
acquisire le
caratteristiche fisiche delle personificazioni divine. Gli occhi come
pietre preziose, dagli argentei riflessi e dal colore inumano, i
lunghi capelli nei quali risiedeva un concentrato di potere divino.
Mahel si stava gradualmente
trasformando in una Dea, benchè non avesse alcun potere
magico,
perciò la Leggenda si stava avverando. Era lei la Mahel
della
Predizione e della Leggenda. Non poteva più far finta che
niente
stesse accadendo.
“La
Dea della Leggenda ti porgerà la mano,
la
prenderai e con amore ne farai la tua sposa.
La
morte vi aspetterà entrambi, non avrete scelta
dei
tre desideri soltano uno sarà destinato a voi”
Lagharta chiuse gli occhi
come ferito,
stringendo forte la stoffa della maglia all'altezza del cuore. Per
quanto verso quella ragazza non provasse nessun sentimento, la paura
era più forte di qualsiasi altro indefinito e sconosciuto
sentimento
che avrebbe potuto provare in futuro.
Se lui l'avesse odiata, dal
principio
fino alla fine, anche senza un motivo apparente, se lui avesse
lasciato spazio nel suo cuore solo per l'odio e per nessun altro
sentimento, sarebbe riuscito ad evitare la Predizione e salvare
tutti.
Lui stesso, Saluss e sua
sorella...e
anche Mahel.
Quando scese la sera, Mahel
e Saluss
furono le prime a tornare a casa della Sibilla.
Questa la aspettava, seduta
al tavolo,
le mani incrociate poggiate sotto il mento, guardando fuori della
finestra con aria assorta.
Non distolse lo sguardo,
non cambiò
posizione, ma parlò come se avesse pensato tutto il tempo a
cosa
dire -Lagharta non smetterà mai di odiarti-
Mahel fece spallucce,
guardando Saluss
-Lo so-
La Sibilla
spostò impercettibilmente
gli occhi, guardandola fissa -Quindi?-
-Quindi...- disse Mahel,
mettendosi a
sedere e sospirando -Va bene così. Saluss non mi ha detto
niente, e
se non è Lagharta a spiegarmi quel che deve non ha senso,
perciò
penso che aspetterò che sia lui stesso ad accettare la mia
presenza
qua-
-Ti ho appena detto che lo
non farà-
rispose secca la Sibilla.
-Ed io dico che
sarà costretto a
farlo. Perchè io ho il potere di far qualcosa, lui no-
Il silenzio calò
all'improvviso,
rotto solo da un cigolio alle spalle di Mahel. Lei non si
voltò, si
limitò a pietrificarsi e deglutire rumorosamente -Era dietro
di me,
non è vero?-
La Sibilla chiuse gli occhi
e sospirò,
restando sempre nella solita posizione -Oh Vie, aiutaci tu...-
-Se la signorina
permette...- rispose
Lagharta, sbattendo forte sul tavolo l'arco di pietra che Mahel aveva
afferrato al Lago, peraltro rischiando di affogare -Forse ci devi
spiegare come farai ad utilizzare un arco che pesa la bellezza di 56
chili...-
Mahel osservò
bene l'arco e sbiancò.
56 chili?! Non riusciva ad alzarne una decina, figuriamoci quel coso
che tutto sembrava fuorchè un arco -Non ho intenzione di
parlare con
una persona che ignora la mia presenza su questo mondo...-
Mahel si voltò
verso Lagharta. Lo
fissò negli occhi. E questo sorrise sadico.
-Va bene bambina- le si
avvicinò,
sbattendo la mano sul tavolo e parando il suo viso a pochi centimetri
da quello di lei -Io posso anche “degnarti” di
riconoscere la tua
presenza qua. Né più né meno. Ma non
aspettarti che io ti salvi, o
ti aiuti, o ti apprezzi o pensi qualsiasi cosa di positivo nei tuoi
confronti. Sono stato chiaro?-
Mahel sorrise a sua volta,
cattiva
-Non mettere alla prova la mia indole pacifica-
-Non mettere alla prova la
mia
pazienza, stupida ragazzina- rispose secco il ragazzo, alzando la
mano dal tavolo e spingendo forte la fronte della ragazza
all'indietro.
Mahel, ovviamente, cadde a
terra,
insieme alla sedia e a parte dell'apparecchiatura della tavola, visto
che nella caduta tirò a sé la tovaglia -Cerca di
non starmi troppo
tra i piedi-
Detto questo,
uscì di nuovo dalla
casa, portando solo la spada con sé.
-Mahel, tutto bene?!-
Saluss svolazzò
veloce fino a Mahel, ancora a terra, che si toccava la testa con le
mani borbottando sommessamente -Io Lagharta lo picchio, lo picchio!-
Mahel rimase a terra senza
proferire
parola, lasciando che le braccia sbattessero a terra prive di forza
-Non credo di farcela...-
La Sibilla si
alzò in piedi, fece il
giro del tavolo e guardò la ragazza in terra con uno sguardo
comprensivo -Temo di ripetermi ma...benvenuta a Gaia, Mahel...-
Mahel guardò la
Sibilla, abbozzò un
sorriso e rispose -Ti ringrazio, Mahel...-
***
Ci ho messo un pò, è vero, ma questo capitolo ha
subito ben 8 variazioni di testo, di trama e di dialogo. Alla fine come
è venuto è venuto, sull'impeto del momento,
semplicemente perchè sono pur sempre convinta di voler
lasciare i personaggi raccontare da soli la propria storia. Lagharta si
è scoperto non ODIARE Mahel, ma TEMERLA soltanto. E
fra poco scoprirete anche perchè. Io non vi anticipo niente.
Per chi se lo domandasse: Laherte è un necromante, nel senso
che ha la capacità di manovrare i defunti. E ringrazio
Gennino, che ha scelto insieme a me il nome del capitolo, è
stato molto difficile darglielo. Ma passiamo ai RINGRAZIAMENTI:
Dust_and_Diesel:
wow °-° per leggere la tua recensione e quella di
Fairy_chan mi ci è voluto la metà del tempo che
ho impiegato per scrivere il cap xD però son stata davvero
molto contenta di scatenare con quel capitolo tanta ammirazione. In
Mahel c'è molta me stessa, la me stessa che non esiste ma
che vorrei esistesse, colei che esisteva e che è morta e
colei che sto pian piano diventando. Diciamo che è un
pò me, solo più alta e più carina (io
NON sono magra!). Per quanto riguarda la Sibilla Mahel e Lagharta, sono
come mamma e figlio, ma mai potevano essere più diversi. La
Sibilla è un tipo molto calmo e dolce, Lagharta uno
stronzissimo egoista. Lui sta cercando di fare l'eroe anche se ha
paura, perchè sa che se prova a cedere anche solo un momento
moriranno tutti. E non vuole che accada. Vedremo come la porteranno
avanti. Ti ringrazio anche della mail, spero che hotmail riprenda alla
svelta a funzionare, mi scoccia quando si blocca tutto.
Perciò spero che mi farai sapere cosa ne pensi di questo
molto dettagliatamente come al tuo solito, io farò
altrettanto ^-^ ti mando un grande bacio, pucciottissima
>.< baci baCci =*
Fairy_chan88:
mi hai chiesto scusa appena messo piede in msn xD che carina. Io adoro
leggere le recensioni, mi piace sapere cosa uno pensa di ciò
che scrivo. E mi piace il fatto che Lagharta, seppur stronzello, non
sia poi così odiato. Lui ha i suoi motivi, evitare guerra e
morte, però ha anche paura dei legami. E prima o poi mi
deciderò a spiegare il perchè. Per quanto
riguarda Saluss ed Exitio, il loro amore, il loro rapporto fraterno, si
è molto dolce e molto delicato. Purtroppo Exitio non
è forte come la sorella, il suo potere è ben
più impegnativo. Ma vedremo di risolvere anche questa.
Intanto Lagharta ha dato dimostrazione di un lato nascostissimo del suo
carattere, ed io inizio a pensare che non voglio più
dilungarmi sull'inizio avventura ma di volermi buttare a capofitto nel
pieno dell'azione. Voglio spiegare, spiegare, spiegare!!! Ti aspetto al
prossimo, tu leggi con calma e fammi sapere cosa ne pensi. Un bacione
enorme anche a te =*
fruttina89:
Mahel è molto coraggiosa, più di quanto lei
stessa crede, ma è incapace. Cioè non
è che lo faccia apposta, è proprio la natura che
è stata cattiva con lei. Exitio si è sentita
tradita da sua sorella e sua madre, per quello è impazzita,
ma se solo sapesse l'amore di Vie e della piccola Saluss verso di lei
sicuramente capirebbe che non c'è ragione alla guerra. Ma la
colpa è di Laherte...e lo saprai nel prossimo capitolo.
Intanto ti mando un bacio e mi auguro di leggere al più
presto qualcosa di tuo. Un bacione =*
Dark_Blame:
troppi complimenti >////////< non ci sono abituata. Io
scrivo ciò che i miei personaggi vogliono che io racconti,
non il contrario. Vorrei almeno nei miei racconti non forzare
nessuno a fare o dire qualcosa che non è nel suo carattere.
Lagharta è enigmatico, ma non è cattivo. Come
dice Mahel è semplicemente stronzo. Forse è per
questo che sembra reale, io metto in mano a loro ciò che
vogliono fare. La storia è la loro, non la mia...magia della
scrittura penso xD spero che qui ti possa essere più chiaro
chi è invece Lagharta. Nel prossimo scoprirai chi
è Laherte e perchè Lagharta lo odi
così tanto. Ti mando un bacio ^-^ e grazie mille per la tua
sempre accetta gentilezza e cortesia =*
Milou_: tu
leggi con calma, io per via del lavoro ci metto sempre un pò
xD in effetti Lagharta è il tipo di persona che ama le risse
ma non vuole combattere. Non gli piace, lo odia, però sa che
deve farlo, se vuole proteggere le persone che ama. E tra queste ci
sono la Sibilla e la piccola Saluss, che per lui è come una
sorellina. La adora, proprio come me >.< ed il modo
più semplice per porre fine alla guerra è
ucciderer Exitio, in quanto il 90% del potere del "cattivo" andrebbe
perso. Però purtroppo non capisce che non è
Exitio il vero problema...se solo poverina lei ritornasse in
sè ç_ç ma questo lo vedrai nel
prossimo capitolo. Ti ringrazio ancora per aver cominciato a leggere e
recensire, sei stata (stata vero?) molto gentile e carina. E come a
tutti i miei recensitori, un bacione speciale! Alla prossima =*
Ri-ringrazio
Gennino per aver scelto il titolo del capitolo, anche se mi sa che non
è azzeccato per niente, e grazie al mio ragazzo, che non
credo che stia leggendo però afferma ogni volta senza indugi
che adora Mahel. Bah xD
Grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto, che hanno inserito la
storia fra le preferite e le seguite. Siete tutti molto gentili. Un
bacione!!!
|
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Capitolo 8 *** 7 - Una promessa di morte ***
CAPITOLO 7
Una promessa di
morte
Il Lago del Cielo era in
assoluto il
luogo che Lagharta amava più in assoluto.
Ricordava ancora i momenti
in cui, da
bambino, dalla casa della vecchia Sibilla, fuggiva per ore ed ore per
andarsene sulle sue sponde a giocare. O allenarsi.
Fin da piccolo, Lagharta
aveva sempre
adorato fare a botte. Ma erano cose da bambini, prima o poi sarebbe
passata. Tutti in paese la pensavano così.
Quando era più
giovane, la Sibilla
era una sacerdotessa. Era inusuale per un essere umana avere un tale
onore, ma poiché la Sibilla era dotata di poteri magici
minori, come
magie bianche di cura e di supporto, era stata scelta come personale
sacerdotessa del Tempio di Vie. La Dea le aveva donato, quindi, il
potere della predizione, perciò era tenuta in gran conto da
tutti.
Quando la sua
età cominciò ad
avanzare, la Sibilla chiese di essere esonerata dalla vita al tempio,
lei non era come le sacerdotesse eteree e immortali del Tempio di
Vie, perciò sarebbe invecchiata e morta. E proprio per
mantenere nel
Tempio quell'alone di perfezione e purezza che di solito solo le
giovani fanciulle sanno dimostrare, la Sibilla rinunciò ai
suoi
poteri magici di medicazione e tornò al villaggio in cui era
nata e
cresciuta.
Vie apprezzò
quel gesto tanto umano e
gentile, e lasciò alla Sibilla il potere della predizione,
annunciando che un giorno avrebbe aiutato gli eletti a salvare il
mondo.
Ma la vita segregata delle
sacerdotesse del Tempio, l'aveva disabituata alla vita caotica del
villaggio. E grazie ad alcuni amici e conoscenti costruì una
casa
poco lontana dal villaggio, ma comunque abbastanza isolata, e prese a
viverci da sola.
Aveva quasi 70 anni quando,
sulla sua
strada, si ritrovò un monello dai capelli neri e gli occhi
blu. Era
appena un bambino, si e no 2 anni, ma quegli occhi così
profondi ed
i capelli arruffati, mentre stringeva i pugni piccoli la intenerirono
profondamente. Quando poi si accorse che stringeva tra i pugni
l'essenza dell'arma sacra Saluss, allora non ebbe esitazione. Lo
prese con sé e lo allevò come fosse suo figlio.
Questa era la storia che
Lagharta si
ripeteva tutte le volte dentro di sé, tralasciando sempre un
particolare importante. Sempre e sempre, tralasciava quel particolare
nel tentativo di toglierlo da lui, per far si che diventasse qualcosa
di estraneo.
Ma era impossibile.
Anche quella volta fu
impossibile
tralasciare del tutto quella nota stonata in una storia che non aveva
poi molto di triste. Lagharta era si un orfano, ma era felice di aver
avuto come madre la Sibilla Saluss. Lo amava come una madre e nonna
insieme, addolcendolo o riprendendolo quando fosse il momento adatto,
la sua vita era stata fino a quel momento una vita normale. Ma era
una bugia.
Tutta la storia che si
raccontava,
tutte le immagini cui cercava di pensare...tutto era una bugia,
creata in anni ed anni di lavoro mentale.
C'era
sempre lui
nei suoi pensieri. E sarebbe stato impossibile sempre,
dimenticarsene...
Aprì gli occhi
impigrito, soffiando
su un ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi.
L'abero al quale era
appoggiato era
profumato e comodo, leggermente piegato. Le fronde cadevano, a pochi
metri, appena dentro la superficie del Lago del Cielo, assolutamente
la cosa più bella che esistesse a Gaia.
Un lago enorme, azzurro
più del
cielo, così puro e limpido che si poteva vederci attraverso.
Di
notte era la dimora dei Theko, ma di giorno erano sul fondo scuro del
Lago, a riposare. Il Lago era in cima ad una specie di montagna,
chiuso da pareti rocciose non altissime ma abbastanza difficili da
scalare, infatti era stato scavato nella roccia un sentiero che
arrivava da valle fino a lassù in cima.
La montagna che lo ospitava
non era
altissima, ma quel Lago era in assoluto la cosa più vicina
al Cielo
di qualsiasi altra presente a Gaia. Da qui il nome.
Tutto intorno al Lago vi
era un prato
rigoglioso di fiori e cespugli, qualche animale viveva nelle macchie
più profonde di un boschetto che si parava tra il sentiero e
il
Lago, uscendo timidamente solo la notte per ammirare le tre lune.
Si diceva che nelle notti
di luna
piena le ninfe delle acque uscissero allo scoperto ballando sulle
rive del Lago. Intonavano la canzone della creazione, si spogliavano
delle loro vesti trasparenti e impalpabili e ballavano sino al primo
spuntar del sole. Ma questa era solo una diceria, che però
rendeva
il Lago un luogo ancor più interessante.
Lagharta, però,
aveva conosciuto le
tre ninfe, benchè il ricordo lo spaventasse ancora molto. E
quel che
aveva scoperto era che il rito delle ninfe era solo una copertura per
qualcosa di ben più grande...
-Lagharta!- Saluss apparve
come per
magia davanti agli occhi chiusi di Lagharta, che non cercò
neanche
di aprirli -Lagharta!-
-Saluss, sto dormendo-
rispose secco
lui, cercando di non muovere nemmeno un muscolo -Vai nella spada e
dormi anche tu-
-Bene, allora...Lagharta!
Svegliati!-
gli urlò Saluss in un orecchio, facendolo voltare la testa e
aprire
gli occhi -Buongiorno!-
-Maledetta fatina
esagitata- esordì
lui, furioso -Non hai un pulsante per lo spegnimento, da qualche
parte?!-
-No Lagharta. Io non sono
come le
diavolerie magiche della Sibilla, come la lampada che ha sopra il
tavolo. Io mi spengo solo se muoio- rispose lei tutta soddisfatta,
come una bambina -La Sibilla vuole che torni a casa. Vuole che Mahel
ci spieghi dell'arco-
Lagharta, a quel nome,
irrigidì le
spalle -Non ci penso nemmeno- rispose secco, rimettendosi nella
posizione di riposo e chiudendo gli occhi -Oppure vengo, se avete
intenzione che la finisca di botte-
Saluss aprì la
boccuccia per dire
qualcosa, ma non ebbe cuore. Si limitò semplicemente ad
avvicinarsi
alla fronte di Lagharta, tirargli un calcio e svolazzarsene via
-Tanto lo so che stavi fantasticando sul “passato che non
esiste”!-
e fatta una linguaccia, scomparve.
Lagharta aprì
gli occhi, toccando con
la mano la spada posata accanto a lui. I suoi occhi si richiusero
immediatamente, chiedendosi come mai non riusciva a nasconderle
niente. Poi sospirò -Che io voglia o meno...dovrò
almeno dirle
chi...o meglio cosa è Laherte...-
Quando tornò
dalla Sibilla, Mahel non
c'era.
La Sibilla stava preparando
il pane
speziato, che lui detestava, ma che pareva piacesse molto alla
principessina. Fece una smorfia di disgusto quando lo vide, cercando
di non soffermarsi sull'odore o sarebbe sicuramente soffocato
-Dov'è
lei?-
La Sibilla si
voltò sorridendo -Oh
Lagharta. Lei, e credo ti riferisca a Mahel, è andata a
farsi un
bagno. E devo dire che quando ha notato la crescita smisurata dei
suoi capelli è andata nel panico, non credeva che fossero i
suoi...-
Lagharta scosse la testa:
non doveva
pensare a Mahel come alla Dea. Doveva far finta di niente, doveva
resistere -E quando ci onorerà della sua presenza?-
-Quandò
avrà finito- rispose la
Sibilla, notando nella voce di Lagharta una strana inquietudine
-Lagharta...ti sei deciso a dirle di Laherte?-
Laharta si
limitò a fissarla negli
occhi. Poi prese posto a sedere, posando la spada poco lontana da lui
-Non c'è una seconda scelta. Quindi mi vedo costretto a
farlo anche
se non voglio, non credi...?-
La Sibilla si
allontantò dal pane,
pulendosi le mani con un panno, e si avvicinò al ragazzo. I
suoi
occhi erano così tristi -Lagharta...tu non hai colpe-
-Proprio per questo non
posso fare a
meno di odiarla-
La Sibilla
sospirò. Non c'era niente
da fare. Lagharta, che volesse o meno, stava già facendo
avverare la
Predizione.
Quando Mahel
entrò in casa tutta
pulita e cambiata, trovandosi di fronte Lagharta inciampò e
cadde.
Rimase a terra, senza
muovere un
muscolo, finchè non sentì di nuovo il cuore
batterle normalmente.
Lagharta la guardò e sospirò, avvicinandoglisi,
ma lei si
raggomitolò e si coprì la testa con le mani -Se
mi tocchi urlo, ne
son capace!- squittì la ragazza, come se si vergognasse -E
se vuoi
aiutarmi, promettimi che non mi guarderai-
Lagharta
l'afferrò per un braccio,
tirandola su di peso. Com'era leggera. Quando Mahel sentì i
suoi
piedi toccar terra, prese a strizzare gli occhi forte, tenendo le
mani sopra la testa -Cosa diavolo stai facendo, stupida?!-
-Non mi guardare!-
strillando questo,
abbassò la testa e si riaccucciò in terra -Non
voglio che mi
guardi! Sono strana...sto diventando strana! Non mi guardare!-
Lagharta rimase di sasso.
Che si fosse accorta delle
pagliuzze
argentate nei suoi occhi, oltre alla crescita dei suoi capelli? E se
così fosse, pensava che lui e la Sibilla non se ne fossero
già
accorti?
E allora perchè
solo lui non doveva
guardarla?
Il cuore gli si
fermò in gola,
trasformando il suo viso in parvenza tranquillo in un dipinto di pura
rabbia. Le sue labbra si incresparono in un sorriso ironico e la sua
voce stridula, per la rabbia, pronunciò parole arroganti
-Sei forse
innamorata di me...?-
Mahel aprì gli
occhi, di colpo. Tolse
le mani dalla testa e lo fissò con odio. I suoi occhi blu
erano
bellissimi, lui era bellissimo, ma non era un tipo così
facile da
innamorarsi solo per la bellezza esteriore. Alzò la mano
destra con
l'intenzione di tirargli uno schiaffo, ma Lagharta le
afferrò il
polso. Ci provò con la sinistra, ma Lagharta
fermò anche l'altro
polso.
-E adesso principessina?
Hai una terza
mano da tirarmi in faccia?- rise cattivo Lagharta -Oppure vuoi
provare a farmi male a parole?-
-Oh no, bambinone. Non mi
abbasserò a
farti male con le parole-
-Cosa intendi dire?- chiese
dubbioso
il ragazzo, vedendola sorridere.
Un tonfo secco, Lagharta
lasciò i
polsi della ragazza e si inginocchio a terra, borbottando parole
incomprensibili. Aveva le braccia e le gambe sottili, quella
principessina viziata...ma aveva una forza nei calci cui Lagharta, si
era messo in testa in quel momento, avrebbe dovuto fare intenzione.
Lagharta da un lato della
stanza e
Mahel opposta.
Gli sguardi erano pieni di
odio.
Dopo il calcio di Mahel,
lei e
Lagharta avevano discusso per quasi un'ora intera, urlando come
ossessi. Si definivano rispettiavamente un violento ed una
psicopatica. E la Sibilla e Saluss avevano osservato la scena senza
parole, guardandosi negli occhi e sospirando.
-Tu...tu...stupida
psicopatica!- urlò
di nuovo Lagharta, gesticolando in aria senza ritegno -E meno male
che hai sbagliato la mira e mi hai preso la coscia...stupida!-
-Sei tu quello che mi aizza
ogni
volta! Ti credi bello? Bene, anche se tu lo fossi io non mi
innamorerò mai di uno come te! Egoistico e presuntuoso
pallone
gonfiato!- rispose Mahel incrociando le braccia sul petto.
-Almeno io sono bello! Tu
invece sei
una racchia paurosa!- la schernì Lagharta, sorridendo
cattivo -Di
bello potrai avere forse il corpo, anche se non mi piacciono quelle
troppo magre...-
-Non devo piacere a te-
grugnì infine
Mahel, tremando per la rabbia -È incredibile che la gente ti
sopporti, con quel carattere che ti ritrovi-
A quell'affermazione
Lagharta abbassò
lo sguardo, perdendo il sorriso ironico e ogni possibile emozione
dipinta sul volto.
In quella stanza, ancora
una volta,
calò il silenzio.
-Mahel...- la Sibilla fu la
prima a
rompere il silenzio, tenendo Lagharta nella stanza soltanto con lo
sguardo -Ti prego di non giudicare chi non conosci solo
dall'apparenza. E anche tu Lagharta, smettila di comportarti da
bambino-
Lo sguardo della Sibilla
era serio, ma
nonostante guardasse negli occhi Lagharta la predica sembrava rivolta
più a lei che al ragazzo.
Mahel abbassò lo
sguardo e sospirò
-Mi dispiace. Ho perso la calma- disse la ragazza a malincuore,
cercando di tener fede alla parola data a Saluss -Scusa Lagharta-
Lagharta la
guardò, stupendosi di
quell'atteggiamento improvviso, poi sentendo ancora lo sguardo della
Sibilla su di lui sospirò -Si, si...scusa...-
Il silenzio diventata
pesante. Ma
Lagharta era stufo dei silenzi. Perciò riprese l'arco messo
in un
angolo della stanza e lo mise sul tavolo, guardando Mahel -Tu sai
cosa sia?-
-No- rispose lei, scuotendo
la testa
-Non ricordavo di averlo mai visto prima che tu me lo mostrassi-
-Cominciamo bene-
esordì lui
-Ascoltami bene...Saluss ti ha raccontato di lei e di Exitio, giusto?
Ti ha detto che Vie aveva creato le loro armi e poi si era assopita
insieme a loro, giusto? Puoi capire cosa sia quest'arma?-
Mahel sbiancò,
sfiorando con le dita
la roccia fredda e bianca dell'arco -Non vorrai mica dirmi
che...quest'arco...in realtà è...-
-Si- annuì
Lagharta, prendendolo in
mano senza fatica -Questa è l'arma divina Vie-
Mahel aveva capito che le
armi sacre
Saluss ed Exitio avevano un essenza. Una pietra senza la quale non
potevano risvegliare i loro poteri sopiti.
L'arco di Vie era un comune
arco
composito, ma con dettagli e rifiniture maggiori di quelli di un
qualsiasi arco. Sul riser, sopra al poggiafreccia, incavato nella
roccia liscia e bianca simile al resto dell'arco, un foro. Piccolo e
perfetto, senza sbeccature. Doveva essere l'incastro dell'essenza.
Cercò di
sollevarlo, ma lo alzò di
appena qualche centimetro, per poi farlo ricadere sul tavolo con un
tonfo secco. Era impossibile per lei usare quella cosa, per quanta
forza ci mettesse. E poi non aveva l'essenza...
Un attimo di silenzio, di
nuovo. Lei
ce l'aveva!
-Forse...- detto questo
Mahel entrò
nella stanza doveva ricordava di aver riposato, sul comodino c'era
ancora la strana pietra che lei non aveva mai spostato.
L'afferrò
con le dita piccole, la strinse e tornò dagli altri.
-Potrebbe essere...?-
scoprì la
pietra alla Sibilla e Lagharta, che ammutolirono -Mahel...dove l'hai
presa?- chiese la Sibilla.
-Io l'ho...sempre avuta. Da
quando ho
parlato con Colonna al Lago...- rispose la giovane, spaventata -Io
pensavo fosse importante, così...-
-Mettila dentro all'arco-
disse secco
Lagharta, prendendolo avvicinandosi a lei -Metti l'essenza nell'arco-
Mahel deglutì e
annuì. La mano le
tremava un poco, la sfera quasi scivolava dalle dita.
L'appoggiò
alla fessura nell'arco e provò a incastonarla.
-Non...non entra. La sfera
è troppo
grande...- disse Mahel, rilassando i muscoli del corpo -Cosa vuol
dire...?- chiese timidamente guardando prima Lagharta e poi la
Sibilla.
-Che...- rispose la
Sibilla, sedendosi
amareggiata -Che forse tu non sei la prescelta dell'arco di Vie...non
sei la Mahel della Leggenda...-
Mahel si lasciò
cedere, appoggiando
le mani sul tavolo. Il suo volto si increspò in
un'espressione di
rabbia e di umiliazione, mentre le braccia iniziarono a rabbrividire
per l'inadeguatezza che sentiva -Maledizione. Maledizione!-
Mahel lanciò la
pietra contro il
muro, cercò di prendere l'arco in mano ma riuscì
a sposarlo di
pochissimo. Le mani presero forza su quella scultura di pietra
pesantissima e la fecero cadere all'indietro, mentre ancora tremava e
urlava -Dannato arco, maledetto!-
Un calcio ad una gamba del
tavolo non
lo fece neanche sussultare, mentre dentro di lei Mahel stava
distruggendosi dal dolore.
Lagharta non comprese la
sua reazione
-Perchè ti arrabbi? Non dovresti essere contenta di non
essere tu la
Mahel della Leggenda? Vuol dire che potrai tornare a casa...-
Mahel alzò lo
sguardo verso Lagharta,
gli occhi tristi e malinconici, quasi spenti -Tu proprio non
capisci...vero?-
-No- rispose secco il
ragazzo, senza
cambiare l'espressione quasi arrabbiata -Non capisco. Non volevi
venire qua. Non volevi far parte di tutto questo, giusto?-
-Ho accettato le mie
responsabilità
dal momento che ho scelto di seguirvi. Io ho ancora delle domande per
Colonna. Voglio sapere perchè mia madre ha sognato questo
posto.
Perchè proprio io sono dovuta diventare una
“Mahel”. Perchè ho
quella pietra, perchè ho visto e preso in mano quell'arco.
Se tutto
questo non ha senso, perchè io sono qua?-
Abbassò la
testa, piena di tristezza
-Se la mia presenza qua non è che uno sbaglio...come credi
che possa
sentirmi, per aver lasciato sola mia mamma...?-
Lagharta ebbe un sussulto.
Lei capiva.
Capiva davvero
ciò che provava
Saluss, così vicina eppure così lontana dalla sua
amata sorella.
Capiva la sofferenza di un legame, perchè a volte poteva
essere
tanto forte da diventare doloroso.
Chiuse gli occhi e
sospirò.
-Tua madre...quando ti
rivedrà, ti
abbraccerà e sarà felice di rivederti. Per quanti
giorni o
settimane o anni, lei ti amerà sempre. C'è
chi...questa fortuna non
ce l'ha...-
Mahel alzò gli
occhi -Cosa vuol dire
questo...? Te l'ho già detto, un legame...-
-Non paragonare il
“tuo” legame
con quello mio o di Saluss- le sbraitò secco e infastidito
Lagharta
-Non prendere come esempio assoluto il “tuo” legame-
Mahel piegò la
testa di lato,
corrucciando la fronte -Lagharta...?-
-Saluss...ed Exitio...sono
sorelle.
Eppure c'è la possibilità che quest'ultima,
qualsiasi cosa
facciamo, possa continuare a rimanere intrappolata nella sua pazzia
per sempre. Se così fosse, in quel caso, l'unica
possibilità
sarebbe spezzare la sua essenza- si interuppe un attimo, guardando
Saluss -Saluss sa benissimo che uccidere Exitio è la
peggiore delle
ipotesi. Non voglio illuderla, perchè secondo me Laherte non
le
permetterà mai di tornare in sé. Ecco
perchè affermo che quella è
l'unica possibilità che abbiamo-
Mahel abbassò la
testa, stringendosi
la veste con le mani -E questo che c'entra...?-
Lagharta le si
avvicinò,
accucciandosi davanti a lei -Anche io ho un legame che, nonostante
gli anni, non può tornare quello di un tempo. La persona del
mio
legame è cambiata. Mi odia, ed io non posso che odiarla a
mia volta.
Quella persona è Laherte-
Mahel alzò la
testa e guardò
Lagharta pronunciare quel nome con una tristezza incredibile,
nascosta nella voce -Lagharta...ma tu non volevi evitare di parlare
di lui...?-
Lagharta le mise una mano
sulla bocca,
chiudendo gli occhi -Laherte...è la persona più
importante al
mondo, per me. È l'ultimo legame con la mia famiglia. Lo
odio perchè
ciò che ha fatto e ciò che fa è
sbagliato. Ho provato a salvarlo,
ma non ha voluto. Ha preferito perdersi nel labirinto del caos,
piuttosto che ammettere che era un debole...-
Mahel cercò di
afferrare la mano di
Lagharta e spostarla dalla sua bocca, ma la presa del ragazzo era
troppo forte.
-Laherte morirà
per mano mia. Ho
promesso sulla tomba degli eroi della Guerra Antica che lo avrei
fermato. Anche se rappresenta il mio ultimo legame. Anche se
rappresenta ciò che di più importante possa
esistere per me sulla
faccia della terra...-
Lasciò andare la
presa sulla bocca di
Mahel, guardandola fissa negli occhi -Mahel...un legame non
è sempre
qualcosa di positivo...perchè mio fratello sta per
distruggere Gaia
ed io non posso permetterglielo...-
Mahel non potè
che rimanere
interdetta a quella rivelazione.
Laherte, la persona
più odiata da
Lagharta al mondo, colui che non poteva neanche sentir nominare.
Nonostante tutto, la persona per lui più importante al
mondo, il suo
legame.
Suo fratello. Il nemico di
Gaia.
***
Era due giorni che tentavo di finirlo. Ma non avevo quella idea
straordinaria per concluderlo. E sono finita sul banale. Mi dispiace
ç___ç però mi ci son messa d'impegno,
ho fatto di tutto perchè non cadesse nel banale. Qualcuno
forse se lo immaginava, qualcuno forse è rimasto di stucco,
ma Lagharta e Laherte sono proprio fratelli. E non fratellastri, ma
proprio fratelli di sangue. Che dire...spero che possiate apprezzarlo
lo stesso. Comunque non perdiamoci in chiacchiere, procediamo ai
RINGRAZIAMENTI!!!
Milou_:
beh...la tua domanda è opportuna, ma più avanti
Mahel stessa la porrà alla Sibilla e questa la
rigirerà ad una persona importante che le
risponderà. C'è tempo e vedrai che non ti
deluderò ^-^ si spiega perchè proprio Mahel deve
salvare Gaia e non Lagharta...ma questa è una cosa che
verrà col tempo. Ti ringrazio come sempre per seguirmi e per
commentare con così tanta gentilezza e cortesia ^-^ sei
veramente molto carina. Ti mando un bacio e ti aspetto al prossimo cap
=*
fruttina89:
Mahel è umana, sbaglia e inciampa, non è certo
l'eroina di una saga fantasy xD però ci mette tutta la sua
forza e capisco benissimo la sua impotenza nel sapere che non sembra
utile alla questione. Anche io mi sentirei male all'idea di aver
accettato di andarmene da casa e di averlo fatto senza motivo. Povera
Mahel...comunque si, Lagharta non odia Mahel per qualcosa che ha fatto,
ma lo fa a prescindere. Prima o poi, forse, smetterà di
odiarla, ma se non fosse lui sarà lei a rendergli la vita
difficile xD ha un bel caratterino la nostra Mahel, come hai letto.
Anche a te ringrazio infinitamente per leggere e lasciare un tuo parere
ogni volta ^-^ sei molto carina e molto dolce =) ti mando un bacio e ti
aspetto prossimamente =*
Dust_and_Diesel:
ti ho detto in diretta che avrei aggiornato, quindi prima o poi
leggerai anche quest'ultimo capitolo. Sono molto presa da Gaia e dalla
sua storia, cerco di descriverla sempre con grande minuzia e
particolarità, perchè penso che la sua morfologia
e la sua storia siano importanti ai fini della storia. La guerra ha
già devastato questo mondo una volta, e quella che si
avvicina non è da meno...soprattutto se, ricordatevi!, il
cattivo è un necromante...comunque, rinnovo i ringraziamenti
per aver segnalato la storia fra le scelte! Sei un amore <3 (ti
amo U-U ma non lo diciamo a nessuno) perciò ti meriti un
abbraccio coccoloso speciale, un bacino e un super abbraccio coccoloso
aggiuntivo >.< spero che ti piaccia anche questo nuovo
capitolo, e che mi farai sapere presto cosa ne pensi (adoro la tua
logorroicità!). Ti mando un altro bacio =*
Fairy_chan88:
ora ti cronometro xD no scherzo, voglio vedere cosa ne pensi di questo
nuovo capitolo. D'ora in poi Mahel dovrà iniziare a lottare
per non perdere anche l'ultima speranza che le è rimasta.
Per quanto hai detto su Lagharta, si, lui ha accettato la sua presenza
nel mondo, infatti a fine capitolo lo diceva, ma purtroppo per adesso
sta solo facendo contenta la Sibilla, ahimè,
perchè a lui Mahel non piace proprio. Qua la definisce
proprio racchia U-U povero egoista e narcisistico pallone gonfiato U-U
ma vedremo chi la spunterà. Il carattere di Lagharta, quello
di Mahel, o la potenza della Profezia della Sibilla che lui vorrebbe
non aver mai sentito...intanto ringrazio anche te per seguirmi sempre,
e ti mando un bacio nell'attesa di ritrovarti al prossimo capitolo =*
Kuroshi_Tsukishiro:
io ti adoro, sei puccioso e coccolone >.< e apprezzo il
fatto che hai letto e commentato entrambi i miei capitoli. So che per
via dell'università e altro ci metti un pò, ma
quando ti riprendo scherzo, ormai lo dovresti sapere xD quindi tu vai
tranquillo e leggi con calma. Io aspetto qua con calma e pazienza ^-^
comunque sono contenta che Lagharta ti piace xD sembra un duro ma
è un coccolone anche lui >.< soprattutto con
la fatina, come hai visto. Lui l'adora e lei adora lui
>.< che pucci! Beh, oggi mi prolungo poco nelle risposte,
non mi sento tanto bene ma volevo rispondere xD perciò ti
ringrazio per aver letto e commentato, ti abbraccio (strizz!) e ti
mando un bacione enorme =*
Grazie, come
sempre, a Gennino (che stavolta non ha ancora letto) ed al mio ragazzo,
che prima o poi leggerà.
E grazie a chi legge soltanto, a chi ha messo la storia tra le seguite
e a chi l'ha messa tra le preferite, siete tutti molto gentili ^-^ vi
mando un bacio e vi aspetto al prossimo capitolo!!!
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Capitolo 9 *** 8 - La pietra della speranza ***
CAPITOLO 8
La pietra della
Speranza
Quella sera la Sibilla
uscì di casa e
annunciò che non sarebbe tornata fino al giorno successivo.
Guardò
velocemente Mahel prima di andarsene e, con uno sguardo basso e
colpevole, uscì dalla porta lasciando la casa nel silenzio.
Il volto sconvolto di Mahel
alla
rivelazione che Lagharta le aveva fatto, l'aveva costretta al
silenzio e ad un imbarazzante rimorso.
Si era isolata nella stanza
dove la
Sibilla l'aveva curata durante i suoi primi giorni a Gaia, in trance
davanti alla finestra che dava sull'esterno.
Neanche il bussare alla sua
porta la
distolse dai suoi pensieri.
-Mahel...?- Saluss le
spuntò davanti
agli occh, guardandola -Mahel, tutto bene?-
Mahel guardò la
fatina, seria, per
poi sorridere -Saluss...buonasera...-
-Non vieni a mangiare,
Mahel? È da
stamattina che non mangi niente...- la fatina le si
avvicinò,
toccandole la guancia.
-Non ho fame- rispose lei,
scuotendo
la testa -Voglio solo pensare un po'...-
Saluss rimase ferma a
svolazzarle
davanti agli occhi, un po' spaventata -Mahel...sei sicura che vada
tutto bene...?-
-Certo- rispose lei
tranquilla,
porgendole la mano -Saluss, se io avessi qualcosa che non va te ne
accorgeresti?-
La fatina si
poggiò alla mano della
ragazza, scrutando fino in fondo i suoi occhi dai colori divini
-Si...penso di si-
-Bene- rispose in quel
modo, quella
piccola umana dall'apparenza divina, tornando a scrutare il cielo con
gli occhi pieni di domande. Saluss se ne svolazzò via,
aspettando
alla porta qualche istante che lei gli rivolgesse la parola.
Ma non sentì
nessun suono.
Perciò, seppure
a malincuore, tornò
a essere luce e uscì dalla stanza attraverso la porta.
-La principessa non
dà sue notizie?-
chiese Lagharta, vedendo ricomparirgli accanto la fatina con aria
triste -Saluss?-
Era allo stesso tavolo di
quella
mattina, seduto sulla sedia e con un piatto vuoto davanti a lui. La
luce della lampada era delicata ma potente, come sempre,
perciò
sembrava che fosse appena mattina. La spada era riposta accanto a
lui, in caso d'emergenza, e il suo animo era totalmente in pace. La
fatina, invece, aveva l'artia triste e colpevole.
-Mahel sta ponendosi
domande a cui non
sa rispondere e si tormenta, anche se sorride- rispose lei, guardando
Lagharta negli occhi -Dobbiamo fare qualcosa-
-Non è affar
mio- rispose il ragazzo
mettendosi più comodo sulla sedia -Lei deve decidere sola
cosa fare
o cosa vuole. Non voglio avere a che fare con lei più di
quanto non
debba per necessità-
Saluss si
avvicinò a Lagharta,
afferrandogli delle ciocche di capelli con le manine -Per quanto
tempo ancora sarai spaventato dal ricordo di quella maledetta
predizione...?-
Lagharta gli fece scudo con
la mano,
come a volerla carezzare, sorridendo -Fin tanto che Mahel esiste in
questo mondo, non posso fare altro che odiare la Profezia e lei. Con
tutto il mio cuore, con tutto me stesso-
-Vuoi che lei si senta
colpevole in
eterno...?- sussurrò la fatina, lasciando che gli occhi le
si
riempissero di lacrime -Morirà di dolore...-
-Sono sicuro che
è abbastanza forte
da non crollare per un una mia semplice constatazione...-
sussurrò a
sua volta Lagharta, quasi spaventato -Devo farmene una ragione. Non
sarò io a salvare questo mondo...-
Tra lui e Saluss cadde il
silenzio.
Lagharta carezzava la fatina e questa tentava di infondergli coraggio
e tranquillità.
Ormai non potevano
più tornare
indietro.
Era tardi. La luna non
illuminava il
cielo, quella notte, perciò Mahel non riusciva a farsi
un'idea di
quanto tarda potesse essere l'ora.
Aveva rimesso i suoi
vestiti, dopo
lungo tormentarsi, rifatto il letto e ripiegato la vestaglia che la
Sibilla le aveva dato dopo il bagno.
Aveva bisogno di sapere.
Aprendo piano la porta,
vide che la
luce sul tavolo era spenta e che né Saluss né
Lagharta erano nei
paraggi. Entrò nella sala semioscura e si
avvicinò alla porta che
dava sull'esterno.
-Se mi succederà
qualcosa, Lagharta
non potrà che esserne sollevato...- borbottò
Mahel, sentendo dentro
di sé una strana rabbia mista a tristezza -Vorrei
solo...vorrei solo
che lui non mi odiasse. Non così, senza alcun motivo. Non lo
capisco...-
Aprì la porta ed
uscì.
Pensandoci bene, Mahel non
conosceva
l'odio.
O meglio, non lo aveva mai
pensato o
provato per nessuno in particolare.
Per lei l'odio non poteva
essere un
sentimento “umano”. Cosa poteva portare un umano a
rifiutarne un
altro in maniera tanto violenta da odiare la sua presenza, il suo
respiro, la sua stessa vita? Gli esseri umani potevano far finta di
non accettare la presenza di un'altra persona, antipatia quindi, ma
non arrivare davvero al non volerla accettare.
Gli esseri umani no. Quindi
Lagharta,
che accettava la sua presenza solo perchè costretto, non lo
era...?
Scosse la testa, mentre il
freddo
vento della notte le inebetiva i sensi. Il profumo soffuso degli
alberi l'accompagnò per una buona parte della sua camminata
notturna, finchè un pensiero non le sfiorò il
cervello rendendola
incapace di continuare.
Ma lei esattamente dove
stava andando?
Si fermò,
guardandosi attorno senza
sapere neanche dove si trovasse. A pochi metri da lei c'era il fiume,
increspato per via del vento e scuro come le tenebre. Sconsolata,
soffiò i lunghi ciuffi di capelli via dagli occhi e vi si
avvicinò,
mettendosi a sedere sulla sponda proprio vicino a due fiorellini,
forse margherite. Ma esistevano le margherite, a Gaia?
Un fiore era chino
sull'altro, con la
corolla appena appena socchiusa. L'altro, chino opposto all'altro,
come a volerlo scansare, era chiuso completamente. Come si rifiutasse
di aprirsi a qualcuno di così simile ma, allo stesso tempo,
così
diverso.
Mahel sussurrò
un sommesso
-Lagharta...- per poi portarsi le ginocchia al petto e aspettare,
almeno fin tanto che l'alba non avesse illumato il cielo di Gaia.
Quando, alzandosi al
mattino, non
l'aveva trovata al tavolo, Lagharta pensò scherzosamente che
Mahel
fosse morta di fame.
Aveva quindi, molto
gentilmente,
bussato alla sua porta, per scoprire che nella sua camera non c'era.
E aveva pensato che fosse scappata.
Saluss lo guardava
preoccupata, gli
occhi che lo imploravano di sforzarsi fino al massimo del suo
carattere, in profondità al suo cuore -Lagharta...ti
prego...-
sussurrò all'improvviso, accostandosi dolcemente ai capelli
corvini
del ragazzo -Mahel sarà sola, spaventata e confusa...e
soprattutto,
vorrà delle risposte da te...-
Lagharta la
guardò di sottecchi,
sospirando. Aveva paura.
-Saluss...se Mahel mi
accettasse e
provasse per me determinati sentimenti io non potrei che allontanarla
in maniera violenta-
-Lo so- sospirò
la fatina, spaventata
-Ma tu già adesso nascondi nel tuo cuore la realizzazione
della
Profezia. Più cerchi di allontanarla, più diventa
importante...-
Lagharta socchiuse gli
occhi,
pensieroso -Vedi Saluss...Mahel è una ragazza normale. Dalla
bellezza divina, in quanto così dev'essere, ma dall'animo
semplice.
Non ha niente di sbagliato, niente che potrebbe NON piacermi. Se io
l'accetto, potrei...-
-Non accadrà-
Saluss afferrò una
ciocca di capelli di Lagharta, infondendo al ragazzo un tepore dolce
e confortevole -Io sarò qua, e per niente al mondo
permetterò alla
Profezia di avverarsi. Dovessi sacrificare la mia felicità,
tu e
Mahel non diverrete mai sposi...-
-Non è quello
che mi preoccupa. Io
non mi innamorerò mai- ridacchiò Lagharta, con
una punta di
cattiveria -Non di lei. Non è abbastanza bella per uno come
me, non
credi...?-
Saluss si lasciò
scappare un risolino
sommesso, quasi sollevata -E allora qual'è il problema,
Lagharta...?-
Lagharta le fece scudo con
la mano,
quasi come fosse una carezza -Se ai suoi occhi assumessi un
temperamento “umano” potrebbe affezionarsi. Non
voglio che
accada...perchè dall'affetto non è improbabile
passare
all'amore...-
Saluss chiuse gli occhi,
sopprimendo i
sentimenti d'angoscia che nascevano dentro di lei -Si Lagharta...lo
so...- sussurrò -Lo so molto bene...-
Quando Mahel
riaprì gli occhi,
pensando fosse passato solo un attimo, era mattina.
La Sibilla era davanti a
lei, con lo
sguardo dolce e un fagotto tra le mani -Mangia alla svelta, tra poco
Lagharta sarà qua...-
Mahel, ancora intontita da
quel sonno
veloce e agitato, afferò il fagotto scoprendone una pagnotta
ancora
tiepida e dall'odore dolce -Che cos'è?-
-Pane al miele-
ridacchiò la Sibilla
-Volevi andare al Tempio di Vie...?-
Mahel avrebbe voluto
chiederle come
facesse a saperlo, ma ricordandosi del suo soprannome, Sibilla,
ingoiò la domanda assieme ad un boccone di pane -Mi ha vista
in una
sua predizione...?-
La Sibilla piegò
di lato la testa,
come pensandoci -Un sogno. Sogno premonitore. Fortunatamente mentre
tu zampettavi fino a qua, io ero già sulla strada di
ritorno...-
Mahel abbassò lo
sguardo, gli occhi
rossi per il poco sonno e l'agitazione -Mi dispiace. Volevo togliere
qualche preoccupazione a Lagharta, ma penso di aver fatto l'ennesima
stupidaggine...- sussurrò imbarazzata -Avrei solo voluto...-
La Sibilla,
avvicinandolesi, le posò
un dito sulle labbra, scuotendo la testa -Le tue intenzioni erano
buone. Lagharta capirà. Ma tu non sei di Gaia e devi
sottostare alla
dura realtà di non sapere quale sia la strada...capisci,
ninù?-
Mahel annuì,
mettendo nello stomaco
l'ultimo boccone del pane -Io non voglio che mi odi. L'odio non
è un
sentimento umano- borbottò inquieta, nascondendo gli occhi
dietro le
mani piccole -Non lo posso sopportare...-
-Lagharta non vuole che tu
lo veda
umano. Perchè ha paura della mia Predizione...- rispose la
Sibilla,
assicurandosi che Mahel la guardasse -Lui vuole che tu rimanga in
vita. Se si lascia odiare, o biasimare, lo fa solamente
perchè lui e
tu siate in salvo...-
-Che cosa vuol dire...?-
chiese la
giovane, afferrando l'erba con le dita -Io devo odiarlo...?-
-Già. Tu devi
odiarmi- la voce di
Lagharta era dietro di lei, tanto vicina da spezzarle il cuore.
Saluss gli svolazzava accanto, con aria tranquilla, ma con una vena
di tristezza che Mahel per esperienza coglieva alla perfezione.
-Lagharta...perchè
ti devo
odiare...?- chiese Mahel, sentendo improvvisamente girarle la testa
-Io...non capisco...-
La Sibilla
guardò Lagharta negli
occhi, scuotendo la testa.
Lagharta respirò
a fondo per poi
avvicinarsi alla giovane con aria seria. La guardò con i
suoi
intensi occhi blu, suadenti e profondi, il viso bellissimo
incorniciato da appena qualche accenno di barba rasa. Un ragazzo
appena uomo che portava sulle sue spalle il dolore di una famiglia
distrutta e di un destino di morte.
-Ascoltami bene,
Mahel...questa è la
prima e l'ultima volta che te lo dico, da ora in avanti non ci
sarà
più gentilezza in me. Né nelle mie azioni. Ti
odierò, ti tratterò
male, farò di tutto perchè tu non prenda ad
assumere verso di me
atteggiamenti di affetto. Devi promettermi di ascoltare attentamente
e di tener fede al favore che ti chiederò-
Mahel si sentì
prendere in braccio,
Lagharta l'alzo da terra tenendola stretta fra le sue braccia. Saluss
si era poggiata sulla fronte della giovane, iniziando a rilucere di
quella strana aura rosata che portava sempre tranquillità e
pace
-Lagharta...?- sussurrò quasi immersa nell'inconscienza -Che
cosa
stai dicendo...?-
-Qualsiasi cosa
accada...qualsiasi al
mondo. Che io ti salvi, perchè lo devo fare, che io ti
aiuti, perchè
devi aiutarmi a concludere la mia missione...qualsiasi atto di
“gentilezza” proverrà da me verso di te,
devi promettermi che
mai si tramuterà in amore da parte tua. Perchè in
quel caso ti
ferirò così tanto da farti desiderare la morte.
Hai capito Mahel?-
Mahel non riusciva a tenere
gli occhi
aperti. Sentiva improvvisamente un tepore accoglierla, dolce, come
una coperta che le si avvolgeva delicatamente intorno al corpo. Non
riusciva a piangere, nonostante Lagharta le stesse chiedendo una
promessa così inconcepibile, in altre circostanze.
Però annuì,
stringendogli la maglia fina attorno al collo -Lagharta...io non
posso innamorarmi di te. Io non so cosa sia l'amore...non voglio
scoprirlo qua, in un mondo che non è il mio. Non capisco
perchè...-
le parole non uscirono più dalla sua bocca, la stanchezza
era
troppa. Cercò di tenere gli occhi aperti, di finire la sua
frase. Ma
cadde in un sonno profondo. Un sonno beato e tranquillo.
Saluss guardò
Lagharta con astio,
tornando immediatamente nell'essenza della spada. Non disse niente,
non fece niente, si limitò a sparire.
La Sibilla guardava
Lagharta scuotendo
la testa, come delusa -Credi di aver risolto qualcosa, a chiederle
una promessa così stupida...?-
Lagharta
sospirò, stringendo la
ragazza a sé. Era così minuta e fragile, in quel
momento, non aveva
quasi peso. Però era sollevato, lei glielo aveva promesso,
no?
-Fin tanto che lei non si
innamorerà
di me...fin tanto che verso di me avrà solo sentimenti di
compassione e di sopportazione...io potrò evitare di
odiarla. Quando
i suoi sentimenti si trasformassero in qualcosa che non posso
gestire, quello sarà il momento in cui la
ucciderò- rispose secco
il ragazzo, con una luce strana negli occhi -Il mio obiettivo adesso
è solo Laherte. Fermarlo è tutto ciò
che devo. Ciò che succederà
dopo lo deciderò quando accadrà- detto questo
Lagharta si incamminò
verso la casa della Sibilla, non sentendo lo sguardo della donna
posarsi su di lui in modo pacato e spaventato.
-Non puoi fermare la
Predizione...o se
ci riuscirai, non puoi nel modo in cui spereresti. Qualcuno
avrà da
soffrire, in tutto questo...e spero proprio che non sarai tu...-
Aprendo gli occhi, Mahel
vide la
stanza luminosa e areata.
Doveva essere passato un
bel po',
perchè fuori ci fosse ancora luca. Forse un giorno? Non
riusciva a
ricordarlo.
Non si sentiva stanca, non
aveva sonno
neanche quando si era svegliata vicino al fiume. Doveva essere uno
dei poteri di Saluss, perchè alzandosi dal letto non sentiva
niente.
Non voleva perdere altro
tempo,
iniziava a stancarsi dei suoi continui riposini, lei che era sempre
così attiva, perciò aprì la porta che
dava sulla sala da pranzo e
trovò Lagharta in piedi accanto al tavolo, una borsa a
tracolla e la
sua spada ben assicurata alle spalle, una borsa sul tavolo aperta che
la Sibilla stava riempiendo e Saluss sulla testa di Lagharta, che gli
tirava le ciocche tentando di farlo arrabbiare -Senti male? Senti
male...?-
-Si, stupida fatina, sento
male!-
sbottò Lagharta cercando di afferrarla, ma era impossibile.
Un
attimo dopo era al suo polso, che ridacchiava -Eheh, non mi prendi!-
-Piccola...- rideva di
gusto, quel
ragazzo dal sorriso raro, ma sapeva che con Saluss era diverso. Non
aveva motivo di odiarla, non lei.
-Oh...ninù...stavo
proprio per venire
a chiamarti. Ormai è ora che voi partiate- la Sibilla mise
le ultime
cose nella borsa e la porse a Mahel, avvicinandolesi -Prendi pure-
-Gra...grazie-
borbottò la giovane,
un po' intontita -Ma che...è mattina?-
La Sibilla annuì
con la testa,
andando a lato della stanza e afferrando l'arco di pietra, per poi
portarlo verso di lei e porgerglielo -Non è così
pesante come
sembra, anche se ha il suo peso, però devi portarlo con te.
Colonna
lo vorrà vedere...-
Mahel prese l'arco, che
cadde a terra
con un tonfo. Non riusciva ad alzarlo. Ma non era quello il problema.
Guardava la Sibilla, che le rivolgeva uno sguardo amorevole. Poi
guardò verso Saluss, che le sorrideva come niente fosse e
Lagharta,
che le rivolgeva uno sguardo pieno di superiorità -Mi spiace
averla
fatta riposare solo 10 minuti, ma vostra altezza dovrà fare
lo
sforzo di scarpinare un po'. Ci attendono quattro giorni di cammino
per il Tempio di Vie- sbottò secco Lagharta, afferrando
l'arco di
pietra -Per stavolta, questo lo porto io. Ma appena arrivati al
Tempio, come non mi interessa, lo prendi a spalla e te lo porti. Io
ho già la mia spada a cui pensare- detto questo si
assicurò l'arco
alla spalla opposta alla borsa e alla spada, aprì la porta e
vi
rimase un secondo -Ti aspetto fuori, principessina- per poi sparire
dietro l'uscio.
Mahel rimase qualche
secondo
interdetta. Saluss era rimasta lì davanti a lei, a
svolazzare
felice, e la Sibilla la guardava quasi stupita -Qualcosa non va
ninù?-
-Non...è
successo tutto così in
fretta...- borbottò confusa -Credo di non aver capito...-
-Oh tranquilla. Il mio
potere è più
concentrato se usato da me direttamente, perciò quando ho
iniziato a
sprigionarlo hai sentito intontimento e poi sei crollata. Lagharta ti
ha portato qua e abbiamo fatto subito i bagagli, non ti preoccupare-
la fatina le sorrise, avvicinadolesi -Se Lagharta usa i miei poteri
attraverso le sue mani lo senti molto più lieve. Purtroppo
non ho
così delicatezza come lui, non uso quasi mai i miei poteri
in modo
diretto, scusami se ti ho stancata- le si avvicinò alla
fronte e le
dette un bacio -Scusami-
Mahel, guardando la fatina,
vedendo il
suo volto attraversato da un lampo di tristezza, capì -Ti
scusi per
le parole di Lagharta...?- chiese Mahel sorridendo -Eh, Saluss?-
La fatina annuì,
scuotendo la testa
come a non volerci pensare -Mahel, io...-
-Non mi
innamorerò di Lagharta. Come
gli ho detto, non potrei. E poi, fra tutti i ragazzi di questo mondo,
proprio di uno come lui? Mi rifiuto. Lo aiuterò a salvare
Gaia, dopo
di che tornerò nel mio mondo dalla mamma. Fine-
sbuffò allontanado
un ciuffo di capelli dagli occhi, assicurandosi la borsa a tracolla e
guardando la Sibilla -Al Tempio troverò Colonna?- chiese
seria.
La Sibilla annuì
-Si ninù. Ho già
avvertito del vostro arrivo, Colonna vi aspetterà
personalmente alla
Sala delle Udienze. Potrai colloquiare con lei e chiederle tutto
ciò
che reputi opportuno...-
-Benissimo- rispose Mahel,
frugandosi
in tasca alla ricerca della pietra -La mia...pietra...?-
Si ricordò
improvvisamente di averla
lanciata per la rabbia, qualche ora prima, verso un muro della
stanza. Guardo la Sibilla e Saluss che, timidamente, la
guardò
arrossendo -Mi...mi sono permessa di prenderla e di farne un ciondolo
con la Sibilla...- la Sibilla annuì e afferrò una
mano di Mahel,
posandole sul palmo la pietra -Portala con te sempre, ma non tenerla
troppo allo scoperto. Forse non è l'essenza di Vie, ma
è comunque
una pietra sacra. Finchè Colonna non ti avrà
detto cos'è, se potrà
dirtelo, fai attenzione che nessuno la veda. Mi hai capito?-
Mahel annuì,
guardando la pietra ora
legata da un laccio. Se lo assicurò al collo, tenendolo
abbastanza
lente da poterlo nascondere sotto la maglia e guardò la
Sibilla
-Sibilla...grazie. Grazie per tutto ciò che hai fatto fino
ad ora-
sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo -Io...io voglio
cercare
di capire le ragioni di Lagharta. Voglio cercare di fare tutto
ciò
che posso, finchè non avrò trovato le risposte
che cerco. Adesso so
che non mi odia senza alcun motivo. Qualcosa nasconde...e
finchè non
me lo vorrà dire, aspetterò. Dopotutto...lui ha
un compito più
gravoso del mio, sulle spalle- rispose guardando Saluss, che
capì
benissimo a chi la giovane si stesse riferendo.
-Salveremo Exitio. E anche
Laherte-
sussurrò a sua volta la fatina, sorridendo.
Mahel annuì
-Come cerca di fare
Lagharta, salveremo tutti quandi- guardò la Sibilla aprirle
la porta
e fece un lungo sospiro -Andiamo Saluss...-
Saluss la seguì
fuori della porta,
ricongiungersi a Lagharta. Uno scambio acceso d'opinioni, come se
fosse a conoscenza del legame di Lagharta. In quel momento tutto
ciò
che voleva Mahel erano risposte. Altro non importava.
Quando la Sibilla non li
vide più
all'orizzonte, pensando che le prove che avrebbero dovuto affrontare
erano più numerose di quanto credevano, si sedette al tavolo
e
iniziò a pensare.
La pietra che Mahel aveva
tenuto per
tutto il tempo con sé era un segno. Un segno senza il quale
non
sarebbe riuscita a farsi forza. Pensava che Colonna gliela avesse
lasciata di proposito, perchè lei affrontasse Gaia con uno
spirito
di coraggio e d'avventura.
Senza quella pietra, Mahel
non si
sarebbe mai posta domande. Avrebbe pensato ad una serie di
coincidenze, ma senza dubbio non sarebbe tornata al Lago e non
avrebbe incontrato Lagharta. E niente sarebbe cominciato.
Pensando a questo, una
nuova speranza
si fece spazio nella Sibilla. La speranza che la Predizione fosse
semplicemente un errore, che la Guerra si poteva risolvere in altro
modo. Che nessuno sarebbe morto e che avrebbero salvato entrambi i
mondi.
Entrambi, perchè
ancora Mahel non
sapeva che non era solo il mondo di Gaia ad essere in pericolo. Ma
ancora non era il momento perchè lei lo scoprisse.
Un libro accanto al tavolo
attirò la
sua attenzione ed una carezza, propria sola di una persona anziana
che conosce così tanto da poterne soffrire, passò
sulle lettere di
quella copertina senza tempo: “La maledizione
dell'Acqua”.
C'era ancora qualcosa per
cui valeva
la pensa divertirsi.
***
OH MIO DIO. CI HO MESSO 3 SETTIMANE!!! Chiedo umilmente scusa
ç__ç ma non ho potuto fare altrimenti. Purtroppo
sto affrontando un periodo bruttissimo a lavoro, poi ho qualche
problema con un'operazione che dovrei fare a breve e...ho lasciato da
parte la scrittura per un pò. Ma ho intenzione di scrivere a
pieno regime, perchè da adesso entra in gioco la vera e
propria avventura!!! Lagharta e Mahel sono partiti in fretta e furia
per il Tempio di Vie, credetemi...ne affronteranno di tutti i colori.
Forse incontreranno qualche amico sul cammino...ma non anticipiamo
niente! Ne approfitto per ringraziare velocemente tutti quanti (sono le
due di notte, accidenti a me!!!) quindi...via ai RINGRAZIAMENTI!!!
Lete: oddio
una nuova lettrice!!! Sono molto contenta che hai trovato il tempo di
recensire, quindi stai tranquilla. Anche solo esserti disturbata per
lasciarmi queste righe ha suscitato in me lacrime di gioia, sigh sigh
ç__ç grazie grazie mille! Da adesso in poi non mi
dilungherò più troppo sui personaggi di Mahel e
Lagharta, perchè entreranno in scena altri fattori, come ad
esempio l'inizio della Guerra...quindi continua a leggere e, se puoi,
anche a lasciarmi un tuo parere. Mi farebbe davvero felice ^-^ ti mando
un bacione e ti aspetto al prossimo cap =*
Dust_and_Diesel:
io ti ADORO, questo ormai ti dovrebbe essere entrato in testa. Adoro le
tue recensioni, adoro te puccia e puccettosa, ti adoro U-U sei come
sei, ti trovo assolutamente fantastica. Anche perchè,
nonostante tutto, adori uno stronzo come Lagharta, il che mi rende non
poco orgogliosa di lui. Qui è addirittura carino e gentile,
quindi dovrebbe piacerti ancora di più ^-^ no? Laherte
è parte di Lagharta in quanto ultimo suo familiare in vita.
Come si capisce è stata la Sibilla a fargli da "mamma"
perciò il suo vero sangue scorre solo in Laherte. E quando
te lo descriverò ne resterai affascinata perchè
è un cattivo "umano" pieno di difetti e di insicurezze. Ha
solo la mania di voler conquistare il mondo, che ci deve fare xD e
comunque non ti devi scusare per le recensioni prolisse. Adoro che
siano così lunghe. Mi da piacere leggerle, mi sento
apprezzata ^-^ quindi continua. E se proprio non vuoi essere prolissa,
lo puoi essere su msn U-U mi accontento uguale xD ora però
scappo a dormire, perciò sono io che mi auto-censuro xD un
bacione ed al prossimo cap =*
Milou_:
prima che Mahel ottenga risposte passerà ancora del tempo, e
la pietra è fondamentale, anche se per adesso completamente
inutile...risolvera molti quesiti e non immagini neanche che cosa sia
xD ma spero che la curiosità ti spinga a leggere ^-^ sisi.
Perciò ti lascio con questo nuovo capitolo, assicurandoti
che entro una settimana (ma anche meno!) uscirà il nuovo. E
spero che sarai ancora qua a leggermi ^-^ grazie mille delle tue parole
sempre così gentili, sei adorabile >.< un
bacio ed al prossimo cap =*
fruttina89:
per adesso Lagharta la odia per motivi di forza maggiore. Ma non prova
niente per lei. Mahel, dal canto suo, sa che esiste, che è
lì davanti a lei, ma non può forzarlo a
sentimenti che non gli appartengono. Un pò come facciamo
tutti...se ci capita di ricevere dell'odio c'è chi reagisce
con altro odio. Mahel è una ragazza rara che agisce
d'istinto ma non dà giudizi troppo affrettati. Infatti non
concepisce come reale l'odio di Lagharta e ne ha avuto dimostrazione
alla fine ^-^ penso che sia un bene anche per il suo amor proprio.
Però non posso dilungarmi (sono le due di notte xD)
perciò ti mando un bacione, ti ringrazio, e ti aspetto al
prossimo cap =*
Fairy_chan88:
le tue recensioni sono quelle che aspetto con più ansia,
perchè tu hai visto le basi di questa storia, l'hai vista
nascere in due capitoli in passato e poi adesso...eccola qua,
nuovissima e completamente diversa, dove le idee del passato e quelle
del futuro si mischiano in una storia completamente differente! Spero
che ormai i caratteri di Mahel e Lagharta siano ben delineati e che
possa passare al piatto forte del racconto cioè...alle
risposte! Anche io le aspetto, ti dico la verità, ormai
Mahel e Lagharta non sono più i personaggi che avevo in
testa all'inizio...mannaggia a loro xD perciò ti saluto, ti
mando un bacio e ti aspetto al prossimo cap =*
Kuroshi_Tsukishiro:
non sono stata molto di compagnia ultimamente, il lavoro non va tanto
bene e visto che hai i tuoi problemi non volevo angosciarti.
Provvederò a leggere il tuo cap e commentarlo al
più presto, appena avrò la testa per scrivere
qualcosa di decente. Quando poi senti Dark digli che ho aggiornato e
che non importa che commenti, se non può farlo, ma che ti
dica cosa ne pensi xD mi sto preoccupando di non sentirlo
ç_ç comunque...sono contenta che anche tu sia fan
di Lagharta e che aspetti con ansia le sue avventure xD prima o poi
scriverò una raccolta di shot comiche su di lui, penso siano
più congeniali al suo personaggio. Per adesso ti lascio
questo, spero che mi farai sapere cosa ne pensi al più
presto. Ti mando un abbraccio forte, tanti auguri per
l'università e per la "tua ragazza", un bacione e ti aspetto
al prossimo cap (o su msn) =*
Grazie, come
sempre, al mio nii-nii Gennino, che legge e mi commenta, mi tira su e
mi aiuta in questo periodo difficile. Grazie al mio ragazzo, che
insieme a Gennino è il mio sostegno insostituibile, mi ama e
mi sopporta nonostante i miei diecimila difetti e sta sempre accanto a
me, anche quando io stessa mi picchierei selvaggiamente. Vi adoro
immensamente, grazie davvero!!!
Grazie anche a tutti quelli che mi leggono solamente, che hanno messo
la storia fra le preferite o le seguite. La vostra dolcezza
è qualcosa di così gradito in questo momento, che
non posso fare a meno di baciarvi tutti quanti e di ripetervi GRAZIE
GRAZIE GRAZIE!!!
Un bacione a tutti, ci vediamo al prossimo cap =*
|
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Capitolo 10 *** 9 - Lilith ***
CAPITOLO 9
Lilith
Il sentiero sterrato del
boschetto non
aveva mai attirato molto la sua attenzione.
Vi era scappata
più volte, fissandosi
solamente sulle acque cristalline del fiume, ma adesso cercava di
tenere a mente e di guardare con attenzione tutto quanto.
Gli occhiali ormai non le
servivano
più, non ci aveva ancora fatto caso, ma vedeva benissimo
anche senza
lenti. La sua preoccupazione era però di mostrare pienamente
quegli
occhi dal colore strano, più che dell'avere improvvisamente
una
vista di falco. Ma quella era Mahel, dopotutto, non poteva stupirsi
per nient'altro.
Al suo fianco, Lagharta
non parlava,
non sorrideva. Era freddo e distaccato, come se la gentilezza di poco
prima fosse stata tutta un'allucinazione. Mahel ogni tanto lo
guardava di sottecchi, lasciando da parte tutto l'astio e l'antipatia
che provavano l'una per l'altro.
E, doveva ammetterlo, era
davvero
bello.
Alto due metri, forse, la
pelle
leggermente ambrata, probabilmente si allenava all'aperto tutti i
giorni, le braccia muscolose e le mani grandi, da uomo, il petto
asciutto ma prestante. La voce profonda, mai irritante, di quel
timbro dolce ma severo che lei non poteva sopportare le rivolgesse
parole tanto dure.
E poi quegli occhi, di
quel blu così
intenso da non poter esistere in natura. Tristi, velati di un rimorso
profondo, di rabbia. Ma anche dolci, quando si rivolgevano alla
piccola Saluss, di quel tepore fraterno che lei, essendo figlia
unica, non conosceva.
Lo guardava e pensava che
fosse
effettivamente bello, ma non riusciva a capire perchè
avrebbe dovuto
innamorarsi di lui. Non poteva accadere.
Incrociando lo sguardo di
Lagharta,
abbassò lo sguardo intimidita e fermò i suoi
pensieri.
Scosse la testa
ripromettendosi di
evitare certe situazioni. O Lagharta avrebbe continuato a rivolgerle
quell'odio cieco che lei non sopportava.
Lagharta aveva incrociato
lo sguardo
della ragazza soltanto un attimo, sentendosi improvvisamente in
soggezione.
Celando le parole
nascoste dentro di
lui, senza degnarla di ulteriori sguardo, si avviò
direttamente al
villaggio, visto che sarebbe stato l'unico che avrebbero incontrato
prima del Tempio di Vie.
-Mahel, com'è
il tuo mondo?-
interruppe improvvisamente Saluss, rivolgendosi alla ragazza, che
ormai era rinchiusa nei suoi stessi pensieri.
-Eh?- rispose Mahel di
rimando,
guardando la piccola Saluss dritta negli occhi -Il mio...mondo?-
-Si- le svolazzava
attorno, piena di
vitalità, come volesse alleviare il suo dolore -Raccontami
qualcosa
del tuo mondo, della tua gente, dei tuoi amici...-
Mahel guardò
riconoscente Saluss,
sorridendole amorevolmente -Vuoi sapere della mamma? E di Michael?-
si rivolse alla fatina e, inconsapevolmente, anche a Lagharta.
-Chi è
Michael?- chiese la fatina,
notando attentamente l'occhio di Lagharta osservarle distaccato -Il
tuo ragazzo?-
-No- rise di gusto la
ragazza,
allungando la mano verso Saluss che, per comodità,
provvedette a
svolazzare fino alla sua spalla -Mick è...il mio migliore
amico.
Anche se non so cosa succederà quando tornerò a
casa...-
Saluss
ridacchiò vedendo il viso di
Lagharta farsi contratto, come infastidito. In cuor suo la fatina, in
quel momento, ebbe un solo, unico desiderio.
“Oh
Vie...fai che Lagharta si innamori. Fagli conoscere il sentimento
dell'amore. Non può pensare in eterno che l'unico legame che
può
avere è quello con Laherte...”
Mahel non si accorse
neanche della
lunga camminata dalla casa della Sibilla sino al villaggio, a qualche
chilometro di distanza.
Non le pesavano la borsa
o i suoi
tormenti, in quel momento si sentiva tanto vicina a casa da non
riuscire a credere di non esservi.
Parlare a Saluss della
mamma, con il
suo carattere severo e dolce, delle loro finte discussioni, del
papà,
di Michael e di Walter, del Lago, delle colline verdeggianti a pochi
passi dalla cittadina in cui viveva, delle montagne, molto
più a
sud, oltre le quali si stagliava uno dei mari più azzurri
del
paese...ripensando a tutto questo, Mahel sentiva la presenza del suo
mondo molto più vicina di quanto fosse mai accaduto.
Saluss le faceva mille e
mille
domande, a cui Mahel rispondeva ogni volta con un sorriso e con
rinnovato entusiasmo, gli occhi radiosi e brillanti, finalmente
liberi di quella velata tristezza che li aveva accompagnati fino a
quel momento.
Lagharta le
osservò in silenzio
finchè non furono in prossimità del villaggio,
rompendo il suo
silenzio con una domanda.
-Mahel...posso farti una
domanda anche
io?- esordì secco, senza voltarsi verso di lei.
-Ma certo...- rispose
titubante la
ragazza, posando gli occhi su di lui -Dimmi-
-Nel tuo mondo...cosa
succede quando
due amanti divengono sposi?- una domanda inaspettata, sia per Saluss
che per Mahel.
-Due...sposi?-
domandò Mahel,
guardandolo -Intendi dire...cosa accade durante il matrimonio...?-
-No, cioè...-
Lagharta si grattò la
testa, non riuscendo ad impostare bene la domanda -Nel tuo mondo, per
indicare il matrimonio tra due amanti, come fate?-
-Ah...- esordì
Mahel, sorridendo
lieve -Gli sposi si scambiano, durante il rito nuziale, due fedi
d'oro per suggellare la loro promessa d'amore...-
-Fedi...?- la
guardò di rimando il
ragazzo, per la prima volta senza ostilità -Cosa sono le
fedi?-
-Sono...anelli. Due
anelli d'oro-
spiegò la ragazza, indicando l'anulare sinistro -Due fedi
che gli
sposi mettono rispettivamente all'anulare sinistro dell'amato,
pronunciando la promessa di matrimonio...-
-Ah...-
sussurrò Lagharta, guardando
l'anulare sinistro della sua mano e pensando.
La Predizione era tanto
vicina da
spaventarlo più di qualunque altra cosa al mondo.
La Sibilla gli aveva
descritto
minuziosamente la cerimonia, parlando appunto di anelli d'oro che si
incastravano nell'anulare della mano del cuore, suggellando la
promessa eterna.
Una cerimonia
così diversa da quella
ritualizzata a Gaia, così intima e romantica.
Lagharta scosse la testa
e assunse
un'espressione corrucciata, forse più rabbiosa, pensando
parole che
mai avrebbe pensato in altre circostanze.
-Che
assurdità!- si girò di scatto,
prendendo a camminare più veloce, lasciando Mahel inebetita
dietro
di lui con lo sguardo perso -Donare allo sposo un misero anello
d'oro! E questo sarebbe il vostro suggello d'amore? Ma non farmi
ridere-
Mahel guardò
verso Lagharta,
assumendo un'espressione arrabbiata, cominciando a corrergli dietro
col rischio di cadere ad ogni passo -Come sarebbe a dire
assurdità?
Ma chi ti credi di essere per giudicare le usanze del nostro mondo?
La fede nuziale è ciò che di più sacro
e prezioso esiste nel
nostro mondo, la promessa d'amore più forte e
duratura...quando tu
doni all'amato una fede d'oro, insieme a questa prometti e doni il
tuo amore eterno. Sai cosa significa eterno...?-
Lagharta rispondeva
acido, senza
neanche guardarla, con parole di odio rivolte forse più a
lei che al
matrimonio in sé -Niente dura per sempre, neanche l'amore.
Ciò che
oggi ami, domani potresti anche odiarlo. Smettila di vivere nel mondo
delle fiabe, principessina!-
Mahel cercò di
afferrare Lagharta per
la stoffa della maglia, ma cadde a terra inciampando in un sasso,
vedendo il ragazzo sparire dalla sua vita in mezzo alla polvere che
turbinava davanti ai suoi occhi -Ma che gli è preso...?-
Saluss sapeva il
perchè di quella
reazione esagerata per una cosa così dolce. Scosse la testa
e si
posò sulla fronte di Mahel, non riuscendo ad alleviare il
suo dolore
sordo -Mi dispiace Mahel...se è Lagharta la fonte della tua
sofferenza, io non posso alleviarla...-
Mahel osservò
Saluss per qualche
secondo prima di capire, lasciando sprofondare i suoi occhi di nuovo
nella tristezza. Abbozzò un sorriso verso la fatina,
avvicinandola a
se senza stringerla tra le mani -Saluss...non può ferirmi
più di
così, stai tranquilla...-
Saluss annuì,
sebbene pensasse che
Mahel fosse in torto. Non potevano sapere, né lei
né Mahel, quanto
profondo poteva diventare un dolore crudele inflitto da Lagharta.
Lagharta era fuori di
sé,
completamente impazzito.
Lo scambio delle promesse
nuziali
insieme ad un anello dorato era stato il suo incubo ricorrente in
passato, seguito da immagini trucide sulla morte di sé
stesso e
della sua compagna.
Non ne vedeva il volto,
ma la vedeva
cadere in terra piena di sangue, mentre il suo cuore si sgretolava in
mille pezzi. Le lacrime che gli annebbiavano la vista, la mente ed il
cuore, portandolo ad un feroce suicidio contro Laherte, che lo
trafiggeva con la spada ridendo.
Il dolore, altro
sangue...e poi il
buio.
Si svegliava
continuamente sudato e
tremante, pervaso di rabbia e di frustrazione, non ritrovando il
sonno neanche a giorno inoltrato.
La Sibilla aveva
impiegato settimane a
trovare un rimedio erboristico efficace per gli incubi notturni del
ragazzo, preparando un decotto che doveva bere ogni notte prima di
coricarsi affinchè potesse dormire, non sonni tranquilli, ma
riposanti.
Ancora adesso, dopo 3
anni dalla
Predizione, essa era arrivata vicino a lui e lo guardava con quegli
occhi così belli da perdere il fiato, dai colori sgargianti
e
brillanti, mentre il suo calore era vivo e reale. Lagharta non poteva
fare a meno che provare odio per quella profezia e per la sua
personificazione.
Per Lagharta, quella
ragazza dai
lunghi capelli castani e dagli occhi verde-argentei non era la
prescelta della Leggenda ma la Predizione fatta persona.
Non avrebbe mai smesso di
odiarla,
mai.
Vedendolo camminare
rabbioso, dalla
sicurezza del suo nascondiglio, una giovane si passò la
lingua sulle
labbra, come estasiata.
Sicuramente era un bel
ragazzo, alto e
muscoloso, la spada che portava con lui doveva essere di grande
valore. Se l'avesse rivenduta sicuramente ci avrebbe fatto un sacco
di soldi, ne era certa. E non dovevano mancare altre armi nascoste,
se era un guerriero come dimostrava di essere, medicine, qualche
soldo o magari un gioiello.
Era così
stanca di depredare
signorotti anziani, voleva buttarsi su carne più fresca.
Sistemandosi gli abiti
alla bell'e
meglio, fece un movimento sinuoso carezzando la corteccia di un
albero lì vicino e scomparve.
Nell'aria si disperse un
consistente
profumo fruttato, mentre una piccola nube di polvere si riposava
delicatamente in terra.
Arrivato alle porte del
villaggio due
profondi occhi rossi incrociarono quelli blu di Lagharta, facendolo
rimanere senza fiato.
-Non pensavo ce ne
fossero ancora in
giro...- borbottò divertito, facendo comparire un ghigno
divertito
sulle labbra -Mi divertirò anche io dopo un po'...-
Si avvicinò a
quei suadenti occhi
carmini, senza preoccuparsi di Mahel e la piccola Saluss.
Fra i tre, tanto, quello
che avrebbe
dovuto maggiormente preoccuparsi era proprio lui.
-Dove si è
cacciato Lagharta?- chiese
Mahel alla piccola Saluss, a cui aveva ripreso a raccontare del suo
mondo -Non lo vedo più-
-Sarà
già arrivato al villaggio-
rispose Saluss, afferrando due ciocche di capelli di Mahel e
lasciandogliele subito arrossendo -Mi...mi dispiace Mahel!-
-Uh?- rispose la ragazza,
guardando
stranita la fatina -Di cosa ti scusi?-
-I capelli...-
borbottò la piccolina,
stringendosi al collo di Mahel -La Sibilla e Lagharta mi hanno
ripetuto più volte di non toccarti i capelli, ma
è un vizio che ho
con Lagharta. Scusami...-
Mahel rise, divertita -E
sentiamo,
com'è che non puoi toccare i miei capelli se io non ci vedo
niente
di male?-
-Perché i tuoi
capelli sono simboli
di una divinità che si sta impossessando di te, che tu sia
la Mahel
della Leggenda o meno- rispose Saluss, abbassando lo sguardo -Sono la
fonte di un potere magico profondo e incontrollabile, se io
toccandoli li strappassi o altro, chissà che cosa potrebbe
accadere...- borbottò spaventata Saluss, portando le mani al
viso.
-Penso proprio niente-
rispose Mahel
afferrando un capello con le dita e strappandoselo -Hai visto?-
-Mahel! Ma che fai!-
disse Saluss
guardando il capello che Mahel teneva tra le dita, lungo e
resistente, di quel colore castano-dorato che Saluss, anche se non
diceva, adorava -Ma...ma perchè!-
-Tu, piccola scemotta-
ridacchiò
Mahel porgendole il capello -Puoi afferrare i miei capelli e tirarli
quanto vuoi- le disse dolce, lasciando cadere quel filo morbido tra
le mani della fatina -Se non lo vuoi lo possiamo buttare-
-No- strillò
la fatina, afferrandolo
e tenendolo stretto al petto -Contiene un enorme potere magico, te
l'ho detto. È molto prezioso...- arrossì,
abbassando lo sguardo
-Posso assorbirlo?-
Mahel rise di nuovo,
annuendo,
trovandosi ad assistere, inconsapevolmente, ad uno spettacolo
più
unico che raro: il vero “pranzo” di una fata.
Saluss stese bene il
capello di Mahel,
iniziando a svolazzare in aria davanti ai suoi occhi, sorridendole.
Recitò una strana formula magica, mentre il capello
cominciava a
risplendere di una strana luce tiepida, mentre la voce della fatina
diventava sempre più udibile.
Mahel non capiva le
parole della
formula, ma seguivano un ritmo del tempo ben preciso, e non ebbe
cuore di interromperla.
Quando la fatina
finì la formula
magica, Saluss arrotolò il capello attorno al polso,
finchè non
diventò una specie di polsino di capelli. Recitò
una nuova formula
magica, dai toni più lenti e melodiosi, mentre il capello si
caricava di una luce più forte e più calda.
Quando la luce
sparì completamente
dal capello, esso si srotolò da solo e cadde in terra,
mostrando ad
entrambe una lunghezza di almeno la metà rispetto a come era
inizialmente -Ma...che è successo?- chiese Mahel guardando
il
capello, adesso di un colore bianco spento e sfibrato -Che cosa hai
fatto?-
-Ho assorbito il potere
di Vie
contenuto nei tuoi capelli, adesso che stai diventando una
personificazione divina, restituendo così al capello la sua
forma
originale...solo che devo aver esagerato, perchè non poteva
essere
bianco all'inizio, giusto?-
Mahel scoppiò
a ridere, senza capire
il perchè, portandosi la fatina vicino alle labbra e
baciandola
-Prendi da me il mio “potere” tutte le volte che
vuoi. Hai il mio
permesso-
Saluss arrossì
e rise a sua volta,
restituendo il bacio a Mahel sulla punta del naso.
-Andiamo da Lagharta-
pronunciò alla
fine, trovando Mahel d'accordo con un cenno della testa -Speriamo non
si sia incamminato ancora più avanti...-
Ripresero il sentiero
verso il
villaggio, che ormai era a pochi passi da loro, senza sapere la
sorpresa che le aspettava una volta arrivati.
-Lagharta!-
urlò la fatina appena
passate le porte del villaggio, restituendo il saluto ad un contadino
con un cenno del capo -Jin, hai visto Lagharta?-
Un contadino abbastanza
anziano, dai
rasi capelli bianchi e la barba incolta, gli occhi neri e brillanti,
il sorriso amichevole e le rughe profonde scosse la testa, assumendo
un'espressione preoccupata -Ah...quel marmocchio si caccia sempre nei
guai. Ogni volta che viene al villaggio trova modo di attirare
l'attenzione su di sé...- si interruppe un attimo per
guardare meglio
Mahel, che al momento non aveva notato -Buonasera, divina Mahel...-
Mahel rimase qualche
secondo fissa a
guardare l'uomo, arrossendo fino alla punta dei capelli, per poi
inchinarsi leggermente con il capo e rispondere un -Buonasera
signore- con umiltà ed educazione.
-La Sibilla mi aveva
detto che la
divina era bella...ma non credevo così bella- disse l'uomo,
abbozzando un sorriso -Mi spiace che lei debba sopportare quel
monello di Lagharta...-
-Ormai, Jin, Lagharta non
è più un
“monello”- sbottò la fatina, poggiandosi
le mani sui fianchi -È
un vero e proprio “teppista”-
Jin rise, di una risata
argentea e
cordiale -Tu adori sempre Lagharta a tuo modo, non è
così Saluss?-
Saluss rise di gusto,
guardandosi
attorno con aria preoccupata -Dicevi che è riuscito ad
attirare
l'attenzione per l'ennesima volta...-
-Si- riprese serio Jin,
indicando a
Saluss una casa a qualche metro di distanza -È andato alla
taverna
con una ragazza. Una ragazza molto carina. Peccato che Lagharta abbia
occhio solo per i disastri...-
Saluss era già
sobbalzata alla parola
“carina” ma quando Jin aveva aggiunto
“disastri” era
diventata improvvisamente seria -Che entità di disastro...?-
-Un disastro davvero
pericoloso- annuì
con il capo, come a voler dare impatto alla cosa -La ragazza che lo
accompagnava era una Lilith-
Saluss
spalancò gli occhi così tanto
che Mahel temette sarebbe scoppiata.
Le guance le si
colorarono di rosso
fuoco, le mani si chiusero in pugni e le sue ali iniziarono a vibrare
così forte da ferirle le orecchie -Saluss...che
diamine...Saluss!-
-Brutto imbecille. Io lo
ammazzo!-
Saluss si trasformò in luce rosata, scomparendo alla vista
di Mahel
che rimase sul posto con sguardo perso nel vuoto -Mi...mi devo esser
persa qualcosa, non è così...?-
Jin le si
avvicinò, ridendo. Ogni
volta che Lagharta era in pericolo, Saluss reagiva pressappoco allo
stesso modo -Lagharta non è mai stato bravo come fratello
maggiore.
Rimarrà sempre un adorabile fratellino minore...-
abbassò lo
sguardò, incupendosi.
Mahel vide quegli occhi
fino a pochi
secondi prima così gioiosi velarsi di una nota di malinconia
e cercò
di farla scomparire, donandogli un sorriso -Lagharta tornerà
ad
essere uno sciocco bambino felice. La mia presenza qua non
sarà
vana, Jin...-
Il contadino le rivolse
un sorriso
gentile, facendo sparire quel velo cupo che gli copriva gli occhi -La
Sibilla non mi aveva detto che la divina era anche così
buona...-
-Oh, prima di tutto io
non sono
divina- asserì Mahel, annuendo con la testa -Secondo, non
sono
buona. Sono egoista, tremendamente egoista. Se non riesco a dare una
motivazione alla mia presenza qua finirò per impazzire...-
Jin ridacchiò
soddisfatto,
prendendole le mani e baciandogliele -Posso avere quindi l'onore di
chiamarla...Mahel?-
-L'onore? L'onore di
essere trattata
in questo modo è tutto mio, Jin. Se posso avere l'onore di
darti del
tu e di chiamarti Jin, vorrei che tu facessi altrettanto con me...-
I due si scambiarono un
sorriso
d'intesa, mentre Jin sentiva nel suo cuore nascere per quella giovane
dall'apparenza divina un profondo senso di gratitudine -Grazie di
proteggere Lagharta...è un monello, ma è un bravo
ragazzo...-
Mahel soffiò i
capelli dagli occhi,
assumendo un'epressione un po' provata -Oh...mi sono accorta del suo
temperamento focoso, non c'è che dire. Piuttosto, se posso
permettermi...-
-Prego, dimmi tutto,
Mahel- Jin
sottolineò maggiormente l'ultima parola, facendo nascere un
sorriso
imbarazzato alla ragazza davanti a lei.
-Ecco, dicevo...Saluss se
n'è andata
via così in fretta, ma...cosa sarebbe esattamente una
Lilith...?-
Mentre guardava a pochi
passi la porta
della taverna, pensava.
Da ciò che le
aveva detto Jin, le
Lilith erano una tribù quasi totalmente composta da donne,
che
avevano la straordinaria peculiarità di uno sguardo rosso
fuoco.
In pratica, avevano gli
occhi rossi.
A lei non sembrava tanto
strano,
almeno non in quel mondo in cui le divinità andavano
passeggiando
per il mondo senza turbare le persone e in cui le fate potevano
svolazzare libere senza portare domande. Gli occhi rossi erano per
lei la minore delle stramberie.
Eppure, le aveva spiegato
Jin, le
Lilith in principio non erano una “razza” a parte,
bensì
semplici donne umane con una piccola eccezione genetica. Ma a causa
della Guerra Antica una donna, dagli occhi rossi e dalla
crudeltà
disumana, che si serviva di oscure arti magiche e del suo corpo
stesso come arma, portò in molti villaggi morte e
distuzione, sotto
il nome di Lilith. Anche dopo la Guerra le donne con gli occhi rossi
vennero temute e additate come le discendenti del demonio dagli occhi
rossi, vennero chiamate “razza di Lilith” ed
esiliate.
Si diceva che le Lilith
rimaste si
erano raggruppate ed avevano fondato un villaggio ai confini estremi
del regno, molto oltre il Lago del Cielo, ancora più lontano
del
Tempio di Vie e della Catena di Roccia Nera. Un piccolo villaggio in
mezzo ad un bosco profondo, al riparo dalle ostilità della
gente.
Con il passare degli anni le Lilith si erano specializzate della
produzione di veleni, di armi corte e di pozioni dagli effetti
più
debilitanti. Inoltre avevano sviluppato grandi doti di spionaggio e
di assassinio, diventando una razza temuta sia per i loro occhi sia
che per le loro abilità.
Mahel non riusciva a
credere che la
persecuzione ed il razzismo, in qualsiasi forma, esistessero anche
nel libro di sua madre.
Prendendo coraggio
aprì la porta
della locanda, sperando di poter giudicare con i suoi occhi la
pericolosità della ragazza davanti a lei.
Appena entrata una decina
di paia di
occhi si puntarono su di lei, ma cercò di non prestarci
attenzione.
Persino il padrone della locanda la guardava, quasi meravigliato,
senza però proferire parola.
Un borbottio sommesso
accompagnò i
suoi occhi nella ricerca di Lagharta, che vide seduto ad un tavolo
nascosto a prima vista, nell'angolo meno illuminato della locanda,
che parlava amichevolmente con una bella ragazza.
Aveva corti capelli castani,
un ciuffo
liscio e curato che le cadeva sull'occhio sinistro, le mani sottili e
aggraziate, adornate da molti anelli d'oro e d'argento, incrociata
sotto il mento, mentre le sue labbra rosee si muovevano
impercettibilmente in quel profondo borbottare.
Quando Lagharta
notò che fosse
entrata, Mahel vide anche Saluss aggrappata forte ai suoi capelli,
anche la misteriosa ragazza si voltò verso di lei.
Un viso splendido e
affascinante,
incorniciato da capelli pettinati impeccabilmente. E poi, li vide.
Due profondi, penetranti occhi rossi.
Di un rosso che, non
sapeva spiegare
come, sembrava le guardasse dentro, la studiasse in ogni suo minimo
dettaglio, ogni intimità.
La ragazza le sorrise e
si alzò,
avvicinandolesi con movenze aggraziate e suadenti.
-Ciao. Tu devi
essere...Mahel, non è
così?- la ragazza le porse la mano, aprendo le labbra in un
sorriso
-Non ti preoccupare, non ti mangio-
Anche la sua voce era
bella. Mahel
cercò di allontanare le parole di Jin dalla testa e
afferrò la mano
della ragazza, ancora intimidita -Piacere. Tu sei...?-
La ragazza le
regalò un ennesimo
sorriso, stringendo a sua volta la mano -Il mio nome è
Alvexia,
molto lieta di conoscerla, “principessina”-
Mahel abbozzò
a sua volta un sorriso,
sentendo uno strano brivido percorrerle la schiena.
Per quanto bella, per
quanto dolce
potesse essere, quella ragazza la spaventava dal più
profondo del
suo cuore.
***
Premetto che questo capitolo mi è costato moltissima fatica.
Avendo ricevuto una critica (e RINGRAZIO ENORMEMENTE la persona che me
l'ha fatto, aveva pienamente ragione U-U) ho scritto cercando di
prestare la massima attenzione alla grammatica, alle parole usate, alla
battitura delle parole. Ho dovuto anche rileggere, cosa che non faccio
mai, rischiando di cancellare interamente il capitolo e riscriverlo. Ho
trattenuto i miei istinti suicidi e ho solamente corretto
ciò che riuscivo a trovare. Ma alzandosi alle 6 di mattina,
passare un'intera giornata a lavoro con la gente che mi urla nelle
orecchie continuamente, tornare a casa e mettersi sotto a scrivere in
quanto poteva passarmi di mente ciò che volevo
scrivere...beh è stato prostrante. Adesso mi
concederò una bella doccia ed un riposino U-U per quanto
riguarda la storia qua si introduce il primo personaggio chiave del
racconto, la bella Alvexia. Un tipino un
pò...ehm...particolare. Io personalmente la odio, o almeno,
la odierò fino a metà storia. Poi
l'adorerò e poi la odierò di nuovo. Ma forse lei
farà di tutto per farsi amare...mmh...penso. Ma non
dileguiamoci in chiacchiere. Passiamo ai RINGRAZIAMENTI!!!
fruttina89:
fra i due, io sono quella che ha più paura che la profezia
si avveri. Non so perchè, ma adoro entrambi di un amore
così profondo che non sopporterei di vederli morire. Ora
come ora Lagharta fa il pazzo, alterna momenti di odio ad altri di
dolcezza, probabilmente anche lui è provato dal sonno, come
me. E vorrei vedere, povero caro ç__ç vedremo se
tutto finirà per il meglio. Non posso fare a meno di
ringraziarti per la tua dolcezza e le tue parole sempre così
splendide, oggi sono un pò depressa. Questo capitolo
è la mia prova, chissà se la persona che mi ha
fatto notare alcune mie pecche dirà di apprezzare questo mio
sforzo...? Staremo a vedere. Tutto il mondo è una prova U-U
intanto ti mando un bacio, un abbraccio e ti aspetto al prossimo
capitolo =*
Milou_: eh
si...la Predizione, più o meno, dice che se Lagharta si
innamora della Mahel della Leggenda, essi diverrano sposi, ma andranno
incontro alla morte. Quindi Lagharta non vuole innamorarsi di Mahel e,
per evitare che questo accada, a prescindere, la odia. Povera
cara...lei che è sempre stata circondata da persone che le
volevano bene, ora si ritrova con questo stupidino che la odia per
chissà quali assurde motivazioni. Lei sa di non potersi
innamorare a comando, così come Lagharta non
può farlo. Però non credo si possa odiare anche a
comando, quindi penso che non durerà molto questo stato di
odio. Come ho già detto io scrivo, ma sono i personaggi che
si muovono da soli nel loro scenario. Non voglio metter bocca nelle
loro decisioni, quindi accetto cosa ha scelto il giovincello. Speriamo
che vada tutto bene! Come vedi per adesso incontrano Alvexia la Lilith,
un tipino particolare, che conoscerai un poco nel prossimo capitolo.
Spero che questo nuovo pezzettino ti sia piaciuto, nel frattempo ti
mando un bacio, un abbrraccio anche a te (e soprattutto in bocca al
lupo per la scuola, ormai manca poco alle vacanze invernali ^-^) e ti
aspetto nel prossimo capitolo =*
Dust_and_Diesel:
mi spiace che tu sia stressata per l'esame, potevi lasciarmi un
commento molto più in là, anche in un futuro
capitolo, o dirmelo anche solo per msn...mi spiace averti "costretto" a
lasciarmi un tuo segno. Comunque è andato bene, alla fine,
ed è questo l'importante. Ora come ora io sono un
pò in fase depressiva, sia perchè allo scorso
capitolo ho ricevuto una critica (per l'amor di dio, costruttiva,
adulta e meritata, ma brucia che ci vuoi fare xD) e poi
perchè il lavoro non sta andando molto bene -.- io odio il
mio capo! Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno, di aver
fatto un lavoro "decente" e di aver mantenuto un livello tale da
meritare di stare tra le scelte. Questo è il mio pallino,
anche se è stancante scrivere in un modo che non ci
è consono. A te vanno mille e mille bacetti, un abbraccione
grandissimo e fortissimo e la speranza di vedere, chissà, un
giorno, il tuo splendido sorriso ^-^ grazie di essere sempre
così dolce con me =*
Lete: a me
fa piacere che hai trovato il tempo di una recensione, ma ti prego, non
farlo come un "dovere" fallo solo se è un "piacere" ^-^ a me
rende felicissima vedere il numero di recensioni aumentare, ma vorrei
che fosse un piacere da parte di chi legge farlo. Se non hai il tempo
di commentare, ma solo di leggere, io apprezzerò che tu fino
ad ora abbia speso del tempo per me ^-^ penso che sia un diritto di
tutti fare ciò che sente il proprio cuore di fare ^-^
perciò non ti preoccupare di quella vocina che
può dirti "hai preso un impegno!" perchè io sono
onorata di essere entrata nelle tue storie seguite e sono ancora
più onorata del fatto che ti sia preoccupata anche stavolta
di lasciarmi un tuo segno ^-^ sai io penso che sia bellissimo anche il
numero delle letture della storia (e credimi, è la prima
cosa che mi ha fatto piangere quando ho aperto il "seguito delle tue
storie" xD). Sei una persona molto molto molto dolce, spero che
continuerai a leggermi e che potrai vivere insieme ai miei dolci
scemotti la storia fino alla fine. Per adesso ti mando un abbraccione
ed un bacione, spero che continuerari a fare ciò che il
cuore sente di fare =*
Lirin Lawliet:
penso di aver già detto tutto nella mia mail (o qualsiasi
cosa ti sia arrivata) e devo ammetterlo, mi hai messo in crisi xD avevo
paura di te e di cosa potessi pensare, ho fatto uno sforzo enorme e ho
dato il capitolo in mano ad un amico che manco aveva voglia per cercare
gli errori più grossolani. Mi spiace di non aver
saputo fare di meglio, ma oggi con il mio livello di stanchezza
è il massimo che sono riuscita a tirar fuori. Apprezzo
moltissimo le tue precisazioni, ho cercato di tener fede a tutti i
punti che mi hai detto, anche se non so quanto sono stata capace di
attenermi. Forse me lo dirai, forse no, io aspetterò con
impazienza. Intanto devo dire che il nome della sorellina di Kougaiji
è davvero molto dolce ^-^ adoravo il suo personaggio,
peccato che in Reload non si veda ç_ç e in Gaiden
manco a parlarne, ovviamente (il manga della Minekura è il
mio preferito, sai? Io amo la Minekura!) beh, che dire...ho esaurito le
parole. Mando un abbraccio grande grande anche a te e, ovviamente, un
bel bacione =*
Grazie al mio
amico Gennino, che ha corretto gli errori grossolani di questo
capitolo, che mi ha fatto le linguacce mentre scrivevo per tirarmi un
pò su e che mi sta sempre accanto come solo un nii-nii
può fare <3 e grazie al mio splendido ragazzo, che
anche se stanco mi coccola via webcam e che mi ama nonostante io scleri
in continuazione. Siete le mie due colonne, vi adoro dal più
profondo del mio cuore <3
Grazie a coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, a chi
l'ha messa nelle seguite, a chi ha commentato e chi ha solo letto.
Siete tutte persone molto carine, auguro a tutti grande fortuna e tante
coccole >.< un bacione a tutti quanti!!!
|
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Capitolo 11 *** 10 - La strada per il suo cuore ***
CAPITOLO 10
La strada per il
suo cuore
Sedendosi al tavolo insieme
alla
Lilith e Lagharta, gli sguardi della ragazza dagli occhi rossi
dapprima tennero Mahel sull'attenti, poi la infastidirono.
Perchè diavolo
doveva stare così
appiccicata a Lagharta?!
Le sue mani andavano a
ricercargli i
muscoli prestani delle braccia, le dita carezzavano lievi i capelli
lisci e corvini del giovane. Mahel iniziava a detestare quel modo di
fare civettuolo, ma non capiva il perchè. A lei mica piaceva
quello
scemo lì!
Saluss, dal canto suo,
cercava di
mettersi in mezzo alle dita e le mani di Alvexia, incrociando uno
sguardo irritato ogni volta che questa le sorrideva.
-Scusa, per caso ti ho
toccato senza
volerlo?- le chiedeva con un sorrido falsamente dolce, tirando di
poco indietro le dita.
-No- rispondeva Saluss con
un sorriso
tirato -Stai solo toccando il MIO Lagharta...- rispondeva secca per
poi prendere con forza le ciocche dei capelli di Lagharta -Ti
pregherei di non interrompere il MIO contatto con il MIO padrone per
stupidaggini...-
-Oh, ma che carina-
ridacchiò senza
contegno, spostando le mani dalla parte del visto di Lagharta opposta
a dove si posava Saluss, offrendo al giovane sguardi languidi -Dio
non credevo che i tuoi occhi potessero affascinarmi così
tanto...-
Lagharta rideva divertito,
vedendo la
piccola Saluss andare su tutte le furie e dava, anzi, spago a quella
lasciva ragazza che di intenzioni aveva solo le più basse!
Mahel stette poco a
sopportare quella
situazione, alzandosi dal tavolo in preda ad una furia isterica
-Quando sua cretinità avrà finito di fare il
cascamorto con la
prima bella ragazza che incontra, gli vorrei ricordare che ha rotto
le scatole perchè iniziassimo a partire subito- lo sguardo
di Mahel
si fece di ghiaccio, mentre gli occhi blu del giovane e quelli rossi
della Lilith si fissavano su di lei -Con permesso, io aspetto fuori.
Così potete andare tranquillamente fino in fondo senza
sollevare la
mia nausea...-
Fece un passo in direzione
della
porta, poi ci ripensò. Vide il suo arco ben poggiato alla
sedia dove
era seduto Lagharta, lo afferrò e lo trascinò via
con sé -Avevi
detto che avrei dovuto portarmelo da sola, bene. Lo farò!-
Mahel lo trascinava a
fatica, sentendo
i muscoli delle braccia tirarle dal dolore. Saluss la guardava
sbalordita, quasi incantata, mentre Lagharta assumeva uno sguardo
dapprima infuriato poi, quando Mahel riuscì ad uscire dalla
sala,
divertito.
Scoppiò in
risate fragorose non
appena sentì un tonfo dietro la porta chiusa, capendo che
Mahel ne
aveva combinata un'altra delle sue. Alvexia prese a guardarlo con
sbigottimento, mentre Saluss si staccò dalle sue ciocche e
lo toccò
con la manina, lo sguardo rosato freddo e deluso -Stai comportandoti
da idiota, Lagharta...-
Detto questo si
trasformò in luce e
sparì a sua volta attraverso la porta.
-Ehh...ho una fatina
abbastanza
indisciplinata, non credi?- disse rivolgendosi alla ragazza accanto a
lui, prendendole la mano -Mi spiace, ti hanno trattata male...-
-Oh...fa nulla- sorrise
sensuale lei,
accettando di buon grado la sua mano -Volevo appunto rimanere qualche
secondo con te...da sola...-
Le sue labbra si
avvicinarono al volto
di lui, che rimaneva impassibile. Gli sfiorarono l'orecchio con un
soffio, finchè la sua voce non lo carezzò gentile
-Lagharta...il
possessore dell'arma sacra Saluss...sono così...onorata di
conoscerti...-
Lagharta sorrise divertito,
capendo
finalmente che la ragazza da lui voleva tutto fuorchè quello
che
dimostrava -Alvexia, una Lilith come te non passa certo
inosservata...-
-Oh...-
ridacchiò la ragazza,
afferrandogli il collo con le dita sottili -Io non volevo passare
inosservata...- gli passò la lingua sul collo, affondando un
unghia
dell'altra mano nella carne. Prima che potesse fare qualsiasi cosa,
la mano di Lagharta la bloccò, il suo sguardo si fece
cattivo.
La Lilith rimase di sasso:
perchè il
sonnifero non aveva funzionato? -Ma che diavolo...?-
-Mi spiace signorina...ma
sono
premunito contro questo tipo di attentati...sai, avere la custodia di
un'arma sacra richiede alcune precauzioni...-
-Che interessante
ragazzino...-
sorrise a denti stretti la ragazza, assumendo uno sguardo cattivo
-Peccato, speravo in una notte di fuoco...-
-Spiacente anche di questo-
rispose
Lagharta, lasciando la giovane seduta al suo posto e alzandosi -Io
donerò il mio corpo ed il mio cuore solamente alla mia
sposa...-
Prese le sue cose con
calma, sapendo
che la Lilith non avrebbe osato in un attacco così plateale
-Trovati
un vegliardo ricco e fai la bella vita. Prima o poi anche la bellezza
di una divinità oscura come te svanisce...-
La Lilith sbuffò
annoiata, poggiando
i gomiti sul tavolo e posandovi sopra la testa. Lo seguì con
lo
sguardo uscire dalla taverna, dopo aver pagato presso il
proprietario. Le rivolse un ultimo saluto con le dita e
sparì alla
sua vita.
-Divinità...oscura...-
borbottò la
Lilith quando fu rimasta sola, osservando ossessivamente la porta
della taverna -Proprio ciò che mi definisce il mio
padrone...-
Si lasciò cadere
sulla sedia sfinita,
le battaglie psicologiche erano troppo per una come lei, tirando
fuori da sotto i vestiti un medaglione. Lo aprì e
guardò la foto al
suo interno, sorridendo di una dolcezza che anche Mahel avrebbe
reputato sincera.
-Stai tranquillo...vedrai
che andrà
tutto bene...- le sue labbra baciarono la foto del medaglione, che
richiuse e nascose di nuovo sotto le sue vesti -Voglio quella spada.
E anche lo strano arco della ragazzina. E poi...voglio lui...- si
passò la lingua sulle labbra, eccitata al pensiero di una
sfida così
difficile -Chissà com'è dolce il sangue di un
vergine...- le sue
guance si colorarono di un rosso timido, falso come il sorriso che
aveva rivolto al gruppetto poco prima -Staremo a vedere-
Uscito dalla locanda, per
Lagharta fu
facile riconoscere Mahel.
Era la persona che dava in
assoluto
più nell'occhio di tutte quelle presenti nel villaggio. I
suoi
lunghi capelli, le persone che la guardavano e la indicavano, seppur
tenendosi a debita distanza, c'era qualcosa in lei che attirava
tutti.
Jin la salutò
con la mano,
rivolgendole un sorriso, lasciandola da sola. Passando accanto a
Lagharta lo guardò, rivolgendogli un sorriso a sua volta
-Lagharta...-
-Jin...- rispose Lagharta,
abbassando
il capo in cenno di saluto. Lo guardò come a volergli
domandare
qualcosa, ma questi si limitò a posargli una mano sulla
spalla,
scuotendo la testa -Figliolo...quando imparerai che non puoi
più
permetterti di essere un moccioso...?-
Lagharta tirò il
viso, trattenendo
una risata. Jin era l'unico del villaggio che lo trattava ancora come
un bambino, senza additarlo come qualcosa di tremendo. Tutti gli
stavano alla larga, Jin no. Perchè era un vecchio amico
della
Sibilla, o perchè in passato anche lui era riuscito a vedere
quell'ombra oscura degli occhi di suo fratello...?
-Il passato è
passato. Ormai non c'è
più niente che tu possa fare per salvare coloro che sono
scomparsi
nel passato. Ma lei...- indicò Mahel, a pochi metri da loro,
così
intenta a parlottare con Saluss che non li avrebbe comunque sentiti
-Lei è qua. Adesso. E non ha colpe. Non ha colpe per la
Leggenda, né
per la...Profezia-
Lagharta strinse le mani in
pugni,
irritato ma quasi consapevole che qualcuno di
“estraneo”
conoscesse la Profezia -Figliolo...Mahel non ha colpe per
ciò che la
Sibilla ti ha predetto. Non additarla come gli altri hanno fatto con
te. Conosci il dolore che si prova nel ricevere accuse di qualcosa di
cui non si è colpevoli. No?-
Lagharta guardò
Jin negli occhi, quei
limpidi occhi di persona buona -La tua sposa sarà colei che
TU
stesso sceglierai. Non sarà la Profezia ad averla scelta per
te, né
la Sibilla e tantomento Mahel- sospirò, sapendo che le sue
parole
erano del tutto inutili -Tu scegli quel che ritieni più
giusto. Ma
non farla soffrire più del necessario...-
Lagharta rimase immobile
qualche
secondo. Poi annuì, dispiaciuto -Non vorrei ferire nessuno
più del
necessario. Ma è qualcosa di necessario, io...-
Jin scosse la testa,
rassegnato,
lasciando Lagharta alle prese con i suoi pensieri ed i suoi tormenti
“Lagharta...Saluss e la Sibilla hanno ragione. Nel tuo cuore
la
Profezia si è già avverata. Non perchè
la Sibilla te l'ha
predetta, ma perchè non l'hai fatta tua. Più hai
tentato di
allontanarla, più l'hai incisa a fuoco dentro di te. Se per
te
odiare Mahel è uno sforzo...non credi che sia ora di
riflettere sui
veri sentimenti del tuo cuore...?”
Lagharta era cosciente di
non amare
Mahel. Era oggettivamente vero.
Ma sapeva di sbagliare a
trasformare
una possibile amicizia in un così profondo odio a senso
unico.
Sapeva a cosa poteva portare l'odio, o almeno, sapeva cosa
solitamente portasse l'odio. Le persone che lo
ricevevano ne
davano a loro volta, alimentando un circolo vizioso senza fine.
Ma Mahel, per sua sfortuna,
non
era la gente del suo mondo.
Più lui la
odiava, la maltrattava, la
ripudiava, in senso sentimentale e fisico, più lei si
opponeva a
quell'odio, lo rigettava, lo trasformava in
“comprensione”.
Nonostante glielo avessero chiesto, lei stessa era incapace di
ignorare la richiesta d'aiuto che Lagharta con il suo comportamento
gli inviava.
-Lei...mi accetta, anche se
sono
un...mostro...- borbottava il ragazzo tra sé e
sé, guardando Mahel
parlottare ancora con Saluss, aprendo le labbra in un sorriso.
Ammise per la prima volta a
sé stesso
di trovarsi davanti agli occhi una rara forma di bellezza semplice,
di quella che non aveva bisogno di atteggiamenti particolari, come se
ne serviva la Lilith, né di trucco, né di
abbigliamento elegante o
gioielli preziosi. Mahel era bella nella sua semplicità,
già come
era arrivata la prima volta.
I suoi vestiti esotici, per
i canoni
del suo mondo, gli occhiali spessi che coprivano la visione degli
occhi, i capelli che le incorniciavano il volto piccolo e ben
definito, il suo corpo leggerissimo e impacciato, anche nelle cose
più semplici. Era buffa e tenera come una bambina,
determinata come
una donna. E sapeva di non poteva vincere, contro di lei.
Si avvicinò di
qualche passo,
sentendo pronunciare il suo nome da Mahel. E aspettò di
sentire cosa
avesse da dire, magari qualcosa di cattivo.
Sperava, con tutto il suo
cuore, che
fosse qualcosa per cui scatenarle di nuovo il suo odio.
-Mahel...perchè
ti sei arrabbiata con
Lagharta?- chiese Saluss confusa, attaccandosi ai suoi capelli -A te
piace Lagharta?-
Mahel aveva trovato, a
pochi metri
dalla taverna, una piccola staccionata di legno all'ombra di una
quercia, se quella era una quercia. Dondolava le gambe nell'aria,
tenendosi in equilibrio con le mani. Piegò la testa di lato,
socchiudendo gli occhi poco convinta, non riuscendo a spiegare la sua
sensazione -Diciamo che ero più arrabbiata con Alvexia che
con
Lagharta- rispose secca e poco convinta.
-E perchè mai?
Quella arrabbiata
dovrei essere io!- sbottò la fatina, ridendo -Tu non avevi
detto di
sopportarlo a malapena?-
Mahel rimase in silenzio,
aggrottando
le sopracciglia -Mentivo-
-Uh?- sussurrò
la fatina, abbozzando
un'espressione spaventata -Mahel...ti stai...-
-No! No, no, no,
assolutamente no, non
procediamo a conclusioni affrettate- si sbrigò ad aggiungere
la
ragazza, afferrando Saluss e portandosela davanti agli occhi -Io non
amo Lagharta. Sono un po'...ehm...tonta, nelle questioni di cuore-
ammise la ragazza, arrossendo -Ma non è vero che non lo
sopporto,
anzi...-
Mahel assunse
un'espressione triste,
mentre cercava di dare una coerenza ai suoi pensieri -Vedi...io non
so cosa sia l'amore. Così come non capisco cos'è
l'odio. Perciò
penso che non posso biasimare Lagharta per come mi tratta-
Sorrise triste, come
ammettendo di
essere già la perdente assoluta di quell'assurda battaglia
personale
-Vedi Saluss...io penso che Lagharta sia solo un ragazzo solo. Molto
solo. Che abbia paura di qualcosa che ancora non capisco e che io
debba solo aspettare che sia lui a parlarmene. Così da poter
capire
il perchè del suo odio...accettarlo...e reagire nel modo che
reputerò più consono al momento-
Saluss la guardò
sconsolata, posando
le manine su quelle della ragazza -E se considerassi l'odio di
Lagharta una cosa inaccettabile?-
Mahel scosse la testa -Non
accadrà.
Se per lui quell'odio ha una motivazione salda e forte, non
potrò
che accettarlo. Io accetterò tutto di lui, lo sto
già...ecco...ci
sto già provando...altrimenti avrei già mollato,
non credi?- e
sorrise.
Di un sorriso
così bello, così caldo
e così dolce che Saluss scoppiò in lacrime,
stringendosi forte si
suoi capelli, lasciando Mahel senza parole.
-Ma...che ho
detto...Saluss...ehi, su,
non...scusami, io...-
Era esattamente la persona
che stava
aspettando, da sempre.
Quel sorriso di bambina, di
donna, di
compagna e di sposa. Semplice e spontaneo, sincero e fresco, senza
veli e senza pretese, senza un perchè.
Era ciò che
poteva considerare
compagna di avventura o...amica...
Lagharta sorrise e si
avvicinò a
Mahel, cogliendola di sorpresa, prendendo Saluss tra le mani e
carezzandola, lasciando che piangesse tutte le sue lacrime.
Mahel abbassò lo
sguardo, sussurrando
un sommesso “scusa” ma Lagharta le
carezzò i capelli con la mano
e, sorridendole sincero dalla prima volta che l'aveva incontrata, le
rispose con un altrettanto sommesso e timido
“grazie”.
I suoi occhi blu e quel
sorriso
timido, di bambino, che aveva paura ma che le stava offrendo il
proprio cuore. Sarebbe stato forse l'unico che le avrebbe dato, lei
lo sapeva, ma lo accettava anche così.
Lasciò che il
suo sorriso si
incatenasse a quello di Lagharta, che Saluss piangesse per la
felicità di aver trovato una persona così
disponibile nei confronti
del suo padrone, che i suoi tormenti e le sue paure, in quel momento,
lasciassero spazio ad un cordiale scambio di sentimenti caldi.
-Grazie Lagharta...-
sussurrò Mahel,
sentendo la mano di Lagharta muoversi dolce tra i suoi capelli -Spero
che prima o poi ti fiderai di me...-
-Grazie Mahel...- rispose
Lagharta,
sorridendo ironico -...e non ti approfittare troppo della situazione,
sto cercando solo di...-
-Lo so- lo
bloccò la ragazza,
alzandosi in piedi -Lo so-
Di nuovo pronti a mettersi
in marcia,
l'espressione di Lagharta tornò quella di sempre ed il suo
cuore si
richiuse a guscio.
Mahel lo osservava e
sorrideva, ormai
incapace di avercela con quello che, più che un
“eroe” sembrava
un vero e proprio bambino capriccioso. Magari un giorno sarebbero
anche diventati amici, sebbene adesso fossero solo costretti a
viaggiare insieme.
-Lagharta...esattamente
dove si trova
il Tempio di Vie?- esordì ad un certo punto Mahel, guardando
la
piccola Saluss ancora scossa dai singhiozzi.
-Perchè lo vuoi
sapere?- la squadrò
lui di sottecchi, senza però voltarsi propriamente verso di
lei
-Basta che tu mi segua. Tanto abbiamo detto che l'arco lo porto
io...-
-Non è per
l'arco!- borbottò lei,
guardando invidiosa la facilità con il quale Lagharta teneva
l'arco
di pietra sulla spalla -Volevo solo cercare di capire dove mi trovo,
in quale parte di quale continente del mondo...-
Lagharta sbuffò,
fermandosi. La
guardò attentamente, vedendo di nuovo in quella ragazzina
niente più
che un fastioso animaletto da compagnia, per giunta non voluto -Sei
così...irritante quando ti ci metti- borbottò
riprendendo a
camminare, senza darle troppa corda -Seguimi senza fare storie.
Quando prenderemo la via delle montagne vedrai la valle e
potrò
farti capire qualcosa...forse...-
-Uffa!- sbottò
Mahel, fermandosi a
pochi metri da Lagharta e guardando la sua schiena forte, i suoi
capelli scompigliati e la camminata fiera -Lagharta!-
Nel tentativo di correre
inciampò sui
suoi stessi piedi. Quando rialzò la testa e i suoi occhi
incrociarono quelli di Lagharta, entrambi si misero a ridere. Ma
questo non sciolse del tutto la rigidità del comportamento
di
Lagharta, che la lasciò in terra nell'imbarazzante tentativo
di
rialzarsi da sola -Ho capito, ho capito, ora mi alzo e andiamo...-
-Ecco, brava principessina.
Dobbiamo
recuperare il tempo perduto a causa tua...- la stuzzicò lui,
smielato -Non credi?-
-Ehi!- lo riprese lei,
alzandosi di
tutta furia e ricadendo di nuovo, sbattendo le mani in terra come una
bambina -Lagharta!-
Le risate di Lagharta le
risuonavano
nelle orecchie dopo chissà quanto tempo.
Saluss si strinse alle
ciocche di
Lagharta, sorridendo verso Mahel di un sorriso riconoscente e libero.
“Se diventeranno
amici...la Profezia
potrebbe completamente cambiare il suo corso”
pensò Saluss tra sé
e sé “Oh ti prego, Vie...non lasciare che la
Profezia di avveri,
non adesso che finalmente ha accettato la presenza di
Mahel...”
Mahel fu di nuovo accanto a
loro,
infuriata con Lagharta che non l'aveva aiutata a rialzarsi e che
rideva della polvere che l'aveva imbrattata tutta.
Ma cosa importava.
La piccola porta del cuore
di Lagharta
si era appena appena socchiusa a Mahel, che non aveva approfittato
per sbirciare all'interno ma si era seduta davanti, in attesa che lui
la facesse entrare. Nessuno lo aveva mai fatto.
Prima o poi le avrebbero
raccontato
del “vero” passato di Lagharta, di Laherte, della
Guerra...e di
ciò che realmente la Profezia e la Leggenda comportassero.
Poi un'ombra oscura
attraverò il
cuore di Saluss. Per quanto fosse grata a Mahel di accettare quel
marmocchio egoista e capriccioso, e di avergli strappato un sorriso
sincero, sperò con tutto il suo cuore, egoisticamente, di
rimanere
la guardiana del cuore di Lagharta per sempre.
***
Dedicato a Lirin Lawliet,
perchè sia convinta che NON mi deve delle scuse e che tutto
ciò che ha detto è stato giustissimo.
Ciò che mi porta alla depressione è un periodo
molto molto brutto a lavoro, non sei TU il problema, anzi. Sei stata
fin troppo dolce con me ^-^
Grazie delle belle parole e delle precisazioni. Ci sto attenta ma non
so QUANTO posso riuscirci.
Grazie, dal profondo del mio cuore.
***
Mentre scrivevo
questo capitolo erano tante le idee che volevo mettere insieme. Poi ho
deciso di far aspettare la vendetta
di Alvexia e concentrarmi sul piccolo
Lagharta, che denigro sempre e che faccio passare da esuberante,
scusate il termine, coglione. Io lo adoro, è il mio
personaggio preferito (non a caso questa storia porta il SUO nome) e se
potessi me lo stringerei a abbraccerei io stessa, dandogli dello
stupido e convincendolo ad aprire il suo cuore al mondo esterno. Se
qualcuno ti ha ferito in passato non è detto che possa farlo
di nuovo. Bisogna dare la possibilità ad ognuno di
esprimersi e, nei momenti bui, affidarsi alle persone che ci amano.
Anche se Lagharta non se ne accorge, prima di Mahel c'erano la piccola
Saluss e la Sibilla. Quindi sarà lui stesso a decidere come
comportarsi in futuro, io mi limiterò a raccontare le sue
decisioni obiettivamente e con amore.
Come sempre, del resto.
Ma adesso, bando alle ciance, passo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI,
e visto che le recensioni son poche, continuerò a
rispondervi qua, a fine capitolo, perchè è per me
un immenso piacere farlo e perchè mi torna più
comodo xD
Lirin Lawliet:
penso che la dedica ti abbia già detto tutto. Non volevo
sproloquiarmi più di tanto, dopotutto avrei accampato scuse
o altro che non avevano a che vedere con te o col capitolo,
perciò la dedica mi è sembrata la cosa
più immediata e più sincera che potevo scrivere.
Sono contenta che tu sia rimasta ad osservare la mia storia nonostante
le imperfezioni, e ti ringrazio di avermele fatte notare. Ti mando un
bacio, per la tua gentilezza e disponibilità al conversare,
e spero di vederti anche al prossimo capitolo =*
Fairy_chan88:
come vedi neanche qua spiego niente, ma la Lilith non è
proprio l'angioletto che vorrebbe dimostrare. Ha anche lei un suo
perchè, una sua storia...ed il suo "padrone" è
qualcuno che tirerà le redini di qualcosa di più
grande, almeno per un altro pò. Prima o poi mi
deciderò a dirti chi è e come mai una Lilith ha
un padrone. Bah, sinceramente sta cosa ha sorpreso anche me
°-° Alvexia era nata come un personaggio indipendente
ed invece è diventata la succube di qualcun altro. Non so
cosa pensare. Beh, spero che troverai il tempo di leggere e che mi
lascerai una piccola traccia del tuo passaggio. Un bacionissimo anche a
te =*
fruttina89:
uh ti ringrazio per i complimenti, anche se a me non sembra di essere
cambiata nell'esposizione del mio racconto. Ci sono ancora
un'infinità di cose che devo migliorare, partendo dal mio
stesso carattere xD, e poi si dice che non si finisca mai. Di imparare,
intendo. Vabbeh, comunque sia credo di averti fatto capire
più o meno cosa intendo. Sei come sempre dolcissima e molto
molto gentile, ti ringrazio per tutto il tuo appoggio. Spero che
continuerai a percorrere questo viaggio con me, Lagharte, Mahel e
Saluss fino alla fine, che ti possa appassionare a questo mondo fatato
e coperto di magia. Ti mando un bacio e ci rivediamo al prossimo
capitolo =*
Milou_: no,
purtroppo no xD Lagharta è un moccioso, non sa neanche cosa
voglia dire innamorarsi. L'unico amore che conosce è quello
dei suoi incubi, quello duro e soffocante del perdere la persona amata.
Prima che possa capire cosa sia l'amore ne deve passare di acqua sotto
ai ponti xD ma dopotutto noi non lo amiamo per quello che è,
esattamente per come è? Io almeno lo stra-amo! Per quanto
riguarda Alvexia è un tipino un pò eccentrico,
visto che parla di "sangue di vergine" ma non è nel senso
"osceno" del termine, tranquilla. Presto ti spiegherò tutto,
promesso ^-^ ora però mi sto dilungando. E visto che ti
hanno fatto piacere gli auguri per la scuola, li rinnovo, sperando che
questo periodo vacanziero possa essere per te di tutto riposo e pieno
di sorprese. Un bacione, al solito, e al prossimo capitolo =*
Dust_and_Diesel:
l'avevo promesso e anche la tua storia è stata segnalata YE!
Però ora devo dirti che sei troppo gentile, nonostante i
mille impegni dell'università trovare il tempo di lasciarmi
un tuo piccolo passaggio. Sei A-D-O-R-A-B-I-L-E! E ti ho fatto lo
spelling perchè tu possa assaporare tutte le lettere di
questa parola dolcissima e zuccherosa, proprio come te
>.< però ti chiedo allo stesso tempo scusa,
perchè non mi dilungo troppo a sdolcinarmi, penso che ne
avrai abbastanza di me e della mia smielataggine quando ci sentiamo su
msn XD perciò oggi ti tolgo questo peso e ti lascio un
grande IN BOCCA AL LUPO per l'università e per tutto il
resto (spero che anche la tua mamma stia bene ^-^) e spero di rivederti
al prossimo cap e di risentirci presto...ovunque sia possibile ^-^ un
abbraccio =*
Come sempre, non
ci rinuncerei per niente al mondo, un ringraziamento tutto speciale al
mio nii-nii Gennino, che ultimamente deve sopportare le mie crisi
nervose e i miei malumori fisici, tanto che mi manda tutte le canzoni
più tenere che trova per farmi fare un sorriso ^-^ ti adoro!
E grazie a quel punto di riferimento che è il mio ragazzo,
sempre dolce e comprensivo, che mi perdona anche quando lo tratto di
cacca...scusami, lo sai che finchè non arriverà quel giorno
sarò un pò irritabile. Tu cerca di sopportarmi.
Siete i miei due tesori, vi adoro <3
Grazie alle 13
persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le 11 che l'hanno
inserita tra le preferite, alla deliziosa persona che l'ha messa fra
quelle da ricordare e a tutti coloro che l'hanno solamente letta.
Grazie di tutto cuore, siete veramente troppo ma troppo gentili!
Un bacione a tutti voi e al prossimo capitolo =*
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Capitolo 12 *** 11 - La divinità oscura ***
CAPITOLO 11
La
divinità oscura
Era pronta alla vendetta.
Le mani erano ferme, quella
che si
definisce una fermezza chirurgica, i respiri erano bassi e rilassati,
composti. Era pronta all'agguato, doveva essere qualcosa a cui era
abituata per tenere sul volto un'espressione tanto fiera e seria.
Alzò un dito
della mano sinistra,
pronunciando parole in una lingua sconosciuta, lasciando che la mano
si colorasse di una strana aura violacea. Le dita si scurirono, sotto
quella strana energia oscura, diventando nere come pece. Come un
guanto, dal quale delle lunghe unghie adunche carminee spezzavano il
colore scuro.
Sorrise divertita, gli
occhi rossi le
brillarono nella semioscurità del suo nascondiglio, l'aura
viola
sparì e lasciò spazio a quella che aveva tutta
l'aria di una mano
demoniaca.
-A noi...eletto di
Saluss...e
prescelta della Leggenda...-
Mahel si voltò,
sentendo un brivido
freddo lungo la schiena. Anche Lagharta fermò la sua marcia
per
guardare verso di lei, come aspettandosi qualcosa -Uh?-
-Che...che strano-
borbottò la
ragazza, stringendosi le braccia come colta dal freddo -Ho sentito un
lungo brivido, come se stesse per accadere qualcosa di brutto...-
-Già- rispose
secco Lagharta,
sfoderando lo spadone -Mahel, non starmi tra i piedi-
-Eh?- rispose Mahel,
guardandolo
confusa -Cosa vuol dire?-
-Saluss, dentro l'essenza.
Subito- si
limitò a risponderle lui, avvicinandolesi e spostandola di
lato
-Quando la vedi avvicinarsi a te, scappa nella direzione opposta.
Quella femmina può fare molto male...-
-Femmina...?-
domandò di nuovo Mahel,
sempre più confusa -Ma che diavolo...-
-Arriva!- urlò
Lagharta, prendendo
forza e muovendo la spada verso il vento.
Un penetrante rumore
ferroso sibilò
nell'aria, costringendo Mahel a pararsi le orecchie per schermarsi
dal suono. I suoi occhi fissarono increduli l'elegante figura della
Lilith a mezz'aria, la mano demoniaca che aveva ben salda tra le dita
di una mano la lama della spada, mentre nell'altra stringeva un
pugnale dalla lama ricurva, la cui lama gocciolava una sostanza
verdognola poco rassicurante.
-Lagharta!-
Lagharta, appena vide il
pugnale,
strinse gli occhi per lo sforzo e immettè forza nella spada,
cercando di allontanare la Lilith.
Questa saltò
all'indietro,
lanciandogli contro il pugnale, ma fortunatamente Lagharta
riuscì a
farsi scudo con il piatto della lama, per calciarlo poi lontano.
Impugnò di nuovo bene la spada, correndo verso la Lilith,
che aveva
trasformato anche l'altra mano in una spaventosa visione demoniaca.
Lagharta urlò
rabbioso, colpendo la
ragazza con tutte le sue forze, ma quelle strane mani afferrarono di
nuovo la spada con forza, tenendola ferma.
Il sorriso della Lilith lo
distrasse
un attimo, dio com'era strano quel sorriso, quasi demoniaco,
ma quel breve istante di distrazione le bastò per ferirlo
sul collo.
Era finita.
Lagharta si tirò
indietro, tenendo
alta la lama della spada per sferrare un attacco quando ce ne fosse
stato bisogno. Poi sentì il calore caldo del sangue sul
collo, un
graffietto. Le dita andarono a incrociare il sangue, toccarlo. Il
volto del ragazzo si contrasse in una smorfia di puro terrore
-Dannazione...-
-Oh...salti da tutte le
parti, ma sono
riuscita a colpirti, come vedi- sorrise lei, leccandosi le unghie
rosse -Sai, questo veleno è così raro che dubito
tu abbia modo di
combatterlo...-
-Maledetta. Voi Lilith
siete davvero
una razza temibile...-
-Oh- si inchinò
lei falsa e pomposa
-Ti ringrazio. È da tempo che non ricevevo un complimento
simile...-
-Non era un complimento. E
comunque
questo veleno non sta avendo effetto-
La Lilith alzò
lo sguardo, sorridendo
sadica -Oh...e chi te lo dice che non stia già avendo
effetto...?-
Mahel, ancora ferma in
mezzo al
sentiero sterrato, non aveva avuto tempo di nascondersi. Dopotutto la
Lilith aveva attaccato da subito Lagharta. Era rimasta immobile.
Cosa poteva fare? Doveva
fare
qualcosa, qualsiasi cosa!
Tentò di muovere
un passo, ma
Lagharta la fulminò con lo sguardo e anche la Lilith si
voltò verso
di lei, ridacchiando divertita -Vuoi aiutare il tuo amato?-
-Non è il mio
amato- rispose secca
Mahel, sulla difensiva -Anzi, è un completo idiota. Ma devo
comunque
fare qualcosa per lui...- aggiuse, stringendo le mani in pugni.
Lagharta stava fermo nella
sua
posizione, la spada gli cadde a terra. Mahel lo guardò
interrogativa, poi capì -Era un paralizzante...-
-Non esattamente- disse la
Lilith,
avvicinandosi a Lagharta che, in quel momento, rimaneva in piedi
senza riuscire a muoversi -Vedi...questo veleno, come ho detto,
è
molto molto raro. Dapprima inebetisce i nervi ricettivi del cervello,
portando alla paralisi di tutti i muscoli del corpo, tranne quelli
facciali. Quando il muscolo è duro per la paralisi, nel
sangue
prende a circolare una tossina che distrugge i globuli rossi e porta
alla morte nel giro di qualche minuto. Intrigante, vero?-
Mahel sbiancò,
mentre dalla spada
fuoriscì Saluss, furiosa -Brutta sgualdrina!-
La fatina si
lanciò contro la Lilith,
che si schermò con la mano demoniaca. Saluss si
ritrovò come
davanti ad un muro invisibile, incapace di penetrarlo -Che trucchetti
meschini!-
-Oh, non è
perchè ho paura di te,
piccina- disse Alvexia, spostando di lato il capo e guardandola con
sfida -Mi servi viva, e se ti avvicini rischio di farti molto molto
male...-
-Non mi interessa di
morire, se il mio
padrone sparisce- urlò di nuovo, battendo le mani sul muro
invisibile tra lei e la Lilith -Voglio almeno strapparti tutti i
capelli dalla testa, così non farai più tanto la
civettuola,
mostro!-
La Lilith accusò
il colpo, cercando
di trattenere la rabbia dentro di sé. Ma era impossibile,
davanti
all'astio di quei puri occhi rosati.
La mano demoniaca
lasciò andare il
muro invisibile, la fatina le arrivò vicino. Ma questa la
colpì,
facendola volare lontana. Un albero fermò la sua corsa
impazzita,
facendole perdere momentaneamente i sensi.
-Saluss!- gridarono Mahel e
Lagharta,
ancora immobile, mentre la giovane si avvicinava alla fatina e la
prendeva in mano -Ma che diavolo hai nella testa?!-
La Lilith guardò
Mahel con una rabbia
furiosa, tale da zittirla immediatamente -Non ha il diritto di dirmi
“mostro”. Nessuno ne ha. I mostri siete voi umani!-
Lagharta la
guardò a sua volta con
sguardo furioso, cercando di riprendere possesso dei muscoli -Non hai
idea di quello che stai dicendo, donna...-
-Oh, invece ne ho-
sbottò la Lilith,
avvicinandosi a Mahel con astio -Voi umani avete additato la razza
delle donne dagli occhi rossi come mostri, allontanandole. Viviamo
segregate dalla Guerra Antica, nessuno si è dimostrato
solidale con
noi. È più facile allontanare chi è
diverso, senza neanche
capirlo, non è vero?-
-Ma voi siete diverse-
sbottò
Lagharta a sua volta, sentendo una strana debolezza coglierlo
ovunque, per poi cadere a terra sfinito -Guarda le tue mani. Nessun
umano è capace di fare quello che fai tu-
-Questa è
un'arte oscura. Ed io non
sono un'umana. Sono una Lilith. Voi ci avete chiamate così-
rispose
secca lei, arrivando davanti a Mahel -Anche tu non puoi capirmi. Il
tuo aspetto è quello di una divinità, anche se
non emetti nessun
potere...-
-Io sono un essere umano,
fino a prova
contraria- la bloccò Mahel, guardandola con rabbia -Ma anche
tu lo
sei. Se l'aspetto fisico rappresentasse la razza, allora né
io né
Lagharta potremmo essere considerati “umani”-
Lagharta, a terra,
incrociò il suo
sguardo -Mahel, stai zitta. Non sai cosa stai dicendo
-So esattamente cosa sto
dicendo-
riprese lei, alzandosi in piedi e stagliandosi davanti ad Alvexia,
fiera a sua volta -Per il mio aspetto fisico, io sono considerata una
“divinità”, ma lo hai detto tu che non
ho alcun potere magico.
Quindi sono un'essere umano-
Alvexia la
guardò bieca, afferrandole
una ciocca di capelli e tirandola verso di sé -Hai la minima
idea di
cosa accadrebbe se tirassi via i tuoi capelli, bambina?-
-No- rispose lei, seria
-Non ne ho
idea. È importante?-
-Possiamo provare-
sorridette sadica
Alvexia, tirandolo forte verso di sé. Mahel piegò
dapprima il capo
verso di lei, per poi piegare le ginocchia dal dolore -Non
succederà
niente se mi strappi i capelli, stupida!-
-Potrei morire per via del
tuo potere
divino- rispose lei scuotendo le spalle -Oppure potrei semplicemente
veder cadere a terra una ciocca di questi splendidi capelli-
Mahel la guardò
negli occhi, per
quanto forte fosse il dolore dei capelli che si stavano strappando, e
li vide.
Quegli occhi rossi,
spaventosi e
profondi, oscuri.
Un demonio.
Lagharta non aveva avuto il
coraggio
di dire a Mahel quella parola, mentre parlava. Lo aveva definito
“umano” ma la verità è che
c'erano troppe cose che Mahel non
sapeva.
Troppe.
E magari era giunto il
momento di iniziare a parlare.
Seppur senza poteri, senza
abilità
nel combattimento, Mahel si era stagliata di fronte ad Alvexia con
tutta la sua umanità, nella sua totale imperfezione. Con
tutta la
sua paura per sé stessa, per Saluss e anche per lui.
Si sentiva così
tremendamente stupido
e infantile...
Dopo un po' che ci provava,
finalmente
il veleno cominciò a diluirsi nelle sue vene. Per quanto
raro
potesse essere, ormai lui aveva sviluppato una discreta e generale
tolleranza verso tutti i tipi di veleno, grazie alle ninfe del Lago
del Cielo.
Sentì di nuovo
le gambe rispondere ai
comandi, le dita, si preparò a rialzarsi. Finchè
un urlo di dolore
da parte di Mahel non lo portò a guardarla, terrorizzato.
Eccolo, lo strappo.
Doloroso più di
quanto aveva immaginato, così secco. Forse usciva anche del
sangue,
ma non aveva il coraggio di guardare.
Doveva stringere Saluss,
doveva
proteggerla per quanto le era possibile.
La Lilith rise, mentre la
ciocca di
capelli cadeva a terra, priva di vita. Si illuminarono per pochi
secondi di una luce bianca brillante, ma niente che potesse essere
considerata una minaccia.
La risata della Lilith era
così
irritante, così penetrante, che quando Mahel dal dolore si
piegò
sulle ginocchia e cadde a terra, la testa iniziò a girarle.
-Smettila di ridere...come
vedi non è
successo proprio niente...-
-Oh...- continuava a ridere
lei, colta
da una profonda e terrificante follia -Non correvo pericolo neanche
prima, ma il sapere che vali tanto poco mi fa ridere. La prescelta
della Leggenda è un'insulsa umana senza alcun motivo
d'esistere, non
ci posso credere...-
Mahel strinse gli occhi,
scontrandosi
di nuovo con quel pensiero, che l'aveva accompagnata durante i suoi
primi giorni a Gaia -Lo so anche io, cosa credi...-
La Lilith smise di ridere e
la guardò,
interrogativa -Cosa stai dicendo?-
-Lo so che sono un essere
umano del
tutto inutile. Non c'è un motivo apparente alla mia presenza
qua,
oltre alla Leggenda. Ma di una cosa sono sicura: tu non sei in
diritto di dirmi assolutamente niente- rispose Mahel fredda, alzando
di nuovo lo sguardo e incrociando gli occhi rossi della Lilith -Se io
qua non ho motivo di esistere, allora...una “razza”
come la tua,
capace di portare solo morte, che motivo ha di essere qui?-
La Lilith
spalancò gli occhi,
prendendo pian piano a tremare dalla rabbia. Prese Mahel per la gola,
sollevandola in aria senza alcuna difficoltà, mentre la
ragazza
faticava a respirare e cercava di tenere al sicuro Saluss tra le sue
mani -Con che diritto mi dici una cosa del genere, ragazzina? Non hai
la minima idea di cosa si celi dietro il volto apparentemente limpido
di Gaia. Tu non sei di questo mondo, non puoi capire come mi sento!-
-Perchè tu puoi
sentire come mi sento
io...?- fu tutto ciò che ebbe la forza di dire Mahel, prima
di
sentire la testa farsi pensate ed il respiro venir meno.
La Lilith
impazzì, sbattendola contro
un albero, lasciandola a terra col fiato corto -Non hai il diritto di
parlarmi così. Sei un'estranea in un mondo di cui non sai
niente,
che non ti vuole. Ti farò pagare caro il
tuo affronto,
ragazzina...-
Mahel teneva gli occhi
aperti a
fatica, il dolore sulla nuca dove la ciocca era stata strappata ed il
colpo alla schiena la inebetivano. Ma il poco che vide, sfocato e
confuso, non la rassicurò per niente.
La Lilith si
illuminò, sollevandosi
da terra di quasi un metro.
Venne avvolta completamente
dall'aura
viola che, poco prima, aveva trasformato solo la sua mano. I suoi
occhi si illuminarono, diventando lucenti come pietre preziose. Le
pagliuzze argentate si persero dentro quel colore demoniaco, che
assumeva di fondo una tenebra oscura.
I suoi vestiti sparirono
all'improvviso, mentre la sua pelle diventava nera e lucente, come
un'armatura aderente al corpo, probabilmente dura come acciaio.
Strani simboli rossi apparirono sulle cosce, estendendosi fino alle
caviglie, sul ventre, fino a sopra le spalle, che si allungarono come
spallacci di un'armatura.
I capelli divennero lunghi
e corvini,
raccolti in una lunga treccia che le cadeva fino alle caviglie,
iniziarono a comparire strani segni anche attorno agli occhi, sulle
guance, fino al collo.
Le mani adesso erano una
perfetta
continuazione del braccio, di quel corpo che di umano aveva perso
ogni parvenza, diventando più vicino all'essenza di demone.
Urlando di una voce
metallica e
profonda, due ali da pipistrello enormi spuntarono sulla schiena
della Lilith, che si riconosceva in quell'essere solo per la
fisionomia del volto, così simile, dagli occhi carmini e
dalle piene
e rosse labbra.
-Ti pentirai di aver
risvegliato la
mia dinività oscura- sibilò la Lilith,
avvicinandosi a Mahel con
tutta l'intenzione di ucciderla -Muori!-
Mahel socchiuse gli occhi
solo un
momento, vedendola avvicinare, colta da una paura e da un rimorso che
non avevano significato.
Quella davanti a lei non
era più
l'irritante civetta della locanda, né la pericolosa
assassina
Lilith...ma era solo un demone, anzi, come si era definita lei
stessa, una divinità oscura.
Nel buio dell'interno della
sua mente,
le sue ultime parole furono tutto ciò che non si sarebbe mai
aspettato.
-Scusami, Lagharta...-
***
Dedicato a Lete,
perché nonostante tutto la dolcezza si misura anche da poche
parole.
Grazie a te ho fatto un sorriso in una giornata davvero buia, non sai
quanto te ne sia grata.
Grazie davvero.
Spero che questo capitolo lasci con il fiato sospeso tanto quanto ha
lasciato me. Ovviamente le scene di combattimento fanno pena, questa
storia è venuta fuori proprio come una sfida per le mie
rappresentazioni di battaglia. E' venuto fuori da solo, come se i
personaggi si aspettassero che li avrei disturbati quasi subito. Spero
che Lagharta non me ne voglia se gli ho tenuto l'effetto del veleno
più di quanto fosse necessario, ma purtroppo doveva starsene
buonino e fermino U-U quando le donne discutono gli uomini devono solo
stare zitti.
Ma lasciamo perdere tutto quanto e procediamo ai miei amatissimi
RINGRAZIAMENTI!!!
Lirin Lawliet:
sono contenta che la dedica ti sia piaciuta ^-^ e un pò di
abbattimento per la critica c'è, credo valga per tutti, ma
tranquilla: ho la capacità di abbattermi e risollevarmi
facilmente, sono un pò lunatica xD qua la Lilith mostra il
suo verso volto, anche se il suo potere è un pò
particolare. Vedremo se riuscirò a spiegarlo nel prossimo
capitolo. Per adesso grazie per aver spostato la storia tra le
preferite *////* me ti bacia *smack smack smack* e ti abbraccia
*strizz* e me spera ardentemente di rimanere all'altezza di questo
onore ^-^ grazie davvero =*
Genis:
nii-nii, a te sproloqui così tanto su msn che ormai dovresti
sapere che l'avermi commentato anche qua mi ha fatto ridere ^-^
perchè a volte la tua dolcezza non ha pari e spero proprio
che mi farai l'onore di rimanermi accanto ancora per un pò
(anche per sempre u.u) perchè l'averti vicino mi risolleva
quando davvero non so cosa fare. Come vedi la Lilith non è
una trota,
è peggio xD ma c'è tutto un bel
perchè. E l'aver trasformato Alvexia in un vero e proprio
demone (come il termine Lilith suggerisce u.u) non mi è
sembrato originale, ma ha il suo perchè. Fammi sapere cosa
ne pensi del nuovo capitolo. Ti voglio bene nii-nii =*
Fairy_chan88:
come sempre, il tuo commento è quello che mi sganascio di
più a leggere XD parto già col presupposto di
ridere, visto che so che hai un tuo modo particolare di rapportarti ad
Alvexia (la befana
xD), Lagharta (il ciccio
che si deve svegliare xD), Mahel e Saluss. Vedremo cosa mi dirai dopo
questo capitolo un pò così, dove la Lilith
dimostra quanto può essere malvagia. Mi farai sapere.
Oltretutto la povera Saluss è ancora svenuta, povera cara
ç_ç tranquilla che si riprende, e come se si
riprende. Vedrai quanto sarà incavolata xD e anche lei
riusciurà a dirgliene quattro alla Lilith. E comunque son
contenta che Lagharta continui a starti a cuore...pensa che
è come se fosse un mio figlioccio, anche se teoricamente tra
me e lui ci corre qualcosa come...3 anni? Beh xD sembra più
infantile di quanto non sia xD ci vediamo al prossimo capitolo ^-^ un
bacione =*
fruttina89:
premetto con lo scusarmi della pessima recensione lasciata, ma sono in
condizioni penose e ho voluto aggiornare solo per cocciutaggine
>.< vedrò di farti un bel commento pomposo al
prossimo capitolo, te lo meriti. Per il resto, grazie delle tue sempre
splendide recensioni e delle parole davvero dolci, questo periodaccio
mi porta ad essere sempre un pò giù di morale
perciò mi aiutano a fare almeno un sorriso e pensare che
c'è di peggio nella vita e che bisogna abbracciare le cose
belle. Mi dai davvero un non so che di dolcino/carino/puccioso, la tua
recensione mi infonde sempre tanta tanta pace ^-^ quindi ti ringrazio
di cuore. Spero che mi farai sapere cosa ne pensi della Lilith e di
questo capitolo, perchè mi farebbe molto piacere. Come
sempre, meritatissimo, un bacione =*
Milou_: il
padrone di Alvexia apparirà più avanti, e
sarà la persona che meno ti aspetteresti. Qua, poi, la
Lilith si è prodigata in un bel casino, vedremo come la
risolveranno i nostri protagonisti nel prossimo capitolo. Come sempre,
auguri per la scuola (ormai manca poco alle vacanze di Natale, susu!) e
buona fortuna per tutto. Anche a te, con tutto il cuore, va un bacione
enorme =*
Dust_and_Diesel:
aggiornato già, come predetto xD e si, qualcosa
succederà. Mahel non è il tipo di persona che non
dice o non fa qualcosa di così eclatante da scatenare il
fuoco del moccioso lì, quello che si fa strusciare.
Purtroppo per lei Lagharta è ancora troppo infantile per
rendersi conto che è specialissima, dovrà
faticare un pò. E la Lilith è quello che
è, ha comunque un suo perchè nelle cose che fa.
Come tutti, del resto. E altamente psicotica, comunque, quindi lei
può essere a tratti dolce, a tratti crudele, e di nuovo
dolce. Solo la tua testa nasconde la risposta, ma prima o poi ci
arriverò xD e per quanto riguarda la psicologia fai da te,
prego xD qua son tutti da ricoverare, mi sa. Ma se vedi come son messa
io, penso sia il minimo MWAHAHAHAH! Scherzi a parte, spero che questo
capitolo ti abbia fatto nascere curiosità nel prossimo, e
non finirò mai di ringraziarti per aver segnalato la storia.
Spero che prendano in esame anche la tua. Come sempre un bacione (PS:
spero che tua mamma stia bene!) =*
Lete: spero
che ti abbia fatto piacere. Spero che riuscirai a leggerlo prima del
prossimo aggiornamento. E comunque la mia non voleva essere una
ramanzina, per carità non mi permetto °-°,
ma solo è una mia idea. Ovvio che vedere tanti commenti fa
piacere, ma se uno lo fa con passione è ancora
più piacevole. Se la cose non è un obbligo per
te, allora sono contenta che continui a lasciarmi un tuo passaggio ^-^
e spero che continuerai a farlo. Per adesso, questo capitolo te lo
dedico e spero che continuerai ad amare Lagharta (io pensavo che
Lagharta suonasse duro come suono, il fatto che lo trovi dolce mi ha
reso così felice ^///^) e che lo seguirai fino alla fine.
Perciò, un bacione anche a te =*
Visto che il mio
nii-nii Gennino si è preso la briga di commentarmi qua,
questo spazio è tutto per il mio Luca, il mio amore.
Nonostante litighiamo sempre e per tutte le più assurde
stupidaggini, ti ringrazio di essere sempre qua con me. Ti Amo <3
Grazie, inoltre, alle 15 persone che hanno aggiunto la
storia fra le preferite (grazie quindi a Dark_Blame, Dust_and_Diesel, Elbeth, Fairy_chan88, Genis, hinayuki, Kuroshi Tsukishiro, ladyvonmark, LinusVanPelt, Lirin Lawliet, MerythGreen, Milou_, _stellina999, _TiNk3r_b3LL_, __Khozen), alle 15 che l'hanno
aggiunta fra le seguire (grazie quindi a Alies, Caos, cicha, Clara_88, Dust_and_Diesel, FleurDeLys, fruttina89, just my immagination,
Justinian, kuro, Lete, MerythGreen, miiRU, Tempest_the_Avatar, yury_chan) ed a Elyion che l'ha messa tra quelle da
ricordare. Grazie a tutti coloro che leggono solamente (purtroppo non
ho modo di sapere i vostri nomi, sennò farei anche qua
l'elenco), spero che continuerete a farmi compagnia fino alla fine.
Un grazie a tutti quanti, ci vediamo al prossimo capitolo =*
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Capitolo 13 *** 12 - Il motivo per cui combattere ***
CAPITOLO 12
Il motivo per cui
combattere
Mahel teneva stretti gli
occhi chiusi,
implorando Lagharta, nel suo cuore, di perdonarla.
Stringeva Saluss forte al
petto, nel
tentativo di proteggerla dall'attacco della Lilith.
Non aveva paura.
Sentì uno
schianto pazzesco, delle
dita toccarle sul volto e una voce preoccupata parlarle -Ehi
principessina...tutto bene?-
Mahel aprì un
occhio, poco covinta,
vedendo sfocato davanti a sé il volto di Lagharta -Non
richiudere
gli occhi Mahel, sveglia Saluss, ho bisogno di lei-
Mahel borbottò
qualcosa, non riuscì
a far uscire dalla bocca nessun suono di senso compiuto, Lagharta si
voltò verso la Lilith continuando ad urlare -Saluss, presto-
Mahel scosse la fatina,
mentre i suoi
occhi pian piano tornavano lucidi, le dita fredde della ragazza la
scuotevano piano nel tentativo di vederle aprire gli occhi.
-Non riesco a svegliarla,
Lagharta...-
-Tu continua a provarci!-
le
rispondeva lui, ansimando, come se stesse spostando un peso enorme.
Mahel si decise a guardare davanti a lei.
Ora aveva paura.
La Lilith guardava Lagharta
con
sguardo astioso, le mani incurvate in una strana posizione inumana,
cariche di lampi elettrici e di una minacciosa aura rossa.
Fluttuava nell'aria,
muovendo
sinuosamente le ali da pipistrello, ogni tanto cozzando le dita
velenose contro la lama della spada di Lagharta, che per via del
veleno ancora non si muoveva bene.
-Sei totalmente immune ai
veleni,
ragazzino...- sibiliò lei acida -Un vero fastidio...-
-Spiacente, bellezza-
rispose lui
parando un colpo della Lilith, che cercava di metterlo fuori
combattimento di nuovo con il suo veleno -Ma se mi faccio uccidere
c'è una persona che piangerà per me
così disperatamente che non
avrò mai più il coraggio di parlarle...-
Mahel guardò la
piccola Saluss,
sorridendo, prendendo nuovamente a scuoterla mentre Lagharta
combatteva.
C'era, alla fine lo aveva
trovato,
qualcosa che per Lagharta valesse la pena combattere.
Saluss aprì gli
occhietti,
sforzandosi di non richiuderli subito alla luce del sole.
Lo sguardo rasserenato di
Mahel la
fece sorridere, stanca -Mahel...-
-Shh...non ti preoccupare
di niente,
Saluss, è tutto ok. Devi aiutare Lagharta, la Lilith
è...-
Saluss si alzò
in volo, le ali che
ancora vibravano languide, nel tentativo di riprendersi.
Guardò
verso Lagharta e la Lilith, soffocando un gemito di preoccupazione.
-Che cosa è?-
chiese confusa.
-La Lilith. Il suo potere-
rispose
Mahel, preoccupata -Io non...-
-Quello non è un
potere di una
Lilith- si sbrigò ad aggiungere Saluss, scuotendo la testa
-L'unico
potere magico di cui sono dotate, e questo lo sa anche Lagharta,
è
la magia evocativa non elementale...- borbottò lei.
Mahel la guardava senza
capire,
voltandosi a tratti verso la Lilith, che era tutto fuorchè
umana al
momento, a tratti verso Saluss, che la osservava piena di domande.
-Mahel...vado ad aiutare
Lagharta. Ma
presto avremo bisogno di te- e sparì, sfumando nella solita
aura
rosata.
Mahel non capiva, si
sentiva confusa.
Le Lilith avevano il potere di evocare? Era l'unico potere magico di
cui erano capaci? E allora, non si dava risposte, che cos'era
quell'essere dall'aspetto diabolico che le era davanti?
La forza di quella femmina
era ciò
che di più strano avesse mai affrontato.
I suoi occhi lugubri e
spenti, come in
trance, pervasi da quelle pagliuzze argentate come gli occhi divini
di Mahel, erano oscurati da un'ombra malvagia.
L'essenza di Saluss aveva
preso a
brillare non appena questa era rientrata dentro la spada, sollevando
Lagharta di un poco sulle sorti di quella battaglia.
Doveva farlo, non c'era
altra
possibilità.
Alzando la spada furioso,
urlando per
lo sforzo nel movimento, si lanciò con tutta la spinta che
aveva
verso la Lilith, con l'intenzione di ucciderla.
I suoi occhi andarono per
un istante,
incosciamente, verso Mahel, che lo guardava con sguardo confuso, come
se la scena che stava guardando non la riguardasse affatto.
Che cos'era quella
sensazione strana
che provava?
Rimorso? Rabbia? Pena?
Perchè, anche se
aveva rischiato di
essere uccisa, non riusciva a “odiare” quell'essere
davanti ai
suoi occhi, non più umano?
I suoi occhi...mentre
parlava della
sua razza, di sé stessa, erano tristi. Malinconici. Era un
dolore
profondo, quello che provava, l'essere rifiutati, l'essere odiati.
La
diversità...qualcosa che lei
conosceva bene, in quel corpo che più era il suo.
Si sforzò di
trovare qualcosa in
quella ragazza, quel demone, o qualsiasi cosa essa fosse ormai, tale
da scatenare odio. Ma non ne trovava.
Era semplicemente umana.
Imperfetta.
Cercò di trovare
allora una
motivazione, un perchè al suo comportamento, di sicuro
c'era. La
rabbia non viene mai sola, questo aveva capito da Lagharta,
perciò
non era solo il trattamento riservato alle Lilith il problema. C'era
qualcos'altro di fondo.
Qualcosa di importante, ne
era sicura.
Quella tristezza...doveva nascondere qualcosa di molto più
personale
che una sorta di perverso razzismo.
Mahel si toccò
la testa, dove la
Lilith le aveva strappato la ciocca, ricordando la tenue luce che
avevano irradiato prima di cadere a terra, privi di ogni sorta di
potere.
Aveva un'idea.
Ma per attuarla doveva
avere l'aiuto
di Lagharta. E non era sicura che il ragazzo, orgoglioso com'era,
sarebbe stato disposto a dargliene.
-Lagharta!- urlò
Mahel da lontano,
guardandolo -Ho un'idea!-
-Ne ho abbastanza delle tue
stupide
idee- ribadì lui, cercando di trattenere la Lilith -Per poco
non ci
lasci le penne, stai zitta e lascia che me ne occupi io-
-Non la uccidere!-
urlò di nuovo
Mahel, disperata, le mani raccolte come in segno di preghiera -Ti
prego Lagharta, non la uccidere-
-Che cosa diamine dici?!
È
pericolosa!- urlò lui di nuovo, senza voltare lo sguardo
-Guardala,
è un mostro!- asserì con astio.
La Lilith alla parola
“mostro”
ebbe un sussulto, una morsa dolorosa al cuore, i suoi occhi si
socchiusero a fessura.
I suoi occhi presero a
piangere
sangue.
Mostro...essere
maledetto...sciagura...
Per tutta la vita chiunque
l'avesse
incontrata le aveva rivolto epiteti cattivi e immeritati. Lei, che
era gentile di natura e dolce di cuore, era finita per cadere nelle
tenebre oscure che avvolgevano Gaia, diventando un mostro.
Un demone. Una
divinità oscura.
Le Lilith avevano la
straordinaria
capacità di evocazione, che solitamente apparteneva alle
semidee
elementali o agli esseri magici antropomorfi, come le ninfe o gli
spiritelli della foresta. Ma lei, seppur “umana”,
era capace di
utilizzare la magia nera e di evocare creature demoniache. La gente
la temeva, non riusciva a vedere in lei qualcosa di buono.
Coloro che evocano gli
spiriti maligni
sono esseri malvagi...mostri della peggior specie.
Alla fine se n'era convinta
anche lei.
Scappata dalla casa di suo
padre, che
l'aveva ripudiata, aveva cercato il villaggio nascosto delle Lilith e
aveva dato inizio al suo addestramento.
Aveva
rinunciato a tutto, tutto ciò che poteva, per diventare qualcosa
per qualcuno.
Ma le Lilith, in generazioni di odio, avevano sviluppato un egoismo
ed un'indifferenza che le portava ad amare solo una persona per tutta
la vita, loro stesse.
Alvexia
non era così. Non era come loro.
Lei aveva amato sua madre,
una Lilith,
con tutte le sue forze. Aveva amato suo padre, fin quando lui non le
aveva negato il suo cuore, mandandola via. Li aveva amati fin quanto
aveva potuto, non aveva mai provato rimorso per quel sentimento
soffice e caldo.
Amore...
Amava Gaia, nonostante
questo non
ricambiasse il sentimento. Più lei cercava nel suo mondo un
luogo a
cui appartenere, più questo l'allontanava, la rifiutava, la
odiava.
E al villaggio delle Lilith, dopo anni interminabili di dolore e di
pianto, era stata messa di fronte al monito della sua razza con
violenza e amarezza.
Ama
solo te stessa.
Ma,
per quanto si sforzasse, nascondeva nel suo cuore un terribile
segreto. L'amore nascosto per qualcuno che dipendeva da lei e da cui
lei dipendeva, che sarebbe morto
senza di lei, che l'avrebbe uccisa l'avesse perso.
Non poteva rinunciare
all'amore, anche
se avrebbe dovuto farlo. Ma questo dimostrava, senza ombra di dubbio,
che non era un mostro. Lei ne era convinta.
Forse fu per questo che
cedette al
pianto.
Finché non
sentì quella voce parlare
di lei con dolcezza...
-Se pensi questo, Lagharta,
anche tu
sei un mostro!- urlò lei, vedendo le guance della Lilith
percorse da
due strisce rosse sangue -L'ho detto ad Alvexia e lo dico a te,
brutto scemo. La razza di una persona è una cosa di testa,
non di
aspetto-
-Sei ammattita?! Ti voleva
ammazzare.
Guardala bene- continuava ad urlare lui, mentre teneva la spada
tratta a tenerla lontano -Dove è la sua umanità?-
Mahel si
avvicinò a Lagharta, con
sguardo basso, borbottando -Proprio nei suoi occhi...-
“Mi
sta...proteggendo?” si chiese la Lilith, stupita
“Mi
sta...giudicando...umana?” si ripetè ancora,
aprendo gli occhi
verso quella ragazzina umana, senza poteri, che le si stava
avvicinando.
Lagharta si frapponeva fra
di loro,
pronto ad ucciderla se si fosse reso necessario. Non le importava,
non adesso. Qualcosa, in quella ragazza...il suo volto, forse, oppure
i suoi occhi. Divini, anzi no, umani.
Semplici.
Caldi.
La ferivano.
La rabbia crebbe dentro il
suo cuore
con violenza, offuscandole il cervello, portandola in pochi secondi
ad uno stato di pazzia fulminante.
-Menti!-
gracchiò la sua voce,
metallica e profonda, rivolgendosi a Mahel -Sciocca ragazzina umana!
Cosa ne sai tu dell'umanità, non vedi il tuo aspetto divino?
Non hai
idea di cosa voglia dire essere guardata in modo diverso per il
proprio aspetto. Essere odiati per ciò che si è,
anche se non se ne
ha alcuna colpa...- sibilò grave, la voce rotta da un
sentimento che
pian piano la stava uccidendo -Morite, tutti e due!-
Il suo corpo fu avvolto
come da
fiamme, fredde come il ghiaccio, violacee e rosse, che si espandevano
fino a Lagharta, costretto a fare un salto indietro.
La Lilith sorrise acida
pensando che,
dopo averli uccisi, quel dolore dal petto sarebbe scomparso. Magari
per sempre.
-No, fermati, non lo fare!-
urlò
Mahel facendo due passi verso Alvexia, porgendole la mano -Io posso
capirti, voglio capirti...Alvexia!-
Lagharta la prese per un
braccio,
furioso -Che diavolo tenti di fare? È impazzita, il suo
potere deve
essere troppo instabile per poterlo controllare a lungo. Rischiamo di
mettere in pericolo anche il villaggio-
-Lei ha bisogno solo di
qualcuno che
l'accetti e la capisca, come te- lo guardò lei, sentendo il
freddo
pungerle le dita -Per favore, Lagharta...aiutami-
-Aiutarti? A morire?-
urlò lui,
violento, spingendola indietro e parando di nuovo la spada in avanti
-Non posso far altro che ucciderla, è troppo pericolosa-
-No!- Mahel
afferrò il braccio di
Lagharta, mentre il freddo di quelle strane fiamme iniziavano a farle
sbattere i denti -Lagharta, ascolta almeno quello che voglio fare!-
-Lasciami stupida,
moriremo-
continuava ad urlare Lagharta -Lasciami-
-Saluss, ti prego-
sussurrò Mahel
immersa nel freddo, con voce implorante -Salviamo
Exitio...Laherte...e salviamo anche Alvexia, te ne prego...-
L'essenza della spada
iniziò a
brillare, Saluss fuoriuscì dalla spada guardando Mahel con
occhi
dolci -Anche tu...sei proprio come Lagharta...- biascicò
sorridendo,
scuotendo la testa -Tu mi hai protetto. Ti devo la vita.
Farò ciò
che mi dici-
-Sono io il tuo padrone,
Saluss- disse
Lagharta, guardandola torvo -Vuoi dar retta a questa stupida
anziché
a me?!-
Saluss guardò
Lagharta e scoppiò in
risa, trattenendo dentro di sé la sgradevole sensazione del
freddo
che le intorpidiva il corpo -A volte anche gli stupidi hanno ragione.
E tu dovresti capire meglio di chiunque altro. Non è vero
Lagharta...?-
Lagharta guardò
prima la fatina e poi
Mahel, pensando la stessa cosa di quando vide per la prima volta le
ninfe del Lago del Cielo.
-Femmine...siete tutte
uguali. Tutte
eroine dei nostri giorni- sbottò lui, tenendo sotto d'occhio
le
fiamme che Alvexia stava espandendo -Sbrigatemi a dire cosa avete in
mente, o ci ritroveremo completamente coperti di ghiaccio-
Mahel sorrise, soddisfatta.
Era una stupida umana,
inutile e priva
di poteri. Ma c'era qualcosa che solo lei poteva fare e lo avrebbe
fatto a costo della vita.
-Tu sei pazza- le
sussurrò Lagharta,
guardandola con occhi sgranati -Potremmo morire-
-Moriremmo in ogni caso,
cos'hai da
perdere?- chiese lei, porgendosi davanti a Lagharta e porgendogli i
capelli -Per una volta facciamo come voglio io-
-Temo che questa non
sarà la prima e
unica volta in cui lo sentirò detto, vero?-
Mahel si voltò e
lo guardò,
limitandosi a sorridere.
Mancava un attimo. Un solo
istante e
tutto sarebbe finito.
Non appena le fiamme li
avessero
completamente avvolti, la temperatura sarebbe scesa immediatamente a
condizioni impossibili per degli esseri umani.
Fredda morte istantanea.
Rapida ed
indolore.
Anche troppa clemenza.
Ma la visione della
ragazzina che le
si avvicinava, saltava scoordinatamente verso di lei e l'abbracciava
la distrasse. Sentì il caldo contatto del corpo di Mahel,
che
rabbrividì per il gelo del suo corpo, eppure continuava ad
abbracciarla.
-Adesso Lagharta!-
urlò Mahel al
ragazzo che l'aveva seguita, tenendo stretti i suoi capelli tra le
mani.
Tutto ciò che la
Lilith ricordò di
aver visto, fu la spada di Lagharta tagliare di netto i capelli di
Mahel. Poi tutto venne avvolto da una luce.
E da un piacevole tepore.
Quando la luce scomparve,
Mahel e la
Lilith erano a terra.
Alvexia aveva ripreso le
sue
sembianze, stesa a terra con l'espressione corrucciata e gli occhi
chiusi, la sua splendida figura umana in posizione composta. Mahel,
sopra di lei, era stretta con gli occhi chiusi, in attesa.
No, non era morta. Non le
sembrava di
essere morta.
Aprì gli occhi e
la vide, sotto di
lei, il respiro regolare che le increspava il petto a tratti. Si
tranquillizzò, abbracciandola di nuovo forte e baciandola
sulla
fronte.
-Meno male che stai
bene...- disse
dolce, carezzandole i capelli -Non sei sola-
Lagharta
la guardava a pochi passi, borbottando qualcosa a Saluss, con
ammirazione
-Avrebbe potuto ucciderci tutti, o morire lei, eppure non ha esitato
un attimo-
Saluss annuì
ridacchiando -L'hai
detto tu stesso, è solo stupida. Gli stupidi non hanno paura
di
qualcosa come la morte-
-Hai ragione-
asserì lui, infoderando
la spada e accogliendo Saluss sulle sue ciocche di capelli -Sono
contento tu stia bene-
Saluss gli
afferrò forte le ciocche,
annuendo -Si, anche io-
Mahel provò a
rialzarsi, si sentiva
stranamente debole. Ma riusciva a reggersi in piedi e tanto le
bastava.
Prima di alzarsi
completamente notò
al collo di Alvexia, nascosto parzialmente dai vestiti, un ciondolo
abbastanza grande. Un medaglione.
Prendendolo tra le dita lo
sentì
scattare, il medaglione si era aperto in due. Guardò
all'interno e
vide una piccola immagine, tonda e sgualcita, di Alvexia ed un
ragazzino, entrambi gli occhi rossi.
Non era una foto, forse non
esistevano
neanche su Gaia, era un piccolo e curato ritratto. Ma era bellissimo
e mostrava un sorriso di entrambi, spontaneo e sincero.
Eccola la sua motivazione.
Ridacchiò
soddisfatta, facendo cenno
a Lagharta di avvicinarlesi -Ho trovato ciò che cercavo.
Avevo
ragione- annuì lei.
-Che cosa avresti trovato?-
borbottò
lui avvicinandosi, guardando curioso il medaglione che Mahel teneva a
portata d'occhio -Che cos'è?-
-La sua umanità-
Riaprì gli occhi
stancamente,
portandosi una mano alla testa.
Che confusione...non
riusciva a
ricordare. Che cosa era successo? Ricordava solo pochi frammenti.
Mahel che...l'abbracciava...poi quella luce...e poi il nulla.
Non era morta, si sentiva
ben che
viva, eppure non riusciva a capacitarsi della situazione. Era su un
letto, o almeno così sembrava dalla morbidezza del materiale
sotto
di lei, delle coperte le avvolgevano la vita.
Voltando lo sguardo di lato
la vide,
Mahel, il sorriso stampato su quella faccia che non potè che
definire idiota, i capelli cortissimi e una mano stretta alla sua
-Come ti senti?-
-Oddio che cosa
è successo? Che mi
hai fatto?- l'accusò Alvexia, scostando la mano bruscamente
-Che
diamine...-
-I miei capelli sprigionano
potere
solo se li tagli di netto, non se li strappi- annuì Mahel,
un po'
delusa del fatto che Alvexia si fosse ritratta così da lei
-Per il
resto sei solo svenuta, fortunatamente-
-Hai cercato di ucciderci
tutti
quanti?- ribadì acida, incattivita -Non potevi lasciare che
il tuo
amico lì mi uccidesse con la spada?-
-Non volevo che tu morissi.
Non sapevo
neanche che i miei capelli fossero effettivamente magici- rise Mahel,
cercando di mantenere un atteggiamento positivo.
Alvexia chiuse gli occhi,
sbuffando
-Sei irritante-
-Lo so- disse Mahel,
abbassando lo
sguardo -Però volevo salvarti-
-E
perchè mai?- continuava ad aggredirla con la voce, sperava
che se ne
andasse e la lasciasse sola, la abbandonasse, dandole del mostro
-Cosa ti dà il diritto di preoccuparti di una come me?-
-Ciò che hai al
collo è una buona
motivazione- rispose Mahel guardandola negli occhi, aspettando un
incontro che avvenne immediatamente.
Alvexia spalancò
gli occhi,
terrorizzata -L'hai...l'hai vista?-
-Si- annuì
Mahel, riempiendosi di
dolcezza -Chi è quel ragazzino?-
-Niente che ti riguardi!-
rispose
Alvexia sbrigativa, alzandosi di scatto a sedere e prendendola per la
maglia -Non dovevi permetterti-
-Mi dispiace- chiese Mahel
abbassando
di nuovo lo sguardo, triste -Io volevo solo...capirti. I tuoi occhi
sono molto più umani di quanto non lo siano i miei...-
aggiunse,
guardandola dispiaciuta -Pensavo che doveva esserci un
perchè. E
c'era. Ma non erano affari miei-
-Già, non lo
erano. Ma dopotutto tu
pensi di capire qualsiasi cosa di Gaia e di me, non è
così?- prese
a urlare Alvexia, scuotendola -Cosa ne sai tu di me?-
-So cosa vuol dire...essere
odiati per
il proprio aspetto. I miei primi giorni con Lagharta sono stati
all'insegna dell'odio, proprio perchè non ero
“umana”- rispose
Mahel, ridacchiando, come se la cosa non la riguardasse più
-Ma
visto che potrei anche non essere ciò che pensa Lagharta, ho
iniziato a combattere. E non mi arrenderò finchè
lui non vedrà in
me ciò che sono realmente-
Alvexia lasciò
la presa sulla maglia
della ragazza. I suoi occhi erano così...così
belli. Limpidi e
cosparsi di pagliuzze argentate, un simbolo di sopraelevatezza alla
razza umana, lei le possedeva in forma di demone. Ne parlava con
amarezza, come se non fosse contenta di quella situazione -Ti adorano
come una divinità protettrice. Nessuno ti odia,
perchè non sei
soddisfatta-
-Perchè non sono
io- rispose Mahel,
seria -Il mio aspetto non rappresenta ciò che sono. Non
voglio
venire amata per il mio aspetto, ma per ciò che si cela nel
mio
cuore. Non è questo ciò che vogliono tutti?
Essere amati per ciò
che si è?- le chiese Mahel.
Era
proprio...ciò che aveva sempre
pensato.
Lasciare da parte l'aspetto
fisico e
mantenere solo il suo nome, Alvexia, che nell'antica lingua di Gaia
significava “rubino prezioso”. Sua madre le aveva
dato quel nome
non appena i suoi occhi si erano colorati di rosso, condannandola ad
una vita come Lilith.
Alvexia aveva sempre amato
quel nome,
quel gesto dolce che sua madre aveva fatto per lei. L'unico gesto
d'amore che avesse mai ricevuto, lo doveva a sua madre.
E adesso, davanti a lei,
c'era chi le
offriva una seconda occasione...
-Io...- borbottò
Alvexia, un occhio
nascosto dal ciuffo che ora le ricadeva davanti gli occhi -Io
non...non sono umana. Sono una Lilith. Hai visto ciò che
posso fare-
-Ho visto. E va bene
così- ribadì la
giovane, alzandosi in piedi -Senti...non so le tue motivazioni, e tu
non vuoi dirmele. Mi sta bene. Ma io sono disposta a...darti il mio
aiuto, se vuoi, a capirti. Se me lo permetti. Basta solo che tu dica
di si-
Alvexia guardò
verso Mahel, che si
era avviata verso la porta -Alvexia...vorrei che accompagnassi me e
Lagharta al Tempio di Vie. Vorrei che mi spiegassi le tue ragioni.
Vorrei che tenessi di più alla tua vita di quanto non vi
abbia
tenuto fino ad ora. Se verrai con noi, Lagharta ha promesso di non
ucciderti. In caso contrario, prima di ripartire per il nostro
viaggio ti inseguirà e ti ucciderà. Sono conscia
che lo farà-
sbuffò, ansiosa -Vorrei che decidessi se vale la
pena...approfittare
di questa seconda occasione, oppure buttare la tua vita. Pensaci.
Aspetteremo 10 minuti davanti alla locanda. Se non arriverai
Lagharta...- non finì la frase, guardando la Lilith con
sguardo
implorante -Vieni con noi-
La Lilith voltò
il capo dalla parte
opposta, senza proferire parola. Mahel abbassò lo sguardo
triste,
come se sapesse come sarebbe andata a fine, chiuse la porta.
La lasciò sola a
decidere. Fidarsi di
lei...o morire.
Uscita dalla locanda, Mahel
guardò
Lagharta con occhi imploranti -Anche se ti chiedessi di non farlo, tu
non mi ascolterai, vero?-
-No- rispose secco lui
-Abbiamo un
patto-
-Si...- rispose lei
abbassando lo
sguardo, dirigendosi verso la staccionata di legno dove aveva
lasciato sfogare Saluss.
La fatina la
seguì, rassicurandola
-Andrà tutto bene-
-Se non mi avesse
dimostrato umanità,
non avrei mai...chiesto a Lagharta niente- sbuffò Mahel
toccandosi i
capelli -Mi dispiace Saluss, niente più pranzo-
-Ti ricresceranno in meno
di 3 giorni,
tranquilla- disse tranquilla lei, toccandole il collo con le manine
piccole -Se i tuoi occhi han visto bene, lei arriverà-
-Si...- borbottò
di rimando la
giovane, dondolando le gambe, amareggiata -Spero tanto di aver visto
bene...-
-Mahel, andiamo- la
esortò Lagharta
dopo neanche 5 minuti, sbrigativo.
Mahel voltò la
testa verso di lui,
come volesse chiedere una proroga, vedendo la Lilith accanto al
giovane con lo sguardo poco convinto. Il suo volto si
illuminò di un
sorriso.
-Non assicuro niente. Mi
riservo di
pensarci per un pò- rispose questa, arrossendo,
comportandosi
finalmente come una ragazza normale.
Mahel annuì,
trotterellando verso di
lei, inciampando e ridendo. Felice.
La Lilith e Lagharta si
guardarono,
Lagharta scoppiò a ridere. La Lilith invece
abbozzò un sorriso
timido, scuotendo la testa. Si avvicinò a Mahel e le prese
la mano,
aiutandola a rialzarsi.
Sarebbe stata dura, avrebbe
dovuto
sforzarsi.
Ma quello sguardo rivolto
verso di lei
era puro e innocente, e voleva accettarlo.
Avrebbe combattuto per
essere
accettata. Perchè anche lei, dopotutto, non era nient'altro
che un
essere umano.
***
Stavolta niente dediche particolari, è tardissimo e sto
cercando di aggiornare presa da un raptus maniacale. Provvedo subito ai
RINGRAZIAMENTI, spero di non diventare troppo brusca xD
Genis:
nii-nii, ecco qua. La Lilith è una trota, ma non proprio
trota. Dopotutto l'umanità è imperfetta e
imprevedibile, e come vedi non c'è niente di più
imprevedibile della scelta di Mahel di portarla con sè. Come
si comporterà la trota? Vedremo. Per adesso ti mando un
bacio, grazie di essere sempre con me a sostenermi =*
fruttina89:
Mahel un pò di fiducia in se stessa ce l'ha, deve solo
trovare il coraggio di tirarla fuori. E si, anche io ero un
pò arrabbiata con Lagharta, ma in questo capitolo si
è fatto perdonare, dai. Ha dato retta a Mahel anche se
poteva fare come voleva, il ghiaccio si scioglie. Chissà
cosa farà la nostra adorata pulzella dagli occhi divini e
dalla testa volante xD e dalla scoordinazione pazzesca, oserei dire. E
cosa farà la Lilith? Beh, spero che rimarrai con me
abbastanza da scoprirlo. Ti mando un bacione grande grande e grazie per
le tue sempre DOLCISSIME parole =*
Lete: sono
contenta che la dedica ti sia piaciuta ^-^ e come vedi si, qualche
potere, anche se piccolo, lo ha anche Mahel. Non è proprio
del tutto incapace, deve solo...come dire...mettersi d'impegno un
pò più degli altri. E poi è impedita,
diciamocelo, inciampa più lei che uno con i lacci delle
scarpe a terra. Povera Mahel. Probabile che nel prossimo capitolo dia
il meglio di sè in altri atteggiamenti da anti-eroina da
storia fantasy. Non so dove mi porterà scrivere di lei, ho
perso polso su quella ragazza .__. troppo indisciplinata da
controllare. Grazie delle belle parole ^-^ spero di rivederti al
prossimo capitolo. In attesa, un grande grande bacio anche a te =*
Milou_:
spero che non sia troppo tardi, ho aggiornato il prima che ho potuto
^-^ come vedi stanno tutti bene, per adesso, vedremo se la Lilith
combinerà qualche scherzo d'ora in avanti. Come ripeto
sempre, non ho forza sui miei personaggi, loro fanno ciò che
vogliono ed io scrivo. Bah .__. se prima Mahel mi avesse chiesto il
permesso per la Lilith, magari...avrebbe dovuto, nell'idea originale,
aggiungersi al gruppo taaanto tempo dopo. Ma a quanto pare è
così che va, quando i tuoi figli sono troppo testardi per
darti ragione. Io mi limito a scrivere, e sarà come
sarà. Anche a te rinnovo i ringraziamenti per le parole
bellissime, ti mando un bacione e di nuovo tanti auguri (le vacanze
ormai ci sono eh!!!) e ti aspetto al prossimo capitolo =*
Lirin Lawliet:
carissima!!! Contenta di vederti ancora qua, alle prese con questa
piccola storia. Le scene di combattimento non sono mai state il mio
forte, anche qua si nota: tendo a interrompere il momento dell'azione,
è perchè sono poco abituata. Ma ci sto mettendo
la testa, spero di migliorare. Perché quando
arriverà la Guerra, sennò, sarò in
serie difficoltà °-° ma ci sono ancora un
pò di capitoli, spero di arrivarci con un buon tempismo.
Grazie delle sempre belle parole, sii spietata quando vuoi (ebbene si,
son anche masochista, ma le tue precisazioni mi han fatto comodo alla
fine e sto cercando di farci attenzione, per quanto sia possibile farlo
all'una di notte xD) che io sono un tipo coriaceo. Spero di rivederti
al prossimo capitolo. E, nel frattempo, ti meriti un bacione =*
Fairy_chan88:
oddio xD ormai l'hai tarchiata come befana, povera Alvexia.
Dì la verità, qua hai cambiato un pò
idea su di lei, dai dai >.< è così
carina! E comunque si, ci sono tanti aspetti di lei che conosceremo con
il tempo, quanto tempo dipende da lei e Mahel. Più si
aprirà con Mahel, più le racconterà di
ciò che sente il suo cuore, più ci
farà partecipi della sua vita. E scopriremo tutto quanto.
Comunque tu qualcosina di lei in più sai,
perciò...acqua in bocca! Mi dilungo poco, sai a che ora sto
postando, quindi ti abbraccio *strizz* e ti rimando al prossimo cap =*
Dust_and_Diesel:
uuuh grazie di aver trovato il tempo!!! Questo aggiornamento ancora
più veloce dovrebbe esserti gradito, prima o poi so che
riuscirai a leggerlo ^-^ e mi dirai cosa ne pensi. Un qualcosa lo dico,
nel senso che son state le ninfe del Lago del Cielo (e se ti ricordi,
dicevo che Lagharta ha di loro uno spaventoso ricordo) ed è
legato al fatto dei veleni. Ma essendo il prescelto di Saluss
è stata una tappa obbligatoria del suo allenamento, che si
è composto di prove atroci da superare. Neanche lui ha avuto
vita facile u.u comunque sia, grazie. In realtà la scena di
combattimento è quella che mi ha portato via più
tempo, per il semplice fatto che SO di esserci negata. Che poi sia
riuscito è tutto di guadagnato, anche se rimango legata agli
aspetti psicologici dei miei personaggi, più che l'azione.
Difetto di fabbricazione, che ci vuoi fare. Aspetto con ansia un tuo
parere e novità per tutto ^-^ è sempre un piacere
parlare con te, lo sai. Intanto ti abbraccio forte e ci vediamo al
prossimo cap (o ci sentiamo prima su msn xD) un bacione =*
Grazie speciale
a Luca, che legge Lagharta per farmi un piacere ma che, ormai, ha
affettuosamente cresciuto un sentimento d'affetto per Mahel. Grazie per
aver permesso di far parte della tua vita la mia figlioccia imperfetta
e, naturalmente, me. Grazie di essere ancora al mio fianco, nonostante
le brutte parole e le discussioni. Grazie di non avere ancora lasciato
la mia mano <3
Grazie alle 16
persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 15 che l'hanno
nelle seguite e la persona che l'ha in quelle da ricordare.
Siete tutti meravigliosi e meravigliose ed io vi adoro dal
più profondo del mio cuore <3
Alla prossima, Selenite
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Capitolo 14 *** 13 - Luna piena argentata ***
CAPITOLO 13
Luna piena
argentata
Il sentiero nella foresta
era al
riparo delle fronde degli alberi.
Il villaggio alle loro
spalle, ormai,
non si vedeva più. Era nascosto dalle maestose quercie
secolari e da
cespugli verdeggianti.
Mahel sospirò,
fermandosi sotto uno
strano albero ricurvo dal quale riusciva a vedere, attraverso le
fronde, uno stralcio di cielo luminoso -Ahh...-
La Lilith si
voltò verso di lei,
sentendo improvvisamente il silenzio dietro le sue spalle, osservando
Mahel con circospezione -Ragazzina...che fai?-
Mahel si voltò
verso di lei, lo
sguardo semi-assente, le mani sulle ciocche di capelli malamente
tagliati poche ore prima da Lagharta -Scusa, arrivo subito...-
Alvexia riprese a
camminare, guardando
di sottecchi Lagharta accanto a lei -Ma sei sicuro che lei sia la
prescelta della Leggenda...?-
Lagharta
corrucciò il volto, avere
accanto a sé la Lilith lo infastidiva, ma non
riuscì ad evitare la
domanda -Penso che sarà la leggenda stessa a scegliere la
sua
prescelta. Non ho idea del perchè abbia dovuto essere
lei...- il suo
sguardo si posò su quello della Lilith con una
serietà ed una
freddezza tali da zittirla immediatamente.
La Lilith si
fermò, rimanendo
indietro di qualche passo rispetto al giovane, sentendo il suo cuore
battere improvvisamente forte.
Quello sguardo cristallino
era la cosa
più spaventosa che avesse visto da tempo.
Mahel, ancora indietro
rispetto ai
suoi compagni di viaggio, vide avvicinarlesi Saluss, con fare
ondeggiante -Mahel, tutto ok?-
-Oh Saluss-
chiamò la ragazza,
porgendole le mani -Si, tutto ok. Stavo solo...guardando il cielo. Mi
sono solo incantata, tutto qua- e, detto questo, sorrise.
Saluss si
attaccò alle ciocche di
Mahel, strusciando il piccolo volto sulla guancia di Mahel -Vedrai
Mahel...che andrà tutto bene-
Mahel sorrise, carezzando
con un dito
il capino di Saluss -Ma certo che andrà tutto bene-
Muovendosi finalmente dalla
sua
posizione, Mahel riprese il cammino verso i due che l'avevano
lasciata indietro, con lo strano desiderio di rimanere al fianco
della ragazza dagli occhi rossi ancora per un po'.
Per percorrere il sentiero
della
foresta ci vollero quasi sei ore.
Il silenzio permeava
l'atmosfera del
gruppetto, solo Saluss ogni tanto riusciva a spezzarlo con domande a
Mahel o Lagharta, senza degnare di attenzione la Lilith.
Anzi, questa pensava
addirittura, o
forse ne era sicura, che la fatina la guardasse di traverso, come a
volerle specificare la sua inadeguatezza.
Ma la Lilith aveva promesso
di
provarci, ed essendo una persona di parola, si limitava a scambiare
con quell'irritante creatura qualche sorrisetto di scherno,
ovviamente provocando moti violenti di rabbia nella fatina.
In fondo, doveva
ammetterlo, era
divertente vederle il volto piccolino diventarle rosso e vederla
gonfiare le guance, sapendo che anche lei doveva solo stare al gioco
di quell'assurda situazione.
Ma per il momento, andava
bene anche
così.
Quando il cielo
cominciò a tingersi
dei colori caldi del tramonto, il gruppetto fu in prossimità
del
sentiero che si snodava su per i viali rocciosi della montagna.
Il paesaggio alberato era
ormai alle
loro spalle, il terreno fino a poco tempo prima morbido ed erboso
adesso era cosparso di piccole e grandi pietre, sassi e rocce. L'erba
era quasi del tutto sparita.
Uno spiazzo gigantesco si
parò
davanti a loro, incrociando tre grandi strade.
-Lagharta...noi dobbiamo
andare a
diritto, vero?- chiese Mahel quando vide Lagharta continuare
imperterrito a camminare -Lagharta?-
Alvexia guardò
la ragazza, che
mostrava uno sguardo confuso, scuotendo la testa -A volte sembri di
Gaia, ma sono in cose come queste che dimostri cosa sei davvero...-
borbottò la Lilith, guardando Lagharta -Ehi, fusto, almeno
spiegale
dove siamo. O lo faccio io?-
Lagharta si
fermò, sbuffando,
scrollando le spalle -Mancano ancora 2 giorni di marcia. Dovete per
forza fermarvi a chiacchierare? Non arriveremo neanche al lago se
continuiamo così-
-Tranquillo, al lago
mancano meno di 2
ore- asserì la Lilith, avvicinandosi a Mahel -Non
è per prendere le
difese della ragazzina, ma se non le spieghi neanche dove siamo,
questa qua continuerà a guardare tutto con smarrimento. E tu
non
vuoi che la “principessina” si trovi in
difficoltà, vero?-
Lagharta aprì la
bocca come per
parlare, ma la faccia della Lilith ed il suo tono lo astennero dal
dire qualsiasi cosa. Perciò scrollò di nuovo le
spalle -Fai un po'
come ti pare...-
La Lilith lo
guardò darle le spalle e
sentì una strana soddisfazione crescerle dentro. Aveva vinto
la sua
prima battaglia.
Pensava che ci avrebbe
preso gusto.
-Allora, principessina...-
cominciò
la Lilith.
-Mi chiamo Mahel-
provvedette a
fermarla subito Mahel, con sguardo provocatorio -Mi basta che sia
Lagharta a chiamarmi principessina, ti pregherei di smetterla-
-Come vuoi...- rispose la
Lilith
-...principessina-
Odiosa.
Mahel iniziò a
pensare che non fosse
stata una buona idea chiedere alla Lilith di seguirli fino al Tempio
di Vie. Ma non riusciva a sopportare l'idea che qualcuno morisse.
Magari per una
volta...
-Comunque sia- riprese la
Lilith,
sorridendole come a volerla prendere in giro -Questo crocevia
è
conosciuto come i “Tre Sentieri del Vento”, anche
se di solito lo
chiamano solo i Tre Sentieri- indicò a Mahel il sentiero
davanti a
loro -Quella è la strada che prenderemo noi. Porta fino in
cima alla
montagna, dove ci fermeremo per la notte, poi scende di nuovo fino a
valle. Ma per adesso ti basta questo, no?- la guardò, in
attesa.
Mahel annuì con
la testa.
-Quello invece...-
indicò la strada a
sinistra, da cui si vedevano dei campi in lontananza -...è
il
sentiero che porta fino al villaggio. Non passa per la foresta
perchè
di solito viene usato dalle carovane o dai contadini. Costeggia la
foresta, si immerge nei campi coltivati, spuntando all'entrata
laterale del villaggio. E poi c'è quello- indicò
il sentiero sulla
destra -Quello, rammentalo, è il sentiero che tutti
a Gaia
conoscono. Tutti l'hanno preso almeno una volta nella vita, arrivando
sino al Tempio di Pietra. Il luogo dove è incisa la Leggenda
e
dove...- guardò Lagharta, facendo voltare anche Mahel verso
di lui.
-E dove cosa...?- chiese
Mahel,
guardando a tratti Alvexia a tratti Lagharta -Spiegatemi-
Lagharta voltò
lo sguardo di lei,
senza però incrociarne gli occhi -Nel Tempio di Pietra erano
custodite le armi sacre Saluss ed Exitio...e probabilmente anche Vie-
Mahel rimase in silenzio,
abbassando
lo sguardo -Scusa-
-Perchè ti
scusi?- chiese Lagharta,
corrucciando la fronte.
-Mihai guardato con degli
occhi
così...severi...- rispose Mahel, alzando di poco lo sguardo
verso di
lui -Pensavo che ti fossi arrabbiato...-
Lagharta si
avvicinò verso di lei, lo
sguardo ancora corrucciato, alzò la mano e sembrò
quasi che si
preparasse a picchiarla.
Mahel chiuse istintivamente
gli occhi,
spaventata.
Ma sentì solo
una dolce pacca sopra i
capelli, quindi socchiuse gli occhi e lo vide, con un sorriso timido
stampato in faccia, una risata che si stava schiudendo -Nonostante tu
sia una principessina delicata e imbranata, un animaletto
fastidioso...non credere che ogni cosa che tu faccia o dica mi dia
fastidio-
Dette quelle parole fece
cenno ad
entrambe di continuare, voltando la schiena alle due e iniziando a
inespicarsi per il sentiero roccioso davanti a lui. Alvexia fece per
seguirlo, ma istintivamente guardò Mahel che era rimasta
ferma al
proprio posto. E sorrise, divertita.
La ragazza era immobile,
gli occhi
spalancati ed un rossore timido e meraviglioso dipinto sulle guance.
Il sentiero che saliva per
la montagna
era abbastanza largo. Ci potevano tranquillamente passare le carovane
mercantili, i carretti dei contadini o i viandanti.
Dopo una ventina di minuti,
saliti
ormai di un bel pezzo, Mahel guardò oltre lo strapiombo del
serntiero scorgendo un paesaggio meraviglioso.
Immense distese verdi,
percorse da
fiumi e da sporadiche boscaglie, in lontananza vedeva addirittura il
mare aperto. Montagne altissime racchiudevano la valle e occupavano
gran parte del territorio molto in lontananza, come se dividesse il
continente in più zone.
Avrebbe voluto chiedere a
Lagharta, ma
il rossore di poco prima ancora non era passato, perciò
decise che
avrebbe potuto farlo tranquillamente il giorno seguente.
Arrivarono al lago sulla
sommità
della montagna quando il cielo iniziò a scurirsi.
Il pungente vento di
primavera
iniziava man mano a farsi più tiepido, segnando pian piano
l'inizio
dell'estate. Anche se non poteva essere sicura che esistessero le
stagioni su Gaia e che ciclo seguissero.
Lo spiazzo della montagna
era
gigantesco, grande quasi quanto il crocevia, abbastanza erboso per
essere sulla sommità di una montagna rocciosa. Qualche
albero
riempiva la desolazione di quel posto, uno addirittura era
leggermente piegato sul laghetto, che doveva essere stato costruito
dall'uomo. Sugli argini saettavano infatti piccole pietre bianche,
come a volerlo evidenziare. Due rocce più grandi, sulle
quali ci si
poteva comodamente sedere, erano proprio accanto all'albero,
costituendo un ottimo rifugio.
-Lagharta, posso restare
lì
stanotte?- chiese Mahel indicando le rocce a ridosso dell'albero,
poco più alte dell'acqua del laghetto.
-Perchè me lo
chiedi? Non sono mica
tuo padre- disse lui seccato, vedendo un'ombra scura passare sugli
occhi di Mahel che, intanto, aveva preso a sorridere.
-Visto che sei tu ad
occuparti di me,
volevo solo...lascia stare- aggiunse lei, voltandogli la schiena e
procedendo adagio verso le rocce.
-Ma che ha?- chiese poi
Lagharta,
guardando Saluss che nel tragitto dal crocevia al lago si era
attaccata nuovamente alle sue ciocche -Che ho detto?- Saluss si
limitò a scrollare le spalle, guardando triste verso Mahel.
C'era ancora tempo. Glielo
avrebbe
chiesto non appena fosse nata la notte.
Mahel era rimasta a fissare
il cielo
finchè non si colorò di nero.
Finchè una
tonda, argentea luna piena
non le era arrivata davanti agli occhi, persi in quel vellutato manto
notturno puntellato di stelle.
Non aveva voluto mangiare,
non aveva
voluto coperte. Era rimasta sopra la roccia più grande, le
gambe
poggiate su quella più bassa, gli occhi puntati al cielo.
Saluss le si era
avvicinata, ma Mahel
non aveva proferito parola. Perciò neanche la fatina aveva
fatto
domande, nonostante volesse sapere.
Pensava fosse la stessa
cosa che lei
faceva con Lagharta.
Mahel aveva sempre avuto la
disponibilità ad aprire il proprio cuore. Lagharta non aveva
voluto
vedere questa sua peculiarità ed aveva immerso il loro
rapporto
nell'odio. Adesso stava sciogliendosi nei suoi confronti,
benchè il
suo cuore, Saluss lo sapeva, fosse ancora ben sigillato. Nessuno
avrebbe scoperto i suoi sentimenti a breve.
Mahel, dal canto suo, si
era rifugiata
solo nella sua testa, il suo cuore che stillava sangue per una ferita
che nessuno conosceva, non a Gaia. Saluss le si era avvicinata
sentendo il dolore di quella ferita, aspettando che fosse lei a
parlargliene.
Quando Lagharta
sprofondò in un
delicato dormiveglia, dopotutto non si fidava ancora completamente di
Alvexia e voleva rimanere pronto a difendersi, Mahel aprì le
mani
davanti a Saluss, come la chiamasse.
La fatina si
posò sulle sue dita,
arrivandole davanti agli occhi. Tristi.
-Mi dispiace...ti sarai
preoccupata a
morte. Ma è il solo modo che ho per non piangere, quello di
guardare
il cielo...- sussurrò la giovane sorridendo.
-Che cosa c'è
che non va Mahel...?-
chiese la fatina, gli occhi rosati preoccupati -Non è un
male
piangere...-
-Lo so-
ridacchiò Mahel poco
convinta, abbassando lo sguardo -Vedi...prima Lagharta ha detto che
non è mio padre. Forse perchè gli ho chiesto il
permesso di
rimanere qua-
-Si...forse è
stato brusco, ma sta
cercando di non trattarti con cattiveria-
-Lo so- rispose di nuovo
Mahel, senza
alzare lo sguardo -Solo che ha usato una parola che con me ha
un...certo effetto-
-E quale?- chiese Saluss
piegando la
testolina di lato, in attesa.
-Padre- rispose Mahel,
incrociando i
suoi occhi rosati -Perchè vedi, Saluss...io un padre non ce
l'ho
più. Da tanto, tanto tempo ormai...-
La fatina
spalancò gli occhi, avrebbe
voluto parlare ma Mahel scosse la testa -Ero piccola, ormai me ne
sono fatta una ragione. Ma pensare a lui porta una fitta al mio
cuore, tanto più adesso che non sono...accanto alla mamma...-
Saluss avrebbe voluto
essere più che
una fatina.
Essere una ragazza come
Alvexia,
insomma, un essere umano. Abbracciarla e dirle che era tutto apposto.
Farla piangere, se ne aveva bisogno, come Mahel aveva fatto con lei.
Ma non poteva. Era solo una
fatina
grande quanto una sua mano. E non poteva neanche portare sollievo nel
suo cuore perchè, seppure indirettamente, era stato Lagharta
a
ferirla. E se era il suo padrone la causa del suo dolore, Saluss non
poteva alleviarlo.
-Se non fosse stato
Lagharta...potrei
farti sentire meglio. Ma non posso cancellare il dolore inferto da
Lagharta...-
Mahel sorrise, portando la
fatina
davanti le labbra e scoccandole un bacio sul capino, senza farle male
-Va tutto bene, Saluss...davvero-
Saluss strinse forte i
pugni,
impotente nel suo grande potere. Desiderò ardentemente fare
qualcosa
per Mahel, ma le era impossibile.
Nel suo cuore,
pregò Vie che
alleviasse il dolore di quella “principessina” che
Lagharta, lei
lo sapeva, stava iniziando ad accettare.
Quando sentì di
essere vicina al
sonno, Mahel appurò che Saluss dormisse.
Quando fu sicura che anche
lei aveva
ceduto al sonno, la portò vicino al corpo semi addormentato
del
guerriero, stando attenta a non fare nessun rumore molesto.
Non aveva voglia di
svegliarlo e
giustificarsi. Non aveva voglia di litigare.
Vedendolo dormire seduto
sotto uno
degli alberi dello spiazzo, la spada a portata di mano già
impugnata, l'altro braccio dietro al collo, sorrise. Posò
Saluss
sulle sue gambe distese e tornò alle rocce accanto
all'albero,
posandovisi sopra con le braccia.
Sapeva che dormire sopra
qualcosa di
duro le avrebbe provocato molti dolori, il giorno successivo,
perciò
si sedette sull'erba accato alla roccia, vi poso le braccia sopra e
affondò il volto in mezzo alle braccia, rimanendo vicino
all'albero.
Non sapeva
perchè, ma quel posto,
quel luogo...le davano sicurezza.
Alvexia, sentendo soffocati
pesticcii
arrivarle alle orecchie, aprì gli occhi e vide Mahel
sistemarsi per
dormire. Increspò le labbra in un sorriso maligno,
avvicinandolesi.
Si era messa vicino a
Lagharta, ma
abbastanza lontana per essere sicura di essere lei a tenerlo
sott'occhio. Che poi avesse tenuto d'occhio anche la ragazza era
stato un doppio vantaggio, ma non poteva non approfittarne.
Era sicura di aver scorto
qualcosa tra
i suoi abiti, una pietra forse, che nascondeva sotto la maglia.
Voleva assicurarsi che fosse qualcosa che valeva la pena di
prenderla, comunque sia Mahel l'avrebbe perdonata, no?
Ma si fermò dal
suo intento, perchè
i suoi occhi videro uno spettacolo incredibile.
Nel silenzio della notte,
rotta solo
dallo sporadico cinguettare degli uccellini, un fascio di luce
argentata, come fosse la luna stessa a investirla, avvolse Mahel.
Tenue, tiepida, la
illuminò
delicatamente. Tutto il suo corpo riluceva, soprattutto i capelli.
Alvexia rimase ferma, non sapeva dire se spaventata o ammirata.
Tante piccole luci presero
poi a
raccogliersi accanto a Mahel, prendendo la forma di una persona. Una
donna. Con i capelli lunghissimi e biondi, gli occhi bianchi.
Una Dea. Quello era senza
dubbio
l'aspetto etereo di una Dea.
Questa guardò
verso Alvexia e
sorrise. Quest'ultima la guardò spaventata, non sapendo se
scappare
o rimanere al suo posto. Ma la donna scossa la testa.
-Non aver paura, non ti
farò del
male- le disse, una voce suadente e delicata -Sono solo venuta a
ridare a Mahel i suoi capelli. Dopotutto, mi pare che ne abbia fatto
un buon uso- sorrise di nuovo, senza distogliere lo sguardo da
Alvexia -Sono contenta di vedere che Gaia sta muovendosi...che
qualcosa sta cambiando...-
-Chi sei?- chiese Alvexia
sospettosa,
nonostante nel suo cuore si diffondesse uno strano senso di pace e
serenità -Cosa mi hai fatto?-
-Non sono brava come
Saluss- ridacchiò
la donna -Volevo solo che tu mi guardassi senza quegli occhi
minacciosi, ma non importa. Restituisco i capelli a Mahel e me ne
vado...-
La donna impose le mani su
Mahel,
ancora addormentata, facendo brillare intensamente i suoi capelli.
Rilucevano di una luce così forte che Alvexia fu costretta a
schermarsi gli occhi con una mano, per non accecarsi.
Quando sentì la
pressione della luce
venir meno, tolse la mano da davanti agli occhi e, davanti a lei,
Mahel aveva di nuovo i capelli lunghi, forse fino alle caviglie.
-Ripeto la domanda...chi
sei?- chiese
di nuovo, turbata da ciò che aveva visto.
-Per adesso...tutto
ciò che ti è
dato sapere è che tu sei diversa da ciò che
credi. E salverai
questa ragazza, un giorno, perchè lei salverà la
vita a te-
Alvexia guardò
Mahel e poi la donna,
che le si avvicinò sorridendo -Non ti avvicinare-
-Tranquilla, anche se
provassi ad
attaccarmi non riusciresti a colpirmi. Ora come ora sono pura
luce...- indicò la luna, mentre si fermava a pochi passi da
Alvexia.
La Lilith guardò
quindi l'astro
luminoso nel cielo, poco più lontane le due lune gemelle
-Cosa
c'entra la luna argentata?-
-Quella è la
fonte dei poteri di
Mahel. Quando ne prenderà coscienza, forse
riuscirà ad essere più
utile alla causa...- guardò la Lilith, portandosi un dito
davanti
alla bocca -Ma tu non le dirai niente. Perchè sono convinta
che
Mahel, prima o poi, se ne accorgerà. Oppure lo
domanderà
direttamente a Vie...-
Alvexia avrebbe voluto
risponderle,
magari qualcosa come “Non ho intenzione di
dirglielo” oppure
“Domandarlo a Vie?” ma la donna davanti ai suoi
occhi si illuminò
e scomparve, proprio come era apparsa, tornando ad essere piccole
luce fluttuanti, che si spensero toccando terra.
Alvexia guardò
quindi Mahel e optò
per tornarsene a sua volta a dormire.
Quella notte, qualcosa
glielo diceva,
se lo sentiva, qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare a
Mahel, quella donna o “qualcosa” l'avrebbe fermata.
Decise di lasciar perdere,
avrebbe
avuto altre occasioni.
Poco più in
là, non proprio
addormentato, Lagharta richiudeva gli occhi dopo aver visto tutto
quanto. Sulle sue gambe, Saluss stringeva la stoffa dei pantaloni,
Lagharta non poteva dire se preoccupata o spaventata. Una sua mano la
carezzò, come a rassicurarla, anche se era lui il primo a
non essere
tranquillo.
Tutto ciò che
dovevano fare adesso,
era arrivare al Tempio di Vie.
***
Dedicato alla mia nee_chan, anche se ormai non lo è
più.
Sono sicura che la diretta interessata capirà.
Grazie.
***
Mmh...devo dire che in principio
questo capitolo doveva essere un pò più corto.
Ma poi mi son lasciata prendere la mano ed ho...ecco...esagerato.
Così è diventato l'opposto del capitolo che avevo
in mente xD ma è stato un flash, una specie di immagine
nella mia testa, ed ho voluto descriverla proprio come è
nata: semplice e spontanea. Ma bando alle ciance...
Procediamo ai miei amatissimi RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: mi sa
che non basterebbe una fiala in endovena di dolcezza per calmare quel
ragazzo U.U santa pazienza, anche se scrivo io di Lagharta mi sa che
è psicopatico °-° passa dalla dolcezza
all'acidità più totale, anche se sembra aver
sotterrato l'ascia di guerra. Forse ora semplicemente accetta la
presenza di Mahel, anche se non è pronto ad aprirle il suo
cuore. Chissà. Grazie per le sempre belle parole e per
essermi sempre accanto. Ti voglio tanto tanto bene nii-nii <3 un
bacio =*
fruttina89:
i tuoi complimenti, contando il modo in cui scrivi e la dolcezza che ti
pervade, sono quelli più pucciosi e di cui sono
più onorata >.< per quanto riguarda Alvexia
si, è un pò come Lagharta sotto certi aspetti:
l'amore negato può essere distruttivo, se non fatale (vedi
Exitio) ed è una cosa che analizzo profondamente in questo
racconto. Perchè è una cosa che mi sta molto a
cuore. Come sempre, mi toccano molto le tue parole, mi rendono contenta
di sapere che la mia storia possa entrare nel cuore di qualcuno,
perciò...grazie ^-^ spero che pubblicherai presto anche tu e
che ci rivedremo al prossimo capitolo ^-^ un bacione =*
Lirin Lawliet:
non sei la prima a dirmi che sto cambiando modo di scrivere
°-° ma sinceramente non sento e non leggo niente di
diverso. Forse perchè sono io stessa a scrivere e me ne
accorgerò magari solo fra qualche anno. O semplicemente, e
più probabile, sono solo tonta U.U che è il mio
marchio di fabbrica (mi scuso anche per i numeri scritti non in
lettere, ma non ci avevo proprio fatto caso xD). Parlando di Alvexia,
come dovrei aver già detto da qualche parte, io la odio o la
amo a seconda del capitolo, e si vede anche dal modo in cui parlo di
lei. Mahel la adoro a prescindere, che faccia o meno la "principessina"
ma è qualcosa di mio xD Alvexia infatti non è
cattiva, è solo un pò refrattaria al fidarsi di
qualcun altro. Ma di certo ha visto qualcosa in Mahel, anche se per
capire cosa dovremo aspettare che si degni di dirlo lei xD ti ringrazio
comunque per le tue belle parole, come previsto sei quella da cui mi
aspetto di più e le cui parole hanno un peso fondamentale
per me. E ti ringrazio di nuovo, anche se magari i doppi ringraziamenti
ti suoneranno un pò strani xD ma son fatta così,
tu non farci caso. Spero che mi farai sapere al più presto
cosa ne pensi di questo nuovo capitolo. Ti mando un bacione =*
Dust_and_Diesel:
ne abbiamo già parlato ma...CONGRATULAZIONI per
l'inserimento della storia tra le scelte!!! Sono così
ORGOGLIOSA di te!!! Perchè sei un mito e perchè
sei puccia *-* come Mahel, insomma. Per me lei è puccia in
ogni situazione, anche tu lo sei U.U comunque. Grazie per aver trovato
il tempo di recensire, sai che mi fai felice anche se scrivi due parole
in croce, anche perchè poi completi ciò che non
scrivi quando parliamo su msn. Ma quelle due parole, anche solo per il
pensiero, mi fanno così sbrilluccicare gli occhi ^-^ anche
perchè sei TU a scriverle. E non sai quanto sia importante
per me, davvero ^-^ adesso tocca a te, sia per aggiornare sia per...non
lo so. Fatti valere anche all'università, perchè
sei splendida e perchè hai grinta da vendere, altro che
Alvexia! Perciò ti faccio gli auguri per tutto,
università e famiglia, aspetto il tuo aggiornamento e...il
tuo parare. Intanto, ti mando un bacio =*
Milou_: si,
il dolore fa impazzire le persone, portandole ad avere una falsa o
distorta rappresentazione della realtà (vedi Exitio). Anche
Alvexia, purtroppo, ha subito un grande dolore e, come molte persone,
non ha retto e ha costruito una barriera tale da proteggersi da tutto
ciò che la faceva soffrire. La capisco benissimo, visto che
in parte è qualcosa che è successo anche a me. Ma
non perdiamoci in chiacchiere. Spero che con questo capitolo non ti
abbia deluso, che ti sia piaciuto come i precedenti e...come sempre,
auguri per la scuola. Ti mando un bacione =*
Ran_neechan:
oddio °-° cioè, tutta d'un fiato! E si che
Lagharta è lunghettino, nononstante tutto, sei un mito!!! Se
vuoi disegnare i personaggi puoi farlo, potrei anche metterli
a fine capitolo come link se vuoi ^-^ ne sarei molto onorata! Per
quanto riguarda il fatto del nome della Sibilla, dovrei averlo
già spiegato (forse male) però te lo rispiego
volentieri. La mamma di Mahel ha scritto una serie di libri per ragazzi
il cui protagonista era un certo Lagharta che, con l'aiuto della sua
amica sibilla Mahel, affrontava mille avventure per proteggere il mondo
di Gaia. Il padre di Mahel, quando nacque la piccolina, avendo dato il
nome alla sibilla dei racconti della sua mamma, decise di darlo anche a
sua figlia, in quanto la sibilla come hai notato è una
persona davvero particolare e dolce. Spero di essere stata
più chiara, e mi scuso per averlo spiegato male xD e...no,
non c'è altro. Semplicemente era la prova finale per Mahel
di trovarsi nel mondo dei libri della sua mamma. Comunque se ti
è venuta un'idea, chissà...ancora neanche io so
come andrà a finire il viaggio di Lagharta e
company...perciò dobbiamo solo aspettare che ce lo
raccontino i protagonisti. Spero che rimarrai con me fino alla fine e
che mi farai partecipe di ogni tuo dubbio/idea ^-^ grazie mille per
aver letto la storia *mi inchino* e spero di vederti al prossimo
capitolo. Un bacione =*
Fairy_chan88:
*vedi dedica* grazie. Vorrei articolarmi in altro modo, ma è
la parola che esprime tutto quello che provo. Mi viene ancora il
magone, le lacrime, quando ripenso a tanti anni fa, quella ragazzina un
pò tonta e ingenua che credeva nel lieto fine, che sognava
una fiaba avventurosa e che prese a buttar giù un'idea nata
da un sogno, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi blu, raccontandola
alla sua migliore amica. Ancora oggi, penso che questa storia io la
stia scrivendo per te, perchè dopotutto se ho iniziato a
scrivere è stato merito tuo e se Lagharta e Mahel sono
ciò che sono...beh, si, è merito tuo. Quindi
grazie. Grazie per essere stata al mio fianco in passato, fin quando
hai potuto, grazie di avermi riaccolto nella tua vita, grazie di essere
semplicemente quella che sei...grazie di tutto. Rimarrai per sempre,
nel mio cuore, la mia nee_chan ^-^ un bacio =*
Lete: beh,
Lagharta è dolce solo quando vuole esserlo U.U e lo fa
sporadicamente. Ora come ora deve proteggere se stesso, Mahel e Saluss
da Alvexia, che come hai visto non è
molto...ecco...affidabile. Ma penso che con il tempo si
deciderà anche lei a mettere la testa a posto. E sono
contenta anche che stia iniziando a piacerti il personaggio di Mahel,
perchè io personalmente l'adoro ^-^ la mia piccolina! Come
sempre, ti ringrazio di aver trovato il tempo di leggere e recensire,
mi fai davvero molto felice ^-^ provvederò ad un piccolo
spin-off natalizio, probabilmente, spero di riuscire a pubblicarlo
entro il 25 di dicembre! O anche il 24 mi sta bene U.U a mò
di regalino sotto l'albero. Vedrò di organizzarmi. Per il
resto, spero di rivederti al prossimo capitolo ^-^ un enorme bacione
anche a te =*
Grazie al mio
Luca, che nonostante tutto, rimane il mio fan numero 1!!! Grazie di
essere semplicemente il mio topino meraviglioso <3
GIOIA E TRIPUDIO, i numeri continuano a salire *-* sono così
felice!!! Grazie alle 16
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 21 che l'hanno messa
tra le seguite e le 2 persone
che l'hanno messa tra quelle da ricordare. Siete fantastiche/i!!!
Grazie anche a chi solamente legge, i numeri accanto alle visite mi
rendono immensamente orgogliosa di ciò che scrivo ^-^ grazie
davvero dal più profondo del mio cuore. Ci vediamo al
prossimo capitolo!!!
Con affetto, Selenite
|
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Capitolo 15 *** 14 - Un cuore caldo ***
Per gentilissima concessione di Ran_neechan
ecco a voi un BELLISSIMO disegno di Saluss.
Questo,
invece, è opera mia.
Personalmente trovo il disegno di Ran adorabile e delizioso ^-^ quindi
GRAZIE!!!
*Dedicato a Ran_neechan,
perchè hai disegnato Saluss ma anche perchè sei
adorabile.
E le persone adorabili meritano tutto il mio affetto. Grazie*
CAPITOLO 14
Un cuore caldo
Il giorno successivo,
com'era
prevedibile, Mahel si svegliò e...urlò.
Lagharta era già
sveglio, così come
Alvexia, e vederla urlare come una pazza mentre non sapeva dove
scappare per via dei suoi capelli, fu uno spettacolo impagabile.
Alvexia osservava Mahel e
Lagharta,
una che urlava e l'altro che rideva, con uno sguardo indagatore. Non
era convinta che tutto ciò che avesse visto potesse essere
considerato a vantaggio dei suoi compagni di viaggio, ma senza dubbio
andava a suo svantaggio.
Quella era l'unica cosa
sicura.
Lagharta a pochi passi da
lei rideva
così di gusto, sollevato avrebbe detto, quindi gli si
avvicinò
senza però incrociare il suo sguardo, dal momento che ancora
la
spaventava -Ieri sera...- iniziò lei senza avere la forza di
finire.
-Non
ho idea di cosa
fosse...- borbottò lui, incrociando le braccia e divenendo
improvvisamente serio -Ma Colonna le spiegherà tutto,
penso...-
-B-bene-
borbottò di rimando la
Lilith, incrociando le braccia a sua volta.
Lo guardò
avvicinarlesi, fermarla
dalla sua corsa isterica e sgridarla, mentre Mahel continuva a
rispondergli urlando.
Alvexia
abbassò gli occhi, pensierosa, considerandosi per la prima
volta
seriamente un disturbo
ed un ostacolo
a quei due ragazzi dal sorriso luminoso.
Lei
che era come un'oscura ombra maligna.
Lei che non conosceva la
forza di una
risata sincera.
Lei
che non sapeva neanche cosa fosse una risata.
Quando
fu il momento di ripartire accantonò quei pensieri dolorosi
e decise
di riprenderli quando fossero arrivati al tempio di Vie. Dopotutto
aveva promesso.
E comunque ormai mancavano
poco meno
di tre giorni.
Il paesaggio che si vedeva
dal ripido
sentiero che portava a valle era meraviglioso.
Gaia non aveva i tipici
tratti di un
mondo “tecnologico”, in quanto la magia permeava
ogni cosa. I
paesaggi naturali erano lasciati incontaminati, le acque erano
limpide e potabili ovunque. L'unica forma di
“inquinamento” erano
i fumi dei comignoli delle case contadine, ma era un fumo profumato e
sano, quello del cibo cotto.
Mahel adorava quel posto.
Provava a immaginarsi il
Lago
completamente lasciato alla natura, il boschetto e la colonna, ormai
non più magica, le brillavano gli occhi.
Ogni tanto sospirava,
invidiosa di
quel mondo così pulito e magico scritto da sua madre, e ne
fu
orgogliosa.
Avrebbe tanto voluto
abbracciarla e
dirle che Gaia era meravigliosa. Proprio come lei le aveva sempre
detto, brillando di quello splendido sorriso.
Per scendere fino a valle
impiegarono
il resto della giornata.
Il sentiero era irregolare
e ripido,
forse troppo arduo per una come Mahel. Cercava di stare al passo
dell'andatura sicura di Lagharta e Alvexia, ma tutto ciò che
le
riusciva era di rimanere in piedi. Non che questo non fosse un
risultato, però...
Lagharta la
rimproverò diverse volte
ma Mahel non poteva cambiare ciò che era, non
così in fretta e non
se le veniva detto in quel modo brusco.
Quando Lagharta
iniziò per l'ennesima
volta a lamentarsi, la ragazza desiderò ardentemente di
avere il
potere di zittirlo all'istante.
-Mahel andiamo! Ormai si
sta facendo
buio e non siamo ancora arrivati- sbottò Lagharta fermandosi
di
nuovo, mentre Mahel scendeva un ammasso di rocce in mezzo al sentiero
-Non credevo potessero esistere persone così stupide...-
-Scusami tanto se non sono
aggraziata
e atletica come Alvexia, sai- rispose Mahel guardando la Lilith, che
si muoveva su scarponcini col tacco con una grazia che lei in
semplici scarpe da ginnastica non aveva -Ci sto provando-
-Eddai Laharta...- si
inserì Saluss,
aggrappata forte alle ciocche del ragazzo, guardando Mahel con
sguardo compassionevole -Ti ha detto che ci sta provando-
-Ci sta provando poco- la
zittì il
moro, seguendo Mahe nel vano tentativo di non cadere -Andiamo!-
Spaventata da quell'urlo
improvviso
Mahel rotolò a terra, sbattendo la testa sulle rocce dure
del
sentiero e rimanendo qualche secondo a terra, immobile.
-Oddio Mahel!-
urlò preoccupata
Saluss svolazzando verso di lei, toccandole la testa e scuotendola
piano piano nei capelli -Mahel-
-Tranquilla- rispose Mahel
tossendo
nel terriccio e alzando il capo, completamente impolverato e
graffiato sulle guance e sul naso -Sto bene-
Saluss impose le mani sulla
faccia di
Mahel, lo sguardo preoccupato -Adesso calmo il dolore, ok?-
-No Saluss, aspetta!-
urlò Lagharta
mentre Saluss invadeva il corpo di Mahel di una tiepida aura rosata,
brillante e quasi elettrica.
Mahel guardò
Lagharta e poi Saluss,
la vista le si annebbiò e, dopo aver cercato di scuotere la
testa
per recuperare un minimo di lucidità, ricadde con la testa
nel
terriccio, profondamente addormentata.
-Ecco...- sbottò
Lagharta
avvicinandosi a Mahel, scuotendo la testa -Saluss, non sei abituata
ad usare il tuo potere per questo, è troppo forte- la
rimproverò
dolcemente, accucciandosi davanti al corpo inerme di Mahel -Oddio,
per quanto dormirà adesso?-
-Portala in braccio, no?-
disse
Alvexia, rompendo il silenzio che aveva mantenuto fino a quel
momento.
Saluss la guardò
sorpresa, rendendo
lo sguardo poi a Lagharta.
Questi guardò
Mahel, poi Alvexia e
poi Saluss.
Alvexia li
guardò confusa, non
capendo fino in fondo il perchè dei loro sguardi stupidi.
Poi
Lagharta prese a ridere e Saluss lo seguì. Una risata
così piena,
così spontanea che Alvexia ne fu infastidita -Che cosa avete
da
ridere?-
-Hai finalmente parlato di
nuovo, vuol
dire che i tuoi tormenti si stanno affievolendo- disse Lagharta,
indicando il corpo di Mahel -Visto che mi hai chiesto di prenderla in
braccio, vuol dire forse che questo animaletto fastidioso inzia a
starti a cuore...?-
Alvexia guardò
il visino angelico di
Mahel, caduta in un sonno comatoso a causa del potere di Saluss e
arrossì -N-non farmi ridere- disse la Lilith, girandosi di
spalle e
riprendendo a camminare, senza curarsi dei tre alle sue spalle.
Mentre Lagharta si tirava
Mahel in
spalla guardava la schiena della Lilith e pensava alle sua guance
rosate. Sbattè il capo contro quello di Mahel e
sussurrò, come se
potesse sentirlo -Magari non saprai usare la magia...ma possiedi un
potere che in molti di invidierebbero, principessina...-
Saluss guardò
Lagharta sorriderle,
gli occhi che dopo tanto tempo gli si illuminavano, anche se il suo
cuore rimaneva chiuso a chiave.
E si ritrovò a
pensare alla stessa
cosa di tanto tempo prima: non sarebbe magari diventata la sua sposa,
ma nel suo cuore Lagharta la considerava senza dubbio già
una cara
amica.
Aprì gli occhi
nella penombra di una
stanza, la finestra aperta da cui entrava una piacevole brezza
fredda.
Il letto su cui era distesa
era più
duro di quello a cui era abituata ma era grande e tiepido, doveva
essere lì sopra da un pezzo ormai.
Era una stanza spoglia,
nonostante ci
fossero due letti ed un cassettone, abbellita da due quadri di
paesaggistica e un arazzo.
Mahel vi vide qualcosa di
strano, si
alzò dal letto e vi si avvicinò.
Raffigurava una donna dai
lunghi
capelli bianchi, vestita di azzurro, gli occhi chiusi e le mani
raccolte in segno di preghiera. A sinistra scendeva dall'alto
dell'arazzo una mano bianca che impugnava una fiala dal contenuto
nero mentre sulla destra saliva dal basso una mano nera che impugnava
una fiala dal contenuto bianco. Entrambe le mani sembravano voler
porgere alla donna che pregava quelle fiale, come a incitarla a
scegliere.
Lo osservò come
rapita finchè un
rumore non la distolse dai suoi pensieri. La porta della stanza si
era aperta e davanti a lei vi era Alvexia.
-Oh...- sussurrò
Mahel, incrociando i
suoi occhi rossi e volgendo poi altrove lo sguardo, imbarazzata
-Scusami...-
La Lilith prese a guardarla
senza
capire, increspando le sopracciglia. Mahel interpretò quello
sguardo
come “arrabbiato” e prese a scusarsi ancora,
stavolta però
ammucchiando tante parole senza senso -Ecco, io non volevo causarti
fastidio, che poi non volevo prima dire che tu sei presuntuosa o
cosa, solo che io sono imbranata, ma ciò non vuol dire che
se te sei
più brava di me io ti consideri una persona sboriosa, che
poi a
esser più bravi di me ci vuol poco, ma non voglio toglierti
niente,
solo che io penso...-
Alvexia le parò
un dito davanti la
bocca, zittendola -Basta scuse-
Mahel spalancò
gli occhi, sorridendo
-Finalmente parli di nuovo...-
Alvexia di nuovo si
stupì di quelle
parole -Perchè anche tu mi dici una cosa del genere...?-
chiese
Alvexia sbuffando, mentre la sua bocca iniziava ad aprirsi ad un
sorriso.
Mahel le sorrise a sua
volta,
considerando quel sorriso della Lilith uno dei più belli del
mondo.
Era così fresca
l'aria di quella
sera, alla finestra. La luna ormai non era più piena ma
mandava una
piecevole luce argentata fino a loro.
Mahel tolse al suo letto la
coperta e
la mise attorno alle spalle sue e di Alvexia, che si misero a
parlottare allo stipite della finestra aperta sul mondo...
“...è
così bello qua...”
“Già.
Soprattutto la Luna argentata...” sussurra Alvexia, rapita.
“La
Luna argentata...?” chiede Mahel “Perchè
la chiamate Luna
argentata?”
“Qui
su Gaia abbiamo tre lune. Le lune gemelle e la Luna argentata.
Perchè, nel tuo mondo come le chiamate?”
“Nel
mio mondo LA chiamiamo, ne abbiamo una soltanto. La Luna”
“Ah...”
dice Alvexia, prendendo a ridacchiare “Che strano”
“Beh,
per me è strano che voi ne abbiate tre” ridacchia
Mahel a sua
volta, toccandole la spalla con la sua “Non ridere”
“Sei
un tipino particolare, principessina...”
“Ti
ho detto che non sono una principessina. Sono Mahel, solo
Mahel...”
Alvexia
ridacchia ancora “Si si...solo Mahel...” indugia
guardando la
Luna “Mahel...è così strano che io stia
in silenzio?” chiede
Alvexia senza guardarla.
“Si,
se lo fai con quello sguardo tormentato...” risponde Mahel,
senza
guardarla.
“Capisco...”
Alvexia abbassa lo sguardo, poi sbotta ridacchiando “Ti
invidio...”
La
guarda, Mahel, con quegli occhi brillanti e puliti “E
perchè mai?”
“Perchè
sei genuina, spontanea. Perchè ridi di una risata che io NON
conosco...perchè ti accorgi dei miei tormenti quando invece
io non
mi accorgerei dei tuoi...”
“Ma
smettila” ridacchia Mahel arrossendo “Sono io
quella invidiosa”
“Di
me?” le chiede stupita Alvexia “E
perchè?”
“Perchè
sei bella, sei sensuale, sai essere donna senza però essere
di peso.
Sai combattere e hai poteri magici. Io non ho niente di tutto
questo...”
“Hai
qualcosa che nessuno ha” le dice Alvexia, come se glielo
avessero
suggerito.
“E
cosa...?” le risponde di rimando Mahel, poco convinta.
“Un...”
indugia la Lilith, arrossendo “Un cuore dolce e caldo, capace
di
accettare anche un mostro come me...” risponde timidamente.
Mahel
l'abbraccia, forte.
Le
posa una mano sul cuore “Questo è il mio
cuore...” sposta la
mano sul petto della Lilith “E questo è il
tuo” sorride dolce,
Mahel, arrossisce.
Alvexia
non capisce, scuote la testa.
“Entrambi
battono. Entrambi vivono. Hai i tuoi tormenti, le tue insicurezze, le
tue motivazioni. Non sei un mostro. Sei tu” la rincuora lei.
Alvexia
l'abbraccia d'impeto, ingoiando le lacrime nello stomaco. Non vuole
piangere.
Anche
se quel cuore caldo le accetterebbe tutte, dalla prima all'ultima.
Mahel
ricambia l'abbraccio, continuando a guardare di sottecchi la Luna...
Lagharta, da dietro la
porta, ascoltò
tutto il discorso delle due. E sorrise.
Magari doveva lasciarle
sole ancora
per un po'.
Saluss convenne con
Lagharta che
magari la Lilith fosse odiosa a volte, insopportabile e capricciosa,
ma non era cattiva. Forse.
Comunque sia Mahel
l'accettava e così
avrebbero fatto anche loro. Le avrebbero dato una, due, dieci, mille
possibilità, se era Mahel quella che lo faceva per prima.
C'era qualcosa in Alvexia
che
somigliava a lui, se ne accorgeva, non poteva ignorarlo. Ma allo
stesso tempo, la rendeva pericolosa e indesiderata ai suoi occhi.
-Prima o poi lei se ne
accorgerà...-
borbottò Lagharta tornando alla sua stanza -Prima o poi
saprà tutta
la verità, ed allora...-
-Allora ti
accetterà- gli rispose
Saluss, tirandogli le ciocche dei capelli corvini -Lei non ti
odierà
mai, neanche se tu volessi ucciderla con le tue mani-
-Lo so- si
tormentò Lagharta,
passandosi le mani tra i capelli -Ed è proprio quello che mi
spaventa...-
Saluss deglutì
rumorosamente, vedendo
negli occhi di Lagharta una luce che non gli aveva mai visto. Avrebbe
giurato che stesse per accadere, ma pregò in cuor suo che
non fosse.
Aveva paura di quello sguardo, di quella luce. Se non fosse stato
impossibile, avrebbe detto si trattasse di terrore.
-Lagharta, per caso a te
Mahel...-
chiese Saluss spaventata.
Lagharta la
guardò e, per la prima
volta, non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo e
tornare in
camera, immerso in un profondo silenzio.
Il cuore caldo di Mahel,
pensò
egoisticamente Saluss, forse non era qualcosa di così
positivo come
poteva sembrare.
***
Chiedo scusa per il ritardo...ma ho avuto dei problemi di salute
abbastanza influenti, perciò non avevo proprio voglia di
scrivere. Avevo il morale sotto ai piedi e mi venivano solo cose brutte
in testa. Oggi mi hanno dato finalmente una buona notizia, anche se
sono lontana dalla "guarigione", perciò ho scritto per lavar
via tutta la mia tristezza.
Si, in questa Alvexia c'è tanto di me...tanta di quella
inadeguatezza che ho sentito nell'ultimo mese, tanta sofferenza.
E mi scuso anche perchè non vi ringrazio una per
una, provvederò nei prossimi giorni a farlo tramite il nuovo
sistema, mentre al prossimo capitolo vi ringrazierò di nuovo
a fine capitolo.
Grazie per la vostra dolcezza, grazie per le parole, grazie per
l'appoggio.
Grazie di tutto, insomma.
E scusatemi se non mi dilungo nei miei amati ringraziamenti, non
voletemene per questa volta. Grazie a coloro che hanno commentato lo
scorso capitolo: Genis, Dust_and_Diesel, Ran_neechan, Milou_, fruttina89, Lete, Lirin Lawiliet, Fairy_chan88, la
nuova lettrice piccolaKiki e
il mio amato Luca.
Grazie
perchè le vostre parole mi hanno aiutato ad affrontare
questa dura settimana, grazie perchè anche se non lo sapete
siete state la mia ancora di salvezza. Grazie perchè siete
speciali e mi avete strappato un sorriso con ogni parola,
che è stata la medicina che mi ha aiutato ad andare
avanti e che spero, anzi, sono sicura mi aiuterà a
continuare ad andare avanti.
Grazie, semplicemente grazie <3
|
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Capitolo 16 *** 15 - Lacrime ***
***
Dedicato a piccolaKiki,
snail e Cate_02.
La prima perchè si è messa in pari e si
è dimostrata gentilissima, preoccupandosi per me. Grazie!
La seconda perchè si sta mettendo in pari e
perchè anche lei ha avuto molta cortesia e dolcezza per me,
grazie davvero.
La terza perchè si è dimostrata educata e
cortese, contattandomi personalmente e facendomi i suoi migliori
auguri. Ti ringrazio *si inchina*
Grazie per esservi preoccupate per me, siete la mia forza. Anche se non
ve ne accorgete.
Grazie ^-^
***
CAPITOLO 15
Lacrime
Il sole era alto nel cielo,
luminoso e
caldo, il cielo sgombro e azzurrissimo.
Tutto attorno a loro, il
paesaggio e
il clima, il silenzio del loro sentiero, emanava
tranquillità e
pace. Mahel continuava a guardarsi attorno con sorpresa, cercando di
cogliere ogni singolo aspetto di quel luogo ai suoi occhi
meraviglioso e nuovo, come una bambina.
Lagharta, con Saluss
poggiata sulla
spalla, stretta alle sue ciocche, precedeva lei e la Lilith,
silenzioso e cupo in volto. Mahel lo guardava ogni tanto con sguardo
confuso, cercando dalla fatina un segno che non arrivava mai.
Accanto a lei la Lilith, lo
sguardo
che scrutava il ragazzo e la fatina con astio, la piccola Mahel con
tenerezza. Non capiva cosa fosse successo, ma era evidente che c'era
qualcosa che Lagharta e la fatina impertinente avevano contro di lei.
Vide lo sguardo della
castana
abbassarsi intristito, nonostante il sorriso non scomparisse mai
dalle sue labbra.
Si irritò per
quel comportamento
infantile, anche se era l'ultima a poter giudicare gli altri, non lo
sopportava. Mahel si stava comportando bene con tutti e due
nonostante ciò che nascondevano dentro di loro, ormai
Alvexia
l'aveva capito, non riusciva a darsene pace.
Decise che avrebbe messo le
cose in
chiaro, una volta per tutte.
Senza sorprendersene
più di tanto, si
ritrovò a pensare che una persona come Mahel non meritasse
quel
trattamento pieno di disprezzo che lei, ormai, conosceva troppo bene.
Il paesaggio naturale di
Gaia, ormai,
era nascosto dietro l'enorme muro di pietra che costeggiava il
sentiero da ambo le parti, probabilmente montagne che si incrociavano
tra loro e che l'uomo aveva modellato per lasciare il passaggio
libero.
Il terreno era duro e poco
praticabile, Mahel era abbastanza in difficoltà a tenere il
passo
sicuro di Lagharta, che quasi correva per la sua andatura sbrigativa.
Gli guardava la schiena
larga e
sicuramente muscolosa, sospirando. Quando ormai i passi che la
separavano da quella schiena furono troppi, Mahel si fermò,
guardando verso Saluss, che pur accorgendosi di essere osserava e
vedendola ferma non disse una parola. Si limitò ad abbassare
lo
sguardo, triste, e tornare ad affondare i suoi occhi nel silenzio del
paesaggio roccioso davanti a lei.
-Cosa...cosa ho fatto,
Alvexia...?-
chiese alla Lilith che, al contrario del ragazzo, si era fermata
appena sentì cessare i passi indecisi di Mahel -Per caso li
ho fatti
arrabbiare?-
La Lilith si
voltò verso la ragazza,
il cui sguardo era lucido e mortificato. Stringeva le mani in pugni,
inerme, di fronte a ciò che i suoi occhi avevano visto
ancora una
volta.
-Mahel...?- chiese la
Lilith, cercando
pian piano di comportarsi in modo “carino” con la
giovane.
-Lagharta e...Saluss...- si
interruppe
un attimo, trattenendo i singhiozzi e ricacciando indietro le lacrime
-Non mi guardano neanche negli occhi, da ieri sera. Non aprono bocca,
mi hanno chiuso fuori dai loro cuori. Da Lagharta
potevo...aspettarmelo, fin dall'inizio è stato chiaro,
ma...Saluss
non...- si interruppe di nuovo, abbassando lo sguardo.
Alvexia le si
avvicinò, lentamente,
poggiandole appena vicina una mano sui capelli e carezzandoglieli
-Non piangere. Non darla loro vinta- esordì seria, la voce
ferma
nonostante nel suo cuore sentisse il rumore di qualcosa che si spezza
-Se loro non ti accettano...beh, affari loro. Hanno visto il tuo
cuore caldo- sorrise, ripensando alla sera precedente -E non possono
far finta che non esista. C'è, è proprio
lì accanto a loro, che lo
vogliano o meno. Ne hanno paura penso, non capisco il
perchè, ma non
dargliene peso. Se loro non vogliono accettare la tua presenza
qua...ebbene...lo farò io- disse tutto d'un fiato la Lilith,
assicurandosi che gli occhi di Mahel guardassero dritti verso di lei.
Mahel, a quelle parole,
sorrise
debolmente -Grazie Alvexia...- sussurrò con un fil di voce,
abbassando lo sguardo -Ma ogni persona venuta a contatto con me
è
importante. Non posso e non voglio rinunciare a nessuna di esse...-
Alvexia scosse
più energicamente i
suoi capelli, ridacchiando -Quei due sono proprio fondamentali per
te, eh?- la guardò negli occhi verde-argentei, aprendo il
suo volto
in un rassicurante sorriso -Deve piacerti proprio tanto Lagharta,
eh?-
Mahel scosse la testa,
arrossendo
-No...non è così...- abbassò lo
sguardo, cercando di mantenere un
certo contegno -E anche se fosse, non posso...-
-Come?- chiese la Lilith
sollevando la
mano e guardandola confusa -Non puoi?-
-Non posso...cedere, a
probabili
sentimenti verso Lagharta. L'ho promesso- disse lei, sospirando
profondamente -A lui e Saluss-
-Come cosa? Aspetta,
aspetta...Lagharta ti ha chiesto di fare cosa?-
-Lagharta...mi ha chiesto
di non
innamorarmi mai di lui. Per nessuna cosa al mondo. O mi avrebbe
odiata per tutta la vita-
La Lilith
ascoltò parola per parola
ciò che Mahel diceva, lo sguardo sempre più
incredulo e a dir poco
furibondo.
Le sue iridi si
allungarono, il corpo
si ricoprì dell'aura violacea che precedeva la sua
trasformazione in
demonio. Mahel non ebbe neanche il tempo di fermarla che Alvexia,
ormai trasformata, l'allontanò dai suoi effluvi velenosi e
dai suoi
artigli letali volando via.
Giurò a
sé stessa che l'avrebbe
fatta pagare a quello stupido, anche se non capiva a fondo cos'era
quel disturbo per lo sguardo triste della ragazza.
Era simile, molto simile, a
ciò che
provava per la persona della fotografia. E sorrise.
Si accorse, ormai troppo
tardi per far
finta di niente che, come aveva predetto Lagharta, si era affezionata
in modo morboso a quell'animaletto fastidioso quale era Mahel.
Quando Lagharta si
fermò, voltandosi
indietro con lo sguardo corrucciato, ruppe il silenzio che aveva
tenuto fino a quel momento -Saluss...-
La fatina rimase ferma
nella sua
posizione, guardando verso il nulla -Uh-hu?-
-Quelle due non sono ancora
arrivate,
eh...?- chiese poco convinto, come fosse più un'affermazione
che una
domanda -Che cos'hai...?- chiese gentile, guardandola di sfuggita
-Qualcosa non va? Mahel ti ha fatto arrabbiare...?-
Saluss scosse il capino,
svolazzando
davanti agli occhi di Lagharta -Non è quello...solo che,
ieri sera
tu hai detto che...- si interruppe, guardando fissa negli occhi
Lagharta, quando un rumore secco irruppe alle loro spalle,
interrompendoli.
Lagharta posò i
suoi profondi occhi
blu su quelli rossi della Lilith davanti a lui, adesso in versione
demoniaca.
Splendenti rubini brillanti
e
screziati di argento, che tradivano un sentimento maligno profondo.
Meravigliosi, nel loro terrificante splendore, spaventosi e freddi.
Iracondi, come il cuore
della Lilith
in quel momento.
Riuscì a
sguainare la spada appena in
tempo, appena pochi istanti prima che le mani scure dagli artigli
carmini lo ferissero e avvelenassero, come qualche giorno prima.
Saluss era stata spinta con
la mano
appena più indietro, non voleva che le accadesse niente di
male,
come aveva già fatto. I suoi occhi si chiusero a fessura,
poco
sbalorditi di quel repentino cambio di atteggiamento della ragazza.
-Proprio come temevo, non
cambierai
mai. Sei nata come una mercenaria e morirai come tale. Cosa ne hai
fatto di Mahel?- chiese Lagharta, furioso come la Lilith davanti a
lui.
-Stupido idiota! A me parli
in questo
modo? Pensa a cosa tu e la fatina irritante avete fatto a Mahel-
rispose lei furiosa, cozzando le unghie affilate sulla lama e
lievitando a terra a pochi passi da lui -Quanto vuoi spezzarle il
cuore prima di sentirti soddisfatto?-
-Che diavolo dici, stupida-
rispose il
corvino con rabbia, sputando a quella donna tutto il suo disprezzo
-Non le hai fatto forse tu prima del male?-
-E allora tu puoi ferirla
perchè
qualcun altro lo ha fatto prima di te? Che razza di assurda
concezione hai della vita umana tu?-
Lagharta rimase a guardarla
per
qualche secondo, prima di sentire una voce conosciuta raggiungere le
sue orecchie, togliendo un gran peso dal suo cuore.
-Alvexia! Lagharta!
Fermatevi!-
Mahel correva. Urlava.
Avrebbe voluto
fare i capricci, ma non poteva.
Aveva qualcosa di
più importante da
fare.
Appena aveva visto volare
via Alvexia
aveva preso a correre, inciampando varie volte sulle rocce sconnesse
del sentiero e sbucciandosi tutta, strappando in parte i pantaloni e
irritando le ferite con la polvere.
Dio come si sentiva
impotente.
Voleva fare la forte, la
buona a tutti
i costi, ma la realtà è che era solo un'incapace.
Arrivata a Gaia
tutto ciò che aveva fatto era stato piangersi addosso,
lamentarsi e
discutere. Non aveva la stoffa dell'eroina, non aveva poteri e
neanche era bella, almeno per compensare. Non poteva dire di
sé
neanche che fosse un bella stupida oca.
Le mancava anche quello.
All'ennesima caduta aveva
stretto
forte i pugni nel terriccio, ferendosi le mani completamente,
mischiando il sangue che usciva dai graffi alla polvere. Si era
maledetta per la sua stupidità e per la sua
incapacità di qualsiasi
azione in parte atletica.
Ma si era rialzata,
dolorante e piena
di graffi e polvere, continuando a correre.
Quando si era trovata di
fronte
Alvexia e Lagharta in posizione di combattimento, aveva avuto paura
di perderli. Tutti e due.
Li aveva chiamati, aveva i
loro
sguardi su di lei, perciò riprese a correre, le mani poste
verso di
loro, i piedi che si poggiavano male sul sentiero.
Cadde. Di nuovo. E
rischiò di farsi
male davvero.
Ecco, adesso non si sarebbe
più
rialzata.
I suoi piedi nn toccavano
terra, il
terreno era più ripido in quel punto ed era leggermente
alzata dal
terriccio.
Troppo imbranata per
correre sulle
roccie. Si maledisse ancora una volta.
Alvexia, che aveva ripreso
la sua
forma più morbida, e Lagharta scattarono
insieme verso di
lei, per prenderla. Anche Saluss prese a volare verso di lei, anche
se sapeva benissimo che non avrebbe reso il suo peso.
Mahel cadde sopra i due
ragazzi
davanti a lei. Come un sacco.
Non si mosse per alcuni
secondi,
nonostante le voci unite di Saluss, Lagharta e Alvexia continuassero
a chiamarla imperterriti.
-Mahel! Mahel, tutto bene?-
chiese
Saluss toccandole i capelli, sconvolta -Mahel!-
-Principessina, alzati. Non
ti sei
fatta male, vero? Vero?- chiese a sua volta Lagharta, scuotendola
pian piano -Ehi!-
Anche la Lilith la scosse,
per poi
prenderla per le spalle e alzarla di testa, per vederla in volto.
Rimase a guardarla sconvolta e senza parole, come anche Lagharta e
Saluss fecero, vedendola reagire in quel modo stupido ma anche tanto,
tanto carino.
-Che...perchè
piangi, Mahel?- chiese
la Lilith dolce, toccandole le guance -Mahel?-
-Stupida che non sei altro.
Cosa
volevi fare, eh? Uccidere Lagharta e Saluss?- chiese Mahel
singhiozzando, non trattenendo più le lacrime di sollievo
-Stupida-
-Ammazzarlo? Ma figurati-
rispose lei
guardando Lagharta in cagnesco -Il mio veleno su di lui non ha
effetto, al massimo lo tengo in terra per un po'...- aggiunse.
-Ehi!- la interruppe
Lagharta,
arrabbiato -Che vuol dire?!-
-Che sei un'idiota, ecco-
disse Mahel
prendendo a piangere più forte, stropicciando le mani
davanti agli
occhi umidi -Che bisogno c'era di cadere di nuovo in silenzio...?-
Lagharta abbassò
lo sguardo,
accorgendosi di aver provocato in Mahel un tormento profondo
-Scusami, io stavo solo pensando...-
Mahel lo guardò
corrucciata,
tirandogli uno schiaffetto poco convinto alla guancia -Guardami negli
occhi, idiotissimo pallone gonfiato. Sono qua, non in terra...- disse
lei, tirando su con il naso -O meglio, sono già in terra ma
non così
a terra...-
Lagharta sorrise, scuotendo
la testa a
quella spontaneità disarmante che Mahel possedeva senza
rendersene
conto -Ti chiedo scusa, non volevo che ti tormentassi-
-Tormentarmi?!- chiese
Mahel,
riprendendo a piangere ancora più forte -Mi sono sentita una
cacca,
altro che!-
-Una cacca?- chiese
timidamente Saluss
sgranando gli occhietti, avvicinandosi verso Mahel -Che
cos'è una
cacca Mahel?-
Mahel guardò la
fatina e la tirò con
la mano verso di sé, piangendo ancora più forte
di quanto avesse
fatto fino a quel momento -E tu! Tu! Come hai potuto non parlarmi!
Non puoi farlo, ho bisogno che mi parli, che mi sorridi! Oh
Saluss...-
-Mi dispiace- si
scusò la fatina,
stringendosi forte al petto di Mahel -Ma ieri sera io...ecco, io non
voglio che Lagharta sia infelice. Pensavo che per colpa tua lo fosse,
ed io...-
Mahel si zittì
un attimo, per poi
riprendere a piangere di nuovo -Ma allora ho fatto davvero qualcosa,
scusatemi! Scusatemi!- pianse ancora, rompendo il pianto con mille
singhiozzi disperati -Ma offendetemi, odiatemi. Non ignoratemi, io
sono qua! Sono qua!-
Lagharta, e nessuno se lo
sarebbe mai
aspettato, l'abbracciò.
Lasciò Mahel
senza parole, interruppe
il suo pianto. Anche la Lilith e Saluss lo guardarono stupite.
Saluss, addirittura, abbassò lo sguardo, triste.
-Si Mahel. Tu sei qua. E
sei calda,
sei viva. Per quanto mi sforzi non posso fare a meno di vederti e di
percepire la tua presenza accanto a me. E sai una cosa? Ieri sera mi
sono accorto che non voglio che la tua presenza
svanisca, da
accanto a me. Sei...sei diventata un'esistenza a me cara, qualcuno
che voglio proteggere. Un animaletto fastidioso, come questa qua-
indicò a Mahel Saluss, che le si avvicinò
imbarazzata -Tu e Saluss
siete molto simili sotto alcuni punti di vista...-
-Allora tu...-
borbottò la fatina -Tu
davvero la ami...-
Mahel e Lagharta guardarono
Saluss e
si guardarono negli occhi. Lagharta l'avvicinò a
sé e rise, di
gusto -Sciocchina. Ma che ti passa per la testa? Certo che no!-
-Come no!- chiese Saluss,
iniziando ad
arrossire -Tu ieri sera alla mia domanda sei stato in silenzio!-
-Tu non hai posto nessuna
domanda. Io
sono stato in silenzio semplicemente perchè pensavo che,
alla fine,
mi ero proprio comportato da stupido. Guardala!- indicò a
Saluss una
Mahel tutta graffiata e impolverata, bagnata di lacrime e con il naso
colante -A parte che io sono bellissimo e merito di meglio- Mahel lo
colpì alla spalla, imbronciata -Lei magari non è
la Mahel della
Leggenda. Ma è la Mahel che ha incrociato la mia vita, non
posso in
alcun modo cancellare questo. Per quanto mi sforzi o la tratti male,
lei sta credendo in me e mi accetta, come nessuno ha mai fatto. Non
posso trattare male chi possiede un...- guardò la Lilith e,
per la
prima volta, sorrise anche a lei –...cuore dolce e caldo.
Vero
Alvexia?-
La Lilith
arrossì, imbarazzata che
qualcuno avesse sentito il discorso della sera prima. E
annuì.
Saluss si sentì imbarazzata per la sua stupidità
e si buttò di
nuovo verso Mahel, piagnucolando a sua volta -Scusami
Mahel...scusami! Anche se Lagharta si innamorasse di te, e tu di lui,
non potrebbe trovare sposa più adatta di te. Scusami, te ne
prego!-
Mahel guardò i
due davanti a lei, che
sorridevano, e Saluss, che singhiozzava al suo petto. E le lacrime
uscirono di nuovo, dolci e calde, come il suo cuore.
Quel cuore dolce e caldo
che, per la
prima volta, era stato accettato e compreso da quelle due persone,
ormai a lei così care, a cui voleva così bene.
Perchè erano tutto
ciò che, ormai, la legavano ancora alla realtà.
***
Innanzitutto...GRAZIE. Grazie alle tre cui ho dedicato questo capitolo
dal titolo triste, lacrime, e grazie anche a tutte le altre
lettrici/lettori e recensitrici/recensitori. Le lacrime del capitolo sono quelle
che
ho versato io leggendo i vostri commenti pieni di dolcezza e di
augurio, perchè esiste così tanto "buono" a
questo mondo che non mi
capacito di essere una di quelle fortunate a vederlo in questa forma
così splendente. Tutti quanti vi siete preoccupati
per me, rendendomi davvero onorata delle vostre attenzioni. La terapia
che sto seguendo sta andando bene, probabile che entro fine mese
sarò completamente rimessa, perciò grazie.
Perchè lotto per chi crede in me...e voi ci credere. Quindi
lotto anche per voi.
Ma passiamo, senza ulteriori indugi, ai miei amatissimi
RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: tu
non ti dilunghi molto, perchè mi dici in tempo reale
ciò che pensi. Perciò neanche io mi dilungo, sai
già cosa penso di te e delle tue critiche/complimenti. Posso
solo dire, come ormai senti spesso in questi ultimi tempi, grazie.
Niente di più, niente di meno =*
Ran_neechan:
grazie anche a te per tutto. Per il disegno (ancora!), per gli auguri
di Natale, per gli auguri di pronta guarigione. Davvero, quando si sta
male e si perde le speranze, qualcuno che ti dice "andrà
tutto bene" porta in noi molto sollievo, ed era ciò di cui
avevo bisogno. Grazie di continuare a leggere e ti prenderti cura del
mio umore ^-^ grazie dal più profondo del mio cuore *si
inchina* un abbraccio ed un bacione =*
piccolaKiki:
spero che la dedica porti sul tuo volto lo stesso sorriso che ho letto
io nel leggere le tue parole. Che ti porti un calore dentro magico e
meraviglioso, come quello che possiede il "cuore dolce e caldo" di
Mahel, unico e speciale. Grazie per avermi augurato tutto il bene
possibile, perchè si dice che buone parole portino buona
fortuna. Ed è davvero ciò che mi hai portato,
insieme ad un sorriso. Grazie davvero. Un abbraccione one one =*
Dust_and_Diesel:
mi stai accanto e mi sopporti, anche se mi lamento sempre, anche se hai
nel tuo cuore qualcuno che sta soffrendo sicuramente più di
me. Grazie per essere la splendida persona che sei, grazie di farmi
forza e di darmene, trasmettendomela con le tue splendide parole. Sono
un tipo che si arrende facile ma che si affila le unghie, quando
qualcuno crede in lei. E se tu, con quel sorriso splendido, credi in
me, non posso fare altro che rimboccarmi le maniche, affilare il mio
carattere, e darci dentro. Grazie a te <3 un abbraccio anche a
te e tanti auguri per tutto =*
LinusVanPelt:
amore...tu sai cosa è stato per me questo periodo. Mi hai
visto bianca in volto, depressa e piangente, irritabile e
terribile...ma eri e sei rimasto qua, al mio fianco. Anche se ci
separano 1300 chilometri, anche se la nostra situazione è
tutt'altro che facile. Insieme siamo partiti e continuamo, giorno dopo
giorno, passo dopo passo. Insieme. E non potrei esserne più
felice. Quindi...grazie =*
Milou_: mi
strappi sempre un sorriso, perchè mi immagino che me ne stia
facendo uno a tua volta. E non si può evitare un sorriso che
nasce da un altro, no? Non posso che dirti grazie di tutto, anche da
parte dei miei figliocci, che esistono e continuano a lottare
perchè ci sono tante persone che si stanno affezionando a
loro. Quindi grazie di tutto cuore. Ti auguro di passare ciò
che rimane delle vacanze in modo tranquillo e piacevole. Un bacione
enorme ed un abbraccio altrettanto enorme =*
fruttina89:
tranquilla, leggi quando puoi e non ti affannare, tanto il capitolo
più di lì non va. Spero che gli esami siano
andati bene ^-^ e poi grazie. Perchè come sempre il tuo
commento è quello che mi ha portato nel cuore tanta
serenità e pace, tanta dolcezza. Ed un sorriso spontaneo,
che in questo periodo è la mia migliore medicina.
Leggerò a breve ciò che hai scritto, non avevo
tempo per via della terapia, ma fino a settimana nuova sono a casa e
voglio godermi i miei giorni di riposo. Grazie davvero per essere
così dolce. E grazie per i tuoi sempre soffici e calorosi
complimenti. Un abbraccio e un bacio e tanti auguri per tutto =*
Lirin Lawliet:
ti ringrazio per gli auguri di buon anno, ricambio con cortesia *si
inchina* per quanto riguarda le lune non l'ho scritto, mea culpa, ma
provvedo a dirtelo subito: sono una rossa ed una blu. E insieme
emanano, quindi, luce semi-violacea, perchè sono molto
vicine l'una all'altra e le loro luci si mescolando, anche se la Luna
argentata ha una luce più forte e quindi le sovrasta. Ma
andiamo avanti. Ti ringrazio, detto da te che sto migliorando
è un vero onore, dico sul serio, non credevo di stare
migliorando, anzi. Credevo di aver fatto un capitolo mediocre, dovuto
anche al periodo che avevo passato. Ma se mi dici che non è
così allora...grazie e...grazie. Davvero, non trovo altre
parole per farti capire come mi sento, soprattutto per utilizzare nei
miei confronti una tale cortesia. Devi essere una persona molto dolce
^-^ seria quando ci vuole ma dolce. Difficilmente mi sbaglio.
Perciò grazie di avermi mostrato anche questa dolcezza. Un
abbraccio ed un bacio, e tanti auguri per tutto =*
Fairy_chan88:
ci siamo sentite e sai che ora le cose vanno meglio, spero che questo
capitolo ti piaccia come i precedenti. Anche per te non ho molte
parole, se non un grazie di cuore. Ti preoccupi per me nonostante
tutto, sei sempre molto gentile e molto carina con me. Non ho mai
abbastanza parole o frasi abbastanza giuste per apprezzare tutto
l'affetto e la riconoscenza che provo per te. Quindi mi
limiterò ad un grazie anche per te. Un abbraccio, come
sempre, ed un bacione. Ti auguro ogni bene e tanta, tanta, tanta
felicità =*
Grazie anche alle altre due signorine che mi leggono, o che mi stanno
leggendo, snail
e Cate_02,
perchè sono state davvero molto carine. Grazie davvero, vi
invio un abbraccio grandissimo ed un enorme bacione =*
Grazie inoltre a tutti coloro che mi leggono, alle 23 persone che hanno
inserito Lagharta nelle preferite, le 26 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 4
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie a
tutte e a tutti, vi adoro ^///////^
Ne approfitto
per dire a tutti BUON ANNO!!! e per augurarvi ogni bene e ogni
felicità.
Un bacio enorme, per tutti.
Selenite
|
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Capitolo 17 *** 16 - Il Tempio di Vie ***
***
Dedicato alla mia sorellona, Valentina.
Perchè anche se ci trattiamo male e non legge una
riga di ciò che scrivo, sono sicura che mi vuol bene
più di chiunque altro al mondo.
Grazie di spiegarmi tutto quello che sai. Anche se mi prendi in giro,
ti voglio bene (ma non diciamolo troppo in giro u.u)
***
CAPITOLO 16
Il Tempio di Vie
Aveva lo sguardo abbassato,
imbarazzata e frustrata.
Saluss le stava accanto,
carezzandole
con le manine la guancia ancora arrossata dal pianto, un sorrisetto
strano dipinto sul faccino.
Lagharta ed Alvexia la
precedevano,
parlottando stranamente, cercando di andare d'accordo dal momento che
la “principessina” non poteva scegliere tra loro
due. Da una
parte il bel guerriero, che ormai aveva ammesso senza scampo
d'equivoci che non poteva fare a meno di quel suo scondizolargli
attorno, dall'altra parte la demone dagli occhi carmini, che era
capace di un sorriso così bello da mettere in
difficoltà.
Scosse la testa, cercando
di scacciare
qualsiasi pensiero cattivo, stringendo a sé Saluss e
sorridendo
tristemente per la paura che aveva avuto poco prima.
-Non farlo mai, mai, mai
più...-
sussurrò Mahel, carezzandole i capelli con le dita -Ti
voglio troppo
bene per sopportare il tuo silenzio...-
Saluss svolazzò
sino alla sua
guancia, schioccandole un bacio -Non abbandonerò mai il
fianco del
mio padrone e della sua promessa sposa...- sussurrò
invidiosa,
sapendo che ormai non c'era altro futuro possibile che quello.
-Non ruberò mai
la persona che ami,
stai tranquilla Saluss...- rispose di rimando Mahel, guardandola
negli occhietti piccoli e furbi.
Saluss li
spalancò stupita,
arrendendosi all'unica capacità di Mahel di capire ed
accettare i
cuori altrui -Si vede molto, eh...?-
-Tranquilla. Sei la sua
preferita.
Così come dev'essere. E se lui proverà anche solo
a volermi più
che bene, lo picchierò anche per te- aggiunse Mahel poco
convinta,
sicura che mai sarebbe successo di nuovo che un ragazzo si
innamorasse di lei.
Il ricordo di Michael le
attraverò la
mente per un attimo, svanendo in un sorriso lontano e struggente, che
arrivo sino alla mamma...ed al papà.
“Non avreste
potuto creare un mondo
più bello...” disse a sé stessa,
stringendo forte il pendente
fatto con la pietra di Colonna e pensando a quanto potesse essere un
sentimento d'amore nato tra le pagine di un libro.
-Ammettilo fusto, a te
Mahel piace da
pazzi- si ritrovò a dire ad alta voce la Lilith,
ridacchiando
soddisfatta dei suoi pensieri “buoni”.
-Non dire sciocchezze,
ragazzina- le
rispose brusco il moro, guardandola con astio -Se ti sopporto
è per
non sentirla guaire...-
-Ma sentilo, sei
così dolce-
ridacchiò di nuovo, portandosi le dita affusolate davanti la
bocca
-Cosa aspetti a baciarla, eh?-
Lagharta la
bruciò con gli occhi,
anche se lo sguardo di questa volta non spaventò la Lilith,
dal
momento che brillavano di un sentimento puro ed ingenuo -Ah-ha non
attacca, fusto. Se tu ammetti che la principessina è la
detentrice
del tuo cuore, posso anche smetterla di prenderti in giro...- e,
sottovoce, sussurrò -...forse...-
Lagharta si
buttò le mani sugli
occhi, borbottando frasi senza senso, infastidito da quella ragazzina
impertinente che sembrava andare in brodo di giuggiole per Mahel.
Entrambi si voltarono verso
la
principessina, sorridendo.
I lunghi capelli castani
fluttuavano
al vento, mentre giocava con Saluss.
La fatina le aveva
afferrato una
ciocca, portandola in aria, sempre più su, sempre
più su. Mahel
rideva di cuore, anche se aveva ancora gli occhi rossi per il pianto
disperato di poco prima. Un sorriso così spontaneo e sincero
che ne
portava un altro sulle labbra altrui.
Com'era bella,
Mahel...Lagharta si era
ritrovato a pensarlo più volte.
Magari Mahel non era la
classica
ragazza da saltare all'occhio per la sua bellezza senza fiato. Era
una ragazzina normale, con un fisico di costituzione magro e
slanciato, ma negata per qualsiasi azione minimamente altetica. Non
era neanche intelligente, a scuola se l'era sempre cavata nella
media, tranne per la sua passione. Aveva le sue fissazioni, le sue
paure, i suoi tormenti.
Eppure guardandola, lui non
poteva
pensare che alla parola “bella”. Forse per via di
quel sorriso
contagioso, di quella risata dal suono splendido. Oppure per le sue
mani, incapaci di gesti bruschi. Era una fra le tante, come ne
esistono ovunque.
Ma in sé era
speciale. E lo sapeva
bene.
Solo lei era capace di
farlo sentire
in pace con sé stesso, accettandosi per quello che era. Di
scatenare
nel suo cuore sentimenti contrastanti, come il fastidio e l'affetto.
Era convinto di provare lo
stesso
sentimento di protezione e affetto morboso che provava la Lilith,
verso quell'animaletto fastidioso.
-Posso concederti di dire
che non
permetterò a nessuno di farle del male. Lascerò
che torni dal suo
“legame” tutta intera e con lo stesso sorriso che
mostra a
noi...- borbottò abbastanza forte perhé la Lilith
lo sentisse.
Alvexia lo colpì
sorridendo ad un
braccio, annuendo.
Mahel sarebbe stata al
sicuro, finchè
fosse rimasta al loro fianco.
Quando si accorsero che
erano quasi
giunti a destinazione, si rilassarono nella marcia.
Avevano guadagnato un
giorno,
percorrendo una via laterale scoperta quando Mahel era caduta sopra
di loro. Avevano anche trovato una famiglia servizievole, che venuti
a conoscenza della loro marcia al Tempio, e considerando Mahel una
sacerdotessa per via del suo aspetto, si erano gentilmente offerti di
ospitarli per la notte.
-Ormai ci
siamo...è stata una lunga
marcia- disse Lagharta, sistemandosi ai piedi del letto dove
avrebbero dormito Alvexia e Mahel -Mi raccomando Mahel, non fare una
delle tue solite figuracce-
-Non lo faccio di
proposito- rispose
lei, tirandogli il cuscino addosso -Chiamasi scarsa predisposizione
alle arti atletiche, la mia...-
-Scarsa?- rise Alvexia -Sei
incapace,
ecco cosa sei- la spintonò leggera sulle spalle, ridendo
-Non sei
neanche capace di camminare sulle tue gambe!-
Mahel gonfiò le
guance indisposta,
sentendo ridere sia Alvexia che Lagharta, che non sapeva più
se
considerare un avvenimento inusuale o meno -Cattivi-
Lagharta si sedette sul
letto di
Mahel, tra lei e Alvexia -Tu cosa farai dopo che Mahel avrà
parlato
con le sacerdotesse? Ci aiuterai a fare ciò che dobbiamo o
te ne
andrai...?-
Alvexia abbassò
la testa, triste
-Penso che tornerò...da chi mi aspetta...-
sussurrò toccandosi il
medaglione attorno al collo -Anche lui ha bisogno di me...-
Mahel sorrise, prendendole
una mano
-Qualsiasi decisione prenderai, non faremo niente per fermarti. Ormai
noi siamo amici, no...?-
Alvexia sollevò
il capo e sorrise
mestamente. Amicizia...amore...qualcosa che non aveva mai avuto tra
le mani, qualcosa di così prezioso e importante da non
volerne fare
a meno.
Annuì con la
testa e si preparò per
dormire, con il rimorso di lasciare andare due persone che, per la
prima volta, erano entrate nel suo cuore.
Non poteva crederci.
Era enorme. Imponente.
Incredibile.
La collina sul quale si
ergeva il
Tempio era un enorme prato pieno di fiori di ogni tipo. Alcuni dei
quali non credeva neanche esistessero nel suo mondo. Alvexia le
spiegò essere “Fiori di Luna”, un seme
raro di fiori che
cresceva solo nel prato del Tempio, arrivati su Gaia direttamente
dalla mano della Dea Vie.
Racchiudevano il potere
della Luna,
che Alvexia pensò probabilmente essere lo stesso che
scorreva dentro
Mahel ora che stava diventato simile ad una Dea, che era alla base
del potere della stessa Vie.
Era incantata.
Assomigliavano molto a dei
gigli, era
il colore che era inusuale. Una tonalità di azzurro quasi
trasparente, riusciva a vederne le vene all'interno dei petali,
bianche e perlate, che si scurivano fino a diventare un azzurro
cristallo.
Provò a
prenderne un petalo tra le
dita e questi si illuminò flebilmente -Alvexia, che succede?-
Alvexia sorrise -Si dice
che il Fiore
di Luna reagisca al potere divino, Mahel. Sicuramente sente la forza
nascosta che possiedi nei capelli e reagisce. Probabile che il tuo
potere sia...- si fermò, ricordando le parole della donna
misteriosa
di qualche sera prima -Tranquilla, penso che sia per quello-
-Oh...è
meraviglioso...credi che
potrei coglierlo?-
-No- le disse Lagharta,
scuotendo la
testa -I Fiori di Luna sono il contatto tra le sacerdotesse e la Dea.
Viene colto dalle sacerdotesse nelle notti di plenilunio e usato
nelle cerimonie ufficiali per la Dea...-
-Capisco. Fa niente, faccio
loro una
foto...- disse Mahel riprendendo in mano la macchina fotografica. Un
bacio, leggero -A te papà...per i fiori del tuo mondo...-
Lagharta non fece domande
su
quell'oggetto strano che Mahel portava con sé, pensava che
era
meglio tenersi alla larga dagli aggeggi infernali che possedeva
quella ragazzina incapace. Sorrise, mentre Alvexia lo guardava invece
con occhi lucenti, forse ancora troppo attaccata alle sue origini non
proprio “legali”.
-Che cos'è? Oh
Mahel, è stupenda,
luccica! Dici che vale qualcosa?!-
Guardò verso il
Tempio, che Mahel
ancora non aveva notato presa com'era dai Fiori di Luna. Quando la
vide alzare gli occhi sorrise, perchè la sua espressione era
la
stessa di tutti coloro che lo vedevano, per la prima volta.
Enorme, imponente, maestoso.
Troppo una figata,
pensò Mahel
vergognandosi delle sue parole.
Un edificio così
grande che non
sapeva neanche come fosse stato costruito. Assomigliava al materiale
della colonna del suo Lago, ne era stupita.
Capiva qualcosa in
più di Colonna,
adesso.
-Benvenuta al Tempio di
Vie, Mahel...-
Mahel spalancò
gli occhi e la bocca e
rimase muta. In silenzio.
Completamente rapita da
quel luogo
magico.
***
Vi chiedo scusa se oggi non mi fermo a ringraziare ognuna/ognuno di
voi, ma ho alcune cose da fare per prepararmi a ritornare a lavoro.
Stasera appena torno risponderò a tutti tramite il nuovo
sistema, non preoccupatevi.
Vi prego davvero di scusarmi *si inchina* però un
ringraziamento unico a tutte voi è di dovere ^-^ ed
è prima di tutto un piacere. Grazie a Genis, Elizabeth_Tempest, Dust_and_Diesel, Fairy_chan88, Lete, LinusVanPeltl, hinayuki, piccolaKiki, fruttina89. Grazie
anche alle 25
persone che hanno messo la storia fra le preferite, le 34 che l'hanno messa
fra le seguite e le 5 che
l'hanno messa fra le ricordate.
Grazie per tutta la vostra cortesia e gentilezza.
Un bacio,
Selenite =)
|
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Capitolo 18 *** 17 - Inconcepibile ***
***
A Luca.
Perchè lo amo, dopo 18 mesi, migliaia di volte
più che il primo giorno.
Ti Amo. Semplicemente.
***
CAPITOLO 17
Inconcepibile
Mahel continuava a rimirare
l'enorme,
imponente edificio davanti a lei.
Passo dopo passo andava
avvicinandosi
a quella maestosità che si stagliava di fronte ai suoi
occhi, il
colore che riluceva ai raggi del sole tiepidi e delicati.
La cosa più
bella che avesse mai
visto, in tutta la sua vita.
Si fermò appena
prima di una
scalinata che portava ad un enorme portone, l'entrata per il Tempio.
Deglutì spaventata davanti alle porte enormi e massicce che
si
pararono davanti a lei -Ma...ma dobbiamo proprio entrare? Si sta
così
bene qua fuori...- borbottò Mahel.
-Che hai principessina? Non
è
abbastanza regale come posto, per te?- la schernì Lagharta,
ridacchiando.
-Non abbastanza?
È anche troppo
grande e maestoso e regale. Io sono fuoriposto qua...- rispose lei di
rimando, guardando Saluss -Vie rappresenta tutto qua, vero...?-
chiese cercando di essere dolce, gracchiando con la voce per la
sensazione di inadeguatezza che sentiva crescerle sempre più
dentro
di lei.
Saluss arrossì e
annuì, gonfia
d'orgoglio per quella che era la sua Dea e sua madre.
-Io aspetto qua- disse
Alvexia,
sedendosi sull'ultimo scalino e accavallando le gambe, sospirando
-Finchè non avrete finito io aspetterò, quindi
tranquilli-
Mahel la guardò,
confusa -Non entri
con noi? Perchè no?-
Lagharta le
toccò la spalla e le fece
cenno di fare silenzio, mentre la girava verso l'entrata e la
spingeva invitandola ad entrare.
-Lagharta, aspetta!- disse
lei,
tremando con la voce, senza capire.
Le labbra del ragazzo le
sfiorarono
l'orecchio, sussurrando -Non fare domande su questo, sarebbe molto
indelicato. Ti spiego tutto all'interno, promesso...-
Mahel si zittì,
guardando verso la
Lilith ferma nella sua posizione, le braccia che ricadevano ai
fianchi distese e eleganti. Anche semplicemente seduta manteneva la
grazia e la regalità di una principessa.
-Alvexia...ci metto poco,
te lo
prometto. Non andare via, promesso...?-
La Lilith voltò
lo sguardo verso di
lei e sorrise, scuotendo una mano come a volerle intimare di non
preoccuparsi -Promesso!-
I portoni si aprirono da
soli, senza
che nessuno dovesse bussare o alcunchè.
Mahel si guardò
attorno spaventata,
Lagharta invece sembrava quasi abituato.
-C'è qualcosa
capace di sorprenderti,
a questo mondo...?- chiese Mahel, scocciata.
-Anche io ho reagito come
te, la prima
volta- sospirò lui, mantenendo un atteggiamento serio e
dignitoso
-Ma ormai saranno più di dieci anni che vengo qua...-
-Dieci anni...?- chiese
Mahel, confusa
-Perchè?-
Lagharta la
guardò e sbuffò in riso
-La Sibilla un tempo era una sacerdotessa, ma quando mi prese in
custodia tornò al villaggio dov'era nata e cresciuta. Ogni
anno, da
quanto riesca a ricordare, mi porta qua a ringraziare la Dea...-
-Ahh...- sospirò
la ragazza,
sistemandosi i capelli ed i vestiti addosso alla bell'e meglio,
cercando di rendersi presentabile -Dici che farò brutta
figura?-
Lagharta cercò
di trattenere le risa
più che potè, ma guardando verso la ragazza e
vedendo il volto
serio con quale gli aveva posto la domanda, sfogò in un riso
divertito e spontaneo, che lasciò Mahel senza parole.
E con un lieve, timido
rossore sulle
guance, al pensiero di quanto fossero belli quegli occhi blu che
ridevano davanti a lei...
All'interno il Tempio era,
se
possibile, anche più bello che dall'esterno.
Le pareti di quel materiale
a lei
sconosciuto avevano cambiato colore, rimanendo però di un
lieve
colore perlato che le rendeva assolutamente affascinanti.
Le pareti altissime, il
soffitto a
cupola su cui era raffigurato un dipinto che lei avrebbe giurato aver
già visto, una donna bionda e due mani diametralmente
opposte in
direzione e colore che si allungavano verso di lei.
Al centro dell'enorme
stanza in cui si
trovava si diramavano cinque direzioni: due porte a sinistra, due a
destra e una scalinata davanti a lei, terminante in un'altra porta.
-Questa è la
sala d'attesa...?-
chiese Mahel tesa, ancora un po' infastidita dalle risa di Lagharta
di poco prima -E poi perchè Alvexia non è potuta
entrare?-
Lagharta la
guardò e scosse la testa,
arreso ormai all'evidenza che Mahel non fosse solo un animaletto
fastidioso ma anche una persona alquanto stupida -Non è la
sala
d'attesa. Questa è la sala centrale del Tempio, chiamata
anche “Sala
dei dipinti”. Non vedi l'affresco sulla cupola sopra di noi?
E le
decine di quadri appesi alle pareti? Sono tutte raffigurazioni della
Leggenda di Gaia, della Guerra Antica e della stessa Dea...-
sussurrò
Lagharta, indicandole le porte a destra -Quelle sono le sale delle
sacerdotesse e...- indicò quelle a destra -...quelle sono le
sale
libere. Una è la sala d'attesa, che cercavi, e l'altra
è una stanza
enorme collegata al giardino esterno. Da lì parte la
cerimonia dei
Fiori di Luna, che porta poi alla Sala del Colloquio- si
fermò,
indicando la scalinata davanti a loro -Quando compiono la cerimonia,
questa sala è addobbata con i Fiori di Luna e con drappeggi
bianchi
e azzurri. La Sibilla mi ha portato a vederla una volta, è
un onore
per un popolano assistervi-
Mahel guardò gli
occhi di Lagharta
muoversi esperti per il Tempio, rilucenti di una scintilla che non
credeva di avergli mai visto prima.
Parlava di Vie e di Gaia
con una sorta
di strano orgoglio, così come la piccolina aggrappata ai
suoi
capelli, che non aveva ancora osato spiccicare parola -Saluss?-
-Uh?- disse lei, volgendosi
verso
Mahel, sorridendo -Dimmi-
Mahel scosse la testa e le
sorrise a
sua volta. Pensandosi bene, quella più orgogliosa doveva
proprio
essere Saluss.
-Saluss...bentornata a
casa- sussurrò
vicino a lei Mahel, guardandola.
Non potè che
definirla adorabile,
mentre la vedeva arrossire felice per quell'affermazione.
Rimasero dentro la Sala dei
dipinti
per un tempo per Mahel interminabile, finchè finalmente la
porta in
cima alle scale davanti a loro non si aprì e ne
uscì una donna.
Assomigliava a Colonna, ma
allo stesso
tempo era diversa da lei.
Lunghi, splendenti capelli
verdi, gli
occhi dello stesso colore, una veste bianca che le copriva le
aggraziate forme del corpo in un modo quasi sensuale, anche se la
figura rimaneva avvolta da un'aura delicata e innocente.
I capelli erano ornati di
pietre
verdi, avrebbe quasi detto smeraldi, e da catene d'oro. Una fine
collana di diamanti e smeraldi le saettava al collo rendendola
brillante come se la donna stessa fosse una pietra preziosa.
-Benvenuti al Tempio di
Vie...- disse
con voce melodiosa la donna, non appena fu davanti al gruppetto
-Lagharta, divina Saluss...è un piacere ed un onore avervi
di nuovo
ospiti del Tempio...- la fatina svolazzò verso la donna,
inchinandosi a mezz'aria con sguardo solenne -L'onore di rivedere lei
ed il Tempio è tutto mio, sacerdotessa...-
La donna si
voltò infine verso Mahel,
che arrossì per la bellezza disumana che quella ragazza
possedeva
-Lei deve essere la divina Mahel, della Leggenda...non posso che dire
che è più di un onore averla qua...-
Mahel fece per inchinarsi,
ma la donna
si inginocchiò a terra, prendendole le mani e baciandogliele
-Che la
Dea vi protegga, divina Mahel...-
Mahel arrossì di
nuovo, per
l'imbarazzo -Non...non c'è bisogno di fare così,
la prego di
rialzarsi, davvero...-
La donna la
guardò stupita di
quell'atteggiamento, guardando verso Lagharta e Saluss con disappunto
e confusione -Perchè la divina Mahel mi chiede di rialzarmi?
Perchè
rifiuta il saluto della Dea? Per caso non sa perchè
è qua? L'avete
portata a Gaia contro la sua volontà?-
Lagharta stava per aprire
bocca ma
Mahel lo precedette, rammaricata -No, no la prego non ne abbia verso
Lagharta e Saluss. Mi hanno spiegato tutto della Leggenda ma...ma nel
mio mondo questo saluto non esiste, non sono abituata. Non sappiamo
se io sia davvero la Mahel della Leggenda, siamo venuti a chiedere
udienza...-
La donna guardò
Mahel e cambiò
espressione, alzandosi in piedi fredda e spenta in volto -Non...non
è
la Mahel della Leggenda...?-
Lagharta non ebbe cuore di
smentire e
abbassò lo sguardo, colpevole -La Sibilla ha avvertito del
nostro
arrivo, ma non ha spiegato la situazione, chiediamo scusa. Varie
circostanze ci portano a pensare che magari la Mahel della Leggenda
non sia...ancora nata...-
-Ma le spade divine sono
state
estratte- pronunciò grave, rivolgendosi a Lagharta come
accusandolo
di qualcosa -L'aspetto di questa ragazza non lascia alcun dubbio!-
Lagharta non
alzò lo sguardo neanche
di un millimetro, provocando un enorme vuoto nel cuore di Mahel, che
guardava impotente.
Si stava accogliendo tutte
le colpe di
qualcosa che non era assolutamente colpa sua.
-Ehi!- intervenne la
ragazza,
parandosi davanti a Lagharta con sguardo serio -Non le permetto di
rivolgersi così a Lagharta. Lui non ha colpe, che io sia la
Mahel
della Leggenda o meno. Lei non ha il diritto di rivolgersi
così a
lui-
La donna la
guardò, i suoi occhi
erano esattamente quelli di una Dea, i capelli emanavano un debole
riflesso e un'aura divini, non vi era dubbio.
Ma quella ragazza non si
comportava
come una Dea, assolutamente.
-Mi spiace, ma devo
chiedervi di
andarvene- la donna dette Mahel le spalle, risalendo la scalinata
senza rivolgere loro più alcun sguardo.
Mahel ne aveva fin troppo
della
spocchiosità di quella donna, che cambiava faccia a seconda
di chi
aveva davanti.
Non si accorse neanche
della
stupidaggine che stava facendo. E Lagharta e Saluss non fecero in
tempo a fermarla.
Salì velocemente
le scalinate che la
separavano dalla donna, furiosa.
L'afferrò per il
polso,
costringendola a voltarsi verso di lei.
Si
sarebbe aspettata di farla arrabbiare, urlare. Tutto ma non quello.
La mano della donna le
arrivò alla
guancia con una violenza ed un'inaspettatezza tali da farle perdere
l'equilibrio. Sarebbe caduta a terra e rotolata dalle scale se
Lagharta non fosse corso verso di lei e l'avesse presa per le spalle,
sorreggendola.
-Ma come ti sei permessa!-
esordì
Saluss, inferocita, svolazzando verso la donna con sguardo furioso
-Tu...!-
Lagharta riuscì
a trattenerla a sé
prima che anche lei potesse combinare qualche pasticcio, abbassando
di nuovo la testa di fronte a quella donna -Chiedo immensamente
perdono, somma sacerdotessa-
La donna rivolse a Lagharta
uno
sguardo di fuoco, tirando indietro le mani disgustata quasi
-Andatevene via di qua. Immediatamente- sentenziò dura,
prima di
scomparire dalla loro vista.
-Andiamo Mahel. Andiamo
Saluss...-
sussurrò nel silenzio della Sala dei dipinti, ormai vuota,
il
ragazzo, guardando il corpo inerme della ragazza tra le sue braccia,
lo sguardo perso nel vuoto, un enorme squarcio dentro al suo cuore.
Usciti dal Tempio,
trovarono Alvexia
sempre fuori ad aspettarli, stessa posizione.
Sentendo dei rumori alle
sue spalle si
voltò, vedendo davanti a lei tre persone sconvolte,
assolutamente
inebetite -Che cosa è successo...?-
Mahel si staccò
da Lagharta, scese le
scalinate e si sedette accanto ad Alvexia. La guardò negli
occhi,
arrabbiata. L'abbraccio, forte, stringendosi a lei.
E urlò.
Con tutto il fiato che
aveva in gola,
tutta la rabbia e l'amarezza. Niente lacrime, era troppo arrabbiata.
Alvexia la strinse forte, guardando verso il moro, che fece
spallucce.
-Mi volete spiegare cosa
sia successo?
Perchè Mahel sta urlando come un'invasata?-
Mahel alzò lo
sguardo ancora scosso
verso di lei, riaffondando la bocca nei suoi vestiti subito dopo e
riprendendo forsennatamente ad urlare.
Lagharta
ridacchiò e gli fece cenno
d'aspettare, almeno finchè la rabbia per quell'immeritato
schiaffo
non se ne fosse andata...
Alvexia rideva, di gusto.
Mahel rimaneva al suo
fianco, le
braccia conserte, la faccia imbronciata. Aveva raccontato tutto alla
Lilith, che all'immaginarsi la scena in testa aveva preso a ridere
così forte da farla arrossire di vergogna -Non
c'è nulla da
ridere!-
-Oddio Mahel, mi immagino
la scena. Ed
è troppo divertente! Hai osato metterti contro una
sacerdotessa del
Tempio, addirittura toccarla!-
-Non sapevo fosse proibito-
borbottò
Mahel di rimando, mentre Saluss le si avvicinava preoccupata -La
guancia fa ancora male...?-
Mahel scosse la testa,
amareggiata -Fa
più male all'orgoglio...-
Lagharta la guardava di
profilo, il
sorriso tirato che faceva comparsa sulle sue guance. Le sue dita
andarono a toccare, senza che se ne accorgesse, la guancia sul quale
aveva ricevuto lo schiaffo, delicate e gentili -Faccio io...-
Mahel voltò gli
occhi verso Lagharta,
perdendosi nei meravigliosi laghi profondi e scuri degli occhi del
ragazzo. Un tepore delicato scaturì dalla punta delle dita
di
Lagharta, arrivando fin nei nervi più sottili della sua
pelle.
Il poco dolore alla guancia
che
sentiva sparì, così come la frustrazione di quel
gesto. Tutto fece
spazio ad un sentimento strano, caldo e doloroso, dentro al suo
cuore.
Un sentimento tutto per
quegli occhi
blu, che la guardavano aperti in un sorriso dolcissimo.
***
PICCOLO
ANNUNCIO: questa è l'ultima volta che rispondo a fine
capitolo. Ormai il tempo a mia disposizione è sempre meno,
essendo tornata a lavoro e dovendo continuare terapia rischio
altrimenti di non riuscire a rispondere a tutte quante, e la cosa mi
dispiace immensamente. Perciò passo senza indugio ai miei
amati RINGRAZIAMENTI!!!
Genis: ci
sono taaante cose ancora da spiegare xD di certo il mistero del "fusto"
a cui piace Mahel sarà uno degli ultimi di cui
parlerò. Grazie nii-nii di supportarmi sempre e di essere
sempre al mio fianco, anche quando è troppo difficile
esserci. Ti voglio bene =*
fruttina89:
awwww >/////< grazie per le tue sempre
bellissime parole!!! Ho appena visto che hai aggiunto la tua nuova
storia, appena pubblicato vado subito a leggere u.u e sono felice che
la storia strutturata fino a questo momento ti sia piaciuta! D'ora in
avanti si preannunciano capitoli lunghi, spero che troverai il tempo di
leggermi. Grazie di essere sempre una delle prime a leggermi e di
rimanere con me in questo mio lungo viaggio per la conclusione di
Lagharta. Un abbraccio ed un bacio enormissimi =*
Dust_and_Diesel:
ti adoro. Lo sai no? Ti adoro perchè sei semplicemente te
stessa, unica, meravigliosa. E mi supporti sempre, come un'amica
sincera e leale, anche se ci conosciamo poco. Non so se sia gentilezza
o affetto, o ambedue, ma sono onorata di tante parole gentili e dolci
rivolte verso di me ^-^ forse perchè non ci sono abituata o
forse perchè, quando me ne rivolgono persone stupende come
te mi sento automaticamente in imbarazzo! Per quanto riguarda
il capitolo credo si spieghi da solo. E Saluss qua, anzichè
evitare Mahel, la protegge quasi aggredendo la sacerdotessa del Tempio,
che fra l'altro dovrebbe essere una sua "sottoposta" nella scala xD
però sapremo meglio nel prossimo cosa succederà.
Per adesso ti auguro tanta fortuna sia all'università che
nel resto. Un abbraccio ed un bacio =*
veroni90: ti
ringrazio moltissimo ^-^ sia per il fatto che hai letto e addirittura
recensito la mia storia, sia perchè mi hai fatto i tuoi
migliori auguri di pronta guarigione ^-^ grazie! Spero che finita
terapia tutto torni alla mia normalità, non vedo l'ora di
tornare a fare tutto esattamente come prima. Ti ringrazio ancora per la
tua dolcezza e gentilezza. Un abbraccio ed un bacio =*
Lady Moonlight:
ringrazio anche te per aver letto e commentato la mia storia ^-^ mi
rende davvero molto orgogliosa di Lagharta tutto questo affetto che
dimostrate nei confronti dei miei figliocci! Spero che continuerai a
seguirmi fino alla fine e che apprezzerai anche quest'ultimo capitolo.
Ti mando un abbraccio gigante ed un bacio =*
piccolaKiki:
incantati ^////^ oddio!!! Se dici così mi imbarazzi *arross
arross* beh, ora sono arrivati al Tempio, ma come vedi non hanno
ricevuto l'accoglienza che magari ci saremmo aspettati. Anzi, diciamo
proprio che sono stati trattati malissimo, no? Vedremo cosa
risolveremo nel prossimo capitolo. Intanto ti mando un abbraccio ed un
bacio enormi =*
Milou_:
tranquilla ^-^ avrai avuto da fare. La vita privata prima di tutto u.u
anche io mi son presa una pausa quando sono stata male, non hai proprio
nulla di cui scusarti. Hai trovato il tempo di tornare e lasciarmi un
segno, e non puoi neanche immaginare il piacere che mi hai fatto *///*
me tanto felice! Per quanto riguarda i Fiori di Luna, anche io vorrei
tanto averli ** a me piacciono tanto i gigli ed i gelsomini, immaginati
una variante dei gigli così spettacolare e delicata!!!
Awww!!! Beh, la smetto sennò mi dilungo troppo xD grazie per
essere tornata a lasciare un segno. Spero di rivederti al prossimo
capitolo, per una tua impressione. Ti mando un abbraccio ed un bacio,
enormissimi =*
Fairy_chan88:
mi spiace di costringerti sempre a leggere e recensire
ç___ç sono proprio cattiva! Comunque, passando al
capitolo...Alvexia, Lagharta e Mahel sono umani. Molto umani. Troppo
umani. Hanno le loro insicurezze, le loro paure ed il loro bisogno
d'affetto. Hanno tutto quello che tutti abbiamo, mancanza d'amore. Sono
molto me...lo ammetto. E un pò te, per alcune cose,
chissà se le vedrai mai. Perchè tu sei nel mio
cuore qualsiasi cosa accada. Per sempre. Ti mando un bacio ed un
abbraccio =*
Come sempre, grazie a chi semplicemente legge e rimane nell'ombra ma
anche grazie alle 27
persone che hanno inserito Lagharta tra le prefertite, le 41 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 4
che l'hanno messa tra quella da ricordare. Vi adoro
tutte/i!!!
Un abbraccio enorme ed un bacio a voi, che siete sempre dentro al mio
cuore.
Con affetto,
Selenite
|
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Capitolo 19 *** 18 - La Dea dentro di lei ***
***
Dedicato a hinayuki.
Ogni volta che leggo un tuo commento, mi viene spontaneo sorridere,
perchè sei una persona meravigliosa.
Conoscerti, anche se attraverso EFP, è stato (ed
è tuttora!) un onore per me.
Grazie di tutto...e per tutto <3
***
CAPITOLO 18
La Dea dentro di
lei
Colonna aspettava. Con
ansia e
trepidazione.
I capelli azzurrini, al
contrario
della prima volta che l'aveva incontrata, erano adesso acconciati
elegantemente, raccolti sulla nuca con alcune ciocche che ricadevano
sulle spalle, fermati da fermagli dorati e argentati, pietre preziose
e lacci di stoffe pregiate, come seta. Tutto nelle sfumature del blu
e del celeste, per accompagnare meglio il suo colore di capelli,
così
delicato e tenue. Una tunica celeste anch'essa, rifinita con fili
d'oro e con pietre bianche e brillanti le copriva il corpo perfetto e
slanciato.
Aspettava, inginocchiata
umilmente
nella Sala del Colloquio, con una strana ansia dipinta sul volto.
Preoccupata forse, o più semplicemente eccitata dall'arrivo
di
Mahel.
-Vie...ti prego...fa che
arrivino qua
sani e salvi...- sussurrò Colonna in ansia, sentendo alle
sue spalle
il rumore di una porta che si chiude.
Assunse un'espressione
seria, come
conveniva alla Gran Sacerdotessa, e sospirò.
-Chi disturba il mio rito
di
preghiera...?- chiese alzandosi dalla sua posizione e stagliandosi,
maestosa ed elegante, davanti alla persona davanti ad i suoi occhi.
Luminosa ed eterea, magica.
Una luce
bianca avvolgeva la stanza, circolare col soffitto a cupola, di
colore azzurro-violaceo, catapultando chiunque entrasse in un mondo
in bilico tra quello divino e quello mortale.
Come cristallo, rifletteva
una luce
magica che faceva risplendere addirittura gli ornamenti di Colonna,
così bella.
La sacerdotessa dai capelli
verdi era
davanti Colonna, lo sguardo rivolto al basso. Le si avvicinò
e si
inginocchiò, baciandole le mani -Mi spiace interromperla,
Somma
Sacerdotessa, ma...-
Colonna non
riuscì a trattenere un
sorriso infantile, dolce e spontaneo, felice -Sono arrivati i nostri
ospiti, Emerald?- chiese senza riuscire a trattenere l'eccitazione.
Emerald guardò
soddisfatta negli
occhi Colonna, sorridendo -Ho scoperto essere degli impostori e li ho
cacciati dal Tempio. Volevo solo avvertirla di non attendere oltre le
persone annunciateci dalla Sibilla, in quanto...-
Colonna lasciò
che le mani cadessero
sui fianchi, gli occhi aperti e sgomenti da quella rivelazione. Un
urlo, terrificante, in contrasto con la sua bella presenza,
scaturì
dalla sua bocca -TU HAI FATTO COSA?!-
-Cosa hai intenzione di
fare adesso,
Mahel?- chiese Alvexia dopo qualche minuto, mentre la ragazza
affondava la testa tra le braccia poggiate sulle ginocchia -Tornerai
indietro?-
-Non credo. Non posso. Non
voglio.
Rimarrò qua finchè quell'odiosa sacerdotessa non
avrà il buon
senso di ascoltarmi...- rispose Mahel scoprendo il volto ed i capelli
arruffatti sul viso -Voglio essere ascoltata-
La Lilith sorrise e le
scompigliò
ancora di più i capelli, rassegnata a quell'animaletto
fastidioso
dalla testa dura -C'è qualcosa per cui ti arrenderai mai...?-
Mahel sembrò
pensarci un attimo,
guardando verso il cielo. E sorrise -Solo al cielo...-
Alvexia la
guardò confusa e rivolse
lo sguardo al guerriero, che fece spallucce. Entrambi, nello stesso
momento, pensarono alla stessa cosa: “Che strana
ragazza...”
Colonna aprì la
porta della Sala con
irruenza, senza pensare al suo ruolo e alla sua condizione di
sacerdotessa.
Scese le scale pestando con
i sandali
la stoffa pregiata della tunica, il cui strascico le stava
continuamente in mezzo ai piedi -Emerald, considerati dispensata
dalla tua carica. Voglio che lasci i tuoi alloggiamenti entro il
tramonto- urlò alla sacerdotessa ancora dentro la Sala, che
la
guardava sgomenta -Sono stata chiara?-
Emerald rimase ferma nella
sua
posizione, le urla di Colonna ancora nelle orecchie, gli occhi lucidi
per un'umiliazione che non credeva tale. Borbottò un
sommesso “si”
che Colonna sicuramente non aveva udito.
Quando fu alla porta,
Colonna sentì
una voce che cantava poco più avanti. Si fermò,
poggiando le mani
sui battenti della porta, in attesa, ascoltando.
E sorrise.
Mahel sentì
Alvexia cantare e
spontaneamente chiuse gli occhi.
Lagharta guardò
la Lilith, che si
accorse del suo sguardo, e gli fece cenno di non dire niente.
Lasciò
che le parole le uscissero di bocca, senza pensarci.
Come una danza.
Mahel mugugnava il ritmo
della litania
dolcemente, accompagnando la voce soave della Lilith, le dita che si
muovevano nell'aria, come suonassero uno strumento.
Aveva una voce davvero
bellissima.
Le si poggiò con
la spalla,
strusciando il visino, aspettando che finisse di cantare -Che cos'era
Alvexia, questa...?-
La Lilith ci
pensò su un attimo
-Chiedilo al bel guerriero- scherzò lei, indicandoglielo.
Mahel lo guardò
aspettando una
risposta, che non tardò ad arrivare -Quello che hai appena
sentito
viene chiamato “Canto della Dea”...-
Colonna e Mahel sorrisero
entrambe
nello stesso momento, senza saperlo.
La prima aveva una vaga
idea di quel
che volesse fare Mahel e aprì di poco il battente, per
potere vedere
al di fuori del Tempio. E si stupì di quanto la ragazzina
del Lago
fosse cambiata.
Seguì i
movimenti stranamente sicuri
di Mahel fino ai Fiori di Luna, la sentì schiarirsi la voce
e
guardare verso Alvexia e Lagharta. Sorrise di nuovo.
Non vi era dubbio che
quella era la
Mahel della Leggenda.
Quando aprì
bocca per cantare,
Lagharta rimase folgorato.
Aveva una voce comune,
intonata si, ma
comune. Eppure lo spettacolo davanti ai suoi occhi era quanto di
più
bello avesse mai neanche immaginato.
Mahel risplendeva, come una
pietra
preziosa ai raggi del sole. E anche i fiori accanto a lei
splendevano, come se irradiassero luce dell'interno.
Alvexia era rimasta a bocca
aperta:
non aveva eccelse doti canore, ma il suo canto stava facendo
risuonare i Fuori di Luna, come accadeva solo durante i riti sacri.
Seppure non ne avesse mai visti, ciò che accadeva durante i
riti era
risaputo.
E Lagharta...lo vedeva con
la coda
dell'occhio, gli brillava lo sguardo. La seguiva, passo dopo passo,
attraverso i fiori brillanti dell'enorme prato, seguiva le sue parole
sillaba dopo sillaba. Si stupiva, che lei conoscesse la lingua di
Gaia, che dopo una sola volta che aveva ascoltato la canzone la
sapesse riprodurre così fedelmente -È bella
vero...?- chiese lei
senza distogliere lo sguardo da Mahel, seppure continuasse a tenerlo
sott'occhio.
-Bellissima...- rispose
Lagharta
estasiato, senza pensarci, considerando dentro di sé Mahel
più
bella di qualsiasi sacerdotessa avesse mai visto.
Ridacchiò
soddisfatta -La pensi così
anche tu, fatina?- chiese poi rivolgendosi a Saluss, che sorrideva
-Già...una sposa perfetta...-
Già lo sapeva,
che lei era solo una
fatina.
Niente di più
che una fatina.
E aveva odiato Mahel per
non esserlo,
per essere una donna, una possibile sposa. E si era sentita poi un
verme, si era vergognata di sé e dei suoi pensieri.
Lei era senza dubbio LA
sposa. Non
poteva che essere così.
Solo qualcuno di vicino a
Vie poteva
far risplendere i Fiori di Luna mentre intonava il Canto della Dea.
Solo la Mahel della Leggenda poteva.
Lei era la Mahel della
Leggenda. La
promessa sposa di Lagharta.
Chiuse gli occhi e strinse
il
pugnetto, frustrata, sentendo il dito di qualcuno posarsi sui suoi
capelli. Quando scoprì che era Alvexia non reagì,
ma si sentì
ancora più umiliata.
-Se devi dire qualche
cattiveria,
dillo ora che Lagharta è in coma...- disse lei voltando lo
sguardo
-Non ho la forza di discutere con te-
-Mi dispiace...- disse lei,
arrossendo, stupita di provare empatia per quell'esserino svolazzante
fastidioso -Ma non è detto che loro due inizieranno ad
amarsi...-
Alla parola amore Lagharta
si
irrigidì, guardando la Lilith -Non sono innamorato di Mahel.
E Mahel
non è innamorata di me. Io...io voglio solo rimandarla da
sua
madre...- disse poco convinto, guardando la ragazza davanti a lui
cantare e danzare in mezzo ai fiori luminosi del giardino -Gaia non
è
il suo mondo-
Alvexia e Saluss si
guardarono,
consapevoli che sarebbe stata la prima, l'unica e soprattutto
l'ultima volta che sarebbero state complici di qualcosa.
Colonna capì che
era tutto lì, ciò
che stava aspettando.
Consapevole di chi ci fosse
dietro di
lei, si fece da parte indicando fuori -Osi ancora dire che sono
intrusi? Lagharta è il prescelto di Saluss da anni ormai e
quella
ragazza ha fatto risplendere i Fiori di Luna cantando la canzone
della Dea. Hai bisogno di altre prove...?-
Emerald abbassò
lo sguardo, colpevole
-La Somma Sacerdotessa voglia scusarmi per la mia arroganza. Provvedo
a liberare le mie stanze come mi ha ordinato...-
Prima che potesse
andarsene, Colonna
la fermò -Prima di andare, fai accomodare i nostri
ospiti...- disse
con falsa freddezza alla sacerdotessa, che si inchinò pronta
ad
andare.
Colonna sapeva come sarebbe
finita.
Anche Emerald sarebbe stata
conquistata dalla dinivinità splendente di Mahel.
Aprendo i battenti del
portone
d'ingressom, Emerald attirò l'attenzione del gruppetto di
persone
davanti a lei.
Mahel interruppe il canto e
si voltò,
facendo comparire sul suo volto un'espressione arrabbiata, come a
volersi difendere. Alvexia voltò lo sguardo e si rimise
seduta,
dando le spalle alla sacerdotessa, e Lagharta rimase immobile, in
attesa.
-La Gran Sacerdotessa ha
espresso il
desiderio di incontrarvi- disse cercando di trattenere dentro di
sé
la rabbia che provava -Se voleste farmi il favore di seguirmi...-
Mahel rimase ferma sul
posto,
guardando Alvexia -Non vieni...con noi...?- chiese dubbiosa, vedendo
Alvexia ferma a sedere.
Alvexia le sorrise e scosse
la testa,
indicando la sacerdotessa dietro di lei -Credo che la signorina
dietro di me ti spiegherà il perchè con
più precisione e passione-
Emerald cercò di
mantenere
compostezza a quell'affermazione così fuori luogo -Le Lilith
non
possono entrare nel Tempio di Vie. È proibito-
-E perchè mai?-
chiese Mahel,
guardando a volte verso la Lilith a volte verso la sacerdotessa.
Alvexia
ridacchiò della situazione,
tanto la trovava paradossale in quel momento -Perchè io sono
un
demonio-
Demonio.
Tante, troppe volte aveva
sentito
quelle parole. Per lei non avevano senso, ognuno era quel che era
senza bisogno di inutili e dannosi epiteti.
Ogni volta che Alvexia
utilizzava
verso di sé la parola demonio, il suo volto si scuriva,
portando
un'ombra scura davanti i suoi occhi rubino.
Mahel non sapeva cosa dire,
o come
dirlo.
Alvexia notò il
suo volto arrossire
di rabbia e cercò di spiegarle prima di assistere di persona
alla
scena comica di cui aveva riso poco prima -Mahel, tranquilla. Ti
hanno detto qualcosa sulle Lilith, no? Noi siamo “creature
demoniache”, quindi non abbiamo l'autorizzazione ad entrare
in
luoghi sacri, come lo è il Tempio di Vie. Ma io, anche volessi,
non posso entrare...- spiegò lei,
avvicinandolesi dolce
-Capisci?-
-In che senso non
puoi?-
chiese Mahel, sbigottita.
Alvexia sospirò
-Mahel...noi Lilith
siamo considerate una “razza malvagia”. Possediamo
conoscenze sui
veleni e su tecniche di spionaggio e assassinio superiori a quelle di
chiunque altro. Per via dei nostri occhi siamo anche in grado di
avvalerci di alcune tecniche di evocazione, anche se si tratta di
spiriti magici minori, evocabili attraverso un
“tramite”. Ma io
no. Io sono...diversa, dalle altre...- disse lei, abbassando lo
sguardo -Hai visto la mia forma demoniaca, no?-
Mahel annuì, in
silenzio.
-Bene. Quella è
un'evocazione.
Un'evocazione che faccio usando il mio corpo come tramite...o
più
precisamente i miei occhi...-
Mahel fece un passo
indietro, colta
alla sprovvista. Un'evocazione tramite il suo corpo...?
-Ma non è...come
dire...pericoloso?-
Alvexia scosse la testa,
ridacchiando
-Non finchè non vengo ferita. L'evocazione si annulla solo
per mio
volere o per...mancanza del tramite. Devo solo stare attenta che i
miei occhi non se ne vadano mai a giro mentre combatto. Piuttosto
facile, no?- aggiunse ridendo di nuovo, nascondendo il terrore nei
suoi occhi.
Mahel si
avvicinò a lei, confusa
-Alvexia...solo tu hai questa peculiarità? Solo tu
puoi...trasformarti in un...un...-
-Demone? Si- disse lei,
salendo la
scalinata che portava ai battenti -Dico subito alla sacerdotessa che
non voglio entrare. Solo mostrare una cosa a Mahel,
dopodichè me ne
starò buona buona qua, ok?-
Alvexia si
avvicinò alla porta,
standone lontana qualche centimentro. Respirò a fondo,
impostando le
mani davanti a sé -Nessuno si spaventi, non faccio niente di
male. È
solo la barriera che farà qualcosa a me...-
-Barriera...?-
domandò Mahel al
nulla, mentre assisteva ad uno spettacolo straziante.
Un fulmine azzurrino
percorse le mani
di Alvexia, che le aveva avvicinate ai battenti, adesso splendendi di
una luce bianca.
Scariche elettriche che lei
sopportava
a fatica, trattenendo le urla di dolore dentro di sé, per
l'umiliazione di sentirsi rifiutata dalla stessa Dea che lei adorava.
Allontanò le
mani, di scatto,
chiudendole in pugni -Anche se volessi entrare con la forza...sarebbe
la stessa barriera del Tempio ad allontanarmi...-
Mahel salì gli
scalini lentamente,
avvicinandosi alla Lilith che riumaneva ferma dandole le spalle.
L'abbracciò dolcemente, posando la fronte sulla sua schiena,
sussurrando parole gentili -Farò di tutto
affinchè Vie ti accetti
nel suo Tempio. È una promessa-
Alvexia annuì
con la testa, sentendo
nella bocca il sapore salato di lacrime che non poteva piangere,
perchè era il suo carattere, la sua natura.
Lei stessa.
Alvexia ci aveva pensato
più volte.
Se Mahel e Lagharta
avessero saputo
del suo padrone, e del fatto che era stato lui a donarle quel potere,
sicuramente l'avrebbero odiata.
E lei non voleva in alcun
modo
ferirli. Soprattutto Mahel.
Non potè che
pensare, ancora una
volta, che il “dono” che le era stato fatto
somigliava senza
dubbio più ad una maledizione.
Mahel la salutò
con la mano, prima di
entrare. Alvexia ricambiò.
Scrutò
più volte il suo sorriso, ma
non vi trovò niente di allarmante. Era preoccupata, ma non
sapeva
dire se più per se stessa o per lei.
Non ebbe cuore di
domandarglielo.
Appena entrò, di
nuovo, dentro la
Sala dei dipinti, Mahel rimase immobile ad osservare la persona
davanti ai suoi occhi.
Ancora più bella
di quanto la
ricordasse, ancora più elegante, più...magica.
Colonna non potè
che sorriderle,
allargando le braccia -Benvenuta a Gaia, Mahel. Sono...felice, di
rivederti...- disse Colonna parlando con la sua voce.
Mahel sorrise eccitata e si
tuffò fra
le sue braccia, non prima di essere caduta per terra e di aver
portato Colonna con sé -Mi dispiace tanto!-
borbottò lei, vedendo
l'acconciamento per i capelli di Colonna riverso sul pavimento.
Lei la strinse a
sé, ridacchiando
-Non mi interessa gran chè di quelle pietre. Adesso ho
qualcosa di
più prezioso e caldo tra le mie braccia- sussurrò
lei baciandola
sulla fronte, come fosse sua madre -Mahel...ho aspettato tanto per
rivederti...-
Mahel rese l'abbraccio, non
accorgendosi di comportarsi come davanti a sua madre, come una di
famiglia.
Emerald le
guardò facendo sbocciare
le sue labbra in un sorriso, dolce e spontaneo. Lagharta le si
avvicinò, inchinandosi umilmente -Le chiedo scusa per il
comportamento della divina Mahel, somma sacerdotessa. Ma Gaia non
è
il suo mondo, e non riesce ad abituarsi a...- la sacerdotessa
zittì
Lagharta, chiudendogli le labbra con un dito.
-Lagharta...sono io che mi
scuso. Io
volevo solo proteggere la Somma sacerdotessa, non ho pensato a niente
altro. E capisco perchè ella reagisca così.
Quella ragazza...è un
animo puro, spontaneo ed incondizionato. Magari lei non è la
Mahel
della Leggenda, ma sicuramente è una Mahel magica per
Gaia...-
Lagharta sorrise, annuendo.
Quella
davanti a loro non era una semplice umana. Era Mahel, la Mahel di
Gaia. Una delle persone più importanti del mondo.
O, almeno, del suo.
Saluss era insieme a Mahel
e Colonna,
nella stanza privata di quest'ultima. Ridevano, tutte insieme, di un
sorriso che Colonna non sapeva esser capace.
Era ormai giunto il
tramonto.
Il battito alla porta
riportò alla
mente di Colonna i suoi doveri e le sue parole. La sua voce divenne
fredda -Prego-
Emerald entrò
nella stanza, una
tunica semplice bianca indosso, i capelli ormai non più
acconciati e
lasciati liberi sulle spalle -Mi spiace disturbarla durante la
vestizione, Somma Colonna. Sono venuta per porgerle i miei ultimi
saluti...-
Colonna si
avvicinò alla
sacerdotessa, mentre Mahel la guardava stupita -Colonna, che
succede...?-
Colonna si
voltò, cercando di
rimanere impassibile -Emerald ha osato buttarvi fuori dopo che le
avevo espressamente ordinato di accogliervi. È un errore
imperdonabile, allontanare dal Tempio con tali modi sgarbati la
divina Mahel della Leggenda...-
Mahel scosse la testa,
confusa -È
stato un errore...-
-Nessun errore- disse
Colonna,
imponente -E anche se fosse, gli errori vanno pagati con una
punizione. Emerald abbandonerà il Tempio, così
che le altre
sacerdotesse prendano a monito il suo comportamento inopportuno!-
Mahel si alzò,
contrariata -No! Non
potete allontanarla dal Tempio solo perchè ha fatto
ciò che era più
giusto! Non è così che si applica la giustizia,
Colonna-
-Mi spiace Mahel, io ormai
non posso
fare più nulla per lei- esordì Colonna con
freddezza, guardando
severa verso Emerald -Sei una vergogna per la tua famiglia...-
Prima che Emerald potesse
congedarsi,
si avvicinò a Colonna e le tirò il braccio verso
di lei, perchè si
voltasse -Colonna!-
Questa si voltò,
infastidita anche se
il gesto veniva da Mahel. E sia lei, che Emerald che Saluss rimasero
senza parole a ciò che videro.
Era in ginocchio. A terra.
La testa al pavimento, la
più grande
umiliazione.
Emerald spalancò
gli occhi, senza
parole, Colonna aprì le labbra in un sorriso -Non
allontanare
Emerald dal Tempio, Colonna. Lei ha solo reagito in modo esagerato ad
un mio gesto scortese. Non ha fatto niente di male, è colpa
mia. E
chiedo scusa anche a te, per aver ripetuto quel gesto...ma ti prego.
Ti prego!- alzò lo sguardo verso Colonna, fiera -Non mandare
via
Emerald-
La sacerdotessa dai capelli
verdi
guardò verso Mahel e poi verso Colonna, che le
guardò entrambe e
posò nuovamente lo sguardo verso Mahel -Ti accogli piena
responsabilità per questa tua decisione?-
-Si- disse Mahel decisa,
senza esitare
-Punisci me al posto suo-
Colonna
ridacchiò, volgendo lo
sguardo verso Emerald -Ringrazia la divina Mahel. Potrai restare al
Tempio- disse Colonna, vedendo gli occhi di Emerald illuminarsi di
gioia e di commozione -Ma! E sottolineo ma, dovrai farle da ancella
per tutto il suo soggiorno. Sono stata chiata...?-
Emerald guardò
verso Mahel, ancora
inginocchiata a terra, e si inginocchiò a sua volta,
scoppiando in
lacrime, prendendole in mano una ciocca di capelli e portandosela
alle labbra -Sarà mio immenso onore, prendermi cura della
divina
Mahel...tutto, per colei che ha salvato la mia dignità e
quella
della mia famiglia...- disse fra i singhiozzi la ragazza, senza osare
alzare gli occhi su Mahel.
-Che...perchè mi
sta baciando i
capelli...?- chiese Mahel a Saluss, che le si era avvicinata ormai
consapevole di ciò che aveva voluto fare Colonna.
-Mahel...baciare le mani ad
una
persona è riconoscerne la sua natura divina. È un
saluto molto
rispettoso. Ma baciarne i capelli...è il riconoscere la
propria
inadeguatezza nel presentarsi a tale divinità. È
il saluto più
umile conosciuto al mondo...-
Mahel guardò
quella ragazza, ai suoi
occhi adesso così dolce, tenere stretti tra le dita i
capelli e
baciali, sussurrando scuse sommesse.
Non resistette a quella
dimostrazione
di scuse e l'abbracciò, calorosamente -Nel mio mondo, questo
è il
modo migliore di chiedere scusa Emerald. E chiamami Mahel...-
La sacerdotessa si arrese a
quel
cuore, quel calore così dolce che dimostrava quella ragazza
comune
ma speciale, abbracciandola a sua volta.
Colonna sorrise.
-Emerald...porta Mahel
nella tua
stanza e procedete alla vestizione. Chiederemo un colloquio speciale
con Vie...-
Emerald annuì
fra le lacrime,
abbracciando più forte Mahel, che ricambiava.
-La renderò
più bella di qualsiasi
altra sacerdotessa al mondo!- borbottò tra i singhiozzi.
Pensando,
nel suo cuore, che quella ragazza era già più
bella di qualsiasi
altra persona al mondo.
Lagharta aspettava. Aveva
visto
passare Mahel ed Emerald insieme, le mani unite. E Saluss che
svolazzava dietro di loro, ridacchiando soddisfatta.
Aveva sospirato ed era
andato alla
porta, aprendola e guardando verso Alvexia.
-Ehi, ragazzina, non credo
che sia il
caso di aspettare qua stanotte...- disse Lagharta verso Alvexia, che
lo guardava senza capire -Perché no, fusto?-
-Mahel avrà un
colloquio con Vie,
questa notte. Dormiremo al Tempio. Trova un posto più caldo
per
dormire-
La Lilith rise, stendendosi
sullo
scalino -Ti preoccupi forse per me?-
Lagharta
sospirò, infastidito -Lo
dico solo perchè sennò quella
mi attribuirà tutta la colpa,
se ti succede qualcosa-
Alvexia lo
guardò seducente,
chiamandolo col dito -Perché non ci riscaldiamo insieme,
questa
notte...?- chiese ridacchiando soddisfatta di averlo scosso un po'.
-Credo di avertelo
già detto: mi
donerò solo alla mia sposa-
-Ma tu non sposerai mai
Mahel, neanche
se ti accorgerai di amarla. Quindi non vi unirete mai. Quindi puoi
unirti a me, non ti farò male- sentenziò lei,
falsamente seria.
Lagharta ingoiò
un impropero,
affondando la faccia tra le mani -Perchè, perchè
devi irritarmi a
tal punto, eh? Ti diverti a stuzzicarmi?-
-Si- disse lei, scoppiando
a ridere
-Andiamo, adesso non provi neanche più a nascondere che la
ami-
Lagharta fece per
avvicinarsi ma
rimase sulla porta, fermo e serio -Non la amo. Non posso innamorarmi.
Non so neanche cosa sia, l'amore...e non riesco ad innamorarmi di
lei-
Alvexia lo
guardò, seria a sua volta,
mettendosi a sedere -Fusto...-
-Senti, non ho bisogno
della tua
compassione. Sto bene così. Saluss mi adora, e anche io
l'adoro. La
Sibilla mi mette spesso alla prova, ma so che mi vuol bene, e anche
io provo gli stessi sentimenti. Mahel è...semplicemente una
persona
che devo proteggere e riportare indietro nel suo mondo, da sua
madre...-
-Lagharta...te ne rendi
conto di cosa
stai dicendo, vero?- chiese la Lilith rimanendo al suo posto,
guardando il guerriero compassionevole -Se tu parli così,
Mahel...-
-Mahel non è
innamorata di me. Non
ancora. Sa cosa accadrà, se iniziasse ad amarmi. Mi ha
promesso che
non accadrà. Non voglio odiarla, non lei. Lei mi ha
accettato, così
come ha accettato te. Non posso, non voglio ferirla.
Mahel...è
importante per me. Ma per quanto ho di più caro al mondo, io
non
sono innamorato di lei- disse tutto d'un fiato il guerriero,
scostantosi i capelli dal viso, nervoso -Non so come avrei fatto, se
la Mahel della Leggenda mi avesse odiato, come tutti gli altri...-
Alvexia sbottò
in un sorriso, che
infastidì Lagharta -Che cosa c'è?-
-Niente, niente- rispose
lei,
mettendosi di nuovo distesa, guardando il cielo rapita -Mahel ha
senza dubbio dentro di lei un potere inimmaginabile. E assoluto.
Magari non ha poteri magici visibili, anche se i suoi capelli
nascondono ben più che una bellezza estetica, ma il suo
cuore è...-
-Speciale- finì
il guerriero, vedendo
la Lilith voltarsi verso di lui e annuire -Sei sicuro di volerla
perdere...quando ancora non è tua, Lagharta?-
Lagharta stava per
rispondere, quando
fu richiamato all'interno -Io...-
-Vai pure fusto,
buonanotte!- disse la
Lilith chiudendo gli occhi, e facendogli cenno con la mano di andare.
Lagharta chiuse la porta e
la lasciò
da sola, fuori del Tempio, a ridere rassegnata sia al carattere di
Mahel...che a quello del guerriero.
Voleva parlare. Ma non
trovava le
parole.
Splendida, bellissima,
affascinante,
incredibile. Non rendevano l'idea.
Eppure era davanti ai suoi
occhi, che
come la sua bocca non sapevano come reagire.
I capelli erano raccolti
sulla nuca,
lasciando alcune ciocche libere di cadere fino a terra,
attorcigliandosi alle braccia e cadendo fino a terra.
Diamanti e accessori di
mithril
magico, il materiale più pregiato di Gaia, le adornavano i
capelli e
le braccia. Una piccola catenella dello stesso materiale, adornato di
diverse e varie pietre preziose le impreziosiva la vita, facendo
meglio aderire la tunica semitrasparente bianca che indossava.
Gli occhi erano ancora
più brillanti
del solito, vivaci. E quel rossore sulle guance era impagabile,
assolutamente tenero.
Era schifosamente bella,
ecco, quella
era l'espressione più adatta.
Saluss accanto a lei le
svolazzava
soddisfatta, mentre Emerald le teneva lo strascico della tunica
alzato da terra, perchè non si sporcasse. Colonna, accanto a
lei,
vestita e adornata di gioielli allo stesso modo di Mahel, era
stupenda.
Ma non riusciva ad
eguagliare la
bellezza e quell'aura misteriosa che Mahel emanava, senza volerlo,
vestita come una sacerdotessa.
Lagharta si
avvicinò alle due donne
davanti ai suoi occhi, ingonocchiandosi e baciando le mani prima a
Colonna e poi alla stessa Mahel -Lagharta!-
-Mahel...ti hanno spiegato
il
significato di questo vestito...?-
-No, perchè?-
chiese Mahel
impacciata, guardandosi addosso e arrossendo d'imbarazzo per le
numerose e costose pietre che l'adornavano -Che cos'ha di strano...?-
Lagharta si alzò
in piedi,
guardandola fissa negli occhi -Le sacerdotesse...indossano, durante i
loro riti sacri...le stesse vesti di una...sposa...-
Mahel spalancò
gli occhi, guardando
verso Emerald che ridacchiava e verso Colonna -Scusami Mahel, non
credevo fosse importante...-
-Io...non credevo che le
spose
potessero permettersi questi abiti costosi!-
Colonna
ridacchiò -Non esattamente.
Se una coppia è fedele alla chiesa di Vie, sono le stesse
sacerdotesse del Tempio a vestire gli sposi dei nostri più
pregiati
capi di vestiario. Le spose di Vie sono le più belle di
tutta
Gaia...-
Mahel arrossì a
quelle parole mentre
Lagharta, invece, ormai non sentiva più nulla.
Davanti a lui adesso c'era
solo una
semplice donna, una sposa, bellissima.
Una delle donne
più belle che avesse
mai visto. La più bella.
Pensò, con la
speranza nel cuore, di
riuscire a trovare, un giorno, una sposa che fosse, vestita come
Mahel, bella almeno la metà di quella Dea davanti ai suoi
occhi.
***
Ooooh finalmente xD è due giorni che tento di scriverlo ma
non riuscivo a trovare il tempo e l'ispirazione. Entro domani sera
provvederò a rispondere alle recensioni dello scorso
capitolo tramite il nuovo metodo, anche se non voglio togliere il
piacere di RINGRAZIARVI anche a fine capitolo, seppur con un
ringraziamento generale.
Grazie a Genis,
LinusVanPelt,
Lete, Lady Moonlight, Fairy_chan88, piccolaKiki, fruttina89, Milou_, hinayuki (a cui ho
dedicato questo capitolo), Dust_and_Diesel,
BumBj.
Grazie a tutti e a tutte per aver trovato il tempo di lasciarmi un
segno, lo apprezzo moltissimo <3
Grazie anche alle 34
persone che hanno messo la storia fra le preferite, le 44 persone che
l'hanno messo fra le seguite, le 6
che l'hanno messa fra quelle da ricordare. Siete meravigliosi e
meravigliose <3
Spero che chiunque mi segua, da adesso o dall'inizio, mi segua fino
alla fine. Ne sarei davvero onorata <3
Un bacio ed un abbraccio a tutti quanti.
Con affetto,
Selenite =)
|
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Capitolo 20 *** 19 - La voce di Vie ***
***
Dedicato a TUTTE
le splendide persone che mi hanno sostenuta in questo ultimo periodo.
A tutte le bellissime persone che hanno letto, recensito o solo
spulciato LAGHARTA anche per un istante.
Ogni vostra lettura è una mia lacrima di gioia, sincera e
spontanea, è un mio sorriso, è un mio
ringraziamento ed una preghiera che ho fatto per voi.
Grazie per ciò che avete fatto, anche senza accorgervene,
per me.
Grazie, Grazie, Grazie dal più profondo del mio cuore
<3
***
CAPITOLO 19
La voce di Vie
Nei suoi occhi vi era tutto
quanto.
Ammirazione.
Sorpresa. Emozione. Devozione.
Sentiva il suo cuore
stringersi in una
morsa di dolore lancinante, pesante, troppo forte anche per lei. Era
così piccola, indifesa. Non poteva vincere.
E, guardandola,
provò un tale senso
di commiserazione da odiarsi.
Perfetta.
Quegli
occhi verdi così limpidi e puri, quella figura esile ma
aggraziata,
anche se solo in quegli abiti, da cui si intravedevano le cicatrici
ed i graffi che le si erano attaccati addosso durante il suo breve ed
intenso viaggio, le mani che tremavano, per l'imbarazzo e per la
timidezza, o più semplicemente per lo sguardo da giovane
innamorato
dell'egoistico pallone gonfiato davanti a lei.
Invidiosa,
maledettamente invidiosa.
Perchè era
grande, non piccola come
una fata ma un essere umano, le gambe lunghe, le braccia lunghe,
delle mani le cui dita potevano incrociarsi a quelle della persona
amata.
Lei non aveva, quella
possibilità.
Quella fortuna.
Eppure lo amava
così tanto,
intensamente e profondamente. Aveva desiderato che lui fosse felice,
che amasse intensamente. Ma non che guardasse l'amore e lo fuggesse,
come invece stava facendo senza accorgersene. E soffrivano, entrambi.
O più
probabilmente tutti e tre.
Saluss si era tenuta da
parte,
ultimamente, ben lo sapeva. Ma non sopportava il cambio di sguardo
repentino di Lagharta nei confronti di Mahel, per quanto bene volesse
ad entrambi. Ed il perchè era semplice.
Perchè
lo amava.
Lo aveva sempre amato, fin
dal
principio, quando il moro estrasse la spada Saluss dal Tempio di
Pietra. Quando incrociò il suo sguardo, ancora fanciullo,
per la
prima volta, i suoi profondi e bellissimi occhi blu, quando le
sorrise, presentandosi.
Il
suo cuore aveva battuto di un suono nuovo e intenso, tale da renderla
consapevole che quello era amore
umano,
incondizionato e potente.
Ma
non era lei, la sposa promessa del suo guerriero. Era solo una
fatina, la sua compagna di battaglia, un'anima affine eterea e
intangibile. Un'entità distinta, per razza
e classe
sociale,
nonostante a lei questi dettagli non importassero, anche per rispetto
a quella persona così fragile quale era il guerriero...
Scosse la testa e si
strinse agli
abiti di Mahel, non notando che la ragazza aveva smesso di guardare
gli occhi di Lagharta per osservare lei, silenziosa e impacciata,
stretta alle sue vesti. Un sorriso le percorse le labbra, un sorriso
triste, perchè forse aveva capito cosa tormentasse la sua
piccola
amica.
Mahel avrebbe cercato di
sistemare
tutto. Saluss se lo meritava.
E magari anche Lagharta.
Quando Colonna
scortò Mahel al
giardino dei Fiori di Luna, Lagharta ebbe un blocco. Fece come per
parlare, ma dalla bocca non uscì neanche un suono. Stavolta,
però,
non era per la bellezza della giovane o per la sorpresa, ma per uno
strano moto di dolcezza verso qualcuno che stava aspettando fuori, al
freddo, al buio. Sola.
La Lilith.
Colonna notò lo
sguardo di Lagharta e
guardò Mahel -Qualcosa non va, eletto di Saluss?-
Lagharta guardò
verso Mahel che, non
riusciva a comprendere come, capì subito a cosa volesse
riferirsi il
moro -Colonna...posso osare chiedere un enorme favore...?-
Colonna
osservò entrambi, gli occhi imploranti e sinceri. Un sorriso
dolce,
sulla bocca di Lagharta, stupito da quella dolcezza che l'umana,
perchè si era un'umana, davanti a lui stava dimostrando
-C'è...un'amica
fuori che...morirebbe, pur di vedere Mahel così bella...-
Alvexia fischiettava una
canzone dolce
e malinconica. La notte non era fredda, ma il gelo nel suo cuore era
spaventoso e immenso.
Pochi giorni e
già non sapeva
sopportare la solitudine...
Sentì la porta
alle sue spalle
muoversi, uno scricchiolio quasi silenzioso, si voltò. Il
guerriero
la guardava sorridendo malizioso, facendole un cenno con il capo.
-Fusto...? Hai cambiato
idea per
prima...?- chiese lei abbassando un poco la spallina del vestito, lo
sguardo lascivo -Vuoi mordermi qua? Sono speziata e saporita...-
Lagharta
aggrottò le sopracciglia,
scosse la testa e parò la mano davanti a lui -Se mi prometti
che non
farai o dirai niente di sconveniente...ti farò un regalo.
Che ne
dici?-
Alvexia si alzò
in piedi,
stiracchiandosi -Dipende che regalo- borbottò, anche se la
curiosità
la stava uccidendo -Denaro? Gioielli? La spada...?-
Lagharta scosse di nuovo la
testa e
sorrise, rassegnato -Qualcosa dal valore incommensurabile. Che ne
dici...?-
Alvexia piegò la
testa di lato,
increspando le labbra, non molto convinta. E prima che potesse dire
qualsiasi cosa, vide un bagliore tenue svolazzare appena fuori dalla
porta, uscire allo scoperto.
Lasciarla senza fiato.
-Prin...principessina...-
fu la sola
parola che la Lilith ebbe la forza di dire.
Splendida, come una
principessa, una
vera Dea.
In quel momento, quella
ragazzina che
di bello aveva solo gli occhi era la donna più sensuale del
mondo.
Le
vesti pregiate, le pietre preziose, un tenue profumo. Lei,
semplicemente lei. Era sicura che vestita allo stesso modo, non
avrebbe scatenato lo stesso effetto.
Mahel guardò
Alvexia e arrossì,
forse leggendole negli occhi qualcosa di negativo che lei
assolutamente non pensava -Oddio allora è vero, sono strana...-
La Lilith guardò
attonita la
ragazzina e poi il guerriero, che si era voltato di nuovo verso Mahel
sorridendole. E si spaventò.
Quel sorriso
così dolce e immacolato
sulle labbra del guerriero non era un sorriso d'amore.
Non vi
era passione, in quello sguardo, non vi era desiderio. C'era solo
ammirazione, riverenza. Sottomissione. Come se
quella
ragazzina che prendeva in giro continuamente e con cui litigava
adesso non fosse neanche la stessa persona.
Poi pensò a
Lagharta. A Vie. A Mahel.
E sbuffando comprese, in parte, la mentalità contorta del
guerriero
davanti ai suoi occhi.
“Per quanto sia
egoista, presuntuoso
e infantile...ha un senso del dovere stupefacente. Non riesco a
credere che, vedendo Mahel in queste vesti, il suo cuore abbia
automaticamente rinunciato a lei...ancor prima di rendersi conto di
amarla...”
Scosse la testa,
allontanando quei
brutti pensieri da sé e sorrise, verso la ragazza, che
ancora la
guardava maledicendosi per l'inadeguatezza di cui si sentiva colma.
-Mahel...sei bellissima...-
trovò la
forza di dirle la Lilith, notanto con la coda dell'occhio una
sacerdotessa all'interno del Tempio che la guardava...e sorrideva -E
anche la sacerdotessa accanto a te è di una bellezza
disarmante. Ma
si sa...le spose di Vie sono le più belle del mondo...-
Mahel sorrise a sua volta,
mantenendo
un rossore infantile sulle guance, voltandosi verso Colonna che
annuì
con la testa.
-Domani mattina...qualsiasi
sia la tua
decisione...ti prego di aspettarmi, Alvexia...-
Di nuovo, la Lilith
annuì e sorrise
-Lo prometto-
Colonna portò
Mahel al giardino dei
Fiori di Luna, quello più nascosto, guardandola.
Persino agli occhi di una
splendida
sacerdotessa come lei Mahel, la Mahel della Leggenda, assumeva una
connotazione splendida.
Iniziando a intonare il
canto della
Dea, prendendo per mano Mahel e cercando di mostrarle, senza
spiegarlo a parole, il rito dei Fiori di Luna, Colonna
l'accompagnò
al centro del giardino, mentre i Fiori vibravano al suono della voce
di Colonna, a cui s'aggiunse quella di Mahel in poco tempo.
Semplici
stelle nella notte
Fiori
di Luce che brillano nell'oscurità
Dea
Celeste invocata dalla Sacerdotessa della Luna
Canta
per i Fiori della Dea che brillano sulla terra
Il
Guerriero si inginocchia sulle scale del Tempio
Gli
occhi alla Dea, devoti e puri
Inno
alla Battaglia, protettore del mondo
La
voce della Dea salverà l'umanità
Il rito era ciò
che di più splendido
esistesse al mondo.
Le voci di Colonna, limpida
e
meravigliosa, e Mahel, impacciata ma fiera, risuonavano nell'aria
frizzante della sera, arrivando sino alle orecchie della Lilith, che
sorrideva.
Pur non vedendole, sapeva
lo
spettacolo che si era appena creato davanti a tutti gli altri.
Solo cinque persone
assistevano a
quella meraviglia.
Colonna e Mahel, che
cantavano.
Emerald, i cui occhi brillavano per la magnificenza dello spettacolo,
anche se ormai erano anni che ne era spettatrice. Lagharta, che
osservava riverente, per l'onore di cui era stato rivestito di nuovo.
E Saluss, che era rimasta attaccata alle vesti di Mahel, con lo
sguardo basso e colpevole.
Le altre sacerdotesse
sembravano
sparite, ma non era importante. Ciò che stava parandosi
davanti agli
occhi di quei cinque fortunati era lo spettacolo più bello
al mondo
ed era solamente loro.
Mahel colse un Fiore di
Luna, seguendo
i movimenti aggraziati ed eleganti di Colonna, che continuava a
cantare. Il Fiore si illuminò di un bagliore iridescente
caldo e
delicato, iniziando a fluttuare sulle mani aperte a coppa della
giovane Mahel.
Colonna scortò
Mahel in mezzo ai
fiori, dentro le sale delle sacerdotesse, fino alla Sala dei Dipinti.
Si fermò al centro della stanza, smettendo di cantare.
-Mahel...adesso devi
entrare nella
Sala dei Colloqui da sola. Vie accetterà di parlarti,
perchè con te
hai il Fiore di Luna Iridescente, simbolo di accettazione divina-
Mahel osservò
Lagharta che annuiva
con la testa, sentendosi improvvisamente sicura.
-Saluss può
venire con me...?- chiese
timida, sentendo le mani della fatina stringersi ancora più
forte
alla stoffa -Può...?-
Colonna sorrise ed
annuì -Saluss ha
accesso libero al Tempio. Potrebbe avere libero colloquio alla Dea,
se solo volesse. Ma è un diritto a cui ha rinunciato. Per
questa
volta, puoi portarla con te-
Mahel sorrise e
guardò verso Lagharta
-Torno presto. Stai con Alvexia, non lasciarla sola. Ti prego-
Lagharta sbuffò
-Come vuole,
principessina- si inchinò sarcasticamente e voltò
la schiena,
incamminandosi verso la porta.
Mahel guardò
verso la porta e
respirò, profondamente.
Passo dopo passo,
arrivò alla porta
della Sala dei Colloqui. Questa si aprì da sola, non appena
la luce
iridescente del Fiore tra le sue mani venne a contatto con la
barriera della porta. Mahel guardò per l'ultima volta dietro
di sé
ed entro.
Con la paura nel cuore,
tante
domande...e tanta voglia di cambiare le cose.
Enorme. Magnifica.
Bellissima.
Mahel arrivò al
centro dell'enorme
stanza circolare davanti ai suoi occhi. Sembrava di essere immersi
nel nulla, tanto era luminosa la luce all'interno.
Non appena i suoi piedi
furono al
centro esatto della stanza, questa divenne dei colori accesi e
profondi dell'arcobaleno. Mahel sentì l'aria schiacciarla,
si mise
carponi e cercò di tenere il Fiore in alto, sopra il suo
cuore.
-Mahel, ce la fai...?-
chiese
preoccupata la fatina, svolazzando sino alle sue mani -Devi porgerlo
a Vie, in alto, come se lo rivolgessi al Cielo-
-Ci sto provando. Non so
come ma...me
lo sentivo- rispose Mahel di rimando, sentendo la pressione su di
sé
farsi intensa e penetrante -Mi sento schiacciare-
-È una delle
prove di Vie. Se riesci
a porgerle il Fiore e invocare la sua presenza, essa si
manifesterà
a te. Porgi a Vie il Fiore, dicendo: “Dea del Cielo, accetta
il mio
colloquio”-
Mahel annuì e
spinse le mani in alto,
sempre più in alto. Nonostante la fatica e la spossatezza,
il Fiore
sorpassò la sua testa, arrivando più in alto che
lei potesse
portarlo -Oh Vie, Dea del Cielo, accetta il mio colloquio!-
invocò
Mahel con la voce sofferente e stanca -Ti imploro!-
Saluss teneva da sotto le
mani di
Mahel in alto, voleva che Vie parlasse con lei.
Voleva che la vedesse, la
sentisse, le
parlasse. La amasse.
E che convincesse entrambe
della sua
reale identità.
Un lampo di luce bianca che
Mahel ben
conosceva.
Una voce che lei aveva
già sentito,
anche se non ricordava dove.
Limpida...pura...soave. Magica.
Una figura sfocata apparve
davanti ai
suoi occhi, bianchissima, quasi trasparente. Non riusciva a
delinearne perfettamente i contorni del corpo, del volto.
Era come un fantasma, come
fosse aria.
Ma la sua voce era tanto di
più reale
avesse mai sentito.
Mahel...finalmente
ci incontriamo...
Mahel guardò
verso Saluss, che si era
irrigidita ed i cui occhi erano in riverente attesa. Piccole scie di
luce attraversavano le sue guance, piccole e paffute, calde lacrime
di gioia per aver rivisto sua madre dopo anni di sonno.
Saluss...mia
piccola, piccola Saluss...è una gioia vederti in salute...
Saluss trattenne i
singhiozzi, anche
se non potè fermare le lacrime. Neanche una parola
uscì dalla sua
bocca e Mahel capì che doveva essere interpellata per
parlare.
Una Dea, era pur sempre una
Dea.
Sentì come una
calda mano sulla sua
testa, gentile, che le carezzava i capelli. Un sorriso le si dipinse
sul volto, sapendo che di lì a poco avrebbe potuto parlare
anche
lei.
Io
sono Vie, creatrice e protrettrice di Gaia, signora di questo Tempio.
Benvenuta
su Gaia Mahel...principessa della Leggenda...
Al sentire quelle parole,
Saluss si
sentì percorsa da un brivido. Non vi era dubbio.
Quello era il vero inizio
di tutto.
***
Come ho scritto a inizio capitolo, grazie. Perchè siete
splendidi e splendide, perchè avete qualcosa di speciale nel
vostro cuore. Perchè vi preoccupate di me e siete
meravigliose. Ed io ripetitiva. Ma vi adoro. Davvero, vi adoro.
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo (e che
ringrazierò domani con calma <3 non vi preoccupate!),
quindi grazie a: Genis,
Adaliah (ti
mando un bacio <3), veronic90,
hinayuki (ho
imparato ad amarti, dico sul serio!), Ran_neechan
(bentornata tesoro!), BumBj,
fruttina89
(ormai sei nel mio cuore, per sempre sempre <3), Lady Moonlight, piccolaKiki
(stavolta scritto bene xD ti adoro e scusami ancora!), Fairy_chan88 (adoro
le tue immense recensioni!!!), Milou_,
Lirin Lawliet
(grazie come sempre di tutto *si inchina*), Mars_, Dust_and_Diesel, Argorit. Grazie
davvero!
ANGOLO DEL
PETTEGOLEZZO =P: spiego il problema che ho avuto
a dicembre e ciò cui mi sono appena operata. Allora...
A dicembre ho avuto una tracheite in forma grave, tale da
essere arrivata ad una forma di afonia così profonda e
radicata da essere durata un mese e mezzo. Abbiamo avuto paura fosse un
tumore delle corde vocali, ma fortunatamente si è scoperto
essere solo un uso sbagliato di alcune "false corde" (praticamente
muscoli della gola che NON dovrebbero muoversi ma sostenere le vere
corde vocali) che avevano sostituito le vere corde, rimaste ferme. Ho
dovuto sottopormi a terapia rieducativa vocale e ho ripreso a parlare
in due settimane ^-^ tutto risolto! (da un tumore ad una semplice
terapia penso che chiunque avrebbe pianto per la bella notizia!)
Adesso, invece, mi sono operata per un problema al ginocchio che ormai
ho da sei anni, precisamente da quando praticavo sport. Mi ero
infortunata al legamento crociato anteriore, operandomi in una clinica
privata al tempo, sembrava tutto a posto. Ma a distanza di
anni, precisamente a giugno dell'anno 2010, per via di crampi e di
dolori a muscoli e ossa, mi sono sottoposta a visita ortopedica e si
è scoperta un'agghiacciante verità: il legamento
operato sei anni fa non aveva mai attecchito! In pratica sono rimasta
sei lunghi anni senza legamento intorno all'osso (per intenerci,
attorno alla cartilagine del menisco) e ciò ha comportato
anche la frizione delle ossa e la perdita di buona parte della
cartilagine. Operandomi, infatti, si è scoperto che avevo
rotto COMPLETAMENTE il menisco e che ho rischiato, più volte
a detta del chirurgo, di spaccarmi (o spezzarmi?!) l'osso della gamba.
Ora è tutto a posto, sono tutta rimessa a nuovo e le
stampelle sono le mie migliori amiche xD
Tornando a noi, ringrazio immensamente tutti coloro che anche solamente
leggono questa storia ^-^ grazie!
Grazie quindi anche alle 43
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 51 che l'hanno messa
tra le seguite e le 10
che l'hanno messa tra quelle da ricordare! Grazie mille, siete
pucciosissimi >///<
Tornerò presto a tediarvi con i miei BLABLA ed i miei
capitoli, ma anche con i miei ringraziamenti privati per ognuna/ognuno
di voi!
Un abbraccio ed un bacio enorme per tutti quanti.
Con affetto e devozione,
Selenite =)
|
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Capitolo 21 *** 20 - La storia ha inizio ***
capitolo lagharta
***
Dedicato a Tayra,
che è capace di una dolcezza straordinaria, e di un talento
ancor più raro.
Grazie per tutte le belle parole che mi hai riservato <3
***
CAPITOLO 20
La storia ha inizio
Mahel sapeva che era
bellissima.
Nonostante non ne vedesse
precisamente
i lineamenti del volto o del corpo, sentiva dentro di sé che
la
donna davanti ai suoi occhi era l'esempio vivente della bellezza, su
Gaia.
Mille e mille volte
più bella di
qualsiasi donna al mondo, per cuore e aspetto, ecco come doveva
essere.
Non riusciva ad immaginarne
l'aspetto,
non sapeva quali fossero i canoni di bellezza su Gaia...ma non poteva
fare a meno di sorridere, perchè l'onore che le era stato
concesso
non era solo quello di parlare con Vie...tanto quanto quello di
“vederla”, per quanto le era possibile.
Sospirò
profondamente, aspettando che
questa le permettesse di parlare.
Mahel...ti
ho osservata costantemente, dal tuo arrivo a Gaia.
So
quali sono le domande che attanagliano il tuo cuore.
Tante
sono le risposte cui aneli, ma devi porre le giuste domande.
Ti
ascolto, principessa della Leggenda...
Mahel guardò
quello che doveva essere
il volto di Vie, confusa. Guardò verso Saluss, che le
rendeva lo
sguardo, e balbettò qualcosa di indefinito.
-Mi...mi spiace, ecco...mi
ha preso
di...di sopresa e...- la manina calda di Saluss, che ancora aveva gli
occhi umidi, le si posò sulla fronte. La vide distintamente
sorridere, calmandosi improvvisamente -Mahel, andrà tutto
bene. Vie
è il bene di questo mondo, non devi aver paura...-
Mahel le sorrise e
annuì, prendendo
coraggio -Vie...ho tante domande da porre. Tantissime.
Perchè sia
stata scelta io, fra i miliardi di persone del mio mondo,
perchè mia
madre abbia sognato Gaia e Lagharta, al tempo, prima di partorirmi.
Cosa è successo durante la Guerra Antica, cosa sia a
minacciare Gaia
oggi...cosa è ciò che spaventa Lagharta
così intensamente da
odiarmi per ciò che sono...- abbassò gli occhi,
intristita, per poi
guardare di nuovo verso Vie -Per favore, Vie...dimmi perchè
hai
scelto me!-
Vie allungò una
mano verso il fiore,
prendendolo fra le dita e lasciando che fluttuasse libero nell'aria
sopra di loro. Poi prese le mani di Mahel e l'alzò,
perchè le fosse
faccia a faccia. Probabilmente sorrise...
Perchè
solo tu possiedi un cuore capace di accettare...
Il cuore di Mahel, era la
prima
risposta. Quel cuore umano e così imperfetto, capace di un
amore che
andava oltre i limiti delle sacerdotesse del Tempio, considerate
insieme alle Semidee elementali le entità più
pure di tutta Gaia.
-Il mio cuore...?- chiese
Mahel
confusa, guardando verso Saluss.
Si,
Mahel...il tuo cuore.
Quel
cuore che la Lilith ed il Guerriero hanno definito “dolce e
caldo”
Mahel arrossì al
ricordo di quelle
parole di Alvexia, che per la prima volta si era aperta al suo cuore,
completamente.
Annuì con la
testa, quasi contenta di
sapere che quell'affetto era ricambiato, anche se in parte, da ambo
le parti.
-Vie...Lagharta quindi non
mi
odia...?-
Certamente
no, piccola Mahel.
Lui
più di tutti ama quel tuo cuore dolce e caldo che tutto
accetta e
tutto comprende.
Ne
ha paura perché sa che la Profezia è potente e
può ferirti.
E
anche se non ti ama nel senso passionale del termine...egli non vuole
ferirti.
-Ferirmi...?
Perchè dovrebbe
ferirmi...?-
La voce di Vie si
interruppe un
istante, prima che le sue mani si posassero sul suo volto piccolo e
caldo -Vie...?-
La
Profezia...narra di un amore incondizionato e puro. Il più
potente
al mondo.
Ha
parlato a Lagharta della sua sposa...e della loro morte.
La
sposa di Lagharta, secondo la Profezia, è la Mahel della
Leggenda.
E
la Mahel della Leggenda...sei tu.
Rimase senza parole.
L'odio...profondo di
Lagharta...il suo
sguardo triste e addolorato...il suo cuore chiuso, verso di lei,
così
combattuto tra l'affetto e il dovere.
Era per colpa sua.
Perchè Lagharta
sapeva che non poteva che essere lei, la Mahel della Leggenda, e che
riconoscendone l'identità avrebbe potuto ferirla.
Tanto più
avrebbe ferito se stesso.
L'amore che Lagharta non
poteva
provare, che non era sbocciato perché lui stesso aveva
cercato senza
sosta di rinchiuderlo dentro di sé come un errore a cui non
poteva
cedere, adesso Mahel sapeva che era una sua colpa.
La colpa di essere colei
che mai
avrebbe dovuto esistere. Né su Gaia né sul suo
mondo..
Mahel...qualcosa
turba il tuo cuore, lo vedo.
Cosa
succede...?
Non aveva la forza di
piangere.
Il coraggio.
Sentiva che il maggior peso
nel cuore
del guerriero era lei. Adesso lo sapeva, che l'odio che Lagharta le
aveva incondizionatamente dato era perchè così
doveva essere.
Proteggere sé
stesso...proteggere
lei...e tutto il mondo...
Strinse i pugni
così forte che un
rigolo di sangue le scorse per le dita, posandosi a terra. Saluss
trattenne il respiro, spaventata, correndo alle mani di Mahel per
fermare quella pazzia dolorosa che l'aveva presa, nel cuore,
stringendola.
Mahel...posso
scorgere il senso di colpa attanagliare il tuo cuore.
Capisco
quali pensieri possano attraversare la tua mente...
Ma
non addossarti colpe che non sono tue, te ne prego.
La sua voce
scoppiò come una bomba,
avvolgendo il suo cuore di dolore lancinante.
-Non è colpa
mia?- urlò Mahel,
alzando lo sguardò verso Vie lucido e pieno di rimorso -Come
posso
non pensare che sia colpa mia? Per tutta la vita Lagharta ha
combattuto con l'incubo di un amore che muore tra le sue mani. Lui e
la sua sposa...io sono la rappresentazione di tutte le sue
preoccupazioni! Sono il suo dolore!- strillò sentendo il suo
cuore
andare in mille pezzi, trafitto da una spada invisibile -Tutto il
dolore di Lagharta è una mia conseguenza!-
Si accasciò a
terra, inerte,
stringendo i pugni sempre più forte, non cedendo alle
lacrime perchè
non si sentiva degna di piangerle. Ma soffriva.
Soffriva perchè
lei non aveva alcun
legame con Gaia ed i suoi abitanti, eppure era la causa scatenante di
tutto. Questo pensava. Questo la uccideva.
-Io sono colei per cui la
Guerra avrà
inizio..?- chiese flebile, lo sguardo rivolto a terra.
Vie sembrò
esitare. Ma la sua voce
parlò come sempre fiera e decisa.
Si.
Tu sei colei che inizierà la Guerra.
E
per cui la Guerra avrà fine...
Eccola, la
verità. Ciò che Lagharta
aveva sempre saputo.
Il suo posto nella Guerra
era
scatenante. Lei era la causa. E la soluzione.
Non riusciva a credere di
essere stata
così cieca, così stupida, da credere anche solo
per un'istante che
avrebbe potuto risolvere le cose.
-Perchè
Vie...perchè se io sono
colei che scatenerà la Guerra mi avete cercato e portato
qua?
Perchè...?-
Perché
solo tu puoi salvare Lagharta e Laherte dal loro destino.
Solo
tu puoi fermare la decadenza di Gaia...e del tuo mondo.
Salvare Gaia...ed il
proprio mondo?
-Il mio mondo...? Cosa
significa...?
Il mio mondo è in pericolo?-
Il silenzio di Vie si fece
pesante,
per un istante. A Mahel sembrò che l'espressione su quel
volto
imperscrutabile cambiasse, ma forse fu solo un'impressione.
Mahel...Gaia
ed il tuo mondo sono collegati.
Tu
mi hai chiesto perchè sei stata scelta tu, fra i miliardi di
persone
del tuo mondo.
Il
tuo cuore non è l'unica risposta.
Tua
madre e...tuo padre possedevano la tua stessa purezza interiore. La
tua stessa speranza per il futuro. Il tuo stesso coraggio.
Gaia,
la sua storia, hanno preso vita sul tuo mondo grazie ad entrambi. Tuo
padre e tua madre hanno creato un personaggio da cui hai ereditato il
nome.
Non
credere che siano tutte coincidenze. Così doveva andare.
Cercando
la persona che avrebbe salvato Gaia ed il tuo mondo da una morte
certa, sondando l'interiorità di ognuno, ho visto te. Quella
dolcezza, quella forza...che solo tu possedevi.
Tu
conosci il “legame”.
Ne
parli spesso a Lagharta, no?
Mahel osservò
attentamente Vie,
scuotendo la testa.
Legame.
Per lei quella parola era
cara.
Dolorosa. E necessaria.
Era ciò che la
legava ancora, seppur
nei suoi ricordi, al padre. Era ciò che la teneva legata a
sua
madre, che l'aspettava sicuramente. A Michael ed a suo padre, ai suoi
amici.
Al suo mondo.
La domanda comparve a
chiare lettere
nella sua mente, non ci fu bisogno di porla a Vie. Lei l'aveva capita
e aveva annuito.
Si
Mahel.
Il
tuo “legame”, quel filo che senti nel cuore e che
ti lega alle
persone che ami, è in realtà ciò che
io cercavo negli esseri umani
del tuo mondo.
La
forza che poteva salvare Gaia.
Quel
“legame” di cui tu parli, che senti solo tu,
è lo stesso che
unisce Gaia al tuo mondo, i cui destini sono tutt'uno.
Lo
stesso che ti unisce a Lagharta, e che unisce quest'ultimo a suo
fratello.
Che
unisce Saluss ad Exitio, ed entambe a me.
Sei
l'unica che ha un contatto con me, nel tuo mondo e qui su Gaia.
Tu
sei il tramite. Colei che ha il potere di salvare ognuno.
Perchè
possiedi il “legame”.
Mahel non poteva crederci.
Rimase un
po' spaesata, ma capiva.
Riusciva a capire il senso
di tutto
ciò.
Il legame che pensava la
unisse a suo
padre, quel filo resistente che mai aveva abbandonato per tutta la
vita, in realtà era molto di più.
Era un potere, una forza
straordinaria, che solo lei possedeva al mondo. Che aveva ereditato
da entrambi i suoi genitori, rendendola un'esitenza speciale.
Sul suo mondo. E su Gaia.
-Questo...legame...che io
pensavo
fosse solo tra me e mio padre...mi rende...speciale. Per questo
io...sto subendo questo...?- chiese Mahel un po' spaventata,
toccandosi i capelli -Per questo sto diventando un'entità
divina...?-
Una risata. Semplice e
cristallina,
spontanea.
Una risata che Saluss non
ricordava
Vie avesse mai fatto. Ma che adesso usciva dalle sue labbra
così
semplicemente, così limpida.
Perchè Mahel era
speciale. E quella
era un'ennesima prova.
Si,
Mahel. È il "legame" che ti rende vicina all'essere una Dea.
Non
sei un abitante di Gaia. E come tale non devi sottostare alle leggi
di questo mondo.
Questo
è un elemento che ti rende...superiore, ad un essere umano.
Sei
molto più simile ad una Semidea elementale, per intenderci.
Appena
arrivata su Gaia, che io volessi o meno, hai acquisito la forma
più
consona alla tua natura qua.
Non
è qualcosa che ho deciso io.
Hai
acquisito gli elementi divini che ti distinguono da tutti gli altri.
E
questo ti rende speciale, sia agli occhi di Gaia...che a quelli del
tuo mondo.
Aveva voluto risposte...?
Bene, quelle
erano risposte.
La sua graduale
trasformazione era
perchè era...lei. Qualsiasi abitante del suo mondo, messo
piede su
Gaia, avrebbe assunto i connotati tipici di una divinità.
Questo poteva avere senso.
-Un momento- si interruppe
Mahel,
scuotendo di nuovo la testa per i troppi pensieri che aveva in testa
-Io sono legata anche a...Laherte...?-
Per
questo non è ancora il momento, Mahel.
Ridacchiò quasi
soddisfatta Vie,
lasciando Mahel torcere il naso.
Ma
si...tu hai un legame anche con Laherte.
Hai
un legame ancora con molte persone che conoscerai presto...
Vie era più alla
mano di quanto
pensasse.
Aveva risposto a molte
domande, anche
se la verità che le si era presentata davanti non era delle
più
facili.
Lei era il legame
di Gaia, il
perché della Guerra e la sua soluzione.
Era la causa scatenante
dell'odio di
Lagharta, ma anche il motivo del suo affetto.
Era una divinità
per la sua
condizione naturale, l'unica che poteva salvare i mondi.
Doveva essere per via
dell'equilibrio
che sussisteva fra i due: se un mondo deperiva, anche l'altro seguiva
la sua stessa fine...anche quello assumeva un senso.
Il peso della pietra al suo
collo
assunse importanza, perciò si preparò a porre una
delle sue ultime
domande -Vie...cos'è questa...?-
La Dea si
avvicinò a Mahel, scorgendo
la pietra. Probabilmente quello che si dipinse sul suo volto fu un
sorriso, perchè le sue dita sfiorarono la pietra e questa
iniziò a
brillare.
Quella...sono
io, Mahel.
Quella
è la mia essenza.
Mahel rimase sconvolta.
L'essenza...di
Vie?
Quella era la pietra
dell'arma sacra
di Vie?!
-Ma...Vie, la tua arma
è un arco,
vero?-
La figura davanti ai suoi
occhi annuì,
serena.
-Ma questa pietra non entra
dentro
l'arco. Perchè? Non sono io la prescelta...?-
La voce di Vie era quasi
divertita,
mentre rispondeva a quella domanda.
Tu
sai usare un arco, Mahel?
La ragazza divenne seria
-Ovviamente
no-
Vie si lasciò
scappare l'ennesima
risata.
E
vorresti avere tra le tue mani un'arma che può salvare o
distruggere
il mondo?
Anche
se non possiedi le conoscenze tecniche...?
Un'ennesima risposta
sensata, che fece
arrossire Mahel di vergogna.
-Non...non entra
perché devo imparare
ad usare un arco prima?-
Probabilmente Mahel
assomigliava più
ad un comico che ad una prescelta, visto l'eccesso di risate che
aveva scatenato in Vie per le sue domande.
Anche questa non
mancò di servire
allo scopo.
Oh
Mahel...erano da secoli che non ridevo così.
Riesci
a fare domande così...carine. Adorabili.
Non
credere che le prove che dovrai affrontare siano così
semplici.
Penso
che imparare ad utilizzare la tua arma sia la minore di cui ti devi
preoccupare...
Abbassando la testa, Mahel
non potè
fare a meno di esimersi dal porre la domanda più idiota che
le
venisse in mente -Non posso sapere le prove a cui dovrò
sottopormi,
suppongo...-
Di nuovo, Vie rise di
gusto. Com'era
dolce quella ragazzina dalle infinite capacità ma dalla poca
fiducia
in sé stessa. Di certo non era un'eroina, ma solo una
ragazzina come
tutte le altre al mondo.
Hai tra le tue mani uno
dei più
grandi onori del mondo.
Sei la portatrice
della mia arma
sacra...e della mia essenza.
E nonostante
questo, manchi di
fiducia in te stessa, tu, che hai avuto tutto ciò che un
abitante di
Gaia possa desiderare.
Hai nelle tue mani
la capacità di
salvare il mondo e necessiti ancora di conferme...?
Mahel si sentì
in imbarazzo, ma non
poteva cambiare se stessa.
Alzò lo sguardo
su Vie, cercando di
assumere un'espressione fiera, e parlò.
-Vie...io avrò
sempre bisogno di
certezze. Sono umana. Per quanto sia grande l'onore
di cui
sono stata rivestita, non avrò mai abbastanza fiducia in me
stessa
da credermi all'altezza della situazione. Questo è
ciò che sono, ma
farò del mio meglio perchè tu mi conceda la
possibilità di
impugnare la tua arma ormai sveglia...-
La voce di Vie si fece
dolce.
Queste
parole sono degne di te, Mahel.
Hai
avuto le risposte che cercavi, spero che potrai affrontare il viaggio
con più serenità adesso.
Sei
la prescelta che salverà Gaia e che riuscirà a
mantenere vivo il
“legame”.
Ma
il viaggio è appena iniziato.
Quando
avrete riunito tutti i compagni del vostro gruppo, allora il vostro
destino si compierà, la Guerra inizierà la sua
corsa contro di voi.
Ma
riuscirete a salvare tutti quanti.
Confido
in te, principessa della Leggenda...
Mahel capì che
non avrebbe avuto
altre risposte. O, per lo meno, non adesso.
C'era ancora molto da fare,
tanto da
scoprire, da imparare.
Si alzò da
terra, inchinandosi poi
umilmente verso Vie -Non ho poteri magici, vero...?- chiese quasi
delusa, assumendo un'espressione triste -Mi sarebbe tanto
piaciuto...-
Fece per andarsene, ma Vie
le si
avvicinò e le sciolse i capelli, lasciando cadere a terra
gli
ornamenti preziosi e carezzandole il volto dolce.
Hai
molti più poteri di quanto pensi, giovane Mahel.
Pensavo
che i Fiori di Luna fossero stati abbastanza espliciti...
Le sue parole caddero
nell'aria,
lasciandola ancora più confusa.
-Ho dei poteri magici...?-
Vie annuì,
lasciandole andare i
capelli.
Non
legarli mai, tienili sempre sciolti al vento.
I
tuoi poteri derivano da un posto speciale. Spero che lo scoprirai da
sola.
Se
così non fosse...la Liltih credo che sappia qualcosa, puoi
chiederglielo...
Mahel ci pensò
su ed annuì, poco
convinta -Lo scoprirò da sola. Ma, per favore...-
esistò un attimo
prima di proseguire. Ma pensò che fosse giusto farlo -Qui le
Lilith
vengono additate come demoni. Ma la persona che mi aspetta fuori
è
molto rispettosa ed ha un cuore capace di amare. E ama lei
profondamente, Vie. La prego...la chiami Alvexia...-
Vie rimase piacevolmente
sorpresa da
quelle parole.
Nessuno mai, prima di
allora, aveva
mostrato preoccupazione per le Lilith.
Qualcosa sarebbe cambiato,
grazie a
quella ragazzina.
Ti chiedo scusa. Non
volevo mancare
di rispetto né a te...nè alla tua amica.
E penso proprio
che sia molto
fortunata...Alvexia...
Un sorriso luminoso
percorse il viso
di Mahel, che mai avrebbe immaginato tanto.
Si decise a lasciare da
parte qualche
risposta, perchè ci sarebbe stato tempo nel prossimo futuro
a
risolvere tutto quanto.
Si avviò verso
la porta che conduceva
alla Sala dei Dipinti e si voltò, quando sentì la
voce di Vie
chiamarla un'ultima volta.
Mahel...un
consiglio.
Tu
che possiedi questo cuore così speciale...chiedi a Lagharta
di
portarti al Tempio di Pietra. Lì troverai ad attenderti una
scelta.
La
tua prima prova...
Mahel annuì,
preparandosi mentalmente
ad affontare Alvexia.
Non sapeva con certezza se
l'avrebbe
continuata ad accompagnare nel viaggio...o se le avrebbe detto addio.
Scosse la testa e fece un altro passo, fermandosi non appena le porte
fecero cenno di aprirsi davanti a lei.
-Vie...posso osare
un'ultima
richiesta...?- chiese Mahel improvvisamente, guardando verso la
figura ancora sfocata della Dea davanti ai suoi occhi.
Dimmi
pure...
Mahel si
assicurò che Saluss fosse
accanto a lei.
La guardò
sorridendo. E questa le
rese il sorriso, confusa.
-Cosa c'è
Mahel?- chiese la fatina
candida, tappandosi la bocca per la vergogna di aver parlato senza
permesso -Chiedo scusa Vie!-
Vie sembrò non
considerare quel gesto
di Saluss come mancanza di rispetto e, anzi, capì la
richiesta di
Mahel e la accettò con gioia.
Tu
hai veramente un cuore speciale...
Quelle parole furono dette
con estrema
dolcezza e con un pizzico di felicità.
Mahel spinse con il palmo
Saluss verso
Vie. Non capì da subito cosa volesse fare Mahel, ma comprese
quando
vide Vie allargare le braccia e rivolgersi a lei.
Saluss...ho
sentito davvero molto la tua mancanza.
Bentornata
a casa...figlia mia...
Saluss corse incontro a
quella figura
con gioia, piangendo copiosamente.
Non trattenne né
singhiozzi né
lacrime, era troppo felice per farlo.
Si sentì
stringere dalle dita dolci
di sua madre e niente al mondo le sembrò così
bello come quel tocco
gentile e delicato, il tocco di una madre.
Guardò verso
Mahel ancora piangente,
ringraziandola con un cenno del capo.
E Mahel, mentre si
chiudevano le porte
alle sue spalle, sorrise. Perchè non c'era scena
più bella che
vedere figlio e madre ricongiungersi, dopo tanto tempo.
E fu più che
sicura che Vie, nello
stringere Saluss, si lasciasse sfuggire una lacrima.
Proprio come una vera mamma.
***
Sono quasi in ritardo. Ma ce l'ho fatta! E' stato molto duro
scrivere questo capitolo, perchè ho dovuto sopportare
insieme a Mahel tanti problemi e tanti dolori. Ma l'abbiamo superato
insieme! Siamo state brave!
Non mi dilungo più con i RINGRAZIAMENTI, in quanto vi
rispondo attraverso il nuovo metodo, però come sapete sono
sempre disponibile a chiarimenti e domande tramite la mia pagina
personale ^-^ non siate timidi che non mordo!
Grazie comunque alle 14
persone che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie anche alle 45 persone che
hanno inserito la storia fra le preferite, le 50 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 13
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie infinite!
Come sempre, e con piacere, vi mando un abbraccio e tanti baci! Ci
vediamo al prossimo capitolo.
Con affetto,
Selenite =)
|
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Capitolo 22 *** 21 - Una domanda senza risposta ***
***
Dedicato a fruttina89,
le cui parole fanno entrare tutte le volte in me tanta dolcezza e
tranquillità.
Grazie davvero!
***
CAPITOLO 21
Una domanda senza
risposta
Era così bella
l'aria fresca della
sera.
Il bagliore del rito era
sparito,
Alvexia aveva chiuso gli occhi prima di sospirare, sentendosi
improvvisamente stupida.
Come una bambina.
Una voce interruppe i suoi
pensieri,
senza però che lei aprisse gli occhi: non era spaventata,
conosceva
bene quella voce femminea.
-Non ti erano stati dati
degli
ordini?- chiese la voce severa e acida.
-Io non ho contraddetto gli
ordini, mi
pare. Sono dove dovevo essere e ho fatto ciò che mi era
stato
ordinato- rispose lei calma, senza scomporsi -L'unica cosa che puoi
accusarmi è di aver fatto qualcosa in più che non
avrei dovuto-
-Che equivale a dire che
hai
contraddetto gli ordini- la interruppe bruscamente la voce -Non ti
è
concesso amare nient'altro che il tuo padrone-
-Io non posso amare il mio
padrone. Io
amo solo me stessa- rispose Alvexia bruscamente, aprendo gli occhi e
guardando con arroganza la figura brillante davanti ai suoi occhi -Se
hai qualcosa da dirmi fallo adesso e poi sparisci. Chiaro Exitio?-
Lagharta aprì la
porta e guardò
verso la Lilith.
Era seduta sull'ultimo
scalino, la
testa poggiata sopra le ginocchia, in silenzio.
Le si avvicinò
senza far rumore,
anche se era probabile data la sua natura che si sarebbe accorta di
chi fosse accanto a lei -Cosa vuoi guerriero?-
Infatti.
-Mahel non voleva che tu
rimanessi
sola. Mi ha mandato qua per farti compagnia- rispose Lagharta
mettendosi seduto accanto a lei, poggiandole una mano sulla spalla
-Va tutto bene...?-
La Lilith alzò
lo sguardo, puntando
gli occhi verso quelli del guerriero. Gli occhi erano stanchi,
tristi, rassegnati. Lagharta pensò che dovesse essere
successo
qualcosa, ma non ebbe cuore di chiederle niente.
Neanche quando la Lilith le
si
avvicinò e gli posò la testa sulla spalla, come
una bambina
-Tranquillo fusto, non ho cattive intenzioni- disse lei con voce
mogia.
-Non stavo pensando tu ne
avessi-
rispose Lagharta, prendendo a carezzargli i capelli come un fratello
maggiore -Non ti chiederò cos'hai, ma senza dubbio
è meglio che non
incontri Mahel in queste condizioni. Ti stresserebbe fino alla morte-
Alvexia sorrise -Si,
probabile.
Perchè...perchè Mahel mi vuole bene, no?- chiese
preoccupata
stringendo la stoffa delle maniche di Lagharta.
-Lei stravede per te.
È sbagliato
parlare di “affetto” quando si pensa a lei- rispose
Lagharta
ridacchiando maligno, sapendo che magari il suo modo di dirlo avrebbe
irritato la principessina a tal punto da arrivare alle mani -Non devi
avere dubbi che lei ti adori-
-E tu fusto? Tu mi vuoi
bene?- chiese
maliziosa, aspettandosi una risposta acida com'era suo solito fare.
-Ti dico la
verità. All'inizio non mi
piacevi proprio per niente. Ma i tuoi occhi cambiano quando guardi
Mahel. E i suoi brillando quando guarda te. Perciò...diciamo
che non
sei poi così male...-
A quelle parole
Alvexia strinse ancora di più la stoffa delle maniche di
Lagharta,
abbassò lo sguardo colpevole e borbottò -Mi
dispiace Lagharta. Ma
farò soffrire Mahel così tanto che
finirà per odiarmi, lo sento-
Lagharta
non potè far altro che stringerla verso di sé,
pensando se la
principessina sarebbe riuscita a sopravvivere ad un dolore del
genere...
Uscita
dalla Sala dei Colloqui e ricongiuntasi con Colonna, Mahel
abbassò
lo sguardo. Colonna la guardò in pena, aspettandosi qualcosa
di
brutto, ma quando la giovane rialzò gli occhi sorrideva
-Cambierò
le cose in questo mondo. E anche nel mio-
Colonna
sorrise dolce e annuì con la testa, stringendola tra le sue
braccia.
-Cosa
ti tormenta, Mahel...?- le chiese la sacerdotessa gentile -Il tuo
cuore è affranto da un peso. Parlane con me, ti sentirai
meglio-
Mahel
chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalle braccia gentili di
Colonna -Chiunque venga in contatto con me, automaticamente entra nel
mio cuore. Personaggi di un libro, esseri umani del mio mondo, non fa
differenza. Entrano nel mio cuore e ci restano. Io non riesco ad
odiare, posso solo provare affetto. E fra poco si
allontanerà da me
una persona che mai vorrei lo facesse...- disse con voce stanca,
senza staccarsi da quell'abbraccio caloroso -Cosa dovrei fare?-
Colonna
sapeva di cosa stesse parlando la giovane, ma non sapeva davvero cosa
risponderle. Lei non aveva mai avuto “amiche”
perchè le
sacerdotesse erano immolate alla Dea per tutta la vita ed il loro
amore incondizionato era donato a lei.
-Purtroppo
non so risponderti, ma una cosa è certa. Se davvero ami
questa
persona, allora dovresti accettare e rispettare la sua scelta. Anche
se siete lontane, il vostro affetto reciproco non è
così debole da
essere cancellato, no?-
Mahel
alzò lo sguardo e affondò i suoi occhi in quelli
di Colonna. Erano
così tristi...magari anche lei aveva ricercato un affetto
più
terreno senza trovarlo per tutta la vita. E annuì.
-Renderò
la mia amica fiera di me. E le dimostrerò che rimarremo
unite per
sempre-
Colonna
le baciò la fronte e sorrise -La tua amica...-
-Alvexia-
la interruppe Mahel fiera.
-Alvexia...-
ripetè lasacerdotessa ridacchiando di quell'adorabile
infantilità
-È davvero fortunata ad avere un'amica come te...-
Liberatasi
dai vestiti troppo poco adatti ad un tipo come lei, o almeno
così
credeva, tolti tutti gli ornamenti che aveva indosso e riposti con
cura nella stanza delle sacerdotessa, decise di andare da Alvexia e
passare con lei un po' di tempo.
Sapeva
già quale sarebbe stata la sua risposta.
Quando
aprì la porta, però, ogni suo pensiero o
desiderio si interruppero.
Vedere ciò che stava vedendo la toccò
più di qualsiasi altra cosa
al mondo.
Lagharta
la stringeva forte a sé, l'abbracciava in un modo dolce che
non gli
credeva capace. Alvexia si stringeva a lui, come se fosse la sola
cosa al mondo a renderla felice.
Insieme
emanavano un'aura di dolcezza e amore struggevole, tanto che non ebbe
cuore di intromettersi in quel momento privato.
Chiuse
la porta senza far rumore, accasciandosi al pavimento non appena fu
dentro, stringendosi la pietra attraverso la stoffa della maglia.
Gli
occhi erano lucidi, smarriti, spaventati. Il cuore le batteva
così
forte, le faceva così male. Il sorriso di poco prima con
Colonna era
sparito, completamente, non appena aveva visto il guerriero e la
Lilith stringersi in quel modo così intimo.
Senza
neanche farci caso, raggomitolandosi su sé stessa,
iniziò
silenziosamente a piangere.
La mattina
arrivò presto.
Mahel era rimasta ferma al
suo posto
tutta la notte e aveva pianto sino all'alba, senza neanche capirne il
perchè.
L'unica cosa che
riuscì in parte a
smuoverla dal suo torpore fu una manina delicata ed una voce
altrettanto cara che la scuotevano -Mahel? Mahel ti sei addormentata
qua?-
Alzando gli occhi verso la
fatina,
Mahel non potè far altro che sorridere -Saluss, buongiorno.
Hai
passato una bella notte con la tua mamma?-
A quelle parole Saluss
arrossì,
abbassando lo sguardo e sorridendo felice -Era tanto tempo che non
stavo così bene...-
Mahel la portò
vicino a sé,
coccolandola un po' -Se non ci fossi tu, Saluss...-
-Mahel?- chiese preoccupata
la fatina,
sentendole la voce strana.
Alzando lo sguardo
incontrò solo il
suo sorriso dolce, quello che le riservava sempre e che, per via
della scorsa notte, adesso le era diventato tanto caro. Le sorrise a
sua volta e ricambiò le coccole, come fossero due bambine.
Saluss non si accorse dell'inquietante
rumore del cuore rotto della ragazza.
Quando sul suo volto si
abbattè
l'aria fresca del primo mattino, Mahel sentì una strana
sensazione
dentro di sé, un disagio che non sapeva come combattere.
Una domanda le si
designò a chiare
lettere nella testa, una domanda che non si sarebbe mai aspettata.
Riuscì a togliersela dalla mente scuotendola forte, come se
fosse
una preoccupazione senza importanza.
Non riusciva a gestire
quella
sensazione nuova per lei, che non capiva.
-Mahel...buongiorno...- le
disse
Alvexia davanti a lei, come se la stesse aspettando.
Incrociando i suoi occhi
rossi, di
nuovo, riaffiorarono in lei quella sensazione di disagio e quella
domanda a cui, ben sapeva, non sarebbe riuscita a dare presto
risposta.
***
Okei, lo ammetto, è un capitolo corto rispetto a quelli che
scrivo di solito. Doveva essere lungo almeno il doppio, ma non sono
proprio riuscita a fare più di così, quindi
chiedo scusa. Chiamiamolo un capitolo di "intermezzo". Mahel ha sentito
dentro di sè una sensazione sconosciuta, qualcosa che la
spaventa e la ferisce al tempo stesso. Qualcosa che chiamerete un
pò come sentirete più adeguato. Io penso che sia
gelosa, perchè pensa di rimanere fuori da quell'affetto
che Lagharta sta cominciando ad esprimere poco a poco. Pensa
di ritrovarsi di nuovo sola in un mondo che non sia al suo. Ma sono
supposizioni, non so ancora cosa Mahel voglia nascondere. Probabile che
ce ne parlerà lei stessa nel prossimo capitolo. Spero...
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e
che finirò di ringraziare domani ^-^
Grazie inoltre alle 49
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 60 persone che
l'hanno inserita tra le seguite e le 15 che l'hanno messa
tra quelle da ricordare. Grazie infinite!!!
Grazie, ovviamente, anche a tutti coloro che leggono ^^ siete davvero
incredibili!
Mando un bacio a tutti, ringrazio per tutti coloro che si preoccupano
sempre della mia salute e vi assicuro che presto sarò
così in forma da non ricorderò neanche cosa
voglia dire "star male"!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)
|
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Capitolo 23 *** 22 - Cambiare il futuro I ***
***
Dedicato a Vie.
Perchè senza di lei questa storia non sarebbe mai nata. Gaia
non esisterebbe. E Mahel e Lagharta non si sarebbero mai incontrati.
Grazie a quella Vie di tanti, tanti anni fa, che mi apparve in sogno e
mi sorrise, dando il via a questa magnifica avventura...
***
CAPITOLO 22
Cambiare il futuro I
“Respira,
Mahel, respira” ripeteva la ragazza dentro di sé,
come un mantra.
Era così
difficile far finta di non
aver visto nulla, nascondere quel magone allo stomaco così
spaventoso e disperato. Di nuovo quel mantra, un altro respiro
profondo.
I suoi occhi ricercarono
quelli blu di
Lagharta, di sfuggita, trovandoli fissi su di lei, in attesa. Mahel
non potè far altro che fissare a sua volta il guerriero con
sguardo
indeciso, dubbioso, inquieto. Il guerriero se ne accorse e prese a
fissarla, confuso.
Quello sguardo non era da
Mahel.
La guardava in silenzio,
sapendo che
gli occhi di tutti erano fissati su di loro. Quello sguardo
implorante, triste...come se non ci fosse altra risposta al mondo,
sentendosi stupido per non averlo capito subito, il suo sguardo
cambiò.
Lei
sapeva.
Tirò i muscoli
del suo corpo, le mani
si strinsero in pugni. Saluss captò le vibrazioni disperate
del
cuore di Lagharta e gli si avvicinò. Ma la mano di Lagharta
si parò
davanti a lei, lo sguardo si posò verso il basso.
Terrorizzato.
-Penso che voi
due...dobbiate parlare-
esordì Lagharta con voce ferma, come si stesse sforzando di
mantenere la calma -Io devo...penso...si, penso di dover andare a
fare una camminata- aggiunse, alzando per un attimo lo sguardo verso
Mahel. Quello scambio durò appena una manciata di secondi,
prima che
il guerriero sparisse di nuovo chissà dove. Ma una cosa era
sicura.
Lo sguardo che si erano
scambiati era
pieno di dolore, tristezza...e rimorso.
-Mahel...?- la
chiamò Alvexia,
vedendo lo sguardo della ragazza fisso ancora nel punto in cui vi era
il guerriero un attimo prima, gli occhi lucidi -Mahel?-
La ragazza si
voltò verso la Lilith,
che considerava un'amica. Ed ebbe disgusto di sé stessa, di
ciò che
aveva provato...e di ciò che avrebbe potuto pensare.
Una lacrima silenziosa e
solitaria
varcò la sua guancia sinistra, scorrendo fino al mento senza
che lei
provasse neppure a fermarla. Restò in bilico sulla linea del
volto
per un secondo, per poi cadere a terra, gelida, come lo sguardo della
ragazza in quel momento.
Non sentiva niente, non
capiva niente.
Sapeva solo che qualcosa si era rotto, dentro di lei, e niente
sarebbe potuto essere più come prima.
Alvexia le si
avvicinò, il sorriso
dolce dipinto sul volto.
-Piangi per me...o per i
tuoi
sentimenti ormai non più tanto nascosti...?- chiese la
Lilith
abbozzando un sorriso, forse ancora più triste di quanti non
ne
avesse fatti prima.
Mahel la fissava senza
proferire
parola. Non riusciva a farlo.
-Mahel...- riprese Alvexia,
asciugandole con la mano la scia della lacrima con affetto e dolcezza
-So cosa hai visto...ho sentito i tuoi passi. Ho l'orecchio allenato-
aggiunse, sperando di provocare in lei una reazione, qualche parola.
Qualcosa.
-E quindi...?- chiese Mahel
apatica,
scuotendo la testa -Non hai doveri verso di me, non devi
preoccupartene- respirò, cercando di riprendere il controllo
sul suo
cervello, sulle sue emozioni e sul suo cuore in subbuglio -So quale
sia la tua decisione. L'ho sempre saputo. Vorrei solo che tu fossi
sicura di quello che fai...e di quello che vuoi. Stai per lasciare
qualcosa che...che ami- aggiunse Mahel con difficoltà, non
rendendosi conto di quale fossero le emozioni da lei provate in quel
momento.
La
Lilith, ridacchiando, baciò la ragazza sulla fronte, per poi
avvicinarlesi all'orecchio e sussurrarle -Stai attenta,
principessina...perchè se non farai niente per impedirmelo,
io te lo
porterò via...- sibilò con voce maligna,
aspettandosi una qualche
reazione.
Guardando
negli occhi Mahel vide all'inizio solamente smarrimento.
Probabilmente anche indecisione. Non potè far altro che
sorridere.
Nell'allungare
le dita verso di lei, per carezzarla e rassicurarla sulle sue parole,
Mahel si scostò. Si irrigidì, lo sguardo divenne
severo e deciso
-Non te lo permetterò mai- furono le sue uniche parole,
secche.
Alvexia
si sorprese a ridere di nuovo malignamente, sibilando parole crudeli
-Staremo a vedere- disse con aria di sfida, sparendo nell'aria in un
attimo, senza darle il tempo neanche di ribattere.
La
Liltih pensò che si erano lasciate proprio nel modo
peggiore, tanto
che se ne sarebbe pentita per sempre. Avrebbe preferito dirle la
verità, dirle che le sue parole erano dovute a...beh, forse
non era
il momento.
Sicuramente
sarebbe stato più divertente aspettare che, finalmente,
qualcosa si
smuovesse nel cuore di Mahel. E magari, anche in quello di Lagharta.
Lagharta
sapeva di essersi comportato in modo stupido. Molto stupido.
Sapeva
che accanto a lui svolazzava Saluss, preoccupata. Ma non poteva fare
altrimenti. Doveva allontanarsi da lì, almeno per il momento
e
riflettere.
Si...ma
su che cosa?
-Lagharta...-
chiamò la fatina, avvicinandoglisi -Lagharta-
-Dimmi
Saluss- rispose in modo calmo, trattenendo le migliaia e migliaia di
parole senza senso che gli stavano salendo in gola -Cosa
c'è?-
-Mi
spieghi perchè sei scappato?- chiese Saluss, fermando
Lagharta dal
proseguire per la sua strada invisibile -Non è da te-
-Lo
so che non è da me- rispose Lagharta, confuso -Non potevo
fare
altrimenti-
-In
tutta la tua vita hai sempre affrontato tutto e tutti. Questa volta
cosa c'è di diverso? Da cosa stai scappando?-
Lagharta
si fermò, ponderando bene le sue parole. Aveva quasi timore
a dirle,
si vergognava di provare quella paura così infondata -Dai
suoi
occhi-
Quegli
occhi verdi che sanno guardarmi attraverso, come nessuno ha mai
fatto...
-Come?-
chiese stupita la fatina, nella speranza di aver sentito male -Gli
occhi di chi?-
-Di...di
Mahel- aggiunse lui, incontrando gli occhi di Saluss.
Dio
come si sentiva stupido.
La
fatina, al contrario di ciò che avrebbe mai pensato,
sentì le risa
salirle alle labbra. Eccolo là, davanti a lei, il guerriero
senza
macchia e senza paura. Colui che non voltava mai la schiena davanti a
niente, che correva sempre in direzione del suo avversario.
Che
si rintanava in un angolo buio del suo cervello per paura di due
occhi meravigliosi e puri che non avevano nessuna colpa.
Le
parole le uscirono di bocca senza alcuno sforzo -Sei un'idiota-
Lagharta
abbassò la testa, annuendo -Lo so-
Saluss
gli si avvicinò e si preparò ad una predica che
mai si sarebbe
sognata di fargli -Spiegamelo. No, parlo sul serio. Cosa ti potrebbe
fare mai Mahel? L'hai vista, no? Le uniche cose che sa fare sono
piangere e alzare la voce. Non ha altro modo di affrontarti se non
quello si stagliarsi davanti a te e guardarti dal basso in alto. E tu
dici che i suoi occhi ti fanno paura? Ma sei scemo?-
-So
benissimo quello che pensi. Anche io lo penso. Non è Mahel a
farmi
paura. Sono i suoi occhi. Io...- si interruppe un attimo, quasi
confuso -Io non ci riesco. Guardo i suoi occhi e li vedo guardarmi
dentro, vedermi oltre quello che tutti quanti vedono. E non riesco ad
affrontarli. Posso affrontare gli occhi rossi della Lilith, milioni
di volte. Ma quelli di Mahel non riesco...so di non poterli
vincere...-
Saluss
afferrò una ciocca di capelli di Lagharta e li
tirò, forte, verso
di sé -Per me continui ad essere un'idiota. Caspita
Lagharta, le
Ninfe del Lago del Cielo ti hanno quasi ammazzato durante
l'allenamento, ma non hai mai voltato loro le spalle. Non l'hai mai
fatto davanti a nessuno, neppure quando di te vedevano solo la parte
più brutta e disgustosa. E davanti agli occhi di chi ti
guarda con
affetto scappi? Che uomo sei?!-
-Lo
so benissimo anche da solo questo!- urlò Lagharta, fermando
la
parlantina di Saluss -Lo so...-
Saluss
lasciò la ciocca di capelli di Lagharta e gli
svolazzò al viso,
posando le sue manine sulle guance appena spolverate di barba del
guerriero -Lagharta...devi smetterla. Smetti di aver paura di quella
dannata Profezia...-
Lagharta
voltò il capo di lato, non ci voleva pensare -Saluss...io
non posso
riuscire a sopportare un dolore simile a quello della Profezia...-
Era
così sciocco.
Teneramente,
adorabilmente
sciocco.
Lo
amava con tutte le forze, ma adesso che aveva visto i suoi occhi al
dire quelle parole, non poteva più far finta di nulla: la
Profezia
si sarebbe avverata. E la sua sposa sarebbe stata proprio la
principessina, che lo volesse o meno.
Scosse
la testa e gli si avvicinò, seria -Lagharta...tu sai
benissimo che
la Profezia non è sicura d'avversarsi. Il futuro non
è
mai...immutabile-
Lagharta
si lasciò cadere a terra, stanco. Aprì le mani a
coppa, raramente
lo faceva con Saluss, e lasciò che gli fluttuasse sopra -Lo
so...-
-E
allora cos'è che ti fa paura...?-
-Saluss...il
dolore, quel dolore, pungente e triste della perdita della mia
sposa...è la cosa più atroce che abbia mai
patito. Chiunque essa
fosse, il perderla davanti ai miei occhi senza che io possa far
niente...non voglio provare un dolore simile...-
-Ma
Lagharta...la Sibilla ti rassicurò subito sulla Profezia e
sui tuoi
sogni. Il tuo destino, e quello della tua sposa, solo tu lo puoi
decidere. Il futuro, così come lo hai visto, non
è già deciso. Hai
la libertà di cambiare le cose, se lo vuoi veramente. Ma non
devi
più scappare...-
Lagharta
andò a ricercare gli occhi brillanti della sua compagna di
avventure, sorridendo triste -Saluss...-
-Fino
ad ora hai rinchiuso dentro di te tutte le cattiverie, le angherie
che le persone ti hanno riservato, in quanto portatore del nome
“Lagharta”. Hai sopportato a testa alta tutte le
prove che ti si
sono presentate, e ciò ti fa onore. Ma non ha senso che
scappi dagli
occhi di una persona che ti accetta e ti...vuole bene...-
-Quegli
occhi soffriranno per colpa mia. Io non...- Lagharta non sapeva
neanche come proseguire, ma Saluss lo interruppe.
-So
cosa vuol dire provare un amore tanto forte da soffrirne. Perdere una
delle persone che più si amano al mondo...- le mani della
fatina
tremavano davanti ai suoi occhi -Averla tra le mani fino ad un attimo
prima e...perderla...senza poter fare niente. Anche io avrei voluto
salvare Exitio, anche io avrei voluto tenerla al mio fianco per
sempre. Ma è stata lei stessa a decidere il suo destino. Non
posso
fare niente se lei non me lo permette...-
Lagharta
capiva ciò che la fatina stava cercando di dirgli.
-Fino
ad ora...ho desiderato con tutto il cuore che tu non trovassi la tua
sposa. Lo so che è una cosa orribile da pensare, ma...non
volevo che
tu potessi provare un dolore simile a quello che ti svegliava ogni
notte in preda a feroci urla di dilaniazione- Saluss si
fermò un
attimo, al ricordo di quelle notti orribili -Però, se fosse
davvero
Mahel la tua futura sposa...io credo che troveresti una
libertà che
non crederesti nemmeno. L'amore è capace di un tepore e di
una
felicità che ti sei sempre negato. Posso capire la fuga da
dolore...ma non accetto la fuga dall'amore, dalla dolcezza della tua
sposa e dal tuo sorriso più sincero...-
Lagharta
portò la fatina più vicino a sé. La
strinse al suo petto, cercando
di far entrare dentro di sé la sicurezza che la stessa
fatina stava
dimostrando ad entrambi -Non voglio veder morire la persona che amo
davanti ai miei occhi...e se fosse Mahel non riuscirei mai a
perdonarmelo, perchè il suo posto non è qua...-
Saluss
strinse la stoffa della maglia di Lagharta, pronta a fare di nuovo la
stessa promessa di qualche anno prima -Dovesse costarmi la
vita...impedirò alla Profezia di avverarsi. E se si
trattasse di
Mahel...vi renderò gli sposi più felici del
mondo...-
Quegli
scalini erano così freddi, adesso.
Adesso
che se n'era andata.
Aveva
pianto per qualcosa che non capiva o che, forse, non era ancora il
momento che capisse. Si sentiva così stupida.
E
così sola.
Non
avrebbe mai voluto che Alvexia se ne andasse, eppure alla fine se
n'era andata. Non c'era più. E adesso lei avrebbe dovuto
affrontare
da sola lo sguardo di Lagharta.
Non
credeva di farcela.
Portò
le ginocchia al petto, affondandovi il volto in mezzo. E
iniziò a
pensare.
Era
stata per colpa sua? Erano state le sue parole? Oppure quello di
Alvexia era stato un ammonimento ad accorgersi di qualcosa? Magari ai
suoi...sentimenti?
In
quel momento voleva solo che lei tornasse.
Quando
qualcuno si posò accanto a lei alzò lo sguardo,
speranzosa, ma
incontrò niente altro che gli occhi profondi e dolci di
Lagharta -Ti
sei pentita di averla lasciata andare?-
Mahel
abbassò di nuovo lo sguardo, triste, borbottando a malapena
-Non
posso obbligarla a scegliere una strada di cui non è
sicura...-
Lagharta
annuì, prendendo a guardare davanti a lui. Sapeva di non
potere
affrontare i suoi occhi, non adesso. E neanche Mahel era nelle
condizioni migliori.
Saluss,
dal canto suo, li osservava da lontano.
E
sorrideva.
-Mi
dispiace- esordì Mahel all'improvviso, la testa ancora
ancorata
verso il basso.
Lagharta
sbuffò -Avevo capito che adesso sapevi tutto- disse ridendo,
cercando di mettere a tacere quella voce dentro di sé che
implorava
a quelle immagini strazianti di andarsene -Non devi fartene una
colpa. Non è colpa tua, in effetti-
-Ti
sbagli- aggiunse la ragazza, borbottando -Se io non esistessi...la
Guerra, la Profezia...tutto questo non esisterebbe ed il tuo dolore
non avrebbe mai preso parte-
-Può
darsi- rispose secco Lagharta, lasciando che lo sguardo della ragazza
si alzasse di nuovo verso il suo, tremolante come quello di un
cagnolino -Ma se tu non esistessi...non credo sarei così
felice di
essere me stesso. Penso-
Mahel
lo guardava fisso, senza capire. Lagharta le sfiorò il mento
con le
dita e avvicinò il suo volto a quello di lei, guardandola
negli
occhi -Io contro questi non posso vincere...-
Mahel
si allontanò di scatto, spaventata. Lagharta
ridacchiò e la tirò
verso di sé, senza incrociare più il suo sguardo
-Se tu non mi
avessi guardato con quegli occhi pieni di speranza, sicuramente sarei
rimasto in collera con il mondo per sempre- disse lui, posando il
mento sopra la nuca di lei -Ti ringrazio-
Mahel
sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. Quel dolore,
piacevole e
strano al tempo stesso, che si trasformava in brivido lungo la
schiena. Le sue mani afferrarono la stoffa della maglia di Lagharta,
mentre le sue labbra si schiudevano in un sorriso.
Magari
la scena che aveva visto la sera prima era simile a quella che stava
vivendo lei in quel momento...Lagharta si stava aprendo. Lo stava
facendo davvero.
Eppure
sentì una fitta al cuore, pensando che non era stata la
prima
persona che Lagharta avesse stretto così dolcemente tra le
braccia...
Era
così minuta. Sentiva che sorrideva, soddisfatta di avercela
fatta.
La
principessina poteva essere davvero un animaletto fastidioso.
Quando
la sentì stringergli la maglia, provò una
sensazione diversa da
quella avuta con Alvexia la sera prima. La sensazione dentro al suo
cuore era...di tepore. Di tenerezza.
Solo
Mahel possedeva quel cuore dolce e caldo capace di far sentire in pace
le persone con cui entrava in contatto. Chissà con che stato
d'animo
la Lilith se n'era andata, allontanandosi da quella fonte di dolcezza
e tenerezza...
Il
guerriero era convinto, ormai, che non poteva più tenergli
nascosto
il suo passato. Ormai la considerava un'amica preziosa e voleva
continuare, e concludere, il viaggio assieme a lei. E quando fosse
giunto il momento, l'avrebbe rimandata a casa. Nel suo
mondo.
Il
suo stomaco si strinse in una morsa strana, non dolorosa quanto
gelida, ma non ci fece caso. Non si accorse che era dovuto al
pensiero del momento in cui avrebbe dovuto separarsi da lei...
Di
nuovo, quella sensazione. Ma stavolta era diversa, era...piacevole.
Dolcezza,
tenerezza. Pace.
Non
aveva mai provato niente di simile. Ma tra le braccia di Lagharta
sentiva di essere al sicuro. Si sentiva protetta.
Le
vennero alla mente le parole di Alvexia ed un dubbio
l'assalì
nuovamente. La domanda a cui non sapeva dare risposta, magari, era la
stessa che le aveva indirettamente posto la Lilith. Non sapeva se
avrebbe dovuto preoccuparsene o meno.
Chiuse
gli occhi e sorrise.
Il
tempo per le preoccupazioni era ancora lontano...
***
In ritardo di un ulteriore giorno sulla tabella di marcia. Vi chiedo
scusa. Ieri non è stata proprio una giornata splendida...e
non parlo solo di pioggia...
Ma non sto più a tediarvi con le mie disgrazie
tragi-comiche. Vi chiedo solo scusa e prego che possiate mai scusarmi.
Grazie a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo (grazie
cioè a Genis,
BumBj, piccolaKiki, fruttina89, Andreia (la mia
adorata ex Dust_and_Diesel), Lirin
Lawliet, Tayra
(la mia ADORATA Tayra), Milou_,
love_music
(non ti preoccupare che sto benissimo, mi butta giù solo la
pioggia ç_ç crampini crampini) ed Argorit (te lo
scrivo anche qua: la fisioterapia non è così
tremenda, dipende da chi trovi...penso ^-^''); entro domani pomeriggio
risponderò a tutti ^-^) siete stati la mia forza per
scrivere questo capitolo, che mi ha strappato qualche lacrimuccia ed
una domanda: ma io che
poteri ho su questi due?!
Inoltre grazie alle 50
persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 67 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 16
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie mille a tutti
quanti ^-^
Ovviamente grazie anche a tutti coloro che leggono solamente ^-^ siete
tutti gentilissimi!!!
Adesso cercherò di aggiornare ogni domenica, se dovessi
ritardare accuso la fisioterapia U.U
Grazie a tutti quanti, di nuovo, non smetterò mai di farlo!
Vi adoro!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)
|
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Capitolo 24 *** 23 - Un bicchiere di troppo ***
***
A tutte quelle persone che hanno inserito Lagharta tra le
storie preferite.
Perchè questo è il capitolo che più mi
sono divertita a scrivere.
E spero che per voi sia altrettanto divertente leggerlo ^^
***
CAPITOLO 23
Un bicchiere di
troppo
Quando Colonna
salutò Mahel e
Lagharta, ripartiti per il loro viaggio di salvezza, nel suo cuore si
agitò una tempesta di ansia incontrollabile.
Mahel aveva riportato le
parole di Vie
al guerriero, e si erano incamminati verso il Tempio di Pietra. Prima
di lasciarli partire, Colonna aveva guardato attentamente la ragazza,
scorgendo nei suoi occhi la luce di un sentimento che non capiva.
Vedendola così tormentata, anzi, vedendoli così
tormentati, aveva
preferito non intromettersi. Era rimasta sul Portone del Tempio,
guardandoli allontanare. Inerte.
Non era questione che
competesse ad
una semplice Sacerdotessa, dedita alla Dea per tutta la vita. Li
aveva lasciati partire, restando però con il rimorso di non
aver
fatto nulla.
-Insieme se la caveranno-
disse
improvvisamente accanto a lei Emerald, con voce gentile -Hanno tutto
quello che serve per portare a termine i loro doveri-
Colonna annuì e
prese a guardare ai
suoi piedi -Non sono doveri solo loro...-
Emerald si permise di
toccare la mano
di Colonna, con una riverenza che questa non si sarebbe mai aspettata
-Somma Sacerdotessa...i doveri gravano su tutta quanta Gaia. Ne siamo
conscie sin dalla notte dei tempi. La Leggenda ha portato una spada a
doppio taglio sulla testa di questo mondo e di quello di Mahel,
costringendoci a cercare la salvezza in una persona sulle cui legge
divine di Gaia non abbiano effetto. E purtroppo Vie ha scelto Mahel-
Emerald si interruppe, ricordando con tenerezza il tepore emanato
dalla giovane -Qualsiasi fosse stata la scelta di Vie, sarebbe stato
un sacrificio ingiusto...-
Colonna annuì,
mentre un mesto
sorriso si dipingeva sulle sue labbra -Ce la faranno. Mahel
è al
fianco di Lagharta. E Lagharta è al fianco di Mahel-
Annuirono nello stesso
istante,
perdendo gli occhi all'orizzonte dove il profilo dei giovani ormai si
era perso.
Dentro al cuore un cupo
pensiero e
tanta speranza che tutto finisse per il meglio.
-Lagharta...secondo te
quanto tempo ci
vorrà per arrivare al Tempio di Pietra?- chiese
più tardi Mahel,
quando ormai furono abbastanza lontani dal Tempio da poterne pensare
con affetto -Quattro giorni?-
Lagharta le rivolse lo
sguardo,
vedendola impacciata nel camminare sopra le rocce, ridacchiando quasi
soddisfatto che quello sforzo di equilibrio la frenasse dal parlare a
vanvera -Più o meno. Dobbiamo tornare al crocevia e prendere
l'altra
direzione...-
Mahel annuì e
inciampò, atterrando
tra le braccia possenti e muscolose del guerriero. Alzò lo
sguardo
preoccupata, sapeva che sarebbe arrivata a breve una ramanzina
speciale, ma quando incontrò quegli occhi blu li vide
sorridenti e
luminosi. Bellissimi.
-Non so se essere stupito
della tua
grazia o esserne infastidito- ridacchiò lui, rimettendola
dritta e
parlandogli come ad una bambina -Cerca di posare la pianta del piede
bene a terra. Altrimenti continuerai a farti le discese rotolando-
Mahel annuì
-È che tutte queste
irregolarità mi rendono inquieta...- disse Mahel, cercando
con gli
occhi Saluss ovunque -Saluss...?-
Una fioca luce rosata
uscì dalla
spada ben assicurata sulle spalle del guerriero, il sorriso brillante
dipinto sulle piccole labbra -Dimmi Mahel-
Gli occhi di Mahel
divennero umidi e
lucidi, quasi come stesse per scoppiare a piangere -Aiuuutooo-
mugugnò a quel punto, facendo scoppiare a ridere entrambi.
E dentro al suo cuore anche
Mahel
rise.
Di una risata
così cristallina e
dolce che non credeva di esserne capace.
Guardava quelle due figure
davanti a
sé e rideva, della sua incapacità di adattamento
e delle sue scarse
doti atletiche. Ma quelle persone davanti a lei, nonostante tutto, le
volevano bene. E anche lei ne voleva loro.
Tantissimo.
Saluss si
avvicinò a Lagharta e gli
prese le dita della mano, posandole sopra la fronte di Mahel. La
tenue e rilassante aura rosata avvolse la ragazza, che si
rilassò
all'istante sotto i benefici effluvi di quel tepore -Questo
perchè...?-
Saluss ridacchiò
maliziosa,
portandosi un dito alle labbra -Segreto!-
Lagharta lasciò
scivolare le dita via
dalla fronte della giovane, che adesso appariva rilassata e distesa.
Le sue piccole mani si erano avvicinate al punto in cui il guerriero
l'aveva sfiorata e le gote si stavano colorando di un rosso timido.
Era così tenera
in quel momento, che
il gesto di Lagharta fu dettato dalla naturalità della
situazione.
Le prese la mano,
dolcemente,
facendole sentire che era al sicuro.
-Tranquilla. Tienimi la
mano, vedrò
di non farti cadere-
Lagharta prese a camminare,
sotto lo
sguardo assolutamente stupito della giovane. I suoi passi si erano
abbreviati, sia di ritmo che di lunghezza, così che la
ragazza
potesse reggere il passo. Come un fratello, anzi no...come un
fidanzato.
Il rossore sulle guance
della ragazza
si fece più vivo, anche se ringraziò il cielo che
Lagharta non
potesse vederla. Camminò seguendo i passi della persona
davanti a
lei, osservando per la prima volta la sua schiena e sorridendo nel
vederla.
La sicurezza che era
davanti a lei,
sapeva di non poterla trovare da nessun'altra parte al mondo.
Quando iniziò a
scendere la sera,
cercarono a lungo un posto per passare la notte. Tenendole la mano,
così aveva notato Lagharta, la loro marcia era
più spedita e forse
avrebbero impiegato meno di quattro giorni per arrivare al Tempio di
Pietra.
Non sapeva se esserne
contento o meno,
visto che Vie le aveva parlato di prova.
Trovato un posto dove
dormire, la cena
fu la loro più immediata preoccupazione.
E che preoccupazione.
All'entrata di Mahel nella
sala da
pranzo della taverna che avevano scovato, tutti gli occhi dei
commensali si voltarono verso di lei. Il chiacchiericcio
cessò
immediatamente, lasciando spazio a sospiri di ammirazione e a piccole
frasi immerse nel silenzio.
“Com'è
bella...”
“Una
Sacerdotessa? Guarda com'è magra!”
“Sarà
un'emissaria della Dea? I suoi capelli sono scuri, al contrario delle
Sacerdotesse...”
“Hai
visto com'è tenera quando arrossisce...?”
Mahel sembrava imbarazzata
a quei
commenti, mentre Lagharta ne rideva quasi divertito.
Trovarono un tavolo vicino
ad una
grande finestra e Mahel si sedette accanto a Lagharta più
vicina al
muro, nella speranza che il guerriero la coprisse.
Vana speranza la sua...
Il padrone della locanda si
avvicinò
loro sorridendo, e anche un poco emozionato.
Era alto e possente, non
grasso quanto
enorme di costituzione, pieno di muscoli ben visibili attraverso le
maniche corte della sua maglia. Sopra un grembiule bianco, appena
sporco per il duro lavoro della giornata. Il volto era severo ma dal
sorriso caloroso. Completamente calvo ma con una barba talmente folta
da sembrare finta.
Vedendo Mahel
iniziò a declamare le
specialità della casa così velocemente che questa
non riuscì
neanche a stare dietro le sue parole -Lagharta...non ho capito
nulla...-
-Tranquilla- le rispose
lui, tossendo
educatamente -Siamo molto...stupiti della gran varietà che
avete a
disposizione. Ma ci chiedevamo se avete qualcosa di caldo, va bene
qualsiasi cosa- indicò Mahel accanto a lui, che cercava di
nascondersi più che poteva -La mia compagna è
stanca e vorrebbe
solo riposare-
L'uomo sorrise, strizzando
l'occhio a
Lagharta -Siete molto fortunato, signore. Avete una compagna che non
solo è bellissima ma è anche un'emissaria di Vie.
Avete tutta la
mia invidia- disse malizioso, notando il rossore sulle guance della
ragazza diventare ancora più marcato -Vi potro due zuppe del
viaggiatore. Gradite del vino?-
-Si, grazie- rispose
Lagharta senza
indugiare, ma Mahel lo fermò e borbottò -No,
aspetti...ecco...a me
andrebbe bene anche solo dell'acqua-
L'uomo sorrise ed
annuì,
rassicurandola, per poi scomparire dietro al bancone.
Lagharta rideva contenuto,
sentendo lo
sguardo di Mahel bruciargli contro. Pensava che fosse per via del
vino. Ma quando alzò lo sguardo capì che forse
non era dovuto solo
a quello -Che cosa c'è?-
Mahel sibilò
qualcosa a mezza voce,
ma Lagharta non riuscì a sentirla -Cosa?-
Mahel si nascose gli occhi
dietro le
mani, desiderando di avere accanto a sé Saluss, adesso
addormentata
dentro la spada -...gna...-
-Gna? Cosa vuol dire gna?-
Mahel scoprì gli
occhi completamente
distrutta dall'imbarazzo, avvicinandoglisi alle orecchie e
sussurrando -Cosa vuol dire che sono la tua compagna...?-
Lagharta la
guardò per qualche
secondo, prima di rendersi conto di ciò che aveva detto. O
meglio,
di come lei lo avesse preso. Scoppiò a ridere senza ritegno,
goidendosi la faccia di Mahel completamente persa in quell'ambiente
che non le competeva.
-Che cosa...cosa stai
ridendo?- chiese
Mahel, facendosi piccola piccola sopra la sua sedia -Non ridere
così!-
-Ma cosa pensavi che
dicessi? È ovvio
che sei una mia compagna di viaggio. Se poi l'oste l'ha preso come
una “compagna di vita” non è mica colpa
mia!-
Mahel nascose di nuovo gli
occhi tra
le mani, mentre Lagharta continuava a ridere.
Meditò
vendetta.
Quando l'oste
portò loro le zuppe e
la brocca di vino, Mahel si avvinghiò al braccio di Lagharta
e
sorrise maliziosa verso l'uomo, parlando languida -La ringrazio
molto. Dall'odore sembra delizioso, è stato davvero gentile-
Lagharta guardò
verso Mahel quasi
timoroso del suo comportamento, vedendola rivolgersi a lui con uno
sguardo curioso.
Sorridendo, come ad aver
capito cosa
intendesse fare, le afferrò la vita, pronto a giocare con
lei ai
novelli sposi pur di non cedere al ricatto morale della giovane.
L'avrebbe fatta vergognare
di aver
provato a metterlo in imbarazzo.
L'oste arrossì
vedendo l'affiatamento
tra i due. Era davvero molto invidioso di quel giovane bellissimo,
dagli occhi blu intensi, stretto a quella bellezza esotica, dai
lineamenti divini ma passionali. Si congedò con un mezzo
sorriso e
sparì.
Per tutta la sera, Mahel
tentò di
imboccare Lagharta e di versargli il vino, come una vera moglie,
accogliendo su di sé gli sguardi incuriositi e gelosi dei
commensali
della locanda.
Ma quando bevve dal calice
davanti al
suo piatto e sentì un sapore forte invadergli la bocca, non
potè
rovinare l'atmosfera sputando ma fu costretta a bere.
Vino.
-Hai scambiato i
bicchieri?- chiese
sottovoce Mahel guardando verso Lagharta, che rideva minaccioso -Hai
scambiato i bicchieri?!-
-Se non la smetti di fare
la civetta
ti infilo in gola tutta la brocca, stupida- sussurrò a bassa
voce il
guerriero, cercando di apparire dolce e affettuoso.
Ma Mahel iniziò
a strizzare gli
occhi, prendendo la brocca e versandosi vino nel bicchiere
-Lagharta...tu sai cosa vuol dire la parola
“astemio”?- chiese
ridendo maligna.
Lagharta la
guardò e increspò le
sopracciglia, scuotendo la testa -No-
Buttando giù un
altro sorso di vino,
la ragazza prese a ridacchiare convinta -Lo scoprirai fra poco-
Dopo alcuni
bicchieri, Lagharta
ancora non aveva idea della causa a cui aveva dato inizio.
Quando Mahel
posò la testa al muro
accanto a lei, chiudendo gli occhi e iniziando a respirare
regolarmente, Lagharta credette che in fondo poteva sopportarlo.
Non sapeva cosa voleva dire
“astemio”
ma da quel che vedeva non era pericoloso.
L'oste tornò
dopo poco a pulire il
tavolo e si offrì di portare la giovane in camera. Ma
Lagharta,
sempre avvalendosi della scusa della “compagna”, la
prese in
spalla e la portò a letto. La buttò sul materasso
e cercò di
coprirla con il lenzuolo, ma Mahel aprì gli occhi.
Improvvisamente.
Lagharta scosse la testa e
cercò di
coprirla, ridendo -Non ci vedo nulla di pericoloso in quello che stai
facendo, sai principessina...?-
Mahel sorrise languida a
quelle
parole, allungando la mano verso la guancia del guerriero. Lagharta
la guardò confuso e le prese la mano, posandola sopra il
materasso
-Ora dormi. Mi sembra che tu non sia poi così lucida...-
Mahel però gli
afferrò il polso,
delicatamente, salendo verso l'avambraccio e la spalla. Fece leva
appena fu sull'osso e si tirò a sedere, costringendo
Lagharta a
sedersi a sua volta per guardarla negli occhi -Non mi sento molto
bene...-
Lagharta sbuffò,
toccandole la fronte
-Hai bevuto troppo...e ancora non ho capito cosa voglia dire
“astemio”-
-Che non bevo niente che
sia vagamente
alcolico- rispose la ragazza, buttando la testa al petto del ragazzo
-Santo cielo, mi sento così strana...-
Lagharta le
carezzò la schiena, nel
tentativo di farla sentire meglio -Credi che così possa
andar bene?-
-Non lo so...- rispose
Mahel,
abbracciandolo forte e strusciando il volto contro il petto
-Lagharta...tu credi che io sia carina come diceva l'oste...?-
Lagharta trattenne il
respiro, non
credeva che mai una simile domanda sarebbe uscita fuori dalle labbra
di quella ragazza -Eh?-
Mahel alzò lo
sguardo, supplichevole,
speranzoso -Non sono carina...? Sono proprio così brutta,
eh?-
chiese con la voce rotta, gli occhi lucidi prossimi al pianto.
Lagharta sbuffò
e la baciò sulla
fronte, cercando di essere clemente con quella ragazzina tra le sue
braccia che era tutto fuorchè lucida -Si Mahel. Sei carina-
-Davvero?- chiese lei
aggrappandosi
forte al petto del guerriero -Davvero davvero?-
-Si, Mahel. Sei carina. Sei
molto
carina- concluse sorridendo, nella speranza che si sarebbe
addormentata presto, così da permettergli di dormire a sua
volta.
Ma qualcosa...di imprevedibile...
Mahel si
strusciò con il viso sul
petto di Lagharta, contenta, mugugnando parole senza senso. Poi
alzò
il volto, guardando Lagharta negli occhi. Gli carezzò le
guance con
le mani, sorridendo. Anche lui sorrise, assecondandola.
E poi successe.
La ragazza
avvicinò le sue labbra a
quelle del guerriero, premendole dolcemente. Lasciò
scivolare le
mani attorno al suo collo, fino ad arrivare ai capelli, tirandolo un
poco verso di lei, avvicinandosi con il corpo a lui.
Lagharta rimase impietrito.
La sentì
allontanarsi dalle sue
labbra e sorridere, per poi cadere all'indietro. Cotta.
Respirava normalmente, i
capelli
sparsi disordinatamente sul letto, alcuni che si avvolgevano attorno
alle braccia e i polsi di Lagharta.
Ancora terribilmente
scosso, immobile,
nella stessa posizione in cui lei lo aveva baciato.
***
Ecco qua. Avrei voluto pubblicare ieri, ma i miei aggiornamenti sono un
pò irregolari. Mi stanco facilmente, perciò non
riesco ad essere diligente come vorrei. Spero che potrete scusarmi...
Comunque sia, questo capitolo è in assoluto il
più DIVERTENTE che io abbia mai scritto. Ho riso come una
pazza immaginandomi la scena dentro alla taverna o quella della camera.
E ancora adesso rido per l'assoluta imprevedibilità della
mia figliocca un pò ingenua.
La adoro <3
Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito lo scorso capitolo.
Credo di aver risposto a tutti, se così non fosse
segnalatemelo che provvederò a farlo. NOTA: non ho risposto
alle recensioni del capitolo 21 in quanto sono stata molto lenta tra
gli aggiornamenti e mi avete preceduto nel recensire. Ho preferito
farlo una volta sola, anche per privata comodità ^^
Grazie anche alle 49
persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 70 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 17
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Ovviamente, anche se
ultimamente non l'ho scritto, grazie anche a tutti coloro che leggono
soltanto <3
Grazie della vostra cortesia e gentilezza ^^ spero di potervi
ringraziare nuovamente al prossimo aggiornamento.
Con affetto e devozione,
Selenite =)
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Capitolo 25 *** 24 - La sua mano ***
***
Dedicato a tutte le stupende persone che si sono preoccupate per me.
Grazie particolarmente ad Andreia
e Lirin Lawliet,
che mi hanno sostenuta e fatta sorridere.
Siete due persone meravigliose...e non saprei davvero come avrei potuto
fare a rialzarmi senza di voi.
Grazie dei vostri consigli e della vostra dolcezza.
Saranno per sempre preziosi ricordi, dentro al mio cuore <3
***
CAPITOLO 24
La sua mano
La mattina dopo, quando
Mahel aprì
gli occhi nell'incommensurabile mal di testa che le si presentava nel
cervello, i suoi occhi vagarono per la stanza.
Come ci era arrivata?
Vide un Lagharta rigido, in
piedi,
accanto alla finestra. Cercò di tirarsi a sedere, ma la
testa era
pesante e ricadde sul materasso, come un sacco di patate -Non mi ero
addormentata nella sala da pranzo...?- chiese con voce biascicata,
constatando in prima persona la sua poca affinità con il
vino
-Lagharta?-
-Ti ho portata io- rispose
secco lui,
senza guardarla in faccia, continuando a riversare il suo sguardo
verso il paesaggio fuori della finestra.
-Capisco...- rispose Mahel
automaticamente, tirandosi a sedere -Da quanto sei sveglio?
È per
caso tardi?- chiese sempre biascicando, toccandosi la testa pesante.
-No, non è
tardi. E no, non ho
dormito- rispose sempre secco, senza guardarla.
-E perchè?-
chiese lei stupita,
mettendo le gambe fuori dal letto e aspettando che tutto smettesse di
girare. Doveva alzarsi meno in fretta.
-Pensavo- rispose di nuovo,
per poi
allontanarsi dalla finestra sospirando, avvicinandosi a lei
-Mahel...- chiese mettendosi in ginocchio davanti a lei, lo sguardo
teso e serio -Ricordi qualcosa di ieri sera...?-
Mahel lo guardava senza
capire, ma
scosse comunque la testa nel tentativo di pensarci -Mi hai fatto
ubriacare e mi sono addormentata a tavola, penso-
Lagharta la fissava sempre
con la
stessa espressione -Tutto qui?-
Mahel lo guardava confusa
-Tutto qui-
Calò il silenzio.
Non ricordava assolutamente
nulla
di ciò che era successo la sera prima.
Poteva dirglielo e vedere
cosa
succedeva. Oppure poteva tacerglielo e vedere come lui avrebbe potuto
sopportare tutto quanto.
Abbassò lo
sguardo e decise che per
il momento non avrebbe detto una parola.
-Lagharta?- chiese Mahel
toccandogli
la spalla -Qualcosa non va?-
-No. Volevo solo vedere se
ricordavi
di aver russato- ridacchiò lui maligno.
Mahel arrossì
fino alla punta dei
capelli e scosse la testa -Ma no, dai, non è vero!-
-Oh si che è
vero- rise ancora il
guerriero, alzandosi e picchiettando sulla spada -Saluss vieni fuori
un attimo-
Mentre Mahel ancora
borbottava di non
aver russato, di non sapere cosa fosse il russare e altre sciocchezze
simili, Saluss si presentò accanto a Lagharta e non
potè fare a
meno di ridacchiare -Che diavolo le hai fatto?- chiese con il sorriso
sulle labbra.
Lagharta la
guardò e ridacchiò di
nuovo -Mi sono solo vendicato-
Poi si
inginocchiò a terra, di nuovo
davanti a lei.
Aveva un bellissimo
sorriso, constatò
Mahel, perdendosi come spesso capitava nei suoi occhi. Sorrise a sua
volte e fece una smorfia, sentendosi puntellare le tempie.
Le dita di Lagharta le
sfiorarono le
guance, le tempie, la fronte. Le labbra di Lagharta le baciarono
quella fronte appena imperlata di sudore, per via dell'incredibile
mal di testa che le stava percuotendo la testa.
Mahel arrossì.
Mentre Saluss
pronunciò un sommesso “Oh” di sorpresa,
immaginandosi vagamente
perchè Lagharta volesse vendicarsi a quel modo.
Il bacio che gli aveva dato
Mahel
doveva averlo sconvolto a tal punto da farlo arrivare a commettere
quell'azione così dolce...
Rimessi in cammino, niente
poteva
essere così inquietante.
Niente poteva essere
così spaventoso.
Mahel stava qualche passo
dietro
Lagharta, al sicuro grazie al sentiero sterrato che avevano davanti,
anche il guerriero non era preoccupato per lei.
Osservava il suo arco e le
parole con
cui lui aveva accettato di tenerlo: “Non ti sei ancora
completamente ripresa dalla sbornia, lo porto io ancora un
pò”.
E osservandolo, non poteva
fare a meno
di pensare che fosse strano.
Quella mattina, quando i
suoi occhi
l'avevano guardata con tutta un'altra luce. Quando aveva preso l'arco
con dolcezza, sorridendole come se avesse in un qual modo timore
di lei. Il modo in cui l'aveva sfiorata per farle passare i postumi
della sbornia. Tutto di lui le sembrava inusuale.
Tutto di lui le appariva,
in quel
momento, perfetto.
Sorrise come una bambina,
osservandogli nuovamente la schiena. Quella schiena larga e grande,
che lei avrebbe voluto toccare e a cui avrebbe voluto poggiarsi,
perchè la sensazione di sicurezza che le trasmetteva era
qualcosa di
indescrivibile.
Quella sensazione nel suo
cuore che
non sapeva spiegare era sempre lì accanto a lei, che le
ricordava
c'era qualcosa di speciale che lei doveva ancora capire.
Saluss le si
materializzò accanto,
mentre Lagharta si voltava indietro giusto per farle una smorfia.
Mahel si girò verso Saluss ed aspettò.
-Che cosa avete voi due?-
chiese la
ragazza sgomenta, guardando verso la fatina dal sorriso enigmatico
-Saluss?-
-Niente. O meglio, io non
ho nulla-
ridacchiò sincera, indicando Lagharta con lo sguardo -Ma non
posso
parlare per lui. È il mio padrone, ma non gli leggo nella
mente...-
-Oh, beh, se devo abituarmi
al suo
strano modo di comportarsi non c'è problema. Ma è
da questa mattina
che si comporta in maniera...strana...-
Saluss prese a guardare il
cielo,
contenta -Mahel per caso i tuoi sentimenti sono cambiati?- chiese la
fatina con voce dolce.
Mahel rimase a pensarci un
po' prima
di rispondere.
I
suoi sentimenti per Lagharta erano cambiati?
Il
fatto di guardarlo sotto un'altra luce e di sorridere sempre, avere
la sicurezza che lui si sarebbe aperto e che lei sarebbe stata
lì.
Il sapere che senza di lui si sarebbe sentita sperduta e sola...
Cosa
significava tutto quello?
-Non lo so Saluss...-
rispose la
giovane, sorridendole -Non so neanche dire se qua mi sento finalmente
a mio agio o meno...-
Saluss le si
avvicinò al volto -Ti
piace Colonna? Ed Emerald?-
Mahel annuì con
la testa -Sono
entrambe adorabili-
-La Sibilla?- chiese con
dolcezza.
-Ovviamente- rispose Mahel
con un
sorriso -È molto dolce-
-E Alvexia?- disse con uno
strano
disprezzo nella voce, ricordando a se stessa ciò che aveva
sentito
su di lei l'ultima volta che l'aveva vista.
-La adoro- rispose Mahel,
con un
sorriso -Le voglio bene...-
-Io?- chiese poi con un
timido
rossore, come vergognandosi -Io ti piaccio?-
-Saluss tu sei stata la mia
prima
amica qua- disse Mahel avvicinandosela al cuore -Certo che mi piaci!-
Saluss esitò un
attimo prima di porre
la seguente domanda -E quindi Lagharta non ti piace, Mahel...?-
Mahel guardò la
fatina e si sentì
morire le parole in gola. Poi pensò che fra tutte le cose
gentili
che potesse dire, la verità era senza dubbio la miglior cosa.
-Io voglio molto bene a
Lagharta.
Insieme a te è stata la prima persona di Gaia che abbia
conosciuto.
Non capisco e non conosco molte cose di lui, ma posso dire con
certezza che è un ragazzo straordinario. Quindi si, mi
piace...-
Saluss si
avvicinò all'orecchio di
Mahel e le sussurrò qualcosa.
Qualcosa
che la portò all'arrossire ed al borbottare timidamente un
“non lo
so”.
Saluss si reputò
soddisfatta e le
fermò dal proseguire.
-Non preoccuparti per me,
qualsiasi
cosa accada. Se un giorno dovessi accorgerti che Lagharta è
qualcosa
di più per te non pensare ai miei sentimenti-
-Ma tu c'eri molto prima di
me- esordì
Mahel, stupendosi delle sue stesse parole.
Saluss sorrise -Ma non sono
io colei
che ama. E non potrò esserlo mai...-
C'era qualcosa di strano in
quel
sentimento che provava nel suo cuore.
Quel calore dolce e
malinconico, come
se lo avesse già provato.
Si sentiva come non si era
mai sentito
prima.
Sentiva il borbottare
sommesso della
ragazza dietro di lui, di quegli occhi verdi che ogni volta lo
invadevano fino al cuore. Che lo carezzavano languidamente, gentili,
che volevano sapere ma aspettavano, che chiedevano ma non ad alta
voce.
Che attendevano il giorno
in cui lui
avrebbe scambiato quello sguardo e avrebbe parlato di sé, di
chi e
che cosa ci fosse nel suo passato.
E sospirò.
Una tempesta di emozioni
diverse
percorse il suo corpo, nella consapevolezza che il Tempio di Pietra
non era poi così lontano.
Che presto la principessina
avrebbe
affrontato la sua prima prova, qualsiasi sarebbe stata, e avrebbe
messo alla prova la sua natura in quel mondo.
E anche davanti ai suoi
occhi.
Voltandosi verso di lei,
quindi,
Lagharta sorrise.
Ricercò i suoi
occhi chiari e
limpidi, bellissimi e timidi insieme, che scrutavano sempre tutto con
curiosità e con ammirazione. Era troppo carina.
Nella speranza che il tempo
insieme
divenisse uno dei suoi ricordi più preziosi, una volta
tornata
indietro, Lagharta decise che qualsiasi cosa fosse successa, lui non
avrebbe mai corrotto il suo cuore puro e genuino.
E si stupì di
come, pensando a tutto
questo, si definì bene nella sua testa la parola rassegnazione.
-Che cosa c'è?-
chiese Mahel,
arrossendo leggermente.
-Niente- rispose Lagharta,
continuando
a fissarla -Penso solo che tu sia molto carina, principessina. E che
quel bacio di ieri sera sia stato molto audace- concluse con un
sorriso malizioso, vedendo il volto di Mahel colorarsi di rosso
porpora e Saluss scoppiare in risa isteriche, alla scoperta di
ciò
che era realmente successo.
-Baciato?!-
borbottò Mahel in preda
al panico, nascondendosi il viso tra le mani -Baciato come? Oh mio
dio!!!-
-Tranquilla, è
stato solo un
innocente bacio sulle labbra. Niente che le Ninfe del Lago del Cielo
non mi abbiano dato per curarmi dai veleni durante il mio
allenamento- rispose lui scoppiando a sua volta a ridere, sapendo che
le sue parole non avrebbero alleggerito il peso che Mahel si sarebbe
comunque portata dietro per un po'.
-Mi...mi dispiace tanto!
Ora capisco
perchè mi chiedevi continuamente se ricordavo, mi spiace
io...-
-Shh- sibilò
quindi il guerriero,
allungandole la mano e sorridendo -Non è mica la fine del
mondo. Tu
non sei innamorata di me, no?- le chiese lui, divenendo serio e
guardandola in attesa di una risposta -Vero?-
Mahel guardò la
mano e lo sguardo di
Lagharta, non sapendo come rispondere. Esitò un attimo,
guardando
Saluss, poi annuì con la testa -Si. Sei una persona
importante per
me, ma...non ti vedo sotto quella luce...-
Sentì come se
gli avesse detto una
bugia. E lui credette di averne sentita una.
La sua mano rimase comunque
porta
verso di lei, perchè aveva fiducia nelle sue parole.
Nell'afferrare la mano del
guerriero,
entrambi sentirono un sussulto. Qualcosa che arrivò persino
al cuore
di Saluss.
Tutti e tre pensarono,
anche se solo
per un istante, che quella risposta di Mahel fosse assolutamente una
bugia.
***
Non è stato un periodo bellissimo per me (questa
one-shot, in cui scrivo del dolore di una ragazza attraverso il mio, lo
dimostra). Ho dovuto dar fondo a tutte le mie riserve di ottimismo, per
superare questo brutto avvenimento: e ne sto uscendo. Con l'affetto di
tutte le persone che amo e di due splendide ragazze che mi hanno
rivolto parole SPLENDIDE. E a cui mi sono sentita così
grata, da aver loro dedicato questo capitolo.
Tutto si può superare. Tutto si può affrontare e
vincere. Basta avere molta pazienza e molta speranza. E anche l'aiuto
di chi si ama è fondamentale. Penso che questo non sia
l'anno giusto per me, ma voglio arrivare in fondo e dire "Ce l'ho
fatta" con un bel sorriso. E ce la posso fare ^^
Grazie a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e a cui
dovrei aver già risposto. Se ho saltato qualcuno, ditemelo
pure! Grazie anche alle 51
persone che hanno inserito la storia fra le preferite, le 72 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 17
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie anche alle persone
che leggono solamente e che nonostante tutto, così facendo,
mi supportano. Siete meravigliosi!
Grazie per tutto quello
che fate sempre con me. Grazie perchè mi sopportate, grazie
perchè mi rivolgete sempre belle parole. Grazie
semplicemente, perchè senza di voi non troverei la forza di
mettermi al pc e fare tutto ciò che faccio...ed è
per me la più grande delle soddisfazioni!
Spero di rivedervi tutti quanti al prossimo capitolo. Come sempre...
Con affetto e devozione,
Selenite =)
|
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Capitolo 26 *** 25 - Nel suo cuore ***
***
Ecco a voi due disegni di Mahel, commissionati appositamente su
DeviantArt.
Quando ho visto la Mahel di inma
ho sorriso...e ho pianto tanto.
Avrei voluto avere a disposizione quel suo cuore dolce e caldo...ma
non è stato possibile.
Eppure questo disegno, forse come per magia, mi ha aiutato. Da sorriso
nasce sorriso.
Spero che possiate gradirlo. E che vi porti un sorriso, proprio come ne
ha portato a me ^^
Mahel
(by inma)
Mahel
(by ryuuen)
***
Se si potesse cambiare il passato, tutti noi avremmo qualcosa a cui
rimediare. Ma probabilmente rifaremmo gli stessi, identici "sbagli",
perchè sono ciò che ci hanno trasformato in
ciò che siamo.
Perciò questo capitolo lo dedico al "passato che non è",
alle scelte che avremmo potuto compiere ma che non sono state.
Perchè ciò che siamo oggi ci aiuta a diventare
ciò che saremmo domani. Perchè non ci dobbiamo mai pentire delle
scelte fatte.
Perchè, in un modo o nell'altro, anche domani il sole
sorgerà...
***
CAPITOLO 25
Nel suo cuore
Si fermava a pensare a lui
spesso,
ormai.
Mentre attraversavano Gaia
provava
spesso ad immaginarlo in altre situazioni, come per esempio in
allenamento o presso la casa della Sibilla, senza la sua ingombrante
presenza o con un sorriso più marcato dipinto sulle labbra.
E poi lo metteva a fianco
di Michael,
o almeno a quello dei suoi ricordi, e si perdeva in fantasticherie
che in sedici anni di vita non si era mai permessa neanche di
considerare.
Non
sapeva bene cos'era quel sentimento così struggente che
sentiva, ma
sapeva che ciò che gli aveva chiesto Lagharta aveva un
motivo ben
preciso. Una promessa.
Aveva risposto di no
nonostante non
fosse più sicura di ciò che provava.
-Che idiota...-
borbottò flebilmente
fra sé e sé, guardandosi attorno e perdendosi
nella vegetazione
selvaggia di Gaia, impregnata di magia.
Saluss le fu subito davanti
agli
occhi, sorridente -Idiota?-
Mahel la guardò
e sorrise, scuotendo
la testa, porgendole le mani e osservandola avvicinarlesi ai capelli,
come sempre.
Era tutto così
assolutamente normale.
Ciò che avrebbe
dovuto sconvolgerla o
impaurirla era ciò che la faceva sentire al sicuro.
Gli occhi blu cobalto di
Lagharta,
assolutamente inumani nel suo mondo; la piccola Saluss, così
carina
e delicata, ma che agli occhi di qualsiasi persona, compresa sua
madre, sarebbe apparsa come una zanzara geneticamente modificata e
motivo di un'inattesa crisi isterica; le sacerdotesse del Tempio,
dall'aspetto così etereo ed affascinante, ma portatrici di
una forza
e di una determinazione inaudite; lei stessa, per via dei suoi occhi
e dei suoi capelli, che ormai non avevano più nulla di
umano.
Niente, neanche ciò che era, corrispondeva a qualcosa di
umano.
Ma questo pensiero,
anziché
spaventarla, la tranquillizzava.
E sorrise.
-Lagharta...pensi davvero
che riuscirò
a tornare a casa...?- chiese improvvisamente, spezzando il silenzio
di quel momento -...nonostante la Profezia?-
Saluss spalancò
gli occhi per la
sospresa di quella domanda e rimase in attesa di Lagharta, che
voltò
lo sguardo verso Mahel, abbozzando un sorriso -A cosa alludi?-
Mahel si strinse nelle
spalle -Vie mi
ha detto che secondo la Profezia tu e la Mahel della Leggenda sareste
diventati sposi. E sono io la Mahel della Leggenda, così mi
ha detto
Vie, anche se non completamente pronta. Quindi...-
Lagharta rise -Io e te non
diverremo
mai sposi. E poi come mi ha fatto notare qualcuno, il futuro non
è
ancora deciso. Quindi si, penso che tu potrai tornare a casa- disse
serio, tornando a guardare davanti e sé e riprendendo il
silenzio.
Saluss, a quelle parole, si
voltò
verso Mahel. Si aspettava di trovare un'altra espressione, un'altra
atmosfera, ma ciò che vide la rese inquieta.
Occhi lucidi. Feriti.
Un sorriso triste dipinto
sulle
labbra, lo sguardo rivolto al basso. Si era fermata dal cammino,
persa in pensieri che Saluss non poteva leggere.
La guardava dispiaciuta,
non trovando
le parole adatte ad alleviare il suo dolore. Non capiva neanche quale
fosse, il suo dolore.
-Mahel?- chiese Saluss
-Va...va tutto
bene?-
Sapeva di dover essere
delicata.
Sapeva che qualsiasi parola sbagliata avrebbe solo peggiorato le
cose. Ma la castana alzò lo sguardo verso di lei, sorrise
cercando
di essere il più convincente possibile e sbuffò
-Tutto bene,
Saluss. Tutto bene-
Era come se qualcosa le
avesse
spezzato il cuore.
Non sapeva come spiegarlo
altrimenti.
Una parola di troppo e
tutto era
crollato, inesorabilmente, verso un vortice di buio e di dolore che
non sapeva spiegarsi. Cercava di trovare una motivazione a
ciò che
sentiva, al dolore e all'inadeguatezza che l'aveva di nuovo colpita
nel profondo. Ma non c'era.
Lagharta le aveva solo
ripetuto ciò
che si era sempre prefissato: non avrebbe dato alla Profezia il modo
di avversarsi. E lei non capiva perchè mai la cosa la
ferisse.
“Sarà
perchè ha detto chiaro e
tondo che io e lui non
diverremo mai sposi...?” si
domandò mentre il sorriso le incurvava le labbra, nonostante
il suo
cuore piangesse “Forse perchè ha parlato per la
prima volta di noi
due come le persone della Profezia?” continuò a
domandarsi,
sentendo il rimorso di una colpa che non aveva.
Nonostante cercasse
risposte a quelle
domande che mai, prima di allora, si sarebbe mai poste, cercava di
pensare che davanti a sé aveva ancora molta strada da fare.
Il profilo di Gaia era
splendido,
senza ombra di dubbio.
Anche con quel peso nel
cuore, Mahel
pensava che fosse splendido e che agli occhi di chiunque sarebbe
apparso uno spettacolo meraviglioso.
Le colline e le ampie
vallate si
investivano di colori brillanti, alle prime luci dell'alba. Il verde
chiaro delle praterie incolte, o i colori più scuri dei
campi
coltivati, i boschi naturali e i laghi che avevano di che far invidia
a quelli che occupavano la superficie del suo mondo. Ovunque si
voltasse, percorrendo i sentieri montuosi che si ergevano ad altezza
incredibili per lei, mostravano paesaggi naturali che lei si era
sempre solamente sognata.
I cieli erano sempre
limpidi e sgombri
di nuvole, ancora non aveva visto neanche la pioggia. Sapeva che
anche in quel caso Gaia si sarebbe colorata di tonalità
magiche che
l'avrebbero resa assolutamente perfetta.
Perchè in fondo
quello era il mondo
fantastico e perfetto di sua madre.
Lagharta non l'aveva
più presa per
mano, perciò la sua andatura era tornata quella incerta e
lenta di
un tempo. L'unica cosa che poteva fare era distrarsi guardandosi
attorno, per imprimere nella memoria il ricordi di quei luoghi
lontani che mai avrebbe più rivisto, una volta tornata a
casa.
E sospirava, rassegnata.
Ogni tanto il suo sguardo
si perdeva
sul guerriero e pensava se fosse mai appartenuto al suo mondo,
l'altro mondo. Se sarebbe stato diverso, se avrebbe
avuto lo
stesso carattere, o la stessa dolcezza. Non conosceva ancora i motivi
di ciò che era, ma sapeva che presto sarebbero usciti allo
scoperto.
Sempre che non tornasse sui
suoi passi
per tornare il riccio di un tempo, allontanandola di nuovo dal suo
cuore. Scuoteva la testa cercando di non pensarci, anche se dopotutto
non avrebbe dovuto fare così la differenza.
Lei un giorno sarebbe
tornata a casa,
valeva davvero la pena di preoccuparsi di qualcuno che un giorno
sarebbe sparito dalla sua vita per sempre?
-Assolutamente si-
bisbigliò
sottovoce, senza farsi sentire, stringendo la pietra di Vie che aveva
al collo -Lagharta, io...- e non finì la frase.
Aveva paura.
Paura di dare un valore a
quella
persona, da cui prima o avrebbe dovuto allontanarsi.
Paura di sentire quel
dolore atroce
nel perderla.
Paura di dare un nome a
quei
sentimenti, che ormai stava iniziando a capire.
Ed i giorni passavano,
senza che quel
silenzio potesse essere spezzato di nuovo...
Il sole splendeva forte,
piccole
nuvole bianche spezzavano il celeste splendente di quel cielo
tiepido. Il profumo del bosco era penetrante ma piacevole.
Si stava bene.
Lagharta iniziava a
riconoscere il
luogo. Il piccolo sentiero sulla destra, che portava ai campi della
cittadina del nord; i tratti boschivi incolti, il cui colore
più
scuro induceva all'abbandonare il passaggio. Oppure il sentiero
sterrato che stavano percorrendo, che andava man mano facendosi
sempre più sicuro e curato, affiancato da pietre e da alberi
giovani. Si, ormai erano arrivati.
Il Tempio di Roccia non era
poi così
lontano.
Guardando di sottecchi alle
sue spalle
guardò la castana, che procedeva in silenzio con Saluss
aggrappata
forte ai capelli. Non ci aveva fatto caso, ma ormai era qualche
giorno che Mahel non diceva una parola e non riusciva a capacitarsi
del perchè. A volte cercava anche di porgerle la mano, ma
lei si
rifiutava puntualmente di prenderla.
Era così
strana...
Non riusciva a trovare, nei
suoi
ricordi, il perchè di quel comportamento. Concentrandosi su
come si
era comportata in quei giorni, la rivedeva triste e sfuggevole...ma
non ne trovava il perchè. Gli capitava anche di ripensare
all'ultima
volta che l'aveva sentita parlare, quando le aveva domandato se
poteva tornare a casa.
E poi quella bugia...
Improvvisamente qualcosa
gli fu
chiaro. C'entrava forse quella domanda? Era stato forse sgarbato,
intollerante verso di lei? A parte ribadire che non sarebbero mai
stati sposi, non trovava ragioni per quel comportamento. Non pensava
neanche che potesse essere dovuto alla sua risposta secca, riguardo
la loro unione. Il pensiero non lo aveva neanche sfiorato. Dopotutto
glielo aveva detto. E lei aveva promesso.
Accantonando le varie
possibilità,
stufo di quel silenzio pesante che gli accompagnava e che non era
assolutamente da lei, provò a fare la cosa più
semplice: chiedere.
-Mahel...per caso
c'è qualcosa che
non va?- chiese voltandosi verso di lei e fermandosi.
Mahel alzò lo
sguardo verso Lagharta
e rimase in attesa, come aspettandosi di sentire qualcos'altro. Ma
Lagharta rimase in silenzio, a guardarla. Fermo.
-Ma parli con me?- chiese
innocentemente lei, scuotendo la testa -Perchè?-
-Si, parlo con te- chiese
Lagharta
iniziando ad innervosirsi -Cosa diamine ti prende, si può
sapere?
Ormai sono più di due giorni che non mi rivolgi la parola-
chiese
con una certa acidità nella voce, cercando però
di mantenere il
controllo.
-E mi chiedi dopo giorni
del perchè
non ti parli? Io non ti capisco- chiese Mahel procedendo nel
camminare, superandolo addirittura, senza prendere sul serio quella
discussione di cui non capiva il motivo.
Ma Lagharta la prese per il
polso e la
fermò, non appena fu accanto a lui -Ti stai comportando come
una
bambina. Fermati e guardami negli occhi. E rispondi- disse lui secco,
strattonandole il braccio per farla fermare.
I suoi occhi, come sempre,
lo
inchiodarono ad una realtà muta che aveva sempre avuto
davanti. E
che lo aveva sempre spaventato.
Quello sguardo non era il
solito di
Mahel. C'era qualcosa di diverso.
I suoi occhi non lo
guardavano più
con sfida. Da qualche tempo vi era dentro qualcos'altro, che lui
temeva e che adesso gli era davanti agli occhi con una tale violenza
da non poter più fare finta di nulla.
La presa sul suo polso si
fece
improvvisamente più stretta, seppure Mahel non mandasse un
fiato era
sicuramente doloroso.
-Avevi promesso che non lo
avresti
fatto- sibilò piano il guerriero, stringendo sempre
più forte
-Avevi promesso-
Mahel abbassò lo
sguardo, trattenendo
a stento le lacrime -Di che diamine stai parlando?- chiese quasi
sussurrando, forse trattenendo dentro di sé le urla di
dolore -Mi
stai facendo male, smettila di stringere-
La mano di Lagharta si fece
più
leggera, ma non mollò la presa -Tu...cosa ti avevo fatto
promettere
prima di partire?-
Mahel ridacchiò
sarcasticamente
-Tante cose stupide...- rispose con un pizzico di astio nella voce
-Di solito non si fanno promettere certe cose...-
-Allora è vero?-
chiese
interrompendola, scuotendo la testa -Dimmi che non è vero-
Mahel alzò lo
sguardo, respirò
profondamente. E lo guardò negli occhi.
-Io...- la sua voce era
ferma e
sincera -Io...-
Ma non potè
finire.
Una scossa terribile li
raggiunse e li
atterrò, facendo tremare la terra e gli alberi accanto a
loro.
Qualcosa si muoveva, fin nelle viscere della terra.
Istintivamente Lagharta
avvicinò a sé
Mahel facendo scudo con lo spadone. Se fosse caduto qualcosa, nessuno
si sarebbe fatto male.
Guardando davanti a
sè, seppure non
lo vedesse, vi era solo il Tempio, un terribile presentimento si fece
largo in lui.
Qualcosa di terribile stava
per
accadere...
***
ANGOLO DELLO SFOGO PERSONALE E DELLE SCUSE (saltatelo pure se non
volete deprimervi!):
Scusate. Vi chiedi umilmente scusa. Ormai è la terza volta
che rimando e sono IMPERDONABILE! Sono in ritardo...ma non è
stato per impegni di qualsivoglia tipo. Solo un grande squarcio ed un
grande dolore. Non è stato un periodo facile. Alcuni di voi
sanno il perchè. E' stato un brutto colpo, davvero tremendo,
ancora non sono completamente lucida su ciò che è
successo. Ho rischiato grosso davvero (fisicamente parlando) ma
fortunatamente sono ancora qua. Piano piano mi sto riprendendo, ma non
è così immediata la cosa. Ho provato anche a
incolparmi e andare avanti...ma non era la stessa cosa. E alla
fine...mi sono rassegnata. Mi sono scrollata le spalle, mi sono detta
che dovevo reagire. Per adesso ho perso solo il sonno (il poco che ho
è tormentato da incubi orrendi) ma la parte più
grave sono riuscita a superarla. E ho scritto. E per Mahel ho pianto le
lacrime che lei non si è permessa, perchè dovevo
andare avanti. Sto andando avanti...vi chiedo solo di perdonarmi. Di
perdonare se continuerò ad essere in ritardo e anche se non risponderò
alle recensioni del prossimo capitolo...vi risponderei in modo triste e
vorrei solo dirvi cose spiritose e allegre, perchè da me
questo vi meritate: allegria e riconoscenza. Aspettate solo pochi
giorni...e potrò anche farvi un sorriso sincero ^^
ANGOLO DEL CAPITOLO UN PO' MENO DEPRESSIVO:
Il capitolo non è il massimo della felicità, me
ne accorgo, ma era un capitolo che doveva esserci. Dovevo spiegare il
tormento interiore e non di Mahel, lo struggimento di una scoperta che
la inquieta e che rende nervosi Lagharta e Saluss. E vedremo come
andrà a finire...se
qualcuno sapesse come andrà a finire prima di me, gradirei
me lo facesse sapere. Ormai con loro due non so
più cosa aspettarmi, dico davvero...
Siamo
a metà avventura. Non so dirvi se come capitoli o come
avvenimenti...ma siamo davvero a metà ormai.
Ormai a tutti
è chiaro cosa succede: qualcosa è cambiato. E
già che qualcosa è cambiato, significa che ormai
siamo davvero alla svolta decisiva. Giro di boa, ormai la Guerra
è proprio dietro l'angolo. Nei prossimo due capitoli, al
massimo tre, ogni cosa verrà chiarita. E la presentazione
dei protagonisti sarà ultimata. Mancano gli ultimi
due...preparatevi ad una sorpresa!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito o solo
spulciato Lagharta. Grazie
in particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo (vi prego di
scusarmi se non vi risponderò, ma per evitare di sprofondare
nel depressivo rispondo direttamente al prossimo con più
enfasi, visto che vorrei regalarvi un sorriso ogni tanto, per
cambiare!) siete davvero delle persone meravigliose! Molti
di voi mi hanno anche sostenuto in questo periodo e mi sento di
nominarvi sempre anche nelle mie preghiere, perchè ci sia
sempre qualcuno a proteggervi ^^
Grazie anche alle 56
persone che hanno inserito Lagharta tra le preferite, le 75 che l'hanno
inserita tra le seguite e le 16
che l'hanno inserita tra quelle da ricordare. Grazie,
grazie, grazie mille!!!
La
mia storia è arrivata ad una media di lettura di 430 persone!!!
Ho fatto la media perchè ho visto un 2000 letture del
prologo e sono rimasta sbalordita. Perciò ho voluto fare una
media e...ed è uno splendido risultato!!! Queste piccole
soddisfazioni mi rendono davvero felice, grazie davvero!!!
Tirando le somme, quindi, grazie a tutti quanti. Per avermi sostenuto
leggendo, recensendo oppure contattandomi privatamente e dandomi il
vostro appoggio morale. Per me è davvero prezioso tutto
questo. Grazie mille a tutti, dal più profondo del mio
cuore. Al prossimo capitolo!
Con affetto e dedizione,
Selenite =)
|
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Capitolo 27 *** 26 - La Principessa dell'Acqua ***
***
Dedica internazionale questa volta, abbiate pazienza ^^
***
Dedicated to runawaywithyou,
who draw Mahel
into the field of Moon Flower.
Thanks for the kindness, availability, and sweetness you prove to me
make this beautiful piece.
It's one of the most beautiful things I have ever seen.
Thanks <3
***
CAPITOLO 26
La Principessa dell'Acqua
Era una forza mistica spaventosa,
capace di far tremare la terra fino a loro.
Una spaventosa sensazione si fece
largo nel cuore del guerriero, che non aveva mai senti prima di
allora un disagio tale da costringerlo a ripensare se ciò
che stesse
facendo era giusto o meno.
Sapeva benissimo perchè sentisse
dentro di sé tutta quella insicurezza: era per via di Mahel.
Per lui
non aveva paura...ma lei...
Piccola.
Fragile. Umana.
Lui al contrario...non era più umano.
L'umanità gli era stata strappata anni prima, dalla persona
che più
amava e più odiava in tutto il mondo.
Il segreto che tentava di nascondere a
Mahel, che lo aveva portato ad odiarla, ormai era così
vicino che
poteva averne paura.
Quando aveva visto per la prima volta
la trasformazione di Alvexia, così diversa dalle Lilith
tradizionali
che proclamavano solo l'amore in loro stesse, si era rivisto come mai
in nessuna persona prima di allora. Poi aveva fatto i conti con il
cuore di Mahel e aveva avuto paura.
Proprio come in quel momento.
Non sapeva cosa doveva fare. Doveva
proteggerla? Doveva fare uno sforzo di coraggio e portarla
lì
dentro, qualsiasi cosa si trovasse?
Mentre pensava a tutto questo, le sue
braccia presero a tremare. Guerriero o meno, anche lui in quel
momento aveva paura...
“Trema”
pensò tra sé e sé Mahel, guardando gli
occhi di Lagharta di
sottecchi “Deve essere qualcosa di grosso. Lui non ha mai
paura...”
Era così frustrante.
Tra le sue braccia, il cuore che
batteva a mille per il terrore di essere in quella situazione. Poteva
succedere di tutto e lei non avrebbe avuto le capacità per
fare
nulla.
Eppure quella stretta insicura era la
cosa più bella al mondo. Avrebbe voluto rimanere tra quelle
braccia
per sempre, anche se il mondo avesse dovuto finire.
Sapeva esattamente cos'era ciò che
provava, ma sapeva che dargli un nome sarebbe andato oltre la
promessa che Lagharta le aveva chiesto di fare. E non poteva.
“Per
quanto sia stupido, egoista e cattivo...su questo mondo non
c'è
nessuno di più caro, per me...” sorrise dei suoi
pensieri e lo
strinse a sua volta, forte, sentendo i battiti del cuore del
guerriero aumentare a quella stretta “Questa volta
sarò io a farti
coraggio”
Si staccò di poco dal guerriero,
affinchè i suoi occhi screziati di argento incontrassero
quelli del
ragazzo davanti a sé -Tremi per l'eccitazione o per la
paura?-
chiese con sguardo malizioso, quasi provocatorio -Perchè
sennò
Saluss la prendo io e combatto al posto tuo, basta che me lo fai
sapere...-
Sapeva che stava evitando di
rispondere.
E sapeva anche che voleva strappargli
un unico, sincero sorriso.
-Tranquilla
principessina, non sono ancora caduto così in basso da farmi
proteggere da te-
insistette particolarmente sull'ultima parola, aggrottando le
sopracciglia -Tu, piuttosto, sicura di voler entrare in quella che
pare la tana del lupo?- aggiunse, aprendo le labbra in uno stupendo
sorriso.
Mahel si sentì sollevata e insinuò
una risata -Basta che mi dici se vuoi che mi mangi o meno- rispose
sarcastica.
Lagharta fece cenno di pensarci un po'
-Per oggi no- sbuffò infine.
Il Tempio di Pietra non era maestoso
come si era immaginata. Più che altro una cavità
rocciosa, una
grotta. Ma non un Tempio.
Non aveva entrate particolarmente
imponenti, né decorazioni né qualsivoglia
elemento che facesse
presagire ad un passaggio fondamentale di Gaia.
Quello era il passato, il presente ed
il futuro di tutto quel mondo sconosciuto, di quel posto magico e
misterioso. Eppure era neanche più che un buco, impreziosito
da due
pietre ai lati, uno zaffiro rosa ed un'ametista, ed una splendente
acquamarina alla sommità.
Mahel toccò le due pietre ai lati
dell'entrata, delicatamente, lasciando che le dita sottili seguissero
i loro lineamenti morbidi e lisci.
-Sono state lavorate da un'orafo
incredibilmente abile...- sussurrò Mahel, stupendosi della
superficie priva di imperfezioni -È incredibile!-
Lagharta si voltò verso Mahel,
inclinando di lato la testa -Orafo?-
Mahel resituì lo sguardo confuso,
aggrottando le sopracciglia -Ehm...e chi avrebbe lavorato le pietre
in questo modo così perfetto?-
Lagharta fece spallucce -Un mago,
ovviamente-
Ovviamente.
Mahel sospirò e guardò in lungo ed
in largo quella grotta rocciosa che si stagliava davanti a lei, che
sembrava non finire mai. Sia in larghezza che in lunghezza,
nonostante da lontano non sembrasse niente di che, era più
grande di
qualsiasi altra cosa avesse mai visto. Anche le pietre erano
così
piccole che da lontano erano impossibile vederle.
-Come mai il Tempio ha un aspetto così
anonimo?- domandò poi curiosa la ragazza, vedendo Lagharta
immobile
davanti l'entrata del Tempio, lo sguardo perso a quel passato che non
le voleva raccontare -C'è qualche motivo particolare?-
Lagharta si voltò verso Mahel, lo
sguardo perso a contemplare pensieri diversi -Perchè questo
non è
un Tempio come tutti gli altri- rispose secco, lasciando la risposta
in sospeso.
A quanto pare, su Gaia tutto ciò che
aveva a che fare con lei era diverso da tutto il resto...
-E che cosa avrebbe di diverso?-
incalzò di nuovo Mahel, cercando di non incrociare lo
sguardo di
Lagharta -Puoi dirmelo?-
Lagharta ridacchiò a quella domanda,
scuotendo la testa come a voler allontanare i pensieri da sé
-Non è
un segreto. Semplicemente la persona a cui è affidato il
Tempio è
un uomo, perciò non gli è riconosciuto lo stesso
valore delle
sacerdotesse-
Mahel
rimase basita a quell'affermazione, soppesando bene cosa volessero in
realtà dire -In che senso, dal momento che è un uomo,
non gli è riconosciuto lo stesso valore delle sacerdotesse?!-
Di nuovo, Lagharta rise.
Sapeva che solo Mahel avrebbe reagito
a quella maniera, se lo immaginava.
Lui e suo fratello, che avevano preso
possesso delle armi magiche Saluss ed Exitio, non erano stati al
tempo e neanche adesso portati per voce bene quanto Mahel, portatrice
dell'arma sacra Vie.
Ma era per la loro natura di uomini.
Chiunque avesse sentito parlare del
padrone del Tempio avrebbe mostrato una smorfia poco convinta,
conscia che il potere magico di un uomo non avrebbe mai equivalso
quello di una donna. Ma Mahel no, lei era diversa. O forse lo era il
suo mondo.
Sorrise come se ormai davanti ai suoi
occhi ci fosse la risposta a tutte le domande del mondo...anche a
quelle che non avrebbe avuto facilmente il coraggio di pronunciare...
-Mahel, ti sei mai chiesta come mai
tutte le figure più importanti di Gaia sono...donne?-
Mahel scosse la testa, confusa. Che
cosa c'entrava?
-Pensaci bene. La Dea di Gaia è Vie.
Essa ha condiviso il suo potere magico con le due figlie, Exitio e
Saluss. Il Tempio di Vie è diretto da Sacerdotesse
bellissime e dai
poteri magici incredibilmente forti. E anche le Semidee
Elementali...sono tutte donne...-
Mahel cominciava a capire -Quindi
perchè questo Tempio è stato affidato ad un
uomo...?-
Lagharta annuì e proseguì -Perchè
è
uno degli stregoni più potenti al mondo. I suoi poteri
potrebbero
tener testa tranquillamente a Colonna, la prima Sacerdotessa del
Tempio di Vie...- esitò un attimo, ricordando chi altro
aveva un
potere magico altrettanto forte.
Mahel si morse il labbro
-Quindi...deve essere una persona straordinaria...-
Lagharta fece spallucce -Non lo so.
Non ho mai incontrato direttamente il padrone del Tempio. Non sono
riuscito a vederlo neanche quando sono venuto a estrasse Saluss, in
realtà. Vedi...anche se il suo potere è
così forte da avergli
fatto guadagnare il posto di guardiano, al padrone del Tempio non
è
permesso mostrarsi in...pubblico- guardò Mahel negli occhi,
vedendoli attraversare da moltissimi sentimenti diversi.
Rabbia.
Tristezza. Compassione. Furia.
-Che razza di regole malate avete in
questo mondo?!- sbottò quindi la ragazza, agitando le mani
per aria
come se l'avesse improvvisamente posseduta un demone -Le donne
vengono portate come dee personificate e gli uomini sono considerati
dei nullafacenti?! Svegliatevi! Esiste l'emancipazione- urlò
piena
di rabbia, piena di colpa nei confronti di quella persona che
guardava un Tempio così enorme senza potersi neanche
mostrare alla
luce del sole -Nel mio mondo una volta era il contrario, ma con gli
anni abbiamo imparato a farci rispettare, almeno in parte. Datevi una
svegliata e dimostrate il vostro valore!-
Lagharta rise di nuovo, divertito
dalla sua reazione. Si, decisamente quella era una reazione tipica di
Mahel -Non credo che si ribellerà, né che
rivendichi qualcosa...-
-Ma perchè?!- chiese ancora più
furiosa Mahel, la voce salita di un'ottava rispetto a quella usata di
solito -Perchè non dovrebbe?!-
Lagharta le si avvicinò, prendendole
le mani e continuando a sorridere -Essere scelti da Vie in persona
è
un onore a cui nessuno rinuncerebbe mai. Anche quando scelse me per
liberare Saluss, ho accolto responsabilità e doveri di
questo onore.
Non me ne pento assolutamente...- sui suoi occhi passò
l'ombra di un
dolore passato, inesauribile e indimenticabile, e Mahel non se lo
lasciò sfuggire -Beh, comunque entriamo...-
Lasciandole le mani e facendo un passo
verso l'entrata del Tempio, Lagharta venne fermato dalle parole di
Mahel, gentili e delicate rispetto alle sue urla di poco prima
-Lagharta...quali sono queste responsabilità e doveri di cui
parli...?-
Il guerriero si voltò verso di lei. E
si limitò a sorridere.
-Facciamo
un patto-
-Uh?-
-Prometti
di rispondere a quella domanda lasciata in sospeso e...-
-E...?-
-Ed
io risponderò alla tua-
Silenzio.
-Allora?-
-Mi
dirai finalmente tutto ciò di cui non sono a conoscenza?-
-Tutto-
-Allora
ci sto-
C'era l'ombra di un'esitazione, nella
sua risposta. Ma aveva promesso, quindi lasciò correre
immaginando
che ci sarebbero state molte cose di cui parlare.
Il corridoio iniziale del Tempio era
stretto e spoglio, come le pareti di una caverna. Piccole lanterne di
luce illuminavano il pavimento, liscio rispetto a ciò che si
aspettava.
La roccia, ora che ci faceva caso, era
fuori da ogni immaginazione. Come ogni altra cosa, lì su
Gaia.
Era
argentata.
All'inizio le sembrò un'illusione
dovuta alla luce che si rifletteva sulle pareti ma, avvicinandosi con
le mani, la pietra riluceva al contatto con le sue dita.
Quando provava a chiedere spiegazioni
a Lagharta lui scrollava le spalle e le rispondeva
“Magia” come
se fosse una cosa ovvia.
Iniziò a stufarsi di chiedere.
Semplicemente era tutto intriso di “magia”, proprio
come aveva
detto Lagharta. Anche se le sembrò un chiarimento misero.
Per lei era tutto così strano e così
nuovo!
La pietra riluceva solo al contatto
con il calore umano, ora che ci faceva caso, come volersi proteggere
da qualcosa. Le deboli lanterne si accendevano al loro passaggio, non
si poteva vedere molto lontano a parte qualche paio di lanterne.
Era tutto così inusuale. E
spaventoso, in un certo senso. Ma bello.
Quando i loro passi iniziarono a
risuonare anche lontano, si aprì davanti a loro un enorme
stanza
circolare. Le luci delle lanterne si accesero per tutto il perimetro
della stanza, puntando la debole luce su un oggetto meraviglioso.
-Che...che cos'è?- chiese
meravigliata Mahel, avvicinandosi.
-Non ne ho idea- rispose confuso
Lagharta, guardandosi attorno -Non ricordavo ci fosse una stanza
simile, qua. Qualcosa non mi torna...-
Mahel fece l'ennesimo passo, toccando
con la punta delle dita lo splendido oggetto davanti ai suoi occhi
-È...è bellissima...-
Una statua. Ma non lo era.
La bellezza e la perfezione di quel
corpo femmineo poteva assomigliare, secondo Mahel, solo ad una
statua. Non poteva esistere al mondo niente di così bello.
Non
poteva essere reale.
Eppure vi era acqua, o qualsiasi
liquido fosse, all'interno dell'enorme cristallo davanti ai suoi
occhi. Ed i capelli di quella figura vi fluttuavano delicatamente.
Morbidi riccioli celesti coprivano
gran parte del suo corpo, altre ciocche danzavano attorno alle sue
braccia, aggrovigliandosi come in un dipinto ai polsi o alla vita.
Un piccolo lembo di stoffa avvolgeva i
seni e i fianchi, avvolgendola quel che bastava per non cadere nel
volgare.
Gli occhi chiusi, sottili linee
aggraziate su quella pelle pallida, sicuramente morbidissima e
liscia, senza alcuna imperfezione che ne rovinasse l'effetto
completo.
Di nuovo, tutto ciò che venne in
mente a Mahel fu la parola “bellissima”.
-Secondo te è...vera?- domandò Mahel
sfiorando il cristallo freddo -Sembra quasi addormentata...-
Lagharta non rispose, guardandosi
attorno all'erta -Non mi piace...-
-Perchè?- domandò Mahel guardando
verso di lui -Cosa c'è in lei di sbagliato? È
perfetta! Ha tutto
ciò che vorrebbe una donna...beh, ciò che vorrei
io, almeno-
Ma guardando lo sguardo tirato di
Lagharta, si accorse che non era la bellezza a cui si riferiva il
guerriero...
-Eletto di Saluss, si rilassi. Non c'è
alcun pericolo qua- esordì all'improvviso una voce lontana,
che
riecheggiò nella stanza spoglia in cui si trovavano.
-Chi va là...?- chiamò forte
Lagharta, estraendo Saluss e picchiettando sulla lama -Saluss, ho
bisogno di te-
Saluss saettò velocemente fuori dalla
spada, guardando Lagharta negli occhi e capendo immediatamente
-Nessun problema- di nuovo tornò nella spada e la sua
essenza brillò
forte, come a presagire una battaglia imminente.
-Vi prego di mettere giù la spada,
eletto di Saluss-
-Se mi dici chi sei e ti fai vedere
possiamo riparlarne...-
Uno sbuffo echeggiò, rimbalzando
sulle pareti, un rumore di passi decisi arrivò sino a loro.
La prima a vederlo fu Mahel, che
rimane senza parole. Poi la sua figura arrivò sino a
Lagharta, che
rimase ancora più stupito di Mahel.
Un
coniglio.
Si, sebbene sembrasse strano, quello
era proprio il volto di un coniglio.
Umanizzato, senza dubbio, ma le lunghe
orecchie, il pelo liscio e sicuramente morbidissimo, gli occhi di
quel colore ambrato così splendido ma assolutamente inumano.
Si, quello era senza dubbio un
uomo-coniglio.
Indossava una tunica grigia, le
maniche ampie da cui non spuntavano neanche le mani. Camminava
lentamente, i suoi passi si sentivano a malapena, ma non aveva
incertezze. Non mostrava alcun segno di ostilità,
né di paura.
Quado alzò la manica verso Lagharta
le mani simili a quelle di un umano, ma coperte di pelo proprio come
quelle di un animale, si schiusero in una richiesta -Per favore,
eletto di Saluss, adesso potrebbe riporre l'arma...?-
Saluss uscì dalla spada, mentre
Lagharta riponeva lo spadone nella fodera sulle spalle.
Guardò
attentamente l'uomo-coniglio davanti a sé e poi
guardò Mahel, a
occhi sgranati, ancora perplessa per ciò che stava
guardando.
-Mahel...?- chiese la vocina di
Saluss, che da tanto tempo sproloquiava tra sé e
sé -Va tutto
bene?-
Mahel si voltò verso Saluss e annuì,
non sapendo come reagire -Un...coniglio?-
Lagharta trattenne a stento le risa,
mentre Saluss scuoteva la testa -Non è un coniglio, Mahel.
È un
Animago, tutto qua-
Tutto qua. Come se fosse facile...
-Ehm...- chiese la ragazza imbarazzata
-Animago?-
Prese parola la...persona davanti a
sé, inchinandosi elegantemente -Lei deve essere l'eletta di
Vie,
suppongo- domandò curioso, una certa luce negli occhi color
dell'oro.
Mahel annuì, senza proferire parola.
-Io mi chiamo Pixel, ultimo
discendente della razza degli Animaghi non-elementali. Sono l'umile
servo della divina Vie, oltre che aiutante del signore del Tempio-
Mahel annuì e inclinò il volto a mò
di saluto, a sua volta -Piacere. Il mio nome è Mahel...-
L'Animago si rivolse quindi verso il
guerriero, in attesa.
-Io sono Lagharta. Ma penso che voi mi
conosciate già...-
Pixel annuì -Ho sentito molte voci,
su di voi- rispose lui tranquillamente, volgendosi verso il cristallo
davanti loro -Vedo che siete rimasti affascinati dalla Principessa
dell'Acqua-
Seguì un momento di silenzio,
spezzato solo dalla tenera voce di Mahel -Principessa...?-
Pixel sorrise, lo si vedeva dai suoi
occhi, la sua voce divenne vellutata e dolce -Questa è
Velleda, la
Principessa dell'Acqua. Era la promessa sposa del signore del Tempio-
-Era...?- chiese Mahel curiosa, non
accorgendosi delle occhiate dubbiose di Saluss e Lagharta accanto a
lei -È...?-
Pixel scosse la testa, guardando di
sottecchi gli occhi curiosi del guerriero -Purtroppo, tempo fa, un
invasore ha varcato le soglie del Tempio con intenzioni ostili. Le
protezioni magiche lo hanno bloccato, ma ha creato molti problemi al
signore del Tempio. Per sua grande concessione lo ha ridotto
semplicemente in schiavitù-
I suoi occhi guardarono quelli di
Mahel, aspettandosi una reazione che non arrivò.
-Eri tu, Pixel?- chiese curiosa, senza
trasformare lo sguardo.
Pixel annuì, posando gli occhi a
terra, umiliato.
Si aspettava parole dure, sia perchè
davanti a lui vi era una presenza divina, sia perchè era
nella
condizione di un uomo ridotto a schiavo. Ma la voce dolce di Mahel lo
sconvolse, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Non mi sembri il tipo, tutto qua-
Dentro di lui un campanello di
allarme, confermato non appena sentì le parole del guerriero
-Pixel,
puoi rispondere solo ad una domanda?-
Pixel annuì, serio -Certamente-
-Questo posto in appena un anno è
cambiato moltissimo. Questa sala non c'era e...neanche tu-
Pixel scrollò le spalle, un gesto
inusuale considerando il suo linguaggio elegante e le sue movenze
ancor più accorate -Io sono sempre stato qua. La
Principessa,
invece, avete ragione a pensare che sia qua da poco. Direi che
è...-
la sua voce si interruppe, cacciando dalla sua voce e dai suoi
pensieri parole che potessero sembrare lugubri -Beh, direi da quel
che dite che sia capitato dopo la vostra ultima visita...-
Lagharta e Pixel si osservarono per un
minuto che sembrò eterno.
Mahel sentiva che c'era qualcosa che
non andava: un servo? A quel che aveva detto, Pixel era un mago. E,
nonostante i suoi poteri magici, era un semplice servo di quel luogo.
Troppo strano. E poi vi era quello sguardo dolce rivolto a quella
donna nel cristallo...
-E quel terremoto che abbiamo sentito
poco fa, che cos'era?- chiese Lagharta, interrompendo i pensieri di
Mahel -Ha tremato la terra fino al bosco-
Pixel, di nuovo, sospirò -Un
esperimento del mio signore. Sapete...a volte il potere porta a
sopravvalutare le proprie capacità...-
Lagharta sapeva bene, cosa volesse
dire.
Aveva provato su pelle l'ebbrezza di
avere un potere magico che nessun altro aveva, la sensazione di
essere in qualche modo superiore a qualcun altro...
E poi il terrore, il dolore, lo
strazio di quella condizione. Le responsabilità.
Ed il dovere.
Pixel scosse la testa e indicò una
porta a lato della grande stanza -Penso che siate venuti qua per far
visita al mio padrone?- domandò con una punta di stranezza
nella
voce, come di paura.
Lagharta scosse la testa -Vie in
persona ci ha detto di venire fino a qua. Penso che Mahel abbia
qualcosa da fare...-
Pixel guardò verso Mahel con uno
sguardo pieno di rammarico, che la ragazza non riuscì a
capire, ma
abbassò lo sguardo e proseguì -Allora
sarà meglio che chiediate
udienza al mio padrone. Probabilmente potrà aiutarvi meglio
di
quanto possa fare io...-
Lagharta si incamminò verso la porta
indicata da Pixel, dubbioso su ciò che li aspettava.
Mahel, a sua volta, seguì il passo
fiero e sicuro di Lagharta. Ma quando sentì che i loro passi
erano
solitari, si voltò indietro a guardare verso Pixel.
E vide.
Pixel guardava Velleda con uno sguardo
pieno di sentimento, strazio e tristezza.
E avrebbe detto, anche se era lontana,
che i profondi occhi celesti della ragazza gli rendessero lo sguardo.
***
Come
avete visto, questa volta dedico il capitolo a runawaywithyou
(visitate la sua gallery su DeviantArt: è bravissima e
merita un
complimento per i sempre splendidi lavori che fa) che si è
dimostrata disponibilissima e che ha eseguito la commissione a tempo
di record: a malapena un giorno! E' stata talmente gentile da
spedirmi anche i WIP (work in progress), cioè gli screenshot
del
lavoro: un amore. A lei va tutta la mia gratitudine <3
Grazie mille a tutti coloro che hanno commentato lo scorso
capitolo (dovrei aver risposto a tutti quanti: se così non
fosse, vi
prego di segnalarmelo e provvederò a mettermi in pari), a
chi legge
soltanto e a tutti coloro che hanno fatto di più!
Grazie quindi
alle persone che hanno messo Lagharta tra i preferiti, le seguite o
quelle da ricordare! Vi adoro!!!
Stavolta non vi tedio troppo, ma
vi lascio con la curiosità di sapere tutto sui nostri due
ultimi
protagonisti (riuscite a capire chi siano? Anche se penso che sia
chiaro)...nel prossimo capitolo.
Grazie mille di nuovo a tutti
quanti. Ci vediamo!!!
Con affetto e devozione,
Selenite =)
|
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Capitolo 28 *** 27 - Vite intrecciate ***
***
Per chi mi ha aspettato fino ad ora.
Per chi
magari si è dimenticato di me e di questa piccola storia.
Per chi
mi ha aiutato fino ad ora, e a cui dedico tutto il mio affetto. Vi
voglio bene.
Grazie
<3
***
CAPITOLO
27
Vite
intrecciate
Mahel
si fermò, non appena vide Pixel sfiorare con le dita la
superficie liscia e
fredda del cristallo, mentre Velleda al suo interno rendeva lo sguardo.
Le
sembrò che entrambi si rivolgessero uno sguardo servile,
disperato. Amorevole.
Era
molto tentata nel considerare che quel piccolo essere, anche
più basso di lei,
fosse molto più di ciò che era portata a pensare.
Ma quando sentì la mano di
Lagharta sulla sua spalla, e un suo incitamento al silenzio,
annuì
silenziosamente.
-Stai
molto attenta a come ti muovi. E tieni Vie con te- le
sussurrò porgendole
l'arco, pesante a tal punto che cadde a terra rimbombando sonoramente.
Lagharta
trapassò con lo sguardo il volto di Mahel, che sorrideva
come a scusarsi.
Sentirono entrambi lo sguardo di Pixel posarsi su di loro, anche se
voltandosi
non videro altro che la stanza deserta, le luci pronte a spengersi.
-Andiamo?-
disse una voce davanti loro, che mostrò essere proprio Pixel.
Qualche
passo ed entrambi i giovani ebbero la sensazione di qualcosa di
distorto
avvolgergli, come un pericolo. Una prigione.
“Spero
che abbiate con voi tutto il potere che possa servirvi.
Perché ce ne sarà
bisogno...” sussurrò a sé stesso Pixel,
mentre scortava i due alla stanza del
suo padrone.
Il
forte odore di umido iniziò a permeare l'aria, saturandola
al punto che Mahel
sentì i suoi capelli e la sua pelle bagnati di una
sgradevole sensazione.
Lagharta
picchiettava ritmicamente sull'allacciatura della spada, contando sul
fatto che
Saluss rimanesse concentrata su quel suono. Qualsiasi magia stesse per
colpirli, se fosse stata sulle linee del loro pensiero non li avrebbe
colpiti.
-Mahel...-
sussurrò Lagharta alla ragazza, tirandola a sé di
un poco.
-Che
c'é?- rispose sussurrando Mahel, un po' confusa -Che
succede?-
-Rimani
attentamente concentrata su questo ticchettio. Non farti distrarre da
nessun
altro suono tu possa sentire, ok?-
-Perché?-
chiese timidamente, non capendo la serietà di quel gesto
–Qualcosa non va?-
Lagharta
scosse la testa, improvvisamente preoccupato di quella persona davanti
a lui
–Tu fai come ti dico, per favore-
Mahel
arricciò le sopracciglia, finendo con l’annuire,
pur non capendo fino in fondo
ciò a cui stava per andare incontro.
Pixel
esitava, davanti a quell’enorme porta di legno intarsiata
d’oro.
Aveva
già una vaga idea di ciò che lo aspettasse, di
ciò che aspettava i suoi ospiti,
ma aveva timore che non avrebbero superato quel muro impossibile da
abbattere.
Sospirò
impercettibilmente, lasciando che gli stipiti della porta si aprissero
e
mostrassero la stanza all’interno.
Un
enorme senso di disgusto lo avvolse improvvisamente, non appena il suo
sguardo
dorato si posò su quello nero e impenetrabile del suo
padrone.
Orribile.
Appena
entrò nella stanza, Lagharta cercò di non
respirare con il naso, per via del
fortissimo odore di zolfo e di altri composti chimici
dall’odore ripugnante. Ma
non appena vide la persona davanti a lui, l’unica parola che
trovò per
definirlo fu orribile.
Grasso,
quanto più avesse visto di qualsiasi persona al mondo, le
mani tozze e unticce,
come il volto e probabilmente il resto del corpo vestito di stoffe
pregiate e
pietre preziose. I capelli acconciati in modo scialbo e disordinato, di
un nero
sporco, e occhi gialli come quelli di un animale.
Era
seduto su un trono rialzato da terra, a cui si accedeva tramite una
scalinata
di una decina di scalini. Lontano da loro almeno una decina di metri,
il trono
era incorniciato da drappi di stoffe rilucenti di magia, che Lagharta
pensò
fossero incantate da qualche tipo strano di incantesimo. Il disgusto lo
avvolse.
Quando
poi provò a controllare lo stato di Mahel a quello
spettacolo disgustoso, spalancò
gli occhi per la sorpresa anche se, dopotutto, non poteva aspettarsi
niente di diverso
da lei…
Guardava
Pixel.
E
Pixel, dal canto suo, rendeva lo sguardo alla principessina.
Avevano
così tante domande l’una per l’altro,
così tante risposte a metà nella loro
testa che non poterono fare altro che guardarsi.
Lo
sguardo di Mahel si faceva sempre più penoso, dolce,
preoccupato. Sospettava
che in Pixel ci fosse molto di più di ciò che la
tenera creatura mostrasse
loro, percepiva il suo dolore nascosto e sperava che il suo sguardo,
che aveva
riportato la luce negli occhi di Lagharta e Alvexia, potesse aprire
quel
lucchetto del cuore che tentava disperatamente di tenere sigillato.
Ma
la voce stridula dell’uomo davanti a sé, che
ancora non aveva notato, la distolse
da quella conversazione silenziosa con Pixel, mentre
quest’ultimo abbassava lo
sguardo a terra. Mortificato per la prova a cui sarebbe stata
sottoposta la
ragazza con lo sguardo così dolce…
-Pixel
chi sono questi due stranieri?-
Mahel
si voltò per la prima volta verso di lui ed il suo sguardo
cercò di non tradire
un certo disgusto. Lagharta continuò a picchiettare sulla
spada, abbastanza
convinto che Mahel si fosse scordata di concentrarsi su quel suono.
L’uomo
davanti loro si alzò, irritato per non avere ancora avuto
una risposta –Pixel,
ti ho fatto una domanda!-
Pixel
alzò lo sguardo, fiero, cercando di tenere un atteggiamento
servile –Mi scusi
padrone, sono imperdonabile- si inchinò accompagnando le
mani un gesto ampio e
teatrale verso Mahel e Lagharta –Questo ragazzo è
l’eletto della spada sacra
Saluss- gli occhi guizzarono al suo padrone, che sorrise maligno sotto
l’apparenza di un volto cordiale –Mentre questa
signorina…- le parole gli mancarono.
Ebbe paura a pronunciarle, di mettere in pericolo quella fanciulla
dagli occhi
sinceri –Questa…é la divina Mahel,
erede di Vie-
A
sentire quelle parole, sia Mahel che Lagharta si voltarono verso Pixel.
Nessuno
di loro aveva parlato di Vie presentandosi davanti a
lui…eppure aveva capito
ugualmente.
-Dannazione-
esclamò tra i denti il guerriero, sperando che quella
creatura preziosa quale
era Mahel non brillasse agli occhi di quel mostro davanti a loro come
un trofeo
da ottenere assolutamente. Purtroppo, voltandosi verso
quell’uomo, non poté che
vedere con orrore quanto la sua preoccupazione fosse necessaria in quel
frangente.
-La
Mahel della Leggenda! Che onore-
esclamò il padrone del tempio, sottolineando la parola
“onore” con forse troppa
veemenza rispetto al necessario –Non pensavo che sarebbe mai
arrivata per Gaia
l’ora della salvezza…-
Mahel
arretrò di un passo, inorridita, sentendo il doppio-senso di
quelle parole –Non
penso di meritare queste lusinghe- un passo indietro, che il signore
del Tempio
prese come una sfida.
Subito
quell’uomo si stagliò in piedi, mostrandosi
sì grasso ma alto più di Lagharta.
Percorse gli scalini con una velocità incredibile per un
uomo della sua stazza
e subito si inginocchiò a Mahel, prendendole la mano e
baciandogliela sul dorso
–Una ragazza così bella…avrei dovuto
accorgermene subito che eri molto più di
ciò che sembravi…-
Mahel
vide e sentì odori che mai avrebbe creduto capaci di
esistere. Ma prima che
potesse dire o fare qualsiasi cosa, i suoi occhi guizzarono su Lagharta
e la
bloccarono da qualsiasi azione…
Era
rigido. Lo sguardo era furente, i suoi occhi scintillavano dalla rabbia
che
provava.
Le
nocche delle mani erano bianche, tanto forte era la presa che
effettuava sul
manico della spada e anche Saluss era uscita, non sentendo
più il suono ritmico
rimbalzare sulla pietra. E anche lei strinse gli occhi in fessure, non
appena
vide il gesto che l’uomo stava compiendo verso Mahel.
-Come
si permette…?- furono le sole parole, in un sibilo, che
Lagharta ebbe la forza
di dire in quel momento, abbracciando la poca calma che aveva in corpo.
-Che
cosa vuoi, tu, ragazzo?- chiese il signore del Tempio, alzandosi in
piedi e
superando il guerriero di molti centimetri –Qualcosa non va?-
Mahel
capiva dallo sguardo di Lagharta che la cosa sarebbe degenerata se non
avesse
fatto qualcosa. Quindi si avvicinò al guerriero e gli
afferrò la manica della
maglia, guardandolo con occhi supplichevoli
–Lagharta…ti prego…- sibilò
con un
filo di voce –Smettila…-
Lagharta
si tuffò negli occhi smeraldo della ragazza e si
calmò all’istante.
Come un mare
tiepido che ti abbraccia e
ti rilassa, dandoti tranquillità…
La
presa sulla spada si fece improvvisamente più leggera, gli
occhi si
addolcirono, il volto intero si rilassò: era il potere degli
occhi di Mahel.
Ma
incontrando lo sguardo del signore del Tempio riprese la sua voce seria
e
impertinente, contando sul fatto che Mahel gli avrebbe dato manforte a
quella
piccola scenetta che li avrebbe distratti da qualsiasi incanto egli
avesse
preparato loro.
-Lei
ha baciato direttamente la mano della divina Mahel. Con quale
impertinenza ha
osato fare una cosa simile?- chiese Lagharta, aspettandosi una reazione
che non
arrivò.
Lo
sguardo del signore del Tempio rimase impassibile –E allora?-
L’irritazione
di Lagharta superò i livelli di guardia, ma la mano di Mahel
ancora ben
piantata alla sua manica lo tenne tranquillo quanto bastava a non
sfoderare la
spada –Hai osato baciare le mani di
un’entità divina…eppure conosci bene la
tua
posizione…-
Mahel
osservava senza capire. Che fosse qualcosa di collegato a quello strano
saluto
del baciare i capelli?
Il
signore del Tempio non rispose, si limitò a fare spallucce e
fare un ghigno
maligno -È soltanto una donna…-
La
furia gli si accese negli occhi.
Non
importava che la mano di quella ragazza gli tenesse ben salda la
manica, poco
importava di fronte a quell’affermazione sacrilega.
Nessuno,
tanto meno quell’essere
davanti ai
suoi occhi, poteva permettersi di bestemmiare in modo così
plateale nei
confronti della divinità assoluta, quale era Vie.
Parlare
della sua natura femminea in termini così offensivi era una
bestemmia nei
confronti della stessa religione che permeava Gaia. Persino in quelli
del suo
stesso potere.
Eppure,
per quanto la sua collera fosse probabilmente indicata in quel
contesto, anche
Lagharta era un uomo. E, come tale,
non
aveva il diritto di fare giustizia alla Dea.
-Eletto
di Saluss, fermo!- lo fermò la voce autorevole di Pixel,
portando anche il
signore del Tempio a voltarsi verso di lui –Non è
suo diritto, fare ciò che ha
intenzione di fare-
Fu
un secondo.
La
mano di Lagharta aveva già impugnato la spada e
l’aveva già portata al collo
grasso e flaccido di quell’uomo davanti ai suoi occhi. E ne
prese coscienza.
Il
guerriero impallidì di fronte alla consapevolezza di cosa
avesse scatenato, di
fronte alle conseguenze di quel gesto impulsivo. Per quanto orribile,
disgustoso e arrogante, quell’uomo valeva tanto quanto una
sacerdotessa di Vie
e, quindi, il suo gesto era considerato più sacrilego delle
parole di pochi
secondi prima.
Il
signore del Tempio rise di gusto, e ponendo una mano davanti a lui,
spedì
Lagharta lontano, all’altro capo della stanza. La spada gli
sfuggì di mano,
quando la testa sbatté contro la parete dura e fredda, e
roteò lontano,
lasciandolo scoperto.
-Io
posso dire e pensare ciò che mi aggrada- iniziò
lascivo il signore del Tempio,
prendendo Mahel per un polso e lasciando che le sfuggisse un gemito di
dolore –Tu, al contrario,
non puoi dire o fare
niente che la Dea non ti ordini esplicitamente di fare-
Una
smorfia apparve sul volto del guerriero, che stava cercando di tirarsi
in piedi
faticosamente, Saluss che gli era ai capelli, preoccupata. Mahel emise
un altro
gemito, stavolta preoccupata per la piega di quella situazione.
-Tu
sta zitta, stupida- impose cattivo, torcendo il polso della ragazza
finché lei
non si inginocchiò a terra –Voi donne siete
così fragili…-
sottolineò con la voce la parola fragili -…non
capisco
come possiate reputarvi responsabili di un potere così
grande…-
Il
signore del tempio si lasciò scivolare a terra, alzando il
volto di Mahel con
due dita e sorridendole lascivo –Non sei bella come la
Principessa dell’Acqua,
ma…neanche tu sei poi così male…- le
sue mani presero a toccare posti che non
avrebbero dovuto, mentre un Lagharta frastornato ed una Mahel in preda
al panico
non seppero fermarlo.
La
linea del collo era aggraziata e sottile, la pelle morbida come la seta.
Le
spalle erano piccole, come si doveva ad una donna, le braccia lunghe e
affusolate come le dita della mano. Il punto vita marcato, la linea del
seno
non troppo abbondante, bensì di forma perfetta. E le gambe
erano lunghe, magre,
toniche.
E
poi c’era il volto.
Non
era bellissima, in verità, più la guardava e
più trovava dei difetti che nel
volto della Principessa dell’Acqua non aveva scorto,
però era carina. I capelli
erano scompigliati, lunghissimi come quelli di una Dea, gli occhi
incredibilmente brillanti, le labbra piene e rosee, morbidissime al
tocco. Le
guance erano appena velate di imbarazzo, ma non era dovuto a lui. Per
lui aveva
riservato quel ghigno di terrore e paura, disgusto. Lo aveva cercato di
ignorare, come in passato. Ma lo aveva scorto ugualmente…e
lo aveva irritato.
Perciò
quello schiaffo di rabbia aveva colpito la guancia di Mahel
all’improvviso…
Era
doloroso. Niente a che vedere con lo schiaffo di Emerald, quello lo
aveva
colpito all’orgoglio. Questo era solo un dolore fisico,
tangibile.
I
suoi occhi improvvisamente bruciarono. Ma non voleva piangere.
Il
suo sguardo, fiero, gli occhi seri e determinati, incrociarono gli
occhi
scialbi e cattivi del signore del Tempio. Fece una cosa che non aveva
mai
fatto.
-Toglimi
le mani di dosso!-
Si
allontanò di un passo da lui, con aria di
superiorità. Non le aveva mai visto
quegli occhi.
Di
solito così gentile, così
comprensiva…adesso furiosa.
-Non
osare toccarmi, lurido uomo- disse sprezzante, le labbra contorte in
una
smorfia cattiva che non le si addiceva –Mi disgusti-
Il
signore del Tempio restituì lo sguardo, ridendo
–Non farmi ridere, donna-
-Lagharta-
chiamò a gran voce Mahel, cercando di nascondere la sua
paura per quel
comportamento inusuale –Fermalo. Subito!-
Un
sorriso contorto apparve sul volto del guerriero, che fu subito accanto
a lei.
La spada tratta davanti a lui, appena davanti il collo del signore
–Non ti
avvicinare-
A
quelle parole, il signore del Tempio scoppiò in risa
gutturali. Lagharta e
Mahel lo guardarono confusi, senza capire il perché di
quella reazione.
Quando
Mahel guardò verso Pixel, lo vide a sguardo basso. E
capì.
-Siamo
in trappola, Lagharta…-
Qualcosa
la avvolse. Una luce, azzurrina e fredda.
Un
gelido peso la schiacciava, si sentiva umida.
Lagharta
le era vicino ma non riusciva a toccarlo. Sentiva le braccia e le gambe
pesanti. Si sforzava, ma i suoi occhi vedevano appannati, non riusciva
a
respirare. Era bloccata, come immobile, vicino a quei occhi blu
così
preoccupati…
Il
suo sguardo vagò nella stanza, incrociò gli occhi
di tutti.
Quelli
terrorizzati del guerriero e della piccola Saluss, davanti a lei.
Quello
spocchioso e altezzoso del signore del Tempio, che si accorgeva adesso
aveva
tra le mani una staffa di legno con una pietra rossa brillante e
luminosa.
E
poi c’era lo sguardo colpevole di Pixel. La guardava,
aspettandosi
probabilmente di essere incolpato. Ma non fu così.
Mahel
gli sorrise, dolce. Come a volergli dire di non preoccuparsi. Con
fatica portò
la mano a quello che, ormai, aveva capito essere il cristallo nel quale
la
Principessa dell’Acqua era imprigionata. Le sue labbra si
mossero come a dirgli
qualcosa.
“Troverò
il modo di salvarvi. Troverò il modo di liberare te e la
Principessa
dell’Acqua. Te lo prometto…”
Prima
di perdere completamente l’ossigeno…prima di
morire, pensò sconsolata, vide
qualcosa che la spaventò a morte.
Nonostante
il suo destino segnato, come quello della Principessa
dell’Acqua, gli occhi di
Pixel divennero rabbiosi. Terrificanti.
-Non
ti permetterò di farle del male. La salverò. Non
ho potuto con Velleda, ma
giuro sulla mia vita che la salverò!-
***
Mi spiace di essere sparita. Ma non è stato un bel periodo.
E non sarò presente come prima.
Ho attraversato un blocco creativo incredibilmente lungo e complesso, e
non so quanto sarò presente d'ora in avanti.
Scriverò sicuramente, ma non potrò più
rispondere a tutti voi come prima. Mi spiace tanto...
Però sappiate che leggo tutti i vostri commenti e ognuno
prende un posticino speciale, nel mio cuore. Grazie.
Vi chiedo scusa...vi chiedo scusa immensamente.
Tenterò ogni volta di spendere almeno due paroline per voi,
a piè di pagina. E chiunque volesse mi contatti in privato,
posso dare a chiunque lo desideri il mio contatto msn.
Grazie per avermi sostenuto. Vi ringrazio dal più profondo
del mio cuore <3
|
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Capitolo 29 *** 28 - Promessa per la vita ***
CAPITOLO
28
Promessa
per la vita
Voleva
raggiungerlo. Voleva salvarlo. Salvare tutti. Non voleva rimanere di
nuovo sola.
“Lagharta...”
pensò tristemente, senza avere neanche la
possibilità di piangere
“Vattene...scappa...” ma non poteva parlare.
Le
manine di Saluss al contatto con quel vetro freddo e spesso non
riuscivano a raggiungere le sue. E lei pregava che tutto andasse
bene.
-Mi
dispiace...- sussurrò a fior di labbra, trattenendo dentro
di sé la
rabbia per quella situazione -Mi dispiace tanto...-
Chiuse
gli occhi per un attimo. E tutto divenne buio.
-Non
ti preoccupare...- disse una voce gentile, alle sue orecchie
-Andrà
tutto bene-
Quella
voce era così dolce, così calorosa, che Mahel
annuì e sorrise.
E
poi chiuse gli occhi, sentendo come una mano carezzarle i capelli.
-Tirala
immediatamente fuori di lì- sibilò tra i denti
Pixel, imponendo le
mani davanti a sé -Giuro che questa volta non ti
lascerò umiliare
qualcuno che non c'entra niente-
-Oh-oh-oh...che
paura che mi fai...- sbottò il signore del Tempio, facendo
brillare
lo scettro tra le sue mani -Ricordi che senza questo non puoi fare
niente?- sorrise maligno.
Pixel
restituì il sorriso, facendo allo stesso tempo scomparire
quello
dalle labbra del signore del Tempio -Lo credi...?-
Lagharta
guardò la scena davanti ai suoi occhi e non ebbe neanche la
forza di
agire.
Tutto
divenne buio. Come se la magia che impregnasse il Tempio fosse
sparita.
Un
enorme cerchio alchemico ai piedi di Pixel iniziò a brillare
dei
colori dell'iride, illuminando la stanza così intensamente
che i
presenti furono costretti a chiudere gli occhi. La staffa del Signore
del Tempio si ruppe tra le sue mani e dalla gola di Pixel
fuoriuscì
una risata primitiva e spaventosa -Non mettermi alla prova, Irihe...-
Era
spaventoso. Proprio come ricordava.
Eppure
non aveva mai suscitato in lui una sensazione di pericolo
così forte
come in quel momento. Neanche quando aveva preso la sua sposa in
ostaggio, neanche quando l'aveva imprigionata per sempre. Aveva
semplicemente messo sul volto quella maschera di dolore perenne e di
colpevolezza che lo faceva sentire un dio.
Ma
lui non era un dio. Non era neanche lontanamente paragonabile
all'essere che aveva davanti agli occhi in quel momento, la cui magia
era propria della sua specie.
Lui
era solamente un povero, ribellatosi alla Dea, che aveva rubato il
simbolo del potere al padrone del Tempio. Non era niente altro.
Eppure
per quella ragazzina orrenda e sgraziata stava dando fondo alle sue
forze.
Ma
era davvero solo per quella ragazzina, che per lui non valeva
niente...?
-Sei
pazzo, Pixel? Questa ragazzina non è niente, non vale niente
per te.
Hai distrutto il tuo bastone per lei, cosa credi di fare?-
Lagharta
guardò verso Pixel, non stupendosi più di tanto
che alla fine Mahel
avesse visto più lungo di qualsiasi altro e prima di
qualsiasi altro
-Sei tu il signore del Tempio, Pixel?-
Il
mago si voltò verso di lui, i suoi occhi ambra accesi di
rabbia -Non
credi siano cose di cui parlare dopo aver salvato la divina, eletto
di Saluss?-
Lagharta
annuì e tirò fuori la spada -Dentro piccola. Ora-
La
fatina guardò un'ultima volta verso il sorriso spento di
Mahel,
incosciente dentro la prigione di cristallo e annuì
-Salviamo Mahel-
Era
arrivato il momento di agire -Mandiamo quel bastardo sulla Luna a
suon di calci in culo, va bene Pixel?-
Una
risata piena, spontanea e libera. Finalmente -Con piacere-
Era
spaventato. Era disarmato. E solo.
Non
poteva neanche sperare di vincere contro il Signore del Tempio e
l'Eletto di Saluss. Non insieme. Non pieni dei loro poteri.
Cosa
avrebbe dovuto fare?
La
consapevolezza della sua unica fonte di forza lo fece sorridere,
tranquillo, come se niente più importasse al mondo di quel
momento
di puro controllo.
-Benissimo.
Fatevi sotto...- disse compiendo un passo veloce verso la prigione di
Mahel, posandovi sopra la mano -Voi provate a colpirmi e questa
ragazza muore. Scegliete voi-
E
di nuovo quella consapevolezza sugli occhi di Pixel. Che
portò la
sua rabbia a perdersi davanti a quegli occhi disposti a tutto. E si
arrese.
-Pixel...che...che
sta dicendo?- chiese Lagharta, tremando per la sorpresa -Se lui
spezza quel cristallo...Mahel muore?-
Pixel
abbassò ogni aura ostile, ogni difesa. E gli occhi sul
pavimento,
delusi di sé stesso, furono più espletivi di
qualsiasi chiarimento
vocale.
-Non
è possibile...- esalò Lagharta, lasciandosi
scivolare Mahel dalle
mani -Io l'ho portata qua a...morire? Era questa la prova di cui
parlava Vie...?-
-Mi…dispiace…-
sussurrò Pixel, sentendosi impotente come anni prima, quando
la sua
Principessa era stata racchiusa da quel cristallo e lui non aveva
potuto niente per salvarla.
Di
nuovo, la superiorità di quell'incantesimo stupì
Pixel di non
potere niente.
-Hai
paura...non è vero?- disse Irihe meschino, con quella stessa
tonalità con cui gli aveva tolto la sua sposa tempo addietro
-Di
nuovo, ho vinto...- aggiunse tronfio, mentre Pixel abbassava la testa
schiacciato dal senso di colpa.
-Mi
dispiace, eletto di Saluss. Mi dispiace...divina Mahel...-
Quando
ormai pareva tutto finito, l'avventura giunta al termine, due voci
melodiose riempirono la stanza ed il cuore del mago e del guerriero
che stavano aspettando un miracolo.
“Adesso...dovrete
solo avere fiducia nel cuore di questa fanciulla, che tutto
può.
Dovrete
sperare e pregare...perchè Vie ascolterà le
vostre preghiere.
Non
abbiate paura...ma seguite le nostre indicazioni.
Pixel,
dolce amore mio...distruggi i cristalli miei e di Mahel.
Liberaci”
E
fu come sentire il cuore andare in mille pezzi.
Voleva
morire. Abbandonarlo nella solitudine più
nera, per andarsene
in luoghi migliori e più sicuri insieme a quella ragazza che
possedeva l'abilità di cambiare il mondo.
Lagharta,
al suo fianco, sospirò di sollievo -Non pensavo che avrei
mai potuto
pensare che esistesse una parsona più stupida di Mahel...-
ridacchiò
lui.
Pixel
lo guardò torvo, non riucendo a capire le parole di quel
giovane,
dal cui volto ormai era scomparso ogni dolore e qualsiasi indecisione
-Che stai dicendo...?-
-Che
cosa sto dicendo? Cosa stai facendo tu, piuttosto.
Non hai
sentito tua moglie? Vuole che la uccidi-
sbottò Lagharta
divertito.
Ma
prima che la frenesia del sollievo potesse invaderlo, due fasci di
luce somiglianti a braccia giganti lo afferrarono per il collo e lo
sollevarono, mentre gli occhi di Pixel si coloravano di sfumature
bluastre per l'odio che sentiva.
-Tu,
inutile essere umano!- sibilò la voce semi-meccacina di
Pixel,
incalzato e posseduto dal suo stesso odio -Non ucciderò mai
la
ragazza che ha guardato su di me con occhi misericordiosi e la donna
che amo!- sputò cattivo, mentre il volto del guerriero
rimaneva
perfettamente incorniciato da quell'espressione di beffa che il mago
non capiva.
-Sei
proprio un'idiota, Pixel- fu l'unica cosa che Lagharta
riuscì a
dire, prima di tagliare le braccia magiche di Pixel con l'aura rosata
della pietra vitale di Saluss.
Fu
un lampo.
Si
avvicinò a lui con un balzo talmente veloce e perfetto, che
non ci
fu bisogno neanche di concentrarsi sullo spostamento d'aria,
perché
non ci fu. Pixel si ritrovò schiena a schiena con il
guerriero, la
lama della spada Saluss alla gola, vibrante di risentimento.
-Se
tocchi di nuovo il mio padrone con le tue mani, la tua magia o altro,
ti picchio in testa- rise la fatina, cercando di calmare con la sua
aura l'irrequietezza del mago -Adesso calmati e pensa...a cosa ha
detto la tua sposa. E a cosa lei stessa è!-
Pian
piano che la rabbia spariva, che il suo dolore riaffiorava, una nuova
consapevolezza -Tu...tu sai cos'è Velleda...?-
sospirò Pixel al
guerriero, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
-Si-
rispose lui, sorridendo, lasciando calare la lama di Saluss di pochi
centimetri -E adesso dobbiamo avere fiducia in loro. Io credo in
Mahel. Tu credi nella tua sposa...?-
Pixel
chiuse gli occhi. E una nuova luce inondò la stanza.
Un
cerchio alchemico rosso sanguigno, una formula di morte, risuonavano
insieme alle pareti magiche del Tempio.
Tutto
si fermò, incatenando il tempo. Irihe capì,
nonostante tutto, che
da lì a poco la situazione si sarebbe piegata in suo
sfavore. E
cerco di vincere anche nella perdita.
Una
mano toccò il vetro sottile della prigione di Mahel,
cercando di
farla crollare a terra. Ma Lagharta era già accanto a lui,
la spada
pienamente puntata contro quello stesso vetro. Prima che questo
potesse crollare a terra, la spada lo aveva già distrutto in
migliaia di pezzi, rompendo la prigione e la prigioniera, ormai
perduta.
Irihe,
stupefatto da quel gesto irresponsabile e senza senso, provò
a
scappare verso la prigione di Velleda.
Ma
anche qui la formula di Pixel fu più veloce.
Sembrava
prendere forma, mentre tortuosamente si insinuava atteverso il
labirinto di roccie e arrivava sino a Velleda. Sembrò durare
ore
interminabili, nonostante passarono solamente pochi secondi. Pixel
chiuse gli occhi, pregando Vie di perdonarlo per i suoi errori in
quegli anni.
Il
suo cerchio alchemico perfetto si chiuse attorno alla prigione di
Velleda, distruggendola.
In
un attimo, tutto cadde nel silenzio. L'acqua prese a bagnare i
pavimenti del Tempio, mentre Irihe rideva sadico credendo di aver
comunque vinto di una soddisfazione magra: la distruzione di una
ragazza che ai suoi occhi non aveva alcun valore e della sposa del
vero padrone del Tempio, prigioniera ormai da anni.
-Ho
vinto!-
Un
ruggito, che riportò Pixel alla realtà.
Non
era successo niente.
Aveva
avuto fiducia, ma l'aveva persa, per sempre. Velleda, la sua sposa, e
Mahel, la divina seguace di Vie, erano scomparse. Intrappolate
nell'oblio del senza tempo, in una dimensione non raggiungibile da
nessuno, neanche dalla stessa Vie.
Si
inginocchiò a terra, condiungendo le mani a preghiera. E
fece
l'ultima cosa che Velleda gli aveva detto: pregò.
Insieme
a lui Lagharta e Saluss, uscita dalla spada.
Irihe
intanto rideva, grottesco e disgustoso, per aver distrutto due
fanciulle innocenti per un puro capriccio di potere.
-Stolti!-
ruggì -Avete perso l'unica persona che avrebbe potuto
aiutarvi ad
andarvene da qua. Io solo adesso posseggo la facoltà di
lasciarvi
andare. Non potete più sfuggirmi, perchè posso
usare questo
incantesimo anche senza bastone. Siete in mio potere. Siete morti,
ormai!-
E
anche se pregava non sentiva il sollievo che avrebbe dovuto
coglierlo.
Velleda
aveva fatto una promessa che non avrebbe mantenuto.
-Addio...-
sussurrò distrutto dal rimorso, per un gesto che aveva
sempre temuto
a compiere -Addio, mia Principessa...-
-Smettila...-
sussurrò piano Lagharta, sorridendo -Non devi credere che
sia tutto
finito. Questa, ci scommetto, è stata gran parte idea di
Mahel.
Vuole fare qualcosa di teatrale- ridacchiò lui -Te lo
ripeto, Pixel.
Io credo in Mahel. E tu? Quanto credi nella tua sposa?-
Pixel
lo guardò, pensanso agli occhi dolci della sua amata. E
sorrise.
-L'ho
amata per secoli. Darei me stesso per lei. Mi fido di lei-
E
accadde.
A
quelle parole, l'acqua allargatasi sul pavimento iniziò a
vibrare.
Pixel e Lagharta guardarono il pavimento, aspettandosi che tutto
potesse crollare, incavandosi e tornando alla terra, da cui il Tempio
era nato.
Irihe,
dal canto suo, smise di ridere e osservò.
Un
enorme, profondo squarcio si propagò per il pavimento,
distruggendo
momentaneamente le loro speranze e facendoli sobbalzare: che diamine
stava accadendo?
Quindi
l'acqua iniziò a brillare di una luce azzurra e cristallina,
che si
irradiava per le pareti del Tempio, risuonanti a quella specie di
magia. Un tuono tremendo, assordante, precedette un botto di luce
intensa, che costrinse Irihe a coprirsi gli occhi e Lagharta a
pararsi con il piatto della lama, per non accecarsi.
E
la voce che ne seguì, venne accolta con gioia e sollievo dal
guerriero e dal mago, che sorrise nell'appurare che il guerriero
avesse avuto ragione da vendere.
-Irihe...-
una voce autorevole ma dolce, che arrivò sinò al
falso signore,
costringendolo ad arretrare -Sei stato malvagio e avido. Hai voluto
troppo e non ti è rimasto in mano niente. Sarai punito per
il tuo
affronto alla Dea-
-Velleda!-
squittì questo, inginocchiandosi a terra con i palmi rivolti
verso
l'alto -Mi dispiace, davvero! Non avrei voluto che tutto questo
arrivasse a questo punto, lo giuro!-
-Menti!-
ruggì la voce, avvolta ancora dalla luce abbagliante -Sei
uno stolto
se pensi che io possa crederti...vigliacco!-
Una
freccia d'acqua lo sfiorò appena sulla coscia, e Irihe si
lasciò
scappare uno strillo isterico, colto da un'improvviso e tremendo
terrore -Mia signora, la prego!-
-Non
tollero scuse, verme...- aggiunse la voce disgustata, prima che la
luce si schiarisse e la lasciasse apparire la proprietaria in tutta
la sua bellezza.
Ed
era davvero bella.
Galleggiava
in aria, sorretta dall'acqua che sembrava le fosse amica. I suoi
lineamenti erano delicati, come fossero dipinti. La luce irradiata
dall'acqua faceva assumere alla sua pelle soffici sfumature,
lasciando anche che i tatuaggi sulla parte sinistra del volto
rilucessero. I suoi capelli, ondulati morbidamente, erano di una
tonalità di azzurro così bella che sembravano
filamente di seta
preziosa. Il corpo, perfetto, era coperto da vesti vaporose ma
pratiche, ideali per la battaglia.
Era
una vera e propria Principessa dell'Acqua.
Tra
le braccia, così esili da far sembrare l'azione quasi
ridicola,
aveva la giovane Mahel. Fradicia, ma dall'espressione decisa,
guardava verso Pixel.
-Sapevo
che mi nascondevi qualcosa. Ma non credevo questo!-
disse
quasi in un sussurro, guardando verso Lagharta e sorridendo.
Quando
Velleda la lasciò andare, lei si lasciò scivolare
a terra,
atterrando tra le braccia di Lagharta che in un secondo fu accanto a
lei -Anche questo è un piano stupido. E siamo a due. Sei
davvero una
persona che ama il rischio- la rimproverò dolce lui, mentre
Saluss
le si avvicinava e le afferrava i capelli, agitata -Pensavamo di aver
capito male. Per fortuna è andato tutto bene...-
Mahel
annuì -Quando Velleda mi ha spiegato chi era...cos'era...-
esitò -Abbiamo pensato che fosse il momento di provare ad
usare la
sua scorciatoia-
Rideva.
Aveva appena rischiato la vita ma rideva.
Ma
i suoi occhi erano incatenati a lei, a quella splendida Principessa,
che si librava in aria a pochi metri da lui. Libera.
Velleda
gli si avvicinò e si posò a terra, aggraziata, e
gli sorrise -Mi
dispiace...ti ho fatto soffrire così a lungo, che non credo
neanche
di meritarmi più il tuo amore- disse Velleda, assumendo
l'aspetto di
una fanciulla comune, che quello di una Principessa. Pixel le sorrise
e si inginocchiò davanti a lei, prendendole una ciocca di
capelli e
baciandoglieli -Shh...mia Principessa. La mia unica e immensa gioia
è
averti qua, accanto a me. Finalmente così vicina da poterti
toccare...- la sua voce era un sussurro.
“Strano
vederlo così” pensò Lagharta.
-Ho
aspettato a lungo di rivederti...- rispose lei, dolce, cercando di
sollevarlo da terra -Mi sei mancato, amore mio...-
I
loro occhi erano un'unica, immensa catena di amore.
Fisicamente
diversi, per razza e statura, ma legati da un unico sentimento,
genuino e puro, che niente aveva potuto spezzare, nonostante tutto.
Mahel
ne era quasi gelosa.
Guardò
verso i due e provò quasi la tentazione di voltarsi verso
Lagharta,
e sproloquiarsi in parole dolci, che però non erano da lei.
E
sorrise.
-Che
hai da sorridere?- chiese Lagharta, notando il volto della ragazza.
-Niente,
niente- si affrettò a rispondere lei, prima di accorgersi
che Pixel
le era accanto e la guardava, grato -Ehm...si?-
-Divina
Mahel...la ringrazio- disse umile, inginocchiandosi a lei, e
baciandole i capelli -Lei ha fatto ciò che io non ho mai
avuto il
coraggio di fare: distruggere la prigione della mia sposa. La paura
di distruggerla era troppa...non avrei vissuto con il rimorso di
averla mandata alla deriva io stesso- sussurrò lui preso
alla
sprovvista -Non so come ringraziarla...anzi, un modo c'è.
Dovete
permettermi di ringraziarla-
-No,
Pixel, no!- si affrettò a dire lei, accucciandosi in terra e
prendendo le mani di Pixel tra le sue, imbarazzata -Sono io che devo
ringraziarti. Il tuo amore...la tua devozione per Velleda, le hanno
dato il coraggio di procedere a questo piano che più che una
soluzione assomigliava ad un suicidio. Non hai bisogno di
ringraziarmi-
-No,
vi prego- insistette lui, premendo le mani di una
semi-divinità come
Mahel e sentendosi onorato: neanche a Velleda aveva mai osato tanto
-Questo gesto che state compiendo adesso, mi riempie di onore e
rispetto. Voi non vedete in me lo sporco uomo dotato di poteri
magici...ma l'uomo che ama la sua donna. Come se fosse così
semplice-
Mahel
tossì, imbarazzata -Beh...nel mio mondo è
così semplice...-
-E
allora fatemi fare qualcosa che nel mio mondo è altrettando
semplice- chiese lui, ancora una volta, voltandosi verso Velleda e
chiedendole un tacito permesso.
-Si,
Pixel. Avevo pensato anche io alla stessa cosa...- disse in un
sussurrò, prima che insieme a lui iniziasse ad intonare un
canto in
cui alchimia e magia dell'acqua danzavano insieme.
Fu
una magia. Ma dopotutto, cosa non vi era di magico
a Gaia?
Questa
tenue catena di magia pura raggiunse il polso di Mahel. Un filo
azzurro, dello stesso colore dei capelli di Velleda, ed uno ambra,
dello stesso colore degli occhi di Pixel, si intrecciarono in un
bracciale che avvolse il polso della giovane, chiudendosi in una
pietra color smeraldo, dello stesso colore degli occhi ormai divini
di Mahel.
-Che...splendore.
Un regalo? Non dovevate...è magico?- chiese Mahel, un filo
di
curiosità misto a interesse e felicità: era
così bello.
-Una
specie- rise Pixel, sorprendendosi di poter apparire così
umano.
-Non
è possibile...pensavo fosse solo una leggenda...-
sussurrò
Lagharta, la cui espressione del volto venne imitata perfettamente da
Saluss.
Mahel
lo guardò e capì che quel bracciale era molto di
più.
Guardò
Velleda, e Pixel, e Lagharta. E non potè chiarire la
confusione di
quell'espressione -Cosa c'è che non...va?-
Velleda
le si avvicinò e le si inchinò accanto,
carezzando con un dito il
filo intrecciato d'ambra e di azzurro al suo polso.
-Questa...è
una promessa di onore e di servitù. Io e Pixel ci siamo
impegnati a
proteggere la protettrice di Gaia fino al compimento del suo viaggio.
Questa è una promessa. Una promessa che se non manterremo,
ci
costerà la vita- sussurrò lei, come fosse la cosa
più naturale del
mondo.
Mahel
guardò la Principessa, Pixel, Lagharta e poi Saluss.
La
vita di due persone sconosciute, senza che lei sapesse in alcun modo
perchè, adesso era incommensurabilmente, indissolubilmente
nelle sue
mani.
***
Sono tornata. E ho
ritrovato il mio ritmo ed il mio obiettivo.
Ho ritrovato la mia
forza ed il mio orgoglio.
Finirò
Lagharta entro la fine del 2012. Chiunque volesse proseguire, e
concludere, questo viaggio con me...sarà ben accetto al mio
fianco. E anche al fianco di Lagharta, Mahel e Saluss. Alla salvezza di
Gaia.
Mi siete mancati
<3
|
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Capitolo 30 *** 29 - Punizione ***
*Dedicato a tutti voi, che mi avete
aspettato.
Scusate se ci ho messo tanto...ma spero ne sia valsa la pena.
Vi amo tutti...dal primo all'ultimo*
CAPITOLO 29
Punizione
Era tutto perduto. In un
profondo,
tetro, infinito inferno buio.
Irihe guardava la scena,
sentendo i
suoi pochi poteri magici abbandonarlo. Eppure, lo ricordava bene:
Pixel e Velleda glieli avevano donati, e dando la protezione magica a
Mahel lo avevano privato di tutto quanto.
Era semplicemente un uomo
ormai.
I suoi tratti, orridi e
deformi, si
incavarono su loro stessi. La sua espressione tronfia, i suoi
sentimenti...tutto si affievolì, come in una lenta morte.
Era quello che stava
facendo.
La sua rabbia infinita, per
aver perso
tutto e non essere riuscito a tenere a sé la Principessa
dell'Acqua,
iniziò a tenere legato a sé l'unico incantesimo
che, probabilmente,
era meglio che fosse sparito nell'oblio.
Un'aura nera, fredda come
il ghiaccio,
e bruciante come il fuoco, prese a rodere il suo corpo flaccido. La
compagnia davanti a lui sentì l'odore sgradevole di carne
bruciata,
e si voltò. Pixel e Velleda furono i primi a capire cosa
stava per
accadere.
-No, Irihe, non oserai!-
ruggì Pixel,
senza che riuscisse ad avvicinarsi.
Ormai, era troppo tardi.
L'incantesimo era stato
iniziato.
Mahel guardava quell'uomo,
che stava
letteralmente bruciando sé stesso.
Non sapeva in che modo
questo potesse
essere una vendetta, ma sentiva il suo cuore stringersi in una morte
dolorosa. “No...non di nuovo. Non davanti ai miei
occhi...” pensò
con un'infinita tristezza. Strinse la mano con il braccialetto vicino
al suo cuore, e penso che stava tutto perdendosi in un'infinita
tristezza. “Non ancora...”
Istintivamente, nonostante
fosse
qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto, Mahel si avvicinò.
Ma la
mano di Lagharta la fermò -Cosa hai intenzione di fare? Si
sta
autodistreggendo, è un incantesimo oscuro. Non fare
stupidaggini-
Mahel si voltò,
gli occhi lucidi e
l'espressione di chi non ha niente da perdere -Se lo lascio
morire...se lascio morire qualcuno di nuovo, non potrò mai
perdonarmelo!-
La mano di Lagharta
iniziò ad
afferrare l'aria. Non era mai stata così agile, doveva
essere la
disperazione.
La vide buttarsi dentro
quell'aura
fredda e nera, e neanche urlare il suo nome servì a fermarla.
La vide abbracciare il
corpo
semi-bruciato di Irihe, mentre i suoi capelli ed i suoi vestiti
iniziavano a bruciarle addosso. Ma non fece un gemito, non disse una
parola. Lo strinse forte, vicino al suo cuore, mentre le sue labbra
sibilavano sull'orlo del dolore delle semplici, dolcissime parole
-Sono qua. Non avere paura. Non ti lascerò solo-
Uno scoppio di luce, ed
entrambi
furono spariti nel nulla.
Lagharta guardava lo spazio
vuoto e
bruciato davanti a loro. La mano ferma a mezz'aria, i volti di tutti
sconvolti da quel suicidio inutile.
-perché...?-
sibilò Lagharta, mentre
Saluss volava sopra la bruciatura con gli occhi pieni di lacrime.
-Lagharta, dov'è
Mahel? Non può
morire, vero? Pixel, fa qualcosa!- urlò disperata la fatina,
muovendo febbrile le ali mentre piangeva disperata -Pixel, andiamo!-
Pixel, dal canto suo, non
sapeva cosa
dire. Cosa fare. Quell'incantesimo oscuro non aveva ritorno, non
aveva regole e non poteva essere fermato una volta innescato. Mentre
vedeva Irihe uccidersi, pensò solo a quale doveva essere il
sacrificio offerto per poter morire. Perché per ottenere la
morte,
quel desiderio che ormai era tutto ciò che gli rimaneva,
doveva aver
dato in cambio qualcosa di altrettanto importante. Ma cosa...?
-Non posso....fare nulla.
La divina
Mahel è...morta...- pronunciò secco, guardando
verso il basso per
la vergogna di averle promesso la vita senza fare nulla per salvarla.
Un attimo...la vita...?
-Velleda...se Mahel fosse
morta, non
avremmo dovuto seguirla...?- chiese stupito, guardando il suo corpo
in salute e quello della sua sposa -Qualcosa non va-
Velleda, dal canto suo,
sorrise -Può
darsi che sia opera di Vie. Probabilmente...Irihe è soltanto
al suo
cospetto, per essere giudicato. Immaginavo che fosse quello, il suo
ultimo desiderio-
-Non è un
incantesimo di morte...?-
chiese sconvolto, guardandola fissa negli occhi -Non pensavo avesse
altri utilizzi-
-E' un incantesimo arcano,
antico,
forse anche più antico di me. La sua natura è
oscura, ma contiene
la luce della Dea, perciò tutto è possibile. Ha
sacrificato la sua
vita, ma ha richiesto un appello con Vie, ne sono sicura. Per questo
noi siamo ancora vivi. perché la stessa Mahel lo
è-
Saluss le si
avvicinò quindi
agitatissima, piangendo con uno strano sorriso sul volto -Mahel
è
viva...?- chiese speranzosa -Dici sul serio?-
Velleda toccò
con le dita gentili i
capelli di Saluss -Per adesso, è viva. Noi siamo la prova di
questo.
Ma non so cosa deciderà Vie. Se per lei Mahel deve
sottostare alle
regole dell'incantesimo.....allora anche noi scompariremo. Ed il
vostro viaggio avrà fine-
-Irihe, cosa diamine
credevi di fare?-
chiese Mahel una volta aperti gli occhi, trovandosi immersa in una
luce bianca calda e accogliente -Non puoi permetterti di morire in
questo modo così stupido!
Irihe aprì gli
occhi, vedendo una
Mahel mezza bruciacchiata che lo guardava con aria di rimprovero
-perché tu sei qua...?- chiese con voce rotta dalla sorpresa.
-Perché non
voglio che tu muoia!-
rispose scocciata Mahel, lasciando pian piano l'abbraccio dolce che
gli aveva riservato poco prima -Ucciderti davanti a me...morire
davanti a me. È ingiusto. Come hai osato...?-
-In...ingiusto?- chiese
confuso,
mentre la sua espressione rimaneva di puro stupore.
-Si, ingiusto- rispose lei,
guardandolo in viso e vedevo ancora il suo volto non sconvolto dalle
ustioni -Ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Non che si
sia dato fuoco, ma è stata la cosa più brutta
della mia vita. Non
permetterò a nessuno di fare altrettanto!-
Irihe si alzò,
senza rispondere,
sentendo il suo corpo bruciare e far male così tanto, che
nessuno si
sarebbe mai alzato al posto suo.
Mahel stava abbastanza
bene, solo i
capelli e parte dei vestiti era bruciata, e tirò un sospiro
di
sollievo. Nonostante tutto, la sua rabbia era sparita nell'istante in
cui tutto era andato perduto. E non voleva che qualcuno di innocente
pagasse per i suoi crimini e le sue eresie -Ti chiedo scusa...Mahel.
Mi dispiace non mostrarti rispetto neanche adesso, ma penso che
avrebbe poco senso...giusto?-
Mahel si alzò,
sorridendo, nonostante
fosse ancora arrabbiata -Mahel va bene. Non ho bisogno di gesti
eclatanti di rispetto. Preferirei solo che nessuno si uccidesse
davanti a me, tanto mi basta- rise lei, facendo sfuggire un sorriso
anche ad Irihe.
-Oh, vedo che sai sorridere
di cuore!-
ridacchiò Mahel, scorgendo nel viso deforme dell'uomo un
espressione
davvero bella -Ne sono felice-
-Tu...non hai paura di
niente, vero?-
le chiese lui tornando serio, quasi infastidito.
-perché?-
rispose lei, incurvando le
sopracciglia per lo stupore.
-Ti ho quasi uccisa. Io
ormai sono
deforme. Il mio corpo è quasi del tutto in putrefazione.
Puzzo di
bruciato e non ho l'aspetto di un essere umano. Eppure tu mi parli
come se fossi una persona normale, con un apparenza normale. O hai
uno stomaco di ferro, o non vedi ciò che sono- rispose
stizzito,
infastidito quasi.
Mahel sorrise -Certo che ti
vedo.
Certo che sento questo odore pregnante di bruciato, quasi fastidioso.
Vedo le tue ustioni, le ferite aperte piene di sangue rappreso, e la
deformità delle tue forme. Ma sei vivo, e sei una persona,
qualsiasi
cosa tu abbia fatto prima. E poi...nei tuoi occhi...c'era qualcosa
che non sapevo spiegarmi. Per quanto mi disgustasse la tua persona
tronfia del Tempio, ciò che vedo ora davanti ai miei occhi
non è la
stessa cosa. È un male...?-
Irihe stette in silenzio,
pensando che
lei lo aveva “guardato”. Forse era per quello.
Era quello che aveva
portato Pixel a
volerla proteggere, nonostante la avesse appena vista. Aveva visto i
suoi occhi, aveva toccato il suo cuore, e tanto bastava a Pixel per
capire. Un anima antica come lui capiva sempre. Lo ricordava bene.
-Avrei voluto non cedere al
fascino
del potere oscuro del Tempio. Pixel non lo ha mai fatto, ed io lo
apprezzavo per questo. Ero solo un bambino, quando lui mi prese con
sé...-
Mahel sorrise, posando la
mano sulla
carne ustionata della sua testa -Andrà tutto bene. Ne sono
sicura.
Abbi fiducia in...- improvvisamente si rese conto di dove fossero,
della situazione abbastanza sfavorevole dato che Irihe si fosse
suicidato -Un attimo. Siamo morti?-
Irihe la guardò
senza capire,
scoppiano poi a ridere senza ritegno -Io non so se sei strana tu, o
mi aspetto io troppo dalle persone- il suo volto parve rilassarsi
come quello di un bambino, un bellissimo sorriso su quel volto oramai
neanche più umano -Io sono sicuramente morto. Ma tu sei una
seguace
della Dea, non penso che ti lascerebbe morire così, senza
neanche
una spiegazione, no...?-
Mahel si guardò
attorno, vedendo il
nulla. E sorrise.
“Papà...si
sarà sentito così?
Così solo, quando è morto,
senza nessuno di noi a fargli
compagnia? Avrà avuto paura? Avrà pianto, ci
avrà cercato? Non è
male...non c'è dolore. Almeno non ha sofferto. Ma era
solo...Irihe
davvero vuole affrontare tutto questo, da solo, per
sempre...?”
-Sai, Irihe...- riprese
Mahel, dopo
aver scosso la testa a dei pensieri tanto tristi -Non sarò
morta,
probabilmente, ma qualsiasi peccato tu abbia commesso, non credo che
fosse qualcosa di insito nella tua natura. I tuoi occhi sono buoni, e
mio padre mi ha insegnato a credere a ciò che vedo con i
miei stessi
occhi. Si...il te malvagio mi disgusta, ma ciò che ho
davanti agli
occhi in questo momento non mi disgusta affatto- sorrise verso di
lui, sentendo una strana sensazione farsi spazio nel suo cuore -Se lo
vorrai, resterò qui con te finché avrai bisogno
di me. Anche se non
è il mio posto-
Irihe rimase sconvolto.
Rimanere lì?
Nel nulla? Per sempre? Perché avrebbe
dovuto? E perché lo
diceva come se non fosse un sacrificio troppo grande? -Stai
scherzando, vero?-
Mahel scosse la testa,
ridendo -No.
Vedi...io ho perso il mio papà. Ho visto che moriva davanti
ai miei
occhi, e prima che morisse gli ho promesso che avrei visto il suo
mondo e che avrei amato qualsiasi suo personaggio. Questo include
anche te. Include anche i malvagi, ed i demoni, che abitano questa
Gaia. La Gaia del mio papà...- si interruppe, pensando a
avvenimenti
ormai lontani -Papà è stato solo. Non ha visto il
suo mondo, che
desiderava tanto vedere. Ma io si, io sono qua. Se avessi potuto
sarei stata con il mio papà in questo luogo desolato, quando
è
morto, ma non mi è stato concesso. Lo cerco quindi nelle
stelle,
perché lo amo ancora tantissimo. Se posso fare compagnia ad
un
personaggio del mondo che amava...rimarrò qua per sempre...-
Irihe pianse. Non ricordava
da quanto
tempo, ma pianse come un bambino.
Mahel gli si
avvicinò e lo abbracciò
forte, perché neanche nel dolore fosse solo.
Lo abbracciò e
lo baciò sulla
fronte, non guardando al suo aspetto esteriore, ma a quello del suo
cuore ora tornato buono -Lo sapevo che il tuo cuore era buono,
Irihe...-
-Io non merito questo,
Mahel...-
singhiozzò abbracciandola a sua volta, macchiandole i
vestiti di
sangue -Tu non devi rimanere qua. Non devi farlo per me...-
Mahel ridacchiò
-Non lo faccio per
te. Lo faccio per me. Sono una persona estremamente egoista. Vorrei
che il mio papà mi vedesse. Vorrei che mi dicesse, tutti i
giorni,
che è fiero di me. Che mi vuole bene. Eppure posso solo fare
questo...mi dispiace-
Irihe strinse forte la
presa sul corpo
piccolo e caldo di Mahel, sentendosi improvvisamente piccolo, stupido
e tanto egoista -Grazie, Mahel. Grazie di avermi salvato...-
Mahel sorrise, e lo strinse
ancora più
forte -Grazie a te, Irihe. perché mi sono appena ricordata
una cosa-
-Cosa...?- gli chiese
singhiozzando,
così contento dopo anni da non voler davvero più
rimanere solo.
-Mi hai appena ricordato
che io
capisco la lingua di Gaia, a volte, in un modo che mi è del
tutto
estraneo. E ho appena “scoperto” cosa significa il
tuo nome-
Irihe si lasciò
scappare una risata
-Il mio nome è stupido-
-Invece- lo interruppe lei
-È
bellissimo-
Sogno.
Come quello che sapeva
era quello che stavano vivendo.
Una luce bianca calda e
soffice. Mahel
ben la conosceva.
L'aveva già
sentita, quando Colonna
l'aveva incontrata al Lago. E sorrise.
-Vie...?- chiamò
sottovoce, alzando
la testa, alla ricerca di qualcosa -Sei tu...?-
E la voce di Vie
parlò, con quella
cadenza dolce e materna che lei ben ricordava.
Come sempre...tu mi
stupisci,
eletta di Vie.
Mahel rise,
perché sapeva che la
misericordia degli dei non era infinita.
-Non so perché,
ma penso di dovermi
scusare...-
Una voce divertita le
rispose di
rimando, come fosse quella di un essere umano.
Non concedo seconde
possibilità.
Ma tu sei un tipo particolare.
Speciale.
Hai detto che
rimarresti qua per
sempre, per non lasciare solo Irihe...?
Mahel annuì con
la testa, arrossendo
-È un male...?-
Una risata, cristallina,
che fece
stupire Irihe.
Si dice che siano
gli dei ad essere
misericordioso.
Ma tu hai un
legame che trascende
qualsiasi cosa. Ti priveresti di affetti e futuro per qualcuno che ha
cercato di ucciderti...?
Mahel annuì di
nuovo -Non voglio che
rimanga da solo. Non qua. Non per sempre...
Un sospiro, nel silenzio
ovattato di
quella luce, che Irihe non capiva.
Irihe...tu lasceresti che
questa
ragazza rimanesse qua con te per sempre...?
Era stato interpellato.
Lui, un
traditore del culto. Le lacrime presero di nuovo a scendergli lungo
le guance, sentendosi indegno -Non sono io che devo decidere. Io ho
peccato, contro di voi e contro di lei. Non ho diritto di chiedere
nulla. Mi è stato concesso un perdono che non mi
spetta...faccia di
me quello che vuole, ma lasci andare la ragazza!-
Di nuovo, una risata piena,
non degna
di una Dea.
Tu sei speciale, Mahel. I
cuori di
coloro che incontri, cambiano.
Per questo spero
che fermerai
Laherte e cambierai anche il suo cuore corrotto.
Fermerai la
prossima Guerra.
Irihe vuole il mio
perdono, quando
quello che dovrebbe chiedere è il tuo, che già
glielo hai concesso.
Io non devo far nulla più di questo.
Ma devo punirlo.
Sapete bene
entrambi, che questa è la giustizia.
Irihe lasciò
Mahel, si mise in
ginocchio con la faccia prostrata a terra e pianse -Io
accetterò
tutto. Volevo il perdono della Dea, perché sono indegno. Ho
rubato
il potere di un uomo che possiede il suo rispetto, e che un tempo
aveva il mio. Non ho conquistato con le mie forze la donna che amavo
e l'ho rapita, ma essa non mi è mai appartenuta. Sono un
eretico, ed
un peccatore. Se la morte è la mia punizione,
l'accetterò con
gioia. È ciò che merito. Ma la divina non deve
stare qua. Per
quanto le sue parole siano dolci e misericordiose, io non voglio che
lei faccia alcunché per me. Mi ha salvato...ha mandato via
la mia
rabbia per me stesso nel momento in cui ha accettato il mio corpo
corrotto. Non chiedo altro...-
Queste parole, Irihe, ti
fanno
onore.
Di concedo il mio
perdono, perché
colei che realmente te ne doveva lo ha già fatto.
So che anche Pixel
e Velleda te ne
concederanno a loro volta.
Ma purtroppo,
Mahel, anche tu sei
qua in questo luogo, e non posso spezzare il legame di questo
maleficio che ha origini antiche quanto me.
Si aspettava qualcosa del
genere. E
annuì -Se devo rimanere qua per sempre, lo farò-
Bene. Questa
sarà la tua ultima
punizione, allora.
-No!- urlò
Irihe, alzandosi in piedi
e imprecando senza ritegno -Non potete. Questa non è
giustizia! IO
ho evocato il maleficio, e sempre IO devo pagare per i miei peccati.
Mahel non ha colpe, non la punisca!-
Irihe...non sono io che la
punisco,
ma il maleficio stesso.
Io posso portarla
via di qua, ma
lei deve pagare un prezzo per questo.
Mi dispiace
Mahel...
-Perché Vie?
Questa è una mia
decisione. Non lascerò Irihe solo. Ha un cuore buono, e non
voglio
che passi l'eternità da solo...-
Non rivedrai mai
più tua madre.
A quelle parole, il cuore
di Mahel si
ruppe. Non aveva pensato a quella possibilità. Forse
perché Gaia
era entrata già così in profondità nel
suo cuore, ma adesso lo
sentiva.
Il peso della sua decisione.
Eppure, sapeva che avrebbe
capito.
Sapeva che le avrebbe inflitto un dolore enorme, perché
sarebbe
rimasta sola, ma era il mondo suo e di suo padre. Lo sapeva.
Entrambi avrebbero voluto
essere lì.
-Io...potrò
vederla un'ultima volta
prima di tornare qua per sempre...? Potrò salutarla
un'ultima volta
e dirle addio, come ha fatto mio papà...?-
Si. Penso sia un desiderio
che
posso esaudire.
Finito ciò che
devi, tornerai a
casa a salutare tua madre. Te lo concedo.
Un sospiro di sollievo e un
peso nel
cuore pesante come un macigno -Si arrabbierà e
piangerà per
sempre...-
Vuoi che non ricordi
niente
di...te?
-C'è questa
possibilità...?- chiese
di colpo -Potresti cancellarle la...memoria?-
Sei stata portata via dal
tuo
mondo.
Sei costretta a
fare un viaggio in
cui potresti morire in qualsiasi momento.
Viaggi con uno dei
miei due Eletti,
il quale ti nasconde un segreto oscuro.
E hai voluto
salvare quest'uomo,
che per te non era nulla.
Alla fine di tutto
questo...ti
concederò tre desideri. Se lo vuoi.
Mahel ci pensò
su. Avrebbe dovuto
rimanere lì per sempre. Non avrebbe mai più
rivisto sua madre. E
pensava anche che qualcuno sarebbe morto, per causa sua. Ma Irihe, di
nuovo, urlò il suo disappunto.
-No! Non voglio! Non
è giusto, Vie,
perché? Mahel non ha colpe, non punirla a causa mia...non
voglio,
no!-
Mahel lo guardò
con aria triste e
capì che forse, ciò che voleva, non era rimanere
lì. Era tornare a
casa, dalla mamma, e dimenticare tutti i dolori passati in quei pochi
mesi lì. Era come fossero passati anni...eppure non erano
che poche
settimane. Però vedeva Irihe, i suoi occhi distrutti dal
dolore, il
suo cuore a pezzi, e non ci riusciva.
Erano come quelli di suo
padre. Che
mentre moriva sorrideva, eppure aveva una strana ombra negli occhi di
paura. Non riusciva a far finta di nulla, guardando quell'ombra
scura.
-Vie...io
tornerò qua, quando tutto
sarà finito. Anche se non completassi ciò che per
cui sono qua, e
dovessi morire, tornerei subito qua. Però...non voglio
lasciare
Irihe solo ad aspettarmi. Lascia che venga con me-
Irihe la guardò,
senza parole,
spaventato -Perché?-
Mahel lo guardò
e fece spallucce,
mentre gli occhi le diventavano lucidi -Beh...hai gli stessi occhi di
mio papà-
Una singola lacrima le
bagnò la
guancia, mentre lei tentava in tutti i modi di sorridere -Non voglio
vedere più morire nessuno davanti a me. Non voglio lasciare
solo
nessuno. Ti prego, Irihe, non fare come il mio papà. I suoi
occhi
erano come i tuoi...fieri e spaventati. Se n'è andato senza
dire
neanche una volta che aveva paura. Dimmi che hai paura...e vieni
indietro con me...-
Irihe di nuovo, si mise a
piangere
-Certo che ho paura! Sono spaventato a morte, o meglio, sono morto!
Chi non avrebbe paura. Ma ho ancora più paura del tuo
sacrificio per
me. Ne vale davvero la pena?-
Mahel annuì e si
asciugò gli occhi,
tentando di darsi un contegno -Te l'ho detto, vorrei tornare dalla
mamma. Tornare a casa, dalle persone che mi amano. Ho paura di
rimanere qua per sempre. Ma ho promesso, ho promesso a papà
che
avrei sempre amato Gaia, e negli anni ho invece sempre odiato questo
mondo che papà amava quasi più di me. Voglio
farlo per papà.
Torneremo qua, insieme, quando tutto sarà finito. Ma vieni
con me.
Vieni in viaggio con me...-
Irihe afferrò la
mano di Mahel, che
lasciò poi per prendere una ciocca di capelli e baciarla,
inginocchiandosi a terra -Sono il tuo schiavo...-
E Vie, di nuovo,
parlò.
Mahel...tu hai un cuore
dolce e
caldo, è vero.
Grande
più di quello di qualsiasi
altra persona in tutto l'universo, tuo e mio.
Stai facendo un
grande sacrificio,
e non posso che ringraziarti a nome di Irihe.
Perciò,
ecco un mio regalo.
Piccolo, ma con tutto il mio cuore...
Irihe venne dolcemente
trasportato in
alto. Il suo corpo deforme iniziò a brillare di una bella
luce
dorata, che lo avvolse e rese il suo corpo piccolo e morbido.
Le fattezze di una piccola
fata,
ancora più piccolo, prima di sparire del tutto. E poi,
eccole...due
bellissime ali. Piccole come quelle di una fata, ma lui non era una
fata.
Era un ibrido, con le
orecchie lunghe
come i conigli, ma con il corpo di un piccolo animale antropomorfo,
come quello di un gatto. Una coda, morbida e voluttuosa, gli spunto
dove prima, quando era umano, vi era l'osso sacro, e quello che era
diventato andò a posarsi sulle braccia di Mahel.
Questo sei tu, Irihe.
È una
punizione per i tuoi peccati.
Pagherai con la
morte insieme a
Mahel, quando tutto sarà finito.
Per adesso sei il
suo famiglio.
Nella forma più antica degli Animaghi.
Sei diventato un
Antico, Irihe...
Irihe alzò il
muso, guardando Mahel.
Anche lei lo guardava. E sorrideva -Sei bellissimo, sai...? Sei
l'essere più bello che abbia mai visto...-
Irihe non poteva
più parlare. Ma si
strusciò con il volto sulle guance di Mahel, come a volerla
baciare.
E Mahel lo strinse -Mi prenderò io cura di te...-
È un essere vivente. E come tale
sottostà alle regole del mondo di Gaia.
Non ha poteri
magici, ha solo
l'aspetto degli Antichi.
Nel tuo mondo lo
chiamano “animale
domestico”. Prenditene cura finché non
sarà il momento di tornare
qua.
Mi fido di te Irihe. Proteggi
Mahel...anche per me.
Mahel sorrise -Grazie
Vie...-
Grazie a te,
Mahel...
Un nuovo lampo di luce, e
quel luogo
fu di nuovo finalmente vuoto.
Una voce, maschile e
gentile,
interruppe quel silenzio di nuovo formatosi con una risata che aveva
la stessa cadenza di quella di Vie -Sei stata cattiva con lei. Lo sai
come andrà a finire-
Vie rise, come rideva con
Mahel,
perché quella risata era davvero contagiosa.
So già come
andrà a finire.
Aspetto la fine con impazienza.
Tu, piuttosto,
perché non hai
detto nulla?
La voce rise di nuovo
-Perché non
sarebbe stato divertente-
Quando aprì gli
occhi di nuovo, Mahel
era tra le braccia di Lagharta, che la stringeva forte con
un'espressione di puro terrore -Sei tornata...- disse rilassando
l'espressione, e sorridendo in un modo dolce che non gli aveva mai
visto -E vedo che hai fatto come volevi anche questa volta...-
Mahel stringeva forte Irihe
a sé,
sapendo che era chiaro chi fosse colui che stringeva fra le braccia
-Voleva solo essere perdonato-
Pixel e Velleda la
guardavano
dall'alto, sorridendo comprensivi -Se l'ha perdonato la Dea, ed
è
diventato quello che vedo, io non devo perdonargli niente. Quello a
cui deve delle scuse è Pixel- disse Velleda.
Pixel distolse lo sguardo,
ma Irihe
volò verso di lui, strusciando il muso contro la fronte
pelosa del
suo aspetto di coniglio -Irihe...eri il mio allievo prediletto, e ti
ho voluto bene come un figlio. Non potrò mai dimenticare
quello che
hai fatto...mi dispiace...-
Un sibilò triste
fuoriuscì dalla
bocca dell'ormai bestia Irihe, che tornò tra le braccia di
Mahel
mesto e comprensivo. Mahel parlò -Penso che ti capisca. E
che
accetta ciò che dici. Però spero che in cuor tuo
troverai il modo
di perdonarlo...-
Pixel si
allontanò senza dire una
parola, lasciando anche Velleda con una strana espressione di
tristezza -Non se lo perdonerà mai...-
Mahel guardò
Irihe, un'espressione
triste dipinta sul muso. E poi Lagharta -Lagharta...-
-Cosa c'è?- le
rispose lui
aggrottando le sopracciglia dubbioso, vedendo l'espressione di Mahel
farsi improvvisamente seria.
-Spero che mi
perdonerai...ma devo
dirti una cosa...-
***
Si, sono tornata. Scusate se ci ho messo un pò.
Sono successe tante cose...tante cose brutte, che mi hanno davvero
fatto perdere ogni speranza e ogni voglia di arrivare ad un ipotetico
domani. Però...ora va meglio. Mi sento bene, sono felice...e
sono di nuovo qua, con il sogno nel cassetto di pubblicare Lagharta.
Con una promessa speciale nel cuore di una persona che mi ama, come
tante altre, e con una grande voglia di riprendere in mano la mia vita
da dove l'avevo lasciata.
Vi adoro, vi amo incommensurabilmente. Siete i lettori più
buoni e comprensivi del mondo. Sul serio, vi adoro. Se sono tornata, lo
devo solo a voi.
Ringrazierò per bene dalla prossima volta. Selenite
è tornata.
Grazie di tutto, a tutti voi...
|
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Capitolo 31 *** 30 - Inferno ***
*Dedicato a dunh8.
Che l'amore
che provi possa essere solo fonte di gioia suprema. Grazie delle tue
belle parole*
CAPITOLO 30
Inferno
Quella notte, tutto quanto
assunse un
colore scuro e cupo.
Lagharta non riusciva a
dormire, anche
se ormai il Tempio di Roccia era un luogo sicuro, perciò
uscì
all'aperto, dove l'aria fredda della sera spostava delicatamente le
chiome degli alberi e raffrescava tutto quanto.
-Non riesci a dormire...?-
chiese
Saluss, avvicinandoglisi e afferrando la ciocca di capelli a lato del
suo volto -Per via di Mahel...?-
Lagharta
sospirò, mettendosi una mano
davanti agli occhi -A cosa serve questo viaggio, ormai...?-
Saluss abbassò
lo sguardo e tirò
forte la ciocca verso di sé -Mahel non tornerà
mai a casa. Pensi
che sia per causa tua? Lo sai che le sue decisioni sono unicamente
sue-
Lagharta sbuffò,
ridendo maligno -Non
posso credere che ha rinunciato a quella madre che rammenta sempre
per un essere del genere. Potrà essere buono
quanto vuole, ma
Mahel non potrà mai più tornare a casa, adesso.
Perché mai lo avrà
fatto?-
-Perché Mahel
possiede la luce della
Dea, Lagharta. E lo sai. Ecco perché diventerà la
tua sposa...-
sussurrò Saluss sottovoce, ormai chiaro che la Profezia si
sarebbe
avverata.
Lagharta
sprofondò in un silenzio
inquietante. E poi sorrise sarcastico -Spero solo che quel giorno non
arrivi mai. Perché io Mahel...la odio!-
All'interno, il Tempio di
Roccia si
era riempito di una luce magica e calda.
Mahel era dentro una delle
stanze,
scavate perfettamente in quella che più che roccia sembrava
metallo
infrangibile.
Le coperte di seta, sulle
quali era
stesa, non la facevano riposare bene. Lei odiava quelle
comodità da
ricconi, ricordando che quando era nel suo mondo la cosa più
costosa
che possedeva era la stessa macchina fotografica che aveva sempre con
sé.
Carezzava Irihe, che ormai
dormiva
tranquillo, sorridendo al pensiero che quel piccolo esserino, che
prima era un essere umano, ormai dipendeva da lei in tutto e per
tutto.
-Irihe...penso proprio che
tu sia il
personaggio di mia mamma che al momento mi fa più tenerezza
di
tutti...- disse mentre sorrideva.
Chiuse gli occhi e
tentò di nuovo di
cadere nel sonno, ma non riusciva. Ricordava il volto di tutti quando
aveva detto loro della punizione, e di come Lagharta l'avesse
insultata e quasi picchiata. Se non fosse stato per Pixel, le sarebbe
successo chissà cosa.
-Non capisco quella
reazione...-
sussurrò lei, sentendo muovere il piccolo corpo caldo di
Irihe, che
si risistemò più accanto a lei -Forse
è arrabbiato con me per la
mia decisione, ma...perché?-
Si alzò dal
letto, cercando di
coprire Irihe meglio che poteva, e uscì fuori.
Sperò che ci
fossero le stelle,
perché aveva bisogno di parlare con suo papà.
Nel buio della notte,
mentre Mahel
usciva fuori dal Tempio, una voce bassa e delicata cantava una
canzone così bella che si fermò ad ascoltarla.
Era un lingua antica, e non
la capiva,
ma aveva un suono davvero molto dolce.
Avvicinandosi a quella voce
dal timbro
familiare, vide che era Lagharta.
I suoi occhi si
spalancarono
completamente, perché migliaia di piccole luci rosate
stavano
riempiendo il cielo e Saluss, in mezzo a loro, danzava con un'aria
triste dipinta sul volto.
Era un'immagine bellissima.
Mahel pensò che
non aveva mai sentito
Lagharta cantare, e quello che vedeva era una delle cose più
belle
che avesse mai visto. Così poetica, e dolce. E triste.
Il suo cuore
sentì una morsa dolorosa
e crudele, come un pugnale piantato al centro esatto di quello che,
ormai, sapeva fosse il suo sentimento.
In quel momento,
più che mai, Mahel
si accorgeva di quanto, profondamente e irrimediabilmente, si fosse
innamorata di quel ragazzo dagli occhi blu notte.
Sentì subito la
sua presenza, ma
continuò a cantare. Sapeva della sua voce, e del suo potere.
Per
questo non cantava mai.
Era la stessa cosa che fece
Mahel al
Tempio di Vie. Risonanza.
Saluss smise di ballare e
guardò
verso di lei. La vide stringersi il petto, insieme all'essenza di
Vie, con una strana aria addolorata dipinta sul volto.
Saluss sapeva.
Si avvicinò a
Mahel e le sorrise -Hai
finalmente capito...eh, Mahel?-
Mahel arrossì e
abbassò lo sguardo,
colpevole -Sono una persona pessima...-
Saluss scosse la testa e le
baciò la
fronte -No, Mahel. Io sono una persona pessima. Essere gelosa di te,
non farà Lagharta mio...-
Prese una ciocca dei suoi
capelli e la
tirò, finché Mahel non si avvicinò a
Lagharta.
-Cosa vuoi?- le chiese lui
gelido,
senza neanche guardarla negli occhi.
-Nulla. Volevo parlare con
papà...ed
ho sentito la tua voce- asserì lei.
Alzando gli occhi, Lagharta
la vide. E
si maledì perché non avrebbe voluto vedere.
Strinse i denti
facendosi quasi male, ed i suoi pugni tremarono -Tu...mi devi
qualcosa-
Mahel lo guardò,
aggrottando le
sopracciglia confusa -Io ti devo...qualcosa?-
-Già- rispose
lui maligno, sorridendo
in un modo spaventoso -Ricordi? Mi avresti detto tutto quando fossimo
tornati dal Tempio. Quel che dovevamo è stato fatto. Mi devi
una
risposta-
-Anche tu- rispose secca
Mahel, con
aria di sfida per la sensazione orribile che la scosse nelle ossa in
quel momento -Anche tu mi devi qualcosa-
Lagharta
ridacchiò di nuovo. Le lune
erano testimoni -Vuoi davvero saperlo...?- chiese Lagharta, assumendo
un'espressione di puro terrore.
-Si- rispose Mahel,
sentendo uno
strano brivido freddo che le correva lungo la schiena. Un brutto
presentimento -Voglio sapere-
-No, Lagharta, non farlo-
urlò
Saluss.
Ma ormai era troppo tardi.
C'era una rabbia strana che
non si
spiegava.
Era dentro di lui, da
sempre, e
tenerla sotto controllo era difficile più di quanto si
potesse mai
aspettare. Sorrise di nuovo, mentre le sue mani iniziavano a
colorarsi di un nero brillante e spaventoso.
-Lagharta...?- chiese Mahel
spaventata. Ma poi tutto passò.
Lo spavento di quella
situazione non
chiara si trasformò in puro terrore.
Mahel vide una luce.
Piccola, quasi un
riflesso, in lontananza. Qualcosa che la sua schiena, di nuovo,
valutò pericoloso.
Lo sentiva.
Iniziò ad
avvicinarsi a Lagharta,
aveva una brutta sensazione. Sarebbe successo qualcosa. Non voleva.
Lagharta allungò
la mano come per
colpirla, ma Mahel la tirò a sé, avvicinandosi a
lui. Lo abbracciò.
E sentì un grande, perforante dolore alla schiena.
Lagharta
spalancò gli occhi. Vide
Mahel chiudere i suoi, e crollare a terra. Una scia di sangue lungo i
suoi vestiti...e una strana espressione di pace sul volto.
-Mahel!- urlò
lui, inginocchiandosi e
fermando quell'aura minacciosa che stava esprimendo poco prima -Che
diamine è successo?-
-Non so cosa...non so
come...ma era
vicino a te. Non volevo che tu morissi. Non potevo permettermi che tu
morissi...sentivo che ti avrebbe ucciso. E non potevo...-
sussurrò
lei, carezzando la guancia di quel guerriero dallo sguardo di un
bambino -Avrei davvero voluto vedere la tua sposa. Magari non sarei
stata io...ma sarebbe stata bellissima, perché tu meriti
solo
qualcosa di bello, Lagharta...-
Strinse la guancia e
sentì qualcosa
di caldo dentro di sé. Amore.
-Grazie. Per avermi sempre
guardato...così com'ero...-
Che stupidaggine. Quel
sangue non
voleva proprio smettere di uscire.
Cercò la ferita,
così da fermare il
sangue, ma vide la cosa più spaventosa che poteva essere. Un
pugnale, lungo e stretto, di un colore viola scuro, che passava da
parte a parte della schiena di Mahel. Un liquido nero che stillava
dalla punta. Veleno.
-Alvexia...?-
sussurrò lui
terrorizzato. Voltando lo sguardo, come l'avesse evocata, era
lì.
I suoi occhi rossi sottili
e cattivi,
le mani che stringevano un altro pugnale.
-Mannaggia, ho
sbagliato...mi dispiace
per Mahel, ma non riuscirà a salvarti. Questo è
il veleno
dell'oblio. Neanche tu puoi resistere alla sua tossicità...-
Era tornata. Era cattiva. E
aveva
appena promesso la morte a Mahel.
Lagharta sentì
come un vetro rompersi
dentro il suo cuore. Gli occhi chiusi di Mahel e la sua mano ormai
quasi senza forza...dettero nuova rabbia al suo cuore ormai
distrutto.
-Lei ti voleva bene!-
urlò a
squarciagola verso la Lilith, tornata solamente per poter uccidere
qualcuno che l'aveva amata con tutto il cuore -Come hai potuto?-
-Io devo solo seguire gli
ordini del
mio padrone...vero, Exitio...?-
A quel nome, anche Saluss
rimase senza
parole.
Una piccola fata, dallo
stesso viso di
Saluss, ma dai colori del viola e del nero, si presentò
accanto a
lei. Lo sguardo spento, espressione vuota.
Lagharta sapeva cosa tutto
quello
significasse -Laherte...?-
Ed eccolo. Un filo di vento
che
presentò ai loro occhi il loro nemico. Il nemico di Vie.
Capelli biondissimi, che
sembravano
fili d'oro. Occhi blu come quelli di Lagharta, il suo volto identico
e bellissimo. Una piccola spada corta, al fianco, con un impugnatura
di platino, al cui interno svettava l'essenza di Exitio.
L'espressione vuota, come quella della sua protrettrice, che gli fu
accanto in un soffio. -Saluss...è da tempo che non ci
vediamo.
Direi...qualche millennio...- sussurrò con voce delicata
Exitio.
-Exitio...tu...non
è possibile...-
rispose la fatina, iniziando a piangere -Come hai potuto...?-
E alla fine, anche lui
parlò.
Laherte.
-Ciao, fratellino.
È una gioia
rivederti-
***
Grazie. A tutti quanti. Non ho risposto a tutti singolarmente,
perchè a volte le lacrime di commozione mi hanno bloccato
dal farlo. Scusate se ci ho messo più di una settimana. Ma
quando scrivevo questo capitolo ero così in ansia per la mia
piccola...che non riuscivo a completarlo.
Grazie del vostro sostegno, sempre prezioso, e delle vostre sempre
splendide, dolci, affettuose parole. Grazie per avermi aspettato,
grazie di continuare a seguirmi. Siete i migliori ed io non merito
tutto questo.
Ricordate che vi amo infinitamente, tutti quanti, dal primo all'ultimo.
Come sempre...un bacio ed un abbraccio virtuali, con devozione.
Selenite
|
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Capitolo 32 *** 31 - Segreti e Speranza ***
*Stavolta vorrei dedicarlo a me
stessa.
Lo so, è egoistico.
Alla me stessa di dodici anni fa, che aveva paura.
Che creò Mahel, perché tutto ciò che
voleva era la speranza di un futuro migliore.
Che tu, piccola me di tanti tanti anni fa, possa essere felice.
Proprio come me, in questo istante*
CAPITOLO 31
Segreti
e Speranza
Era un dolore lancinante.
Bruciava e
sapeva di ferro.
Mahel cercava di tenere gli
occhi
aperti, ma quella sensazione di caldo pungente agli occhi la
infastidiva al punto di non permetterle di tenere gli occhi aperti.
Era...finita?
Così, all'improvviso?
Le veniva da piangere.
Una voce lontana la
chiamava, delle
zampe le toccavano le guance. Saluss...? Irihe...?
Era così freddo
all'improvviso...così
pesante da sopportare, così strano.
Sentì la voce
vellutata di un uomo,
ma non era Lagharta. Era qualcos'altro...qualcun altro. Non aveva
forze per vedere niente.
-Lagharta...-
sibilò al limite della
sua forza.
-Mahel!- urlò
lui in cambio,
avvicinandolesi -Mahel, resisti!-
Mahel aprì gli
occhi in un ultimo,
disperato tentativo per vederlo. Ma le parole che le uscirono non
erano quelle che si aspettava lei stessa -Non lasciarmi morire...-
E tutto fu il buio.
Era così fredda.
E leggera. Non si
era mai accorto di quanto fosse leggera, anche se aveva sempre notato
la sua figura minuta.
Così indifesa,
lo era sempre stata.
Ma era sempre in mezzo ai piedi, anche se rischiava di farsi del
male. Adorava quella sua innocenza, che lui ormai aveva perduto negli
anni.
-Perché...?-
domandò ad Alvexia,
senza guardarla, con una voce più calma di poco prima
-Perché le
hai fatto del male? Lei ti...amava...-
Alvexia schioccò
le labbra,
infastidita -Nessuno può amarmi. Ed io non posso amare
nessuno-
Lagharta si
voltò verso di lei. Lo
sguardo spento, distrutto. Alvexia sussultò, non pensando
mai di
vedere sul volto del guerriero degli occhi tanto tristi -Lei si.
Poteva. Lo sai benissimo anche tu-
Ed ecco. Quella fitta al
cuore, quel
cuore oscuro che lei aveva sempre cercato di mantenere vivo e
pulsante. Che aveva subito quel cambiamento, non appena incontrata
Mahel. No...non doveva cedere mai più alla bugia di un
affetto
destinato a sparire.
-No. Non è come
dici...- sussurrò a
denti stretti, toccando con la punta delle dita la superficie
nascosta del medallione -Nessuno mi ama-
-Lei si- ripetè
Lagharta, appoggiando
la testa di Mahel a terra e carezzandole i capelli -Non ti
preoccupare Mahel. Non permetterò che tu muoia. A costo di
spezzarle
le gambe e torturarla, per fabbricare un antidoto...-
Alvexia alzò lo
sguardo. Ed eccolo.
Quegli occhi. Spenti,
infuriati. Gli
stessi che aveva lei quando aveva stretto il patto di evocazione.
Quando era diventata un demone.
-Padron Laherte...-
sibilò con voce
spenta Exitio, senza voltare lo sguardo.
Laherte sorrise -Inizia lo
spettacolo-
Le mani di Lagharta si
impregnarono di
un'aura scura, brillante. Come olio denso e pastoso, che ricopriva
ogni cosa.
Lunghi artigli ricurvi
apparirono al
posto delle sue unghie. I vestiti si lacerarono, lasciando spazio a
scaglie nere, che si espandevano ovunque.
Lunghe spalliere appuntite
partirono
dalla base delle scapole. Era come se le ossa del suo corpo si
modellassero sotto il suo controllo, avvolgendolo con quella che
sembrava un armatura. Anche sulle sue gambe presero forma delle
schiniere, rigide e appuntite, che finivano in piedi da bestia.
Gli occhi diventarono neri,
lasciando
però l'iride del loro colore brillante.
I capelli, prima corti e
spettinati,
si allungarono fino a metà schiena.
E infine, da questa,
fuoriuscirono due
lunghe ossa. Da esse presero forma due enormi ali da demone, il cui
interno brillava di una strana rilucenza bluastra.
Il verso straziante che
uscì dalla
bocca del guerriero quando le ali presero forma non sembrava neanche
la sua voce, ma era tutto vero.
Alvexia rimase senza parole
-Quindi...quindi era questo, il tuo segreto...? Questo è
ciò che
tenevi nascosto a...lei?-
Un momento di silenzio,
mentre
Lagharta osservava di nuovo il suo corpo trasformato, dopo
più di
dieci anni -Non pensavo sarei mai...tornato così-
E la guardò. Con
quegli occhi dal
colore ipnotico, che non contenevano più alcuna luce.
-Tu...hai scelto la squadra
sbagliata
con cui giocare...- sorrise malignò, facendo scrocchiare le
dita
lunghe o ossute -Sarai la prima pedina ad essere sacrificata dal tuo
padrone, e qualsiasi cosa ti abbia promesso non ti sarà mai
data-
Alvexia sussultò
-Non è vero. Il mio
padrone non mentirebbe mai-
Lagharta rise -Ah si? E
cosa ti ha
promesso? Denaro? Gioielli? Un...miracolo?-
Eccolo. Quel sussulto
finale, che non
riuscì a nascondere -Non sono affari tuoi!-
-Oh...certamente no.
Sicuramente
niente di tutto quello che dirò potrà farti
cambiare idea.
Ma...lasciatelo domandare...- rispose Lagharta, continuando a
guardarla negli occhi.
-Sai quali sono
i...poteri...del tuo
padrone?-
Alvexia si voltò
verso Laherte,
annuendo -Controllo dei morti. Magie di evocazione. Maledizioni...-
Lagharta sorrise -E...?-
Alvexia si voltò
verso Lagharta,
confusa -E niente altro. Questi sono i tre poteri del mio padrone-
Lagharta scoppiò
in una feroce e
gutturale risata. Quella forma non gli permetteva di provare nessuna
sensazione, se non la rabbia e l'ira -Chiunque entri in contatto con
Laherte...non capisce che lui possiede molto più di questi
tre
poteri. E in un certo modo...limitati. È vero,
può controllare i
morti...ma solo quelli che sono stati uccisi da lui, o da morti
controllati da lui. Può evocare creature non elementali, ma
solo
attraverso un tramite...un po' come ha fatto con te, attraverso i
tuoi occhi. Può lanciare maledizioni, ma non a persone che
non siano
state toccate da lui. E infine...il potere più
grandioso...quello
che nessuno conosce. Credono che lo abbia solo Exitio, ma non
è
così...-
-Cosa stai dicendo...?-
chiese la
Lilith, voltandosi verso la fatina che non la degnò neanche
di uno
sguardo.
-Tu...- chiese Lagharta,
guardando
verso suo fratello, che sorrideva con un espressione stranamente
gentile -Tu sai qual'è il potere che il prescelto Laherte
condivide
con la sua arma...?
Alvexia tentò di
ricordare. Conosceva
la leggenda. Conosceva la storia.
Saluss, l'arma della
salvezza. Exitio,
l'arma della distruzione. Entrambe utilizzate durante la guerra, da
due fazioni diverse, guidate da un diverso credo.
Saluss fu utilizzata per
portare la
pace a coloro che ormai non potevano essere salvati. Una morte senza
dolore, come immersi in un sogno.
Exitio, invece, fu
utilizzata per le
torture ai prigionieri di guerra, attraverso...
-Illusioni...-
sussurrò Alvexia,
guardando Laherte con aria stranita -La tua promessa
era...un'illusione...?-
Laherte si voltò
verso Alvexia,
sorridendo in modo rassicurante -Oh no, mia cara. Non era
un'illusione...- disse sincero, allargando il sorriso in un modo che
appariva forzato e spaventoso -...era solo una bugia!-
Si ruppe.
Lagharta vide il momento
esatto in cui
Alvexia si ruppe dentro, in mille pezzi, mentre il suo sogno di un
“miracolo” svaniva con quelle semplici parole.
Era una bugia.
Sapeva che era malvagio.
Sapeva che
era stata guidata dalla disperazione. Sapeva che non avrebbe dovuto
fidarsi, ma lo aveva fatto.
Ed era tutto finito, con
quelle tre
semplici parole.
Non lo avrebbe mai
salvato...ed era
tutta colpa sua.
-Sei un bastardo!-
In un momento, la forma
demoniaca di
Alvexia fu completa, le sue dita velenose strette attorno alla lama
di Exitio. La fatina già dentro la sua essenza, Laherte che
sorrideva di quel sorriso falso e pretenzioso -Mia cara, è
dunque un
tradimento questo? Non salverai mai tuo fratello in questo modo-
-Non lo salverò
comunque! Tanto vale
ucciderti, bastardo!-
Lagherte
sospirò, allungando la mano
verso il volto di Alvexia -Mi dispiace tu la pensi così. Ma
ancora
non è il momento, e non sei tu colei con il quale voglio
giocare!-
Un enorme fascio di luce,
fastidioso e
accecante, la fece cadere indietro, intontita. La sua trasformazione
si sciolse, ed il corpo della Lilith atterrò tra le braccia
dell'orma demoniaco Lagharta. Gli occhi della Lilith guardarono
quelli del guerriero, che restituiva uno sguardo di ghiaccio
-Perché...mi hai afferrato?-
Lagharta scosse la testa
-Non lo so.
Istinto, penso. Mahel tiene a te, e mi ucciderebbe se ti accadesse
qualcosa-
Alvexia
ridacchiò, iniziando a
piangere -Posso salvarla...- sussurrò piano, cercando di non
farsi
sentire da Laherte -Dopo potrai anche uccidermi-
Lagharta la mise accanto al
corpo di
Mahel, carezzando ancora i capelli della castana -Prenditi cura di
lei. Dopo...faremo i conti-
Aveva sentito una carezza
gentile e
strana. Pungente e fastidiosa, ma dolce.
Aveva aperto gli occhi solo
per un
attimo e aveva visto quello che sembrava un demone. Nero e lucente,
spigoloso. Sentiva uno strano peso del cuore, che fosse
perchè ne
aveva paura?
-La...Lagharta?-
sussurrò debolmente,
mentre sentiva altre mani toccarle dove la ferita spillava ancora
sangue -Shh Mahel, andrà tutto bene-
Mahel guardò
intorno a sé, dalla sua
posizione, vedendo gli occhi di Alvexia umidi e disperati guardarla
-Mio dio Mahel, mi dispiace tanto...-
-Alvexia...?- rispose lei,
allungando
la mano verso il suo volto -Hai cercato di uccidere Lagharta...?-
Alvexia annuì
senza parlare,
chiudendo gli occhi a quel contatto gentile -Volevo odiarti, e
ucciderti, ed ora mi sento così...stupida...-
-Di questo parleremo
più tardi...dopo
che ti avrò dato due schiaffi. Ma che succede, quello
è
Lagharta...?-
Alvexia annuì di
nuovo, sapendo che
se tutto fosse andato bene avrebbe dovuto dare più di una
semplice
spiegazione -Ecco perché diceva di essere come me...-
Mahel annuì a
sua volta, sussurrando
a voce bassa -Lagharta...ti ho detto di non lasciarmi morire,
ma...cerca di non morire neanche tu...-
Lo aveva visto.
Lei. In
quel modo.
Eppure gli aveva detto di
non morire.
Gli aveva chiesto di non lasciarla morire.
Voltandosi verso di lei,
non scorgeva
sul suo volto nessun segno di disgusto, o di paura. Solo di speranza.
E di fiducia.
Io credo in te.
Così aveva
letto le sue labbra, prima di vederla chiudere di nuovo gli occhi.
Quanto avrebbe resistito?
Doveva fare
presto.
-Tu...- si rivolse a
Laherte,
stranamente tranquillo -Sai che non è il momento ancora.
Devi
aspettare...altrimenti non otterrai quello che vuoi, ne sei
conscio...?-
Laherte sorrise -Io non
credo alle
profezie, e tu?-
Lagharta aprì le
braccia, mentre il
suo potere oscuro prendeva la forma di un enorme sfera di energia che
sembrava inghiottire ogni cosa -Neanche io-
***
Okei, non ho scusanti. Ma sono successe...tante cose. Ho avuto tanta
paura...e non volevo finirlo. Si, NON volevo finirlo. Perché
ho pensato "Voglio davvero dire addio a Mahel? E Lagharta, e Alvexia? E
Velleda, e Pixel? E adesso, anche a Irihe...?" No, non voglio.
Però tutto ciò che ha un inizio deve avere una
fine. E l'ho capito troppo tardi.
Sicuramente molti di voi avranno già abbandonato la lettura,
ed è un rischio che ho voluto comunque correre. Ma io non
scrivo per le letture, o i commenti. Scrivo per me. Perché
io amo Mahel, e chiunque legga questa storia lo sente. Lo prova,
proprio come me.
E tanto mi basta, per essere felice.
Ho
iniziato questa storia che avevo
22 anni, aspettando più di 10 anni da chè Mahel
era nata, fra poco ne
compirò 26 e ancora il mio affetto per Mahel non si
è affievolito.
Se non è un miracolo questo...cosa lo è?
Mi
hanno detto di pubblicarlo, ed è una cosa che
farò. O almeno, proverò. Probabilmente
dovrò autopubblicarmi, ed è comunque un qualcosa
che vorrei fare.
Voglio dare vita ad un qualcosa che per me già lo
è. Lo voglio fare per me. Il mio più grande,
più egoistico desiderio.
Perciò...grazie. A tutti voi, che mi avete letto, e anche a
coloro che non leggono più. A chi mi regala parte del suo
tempo per commentare, e chi si emoziona in silenzio. A chi mi critica
*e ora fortunatamente sono più forte alle critiche* e a chi
mi fa i complimenti.
Grazie.
|
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Capitolo 33 *** 32 - Perché ti amo ***
*Dedicato a Addy.
Grazie.
Grazie perchè le tue parole mi hanno fatto sorridere, e
commuovere, come non accadeva da tempo.
Che tutti i tuoi sogni possano esaudirsi. Così come anche il
mio, grazie a persone come te*
CAPITOLO 32
Perché
ti amo
Quando riaprì
gli occhi tutto era
immerso nel buio.
Si sentiva confuso,
spaventato e
dolorante. Ma non ricordava granché.
I suoi vestiti si erano
strappati
durante la trasformazione, lo ricordava, come ricordava gran parte di
ciò che era successo dopo.
Ricordava perfettamente di
non aver
potuto impugnare Saluss, per via di quella forma che odiava.
Ricordava di come Laherte lo avesse battuto sin dai primi momenti di
quella istantanea, e stupida, battaglia.
Ricordava le lacrime della
piccola
Saluss, che lo baciava sulla fronte e lo addormentava, dopo che era
caduto a terra sconfitto. Ricordava la sensazione di sollievo.
E ricordava il buio.
Non aveva saputo neanche
contrattaccare.
Le sue mani dure come
l'amianto
avevano appena sfiorato la lama di Exitio, ma la sua magia lo aveva
avvolto completamente, in un attimo.
Alvexia non era riuscita a
muoversi,
terrorizzata dalla sua illusione personale. Era caduta svenuta a
terra, dopo avere urlato con voce straziante.
Nessuno era accorso in loro
aiuto.
Erano solo loro tre.
-Mahel!- si
ricordò improvvisamente,
cercando di alzarsi. Cadde di nuovo sul letto, colto da fitte di
dolore lancinante alla schiena, alla testa, al petto.
Si toccò piano,
cercando di
ricordare.
-Quel fottuto
bastardo...avrebbe
potuto uccidermi, ma...-
E si ricordò.
Lo squarcio inciso sulla
schiena, come
un marchio demoniaco, che lo aveva sciolto dall'evocazione. I calci
alla testa e allo stomaco, e la risata maligna che gli era entrata a
forza nelle orecchie. Il bacio sulla fronte, come uno scherzo
cattivo, mentre la voce soave del fratello gli sussurrava lentamente
-Voglio che la profezia si avveri. E distruggerò la tua
sposa-
Imprecò ad alta
voce, perché si
sentì inutile e stupido.
-Proprio come quando
eravamo bambini.
Proprio come allora, non riesco neanche a toccarlo. Quando questa
maledizione avrà fine...?-
Digrignò i
denti, ripensando a forse
l'unico episodio felice della sua infanzia, rendendo ancora
più
insostenibile quella situazione appena creatasi.
Lui e Laherte, ancora
bambini, che
giocavano sulle sponde del Lago del Cielo. Sorridenti e felici.
Fratelli. Come non lo sarebbero stati mai più.
Era una stanza ampia.
Soleggiata e
calda.
Mahel, se fosse stata
sveglia,
l'avrebbe sicuramente riconosciuta. La stanza della Sibilla, la Mahel
della sua mamma.
Irihe le era accanto al
volto,
strusciando il musetto sulla fronte ogni tanto per essere sicuro che
ancora respirasse. Gli occhi pieni di dolore, guardando la Lilith
che, a sua volta, rendeva uno sguardo colpevole -Mi dispiace...-
Irihe scosse il musetto,
forse capendo
lo stato d'animo della Lilith. Si alzò in volo e le
andò vicino,
come a consolarla, guardando verso Mahel preoccupato -Andrà
tutto
bene, piccolo...andrà tutto bene...-
Guardò verso la
finestra, il terzo
giorno era passato.
Si chiese se mai Mahel si
sarebbe
risvegliata.
Quando riaprì di
nuovo gli occhi,
Velleda e Pixel gli erano accanto.
Velleda gli sorrise, come a
volerlo
tranquillizzare, e prima che il guerriero potesse dire
alcunché lo
rassicurò -Mahel non si è ancora svegliata. Ma la
Lilith, Alvexia,
ha già tolto tutto il veleno dal suo corpo-
-Sta bene?- chiese
Lagharta, ancora
intontito dal lungo sonno -Cosa mi è successo? Cosa mi avete
dato?
Che diamine...- imprecò di nuovo per il dolore, diventando
subito
silenzioso.
-La divina Mahel non sta
bene. Non si
sveglia, è corrotta da un veleno che non sappiamo curare.
Neanche la
Lilith riesce ad annullarne del tutto gli effetti- rispose Pixel,
avvicinandoglisi -Tu eri messo male, ma la Lilith e Velleda ti hanno
curato. Quella ragazza non si intende solo di veleni- aggiunse,
guardando il guerriero fisso negli occhi -Mi dispiace. Avrei dovuto
proteggere la divina Mahel...-
-Se siete ancora qua, lei
non sta
morendo- rispose Lagharta, rendendo a Pixel uno sguardo confuso
-Funziona così, vero?-
-Non proprio- gli rispose
Velleda,
posandole una mano sul petto -Il patto che abbiamo stretto con Mahel
non è una promessa di morte. E neanche una miracolosa
panacea per la
sua vita. È vero che se Mahel muore, anche noi moriremo con
lei. Ma
in questo caso succederà solo quando esalerà
l'ultimo respiro.
Scompariremo nell'esatto momento in cui la sua vita si
spengerà-
Lagharta sbuffò
una risata scocciata,
quasi sollevato -Mahel non si lascerà morire così
facilmente. È
troppo testarda e orgogliosa, per lasciare morire qualcuno per lei-
-Sicuramente non
è un tipo facilmente
gestibile- rise Velleda, lasciando che gli occhi stupiti di Pixel e
Lagharta la guardassero -Ma sono sicura anche io che si
riprenderà-
-Io credevo che voi Semidee
elementali, così come le Sacerdotesse del Tempio, foste
molto
serie...come mai insieme a Mahel diventate ragazze normali?-
Velleda lo
guardò sorridendo, forse
per tranquillizzarlo per la situazione -Perché in
fondo...noi siamo
ragazze normali?-
Lagharta scosse la testa a
quell'affermazione, che portò anche Pixel a sorridere sotto
i baffi
per la strana risposta. Guardandosi attorno riconobbe finalmente la
stanza come quella della sua casa, e sospirò -La Sibilla sa
di
Mahel?-
Pixel annuì e
gli si avvicinò,
porgendogli una boccetta contenente uno strano liquido nero -Bevi-
-Che roba sarebbe?- chiese
il
guerriero poco convinto, afferrando la boccetta -Non mi
ucciderà,
vero?-
-Potrebbe-
scherzò Pixel, facendo di
nuovo ridere Velleda di una risata piena e dolcissima -Ma non lo
saprai mai se non lo bevi-
-Mi stai prendendo in
giro?- chiese
scocciato il guerriero, annusando il composto e rimanendone
disgustato -Odora di putrido. Che roba è?-
Velleda gli dette un colpo
sul petto,
facendolo rabbrividire dal dolore -Ehi!- le urlò.
-Lo so che ha un odore, e
probabilmente un sapore, disgustosi, ma è una panacea. Ti
guarirà
immediatamente le ferite, anche se rimarrà comunque la
cicatrice.
Erano davvero belle profonde...- le rispose lei, guardandolo seria
-Dopo proveremo a darne un po' anche a Mahel, nella speranza che si
risvegli. Ha la febbre alta...-
Lagharta
schioccò la lingua,
avvicinando la boccetta alla bocca -Posso ripulire il mio organismo
dai veleni senza bisogno di questa roba ma non posso guarire le mie
ferite. La mia forma demoniaca è inutile-
-Senza la tua forma
demoniaca saresti
morto- rispose Pixel -E adesso chiudi la bocca e bevi-
Lagharta rimase stupito di
quel tono
che assomigliava a quello di un padre, ma sorride -Se avessi avuto un
padre ed una madre come voi, sarei scappato di casa-
Velleda sorride -Probabile-
Dopo quell'ultima
affermazione,
avvicinò di nuovo la boccetta alle labbra e bevve tutto di
un sorso
il nauseabondo e colloso liquido miracoloso.
Le accarezzava i capelli,
sorridendo
come una nonna -Tornata a casa in queste condizioni e perché
hai
cercato di proteggerlo...che strana bambina...-
Alvexia guardò
la Sibilla cullare
Mahel da lontano, tenendo in braccio Irihe che, ormai, le si era
quasi affezionato -Mi dispiace immensamente. Per il casino, e per il
disturbo...-
La Sibilla la
guardò e sorrise, senza
alcun rancore -Io so. Non devi preoccuparti, so che quello che hai
fatto non era dettato dalla cattiveria ma dalla disperazione. Anche
Lagharta ti perdonerà. Anche se temo che tenterà
di picchiarti-
Alvexia rise sconsolata
-È il minimo,
penso- sbuffò -Mahel riuscirà mai a perdonarmi?-
La Sibilla rise -Stiamo
parlando della
stessa persona? Lei perdonerà sicuramente-
Un altro tenero sorriso,
mentre la sua
mano chiamava Alvexia a sé -Puoi avvicinarti. Io non devo
punirti,
lo stai già facendo personalmente. E penso sia abbastanza
inutile, a
questo punto. Credimi...si sveglierà. Solo che non ho idea
di
quando...-
Irihe si
avvicinò alla Sibilla,
guardando verso la porta un attimo prima di posarsi sul cuscino
-Dev'essere Lagharta-
Un battito alla porta ed
eccolo,
davanti a loro, in tutto il suo disastro.
-Oh Lagharta, ti
vedo...bene- disse la
Sibilla, per nulla preoccupata -Pixel è un alchimista, lo
sapevi?
Sapevo che la sua medicina ti avrebbe curato-
-Era orribile- rispose lui,
mentre
camminava verso di loro, guardando la Lilith dapprima con uno sguardo
furioso, poi più rassegnato e, infine, sollevato -Dovrei
odiarti.
Non sai di quante notti lei abbia passato a parlare di te nel sonno.
E quando sei tornata, guarda che macello-
La Lilith
abbassò lo sguardo, le
lacrime agli occhi che tentava di nascondere -Mi dispiace...-
-Mi dispiace un corno-
rispose lui,
avvicinandolesi e alzandole la faccia -Guardami quando ti parlo e non
piangere-
-Non piango, disse lei
già
completamente bagnata di lacrime -Non ho il diritto di piangere-
-Giusto, non hai il diritto
di
piangere- rispose lui furioso, prima di schiaffeggiarla con forza,
facendola cadere a terra -Ecco, per questo puoi piangere-
La Lilith sentì
il peso della sua
evocazione farsi avanti, la rabbia quasi avvolgerla, ma
riuscì a
trattenerla dentro di se, intrappolata dalle sue lacrime -Sei un
bastardo-
-E tu una traditrice-
rispose di nuovo
furioso, accovacciandosi in terra, alzandole la testa
e...sorridendole -Ma siamo felici tu sia tornata. Se manchi tu, con
chi discuto?-
-Eh?- chiese lei, fermando
per un
attimo le lacrime, mentre la Sibilla rideva guardandoli.
-Tu sei arrogante,
presuntuosa,
disturbante e stupida. Ma Mahel ti adora e, si lo ammetto, non sei
poi così male. Posso sopportarti, finché non
sarà lei a chiederti
di andartene. E visto che, temo, lei non te lo chiederà mai,
allora
dovrò farmene una ragione-
Alvexia, di nuovo,
scoppiò in
lacrime, abbracciando il guerriero con forza -Mi dispiace Lagharta,
mi dispiace tanto! Io amo Mahel, la adoro, non volevo fare tutto
questo...mi dispiace...mi dispiace...-
Lagharta
ridacchiò a quella visione
più unica che rara della Lilith e rese l'abbraccio,
carezzandole la
testa come ad una sorellina minore -Sei una fastidiosa sorellina,
come Saluss. Solo che lei è piccola, e tu sei grande e
grossa e
potresti uccidere cento uomini senza bisogno di aiuto-
-Lo so, sono una persona
orribile, mi
dispiace...- urlò piangendo di nuovo, singhiozzando a quella
strana
dimostrazione di affetto -Mi dispiace Lagharta...mi dispiace...-
Lagharta rise di nuovo,
allontanandosela e dandole due buffetti sulle guance -Va tutto bene.
Mahel ti perdonerà e tutto tornerà come prima,
anche se siamo un
po'...aumentati di numero. Spero solo che anche lei te le faccia
pesare-
Alvexia sorrise e
guardò la Sibilla,
che ridacchiava mentre sorreggeva Mahel a sedere, lo sguardo stanco e
distrutto. Di nuovo scoppiò in lacrime, si alzò
da terra e andò
verso di lei, abbracciandola talmente forte da farla gemere di
dolore.
-Mahel!- urlò
contenta, mentre le
lacrime non si fermavano più -Sei viva, sei viva!!!-
Lagharta guardò
verso la ragazza,
sospirando di sollievo. Le sue labbra composero un “sono
felice che
tu stia bene” mentre la ragazza, di rimando, rispose alla
stessa
maniera “grazie”.
Erano rimasti da soli,
infine.
Lagharta le aveva
raccontato cosa era
successo con Laherte dopo che lei era svenuta e di come tutti quanti
fossero stati sconfitti.
-Beh...immaginavo che non
potessimo
vincere così facilmente...- rispose Mahel sistemandosi
meglio a
sedere, tra le braccia Irihe che dormiva finalmente sereno -Tu stai
bene? Le tue ferite...-
-Ho una cicatrice sulla
schiena, una
sul petto, vari ematomi sul corpo e questo- si indicò la
guancia,
completamente escoriata -Penso che mi abbia graffiato con gli stivali
coperti di polvere di roccia. Ma non fa niente, domani mattina la
seconda panacea manderà via le ferite minori-
-Ma le cicatrici
rimangono...- rispose
lei abbassando lo sguardo, preparandosi alla domanda più
difficile
-Cosa era...quella?-
Lagharta si aspettava la
domanda, e se
fino al momento prima non sapeva come rispondere, la risposta si
formò nella sua bocca più facilmente di quanto si
potesse aspettare
-Sono io. Da quanto mi ricordo, è così da sempre-
-Sei come Alvexia?
È una evocazione,
o sei proprio tu?-
-Sono io, fa parte di me.
Non sono i
miei occhi, o niente del mio corpo. Non ho accessori, come vedi, da
quanto mi ricordo si attiva quando la mia rabbia raggiunge limiti che
non posso più sopportare-
-Una specie di...istinto di
sopravvivenza?- chiese lei stupita, senza capire -O più un
maleficio?-
-Entrambi. O nessuno. Anche
Laherte
possiede la stessa abilità, ma la sua forma è
più...-
-Angelica?-
domandò lei
anticipandolo, forse capendo il perchè Lagharta odiasse
così tanto
ciò che era.
-Esatto. Come fai a
saperlo?-
-Beh...- rispose lei,
sistemando la
testa bene sul cuscino -Tu odi troppo quella forma e tuo fratello, e
dici che tutti ti hanno sempre odiato per questo. Se tu assomigli ad
un demone...forse tuo fratello assomiglia ad un angelo?-
-A lui spuntano solo due
enormi ali
bianche, e irradia una strana luce calda. È fastidiosa e il
mio
cuore subisce un peso che non so sopportare...- disse infastidito,
abbassando lo sguardo -Ti disgusto adesso? Ti faccio paura...?-
Mahel prese una delle sue
mani e la
strinse più che potette, mentre la febbre tentava di
addormentarla
di nuovo -Tu non potresti mai disgustarmi. Posso essere arrabbiata
con te, avere voglia di picchiarti e darti di stupido, ma non posso
odiarti o avere paura. Sei il Lagharta della mia mamma-
-Questa è una
cosa che dovrai poi
spiegarmi- rispose lui confuso -Lo hai detto spesso-
-Non preoccuparti, lo
farò appena il
mio cervello riuscirà a connettersi con la mia bocca meglio
di
questo momento- rise un poco, mentre sentiva la bocca farsi secca per
via della febbre -Quella panacea che mi sono risparmiata era davvero
così orribile?-
Lagharta rise a sua volta,
annuendo
-La cosa più disgustosa che abbia mai bevuto. Neanche le
Ninfe del
Lago del Cielo mi hanno mai dato una cosa così schifosa-
-Anche tu dovrai spiegarmi
questa
cosa- disse lei ridacchiando, mentre Lagharta sgranava gli occhi
ripensando ad orribili momenti della sua adolescenza -Prima o poi
dovremo andarci comunque, vedrai con i tuoi occhi-
-Va bene- rise di nuovo
lei, sentendo
la risata di Lagharta unirsi alla sua.
Il silenzio che si
formò dopo era
imbarazzante. Avrebbe dovuto dirglielo. E sapeva che sarebbe successo
qualcosa di orribile dopo.
Lui le aveva detto tutto,
ormai non
poteva tirarsi indietro dalla sua promessa.
-Beh...pare che sia io,
adesso, a
doverti dire la verità- disse lei guardandolo, mentre il
guerriero
assunse un'aria stranamente seria -Spero che mi perdonerai-
Lagharta scosse la testa,
infastidito
da quel tono solenne -Io...penso che ti perdonerò. Qualsiasi
cosa tu
mi dica. Anche la più terribile...- e penso che c'era solo
una cosa
per cui avrebbe potuto arrabbiarsi, e che l'avrebbe perdonata anche a
costo di dover lottare contro sé stesso. Sperò
che non fosse quello
il caso -Anche se vorrei sapere, prima di tutto, una cosa soltanto-
-Certo, tutto quello che
vuoi...-
rispose Mahel, guardandolo fisso negli occhi.
-Perché mi hai
salvato?- chiese lui,
guardandola confuso -Seppure stessimo discutendo, ed io fossi vicino
ad attaccarti con la mia forma demoniaca-
Mahel rimase in silenzio
per un
istante che sembrò eterno.
Sapeva che la risposta a
quella
domanda e che la verità che doveva dirgli, erano la stessa
cosa. Non
voleva mentire, ma aveva paura. Paura della sua reazione, e paura di
lei stessa dopo che l'avrebbe detto.
Sarebbe cambiato tutto. Lui
sarebbe
cambiato, ed il loro viaggio.
Ma chiuse gli occhi in
cerca di
coraggio, e respirò profondamente -Non sapevo che stessi per
trasformarti. Pensavo che stessi per usare un potere strano, o
qualcosa di simile. Penso di essermi messa in messo più per
egoismo,
che per altro. Non volevo che ti facessero del male, preferivo essere
io-
-Perché?- chiese
di nuovo lui,
prendendole le mani -Tu sapevi che era Alvexia, in un certo qual
modo, vero?-
Mahel annuì,
abbassando lo sguardo
-Ho visto una luce rossa...speravo fosse lei, i suoi occhi. Speravo
sarebbe tornata in...altro modo-
-Ma lei usa il veleno. Sai
che sono
immune ai suoi veleni, a quasi tutti i veleni. Perché
allora...?-
-Volevo che mi dovessi
qualcosa-
rispose Mahel sinceramente, senza nascondersi dietro a scuse inutili
e banali -Volevo avere una scusante per non farti essere arrabbiato
con me. Volevo essere perdonata-
-Perdonata?- le chiese lui,
e capì.
Le sua mani lasciarono andare quelle di Mahel, la sua espressione si
fece seria e piano piano sentì la rabbia impossessarsi di
ogni fibra
del suo corpo -Mahel...ricordi che mi avevi promesso una cosa?-
Aveva capito. Mahel sapeva
che lo
avrebbe capito prima ancora che lei avesse potuto dirglielo. Non
poteva più mentire, adesso.
Sapeva che Lagharta sperava
in altro,
anche in quel momento, sperava in una scusa che avrebbe messo le cose
a posto, coperto quel piccolo momento.
Ma non era possibile.
Lo sguardo di Mahel si fece
sincero e
fiero, e guardò dritto verso i bellissimi occhi blu di
Lagharta,
scintillanti di rimorso e di ira.
Sorrise per un attimo, e
continuò a
farlo mentre il suo cuore si spezzava in mille pezzi, conscia che
quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che avrebbe detto
quelle parole.
-Io ti ho promesso una cosa
stupida.
Te l'ho detto anche davanti al Tempio di Roccia. Pensavo che fosse
fattibile al tempo, ma non lo era. Non lo è mai stata.
Perché è
destino, Lagharta. Almeno per me. Ti ho salvato perché avevo
paura
che dopo non ci sarebbe stata una seconda occasione di rivederti.
Vedere che sorridi, o che ti arrabbi, o anche che urli. E poi ho
sentito la tua voce cantare, e sono stata sicura. Sono sempre stata
sicura, in realtà, ma la tua risonanza era così
bella, così
dolce...che ha solo consolidato ciò che io già
pensavo. Mi dispiace
Lagharta...non sono dispiaciuta-
Lagharta perse
improvvisamente tutta
la sua ira. In lui tutto si trasformò in dolore, in rimorso
ed in
tristezza. La sua mano accarezzò la guancia della ragazza,
il suo
sguardo la implorava di non dire nulla. Di mentire -Mahel...ti
prego, non dirlo...-
La
ragazza afferrò la mano di Lagharta. Sapeva che sarebbe
stata
l'ultima volta che sarebbero stati così vicini. L'ultima
volta che
lui glielo avrebbe permesso. Si godette quell'istante per quanto
possibile, per poi iniziare silenziosamente a piangere -Mi dispiace,
Lagharta...non posso dire una bugia, anche se tutto cambierà-
Il
guerriero ritirò la sua mano, stringendola con l'altra
finché non
iniziarono entrambe a tremare per lo sforzo -Lo so. A te non piace
dire bugie...e non sai dirle...- ridacchiò senza
convinzione,
sapendo che avrebbe perso la prima persona che avesse mai considerato
amica in tutta la sua vita.
Mahel
si coprì gli occhi con le mani, mentre il pianto si faceva
doloroso
e infinito. Le sue labbra dissero le ultime parole con grande
sofferenza, ed il silenzio che ne seguì fu il colpo finale
che
confermò che tutto quanto quello era successo, era vero.
-Non
potevo lasciarti morire. Non potevo pensare al non vederti
più. Io
voglio vederti, per quanto possibile, per quanto rimane della mia
vita, tutto il tempo che posso. Voglio stare con te, starti vicino,
nel modo in cui vorrai. Perché io...io ti amo...-
***
Si, finalmente lo ha detto. ci abbiamo messo ben 32 capitoli, ma alla
fine Mahel ha detto le parole "ti amo" per la prima volta. E, fra
l'altro, alla persona sbagliata per eccellenza. Infatti più
che farlo arrabbiare lo ha ferito, perchè per Lagharta Mahel
è una piccola sorellina minore, un'amica. Non prova amore
verso di lei, quando un affetto sincero. Non so dove
arriverà questa storia, né quanto tempo
impiegherà Lagharta a "perdonarla", ma spero che Mahel renda
questa attesa un pò più...leggera?
Insomma, sono preoccupata io in primis per questa cosa,
perché anni fa Mahel non si sarebbe MAI dovuta innamorare di
Lagharta. Ma è successo.
Continua a dire, fare e pensare cose che io non mi aspetto. Ma vabbeh,
ormai loro hanno preso il controllo, vediamo fin dove arriveranno.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, e scusate se non
rispondo ai vostri commenti. Li leggo e li adoro tutti, ma
semplicemente a volte non so come rispondere.
Troppa felicità, troppe parole che non so come dire. E fra
dire una stupidaggine e stare in silenzio, preferisco il silenzio. Ma
vi adoro, tutti, dal primo all'ultimo.
Vi mando un bacio ed un abbraccio.
Con immenso affetto,
Selenite
|
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Capitolo 34 *** 33 - Il bisogno di averti accanto ***
*Ad Adaliah.
Non ho risposto al tuo messaggio, semplicemente perché l'ho
letto poco prima di aggiornare questo capitolo. Grazie. Grazie di cuore.
Le tue parole hanno sicuramente innescato un brivido che difficilmente
riuscirò a mandare via*
CAPITOLO 33
Il bisogno di
averti accanto
Fu una lunga notte.
Piena di dolore, piena di
sofferenza.
E di amore.
Non lo aveva mai provato.
Non pensava
sarebbe stato così. Pieno di struggente e lenta agonia, che
si
insinuava in pensieri nascosti e dimenticati.
Più forte del
legame, più dolce e
più difficile.
Rimasta sola, nel silenzio
di quella
stanza enorme, rimase ferma e immobile seduta vicino l'enorme
finestra. In attesa.
Che gli occhi smettessero
di piangere
e il suo cuore smettesse di stillare, finalmente, quel pericoloso
fiele nero pieno di dolore...
Il guerriero
uscì. Prese la spada
senza svegliare Saluss. Voleva stare solo.
Nella profondità
dei boschi che ormai
conosceva a menadito, le tre lune piene e brillanti sopra di lui, un
bellissimo manto di stelle.
Mahel l'avrebbe adorato.
Si allenò per
ore da solo, brandendo
la spada e lasciandosi calare penzoloni dai rami degli altissimi
alberi per fare piegamenti e addominali, nella speranza che il sudore
portasse via con sé tutto lo straniamento di quella
situazione a cui
lui non voleva arrivare.
Nella sua mente ricordava
in
continuazione le lacrime di Mahel, la sua espressione di pura
sofferenza e rimorso, e non riusciva a farla andare via.
Si odiava per questo.
Dov'era finito il bastardo
cinico ed
egoista di poche settimane prima? Dov'era finita la sicurezza che
quella ragazzina idiota era solo un peso di cui presto si sarebbe,
con gioia, liberato?
Mahel ormai gli era entrata
dentro,
che lui lo volesse o meno. Quel sorriso innocente, lo sguardo che
diceva tutto anche se la bocca non parlava...tutto di lei ormai era
parte della sua vita. Anche il suo dolore lo toccava, seppure non gli
facesse cambiare idea.
Lui
non poteva amare. Perché non voleva
amare.
Rimase fino all'alba da
solo, perché
non potesse mai dimenticare.
E perché lei, in
qualche modo,
cercasse invece di farlo.
Erano così
stupidi, entrambi.
Così
schifosamente bugiardi sui loro
sentimenti, eppure così sinceri.
Odiava aver sentito i
singhiozzi di
Mahel per ore, per poi aver ascoltato da fuori la sua porta il
silenzio delle sue lacrime più nascoste.
Odiava aver visto il
guerriero cadere
e ferirsi ovunque, seppure ancora dolorante per le ferite del
combattimento con Laherte, per non affrontare direttamente il dolore
più terribile: quello del suo cuore.
Poteva solo guardarli
entrambi ferirsi
da soli, senza potere fare nulla.
Lei era una traditrice.
Rimase fino all'alba a
vegliare sul
guerriero, perché non potesse fare stupidaggini, in mano una
boccetta di quella panacea miracolosa che avrebbe tolto qualsiasi
nuova ferita il guerriero si fosse tatuato addosso.
Gli occhi chiusi,
l'espressione
tormentata e ferita, ascoltando quel silenzio straziante di un urlo
che mai nessuno dei due avrebbe espresso.
La Sibilla e i due nuovi
compagni
rimasero svegli, a loro volta, nella speranza che passasse quella
notte.
L'indomani tutto sarebbe
cambiato, lei
lo sapeva, ma era diverso: Mahel poteva decidere.
Sapeva entrambe le strade
che
avrebbero percorso, a seconda della decisione che la ragazza avrebbe
preso. Ma non poteva forzarla a prenderne una a dispetto di un'altra,
e lì stava la sua limitazione di Sibilla.
Non era un potere assoluto,
ma
soggetto alle variabili del libero arbitrio umano.
Velleda e Pixel, con lei,
che si
tenevano per mano come se il mondo si concentrasse in quelle quattro
mura. In attesa, anche loro, che tutto si risolvesse.
Nessuno osò
parlare, dopo quella
discussione piena di terribile agonia, in cui si era consumato il
più
terribile degli scontri. Erano entrambi usciti sconfitti, ed entrambi
feriti.
Non si poteva cambiare il
destino,
pensava amaramente la Sibilla, seppure le cose avrebbero potuto
andare in maniera differente.
Si accorse che le sue
predizioni
diventavano, con Mahel vicina, molto nebulose e poco chiare, simbolo
secondo lei che era in atto il cambiamento.
Sorrise nel pensare che
persino il
destino scritto nella Profezia, poteva cambiare.
Velleda compì
piccole magie con
l'acqua, sorridendo dolce alla Sibilla e Pixel, come a volerli
rassicurare sul loro incombente futuro. Tutto sarebbe andato per il
meglio.
Glielo dicevano gli occhi
di Mahel,
puri oltre ogni aspettativa.
Persino più di
quelli di una
qualsiasi divinità minore.
Ed eccola, la mattina.
I fruscii degli alberi
aprirono il
mondo ad un nuovo giorno. Un nuovo cammino.
Una nuova scelta.
Mahel si fece trovare
pronta, i
vestiti ormai lisi e strappati per le continue ferite che aveva
già
accumulato in quelle poche settimane di viaggio.
La Sibilla l'aspettava, a
braccia
aperte, insieme a Pixel e Velleda. Sorrise a tutti, gli occhi ancora
un po' gonfi per via del pianto notturno, ma limpidi.
Il suo cuore si era
decisamente
alleggerito.
-Stai bene?-
azzardò la Sibilla,
cercando di non re-innescare un nuovo motivo per piangere, ma Mahel
la stupì.
Annuì senza
parlare, guardando la
porta e facendo una muta richiesta alla Sibilla, che capì.
Aveva
deciso di imboccare quella strada -Certamente-
La Sibilla la precedette,
aprendole la
porta e facendo entrare la luce dell'alba all'interno
dell'abitazione. Mahel tirò un profondo respiro di sollievo,
come se
ormai il più fosse fatto. E infine, parlò
-Andiamo. Portami da lui-
Alvexia era rimasta
lì. E lo
guardava.
E sapeva che lui se n'era
accorto.
Così come sapeva che non le avrebbe detto nulla.
Ormai aveva finito di farsi
del male,
e di maledirsi, perciò era steso a terra. Distrutto, e
completamente
privo di forze.
Si sentiva un completo
imbecille.
Non riusciva a capire come
comportarsi, d'ora in avanti. Come guardarla, o se guardarla. Se
odiarla, o volerle bene.
Se continuare a vederla.
O se,
invece, dovesse escludere la sua presenza da quel mondo.
Si coprì il viso
con le mani, ancora
sperando che fosse un sogno e che tutto quello non avrebbe avuto
necessità di compiersi.
Ma si sbagliava.
Quando sentì i
passi di alcune
persone avvicinarsi, guardò di sottecchi chi fosse.
Rimase stupito nel vedere
tutti,
compresa la ragazza.
Si alzò in
piedi, scosso dal vederla
davanti a lui.
Fiera e decisa, niente
più lacrime.
-Mahel...-
iniziò lui, cercando di
non ferirla più di quanto il suo silenzio della sera prima
l'aveva
fatto -Io...-
Ma lei lo fermò
dal parlare. Le sue
dita gli coprirono la bocca, la sua testa si scosse nel tentativo di
fermarlo dal dire alcunché.
-Non è
necessario, Lagharta- disse
lei, sorridendo mesta -Non devi sentirti colpevole. Lo sapevo, me lo
avevi già detto. Ed io non voglio nulla da te. Io ti amo,
niente di
più- aggiunse convinta, senza paura stavolta di dire
qualcosa che
avrebbe potuto rovinare tutto.
-Io ti voglio...bene-
rispose lui,
afferrandole le dita e spostandole dalle sue labbra -Ma non dovevo
ferirti. Conoscendoti, è stato naturale e spontaneo e...-
Di nuovo, lei lo
fermò -Ho detto che
non è necessario. L'ho detto, è finita-
Lo stupore nel vedere che
non c'era
più segno di rimorso, nel suo sguardo. Nessun dolore,
nessuna paura.
Solo la dignità di una persona innamorata.
-Non succederà
nulla. Non farò
avverare la Profezia, perché tu non vuoi amare- disse
ridacchiando,
sentendo il cuore incrinarsi di nuovo a quelle parole -E Saluss ti
proteggerà. Ne sono sicura-
-Mahel...-
sbuffò Lagharta, lasciando
che il suo sguardo si abbassasse a guardare il terreno, sconfitto dal
suo stesso dolore -Mi dispiace...-
-Ehi- disse lei, alzando
gli occhi del
guerriero affinchè potesse vedere i suoi. Sorrideva.
Sorrideva
davvero -Ti stai scusando...per quale motivo?-
Lagharta scosse la testa,
appoggiando
la testa alla fronte della ragazza -Per quanto fastidiosa e irritante
tu sia...ormai sei una persona a me cara. Non come vorresti, ma
abbastanza da potertene vantare...-
Mahel annuì,
avvicinandosi al corpo
del guerriero, sudaticcio e freddo. Inspirò il suo odore
forte,
anche se non era certamente buono come al solito, e arrossì
-Dio mio
Lagharta, puzzi da morire. Dovresti farti una doccia-
Lagharta rise di gusto a
quell'affermazione, notando che tutti quanti se n'erano andati
lasciandoli soli. Chissà da quanto -Lo sapevi che sono
andati via
tutti?-
-Si, me lo immaginavo-
rispose lei,
abbracciandolo forte -Non...non mi manderai via, vero?- chiese lei
spaventata, stringendolo -Non voglio neanche pensare di non vederti
più...già da adesso-
Lagharta strinse i pugni,
pensando al
momento in cui Mahel avrebbe rinunciato per sempre alla sua
libertà
per rimanere lì, a Gaia, per sempre -Non avresti dovuto-
-Lo so- rispose lei,
cercando di non
far caso al mancato abbraccio di rimando del guerriero -Vorrei solo
rimanere qua. Con te, e gli altri. Finché non
finirà tutto. Finché
tutto non sarà risolto. Finché non dovrò
andare via...-
Lagharta rimase fermo,
immobile.
Combattendo con il bisogno di allontanarla, per non ferirla
più.
Non poteva abbracciarla a
sua volta,
perché non poteva darle ciò che lei avrebbe
voluto.
Non poteva allontanarla,
perché le
avrebbe inflitto un'altra ferita. E non voleva farlo.
Rimase fermo e immobile,
mentre le
braccia sottili della ragazza lo abbracciavano teneramente, nella
speranza di tenere attaccata a sé il ricordo di quell'amore
impossibile più a lungo che poteva.
-Grazie- disse lei
improvvisamente,
sciogliendo l'abbraccio e chiudendo gli occhi.
Un profondo respiro, prima
di
guardarlo fisso negli occhi con aria decisa. E porgergli le mano.
-Mahel?- chiese lui
confuso, guardando
la ragazza senza capire -Che...?-
-Piacere. Io sono Mahel.
Vengo dalla
Terra e ti aiuterò a salvare il mondo- disse tutto d'un
fiato,
tremando come una foglia al pensiero che quel gesto fosse ancora
più
stupido di quanto lei stessa lo considerasse -Tu sei...?-
Lagharta la
guardò. Seria come non
mai. Infantile, e tanto dolce. E rise di gusto.
Mahel lo guardò
ridere e arrossì,
sapendo già in principio che era una cosa talmente infantile
da
risultare ridicola. Abbassò lo sguardo imbarazzata, ma prima
che
potesse ritirare la mano, Lagharta la afferrò a sua volta e
le alzò
lo sguardo, perché lei potesse vedere il sorriso che lui le
porgeva.
Sincero.
-Io sono Lagharta, l'eletto
di Saluss.
Ti aiuterò a salvare il mondo- si interruppe un attimo,
assumendo
un'epressione seria e tenera allo stesso tempo -D'ora in avanti
sarò
il tuo Cavaliere. Grazie di essere qui...Mahel-
Perché lei ormai
c'era. Lì, davanti
ai suoi occhi.
Con tutti i suoi difetti e
paure, le
sue insicurezze ed il suo cuore.
Lei, lo sapeva, avrebbe
salvato il
mondo. Ne era sicuro.
Ed ormai lui ne aveva
bisogno. Bisogno
di lei al suo fianco, perché potesse riacquistare la sua
umanità
perduta. La voleva accanto a sé, in un modo diverso da
quanto si
sarebbe mai aspettato.
Questo era l'inizio del
viaggio.
***
Okeeeei questo è un capitolo fasullo. Nel senso che non dico
niente di nuovo, ma è una transizione.
Una transizione tra il "preparativo al viaggio" e l' "inizio del
viaggio".
Si, da ora in avanti si passerà al perché
sono loro cinque, perché
Alvexia abbia fatto ciò che ha fatto, perché
Saluss abbia scelto Lagharta ed Exitio Laherte, e così via.
Un sacco di perché.
Conosceremo le famose Ninfe del Lago del Cielo, e tanti altri
personaggi chiave che aiuteranno durante la prossima Guerra.
Conosceremo meglio alcuni personaggi, come la Sibilla, o Velleda o
anche Pixel.
Credetemi...Pixel è un FIGO. E non lo dico solo
perché l'ho creato io. E' proprio figo e basta.
E...si, qualcuno mi aiuterà a scrivere della Guerra. Non
sono brava nelle scene di azione, ho solo giocato tanto agli MMORPG, ma
non basta per saper scrivere di queste cose. Non ho mai letto molti
fantasy di combattimento, quindi sono debole. Chiedo venia in anticipo
per la probabile schifess che ne verrà fuori.
Intanto, beccatevi questo Lagharta bello puccettoso che ha deciso
comunque di "accettare e vedere" Mahel, qualsiasi sia la cosa terribile
che ha fatto. Ormai si è affezionato, tiè, ben ti
sta! Prenditela vicino e proteggila, sapevo che Mahel ce l'avrebbe
fatta. In modo stupido, ma tant'è. La mia piccolina.
Siii scusate la nota un pò scema, ma ero così
eccitata. E' bello poter davvero iniziare a scrivere cosa
succederà dopo. Ho già detto che adoro Pixel?
Perché lo adoro.
Mi auguro davvero di non averla tirata troppo per le lunghe, prometto
di fare meno capitoli di questo genere perché nonostante non
sembra sono DIFFICILI!!!
Grazie mille, in ogni caso, perché ancora qualcuno che mi
legge c'è. Magari poche persone, ma importantissime per me.
Mi fate felice, più di quanto credete.
Grazie davvero.
Sappiate che vi adoro tutti, dal primo all'ultimo, anche se non
commentate, anche se leggete soltanto. Perché anche una
lettura vale come mille ai miei occhi, e non posso far altro che
ringraziarvi, dal più profondo del cuore, con tutta me
stessa.
Vi mando un bacio, ed un abbraccio, come sempre.
Con affetto e devozione,
Selenite
|
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Capitolo 35 *** 34 - I tre della Leggenda ***
*dedicato a lauraymavi. Grazie
del tuo messaggio e scusa della mancata risposta.
Ho cercato di essere all'altezza con questo capitolo...spero di esserci
riuscita <3*
CAPITOLO 34
I tre della
Leggenda
Un suono caro, familiare.
Qualcosa di
nuovo e di antico.
Davanti a lei il suo gruppo
male
assortito di compagni: il suo primo amore, la sua migliore amica, due
cavalieri e un famiglio. E una nonnina, dolce e saggia, che vedeva
ogni cosa.
Quegli occhi profondi, che
contenevano
il mondo, ed esploravano oltre, che conoscevano il passato ed il
presente più prossimo, annebbiandosi nel futuro
più lontano.
Il futuro che Mahel stava
pian piano
cambiando.
Avvicinò la mano
alla guancia,
appoggiandovisi, ascoltando con poca attenzione il discorso di
Lagharta e della Sibilla sulla Leggenda e sul da farsi.
Sorrideva, la piccola
Mahel,
osservando il volto della persona che amava.
Occhi blu profondi e
capelli
nerissimi, con quelle strane ciocche lunghe che solleticavano le
orecchie, e al quale la piccola Saluss era sempre attaccata.
Volto severo, ma armonioso,
un corpo
asciutto e muscoloso. Mani grandi e gentili, che sapevano distruggere
ma anche proteggere.
La sua voce...la voce
più bella del
mondo.
Pensava a quante volte
aveva visto la
sua schiena. A quante volte aveva voluto toccarla, e a quanto vicina
fosse stata a Lagharta negli ultimi giorni. Alla carezza sul suo
viso, all'abbraccio nel bosco e al suo respiro leggero, mentre lo
aveva guardato di sottecchi dormire, la notte successiva.
Un innocente rossore le
colorò le
guance, mentre le sue dita si toccavano le labbra, pensando all'unico
bacio della sua vita, avuto da una persona che non amava ma che era
innamorata di lei.
Pensò
stupidamente a quanto soffice
sarebbe stato un bacio da Lagharta, e dalla sua bocca
fuoriuscì una
risata imbarazzata.
-Cosa c'è?- le
chiese Alvexia, mentre
tutti quanti la guardavano con un'espressione confusa dipinta sul
volto.
Mahel scosse la testa e
aprì le
labbra in un grande sorriso -Niente. Sono solo felice-
-Quindi l'obiettivo di
Laherte,
principalmente, qual'è?- chiese poi Pixel, quando la
spiegazione del
passato era ormai chiara -La guerra?-
-Non ne ho idea- disse
serio Lagharta,
toccandosi la barba rada sul mento, pensieroso -Prima di andarsene,
ha detto solo che ormai voleva far avverare la Profezia-
-E la profezia parla della
guerra. E
della distruzione del mondo...- rispose Pixel serio, guardando verso
Mahel -E Mahel dovrebbe fermare la guerra...?-
Mahel si voltò
verso Pixel,
ricordando le parole di Vie -Io...non credo che sarò colei
che
fermerà la guerra. Ma quella che la inizierà.
Così ha detto Vie-
Lagharta
sussultò, sentendo le parole
di Mahel, balbettando sotto voce le ultime parole di Laherte
-...anche lui lo ha detto-
-Detto cosa?- chiese Mahel,
guardando
verso Lagharta.
-Lui ha detto...che adesso
voleva far
avverare la Profezia...per poter uccidere la mia sposa-
Un momento di silenzio,
seguito dai
volti dei presenti che si voltarono nello stesso momento verso Mahel.
Un altro attimo, e lei parlò -Perché Laherte
pensa che io sia la
tua sposa?-
Lagharta non ci aveva
pensato. Laherte
lo pensava?
Aveva Alvexia tra i suoi,
quindi
avrebbe dovuto sapere che il loro rapporto non era così
idilliaco. E
anche se fosse, Alvexia non avrebbe detto una bugia così
inconcludente, quindi era solo una sua supposizione.
Quindi...perchè?
-Che sia per il tuo nome?-
chiese
Alvexia, confusa -Non mi ha mai chiesto di voi. In realtà
non ho
avuto molte volte a che fare con lui...l'ho incontrato per la prima
volta qualche anno fa, e di nuovo poco prima del nostro incontro- si
bloccò, stranita -In effetti, era come se lo sapesse. Come
se fosse
tutto programmato. Mi disse dove vi avrei incontrati, chi
eravate...eppure lui non ti aveva mai vista Mahel, giusto...?-
Mahel aprì la
bocca, ma la chiuse non
appena appurò che era così.
Lei non aveva mai
incontrato Laherte,
prima del giorno in cui aveva visto il “vero”
Lagharta. Non
sapeva nulla di lui, non ne conosceva l'aspetto, eppure lui sembrava
sapere tutto di lei.
-Come è
possibile...?-
Velleda appoggiò
le mani sul tavolo,
guardando Pixel intensamente. La Leggenda, e la Profezia, sembravano
quasi una predizione a lungo termine già conosciuta nei
minimi
dettagli. Non una nebulosa idea di quel che sarebbe accaduto.
-Vie?- chiese alla Sibilla,
che le
rendeva uno sguardo a sua volta confuso.
-Probabile-
asserì lei -Eppure
qualcosa non torna. Laherte, che io sappia, non ha mai incontrato
Vie. Mahel è la prima “umana” a cui
viene concessa udienza. Vero
è che Vie mi ha concesso il dono della predizione, quindi
deve
essere uno dei suoi stessi poteri. Ma allo stesso tempo...è
tutto
così strano-
Silenzio.
Era così
spaventoso da sembrare
irreale.
Laherte sapeva di Mahel
prima ancora,
quasi, che lei arrivasse su Gaia. Conosceva il suo aspetto, e
probabilmente sapeva che avrebbe cercato di corrompere Alvexia.
Era arrivato proprio al
momento
opportuno, dicendo le parole adatte all'occasione. Aveva giocato con
loro, ma non li aveva uccisi.
Perché...?
-Lui
lo sapeva- esordì poi Mahel, convinta -Lui sa già
cosa accadrà.
Lui sa già cosa fare, o cosa dire. Come se conoscesse la
storia, e
sapesse che azioni compiere. Lui vincerà la guerra, se non
facciamo
qualcosa. Se non faccio
qualcosa-
Gli sguardi di tutti verso
di lei,
confusi e disorientati -Che stai dicendo...?- chiese Saluss,
avvicinandosi a lei -La storia? Vincerà la guerra...? Mahel,
sai
qualcosa che noi non sappiamo?-
Mahel annuì e
raccontò loro di
tutto. Di sua madre, e di suo padre. Del suo mondo.
E di Gaia, conosciuta nel
suo mondo
come una serie di libri fantasy.
-La
nostra vita...la nostra guerra...nel tuo mondo è un libro di
favole?-
chiese Lagharta ergendosi in piedi, disturbato -Noi siamo personaggi
inventati?!-
-Non
ho detto questo- disse Mahel, guardandolo negli occhi -Non siete
personaggi fasulli. Nel mio mondo però siete personaggi di
un
romanzo. La storia di Gaia, la guerra, tu e tutti gli altri...siete
conosciuti, al contrario della gente del mio
mondo-
-E Vie ha detto che tutto
questo è
dovuto al...legame?- chiese Velleda, guardando Pixel di rimando
-Mahel, ciò che dici è assurdo-
-Lo so, lo so!- disse lei,
scombinandosi i capelli disperata -Io non ho mai letto la storia di
mia madre, per questo non conosco nulla di questo mondo. Le Ninfe,
Saluss, tutti voi...io conosco solo la Sibilla, che nel mio mondo mi
ha dato il nome, e Lagharta, che sarebbe il protagonista. Ma solo di
nome, non conosco altro. E nel mio mondo, infatti, tu Mahel sei una
sacerdotessa...-
-Un altro modo di
raccontare la
storia- disse la Sibilla sorridendo, interessata -Tua madre, grazie a
Vie, deve aver visto una delle possibili strade che la storia avrebbe
potuto percorrere. Se io avessi accettato il dono
dell'immortalità,
e se non fosse esistita la Profezia ma solo la Leggenda...- si
stupì
di ridere, per ciò che stava per dire -Io sarei la Mahel
della
Leggenda! Non ci posso credere!-
-Mi sembra così
stupido...- esordì
poi Alvexia, posando il volto sopra le mani e sospirando -Anche
supponendo che Laherte conosca il futuro...cosa gliene viene in mano
a comportarsi in questo modo? Ucciderti una volta che Mahel possa
divenire la tua sposa, o adesso...cosa cambierebbe...?-
Lagharta affilò
lo sguardo,
stringendo le mani -Non lo so. L'unica cosa certa è che
Mahel non
diventerà mai la mia sposa!-
Si voltò verso
la ragazza e mantenne
lo stesso sguardo freddo e distaccato. Mahel sostenne quello sguardo,
mentre nella stanza regnava il silenzio per quell'affermazione
così
fuori luogo e, se ne stupì le stessa, sorrise.
-Ne sono cosciente,
Lagharta-
Gli occhi di Lagharta si
intristirono
di colpo, la sua voce provò a chiamarla, ma Mahel si era
già alzata
e se n'era andata.
Tutti guardarono Lagharta,
consci che
quelle che Mahel era andata a nascondere fossero le sue lacrime
più
nascoste, e dopo un primo momento di imbarazzò, Pixel
parlò:
-A questo proposito...per
quanto
ancora ti ostinerai a nascondere la verità...?-
Non riusciva a piangere.
Era sembrato
sicuramente per quello, ma aveva perso le lacrime per il suo amore
impossibile.
Si era nascosta nella
camera dove era
si era ritrovata il suo primo giorno a Gaia e pensò...quanto
erano
passati, due mesi già...? Non ricordava.
Sembrava
un'eternità.
Sospirò
profondamente per poi
guardare il mondo oltre la finestra di quella stanza. Un mondo che
era diventato il suo, e che lo sarebbe stato per sempre. Un mondo che
non avrebbe mai più lasciato, e che non voleva
più lasciare.
Ed erano solo
due mesi...
-Il mondo della mamma...di
papà...il
mio mondo...-
Aprì il vetro
della finestra e ne
uscì, ridacchiando come una bambina.
Quando non la trovarono
nella stanza,
vedendo la finestra aperta non capirono subito.
La cercarono appena fuori
dall'abitazione, ma non si trovava. Mahel sembrava scomparsa e
all'inizio pensarono fosse successo qualcosa.
Poi...una risata, vicino al
fiume. Una
risata che ben conoscevano.
La trovarono immersa fino
al ventre
nell'acqua, i capelli del tutto fradici, le guance rosse e un
sorriso molto carino.
A lei si unirono Alvexia e
anche
Velleda, che iniziarono a “giocare” con lei
nell'acqua. Si
rincorrevano, si bagnavano a vicenda...e ridevano. Era così
bello
vederla ridere.
E anche così
triste.
Saluss sapeva del tormento
interiore
di Lagharta, soprattutto a seguito del discorso che avevano
argomentato poco prima con Pixel. Sorrise, vedendolo arrossire,
perché sapeva che da quel momento Lagharta ci avrebbe
rimuginato
sicuramente sù.
Anche lui, un giorno,
avrebbe detto le
parole “ti amo”.
Si unì alle
ragazze nell'acqua,
mentre Pixel si metteva accanto a Lagharta e sospirava.
-Quella è la tua
sposa. E tu la ami.
Finché non te ne renderai conto...entrambi soffrirete per
questo
amore rinchiuso. Lei sorride così quando pensa a te...o ti
è
vicina. Che tu non te ne sia reso conto durante tutto questo tempo
è
solo a causa della tua paura. La Profezia non si avvererà,
se sarai
con Mahel. Accettala- e anche lui si avvicinò alle ragazze
nell'acqua, pur non entrandovi, finendo con l'essere del tutto
inzuppato da quelle tre piccole pesti che non erano altro che donne
adulte.
Lagharta pensava che
avrebbe potuto
essere. La Profezia non era assoluta, anche la Sibilla glielo aveva
detto molte volte, soprattutto ora che c'era Mahel.
Sorrise.
Seppure non si sentisse
attratto da
lei, in senso fisico o affettivo, se non per un profondo legame di
tenerezza e dolcezza, pensava che non sarebbe stato male, se fosse
stata lei.
Lei lo avrebbe reso felice.
La Leggenda, che parlava di
Salvezza,
Distruzione e Speranza...iniziò ad annebbiarsi.
Un nuovo futuro sarebbe
nato.
Nato dal sorriso affettuoso
di
Lagharta.
***
Ed eccoci qua. In super ritardo. Chiedo scusa.
Ma ho una motivazione, anche abbastanza importante, per essere stata
lontana. Ed è che...beh, ho semplicemente mollato tutto
quanto per dedicarmi al lavoro ed ottenere, dopo quasi 7 anni di
sacrifici, un contratto a tempo indeterminato. Lo so che può
sembrare stupido, ma ora mi sento molto più libera e
tranquilla, e anche tutti i miei problemi di stress se ne sono andati.
Quindi scriverò con un animo molto diverso adesso, e spero
di potervi portare qualcosa di qualità più alta
rispetto al passato.
Dal prossimo capitolo, poi, si inizierà a vedere i primi
effetti della Guerra. Conosceremo finalmente le Ninfe del Lago del
Cielo e...niente, non voglio spoilerare nulla.
Grazie del continuo supporto che ricevo seppur lontana da EFP. Mi ha
sostenuto durante questi ultimi mesi e devo dire che nonostante l'anno
2014 è stato orribile per me, gli ultimi mesi mi hanno
portato tanti bei regali, affettivi e non, e adesso mi sento una
persona nuova. I miei tormenti se ne sono andati...e penso che sia
l'ora di poter mettere la parola fine
a questa storia,
Spero che continuerete a seguirmi...e che, alla fine, verserete una
lacrimuccia insieme a me, anche solo per dirmi arrivederci (sto
già programmando la prossima storia, ovviamente).
Vi mando un bacio ed un abbraccio grandissimi...siete tutti quanti i
miei eroi.
Con affetto e devozione
Selenite
|
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Capitolo 36 *** 35 - Le Ninfe maledette del Lago del Cielo ***
*dedicato a Rossana.
Grazie...per le parole, l'affetto, la gentilezza, la dolcezza...grazie
per tutto quello che hai scritto e detto e fatto per me. Sei adorabile.
Grazie...solo questo*
CAPITOLO 35
Le Ninfe maledette
del Lago del
Cielo
-Ripetimi dove stiamo
andando- chiese
di nuovo Mahel, dopo appena un'ora che erano partiti -Penso di non
aver capito bene-
-Al Lago del Cielo, Mahel.
Dalle mie
maestre- rispose scocciato Lagharta, guardando Mahel che si toccava i
nuovi vestiti con un'espressione contrariata dipinta sul volto
-Smettila di sgualcire i vestiti. Non diventeranno più
larghi di
così-
-Mi fa strano- rispose lei,
toccandosi
di nuovo il dolcevita senza maniche leggero e cangiante -Che stoffa
è?-
-Seta stellare- rispose
Pixel,
prendendo le mani di Mahel con riverenza e posandogliele lungo i
fianchi -Non cambierà mai forma e difficilmente si
strapperà.
Ottimo per una persona...- esitò un attimo, guardando Mahel
negli
occhi -...come te-
Mahel rise, infilando i
pollici nelle
tasche dei jeans che, fortunatamente, erano ancora come li ricordava,
anche se aggiustati con la magia -Tranquillo Pixel, capisco che
cercare una stoffa che io non possa devastare sia stata un'impresa-
-Nessuna impresa- le disse
Alvexia
voltandosi verso di lei, ammiccando nel suo nuovo vestito rosso
-Velleda ha potuto crearla con seta classica e un pizzico di magia-
Mahel guardò
verso Velleda, che le
restituì un sorriso bonario. Irihe le fu subito accanto,
strusciando
il musetto sulle guance arrossate -Grazie Velleda...e grazie anche a
te, Pixel- riprese Mahel, sorridendo riconoscente -I castoni e le
pietre sono frutto della tua alchimia, vero?-
Pixel annuì
silenzioso, mentre un
sorriso imbarazzato si sviluppava sul suo volto di coniglio
umanizzato. Velleda sorrise a sua volta, ricordandosi che mai nella
vita era stato mai ringraziato o apprezzato.
-Le Ninfe sono sempre state
le tue
maestre, Lagharta?- chiese qualche ora più tardi Alvexia,
mentre
mangiavano qualcosa lungo la via -Non ci hai detto poi molto-
Il volto di Lagharta si
contorse in
una smorfia, mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena.
Dopo tutti quegli anni,
ancora non
sopportava il ricordo delle sue maestre durante i primi mesi di
allenamento. Ne aveva paura.
-Quando Laherte
cambiò, avevo solo 10
anni. Successe d'improvviso, una notte, senza che nessuno potesse
spiegarsi il perché- raccontò Lagharta quella
notte, prima di
dormire, abbassando lo sguardo nel ricordo di un affetto che mai
più
sarebbe tornato -Se ne andò dalla casa della Sibilla, dove
eravamo
cresciuti, mostrò agli abitanti le nostre due forme e
proclamò che
io sarei stato la causa della distruzione del mondo. Una volta
sparito non sentimmo più parlare di lui, se non quando
Exitio fu
liberata- guardò verso la fatina, che gli si
avvicinò e gli sorrise
-Quando andammo a controllare, io e la Sibilla, le tre armi non
c'erano più. Non solo Exitio, che era stata strappata dal
suo incavo
nella roccia con la forza, ma neanche Vie o Saluss, che sembravano
sparite nel nulla...-
Un sospiro, profondo, e poi
un
sorriso.
-Rimasi in quel luogo per
tre giorni.
Senza dormire, senza mangiare, senza muovermi. Ero in preda ad
un'apatia e una rabbia incontrollabile. Riuscii a stento a mantenere
il mio aspetto umano...e quando mi decisi ad andarmene, conscio che
nulla sarebbe cambiato...ecco che una luce potentissima e luminosa
illuminò ogni cosa. E Saluss era lì, ad
aspettarmi. Fuori della sua
essenza, mi corse intorno e mi abbracciò forte, piangendo
come una
fontana- rise lui ricordando il momento, mentre Saluss arrossiva
vistosamente -Le mancava Exitio. Si era svegliata e non l'aveva
trovata. E aveva capito che, purtroppo, la Leggenda che aveva sentito
durante il suo sonno fino alla nausea si era avverata-
Saluss si
avvicinò ai capelli di
Lagharta e li afferrò, quasi nascondendosi -Sapevo che
sarebbe
arrivato quel giorno. Il giorno in cui la pazzia di Exitio a seguito
della guerra sarebe diventata troppo, per lei. Aveva scelto Laherte
perché lui vuole distruggere il mondo...ed io scelsi
Lagharta,
perché sapevo che avrebbe fatto di tutto per salvarlo-
-Io volevo davvero,
davvero- rise
Lagharta, carezzando i capelli di Saluss -Uccidere Laherte. Mostrare
la mia forma al villaggio, farmi odiare da tutti palesando che
eravamo noi i due della Leggenda...pensai che non sarebbe stato un
male uccidere lui e morire a mia volta. Poi la Sibilla mi
spedì
dalle Ninfe del Lago del Cielo- una risata, mentre Saluss assumeva
un'espressione disgustata.
-Quelle sgualdrine...-
sibilò acida,
mentre Lagharta ancora rideva.
-Suvvia, Saluss. Sono
passati anni...-
-Sono pur sempre
sgualdrine- sputò
lei acida, guardando verso il gruppo stupito e senza parole -Hanno
provato a cucinarmi, a strapparmi le ali ed affogarmi nel Lago. E
hanno giustificato il tutto dicendo che io rappresentavo, per
Lagharta, un...un...-
-...un ostacolo-
concluse
Lagharta al posto della fatina, che scoppiò per la rabbia
nella sua
luce rosata, per poi tornare nella sua essenza per sbollire un po'
-Hanno sempre avuto un senso dell'umorismo particolare. E sono anche
molto sadiche, questo è vero-
-Sono sgualdrine!-
urlò Saluss
dalla sua essenza, senza però uscirvi -Le odio-
-E loro odiano te Saluss,
ma non solo
te. Loro sono...fredde. Molto passionali, ma in un senso possessivo,
più che affettivo. Sono gelose di ciò che
reputano di loro
proprietà- si indicò, sospirando -Avendomi
allenato per quasi dieci
anni, ormai pensano che io gli appartenga. E hanno detto che se mai
la Profezia dovesse avverarsi, saranno loro a uccidere la mia sposa-
Mahel provò un
certo disgusto
sentendo quell'ultima affermazione -Perché pensano che tu
non farai
niente per fermarle?-
Lagharta la
guardò di rimando, con
un'espressione tale che Mahel capì immediatamente il
perché di
quello sguardo: lui, ancora adesso, era convinto che mai si sarebbe
presentata la sua sposa.
-Come sono le Ninfe?-
chiese il giorno
successivo Mahel, mentre percorrevano un lungo sentiero roccioso che
si innalzava lungo un dirupo a strapiombo. Pixel le era al fianco,
nel caso fosse scivolata -Oltre che crudeli sono anche mostruose?-
-In realtà no-
rispose Lagharta
aiutandola in un dislivello, prendendola in braccio e assicurandosi
che mettesse i piedi bene in terra -Sono bellissime. Simili nei
tratti del viso, ma fisicamente molto diverse. Caratterialmente,
invece, molto simili...anche se ognuna gestisce la sua
crudeltà con
varie sfaccettature-
-Crudeli e bellissime.
Insomma, come
me?- chiese Alvexia ridendo, mentre Lagharta la ammoniva con lo
sguardo -Se la cosa ti può far piacere, tu sei
più buona di loro-
rispose Lagharta, enfatizzando la parola “buona”
-Non credo che
loro possano cambiare, neanche conoscendo Mahel. Accettano e
“amano”
solo il loro piccolo mondo, fatto di egoismi e ripicche. Sono come
bambine che mai cresceranno, intrappolate in un eterna
infantilità-
-Insomma, delle stupide
irrecuperabili- disse Alvexia ridacchiando.
-Si- rispose Lagharta,
sorridendo
sarcastico -Un po' come te-
Le Ninfe. Mentori di
Lagharta, e forse
causa del suo carattere.
Mahel non sentiva le
sarebbero
piaciute, anche se le doleva ammetterlo.
Guardando Lagharta che
parlava con
Alvexia e Velleda, stringendo i nuovi spallacci lungo il cammino, si
guardò i vestiti nuovi e pensò.
Erano già
passati altri sette giorni.
Una settimana...da quando il vero viaggio era iniziato.
Pixel aveva creato due
catalizzatori
dell'essenza di Vie e li aveva incastonati a due stivali di pelle
robusta e leggera, fatti a mano da un calzolaio del villaggio. I
vestiti, fatti da stoffa trattata magicamente, erano stati cuciti
dalla Sibilla in persona. I jeans, fatti rigenerare dalla magia,
avevano dentro di sé incantesimi protettivi, grazie a
Velleda e
Pixel.
Mahel non si vedeva
più come prima.
La piccola sedicenne
imbarazzata e
bruttina adesso non aveva più lo stesso aspetto...e lo
stesso animo.
I suoi occhi si erano schiariti, e avevano piccole luci argentati
dentro di loro. I capelli erano diventati più lunghi,
più domabili
e morbidi, avrebbe detto. Il suo corpo sempre nascosto da abiti
larghi e comodi, adesso era coperto da stoffe magiche e pietre
preziose. E il suo cuore, ormai, aveva conosciuto l'amore.
Era arrossita davanti al
regalo di
Alvexia, convinta che non lo avrebbe mai usato...e stupita, che anche
lei sperasse in quella conclusione.
Strinse tra le sue mani la
piccola
pepita di platino, mentre nella sua testa rimbombavano le parole
della Lilith, dolci e rassicuranti.
“Un regalo
anticipato...per il
giorno del tuo matrimonio”.
Lagharta iniziava a pensare
che non
fosse una grandissima idea.
Mahel e le
Ninfe...l'avrebbero
scuoiata viva. Non prima di averla torturata a morte. Insieme a
Saluss. E si sorprese a ridere, di gusto, al pensare che Mahel si
sarebbe battuta con tutte le sue forze.
Lei era...speciale, per
lui. Non come
lei avrebbe voluto, ma abbastanza per sperare non le accadesse niente
di male. Sperò che non si arrivasse al punto di dover
intervenire
personalmente.
E poi si ricordò
del loro gruppo di
avventurieri, del carattere della Lilith e del potere di Velleda.
Sbuffò, sapendo che non sarebbe stato comunque facile.
Ma doveva portarla
là, doveva
chiedere aiuto alle Ninfe.
Doveva fare in modo che lo
aiutassero
a allenare Mahel.
Mahel si sorprese ad aver
paura.
Guardava spesso Lagharta. E
ripensava
spesso a ciò che aveva raccontato loro riguardo le sue
maestre.
Non sapeva ancora
esattamente come lo
avessero allenato, ma lo sguardo disgustato del guerriero la esortava
dal chiedergli alcunché.
E se loro avessero scrutato
il suo
amore nascosto...e le avessero voluto fare del male? Non aveva paura
del suo sentimento, quanto della reazione del guerriero.
Sperava, in cuor suo, che
Lagharta
l'avrebbe protetta.
L'ottavo giorno di cammino,
erano
finalmente arrivati ai piedi del monte che custodiva, sulla sua
sommità, il Lago del Cielo.
Percorsero il sentiero che
costeggiava
il monte in rigoroso silenzio, e Mahel sembrava pensierosa e
distante.
Nessuno riusciva a farla
parlare.
Quando si trovarono di
fronte al Lago,
che si stagliava al cielo in tutta la sua magnificenza, non c'era
niente ad aspettarli.
Lagharta si
avvicinò alle sponde,
carezzando silenzioso le acque silenziose e calme -Maestre...sono
tornato-
Il silenzio era immenso. La
pace era
assoluta.
Il Lago era enorme,
sconfinato. La
montagna era davvero così enorme da poterlo contenere tutto?
Sembrava una magia.
Alberi altissimi
circondavano il Lago,
facendovi affondare le radici all'interno. Ricurvi e nodosi,
sembravano volerlo proteggere, richiudendosi sopra le sue acque.
Le fronde toccavano
l'acqua,
gentilmente, quasi a volerne baciare la superficie.
Poi una crepatura, nelle
acque, come
un soffio di vento.
Una piccola onda si
propagandò per le
acque, sempre più grande, sempre più grande,
arrivando alle rive.
Delicata e silenziosa, come se fosse stata una goccia a far scaturire
il tutto.
Ma erano state loro, dalle
profondità
del Lago, ad annunciare la loro presenza.
Mahel vide un movimento da
lontano, ma
non capì subito cosa fosse.
Erano tre piccole
teste...capelli,
ecco. Di un colore indefinito da lontano, che sembrava tutt'uno con
le acque...blu? No, anzi, verde. Un verde-azzurrino, delicato e
luminoso, che nel mentre si avvicinava ai loro occhi si marcava
sempre di più.
Pelli scure...occhi scuri.
Mahel si
stupì di quanto inusuali fossero quegli essere acquatici.
Uno scatto dalle acque, e
qualcosa di
piccolo e minuto era già tra le braccia di Lagharta.
-Sei tornato, piccolo Lag!-
Lagharta la
allontanò subito,
guardandola severo...poi sorrise -Sono tornato, maestra Vahael-
Il piccolo essere acquatico
si voltò
subito verso il gruppetto accanto a Lagharta e i suoi profondi occhi
neri incrociarono quelli di Mahel. E la sua espressione
diventò
cattiva.
Subito al suo fianco, le
altre due
giovani Ninfe si stagliarono in tutta la loro bellezza. La
più
piccola, Vahael l'aveva chiamata Lagharta, era la più
formosa e
dall'espressione più accigliata. Più bassa di
Mahel, aveva lunghi
capelli verde acqua, già asciutti nonostante fosse uscita
dalle
acqua solo da pochi secondi, che le arrivavano fino al sedere.
Leggermente mossi sulle punte, le davano un'aria selvaggia e
indomabile, come probabilmente era.
Subito accanto vi era una
ragazza
molto più alta, dai capelli cortissimi, un sorriso
enigmatico
dipinto sul volto e dal viso simile a Vahael. Teneva le mani in
vista, come a voler specificare che non vi era pericolo, ma gli occhi
erano accesi, da un sentimento che Mahel non riusciva a spiegarsi.
Poi vi era la terza, poco
più bassa
della seconda, il viso inespressivo, anche lei dai lineamenti simili
alle altre due. I suoi capelli erano acconciati in una treccia che le
scendeva lungo il fianco sinistro, chiusa da un laccio fatto di steli
di fiori.
-Loro- disse Lagharta,
indicando le
tre giovani -Sono Kahael, Nahael e Vahael. Le tre Ninfe del Lago del
Cielo. Le mie maestre. A loro devo tutto-
-La Leggenda parlava di
questo
incontro- disse la più alta con voce profonda, avvicinandosi
al
gruppo -Io sono Nahael, la maggiore tra le mie sorelle, vi do il
benvenuto nella nostra casa- di nuovo quel sorriso strano, che Mahel
non riusciva a capire -Questa è mia sorella Kahael, la
mediana-
indicò la ragazza con la treccia, che non si scompose
né disse una
parola, ma si limitò a guardare davanti a sé -E
la più piccola è
Vahael-
-La più piccola-
esordì Vahael, la
voce acuta ma melodiosa -Ma la più carina-
-Si, maestra Vahael- disse
Lagharta,
ridacchiando -Come sempre-
Vahael guardò
verso Lagharta e
sorrise quasi imbarazzata, prendendogli il braccio e avvicinandolo a
sé -Il mio Lag è tornato, che bello! Posso
passare la notte con
lui, sorella Nahael, posso?-
-A tempo debito, sorella-
la ammonì
la più grande, allargando la mano davanti al gruppo -Abbiamo
ospiti.
Ci presenti, Lagharta?-
-Ma certo- rispose
Lagharta,
avvicinandosi al gruppo.
-Vedo che non siete
cambiate- sibilò
acida Saluss guardando verso Vahael, che le rendeva uno sguardo
malizioso -Oh, guarda chi c'è. La zanzaretta fastidiosa.
Saluss arrossì
per la rabbia,
trattenendo dentro di sé gli improperi più
volgari -Quanto ti odio-
-Provo la stessa cosa per
te-
-Questa è
Alvexia. È una Lilith, ed
è specializzata nel combattimento ravvicinato con armi
velenose. Il
vostro aiuto potrebbe essere prezioso per aiutarla a preparare nuovi
antidoti- Alvexia fece una specie di inchino e Kahael le si
avvicinò,
riverente -Noi Ninfe utilizziamo e creiamo tantissimi veleni
sconosciuti che potrebbero esserti d'aiuto. Sono a tua disposizione-
-Grazie mille- rispose
stupita
Alvexia, guardando verso un Lagharta sorpreso quasi quanto lei.
-Questa è
Velleda. È la Semidea
elementale dell'Acqua e sposa di Pixel- indicò l'uomo
coniglio con
riverenza -Signore del Tempio di Roccia-
-Benvenuti- disse Nahael,
il solito
sorriso enigmatico -Spero che il tempo che passerete qua vi sia
d'aiuto per ciò che dovete compiere. Velleda, è
un onore conoscerla
di persona- e anche lei eseguì un rispettoso, e strano,
inchino.
-Il piacere è
mio, e prego...non c'è
bisogno di questa riverenza. Non sono io quella a cui dovreste
riservarla...- disse Velleda, guardando prima verso Pixel e poi verso
Lagharta, che le rese uno sguardo tirato.
-Oh, dice?- chiese Nahael,
guardando
severa verso Lagharta -Cosa vuol dire?-
Lagharta si
liberò dalla presa di
Vahael, che sbuffò contrariata, e si avvicinò a
Mahel.
-Maestre...questa ragazza
è...-
deglutì, tentando di non far crollare la sua maschera di
sicurezza
-...questa ragazza è Mahel. La prescelta di Vie-
Fu un attimo.
Un sibilo spaventoso
fuoriuscì dalle
loro bocche, i loro volti bellissimi deformati in qualcosa di
mostruoso.
Vahael le fu subito al
collo, le
unghie adesso lunghe e affilate che colavano veleno nauseante
vicinissime alla pelle -Tu...come hai fatto ad arrivare qua?-
-Lagharta!-
sussurrò lei, prima che
Kahael le tirasse i capelli all'indietro, le mani senza artigli
strette però attorno al collo -Lagharta...!-
-Maestre, ferme!-
cercò di fermarle
il guerriero, sentendosi allontanare però da Nahael, che
cercava di
parlare sempre con la sua voce calma e profonda -Non ti preoccupare
Lagharta, non la faremo soffrire...sarà veloce e indolore, e
sai che
questo per noi è un grande sforzo- lo ammonì poi,
quasi rassegnata
di quell'umanità che il loro discepolo sembrava aver assunto
negli
anni -Anche se non capisco come tu possa sopportare la sua presenza-
-Non è un
pericolo, maestra Nahael-
cercò di spiegare lui, ma sembrava non avere effetto.
E poi, finalmente, li vide.
Velleda e Pixel bloccarono
le braccia
di Kahael, che lasciò andare i capelli di Mahel e si
allontanò,
spaventata da quella spaventosa vibrazione di magia.
Alvexia fu subito al collo
di Vahael
con un pugnale, che puzzava anch'esso di veleno, mentre un'altra mano
già in preda alla trasformazione le aveva afferrato i
capelli, per
tenerla ben ferma -Ti avverto, un solo movimento sbagliato, una sola
parola di troppo e ti affetto così sottile che ti ci
vorranno anni
prima di rigenerarti del tutto-
-Provaci, piccola stupida,
e potresti
non svegliarti più dal mio veleno- rispose Vahael senza
però
muoversi, conscia che le parole della Lilith fossero vere.
-Vediamo-
-Basta!- urlò
Mahel, a terra, che
respirava affannosamente per lo spavento -Alvexia, allontana quel
pugnale. Non mi faranno del male...- guardò verso la
maggiore,
sicura che se avesse detto di no le altre due si sarebbero fermate
-...vero?-
Nahael la
guardò. Guardò Lagharta,
che le rendeva uno sguardo serio. Guardò la Lilith, che
aveva tutte
le intenzioni di uccidere sua sorella minore e poi guardò
Velleda e
Pixel, così pieni di aura magica da poter distruggere in un
secondo
il corpo fisico di sua sorella Kahael -Non ti vogliamo qui. Vattene
via e avrai salva la vita...tornatene a casa-
Andare a casa.
Casa.
Aprì la bocca
per rispondere, prima
di capire che lei una risposta non poteva darla. O, almeno, non
quella che le tre ninfe si aspettavano.
Socchiuse gli occhi, senza
distogliere
lo sguardo da Nahael, sospirando poi profondamente. E sorrise.
-Non posso tornare a casa.
Non potrò
mai più tornarci. Devo finire ciò che devo...e
poi tornare al
Tempio di Vie, dove mi aspetta il nulla eterno- si fermò,
guardando
gli occhi di Nahael illuminarsi per un attimo -Non sono la sposa di
Lagharta. Non lo diventerò mai-
Alvexia le stava vicino un
fianco,
tenendo d'occhio Vahael, che sembrava volesse incenerirla. Pixel e
Velleda le stavano al fianco opposto, per essere sicuri che neanche
Kahael potesse farle del male.
Lagharta le stava invece
lontano,
nella speranza che le sue tre maestre non si irritassero ancora di
più.
-Perché
è qua- esordì dopo un lungo
silenzio Vahael, che si era di nuovo appropriata del braccio di
Lagharta, mentre Saluss la fulminava con lo sguardo per ciò
che
aveva provato a fare poco prima -Eh, Lag...?-
-È la Mahel
della Leggenda. Mi
aiuterà a riportare la pace su Gaia- rispose automatico
Lagharta,
guardando la sua maestra negli occhi.
-No Lag- riprese lei,
guardandolo
negli occhi -Perché lei è qua. Con te-
Lagharta si
grattò la barba rasa,
sorridendo -Con chi altro dovrebbe essere?-
-Con i vermi- rispose lei
acida,
guardando verso Mahel con disprezzo -Sotto terra-
-Brutta...!- disse Saluss,
per poi
essere bloccata dalla mano di Lagharta -Saluss, torna nell'essenza.
Adesso-
Saluss guardò
furiosa Lagharta, ma
gli occhi del guerriero non si decidevano a lasciare quelli della sua
maestra.
Lei odiava
quelle Ninfe. Da
sempre.
-Sei uno stupido- disse
lei, prima di
sparire di nuovo nella spada.
-Si è
affezionata a quella lì- disse
Vahael indicando con un cenno della testa Mahel, che abbassò
lo
sguardo infastidita -Eppure anche la zanzaretta dovrebbe odiare
quella che, secondo la Profezia, è la tua sposa...-
-Mahel non è la
mia sposa, maestra
Vahael- ribadì Lagharta, carezzando la guancia della sua
maestra
-Non avrò mai una sposa. Non mi legherò mai a
nessuna donna-
-Bravo il mio Lag- disse
lei,
avvicinando il suo viso a quello del guerriero -Tu sei solo
nostro...per l'eternità!-
Fu uno spettacolo
disgustoso.
Ingiusto. Crudele.
Lagharta chiuse gli occhi,
come
rassegnato, per poi lasciare che le labbra della sua maestra
toccassero le sue.
Mahel sentì il
cuore andare in pezzi.
Era un semplice bacio sulle labbra, ma ai suoi occhi equivaleva a
mille pugnalate al cuore, una più a fondo della precedente.
Un
dolore insopportabile, che la portò al voltare lo sguardo,
in preda
ai conati.
-Perché volti lo
sguardo,
bambina...?- la schernì Nahael, con quella voce profonda e
suadente
che adesso cozzava incredibilmente con la sua espressione -Ti
disturba ciò che vedi...?- ridacchiò,
avvicinandosi a Lagharta e
baciandolo a sua volta, carezzandogli poi i capelli -Lui è
nostro.
Possiamo fare con lui tutto ciò che vogliamo-
-Vero, sorella- si
unì Kahael, che
baciò a sua volta Lagharta e poi voltò lo sguardo
verso Mahel, che
tratteneva a stento un'espressione di dolore -Lagharta è
stato
cresciuto e allenato da noi. Lo abbiamo visto crescere e lo abbiamo
scelto. Nessuna donna lo avrà mai...se noi non possiamo
averlo-
Mahel guardò
verso Lagharta, che
aveva riaperto gli occhi e la guardava.
Colpevole.
-Ah...se solo potessi
baciarti come
vorrei!- scherzò Vahael, baciandolo di nuovo sulle labbra e
poi
stringendolo forte a sé -Ma non posso, o ti ucciderei...-
-Lo...uccideresti...?-
chiese Alvexia
furiosa, mentre guardava Lagharta -Che vuol dire?-
-Il nostro corpo
è puro veleno. È la
nostra unica arma, ma è la più potente del mondo.
La nostra lingua
ne contiene in dosi così elevate che rischiamo di poterlo
uccidere
anche solo sfiorando la sua pelle, figuriamoci baciandolo come si
dovrebbe- spiegò Nahael, come se il loro esimersi dal
baciarlo come
un compagno fosse prova di una sorta di perverso affetto verso di
lui.
-Quindi non è
proprio del tutto
vostro, il bel guerriero...- le sfidò Alvexia, sentendo
però lo
sguardo di Lagharta farsi cattivo -Che c'è?-
-Io non sono di nessuno.
Non possiedo
una compagna, o una sposa, possiedo solo la mia spada. Ed è
tutto
ciò di cui ho bisogno...- aggiunse il guerriero, guardando
verso le
sue maestre quasi con aria di preghiera -...e adesso ho bisogno che
voi alleniate Mahel. E aiutiate i miei compagni per la sfida che ci
aspetta...per favore...-
Vahael annuì
subito, contenta di
vedere quell'espressione inusuale sul volto di Lagharta. Kahael
guardò la maggiore e questa esitò, prima di
rispondere. Poi vide
l'espressione di Mahel, sorrise e annuì a sua volta
-Possiamo
aiutarti...ma credi che lei possa resistere, vedendo come
già perde
le forze alla vista di un innocuo bacio...?-
Lagharta si
voltò verso Mahel e si
sentì stringere il cuore.
Era pallida, si teneva in
piedi a
stento. Aveva la mano davanti alla bocca, come se stesse per
esplodere, e cercava di allontanarsi invano da Alvexia, che la teneva
stretta al suo fianco -Mahel...?- chiese però il guerriero
in preda
ad una sincera preoccupazione, avvicinandosi a lei lentamente
-Mahel...tutto bene...?-
Mahel alzò gli
occhi. Vitrei e
stanchi.
Sentì gli ultimi
pezzi del suo cuore
rompersi e riuscì finalmente a staccarsi da Alvexia e
allontanarsi,
abbastanza per accasciarsi a terra e rimettere, tenendosi lo stomaco
con forza.
Nessuno ebbe la forza di
muoversi,
alla vista di quel dolore così pungente.
Nessuno...tranne Lagharta.
-Mahel, qualcosa non
va...?- chiese
con voce quasi rotta, ormai conscio che quella era stata tutto
fuorchè una buona idea -Ce la fai a rialzarti...?-
-Vattene via...- cercava di
allontanarlo Mahel, sentendo i conati risalire di nuovo in gola
-Stammi lontano, forse mi sentirò meglio...-
Lagharta non riusciva a
starla a
sentire.
Si odiava.
Sapeva che non avrebbe
dovuto
intromettersi in una possibile discussione, per non contrariare le
sue maestre più di quello che già erano al solo
sentire il suo
nome. Sapeva che Mahel avrebbe dovuto affrontare anche quella prova.
Ma non riusciva a capacitarsi che alla vista di un un solo bacio
potesse reagire in quel modo così violento.
Si accucciò
accanto a lei,
carezzandole la schiena. Anche se le sue mani avevano poco del potere
di Saluss, se lei non era presente, fu abbastanza da alleviarle il
dolore ancora un po' -Mi dispiace...- sussurrò lui a bassa
voce, in
modo che le Ninfe non potessero sentirlo -Mi dispiace tanto...-
-Non mi interessa se mi
odi, per il
mio sentimento. Non mi interessa se non lo accetti, o se non lo fanno
loro, non mi interessa niente. Ma abbi rispetto...solo rispetto, per
i sentimenti che provo. Qualsiasi essi siano...-
-Mahel...era solo un
bacio...- disse
lui come a giustificarsi, vedendo gli occhi della ragazza farsi
lucidi -Non era altro che un bacio...-
-Vale tanto poco per te, un
bacio...?
Nonostante ciò che provo io, che mai potrò
dartelo...?- urlò di
rimandò -Se la pensi così, sei proprio come loro!-
Le Ninfe sentirono quella
frase e
capirono. Capirono tutto.
E sorrisero maligne, mentre
tra di
loro nasceva una complicità pericolosa e spaventosa, di cui
gli
altri si accorsero immediatamente.
-Siamo nei guai...-
sussurrò Alvexia,
guardando verso Pixel e Velleda con preoccupazione -Cosa
facciamo...?-
-Aspettiamo- disse Pixel,
socchiudendo
gli occhi -Interverremo quando sarà opportuno-
-Non vorrei essere nei
panni di
Saluss, che è costretta al silenzio e alla prigionia nella
sua
essenza...- sussurrò comprensiva Velleda, guardando Lagharta
e la
spada, che brillava di una luce debole e indifesa -Spero solo che
Lagharta faccia la cosa giusta...-
-Sentito sorelle...?-
chiese Vahael,
leccandosi le labbra -Lei lo ama!-
-Ho sentito, sorella-
annuì
inespressiva Kahael, guardando verso la maggiore con aria rispettosa
-La uccidiamo?-
Nahael guardò
Lagharta, che sembrava
affezionato a Mahel. Troppo affezionato. Poteva evolversi, quel
sentimento di affetto, poteva diventare amore. Poteva fare di lei la
sua sposa...e non potevano permetterlo. Lagharta era di loro
proprietà.
-Al tempo, sorelle, al
tempo...per
adesso giochiamo con lei. Facciamole una proposta gentile.
E
se non cede...- ghignò, mentre le sue sorelle ridacchiavano
con lei
-...sarà un piacere porre fine alla sua vita. Nei modi che
reputeremo più opportuni-
***
Io le odio queste tre s*****e. Ed ho detto tutto.
Ho cercato di scrivere in tempo record...poi sono stata presa da altre
cose...eeeeee però ci ho messo solo due mesi. SOLO. Mi
dispiace.
Ho una tabella di marcia, però, adesso. Cercherò
di scrivere due capitoli alla volta, durante il mio giorno libero
settimanale da lavoro, così potrò tranquillamente
postare almeno una volta ogni due settimane almeno. Il prossimo
capitolo è già in scrittura <3 spero di
riuscire a postarlo almeno domenica. Lavora Cristina (si, è
il mio vero nome!) lavora!!!
Mi fa piacere che qualcuno continui a leggere questa piccola storia, e
la ami, tanto quanto la amo io. So già la persona a cui
dedicare il prossimo capitolo.......chi sarà mai? <3
Grazie a chiunque abbia messo la storia fra le preferite, le seguite o
quelle da ricordare. A chi legge senza commentare, e a chi commenta. A
chi aspetta un aggiornamento, o chi si è arreso. A tutte le
splendide persone che hanno recensito e seguito questa storia in
passato...grazie a tutti.
Vi amo e vi rispetto tutti, dal più profondo del mio cuore.
Vi abbraccio con tutta me stessa.
Con amore e devozione
Selenite
|
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Capitolo 37 *** 36 - Nato per proteggerla ***
*dedicato a due persone stupende:
Summer38,
perché la tua chilometrica recensione è motivo di
tante mie risate e tante lacrime di commozione. E' stato un bellissimo
regalo, e te ne sarò grata per sempre...e questo capitolo
è stato pensato apposta per te, lo devo ammettere.
Leggendolo spero che capirai il perché.
Elisa, che
ha una splendida pagina artista su facebook, perché
è una delle persone più carine e gentili che io
conosca. Ho desiderato diventare sua amica sin dalle prime volte che ci
ho parlato...e spero davvero che lei possa ricambiare questo desiderio.
Grazie di aver reso le mie giornate un pò meno grigie e
tristi*
CAPITOLO 36
Nato per
proteggerla
Di nuovo, la notte.
Stavolta però
non era una bella
notte. Non per lei.
Il Lago, lo doveva
ammettere, era
bellissimo. Alla luce delle tre lune si illuminava di riflessi
particolari, che si perdevano nei riflussi languidi delle acque.
Il
suo gruppetto lontano, insieme alle tre Ninfe, che parlottavano di
cose che a lei non interessavano. Aveva i brividi.
Dal poco che aveva capito,
Vahael
sarebbe stata la sua insegnante di tiro con l'arco. Ed era sicura che
fosse, fra le tre, la Ninfa che la odiava di più.
Sospirò
tenendosi la testa con le
mani, ricordando a malincuore la sua reazione ai baci delle Ninfe, al
dolore che aveva provato e al disgusto successivo, che l'aveva
portata ad umiliarsi pubblicamente.
Non era stato
così tragico, eppure
aveva reagito esageratamente.
Perchè?
Mentre si passava la lingua
sulle
labbra, ancora secche dopo l'episodio di qualche ora prima,
sentì
una mano sulla sua spalla e si voltò di scatto, presa dallo
spavento
-Oh, Alvexia...sei tu-
-Tranquilla, non
permetteremo più a
quelle tre...cose, di avvicinarsi a te- le rispose la Lilith calma,
ma con lo sguardo acido, mettendosi a sedere accanto a lei -Prendi
questo-
Mahel afferrò un
bicchiere con dentro
uno strano liquido viscoso e puzzolente -Che roba è?-
Alvexia sputò
una risata cattiva,
trattenendo dentro si sé improperi che non era il caso di
espletare
-Un antidoto. Il tuo malore non era dato dai baci, quanto dagli
effluvi velenosi delle Ninfe- le spiegò lei, esortandola con
un
cenno del capo a bere -I loro tre corpi ravvicinati esalano un veleno
inodore e insapore, che si trasmette solo per via aerea. Ti hanno
avvelenato senza volerlo quando hai detto il tuo nome-
-Oh- concluse Mahel,
avvicinandosi il
bicchiere alla bocca -Non...non l'hanno fatto loro questo, vero?-
Alvexia sorrise, a
malincuore, per
quella domanda legittima -Tranquilla, l'ho lavorato io. Lagharta lo
ha bevuto per dimostrarmi che non è tossico-
Mahel, al sentire il nome
di Lagharta,
si rabbuiò -Non voglio essere allenata da quelle Ninfe. Mi
uccideranno e lo faranno passare per un incidente-
Alvexia toccò il
bicchiere perché
toccasse le sue labbra. Di nuovo la esortò a bere -Non
glielo
permetteremo-
E Mahel bevve, sentendo il
sapore
orribile di quell'antidoto risalire subito in gola aspro e pungente.
-Come mai il signore del
Tempio di
Roccia si è unito a questo gruppo?- chiese Nahael a Pixel,
guardando
però Velleda -Perché non si è unita
solo la somma Velleda?-
-Io non vado da nessuna
parte, senza
Pixel- esordì Velleda, guardando verso il suo sposo con
riverenza ed
amore -E in realtà sono io che mi sono unita a loro, non il
contrario-
-Una scelta...inusuale-
disse Nahael
guardando verso Lagharta, che non incrociava però il suo
sguardo
-Non ti abbiamo allevato bene, se hai preferito un insulso uomo ad
una Semidea-
Pixel fece finta di non
sentire la
frecciata razzista che la Ninfa gli aveva appena lanciato, coperta
dalle risate delle sue sorelle. Per lui quelle offese non avevano
valore.
-Maestra Nahael, siete
molto scortese
con i miei amici. Dovreste sapere che potete fidarvi delle mie
scelte, dopo tutti questi anni-
-No, invece, e lo hai
dimostrato
portando con te quell'umana inutile- disse Vahael alzandosi in piedi
e tirando i capelli di Lagharta perché lui incrociasse il
suo
sguardo -Avresti dovuto ucciderla. Non fartela amica-
-Mahel non...- si
affrettò a dire
Lagharta, ma le dita della Ninfa lo bloccarono dal dire
alcunchè
-Fammi il piacere, Lag. Lei è già innamorata di
te e tu...-
-No- la fermò
lui, afferrandole il
polso con forza -Io non amo nessuno-
Vahael guardò i
suoi occhi e arrossì.
Vi era fierezza in quello
sguardo.
Determinazione e forza.
E
una strana, lasciva scintilla...paura...che
lei adorava, nello sguardo del guerriero.
Paura
di lei.
-La allenerò
solo se, per tutta la
durata dell'allenamento, dormirai con me. Come in passato,
avvinghiato al mio corpo, nudo. Tutto mio-
Pixel e Velleda si
scambiarono uno
sguardo stranito, per poi guardare verso Lagharta con diffidenza
-Tu...- ebbe poi la forza di chiedere Pixel, cauto -...ti sei unito
a...loro?-
Le Ninfe guardarono verso
Pixel ed
emisero uno strano fischio dalla bocca. Lagharta alzò la
mano, come
ad ammonirlo, e scosse la testa -Se la tua domanda riguarda la mia
purezza, non è stata intaccata. Le mie maestre non possono
corrompermi, o non potrei più usare Saluss. Il loro veleno,
entrando
in circolo nel mio corpo, corroderebbe la mia spada-
Pixel sospirò,
sollevato, e così
fece Velleda. Poi si rivolse gentile verso Nahael, con un sorriso
-Immagino che per almeno stanotte, dovrete riposare nelle
profondità
del Lago. Così da poter accumulare abbastanza potere magico
per
potere rimanere fuori dalle acque più a lungo...mi sbaglio?-
Nahel sorrise, amareggiata
-La somma
Velleda conosce bene noi Ninfe delle acque. Dopotutto, siete una
creature a noi affine...potremmo quasi accettarla, se fosse lei...-
Velleda sorrise sarcastica,
di rimando
-Non ho interesse nei bambini, mi dispiace...-
La risposta
sembrò piacere alle tre
Ninfe, che baciarono Lagharta e poi si congedarono, scomparendo nelle
profondità delle acque del cielo.
-Come diavolo fai a
sopportarle...?-
chiese Pixel qualche minuto dopo, sicuro che le Ninfe si fossero
profondamente assopite -Sono crudeli e insensate, delle pazze-
-Sono Ninfe delle acque-
sembrò
volerle giustificare Lagharta, sospirando -Sono egoiste e
capricciose, forti e bellissime. Hanno migliaia di anni e sono
assolutamente stanche di questa vita immortale che devono vivere
quasi del tutto immerse in questo Lago. Come è normale che
sia, sono
impazzite...-
-Pensi che giustifichi
ciò che fanno,
o ciò che dicono?- puntualizzò Pixel, cercando di
mantenere un tono
calmo e abbastanza basso da non svegliarle -Hanno quasi ucciso Mahel,
giustificando il tutto come un errore, non le hanno permesso di
rimanere con noi durante la cena o il nostro colloquio, e quando
Alvexia ha provato a chiedere un antidoto quasi hanno ucciso anche
lei. E tu sei stato in silenzio!-
Lagharta voltò
lo sguardo, guardando
la spada da cui ancora Saluss non aveva voluto uscire fuori -Anche
lei è arrabbiata con me-
-Non me ne stupisco- disse
poi Velleda
calma, porgendo la mano a Lagharta -Tu non puoi compiacerle a vita.
Un giorno, se anche non sarà Mahel, troverai la tua sposa.
Permetterai che le facciano del male? Non combatterai...?-
-Basterà non
tornare qua...- disse
lui, per poi interrompersi nel ricordarsi un dettaglio importante
-Dannazione...-
-Che c'è?-
chiese Pixel stupito,
mentre Velleda sorrideva -Velleda...?-
-Ti hanno
maledetto....vero?- chiese
la Semidea con aria neutrale, vedendo il guerriero alzare lo
sguardo...e annuire.
-Una specie.
Un...maleficio, lo
chiami? No, non proprio.. È solo l'ultimo allenamento, il
più lungo
e difficile. Il loro veleno più potente...un estratto del
veleno
della loro lingua-
Pixel sobbalzò,
così come Velleda
-Ma avevano detto che è letale, anche per uno come te-
-Lo
è, infatti...penso- rispose Lagharta, stringendo le mani in
pugni e
voltando lo sguardo -Ma questo è solo un estratto, molto
meno
concentrato e...pericoloso. Ogni volta che torno continuano a
iniettarmelo...tramite le labbra. Per questo mi baciano,
così che io
possa passare più tempo possibile lontano da questo luogo.
È una
maledizione, forse, è vero...se non tornassi qui in tempo
non so
cosa accadrebbe. Ma io ho bisogno
di tornare qui: il loro estratto mi permette di diluire tutti gli
altri veleni...-
-Una Panacea Notturna-
sibilò Pixel,
disgustato -Sai cos'è?-
Lagharta guardò
verso Pixel, confuso,
e scosse la testa -No, cosa?-
Velleda fu la prima a
parlare,
scuotendo la testa verso Pixel -Non è una maledizione,
è vero, e
neanche un maleficio. Ma è una sentenza di morte...di questo
ne sei
conscio?-
Lagharta sorrise, scuotendo
la testa
-Mi baciarono quando ero ancora un bambino, non riuscii ad
evitarlo...mi spiegarono poi che io non sarei stato più
libero-
-La Panacea Notturna- gli
spiegò
Pixel, furioso -È una panacea, di base, dagli effetti
miracolosi.
Nel tuo caso funziona solo con i veleni, e non esiste veleno che non
possa curare. Di rimando, può essere creata solo da creature
notturne, o legate a luoghi privi di luce, che la secernono
direttamente dai loro corpi. Proprio come le tue maestre-
Lagharta annuì
-Si, beh...è quello
che sanno fare-
-Ma-
lo interruppe Pixel, chiudendo gli occhi -Ogni volta che questa
panacea viene bevuta, ad ogni effetto miracoloso se ne aggiunge uno
oscuro. Nel tuo caso, Lagharta...se quello che dici è vero,
se non
tornassi qui in tempo, moriresti.
E visto che adesso vi è Mahel- guardò verso
Velleda, gli occhi
scintillanti di rabbia -Probabilmente questa volta escogiteranno
qualcosa per trattenerti qua. Non ti lasceranno mai più
andare
via...-
Lagharta
rise di gusto, lasciando di stucco gli altri due, guardandoli con uno
sguardo cattivo che ancora non avevano mai visto -Non
permetterò a
nessuno di legarmi. Neanche alle mie maestre. Io ucciderò
Laherte.
Solo dopo, se vorranno, rimarrò con loro. Per
sempre-
-Quindi in origine loro
erano essere
umani- chiese Mahel ad Alvexia, ancora sconvolta per via di
quell'antidoto disgustoso -Come sono diventate Ninfe?-
-Non ho ben capito, ma
dovrebbero
essere state maledette dall'antenata di Velleda, in un certo senso.
Lo sai che le Semidee Elementali sono immortali ma non
“eterne”?-
-Non eterne? Che vuol dire?
Se non
possono morire...-
-Cioè, non
muoiono, ma si
riproducono...in modo particolare. Velleda, ha spiegato prima, non
è
una “donna” ma ha le fattezze femminee per via
della femminilità
attribuita a Vie. Lei non ha...ecco...gli attributi femminili-
spiegò
imbarazzata Velleda, facendo uno strano cenno con le mani
-...capito?-
-Ma...ma ha il seno,
Alvexia! Lo vedi
anche tu!-
-Non intendevo quello!-
rise Alvexia,
nascondendo il rossore ingenuo delle sue guance -Non può
avere
figli...come un essere umano-
-Oh- comprese subito Mahel,
indicandosi il ventre.
Alvexia annuì e
sospirò -Pixel è
comunque il suo sposo. Eppure per Velleda, che lui sia un uomo o una
donna non fa differenza. Dice che ama Pixel incondizionatamente al
suo aspetto...-
-Che...che dolce...-
sorrise Mahel
felice, stringendosi le mani con forza -Si accettano nonostante la
loro forma corporea. È strano ma...romantico, non pensi?-
-Oh...Mahel-
sussurrò Alvexia, prima
che Mahel si alzasse di scatto, mentre con una mano la esortava a non
dire più nulla -No, ti prego, non dirlo. Non c'è
niente di cui
essere tristi. Tra loro c'è amore, un amore corrisposto e
rispettoso. Non è come quello che io provo per
Lagharta...è
diverso-
-Quindi alla
fine...concepisci che è
sempre stato amore?- chiese la Lilith guardandola, tenendo
però da
lei una rispettosa distanza.
-Penso che...si, io lo
abbia sempre
amato- buttò fuori Mahel in un soffio, quasi felice di
poterlo dire
ad alta voce -Non so quando è iniziato, né come.
Però ad un certo
punto c'era, e non ho più potuto farne a meno. È
cresciuto...lentamente e con forza...finché non l'ho
accettato.
Capisco l'egoismo delle Ninfe verso Lagharta. Dopotutto l'amore...-
-Quello non è
amore, Mahel- disse
Alvexia scuotendo con vigore la testa -Loro lo vogliono per sfizio.
Anche Lagharta lo ha detto: lui è concepito come un oggetto,
di loro
proprietà, null'altro. Non c'è amore in quelle
tre...cose-
-Alvexia, non dire
così. Sono stati
esseri umani, sono diventate quel che sono probabilmente per il
dolore di essere rinchiuse qui. Mi fanno...pena- sussurrò
lei,
pensando a ciò che l'aspettava finito quel lungo viaggio
-Anche a me
succederà così?-
Alvexia chiuse gli occhi e
cercò in
tutti i modi di fare in modo che il magone allo stomaco passasse.
Mahel un giorno sarebbe...
-Andrà tutto
bene. A te non
succederà. Perché tu...tu hai sempre quel cuore
dolce e caldo con
te, ricordi?-
Mahel le sorrise
tristemente.
Il suo cuore dolce e caldo,
forse, non
sarebbe bastato.
I fuochi si spensero. Mahel
esortò
Alvexia al riposo, lontano da lei, cosicché le Ninfe non
potessero
avere più niente, per il momento, per cui arrabbiarsi.
Rimase sola, sospirando
alle Lune, e
alle stelle, sorridendo come se non ci fosse più
speranza...come se
non avesse più scelta.
-Papà...tu cosa
faresti in questo
momento...?- chiese poi nel silenzio, quando fu sicura che nessuno
potesse sentirla -Andresti avanti? Ti arrenderesti? Oppure, solo per
ciò che questo posto rappresenta, questo mondo, accetteresti
tutto?-
Una morsa dolorosa, quasi
elettrica,
che la fece rabbrividire -Io...non so nulla, dell'amore. Non conosco
niente che non sia quel quieto sentimento della vita che scorre,
normalmente. Come è stato per te e la mamma...? Voi vi siete
amati
sin dal principio, dal primo sguardo...ed è stato forte,
incatenante
e sincero. Prezioso. Per questo mi avete dato il nome Mahel, che in
questo mondo significa “speranza”...?-
Ormai lei sapeva. Da quando
le Ninfe
lo avevano pronunciato, fosse perché esseri antichi, ormai
sapeva
perché il suo nome fosse così disturbante, alle
loro orecchie.
Speranza.
Cosa c'era di male nella
speranza? Non
era qualcosa di positivo, di luminoso? Lo odiavano forse
perché
erano esseri oscuri? Non lo capiva.
Ma
forse ciò che lei rappresentava, era il cambiamento.
E quello era pericoloso.
Cambiare il mondo e le sue
regole, il
destino di qualsiasi individuo...avere tali capacità
è come avere
nelle mani il potere assoluto. E il potere assoluto, da cui non ti
puoi proteggere, spaventa.
Avrebbe portato via
Lagharta? Ne
sarebbe diventata la sposa? Le Ninfe forse volevano averlo per
sé
perché quello che provavano era, in un certo senso, amore.
Un amore distorto e malato,
eppure
amore. Vahael era quella più presa di tutte, ben lo capiva,
forse il
suo era davvero quello più simile ad un amore
“normale”.
Scosse la testa e se ne
andò vicino
al Lago, accarezzandole le acque tiepide e calme.
E, senza neanche
accorgersene, iniziò
a cantare.
Qualcuno osservava, nel
buio.
Qualcuno i cui occhi
gentili erano
accecati dalle lacrime, perché quella situazione era quanto
di più
scomodo potesse presentarsi.
La vedeva, ferita e
rassegnata,
cantare alle stelle tra le quali, poco tempo prima le aveva detto, vi
era anche suo padre.
Sapeva che dentro al suo
cuore ella
chiedeva spiegazioni, un aiuto, un segno, che quello che stava
facendo fosse giusto, che la strada che aveva scelto non era la
peggiore.
Pregò con tutta
sé stessa che Vie
sapesse quel che stava facendo e che tutto quanto si sarebbe risolto
per il meglio...
-Non è ora di
dormire?- la interruppe
una voce tagliente e spiacevole.
Mahel rabbrividì
prima di voltarsi,
trovandosi Vahael a braccia conserte che la guardava sarcastica -Il
tenerti lontano dalla persona che ami ti dà problemi?-
-Di che parli?- le chiese
Mahel
spaventata, tappandosi bocca e naso con la mano -Non...non vuoi
uccidermi con i tuoi effluvi velenosi, vero?-
Vahael sorrise, alzando le
mani con
uno strano sorriso -Lagharta ci ha fatto promettere di non farlo
più.
E per quanto mi dispiaccia farlo, mantengo le promesse-
Mahel continuò a
guardarla, cercando
nei suoi occhi la conferma che quella appena detta fosse la
verità
-Va bene-
Vahael cercò di
avvicinarsi, ma Mahel
indietreggiò senza staccarle gli occhi di dosso -Cosa...cosa
posso
fare per te?-
Sorrise -Perché
scappi, bambina?-
chiese ridacchiando -Hai paura?-
-Si- rispose secca Mahel,
cercando di
non cadere sui suoi stessi piedi -Non sono molto a mio agio insieme a
voi Ninfe, devo essere sincera. Non dopo lo scherzetto di prima-
-Oh...povera, povera
piccola...- la
schernì la Ninfa, avvicinandolesi più
velocemente, non lasciandole
modo di allontanarsi a sua volta -Non era uno scherzo. È
stato
involontario...ma divertente- continuò lei, arrivandole
vicino al
volto e quasi soffiandole vicino le guance il suo fiato fresco e
dolciastro -Tranquilla, posso trattenere i miei effluvi se voglio.
Non ti avvelenerò, se è questo che ti spaventa-
Mahel deglutì
rumorosamente,
guardando la bocca della ninfa aprirsi in un sorriso maligno, i
canini lunghi come quelli di un vampiro.
Quegli occhi neri la
spaventavano a
morte.
Mahel sapeva che erano
pieni di odio e
di malignità, dopotutto erano creature
dell'oscurità, maledette da
una magia antica e pericolosa, come i loro stessi corpi lasciavano
intendere.
Erano scuri, impenetrabili,
e cattivi.
Come se cercassero di
risucchiare la
sua anima e torturarla, fino ad annientarla completamente
-Cosa...cosa vuoi da me?-
Vahael le
afferrò le ciocche laterali
di capelli e le tirò forte a sé, facendola
piegare dal dolore
-Voglio che sparisci. Che torni al tuo mondo...che lasci i tuoi
compagni ed il mio Lagharta qua. In pace. Liberi- sussurrò
lei in un
soffio, digrignando i denti per la rabbia -La tua presenza qua
è una
maledizione. Per tutto quanto il nostro mondo-
-Io...- sussurrò
Mahel, un misto di
dolore e terrore puro -Io non so come tornare al mio mondo. Non so
come sono arrivata...e anche volessi, io sono legata a Gaia per
sempre ormai- rispose lei chiudendo gli occhi, ricordando la
maledizione che l'aveva legata a quel mondo sconosciuto per
l'eternità.
-Legata a Gaia? Non farmi
ridere. Puoi
andartene come e quando vuoi, tu non appartieni a Gaia. Gaia non ti
vuole, non ti desidera e non ti ha chiamata. Perché sei
venuta?-
Mahel ansimò
forte, cercando di
contenere le lacrime di frustrazione -Irihe mi ha maledetto senza
volerlo. Ha sacrificato la sua vita per avere un colloquio con Vie,
bruciandosi vivo, ed io l'ho seguito. Non posso tornare a casa. Il
mio posto è qua-
Vahael aprì la
bocca e la richiuse,
immediatamente.
Una maledizione? Che porta
a colloquio
con Vie e che fa bruciare?
Un...desiderio...?
-Una delle tre maledizioni
antiche...-
sussurrò Vahael, guardando Mahel con disprezzo -E tu...ti
sei messa
in mezzo? Di tua volontà...?-
Mahel annuì
tenendo sempre gli occhi
chiusi.
-Come hai osato, mostro?!-
urlò
Vahael strattonandola malamente e lasciandola cadere a terra, gli
occhi ancora chiusi e le braccia attorno alla testa, come temesse di
essere picchiata -Tu...hai legato per sempre la tua anima a questo
mondo per lui?!-
Mahel aprì gli
occhi di colpo,
ricercando gli occhi della Ninfa -Io non sapevo. Volevo
salvarlo...volevo che si pentisse, non che si uccidesse. L'ho fatto
senza pensare...non sapevo che sarei stata maledetta. Non ho preso
neanche in considerazione l'idea di morire!-
-E perché lo
avresti fatto, allora?
Questo mondo non è il tuo!-
-L'ho fatto
perché questo è il mondo
della mia mamma!-
Silenzio.
La Ninfa la guardava
curiosa e
indispettita, piena di domande.
Il mondo di sua madre?
Mahel non era
la figlia di Vie. Proveniva da un altro mondo, di questa ne era
certa, bastava guardare il suo aspetto semi-divino per accorgersene.
Che stava dicendo quella
bambina umana
dalle forme sgraziate...?
-Il mondo...di tua madre?-
chiese la
Ninfa, inginocchiandosi accanto a Mahel e alzandola di peso tirandole
i capelli -Spiega-
-Io...io non sono di questo
mondo. Il
mio mondo è però...legato, a questo. Questo mondo
è conosciuto da
dove vengo io...è un mondo fantastico. Dove tutti voi siete
personaggi conosciuti...-
-Come?- chiese la Ninfa,
avvicinando
il volto di Mahel al suo, lo sguardo cattivo -Siamo eroi di una
leggenda? Roba del genere...?-
-No...- rispose Mahel,
sapendo che ciò
che stava per dire l'avrebbe mandata su tutte le furie -Nel mio
mondo...tutta Gaia, la guerra antica...Lagharta e tutti quanti sono
coinvolti in questo viaggio...- sospirò, chiudendo di nuovo
gli
occhi -...sono tutti personaggi di un libro per ragazzi-
La sentì
fischiare, una delle sue due
mani stringersi attorno al collo, togliendole il respiro.
Lo sapeva, dire la
verità con le
Ninfe non avrebbe risolto nulla.
Adesso l'avrebbe uccisa e
sarebbe
passato come un incidente.
-Le mie sorelle ed
io...siamo in
queste condizioni da centinaia di anni. Oserei dire, millenni.
Tutto perché quella misera di Vie ha deciso che rubare dai
suoi
templi per disperazione fosse un peccato punibile con una maledizione
infinita- le sue dita si strinsero ancora di più, i fischi
dalla
bocca erano lunghi e crudeli -Abbiamo scoperto che allontanarci da
queste acque equivale per noi a morire, perché è
come un veleno,
una droga, di cui non possiamo fare a meno. Non possiamo morire in
modo naturale...non possiamo unirci a nessuno né amare
nessuno,
perché nel nostro cuore c'è solo la disperazione
e il buio,
infinito. E tu mi vieni a dire che nel tuo mondo...tutti i nostri
sacrifici, i nostri trascorsi...sono stati scritti per diletto
di tua madre?!-
La Ninfa sibilò
le ultime parole,
stringendo anche l'altra mano attorno al collo di Mahel e sbattendola
a terra, così che non potesse alzarsi.
-La nostra vita
è stata rovinata per
un gioco? E Lagharta, pur sapendolo, vuole proteggere la tua insulsa
vita?! Dovrà rendermene conto domani mattina, dopo che mi
sarò
occupata di te!!!-
Sentì una strana
botta alla testa.
Il respiro le
morì in gola, incapace
di arrivare ai polmoni e donarle sollievo.
Si sentì la
testa pesante, sempre più
pesante finché non si oscurò del tutto.
Mahel era sicura che, prima
di perdere
i sensi, la Ninfa stesse piangendo chiamandola
“mostro”.
Aveva chiuso gli occhi.
Ancora
respirava, ma aveva perso i sensi.
No...non sarebbe morta
così. Doveva
soffrire.
L'afferrò per i
capelli e avvicinò
il corpo inerme di Mahel al Lago, guardando la riva con occhi lucidi.
Scosse la testa cercando di allontanare dalla sua mente ciò
che
quella piccola stupida le aveva detto poco prima.
La sua vita non era un
gioco.
Aveva mentito.
I suoi piedi nudi toccarono
l'acqua, e
improvvisamente si sentì meglio.
Più forte.
Più viva.
Trascinò con
sé il corpo di Mahel,
sempre più al largo, sempre più al largo,
lasciando che
galleggiasse sopra le acque gentili del Lago.
Aspettò di
essere in un punto in cui
le acque erano molto profonde, sorrise maligna e poi...la spinse
sott'acqua.
Aveva aperto gli occhi,
sentendo
l'acqua bagnarle la testa ed entrarle nel naso.
Non vedeva niente, sentiva
solo
l'acqua entrarle in bocca e bruciarle la gola, impedendole di
respirare.
La voleva uccidere. Sarebbe
morta...?
Non voleva morire.
Cercò di
dimenarsi più che poteva,
ma i suoi movimenti erano impastati in quelle acque lugubri. E
più
si dimenava, più affogava velocemente, perciò
cercò di trattenersi
dal fare qualsiasi movimento.
Sapeva che in quel modo
avrebbe solo
allungato l'agonia, ma non voleva morire.
Aveva paura.
Quando sentì le
mani della Ninfa
lasciarle i capelli, automaticamente aprì gli occhi e la
vide.
Luminosa e bellissima, non lo avrebbe mai creduto.
Le Ninfe dentro le acque
risplendevano
di una strana, e bellissima luce giallognola.
Sentì le lacrime
arrivarle agli
occhi, ma sapeva che ormai era troppo tardi.
Rimase a guardare la Ninfa
finché non
aprì di nuovo la bocca istintivamente per respirare e non
sentì le
forze abbandonarla e l'acqua bruciarle i polmoni.
L'ultima cosa che vide...fu
il volto
della Ninfa contorto dalla paura.
-Mahel...-
Una voce maschile.
Dolce e calma,
che ben conosceva.
Una voce che amava.
-Mahel...Mahel
sono qua-
Quanto era
bella...quanto le
piaceva quella voce.
L'avvolgeva e
coccolava come una
cara presenza, come un ricordo.
Aprì
gli occhi pian piano, guardò
la persona che la chiamava e sorrise, piangendo.
-Ciao
papà...-
-Mahel, svegliati Mahel...-
la chiamò
a gran voce Lagharta, avvicinando di nuovo le sue labbra a quelle di
Mahel e soffiandovi dentro dell'aria perché lei cominciasse
di nuovo
a respirare -Ti prego, Mahel, ti prego...-
I suoi occhi blu
incrociarono quelli
della sua maestra e si strinsero a fessura, furiosi -Come avete
potuto, maestra Vahael...? Me lo avevate promesso!-
-Tu ci hai disobbedito!
Come hai
potuto proteggere qualcuno che ha dato inizio a tutto questo?-
rispose la Ninfa furiosa, cercando di avvicinarsi a Lagharta per
strappargli dalle braccia il corpo esanime della ragazza -Lei deve
morire!-
-Non è una
scelta che spetta a voi!-
rispose Lagharta, puntandole la spada al collo, Saluss che vibrava
attorno a lui colta da una feroce e primitiva follia -Basta che me lo
dici e la uccido, Lagharta. Basta solo una parola...-
-Nessuno
ucciderà nessuno, stasera.
Nessuno deve morire. Perché non è giusto!-
urlò lui, lasciando
cadere la spada a terra e continuando a fare la respirazione a Mahel
nel tentativo di salvarla -Ti prego, Mahel, non morire...non adesso!-
-Perché ti
prodighi per lei in questo
modo? Non ti ha detto che nel suo mondo...-
-Lo so, maestra Vahael, lo
so! Ma non
è come credete. E ribadisco che non era vostro diritto fare
questo!-
-Ma lei ti ama!
Farà avverare la
Leggenda e la Profezia...se diventasse la tua sposa...-
-Non è affar
vostro!- urlò Lagharta
disperato, guardando Vahael con gli occhi pieni di sconforto -Lei
è
mia amica. So dei suoi sentimenti, me li ha detti lei stessa, e ha
accettato anche che io non potrò mai amarla. È
incapace di fare del
male e nel suo cuore c'è solo amore...e proprio per questo
motivo ho
accettato che lei fosse la Mahel della Leggenda. E così ha
fatto
Vie. Lei ha la sua essenza...lei salverà il mondo...-
-Che stupidaggini vai
dicendo? Mahel
della Leggenda? Quella ragazzina...?!-
-Si- rispose secco lui,
stringendo il
corpo dellla ragazza -Lei è la Mahel della Leggenda. Che voi
ci
crediate o no, lei ha riunito i nostri compagni. Una Lilith, una
Semidea e il padrone del Tempio di Roccia. Lo avreste mai detto che
questo era il gruppo che avrebbe salvato il mondo? Io no- guardo
Mahel e sorrise amareggiato, stringendo le mani attorno alle sue
spalle -Lei è capace di fare cose che io non avrei creduto.
Anche
accettare me...come essere umano. Nonostante l'altra mia forma...-
Vahael
boccheggiò. Lei aveva visto
Lagharta...e ancora stava al suo fianco...?
-Lei...ti ama al punto da
continuare a
provare le stesse cose anche vedendo...l'altro te stesso...?-
Lagharta guardò
la sua maestra e
sorrise.
Non l'aveva mai vista con
quell'espressione stupita e stranita...Mahel era capace di cose che
lui pensava impossibili.
-Maestra Vahael...- la
chiamò lui,
attirando la sua attenzione -Mahel è Mahel. Probabilmente
non è il
salvatore che questo mondo aspettava, ma è ciò
che abbiamo avuto. E
forse è il meglio che potevamo avere. Lei accetta ed ama,
non
respinge. Lei potrebbe essere la chiave che serve a questo mondo per
cambiare...potrebbe anche liberarvi dalla maledizione, se solo voi lo
chiedeste-
Un sussulto, a quelle
parole che mai
avrebbe aspettato.
-Datele una
possibilità...-
-Perché...-
sibilò lei, la sconfitta
negli occhi guardando il suo pupillo -Perché non riesci a
guardare
me con gli stessi occhi con cui guardi lei? Con dolcezza e
accettazione...? Perché vuoi salvarle la vita...?-
Lagharta si
stupì di quello che gli
balenò per un attimo in testa, ma sorrise ugualmente, colto
alla
sprovvista -Voi...siete la mia maestra. Mi avete cresciuto e
istruito, ve ne sarò grato per sempre. Ma anche avessi
voluto, non
avrei potuto amarvi...dopotutto il mio cuore non è mai
riuscito a
legarsi a voi...-
-Eppure io...io ti amo-
disse Vahael
portandosi la mano davanti alla bocca, stupita lei stessa da quelle
parole.
-Maestra...- sorrise
Lagharta -Sapete
che non è vero...-
Vahael cercò di
replicare, ma si
accorse di non avere le capacità per farlo.
Nel suo cuore ben sapeva
che quella
era una bugia.
Amare? Lei...? Non era
capace d'amare,
perché nel suo cuore ormai non vi era più amore.
Se l'era portato via una
maledizione e
millenni di rancore, e oscurità.
Lei era gelosa che qualcuna
potesse
portarle via qualcosa di sua proprietà. Il suo pupillo...il
suo
giocattolo.
Forse Vahael era la Ninfa
più vicina
ad essere veramente innamorata di Lagharta...ma era falso, e lo
sapeva bene.
-Tu sei mio-
-Non più. Io
sono suo, maestra...-
rise Lagharta, guardando Mahel finalmente sputare l'acqua e guardarlo
negli occhi, sorridendo.
-Lagharta...io...sono
viva...?- chiese
Mahel confusa, vedendo ancora di sfuggita nei lineamenti di Lagharta
quelli di suo papà -Ero in un posto...così
luminoso...-
-Hai rischiato di morire.
La maestra
Vahael si indispone facilmente...- disse Lagharta, le mani tremanti
per la rabbia, ma gli occhi gentili -Voleva scus...-
-Non ci penso nemmeno-
esordì lei,
guardando Mahel che le rendeva uno sguardo confuso, stanco -Ho...ho
fatto arrabbiare Vahael...le ho detto della mamma, e di Gaia, e...-
-Shhh...- la interruppe
Lagharta,
scostandole i capelli bagnati dal viso e allontanandola
perché
potesse respirare meglio. Saluss le fu subito vicino a riscaldarla
con la sua aura rosata perché potesse rilassarsi e
perché il dolore
potesse calmarsi -Ora va tutto bene, Mahel. Puoi dormire. Rimango con
te...nessuno ti farà del male...-
Mahel guardò
verso Vahael e arricciò
le labbra, trattenendo le lacrime -Devo...devo ringraziarti...per
quanto abbia avuto paura di morire, mi hai fatto vedere una cosa
bella. Quindi...grazie...- sussurrò in un soffio, vedendo la
Ninfa
voltarsi indispettita e tornare nelle acque del Lago, senza dire
più
neanche una parola.
-È proprio
arrabbiata eh...- disse
Mahel dispiaciuta, lasciandosi cullare da Lagharta -Scusami...ti ho
fatto preoccupare...-
-Tranquilla, va tutto bene-
rispose
lui, carezzandole la testa -Puoi dormire se vuoi. Davvero, rimango
qua. Non sono arrabbiato-
-Si...grazie
Saluss...immagino che sia
stata tu ad avvertire Lagharta...-
Saluss le si
avvicinò ai capelli ed
annuì, rilassandosi a sua volta per via dell'assenza della
Ninfa che
tanto odiava -Eravamo entrambi in attesa che accadesse qualcosa.
Ormai conosciamo bene le Ninfe...-
-Grazie comunque...-
rispose lei,
avvicinando le labbra alla fatina, sfiorandola con un bacio.
-Prima che tu dorma...- le
chiese
Lagharta curioso, vedendole sulle labbra uno strano sorriso
-Qual'è
la cosa bella che ti ha fatto vedere Vahael...?-
Mahel ci pensò
un attimo, fece un
profondo respiro e chiuse gli occhi, rispondendo mentre il sonno la
portava di nuovo via in un dolce oblio -...ho sognato il mio
papà...-
Lagharta rimase al suo
fianco per
minuti interminabili, prima di collegare ciò che aveva detto
Mahel.
Guardò Saluss rendergli uno sguardo triste,
perché entrambi
sapevano che Mahel non aveva più un padre...
Quando fu sicuro che lei
fosse
addormentata, mandò Saluss nell'essenza con la promessa di
svegliarla se fosse successo qualcosa, e rimase immobile, Mahel
stretta alle sue braccia, gli occhi verso il cielo.
Mentre nessuno guardava,
nel silenzio
della notte, avvicinò Mahel a sé e la strinse
forte, come mai
l'aveva stretta, chiedendole scusa per averle fatto vedere la morte.
E si scusò a
modo suo piangendo per
lei, seppur solo poche lacrime, per aver quasi lasciato che morisse,
negandole la possibilità di incontrarsi con suo padre
davvero,
nell'aldilà del suo mondo.
Promise a sé
stesso e a suo padre,
guardando verso le stelle, che mai più avrebbe permesso che
qualcuno
facesse del male a Mahel, anche a costo della sua vita.
L'avrebbe protetta fino
all'ultimo.
Si rese conto,
nell'immensità dei
piani di Vie, che la sua vita le apparteneva. E lui l'avrebbe, senza
ombra di dubbio, data volentieri per lei.
***
Eccomi qua. In ritardissimo, perché ho avuto la bella idea
di fare le ferie, poi ammalarmi, scrivere metà capitolo,
andare in "depressione" per una tendinite cattiva e poi tornare
fregandomene perché tanto ho dieci dita e una meno non mi
cambia la vita.
Il prossimo lo scriverò al più presto,
perché ho proprio la voglia di scrivere il resto...sono
troppo emozionata!!! E spaventata. E felice. E triste.
Insomma, come una mamma...però ormai siamo in ballo e
vogliamo ballare. Però vi dò un piccolo SPOILER:
molto probabilmente "Lagharta" uscirà come e-book. Sto
ancora studiando i dettagli, ma almeno in quel formato lo
pubblicherò...un piccolo sogno che si avvera ^.^
Ne approfitto anche e sempre per ringraziare tutti i lettori,
recensori, guardatori che hanno apprezzato e amato Lagharta fino ad
ora...e che prospettano di farlo in futuro. Siete meravigliosi, ed io
vi adoro dal primo all'ultimo.
Come sempre, vi abbraccio tutti, dal primo all'ultimo!!!
Con
amore e devozione
Selenite
|
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Capitolo 38 *** 37 - La vera maledizione ***
*Dedicato a te. Che ogni giorno mi
manchi in un modo che non posso spiegare.
E a Clarissa.
Perché mi ricordi tanto la me stessa di tanti anni fa...e
che vorrei essere ancora*
CAPITOLO 37
La vera maledizione
Bruciava.
Un dolore così
pungente che non
riusciva a respirare. Una fitta, continua e pesante, sul petto. Le
stringeva il cuore e le faceva male.
Bruciava.
Gli occhi pesanti e
bagnati, forse da
lacrime di sofferenza...o di tristezza? Non riusciva ad accorgersene
più. Era circondata dal dolore, era forte...troppo forte,
più di
quanto ne avesse mai provato prima.
Bruciava.
Un urlo straziante, che
rimbombò
attorno a lei. Occhi malvagi, neri Non c'era luce in quegli occhi che
ridevano del suo dolore...e che ascoltavano estasiati quell'urlo.
Aprì gli occhi
di scatto, senza che
dalla sua bocca uscisse nessun suono.
Un sogno? Un incubo...
La sua gola bruciava ancora
per
l'acqua del Lago, il corpo caldo e stretto a qualcosa che, appena si
rese conto di cosa fosse, la fece sorridere.
Le braccia di Lagharta la
stringevano.
Forte. Le toccavano i fianchi tenendola stretta a sé, la
spada a
portata di mano per qualsiasi evenienza.
La testa del guerriero
appoggiata al
suo collo, i capelli che le solleticavano le spalle.
Il suo profumo di erba e i
vestiti
ancora leggermente bagnati. Un sorriso.
Riuscì a
liberarsi un poco da quella
morsa ferma e si mise più comoda, spostando il corpo di
Lagharta
sulle sue gambe.
-Non si accorge proprio di
niente
quando dorme...- ridacchiò quasi soddisfatta.
Gli carezzava i capelli
sorridendo,
passando le dita sui lineamenti del suo volto. Studiò ogni
curva,
ogni difetto, ogni cicatrice. La forma delle labbra, degli occhi, la
fronte e le orecchie, il mento e la linea del collo...era davvero
bello.
I suoi profondi occhi blu,
nascosti
dalle palpebre chiuse...amava tutto.
Le sue mani andarono a
prendere quella
sinistra del guerriero. Una strana ombra passò davanti agli
occhi di
Mahel...appena toccò il suo dito sinistro.
-Tu..non vuoi sposarti.
Eppure
renderesti felice la tua sposa...- esitò un attimo, prima di
continuare -...anche se non dovessi mai essere il mio sposo, come tu
tanto temi...vorrei davvero vederti sorridere insieme alla tua
sposa...voglio solo che tu sia felice...-
Respirava regolarmente,
tranquillo.
Non sapeva neanche come potesse dormire in quel modo, dopo la nottata
appena trascorsa.
Eppure era con la testa
sulle sue
gambe, che respirava con la bocca socchiusa, senza fare alcun rumore.
Un altro sorriso...e imbarazzo, non appena si avvicinò al
suo viso,
con l'intenzione di fare quel che voleva.
Il cuore le batteva
fortissimo. Se si
fosse svegliato, le avrebbe urlato contro di tutto.
Ma non riusciva a
fermarsi...sapeva
che se ne sarebbe pentita, ma voleva farlo lo stesso.
Le sue labbra si
avvicinarono al volto
del guerriero. Lentamente, tremanti, mentre il battito del suo cuore
continuava ad aumentare.
Poi, di colpo, si
fermò.
-No...non posso farlo...-
borbottò
completamente rossa in viso -Non me lo perdonerei mai-
sentenziò
ridacchiando, vergognandosi di sé stessa -Scusami...-
Le sue labbra toccarono la
sua fronte,
schioccando un bacio leggero.
Iniziò a ridere
come una stupida,
senza capire perché si sentisse comunque colpevole di aver
fatto una
cosa tanto carina e innocente.
Poi, d'improvviso, Lagharta
aprì gli
occhi e la guardò.
Il fiato le morì
in gola.
Pensò che
sarebbe successo qualcosa
di orribile, perché quello che aveva fatto era una cosa che
Lagharta
odiava.
Ma non disse niente. Si
limitava a
guardarla negli occhi, senza proferire parola.
E Mahel fece altrettanto,
mentre le
sue gote continuavano a imporporarsi sempre di più. Quando
le sue
labbra fecero per parlare, una mano di Lagharta le raggiunse la
guancia. La carezzò delicatamente, mentre i suoi occhi la
fissavano
senza muoversi di un solo millimetro. Mahel addolcì lo
sguardo e la
sua mano si posò sopra quella di Lagharta. Le sue labbra si
distesero in un sorriso e dentro di lei sentì solo pace.
Poi, sorridendo a sua
volta, il
guerriero parlo -Sono così...felice, che tu sia viva...-
E, spontaneo come neanche
lui credeva
di essere, le stampò un bacio sul naso -...principessina-
Quando tutti furono svegli,
fu il
momento dei conti.
Alvexia già
odiava quelle ninfe,
sapere di quella notte non fece che montare il suo disprezzo. Velleda
e Pixel si limitarono ad annuire agli avvenimenti, promettendo di
intervenire solo se fosse stato strettamente necessario.
-Io le ammazzo, Lagharta-
sibilò
acida Alvexia, tenendo a freno a stento la sua trasformazione -Hanno
cercato di uccidere Mahel-
-Non farai niente, o qui
inizieremo
una guerra che non possiamo vincere- la riprese lui paziente, senza
lasciar trasparire alcuna emozione -Loro sono vicino le acque del
Lago. Si rigenerebbero all'istante. Tu moriresti avvelenata. Chi
credi che sia più in vantaggio...?-
-I veleni quando sono
trasformata
non...- intervenne lei prontamente, prima di essere ancor
più
prontamente ripresa -Non puoi niente contro il loro stesso corpo. E'
un veleno che hanno solo loro in tutto il mondo. Non esiste antidoto,
se volessero ucciderti davvero moriresti in meno di trenta secondi.
Dove lo trovi un antidoto in trenta secondi?- chiede lui serio,
lasciando la Lilith a pensarci a bocca aperta, infastidita e
irritata.
-Le odio- sibilò
di nuovo più a
bassa voce, mentre Lagharta la guardava con sguardo di rimprovero
-Provo la stessa cosa Alvexia...- la supportò la fatina,
avvicinandolesi.
Per la prima volta nel loro
accompagnarsi, entrambe si accorsero che la compagna di viaggio non
era poi il peggio che poteva capitare.
-Non sono sicura che
dovremmo
accettare di allenare...quella cosa- sentenziò disgustata
Nahael,
guardando Lagharta con sguardo indignato -E penso che i tuoi compagni
debbano andarsene. Tu rimarrai qui, per punizione. Mi hai molto
deluso...-
Nahael era insieme alle
sorelle,
quando Lagharta cercò di nuovo un dialogo. Sulle rive del
Lago,
nella loro bellezza eterna, rispondevano alle sue domande in modo
annoiato e distratto -Non siete più i benvenuti-
-Maestre, voi non
capite...sta per
iniziare una guerra!-
-Non è qualcosa
che ci riguarda-
rispose di nuovo Nahael, toccando i capelli delle sorelle con fare
languido -Qui non può succedere niente che ci tocchi.
Neanche una
guerra. E finché il Lago non consumerà fino
all'ultima goccia delle
sue acque, i nostri corpi si rigenereranno all'infinito. Se rimani
con noi vivrai in eterno...-
-...come uno di voi?-
rispose a quel
punto infastidito Lagharta, mentre Alvexia muoveva con rabbia una
gabbia nel tentativo di trattenere le parole.
-Scusa? Non credo di aver
capito...-
rispose Nahael alzando un sopracciglio, mentre Vahael voltava lo
sguardo verso Mahel, che indietreggiava inconsciamente.
-Non ho nessuna intenzione
di
accontentare questo capriccio. Non stavolta. La guerra vi riguarda,
MI riguarda. La guerra si scatenerà per colpa mia e...-
-Per colpa SUA, non tua- lo
interruppe
Vahael, mentre le sue dita artigliate indicavano Mahel -Lei
inizierà
la guerra. Sarebbe dovuta non nascere mai, o morire affogata nelle
acque del Lago questa notte...!- urlò sprezzante la ninfa,
ridendo
di gusto.
Alvexia fece per scattare
verso di
lei, ma venne trattenuta da Pixel, che scuoteva la testa -Stai ferma,
farai solo il loro gioco!-
-Io la ammazzo. Sta
giocando ad un
gioco pericoloso, io...io...!-
-Tu- la
apostrofò Kahael,
inespressiva -Non farai niente. Non puoi niente. Torna al villaggio
maledetto quale appartieni e muori seguendo il tuo codice d'onore.
Nessuno sentirà la mancanza di un demone che non prova amore-
-Brutta...-
esclamò Alvexia,
liberandosi dalla presa di Pixel e lanciandosi contro le ninfe,
fermandosi solo quando sentì la mano di Mahel afferrarle le
vesti
-Non farlo, ti prego-
Alvexia si voltò
verso di lei. Il suo
sguardo era furente. Ma appena vide gli occhi stanchi di Mahel ed il
suo sorriso rassegnato, perse tutta la voglia di discutere che aveva.
Erano occhi stanchi. Occhi
stanchi e
delusi.
La sua presenza era
qualcosa di cui
quel mondo non necessitava. Si sentiva in colpa perché la
sua
presenza avrebbe fatto soffrire tutti.
Sua madre nel suo mondo, i
suoi amici,
che mai più l'avrebbero rivista.
Gli abitanti di Gaia, che
avrebbero di
nuovo conosciuto la guerra e la disperazione che porta con
sé. La
morte.
-Io porterò la
guerra. Il dolore. Lo
strazio. La morte- si fermò per respirare, ormai conscia di
ciò che
sarebbe successo, che lei volesse o meno -Io sono il motivo per cui
la guerra scoppierà. Lo so. Ma la Leggenda dice che
sarò anche il
motivo per cui la guerra finirà. Ed io voglio crederci-
guardò
verso le Ninfe, che resero uno sguardo indefesso.
-Quindi?- chiese Vahael,
annoiata -A
noi non interessa della guerra. Abbiamo già conosciuto il
suo
strazio ed il suo dolore, eppure siamo ancora qua-
-Cos'è che di me
ti spaventa tanto?-
chiese Mahel ormai stufa, con gli occhi di chi quasi conosce la
risposta -Di cosa hai tanto paura?-
-Paura?- chiese Vahael
stupita,
scoppiando poi a ridere tronfia -Io...noi, non abbiamo paura di
niente. Niente ci può ferire, o uccidere. Niente ci tocca. E
dovrei
aver paura di un essere inutile come te...?-
Mahel roteò gli
occhi, destando
l'irrito della Ninfa -Che vuol dire quel gesto?-
-Che non ti credo- rispose
Mahel
scostandosi i capelli dal volto quasi annoiata e avvicinadosi a
Lagharta, prendendolo sotto braccio.
Fu un attimo e l'atmosfera
cambiò.
Nessuno potè fare niente.
Lagharta non riusciva a
capire.
Saluss, Alvexia, Velleda o Pixel non riuscirono a capire.
Mahel si
avvicinò a Lagharta e si
alzò sulle punte degli stivali, avvicinando il volto di
Lagharta al
suo. Le loro labbra erano così vicine, bastava un soffio.
Vahael socchiuse gli occhi
e fischiò,
guardando Mahel che le rendeva uno sguardo di sfida.
-Hai ragione. Non
è paura, è
invidia. Invidia perché Lagharta non mi ama...ma potrebbe
unirsi a
me, mentre invece tu non puoi averlo. Non così- le sue mani
accarezzavano il volto di Lagharta, che guardava la scena atterrito
senza aver idea di cosa poter dire.
-Togligli le mani di dosso,
schifosissimo essere...- sibilò di nuovo Vahael, mentre
anche le
sorelle fischiavano senza muovere un muscolo -Non ti
permetterò di
toccarlo più di così, ti avverto...-
-E con questo? Uccidimi.
Non cambierà
la realtà delle cose. Io potrei unirmi a lui, anima e corpo,
baciarlo con amore ed essere ricambiata. E se non fossi io, sarebbe
qualcun'altra...e tu non puoi cambiare questo, non puoi modificare la
realtà di questo mondo. Tu non potrai mai averlo. Averlo
davvero.
Lui non sarà mai tuo!-
-Lui è mio,
sgualdrina...!-
Mahel vide la Ninfa
scattare non
appena le sue labbra schioccarono un bacio sul naso di Lagharta. I
suoi occhi andarono subito a quelli del guerriero, come a scusarmi,
mentre Vahael la lanciava lontano, per poi correre sopra di lei
pronta ad ucciderla.
Kahael e Nahael si misero
davanti al
resto del gruppo per fermarli dal salvare Mahel, Saluss fu la sola a
riuscire ad avvicinarsi alla ragazza.
Ma poi con la coda
dell'occhio Nahael
si accorse di un gesto, un'azione veloce che non si aspettava. I suoi
occhi si dilatarono, spaventati, e la sua bocca cacciò un
urlo
disumano verso la sua sorellina.
I suoi capelli erano
attorno al collo
della Ninfa, che immobile la guardava con gli occhi sbarrati.
Una mano teneva i capelli,
l'altra un
pugnale, forse di Alvexia, che era in direzione della ciocca. Era un
ricordo lontano, un frammento di memoria...ma Mahel ricordava cosa
succedeva quando i suoi capelli venivano recisi di violenza.
-Tu sfiorami con un solo
dito...ed io
taglio i miei capelli. E tu sai cosa vuol dire...vero?-
Vahael saettava con gli
occhi da una
parte all'altra, il volto immobile e terrorizzato.
Lagharta non aveva mai
visto le Ninfe
con quell'espressione. Mai.
Nahael guardava da lontano
impotente,
insieme alla sorella mediana, che allo stesso modo guardava la scena
senza muovere un muscolo.
-Non...non farle del male-
chiese
Nahael con un filo di voce -Lasciala andare e prometto io stessa che
non ti faremo niente-
-No- rispose Mahel,
stringendo la
ciocca attorno al collo di Vahael e tenendo ben stretto il pugnale
-Voi ci aiuterete. Vero?-
-Non cediamo ai ricatti!-
sibilò la
Ninfa, intenzionata a secernere di nuovo il veleno che l'aveva
corrotta una volta -Tu avvelenami, e tua sorella muore-
-No- urlò di
nuovo, mentre Vahael
rimaneva immobile nella stessa posizione, senza muovere un muscolo
-Non ne avresti il coraggio...- cercò di dire sprezzante, ma
negli
occhi di Mahel non c'era più paura.
-Non ho paura di morire. Mi
dispiace.
Avrei solo il rimorso di non aver fatto quello per cui sono stata
chiamata qui- Vahael continuava a guardarla, forse confusa -Esatto,
chiamata. Vie mi ha voluta, ed eccomi- ribadì di nuovo,
stringendo
ancora i capelli -Avete due scelte. Mi dilani con il tuo veleno, ma
ti porto via con me...- Vahael spalancò ancor di
più gli occhi,
genuinamente terrorizzata -...oppure mi allenate. Aiutate me e
Laghata, il vostro discepolo. Aiutate Vie. Il vostro mondo-
-Perché continui
a insistere? Perché
ci minacci? Forse non sei così buona come vuoi credere ai
tuoi
compagni, dico bene?- la imbeccò Nahael, ridacchiando
maligna.
-Non sono mai stata buona.
Non so bene
chi o cosa vi abbia fatto credere il contrario- rispose secca Mahel,
stavolta guardando Vahael e cercando di essere il più chiara
possibile -Io amo Lagharta. Lo amo, con tutto il cuore. Darei la mia
vita per la sua...e già l'ho fatto, una volta. Con secondi
fini.
Quindi come vedi...anche se lo amo, continuo a pensare più
di ogni
altra cosa a me stessa-
Le Ninfe ascoltarono, senza
proferire
parola.
-Io non...sono perfetta.
Non lo ero
nel mio mondo e non lo sarò qui. Ma mi è stata
data una possibilità
per salvare questo ed anche il mio...di fare qualcosa di grande e di
essere ricordata da qualcuno. E parlo dei miei amici, delle persone
che amo. Potrei combinare qualcosa di importante nella vita...molte
persone questa fortuna non ce l'hanno. Quindi voglio farlo-
Fece un profondo respiro, e
continuò.
-Mio padre non
c'è più. Lui ha dato,
nel mio mondo, il nome a Gaia. Vuol dire “Terra”,
che è il nome
del mio mondo. Mia madre, per lui, per tutta la
vita, ha
continuato a scrivere di Gaia, di Lagharta e di...Mahel. Della
Sibilla. Solo ed unicamente perché non era pronta a dire
“addio”
a papà. Io ho la possibilità di fare in modo che
lei ci arrivi.
Anche se io non fossi accanto a lei...fisicamente. Se mamma
può
continuare a scrivere a papà finché non
sarà il momento di
lasciarlo andare...io devo fare di tutto. Anche morire- la sua voce
si ruppe un attimo, ma i suoi occhi non cedettero -Io amo mia mamma.
Mike. Zio. I miei amici, il mio mondo. Tutti. Voglio solo...voglio
solo non lasciare che tutto svanisca. Non ancora. Anche io vorrei
dire come si deve addio a papà...cercherò di
farlo anche da qua.
Anche se non fosse possibile...ma voglio proteggere questo mondo che
lui ha creato finché è possibile. Se lui fosse
vivo e fosse al mio
posto, farebbe la stessa cosa...-
Lagharta guardò
le Ninfe. Sapeva che
loro non capivano.
Amare qualcuno, dedicarsi a
qualcuno...? Neanche lui era sicuro di capire.
Quando Laherte aveva preso
la sua
strada, Lagharta non aveva neanche cercato di comprendere. Lo aveva
odiato perché era più facile. Ma la
verità è che avrebbe voluto
una parola, una spiegazione, prima di andare alla ricerca di un
ultimo combattimento.
Mahel era oltre il concetto
di giusto
e sbagliato classici...per lei importava solo la motivazione. Il
profondo significato, il perché.
Il legame.
Era stata costretta a dire
addio a
qualcuno che amava. Nessuno aveva fatto niente di male...eppure non
era stata capace di dire addio come avrebbe voluto.
Quindi per lei ora esisteva
solo
quello...dire addio in un modo per cui tutto avrebbe assunto senso.
Il fatto che sua madre avrebbe sofferto era purtroppo un effetto
collaterale del tutto...credeva che avrebbe chiesto a Vie di farle
vedere sua madre un'ultima volta. Era sicuro che gliel'avrebbe
concesso. Sicuramente, lo avrebbe fatto.
Quindi capiva il profondo
disagio
delle Ninfe a capire quel concetto così basilare d'amore che
per
loro era inesistente, ormai, dopo tutti quegli anni.
Eppure non si aspettava
quella
risposta. Nè quell'espressione.
Ma sorrise ugualmente,
perché Mahel
poteva anche quello.
-Non fare del male a mia
sorella. Ti
prego- chiese poi Nahael, comprendendo che Mahel non avrebbe mai
fatto del male a nessuno se anche loro si fossero impegnate a fare
altrettanto -Nessuno morirà. Non oggi-
-So-sorella-
balbettò Vahael
sconvolta, guardando il suo sguardo rassegnato. Umano.
-Vahael, mi dispiace. Ma la
tua vita
vale più dell'orgoglio, per me...- rispose Nahael,
toccandosi la
fronte, comportandosi anche se con sforzo come un essere umano -Non
voglio vederti più morire. Non davanti ai miei occhi. Dopo
quest'ultimo millennio non lo sopporterei...-
-Che diamine stai
divendo...?- disse
Vahael, mentre sentiva la stretta dei capelli di Mahel farsi
più
leggera -Non provare neanche a...-
-Non la ucciderai, sorella-
gridò
imperativamente Nahael, mentre Kahael si avvicinava alla minore per
metterla al sicuro -Lei può ucciderci. Ha detto che non lo
farà.
Quindi basta-
-Ma è solo uno
stupido essere
umano...- sibilò Vahael mentre la sorella l'allontanava, e
mentre le
parole della maggiore incalzavano -...ma in questo mondo è
una
divinità e può farlo. Non è uno
stupido essere umano. È
l'emissaria di Vie, anche se non vuoi ammetterlo-
Era la prima volta che
vedeva Nahael
così umana.
La sua voce, le sue
movenze. La vide
abbracciare la sorella sospirando di sollievo, baciandole la fronte e
voltandosi verso Mahel con sguardo crudele ma sinceramente grato
-Grazie per non averle fatto del male-
-Non avrei fatto niente di
male a
nessuno. Ma dovevo in qualche modo proteggere anche la mia vita-
rispose Mahel alzandosi, restituendo il pugnale ad Alvexia -Scusa,
non dovevo prenderlo in prestito senza chiedere-
Alvexia accolse la cosa con
entusiasmo
e un po' di stupore -Per quanto mi riguarda puoi uccidere con i miei
pugnali tutte le volte che vuoi. È stato
magnifico...è...-
-È stato
stupido. Vi chiedo scusa...-
disse verso le Ninfe -Non succederà più-
Vahael era stretta tra le
braccia
della sorella, tremando di rabbia. Guardava Mahel in un modo che
definire crudele non è neanche lontanamente paragonabile
alla
verità.
-Morirai sola, con il tuo
cuore
compassionevole. Non potrai dire addio al tuo papino, né
alla tua
mammina. Rimarrai sola come un cane mentre passi l'eternità
in un
mondo che non ti appartiene e che fra un centinaio di anni non
ricorderà neanche il tuo nome...-
-Verissimo- la interruppe
Mahel,
stupendola -Io non vedrò mai più mio padre. O mia
madre.
Probabilmente il mio addio non sarà mai all'altezza della
mia
volontà. Ma posso far qualcosa per questo mondo...e se
questo è
tutto ciò che posso fare per difendere le persone che amo,
allora
così sia-
-Stupida umana, tu...- la
schernì
Vahael, ma la voce della sorella la interruppe bruscamente -Basta,
Vahael- disse stanca Nahael, guardando verso la sorella con uno
sguardo sinceramente preoccupato -...basta davvero...-
-Sorella, ma cosa ti
prende? Ricordi i
nostri piani...? Lei non merita di vivere, lei non merita di essere
felice. Dobbiamo incatenare Lagharta a questo Lago, deve rimanere
nostro per sempre, noi...-
-Noi non faremo niente di
tutto ciò.
Lagharta è libero di andare, se lo desidera- rispose Nahael,
sorridendo amaramente -La tua maledizione non è mai
esistita,
Lagharta. Sei libero-
Libero.
Quella parola lo
riportò indietro di
tanti anni. Anni di quando era bambino e giocava con il fratello,
ancora ignari di ciò che sarebbe successo.
Sorrisi innocenti e affetto
sincero.
Fratelli.
-Non credo di aver capito
bene,
maestra...- disse Lagharta confuso, con voce stralunata -Libero...?
Sono sotto l'effetto di una Panacea Notturna, o sbaglio...?-
Nahael sorrise, sbuffando
-Panacea
Notturna...è una brutta parola. Le Panacee Notturne sono
maledizioni
con un aspetto di miracoli. Noi non avremmo mai potuto fare una cosa
del genere senza ucciderti. Era solo una...minaccia. Non sei mai
stato legato qua-
-Come...?-
-Non sei mai stato legato
qua- ribadì
di nuovo, mentre le sorelle stesse la guardavano confuse -Sei sempre
stato un uomo libero-
Lagharta ci
pensò bene. Gli ci volle
un attimo per collegare la frase con la realtà dei fatti,
alla sua
situazione.
Tutti gli anni in cui nella
sua testa
c'erano solo le sue maestre, il dover tornare al Lago. Gli
allenamenti devastanti, le iniziezioni dei veleni...tutto quanto.
Scoppiò a ridere
istericamente,
buttandosi a terra con il volto tra le mani. Sconvolto.
Mahel lo guardava con uno
sguardo
rammaricato, quasi colpevole. E continuò a guardarlo anche
quando
iniziò ad urlare bestemmie ed improperi contro le Ninfe, lo
sguardo
cattivo -E quindi per tutti questi anni io sono stato legato ad una
bugia? Un gioco...? Avete accusato Mahel di qualcosa che voi avete
fatto in misura ben più grande. E perché, per
puro divertimento?
Cosa speravate di ottenere, tenendomi legato qua per sempre...?-
Mahel fu la prima a
parlare, ancor
prima della Ninfa -Nahael lo ha fatto per le sorelle. Perché
tu eri
loro necessario. Tu sei Lagharta...e lo sai cosa significa il tuo
nome, vero...?-
Lagharta guardò
verso Mahel. Poi
guardò verso Nahael, che in quel momento sostenne lo sguardo
e
strinse Vahael a sé -Lo rifarei ancora-
-Che cazzo state
dicendo...?- esordì
al limite il guerriero, prendendo Mahel per il colletto della maglia
e strattonandola forte, mentre Alvexia tentava inutilmente di
mettersi in mezzo -C'è qualcosa che tu sai ed io no...? Che
giochetto è mai questo, eh?-
-Semplicemente, se loro
pronunciano il
tuo nome io ne comprendo il significato. Non so se dipende dalla loro
maledizione, o da cosa. Quando loro hanno pronunciato il mio nome,
subito il mio cervello ha letto il mio nome come
“speranza”. Il
tuo invece significa...-
-So benissimo cosa
significa il mio
nome. Significa “distruzione”- rispose secco
Lagharta, la voce
rotta dalla rabbia -E adesso non venirmi a dire che...-
-No- lo interruppe lei,
confusa -Il
tuo nome non significa “distruzione”,
assolutamente...- Mahel si
voltò verso le Ninfe, Nahael abbassò subito lo
sguardo, colpevole
-Lagharta...le Ninfe non ti hanno mai detto che il tuo nome, in
lingua antica...significa “salvezza”...?-
Una menzogna durata tutta
una vita.
La Sibilla a volte
confondeva i loro
nomi, se lo ricordava bene. Chiamava Lagharta con il nome di Laherte
e viceversa, pensava fosse normale perché si somigliavano
moltissimo.
Anche se correvano diversi
anni tra di
loro, i loro volti erano identici.
Invece la Sibilla scuoteva
la testa
ridendo, dicendo che era la radice dei loro nomi a confonderla. Il
loro significato era diverso ma la radice era la stessa.
“Portatore di
distruzione” era
Lagharta.
“Portatore di
salvezza” era
Laherte.
Così gli era
stato insegnato e così
era rimasto convinto per tutta la vita. Sapeva che era suo fratello
ad essersi presentato alla Sibilla con quei nomi, uguali a quella
della Leggenda. Sapeva di averlo sempre odiato, perché era
un nome
sventurato.
-Il mio nome
significa...salvezza?-
Mahel annuì,
guardando le Ninfe
-Anche loro sono abbastanza antiche da potertelo confermare. Loro
dovrebbero saperlo...- continuava a guardarle in cerca di una
risposta -Perché lui è convinto del contrario...?-
Nahael fece un profondo
sospiro. Ed i
suoi occhi andarono a centinaia, migliaia di anni prima, durante la
prima guerra.
Il dolore che aveva
nascosto dentro di
se...tornò a squarciarle il petto come una volta.
La guerra era
dura...non c'era più
cibo, o acqua potabile, a cui avessimo accesso.
Vahael aveva
tredici anni, quando
iniziò. Kahael solo sedici. Io ne avevo ventidue.
Nostra madre
morì cercando di
proteggerci dai soldati sotto il vessillo di Exitio. Noi eravamo
fedeli alla chiesa di Vie, cercavamo rifugio nei Templi a lei
dedicati, ma durante la guerra solo il grande Tempio rimase in piedi.
A quel tempo non era così facile entrarvi, perciò
fummo costrette a
rifugiarci nelle case di contadini a lei devoti, o in grotte delle
Semidee abbandonati.
Dopo una settimana
di digiuno,
Vahael venne colta da una febbre alta e da strane vesciche su tutto
il corpo. Forse erano le scarse condizioni igeniche, o la fame. Ma
stava morendo, ed io non potevo far niente per salvarla. Kahael aveva
appena iniziato ad avere gli stessi sintomi, e neanche il mio corpo
avrebbe retto a lungo.
Sentivamo da ovest
provenire
racconti macabri di demonesse dagli occhi rossi e di morti che
camminano, mangiando le carni dei feriti e moribondi. Avevamo paura
che sarebbero arrivati presto alle pianure, dalle montagne sulle
quale imperversava la guerra.
Quando Vahael
peggiorò al punto
che iniziò a vomitare sangue, andai alla ricerca di cibo e
acqua da
qualcuno nelle vicinanze, senza successo.
Una lunga scia di
morte aveva
infestato le pianure, corpi in via di decomposizione e sangue
rappresso avevano ormai riempito i prati che una volta abbondavano di
primizie e cereali. Era la fine.
Trovai un tempio
abbandonato della
Semidea dell'Acqua. Vi erano brocche d'acqua e frutta ancora
commestibile. E gioielli. Lasciai tutto ciò che non era
cibo, pregai
chiedendo clemenza e portai tutto alle mie sorelle.
Non so se furono
le mie preghiere,
o l'acqua benedetta o il cibo o chissà cos'altro...ma nel
giro di
due giorni entrambe guarirono da quella febbre maledetta. Ma erano
ancora troppo deboli per riprendere il cammino e attorno a noi non vi
era più un luogo sicuro.
Sentivamo i corni
da guerra e i
fumi neri della battaglia avvicinarsi. Dovevamo andarcene...ma era
complicato.
Perciò
tornai al Tempio
abbandonato con le brocche ed i piatti ormai vuoti, nella speranza
che una preghiera alla Semidea dell'Acqua ci avrebbe garantito almeno
un po' di protezione.
E invece...
L'allora Semidea
dell'Acqua capì
che ero stata io a rubare le offerte e mi attaccò senza
pietà. Mi
ferì selvaggiamente e mi accusò di essere una
ladra. Cercai di
spiegare le mie motivazioni, ma era troppo furiosa. Mi
spiegò che
quelle erano offerte che lei aveva donato a Vie, che quindi io avevo
rubato a Vie stessa.
Non posso spiegare
il mio senso di
colpa in quel momento...rubare le offerte della Dea che veneravo era
il peggiore dei crimini. E mi spiegò quasi divertita che la
guerra
che si stava combattendo era inutile, visto che le Semidee erano
devote a Vie.
Perciò,
nonostante io cercassi di
spiegarle che era solo per salvare le mie sorelle che avevo
rubato...mi maledisse.
Mi rubò
il cuore e lo trasformò
in acqua, lasciando che bagnasse la terra di quel Tempio abbandonato.
Iniziai a sentirmi male e a vomitare acqua, niente altro che acqua.
Mi disse che anche
le mie sorelle
sarebbero state maledette come me. Che saremmo morte dopo infinito
dolore, quando il nostro stesso corpo non si fosse trasformato in
acqua.
C'era un solo modo
per salvare me
stessa e le mie sorelle...avrei dovuto trovare un grande Lago in cui
vivere per il resto della vita. Io e le mie sorelle avremmo dovuto
vivere lì per l'eternità, senza conoscere mai la
pace della morte.
Come Ninfe delle
Acque, che senza
le acque del Lago da cui prendono la vita evaporano e muoiono.
E così
ho fatto.
Ho preso le mie
sorelle ancora non
colpite dalla maledizione e portate via. Percorso ettari ed ettari di
strada, in salita su questa distesa montuosa, per arrivare questo
Lago sacro, che si diceva comunicasse con il cielo stesso.
Stupidamente speravo che avrei potuto pregare a squarcia gola
così
che Vie mi avrebbe sentito...ma mi sbagliavo.
Vie non
ascoltò mai le mie
preghiere. E nei secoli a venire, io e le mie sorelle abbiamo subito
la mutazione che ci ha fatto diventare...esseri oscuri.
Non ho mai
rimpianto, mai, neanche
un'istante, di aver rubato per sfamare le mie sorelle, ormai morenti.
Rimpiango di averle maledette a loro volta, visto che il mio
desiderio era solo di salvarle.
Finita la guerra
ho provato ad
allontanarmi dalle acque del Lago...ma il mio corpo non resiste
lontano dalle sue rive. Perciò ho letto...
Sono venuti
migliaia di pellegrini
in visita a questo Lago, viaggiatori, bardi, cavalieri. Ho sempre
chiesto loro di raccontarmi gli esiti della Guerra, cosa succedeva al
mondo esterno. Mi sono fatta regalare monili e libri e ho
letto...fino a quando non ho letto le parole della Leggenda e ho
capito che qualcosa, forse, in futuro, sarebbe potuto cambiare.
Avremmo potuto
avere una nostra
vendetta...grazie alle mani del “portatore di
distruzione”...Laherte.
Ma poi, appena
dopo un millennio
dal nostro forzato esilio, arriva questo bambino. Un moccioso che
piangeva sempre...insieme ad una vecchia, rugosa e brutta, a
chiederci di allenarlo. Ci dice di chiamarsi Lagharta...fratello di
Laherte. Colui che avrebbe distrutto il mondo.
Le parole della
Leggenda mi
accarezzarono le orecchie come niente altro prima di allora, Laherte
era proprio il “portatore di distruzione” che io
avevo tanto
atteso. Era già nato e stava per portare il mondo alla
distruzione.
Forse addirittura distruggere Vie ed il mondo stesso.
Però
quel bambino continuava a
dire che era lui “distruzione”, così
convinto...quella stupida
vecchia che lo accompagnava probabilmente non sapeva tradurre dalla
lingua antica, essendo la radice dei loro nomi uguali. Aveva
cresciuto colui che avrebbe salvato il mondo come colui che lo
avrebbe distrutto.
Per me non poteva
che essere ancora
meglio...non pensate?
Crescere e
allevare il salvatore
del mondo così che Vie avesse un debito, verso di me.
Poterle
chiedere di annullare una maledizione minore come quella di una
Semidea. Tornare a vivere una vita normale, fino agli ultimi giorni,
fino alla nostra meritata morte.
Eppure...eppure
quel bambino
assumeva sempre un'ombra scura, quando parlava del fratello. E la sua
forma demoniaca prendeva forma...
Un bambino che
crede di essere
colui che distruggerà il mondo...crescerlo dicendo che a noi
siamo
le uniche persone, gli unici esseri, a cui non importa, modellarlo a
mio piacimento. Fargli credere ciò che voglio,
affinché segua
esattamente i miei desideri e le mie disposizioni...credi che sarebbe
stato altrettanto malleabile, se avesse saputo la verità...?
Ma ora non ha
più importanza.
Ormai lui sa. Che qualsiasi cosa succeda, lui salverà questo
mondo.
Con o senza di noi.
Perché
così è scritto nella
Leggenda.
Mi dispiace,
ragazzo...ma dovevo
fare in modo che tu salvassi le mie sorelle...
Lagharta rimase senza
parole.
Lui avrebbe salvato il
mondo. Lui era
la salvezza, non la distruzione.
Aveva sempre creduto che i
suoi unici
alleati, in quel mondo che lo odiava, fossero le sue maestre. Ma la
realtà è che se avesse detto ad alta voce il vero
significato del
suo nome, nessuno lo avrebbe più odiato...mai
più! Avrebbe potuto
vivere normalmente, insieme agli altri abitanti del
villaggio...essere un eroe.
Guardò le Ninfe,
Vahael e Kahael che
guardavano la maggiore con riverenza. Capì cosa diceva la
maggiore,
ma la rabbia nel suo corpo non accennava a smettere.
Per tutta la vita era stato
sotto una
maledizione ben più grave della Panacea Notturna di cui
credeva
esser affetto. Era il suo nome, la sua vera maledizione.
Con questo anche la
Leggenda...assumeva un altro significato. Poteva non morire
nessuno...perché dipendeva da lui, la salvezza del mondo.
Poteva scegliere.
In un attimo tutto quanto
si sgretolò.
Guardò Mahel e i
suoi occhi si
spensero per un istante.
***
Ci sono tante cose che vorrei dire. Ma non mi bastano le parole.
Devo fare qualcosa per farmi perdonare...perciò aggiorno
alle cinque di mattina, dopo aver scritto quasi 3 ore filate.
Questo racconto, un giorno, diventerà qualcosa di speciale.
Lo voglio far diventare qualcosa di speciale.
Perciò vi dico solo grazie.
Perché chiunque mi legga, da ora in avanti, merita uno
spazio eterno nel mio cuore.
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Capitolo 39 *** 38 - Cambiare il futuro II ***
*Dedicato a Melissa. GRAZIE. Mi
stai aiutando così tanto, negli ultimi tempi, che ho pensato
fosse giusto dedicarlo a te.
Dedicato a Giusi,
che trova sempre una parola gentile e che mi supporta, anche quando
fatico a credere in me io stessa.
E grazie a Cyper.
Che ha chiesto a gran voce questo capitolo. E di cui tengo la foto, con
affetto, accanto al cuore*
CAPITOLO 38
Cambiare il futuro II
Mahel lo vide
accasciarsi a terra, distrutto.
La luce nei suoi occhi
spenta, nessuna speranza a cui aggrapparsi. Solo, in una serie
di ricordi terribili che mai avrebbe potuto cambiare.
Mahel conosceva bene
quella sensazione. Era la stessa che aveva provato sua madre.
E anche lei stessa. Il
giorno in cui morì suo papà.
A
casa per dormire, ricordava. Suo papà l'avrebbe sicuramente
aspettata.
Lo
ricordava attaccato ai respiratori, un sorriso disteso dipinto sul
volto. Annuì come per dirle che stava bene, che poteva
resistere un altro po'.
Poi,
nel mezzo della notte, quella maledetta telefonata. Sentì
sua madre urlare, la cornetta lasciata cadere a terra. Mahel era corsa
a vedere e l'aveva trovata apatica, ferma in terra con gli occhi vacui.
La guardò per minuti interminabili, le mani fredde come il
ghiaccio, prima di tornare cosciente e mettersi di nuovo a piangere,
dicendo solamente “Se n'è andato”.
Quella
notte Mahel non aveva pianto, non lo avrebbe fatto mai.
Si
maledisse migliaia di volte di non aver detto, nonostante tutto, addio
a papà. Solo quell'inutile “A domani”
che mai sarebbe arrivato.
La
fine del mondo per come lo conosceva. E la consapevolezza che il domani
non sarebbe più stato come se lo aspettava.
Si avvicinò a
Lagharta e lo guardò negli occhi, spenti. Sorrise.
-Andrà tutto
bene- disse lei gentile, prendendogli le mani e cercando di non fare
movimenti azzardati. Non era sicura di come avrebbe reagito -Lagharta,
adesso sei libero. Qualsiasi cosa sia successa nel passato, adesso puoi
andare avanti. No?-
Lagharta
sembrò tornare in sé per un secondo, le sue
labbra non concepirono alcun suono. Si limitò a chiudere gli
occhi e sospirare, profondamente, sentendo la trasformazione farsi
avanti. Le mani di Mahel, che stringevano le sue, gli davano
forza...sentiva che tremavano, impercettibilmente, come avesse paura di
lui.
-Non ti farò
del male. Non sei tu che mi hai mentito-
-L'ho fatto, invece-
disse Mahel sentendosi colpevole, senza però lasciare le sue
mani -Ma non ho paura di quello che potresti fare a me. Ho paura di
quello che potresti fare a loro- disse sospirando a sua volta,
sentendolo irrigidirsi a quelle parole -Qualsiasi siano le tue
intenzioni adesso, e credo di capire quali siano, lascia perdere. Non
cambieranno il passato ma potrebbero complicare il futuro del mondo. E
non possiamo permettercelo-
Lagharta aprì
gli occhi furioso, avrebbe voluto riprendersela anche con lei, che
adesso stava giustificando quei tre mostri che lo avevano
ingannato...quando vide i suoi occhi.
Occhi rossi, prossimi al
pianto, che lo guardavano imploranti.
“Non farlo,
non buttare tutto al vento” sembravano dirgli, in un
linguaggio che al momento poteva capire solo lui.
Le sue mani erano
bollenti, vive. Lagharta sapeva che presto, qualsiasi fosse stato
l'esito del loro viaggio, non lo sarebbero state più. Il
corpo di Lagharta si rasserenò per un istante, comprendendo
ciò a cui stesse pensando la giovane, che sorrideva affabile
davanti a lui.
-Se tu ora...fai
qualcosa di stupido...tutti coloro che sono morti e che moriranno per
questo mondo avranno patito un dolore inutile- ebbe la forza di dire
Mahel, soffiando le parole nel tentativo di soffocare le lacrime -Non
trasformare il tuo destino in qualcosa di irrecuperabile- e deglutendo
sonoramente, conscia degli occhi puntati su di loro, parlò.
Conscia che anche le
Ninfe, a quel punto, non potevano più nulla.
-La tua vera
maledizione, fin da quando sei nato, è stata quella
trasformazione. In quella le Ninfe non hanno colpe. E questo, tu lo
sai- spiegò lei, guardando Nahael con uno sguardo penoso
-Comprendo i motivi per cui Nahael ha fatto ciò che ha
fatto. Se avessi potuto, al tempo, ingannare il destino e salvare mio
padre...beh, lo avrei fatto. Anche fossi stata maledetta, per questo-
asserì annuendo allo stesso tempo, come ad enfatizzare le
sue parole -Però, a distanza di, quanto? Dieci anni? Non ha
più importanza. È successo e niente
può cambiare il passato. Loro volevano uno schiavo da legare
a loro per l'eternità, o almeno da sacrificare per riavere
indietro la loro vita. Non era una cosa diretta a te, ma a chiunque
fosse il “portatore di distruzione”. Tu hai creduto
di esserlo, e loro se ne sono approfittate. Se fosse stato Laherte,
sono sicura che avrebbero fatto la stessa cosa. Anche se,
probabilmente, l'esito sarebbe stato molto diverso da quello che
conosciamo-
Nahael sostenne per poco
lo sguardo di Mahel. E, nel silenzio più assoluto,
annuì.
Lagharta vide quel gesto
con il volto, così umano, e scosse la testa. La sua rabbia
in pezzi, come il suo spirito poco prima.
Deluso. Ma anche
rincuorato.
-Adesso, tutto
ciò che possiamo fare, è andare avanti con il
nostro destino. Il tuo è quello di salvare il mondo...il mio
è quello di dare il via all'inevitabile guerra, diventando
la Mahel della Leggenda, e di porvi poi fine. Sacrificando la mia
stessa vita- disse ripensando al suo prossimo sacrificio, mentre Irihe
le si avvicinava, posandosi sulle gambe di Lagharta e fissandolo negli
occhi.
-Che cosa...vuole, da
me?- chiese Lagharta, guardando gli occhi di un essere umano ora
diventato un'entità eterna, che lo fissavano come in attesa
-Mi compatisce?-
Irihe si
innalzò in volo, sembrò vergognarsi o scusarsi di
qualcosa e poi strusciò il musetto sulle guance di Lagharta.
Quel gesto così semplice e naturale, di conforto, che gli
stava donando, lo portò stranamente e sorridere e, infine, a
carezzargli il capo, conscio che anche lui stava silenziosamente
chiedendogli di andare avanti e portare il destino del mondo a
compimento. Perché, una volta concluso il viaggio, sarebbe
stato lui ad accompagnare Mahel nella sua prigione eterna e prendersi
cura di lei.
Velleda
guardò verso Pixel di sottecchi e sorrise perché,
alla fine, anche il suo sposo sembrava iniziare a capire che il perdono
era l'unica strada per risolvere la guerra imminente.
Nascondendo in modo
goffo ed imbacciato un sorriso, pieno di ricordi felici e di nuova
speranza.
Era di nuovo notte.
Nonostante non avessero espresso il desiderio di allontanarla, fu Mahel
stessa a mettere da parte la sua presenza, andando lontano dagli altri
anche se ormai non ve n'era più bisogno.
Vahael non aveva ancora
aperto bocca e, anzi, si era rifugiata nelle profondità
delle acque del Lago, conscia di non poter iniziare una nuova, inutile
battaglia con Mahel.
Non avrebbe mai vinto. E
non avrebbe cambiato la verità delle sue parole.
Lagharta aveva in un
certo qual modo perdonato le Ninfe quando, la stessa Nahael, con lo
sguardo più umano che le avesse mai visto, gli aveva chiesto
di perdonarla. Lui capiva, in cuor suo, che non era mai stato un
attacco diretto a lui come persona, ma solo al ruolo che ricopriva. Le
Ninfe, in cambio del suo perdono, avevano promesso che avrebbero
aiutato durante la Guerra e che avrebbero istruito Mahel, seppur Vahael
non fosse d'accordo.
Ritrovandosi a cantare
da sola, alle stelle, la stessa canzone di Alvexia agli inizi di quel
viaggio, fu poi zittita dalla voce di Nahael che si unì alla
sua, cantando con lei le note di quell'antica canzone.
Antica quanto lei, che
ormai non ricordava neanche più il suo aspetto umano.
Aveva una voce melodiosa
e bellissima, quasi perfetta avrebbe osato dire. Vedeva lo sguardo di
Lagharta da lontano che la osservava, fisso, senza però
intervenire.
Ormai conosceva la
verità e non avrebbe più agito come un burattino
nei confronti delle sue maestre, qualsiasi cosa avessero mai detto.
Sapeva che non avrebbero mai osato farle del male dopo tutto
ciò che era successo quel giorno.
Ma la prudenza non era
mai troppa.
-Posso fare qualcosa per
te?- chiese Mahel non del tutto tranquilla, guardando per la prima
volta davvero il volto della Ninfa accanto a sé. Bellissima,
pensò.
-Non voglio farti del
male, se è questo che pensi- le disse lei sibilando, non
riuscendo comunque a digerire la sua presenza lì -Volevo
solo parlarti. E ascoltare qualsiasi cosa tu avessi mai voluto dirmi-
I suoi occhi si
piantarono su di lei insistenti e Mahel non potè esimersi da
quella discussione, per quanto la situazione la mettesse a disagio.
-Mi dispiace di aver
attentato alla vita di tua sorella. Anche se non l'avrei comunque mai
uccisa-
-Si- la interruppe lei
ancora disturbata da quel gesto -Hai dimostrato grande
stupidità con quella tua finta. Ma avrei dovuto immaginare
che non avresti avuto il coraggio di farlo davvero. Non aver osato a
mia volta è stato un errore- concluse crudele, sebbene nelle
parole di Mahel non ci fosse alcuna sfida.
-Beh, comunque, mi
dispiace- asserì Mahel spostando lo sguardo alle sue mani,
che si torturavano senza motivo -Però ho contato
così tanto sul vostro legame che...ho sperato che fosse
forte almeno quanto il mio- sorrise, ripensando al padre -Sono contenta
che voi possiate capire di cosa parlo-
-In realtà
no, non capisco- disse la Ninfa accavallando le gambe, guardo Mahel non
più con ostilità quanto con curiosità
-Il legame di cui tu parli sembra così debole da poterlo
sacrificare per questo mondo. Mentre il nostro...anzi, no- si corresse,
sorridendo -Il mio legame, il mio affetto era così profondo
che ho condannato le mie sorelle, pur di salvare loro la vita-
annuì, a sé stessa, guardando poi verso Mahel con
disprezzo -Non capisco come tu possa paragonare il tuo legame con il
mio-
-Non lo sto facendo, non
nel modo in cui lo intendi tu- spiegò lei, incurvando la
schiena e guardando verso il cielo rasserenata da quelle parole -Il mio
legame...la persona del mio legame è morta, ormai. Tanto,
tanto, tanto tempo fa- disse, ricordando ancora il volto di suo
papà mentre stava affogando -Ma il legame è
rimasto e, anzi, si è fatto più forte. Ho sentito
di averlo ancora più vicino, incastonato più in
profondità nel mio cuore-
La sua mano
andò a quella della Ninfa, che all'inizio si
ritirò sibilando. Mahel continuò a guardarla,
come a dirle di fidarsi di lei.
La Ninfa
esitò ma, alla fine, le porse la mano che Mahel le
posò sul suo petto -Lo senti, non è vero? Il mio
cuore...-
La Ninfa la
guardò confusa, senza afferrare il senso del discorso. Poi,
dal petto di Mahel la mano della Ninfa andò al suo petto
stesso -Senti anche il tuo cuore? Batte. Batterà
finché sarai in vita, rendendoti possibile cambiare il
futuro-
-Il mio futuro
è già deciso, sciocca ragazzina-
sibilò lei, infastidita -Il destino che mi aspetta
è di morire, sola, in queste acque maledette, come la mia
vita!-
-Ti sbagli- rispose
Mahel, alzandosi in piedi -Il futuro non è deciso. Il mio
futuro è mio, e anche il tuo lo è. Smettete,
tutti, di aver paura del passato. È passato, è
andato, non tornerà mai più! Ma il futuro
è tutto da scoprire, da costruire e da vivere. Smettete di
nascondervi tra le vostre paure...fate in modo di trasformare la
sicurezza di un futuro già deciso in nuova speranza. E se
hai paura che niente cambierà, se pensi che non sarai in
grado...se pensi che sia Vie l'unica a poterlo fare, allora affida il
tuo futuro a me. Aiutami a proteggere questo mondo. Quando tutto
sarà finito chiederò io a Vie di liberarvi dalla
vostra maledizione-
-Non ti
ascolterà mai- disse lei ghignando -Sono belle parole,
bellissime. Ma tu stessa hai detto di essere condannata al nulla eterno
su Gaia, quando tutto sarà finito. Cosa ti fa credere che
Vie ti concederà un'udienza? Non lo farà mai-
-Lo ha già
fatto- concluse Mahel, guardando per la prima volta con sicurezza gli
occhi della Ninfa davanti a lei -E mi ascolterà, te lo posso
assicurare. Perché io sono Mahel-
Mahel. Speranza.
Quanto aveva avuto
paura, in passato, della speranza.
La speranza che la
Guerra finisse, mentre invece dai paesi lontani arrivavano solo
cronache di morte e puzza di sangue.
La speranza di riuscire
a sopravvivere in quel paesino isolato dal mondo, che fu comunque
raggiunto dalla Guerra e le costrinse a fuggire.
La speranza che la
malattia che la Guerra portava con sé non le avrebbe colte,
quando invece colpì entrambe le sue sorelle e, infine, lei
stessa.
La speranza di essere
perdonate ed essere invece maledette. Una maledizione che, lei sapeva,
difficilmente Vie avrebbe sciolto dopo così tanto tempo.
Ma credette a quella
bambina dagli occhi limpidi, che le stava presentando un nuovo motivo
per combattere. La nuova Guerra portata da Laherte che avrebbe
distrutto ogni cosa, anche la mera possibilità di essere
liberata di quella maledizione che, ormai, era tutto ciò che
concepiva della sua vita.
Volle crederci
perché ormai, dopo gli ultimi secoli di incessante noia,
l'unica cosa che desiderava davvero era morire. Nel luogo a
lei più caro, la casa della sua infanzia, che ormai
probabilmente non esisteva più. Ma rimaneva comunque il suo
più grande desiderio.
Rimase qualche minuto a
guardarla. Stupita. Incredula.
Speranzosa.
Mahel rimase ferma, in
piedi, sentendosi anche un po' stupida. Le sue parole erano audaci, ma
era sicura che Vie avrebbe ascoltato. Sarebbe stata contraria, ma
dopotutto...le doveva tre desideri.
-Quindi...- disse infine
la Ninfa, scoprendosi a ridere di quelle parole -Tu, sei la Mahel della
Leggenda?-
Mahel non si
aspettò quella domanda. Ma annuì comunque, alla
fine, sorridendo.
-Mi dispiace di non
essere l'eroina che questo mondo si aspettava-
Una risata, di nuovo.
Sollevata.
-Ce lo faremo andare
bene-
Parlarono tutta la notte.
Mahel si
lasciò raccontare di Gaia, delle antiche leggende sulla sua
creazione. Di come Vie e le sue ancelle, Saluss ed Exitio, fossero
sempre esistite, eppure nate con il mondo.
Di come
iniziò la Guerra e di come finì. Di come con il
passare del tempo lei e le sue sorelle divennero insensibili al dolore
e ai ricordi, imparando ad amare solo loro stesse.
Di Lilith, la prima
Lilith, e di cosa realmente fosse. E di come invece le storie la
dipingano.
La Ninfa si
lasciò raccontare dei libri di sua madre, accorgendosi dalle
poche informazioni che la ragazza aveva, che la storia che conosceva
era molto diversa dalla realtà.
Si stupì del
nome della Sibilla, che lei non conosceva. E rise, per non averci mai
pensato.
La Ninfa
confessò di non riuscire a concepire Mahel come la sposa di
Lagharta, adesso che l'aveva vista, nonostante non nutrisse per lui
alcun affetto. Ma di come fosse sicura, guardando i loro occhi, che
sarebbero un giorno diventati sposi.
Parlarono e parlarono e
risero, anche. La Ninfa accettò Mahel come la
“Mahel della Leggenda” ma non nutriva verso di lei
alcun rispetto, o forma di gratitudine.
Mahel ribadì
che non ce ne fosse bisogno, e la Ninfa parve soddisfatta da quella
risposta.
Quando la notte volse
ormai al mattino, quando le parole ormai persero significato e le cose
più importanti fossero ormai state dette, la Ninfa si
congedò debole, andandosi a tuffare nelle acque del Lago.
-Qualcosa
cambierà, quando usciremo di nuovo dalle acque- disse con
uno strano sguardo negli occhi, come cercasse conforto da qualcuno ma
non da lei -Forse non potremo aiutarvi che in parte, per ciò
che avete chiesto. Potrebbe essere un problema?-
Mahel scosse la testa
-Qualsiasi aiuto ci darete, noi ce lo faremo bastare. Non siete
obbligate a farlo, ma siete disposte comunque a provare. Per me, basta-
La Ninfa
annuì e si immerse nelle acque del Lago, guardando un'ultima
volta verso Mahel -Tre giorni. Poi sarete liberi di andare-
Mahel annuì a
sua volta, guardando il corpo di Nahael scomparire nelle acque.
Le Ninfe non uscirono
quel giorno. E neanche quello seguente.
Mahel disse agli altri
di tutto ciò di cui aveva parlato con la Ninfa e Lagharta
sembrò sollevato dallo svilupparsi degli eventi -Se ti
accetta come la Mahel della Leggenda, per me è
già più che sufficiente. Ha promesso che ci
avrebbe aiutati, e Nahael mantiene sempre le sue promesse. A modo suo,
ma le mantiene-
-Pensi che anche le sue
sorelle lo faranno?- chiese Alvexia, mentre giocava con la coda di
Irihe, che squittiva ogni qual volta gli rimaneva il pelo incastrato
negli anelli della Lilith -Kahael sembra essere poco interessata alla
questione, ma non pare ostile. Vahael invece è quella meno
convinta di tutti-
-Aiuterà. Ha
un grande rispetto per la sorella, non oserebbe mai farle un affronto
simile- spiegò Lagharta, anche se sapeva che affiancarla a
Mahel avrebbe comunque portato non pochi problemi.
-Aspettiamo- disse
Mahel, guardando le sponde del Lago -Aveva detto tre giorni. Domani si
vedrà-
E aspettarono.
Aspettarono fino a che
il sole non fu alto nel cielo. Finché non fu vicino
all'imbrunire. E quando arrivò la notte, capirono che
probabilmente nessuno si sarebbe più presentato.
Sebbene Lagharta fosse
sicuro che probabilmente qualcosa fosse successo, alla fine si arrese
all'evidenza e il gruppo decise, che all'alba seguente, sarebbero
tornati al Tempio, per chiedere direttamente a Vie cosa avrebbero
dovuto fare.
Quando fu l'ora di
partire, però, Mahel vide le acque del Lago muoversi ed una
figura uscirne, con lo sguardo basso e, sembrava, una punta di rimorso
negli occhi.
-Maestra Kahael...che
succede? Dove sono maestra Nahael e maestra Vahael?-
Kahael, sempre molto
distante da qualsiasi cosa succedesse, sembrò esitare per un
attimo. Ma vedendo gli occhi di quello che, a tutti gli effetti, era il
loro discepolo, nonostante non gli volesse bene come ad un figlio ma
provasse comunque per lui un distorto affetto, sospirò e
parlò, con la voce più calma che potè
trovare.
-Vahael è
scappata ieri notte, mentre tutti dormivamo, a quanto pare-
esordì la Ninfa, facendo cenno al gruppo di rimanere fino
alla fine delle spiegazioni -Sono state notti molto...agitate- aggiunse
con sguardo colpevole, toccandosi la fronte con le dita, come fosse
stanca.
-Scappata?- chiese
Lagharta, l'unico che trovò il coraggio di parlare -Intendi
dire che se n'è andata dal Lago?-
Kahael annuì.
-Ma...è
legata a questo luogo. Per via della maledizione della precedente
Semidea dell'Acqua...-
-In merito a questo,
Lagharta...- disse Kahael, scuotendo la testa -La maledizione mia e di
Vahael è quella di essere trasformati in esseri oscuri,
perché abbiamo mangiato del cibo offerto in onore alla Dea.
Ma non siamo state noi a rubare...e la precedente Semidea ci ha
risparmiato lo stesso destino di nostra sorella-
Lagharta
esitò per un attimo, vedendo il dolore nello sguardo
dell'imperturbabile Ninfa -Maestra...che cosa è successo
esattamente...? Dov'è Nahael?-
E, sospirando di nuovo,
Kahael raccontò.
-Quando Nahael
è tornata da noi, dopo aver colloquiato con Mahel, ci ha
raccontato di come ormai credeva che fosse davvero lei, la speranza di
cui narra la Leggenda- disse tranquilla, fissando un punto indefinito
davanti a lei -Ci ha detto di come avremmo dovuto aiutarvi, per cercare
di nuovo di avvicinarci alla Dea, per ottenere il suo perdono. Era
sicura che, se avessimo aiutato a salvare altre persone oltre noi
stesse, forse la stessa Vie ci avrebbe permesso di tornare umane,
finire di vivere normalmente la nostra vita e, infine, morire. Ma
Vahael non era d'accordo- guardò Mahel per un istante, che
volse lo sguardo -Non voleva aiutare Mahel. Non voleva accettare, anche
se era un'ordine di nostra sorella. Parlava di te, Lagharta, e di come
lei ti amasse. Di come, anche se non avesse mai potuto unirsi a te,
avrebbe voluto diventare la tua sposa-
Rise. Che cosa ridicola,
per loro tre, parlare di amore...
-Nahael le ha ripetuto
per molto tempo che, per la nostra natura, non possiamo più
provare questo tipo di emozioni. Non possiamo che ricordare l'amore che
provavamo per noi stesse...ma che per la natura della nostra esistenza,
per noi non esiste più quel sentimento. È la
nostra maledizione, ma anche la nostra salvezza-
Un attimo di pausa,
enfatizzò quelle ultime parole. Mahel, si sentì
in colpa, pensando che lei, nonostante il suo destino, era ancora
libera di provare un puro e genuino amore.
-Hanno discusso per ore,
nelle profondità delle acque, finché Vahael non
ha maledetto il giorno in cui fu salvata da nostra sorella. Ha urlato
contro Nahael i peggiori improperi che le abbia mai sentito dire,
finché non ha concluso dicendo che avrebbe preferito
andarsene dal Lago, piuttosto che aiutare Mahel, e morire. A quel
punto, nostra sorella, ha sputato fuori tutta la
verità...anche su di noi-
-La
verità...su di voi?- chiede Lagharta, mentre la voce di
Velleda si fece avanti.
-Solo Nahael
è legata a questo luogo, vero? Finché era in
corso la trasformazione avevate più bisogno delle acque di
questo Lago, così pregno di magia, ma...voi siete sempre
state libere di andare. Non è così...?-
Lagharta
guardò verso Velleda. Poi di nuovo la sua maestra, che
teneva lo sguardo basso. Stanca e devastata.
-Voi non siete...legate
a questo luogo? E lo...sapevate?-
-Io si, l'ho sempre
saputo- parlò sorridendo Kahael, ricordando il giorno in cui
fu la stessa sorella a dirglielo -Nahael me lo disse un giorno, molti
secoli fa, in preda ad una crisi di coscienza. Mi disse che potevo
andare, che non voleva costringermi a rimanere se io non avessi
voluto...e di dirlo anche a Vahael, che più di una volta
aveva espresso il desiderio di vedere il mondo. Ma io le dissi che
sarei rimasta con lei fino a che non fossimo state liberate,
perché durante la Guerra lei si era presa cura di noi. Ci
aveva salvate e protette, a costo della sua vita. Se avesse potuto, non
ci avrebbe mai maledette, lo sapevo. Ma Vahael...se ne sarebbe andata,
distruggendo il suo cuore. E decidemmo di dirglielo in un altro
momento, e non perché mosse da una pietà che non
volevamo più ci appartenesse-
Sembrava sul punto di
rompersi, di un dolore così enorme che Mahel voleva
avvicinarsi, ma esitò, conscia che a niente sarebbe servito.
-Quindi maestra Vahael
non...?- chiese infine Lagharta, pur sapendo già la risposta.
-Si. Non penso
tornerà mai più. I suoi occhi erano pieno di
dolore e di rabbia, ha cercato anche di ferire Nahael, che adesso
infatti riposa devastata nelle profondità del Lago, incapace
di salire in superficie. Mi ha chiesto di venire, per spiegarvi la
situazione, perché meritavate una risposta e non il nostro
assoluto silenzio. Mi...dispiace- disse voltandosi verso Mahel, che
rendeva uno sguardo distrutto -Nessuno potrà allenarti
nell'uso di quell'arco. Dovrai trovare un altro maestro...ma forse, in
fondo, la cosa ti allieta-
Mahel scosse la testa,
trattenendo l'impulso di tenere insieme quel corpo velenoso il cui
cuore era sicuramente ridotto in brandelli -Ammetto che il pensiero di
allenarmi con Vahael non mi faceva sentire al sicuro. Ma non avrei mai
voluto questo. Mi dispiace-
Kahael si
ritrovò a sorridere guardando il volto di quella bambina
-Proprio come mi ha detto Nahael. Tu sei molto umana, nonostante il tuo
aspetto. Non riusciva ad accettarti come la sposa di Lagharta, anche se
ormai sa già quello che succederà. Io, invece,
riesco a comprendere...ciò che tieni nel tuo cuore, e che
gli altri vogliono proteggere. Tu potresti essere davvero colei che
cambierà il futuro- disse in modo dolce, facendo nascere
sulle sue labbra, senza volere, un ghigno cattivo -Ma continui a non
piacermi- concluse decisa, dimostrandole la vera natura delle Ninfe
delle acque.
-Siete molto umane anche
voi- le rispose Mahel, prendendo le sue parole come un complimento -E
capisco le tue ragioni. Grazie, di avermele dette...-
Kahael
annùì, stipulando con quella bambina una specie
di tregua, come sua sorella qualche giorno prima aveva fatto.
Ormai era inutile
lottare...tutto era finito.
-Cosa possiamo fare
adesso...? Mahel deve poter usare quell'arco, ne va del futuro della
Guerra, ne sono sicuro- disse poi Lagharta, consapevole che quella
tregua non cambiava la loro posizione -A chi dovremmo rivolgerci?-
-Io ho un'idea-
esordì poi la Lilith, guardando verso Mahel e mordendosi il
labbro, in colpa -Possiamo sempre andare al mio villaggio. Conosco
qualcuno che, per soldi, farebbe qualsiasi cosa-
-Non se ne parla, in
modo categorico- disse Lagharta, scuotendo la testa con sguardo
corrucciato -Non porto Mahel in mezzo ad esseri che potrebbero
ucciderla durante la notte. Se un'altra delle Lilith fosse stata
contattata da Laherte, stavolta Mahel non potrebbe sopravvivere. Non
dopo quello che lui stesso mi ha detto-
-Tranquillo- disse
Alvexia, lo sguardo un poco più convinto -Questa persona mi
deve la vita. E tra noi Lilith corre un codice d'onore abbastanza
forte. Non possiamo ammazzare bersagli di altre Lilith o Lilith stesse;
non possiamo uccidere parenti di altre Lilith e soprattutto non
possiamo uccidere coloro che sono legate a noi magicamente-
-Questo non risolve il
problema: nessuno di noi è una Lilith, nessuno di noi
è tuo parente e nessuno di noi è legato a te
magicamente-
-Beh, non ancora- disse
avvicinandosi a Mahel e toccando il suo braccialetto -Ma posso
diventare un suo guardiano-
Pixel e Alvexia si
guardarono e annuirono, come a voler rispondere alla domanda della
Lilith -Lo possiamo fare, ma potrebbe essere doloroso per te- disse
Pixel, guardando i suoi occhi -Non hai detto che fungono da tramite per
un'altra forma?-
-Non ho paura del
dolore. Voglio che nessuno più, neanche io stessa, possa
fare del male a Mahel. Se potete farlo, nessuno di noi sarebbe in
pericolo. Noi- indicò sé stessa, Mahel, Velleda e
Pixel -Perché siamo uniti magicamente e le nostre vite sono
collegate. E lui- indio Lagharta, ridendo -Perché nessuna
Lilith avrebbe mai il coraggio di uccidere un protetto di Vie, non dopo
ciò che è successo nell'ultima Guerra-
Lagharta
guardò Mahel, che annuiva, e anche Velleda sembrava convinta.
Posò il suo
sguardo sulla sua maestra che annuì a sua volta. E alla fine
cedette.
-Va bene. Fate come vi
pare. Fate questo rito, aspettiamo che Alvexia si senta meglio, se
dovesse andare male qualcosa e domani partiremo alla volta del
villaggio. Ma- e guardò di nuovo Alvexia, severo -Se succede
qualcosa, qualsiasi cosa, che possa costituire un pericolo,
userò Saluss. Che tu lo voglia o meno-
-Fai ciò che
ritieni giusto- disse la Liltih con aria di sfida -Tanto ci
sarà una sola persona che salverò dalle tue mani.
Che tu lo voglia o meno-
Kahael
osservò il rito, e il contorcersi di Alvexia per il dolore.
Non ci furono urli,
nessuna parola. Solo respiri affannati e impossibilità di
muoversi per la Lilith, che cercava di far convivere una maledizione ed
un patto sacro nello stesso corpo.
Mahel rimase al suo
fianco dall'inizio alla fine, toccando con un dito la pietra rossa che
era comparsa sul suo braccialetto.
-È bella come
i tuoi occhi- disse Mahel, facendo ridere la Lilith in preda a febbre
altissima -Come tu mi hai offerto la tua vita, io ti offro la mia. Per
sempre, Alvexia-
Un sorriso timido e di
nuovo il silenzio, che nascose di nuovo quel suo dolore estremo.
-Nahael mi ha dato il
permesso di dirigermi al Tempio di Vie. Vi aspetterò
lì e vi darò aiuto, durante la Guerra-
esordì quella notte Kahael, avvicinandosi a Lagharta e
sorridendogli, come mai aveva fatto -Se potesse verrebbe lei stessa-
-Lo so maestra Kahael.
Grazie- rispose Lagharta, afferrando la mano della sua maestra, che
scosse la testa in modo curioso -Non ringraziarci. Stiamo finalmente
facendo solo il nostro dovere. Ci stiamo comportando come delle vere
maestre, per te. Almeno i nostri allenamenti ti hanno reso immune a
qualsiasi veleno...ne sono contenta-
Rise, Kahael, in modo
cattivo. Lagharta fece una smorfia, facendola quindi ridere in modo
sincero -Avrei preferito non bere quelle schifezze per anni, ma se era
l'unico modo...-
-Oh, non era l'unico
modo- rise lei, scoprendo un'altra verità -Avresti potuto
unirti a noi. Però saresti potuto morire, se il tuo corpo
non fosse stato abbastanza forte, abbiamo preferito non rischiare
quell'eventualità-
-Vahael sa di questo?-
chiese a quella rivelazione Lagharta, vedendo Alvexia riprendersi da
quel rito doloroso.
-Penso che lo immagini,
insieme a tutto il resto- disse scuotendo la testa e facendo poi
spallucce -Se vorrà, ti cercherà direttamente. E,
se ancora convinta di amarti, sarà lei stessa a chiederti di
unirti a lei-
-Non lo farò.
Io mi unirò solo alla mia sposa...- disse convinto,
lasciandosi scappare un sorriso mentre i suoi occhi andavano a posarsi,
senza che lui avesse voluto, su Mahel.
-Mi duole ammetterlo, ma
sarà una sposa perfetta- vide gli occhi di Lagharta guardare
i suoi e, se non fosse stato impossibile, avrebbe detto che fosse
arrossito -Ormai non c'è più bisogno di rimandare
l'inevitabile. Non farlo per la Profezia...-
Lagharta si
stupì di quanto le Ninfe fossero diventate umane in appena
cinque giorni.
Cinque giorni con la
presenza di Mahel e tutto era cambiato.
-Lei può
anche farvi tornare umane...- disse Lagharta, riferendosi al loro
comportamento -Non pensavo fosse possibile...-
-Neanche noi- ammise
Kahael, pensando che forse la loro umanità avrebbe potuto
arrivare anche ai loro corpi -Spero che mantenga la parola data a
Nahael. Se riuscirà a intercedere con Vie per noi...forse,
come esseri umani, potremo anche accettarla-
Lagharta
immaginò che ci fosse lo zampino di una promessa, ma
pensò che fosse inevitabile che le Ninfe pensassero sempre a
loro stesse prima di ogni altra cosa.
E pensò che
non avrebbe mai potuto immaginarle in altro modo, alla fine.
-Forse potrei anche
cercare la mia sposa, a questo punto- disse Lagharta, guardando la sua
maestra con un sorriso, spostandosi poi sui suoi compagni di viaggio
-Non avrei neanche mai pensato di avere degli amici, eppure...-
-Siamo orgogliose di te,
Lagharta- disse Kahael carezzandogli i capelli, come fosse sua madre
-Molto, molto orgogliose-
Lagharta
arrossì di nuovo, come mai aveva fatto. E sorrise.
Adesso, sentiva di avere
una casa in cui tornare. Una vera casa.
E si sentì
felice, e umano, per la prima volta dopo tanto tempo.
***
Non smetterò mai di provarci. A mettere la parola fine.
Ho riletto i vecchi capitoli e ho pianto. Perchè amo questi
personaggi, dopo quattordici anni insieme, anche se scrivo di loro da
solo sette.
Amo come hanno preso possesso delle loro vite e le stiano vivendo,
senza che io possa fare alcunché.
Grazie a tutti voi che mi seguite, ai vecchi e nuovi lettori. Vi adoro,
tutti quanti, anche coloro che non hanno mai commentato. Coloro che mi
inviano messaggi privati e coloro che si fermano a recensire. GRAZIE,
GRAZIE, GRAZIE! Spero di non far passare di nuovo un anno per scrivere
un capitolo...ormai, penso, sia giunto il momento.
Con affetto e dedizione,
Selenite
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