Hidden Behind

di x_Dana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hidden Behind ***
Capitolo 2: *** 0 ***



Capitolo 1
*** Hidden Behind ***





Hidden Behind


Mio Fratello se ne sta su di un palchetto fiocamente illuminato, tutto impettito nella sua lunga giacca nera, lievemente smunta, i riccioli fondenti raccolti in una coda, che elegante gli ricade sulle spalle.
Decanta impegnato, da quel palco, le sue poesie, ad un pubblico silente ed in attesa delle sue ben note parole decadenti e deliranti, pregne di immagini antiche e pensieri anticonformisti, lo scrutano, senza in realtà vederne i lineamenti morbidi del viso e le spalle esili, raddrizzate con ostentazione nell'emozione del palcoscenico.

"Ed arrivò il ministro nero abito e capello vestendo,
ed arrivò il ministro, arrivò con capo chinato,
ma alzato il capo gli sposi rimirando
rivelò il suo volto... teschio, teschio scarnificato!"      (amore in morte. Max Sleipnir aka Gastly)

Enuncia ad alta voce, sfiorandosi soddisfatto il pizzo irsuto, notando il lieve sobbalzo della sua modesta udienza, di cui molti erano ancor poco avvezzi al suo fraseggiare.
Dopo le dovute ovazioni, fredde e formali, la sua mente è già al locale buio e rovinato che ha eletto a sua dimora, e quando infine vi torna saluta con passionale bacio la bottiglia pesante e quadrata, sua compagna, saggiandone con labbra avide la fredda consisteenza di vetro, in attesa di scorger tra le luci di Patigi l'immagine effimera di una fatina verde.
Mio Fratello, si lascia cadere stanco su di una sedia scricchiolante, sentendosi derubato delle sue stesse parole, deciso a riempirne il vuoto con ampie sorsate di amaro Assenzio.
Assenzio, nessun altro distillato gli avrebbe donato una soddisfazione maggiore, cos'altro meglio avrebbe saputo colmare, appunto, un'assenza?O svariate..
Seduto presso quella finestra, circondato da fogli ingialliti e massacrati, osserva il panorama notturno, vagamente arancione a causa delle luci, raggomitolandosi su se stesso quasi a tenersi chiuso il petto, aspettando di riversarne il contenuto su uno di quei fogli.

Ha quasi 25 anni, mio fratello, ma ricurvo e sinistramente illuminato ne potrebbe benissimo dimostrare una quarantina, aspetta senza entusiasmo il mio ritorno, molto più in là del mattino.
Nemmeno un ora dopo ed è già steso sulla parca branda, in mano ancora stretta la bottiglia, una sigaretta bianca spenta alla sua destra.

La gemella della stessa sigaretta è stretta tra le mie labbra, dipinte di rosso acceso, e ne butto fuori il fumo con molta fretta, dietro di me la musica incalza frenetica e la mia pausa sta per finire, getto il mozzicone per la  strada bagnata, osservandolo con calma mentre affoga in una pozza, colpito dalla pioggia.
Quando mi giro i colori e la musica ricominciano a fondersi in un sollevarsi di gonnelle e di pizzi, i cappelli a cilindro volano per aria, sta per iniziare la seconda parte dello spettacolo, a cui in realtà nessuno è interessato.
Il pesante tendone rosso, che ho visto aprirsi almeno centinaia di volte, si apre ancora sul mio viso cereo, accanto a me un'altra ballerina fissa con occhi vuoti il pubblico acclamante, che adorante urla i nostri nomi.
Nessuno sa, che quella donna col rossetto scarlatto e i lunghi boccoli biondi, raccolti da dei nastri neri, quale sono io, abbia scritto per ogni notte di quella settimana una pagina del copione, che ora sta ingiallendo assieme a tutti gli altri in qualche archivio in quel teatro.
Tutti mi acclamano per le belle membra affusolate, per gli occhi d'acqua marina e i boccoli morbidi, non per le ore passate a stringere la stilografica, immergendola nell'inchiostro nero e denso, fumando sigarette su sigarette, sbavandomi il bel rossetto, gli occhi malinconici e il cuore stretto in una morsa, perchè il mio pubblico vedrà solo il sollevarsi delle nostre gonne.


Incontrai mio Fratello almeno sei anni fa, quando entrambi eravamo giovani talenti di belle speranze, prima che il peso della responsabilità e la fame dell'arte ci schiacciasse le spalle, aggravando il nostro fato già sfortunato e solitario.
Entrambi con l'amore per le belle parole, per le emozioni non ordinarie, l'alcol e la nostalgica allegria del fumo del tabacco che sale lontano, allontanandosi nel cielo pesto di Parigi. Non potemmo che essere fratelli d'anima e di destino, ma questa è un altra storia...



Al mio fratellone, un regalo di non compleanno.
Sono stata brava, ti ho lasciato il pizzetto, almeno qua. u_u

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Capitolo 2
*** 0 ***







La pioggia a Parigi sul finire dell'estate è fredda e silenziosa, bagna le strade ormai deserte senza che nessuno dal calore dei propri letti se ne accorga.
I lampioni si ergono alti e neri, la loro luce traballa per un attimo sopra la testa della ragazza seduta sul bordino sudicio del marciapiede. Quella ragazza che ero io, è vestita di un abito rosa pallido e stretto, di taglio impeccabile e lascivamente elegante, ma sopra di esso la piogga cade incurante.
Sul petto chiaro si scorge un filo d'argento che si stringe ad una piccola pietra lucente, un diamante, dono dell' uomo che se n'era andato poco prima lasciandola svuotata sul marciapiede.
Con un movimento dolente si libera delle scarpe alte, lasciando che i piedi vaghino sul marciapiede scuro di pioggia incuranti del freddo, quando questo attanaglia il petto il gelo che intirizzisce le membra è di poco conto; quasi nello stesso momento una sigaretta prosciugata fino al sottile filtro si abbatte silenziosa vicino alle sue gambe scoperte seguita da un tramestio di scuse a bassa voce.
Poco più di un secondo e molto più che una vita.
La ragazza alza il capo di riccioli dorati coperti da gemme di pioggia ed incontra lo sguardo di un giovane dalla barba irsuta e gli occhi spenti, come se non ci fosse amore alcuno lì dietro da molto tempo.
I secondi si trascinano lentamente in uno studiarsi cauto
"Bella collana" è il tono imbarazzato di quello che sembrava un ragazzo con poco più di diciotto anni, arrochito dal fumo e dalla bottiglia squadrata che reggeva in mano
"E' finto" la ragazza sembra riferirsi al diamante, che alla rivelazione inizia già a sembrar meno brillante alla luce dei lampioni, ma entrambi sanno già che di finto c'era più di quello.
Senza esitare la bottiglia passa di mano in mano e raggiunge le labbra disordinatamente imbellettate con un rosso acceso, il giovane si siede accanto a lei, ma sempre ad una distanza di cortesia e dopo poco la sua giacca scura è già sulle spalle dell'esile figura femminile.
Le parole sono poche, ma non c'è bisogno di lunghi discorsi quando si tratta di anime gemelle e poco dopo la bottiglia finita già annega in una pozzanghera.
"Puoi prestarmi il tuo braccio?" lei sorride con gli occhi stanchi di chi si è versato l'anima sul viso, ma la scintilla al loro interno arde prepotente e ben presto avrebbe contagiato il ragazzo che gentilmente le stava porgendo il braccio.
In due si zoppica meglio.
Camminano e parlano bisbigliando, come se temessero di svegliare dal loro riposo gente che non li avrebbe capiti.

Lei è la ragazza che vuole scrivere storie, ma che è finita a servire ai tavoli. Lo sapevate signori?E sta camminando con l'uomo che ambisce all'alloro dei poeti, sì è quello che aiuta a montare il mercato della domenica.
Ma signora non mi dica che lei era la promessa dell'editore! Con quei capelli scompigliati lui non poteva certo aver la figlia del Farmacista..

Meglio lasciar che Parigi dorma tranquilla, non tutti vogliono vedere il dolore che passeggia a braccetto rischiando di turbar le loro vite realizzate.
Lei tiene ancora le scarpe in mano e volteggia tra le pozzanghere, ritornando sempre al luogo sicuro che aveva trovato nell'avambraccio del ragazzo che accettava il suo peso di buon grado.
Il piccolo appartamento buio di lei ora è senza luce, e i fogli danzano intorno sconsolati facendolo sentire subito a casa, essendo anche che lui l'ha appena perduta.
I giorni passano, le bottiglie si ammucchiano insieme ai mozziconi, il rossetto colora le labbra e un neo si dipinge invitante sotto l'occhio azzurro, i fogli raddoppiano mentre l'inchiostro si rovescia a terra.
Per una volta entrambi sapevano di avere una cosa che non se ne sarebbe mai andata.




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