Improvvisamente tu. di bibabirba (/viewuser.php?uid=98871)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Compleanno ***
Capitolo 2: *** Risvegli ***
Capitolo 3: *** Cicerone ***
Capitolo 4: *** Serata tra amiche ***
Capitolo 5: *** Amici ***
Capitolo 6: *** Siena ***
Capitolo 7: *** Viareggio ***
Capitolo 8: *** In viaggio ***
Capitolo 9: *** New York ***
Capitolo 10: *** Viaggio di ritorno e ritorno ***
Capitolo 11: *** Welcome to London ***
Capitolo 12: *** Ti presento i miei ***
Capitolo 13: *** Prove d'amore. Parte I ***
Capitolo 14: *** Prove d'amore. Parte II ***
Capitolo 15: *** Brit Pack? No Tom test! ***
Capitolo 16: *** Giornalisti ***
Capitolo 17: *** Lontananza ***
Capitolo 18: *** "Rapimento" ***
Capitolo 19: *** La Premiere ***
Capitolo 20: *** L'incontro ***
Capitolo 21: *** Amicizie ***
Capitolo 22: *** Preoccupazione e rivelazioni. ***
Capitolo 23: *** Chiarimenti ***
Capitolo 24: *** Sorpresa! ***
Capitolo 25: *** Paure ***
Capitolo 26: *** Dolce attesa ***
Capitolo 27: *** Decisione improvvisa ***
Capitolo 28: *** Matrimonio parte I ***
Capitolo 29: *** Matrimonio parte II ***
Capitolo 1 *** Compleanno ***
Capitolo 1. COMPLEANNO
Sarà
sarà l’aurora
Sarà
sarà così….
Uh! Che bello c’è Eros! Ma perché lo
sento così vicino se invece il palco è
lontanissimo da me? E perché sono sola? Ma che
diavolo……………………………………………………
……………………………………………
La sveglia! Buongiorno Giulia! E dai oggi è
un’altra fantastica giornata di gennaio piena di lavoro e
basta!
Dopo la solita ramanzina per convincermi ad alzarmi da letto mentre
Eros cantava ancora per la stanza, guardo la sveglia. Le 8.10. Ok ce la
posso fare. Oggi è venerdì ultimo giorno prima
del week end. Domani riposo assoluto. Ultimo sforzo.
Con questi pensieri riesco finalmente ad alzarmi da letto e dopo una
doccia veloce che comunque non riesce a svegliarmi del tutto, mi vesto
velocemente con il mio completino da lavoro, pantaloni e giacca neri e
camicia bianca, afferro il cellulare sul comodino e vado in cucina.
Solo in quel momento mi rendo conto che oggi non
c’è nebbia, non piove e che il cielo è
azzurro. Dalla terrazza della mia cucina riesco a vedere il cielo e il
sole che cerca di essere splendente per quanto può esserlo
in Toscana in pieno gennaio alle 8.30 del mattino.
Cerco le chiavi della macchina, afferro la borsa e dopo essermi
infilata il mio cappotto nero, chiudo la porta del mio appartamento,
scendo le scale ed esco in strada.
Infilo gli occhiali da sole e mi dirigo verso la mia Classe A. Proprio
mentre sto per avviare il motore mi arriva un messaggio:
Buongiorno pulce!
AUGURI!!!!!!!!! Buon compleanno! E sono 30 è? Come
ti senti vecchiarella? Passa una buona giornata e ci vediamo domani
mattina allora per la scorpacciata di Twilight, ok? Così
magari senti meno la mancanza! Poi la sera cena con le atre 2
pazze…..Baci more.
Compleanno? 30? Oddio no! No no no no no no! Che palle! Non
può essere! Già 30 no! Bel risveglio Noemi,
grande donna! Vabbè ma mica c’ha colpa lei se sono
nata 30 anni fa, no? Noemi insieme alle altre”2
pazze” è la mia migliore amica, ci conosciamo
tutte dai tempi delle superiori e non ci siamo più perse.
Non credo però che riuscirò a sentirne meno la
mancanza. Ok niente pensieri negativi.
Consapevole che l’intera giornata sarà piena di
ammiccamenti sulla mia età, accendo il motore della macchina
e mi immergo nel traffico cittadino della mia Firenze. Direzione BAR
MARGHERITA per una sana colazione a base di cappuccino e briosce con
mascarpone e nutella! In fondo, penso, è il mio compleanno
è giusto che mi vizi almeno un po’? No?
Lascio l’auto nel parcheggio del centro commerciale nel quale
lavoro e che è proprio davanti al bar. Non vado mai a quello
che c’è nell’ipermercato
perché almeno qui non ci sono sempre le solite facce. Quando
entro Margherita mi saluta e Giovanni, il marito con il quale la donna
gestisce il bar, inizia subito a prepararmi il cappuccino facendo cenno
di sedermi al mio solito tavolo vicino alle finestre.
- Buongiorno signorina, ecco qua il suo
cappuccino, gradisce anche una briosce o fa passo anche oggi per via
della linea? – Mi canzona Giovanni porgendomi il cappuccino.
- Buongiorno a te mio salvatore! Lo sai
che non connetto finchè non bevo un tuo cappuccino
però oggi gradirei anche una bella briosce mascarpone e
nutella. E lasciamelo dire, fanculo la linea! – Gli rispondo
io di rimando.
Giovanni mi guarda divertito, si volta per andare a prendere la briosce
poi però si ferma di scatto guardandomi di sottecchi come
gli fosse venuto in mente chissà che cosa.
- Tanti auguri a te, tanti auguri a te,
tanti auguri a Giulia, tanti auguri a te!-
Mi vedo comparire Margherita con una candelina sopra alla briosce che
grida insieme al marito con un sorriso enorme stampato sulla faccia,
quella fastidiosa canzoncina. Dietro di loro le “3
pazze” a questo punto, delle mie amiche che mi sorridono
felici.
Io resto paralizzata sulla sedia con ancora gli occhiali da sole in
mano e non so se ridere o mettermi a piangere per l’emozione.
Adoro le mie amiche. Con uno scatto mi alzo e faccio cadere
all’indietro la sedia per la troppa foga. La guardo in terra,
ma solo un attimo per poi girare velocemente il tavolo ed andare ad
abbracciare quelle 3 sceme.
- Voi siete matte! –
E’ l’unica cosa che abbia un senso che riesco a
dire mentre le strapazzo di baci.
- E per me niente? – Mi blocco
di scatto appena sento quella voce alle mie spalle. Quella voce troppo
familiare e assolutamente amata.
Mi volto lentamente nella direzione della provenienza di quella voce
con la paura che sia solo un sogno, ma le facce delle mie 3 amiche mi
fanno capire che non lo è. Ma devo sognare per forza.
L’ho sentito ieri sera per telefono e mi confermava che non
ce l’avrebbe fatta a venire perché aveva
l’intervista per la promozione di del suo ultimo film, quindi
come diavolo poteva essere già lì?
Quando riesco finalmente a voltarmi completamente, incontro i suoi
occhi azzurro cielo/mare che mi guardano divertiti e non posso fare a
meno di corrergli letteralmente incontro stampandogli un bacio sulle
labbra. Oddio era lì, era lì davvero. Non
riuscivo a pensare ad altro mentre lo baciavo e lo stringevo. Sentivo
il suo sorriso sulle mie labbra e io ancora non riuscivo a crederci.
Quando mi decido ad allontanarmi quel tanto che basta per guardarlo
meglio, noto due occhiaie profonde sotto gli occhi e i capelli nascosti
sotto un cappellino di lana. Mi do un pizzicotto sulla guancia mentre
chiudo gli occhi, ma quando li riapro lui è ancora
lì tra le mie braccia! Lui mi guarda sempre più
divertito, poi sposta lo sguardo su Noemi Lucia e Valentina e dice in
un italiano assolutamente strascicato ma altrettanto sexy
- A quanto pare la sorpresa è
riuscita perfettamente ragazze! –
- Ma brave - lo interrompo subito io -
voi sapevate tutto e non mi avete detto niente? Anzi ieri sera tu Noemi
– dico mentre gli punto un dito contro – mi hai
anche consolata al telefono dicendomi che tanto l’avrei
rivisto la prossima settimana e che non c’era niente per cui
essere così tristi dato che oggi non dovevo festeggiare
proprio niente perché sarei stata semplicemente
più vecchia? –
- Adesso non fare la permalosa. Volevo
troppo vedere la tua faccia e ne è valsa sicuramente la
pena. Guardati! Stai facendo la dura con me ma non ti muovi di un solo
millimetro per staccarti dalle sue braccia. Sei troppo forte!
–
Effettivamente mi rendo conto solo adesso della posizione che ho
assunto, sono ancora abbarbicata a Robert e ho solo scostato la faccia
quel tanto che basta da lui per parlare con Noemi.
- Che ci posso fare se ero in crisi di
astinenza? – Dico sbuffando e nascondendomi nel petto della
mia fonte di gioia.
Robert mi bacia i capelli e mi chiede con aria interrogativa di chi non
ha capito un bel niente – Crisi di astinenza? –
- Vabbè dai te lo spiego dopo!
–
Mi stacco di malavoglia da lui per guardare l’orologio appeso
dietro al bancone. Sono le 9.
– Oddio sono le 9! Dovevo
essere già dentro! –
Esclamo cercando di divincolarmi da Robert che non sembra voler
assolutamente lasciarmi la mano. Forse non ha capito quello che ho
detto, infondo parla bene l’italiano ma magari ho parlato
troppo in fretta.
- Tesoro – lo guardo come per
farmi capire – devo andare a lavoro, sono già in
super ritardo, dopo chi lo sente Andrea? Tu intanto puoi andare a casa
– continuo cercando la chiave di casa e della macchina nella
borsa.
- E certo, e secondo te mi sono fatto una
traversata tranatlantica per arrivare qui e vederti andare a lavoro?
–
Mi guarda con quegli occhioni dolci che mi hanno fatto perdere
completamente la ragione. Ma io devo andare, ho preso ferie la prossima
settimana per stare con lui, non posso saltare anche oggi. O si?
- Tesoro? – Mi chiama Lucia. Mi
volto e la guardo. Che situazione assurda, tutti stanno
ridendo di me e io non ci sto capendo una mazza.
- Oddio Lucy, ma perché anche
tu ancora non sei entrata? Ma che succede? –
Guardo tutti con aria interrogativa, poi Robert mi accarezza una
guancia e fa scontrare il nostro sguardo.
- Ma quanto sarai ingenua! –
Commenta.
Ok io sono ingenua ma non ci sto capendo niente lo stesso. Mi volto
nuovamente verso Lucia con aria sempre più interrogativa.
Lei evidentemente mossa a compassione si decide a parlare:
- Tesoro mio dolce, sta tranquilla va
tutto bene. Era tutto organizzato, la settimana di ferie che pensavi di
aver preso, si è traformata in 15 giorni a partire da oggi.
Quindi no, non devi andare a lavoro ed io sono ancora qua
perché Andrea mi ha dato il premesso di entrare alle
10 per godermi la scena e raccontargli tutto. Tutto chiaro
adesso?-
Mi guarda con occhi dolcissimi come fossi una bambina piccola che non
capisce qualcosa. Ed io non posso fare altro che ingoiare a vuoto,
abbassare lo sguardo imbarazzata e nascondermi nuovamente nel petto del
mio ragazzo.
- Ho capito, va bene. Scusate tanto
è se non così credulona!-
Robert mi alza il mento con le dita per far incontrare nuovamente i
nostri occhi
- Non sei credulona amore, sei solo
ingenua. Ma è anche per questo che ti amo! –
Mi dice prima di far avvicinare nuovamente le nostre labbra. Il bacio
da casto si sta facendo sempre più passionale ed io vado con
le mani alla ricerca dei suoi capelli facendogli scivolare quel dannato
cappellino che li tieni intrappolati e mi stringo sempre più
a lui mentre le nostre lingue hanno iniziato una danza tutta loro. Dio
quanto mi è mancato!
- Ragazzi siete in un locale pubblico!
– Ci dice Valentina sghignazzando per interrompere quel
momento.
Sento Robert di nuovo sorridere sulle mie labbra ed io ridestandomi
completamente non posso che fare altrettanto.
- Scusate mi sono fatta un po’
prendere la mano! – Dico ridendo e passandomi una mano tra i
capelli imbarazzata
- Adesso ripeti anche i suoi gesti?
– mi fa notare Margherita.
Perché che ho fatto? Oddio oggi mi sento proprio
un’idiota. Saranno i 30 anni? Il mio silenzio spinge Robert a
farmi sedere sulle sue gambe e ad accarezzarmi i capelli con aria
divertita.
- Ti ho attaccato un brutto vizio vero
sweety? –
Mi si accende la lampadina e capisco a quale gesto si stanno riferendo.
- Ok. Ok. Uffa! Adesso però
potrei sapere quali sono i nostri programmi per i prossimi 15 giorni?
–
Chiedo guardando il mio miracolo personale, dato che quel poco di
cervello che mi è rimasto attivo nella testa mi ricorda che
io e lui dovevamo andare a Londra per conoscere i suoi.
Robert mi guarda con un sorriso enorme – Abbiamo
l’aereo da Pisa per Londra oggi pomeriggio sweety.
–
Se non la smette di chiamarmi in quel modo, non rispondo più
di me, lo sa l’effetto che mi fa ma sembra non curarsene
affatto, anzi da come mi guarda sembra quasi che si voglia far saltare
addosso. Ma che ha detto? Oggi? Da Pisa? - Ma io non ho preparato
niente pulcino? – Se vuole la guerra, guerra sia. Lo guardo
con occhi da cucciola carezzandogli con l’indice il collo
proprio dove so che lo fa impazzire. Lui abbassa lo sguardo sorridendo
e avvampando lievemente – E’ già tutto
pronto, anzi la tua valigia a dir la verità è
già nel tuo baule della macchina! –
Mi informa Valentina. La mia mascella deve aver raggiunto sicuramente
il pavimento e devo essere davvero comica perché Robert e
gli altri non riescono a smettere di ridere.
- A bene. Bene davvero. Bravi si! Bravi
tutti! Ma che è oggi? La giornata del prendiamo per il culo
Giulia! Bravi si! – Commento mettendo su un finto broncio.
Si siedono tutti attorno al tavolo mentre Giovanni e Margherita portano
cappuccini e briosce per tutti. Io sono sempre seduta sul mio amore e
lo imbocco come si fa con i bambini. Improvvisamente sento delle urla
che si avvicinano sempre di più e inizio a vedere tanti
bagliori.
- Ma che diav… –
Non riesco neanche a finire la frase che Robert si alza mi afferra la
mano e cerca di farsi largo tra la folla che si è creata dal
nulla vicino al nostro tavolo, attaccata al vetro del bar fino alla
strada. Lui si rimette il cappellino, gli occhiali e sempre
stringendomi la mano si incammina spedito dove di solito lascio
l’auto. Io non ho fatto neanche in tempo a infilarmi gli
occhiali che siamo già davanti alla mia auto. Lui mi lascia
la mano e si sposta dal lato passeggero in attesa che io apra la
macchina. Ridestandomi dallo stato confusionale che mi hanno
creato tutti quei flash, riesco a trovare le chiavi nel casino della
mia borsa e ad aprire l’auto. Avvio il motore e parto
cercando di non investire nessuno.
- Credo che da oggi in poi la nostra
storia non sarà più segreta..-
Commenta lui. Ma dal tono di voce che usa non riesco a capire se ne
è scocciato oppure no. Mi volto a guardarlo per capire se
è nervoso ma lo trovo semplicemente euforico. Lui incontra
il mio sguardo indagatore – Che c’è?
Cercavi di capire se mi dispiaceva o no? –
- Mi spieghi come fai a capirmi solo
guardandomi? –
- E tu mi spieghi perché
dovrei dispiacermi? –
- O Rob. Ma che ne so. E’ che
ne abbiamo sempre parlato come una cosa che sarebbe avvenuta prima o
poi, ma non mi aspettavo proprio oggi e in Italia per giunta. Qui ci
hanno sempre più o meno lasciato fare. –
- Evidentemente si sono insospettiti date
le mie assidue visite. Effettivamente in aereoporto ho incontrato una
giornalista quando sono arrivato, una che vedo sempre il pomeriggio in
tv quando sono qui ad aspettarti. –
- Ma chi Barbara D’Urso?
– Chiedo incuriosita.
- Bo. Se si chiama così quella
che c’è tutti i pomeriggi alla tv si. –
- Bassina, castana chiara, occhi scuri,
gran bella donna per avere 50 anni? – Continuo io.
- Si credo sia lei. –
- Bene adesso si spiega tutto. Hai solo
incontrato la regina del gossip italiano. Ma ti ha chiesto qualcosa?
–
Lo vedo abbassare lo sguardo. – Solo se ero venuto per lavoro
o per piacere . –
- E tu? – Chiedo tra
l’incredulo e l’emozionato.
Dopo un attimo di silenzio durante il quale lui non ha fatto altro che
tenere lo sguardo basso e trastullarsi con i miei capelli –
Io gli ho detto per piacere! Ti dispiace? – Si volta a
guardarmi con gli occhi da cucciolo ed io scoppio in una risata tra
l’isterico e il divertito.
- Allora sei stato tu che alla fine ha
voluto far scoppiare “la bomba”? – Chiedo
fintamente irritata.
Lui guarda la strada in silenzio, con una strana rigidezza e toglie le
mani dai miei capelli.
Istintivamente la mia mano si posa sulla sua coscia e poi inizio a
parlare. Deve esserci rimasto male.
- Tesoro, non fare così. Hai
capito male! Sai benissimo che io non ho mai avuto alcun problema a
rendere pubblica la nostra storia. Volevo solo essere sicura che per te
non ci fosse alcun ripensamento. –
- Senti, so che dovevo avvisarti, ma
sinceramente non me l’aspettavo e poi è successo
tutto casualmente. Comunque mi sembrava giunto il momento dato che oggi
andremo a Londra dai miei e sicuramente là non ci lasceranno
in pace come è successo fino ad oggi qua. –
- L’importante è che
tu sei felice, lo sai che io per te farei di tutto. –
- Anch’io. – Mi
sussurra all’orecchio mentre fa intrecciare le nostre dita.
Arriviamo a casa mia senza neanche rendercene conto e sempre mano nella
mano saliamo di corsa le scale sperando che i giornalisti non ci
abbiano seguito fin lì! Appena apro la porta di casa, lui mi
prende in braccio, sbatte la porta e mentre mi bacia si dirige in
camera mia.
Non abbiamo bisogno di altre parole, ormai. Sono passati già
15 giorni dall’ultima volta che ci siamo visti e la voglia di
appartenerci è incontenibile. Mi getta sul letto e inizia
sbottonarmi la camicia mentre mi guarda pieno di passione. Io nel
frattempo gli sgancio i jeans e afferro le sue natiche avvicinandolo a
me. Lui sorride e mi bacia mentre con le mani tocca i miei seni dal
reggiseno. Io gli sbottono la camicia e inizio ad esplorare il suo
corpo con le dita. Le nostre lingue intanto si rincorrono e si
stuzzicano. Ci ritroviamo nudi in un tempo indefinitamente breve e
senza tanti preamboli lui entra in me con una spinta dolce e decisa
allo stesso tempo. Via via che il ritmo diventa più veloce,
i nostri gemiti si fanno sempre più intensi e quando
raggiungiamo il culmine insieme lui si accascia su di me sussurandomi
all’orecchio
- Mi sei mancata sweety! –
- Anche tu cucciolo, non sai quanto!
– Gli dico stringendolo forte a me. Improvvisamente mi
ricordo di guardare l’orologio. Le 11.00.
- Cavolo se vogliamo prendere quel
maledetto aereo dobbiamo muoverci o non arriveremo mai in tempo. Per
arrivare a Pisa da qui ci vuole circa un’ora e io prima devo
controllare che c’è in valigia. Non che non mi
fidi di quelle 3 pazze, ma voglio vedere con che cosa dovrei conoscere
i tuoi secondo loro! – Dico alzandomi e rivestendomi.
- Ti posso aspettare qui io? Pensi di
farcela con la valigia? Sono distrutto. –
- Ma certo. Povero cucciolo, non sei
neanche arrivato dopo 10 ore di volo che ti sono saltata addosso.
– Dico carezzandogli il torace.
- Quella parte non mi è
dispiciuta affatto e comunque sono io che ti sono saltato addosso
sweety. – Dice carezzandomi la nuca.
- Giusto! – Dico mentre mi
alzo. – Torno subito, non ti muovere! – Urlo mentre
corro a cercare le chiavi della macchina per andare a recuperare la
valigia.
Quando torno in camera lo trovo sotto le coperte che dorme beato. Cerco
di fare pianissimo per non svegliarlo ma devo assolutamente controllare
la valigia. Poi però un suo sospiro mi desta dal mio
intento. Mi ritrovo seduta sul letto osservandolo. Chi
l’avrebbe mai immaginato che saremmo arrivati a questo punto
quando ci siamo conosciuti? Sono passati otto mesi da allora e ancora
mi sembra tutto impossibile. Il nostro rapporto poi si è
evoluto alla velocità della luce.
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Capitolo 2 *** Risvegli ***
Buongiorno a tutte!
Eccoci qua con un nuovo capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
Prima però volevo ringraziare tutte coloro che hanno letto
la mia storia e in particolare chi ha perso tempo a lasciarmi un
commento: quindi grazie a Leomiao
e Aching4perfection. (Ho seguito il tuo consiglio,
spero che adesso la grandezza del carattere sia giusta!)
Grazie poi a baby90 che l'ha
inserita tra le seguite.
Spero che il capitolo vi piaccia e che decidiate di lasciarmi un segno
del vostro passaggio.
Buona lettura.
Sabry.
Capitolo 2. Risvegli
Mentre continuavo a fissarlo dormire, mi venne in mente che le
coincidenze della vita a volte sono davvero allucinanti. Infatti 8 mesi
prima………
“….Un‘altra
te…dove la trovo io?….”
No. Non ci posso credere. E’ già ora.
Uffa! Non mi va di alzarmi. Ma come diavolo si spenge questa cosa?
Bello però il risveglio con Eros. Lo chiamo
come se fosse un mio amico. Eros, Eros Ramazzotti, l’unico e
il solo che ha sempre creato la perfetta colonna sonora alla mia vita. Ok adesso basta, mi
stiro, mi allungo e mi butto giù dal letto.
Assolutamente devastata da quest’ultima notte mi diressi in
bagno, accesi la luce e mi guardai allo specchio.
Buongiorno! Sorridi
avanti. Oggi è venerdì. Domani è
sabato! Ma brava vedo che ancora riesci perfettamente a ricordarti il
susseguirsi dei giorni della settimana. Niente male davvero. Comunque
almeno c’è il week end, no? Contenta? Mah!
Se qualcuno dovesse sentirmi parlare da sola cosa cavolo penserebbe?
Certo, che sono matta. E che altro dovrebbe pensare. Se capitasse a me
probabilmente farei la stessa cosa.
Dopo essermi fatta una doccia, tornai in camera e mi misi i jeans e la
camicetta rosa che avevo preparato sulla sedia la sera precedente.
Stivali neri, giacca di pelle nera e pronta. Mi trascinai in cucina. Dove ho messo il cellulare? Ah,
eccolo là sulla mensola sopra il termosifone.
Accesi la macchina da caffè e mentre attendevo che fosse
calda abbastanza per scaldarci anche il latte, mi guardavo intorno.
Dalla mia piccola cucina non c’era una grande vista, la
finestra dava su un cortile interno, ma entrava molta luce e i
mobiletti e le pareti bianche nelle giornate di sole riflettevano e
facevano apparire la stanza più grande. Appollaiata sul mio
panchetto rosso appoggiata al bancone, giocherellavo con il cellulare
che già era invaso da sms come tutte le mattine. Mamma,
Lucia, Andrea. Cercavo di trovare la forza per affrontare questa nuova
giornata, ma da quando due anni prima Fabio era uscito da quella stanza
dicendomi non ti amo
più, non riuscivo ad essere ottimista. Che spreco tutti quegli anni
insieme, mi ripetevo. Tutto quel tempo ad accampare
progetti che si erano frantumati in una frazione di secondo. A quelle
parole tutto il mio mondo mi era crollato addosso con una forza
devastante. Dovevo convincermi ad alzarmi da letto tutti i giorni. Era
come se fossi viva a metà. L’altra metà
se ne era andata insieme a lui. Ancora oggi non mi capacitavo veramente
di come fossi riuscita a superare quel primo periodo.
Poi scorrendo rapidamente tra i messaggi del telefonino notai un sms di
Noemi
“Oggi
è venerdì. Domani stiamo insieme no? Ti voglio
bene, passa una buona giornata ok?”
Ecco come avevo fatto a superare tutto. Con le amiche di sempre, giorno
per giorno senza strafare. Noemi era senz’altro
un’amica speciale. Nonostante fossero passati ormai 10 anni
dall’ultimo anno di scuola, ancora ci frequentavamo
assiduamente, così come con Valentina e Lucia. Delle 3 Noemi
era quella un po’ più bassa, di corporatura media,
un viso molto dolce ma accattivante al tempo stesso con due gemme color
smeraldo incastonate al posto degli occhi, che erano sicuramente molto
espressivi: mostravano subito il suo stato d’animo e per noi
3 ormai era un libro aperto. Si era sposata 3 anni prima e io le avevo
fatto da testimone alle nozze.
La sera che Fabio se ne andò mi aveva chiamato per
annunciarmi che era incinta. Quando risposi al telefono lui se ne era
andato da poco ed io cercavo ancora in tutti i modi di trattenere le
lacrime.
- Pronto? – Mi costrinsi a dire.
- Pulcina che fai? –
- Niente di che, te? – Cercavo di minimizzare.
- Io ti devo dire una cosa ma, ti sento strana però, tutto a
posto? –
Certo come no, il mio mondo si era appena frantumato. - Insomma, non
direi. –
- Che è successo? – Chiese abbassando il tono di
voce, quasi fosse mortificata.
- Fabio se ne è appena andato. Mi ha lasciata. –
Dall’altro capo del telefono sentii solo un rumore che
somigliava ad un tubo di scarico che cercava di far defluire
l’acqua. Doveva aver inghiottito. - Dice che non mi ama
più e che è meglio finirla qui prima di farci del
male a vicenda. – Continuai con un tono di voce che faceva
trapelare chiaramente che sarei sbottata entro pochi minuti.
- Cosa? – Urlò lei. – Ma è
impazzito? –
- Lascia perdere non mi sembrava neanche più lui mentre
parlava. Però adesso proprio non mi va di discuterne, devo
metabolizzare. Che volevi dirmi? –
- Oddio Giulia, non so se sia il caso adesso. –
- Avanti! Almeno penserò per un secondo a
qualcos’altro. Se è qualcosa di brutto
però non dirmelo. –
- Non direi proprio. – e dopo un attimo di esitazione
continuò - Sono incinta. –
- Davvero ‘more? Che bello! Sono contentissima. –
Un lacrima lasciò la gabbia che avevo creato e percorse
interamente la mia guancia. Iniziai a dirle quanto mi faceva piacere
ridendo e piangendo contemporaneamente.
- Vuoi che venga lì? – Mi chiese.
- Ma quando lo hai scoperto? – Insistetti io.
- Veramente ho fatto adesso il test di gravidanza. Avevo pensato di
dirlo prima a te e poi alle altre. Dio Giuly mi dispiace tanto.
–
- Non ti preoccupare e goditi il momento. –
- Posso fare qualcosa? – Mi chiese implorante.
- Solo stare serena. Adesso vado però, mia mamma mi aspetta
a casa. –
- Sei sicura di volerci andare? Ti senti abbastanza forte? Lo sai
com’è, ti farà un sacco di paranoie.
–
- Devo andare. Lo so che sarà dura ma prima è
meglio è. –
- Ma con Fabio come siete rimasti? –
- Ha detto che andava da sua madre e che sarebbe comunque tornato per
prendere il resto delle sue cose, poi dopo avremo visto il da farsi.
Scusa se ti ho rovinato il momento. – Sussurrai.
- A me dispiace tanto non averlo proprio azzeccato, il momento.
–
- Non è colpa tua. Ti saluto, dillo tu a Vale e a Lucy ok?
Io non ce la faccio. Ci sentiamo domani. –
- Bene ‘more, se hai bisogno chiama che arrivo in un lampo.
–
- Promesso. – E riagganciai.
Poco dopo mi chiamò Valentina che cercava in tutti i modi di
farmi ridere con le sue avventure come se volesse distogliermi dai
pensieri che mi offuscavano la mente.
Vale era sempre stata la “ragazzaccia” del gruppo,
se così si può definire. Sempre allegra, solare e
piena di ragazzi. Ogni volta che rompeva con qualcuno, passava forse
una settimana da sola e poi era di nuovo la Vale innamorata. Era alta
poco più di me ma con un fisico asciutto e slanciato. Non
era molto proporzionata perché le sue gambe erano davvero
troppo esili per il resto del corpo. Motivo per il quale tra
l’altro la prendevamo sempre in giro. I suoi lunghi capelli
color cioccolato erano sempre in ordine, anche perché sua
madre era una parrucchiera. Gli occhi erano marroni e sempre attenti
alle novità. Non riusciva a stare zitta un attimo tanto da
interrompere sempre i discorsi degli altri. Adesso era fidanzata con un
tipo che sembrava uscito da un fotoromanzo. Tutto gel e abiti firmati;
faceva avanti e indietro da Parigi perché lavorava per
un’azienda che aveva anche una sede là e si
atteggiava neanche fosse chissà chi.
Poco dopo, mentre stavo arrivando a casa di mia madre,
arrivò anche la chiamata di Lucia. Lei era la più
alta di tutte e con un fisico da fare invidia alle modelle. Nonostante
avesse già avuto uno splendido bimbo, era sempre in forma
perfetta. Io in confronto sembravo madre di non so quanti figli. Era
bionda e con gli occhi marroni. Molto schietta e sincera con tutti.
Lavoravamo insieme nell’ufficio amministrativo del centro
commerciale.
Le mie amichette erano sempre le uniche su cui potevo contare.
Lucy cercava di capire se avevo avuto dei segnali prima di quel giorno
che mi facessero anche solo sospettare una cosa del genere. Io le
confessai che effettivamente era un po’ che non facevamo
niente. Arrivati a letto ci davamo la buonanotte e ci giravamo
dall’altra parte. Non so come fossimo arrivati a quel punto e
neanche perché non riuscissimo a svoltare. Forse avrei
proprio dovuto aspettarmelo. Ma la mia grande e assoluta fiducia nel
nostro rapporto costruito in 8 lunghi anni, non mi dava neanche modo di
immaginare che potesse mai verificarsi quanto accaduto.
Adesso basta ricordare
queste cose. Non gli permetterò di rovinarmi
un’altra giornata. Mi imposi.
Misi la tazza nel lavello, andai in bagno per lavarmi i denti e
sistemarmi, mi infilai il giubbotto e saltai sulla mia Mercedes diretta
come sempre al centro commerciale dove lavoravo.
Nel parcheggio salutai Davide, il ragazzo addetto alla sicurezza, come
ogni mattina. Lui mi fece l’occhiolino e sghignazzando mi
sorrise. O no anche lui
oggi. Ci provava sempre e io ogni volta lo rifiutavo. Ma non gli veniva mai a noia?
- Buongiorno a te!. – Mi costrinsi a dire. – a dopo
per il nostro solito caffè? –
- No tesoro, esco prima per una visita. Buon fine settimana e cerca di
divertirti ok? – Era comunque molto dolce. Mi guardava
camminare mentre continuava a sorridere e a scuotere la testa come se
avessi un’andatura comica.
Svoltai l’angolo ed aprii la porta delle scale che
conducevano agli uffici. Un po’ di ginnastica tutte le
mattine mi avrebbe senz’altro aiutata a tenere sotto
controllo la linea.
Aprii la porta dell’ufficio e Giorgia e Carmen erano
già ai loro posti con dei documenti in mano.
- Buongiorno a tutti! – Dissi senza tanta convinzione.
- Ciao Giulia, alla buon ora. – Mi schernì subito
Carmen. Classica bellezza mediterranea aveva gli occhi così
scuri da sembrare neri, i capelli mossi e corvini e delle labbra
così perfette da fare invidia. Era un scricciolo di 50 chili
con un modo di fare sempre molto gentile e cordiale con tutti.
- Ma guarda che non è tardi. – La riprese Giorgia.
- Siamo noi che siamo arrivate prima stamani. - Puntualizzò
ancora. Lei sembrava americana. Bionda, occhi azzurri la classica
bellezza californiana. Aveva un caratterino molto particolare ma
andavamo comunque d’accordo nonostante fosse sempre molto
nervosa e spesso quello che chiedeva lo faceva con arroganza. Ormai
però mi ero abituata e non ci facevo neanche più
caso.
Dall’altra parte del muro sentii un tonfo sordo come di un
libro che cadeva in terra e poi un gridolino : - Ben arrivata!
– Andrea, il mio capo. Uomo di mezza età, capelli
grigi, occhi marroni e classica pancetta.
- Ciao Giuly! - La voci di Lucia, la mia Lucia, mi
arrivò dalla stessa direzione di quella di Andrea. Molto
probabilmente stavano riguardando alcuni documenti insieme.
Mi lasciai cadere sulla sedia e iniziai a sfogliare tutti quei
documenti che invadevano la mia scrivania.
La mattina trascorse velocemente tanto che non mi resi neanche conto
che gli altri erano già tutti usciti per il pranzo.
Così presi la borsa e scesi le scale per raggiungere il bar
Margherita dove venivano preparati sempre dei pranzetti troppo
succulenti per andare altrove.
Arrivata salutai tutti e mi misi seduta al mio solito posto. Il
tavolino con due sedie proprio vicino alla porta del bagno. Restava in
un angolo, però così potevo osservare fuori dai
vetri della finestra e contemporaneamente avere una visuale della porta
di entrata per sbirciare se qualche nuovo cliente avesse deciso di
provare la cucina fenomenale di Margherita.
Era un bar a conduzione familiare dove i toni dell’arancio e
del rosso predominavano. L’arredamento era in stile
prettamente moderno e ricordava un po’ lo stile Giapponese.
Elegante e sobrio.
Tirai fuori dalla borsa il solito giornalino di gossip che leggevo
mentre mangiavo. Aspettavo che Margherita mi portasse la sua
specialità del giorno. Ormai quando mi vedevano entrare non
mi chiedevano neanche più cosa volessi ordinare. Mi piaceva
tutto e quindi spesso gli facevo anche da cavia per alcuni esperimenti
culinari. Fortunatamente per me sempre ben riusciti.
Il mio sguardo vagliò velocemente l’indice per
vedere se c’era qualche cosa di interessante. Un titolo in
neretto colse maggiormente la mia attenzione
Robert Pattinson e
Kristen Stewart in Italia per le vacanze? Gli idoli delle ragazzine
sono stati avvistati qualche giorno fa all’aereoporto di Roma.
Carini loro
due insieme pensai. Poi alzai lo sguardo e vidi Margherita
che mi porgeva un piatto di lasagne alle verdure che soltanto a
guardarlo mi faceva venire l’acquolina in bocca.
- Le fortune tutte agli altri tesoro! Guarda che tipetto che si
è accalappiata la signorina? - Scherzò guardando
il giornale.
- E’ già! Grazie Margherita. Hanno un aspetto
davvero fantastico. – Dissi affondando la forchetta nel
piatto.
Finii la mia porzione in poco tempo. Quelle lasagne erano
così buone che non riuscivo a mangiare più
lentamente. Se ci fosse stata mia madre sicuramente me
l’avrebbe fatto notare. Presi un bicchiere d’acqua,
cercai il cellulare nella tasca della giacca e composi il numero della
mia dolce mammina.
- Pronto!? – Sentii dall’altra parte del telefono.
- Ciao mamy. Tutto a posto? –
- Si si tutto a posto. Te? –
- Tutto bene. Babbo? –
- E’ giù in garage a sistemare le biciclette.
–
- Ok mamma ora scappo. Volevo vedere se rientrando una mezzoretta prima
sarei riuscita ad uscire presto stasera. Vado a cena fuori con Lucy
Vale e Noemi. –
- Quando ci vediamo noi? – Mi chiese un po’ seccata.
- Non lo so quando riesco a passare. Magari domani a pranzo vengo da
voi. Che dici? – Dissi cercando di usare il mio tono paziente
e cordiale.
- Si si come vuoi. Ci sentiamo domani allora? –
- Bene mamma. – Non mi andava di stare a discutere anche
oggi.
Riposi il telefono nella giacca appesa alla sedia e notai che un
ragazzo che non avevo mai visto mi fissava divertito. Era seduto nel
tavolino vicino al mio, con la sedia proprio di fronte.
Portava un cappellino blu con la tesa. Dai pochi capelli che riuscivo a
scorgere notai che era biondo ma le sopracciglia erano piuttosto scure,
sembrava si fosse fatto il colore. Aveva gli occhi azzurri, la barba
incolta; non rasata da qualche giorno, una camicia bianca con le
maniche arrovesciate che gli faceva risaltare un velo di abbronzatura.
Forse si faceva le lampade? Era maggio e anche se la temperatura fuori
era piuttosto calda non poteva essere un colore ottenuto naturalmente.
O forse più semplicemente era stato in vacanza da qualche
parte.
Il mio sguardo incrociò il suo e lo vidi alzare la mano per
salutarmi. Lo conoscevo? Non mi sembrava proprio. Aveva
un’aria familiare però, che mi fece ricambiare
involontariamente il gesto.
Lui si alzò e venne verso di me. Quando fu abbastanza vicino
prese l’altra sedia e con un accento un po’ strano
mi chiese se poteva sedersi al mio tavolo. Perché no,
pensai.
– Come vuoi tanto io stavo per andarmene. – Lo
guardai e cercai di capire se ero stata un po’ troppo brusca.
Infondo era carino. Intanto la mia mano si muoveva per prendere la
giacca dallo schienale per andarmene.
- Te ne vai per colpa mia? – Mi incalzò con fare
gentile.
- No, scusa, è che devo tornare in ufficio. Me ne sarei
andata comunque. - Sentenziai.
- Non ti ho messo a disagio vero? –
Ma come parla?
- Non sei di qui vero? –
- No effettivamente sono qui da circa un mese ma ancora ho diversi
problemi con la lingua. –
- Sei straniero?! Pensavo fossi del nord a dir la verità.
Sei bravo davvero. – Ma che mi salta in mente di dire?
Dopo un attimo di esitazione continuò: - Effettivamente sono
del nord, ma d’Europa per precisione. Sono inglese. Di
Londra. –
- Londra? Davvero? – Ma certo mica te lo sta dicendo per
finta.
- Londra, Londra. Davvero. - Mi guardava come se dovessi capire
qualcosa., poi si presentò - Ciao mi chiamo Robert.
– E mi porse la mano. – E’ un piacere
conoscerti. Tu invece abiti qui? –
Divertita da quel suo modo di parlare strinsi la sua mano e mi
presentai.
- Ciao Robert sono Giulia. Piacere mio. Si, io sono nata e cresciuta
proprio qui. –
In quel momento il telefono iniziò a squillare. Con un gesto
rapido ma molto impacciato andai a riprenderlo nella tasca dove lo
avevo infilato poco prima e risposi. Le parole che sentii furono
talmente veloci che non riuscii ad apprenderne il vero significato fino
in fondo. Quando riaggancia non so che aspetto dovessi avere, immagino
euforico. Fui interrotta dalla sua voce.
- Problemi? –
- No no, non direi. Anzi. Non devo rientrare a lavoro. Un guasto
elettrico ha fatto saltare tutto il quadro e nessuno ha intenzione di
venire a dare un’occhiata prima di lunedì.
– Gli risposi entusiasta.
- Non ti piace il lavoro che fai? – Chiese con un tono
divertito.
- No tutt’altro, lo adoro. E’ che ogni tanto
è bello poter staccare. – Poi abbassai lo sguardo
pensierosa.
- Ti ho dato fastidio? – Chiese preoccupato.
- No affatto! – Risposi di getto. – E’
che adesso non so che fare e non mi va di tornarmene a casa fino a
stasera! – Ma
brava ….. bella tattica! Vuoi davvero uscire con questo
tipo? Mi scoprii tesa a pensare.
- E’ un invito? –
- Come? –
- Dico è un invito per me? – Ma che dice?
Mi voltai di scatto come per alzarmi e con una mano colpii il bicchiere
sul tavolo ancora pieno. Lo inzuppai completamente.
- Oddio, scusa tanto. Sono proprio un’imbranata! –
Mi affrettai a scusarmi.
Lui scoppiò in una risata fragorosa e mentre cercava di
asciugarsi con il tovagliolo disse:
- Tranquilla! Effettivamente mi faceva un po’ caldo! Adesso
però per farti perdonare dovresti proprio accompagnarmi un
po’ in giro. E’ da un mese che sono qua ma non ho
visto praticamente niente! – E sfoderò
un sorriso radioso.
- Vuoi che ti faccia da “cicerone”? –
- Da che? – Mi guardò con una faccia
interrogativa. Evidentemente il suo livello di italiano non poteva
certo arrivare ai termini più popolari.
- Da guida. Vuoi che ti faccia da guida? – Chiesi
imbarazzata. Adesso che lo guardavo meglio mi resi conto che mi
ricordava Robert Pattinson, l’attore inglese. Sicuramente era
tutto il frutto della mia fantasia.
- Magari! O sono troppo … - lasciò la frase in
sospeso - come si dice? Aspetta ci posso arrivare. – E
tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans un vocabolarietto
inglese – italiano. Lo vidi sfogliare freneticamente le
pagine e poi con fare scansonato continuò – O sono
troppo sfacciato? E’ così che si dice no?
–
Mi fece ridere. – Si, si dice proprio così!
Comunque non so se sarei in grado. –
- Ti prego. Prima sono andato all'ufficio informazioni per turisti del
centro commerciale e un uomo un po’ noioso mi sta aspettando
al bar del centro commerciale per portarmi un po’ in giro.
Non parlava con questo tuo accento, però. –
- Ma chi Walter? No effettivamente non è di qui!
Però sei bravo sul serio. Riconosci anche le inflessioni dei
dialetti. Stai prendendo lezioni private di italiano o stai facendo
tutto da solo? – Chiesi incuriosita.
- Mi hai scoperto. Ho preso qualche lezione perché per
lavoro probabilmente mi servirà l’italiano.
–
- Strano generalmente non serve mai! Comunque va bene, mi hai convinta.
In fondo stare un po’ in giro con questa splendida giornata
di sole non può che farmi bene. Così ti
salverò da Walter. –
- Grande! – Gridò. – Allora lo chiamo e
annullo tutto. –
Quando riagganciò il telefono dopo una brevissima
conversazione nella quale spiegava di non aver più bisogno
di una guida, si alzò dalla sedia e venne a scansarmi la mia
per farmi alzare. – Allora andiamo no? Let’s go!
–
- Ok però con me niente inglese va bene? –
- Che c’è non ti piace? –
- Mi piacerebbe parlarlo a dire la verità. Ma non sono molto
portata. –
Mi alzai e con lui alle spalle mi fermai alla cassa per pagare
Giovanni. Mi guardava con un’aria festante e mi
salutò con un occhiolino dicendo – Divertiti!
–
- Grazie! Sicuramente lo farò. A lunedì. Fa il
bravo ok? –
- Ciao Giulia. – Poi rivolgendosi a lui –
Arrivederci e mi raccomando ce la tratti bene.
- Meglio che posso! – Fu la sua risposta.
Aprimmo la porta e ci ritrovammo per le strade assolutamente caotiche
di Firenze.
Lui si mise la giacca di jeans dello stesso colore dei pantaloni e si
issò sulle spalle uno zainetto tipico da turista.
Indossò gli occhiali da sole e si coprì quegli
occhi stupendi dalla mia vista.
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Capitolo 3 *** Cicerone ***
Ragazze buongiorno a tutte! Sono arrivata con il
terzo capitolo. Ancora Giulia è avvolta dai ricordi. Diciamo
che questi capitoli servono per far capire meglio la dinamica dei
rapporti tra i personaggi. Vengono, a tal scopo, raccontati avvenimenti
accaduti prima del primo capitolo (scusate il giro di parole!).
Ringrazio tutte coloro che l'hanno inserita tra le seguite e tutte
quelle che hanno dedicato tempo a leggere. Mi farebbe piacere ricevere
qualche commento, anche per capire se sia il caso di andare avanti
oppure no. Magari sono proprio una schiappa o la storia è
monotona!
Vabbè, che altro dire. Ah! Ieri sera sono stata a vedere
Eclipse.........raga è bellissimo! Per me, al momento,
è il migliore di tutti. E
Robert.........è............. Robert, ossia assolutamente
favoloso.
Adesso però, basta con le ciance, quindi buona lettura.
Un bacione, Sabry.
Capitolo 3. Cicerone
Appena fuori mi venne un dubbio.
- Aspetta, dove vuoi che ti porti? – Lo guardai incantata.
Alla luce del sole lo notai ancora meglio. Era davvero bello. Alto,
muscoloso il giusto, un viso assolutamente meraviglioso. Non riuscivo a
trovare le parole per descriverlo. Giulia
calmati, mi ripetevo. Non
puoi lasciarti andare così. L’hai appena conosciuto.
Ma lui così
bello e assolutamente statuario, cosa diavolo ci faceva con una come me?
- Non saprei. Cosa c’è da vedere da queste parti?
– Interruppe il corso frenetico dei miei pensieri.
- Bè dipende anche da quanto tempo abbiamo a disposizione.
Sono le due ed io devo rientrare a casa per le sette. –
- Esci? –
Lo guardai perplessa.
- Scusa se sono stato indiscreto, non volevo. Ero solo curioso.
–
- Non preoccuparti. Esco con le mie amiche. –
- Io sono libero come il vento. E mi affido completamente a te,
straniera dagli occhi tristi. –
Ma che diavolo stava dicendo? Occhi tristi? Lo guardai fulminandolo
– Occhi tristi? –
- Non vorrei essere indiscreto però è vero; i
tuoi occhi denotano un velo di tristezza. Prima, mentre ti guardavo dal
tavolino mentre leggevi, mangiavi e parlavi al telefono, mi chiedevo
perché. –
- Ma che fai di lavoro? Lo psicologo? –
- Non direi. Però mi è sempre piaciuto osservare.
Non ti preoccupare magari ne parleremo quando ti sentirai di farlo. Non
ti libererai tanto facilmente di me. –
- Come? – Sembravo una perfetta imbecille. Rispondevo solo
con domande per farmi rispiegare quello che mi stava dicendo.
- Non vorrai dedicarmi soltanto questo pomeriggio per farmi da
“cicerone”? Hai detto così vero prima?
– Rise divertito.
- Dovrò chiederti di pagarmi. – Dissi ridendo a
mia volta. Non avevo grossi programmi per questo fine settimana a parte
la cena di stasera. Domani avrei fatto volentieri a meno di andare dai
miei a pranzo e l’idea di passare un weekend diverso dal
solito anche se in compagnia di un perfetto sconosciuto, mi allettava
più del dovuto.
Camminando per il centro, avevamo quasi raggiunto la fine della via.
- Vuoi visitare la campagna nei dintorni? Così possiamo
gustarci un po’ d’aria buona. –
- Sono completamente nelle tue mani. –
- Bene allora seguimi e ti farò conoscere la vera campagna
Toscana. –
Svoltammo la strada e ci dirigemmo verso il quartiere dove abitava
Noemi. Da lì avremmo preso il sentiero che risaliva lungo la
collina e che portava nel campo di grano che utilizzavamo le sere
d’estate per rinfrescarci.
Lui sembrava rapito dal paesaggio. Mi seguiva in silenzio quasi come se
parlare rovinasse la veduta. Io ancora non mi capacitavo di come uno
come lui avesse scelto me per una cosa del genere. Ma soprattutto mi
sorprendevo di me stessa. Fondamentalmente stavo camminando per delle
stradine fuori mano con uno straniero sconosciuto. Non credevo di avere
tanto coraggio. Lui però mi ispirava fiducia. Era come se lo
conoscessi da tempo. Non mi imbarazzava parlare con lui. Neanche i
silenzi, a dir la verità, lo facevano. Mi sentivo
completamente a mio agio. Stavo così solo quando ero con le
mie amiche. Non mi sentivo in questo modo neanche quando stavo con
Fabio.
Arrivammo a destinazione molto velocemente. In cima alla collina, la
visuale era meravigliosa. Si riusciva a scorgere tutta Firenze. Certo
una guida non lo avrebbe mai portato qui. Lui, da bravo turista,
tirò fuori dallo zainetto la macchina fotografica e
iniziò a fare scatti in tutte le direzioni per cercare di
cogliere la posizione migliore da cui inquadrare il panorama.
- E’ meraviglioso. Davvero meraviglioso. Non riesco a trovare
un altro termine per definire questo posto. Beautiful. Ops, scusa
l’inglese! –
- No problem! – Risposi io sorridendo. – Sono
contenta che ti piaccia. E’ uno dei posti che più
adoro. Sicuramente non mi sto comportando da brava guida.
Però penso che se avessi voluto vedere statue, musei o
chiese, avresti chiesto ad una vera guida di accompagnarti –
La mia teoria non faceva una piega, mi stupivo di me stessa.
- Ben detto. E adesso che si fa? – Mi chiese in tono allegro
e incuriosito.
- Se scendiamo da quella parte troveremo un bar dove fanno un gelato
fantastico. Non so se sia aperto però, a dir la
verità. Non ricordo quand‘è il giorno
di chiusura. –
- Proviamo! Che ci costa? – E si incamminò nella
direzione che gli avevo mostrato.
Io lo seguii contemplando la giornata che stavo trascorrendo. Pensavo
alle sorprese che riserva la vita. Chi avrebbe mai immaginato che avrei
trascorso questa giornata tra i campi con uno conosciuto in un bar?
Divertita da questi pensieri abbassai lo sguardo per vedere dove
mettevo i piedi. Stavamo percorrendo questa stradina che io
però ricordavo meno difficile. C’erano un sacco di
piante e rami che ci intralciavano il cammino. Molto probabilmente
ancora non era stata sistemata per l'arrivo dell'estate. Era usata
quasi esclusivamente in quella stagione perchè comuqnue era
veramente fuori mano.
Inciampai e per riprendermi gli tirai una spinta. Ci mancò
poco che lui cadesse. Certo i miei stivali non erano stati creati per
camminare per le stradine di campagna.
- Oddio scusa! Scusami tanto! Stavo per cadere ed ho avuto un riflesso
incondizionato. –
- No va bene, non preoccuparti, Ti sei fatta male? –
- Io? No io no. Ma tu? Ti ho tirato una bella botta! –
- Mi sa che hai intenzione di punirmi per averti quasi costretta a
portarmi in giro. Prima con l’acqua e adesso questo. Segnali
inequivocabili. - Sorrise.
- Effettivamente ora che mi ci fai pensare ….. –
Lasciai la frase in sospeso e scoppiai a ridere. Stavo bene. Stavo
proprio bene.
Mi ricomposi e lui fece la stessa cosa. Ci incamminammo nuovamente
verso la nostra meta, il bar di Carlo.
I miei occhi si posarono sul suo fondoschiena. Mmh! Niente male davvero.
Quei jeans gli donavano particolarmente o era davvero favoloso? Erano
abbastanza chiari e stinti e gli facevano risaltare le natiche
muscolose.
Ok basta. Smettila
immediatamente di guardagli il sedere.
In lontananza scorgemmo la struttura che accoglieva il bar di Carlo.
Era aperto. Dalle finestre si vedevano le luci accese.
- Dobbiamo andare lì? – Mi chiese.
- Si quello è il bar di cui ti parlavo. Magari ci sediamo e
ci mangiamo un bel gelato. Ti va? –
- Direi proprio di sì! Su sbrighiamoci. – Mi prese
la mano e mi tirò giù per il sentiero.
- Rallentiamo un po’ altrimenti mi si rompono i tacchi.
– Fu la mia richiesta mentre il vento mi scompigliava i
capelli.
- Si scusa! Non ci ripensavo!- Effettivamente gli stivali non erano
stati pensati per una passeggiata tra le stradine dissestate della
campagna. Però non avevo in programma questa gita quindi mi
ero vestita "da ufficio", come mi piaceva definirlo a me per
distinguerlo dagli altri capi del mio guardaroba.
Dall’altezza del sole nel cielo dovevano essere
più o meno le cinque e mezzo. Il tempo era volato ma i miei
piedi la pensavano diversamente. Avvertivo un dolore sotto le dita.
Sicuramente dipendeva dai tacchi. Non il portavo spesso.
Arrivati davanti alla porta del bar, lui mi spalancò la
porta per farmi passare accompagnando il gesto con un inchino.
- Grazie. Molto educato da parte tua. – Affermai sarcastica.
- Inglese, ricordi? – Mi ammonì lui con un sorriso.
Facemmo la fila per prendere il gelato. Fu tanto carino da offrirmelo.
Io non obiettai e comunque lui neanche me lo permise perché
mise subito le cose in chiaro:
- Non abbiamo parlato di compenso però almeno il gelato
lascia che te lo offra. –
Io sarcasticamente risposi: - Pensavo di valere più di un
gelato, comunque cercherò di accontentarmi. -
Lui mi guardò serio e commentò: - Sicuramente
vali molto più di un gelato è che così
spero di riuscire ad averti di nuovo. –
Ci fu un attimo di silenzio, poi non potei fare a meno di riderci su.
Mi sentivo alquanto lusingata e imbarazzata.
Ci sedemmo nell’unico tavolino libero.
- Adesso gustati questa delizia. E’ il gelato più
buono della zona. Non c’è nessuno in grado di fare
un gelato così. – Mi pavoneggiai.
Lui iniziò immediatamente a leccare quel cono che tra le sua
mani sembrava piccolissimo. Aveva delle mani molto grandi, ma
affusolate. Come quelle di un pianista o qualcosa del genere.
- Mmh! Che buono! Ottimo, buonissimo davvero. –
Commentò.
- Te l’avevo detto che questo gelato era il migliore!
–
- Siamo lontani dal bar dove ci siamo conosciuti oggi? – Mi
chiese come se fosse preoccupato.
- No, non direi. Non preoccuparti. Non dobbiamo rifare la stessa
strada. Basterà attraversare il ponte e raggiungeremo il
centro commerciale. Ma tu dove alloggi? –
- Nell’albergo di fronte al centro commerciale. Mi sembra che
si chiami il Sole, o qualcosa del genere. -
- Si, si chiama proprio il Sole. E dimmi: è bello? Le stanze
come sono? – Chiesi curiosa. Non ero mai entrata in
quell’albergo e mi ero sempre domandata come fosse dato che
la posizione, rispetto ad altri in centro, non era delle migliori.
- Niente male in effetti. Mi sono sistemato lì solo ieri.
Prima ero in un albergo del centro di cui adesso non mi ricordo il
nome.Vicino alla stazione centrale –
- Forse il Baglioni? –
- Si mi pare. Anche se questo è molto più
semplice, lo preferisco. Mi sembra più familiare. Mi da
l’idea di casa. –
- Bè sicuramente sono due cose diverse. – Glissai.
Certo per alloggiare in
un albergo come il Baglioni doveva stare bene economicamente,
pensai.
Dopo un attimo di silenzio ritrovò improvvisamente la voce e
mi subissò di domande. Cosa facevo quando non lavoravo, chi
erano le amiche che mi avrebbero portato a cena, quale macchina avevo.
Non la smetteva un attimo ed era sempre attento alla risposta. Non mi
permetteva neanche di chiedergli niente. Era totalmente affascinato
dalla mia piatta vita.
Mentre rispondevo alla domanda sullo sport preferito, facile la
pallavolo, guardai l’orologio attaccato al muro della
gelateria.
Per poco non mi venne un infarto. Erano le sette e trenta? Cavolo avevo
fissato che sarei passata a prendere Noemi alle otto per poi andare a
recuperare le altre.
Non ce l’avrei mai fatta. Dovevo passare da casa a cambiarmi,
ma soprattutto per arrivarci non avrei impiegato meno di venti minuti
anche correndo. Mi alzai di scatto:
- Diavolo sono le sette e mezza! Ho fatto tardissimo! –
- Scusami ho totalmente monopolizzato il tuo tempo. Non volevo.
– Disse alzandosi di fretta e precedendomi verso la porta
d’uscita.
- Non è colpa tua. Ho perso la cognizione del tempo!
– Presi il telefono dalla giacca mentre ci dirigevamo a
grandi passi verso il ponte e composi il numero di Noemi. Rispose al
primo squillo:
- Dimmi. –
- Scusa, sono io. Sono in ritardo. Devo ancora passare da casa. Avverti
le altre. Tra mezz’ora sono da te! –
- Come al solito direi.... –
- Vabbè dai. Lo sai come sono. A tra poco. – E
riagganciai. Lui mi seguiva in silenzio come imbarazzato.
Arrivammo al parcheggio dove avevo lasciato la macchina la mattina.
Quando raggiunsi l’auto dissi: - Questa è la mia.
Io ti saluto qui. Tanto l’albergo lo sai
dov’è vero? – Era proprio dietro
l’angolo.
- Si certo. Credo di riuscire ad orientarmi piuttosto bene adesso.
– Abbassò lo sguardo per un attimo e quando mi
guardò nuovamente mi chiese:
- A che ora e dove ci troviamo domani mattina, signora guida?
–
Quella domanda mi colse di sorpresa. Davvero voleva passare altro tempo
con me? Io ero stata benissimo e se stasera Valentina me
l’avrebbe permesso, ne avrei parlato tutta le sera. Era stata
davvero una giornata stupenda.
- Allora non ti sono dispiaciuta in questa veste ufficiale? –
Chiesi.
- Direi proprio che sei stata in assoluto la migliore guida che abbia
mai avuto. –
- Grazie! Ma non è che dici così anche
perché sono stata l‘unica che tu abbia mai avuto? -
Si strinse nelle spalle come per confermare ed ammiccò un
sorriso.
- Dai va bene allora, dato che sei stato così gentile, ti
concederò anche domani l’onore della mia presenza.
– Mi risultava facilissimo scherzare con lui.
- La ringrazio infinitamente. – Mi fece eco lui.
- Alle dieci al bar Margherita va bene? Magari facciamo colazione
insieme se non preferisci quella dell’albergo? –
- Aggiudicato! Proverò così una vera colazione
all’italiana? –
- Certo. – Confermai. – Cappuccino e briosce!
Adesso vado però è già tardissimo.
Scusa. –
- Solo un attimo. Mi lasceresti il tuo numero telefonico? Non si sa mai
che non ti presentassi! – Mi stuzzicò.
Fui presa un attimo dal timore di dare il mio numero a qualcuno che non
conoscevo neanche da ventiquattro ore, ma mi sorpresi io stessa mentre
già glielo stavo dettando.
- Ok allora a domani. – Mi salutò mentre salivo in
macchina.
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Capitolo 4 *** Serata tra amiche ***
Salve a tutte! Dunque dunque, questo è
il quarto capitolo. Vi anticipo che ancora per altri 3 capitoli,
compreso questo, racconterò i primi momenti di Giulia e
Robert (anche se in questo lui non c'è). Questo sempre per
spiegare l'evolversi del loro rapporto. Sono già
più o meno scritti ma fino alla prossima settimana non
posterò perchè domani vado al mare con il mio
bimbo fino a domenica.
Volevo ringraziare chi ha letto la mia storia fin qui e chi mi ha messo
tra le seguite e le preferite. Grazie mille. Spero di ricevere qualche
recenzione.
Baci e buona lettura.
Capitolo 4. Serata tra amiche
Arrivata a casa, corsi in camera mentre già mi sbottonavo la
camicia e slacciavo i jeans. Cercai nell’armadio i miei
pantaloni neri. Quelli per le occasioni speciali. Erano di raso,
elasticizzati e mi facevano apparire più magra; golfino a
scollo a v grigio antracite, foulard rosa, perché un tocco
di colore non guasta mai, tacchi da 10 cm delle mie favolose scarpe di
vernice nera; cappotto nero e via di corsa in bagno.
Mi lavai i denti, mi guardai allo specchio mentre cercavo di
risistemare i miei capelli che comunque facevano ciò che
volevano, e decisi di mettermi un filo di trucco.
Dopo dieci minuti ero già in macchina.
Arrivai davanti la porta di Noemi con la mia classica
mezz’ora di ritardo. Suonai il campanello e subito mi
aprì e mi fece entrare. Salutai suo marito Dario che stava
sul divano a guardarsi un film, anche se non riuscii a capire bene
quale, e attesi che lei si infilasse la giacca.
- Non aspettarmi sveglio ok? – Disse Noemi rivolgendosi a
Dario.
- Ok divertiti amore! –
- Si tesoro. – E si baciarono. Che teneri. Si
vedeva proprio che si amavano moltissimo e anche se avevano affrontato
una delle prove più difficili da superare per qualsiasi
coppia, cioè la perdita del bimbo che aspettavano, erano
molto felici. Noemi mi diceva sempre che nonostante tutto riuscivano a
tranquillizzarsi a vicenda in ogni circostanza. Era proprio quella la
loro forza. Bastava che rimanessero uniti per superare qualsiasi
ostacolo. Anch’io avrei voluto avere un amore come il loro.
Con Fabio non era mai stato così. Noi ci amavamo, o
così credevo, ma in maniera diversa. Non so spiegarlo era
come se fossimo due persone completamente diverse che un giorno si
erano incontrate e che avevano deciso di stare insieme ma ognuno
percorrendo la propria strada. Noemi e Dario invece affrontavano la
vita come fossero una persona sola.
Salite in macchina ricevemmo la chiamata di Valentina che ci chiedeva
dove fossimo. Aveva pensato lei ad organizzare la serata. Saremo andate
al ristorante Giapponese per i viali di Firenze. Era tanto che volevamo
provarlo. Ci ritrovammo con le altre davanti alla casa di Vale. Salimmo
tutte e quattro sulla mia auto e partimmo alla volta del ristorante.
In auto, naturalmente, parlò solo Vale che ci raccontava le
sue ultime perplessità sul rapporto che stava vivendo con
Giacomo. Non riusciva a farsi una ragione del fatto che doveva sempre
essere lei ad andare a dormire da lui la sera, perché
così, diceva lui, erano più vicini la mattina per
andare a lavoro. Non che gli dispiacesse, perché comunque
lui abitava da solo e lei invece con i suoi. Voleva presentarglielo
però, anche per far tranquillizzare sua mamma, magari anche
solo mostrandogli la faccia del ragazzo che frequentava. Lui invece la
pensava diversamente, non gli sembrava indispensabile e comunque diceva
che non aveva tempo. Tra il lavoro, lo studio per la specializzazione,
il calcetto e la palestra non aveva mai un secondo a disposizione. Ma
arrivati a questo punto però, lei si stava chiedendo
– Ma se vuole che lo aspetti quando fa tardi al lavoro,
perché diavolo non mi da la chiave del suo appartamento
invece di farmi gelare in macchina? L’altra sera
gliel’ho anche chiesto ma lui ha detto che ha solo una chiave
e che non ha tempo per andare dal fabbro a farmene una copia! Per me
sono tutte scuse no? Voi che dite? –
Non ci fece neanche ragionare per cercare di mettere insieme una
risposta che già aveva ricominciato a parlare della litigata
che avevano fatto perché lui non voleva che lei lo seguisse
questo fine settimana a Parigi. Qui gatta ci cova,
pensai.
Arrivammo al ristorante piuttosto rapidamente e lei ancora stava
parlando. Noi 3 ci guardavamo di nascosto e ci scambiavamo delle
occhiate di intesa con dei risolini. Era impossibile stare serie. Erano
quasi venticinque minuti che stavamo insieme e nessun’altra
aveva avuto la possibilità di dire un qualcosa che non
riguardasse un saluto o lei.
Ci sedemmo al tavolo del ristorante e alla fine Lucy con un sorriso
sulle labbra decise di intervenire:
- Ok Vale, pensi di averci fatto tutto il resoconto per il periodo che
non ci siamo viste o ci manca di sapere anche quante volte avete fatto
sesso in questi ultimi quindici giorni? No, perché
effettivamente ce lo stavamo chiedendo! – Io e Noemi
scoppiammo a ridere.
- Che sceme che siete. – Fu il suo commento un po’
risentita.
- E dai Vale! Non te la prendere! Già che adesso anche
Giulia è tornata ad essere tra noi, facciamoci raccontare
qualcosa da lei che tra l’altro al momento è
l’unica single del gruppo. Magari ha qualche particolare
succulento da svelarci no? – Proseguì Lucy mentre
mi faceva l’occhiolino.
- Bè effettivamente una piccolissima e insignificante
novità ci sarebbe. – Dissi imbarazzata.
- Davvero? – Fu il loro coro.
Pensandoci bene, da quando io e Fabio c’eravamo lasciati, non
avevo mai avuto niente da raccontare. Le mie giornate erano tutte
uguali e loro sapevano benissimo perché. Mi ero imposta di
tenere alla larga l’intero genere maschile finchè
non mi sentissi di nuovo pronta. Ed anche se loro mi dicevano
più di una volta che non potevo fare di tutta
un’erba un fascio, io non riuscivo proprio a sbloccarmi.
Avevo anche avuto la possibilità di allacciare un qualche
tipo di rapporto con Davide, il ragazzo della sicurezza, pochi mesi
dopo la rottura con Fabio. Ma alla sua richiesta di un’uscita
per un cinema, accampai immediatamente la scusa della mamma malata che
non potendo alzarsi da letto, non avrebbe potuto preparare la cena a
mio padre. Lui doveva aver capito sicuramente il messaggio subliminale
– non ci pensare neanche! – perché non
provò neanche ad insistere. Almeno quel giorno. Poi deve
averla presa come una missione personale perché tutti i
giorni mi invitava per fare qualcosa. Ma io, a parte la pausa
caffè, non gli avevo mai concesso niente.
Non che poi fosse brutto, ma neanche questa gran bellezza. Era alto,
moro, occhi marroni, fisico asciutto; normale insomma, un ragazzo nella
media.
- Dai adesso non emozionatevi troppo. Sicuramente non è
niente di che e la mia fantasia ha galoppato come al solito.
– Cercai di minimizzare.
- E invece sarà sicuramente qualcosa di importante
perché altrimenti la tua fantasia non si sarebbe scomodata.
Ormai è già troppo tempo che la tieni a freno per
non permetterti di provare alcuna emozione. –
Dichiarò Noemi con assoluta convinzione.
Mi guardarono tutte e tre con aria incuriosita. Attendevano che
continuassi. Così mi feci coraggio. - Oggi da Margherita un
ragazzo inglese mi si è avvicinato e mi ha chiesto di fargli
da guida. –
Lucy trattenne a stento una risata – Inglese hai
detto? E con la lingua come avete fatto? –
Ricordandosi che le mie conoscenze non andavano al di là
delle reminescenze scolastiche, quindi piuttosto scarse.
- Simpatica! – commentai. – Lui parla italiano, con
un accento strano, ma lo parla e piuttosto bene devo ammettere.
–
- E tu cos’hai fatto? Vogliamo tutti i particolari
– Mi incalzò Vale.
Stavo per dirgli che avevo stranamente accettato l’invito
stupendo anche me stessa, ma la cameriera ci interruppe per sapere se
eravamo pronte per l’ordinazione.
- Veramente avevo già fissato il menu con Luigi oggi al
telefono. – Rispose Vale cordialmente.
- Davvero? Oddio scusate allora. Vado in cucina e mi informo subito.
– Sentenziò la cameriera.
- Non ti preoccupare. – La tranquillizzò Vale.
Poi le mie compagne di tavolo si voltarono contemporaneamente verso di
me attendendo che continuassi, così mi feci coraggio
prendendo un respiro e iniziai il racconto.
- La prima cosa che ho fatto quando si è avvicinato
è stato cercare di andarmene. Poi dato che l’ho
inzuppato rovesciandogli un bicchiere d’acqua addosso, ho
desistito e mi sono ritrovata ad accompagnarlo prima in giro per il
centro, poi nella collina vicino a casa di Noemi e dopo da Carlo.
–
Estasiate attendevano che le inondassi di particolari.
- E’ inutile che continuiate a guardarmi così, vi
avevo già detto che non era niente di che. E’ che
effettivamente mi sono sorpresa di me stessa, non credevo che avrei
passato un’interra giornata con uno sconosciuto. –
- Ma non è successo niente? Non c’è
scappato neanche un piccolo e insignificante bacio? Magari sulla
guancia? – Domandò Vale.
- No! Ve l’ho detto! E’ che non so spiegarvelo.
Sono stata davvero bene. Il tempo è volato e mi sono sentita
sempre a mio agio come se lo conoscessi da una vita. Nonostante lui mi
abbia bersagliato di domande. –
- Veniamo alla cosa fondamentale. Com’è? Bello?
– Chiese Lucy.
- Effettivamente direi proprio che bello è riduttivo. Di
più! Molto di più. Mi ricorda molto Robert
Pattinson. –
- Eccola lei! Ti pareva che non trovasse strane somiglianze?
– Mi prese in giro Noemi.
- No davvero, solo che lui è più biondo rispetto
all'attore. A proposito, coincidenza, si chiama Robert anche lui.
– Sorrisi.
- Dai che forse questa volta ci siamo! – Gridò
Lucia battendo il cinque con Noemi e Valentina.
Non mi ero mai resa conto di quanto per gli altri dovessi sembrare
depressa per non essere riuscita a mettere in piedi anche solo una
storiella dopo Fabio. Tanto che anche un incontro che sicuramente non
avrebbe mai portato a niente come quello di oggi, le aveva fatte
emozionare per me in quel modo.
- Dai ragazze adesso non esagerate. Non so neanche se è
fidanzato. Quanto tempo starà qui e comunque non credo
proprio di essere alla sua altezza. Avanti guardatemi, vi sembro una
che potrebbe stare con uno che sembra un attore? – Dissi
convinta con un filo di tristezza sulle labbra.
- Perché cosa avresti che non va adesso sentiamo.
– S’indignò quasi Noemi.
- Dai siamo serie. Non sono poi questo gran che. Non sono neanche da
buttare, questo è vero. Però andiamo! Voi non lo
avete visto altrimenti la pensereste come me! –
- Secondo me tu hai una percezione completamente distorta di te stessa.
Non hai niente da invidiare a nessuna. – Affermò
Lucia.
- Sarà. – Dissi sorridendo.
La serata trascorse interamente su questo argomento. Persino Vale si
curò solo di me quella sera. Passammo in rassegna varie
possibilità per capire come riuscire a scoprire se Robert
era fidanzato senza chiederglielo apertamente per non cercare di essere
troppo esplicita.
Lucy mi consigliò di guardargli bene le mani per vedere se
si notava la forma di un qualche anello nell’anulare
sinistro. Vale arrivò persino a dirmi di controllargli i
messaggi sul cellulare in un momento di distrazione. Noemi invece
cercò addirittura di convincermi a seguirlo in albergo per
sapere in che numero di stanza alloggiava e poi telefonare con una
scusa qualsiasi alla reception e cercare nella sua stanza la sua
“signora”.
Io sinceramente non avrei mai tentato nessuna delle cose che mi
consigliarono, però era più per paura di restare
delusa che altro. Me ne resi conto più o meno a
metà serata. Non sarei mai riuscita a fare la vaga. E
comunque non mi sentivo pronta. Era questa la vera ragione per cui non
avrei mai fatto niente.
- Ma quando vi vedete? - Chiese Vale.
- Domani mattina alle dieci da Margherita. Poi dove mi consigliate di
portarlo? –
- Io lo porterei diritta a casa tua! Così non stai neanche a
perderci troppo tempo o a farti chissà quali strani
pensieri. – Continuò Vale. – Se va, va,
altrimenti pazienza! -
- Sei sempre la solita! – Commentò Noemi.
Scoppiammo a ridere e ci gustammo quella splendida cena per lo
più a base di pesce crudo. Non riuscii a confessargli
però che non mi sarei mai esposta in alcun modo con Robert.
Non volevo sembrargli pronta per una storia. Volevo che sapesse che ero
disposta a diventargli amica e niente di più. Non mi sarei
mai permessa di lasciarmi andare con lui che comunque abitava da
un’altra parte del mondo e che in ogni caso sarebbe stato
troppo complicato portare avanti un rapporto diverso
dall’amicizia per me in questo momento.
Conscia di questa decisione, mi sentivo un po’ a disagio nel
continuare a parlare di lui. Così provai a cambiare
argomento.
- Adesso però basta con tutti questi castelli in aria.
Magari mi ha solo invitata perché non gli andava davvero di
passare la giornata con un uomo di mezza età. Non mi va di
stare a fabbricare pensieri inutili su di lui. Sono stata bene
è vero, come potrei essere stata con voi, questo ve lo
concedo. Però comunque non credo che tra di noi ci
potrà essere mai qualcosa di diverso
dall’amicizia. Possiamo cambiare argomento? –
Sentii la tensione crescere attorno alla tavola. Avevo rovinato la
serata? Poi dopo un attimo di silenzio, Vale ricominciò a
parlare di Giacomo. Ma io la interruppi di nuovo. Non volevo che ci
fossero rimaste male.
- Ragazze scusate tanto per prima! Forse ho esagerato. –
- Dai tesoro, non stare lì a crucciarti. Siamo amiche no? A
volte lo siamo anche solo per le sclerate. Evidentemente abbiamo
calcato un pò troppo la mano. Ma ciò non toglie
che tra i buoni propositi che ci eravamo imposte quando abbiamo stretto
il patto del “vivi ogni giorno come fosse
l‘ultimo“, c’era anche quello di
lasciarsi andare. Quindi in qualsiasi modo tu pensi di farlo va bene
così. Anche se si tratta di farlo con noi. Ma credimi, penso
che sarebbe meglio che lo facessi con questo Robert. Anche se so di
pretendere troppo da te. – Concluse Noemi strizzandomi
l’occhio.
Il patto? Non lo ricordavo neanche più. A gennaio, per il
mio ventinovesimo compleanno avevamo fatto una specie di lista di buoni
propositi per arrivare serene e in piena forma ai trent’anni.
I punti che ricordavo erano più o meno questi:
Lasciarsi andare.
Cercare di passare più tempo possibile insieme.
Cogliere sempre l’attimo.
Affrontare sempre tutto con il sorriso sulle labbra.
Forse c’era anche qualche altra voce nella lista ma io non
riuscivo proprio a ricordarmi altri punti. Vale intanto aveva
già riacceso "la radio" e a me non andava di interromperla
nuovamente.
Rientrai a casa che erano già le due. Dopo il ristorante
eravamo tornate a casa ma prese come eravamo dalla conversazione, ci
eravamo trattenute in macchina.
Noemi ci aveva raccontato che lei e Dario avevano nuovamente deciso di
provare ad avere un figlio. La cosa ci aveva davvero rallegrato.
Sapevamo quanto avevano sofferto per l’aborto e il fatto che
adesso fossero di nuovo pronti a tentare quest’esperienza, ci
riempiva di felicità.
Lucia invece, stava scegliendo la scuola elementare per Giulio, il suo
“ometto”. Lei e Luca, suo marito, stavano prendendo
in considerazione varie possibilità e non riuscivano
veramente a decidere, perchè, se una scuola rientrava nei
loro canoni per quello che riguardava gli insegnanti, magari era fuori
mano o la struttura non gli piaceva. Viceversa, se gli piaceva la
struttura, non reputavano gli insegnanti troppo preparati.
Valentina stranamente stasera ci aveva concesso almeno un po’
di tempo per aggiornarci su tutte senza monopolizzare troppo la serata.
Prima di salutarmi mi consegnarono un regalino: quello per essersi
liberata da Fabio che, come ogni mese, mi facevano da quando ci eravamo
lasciati. Gli avevo esplicitamente chiesto di non farlo più,
ma sapevo esattamente che avrebbero ignorato la mia richiesta anche
perchè avevano detto che avrebbero smesso quando sarei
tornata a frequentare il sesso opposto. Mi consegnarono una scatolina
di pelle rossa. Era la confezione di una gioielleria. Al suo interno,
con mia grande gioia, trovai un anello d’argento con tre
zirconi incastonati. Era davvero bellissimo. La frase sul biglietto
diceva: “ Noi ci saremo sempre.”
Fui contenta che fosse buio, così riuscii a non fargli
notare che mi avevano assolutamente colto di sorpresa e fatta
emozionare fino alle lacrime. Quando mi distesi a letto, dopo aver
messo la sveglia per essere sicura di riuscire ad alzarmi in tempo
l’indomani mattina, mi addormentai beata crogiolandomi nella
consapevolezza che loro 3 sarebbero state per sempre la mia famiglia.
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Capitolo 5 *** Amici ***
Ciao a tutte! Dopo qualche giorno di sano relax
al mare, sono di nuovo tra di voi per un nuovo capitolo. Prima
però, volevo ringraziare chi mi ha messo tra le seguite, le
preferite e le ricordate ed in particolare Giu24 che ha anche
commentato. Ringrazio ovviamente anche le lettrici silenziose e spero
che il capitolo sia di vostro gradimento.
Buona lettura.
Capitolo 5. Amici
La notte passò velocemente e più tranquillamente
della precedente.
Alle 9.45 ero già in macchina per andare al mio incontro.
Dovevo avere la faccia molto rilassata o così mi percepivo
perché dopo un sacco di tempo, ero riuscita a dormire senza
mai svegliarmi e la cosa mi sorprese molto. Da quando Fabio se ne era
andato, non era mai accaduto. Qualcosa stava cambiando dentro di me.
Merito dello sconosciuto?
Parcheggiai davanti all’edicola. Non era molto vicino al bar
di Margherita, ma data la bella giornata avevo voglia di camminare.
Anche perché mi ero messa le scarpe da ginnastica, e quindi
non avrei avuto problemi. Indossavo una t-shirt bianca e una tuta con
la felpa attillata fucsia legata in vita e i pantaloni larghi
neri. Questo lo consideravo l’abbigliamento ideale per non
mostrarmi interessata a lui se non come amico. Quale ragazza in cerca
anche solo di un flirt si sarebbe presentata vestita in tenuta sportiva
a quello che si poteva definire un "appuntamento"?
Rallegrandomi della scelta entrai nel bar.
Lui era già lì. Seduto al nostro tavolino. Quello
che prima era il “mio” tavolo. Adesso lo
consideravo già il “nostro”? Si era
scatenata una lotta inconscia dentro di me. Evidentemente la parte
più razionale, quella che aveva deciso di indossare una
tuta, rifiutava categoricamente di pensare a lui in quei termini,
mentre la mia parte più irrazionale, probabilmente, cercava
in tutti i modi di venir fuori aggrappandosi anche alla definizione di
“possesso” di un tavolo.
Salutai Giovanni che mi guardò con un sorriso che gli
contagiava tutta la faccia. Poi incrociai lo sguardo di Robert. Si
alzò e mi fece sedere al posto dove stava lui scostandomi la
sedia mentre mi salutava. – Buongiorno signora guida. Passato
una bella serata? Riposato bene? –
- Direi proprio di si! Buongiorno a te! –
In quell’istante notai il suo abbigliamento. Portava un
cappellino con la tesa blu ed una tuta con la felpa bianca e i
pantaloni blu. Stava davvero benissimo. Mi venne involontariamente da
sorridere. Evidentemente anche lui aveva indossato una tenuta anti-corteggiamento.
- Abbiamo la stessa tenuta. – mi fece notare.
- Già, ci stavo facendo caso anch’io! –
dissi sorridendo.
- Allora ho fatto bene, non sapevo cosa mettermi perché non
avevo idea di dove mi avresti portato. Così mi sono detto
che se indossavo un abbigliamento sportivo non avrei
senz’altro sbagliato! – Continuò.
- Hai già ordinato? – Chiesi cercando di cambiare
argomento per riuscire a prendere tempo. Improvvisamente mi ero resa
conto con non avevo minimamente idea di dove portarlo.
- No aspettavo te. Mi avevi promesso una vera colazione
all’italiana. –
- Ok allora faccio io. – Mi alzai e andai da Giovanni al
bancone per ordinare due cappuccini e due croissant alla crema. Quelli
che facevano loro erano davvero sopra la media. Potevano
tranquillamente essere scambiati per francesi. Giovanni continuava a
guardarmi e a sorridere ammiccando verso Robert. Io cercavo di fargli
capire di smetterla continuando a implorarlo con lo sguardo.
Mentre tornavo al tavolo mi ritrovai a pensare a quanto fosse bello. La
luce del sole dalle vetrate gli illuminava la faccia. Era davvero
sensazionale. Evidentemente la mia parte irrazionale aveva preso il
sopravvento. Scossi lievemente la testa e con un sorriso mi rimisi
seduta.
- Allora racconta, come è andata la cena con le tue amiche?
– Mi chiese.
- Benissimo direi! Siamo state a mangiare ad un ristorante giapponese a
Firenze. Era tutto buonissimo e, anche se non avevo dubbi, ho passato
una serata davvero meravigliosa nonostante le premesse. –
- Che premesse? – domandò.
Ecco lo sapevo, avevo parlato troppo. Adesso avrei dovuto rivelargli
che ieri eravamo uscite per festeggiare il mio ritorno alla
“vita” come lo definivano loro, dopo 6
mesi di clausura per la batosta di Fabio. Ma che razza di stupida
può fare una cosa del genere? Non volevo rispondergli, ma
non sapevo come fare. Distolsi lo sguardo e lui se ne accorse.
- Qualcosa non va? Ho fatto la domanda sbagliata? –
Presi coraggio, ormai il dado era tratto. La mia parte razionale
esultava. Un altro punto a mio sfavore per essere considerata
appetibile.
- No figurati! Ieri, come tutti i venerdì da più
o meno 6 mesi a questa parte usciamo con queste 3 mie amiche per
festeggiare la nostra amicizia. - Una mezza verità poteva
andare. Mi congratulai con me stessa.
- Davvero? Forte! Vi conoscete da tanto? -
- Bè, direi, con chi più con chi qualche anno
meno ma devono essere almeno 15 anni! -
- Allora eravate quasi in fasce! - Commentò lui.
- Non direi. -
- Facendo due conti avrete avuto 5/6 anni quando vi siete conosciute,
no? - Chiese tra il divertito e il curioso.
- Con Vale si ma con le altre di più. Ma non è
che è un modo per sapere quanti anni ho? Lo sai che non si
chiede mai l’età ad una donna? – dissi
sorridendo.
- Giusto. – Sorrise e abbassò lo sguardo.
– Però se prima ti dicessi quanto anni ho io tu mi
riveleresti la tua età? –
- Non credo. – risposi.
- Ok allora non te lo dirò neanche io. –
Ecco che riaffiorava la mia parte irrazionale. Quando sorrideva in quel
modo mi toglieva il fiato. Mi dimenticavo istantaneamente di tutto.
Anche del fatto che non avevo la minima idea di dove portarlo.
Arrivarono i cappuccini e le briosce. Lui fece esattamente i miei
stessi gesti. Prese 2 cucchiaini di zucchero, mescolò quanto
me e poi inzuppò la briosce nel cappuccino. Mentre faceva
tutte queste azioni, il suo viso era tirato come fosse molto impegnato.
Era concentrato, come non ci fosse niente di più
interessante.
Quando addentò la briosce però, sul suo viso
spuntò un sorriso. Mi guardò. I suoi occhi di un
azzurro così intenso, sembravano pieni di piacere ed io
rimasi incantata a guardarlo.
- E’ davvero buonissima. Adesso capisco perché a
voi italiani non piace il cappuccino in altri paesi. –
Ero totalmente assorta nel contemplarlo. Quel naso e quel mento
così finì e ben definiti. Quella pelle lievemente
abbronzata. Quelle labbra così carnose. Mi piaceva proprio
tanto.
All’improvviso mi resi conto che mi stava guardando con aria
interrogativa.
- Va tutto bene? Non ti piace la briosce? –
O cavolo, dovevo stare più attenta o si sarebbe
senz’altro accorto dell’effetto che mi faceva.
- No, no. E’ buonissima come sempre. Mi ero solo incantata.
–
- Su cosa? – Mi guardò con fare malizioso.
- Non ci far caso; - distolsi lo sguardo nella speranza di distrarlo
– a volte la mia mente vaga senza motivo. Allora sei pronto
per una giornata intensa, piena di camminate e di luoghi meravigliosi?
– Pensai che la miglior tattica fosse quella di distrarlo con
il programma per la giornata anche se non avevo la minima idea di dove
portarlo.
- Anche qua il panorama non è male….direi.
– Lasciò cadere questa frase come se avesse
parlato del tempo.
Io mi sentii il cuore in gola. Non riuscivo quasi a pensare. Insipirai
e trattenni il fiato. Cercavo di parlare ma non mi usciva alcun suono
dalla bocca. Non poteva aver detto una cosa del genere a me. La mia
immaginazione doveva avermi tirato un brutto scherzo.
- Come hai detto? – Domandai nervosa in un attimo che il
cuore rallentò probabilmente accecato dalla convinzione
dell’improbabilità che fossi io il destinatario di
quella frase.
- Dicevo che questo paese è pieno di luoghi
meravigliosi e che la visuale non è niente male. –
Avevo capito male. Certo che non ero io il panorama meraviglioso a cui
lui si riferiva. E come poteva essere diversamente? Mi sentii
sprofondare nella sedia. In un certo senso mi sentivo di nuovo a mio
agio a differenza di prima. Potevo essere me stessa, senza cercare di
impressionare nessuno. Dato che non c’era nessuno da
impressionare. Lui non avrei mai potuto impressionarlo. Mi costrinsi a
parlare.
- Certo certo. Effettivamente Firenze non a caso è definita
la più bella città del mondo. Ma credimi ci sono
un sacco di luoghi meravigliosi nei dintorni. Rapolano ad esempio. Ci
sei mai stato? –
- No. Oggi avevi pensato di andare lì? –
- Veramente no. Però se vuoi possiamo andarci. Ci sono le
terme ed è incastonato tra le colline. –
- Ma allora cosa avremo dovuto visitare oggi? – Mi aveva
beccata? Si era reso conto che non avevo un programma? Poi mi
venne l'idea.
- Bè, a dire la verità avevo pensato di fare un
giro per Siena. Non è troppo lontano. La zona nei dintorni
è bellissima. E il centro è favoloso. Poi
comunque non mi ero fatta una vera e propria tabella di viaggio, non
conoscendoti. Sono pronta a cambiare programma come vuoi. –
- Siena va benissimo. – E sorrise. Dovevo cercare di non
distrarmi.
- E Siena sia. – Lo guardai adorante. Mi piaceva troppo. Non
riuscivo a rimanere seria. Sentivo sempre la mia bocca sul punto di
esplodere in un gran sorriso.
Mentre io finii la mia colazione, lui si alzò e
andò verso il bancone per pagare.
- Aspetta. Questa volta offro io. – Dissi mentre mi alzavo
ancora con il boccone in bocca.
- Bel tentativo ma no. No grazie. Tu siediti e goditi la tua colazione.
Pago io. Altrimenti poi chissà che conto mi porterai per
monopolizzarti così? – Si voltò e si
diresse verso la cassa.
Io mi rimisi seduta e lo guardai. Ok mi piaceva, mi piaceva forse anche
troppo per essere uno conosciuto il giorno prima del quale non sapevo
praticamente niente se non che era di Londra. Ma mi andava davvero di
provare di nuovo certe sensazioni? No, assolutamente no. Volevo un
amico. Prima che ci mettessimo insieme, era Fabio il mio migliore
amico. Avevo bisogno nuovamente di quel tipo di rapporto con un uomo.
Amicizia. Solo amicizia e niente di più. Libera come
l’aria di poter dire e fare qualsiasi cosa senza imbarazzo.
Mi sarebbe piaciuto molto che questo amico fosse Robert. Ma
chissà quanto sarebbe rimasto in zona?
Mentre pagava gli squillò il telefono. Rimase
dov’era a parlare. Non tornò al tavolo. Io non
sapevo se alzarmi e andare verso l’uscita o se restare seduta
aspettando che finisse. Optai per la seconda opzione. Lo vidi
gesticolare e sorridere. Parlava in inglese. Non capivo un accidente di
ciò che stava dicendo. Perché
non sono mai stata portata per le lingue? Poco prima di
riagganciare però si avvicinò e capii esattamente
le sue ultime parole. Salutò la persona al telefono dicendo:
“I love you”. Questo non potevo non capirlo.
Era fidanzato.
Certo che lo era. Come poteva non esserlo? Era talmente bello.
Si mise seduto.
- Era la mia ragazza. Gli ho detto che avevi intenzione di portarmi a
Siena. E’ felicissima dell’idea. Vorrebbe tanto
essere qui anche lei e conoscerti. –
- Davvero? – Aveva parlato di me alla sua ragazza? Perfetto.
Come volevasi dimostrare la mia fantasia aveva galoppato inutilmente.
Mi sentii stranamente sollevata e improvvisamente rilassata.
– Verrà anche lei qua? Perché se vuole
visitare Siena magari potreste andarci un altro giorno insieme con una
vera guida. – Dissi convinta.
- No lei non verrà. Comunque non preoccuparti. E’
già stata spesso in Italia e Siena l’ha
già visitata. Pensa che mi piacerà. Comunque
credo che sia meglio visitarla con una come te, che non sei una
specialista, che con un professionista, almeno spero di riuscire a
cogliere davvero la vera essenza di essere italiani. No? –
- Non lo so, non ci ho mai pensato, veramente. – Feci per
alzarmi. – Pronto? –
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la mia macchina attraversando la strada
e rifacendo tutta la strada che avevo percorso da sola poco prima.
Mentre camminavamo ricominciò con l’interrogatorio
del giorno prima: dove andavo in vacanza di solito, il mio colore
preferito, il fiore e persino il cibo preferito. Non si guardava
intorno. Guardava solo me che camminavo al suo fianco, rispondevo alle
sue domande e guardavo le vetrine. Mentre salivo in macchina mi
domandò:
- Ma il tuo fidanzato che dice che oggi sei con me? Non sarà
geloso vero? –
Rimasi interdetta. Non riuscivo a capire il senso dell’ultima
domanda. Perchè il mio eventuale fidanzato doveva essere
geloso? Lo guardai. Ma non lo stavo veramente guardando. Era come se
stessi guardando altre due persone. Vedevo un ragazzo e una ragazza
salire in macchina e capii cosa intendeva. Effettivamente potevamo dare
l’impressione di essere una “coppia”.
- Non sono fidanzata. – Abbassai lo sguardo sorridendo e mi
misi seduta in macchina infilando la chiave per avviare il motore.
Si mise seduto di fianco a me. Mi guardò con aria
preoccupata e poi si voltò dall’altra parte
guardando fuori dal finestrino.
- Non preoccuparti. Non ho mire su di te. Puoi stare tranquillo. Non ti
salterò addosso. – Mi sentii dire quasi con rabbia.
- Credi davvero che sia preoccupato per quello? - Fece una pausa. -
Veramente mi chiedevo se eri capace di guidare. –
Scoppiammo entrambi a ridere. Potevamo essere amici proprio come avevo
desiderato prima. Senza complicazioni. Misi in moto l’auto e
partimmo alla volta di Siena.
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Capitolo 6 *** Siena ***
Sopresa! Non ve l'aspettavate così
presto vero? Invece eccomi tra voi con un nuovo capitolo! E' che la
storia mi ha preso molto e i capitoli vengono quasi da soli!
Che dire.....qui ci saranno un pò di rivelazioni....... ma
non aggiungo altro.
Ringrazio come sempre le lettrici silenziose, le preferite, le seguite
e le ricordate e un bacio a Giu24 che lascia sempre un commentino.
(Sì il nostro Rob è fidanzato...hihihihi qui
scoprirai con chi.......)
Che dire, spero che mi lasciate altri commenti, anche brutti ma almeno
mi saranno utili a migliorarmi.
Come sempre, buona lettura.
Capitolo 6. Siena
Arrivammo a Siena abbastanza velocemente. Quella mattina fortunatamente
non c’era traffico. Durante il viaggio in macchina mi chiese
di raccontargli della serata appena trascorsa e io fui ben lieta di
descrivergli tutti i particolari: l’andamento della serata,
il rapporto con le mie amiche e quanto io tenessi a loro. Lui ascoltava
interessato. Rise con me dei commenti sarcastici di Lucia su Valentina.
Gli raccontai anche del regalo che avevo ricevuto e di quanto mi ero
emozionata. Mi disse che avevo sbagliato a non mostrare i miei
sentimenti. Mi rilassai completamente. Non esisteva più la
parte irrazionale di me.
Parcheggiammo vicino al centro e ci incamminammo per le stradine che
conducevano a Piazza del campo. Siena era davvero una città
fantastica. Ogni volta che ci andavo mi sentivo come travolgere dalla
storia. Attraversammo tutto il centro guardando ogni vetrina e
commentando tutto. Eravamo davvero in sintonia. La pensavamo allo
stesso modo anche sulle cose più assurde. Nella vetrina di
un negozio ci affascinò un paio di occhiali da sole a forma
di cuore. Chi mai
avrebbe indossato quegli occhiali se non per scherzo?
Avevamo gli stessi gusti anche sull’abbigliamento. Ci
confrontavamo apertamente. Mi chiedeva consigli su cosa potesse stargli
meglio. Facile. Tutto. E lui mi faceva vedere quello che secondo lui
poteva starmi bene. Arrivammo in Piazza del Campo che erano quasi le
una e trenta. Ci sedemmo davanti al campanile. Mi sentivo totalmente a
mio agio. Mi guardò.
- Sono così brutto da non farti avere mire su di me?
– Mi chiese buttando là la domanda come se
stessimo già affrontando il discorso e interrompendo il
silenzio che si era instaurato solo da cinque minuti.
- Non sei affatto brutto e lo sai. – Gli risposi guardando
dall'altra parte imbarazzata. Poi il mio telefono squillò.
Mia mamma. Mi alzai scusandomi con lui e mi allontanai. Mi ero
completamente dimenticata di avvisarla che oggi non sarei passata. Si
sarebbe sicuramente arrabbiata tantissimo e non mi andava di fargli
sentire quella telefonata.
Quando risposi lei mi chiese dov’ero e tra quanto pensavo di
arrivare visto l'orario. Io gli chiesi scusa e gli dissi che avevo
conosciuto un ragazzo e che avevo perso la cognizione del tempo. Lei
rimase molto stupita, sapeva come la pensavo. Con mia grande sorpresa,
quando capì che dicevo sul serio, non si arrabbiò
e mi salutò dicendomi di passare una buona giornata.
Riagganciai e feci per tornare da lui ma non riuscivo a vederlo. Dove diavolo si era cacciato?
Poi lo vidi uscire da un bar con due panini e due bottigliette di acqua
naturale. Mi venne incontro e mi porse il panino.
- Grazie mille. – Dissi. - Scusami. Era mia madre. Non mi
andava che la sentissi urlare. Gli avevo promesso che oggi sarei andata
a pranzo da lei. Mi ero dimenticata di avvisarla. – Cercai di
spiegargli. Lui non parve neanche ascoltarmi.
- Spero che il panino sia di tuo gradimento. – Osservai prima
lui e poi il panino: mozzarella e pomodoro.
- Si molto. Sei stato davvero carino. Grazie. –
- Non sono il tuo tipo allora? –
Proseguì esattamente da dove ci aveva interrotto la
telefonata.
- E dai Robert. Sappiamo entrambi che fondamentalmente piaci a tutte.
Devi sentirtelo dire anche da me? –
- Non ti ho chiesto questo. Volevo solo capire perché prima
in macchina hai voluto mettere in chiaro che non avevi interesse su di
me in quel senso. –
- Questione di orgoglio maschile? – Ironizzai.
- No, affatto. Curiosità –
- Non sei tu in particolare che non mi scateni interesse. E’
che al momento sto bene da sola. – Abbassai lo sguardo e mi
misi a giocherellare con l’anello che le ragazze mi avevano
regalato la sera precedente.
- Perché? –
- E’ una storia lunga. –
- Abbiamo tempo no? –
- Non mi va di deprimerti. –
- Non mi deprimerò, te lo prometto. Avanti non farti
pregare. –
Non sapevo da che parte cominciare. Come si spiega a qualcuno che ti
conosce da poco che sono solo pochi mesi che hai ricominciato a vivere
una parvenza di vita? Come si dice a qualcuno, che hai perso
completamente la fiducia nell’amore? Mi feci
coraggio.
- Ecco è che sono rimasta scottata. Molto scottata. Diciamo
così. – Mi guardava assorto.
- Allora è per questo che hai quegli occhi tristi?
–
- Pensi che io abbia gli occhi tristi? –
- Quando ti ho vista in quel bar mi sembrava che stessi recitando una
parte. Quella della ragazza felice e spensierata che parla con tutti.
Poi ti ho osservato meglio e ho notato che in quei rari momenti che non
eri affaccendata a fare qualcosa, i tuoi occhi parlavano per te.
Sembravano che gridassero quanta tristezza covavi dentro. –
Concluse. Possibile che
nonostante ci conoscessimo da così poco, mi avesse
già inquadrata perfettamente?
- E’ per questo motivo che ti sei avvicinato a me?
–
- Principalmente si. Dovevo capire perché una ragazza carina
come te, avesse bisogno di recitare una parte con le persone che
conosceva. – Ha
detto carina? Respira e rispondi, avanti.
- Non è che recito. – Mi affrettai a dire. Magari qualcosa di
più convincente. Lui inarcò le
sopracciglia. Ecco lo
vedi? Non ti crede.
- Diciamo che cerco di apparire più felice di quello che
sono in realtà. Vedi io ho sempre sognato una famiglia tutta
mia. Un matrimonio. Dei figli. Una casa. Quando ho incontrato Fabio,
dieci anni fa, credevo nell’amore eterno. Ci siamo
frequentati per due anni da amici poi una sera lui si è
fatto avanti ed io ho ceduto. A livello inconscio probabilmente ero
sempre stata innamorata di lui, ma fino a quella sera non me ne ero
resa conto. Siamo stati insieme sei anni e dopo abbiamo deciso di
comprare casa e convivere. E’ durata due anni poi una sera,
senza preavviso, lui mi ha detto che non mi amava più.
– Feci una pausa. Incrociai il suo sguardo e mi persi nei
suoi occhi. Perchè
riuscivo ad aprirmi totalmente con lui? Proseguii.
– In quel momento mi sentii morire. Non riuscivo a capire
veramente come fossimo arrivati a quel punto. Avevamo fatto dei
progetti. Avevamo comprato una casa con un mutuo trentennale. Ci
eravamo impegnati a stare insieme. Io mi sarei anche voluta sposare.
Lui aveva preferito aspettare. Con il senno di poi ho capito il
perché. Evidentemente non era mai stato convinto. Ho passato
un periodo bruttissimo. Ci sono stati dei giorni che non riuscivo ad
alzarmi da letto o a mangiare. Ho perso quindici chili in tre mesi.
Nessuno riusciva a farmi stare meglio. Le mie amiche e i miei genitori
facevano i turni per non lasciarmi mai sola neanche la notte
perché comunque non volevo andarmene da quella casa che mi
era costata un sacco di sacrifici. Ho preso un periodo di aspettativa a
lavoro. Ho cercato di rimettere insieme i pezzi ma il problema
più grande è che continuavo a chiedermi dove
avessi sbagliato. – Lui mi ascoltava con
un’espressione quasi arrabbiata.
- Ma lui dov’era in tutto questo? – Chiese.
- Lui mi chiamava, mi diceva che purtroppo erano cose che potevano
accadere, che non era colpa mia. Non se lo spiegava neanche, ma era
così ed io dovevo solo farmene una ragione. Io
però non ci riuscivo. Ero caduta in un baratro e non trovavo
la forza di reagire. Fondamentalmente ci speravo ancora
perché aveva lasciato la sua roba tutta ammassata in degli
scatoloni in garage ed io mi attaccavo a quelli per continuare in
qualche modo a crederci. Un giorno però, mentre ero fuori a
prendere un gelato a quel bar dove siamo stati noi ieri pomeriggio, con
Noemi e Lucia che mi avevano convinta ad uscire, lo vidi mentre si
baciava con un'altra. In quell’istante mi paralizzai. Era
come fossi uscita dal mio corpo. Non sentivo più niente. Non
provavo ne rabbia ne dolore. Ero completamente priva di sentimenti.
Rimasi in silenzio per un giorno intero. Ero come intontita. Dopo una
notte agitata, mi alzai la mattina con uno spirito nuovo. Quella che
ero stata con lui non esisteva più. Con questa
consapevolezza era ritornata anche la forza di combattere. Mi sentivo
di nuovo pronta ad affrontare la vita. Mi feci una promessa: non avrei
mai più permesso a nessuno di ridurmi in quello stato
vegetativo; specialmente ad un uomo. Tanto che ad oggi, non ho ancora
avuto altre storie. E gli scatoloni sono ancora in garage. –
Sorrisi e gli feci l’occhiolino.
Mi guardò con aria assente. – Mi dispiace tanto
sai? Non credevo che si potesse fare tanto male ad una persona. Ma che
razza di bastardo è? Perché ancora non gli hai
bruciati quegli scatoloni? Non poteva semplicemente dirti che aveva
un’altra? –
- E’ la stessa cosa di cui l’ho accusato io.
Più che altro perché credo che me ne sarei fatta
prima una ragione. Lui si è sempre scusato dicendo che non
se ne era andato perché aveva un’altra; lei
l’aveva conosciuta solo dopo. Non so ancora se credergli o no
ma ho la consapevolezza assoluta che lui non era affatto quello giusto
per me. –
- Be questo è poco ma sicuro! –
- Adesso basta parlare di cose serie. – Mi alzai. –
Camminiamo ancora un po’? – Non volevo intristirlo
oltre modo e soprattutto non volevo continuare a pensare a questa
storia che comunque ancora mi tormentava.
Si alzò e mi seguì. Il tempo passava e non me ne
rendevo conto. Era bellissimo stare con lui. Mi faceva ridere,
scherzava sempre e riuscivo a confidargli qualsiasi cosa.
Improvvisamente il mio stomaco si lamentò. Possibile che avessi di nuovo
fame?
- Ci prendiamo qualcosa da mangiare? Il mio stomaco brontola un
po’. Una merenda non sarebbe male. –
- Mi sa che a quest’ora ci daranno cena. – Disse
sorridendo
- Perché che ore sono? – Domandai scettica.
- Sono quasi le sette. –
- Davvero? O cavolo. Devi rientrare in albergo? –
- Io no. Tu hai impegni? –
- No, non ho alcun impegno per stasera. -
- Potremo cenare e poi rientrare che dici? –
- Bella idea. Mi sa che quel panino è stato un pranzo un
pò troppo misero per i miei gusti. -
- Effettivamente, anch‘io ho fame. Ci siamo fatti prendere un
po’ la mano ….. – Sorrise.
- Ok andiamo a cercare un ristorante. Poi tocca a me con le domande
ok?– Proposi.
Lui mi guardò e mi sorrise facendomi un cenno con la testa
come a confermare.
Ci dirigemmo verso la strada che avevamo fatto arrivando
perché passando, entrambi, avevamo notato un posticino
carino. Quando arrivammo davanti al ristorante gridammo
all‘unisono: - E’ questo! – Poi
scoppiammo a ridere. Eravamo davvero in sintonia.
Entrando si tolse il cappellino che portava. Ancora non lo avevo visto
senza. Aveva i capelli ingelatinati ma allo stesso tempo spettinati.
Erano castani con dei colpi di sole biondi. Era davvero bellissimo.
Andò al banco dove stava un cameriere e gli chiese un
tavolo. Forse ne voleva
uno particolare, pensai, dato che ce ne erano un sacco
vuoti vicino a dove eravamo. Il cameriere ci fece strada e ci
accompagnò in una stanza sul retro dove c’erano
solo tre tavolini. Voleva
un po’ di privacy? Perché? Dovevamo parlare di
lui, forse nascondeva qualcosa. Chissà.
Mi scansò la sedia e mi fece sedere. Poi venne di fianco a
me e mi porse il menu.
- Che si mangia di solito in Italia quando si va al ristorante?
– Chiese.
- Direi sicuramente un buon piatto di pasta. – Mentre parlavo
guardavo il menù. – Magari qualcosa di
caratteristico, una carbonara non sarebbe male. Non è
toscana ma è sicuramente invitante. –
- Non ho idea di cosa sia ma vada per la carbonara. E poi? –
- E’ pasta fatta…- Mi interruppe.
- Non voglio saperlo adoro le sorprese. –
- Ok. E poi una bella tagliata con rucola e pomodorini. Una porzione
sola a metà altrimenti mangiamo troppo. Ti va? –
- Perfetto. –
Il cameriere ci guardava con interesse e ci assicurò che
sarebbe arrivato tutto molto velocemente. Forse ci voleva mandare via
presto perché quel tavolo era prenotato?
Poi guardai Robert.
- Pronto all’interrogatorio? –
- Più o meno. –
- E dai, mi hai chiesto di tutto in questi giorni, adesso tocca a me.
–
- Avanti allora. –
Volevo fargli un sacco di domande ma non riuscivo a decidermi quale
fare per prima. Poi senza neanche rendermene conto gli chiesi:
- Da quanto sei fidanzato? – Lui mi guardò tra il
divertito e l’imbarazzato.
- Direi più o meno tre anni. Kristen, la mia ragazza,
è di Los Angeles, ci siamo conosciuti sul lavoro.
– Fece una pausa e sorrise. – E’
più giovane di me di quattro anni ed è un tipo
piuttosto informale, direi. –
Quell’aggettivo mi colpì molto. –
Perché informale? –
- Perché è molto sopra le righe, in tutto quello
che fa. E’ iperattiva, non sta mai ferma, non riesce mai a
godersi il momento. – Abbassò lo sguardo. Dovevo
averlo messo a disagio così cercai di cambiare argomento.
- Tu hai un luogo dove vai di solito in vacanza? –
- Bè, non direi. Sono un giramondo. Mi piace visitare luoghi
nuovi anche se ho sempre bisogno di respirare l’aria di casa
in un modo o nell’altro. –
- E come fai quando sei all’estero come adesso? –
- Te lo potrei dire però poi dovrei farti fuori! –
Mi guardò diritta negli occhi sorridendo. –
Prometti che non lo dirai ad anima viva? –
- Oddio se la metti così forse è meglio che tu
non mi dica niente. – Risposi un po’ piccata.
- Dai non prendertela, scherzavo! Mi porto sempre con me una coperta
che trattiene l’odore dell’acqua inglese e del
sapone che ha sempre usato mia madre per lavare. – Mi
guardava di sottecchi come per scrutare se fossi ancora arrabbiata o
no. – E’ che non mi piace molto parlare di me. Non
sono bravo. – Sorrise.
- Non voglio metterti a disagio. E’ che per me è
facilissimo parlare con te, non so perché in
realtà, ma mi ispiri tantissima fiducia. –
- Sono contento. Anche tu in realtà mi ispiri fiducia,
è che sono abituato a comportarmi così con tutti,
non dipende da te. –
In quell’istante il cameriere ci portò gli
spaghetti alla carbonara di verdure.
- Questo è tra i miei piatti preferiti. Non è la
classica carbonara alla romana, ma è sicuramente una
variante ottima. Buon appetito. –
- Buon appetito.- Mi disse mentre infilava la prima forchettata in
bocca. – Davvero buonissima. – Fu il suo primo
commento dopo aver assaggiato quella delizia.
La serata proseguì senza più imbarazzi anche
perché decisi che sarebbe stato lui a dovermi raccontare di
se. Se e quando sarebbe stato pronto. Gli ero riconoscente
perché aveva spezzato la mia solita routine e il tempo che
mi dedicava mi bastava. Lui ricominciò felicemente ad essere
l’esecutore dell’interrogatorio che adesso verteva
sulla mia infanzia e poi sull’adolescenza. Arrivammo anche a
parlare della nostra prima volta.
- Ok, questo è un argomento assolutamente delicato, per cui,
prima me la racconti tu, poi sarà il mio turno. –
Sorrisi. Mi aspettavo che rifiutasse cordialmente, invece fu
felicissimo.
- Va bene. Allora, la mia prima volta è stata con una
ragazza più grande. – S’interruppe e mi
guardò come in attesa di un mio commento che effettivamente
non tardò ad arrivare. – Non avevo dubbi al
riguardo! – Dissi sarcasticamente. Lui proseguì:
- Io avevo sedici anni e lei diciotto. L’abbiamo fatto nella
sua macchina nel parcheggio della scuola in pieno giorno. –
- Di giorno? Ma durante le lezioni? – Chiesi incredula.
- Non eravamo entrati, era già un po’ che ci
guardavamo in modo diverso dal solito, eravamo solo amici
però fino a quel giorno. Poi mentre parlavamo in macchina
non mi ricordo neanche di cosa, forse di qualche stupido compito, lei
mi ha baciato. Io dapprima sono rimasto un po’ interdetto,
poi mi sono lasciato andare e devo dire che, anche a detta sua, a parte
lo scomodo, è stato molto bello. – Rideva come non
lo avevo visto fino a quel momento. Aveva un’aria tenera e
dolcissima.
- Bello che ne parli così. Di solito i ragazzi si ricordano
solo quanto è durata! –
- Effettivamente è durata solo dieci minuti, ma sono stati
molto intensi! –
- Ecco adesso va meglio! – Dissi ridendo. – Sei
meno extraterrestre! –
- Adesso è il tuo turno. –
Quando finì di parlare arrivò il cameriere che,
senza neanche avercelo chiesto, ci portò due
tiramisù. O almeno io non avevo sentito l'ordinazione. Aveva un’aria
così invitante. – L’hai
ordinato tu? – Chiesi con aria adorante guardando il dolce.
- Si l’ho sentito l’altro giorno in albergo. Mi
è piaciuto talmente tanto che quando l’ho letto
nel menù qui fuori e sono venuto a scegliere il tavolo, ho
chiesto al cameriere di metterne due da parte per la paura che
finissero. Non ti piace? –
- In realtà è in assoluto il mio dolce preferito.
– Ammisi mentre già lo stavo mangiando.
- Sono contento! Adesso però raccontami un po’ la
tua prima volta. –
- Facciamo così, godiamoci questo dolce e poi in macchina ti
racconterò tutto ok? –
- Non sono cose di cui parlare al ristorante? – Disse con
aria divertita e ammiccante.
- Non è questo. E’ che per me il dolce
è sacro e per gustarlo a pieno ho bisogno di non pensare ad
altro. –
- E’ avvenuta così tanto tempo fa? – Mi
chiese spalancando gli occhi in maniera sarcastica.
- E dai Robert, fammi mangiare un attimo questa delizia. –
- Come vuoi, ma tanto non scappi! –
Non lo ascoltavo più. Ero completamente assorta su quella
bontà. Non so perché il tiramisù mi
facesse quell’effetto. Era l’unico dolce che mi
dava un senso di libidine e la cosa più strana era che non
mi vergognavo affatto di mostrargli questo lato di me che invece
nascondevo a tutti perché mi metteva a disagio.
Finimmo il dolce e il cameriere ci portò il conto. Robert
non me lo lasciò neanche vedere. Lasciò i soldi
sopra il tavolo, si alzò e venne a spostarmi la sedia per
farmi alzare.
Uscimmo dal ristorante e salimmo in macchina. Volle guidare lui anche
se era abituato con la guida dalla parte opposta perché
diceva che ero troppo lenta e poi dato che dovevo raccontargli la mia
prima volta, non avrei avuto distrazioni.
Appena mise in moto la macchina non mi lasciò
scampo.
– Sono pronto. Raccontami tutto. –
- Ok, non è niente di che. E’ successo anche a me
quando avevo sedici anni. Erano già tre anni che frequentavo
questo tipo ma non era successo niente prima perché comunque
io non mi sentivo pronta. Lui effettivamente è sempre stato
molto paziente e disponibile e anche se già aveva diciannove
anni e non era la sua prima volta, non me lo aveva fatto pesare.
E’ successo in camera sua, una sera che i suoi genitori non
c’erano. E’ stato imbarazzante direi. –
- Perché? – Chiese lui curioso.
- Ecco, io non sapevo proprio come muovermi, mi sentivo come bloccata.
Ha fatto tutto da solo e quando siamo arrivati sul più
bello, io sono svenuta. –
- Dal dolore? – Chiese preoccupato.
- No dall’ansia. Non riuscivo a respirare. –
Scoppiò a ridere.
Per tutto il viaggio di ritorno fino al suo albergo, non fece altro che
prendermi in giro e ridere a crepa pelle. Io ridevo con lui. Non mi
sentivo affatto offesa, anzi. Ridevo di me stessa e questo,
stranamente, mi faceva stare bene.
- Arrivati. Io scendo qui. Ce la fai a guidare? – Mi
guardò.
- Si certo, ho sonno ma a casa riesco ad arrivarci, grazie. –
Gli ultimi dieci minuti di viaggio mi ero un po’ appisolata.
Erano le due anche stasera e lui si stava preoccupando per me. Adesso
però avrei dovuto salutarlo, chissà quando e se
l’avrei rivisito.
- Quando te ne andrai? – Chiesi di getto rattristita.
- Lunedì mattina ma tornerò venerdì.
Domani però ci vediamo no? – Chiese. Io restai a
bocca aperta. Ero assolutamente meravigliata e felicissima di passare
altro tempo con lui. E poi sapere che comunque sarebbe tornato mi
faceva stare meglio.
– Se non ti ho stancato. Volentieri! –
Risposi.
- Sei una guida e una compagnia a cui è difficile
rinunciare. – Mi guardava con quei suoi occhi azzurri
assolutamente abbaglianti e io non riuscivo a concentrarmi.
Così abbozzai un sorriso.
– Non devi per forza fare il carino per cercare di
abbindolarmi, ti ho già risposto di sì. Che vuoi
fare domani? – Chiesi.
- Che ne dici se andiamo a Viareggio? - Disse carezzandomi la guancia
con le dita. A quel contatto rabbrividii e il mio cuore
iniziò una corsa tutta sua. Poi mi costrinsi a parlare, non
potevo continuare a guardarlo in silenzio.
- Bello il mare! Si grande idea. Chi ti ha consigliato Viareggio?
– Dissi ritraendomi da quel tocco che mi stava già
facendo andare in iperventilazione.
- Degli amici che ci sono stati. Mi hanno detto che anche se il mare
non è un gran che la passeggiata vale il viaggio. - Rispose
lui guardando dritto davanti a se.
- Comunque non è un viaggio tanto lungo, in un ora e un
quarto arriveremo a destinazione. Sempre che non ci sia traffico.
– Conclusi io.
Decidemmo di trovarci in quel parcheggio alle otto in punto e ci
salutammo con un bacio sulla guancia. Quando le mie labbra toccarono la
sua pelle, ebbi un fremito. Mi imposi di non badarci e mentre entravo a
letto quella sera, provai di nuovo la sensazione che tutto sarebbe
andato bene. Era da quando Fabio era ancora a casa che non la provavo
più. Mi addormentai con la consapevolezza che domani avrei
rivisto Robert e che sarebbe stata nuovamente una giornata
meravigliosa.
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Capitolo 7 *** Viareggio ***
Dunque dunque. Questa settimana è
stata molto profiqua, sono riuscita a scrivere fino al capitolo 10
quindi ho deciso di postare anche oggi, anche perchè non so
quando potrò farlo di nuovo. Domenica torno al mare e
inizieranno le tanto agognate ferie. Non so se, dove andrò,
la chiavetta funzionerà, quindi non prometto niente. Nel
frattempo però, ringrazio sempre le lettrici silenzione, le
seguite, le preferite e le ricordate. Grazie mille, mi fate felicissima.
Un ringraziamento particolare va a Giu24 che come spero faccia anche
adesso, ha lasciato un commentino. Che dirti, grazie mille dei
complimenti, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Sono convinta
che questo ti piacerà anche di più......
Per chi avesse voglia di lasciarmi scritto qualcosa, grazie in anticipo.
Adesso basta, vi lascio al capitolo.
Buona lettura, un bacio.
Sabry
Capitolo 7. Viareggio
La mattina dopo, non lasciai neanche suonare la sveglia, che mi ero
già catapultata di sotto dal letto. Questo già di
per se, poteva chiaramente essere classificato come un evento,
perché non accadeva mai. Anzi in 29 anni di vita non era mai
successo. Evidentemente Robert aveva il potere di risvegliare anche
quella parte di me, perennemente addormentata.
Avevo trascorso la notte a ripensare ai suoi gesti, alle sue parole, a
quanto fossimo già così complici nonostante ci
conoscessimo solo da due giorni. Mi ripetevo come un mantra che era
fidanzato e che quindi non potevo permettermi in alcun modo, un
coinvolgimento che andasse oltre l’amicizia. Il fatto stesso
però, che ci stessi pensando, mi rallegrava
perché evidentemente, adesso ero pronta per una nuova
storia. Forse grazie a lui, avevo riconquistato un po’ di
fiducia nell’amore.
O forse era lui, e lui soltanto, che mi faceva quest’effetto.
Decisi di indossare una tenuta un po’ meno sportiva: jeans,
maglia nera aderente a maniche corte, giubbotto di jeans e scarpe da
ginnastica. Mi osservai allo specchio: niente male pensai,
posso andare.
Rallegrata da tutti quei pensieri positivi della mattinata, mi ritrovai
seduta al tavolino del bar, con dieci minuti di anticipo.
Giovanni mi guardava da lontano mentre continuava a fare cappuccini e
caffè, facendomi sempre delle facce buffe. Io sorridevo e
contemporaneamente non perdevo di vista l’entrata per
vedergli fare il suo ingresso.
Fu proprio mentre ridevo a crepapelle per una linguaccia di Giovanni,
che non era passata inosservata neanche ad una signora
sull’ottantina seduta dietro di me che pensava fosse rivolta
a lei, che lui fece il suo ingresso in tutta la sua statuaria bellezza.
Giulia calmati. Continua
a ripeterti che è fidanzato e che comunque, uno
così, di una come te, non se ne fa niente.
Mi sorrise raggiungendomi e sedendosi di fronte.
- Mi sono perso qualcosa? - Mi chiese.
- Niente di che, solo Giovanni che fa lo scemo e cha ha già
collezionato la sua figuraccia quotidiana. -
- Sei bella quando ridi. -
Adesso svengo.
In quel momento la salivazione si azzerò completamente, mi
sentivo come in mezzo al deserto sotto il fitto sole e completamente
disidratata.
- Grazie anche tu. - E
questa poi da dove mi è uscita? Dovevo
calmarmi. Abbassai lo sguardo per cercare di riconnettere il cervello. E’ fidanzato.
- Hai già fatto colazione? - Gli chiesi cercando di
nascondere lo stato di agitazione che mi stava invadendo. Mi sentivo
pronta a tuffarmi in un qualsiasi rapporto lui mi avesse offerto,
ormai. Lo avevo capito quando aveva varcato la porta del bar e mi aveva
sorriso. Ero completamente partita. Ero però assolutamente
consapevole, che questo mi avrebbe sicuramente portato a soffrire. Lui
era fidanzato, e questo era un dato di fatto.
- No, volevo farla con te. - Mise la sua mano sopra la mia, appoggiata
al tavolo, e cominciò ad accarezzarla.
Nella mia testa si era scatenata l’ennesima lotta interiore.
Tutto mi diceva di ritrarre la mano a quel tocco così
assolutamente afrodisiaco; ma il muscolo che doveva far muovere il
braccio aveva deciso di non collaborare. Mi trovavo in uno stato di
semi-incoscienza. Ero sull’orlo di una crisi esistenziale.
Non riuscivo a concentrarmi in nient’altro che non fosse il
suo tocco.
- Due cappuccini e due briosce? - Quella voce e quella domanda mi
ridestarono completamente dallo stato catatonico in cui ero caduta.
Ritrassi la mano e mi spostati una ciocca di capelli che mi era caduta
sul viso. Volevo che lui fosse in qualche modo consapevole con non lo
avevo fatto perché mi infastidiva. Al contrario. Volevo che
la cosa gli apparisse assolutamente naturale.
- Si grazie, Margherita. - Risposi dopo aver ricevuto il suo cenno di
assenso.
-Allora, pronta per la nostra gita al mare? - Mi chiese facendomi
l’occhiolino.
- Non c‘ho dormito stanotte! - Risposi io sorridendo. Non
sapeva quanto effettivamente quella frase fosse vera.
Facemmo rapidamente colazione, discutendo nuovamente su chi doveva
guidare. Alla fine lui si era arreso perché comunque,
l’idea di guidare in queste strade solo a due
corsie, un po’ lo mettevano a disagio. E poi, non
è che lui fosse questo gran pilota. Questa mia constatazione
lo fece sorridere non poco, poi mi spiegò che anche i suoi
amici la pensavano come me.
Il viaggio trascorse velocemente, tra una canzone e l’altra
che passavano alla radio con le nostre discussioni sul motivo per cui,
la musica italiana all’estero non fosse troppo apprezzata.
Essenzialmente per lui, dipendeva dalle case discografiche che non
promuovevano abbastanza il loro pupillo.
Trovare parcheggio fu davvero un’impresa titanica. Arrivammo
a destinazione verso le undici e quindi, di trovare posto sul lungomare
neanche se ne parlava, anche perché era davvero una giornata
meravigliosa. Decisamente un assaggio d’estate. Una domenica
d’estate.
Al terzo giro però, una macchina uscì dal
parcheggio e Robert si fiondò subito a prendere il posto.
Parcheggiai e mentre cercavo di prendere la mia borsa, sentii la
portiera della macchina aprirsi. - Madame. - Disse allungandomi la mano
per aiutarmi a scendere.
Ero consapevole che il suo tocco mi avrebbe di nuovo mandato in
“brodo di giuggiole” come si dice dalle mie parti,
ma non avrei potuto tirarmi indietro. Non avevo scuse per non accettare
tanta carineria.
- Sei proprio un lord inglese. - Dissi porgendogli la mia mano che
subito afferrò, cercando di mostrarmi assolutamente padrona
di me stessa. E’
fidanzato. E’ solo bene educato. Non ti illudere.
Mi ripetevo mentalmente.
Quando fui scesa però, la sua presa non mollò,
anzi, si fece più salda. Proprio come se anche lui non
volesse far finire quel contatto. Intrecciò meglio le nostre
dita e mi guardò con un’aria tra
l’ammiccante e il provocatorio.
- Dove si va? -
Mi guardai intorno per capire più o meno a che altezza della
passeggiata ci trovassimo. Notai il grande orologio proprio davanti a
noi, e sempre tenendolo per mano risposi.
- Siamo più o meno a metà, dobbiamo solo
scegliere se andare a destra, a sinistra oppure nella spiaggia libera.
Che intenzioni hai? - Gli chiesi guardandolo di sottecchi.
- Allora, se spetta a me la decisione, spiaggia libera decisamente! Per
negozi possiamo andare dopo, se ti va. -
- Come vuoi tu, capo. - Continuai tirandomelo dietro.
Mentre camminavamo in direzione della spiaggia, mi resi conto che mi
stavo assuefacendo al suo tocco. Ero consapevole che se quel contatto
fosse finito, e prima o poi sarebbe inevitabilmente successo, mi
sarebbe mancato immensamente. Possibile
che fossi già ridotta così? Come era
possibile che in così poco tempo mi fossi trasformata in
quel modo? Prima di incontrarlo, e si parla di due giorni fa, ero
assolutamente restia a qualsiasi tipo di relazione. Adesso, con lui di
fianco, mi sentivo pronta anche ad interpretare il ruolo
“dell’amante”. Mi bastava anche solo
sapere di poter essere quello per lui, mi sarei accontentata
di qualsiasi ruolo avesse deciso di farmi interpretare nella sua vita. Cavolo, ma in che casino mi
stavo mettendo?
Quando arrivammo sul lungo mare, Robert lasciò la mia mano
per togliersi le scarpe e tirarsi su i jeans invitandomi a fare
altrettanto. Mentre mi tiravo su i pantaloni, una sensazione di
abbandono mi pervase. Era la mancanza di contatto. Del suo contatto. Sempre peggio. Non
credevo di essere già così ridotta male.
Quando anch’io fui pronta, lasciammo le scarpe, lo zaino di
Robert e la mia borsa in spiaggia e lui mi porse di nuovo la mano.
Istintivamente il mio braccio si alzò e le nostre mani si
strinsero, incrociando nuovamente le dita.
Ci guardammo negli occhi per attimi che sembravano interminabili, poi
lui distolse lo sguardo e iniziammo a camminare sul bagnasciuga. Io non
riuscivo a parlare, provavo una sensazione di pace assoluta e
sicuramente, dovevo aver stampato in volto un sorrisino idiota
perché mi sentivo gli zigomi premere sugli occhi.
- Sai, anche se non dovrei dirlo per ovvi motivi, non riesco a starti
lontano. O meglio, non riesco a camminarti di fianco senza tenerti per
mano. - Disse lui in un sussurro.
Il mio cuore incespicò più volte a quelle parole,
prima di riprendere un battito più o meno normale
considerando che avevo lui di fianco.
- Gli ovvi motivi, sarebbero Kristen e cos'altro? - Gli chiesi
stringendo ancora di più la sua mano. Ormai c’ero
dentro con tutte le scarpe, dovevo assolutamente andare a fondo alla
questione.
- Mi sembra così strano dovertene parlare. -
Lasciò la frase in sospeso, come in attesa di qualcosa da
parte mia.
- Cioè, scusa? Non capisco. -
- Non sono abituato a farlo. Ormai. -
- In che senso? - Continuavo a non capire.
- Davvero per te sono Robert e basta? - Mi chiese di getto fermandosi e
guardandomi negli occhi. Non capivo il senso di quella domanda ma mi
costrinsi ad annuire. Lui mi accarezzò la guancia con le
dita e quel contatto mi fece rabbrividire.
- Posso sapere se vai al cinema ogni tanto? -
- E adesso questo cosa c’entra scusa? - Chiesi con un velo
d’irrequietezza.
- E’ che tu mi piaci, mi piaci tanto. E dato che io lavoro
nel cinema volevo capire se questa era una cosa che ci poteva
accomunare. -
- Robert, il cinema mi piace, certo. Ci vado ogni tanto se è
questo che vuoi sapere. Ma, in che senso lavori nel cinema? -
- Faccio l’attore Giulia. Twilight, New Moon, Eclipse ti
dicono niente? -
- Dovrebbero? - Chiesi un po’ stralunata.
- Ecco, sono i film che ho girato e in cui sono il protagonista,
però forse hai visto Harry Potter? -
- Si quello l’ho visto. Tu hai recitato anche lì?
Ma, comunque, perché stiamo parlando del tuo lavoro proprio
adesso? -
- Sì, ho recitato anche lì. Dio che conversazione
assurda… - Disse passandosi una mano tra i capelli.
- Perché dici così? Sei un attore importante? -
Lui sorrise.
- Dipende cosa intendi per importante. - Disse sedendosi sulla spiaggia
e tirandomi giù con se. - Se per te è importante
il fatto di non poter essere più libero di girare senza
essere riconosciuti ed avere sempre paparazzi alle calcagne, allora
sì. Direi che sono importante. -
- Dici sul serio? Temo di essere pericolosamente fuori dal mondo. Che
mi sono persa? - Chiesi tirando le ginocchia al petto e poggiandoci il
braccio e la faccia sopra, guardandolo e non lasciandogli la mano.
- Io sono Robert Pattinson. Ti dice qualcosa il mio cognome? - Mi
chiese lui mettendosi nella mia stessa posizione e scrutandomi
attentamente. Mi venne in mente la foto che avevo visto sul giornale il
giorno che ci eravamo conosciuti.
- E la tua ragazza è Kristen Stewart? - Chiesi strabuzzando
gli occhi.
- Allora non sei completamente fuori dal mondo. - Mi canzonò
lui.
- Ho letto di voi proprio la mattina che ci siamo conosciuti sul
giornale. Mi chiedevo chi fossero questi due attori di Hollywood in
vacanza in Italia, cioè sapevo che eravate attori, uff..non
so che sto dicendo. - Distolsi lo sguardo e continuai. - Effettivamente
mi ricordavi lui, cioè te, insomma….pensavo solo
che gli somigliassi e non che fossi tu. Dio, hai capito. - Dissi
nascondendo il viso tra le ginocchia.
- Quindi tu non conosci la saga di Twilight o Stephanie Meyer? -
- No. Ma non so se dirti che mi dispiace o no. -
- Perché? - Chiese lui come colto in contropiede.
- Perché a quanto pare tu e la tua fidanzata - e
calcai maggiormente la voce sulla parola fidanzata stringendogli anche
maggiormente la mano - siete gli idoli delle teenager. Io non posso
più dire di far parte di quella schiera di genere femminile.
Quindi, forse, sono anche motivata per essere stata
all’oscuro di tali successi. Anche se devo dire che apprezzo,
apprezzo molto. E capisco bene le ragazzine urlanti. -
- Quanti anni hai? -
- Ti ho già detto che non voglio rispondere a questa
domanda. - Risposi sbuffando.
- Adesso però credo che tu sappia quanti anni ho
io…. - Disse lui guardandomi intensamente cercando conferma.
- Credo che nella foto che ho visto di voi due sul giornale
effettivamente ci potesse essere scritto qualcosa in proposito, ma non
ricordo se c’era l’età o no. - Dissi io
concentrandomi per cercare di far tornare alla mente quella fotografia.
- Mi piaci quando ti concentri. Ti viene una strana increspatura nel
sopracciglio sinistro. - Disse passandomi le dita sulla guancia e
risalendo verso il sopracciglio percorrendolo in tutta la sua lunghezza.
Il mio cuore prese a galoppare forsennatamente. Non riuscivo quasi a
respirare. Lui iniziò ad avvicinarsi pericolosamente e
portò una mano dietro la mia nuca premendo perché
anch’io mi avvicinassi. L’altra mano stringeva
ancora la mia e anche quella mi tirava a se. Iniziai quasi a tremare e
sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime. Quando le nostre bocche si
incontrarono, fu come se un vulcano in piena, eruttasse. Iniziai a
piangere scossa da profondi singhiozzi. Lui si staccò
immediatamente cercando di guardarmi ma io riuscii a divincolarmi e a
nascondermi nel suo abbraccio.
Non riuscivo a smettere di piangere, e più mi sforzavo per
farlo, più i singhiozzi aumentavano. Lui fu dapprima
sorpreso, poi iniziò a carezzarmi i capelli e a sussurrarmi
di calmarmi.
- Sc….sc…..scusaaa……. -
Riuscii a dire dopo un po’.
- Non credevo di farti questo effetto. - Disse portandosi una mano
dietro la testa e grattandosi la nuca.
- Ro….ber….t ? -
- Mh? -
- Krrrr…..iiii….sttennnn? - Mi costrinsi a dire.
Lo sentii irrigidirsi.
- Non lo so. E’ da un po’ che non va tra di noi. Ci
stiamo trascinando dietro questa storia. Siamo venuti in Italia per
cercare di ritrovare noi stessi e soprattutto il nostro rapporto. Ma
lei è dovuta ripartire quasi subito. E’ difficile.
Siamo stati assolutamente sopraffatti dal successo e ci siamo persi. -
Seguirono minuti interminabili di silenzio dopo questa sua
affermazione. Io riuscii in qualche modo a calmarmi e ancora non mi
spiegavo assolutamente il motivo di tale mia reazione.
- Robert, non so se posso….insomma….non so se
riuscirò……cosa vuoi tu da me? Da
questi gesti, - dissi facendogli notare ancora le nostre mani
intrecciate - dai nostri sguardi, da questo tempo che abbiamo passato
insieme? - Mi costrinsi a dire stringendo gli occhi in attesa della sua
risposta.
- Sinceramente Giulia, non lo so. Non lo so veramente. Non mi spiego
neanche io cosa mi ha spinto ad avvicinarti in quel
bar……. E’ che quando sto con te mi
sento me stesso. Sento come una forte attrazione, ma non solo a livello
fisico, anche e soprattutto mentale. - Lo osservai e mi
sembrò di scorgere tanta tristezza nel suo sguardo.
- Senti, non facciamola più grande di quello che
è, - dissi cercando di trovare un senso a tutta quella
situazione - domani parti e torni venerdì giusto? -
- Giusto. - Rispose lui guardandomi incuriosito.
- Bene. Allora prendiamo ciò che ha da darci questa cosa,
questa sorta di relazione che c’è tra di noi e poi
vediamo dove ci porta. - Dissi convinta ma stupita di quelle parole.
Non potevo permettermi di non vivere questa storia. Ovunque mi avrebbe
portato. Era troppo tempo che non provavo emozioni, ed era trascorso
ancora più tempo dall’ultima volta che avevo
pianto. Quindi anche se alla fine, ne sarei uscita dolorante, era
sempre meglio che rimanere nell’apatia che mi aveva avvolta
negli ultimi anni della mia vita.
Lui mi guardò assorto, si alzò e mi
tirò a se baciandomi la fronte.
- Andiamo a mangiare? - Mi chiese.
- Certo. - Risposi. Ci dirigemmo mano nella mano verso una delle
pizzerie a taglio che c’erano sulla passeggiata e dopo averne
preso due pezzi a testa e da bere, ritornammo a sederci in spiaggia
mangiando e guardandoci negli occhi.
- Cosa sono io per te? - Mi chiese lui cogliendomi di sorpresa. Cercai
di scavare a fondo nel mio cuore per trovare le parole giuste per
descrivergli cosa rappresentava lui per me.
- Sei un ragazzo speciale, unico, molto affascinante e anche molto
sexy. Sei colui che mi ha fatto di nuovo provare delle emozioni, sei
colui che mi ha risvegliato l'anima. Al momento sei più di
un amico ma non il “mio” ragazzo. Qual è
la definizione di questa cosa? - Chiesi con un dito sotto il mento
scuotendo la testa.
- Non saprei. - Rispose lui abbassando lo sguardo.
- E io cosa sono per te? -
- Una ragazza unica, sexy e bellissima che non ha strillato quando ha
capito chi sono e che mi fa sentire a mio agio come non mi sentivo da
tempo. Al momento sei più di un’amica ma non la
“mia” ragazza. Mi piacerebbe continuare a
frequentarti e vedere dove ci porterà questa cosa. -
- Non chiedo di meglio. - Risposi io con il cuore in gola.
Passammo il resto del pomeriggio parlando del suo lavoro, di quanto gli
piacesse e di come però gli avesse completamente stravolto
la vita. Mi raccontò anche del suo rapporto con Kristen. Di
quanto fosse completamente innamorato di lei all’inizio e di
quanto invece adesso, fosse incerto dei suoi sentimenti.
Mentre parlavamo seduti sulla spiaggia, le nostre mani si toccavano e
si stringevano come impegnate in una conversazione tutta loro.
Al tramonto, decidemmo di andarcene anche perché lui sarebbe
partito con l’aereo notturno da Firenze per Roma e da
lì avrebbe raggiunto Kristen a Los Angeles per discutere con
lei e il resto della troupè l’inizio delle riprese
dell’ultimo capitolo della saga di Twilight.
Durante il viaggio di ritorno le nostre mani continuavano a cercarsi e
a stringersi, costringendomi a guidare con una sola mano. Non
affrontammo in alcun modo ne il fatto che ci saremmo separati di
lì a breve, ne il nostro bacio.
Avevo una paura folle. Sentivo che eravamo legati come da un filo o da
una calamita. Ma questo non avrebbe giocato a mio favore,
perché in un modo o nell’altro lo avrei costretto
a scegliere e in un modo o nell’altro lui mi avrebbe
ritenuta, anche inconsciamente, responsabile della fine o della
prosecuzione della sua relazione con Kristen. Non potevo
però permettermi di mollare la presa, perché quel
contatto al momento era l’unica cosa certa che avevo.
Io volevo lui. Ma lo volevo in quanto Robert che mi aveva aiutata a
riprovare emozioni, e non Robert Pattinson l’attore famoso.
Speravo con tutte le mie forze che almeno questo lui lo avesse capito.
Quando arrivammo davanti al parcheggio dell’albergo mi
costrinsi a parlare.
- Robert senti, viviamoci davvero tutto quanto con
tranquillità. Adesso che starai via, per il tempo che ci
vorrà, cerca di capire ciò che vuoi che diventi
il nostro rapporto prima di passare qualsiasi limite. Io non voglio e
non pretendo niente da te. Tu mi piaci e molto, però voglio
che tu capisca, e che ti sia chiaro, che mi piaci in quanto Robert e
non perché ti chiami Robert Pattinson. Penso che questo ti
aiuterà, qualsiasi sia la tua decisione. Io comunque
sarò disponibile a qualsiasi rapporto tu intenda instaurare
con me…… -
- E con qualsiasi cosa intendi? - Chiese lui con fare ammiccante
cercando di trattenersi però dal ridere. Effettivamente
quello che avevo detto poteva benissimo essere frainteso.
- Uff! Per qualsiasi intendo amica o qualcosa di più.
Volendo anche terzo incomodo ma spero che tu mi risparmierai la parte.
Certo, non amica di letto se è questo che
intendevi….- Terminai ridacchiando.
Lui mi guardò dolcemente e mi carezzò nuovamente
la guancia.
- Aspettami. - Disse prima di scendere dall’auto e scomparire
in albergo.
Avevo rivissuto tutti quei primi momenti insieme come un film che mi
passava davanti agli occhi. Ed ero talmente assorta che non mi ero
neanche resa conto che Robert si era svegliato e che mi stava guardando.
- Tutto bene tesoro? - Mi chiese incerto.
- Si certo, devo solo riuscire a convincermi che tu sei reale e che sei
qui con me, adesso. -
- Pensavo di avertelo dimostrato prima, a dir la verità. -
Disse ammiccando e tirandosi a sedere imprigionandomi il viso tra le
sue mani in modo che i nostri occhi si incontrassero.
- Sai cosa intendo. - Dissi.
- Giulia guardami, sono qui, sono reale e sono qui per te, ok amore? -
Disse prima che le nostre bocche si unissero in una bacio dolcissimo.
- Controllata la valigia? - Mi chiese staccandosi.
- Cavoli….. - Dissi mordendomi un labbro e scattando in
piedi. Avevo sognato ad occhi aperti e avevo perso completamente la
cognizione del tempo dimenticandomi della valigia. Cercai di
concentrarmi e iniziai a sistemare tutto.
Dopo tre ore ci trovavamo in aereoporto in attesa del velivolo che ci
avrebbe portato a Londra. Nella sua Londra.
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Capitolo 8 *** In viaggio ***
Buongiorno a tutte! Dunque dunque, fresca come
una rosa (si fa per dire) dopo le ferie, eccomi qui con un
nuovo capitolo. Non anticipo niente spero solo che vi piaccia.
Come sempre ringrazio le lettrici silenziose, le preferite, le seguite
e le ricordate. Siete tutte fantastiche.
Poi volevo rispondere alle recenzioni:
Giu24: Sono
contenta che ti sia piaciuto il capitolo scorso. Spero proprio che ti
piaccia anche questo e che mi farai comunque sapere la tua opinione.
Grazie mille.
Lasara: Che
bello una toscanina come me! Sono felice che ti sia piaciuto Rob in
giro per la nostra terra....e mi fa piacere che apprezzi come si sta
sviluppando la storia. Spero che deciderai di lasciare un commento
anche su questo capitolo. Grazie mille anche a te.
Adesso vi lascio al capitolo, e come sempre buona lettura.
Capitolo 8. In viaggio
Saliti sull’aereo, un hostess ci accompagnò fino
ai nostri posti in prima classe. Ovviamente, non essendo a conoscenza
di niente, non avevo neanche potuto obiettare su quanto potesse aver
speso Rob. Ma lui, come tutte le volte che avevo provato a fargli
notare la cosa, mi avrebbe sicuramente messo a tacere dicendomi che i
soldi, per lui, non erano un problema e che comunque non mi dovevo
preoccupare se decideva di spenderli per rendermi felice. Avevo provato
più di una volta a spiegargli che mi bastava avere lui
vicino per essere felice, ma lui non accettava assolutamente alcun mio
tentennamento continuando a ripetermi che se spendeva i soldi per la
donna che amava lo rendeva felice, io non potevo farci niente. Come
obiettare ancora? Anche perché, effettivamente, la prima
classe aveva i suoi vantaggi: sedie enormemente comode e servizio
sublime. Sembrava di stare in un ristornate di un hotel di lusso,
invece che in aereo. Tanto che, puntale come un orologio svizzero,
l’hostess, che aveva sicuramente riconosciuto il mio
accompagnatore considerato gli sguardi che gli rivolgeva, le moine e il
tono di voce che usava da gatta morta, arrivò con due coppe
di champagne senza neanche che glielo avessimo chiesto. Avrei voluto in
qualche modo marcare il territorio ma vedendo quei due bicchieri la mia
attenzione gravitava solo sul liquido contenuto dentro. Certo non
sarebbe stato l’ideale presentarsi la prima volta dai
genitori di Rob lievemente brilla dato che reggevo l’alcol
malissimo, ma era o non era il mio compleanno?
E poi, considerato anche la mia totale e a volte anche insopportabile,
paura di volare, quello champagne sarebbe sicuramente servito per
allentare i nervi.
- A te amore, auguri. – Disse
Rob facendo scontrare i nostri bicchieri in un brindisi.
- A noi! – Dissi io
ricambiando.
Poco dopo, come volevasi dimostrare, la mia assoluta intolleranza agli
alcolici colpì: mi appisolai appoggiata sulla spalla di
Robert con ancora negli occhi i nostri primi momenti insieme........
……Otto mesi prima…….
….Quando arrivò il venerdì, la
settimana era trascorsa a rallentatore ed io non stavo più
nella pelle. Non vedevo l'ora di rivederlo, qualsiasi cosa fosse
tornato a dirmi. Mi sentivo tremendamente in colpa nei confronti di
Kristen ma non potevo farci niente, era più forte di me. Non
capivo bene quello che provavo per lui, non credevo fosse
già amore ma neanche solo amicizia. Con Noemi Vale e Lucia,
dopo aver passato la fase degli urletti per la fortuna di aver
incontrato un attore famoso, avevamo provato ad analizzare i
miei sentimenti proprio la sera prima del suo arrivo.
- Secondo me lo ami. - Disse Vale.
- Ma non è possibile, lo conosco da quanto, una settimana? -
Dissi io scuotendo la testa.
- Forse ancora non sarà amore, ma sicuramente è
un qualcosa che ci va molto vicino. - Disse Noemi guardandomi
dolcemente.
- E' bello vederti di nuovo provare delle emozioni sai? -
Continuò Lucy.
- Ho tanta paura ragazze, una paura folle di soffrire di nuovo. Ma non
riesco più a impedirmi di provare qualcosa. E poi lui,
è così......lui. - Dissi ridendo con aria
trasognata.
Loro mi guardarono sorridendo con tenerezza.
- Ma davvero non sapevi chi fosse? - Mi chiese Vale aggrottando la
fronte.
- Cioè, vi avevo detto che mi ricordava l'attore, ma pensavo
realmente solo che gli somigliasse. -
- Non intendevo quello, tu davvero non sapevi chi fosse Robert
Pattinson? - insistette Valentina.
- No Vale, ti giuro. Cioè avevo capito dalla rivista che era
un attore noto, ma non che fosse praticamente osannato ovunque andasse
dalle fans e perseguitato dai paparazzi. Avevo guardato quella foto
perchè mi sembravano carini insieme. Poi guardando su
Internet, tutto è stato più chiaro....
- Lasciai la frase in sospeso. Avevo passato tutte le serate da sola a
guardare qualsiasi cosa trovassi di lui su Internet e, naturalmente,
avevo guardato Twilight. A dir la verità ero riuscita a
vedere anche un buono scorcio di New Moon, ma dato che al momento
ancora non era uscito in dvd ma solo al cinema e ormai già
due mesi, mi ero dovuta accontentare.
Era un bravo attore ma anche tutti gli altri componenti del cast lo
erano. O almeno mi erano sembrati tali; Kristen compresa, anche se mi
costava ammetterlo. Ero già gelosa. Dannata me e quando il mio cuore
decide di iniziare a fare i cavoli suoi! Il film mi era
piaciuto veramente tantissimo, anche se non pensavo perchè
credevo che si trattasse soltanto della solita zolfa per
adolescenti.
Neanche quella serata con le ragazze comunque, aveva completamente
svelato cosa ci fosse nel mio cuore, perchè ancora non
capivo come potessi già tanto sentirmi legata a lui. Avevo
sempre creduto nel destino, ma non nei colpi di fulmine. Anche se
forse, questo, era un colpo di fulmine un po' anomalo, un po' a scoppio
ritardato.
Ci eravamo scambiati soltanto due sms in quella settimana: il primo
dove mi comunicava che era arrivato e il secondo dove mi comunicava che
sarebbe atterrato il pomeriggio.
Al lavoro il tempo era passato ad un livello di velocità
bassissimo e mentre stavo andando verso il parcheggio dove avevo
lasciato l'auto la mattina, mi sentivo sempre più
ansiosa. Quando arrivai davanti alla macchina il mio cuore
rallentò bruscamente. Lo vidi. Lui era lì,
appoggiato allo sportello che mi guardava con un sorriso enorme
stampato in faccia. Risposi al sorriso e accelerai il passo.
- Sei tornato... - Dissi quando mi ritrovai a pochi centimetri da lui.
- Avevi dei dubbi? - Mi chiese carezzandomi i capelli. - Mi sei
mancata. - Continuò avvicinandomi a se e facendomi poggiare
la testa nell'incavo tra il collo e la spalla.
- Anche tu. - risposi in un sussurro. - Come è andato il
viaggio? - Mi sforzai di chiedergli dopo un attimo di silenzio nel
quale ascoltavo solo il suo respiro e il battito del suo cuore.
- Bene. - Disse soffiandomi tra i capelli. Stavo letteralmente
impazzando. Il suo profumo mi inebriava e mi sembrava impossibile che
lui fosse lì con me. Gli stringevo convulsamente le braccia
in vita, come per confermarmi la sua presenza.
- Giulia? -
- Si? - Dissi mentre lui aveva messo un dito sotto il mio mento per
farmi alzare lo sguardo ed incontrare il suo. Mi si gelò il
sangue nelle vene. Aveva un'espressione tra l'affranto e l'irrequieto.
- Dimmi tutto. - Mi costrinsi a dire, forse sapendo già
quale sarebbe stata la sua risposta.
- Domani devo ripartire. - Furono le sue parole.
- Davvero? - Chiesi con il cuore in gola e lo stomaco che mi si
contorceva.
- Devo andare a New York per girare il mio ultimo film. Hanno
anticipato le riprese di un mese. Ho bisogno di tempo Giulia, ma voglio
stare con te. Voglio averti vicina, voglio che tu faccia parte della
mia vita. Ancora non so bene come, ma voglio che tu ci sia. Forse,
anzi, sicuramente, sono egoista a chiederti di aspettare ma
è l'unica cosa che adesso posso dirti con certezza. Non
vorrei mai farti soffrire, soprattutto dopo l’esperienza che
hai vissuto. E’ proprio per questo che prima di fare
qualsiasi cosa, voglio essere sicuro.- Sospirò abbassando lo
sguardo.
- Robert? Guardami. - Gli dissi cercando di ritrovare i suoi occhi. -
Io ti voglio bene, anche se sembra assurdo perchè ci
conosciamo solo da una settimana, ti voglio bene e questo, qualsiasi
cosa accada tra noi, non cambierà. Tu mi fai stare bene e se
davvero vuoi che faccia parte della tua vita, in un modo o in un altro,
io sarò onorata di farne parte. Sei speciale Robert
Pattinson. - Dissi ancora abbracciandolo e rimettendo il mio viso in
quell'incavo che mi sembrava creato apposta per me.
Dopo interminabili minuti di silenzio ci staccammo e senza dire niente
salimmo nella mia macchina. Quando mi misi seduta, lo guardai e mi
uscì un sospiro.
- E’ troppo per te? Ti sto
chiedendo troppo? – Mi chiese preoccupato.
- Io sto bene. Sono felice di vederti,
anche se per poco. Andiamo a casa mia? – Domandai mentre
accendevo l’auto.
- Si, così parliamo un
po’. –
Partimmo e il viaggio trascorse con solo il sottofondo musicale che
trasmetteva la radio.
- Questa è la mia dimora.
Accomodati e fa come se fossi a casa tua, ok? – Gli dissi
mentre poggiavo la borsa e le chiavi sul mobile dell’ingresso.
Lui cominciò a guardarsi intorno e poi si mise seduto sul
grande divano rosso che primeggiava nella stanza.
- Bella questa casa, mi piace molto.
Rende molto l’idea di calore. Per quanto ti conosco, direi
proprio che si vede che è casa tua. – Disse lui
guardandomi.
- Ho cercato il più possibile
di renderla allegra e di donargli un’aria
“familiare”. Infondo quando torno a casa la sera,
voglio rilassarmi ma non incupirmi, quindi un po’ di colore
non fa mai male. – Dissi io indicandogli il divano e le tende
alle finestre anch’esse rosse.
- Che hai fatto di bello in questi giorni
che non ci siamo visti? – Mi chiese.
Non sapevo cosa rispondergli. Avrei dovuto dirgli che avevo trascorso
le mie serate libere cercando qualsiasi informazione su di lui
perché mi mancava? Avrei dovuto dirgli che avevo visto i
suoi film non so più neanche quante volte? Rimasi in
silenzio abbassando lo sguardo mentre mi sedevo vicino a lui.
- Non sei molto loquace
stasera….. – Mi fece notare.
- Scusa, hai ragione. Niente di che, ho
guardato un po’ di tele e sono stata a cena con le ragazze
proprio qui ieri sera. Tu? – Chiesi agitatissima sperando che
non mi dicesse…...
- Con Kristen. – Bam! Appunto.
Il mio cuore sussultò al suo nome, immaginandoli
già completamente avvinghiati, proprio come Edward e Bella
in New Moon nella scena a Volterra. Dio, non potevo farmi questi film
mentali davanti a lui! Scossi la testa per cercare di scacciare quei
pensieri.
- Abbiamo parlato, di noi, del nostro
rapporto, della recitazione, dei film e anche di te. –
Continuò lui.
- Di me? – Chiesi sempre
più ansiosa.
- Gli ho detto tutto. Anche del bacio e
del fatto che non mi sentivo assolutamente in colpa per averlo fatto.
–
- Non ti senti in colpa? –
Chiesi io cercando di nascondere un sorriso imbarazzato.
- No. Affatto. Io volevo farlo.
L’ho voluto quasi dal primo momento. Non so neanche io
perché. Lei sembra aver capito, mi ha detto di prendermi
tutto il tempo che voglio per capire cosa fare anche se non si spiega
come sia possibile che io mi senta così incondizionatamente
legato a te, dopo soli pochi giorni che ci conosciamo. – Mi
disse lui continuando a torturarsi le mani.
- Davvero tu ti senti incondizionatamente
legato a me? – Chiesi sempre più incredula.
- Vieni qua. – Disse
avvicinandosi a me e abbracciandomi. – Che buon profumo. Mi
è mancato tantissimo il tuo odore. Anche in lei ricercavo
questa aroma. Cosa mi hai fatto, posso saperlo? – Chiese poi
allontanandosi da me e poggiando la testa sulla mia fronte ad occhi
chiusi.
- Dio Robert, io cosa ti ho fatto? Tu
cosa mi hai fatto casomai? Non riesco a fare niente che non sia non
pensarti. Questa settimana sembravo un imbecille. Sempre attaccata al
computer per scoprire quante più cose di te, del tuo mondo.
Ogni volta che ti vedevo in qualche foto o in qualche intervista, mi
sentivo come un groppo allo stomaco. Non riuscivo a smettere di
guardare i tuoi film…..e stasera poi, quando ti ho visto
appoggiato all’auto credevo di svenire. Tu non sai quanto
vorrei sapere anch’io cosa significa tutto questo. –
- Adesso però sai quanti anni
ho io. Io invece ancora non so quanti ne hai tu. –
- E’ davvero così
importante sapere la mia età? – Gli chiesi quasi
spaventata.
Quando avevo letto che era nato il 13 maggio 1986 e che quindi aveva
soltanto 23 anni, mi era salita l’angoscia. Io 29, lui 23.
Questi 6 anni di differenza sarebbero sempre stati presenti nelle
nostre vite e non si sarebbero mai colmati. Avevo paura che lui non si
sarebbe mai messo tra le mani una quasi trentenne rammollita come me.
- Sei davvero tanto piccola? –
Mi chiese stringendomi a lui in un caldo abbraccio.
- Mi stai prendendo in giro, vero?
– Gli chiesi conferma io.
- Non proprio. O meglio, dalla tua storia
non puoi essere giovanissima, però il tuo aspetto mi
confonde. La verità è che proprio non so quanti
anni hai. Perché è un problema dirmelo?
– Fece un attimo di pausa, poi la sua espressione
cambiò come se si fosse reso conto improvvisamente di
qualcosa. – Sei tanto vecchia? – Chiese
sogghignando.
- Uff!
Ok…….io…….ho………ventinove
anni. Adesso se vuoi scappa pure! – Dissi le ultime parole di
corsa e con gli occhi chiusi attendendo di sentire lui alzarsi e
andarsene.
Non fece niente di tutto questo. Rimase immobile di fronte a me
continuando a carezzarmi i capelli.
- Bello! Esco con una più
grande! – Disse divertito dalla situazione.
Io alzai la testa e mi persi nuovamente nei suoi occhi meravigliosi.
-
Aspet….cioè……io…..tu……non…..non
ti crea problemi la mia età? –
- Perché? Dovrebbe? –
- Ma sono più grande di te.
–
- E allora? –
- Non….non lo so. Magari, che
ne so potrebbe essere un problema.
No….ma…..cioè…….io
e te…….usciamo insieme? – Chiesi
avvampando completamente.
- Quando sei nervosa dici sempre
“cioè”? - Domandò ridendo.
- E’ una cosa incondizionata.
Uffa! –
- Bè, adesso siamo insieme,
giusto? Quindi usciamo insieme. L’età per me non
è un problema. Già ti ho detto che spesso sono
stato con ragazze più grandi. Voglio conoscerti Giulia,
voglio stare con te più tempo possibile.
Ma……. –
- Ma? – Chiesi incitandolo a
continuare.
- Ma domani devo andarmene. Non vorrei.
Davvero. Ma devo. –
- Tornerai? –
- Certo, ma non so quando. Le riprese
potrebbero durare anche parecchi mesi…….
– Continuò lui passandosi la mano fra i capelli.
- Robert? Ascolta. Come già ti
avevo detto prima che te ne andassi la settimana scorsa, te lo ripeto
anche adesso. Viviamoci questa cosa con calma, come viene, cercando di
non farci sopraffare dalle emozioni. Lo so che è difficile,
anzi per me è praticamente impossibile perché sei
il primo dopo tanto che mi fa provare qualcosa. Ancora non ho capito
bene cosa, ma qualcosa. Non ho fretta di scoprirlo però.
– Presi fiato e continuai. – Magari stando lontani
capiremo che non siamo fatti per stare insieme, o al contrario che lo
siamo o ancora che dovremo rimanere solo amici. Non lo so Robert cosa
ci riserverà il futuro, però so che dobbiamo
darci la possibilità di frequentarci. E anche se adesso tu
devi andartene va bene lo stesso. Troveremo il modo di vederci. Su
skype magari, non sarà come adesso, - dissi stringendogli la
mano che aveva poggiato sulle mie ginocchia – ma ci
servirà comunque per conoscerci. No? –
- Ecco cosa si prova a stare con una
più grande! – Disse lui ridendo.
- Scemo! – Dissi io tirandogli
una gomitata.
La serata poi, trascorse affrontando toni decisamente più
leggeri. Mi chiese cosa ne pensavo dei film e se mi piaceva come
recitava. Io gli avevo confessato che sì, mi piaceva, ma per
capire bene quello che diceva, dato che la mia conoscenza
dell’inglese era molto limitata, ero stata costretta prima a
guardare il film doppiato, e lì mi sembrava ancora
più assurdo perché la voce che gli avevano dato
era veramente troppo diversa dalla sua, e poi a guardarlo in lingua
originale ma con i sottotitoli. Lui mi aveva preso in giro
promettendomi però che mi avrebbe fatto da maestro data la
sua dimestichezza con l’italiano.
Verso l’una ci salutammo con un abbraccio colmo di
significati. Entrambi eravamo consapevoli che avremo dovuto affrontare
un periodo di distacco, ma entrambi sapevamo che sicuramente avremo
trovato il modo di passare del tempo insieme. Farlo uscire da casa mia,
quella sera, fu la cosa più difficile che avessi mai fatto.
C’era un’attrazione fisica quasi palpabile tra di
noi ma, consapevoli di non voler accelerare i tempi, facevamo finta di
niente per non precluderci alcuna possibilità. Ogni volta
che ci avvicinavamo troppo però, i nostri sguardi si
intrecciavano e diventava veramente arduo, non saltarci addosso. Tanto
che ci scherzavamo anche su, con battutine del tipo “se non la smetti di guardarmi in
quel modo, ti salto addosso peggio di una fan assatanata
(con conseguente spiegazione del significato della parola
assatanata)” o “se mi guardi ancora in quel modo,
fanculo la cavalleria inglese”. Salutarci con un
bacio sulla guancia sulla porta, fu davvero un impresa epica. Entrambi
ci guardavamo le labbra e sorridendo, ci avvicinavamo l’una
all’altro. Quando arrivavamo a due centimetri di distanza,
evidentemente la ragione tornava a dominare gli istinti di entrambi, e
poggiavamo semplicemente le fronti insieme. Poi sempre più
esasperati da quella situazione, ci convincemmo a concederci un bacio,
a testa, nell’angolo della bocca. Una giusta via di mezzo.
Passarono quasi due mesi e noi ancora ci sentivamo assiduamente. Ogni
sera alle sette e mezza italiane, quindi le tredici e trenta americane,
ci trovavamo su skype e lui come promesso, cercava di farmi imparare
l’inglese. Durante la mia pausa pranzo, quindi le sette e
trenta del mattino a New York, ci sentivamo per telefono per
raccontarci come stava procedendo la giornata e perché lui
diceva che se “mangiava con me”, si sentiva
più a suo agio e riusciva a staccare un po’ la
spina cominciando meglio la giornata. Poi il giovedì
successivo, durante un pranzo da Margherita, un giornale posato su un
tavolino vicino, catturò la mia attenzione
Robert Pattinson e
Kristen Stewart di nuovo insieme a New York. Il
“Robsten” esiste davvero?
A quella vista fui assalita dall’angoscia. Perché
non mi aveva detto che anche lei era lì?Forse aveva preso la
sua decisione e voleva dirmelo in faccia invece che al telefono o via
skype? Fu proprio in quel momento che il telefonino iniziò a
squillare. Il nome Robert lampeggiava a tutto schermo.
- Rob? –
- Ciao tesoro! Che mangi di buono oggi?
– Mi chiese tutto allegro come al solito.
- Pasta fredda. Tu? – Risposi
il più distaccata possibile.
- Uova e pancetta. Sei strana,
c’è qualcosa che non va? –
- Dovresti dirmelo tu. – Dissi
glaciale.
- Giulia, non capisco. Ieri sera andava
tutto ben………- si interruppe.
– Hai saputo che Kristen è qui. – Non
era una domanda, era un’affermazione.
- Già, ma dai giornali. Si
può sapere perché non me lo hai detto? Lo sai che
io voglio solo la tua felicità e se hai capito che la tua
felicità è stare con lei, io sarò con
te Robert. – Dissi d’un fiato.
- Non lo so perchè non te
l’ho detto. E’ arrivata solo due giorni fa per fare
delle interviste. Ci siamo visti un paio di volte ed abbiamo parlato.
Lei non mi è mancata Giulia in questo periodo, mi sei
mancata tu. –
- Ok, non scherzare. – Dissi
ridendo istericamente. Dentro di me ero sempre stata convinta che
sarebbe tornato da lei, prima o poi e quindi il fatto che gli fossi
mancata io e non lei mi appariva solo come uno scherzo idiota da parte
sua, anche perché nei giorni precedenti lo aveva fatto
spesso. Poi ne ero convinta perchè comunque, loro
frequentavano lo stesso mondo, erano più o meno coetanei,
erano entrambi bellissimi e facevano lo stesso lavoro.
- Giulia non sto scherzando. Forse ancora
non mi sono spiegato però se tu venissi qui sarebbe tutto
più semplice….. –
- Dovrei venire lì?
E per cosa, di grazia? – Chiesi agitata pensando di avere la
conferma ulteriore che la sua scelta sarebbe stata quella di rimanere
solo amici perché lui amava ancora Kristen.
- Non mi va di affrontare questi
argomenti per telefono e poi mi manchi, ho bisogno di sentirti di nuovo
tra le mie braccia. Oggi in ufficio dovrebbe arrivare qualcosa per te.
Adesso vado. Mi stanno chiamando. Ci sentiamo stasera ok? –
- Ok. Ciao, buon lavoro. – Non
feci neanche in tempo a finire di parlare, che lui aveva già
chiuso la conversazione.
Quando rientrai in ufficio, così come mi aveva annunciato
Robert, un corriere venne a consegnare una busta per me. Al suo interno
trovai un biglietto aereo andata e ritorno per New York per quel
weekend. Chiamai subito Lucia alla mia scrivania e telefonammo a Noemi
e Vale per avere anche la loro opinione in merito. Non ero convinta se
fosse il caso davvero di lanciarsi in questa storia oppure no. Loro mi
consigliarono assolutamente di provarci, od almeno di andare a sentire
cosa avesse da dirmi, così decisi di partire.
La sera ringraziai Robert per il biglietto per sms perché
lui era fuori per degli impegni e non poteva stare al computer con me.
Poi telefonai ad Andrea, il mio capo, per chiedergli se fosse stato un
problema la mia assenza l’indomani a lavoro giustificandomi
con un viaggio improvviso per motivi familiari. Lui mi
confermò che non ci sarebbe stato alcun tipo di problema e
che ci saremo rivisti lunedì. Così preparai la
valigia con l’ansia che assolutamente non voleva lasciarmi in
pace, tanto da costringermi a prepararla cinque volte perché
ogni volta che arrivavo a chiuderla, non mi ricordavo più se
avevo preso tutto oppure no.
Il viaggio in aereo fu relativamente breve dato che collassai subito
dopo la partenza. Era bastato un pò di vino a
tranquilizzarmi. Dovevo assolutamente superare questa fobia spasmodica
che mi colpiva tutte le volte che prendevo l'aereo.
Quando arrivai a New York la mattina successiva, lo cercai con lo
sguardo, nonostante fossi quasi certa che non sarebbe venuto a
prendermi proprio per evitare una fuga di notizie. Lui mi aveva
assicurato che avrei trovato, senza difficoltà, il modo per
raggiungerlo. Fu quando notai i cartelli con il mio nome attaccati a
tutte le pareti che indicavano una sala d’attesa privata, che
capii cosa intendesse. Alla porta c’erano due uomini in
giacca e cravatta che non faticai ad identificare come body-guard.
Neanche mi salutarono e mi chiesero esclusivamente il passaporto. Dopo
aver avuto la conferma che era me che attendevano, mi fecero spazio per
far sì che aprissi quella porta. Quando riuscii a farlo,
dopo vari respironi e con quei due energumeni che continuavano a
fissarmi con aria divertita, me lo ritrovai seduto proprio davanti ed
io rimasi immobile e senza fiato a fissarlo.
Lui si avvicinò in fretta e senza darmi il tempo di dire
niente, mi intrappolò il viso tra le sue mani e mi
baciò. Prima con dolcezza, poi notando il mio stato
confusionale dato che non avevo mosso neanche un muscolo, con la lingua
disegnò il contorno delle mie labbra. In quel momento
l’ansia che avevo cercato di trattenere per tutto quel tempo,
si rovesciò su di me. Iniziai a sentire il cuore fino in
gola, le orecchie fischiare, la vista riempirsi di stelline
intermittenti e le gambe molli. Il respiro mi si mozzò e
improvvisamente fu tutto buio.
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Capitolo 9 *** New York ***
Buongiorno a tutte. Sono nuovamente ad
aggiornare. Del capitolo scorso non ho avuto commenti. Spero di
riceverne per questo. Anche brutti, ma almeno capirò che
forse non sono troppo portata e quindi interromperò la
storia.
Voglio comunque ringraziare chi legge e chi mi ha inserita tra le
preferite, le seguite e le ricordate.
Che altro dire......buona lettura.
Un bacio grande, Sabry.
Capitolo 9. New York
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai con un forte mal di testa, distesa
su un letto, ad osservare un soffitto bianco. Non riuscivo bene a
capire dove mi trovassi e cosa ci facessi lì. I miei occhi,
oltre tutto, sembravano non collaborare, perché non
riuscivano a mettere a fuoco. Cercavo di sbattere le palpebre, sempre
più velocemente per riuscire a vedere qualcosa di definito a
parte il bianco. Poi sentii una mano stringere la mia e quando riuscii
a voltarmi, incontrai i suoi occhi. Gli occhi di Robert. Che mi avevano
stregata fin dal primo momento.
- Ti sei svegliata. Mi hai fatto prendere un colpo. – Disse
sorridendo. Poi avvicinò l’altra mano alla mia
testa toccandomi lievemente sulla tempia.
- Ti fa tanto male? –
Io cercai di capire cosa intendesse, e quando provai ad alzare le
sopracciglia sentii un forte dolore che mi fece uscire un gemito.
- Tranquilla, adesso chiamo il medico e gli dico che ti sei svegliata.
– Fece una pausa. – Giulia stai bene? Parlami.
–
- Robert, scusa è che non ci sto capendo più
niente. Ma dove siamo? Cosa è successo? –
Lui rise, rise di gusto. Avevo
detto qualcosa di comico? – Siamo in ospedale
Giulia, sei svenuta, in aereoporto. – Io strabuzzai gli occhi
ad ogni parola che pronunciava.
- New York. Ti dice qualcosa? –
- Aspetta. Ma perché sono svenuta? Che ore sono? Quanto
tempo sono stata priva di conoscenza? – Chiesi confusa.
- Una domanda alla volta. Sono le sette e mezzo di sera, quindi
considerato che sei arrivata intorno alle cinque, sei stata incosciente
per circa due ore e mezzo. Il motivo per cui sei svenuta,
però, dovrei chiederlo io a te dato che ci stavamo
baciando…. – Proseguì lui abbassando lo
sguardo e sorridendo imbarazzato.
Improvvisamente, alle sue parole, mi tornò in mente la
scena…..
- Oh! – Fu il mio commento.
- Solo “oh” non sai
dire altro? Tu non puoi capire lo spavento che mi hai fatto prendere.
–
- Così impari a prendermi in
giro come hai fatto per la mia prima volta. – Dissi io
facendogli linguaccia.
- Allora sei stata colta da un forte
attacco d’ansia come quando lo hai fatto la prima volta?
– Disse lui continuando a ridere e avvicinandosi
pericolosamente con il suo viso. Mi sentii nuovamente avvampare ed una
sensazione strana alla bocca dello stomaco. Forse farfalle?
- Se non vuoi che accada di nuovo, -
dissi allontanandolo con la mano – cerca di avvisarmi in
qualche modo prima di avvicinarti a me. -
- Cos’è? Adesso
dovrei chiedere il permesso prima di baciarti? Ma il tuo ragazzo prima
come faceva se ogni volta avevi questa reazione? –
Commentò lui sarcasticamente.
- Questa a dir la verità,
è la seconda volta che mi succede, ma pensavo che la prima
sarebbe stata anche l’unica, anche perché non si
può perdere la verginità più di una
volta. – Dissi mettendomi seduta sul letto e toccandomi la
testa.
- Ti fa male? Vuoi che chiami il dottore?
–
- Robert, sta tranquillo, va tutto bene.
Prima di chiamarlo voglio sapere perché mi hai
baciata…..di
nuovo……ecco….non avevamo deciso di non
superare alcun limite prima che tu decidessi cosa fare? –
Chiesi con la voce quasi tremante.
- Infatti. –
- E allora? –
- Secondo te? –
- No, Robert voglio che parli tu, adesso.
– Dissi risoluta cercando di trattenermi dal saltargli
addosso dato che già immaginavo ciò che avrebbe
detto.
- Ok, hai ragione, va bene. Parlo io.
– Mentre parlava si torturava i capelli e si guardava le
scarpe. – Da dove comincio…ah! Sì.
Giusto. Dall’inizio… -
- Vuoi farmi morire? – Chiesi
sempre più sull’orlo di una crisi emotiva.
- Non è semplice. –
- Evidentemente no. Però sono
sicura che se prendi fiato un attimo, forse ce la puoi fare. Se ti
interessa dirmelo, certo. –
- Così giochi sporco.
–
- Io non gioco sporco. –
Sogghignai. – Vorrei solo capire i motivi che ti hanno spinto
a fare quello che hai fatto. –
- Ma lo hai già capito
sicuramente. –
- Non lo so, Robert vuoi parlare per
favore? – Chiesi con occhi imploranti da cucciolo abbandonato.
- Ok. E’ giusto
così, ecco, io, avrei deciso, se tu sei sempre convinta e
non c’hai ripensato, e se ti senti ancora pronta per
affrontare questa cosa, e se davvero pensi di…… -
- Rob? – Lo interruppi.
- No posso farcela, apprezzo lo sforzo ma
posso farcela. Devo farcela. – Il silenzio calò
tra di noi e lui non accennava minimamente ad alzare lo sguardo.
- Voglio uscire con te. Voglio stare con
te. Voglio che tu faccia parte della mia vita in qualità di
ragazza. Non sarà semplice, non sarà sempre bello
e non ci potremo vedere molto per i miei continui impegni, ma adesso
che ti ho trovata, Giulia, non voglio che tu sia di nessun altro. Ecco.
Io ti vorrei per me se per te va ancora bene. – Disse tutto
d’un fiato avvicinando le nostre labbra. Questa volta, forse
anche perché mi trovavo in un letto, riuscii a dargli un
bacio come si deve. Le nostre lingue subito si incontrarono e
finalmente assaporai a pieno il suo sapore. Il mio cuore galoppava a
livelli forse proibitivi e nella mia testa si era scatenata una festa.
Mi sembrava di non riuscire a contenere tutte quelle emozioni che non
provavo da troppo tempo. E forse, che non avevo mai provato prima.
Almeno non con quella intensità.
Il nostro bacio fu interrotto da un colpo di tosse di qualcuno che non
avevo sentito entrare nella stanza. Io e Robert ci guardammo sorridendo
e ci voltammo verso colui che aveva osato interrompere questo magico
momento.
Un uomo sulla quarantina con i capelli brizzolati ci stava osservando
divertito poi si rivolse a Robert in inglese. Da quello che riuscii a
capire, gli stava chiedendo se, nonostante fosse abbastanza evidente
per ovvi motivi, il bacio, io stessi bene. Mi sorpresi di me stessa e
risposi autonomamente al dottore. Evidentemente le lezioni di Robert
via skype a qualcosa erano servite, oppure avevo sbattuto talmente
tanto forte la testa, da aver risvegliato il mio cervello dallo stato
catatonico in cui era sempre stato per la comprensione delle lingue
straniere. Robert si voltò compiaciuto facendomi
l’ok con il pollice e strizzandomi l’occhio.
Appresi così che avevo subito un trauma cranico non
commotivo dovuto al fatto che, svenendo, avevo sbattuto la tempia
contro una sedia prima di stramazzare a terra. Il dottore, mi disse che
molto probabilmente lo svenimento, era riconducibile allo stress e che
mi avrebbero trattenuto in osservazione per le prossime 24-48 ore se
non ci fossero state altre complicazioni.
Il resto della serata trascorse tra le telefonate di Robert con,
evidentemente la sua agente, e le mie che cercavo di avvisare Noemi
Valentina e Lucia che stavo bene. Robert mi aveva raccontato di aver
chiamato Lucia con il mio cellulare, per avvisarla
dell’accaduto in un attacco di panico mentre giacevo sul
letto non accennando minimamente a risvegliarmi. Il problema era che
nessuna delle tre aveva il telefono acceso ed io pregai in tutte le
lingue che conoscevo, quindi molto poche, che non avessero fatto
qualche pazzia.
Quando Robert rientrò nella mia stanza, dopo che era uscito
per andare a prendermi qualcosa da bere, aveva la faccia stravolta.
- Che è successo? –
Gli chiesi vedendolo così stralunato.
- Hanno già le nostre foto.
Per adesso circolano su internet, ma domani saranno su tutti i
giornali. – disse sbuffando e buttandosi sulla sedia vicino
al letto. – Hanno preso d’assedio
l’ospedale, sarà un problema uscire o entrare.
–
- Che foto? – Chiesi io colta
dall’agitazione.
- Le foto in aereoporto. A quanto mi ha
detto Steph, la mia agente, non si vede la tua faccia, fortunatamente,
perché mentre ti portavano via con il lettino, ti ho coperta
con il lenzuolo, ma tutti si stanno chiedendo per chi io fossi tanto
preoccupato da arrivare in ospedale in ambulanza sfidando i giornalisti
che invece di solito schivo. –
- Tu che gli hai detto? –
Chiesi.
- Niente. Ma Steph gli ha detto che si
è sentita male una cugina che non vedevo da tempo.
–
- Così adesso sarei tua
cugina? – Chiesi ammiccando e tirandolo verso di me.
– Queste cose però, - dissi tra un bacio e
l’altro – con una “cugina” non
si fanno. –
Erano ormai le nove e trenta e Robert era ancora lì. Dopo
molte preghiere, dato che diceva che comunque non sarebbe potuto
tornare prima di domani pomeriggio dato il casino che era successo,
riuscii a convincerlo ad andare in albergo almeno per farsi una doccia
e riposare, considerato poi che il giorno dopo avrebbe dovuto girare.
Volle comunque lasciarmi anche il numero dell’hotel e il
numero della stanza per sicurezza. Quando rientrai dal bagno, notai una
figure esile, seduta vicino al mio letto.
- Si? – Chiesi credendo fosse
un’infermiera o qualcosa del genere. Quando si
voltò a guardarmi mi raggelai. Tutti avrei pensato di
incontrare, ma lei proprio no.
- Tu sei Giulia, giusto. Piacere Kristen.
– Disse in inglese con un forte accento americano che cercava
di tenere a freno forse per farmi capire, porgendomi la mano.
- Cosa posso fare per te? –
- Vedo che adesso parli
l’inglese. –
- Adesso si. – Risposi io
sedendomi sul letto.
- Veniamo subito al dunque. Cosa vuoi per
sparire? –
- Come scusa? – Chiesi
incredula di avere una conversazione simile.
- Cosa o quanto vuoi per uscire dalla
vita di Robert? –
- Credo che tu abbia visto o girato, non
saprei, troppi film. Ma che razza di domande fai? –
- Senti, tu forse non ti rendi conto. Io
sto facendo un favore a Robert, che evidentemente ha perso
completamente la ragione. Ma pensi veramente di riuscire a stare con
lui? –
- In che senso? – Chiesi non
capendo neanche il senso del suo discorso. Ma che favore a Robert? Se lo
lasciassi farei solo un favore a te! Brutta attricetta da quattro soldi
che non sei altro.
- Lui è un attore famoso, tu
fai cosa, l’impiegata? Lui vive in America e tu in Italia.
Volete due cose diverse. Pensi davvero che a lungo andare lui non ti
odierà per tutti i sacrifici che dovrete affrontare per
stare poco tempo insieme? E la sua carriera poi, subirà dei
colpi tremendi se verrà fuori che adesso sta con una comune
ragazza italiana e che per lei ha rinunciato a me. Le nostre fan ti
faranno a pezzi ed i giornali gli faranno pubblicità
negativa. Così che poi quello che adesso è il
nostro mondo, lo lascerà cadere nel dimenticatoio.
–
Io rimasi a bocca aperta, non sapendo neanche cosa dire poi una voce
interruppe quella “cosa” che stava continuando a
parlare e ad elencare i motivi per cui avrei rovinato Rob.
- Adesso basta così. Tu, esci
subito da questa stanza. Non mi importa chi sei o cosa vuoi, voglio
solo che tu lasci in pace la nostra amica ed esca immediatamente da qui
senza farti mai più vedere se devi sparare soltanto un
mucchio di stronzate! – Urlò Lucia avvicinandosi a
grandi passi al mio letto nel suo perfetto inglese.
- Ecco, magari chiudi anche la porta
quando te ne vai. – Aggiunse Valentina.
Kristen non disse più niente, continuò a
guardarmi malissimo e se ne andò.
- Ma voi che diavolo ci fate qui?
– Chiesi abbracciando Lucia Valentina e Noemi.
- Siamo partite appena Robert ci ha
chiamate. Non potevamo lasciarti qui in balia degli eventi. E ci ha
anche gentilmente offerto il viaggio! – Rispose sorridendo
Noemi. Allora lui
sapeva…..
- L’avete sentita? –
Chiesi rivolgendomi alla porta da dove poco prima era uscita Kristen.
- Tu fregatene di quella, è
solo gelosia. Viviti questa cosa con Robert se ti va. E infischiatene
di tutto. – Rispose Vale gongolante.
Parlammo fino a che un infermiere ci venne a dire che
l’orario di visite si era chiuso da un pezzo e che adesso
avrebbero spento le luci per permettere ai pazienti di riposare. Ci
salutammo dandoci appuntamento per l’indomani mattina.
Quando mi svegliai la testa mi faceva ancora male e appena riuscii ad
aprire gli occhi vidi Fabio seduto accanto al letto. Ma non poteva
essere lui. Che diavolo ci faceva lui a New York?
- Buongiorno bell’addormentata.
–
- E tu che diavolo ci fai qui?
– Chiesi tirandomi su e guardandolo in cagnesco.
- Ho saputo, da Mirko, il fratello di
Valentina, che le ragazze erano venute qui perché tu eri in
ospedale e così sono venuto subito per vedere come stavi.
–
- Adesso ti importa di come sto?
–
- Giulia, avanti, non fare la scema. Mi
è sempre importato di te. – Disse carezzandomi con
l’indice il braccio.
- Allora forse, sono io che non ho colto
la cosa. – Dissi sarcasticamente ritraendomi da quel gesto.
Non volevo che mi toccasse.
- Senti, io sono qui perché
devo dirti una cosa. Ho capito che mi manchi. Che senza di te non posso
stare, voglio te Giulia, voglio tornare con te. –
- E ti ci sono voluti 2 anni di
lontananza e di rapporto con quella Aurora a capirlo dopo 8 anni
insieme? –
- Non fare così Giulia, lei
non c’entra niente. Contiamo solo io e te e il fatto che
voglio passare il resto della mia vita con te. – Mentre Fabio
continua a dire queste stupidaggini lo vidi frugarsi in tasca dalla
quale estrasse una scatolina. Si inginocchiò di fronte a me
facendomi la fatidica domanda – E’ per questo che
ti chiedo, vuoi sposarmi? –
Silenzio. Silenzio per un periodo di tempo che ancora non so
quantificare. Poi provai un senso di sollievo.
Mi sentivo sollevata perché avevo capito che non provavo
più niente per lui e che, quella proposta, non la volevo da
lui. Certo neanche da Robert, al momento, ma questo era un altro
discorso.
- Ma sei fuori? – Chiesi
cercando di trattenermi dal ridere. Fu proprio allora, con Fabio ancora
inginocchiato e io che gli stavo praticamente ridendo in faccia che,
Noemi Vale e Lucy entrarono nella stanza.
Non fu semplice spiegargli l’accaduto, ma, mentre Fabio stava
ancora lì con quella faccia da cane bastonato che era tanto
bravo a fare, Vale ricevette la telefonata di suo fratello che gli
spiegava quali fossero le vere intenzioni di quel gran pezzo di cretino
con cui avevo condiviso otto anni della mia vita. Quando Mirko si era
fatto scappare il nome, Robert Pattinson, il gran genio aveva pensato
bene di creare un triangolo nel quale lui recitava la parte del
fidanzato tradito, e di vendere la storia ai giornali in modo da
ricavarci qualche soldo dato che la sua azienda di
pubblicità, non stava vivendo un gran periodo. Per dirla
tutta, era indebitato fino all’osso e aveva confidato al
fratello di Vale di voler tentare questa ultima chance. Lui
però non approvava e appena si era reso conto che Fabio
faceva sul serio dato che a lavoro gli avevano detto che era andato a
New York per un lavoro, aveva subito chiamato la sorella. Quasi a calci
fu cacciato anche lui dalla mia stanza.
Poco dopo entrò Robert in camera con uno sguardo strano,
come perso nel vuoto. Le mie tre amiche capirono che non era il caso di
trattenersi ulteriormente e si dileguarono dandomi appuntamento per il
pomeriggio. Robert sospirò, si mise seduto sul mio letto e
appena incrociò il mio sguardo iniziò a parlare.
- Ho sentito tutto Giulia. Ho visto Fabio
poco fa. –
- E? – Chiesi non capendo
perché avesse quella faccia.
- Ecco, credo che dovresti accettare. Tu
lo hai amato tanto e sei stata tanto male senza di lui. Adesso lui
può darti quello che hai sempre desiderato, cioè
una casa, un matrimonio, una famiglia. Io al momento no. Sarebbe da
pazzi. Troppo presto. – Rimasi di sasso. Forse si era perso
il motivo per cui Fabio me lo aveva chiesto.
- Robert.. –
- Aspetta, lasciami finire. Viviamo in
due continenti diversi, facciamo parte di due mondi diversi, io non so
se e quando sarò pronto ad offrirti ciò che hai
sempre desiderato. Non voglio vederti soffrire e non voglio saperti
perennemente ad aspettarmi. – Concluse e mi fissò.
Mi sembrava di risentire le parole di Kristen “volete due
cose diverse” tra le sue. E forse era proprio
così. Magari la sera prima l’aveva rivista ed
aveva capito l’errore che aveva fatto indipendentemente dalla
proposta assurda di Fabio.
- Non ti rendi conto di quanto sto
soffrendo adesso? Lo sapevo, non dovevo permettere al mio cuore di
battere di nuovo. Non dovevo proprio affezionarmi così a
qualcuno, e poi ad un attore…. Hai recitato bene la tua
parte, ti daranno sicuramente l’oscar per questa tua
interpretazione. – Gli urlai contro con le lacrime agli
occhi. – Adesso però, vattene. Ho bisogno di stare
sola. Devi lavorare, vai e non pensare a me. Ancora non abbiamo
superato alcun limite infondo. Ci sono stati solo dei baci e quelli, si
dimenticano in fretta. Ti ho promesso che saremo rimasti comunque
amici. Io mantengo le promesse. Adesso però vai. - Avrei
voluto morire invece di pronunciare quelle parole ma era per il suo
bene e per il mio. Sentendogli dire quanto aveva detto, mi ero convinta
anch’io che non potevamo vivere quella storia
perché sicuramente sarebbe stata troppo complicata e anche
con tutto l’impegno possibile a lungo andare avremo finito
per non sopportarci a vicenda per via di tutti i sacrifici che comunque
saremo stati costretti a fare per stare insieme. Abitavamo in due
continenti diversi, anche solo per trovare il tempo di stare insieme
sarebbe diventata un’impresa titanica. Aveva ragione Kristen,
ero stata una stupida anche solo a pensarci.
- Mi dispiace. Davvero. Adesso
però devo andare, ero venuto a dirti che ci stavamo
preparando per girare le ultime scene del film oggi, dato che tra due
giorni devo tornare a Los Angeles con il volo delle 21. –
- Certo, non ti preoccupare. Vai.
– Dissi distogliendo lo sguardo.
- Ok però fammi sapere quando
ti dimettono. E chiamami dall’aereoporto prima di partire, va
bene? –
- Robert, davvero farò tutto
quello che mi hai detto, adesso però vai. – Dissi
cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ci guardammo intensamente negli occhi consapevoli che probabilmente non
ci saremo rivisti per molto tempo, o forse mai più. Anche se io ti vedrò
nei tuoi film, pensai. Le sue parole continuavano a
rimbombarmi negli orecchi “ti voglio nella mia
vita” ed io stupida che ci avevo creduto.
Quando uscì scoppiai in un pianto liberatorio che fu
interrotto da Noemi Valentina e Lucia che mi si avvicinarono
e mi abbracciarono cercando di farmi calmare anche per farsi
raccontare l’accaduto.
La giornata trascorse tra le chiacchere e le tre
“pazze” scatenate che facevano di tutto pur di non
farmi pensare a lui. Mi dicevano di stare tranquilla, perché
comunque erano convinte che lui sarebbe tornato sui suoi passi se solo
io avessi trovato il coraggio di raccontargli la verità
sulla proposta di Fabio e anche del colloquio con Kristen. Tutte le mie
certezze però, si erano sgretolate quando lui aveva detto
quelle parole. E tutto quello che era riuscito a scatenare in me, stava
facendo inesorabilmente marcia indietro. Mi sentivo tradita. Anche se
la colpa era solo mia. Ero io che glielo avevo permesso dicendogli che
ero pronta a qualsiasi tipo di relazione lui avesse voluto
intraprendere. Me la dovevo prendere solo con me stessa che mi ero
illusa. Certo lui aveva dato il suo contributo dicendomi che aveva
deciso che mi voleva nella sua vita come ragazza appena il giorno
prima, ma evidentemente non sentiva per me un legame così
intenso come aveva detto. O semplicemente i nostri baci non gli avevano
fatto scattare nessuna molla.
La notte fu veramente dura dormire. Robert e il suo sguardo,
non facevano altro che comparirmi davanti agli occhi e prendere sonno
mi sembrava diventato impossibile.
Evidentemente poi, la stanchezza doveva aver fatto il suo corso,
perché la mattina successiva mi svegliai sentendo una voce
chiamarmi. Era quella del dottore che venne a consegnarmi la lettera di
dimissioni raccomandandomi comunque, riposo assoluto per almeno due
giorni.
Raggiunsi le ragazze in albergo in taxi. Mentre viaggiavo non riuscivo
a vedere niente dal finestrino, avevo solo la sua immagine davanti agli
occhi. E pensare che avevo sempre desiderato visitare New York e i suoi
grattacieli. Arrivata in hotel, nonostante dove fossimo, Noemi Vale e
Lucy decisero di passare la giornata con me. Avevo anche provato a
convincerle che stavo bene e che potevo uscire, ma non
vollero assolutamente sentire ragioni. Uscimmo da
quell’albergo verso le sei del pomeriggio, per raggiungere
l’aereoporto dove avremo preso l’aereo per
rientrare in Italia con il mio cuore che era tornato di nuovo dolorante.
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Capitolo 10 *** Viaggio di ritorno e ritorno ***
Salve a tutte. Sono di nuovo ad aggiornare.
Innanzi tutto voglio dire a Daly1902 che ha ragione. Hai perfettamente
ragione. Lo so, ti capisco. Anch'io non commentavo spesso prima di
provare a scrivere qualcosa, ma adesso mi rendo conto che l'insicurezza
è una brutta bestia. Se non si ha un parere a volte puoi
pensare, come è successo a me, di non essere abbastanza
brava o che la storia non è interessante. Dicevo che avrei
considerato l'eventualità di interrompere la storia solo nel
caso non fossi stata considerata all'altezza di portarla avanti.
Detto questo, ti ringrazio vivamente di avermi fatto riflettere. La
concluderò sicuramente, anche solo per puro piacere
personale.
Che altro dire, ah sì. Come sempre grazie a chi legge e chi
l'ha inserita tra le seguite, le preferite e le ricordate. (poche ma
buone!).
Buona lettura.
Capitolo 10. Viaggio di
ritorno e ritorno
In aereoporto, come promesso, chiamai Robert ma dopo nove squilli
decisi di riattaccare. Evidentemente
starà ancora girando, pensai. Oppure non vuole sentire la mia
voce. Decisi di scrivergli un sms, giusto per dimostrargli
che ero disposta a continuare la nostra amicizia:
“Sono in
aereoporto, ti ho chiamato ma non mi hai risposto. Divertiti e ricorda
che comunque vada ciò che mia hai regalato è
stato meraviglioso. Sei speciale Rob, non roviniamo tutto cerchiamo
davvero di restare amici. Ti voglio bene.”
Ok l’ho
scritto, inviato e salvato. Perché ho la sensazione che non
lo vedrò più?
Durante il volo di ritorno, Vale Noemi e Lucia continuavano a ripetermi
che avevo sbagliato a non raccontargli tutto, compresa la comparsata di
Kristen. E poi che non potevamo gettare tutto al vento in questo modo
perché l’espressione di felicità che
avevo in viso quando ancora non era successo l’impensabile
con Fabio, non era una cosa da sottovalutare. Loro dicevano che anche
nel suo sguardo, per quel poco che l’avevano visto,
c’era qualcosa di importante. Lucia insisteva nel dire che
quando l’aveva chiamata raccontandogli il mio malessere con
conseguente ricovero, la sua voce era veramente preoccupata.
- Si ma lui fa l’attore – fu il mio commento
- è abituato a far finta di provare intensamente
qualcosa per qualcuno. L’unica cosa che non mi spiego
è perché fingere con me. Lui non mi è
mai sembrato cattivo e prendersi gioco così di me
può solo essere cattiveria soprattutto perchè
sapeva quello che avevo passato –
- Non hai mai pensato che non fingeva? – Mi disse
Noemi.
A quelle parole sobbalzai. Forse aveva ragione lei. Lui non fingeva,
aveva solo paura di farmi soffrire perché non si sentiva
pronto a darmi ciò che avevo sempre desiderato. Ed io poi
non gli avevo detto tutta la verità. Forse non sarebbe
cambiato niente, o magari sarebbe cambiato tutto. Come potevo saperlo?
Quando arrivammo a Pisa accesi il telefono e immediatamente
arrivò un messaggio:
“Ti voglio
bene anch’io, anzi più che bene, ma non
importa…..”
Cosa? Come? Ma che diavolo stava dicendo? Non importa? Come non
importa? Si che è importante! Dopo tutto questo tempo mi ero
di nuovo concessa di affezionarmi a qualcuno e lui diceva non importa
solo perché credeva che fosse ancora troppo giovane per
darmi tutte quelle cose che gli avevo sempre detto di desiderare. Lui
non si sentiva ancora pronto a tutto questo. Effettivamente aveva solo
23 anni come poteva sentirsi pronto per assumersi un impegno con me?
- Potrebbe avere tutte le donne che vuole e io me lo lascio scappare
senza neanche provarci? Che idiota che sono, ho gettato via una cosa
che poteva essere meravigliosa solo perché credevo che non
fosse possibile che i desideri o i sogni, anche quelli più
irrealizzabili, si potessero avverare. – Mi lasciai sfuggire
a voce alta.
- Vedi che avevo ragione – fu
il commento di Valentina.
- Finalmente! – disse Lucia.
- Andiamo alla biglietteria, subito!
– Urlò Noemi.
- Perché? – chiese
Valentina mentre noi 3 stavamo già correndo verso la
biglietteria. – Aspettatemi – Gridò.
Alle 5 del pomeriggio ero di nuovo a New York e salivo su un taxi in
direzione dell’albergo dove Robert alloggiava. Occupai il
tempo in auto per telefonare ad Andrea e dirgli che avevo ancora
bisogno di almeno un paio di giorni di ferie, non si sa mai mi
dissi, perché ancora non mi ero del tutto ripresa dalla
botta alla testa. Accampai questa scusa come se fosse la
verità. Evidentemente dovevo essere stata convincente
perché lui addirittura mi offrì di prendermi
tutta la settimana e di non riprendere l’aereo prima di 2
giorni. Con la testa
non si sa mai, fu il suo commento. E poi Lucia lo aveva
già avvisato, quindi fu tutto più semplice.
Di nuovo guardavo fuori dal finestrino e di nuovo non vedevo niente che
non fossero gli occhi di Robert. La grande mela mi stava passando
davanti per la seconda volta in due giorni ed io non riuscivo neanche a
vederla perché ero troppo presa a contemplare qualcosa, anzi
qualcuno, di assolutamente più meraviglioso.
Arrivata all’hotel mi feci indicare dove avrei potuto trovare
la stanza 411 alla reception. La ragazza prima mi chiese se il signore
mi stesse aspettando. Io gli dissi che sapevo chi alloggiava in quella
stanza e che ero solo un’amica che voleva fargli una
sorpresa. Evidentemente dovevo essergli rimasta simpatica,
perché non fece altri problemi e mi indicò la
camera.
Sapevo che avrebbe preso l’aereo per Los Angeles delle 21.
Erano le 18 quindi lui senz’altro doveva essere ancora
lì. Arrivata alla porta presi fiato una volta, la seconda e
ancora la terza per trovare la forza di bussare e correre incontro al
mio destino.
Alla fine mi convinsi a bussare. O così mi sembrava di fare
ma non sentivo alcun suono. Mi ritrovai a guardare la mia mano alzata a
pugno chiuso pronta al gesto, ma il polso non si piegava e tutto
l’avambraccio andava avanti e indietro senza farmi toccare la
porta con le nocche delle dita e quindi senza ottenere
l’effetto voluto. Ok
un ultimo respiro e poi basta, si bussa! Mi imposi
scrollandomi le spalle. D’impeto mi costrinsi a battere su
quella povera porta e alla fine sembrava quasi che mi ci stessi
accanendo. Credo possa bastare pensai.
Quando la porta si aprì spuntarono subito quei suoi
occhi cielo.
- Ma che ci fai qui? – Furono
le prime parole che mi rivolse mentre un sorriso gli stava comparendo
sul suo bellissimo viso.
- Robert almeno proviamoci, ti prego.
E’ tutto vero quello che mi hai detto in ospedale,
però se non ci proviamo non sapremo mai come sarebbe potuta
andare. Fabio è venuto a fare la sua proposta solo
perché voleva guadagnare un po’ di soldi con il
tuo nome. La sera prima anche Kristen era venuta per dirmi di lasciarti
in pace. Ed io non voglio da te la promessa che mi sposerai, voglio
solo provare a far parte della tua vita Robert, tu mi hai fatto tornare
a vivere. –
D’impeto gli gettai le braccia al collo e con la bocca andai
a cercare immediatamente le sue labbra che dapprima si unirono alle mie
con timore e che poi però si fecero sempre più
sicure. Mi sentii avvampare, era come se fino a quel momento non avessi
baciato veramente qualcuno, come se tutti gli uomini che avevo avuto
prima non mi avessero mai veramente baciata perché nessuno
mi aveva mai toccato l’anima come aveva fatto lui. Non era il
nostro primo bacio, ma questo era sicuramente quello più
consapevole.
Non appena il bacio finì, e più per
un’esigenza di riprendere fiato che perché volessi
effettivamente staccarmi da lui, incrociai il suo sguardo completamente
euforico e nonostante mi fossi preparata almeno altri duemila discorsi
tutto quello che mi uscì fu – Non voglio smettere
di baciarti, hai un sapore così buono – dissi
mordendomi le labbra. Lui sorrise e io mi rigettai su di lui che con un
risolino mi aprì le braccia e mi accolse nuovamente in un
bacio inarrestabile. Mi cinse i fianchi mi attirò a se e mi
trascinò sul letto sussurrandomi – non te ne
andare mai più. –
In poco tempo ci ritrovammo nudi. Lui accarezzava e baciava ogni
singolo centimetro della mia pelle ed io facevo altrettanto. I nostri
occhi rimanevano incollati gli uni agli altri ed io mi sentivo
completa. Per la prima volta in vita mia mi sentivo piena di vita e
appagata. Quanto lui entrò in me, provai il piacere
più grande che avessi mai provato. Le farfalle nello stomaco
volavano libere ed io non potei fare a meno di sorridere.
- Perchè ridi? - Mi chiese in un sussurro.
- Sono felice. - Riuscì a dirgli prima di baciarlo
nuovamente e farmi travolgere da tutte le emozioni che stavo provando.
Non so quanto tempo passò ma in un attimo di
lucidità mi convinsi a pensare. Cavolo lui doveva partire.
Così mi ritrovai a chiedergli tra un bacio e
l’altro – Ma non avevi un aereo per Los Angeles
alle nove? –
Lui dapprima mi fissò con aria stupita e poi
iniziò a ridere come se gli avessi chiesto la cosa
più divertente del mondo.
- Tesoro l’aereo è
domani ma senza di te non vado da nessuna parte. – Arrossii e
d’un fiato sbottai.
- Non sentirti costretto di niente anche se sono qui adesso con te non
voglio che tu ti senta impegnato perché ti ho sempre detto
che non mi sarei lanciata in nessuna relazione di cui non avessi la
certezza. Anche perché l’unica certezza
è la morte e sono stata proprio una stupida a credere di
potermi astenere da qualsiasi emozione solo per paura di rimanere
scottata un’altra volta. Lo so che ancora non sei pronto per
una relazione improntata sul matrimonio, neanche io lo
sono….– Ecco che ricominciavo a parlare a raffica. Ma perchè quando
sono nervosa non riesco assolutamente a connettere?
Lui mi mise l’indice sulle labbra per interrompere il mio
farneticare e mi guardò come se mi vedesse per la prima
volta.
- Non rimarrai scottata con me. Adesso che ti ho provato l’ho
capito, so che non posso rinunciare a te perché veramente
sei la mia unica ragione per restare con i piedi per terra e non voglio
tornare ad essere o fare ciò che facevo prima di conoscerti,
quello non ero io. Ero solo un prodotto delle aspettative degli altri.
Non voglio solo fama e divertimento, voglio i sentimenti veri per delle
persone vere perché sono le relazioni personali tra esseri
umani che ci differenziano dagli animali. – Riprese un attimo
fiato guardandomi negli occhi per vedere la mia reazione e
continuò – Adesso che ho capito quello che voglio
essere non ti permetterò di andartene perché sei
tu che mi rendi migliore. Tanto che dopo tutti i messaggi e le chiamate
che ci siamo fatti in quei mesi che non ci siamo visti, quando
finalmente ti ho convinta a venire a New York per chiarirti le mie
intenzioni, il regista mi ha detto che sembravo rinato, anzi no
sembravo proprio un altro. E’ stato in quel momento che ho
capito di amarti. –
Trasalii. Cosa aveva detto? – Che hai detto? –
- Ho detto che è stato in quel
momento che ho capito di amarti. Hai capito bene, ti amo e tu non ci
puoi fare proprio niente per impedirmelo. – Disse scandendo
ogni parola.
Oddio l’ha
ridetto, non è possibile. Forse non si era reso
conto chi aveva davanti, forse stava pensando ancora a Kristen, non può davvero dirlo
a me.
– Ma cosa stai dicendo? – Dissi abbassando
immediatamente lo sguardo. Dovevo impedirmi di crederci, non era una
cosa possibile, ero andata lì solo per vedere come andava e
anche se anch’io mi ero resa conto solo in
quell’istante dell’intensità dei miei
sentimenti, non sapevo se sarei riuscita ad amarlo come lui meritava
perché non ero ancora convinta di potermi fidare degli
uomini in generale e lui lo sapeva.
Mentre ero assorta in questi pensieri una mano mi toccò una
guancia e scivolò giù sotto il mento per farmi
alzare lo sguardo. Mi incantai nei suoi occhi accesi di passione.
- Io sono diverso dagli altri, ormai
dovresti averlo capito. Puoi fidarti di me. –
Non riuscii a dire niente, i suoi occhi mi avevano stregata e tutto
ciò che dissi fu – Ti amo anch’io.
– E ci gettammo l’uno nelle braccia
dell’altro.
La notte trascorse in un lampo e il nostro amarci fu interrotto solo da
una telefonata, ad un ora che non mi riuscì decifrare, da
Steph che evidentemente gli ricordava l’imminente partenza.
Lui parlò con lei in fretta cogliendo l’occasione
per andare in bagno e quando tornò da me mi
guardò come se fossi un miracolo.
Era come se tutto l’universo fosse scomparso e che
esistessimo solo noi due. Quando mi toccava, quando mi baciava quando
solo mi guardava mi sembrava di vivere in paradiso. Lo abbracciavo e lo
stringevo neanche fosse un premio. Ci addormentammo abbracciati sotto
le coperte e fu la notte più bella di tutta la mia vita.
Finalmente ero riuscita a dormire come non facevo dai tempi in cui
nessuno mi aveva spezzato il cuore. Finalmente mi godevo appieno il
momento, riuscivo sul serio ad apprezzare ciò che avevo.
Ed avevo molto, forse troppo davvero. Mi chiedevo cosa avevo fatto per
meritarlo. Ero stata infinitamente buona? Forse no, non era sicuramente
per quello. Avevo lottato contro me stessa per ottenere ciò
che avevo sempre desiderato? Era una possibilità. Avevo
avuto una fortuna sfacciata? Ecco questo si, mi convinceva molto di
più. Poteva essere solo per questa ragione che oggi potevo
aprire gli occhi sul mondo con uno sguardo nuovo abbracciata a colui
che avevo amato dal primo momento inconsciamente ma che soprattutto mi
aveva amata nonostante tutto e tutti.
Lui era tutto quello che una donna poteva desiderare: bello da togliere
il fiato, romantico come nei film (anche perché ne girava
parecchi) infinitamente buono e intelligente.
Proprio mentre questi pensieri fluttuavano nella mia mente lo strinsi
ancora di più a me. Ero completamente assuefatta dal suo
odore e non riuscivo a stancarmi dal contemplare il suo fisico
scultoreo. Improvvisamente mi sentii avvampare come la sera prima da un
ondata di calore. Oddio
che mi prende? Lui dorme inerte vicino a me ed io mi emoziono
così? Ero proprio imperdonabile. Lo scrutai
attentamente, guardando quel suo viso angelico e mi scoprii a mordermi
le labbra ed a toccare le sue con un dito. Erano così
invitanti, così morbide…..
Lui si mosse e aprì gli occhi. L'avevo svegliato. Adesso si
sarebbe arrabbiato? Erano solo le 5 del mattino. Le 5 del mattino?! Oddio sono
una pazza. Non c’era altra spiegazione, ero
proprio una pazza furiosa. E lui avrebbe finito per rendersene conto.
Vido comparire sul suo volto disteso un fantastico sorriso e quegli
occhi azzurri che mi avevano subito rapita del colore così
simile al mare quando diventa più profondo in quelle isole
paradisiache.
- Buongiorno. – mi sentii dire.
- Buongiorno! - Risposi abbassando lo
sguardo. – Ti ho svegliato? Scusa tanto non volevo davvero,
dormivi così bene. – E dopo un attimo
d’esitazione confessai - E’….,
è che non ho resistito ecco. –
- Tranquilla amore, non potevo avere
risveglio migliore. – Disse tirandosi su e carezzandomi i
capelli con la mano scendendo poi fino alla guancia per toccarmi le
labbra con un dito proprio come avevo fatto io un secondo prima.
– E poi non voglio sprecare neanche un minuto per dormire in
questa nostra prima notte! Perché è notte ancora,
giusto? –
Mi ha davvero chiamata
amore?
Si avvicinò guardandomi sempre più intensamente
mentre io sapevo già dove voleva arrivare e arrossii
immancabilmente ma trovai la forza di sporgermi verso di lui a mia
volta finchè le nostre labbra si incontrano e si incastrano
come se facessero parte di un puzzle.
Il suono della sveglia quasi mi fece sobbalzare. Ma non era ancora
troppo presto? Erano le 5 cinque minuti fa. Poi i miei pensieri
andarono in tutt’altra direzione. Cavolo e adesso?
Come diavolo potevo farlo andare via proprio ora? Non volevo.
I miei pensieri furono interrotti dalla sua dolcissima voce.
– Amore che c'è? Cosa stai pensando? Hai lo
sguardo fisso. –
Cercai di distogliere lo sguardo, non sapevo se confessare o no ma poi
d’impeto mi decisi.
- E’ che non so come fare a lasciarti andare proprio ora che
ti ho trovato! – dissi. Mi sentivo in colpa. Adesso mi
avrebbe odiata perché non riuscivo a mandarlo via. No,
questo non dovevo farlo. Mi stavo accanendo in tutti i modi possibili e
immaginabili con me stessa mentre lui mi stava osservando divertito.
– Non ti ho detto che non sarei andato da nessuna parte senza
di te? – Accennò sorridendo. - Ieri sera quando mi
è arrivata quella telefonata che ci ha interrotto, -
guardavo in alto con un sorrisino per non far notare il mio imbarazzo
– ho chiesto a Steph di prenotare un biglietto in
più per te per Los Angeles. Non avevi sempre sperato di
andarci? Adesso sarà il mio turno per farti da
“cicerone” come mi hai detto tu quando ci siamo
incontrati! Ti dispiace? –
Mi guardava con quel suo sguardo da gran spaccone, come se avesse detto
la cosa più normale del mondo.
- No Rob, come può dispiacermi! – sprizzavo gioia
da tutti i pori.
Proprio in quel momento lo squillo del telefonino mi fece riprendere
contatto con la realtà.
– No, è mia madre. Cosa cavolo le dico? Io non
rispondo. –
- Dille semplicemente che sei con me no? –
- Certo come se farle una simile rivelazione sia una cosa da niente. Mi
chiederebbe Robert chi? Ma che diavolo dici? Che ci fai a New York? Sei
impazzita? E il lavoro? Fidati è meglio che non rispondo
adesso, magari più tardi la chiamo per dirle che parto per
Los Angeles, è più semplice, dammi retta! -
- Rapporti complicati? –
- Diciamo non semplici. Mi baci adesso
però che mi mancano le tue labbra? –
Appena finita la frase lui si gettò su di me con un impeto
che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni.
Passammo tutta la giornata a letto, alzandoci solo per mangiare. Dopo
l’ennesimo pisolino guardai l’orologio, erano quasi
le sei e se l’aereo partiva alle nove, dovevamo comunque
muoverci. O no? Mi voltai verso di lui, che dormiva a pancia in
giù in modo del tutto rilassato. Cominciai a carezzargli le
spalle che erano rimasta scoperte dal lenzuolo che lo avvolgeva. Lui si
mosse ed aprì lentamente gli occhi. Si avvicinò
per baciarmi e riniziò ad accarezzarmi la schiena. Aveva
già scoperto il mio punto debole.
- Rob ma non dobbiamo iniziare a preparaci se vogliamo prendere
l’aereo delle nove? Sono le sei. –
Mi rispose mentre continuava a baciarmi sul collo. - Usciremo alle
sette, per la prima classe non importa essere lì due ore
prima e poi la coda per il Check in non me la fanno fare. –
- Perché no? – Gli chiesi.
- Se non vogliono che si blocchi tutto, è meglio
che mi facciano passare da una corsia preferenziale. - Si rese conto da
come lo guardavo che non capivo - Per i fan dico, se mi riconoscono non
mi faranno andare da nessuna parte. – Proseguì. Ah, si certo ovvio.
- Allora abbiamo tempo per farci una bella doccia no?
– A quelle parole lui mi guardò un po’
storto.
- Ti sei già stancata di me? – chiese. Ma come
diavolo gli veniva in mente. Sarebbe stato possibile? Assolutamente no.
– Io intendevo insieme. – Gli risposi con
l’aria più ammiccante possibile mentre mi dirigevo
verso il bagno.
Sei mesi
dopo…….
- Amore? Amore? Amore svegliati.
– Sentii la sua voce in lontananza e la sua mano carezzarmi.
- Siamo arrivati? – Chiesi
ricordandomi la destinazione del nostro volo.
- Si tesoro, Londra ci aspetta.
– Ed anche i suoi, pensai colta improvvisamente
dall’ansia.
- E se non dovessi piacergli? –
- Perché dovrebbe succedere,
scusa? –
- Mi hai sempre detto che tua madre
adorava Kristen, magari mi vede come una spacca famiglie….-
Dissi mentre afferravo il mio bagaglio a mano.
- A mia madre piace chiunque sa rendermi
felice e Kristen non lo faceva più già da un
po’ e lei se ne era resa conto prima di me. Quindi rilassati
ok? –
- Come vuoi. Quando poi dovrai incontrare
i miei vorrò vedere come ti comporterai. – Dissi
sogghignando.
Ci dirigemmo così al ritiro bagagli in attesa del fatidico
incontro.
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Capitolo 11 *** Welcome to London ***
Ciao a tutte. Aggiorno anche oggi
perchè poi la prossima settimana non potrò farlo.
Innanzi tutto rispondo alle recenzioni:
Daly1902 Grazie
per il commento e per i complimenti. Hai ragione, male male
scriverò per me stessa. Spero che il capitolo ti piaccia.
AnnaDaiCapelliNeri Che
bello! Sono contenta che hai letto la mia storia e effettivamente
quello che volevo ottenere con Rob, era proprio farlo apparire molto
british, quindi sono contenta che ti sia arrivato il messaggio. La mia
Kristen effettivamente fino ad adesso, per esigenze di copione, non
è stata molto simpatica. A me lei piace abbastanza nella
realtà e ancora devo decidere che piega fargli prendere
nella storia. Tu che dici? Giulia è allo stesso tempo
fragile e forte. E' un pò camaleontica, si adatta alle
situazioni. Spero con il seguito di farlo capire meglio e che questo
capitolo ti piaccia.
Ok, fatto questo, ringrazio le seguite, le ricordate e le preferite.
Che bello siete aumentate, sono troppo felice.
Ringrazio ovviamente anche le lettrici silenziose.
Che altro dire, buon ferragosto! Ma soprattutto buona lettura!
Un bacio, Sabry
Capitolo 11. Welcome to
London.
Mentre attendevamo al ritiro bagagli, due uomini che sembravano due
colossi vestiti in completo scuro, ci si avvicinarono. A Rob
uscì un sospiro.
- Che c’è?
– Chiesi.
- Loro sono le mie guardie del corpo.
Sicuramente i paparazzi sono in agguato e devono aver saputo del nostro
arrivo. Avrei voluto portarti con la mia auto a casa mia, ed avevo
anche preso accordi per farmela trovare qui fuori, evidentemente Steph
non ha ritenuto sicura la cosa e ha mandato loro a prenderci.
– Disse indicando i due armadi che si avvicinavano.
- Dai va bene così.
Dovrò abituarmi prima a poi al caos totale no? –
Gli chiesi ridendo.
- Si…..certo. La mia era solo
un’idea. – Disse sconsolato.
- Quindi prima andiamo a casa tua giusto?
– Chiesi avvolta dall’ansia.
- Giulia, vuoi calmarti? I miei non
mangiano ok? Sono persone comuni. Fossi in te mi preoccuperei di
più di andare da me….. –
- Perché? – Chiesi
corrugando la fronte.
- C’è Tom.
–
- Ma non avevi detto che era fuori
città perché stava girando un film? –
domandai allarmata. Tom era il suo migliore amico. Si conoscevano fin
da piccoli e conoscere lui, forse mi innervosiva ancora di
più dei suoi genitori. Per Rob la sua opinione era molto
importante. Erano cresciuti insieme, avevano condiviso molte
esperienze, se non piacevo a lui ero fritta.
- Si certo. Non ci sarebbe stato se
fossimo partiti la prossima settimana come ti avevo detto, ma, partendo
oggi, condividerà con noi due giorni. Mi ha detto che non
vede l’ora di conoscerti. Non sei contenta? –
- Certo! – Come no. E se non
dovessimo piacerci?
- Signor Pattinson bentornato. Signorina.
Da questa parte prego. – Disse uno dei due energumeni
facendoci strada.
- Jack, Paul. Ben trovati. Lei
è Giulia. Vi ha mandato Steph? – Chiese Rob.
- Si. Per sicurezza. Deve aver combinato
un bel disastro in Italia per generare tanto fermento. –
Rispose quello che aveva parlato prima e che ancora non avevo capito se
era Jack o Paul.
- Fermento? –
Domandò Rob impallidendo.
- A tutte le uscite
dell’aereoporto ci sono fotografi pronti a colpire.
– Rispose l’altro.
- O cavoli! – Fu il mio
commento. I tre uomini rallentarono un attimo il passo e mi guardarono
accigliati.
- Comunque siamo riusciti a trovare una
via di fuga dalle uscite dei dipendenti. C’è una
macchina che ci aspetta proprio lì. Però per
quello che riguarda la strada che dobbiamo percorrere per arrivarci non
abbiamo potuto niente. La polizia ci darà una mano ma
sicuramente ci sarà un bel frastuono. –
- Bene Jack. – Disse Rob
guardandomi. Almeno adesso avevo capito quale dei due era
l’uno e quale l’altro. Jack era quello che ci
precedeva mentre Paul l’altro. – Giulia mi senti?
–
Che mi ero persa? Stavo
riflettendo e non ho sentito niente.
- No scusa, era sovrappensiero. Dimmi.
–
- Tutto bene? – Mi
domandò premuroso.
- Si Rob. Tranquillo. Se sono con te
andrà tutto bene. Che stavi dicendo? –
- Dicevo che mi dispiace se non
potrò regalarti un compleanno tranquillo, forse avevo fatto
meglio ad evitare di rispondere a quella giornalista in Italia.
–
- Tesoro mio, non devi preoccuparti.
Vedrai che ce la farò a reggere tutto.
L’importante è che non mi lasci mai la mano. E poi
sono felice di non dovermi più nascondere anche se fino ad
oggi non è stato necessario dato che ci siamo visti
praticamente sempre in incognito. –
- Spero solo che tu sia pronta
all’inferno di flash. - Proseguì Rob sorridendo
amaramente.
- Io sono pronta a tutto per te. Lo sai.
– Risposi avvicinandomi e baciandolo lievemente sulle labbra.
Nonostante tutta la preparazione che mi avevano fatto Rob e le sue due
guardie del corpo però, non avrei mai potuto neanche
lontanamente immaginare la confusione che c’era
all’uscita del ritiro bagagli. Eravamo passati da una calma
totale ad un brusio di domande e di macchine fotografiche intente a
scattare in un lampo. Era bastato aprire la porta e ci eravamo tuffati
in caos allucinante.
- Benvenuta ufficialmente nel mio mondo.
– Mi sussurrò Robert all’orecchio con
gli occhi tristi.
Io mi strinsi a lui e, indossati gli occhiali da sole, attraversammo
mano nella mano tutta la coltre di giornalisti che ci stava aspettando.
Le domande che facevano si potevano riassumere in una sola. Chi è la ragazza al
tuo fianco Rob? Non rispose a nessuno. Proseguimmo
entrambi con lo sguardo basso seguendo Jack.
Quando finalmente entrammo in macchina, mi accasciai sul sedile
posteriore dell’auto, appoggiandomi alla spalla di Rob.
- Credo che dovresti richiedergli i danni
per la perdita della vista. – Commentai sorridendo.
– Non ci vedo niente. Tu? Come va? –
- Per me è normale. Tu come ti
senti? –
- Su di giri. – Mi sentivo
davvero così. Certo non doveva essere semplice vivere in
quel modo perché non dovevi mai avere un attimo di privacy.
Però per alcuni lati era stato anche divertente. Tutti ci
seguivano e non facevano altro che chiedere chi fossi. Ma non
perché non sapevano il mio nome, dato che avevano provato
anche a chiedere a me; no, volevano solo sapere quale tipo di rapporto
ci legava.
Dopo un’ora di auto, ci ritrovammo davanti a casa sua.
Stranamente non avevamo incontrato alcun fotografo o giornalista strada
facendo. Robert però continuava a guardarsi in giro, anche
mentre stava scaricando le valigie. Dopo aver salutato Paul e Jack mi
decisi ad intervenire per cercare di placare quei suoi sguardi
preoccupati che andavano da una parte all’altra della strada
in cerca dei paparazzi.
- Vuoi darti una calmata? – Gli
dissi.
- E’ che mi sembra strano che
ancora non ci siano i giornalisti anche qui. –
- Oramai il danno è fatto, no?
–
- Che danno? – Chiese non
capendo.
- Bè, ormai sanno chi sono.
Quindi? –
- Quindi? – Mi fece eco lui
sempre più confuso.
- Quindi aspetteranno solo una tua
dichiarazione. Prima
non hai risposto a nessuno.
Hai intenzione di farla? Ne hai già parlato con Steph?
–
- No ancora no. – Proprio in
quel momento, mentre ci trovavamo ancora sulla porta di ingresso, il
suo cellulare iniziò a suonare. – Si parla del
diavolo …… - Disse rispondendo al telefono.
- Si adesso. Si lo so. Si Steph sono stato io.
L’ho voluto io. Certo che sono pronto a subirne le
conseguenze. Va bene, ti aspetto qui, così te la presento. A
dopo. – Disse chiudendo la conversazione.
- Sta venendo qui? – Chiesi
più per conferma che per altro.
- Già – disse lui
abbracciandomi. – Andrà tutto bene. –
Continuò baciandomi la fronte.
Proprio mentre cercavo di calmarmi nascondendomi tra le sue braccia, la
porta di casa si aprì. Un ragazzo moro con gli occhi azzurri
vestito con una maglia a maniche lunghe e un paio di pantaloni di una
tuta ci guardava accigliato. Si era sicuramente svegliato da poco
nonostante fosse pomeriggio inoltrato.
- Ce l’avete
fatta….Avete intenzione di entrare o rimanete lì
tutta la giornata? Magari qualche fotografo vi
ringrazierà….– Chiese scostandosi per
farci passare.
- Dammi una mano con le valigie invece di
fare il simpatico Sturridge! Lei è Giulia. – Disse
Robert indicandomi.
- Ciao. Piacere di conoscerti.
– Dissi allungango la mano per stingere la sua. Tom mi
squadrò dall’alto in basso sbadigliando e invece
di stringermi la mano mi passò vicino per prendere una
valigia. Cominciamo
proprio bene, direi!
- Ciao, ma adesso capisci
l’inglese? – Chiese.
- Ho avuto un bravo maestro. –
Dissi cercando di non far notare il fatto che comunque
c’ero rimasta male per il suo gesto.
- Già. – Rispose lui
scomparendo in casa.
Robert mi guardò mentre io stavo sospirando.
- Fa sempre così quando si
sveglia. Non preoccuparti, un buon caffè e sarà
sicuramente più simpatico. –
- Ok. – Risposi io seguendolo
in casa.
Entrando non potei fare a meno di guardarmi intorno. C’era un
divano enorme davanti ad un televisore altrettanto gigante sistemato
vicino ad un caminetto che era ricoperto da cd e dvd. Vicino alla porta
che conduceva alla cucina, una libreria stracolma di libri, libri che
erano anche sistemati in terra o sul tavolino basso davanti al divano.
I colori che predominavano erano il beige e il nero. Casa prettamente maschile,
pensai. Alle pareti c’erano poster di band e cantanti ma
anche di modelle mezze nude. Mi fermai sorridendo proprio davanti ad
uno di questi, con Pamela Anderson che si faceva vedere in tutta la sua
bellezza.
- Niente male è? –
Disse Tom avvicinandosi con due tazze di caffè in mano
porgendomi gentilmente quella che non stava sorseggiando.
- Grazie. Bè avete buon gusto
oserei dire…. – Dissi mentre cercavo Robert con lo
sguardo. Non mi sentivo ancora pronta ad affrontare una conversazione
con lui da sola.
- Non male no. Anche il mio amico non si
smentisce mai. – Continuò mentre si sedeva sul
divano e mi guardava. Io abbassai lo sguardo imbarazzata.
- Siediti pure, non mangio, tranquilla. – Fece
mentre accompagnava le parole sbattendo la mano sul posto vicino a lui
sul divano. Ma dove
diavolo si è cacciato Rob? Quando serve, non
c’è mai. – Se cerchi Rob,
sarà sicuramente andato a fare una doccia, avrà
voluto lasciarci conoscere in pace. E’ fissato con questo
genere di cose. – Che
fa legge nel pensiero?
- In che senso fissato? E che genere di
cose? –
- Vuole sempre che tutti vadano
d’amore e d’accordo e quindi lascia sempre un
po’ di privacy perché la gente si conosca. Allora
che mi dici? –
- Non saprei. Che vuoi sapere?
– Risposi sempre più a disagio cercando di
sistemarmi meglio sul divano.
- Come fai a sapere che voglio sapere
qualcosa? –
- Immagino che tu, tenendo molto al tuo
amico, ti voglia accertare che io non sia una
approfittatrice…. – Dissi io ovvia mentre mi
toccavo l’orlo della maglia che indossavo.
- Lo sei? –
- Non voglio diventare famosa.
– Risposi un po’ stizzita.
- Ma lo diventerai comunque….
–
- Io ho il mio lavoro e non mi interessa
il mondo dello spettacolo, se lo diventerò sarà
solo per luce riflessa. E comunque, nel caso, sarà solo per
fare un po’ di pubblicità a Rob. – Dissi
incrociando le braccia al petto.
- Ok. Se lo dici tu. –
Mi stavo irritando. – Cosa vorresti dire? – Chiesi
avvampando.
- Che nessuno rinuncia ad un
pò di soldi facili. Spero che tu non sia il tipo che va dai
giornalisti a vendere la vostra vita privata però.
–
- Se avessi avuto queste intenzioni, non
credi che lo avrei già fatto? –
- Forse. –
- Senti, mettiamo subito le cose in
chiaro. Io amo Rob e lui, al momento, sembra amare me. Quindi che ti
piaccia o no, dovremo frequentarci. Non dico piacerci perché
comunque al momento non mi sembra possibile. Però dovremo
farlo, quindi spero, per il bene di Rob, che riusciremo quantomeno a
convivere pacificamente. Non ho intenzione di ricavare dei soldi usando
il suo nome se è questo che vuoi sapere… -
- E se ti offrissero dei soldi per un
servizio fotografico? – Continuò lui.
- Perché dovrebbero farlo?
– Chiesi io non capendo dove volesse arrivare.
- Rob me l’aveva detto che
avevi una percezione strana del tuo aspetto fisico e
dell’effetto che fai agli uomini. – Disse lui,
cercando di nascondere un sorrisino.
- Bè, non sono una stupida e i
soldi fanno comodo a tutti e se pensi che possano arrivare a farmi una
proposta del genere, ti ringrazio perché comunque lo
interpreto come un complimento. In quel caso allora, sarebbe per merito
di madre natura e non di Rob. –
- Giusto. –
- Ho interrotto qualcosa? –
Chiese Rob mentre si sedeva vicino a me gocciolante vestito solo con un
paio di pantaloni frizionandosi i capelli con un asciugamano.
- Facevamo un po’ di
conoscenza. Comunque, le tue descrizioni non gli rendevano merito
amico… - Rispose Tom sorridendo e facendo
l’occhiolino a Rob.
- Lo so. Sono stato fortunato che abbia
scelto me e che soprattutto fosse stata ancora libera quando
l’ho incontrata. –
- Forse però dovresti lavorare
un po’ sulla sua autostima, magari prova a fargli conoscere
Ash così l’aiuterà a risplendere con i
vestiti invece di nascondercisi dentro! –
- Pensa che ho provato più di
una volta a fargli notare la cosa, ma lei dice che si
vergogna….. –
- Ragazzi? Io sono qui è? Sono
nella stanza con voi e state parlando di me…. – Li
interruppi io alzandomi e dirigendomi in cucina a lasciare la tazza di
caffè che ormai avevo terminato.
- Guarda che sedere….
–
- Già. E guarda che
gambe….Comunque, giù le mani amico, è
proprietà privata. –
- Si ma gli occhi sono fatti per
guardare. –
- Tom, guardare ma non toccare.
–
- Tranquillo amico. Ma quanti anni ha?
–
- Guardate che vi sento. Potete
smetterla, mi state facendo diventare paonazza! – Urlai dalla
cucina.
- Giulia stiamo solo commentando una cosa
bella… - Cercò di difendersi Tom.
- Si ma magari risparmiatevi i vostri
commenti maschilisti quando io non ci sono! – Risposi io
sbuffando e stravaccandomi sul divano.
- Trenta oggi. –
Continuò Rob guardandomi.
- Allora auguri e soprattutto
complimenti, li porti davvero bene! Ma non è che appena
Steph la vede gli propone un contratto? Ecco perché
l’hai tenuta nascosta tanto tempo….furbacchione .
– Disse Tom dando una pacca sulla spalla all’amico.
- Forse…. – Rispose
Robert sorridendo e iniziando a spintonarsi con Tom.
- Io sono sempre qui, è? Ve lo
volevo solo ricordare… - Dissi sarcasticamente.
In quel momento una donna sulla cinquantina, bionda e magrolina fece il
suo ingresso in casa. Tom e Robert si bloccarono e si girarono a
guardarmi.
- Posso sapere perché hai
aspettato tanto a farmela conoscere? – Chiese lei abbassando
gli occhiali da sole sul naso mentre mi squadrava come aveva fatto Tom
quando eravamo arrivati.
- Steph, Giulia la mia ragazza. Giulia,
Steph la mia agente. – Fece le presentazioni Robert.
Intanto Steph mi stava facendo il giro intorno guardandomi e
studiandomi.
- C’è del
potenziale. Hai già un contratto? A che agenzia appartieni?
–
Quei due cretini scoppiarono a ridere ed io la guardavo non capendo
bene cosa mi stesse chiedendo.
- Scusi, in che senso “a che
agenzia appartieni”? – Dissi alzandomi per andare a
stringergli la mano.
- Steph, non fa la modella e neanche
l’attrice, è un impiegata – Intervenne
Rob cingendomi da dietro e poggiando il mento sulla mia spalla.
- Meglio, almeno avrò
l’esclusiva anche su di lei nel caso. Certo
l’abbigliamento lascia un po’ a desiderare ma su
quello ci si può lavorare…. – Ma che avevano tutti con il mio
modo di vestire?
- Ma che cos’ho che non va
vestita così? – Chiesi più o Rob che
agli altri guardandomi. Infondo avevo un paio di jeans larghi ripresi
infondo con le mie nike preferite e un maglione di lana piuttosto largo
ma che comunque mi arrivava al sedere lasciandolo scoperto e non mi
copriva tutta come al solito.
- Diciamo solo che non ti valorizza
troppo. – Fu il commento di Steph mentre continuava a
gurdarmi. – Domani Rob portala nel mio ufficio
così ne parliamo per bene. Penso che sia il caso di
rilasciare una dichiarazione ufficiale con servizio fotografico
annesso, magari a Vanity Fair che mi ha già contattata.
Adesso vi saluto, sono contenta che almeno questa volta tu non mi abbia
incasinato la vita giovanotto. Bella scelta. Almeno adesso
saprò cosa rispondere ai giornalisti fino a domani. Ci
vediamo. – Disse uscendo senza neanche lasciarmi il tempo di
replicare.
- E cosa racconterà ai
giornalisti? – Chiesi.
- Sicuramente che sto con una ragazza
bellissima e che non è interessata al mondo dello
spettacolo. – Rispose ovvio Rob.
- Ma se ha appena detto del contratto?
– Chiese Tom leggendomi nel pensiero.
- Tom lo sai meglio di me che negare
rende sempre molto di più del confermare in questo genere di
cose. – Poi mi guardarono entrambi.
Io ero lì in piedi davanti al divano con la bocca aperta.
Non mi capacitavo.
- Evidentemente fai colpo anche sulle
donne. E’ questo l’effetto che fai di cui ti
parlavo prima. – Disse Tom scomparendo dietro quella che
sembrava essere la sua stanza.
Mi girai verso Rob che mi guardava compiaciuto.
- Te l’ho sempre detto che sei
bellissima – Mi disse avvicinandosi e avvolgendomi in un
abbraccio. – Quando diventerai una modella famosa avrai
ancora tempo per me? –
- Rob ma che diavolo stai dicendo? Io?
Modella? Ma mi hai vista? – Chiesi incapace di credere alle
sue parole. – E poi sono vecchia per quello, no? –
- Proprio perché ti ho vista
bene penso che diventerai molto acclamata. E poi non sei vecchia come
credi, Claudia Schiffer e Naomi Campbell sono più vecchie di
te. Dimostri a mala pena vent’anni! –
- Non puoi paragonarmi a loro Rob. Non
ho il fisico della modella. Non sono una sottiletta. Sono abbastanza
formosa. Non potrei mai fare la modella… - Gli riposi
nascondendomi tra le sue braccia.
- Giulia non dire sciocchezze. Vedrai che
anche mia madre la penserà come tutti noi. Anzi, sicuramente
vorrà che tu faccia parte dell’agenzia di modelli
per cui lavora. Tutto sta nel capire se hai voglia di guadagnare un
po’ di soldi extra oppure no. – Disse lui
prendendomi per il mento e facendo incontrare il nostro sguardo dopo
aver depositato un bacio sulla punta del mio naso. – Adesso
vai a cambiarti che i miei ci aspettano tra mezz’ora per la
cena. – Continuò allontanandomi da se e dandomi
una pacca nel sedere.
- Secondo me voi inglesi avete un senso
estetico un po’ particolare… - Dissi mentre
entravo in quella che doveva essere la stanza di Rob dato che aveva
lasciato lì le valigie e mi stava accompagnando dentro.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Cioè, in molti
e fin da piccola, mi avevano sempre detto che ero una bellezza
particolare. Ma io avevo sempre inteso quel
“particolare” come dire “niente di
che”. Mi sembrava di essere in un altro mondo, tutti che si
mettevano a dirmi quanto fossi bella e che avrei dovuto fare la
modella. Poteva essere solo uno scherzo. Non ero poi questa gran
bellezza. Altezza media, appena un metro e settanta, cinquantacinque
chili, le forme piuttosto abbondanti considerando una quarta di seno,
capelli neri, occhi marroni, incarnato oliva. Insomma un tipo
mediterraneo. Diciamo nella media. O almeno io mi reputavo nella media.
- Secondo me invece, siete voi italiani
che non ci capite troppo in fatto di bellezza. – Rob
interruppe i miei pensieri. Io mi voltai mentre armeggiavo con la
valigia, sempre più indecisa su cosa indossare, dato che
avevo avuto la conferma da quando avevo messo piede su suolo inglese
che il mio abbigliamento era tutto da rivedere. Lui era appoggiato
sullo stipite della porta con la spalla, ancora a dorso nudo che mi
guardava sorridendo.
- Rob se non ti rivesti subito, non credo
che riusciremo ad arrivare puntuali dai tuoi. – Dissi con il
mio tono più seducente possibile avvicinandomi a lui e
mettendogli le braccia al collo toccandogli i capelli con le mani.
– Non puoi pretendere che ti rimanga indifferente se ti
presenti così. – Continuai facendo scivolare una
mano dalla spalla fino all’elastico dei boxer che si vedeva
dai pantaloni.
- Non volevo restarti indifferente
infatti. Dobbiamo assolutamente rinnovare il mio letto. – Mi
rispose lui sollevandomi per la vita e permettendomi così di
cingergli i fianchi con le gambe.
- Non voglio arrivare tardi….
– Riuscii a dire mentre lui mi lasciava una scia di baci
sulla spalla.
- Non faremo tardi. – Disse poi
poco prima di baciarmi e trascinarmi sul suo letto, portandomi nel
nostro mondo fatto di puro amore e piacere.
- Ti amo da morire. –
- Anch’io Giulia. –
Mi disse poco prima di raggiungere l’orgasmo.
Un’ora dopo, quindi in ritardo tipo di mezz’ora,
stavamo salendo i gradini di casa sua. Quei gradini che mi avrebbero
fatto conoscere la parte più intima di Rob. La sua famiglia.
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Capitolo 12 *** Ti presento i miei ***
Allora salve a tutte! So che avevo detto che ci
saremo risentite dopo ferragosto ma il mio maritino ha recuperato una
penna e quindi eccomi qui. Questo capitolo è un
pò di passaggio e spero che vi piaccia.
AnnaDaiCapelliNeri: Grazie mille per aver lasciato un commento, non ti
anticipo niente ma vedrai che Tom non molla. Per quanto riguarda
Kristen, ancora non ho deciso.....vedremo. Alla prossima!
Ringrazio come sempre chi mi ha aggiunto tra le seguite, le ricordate e
le preferite, siete fantastiche! Non dimentico neanche chi legge e
basta e dico grazie mille anche a loro.
Adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura.
Capitolo 12. Ti presento i miei.
- Sei sicuro che sto bene vestita così? – Gli
chiesi per quella che doveva essere la centesima volta
nell’ultima mezz’ora.
- Come ti ho già detto anche le ultime trenta volte che me
lo hai chiesto, si, stai bene vestita così. Come sempre.
–
- Non sono eccessiva? –
- Perché eccessiva? E’ vero che di solito non
metti gonne e indossi maglioni che ti coprono tutta, ma giuro che se
avessi saputo prima che avevi quel golfino aderente
nell’armadio, te lo avrei fatto indossare tutti i giorni.
Certo, solo quando c’ero io…-
- Che fai, il geloso? – Domandai prima che lui mi baciasse la
punta del naso e la fronte.
- No, solo il fidanzato innamorato. Pronta? – Mi
chiese sulla soglia di casa sua.
- Più o meno. –
Rob mi prese per mano facendo intrecciare le nostre dita e dopo avermi
fatto uno dei suoi sorrisi più belli, suonò il
campanello.
Dopo neanche quelli che potevano essere cinque secondi, la porta di
casa Pattinson si aprì. Una ragazza dai biondi capelli
lunghi saltò letteralmente al collo di Rob che per poco non
perse l’equilibrio.
- Lizzie! –
- Fratellone! Che bello averti a casa! In ritardo come al solito e'?
–
- Littzie lascialo respirare almeno e poi non vedi che
c’è gente. – Una donna
anch’essa bionda si avvicinò
all’ingresso mentre si asciugava le mani al grembiule che
indossava. – Ciao, io sono Claire, la madre di questo
sciagurato. – Mi venne incontro porgendomi la mano.
- Piacere, io sono Giulia. – Dissi stringendogliela.
- Io sono Littzie. – Disse l’altra scendendo dal
collo di Rob. – La sorella casinista. –
- Almeno lo ammette! Ehm ehm. Scusate il ritardo, abbiamo avuto un
contrattempo..... – Disse Rob sorridendo e passandosi una
mano tra i capelli. Ma perché non riusciva assolutamente a
mentire anche se faceva l’attore? Con quel gesto avrebbero
capito tutti il motivo del ritardo. Come lo conoscevo io, sicuramente
lo conoscevano loro e sapevano che si stava imbarazzando. Mi
guardò e mi prese per le spalle da dietro perché
lo precedessi in casa.
Appena chiudemmo la porta, un’altra ragazza si
avventò sul mio fidanzato. Peggio delle fan,
pensai sorridendo.
- Vic! – Gridò Rob contento.
- Ciao figliolo. – Disse un uomo sulla cinquantina
avvicinandosi.
- Papà lei è Giulia. – Disse Rob con
ancora la sorella avvinghiata al collo.
- Sono contento che finalmente ti conosciamo, nell’ultimo
periodo non c’era telefonata nella quale questo mascalzone
non ci parlasse di te, vero cara? – Disse il padre di Rob
rivolgendosi alla moglie che nel frattempo era scomparsa dietro una
porta che doveva nascondere la cucina. Davvero gli aveva parlato di me?
Che dolce!
- Già! – Si sentì gridare
dall’altra stanza.
- Io sono Richard, benvenuta in famiglia. –
Continuò l’uomo porgendomi la mano. Quest’uomo mi piaceva
già tantissimo dopo questa affermazione!
- E io sono Victoria, ben arrivata in Inghilerra. –
- Grazie, grazie mille. – Risposi sorridendo.
- Come è andata all’aereoporto? – Chiese
il padre di Rob.
- Un inferno. – Rispose lui.
- Anche qua c’è stato tutto il giorno un gran via
vai. Evidentemente ancora non hanno capito che quando sei qua stai da
Tom e non qui. – Continuò Richard.
- E’ vero. Ci sono stati i giornalisti nascosti tra le piante
del giardino della signora Lewis tutto il giorno, caro il mio
fratellino. – Disse Victoria.
- Adesso però sembrava non esserci nessuno. –
Dissi.
- Sicuramente non ti sarai accorta di niente, ma non credo che si siano
lasciati sfuggire la possibilità di immortalare la prima
ragazza, dopo Kristen, che Rob decide di portare a casa.
– Intervenne Lizzie. Già
dopo Kristen. Sentire quel nome ancora mi provocava
l'ansia e a Lizzie provocò un’occhiataccia di Rob.
- Anche questo purtroppo fa parte della vita dell’attore
famoso. – Disse Richard dando una pacca sulla spalla del
figlio tentando di sviare l'argomento Kristen.
- Andiamo a tavola adesso che il figliol prodigo è tornato.
– Urlò Victoria sorridendo e abbracciando il
fratello.
Ci sedemmo tutti attorno al tavolo della sala da pranzo dove il colore
che predominava a parte il marrone del legno, era il rosa antico della
carta da parati, quindi l’atmosfera era molto rilassante.
Ovunque mi girassi c’erano foto della loro famiglia. Si
respirava proprio l’aria del “focolare”
di casa.
Mi sentivo stranamente a mio agio, loro erano tutti sorridenti e non
sembravano affatto preoccupati della presenza in casa di una
sconosciuta.
Mi avevano fatta sedere tra Rob, che era a capo tavola, e Lizzie.
Davanti a Rob, suo padre, che aveva da una parte Lizzie e
dall’altra la moglie che sedeva vicino a Victoria e che stava
davanti a me.
La cena fu veramente deliziosa e piacevole. Mi raccontarono tutti i
particolari, anche i più inquietanti,
dell’infanzia e dell’adolescenza di Rob. Lui, dal
canto suo, non faceva che arrossire e passarsi una mano tra i capelli.
Prima che la cena terminasse, Claire portò anche un dolce
con trenta candeline sopra intonando “Happy Birthday to
you”.
Io mi imbarazzai enormemente e sicuramente dovevo essere diventata
rossa data la battutaccia del mio fidanzato.
- Sta tranquilla amore. Non devi agitarti anche perchè si
vede, nelle tue guance adesso si potrebbe cuocere un uovo!!!
–
- O Rob, lasciala stare. E’ così dolce.
– Intervenne Victoria guardandomi dolcemente con le mani
giunte vicino alla faccia.
- E adesso i regali. – Disse Lizzie.
- Regali? – Chiesi incredula guardando Rob che sorrideva
beato.
- Niente di che tranquilla. Solo questo. –
Continuò lei porgendomi una busta.
- Grazie ma non dovevate. – Dissi mentre la aprivo.
- Sicuramente avrete poco tempo per vedervi, quindi abbiamo pensato di
regalarti, anzi regalarvi, una vacanza alle Maldive. – Mi
spiegò ancora Lizzie.
- Maldive? – Chiesi quasi urlando e guardando prima i
biglietti che tenevo in mano e poi Rob sbigottita.
- Ci sei mai stata? – Mi chiese lui carezzandomi la nuca.
- No, ma è troppo. Non posso accettare. –
- E’ da parte anche mia. Volevo andare in un posto speciale
con te e non accetto un no come risposta. –
Sapevo già che alla fine l'avrebbe avuta vinta lui quindi
decisi di arrendermi. - Ma quando dovremmo partire? –
- A maggio, prima di iniziare le riprese di Water for Elephants e dopo
aver rigirato alcune scene di Eclispe. Festeggieremo lì il
mio compleanno e un anno da quando ci siamo conosciuti. –
Che dolce si ricordava.
Però se doveva rigirare alcune scene della saga questo
voleva dire solo una cosa: Kristen. Cercai di non pensarci e risposi. -
Grazie. Non so che dire. Grazie davvero. – Dissi abbracciando
prima Rob e poi andando a baciare tutti gli altri.
Le Maldive. Non mi sembrava vero sapere già quando avrei
potuto passare altro tempo con Rob. Lui aveva sempre un sacco di
impegni ed era stato molto difficile fino ad adesso vederci. Non
facevamo altro che rincorrerci, però ne valeva la pena. Lo
amavo con tutta me stessa.
Quando ci spostammo in salotto per prendere il caffè, la
madre di Rob mi spiazzò completamente.
- Sono contenta che mio figlio stia con una ragazza come te, Giulia.
Sei più grande e quindi sicuramente più
responsabile. Non fai parte di quello che al momento è il
suo mondo a quanto mi ha detto, vero? –
Sul più
responsabile non ci giurerei… - Si infatti,
sono impiegata nell’ufficio amministrazione di un centro
commerciale di Firenze. –
- Ma non hai mai pensato di fare la modella? –
Continuò Claire.
Rob scoppiò a ridere mentre continuava a stringermi la mano.
Io abbassai lo sguardo in imbarazzo. Ma perché tutti mi
stavano dicendo che dovevo fare la modella?
- Mamma Giulia è convinta di non essere niente di speciale.
Oggi quando l’ha vista Steph, mi ha proposto di portarla
domani nel suo ufficio per parlare delle sue potenzialità e
poi dovremo fare un servizio per Vanity Fair. –
Spiegò Robert ridendo.
- Voglio sperare che prima di portarla da lei la farai venire da me.
Spero che in quanto madre almeno la possibilità di fargli il
primo book me la darai. –
Io non riuscivo veramente a capire cosa stesse succedendo e soprattutto
non sapevo se volevo veramente diventare una modella. Certo avrei
potuto girare il mondo, e magari seguire meglio Rob. Però
avrei dovuto anche lasciare quello che era stato il mio mondo fino ad
oggi. Ma che stavo
pensando? Io? Modella? Ma di che?
- Certo mamma. Solo se lei vuole però. – Aggiunse
Rob riscuotendomi dai miei pensieri.
- Non saprei…. – Risposi.
- Facciamo così cara, domani mattina ti fai portare da Rob
in ufficio da me e ti presentiamo il fotografo dell’agenzia.
Cristian sarà contento di rivederti, caro. Intanto ti
facciamo un po’ di foto e poi deciderai cosa fare. Secondo me
avresti delle grandi possibilità. Sei così bella.
–
- Va bene, se per lei non è un disturbo. Credo che avere un
po’ di foto fatte per bene non guasterà
sicuramente. Potrò aggiornare il nostro album, è
Rob? – Dissi guardandolo con gli occhioni che sapevo
l’avrebbero convinto.
- Abbiamo già tante foto, ma se ne vuoi altre va bene.
–
- Tante? Ma se le uniche che abbiamo sono quelle di Los Angeles, dove
stavamo assieme da tipo una settimana, quelle del campeggio, che
risalgono a circa un mese dopo e quelle prima di Natale a casa di
Lucia. E poi, ti voglio ricordare che sono state fatte praticamente
tutte con l’autoscatto. – Risposi io un
po’ scocciata. Erano stai anche gli unici momenti che avevamo
passato insieme in luoghi diversi da casa mia.
- Rob è stato in campeggio? – Chiese incredula
Lizzie. – Voglio tutti i dettagli. -
- Si dai, raccontateci come vi siete conosciuti. –
Incalzò Victoria.
- Ok. Parli tu o io? – Mi chiese Rob che evidentemente si era
già preparato all’assalto delle sorelle.
- No parla tu, poi se ci sarà da correggerti,
interverrò. – Dissi sorridendo.
Rob iniziò raccontando tutti i dettagli riguardanti i nostri
primi incontri, non tralasciando il fatto che io all’inizio
non sapevo neanche chi fosse. Questo scatenò non poca
ilarità da parte dei suoi familiari più per
prendere in giro lui sulla sua popolarità, che per altro.
Gli specificò anche che durante il nostro viaggio a Los
Angeles, che seguì alla nostra decisione di provare a stare
insieme, non uscimmo affatto dall’albergo in cui
alloggiavamo. Solo lui era uscito mentre io “recuperavo le
forze” dormendo, per andare a parlare con la Summit della
saga. E’ vero che c’erano i paparazzi, ma quello
non era stato sicuramente il motivo principale. La verità
era che non riuscivamo a staccarci l’uno
dall’altra.
- Evidentemente ci eravamo trattenuti troppo prima e allora dovevamo
recuperare. – Fu il suo commento facendomi diventare
completamente viola. Non credevo che raccontasse ai suoi anche
praticamente quante volte faceva sesso.
- Ma allora, quando siete andati in campeggio? – Chiese
Lizzie impaziente.
- Allora, a Los Angeles siamo andati l’ultima settimana di
luglio, mentre in campeggio se non sbaglio, siamo andati a fine agosto,
vero Giulia? – Mi domandò Rob corrugando la fronte
cercando di ricordare.
- Si Rob, mi ricordo di aver spostato le ferie, quindi era sicuramente
l’ultima settimana di agosto, tu avevi finito di girare da
poco Remember me. –
- Ma come l’hai convinto? – Continuò
insistendo Lizzie. – No perché fin da piccolo ha
sempre odiato il campeggio, dopo la prima volta non
c’è più voluto tornare… -
Eh………….,
come l’avevo convinto……
-
Che ne dici se andiamo in campeggio? – Chiesi mentre andavo
in bagno lasciandolo disteso sul letto.
-
In campeggio? –
-
Si i miei hanno una roulotte che tengono montata tutto l’anno
in un campeggio vicino a Grosseto. Non è molto distante da
qui. In due ore ci arriviamo. E’ un posto tranquillo e poi
non si spende niente! – Risposi saltellando felice per
l’idea che avevo avuto mentre rientravo in camera.
- I
soldi non sono un problema, lo sai. –
-
Bè, per me si. Cioè dato che sarai mio ospite
avrei dovuto offrire io, quindi ho pensato ad un bel posto che comunque
non mi sarebbe costato una fortuna. –
-
Sai che non ti avrei permesso di offrire. Comunque, sei sicura che non
ci troveremo giornalisti o fotografi impazziti? –
-
Non credo, insomma fino ad oggi abbiamo sempre girato abbastanza
tranquillamente qui in Italia, no? –
-
Si amore, infatti. E’ che non mi piace il campeggio, ecco.
–
- E
perché? – Chiesi rimanendo interdetta a quella sua
affermazione.
-
Da piccolo i miei mi mandarono in uno di questi campi estivi per un
mese. Per trenta giorni, ho dormito per terra con un sacco a pelo in
una tenda perché non c’era un letto, sono stato
punto da non so quanti animali e abbiamo mangiato solo il pesce che
pescavamo nel fiume, perché non c‘era neanche un
supermercato vicino. Bevevamo l’acqua del pozzo che
c’era nell’accampamento ma non doveva essere molto
potabile, dato che a fine “vacanza” tutti avevamo
problemi gastro-intestinali. –
-
Povero il mio cucciolo. – Dissi abbraciandolo e mettendomi
seduda sul letto. – Mi sembra che tu sia stato più
in un campo profughi che in un campeggio. Comunque non preoccuparti,
lì c’è tutto, davvero. Il letto e anche
il supermercato. Per gli insetti non posso garantire, però
per il resto, sono convinta che ti piacerà. –
- E
cosa mi dai in cambio? –
-
Perché dovrei darti qualcosa in cambio? – Domandai.
-
Mi vuoi portare in un posto dove io da piccolo sono stato malissimo,
non merito qualcosa in cambio per lo sforzo di provarci se decidessi di
farlo? – Mi disse mentre mi guardava implorante.
-
Dove vuoi arrivare? – Non capivo.
-
Non pensi che come premio meriti, che ne so, la promessa di sesso
almeno due volte al giorno nel periodo che saremo là?
– Chiese mentre mi abbracciava e iniziava a baciarmi il collo
dietro l’orecchio, carezzandomi con la mano la schiena.
-
Penso che si possa fare… - Gli soffiai sulle labbra poco
prima di baciarlo.
Era
sempre così tra di noi, non riuscivamo a non sfiorarci per
più di mezza giornata. Non appena ci sfioravamo, non
riuscivamo a controllarci e avevamo l’immediato bisogno di
approfondire il contatto.
Fare
l’amore con lui, era la cosa più meravigliosa.
Eravamo in sintonia anche su quello. Eravamo in grado di darci piacere
senza tante manovre, ci riusciva tutto naturale. Era come se fossimo
fatti per stare insieme.
La
mattina successiva partimmo alla volta di Grosseto.
Quando
arrivammo, alla direzione del campeggio non ci fecero storie. Dato che
i miei avevano un abbonamento per due persone non nominative e dato che
loro non c’erano, non avevano avuto bisogno neanche del
documento. Quindi nessuno poteva sapere che un attore di Hollywood
alloggiava in un misero campeggio. Almeno quel problema era stato
risolto.
Alla
vista di ciò che intendevo io per campeggio, Rob si
rilassò completamente. Soprattutto dopo aver individuato e
provato con me il letto. Avevamo a disposizione roulotte, veranda e
cucinotto.
Era
bello vederlo nella normale quotidianità. Ci alzavamo al
mattino e andavamo in spiaggia in bicicletta. Restavamo là
tutto il giorno, e la sera la passavamo o alla televisione o in giro
per Castiglion della Pescaia. Non avevamo avuto alcun problema con i
giornalisti che, molto probabilmente, giravano maggiormente per
l’Argentario o Forte dei Marmi dato che i vip frequentavano
maggiormente quei posti per la zona toscana.
Alcune
ragazzine del campeggio lo avevano riconosciuto e si erano accontentate
di farsi fare l’autografo sui libri della saga e diverse
foto. La parte più comica fu la reazione che ebbe la ragazza
proprietaria insieme al fratello, del bagno dove i miei andavano di
solito per avere lettini e ombrellone, alla vista di Rob.
Avvicinandomi,
le avevo chiesto un ombrellone più appartato possibile. Lei,
Ilaria, senza neanche alzare lo sguardo dalla piantina degli ombrelloni
che stava già guardando, mi indicò un ombrellone
in prima fila, proprio al limite con la spiaggia libera.
- A
che nome? –
-
Come? – Chiesi facendo finta di non aver capito per vedere se
riuscivo a farmi guardare in faccia. Non la consideravo
un’amica ma ormai ci conoscevamo da 10 anni, quindi avevo
comunque voglia di salutarla.
- A
che nome devo prenotare l’ombrellone per questa settimana?
– Domandò alzando finalmente lo sguardo su di me.
– Giulia? Ma sei tu. Che bello rivederti. Come stai? Ti vedo
bene. –
-
Ciao Ila. Alla fine ce l’hai fatta ad alzare lo sguardo
è? Credevo che avresti prenotato tutto senza neanche sapere
che faccia avessero coloro che ti avrebbero pagata. –
-
Lo sai come sono. Mentre ne faccio una ne penso un'altra. Sei sola?
–
-
No. Sono con lui. – Dissi indicandogli alle mie spalle.
Robert era rimasto girato dall’altra parte per tutto il tempo
e solo a quelle mie parole si voltò.
-
Robert Pattinson???? – Urlò quasi Ilaria.
-
Ssshhhh!!! Non urlare. Si è lui ma mi devi promettere
discrezione. –
-
Ciao. Almeno lei sa chi sono. – Disse Robert allungando la
mano per farsela stringere e facendomi l’occhiolino.
Ilaria
fece saettare ripetutamente il suo sguardo da me a lui e poi mi
saltò al collo come una molla.
-
Ma che ti prende??? Mi soffochi… -
-
Che mi prende? Che mi prende? Tu ti presenti qui senza avvisarmi con
uno dei miei attori preferiti, nonché al momento anche tra i
più richiesti da jet-set come fosse la cosa più
normale del mondo e mi chiedi che mi prende? – Mi rispose lei
saltellando.
-
Bè almeno è saltata addosso a te. –
Esclamò Robert.
-
Ila ti prego, riprenditi. Lasciami il collo… - Dissi
cercando di divincolarmi dalla sua presa.
-
Parla italiano? Mi spieghi cosa ci fai con lui? E come lo hai
conosciuto? –
-
Stiamo insieme. – Rispose Robert prima che io potessi dire
qualsiasi cosa.
-
Insieme insieme? – Chiese sbigottita Ilaria.
-
Insieme insieme. – Risposi io. – Ci siamo
conosciuti a Firenze quattro mesi fa. Lui era lì in vacanza.
Adesso che ho soddisfatto la tua curiosità, saresti
così gentile da accompagnarci all’ombrellone?
–
-
Veramente ancora avrei un vagone di domande. –
-
Ila per favore. Siamo venuti qui perché volevamo un
po’ di privacy e so che di te mi posso fidare. Non farmene
pentire, ti prego. –
-
Ok ok. Ma almeno le foto posso fargliele? –
-
Dopo. – Le dissi mentre la facevo uscire da dietro il bancone
perché ci accompagnasse al nostro ombrellone.
La
settimana trascorse con Ilaria che praticamente ci faceva il servizio
all'ombrellone per qualsiasi cosa avessimo bisogno. Anche questo
rientrava tra i vantaggi di essere o stare, nel mio caso, con una
persona famosa perché lei, in condizioni normali, non si
sarebbe mai preoccupata di fargli trovare,per esempio, un quotidiano
inglese al nostro arrivo tutte le mattine.
Robert, nel raccontare alla sua famiglia, aveva abilmente dimenticato
di specificare come lo avessi convinto. Anche perché, credo
che se lo avesse fatto, lo avrei ucciso. Avrei fatto prima a scavarmi
una buca e a sotterrarmici dentro. Mi avrebbero subito inquadrata per
una ninfomane, anche se questo voleva dire, ammettere che anche il loro
figlio amatissimo, lo era, considerato che la proposta di compromesso
l’aveva fatta lui.
- Adesso però andiamo. Si è fatto tardi.
– Disse Rob alzandosi e tirandomi su con la mano.
- Certo. Sarete stanchi specialmente dopo il viaggio. Allora ci vediamo
domani mattina in ufficio da me? – Chiese Claire mentre ci
accompagnava alla porta di casa.
- Si mamma. Buonanotte a tutti. –
- Buonanotte. – Feci eco io a Rob.
Risalimmo in macchina in silenzio e appena dentro Robert
parlò.
- Allora? Hai visto che è andata alla grande? Ti adorano
già. –
- Hai una famiglia fantastica cucciolo. Ma davvero domani andiamo da
tua madre per fare un po’ di foto? –
- Solo se lo vuoi davvero. E’ per provare e per divertimento.
Almeno capirai ancora qualcosa in più del mio mondo.
– Rispose carezzandomi una guancia.
- Ok però allora la prossima volta tu vieni con me in
ufficio. Va bene? –
- Tutto quello che vuoi amore. –
Ero felice. Felice come non mai. Mi sentivo in pace con me stessa e con
il mondo. Era il mio trentesimo compleanno e lo avevo festeggiato con
l’uomo che amavo e la sua splendida famiglia. Forse avrei
avuto la possibilità di guadagnare un po’ di soldi
extra. Sarei andata alle Maldive con Rob e adesso avevo ancora
quattordici giorni da trascorrere con lui.
Cosa potevo desiderare ancora?
|
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Capitolo 13 *** Prove d'amore. Parte I ***
Ciao a tutte! Eccomi di nuovo con un altro
capitolo. Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio sempre le
seguite, le preferite e le ricordate. Grazie anche a chi legge e basta
ma grazie in particolare a AnnaDaiCapelliNeri
che ha recensito. (Sono contenta di essere riuscita a far sembrare la
famiglia Pattinson come te la immaginavi e spero di rendere bene l'idea
di quello che voglio dire anche in questo capitolo.)
Ok adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura!
Capitolo 13. Prove
d’amore. (Parte I)
Il viaggio in macchina passò in un lampo mentre ci
raccontavamo come avevamo vissuto la serata. Fondamentalmente ero
contenta, la sua famiglia era stata davvero indescrivibile:
gentilissimi e disponibili. Mi avevano accettato senza grosse
difficoltà e questo era quello che mi rendeva più
felice.
Arrivati in casa, forse complice anche il vino che i signori
Pattinson non ci avevano fatto mancare durante la cena, mi gettai
letteralmente su Rob. Non c’era stato un motivo preciso o
scatenante. Avevo solo bisogno di contatto. Del suo contatto. Non
riuscivo a staccarmi da lui. Appena avevamo chiuso la porta lo avevo
spinto al muro e avevo cominciato a baciarlo. Sentivo il bisogno di
sentirmi sua come mai prima di quel momento. Le mie mani vagavano dai
suoi capelli alla sua schiena fino ai suoi addominali come fossero
un’entità a se stante. Lui non sembrava
disprezzare affatto, anzi. Aveva cominciato ad accarezzarmi i seni da
sopra la maglia scendendo poi fino al sedere.
- Andiamo in camera. – Mi soffiò sulle labbra
prima di prendermi in braccio. – Non siamo soli…..
– Disse continuando a baciarmi.
Già, giusto. Tom. Chissà cosa penserebbe se ci
trovasse in queste condizioni in salotto? Forse che sto approfittando
del suo amico…. – Ok. – Gli dissi prima
di iniziare a mordergli l’orecchio e disseminare la sua
spalla di baci e morsi.
Chiusa la porta di camera sua, mi buttò letteralmente sul
letto e iniziò a spogliarmi e a baciarmi ovunque appena
scopriva un lembo di pelle. Stavo letteralmente impazzendo. Non avevo
mai voluto così intensamente qualcuno prima di lui. Lo
desideravo da morire. Senza una ragione precisa. Era così e
basta. Quando finalmente entrò in me, non potei trattenere
un gemito.
- Shhhh… - Mi disse lui tappandomi la bocca con un bacio. -
Ti Amo sweety. - Ad ogni suo tocco fremevo. Mi sentivo bruciare.
Bruciare dentro. Segno forse di un amore dilagante. Lo amavo. Lo amavo
e volevo assaporare ogni più piccola particella di lui. I
nostri movimenti erano sincronizzati così come i nostri
respiri. I nostri cuori battevano all’unisono e dentro
scoppiavo di felicità. Felicità per un amore
unico e intenso. Non so da dove prendevo tutte queste certezze. Io
sapevo ciò che provavo per lui e questo mi bastava. Lui non
mi dava mai motivo di dubitare dei suoi sentimenti, anzi riusciva
sempre a dimostrarmi che ero davvero ciò che aveva sempre
desiderato e di cui aveva bisogno.
Quando raggiungemmo il culmine, intensificammo l’abbraccio e
ci crogiolammo nel silenzio addormentandoci ancora completamente nudi.
Mentre stavo sognando un mare azzurro meraviglioso, sentii carezzarmi i
capelli. Mi girai cercando maggiormente quel contatto. Una mano si
posò sul mio volto. Avrei riconosciuto quel calore tra
mille. Aprii gli occhi e mi voltai verso il mio miracolo personale.
- Buongiorno. – Dissi con ancora la voce impasta per il sonno
avvicinandomi per baciare quelle labbra meravigliose.
- Buongiorno a te. – Rispose Rob. – Dormito bene?
–
- Magnificamente. Tu? –
- Splendidamente, come sempre quando dormo con te. –
- Te l’ho detto che ti amo? –
- Non stamani. Anch’io ti amo. Di là
c’è la colazione, dobbiamo andare da mia madre e
poi da Steph. Ce la fai ad alzarti? – Disse poggiandomi un
bacio sulla fronte.
- Ma che ore sono? – Chiesi capendo che lui si doveva essere
già alzato da letto.
- Sono le nove. Ti aspetto di là. Ah
c’è anche Tom in cucina…. –
Lasciò la frase in sospeso.
- E? – Lo incitati a continuare.
- Era per informarti che non siamo soli e che quindi non mi va che ti
presenti a fare colazione come di solito fai quando siamo soli.
–
- Ok amore mio dolce, grazie. Arrivo subito. – Dissi mentre
mi alzavo e lui spariva dietro la porta di camera sua. Quando eravamo
soli indossavo solo una sua camicia per fare colazione. E con solo
intendo niente intimo. Mi piaceva vedere la faccia di Rob tutte le
volte che entravo in cucina conciata in quel modo.
– Ah! Rob? – Chiamai sperando che ancora non si
fosse allontanato completamente.
- Dimmi. – Si affacciò nuovamente alla porta.
- Ma che genere di foto mi faranno dopo? – Chiesi. Ero
nervosa. Mi ero sempre vergognata di mostrare il mio fisico. Non
perché ci fosse qualcosa che non andava particolarmente, ero
solo molto pudica. Specialmente con gli estranei. E comunque mi
innervosiva anche il fatto che fosse stata presente anche sua madre.
Senza un motivo particolare ma avevo paura di dimostrare di non essere
all’altezza delle sue aspettative. Lui si
avvicinò, mi abbracciò e mi parlò con
una voce dolcissima.
- Non preoccuparti di niente ok? Saranno semplici foto di te in
costume. Dovrei essere io quello preoccupato dato che oggi tutto questo
ben di Dio – continuò indicando tutto il mio corpo
– non potrò vederlo solo io. - Mi baciò
una guancia e si diresse in cucina.
Decisi di farmi una doccia, così mi rimisi
l’intimo ma con solo una camicia di Rob indosso. Presi un
paio di jeans e una maglia per cambiarmi dopo e andai in bagno. Quando
aprii la porta per poco non mi prese un infarto. Tom, completamente
nudo, dato che stava uscendo dalla doccia, mi si parò
davanti.
- Ahhhhh! – Urlai. Lui tranquillamente si voltò e
prima che richiudessi la porta mi disse: - Ma che strilli?! Da voi in
Italia non si bussa prima di aprire le porte? Hahahahaha! –
Terminò ridendo.
- Che è successo? – Arrivò Rob di corsa.
- Niente, volevo farmi una doccia ma c’è Tom e non
me ne ero resa conto. – Gli risposi diventando sicuramente
completamente paonazza.
- Mi hai fatto prendere un colpo! –
In quel momento la porta del bagno si aprì e Tom con indosso
solo un asciugamano in vita mi guardò sorridendo.
- Stai meglio vestita così! – Disse mentre entrava
in camera sua.
- Sturridge non esagerare! – Fu il commento di Rob prima di
scomparire in cucina.
Io mi precipitai in bagno, chiudendomi la porta a chiave dietro le
spalle. Dio che imbarazzo! Le immagini di lui nudo davanti a me, non
facevano altro che comparirmi davanti agli occhi. Sperai che la doccia
calmasse i miei sensi. Ma non perché provassi attrazione per
lui, solo che adesso avrebbe sicuramente avuto un motivo in
più per prendermi in giro.
La doccia fortunatamente era riuscita a farmi rilassare e a non pensare
a Tom nudo davanti a me. Non che non fosse un bel
vedere…..ok STOP! Fermai il corso frenetico dei miei
pensieri e uscii dal bagno.
Quando arrivai in cucina loro due stavano conversando allegramente
mentre mangiavano.
- Ecco qua lo nostra futura star! Oggi hai anche avuto un gran
risveglio no? – Disse Tom ammiccando e facendomi
l‘occhiolino. Ma ce l’aveva con me?
- Simpatico! – Dissi mentre lo fulminavo con lo sguardo.
Forse ce l’aveva con me perché gli avevo detto che
non ero interessata al mondo dello spettacolo e invece di lì
ad un ora sarei stata in uno studio fotografico per farmi immortalare
con chissà che cosa indosso?
- Te l’avevo detto che non ero una stupida….
– Continuai alludendogli chiaramente al discorso che avevamo
fatto il giorno prima.
- Infatti io non ho detto niente... – Rispose lui.
- Mi sono perso qualcosa? – Chiese Rob notando la tensione
che si era creata nella stanza.
- No, niente. Solo che il tuo amico mi accusa di essere
un’approfittatrice. Di una che attraverso te vuol arrivare al
mondo dello spettacolo. – Risposi acidamente dando le spalle
ad entrambi e prendendo il caffè che era ancora poggiato sui
fuochi. Via il dente via il dolore. Era meglio essere sinceri fin da
subito, almeno Rob non si sarebbe creato nessuna aspettativa sul
rapporto mio e di Tom.
- Tom? – Chiese Rob voltandosi verso il suo amico.
- Ho solo chiesto. – Disse lui alzando le mani in segno di
resa. Poi visto come lo guardavo, continuò. –
Forse avrò calcato un po’ troppo la mano. Comunque
è una tosta! – Sentenziò dando una
pacca sulle spalle di Rob.
- Farò solo un po’ di foto per vedere come va,
anche per preparami al servizio di Vanity Fair. – Dissi io
sedendomi al tavolo con loro e sorseggiando il caffè. Ma
perché mi stavo giustificando con lui? Già,
giusto. Migliore amico ok = love story con Rob ok!
- Vanity Fair? – Domandò Tom inarcando le
sopracciglia per la sorpresa.
- Già. Steph ha preso accordi con loro per far uscire
ufficialmente la nostra storia. – Rispose Rob tranquillo
mentre inzuppava i biscotti nel latte.
- Visto? – Dissi rivolgendomi a Tom alludendo nuovamente al
discorso del giorno prima quando gli avevo spiegato che avrei fatto un
servizio fotografico solo per Rob.
- Già! E brava la nostra italiana! Così hai
ottenuto ciò che volevi. -
- In che senso? - Domandai non aspettandomi niente di buono.
- Adesso tutti sapranno di voi e tu riceverai un sacco di proposte. -
- Questo discorso lo abbiamo già affrontato ieri, mi pare. -
- Appunto. Comunque, io adesso devo scappare. Devo vedere la mia agente
per mettermi d’accordo con lei per la partenza di domani.
Stasera, con gli altri, avevamo pensato di andare al nostro solito pub
per festeggiare il tuo ritorno e la mia partenza. Siete dei nostri
vero? – Chiese Tom a Rob.
- Certo amico. – Rispose il mio fidanzato guardandomi.
- Gli altri? – Domandai dopo che Tom aveva lasciato la stanza.
- Si, il resto del Brit Pack: Marcus, Sam e Bobby. Te ne avevo parlato
no? –
- Ah, ok! Certo. – Dissi io abbassando lo sguardo.
- Giulia c’è qualcosa che non va? Se non vuoi
uscire troverò una scusa, non preoccuparti. –
Chiese lui avvicinando il suo viso al mio per guardarmi meglio.
- No. Niente Rob. Non è che non voglio uscire è
che mi sembra di essere continuamente sotto esame…-
- Ti riferisci a Tom? –
- Anche. Non lo so mi guarda in modo strano. Lo so che si preoccupa per
te, è solo che mi dispiace troppo non piacergli. –
- Cosa ti fa credere che non gli piaci? – Domandò
lui prendendomi il viso tra le mani.
- Non lo so, però hai visto come si è comportato
prima. Anche ieri ha fatto così. Ho paura di non piacere a
nessuno dei tuoi amici e che soprattutto pensino che io sto con te solo
per ottenere un po’ di fama. –
- Tom è un testone. Insiste sempre a trattare tutti in modo
rude all’inizio perché dice che così,
capisce subito chi ha davanti. Prima ti ha definito tosta
perché riesci a tenergli testa, quindi anche se per il
momento non te lo dimostra, gli vai a genio. –
- Dici? – Chiesi un po’ rinfrancata dalle sue
parole.
- Si, sweety. Dico. Conosco il mio amico. E’ fatto
così, vuol sembrare un orso, ma infondo infondo è
un tenerone. Gli altri sono molto meno protettivi nei miei confronti.
Vedrai che ti divertirai. Sei pronta? Mia madre ci starà
già aspettando. –
- Ma andiamo in taxi? – Chiesi mentre recuperavo la borsa e
il cappotto e seguivo Rob verso la porta di casa dato che comunque il
giorno prima avevamo usato quel mezzo per raggiungere i suoi.
- No, andiamo con la mia macchina. E’ qui fuori. Ieri ce
l‘aveva Tom. –
Non pensavo che avesse una macchina dato che era sempre in giro, ma la
condivideva con Tom e questo, mi dimostrava per l’ennesima
volta quanto Rob fosse generoso dato che dei due quello che era
più presente in Inghilterra era sicuramente Tom.
Salimmo su una Volvo, uguale a quella che guidava lui in New Moon. Mi
venne da ridere poi lui mi spiegò che quell’auto
era stato il suo compenso per aver prestato il suo volto per la
campagna pubblicitaria.
Lungo la strada mi imposi di non pensare più a Tom e alla
serata che avrei dovuto passare. Avevo altro di cui preoccuparmi ora.
Mi apprestavo a vivere il mio primo giorno da
“modella” e ancora non mi sembrava possibile. Era
stato tutto completamente inaspettato e velocissimo. Non avevo neanche
avuto modo di riflettere. Sarei mai stata in grado? Data la mia
timidezza, sarei riuscita a sembrare naturale davanti ad un macchina
fotografica? Troppi dubbi mi si accavallavano nella testa e non
riuscivo a venirne a capo.
- A cosa sta pensando il tuo cervellino? - Rob mi distolse dai miei
pensieri mettendomi una mano sul ginocchio. - Se continui
così ti farai uscire il sangue. - Sangue? Solo in quel
momento mi resi conto che mi stavo massacrando il labbro inferiore con
i denti.
- Pensavo….. Starò facendo la cosa giusta? -
- A cosa ti riferisci? - Chiese irrigidendosi.
- Alle foto. A cosa vuoi che mi riferisca? -
- Certo. - Sembrò rilassarsi all’istante. - Se non
ti va, posso sempre chiamare mia madre e annullare tutto. -
- No. Mi dispiacerebbe anche perché chissà quante
persone avrà già messo in moto…. -
- Tutta l’agenzia! - Sorrise.
- Appunto. E’ solo che non credo di esserne capace. -
- Giulia, è solo una prova. Nessuno ti
giudicherà. Consideralo una forma di allenamento. -
- Allenamento per cosa? -
- Continuando a stare insieme capiterà sempre più
spesso che ci chiedano dei servizi nei quali debba posare anche tu. -
- Giusto. Ok. Devo solo calmarmi e non pensare che tra poco mi vedranno
mezza nuda non so neanche io quante persone. - Sorrisi ma lui
abbassò lo sguardo sconsolato. Forse avevo detto qualcosa di
sbagliato? Era meglio chiedere subito. Non volevo assolutamente che tra
di noi ci fossero delle incomprensioni o dei discorsi lasciati in
sospeso. - Ehi? Che c’è? -
- Niente. - Rispose glaciale.
- Non dire niente. So che c’è qualcosa che ti
turba. Ti va di parlarmene? - Gli strinsi la mano che ancora era
poggiata sul mio ginocchio per fargli capire che a me poteva dire
qualsiasi cosa..
- Mi dispiace un sacco che tu sia quasi costretta a fare queste cose.
Ma ti prometto che cercherò in ogni modo possibile in
futuro, di evitarle. Non voglio che questo comprometta il nostro
rapporto. -
- Pensi che questo possa in qualche modo compromettere ciò
che ci lega? No Rob, non voglio assolutamente che tu nutra dei dubbi.
Sapevo fin dall’inizio che scegliendo di stare con te, a
lungo andare avrei corso il rischio di ritrovarmi tra foto e
giornalisti. Ma anche questo fa parte di te. Di quello che sei. Ed io
non voglio in alcun modo ostacolarti. Anzi se posso, voglio aiutarti
quanto più mi è possibile. E se questo significa
farmi fotografare in costume, non mi tirerò indietro. -
- Lo so che lo faresti solo per me, è che mi sembra di
chiederti quasi di snaturarti….. -
- Io mi snaturerei solo se non ti avessi più al mio fianco.
E poi magari mi piacerà. Mi sarò fatta un sacco
di paranoie per niente. No? -
- Lo spero. Però voglio la promessa che se mai ti dovessi
sentire troppo a disagio o messa in mezzo, tu verrai da me e mi
chiederai di tenerti quanto più possibile lontana da tutto
questo. -
- Senti mi dispiace, io non volevo in alcun modo farti nascere dei
dubbi. Sono stata una stupida. Magari, se dovesse andare bene, con
delle foto potrei anche estinguere il mutuo ed io sto qui a farti
impazzire? Scusa amore. -
- Tu non devi scusarti di niente. Io voglio solo che tu sia felice.
Sarà un’esperienza. Sono sicuro che ti
piacerà però voglio assolutamente da te quella
promessa. -
- Ok prometto - Dissi mentre lui stava parcheggiando l’auto.
- Bene. Adesso va meglio? - Mi chiese mentre si sporgeva verso di me
per avvolgermi in un abbraccio.
Mi accomodai meglio e iniziai a respirare il suo odore. - Adesso
sì. - Gli baciai il mento e poi raggiunsi le sue labbra. I
nostri respiri si intrecciarono e subito trovai tutta la forza per
affrontare quella giornata.
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Capitolo 14 *** Prove d'amore. Parte II ***
Salve a tutte. Sono ancora io con un nuovo
capitolo. All'inizio era insieme al precedente che ho pubblicato, ma
dato che era veramente troppo lungo, avevo deciso di dividerlo in due.
Ho dovuto riguardarlo un pò, ma, fondamentalmente mi ritengo
abbastanza soddisfatta. Mi piace abbastanza!
AnnaDaiCapelliNeri
[Contatta]
: Grazie sempre per perdere un
pò di tempo e farmi sapere cosa ne pensi. Dunque, come si
vedrà in questo capitolo e come già ti avevo
anticipato, Giulia è un tipo abbastanza camaleontico, quindi
diciamo che se la cava! Per quanto riguarda Tom......non ti anticipo
niente, spero solo di riuscire a far capire la sua posizione. Grazie
mille ancora e spero deciderai di farmi sapere anche cosa ne pensi di
questo.
Ringrazio come sempre le seguite, le preferite e le ricordate. Ragazze
davvero, siete sempre più numerose e siete il motivo
principale per cui vado avanti in questa follia!
Ovviamente un grazie va anche a tutte le lettrici
silenziose.
Bene che altro dire se non buona lettura!
Capitolo 14. Prove
d’amore (Parte II)
Arrivammo davanti agli uffici dell’agenzia di modelli dove
lavorava sua madre. Era un palazzo vecchio stile. Con delle grandi
finestre che davano sulla strada ed un portone enorme. Quando entrammo
una ragazza bionda, seduta dietro un bancone ci fece cenno di
avvicinarci e ci disse che Claire ci stava già aspettando.
Salutò Rob con un bacio sulla guancia e mi
squadrò letteralmente. Quasi contemporaneamente una smorfia
comparve sul suo volto. Cercai di non farci troppo caso e strinsi
maggiormente la presa sulla mano di Rob.
Ci dirigemmo all’ufficio di Claire mano nella mano mentre
tutti ci stavano guardando.
- Rob, mi guardano tutti. – Gli dissi sottovoce tirandogli la
camicia.
- Non ci far troppo caso. Fa parte del loro lavoro guardare la gente.
– Mi ripose prima di bussare ad una porta bianca che stava
infondo al corridoio. Vicino c’era una targhetta. Claire
Pattinson Art Director. Eravamo arrivati.
- Eccovi finalmente. Buongiorno cara. Dormito bene? – Mi
chiese avvicinandosi e baciandomi le guancie.
- Buongiorno. Si grazie mille. – Risposi.
- Ciao mamma. - Intervenne Rob dato che sua madre non lo aveva neanche
calcolato.
- Ciao tesoro, non fare quella faccia, lo sai che ti voglio bene, ma
dobbiamo sbrigarci. Cristian ci sta aspettando di là.
– Disse Claire passando vicino al figlio e riaprendo la porta
per farci uscire e seguirla.
Dopo aver riattraversato lo stesso corridoio di prima, prendemmo
l’ascensore e salimmo al terzo piano. Quando
l’ascensore si aprì fui letteralmente travolta da
un via vai di persone che portavano vestiti e accessori da una parte
all’altra di una stanza che, da sola, era grande come minimo
due volte il mio appartamento.
Un ragazzo magro e bassino e con i capelli tutti pettinati
all’indietro con il gel, ci raggiunse e dopo aver fatto un
cenno di saluto a Rob mi fissò toccandosi il mento con le
dita.
- Effettivamente è molto bella. Cristian sarà
contento. Io sono Pier cara. Seguitemi. – Disse mentre andava
via sculettando. Io guardai Rob chiedendogli con il labiale se fosse
gay e lui mi fece segno di si con la testa sorridendo. Era impossibile
che non lo fosse. Il foulard rosa che portava al collo abbinato alle
scarpe e alla cintura, e al suo modo di camminare era un chiaro segno
della sua omosessualità.
Arrivammo così in una parte della stanza dove, un ragazzo
stava fotografando due modelle sedute su una panchina in costume da
bagno. Doveva essere Cristian. In silenzio, mentre lui continuava a
ripetere alle ragazze cosa dovevano fare, aspettammo che finisse.
- Ok, perfetto. Per oggi basta. Bravi a tutti. – Disse quel
ragazzo applaudendo e voltandosi verso di noi. – Rob che
piacere rivederti. Come va amico? – Chiese dando la mano al
mio fidanzato mentre si scambiavano delle virili pacche sulle spalle.
- Bene, bene grazie. Sono contento anch’io di rivederti.
Sempre indaffarato è? –
- Già. Ma che ci vuoi fare. Tua madre ne inventa sempre una.
– Disse guardandomi meglio. – Tu devi essere
Giulia. – Continuò porgendomi la mano. –
Io sono Cristian.
- Piacere. – Risposi stringendogliela. Cristian doveva avere
più o meno la mia età. Era un gran bel ragazzo.
Moro, alto, occhi neri, muscoloso. Avrebbe potuto sicuramente essere
scambiato per un modello. La mia “radiografia” non
passò sicuramente inosservata agli occhi di Pier che mi
guardò come volesse “marcare il
territorio”. Molto probabilmente era anche un segnale per
farmi capire che anche Cristian era gay e che, di conseguenza, era
off-limits. Non che mi interessasse. Avevo Rob e non potevo desiderare
niente di meglio anche perché, per come si stavano evolvendo
le cose, non credo che potesse esistere al mondo niente di meglio.
- Bene bene. Claire, niente male davvero. Accompagnala al trucco. Gli
farò portare direttamente lì i vestiti da
indossare. – Disse mimando le virgolette a
“vestiti”. Lo sapevo che sarei stata mezza nuda.
Avanti Giulia calmati: insira, espira, inspira, espira. Ok sembrava
aver funzionato.
A malincuore lasciai la mano di Rob e seguii Claire. Arrivammo in un
camerino molto piccolo dove una ragazza con i capelli rossi ci stava
aspettando. Si chiamava Pamela e non stava zitta un attimo. Per tutto
il tempo non fece altro che chiedere di me e Rob. Doveva essere una
specie di prerogativa delle parrucchiere, estetiste o truccatrici
perché, in tutta la mia vita, non ero mai riuscita a trovare
una qualsiasi figura professionale legata al mondo
dell’immagine che non fosse interessata agli affari personali
delle clienti.
Mi aiutò ad infilare un costume nero a triangolo con delle
rifiniture oro lungo i bordi. Non era niente male. Mi diede un paio di
ciabatte di legno con il tacco e un pareo anch’esso nero.
- Sei splendida. – Mi sorrise Claire dopo che mi aveva anche
truccata e acconciata. Prima di uscire mi osservai allo specchio. Non
mi riconoscevo. Sembravo un’altra. Ero anche …..
abbronzata? Mi avevano spalmato una crema con dei brillantini che
evidentemente, ricreava l’effetto abbronzatura. Mi aiutarono
ad infilare una vestaglia per uscire dal camerino e raggiungere il set.
Non faceva freddo, quindi la vestaglia era del tutto inutile ma ero
comunque contenta di non dover attraversare un intero corridoio con
solo un costume indosso mentre tutti intorno a me erano vestiti di
tutto punto. Certo per loro doveva essere normale, ma per me non lo era
affatto.
Quando ritornai nella stanza dove si doveva tenere il servizio
fotografico, mentre mi toglievo la vestaglia e restavo con solo il
costume ed il pareo, vidi Rob impallidire. Evidentemente doveva
apprezzare. Cercava di sorridere ma dal modo in cui stava torturando le
tasche dei suoi jeans, capii che si stava solo trattenendo. Mi
avvicinai a lui sorridendo maliziosa.
- Devo essere completamente pazzo se permetto a tutta questa gente di
vederti vestita così. – Disse a due centimetri
dalle mie labbra mentre cingeva i miei fianchi.
- Ok ragazzi, fermi, STOP! Altrimenti devo rifargli il trucco!
– Urlò Pamela. Entrambi ci voltammo fulminandola.
Cristian sorrise – Ragazzi, tranquilli dopo vi bacerete
quanto volete. Prima ha chiamato Steph, Rob. Mi ha detto che devo
scattarvi io le foto per il servizio di Vanity Fair. Per te va bene?
– Chiese rivolto al mio ragazzo.
- Si. Si certo. Meglio così, almeno mi sentirò a
mio agio. Mi chiedo sempre come faccia quella donna a sapere sempre
dove sono e cosa faccio. Non gli avevo detto che sarei passato di qui.
– Rispose lui.
- Ti e mi conosce. – Disse Clarie sorridendo. Doveva aver
parlato anche con Steph prima di coinvolgermi in questa
“operazione”.
Mi ritrovai così di fronte all’obiettivo di
Cristian che mi ripeteva come muovermi e cercava di scherzare con me.
Voleva che mi sentissi a mio agio e faceva di tutto per non farmi
pensare che mi stavo atteggiando da “vamp“ di
fronte alla mia attuale “suocera“ e fidanzato. Era
veramente molto gentile. Forse anche troppo perché mi
sembrava di vedere Rob guardarlo male ogni tanto. Ma doveva essere
sicuramente uno scherzo della mia fantasia.
Avevano preparato un set che riproduceva la spiaggia e il mare. Con
tanto di sabbia vera. Dopo non so quanti cambi di costume e quanti
scatti, Cristian chiamò la pausa pranzo.
- Pensavo di fare più velocemente. Ma con lei ne vale
proprio la pena. E’ un talento naturale. – Disse
Cristian rivolgendosi a Claire. Mi sentii immediatamente felice. Ero
riuscita a non far sfigurare la madre di Rob che aveva avuto
l’idea e questo, indipendentemente dal risultato delle foto,
mi rinfrancava. Pamela mi riaccompagnò in camerino dove mi
salutò. Finalmente potevo di nuovo indossare i miei adorati
jeans e le mie adorate converse. Mi facevano già male i
piedi. Chissà come avrei fatto se quello fosse diventato
effettivamente il mio lavoro? Non reggevo i tacchi dopo neanche mezza
giornata…..
Mentre mi stavo rinfilando le mutande e il reggiseno dietro la paratia,
sentii aprirsi la porta del camerino.
- Chi è? – Chiesi intimorita. Poi sentii girare la
chiave nella serratura.
- Oddio chi c’è? – Domandai ancora con
voce tremante mentre cercavo di indossare almeno la vestaglia che mi
avevano dato prima. Poi la testa di Rob fece capolino dalla paratia.
– Mi hai fatto prendere un colpo! – Gli dissi
guardandolo male.
- Tu mi hai fatto prendere un colpo. E’ tutta la mattina che
sto impazzendo. C’è Cristian che ti sta
letteralmente mangiando con gli occhi. – Mi disse
avvicinandosi e guardandomi intensamente. Mi mise le mani sui fianchi e
poggiò la fronte contro la mia.
- A si? Ma non è gay? – Chiesi mentre gli portavo
le braccia al collo. Lui mi fece cenno di no con la testa sospirando.
– E tu? Non mi mangiavi con gli occhi? - Domandai maliziosa
baciandogli il mento. Lui acconsentì solo con la testa senza
dire neanche una parola.
– Perché hai chiuso la porta?
– Mi ricordai solo in quel momento di aver sentito la chiave
girare nella serratura. Nel frattempo continuavo a baciargli il mento e
il collo risalendo fino all’orecchio. Sapevo che lo stavo
facendo impazzire e sapevo anche esattamente perché aveva
chiuso la porta ma volevo ugualmente che mi dimostrasse quanto mi
desiderava. La sua presa sui miei fianchi si fece più ferrea
e senza neanche rispondermi mi alzò e mi poggiò
tra lo specchio e il tavolino iniziando a baciarmi con foga scostandomi
la vestaglia.
– Ti voglio. Adesso. – Mi disse con voce roca
guardandomi dritta negli occhi prima di avvolgere un seno con la mano
baciandolo lievemente. – Prendimi - gli soffiai tra i capelli
prima di farmi travolgere dai sensi che in quel momento volevano solo
una cosa. Lui.
- Dove eravate spariti voi due? – Chiese Claire quando ci
vide ricomparire nello studio fotografico dopo circa mezz’ora.
Io e Rob ci guardammo sorridendo, abbassando lo sguardo e passandoci
una mano tra i capelli in contemporanea. – Oh! Ho capito.
Meglio non indagare va! – Disse divertita e facendoci strada
per andare a pranzare.
Stranamente, nonostante avessi appena ammesso di aver fatto sesso con
suo figlio in camerino, non mi sentivo a disagio mentre mangiavo seduta
davanti a Claire. Quella donna aveva un non so che di rassicurante,
sarei stata capace di confidargli qualsiasi cosa. Forse era per lo
stesso motivo che Rob l’altra sera aveva praticamente
confessato quante volte ci eravamo dati da fare, questo il modo di
chiamare il sesso in modo raffinato del padre di Rob, i primi tempi che
stavamo assieme nel raccontare alla sua famiglia la nostra storia.
Dopo pranzo ci accompagnarono in due camerini diversi. Quando ritornai
sul set mi ritrovai davanti ad un campo di grano, con tanto
di balle di fieno.
Avevano pensato di vestirci entrambi di nero e di fotografarci
lì. Mi avevano dato un paio di pantaloni di pelle nera
aderentissimi con un bustino senza maniche di pizzo nero che stringeva
molto il mio seno facendolo apparire ancora più abbondante
di quanto non lo fosse già. Il tutto accompagnato da un paio
di decolté tacco dodici di vernice nera. Mi sembrava quasi
di essere una di quelle “regine del sesso”. Mi
mancava solo il frustino.
Rob aveva una t-shirt nera che gli fasciava perfettamente
l’addome e un paio di pantaloni di jeans anch’essi
neri. Scalzo. Sembrava un Dio greco.
Cristian ci disse di muoverci in modo naturale per il set. Dovevamo far
sembrare che stessimo passeggiando per la campagna. Io mi chiedevo
perché avevano scelto proprio quel set e non uno scorcio di
vita quotidiana ritraendoci magari mano nella mano mentre camminavamo
per le strade londinesi. Ma i professionisti erano loro, quindi
sicuramente sarebbe stato meglio così.
Ci fecero un sacco di foto: alcune mentre ci baciavamo, altre mentre
lui mi baciava il collo, altre ancora mentre camminavamo mano nella
mano. Rob non faceva altro che ripetermi quanto fossi bella e quanto
era contento di poter finalmente mostrarsi al mio fianco al mondo.
Quando il servizio finì e ripresi nuovamente gli abiti
abituali e sicuramente a me più consoni, mi sentivo
soddisfatta. Avevo avuto una gran paura per niente. Era stato molto
più facile di quanto immaginassi. A parte i primi scatti,
dove effettivamente mi sentivo molto rigida, ero riuscita a rilassarmi
e quanto meno, a non sembrare fatta di cera. Certo la presenza di Rob
aveva aiutato, ma tutto sommato ero contenta di me stessa.
Quando aprii la porta del camerino, Rob mi stava aspettando appoggiato
al muro.
- Sei stata fantastica. Erano tutti felici di aver lavorato con te! -
Mi accolse abbracciandomi e parlandomi all’orecchio.
- Il merito è stato tutto tuo. Mi sentivo a mio agio.
Stranamente. Mi bastava guardarti e tutto mi appariva
“normale” per quanto effettivamente lo possa essere
in una situazione del genere. - Lo abbracciai e avvicinai le mie labbra
alle sue per sentire nuovamente il suo sapore. Mi era mancato
terribilmente. Dovevo essermi ammalata, non potevo soffrire di queste
mancanze. Eravamo stati tutto il giorno insieme baciandoci in
continuazione davanti ad un obbiettivo, ma non era la stessa cosa.
Darci un bacio in privato, sentito e voluto, era sicuramente diverso e
molto meglio.
Ci staccammo di malavoglia e con il fiato corto.
- Dobbiamo andare. - Disse mentre poggiava la sua fronte alla mia.
- Lo so. Andiamo. - Risposi prendendolo per mano.
Salutammo Cristian, Claire e il resto dello staff che ci aveva seguiti
per l’intera giornata e, con i primi provini, andammo da
Steph che ci stava aspettando nel suo ufficio.
Non era molto distante da dove lavorava la madre di Rob. Era in una
strada parallela quindi decidemmo di percorrere quella strada a piedi.
Indossammo gli occhiali da sole, nonostante fossero quasi le cinque e
il sole a Londra a gennaio stesse già scomparendo. Rob
diceva però, che era più sicuro per i paparazzi
nonostante secondo me attirassimo maggiormente l’attenzione.
Fortunatamente non ne incontrammo nessuno e in dieci minuti arrivammo
davanti all’ufficio di Steph.
- Come è andato il servizio ragazzi? – Ci chiese
subito senza neanche darci il tempo di metterci a sedere e strappando
letteralmente dalle mani di Rob la cartellina con le foto. Non era
decisamente il tipo che perdeva tempo. – Niente male.
Davvero. Cristian è stato bravissimo e voi siete fantastici.
Bene bene sono contenta. – Continuò commentando le
foto.
- Ciao anche a te “O dea schiavista.” –
Disse Rob facendomi sorridere.
- Lo sai che non ho troppo tempo. Devo incontrare un sacco di
giornalisti dato che c’è qualcuno che ha deciso di
far esplodere la bomba. – Gli rispose ghignando.
- Ok, ok. Allora? Come è stata presa la notizia? –
Chiese Rob più nervoso.
- Per la Summit non ci sono stati problemi soprattutto
perché almeno, d’ora in avanti,
l’attenzione graviterà maggiormente sui film
invece che su te e Kristen. E poi, comunque basta far parlare di se che
loro sono contenti. I giornalisti non vedono l’ora di
fotografarvi e farvi un sacco di domande. A questo proposito. Per
domani mattina alle dieci vi ho fissato un appuntamento con la
giornalista di Vanity Fair. Ha già contattato Cristian che
domani gli manderà l’anteprima delle foto per
e-mail. Poi per il pomeriggio una bella conferenza stampa. Che dici?
– Ma che aveva una macchinetta al posto della voce?
- Lo so che me lo stai chiedendo solo per pro-forma Steph. Che devo
dire? – Chiese Rob sorridendo e guardandomi.
- Niente. Appunto. Era solo per metterti al corrente di tutto. Domani
mattina vi faccio venire a prendere dai ragazzi. Ah già,
quasi dimenticavo. Domani all’una ho anche preso appuntamento
per un intervista a Radio Londra. –
- Ma non ero in vacanza questa settimana? – Chiese Rob
accigliato.
- Eri in vacanza fino a quando non hai detto a quella giornalista
italiana che eri andato là per piacere e poi hai lasciato
quel bar mano nella mano con questa signorina! –
Specificò Steph rivolgendosi a me – A
proposito, ho visto anche i provini di te da sola. Quando saranno
pronte le foto me le faccio mandare da Cristian e se
riceverò delle offerte, come credo, ti farò
sapere. Dovresti solo firmare la liberatoria e la lettera di incarico.
–
- Ma io non so se… - Non mi fece neanche finire il discorso
che era già al telefono che prendeva accordi con non so chi
per una serata di beneficienza alla quale avremmo dovuto intervenire.
Guardai Rob incredula. Lui mi carezzò dolcemente una
guancia. Evidentemente era abituato a questi suoi atteggiamenti, ma io
no e si notava perfettamente dato che la mia gamba aveva iniziato a
tremare come quando ero nervosa.
- Senti tesoro, non ti preoccupare di niente ok? Basta che firmi qui e
penso a tutto io. – Continuò poi Steph.
- Ma posso firmare questi fogli anche se ho già un lavoro e
se abito in Italia? – Chiesi dando sfogo ai dubbi che mi si
stavano accavallando nel cervello.
- Certo. Qui mi dai solo l’incarico di rappresentarti qualora
giungano delle offerte. E naturalmente una percentuale sui tuoi
eventuali guadagni derivanti da questa cosa. –
- Ovviamente. – Intervenne Rob sarcasticamente.
Io guardai quei fogli e poi iniziai a leggerli. Mai mettere firme senza
sapere cosa stavo sottoscrivendo. Lei si sarebbe presa il 10% dei miei
profitti. Ma ci sarebbero mai stati questi profitti? Io ero molto
scettica.
Quando finii, mentre Rob e Steph continuavano a parlare del programma
del giorno dopo, misi la mia firma e consegnai i fogli a Steph.
- Benvenuta a bordo! – Mi disse.
La salutammo e tornammo a casa per cenare e per prepararci
all’incontro con il Brit Pack al gran completo.
Mentre stavamo mangiando una pizza che avevamo comprato strada facendo,
senza Tom che aveva mandato un messaggio a Rob dove gli diceva che
avrebbe cenato con Sam e che ci saremo rivisti direttamente
all’Eden, evidentemente il pub dove avremo dovuto andare, Rob
mi chiese come stavo.
- Oddio! Non ci sto capendo più niente! E’ tutto
così assurdo. Oggi mi sono divertita un sacco a fare quelle
foto. E’ stato stancante ma molto emozionante, mi sentivo una
diva. Mi stai regalando un sogno. – Gli dissi mentre gli
carezzavo una mano. – Ma non è che poi ti stanchi
di me? – Gli chiesi abbassando lo sguardo. Mi era venuto in
mente che uno dei motivi che all’inizio lo avevano spinto a
stare con me, era il fatto che io non appartenessi al suo mondo. Quindi
aver fatto quelle foto e aver firmato quei fogli per Steph, mi
avrebbero catapultato direttamente nel suo mondo.
- Sei una testona. Non potrei mai stancarmi di te. Ormai fai parte di
me come l’aria che mi entra nei polmoni per farmi respirare.
– Rispose abbracciandomi. – Ti amo e dovresti
ricordartene prima di dire certe assurdità. –
- Anche se dovessi diventare famosa? –
- Sempre. – Mi rispose prima di coinvolgermi in un bacio
passionale.
Dopo aver rinnovato il suo letto e il camerino, ci stavamo apprestando
a rinnovare anche la cucina. Era più forte di me. Non
riuscivo a resistergli. E, fortunatamente per me, anche a lui non ero
indifferente.
Il suono di un telefonino però, interruppe bruscamente i
nostri bollenti spiriti. Anche perché, avevamo provato ad
ignorarlo ma questo aveva ripreso a suonare imperterrito.
- Devo rispondere. – Disse mentre si scostava da me
lasciandomi mezza nuda seduta sul bancone della cucina e ripescando il
cellulare dalla tasca dei jeans che erano ammassati a terra con gli
altri suoi e miei vestiti.
- Sturridge. Non sai quanto ti odio in questo momento. Si hai
decisamente interrotto qualcosa. Si tra un po’ arriviamo. Ok
allora passiamo dall’entrata sul retro. Va bene. Grazie
dell’informazione ma bastava anche un sms. Si, fottiti.
A dopo. – Poi, rigettando il telefono a terra, si rivolse a
me sorridendo. – Dove eravamo rimasti……
-
- Più o meno direi qui. – Risposi annullando le
distanze tra noi. In quel momento non mi interessava proprio cosa
poteva volere Tom. Volevo solo lui.
- Ti amo. – Mi disse raggiungendo l’apice
accasciandosi su di me.
- Anch’io. – Gli risposi baciandogli la fronte
intrisa di sudore.
Dopo una bella doccia, eravamo pronti per uscire e per raggiungere gli
amici di Rob. Un'altra prova da superare.
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Capitolo 15 *** Brit Pack? No Tom test! ***
Ciao a tutte, sono di corsa ma volevo aggiornare.
Comunque ringrazio come sempre le seguite, le preferite e le ricordate.
AnnaDaiCapelliNeri : Effettivamente,
ci avevi dato. Lo dicevo che Giulia è un pò
camaleontica. Sono curiosissima di sapere cosa pensi di questo
capitolo. Per le immagini, la prossima volta proverò. Grazie.
Dunque ringrazio anche le lettrici silenziose e vi auguro buona lettura
Capitolo 15. Brit Pack? No Tom test!
Prendemmo di nuovo la sua auto per raggiungere il locale dove gli altri
ci stavano aspettando. Non era in centro, era vicino a Notting Hill o
almeno, dato che ancora non avevo avuto modo di visitare la
città, così mi aveva spiegato Rob.
Il viaggio in macchina trascorse tra mille baci e carezze. Ero ansiosa
di conoscere il resto dei suoi amici e avere un contatto con lui mi
calmava. Lui aveva questo potere su di me. Sapeva rendermi tranquilla
soltanto toccandomi.
Stavo mettendo insieme tante piccole parti di Rob in quei giorni e
quella era la cosa che mi rendeva più felice. Lo stavo
conoscendo sempre meglio.
I paparazzi fortunatamente avevano deciso di lasciarci in pace quella
sera perché non ne incontrammo neanche uno strada facendo
nonostante Tom ci avesse informato del contrario con la sua telefonata.
Ero quasi convinta che lo avesse fatto di proposito. Sembrava che ci
volesse, o molto più probabilmente, mi volesse far pesare la
sua presenza.
Quando scendemmo dall’auto, che Rob aveva parcheggiato lungo
una strada, ci si parò davanti un palazzo con dei fondi al
piano terra. Raggiungemmo quella che doveva essere l’entrata
secondaria del pub ed entrammo. Internamente rispecchiava perfettamente
i canoni del classico pub inglese. Al centro della stanza che ospitava
i tavoli c’era una specie di palco, dove due ragazzi stavano
già suonando. Erano molto bravi e la loro musica riuscii
definitivamente ad infondermi coraggio. Strinsi la mano a Rob che si
stava facendo strada tra i tavoli per raggiungere due ragazzi che
parlavano poco distanti.
Non c’era molto gente quella sera e l’atmosfera al
tavolo nel quale ci sedemmo era molto allegra. Anzi molto
“alticcia” nonostante fossero sole le dieci.
- Allora, quelli che stanno suonando sono Marcus e Bobby, - mi disse
Rob mentre ci sedevamo, - Tom lo conosci già e lui
è Sam. - Terminò indicandomi il ragazzo di fianco
a Tom che mi guardava con gli occhi spalancati.
- Chiudi la bocca Sam! - Disse Tom sorridendo e alzandosi in quello che
forse voleva essere un gesto cavalleresco per me.
- Mi devi dieci sterline. - Continuò dando una pacca sulla
spalla dell’amico.
- Certo certo. - Rispose Sam sorridendomi e porgendomi la mano. -
Finalmente ci conosciamo! Questi due non hanno fatto altro che parlare
di te ultimamente. La tua fama ti precede. -
- Davvero? Almeno spero che ne abbiano parlato bene. Ma per cosa gli
devi dieci sterline? - Chiesi mentre gli stringevo la mano. Ero stupita
che Tom gli avesse parlato di me ma, se lo aveva fatto, non poteva aver
detto niente di buono dato come si era comportato fino a quel momento.
- Avete di nuovo scommesso sul tipo di ragazza che avrei portato? -
Chiese Rob fulminando con lo sguardo i suoi amici.
- Quindi non sono la prima. - Dissi inchiodando Rob alla sieda a causa
dell’occhiata che gli avevo lanciato. Non pretendevo di
esserlo. Stando con uno come lui era impossibile però mi
piaceva troppo vederlo in difficoltà. Certo solo quando ce
lo mettevo io e sapevo che ne sarebbe uscito senza troppi problemi.
- Già. - Rispose Tom sorridendo mentre Rob si passava una
mano tra i capelli. Ma allora ce l’aveva a morte con me?
- Comunque se ti può consolare, sei l’unica che
sembra avere un cervello….a parte Kristen
ovviamente…. - Ovviamente. Che fa prima tenta di recuperare
e poi si getta la zappa sui piedi?
- Non fare il cretino Tom. Ma non lo vedi quanto è carina? -
Intervenne Sam per stemperare un po’ l’atmosfera.
Solo in quel momento mi ero resa conto che stavo letteralmente
stritolando il tovagliolino che era servito da sottobicchiere per le
loro birre sul tavolo. Sinceramente non mi ero neanche resa conto di
averlo preso in mano.
- Si l’ho vista, infatti è molto molto molto
carina. Anche quando sembra voglia fare la dura e prende a stritolare
un innoquo tovagliolo. Adesso poi diventerà anche
famosa…. -
- Senti Tom falla finita se non vuoi che ce ne andiamo subito, ok? -
Disse Rob alzandosi e andando direttamente sul viso di Tom che non si
era ancora seduto da dopo il nostro arrivo.
- Calma calma! - Intervenne Sam. - Ragazzi non fate così
altrimenti domani sarete su tutti i giornali!!! Lo sapete come vanno
qui queste cose. Finchè non ci facciamo notare va tutto bene
ma se solo qualcuno si accorge di noi il locale si riempie di
giornalisti. -
- Fanculo Sturridge! - Esclamò Rob mentre mi prendeva la
mano per farmi alzare ed, evidentemente, andarcene.
- No Rob aspetta. Non mi va che voi litighiate a causa mia. Siete
amici. Adesso io e Tom andiamo un attimo qui fuori, così si
decide a dirmi tutto quello che pensa di me una volta per tutte, e poi
torniamo e passeremo una splendida serata senza più
frecciatine, vero Tom? - Dissi io alzandomi e prendendo per un braccio
quello sciroccato del suo amico senza dargli neanche il tempo di aprire
bocca.
Vidi Rob sedersi vicino a Sam con un sorrisino sulla faccia. Sapeva
benissimo che quando mi mettevo in testa una cosa, in un modo o
nell’altro, l’avrei ottenuta.
- Allora??? - Gli urlai quasi in viso non appena la porta del pub si
chiuse alle nostre spalle. - Vuoi spiegarmi cosa ti ho fatto per
meritarmi questi tuoi comportamenti idioti di continuo? -
- Niente di personale, veramente. Non ti conosco ma mi sembra assurdo
che Rob abbia mollato Kristen per te. -
- Allora il problema è questo? Non mi reputi alla sua
altezza? -
- Sinceramente no. -
- Perfetto. - Dissi io incrociando le braccia al petto. -
Perché anch’io non mi reputo alla loro altezza.
Non so se tu intendessi all’altezza di Kristen o
all’altezza di Rob, ma penso di risolvere il problema sul
nascere dicendoti che anch’io non mi sento assolutamente
all’altezza di nessuno dei due! -
Vidi la faccia di Tom prima impallidire e poi colorarsi di rosso mentre
un sorrisino si stava disegnando sulle sue labbra. Eravamo entrambi
poggiati al muro vicino alla porta di ingresso del pub. Dato che
comunque lui non accennava minimamente a riaprire bocca, decisi di
continuare.
- Con Rob ne ho parlato più di una volta, ma lui non mi ha
mai dato retta. Per lui probabilmente restare con lei sarebbe stato la
cosa più semplice e, forse, anche la più giusta.
D’altra parte appartengono allo stesso mondo e hanno vissuto
quest’esperienza pazzesca di Twilight insieme. Lui
però mi ha sempre convinto dicendomi che con me si sente
sereno e a suo agio come non si era mai sentito con Kristen. Dice che
riesco a fargli uscire il meglio di se stesso e che questo lo ha
aiutato molto anche nella recitazione nell’ultimo periodo.
Non è facile stare con lui per una come me. Io ho dei ritmi
stabiliti, molto meno frenetici e imprevedibili dei suoi. E’
sempre in giro ed ha mille impegni. Quando non siamo insieme,
praticamente quasi sempre, cerca comunque di ritagliarsi un pezzo di
“normalità”, come lo definisce lui, e
dice di trovarlo con me oltre che, naturalmente, con te e gli altri
ragazzi. Non so che dirti Tom. Io so che non voglio rinunciare a lui.
Ci ho provato a non farlo entrare nella mia vita all’inizio,
ma lui ha trovato comunque il modo di sconvolgere la mia esistenza.
E’ stato il primo che mi ha fatto piangere di nuovo dopo un
anno e mezzo. E’ stato il primo che mi ha fatto ridere
veramente dopo un anno e mezzo. E’ stato l’unico
che mi ha fatto capire che cos’è
l’amore. So che non ti piaccio e che non mi reputi adatta a
lui, e molto probabilmente hai ragione. Ma se ti trovassi al posto di
Rob, non vorresti che il tuo amico ti dimostrasse un po’ di
fiducia per le scelte che hai deciso di fare? Magari non saranno
definitive ma al momento sono queste. Io credo sempre che prima o poi
torni da lei e non sai quanta paura abbia. - Non avevo mai fatto un
monologo tanto lungo. Ero riuscita a condensare tutti i pensieri che mi
affollavano la mente in quel momento e li avevo riversati tutti su Tom.
Non sapevo di preciso dove sarei andata a parare parlandogli
così apertamente, ma volevo che lui capisse quello che
provavo per Rob e che potesse, oltre che dare fiducia al suo amico,
darla un po’ anche a me.
Dopo che avevo pronunciato quelle ultime parole mi sentivo svuotata e
sfinita neanche avessi fatto chissà quale sforzo. Mi voltai
di nuovo verso Tom che era rimasto appoggiato al muro, nella stessa
posizione da quando eravamo usciti.
- Allora io sarò il primo che ti ha fatto veramente
incazzare spingendoti a ridurre in brandelli un povero tovagliolo! -
Non era una domanda. Stava sorridendo. La guerra era finita?
- Già. Sei stato veramente bravo. Hai saputo pizzicare tutte
quelle corde che per me sono le più sensibili. -
- Lo so ma almeno così sono riuscito a capire chi ho
davanti. - Disse abbassando lo sguardo.
- E chi hai davanti Tom? -
- Una ragazza, anzi una donna, che ha fatto innamorare il mio migliore
amico per la prima volta. -
- Come per la prima volta? - Chiesi corrugando la fronte.
- Si perché con Kristen non si poteva parlare di amore. Si
erano messi insieme perché tutti volevano da loro quello.
Certo la loro forte “alchimia” non si poteva
negare. Ma a parte del sano sesso e di una grande amicizia, non credo
di poter parlare di altro. -
- Ma non avevi detto prima che non mi reputavi alla sua altezza? -
Domandai non capendo il suo “cambio di rotta”.
- Era solo per farti arrabbiare. Io ho una teoria. Secondo me quando si
è arrabbiati esce fuori il nostro vero io. Tu invece di
assalirmi e urlarmi contro l’inverosimile, hai preferito
parlarmi con calma a quattr’occhi. E poi quello che hai detto
è vero. Rob da quando sta con te è sicuramente
più sereno e tranquillo. So che è innamorato, me
l’ha detto. Dovevo solo capire, oltre al tuo aspetto, cosa lo
ha fatto innamorare di te. Adesso credo di averlo capito. -
- Davvero? - Chiesi incredula.
- Davvero. - Rispose lui sorridendo e passandomi un braccio attorno
alle spalle.
- Quindi deponi le armi? -
- Quindi depongo le armi. - Continuò mentre ci dirigevamo
nuovamente dentro il pub abbracciati e sorridenti. - Adesso andiamo a
dirlo al tuo fidanzato che sicuramente si starà massacrando
i capelli dall’ansia. -
- Ok. - Dissi mentre posavo la mia mano sulla porta per aprirla
decisamente più serena.
- Giulia? -
- Si? - Chiesi fermandomi e guardando Tom che si era fatto
improvvisamente serio.
- Grazie. -
- Per cosa? -
- Per stare con Rob e per avermi fatto capire quanto lui conti per me.
E’ come un fratello però è vero che
devo dargli un po’ di fiducia, specialmente nelle sue scelte
con le donne. - Disse strizzandomi l’occhio e entrando
definitivamente nel pub.
Abbracciati ci dirigemmo sorridenti al tavolo dove Rob, appena ci vide
non potè trattenere un sorriso.
- Ha conquistato anche te Sturridge? - Chiese mentre spostava la sedia
e mi faceva segno di sedermi sulle sue gambe.
- Già. - Rispose Tom dirigendosi verso il bancone.
- Lo sapevo. - Continuò Rob prendendomi il viso tra le mani
e baciandomi appassionatamente.
Dei fischi interruppero quel momento.
- Almeno presentacela. -
- Giusto. Lui è Bobby e lui è Marcus. Lei
è Giulia. - Disse Rob indicandomi prima colui che aveva
parlato e poi un ragazzo che gli stava seduto di fianco.
- Così tu sei colei che ha fatto capitolare il nostro Rob? -
Disse Marcus. - Carina. Molto molto carina. -
- Dillo a me. Ho appena perso dieci sterline. - Intervenne Sam
scatenando l’ilarità di tutta la tavolata.
- Birra per tutti!! - Urlò Tom mentre poggiava un vassoio
stracolmo di bicchieri sul tavolo.
- Ti amo. - Mi sussurrò all’orecchio Robert mentre
gli altri erano impegnati a passarsi i bicchieri di birra.
Lo guardai negli occhi e prima di far incontrare le nostre labbra in un
bacio dolcissimo gli risposi. - Anch’io. Non sai quanto. -
La serata trascorse allegramente e tra un brindisi per me che ero la
nuova arrivata, un brindisi per Rob che era tornato ed un brindisi per
Tom che sarebbe partito, mi ritrovai con non so più quante
birre sullo stomaco.
Mi sentivo la testa come se fosse dentro un pallone. Sicuramente
l’alcol aveva spazzato via quasi tutte le mie inibizioni
perché ero completamente spalmata sulla tavola e capii di
non dire più niente di senso compiuto quando Rob mi
domandò se mi sentivo bene con un tono di voce agitatissimo.
- Siiiii……..sto beeeneeee…..forse
però devo vomitare…. - Dissi mentre cercavo
invano di alzarmi dalla sedia che sembrava avermi imprigionata. Mi
sembrava di essere in barca e non riuscivo a respirare normalmente.
- Vieni, ti accompagno in bagno. - Sentii Rob dirmi
all’orecchio.
- Oooookkkk! - Risposi con la voce impastatissima mentre mi aggrappavo
a lui.
- Benvenuta ufficialmente nel Brit Pack! - Sentii dire a Tom mentre Rob
mi portava via in braccio. Riuscii a guardarlo e ad alzargli il pollice
sorridendo. Lo vidi piegarsi in due dalle risate e poi scomparire dalla
mia vista dietro quella che doveva essere la porta del bagno.
- Scusa Rob… - Esclamai tra un conato di vomito e
l’altro mentre lui mi sorreggeva la testa.
- E di cosa? Del fatto che non reggi l’alcol? - Mi
domandò continuando a carezzarmi la nuca come non aveva mai
smesso di fare da quando la mia faccia aveva incontrato il cesso.
- Anche. Ma anche di non essere all’altezza…. -
- Giulia ma che??? Che stai dicendo? - Evidentemente il discorso che
avevo fatto poche ore prima con Tom, mi aveva sconvolta più
di quanto credessi perché non riuscii a trattenere quelle
parole che si catapultarono fuori dalla mia bocca prima ancora che
avessi avuto il tempo di riflettere su quello che stavo dicendo. Doveva
essere il flusso di pensieri incontrollati che l’alcol aveva
generato.
- Non devi mai e dico mai sentirti inferiore a me. Tu non lo sei e non
lo sarai mai. Stai sempre un passo avanti a me in tutto quello che fai
e anche se domani non ti ricorderai neanche di questo discorso, voglio
che tu ti tolga dalla mente tutti i dubbi che hai sul nostro rapporto.
Questi sono stati i sei mesi più belli di tutta la mia vita.
Tu, nonostante ci siamo visti pochissimo, hai sopportato tutto alla
grande: i miei momenti di pazzia, quelli di malinconia e quelli in cui
non credevo di farcela a reggere tutta la tensione. Sei la mia ancora
della felicità. Ti amo come non ho mai fatto e come non
riuscirò più a fare. -
Queste parole mi fecero risvegliare dallo stato in cui ero caduta.
Sentii gli occhi gonfiarsi e le lacrime scivolare lungo le mie guancie.
Piangevo. Piangevo come non avevo mai fatto. Erano lacrime di gioia. Mi
sentivo il cuore esplodere. Non credevo che potesse sopportare tante
emozioni tutte insieme. Lo abbracciai e lo strinsi a me con quanta
più forza riuscissi ad avere in un momento del genere.
- Perché piangi? Non volevo farti piangere testona. - Mi
disse all’orecchio mentre continuava a carezzarmi i capelli.
- Di gioia. Di felicità. Di amore. Piango per tutti questi
motivi. - Risposi prima di cominciare a ridere sempre abbracciata a
lui. Mi avrebbe sicuramente preso per pazza. Per la pazza che ero in
realtà.
- E adesso perché ridi così? Fai ridere anche me.
- Disse scostandomi da lui per guardarmi in viso. Con una mano raccolse
le ultime lacrime che mi avevano rigato il volto e fissò i
suoi occhi nei miei. Come sempre accadeva, mi persi completamente
nell’azzurro del suo sguardo.
- Ti ho completamente inzuppato la camicia macchiandotela con il
mascara. Adesso sembrerò un panda….. -
- Scema. Sei bellissima anche così. E per quanto riguarda la
camicia, non preoccuparti, domani ti toccherà lavarla! -
Commentò lui iniziando a farmi il solletico.
- No Rob, il solletico
no….ahahahahah……ti prego. Ho appena
vomitato e potrei rifarlo se continui… -
- Ok! - Accompagnò quelle parole alzando le mani in segno di
resa. - Ti senti meglio? Ce la fai ad alzarti? - Domandò
premuroso porgendomi la mano affinchè l’afferrassi
per aiutarmi ad alzarmi.
- Si penso di farcela. - Risposi aggrappandomi alla sua mano e poi al
suo braccio per riuscire a rimanere in piedi. Mi lavai la faccia e
cercai di rendermi il più presentabile possibile.
Quando tornammo di là, Tom e l’allegra brigata,
erano ancora intenti a ridere e a bere.
- Va meglio? - Chiese Tom. Dall’espressione che aveva
sembrava quasi preoccupato per me.
- Si, grazie. Ma la prossima volta ricordami di questo momento quando
accetterò nuovamente della birra da te. - Risposi mentre
tornavo a sedermi vicino a lui.
- Ok principessa. - Mi strizzò l’occhio e riprese
la conversazione su non so cosa di preciso, che aveva intrapreso con
Marcus. Decisamente adesso i nostri rapporti erano molto distesi.
Rob era rimasto ancora in piedi che mi guardava.
- Che c’è? -
- Pensavo che volessi andare a casa…. - Mi disse sedendosi
vicino a me, prendendomi la mano e baciandomi il palmo.
- Non sono stanca e poi mi diverte troppo sentirgli raccontare tutte le
tue “disavventure” con le ragazze. -
- Ma allora sei anche un po’ sadica oltre che
irrimediabilmente pazza. - Mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise
come solo lui sapeva fare.
- Adesso lo sai. - Risposi intrecciando meglio le nostre dita e
cercando di capire quello di cui parlavano Sam e Bobby.
La testa non la smetteva assolutamente di pulsare, così dopo
un oretta da quando eravamo tornati dal bagno, domandai a Rob se per
lui fosse stato un problema tornare a casa.
- No aspettate. Proviamo a farla fumare, magari sta meglio. Con me
funziona! -
- Tom ma che dici? Lei non ha mai fumato, figurati se adesso, in queste
condizioni, l’aiuta. -
- E dai Rob non fare il guastafeste! Proviamo che ti costa? -
- Prova a parlarne con lei ma non credo che riceverai una risposta che
abbia troppo senso. -
- Cosa non ha senso? - Domandai avendo sentito solo alcune parole qua e
là della loro conversazione.
- Dicevo a Rob che a me per tenere buona la “balla”
mi aiuta tantissimo il fumo. Potresti provare, anche se di solito non
fumi, una sigaretta non ti ucciderà! -
- Non ne sarei così sicura. Comunque proviamo
perché no. -
- Sei sicura? - Domandò Rob guardandomi preoccupato.
- Avanti, ci stiamo divertendo ed io non voglio rovinare tutto andando
via perché non reggo l’alcool! Tu sta qui e
continua a divertirti. Io ho questo essere qui vicino che adesso mi
farà provare la sua tecnica per far passare le sbronze! -
Dissi trascinando Tom per un braccio e dirigendomi verso
l’uscita del locale.
Vidi Rob e Tom scambiarsi uno sguardo d’intesa.
Uscimmo e l’aria gelida di gennaio nella notte londinese,
sembrò quanto meno riuscire a rendermi un attimo di
lucidità nel quale mi resi conto che non avevo neanche preso
il cappotto.
Inizia a tremare e a battere i denti mentre aspiravo la sigaretta che
Tom mi aveva appena acceso.
- Ehm! Ehm! Ehm! Che schifo però queste cose. Ma come fate?-
- A fare che? -
- Certo che anche tu Sturridge non sei messo troppo bene. A fumare! A
fare che secondo te? -
- Ah! Si si certo! Ma a me piace e anche agli altri. Mi sa che quella
strana sei te! -
- Può essere! - Dissi continuando a fumare.
- Hai freddo? - Mi domandò Tom notando che non stavo ferma
un attimo.
- Sai com’è, sono quasi le due, siamo fuori,
è gennaio, siamo a Londra e non ho preso il cappotto!
Pensavi stessi ballando una canzone immaginaria? Non sono poi
così sballata! -
- No, magari lo eri ma adesso sei tornata nuovamente sarcastica, quindi
la mia teoria ha funzionato! -
- E’ vero! Adesso sto mooolto moooolto meglio! Sei un genio
Tom! Te l’ha mai detto nessuno? - Mentre dicevo queste
parole, gli saltai al collo, abbracciandolo. Mi sentivo davvero meglio
e volevo dimostrargli la mia gratitudine.
- Attenta! Se fai così poi non mi controllo! - A quelle
parole sentii un brivido percorrermi per tutta la schiena e
immediatamente mi irrigidii staccandomi da lui e abbassando lo sguardo.
Sentivo il brusio del pub all’interno e le macchine
sfrecciare nelle strade vicino. Ne io e ne Tom producevamo alcun suono
che non fossero i nostri respiri da ormai un bel po’ di tempo
che non riuscii a quantificare. Mi feci coraggio e gli domandai il
significato di quelle parole.
- Quando sono un po’ su di giri perdo facilmente il controllo
con le ragazze. -
- Ma in che senso scusa? - Non è che era una specie di
maniaco?
- Non mi sono spiegato bene. Così mi sono fatto apparire
quasi come un pervertito! -
- Infatti stavo cominciando ad avere paura! - Dissi sorridendo.
- Non devi aver paura di me! Mai. Non potrei mai farti del male.
E’ che quando mi piace qualcuno e sono sotto
l’effetto dell’alcol, i miei freni inibitori non
funzionano! Con te, sono costretto a tenerli sempre tirati altrimenti
non so come mi comporterei! Lo so che stai con Rob e mi faccio schifo
da solo! Però…. -
Però…????? Come però? Il mio cuore
rallentò bruscamente e la mia bocca doveva essere aperta
all’inverosimile perché me la sentivo
completamente asciutta: senza saliva. Meglio fare la simpatica
va….. - Che carino, allora un po’ ti piaccio! Eh?
- Sgomitai due o tre volte con fare amichevole.
- Diciamo più di un po’….. - Rispose
Tom abbassando lo sguardo. Non potevo crederci. Come, come come????
Fino a tre ore fa mi odiava e adesso mi confessava che gli piacevo
più di un po’? Ma poi che vuol dire
“più di un po’”? Poi una
lampadina, tipo quelle di allarme che si illuminano sui cruscotti delle
macchine quando c’è qualcosa che non va, si accese
nel mio cervello.
- Mi stai prendendo per il culo spero…. -
- Perché? -
- Perché sei un cretino e ti ho sgamato subito! Volevi
mettermi alla prova vero? -
- mmmmmm…. Cosa te lo fa pensare? -
- La tua faccia da schiaffi me lo fa pensare. Ma guarda questo, prima
mi dice di aver deposto le armi e poi mi attira in un
tranello… -
- Volevo avere la conferma ulteriore che la mia teoria era giusta, non
te la prendere! -
- Scusa quale teoria? -
- Quella per cui siamo qui fuori, cioè che con la sigaretta
ritorna un po’ di lucidità dopo una sbornia! E poi
era anche un modo per vedere se il mio amico poteva fidarsi di te! -
- Ma tu senti questo? Sei un idiota lo sai vero? -
- Me lo dicono spesso, specialmente Rob. Ti ha influenzato lui
sicuramente! - Mi rispose stringendosi nelle spalle.
- E non ti è mai venuto in mente invece, che potrebbe essere
la verità? - Dio che nervi!! Non c’era bisogno di
arrivare a tanto, già stavo in piedi non sapevo neanche io
come, il mio cervello aveva riaquisito un po’ di ragione e
questo continuava con i suoi stupidi test???? - Ma non avevi detto di
aver deposto le armi? -
- Infatti. A questo punto ci arrivano solo quelle che posso considerare
“amiche”, le altre le etichettavo subito prima il
discorso che abbiamo fatto qua fuori non più di tre ore fa!
E poi volevo solo una conferma ulteriore alla mia teoria! - E basta!
- Ok, quanto e con chi hai scommesso? -
- Io? Ma che dici? -
- Tom? Non mi far urlare, non l’ho fatto prima ma sto per
farlo ora. Avanti, dimmelo! -
- Con Rob. Ma anche con Sam e Marcus. - Il mio cervello aveva
volutamente registrato solo la prima persona e istantaneamente ero
rientrata dentro andando a cercare l’altro idiota del mio
fidanzato! Ma io dico, si può scommettere su una cosa
così???
Arrivai davanti a Rob con una camminata che non doveva sicuramente
presagire niente di buono perché Rob mi guardò un
secondo e poi si inginocchiò istantaneamente. - Scusa scusa
scusa scusa! Lo so sono un coglione. Un coglione ubriaco ma anche
innamorato! -
- Te lo do io l’innamorato! Ma si può?
Cioè tu mi mandi con quell’altro coglione fuori
per vedere se la sua “teoria” del passa sbronza con
la sigaretta funziona? E poi quell’altro cosa fa per
dimostrarlo? Prova a vedere se sono fedele? No questa adesso tu me la
devi spiegare. - Vidi Rob alzarsi di scatto con gli occhi fuori dalle
orbite.
- Che ha fatto quell’emerito stronzo??? - Urlò
cercando Tom con lo sguardo. Ops! Forse non sapeva come voleva fare Tom
a dimostrare la sua teoria…. Un po’
però questo mi rallegrava. Voleva dire che aveva fiducia in
me e questo mi rilassò all’istante. Adesso
però dovevo cercare di salvare quella faccia da schiaffi che
si ritrovava Tom al posto del viso!
- Allora non ti aveva detto come avrebbe fatto a dimostrare la sua
teoria? -
- No! Giuro se lo trovo lo ammazzo! Dov’è? -
- Questo ti salva in calcio d’angolo. Comunque, quanto hai
scommesso? -
- Ma che c’entra ora, dimmi dov’è. -
- Rob, calmati ok? Fino a prova contraria quella fuori di testa dovrei
essere io. Lascia stare Tom, che poi sai che è idiota di
suo, quando poi ci si mette anche l’alcol cosa pretendevi da
lui? A parte tutto, quanto hai scommesso? -
- Cinquecento sterline. -
- Tu sei completamente matto. Comunque, come intendi pagare? In
contanti o assegno? -
- Cioè, la sua teoria funziona? -
- Si, con me si. Testone! - Dissi abbracciandolo e sedendomi sulle sue
gambe a cavalcioni.
- E io che mi fidavo di te e del fatto che non reggi
l’alcol…. - Rispose lui baciandomi. - Mi perdoni?
-
- Si scemo! Però tu perdoni Tom perché
è un’idiota e tu te ne dovevi
ricordare…. - Continuai dandogli un buffetto sulla testa.
- Giusto! - Disse massaggiandosi dove l’avevo colpito.
- Pagare!!!! - Urlò Tom sedendosi al tavolo come se niente
fosse successo e facendoci scoppiare tutti a ridere. Era veramente
un’idiota!
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Capitolo 16 *** Giornalisti ***
Ciao a tutte! Mi scuso per il ritardo ma ho avuto
qualche difficoltà con internet, adesso sembra tutto risolto.
Per farmi perdonare ho provato ad inserire le immagini, per cui
ringrazio AnnaDaiCapelliNeri che mi ha spiegato come faceva lei.
Lui sappiamo tutti chi è ......... e lei è la mia
Giulia, mi sono ispirata a Laura Torrisi, toscana come me e, a parer
mio, anche molto umile e simpatica.
AnnaDaiCapelliNeri:
Grazie mille,
grazie davvero per lasciarmi sempre una tua opinone. Dunque che dire,
su Tom non ti anticipo niente...... Effettivamente Giulia su di giri mi
ha fatto impazzire anche a me e Rob non so perchè, ma me ce
lo vedo proprio a fare queste scommesse. hihihihihi. Spero di avere una
tua opinione anche su questo e sulle immagini sopra (Grazie ancora)!
Detto questo ringrazio come sempre le preferite, le seguite e le
ricordate, una ad una siete davvero carine! Un saluto va anche alle
lettrici silenziose.
Bene bene non aggiungo altro, credo di avervi già annoiato
abbastanza. Un'ultimissima cosa: mi fate sapere che ne pensate come
coppia? A me sembrano tanto carini.....
Ok Ok, basta. Buona lettura!
Capitolo 16. Giornalisti
Quando la mattina dopo mi svegliai, sentivo la testa come se fosse
piena di acqua. I suoni erano tutti attutiti e mi sentivo premere
sull’addome. Poi mi resi conto che un braccio di Rob era
poggiato su di me; lo scostai, mi feci coraggio e mi tirai su per
capire fino a che punto fossi ubriaca la sera precedente. La stanza
iniziò a girare e vidi comparire tante stelline davanti ai
miei occhi. Li strinsi due o tre volte e finalmente quella camera
sembrò fermarsi. Scostai le coperte e mi guardai: indossavo
solo la maglia che avevo messo la sera precedente. Non ricordavo di
essere arrivata a letto. Scavando nella mia memoria, l’ultimo
ricordo che avevo era quello di Rob e Tom che mi caricavano in
macchina. Dovevano avermi portato fino in camera e poi Rob mi doveva
aver tolto i jeans e le scarpe per farmi dormire meglio. Perché quando uno si
sveglia dopo una sbronza, i ricordi sono così frammentati e
sfumati? Appunto per il futuro: odio l’alcol.
Mi girai verso Rob. Dormiva con la bocca semiaperta a pancia sotto, il
lenzuolo gli copriva fino la vita e era tutto attorcigliato sulle gambe
mentre la coperta era buttata a terra infondo al letto. Era davvero
dolce. Sembrava un bambino nonostante il filo di barba. Mi avvicinai a
lui e cercai di trovare calore tra le sue braccia.
- Ehi! Buongiorno. - Mi disse facendomi sistemare meglio vicino a lui.
- Buongiorno a te. Mi hai portato a letto tu ieri sera? - Fece un
sbadiglio e si stirò tutto.
- Ti sei addormentata in macchina e non siamo riusciti a svegliarti.
L’alcol deve averti fatto cadere più in catalessi
del solito. - Continuò sorridendo per prendermi in giro.
Effettivamente ero un ghiro. Fin da piccola, le prime ore di sonno per
me erano quelle in cui neanche una cannonata mi avrebbe svegliata.
Drin drin drin drin drin
drin drin drin
- Spengi quell’aggeggio infernale, ti prego Rob! - Imprecai
contro la sveglia in tutte le lingue del mondo nascondendo la testa
sotto al cuscino.
- Hai il mal di testa da dopo sbornia? - Chiese mentre mi toglieva il
cuscino da sopra la testa e mi accarezzava i capelli dopo aver spento
quella cosa che io odiavo con tutta me stessa e che serviva per
svegliare le persone al mattino facendogli saltare i nervi! Feci cenno
di si con la testa mentre mi beavo di quel contatto.
- Ci dobbiamo muovere sweety… Sono le otto e mezza e alla
dieci dobbiamo essere alla redazione di Vanity Fair. - Mi
abbracciò più intensamente e ci tirò
su entrambi facendoci sedere sul letto.
- Dobbiamo proprio è? - Domandai con la voce da bimba
piccola che sapevo lo faceva impazzire. Intanto avevo fatto scivolare
le mani tra i suoi capelli affondandoci le dita e stavo disseminando il
suo collo di piccoli baci.
- Non fare così, poi lo sai che non ti resisto….
- Commentò prima di prendermi il viso tra le mani e baciarmi
con foga e dolcezza allo stesso tempo. Le nostre lingue si unirono e si
assaporarono. Sapeva ancora di birra e tabacco. Dovevamo andare ma
avevo bisogno di un piccolo momento di intimità. Si
staccò da me e mi guardò. - Tu vuoi farmi
impazzire. -
Io lo attirai nuovamente a me e prima di far incontrare le nostre
labbra nuovamente gli sussurrai:
- Andiamo a farci la doccia… - Detto questo mi alzai di
scatto trascinandomelo dietro mentre non riusciva a trattenere le
risate.
Chiudemmo la porta del bagno e subito le nostre mani andarono a cercare
di togliere dall’altro quegli indumenti che ci erano solo
d’ostacolo. Mi appoggiò alla porta della doccia
continuando a baciarmi il collo, la spalla, l’orecchio, la
guancia, la bocca. Con un gesto rapido aprì
l’acqua e mentre insinuava una mano tra le mie cosce, con
l’altra mi tirò su una gamba invitandomi a
cingergli la vita affinchè mi prendesse meglio in braccio.
Feci come voleva lui e in un attimo ci ritrovammo sotto il getto della
doccia, dove i nostri sospiri, per il piacere che ci davamo a vicenda,
si confondevano con il vapore dell’acqua calda.
Quando facemmo il nostro ingresso in cucina, Tom era seduto che faceva
colazione guardando la tv.
- Vi hanno beccato. - Disse mentre continuava a mangiare.
Contemporaneamente io e Rob ci girammo per vedere a cosa si riferisse
Tom e la voce di una giornalista invase la cucina.
“
…quelle che vediamo in questa sequenza sono le foto
dell’arrivo di Robert Pattinson con questa ragazza italiana,
che le nostri fonti ci rivelano chiamarsi Giulia Striani originaria di
Firenze, alla casa dei genitori. Dopo le foto che vi abbiamo mostrato
prima che ritraevano i due scappare dall’assedio dei
giornalisti all’aereoporto di Londra, queste ci dimostrano
ancora di più la relazione che li legherebbe. Secondo quanto
ci hanno rivelato delle fonti vicino alla coppia, si frequenterebbero
già da qualche mese. In questo modo tutti i rumors che sono
stati fatti in questi mesi sul Robsten però, perderebbero di
credibilità. Davvero il bel vampiro ha lasciato la sua Bella
per questa, davvero splendida, ragazza italiana? Vi aggiorneremo
più tardi dato che un nostro inviato ci ha detto di averli
scovati ieri sera in un pub vicino a Notting Hill in compagnia degli
amici del nostro Robert tra cui spicca il sempre presente Tom
Sturridge. A tra poco per le ultime news su Jude Law e Sienna
Miller….”
Una musichetta da stacco pubblicitario si diffuse nella stanza. Io e
Rob eravamo ancora in piedi come pietrificati.
- Hanno parlato anche di me, che bello! - Poi incontrando i nostri
sguardi Tom continuò - Ma che avete? -
Io osservai bene Rob e lo vidi teso come mai prima di quel momento.
Effettivamente la giornalista non aveva detto niente di così
offensivo verso nessuno dei due ma credo che entrambe le nostre menti,
stessero pensando a quali foto avevano per le mani i giornalisti della
sera precedente. Io non ero neanche riuscita a raggiungere la macchina
da sola, e sicuramente non avrei ricevuto delle critiche positive. Ma
non era per me che mi preoccupavo, pensavo a come ne sarebbe uscito
Rob. Mi vedevo già la giornalista che commentava :
“Robert Pattinson fa ubriacare la propria ragazza e si fa
aiutare dal sempre fedelissmo Sturridge per riportarla a
casa!” Meno
male che gli volevo fare solo ottima pubblicità…..
- Rob? - Lo chiamai per riscuoterlo dalla posizione che aveva assunto.
Era ancora in piedi con le braccia che gli scendevano dritte lungo i
fianchi e lo sguardo basso come perso nel vuoto. Sembrava che la
respirazione fosse accelerata perché vedevo le sue spalle
alzarsi e abbassarsi velocemente.
- Ho fatto un casino vero? - Domandai.
Tom si alzò dalla sedia e andò vicino a Rob che
era riuscito solo ad alzare la testa. Mi stavo preoccupando, non
l’avevo mai visto in quello stato. Aveva un colorito che
andava dal bianco al verde che non prometteva niente di buono.
- Siediti e cerca di respirare regolarmente. -
- Tom che succede? - Domandai avvicinandomi. - Si sente male? - Il suo
respiro adesso che ero più vicino era veramente accelerato e
sulla sua faccia iniziavano a comparire delle gocce di sudore.
- Un attacco di panico. Non te ne ha mai parlato? - Mi
domandò guardandomi mentre aveva ancora una mano sulla
spalla di Rob.
- Si. Un po’ di tempo fa. Ma mi aveva detto che ormai era
tanto che non ne soffriva…. - Ne avevamo parlato a Los
Angeles, i primi giorni che stavamo insieme. Possibile che adesso ne avesse
uno? - Che dobbiamo fare? - Chiesi a Tom sempre
più preoccupata.
- Innanzi tutto restare calmi e poi aspettare. Magari preparagli una
camomilla. E’ là nell’armadietto in
alto. Avanti Pattz, sta calmo, non è niente. -
- Ok. Dai amore, respira tranquillo che io ti faccio una camomilla. -
Feci per allontanarmi ma la mano di Rob mi prese un braccio. Mi voltai
e lo vidi con la faccia ancora verdina e tutta imperlata di sudore. Era
sicuramente un attacco di panico. Mi tirò a se facendomi
sedere sulle sua gambe e mi abbracciò stretta poggiando la
testa al mio petto.
- Faccio io tranquilla. - Mi avvertì Tom prima di dirigersi
verso i fornelli.
Gli feci un cenno di assenso e cominciai a carezzargli i capelli
alternando il gesto a dei piccoli baci. - Tranquillo amore. Sono qui
con te. Respira e non pensare a niente. -
Sobbalzai quando si sentì suonare alla porta. Mi ricordai
che Jack e Paul, le guardie del corpo di Rob, dovevano venire a
prenderci per portarci a fare quell’intervista a Vanity Fair.
- Tom? - Chiamai cercando di mantenere lo stesso tono di voce. Non
sapevo se poteva essere utile, ma il silenzio e le voci soffuse mi
rilassavano sempre e pensavo che potessero fare altrettanto con lui.
- Vado io. -
- Digli di chiamare Steph e che annullino tutto per oggi. -
- Ok, vado. -
- No aspettate, adesso va meglio. Il peggio è passato. - Rob
interruppe i nostri discorsi con una voce che sembrava provenire
dall’oltre tomba. Aveva alzato la testa e mi stava fissando.
Il suo colorito non era più verde e la sua respirazione
stava tornando normale.
Lo guardai cercando di notare qualunque cosa mi dimostrasse una
ricaduta ma vidi comparire sul suo volto un sorriso.
- Sto bene adesso. Scusa. Non volevo farti spaventare. -
- Sicuro? - Domandai ancora non del tutto convinta.
- Se mi dai un bacio te lo dimostro. -
Mise una mano dietro la mia testa e con lentezza calcolata
avvicinò le sue labbra alle mie. Fu un bacio casto e
innocente ma che fu capace di dimostrarmi che adesso stava bene.
Ci staccammo e Tom tornò in cucina con Jack e Paul.
- Che devo fare con loro? - Domandò a Rob indicandoli.
- Ragazzi buongiorno e scusate il mio amico ma tanto ormai sarete
abituati, è un idiota! Arriviamo subito. - Detto questo Rob
si alzò e mi trascinò letteralmente nella sua
stanza.
- Sicuro di star bene adesso? - Domandai appena fummo dentro
carezzandogli una guancia. Non lo avevo mai visto in quello stato e
pregai con tutta me stessa di non ritrovarmi mai più in una
situazione del genere. Lo amavo troppo per vederlo stare male.
- Si adesso sto bene, davvero. -
- Ma che è successo? -
- Mi sono agitato per via delle foto e di quello che ha detto la
giornalista. Sono uno scemo. -
- Non sei scemo, ti capisco, ieri ho fatto un casino ubriacandomi.
Chissà che foto avranno? -
- Non sono preoccupato per quelle a dir la verità.
Cioè ho sentito come una scarica elettrica. E’
come se finalmente tutte le mie preoccupazioni fossero svanite. Non so
se mi spiego. -
- Non tanto a dir la verità - Ci sedemmo sul letto e mi
prese le mani.
- Abbiamo sempre parlato e discusso di quando finalmente saremo usciti
allo scoperto. Ecco adesso è successo e io non mi devo
più preoccupare. E’ come se mi fossi tolto un peso
dallo stomaco e avessi avuto contemporaneamente un forte attacco di
adrenalina. Un bel mix che mi ha fatto impallare… -
- Ok. Quindi non sei preoccupato per le foto che ancora devono
mostrare? -
- Veramente no, anche perché credo già di sapere
a quali foto si riferiscono. Quando eravamo al tavolo e tu eri ancora
abbastanza presente, ti ricordi che una ragazza si è
avvicinata a noi chiedendoci una foto tutti assieme? -
- Si, l’abbiamo fatta perché pensavamo fosse una
fan… -
- Lo era sicuramente, ma avrà trovato qualche giornalista
senza scrupoli fuori dal locale che gli avrà offerto un
po’ di soldi per i suoi scatti. -
- Dici davvero? Pensi che arrivino anche a pagare le fan per farsi dare
delle foto? -
- Non è che penso, lo so. E’ già
successo altre volte. -
Sospirai. Dovevo imparare ancora tante cose di quel mondo.
- L’importante è che adesso stai bene. Mi hai
fatto morire. - Dissi abbracciandolo.
- Sto bene. Volevo solo tranquillizzarti e scusarmi. Non dovevo reagire
così. -
- Mica è colpa tua! -
Sentimmo bussare alla porta e poi vedemmo comparire Tom.
- Tutto bene? -
- Si tutto ok. Grazie Tom! - Rispose Rob.
- Non volevo interrompere ma i ragazzi di là vi stanno
aspettando e dicono che tra dieci minuti dovreste essere praticamente
dall’altra parte di Londra! -
- Arriviamo subito. -
- Ok, io vi saluto adesso perché non credo di rivedervi
prima della mia partenza. Oggi pomeriggio ho l’aereo! - Mi
dispiaceva dover salutare Tom adesso che ci eravamo chiariti.
Ci scambiammo i numeri di telefono e le mail con la promessa di
sentirci spesso nonostante Rob. Così aveva detto Tom. Mi si
avvicinò e mi schioccò un bacio sulla guancia e
uno sulla fronte.
- Mi mancherai Giulia. Fatti viva mi raccomando e tieni
d’occhio questo coglione del mio amico ok? -
- Ok Tom. Ci sentiamo. Giuro! -
Si salutarono anche Rob e Tom abbracciandosi e dandosi diversi pugnetti
amichevoli. Non sapevano quando si sarebbero rivisti, ma la loro
amicizia ormai aveva resistito a tanti periodi di poca frequentazione e
quindi erano abituati.
Uscimmo tutti e tre dalla stanza e accompagnati da Jack e Paul, io e
Rob, salimmo sulla macchina dopo aver salutato nuovamente Tom.
Una coltre di giornalisti era fuori casa e ci scattarono diverse foto
mentre salivamo in macchina.
- Scusate ma non potevamo fare diversamente. - La voce di Jack irruppe
nel silenzio dell’auto.
- Tranquillo Jack! - Rispose Rob sorridendo amaramente.
Arrivammo all’ufficio di Vanity Fair in ritardo di
mezz’ora all’appuntamento. In macchina avevamo
chiamato Steph dicendo di avvisare, perciò quando arrivammo,
la giornalista, una certa Jhoanna Jhonson, ci salutò
cordialmente porgendoci due tazze di caffè fumanti.
Ci sedemmo su un divanetto che stava nell’ufficio di Jhoanna
che invece si mise nella poltrona di fronte e iniziò subito
con l’intervista accendendo il piccolo registratore che
teneva in mano.
- Sono contenta che abbiate scelto Vanity Fair per rendere pubblica la
vostra storia ragazzi. Ma iniziamo subito dato che so che avete molti
impegni per la giornata di oggi. Rob? Allora adesso non sei
più single? - E
certo che non lo è altrimenti perché saremo qui?
Ok Giulia, calmati fa solo il suo lavoro.
- E’ già, adesso sono ufficialmente fidanzato.
Cioè lo sono già da un po’, ma per voi
praticamente solo da due giorni, quando cioè ho risposto ad
una giornalista italiana che ero là per piacere. -
- Infatti non è da poco che state insieme giusto? -
- Effettivamente ci conosciamo già da otto mesi, ma ci siamo
messi insieme solo sei mesi fa. - Rispose Rob sorridendo e baciandomi
la mano che continuava a tenere stretta alla sua.
- Quindi non è stato un colpo di fulmine il vostro? -
Domandò la giornalista rivolgendosi a me.
Presi fiato e cercai di ricordarmi di dire quello che avevamo
concordato con Rob in macchina. Dovevo dire la verità ma
senza includere troppi dettagli. - Veramente no. Io
all’inizio non avevo neanche troppo chiaro chi lui fosse. Non
avevo mai sentito parlare di Twilight di conseguenza non credevo di
avere davanti uno dei più promettenti attori di Hollywood. -
La giornalista inarcò le sopracciglia. Non saprei dire se
per la sorpresa o perché proprio non mi credesse. - Davvero
tu non sapevi chi fosse? Ma come è possibile? -
Ecco che adesso si arrivava al problema età. Ero troppo
curiosa di vedere la faccia che avrebbe fatto Jhoanna.
- Bè, diciamo che non sono più
un’adolescente già da un po’. Ho
trent’anni ed un lavoro impegnativo. Tengo
l’amministrazione in un centro commerciale di Firenze. Vivo
da sola quindi non ho troppo tempo da dedicare per seguire la vita
mondana degli attori affermati o emergenti. - Al momento che comunicai
la mia età, vidi Jhoanna spalancare gli occhi e la bocca.
- Cioè tu vorresti dirmi che hai trent’anni? -
- Si. Fatti due giorni fa a dire la verità. - Risposi
sorridendo.
Jhoanna cercò di ricomporsi. - Auguri allora. Bene bene
quindi una giovane trentenne ha rubato il cuore allo scapolo
ventiquattrenne più ambito del pianeta. -
Constatò.
- Già. Proprio così. Comunque io non ho mai dato
troppa importanza alla differenza di età. Secondo me quando
si sta bene insieme l’età non conta e per noi
è così! - Intervenne Rob. Ma quanto lo amavo?
- Quali sono i vostri programmi per il futuro? -
- Se ci stai chiedendo se abbiamo già fissato una data la
risposta è no. Per il momento non ci sposiamo. -
- Hai detto per il momento, quindi non lo escludi? -
- Non lo escludo affatto. Credo nel matrimonio e prima o poi
vorrò farlo. - Disse Rob mentre disegnava dei ghirigori con
l’indice sul palmo della mia mano. Non lo esclude. Quindi
ci aveva pensato. Ogni secondo mi scoprivo sempre più
innamorata di questo ragazzo.
- Milioni di ragazze adesso staranno piangendo. Cosa ti ha colpito di
Giulia, Rob?
- Bè, innanzi tutto l’aspetto fisico. E’
una gran bellezza no? -
- Si questo lo avevo notato. - Rispose Jhoanna squadrandomi con lo
sguardo.
- E poi è una donna meravigliosa. E’ simpatica,
dolce, intelligente, colta, umile e molto paziente. Se non lo fosse non
credo che staremo ancora insieme. Io sono un disastro su tutta la
linea. - Mi sembrava di vivere in un sogno sentendo come Rob stava
parlando di me. Era bellissimo scoprire come mi vedeva.
- Ci hai appena descritto la donna perfetta. Ma avrà almeno
un difetto? -
- Più di uno sicuramente. - Intervenni io ridendo.
- Tanto per cominciare quando dorme non la sveglia neanche una
cannonata e poi, ma può essere anche un complimento,
è molto testarda! Quando si mette in testa una cosa
è difficile fargli cambiare idea. - Continuò Rob.
- Ok abbiamo capito. Sei innamorato. -
- Oh, si e molto. - Precisò Rob.
- Non riusciremo a caverne un ragno da un buco. E tu Giulia, dicci un
po’ cosa ti ha colpito di Robert considerato poi che
all’inizio dici di non aver capito neanche chi fosse? - Non è che dico,
è così. Questa donna comincio a non sopportarla.
- Bè, sicuramente, anche se non sapevo chi fosse, gli occhi
ce li ho e quindi il suo aspetto fisico non mi è sfuggito. A
parte questo, lui è dolcissimo, simpatico, intelligente, a
volte molto irrazionale, giocherellone e anche molto sexy anche quando
non sa di esserlo. -
- Sai che adesso molte ragazze ti odieranno? - Domandò
ancora Jhoanna.
- Non credo, anzi spero che non succeda. Forse ce l’avranno
con lei solo quelle che tifavano per me e Kristen, ma le altre, se
sanno che sono felice, e lo sono, non penso che ci creeranno problemi.
- Rispose Robert al posto mio. Jhoanna rimase un po’
interdetta a queste affermazioni. Credo perché Robert aveva
dato una risposta immediata, senza neanche rifletterci.
- Quindi pensi che le tue fan accetteranno il fatto che tu non sia
più single? E che, quelle che non lo faranno, saranno solo
le Robsten? - Chiese con aria perplessa Jhoanna.
- Suppongo di sì. - Rispose tranquillo Robert.
- Lo spero. Comunque, sono vere le voci per cui avresti lasciato
Kristen per questa altrettanto splendida ragazza? -
Vidi Rob passarsi una mano tra i capelli e sorridere abbassando la
testa imbarazzato.
- Nessuno ha lasciato qualcuno per qualcun altro. Semplicemente le
nostre strade un giorno si sono incontrate e, dopo attente e ponderate
riflessioni da parte di entrambi, abbiamo deciso di provarci. - Lui
aveva provato a difendere me, io dovevo provare a difendere lui.
- Questa non è una riposta alla domanda. Voglio dire, in
tutto questo tempo ne da parte tua ne da parte di Kristen
c’è mai stata una conferma o una smentita sulla
natura del vostro rapporto…-
- E non ci sarà neanche adesso. Io e Kristen siamo amici e
compagni di lavoro. Sono qui che sto dicendo che sono felicemente
innamorato di Giulia, non credo di dovere altre spiegazioni. - Detto
questo, Robert si alzò fulminando con lo sguardo Jhoanna e
prendendomi per mano si diresse verso la porta di uscita. - Avevamo
finito giusto? - Domandò truce.
- Ehm, si, si …certo. Grazie della disponibilità
a tutti e due. -
- Grazie a LEI per il tempo che ci ha dedicato Jhoanna, buona giornata.
- Robert rimarcò bene il “lei” prima di
uscire da quella stanza. Evidentemente non aveva gradito come si era
posta quella Jhoanna e, tra l’altro, neanche a me era
piaciuto molto il suo atteggiamento, quindi aveva pensato bene
di rimettere le distanze tornando al "lei".
- Mi dispiace, io non volevo che andasse così… -
Mi disse con la voce mozzata in gola mentre ci dirigevamo
all’uscita dello stabile dove Jack e Paul ci aspettavano per
accompagnarci in macchina.
- Rob, fermati e guardami per favore. - Aspettai che lui incrociasse il
mio sguardo prima di continuare. - Ero pronta, ero preparata al fatto
che ci potessero fare quel genere di domande. Me lo aspettavo. Speravo
che non cercassero di dipingermi come una “sfascia
famiglie”, ma sapevo benissimo che poteva capitare.
L’ho accettato. Anzi, me ne sono fatta una ragione, dovresti
farlo anche tu. Va bene così. L’importante
è che tu ne esca sempre e comunque al meglio e che non
riesca in alcun modo a scalfire il nostro rapporto. - Lo guardai
attentamente, in attesa di una sua risposta. Non avevo fatto domande,
ma lui sapeva che insìto in ciò che gli avevo
detto, volevo una conferma anche da parte sua che il nostro rapporto
non ne avrebbe subito alcun danno.
- E come potrebbe. Te l’ho detto anche ieri sera e anche
prima, io sto troppo bene con te e non metterei mai a rischio il nostro
rapporto per niente al mondo. Solo che mi dispiace per te. Non te lo
meriti, non è giusto. Tu non sei come cercano di farti
apparire... -
- Vedrai che con il tempo se ne renderanno conto, ok? -
- Perché adesso sei tu che consoli me e non il contrario? -
Mi domandò sorridendo e abbracciandomi.
- Tu mi consoli sempre, oggi è semplicemente il mio turno. -
Risposi io mentre con le mani vagavo sulla sua schiena e gli
mordicchiavo il collo.
Lui si scostò affinchè i nostri occhi fossero
alla stessa altezza, poi sorrise. Un sorriso radioso e bellissimo che
mi gratificava completamente e che mi bastava per farmi dimenticare la
storia della “strega cattiva”.
- Ti amo Giulia, davvero. -
- Lo so. Anch’io Rob, tanto. - Quel momento perfetto fu
sugellato da un bacio. Un bacio dolcissimo formato da tanti piccoli
baci che purtroppo, fu interrotto da un susseguirsi di flash.
- Cazzo. - Fu il commento di Robert mentre mi prendeva per mano e mi
trascinava via con Jack e Paul che tentavano di farci strada per
arrivare alla macchina con i vetri scuri.
Avevamo in programma un intervista ad una radio e poi una conferenza
stampa, possibile che non fossero mai sazi questi giornalisti? Capivo
che lo facevano per lavoro, ma non si sarebbero mai accontentati?
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Capitolo 17 *** Lontananza ***
Buongiorno a tutte! Eccomi con un nuovo capitolo,
non so perchè ma mi sono molto divertita a scriverlo e spero
che vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me buttarlo
giù.
Grazie alle seguite, le ricordate e le preferite ma anche a coloro che
leggono e basta!
AnnaDaiCapelliNeri:
Ciao e grazie ancora per lasciare il segno del tuo passaggio.
Effettivamente i giornalisti sono ben presenti in questa storia e qui
si noterà ancora di più. Fammi sapere che ne
pensi...... A presto.
Ragazze buona lettura.
Capitolo 17. Lontananza
Quei
giorni sereni ma
allo stesso tempo frenetici a Londra, ormai erano solo un ricordo.
Eravamo letteralmente rimbalzati, neanche fossimo delle palline da
ping-pong, da una parte di Londra all'altra per far sì che
fossimo presenti a tutti gli innumerevoli impegni che Steph ci aveva
prenotato. Avevo anche accompagnato Rob sul set di Bel amì
londinese. Si sarebbe spostato a Budapest dopo la mia partenza.
Erano già passati quasi due mesi da quando avevo ripreso il
volo
per tornare in Italia, lasciando Rob ancora a Londra alle prese con la
frenesia dei paparazzi.
I titoli dei giornali scandalistici, in quei
mesi, si erano dati alla pazza gioia. C'era veramente di tutto:
Robert
Pattinson si fidanza ufficialmente con una semplice ragazza italiana.
Robert
Pattinson ha scelto un'italiana più matura quale compagna
per la vita?
L'Italia
batte gli Stati Uniti per il bel vampiro inglese.
Kristen
Stewart mollata dal suo bel vampiro per una donna italiana di
trent'anni.
Giulia
Striani, fiorentina trentenne, la nuova fiamma del bel vampiro.
Robert
Pattinson conquistato dal fascino italiano.
I
commenti si
sprecavano ovunque. In televisione, nelle trasmissioni che seguivano il
gossip, ormai, eravamo diventati l'argomento all'ordine del giorno.
Prima parlavano della mia visita nella sua città, poi dei
dubbi
su quanto potesse resistere la nostra relazione. Non ultimo il fatto,
che da lì a poco
più di due mesi, Robert avrebbe dovuto iniziare a promuovere
l'ultimo
capitolo della saga, Eclipse e che quindi, avremo assistito
alla
ricongiunzione di lui e Kristen. Cosa che per altro era già
avvenuta dato che lei si era presentata alla premiere newyorkese di
Remember me solo pochi giorni fa. Lo sapevo, Rob mi aveva avvisata. Io
non ero potuta andare
perche la "sua" Steph mi aveva organizzato un servizio fotografico
proprio per quei giorni in Sardegna per una linea di costumi. Io non
volevo farlo, volevo essere al fianco di Rob per un'occasione tanto
importante ma, come mi aveva fatto notare anche Robert stesso, la mia
"carriera" di modella era appena agli esordi. Avevo fatto solo due
servizi e solo in Italia. Steph però mi aveva comunicato che
quel servizio era veramente importante dato che era per la collezione
mare di Dolce e Gabbana, e quindi c'era la possibilità
concreta
di ricevere proposte interessanti. Kristen sembrava aver colto
l'occasione al volo; era
voluta andare per verificare i progressi del suo compagno di lavoro.
Questa era la scusa ufficiale che aveva dato anche a Rob. La
verità secondo me era un'altra. Ancora lei non aveva
rinunciato
del tutto a lui e, avendo saputo della mia assenza alla prima
occasione importante per Rob, aveva pensato bene di approfittarne per
riaccendere anche tutti i gossip su di loro. La cosa già mi
infastidiva di per se, ma con i commenti che non facevano che
susseguirsi dei giornalisti, le mie paranoie erano giunte alle stelle.
Tanto che ogni telefonata con Robert, era diventata una supplica
continua da parte mia, per far si che mi informasse per tempo, degli
spostamenti e degli appuntamenti che aveva Kristen, in modo da essere
preparata ad un eventuale attacco da parte dei giornalisti nel caso
lei, fosse per qualche motivo comparsa nei luoghi che lui frequentava
dopo che li avevano visti insieme alla premiere. Rob mi diceva che
stavo diventando paranoica, e non potevo dargli torto, ma sapeva
benissimo che per me, Kristen, era un tasto ancora dolente. Nonostante
lui avesse provato a convincermi più di una volta che,
fondamentalmente, anche se poteva sembrare il contrario, non l'aveva
lasciata per me, io mi sentivo tremendamente in colpa nei suoi
confronti. Forse per solidarietà femminile, non saprei. Dopo
che ci eravamo "salutate" l'ultima e anche l'unica
volta che ci eravamo viste però, non mi sentivo intimorita o
minacciata
per
quanto riguardava il nostro rapporto. Robert mi aveva tranquillizzata
più di una volta. Provavo solo una gran tenerezza per questa
ragazza che era stata mollata. Mi sembrava di rivedere me stessa e
forse, era proprio quella la causa di tanta compassione nei suoi
confronti.
Negli ultimi giorni, era diventato
particolarmente difficile
anche solo parlare con Robert, figuriamoci vederlo. Era impegnatissimo
perchè stava promuovendo Remember me e finendo di girare Bel
amì! Il solo nomirare l'ultimo film, mi faceva drizzare
tutti i
peli. Doveva simulare di avere rapporti sessuali non so più
neanche io con quante donne. E poi che donne: da Cristina Ricci a Uma
Thurman! Dico io, ma
come faccio anche solo a pensare di poter competere con loro?
Quando le avevo incontrate sul set erano state gentilissime, ma la mia
gelosia era innegabile e non ero riuscita ad avere un rapporto
tranquillo
con loro. Per lo meno da parte mia. Anche con Emily, la sua co-star in
Remember me, non era andata meglio. Ancora non l'avevo incontrata, ma
il
mio moto di gelosia, era partito ugualmente. Con Robert cercavo
comunque di trattenermi per non sembrare più paranoica di
quanto
non lo fossi in realtà e poi, era il suo lavoro e io dovevo
cercare di abituarmi all'idea e basta.
Il mio rientro in Italia era stato più
caotico di
quanto avessi immaginato. Nonostante avessimo preso tutte le
precauzioni possibili, costringendomi a partire di notte e atterrando
all'aereoporto di Bologna anzichè Pisa, i paparazzi
mi
avevano scovata. Mi seguivano ovunque andassi. Avevano scoperto dove
abitavo e si appostavano sotto casa anche nelle giornate di pioggia.
Una mattina che imperversava un temporale dalle proporsioni epiche, mi
avevano talmente intenerita, da spingermi a portargli un
pò
di caffè bollente per tutti. Speravo che con quel gesto me
li
sarei fatti amici e mi avrebbero quanto meno permesso di continuare a
vivere la mia vita, non dico tranquillamente perchè sarebbe
stato chiedere l'impossibile, ma almeno speravo di poter raggiungere il
mio
lavoro senza correre il rischio di investire qualcuno con l'auto ogni
volta che dovevo uscire dal parcheggio.
A lavoro, Andrea fortunatamente l'aveva presa
bene. Diceva
che un pò di pubblicità non avebbe fatto male. Il
centro
commerciale andava già bene certo, ma da quando era venuta
fuori
la notizia che l'ultima "fiamma" di Robert Pattinson lavorava
lì,
i clienti erano aumentati di molto. Tutti molto probabilmente spinti
dalla curiosità di vedermi da vicino e dalla speranza di
incontrare, anche per caso e per un periodo di tempo relativamente
breve, il bell'attore.
Noemi, Lucia e Valentina, non facevano che
prendermi in giro
per la situazione. Dicevano che ormai ero diventata talmente importante
che dovevano chiamare per avere il permesso di incontrarmi. Certo con
Lucia era più semplice vederci dato che lavoravamo insieme,
ma,
a causa dello strascico di giornalisti che mi portavo sempre dietro,
era diventato praticamente impossibile uscire con le ragazze.
Soprattutto non volevo che anche loro venissero assediate
più di
quanto non lo fossero già, soltanto per essermi amiche.
Evitavamo quindi di vederci al di fuori delle quattro mura di casa mia
che ormai era diventata quasi una prigione. Non che anche prima di
conoscere Robert avessi una vita molto mondana dato che non uscivo
molto spesso, ma, al momento, era assolutamente impensabile uscire e
basta senza essere quasi perseguitata.
Anche con i miei genitori ci vedevamo poco. Anche
prima a dire la verità, ma adesso era sicuramente peggio. La
reazione di mia
madre, quando gli comunicai di stare con un attore di fama
internazionale, non fu esattamente come mi immaginavo o mi aspettavo.
Tutt'altro.
-
Mamma, mi vedo con un
ragazzo già da un pò. - Risposi un pò
stizzita
all'ennesima allusione che aveva fatto quel giorno sul fatto di avere
una figlia che, a differenza delle altre ragazze della mia
età,
pensava a viaggiare anzichè metter su famiglia. Il discorso
era
nato perchè ero rientrata da poco da Londra e lei, non
seguendo
come me, le trasmissioni o le riviste di gossip, non aveva idea del
perchè ultimamente, anzi da circa otto mesi a quella parte a
dir
la verità, ero diventata una specie di trottola che non
stava
ferma un attimo e che era continuamente sballottata in giro per il
mondo.
-
Ah si? - Chiese
incredula. - Questa è nuova .... Da quanto esattamente? E
chi
sarebbe posso saperlo o ancora deve rimanere un segreto? -
-
Avanti mamma. Non fare
così. Lo sai che poi mi stizzisco subito. - Non avevamo mai
avuto un gran rapporto, ma fecendo così non mi aiutava
affatto a
continuare ad essere paziente e a provare almeno a parlargli di Robert,
che, tra l'altro, era il motivo principale per cui, quella domenica,
avevo deciso di sfidare i giornalisti ed andare a mangiare a casa dei
miei.
Un
occhiataccia di mio
padre, mi fece comunque tranquillizzare. Sapevo che per lui sarebbe
stato sempre peggio già che ci conviveva. Quindi il fatto
che io
la facessi innervosire più di quanto non lo fosse per
natura,
non lo aiutava affatto. Mia madre era fatta così. Aveva un
caratteraccio ma, sapendola prendere, quando era in buona, era anche
una mamma e una donna molto dolce e gentile. Certo non con la figlia
che ancora non aveva messo la testa a posto dato che, secondo lei,
aveva rinunciato alla storia con Fabio solo per orgoglio. Non avrei
voluto raccontargli del fatto che mi aveva chiesto di sposarlo, ma la
notizia aveva fatto tutto il giro del quartiere dove abitavamo e
ricordo ancora quanto tempo impiegai per cercare di tranquilizzarla e
farle capire che aveva un senso il fatto che avessi rifiutato la sua
proposta. All'epoca raccontargli di Robert sarebbe stato facile, ma
dato che non volevo alcuna interferenza da parte sua nella nostra
storia, avevo preferito soprassedere e dirle che comunque mi ero resa
conto che, stando lontana da Fabio, avevo capito che non eravamo fatti
per stare assieme. Certo dopo mi ero dovuta sorbire i suoi commenti sul
fatto che mi ci erano voluti otto anni di relazione con lui con una
casa e un mutuo, per farmelo capire, ma ormai ero preparata a quello.
La conoscevo e anche se spesso non riuscivo a tollerare certi suoi
atteggiamenti, la mia forza di sopportazione con lei era cresciuta a
dismisura. Diciamo che con l'età, anche il mio livello di
pazienza era aumentato.
-
Sentitela, si stizzisce
subito, - Rispose lei scimmiottandomi, - signorina, ti sembra il modo
di comportarti? Sono sempre tua madre e mi preoccupo. -
-
Lo so mamma. E' che non è facile da spiegare. -
-
Cosa non è facile da spiegare? Il fatto che ti vedi con un
ragazzo? - Domandò perplessa.
-
Anche. Diciamo che lui non è uno comune. -
-
In che senso? - Chiese sempre più confusa.
-
Esco, anzi, sono
ufficialmente fidanzata per usare le parole dei giornalisti, con Robert
Pattinson, attore inglese emergente ad Hollywood. -
-
Cosa? Stai scherzando?
Hollywood? - Urlò quasi mentre cercava un appoggio con lo
sguardo su mio padre che già sapeva la cosa. Non ero
riuscita a
nasconderglielo. Mi era venuto a trovare il giorno prima e, avendo
visto tutti i giornalisti sotto casa, mi aveva subissato di domande.
Eravamo rimasti d'accordo però, che anche lui avrebbe fatto
finta di apprendere la notizia insieme a mia madre. Non volevamo che
poi ci accusasse di fare "comunella" e che lei era sempre l'ultima a
sapere le cose. Infatti vidi mio padre guardarmi con quanta
più
aria meravigliata riuscisse ad assumere.
-
No mamma non scherzo.
Stiamo assieme da sei mesi più o meno. Ci siamo conosciuti
per
caso al bar Margherita otto mesi fa. Io non sapevo neanche chi lui
fosse.... -
-
Cioè tu vorresti
dirmi che da sei mesi frequenti un attore di Hollywood? - La sua faccia
era un misto tra lo strabiliato e l'incredulo.
-
Esattamente. Te lo farò conoscere presto mamma. Quando
potrà tornare in Italia te lo presenterò. -
-
Siamo già al
livello di presentazioni ufficiali? - Domandò mio padre
mentre
mamma cercava di riprendere aria e tranquilizzarsi. Sapeva
già
quale sarebbe stata la mia risposta, ne avevamo parlato il giorno
prima. Ma voleva dare a mia madre le notizie tutte insieme, in modo che
lei fosse in qualche modo preparata a cosa l'aspettava.
-
Si.
Cioè....ecco....veramente....io....conosco già i
suoi.
Cioè sono andata a Londra proprio per questo ecco. - Risposi
abbassando la testa imbarazzata.
-
O santo cielo! - Esclamò mia madre. - E quando pensavi di
dircelo scusa? -
-
Te lo sto dicendo adesso, mi pare. -
-
Certo a cose fatte. Come
sempre. Possibile che ancora noi siamo sempre le ultime ruote del
carro? Possibile che tu continui a dirci le cose quando già
le
hai fatte? Hai trentanni per la miseria! Dovresi essere abbastanza
grande ormai.... -
-
Si, infattti. Sono
abbastanza grande per prendere le mie decisioni in completa autonomia.
Non vi ho detto niente prima perchè comunque non volevo
interferenze.... -
-
Certo perchè in
cuor tuo sai che è una storia impossibile... - A quelle
parole
tutta la calma che avevo cercato di assimilare in preparazione
all'incontro, svanì in un solo colpo.
-
Non è questo
mamma! So da sola che sarà davvero difficile portare avanti
questa storia, ma voglio provarci mamma. Per una volta in vita mia,
voglio provare a scommettere contro me stessa. So che se
finirà
male ne uscirò distrutta ma, specialmente negli ultimi due
anni,
mi sono
trattenuta talmente tanto per non
cercare di cadere nuovamente nel baratro dal quale sono uscita a
fatica dopo Fabio, che non provavo più emozioni.
Vivevo una
vita priva di sentimenti perchè avevo paura. Robert mi ha
fatto provare tutto di nuovo.
E non venire a dirmi che non te
l'ho
detto prima perchè so che sto facendo una cazzata. La
cazzata
l'avrei fatta se avessi ignorato Robert. Questo è quanto
mamma.
Sono innamorata di lui. Per mia fortuna lui lo è di me e io
sono
qui oggi più che altro per prepararti all'assedio dei
giornalisti, non per cercare la tua "benedizione". Sapevo che sarebbe
stato chiederti troppo per una volta, di appoggiare tua figlia. Ma va
bene così, ci sono abituata! - Mi alzai e con gli occhi
gonfi di
lacrime feci per andarmene.
-
Giulia aspetta. Scusa, mi
dispiace. - A quelle parole mi girai per avere la conferma che a
pronunciarle fosse stata effettivamente mia madre e non qualche fervido
sviluppo della mia fantasia. - Hai ragione......so che non sono
praticamente mai stata dalla tua parte, ma ti conosco. So che sei
innamorata. Si vede. Volevo solo capire perchè tanto mistero
e
perchè non mi hai detto prima che stavi con questo Robert.
Adesso ho capito. E' famoso e quindi dirmelo avrebbe voluto
dire
mettere a repentaglio la sua privacy. Non ti fidavi di me. -
Sempre la solita "vittima".
-
Mamma ma che dici? Non
c'entra affatto la fiducia in te. So di potermi fidare. Solo che prima
volevo essere sicura e vivermi la storia completamente e per come
veniva. Senza farmi false aspettative. Solo che adesso, sono stata
quasi costretta già che sono assediata dai giornalisti. -
-
Sul serio? - Chiese forse un pò rinfrancata da quella
spiegazione.
-
Si. E' stata davvero
un'impresa seminarli per arrivare qui senza che scoprissero dove
abitate. Io speravo che con il tempo si sarebbero dati una calmata, ma
invece ogni giorno sono sempre di più. Stanno ad aspettarmi
fuori casa e poi seguono tutti i miei movimenti. -
-
Da quanto sanno di voi? -
-
Bè praticamente
venti giorni. Robert è venuto qua per il mio compleanno e in
aereoporto, ha confessato a Barbara D'Urso di essere in Italia per
piacere e non per lavoro. Lo hanno pedinato fino al bar Margherita dove
aveva preso accordi per farmi una sorpresa, e ci hanno immortalato
mentre ero seduta su di lui e lo imboccavo. -
-
Quindi però immagino che Noemi, Valentina e Lucia sapessero
tutto. -
-
Si mamma. -
-
Anche Fabio? -
-
Si mamma. - Non capivo dove voleva andare a parare.
-
Bene così capisco
anche perchè hai rifiutato di sposarlo. Ben gli sta! Ha
fatto
soffrire la mia bambina troppo a lungo quell'essere ripugnante. -
Sapevo che tra lei e Fabio non era mai corso buon sangue nonostante
avesse fatto storie per farmici sposare, ma addirittura chiamarlo
"essere ripugnante".....mi faceva ridere.
-
Mamma? -
-
Mhmhmh? -
-
Perchè stai sorridendo adesso? -
-
Tesoro, sono felice. Ti
vedo tranquilla nonostante tutto e questo è l'importante.
Dovrò ringraziare questo Robert quando lo
incontrerò, ho
di nuovo la mia piccola combattente. - Mi fece sorridere fino alle
lacrime. Mi chiamava così fin da piccola. Diceva che quando
avevo deciso una cosa, niente e nessuno mi avrebbe fatto desistire dai
miei programmi. Non riuscii a trattenermi e mentre piangevo andai
direttamente ad abbracciarla. Gli volevo bene, era mia madre dopo
tutto. Non poteva essere diversamente.
Sorrisi
a quel
ricordo. Ormai mi ero davvero abituata alla presenza costante dei
giornalisti. Mi ero anche abituata così allo scorrere
monotono
del tempo. Le mie giornate erano rallegrate dalla "presenza" costante
di Tom. Ci sentivamo praticamente tutti i giorni per telefono e via
Skype. Aveva finito di girare il suo film già da una
settimana.
Era contento e aveva detto che sarebbe andato da Robert per controllare
il suo amico. Lui stava finendo di ultimare le riprese di Bel
amì e era tornato a Londra proprio per quel motivo. Tom mi
aveva
promesso che lo avrebbe raggiunto sul set per capire come stavano le
cose. Gli avevo detto che ultimamente mi sembrava strano, forse
perchè erano già due mesi che non ci vedevamo, ma
volevo
che qualcuno riuscisse ad esprimere un parere conoscendo tutti e due.
Era strano come e quanto velocemente si fosse
evoluto il
rapporto con Tom. Non avrei mai creduto di affidare a lui tutti i
pensieri cattivi che mi sorgevano stando lontana da Robert
così
a lungo. E non credevo che mi sarei mai affidata al suo giudizio. Ma
"frequentandolo", per così dire, avevo imparato a conoscerlo
e
sapevo che, dietro alla facciata da idiota che indossava sempre forse
per proteggersi, c'era un ragazzo dolce e sempre pronto a farsi in
quattro per gli amici.
Da quando ci eravamo salutati a Londra, non era
passato
giorno che non avessi notizie di lui. Ero felice nonostante non capissi
a pieno tutto il suo interesse per la mia vita e quello che
facevo. Forse era stato Rob a chiedergli di verificare quanta pressione
ero costretta a subire. Con lui minimizzavo sempre; non volevo che si
preoccupasse più del dovuto di come affrontavo io i
giornalisti.
Certo era stressante non poter andare più a fare la spesa
tranquillamente, ma mi stavo abituando.
Ero sul divano mentre tutti questi pensieri mi
stavano
attanagliando il cervello, quando il campanello suonò. Mi
alzai
di malavoglia, convinta che fosse l'ennesimo giornalista che mi
chiedeva un'intervista. Invece la faccia che vidi comparire sul
videocitofono mi fece sorridere come non facevo più
già
da un pò. Nonostante il cappellino e gli occhiali da sole,
il
sorriso di Tom mi appariva assolutamente lampante dietro lo schermo.
- Ma che ci fai tu qui? - Chiesi prima di
spingere il pulsante per aprirgli il portone del condominio dove
abitavo.
- Le spiegazioni dopo, aprimi se non vuoi che
questi paparazzi qua fuori si insospettiscano e mi portino via di peso.
-
Aprìì immediatamente il
portone e attesi che
salisse le scale affacciata alla porta. Ero troppo felice che fosse
lì. Non sapevo perchè ci fosse, ma non potevo
impedirmi
di essere contenta. Con lui vicino, mi sembrava che Robert fosse
più reale e non solo il sogno che stava cominciando a
scomparire. Sentivo sempre di più la sua mancanza e la
frenesia
dei giornalisti non mi aiutava affatto.
Quando lo vidi comparire sul pianerottolo non
riuscii a trattenermi e correndogli incontro, gli saltai direttamente
al collo.
- Che accoglienza.... - Mi disse Tom mentre mi
aiutava a scendere e chiudeva la porta di casa.
- Che bello che sei qui! Non
credevo....cioè non pensavo......uffa! Sono felice e basta.
-
- Si vede. Sono felice anch'io di vederti! -
Disse mentre si
toglieva il cappotto, il cappellino e gli occhiali da sole che,
più del resto erano fuori luogo considerato che erano quasi
le
sei del pomeriggio ed era metà marzo.
- A cosa devo l'onore di questa visita Sturridge?
-
- Che fai? Non mi fai neanche entrare che subito
mi domandi
perchè sono qui? Mi sembrava di aver capito che eri contenta
ma,
se così non è, tolgo subito il disturbo... -
- Scusa. Hai ragione, sono davvero una frana!
Accomodati, una
birra ti va? - Dissi mentre gli facevo cenno di sedersi sul divano e io
andavo verso il frigorifero. - E' che mi sembra strano trovarmi davanti
a te in carne ed ossa.... -
- Si grazie. Lo so che sono meglio dal vivo!
L'obbiettivo ingrossa.... -
- Scemo! Non cambi mai! - Risposi mettendomi
seduta e porgendogli la birra.
- E come potrei? -
- Infatti. Avanti che ci fai qui? - Mi sembrava
fintamente rilassato. Era irrequieto come se qualcosa lo turbasse.
- Sono qui per vedere come ta la cavi con quegli
affamati qua
sotto e per un altro motivo..... - Disse improvvisamente serio. Come se
avesse buttato giù la maschera della felicità che
sembrava aver indossato pochi minuti prima.
- Gli affamati sarebbero i giornalisti? -
- Già ... -
- E l'altro motivo? - Domandai sempre
più in ansia vedendolo che si tormentava le mani.
- Sono qui per rapirti! - Sbuffò.
Sbiancai, letteralmente. - Giulia stai bene? -
- Si, scusa. In che senso rapirmi? - Non capivo.
- Ecco, non posso dirti niente. Mi devi seguire e basta. Vai a
preparare una borsa, una valigia, un qualcosa per stare via una
settimana e poi usciamo. -
- Stai scherzando spero? -
- Avanti non farla più difficile di quello che è.
-
- Ma.... - Non mi lasciò finire.
- Non tirare in ballo il lavoro perchè è tutto a
posto. -
- Posso sapere almeno chi è il mittente del rapimento? -
Credevo fosse Rob ma ne volevo la conferma.
- Assolutamente no. -
- Ok allora chiamo Robert prima. - Non volevo "scappare" con il suo
amico e poi ritrovarmi a discutere con lui. Mi fidavo di Tom ma avevo
bisogno di stare tranquilla con Rob. Mi ero alzata dal divano per
recuperare il cellulare, ma Tom fu più lesto di me e
sequestrò il cellulare.
- Non puoi chiamare nessuno, ti ho già detto che
è un rapimento! - Disse sghignazzando.
- E se io non fossi consenziente? -
- Ti porto via di peso così, senza farti preparare niente e
con
indosso solo quella misera tutina. I giornalisti avranno di che parlare
per lungo tempo..... - Si stava avvicinando a me e sapevo che parlava
sul
serio. Lo avrebbe fatto. Pazzo com'era mi avrebbe caricato in spalla e
mi avrebbe portata via.
- Non scherzare.... - Mormorai andando in camera mia e
cercando di capire cosa mettere in valigia.
- Solo una domanda Tom? -
- Ok, solo una. -
- Devo preparare una valigia valigia o un bagaglio a mano? -
- Direi bagaglio a mano! -
- Non sei molto d'aiuto Sturridge. Mi prometti che non sto facendo
niente di cui mi pentirò? - Non so perchè ma non
ero del
tutto convinta delle sue intenzioni.
- Avevamo detto solo una comunque per te farò un'eccezione.
Assolutamente. - Rispose lui sorridendo. Potevo fidarmi?
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Capitolo 18 *** "Rapimento" ***
Buongiorno a tutte. Sono di nuovo qua. Non ero
convinta di postare, però dato che il capitolo era
già bello che pronto, ho pensato: perchè no?
Così eccomi qui però non so quando
posterò il prossimo che ancora è da scrivere, ma
ho già molte idee....
Ho preso forse un pò troppa confidenza con l'inserimento
delle immagini, (date la colpa ad AnnaDaiCapelliNeri che mi ha spiegato
come fare!) (scherzo!) però secondo non ci stanno male....
Comunque che dire del capitolo. Boh! No va bè, secondo me
non è male, spero solo di essere riuscita a rendere l'idea
dell'ansia che sta provando Giulia.
Grazie a tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra le seguite,
le preferite e le ricordate e anche a chi legge e basta.
AnnaDaiCapelliNeri:
Ciao! Sono contenta che Tom ti piaccia, anche a me tanto tanto! Qui si
scopre chi ha "rapito" Giulia..... Grazie ancora.
Allora buona lettura.
Capitolo 18.
"Rapimento"
Dopo dieci minuti, vidi Tom comparire sulla porta della
mia camera.
- Mi fa strano vederti girare per casa mia.... - Commentai. Non c'era
mai stato ed averlo lì senza Robert presente, mi creava uno
strano stato di agitazione.
- Tranquilla, ti rapisco ma non ti faccio male. Giuro. Parola di
lupetto. - Disse lui mentre incrociava le dita davanti alla bocca e
baciava la croce che aveva formato.
- Non è per quello....lascia stare! Hai detto una settimana
giusto? Quindi penso che posso definirmi pronta. - Risposi io mentre
infilavo in quella mini-valigia l'ultima maglia che avevo preparato.
- Bene, allora chiamo un taxi e poi possiamo andare. -
- Quindi non prendiamo la mia macchina? -
- Shhh! Prendiamo il taxi. Non mi fare dire altro. -
Continuò sogghignando.
- Guarda che anche se non me lo avessi detto al momento che saremo
scesi me ne sarei resa conto no? -
- Giusto. E' che non posso anticiparti niente e quindi sto facendo un
macello! - Lo vidi scomparire dietro la porta e mettersi vicino al
telefono di casa a cercare non sapevo bene cosa. Mi avvicinai in punta
di piedi perchè volevo sorprenderlo. Mi faceva tenerezza. Si
vedeva che era imbarazzato e che non aveva mai fatto niente del genere.
- Posso sapere cosa stai fecendo dato che mi stai rovistando casa? -
Gli sussurai all'orecchio. Schizzò come un grillo e mi
guardò con gli occhi
spalancati e una mano appoggiata al cuore. Missione compiuta:
l'avevo
fatto impaurire.
- E che cavolo però! Così mi farai venire un
colpo! -
Sorrisi, era veramente in soggezione e non sapeva bene come
comportarsi. - Il taxi lo devi chiamare tu, io non parlo italiano.
Cercavo l'elenco del telefono.... - Continuò massaggiandosi
la
nuca e passandomelo.
- Vatti a sedere Sturridge, ci penso io! -
Mezz'ora dopo ci ritrovammo in taxi diretti verso una meta misteriosa.
Strada facendo, cercavo di capire dove stessimo andando. Avevamo
imboccato l'autostrada in direzione nord. Potevamo andare verso il mare
o verso l'aereoporto. Tom, nonostante le mie pressioni, non mi
anticipò niente. Mentre guardavo dal finestrino, l'avevo
scoperto più di una volta mentre mi osservava con aria direi
soddisfatta. Avevo sempre adorato le sorprese e gli dovevo apparire
come "Alice nel paese delle Meraviglie". Ogni volta che il tassista
imboccava una strada, saltellavo nel sedile della macchina e provavo a
comunicare quale fosse la nostra meta. Non ricevendo mai
però
nessun tipo di risposta. Avevo pensato di chiederlo al tassista ma,
appena saliti Tom gli aveva allungato un biglietto dove evidentemente,
oltre la nostra destinazione, ci doveva anche essere scritto l'ordine
di non comunicare niente a me perchè quel simpatico ometto
alla
guida, sulla sessantina, con i baffi e bello in carne, alla mia domanda
esplicita posta in italiano, nella convizione di far fesso Tom, mi
aveva prontamente liquidato dicendomi che non poteva parlare con me. Ci
doveva essere di mezzo anche una bella mancia perchè
altrimenti,
non si spiegava la totale fedeltà dell'uomo.
Dopo circa venti minuti, dopo un secco colpo di tosse del tassista (che
fosse un segnale in codice? Quanto vorrei avere quel biglietto tra le
mani....) Tom mi coprì gli occhi con una benda
scatenando le
mie
ire. - Avanti Tom! Non pretenderai davvero che io prosegua il viaggio
con questa fascia sugli occhi? -
- Oh si che lo farai... -
- Ma soffro il mal di macchina... - Tentai.
- Apri la bocca. -
- Come? - Domandai confusa.
- Ti ho detto apri la bocca. -
- Ma che.... - Non mi lasciò finire e mi infilò
in bocca una specie di pasticca.
- Mastica, è una compressa per il mal d'auto. -
Fregata! - Hai pensato proprio a tutto.... però
se io
volessi....potrei sempre togliermi da sola la benda.... ho le mani
libere! - Dissi avvicinandole entrambe verso gli occhi per togliermi
quell'aggeggio fastidioso che mi ostacolava la vista.
- Giulia non mi costringere a legarti le mani. Fai la brava! -
- Addirittura.... - Cercai di usare un tono di voce stizzito e offeso,
ma non riuscivo a togliermi dalla faccia un sorriso. La situazione mi
appariva veramente comica. Tom cercava con tutte le sue forze di
portare a termine la sua "missione", ed io mi divertivo come una matta
mettendolo in difficoltà. Infatti non ottenni l'effetto
sperato.
Solo una gran risata di Tom e le sue mani a tenere ferme le mie.
Accettai la situazione e iniziai a riflettere sull'ultimo cartello che
avevo visto mentre percorrevamo la strada. C'erano ancora le
indicazioni per l'aereoporto ma anche quelle per il mare. Niente mi era
ancora di aiuto per scoprire dove mi stesse portando.
Dopo non molto tempo, l'auto si fermò. Non potevamo essere
arrivati al mare quindi dovevamo sicuramente essere in aereoporto....
Non c'erano rumori però che me lo confermavano. Non sentivo
nessun aereo in fase di atterraggio o di decollo. Non c'erano le voci
agli altoparlanti che annunciavano i voli e neanche il brusio e il
passeggìo delle persone in attesa. Ma solo, in lontananza,
un
rumore che non aveva mai sentito.
Dovevamo essere all'aperto. In uno spazio grande. Tom mi aveva presa
per mano e mi conduceva con passo spedito. Ero tentata di usare la mano
libera per alzare la benda, ma non volevo rovinarmi la sopresa e
neanche tutto il lavoro e l'impegno che ci stava mettendo Tom. Via via
che camminavamo il rumore si faceva sempre più forte
finchè non mi fece salire delle scale. Sette o otto gradini,
non
di più. Poi mi fece accomodare in una poltrona molto ampia e
comoda e mi legò in vita qualcosa. Era troppo grande per
essere
una poltrona di prima classe e poi capii che Tom era seduto di fronte a
me. Non potevamo essere in aereo, forse un treno? Il rumore assordante
si fece sempre più intenso e mi resi conto che iniziammo a
muoverci dato che sentivo scuotermi. Poi sentii come un vuoto
allo
stomaco e capii che dovevamo per forza essere in aereo; quelle
sensazioni le provavo solo quando volavamo.
- Adesso ti puoi togliere la benda. Ma dopo dovrai rindossarla. -
Non me lo feci ripetere due volte. Dopo che mi ero tolta quella specie
di fazzoletto nero, cercai di sbattere le palpebre perchè
riuscissi a mettere tutto a fuoco.
- So che siamo in aereo perchè nonostante la pasticca che mi
hai
dato prima, il mio stomaco ha queste reazioni solo quando volo. L'unica
domanda a questo punto è: ma che razza di aereo è
questo?
- Mi guardavo intorno e vedevo tende da una parte e dall'altra
dell'abitacolo, le poltrone sulle quali eravamo seduti erano di pelle
beige, c'era una zona bar alla nostra destra e un grande divano con una
televisione proprio dietro di noi. Poi una ragazza vestita da hostess
ci si avvicinò.
- Posso portarvi qualcosa? - Domandò in inglese.
Non persi l'occasione. - Per me un bel prosecco grazie. - Non mi ero
liberata del tutto dell'ansia da volo ancora, nonostante ormai fosse
divenuto per me un mezzo molto abituale.
- Per me una birra. - Rispose Tom.
- Bene bene, siamo in aereo. Di chi è? -
- Ho la bocca cucita. E' inutile che ci provi. - Mi disse con un
sorriso sulle labbra.
- Ok non me lo dire. Cercherò di godermi la sorpresa,
contento? -
- Speriamo! Sei molto insistente! -
- E so essere molto convincente..... - Dissi forse con un pò
troppa malizia.
- Oh, lo so! - Mi strizzò l'occhio e si mise a trafficare
con il cellulare.
L'hostess arrivò poco dopo con le nostre ordinazioni e io
trangugiai l'intero contenuto nel calice in un solo sorso. Tom e la
ragazza mi guardarono sbalorditi.
- Che c'è? Sono nervosa quando volo. Ho bisogno di
rilassarmi. Me ne porti un altro? -
L'hostess guardò prima Tom e poi, dopo aver ricevuto un suo
cenno di assenso, si allontanò sorridendo.
- Devo chiedere anche il permesso per bere adesso? - Domandai
incrociando le braccia al petto.
- No, però l'hai buttato giu talmente veloce che siamo
rimasti
sicuramente basiti. - Sorrideva ma non era del tutto rilassato.
Chissà perchè......
Dopo circa un ora e mezza, l'hostess ci portò da mangiare.
Erano
già le otto e mezza e quindi ora di cena. Mangiai con
appetito
un piatto di pasta al pomodoro e della frutta. Poi, mentre cercavo di
capire guardando dal finestrino dove fossimo, nonostante distinguessi
solo delle luci perchè era già buio, Tom mi porse
nuovamente la benda.
- Stai scherzando? -
- Giulia ti prego. Indossa questa stupida benda e non fare domande.
Stiamo per arrivare e non voglio che tu veda dove stiamo andando. -
Lo guardai cercando di trovare un modo per rifiutare, ero troppo
curiosa e poi questa storia del rapimento stava cominciando a
stressarmi. Lui però mi sembrava combattuto. Un attimo prima
sorrideva sereno e l'attimo dopo si muoveva nella poltrona agitato non
trovando la posizione.
Decisi di dargli corda e di indossare di buon grado quel fastidioso
fazzoletto.
Quando l'aereo toccò il suolo, Tom mi aiutò a
rinfilarmi il
cappotto che avevo tolto appena salita e a scendere le scalette di
uscita. Non camminammo molto. Solo una decina di passi e poi mi
aiutò a salire in una macchina. Lui si mise seduto di fianco
a
me ma, nonostante la macchina fosse partita, non indicò
nessuna
meta all'autista.
Avevo deciso di rimanere in silenzio, tanto non ne avrei ricavato
niente. Se Tom avesse voluto dirmi qualcosa ormai lo avrebbe
già
fatto. Erano più di due ore che era cominciata questa storia
del
"rapimento" e lui non aveva mai accennato a niente che mi facesse anche
solo lontanamente immaginare dove fossimo.
Avevamo preso l'aereo, ma essendo privato non eravamo ne partiti ne
atterrati in luoghi dove io fossi già stata. Sapevo che gli
aerei privati, avevano delle piste di atterraggio e decollo diverse da
quelli di linea quindi non mi potevo appigliare a niente per capire
dov'ero.
Dopo circa una mezz'ora, la macchina accostò e Tom mi
aiutò a scendere e, prendendomi per mano, mi fece strada.
Salimmo due o tre scalini e poi sentii una porta aprirsi e richiudersi
velocemente alle nostre spalle. Poi sentii afferrarmi le spalle dal
davanti.
- Tom? - Domandai in preda all'ansia. Quel contatto mi metteva in
agitazione e non capivo perchè.
Improvvisamente sentii delle labbra posarsi sulle mie. Immediatamente
mi allontanai da quel contatto, che mi sembrava stranamente familiare e
spinsi via con tutte le mie forze chiunque mi avesse baciata mentre
urlavo quanto fosse idiota. Con le mani andai subito a togliermi quella
benda che adesso odiavo ancora di più e iniziai nuovamente a
sbraitare. - Ma si può sap.... - Le parole mi morirono in
gola.
Rimasi completamente impalata. Strinsi più volte gli occhi
per
convincermi che non stavo sognando. Robert era di fronte a me che mi
guardava con uno splendido sorriso. Era bello come il sole. I suoi
occhi, come era sempre accaduto, mi ipnotizzarono e non potei fare a
meno di saltargli al collo e iniziare a baciare ogni centimetro di lui.
- Tu sei completamente pazzo! -
- Si di te! - Mi disse Robert mentre si lasciava strapazzare da me.
- Ma come diavolo ti è venuta in mente una cosa
così? E
soprattutto dove siamo? - Mi carezzò una guancia e sorrise.
- Mi sei mancata. Siamo in un camerino del teatro che ospita la prima
londinese di Remember me! - Mi staccai da lui per verificare che avessi
capito bene quello che mi aveva detto. Londra. Ero di nuovo a Londra.
Solo in quel momento notai come
era vestito. Ero stata completamente rapita dal suo viso e dal suo
sguardo per rendermene conto prima, ma indossava un paio di pantaloni
blu, una camicia bianca e una giacca grigia. Era decisamente troppo
elegante per come era abituato lui a vestirsi nella
quotidianità.
- Come la premiere di Londra? - Domandai mentre una grande ondata di
panico si stava riversando su di me. Non volevo indossare
chissà
che cosa, ma neanche presentarmi a tutti con un comunissimo paio di
jeans, scarpe da ginnastica e una semplice maglia nera.
- Non ti fare prendere dal panico. E' tutto sotto controllo. La
premiere inizia tra mezz'ora. Lì c'è il tuo
vestito,
lì lo specchio e là dietro - disse indicando un
paravento
alla sua sinistra - Kendra che ti aiuterà con i
capelli e
il trucco. -
Rimasi impietrita. Guardai il vestito. Nero con un corpetto aderente
senza spallini e una gonna di chiffon con un grande spacco sulla
destra. Era meraviglioso. Non riuscivo a parlare o a muovermi tanta era
la sorpresa. Tutto mi sarei immaginata, ma questo decisamente no. Vidi
affacciarsi da dietro il paravento una ragazza sulla trenia bionda e
anche motlo carina.
-Ciao io sono Kendra. - La guardavo ma non riuscivo a rispondere. Non
sapevo come affrontare la situazione. Ero emozionata, fondamentalmente
era la prima occasione ufficiale alla quale partecipavo in
qualità di fidanzata di Robert.
- Amore tutto bene? - Chiese Rob vedendomi deglutire a vuoto
carezzandomi un braccio e abbassandosi per guardarmi negli occhi.
- SSSi. - Riuscii a dire prima che questa Kendra mi portasse dietro al
paravento.
Cercai di tranquilizzarmi e di razionalizzare. Avrei avuto Rob al mio
fianco, quindi niente sarebbe potuto andare male. Mentre cercavo di
liberarmi dei jeans e della maglia ripensai a Tom.
Non era nella stanza.
Mi affacciai e vidi Rob seduto sul divanetto del camerino in attesa.
Quando vide la mia testa spuntare da dietro quella paratia, non
riuscì a trattenere un sorriso.
- Che c'è? -
- Dov'è Tom? -
- Si sta preparando in un'altra stanza. Ci sarà anche lui
stasera. -
- E' stato veramente gentile e carino. Ho rischiato più
volte di farlo impazzire. - Dissi mentre tornavo a svestirmi.
- Lo so. Mi teneva aggiornato! - Sorrisi. Io mi ero preoccupata
perchè Rob era stato strano nell'ultimo periodo e lui
invece, era stato impegnato ad organizzare tutto questo.
- Rob? - Chiamai riaffacciandomi al paravento.
- Si? -
- Lo sai che ti amo? - Non mi importava del fatto che ci fosse Kendra
con noi, avevo bisogno di dirglielo.
- Anch'io Giulia. Anch'io. - Disse sorridendo e scuotendo la
testa.- Adesso muoviti, faremo tardi! -
Mentre continuavo a prepararmi, avevo già il vestito indosso
e
Kendra si stava occupando dei miei capelli, Robert mi stava raccontando
di come e quando gli fosse venuta l'idea. Era stata Emilie, la
sua co-protagonista, a suggerirgli questa cosa facendogli notare che la
comparsata di Kristen a New York non doveva essere stata troppo facile
da digerire per me. La ragazza già mi piaceva.
Quando Kendra dichiarò ufficialmente terminato il suo
lavoro, mi
venne in mente che non avevo scarpe adatte per quel vestito. Non potevo
presentarmi con le scarpe da ginnastica e in valigia non avevo messo
altro. Fino a quel momento avevo
camminato a piedi nudi per la stanza, ma non potevo uscire in quel modo
nonostante forse, sarebbe stato interpretato come un vezzo all'ultima
moda.
Vidi Rob prendere una scatola da dietro il divano.
- Questa è per terminare l'opera. Anche se sei
già
bellissima. - Disse mentre mi porgeva un pacchetto. Scartai il regalo e
mi ritrovai davanti un paio di sandali gioiello color oro con un tacco
che doveva essere o di dieci o dodici centimetri.
Guardai Rob con occhi meravigliati. Mi sembrava di essere una
principessa delle favole. Lui era il mio principe che, come
Cenerentola, mi porgeva la scarpetta perfetta.
- Grazie.- Riuscii a dirgli prima di abbracciarlo.
- Per te è sempre poco. - Continuò lui
carezzandomi la spalla.
Mi fece voltare verso uno specchio che stava di fianco al divano dopo
che avevo indossato le sue scarpe. Ero terrorizzata che sarei
inciampata o caduta con quei tacchi, ma per quel vestito erano
perfetti. Chissà chi l'aveva aiutato.....
Mi guardai allo specchio e rimasi affascinata da ciò che
vidi.
Kendra mi aveva tirato su i capelli, in un'acconciatura molto semplice
ma molto d'effetto. Un ciuffo mi ricadeva sulla sinistra e il trucco
era leggero e molto fine. Il vestito mi calzava a pennello, sembrava
cucito su misura. Rimasi completamente senza parole.
- Sei veramente splendida! Ricordami di ringraziare Emilie. -
- E' stata lei a scegliere tutto per me? - Domandai guardandolo.
- Già. E' molto dolce e disponibile. E' veramente una brava
ragazza! -
- Deve esserlo sicuramente. E' fidanzata? -
- Giulia non sarai gelosa dopo che mi ha aiutato a fare tutto questo? -
- No, io chiedevo per Tom! - Dissi convinta. Questa Emilie mi piaceva
ogni secondo di più. Non so perchè lo avesse
fatto, ma
dato che era stata tanto carina con me, volevo restituirle il favore
presentandogli un ragazzo d'oro.
- E' per questo che ho fatto venire anche Tom stasera.... - Disse
Robert sorridendo.
- Siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda. - Commentai prima di
avvicinarmi e baciarlo. Non ci vedevamo da due mesi e anche se saremo
stati sicuramente in ritardo, avevo bisogno di baciarlo. Ci stavamo
spingendo un pò troppo in là, come nostro solito,
dato che le nostre mani stavano vagando sul corpo dell'altro
esplorandone ogni centimetro, quando sentimmo bussare alla porta e
senza neanche aspettare una nostra
risposta, si aprì. Tom comparve in tutto il suo splendore.
Si
era cambiato, indossava un completo grigio chiaro e una t-shirt bianca
sotto con delle stampe. Sembrava più piccolo. Mi
guardò
compiaciuto.
- Piaciuta la sorpresa? -
- Molto. Grazie Tom. -
- Sei splendida lo sai. - Disse avvicinandosi e baciandomi una guancia.
Arrossii
immancabilmente. Era veramente dolce.
- Pronti? - Disse Robert prendendoci entrambi per mano.
- Si. - Rispondemmo in coro io e Tom.
Uscimmo da quel camerino e iniziammo a percorrere un lungo corridoio
che ci avrebbe portati ad una uscita secondaria del teatro, a pochi
passi dall'inizio del tappeto rosso.
Stavo per vivere la mia prima"passerella" accanto alle due persone per
me più importanti al momento. Il mio cuore prese a battere
forsennatamente e la mia ansia a crescere a dismisura proprio mentre la
porta si stava richiudendo alle nostre spalle. Rob rafforzò
la
presa sulla mia mano e mi guardò tranquillizzandomi
all'istante.
- Andrà tutto bene. Ricordati di respirare. -
- Ok. - Riuscii a rispondere, poi mi voltai davanti a me e appena
svoltammo l'angolo una folla impazzita iniziò a urlare e la
mia
vista fu colpita da mille flash.
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Capitolo 19 *** La Premiere ***
Buongiorno a tutte! Sono qui con un nuovo
capitolo. Spero che la mia storia non abbia stancato nessuno e che
continui a piacere. Non prevedo molto alla conclusione anche se le idee
continuano a fioccare. Ditemi voi se le devo sviluppare tutte o se sia
il caso di fare una scelta mirata e arrivare "velocemente" alla fine.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che decidiate di lasciarmi un
segno concreto del vostro passaggio. Per me è importante.
Detto questo, grazie a tutte quelle che seguono, ricordano e
preferiscono. Un saluto a coloro che leggono e basta e un grazie
infinito alla sempre presente AnnaDaiCapelliNeri (che dirti, dunque
credo che per quanto riguarda Tom qui ci sia qualche indizio in
più ma ancora non si sbilancia....sono contenta che ti sia
piaciuta la sorpresa, il nostro Rob è tanto dolce...si si!).
Non aggiungo altro se non buona lettura.
Capitolo
19. La Premiere
Ero
veramente e
letteralmente accecata e con grossi problemi di udito: non appena ci
avevano visti arrivare, un boato era scoppiato e i flash ci
avevano invaso.
- O cazzo! - Dissi scatenando le risate di Rob e Tom che mi stavano di
fianco.
- Non te l'aspettavi, è? - Rispose Tom continuando a ridere
voltandosi da una parte e dall'altra per farsi fotografare.
- Voi siete completamente pazzi! Per affrontare una ressa
così
dovevate prepararmi per mesi invece di catapultarmi in questo
"bordello"! - Continuai guardandomi intorno mentre ero completamente
abbarbicata al braccio di Rob.
- Andrà bene. Tranquilla. Respira e sorridi a tutti. - Mi
soffiò Rob all'orecchio scatenando un'ulteriore ondata di
flash.
Come se fosse stato possibile. Non riuscivo veramente a capire quanti
giornalisti ci potessero essere.
- Tu non mi molli un attimo però, vero? - Chiesi implorante
a Rob.
- Veramente dovrei fare anche diverse foto con Emilie... -
Rispose passandosi una mano tra i capelli. - Comunque c'è
Tom
con te, tranquilla ok? -
- E Ruby non c'è? - Domandai. Ruby era la bambina che aveva
interpretato sua
sorella nel film. Ero curiosa di conoscerla perchè Rob me ne
aveva parlato spesso, confessandomi che era veramente un portento.
- No, è venuta a New York, qui non c'è. E'
piccola. -
- Giusto, però poi Emilie me la presenti? -
Guardai prima Rob e poi Tom che mi sorrideva tranquillo.
- Certo tesoro. - Rispose Rob baciandomi la fronte scatenando ancora
più urla e più flash.
- Giulia di qua! Robert
di qua! Tom guarda qui! - Queste le urla dei
giornalisti che si affacciavano a quelle transenne sporgendosi
all'inverosimile.
Io camminavo, cioè facevo due passi ogni dieci minuti, mano
nella mano con Robert mentre Tom, momentaneamente ci stava dietro.
Cercavo di mantenere l'equilibrio su quelle trappole infernali di
scarpe, poi vidi comparire Emilie con un bellissimo mini abito nero.
Bionda com'era, stava davvero bene. Mi si avvicinò
sorridendo.
- Ciao, tu devi essere Giulia. Io sono Emilie, piacere. -
- Piacere mio e grazie, grazie mille per tutto questo. - Risposi io
stringendole la mano e indicando il vestito.
- Oh, figurati. Se non ci fosse stata materia prima, il vestito non
avrebbe reso questo effetto. L'ho provato prima io, ma non ho le tue
forme e sembravo annegarci dentro! - Ridemmo insieme. - Comunque sono
felice che alla fine sei riuscita a venire anche tu. Mi
dispiaceva saperti in disparte, soprattutto dopo che Kristen
è
venuta a New York. Rob mi ha confidato quanto ti avesse dato fastidio e
io ti ho dato perfettamente ragione. Poi si è reso conto che
se
fosse successo l'inverso, sarebbe impazzito dalla gelosia e mi ha
chiesto consiglio per rimediare. Ha rimediato? - Aveva parlato a
raffica mentre i giornalisti continuavano a scattare foto e a chiamarci
da una parte o dall'altra. Il tutto sempre con un gran sorriso. Come
diavolo faceva?
- Direi di si. Non so che altro dirti se non grazie. Grazie mille! -
- Figurati. Solidarietà femminile! - Rispose mentre mi
strizzava
un occhio. - Ora se non ti dispiace te lo rubo per un pò di
foto, noi ci vediamo dopo ok? - Continuò prendendo Robert
sotto
braccio e spostandosi in un'altra zona della passerella. Rob mi
salutò con la mano mandandomi un bacio e ciò
scatenò nuovamente delle urla fortissime da parte
delle sua
fan.
Mi ritrovai così nel bel mezzo del tappeto rosso
completamente
sola. Un'andata di panico mi invase. Iniziai a guardarmi intorno alla
disperata ricerca di Tom, poi sentii posarmi una mano sulla schiena.
- Eccomi principessa! -
- Meno male sei qui. Non credo mi abituerò mai a questa
cosa. -
- Perchè ancora non sei mai venuta ad una premiere di
Twilight... -
- Perchè è peggio di così? - Chiesi
incredula. Non
poteva essere peggio. Oltre alle fan c'erano anche i giornalisti
urlanti, i flash provenivano da ogni direzione, come poteva essere
peggio?
- Molto peggio. La gente è tanta di più. Pensa
che
è esattamente il doppio. Più o meno direi che
il frastuono di adesso a paragone è uno scherzo. -
- Stai scherzando? -
- Oh no. Proprio no mia cara. Vieni, entriamo intanto! - Tom mi prese
per mano e uscimmo velocemente dal tappeto rosso mentre i gionalisti
continuavano a chiamarci e a scattare foto.
- Ma Rob dov'è? - Chiesi mentre ci allontanavamo.
- E' là, sta firmando un pò di autografi. - Mi
voltai nella direzione che mi aveva indicato Tom e lo vidi mentre,
impegnatissimo e sorridente, si prestava alle attenzioni delle fan.
Salimmo tre scalini e ci avviammo verso la sala dove avrebbero
proiettato il film. Ci fecero accomodare in delle poltrone centrali
rispetto allo schermo e naturalmente più appartate.
- E adesso? - Chiesi mentre mi sedevo.
- Adesso aspettiamo l'inizio del film. Sei pronta? -
Guardai Tom non capendo a pieno quanto mi aveva chiesto. - Si,
perchè? -
- Rob ti ha parlato della trama del film vero? - Mi chiese sorridendo.
- Più o meno. -
- Cosa sai? -
- Perchè queste domande? -
- Volevo solo essere sicuro che fossi preparata, tutto qua? -
- Ti riferisci al fatto che vedrò il mio fidanzato baciarsi
a
tutto schermo con una fantastica biondina? - Chiesi cercando di farmi
vedere tranquilla anche se non lo ero affatto. Sapevo che era il suo
lavoro ma non era semplice accettare che il proprio uomo, baciasse
un'altra donna praticamente sotto gli occhi di tutti. Però
d'altro canto, ciò che mi rincuorava era che non era Robert
che
baciava Emilie ma Tyler che baciava Allie, come più volte mi
aveva detto lo stesso Rob.
- Anche. Ma anche al fatto che non la bacierà solamente.....
-
Lasciò la frase in sospeso come se non avesse sganciato una
bomba delle proporzioni epiche. Trattenni il fiato a lungo prima di
parlare. Dovevo calmarmi.
- Cioè tu vorresti dirmi che anche in questo film, Rob deve
far finta di avere rapporti sessuali? -
- E certo! Ormai è normale e poi, dato che c'è di
mezzo
una storia d'amore cosa credevi? - Giusto, cosa credevo? Non lo so
neanche io cosa credevo. Solo non me l'aspettavo. Rob non me ne aveva
mai
fatto parola, neanche quando mi raccontava delle riprese.
Perchè?
- Giulia? Tutto bene? - Mi domandò Tom scuotendomi dai miei
pensieri.
- Si. Scusa, stavo pensando che Rob non me ne aveva parlato. - Risposi
abbassando la testa.
- L'avrà dato per scontato. -
- Chi ha dato qualcosa per scontato? - Domandò Rob mentre
prendeva posto vicino a me.
- No, niente. Lascia stare. - Rispose Tom girandosi dall'altra parte.
- Allora? Curiosa? - Mi chiese Rob mentre intrecciava le nostre dita.
- Molto. - Mi era uscita una voce strana nel dirlo. Volevo dimostrarmi
tranquilla ma non credo che Rob se la sarebbe bevuta, era bravissimo ad
individuare i miei stati d'animo. Fin dall'inizio mi aveva sempre
capita al volo.
- Che c'è? - Infatti.
- Niente Rob davvero. Scusa. Sarà la tensione. Ma dimmi come
sta
andando? - Cercai di sviare il discorso. Prima di fare qualsiasi
supposizione sbagliata volevo vedere il film. Magari Tom aveva
esagerato, ma poi lui come faceva a saperlo? Ne aveva parlato
con Rob? E
perchè con lui avrebbe dovuto parlarne e con me no?
- Alla grande. Tu sei favolosa. Non hanno fatto altro che chiedermi di
te. Certo anche del film ma tu sei talmente splendida che non potevi
assolutamente passare inosservata. - Mi carezzò una guancia
dolcemente e io spostai il viso affinchè quel contatto non
terminasse subito. Avevo bisogno di lui.
- Eccomi. Pronti? - Chiese Emilie mentre si metteva seduta vicino a Rob
interrompendo quel momento di intimità.
- Si certo. - Rispose Rob mentre le luci si abbassavano e i titoli di
inizio comparivano sullo schermo. Presi fiato e mi concentrai sul film.
Lo dovevo a Rob. Dovevo per forza provare a dargli fiducia e a
concedergli il beneficio del dubbio.
Quando i titoli di coda iniziarono a scorrere nel grande video della
sala e nella platea si diffuse un applauso, non potei fare a meno di
asciugarmi una lacrima. Il film era stato meraviglioso. Mi era piaciuto
veramente tanto. Certo vedere Rob avvinghiato ad Emilie non era stato
semplice all'inizio ma, fortunatamente, era andata meglio di quanto mi
aspettassi. Avevo stretto la mano a Rob che, non aveva smesso una
attimo di carezzarla, ma a parte quello, la mia gelosia non mi aveva
annebbiato il cervello come avevo pensato. Ero riuscita veramente a
vedere solo Tyler ed Allie e non Rob ed Emilie. E poi la storia mi
aveva presa talmente tanto, che non riuscivo a pensare che quello sul
video fosse il mio ragazzo. Riuscivo solo a trattenere le lacrime.
Vedere questo ragazzo cercare di ribellarsi al mondo e poi finalmente
trovarlo felice e pronto a tornare a sorridere, mi faceva stringere il
cuore. Arrivata alla fine però, non avevo resistito. Ero
stata
tutta l'ultima scena a chiedere a Rob cosa stava per accadere
perchè dalla musica in sottofondo e dal fatto che il film
fosse
drammatico, sapevo di non poter aspettarmi un lieto fine. Ma la
conclusione di per se, mi prese alla sprovvista. Non mi sarei mai
immaginata una fine tanto tragica.
- Che fai piangi? - Mi domandò Robert sorridendo.
- Sono un tipo che si impressiona molto si! Piango spesso quando guardo
i film. Scusa. - Risposi asciugandomi la lacrima che mi stava solcando
la guancia.
- E' il commento, se così si può definire,
più
bello che qualcuno abbia mai fatto vedendo un mio film. - Mi disse
Robert mentre mi abbracciava. - Ti amo. -
- Anch'io Rob. Sei stato, anzi siete stati bravissimi. Sul serio. Mi
è piaciuto tanto! -
- Anche a me! - Intervenne Tom facendo capolino dietro alla
mia spalla.
- Allora abbiamo due nuovi fan? - Chiese Emilie.
- Già, così sembra. - Rispose Tom guardandola e
sorridendo. Forse gli piaceva? Me lo auguravo, lei era così
carina e Tom, secondo me, aveva proprio bisogno di un tipo come lei.
Ci alzammo tutti e quattro e insieme ci dirigemmo verso l'uscita.
- E adesso che facciamo? - Chiesi sperando di poter andare a togliermi
quelle maledette scarpe dai piedi. Me li stavano torturando. Nonostante
fossimo stati seduti nell'ultima ora e mezza, i miei poveri piedini non
avevano smesso di soffrire.
- Adesso io e te andiamo in quella macchina, - disse Robert indicando
due limousine che erano parcheggiate lungo la strada subito all'uscita
del teatro - mentre Tom e Emilie nell'altra. - Continuò
facendomi l'occhiolino.
- Bene. Allora a dopo? - Dissi mentre salutavo Tom ed Emilie che ci
guardavano sospettosi mentre, accompagnati dai sempre presenti e
fedelissimi Jack e Paul, ci dirigevamo verso la macchina.
- Dove mi porti? - Domandai appena partiti.
- Ad una festa. - Disse lui sorridendo.
- Che festa? -
- Quella dell'after-party! - Rispose lui come se per me dovesse essere
ovvio.
- Non capisco.... -
- La festa per la premiere del film. Con tutta la troupe, o comunque
quella che è potuta venire a Londra, ed alcuni amici. -
- Amici? - Domandai sempre più confusa.
- Si, Sam, Marcus e Bobby ma anche Ashley, Jackson e Kellan. Forse
anche Nikki.... - Rispose lui con fare casuale toccandosi il mento con
le dita.
- Così stasera conoscerò parte del cast di
Twilight? - Ero curiosa di conoscerli. Certo ero un pò in
imbarazzo; fondamentalmente loro di me sapevano solo che ero la causa
per cui la loro amica Kristen aveva sofferto. Chissà come mi
avrebbero accolto.
- Sei nervosa? -
- Un pò. Che dici, come mi accoglieranno? -
- Tranquilla. L'osso duro è solo Nikki dato che conosce
Kristen da una vita, ma gli altri sono a posto. Mi hanno visto
"rinascere" vicino a te quindi sono solo curiosi. - L'osso duro sarebbe
stata questa Nikki. Bene. Che
ansia....
- Ok. Tu come stai? - Sapevo che per lui il cast di Twilight era come
una seconda famiglia e che quindi il fatto che mi accettassero era
importante.
- Io benissimo. - Mi si avvicinò lentamente con un sorrisino
malizioso e fece incontrare le nostre labbra in un bacio dolcissimo
all'inizio. Via via che ci facevamo travolgere dalla passione
però, il bacio divenne più intenso e fu quasi
impossibile trattenerci. Non so come mi ritrovai a cavalcioni su di lui
impegnata a sganciargli la camicia mentre gli baciavo il collo. Lui mi
aveva già sfilato gli slip e stava facendo vagare le sua
mani sul mio corpo provocandomi dei brividi ogni volta che mi sfiorava.
Era passato troppo tempo dall'ultima volta e il mio bisogno di lui era
diventato insostenibile.
- Rob? - Mugolai.
- Mmmh? -
- Non stiamo andando oltre? - Eravamo in limousine con Jack e Paul
seduti davanti. Sapevo che loro non potevano sentirci o vederci ma non
sapevo se avremmo avuto il tempo materiale dato che non conoscevo la
nostra destinazione.
- Mi sei mancata troppo.....non posso aspettare......ho bisogno di
te.....adesso..... - Continuò lui prima di avvolgermi in un
bacio che di casto non aveva niente. Le mie quasi inesistenti
resistenze, crollarono nell'arco di un secondo e non potei che farmi
travolgere dalla passione.
Stanca e stravolta, mezz'ora dopo, entravo abbracciata a Rob, nel
ristorante che ospitava la festa.
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Capitolo 20 *** L'incontro ***
Ciao a tutte. Mi scuso con il ritardo ma prima il
mio bimbo si è ammalato e poi l'ispirazione mi aveva
abbandonata. Non che adesso sia tornata prepotentemente ma la voglia di
scrivere si e quindi spero di aggiornare presto. Non so se il capitolo
mi piace o no, ho fatto del mio meglio e spero di aver reso l'idea.
Fatemi sapere anche se così non fosse.
Ringrazio come sempre chi segue, chi ricorda e chi preferisce ma anche
chi legge solamente.
Un grazie infinito invece va alla sempre presente AnnaDaiCapelliNeri,
che è così carina da lasciarmi sempre un opinione
in merito. (Spero che il capitolo ti piaccia).
Adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura.
Capitolo 20.
L'incontro
Quando
entrammo nel locale
la mia attenzione non potè che gravitare attorno agli
splendidi
mobili che adornavano la stanza. Era un locale molto alla moda e di
lusso e lo si notava da tutto quello che ci circondava: i camerieri
avevano tutti lo smoking e una grande fontana con statua annessa,
faceva bella mostra di sè all'ingresso.
Rob si avvicinò al bancone occupato da
un signore
sulla cinquantina che stava dritto ed impettito con un gran sorriso,
sicuramente falso, disegnato in viso.
- Salve sig. Pattinson. Gli altri la stanno
aspettando nell'altra stanza. - Ci
sono anch'io è......
- Grazie,
grazie mille. Quando arriva la signorina De Ravin la faccia accomodare
al nostro tavolo con il suo accompagnatore ok? -
- Veramente la signorina è
già arrivata. La
aspettano di là signore. Buona serata. - Il "pinguino",
abbassò
lo
sguardo con fare casuale senza neanche avermi rivolto parola. Non persi
tempo e con aria di sfida gli sussurrai
- Buonasera.... - Lui mi
guardò come se prima non mi avesse affatto notata. Impossibile sono praticamente
l'ombra di Rob....
-
Buonasera signorina. -
- Grazie ancora. - Disse Rob mentre mi trascinava dentro
interrompendo lo sguardo omicida che stavo riservando a quell'uomo. Odio la maleducazione.
- Credo che se il tuo sguardo avesse poteri
sovrannaturali,
l'avresti sicuramente ucciso..... - Rob mi si avvicinò per
parlarmi all'orecchio mentre non poteva trattenere un sorriso.
- Non ci trovo niente di comico nella maleducazione..... - Risposi un
pò stizzita.
- Ok è vero hai ragione, ma quando ti imbronci, se fosse
possibile, sei ancora più bella.... - Mi posò la
mano
sulla schiena scatenando una forte scarica elettrica.
- Così non vale però, lo sai che quando fai lo
sdolcinato
mi arrendo subito. - Mi fermai per guardarlo direttamente negli occhi.
Un colpo al cuore come la prima volta.
- Sono contento di farti questo effetto. - Disse prima di far
incontrare le nostre labbra in un bacio molto intenso.
Si staccò e poggiò la fronte contro la mia. -
Dobbiamo andare. - Aveva la voce roca come quando era emozionato.
- Anch'io sono contenta di farti questo effetto. - Dissi staccandomi da
lui e prendendo un gran respiro.
Senza aggiungere altro, mano nella mano, ci dirigemmo verso il tavolo
che evidentemente doveva essere il nostro. Rob si muoveva con gran
sicurezza, come se fosse impaziente di arrivare. Forse era davvero
così.
Quando giungemmo al tavolo, tutti erano occupati in una conversazione.
Cercai con lo sguardo Tom ed Emilie, forse erano gli unici sui quali,
oltre Rob, potevo fare affidamento. Quando incrociai i loro sguardi, mi
sembravano fintamente rilassati. Non conoscevo bene Emilie,
però mi sembrava comunque molto diversa da prima. Magari era
solo lo stato d'agitazione
che provavo. Ero veramente ansiosa di conoscere quelli che
Rob
considerava quasi una famiglia. Mi aveva raccontato che praticamente da
subito, sul set si era stabilita una grande complicità tra
loro.
Non si aspettavano certo tutto il successo che avevano avuto, ma questo
era servito per unirli ancora di più.
- Ciao io sono Ashley. - Una ragazza meravigliosa, con un corpo da
favola, mi si avvicinò parlando con una voce molto suadente.
- Io sono Giulia. - Risposi.
- Oh, sì, Rob ci ha parlato tanto di te. - Guardai Rob per
averne conferma. Lui mi guardava quasi adorante. - Loro sono Kellan e
Jackson. - Continuò Ashley. Due ragazzi, anche loro molto
più affascinanti di quanto immaginassi, mi si avvicinarono
sorridenti.
- Finalmente questo uomo delle caverne ha deciso di farci incontrare! -
Esclamò quello più grosso dei due. Kellan
ovviamente. Rob
me ne aveva parlato spesso. Lo definiva un ragazzo molto esuberante e
"alla buona".
- Grazie per la definizione gentile che hai usato per descrivermi Kell.
- Rispose Rob sorridendo e dando una pacca sulla spalla dell'amico.
Vidi Jackson e Ashley scambiarsi uno sguardo complice. Sapevo che
stavano insieme, me lo aveva detto Rob. C'era qualcosa però,
nel
loro sguardo che non mi convinceva. Non si guardavano come due
innamorati, ma come se avessero avuto qualcosa da nascondere. A chi
però?
- Avanti siediti così ci beviamo una birra..... - Mi
incoraggiò Jackson.
- Vado io ad ordinare qualcosa al bar, voi state comodi. - Intervenne
Tom. Prima di alzarsi però, mi riservò uno
sguardo
strano. Preoccupato? Ansioso? Allarmato? Non riuscivo a decifrarlo. Poi
vidi Ashley trascinare Rob in un angolo appartato.
- Allora? Raccontaci come hai fatto ad accalappiare il nostro Rob... -
Mi chiese Kellan.
- Scusa ero distratta, dicevi? - Non riuscivo a smettere di guardare
Ashley e Rob che parlavano animatamente. Quello che più mi
impressionò, fu il fatto che Robert era chiaramente
contrariato.
Lo vedevo che continuava a sbuffare e a passarsi le mani tra i capelli.
- Ehi! Ci sei? - Domandò nuovamente Kellan.
- Qualcuno di voi vuol dirmi cosa succede? - Sapevo che mi stavano
nascondendo qualcosa. Non era un atteggiamento normale quello che
avevano avuto. E poi Tom che prima mi fissava in quel modo, Emilie che
si era dileguata e Rob che stava continuando a discutere con Ashley
torturandosi i capelli. Feci per alzarmi ma Kellan mi bloccò.
- Tranquilla, adesso viene Rob e ti spiega tutto. - Disse serio.
Sbuffai. - Ce l'aveva detto che eri un tipo sveglio...... -
Commentò Jackson.
- Vorrei solo capire cosa sta succedendo. Non è normale il
fatto
che Tom ci stia mettendo un secolo con le ordinazioni, che Emilie si
sia dileguata e che Rob sia stato preso in ostaggio da Ashley. Io sono
qui con voi ragazzi che, non per offendervi, siete molto gentili, ma
non vi conosco affatto e mi sembra che vogliate solo tenermi lontana da
Rob per non so quale motivo. Credevo che il problema sarebbe stato con
questa Nikki, o come cavolo si chiama, così mi aveva detto
Rob,
ma non con voi..... -
- Perspicace la ragazza. Noi non abbiamo alcun problema con
te. Anzi. Comunque niente di che, tranquilla. - Disse Kellan.
Vidi Rob guardarmi tristemente e avvicinarmisi.
- Prometti che non ti arrabbierai? - Mi domandò
abbracciandomi.
- Rob, così mi fai paura, che è successo? -
- Prima promettimi che cercherai almeno di mantenere la calma..... -
Continuò lui con la fronte appoggiata alla mia.
- Allora l'ha presa bene...e noi che ci siamo preoccupati fino ad ora
per niente, è Ash? - Disse Tom mentre si sedeva nuovamente
al
nostro tavolo. Nell'arco di un secondo quattro coppie di occhi lo
fulminarono letteralmente. Io ero sempre più confusa.
- Che ho detto? - Chiese ancora Tom ricevendo solo un colpo in testa da
Ashley.
- Sta zitto! - Rimarcò poi lei.
- Adesso mi sto agitando. Dimmi che succede. -
- Tu prometti? -
- Rob avanti. Sono grande abbastanza da capire che non è
nè il luogo nè il momento di fare scenate. Voglio
solo
capire perchè improvvisamente mi sento l'unica cretina che
non
sa le cose. -
Rob chiuse gli occhi. - Ok, di là in bagno oltre a Nikki
c'è anche Kristen. - L'aveva detto tutto d'un fiato,
stringendo
maggiormente i miei bracci. Raggelai completamente. Non potevo
crederci. Cosa diavolo ci faceva anche qua a Londra quella ragazzina?
Stava cominciando a darmi sui nervi. Tutti mi stavano guardando con
occhi compassionevoli, come se fosse inevitabile una mia sfuriata.
Tutti tranne Tom, che sorrideva tranquillo mentre continuava a
trangugiarsi la sua birra. Dovevo cercare assolutamente di mantenere la
calma. Non potevo contraddirmi proprio ora. Gli avevo appena detto di
sentirmi grande abbastanza, non potevo assolutamente farmi sopraffare
dalla rabbia.
Poi Kristen e Nikki comparirono con un gran sorrisone al nostro fianco.
- Robert! - Urlò Nikki prima di abbracciarlo. Kristen mi
guardava con un sorrisino alquanto compiaciuto.
- Ciao. - Dissi ad entrambe. Mi dovevo dimostrare superiore e
all'altezza.
- Ciao. - Rispose Nikki. Kristen mi squadrò e poi
abbracciò Rob.
- Piaciuta la sorpresa? - Domandò a Rob che nel frattempo
era
rimasto letteralmente immobile. Sembrava una statua.
Deglutì.
Vidi il suo pomo d'adamo alzarsi ed abbassarsi velocemente.
- Certo, come no! - Rispose sarcastico.
- Tranquillo veniamo in pace. Dì al tuo cane da guardia che
può rilassarsi. - Continuò Kristen indicandomi.
Come mi
aveva chiamata?
- Scusa? - Chiese Rob indignandosi.
- Parla con la tua fidanzata, mi sta letteralmente massacrando con lo
sguardo..... -
- Io, cosa? - Chiesi forse con la voce leggermente più alta.
- Kristen falla finita subito. Se sei venuta qui per rovinarmi la
serata, ci sei già riuscita, non sfidare oltre la sorte, ok?
- Continuò Rob.
- Io non ho rovinato niente a nessuno, sono solo venuta a festeggiare
un nuovo successo del mio "amico". - Mimò le virgolette ad
amico e la mia finta calma, si stava sempre più
disintegrando. Avanti, prima mi aveva chiamata "cane da guardia", poi
aveva fintamente chiamato Rob "amico", non potevo reggere
all'infinito....
- Certo, certo. - Rispose ancora Rob sbuffando e venendo ad
abbracciarmi. - Tranquilla, ok? - Mi soffiò all'orecchio. Lo
guardai. Era veramente dispiaciuto e ansioso per la piega che aveva
preso la serata e al tavolo l'aria si era fatta veramente elettrica. Mi
voltai verso Kristen e indossai la maschera da "paraculo" che
generalmente riservavo alle persone che non mi stavano troppo
simpatiche. Ma dovevo fare buon viso a cattiva sorte e quindi era
l'unica soluzione per evitare inutili "spargimenti di sangue".
- Bè allora benvenuta. Spero che la serata sia di tuo
gradimento. Io non ho problemi con te e spero che tu non ne abbia con
me. -
- Veramente qualcuno ne avrei dato che ti sei messa in mezzo e mi hai
soffiato il ragazzo.... - Ribattè lei stizzita dal mio modo
di fare gentile.
- O avanti Kris, te l'ha detto in milioni di modi diversi Rob che non
è andata così, adesso non fare la bambina
capricciosa. - Disse Ashley. Questa ragazza, oltre ad essere bellissima
e ad avere un grande senso estetico, cosa che non si poteva certo dire
anche di Kristen dato che indossava solo un paio di jeans e una felpa,
cominciava a starmi simpatica.
- Adesso che fai la difendi anche? - Continuò Kristen sempre
più infastidita.
- Io non ho bisogno di essere difesa da nessuno. Comunque,
già che siamo qui e che dobbiamo condividere almeno la
prossima ora, ti pregherei, per il bene che dici di volere a Rob, di
cercare di mantenere un atteggiamento decoroso. Io non ti
darò fastidio in alcun modo, cercherò di essere
trasparente ai tuoi occhi, però ho bisogno che la finisci
con le tue battutine acide e idiote. Adesso non è il
momento. E' la serata di Rob e voglio solo che lui sia sereno e che se
la viva con tutti i suoi amici, tu compresa dato che lui ti considera
tale. Detto questo, se domani o anche dopo il party, vorrai sfogarti
con qualcuno io sono disponibile. Ti capisco, lo so per esperienza cosa
si prova ad essere lasciati dalla persona che si ama. Certo tu devi
anche lavorarci insieme e per questo ti ammiro ancora di più
perchè non so se sopporterei la situazione, però
ti prego, cerchiamo di non rovinare la serata a Rob. Ti chiedo solo
questo. Dopo se vuoi potrai insultarmi quanto vorrai. -
Un silenzio incredulo invase il tavolo. Tutti mi guardavano
strabiliati. Kristen non so se avrebbe voluto sprofondare o
semplicemente uccidermi, ma aveva uno sguardo indecifrabile.
- E brava la nostra italiana! - Tom interruppe quell'innaturale
silenzio e scatenò l'ilarità di tutti. Eccetto
Kristen che stringeva i pugni e aveva lo sguardo basso.
- Ti amo. - Mi sussurrò all'orecchio Rob.
Mi voltai verso di lui e gli sorrisi. Non volevo far infuriare Kristen,
gli avevo promesso che per lei sarei stata invisibile e così
volevo che fosse. - Anch'io, credimi. - Gli risposi. Poi gli feci segno
di farla finita indicando nuovamente Kristen. Lui mi fece l'occhiolino
e mi strinse la mano sotto il tavolo.
Kristen era rimasta tutto il tempo ad occhi chiusi. Poi alzò
lo sguardo su di me. Incrociai il suo sguardo e notai immediatamente
tutto il tormento interiore che doveva provare. Mi sembrava davvero di
rivedere me stessa e mi si stringeva il cuore. Non ero normale, non
potevo provare pena per la ex ragazza del mio fidanzato ma era
così e non potevo farci niente.
Kristen si alzò e fece per andarsene.
- Avanti Kristen non è necessario che tu te ne vada. Lo so
che la situazione non è semplice. - Gli disse Nikki.
- Resta Kris. - Rimarcò Ashley
Rob mi guardò e io gli feci cenno di si con la testa. Mi
dispiaceva vederla andare via in quel modo. Fondamentalmente era
più il suo mondo che il mio e poi c'erano tutti i suoi
amici. Non era giusto.
- Kris non andartene, non sarebbe la stessa cosa senza di te.... -
Disse Rob.
Lei lo guardò con le lacrime agli occhi e sorrise
dolcemente. Forse non era quella stronza che mi ero immaginata. Forse
non era poi così male. Forse l'avevo giudicata troppo in
fretta dopo il nostro primo incontro. E poi, se Rob ci era stato tanto
tempo, evidentemente ne doveva valere la pena. Certo non sarebbe mai
diventata la mia migliore amica, ma non volevo continuare ad essere
ossessionata negativamente dalla sua costante presenza. D'altra parte,
ancora Rob doveva frequentarla per almeno altri due anni e mezzo per
lavoro ed io non volevo e non potevo farci niente.
Kristen mi guardò nuovamente in cerca di non so cosa. Forse
voleva sapere cosa ne pensavo?
- Va bene resto. Però poi dobbiamo parlare. - Mi disse.
- Certo, non ci sono problemi. - Risposi.
La serata poi trascorse molto più tranquillamente. Certo non
era stato semplice dato che non volevo in alcun modo ostentare la mia
presenza vicino a Rob. Però avevo avuto modo di parlare con
Ashley, Kellan e Jackson e loro mi avevano incoraggiata. Mi avevano
detto che avevano visto Rob rinascere da quando stava con me, e loro
volevano assolutamente aiutarlo a mantenere questo "stato di grazia".
Gli volevano bene e si vedeva, nonostante non perdessero occasione per
prenderlo in giro. L'alcool aveva sicuramente aiutato ad allentare
l'atmosfera perchè Nikki mi aveva sorriso anche un paio di
volte e io, nonostante tutto ero serena. Avevo conosciuto le persone
più importanti per Rob e lui sembrava fiero di me. Forse era
l'amore che mi guidava, ma non ero mai stata così brava con
i rapporti personali. A parte le mie amiche storiche, avevo tanti
conoscenti ma nessuno che reputavo un amico. Invece, con gli amici di
Rob, specialmente con Tom, era stato tutto facile.
- Allora? Come ti senti? - Mi chiese proprio Tom avvicinandosi mentre
Rob era andato a salutare alcuni amici prima di andarcene.
- Sto bene Tom. Tu e Rob siete davvero fratelli secondo me, mi fate di
continuo le stesse domande. - Gli dissi ridendo.
- Siamo fratelli di sangue, quindi è come se lo fossimo. -
Mi rispose dopo un attimo di esitazione.
- Fratelli di sangue? - Chiesi.
- Si da piccoli ci siamo tagliati un dito e abbiamo unito le nostre
ferite promettendoci che saremo stati amici per sempre. - Mi
confessò mentre arrossiva e abbassava lo sguardo.
- Che carini! -
- Chi è carino? - Domandò Rob raggiungengomi.
- Tu. - Gli dissi prima di sfiorargli le labbra con un bacio. Lui
sorrise.
- Avanti cercate di non fare troppo gli smielati davanti a me...-
Commentò Tom.
- Che c'è? Sei geloso Sturridge? - Chiese Rob guardando
l'amico mentre mi abbracciava e mi faceva strada.
- Può essere. - Rispose lui mentre ci seguiva.
- Non torni a casa con Emilie? - Chiesi io speranzosa.
- Perchè dovrei tornare a casa con lei? -
- Avanti Tom, pensavo che ti piacesse.... - Continuai io.
- Si mi piace, certo che mi piace, ma lei domani doveva alzarsi presto
e mi ha salutato già da un pò...-
- Davvero? Non me ne sono neanche resa conto...- Effettivamente adesso
che Tom me lo aveva fatto notare, non la vedevo più
già da un pò ma non pensavo che se ne fosse
andata dato che non mi aveva salutata.
- Se ne è andata mentre eri in bagno con Ash, un
pò ti ha aspettato poi mi ha detto di salutarti e ha preteso
il tuo numero, ha detto che ti chiamerà domani. - Disse Rob
ricordandosi improvvisamente quanto gli aveva detto Emilie. - Scusa.
Colpa mia. Mi ero dimenticato di dirtelo. -
- Mi sembrava strano che se ne fosse andata senza salutare.... -
Jack e Paul ci accompagnarono tutti e tre a casa. Il viaggio in
macchina trascorse con Tom e Rob che non facevano che complimentarsi
per l'atteggiamento che avevo avuto con Kristen. Certo non ci eravamo
più rivolte la parola, ma lei aveva detto che mi voleva
parlare e per tutta la serata non aveva fatto neanche un commento o una
battuta su me o Rob e questo mi faceva sentire fiduciosa.
La serata era stata piena di sorprese e mi sentivo veramente esausta.
Volevo aspettare Rob ad addormentarmi, ma non riuscivo a tenere gli
occhi aperti. Lui aveva preferito farsi subito una doccia, io invece
appena mi ero tolta il vestito e le scarpe non ero riuscita a non
buttarmi sul letto. Stavo ripensando agli eventi del giorno quando
Morfeo mi accolse tra le sue braccia.
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Capitolo 21 *** Amicizie ***
Ciao a tutte e
buongiorno. Sono qui con un nuovo aggiornamento. Il capitolo non mi
piace un gran che effettivamente ma non mi è uscito niente
di meglio. Spero solo che a voi non faccia proprio schifo. Ringrazio
tutte come sempre. Vi adoro.
AnnaDaiCapelliNeri:
Ancora non è il momento del chiarimento con Kristen ma
arriverà presto. Prima ci sono altre questioni da risolvere.
Grazie ancora per i tuoi commenti.
Spazio pubblicità: Se vi va vi chiederei di leggere la mia
nuova storia. E' ancora all'inizio ma spero che decidiate ugualmente di
dare un'occhiata. C'è sempre Rob come protagonista e poi
Emma, una ragazza di 30 anni con un bimbo e sposata. Non dico
più niente, spero solo di avervi incuriosito un
pò. Mi farebbe proprio piacere ritrovarvi anche di la. La
storia si intitola Sette Giorni. Vorrei mettervi il link ma non
ci riesco, spero riusciate a trovarla.
Bene non aggiungo altro se non buona lettura.
Capitolo 21. Amicizie
La
mattina successiva, mentre la luce filtrava dalle finestre, aprii gli
occhi. Avevo ancora le immagini di un vestito bellissimo e di un Robert
assolutamente favoloso davanti agli occhi. Credevo che la mia fantasia
avesse ancora una volta galoppato e che mi fossi immaginata tutto. Poi
mi resi conto che non avevo sognato. Avevo veramente vissuto la
mia prima premiere con Robert. Mi voltai ad osservarlo: pacifico e
tranquillo dormiva di fianco a me. I capelli gli cadevano disordinati
sul viso, il filo di
barba lo rendeva sexy nonostante dormisse a bocca semiaperta. Non
riuscii a frenare la mia mano che lesta, andò immediatamente
a
carezzargli i capelli cercando di ricomporli un pò. Adoravo
la
morbidezza e la consistenza dei suoi capelli tra le dita. Gli uscii un
mugolio che non riuscii ad interpretare in alcun modo. Si mosse e
girò il viso dall'altra parte mostrandomi la schiena. Brutta
mossa. Quando vidi tutto quel ben di Dio a portata di
mano, non riuscii
a trattenere l'impulso di abbracciarlo da dietro e inspirare a pieni
polmoni il suo odore. Mi era mancato terribilmente e oltre tutto mi ero
preoccupata del suo atteggiamento schivo così che la
lontanzanza
era diventata ancora più insopportabile.
Sentii stringermi le mani e poi un risolino sommesso.
- Buongiorno. - Disse prima di voltarsi e baciarmi la fronte.
- Buongiorno a te. - Risposi baciandogli il mento.
- Ieri sei crollata subito.... - Continuò lui.
- Ero stanca morta. Prima l'ansia del viaggio, poi la premiere a
sorpresa, poi l'incontro con Kristen e gli altri...appena ho toccato il
letto mi sono addormentata subito. Volevo aspettarti ma non ho
resistito. Mi perdoni? - Chiesi staccandomi da lui e guardandolo nei
suoi meravigliosi occhi azzurri.
Mi carezzò una guancia e poi posò un dito sulle
mie
labbra. - Tu mi regali un buongiorno come si deve? - Domandò
malizioso mentre con il dito continuava a vagare sulle mie
labbra.
Presi quel dito birichino e lo fermai con i denti, in un dolce morso.
Poi
iniziai a leccarlo con la lingua non distogliendo gli occhi dal suo
sguardo. Lo vidi mordersi le labbra e sorridere. - Dipende da cosa
intendi per un buon buongiorno... - Gli sussurrai mollando il dito e
andando a riservare lo stesso trattamento al suo collo e al lobo
dell'orecchio.
- Come inizio non c'è male... - Disse prima di issarmi sopra
di
lui e iniziando a far vagare le mani sulla mia schiena nuda,
scoprendola dalla maglietta che avevo indossato per dormire.
I suoi baci, le sue carezze, i suoi sospiri, il suo corpo, tutto di lui
mi faceva fremere. In poco tempo raggiunsi l'apice del
piacere e niente mi gratificava di più del sapere che
immediatamente dopo, sarebbe arrivato anche lui al mio stesso punto. Mi
strinse forte e mi baciò con foga mentre l'orgasmo lo
raggiungeva.
- Questo è in assoluto il buongiorno che preferisco. - Disse
mentre si distendeva al mio fianco completamente nudo.
Mi tirai su e appoggiai il gomito sul letto sorreggendomi la testa. Con
l'altra mano gli carezzavo il petto.
- Che programmi abbiamo oggi dato che mi hai rapito? -
- Sicuramente dobbiamo andare a trovare i miei altrimenti mia madre mi
uccide se sa che sei qui e non ti ho portata da lei, poi devo passare
da Steph ma per il resto è tutto da organizzare. - Sua
mamma.
Non vedevo l'ora di rivederla. Era stata tanto dolce e carina in questi
mesi che io e Rob eravamo lontani. Mi aveva chiamata spesso e mi aveva
anche consolato
quando aveva saputo che Kristen era andata alla premiere di New York
alla quale io non ero potuta andare. "Ci saranno sicuramente altre
occasioni" mi aveva detto per consolarmi. Aveva ragione.
Era veramente una persona speciale.
- Ho voglia di vedere tua madre, è sempre così
carina con me.... -
- Certo, perchè sa che mi rendi felice. - Mi rispose
baciandomi una guancia.
- Quanto tempo abbiamo? - Domandai in un sussurro. Sapevo che avevamo
poco tempo. Lui doveva sicuramente ripartire per continuare la
promozione del tour e poi doveva ripetere alcune scene a Budapest per
Bel amì.
- Non lo so di presciso veramente. Dobbiamo andare da Steph proprio per
quello. - Mi carezzò i capelli e mi guardò con
una
dolcezza assoluta.
- Tom mi aveva detto che dovevo stare via una settimana.... - Spiegai
mentre non riuscivo a trattenere la tristezza che stava arrivando,
consapevole che avremo avuto pochissimo tempo da trascorrere insieme.
- Non credo sarà possibile...vorrei....ma.....non credo.....
-
- Non dire niente, lo so, è il tuo lavoro ed è
giusto
così. Tra poco conosceremo la nostra sorte.... - Dissi
tentando
si sorridere e farmi forza alzandomi dal letto.
Dopo un'abbondante colazione a base di latte e cereali, e dopo un'ora
Jack e Paul ci avevano accompagnati davanti all'ufficio di Steph. Non
avevamo incontrato Tom quella
mattina. O meglio dormiva beato quando eravamo usciti di casa.
Così gli avevamo lasciato un messaggio sul frigorifero dove
gli
indicavamo i nostri programmi per il giorno di modo che anche lui
potesse organizzarsi già che pranzavamo da Claire
ed era stato
invitato anche lui. Non aveva resistito, quando Rob gli aveva
raccontato cosa mi avevano "combinato" i due
teppistelli, come gli piaceva chiamarli a lei quando erano piccoli,
aveva voluto assolutamente anche Tom a pranzo con noi. Era considerato
uno di famiglia e poi non potevi non volergli bene. Era veramente tanto
dolce e per Rob, ma da un pò anche per me, era un ottimo
amico.
Entrammo in ufficio e Steph ci fece accomodare. Poi iniziò
una
lunga chiaccherata con Rob, anche se era praticamente un monologo dato
che lui rispondeva solo con tre parole: si, no, certo. Alla fine del
discorso però, il concetto era che Rob doveva ripartire al
massimo il giorno dopo per Budapest.
Robert mi guardò. Voleva capire fino a che punto ci fossi
rimasta male e avessi retto nuovamente la sua partenza. Non poteva fare
altrimenti però e poi, questi due giorni insieme erano stati
un
dono. Non dovevamo rivederci prima di maggio, quindi non mi potevo
lamentare.
Gli sorrisi e gli strinsi forte la mano. - Va bene, tranquillo.
Immaginavo, è già tanto che abbiamo altre
ventiquattro
ore di tempo da trascorrere insieme. -
- Sei fantastica. - Mi disse portandosi il dorso della mia mano sulla
bocca e baciandolo.
In macchina, mentre stavamo raggiungendo la casa dei genitori di Rob,
il mio cellulare vibrò. Un messaggio. Lo presi dalla borsa
mentre Rob parlava con Jack sulla strada da fare per evitare i soliti
giornalisti che attendevano davanti a casa Pattinson.
Noemi. "Allora? Come
è andata lo sorpresa?" Evidentemente lei era a
conoscenza dei programmi che mi riguardavano. Risposi con un sorriso
sulle labbra " Tutto
alla grande. Credo che se vai a vedere ci saranno sicuramente le foto
su internet....Così tu sapevi.....". La sua
risposta non si fece attendere "Foto
già viste, stavi una favola! E certo che sapevamo.....Come
va?" Sicuramente si immaginava che nonostante fossi
entusiasta del fatto che avessi potuto rivedere Rob prima del previsto,
avrei anche dovuto salutarlo quanto prima.... "Bene anche se domani
riparte..... Devo godermi il momento no?" Non volevo
apparire troppo pessimista.... Dovevo accontentarmi di ciò
che potevo avere adesso. Infondo avevo molto di più di
quanto avessi mai potuto anche solo lontanamente immaginare. Rob era
ancora al mio fianco e presto avremo festeggiato il nostro primo anno
insieme. Dovevo solo essere grata. "
Non fare finta con me, lo so che ci stai male. Devi solo avere pazienza
e presto sarete di nuovo insieme ok?" Certo. Avere
pazienza. Non poteva essere diversamente. "Ok. Grazie. Ci vediamo quando
torno anche se ancora non so quando....." Effettivamente
non sapevo proprio niente. "
Fammi sapere quando arrivi comunque ok?" "Ok. Ciao."
- Cosa ti fa sorridere così? - Mi chiese Rob
mentre rimettevo il cellulare in borsa.
- Noemi. Voleva sapere come era andata..... Avevi informato proprio
tutti è? -
- Già. Per queste cose c'è sempre bisogno di una
mano no? -
- Certo. Senti ma quando ho l'aereo per tornare a casa? - Domandai.
Speravo presto. Non volevo restare a Londra senza di lui. La malinconia
sarebbe stata ancora più insopportabile.
- Devi chiedere a Tom veramente, dato che è venuto lui a
prenderti ha pensato lui a tutto..... - Rispose massaggiandosi la nuca.
- Ma l'aereo di chi era? -
- Di Pierce. E' stato tanto gentile da prestarmelo per farti questa
sorpresa.... - Disse sorridendo. Pierce. Pierce Brosnan. L'avevo
conosciuto la sera presedente alla festa della Premiere. Era stato
molto simpatico e disponibile.
- Se lo avessi saputo ieri l'avrei ringraziato personalmente.... -
- Lo farai alla prossima occasione, ok? - La macchina si
fermò, lui mi prese la mano nella sua. - Ti amo. - Disse
incorciando i nostri sguardi.
- Anch'io. - Risposi incantata come sempre dai suoi occhi magnetici.
- Pronti? - Chiese Paul mentre apriva la portiera dell'auto per farci
scendere ed una coltre di giornalisti stava scattando foto a
gogò. Le domande che ci ponevano si accavallavano l'una
sull'altra non facendoci capire niente.
Scendemmo dall'auto e, scortati da Jack e Paul, salimmo i gradini per
entrare in casa Pattinson. La porta si aprì e subito ci
corremmo dentro.
- Ragazzi! - Urlò Claire vedendoci comparire sulla porta e
stampandosi in faccia un sorriso radioso.
Mi venne incontro mi abbracciò stretta e mi
baciò. Poi riservò lo stesso "trattamento" a Rob.
- Che bello avervi qui. Allora come va? - Mi chiese carezzandomi un
braccio.
- Tutto bene grazie. Ieri è stato bellissimo. - Dissi
sorridendo.
- Sono felice. Quando ci lascia questo mascalzone? -
Domandò. Sapeva già che sarebbe ripartito presto.
Io abbassai lo sguardo e strinsi maggiormente la presa sulla mano di
Rob.
- Domani mattina ho l'aereo per Budapest mamma. - Rispose lui.
Notando il mio sguardo Claire cambiò subito argomento
aggiornadoci sugli spostamenti delle sorelle di Rob che, al momento,
erano a New York. Richard ci raggiunse poco dopo in cucina e ci
salutò altrettanto calorosamente. Domandò a Rob
come procedevano le riprese e quanto sarebbero durate ancora. Lui
rispose che non lo sapeva esattamente ma che prevedeva di finire tutto
proprio in tempo per il nostro viaggio alle Maldive. Non vedevo l'ora.
Anche se dovevano passare quasi altri due mesi prima di poter
trascorrere nuovamente del tempo con lui, il solo pensiero mi
alleggeriva la tensione.
- Ma Tom quando arriva? - Chiese Claire a Rob.
- Veramente doveva essere già qui a come mi aveva detto
prima per telefono. - Rispose guardando l'orologio preoccupato.
Effettivamente erano quasi le una e di lui ancora non c'era traccia
nonostante per telefono ci avesse rassicurato sul fatto che sarebbe
arrivato a casa di Rob prima di noi.
- Adesso lo chiamo. - Disse Rob prendendo il telefono.
In quell'istante squillò. Rob rispose e lo vidi sbiancare
letteralmente. - In
quale ospedale? Arrivo subito. Grazie mille. - Il
suo volto era una maschera di preoccupazione.
- Che è successo? Chi è in ospedale? - Chiesi
sperando che non si trattasse di...
- Tom. - Ecco.
Mi prese per mano e ci diregemmo immediatamente verso la porta. Quella
porta che avevamo oltreppassato solo un'ora prima. Jack e Paul
sobbalzarono quando ci videro, non aspettandosi ovviamente che
uscissimo così presto.
- Al Saint Mary. Presto. - Disse Rob a Jack mentre ci faceva scudo dai
giornalisti che dopo un attimo di incredulità rivedendoci
comparire così presto, ricominciarono a tartassarci.
- Fatemi sapere. - Ci urlò Claire prima di richiudere la
porta preoccupatissima.
Partimmo con la macchina a tutta velocità con il terrore
disegnato sul viso. In silenzio. Stringendoci solo la mano e ogni tanto
scambiandoci uno sguardo complice. Eravamo entrambi come paralizzati
dalla paura. Se Tom era diventato così importante per me in
così poco tempo, potevo solo immaginare cosa stesse provando
adesso Rob.
- Che ti hanno detto al telefono Rob? Cos'è successo? - Mi
ero fatta forza per porre questa domanda. Volevo sapere cosa aspettarmi
anche se avevo una paura folle.
- Era sua sorella. Mi ha solo detto che aveva avuto un incidente con la
macchina mentre ci raggiungeva e che era in ospedale. Non ho avuto la
forza di chiedergli altro. Volevo solo sapere in quale ospedale erano.
- Lo abbracciai forte e poggiai la testa sulla sua spalla mentre
osservavo fuori dal finestrino Londra che ci correva di fianco. Il
silenzio in macchina era surreale. Sentivo solo i nostri cuori battere
all'unisono. Entrambi colmi di preoccupazione.
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Capitolo 22 *** Preoccupazione e rivelazioni. ***
Ciao a tutte! Eccomi qua con un nuovo
aggiornamento. Spero vi piaccia. Io sono abbastanza soddisfatta, credo.
Comunque, siamo agli sgoccioli. Credo che manchino 3 al massimo 4
capitoli alla fine e un pò mi dispiace. Ma purtroppo tutto,
prima o poi, finisce.
Ringrazio tutte voi che leggete e tutte quelle care ragazze che mi
hanno aggiunta tra le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie di
cuore, spero proprio che il capitolo sia di vostro gradimento.
AnnaDaiCapelliNeri:
Qui avrai un bel pò di risposte. Sono curiosa di capire cosa
ne pensi. Magari è stato troppo scontato o irreale.....fammi
sapere e grazie mille!
Ok, buona lettura!
Capitolo 22. Preoccupazione e rivelazioni
Entrammo
in ospedale quasi correndo, il viaggio in macchina sembrava essere
durato un'eternità. Entrando scatenammo la
curiosità di tutte le infermiere che però, molto
gentilmente, ci accompagnarono in terapia intensiva, dove Tom era
ricoverato.
Per poco, quando ci affacciammo al vetro che ci divideva da Tom, non mi
prese un colpo. Era sdraiato sul lettino con due sacche di flebo
attaccate e dei tubicini che gli uscivano dal naso. Aveva la testa
fasciata e diverse escoriazioni sul viso. Poi una ragazza, mora e con
gli stessi occhi di Tom ci si avvicinò.
- Dicono che lo stanno facendo dormire per valutare meglio il trauma
cranico che ha subito. - Disse con aria sconsolata. Io e Rob ci
voltammo contemporaneamente guardandola.
- Tu come stai? - Gli chiese lui stringendola.
- Sono solo preoccupata. - Rispose.
- Avrei preferito fartela conoscere in altre circostanze....comunque
lei è Giulia. -
- Ciao Giulia, io sono Matilda. - Disse porgendomi la mano. La sorella
di Tom. Non poteva essere diveramente, era quasi la sua fotocopia al
femminile.
- Anch'io avrei preferito conoscerti in un'altra occasione. Piacere
mio. - Risposi stringendogliela.
- Tom mi ha parlato tanto di te, sai? -
- Davvero? Spero che non abbia detto le sue solite cretinate... -
Cercai di smorzare un pò la tensione.
- Quando, mio fratello non dice cretinate? -
- Giusto. Mi ha parlato molto anche di te comunque. - Risposi
sorridendo.
Mi voltai per vedere la faccia di Robert. Non lo avevo mai visto tanto
preoccupato.
- Non possiamo entrare? - Chiese come ridestandosi rivolgendosi a
Matilda.
- Adesso c'è mia madre dentro. Si può entrare
solo uno
alla volta e indossando la mascherina e il camice. Quando esce certo. -
Rispose lei.
- Tuo fratello non c'è? -
- Arthur è con papà in America in questo momento.
Li
abbiamo avvisati, volevano raggiungerci ma mamma ha preferito non
saperli in viaggio. Poi comunque i medici ci hanno detto di non
preoccuparci troppo. -
Scoprivo così, solo in questo modo assurdo e assolutamente
senza
senso che Tom aveva anche un fratello. Non me ne aveva mai parlato e
neanche Rob lo aveva fatto.
- Ma in che rapporti sono adesso? - Domandò Robert.
- Diciamo che quanto meno riescono a stare nella stessa stanza.
Però mi ha stupito Arthur, non credevo che avrebbe proposto
di
raggiungerci.... -
- E dai Mati, sono fratelli, anche se hanno litigato tutta una vita,
questo non significa che a modo loro non si vogliano bene. - Adesso
capivo anche il perchè nessuno si era mai preoccupagto di
informarmi che Tom, oltre ad avere una sorella, avesse anche un
fratello. Non avevano un bel rapporto e questo era sicuramente il
motivo principale per cui la figura di Matilda per me era ormai
diventata quasi mitica da quanto me ne avevano parlato sia Tom che Rob,
mentre di questo Arthur ero venuta a conoscenza soltanto a causa
dell'incidente di Tom.
- Si certo, a modo loro sicuramente. - Rispose lei sorridendo
amaramente.
Poco dopo una donna sulla cinquantina anch'essa mora e con gli occhi
chiari, uscì dalla stanza andando ad abbracciare
immediatamente
Robert.
- Sono contenta che sei venuto. -
- Dai Phoebe, lo sai che non posso stargli lontano normalmente
figuriamoci in queste circostanze. -
- Lo so Robert, lo so! Sono contenta e basta. Tu devi essere la famosa
Giulia. - Disse rivolgendosi a me. - Io sono Phoebe, la madre di Tom,
piacere di conoscerti. -
- Salve signora, piacere mio. - Risposi abbracciandola. Provavo tanta
tenerezza per quella donna. - Famosa? - Chiesi poi cercando di capire
cosa e quanto sapesse di me.
- Tom mi ha parlato spesso di te. Dice che sei una specie di "donna
ideale" e che Robert è stato molto fortunato ad averti
incontrato.. - Rispose sorridendo. Così dicendo
trascinò Robert nella stanza dove si doveva preparare per
entrare da Tom lasciandomi sola con Matilda.
- Se non conoscessi così bene mio fratello, direi quasi che,
da come e quanto parla di te, è innamorato. Ma so quanto
è importante per lui Robert e quindi non credo che abbia mai
analizzato a fondo i suoi sentimenti per te. - Disse lei
tranquillamente come se non mi avesse dato tremila motivi per pensare.
Rimasi di sasso non riuscendo a formulare alcun pensiero coerente se
non "possibile che Tom
sia innamorato di me?" Mi sembrava assurdo ma allo stesso
tempo possibile. Non avevo mai dato peso a tutte le attenzioni che mi
riservava ma forse, guardandole con più attenzione, e con
una buona dose di malizia, poteva sembrare anche che...... Basta! Ma
che diavolo andavo a pensare. Non potevo fare così. Non
dovevo farmi influenzare da nessuno. Dovevo solo pensare a tenere su di
morale Robert, che comunque sarebbe dovuto ripartire domani, e a stare
al fianco di Tom per quanto mi era possibile.
- Non dirmi che non ci hai mai pensato? - Chiese lei incredula.
- Veramente non capisco perchè tu dica queste cose. Tom ti
ha detto qualcosa? - Domandai io cercando di capire meglio
perchè lei la pensasse così.
- O no. Lui non mi ha detto proprio niente. Ma non ce n'era
bisogno. So che prova qualcosa per te ma che si rifiuta di ammetterlo
anche con se stesso proprio perchè c'è Robert di
mezzo. Tutto questo parlare di te avrà pure un significato
no? -
- Ma noi siamo solo amici. Magari parla tanto di me perchè
mi vuole bene e vuole che anche gli altri imparino a conoscermi come mi
ha conosciuto lui. No? -
- Non puoi davvero credere che lo faccia solo per quello. Non so
esattamente quanto siano grandi e importanti questi sentimenti, so
però che quando ti nomina ha una strana luce nello sguardo.
- Sospirai. Non volevo crederci anche se mi sembrava plausibile, ora
che mi ci aveva fatto riflettere.
- Comunque non si metterà mai in mezzo a te a Robert,
tranquilla. Magari è solo un'idea mia e di mia madre. Non
preoccuparti ok? - Mi strinsi nelle spalle e feci un flebile sorriso.
Speravo ardentemente con tutta me stessa che non fosse così
ma una vocina dentro di me mi diceva che quella era la cosa
più vicino alla verità e che spigava tante sue
attenzioni nei miei confronti. Io gli volevo un bene immenso e non
volevo che la nostra amicizia si rovinasse per questo. Non volevo
neanche mettermi tra lui e Robert.
- Giulia vado in bagno. Se ci sono novità sono
lì. - Disse poi Matilda allontanandosi.
Mi misi seduta sulla sedia e inizia a massaggiarmi le tempie. Non
volevo pensare. Volevo solo essere la spalla di Robert in un momento
del genere. E volevo che lui fosse la mia. Una mano mi
toccò la testa e poi Robert comparve al mio fianco.
- Tutto bene? - Chiese sedendosi.
- Sono solo preoccupata. Come ti è sembrato? - Dovevo
cacciare quei pensieri. Magari quando Tom si sarebbe ripreso, avremo
affrontato l'argomento. Ma adesso non era proprio il momento di farmi
dei film mentali.
- Un pò pallido. - Disse sospirando e prendendomi la mano.
Nell'arco della giornata naturalmente, la notizia dell'incidente di Tom
aveva fatto il giro del mondo. Non tanto per l'incidente di per se,
quanto perchè "il
migliore amico del più famoso vampiro di tutti i tempi stava
lottando per la vita in ospedale con l'attore al suo capezzale".
Era questa la notizia. Non le sue condizioni o cosa rischiasse. Ai
media interessava solo che Robert era in ospedale al fianco dell'amico.
Che tristezza.
Ci avevano raggiunto anche Claire e Richard e naturalmente, tutti i
componenti del Brit Pack. Sam e Marcus erano quelli che erano arrivati
per primi e anche coloro che non riuscivano, in alcun modo, a mantenere
la calma. Camminavano avanti e indietro nel corridoio senza sosta in
attesa di avere altre notizie dai medici.
Robert, da quando era uscito dalla stanza di Tom, si era seduto di
fianco a me tenendomi la mano, e non aveva detto più una
parola se non quelle che mi aveva rivolto appena uscito. Era in preda
all'ansia e alla preoccupazione e, avevo paura che, da un momento
all'altro, potesse ripresentarsi il tanto temuto attacco di panico.
Come avrei potuto affrontarlo nuovamente senza Tom al mio fianco?
Cercavo quindi di carezzargli la mano a frequenza continua, di modo che
capisse che c'ero e che poteva contare su di me cercando di infondergli
quanta più tranquillità riuscissi a sprigionare.
Mi guardavo intorno e non scorgevo altro che facce
preoccupate. C'era un brusio di fondo che rendeva l'atmosfera surreale.
I passi di Marcus e Sam dettavano il tempo che sembrava essersi
fermato. Le visite all'interno della stanza si alternavano come se
dovessimo mantenere un ritmo costante.
Poi, mentre Bobby era ancora dentro, un dottore ci annunciò
che, fortunatamente il trauma cranico non aveva procurato danni, anche
se ne avrebbero avuto la certezza non appena avrebbero smesso di dargli
i famaci per farlo dormire. Cosa che, ci assicurò, era
già avvenuta e che quindi dovevamo solo aspettare che si
svegliasse non appena le medicine fossero state smaltite per avere un
quadro completo della situazione.
Era il mio turno, dovevo entrare da Tom. Non ero mai stata tanto
coraggiosa per queste cose: i tubi e i macchinari dell'ospedale non mi
erano mai piaciuti. Però volevo far sentire a Tom la mia
presenza e quindi mi ero fatta coraggio ed ero entrata.
- Ciao. - Sussurai al suo orecchio. Dormiva rilassato nel lettino e non
potevo fare a meno di guardare le piccole ferite che aveva sul viso e
la grande fasciatura che aveva in testa. Lo stavo osservando tenendogli
la mano quando, come se fosse il tocco di una farfalla, qualcosa mi
fece sussultare. Guardai le nostre mani e notai che stava stringendo la
mia. Alzai lo sguardo e vidi due fari azzurri osservarmi e un sorriso
stanco sul suo volto.
- Ben svegliato. - Sussurrai felicissima e con le lacrime agli occhi.
- Ciao principessa. - Che bello risentire la sua voce e il suo modo
dolce e unico di chiamarmi. Non ricordo come era nato questo nomignolo
che mi aveva affibbiato, ma era il suo
modo di attirare la mia attenzione ed ero troppo felice che fosse
tornato a farlo.
- Ci hai fatto spaventare tanto sai? -
- Scusa. Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare. Sopratutto tu. Come
stai? -
- Tu chiedi a me come sto? Fino a prova contraria sei tu quello che ha
dormito una giornata intera in un letto di ospedale con tanti fili
attaccati per via di un incidente..... - Dissi sorridendo. Quel ragazzo
non finiva mai di stupirmi. A volte era più attento alle mie
esigenze lui di Robert. Basta non dovevo pensare a queste cose. - Vado
a chiamare il dottore e tua madre ok? - Continuai scrollando la testa
per liberarmi la mente da quei pensieri assurdi che mi si accavallavano
nel cervello.
- Giulia aspetta. - Strinse maggiormente la presa sulla mia mano ed io
lo osservai. Improvvisamente davanti a me non vedevo più un
amico fidato ma un ragazzo ansioso di rivelarmi chissà quale
verità. Ormai lo conoscevo e avevo imparato a conoscere
certe sue espressioni. Sapevo dal modo in cui si torturava le labbra
che stava per farmi un rivelazione. Lo faceva sempre quando era
preoccupato per ciò che stava per dire.
- Che c'è Tom? - Lo guardai implorante. Non volevo sentire.
Avevo paura che confermasse i sospetti che avevano avuto sua madre e
sua sorella. A dir la verità anch'io mi ero quasi convinta
del fatto che lui non provasse soltanto amicizia nei miei confronti.
- Veramente vorrei parlarti di una cosa piuttosto importante prima. -
- Prima di cosa? - Domandai confusa.
- Prima di tutto il via vai che si genererà qua dentro dopo
che dirai a tutti che mi sono svegliato. Mia mamma e mia sorella non
vorrano mollarmi un attimo e Sam Marcus Bobby e Robert verranno
continuamente a riempirmi la testa delle cose che abbiamo fatto insieme
in questi anni. E addio tranquillità! -
- E tu come fai a sapere che i ragazzi ti diranno queste cose? - Chiesi
ricordandomi del fatto che poche ore prima avevano deciso che a turno
gli avrebbero raccontato degli aneddoti per farlgi sentire la loro
presenza.
- Diciamo che ne ho una vaga idea. Non ero del tutto incoscente prima.
Ogni tanto sentivo delle voci, li riconoscevo e provavo ad ascoltarli
ma non riuscivo a seguirli fino in fondo. Era come se avessi di
continuo tanti piccoli flash back. Come se stessi sognando....comunque
non è di questo che voglio parlarti. - Si era fatto serio e
il mio cuore non sapeva se fermarsi o accellerare di brutto per lo
shock che forse stava per subire. - Avanti siediti e non fare
quella faccia da cane bastonato ok? -
- Non so se voglio sentire veramente.... - Mi costrinsi a dire mentre
però il mio corpo aveva già deciso autonomamente
dato che, incosciamente, mi ero seduta sul letto. Lui mi stringeva
ancora la mano.
- Ma io ho bisogno comunque di dirtelo. - Prese fiato e
iniziò a parlare. - Giulia, mi sono reso conto, dopo
quest'esperienza che ho vissuto, che la vita è breve e che
può esserci portata via in un attimo. Tra le voci che volevo
sentire mentre dormivo, mi sono ritrovato incosciamente a cercare la
tua. All'inizio mi sono anche arrabbiato non sentendoti tra gli altri.
Credevo non ti importasse. Poi quando pochi minuti fa ho sentito il tuo
ciao e la tua mano nella mia, il mio cuore è impazzito e
l'unica cosa che volevo fare era aprire gli occhi per vederti di nuovo.
-
- Tom ti prego... - Tentai di interromperlo. Non volevo sentire.
- Lasciami finire. Non sono mai stato così serio in vita
mia, lo so. Ma devo assolutamente dirti che mi sono reso conto che tu
per me non sei solo un'amica o la fidanzata del mio "quasi" fratello.
Tu sei la ragazza che vorrei al mio fianco.
La persona che mi ha fatto innamorare. La
donna per la quale farei di tutto. - Fece una pausa distogliendo lo
sguardo e poi tornò a fissare quei fari azzurri nei miei
occhi. - Lo so che tu ami Robert e che lui ama te. E so anche che mi
vuoi bene e non vuoi farmi del male. Come io non voglio farne a te.
So che non potrei mai starti lontano a lungo quindi, anche se
so che tra di noi non potrà mai accadere niente e che forse
dicendotelo ho rovinato tutto, ho preferito dire la verità.
La vita è una sola e io voglio essere assolutamente sincero
con le persone che ho al mio fianco, anche perchè pretendo
la stessa cosa da loro. Non farò mai niente per portarti via
dal mio migliore amico e ti starò comunque vicino, se tu mi
vorrai. Ma volevo assolutamente che tu sapessi quanto sei importante
per me. -
- Perchè Tom? Perchè se già sai che
non farà alcuna differenza? - Chiesi continuando a fissarlo.
- Perchè volevo che tu capissi il motivo di tanti miei gesti
e parole. Perchè volevo che tu imparassi ad essere
più sicura di te. Perchè volevo che tu capissi
l'effetto che fai alla gente. Certo non fai innamorare tutti ma rendi
la tua presenza immancabile. Perchè voglio che tu possa
contare su di me in tutto e per tutto. -
- E io adesso cosa dovrei fare? - Domandai confusa.
- Niente. Comportarti come sempre consapevole del fatto che non
c'è un solo uomo al mondo che ti ama, ma minimo due! - Disse
abbozzando un sorriso alla sua battuta.
- Ma come faccio a comportarmi come niente fosse, me lo spieghi? Adesso
avrò paura. Non sarò più naturale con
te perchè cercherò di pesare tutti i miei gesti.
Come puoi dirmi una cosa simile e aspettarti che faccia finta di
niente? E con Robert come la metti? - Ero arrabbiata con lui. Non
capivo perchè avesso voluto per forza rivelarmi la natura
dei suoi sentimenti sapendo che non sarebbe cambiato niente.
- Non te l'avevo detto prima proprio perchè avevo paura
della tua reazione. Poi però ha prevalso l'onestà
e, dato che ti conosco, so che alla fine preferisci anche tu sapere la
verità. Robert già si immagina qualcosa. Prima
quando è entrato mi ha chiesto se era un modo di metterti
alla prova quello dell'incidente. Poi mi ha chiesto scusa ridendo
dell'assurdità delle sue stesse parole. Mi ha anche detto
però che quando starò bene, avrebbe voluto
chiarire la mia posizione perchè, parole sue, mi conosce e
sa che per te provo qualcosa di più. Non mi biasima
perchè sa che sei meravigliosa, ma confida nel mio buon
senso per non portarti via da lui. Quindi diciamo che lui
già sa, ha solo bisogno della mia conferma. - Cercai di
riorganizzare le idee prima di parlare. Aveva ragione: io ho sempre
amato la verità.
- E' vero che la maggiore qualità che apprezzo in qualcuno
è la sincerità. Sempre e comunque. Ma non potevi
dimostrarti sincero in qualche altro modo? - Chiesi sorridendo. Volevo
smorzare l'atmosfera e cercare di riderci su. Mi rimaneva solo un
dubbio: come avevo fatto a non rendermene conto prima se, praticamente
tutti, già lo avevano notato?
- Sai, anche Emilie, che praticamente non mi conosce, si è
resa conto l'altra sera di quello che provo per te. - Ecco appunto. Perchè
sono sempre l'ultima a capire le cose? - Lo sapevo che sei
un'ingenua ma non credevo fino a questo punto sai? -
- Non prendermi in giro, uomo innamorato! -
Lui mi guardò e sorrise. - E' per questa tua innata
caratteristica che mi sono innamorato di te. Riesci quasi subito ad
adattarti alle situazioni che ti si presentano davanti ridendoci anche
su. Sapevo di poter contare su questo fattore quando ho fatto la mia
meravigliosa rivelazione. Come sono andato? Come è stata la
mia dichiarazione? - Ecco il solito Tom. Lo adoravo troppo e nonostante
tutto, sapevo di aver bisogno di lui. In un modo tutto mio e
completamente diverso da Robert, lo amavo. Era il migliore amico che
avevo sempre sognato. L'amico ideale invece che l'uomo ideale e mi
piaceva proprio perchè aveva la capacità di
sdrammatizzare tutto.
- Non c'è male Sturridge. Adesso però rilassati
vado a chiamare i medici ok? -
- Ok principessa e grazie per avermi ascoltato e per essere come sei! -
Lo guardai prima di alzarmi da quel letto che era stato nostro
testimone e non riuscii a fermarmi. Lo baciai sulla guancia
stringendolo forte.
- Ti voglio bene, Tom. - Sussurrai.
- Lo so. Vorrei che mi bastasse. Cercherò di accontentarmi.
- Mi alzai gli carezzai una guancia e con un sorriso sulle labbra uscii
da quella porta annunciando a tutti che Tom si era svegliato e che
stava decisamente meglio di quanto ci aspettassimo.
Dopo un boato generale per la splendida notizia che avevo dato,
scatenando il fuggi fuggi della madre e della sorella di Tom che
andarono rispettivamente a cercare un medico e da Tom, mi guardai
intorno e notai che in sala di attesa, oltre alle persone che avevo
lasciato prima di entrare, c'erano anche delle facce nuove: Emilie,
Ashley, Jackson, Kellan, Nikki e Kristen ci avevano raggiunto.
Robert mi venne incontro con un giornale in mano e senza dire niente me
lo mise tra le mani. Guardai la copertina: era Vanity Fair e c'eravamo
io e Robert in foto con un grande titolone a tutta pagina.
Il vampiro e la sua sexy lady
Il servizio completo
all'interno con tante foto della bella Giulia
Guardai subito l'indice
cercando di capire dove fossero quelle foto. Era passa molto tempo da
quando avevamo fatto il servizio e sinceramente neanche me ne ricordavo
più. Poi le trovai.
-
Niente da dirmi? - Mi chiese Robert guardandomi male e strappandomi di
mano il giornale. Lo guardai non capendo cosa volesse che gli dicessi.
- Cioè? - Domandai.
- Lo dicevo io che queste foto non andavano bene...... - Vedendomi
ancora in silenzio incapace di muovermi continuò - sono
troppo sexy, poi i cretini come Kellan vengono a chiedermi
perchè ti ho dato il permesso di fare certe cose.... - Disse
sorridendo.
Tutta la tenzione che avevo accumultato se ne andò vedendolo
ridere, mi aveva davvero spaventata guardandomi come aveva fatto.
- Non sembra neanche che ce le abbiano scattate insieme e poi quella
giornalista assurda non ne ha neanche scelta una dove ci baciavamo. Ma
che servizio è? - Chiese più a se stesso che a
me. - E poi guarda qua....leggo, testuali parole "...... queste immagini parlano
chiaro. Lei potrebbe tranquillamente fare la modella, magari un
calendario....sarà per questo che nella seconda il bel
Robert ha la faccia così corrugata? E' forse geloso della
sua compagna? Questo spiegherebbe perchè l'ha tenuta in
disparte tanto a lungo, magari, vista la bellezza disarmante della
ragazza, non voleva farla comparire sulle cronache della ribalta...."
-
- Ok, basta! - Lo interruppi. - Non mi interessa cosa ha pensato di
scrivere quella donna, tanto lo avevamo capito che aveva solo voglia di
creare problemi no? -
- Si però che senso ha fare delle interviste se poi le
uniche cose che riportano corrette sono i nomi e i cognomi? -
Domandò sventolandomi il giornale davanti.
- Scommetto però che non si è fatta sfuggire
l'occasione di qualche ridicola battuta sulla mia età, no? -
Chiesi io cercando di prendergli il giornale di mano per verificare
personalmente.
- Ha solo accennato al fatto che sembri più giovane.... -
Rispose nascondendolo dietro la schiena.
- Guarda che tanto prima o poi lo leggerò.... -
- Ma non adesso. Adesso voglio solo un bacio prima di andare ad
insultare un pò quell'incoscente che mi ritrovo per migliore
amico dato che ha superato in curva e che per scansare un'auto
è andato a sbattere contro un albero! -
- E tu come lo sai? -
- La polizia è venuta per informarmi che la macchina ce
l'hanno loro sotto sequestro e mi hanno raccontato la loro
ricostruzione dei fatti. Conoscendo Tom sarà stato in
ritardo e avrà corso un pò troppo. -
- Sicuramente. - Risposi sorridendo. Era proprio tipico da lui.
- Adesso me lo dai un bacio anche solo per dimostrare a questo toro qui
di fianco che mi ami? - Disse indicando Kellan.
- Perchè ha qualche dubbio? - Chiesi circondandogli il collo
con le braccia e avvicinandomi alle sue labbra.
- Dice che una così non può amare uno spiantato
come me... - Disse mettendo un finto-broncio.
- Non fare il bambino Robert! Non è vero! - Intervenne
Kellan.
Guardai Robert con espressione incuriosita.
- Ok, voglio solo un bacio come si deve daccordo? -
- E avevi bisogno di fare tutta questa sceneggiata? - Chiesi a due
millimetri dalle sua labbra divertita.
- Dove sei stata tutta la mia vita? -
- O bè, in Italia a fare shopping! - Risposi ridendo prima
che lui mi baciasse e mi facesse entrare nel nostro paradiso personale.
Tom stava bene e entrambi avevamo bisogno di scaricare la tensione e ci
stavamo facendo travolgere dalla passione.
- Ok, ok ragazzi stop! - Urlò Kellan.
Io mi staccai di malavoglia da Robert guardando Kellan. - Devo andare
in bagno, scusatemi. - Dissi incamminandomi. Poi mi voltai guardando
Robert - Mi accompagni? - Continuai mordendomi le labbra maliziosamente.
Lui arrossì di brutto comprendendo le mie intenzioni e in un
lampo mi prese per mano e mi trascinò via.
- Anch'io voglio una ragazza fissa, non è giusto! -
Sbraitò Kellan prendendosi una pacca sul sedere da Nikki.
Kristen ci guardò allontanarci e la vidi mentre cercava di
nascondere il fatto che tentava di asciugarsi una lacrima. Mi
dispiaceva per lei, presa com'era non mi ricordavo neanche
più della promessa che gli avevo fatto. Ma avevo
già affrontato Tom quel giorno e non avevo le forze anche
per chiarire con lei! Avevo bisogno di Robert in quel momento e di
sfogare tutta la tensione del giorno e quale modo migliore per farlo di
un pò di sano ed eccitante sesso? Certo eravamo diretti in
un bagno di un ospedale e di romantico non c'era proprio niente. Avevo
solo bisogno di lasciarmi andare e di unirmi nuovamente a Robert
dimostrandogli tutta la mia passione nei suoi confronti. Nient'altro.
- Tu sei pazza... - Mi sussurrò all'orecchio mentre faceva
vagare le sue mani ovunque sul mio corpo dopo aver chiuso la porta di
quel buco di bagno.
- Non mi sembra dispiacerti questa mia pazzia! -
- Affatto. - Rispose prima di entrare in me e farmi sentire completa e
sua.
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Capitolo 23 *** Chiarimenti ***
Finalmente
eccomi qui! Innanzi tutto vi voglio chiedere scusa per il ritardo ma,
per dei problemi familiari, non ho potuto aggiornare prima. Non sapete
quanto sono felice di trovarvi sempre più numerose a seguire
le mie storie. Mi fate felicissima, a tal proposito, se vi va, mi
fareste piacere se leggeste l'altra mia storia, Sette Giorni ma se
non vi va, va bene lo stesso.
Dunque, in questo capitolo, Giulia chiarisce un pò di cose,
soprattutto con se stessa. Spero che non sembri troppo scontato o
banale. Io mi sono impegnata molto. E' un capitolo molto importante per
la storia. Credo che al massimo manchino 2/3 capitoli alla fine,
vediamo come va con l'ispirazione.
Ringrazio tutte quelle
splendide ragazze che hanno messo questa storia tra le seguite, le
ricordate o le preferite. Grazie mille davvero. Ringrazio anche tutte
coloro che leggono e basta ma soprattutto ringrazio due persone, che
hanno deciso di lasciare un segno del loro passaggio: AnnaDaiCapelliNeri e
thedreamer.
AnnaDaiCapelliNeri:
Ecco qua. Con questo capitolo spero di sciogliere la tua
curiosità, ci sarà il tanto atteso incontro tra
Giulia e Kristen. Spero di essere stata all'altezza delle tue
aspettative. E poi si, tu l'avevi sempre detto che Tom provava qualcosa
per Giulia. Adesso che succederà? A presto e grazie mille.
Thedreamer:
Sono felice, anzi felicissa che la mia storia ti piaccia. E' la prima
che ho scritto e quindi per me è molto importante conoscerne
i pareri. Effettivamente il Tom che c'è qui, mi piacerebbe
molto anche a me, non più di Rob ovviamente. In questo
capitolo troverai il chiarimento con Kristen, spero di non deluderti e
che non sia troppo banale o scontato. Mi fa troppo piacere poi, che tu
abbia deciso di lasciare un tuo commento, spero che lo farai anche per
questo capitolo. Grazie davvero e non preoccuparti, non è
stato affatto uno sproloquio il tuo, mi da l'impulso per andare avanti.
Ok ragazze, allora buona lettura a tutte.
Capitolo 23. Chiarimenti
Uscimmo
dal bagno
mano nella mano sorridendo e cercando, quanto meno, di ricomporci per
essere
presentabili. Lo sforzo però non doveva aver sortito
l'effetto
desiderato perchè, quando Kellan ci incontrò nel
corridoio
che riportava alla stanza di Tom, iniziò a ridere come un
matto.
- Che hai da ridere scimmione? - Lo
canzonò Rob.
- Ah ah ah, non credo....ahah che tu.....ahahah
ti
sia.....guardato ahahaha allo specchio......ahaha prima di uscire dal
bagno! Ahaha! -Da quanto rideva non riusciva neanche a parlare e si
teneva la pancia.
Mi voltai per cercare di capire cosa lo facesse
ridere così tanto. Poi iniziai a ridere anch'io.
- Di bene in meglio, si! Mi spiegate che avete???
-
Domandò Rob tirando evidentemente fuori tutta la pazienza
che
aveva. Passò davanti ad una porta a vetri e
riuscì a
capire anche lui il motivo delle nostre risate iniziando a passarsi le
mani tra i capelli nello sforzo di tenerli a bada e di non farlo
sembrare più un porcospino. - Ma che diavolo mi
hai
combinato in testa?? - Chiese rivolgendosi a me mentre continuava la
sua impresa titanica.
Mi feci pensierosa - Non saprei... - Risposi
facendo la finta vaga, che poi tanto finta non era.
Effettivamente non riuscivo a ricordarmi cosa avessi fatto per
ridurglieli in quello stato. Mi distraevo molto quando stavo con lui,
ovunque fossimo. Mi lasciavo completamente trasportare dalle emozioni e
dalle sensazioni e poi, toccargli quei dannatissimi capelli, mi faceva
eccitare oltre modo.
Ci si fece incontro Kristen che mi
fulminò con lo
sguardo mentre ci passava di fianco diretta fuori, molto probabilmente
per fumarsi una sigaretta.
- Guai in vista. - Mi sussurrò mentre
sgomitava sul mio fianco Kellan.
Dovevo affrontarla, non potevo più
rimandare. Mi ero
concessa un attimo di relax nella giornata più lunga e
estenuante della mia vita. Avevo permesso ai miei nervi e ai miei
ormoni di rilassarsi
un attimo, anche in previsione della nuova lontananza da Rob che dovevo
affrontare, avevo chiarito, anche se non come avrei voluto, con Tom;
adesso, volente o nolente mi erano rimaste due cose da fare prima di
tornare a casa: parlare con Rob di Tom, e francamente la cosa mi
preoccupava molto perchè non sapevo da che parte cominciare
anche se Tom mi aveva assicurato che lui già si immaginava
qualcosa, chissà poi quanto Rob avesse effettivamente
intuito sui
sentimenti del suo amico; e parlare con Kristen. Avevo dei seri dubbi
su quanto riuscissimo a comprenderci, soprattutto perchè lei
sarebbe senz'altro partita prevenuta nei miei confronti, dato che, a
torto o a ragione, mi riteneva la responsabile della rottura della sua
storia con Robert. Ormai io e lui stavamo insieme da dieci mesi, mentre
loro avevano troncato da un anno, ma, molto probabilmente, anche se lui
non lo avrebbe ammesso mai, più per carineria nei miei
confronti
che perchè fosse la verità, io gli avevo dato
l'incoraggiamento necessario affinchè chiudesse
definitivamente
un rapporto che lui, già di per se, definiva logoro.
- Devo parlarle. - Mi feci scappare a voce alta nonostante parlassi
più a me stessa. Mi fermai e incontrai gli occhi di Rob che
mi
scrutavano.
- Sei sicura? - Mi chiese mentre mi accarezzava una guancia.
Lo guardai, lo vedevo combattuto. Conoscendolo avrebbe sicuramente
voluto essere al mio fianco in un momento del genere ma non potevo
davvero permetterglielo perchè comunque era una cosa che
dovevamo risolvere tra donne.
- Si sicura. -
- Vuoi che venga con te? - Chiese incarcando le sopracciglia.
- E' una cosa che devo fare da sola. Gliel'ho promesso. -
- Ok, come vuoi. Ti aspetto di la e se hai bisogno chiama ok? -
- Guarda che non vado mica in guerra.... - Dal tono di voce con cui me
lo aveva detto, sembrava dovessi affrontare chissà quale
battaglia. Forse mi sbagliavo, ma non ce la vedevo Kristen a sbraitare
mentre mi tirava i capelli.
- Allora auguri! - Urlò Kellan sorridendo e strizzandomi
l'occhio.
Cambiai direzione e feci al contrario il corridoio che aveamo appena
percorso. Avevo notato che davanti al bagno, che prima ci era servito
da "rifugio" a me e Rob, c'era un terrazzino. Mi affacciai alla
porta-finestra e, nonostante il buio, scorsi la figura esile di Kristen
appoggiata alla ringhiera che fumava.
- Ti sei divertita? - Iniziamo
proprio bene, non c'è che dire.
Non avevo ancora richiuso la portafinestra che lei già mi
aveva
avvilita con un'uscita del genere. Se il buongiorno si vede dal
mattino......
- Mi dispiace. - Sussurrai. Perchè mi stavo scusando con lei
di
aver fatto l'amore con il mio ragazzo? Lei si voltò e appena
le
fui vicino notai che i suoi occhi erano arrossati come se avesse pianto
fino a pochi attimi fa.
- Non è vero che ti dispiace. - Disse acida.
- No,ok. Non posso dispiacermi di quanto ho appena fatto con il MIO
ragazzo, ma mi dispiace vedere che ancora ci stai così male.
- Calcai maggiormente su mio
volutamente, proprio per "marcare il terrirorio".
- Mi avevi fatto una promessa. - Continuò lei guardandomi
sempre malissimo.
- Lo so. E' vero ma.... -
- Niente ma! - Mi interruppe.
- Ascolta oggi è stata una giornata difficile per tutti,
forse
dovremmo rimandare la nostra conversazione a tempi decisamente
più tranquilli e rilassati. - Cercai di essere
diplomatica dato l'inizio.
- No. Non arriverà mai quel giorno quindi tanto vale farlo
adesso. -
Non sapevo come continuare.
Silenzio.
Ci fu un interminabile lasso di tempo durante il quale si sentivano
solo le macchine in lontananza, che mai sarei
riuscita a dimenticare soprattutto perchè lei non accennava
a
distogliere lo sguardo, mi fissava imperterrita. Era un silenzio carico
di aspettative da parte
di entrambe: io volevo cercare di mantenere un rapporto più
o
meno decente con lei quanto meno perchè avrebbe dovuto
lavorare
ancora per diverso tempo con Rob; lei, molto più
probabilmente,
aveva semplicemente bisogno di insultarmi un pò. Nessuna
delle
due si decideva a fare la prima mossa e mi stavo quasi convincendo a
lasciar perdere, poi se ne uscì con una frase che mi
paralizzò.
- Io lo amo ancora. - Sussurrò con un tono di voce talmente
flebile che feci fatica a sentirla. Distolse finalmente i suoi occhi
dai miei e iniziò a guardarsi le mani che
erano entrambe libere dato che aveva appena gettato la sigaretta. Si
era impercettibilmente rilassata mentre lo diceva, rendendo quelle
parole ancora più dolci.
- So di aver commesso molti errori
nella mia storia con lui e che, forse, l'ho quasi spinto tra le tue
braccia. Ma adesso è troppo tardi e io..... io..... non so
come
affrontare la situazione. - Disse sighiozzando. Provai una pena
infinita vedendola ridotta in quello stato.
- Kristen, io sinceramente non so cosa dirti... - Attaccai mentre
guardavo l'orizzonte per togliermi dagli occhi la sua vista
così
straziata.
- Ognuno affronta il dolore per la fine di una storia di
amore a modo proprio. Non posso dirti, proprio io come superare questa
cosa. Però molto dipende anche dal tipo di rapporto che tu
intendi instaurare, d'ora in avanti con lui e di conseguenza con me. -
- Con te non voglio alcun tipo di rapporto in realtà... -
Disse stringendo le mani sulla ringhiera.
Sbuffai. - Hai ragione, non serve che noi abbiamo un rapporto ma forse,
o forse no, dovremmo
passare del tempo insieme, e quindi credo che
sarebbe il caso di darsi delle regole. - Poteva anche funzionare.
Magari ci saremmo date dei limiti per quanto riguardava il
comportamento davanti all'altra o in pubblico.
- Non hai capito, io con te, non voglio proprio avere niente a che
fare. - Come non detto.
- E allora perchè siamo qui? Perchè hai detto che
avremmo parlato scusa? -
- Volevo solo informarti che non getterò la spugna fino alla
fine. Fino a che lui sarà libero non la smetterò
mai di
provare a riconquistarlo.-
- Ma per fine
cosa intendi? - Era tanto per capire se mai si sarebbe arresa.
- Credo quando sarà un uomo sposato. Ho rispetto del
matrimonio
e non potrei mai cercare di conquistare un uomo legato in quel senso ad
una donna. - Almeno
sapevo che si sarebbe concessa un limite. Certo, un limite al momento
molto lontano e, forse, irraggiungibile, ma almeno adesso lo sapevo.
- Quindi? - Chiesi tanto per capire come saremmo rimaste io e lei.
- Quindi niente. E' così e basta. - Rispose determinata.
- Dovrò averti tra i piedi a lungo credo... - Sospirai
rassegnata.
- Sicuramente fino a quel giorno, te l'ho detto. -
- Spero solo che nessuna delle due si faccia troppo male e che,
soprattutto, Robert non ne subisca le conseguenze.... -
- Cercherò di essere discreta.... - Sorrise. Almeno adesso
non
piangeva più. Mi aveva sorpreso. Lei, invece di sprofondare
nel
dolore più nero, aveva trovato un modo per andare avanti.
Certo un
modo che implicava una corte serrata al mio ragazzo che aveva modo di
frequentare molto più di me, ma come potevo giudicarla per
quello?
- Bè, allora in bocca al lupo. - Dissi porgendole la mano.
Lei mi guardò sbigottita, forse non si aspettava una
reazione simile.
- Sei così sicura che sceglierà te? - Mi chiese
risentita
guardando la mia mano come se gli stessi porgendo chissà
quale
porcheria.
- Al contrario. - Risposi rassegnata - Credo che alla fine
tornerà da te. L'ho sempre creduto. Farò di tutto
per
evitarlo perchè lo amo incondizionatamente ma, proprio per
questo motivo, se dovrò lasciarlo andare, lo
farò. - Mi fissò.
- Lo ami proprio tanto allora.... Io non riesco a lasciarlo andare.... -
- Già. -
- Sai, se non dovessi odiarti, forse mi piaceresti..... -
Replicò dopo un pò di silenzio.
- Anche tu non sei male. - Risposi continuando ad osservare l'orizzonte.
Arrivammo a casa che era già mezzanotte passata. Rob non mi
aveva fatto domande su quanto ci fossimo dette io e Kristen, forse gli
era bastata la mia faccia al ritorno da quel colloquio. Ero triste, mi
sentivo già sconfitta in partenza. Come se stessi andando
incontro alla fine della mia storia con Robert senza poterci fare
niente. Non so per quale assurdo motivo, ero assolutamente convinta che
non avrei avuto alcuna possibilità di essere la sua scelta,
nonostante in passato, mi avesse dimostrato esattamente il contrario.
Sapevo che mi amava, non potevo metterlo in dubbio. Era sempre stato
molto attento e premuroso nei miei confronti, ma non sapevo veramente
quanto forte fosse il nostro legame. Certo, nei mesi passati insieme,
eravamo stati bravi perchè, nonostante le
difficoltà e la
lontananza, avevamo creato un rapporto assolutamente unico tra di noi.
O almeno per me. Lui era diventato il mio punto fermo. Tutto il mio
mondo ruotava attorno a lui. Fu questa consapevolezza che
più di
tutto il resto mi sconvolse. Ero stata un'incoscente, mi ero gettata in
questa storia anima e corpo senza pensare alle conseguenze che avrei
subito se fosse andata male. Mi ritrovavo nuovamente in un turbine che,
se tutto non fosse andato a buon fine, mi avrebbe inevitabilmente
distrutta. Per l'intensità dei sentimenti che provavo poi,
non
credo che questa volta avrei trovato la forza di reagire. Non questa
volta. Non dopo di lui. Tutte le paure che mi avevano fatto
titubare tanto all'inizio del nostro rapporto, erano ricomparse in un
lampo. Ero arrabbiata soprattutto con me stessa per essermi permessa di
nuovo di attaccarmi e rendermi dipendente da una persona. Certo Robert
non era Fabio e non potevo fare di tutta l'erba un fascio, ma il mio
povero cuore, già profondamente segnato, non credo avrebbe
retto
una nuova rottura.
Presa com'ero non mi ero neanche resa conto di essermi fermata a
metà tra il corridoio e la porta del bagno.
-Che succede? - Mi soffiò Robert all'orecchio cingendomi la
vita.
Mi ridestai da tutto quel turbine di pensieri e lo fissai. Non riuscivo
a parlare e, cosa peggiore, sentivo le lacrime che stavano per
arrivare. Non volevo che mi vedesse piangere, non mi dovevo dimostrare
debole e poi avevo una paura folle che si arrabbiasse con me
accusandomi di non aver fiducia in lui.
- Giulia? - Insistette. - Parlami ti prego. - Mi guardava
implorante mentre aveva incastrato il mio viso tra le sue mani, ma io
ero come bloccata. Avevo paura che se mi fossi mossa o
se avessi provato a parlare, sarei semplicemente scoppiata in lacrime e
avremo finito per litigare. Non volevo discutere con lui soprattutto
dato che il giorno dopo sarebbe partito.
Mi girava la testa e sentivo le orecchie fischiare. Improvvissamente,
un capogiro ancora più intenso, mi costrinse ad accasciarmi
sulle gambe. Aspettavo solo il contatto con il suolo mentre sentivo in
lontanza Robert che continuava a chiamarmi per tentare di riscuotermi,
ma non arrivò mai. Rob mi prese in tempo e si sedette in
terra
poggiando la mia testa sulle sue gambe. Mi carezzava una guancia e mi
osservava impaurito tentando di capire cosa mi stesse accadendo. Mi
lasciava sul viso come una sensazione di bagnato e non ne comprendevo
il
motivo; forse aveva le mani bagnate anche se non lo avevo visto
lavarsele. Dopo un attimo di smarrimento, nel quale non sapeva
esattamente cosa fare, iniziò a dondolarsi avanti e indietro
portandomi con se tra le sue braccia e intonando una canzone
che inizialmente non avevo riconosciuto. Mi concentrai sulla sua voce e
mi resi conto che dovevo tentare di regolarizzare il respiro. Mi
sentivo come un peso enorme che mi comprimeva lo sterno e un groppo
gigantesco allo stomaco. Le orecchie non la smettevano di fischiare e
quando lui mi sussurrò - non piangere - capii che la
sensazione
di bagnato che provavo sulle guance, dipendeva dal fatto che stessi
piangendo senza rendermene conto. Si fece forte anche un grande senso
di nausea e, come se non bastasse iniziai a sentire freddo.
Mi lasciai cullare tra le sue braccia che mi sembravano bollenti e
cercai di scacciare tutte le paure che
mi avevano assalito. Riconobbi la canzone che intonava quando
arrivò al ritornello, era Let me sign. Sapeva che l'adoravo.
Mi
sentii scutere da una quantità
indescrivibile di brividi tanto che iniziai anche a batteri i denti.
Contemporaneamente, le orecchie avevano iniziato a
fischiare meno e il senso di nausea a darmi un pò di
respiro. Mi
sembrava anche di sentir bruciare i polmoni e il cuore battere
direttamente nelle orecchie.
- Giulia stai meglio? - Disse scostandomi i capelli dalla fronte.
Mi decisi a parlare, non potevo continuare a sembrare una statua di
sale anche perchè la faccia di Rob era tiratissima e non
volevo
farlo preoccupare ulteriormente.
- SSSSSIIII. - Riuscii a dire mentre battevo ancora i denti per il
freddo che sentivo.
- Hai freddo? - Senza attendere una risposta che non sarei comunque
riuscita a dare in breve tempo, prese a massaggiarmi le braccia.
Indossavo ancora il cappotto e proprio non mi capacitavo del
perchè sentissi tanto freddo, neanche avessi dei cubetti di
ghiaccio infilati da quache parte. Riniziò a cantare e a
cullarmi senza smettere di frizionarmi le braccia. Era dolcissimo e
riuscì a strapparmi un debole sorriso nonostante fossi
preoccupatissima per quanto mi stava accadendo.
- Siamo proprio una bella coppia amore, è? - Disse tra i
miei
capelli interrompendo la canzone. - Ci facciamo prendere entrambi dagli
attacchi di panico. -
Le orecchie fischiavano sempre meno e il senso di nausea era quasi
scomparso così come i capogiri e le gambe molli. Stavo
lentamente riprendendo il controllo del mio corpo e delle mie emozioni
anche se mi sentivo stanchissima e spossata come non mai prima di quel
momento. Forse aveva ragione Rob e quello che avevo appena avuto era un
attacco di panico in piena regola, magari bastava che lui continuasse a
tenermi stretta tra le sue braccia e tutto sarebbe passato ma mi
sembrava impossibile perchè non riuscivo a non pensare al
fatto
che, da un momento all'altro, avrei potuto perderlo. Sentii nuovamente
i polmoni bruciare e il mio respiro velocizzarsi. In quel modo non
andava proprio bene, dovevo assolutamente scacciare quei pensieri e
cercare di ritrovare un briciolo di calma. Riniziai a concentrarmi
sulla voce di Rob che nel frattempo aveva ripreso a cantare e il mio
respiro tornò più regolare. Non piangevo
più ma
continuavo a sentire un freddo tremendo e a battere i denti.
- Adesso cerca di non pensare a niente amore, concentrati solo sulla
mia voce. - Mi parlava con calma e con voce pacata. Mentre continuava a
cantare e a cullarmi, lo fissai negli occhi: ne adoravo il colore e la
forma. Quell'azzurro così unico era stato da sempre la mia
fonte
di tranquillità e anche in quell'occasione, sortì
lo
stesso effetto.
- Ti amo. - Sussurrò con un filo di voce. Non so se avesse
intuito
il motivo che aveva scatenato tutto, forse neanche io lo avevo compreso
a pieno, ma quelle sue parole, uscite con voce così dolce e
intensa, mi riscaldarono il cuore.
- Anch'io. - Dissi prima di avvicinarmi e baciarlo. Il contatto con le
sue labbra mi tirò fuori definitivamente dal tunnel nel
quale
ero entrata. Non fu un bacio passionale ma, dolce e carico di devozione
e amore. Si staccò da me e tornò a fissarmi
intensamente.
- Stai meglio adesso? - Chiese con un filo di voce. Lo guardai convinta.
- Si. Adesso si. -
- Vuoi parlarne? -
- Ti arrabbierai? -
- No, non credo. Dovrei? -
- No. - Abbassai lo sguardo. Non sapevo come e se sarei riuscita a
tirar fuori tutto quello che avevo da dirgli.
- Facciamo così. - Disse lui. - Adesso ci alziamo da qui e
andiamo a spogliarci, poi ti preparo una bella camomilla e ci mettiamo
sotto le coperte. Se ti sentirai pronta per affrontare qualsiasi
argomento ti turbi, io ti ascolterò e ti prometto che non mi
arrabbierò. - Intanto mi aveva alzata e eravamo entrati in
camera sua. Aveva cominciato a togliermi i vestiti di dosso con una
cura ed una gentilezza unica. Io avevo annuita convinta. Ero io la
prima che voleva che ci confidassimo tutto e così doveva
essere,
fino alla fine.
Dopo aver preso in silenzio una camomilla e essermi lasciata spogliare
e vestire da Rob in assoluto e religioso silenzio, ci spostammo in
camera infilandoci sotto le coperte. Ci guardavamo fissi negli occhi
senza dire niente, non riuscivo a trovare le parole per spiegargli
tutte le mie paure.
- Hai voglia di parlare? - Mi chiese prendendomi tra le sue braccia e
facendo poggiare la mia testa sul suo torace. Sentivo il battito del
suo cuore che pompava regolarmente e il suo odore così
assolutamente inconfondibile.
- Scusa per prima. -
- E' per qualcosa che ti ha detto Kristen? -
Come al solito mi capiva meglio di me stessa.
- Si e no. - Risposi.
- E' per Tom? -
- Sempre stessa risposta. Si e no. -
- E' per me? -
- Si e no. -
- Ok, hai tante cose che ti frullano nella testa. Vuoi che continui a
fare domande o preferisci parlarne da sola? Oppure pensi sia meglio
rimandare a domani questo discorso? - Chiese dolcemente mentre giocava
con i miei capelli.
Sospirai mentre disegnavo dei cerchi sul suo torace scoperto e poi
iniziai a parlare. Dopo una piccola esitazione iniziale, ero come un
fiume in piena. Non riuscivo a fermarmi, mi veniva fuori tutto
automaticamente senza sforzi. Gli raccontai di quanto mi aveva
confessato Tom, di quello che mi aveva detto Kristen e della paura
folle che era tornata a far capolino in me, di perderlo. Mentre parlavo
lui cercava di non interrompermi ascoltandomi pazientemente e
intervenendo soltanto per incoraggiarmi a continuare. Aveva bisogno di
sapere tutto e tutto in una volta. Quando ebbi finito di parlare, mi
sentivo svuotata ma anche molto meglio. Quella giornata, che era stata
senza ombra di dubbio la più lunga di sempre, ancora non era
finita.
- E' per questo che prima sei voluta andare in quel bagno con me? - Mi
chiese con voce pacata.
- Non lo so Rob. Anche, è che tu hai un potere enorme su di
me e
sul mio sistema emotivo ed io ho voluto provare a staccare la spina.
Poi avevo bisogno di sentirti di nuovo mio e non mi importava di
nient'altro. - A quelle parole lui si mosse e mi fece alzare il viso
per potermi baciare. Solo uno sfioramento di labbra ma intenso e dolce.
- Hai bisogno di essere rassicurata. Vorrei avere più tempo
per
farlo, ma l'unica cosa che sono riuscito a fare, è spostare
la
partenza per Budapest nel pomeriggio. -
- Lo so che è il tuo lavoro ed io non ti chiederei mai.. -
Mi interruppe. - Di rinunciarci, lo so. Ti conosco e ti amo.
Ti
amo come non ho mai fatto in vita mia e tu puoi credermi o no, devo
solo cercare di convincerti. Vedi, tu per me sei tutto quello che ho
sempre cercato in un'altra persona. Sei tutto quello di cui ho bisogno
ed io ti amo talmente tanto che farei di tutto per te. Non ti devi
preoccupare di Kristen, non ti nego che c'è sempre stata una
forte alchimia tra di noi, ma oltre a quello, il nostro rapporto non si
è mai evoluto di più. Anche se è
brutto fare
paragoni, ho bisogno di farti capire che quello che c'è tra
di
noi, non è neanche lontanamente paragonabile. Oltre alla
passione che proviamo l'uno per l'altro, c'è devozione,
rispetto, fiducia e amore. Non puoi davvero mettere in dubbio tutto
quello che siamo stati capaci di fare in un anno di conoscenza. Ci
abbiamo messo un pò a capire che eravamo innamorati e adesso
non
permetterò a nessuno di insinuarti dei dubbi sul nostro
rapporto. Neanche a Tom. - Fece una pausa irrigidendosi. - Lo so che
è innamorato di te. L'avevo intuito ancora prima che te lo
dicesse e che, molto probabilmente, lo capisse lui. Mentre prima eri
con
Kristen, ci ho parlato e mi ha detto di tenerti stretta. So che
forse, per te, sarebbe più facile, stare con uno come lui
che
comunque, al momento, è molto più disponibile di
me. E
sicuramente sarò la persona più egoista di questo
mondo,
perchè voglio tenerti con me. Voglio che tu sia mia. -
A tutte quelle parole, il mio cuore gonfio d'amore esplose e fu come un
vulcano, i miei occhi si bagnarono ed io scoppiai a piangere. Era un
pianto liberatorio che mi serviva come ultima valvola di sfogo.
- Io sono tua. - Riucii a dirgli tra un singhiozzo e l'altro.
- Allora non pensiamo a nient'altro. Non stanotte. Non adesso. Fai
l'amore con me. - Fece scivolare le sue mani sulla mia schiena
riempendomi all'istante di brivisi. Il suo tocco, misto al suo respiro,
mi fece letteralmente andare a fuoco. Mi attirò a se,
facendomi distendere sopra di lui e quando iniziammo a baciarci facendo
unire le nostre lingue, scoppiò la passione. Dirompente e
intensa come non mai prima di allora. Lo amavo. Lo amavo più
di ogni altra cosa al mondo e avrei combatturo per lui.
Perchè per lui, e solo per lui, ne sarebbe comunque valsa la
pena.
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Capitolo 24 *** Sorpresa! ***
Ciao a tutte! Ecco un
nuovo capitolo di questa storia che sempre più di voi
leggono con mio immenso piacere. Quando l'ho iniziata non avrei mai
creduto che in tanti l'avrebbero seguita, grazie mille a tutte voi
splendide fanciulle.
Questo è un capitolo diciamo di passaggio, che
però è fondamentale per portare all'epilogo.
Credo che i capitoli saranno ancora due, poi questa storia
finirà ed io sarò molto triste perchè
è la prima che ho scritto ed io sono cresciuta, spero, con
lei.
Adesso rispondo a quella splendida donna che è la mia unica
commentatrice assidua.
AnnaDaiCapelliNeri:
io non ho parole per ringraziarti. Sei sempre presente nei commenti e
questo mi rende felice perchè almeno ho un riscontro con
qualcuno. Come ho detto prima, questo è un capitolo di
passaggio ma fondamentale per gli avvenimenti futuri. Sono curiosa di
capire che idea ti sei fatta. Fammi sapere. Baci e alla prossima.
Adesso ringrazio coloro che hanno deciso di inserire questa storia tra
le seguite, le ricordate e le preferite e anche tutte coloro che
leggono e basta.
Vi ricordo anche l'altra mia storia, Sette Giorni,
alla quale tengo in particolar modo perchè mi è
servita un pò da valvola di sfogo in un periodo un pò
particolare della mia vita. Vi lascio anche la presentazione:
Emma,
30 anni sposata con Denny da 4 e con un bambino di 2, parte alla volta
di New York con la sua migliore amica Jenny. L'intento è
quello di festeggiare i loro primi trent'anni, un'unica promessa per
entrambe: quel che accade a New York rimane a New York. Emma parte per
ritrovare se stessa e forse per mettere definitivamente alla prova il
suo già complicato rapporto con il marito ma se invece di
ritrovarsi, trovasse l'amore? E se non fosse capace di ripredere la sua
normale vita dopo quell'incontro folgorante? Rinuncerebbe a tutto per
inseguire un sogno? Il sogno dell'amore puro e incondizionato
sarà più importante dell'amore di madre?
Una
storia che è nata in una notte agitata, una prova per una
donna-mamma costretta a scegliere tra il suo bene e quello del figlio,
tra un amore puro e uno tormentato. Dal capitolo 3: "- Non
mi hai detto come ti chiami. - Dice facendomi nuovamente sentire quel
suono melodioso che è la sua voce. -
Emma. - Rispondo toccandomi il lembo dell'accappatoio. Mi dimentico di
tutto e come se fossi guidata da una forza sovrannaturale, mi avvicino
ancora di più a lui. Continua a guardarmi. Adesso posso
quasi sentire il suo respiro sulla mia faccia. Il suo odore mi fa
stranamente sentire a casa. - Scusa. - Sussurro prima di accarezzargli
una guancia ispida per il filo di barba. Non indietreggia e non si
ritrae dal mio tocco. Fa la stessa cosa ed entrambi sospiriamo. Non so
cosa stia provando lui, ma io mi sento come in paradiso. Sono
improvvisamente euforica e al settimo cielo. Tutti i miei problemi da
quando ho incontrato i suoi occhi, sono scomparsi. Il mio cuore
continua a pompare il sangue nelle vene, ma io rabbrividisco
spaventosamente. Ogni singola cellula del mio corpo brama il suo tocco.
Mi sento quasi come una ragazzina alla sua prima cotta. Una forza
misteriosa continua a spingermi verso di lui e a farmi tenere la mano
sul suo viso. La sensazione di pace e tranquillità
è prepotente in me e non riesco a non approfondire quel
contatto. Muovo il pollice carezzandogli la guancia, mentre il resto
della mia mano resta saldamente ancorata sul suo volto.
Ok, vi ho stressato anche troppo, quindi buona lettura!
Capitolo 24. Sorpresa!
Passai
una notte tranquilla, priva di sogni, per quel poco che riuscii a
dormire, dato che Rob aveva deciso che dovevamo assolutamente
recuperare
il tempo perso e fare una scorpacciata per il nuovo periodo di
lontananza che ci attendeva.
La fioca luce del mattino si affacciò alla finestra che, la
sera
precedente, avevamo dimenticato di chiudere. Mi faceva male la testa ed
avevo i brividi. Mi accoccolai vicino a Robert che mi prese tra le
braccia sussurandomi - buongiorno. -
- Dormito bene? - Chiesi.
- Si amore, con te sempre lo sai. Ma che ore sono? -
- Non saprei veramente, non mi sento tanto bene però. -
Confessai sempre più dolorante.
- Davvero? Effettivamente sei calda, forse più calda del
dovuto. Non è che hai la febbre? -
- Forse. Mi fa male la testa e ora che mi ci fai pensare anche la gola.
- Dissi cercando di deglutire e sentendo un dolorino proprio in
corrispondenza delle tonsille.
- Aspetta, vado a prenderti il termometro e ti preparo la colazione,
così nel caso ti prendi un'aspirina. - Disse Robert
alzandosi
dal letto.
- Ok dottore. Mi passeresti però la coperta sulla poltrona?
Ho davvero freddo. -
- Certo mia bellissima paziente. - Rispose rimboccandomi bene le
coperte e baciandomi la fronte.
In un lampo tornò a portarmi il termometro e corse in cucina
a preparare la colazione.
- Rob? - Chiamai guardando il termometro.
- Quanto? - Urlò dalla cucina.
- Trentotto e mezzo. -
- Un febbrone da cavallo, povera la mia sweety! - Disse comparendo
sulla porta con un vassoio stracolmo di schifezze: briosce alla
nutella, biscotti al cioccolato, muffin, caffè-latte e succo
all'arancia.
- Ma chi dovrebbe mangiare tutta quella roba? - Chiesi guardando
incredula tutto quel ben di Dio che Rob teneva in equilibrio precario
sul vassoio.
- Come chi? Io e la mia malaticcia! -
Mi sforzai di mangiare quantomeno una briosce per poter prendere
l'aspirina.
- Adesso come faccio a lasciarti sola? Non c'è neanche
Tom... - Si fece pensieroso.
- Avanti Rob, è solo un pò di febbre,
saprò
cavarmela. Ma poi hai saputo quando dovrei tornare a casa? - Chiesi.
Quando avevo visto Tom dopo l'incidente, non mi era proprio venuto in
mente di fargli questa domanda, forse anche per via della pseudo
"dichiarazione" che mi aveva fatto.
- No, ma chiamo subito Tom così sentiamo anche come ha
passato
la notte. - Così dicendo prese il telefono e si mise seduto
vicino a me nel letto mettendo il vivavoce perchè anch'io lo
salutassi.
- Pronto? -
Rispose.
- Ehi fratello, tutto ok? - Chiese Rob.
- Ciao Pattz! Sto
meglio grazie. Tu? -
- Ci sono anch'io! - Mi intromisi.
- Buongiorno
principessa! - Esclamò contento.
- Sturridge vedi di non flirtare con la mia ragazza per telefono, ok? -
- Non fare il polemico
Pattz. Allora, principessa, che mi racconti? -
Continuò lui ignorandolo.
- Sono malata Tom! - Esclamai.
- Aiaiaiai! Come malata?
-
- Si ho un pò di febbre e mal di gola! -
- Un pò, trentotto e mezzo! -
- Lo so che se ce
l'avevi tu eri già collassato Pattz, ma la nostra
principessa evidentemente regge bene gli acciacchi! -
- Si sicuramente starebbe delirando moribondo! - Dissi sorridendo e
accarezzando i capelli a Rob.
- La fate finita voi due di fare comunella!? - Ero felice che
nonostante
tutti gli avvenimenti di ieri riuscissimo tranquillamente a conversare
come avevamo sempre fatto. - Piuttosto, come deve fare Giulia per
tornare a casa Tom? -
- Giusto, non ne
avevamo parlato.
Allora avrei prenotato l'aereo per domani mattina, ma se è
malata posso vedere di posticiparlo almeno di un giorno....
-
- No no, va bene così. Almeno posso andare dal mio medico
poi domani pomeriggio. -
- Sei sicura
principessa, guarda che
non è un problema, anche se sono ancora in ospedale, il
telefono
riesco ad usarlo è? -
- Oppure potrei chiamare Steph direttamente, dicendole di prenotarti un
altro volo.. - Disse Robert.
- Ragazzi? Va bene così, davvero. Sono malata, ma
è solo
una comune influenza ok? Non facciamo i drammatici! - Esclamai
mettendomi meglio nel letto.
- Come vuoi tu
principessa! -
- Sturridge? -
- Si Pattz?
-
- La fai finita di fare il cascamorto con Giulia! -
- Avanti, non
stressare. Oh, ragazzi vi saluto, c'è il dottore, vi chiamo
dopo per dirvi quando esco! Ciao! - Disse Tom riattacando
prima che potessimo rispondere al suo saluto.
- Non mi va di lasciarti sola tutto il giorno sweety, specialmente in
queste condizioni! -
- Amore? Tu pensa a preparare le valigie, vedrai che tra un
pò
starò sicuramente meglio. Mi dispiace solo che non
potrò
accompagnarti in aereoporto.... -
- Tranquilla sweety. Ma se chiamassi mia madre a farti compagnia? -
- Rob? -
- Mmhh? -
- La fai finita? - Ero malata, ma non in fin di vita.
- Ok ok come vuoi. - Disse baciandomi nuovamente la fronte.
Passai la mattinata a letto facendo dei piccoli riposini con Rob che,
silenziosamente, preparava la valigia e che mi metteva una pezza fredda
in testa ad intervalli di tempo regolari. Si prodigò anche
in
cucina, preparando una pasta in bianco, scotta, ma apprezzai lo sforzo!
Tom ci comunicò che lo avrebbero dimesso nel pomeriggio e
che mi
avrebbe fatto volentieri un pò di compagnia dopo la partenza
di
Rob, facendolo alterare non poco per quella constatazione. Si divertiva
a punzecchiarlo dato che adesso che aveva confessato cosa provasse per
me, Robert sarebbe stato ancora più suscettibile.
Poco dopo pranzo suonò il campanello. Rob andò ad
aprire
con un sorrisino sulle labbra che non mi convinceva per niente.
- Dov'è la malata? - Sentii chiedere dal corridoio
riconoscendo subito la voce di Emilie.
- Rob che hai fatto? - Domandai vedendolo entrare in camere seguito
dalla dolce biondina.
- Mi avevi detto di non chiamare mia madre e non l'ho fatto. Ma non
volevo lasciarti sola, così prima mentre dormivi ho chiamato
Emilie. Anche lei riparte domani perciò.... -
- Perciò dormo qui con te stanotte! Sarò
una perfetta infermiera! - Urlò sedendosi vicino a me.
Guardai Rob che rideva soddisfatto.
- Non è che lo hai fatto per non lasciarmi da sola con Tom,
è Rob? -
- No no, che dici? - Rispose cercando di fare il vago. Certo che era
per
quello.
- Ok, come dici tu. - Dissi nascondendo il viso sotto al cuscino. - A
che ora hai l'aereo? - Domandai preparandomi mentalmente a salutarlo.
- Alle cinque. Tra poco dovrebbero arrivare Jack e Paul a prendermi per
accompagnarmi. - Rispose sedendosi dall'altro lato del letto rispetto
ad Emilie.
- Vi lascio un pò da soli. Ti va un thè? - Chiese
Emilie alzandosi.
- Si grazie. - Risposi sempre da sotto il cuscino.
Sentii Rob che poggiava una mano sopra il cuscino tentando di levarmelo
di dosso.
- Che fai? - Chiese.
- Non mi va che mi vedi in questo stato. - Dovevo essere un mostro:
avevo la febbre, sentivo che mi stava venendo il raffreddore
perchè il naso si stava tappando, al posto delle tonsille mi
sembrava di avere due palline da tennis in gola e, come se non
bastasse,
cercavo di trattenere le lacrime per la sua partenza.
- Avanti sweety, ho bisogno di vedere nuovamente il tuo viso prima di
andarmene, altrimenti vado in crisi di astinenza! - Disse sfilandomi
definitivamente il cuscino.
- Bella visione, immagino! - Dissi mettendo su un piccolo broncio.
- Sei sempre bellissima, anche da malata e con gli occhioni lucidi
lucidi da cerbiatta. -
- Mi manchi già adesso. - Sussurrai voltandomi per guardarlo
in
viso. Anch'io avevo bisogno di fare una scorpacciata della sua immagine.
- Anche tu amore. Non sai quanto vorrei... -
- Non dirlo. - Lo interruppi. - Anch'io vorrei che potessi restare qui,
ma sappiamo entrambi che è impossibile, va bene
così! Ti
amo, non dimenticarlo quando ti bacerai e toccherai di nuovo tutte
quelle splendide attrici che recitano con te, ok? -
- Vorrei toccare e baciare solo te, lo sai. Anzi mi
immaginerò te! -
- No, non farlo! Altrimenti poi mi sembrerà ancora peggio
quando
vedrò il risultato finale! - Dissi pensando a quando avrei
visto in video quei baci. Sarei impazzita dalla gelosia sapendo che lui
aveva immaginato me e che quindi magari avrebbe usato anche un
pò di lingua.
- Tranquilla, la lingua non la userò! - Mi leggeva nel
pensiero
per forza! Sorrisi e gli carezzai la guancia. Proprio in quel momento
suonò il campanello e
Emilie ci informò che erano arrivati Jack e Paul. Era il
momento
dei saluti.
- Fa buon viaggio amore. - Sussurrai con quel poco di voce che avevo
dovuta al fatto che cercavo di non piangere e che la gola faceva
sempre più male.
- Tu rimettiti ok. Ti chiamo appena atterro. Ti amo. - Posò
le sue labbra sulle mie dolcemente e poi se ne andò.
- Ecco il thè. - Disse Emilie rientrando pochi attimi dopo
dalla porta.
- Grazie. - Risposi ricacciando indietro le lacrime.
- Vedrai che il tempo passerà in fretta Giulia. -
- Si certo. -
- E poi, appena ti sei rimessa, potresti sempre fargli una sorpresa sul
set, no? - Disse entusiasta. L'idea mi piacque. Lui mi riempiva sempre
di sorprese, si poteva anche fare. E poi Budapest non era lontanta e
sarei potuta andare il fine settimana.
- Sai che è una buona idea? -
- Lo so. Sono un genio! - Esclamò convinta. - Vado a
prendere il
portatile ed organizziamo tutto. Tu bevi quel thè e poi ci
riproviamo la febbre. -
- Certo capo! - Risposi facendo il saluto militare.
Quando arrivò Tom a casa, eravamo intente ad organizzare il
prossimo weekend. Stavamo valutando le varie offerte delle compagnie
aeree.
- Ola ragazze, che combinate? - Chiese affacciandosi alla porta della
camera. Vidi Emilie arrossire, evidentemente allora gli piaceva
più di quanto dava a vedere.
- Stiamo organizzando la mia trasferta a Budapest per il prossimo fine
settimana! - Esclamai contenta.
- Tu come stai piuttosto? - Chiese Tom pensieroso e toccandomi la
fronte. - Scotti! -
- Si ho ancora un pò di febbre. -
- Veramente non è mai scesa, è rimasta a
trentotto e mezzo tutto il giorno. - Intervenne Emilie.
- Sarà meglio che sposti il volo... - Disse Tom alzandosi
nuovamente dal letto.
- Tom aspetta! Veramente preferisco tornare a casa domani, giuro che
appena atterro chiamo un taxi e vado diretta a casa ad aspettare il
dottore... -
- Con la voce che hai mi sembra il minimo. - Si rimise seduto. - Adesso
vediamo di organizzare una bella sorpresa a quel coglione del Pattz! -
Esclamò prendendo il portatile dalle mani di Emilie.
- Tu come stai campione? - Chiesi vedendolo sempre con il viso
escoriato.
- Tutto a posto. - Rispose sorridendo mentre continuava a trafficare
con il computer.
- Davvero? - Chiese Emilie.
- Si perchè? - Domandò lui guardandola.
- Hai una faccia.... - Risposi io per lei.
- Sono solo un pò stanco..... -
- Allora vai subito a letto che a voi due ci penso io! -
Urlò Emilie facendomi saltare sul letto. Era entusiasta di
prendersi cura di due impediti....contenta lei. Prese Tom per mano e lo
trascinò in camera sua.
- Ma per quanto dobbiamo sopportarla? - Mi chiese Tom mentre si faceva
portare via.
- Tutta la notte! - Risposi ridendo.
- Mi volete morto? -
- Avanti non fare il bambino e vieni a letto Sturridge! -
Ordinò Emilie.
- Attento che alla fine vuole anche il saluto militare! - Commentai.
Emilie in veste crocerossina era veramente spassosa.
- Pure! Ma dove sono capitato..... -
Tom stava decisamente meglio, io invece stavo sempre peggio. Prenotammo
comunque un volo dall'Italia per il prossimo venerdì sera
per Budapest e già non stavo più nella pelle al
pensiero che dopo una settimana avrei rivisto Rob.
Per cena la nostra infermiera ci preparò un brodino e
portò ad entrambi degli analgesici per il mal di testa. La
mia febbre però non accennava minimamente a diminuire. Avrei
sicuramente dovuto prendere gli antibiotici perchè la gola
mi faceva sempre più male e alla mia voce non giovava per
niente.
Mentre stavo per addormentarmi, intontita dalla febbre,
suonò il cellulare. Rob.
- Amore.... - Risposi prendendolo dal comodino.
- Sweety ma che voce
hai? - Chiese allarmato.
- Lo so, sembro un trans! -
- Scema! Come stai?
-
- Ho sempre la febbre... -
- Hai deciso comunque
di partire domani? -
- Si così andrò subito dal medico! -
- Testarda! Pensi di
farcela? -
- Certo Rob, tranquillo. Tu come è andato il viaggio? -
- Tutto a posto. Mi
manchi. -
- Anche tu. -
- Adesso ti lascio
riposare, ci sentiamo domani quando arrivi in
Italia? - Domandò premuroso.
- Si amore. Fai tanti bei sogni. -
- Anche tu sweety.
-
- Rob? - Chiamai prima di riattaccare.
- Si? -
- Ti amo. -
- Anch'io sweety. Notte.
-
- Notte. - E riagganciai. Misi la sveglia per la mattina successiva e
dopo poco mi addormentai non accorgendomi neanche dell'arrivo
di Emilie a letto.
Quando arrivai a casa, nella tarda mattinata del giorno dopo, chiamai
subito il medico dato che, comunque, la febbre non dava cenni di
cedimento. Come ampiamente previsto fui costretta a prendere gli
antibiotici perchè avevo preso una bella tonsillite. Certo
sfilare sul red carpet mezza nuda, non aveva giovato per niente!
Avvisai a lavoro e, nonostante fossi mancata anche la settimana
precedente, Andrea mi rassicurò, dicendomi che sicuramente
mi avrebbe fatto rimediare in futuro ma che, al momento dovevo solo
pensare a tornare in forma.
Il brutto dell'essere malati è che devi sopportare a letto,
tutte le persone che vengono gentilmente a rifornirti di viveri
accertandosi anche che tu sia ancora in vita. questo per me aveva
voluto significare dover reggere le attenzioni di mia madre tutta la
settimana. Certo da quando ci eravamo "chiarite" le cose erano andate
un pò meglio, soprattutto perchè, essendo
fidanzata, non poteva stressarmi più di tanto.
Noemi, Vale e Lucia erano venute un paio di sere per aggiornarmi e per
farmi un pò di compagnia. Ormai non avevamo più
un giorno fisso nel quale vederci e questo, purtroppo, ci aveva portato
a frequentarci un pò meno. Certamente ci sentivamo tutti i
giorni, e con Lucia ci vedevamo per cause di forza maggiore, il lavoro,
ma non era più la stessa cosa. Ciò che ci aveva
unito maggiormente per una certo periodo di tempo, e cioè la
mia crisi esistenziale, fortunatamente era scomparsa e quindi molto
probabilmente ci eravamo concesse una specie di pausa di frequentazione
assidua.
Quel giorno Noemi ci comunicò che era riuscita a rimane
nuovamente incinta ma che, a differenza della volta precedente, aveva
preferito non dirlo a nessuno fino alle dodici settimane, proprio per
non creare e crearsi false aspettative. Ero davvero felice per lei,
sapevo quanto ci teneva a diventare madre e poi sarebbe stata senza
ombra di dubbio, la mamma migliore del mondo. Non era un tipo
apprensivo, quindi credo che avrebbe lasciato libero il figlio/a di
sbagliare e commettere i propri errori imparando dalle proprie
esperienze.
Fortunatamente riuscii a ristabilirmi completamente per poter partire
il venerdi e fare la mia tanto agognata sorpresa a Rob.
Sapevo in quale albergo alloggiasse e quindi, quando arrivai a Budapest
mi ci feci portare immediatamente. Lui sarebbe stato impegnato con le
riprese per tutto il pomeriggio, quindi avevo tempo a sufficienza per
preparmi al meglio.
Nella sorpresa avevo dovuto coinvolgere anche Steph, altrimenti, per
motivi di sicurezza, non mi avrebbero mai fatto entrare nella camera di
Robert.
Disseminai candele e petali di rosa ovunque, che trovai direttamente in
camera segno che Steph aveva seguito tutte le mie istruzioni.
Poi andai in bagno per una doccia veloce e indossai un completino
intimo che lasciava poco all'immaginazione. Volevo sedurlo e passare
una seratina romantica solo con lui. Volevo viverci nuovamente il
nostro amore lontano da tutto e tutti. Ero stata attenta a non farmi
seguire dai paparazzi proprio per quel motivo. Ero riuscita a seminarli
all'aereoporto e per una volta, il fato, era stato dalla mia parte
perchè nessuno sapeva dove alloggiasse Robert a Budapest.
Lo
aspettai pazientemente sul letto e finalmente, la porta della camera si
aprì. Quando mi vide, agghindata in quel modo sul letto e
con tutte quelle candele a rendere unica la stanza, mi corse
lettereralmente incontro abbracciandomi e riempiendomi di baci.
- Dio quanto mi sei mancata! - Diceva tra un bacio sulla bocca, uno sul
collo e uno sulla spalla.
- Che bella accoglienza... - Replicai io ridendo come una scema.
- Questa è la più bella sorpresa che tu potessi
farmi. Dimmi solo che non te ne andrai domani, per favore. - Mi
pregò all'orecchio. La sua voce resa ancora più
roca e profonda probabilmente sia dalla stanchezza che
dall'eccitazione, mi fece ancora di più scoppiare il cuore
che non riusciva più a trattenersi dal pulsare convulsamente.
- No amore, riparto domenica sera. - Risposi.
- Allora adesso, pensiamo solo a noi. - Così dicendo mi
trascinò con se per due giorni di focose "scampagnate" che
non inclusero assolutamente il bisogno di allontanarsi dal letto.
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Capitolo 25 *** Paure ***
Ciao a tutte! Innanzi tutto mi scuso per l'enorme
ritardo con il quale posto questo capitolo ma, è un periodo
un pò strano questo per me e l'ispirazione non sempre
è presente.
Questo è il capitolo che volevo scrivere fin dall'inizio di
questa storia e non sono completamente soddisfatta di quello che ne
è uscito fuori, spero solo di non deludere nessuno,
specialmente adesso che ci stiamo avvicinando a grandi passi alla fine.
Ringrazio quelle splendide fanciulle che hanno aggiunto questa storia
tra le seguite, le ricordate o le preferite, ma anche coloro che
leggono e basta.
Un particolare ringraziamento va alle due fanciulle che hanno deciso di
lasciare un commento:
Thedreamer: Non
preoccuparti, non importa se non hai recensito anche lo scorso
capitolo, ti ringrazio immensamente comunque per perdere un
pò del tuo tempo nel farlo e per i consigli che mi dai sui
film.... Per quello che riguarda Emilie e Tom, più in la
vedremo che combinano ed invece, per Giulia e Robert adesso ci saranno
grosse novità..... Si, altro che bollino rosso, nella mia
testa in quedi due giorni ci hanno dato parecchio giu....ehm ehm, mi
ricompongo. Spero che deciderai di farmi sapere cosa ne pensi anche di
questo. Un bacione e a presto.
AnnaDaiCapelliNeri: Tesoro
tu sei davvero dolcissima, non so come farei senza i tuoi commenti. Rob
me lo immagino proprio così, premuroso e pasticcione allo
stesso tempo. Sono felice che la mia storia continui a piacerti e per
quanto riguarda Tom, per come lo vedo io, è troppo amico di
Rob per fare qualsiasi cosa che possa nuocergli, quindi credo che
dirigerà le proprie attenzioni altrove.
Fammi sapere che te ne pare di questo capitolo che per me era sempre
stato quello che volevo scrivere. Grazie ancora e a presto.
Adesso vi lascio al capitolo, buona lettura.
Capitolo 25.
Paure
Mancavano
ancora quasi due
settimane alla partenza per la tanto agognata vacanza con Rob e questo
voleva solo dire altri tredici giorni di lontananza e di telefonate
brevi e a degli orari assurdi. Niente
panico, niente panico. Ci vuole calma e razionalità.
Era quello il mio mantra quella mattina.
Sicuramente era tutto frutto della mia fantasia e poi, in quel mese,
ero praticamente sempre stata in viaggio: avevo
partecipato a diversi servizi fotografici in giro per
l'Italia, oltre ad essere andata una volta a Londra e una a Budapest
per
stare un pò con Rob, quindi
ero stata scombussolata più del
solito. Solo che non mi convinceva: non mi era mai successa
una
cosa così in tanti anni.
Mentre questi pensieri mi vorticavano in testa, attendevo pazientemente
che la mia interlocutrice rispondesse al
telefono. Ad ogni squillo il mio battito cardiaco accellerava sempre di
più.
- Pronto?
- Tum tum tum. Il mio cuore stava letteralmente impazzendo.
- Si salve, buongiorno. Sono Giulia...Striani, dottoressa. -
- Oh, certo, ciao
Giulia, buongiorno. Come va, tutto bene? -
- Diciamo di si. - Mi costrinsi a rispondere.
- Hai chiamato per il
solito controllo? -
- Veramente avrei una domanda. -
- Ah, ok. Allora dimmi
tutto. -
- Ecco, veramente io, non so come spiegarmi...... - mi stavo
innervosendo troppo e se continuavo così non sarei stata
capace
neanche di farmi capire. Dovevo assolutamente darmi una calmata. Era
impossibile andare avanti in quel modo, era meglio sapere subito che
vivere nel dubbio no? Me l'ero sempre ripetuto in vita mia, quindi
perchè doveva essere diverso adesso? Presi una respirone e
continuai.
- ....Scusi. Volevo sapere se, dato che ancora il ciclo non
mi è venuto e io dovrei riniziare a prendere la pillola dopo
la
pausa dei 7 giorni canonici, dovrei prenderla ugualmente? - E brava
Giulia, finalmente hai sputato il rospo!
Quella mattina era stata assurda. Erano solo le otto ma io ero
praticamente in piedi dalle cinque in attesa che arrivasse l'ora giusta
per fare questa benedetta telefonata. Avevo atteso fino all'ultimo, ma
delle rosse,
nessuna traccia.
- Direi proprio di no.
- Ecco
lo sapevo. - Prima
credo che sarebbe il caso, se pensi di avere avuto rapporti non
protetti, di fare un test di gravidanza! - Mi rispose
tranquilla. Rapporti non protetti? Prendo la pillola apposta, cavolo!
- Dice è? - Non capivo più niente. Sentivo solo
il cuore in gola.
- Dico ma dovresti
confermarmelo tu. -
- Io però la pillola l'ho presa regolarmente, non capisco
come
potrebbe essere successo? - La mia voce era bassa e roca neanche mi
fossi ammalata in cinque secondi.
- Non lo so, magari ne
hai prese due
in contemporanea perchè il giorno prima te ne eri
dimenticata
oppure, hai preso degli antibiotici... - A quella parola
il mio
cuore ebbe un ultimo sussulto prima di rallentare bruscamente il suo
percoso. Ma certo. Come avevo fatto a non pensarci? Antibiotici. Certo
che li avevo presi.
- Si in effetti sono stata malata e ho dovuto prenderli. - Risposi dopo
un attimo di silenzio.
- Allora facciamo
così, tu fai
il test di gravidanza, anche quello di farmacia va benissimo e poi mi
richiami
così decidiamo, in base al risultato, quando vederci.
-
- Si, certo, va bene. Grazie mille. Ma potrebbe davvero essere
successo? - Gli chiesi con un ultimo tentativo nella speranza che ci
potesse essere un'altra spiegazione al mio ritardo.
- Giulia lo sai, lo sai
bene anche tu
che prendere la pillola in concomitanza con altri medicinali, a volte
può ridurne l'efficacia. - Altra risposta ovvia.
- Si, scusi ancora e grazie mille. Vado subito a procurarmi un test e
dopo la richiamo. -
- Certo, tranquilla ok?
-
- Si dottoressa, grazie ancora. A dopo. - Riattaccai il telefono
rimanendo con lo sguardo fisso sullo schermo che si era già
spento dopo aver interrotto la chiamata. Mi veniva in mente solo una
parola BUDAPEST e la mia sorpresa. Stai a vedere che la
sorpresa,
alla fine, me l'avevano fatta a me? Cavolo. Possibile che fossi incinta?
Poi una suoneria e la vibrazione del telefono che avevo ancora in mano
mi fece sussultare. Noemi. Tempismo perfetto.
- Buongiorno. - Risposi ancora troppo preda dello shock per la
probabile notizia.
- Ciao amorosa mia,
come stai? -
- Io? Bene bene. Tu? - Non riuscivo veramente a parlare.
- Giulia che
c'è? - Lo sapevo che se ne sarebbe accorta. Non sono
brava a recitare, dovrei farmi dare lezioni da Rob!
- Niente scusa. Sono solo ancora presa dal sonno. - Come scusa poteva
reggere. Da quando ero rientrata a lavoro, Andrea, come promesso, mi
stava facendo recuperare il tempo perso e quindi tornavo a casa la
sera che erano anche le dieci per rimettermi in pari. Lei lo sapeva e
Lucia poteva confermare.
- Si certo, come no? E
io allora sono l'uomo ragno! - Esplose Noemi.
- Che c'entra l'uomo ragno? - La miglior
tattica è sempre quella
di deviare l'argomento.
- Casomai con la pancia che hai, potresti
sembrare l'omino della Michelin, altro che supereroe! - E qui mi
uscì una risatina isterica che proprio non mi era riuscito
trattenere....
- Certo, prendimi pure
in giro, ma da come ti stai comportando,
cercando di deviare il discorso, capisco solo che ho ragione e che
c'è qualcosa che ancora non mi vuoi dire. - Beccata! - Problemi con Robert? -
Continuò.
- No no. Tutto a posto, davvero. - Non mi credevo neanche io mentre
parlavo. Solo che, ancora dovevo capire se era vero e poi non riuscivo
a interpretare ciò che sentivo: non sapevo se ero felice
oppure
no.
- Giulia lo sai che a
me puoi dire tutto....L'hai sempre fatto...non
vedo perchè....adesso....tu ti stia facendo dei problemi....
-
Si era interrotta diverse volte mentre parlava. Me la immaginavo seduta
sul divano mentre il suo cervello si era messo in moto per capire cosa
mi stava succedendo. Fu questa visione che mi convinse a parlare, non
volevo essere la sua causa di ansia, specialmente ora che era incinta
di cinque mesi!
- Ok, sono preoccupata. Non mi è tornato il ciclo dopo che
ho
finito di prendere, come ogni mese, la pillola e, la ginecologa, alla
quale ho telefonato poco fa, mi ha consigliato di fare un test di
gravidanza. - Mi sentii subito meglio dopo quella confessione. Almeno
adesso, avrei avuto un'altra opinione.
- DAVVERO???? -
Un urlo mi fece allontanare immediatamente il telefono
dall'orecchio e nonostante questo, continuavo a sentirla benissimo. -
ASPETTAMI, ARRIVO
SUBITO. FACCIAMO IL TEST INSIEME! - Ok,
così mi stava assordando, doveva calmarsi.
- Noemi potresti parlare come una persona normale? -
- Si certo scusa,
è che sono emozionata. - Rispose teneramente.
Fare il test con qualcuno poteva essere un ottima soluzione, non credo
che avrei avuto il coraggio di guardare il risultato da sola.
- Dai, ti aspetto e poi andiamo a comprarlo. - Dissi.
- No no, passo in
farmacia io mentre vengo, tranquilla! Tu rilassati e non fare la pipi.
-
- Certo mamma. Grazie. -
- Arrivo.
- Non feci in tempo neanche a rispondere che lei aveva
già chiuso la comunicazione. Noemi era così,
quando
riceveva una notizia che lei interpretava buona, non riusciva a
trattenere la gioia e poi, con la gravidanza gli ormoni avevano avuto
la meglio su di lei, rendendola ancora più preda delle sue
emozioni. Chissà,
magari tra un pò anch'io potrei essere
nelle sue condizioni.... Mi immaginavo già con
la pancia enorme
mentre provavo ad alzarmi da una poltrona e non ci riuscivo, oppure
mentre provavo a legarmi le scarpe, o mentre tentavo di passare dalla
porta della doccia.... In tutte queste immagini però, mi
vedevo
sempre sola. Sinceramente non credevo che Rob mi avrebbe abbandonata
ma, anche se non lo avesse fatto, sarebbe stato iper impegnato con il
lavoro ed io sarei stata comunque costretta a stare sola.
Forse ero troppo ottimista, e se lui si fosse fatto prendere dalla
paura e fosse scappato a gambe levate? In fondo era ancora giovane e,
soprattutto nel pieno della sua carriera professionale, un figlio era
proprio quello di cui non aveva bisogno.
Lo amavo così tanto però, che non avrei mai
potuto
imporglielo. Sarei stata in grado di fare tutto da sola? Oddio che
angoscia....
Il suono del campanello mi distolse da tutti questi film mentali. Noemi
era arrivata in un lampo.
- Eccomi, ho fatto prima che ho potuto. - Corse subito ad abbracciarmi
con un sorrisone sulle labbra.
- Non ti sei affaticata vero? - Mi preoccupavo per lei, avevo paura che
per arrivare velocemente avesse fatto chissà quali pazzie
per la
strada.
- No no, tranquilla. Allora, qui ho due test classici, più
quello di ultima generazione che ti dice anche, nel caso, di quante
settimane sei incinta. - Era euforica. Io osservai quelle tre scatoline
che, in un modo o nell'altro, sarebbero state in grado di cambiarmi la
vita da lì a pochi minuti.
- Non le guardare come se fossero scritte in geroglifico. Non li devi
leggere o interpretare, li devi fare. Adesso andiamo in bagno e da
brava cerca di fare tutta la pipi che ti esce stando attenta a centrare
il bastoncino impregnante. - Intanto mi spingeva verso il bagno.
- Grazie mille per le delucidazioni. - Un pò di sarcasmo era
quello che ci voleva. Se riuscivo ancora a farne, allora non ero messa
proprio male, il mio cervello, nel tentativo di razionalizzare, non era
andato completamente in pappa! Questa era un grande notizia: riuscivo
ancora a pensare e parlare correttamente, nonostante tutto.
- Adesso riesco a fare anche da sola, aspettami fuori dai! - Noemi non
dava segni di voler uscire da quel bagno che, in quel momento, mi
sembrava anche più piccolo del solito. Riuscii a chiuderla
fuori
con non poca fatica e finalmente, mi concentrai su quella che era la
mia missione: centrare il bersaglio! Non era un impresa impossibile,
solo che ne dovevo centrare tre, quindi dovevo anche concentrarmi nel
non consumare troppa pipi per un test solo. Mi sembrava davvero di
dover compiere chissà quale impresa.
In qualche modo riuscii a portare a termine il mio compito. Richiusi i
tre test con i loro beccucci e li misi sulla mensola sotto allo
specchio, poi spensi la luce e raggiunsi Noemi che mi attendeva sul
divano.
- Allora?? - Mi chiese appena mi vide comparire sulla porta.
- Dobbiamo aspettare cinque minuti tesoro, non ricordi? - E cavolo, ne
aveva fatto almeno uno non più di cinque mesi fa,
avrà
saputo che adesso c'era solo da attendere, no? Ok ero nervosa. - Scusa.
- Dissi tentando di ritrovare un briciolo di calma.
- Tranquilla. - Noemi mi sorrise incoraggiante. Forse mi capiva, ma
come faceva se non mi capivo neanche io? Non sapevo veramente cosa
sperare. Da una parte ero felicissima se fosse stato; avevo sempre
desiderato un figlio, lo stavo facendo con l'uomo che amavo e anche se
non era stato programmato, era comunque una bellissima notizia.
Dall'altra però avevo paura di non essere pronta ad averlo e
soprattutto della reazione di Rob. Sapevo che non ci si può
mai sentire
pronti per un figlio, ma sapevo anche che noi donne siamo nate per fare
le madri: non per niente fin da piccole uno dei nostri giochi
preferiti, era quello di occuparsi dei
bambolotti come fossero delle creature da accudire e crescere. Ma per
gli uomini non è così e per un uomo come Rob,
giovane,
aitante e preso dalla carriera, a maggior ragione.
Mi strinsi le mani sulla testa per cercare di rallentare un
pò
tutti quei pensieri. Noemi non aveva detto più niente, molto
probabilmente attendeva solo di capire cosa dirmi per consolarmi, in un
caso o nell'altro.
Quei cinque minuti furono i più lunghi di tutta la mia vita:
mi
sembrarono durare un'eternità. Un eternità nella
quale
non riuscivo a stare ferma e a non passarmi le mani tra i capelli.
- Cerca di respirare magari è? -
- Come? - Non avevo neanche capito cosa mi stesse dicendo Noemi
nonostante fosse seduta proprio di fianco a me.
- Tranquilla, adesso vediamo e poi parliamo ok? Vuoi che vada io a
prenderli o vai te? - Mi chiese calma Noemi come se stesse parlando con
una bimba piccola a cui va spiegato tutto.
- No vado io. Anzi no vai te. No vado io. - Non riuscivo a decidermi,
mi stavo sedendo e alzando continuamente dal divano come fossi una
molla pronta a scattare.
- Vado io. Tu stai qui e respira! - Disse Noemi prendendomi per le
spalle e mettendomi seduta mentre lei si alzava. Riuscii solo ad
annuire con la testa. La vidi allontanarsi ed entrare in bagno e poi
tornare da me tutto al rallentatore. Neanche stessi guardando un film!
- Attenzione, balena in arrivo! - Noemi cercò di fare la
simpatica, molto probabilmente per distrarmi ma io non riuscivo proprio
a sorridere. La vidi sedersi vicino a
me sempre con effetto rallenty, se non fossi stata incinta sarei dovuta
sicuramente andare a farmi controllare. Se per Ally Mcbeal era normale
avere queste visioni, per me non lo era assolutamente, ergo avevo altri
problemi.
- Tutti e 3 positivi, nell'ultimo dice che sei incinta di 3 settimane!
- Incinta.
Incinta, incinta, incinta.
Deglutii a vuoto e incollai i miei occhi a quelli di Noemi. Lei, come
era facile immaginare, già piangeva commossa.
- E adesso? - Sussurrai senza neanche rendermene conto. Non era ancora
un anno che stavamo insieme, anche se mancavano pochi giorni, ed io ero
già incinta. Come avrei fatto a dirglielo? E poi,
è
possibile dare una notizia così per telefono?
- Adesso....chiamiamo le altre e facciamo tutte festa a lavoro
e.....insieme chiamiamo Rob! - Noemi, tra un singhiozzo e l'altro
riuscii a spiegarmi come voleva procedere. Sapevo che avevo fatto bene
ad avere qualcuno a fianco con più esperienza di me,
altrimenti,
sarei stata capace di restarmene seduta sul divano tutto il giorno,
senza riuscire a capire come affrontare la situazione. Mi serviva una
tabella di marcia. Dovevo avere degli obbiettivi per superare il
momento.
- Giulia? - Mi riscosse nuovamente dai miei pensieri e la guardai.
Sorrideva tranquilla.
- Sei felice? - Sono felice? Domanda da un milione di dollari. Sono
felice? Non lo so. Forse.
- Si. - Mi uscì senza che io potessi controllare la
risposta. -
Si. - Dissi ancora più consapevole. - Decisamente siiiiiiii!
Sono incinta! Aspetto un bambino!!!!! - Continuai presa dall'euforia.
Mi alzai di scatto in piedi e poi abbracciai Noemi iniziando a
saltellare. Si, ero felice, soprattutto perchè ero
finalmente
consapevole che, comunque fosse andata con Rob, comunque l'avrebbe
presa, non avrei affrontato più il mondo da sola.
Dopo l'attimo di follia, tornai in me e a mentre fredda decisi che era
assolutamente ingiusto avvisare Rob per telefono o via Skype, non
volevo dargli una simile notizia e poi non poterlo stringere
tra le mie
braccia.
Certo non avevamo programmato di avere un figlio adesso, considerato
poi che la mia "carriera" di modella era solo agli inizi, a Steph
sarebbe venuto un colpo, però un figlio è pur
sempre una gioia no?
Mi tornarono alla mente i discorsi che avevamo fatto in proposito la
mattina prima di Natale in camera mia........
- Certo che mi piacciono
i bambini, magari però, al momento, solo quelli degli
altri..... - Disse Robert girandosi su un fianco e poggiando la testa
sulla
mano per osservarmi meglio. Lo guardai e notai che sorrideva.
- Certo, al momento credo che sarebbe un bel problema.... - Risposi con
un filino di tristezza nella voce.
- Giulia, non ho detto di no, ho detto magari tra un pò di
tempo. -
- Ho capito, hai ragione, sono una stupida. E' che a volte mi faccio
prendere un pò dall'ansia. Fin da piccola ho sempre temuto,
per non so bene quale ragione, che, quando avessi deciso di avere un
figlio, avrei incontrato non poche difficoltà ad ottenerlo.
Che ne so, è come se fossi sempre stata convinta che non
sarei stata in grado di dare un figlio al mio compagno e a volte mi
faccio prendere dalla curiosità di scoprirlo. -
- Certo che sei strana forte....anzi, mi correggo, voi donne siete
strane! -
- E voi uomini a volte siete insensibili! - Risposi piccata. Io gli
avevo appena espresso i miei dubbi e lui mi denigrava così.
- Che fai mi metti il broncio? - Si avvicinò a me e quando
fu a due millimetri dalle mie labbra, vi posò un bacio
appena sfiorato.
- Sei irresistibile quando lo fai..... - Poi
posò un altro piccolo bacio sulla mia bocca che invece
voleva già approfondire quel contatto.
- Sei sadico.... - Dissi sorridendo e arpionando il suo collo
affinchè riuscissi a baciarlo come volevo io e come ne
sentivo l'esigenza.
- E tu sei dolcissima..... - Rispose prima di farsi travolgere dalla
mia passione, eco della sua.
Dovevo assolutamente parlargliene a voce. Certo questo
avrebbe voluto dire mantenere il segreto per almeno altri tredici
giorni e andare a fare la prima ecografia da sola. Comunque anche in
caso contrario non credo che sarebbe andata diversamente,
perchè lui era
super impegnatissimo tra le prime interviste per l'imminente uscita di
Eclipse e l'inizio delle riprese di Water for Elephant.
- Non ti fare i tuoi soliti film mentali adesso ok? Penso di conoscere
Robert e so che la prenderà bene, deve prenderla bene. -
Cercò di consolarmi Noemi facendosi poi improvvisamente
pensierosa.
- Che c'è? - Gli chiesi.
- Niente solo che non voglio che stai in ansia per nulla. Adesso devi
stare tranquilla, è il primo periodo e non devi stressarti
un alcun modo. -
- Pensi che dovrei annullare il viaggio? - Adesso aveva fatto
preoccupare anche me.
- No, ma che dici! Quello ti aiuterà a rilassarti. Pensavo
che dovrai stringere i denti e fare finta di niente con Robert per i
prossimi giorni e, dato che lui praticamente ti capisce solo
guardandoti o sentendoti, dovrai cercare proprio di non pensarci se
davvero non vuoi
dirglielo per telefono. -
- Lo so. - Dissi pensierosa. Non sarebbe stata un'impresa semplice,
anzi. Fin dall'inizio lui aveva sempre capito quando c'era qualcosa che
mi turbava, a volte anche solo dall'intonazione della voce. Adesso
avrei dovuto fare finta di niente per tantissimo tempo e non ero sicura
di potercela fare, ma non volevo neanche rovinargli la sorpresa....
- Vedrai che ce la farai. Ti accompagno io a fare l'ecografia
così magari riprendo tutto con la telecamera e potrai fargli
vivere quel momento comunque. -
- Sei un genio! - In quel modo non si sarebbe perso niente, qualora
decidesse di prendersi cura di noi. Chissà se lo avrebbe
fatto davvero. - Una sola cosa... - Dissi poi ripensandoci.
- Cosa? -
- Aspettiamo a dirlo alle altre. Vorrei che il secondo a saperlo fosse
comunque Robert. - Non mi andava di raccontare ad altri, nonostante
fossero le mie migliori amiche, il mio stato. Volevo che lui fosse in
tutto e per tutto coinvolto.
- Ok, hai ragione. Facciamo come dici tu. Però ora
festeggiamo? - Rispose comprensiva Noemi.
- E come vorresti festeggiare? -
- Un pò di shopping? - Solo lei poteva pensare a fare del
sano shopping in un momento del genere.
- Certo! - Esultai contenta. Era proprio quello di cui avevo bisogno.
Distrarmi con la mia amica e rimandare tutti i dubbi e le
perplessità al prossimo incontro con Robert.
Chiamai prima a lavoro per avvertire che non sarei andata e
poi la ginecologa per fissare la prima visita. Mi diede appuntamente
per il lunedì della settimana della partenza, almeno sarei
stata, a suo avviso, di sei settimane e si sarebbe già
potuto sentire il battito e vedere se tutto stava procedendo bene.
Irrazionalmente subito la mia mano volò sulla mia pancia. Sii forte
piccolino, la tua mamma farà di tutto per farti crescere
forte e sano, pensai.
* Pubblicità* Se
per qualche assurdo motivo vi piace come scrivo, spero che decidiate di
dare un'occhiata all'altra mia storia Sette Giorni
, ci tengo molto. Un bacione, grande a tutte.
|
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Capitolo 26 *** Dolce attesa ***
Ragazze mie non è un miraggio, sono
veramente io! Non posso credere di avervi fatto aspettare dieci giorni
interi prima di aggiornare questa storia. Non ci sono scusanti valide,
quindi chiedo umilmente scusa. Spero di farmi perdonare con questo
capitolo. Io, stranamente, ne sono abbastanza soddisfatta. Vedremo la
reazione del nostro bell'attore che, spero, di aver reso al meglio.
Devo ancora decidere se fare un solo capitolo o due per concludere
questa storia, voi che ne pensate?
Mi fa piacere che questa mia prima piccola creazione continui a
piacervi, tanto che siamo arrivati a quasi 1200 visualizzazioni. Grazie
di cuore, non so cos'altro dire. Spero di non deludere mai nessuno.
Voglio ringraziare di cuore che l'ha inserita tra le ricordate, le
seguite o le preferita ma anche voi che leggete solamente e che siete
sempre più di 100! Per me è davvero tanto,
più di quanto mai avessi anche solo lontanamente immaginato,
quindi grazie mille.
Un grazie particolare continua ad andare ad Epril68 che mi ha
inserita tra gli autori preferiti e a quelle splendide fanciulle che
commentano. Per me è importante sapere cosa pensate, in male
ed in bene, mi serve per migliorarmi, anche se non so quanto sia
possibile, comunque, veniamo alle mie splendite recensitrici (si
dice??? Bah, io lo dico!):
Thedreamer:
Per scoprire cosa ne sarà stato di Tom ed Emilie, dovrai
solo attendere il prossimo capitolo....vedrai! Per quanto riguarda il
fatto che in quasi tutte le ff che ci sono qui, Rob ne esce con uno o
due figli al seguito, credo sia normale. E' una probabile conseguenza
dell'amore e comunque, non credo che gli mancherebbero affatto i soldi
per mantenerli tutti se fossero figli veri, no? A parte questo, spero
che la reazione che gli ho fatto avere sia di tuo gradimento e che,
comunque, mi faccia sapere cosa ne pensi. Grazie mille ancora, sei
davvero dolcissima. Alla prossima, un bacione.
AnnaDaiCapelliNeri:
Tesorino mio bello, spero davvero che questo capitolo ti piaccia.
Grazie per avermi sostenuta fino a qui, spero davvero di non deluderti
in qualche modo. A presto, un bacione grande grande.
Miss Bass:
Prima di tutto grazie mille per aver trovato il tempo di leggere anche
tutta questa storia. Sono felice che ti piaccia e spero vivamente che
mi farai sapere anche cosa ne pensi di questo capitolo e della reazione
del nostro Robert! Sei davvero carinissima, un bacione grande grande e
a presto.
Bene bene, vi ricordo anche l'altra mia storia Sette Giorni ringraziandovi
per la pazienza che avete avuto nell'attendermi.
Un bacio grande a tutte e buona lettura!
Capitolo 26. Dolce
attesa
La
cosa in assoluto più
difficile che abbia mai affrontato in vita mia, era stata senza ombra
di dubbio, riuscire a far finta di niente con Rob durante quei
maledetti giorni che ancora ci vedevano distanti. Non so quante volte
avevo programmato nella mia testa, l'idea di mollare tutto e
raggiungerlo così da svelargli finalmente che sarebbe
diventato
padre.
Il mio chiodo fisso in quei giorni, era stato quello di sembrare il
più naturale possibile con lui, come se tutto andasse bene
come
sempre e come se quella piccola creaturina che stava crescendo dentro
di me, non ci fosse. Avevo rischiato veramente la pazzia trascinando
sull'orlo della disperazione anche Noemi. Da brava amica, quale l'avevo
sempre considerata e che effettivamente tale si era rivelata, mi aveva
aiutato a trascorrere quei giorni assurdi, cercando di distrarmi con
ogni mezzo ricordandomi per altro, che lo facevo per un buon motivo.
Allo scoccare dell'ultimo giorno però, avevo i nervi
talmente
tesi che sembravo veramente isterica. Anche se, a dire la
verità, quel punto l'avevo raggiunto anche quando ero
andata,
accompagnata proprio da Noemi, a fare la prima visita dalla ginecologa.
Quando avevo sentito battere il cuoricino dell'esserino microscopico
che si stava sviluppando dentro di me, ero stata sul punto di
telefonare a Rob e fargli sentire in diretta quel battito che
irrimediabilmente ormai, si era instaurato dentro il mio cervello
facendomi sentire quel suono melodioso, ogni volta che i miei pensieri
volavano al bambino. Noemi aveva faticato non poco a togliermi il
telefono di mano, convincendomi che gli avrei solo fatto venire un
infarto e che, una notizia come quella, non poteva essere data solo
facendogli sentire un Tum
Tum Tum
velocissimo all'orecchio, benchè fosse un suono
assolutamente
meraviglioso. Mi aveva convinta come sempre, anche perchè
ormai,
le bastava pronunciare quella frase che aveva capito mi faceva
ragionare, che io cedevo su tutta la linea. Giocava sporco,
perchè dicendomi -
Devi dirglielo guardandolo negli occhi per vedere dal vivo la sua
espressione - , capitolavo senza riserve immaginandomi
ogni volta una reazione che mi faceva commuovere.
Dopo la paura iniziale nel rivelare l'accaduto a Rob infatti, mi ero
convinta che l'avrebbe presa bene perchè se, effettivamente
mi
amava quanto diceva, sarebbe potuto soltanto essere esploso dalla
felicità. Forse esageravo nell'ottimismo ma, o Noemi mi
aveva
talmente addomesticata che ormai la pensavo sempre come lei, o i miei
ormoni erano già impazziti e vedevo il mondo sempre rosa e
fiori.
- Tanto ormai che differenza vuoi che faccia se glielo dico adesso o
domani mattina quando arriva? - Ripetevo come una litanìa da
quella mattina a Noemi.
- Fa la differenza che lui ci rimuginerà tutto il viaggio da
solo e che tu, in quelle ore di attesa, impazzirai perchè
non
potrai vedere con i tuoi occhi la sua espressione farsi da impaurita e
terrorizzata, a felice e emozionata! - Tentava di convincermi ancora
lei.
- Non vale però così, ormai hai capito il trucco
e tutte
le volte la vinci tu! - Esasperata dall'ennesia discussione persa, mi
accasciai sul divano sbuffando e incrociando le braccia al petto.
- Avanti non fare la bambina, ormai mancano meno di ventiquattro ore e
poi ti potrai liberare di questo fardello! - Esclamò - Ed io
potrò tornare a vivere! -
- Scusa. - Dissi mentre si sedeva vicino a me e, per la prima volta, mi
resi conto che l'avevo costretta ad uno stress emotivo non indifferente
in quei giorni. - Scusa. - Ripetei accarezzandole la pancia e
rivolgendomi al suo bambino.
- Tranquilla, troverò il modo di fartela pagare.... -
Rispose lei ridendo.
- Hai sentito Tommy che intenzioni ha la tua mamma? Vorrebbe farmi
scontare la pena che gli ho inflitto a mia volta, ma tu invece non vuoi
vero? Difenderai la tua zietta con ogni mezzo, vero piccolino? -
Avevamo saputo proprio in quei giorni che Noemi aspettava un
maschietto. Insieme al marito avevano deciso di chiamarlo Thomas, ma io
sin dal primo momento, non avevo potuto che chiamarlo Tommy. Era un
vezzeggiativo per quel nome che mi era sempre piaciuto e poi, dato che
sapevo che anche a Noemi piaceva molto, non riuscivo a smettere di
rivolgermi
alla sua pancia in quel modo.
- Adesso devo andare, posso lasciarti sola per stasera oppure devo
rimanere qui a fare il cane da guardia? -
- No tranquilla. Vai pure, tra un pò mi preparo la cena e
dopo
sento Rob. Giuro che terrò la bocca chiusa! - Risposi
incrociando le dita alla bocca e baciandole sovrapposte prima in un
modo e poi nell'altro.
- Farò finta di crederti.... - Commentò Noemi
alzandosi.
- Tesoro so di essere stata veramente isterica in questi giorni, e ti
chiedo scusa. Non finirò mai di ringraziarti per avermi
fatto
restare con i piedi per terra, sei stata unica, davvero! - Mi alzai
anch'io e l'abbracciai. Nonostante ci fosse in mezzo la sua pancia,
quell'abbraccio riuscì a darmi il calore necessario per
riuscire
ad affrontare quell'ultima serata da sola.
- Dimmi che non riguarderai quel dvd anche stasera? - Mi
pregò lei avviandosi verso la porta.
Io la guardai con aria colpevole e lei riuscì solo a
sbattersi
una mano sulla fronte e a salutarmi scuotendo la testa con un sorriso
sulle labbra. Da quando avevamo realizzato il filmato della prima
ecografia che avrei consegnato a Rob appena arrivato, non avevo fatto
altro che guardarlo. Ogni volta l'emozione che provavo era sempre la
stessa e ogni volta mi ritrovavo a piangere
come una fontana.
Addormentarsi quella sera, non fu affatto semplice. Ero emozionata
all'idea di rivelare finalmente a Rob, quello che mi stava accadendo.
Anzi, che CI stava accadendo. Quel bambino era di entrambi e il
pensiero che avremo iniziato il nuovo anno con un esserino piccolo e
indifeso da accudire e crescere, mi elettrizzava non poco. Il tempo
sarebbe scaduto per la metà-fine di gennaio, proprio come
me, tanto che fantasticai su un futuro nel quale festeggiavo il
compleanno insieme al mio bambino.
Quando finalmente riuscii a prendere sonno, dopo aver liquidato Rob con
poche parole poco prima di cena e prima che lui salisse sull'aereo che
l'avrebbe portato finalmente da me, dicendogli proprio che ero stanca
morta perchè avevo preparto le valigie, feci dei sogni
stranissimi. Per lo più figure confuse, ma ciò
che catturò maggiormente la mia attenzione, furono quattro
occhi azzurri che mi guardavano. Non riuscivo a scorgere altro oltre a
quelle piccole quattro fessure che sembravano raccogliere un pezzo
d'oceano. Non mi mettevano in soggezione però, mi sentivo
solo invadere da un grande senso di dolcezza.
Noemi mi aveva avvisata della possibilità di fare dei sogni
strani specialmente durante i primi periodi della gravidanza, ma non
credevo che i sintomi si sarebbero verificati così presto.
Avevo una paura terribile delle nausee, avevo sempre cercato di fare di
tutto pur di non vomitare, era una di quelle cose che proprio odiavo
con tutta me stessa. Quando mi ammalavo e mi capitava, mi riempivo di
tutto ciò che c'era in commercio pur di smettere di vomitare
il prima possibile. Ero quindi leggermente agitata all'idea che anche
quel fastidioso sintomo avrebbe potuto presto fare la sua comparsa.
Aprii gli occhi quella mattina, svegliata da delle carezze sul viso.
Vidi Rob a pochi centimetri da me ma, inizialmente, mi convinsi che
stavo sognando e quindi mi accomodai meglio nel letto richiudendoli.
Poi qualcosa di leggermente umido mi sfiorò una tempia e
istintivamente li riaprii.
Rob era seduto sul letto e mi accarezzava la testa guardandomi
teneramente e con un sorriso che avrebbe fatto venire un infarto a
qualunque esponente del genere femminile. Mi aveva appena baciata e
subito mi incantai su quelle labbra che mi erano mancate terribilmente.
Cercai di mettere bene a fuoco l'immagine che avevo davanti, ancora non
del tutto convinta di essere sveglia e di non stare sognando.
- Buongiorno mia bella addormentata! - La sua voce così
dolce e roca, mi fece finalmente rendere conto che ero completamente
sveglia e non stavo sognando. Rob era davvero seduto sul mio letto che
mi stava accarezzando. Mi drizzai immediatamente e l'abbracciai. Avevo
bisogno di sentirlo di nuovo vicino a me. Dovevo inebriarmi del suo
odore e del suo contatto. Specialmente adesso che ero consapevole che
gli stavo regalando un figlio.
- Mi sei mancato tanto. - Riuscii a dire prima che un forte capogiro e
un pressante conato di vomito dovuto molto probabilmente a quel profumo
che aveva lui, mi investisse. Cavolo!
Fu il mio primo pensiero. Si cominciava già con le nausee
mattutine....
Mi irrigidii e cercai, anche se di malavoglia, di divincolarmi dal suo
abbraccio prima ancora di sentire la sua risposta. Come una matta corsi
in bagno e feci appena in tempo ad affacciarmi sul water che rimisi
tutto quello che avevo mangiato la sera precedente.
- Ti senti male? - Mi chiese lui impaurito mentre mi sorreggeva la
fronte.
- No. - Risposi tra un conato di vomito e l'altro. Che situazione del
cavolo stavo vivendo. Non ero neanche riuscita a baciarlo o a farmi
abbracciare come si deve, che gli presentavo subito il problema sotto
agli occhi, anche se probabilmente lui, non avrebbe senz'altro colto il
segnale che gli stavo involontariamente inviando.
- Hai mangiato qualcosa di strano ieri sera? - Domandò
ancora. Come avevo infatti previsto, lui imputava questo mio malessere
mattutino solo o ad un indigestione o ad una influenza. Mi complimentai
con me stessa allora, perchè comunque lui veramente non si
immaginava niente. Ero stata brava a nascondergli quella notizia che
più di tutte le altre lo avrebbe sconvolto.
- No. - Risposi mentre mi sciacquavo il viso. Lo osservai dallo
specchio mentre mi asciugavo e aveva un'espressione indecifrabile. Era
preoccupato, lo notavo da come teneva aggrottate le sopracciglia. - Mi
ha dato fastidio il tuo profumo. - Confessai mentre mettevo a posto
l'asciugamano e mi voltavo per guardarlo negli occhi.
- Ma non l'ho cambiato, è sempre il solito. -
Affermò lui convinto.
- Già. - Risposi io sorridendo e precedendolo in soggiorno.
Il mio bagno non era certo il luogo ideale per fare una rivelazione
della portata della mia. Oltretutto avevo indosso ancora il pigiama e
sicuramente i miei capelli non se la passavano meglio del mio stomaco
scombussolato in quel momento. Volevo liberarmi subito di quel peso
però, non avrei resistito un attimo di più. Avevo
davvero bisogno di aprirmi con lui ed essere finalmente completamente
sincera dopo troppo tempo.
- E allora? - Chiese ancora non capendo.
- Devo mostrarti una cosa. - Dissi andando ad accendere il televisore e
cercando il telecomando per far partire il dvd.
- Non vedo come c'entri con il fatto che ti senti male. - Si
agitò lui.
- C'entra, c'entra. - Dissi sedendomi e facendogli cenno di venire a
sedersi vicino a me.
Mi guardò sempre più spaesato e sbuffando si mise
seduto. Ormai aveva imparato che con me doveva assolutamente portare
pazienza: se mi ero messa in testa una cosa nessuno riusciva a farmi
smuovere dalla mia convinzione.
Riuscii a far partire il dvd dopo aver recuperato il telecomando che
giaceva inerme sul divano molto probabilmente dimenticato lì
la sera precedente. Mi abbandonai sullo schienale del divano e poi
raccolsi tutta la forza che avevo per riuscire a dirgli solo un
semplice - Guarda. - Lui mi osservò un secondo e poi si
concentrò sul video. Io invece mi concentrai su di lui. Non
volevo perdere neanche un secondo della sua espressione. Volevo
veramente scorgere dal suo viso le sue emozioni.
In un primo momento lo vedevo spaesato, non capiva perchè
qualcuno mi stesse riprendendo in uno studio medico. Fece anche per
chiedermi qualcosa ma da me ottenne solo un - Aspetta. - . Forse non
era sicuramente il modo più consono per farglielo sapere, ma
volevo godermi appieno la sua sorpresa.
La sua espressione cambiò notevolmente quando la telecamera
invece di continuare ad inquadrare me, si spostò sul piccolo
schermo che c'era nella stanza della dottoressa. In un enorme schermata
nera, si notava un piccolo puntino al centro. I suoi occhi iniziarono a
muoversi velocemente da me alla tv e quando si sentì
riecheggiare nella stanza un battito cardiaco velocissimo, si
bloccò a bocca aperta.
Poi la mia voce, resa leggermente diversa da come la percepivo io dalla
ripresa video, riecheggiò nella stanza mentre ero ancora
distesa sul lettino ginecologico.
- Tesoro mio, so che in
questo momento sarai scioccato o non capirai niente di quello che ti
voglio dire con questo video, ma credimi sono la donna più
felice del mondo. Anche se non lo avevamo programmato, qualcuno ha
deciso di voler entrare a far parte nelle nostre vite e quel qualcuno
è nostro figlio Rob. Sono incinta e quello che hai appena
visto e sentito è il battito cardiaco del nostro bambino. Ti
amo Rob, tanto. -
Il video si interruppe dopo che io gli mandavo un bacio.
Il silenzio regnava incontrastato in quel salotto. Gli unici rumori
udibili, erano quelli delle macchine che passavano in lontananza. Lui
era ancora con lo sguardo fisso verso lo schermo della televisione
ormai spenta. Impalato, rigido e con il respiro leggermente accelerato.
Mi alzai e mi inginocchiai sotto di lui in modo che i nostri occhi
tornassero ad osservarsi. Piegò leggermente la testa e mi
guardò quando poggiai entrambe le mani e palmi aperti sui
suoi ginocchi.
Ero emozionata e anche leggermente impaurita. Dopo il panico iniziale,
non avevo più preso in considerazione l'idea che lui potesse
impaurirsi seriamente. O comunque la scacciavo immediatamente dalla mia
testa come possibilità. Volevo essere positiva e mi
rifiutavo categoricamente di pensare al peggio.
Quando incontrai i suoi occhi però, ciò che vidi
mi paralizzò del tutto: lacrime grandi quanto un chicco di
sale grosso, cadevano dai suoi occhi. Il mio cuore prese a battere
più velocemente e io non riuscii a trattenere un piccolo
sorriso che, incontrastato, s'andò a disegnare sulle mie
labbra. Una mia mano raggiunse la sua guancia e subito
iniziò a raccogliere quelle gocce salate.
Lui portò una sua mano sulla mia e singhiozzando emise dei
suoni per me incomprensibili.
- Come? - Gli domandai per fargli capire che non avevo capito niente.
In un unico movimento mi tracinò a se e mi ritrovai seduta
tra le sua gambe e abbracciata al suo torace. Il mio viso era poggiato
alla sua spalla e riuscivo a sentire il suo cuore pulsare velocemente.
- Quando? Come? - Chiese mentre mi stringeva sempre più
forte a se.
Il suo profumo continuava a darmi fastido, ma non volevo in alcun modo
interrompere quel momento.
Cercai di ricacciare indietro quel conato che si faceva sempre
più pressante e poi parlai.
- Ricordi che quando sono venuta alla Premiere mi sono ammalata e una
volta tornata a casa ho dovuto prendere gli antibiotici? - Chiesi
giusto per rammentargli la cosa. Lui annuì ed io
proseguì nel mio discorso. - Alcuni antibiotici riducono
l'efficacia della pillola e così, quando sono venuta da
te... -
- Budapest. - Mi interruppe.
- Già. - Prese ad accarezzarmi i capelli e a stringermi
sempre di più a se.
- Ti amo lo sai? - Disse dopo un attimo di silenzio.
- O Rob, anch'io e non sai quanto! - Esclamai contenta. La stava
prendendo meglio di quanto avessi mai immaginato anche nelle mie
più rosee aspettative.
- Ed io che volevo farti una sorpresa.... - Aggiunse poi. Mi staccai
immediatamente da lui per fissarlo negli occhi, ancora leggermente
umidi. Erano di un colore ancora più indecifrato in quel
momento e mi vennero in mente quei quattro occhi blu che avevo sognato
proprio quella notte.
- Che sorpresa? - Chiesi ridestandomi presa dalla curiosità.
Mi scostò da se mettendomi seduta sul divano e si diresse
verso la sua valigia. Lo vidi trafficare ed estrarre qualcosa e poi,
dopo essersi passato circa quattro volte in due secondi la mano tra i
capelli, avvicinarsi a me. Tornò a fissarmi ed io riuscii a
leggere nel suo sguardo una dolcezza disarmante.
- Non doveva essere proprio così......l'avevo programmato in
un altro modo....ma va bene lo stesso a questo punto. -
- Cosa? - Domandai non capendo cosa volesse dirmi.
Si inginocchiò davanti a me prendendomi una mano. Il mio
cuore si fermò e trattenni il fiato in attesa, poi con voce
leggermente tremante e roca iniziò a parlare:
- Sei arrivata nella mia vita all'improvviso. Come un fulmine, come una
folata di vento. Ti sei impadronita del mio cuore senza neanche
rendertene conto. Ogni volta che sono costretto a starti lontano per me
è un dolore lancinante che, via via, con il passare del
tempo, invece che affievolirsi, si fa sempre più forte.
Credevo che, prima o poi, c'avrei fatto l'abitudine ma così
non è stato e a questo punto credo non sarà mai.
Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, so che è
presto e che non ne abbiamo mai effettivamente parlato, ma,
specialmente adesso, dopo la rivelazione che mi hai fatto, sono ancora
più convinto che sia giusto . - Abbassò lo
sguardo per un attimo, facendomi seguire con gli occhi la sua direzione
e mi ritrovai davanti una scatolina di velluto blu ancora chiusa.
Iniziai a sentire gli occhi pizzicarmi, molto probabilmente ancora
molto provata dalle parole che aveva appena usato. Poi con l'altra mano
aprì il piccolo cofanetto e mi si parò davanti un
solitario d'oro bianco con al centro un diamante ne troppo grande ne
troppo piccolo. Era l'anello. Per eccellenza. Assolutamente magico e
unico nella sua semplicità.
- Ti prego, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie? -
Proseguì lui.
Ormai incapace di trattenere le lacrime, con i capelli arruffati, il
pigiama, dopo aver rimesso anche l'anima davanti a lui, dovevo sembrare
un mostro. Ma l'unica cosa che mi rimbombava nelle mie orecchie in quel
momento, era la sua domanda. Voleva sposarmi. L'aveva deciso prima di
sapere che ero incinta. Mi amava e voleva passare la sua vita con me.
Per poco il cuore non mi uscì dal petto per le emozioni
incredibili che stavo provando in quel momento.
Vedevo tutto appannato per colpa delle lacrime che, inesorabili,
solcavano il mio volto. Tanto che i suoi occhi sembrarono raddoppiarsi
dandomi l'impressione di sentirmi osservata da quattro occhi invece che
da due; proprio come nel mio sogno.
Schizzai come una molla andando a circondargli il collo con le braccia
e urlando - Si - come una matta. Ci ritrovammo entrambi
seduti a terra perchè Rob aveva perso l'equilibrio a causa
del mio slancio.
Scoppiammo a ridere l'uno nelle braccia dell'altro ed io non riuscivo a
smettere di ripetere si.
- Ti amo. - Mi sussurrò al'orecchio. - Futura signora
Pattinson. - A quelle parole scoppiai in un pianto dirotto, non
riuscendo più a controllarmi. Maledetti ormoni!
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Capitolo 27 *** Decisione improvvisa ***
Buonasera ragazze mie!
Eccomi qua con un nuovo capitolo di questa storia che ormai mi
è entrata nel cuore. Qui verranno sviscerate molte cose e
spero tanto di non deludere nessuno. A dire la verità, presa
dalla scrittura credo che adesso non mi basterà un solo
capitolo alla conclusione, magari due. Che dite? Avrete la pazienza di
aspettare un pò o devo cercare di comprimere tutto nel
prossimo capitolo? Fatemi sapere.
Adesso, dopo aver ringraziato tutte coloro che hanno inserito la storia
tra le seguite, le preferite e le ricordate e le lettrici silenziose,
mi voglio dedicare a quelle care ragazze che hanno lasciato un segno
tangibile del loro passaggio.
AnnaDaiCapelliNeri:
Sono felicissima di sapere che questa storia continua a piacerti,
davvero. L'idea del filmino per la prima ecografia mi è
venuta così, credo che se mio marito non avesse avuto la
possibilità di esserci lo avrei fatto perchè,
specialmente la prima è quella più emozionante.
Un consiglio: tu che dici, cerco di contenere tutte le idee che mi sono
venute per la fine in un solo capitolo o lascio libero sfogo alla mia
"vena creativa" (si fa per dire)?
Grazie mille e alla prossima. Un bacione.
Thedreamer:
Erika ciao! Allora inizio col dirti che mi fa un sacco piacere sapere
che lo scorso capitolo ti è piaciuto e che anche le mie idee
ti hanno fatto apparire Rob dolce dolce da desiderare di morderlo. Era
quello che volevo. Quella per me è LA dichiarazione e sono
felice di averla resa al meglio, almeno per te. L'idea
del filmino per la prima ecografia mi è venuta
così,
credo che se mio marito non avesse avuto la possibilità di
esserci lo
avrei fatto perchè, specialmente la prima è
quella più emozionante. Qui
Kris farà solo una piccolissima apparizione..... Consiglio:
stringo tutto in un capitolo o ne faccio almeno due?
Spero davvero che anche questo capitolo ti piacerà. Quando
hai due minuti guarda la mail, ti ho risposto.
Un bacione grandissimo, a presto.
Miss Bass:
Tesoro sono contenta che la reazione di Rob ti sia piaciuta e spero
vivamente che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Qui avrai
solo un piccolo assaggio della reazione di Kristen. Chiedo consiglio
anche a te, è meglio che faccia un solo capitolo e almeno
altri due per sviscerare tutto più dettagliatamente?
Felicissima anche di esserti stata utile con le foto. ;)
Un bacio grande grande e alla prossima.
Mi prendo l'ultimo spazio per ricordarvi anche l'altra mia storia, se
vi va naturalmente. Basta cliccare sul titolo. Sette
Giorni
Un bacio a tutte e buona lettura!
Capitolo
27. Decisione improvvisa.
Mai e poi mai avrei immaginato di partire per la nostra tanto sospirata
vacanza alle Maldive incinta e in procinto di sposarmi. Neanche nei
miei sogni più rosei questo era mai avvenuto.
Sospirai e mi poggiai meglio sulla spalla di Rob seduto sulla poltrona
al mio fianco.
Lui mi baciò i capelli e poi si concentrò
nuovamente sulla lettura del nuovo copione che gli avevano proposto.
Il viaggio in aereo sarebbe stato piuttosto lungo ed io volevo cogliere
l'occasione per parlare un pò del nostro futuro insieme.
Ancora non avevamo deciso niente e l'idea che ancora fosse tutto
approssimativo, mi mandava in tilt. Ero sempre stato un tipo piuttosto
preciso e, forse, proprio per quel motivo sentivo la
necessità di programmare tutto nei minimi dettagli.
Sicuramente però, anche il fatto di essere incinta e quindi
scombussolata dagli ormoni, influiva parecchio.
- Che c'è? Sei nervosa? - Mi sussurrò
all'orecchio dopo un pò che non riuscivo a trovare posto in
quella maledetta poltrona di prima classe.
- Un pò. - Risposi cercando i suoi occhi.
- Perchè? - Chiese.
- Innanzi tutto perchè d'ora in avanti dovrò
affrontare tutti i viaggi in aereo senza la possibilità di
stordirmi un pochino con l'alcool, poi perchè vorrei parlare
un pò con te della nostra situazione. - Lui sorrise.
- Così la mia alcoolista preferita adesso non può
più bere? - Domandò divertito toccandomi con un
dito la punta del naso.
- Già, noie della gravidanza. - Risposi leggermente stizzita.
- Passerà in fretta vedrai. - Continuò lui
toccandomi la pancia lievemente. - Lo sai che i miei impazziranno dalla
felicità appena lo sapranno? -
- Non vedo l'ora di vedere l'espressione di tuo padre. - Affermai. Era
un uomo talmente dolce che da subito mi era entrato nel cuore.
- Ma i tuoi lo sanno? - Domandò preoccupato. Ancora non li
aveva conosciuti personalmente, aveva avuto solo modo di parlarci un
paio di volte per telefono. Quella era una delle cose che andavano
sistemate prima delle altre se non volevo correre il rischio di essere
diseredata dai miei genitori.
- Veramente no, non gliel'ho detto. Pensavo che, una volta tornati,
potremmo farlo insieme. - Azzardai.
- Lo sai che devo ripartire praticamente subito. - Rispose lui
sconsolato carezzando le pagine del copione che aveva poggiato sulle
ginocchia.
- Lo so. - Subito mi intristii e non riuscii a nasconderlo
perchè il mio tono di voce face trapelare tutto.
- Però posso sicuramente venire con te, magari per un pranzo
o una cena, prima della mia partenza. - Cercò di recuperare
lui.
- Dici sul serio? - Quelle sue parole mi avevano elettrizzata
più del dovuto perchè la mia voce
risultò stridula anche al mio orecchio. Questi ormoni
impazziti stavano diventando di difficile gestione: ogni cosa mi faceva
o gioire o intristire fino alle lacrime.
- Certo che dico sul serio, infondo stai per diventare mia moglie no? -
- Si. - Risposi solamente, perdendomi definitivamente in pensieri
talmente colmi di felicità che, la solita lacrima, decise di
abbandonare il mio occhio destro.
- Perchè piangi? - Domandò subito lui
raccogliendo quella piccola traditrice di una goccia salata con la mano
destra.
- Gli ormoni. - Risposi sbuffando leggermente.
- Cos'è che vuoi chiedermi ma non hai il coraggio di fare? -
Anche quella volta fui subito sgamata. Possibile che per lui fossi
così tanto chiaramente leggibile?
- Ma come fai? -
- A fare che? -
- A capire sempre tutto anche prima che parli? -
- Bè, non proprio tutto. In questi giorni ti avevo sentito
strana, ma proprio non capivo a pieno il tuo stato d'animo. - Disse
passandosi una mano tra i capelli.
- Sinceramente non lo capivo neanche io. Un attimo prima ero al settimo
cielo e quello dopo avevo una paura folle. - Affermai.
- Paura? Perchè? -
- Della tua reazione. - Spiegai abbassando la testa.
Lui mi carezzò i capelli e poi sospirò.
- Ormoni spero? -
- Penso di si. - Risposi sorridendo. Infondo al mio cuore avevo sempre
saputo che quelle stupide paure che avevo avuto all'inizio, non avevano
assolutamente ragione di esistere.
- Non fare la furba, allora cos'è che ti preoccupa? -
Continuò
poi.
Mi feci coraggio prima di porre quelle domande che mi vorticavano in
testa fin da quando avevo accettato di sposarlo.
- Ecco io mi chiedevo un paio di cose: quando avevi intenzione di
sposarti? Dove pensi che andremo a vivere poi? Perchè
comunque troveremo il modo di vivere insieme per poter crescere nostro
figlio vero? - Mi agitai sulla poltrona.
Mi posò un dito sulle labbra. - Calma calma. Respira e non
ti agitare. So che per te è difficile perchè devi
avere sempre più o meno tutto sotto controllo,
però vedrai che riusciremo a sistemare tutto. - Fece una
pausa e poi continuò. - Dunque,
sinceramente, nel mio programma iniziale, avevo pensato di sposarci
magari ad anno nuovo, ma credo
che per allora saremo molto impegnati.... - Rise ed io con lui. Subito
sia la mia che la sua mano si spostarono sulla mia pancia. Mi guardava
con adorazione ed io mi sentivo la persona più fortunata
della terra.
- Steph ci ucciderà sai? - Dissi io dando voce ad un flusso
di pensieri che mi passavano per la testa in quel momento.
- Chi se ne importa, l'importante è che siamo felici noi,
no? -
- Tu sei felice? - Altra domanda che mi metteva un pò in
difficiltà da quando gli avevo rivelato di aspettare un
bambino.
Lui mi guardò intensamente negli occhi. Erano di un azzurro
intenso e bellissimo. Mi carezzò una guancia e poi mi
baciò la fronte.
- Certo che sono felice. Senti, pensavo.... perchè non ci
sposiamo adesso, alle Maldive? -
- Cooosaaa? - Quasi gridai.
- Aspetta, calmati e ascolta. Quando torneremo sarò
impegnato
sia con la promozione del film che con il set di Water for Elephant. Ad
ottobre inizieremo con la pre-produzione e poi con le riprese
dell'ultimo film della saga, quindi o
ci sposiamo adesso o dovremmo farlo ad agosto quando, molto
probabilmente avrai già un piccolo accenno di pancia. -
Disse furbo. Effetivamente non ci avevo affatto pensato ma se veramente
volevamo sposarci prima della nascita del bambino avremo dovuto
affrettare i tempi perchè non sembrassi una balena con un
abito bianco. Però
l'idea di sposarmi senza nessuno dei miei parenti o amici un
pò mi dispiaceva.
- Lo so però non mi va di sposarmi senza nessuno dei nostri
amici o parenti.... - Confessai in un sussurro.
- Neanche a me. E qui entrano in scena mia sorella Lizzie e Steph. -
Aggiunse con un sorriso. Lo
guardai stralunata. - Lizzie ha un'amica che organizza matrimoni, a
dire
il vero la conosco anch'io. - Disse poi distogliendo lo sguardo.
- Ex? - Chiesi divertita dalla sua reazione.
- Non proprio, è stata la mia prima grande cotta da
ragazzino, ma lei non mi ha mai considerato neanche di striscio. -
- Povero il mio latin lover, non considerato da una donna forse per la
prima volta. - Lo presi in giro spettinandogli i capelli.
- Veramente lo sai che non ho mai avuto molto successo con le ragazze
nell'adolescenza. -
- Si ma mi sembra che poi tu ti sia rifatto no? - Commentai.
- Giusto. - Rispose imbarazzato. Aveva avuto molte donne, specialmente
da quando era diventato famoso. Anche se era stato frenato dalla storia
con Kristen. - Comunque, dicevo potremo chiamarla e farci organizzare
un matrimonio lampo per sabato, così i giornalisti tra
l'altro, saranno presi alla sprovvista lasciandoci magari in pace e far
occupare lei Steph e
Lizzie di tutto. -
- Guarda che le Maldive non sono proprio dietro l'angolo. - Affermai
sarcasticamente pensando a tutti coloro che volevo veramente vicino in
un momento tanto importante.
- Non ti preoccupare di niente ok? Tu dimmi solo chi vuoi presente e ci
saranno tutti. - Rispose lui convinto.
- Ma... -
- Niente ma. Non stare a preoccuparti dei soldi perchè
quelli proprio sono l'ultimo dei nostri problemi. -
Sorrisi, mi conosceva veramente bene ma non volevo dargli soddisfazione.
- Veramente io pensavo al mio vestito! - Risposi facendogli linguaccia.
- Ah. Vedrai che lo stilista che ti proporrà Steph
avrà sicuramente qualcosa che ti piacerà. -
- Stilista? - Chiesi incredula e sopraffatta da tutte quelle
rivelazioni che mi stava facendo.
- Giulia ti fidi di me? -
- Certo ma.... -
- Ti fidi? - Insistette lui.
- Si ma.... -
- Allora lascia fare a me e domenica torneremo in Italia da marito e
moglie. -
Lo guardai e non potei fare a meno di abbracciarlo.
- Lo sai che ti amo vero? - Dissi baciandogli il collo.
- In realtà ci contavo, già che stai per
diventare
mia moglie e darmi un figlio. -
Lo strinsi ancora di più a me e di nuovo i miei
pensieri tornarono su tutto quello a cui avremo dovuto pensare e
sistemare prima dell'arrivo del bambino. Prima di tutto c'era
l'esigenza di trovare una casa adatta alla nostra nuova "situazione".
- Robert? - Cercai di dare voce ai miei pensieri.
- Giulia tranquilla, vedrai che troveremo il modo di fare tutto ok? -
- Si ma... - Tentai di nuovo.
- Senti io pensavo, ma per te sarebbe un problema prenderti
un'aspettativa dal lavoro? - Chiese come colto da una folgorazione.
- No ma perchè? - Chiesi staccandomi da lui per guardarlo
negli occhi non capendo dove volesse arrivare.
- Vorrei vivere la gravidanza insieme a te, mi farebbe piacere che mi
seguissi in questo periodo. Così poi, con calma, decideremo
dove andare a vivere e tutto il resto. Ma non mi va di lasciarti da
sola mentre io sono in giro. -
- Non sarei sola in realtà. - Risposi pensando subito ai
miei e alle mie amiche, Noemi in particolare.
- Lo so, ma vorrei davvero non perdermi niente di questo piccolino... -
Disse ancora carezzandomi nuovamente la pancia.
- Ok. - Riuscii a dire prima di farmi travolgere da una nuova ondata di
pianto. Era quello che volevo: vivere la gravidanza con lui al mio
fianco.
- Ormoni? - Chiese lui divertito dalla mia reazione abbracciandomi.
Annuii solamente. - Devo andare in bagno. - Dissi poi colta da una
voglia improvvisa.
Mi guardò confuso. In fondo ancora, da quando ci eravamo
rivisti, non avevamo goduto a pieno della presenza dell'altro ed io
volevo assolutamente colmare il prima possibile questa lacuna.
- Mi accompagni? - Chiesi. Lui acconsentì ma ancora non
aveva ben capito quali fossero le mie intenzioni.
- Ti senti male? - Domandò preoccupato.
Lo guardai con un sorriso e lui mi guardò ancora
più confuso ma mi seguì.
- Adesso sei in trappola! - Esclamai mentre iniziavo a sbottonargli la
camicia baciando ogni centimetro quadrato della sua pelle scoperta dopo
aver chiuso la porta del bagno alle nostre spalle. Essendo di prima
classe era piuttosto grande per fare quello che avevo in mente.
Dopo un attimo di stordimento, iniziò a ridere mentre mi
spogliava e mi baciava.
- Che c'è? - Chiesi dopo un pò che rideva
interrompendo quella mia piccola opera di seduzione.
- Ti amo troppo. Anche per questi tuoi attimi di follia... -
Confessò lui.
- Se non vuoi potremo anche..... - Mi interruppe baciandomi con foga.
- Voglio, voglio. - Soffiò sulle mie labbra.
Quando uscimmo da quel bagno, leggermente su di giri e trafelati, non
riuscivamo a smettere di ridere. L'hostess ci rivolse diverse
occhiatacce, dato che, molto probabilmente, stavamo dando e, magari,
avevamo dato fastidio a
tutti gli altri passeggeri. Solo che il nostro stato d'animo, non
poteva essere scalfito in alcun modo in quel momento. La
felicità la faceva da padrona.
- Scusi, potremmo avere due telefoni? - Chiese poi Robert tendando di
ricomporsi un pò mentre raggiungevamo i nostri posti.
- Che vuoi fare? - Domandai non capendo quali fossero le sue intenzioni.
- Organizzare un matrimonio! - Esclamò contento.
Il resto del viaggio lo passammo al telefono con parenti e amici per
informarli delle nostre intenzioni.
A Steph per poco non venne un colpo. - Voi mi volete morta! -
Esclamò appena apprese la nostra decisione. Più
per tutto quello di cui doveva occuparsi in quei giorni che, ci
assicurò, per la notizia di per se.
I miei genitori organizzarono un festino in diretta telefonica,
chiamando immediatamente i miei zii e i vicini a raccolta, anche se il
commento di mia madre - Sempre gli ultimi a sapere le cose
è? - non si fece attendere. Tutto però venne
smorzato immediatamente anche da lei perchè era troppo
felice per me.
Noemi Valentina e Lucia, urlarono per un quarto d'ora ciascuna, felici
per me ma anche per poter venire con noi alle Maldive! O forse solo
perchè sarebbero potute venire a godersi il sole in queste
isole paradisiache.
Lizzie per poco non ruppe il telefono dalle grida che lanciò
e,
dopo essersi calmata un pò, ci tranquillizzò
dicendo che avrebbe pensato a tutto lei. Amica wedding planner compresa.
I genitori di Rob e Victoria, non poterono che esultare contenti della
nostre decisione e Tom, bè lui fu l'unico che, invece di
gridare o sbraitare come avevano fatto gli altri, sbuffò e
poi diede in un dirotto pianto dicendoci che era troppo felice per noi.
Sapevo che era sincero ma sapevo anche che per lui non era semplice.
Robert volle comunque chiedergli di fargli da testimone e lui
accettò istantaneamente senza riserve. Anche se cercava di
non farcelo notare, sapevo che un pò gli pesava e anche
Robert ne era consapevole. Ma, entrambi, non volevano scontentare
l'altro, quindi mi stupirono per il modo assolutamente maturo con cui
affrontarono la situazione.
- Domani sarò
lì! - Esclamò Tom contento prima di
chiudere la conversazione. - Ah,
ragazzi? - Chiese poi.
- Si? - Rispondemmo in coro io e Robert.
- Posso portare Emilie?
- Chiese con la voce leggermente tremolante forse per l'imbarazzo.
Scoppiammo a ridere.
- Che avete da ridere?
- Ci chiese un pò risentito.
- Niente. Lascia stare. - Rispose Rob. - Certo che puoi. Anzi
così ci eviti una telefonata. A domani amico. -
- A domani.
-
Ci guardammo negli occhi e poi ci abbracciammo. Entrambi felici di
sapere che Tom si stava riprendendo alla grande dalla pseudo-cotta che
aveva preso per me. Volevo che fosse felice e, secondo me, Emilie
poteva aiutarlo molto bene in questo.
I colleghi di set di Robert, Kellan in particolare, quando capirono
quali fossero le intenzioni del loro amico, furono entusiasti e si
dissero tutti assolutamente disponibili. Sarebbero arrivati alla
spicciolata nei giorni antecedenti a sabato e
casa Pattinson sarebbe diventata il quartier generale dei preparativi
con Lizzie
al comando.
Non avevamo rivelato a nessuno che la fretta di sposarci era dettata
anche dal fatto che ero incinta, perchè volevamo confessare
tutto
durante la cerimonia. Era un notizia importante e volevamo
goderci a pieno tutte le reazioni. Avevamo portato con noi anche il dvd
della prima ecografia e a entrambi venne l'idea di proiettarlo durante
i festeggiamenti. In fondo, quelli che sarebbero venuti con noi a
festeggiare, erano le persone più importanti e volevamo
renderli partecipi della nostra gioia il più possibile.
La scusa che per lo più portavamo era quella di fare tutto
all'ultimo momento per evitare una fuga di notizie in modo da essere,
forse, liberi dai giornalisti.
Era rimasta una sola telefonata da fare, quella per Kristen. E sapevo
che per Robert era quella più difficile. Non tanto
perchè lui provasse ancora qualcosa per lei, quanto
perchè lei era ancora convinta di poterlo riconquistare. Lui
gli voleva bene e, dato che era comunque una persona importante nella
sua vita, non voleva farla soffrire.
- Vorrei davvero che venisse anche lei. - Mi confessò Robert.
- Vedrai che verrà. - Dissi tentando di consolarlo. A dire
il vero non sapevo se avrebbe accettato la cosa, specialmente dopo il
nostro ultimo incontro. Contavo sul suo affetto per Robert in
realtà. Sapevo che lo conosceva e che quindi era a
conoscenza del fatto che lui l'avrebbe voluta vicino in un momento del
genere.
La sua reazione comunque ci spiazzò entrambi. Dopo un attimo
di esitazione si disse
felice per noi, ma, dato che aveva degli impegni, non sapeva se sarebbe
potuta venire. Aggiunse che però avrebbe tentato di
spostarli
per esserci. Rimanemmo interdetti, più che altro
perchè sembrava relativamente tranquilla. Speravo solo che
non avesse in mente qualche assurdo tentativo dell'ultimo minuto.
Atterrammo all'aereoporto di Malè nel pomeriggio e, con un
elicottero, raggiungemmo l'isola che entro il prossimo sabato sarebbe
diventata la cornice ideale per celebrare il nostro legame.
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Capitolo 28 *** Matrimonio parte I ***
Ciao a tutte!
E' davvero difficile scrivere i capitoli conclusivi di una storia
perchè credo, comunque, che si rischi di cadere nel banale.
Non sono se sono riuscita nell'intento ma qui, vedremo l'ultimo
confronto con Kristen che, come molte di voi hanno sospettato, non si
è data del tutto per vinta!
Spero possa piacervi. Credo che il prossimo sarà
l'ultimo.....ma mai dire mai!
Che ne pensate del finale?????
Ringrazio tutte voi splendide fanciulle che leggete e siete sempre
più numerose, voi che avete inserito la storia tra le
seguite, le ricordate o le preferite e naturalamente le mie splendite
commentatrici.
Miss Bass: Sono
felicissima di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto
particolarmente. Ed effettivamente anch'io capisco bene Giulia, con un
futuro marito così, come resistere? Questa è la
prima parte di quello che dovrebbe essere l'ultimo capitolo, spero che
non risulti troppo banale. Fammi sapere più che altro della
reazione di Kristen e di cosa ti aspetti dal finale.....
Baci e grazie a te per seguire le mie storie.
thedreamer: Ciao
dolcissima! Sono felice che il tuo pc sia risorto..... Effettivamente
su Kristen c'avevi preso, qui troverai la sua reazione. Lo chiedo anche
a te, cosa ti aspetti dal finale? Grazie mille per l'incoraggiamente e
per i complimenti. Attendo con ansia la tua mail, sei davvero forte! Un
bacio e alla prossima.
AnnaDaiCapelliNeri: Ciao!
In attesa dei tuoi aggiornamenti, ecco dettagliatamente, più
o meno, la vera reazione di Kristen! Spero di non essere stata troppo
banale. Fammi sapere. Che ne pernsi del finale?
Un bacione grande e grazie ancora.
Buona lettura!
Capitolo 28. Matrimonio parte I
Okkey devo riuscire a respirare
e a restare calma. Sto solo per sposarmi....aaarrggghhh!
Non riuscivo in alcun modo a rilassarmi! Mi sembrava
impossibile. Solo un anno fa conoscevo Robert, e adesso stavo per
sposarlo.
La razionalità quella mattina, era andata a farsi benedire.
Non
riuscivo neanche a vestirmi da quanto mi sentivo agitata. Ero in attesa
che Noemi, Lucia e Valentina venissero ad aiutarmi. La
parrucchiera e la truccatrice chiamate da Steph erano già
arrivate ma io non volevo fare niente senza le mie amiche al seguito.
In quest'avventura erano state con me e volevo a tutti i costi che
vivessero questo giorno tanto importante al mio fianco. Era la festa
mia e di Robert ma provavo forte dentro di me il desiderio che fosse
anche la festa di tutti coloro che ci volevano bene.
Quando erano arrivate, due giorni fa, non avevo resistito e subito
avevo confessato anche a Lucia e a Valentina il mio stato. Loro
all'inizio si erano leggermente risentite perchè non gli
avevo
detto prima che ero incinta, ma poi mi avevano capita e non mi avevano
fatto mancare il loro supporto.
Erano state con me anche quando Kristen aveva fatto la sua comparsa
sull'isola. Era arrivata con un aereo privato il giorno prima e subito
aveva fatto notare la sua presenza: aveva preso Robert per un braccio e
lo aveva trascinato in una stanza, dicendomi che voleva parlargli in
privato. Io ero rimasta interdetta per la sorpresa e non ero riuscita a
fermarla. Robert, dal canto suo, mi aveva semplicemente sorriso e fatto
l'occhiolino mentre seguiva la sua ex ragazza.
Appena ero rimasta sola, per non farmi prendere un attacco di panico,
avevo chiamato a raccolta le mie amiche che, subito, si erano prodigate
per raggiungermi in camera.
- Ma davvero
è entrata in camera vostra e ha trascinato Robert con se
senza dire niente? - Chiese incredula Noemi.
- No a dir la verità ha fatto in tempo a dirci che era
arrivata
con un aereo privato e che voleva parlargli da sola. - Risposi io
stizzita seduta sul letto della
stanza mia e di Robert. Mi sembrava assurdo che lui l'avesse seguita
senza opporsi ma, forse, voleva sistemare la questione da solo con lei
e poi il fatto che mi avesse fatto l'occhiolino mentre la seguiva,
avrà pur voluto dire qualcosa no?
- Ah, certo! Non perde mai occasione per mettersi in mostra quella
è? - Commentò Lucia.
- Anche se la conosciamo poco ormai abbiamo capito come è
fatta Lucy. - Rispose Valentina.
- Ragazze non è poi così male, credetemi. E' una
ragazza
ancora innamorata del suo ex fidanzato. Dovremo capirla non denigrarla.
- Dissi cercando di difendere Kristen. Non so perchè ma non
mi
andava di parlare male di lei solo perchè provava ancora dei
sentimenti per quello che era stato il suo ragazzo per tanto tempo,
anche se si trattava di Robert, il mio Robert.
- Non ci credo, tu davvero la difendi? - Domandò Noemi.
- Non è che la difendo. - Risposi gesticolando. - E' che un
pò la capisco e la compatisco. Quante volte anche noi siamo
rimaste innamorate di un nostro ex per un bel pò prima di
lasciarlo andare? - Chiesi poi convinta delle mie parole.
- Veramente io ancora non l'ho lasciato andare.... - Intervenne
Valentina.
Io, Noemi e Lucia ci girammo a guardarla contemporaneamente. Non
avevamo più parlato del suo più grande amore,
Andrea, che
l'aveva lasciata per seguire i suoi studi. O almeno questa era la scusa
ufficiale, poi Lucia un giorno l'aveva visto con un'altra ma non ne
avevamo mai fatto parola con Vale, non volevamo farla soffrire
più di quanto non soffrisse già. Sapevamo tutte
che lei
ne era stata follemente innamorata, forse l'unica volta che aveva amato
veramente, ma, data la nostra reazione, non credevamo che l'amasse
ancora.
- T-t-tu vuoi dirci che lo ami ancora? - Chiese quasi balbettando Lucia.
- Lo sapete che lui è l'amore della mia vita, non credo che
riuscirò mai a scordarlo anche se adesso sta con un'altra! -
Esclamò convinta. Quindi comunque sapeva che lui aveva
un'altra.
- Vale davvero non ne vale la pena e poi non hai Giacomo? -
Cercò di farla ragionare Noemi.
Lei fece spallucce e poi abbassò lo sguardo. In quel momento
la
porta della camera si riaprì e Robert comparve sulla soglia
interrompendo così i nostri discorsi.
- Allora? Che succede qui? - Disse allegro guardandosi intorno.
- Niente che tu non possa risolvere da solo con la tua futura
mogliettina! - Disse Valentina sorprendendoci ancora una volta tutte. I
suoi cambiamenti di umore ormai erano entrati nella storia, ma c'erano
ancora delle volte che riusciva a coglierci di sorpresa.
Salutarono Robert e tutte e tre lasciarono la stanza.
- Allora? - Mi sforzai di chiedergli. Ero curiosa, volevo sapere
com'era andata ma desideravo anche che lui parlasse da solo senza
ricevere pressioni.
- Allora ti amo. - Disse venendomi incontro e sfiorando le mie labbra
con le sue.
Non riuscii a trattenere un sbuffo e lui mi guardò divertito.
- Che c'è? Curiosa? - Chiese sadico.
- Direi di sì. Ma se non ti va di parlarne.... - Lasciai la
frase in sospeso affinchè gli arrivasse il concetto. Volevo
davvero sapere ma desideravo anche che fosse lui a sentire il bisogno
di parlare con me.
Lui sorrise, uno di quei classici sorrisi che ti fanno completamente
perdere la ragione ed io persi il controllo.
Gli andai incontro e lo guardai diritto negli occhi a due centimetri di
distanza. Passai le braccia dietro il suo collo e mi alzai sulle punte.
Non dissi una parola, rimasi solo così a fissarlo. Volevo
che
riuscisse a leggere tutto nei miei occhi, volevo che capisse che avevo
solo bisogno di avere la conferma che fra noi andava tutto bene.
- Giulia davvero niente di che. Mi ha detto che mi amava ancora e che
tu sapevi che mi avrebbe lasciato stare solo quando mi sarei sposato.
Mi ha chiesto solo come mi avevi convinto. - Confessò poi
cingendomi la vita e allargando le gambe per portarsi alla mia altezza
evitandomi così di restare sulle punte. Il contatto visivo e
fisico erano troppo importanti in quel momento. Ne sentivo il bisogno
e, evidentemente, anche lui la pensava come me.
- Davvero credeva che fossi stata io a farti la proposta? - Chiesi
stupendomi della considerazione che aveva Kristen di me. Se lo avessi
davvero fatto sarei stata molto coraggiosa, cosa che proprio non mi
apparteneva, non tanto per la risposta che Rob mi avrebbe dato, quanto
più per il genere di domanda che avrei dovuto fare. Sono
abbastanza anticonformista ma, resto comunque dell'opinione, che spetti
all'uomo fare quel genere di proposta. Però capivo comunque
il
suo punto di vista, lei
credeva che lo avessi fatto per togliermela definitivamente dai piedi.
La gravidanza mi stava forse addolcendo? Non mi ricordavo di essere mai
stata tanto comprensiva in vita mia!
- Già, chissà perchè.... -
Commentò Robert
facendomi nuovamente l'occhiolino. Evidentemente lei gli aveva rivelato
tutti i contenuti della nostra ultima conversazione.
- Ma tu non gli hai detto che sono incinta vero? - Chiesi speranzosa.
Ad un tratto me l'ero immaginata davanti ai giornalisti che dichiarava
che l'unica ragione per cui Robert sposava me e non lei, era
perchè aspettavo suo figlio.
- No, certo che no! Avevamo detto che aspettavamo domani e
così
ho fatto! - Esclamò convinto. Poi distolse lo sguardo e
subito
capii che anche lui, come me, aveva fatto un eccezione.
- A chi l'hai detto? - Gli chiesi riportando il suo sguardo su di me
prendendogli il mento tra le dita.
Lui mi osservò e poi si morse le labbra. - A Tom. -
Confessò attendendo poi una mia reazione. Che
però non
arrivò. O almeno non quella che lui si aspettava. Lo baciai
e
poi mi diressi verso il bagno tranquilla, come se non mi avesse detto
niente.
- Non dici niente? - Mi chiese stupito.
- Cosa dovrei dirti. E' normale, è il tuo migliore amico! -
Dissi fermandomi e guardandolo.
Lui mi osservò bene e poi mi raggiunse di nuovo e mi
posò
un dito sul naso. - E tu a chi l'hai detto? - Chiese divertito dalla
situazione.
Lo guardai con aria innocente cercando di non dirglielo, ma tanto
ormai mi aveva beccata e mi sembrava inutile portare avanti quella
farsa, tanto più che mi aveva confessato che adesso Tom lo
sapeva.
- Okkey, l'ho detto anche a Lucia e Valentina. Ma non potevo tenerle
all'oscuro fino a domani quando Noemi sapeva tutto fin dall'inizio, lo
sai come sono..... - Arrancai cercando di giustificarmi. Mi interruppe
posandomi un dito sulle labbra.
- Giulia va bene così, tranquilla. Ti capisco è
per lo stesso motivo che l'ho detto a Tom! -
Sorrisi stranamente più rilassata. Ero contenta che anche
Tom
sapesse. Se avessi avuto modo di stare con lui da sola, molto
probabilmente glielo avrei detto io. E' stato importante nella nostra
storia e so quanto bene vuole a Rob. Poi di nuovo l'immagine di Kristen
davanti agli occhi riportò i miei pensieri sul concetto
fondamentale.
- Quindi con Kristen adesso è tutto a posto o devo
aspettarmi
qualche attacco dell'ultimo minuto? - Gli chiesi giusto per mettere la
parola fine su Kristen Stewart.
- Tutto a posto. Ha accettato che io amo te e che per lei nella mia
vita ci sarà solo spazio come amica o collega di set. -
Disse
trionfante. Rimasi un attimo sbigottita, più che altro
perchè non credevo si sarebbe arresa tanto facilmente, poi
però decisi di considerare definitivamente chiuso quel
capitolo.
Lo baciai e finalmente mi rilassai. Non dovevo più
considerarla
una minaccia e questo più di tutto era quello di cui avevo
bisogno.
"Toc! Toc!"
Dei colpi alla porta mi fecero sussultare. - Avanti! - Gridai credendo
di trovarmi finalmente davanti Noemi, Valentina e Lucia che, quella
mattina, si stavano facendo attendere più del dovuto.
Quando la porta si aprì, l'ultima persona che mi aspettavo
di vedere, comparve sulla soglia.
- Disturbo? - Chiese Kristen con una voce flebilissima.
- Vieni, entra pure. - Risposi cercando di non far trapelare la
sorpresa dalla mia voce.
- Lo so che non ti aspettavi di vedermi. - Disse lei abbassando la
testa mandando definitivamente all'aria i miei tentativi di non far
notare quanto non mi aspettassi la sua visita a poche ore dal
matrimonio.
- Noi togliamo un attimo il disturbo. - Disse la truccatrice
scambiandosi un'occhiata con la parrucchiera. Nell'emozione del momento
non sapevo neanche i loro nomi ancora, cosa che avrei dovuto rimediare
quanto prima, non gli volevo certo apparire snob solo perchè
sposavo un personaggio famoso. Acconsentii con le testa e loro uscirono
silenziosamente dalla porta scansando Kristen. Quando fummo sole portai
nuovamente la mia attenzione su di lei; prima che iniziasse a
parlare l'osservai: era vestita
elegantemente, con un vestitino molto carino
quindi pensai che avesse deciso di partecipare al matrimonio. Questo mi
rallegrò perchè comunque sapevo quanto Rob ci
tenesse
alla sua presenza. Sembrava venuta in pace e questa consapevolezza mi
confortò predisponendomi ad ascoltarla.
- Non posso dire che ti aspettavo infatti! - Dissi cercando di sembrare
serena e naturale.
- Sono qui per farti le mie congratulazioni. - Parlò usando
un tono di voce molto freddo.
- Non ce n'era bisogno. - Mi ritrovai a commentare. La capivo
più di quanto immaginasse anche se non credo che io avrei
mai
trovato la forza e il coraggio di partecipare al matrimonio della
persona di cui ero ancora innamorata come stava facendo lei. Forse
l'ammiravo proprio per questo motivo.
- Lo so però quando perdo, mi piace congratularmi con chi ha
vinto. Sono un tipo sportivo! Tu hai vinto ed io adesso sono qui! -
Continuò sempre glacialmente. Il fatto che considerasse Rob
un
gioco, mi scatenò qualcosa dentro che subito
mandò in
frantumi tutti i miei buoni propositi.
- Non ho vinto niente! - Sbottai non cercando più neanche di
essere troppo razionale. Non mi andava proprio bene l'atteggiamento che
teneva.
Lei mi guardò con aria assente e strafottente e questo
contribì definitifamente a farmi perdere le staffe facendomi
innervosire oltre modo. - Se sei venuta qui soltanto perchè
sei
"sportiva" congratulandoti per la mia conquista, consideralo
già
fatto! - Sputai acida.
- Quindi quella è la porta,
accomodati
pure. - Dissi indicandole l'uscita.
Mi osservò nuovamente e stavolta mi sembrò di
leggere
sorpresa nella sua espressione. Cercai di trattenermi, non
mi andava di rovinarmi ulteriormente quel giorno
così
speciale.
- A dire la verità sono venuta anche per dirti che un
pò
ti odio per quello che mi hai fatto. - Disse lei stringendo i pugni e
gli occhi.
- Credo che ti meriti di non vivere al meglio questo giorno
che doveva essere il mio
giorno! - Aggiunse sempre più contrìta calcando
sulla parola mio.
- Secondo me sei cresciuta davvero troppo nel mondo del cinema! Non
posso credere che sia diversamente perchè soltanto nei film
si
sentono questi discorsi che mi stai facendo adesso. - Tuonai io sempre
più sull'orlo di una crisi di pianto in piena regola. Era
venuta
solo per rovinarmi l'umore e anche se Rob si diceva tranquillo per la
sua presenza perchè la considerava una situazione chiusa e
risolta, mi ritrovai a dover purtroppo constatare che non dovevamo
affatto ritenerci salvi dall'uragano Kristen.
- E' questo che pensi di me? Forse allora hai convinto così
Robert a stare con te? Facendogli credere che io recito sempre e che
non dico mai veramente quello che penso? - Mi esplose lei contro.
- Non ho assolutamente detto questo e non capisco neanche come ti sia
venuto in mente. - Dissi distogliendo lo sguardo. La sentii sbuffare
più volte, sempre più rigida davanti a me.
- Quando mi avrai rovinato l'umore, come dici tu, in questo giorno,
credi che cambierà qualcosa? - Mi ritrovai calma a
suggerirgli.
Lei mi guardò spaesata e finalmente tutta la tensione che
teneva dentro esplose: iniziò a piangere e si
accasciò a terra.
- Il bello....è....che....proprio.....non...nnn-non....ci
riesco.....ad..... odiaaaartiiiii! - Disse tra un singhiozzo e l'altro.
In quel momento mi sentii stringere il cuore. Questa ragazza davanti a
me, voleva odiarmi con tutte le sue forze perchè gli avevo
portato via il suo uomo, anche se non erano andate proprio
così le cose, e invece non ci riusciva. Forse, per lo stesso
motivo che avevo io di cercare comunque di difenderla e di non
giudicarla. La verità mi colse di sorpresa: in lei ci
rivedevo molto me stessa. Con quei suoi modi neanche tanto velatamente
rispettosi, quella forza di volontà che in tutto e per tutto
la sovrastava, quel carattere così tanto orgoglioso.... Si,
era come ero io alla sua età. Con la differenza che io, alla
sua età, non ero un attrice famosa e non dovevo comunque
vedere e frequentare il mio ex. Quindi lei era tanto più
forte e coraggiosa di me.
Mi ritrovai seduta in terra ad abbracciarla sussurrandole che tutto
sarebbe andato per il meglio e che, anche lei, prima o poi, avrebbe
ritrovato l'amore.
Le carezzavo i capelli e attendevo in silenzio che lo sfogo facesse il
suo corso. Si sarebbe sicuramente sentita meglio dopo, probabilmente
svuotata, ma trattenersi ulteriormente non l'avrebbe certo giovata!
Dopo un pò i singhizzi cessarono e lei alzò quei
meravigliosi occhi verdi che la contraddistinguevano su di me.
Erano rossi e gonfi e mi ritrovai ad abbracciarla. Lei mi
lasciò fare, posando la sua testa sulla mia spalla.
Secondo me la gravidanza mi stava rammollendo troppo. Non so in quale
altro universo parallelo io, mi sarei mai comportata così.
Però in quel momento mi sembrava la cosa più
giusta da fare. Mi lasciai guidare dal cuore e l'istinto e poi diedi
voce ai miei pensieri.
- Non dobbiamo per forza odiarci..... - Le disse cercando anche di
farla ridere scimmiottando un pò la sua voce.
Lei mi fissò e poi vidi comparire un flebile sorriso sulle
sue labbra.
- Anche se amiamo lo stesso uomo e lui, ha scelto me, questo non vuol
dire niente. Io non sono meglio di te, non ho niente più di
te e tu non hai sbagliato niente con lui. Semplicemente non doveva
essere. Non so perchè lui ha scelto me.... - Dissi come un
fiume in piena.
- Io lo so. - Mi interruppe lei. La guardai presa dalla
curiosità per le sue parole.
- Perchè sei così: dolce, spontanea, dannatamente
sincera e allo stesso tempo rispettosa. - Le sorrisi. Mi piaceva come
mi vedeva, mi riempiva di orgoglio apparire a lei, proprio a lei che
avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per odiarmi, in quel modo.
- La verità è che le cose tra me e Robert non
andavano già da un pò. Credevo che, col tempo, si
sarebbero potute sistemare ma così non è stato.
Sei arrivata improvvisamente
tu e hai sconvolto tutti i nostri piani! Non è
comunque giusto che io mi accanisca su di te, soprattutto adesso, che
stai per sposarti. E' che a volte mi faccio guidare dalla rabbia e
allora..... -
- Hai vent'anni Kristen, è normale. Sei molto matura per la
tua età, io non credo che avrei mai affrontato
tutto quello che hai passato tu, come hai fatto tu. -
- Forse meglio! - Esclamò lei convinta.
- Così mi lusinghi. Ma no, assolutamente no. Non ne sarei
stata capace, per questo ti ammiro. -
- Okkey, mi hai convinto. - Disse lei alzandosi dopo un attimo di
silenzio.
- Convinto? A fare che? - Le domandai alzandomi anch'io e fissandola
negli occhi.
- A non odiarti. - Rispose lei sorridendo.
"Toc!Toc!"
- Disturbo? - Tom si affacciò alla porta e quando mi vide
sola con Kristen la splancò del tutto immediatamente
preoccupato.
Mi si avvicinò e fulminò Kristen con lo sguardo.
- Che succede qui? - Chiese agitatissimo.
- Niente. - Risposi sorridendo.
Kristen lo guardò un attimo e poi abbassò la
testa.
- Hai convinto anche lui, perchè non dovrei lasciarmi
convincere anch'io? - Domandò sempre con lo sguardo basso.
- Cosa? - Non capii a pieno il suo discorso ma Tom si
rilassò e le mise una mano sulla spalla.
- Guarda che davvero io non ho mai remato contro di te Kristen. - Le
disse con voce inaspettatamente calma.
- No? - Le chiese lei incredula alzando finalmente lo sguardo.
- No. Solo che non credevo nella vostra storia. Ma non l'ho mai detto a
Robert, solo a te. - Aggiunse lui pratico.
- Già. - Sbuffò lei guardandomi. - Adesso ti
lascio prepararti. Vado a rifarmi il trucco, altrimenti poi
sembrerò un panda nelle foto! - Esclamò
più rilassata.
- Ok, a dopo. - Dissi prima che voltasse le spalle per andarsene.
- Tutto bene? - Domandò Tom premuroso fissandomi negli occhi
appena la porta si rischiuse.
Annuii convinta e poi l'abbracciai.
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Vi ricordo come sempre l'altra mia storia Sette
Giorni,
se vi va mi fareste un favore. Alla prossima.
|
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Capitolo 29 *** Matrimonio parte II ***
Vi
rubo solo un momento per augurarvi l'ultimo Buona lettura di questa
storia.
Ci vediamo in fondo.
Capitolo 29.
Matrimonio. Parte II
- Sicura di star bene
vero? - Domandò Tom mentre mi teneva stretta tra le sue
braccia.
Trovai la forza di staccarmi da lui per parlare, anche se era l'ultima
cosa che volevo fare. In quel momento, anche se era passato e sembrava
che con Kristen si fosse risolto tutto, mi sentivo molto vulnerabile e
stare abbracciata al mio migliore amico a poche ore dal matrimonio, era
quanto di più rilassante potessi chiedere.
- Si dai, abbastanza. - Risposi fissandolo negli occhi.
- Sicura? -
- Tom? -
- Mmmm? -
- Non è che adesso mi stresserai tanto quanto Rob, solo
perchè sono incinta vero? - Chiesi sorridendo e abbassando
lo
sguardo sulla mia pancia.
- Così te l'ha detto.... - Rispose lui mettendosi seduto
sulla
poltroncina su cui ero seduta io fino all'arrivo di Kristen.
- Certo. Anche se era scontato che te lo dicesse. - Affermai convinta.
- Siete amici. -
- Tu perchè non me l'hai detto? - Chiese con un tono di voce
leggermente più duro del solito mieloso che ormai aveva
adottato
con me, da quando specialmente avevamo chiarito le nostre posizioni.
Segno forse, che il fatto che avessi fatto finta di niente con
lui, un pò gli aveva creato disagio.
- Perchè no. Era giusto che fosse lui a farlo, vi conoscete
da
una vita e siete cresciuti insieme. Poi sarai anche il suo
testimone.... -
- Ma non ero anche il tuo migliore amico? - Cercò di
sorridere ma non gli riuscì molto bene.
- Aspetta un momento. Tu vuoi davvero dirmi che ci sei rimasto male
perchè non ti ho detto che ero incinta? -
Tom annuì convinto e sulle mie labbra si disegnò
un
sorriso dettato sicuramente dall'attacco d'isteria che stavo per avere.
Ce la dovevano avere tutti con me, perchè non era possibile
che
a poche ore dall'evento più importante di tutta la mia vita
fino
a quel momento, accorressero per farmi presente i problemi che ci
potevano essere nelle nostre relazioni. Prima Kristen che avrebbe
voluto odiarmi ma che non ne era capace, poi Tom che mi aveva
confessato di essersi innamorato di me e che adesso si lamentava
perchè non gli avevo detto che ero incinta, per non parlare
delle altre tre pazze che, quella mattina, sembravano scomparse e
latitanti.
- Ce l'hai con me? - Chiesi incredula. Mi sembrava assurdo affrontare
tutti quei discorsi di mattina e soprattutto quella mattina.
- No assolutamente, era solo per distrarti. - Rispose lui sorridendo
come se niente fosse successo.
- No? Per distrarmi? Per farmi incazzare vorrai dire! - Sbottai di
brutto ma quella situazione proprio non la tolleravo.
- Eddai Giulia, solo perchè ancora non è arrivato
il
vestito, non ti puoi far prendere dal panico! - Esclamò lui
convinto e dandomi delle leggere pacche sulla spalla. Il mio cervello
però si era volutamente fermato alla parola vestito. Il mio
vestito, quel meraviglio vestito da sposa che avevo scelto con Steph da
quella sua stilista che aveva una sede in India e che si era
gentilmente offerta, di prepararmi l'abito dei miei sogni in due
giorni, quel vestito che avrei dovuto indossare ormai da lì
a
tre ore, ancora non era arrivato?????
- Oddio! - Imprecai lasciandomi cadere a terra.
- Giulia stai male?? - Arrivò Tom di corsa facendomi
contemporaneamente un pò d'aria con le mani.
- Un capogiro. Ma davvero ancora l'abito non è arrivato? -
Fissai Tom con gli occhi ricolmi di lacrime. Sicuramente stavo
esagerando, e e gli ormoni in questo mi erano nemici, ma la situazione
mi sembrava fin troppo inverosimile.
- Dai vedrai che arriverà presto. Le tue amiche stanno
facendo
il diavolo a quattro di là, ma non volevano essere loro a
darti
la notizia, così avevano mandato me in avanscoperta. Mi sa
però che non ho fatto un gran lavoro..... - Mi disse
asciugandomi le lacrime che senza rendermente conto, mi avevano solcato
il viso. Adesso però capivo anche perchè quelle
sciagurate delle mie amiche, ancora non si fossero
presentate. Vigliacche!
- Eccoci qua. Vestito, truccatrice e parrucchiera al tuo servizio
sposina! - Urlò Noemi spalancando la porta ed entrando come
una
furia assieme a Valentina, Lucia e le due ragazze che poco fa mi
avevano lasciato parlare in privato con Kristen.
Rimasero poi tutte impalate osservando la posizione che avevo assunto:
ero seduta a terra con Tom in ginocchio davanti a me che ancora non
aveva tolto la mano dalla mia guancia.
- Gli hai detto del vestito! - Affermò Lucia quasi
ringhiando verso di lui.
- Uomini! - Esclamò Valentina venendo insieme a Noemi ad
aiutarmi a rialzarmi.
- C'ho provato a distrarla, ma era già nervosissima e non mi
andava di litigare. Ho preferito dirgli come stavano le cose. - Si
giustificò Tom.
- Si si, ok. Adesso esci da qui però, abbiamo da preparare
una
sposa! - Lo congedò Lucia spingendolo verso la porta.
- Tom? - Lo chiamai. Lui si voltò con un sorriso bellissimo
che
mi rilassò e mi fece capire quanto Tom tenesse a me e al
nostro
rapporto.
- Grazie. -
- Sempre disponibile principessa. - Disse uscendo.
Immediatamente tutte mi furono vicino aiutandomi come meglio credevano
a prepararmi per quella cerimonia che si sarebbe celebrata da
lì
a due ore e mezza. Le mie amiche parlavano e nel contempo mi
ritoccavano lo smalto o la ceretta o l'intimo che indossavo, mentre la
truccatrice e la parrucchiera, si davano il cambio per portare a
compimento il loro lavoro. Riuscii a farmi dire i loro nomi, Elisabeth
e Hanna, e a convincerle a partecipare alla cerimonia.
Non so come poi, riuscii anche ad essere pronta in orario e,
stranamente, non mi
sentivo assolutamente in ansia. Tutta la preparazione era avvenuta in
un clima sereno e festoso, tanto che le angosce di quella stessa
mattina, erano letteralmente scomparse, come non fosse mai avvenuto
niente.
Il mio adorato papà mi attendeva all'ingresso del percorso
segnato da delle decorazioni di fiori che mi avrebbe condotto sino a
ciò che era stato allestito come altare, ma soprattutto mi
avrebbe fatto raggiungere l'uomo della mia vita. Rob. L'unico e il solo
capace di farmi provare mille emozioni diverse e intense, ogni volta
anche solo con la sua presenza. L'unico che mi aveva mai creato una
sorta di
dipendenza, il futuro padre del mio bambino, l'amore della mia
esistenza.
Non stavo più nella pelle, ero emozionata ma impaziente di
iniziare la mia nuova vita.
Mi attaccai al braccio di mio padre che, prima di diede un bacio in
fronte, e poi mi carezzò una guancia.
- Pronta? - Mi sussurrò all'orecchio.
- Si. Mai stata più pronta in vita mia. - Risposi convinta.
Ci incamminammo in quel vialetto al centro della spiaggia ai cui lati
erano posizionate tante sedie bianche su cui erano sedute le persone
più importanti della mia vita. Vidi mia madre con i miei
zii, i genitori di Rob, Andrea, le mie colleghe di lavoro Carmen e
Giorgia, Giovanni e Margherita del bar che ci aveva fatti incontrare,
Steph, Emilie che mi guardava sognante,
il resto del Brit Pack e i colleghi di set di Robert, Kristen compresa.
Poi il mio sguardo si posò alla fine di quella camminata: un
altare bianco adornato di rose bianche e rosa, spiccava a contrasto con
l'azzurro del mare e del cielo in lontananza, vidi i volti di Noemi,
Valentina e Lucia che già erano ricolmi di lacrime,
così come quelli delle sorelle di Rob e di Tom. Poi il mio
sguardo fu catturato dall'uomo che aveva cambiato interamente il corso
della mia esistenza fin dal primo momento. Rob era lì che mi
attendeva vicino al parroco, con uno splendido vestito nero, molto
semplice ma che lo rendeva più bello e sexy di quanto non lo
fosse di solito. Questa considerazione, così come quella che
entro breve sarebbe diventato mio,
mi fece battere il cuore ad una velocità pazzesca, mi
sembrava di sentirlo battere direttamente in gola. I nostri occhi si
incollarono e sul suo volto si disegnò un sorriso dolcissimo
che mi fece tremare le gambe. In quel momento ringraziai tutti i
Santi perchè ci stavamo sposando su una spiaggia e quindi
potevo addurre quella scusa, come causa del mio scarso equilibrio dato
che non portavo le scarpe. Invece il mio tremare e inciampare quasi
continuamente era dovuto alle sensazioni che stavo provando. Erano
giunte tutte insieme e con una tale intensità da farmi
tremare come una foglia spostata dal vento.
Mi sembrava che quella passeggiata, si fosse trasformata in una
lunghissima camminata invece di quei pochi passi che dovevano essere.
Credevo di vedere tutto al rallentatore ed ogni faccia che
incontrava i miei occhi, mi faceva emozionare ancora di più.
Quando finalmente mio padre mise la mia mano su quella di Rob, ebbi un
piccolo cedimento. Rob fu pronto nel sorreggermi per evitarmi una
caduta certa.
- Ti senti male? - Mi domandò preoccupato.
Scossi la testa e mi aiutò a rimettermi in piedi.
- Solo troppe emozioni ed un vestito decisamente inadatto per sposarsi
sulla sabbia. - Gli risposi sorridendo e facendogli l'occhiolino.
Mi baciò la guancia e mi sussurrò - sei
bellissima - all'orecchio.
Lo guardai da capo a piedi e gli risposi - anche tu non sei male! -
scatenando le risate di tutti i presenti.
Non ricordo molto delle parole del parroco e di tutto quello che
avvenne poco dopo. Ero troppo concentrata sulla mano di Robert
intrecciata
alla mia e su tutte le sensazioni assolutamente destabilizzanti che
stavo provando, per prestare realmente attenzione su tutto
siò che mi circondava.
Mi risvegliai da quello strano stato di trance che mi aveva avvolto
come una bolla, solo quando il parroco pronunciò quelle che
mi sembrarono parole magiche.
- E con i poteri da me conferitimi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e
moglie. Può baciare la sposa. -
Sentii solo in lontananza gli applausi dei presenti e il fischiare,
probabilmente di Kellan, perchè la mia attenzione gravitava
tutta attorno alla lingua mia e quella di Rob che si attorcigliavano
nella bocca dell'uno e dell'altra alternativamente. Sentivo solo lui e
il suo respiro, le sue mani sulla mia schiena nuda, il suo odore, il
mio cuore che batteva sempre più forte e velocemente.
- Ti amo. - Mi disse appena riuscimmo a ritornare lucidi interrompendo
il nostro bacio.
- Ti amo. - Risposi sulle sua labbra.
Poi gli applausi e le grida dei nostri amici, ci riportarono alla
realtà.
Eravamo marito e moglie adesso, avremmo avuto un figlio e quindi saremo
comunque stati legati per sempre e questo non sarebbe mai cambiato.
I festeggiamenti proseguirono fino a pomeriggio
inoltrato, fortunatamente senza alcun intoppo e contrattempo. I
giornalisti sembravano i grandi assenti, ma non so dire con certezza
quando mi resi conto che in realtà, ad ogni angolo lasciato
libero dai teli dei gazebi, si intravedevano in lontananza dei flash.
Non mi importava, ma ero comunque curiosa di capire come diavolo erano
venuti a saperlo.
Magari, quando qualcuno di loro ci avrebbe fatto un'intervista su
questo giorno, me lo sarei fatto spiegare.
La musica di Bobby riecheggiava nella parte di spiaggia che avevamo
riservato. A dire la verità, data anche la modesta
grandezza, avevamo riservato l'intera isola per quel giorno, e tutto mi
appariva come un bellissimo sogno.
- Sei felice? - Mi chiese Rob mentre volteggiavamo spensierati sulle
note intonate dal suo amico.
- Infinitamente. - Risposi sfiorandogli poi le labbra per un lieve
bacio.
- Pronta per la grande rivelazione? -
- Tu? - Gli chiesi sorridendo già immaginandomelo sommerso
dalle sue sorelle in degli abbracci stritolatori.
Annuì convinto e mi portò con sè sul
palco
posizionandosi davanti al microfono che fino a pochi istanti prima
stava usando Bobby per cantare.
- Ehm, ehm, - si schiarì la voce prima di parlare, - scusate
l'interruzione, ma io e Giulia vi volevamo innanzi tutto ringraziare
per essere intervenuti nonostante il poco preavviso. - Gli appalusi e
fischi lo fecero interrompere un attimo. - Poi volevamo mostrarvi una
cosa. -
Indicò un enorme televisore che era magicamente comparso
vicino a lui e dalle casse che fino a poco prima trasmettevano musica,
si sentii un battito velocissimo e poi la mia voce che spiegava a Rob
nel video, ma anche a tutti gli altri in quel momento, che ero incinta.
Appena il video finì ci fu un attimo di silenzio quasi
irreale, poi i fischi e le grida delle sorelle di Rob, riecheggiarono
per tutta l'isola.
Fummo assaliti da abbracci e baci da ogni direzione. I miei genitori e
quelli di Rob, piangevano a dirotto, mentre le sue sorelle e i suoi
amici, saltellavano ovunque sghignazzando e cogliendo quella come una
nuova occasione per brindare alla nostra salute.
In un attimo di pace da quella ressa, riuscii a scorgere Kristen
immobile e sola seduta al tavolo che gli era stato assegnato. Era
girata di spalle e con la testa abbassata. Tirai una manica di Rob per
richiamare la sua attenzione.
Lui si abbassò per ascoltare meglio quello che avevo da
dirgli.
- Va da lei. - Gli dissi indicandogli con il dito Kristen. Lui
seguì il mio indice e la vide. Poi guardò di
nuovo me e mi sorrise.
Mi baciò sulla fronte e mi sussurò - sei
fantastica - prima di dirigersi verso di lei.
Lo seguii con lo sguardo e lo vidi sederglisi accanto mettendogli una
mano sulla spalla. Parlarono un pò e poi Kristen
incrociò i miei occhi. Mi salutò e mi
sillabò un "grazie" e un "congratulazioni" che sembravano
veramente sinceri.
Tutto sommato, quella ragazza era davvero dolce e pacata nonostante con
i giornalisti o con chiunque invadesse la sua privacy, apparisse tutto
il contrario. E poi il suo atteggiamento assolutamente maturo e
responsabile anche in una situazione come quella, me la fecero
apprezzare ancora di più.
La mia attenzione poi fu catturata da mia madre e da quella di Rob, che
non facevano altro che ripetermi quanto fossero felici di diventare
nonne.
Tutti i presenti mi dimostrarono il loro affetto ed io ero
assolutamente appagata da tutta quella situazione, poi Rob mi cinse la
vita da dietro e si perse tra i miei capelli.
- C'è qualcuno che ti vuole salutare. - Mi disse
facendomi voltare. Kristen era in piedi vicino a lui, con gli occhi
leggermente arrossati molto probabilmente per il pianto che non era
riuscita a trattenere, ma un bel sorriso disegnato sulle labbra.
- Ciao. - Mi disse poi abbracciandomi. Rimasi un attimo interdetta da
quel gesto non sapendo bene cosa fare, poi mi sciolsi e ricambiai il
gesto.
- Grazie. - Gli sussurrai all'orecchio. Lei si staccò e si
strinse nelle spalle guardando prima me e poi Rob che mi stava dietro.
- Adesso devo andare. Domani ho un'intervista a New York. - Disse
stringendomi le mani.
- Ok, fa buon viaggio e grazie ancora. - Mi fece l'occhiolino e
salutò con la mano prima di voltarsi e scomparire dalla
nostra vista.
- Mi concede l'onore di questo ballo signora Pattinson? - Mi
invitò Robert facendomi nuovamente girare verso di lui.
- Certamente signor Pattinson. - Risposi alzandomi sulle punte e
baciandolo nuovamente.
Mi abbracciò stretta a sè e poi iniziò
a dondolare sul posto senza staccare le sue labbra dalle mie mentre
faceva vagare le sue mani libere sulla mia schiena causandomi mille
brividi ad ogni passaggio.
Ero felice come non mai, avevo tutto e non avrei potuto chiedere di
più.
F I
N E
Eccoci giunte alla fine mie dolci donzelle, spero
di non aver
deluso nessuno. Queste che vedete sopra sono dei piccoli regalini per
voi, per farvi immaginare i nostri piccioncini alla fine di agosto,
quando Giulia cioè ha la possbilità di stare
nuovamente
in vacanza con Robert dopo i suoi impegni di lavoro. Mi piaceva mettere
queste foto alla fine perchè lei con la pancia credo che sia
ancora più bella e dolce di quanto non lo sia normalmente. E
lui
qui sembra tanto naturale e spensierato che mi sembrava rappresentare
benissimo lo stato d'animo che volevo farvi percepire della sua nuova
vita matrimoniale.
Diversamente dal solito ho preferito mettere le mie note in fondo al
capitolo, perchè volevo farvelo gustare tutto senza le mie
assurde intromissioni.
Mi sembra impossibile che questa storia sia arrivata alla fine: la cosa
mi rende triste e felice allo stesso tempo. Triste perchè
comunque questi personaggi mi mancheranno; felice perchè
è stata la prima storia che ho mai scritto in vita mia e
sono
contenta di essere arrivata in fondo. Non so se forse, in un futuro
prossima, potrei anche aggiungere un capitolo o una OS per farvi spiare
nella loro vita magari a distanza di qualche anno, fatemi sapere se,
eventualmente, l'idea vi aggraderebbe.
Non credo che ci siano parole sufficientemente in grado di spiegarvi il
senso di gratitudine che sento per tutte voi che mi avete seguito con
entusiasmo fin qui. E' iniziato tutto per gioco e non avrei mai creduto
di raggiungere questi risultati. Siamo arrivati a oltre 1400
visualizzazioni e a 40 tra persone che hanno inserito la storia tra le
seguite, le preferite o le ricordate. Ogni capitolo è stato
letto da una media di 120 persone, quindi, anche se altre storie hanno
sicuramente più seguito e più riscontro, io sono
a dir
poco esterrefatta perchè non avrei mai e poi mai creduto che
questo si potesse verificare.
Voglio poi ringraziare singolarmente tutte quelle care e dolci ragazze
che hanno deciso di lasciare anche un solo commento alla storia ma che
comunque mi ha spronato ad andare avanti, quindi grazie a:
Leo miao
Aching4perfection
Giu24
Lasara
Daly1902
AnnaDaiCapelliNeri
Thedreamer
Miss Bass
Sister 82
Non voglio stressarvi oltre con i miei sproloqui, ma davvero un grazie
di cuore a tutte.
Spero di ritrovarvi tutte anche nell'altra mia storia Sette
Giorni e
magari anche in quelle che verranno in seguito.
Un bacio immenso a tutte e alla prossima ;)
Ciao ciao.
Sabry
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