Improvvisamente tu.

di bibabirba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Compleanno ***
Capitolo 2: *** Risvegli ***
Capitolo 3: *** Cicerone ***
Capitolo 4: *** Serata tra amiche ***
Capitolo 5: *** Amici ***
Capitolo 6: *** Siena ***
Capitolo 7: *** Viareggio ***
Capitolo 8: *** In viaggio ***
Capitolo 9: *** New York ***
Capitolo 10: *** Viaggio di ritorno e ritorno ***
Capitolo 11: *** Welcome to London ***
Capitolo 12: *** Ti presento i miei ***
Capitolo 13: *** Prove d'amore. Parte I ***
Capitolo 14: *** Prove d'amore. Parte II ***
Capitolo 15: *** Brit Pack? No Tom test! ***
Capitolo 16: *** Giornalisti ***
Capitolo 17: *** Lontananza ***
Capitolo 18: *** "Rapimento" ***
Capitolo 19: *** La Premiere ***
Capitolo 20: *** L'incontro ***
Capitolo 21: *** Amicizie ***
Capitolo 22: *** Preoccupazione e rivelazioni. ***
Capitolo 23: *** Chiarimenti ***
Capitolo 24: *** Sorpresa! ***
Capitolo 25: *** Paure ***
Capitolo 26: *** Dolce attesa ***
Capitolo 27: *** Decisione improvvisa ***
Capitolo 28: *** Matrimonio parte I ***
Capitolo 29: *** Matrimonio parte II ***



Capitolo 1
*** Compleanno ***


Capitolo 1. COMPLEANNO



Sarà sarà l’aurora
Sarà sarà così….

Uh! Che bello c’è Eros! Ma perché lo sento così vicino se invece il palco è lontanissimo da me? E perché sono sola? Ma che diavolo……………………………………………………
……………………………………………
La sveglia! Buongiorno Giulia! E dai oggi è un’altra fantastica giornata di gennaio piena di lavoro e basta!
Dopo la solita ramanzina per convincermi ad alzarmi da letto mentre Eros cantava ancora per la stanza, guardo la sveglia. Le 8.10. Ok ce la posso fare. Oggi è venerdì ultimo giorno prima del week end. Domani riposo assoluto. Ultimo sforzo.
Con questi pensieri riesco finalmente ad alzarmi da letto e dopo una doccia veloce che comunque non riesce a svegliarmi del tutto, mi vesto velocemente con il mio completino da lavoro, pantaloni e giacca neri e camicia bianca, afferro il cellulare sul comodino e vado in cucina.
Solo in quel momento mi rendo conto che oggi non c’è nebbia, non piove e che il cielo è azzurro. Dalla terrazza della mia cucina riesco a vedere il cielo e il sole che cerca di essere splendente per quanto può esserlo in Toscana in pieno gennaio alle 8.30 del mattino.
Cerco le chiavi della macchina, afferro la borsa e dopo essermi infilata il mio cappotto nero, chiudo la porta del mio appartamento, scendo le scale ed esco in strada.

Infilo gli occhiali da sole e mi dirigo verso la mia Classe A. Proprio mentre sto per avviare il motore mi arriva un messaggio:

Buongiorno pulce! AUGURI!!!!!!!!! Buon compleanno!  E sono 30 è? Come ti senti vecchiarella? Passa una buona giornata e ci vediamo domani mattina allora per la scorpacciata di Twilight, ok? Così magari senti meno la mancanza! Poi la sera cena con le atre 2 pazze…..Baci more.

Compleanno? 30? Oddio no! No no no no no no! Che palle! Non può essere! Già 30 no! Bel risveglio Noemi, grande donna! Vabbè ma mica c’ha colpa lei se sono nata 30 anni fa, no? Noemi insieme alle altre”2 pazze” è la mia migliore amica, ci conosciamo tutte dai tempi delle superiori e non ci siamo più perse. Non credo però che riuscirò a sentirne meno la mancanza. Ok niente pensieri negativi.
Consapevole che l’intera giornata sarà piena di ammiccamenti sulla mia età, accendo il motore della macchina e mi immergo nel traffico cittadino della mia Firenze. Direzione BAR MARGHERITA per una sana colazione a base di cappuccino e briosce con mascarpone e nutella! In fondo, penso, è il mio compleanno è giusto che mi vizi almeno un po’? No?
Lascio l’auto nel parcheggio del centro commerciale nel quale lavoro e che è proprio davanti al bar. Non vado mai a quello che c’è nell’ipermercato perché almeno qui non ci sono sempre le solite facce. Quando entro Margherita mi saluta e Giovanni, il marito con il quale la donna gestisce il bar, inizia subito a prepararmi il cappuccino facendo cenno di sedermi al mio solito tavolo vicino alle finestre.
-    Buongiorno signorina, ecco qua il suo cappuccino, gradisce anche una briosce o fa passo anche oggi per via della linea? – Mi canzona Giovanni porgendomi il cappuccino.
-    Buongiorno a te mio salvatore! Lo sai che non connetto finchè non bevo un tuo cappuccino però oggi gradirei anche una bella briosce mascarpone e nutella. E lasciamelo dire, fanculo la linea! – Gli rispondo io di rimando.
Giovanni mi guarda divertito, si volta per andare a prendere la briosce poi però si ferma di scatto guardandomi di sottecchi come gli fosse venuto in mente chissà che cosa.
-    Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Giulia, tanti auguri a te!-
Mi vedo comparire Margherita con una candelina sopra alla briosce che grida insieme al marito con un sorriso enorme stampato sulla faccia, quella fastidiosa canzoncina. Dietro di loro le “3 pazze” a questo punto, delle mie amiche che mi sorridono felici.
Io resto paralizzata sulla sedia con ancora gli occhiali da sole in mano e non so se ridere o mettermi a piangere per l’emozione. Adoro le mie amiche. Con uno scatto mi alzo e faccio cadere all’indietro la sedia per la troppa foga. La guardo in terra, ma solo un attimo per poi girare velocemente il tavolo ed andare ad abbracciare quelle 3 sceme.
-    Voi siete matte! – E’ l’unica cosa che abbia un senso che riesco a dire mentre le strapazzo di baci.
-    E per me niente? – Mi blocco di scatto appena sento quella voce alle mie spalle. Quella voce troppo familiare e assolutamente amata.
Mi volto lentamente nella direzione della provenienza di quella voce con la paura che sia solo un sogno, ma le facce delle mie 3 amiche mi fanno capire che non lo è. Ma devo sognare per forza. L’ho sentito ieri sera per telefono e mi confermava che non ce l’avrebbe fatta a venire perché aveva l’intervista per la promozione di del suo ultimo film, quindi come diavolo poteva essere già lì?
Quando riesco finalmente a voltarmi completamente, incontro i suoi occhi azzurro cielo/mare che mi guardano divertiti e non posso fare a meno di corrergli letteralmente incontro stampandogli un bacio sulle labbra. Oddio era lì, era lì davvero. Non riuscivo a pensare ad altro mentre lo baciavo e lo stringevo. Sentivo il suo sorriso sulle mie labbra e io ancora non riuscivo a crederci.
Quando mi decido ad allontanarmi quel tanto che basta per guardarlo meglio, noto due occhiaie profonde sotto gli occhi e i capelli nascosti sotto un cappellino di lana. Mi do un pizzicotto sulla guancia mentre chiudo gli occhi, ma quando li riapro lui è ancora lì tra le mie braccia! Lui mi guarda sempre più divertito, poi sposta lo sguardo su Noemi Lucia e Valentina e dice in un italiano assolutamente strascicato ma altrettanto sexy
-    A quanto pare la sorpresa è riuscita perfettamente ragazze! –
-    Ma brave - lo interrompo subito io - voi sapevate tutto e non mi avete detto niente? Anzi ieri sera tu Noemi – dico mentre gli punto un dito contro – mi hai anche consolata al telefono dicendomi che tanto l’avrei rivisto la prossima settimana e che non c’era niente per cui essere così tristi dato che oggi non dovevo festeggiare proprio niente perché sarei stata semplicemente più vecchia? –
-    Adesso non fare la permalosa. Volevo troppo vedere la tua faccia e ne è valsa sicuramente la pena. Guardati! Stai facendo la dura con me ma non ti muovi di un solo millimetro per staccarti dalle sue braccia. Sei troppo forte! –
Effettivamente mi rendo conto solo adesso della posizione che ho assunto, sono ancora abbarbicata a Robert e ho solo scostato la faccia quel tanto che basta da lui per parlare con Noemi.
-    Che ci posso fare se ero in crisi di astinenza? – Dico sbuffando e nascondendomi nel petto della mia fonte di gioia.
Robert mi bacia i capelli e mi chiede con aria interrogativa di chi non ha capito un bel niente – Crisi di astinenza? –
-    Vabbè dai te lo spiego dopo! –
Mi stacco di malavoglia da lui per guardare l’orologio appeso dietro al bancone. Sono le 9.
–    Oddio sono le 9! Dovevo essere già dentro! –
Esclamo cercando di divincolarmi da Robert che non sembra voler assolutamente lasciarmi la mano. Forse non ha capito quello che ho detto, infondo parla bene l’italiano ma magari ho parlato troppo in fretta.
-    Tesoro – lo guardo come per farmi capire – devo andare a lavoro, sono già in super ritardo, dopo chi lo sente Andrea? Tu intanto puoi andare a casa – continuo cercando la chiave di casa e della macchina nella borsa.
-    E certo, e secondo te mi sono fatto una traversata tranatlantica per arrivare qui e vederti andare a lavoro? –
Mi guarda con quegli occhioni dolci che mi hanno fatto perdere completamente la ragione. Ma io devo andare, ho preso ferie la prossima settimana per stare con lui, non posso saltare anche oggi. O si?
-    Tesoro? – Mi chiama Lucia. Mi volto e la guardo.  Che situazione assurda, tutti stanno ridendo di me e io non ci sto capendo una mazza.
-    Oddio Lucy, ma perché anche tu ancora non sei entrata? Ma che succede? –
Guardo tutti con aria interrogativa, poi Robert mi accarezza una guancia e fa scontrare il nostro sguardo.
-    Ma quanto sarai ingenua! – Commenta.
Ok io sono ingenua ma non ci sto capendo niente lo stesso. Mi volto nuovamente verso Lucia con aria sempre più interrogativa. Lei evidentemente mossa a compassione si decide a parlare:
-    Tesoro mio dolce, sta tranquilla va tutto bene. Era tutto organizzato, la settimana di ferie che pensavi di aver preso, si è traformata in 15 giorni a partire da oggi. Quindi no, non devi andare a lavoro ed io sono ancora qua perché Andrea mi ha dato il premesso di entrare alle 10  per godermi la scena e raccontargli tutto. Tutto chiaro adesso?-
Mi guarda con occhi dolcissimi come fossi una bambina piccola che non capisce qualcosa. Ed io non posso fare altro che ingoiare a vuoto, abbassare lo sguardo imbarazzata e nascondermi nuovamente nel petto del mio ragazzo.
-    Ho capito, va bene. Scusate tanto è se non così credulona!-
Robert mi alza il mento con le dita per far incontrare nuovamente i nostri occhi
-    Non sei credulona amore, sei solo ingenua. Ma è anche per questo che ti amo! –
Mi dice prima di far avvicinare nuovamente le nostre labbra. Il bacio da casto si sta facendo sempre più passionale ed io vado con le mani alla ricerca dei suoi capelli facendogli scivolare quel dannato cappellino che li tieni intrappolati e mi stringo sempre più a lui mentre le nostre lingue hanno iniziato una danza tutta loro. Dio quanto mi è mancato!
-    Ragazzi siete in un locale pubblico! – Ci dice Valentina sghignazzando per interrompere quel momento.
Sento Robert di nuovo sorridere sulle mie labbra ed io ridestandomi completamente non posso che fare altrettanto.
-    Scusate mi sono fatta un po’ prendere la mano! – Dico ridendo e passandomi una mano tra i capelli imbarazzata
-    Adesso ripeti anche i suoi gesti? – mi fa notare Margherita.
Perché che ho fatto? Oddio oggi mi sento proprio un’idiota. Saranno i 30 anni? Il mio silenzio spinge Robert a farmi sedere sulle sue gambe e ad accarezzarmi i capelli con aria divertita.
-    Ti ho attaccato un brutto vizio vero sweety? –
Mi si accende la lampadina e capisco a quale gesto si stanno riferendo.
-    Ok. Ok. Uffa! Adesso però potrei sapere quali sono i nostri programmi per i prossimi 15 giorni? –
Chiedo guardando il mio miracolo personale, dato che quel poco di cervello che mi è rimasto attivo nella testa mi ricorda che io e lui dovevamo andare a Londra per conoscere i suoi.
Robert mi guarda con un sorriso enorme – Abbiamo l’aereo da Pisa per Londra oggi pomeriggio sweety. –
Se non la smette di chiamarmi in quel modo, non rispondo più di me, lo sa l’effetto che mi fa ma sembra non curarsene affatto, anzi da come mi guarda sembra quasi che si voglia far saltare addosso. Ma che ha detto? Oggi? Da Pisa? - Ma io non ho preparato niente pulcino? – Se vuole la guerra, guerra sia. Lo guardo con occhi da cucciola carezzandogli con l’indice il collo proprio dove so che lo fa impazzire. Lui abbassa lo sguardo sorridendo e avvampando lievemente – E’ già tutto pronto, anzi la tua valigia a dir la verità è già nel tuo baule della macchina! –
Mi informa Valentina. La mia mascella deve aver raggiunto sicuramente il pavimento e devo essere davvero comica perché Robert e gli altri non riescono a smettere di ridere.
-    A bene. Bene davvero. Bravi si! Bravi tutti! Ma che è oggi? La giornata del prendiamo per il culo Giulia! Bravi si! – Commento mettendo su un finto broncio.
Si siedono tutti attorno al tavolo mentre Giovanni e Margherita portano cappuccini e briosce per tutti. Io sono sempre seduta sul mio amore e lo imbocco come si fa con i bambini. Improvvisamente sento delle urla che si avvicinano sempre di più e inizio a vedere tanti bagliori.
-    Ma che diav… –
Non riesco neanche a finire la frase che Robert si alza mi afferra la mano e cerca di farsi largo tra la folla che si è creata dal nulla vicino al nostro tavolo, attaccata al vetro del bar fino alla strada. Lui si rimette il cappellino, gli occhiali e sempre stringendomi la mano si incammina spedito dove di solito lascio l’auto. Io non ho fatto neanche in tempo a infilarmi gli occhiali che siamo già davanti alla mia auto. Lui mi lascia la mano e si sposta dal lato passeggero in attesa che io apra la macchina. Ridestandomi dallo stato confusionale  che mi hanno creato tutti quei flash, riesco a trovare le chiavi nel casino della mia borsa e ad aprire l’auto. Avvio il motore e parto cercando di non investire nessuno.
-    Credo che da oggi in poi la nostra storia non sarà più segreta..-
Commenta lui. Ma dal tono di voce che usa non riesco a capire se ne è scocciato oppure no. Mi volto a guardarlo per capire se è nervoso ma lo trovo semplicemente euforico. Lui incontra il mio sguardo indagatore – Che c’è? Cercavi di capire se mi dispiaceva o no? –
-    Mi spieghi come fai a capirmi solo guardandomi? –
-    E tu mi spieghi perché dovrei dispiacermi? –
-    O Rob. Ma che ne so. E’ che ne abbiamo sempre parlato come una cosa che sarebbe avvenuta prima o poi, ma non mi aspettavo proprio oggi e in Italia per giunta. Qui ci hanno sempre più o meno lasciato fare. –
-    Evidentemente si sono insospettiti date le mie assidue visite. Effettivamente in aereoporto ho incontrato una giornalista quando sono arrivato, una che vedo sempre il pomeriggio in tv quando sono qui ad aspettarti. –
-    Ma chi Barbara D’Urso? – Chiedo incuriosita.
-    Bo. Se si chiama così quella che c’è tutti i pomeriggi alla tv si. –
-    Bassina, castana chiara, occhi scuri, gran bella donna per avere 50 anni? – Continuo io.
-    Si credo sia lei. –
-    Bene adesso si spiega tutto. Hai solo incontrato la regina del gossip italiano. Ma ti ha chiesto qualcosa? –
Lo vedo abbassare lo sguardo. – Solo se ero venuto per lavoro o per piacere . –
-    E tu? – Chiedo tra l’incredulo e l’emozionato.
Dopo un attimo di silenzio durante il quale lui non ha fatto altro che tenere lo sguardo basso e trastullarsi con i miei capelli – Io gli ho detto per piacere! Ti dispiace? – Si volta a guardarmi con gli occhi da cucciolo ed io scoppio in una risata tra l’isterico e il divertito.
-    Allora sei stato tu che alla fine ha voluto far scoppiare “la bomba”? – Chiedo fintamente irritata.
Lui guarda la strada in silenzio, con una strana rigidezza e toglie le mani dai miei capelli.
Istintivamente la mia mano si posa sulla sua coscia e poi inizio a parlare. Deve esserci rimasto male.
-    Tesoro, non fare così. Hai capito male! Sai benissimo che io non ho mai avuto alcun problema a rendere pubblica la nostra storia. Volevo solo essere sicura che per te non ci fosse alcun ripensamento. –
-    Senti, so che dovevo avvisarti, ma sinceramente non me l’aspettavo e poi è successo tutto casualmente. Comunque mi sembrava giunto il momento dato che oggi andremo a Londra dai miei e sicuramente là non ci lasceranno in pace come è successo fino ad oggi qua. –
-    L’importante è che tu sei felice, lo sai che io per te farei di tutto. –
-    Anch’io. – Mi sussurra all’orecchio mentre fa intrecciare le nostre dita.

Arriviamo a casa mia senza neanche rendercene conto e sempre mano nella mano saliamo di corsa le scale sperando che i giornalisti non ci abbiano seguito fin lì! Appena apro la porta di casa, lui mi prende in braccio, sbatte la porta e mentre mi bacia si dirige in camera mia.
Non abbiamo bisogno di altre parole, ormai. Sono passati già 15 giorni dall’ultima volta che ci siamo visti e la voglia di appartenerci è incontenibile. Mi getta sul letto e inizia sbottonarmi la camicia mentre mi guarda pieno di passione. Io nel frattempo gli sgancio i jeans e afferro le sue natiche avvicinandolo a me. Lui sorride e mi bacia mentre con le mani tocca i miei seni dal reggiseno. Io gli sbottono la camicia e inizio ad esplorare il suo corpo con le dita. Le nostre lingue intanto si rincorrono e si stuzzicano. Ci ritroviamo nudi in un tempo indefinitamente breve e senza tanti preamboli lui entra in me con una spinta dolce e decisa allo stesso tempo. Via via che il ritmo diventa più veloce, i nostri gemiti si fanno sempre più intensi e quando raggiungiamo il culmine insieme lui si accascia su di me sussurandomi all’orecchio
-    Mi sei mancata sweety! –
-    Anche tu cucciolo, non sai quanto! – Gli dico stringendolo forte a me. Improvvisamente mi ricordo di guardare l’orologio. Le 11.00.
-    Cavolo se vogliamo prendere quel maledetto aereo dobbiamo muoverci o non arriveremo mai in tempo. Per arrivare a Pisa da qui ci vuole circa un’ora e io prima devo controllare che c’è in valigia. Non che non mi fidi di quelle 3 pazze, ma voglio vedere con che cosa dovrei conoscere i tuoi secondo loro! – Dico alzandomi e rivestendomi.
-    Ti posso aspettare qui io? Pensi di farcela con la valigia? Sono distrutto. –
-    Ma certo. Povero cucciolo, non sei neanche arrivato dopo 10 ore di volo che ti sono saltata addosso. – Dico carezzandogli il torace.
-    Quella parte non mi è dispiciuta affatto e comunque sono io che ti sono saltato addosso sweety. – Dice carezzandomi la nuca.
-    Giusto! – Dico mentre mi alzo. – Torno subito, non ti muovere! – Urlo mentre corro a cercare le chiavi della macchina per andare a recuperare la valigia.

Quando torno in camera lo trovo sotto le coperte che dorme beato. Cerco di fare pianissimo per non svegliarlo ma devo assolutamente controllare la valigia. Poi però un suo sospiro mi desta dal mio intento. Mi ritrovo seduta sul letto osservandolo. Chi l’avrebbe mai immaginato che saremmo arrivati a questo punto quando ci siamo conosciuti? Sono passati otto mesi da allora e ancora mi sembra tutto impossibile. Il nostro rapporto poi si è evoluto alla velocità della luce.
















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Capitolo 2
*** Risvegli ***


Buongiorno a tutte!
Eccoci qua con un nuovo capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
Prima però volevo ringraziare tutte coloro che hanno letto la mia storia e in particolare chi ha perso tempo a lasciarmi un commento: quindi grazie a Leomiao e
 Aching4perfection. (Ho seguito il tuo consiglio, spero che adesso la grandezza del carattere sia giusta!)
Grazie poi a baby90 che l'ha inserita tra le seguite.
Spero che il capitolo vi piaccia e che decidiate di lasciarmi un segno del vostro passaggio.
Buona lettura.
Sabry.




Capitolo 2. Risvegli



Mentre continuavo a fissarlo dormire, mi venne in mente che le coincidenze della vita a volte sono davvero allucinanti. Infatti 8 mesi prima………

“….Un‘altra te…dove la trovo io?….”

 No. Non ci posso credere. E’ già ora. Uffa! Non mi va di alzarmi. Ma come diavolo si spenge questa cosa? Bello però il risveglio con Eros.
Lo chiamo come se fosse un mio amico. Eros, Eros Ramazzotti, l’unico e il solo che ha sempre creato la perfetta colonna sonora alla mia vita. Ok adesso basta, mi stiro, mi allungo e mi butto giù dal letto.
Assolutamente devastata da quest’ultima notte mi diressi in bagno, accesi la luce e mi guardai allo specchio.
Buongiorno! Sorridi avanti. Oggi è venerdì. Domani è sabato! Ma brava vedo che ancora riesci perfettamente a ricordarti il susseguirsi dei giorni della settimana. Niente male davvero. Comunque almeno c’è il week end, no? Contenta? Mah! Se qualcuno dovesse sentirmi parlare da sola cosa cavolo penserebbe? Certo, che sono matta. E che altro dovrebbe pensare. Se capitasse a me probabilmente farei la stessa cosa.
Dopo essermi fatta una doccia, tornai in camera e mi misi i jeans e la camicetta rosa che avevo preparato sulla sedia la sera precedente. Stivali neri, giacca di pelle nera e pronta. Mi trascinai in cucina. Dove ho messo il cellulare? Ah, eccolo là sulla mensola sopra il termosifone.
Accesi la macchina da caffè e mentre attendevo che fosse calda abbastanza per scaldarci anche il latte, mi guardavo intorno. Dalla mia piccola cucina non c’era una grande vista, la finestra dava su un cortile interno, ma entrava molta luce e i mobiletti e le pareti bianche nelle giornate di sole riflettevano e facevano apparire la stanza più grande. Appollaiata sul mio panchetto rosso appoggiata al bancone, giocherellavo con il cellulare che già era invaso da sms come tutte le mattine. Mamma, Lucia, Andrea. Cercavo di trovare la forza per affrontare questa nuova giornata, ma da quando due anni prima Fabio era uscito da quella stanza dicendomi non ti amo più, non riuscivo ad essere ottimista. Che spreco tutti quegli anni insieme, mi ripetevo. Tutto quel tempo ad accampare progetti che si erano frantumati in una frazione di secondo. A quelle parole tutto il mio mondo mi era crollato addosso con una forza devastante. Dovevo convincermi ad alzarmi da letto tutti i giorni. Era come se fossi viva a metà. L’altra metà se ne era andata insieme a lui. Ancora oggi non mi capacitavo veramente di come fossi riuscita a superare quel primo periodo.
Poi scorrendo rapidamente tra i messaggi del telefonino notai un sms di Noemi
“Oggi è venerdì. Domani stiamo insieme no? Ti voglio bene, passa una buona giornata ok?”
Ecco come avevo fatto a superare tutto. Con le amiche di sempre, giorno per giorno senza strafare. Noemi era senz’altro un’amica speciale. Nonostante fossero passati ormai 10 anni dall’ultimo anno di scuola, ancora ci frequentavamo assiduamente, così come con Valentina e Lucia. Delle 3 Noemi era quella un po’ più bassa, di corporatura media, un viso molto dolce ma accattivante al tempo stesso con due gemme color smeraldo incastonate al posto degli occhi, che erano sicuramente molto espressivi: mostravano subito il suo stato d’animo e per noi 3 ormai era un libro aperto. Si era sposata 3 anni prima e io le avevo fatto da testimone alle nozze.
La sera che Fabio se ne andò mi aveva chiamato per annunciarmi che era incinta. Quando risposi al telefono lui se ne era andato da poco ed io cercavo ancora in tutti i modi di trattenere le lacrime.
- Pronto? – Mi costrinsi a dire.
- Pulcina che fai? –
- Niente di che, te? – Cercavo di minimizzare.
- Io ti devo dire una cosa ma, ti sento strana però, tutto a posto? –
Certo come no, il mio mondo si era appena frantumato. - Insomma, non direi. –
- Che è successo? – Chiese abbassando il tono di voce, quasi fosse mortificata.
- Fabio se ne è appena andato. Mi ha lasciata. – Dall’altro capo del telefono sentii solo un rumore che somigliava ad un tubo di scarico che cercava di far defluire l’acqua. Doveva aver inghiottito. - Dice che non mi ama più e che è meglio finirla qui prima di farci del male a vicenda. – Continuai con un tono di voce che faceva trapelare chiaramente che sarei sbottata entro pochi minuti.
- Cosa? – Urlò lei. – Ma è impazzito? –
- Lascia perdere non mi sembrava neanche più lui mentre parlava. Però adesso proprio non mi va di discuterne, devo metabolizzare. Che volevi dirmi? –
- Oddio Giulia, non so se sia il caso adesso. –
- Avanti! Almeno penserò per un secondo a qualcos’altro. Se è qualcosa di brutto però non dirmelo. –
- Non direi proprio. – e dopo un attimo di esitazione continuò - Sono incinta. –
- Davvero ‘more? Che bello! Sono contentissima. – Un lacrima lasciò la gabbia che avevo creato e percorse interamente la mia guancia. Iniziai a dirle quanto mi faceva piacere ridendo e piangendo contemporaneamente.
- Vuoi che venga lì? – Mi chiese.
- Ma quando lo hai scoperto? – Insistetti io.
- Veramente ho fatto adesso il test di gravidanza. Avevo pensato di dirlo prima a te e poi alle altre. Dio Giuly mi dispiace tanto. –
- Non ti preoccupare e goditi il momento. –
- Posso fare qualcosa? – Mi chiese implorante.
- Solo stare serena. Adesso vado però, mia mamma mi aspetta a casa. –
- Sei sicura di volerci andare? Ti senti abbastanza forte? Lo sai com’è, ti farà un sacco di paranoie. –
- Devo andare. Lo so che sarà dura ma prima è meglio è. –
- Ma con Fabio come siete rimasti? –
- Ha detto che andava da sua madre e che sarebbe comunque tornato per prendere il resto delle sue cose, poi dopo avremo visto il da farsi. Scusa se ti ho rovinato il momento. – Sussurrai.
- A me dispiace tanto non averlo proprio azzeccato, il momento. –
- Non è colpa tua. Ti saluto, dillo tu a Vale e a Lucy ok? Io non ce la faccio. Ci sentiamo domani. –
- Bene ‘more, se hai bisogno chiama che arrivo in un lampo. –
- Promesso. – E riagganciai.
Poco dopo mi chiamò Valentina che cercava in tutti i modi di farmi ridere con le sue avventure come se volesse distogliermi dai pensieri che mi offuscavano la mente.
Vale era sempre stata la “ragazzaccia” del gruppo, se così si può definire. Sempre allegra, solare e piena di ragazzi. Ogni volta che rompeva con qualcuno, passava forse una settimana da sola e poi era di nuovo la Vale innamorata. Era alta poco più di me ma con un fisico asciutto e slanciato. Non era molto proporzionata perché le sue gambe erano davvero troppo esili per il resto del corpo. Motivo per il quale tra l’altro la prendevamo sempre in giro. I suoi lunghi capelli color cioccolato erano sempre in ordine, anche perché sua madre era una parrucchiera. Gli occhi erano marroni e sempre attenti alle novità. Non riusciva a stare zitta un attimo tanto da interrompere sempre i discorsi degli altri. Adesso era fidanzata con un tipo che sembrava uscito da un fotoromanzo. Tutto gel e abiti firmati; faceva avanti e indietro da Parigi perché lavorava per un’azienda che aveva anche una sede là e si atteggiava neanche fosse chissà chi.
Poco dopo, mentre stavo arrivando a casa di mia madre, arrivò anche la chiamata di Lucia. Lei era la più alta di tutte e con un fisico da fare invidia alle modelle. Nonostante avesse già avuto uno splendido bimbo, era sempre in forma perfetta. Io in confronto sembravo madre di non so quanti figli. Era bionda e con gli occhi marroni. Molto schietta e sincera con tutti. Lavoravamo insieme nell’ufficio amministrativo del centro commerciale.
Le mie amichette erano sempre le uniche su cui potevo contare.
Lucy cercava di capire se avevo avuto dei segnali prima di quel giorno che mi facessero anche solo sospettare una cosa del genere. Io le confessai che effettivamente era un po’ che non facevamo niente. Arrivati a letto ci davamo la buonanotte e ci giravamo dall’altra parte. Non so come fossimo arrivati a quel punto e neanche perché non riuscissimo a svoltare. Forse avrei proprio dovuto aspettarmelo. Ma la mia grande e assoluta fiducia nel nostro rapporto costruito in 8 lunghi anni, non mi dava neanche modo di immaginare che potesse mai verificarsi quanto accaduto.
Adesso basta ricordare queste cose. Non gli permetterò di rovinarmi un’altra giornata. Mi imposi.
Misi la tazza nel lavello, andai in bagno per lavarmi i denti e sistemarmi, mi infilai il giubbotto e saltai sulla mia Mercedes diretta come sempre al centro commerciale dove lavoravo.
Nel parcheggio salutai Davide, il ragazzo addetto alla sicurezza, come ogni mattina. Lui mi fece l’occhiolino e sghignazzando mi sorrise. O no anche lui oggi. Ci provava sempre e io ogni volta lo rifiutavo. Ma non gli veniva mai a noia?
- Buongiorno a te!. – Mi costrinsi a dire. – a dopo per il nostro solito caffè? –
- No tesoro, esco prima per una visita. Buon fine settimana e cerca di divertirti ok? – Era comunque molto dolce. Mi guardava camminare mentre continuava a sorridere e a scuotere la testa come se avessi un’andatura comica.
Svoltai l’angolo ed aprii la porta delle scale che conducevano agli uffici. Un po’ di ginnastica tutte le mattine mi avrebbe senz’altro aiutata a tenere sotto controllo la linea.
Aprii la porta dell’ufficio e Giorgia e Carmen erano già ai loro posti con dei documenti in mano.
- Buongiorno a tutti! – Dissi senza tanta convinzione.
- Ciao Giulia, alla buon ora. – Mi schernì subito Carmen. Classica bellezza mediterranea aveva gli occhi così scuri da sembrare neri, i capelli mossi e corvini e delle labbra così perfette da fare invidia. Era un scricciolo di 50 chili con un modo di fare sempre molto gentile e cordiale con tutti.
- Ma guarda che non è tardi. – La riprese Giorgia. - Siamo noi che siamo arrivate prima stamani. - Puntualizzò ancora. Lei sembrava americana. Bionda, occhi azzurri la classica bellezza californiana. Aveva un caratterino molto particolare ma andavamo comunque d’accordo nonostante fosse sempre molto nervosa e spesso quello che chiedeva lo faceva con arroganza. Ormai però mi ero abituata e non ci facevo neanche più caso.
Dall’altra parte del muro sentii un tonfo sordo come di un libro che cadeva in terra e poi un gridolino : - Ben arrivata! – Andrea, il mio capo. Uomo di mezza età, capelli grigi, occhi marroni e classica pancetta.
- Ciao Giuly! - La voci di Lucia, la mia Lucia,  mi arrivò dalla stessa direzione di quella di Andrea. Molto probabilmente stavano riguardando alcuni documenti insieme.
Mi lasciai cadere sulla sedia e iniziai a sfogliare tutti quei documenti che invadevano la mia scrivania.
La mattina trascorse velocemente tanto che non mi resi neanche conto che gli altri erano già tutti usciti per il pranzo. Così presi la borsa e scesi le scale per raggiungere il bar Margherita dove venivano preparati sempre dei pranzetti troppo succulenti per andare altrove.
Arrivata salutai tutti e mi misi seduta al mio solito posto. Il tavolino con due sedie proprio vicino alla porta del bagno. Restava in un angolo, però così potevo osservare fuori dai vetri della finestra e contemporaneamente avere una visuale della porta di entrata per sbirciare se qualche nuovo cliente avesse deciso di provare la cucina fenomenale di Margherita.
Era un bar a conduzione familiare dove i toni dell’arancio e del rosso predominavano. L’arredamento era in stile prettamente moderno e ricordava un po’ lo stile Giapponese. Elegante e sobrio.
Tirai fuori dalla borsa il solito giornalino di gossip che leggevo mentre mangiavo. Aspettavo che Margherita mi portasse la sua specialità del giorno. Ormai quando mi vedevano entrare non mi chiedevano neanche più cosa volessi ordinare. Mi piaceva tutto e quindi spesso gli facevo anche da cavia per alcuni esperimenti culinari. Fortunatamente per me sempre ben riusciti.
Il mio sguardo vagliò velocemente l’indice per vedere se c’era qualche cosa di interessante. Un titolo in neretto colse maggiormente la mia attenzione

Robert Pattinson e Kristen Stewart in Italia per le vacanze? Gli idoli delle ragazzine sono stati avvistati qualche giorno fa all’aereoporto di Roma.

Carini loro due insieme pensai. Poi alzai lo sguardo e vidi Margherita che mi porgeva un piatto di lasagne alle verdure che soltanto a guardarlo mi faceva venire l’acquolina in bocca.
- Le fortune tutte agli altri tesoro! Guarda che tipetto che si è accalappiata la signorina? - Scherzò guardando il giornale.
- E’ già! Grazie Margherita. Hanno un aspetto davvero fantastico. – Dissi affondando la forchetta nel piatto.
Finii la mia porzione in poco tempo. Quelle lasagne erano così buone che non riuscivo a mangiare più lentamente. Se ci fosse stata mia madre sicuramente me l’avrebbe fatto notare. Presi un bicchiere d’acqua, cercai il cellulare nella tasca della giacca e composi il numero della mia dolce mammina.
- Pronto!? – Sentii dall’altra parte del telefono.
- Ciao mamy. Tutto a posto? –
- Si si tutto a posto. Te? –
- Tutto bene. Babbo? –
- E’ giù in garage a sistemare le biciclette. –
- Ok mamma ora scappo. Volevo vedere se rientrando una mezzoretta prima sarei riuscita ad uscire presto stasera. Vado a cena fuori con Lucy Vale e Noemi. –
- Quando ci vediamo noi? – Mi chiese un po’ seccata.
- Non lo so quando riesco a passare. Magari domani a pranzo vengo da voi. Che dici? – Dissi cercando di usare il mio tono paziente e cordiale.
- Si si come vuoi. Ci sentiamo domani allora? –
- Bene mamma. – Non mi andava di stare a discutere anche oggi.
Riposi il telefono nella giacca appesa alla sedia e notai che un ragazzo che non avevo mai visto mi fissava divertito. Era seduto nel tavolino vicino al mio, con la sedia proprio di fronte.
Portava un cappellino blu con la tesa. Dai pochi capelli che riuscivo a scorgere notai che era biondo ma le sopracciglia erano piuttosto scure, sembrava si fosse fatto il colore. Aveva gli occhi azzurri, la barba incolta; non rasata da qualche giorno, una camicia bianca con le maniche arrovesciate che gli faceva risaltare un velo di abbronzatura. Forse si faceva le lampade? Era maggio e anche se la temperatura fuori era piuttosto calda non poteva essere un colore ottenuto naturalmente. O forse più semplicemente era stato in vacanza da qualche parte.
Il mio sguardo incrociò il suo e lo vidi alzare la mano per salutarmi. Lo conoscevo? Non mi sembrava proprio. Aveva un’aria familiare però, che mi fece ricambiare involontariamente il gesto.
Lui si alzò e venne verso di me. Quando fu abbastanza vicino prese l’altra sedia e con un accento un po’ strano mi chiese se poteva sedersi al mio tavolo. Perché no, pensai.
– Come vuoi tanto io stavo per andarmene. – Lo guardai e cercai di capire se ero stata un po’ troppo brusca. Infondo era carino. Intanto la mia mano si muoveva per prendere la giacca dallo schienale per andarmene.
- Te ne vai per colpa mia? – Mi incalzò con fare gentile.
- No, scusa, è che devo tornare in ufficio. Me ne sarei andata comunque. - Sentenziai.
- Non ti ho messo a disagio vero? –
Ma come parla? - Non sei di qui vero? –
- No effettivamente sono qui da circa un mese ma ancora ho diversi problemi con la lingua. –
- Sei straniero?! Pensavo fossi del nord a dir la verità. Sei bravo davvero. – Ma che mi salta in mente di dire?
Dopo un attimo di esitazione continuò: - Effettivamente sono del nord, ma d’Europa per precisione. Sono inglese. Di Londra. –
- Londra? Davvero? – Ma certo mica te lo sta dicendo per finta.
- Londra, Londra. Davvero. - Mi guardava come se dovessi capire qualcosa., poi si presentò - Ciao mi chiamo Robert. – E mi porse la mano. – E’ un piacere conoscerti. Tu invece abiti qui? –
Divertita da quel suo modo di parlare strinsi la sua mano e mi presentai.
- Ciao Robert sono Giulia. Piacere mio. Si, io sono nata e cresciuta proprio qui. –
In quel momento il telefono iniziò a squillare. Con un gesto rapido ma molto impacciato andai a riprenderlo nella tasca dove lo avevo infilato poco prima e risposi. Le parole che sentii furono talmente veloci che non riuscii ad apprenderne il vero significato fino in fondo. Quando riaggancia non so che aspetto dovessi avere, immagino euforico. Fui interrotta dalla sua voce.
- Problemi? –
- No no, non direi. Anzi. Non devo rientrare a lavoro. Un guasto elettrico ha fatto saltare tutto il quadro e nessuno ha intenzione di venire a dare un’occhiata prima di lunedì. – Gli risposi entusiasta.
- Non ti piace il lavoro che fai? – Chiese con un tono divertito.
- No tutt’altro, lo adoro. E’ che ogni tanto è bello poter staccare. – Poi abbassai lo sguardo pensierosa.
- Ti ho dato fastidio? – Chiese preoccupato.
- No affatto! – Risposi di getto. – E’ che adesso non so che fare e non mi va di tornarmene a casa fino a stasera! – Ma brava ….. bella tattica! Vuoi davvero uscire con questo tipo? Mi scoprii tesa a pensare.
- E’ un invito? –
- Come? –
- Dico è un invito per me? – Ma che  dice? Mi voltai di scatto come per alzarmi e con una mano colpii il bicchiere sul tavolo ancora pieno. Lo inzuppai completamente.
- Oddio, scusa tanto. Sono proprio un’imbranata! – Mi affrettai a scusarmi.
Lui scoppiò in una risata fragorosa e mentre cercava di asciugarsi con il tovagliolo disse:
- Tranquilla! Effettivamente mi faceva un po’ caldo! Adesso però per farti perdonare dovresti proprio accompagnarmi un po’ in giro. E’ da un mese che sono qua ma non ho visto praticamente niente! –  E sfoderò un sorriso radioso.
- Vuoi che ti faccia da “cicerone”? –
- Da che? – Mi guardò con una faccia interrogativa. Evidentemente il suo livello di italiano non poteva certo arrivare ai termini più popolari.
- Da guida. Vuoi che ti faccia da guida? – Chiesi imbarazzata. Adesso che lo guardavo meglio mi resi conto che mi ricordava Robert Pattinson, l’attore inglese. Sicuramente era tutto il frutto della mia fantasia.
- Magari! O sono troppo … - lasciò la frase in sospeso - come si dice? Aspetta ci posso arrivare. – E tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans un vocabolarietto inglese – italiano. Lo vidi sfogliare freneticamente le pagine e poi con fare scansonato continuò – O sono troppo sfacciato? E’ così che si dice no? –
Mi fece ridere. – Si, si dice proprio così! Comunque non so se sarei in grado. –
- Ti prego. Prima sono andato all'ufficio informazioni per turisti del centro commerciale e un uomo un po’ noioso mi sta aspettando al bar del centro commerciale per portarmi un po’ in giro. Non parlava con questo tuo accento, però. –
- Ma chi Walter? No effettivamente non è di qui! Però sei bravo sul serio. Riconosci anche le inflessioni dei dialetti. Stai prendendo lezioni private di italiano o stai facendo tutto da solo? – Chiesi incuriosita.
- Mi hai scoperto. Ho preso qualche lezione perché per lavoro probabilmente mi servirà l’italiano. –
- Strano generalmente non serve mai! Comunque va bene, mi hai convinta. In fondo stare un po’ in giro con questa splendida giornata di sole non può che farmi bene. Così ti salverò da Walter. –
- Grande! – Gridò. – Allora lo chiamo e annullo tutto. –
Quando riagganciò il telefono dopo una brevissima conversazione nella quale spiegava di non aver più bisogno di una guida, si alzò dalla sedia e venne a scansarmi la mia per farmi alzare. – Allora andiamo no? Let’s go! –
- Ok però con me niente inglese va bene? –
- Che c’è non ti piace? –
- Mi piacerebbe parlarlo a dire la verità. Ma non sono molto portata. –
Mi alzai e con lui alle spalle mi fermai alla cassa per pagare Giovanni.  Mi guardava con un’aria festante e mi salutò con un occhiolino dicendo – Divertiti! –
- Grazie! Sicuramente lo farò. A lunedì. Fa il bravo ok? –
- Ciao Giulia. – Poi rivolgendosi a lui – Arrivederci e mi raccomando ce la tratti bene.
- Meglio che posso! – Fu la sua risposta.
Aprimmo la porta e ci ritrovammo per le strade assolutamente caotiche di Firenze.
Lui si mise la giacca di jeans dello stesso colore dei pantaloni e si issò sulle spalle uno zainetto tipico da turista. Indossò gli occhiali da sole e si coprì quegli occhi stupendi dalla mia vista.


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Capitolo 3
*** Cicerone ***


Ragazze buongiorno a tutte! Sono arrivata con il terzo capitolo. Ancora Giulia è avvolta dai ricordi. Diciamo che questi capitoli servono per far capire meglio la dinamica dei rapporti tra i personaggi. Vengono, a tal scopo, raccontati avvenimenti accaduti prima del primo capitolo (scusate il giro di parole!).
Ringrazio tutte coloro che l'hanno inserita tra le seguite e tutte quelle che hanno dedicato tempo a leggere. Mi farebbe piacere ricevere qualche commento, anche per capire se sia il caso di andare avanti oppure no. Magari sono proprio una schiappa o la storia è monotona!
Vabbè, che altro dire. Ah! Ieri sera sono stata a vedere Eclipse.........raga è bellissimo! Per me, al momento, è il migliore di tutti. E Robert.........è............. Robert, ossia assolutamente favoloso.
Adesso però, basta con le ciance, quindi buona lettura.
Un bacione, Sabry.





Capitolo 3. Cicerone




Appena fuori mi venne un dubbio.
- Aspetta, dove vuoi che ti porti? – Lo guardai incantata. Alla luce del sole lo notai ancora meglio. Era davvero bello. Alto, muscoloso il giusto, un viso assolutamente meraviglioso. Non riuscivo a trovare le parole per descriverlo. Giulia calmati, mi ripetevo. Non puoi lasciarti andare così. L’hai appena conosciuto.
Ma lui così bello e assolutamente statuario, cosa diavolo ci faceva con una come me?
- Non saprei. Cosa c’è da vedere da queste parti? – Interruppe il corso frenetico dei miei pensieri.
- Bè dipende anche da quanto tempo abbiamo a disposizione. Sono le due ed io devo rientrare a casa per le sette. –
- Esci? –
Lo guardai perplessa.
- Scusa se sono stato indiscreto, non volevo. Ero solo curioso. –
- Non preoccuparti. Esco con le mie amiche. –
- Io sono libero come il vento. E mi affido completamente a te, straniera dagli occhi tristi. –
Ma che diavolo stava dicendo? Occhi tristi? Lo guardai fulminandolo – Occhi tristi? –
- Non vorrei essere indiscreto però è vero; i tuoi occhi denotano un velo di tristezza. Prima, mentre ti guardavo dal tavolino mentre leggevi, mangiavi e parlavi al telefono, mi chiedevo perché. –
- Ma che fai di lavoro? Lo psicologo? –
- Non direi. Però mi è sempre piaciuto osservare. Non ti preoccupare magari ne parleremo quando ti sentirai di farlo. Non ti libererai tanto facilmente di me. –
- Come? – Sembravo una perfetta imbecille. Rispondevo solo con domande per farmi rispiegare quello che mi stava dicendo.
- Non vorrai dedicarmi soltanto questo pomeriggio per farmi da “cicerone”? Hai detto così vero prima? – Rise divertito.
- Dovrò chiederti di pagarmi. – Dissi ridendo a mia volta. Non avevo grossi programmi per questo fine settimana a parte la cena di stasera. Domani avrei fatto volentieri a meno di andare dai miei a pranzo e l’idea di passare un weekend diverso dal solito anche se in compagnia di un perfetto sconosciuto, mi allettava più del dovuto.
Camminando per il centro, avevamo quasi raggiunto la fine della via.
- Vuoi visitare la campagna nei dintorni? Così possiamo gustarci un po’ d’aria buona. –
- Sono completamente nelle tue mani. –
- Bene allora seguimi e ti farò conoscere la vera campagna Toscana. –
Svoltammo la strada e ci dirigemmo verso il quartiere dove abitava Noemi. Da lì avremmo preso il sentiero che risaliva lungo la collina e che portava nel campo di grano che utilizzavamo le sere d’estate per rinfrescarci.
Lui sembrava rapito dal paesaggio. Mi seguiva in silenzio quasi come se parlare rovinasse la veduta. Io ancora non mi capacitavo di come uno come lui avesse scelto me per una cosa del genere. Ma soprattutto mi sorprendevo di me stessa. Fondamentalmente stavo camminando per delle stradine fuori mano con uno straniero sconosciuto. Non credevo di avere tanto coraggio. Lui però mi ispirava fiducia. Era come se lo conoscessi da tempo. Non mi imbarazzava parlare con lui. Neanche i silenzi, a dir la verità, lo facevano. Mi sentivo completamente a mio agio. Stavo così solo quando ero con le mie amiche. Non mi sentivo in questo modo neanche quando stavo con Fabio.
Arrivammo a destinazione molto velocemente. In cima alla collina, la visuale era meravigliosa. Si riusciva a scorgere tutta Firenze. Certo una guida non lo avrebbe mai portato qui. Lui, da bravo turista, tirò fuori dallo zainetto la macchina fotografica e iniziò a fare scatti in tutte le direzioni per cercare di cogliere la posizione migliore da cui inquadrare il panorama.
- E’ meraviglioso. Davvero meraviglioso. Non riesco a trovare un altro termine per definire questo posto. Beautiful. Ops, scusa l’inglese! –
- No problem! – Risposi io sorridendo. – Sono contenta che ti piaccia. E’ uno dei posti che più adoro. Sicuramente non mi sto comportando da brava guida. Però penso che se avessi voluto vedere statue, musei o chiese, avresti chiesto ad una vera guida di accompagnarti – La mia teoria non faceva una piega, mi stupivo di me stessa.
- Ben detto. E adesso che si fa? – Mi chiese in tono allegro e incuriosito.
- Se scendiamo da quella parte troveremo un bar dove fanno un gelato fantastico. Non so se sia aperto però, a dir la verità. Non ricordo quand‘è il giorno di chiusura. –
- Proviamo! Che ci costa? – E si incamminò nella direzione che gli avevo mostrato.
Io lo seguii contemplando la giornata che stavo trascorrendo. Pensavo alle sorprese che riserva la vita. Chi avrebbe mai immaginato che avrei trascorso questa giornata tra i campi con uno conosciuto in un bar?
Divertita da questi pensieri abbassai lo sguardo per vedere dove mettevo i piedi. Stavamo percorrendo questa stradina che io però ricordavo meno difficile. C’erano un sacco di piante e rami che ci intralciavano il cammino. Molto probabilmente ancora non era stata sistemata per l'arrivo dell'estate. Era usata quasi esclusivamente in quella stagione perchè comuqnue era veramente fuori mano.
Inciampai e per riprendermi gli tirai una spinta. Ci mancò poco che lui cadesse. Certo i miei stivali non erano stati creati per camminare per le stradine di campagna.
- Oddio scusa! Scusami tanto! Stavo per cadere ed ho avuto un riflesso incondizionato. –
- No va bene, non preoccuparti, Ti sei fatta male? –
- Io? No io no. Ma tu? Ti ho tirato una bella botta! –
- Mi sa che hai intenzione di punirmi per averti quasi costretta a portarmi in giro. Prima con l’acqua e adesso questo. Segnali inequivocabili. - Sorrise.
- Effettivamente ora che mi ci fai pensare ….. – Lasciai la frase in sospeso e scoppiai a ridere. Stavo bene. Stavo proprio bene.
Mi ricomposi e lui fece la stessa cosa. Ci incamminammo nuovamente verso la nostra meta, il bar di Carlo.
I miei occhi si posarono sul suo fondoschiena. Mmh! Niente male davvero. Quei jeans gli donavano particolarmente o era davvero favoloso? Erano abbastanza chiari e stinti e gli facevano risaltare le natiche muscolose.
Ok basta. Smettila immediatamente di guardagli il sedere.
In lontananza scorgemmo la struttura che accoglieva il bar di Carlo. Era aperto. Dalle finestre si vedevano le luci accese.
- Dobbiamo andare lì? – Mi chiese.
- Si quello è il bar di cui ti parlavo. Magari ci sediamo e ci mangiamo un bel gelato. Ti va? –
- Direi proprio di sì! Su sbrighiamoci. – Mi prese la mano e mi tirò giù per il sentiero.
- Rallentiamo un po’ altrimenti mi si rompono i tacchi. – Fu la mia richiesta mentre il vento mi scompigliava i capelli.
- Si scusa! Non ci ripensavo!- Effettivamente gli stivali non erano stati pensati per una passeggiata tra le stradine dissestate della campagna. Però non avevo in programma questa gita quindi mi ero vestita "da ufficio", come mi piaceva definirlo a me per distinguerlo dagli altri capi del mio guardaroba.
Dall’altezza del sole nel cielo dovevano essere più o meno le cinque e mezzo. Il tempo era volato ma i miei piedi la pensavano diversamente. Avvertivo un dolore sotto le dita. Sicuramente dipendeva dai tacchi. Non il portavo spesso.
Arrivati davanti alla porta del bar, lui mi spalancò la porta per farmi passare accompagnando il gesto con un inchino.
- Grazie. Molto educato da parte tua. – Affermai sarcastica.
- Inglese, ricordi? – Mi ammonì lui con un sorriso.
Facemmo la fila per prendere il gelato. Fu tanto carino da offrirmelo. Io non obiettai e comunque lui neanche me lo permise perché mise subito le cose in chiaro:
- Non abbiamo parlato di compenso però almeno il gelato lascia che te lo offra. –
Io sarcasticamente risposi: - Pensavo di valere più di un gelato, comunque cercherò di accontentarmi. - 
Lui mi guardò serio e commentò: - Sicuramente vali molto più di un gelato è che così spero di riuscire ad averti di nuovo. –
Ci fu un attimo di silenzio, poi non potei fare a meno di riderci su. Mi sentivo alquanto lusingata e imbarazzata.
Ci sedemmo nell’unico tavolino libero.
- Adesso gustati questa delizia. E’ il gelato più buono della zona. Non c’è nessuno in grado di fare un gelato così. – Mi pavoneggiai.
Lui iniziò immediatamente a leccare quel cono che tra le sua mani sembrava piccolissimo. Aveva delle mani molto grandi, ma affusolate. Come quelle di un pianista o qualcosa del genere.
- Mmh! Che buono! Ottimo, buonissimo davvero. – Commentò.
- Te l’avevo detto che questo gelato era il migliore! –
- Siamo lontani dal bar dove ci siamo conosciuti oggi? – Mi chiese come se fosse preoccupato.
- No, non direi. Non preoccuparti. Non dobbiamo rifare la stessa strada. Basterà attraversare il ponte e raggiungeremo il centro commerciale. Ma tu dove alloggi? –
- Nell’albergo di fronte al centro commerciale. Mi sembra che si chiami il Sole, o qualcosa del genere. -
- Si, si chiama proprio il Sole. E dimmi: è bello? Le stanze come sono? – Chiesi curiosa. Non ero mai entrata in quell’albergo e mi ero sempre domandata come fosse dato che la posizione, rispetto ad altri in centro, non era delle migliori.
- Niente male in effetti. Mi sono sistemato lì solo ieri. Prima ero in un albergo del centro di cui adesso non mi ricordo il nome.Vicino alla stazione centrale –
- Forse il Baglioni? –
- Si mi pare. Anche se questo è molto più semplice, lo preferisco. Mi sembra più familiare. Mi da l’idea di casa. –
- Bè sicuramente sono due cose diverse. – Glissai. Certo per alloggiare in un albergo come il Baglioni doveva stare bene economicamente, pensai.
Dopo un attimo di silenzio ritrovò improvvisamente la voce e mi subissò di domande. Cosa facevo quando non lavoravo, chi erano le amiche che mi avrebbero portato a cena, quale macchina avevo. Non la smetteva un attimo ed era sempre attento alla risposta. Non mi permetteva neanche di chiedergli niente. Era totalmente affascinato dalla mia piatta vita.
Mentre rispondevo alla domanda sullo sport preferito, facile la pallavolo, guardai l’orologio attaccato al muro della gelateria.
Per poco non mi venne un infarto. Erano le sette e trenta? Cavolo avevo fissato che sarei passata a prendere Noemi alle otto per poi andare a recuperare le altre.
Non ce l’avrei mai fatta. Dovevo passare da casa a cambiarmi, ma soprattutto per arrivarci non avrei impiegato meno di venti minuti anche correndo. Mi alzai di scatto:
- Diavolo sono le sette e mezza! Ho fatto tardissimo! –
- Scusami ho totalmente monopolizzato il tuo tempo. Non volevo. – Disse alzandosi di fretta e precedendomi verso la porta d’uscita.
- Non è colpa tua. Ho perso la cognizione del tempo! – Presi il telefono dalla giacca mentre ci dirigevamo a grandi passi verso il ponte e composi il numero di Noemi. Rispose al primo squillo:
- Dimmi. –
- Scusa, sono io. Sono in ritardo. Devo ancora passare da casa. Avverti le altre. Tra mezz’ora sono da te! –
- Come al solito direi.... –
- Vabbè dai. Lo sai come sono. A tra poco. – E riagganciai. Lui mi seguiva in silenzio come imbarazzato.
Arrivammo al parcheggio dove avevo lasciato la macchina la mattina. Quando raggiunsi l’auto dissi: - Questa è la mia. Io ti saluto qui. Tanto l’albergo lo sai dov’è vero? – Era proprio dietro l’angolo.
- Si certo. Credo di riuscire ad orientarmi piuttosto bene adesso. – Abbassò lo sguardo per un attimo e quando mi guardò nuovamente mi chiese:
- A che ora e dove ci troviamo domani mattina, signora guida? –
Quella domanda mi colse di sorpresa. Davvero voleva passare altro tempo con me? Io ero stata benissimo e se stasera Valentina me l’avrebbe permesso, ne avrei parlato tutta le sera. Era stata davvero una giornata stupenda.
- Allora non ti sono dispiaciuta in questa veste ufficiale? – Chiesi.
- Direi proprio che sei stata in assoluto la migliore guida che abbia mai avuto. –
- Grazie! Ma non è che dici così anche perché sono stata l‘unica che tu abbia mai avuto? -
Si strinse nelle spalle come per confermare ed ammiccò un sorriso.
- Dai va bene allora, dato che sei stato così gentile, ti concederò anche domani l’onore della mia presenza. – Mi risultava facilissimo scherzare con lui.
- La ringrazio infinitamente. – Mi fece eco lui.
- Alle dieci al bar Margherita va bene? Magari facciamo colazione insieme se non preferisci quella dell’albergo? –
- Aggiudicato! Proverò così una vera colazione all’italiana? –
- Certo. – Confermai. – Cappuccino e briosce! Adesso vado però è già tardissimo. Scusa. –
- Solo un attimo. Mi lasceresti il tuo numero telefonico? Non si sa mai che non ti presentassi! – Mi stuzzicò.
Fui presa un attimo dal timore di dare il mio numero a qualcuno che non conoscevo neanche da ventiquattro ore, ma mi sorpresi io stessa mentre già glielo stavo dettando.
- Ok allora a domani. – Mi salutò mentre salivo in macchina.



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Capitolo 4
*** Serata tra amiche ***


Salve a tutte! Dunque dunque, questo è il quarto capitolo. Vi anticipo che ancora per altri 3 capitoli, compreso questo, racconterò i primi momenti di Giulia e Robert (anche se in questo lui non c'è). Questo sempre per spiegare l'evolversi del loro rapporto. Sono già più o meno scritti ma fino alla prossima settimana non posterò perchè domani vado al mare con il mio bimbo fino a domenica.
Volevo ringraziare chi ha letto la mia storia fin qui e chi mi ha messo tra le seguite e le preferite. Grazie mille. Spero di ricevere qualche recenzione.
Baci e buona lettura.



Capitolo 4. Serata tra amiche



Arrivata a casa, corsi in camera mentre già mi sbottonavo la camicia e slacciavo i jeans. Cercai nell’armadio i miei pantaloni neri. Quelli per le occasioni speciali. Erano di raso, elasticizzati e mi facevano apparire più magra; golfino a scollo a v grigio antracite, foulard rosa, perché un tocco di colore non guasta mai, tacchi da 10 cm delle mie favolose scarpe di vernice nera; cappotto nero e via di corsa in bagno.
Mi lavai i denti, mi guardai allo specchio mentre cercavo di risistemare i miei capelli che comunque facevano ciò che volevano, e decisi di mettermi un filo di trucco.
Dopo dieci minuti ero già in macchina.
Arrivai davanti la porta di Noemi con la mia classica mezz’ora di ritardo. Suonai il campanello e subito mi aprì e mi fece entrare. Salutai suo marito Dario che stava sul divano a guardarsi un film, anche se non riuscii a capire bene quale, e attesi che lei si infilasse la giacca.
- Non aspettarmi sveglio ok? – Disse Noemi rivolgendosi a Dario.
- Ok divertiti amore! –
- Si tesoro. – E si baciarono. Che teneri. Si vedeva proprio che si amavano moltissimo e anche se avevano affrontato una delle prove più difficili da superare per qualsiasi coppia, cioè la perdita del bimbo che aspettavano, erano molto felici. Noemi mi diceva sempre che nonostante tutto riuscivano a tranquillizzarsi a vicenda in ogni circostanza. Era proprio quella la loro forza. Bastava che rimanessero uniti per superare qualsiasi ostacolo. Anch’io avrei voluto avere un amore come il loro. Con Fabio non era mai stato così. Noi ci amavamo, o così credevo, ma in maniera diversa. Non so spiegarlo era come se fossimo due persone completamente diverse che un giorno si erano incontrate e che avevano deciso di stare insieme ma ognuno percorrendo la propria strada. Noemi e Dario invece affrontavano la vita come fossero una persona sola.
Salite in macchina ricevemmo la chiamata di Valentina che ci chiedeva dove fossimo. Aveva pensato lei ad organizzare la serata. Saremo andate al ristorante Giapponese per i viali di Firenze. Era tanto che volevamo provarlo. Ci ritrovammo con le altre davanti alla casa di Vale. Salimmo tutte e quattro sulla mia auto e partimmo alla volta del ristorante.
In auto, naturalmente, parlò solo Vale che ci raccontava le sue ultime perplessità sul rapporto che stava vivendo con Giacomo. Non riusciva a farsi una ragione del fatto che doveva sempre essere lei ad andare a dormire da lui la sera, perché così, diceva lui, erano più vicini la mattina per andare a lavoro. Non che gli dispiacesse, perché comunque lui abitava da solo e lei invece con i suoi. Voleva presentarglielo però, anche per far tranquillizzare sua mamma, magari anche solo mostrandogli la faccia del ragazzo che frequentava. Lui invece la pensava diversamente, non gli sembrava indispensabile e comunque diceva che non aveva tempo. Tra il lavoro, lo studio per la specializzazione, il calcetto e la palestra non aveva mai un secondo a disposizione. Ma arrivati a questo punto però, lei si stava chiedendo – Ma se vuole che lo aspetti quando fa tardi al lavoro, perché diavolo non mi da la chiave del suo appartamento invece di farmi gelare in macchina? L’altra sera gliel’ho anche chiesto ma lui ha detto che ha solo una chiave e che non ha tempo per andare dal fabbro a farmene una copia! Per me sono tutte scuse no? Voi che dite? –
Non ci fece neanche ragionare per cercare di mettere insieme una risposta che già aveva ricominciato a parlare della litigata che avevano fatto perché lui non voleva che lei lo seguisse questo fine settimana a Parigi. Qui gatta ci cova, pensai.
Arrivammo al ristorante piuttosto rapidamente e lei ancora stava parlando. Noi 3 ci guardavamo di nascosto e ci scambiavamo delle occhiate di intesa con dei risolini. Era impossibile stare serie. Erano quasi venticinque minuti che stavamo insieme e nessun’altra aveva avuto la possibilità di dire un qualcosa che non riguardasse un saluto o lei.
Ci sedemmo al tavolo del ristorante e alla fine Lucy con un sorriso sulle labbra decise di intervenire:
- Ok Vale, pensi di averci fatto tutto il resoconto per il periodo che non ci siamo viste o ci manca di sapere anche quante volte avete fatto sesso in questi ultimi quindici giorni? No, perché effettivamente ce lo stavamo chiedendo! – Io e Noemi scoppiammo a ridere.
- Che sceme che siete. – Fu il suo commento un po’ risentita.
- E dai Vale! Non te la prendere! Già che adesso anche Giulia è tornata ad essere tra noi, facciamoci raccontare qualcosa da lei che tra l’altro al momento è l’unica single del gruppo. Magari ha qualche particolare succulento da svelarci no? – Proseguì Lucy mentre mi faceva l’occhiolino.
- Bè effettivamente una piccolissima e insignificante novità ci sarebbe. – Dissi imbarazzata.
- Davvero? – Fu il loro coro.
Pensandoci bene, da quando io e Fabio c’eravamo lasciati, non avevo mai avuto niente da raccontare. Le mie giornate erano tutte uguali e loro sapevano benissimo perché. Mi ero imposta di tenere alla larga l’intero genere maschile finchè non mi sentissi di nuovo pronta. Ed anche se loro mi dicevano più di una volta che non potevo fare di tutta un’erba un fascio, io non riuscivo proprio a sbloccarmi.
Avevo anche avuto la possibilità di allacciare un qualche tipo di rapporto con Davide, il ragazzo della sicurezza, pochi mesi dopo la rottura con Fabio. Ma alla sua richiesta di un’uscita per un cinema, accampai immediatamente la scusa della mamma malata che non potendo alzarsi da letto, non avrebbe potuto preparare la cena a mio padre. Lui doveva aver capito sicuramente il messaggio subliminale – non ci pensare neanche! – perché non provò neanche ad insistere. Almeno quel giorno. Poi deve averla presa come una missione personale perché tutti i giorni mi invitava per fare qualcosa. Ma io, a parte la pausa caffè, non gli avevo mai concesso niente.
Non che poi fosse brutto, ma neanche questa gran bellezza. Era alto, moro, occhi marroni, fisico asciutto; normale insomma, un ragazzo nella media.
- Dai adesso non emozionatevi troppo. Sicuramente non è niente di che e la mia fantasia ha galoppato come al solito. – Cercai di minimizzare.
- E invece sarà sicuramente qualcosa di importante perché altrimenti la tua fantasia non si sarebbe scomodata. Ormai è già troppo tempo che la tieni a freno per non permetterti di provare alcuna emozione. – Dichiarò Noemi con assoluta convinzione.
Mi guardarono tutte e tre con aria incuriosita. Attendevano che continuassi. Così mi feci coraggio. - Oggi da Margherita un ragazzo inglese mi si è avvicinato e mi ha chiesto di fargli da guida. –
Lucy trattenne a stento una risata – Inglese hai detto?  E con la lingua come avete fatto? – Ricordandosi che le mie conoscenze non andavano al di là delle reminescenze scolastiche, quindi piuttosto scarse.
- Simpatica! – commentai. – Lui parla italiano, con un accento strano, ma lo parla e piuttosto bene devo ammettere. –
- E tu cos’hai fatto? Vogliamo tutti i particolari – Mi incalzò Vale.
Stavo per dirgli che avevo stranamente accettato l’invito stupendo anche me stessa, ma la cameriera ci interruppe per sapere se eravamo pronte per l’ordinazione.
- Veramente avevo già fissato il menu con Luigi oggi al telefono. – Rispose Vale cordialmente.
- Davvero? Oddio scusate allora. Vado in cucina e mi informo subito. – Sentenziò la cameriera.
- Non ti preoccupare. – La tranquillizzò Vale.
Poi le mie compagne di tavolo si voltarono contemporaneamente verso di me attendendo che continuassi, così mi feci coraggio prendendo un respiro e iniziai il racconto.
- La prima cosa che ho fatto quando si è avvicinato è stato cercare di andarmene. Poi dato che l’ho inzuppato rovesciandogli un bicchiere d’acqua addosso, ho desistito e mi sono ritrovata ad accompagnarlo prima in giro per il centro, poi nella collina vicino a casa di Noemi e dopo da Carlo. –
Estasiate attendevano che le inondassi di particolari.
- E’ inutile che continuiate a guardarmi così, vi avevo già detto che non era niente di che. E’ che effettivamente mi sono sorpresa di me stessa, non credevo che avrei passato un’interra giornata con uno sconosciuto. –
- Ma non è successo niente? Non c’è scappato neanche un piccolo e insignificante bacio? Magari sulla guancia? – Domandò Vale.
- No! Ve l’ho detto! E’ che non so spiegarvelo. Sono stata davvero bene. Il tempo è volato e mi sono sentita sempre a mio agio come se lo conoscessi da una vita. Nonostante lui mi abbia bersagliato di domande. –
- Veniamo alla cosa fondamentale. Com’è? Bello? – Chiese Lucy.
- Effettivamente direi proprio che bello è riduttivo. Di più! Molto di più. Mi ricorda molto Robert Pattinson. –
- Eccola lei! Ti pareva che non trovasse strane somiglianze? – Mi prese in giro Noemi.
- No davvero, solo che lui è più biondo rispetto all'attore. A proposito, coincidenza, si chiama Robert anche lui. – Sorrisi.
- Dai che forse questa volta ci siamo! – Gridò Lucia battendo il cinque con Noemi e Valentina.
Non mi ero mai resa conto di quanto per gli altri dovessi sembrare depressa per non essere riuscita a mettere in piedi anche solo una storiella dopo Fabio. Tanto che anche un incontro che sicuramente non avrebbe mai portato a niente come quello di oggi, le aveva fatte emozionare per me in quel modo.
- Dai ragazze adesso non esagerate. Non so neanche se è fidanzato. Quanto tempo starà qui e comunque non credo proprio di essere alla sua altezza. Avanti guardatemi, vi sembro una che potrebbe stare con uno che sembra un attore? – Dissi convinta con un filo di tristezza sulle labbra.
- Perché cosa avresti che non va adesso sentiamo. – S’indignò quasi Noemi.
- Dai siamo serie. Non sono poi questo gran che. Non sono neanche da buttare, questo è vero. Però andiamo! Voi non lo avete visto altrimenti la pensereste come me! –
- Secondo me tu hai una percezione completamente distorta di te stessa. Non hai niente da invidiare a nessuna. – Affermò Lucia.
- Sarà. – Dissi sorridendo.
La serata trascorse interamente su questo argomento. Persino Vale si curò solo di me quella sera. Passammo in rassegna varie possibilità per capire come riuscire a scoprire se Robert era fidanzato senza chiederglielo apertamente per non cercare di essere troppo esplicita.
Lucy mi consigliò di guardargli bene le mani per vedere se si notava la forma di un qualche anello nell’anulare sinistro. Vale arrivò persino a dirmi di controllargli i messaggi sul cellulare in un momento di distrazione. Noemi invece cercò addirittura di convincermi a seguirlo in albergo per sapere in che numero di stanza alloggiava e poi telefonare con una scusa qualsiasi alla reception e cercare nella sua stanza la sua “signora”.
Io sinceramente non avrei mai tentato nessuna delle cose che mi consigliarono, però era più per paura di restare delusa che altro. Me ne resi conto più o meno a metà serata. Non sarei mai riuscita a fare la vaga. E comunque non mi sentivo pronta. Era questa la vera ragione per cui non avrei mai fatto niente.
- Ma quando vi vedete?  - Chiese Vale.
- Domani mattina alle dieci da Margherita. Poi dove mi consigliate di portarlo? –
- Io lo porterei diritta a casa tua! Così non stai neanche a perderci troppo tempo o a farti chissà quali strani pensieri. – Continuò Vale. – Se va, va, altrimenti pazienza! -
- Sei sempre la solita! – Commentò Noemi.
Scoppiammo a ridere e ci gustammo quella splendida cena per lo più a base di pesce crudo. Non riuscii a confessargli però che non mi sarei mai esposta in alcun modo con Robert. Non volevo sembrargli pronta per una storia. Volevo che sapesse che ero disposta a diventargli amica e niente di più. Non mi sarei mai permessa di lasciarmi andare con lui che comunque abitava da un’altra parte del mondo e che in ogni caso sarebbe stato troppo complicato portare avanti un rapporto diverso dall’amicizia per me in questo momento.
Conscia di questa decisione, mi sentivo un po’ a disagio nel continuare a parlare di lui. Così provai a cambiare argomento.
- Adesso però basta con tutti questi castelli in aria. Magari mi ha solo invitata perché non gli andava davvero di passare la giornata con un uomo di mezza età. Non mi va di stare a fabbricare pensieri inutili su di lui. Sono stata bene è vero, come potrei essere stata con voi, questo ve lo concedo. Però comunque non credo che tra di noi ci potrà essere mai qualcosa di diverso dall’amicizia. Possiamo cambiare argomento? –
Sentii la tensione crescere attorno alla tavola. Avevo rovinato la serata? Poi dopo un attimo di silenzio, Vale ricominciò a parlare di Giacomo. Ma io la interruppi di nuovo. Non volevo che ci fossero rimaste male.
- Ragazze scusate tanto per prima! Forse ho esagerato. –
- Dai tesoro, non stare lì a crucciarti. Siamo amiche no? A volte lo siamo anche solo per le sclerate. Evidentemente abbiamo calcato un pò troppo la mano. Ma ciò non toglie che tra i buoni propositi che ci eravamo imposte quando abbiamo stretto il patto del “vivi ogni giorno come fosse l‘ultimo“, c’era anche quello di lasciarsi andare. Quindi in qualsiasi modo tu pensi di farlo va bene così. Anche se si tratta di farlo con noi. Ma credimi, penso che sarebbe meglio che lo facessi con questo Robert. Anche se so di pretendere troppo da te. – Concluse Noemi strizzandomi l’occhio.
Il patto? Non lo ricordavo neanche più. A gennaio, per il mio ventinovesimo compleanno avevamo fatto una specie di lista di buoni propositi per arrivare serene e in piena forma ai trent’anni. I punti che ricordavo erano più o meno questi:
Lasciarsi andare.
Cercare di passare più tempo possibile insieme.
Cogliere sempre l’attimo.
Affrontare sempre tutto con il sorriso sulle labbra.
Forse c’era anche qualche altra voce nella lista ma io non riuscivo proprio a ricordarmi altri punti. Vale intanto aveva già riacceso "la radio" e a me non andava di interromperla nuovamente.

Rientrai a casa che erano già le due. Dopo il ristorante eravamo tornate a casa ma prese come eravamo dalla conversazione, ci eravamo trattenute in macchina.
Noemi ci aveva raccontato che lei e Dario avevano nuovamente deciso di provare ad avere un figlio. La cosa ci aveva davvero rallegrato. Sapevamo quanto avevano sofferto per l’aborto e il fatto che adesso fossero di nuovo pronti a tentare quest’esperienza, ci riempiva di felicità.
Lucia invece, stava scegliendo la scuola elementare per Giulio, il suo “ometto”. Lei e Luca, suo marito, stavano prendendo in considerazione varie possibilità e non riuscivano veramente a decidere, perchè, se una scuola rientrava nei loro canoni per quello che riguardava gli insegnanti, magari era fuori mano o la struttura non gli piaceva. Viceversa, se gli piaceva la struttura, non reputavano gli insegnanti troppo preparati.
Valentina stranamente stasera ci aveva concesso almeno un po’ di tempo per aggiornarci su tutte senza monopolizzare troppo la serata.
Prima di salutarmi mi consegnarono un regalino: quello per essersi liberata da Fabio che, come ogni mese, mi facevano da quando ci eravamo lasciati. Gli avevo esplicitamente chiesto di non farlo più, ma sapevo esattamente che avrebbero ignorato la mia richiesta anche perchè avevano detto che avrebbero smesso quando sarei tornata a frequentare il sesso opposto. Mi consegnarono una scatolina di pelle rossa. Era la confezione di una gioielleria. Al suo interno, con mia grande gioia, trovai un anello d’argento con tre zirconi incastonati. Era davvero bellissimo. La frase sul biglietto diceva: “ Noi ci saremo sempre.”
Fui contenta che fosse buio, così riuscii a non fargli notare che mi avevano assolutamente colto di sorpresa e fatta emozionare fino alle lacrime. Quando mi distesi a letto, dopo aver messo la sveglia per essere sicura di riuscire ad alzarmi in tempo l’indomani mattina, mi addormentai beata crogiolandomi nella consapevolezza che loro 3 sarebbero state per sempre la mia famiglia.

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Capitolo 5
*** Amici ***


Ciao a tutte! Dopo qualche giorno di sano relax al mare, sono di nuovo tra di voi per un nuovo capitolo. Prima però, volevo ringraziare chi mi ha messo tra le seguite, le preferite e le ricordate ed in particolare Giu24 che ha anche commentato. Ringrazio ovviamente anche le lettrici silenziose e spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Buona lettura.




Capitolo 5. Amici




La notte passò velocemente e più tranquillamente della precedente.
Alle 9.45 ero già in macchina per andare al mio incontro. Dovevo avere la faccia molto rilassata o così mi percepivo perché dopo un sacco di tempo, ero riuscita a dormire senza mai svegliarmi e la cosa mi sorprese molto. Da quando Fabio se ne era andato, non era mai accaduto. Qualcosa stava cambiando dentro di me. Merito dello sconosciuto?
Parcheggiai davanti all’edicola. Non era molto vicino al bar di Margherita, ma data la bella giornata avevo voglia di camminare. Anche perché mi ero messa le scarpe da ginnastica, e quindi non avrei avuto problemi. Indossavo una t-shirt bianca e una tuta con la felpa attillata fucsia legata in vita e i pantaloni larghi neri. Questo lo consideravo l’abbigliamento ideale per non mostrarmi interessata a lui se non come amico. Quale ragazza in cerca anche solo di un flirt si sarebbe presentata vestita in tenuta sportiva a quello che si poteva definire un "appuntamento"?
Rallegrandomi della scelta entrai nel bar.
Lui era già lì. Seduto al nostro tavolino. Quello che prima era il “mio” tavolo. Adesso lo consideravo già il “nostro”? Si era scatenata una lotta inconscia dentro di me. Evidentemente la parte più razionale, quella che aveva deciso di indossare una tuta, rifiutava categoricamente di pensare a lui in quei termini, mentre la mia parte più irrazionale, probabilmente, cercava in tutti i modi di venir fuori aggrappandosi anche alla definizione di “possesso” di un tavolo.
Salutai Giovanni che mi guardò con un sorriso che gli contagiava tutta la faccia. Poi incrociai lo sguardo di Robert. Si alzò e mi fece sedere al posto dove stava lui scostandomi la sedia mentre mi salutava. – Buongiorno signora guida. Passato una bella serata? Riposato bene? –
- Direi proprio di si! Buongiorno a te! –
In quell’istante notai il suo abbigliamento. Portava un cappellino con la tesa blu ed una tuta con la felpa bianca e i pantaloni blu. Stava davvero benissimo. Mi venne involontariamente da sorridere. Evidentemente anche lui aveva indossato una tenuta anti-corteggiamento.
- Abbiamo la stessa tenuta. – mi fece notare.
- Già, ci stavo facendo caso anch’io! – dissi sorridendo.
- Allora ho fatto bene, non sapevo cosa mettermi perché non avevo idea di dove mi avresti portato. Così mi sono detto che se indossavo un abbigliamento sportivo non avrei senz’altro sbagliato! – Continuò.
- Hai già ordinato? – Chiesi cercando di cambiare argomento per riuscire a prendere tempo. Improvvisamente mi ero resa conto con non avevo minimamente idea di dove portarlo.
- No aspettavo te. Mi avevi promesso una vera colazione all’italiana. –
- Ok allora faccio io. – Mi alzai e andai da Giovanni al bancone per ordinare due cappuccini e due croissant alla crema. Quelli che facevano loro erano davvero sopra la media. Potevano tranquillamente essere scambiati per francesi. Giovanni continuava a guardarmi e a sorridere ammiccando verso Robert. Io cercavo di fargli capire di smetterla continuando a implorarlo con lo sguardo.
Mentre tornavo al tavolo mi ritrovai a pensare a quanto fosse bello. La luce del sole dalle vetrate gli illuminava la faccia. Era davvero sensazionale. Evidentemente la mia parte irrazionale aveva preso il sopravvento. Scossi lievemente la testa e con un sorriso mi rimisi seduta.
- Allora racconta, come è andata la cena con le tue amiche? – Mi chiese.
- Benissimo direi! Siamo state a mangiare ad un ristorante giapponese a Firenze. Era tutto buonissimo e, anche se non avevo dubbi, ho passato una serata davvero meravigliosa nonostante le premesse. –
- Che premesse? – domandò.
Ecco lo sapevo, avevo parlato troppo. Adesso avrei dovuto rivelargli che ieri eravamo uscite per festeggiare il mio ritorno alla “vita” come lo definivano loro,  dopo 6 mesi di clausura per la batosta di Fabio. Ma che razza di stupida può fare una cosa del genere? Non volevo rispondergli, ma non sapevo come fare. Distolsi lo sguardo e lui se ne accorse.
- Qualcosa non va? Ho fatto la domanda sbagliata? –
Presi coraggio, ormai il dado era tratto. La mia parte razionale esultava. Un altro punto a mio sfavore per essere considerata appetibile.
- No figurati! Ieri, come tutti i venerdì da più o meno 6 mesi a questa parte usciamo con queste 3 mie amiche per festeggiare la nostra amicizia. - Una mezza verità poteva andare. Mi congratulai con me stessa.
- Davvero? Forte! Vi conoscete da tanto? -
- Bè, direi, con chi più con chi qualche anno meno ma devono essere almeno 15 anni! -
- Allora eravate quasi in fasce! - Commentò lui.
- Non direi. -
- Facendo due conti avrete avuto 5/6 anni quando vi siete conosciute, no? - Chiese tra il divertito e il curioso.
- Con Vale si ma con le altre di più. Ma non è che è un modo per sapere quanti anni ho? Lo sai che non si chiede mai l’età ad una donna? – dissi sorridendo.
- Giusto. – Sorrise e abbassò lo sguardo. – Però se prima ti dicessi quanto anni ho io tu mi riveleresti la tua età? –
- Non credo. – risposi.
- Ok allora non te lo dirò neanche io. –
Ecco che riaffiorava la mia parte irrazionale. Quando sorrideva in quel modo mi toglieva il fiato. Mi dimenticavo istantaneamente di tutto. Anche del fatto che non avevo la minima idea di dove portarlo. Arrivarono i cappuccini e le briosce. Lui fece esattamente i miei stessi gesti. Prese 2 cucchiaini di zucchero, mescolò quanto me e poi inzuppò la briosce nel cappuccino. Mentre faceva tutte queste azioni, il suo viso era tirato come fosse molto impegnato. Era concentrato, come non ci fosse niente di più interessante.
Quando addentò la briosce però, sul suo viso spuntò un sorriso. Mi guardò. I suoi occhi di un azzurro così intenso, sembravano pieni di piacere ed io rimasi incantata a guardarlo.
- E’ davvero buonissima. Adesso capisco perché a voi italiani non piace il cappuccino in altri paesi. –
Ero totalmente assorta nel contemplarlo. Quel naso e quel mento così finì e ben definiti. Quella pelle lievemente abbronzata. Quelle labbra così carnose. Mi piaceva proprio tanto.
All’improvviso mi resi conto che mi stava guardando con aria interrogativa.
- Va tutto bene? Non ti piace la briosce? –
O cavolo, dovevo stare più attenta o si sarebbe senz’altro accorto dell’effetto che mi faceva.
- No, no. E’ buonissima come sempre. Mi ero solo incantata. –
- Su cosa? – Mi guardò con fare malizioso.
- Non ci far caso; - distolsi lo sguardo nella speranza di distrarlo – a volte la mia mente vaga senza motivo. Allora sei pronto per una giornata intensa, piena di camminate e di luoghi meravigliosi? – Pensai che la miglior tattica fosse quella di distrarlo con il programma per la giornata anche se non avevo la minima idea di dove portarlo.
- Anche qua il panorama non è male….direi. – Lasciò cadere questa frase come se avesse parlato del tempo.
Io mi sentii il cuore in gola. Non riuscivo quasi a pensare. Insipirai e trattenni il fiato. Cercavo di parlare ma non mi usciva alcun suono dalla bocca. Non poteva aver detto una cosa del genere a me. La mia immaginazione doveva avermi tirato un brutto scherzo.
- Come hai detto? – Domandai nervosa in un attimo che il cuore rallentò probabilmente accecato dalla convinzione dell’improbabilità che fossi io il destinatario di quella frase.
 - Dicevo che questo paese è pieno di luoghi meravigliosi e che la visuale non è niente male. –
Avevo capito male. Certo che non ero io il panorama meraviglioso a cui lui si riferiva. E come poteva essere diversamente? Mi sentii sprofondare nella sedia. In un certo senso mi sentivo di nuovo a mio agio a differenza di prima. Potevo essere me stessa, senza cercare di impressionare nessuno. Dato che non c’era nessuno da impressionare. Lui non avrei mai potuto impressionarlo. Mi costrinsi a parlare.
- Certo certo. Effettivamente Firenze non a caso è definita la più bella città del mondo. Ma credimi ci sono un sacco di luoghi meravigliosi nei dintorni. Rapolano ad esempio. Ci sei mai stato? –
- No. Oggi avevi pensato di andare lì? –
- Veramente no. Però se vuoi possiamo andarci. Ci sono le terme ed è incastonato tra le colline. –
- Ma allora cosa avremo dovuto visitare oggi? – Mi aveva beccata?  Si era reso conto che non avevo un programma? Poi mi venne l'idea.
- Bè, a dire la verità avevo pensato di fare un giro per Siena. Non è troppo lontano. La zona nei dintorni è bellissima. E il centro è favoloso. Poi comunque non mi ero fatta una vera e propria tabella di viaggio, non conoscendoti. Sono pronta a cambiare programma come vuoi. –
- Siena va benissimo. – E sorrise. Dovevo cercare di non distrarmi.
- E Siena sia. – Lo guardai adorante. Mi piaceva troppo. Non riuscivo a rimanere seria. Sentivo sempre la mia bocca sul punto di esplodere in un gran sorriso.
Mentre io finii la mia colazione, lui si alzò e andò verso il bancone per pagare.
- Aspetta. Questa volta offro io. – Dissi mentre mi alzavo ancora con il boccone in bocca.
- Bel tentativo ma no. No grazie. Tu siediti e goditi la tua colazione. Pago io. Altrimenti poi chissà che conto mi porterai per monopolizzarti così? – Si voltò e si diresse verso la cassa.
Io mi rimisi seduta e lo guardai. Ok mi piaceva, mi piaceva forse anche troppo per essere uno conosciuto il giorno prima del quale non sapevo praticamente niente se non che era di Londra. Ma mi andava davvero di provare di nuovo certe sensazioni? No, assolutamente no. Volevo un amico. Prima che ci mettessimo insieme, era Fabio il mio migliore amico. Avevo bisogno nuovamente di quel tipo di rapporto con un uomo. Amicizia. Solo amicizia e niente di più. Libera come l’aria di poter dire e fare qualsiasi cosa senza imbarazzo. Mi sarebbe piaciuto molto che questo amico fosse Robert. Ma chissà quanto sarebbe rimasto in zona?
Mentre pagava gli squillò il telefono. Rimase dov’era a parlare. Non tornò al tavolo. Io non sapevo se alzarmi e andare verso l’uscita o se restare seduta aspettando che finisse. Optai per la seconda opzione. Lo vidi gesticolare e sorridere. Parlava in inglese. Non capivo un accidente di ciò che stava dicendo. Perché non sono mai stata portata per le lingue? Poco prima di riagganciare però si avvicinò e capii esattamente le sue ultime parole. Salutò la persona al telefono dicendo: “I love you”. Questo non potevo non capirlo.
Era fidanzato.
Certo che lo era. Come poteva non esserlo? Era talmente bello.
Si mise seduto.
- Era la mia ragazza. Gli ho detto che avevi intenzione di portarmi a Siena. E’ felicissima dell’idea. Vorrebbe tanto essere qui anche lei e conoscerti. –
- Davvero? – Aveva parlato di me alla sua ragazza? Perfetto. Come volevasi dimostrare la mia fantasia aveva galoppato inutilmente. Mi sentii stranamente sollevata e improvvisamente rilassata.
– Verrà anche lei qua? Perché se vuole visitare Siena magari potreste andarci un altro giorno insieme con una vera guida. – Dissi convinta.
- No lei non verrà. Comunque non preoccuparti. E’ già stata spesso in Italia e Siena l’ha già visitata. Pensa che mi piacerà. Comunque credo che sia meglio visitarla con una come te, che non sei una specialista, che con un professionista, almeno spero di riuscire a cogliere davvero la vera essenza di essere italiani. No? –
- Non lo so, non ci ho mai pensato, veramente. – Feci per alzarmi. – Pronto? –
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la mia macchina attraversando la strada e rifacendo tutta la strada che avevo percorso da sola poco prima. Mentre camminavamo ricominciò con l’interrogatorio del giorno prima: dove andavo in vacanza di solito, il mio colore preferito, il fiore e persino il cibo preferito. Non si guardava intorno. Guardava solo me che camminavo al suo fianco, rispondevo alle sue domande e guardavo le vetrine. Mentre salivo in macchina mi domandò:
- Ma il tuo fidanzato che dice che oggi sei con me? Non sarà geloso vero? –
Rimasi interdetta. Non riuscivo a capire il senso dell’ultima domanda. Perchè il mio eventuale fidanzato doveva essere geloso? Lo guardai. Ma non lo stavo veramente guardando. Era come se stessi guardando altre due persone. Vedevo un ragazzo e una ragazza salire in macchina e capii cosa intendeva. Effettivamente potevamo dare l’impressione di essere una “coppia”.
- Non sono fidanzata. – Abbassai lo sguardo sorridendo e mi misi seduta in macchina infilando la chiave per avviare il motore.
Si mise seduto di fianco a me. Mi guardò con aria preoccupata e poi si voltò dall’altra parte guardando fuori dal finestrino.
- Non preoccuparti. Non ho mire su di te. Puoi stare tranquillo. Non ti salterò addosso. – Mi sentii dire quasi con rabbia.
- Credi davvero che sia preoccupato per quello? - Fece una pausa. - Veramente mi chiedevo se eri capace di guidare. –
Scoppiammo entrambi a ridere. Potevamo essere amici proprio come avevo desiderato prima. Senza complicazioni. Misi in moto l’auto e partimmo alla volta di Siena.
 












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Capitolo 6
*** Siena ***


Sopresa! Non ve l'aspettavate così presto vero? Invece eccomi tra voi con un nuovo capitolo! E' che la storia mi ha preso molto e i capitoli vengono quasi da soli!
Che dire.....qui ci saranno un pò di rivelazioni....... ma non aggiungo altro.
Ringrazio come sempre le lettrici silenziose, le preferite, le seguite e le ricordate e un bacio a Giu24 che lascia sempre un commentino. (Sì il nostro Rob è fidanzato...hihihihi qui scoprirai con chi.......)
Che dire, spero che mi lasciate altri commenti, anche brutti ma almeno mi saranno utili a migliorarmi.
Come sempre, buona lettura.




Capitolo 6. Siena



Arrivammo a Siena abbastanza velocemente. Quella mattina fortunatamente non c’era traffico. Durante il viaggio in macchina mi chiese di raccontargli della serata appena trascorsa e io fui ben lieta di descrivergli tutti i particolari: l’andamento della serata, il rapporto con le mie amiche e quanto io tenessi a loro. Lui ascoltava interessato. Rise con me dei commenti sarcastici di Lucia su Valentina. Gli raccontai anche del regalo che avevo ricevuto e di quanto mi ero emozionata. Mi disse che avevo sbagliato a non mostrare i miei sentimenti. Mi rilassai completamente. Non esisteva più la parte irrazionale di me.
Parcheggiammo vicino al centro e ci incamminammo per le stradine che conducevano a Piazza del campo. Siena era davvero una città fantastica. Ogni volta che ci andavo mi sentivo come travolgere dalla storia. Attraversammo tutto il centro guardando ogni vetrina e commentando tutto. Eravamo davvero in sintonia. La pensavamo allo stesso modo anche sulle cose più assurde. Nella vetrina di un negozio ci affascinò un paio di occhiali da sole a forma di cuore. Chi mai avrebbe indossato quegli occhiali se non per scherzo? Avevamo gli stessi gusti anche sull’abbigliamento. Ci confrontavamo apertamente. Mi chiedeva consigli su cosa potesse stargli meglio. Facile. Tutto. E lui mi faceva vedere quello che secondo lui poteva starmi bene. Arrivammo in Piazza del Campo che erano quasi le una e trenta. Ci sedemmo davanti al campanile. Mi sentivo totalmente a mio agio. Mi guardò.
- Sono così brutto da non farti avere mire su di me? – Mi chiese buttando là la domanda come se stessimo già affrontando il discorso e interrompendo il silenzio che si era instaurato solo da cinque minuti.
- Non sei affatto brutto e lo sai. – Gli risposi guardando dall'altra parte imbarazzata. Poi il mio telefono squillò. Mia mamma. Mi alzai scusandomi con lui e mi allontanai. Mi ero completamente dimenticata di avvisarla che oggi non sarei passata. Si sarebbe sicuramente arrabbiata tantissimo e non mi andava di fargli sentire quella telefonata.
Quando risposi lei mi chiese dov’ero e tra quanto pensavo di arrivare visto l'orario. Io gli chiesi scusa e gli dissi che avevo conosciuto un ragazzo e che avevo perso la cognizione del tempo. Lei rimase molto stupita, sapeva come la pensavo. Con mia grande sorpresa, quando capì che dicevo sul serio, non si arrabbiò e mi salutò dicendomi di passare una buona giornata.
Riagganciai e feci per tornare da lui ma non riuscivo a vederlo. Dove diavolo si era cacciato? Poi lo vidi uscire da un bar con due panini e due bottigliette di acqua naturale. Mi venne incontro e mi porse il panino.
- Grazie mille. – Dissi. - Scusami. Era mia madre. Non mi andava che la sentissi urlare. Gli avevo promesso che oggi sarei andata a pranzo da lei. Mi ero dimenticata di avvisarla. – Cercai di spiegargli. Lui non parve neanche ascoltarmi.
- Spero che il panino sia di tuo gradimento. – Osservai prima lui e poi il panino: mozzarella e pomodoro.
- Si molto. Sei stato davvero carino. Grazie. –
 - Non sono il tuo tipo allora? – Proseguì esattamente da dove ci aveva interrotto la telefonata.
- E dai Robert. Sappiamo entrambi che fondamentalmente piaci a tutte. Devi sentirtelo dire anche da me? –
- Non ti ho chiesto questo. Volevo solo capire perché prima in macchina hai voluto mettere in chiaro che non avevi interesse su di me in quel senso. –
- Questione di orgoglio maschile? – Ironizzai.
- No, affatto. Curiosità –
- Non sei tu in particolare che non mi scateni interesse. E’ che al momento sto bene da sola. – Abbassai lo sguardo e mi misi a giocherellare con l’anello che le ragazze mi avevano regalato la sera precedente.
- Perché? –
- E’ una storia lunga. –
- Abbiamo tempo no? –
- Non mi va di deprimerti. –
- Non mi deprimerò, te lo prometto. Avanti non farti pregare. –
Non sapevo da che parte cominciare. Come si spiega a qualcuno che ti conosce da poco che sono solo pochi mesi che hai ricominciato a vivere una parvenza di vita? Come si dice a qualcuno, che hai perso completamente la fiducia nell’amore? Mi feci coraggio.
- Ecco è che sono rimasta scottata. Molto scottata. Diciamo così. – Mi guardava assorto.
- Allora è per questo che hai quegli occhi tristi? –
- Pensi che io abbia gli occhi tristi? –
- Quando ti ho vista in quel bar mi sembrava che stessi recitando una parte. Quella della ragazza felice e spensierata che parla con tutti. Poi ti ho osservato meglio e ho notato che in quei rari momenti che non eri affaccendata a fare qualcosa, i tuoi occhi parlavano per te. Sembravano che gridassero quanta tristezza covavi dentro. – Concluse. Possibile che nonostante ci conoscessimo da così poco, mi avesse già inquadrata perfettamente?
- E’ per questo motivo che ti sei avvicinato a me? –
- Principalmente si. Dovevo capire perché una ragazza carina come te, avesse bisogno di recitare una parte con le persone che conosceva. – Ha detto carina? Respira e rispondi, avanti.
- Non è che recito. – Mi affrettai a dire. Magari qualcosa di più convincente. Lui inarcò le sopracciglia. Ecco lo vedi? Non ti crede.
- Diciamo che cerco di apparire più felice di quello che sono in realtà. Vedi io ho sempre sognato una famiglia tutta mia. Un matrimonio. Dei figli. Una casa. Quando ho incontrato Fabio, dieci anni fa, credevo nell’amore eterno. Ci siamo frequentati per due anni da amici poi una sera lui si è fatto avanti ed io ho ceduto. A livello inconscio probabilmente ero sempre stata innamorata di lui, ma fino a quella sera non me ne ero resa conto. Siamo stati insieme sei anni e dopo abbiamo deciso di comprare casa e convivere. E’ durata due anni poi una sera, senza preavviso, lui mi ha detto che non mi amava più. – Feci una pausa. Incrociai il suo sguardo e mi persi nei suoi occhi. Perchè riuscivo ad aprirmi totalmente con lui? Proseguii. – In quel momento mi sentii morire. Non riuscivo a capire veramente come fossimo arrivati a quel punto. Avevamo fatto dei progetti. Avevamo comprato una casa con un mutuo trentennale. Ci eravamo impegnati a stare insieme. Io mi sarei anche voluta sposare. Lui aveva preferito aspettare. Con il senno di poi ho capito il perché. Evidentemente non era mai stato convinto. Ho passato un periodo bruttissimo. Ci sono stati dei giorni che non riuscivo ad alzarmi da letto o a mangiare. Ho perso quindici chili in tre mesi. Nessuno riusciva a farmi stare meglio. Le mie amiche e i miei genitori facevano i turni per non lasciarmi mai sola neanche la notte perché comunque non volevo andarmene da quella casa che mi era costata un sacco di sacrifici. Ho preso un periodo di aspettativa a lavoro. Ho cercato di rimettere insieme i pezzi ma il problema più grande è che continuavo a chiedermi dove avessi sbagliato. – Lui mi ascoltava con un’espressione quasi arrabbiata.
- Ma lui dov’era in tutto questo? – Chiese.
- Lui mi chiamava, mi diceva che purtroppo erano cose che potevano accadere, che non era colpa mia. Non se lo spiegava neanche, ma era così ed io dovevo solo farmene una ragione. Io però non ci riuscivo. Ero caduta in un baratro e non trovavo la forza di reagire. Fondamentalmente ci speravo ancora perché aveva lasciato la sua roba tutta ammassata in degli scatoloni in garage ed io mi attaccavo a quelli per continuare in qualche modo a crederci. Un giorno però, mentre ero fuori a prendere un gelato a quel bar dove siamo stati noi ieri pomeriggio, con Noemi e Lucia che mi avevano convinta ad uscire, lo vidi mentre si baciava con un'altra. In quell’istante mi paralizzai. Era come fossi uscita dal mio corpo. Non sentivo più niente. Non provavo ne rabbia ne dolore. Ero completamente priva di sentimenti. Rimasi in silenzio per un giorno intero. Ero come intontita. Dopo una notte agitata, mi alzai la mattina con uno spirito nuovo. Quella che ero stata con lui non esisteva più. Con questa consapevolezza era ritornata anche la forza di combattere. Mi sentivo di nuovo pronta ad affrontare la vita. Mi feci una promessa: non avrei mai più permesso a nessuno di ridurmi in quello stato vegetativo; specialmente ad un uomo. Tanto che ad oggi, non ho ancora avuto altre storie. E gli scatoloni sono ancora in garage. – Sorrisi e gli feci l’occhiolino.
Mi guardò con aria assente. – Mi dispiace tanto sai? Non credevo che si potesse fare tanto male ad una persona. Ma che razza di bastardo è? Perché ancora non gli hai bruciati quegli scatoloni? Non poteva semplicemente dirti che aveva un’altra? –
- E’ la stessa cosa di cui l’ho accusato io. Più che altro perché credo che me ne sarei fatta prima una ragione. Lui si è sempre scusato dicendo che non se ne era andato perché aveva un’altra; lei l’aveva conosciuta solo dopo. Non so ancora se credergli o no ma ho la consapevolezza assoluta che lui non era affatto quello giusto per me. –
- Be questo è poco ma sicuro! –
- Adesso basta parlare di cose serie. – Mi alzai. – Camminiamo ancora un po’? – Non volevo intristirlo oltre modo e soprattutto non volevo continuare a pensare a questa storia che comunque ancora mi tormentava.
Si alzò e mi seguì. Il tempo passava e non me ne rendevo conto. Era bellissimo stare con lui. Mi faceva ridere, scherzava sempre e riuscivo a confidargli qualsiasi cosa. Improvvisamente il mio stomaco si lamentò. Possibile che avessi di nuovo fame?
- Ci prendiamo qualcosa da mangiare? Il mio stomaco brontola un po’. Una merenda non sarebbe male. –
- Mi sa che a quest’ora ci daranno cena. – Disse sorridendo
- Perché che ore sono? – Domandai scettica.
- Sono quasi le sette. –
- Davvero? O cavolo. Devi rientrare in albergo? –
- Io no. Tu hai impegni? –
- No, non ho alcun impegno per stasera. -
- Potremo cenare e poi rientrare che dici? –
- Bella idea. Mi sa che quel panino è stato un pranzo un pò troppo misero per i miei gusti. -
- Effettivamente, anch‘io ho fame. Ci siamo fatti prendere un po’ la mano ….. – Sorrise.
- Ok andiamo a cercare un ristorante. Poi tocca a me con le domande ok?– Proposi.
Lui mi guardò e mi sorrise facendomi un cenno con la testa come a confermare.
Ci dirigemmo verso la strada che avevamo fatto arrivando perché passando, entrambi, avevamo notato un posticino carino. Quando arrivammo davanti al ristorante gridammo all‘unisono: - E’ questo! – Poi scoppiammo a ridere. Eravamo davvero in sintonia.
Entrando si tolse il cappellino che portava. Ancora non lo avevo visto senza. Aveva i capelli ingelatinati ma allo stesso tempo spettinati. Erano castani con dei colpi di sole biondi. Era davvero bellissimo. Andò al banco dove stava un cameriere e gli chiese un tavolo. Forse ne voleva uno particolare, pensai, dato che ce ne erano un sacco vuoti vicino a dove eravamo. Il cameriere ci fece strada e ci accompagnò in una stanza sul retro dove c’erano solo tre tavolini. Voleva un po’ di privacy? Perché? Dovevamo parlare di lui, forse nascondeva qualcosa. Chissà.
Mi scansò la sedia e mi fece sedere. Poi venne di fianco a me e mi porse il menu.
- Che si mangia di solito in Italia quando si va al ristorante? – Chiese.
- Direi sicuramente un buon piatto di pasta. – Mentre parlavo guardavo il menù. – Magari qualcosa di caratteristico, una carbonara non sarebbe male. Non è toscana ma è sicuramente invitante. –
- Non ho idea di cosa sia ma vada per la carbonara. E poi? –
- E’ pasta fatta…- Mi interruppe.
- Non voglio saperlo adoro le sorprese. –
- Ok. E poi una bella tagliata con rucola e pomodorini. Una porzione sola a metà altrimenti mangiamo troppo. Ti va? –
- Perfetto. –
Il cameriere ci guardava con interesse e ci assicurò che sarebbe arrivato tutto molto velocemente. Forse ci voleva mandare via presto perché quel tavolo era prenotato?
Poi guardai Robert.
- Pronto all’interrogatorio? –
- Più o meno. –
- E dai, mi hai chiesto di tutto in questi giorni, adesso tocca a me. –
- Avanti allora. –
Volevo fargli un sacco di domande ma non riuscivo a decidermi quale fare per prima. Poi senza neanche rendermene conto gli chiesi:
- Da quanto sei fidanzato? – Lui mi guardò tra il divertito e l’imbarazzato.
- Direi più o meno tre anni. Kristen, la mia ragazza, è di Los Angeles, ci siamo conosciuti sul lavoro. – Fece una pausa e sorrise. – E’ più giovane di me di quattro anni ed è un tipo piuttosto informale, direi. –
Quell’aggettivo mi colpì molto. – Perché informale? –
- Perché è molto sopra le righe, in tutto quello che fa. E’ iperattiva, non sta mai ferma, non riesce mai a godersi il momento. – Abbassò lo sguardo. Dovevo averlo messo a disagio così cercai di cambiare argomento.
- Tu hai un luogo dove vai di solito in vacanza? –
- Bè, non direi. Sono un giramondo. Mi piace visitare luoghi nuovi anche se ho sempre bisogno di respirare l’aria di casa in un modo o nell’altro. –
- E come fai quando sei all’estero come adesso? –
- Te lo potrei dire però poi dovrei farti fuori! – Mi guardò diritta negli occhi sorridendo. – Prometti che non lo dirai ad anima viva? –
- Oddio se la metti così forse è meglio che tu non mi dica niente. – Risposi un po’ piccata.
- Dai non prendertela, scherzavo! Mi porto sempre con me una coperta che trattiene l’odore dell’acqua inglese e del sapone che ha sempre usato mia madre per lavare. – Mi guardava di sottecchi come per scrutare se fossi ancora arrabbiata o no. – E’ che non mi piace molto parlare di me. Non sono bravo. – Sorrise.
- Non voglio metterti a disagio. E’ che per me è facilissimo parlare con te, non so perché in realtà, ma mi ispiri tantissima fiducia. –
- Sono contento. Anche tu in realtà mi ispiri fiducia, è che sono abituato a comportarmi così con tutti, non dipende da te. –
In quell’istante il cameriere ci portò gli spaghetti alla carbonara di verdure.
- Questo è tra i miei piatti preferiti. Non è la classica carbonara alla romana, ma è sicuramente una variante ottima. Buon appetito. –
- Buon appetito.- Mi disse mentre infilava la prima forchettata in bocca. – Davvero buonissima. – Fu il suo primo commento dopo aver assaggiato quella delizia.
La serata proseguì senza più imbarazzi anche perché decisi che sarebbe stato lui a dovermi raccontare di se. Se e quando sarebbe stato pronto. Gli ero riconoscente perché aveva spezzato la mia solita routine e il tempo che mi dedicava mi bastava. Lui ricominciò felicemente ad essere l’esecutore dell’interrogatorio che adesso verteva sulla mia infanzia e poi sull’adolescenza. Arrivammo anche a parlare della nostra prima volta.
- Ok, questo è un argomento assolutamente delicato, per cui, prima me la racconti tu, poi sarà il mio turno. – Sorrisi. Mi aspettavo che rifiutasse cordialmente, invece fu felicissimo.
- Va bene. Allora, la mia prima volta è stata con una ragazza più grande. – S’interruppe e mi guardò come in attesa di un mio commento che effettivamente non tardò ad arrivare. – Non avevo dubbi al riguardo! – Dissi sarcasticamente. Lui proseguì:
- Io avevo sedici anni e lei diciotto. L’abbiamo fatto nella sua macchina nel parcheggio della scuola in pieno giorno. –
- Di giorno? Ma durante le lezioni? – Chiesi incredula.
- Non eravamo entrati, era già un po’ che ci guardavamo in modo diverso dal solito, eravamo solo amici però fino a quel giorno. Poi mentre parlavamo in macchina non mi ricordo neanche di cosa, forse di qualche stupido compito, lei mi ha baciato. Io dapprima sono rimasto un po’ interdetto, poi mi sono lasciato andare e devo dire che, anche a detta sua, a parte lo scomodo, è stato molto bello. – Rideva come non lo avevo visto fino a quel momento. Aveva un’aria tenera e dolcissima.
- Bello che ne parli così. Di solito i ragazzi si ricordano solo quanto è durata! –
- Effettivamente è durata solo dieci minuti, ma sono stati molto intensi! –
- Ecco adesso va meglio! – Dissi ridendo. – Sei meno extraterrestre! –
- Adesso è il tuo turno. –
Quando finì di parlare arrivò il cameriere che, senza neanche avercelo chiesto, ci portò due tiramisù. O almeno io non avevo sentito l'ordinazione. Aveva un’aria così invitante. – L’hai ordinato tu? – Chiesi con aria adorante guardando il dolce.
- Si l’ho sentito l’altro giorno in albergo. Mi è piaciuto talmente tanto che quando l’ho letto nel menù qui fuori e sono venuto a scegliere il tavolo, ho chiesto al cameriere di metterne due da parte per la paura che finissero. Non ti piace? –
- In realtà è in assoluto il mio dolce preferito. – Ammisi mentre già lo stavo mangiando.
- Sono contento! Adesso però raccontami un po’ la tua prima volta. –
- Facciamo così, godiamoci questo dolce e poi in macchina ti racconterò tutto ok? –
- Non sono cose di cui parlare al ristorante? – Disse con aria divertita e ammiccante.
- Non è questo. E’ che per me il dolce è sacro e per gustarlo a pieno ho bisogno di non pensare ad altro. –
- E’ avvenuta così tanto tempo fa? – Mi chiese spalancando gli occhi in maniera sarcastica.
- E dai Robert, fammi mangiare un attimo questa delizia. –
- Come vuoi, ma tanto non scappi! –
Non lo ascoltavo più. Ero completamente assorta su quella bontà. Non so perché il tiramisù mi facesse quell’effetto. Era l’unico dolce che mi dava un senso di libidine e la cosa più strana era che non mi vergognavo affatto di mostrargli questo lato di me che invece nascondevo a tutti perché mi metteva a disagio.
Finimmo il dolce e il cameriere ci portò il conto. Robert non me lo lasciò neanche vedere. Lasciò i soldi sopra il tavolo, si alzò e venne a spostarmi la sedia per farmi alzare.
Uscimmo dal ristorante e salimmo in macchina. Volle guidare lui anche se era abituato con la guida dalla parte opposta perché diceva che ero troppo lenta e poi dato che dovevo raccontargli la mia prima volta, non avrei avuto distrazioni.
Appena  mise in moto la macchina non mi lasciò scampo.
–  Sono pronto. Raccontami tutto. –
- Ok, non è niente di che. E’ successo anche a me quando avevo sedici anni. Erano già tre anni che frequentavo questo tipo ma non era successo niente prima perché comunque io non mi sentivo pronta. Lui effettivamente è sempre stato molto paziente e disponibile e anche se già aveva diciannove anni e non era la sua prima volta, non me lo aveva fatto pesare. E’ successo in camera sua, una sera che i suoi genitori non c’erano. E’ stato imbarazzante direi. –
- Perché? – Chiese lui curioso.
- Ecco, io non sapevo proprio come muovermi, mi sentivo come bloccata. Ha fatto tutto da solo e quando siamo arrivati sul più bello, io sono svenuta. –
- Dal dolore? – Chiese preoccupato.
- No dall’ansia. Non riuscivo a respirare. – Scoppiò a ridere.
Per tutto il viaggio di ritorno fino al suo albergo, non fece altro che prendermi in giro e ridere a crepa pelle. Io ridevo con lui. Non mi sentivo affatto offesa, anzi. Ridevo di me stessa e questo, stranamente, mi faceva stare bene.
- Arrivati. Io scendo qui. Ce la fai a guidare? – Mi guardò.
- Si certo, ho sonno ma a casa riesco ad arrivarci, grazie. – Gli ultimi dieci minuti di viaggio mi ero un po’ appisolata. Erano le due anche stasera e lui si stava preoccupando per me. Adesso però avrei dovuto salutarlo, chissà quando e se l’avrei rivisito.
- Quando te ne andrai? – Chiesi di getto rattristita.
- Lunedì mattina ma tornerò venerdì. Domani però ci vediamo no? – Chiese. Io restai a bocca aperta. Ero assolutamente meravigliata e felicissima di passare altro tempo con lui. E poi sapere che comunque sarebbe tornato mi faceva stare meglio.
– Se non ti ho stancato. Volentieri! –  Risposi.
- Sei una guida e una compagnia a cui è difficile rinunciare. – Mi guardava con quei suoi occhi azzurri assolutamente abbaglianti e io non riuscivo a concentrarmi.
Così abbozzai un sorriso.
– Non devi per forza fare il carino per cercare di abbindolarmi, ti ho già risposto di sì. Che vuoi fare domani? – Chiesi.
- Che ne dici se andiamo a Viareggio? - Disse carezzandomi la guancia con le dita. A quel contatto rabbrividii e il mio cuore iniziò una corsa tutta sua. Poi mi costrinsi a parlare, non potevo continuare a guardarlo in silenzio.
- Bello il mare! Si grande idea. Chi ti ha consigliato Viareggio? – Dissi ritraendomi da quel tocco che mi stava già facendo andare in iperventilazione.
- Degli amici che ci sono stati. Mi hanno detto che anche se il mare non è un gran che la passeggiata vale il viaggio. - Rispose lui guardando dritto davanti a se.
- Comunque non è un viaggio tanto lungo, in un ora e un quarto arriveremo a destinazione. Sempre che non ci sia traffico. – Conclusi io.
Decidemmo di trovarci in quel parcheggio alle otto in punto e ci salutammo con un bacio sulla guancia. Quando le mie labbra toccarono la sua pelle, ebbi un fremito. Mi imposi di non badarci e mentre entravo a letto quella sera, provai di nuovo la sensazione che tutto sarebbe andato bene. Era da quando Fabio era ancora a casa che non la provavo più. Mi addormentai con la consapevolezza che domani avrei rivisto Robert e che sarebbe stata nuovamente una giornata meravigliosa.



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Capitolo 7
*** Viareggio ***


Dunque dunque. Questa settimana è stata molto profiqua, sono riuscita a scrivere fino al capitolo 10 quindi ho deciso di postare anche oggi, anche perchè non so quando potrò farlo di nuovo. Domenica torno al mare e inizieranno le tanto agognate ferie. Non so se, dove andrò, la chiavetta funzionerà, quindi non prometto niente. Nel frattempo però, ringrazio sempre le lettrici silenzione, le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie mille, mi fate felicissima.
Un ringraziamento particolare va a Giu24 che come spero faccia anche adesso, ha lasciato un commentino. Che dirti, grazie mille dei complimenti, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Sono convinta che questo ti piacerà anche di più......
Per chi avesse voglia di lasciarmi scritto qualcosa, grazie in anticipo.
Adesso basta, vi lascio al capitolo.
Buona lettura, un bacio.
Sabry





Capitolo 7. Viareggio




La mattina dopo, non lasciai neanche suonare la sveglia, che mi ero già catapultata di sotto dal letto. Questo già di per se, poteva chiaramente essere classificato come un evento, perché non accadeva mai. Anzi in 29 anni di vita non era mai successo. Evidentemente Robert aveva il potere di risvegliare anche quella parte di me, perennemente addormentata.
Avevo trascorso la notte a ripensare ai suoi gesti, alle sue parole, a quanto fossimo già così complici nonostante ci conoscessimo solo da due giorni. Mi ripetevo come un mantra che era fidanzato e che quindi non potevo permettermi in alcun modo, un coinvolgimento che andasse oltre l’amicizia. Il fatto stesso però, che ci stessi pensando, mi rallegrava perché evidentemente, adesso ero pronta per una nuova storia. Forse grazie a lui, avevo riconquistato un po’ di fiducia nell’amore.
O forse era lui, e lui soltanto, che mi faceva quest’effetto.
Decisi di indossare una tenuta un po’ meno sportiva: jeans, maglia nera aderente a maniche corte, giubbotto di jeans e scarpe da ginnastica. Mi osservai allo specchio: niente male pensai, posso andare.
Rallegrata da tutti quei pensieri positivi della mattinata, mi ritrovai seduta al tavolino del bar, con dieci minuti di anticipo.
Giovanni mi guardava da lontano mentre continuava a fare cappuccini e caffè, facendomi sempre delle facce buffe. Io sorridevo e contemporaneamente non perdevo di vista l’entrata per vedergli fare il suo ingresso.
Fu proprio mentre ridevo a crepapelle per una linguaccia di Giovanni, che non era passata inosservata neanche ad una signora sull’ottantina seduta dietro di me che pensava fosse rivolta a lei, che lui fece il suo ingresso in tutta la sua statuaria bellezza.
Giulia calmati. Continua a ripeterti che è fidanzato e che comunque, uno così, di una come te, non se ne fa niente.
Mi sorrise raggiungendomi e sedendosi di fronte.
- Mi sono perso qualcosa? - Mi chiese.
- Niente di che, solo Giovanni che fa lo scemo e cha ha già collezionato la sua figuraccia quotidiana. -
- Sei bella quando ridi. -
Adesso svengo. In quel momento la salivazione si azzerò completamente, mi sentivo come in mezzo al deserto sotto il fitto sole e completamente disidratata.
- Grazie anche tu. - E questa poi da dove mi è uscita? Dovevo calmarmi. Abbassai lo sguardo per cercare di riconnettere il cervello. E’ fidanzato.
- Hai già fatto colazione? - Gli chiesi cercando di nascondere lo stato di agitazione che mi stava invadendo. Mi sentivo pronta a tuffarmi in un qualsiasi rapporto lui mi avesse offerto, ormai. Lo avevo capito quando aveva varcato la porta del bar e mi aveva sorriso. Ero completamente partita. Ero però assolutamente consapevole, che questo mi avrebbe sicuramente portato a soffrire. Lui era fidanzato, e questo era un dato di fatto.
- No, volevo farla con te. - Mise la sua mano sopra la mia, appoggiata al tavolo, e cominciò ad accarezzarla.
Nella mia testa si era scatenata l’ennesima lotta interiore. Tutto mi diceva di ritrarre la mano a quel tocco così assolutamente afrodisiaco; ma il muscolo che doveva far muovere il braccio aveva deciso di non collaborare. Mi trovavo in uno stato di semi-incoscienza. Ero sull’orlo di una crisi esistenziale. Non riuscivo a concentrarmi in nient’altro che non fosse il suo tocco.
- Due cappuccini e due briosce? - Quella voce e quella domanda mi ridestarono completamente dallo stato catatonico in cui ero caduta. Ritrassi la mano e mi spostati una ciocca di capelli che mi era caduta sul viso. Volevo che lui fosse in qualche modo consapevole con non lo avevo fatto perché mi infastidiva. Al contrario. Volevo che la cosa gli apparisse assolutamente naturale.
- Si grazie, Margherita. - Risposi dopo aver ricevuto il suo cenno di assenso.
-Allora, pronta per la nostra gita al mare? - Mi chiese facendomi l’occhiolino.
- Non c‘ho dormito stanotte! - Risposi io sorridendo. Non sapeva quanto effettivamente quella frase fosse vera.
Facemmo rapidamente colazione, discutendo nuovamente su chi doveva guidare. Alla fine lui si era arreso perché comunque, l’idea di guidare in queste strade solo a due corsie, un po’ lo mettevano a disagio. E poi, non è che lui fosse questo gran pilota. Questa mia constatazione lo fece sorridere non poco, poi mi spiegò che anche i suoi amici la pensavano come me.
Il viaggio trascorse velocemente, tra una canzone e l’altra che passavano alla radio con le nostre discussioni sul motivo per cui, la musica italiana all’estero non fosse troppo apprezzata. Essenzialmente per lui, dipendeva dalle case discografiche che non promuovevano abbastanza il loro pupillo.
Trovare parcheggio fu davvero un’impresa titanica. Arrivammo a destinazione verso le undici e quindi, di trovare posto sul lungomare neanche se ne parlava, anche perché era davvero una giornata meravigliosa. Decisamente un assaggio d’estate. Una domenica d’estate.
Al terzo giro però, una macchina uscì dal parcheggio e Robert si fiondò subito a prendere il posto. Parcheggiai e mentre cercavo di prendere la mia borsa, sentii la portiera della macchina aprirsi. - Madame. - Disse allungandomi la mano per aiutarmi a scendere.
Ero consapevole che il suo tocco mi avrebbe di nuovo mandato in “brodo di giuggiole” come si dice dalle mie parti, ma non avrei potuto tirarmi indietro. Non avevo scuse per non accettare tanta carineria.
- Sei proprio un lord inglese. - Dissi porgendogli la mia mano che subito afferrò, cercando di mostrarmi assolutamente padrona di me stessa. E’ fidanzato. E’ solo bene educato. Non ti illudere. Mi ripetevo mentalmente.
Quando fui scesa però, la sua presa non mollò, anzi, si fece più salda. Proprio come se anche lui non volesse far finire quel contatto. Intrecciò meglio le nostre dita e mi guardò con un’aria tra l’ammiccante e il provocatorio.
- Dove si va? -
Mi guardai intorno per capire più o meno a che altezza della passeggiata ci trovassimo. Notai il grande orologio proprio davanti a noi, e sempre tenendolo per mano risposi.
- Siamo più o meno a metà, dobbiamo solo scegliere se andare a destra, a sinistra oppure nella spiaggia libera. Che intenzioni hai? - Gli chiesi guardandolo di sottecchi.
- Allora, se spetta a me la decisione, spiaggia libera decisamente! Per negozi possiamo andare dopo, se ti va. -
- Come vuoi tu, capo. - Continuai tirandomelo dietro.
Mentre camminavamo in direzione della spiaggia, mi resi conto che mi stavo assuefacendo al suo tocco. Ero consapevole che se quel contatto fosse finito, e prima o poi sarebbe inevitabilmente successo, mi sarebbe mancato immensamente. Possibile che fossi già ridotta così? Come era possibile che in così poco tempo mi fossi trasformata in quel modo? Prima di incontrarlo, e si parla di due giorni fa, ero assolutamente restia a qualsiasi tipo di relazione. Adesso, con lui di fianco, mi sentivo pronta anche ad interpretare il ruolo “dell’amante”. Mi bastava anche solo sapere di poter essere quello per lui,  mi sarei accontentata di qualsiasi ruolo avesse deciso di farmi interpretare nella sua vita. Cavolo, ma in che casino mi stavo mettendo?
Quando arrivammo sul lungo mare, Robert lasciò la mia mano per togliersi le scarpe e tirarsi su i jeans invitandomi a fare altrettanto. Mentre mi tiravo su i pantaloni, una sensazione di abbandono mi pervase. Era la mancanza di contatto. Del suo contatto. Sempre peggio. Non credevo di essere già così ridotta male.
Quando anch’io fui pronta, lasciammo le scarpe, lo zaino di Robert e la mia borsa in spiaggia e lui mi porse di nuovo la mano. Istintivamente il mio braccio si alzò e le nostre mani si strinsero, incrociando nuovamente le dita.
Ci guardammo negli occhi per attimi che sembravano interminabili, poi lui distolse lo sguardo e iniziammo a camminare sul bagnasciuga. Io non riuscivo a parlare, provavo una sensazione di pace assoluta e sicuramente, dovevo aver stampato in volto un sorrisino idiota perché mi sentivo gli zigomi premere sugli occhi.
- Sai, anche se non dovrei dirlo per ovvi motivi, non riesco a starti lontano. O meglio, non riesco a camminarti di fianco senza tenerti per mano. - Disse lui in un sussurro.
Il mio cuore incespicò più volte a quelle parole, prima di riprendere un battito più o meno normale considerando che avevo lui di fianco.
- Gli ovvi motivi, sarebbero Kristen e cos'altro? - Gli chiesi stringendo ancora di più la sua mano. Ormai c’ero dentro con tutte le scarpe, dovevo assolutamente andare a fondo alla questione.
- Mi sembra così strano dovertene parlare. - Lasciò la frase in sospeso, come in attesa di qualcosa da parte mia.
- Cioè, scusa? Non capisco. -
- Non sono abituato a farlo. Ormai. -
- In che senso? - Continuavo a non capire.
- Davvero per te sono Robert e basta? - Mi chiese di getto fermandosi e guardandomi negli occhi. Non capivo il senso di quella domanda ma mi costrinsi ad annuire. Lui mi accarezzò la guancia con le dita e quel contatto mi fece rabbrividire.
- Posso sapere se vai al cinema ogni tanto? -
- E adesso questo cosa c’entra scusa? - Chiesi con un velo d’irrequietezza.
- E’ che tu mi piaci, mi piaci tanto. E dato che io lavoro nel cinema volevo capire se questa era una cosa che ci poteva accomunare. -
- Robert, il cinema mi piace, certo. Ci vado ogni tanto se è questo che vuoi sapere. Ma, in che senso lavori nel cinema? -
- Faccio l’attore Giulia. Twilight, New Moon, Eclipse ti dicono niente? -
- Dovrebbero? - Chiesi un po’ stralunata.
- Ecco, sono i film che ho girato e in cui sono il protagonista, però forse hai visto Harry Potter? -
- Si quello l’ho visto. Tu hai recitato anche lì? Ma, comunque, perché stiamo parlando del tuo lavoro proprio adesso? -
- Sì, ho recitato anche lì. Dio che conversazione assurda… -  Disse passandosi una mano tra i capelli.
- Perché dici così? Sei un attore importante? -
Lui sorrise.
- Dipende cosa intendi per importante. - Disse sedendosi sulla spiaggia e tirandomi giù con se. - Se per te è importante il fatto di non poter essere più libero di girare senza essere riconosciuti ed avere sempre paparazzi alle calcagne, allora sì. Direi che sono importante. -
- Dici sul serio? Temo di essere pericolosamente fuori dal mondo. Che mi sono persa? - Chiesi tirando le ginocchia al petto e poggiandoci il braccio e la faccia sopra, guardandolo e non lasciandogli la mano.
- Io sono Robert Pattinson. Ti dice qualcosa il mio cognome? - Mi chiese lui mettendosi nella mia stessa posizione e scrutandomi attentamente. Mi venne in mente la foto che avevo visto sul giornale il giorno che ci eravamo conosciuti.
- E la tua ragazza è Kristen Stewart? - Chiesi strabuzzando gli occhi.
- Allora non sei completamente fuori dal mondo. - Mi canzonò lui.
- Ho letto di voi proprio la mattina che ci siamo conosciuti sul giornale. Mi chiedevo chi fossero questi due attori di Hollywood in vacanza in Italia, cioè sapevo che eravate attori, uff..non so che sto dicendo. - Distolsi lo sguardo e continuai. - Effettivamente mi ricordavi lui, cioè te, insomma….pensavo solo che gli somigliassi e non che fossi tu. Dio, hai capito. - Dissi nascondendo il viso tra le ginocchia.
- Quindi tu non conosci la saga di Twilight o Stephanie Meyer? -
- No. Ma non so se dirti che mi dispiace o no. -
- Perché? - Chiese lui come colto in contropiede.
- Perché a quanto pare tu e la tua fidanzata -  e calcai maggiormente la voce sulla parola fidanzata stringendogli anche maggiormente la mano - siete gli idoli delle teenager. Io non posso più dire di far parte di quella schiera di genere femminile. Quindi, forse, sono anche motivata per essere stata all’oscuro di tali successi. Anche se devo dire che apprezzo, apprezzo molto. E capisco bene le ragazzine urlanti. -
- Quanti anni hai? -
- Ti ho già detto che non voglio rispondere a questa domanda. - Risposi sbuffando.
- Adesso però credo che tu sappia quanti anni ho io…. - Disse lui guardandomi intensamente cercando conferma.
- Credo che nella foto che ho visto di voi due sul giornale effettivamente ci potesse essere scritto qualcosa in proposito, ma non ricordo se c’era l’età o no. - Dissi io concentrandomi per cercare di far tornare alla mente quella fotografia.
- Mi piaci quando ti concentri. Ti viene una strana increspatura nel sopracciglio sinistro. - Disse passandomi le dita sulla guancia e risalendo verso il sopracciglio percorrendolo in tutta la sua lunghezza.
Il mio cuore prese a galoppare forsennatamente. Non riuscivo quasi a respirare. Lui iniziò ad avvicinarsi pericolosamente e portò una mano dietro la mia nuca premendo perché anch’io mi avvicinassi. L’altra mano stringeva ancora la mia e anche quella mi tirava a se. Iniziai quasi a tremare e sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime. Quando le nostre bocche si incontrarono, fu come se un vulcano in piena, eruttasse. Iniziai a piangere scossa da profondi singhiozzi. Lui si staccò immediatamente cercando di guardarmi ma io riuscii a divincolarmi e a nascondermi nel suo abbraccio.  
Non riuscivo a smettere di piangere, e più mi sforzavo per farlo, più i singhiozzi aumentavano. Lui fu dapprima sorpreso, poi iniziò a carezzarmi i capelli e a sussurrarmi di calmarmi.
- Sc….sc…..scusaaa……. - Riuscii a dire dopo un po’.
- Non credevo di farti questo effetto. - Disse portandosi una mano dietro la testa e grattandosi la nuca.
- Ro….ber….t ? -
- Mh? -
- Krrrr…..iiii….sttennnn? - Mi costrinsi a dire. Lo sentii irrigidirsi.
- Non lo so. E’ da un po’ che non va tra di noi. Ci stiamo trascinando dietro questa storia. Siamo venuti in Italia per cercare di ritrovare noi stessi e soprattutto il nostro rapporto. Ma lei è dovuta ripartire quasi subito. E’ difficile. Siamo stati assolutamente sopraffatti dal successo e ci siamo persi. -
Seguirono minuti interminabili di silenzio dopo questa sua affermazione. Io riuscii in qualche modo a calmarmi e ancora non mi spiegavo assolutamente il  motivo di tale mia reazione.
- Robert, non so se posso….insomma….non so se riuscirò……cosa vuoi tu da me? Da questi gesti, - dissi facendogli notare ancora le nostre mani intrecciate - dai nostri sguardi, da questo tempo che abbiamo passato insieme? - Mi costrinsi a dire stringendo gli occhi in attesa della sua risposta.
- Sinceramente Giulia, non lo so. Non lo so veramente. Non mi spiego neanche io cosa mi ha spinto ad avvicinarti in quel bar……. E’ che quando sto con te mi sento me stesso. Sento come una forte attrazione, ma non solo a livello fisico, anche e soprattutto mentale. - Lo osservai e mi sembrò di scorgere tanta tristezza nel suo sguardo.
- Senti, non facciamola più grande di quello che è, - dissi cercando di trovare un senso a tutta quella situazione - domani parti e torni venerdì giusto? -
- Giusto. - Rispose lui guardandomi incuriosito.
- Bene. Allora prendiamo ciò che ha da darci questa cosa, questa sorta di relazione che c’è tra di noi e poi vediamo dove ci porta. - Dissi convinta ma stupita di quelle parole. Non potevo permettermi di non vivere questa storia. Ovunque mi avrebbe portato. Era troppo tempo che non provavo emozioni, ed era trascorso ancora più tempo dall’ultima volta che avevo pianto. Quindi anche se alla fine, ne sarei uscita dolorante, era sempre meglio che rimanere nell’apatia che mi aveva avvolta negli ultimi anni della mia vita.
Lui mi guardò assorto, si alzò e mi tirò a se baciandomi la fronte.
- Andiamo a mangiare? - Mi chiese.
- Certo. - Risposi. Ci dirigemmo mano nella mano verso una delle pizzerie a taglio che c’erano sulla passeggiata e dopo averne preso due pezzi a testa e da bere, ritornammo a sederci in spiaggia mangiando e guardandoci negli occhi.
- Cosa sono io per te? - Mi chiese lui cogliendomi di sorpresa. Cercai di scavare a fondo nel mio cuore per trovare le parole giuste per descrivergli cosa rappresentava lui per me.
- Sei un ragazzo speciale, unico, molto affascinante e anche molto sexy. Sei colui che mi ha fatto di nuovo provare delle emozioni, sei colui che mi ha risvegliato l'anima. Al momento sei più di un amico ma non il “mio” ragazzo. Qual è la definizione di questa cosa? - Chiesi con un dito sotto il mento scuotendo la testa.
- Non saprei. - Rispose lui abbassando lo sguardo.
- E io cosa sono per te? -
- Una ragazza unica, sexy e bellissima che non ha strillato quando ha capito chi sono e che mi fa sentire a mio agio come non mi sentivo da tempo. Al momento sei più di un’amica ma non la “mia” ragazza. Mi piacerebbe continuare a frequentarti e vedere dove ci porterà questa cosa. -
- Non chiedo di meglio. - Risposi io con il cuore in gola.
Passammo il resto del pomeriggio parlando del suo lavoro, di quanto gli piacesse e di come però gli avesse completamente stravolto la vita. Mi raccontò anche del suo rapporto con Kristen. Di quanto fosse completamente innamorato di lei all’inizio e di quanto invece adesso, fosse incerto dei suoi sentimenti.
Mentre parlavamo seduti sulla spiaggia, le nostre mani si toccavano e si stringevano come impegnate in una conversazione tutta loro.
Al tramonto, decidemmo di andarcene anche perché lui sarebbe partito con l’aereo notturno da Firenze per Roma e da lì avrebbe raggiunto Kristen a Los Angeles per discutere con lei e il resto della troupè l’inizio delle riprese dell’ultimo capitolo della saga di Twilight.
Durante il viaggio di ritorno le nostre mani continuavano a cercarsi e a stringersi, costringendomi a guidare con una sola mano. Non affrontammo in alcun modo ne il fatto che ci saremmo separati di lì a breve, ne il nostro bacio.
Avevo una paura folle. Sentivo che eravamo legati come da un filo o da una calamita. Ma questo non avrebbe giocato a mio favore, perché in un modo o nell’altro lo avrei costretto a scegliere e in un modo o nell’altro lui mi avrebbe ritenuta, anche inconsciamente, responsabile della fine o della prosecuzione della sua relazione con Kristen. Non potevo però permettermi di mollare la presa, perché quel contatto al momento era l’unica cosa certa che avevo.
Io volevo lui. Ma lo volevo in quanto Robert che mi aveva aiutata a riprovare emozioni, e non Robert Pattinson l’attore famoso. Speravo con tutte le mie forze che almeno questo lui lo avesse capito.
Quando arrivammo davanti al parcheggio dell’albergo mi costrinsi a parlare.
- Robert senti, viviamoci davvero tutto quanto con tranquillità. Adesso che starai via, per il tempo che ci vorrà, cerca di capire ciò che vuoi che diventi il nostro rapporto prima di passare qualsiasi limite. Io non voglio e non pretendo niente da te. Tu mi piaci e molto, però voglio che tu capisca, e che ti sia chiaro, che mi piaci in quanto Robert e non perché ti chiami Robert Pattinson. Penso che questo ti aiuterà, qualsiasi sia la tua decisione. Io comunque sarò disponibile a qualsiasi rapporto tu intenda instaurare con me…… -
- E con qualsiasi cosa intendi? - Chiese lui con fare ammiccante cercando di trattenersi però dal ridere. Effettivamente quello che avevo detto poteva benissimo essere frainteso.
- Uff! Per qualsiasi intendo amica o qualcosa di più. Volendo anche terzo incomodo ma spero che tu mi risparmierai la parte. Certo, non amica di letto se è questo che intendevi….- Terminai ridacchiando.
Lui mi guardò dolcemente e mi carezzò nuovamente la guancia.
- Aspettami. - Disse prima di scendere dall’auto e scomparire in albergo.


Avevo rivissuto tutti quei primi momenti insieme come un film che mi passava davanti agli occhi. Ed ero talmente assorta che non mi ero neanche resa conto che Robert si era svegliato e che mi stava guardando.
- Tutto bene tesoro? - Mi chiese incerto.
- Si certo, devo solo riuscire a convincermi che tu sei reale e che sei qui con me, adesso. -
- Pensavo di avertelo dimostrato prima, a dir la verità. - Disse ammiccando e tirandosi a sedere imprigionandomi il viso tra le sue mani in modo che i nostri occhi si incontrassero.
- Sai cosa intendo. - Dissi.
- Giulia guardami, sono qui, sono reale e sono qui per te, ok amore? - Disse prima che le nostre bocche si unissero in una bacio dolcissimo.
- Controllata la valigia? - Mi chiese staccandosi.
- Cavoli….. - Dissi mordendomi un labbro e scattando in piedi. Avevo sognato ad occhi aperti e avevo perso completamente la cognizione del tempo dimenticandomi della valigia. Cercai di concentrarmi e iniziai a sistemare tutto.
Dopo tre ore ci trovavamo in aereoporto in attesa del velivolo che ci avrebbe portato a Londra. Nella sua Londra.


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Capitolo 8
*** In viaggio ***


Buongiorno a tutte! Dunque dunque, fresca come una rosa (si fa per dire) dopo le ferie, eccomi qui con un nuovo capitolo. Non anticipo niente spero solo che vi piaccia.
Come sempre ringrazio le lettrici silenziose, le preferite, le seguite e le ricordate. Siete tutte fantastiche.
Poi volevo rispondere alle recenzioni:
Giu24: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo scorso. Spero proprio che ti piaccia anche questo e che mi farai comunque sapere la tua opinione. Grazie mille.
Lasara: Che bello una toscanina come me! Sono felice che ti sia piaciuto Rob in giro per la nostra terra....e mi fa piacere che apprezzi come si sta sviluppando la storia. Spero che deciderai di lasciare un commento anche su questo capitolo. Grazie mille anche a te.

Adesso vi lascio al capitolo, e come sempre buona lettura.




Capitolo 8. In viaggio



Saliti sull’aereo, un hostess ci accompagnò fino ai nostri posti in prima classe. Ovviamente, non essendo a conoscenza di niente, non avevo neanche potuto obiettare su quanto potesse aver speso Rob. Ma lui, come tutte le volte che avevo provato a fargli notare la cosa, mi avrebbe sicuramente messo a tacere dicendomi che i soldi, per lui, non erano un problema e che comunque non mi dovevo preoccupare se decideva di spenderli per rendermi felice. Avevo provato più di una volta a spiegargli che mi bastava avere lui vicino per essere felice, ma lui non accettava assolutamente alcun mio tentennamento continuando a ripetermi che se spendeva i soldi per la donna che amava lo rendeva felice, io non potevo farci niente. Come obiettare ancora? Anche perché, effettivamente, la prima classe aveva i suoi vantaggi: sedie enormemente comode e servizio sublime. Sembrava di stare in un ristornate di un hotel di lusso, invece che in aereo. Tanto che, puntale come un orologio svizzero, l’hostess, che aveva sicuramente riconosciuto il mio accompagnatore considerato gli sguardi che gli rivolgeva, le moine e il tono di voce che usava da gatta morta, arrivò con due coppe di champagne senza neanche che glielo avessimo chiesto. Avrei voluto in qualche modo marcare il territorio ma vedendo quei due bicchieri la mia attenzione gravitava solo sul liquido contenuto dentro. Certo non sarebbe stato l’ideale presentarsi la prima volta dai genitori di Rob lievemente brilla dato che reggevo l’alcol malissimo, ma era o non era il mio compleanno?
E poi, considerato anche la mia totale e a volte anche insopportabile, paura di volare, quello champagne sarebbe sicuramente servito per allentare i nervi.
-    A te amore, auguri. – Disse Rob facendo scontrare i nostri bicchieri in un brindisi.
-    A noi! – Dissi io ricambiando.
Poco dopo, come volevasi dimostrare, la mia assoluta intolleranza agli alcolici colpì: mi appisolai appoggiata sulla spalla di Robert con ancora negli occhi i nostri primi momenti insieme........


……Otto mesi prima…….


….Quando arrivò il venerdì, la settimana era trascorsa a rallentatore ed io non stavo più nella pelle. Non vedevo l'ora di rivederlo, qualsiasi cosa fosse tornato a dirmi. Mi sentivo tremendamente in colpa nei confronti di Kristen ma non potevo farci niente, era più forte di me. Non capivo bene quello che provavo per lui, non credevo fosse già amore ma neanche solo amicizia. Con Noemi Vale e Lucia, dopo aver passato la fase degli urletti per la fortuna di aver incontrato un attore famoso,  avevamo provato ad analizzare i miei sentimenti proprio la sera prima del suo arrivo.
- Secondo me lo ami. - Disse Vale.
- Ma non è possibile, lo conosco da quanto, una settimana? - Dissi io scuotendo la testa.
- Forse ancora non sarà amore, ma sicuramente è un qualcosa che ci va molto vicino. -  Disse Noemi guardandomi dolcemente.
- E' bello vederti di nuovo provare delle emozioni sai? - Continuò Lucy.
- Ho tanta paura ragazze, una paura folle di soffrire di nuovo. Ma non riesco più a impedirmi di provare qualcosa. E poi lui, è così......lui. - Dissi ridendo con aria trasognata.
Loro mi guardarono sorridendo con tenerezza.
- Ma davvero non sapevi chi fosse? - Mi chiese Vale aggrottando la fronte.
- Cioè, vi avevo detto che mi ricordava l'attore, ma pensavo realmente solo che gli somigliasse. -
- Non intendevo quello, tu davvero non sapevi chi fosse Robert Pattinson? - insistette Valentina.
- No Vale, ti giuro. Cioè avevo capito dalla rivista che era un attore noto, ma non che fosse praticamente osannato ovunque andasse dalle fans e perseguitato dai paparazzi. Avevo guardato quella foto perchè mi sembravano carini insieme. Poi guardando su Internet, tutto è stato più chiaro....  - Lasciai la frase in sospeso. Avevo passato tutte le serate da sola a guardare qualsiasi cosa trovassi di lui su Internet e, naturalmente, avevo guardato Twilight. A dir la verità ero riuscita a vedere anche un buono scorcio di New Moon, ma dato che al momento ancora non era uscito in dvd ma solo al cinema e ormai già due mesi, mi ero dovuta accontentare.
Era un bravo attore ma anche tutti gli altri componenti del cast lo erano. O almeno mi erano sembrati tali; Kristen compresa, anche se mi costava ammetterlo. Ero già gelosa. Dannata me e quando il mio cuore decide di iniziare a fare i cavoli suoi! Il film mi era piaciuto veramente tantissimo, anche se non pensavo perchè credevo che si trattasse soltanto della solita zolfa per adolescenti.
Neanche quella serata con le ragazze comunque, aveva completamente svelato cosa ci fosse nel mio cuore, perchè ancora non capivo come potessi già tanto sentirmi legata a lui. Avevo sempre creduto nel destino, ma non nei colpi di fulmine. Anche se forse, questo, era un colpo di fulmine un po' anomalo, un po' a scoppio ritardato.
Ci eravamo scambiati soltanto due sms in quella settimana: il primo dove mi comunicava che era arrivato e il secondo dove mi comunicava che sarebbe atterrato il pomeriggio.
Al lavoro il tempo era passato ad un livello di velocità bassissimo e mentre stavo andando verso il parcheggio dove avevo lasciato l'auto la mattina,  mi sentivo sempre più ansiosa. Quando arrivai davanti alla macchina il mio cuore rallentò bruscamente. Lo vidi. Lui era lì, appoggiato allo sportello che mi guardava con un sorriso enorme stampato in faccia.  Risposi al sorriso e accelerai il passo.
- Sei tornato... - Dissi quando mi ritrovai a pochi centimetri da lui.
- Avevi dei dubbi? - Mi chiese carezzandomi i capelli. - Mi sei mancata. - Continuò avvicinandomi a se e facendomi poggiare la testa nell'incavo tra il collo e la spalla.
- Anche tu. - risposi in un sussurro. - Come è andato il viaggio? - Mi sforzai di chiedergli dopo un attimo di silenzio nel quale ascoltavo solo il suo respiro e il battito del suo cuore.
- Bene. - Disse soffiandomi tra i capelli. Stavo letteralmente impazzando. Il suo profumo mi inebriava e mi sembrava impossibile che lui fosse lì con me. Gli stringevo convulsamente le braccia in vita, come per confermarmi la sua presenza.
- Giulia? -
- Si? - Dissi mentre lui aveva messo un dito sotto il mio mento per farmi alzare lo sguardo ed incontrare il suo. Mi si gelò il sangue nelle vene. Aveva un'espressione tra l'affranto e l'irrequieto. - Dimmi tutto. - Mi costrinsi a dire, forse sapendo già quale sarebbe stata la sua risposta.
- Domani devo ripartire. - Furono le sue parole.
- Davvero? - Chiesi con il cuore in gola e lo stomaco che mi si contorceva.
- Devo andare a New York per girare il mio ultimo film. Hanno anticipato le riprese di un mese. Ho bisogno di tempo Giulia, ma voglio stare con te. Voglio averti vicina, voglio che tu faccia parte della mia vita. Ancora non so bene come, ma voglio che tu ci sia. Forse, anzi, sicuramente, sono egoista a chiederti di aspettare ma è l'unica cosa che adesso posso dirti con certezza. Non vorrei mai farti soffrire, soprattutto dopo l’esperienza che hai vissuto. E’ proprio per questo che prima di fare qualsiasi cosa, voglio essere sicuro.- Sospirò abbassando lo sguardo.
- Robert? Guardami. - Gli dissi cercando di ritrovare i suoi occhi. - Io ti voglio bene, anche se sembra assurdo perchè ci conosciamo solo da una settimana, ti voglio bene e questo, qualsiasi cosa accada tra noi, non cambierà. Tu mi fai stare bene e se davvero vuoi che faccia parte della tua vita, in un modo o in un altro, io sarò onorata di farne parte. Sei speciale Robert Pattinson. - Dissi ancora abbracciandolo e rimettendo il mio viso in quell'incavo che mi sembrava creato apposta per me.
Dopo interminabili minuti di silenzio ci staccammo e senza dire niente salimmo nella mia macchina. Quando mi misi seduta, lo guardai e mi uscì un sospiro.
-    E’ troppo per te? Ti sto chiedendo troppo? – Mi chiese preoccupato.
-    Io sto bene. Sono felice di vederti, anche se per poco. Andiamo a casa mia? – Domandai mentre accendevo l’auto.
-    Si, così parliamo un po’. –
Partimmo e il viaggio trascorse con solo il sottofondo musicale che trasmetteva la radio.
-    Questa è la mia dimora. Accomodati e fa come se fossi a casa tua, ok? – Gli dissi mentre poggiavo la borsa e le chiavi sul mobile dell’ingresso.
Lui cominciò a guardarsi intorno e poi si mise seduto sul grande divano rosso che primeggiava nella stanza.
-    Bella questa casa, mi piace molto. Rende molto l’idea di calore. Per quanto ti conosco, direi proprio che si vede che è casa tua. – Disse lui guardandomi.
-    Ho cercato il più possibile di renderla allegra e di donargli un’aria “familiare”. Infondo quando torno a casa la sera, voglio rilassarmi ma non incupirmi, quindi un po’ di colore non fa mai male. – Dissi io indicandogli il divano e le tende alle finestre anch’esse rosse.
-    Che hai fatto di bello in questi giorni che non ci siamo visti? – Mi chiese.
Non sapevo cosa rispondergli. Avrei dovuto dirgli che avevo trascorso le mie serate libere cercando qualsiasi informazione su di lui perché mi mancava? Avrei dovuto dirgli che avevo visto i suoi film non so più neanche quante volte? Rimasi in silenzio abbassando lo sguardo mentre mi sedevo vicino a lui.
-    Non sei molto loquace stasera….. – Mi fece notare.
-    Scusa, hai ragione. Niente di che, ho guardato un po’ di tele e sono stata a cena con le ragazze proprio qui ieri sera. Tu? – Chiesi agitatissima sperando che non mi dicesse…...
-    Con Kristen. – Bam! Appunto.
Il mio cuore sussultò al suo nome, immaginandoli già completamente avvinghiati, proprio come Edward e Bella in New Moon nella scena a Volterra. Dio, non potevo farmi questi film mentali davanti a lui! Scossi la testa per cercare di scacciare quei pensieri.
-    Abbiamo parlato, di noi, del nostro rapporto, della recitazione, dei film e anche di te. – Continuò lui.
-    Di me? – Chiesi sempre più ansiosa.
-    Gli ho detto tutto. Anche del bacio e del fatto che non mi sentivo assolutamente in colpa per averlo fatto. –
-    Non ti senti in colpa? – Chiesi io cercando di nascondere un sorriso imbarazzato.
-    No. Affatto. Io volevo farlo. L’ho voluto quasi dal primo momento. Non so neanche io perché. Lei sembra aver capito, mi ha detto di prendermi tutto il tempo che voglio per capire cosa fare anche se non si spiega come sia possibile che io mi senta così incondizionatamente legato a te, dopo soli pochi giorni che ci conosciamo. – Mi disse lui continuando a torturarsi le mani.
-    Davvero tu ti senti incondizionatamente legato a me? – Chiesi sempre più incredula.
-    Vieni qua. – Disse avvicinandosi a me e abbracciandomi. – Che buon profumo. Mi è mancato tantissimo il tuo odore. Anche in lei ricercavo questa aroma. Cosa mi hai fatto, posso saperlo? – Chiese poi allontanandosi da me e poggiando la testa sulla mia fronte ad occhi chiusi.
-    Dio Robert, io cosa ti ho fatto? Tu cosa mi hai fatto casomai? Non riesco a fare niente che non sia non pensarti. Questa settimana sembravo un imbecille. Sempre attaccata al computer per scoprire quante più cose di te, del tuo mondo. Ogni volta che ti vedevo in qualche foto o in qualche intervista, mi sentivo come un groppo allo stomaco. Non riuscivo a smettere di guardare i tuoi film…..e stasera poi, quando ti ho visto appoggiato all’auto credevo di svenire. Tu non sai quanto vorrei sapere anch’io cosa significa tutto questo. –
-    Adesso però sai quanti anni ho io. Io invece ancora non so quanti ne hai tu. –
-    E’ davvero così importante sapere la mia età? – Gli chiesi quasi spaventata.
Quando avevo letto che era nato il 13 maggio 1986 e che quindi aveva soltanto 23 anni, mi era salita l’angoscia. Io 29, lui 23. Questi 6 anni di differenza sarebbero sempre stati presenti nelle nostre vite e non si sarebbero mai colmati. Avevo paura che lui non si sarebbe mai messo tra le mani una quasi trentenne rammollita come me.
-    Sei davvero tanto piccola? – Mi chiese stringendomi a lui in un caldo abbraccio.
-    Mi stai prendendo in giro, vero? – Gli chiesi conferma io.
-    Non proprio. O meglio, dalla tua storia non puoi essere giovanissima, però il tuo aspetto mi confonde. La verità è che proprio non so quanti anni hai. Perché è un problema dirmelo? – Fece un attimo di pausa, poi la sua espressione cambiò come se si fosse reso conto improvvisamente di qualcosa. – Sei tanto vecchia? – Chiese sogghignando.
-    Uff! Ok…….io…….ho………ventinove anni. Adesso se vuoi scappa pure! – Dissi le ultime parole di corsa e con gli occhi chiusi attendendo di sentire lui alzarsi e andarsene.
Non fece niente di tutto questo. Rimase immobile di fronte a me continuando a carezzarmi i capelli.
-    Bello! Esco con una più grande! – Disse divertito dalla situazione.
Io alzai la testa e mi persi nuovamente nei suoi occhi meravigliosi.
-    Aspet….cioè……io…..tu……non…..non ti crea problemi la mia età? –
-    Perché? Dovrebbe? –
-    Ma sono più grande di te. –
-    E allora? –
-    Non….non lo so. Magari, che ne so potrebbe essere un problema. No….ma…..cioè…….io e te…….usciamo insieme? – Chiesi avvampando completamente.
-    Quando sei nervosa dici sempre “cioè”? - Domandò ridendo.
-    E’ una cosa incondizionata. Uffa! –
-    Bè, adesso siamo insieme, giusto? Quindi usciamo insieme. L’età per me non è un problema. Già ti ho detto che spesso sono stato con ragazze più grandi. Voglio conoscerti Giulia, voglio stare con te più tempo possibile. Ma……. –
-    Ma? – Chiesi incitandolo a continuare.
-    Ma domani devo andarmene. Non vorrei. Davvero. Ma devo. –
-    Tornerai? –
-    Certo, ma non so quando. Le riprese potrebbero durare anche parecchi mesi……. – Continuò lui passandosi la mano fra i capelli.
-    Robert? Ascolta. Come già ti avevo detto prima che te ne andassi la settimana scorsa, te lo ripeto anche adesso. Viviamoci questa cosa con calma, come viene, cercando di non farci sopraffare dalle emozioni. Lo so che è difficile, anzi per me è praticamente impossibile perché sei il primo dopo tanto che mi fa provare qualcosa. Ancora non ho capito bene cosa, ma qualcosa. Non ho fretta di scoprirlo però. – Presi fiato e continuai. – Magari stando lontani capiremo che non siamo fatti per stare insieme, o al contrario che lo siamo o ancora che dovremo rimanere solo amici. Non lo so Robert cosa ci riserverà il futuro, però so che dobbiamo darci la possibilità di frequentarci. E anche se adesso tu devi andartene va bene lo stesso. Troveremo il modo di vederci. Su skype magari, non sarà come adesso, - dissi stringendogli la mano che aveva poggiato sulle mie ginocchia – ma ci servirà comunque per conoscerci. No? –
-    Ecco cosa si prova a stare con una più grande! – Disse lui ridendo.
-    Scemo! – Dissi io tirandogli una gomitata.
La serata poi, trascorse affrontando toni decisamente più leggeri. Mi chiese cosa ne pensavo dei film e se mi piaceva come recitava. Io gli avevo confessato che sì, mi piaceva, ma per capire bene quello che diceva, dato che la mia conoscenza dell’inglese era molto limitata, ero stata costretta prima a guardare il film doppiato, e lì mi sembrava ancora più assurdo perché la voce che gli avevano dato era veramente troppo diversa dalla sua, e poi a guardarlo in lingua originale ma con i sottotitoli. Lui mi aveva preso in giro promettendomi però che mi avrebbe fatto da maestro data la sua dimestichezza con l’italiano.
Verso l’una ci salutammo con un abbraccio colmo di significati. Entrambi eravamo consapevoli che avremo dovuto affrontare un periodo di distacco, ma entrambi sapevamo che sicuramente avremo trovato il modo di passare del tempo insieme. Farlo uscire da casa mia, quella sera, fu la cosa più difficile che avessi mai fatto. C’era un’attrazione fisica quasi palpabile tra di noi ma, consapevoli di non voler accelerare i tempi, facevamo finta di niente per non precluderci alcuna possibilità. Ogni volta che ci avvicinavamo troppo però, i nostri sguardi si intrecciavano e diventava veramente arduo, non saltarci addosso. Tanto che ci scherzavamo anche su, con battutine del tipo “se non la smetti di guardarmi in quel modo, ti salto addosso peggio di una fan assatanata (con conseguente spiegazione del significato della parola assatanata)” o “se mi guardi ancora in quel modo, fanculo la cavalleria inglese”. Salutarci con un bacio sulla guancia sulla porta, fu davvero un impresa epica. Entrambi ci guardavamo le labbra e sorridendo, ci avvicinavamo l’una all’altro. Quando arrivavamo a due centimetri di distanza, evidentemente la ragione tornava a dominare gli istinti di entrambi, e poggiavamo semplicemente le fronti insieme. Poi sempre più esasperati da quella situazione, ci convincemmo a concederci un bacio, a testa, nell’angolo della bocca. Una giusta via di mezzo.

Passarono quasi due mesi e noi ancora ci sentivamo assiduamente. Ogni sera alle sette e mezza italiane, quindi le tredici e trenta americane, ci trovavamo su skype e lui come promesso, cercava di farmi imparare l’inglese. Durante la mia pausa pranzo, quindi le sette e trenta del mattino a New York, ci sentivamo per telefono per raccontarci come stava procedendo la giornata e perché lui diceva che se “mangiava con me”, si sentiva più a suo agio e riusciva a staccare un po’ la spina cominciando meglio la giornata. Poi il giovedì successivo, durante un pranzo da Margherita, un giornale posato su un tavolino vicino, catturò la mia attenzione

Robert Pattinson e Kristen Stewart di nuovo insieme a New York. Il “Robsten” esiste davvero?

A quella vista fui assalita dall’angoscia. Perché non mi aveva detto che anche lei era lì?Forse aveva preso la sua decisione e voleva dirmelo in faccia invece che al telefono o via skype? Fu proprio in quel momento che il telefonino iniziò a squillare. Il nome Robert lampeggiava a tutto schermo.
-    Rob? –
-    Ciao tesoro! Che mangi di buono oggi? – Mi chiese tutto allegro come al solito.
-    Pasta fredda. Tu? – Risposi il più distaccata possibile.
-    Uova e pancetta. Sei strana, c’è qualcosa che non va? –
-    Dovresti dirmelo tu. – Dissi glaciale.
-    Giulia, non capisco. Ieri sera andava tutto ben………- si interruppe. – Hai saputo che Kristen è qui. – Non era una domanda, era un’affermazione.
-    Già, ma dai giornali. Si può sapere perché non me lo hai detto? Lo sai che io voglio solo la tua felicità e se hai capito che la tua felicità è stare con lei, io sarò con te Robert. – Dissi d’un fiato.
-    Non lo so perchè non te l’ho detto. E’ arrivata solo due giorni fa per fare delle interviste. Ci siamo visti un paio di volte ed abbiamo parlato. Lei non mi è mancata Giulia in questo periodo, mi sei mancata tu. –
-    Ok, non scherzare. – Dissi ridendo istericamente. Dentro di me ero sempre stata convinta che sarebbe tornato da lei, prima o poi e quindi il fatto che gli fossi mancata io e non lei mi appariva solo come uno scherzo idiota da parte sua, anche perché nei giorni precedenti lo aveva fatto spesso. Poi ne ero convinta perchè comunque, loro frequentavano lo stesso mondo, erano più o meno coetanei, erano entrambi bellissimi e facevano lo stesso lavoro.
-    Giulia non sto scherzando. Forse ancora non mi sono spiegato però se tu venissi qui sarebbe tutto più semplice….. –
-    Dovrei venire lì?  E per cosa, di grazia? – Chiesi agitata pensando di avere la conferma ulteriore che la sua scelta sarebbe stata quella di rimanere solo amici perché lui amava ancora Kristen.
-    Non mi va di affrontare questi argomenti per telefono e poi mi manchi, ho bisogno di sentirti di nuovo tra le mie braccia. Oggi in ufficio dovrebbe arrivare qualcosa per te. Adesso vado. Mi stanno chiamando. Ci sentiamo stasera ok? –
-    Ok. Ciao, buon lavoro. – Non feci neanche in tempo a finire di parlare, che lui aveva già chiuso la conversazione.
Quando rientrai in ufficio, così come mi aveva annunciato Robert, un corriere venne a consegnare una busta per me. Al suo interno trovai un biglietto aereo andata e ritorno per New York per quel weekend. Chiamai subito Lucia alla mia scrivania e telefonammo a Noemi e Vale per avere anche la loro opinione in merito. Non ero convinta se fosse il caso davvero di lanciarsi in questa storia oppure no. Loro mi consigliarono assolutamente di provarci, od almeno di andare a sentire cosa avesse da dirmi, così decisi di partire.
La sera ringraziai Robert per il biglietto per sms perché lui era fuori per degli impegni e non poteva stare al computer con me. Poi telefonai ad Andrea, il mio capo, per chiedergli se fosse stato un problema la mia assenza l’indomani a lavoro giustificandomi con un viaggio improvviso per motivi familiari. Lui mi confermò che non ci sarebbe stato alcun tipo di problema e che ci saremo rivisti lunedì. Così preparai la valigia con l’ansia che assolutamente non voleva lasciarmi in pace, tanto da costringermi a prepararla cinque volte perché ogni volta che arrivavo a chiuderla, non mi ricordavo più se avevo preso tutto oppure no.
Il viaggio in aereo fu relativamente breve dato che collassai subito dopo la partenza. Era bastato un pò di vino a tranquilizzarmi. Dovevo assolutamente superare questa fobia spasmodica che mi colpiva tutte le volte che prendevo l'aereo.

Quando arrivai a New York la mattina successiva, lo cercai con lo sguardo, nonostante fossi quasi certa che non sarebbe venuto a prendermi proprio per evitare una fuga di notizie. Lui mi aveva assicurato che avrei trovato, senza difficoltà, il modo per raggiungerlo. Fu quando notai i cartelli con il mio nome attaccati a tutte le pareti che indicavano una sala d’attesa privata, che capii cosa intendesse. Alla porta c’erano due uomini in giacca e cravatta che non faticai ad identificare come body-guard. Neanche mi salutarono e mi chiesero esclusivamente il passaporto. Dopo aver avuto la conferma che era me che attendevano, mi fecero spazio per far sì che aprissi quella porta. Quando riuscii a farlo, dopo vari respironi e con quei due energumeni che continuavano a fissarmi con aria divertita, me lo ritrovai seduto proprio davanti ed io rimasi immobile e senza fiato a fissarlo.
Lui si avvicinò in fretta e senza darmi il tempo di dire niente, mi intrappolò il viso tra le sue mani e mi baciò. Prima con dolcezza, poi notando il mio stato confusionale dato che non avevo mosso neanche un muscolo, con la lingua disegnò il contorno delle mie labbra. In quel momento l’ansia che avevo cercato di trattenere per tutto quel tempo, si rovesciò su di me. Iniziai a sentire il cuore fino in gola, le orecchie fischiare, la vista riempirsi di stelline intermittenti e le gambe molli. Il respiro mi si mozzò e improvvisamente fu tutto buio.

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Capitolo 9
*** New York ***


Buongiorno a tutte. Sono nuovamente ad aggiornare. Del capitolo scorso non ho avuto commenti. Spero di riceverne per questo. Anche brutti, ma almeno capirò che forse non sono troppo portata e quindi interromperò la storia.
Voglio comunque ringraziare chi legge e chi mi ha inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Che altro dire......buona lettura.
Un bacio grande, Sabry.




Capitolo 9.  New York



Quando riaprii gli occhi mi ritrovai con un forte mal di testa, distesa su un letto, ad osservare un soffitto bianco. Non riuscivo bene a capire dove mi trovassi e cosa ci facessi lì. I miei occhi, oltre tutto, sembravano non collaborare, perché non riuscivano a mettere a fuoco. Cercavo di sbattere le palpebre, sempre più velocemente per riuscire a vedere qualcosa di definito a parte il bianco. Poi sentii una mano stringere la mia e quando riuscii a voltarmi, incontrai i suoi occhi. Gli occhi di Robert. Che mi avevano stregata fin dal primo momento.
- Ti sei svegliata. Mi hai fatto prendere un colpo. – Disse sorridendo. Poi avvicinò l’altra mano alla mia testa toccandomi lievemente sulla tempia.
- Ti fa tanto male? –
Io cercai di capire cosa intendesse, e quando provai ad alzare le sopracciglia sentii un forte dolore che mi fece uscire un gemito.
- Tranquilla, adesso chiamo il medico e gli dico che ti sei svegliata. – Fece una pausa. – Giulia stai bene? Parlami. –
- Robert, scusa è che non ci sto capendo più niente. Ma dove siamo? Cosa è successo? –
Lui rise, rise di gusto. Avevo detto qualcosa di comico? – Siamo in ospedale Giulia, sei svenuta, in aereoporto. – Io strabuzzai gli occhi ad ogni parola che pronunciava.
- New York. Ti dice qualcosa? –
- Aspetta. Ma perché sono svenuta? Che ore sono? Quanto tempo sono stata priva di conoscenza? – Chiesi confusa.
- Una domanda alla volta. Sono le sette e mezzo di sera, quindi considerato che sei arrivata intorno alle cinque, sei stata incosciente per circa due ore e mezzo. Il motivo per cui sei svenuta, però, dovrei chiederlo io a te dato che ci stavamo baciando…. – Proseguì lui abbassando lo sguardo e sorridendo imbarazzato.
Improvvisamente, alle sue parole, mi tornò in mente la scena…..
-    Oh! – Fu il mio commento.
-    Solo “oh” non sai dire altro? Tu non puoi capire lo spavento che mi hai fatto prendere. –
-    Così impari a prendermi in giro come hai fatto per la mia prima volta. – Dissi io facendogli linguaccia.
-    Allora sei stata colta da un forte attacco d’ansia come quando lo hai fatto la prima volta? – Disse lui continuando a ridere e avvicinandosi pericolosamente con il suo viso. Mi sentii nuovamente avvampare ed una sensazione strana alla bocca dello stomaco. Forse farfalle?
-    Se non vuoi che accada di nuovo, - dissi allontanandolo con la mano – cerca di avvisarmi in qualche modo prima di avvicinarti a me. -
-    Cos’è? Adesso dovrei chiedere il permesso prima di baciarti? Ma il tuo ragazzo prima come faceva se ogni volta avevi questa reazione? – Commentò lui sarcasticamente.
-    Questa a dir la verità, è la seconda volta che mi succede, ma pensavo che la prima sarebbe stata anche l’unica, anche perché non si può perdere la verginità più di una volta. – Dissi mettendomi seduta sul letto e toccandomi la testa.
-    Ti fa male? Vuoi che chiami il dottore? –
-    Robert, sta tranquillo, va tutto bene. Prima di chiamarlo voglio sapere perché mi hai baciata…..di nuovo……ecco….non avevamo deciso di non superare alcun limite prima che tu decidessi cosa fare? – Chiesi con la voce quasi tremante.
-    Infatti. –
-    E allora? –
-    Secondo te? –
-    No, Robert voglio che parli tu, adesso. – Dissi risoluta cercando di trattenermi dal saltargli addosso dato che già immaginavo ciò che avrebbe detto.
-    Ok, hai ragione, va bene. Parlo io. – Mentre parlava si torturava i capelli e si guardava le scarpe. – Da dove comincio…ah! Sì. Giusto. Dall’inizio… -
-    Vuoi farmi morire? – Chiesi sempre più sull’orlo di una crisi emotiva.
-    Non è semplice. –
-    Evidentemente no. Però sono sicura che se prendi fiato un attimo, forse ce la puoi fare. Se ti interessa dirmelo, certo. –
-    Così giochi sporco. –
-    Io non gioco sporco. – Sogghignai. – Vorrei solo capire i motivi che ti hanno spinto a fare quello che hai fatto. –
-    Ma lo hai già capito sicuramente. –
-    Non lo so, Robert vuoi parlare per favore? – Chiesi con occhi imploranti da cucciolo abbandonato.
-    Ok. E’ giusto così, ecco, io, avrei deciso, se tu sei sempre convinta e non c’hai ripensato, e se ti senti ancora pronta per affrontare questa cosa, e se davvero pensi di…… -
-    Rob? – Lo interruppi.
-    No posso farcela, apprezzo lo sforzo ma posso farcela. Devo farcela. – Il silenzio calò tra di noi e lui non accennava minimamente ad alzare lo sguardo.
-    Voglio uscire con te. Voglio stare con te. Voglio che tu faccia parte della mia vita in qualità di ragazza. Non sarà semplice, non sarà sempre bello e non ci potremo vedere molto per i miei continui impegni, ma adesso che ti ho trovata, Giulia, non voglio che tu sia di nessun altro. Ecco. Io ti vorrei per me se per te va ancora bene. – Disse tutto d’un fiato avvicinando le nostre labbra. Questa volta, forse anche perché mi trovavo in un letto, riuscii a dargli un bacio come si deve. Le nostre lingue subito si incontrarono e finalmente assaporai a pieno il suo sapore. Il mio cuore galoppava a livelli forse proibitivi e nella mia testa si era scatenata una festa. Mi sembrava di non riuscire a contenere tutte quelle emozioni che non provavo da troppo tempo. E forse, che non avevo mai provato prima. Almeno non con quella intensità.
Il nostro bacio fu interrotto da un colpo di tosse di qualcuno che non avevo sentito entrare nella stanza. Io e Robert ci guardammo sorridendo e ci voltammo verso colui che aveva osato interrompere questo magico momento.
Un uomo sulla quarantina con i capelli brizzolati ci stava osservando divertito poi si rivolse a Robert in inglese. Da quello che riuscii a capire, gli stava chiedendo se, nonostante fosse abbastanza evidente per ovvi motivi, il bacio, io stessi bene. Mi sorpresi di me stessa e risposi autonomamente al dottore. Evidentemente le lezioni di Robert via skype a qualcosa erano servite, oppure avevo sbattuto talmente tanto forte la testa, da aver risvegliato il mio cervello dallo stato catatonico in cui era sempre stato per la comprensione delle lingue straniere. Robert si voltò compiaciuto facendomi l’ok con il pollice e strizzandomi l’occhio.
Appresi così che avevo subito un trauma cranico non commotivo dovuto al fatto che, svenendo, avevo sbattuto la tempia contro una sedia prima di stramazzare a terra. Il dottore, mi disse che molto probabilmente lo svenimento, era riconducibile allo stress e che mi avrebbero trattenuto in osservazione per le prossime 24-48 ore se non ci fossero state altre complicazioni.
Il resto della serata trascorse tra le telefonate di Robert con, evidentemente la sua agente, e le mie che cercavo di avvisare Noemi Valentina e Lucia che stavo bene. Robert mi aveva raccontato di aver chiamato Lucia con il mio cellulare, per avvisarla dell’accaduto in un attacco di panico mentre giacevo sul letto non accennando minimamente a risvegliarmi. Il problema era che nessuna delle tre aveva il telefono acceso ed io pregai in tutte le lingue che conoscevo, quindi molto poche, che non avessero fatto qualche pazzia.
Quando Robert rientrò nella mia stanza, dopo che era uscito per andare a prendermi qualcosa da bere, aveva la faccia stravolta.
-    Che è successo? – Gli chiesi vedendolo così stralunato.
-    Hanno già le nostre foto. Per adesso circolano su internet, ma domani saranno su tutti i giornali. – disse sbuffando e buttandosi sulla sedia vicino al letto. – Hanno preso d’assedio l’ospedale, sarà un problema uscire o entrare. –
-    Che foto? – Chiesi io colta dall’agitazione.
-    Le foto in aereoporto. A quanto mi ha detto Steph, la mia agente, non si vede la tua faccia, fortunatamente, perché mentre ti portavano via con il lettino, ti ho coperta con il lenzuolo, ma tutti si stanno chiedendo per chi io fossi tanto preoccupato da arrivare in ospedale in ambulanza sfidando i giornalisti che invece di solito schivo. –
-    Tu che gli hai detto? – Chiesi.
-    Niente. Ma Steph gli ha detto che si è sentita male una cugina che non vedevo da tempo. –
-    Così adesso sarei tua cugina? – Chiesi ammiccando e tirandolo verso di me. – Queste cose però, - dissi tra un bacio e l’altro – con una “cugina” non si fanno. –

Erano ormai le nove e trenta e Robert era ancora lì. Dopo molte preghiere, dato che diceva che comunque non sarebbe potuto tornare prima di domani pomeriggio dato il casino che era successo, riuscii a convincerlo ad andare in albergo almeno per farsi una doccia e riposare, considerato poi che il giorno dopo avrebbe dovuto girare. Volle comunque lasciarmi anche il numero dell’hotel e il numero della stanza per sicurezza. Quando rientrai dal bagno, notai una figure esile, seduta vicino al mio letto.
-    Si? – Chiesi credendo fosse un’infermiera o qualcosa del genere. Quando si voltò a guardarmi mi raggelai. Tutti avrei pensato di incontrare, ma lei proprio no.
-    Tu sei Giulia, giusto. Piacere Kristen. – Disse in inglese con un forte accento americano che cercava di tenere a freno forse per farmi capire, porgendomi la mano.
-    Cosa posso fare per te? –
-    Vedo che adesso parli l’inglese. –
-    Adesso si. – Risposi io sedendomi sul letto.
-    Veniamo subito al dunque. Cosa vuoi per sparire? –
-    Come scusa? – Chiesi incredula di avere una conversazione simile.
-    Cosa o quanto vuoi per uscire dalla vita di Robert? –
-    Credo che tu abbia visto o girato, non saprei, troppi film. Ma che razza di domande fai? –
-    Senti, tu forse non ti rendi conto. Io sto facendo un favore a Robert, che evidentemente ha perso completamente la ragione. Ma pensi veramente di riuscire a stare con lui? –
-    In che senso? – Chiesi non capendo neanche il senso del suo discorso. Ma che favore a Robert? Se lo lasciassi farei solo un favore a te! Brutta attricetta da quattro soldi che non sei altro.
-    Lui è un attore famoso, tu fai cosa, l’impiegata? Lui vive in America e tu in Italia. Volete due cose diverse. Pensi davvero che a lungo andare lui non ti odierà per tutti i sacrifici che dovrete affrontare per stare poco tempo insieme? E la sua carriera poi, subirà dei colpi tremendi se verrà fuori che adesso sta con una comune ragazza italiana e che per lei ha rinunciato a me. Le nostre fan ti faranno a pezzi ed i giornali gli faranno pubblicità negativa. Così che poi quello che adesso è il nostro mondo, lo lascerà cadere nel dimenticatoio. –
Io rimasi a bocca aperta, non sapendo neanche cosa dire poi una voce interruppe quella “cosa” che stava continuando a parlare e ad elencare i motivi per cui avrei rovinato Rob.
-    Adesso basta così. Tu, esci subito da questa stanza. Non mi importa chi sei o cosa vuoi, voglio solo che tu lasci in pace la nostra amica ed esca immediatamente da qui senza farti mai più vedere se devi sparare soltanto un mucchio di stronzate! – Urlò Lucia avvicinandosi a grandi passi al mio letto nel suo perfetto inglese.
-    Ecco, magari chiudi anche la porta quando te ne vai. – Aggiunse Valentina.
Kristen non disse più niente, continuò a guardarmi malissimo e se ne andò.
-    Ma voi che diavolo ci fate qui? – Chiesi abbracciando Lucia Valentina e Noemi.
-    Siamo partite appena Robert ci ha chiamate. Non potevamo lasciarti qui in balia degli eventi. E ci ha anche gentilmente offerto il viaggio! – Rispose sorridendo Noemi. Allora lui sapeva…..
-    L’avete sentita? – Chiesi rivolgendomi alla porta da dove poco prima era uscita Kristen.
-    Tu fregatene di quella, è solo gelosia. Viviti questa cosa con Robert se ti va. E infischiatene di tutto. – Rispose Vale gongolante.
Parlammo fino a che un infermiere ci venne a dire che l’orario di visite si era chiuso da un pezzo e che adesso avrebbero spento le luci per permettere ai pazienti di riposare. Ci salutammo dandoci appuntamento per l’indomani mattina.

Quando mi svegliai la testa mi faceva ancora male e appena riuscii ad aprire gli occhi vidi Fabio seduto accanto al letto. Ma non poteva essere lui. Che diavolo ci faceva lui a New York?
-    Buongiorno bell’addormentata. –
-    E tu che diavolo ci fai qui? – Chiesi tirandomi su e guardandolo in cagnesco.
-    Ho saputo, da Mirko, il fratello di Valentina, che le ragazze erano venute qui perché tu eri in ospedale e così sono venuto subito per vedere come stavi. –
-    Adesso ti importa di come sto? –
-    Giulia, avanti, non fare la scema. Mi è sempre importato di te. – Disse carezzandomi con l’indice il braccio.
-    Allora forse, sono io che non ho colto la cosa. – Dissi sarcasticamente ritraendomi da quel gesto. Non volevo che mi toccasse.
-    Senti, io sono qui perché devo dirti una cosa. Ho capito che mi manchi. Che senza di te non posso stare, voglio te Giulia, voglio tornare con te. –
-    E ti ci sono voluti 2 anni di lontananza e di rapporto con quella Aurora a capirlo dopo 8 anni insieme? –
-    Non fare così Giulia, lei non c’entra niente. Contiamo solo io e te e il fatto che voglio passare il resto della mia vita con te. – Mentre Fabio continua a dire queste stupidaggini lo vidi frugarsi in tasca dalla quale estrasse una scatolina. Si inginocchiò di fronte a me facendomi la fatidica domanda – E’ per questo che ti chiedo, vuoi sposarmi? –
Silenzio. Silenzio per un periodo di tempo che ancora non so quantificare. Poi provai un senso di sollievo.
Mi sentivo sollevata perché avevo capito che non provavo più niente per lui e che, quella proposta, non la volevo da lui. Certo neanche da Robert, al momento, ma questo era un altro discorso.
-    Ma sei fuori? – Chiesi cercando di trattenermi dal ridere. Fu proprio allora, con Fabio ancora inginocchiato e io che gli stavo praticamente ridendo in faccia che, Noemi Vale e Lucy entrarono nella stanza.
Non fu semplice spiegargli l’accaduto, ma, mentre Fabio stava ancora lì con quella faccia da cane bastonato che era tanto bravo a fare, Vale ricevette la telefonata di suo fratello che gli spiegava quali fossero le vere intenzioni di quel gran pezzo di cretino con cui avevo condiviso otto anni della mia vita. Quando Mirko si era fatto scappare il nome, Robert Pattinson, il gran genio aveva pensato bene di creare un triangolo nel quale lui recitava la parte del fidanzato tradito, e di vendere la storia ai giornali in modo da ricavarci qualche soldo dato che la sua azienda di pubblicità, non stava vivendo un gran periodo. Per dirla tutta, era indebitato fino all’osso e aveva confidato al fratello di Vale di voler tentare questa ultima chance. Lui però non approvava e appena si era reso conto che Fabio faceva sul serio dato che a lavoro gli avevano detto che era andato a New York per un lavoro, aveva subito chiamato la sorella. Quasi a calci fu cacciato anche lui dalla mia stanza.
Poco dopo entrò Robert in camera con uno sguardo strano, come perso nel vuoto. Le mie tre amiche capirono che non era il caso di trattenersi ulteriormente e si dileguarono dandomi appuntamento per il pomeriggio. Robert sospirò, si mise seduto sul mio letto e appena incrociò il mio sguardo iniziò a parlare.
-    Ho sentito tutto Giulia. Ho visto Fabio poco fa. –
-    E? – Chiesi non capendo perché avesse quella faccia.
-    Ecco, credo che dovresti accettare. Tu lo hai amato tanto e sei stata tanto male senza di lui. Adesso lui può darti quello che hai sempre desiderato, cioè una casa, un matrimonio, una famiglia. Io al momento no. Sarebbe da pazzi. Troppo presto. – Rimasi di sasso. Forse si era perso il motivo per cui Fabio me lo aveva chiesto.
-    Robert.. –
-    Aspetta, lasciami finire. Viviamo in due continenti diversi, facciamo parte di due mondi diversi, io non so se e quando sarò pronto ad offrirti ciò che hai sempre desiderato. Non voglio vederti soffrire e non voglio saperti perennemente ad aspettarmi. – Concluse e mi fissò. Mi sembrava di risentire le parole di Kristen “volete due cose diverse” tra le sue. E forse era proprio così. Magari la sera prima l’aveva rivista ed aveva capito l’errore che aveva fatto indipendentemente dalla proposta assurda di Fabio.
-    Non ti rendi conto di quanto sto soffrendo adesso? Lo sapevo, non dovevo permettere al mio cuore di battere di nuovo. Non dovevo proprio affezionarmi così a qualcuno, e poi ad un attore…. Hai recitato bene la tua parte, ti daranno sicuramente l’oscar per questa tua interpretazione. – Gli urlai contro con le lacrime agli occhi. – Adesso però, vattene. Ho bisogno di stare sola. Devi lavorare, vai e non pensare a me. Ancora non abbiamo superato alcun limite infondo. Ci sono stati solo dei baci e quelli, si dimenticano in fretta. Ti ho promesso che saremo rimasti comunque amici. Io mantengo le promesse. Adesso però vai. - Avrei voluto morire invece di pronunciare quelle parole ma era per il suo bene e per il mio. Sentendogli dire quanto aveva detto, mi ero convinta anch’io che non potevamo vivere quella storia perché sicuramente sarebbe stata troppo complicata e anche con tutto l’impegno possibile a lungo andare avremo finito per non sopportarci a vicenda per via di tutti i sacrifici che comunque saremo stati costretti a fare per stare insieme. Abitavamo in due continenti diversi, anche solo per trovare il tempo di stare insieme sarebbe diventata un’impresa titanica. Aveva ragione Kristen, ero stata una stupida anche solo a pensarci.
-    Mi dispiace. Davvero. Adesso però devo andare, ero venuto a dirti che ci stavamo preparando per girare le ultime scene del film oggi, dato che tra due giorni devo tornare a Los Angeles con il volo delle 21. –
-    Certo, non ti preoccupare. Vai. – Dissi distogliendo lo sguardo.
-    Ok però fammi sapere quando ti dimettono. E chiamami dall’aereoporto prima di partire, va bene? –
-    Robert, davvero farò tutto quello che mi hai detto, adesso però vai. – Dissi cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ci guardammo intensamente negli occhi consapevoli che probabilmente non ci saremo rivisti per molto tempo, o forse mai più. Anche se io ti vedrò nei tuoi film, pensai. Le sue parole continuavano a rimbombarmi negli orecchi “ti voglio nella mia vita” ed io stupida che ci avevo creduto.
Quando uscì scoppiai in un pianto liberatorio che fu interrotto da Noemi Valentina e Lucia che mi si avvicinarono e  mi abbracciarono cercando di farmi calmare anche per farsi raccontare l’accaduto.
La giornata trascorse tra le chiacchere e le tre “pazze” scatenate che facevano di tutto pur di non farmi pensare a lui. Mi dicevano di stare tranquilla, perché comunque erano convinte che lui sarebbe tornato sui suoi passi se solo io avessi trovato il coraggio di raccontargli la verità sulla proposta di Fabio e anche del colloquio con Kristen. Tutte le mie certezze però, si erano sgretolate quando lui aveva detto quelle parole. E tutto quello che era riuscito a scatenare in me, stava facendo inesorabilmente marcia indietro. Mi sentivo tradita. Anche se la colpa era solo mia. Ero io che glielo avevo permesso dicendogli che ero pronta a qualsiasi tipo di relazione lui avesse voluto intraprendere. Me la dovevo prendere solo con me stessa che mi ero illusa. Certo lui aveva dato il suo contributo dicendomi che aveva deciso che mi voleva nella sua vita come ragazza appena il giorno prima, ma evidentemente non sentiva per me un legame così intenso come aveva detto. O semplicemente i nostri baci non gli avevano fatto scattare nessuna molla.
 La notte fu veramente dura dormire. Robert e il suo sguardo, non facevano altro che comparirmi davanti agli occhi e prendere sonno mi sembrava diventato impossibile.
Evidentemente poi, la stanchezza doveva aver fatto il suo corso, perché la mattina successiva mi svegliai sentendo una voce chiamarmi. Era quella del dottore che venne a consegnarmi la lettera di dimissioni raccomandandomi comunque, riposo assoluto per almeno due giorni.
Raggiunsi le ragazze in albergo in taxi. Mentre viaggiavo non riuscivo a vedere niente dal finestrino, avevo solo la sua immagine davanti agli occhi. E pensare che avevo sempre desiderato visitare New York e i suoi grattacieli. Arrivata in hotel, nonostante dove fossimo, Noemi Vale e Lucy decisero di passare la giornata con me. Avevo anche provato a convincerle che stavo bene e che potevo  uscire, ma non vollero assolutamente sentire ragioni. Uscimmo da quell’albergo verso le sei del pomeriggio, per raggiungere l’aereoporto dove avremo preso l’aereo per rientrare in Italia con il mio cuore che era tornato di nuovo dolorante.

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Capitolo 10
*** Viaggio di ritorno e ritorno ***


Salve a tutte. Sono di nuovo ad aggiornare. Innanzi tutto voglio dire a Daly1902 che ha ragione. Hai perfettamente ragione. Lo so, ti capisco. Anch'io non commentavo spesso prima di provare a scrivere qualcosa, ma adesso mi rendo conto che l'insicurezza è una brutta bestia. Se non si ha un parere a volte puoi pensare, come è successo a me, di non essere abbastanza brava o che la storia non è interessante. Dicevo che avrei considerato l'eventualità di interrompere la storia solo nel caso non fossi stata considerata all'altezza di portarla avanti.
Detto questo, ti ringrazio vivamente di avermi fatto riflettere. La concluderò sicuramente, anche solo per puro piacere personale.
Che altro dire, ah sì. Come sempre grazie a chi legge e chi l'ha inserita tra le seguite, le preferite e le ricordate. (poche ma buone!).
Buona lettura.




Capitolo 10. Viaggio di ritorno e ritorno





In aereoporto, come promesso, chiamai Robert ma dopo nove squilli decisi di riattaccare. Evidentemente starà ancora girando, pensai. Oppure non vuole sentire la mia voce. Decisi di scrivergli un sms, giusto per dimostrargli che ero disposta a continuare la nostra amicizia:
Sono in aereoporto, ti ho chiamato ma non mi hai risposto. Divertiti e ricorda che comunque vada ciò che mia hai regalato è stato meraviglioso. Sei speciale Rob, non roviniamo tutto cerchiamo davvero di restare amici. Ti voglio bene.”
Ok l’ho scritto, inviato e salvato. Perché ho la sensazione che non lo vedrò più?
Durante il volo di ritorno, Vale Noemi e Lucia continuavano a ripetermi che avevo sbagliato a non raccontargli tutto, compresa la comparsata di Kristen. E poi che non potevamo gettare tutto al vento in questo modo perché l’espressione di felicità che avevo in viso quando ancora non era successo l’impensabile con Fabio, non era una cosa da sottovalutare. Loro dicevano che anche nel suo sguardo, per quel poco che l’avevano visto, c’era qualcosa di importante. Lucia insisteva nel dire che quando l’aveva chiamata raccontandogli il mio malessere con conseguente ricovero, la sua voce era veramente preoccupata.
- Si ma lui fa l’attore – fu il mio commento -  è abituato a far finta di provare intensamente qualcosa per qualcuno. L’unica cosa che non mi spiego è perché fingere con me. Lui non mi è mai sembrato cattivo e prendersi gioco così di me può solo essere cattiveria soprattutto perchè sapeva quello che avevo passato –
 - Non hai mai pensato che non fingeva? – Mi disse Noemi.
A quelle parole sobbalzai. Forse aveva ragione lei. Lui non fingeva, aveva solo paura di farmi soffrire perché non si sentiva pronto a darmi ciò che avevo sempre desiderato. Ed io poi non gli avevo detto tutta la verità. Forse non sarebbe cambiato niente, o magari sarebbe cambiato tutto. Come potevo saperlo?
Quando arrivammo a Pisa accesi il telefono e immediatamente arrivò un messaggio:
“Ti voglio bene anch’io, anzi più che bene, ma non importa…..”
Cosa? Come? Ma che diavolo stava dicendo? Non importa? Come non importa? Si che è importante! Dopo tutto questo tempo mi ero di nuovo concessa di affezionarmi a qualcuno e lui diceva non importa solo perché credeva che fosse ancora troppo giovane per darmi tutte quelle cose che gli avevo sempre detto di desiderare. Lui non si sentiva ancora pronto a tutto questo. Effettivamente aveva solo 23 anni come poteva sentirsi pronto per assumersi un impegno con me?
- Potrebbe avere tutte le donne che vuole e io me lo lascio scappare senza neanche provarci? Che idiota che sono, ho gettato via una cosa che poteva essere meravigliosa solo perché credevo che non fosse possibile che i desideri o i sogni, anche quelli più irrealizzabili, si potessero avverare. – Mi lasciai sfuggire a voce alta.
-    Vedi che avevo ragione – fu il commento di Valentina.
-    Finalmente! – disse Lucia.
-    Andiamo alla biglietteria, subito! – Urlò Noemi.
-    Perché? – chiese Valentina mentre noi 3 stavamo già correndo verso la biglietteria. – Aspettatemi – Gridò.

Alle 5 del pomeriggio ero di nuovo a New York e salivo su un taxi in direzione dell’albergo dove Robert alloggiava. Occupai il tempo in auto per telefonare ad Andrea e dirgli che avevo ancora bisogno di almeno un paio di giorni di ferie, non si sa mai mi dissi, perché ancora non mi ero del tutto ripresa dalla botta alla testa. Accampai questa scusa come se fosse la verità. Evidentemente dovevo essere stata convincente perché lui addirittura mi offrì di prendermi tutta la settimana e di non riprendere l’aereo prima di 2 giorni. Con la testa non si sa mai, fu il suo commento. E poi Lucia lo aveva già avvisato, quindi fu tutto più semplice.
Di nuovo guardavo fuori dal finestrino e di nuovo non vedevo niente che non fossero gli occhi di Robert. La grande mela mi stava passando davanti per la seconda volta in due giorni ed io non riuscivo neanche a vederla perché ero troppo presa a contemplare qualcosa, anzi qualcuno, di assolutamente più meraviglioso.
Arrivata all’hotel mi feci indicare dove avrei potuto trovare la stanza 411 alla reception. La ragazza prima mi chiese se il signore mi stesse aspettando. Io gli dissi che sapevo chi alloggiava in quella stanza e che ero solo un’amica che voleva fargli una sorpresa. Evidentemente dovevo essergli rimasta simpatica, perché non fece altri problemi e mi indicò la camera.
Sapevo che avrebbe preso l’aereo per Los Angeles delle 21. Erano le 18 quindi lui senz’altro doveva essere ancora lì. Arrivata alla porta presi fiato una volta, la seconda e ancora la terza per trovare la forza di bussare e correre incontro al mio destino.
Alla fine mi convinsi a bussare. O così mi sembrava di fare ma non sentivo alcun suono. Mi ritrovai a guardare la mia mano alzata a pugno chiuso pronta al gesto, ma il polso non si piegava e tutto l’avambraccio andava avanti e indietro senza farmi toccare la porta con le nocche delle dita e quindi senza ottenere l’effetto voluto. Ok un ultimo respiro e poi basta, si bussa! Mi imposi scrollandomi le spalle. D’impeto mi costrinsi a battere su quella povera porta e alla fine sembrava quasi che mi ci stessi accanendo. Credo possa bastare pensai.
Quando la porta si aprì spuntarono subito quei suoi occhi cielo.
-    Ma che ci fai qui? – Furono le prime parole che mi rivolse mentre un sorriso gli stava comparendo sul suo bellissimo viso.
-    Robert almeno proviamoci, ti prego. E’ tutto vero quello che mi hai detto in ospedale, però se non ci proviamo non sapremo mai come sarebbe potuta andare. Fabio è venuto a fare la sua proposta solo perché voleva guadagnare un po’ di soldi con il tuo nome. La sera prima anche Kristen era venuta per dirmi di lasciarti in pace. Ed io non voglio da te la promessa che mi sposerai, voglio solo provare a far parte della tua vita Robert, tu mi hai fatto tornare a vivere. –
D’impeto gli gettai le braccia al collo e con la bocca andai a cercare immediatamente le sue labbra che dapprima si unirono alle mie con timore e che poi però si fecero sempre più sicure. Mi sentii avvampare, era come se fino a quel momento non avessi baciato veramente qualcuno, come se tutti gli uomini che avevo avuto prima non mi avessero mai veramente baciata perché nessuno mi aveva mai toccato l’anima come aveva fatto lui. Non era il nostro primo bacio, ma questo era sicuramente quello più consapevole.
Non appena il bacio finì, e più per un’esigenza di riprendere fiato che perché volessi effettivamente staccarmi da lui, incrociai il suo sguardo completamente euforico e nonostante mi fossi preparata almeno altri duemila discorsi tutto quello che mi uscì fu – Non voglio smettere di baciarti, hai un sapore così buono – dissi mordendomi le labbra. Lui sorrise e io mi rigettai su di lui che con un risolino mi aprì le braccia e mi accolse nuovamente in un bacio inarrestabile. Mi cinse i fianchi mi attirò a se e mi trascinò sul letto sussurrandomi – non te ne andare mai più. –
In poco tempo ci ritrovammo nudi. Lui accarezzava e baciava ogni singolo centimetro della mia pelle ed io facevo altrettanto. I nostri occhi rimanevano incollati gli uni agli altri ed io mi sentivo completa. Per la prima volta in vita mia mi sentivo piena di vita e appagata. Quanto lui entrò in me, provai il piacere più grande che avessi mai provato. Le farfalle nello stomaco volavano libere ed io non potei fare a meno di sorridere.
- Perchè ridi? - Mi chiese in un sussurro.
- Sono felice. - Riuscì a dirgli prima di baciarlo nuovamente e farmi travolgere da tutte le emozioni che stavo provando.
Non so quanto tempo passò ma in un attimo di lucidità mi convinsi a pensare. Cavolo lui doveva partire. Così mi ritrovai a chiedergli tra un bacio e l’altro – Ma non avevi un aereo per Los Angeles alle nove? –
Lui dapprima mi fissò con aria stupita e poi iniziò a ridere come se gli avessi chiesto la cosa più divertente del mondo.
-    Tesoro l’aereo è domani ma senza di te non vado da nessuna parte. – Arrossii e d’un fiato sbottai.
- Non sentirti costretto di niente anche se sono qui adesso con te non voglio che tu ti senta impegnato perché ti ho sempre detto che non mi sarei lanciata in nessuna relazione di cui non avessi la certezza. Anche perché l’unica certezza è la morte e sono stata proprio una stupida a credere di potermi astenere da qualsiasi emozione solo per paura di rimanere scottata un’altra volta. Lo so che ancora non sei pronto per una relazione improntata sul matrimonio, neanche io lo sono….– Ecco che ricominciavo a parlare a raffica. Ma perchè quando sono nervosa non riesco assolutamente a connettere?
Lui mi mise l’indice sulle labbra per interrompere il mio farneticare e mi guardò come se mi vedesse per la prima volta.
- Non rimarrai scottata con me. Adesso che ti ho provato l’ho capito, so che non posso rinunciare a te perché veramente sei la mia unica ragione per restare con i piedi per terra e non voglio tornare ad essere o fare ciò che facevo prima di conoscerti, quello non ero io. Ero solo un prodotto delle aspettative degli altri. Non voglio solo fama e divertimento, voglio i sentimenti veri per delle persone vere perché sono le relazioni personali tra esseri umani che ci differenziano dagli animali. – Riprese un attimo fiato guardandomi negli occhi per vedere la mia reazione e continuò – Adesso che ho capito quello che voglio essere non ti permetterò di andartene perché sei tu che mi rendi migliore. Tanto che dopo tutti i messaggi e le chiamate che ci siamo fatti in quei mesi che non ci siamo visti, quando finalmente ti ho convinta a venire a New York per chiarirti le mie intenzioni, il regista mi ha detto che sembravo rinato, anzi no sembravo proprio un altro. E’ stato in quel momento che ho capito di amarti. –
Trasalii. Cosa aveva detto? – Che hai detto? –
-    Ho detto che è stato in quel momento che ho capito di amarti. Hai capito bene, ti amo e tu non ci puoi fare proprio niente per impedirmelo. – Disse scandendo ogni parola.
Oddio l’ha ridetto, non è possibile. Forse non si era reso conto chi aveva davanti, forse stava pensando ancora a Kristen, non può davvero dirlo a me.
– Ma cosa stai dicendo? – Dissi abbassando immediatamente lo sguardo. Dovevo impedirmi di crederci, non era una cosa possibile, ero andata lì solo per vedere come andava e anche se anch’io mi ero resa conto solo in quell’istante dell’intensità dei miei sentimenti, non sapevo se sarei riuscita ad amarlo come lui meritava perché non ero ancora convinta di potermi fidare degli uomini in generale e lui lo sapeva.
Mentre ero assorta in questi pensieri una mano mi toccò una guancia e scivolò giù sotto il mento per farmi alzare lo sguardo. Mi incantai nei suoi occhi accesi di passione.
-    Io sono diverso dagli altri, ormai dovresti averlo capito. Puoi fidarti di me. –  
Non riuscii a dire niente, i suoi occhi mi avevano stregata e tutto ciò che dissi fu – Ti amo anch’io. – E ci gettammo l’uno nelle braccia dell’altro.
La notte trascorse in un lampo e il nostro amarci fu interrotto solo da una telefonata, ad un ora che non mi riuscì decifrare, da Steph che evidentemente gli ricordava l’imminente partenza. Lui parlò con lei in fretta cogliendo l’occasione per andare in bagno e quando tornò da me mi guardò come se fossi un miracolo.
 Era come se tutto l’universo fosse scomparso e che esistessimo solo noi due. Quando mi toccava, quando mi baciava quando solo mi guardava mi sembrava di vivere in paradiso. Lo abbracciavo e lo stringevo neanche fosse un premio. Ci addormentammo abbracciati sotto le coperte e fu la notte più bella di tutta la mia vita.
Finalmente ero riuscita a dormire come non facevo dai tempi in cui nessuno mi aveva spezzato il cuore. Finalmente mi godevo appieno il momento, riuscivo sul serio ad apprezzare ciò che avevo.
Ed avevo molto, forse troppo davvero. Mi chiedevo cosa avevo fatto per meritarlo. Ero stata infinitamente buona? Forse no, non era sicuramente per quello. Avevo lottato contro me stessa per ottenere ciò che avevo sempre desiderato? Era una possibilità. Avevo avuto una fortuna sfacciata? Ecco questo si, mi convinceva molto di più. Poteva essere solo per questa ragione che oggi potevo aprire gli occhi sul mondo con uno sguardo nuovo abbracciata a colui che avevo amato dal primo momento inconsciamente ma che soprattutto mi aveva amata nonostante tutto e tutti.
Lui era tutto quello che una donna poteva desiderare: bello da togliere il fiato, romantico come nei film (anche perché ne girava parecchi) infinitamente buono e intelligente.
Proprio mentre questi pensieri fluttuavano nella mia mente lo strinsi ancora di più a me. Ero completamente assuefatta dal suo odore e non riuscivo a stancarmi dal contemplare il suo fisico scultoreo. Improvvisamente mi sentii avvampare come la sera prima da un ondata di calore. Oddio che mi prende? Lui dorme inerte vicino a me ed io mi emoziono così? Ero proprio imperdonabile. Lo scrutai attentamente, guardando quel suo viso angelico e mi scoprii a mordermi le labbra ed a toccare le sue con un dito. Erano così invitanti, così morbide…..
Lui si mosse e aprì gli occhi. L'avevo svegliato. Adesso si sarebbe arrabbiato? Erano solo le 5 del mattino. Le 5 del mattino?! Oddio sono una pazza. Non c’era altra spiegazione, ero proprio una pazza furiosa. E lui avrebbe finito per rendersene conto.
Vido comparire sul suo volto disteso un fantastico sorriso e quegli occhi azzurri che mi avevano subito rapita del colore così simile al mare quando diventa più profondo in quelle isole paradisiache.
-    Buongiorno. – mi sentii dire.
-    Buongiorno! - Risposi abbassando lo sguardo. – Ti ho svegliato? Scusa tanto non volevo davvero, dormivi così bene. – E dopo un attimo d’esitazione confessai - E’…., è che non ho resistito ecco. –
-    Tranquilla amore, non potevo avere risveglio migliore. – Disse tirandosi su e carezzandomi i capelli con la mano scendendo poi fino alla guancia per toccarmi le labbra con un dito proprio come avevo fatto io un secondo prima. – E poi non voglio sprecare neanche un minuto per dormire in questa nostra prima notte! Perché è notte ancora, giusto? –
Mi ha davvero chiamata amore?
Si avvicinò guardandomi sempre più intensamente mentre io sapevo già dove voleva arrivare e arrossii immancabilmente ma trovai la forza di sporgermi verso di lui a mia volta finchè le nostre labbra si incontrano e si incastrano come se facessero parte di un puzzle.

Il suono della sveglia quasi mi fece sobbalzare. Ma non era ancora troppo presto? Erano le 5 cinque minuti fa. Poi i miei pensieri andarono in tutt’altra direzione. Cavolo e adesso? Come diavolo potevo farlo andare via proprio ora? Non volevo.
I miei pensieri furono interrotti dalla sua dolcissima voce.
– Amore che c'è? Cosa stai pensando? Hai lo sguardo fisso. –
Cercai di distogliere lo sguardo, non sapevo se confessare o no ma poi d’impeto mi decisi.
- E’ che non so come fare a lasciarti andare proprio ora che ti ho trovato! – dissi. Mi sentivo in colpa. Adesso mi avrebbe odiata perché non riuscivo a mandarlo via. No, questo non dovevo farlo. Mi stavo accanendo in tutti i modi possibili e immaginabili con me stessa mentre lui mi stava osservando divertito.
– Non ti ho detto che non sarei andato da nessuna parte senza di te? – Accennò sorridendo. - Ieri sera quando mi è arrivata quella telefonata che ci ha interrotto, - guardavo in alto con un sorrisino per non far notare il mio imbarazzo – ho chiesto a Steph di prenotare un biglietto in più per te per Los Angeles. Non avevi sempre sperato di andarci? Adesso sarà il mio turno per farti da “cicerone” come mi hai detto tu quando ci siamo incontrati! Ti dispiace? –
Mi guardava con quel suo sguardo da gran spaccone, come se avesse detto la cosa più normale del mondo.
- No Rob, come può dispiacermi! – sprizzavo gioia da tutti i pori.
Proprio in quel momento lo squillo del telefonino mi fece riprendere contatto con la realtà.
– No, è mia madre. Cosa cavolo le dico? Io non rispondo. –
- Dille semplicemente che sei con me no? –
- Certo come se farle una simile rivelazione sia una cosa da niente. Mi chiederebbe Robert chi? Ma che diavolo dici? Che ci fai a New York? Sei impazzita? E il lavoro? Fidati è meglio che non rispondo adesso, magari più tardi la chiamo per dirle che parto per Los Angeles, è più semplice, dammi retta! -  
-    Rapporti complicati? –
-    Diciamo non semplici. Mi baci adesso però che mi mancano le tue labbra? –
Appena finita la frase lui si gettò su di me con un impeto che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni.
Passammo tutta la giornata a letto, alzandoci solo per mangiare. Dopo l’ennesimo pisolino guardai l’orologio, erano quasi le sei e se l’aereo partiva alle nove, dovevamo comunque muoverci. O no? Mi voltai verso di lui, che dormiva a pancia in giù in modo del tutto rilassato. Cominciai a carezzargli le spalle che erano rimasta scoperte dal lenzuolo che lo avvolgeva. Lui si mosse ed aprì lentamente gli occhi. Si avvicinò per baciarmi e riniziò ad accarezzarmi la schiena. Aveva già scoperto il mio punto debole.
- Rob ma non dobbiamo iniziare a preparaci se vogliamo prendere l’aereo delle nove? Sono le sei. –
Mi rispose mentre continuava a baciarmi sul collo. - Usciremo alle sette, per la prima classe non importa essere lì due ore prima e poi la coda per il Check in non me la fanno fare. –
- Perché no? – Gli chiesi.
- Se non vogliono che si blocchi tutto, è meglio che mi facciano passare da una corsia preferenziale. - Si rese conto da come lo guardavo che non capivo - Per i fan dico, se mi riconoscono non mi faranno andare da nessuna parte. – Proseguì. Ah, si certo ovvio.
- Allora abbiamo tempo per farci una bella doccia no? – A quelle parole lui mi guardò un po’ storto.
- Ti sei già stancata di me? – chiese. Ma come diavolo gli veniva in mente. Sarebbe stato possibile? Assolutamente no.
– Io intendevo insieme. – Gli risposi con l’aria più ammiccante possibile mentre mi dirigevo verso il bagno.


Sei mesi dopo…….


-    Amore? Amore? Amore svegliati. – Sentii la sua voce in lontananza e la sua mano carezzarmi.
-    Siamo arrivati? – Chiesi ricordandomi la destinazione del nostro volo.
-    Si tesoro, Londra ci aspetta. – Ed anche i suoi, pensai colta improvvisamente dall’ansia.
-    E se non dovessi piacergli? –
-    Perché dovrebbe succedere, scusa? –
-    Mi hai sempre detto che tua madre adorava Kristen, magari mi vede come una spacca famiglie….- Dissi mentre afferravo il mio bagaglio a mano.
-    A mia madre piace chiunque sa rendermi felice e Kristen non lo faceva più già da un po’ e lei se ne era resa conto prima di me. Quindi rilassati ok? –
-    Come vuoi. Quando poi dovrai incontrare i miei vorrò vedere come ti comporterai. – Dissi sogghignando.
Ci dirigemmo così al ritiro bagagli in attesa del fatidico incontro.

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Capitolo 11
*** Welcome to London ***


Ciao a tutte. Aggiorno anche oggi perchè poi la prossima settimana non potrò farlo.
Innanzi tutto rispondo alle recenzioni:

Daly1902 Grazie per il commento e per i complimenti. Hai ragione, male male scriverò per me stessa. Spero che il capitolo ti piaccia.
AnnaDaiCapelliNeri Che bello! Sono contenta che hai letto la mia storia e effettivamente quello che volevo ottenere con Rob, era proprio farlo apparire molto british, quindi sono contenta che ti sia arrivato il messaggio. La mia Kristen effettivamente fino ad adesso, per esigenze di copione, non è stata molto simpatica. A me lei piace abbastanza nella realtà e ancora devo decidere che piega fargli prendere nella storia. Tu che dici? Giulia è allo stesso tempo fragile e forte. E' un pò camaleontica, si adatta alle situazioni. Spero con il seguito di farlo capire meglio e che questo capitolo ti piaccia.

Ok, fatto questo, ringrazio le seguite, le ricordate e le preferite. Che bello siete aumentate, sono troppo felice.
Ringrazio ovviamente anche le lettrici silenziose.
Che altro dire, buon ferragosto! Ma soprattutto buona lettura!
Un bacio, Sabry




Capitolo 11. Welcome to London.





Mentre attendevamo al ritiro bagagli, due uomini che sembravano due colossi vestiti in completo scuro, ci si avvicinarono. A Rob uscì un sospiro.
-    Che c’è? – Chiesi.
-    Loro sono le mie guardie del corpo. Sicuramente i paparazzi sono in agguato e devono aver saputo del nostro arrivo. Avrei voluto portarti con la mia auto a casa mia, ed avevo anche preso accordi per farmela trovare qui fuori, evidentemente Steph non ha ritenuto sicura la cosa e ha mandato loro a prenderci. – Disse indicando i due armadi che si avvicinavano.
-    Dai va bene così. Dovrò abituarmi prima a poi al caos totale no? – Gli chiesi ridendo.
-    Si…..certo. La mia era solo un’idea. – Disse sconsolato.
-    Quindi prima andiamo a casa tua giusto? – Chiesi avvolta dall’ansia.
-    Giulia, vuoi calmarti? I miei non mangiano ok? Sono persone comuni. Fossi in te mi preoccuperei di più di andare da me….. –
-    Perché? – Chiesi corrugando la fronte.
-    C’è Tom. –
-    Ma non avevi detto che era fuori città perché stava girando un film? – domandai allarmata. Tom era il suo migliore amico. Si conoscevano fin da piccoli e conoscere lui, forse mi innervosiva ancora di più dei suoi genitori. Per Rob la sua opinione era molto importante. Erano cresciuti insieme, avevano condiviso molte esperienze, se non piacevo a lui ero fritta.
-    Si certo. Non ci sarebbe stato se fossimo partiti la prossima settimana come ti avevo detto, ma, partendo oggi, condividerà con noi due giorni. Mi ha detto che non vede l’ora di conoscerti. Non sei contenta? –
-    Certo! – Come no. E se non dovessimo piacerci?
-    Signor Pattinson bentornato. Signorina. Da questa parte prego. – Disse uno dei due energumeni facendoci strada.
-    Jack, Paul. Ben trovati. Lei è Giulia. Vi ha mandato Steph? – Chiese Rob.
-    Si. Per sicurezza. Deve aver combinato un bel disastro in Italia per generare tanto fermento. – Rispose quello che aveva parlato prima e che ancora non avevo capito se era Jack o Paul.
-    Fermento? – Domandò Rob impallidendo.
-    A tutte le uscite dell’aereoporto ci sono fotografi pronti a colpire. – Rispose l’altro.
-    O cavoli! – Fu il mio commento. I tre uomini rallentarono un attimo il passo e mi guardarono accigliati.
-    Comunque siamo riusciti a trovare una via di fuga dalle uscite dei dipendenti. C’è una macchina che ci aspetta proprio lì. Però per quello che riguarda la strada che dobbiamo percorrere per arrivarci non abbiamo potuto niente. La polizia ci darà una mano ma sicuramente ci sarà un bel frastuono. –
-    Bene Jack. – Disse Rob guardandomi. Almeno adesso avevo capito quale dei due era l’uno e quale l’altro. Jack era quello che ci precedeva mentre Paul l’altro. – Giulia mi senti? –
Che mi ero persa? Stavo riflettendo e non ho sentito niente.
-    No scusa, era sovrappensiero. Dimmi. –
-    Tutto bene? – Mi domandò premuroso.
-    Si Rob. Tranquillo. Se sono con te andrà tutto bene. Che stavi dicendo? –
-    Dicevo che mi dispiace se non potrò regalarti un compleanno tranquillo, forse avevo fatto meglio ad evitare di rispondere a quella giornalista in Italia. –
-    Tesoro mio, non devi preoccuparti. Vedrai che ce la farò a reggere tutto. L’importante è che non mi lasci mai la mano. E poi sono felice di non dovermi più nascondere anche se fino ad oggi non è stato necessario dato che ci siamo visti praticamente sempre in incognito. – 
-    Spero solo che tu sia pronta all’inferno di flash. - Proseguì Rob sorridendo amaramente.
-    Io sono pronta a tutto per te. Lo sai. – Risposi avvicinandomi e baciandolo lievemente sulle labbra.
Nonostante tutta la preparazione che mi avevano fatto Rob e le sue due guardie del corpo però, non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare la confusione che c’era all’uscita del ritiro bagagli. Eravamo passati da una calma totale ad un brusio di domande e di macchine fotografiche intente a scattare in un lampo. Era bastato aprire la porta e ci eravamo tuffati in caos allucinante.
-    Benvenuta ufficialmente nel mio mondo. – Mi sussurrò Robert all’orecchio con gli occhi tristi.
Io mi strinsi a lui e, indossati gli occhiali da sole, attraversammo mano nella mano tutta la coltre di giornalisti che ci stava aspettando.
Le domande che facevano si potevano riassumere in una sola. Chi è la ragazza al tuo fianco Rob? Non rispose a nessuno. Proseguimmo entrambi con lo sguardo basso seguendo Jack.
Quando finalmente entrammo in macchina, mi accasciai sul sedile posteriore dell’auto, appoggiandomi alla spalla di Rob.
-    Credo che dovresti richiedergli i danni per la perdita della vista. – Commentai sorridendo. – Non ci vedo niente. Tu? Come va? –
-    Per me è normale. Tu come ti senti? –
-    Su di giri. – Mi sentivo davvero così. Certo non doveva essere semplice vivere in quel modo perché non dovevi mai avere un attimo di privacy. Però per alcuni lati era stato anche divertente. Tutti ci seguivano e non facevano altro che chiedere chi fossi. Ma non perché non sapevano il mio nome, dato che avevano provato anche a chiedere a me; no, volevano solo sapere quale tipo di rapporto ci legava.
Dopo un’ora di auto, ci ritrovammo davanti a casa sua. Stranamente non avevamo incontrato alcun fotografo o giornalista strada facendo. Robert però continuava a guardarsi in giro, anche mentre stava scaricando le valigie. Dopo aver salutato Paul e Jack mi decisi ad intervenire per cercare di placare quei suoi sguardi preoccupati che andavano da una parte all’altra della strada in cerca dei paparazzi.
-    Vuoi darti una calmata? – Gli dissi.
-    E’ che mi sembra strano che ancora non ci siano i giornalisti anche qui. –
-    Oramai il danno è fatto, no? –
-    Che danno? – Chiese non capendo.
-    Bè, ormai sanno chi sono. Quindi? –
-    Quindi? – Mi fece eco lui sempre più confuso.
-    Quindi aspetteranno solo una tua dichiarazione.
Prima non hai risposto a nessuno. Hai intenzione di farla? Ne hai già parlato con Steph? –
-    No ancora no. – Proprio in quel momento, mentre ci trovavamo ancora sulla porta di ingresso, il suo cellulare iniziò a suonare. – Si parla del diavolo …… - Disse rispondendo al telefono. -  Si adesso. Si lo so. Si Steph sono stato io. L’ho voluto io. Certo che sono pronto a subirne le conseguenze. Va bene, ti aspetto qui, così te la presento. A dopo. – Disse chiudendo la conversazione.
-    Sta venendo qui? – Chiesi più per conferma che per altro.
-    Già – disse lui abbracciandomi. – Andrà tutto bene. – Continuò baciandomi la fronte.
Proprio mentre cercavo di calmarmi nascondendomi tra le sue braccia, la porta di casa si aprì. Un ragazzo moro con gli occhi azzurri vestito con una maglia a maniche lunghe e un paio di pantaloni di una tuta ci guardava accigliato. Si era sicuramente svegliato da poco nonostante fosse pomeriggio inoltrato.
-    Ce l’avete fatta….Avete intenzione di entrare o rimanete lì tutta la giornata? Magari qualche fotografo vi ringrazierà….– Chiese scostandosi per farci passare.
-    Dammi una mano con le valigie invece di fare il simpatico Sturridge! Lei è Giulia. – Disse Robert indicandomi.
-    Ciao. Piacere di conoscerti. – Dissi allungango la mano per stingere la sua. Tom mi squadrò dall’alto in basso sbadigliando e invece di stringermi la mano mi passò vicino per prendere una valigia. Cominciamo proprio bene, direi!
-    Ciao, ma adesso capisci l’inglese? – Chiese.
-    Ho avuto un bravo maestro. – Dissi cercando di non far notare il fatto che comunque  c’ero rimasta male per il suo gesto.
-    Già. – Rispose lui scomparendo in casa.
Robert mi guardò mentre io stavo sospirando.
-    Fa sempre così quando si sveglia. Non preoccuparti, un buon caffè e sarà sicuramente più simpatico. –
-    Ok. – Risposi io seguendolo in casa.
Entrando non potei fare a meno di guardarmi intorno. C’era un divano enorme davanti ad un televisore altrettanto gigante sistemato vicino ad un caminetto che era ricoperto da cd e dvd. Vicino alla porta che conduceva alla cucina, una libreria stracolma di libri, libri che erano anche sistemati in terra o sul tavolino basso davanti al divano. I colori che predominavano erano il beige e il nero. Casa prettamente maschile, pensai. Alle pareti c’erano poster di band e cantanti ma anche di modelle mezze nude. Mi fermai sorridendo proprio davanti ad uno di questi, con Pamela Anderson che si faceva vedere in tutta la sua bellezza.
-    Niente male è? – Disse Tom avvicinandosi con due tazze di caffè in mano porgendomi gentilmente quella che non stava sorseggiando.
-    Grazie. Bè avete buon gusto oserei dire…. – Dissi mentre cercavo Robert con lo sguardo. Non mi sentivo ancora pronta ad affrontare una conversazione con lui da sola.
-    Non male no. Anche il mio amico non si smentisce mai. – Continuò mentre si sedeva sul divano e mi guardava. Io abbassai lo sguardo imbarazzata.
-  Siediti pure, non mangio, tranquilla. – Fece mentre accompagnava le parole sbattendo la mano sul posto vicino a lui sul divano. Ma dove diavolo si è cacciato Rob? Quando serve, non c’è mai. – Se cerchi Rob, sarà sicuramente andato a fare una doccia, avrà voluto lasciarci conoscere in pace. E’ fissato con questo genere di cose. – Che fa legge nel pensiero?
-    In che senso fissato? E che genere di cose? –
-    Vuole sempre che tutti vadano d’amore e d’accordo e quindi lascia sempre un po’ di privacy perché la gente si conosca. Allora che mi dici? –
-    Non saprei. Che vuoi sapere? – Risposi sempre più a disagio cercando di sistemarmi meglio sul divano.
-    Come fai a sapere che voglio sapere qualcosa? –
-    Immagino che tu, tenendo molto al tuo amico, ti voglia accertare che io non sia una approfittatrice…. – Dissi io ovvia mentre mi toccavo l’orlo della maglia che indossavo.
-    Lo sei? –
-    Non voglio diventare famosa. – Risposi un po’ stizzita.
-    Ma lo diventerai comunque…. –
-    Io ho il mio lavoro e non mi interessa il mondo dello spettacolo, se lo diventerò sarà solo per luce riflessa. E comunque, nel caso, sarà solo per fare un po’ di pubblicità a Rob. – Dissi incrociando le braccia al petto.
-    Ok. Se lo dici tu. –
Mi stavo irritando. – Cosa vorresti dire? – Chiesi avvampando.
-    Che nessuno rinuncia ad un pò di soldi facili. Spero che tu non sia il tipo che va dai giornalisti a vendere la vostra vita privata però. –
-    Se avessi avuto queste intenzioni, non credi che lo avrei già fatto? –
-    Forse. –
-    Senti, mettiamo subito le cose in chiaro. Io amo Rob e lui, al momento, sembra amare me. Quindi che ti piaccia o no, dovremo frequentarci. Non dico piacerci perché comunque al momento non mi sembra possibile. Però dovremo farlo, quindi spero, per il bene di Rob, che riusciremo quantomeno a convivere pacificamente. Non ho intenzione di ricavare dei soldi usando il suo nome se è questo che vuoi sapere… -
-    E se ti offrissero dei soldi per un servizio fotografico? – Continuò lui.
-    Perché dovrebbero farlo? – Chiesi io non capendo dove volesse arrivare.
-    Rob me l’aveva detto che avevi una percezione strana del tuo aspetto fisico e dell’effetto che fai agli uomini. – Disse lui, cercando di nascondere un sorrisino.
-    Bè, non sono una stupida e i soldi fanno comodo a tutti e se pensi che possano arrivare a farmi una proposta del genere, ti ringrazio perché comunque lo interpreto come un complimento. In quel caso allora, sarebbe per merito di madre natura e non di Rob. –
-    Giusto. –
-    Ho interrotto qualcosa? – Chiese Rob mentre si sedeva vicino a me gocciolante vestito solo con un paio di pantaloni frizionandosi i capelli con un asciugamano.
-    Facevamo un po’ di conoscenza. Comunque, le tue descrizioni non gli rendevano merito amico… - Rispose Tom sorridendo e facendo l’occhiolino a Rob.
-    Lo so. Sono stato fortunato che abbia scelto me e che soprattutto fosse stata ancora libera quando l’ho incontrata. –
-    Forse però dovresti lavorare un po’ sulla sua autostima, magari prova a fargli conoscere Ash così l’aiuterà a risplendere con i vestiti invece di nascondercisi dentro! –
-    Pensa che ho provato più di una volta a fargli notare la cosa, ma lei dice che si vergogna….. –
-    Ragazzi? Io sono qui è? Sono nella stanza con voi e state parlando di me…. – Li interruppi io alzandomi e dirigendomi in cucina a lasciare la tazza di caffè che ormai avevo terminato.
-    Guarda che sedere…. –
-    Già. E guarda che gambe….Comunque, giù le mani amico, è proprietà privata. –
-    Si ma gli occhi sono fatti per guardare. –
-    Tom, guardare ma non toccare. –
-    Tranquillo amico. Ma quanti anni ha? –
-    Guardate che vi sento. Potete smetterla, mi state facendo diventare paonazza! – Urlai dalla cucina.
-    Giulia stiamo solo commentando una cosa bella… - Cercò di difendersi Tom.
-    Si ma magari risparmiatevi i vostri commenti maschilisti quando io non ci sono! – Risposi io sbuffando e stravaccandomi sul divano.
-    Trenta oggi. – Continuò Rob guardandomi.
-    Allora auguri e soprattutto complimenti, li porti davvero bene! Ma non è che appena Steph la vede gli propone un contratto? Ecco perché l’hai tenuta nascosta tanto tempo….furbacchione . – Disse Tom dando una pacca sulla spalla all’amico.
-    Forse…. – Rispose Robert sorridendo e iniziando a spintonarsi con Tom.
-    Io sono sempre qui, è? Ve lo volevo solo ricordare… - Dissi sarcasticamente.
In quel momento una donna sulla cinquantina, bionda e magrolina fece il suo ingresso in casa. Tom e Robert si bloccarono e si girarono a guardarmi.
-    Posso sapere perché hai aspettato tanto a farmela conoscere? – Chiese lei abbassando gli occhiali da sole sul naso mentre mi squadrava come aveva fatto Tom quando eravamo arrivati.
-    Steph, Giulia la mia ragazza. Giulia, Steph la mia agente. – Fece le presentazioni Robert.
Intanto Steph mi stava facendo il giro intorno guardandomi e studiandomi.
-    C’è del potenziale. Hai già un contratto? A che agenzia appartieni? –
Quei due cretini scoppiarono a ridere ed io la guardavo non capendo bene cosa mi stesse chiedendo.
-    Scusi, in che senso “a che agenzia appartieni”? – Dissi alzandomi per andare a stringergli la mano.
-    Steph, non fa la modella e neanche l’attrice, è un impiegata – Intervenne Rob cingendomi da dietro e poggiando il mento sulla mia spalla.
-    Meglio, almeno avrò l’esclusiva anche su di lei nel caso. Certo l’abbigliamento lascia un po’ a desiderare ma su quello ci si può lavorare…. – Ma che avevano tutti con il mio modo di vestire?
-    Ma che cos’ho che non va vestita così? – Chiesi più o Rob che agli altri guardandomi. Infondo avevo un paio di jeans larghi ripresi infondo con le mie nike preferite e un maglione di lana piuttosto largo ma che comunque mi arrivava al sedere lasciandolo scoperto e non mi copriva tutta come al solito.
-    Diciamo solo che non ti valorizza troppo. – Fu il commento di Steph mentre continuava a gurdarmi. – Domani Rob portala nel mio ufficio così ne parliamo per bene. Penso che sia il caso di rilasciare una dichiarazione ufficiale con servizio fotografico annesso, magari a Vanity Fair che mi ha già contattata. Adesso vi saluto, sono contenta che almeno questa volta tu non mi abbia incasinato la vita giovanotto. Bella scelta. Almeno adesso saprò cosa rispondere ai giornalisti fino a domani. Ci vediamo. – Disse uscendo senza neanche lasciarmi il tempo di replicare.
-    E cosa racconterà ai giornalisti? – Chiesi.
-    Sicuramente che sto con una ragazza bellissima e che non è interessata al mondo dello spettacolo. – Rispose ovvio Rob.
-    Ma se ha appena detto del contratto? – Chiese Tom leggendomi nel pensiero.
-    Tom lo sai meglio di me che negare rende sempre molto di più del confermare in questo genere di cose. – Poi mi guardarono entrambi.
Io ero lì in piedi davanti al divano con la bocca aperta. Non mi capacitavo.
-    Evidentemente fai colpo anche sulle donne. E’ questo l’effetto che fai di cui ti parlavo prima. – Disse Tom scomparendo dietro quella che sembrava essere la sua stanza.
Mi girai verso Rob che mi guardava compiaciuto.
-    Te l’ho sempre detto che sei bellissima – Mi disse avvicinandosi e avvolgendomi in un abbraccio. – Quando diventerai una modella famosa avrai ancora tempo per me? –
-    Rob ma che diavolo stai dicendo? Io? Modella? Ma mi hai vista? – Chiesi incapace di credere alle sue parole. – E poi sono vecchia per quello, no? –
-    Proprio perché ti ho vista bene penso che diventerai molto acclamata. E poi non sei vecchia come credi, Claudia Schiffer e Naomi Campbell sono più vecchie di te. Dimostri a mala pena vent’anni! –
-     Non puoi paragonarmi a loro Rob. Non ho il fisico della modella. Non sono una sottiletta. Sono abbastanza formosa. Non potrei mai fare la modella… - Gli riposi nascondendomi tra le sue braccia.
-    Giulia non dire sciocchezze. Vedrai che anche mia madre la penserà come tutti noi. Anzi, sicuramente vorrà che tu faccia parte dell’agenzia di modelli per cui lavora. Tutto sta nel capire se hai voglia di guadagnare un po’ di soldi extra oppure no. – Disse lui prendendomi per il mento e facendo incontrare il nostro sguardo dopo aver depositato un bacio sulla punta del mio naso. – Adesso vai a cambiarti che i miei ci aspettano tra mezz’ora per la cena. – Continuò allontanandomi da se e dandomi una pacca nel sedere.
-    Secondo me voi inglesi avete un senso estetico un po’ particolare… - Dissi mentre entravo in quella che doveva essere la stanza di Rob dato che aveva lasciato lì le valigie e mi stava accompagnando dentro.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Cioè, in molti e fin da piccola, mi avevano sempre detto che ero una bellezza particolare. Ma io avevo sempre inteso quel “particolare” come dire “niente di che”. Mi sembrava di essere in un altro mondo, tutti che si mettevano a dirmi quanto fossi bella e che avrei dovuto fare la modella. Poteva essere solo uno scherzo. Non ero poi questa gran bellezza. Altezza media, appena un metro e settanta, cinquantacinque chili, le forme piuttosto abbondanti considerando una quarta di seno, capelli neri, occhi marroni, incarnato oliva. Insomma un tipo mediterraneo. Diciamo nella media. O almeno io mi reputavo nella media.
-    Secondo me invece, siete voi italiani che non ci capite troppo in fatto di bellezza. – Rob interruppe i miei pensieri. Io mi voltai mentre armeggiavo con la valigia, sempre più indecisa su cosa indossare, dato che avevo avuto la conferma da quando avevo messo piede su suolo inglese che il mio abbigliamento era tutto da rivedere. Lui era appoggiato sullo stipite della porta con la spalla, ancora a dorso nudo che mi guardava sorridendo.
-    Rob se non ti rivesti subito, non credo che riusciremo ad arrivare puntuali dai tuoi. – Dissi con il mio tono più seducente possibile avvicinandomi a lui e mettendogli le braccia al collo toccandogli i capelli con le mani. – Non puoi pretendere che ti rimanga indifferente se ti presenti così. – Continuai facendo scivolare una mano dalla spalla fino all’elastico dei boxer che si vedeva dai pantaloni.
-    Non volevo restarti indifferente infatti. Dobbiamo assolutamente rinnovare il mio letto. – Mi rispose lui sollevandomi per la vita e permettendomi così di cingergli i fianchi con le gambe.
-    Non voglio arrivare tardi…. – Riuscii a dire mentre lui mi lasciava una scia di baci sulla spalla.
-    Non faremo tardi. – Disse poi poco prima di baciarmi e trascinarmi sul suo letto, portandomi nel nostro mondo fatto di puro amore e piacere.
-    Ti amo da morire. –
-    Anch’io Giulia. – Mi disse poco prima di raggiungere l’orgasmo.

Un’ora dopo, quindi in ritardo tipo di mezz’ora, stavamo salendo i gradini di casa sua. Quei gradini che mi avrebbero fatto conoscere la parte più intima di Rob. La sua famiglia.

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Capitolo 12
*** Ti presento i miei ***


Allora salve a tutte! So che avevo detto che ci saremo risentite dopo ferragosto ma il mio maritino ha recuperato una penna e quindi eccomi qui. Questo capitolo è un pò di passaggio e spero che vi piaccia.

AnnaDaiCapelliNeri: Grazie mille per aver lasciato un commento, non ti anticipo niente ma vedrai che Tom non molla. Per quanto riguarda Kristen, ancora non ho deciso.....vedremo. Alla prossima!

Ringrazio come sempre chi mi ha aggiunto tra le seguite, le ricordate e le preferite, siete fantastiche! Non dimentico neanche chi legge e basta e dico grazie mille anche a loro.
Adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura.




Capitolo 12. Ti presento i miei.




- Sei sicuro che sto bene vestita così? – Gli chiesi per quella che doveva essere la centesima volta nell’ultima mezz’ora.
- Come ti ho già detto anche le ultime trenta volte che me lo hai chiesto, si, stai bene vestita così. Come sempre. –
- Non sono eccessiva? –
- Perché eccessiva? E’ vero che di solito non metti gonne e indossi maglioni che ti coprono tutta, ma giuro che se avessi saputo prima che avevi quel golfino aderente nell’armadio, te lo avrei fatto indossare tutti i giorni. Certo, solo quando c’ero io…-
- Che fai, il geloso? – Domandai prima che lui mi baciasse la punta del naso e la fronte.
- No, solo il fidanzato innamorato. Pronta? –  Mi chiese sulla soglia di casa sua.
- Più o meno. –
Rob mi prese per mano facendo intrecciare le nostre dita e dopo avermi fatto uno dei suoi sorrisi più belli, suonò il campanello.
Dopo neanche quelli che potevano essere cinque secondi, la porta di casa Pattinson si aprì. Una ragazza dai biondi capelli lunghi saltò letteralmente al collo di Rob che per poco non perse l’equilibrio.
- Lizzie! –
- Fratellone! Che bello averti a casa! In ritardo come al solito e'? –
- Littzie lascialo respirare almeno e poi non vedi che c’è gente. – Una donna anch’essa bionda si avvicinò all’ingresso mentre si asciugava le mani al grembiule che indossava. – Ciao, io sono Claire, la madre di questo sciagurato. – Mi venne incontro porgendomi la mano.
- Piacere, io sono Giulia. – Dissi stringendogliela.
- Io sono Littzie. – Disse l’altra scendendo dal collo di Rob. – La sorella casinista. –
- Almeno lo ammette! Ehm ehm. Scusate il ritardo, abbiamo avuto un contrattempo..... – Disse Rob sorridendo e passandosi una mano tra i capelli. Ma perché non riusciva assolutamente a mentire anche se faceva l’attore? Con quel gesto avrebbero capito tutti il motivo del ritardo. Come lo conoscevo io, sicuramente lo conoscevano loro e sapevano che si stava imbarazzando. Mi guardò e mi prese per le spalle da dietro perché lo precedessi in casa.
Appena chiudemmo la porta, un’altra ragazza si avventò sul mio fidanzato. Peggio delle fan, pensai sorridendo.
- Vic! – Gridò Rob contento.
- Ciao figliolo. – Disse un uomo sulla cinquantina avvicinandosi.
- Papà lei è Giulia. – Disse Rob con ancora la sorella avvinghiata al collo.
- Sono contento che finalmente ti conosciamo, nell’ultimo periodo non c’era telefonata nella quale questo mascalzone non ci parlasse di te, vero cara? – Disse il padre di Rob rivolgendosi alla moglie che nel frattempo era scomparsa dietro una porta che doveva nascondere la cucina. Davvero gli aveva parlato di me? Che dolce!
- Già! – Si sentì gridare dall’altra stanza.
- Io sono Richard, benvenuta in famiglia. – Continuò l’uomo porgendomi la mano. Quest’uomo mi piaceva già tantissimo dopo questa affermazione!
- E io sono Victoria, ben arrivata in Inghilerra. –
- Grazie, grazie mille. – Risposi sorridendo.
- Come è andata all’aereoporto? – Chiese il padre di Rob.
- Un inferno. – Rispose lui.
- Anche qua c’è stato tutto il giorno un gran via vai. Evidentemente ancora non hanno capito che quando sei qua stai da Tom e non qui. – Continuò Richard.
- E’ vero. Ci sono stati i giornalisti nascosti tra le piante del giardino della signora Lewis tutto il giorno, caro il mio fratellino. – Disse Victoria.
- Adesso però sembrava non esserci nessuno. – Dissi.
- Sicuramente non ti sarai accorta di niente, ma non credo che si siano lasciati sfuggire la possibilità di immortalare la prima ragazza, dopo Kristen, che Rob decide di portare a casa.  – Intervenne Lizzie. Già dopo Kristen. Sentire quel nome ancora mi provocava l'ansia e a Lizzie provocò un’occhiataccia di Rob.
- Anche questo purtroppo fa parte della vita dell’attore famoso. – Disse Richard dando una pacca sulla spalla del figlio tentando di sviare l'argomento Kristen.
- Andiamo a tavola adesso che il figliol prodigo è tornato. – Urlò Victoria sorridendo e abbracciando il fratello.
Ci sedemmo tutti attorno al tavolo della sala da pranzo dove il colore che predominava a parte il marrone del legno, era il rosa antico della carta da parati, quindi l’atmosfera era molto rilassante. Ovunque mi girassi c’erano foto della loro famiglia. Si respirava proprio l’aria del “focolare” di casa.
Mi sentivo stranamente a mio agio, loro erano tutti sorridenti e non sembravano affatto preoccupati della presenza in casa di una sconosciuta.
Mi avevano fatta sedere tra Rob, che era a capo tavola, e Lizzie. Davanti a Rob, suo padre, che aveva da una parte Lizzie e dall’altra la moglie che sedeva vicino a Victoria e che stava davanti a me.
La cena fu veramente deliziosa e piacevole. Mi raccontarono tutti i particolari, anche i più inquietanti, dell’infanzia e dell’adolescenza di Rob. Lui, dal canto suo, non faceva che arrossire e passarsi una mano tra i capelli. Prima che la cena terminasse, Claire portò anche un dolce con trenta candeline sopra intonando “Happy Birthday to you”.
Io mi imbarazzai enormemente e sicuramente dovevo essere diventata rossa data la battutaccia del mio fidanzato.
- Sta tranquilla amore. Non devi agitarti anche perchè si vede, nelle tue guance adesso si potrebbe cuocere un uovo!!! –
- O Rob, lasciala stare. E’ così dolce. – Intervenne Victoria guardandomi dolcemente con le mani giunte vicino alla faccia.
- E adesso i regali. – Disse Lizzie.
- Regali? – Chiesi incredula guardando Rob che sorrideva beato.
- Niente di che tranquilla. Solo questo. – Continuò lei porgendomi una busta.
- Grazie ma non dovevate. – Dissi mentre la aprivo.
- Sicuramente avrete poco tempo per vedervi, quindi abbiamo pensato di regalarti, anzi regalarvi, una vacanza alle Maldive. – Mi spiegò ancora Lizzie.
- Maldive? – Chiesi quasi urlando e guardando prima i biglietti che tenevo in mano e poi Rob sbigottita.
- Ci sei mai stata? – Mi chiese lui carezzandomi la nuca.
- No, ma è troppo. Non posso accettare. –
- E’ da parte anche mia. Volevo andare in un posto speciale con te e non accetto un no come risposta. –
Sapevo già che alla fine l'avrebbe avuta vinta lui quindi decisi di arrendermi. - Ma quando dovremmo partire? –
- A maggio, prima di iniziare le riprese di Water for Elephants e dopo aver rigirato alcune scene di Eclispe. Festeggieremo lì il mio compleanno e un anno da quando ci siamo conosciuti. –
Che dolce si ricordava. Però se doveva rigirare alcune scene della saga questo voleva dire solo una cosa: Kristen. Cercai di non pensarci e risposi. - Grazie. Non so che dire. Grazie davvero. – Dissi abbracciando prima Rob e poi andando a baciare tutti gli altri.
Le Maldive. Non mi sembrava vero sapere già quando avrei potuto passare altro tempo con Rob. Lui aveva sempre un sacco di impegni ed era stato molto difficile fino ad adesso vederci. Non facevamo altro che rincorrerci, però ne valeva la pena. Lo amavo con tutta me stessa.
Quando ci spostammo in salotto per prendere il caffè, la madre di Rob mi spiazzò completamente.
- Sono contenta che mio figlio stia con una ragazza come te, Giulia. Sei più grande e quindi sicuramente più responsabile. Non fai parte di quello che al momento è il suo mondo a quanto mi ha detto, vero? –
Sul più responsabile non ci giurerei… - Si infatti, sono impiegata nell’ufficio amministrazione di un centro commerciale di Firenze. –
- Ma non hai mai pensato di fare la modella? – Continuò Claire.
Rob scoppiò a ridere mentre continuava a stringermi la mano. Io abbassai lo sguardo in imbarazzo. Ma perché tutti mi stavano dicendo che dovevo fare la modella?
- Mamma Giulia è convinta di non essere niente di speciale. Oggi quando l’ha vista Steph, mi ha proposto di portarla domani nel suo ufficio per parlare delle sue potenzialità e poi dovremo fare un servizio per Vanity Fair. – Spiegò Robert ridendo.
- Voglio sperare che prima di portarla da lei la farai venire da me. Spero che in quanto madre almeno la possibilità di fargli il primo book me la darai. –
Io non riuscivo veramente a capire cosa stesse succedendo e soprattutto non sapevo se volevo veramente diventare una modella. Certo avrei potuto girare il mondo, e magari seguire meglio Rob. Però avrei dovuto anche lasciare quello che era stato il mio mondo fino ad oggi. Ma che stavo pensando? Io? Modella? Ma di che?
- Certo mamma. Solo se lei vuole però. – Aggiunse Rob riscuotendomi dai miei pensieri.
- Non saprei…. – Risposi.
- Facciamo così cara, domani mattina ti fai portare da Rob in ufficio da me e ti presentiamo il fotografo dell’agenzia. Cristian sarà contento di rivederti, caro. Intanto ti facciamo un po’ di foto e poi deciderai cosa fare. Secondo me avresti delle grandi possibilità. Sei così bella. –
- Va bene, se per lei non è un disturbo. Credo che avere un po’ di foto fatte per bene non guasterà sicuramente. Potrò aggiornare il nostro album, è Rob? – Dissi guardandolo con gli occhioni che sapevo l’avrebbero convinto.
- Abbiamo già tante foto, ma se ne vuoi altre va bene. –
- Tante? Ma se le uniche che abbiamo sono quelle di Los Angeles, dove stavamo assieme da tipo una settimana, quelle del campeggio, che risalgono a circa un mese dopo e quelle prima di Natale a casa di Lucia. E poi, ti voglio ricordare che sono state fatte praticamente tutte con l’autoscatto. – Risposi io un po’ scocciata. Erano stai anche gli unici momenti che avevamo passato insieme in luoghi diversi da casa mia.
- Rob è stato in campeggio? – Chiese incredula Lizzie. – Voglio tutti i dettagli. -
- Si dai, raccontateci come vi siete conosciuti. – Incalzò Victoria.
- Ok. Parli tu o io? – Mi chiese Rob che evidentemente si era già preparato all’assalto delle sorelle.
- No parla tu, poi se ci sarà da correggerti, interverrò. – Dissi sorridendo.
Rob iniziò raccontando tutti i dettagli riguardanti i nostri primi incontri, non tralasciando il fatto che io all’inizio non sapevo neanche chi fosse. Questo scatenò non poca ilarità da parte dei suoi familiari più per prendere in giro lui sulla sua popolarità, che per altro.
Gli specificò anche che durante il nostro viaggio a Los Angeles, che seguì alla nostra decisione di provare a stare insieme, non uscimmo affatto dall’albergo in cui alloggiavamo. Solo lui era uscito mentre io “recuperavo le forze” dormendo, per andare a parlare con la Summit della saga. E’ vero che c’erano i paparazzi, ma quello non era stato sicuramente il motivo principale. La verità era che non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra.
- Evidentemente ci eravamo trattenuti troppo prima e allora dovevamo recuperare. – Fu il suo commento facendomi diventare completamente viola. Non credevo che raccontasse ai suoi anche praticamente quante volte faceva sesso.
- Ma allora, quando siete andati in campeggio? – Chiese Lizzie impaziente.
- Allora, a Los Angeles siamo andati l’ultima settimana di luglio, mentre in campeggio se non sbaglio, siamo andati a fine agosto, vero Giulia? – Mi domandò Rob corrugando la fronte cercando di ricordare.
- Si Rob, mi ricordo di aver spostato le ferie, quindi era sicuramente l’ultima settimana di agosto, tu avevi finito di girare da poco Remember me. –
- Ma come l’hai convinto? – Continuò insistendo Lizzie. – No perché fin da piccolo ha sempre odiato il campeggio, dopo la prima volta non c’è più voluto tornare… -


Eh…………., come l’avevo convinto……


- Che ne dici se andiamo in campeggio? – Chiesi mentre andavo in bagno lasciandolo disteso sul letto.
- In campeggio? –
- Si i miei hanno una roulotte che tengono montata tutto l’anno in un campeggio vicino a Grosseto. Non è molto distante da qui. In due ore ci arriviamo. E’ un posto tranquillo e poi non si spende niente! – Risposi saltellando felice per l’idea che avevo avuto mentre rientravo in camera.
- I soldi non sono un problema, lo sai. –
- Bè, per me si. Cioè dato che sarai mio ospite avrei dovuto offrire io, quindi ho pensato ad un bel posto che comunque non mi sarebbe costato una fortuna. –
- Sai che non ti avrei permesso di offrire. Comunque, sei sicura che non ci troveremo giornalisti o fotografi impazziti? –
- Non credo, insomma fino ad oggi abbiamo sempre girato abbastanza tranquillamente qui in Italia, no? –
- Si amore, infatti. E’ che non mi piace il campeggio, ecco. –
- E perché? – Chiesi rimanendo interdetta a quella sua affermazione.
- Da piccolo i miei mi mandarono in uno di questi campi estivi per un mese. Per trenta giorni, ho dormito per terra con un sacco a pelo in una tenda perché non c’era un letto, sono stato punto da non so quanti animali e abbiamo mangiato solo il pesce che pescavamo nel fiume, perché non c‘era neanche un supermercato vicino. Bevevamo l’acqua del pozzo che c’era nell’accampamento ma non doveva essere molto potabile, dato che a fine “vacanza” tutti avevamo problemi gastro-intestinali. –
- Povero il mio cucciolo. – Dissi abbraciandolo e mettendomi seduda sul letto. – Mi sembra che tu sia stato più in un campo profughi che in un campeggio. Comunque non preoccuparti, lì c’è tutto, davvero. Il letto e anche il supermercato. Per gli insetti non posso garantire, però per il resto, sono convinta che ti piacerà. –
- E cosa mi dai in cambio? –
- Perché dovrei darti qualcosa in cambio? – Domandai.
- Mi vuoi portare in un posto dove io da piccolo sono stato malissimo, non merito qualcosa in cambio per lo sforzo di provarci se decidessi di farlo? – Mi disse mentre mi guardava implorante.
- Dove vuoi arrivare? – Non capivo.
- Non pensi che come premio meriti, che ne so, la promessa di sesso almeno due volte al giorno nel periodo che saremo là? – Chiese mentre mi abbracciava e iniziava a baciarmi il collo dietro l’orecchio, carezzandomi con la mano la schiena.
- Penso che si possa fare… - Gli soffiai sulle labbra poco prima di baciarlo.
Era sempre così tra di noi, non riuscivamo a non sfiorarci per più di mezza giornata. Non appena ci sfioravamo, non riuscivamo a controllarci e avevamo l’immediato bisogno di approfondire il contatto.
Fare l’amore con lui, era la cosa più meravigliosa. Eravamo in sintonia anche su quello. Eravamo in grado di darci piacere senza tante manovre, ci riusciva tutto naturale. Era come se fossimo fatti per stare insieme.
La mattina successiva partimmo alla volta di Grosseto.
Quando arrivammo, alla direzione del campeggio non ci fecero storie. Dato che i miei avevano un abbonamento per due persone non nominative e dato che loro non c’erano, non avevano avuto bisogno neanche del documento. Quindi nessuno poteva sapere che un attore di Hollywood alloggiava in un misero campeggio. Almeno quel problema era stato risolto.
Alla vista di ciò che intendevo io per campeggio, Rob si rilassò completamente. Soprattutto dopo aver individuato e provato con me il letto. Avevamo a disposizione roulotte, veranda e cucinotto.
Era bello vederlo nella normale quotidianità. Ci alzavamo al mattino e andavamo in spiaggia in bicicletta. Restavamo là tutto il giorno, e la sera la passavamo o alla televisione o in giro per Castiglion della Pescaia. Non avevamo avuto alcun problema con i giornalisti che, molto probabilmente, giravano maggiormente per l’Argentario o Forte dei Marmi dato che i vip frequentavano maggiormente quei posti per la zona toscana.
Alcune ragazzine del campeggio lo avevano riconosciuto e si erano accontentate di farsi fare l’autografo sui libri della saga e diverse foto. La parte più comica fu la reazione che ebbe la ragazza proprietaria insieme al fratello, del bagno dove i miei andavano di solito per avere lettini e ombrellone, alla vista di Rob.
Avvicinandomi, le avevo chiesto un ombrellone più appartato possibile. Lei, Ilaria, senza neanche alzare lo sguardo dalla piantina degli ombrelloni che stava già guardando, mi indicò un ombrellone in prima fila, proprio al limite con la spiaggia libera.
- A che nome? –
- Come? – Chiesi facendo finta di non aver capito per vedere se riuscivo a farmi guardare in faccia. Non la consideravo un’amica ma ormai ci conoscevamo da 10 anni, quindi avevo comunque voglia di salutarla.
- A che nome devo prenotare l’ombrellone per questa settimana? – Domandò alzando finalmente lo sguardo su di me. – Giulia? Ma sei tu. Che bello rivederti. Come stai? Ti vedo bene. –
- Ciao Ila. Alla fine ce l’hai fatta ad alzare lo sguardo è? Credevo che avresti prenotato tutto senza neanche sapere che faccia avessero coloro che ti avrebbero pagata. –
- Lo sai come sono. Mentre ne faccio una ne penso un'altra. Sei sola? –
- No. Sono con lui. – Dissi indicandogli alle mie spalle. Robert era rimasto girato dall’altra parte per tutto il tempo e solo a quelle mie parole si voltò.
- Robert Pattinson???? – Urlò quasi Ilaria.
- Ssshhhh!!! Non urlare. Si è lui ma mi devi promettere discrezione. –
- Ciao. Almeno lei sa chi sono. – Disse Robert allungando la mano per farsela stringere e facendomi l’occhiolino.
Ilaria fece saettare ripetutamente il suo sguardo da me a lui e poi mi saltò al collo come una molla.
- Ma che ti prende??? Mi soffochi… -
- Che mi prende? Che mi prende? Tu ti presenti qui senza avvisarmi con uno dei miei attori preferiti, nonché al momento anche tra i più richiesti da jet-set come fosse la cosa più normale del mondo e mi chiedi che mi prende? – Mi rispose lei saltellando.
- Bè almeno è saltata addosso a te. – Esclamò Robert.
- Ila ti prego, riprenditi. Lasciami il collo… - Dissi cercando di divincolarmi dalla sua presa.
- Parla italiano? Mi spieghi cosa ci fai con lui? E come lo hai conosciuto? –
- Stiamo insieme. – Rispose Robert prima che io potessi dire qualsiasi cosa.
- Insieme insieme? – Chiese sbigottita Ilaria.
- Insieme insieme. – Risposi io. – Ci siamo conosciuti a Firenze quattro mesi fa. Lui era lì in vacanza. Adesso che ho soddisfatto la tua curiosità, saresti così gentile da accompagnarci all’ombrellone? –
- Veramente ancora avrei un vagone di domande. –
- Ila per favore. Siamo venuti qui perché volevamo un po’ di privacy e so che di te mi posso fidare. Non farmene pentire, ti prego. –
- Ok ok. Ma almeno le foto posso fargliele? –
- Dopo. – Le dissi mentre la facevo uscire da dietro il bancone perché ci accompagnasse al nostro ombrellone.
La settimana trascorse con Ilaria che praticamente ci faceva il servizio all'ombrellone per qualsiasi cosa avessimo bisogno. Anche questo rientrava tra i vantaggi di essere o stare, nel mio caso, con una persona famosa perché lei, in condizioni normali, non si sarebbe mai preoccupata di fargli trovare,per esempio, un quotidiano inglese al nostro arrivo tutte le mattine.

Robert, nel raccontare alla sua famiglia, aveva abilmente dimenticato di specificare come lo avessi convinto. Anche perché, credo che se lo avesse fatto, lo avrei ucciso. Avrei fatto prima a scavarmi una buca e a sotterrarmici dentro. Mi avrebbero subito inquadrata per una ninfomane, anche se questo voleva dire, ammettere che anche il loro figlio amatissimo, lo era, considerato che la proposta di compromesso l’aveva fatta lui.
- Adesso però andiamo. Si è fatto tardi. – Disse Rob alzandosi e tirandomi su con la mano.
- Certo. Sarete stanchi specialmente dopo il viaggio. Allora ci vediamo domani mattina in ufficio da me? – Chiese Claire mentre ci accompagnava alla porta di casa.
- Si mamma. Buonanotte a tutti. –
- Buonanotte. – Feci eco io a Rob.
Risalimmo in macchina in silenzio e appena dentro Robert parlò.
- Allora? Hai visto che è andata alla grande? Ti adorano già. –
- Hai una famiglia fantastica cucciolo. Ma davvero domani andiamo da tua madre per fare un po’ di foto? –
- Solo se lo vuoi davvero. E’ per provare e per divertimento. Almeno capirai ancora qualcosa in più del mio mondo. – Rispose carezzandomi una guancia.
- Ok però allora la prossima volta tu vieni con me in ufficio. Va bene? –
- Tutto quello che vuoi amore. –
Ero felice. Felice come non mai. Mi sentivo in pace con me stessa e con il mondo. Era il mio trentesimo compleanno e lo avevo festeggiato con l’uomo che amavo e la sua splendida famiglia. Forse avrei avuto la possibilità di guadagnare un po’ di soldi extra. Sarei andata alle Maldive con Rob e adesso avevo ancora quattordici giorni da trascorrere con lui.
Cosa potevo desiderare ancora?

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Capitolo 13
*** Prove d'amore. Parte I ***


Ciao a tutte! Eccomi di nuovo con un altro capitolo. Spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio sempre le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie anche a chi legge e basta ma grazie in particolare a AnnaDaiCapelliNeri che ha recensito. (Sono contenta di essere riuscita a far sembrare la famiglia Pattinson come te la immaginavi e spero di rendere bene l'idea di quello che voglio dire anche in questo capitolo.)
Ok adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura!



Capitolo 13. Prove d’amore. (Parte I)




Il viaggio in macchina passò in un lampo mentre ci raccontavamo come avevamo vissuto la serata. Fondamentalmente ero contenta, la sua famiglia era stata davvero indescrivibile: gentilissimi e disponibili. Mi avevano accettato senza grosse difficoltà e questo era quello che mi rendeva più felice.
 Arrivati in casa, forse complice anche il vino che i signori Pattinson non ci avevano fatto mancare durante la cena, mi gettai letteralmente su Rob. Non c’era stato un motivo preciso o scatenante. Avevo solo bisogno di contatto. Del suo contatto. Non riuscivo a staccarmi da lui. Appena avevamo chiuso la porta lo avevo spinto al muro e avevo cominciato a baciarlo. Sentivo il bisogno di sentirmi sua come mai prima di quel momento. Le mie mani vagavano dai suoi capelli alla sua schiena fino ai suoi addominali come fossero un’entità a se stante. Lui non sembrava disprezzare affatto, anzi. Aveva cominciato ad accarezzarmi i seni da sopra la maglia scendendo poi fino al sedere.
- Andiamo in camera. – Mi soffiò sulle labbra prima di prendermi in braccio. – Non siamo soli….. – Disse continuando a baciarmi.
Già, giusto. Tom. Chissà cosa penserebbe se ci trovasse in queste condizioni in salotto? Forse che sto approfittando del suo amico…. – Ok. – Gli dissi prima di iniziare a mordergli l’orecchio e disseminare la sua spalla di baci e morsi.
Chiusa la porta di camera sua, mi buttò letteralmente sul letto e iniziò a spogliarmi e a baciarmi ovunque appena scopriva un lembo di pelle. Stavo letteralmente impazzendo. Non avevo mai voluto così intensamente qualcuno prima di lui. Lo desideravo da morire. Senza una ragione precisa. Era così e basta. Quando finalmente entrò in me, non potei trattenere un gemito.
- Shhhh… - Mi disse lui tappandomi la bocca con un bacio. - Ti Amo sweety. - Ad ogni suo tocco fremevo. Mi sentivo bruciare. Bruciare dentro. Segno forse di un amore dilagante. Lo amavo. Lo amavo e volevo assaporare ogni più piccola particella di lui. I nostri movimenti erano sincronizzati così come i nostri respiri. I nostri cuori battevano all’unisono e dentro scoppiavo di felicità. Felicità per un amore unico e intenso. Non so da dove prendevo tutte queste certezze. Io sapevo ciò che provavo per lui e questo mi bastava. Lui non mi dava mai motivo di dubitare dei suoi sentimenti, anzi riusciva sempre a dimostrarmi che ero davvero ciò che aveva sempre desiderato e di cui aveva bisogno.
Quando raggiungemmo il culmine, intensificammo l’abbraccio e ci crogiolammo nel silenzio addormentandoci ancora completamente nudi.


Mentre stavo sognando un mare azzurro meraviglioso, sentii carezzarmi i capelli. Mi girai cercando maggiormente quel contatto. Una mano si posò sul mio volto. Avrei riconosciuto quel calore tra mille. Aprii gli occhi e mi voltai verso il mio miracolo personale.
- Buongiorno. – Dissi con ancora la voce impasta per il sonno avvicinandomi per baciare quelle labbra meravigliose.
- Buongiorno a te. – Rispose Rob. – Dormito bene? –
- Magnificamente. Tu? –
- Splendidamente, come sempre quando dormo con te. –
- Te l’ho detto che ti amo? –
- Non stamani. Anch’io ti amo. Di là c’è la colazione, dobbiamo andare da mia madre e poi da Steph. Ce la fai ad alzarti? – Disse poggiandomi un bacio sulla fronte.
- Ma che ore sono? – Chiesi capendo che lui si doveva essere già alzato da letto.
- Sono le nove. Ti aspetto di là. Ah c’è anche Tom in cucina…. – Lasciò la frase in sospeso.
- E? – Lo incitati a continuare.
- Era per informarti che non siamo soli e che quindi non mi va che ti presenti a fare colazione come di solito fai quando siamo soli. –
- Ok amore mio dolce, grazie. Arrivo subito. – Dissi mentre mi alzavo e lui spariva dietro la porta di camera sua. Quando eravamo soli indossavo solo una sua camicia per fare colazione. E con solo intendo niente intimo. Mi piaceva vedere la faccia di Rob tutte le volte che entravo in cucina conciata in quel modo.
– Ah! Rob? – Chiamai sperando che ancora non si fosse allontanato completamente.
- Dimmi. – Si affacciò nuovamente alla porta.
- Ma che genere di foto mi faranno dopo? – Chiesi. Ero nervosa. Mi ero sempre vergognata di mostrare il mio fisico. Non perché ci fosse qualcosa che non andava particolarmente, ero solo molto pudica. Specialmente con gli estranei. E comunque mi innervosiva anche il fatto che fosse stata presente anche sua madre. Senza un motivo particolare ma avevo paura di dimostrare di non essere all’altezza delle sue aspettative. Lui si avvicinò, mi abbracciò e mi parlò con una voce dolcissima.
- Non preoccuparti di niente ok? Saranno semplici foto di te in costume. Dovrei essere io quello preoccupato dato che oggi tutto questo ben di Dio – continuò indicando tutto il mio corpo – non potrò vederlo solo io. - Mi baciò una guancia e si diresse in cucina.
Decisi di farmi una doccia, così mi rimisi l’intimo ma con solo una camicia di Rob indosso. Presi un paio di jeans e una maglia per cambiarmi dopo e andai in bagno. Quando aprii la porta per poco non mi prese un infarto. Tom, completamente nudo, dato che stava uscendo dalla doccia, mi si parò davanti.
- Ahhhhh! – Urlai. Lui tranquillamente si voltò e prima che richiudessi la porta mi disse: - Ma che strilli?! Da voi in Italia non si bussa prima di aprire le porte? Hahahahaha! – Terminò ridendo.
- Che è successo? – Arrivò Rob di corsa.
- Niente, volevo farmi una doccia ma c’è Tom e non me ne ero resa conto. – Gli risposi diventando sicuramente completamente paonazza.
- Mi hai fatto prendere un colpo! –
In quel momento la porta del bagno si aprì e Tom con indosso solo un asciugamano in vita mi guardò sorridendo.
- Stai meglio vestita così! – Disse mentre entrava in camera sua.
- Sturridge non esagerare! – Fu il commento di Rob prima di scomparire in cucina.
Io mi precipitai in bagno, chiudendomi la porta a chiave dietro le spalle. Dio che imbarazzo! Le immagini di lui nudo davanti a me, non facevano altro che comparirmi davanti agli occhi. Sperai che la doccia calmasse i miei sensi. Ma non perché provassi attrazione per lui, solo che adesso avrebbe sicuramente avuto un motivo in più per prendermi in giro.
La doccia fortunatamente era riuscita a farmi rilassare e a non pensare a Tom nudo davanti a me. Non che non fosse un bel vedere…..ok STOP! Fermai il corso frenetico dei miei pensieri e uscii dal bagno.
Quando arrivai in cucina loro due stavano conversando allegramente mentre mangiavano.
- Ecco qua lo nostra futura star! Oggi hai anche avuto un gran risveglio no? – Disse Tom ammiccando e facendomi l‘occhiolino. Ma ce l’aveva con me?
- Simpatico! – Dissi mentre lo fulminavo con lo sguardo. Forse ce l’aveva con me perché gli avevo detto che non ero interessata al mondo dello spettacolo e invece di lì ad un ora sarei stata in uno studio fotografico per farmi immortalare con chissà che cosa indosso?
- Te l’avevo detto che non ero una stupida…. – Continuai alludendogli chiaramente al discorso che avevamo fatto il giorno prima.
- Infatti io non ho detto niente... – Rispose lui.
- Mi sono perso qualcosa? – Chiese Rob notando la tensione che si era creata nella stanza.
- No, niente. Solo che il tuo amico mi accusa di essere un’approfittatrice. Di una che attraverso te vuol arrivare al mondo dello spettacolo. – Risposi acidamente dando le spalle ad entrambi e prendendo il caffè che era ancora poggiato sui fuochi. Via il dente via il dolore. Era meglio essere sinceri fin da subito, almeno Rob non si sarebbe creato nessuna aspettativa sul rapporto mio e di Tom.
- Tom? – Chiese Rob voltandosi verso il suo amico.
- Ho solo chiesto. – Disse lui alzando le mani in segno di resa. Poi visto come lo guardavo, continuò. – Forse avrò calcato un po’ troppo la mano. Comunque è una tosta! – Sentenziò dando una pacca sulle spalle di Rob.
- Farò solo un po’ di foto per vedere come va, anche per preparami al servizio di Vanity Fair. – Dissi io sedendomi al tavolo con loro e sorseggiando il caffè. Ma perché mi stavo giustificando con lui? Già, giusto. Migliore amico ok = love story con Rob ok!
- Vanity Fair? – Domandò Tom inarcando le sopracciglia per la sorpresa.
- Già. Steph ha preso accordi con loro per far uscire ufficialmente la nostra storia. – Rispose Rob tranquillo mentre inzuppava i biscotti nel latte.
- Visto? – Dissi rivolgendomi a Tom alludendo nuovamente al discorso del giorno prima quando gli avevo spiegato che avrei fatto un servizio fotografico solo per Rob.
- Già! E brava la nostra italiana! Così hai ottenuto ciò che volevi. -
- In che senso? - Domandai non aspettandomi niente di buono.
- Adesso tutti sapranno di voi e tu riceverai un sacco di proposte. -
- Questo discorso lo abbiamo già affrontato ieri, mi pare. -
- Appunto. Comunque, io adesso devo scappare. Devo vedere la mia agente per mettermi d’accordo con lei per la partenza di domani. Stasera, con gli altri, avevamo pensato di andare al nostro solito pub per festeggiare il tuo ritorno e la mia partenza. Siete dei nostri vero? – Chiese Tom a Rob.
- Certo amico. – Rispose il mio fidanzato guardandomi.
- Gli altri? – Domandai dopo che Tom aveva lasciato la stanza.
- Si, il resto del Brit Pack: Marcus, Sam e Bobby. Te ne avevo parlato no? –
- Ah, ok! Certo. – Dissi io abbassando lo sguardo.
- Giulia c’è qualcosa che non va? Se non vuoi uscire troverò una scusa, non preoccuparti. – Chiese lui avvicinando il suo viso al mio per guardarmi meglio.
- No. Niente Rob. Non è che non voglio uscire è che mi sembra di essere continuamente sotto esame…-
- Ti riferisci a Tom? –
- Anche. Non lo so mi guarda in modo strano. Lo so che si preoccupa per te, è solo che mi dispiace troppo non piacergli. –
- Cosa ti fa credere che non gli piaci? – Domandò lui prendendomi il viso tra le mani.
- Non lo so, però hai visto come si è comportato prima. Anche ieri ha fatto così. Ho paura di non piacere a nessuno dei tuoi amici e che soprattutto pensino che io sto con te solo per ottenere un po’ di fama. –
- Tom è un testone. Insiste sempre a trattare tutti in modo rude all’inizio perché dice che così, capisce subito chi ha davanti. Prima ti ha definito tosta perché riesci a tenergli testa, quindi anche se per il momento non te lo dimostra, gli vai a genio. –
- Dici? – Chiesi un po’ rinfrancata dalle sue parole.
- Si, sweety. Dico. Conosco il mio amico. E’ fatto così, vuol sembrare un orso, ma infondo infondo è un tenerone. Gli altri sono molto meno protettivi nei miei confronti. Vedrai che ti divertirai. Sei pronta? Mia madre ci starà già aspettando. –
- Ma andiamo in taxi? – Chiesi mentre recuperavo la borsa e il cappotto e seguivo Rob verso la porta di casa dato che comunque il giorno prima avevamo usato quel mezzo per raggiungere i suoi.
- No, andiamo con la mia macchina. E’ qui fuori. Ieri ce l‘aveva Tom. –
Non pensavo che avesse una macchina dato che era sempre in giro, ma la condivideva con Tom e questo, mi dimostrava per l’ennesima volta quanto Rob fosse generoso dato che dei due quello che era più presente in Inghilterra era sicuramente Tom.
Salimmo su una Volvo, uguale a quella che guidava lui in New Moon. Mi venne da ridere poi lui mi spiegò che quell’auto era stato il suo compenso per aver prestato il suo volto per la campagna pubblicitaria.
Lungo la strada mi imposi di non pensare più a Tom e alla serata che avrei dovuto passare. Avevo altro di cui preoccuparmi ora. Mi apprestavo a vivere il mio primo giorno da “modella” e ancora non mi sembrava possibile. Era stato tutto completamente inaspettato e velocissimo. Non avevo neanche avuto modo di riflettere. Sarei mai stata in grado? Data la mia timidezza, sarei riuscita a sembrare naturale davanti ad un macchina fotografica? Troppi dubbi mi si accavallavano nella testa e non riuscivo a venirne a capo.
- A cosa sta pensando il tuo cervellino? - Rob mi distolse dai miei pensieri mettendomi una mano sul ginocchio. - Se continui così ti farai uscire il sangue. - Sangue? Solo in quel momento mi resi conto che mi stavo massacrando il labbro inferiore con i denti.
- Pensavo….. Starò facendo la cosa giusta? -
- A cosa ti riferisci? - Chiese irrigidendosi.
- Alle foto. A cosa vuoi che mi riferisca? -
- Certo. - Sembrò rilassarsi all’istante. - Se non ti va, posso sempre chiamare mia madre e annullare tutto. -
- No. Mi dispiacerebbe anche perché chissà quante persone avrà già messo in moto…. -
- Tutta l’agenzia! - Sorrise.
- Appunto. E’ solo che non credo di esserne capace. -
- Giulia, è solo una prova. Nessuno ti giudicherà. Consideralo una forma di allenamento. -
- Allenamento per cosa? -
- Continuando a stare insieme capiterà sempre più spesso che ci chiedano dei servizi nei quali debba posare anche tu. -
- Giusto. Ok. Devo solo calmarmi e non pensare che tra poco mi vedranno mezza nuda non so neanche io quante persone. - Sorrisi ma lui abbassò lo sguardo sconsolato. Forse avevo detto qualcosa di sbagliato? Era meglio chiedere subito. Non volevo assolutamente che tra di noi ci fossero delle incomprensioni o dei discorsi lasciati in sospeso. - Ehi? Che c’è? -
- Niente. - Rispose glaciale.
- Non dire niente. So che c’è qualcosa che ti turba. Ti va di parlarmene? - Gli strinsi la mano che ancora era poggiata sul mio ginocchio per fargli capire che a me poteva dire qualsiasi cosa..
- Mi dispiace un sacco che tu sia quasi costretta a fare queste cose. Ma ti prometto che cercherò in ogni modo possibile in futuro, di evitarle. Non voglio che questo comprometta il nostro rapporto. -
- Pensi che questo possa in qualche modo compromettere ciò che ci lega? No Rob, non voglio assolutamente che tu nutra dei dubbi. Sapevo fin dall’inizio che scegliendo di stare con te, a lungo andare avrei corso il rischio di ritrovarmi tra foto e giornalisti. Ma anche questo fa parte di te. Di quello che sei. Ed io non voglio in alcun modo ostacolarti. Anzi se posso, voglio aiutarti quanto più mi è possibile. E se questo significa farmi fotografare in costume, non mi tirerò indietro. -
- Lo so che lo faresti solo per me, è che mi sembra di chiederti quasi di snaturarti….. -
- Io mi snaturerei solo se non ti avessi più al mio fianco. E poi magari mi piacerà. Mi sarò fatta un sacco di paranoie per niente. No? -
- Lo spero. Però voglio la promessa che se mai ti dovessi sentire troppo a disagio o messa in mezzo, tu verrai da me e mi chiederai di tenerti quanto più possibile lontana da tutto questo. -
- Senti mi dispiace, io non volevo in alcun modo farti nascere dei dubbi. Sono stata una stupida. Magari, se dovesse andare bene, con delle foto potrei anche estinguere il mutuo ed io sto qui a farti impazzire? Scusa amore. -
- Tu non devi scusarti di niente. Io voglio solo che tu sia felice. Sarà un’esperienza. Sono sicuro che ti piacerà però voglio assolutamente da te quella promessa. -
- Ok prometto - Dissi mentre lui stava parcheggiando l’auto.
- Bene. Adesso va meglio? - Mi chiese mentre si sporgeva verso di me per avvolgermi in un abbraccio.
Mi accomodai meglio e iniziai a respirare il suo odore. - Adesso sì. - Gli baciai il mento e poi raggiunsi le sue labbra. I nostri respiri si intrecciarono e subito trovai tutta la forza per affrontare quella giornata.


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Capitolo 14
*** Prove d'amore. Parte II ***


Salve a tutte. Sono ancora io con un nuovo capitolo. All'inizio era insieme al precedente che ho pubblicato, ma dato che era veramente troppo lungo, avevo deciso di dividerlo in due. Ho dovuto riguardarlo un pò, ma, fondamentalmente mi ritengo abbastanza soddisfatta. Mi piace abbastanza!
 AnnaDaiCapelliNeri [Contatta]  : Grazie sempre per perdere un pò di tempo e farmi sapere cosa ne pensi. Dunque, come si vedrà in questo capitolo e come già ti avevo anticipato, Giulia è un tipo abbastanza camaleontico, quindi diciamo che se la cava! Per quanto riguarda Tom......non ti anticipo niente, spero solo di riuscire a far capire la sua posizione. Grazie mille ancora e spero deciderai di farmi sapere anche cosa ne pensi di questo.

Ringrazio come sempre le seguite, le preferite e le ricordate. Ragazze davvero, siete sempre più numerose e siete il motivo principale per cui vado avanti in questa follia!
Ovviamente un grazie va anche a tutte le lettrici silenziose.     

Bene che altro dire se non buona lettura!




Capitolo 14. Prove d’amore (Parte II)



Arrivammo davanti agli uffici dell’agenzia di modelli dove lavorava sua madre. Era un palazzo vecchio stile. Con delle grandi finestre che davano sulla strada ed un portone enorme. Quando entrammo una ragazza bionda, seduta dietro un bancone ci fece cenno di avvicinarci e ci disse che Claire ci stava già aspettando. Salutò Rob con un bacio sulla guancia e mi squadrò letteralmente. Quasi contemporaneamente una smorfia comparve sul suo volto. Cercai di non farci troppo caso e strinsi maggiormente la presa sulla mano di Rob.
Ci dirigemmo all’ufficio di Claire mano nella mano mentre tutti ci stavano guardando.
- Rob, mi guardano tutti. – Gli dissi sottovoce tirandogli la camicia.
- Non ci far troppo caso. Fa parte del loro lavoro guardare la gente. – Mi ripose prima di bussare ad una porta bianca che stava infondo al corridoio. Vicino c’era una targhetta. Claire Pattinson Art Director. Eravamo arrivati.
- Eccovi finalmente. Buongiorno cara. Dormito bene? – Mi chiese avvicinandosi e baciandomi le guancie.
- Buongiorno. Si grazie mille. – Risposi.
- Ciao mamma. - Intervenne Rob dato che sua madre non lo aveva neanche calcolato.
- Ciao tesoro, non fare quella faccia, lo sai che ti voglio bene, ma dobbiamo sbrigarci. Cristian ci sta aspettando di là. – Disse Claire passando vicino al figlio e riaprendo la porta per farci uscire e seguirla.
Dopo aver riattraversato lo stesso corridoio di prima, prendemmo l’ascensore e salimmo al terzo piano. Quando l’ascensore si aprì fui letteralmente travolta da un via vai di persone che portavano vestiti e accessori da una parte all’altra di una stanza che, da sola, era grande come minimo due volte il mio appartamento.
Un ragazzo magro e bassino e con i capelli tutti pettinati all’indietro con il gel, ci raggiunse e dopo aver fatto un cenno di saluto a Rob mi fissò toccandosi il mento con le dita.
- Effettivamente è molto bella. Cristian sarà contento. Io sono Pier cara. Seguitemi. – Disse mentre andava via sculettando. Io guardai Rob chiedendogli con il labiale se fosse gay e lui mi fece segno di si con la testa sorridendo. Era impossibile che non lo fosse. Il foulard rosa che portava al collo abbinato alle scarpe e alla cintura, e al suo modo di camminare era un chiaro segno della sua omosessualità.
Arrivammo così in una parte della stanza dove, un ragazzo stava fotografando due modelle sedute su una panchina in costume da bagno. Doveva essere Cristian. In silenzio, mentre lui continuava a ripetere alle ragazze cosa dovevano fare, aspettammo che finisse.
- Ok, perfetto. Per oggi basta. Bravi a tutti. – Disse quel ragazzo applaudendo e voltandosi verso di noi. – Rob che piacere rivederti. Come va amico? – Chiese dando la mano al mio fidanzato mentre si scambiavano delle virili pacche sulle spalle.
- Bene, bene grazie. Sono contento anch’io di rivederti. Sempre indaffarato è? –
- Già. Ma che ci vuoi fare. Tua madre ne inventa sempre una. – Disse guardandomi meglio. – Tu devi essere Giulia. – Continuò porgendomi la mano. – Io sono Cristian.
- Piacere. – Risposi stringendogliela. Cristian doveva avere più o meno la mia età. Era un gran bel ragazzo. Moro, alto, occhi neri, muscoloso. Avrebbe potuto sicuramente essere scambiato per un modello. La mia “radiografia” non passò sicuramente inosservata agli occhi di Pier che mi guardò come volesse “marcare il territorio”. Molto probabilmente era anche un segnale per farmi capire che anche Cristian era gay e che, di conseguenza, era off-limits. Non che mi interessasse. Avevo Rob e non potevo desiderare niente di meglio anche perché, per come si stavano evolvendo le cose, non credo che potesse esistere al mondo niente di meglio.
- Bene bene. Claire, niente male davvero. Accompagnala al trucco. Gli farò portare direttamente lì i vestiti da indossare. – Disse mimando le virgolette a “vestiti”. Lo sapevo che sarei stata mezza nuda. Avanti Giulia calmati: insira, espira, inspira, espira. Ok sembrava aver funzionato.
A malincuore lasciai la mano di Rob e seguii Claire. Arrivammo in un camerino molto piccolo dove una ragazza con i capelli rossi ci stava aspettando. Si chiamava Pamela e non stava zitta un attimo. Per tutto il tempo non fece altro che chiedere di me e Rob. Doveva essere una specie di prerogativa delle parrucchiere, estetiste o truccatrici perché, in tutta la mia vita, non ero mai riuscita a trovare una qualsiasi figura professionale legata al mondo dell’immagine che non fosse interessata agli affari personali delle clienti.
Mi aiutò ad infilare un costume nero a triangolo con delle rifiniture oro lungo i bordi. Non era niente male. Mi diede un paio di ciabatte di legno con il tacco e un pareo anch’esso nero.
- Sei splendida. – Mi sorrise Claire dopo che mi aveva anche truccata e acconciata. Prima di uscire mi osservai allo specchio. Non mi riconoscevo. Sembravo un’altra. Ero anche ….. abbronzata? Mi avevano spalmato una crema con dei brillantini che evidentemente, ricreava l’effetto abbronzatura. Mi aiutarono ad infilare una vestaglia per uscire dal camerino e raggiungere il set. Non faceva freddo, quindi la vestaglia era del tutto inutile ma ero comunque contenta di non dover attraversare un intero corridoio con solo un costume indosso mentre tutti intorno a me erano vestiti di tutto punto. Certo per loro doveva essere normale, ma per me non lo era affatto.
Quando ritornai nella stanza dove si doveva tenere il servizio fotografico, mentre mi toglievo la vestaglia e restavo con solo il costume ed il pareo, vidi Rob impallidire. Evidentemente doveva apprezzare. Cercava di sorridere ma dal modo in cui stava torturando le tasche dei suoi jeans, capii che si stava solo trattenendo. Mi avvicinai a lui sorridendo maliziosa.
- Devo essere completamente pazzo se permetto a tutta questa gente di vederti vestita così. – Disse a due centimetri dalle mie labbra mentre cingeva i miei fianchi.
- Ok ragazzi, fermi, STOP! Altrimenti devo rifargli il trucco! – Urlò Pamela. Entrambi ci voltammo fulminandola.
Cristian sorrise – Ragazzi, tranquilli dopo vi bacerete quanto volete. Prima ha chiamato Steph, Rob. Mi ha detto che devo scattarvi io le foto per il servizio di Vanity Fair. Per te va bene? – Chiese rivolto al mio ragazzo.
- Si. Si certo. Meglio così, almeno mi sentirò a mio agio. Mi chiedo sempre come faccia quella donna a sapere sempre dove sono e cosa faccio. Non gli avevo detto che sarei passato di qui. – Rispose lui.
- Ti e mi conosce. – Disse Clarie sorridendo. Doveva aver parlato anche con Steph prima di coinvolgermi in questa “operazione”.
Mi ritrovai così di fronte all’obiettivo di Cristian che mi ripeteva come muovermi e cercava di scherzare con me. Voleva che mi sentissi a mio agio e faceva di tutto per non farmi pensare che mi stavo atteggiando da “vamp“ di fronte alla mia attuale “suocera“ e fidanzato. Era veramente molto gentile. Forse anche troppo perché mi sembrava di vedere Rob guardarlo male ogni tanto. Ma doveva essere sicuramente uno scherzo della mia fantasia.
Avevano preparato un set che riproduceva la spiaggia e il mare. Con tanto di sabbia vera. Dopo non so quanti cambi di costume e quanti scatti, Cristian chiamò la pausa pranzo.
- Pensavo di fare più velocemente. Ma con lei ne vale proprio la pena. E’ un talento naturale. – Disse Cristian rivolgendosi a Claire. Mi sentii immediatamente felice. Ero riuscita a non far sfigurare la madre di Rob che aveva avuto l’idea e questo, indipendentemente dal risultato delle foto, mi rinfrancava. Pamela mi riaccompagnò in camerino dove mi salutò. Finalmente potevo di nuovo indossare i miei adorati jeans e le mie adorate converse. Mi facevano già male i piedi. Chissà come avrei fatto se quello fosse diventato effettivamente il mio lavoro? Non reggevo i tacchi dopo neanche mezza giornata…..
Mentre mi stavo rinfilando le mutande e il reggiseno dietro la paratia, sentii aprirsi la porta del camerino.
- Chi è? – Chiesi intimorita. Poi sentii girare la chiave nella serratura.
- Oddio chi c’è? – Domandai ancora con voce tremante mentre cercavo di indossare almeno la vestaglia che mi avevano dato prima. Poi la testa di Rob fece capolino dalla paratia. – Mi hai fatto prendere un colpo! – Gli dissi guardandolo male.
- Tu mi hai fatto prendere un colpo. E’ tutta la mattina che sto impazzendo. C’è Cristian che ti sta letteralmente mangiando con gli occhi. – Mi disse avvicinandosi e guardandomi intensamente. Mi mise le mani sui fianchi e poggiò la fronte contro la mia.
- A si? Ma non è gay? – Chiesi mentre gli portavo le braccia al collo. Lui mi fece cenno di no con la testa sospirando. – E tu? Non mi mangiavi con gli occhi? - Domandai maliziosa baciandogli il mento. Lui acconsentì solo con la testa senza dire neanche una parola.
 – Perché hai chiuso la porta? – Mi ricordai solo in quel momento di aver sentito la chiave girare nella serratura. Nel frattempo continuavo a baciargli il mento e il collo risalendo fino all’orecchio. Sapevo che lo stavo facendo impazzire e sapevo anche esattamente perché aveva chiuso la porta ma volevo ugualmente che mi dimostrasse quanto mi desiderava. La sua presa sui miei fianchi si fece più ferrea e senza neanche rispondermi mi alzò e mi poggiò tra lo specchio e il tavolino iniziando a baciarmi con foga scostandomi la vestaglia.
– Ti voglio. Adesso. – Mi disse con voce roca guardandomi dritta negli occhi prima di avvolgere un seno con la mano baciandolo lievemente. – Prendimi - gli soffiai tra i capelli prima di farmi travolgere dai sensi che in quel momento volevano solo una cosa. Lui.


- Dove eravate spariti voi due? – Chiese Claire quando ci vide ricomparire nello studio fotografico dopo circa mezz’ora.
Io e Rob ci guardammo sorridendo, abbassando lo sguardo e passandoci una mano tra i capelli in contemporanea. – Oh! Ho capito. Meglio non indagare va! – Disse divertita e facendoci strada per andare a pranzare.
Stranamente, nonostante avessi appena ammesso di aver fatto sesso con suo figlio in camerino, non mi sentivo a disagio mentre mangiavo seduta davanti a Claire. Quella donna aveva un non so che di rassicurante, sarei stata capace di confidargli qualsiasi cosa. Forse era per lo stesso motivo che Rob l’altra sera aveva praticamente confessato quante volte ci eravamo dati da fare, questo il modo di chiamare il sesso in modo raffinato del padre di Rob, i primi tempi che stavamo assieme nel raccontare alla sua famiglia la nostra storia.
Dopo pranzo ci accompagnarono in due camerini diversi. Quando ritornai sul set mi ritrovai davanti ad un campo di grano,  con tanto di balle di fieno.
Avevano pensato di vestirci entrambi di nero e di fotografarci lì. Mi avevano dato un paio di pantaloni di pelle nera aderentissimi con un bustino senza maniche di pizzo nero che stringeva molto il mio seno facendolo apparire ancora più abbondante di quanto non lo fosse già. Il tutto accompagnato da un paio di decolté tacco dodici di vernice nera. Mi sembrava quasi di essere una di quelle “regine del sesso”. Mi mancava solo il frustino.
Rob aveva una t-shirt nera che gli fasciava perfettamente l’addome e un paio di pantaloni di jeans anch’essi neri. Scalzo. Sembrava un Dio greco.
Cristian ci disse di muoverci in modo naturale per il set. Dovevamo far sembrare che stessimo passeggiando per la campagna. Io mi chiedevo perché avevano scelto proprio quel set e non uno scorcio di vita quotidiana ritraendoci magari mano nella mano mentre camminavamo per le strade londinesi. Ma i professionisti erano loro, quindi sicuramente sarebbe stato meglio così.
Ci fecero un sacco di foto: alcune mentre ci baciavamo, altre mentre lui mi baciava il collo, altre ancora mentre camminavamo mano nella mano. Rob non faceva altro che ripetermi quanto fossi bella e quanto era contento di poter finalmente mostrarsi al mio fianco al mondo.

Quando il servizio finì e ripresi nuovamente gli abiti abituali e sicuramente a me più consoni, mi sentivo soddisfatta. Avevo avuto una gran paura per niente. Era stato molto più facile di quanto immaginassi. A parte i primi scatti, dove effettivamente mi sentivo molto rigida, ero riuscita a rilassarmi e quanto meno, a non sembrare fatta di cera. Certo la presenza di Rob aveva aiutato, ma tutto sommato ero contenta di me stessa.
Quando aprii la porta del camerino, Rob mi stava aspettando appoggiato al muro.
- Sei stata fantastica. Erano tutti felici di aver lavorato con te! - Mi accolse abbracciandomi e parlandomi all’orecchio.
- Il merito è stato tutto tuo. Mi sentivo a mio agio. Stranamente. Mi bastava guardarti e tutto mi appariva “normale” per quanto effettivamente lo possa essere in una situazione del genere. - Lo abbracciai e avvicinai le mie labbra alle sue per sentire nuovamente il suo sapore. Mi era mancato terribilmente. Dovevo essermi ammalata, non potevo soffrire di queste mancanze. Eravamo stati tutto il giorno insieme baciandoci in continuazione davanti ad un obbiettivo, ma non era la stessa cosa. Darci un bacio in privato, sentito e voluto, era sicuramente diverso e molto meglio.
Ci staccammo di malavoglia e con il fiato corto.
- Dobbiamo andare. - Disse mentre poggiava la sua fronte alla mia.
- Lo so. Andiamo. - Risposi prendendolo per mano.
Salutammo Cristian, Claire e il resto dello staff che ci aveva seguiti per l’intera giornata e, con i primi provini, andammo da Steph che ci stava aspettando nel suo ufficio.
Non era molto distante da dove lavorava la madre di Rob. Era in una strada parallela quindi decidemmo di percorrere quella strada a piedi. Indossammo gli occhiali da sole, nonostante fossero quasi le cinque e il sole a Londra a gennaio stesse già scomparendo. Rob diceva però, che era più sicuro per i paparazzi nonostante secondo me attirassimo maggiormente l’attenzione. Fortunatamente non ne incontrammo nessuno e in dieci minuti arrivammo davanti all’ufficio di Steph.
- Come è andato il servizio ragazzi? – Ci chiese subito senza neanche darci il tempo di metterci a sedere e strappando letteralmente dalle mani di Rob la cartellina con le foto. Non era decisamente il tipo che perdeva tempo. – Niente male. Davvero. Cristian è stato bravissimo e voi siete fantastici. Bene bene sono contenta. – Continuò commentando le foto.
- Ciao anche a te “O dea schiavista.” – Disse Rob facendomi sorridere.
- Lo sai che non ho troppo tempo. Devo incontrare un sacco di giornalisti dato che c’è qualcuno che ha deciso di far esplodere la bomba. – Gli rispose ghignando.
- Ok, ok. Allora? Come è stata presa la notizia? – Chiese Rob più nervoso.
- Per la Summit non ci sono stati problemi soprattutto perché almeno, d’ora in avanti, l’attenzione graviterà maggiormente sui film invece che su te e Kristen. E poi, comunque basta far parlare di se che loro sono contenti. I giornalisti non vedono l’ora di fotografarvi e farvi un sacco di domande. A questo proposito. Per domani mattina alle dieci vi ho fissato un appuntamento con la giornalista di Vanity Fair. Ha già contattato Cristian che domani gli manderà l’anteprima delle foto per e-mail. Poi per il pomeriggio una bella conferenza stampa. Che dici? – Ma che aveva una macchinetta al posto della voce?
- Lo so che me lo stai chiedendo solo per pro-forma Steph. Che devo dire? – Chiese Rob sorridendo e guardandomi.
- Niente. Appunto. Era solo per metterti al corrente di tutto. Domani mattina vi faccio venire a prendere dai ragazzi. Ah già, quasi dimenticavo. Domani all’una ho anche preso appuntamento per un intervista a Radio Londra. –
- Ma non ero in vacanza questa settimana? – Chiese Rob accigliato.
- Eri in vacanza fino a quando non hai detto a quella giornalista italiana che eri andato là per piacere e poi hai lasciato quel bar mano nella mano con questa signorina! – Specificò Steph  rivolgendosi a me – A proposito, ho visto anche i provini di te da sola. Quando saranno pronte le foto me le faccio mandare da Cristian e se riceverò delle offerte, come credo, ti farò sapere. Dovresti solo firmare la liberatoria e la lettera di incarico. –
- Ma io non so se… - Non mi fece neanche finire il discorso che era già al telefono che prendeva accordi con non so chi per una serata di beneficienza alla quale avremmo dovuto intervenire. Guardai Rob incredula. Lui mi carezzò dolcemente una guancia. Evidentemente era abituato a questi suoi atteggiamenti, ma io no e si notava perfettamente dato che la mia gamba aveva iniziato a tremare come quando ero nervosa.
- Senti tesoro, non ti preoccupare di niente ok? Basta che firmi qui e penso a tutto io. – Continuò poi Steph.
- Ma posso firmare questi fogli anche se ho già un lavoro e se abito in Italia? – Chiesi dando sfogo ai dubbi che mi si stavano accavallando nel cervello.
- Certo. Qui mi dai solo l’incarico di rappresentarti qualora giungano delle offerte. E naturalmente una percentuale sui tuoi eventuali guadagni derivanti da questa cosa. –
- Ovviamente. – Intervenne Rob sarcasticamente.
Io guardai quei fogli e poi iniziai a leggerli. Mai mettere firme senza sapere cosa stavo sottoscrivendo. Lei si sarebbe presa il 10% dei miei profitti. Ma ci sarebbero mai stati questi profitti? Io ero molto scettica.
Quando finii, mentre Rob e Steph continuavano a parlare del programma del giorno dopo, misi la mia firma e consegnai i fogli a Steph.
- Benvenuta a bordo! – Mi disse.
La salutammo e tornammo a casa per cenare e per prepararci all’incontro con il Brit Pack al gran completo.
Mentre stavamo mangiando una pizza che avevamo comprato strada facendo, senza Tom che aveva mandato un messaggio a Rob dove gli diceva che avrebbe cenato con Sam e che ci saremo rivisti direttamente all’Eden, evidentemente il pub dove avremo dovuto andare, Rob mi chiese come stavo.
- Oddio! Non ci sto capendo più niente! E’ tutto così assurdo. Oggi mi sono divertita un sacco a fare quelle foto. E’ stato stancante ma molto emozionante, mi sentivo una diva. Mi stai regalando un sogno. – Gli dissi mentre gli carezzavo una mano. – Ma non è che poi ti stanchi di me? – Gli chiesi abbassando lo sguardo. Mi era venuto in mente che uno dei motivi che all’inizio lo avevano spinto a stare con me, era il fatto che io non appartenessi al suo mondo. Quindi aver fatto quelle foto e aver firmato quei fogli per Steph, mi avrebbero catapultato direttamente nel suo mondo.
- Sei una testona. Non potrei mai stancarmi di te. Ormai fai parte di me come l’aria che mi entra nei polmoni per farmi respirare. – Rispose abbracciandomi. – Ti amo e dovresti ricordartene prima di dire certe assurdità. –
- Anche se dovessi diventare famosa? –
- Sempre. – Mi rispose prima di coinvolgermi in un bacio passionale.
Dopo aver rinnovato il suo letto e il camerino, ci stavamo apprestando a rinnovare anche la cucina. Era più forte di me. Non riuscivo a resistergli. E, fortunatamente per me, anche a lui non ero indifferente.
Il suono di un telefonino però, interruppe bruscamente i nostri bollenti spiriti. Anche perché, avevamo provato ad ignorarlo ma questo aveva ripreso a suonare imperterrito.
- Devo rispondere. – Disse mentre si scostava da me lasciandomi mezza nuda seduta sul bancone della cucina e ripescando il cellulare dalla tasca dei jeans che erano ammassati a terra con gli altri suoi e miei vestiti.
- Sturridge. Non sai quanto ti odio in questo momento. Si hai decisamente interrotto qualcosa. Si tra un po’ arriviamo. Ok allora passiamo dall’entrata sul retro. Va bene. Grazie dell’informazione ma bastava anche un sms. Si, fottiti.
A dopo. – Poi, rigettando il telefono a terra, si rivolse a me sorridendo. – Dove eravamo rimasti…… -
- Più o meno direi qui. – Risposi annullando le distanze tra noi. In quel momento non mi interessava proprio cosa poteva volere Tom. Volevo solo lui.
- Ti amo. – Mi disse raggiungendo l’apice accasciandosi su di me.
- Anch’io. – Gli risposi baciandogli la fronte intrisa di sudore.
Dopo una bella doccia, eravamo pronti per uscire e per raggiungere gli amici di Rob. Un'altra prova da superare.


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Capitolo 15
*** Brit Pack? No Tom test! ***


Ciao a tutte, sono di corsa ma volevo aggiornare.

Comunque ringrazio come sempre le seguite, le preferite e le ricordate.

AnnaDaiCapelliNeri : Effettivamente, ci avevi dato. Lo dicevo che Giulia è un pò camaleontica. Sono curiosissima di sapere cosa pensi di questo capitolo. Per le immagini, la prossima volta proverò. Grazie.

Dunque ringrazio anche le lettrici silenziose e vi auguro buona lettura



Capitolo 15. Brit Pack? No Tom test!



Prendemmo di nuovo la sua auto per raggiungere il locale dove gli altri ci stavano aspettando. Non era in centro, era vicino a Notting Hill o almeno, dato che ancora non avevo avuto modo di visitare la città, così mi aveva spiegato Rob.
Il viaggio in macchina trascorse tra mille baci e carezze. Ero ansiosa di conoscere il resto dei suoi amici e avere un contatto con lui mi calmava. Lui aveva questo potere su di me. Sapeva rendermi tranquilla soltanto toccandomi.
Stavo mettendo insieme tante piccole parti di Rob in quei giorni e quella era la cosa che mi rendeva più felice. Lo stavo conoscendo sempre meglio.
I paparazzi fortunatamente avevano deciso di lasciarci in pace quella sera perché non ne incontrammo neanche uno strada facendo nonostante Tom ci avesse informato del contrario con la sua telefonata. Ero quasi convinta che lo avesse fatto di proposito. Sembrava che ci volesse, o molto più probabilmente, mi volesse far pesare la sua presenza.
Quando scendemmo dall’auto, che Rob aveva parcheggiato lungo una strada, ci si parò davanti un palazzo con dei fondi al piano terra. Raggiungemmo quella che doveva essere l’entrata secondaria del pub ed entrammo. Internamente rispecchiava perfettamente i canoni del classico pub inglese. Al centro della stanza che ospitava i tavoli c’era una specie di palco, dove due ragazzi stavano già suonando. Erano molto bravi e la loro musica riuscii definitivamente ad infondermi coraggio. Strinsi la mano a Rob che si stava facendo strada tra i tavoli per raggiungere due ragazzi che parlavano poco distanti.
Non c’era molto gente quella sera e l’atmosfera al tavolo nel quale ci sedemmo era molto allegra. Anzi molto “alticcia” nonostante fossero sole le dieci.
- Allora, quelli che stanno suonando sono Marcus e Bobby, - mi disse Rob mentre ci sedevamo, - Tom lo conosci già e lui è Sam. - Terminò indicandomi il ragazzo di fianco a Tom che mi guardava con gli occhi spalancati.
- Chiudi la bocca Sam! - Disse Tom sorridendo e alzandosi in quello che forse voleva essere un gesto cavalleresco per me.
- Mi devi dieci sterline. - Continuò dando una pacca sulla spalla dell’amico.
- Certo certo. - Rispose Sam sorridendomi e porgendomi la mano. - Finalmente ci conosciamo! Questi due non hanno fatto altro che parlare di te ultimamente. La tua fama ti precede. -
- Davvero? Almeno spero che ne abbiano parlato bene. Ma per cosa gli devi dieci sterline? - Chiesi mentre gli stringevo la mano. Ero stupita che Tom gli avesse parlato di me ma, se lo aveva fatto, non poteva aver detto niente di buono dato come si era comportato fino a quel momento.
- Avete di nuovo scommesso sul tipo di ragazza che avrei portato? - Chiese Rob fulminando con lo sguardo i suoi amici.
- Quindi non sono la prima. - Dissi inchiodando Rob alla sieda a causa dell’occhiata che gli avevo lanciato. Non pretendevo di esserlo. Stando con uno come lui era impossibile però mi piaceva troppo vederlo in difficoltà. Certo solo quando ce lo mettevo io e sapevo che ne sarebbe uscito senza troppi problemi.
- Già. - Rispose Tom sorridendo mentre Rob si passava una mano tra i capelli. Ma allora ce l’aveva a morte con me?
- Comunque se ti può consolare, sei l’unica che sembra avere un cervello….a parte Kristen ovviamente…. - Ovviamente. Che fa prima tenta di recuperare e poi si getta la zappa sui piedi?
- Non fare il cretino Tom. Ma non lo vedi quanto è carina? - Intervenne Sam per stemperare un po’ l’atmosfera. Solo in quel momento mi ero resa conto che stavo letteralmente stritolando il tovagliolino che era servito da sottobicchiere per le loro birre sul tavolo. Sinceramente non mi ero neanche resa conto di averlo preso in mano.
- Si l’ho vista, infatti è molto molto molto carina. Anche quando sembra voglia fare la dura e prende a stritolare un innoquo tovagliolo. Adesso poi diventerà anche famosa…. -
- Senti Tom falla finita se non vuoi che ce ne andiamo subito, ok? - Disse Rob alzandosi e andando direttamente sul viso di Tom che non si era ancora seduto da dopo il nostro arrivo.
- Calma calma! - Intervenne Sam. - Ragazzi non fate così altrimenti domani sarete su tutti i giornali!!! Lo sapete come vanno qui queste cose. Finchè non ci facciamo notare va tutto bene ma se solo qualcuno si accorge di noi il locale si riempie di giornalisti. -
- Fanculo Sturridge! - Esclamò Rob mentre mi prendeva la mano per farmi alzare ed, evidentemente, andarcene.
- No Rob aspetta. Non mi va che voi litighiate a causa mia. Siete amici. Adesso io e Tom andiamo un attimo qui fuori, così si decide a dirmi tutto quello che pensa di me una volta per tutte, e poi torniamo e passeremo una splendida serata senza più frecciatine, vero Tom? - Dissi io alzandomi e prendendo per un braccio quello sciroccato del suo amico senza dargli neanche il tempo di aprire bocca.
Vidi Rob sedersi vicino a Sam con un sorrisino sulla faccia. Sapeva benissimo che quando mi mettevo in testa una cosa, in un modo o nell’altro, l’avrei ottenuta.
- Allora??? - Gli urlai quasi in viso non appena la porta del pub si chiuse alle nostre spalle. - Vuoi spiegarmi cosa ti ho fatto per meritarmi questi tuoi comportamenti idioti di continuo? -
- Niente di personale, veramente. Non ti conosco ma mi sembra assurdo che Rob abbia mollato Kristen per te. -
- Allora il problema è questo? Non mi reputi alla sua altezza? -
- Sinceramente no. -
- Perfetto. - Dissi io incrociando le braccia al petto. - Perché anch’io non mi reputo alla loro altezza. Non so se tu intendessi all’altezza di Kristen o all’altezza di Rob, ma penso di risolvere il problema sul nascere dicendoti che anch’io non mi sento assolutamente all’altezza di nessuno dei due! -
Vidi la faccia di Tom prima impallidire e poi colorarsi di rosso mentre un sorrisino si stava disegnando sulle sue labbra. Eravamo entrambi poggiati al muro vicino alla porta di ingresso del pub. Dato che comunque lui non accennava minimamente a riaprire bocca, decisi di continuare.
- Con Rob ne ho parlato più di una volta, ma lui non mi ha mai dato retta. Per lui probabilmente restare con lei sarebbe stato la cosa più semplice e, forse, anche la più giusta. D’altra parte appartengono allo stesso mondo e hanno vissuto quest’esperienza pazzesca di Twilight insieme. Lui però mi ha sempre convinto dicendomi che con me si sente sereno e a suo agio come non si era mai sentito con Kristen. Dice che riesco a fargli uscire il meglio di se stesso e che questo lo ha aiutato molto anche nella recitazione nell’ultimo periodo. Non è facile stare con lui per una come me. Io ho dei ritmi stabiliti, molto meno frenetici e imprevedibili dei suoi. E’ sempre in giro ed ha mille impegni. Quando non siamo insieme, praticamente quasi sempre, cerca comunque di ritagliarsi un pezzo di “normalità”, come lo definisce lui, e dice di trovarlo con me oltre che, naturalmente, con te e gli altri ragazzi. Non so che dirti Tom. Io so che non voglio rinunciare a lui. Ci ho provato a non farlo entrare nella mia vita all’inizio, ma lui ha trovato comunque il modo di sconvolgere la mia esistenza. E’ stato il primo che mi ha fatto piangere di nuovo dopo un anno e mezzo. E’ stato il primo che mi ha fatto ridere veramente dopo un anno e mezzo. E’ stato l’unico che mi ha fatto capire che cos’è l’amore. So che non ti piaccio e che non mi reputi adatta a lui, e molto probabilmente hai ragione. Ma se ti trovassi al posto di Rob, non vorresti che il tuo amico ti dimostrasse un po’ di fiducia per le scelte che hai deciso di fare? Magari non saranno definitive ma al momento sono queste. Io credo sempre che prima o poi torni da lei e non sai quanta paura abbia. - Non avevo mai fatto un monologo tanto lungo. Ero riuscita a condensare tutti i pensieri che mi affollavano la mente in quel momento e li avevo riversati tutti su Tom. Non sapevo di preciso dove sarei andata a parare parlandogli così apertamente, ma volevo che lui capisse quello che provavo per Rob e che potesse, oltre che dare fiducia al suo amico, darla un po’ anche a me.
Dopo che avevo pronunciato quelle ultime parole mi sentivo svuotata e sfinita neanche avessi fatto chissà quale sforzo. Mi voltai di nuovo verso Tom che era rimasto appoggiato al muro, nella stessa posizione da quando eravamo usciti.
- Allora io sarò il primo che ti ha fatto veramente incazzare spingendoti a ridurre in brandelli un povero tovagliolo! - Non era una domanda. Stava sorridendo. La guerra era finita?
- Già. Sei stato veramente bravo. Hai saputo pizzicare tutte quelle corde che per me sono le più sensibili. -
- Lo so ma almeno così sono riuscito a capire chi ho davanti. - Disse abbassando lo sguardo.
- E chi hai davanti Tom? -
- Una ragazza, anzi una donna, che ha fatto innamorare il mio migliore amico per la prima volta. -
- Come per la prima volta? - Chiesi corrugando la fronte.
- Si perché con Kristen non si poteva parlare di amore. Si erano messi insieme perché tutti volevano da loro quello. Certo la loro forte “alchimia” non si poteva negare. Ma a parte del sano sesso e di una grande amicizia, non credo di poter parlare di altro. -
- Ma non avevi detto prima che non mi reputavi alla sua altezza? - Domandai non capendo il suo “cambio di rotta”.
- Era solo per farti arrabbiare. Io ho una teoria. Secondo me quando si è arrabbiati esce fuori il nostro vero io. Tu invece di assalirmi e urlarmi contro l’inverosimile, hai preferito parlarmi con calma a quattr’occhi. E poi quello che hai detto è vero. Rob da quando sta con te è sicuramente più sereno e tranquillo. So che è innamorato, me l’ha detto. Dovevo solo capire, oltre al tuo aspetto, cosa lo ha fatto innamorare di te. Adesso credo di averlo capito. -
- Davvero? - Chiesi incredula.
- Davvero. - Rispose lui sorridendo e passandomi un braccio attorno alle spalle.
- Quindi deponi le armi? -
- Quindi depongo le armi. - Continuò mentre ci dirigevamo nuovamente dentro il pub abbracciati e sorridenti. - Adesso andiamo a dirlo al tuo fidanzato che sicuramente si starà massacrando i capelli dall’ansia. -
- Ok. - Dissi mentre posavo la mia mano sulla porta per aprirla decisamente più serena.
- Giulia? -
- Si? - Chiesi fermandomi e guardando Tom che si era fatto improvvisamente serio.
- Grazie. -
- Per cosa? -
- Per stare con Rob e per avermi fatto capire quanto lui conti per me. E’ come un fratello però è vero che devo dargli un po’ di fiducia, specialmente nelle sue scelte con le donne. - Disse strizzandomi l’occhio e entrando definitivamente nel pub.
Abbracciati ci dirigemmo sorridenti al tavolo dove Rob, appena ci vide non potè trattenere un sorriso.
- Ha conquistato anche te Sturridge? - Chiese mentre spostava la sedia e mi faceva segno di sedermi sulle sue gambe.
- Già. - Rispose Tom dirigendosi verso il bancone.
- Lo sapevo. - Continuò Rob prendendomi il viso tra le mani e baciandomi appassionatamente.
Dei fischi interruppero quel momento.
- Almeno presentacela. -
- Giusto. Lui è Bobby e lui è Marcus. Lei è Giulia. - Disse Rob indicandomi prima colui che aveva parlato e poi un ragazzo che gli stava seduto di fianco.
- Così tu sei colei che ha fatto capitolare il nostro Rob? - Disse Marcus. - Carina. Molto molto carina. -
- Dillo a me. Ho appena perso dieci sterline. - Intervenne Sam scatenando l’ilarità di tutta la tavolata.
- Birra per tutti!! - Urlò Tom mentre poggiava un vassoio stracolmo di bicchieri sul tavolo.
- Ti amo. - Mi sussurrò all’orecchio Robert mentre gli altri erano impegnati a passarsi i bicchieri di birra.
Lo guardai negli occhi e prima di far incontrare le nostre labbra in un bacio dolcissimo gli risposi. - Anch’io. Non sai quanto. -

La serata trascorse allegramente e tra un brindisi per me che ero la nuova arrivata, un brindisi per Rob che era tornato ed un brindisi per Tom che sarebbe partito, mi ritrovai con non so più quante birre sullo stomaco.
Mi sentivo la testa come se fosse dentro un pallone. Sicuramente l’alcol aveva spazzato via quasi tutte le mie inibizioni perché ero completamente spalmata sulla tavola e capii di non dire più niente di senso compiuto quando Rob mi domandò se mi sentivo bene con un tono di voce agitatissimo.
- Siiiii……..sto beeeneeee…..forse però devo vomitare…. - Dissi mentre cercavo invano di alzarmi dalla sedia che sembrava avermi imprigionata. Mi sembrava di essere in barca e non riuscivo a respirare normalmente.
- Vieni, ti accompagno in bagno. - Sentii Rob dirmi all’orecchio.
- Oooookkkk! - Risposi con la voce impastatissima mentre mi aggrappavo a lui.
- Benvenuta ufficialmente nel Brit Pack! - Sentii dire a Tom mentre Rob mi portava via in braccio. Riuscii a guardarlo e ad alzargli il pollice sorridendo. Lo vidi piegarsi in due dalle risate e poi scomparire dalla mia vista dietro quella che doveva essere la porta del bagno.
- Scusa Rob… - Esclamai tra un conato di vomito e l’altro mentre lui mi sorreggeva la testa.
- E di cosa? Del fatto che non reggi l’alcol? - Mi domandò continuando a carezzarmi la nuca come non aveva mai smesso di fare da quando la mia faccia aveva incontrato il cesso.
- Anche. Ma anche di non essere all’altezza…. -
- Giulia ma che??? Che stai dicendo? - Evidentemente il discorso che avevo fatto poche ore prima con Tom, mi aveva sconvolta più di quanto credessi perché non riuscii a trattenere quelle parole che si catapultarono fuori dalla mia bocca prima ancora che avessi avuto il tempo di riflettere su quello che stavo dicendo. Doveva essere il flusso di pensieri incontrollati che l’alcol aveva generato.
- Non devi mai e dico mai sentirti inferiore a me. Tu non lo sei e non lo sarai mai. Stai sempre un passo avanti a me in tutto quello che fai e anche se domani non ti ricorderai neanche di questo discorso, voglio che tu ti tolga dalla mente tutti i dubbi che hai sul nostro rapporto. Questi sono stati i sei mesi più belli di tutta la mia vita. Tu, nonostante ci siamo visti pochissimo, hai sopportato tutto alla grande: i miei momenti di pazzia, quelli di malinconia e quelli in cui non credevo di farcela a reggere tutta la tensione. Sei la mia ancora della felicità. Ti amo come non ho mai fatto e come non riuscirò più a fare. -
Queste parole mi fecero risvegliare dallo stato in cui ero caduta. Sentii gli occhi gonfiarsi e le lacrime scivolare lungo le mie guancie. Piangevo. Piangevo come non avevo mai fatto. Erano lacrime di gioia. Mi sentivo il cuore esplodere. Non credevo che potesse sopportare tante emozioni tutte insieme. Lo abbracciai e lo strinsi a me con quanta più forza riuscissi ad avere in un momento del genere.
- Perché piangi? Non volevo farti piangere testona. - Mi disse all’orecchio mentre continuava a carezzarmi i capelli.
- Di gioia. Di felicità. Di amore. Piango per tutti questi motivi. - Risposi prima di cominciare a ridere sempre abbracciata a lui. Mi avrebbe sicuramente preso per pazza. Per la pazza che ero in realtà.
- E adesso perché ridi così? Fai ridere anche me. - Disse scostandomi da lui per guardarmi in viso. Con una mano raccolse le ultime lacrime che mi avevano rigato il volto e fissò i suoi occhi nei miei. Come sempre accadeva, mi persi completamente nell’azzurro del suo sguardo.
- Ti ho completamente inzuppato la camicia macchiandotela con il mascara. Adesso sembrerò un panda….. -
- Scema. Sei bellissima anche così. E per quanto riguarda la camicia, non preoccuparti, domani ti toccherà lavarla! - Commentò lui iniziando a farmi il solletico.
- No Rob, il solletico no….ahahahahah……ti prego. Ho appena vomitato e potrei rifarlo se continui… -
- Ok! - Accompagnò quelle parole alzando le mani in segno di resa. - Ti senti meglio? Ce la fai ad alzarti? - Domandò premuroso porgendomi la mano affinchè l’afferrassi per aiutarmi ad alzarmi.
- Si penso di farcela. - Risposi aggrappandomi alla sua mano e poi al suo braccio per riuscire a rimanere in piedi. Mi lavai la faccia e cercai di rendermi il più presentabile possibile.
Quando tornammo di là, Tom e l’allegra brigata, erano ancora intenti a ridere e a bere.
- Va meglio? - Chiese Tom. Dall’espressione che aveva sembrava quasi preoccupato per me.
- Si, grazie. Ma la prossima volta ricordami di questo momento quando accetterò nuovamente della birra da te. - Risposi mentre tornavo a sedermi vicino a lui.
- Ok principessa. - Mi strizzò l’occhio e riprese la conversazione su non so cosa di preciso, che aveva intrapreso con Marcus. Decisamente adesso i nostri rapporti erano molto distesi.
Rob era rimasto ancora in piedi che mi guardava.
- Che c’è? -
- Pensavo che volessi andare a casa…. - Mi disse sedendosi vicino a me, prendendomi la mano e baciandomi il palmo.
- Non sono stanca e poi mi diverte troppo sentirgli raccontare tutte le tue “disavventure” con le ragazze. -
- Ma allora sei anche un po’ sadica oltre che irrimediabilmente pazza. - Mi diede un bacio sulla guancia e mi sorrise come solo lui sapeva fare.
- Adesso lo sai. - Risposi intrecciando meglio le nostre dita e cercando di capire quello di cui parlavano Sam e Bobby.

La testa non la smetteva assolutamente di pulsare, così dopo un oretta da quando eravamo tornati dal bagno, domandai a Rob se per lui fosse stato un problema tornare a casa.
- No aspettate. Proviamo a farla fumare, magari sta meglio. Con me funziona! -
- Tom ma che dici? Lei non ha mai fumato, figurati se adesso, in queste condizioni, l’aiuta. -
- E dai Rob non fare il guastafeste! Proviamo che ti costa? -
- Prova a parlarne con lei ma non credo che riceverai una risposta che abbia troppo senso. -
- Cosa non ha senso? - Domandai avendo sentito solo alcune parole qua e là della loro conversazione.
- Dicevo a Rob che a me per tenere buona la “balla” mi aiuta tantissimo il fumo. Potresti provare, anche se di solito non fumi, una sigaretta non ti ucciderà! -
- Non ne sarei così sicura. Comunque proviamo perché no. -
- Sei sicura? - Domandò Rob guardandomi preoccupato.
- Avanti, ci stiamo divertendo ed io non voglio rovinare tutto andando via perché non reggo l’alcool! Tu sta qui e continua a divertirti. Io ho questo essere qui vicino che adesso mi farà provare la sua tecnica per far passare le sbronze! - Dissi trascinando Tom per un braccio e dirigendomi verso l’uscita del locale.
Vidi Rob e Tom scambiarsi uno sguardo d’intesa.
Uscimmo e l’aria gelida di gennaio nella notte londinese, sembrò quanto meno riuscire a rendermi un attimo di lucidità nel quale mi resi conto che non avevo neanche preso il cappotto.
Inizia a tremare e a battere i denti mentre aspiravo la sigaretta che Tom mi aveva appena acceso.
- Ehm! Ehm! Ehm! Che schifo però queste cose. Ma come fate?-
- A fare che? -
- Certo che anche tu Sturridge non sei messo troppo bene. A fumare! A fare che secondo te? -
- Ah! Si si certo! Ma a me piace e anche agli altri. Mi sa che quella strana sei te! -
- Può essere! - Dissi continuando a fumare.
- Hai freddo? - Mi domandò Tom notando che non stavo ferma un attimo.
- Sai com’è, sono quasi le due, siamo fuori, è gennaio, siamo a Londra e non ho preso il cappotto! Pensavi stessi ballando una canzone immaginaria? Non sono poi così sballata! -
- No, magari lo eri ma adesso sei tornata nuovamente sarcastica, quindi la mia teoria ha funzionato! -
- E’ vero! Adesso sto mooolto moooolto meglio! Sei un genio Tom! Te l’ha mai detto nessuno? - Mentre dicevo queste parole, gli saltai al collo, abbracciandolo. Mi sentivo davvero meglio e volevo dimostrargli la mia gratitudine.
- Attenta! Se fai così poi non mi controllo! - A quelle parole sentii un brivido percorrermi per tutta la schiena e immediatamente mi irrigidii staccandomi da lui e abbassando lo sguardo.
Sentivo il brusio del pub all’interno e le macchine sfrecciare nelle strade vicino. Ne io e ne Tom producevamo alcun suono che non fossero i nostri respiri da ormai un bel po’ di tempo che non riuscii a quantificare. Mi feci coraggio e gli domandai il significato di quelle parole.
- Quando sono un po’ su di giri perdo facilmente il controllo con le ragazze. -
- Ma in che senso scusa? - Non è che era una specie di maniaco?
- Non mi sono spiegato bene. Così mi sono fatto apparire quasi come un pervertito! -
- Infatti stavo cominciando ad avere paura! - Dissi sorridendo.
- Non devi aver paura di me! Mai. Non potrei mai farti del male. E’ che quando mi piace qualcuno e sono sotto l’effetto dell’alcol, i miei freni inibitori non funzionano! Con te, sono costretto a tenerli sempre tirati altrimenti non so come mi comporterei! Lo so che stai con Rob e mi faccio schifo da solo! Però…. - Però…????? Come però? Il mio cuore rallentò bruscamente e la mia bocca doveva essere aperta all’inverosimile perché me la sentivo completamente asciutta: senza saliva. Meglio fare la simpatica va….. - Che carino, allora un po’ ti piaccio! Eh? - Sgomitai due o tre volte con fare amichevole.
- Diciamo più di un po’….. - Rispose Tom abbassando lo sguardo. Non potevo crederci. Come, come come???? Fino a tre ore fa mi odiava e adesso mi confessava che gli piacevo più di un po’? Ma poi che vuol dire “più di un po’”? Poi una lampadina, tipo quelle di allarme che si illuminano sui cruscotti delle macchine quando c’è qualcosa che non va, si accese nel mio cervello.
- Mi stai prendendo per il culo spero…. -
- Perché? -
- Perché sei un cretino e ti ho sgamato subito! Volevi mettermi alla prova vero? -
- mmmmmm…. Cosa te lo fa pensare? -
- La tua faccia da schiaffi me lo fa pensare. Ma guarda questo, prima mi dice di aver deposto le armi e poi mi attira in un tranello… -
- Volevo avere la conferma ulteriore che la mia teoria era giusta, non te la prendere! -
- Scusa quale teoria? -
- Quella per cui siamo qui fuori, cioè che con la sigaretta ritorna un po’ di lucidità dopo una sbornia! E poi era anche un modo per vedere se il mio amico poteva fidarsi di te! -
- Ma tu senti questo? Sei un idiota lo sai vero? -
- Me lo dicono spesso, specialmente Rob. Ti ha influenzato lui sicuramente! - Mi rispose stringendosi nelle spalle.
- E non ti è mai venuto in mente invece, che potrebbe essere la verità? - Dio che nervi!! Non c’era bisogno di arrivare a tanto, già stavo in piedi non sapevo neanche io come, il mio cervello aveva riaquisito un po’ di ragione e questo continuava con i suoi stupidi test???? - Ma non avevi detto di aver deposto le armi? -
- Infatti. A questo punto ci arrivano solo quelle che posso considerare “amiche”, le altre le etichettavo subito prima il discorso che abbiamo fatto qua fuori non più di tre ore fa! E poi volevo solo una conferma ulteriore alla mia teoria! - E basta!
- Ok, quanto e con chi hai scommesso? -
- Io? Ma che dici? -
- Tom? Non mi far urlare, non l’ho fatto prima ma sto per farlo ora. Avanti, dimmelo! -
- Con Rob. Ma anche con Sam e Marcus. - Il mio cervello aveva volutamente registrato solo la prima persona e istantaneamente ero rientrata dentro andando a cercare l’altro idiota del mio fidanzato! Ma io dico, si può scommettere su una cosa così???
Arrivai davanti a Rob con una camminata che non doveva sicuramente presagire niente di buono perché Rob mi guardò un secondo e poi si inginocchiò istantaneamente. - Scusa scusa scusa scusa! Lo so sono un coglione. Un coglione ubriaco ma anche innamorato! -
- Te lo do io l’innamorato! Ma si può? Cioè tu mi mandi con quell’altro coglione fuori per vedere se la sua “teoria” del passa sbronza con la sigaretta funziona? E poi quell’altro cosa fa per dimostrarlo? Prova a vedere se sono fedele? No questa adesso tu me la devi spiegare. - Vidi Rob alzarsi di scatto con gli occhi fuori dalle orbite.
- Che ha fatto quell’emerito stronzo??? - Urlò cercando Tom con lo sguardo. Ops! Forse non sapeva come voleva fare Tom a dimostrare la sua teoria…. Un po’ però questo mi rallegrava. Voleva dire che aveva fiducia in me e questo mi rilassò all’istante. Adesso però dovevo cercare di salvare quella faccia da schiaffi che si ritrovava Tom al posto del viso!
- Allora non ti aveva detto come avrebbe fatto a dimostrare la sua teoria? -
- No! Giuro se lo trovo lo ammazzo! Dov’è? -
- Questo ti salva in calcio d’angolo. Comunque, quanto hai scommesso? -
- Ma che c’entra ora, dimmi dov’è. -
- Rob, calmati ok? Fino a prova contraria quella fuori di testa dovrei essere io. Lascia stare Tom, che poi sai che è idiota di suo, quando poi ci si mette anche l’alcol cosa pretendevi da lui? A parte tutto, quanto hai scommesso? -
- Cinquecento sterline. -
- Tu sei completamente matto. Comunque, come intendi pagare? In contanti o assegno? -
- Cioè, la sua teoria funziona? -
- Si, con me si. Testone! - Dissi abbracciandolo e sedendomi sulle sue gambe a cavalcioni.
- E io che mi fidavo di te e del fatto che non reggi l’alcol…. - Rispose lui baciandomi. - Mi perdoni? -
- Si scemo! Però tu perdoni Tom perché è un’idiota e tu te ne dovevi ricordare…. - Continuai dandogli un buffetto sulla testa.
- Giusto! - Disse massaggiandosi dove l’avevo colpito.
- Pagare!!!! - Urlò Tom sedendosi al tavolo come se niente fosse successo e facendoci scoppiare tutti a ridere. Era veramente un’idiota!

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Capitolo 16
*** Giornalisti ***


Ciao a tutte! Mi scuso per il ritardo ma ho avuto qualche difficoltà con internet, adesso sembra tutto risolto.
Per farmi perdonare ho provato ad inserire le immagini, per cui ringrazio AnnaDaiCapelliNeri che mi ha spiegato come faceva lei.
Lui sappiamo tutti chi è ......... e lei è la mia Giulia, mi sono ispirata a Laura Torrisi, toscana come me e, a parer mio, anche molto umile e simpatica.


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 AnnaDaiCapelliNeri: Grazie mille, grazie davvero per lasciarmi sempre una tua opinone. Dunque che dire, su Tom non ti anticipo niente...... Effettivamente Giulia su di giri mi ha fatto impazzire anche a me e Rob non so perchè, ma me ce lo vedo proprio a fare queste scommesse. hihihihihi. Spero di avere una tua opinione anche su questo e sulle immagini sopra (Grazie ancora)!

Detto questo ringrazio come sempre le preferite, le seguite e le ricordate, una ad una siete davvero carine! Un saluto va anche alle lettrici silenziose.

Bene bene non aggiungo altro, credo di avervi già annoiato abbastanza. Un'ultimissima cosa: mi fate sapere che ne pensate come coppia? A me sembrano tanto carini.....

Ok Ok, basta. Buona lettura!



Capitolo 16. Giornalisti



Quando la mattina dopo mi svegliai, sentivo la testa come se fosse piena di acqua. I suoni erano tutti attutiti e mi sentivo premere sull’addome. Poi mi resi conto che un braccio di Rob era poggiato su di me; lo scostai, mi feci coraggio e mi tirai su per capire fino a che punto fossi ubriaca la sera precedente. La stanza iniziò a girare e vidi comparire tante stelline davanti ai miei occhi. Li strinsi due o tre volte e finalmente quella camera sembrò fermarsi. Scostai le coperte e mi guardai: indossavo solo la maglia che avevo messo la sera precedente. Non ricordavo di essere arrivata a letto. Scavando nella mia memoria, l’ultimo ricordo che avevo era quello di Rob e Tom che mi caricavano in macchina. Dovevano avermi portato fino in camera e poi Rob mi doveva aver tolto i jeans e le scarpe per farmi dormire meglio. Perché quando uno si sveglia dopo una sbronza, i ricordi sono così frammentati e sfumati? Appunto per il futuro: odio l’alcol.
Mi girai verso Rob. Dormiva con la bocca semiaperta a pancia sotto, il lenzuolo gli copriva fino la vita e era tutto attorcigliato sulle gambe mentre la coperta era buttata a terra infondo al letto. Era davvero dolce. Sembrava un bambino nonostante il filo di barba. Mi avvicinai a lui e cercai di trovare calore tra le sue braccia.
- Ehi! Buongiorno. - Mi disse facendomi sistemare meglio vicino a lui.
- Buongiorno a te. Mi hai portato a letto tu ieri sera? - Fece un sbadiglio e si stirò tutto.
- Ti sei addormentata in macchina e non siamo riusciti a svegliarti. L’alcol deve averti fatto cadere più in catalessi del solito. - Continuò sorridendo per prendermi in giro. Effettivamente ero un ghiro. Fin da piccola, le prime ore di sonno per me erano quelle in cui neanche una cannonata mi avrebbe svegliata.
Drin drin drin drin drin drin drin drin
- Spengi quell’aggeggio infernale, ti prego Rob! - Imprecai contro la sveglia in tutte le lingue del mondo nascondendo la testa sotto al cuscino.
- Hai il mal di testa da dopo sbornia? - Chiese mentre mi toglieva il cuscino da sopra la testa e mi accarezzava i capelli dopo aver spento quella cosa che io odiavo con tutta me stessa e che serviva per svegliare le persone al mattino facendogli saltare i nervi! Feci cenno di si con la testa  mentre mi beavo di quel contatto.
- Ci dobbiamo muovere sweety… Sono le otto e mezza e alla dieci dobbiamo essere alla redazione di Vanity Fair. - Mi abbracciò più intensamente e ci tirò su entrambi facendoci sedere sul letto.
- Dobbiamo proprio è? - Domandai con la voce da bimba piccola che sapevo lo faceva impazzire. Intanto avevo fatto scivolare le mani tra i suoi capelli affondandoci le dita e stavo disseminando il suo collo di piccoli baci.
- Non fare così, poi lo sai che non ti resisto…. - Commentò prima di prendermi il viso tra le mani e baciarmi con foga e dolcezza allo stesso tempo. Le nostre lingue si unirono e si assaporarono. Sapeva ancora di birra e tabacco. Dovevamo andare ma avevo bisogno di un piccolo momento di intimità. Si staccò da me e mi guardò. - Tu vuoi farmi impazzire. -
Io lo attirai nuovamente a me e prima di far incontrare le nostre labbra nuovamente gli sussurrai:
- Andiamo a farci la doccia… - Detto questo mi alzai di scatto trascinandomelo dietro mentre non riusciva a trattenere le risate.
Chiudemmo la porta del bagno e subito le nostre mani andarono a cercare di togliere dall’altro quegli indumenti che ci erano solo d’ostacolo. Mi appoggiò alla porta della doccia continuando a baciarmi il collo, la spalla, l’orecchio, la guancia, la bocca. Con un gesto rapido aprì l’acqua e mentre insinuava una mano tra le mie cosce, con l’altra mi tirò su una gamba invitandomi a cingergli la vita affinchè mi prendesse meglio in braccio. Feci come voleva lui e in un attimo ci ritrovammo sotto il getto della doccia, dove i nostri sospiri, per il piacere che ci davamo a vicenda, si confondevano con il vapore dell’acqua calda.

Quando facemmo il nostro ingresso in cucina, Tom era seduto che faceva colazione guardando la tv.
- Vi hanno beccato. - Disse mentre continuava a mangiare.
Contemporaneamente io e Rob ci girammo per vedere a cosa si riferisse Tom e la voce di una giornalista invase la cucina.

“ …quelle che vediamo in questa sequenza sono le foto dell’arrivo di Robert Pattinson con questa ragazza italiana, che le nostri fonti ci rivelano chiamarsi Giulia Striani originaria di Firenze, alla casa dei genitori. Dopo le foto che vi abbiamo mostrato prima che ritraevano i due scappare dall’assedio dei giornalisti all’aereoporto di Londra, queste ci dimostrano ancora di più la relazione che li legherebbe. Secondo quanto ci hanno rivelato delle fonti vicino alla coppia, si frequenterebbero già da qualche mese. In questo modo tutti i rumors che sono stati fatti in questi mesi sul Robsten però, perderebbero di credibilità. Davvero il bel vampiro ha lasciato la sua Bella per questa, davvero splendida, ragazza italiana? Vi aggiorneremo più tardi dato che un nostro inviato ci ha detto di averli scovati ieri sera in un pub vicino a Notting Hill in compagnia degli amici del nostro Robert tra cui spicca il sempre presente Tom Sturridge. A tra poco per le ultime news su Jude Law e Sienna Miller….”

Una musichetta da stacco pubblicitario si diffuse nella stanza. Io e Rob eravamo ancora in piedi come pietrificati.
- Hanno parlato anche di me, che bello! - Poi incontrando i nostri sguardi Tom continuò - Ma che avete? -
Io osservai bene Rob e lo vidi teso come mai prima di quel momento. Effettivamente la giornalista non aveva detto niente di così offensivo verso nessuno dei due ma credo che entrambe le nostre menti, stessero pensando a quali foto avevano per le mani i giornalisti della sera precedente. Io non ero neanche riuscita a raggiungere la macchina da sola, e sicuramente non avrei ricevuto delle critiche positive. Ma non era per me che mi preoccupavo, pensavo a come ne sarebbe uscito Rob. Mi vedevo già la giornalista che commentava : “Robert Pattinson fa ubriacare la propria ragazza e si fa aiutare dal sempre fedelissmo Sturridge per riportarla a casa!” Meno male che gli volevo fare solo ottima pubblicità…..
- Rob? - Lo chiamai per riscuoterlo dalla posizione che aveva assunto. Era ancora in piedi con le braccia che gli scendevano dritte lungo i fianchi e lo sguardo basso come perso nel vuoto. Sembrava che la respirazione fosse accelerata perché vedevo le sue spalle alzarsi e abbassarsi velocemente.
- Ho fatto un casino vero? - Domandai.
Tom si alzò dalla sedia e andò vicino a Rob che era riuscito solo ad alzare la testa. Mi stavo preoccupando, non l’avevo mai visto in quello stato. Aveva un colorito che andava dal bianco al verde che non prometteva niente di buono.
- Siediti e cerca di respirare regolarmente. -
- Tom che succede? - Domandai avvicinandomi. - Si sente male? - Il suo respiro adesso che ero più vicino era veramente accelerato e sulla sua faccia iniziavano a comparire delle gocce di sudore.
- Un attacco di panico. Non te ne ha mai parlato? - Mi domandò guardandomi mentre aveva ancora una mano sulla spalla di Rob.
- Si. Un po’ di tempo fa. Ma mi aveva detto che ormai era tanto che non ne soffriva…. - Ne avevamo parlato a Los Angeles, i primi giorni che stavamo insieme. Possibile che adesso ne avesse uno? - Che dobbiamo fare? - Chiesi a Tom sempre più preoccupata.
- Innanzi tutto restare calmi e poi aspettare. Magari preparagli una camomilla. E’ là nell’armadietto in alto. Avanti Pattz, sta calmo, non è niente. -
- Ok. Dai amore, respira tranquillo che io ti faccio una camomilla. - Feci per allontanarmi ma la mano di Rob mi prese un braccio. Mi voltai e lo vidi con la faccia ancora verdina e tutta imperlata di sudore. Era sicuramente un attacco di panico. Mi tirò a se facendomi sedere sulle sua gambe e mi abbracciò stretta poggiando la testa al mio petto.
- Faccio io tranquilla. - Mi avvertì Tom prima di dirigersi verso i fornelli.
Gli feci un cenno di assenso e cominciai a carezzargli i capelli alternando il gesto a dei piccoli baci. - Tranquillo amore. Sono qui con te. Respira e non pensare a niente. -
Sobbalzai quando si sentì suonare alla porta. Mi ricordai che Jack e Paul, le guardie del corpo di Rob, dovevano venire a prenderci per portarci a fare quell’intervista a Vanity Fair.
- Tom? - Chiamai cercando di mantenere lo stesso tono di voce. Non sapevo se poteva essere utile, ma il silenzio e le voci soffuse mi rilassavano sempre e pensavo che potessero fare altrettanto con lui.
- Vado io. -
- Digli di chiamare Steph e che annullino tutto per oggi. -
- Ok, vado. -
- No aspettate, adesso va meglio. Il peggio è passato. - Rob interruppe i nostri discorsi con una voce che sembrava provenire dall’oltre tomba. Aveva alzato la testa e mi stava fissando. Il suo colorito non era più verde e la sua respirazione stava tornando normale.
Lo guardai cercando di notare qualunque cosa mi dimostrasse una ricaduta ma vidi comparire sul suo volto un sorriso.
- Sto bene adesso. Scusa. Non volevo farti spaventare. -
- Sicuro? - Domandai ancora non del tutto convinta.
- Se mi dai un bacio te lo dimostro. -
Mise una mano dietro la mia testa e con lentezza calcolata avvicinò le sue labbra alle mie. Fu un bacio casto e innocente ma che fu capace di dimostrarmi che adesso stava bene.
Ci staccammo e Tom tornò in cucina con Jack e Paul.
- Che devo fare con loro? - Domandò a Rob indicandoli.
- Ragazzi buongiorno e scusate il mio amico ma tanto ormai sarete abituati, è un idiota! Arriviamo subito. - Detto questo Rob si alzò e mi trascinò letteralmente nella sua stanza.
- Sicuro di star bene adesso? - Domandai appena fummo dentro carezzandogli una guancia. Non lo avevo mai visto in quello stato e pregai con tutta me stessa di non ritrovarmi mai più in una situazione del genere. Lo amavo troppo per vederlo stare male.
- Si adesso sto bene, davvero. -
- Ma che è successo? -
- Mi sono agitato per via delle foto e di quello che ha detto la giornalista. Sono uno scemo. -
- Non sei scemo, ti capisco, ieri ho fatto un casino ubriacandomi. Chissà che foto avranno? -
- Non sono preoccupato per quelle a dir la verità. Cioè ho sentito come una scarica elettrica. E’ come se finalmente tutte le mie preoccupazioni fossero svanite. Non so se mi spiego. -
- Non tanto a dir la verità - Ci sedemmo sul letto e mi prese le mani.
- Abbiamo sempre parlato e discusso di quando finalmente saremo usciti allo scoperto. Ecco adesso è successo e io non mi devo più preoccupare. E’ come se mi fossi tolto un peso dallo stomaco e avessi avuto contemporaneamente un forte attacco di adrenalina. Un bel mix che mi ha fatto impallare… -
- Ok. Quindi non sei preoccupato per le foto che ancora devono mostrare? -
- Veramente no, anche perché credo già di sapere a quali foto si riferiscono. Quando eravamo al tavolo e tu eri ancora abbastanza presente, ti ricordi che una ragazza si è avvicinata a noi chiedendoci una foto tutti assieme? -
- Si, l’abbiamo fatta perché pensavamo fosse una fan… -
- Lo era sicuramente, ma avrà trovato qualche giornalista senza scrupoli fuori dal locale che gli avrà offerto un po’ di soldi per i suoi scatti. -
- Dici davvero? Pensi che arrivino anche a pagare le fan per farsi dare delle foto? -
- Non è che penso, lo so. E’ già successo altre volte. -
Sospirai. Dovevo imparare ancora tante cose di quel mondo.
- L’importante è che adesso stai bene. Mi hai fatto morire. - Dissi abbracciandolo.
- Sto bene. Volevo solo tranquillizzarti e scusarmi. Non dovevo reagire così. -
- Mica è colpa tua! -
Sentimmo bussare alla porta e poi vedemmo comparire Tom.
- Tutto bene? -
- Si tutto ok. Grazie Tom! - Rispose Rob.
- Non volevo interrompere ma i ragazzi di là vi stanno aspettando e dicono che tra dieci minuti dovreste essere praticamente dall’altra parte di Londra! -
- Arriviamo subito. -
- Ok, io vi saluto adesso perché non credo di rivedervi prima della mia partenza. Oggi pomeriggio ho l’aereo! - Mi dispiaceva dover salutare Tom adesso che ci eravamo chiariti.
Ci scambiammo i numeri di telefono e le mail con la promessa di sentirci spesso nonostante Rob. Così aveva detto Tom. Mi si avvicinò e mi schioccò un bacio sulla guancia e uno sulla fronte.
- Mi mancherai Giulia. Fatti viva mi raccomando e tieni d’occhio questo coglione del mio amico ok? -
- Ok Tom. Ci sentiamo. Giuro! -
Si salutarono anche Rob e Tom abbracciandosi e dandosi diversi pugnetti amichevoli. Non sapevano quando si sarebbero rivisti, ma la loro amicizia ormai aveva resistito a tanti periodi di poca frequentazione e quindi erano abituati.
Uscimmo tutti e tre dalla stanza e accompagnati da Jack e Paul, io e Rob, salimmo sulla macchina dopo aver salutato nuovamente Tom.
Una coltre di giornalisti era fuori casa e ci scattarono diverse foto mentre salivamo in macchina.
- Scusate ma non potevamo fare diversamente. - La voce di Jack irruppe nel silenzio dell’auto.
- Tranquillo Jack! - Rispose Rob sorridendo amaramente.

Arrivammo all’ufficio di Vanity Fair in ritardo di mezz’ora all’appuntamento. In macchina avevamo chiamato Steph dicendo di avvisare, perciò quando arrivammo, la giornalista, una certa Jhoanna Jhonson, ci salutò cordialmente porgendoci due tazze di caffè fumanti.
Ci sedemmo su un divanetto che stava nell’ufficio di Jhoanna che invece si mise nella poltrona di fronte e iniziò subito con l’intervista accendendo il piccolo registratore che teneva in mano.
- Sono contenta che abbiate scelto Vanity Fair per rendere pubblica la vostra storia ragazzi. Ma iniziamo subito dato che so che avete molti impegni per la giornata di oggi. Rob? Allora adesso non sei più single? - E certo che non lo è altrimenti perché saremo qui? Ok Giulia, calmati fa solo il suo lavoro.
- E’ già, adesso sono ufficialmente fidanzato. Cioè lo sono già da un po’, ma per voi praticamente solo da due giorni, quando cioè ho risposto ad una giornalista italiana che ero là per piacere. -
- Infatti non è da poco che state insieme giusto? -
- Effettivamente ci conosciamo già da otto mesi, ma ci siamo messi insieme solo sei mesi fa. - Rispose Rob sorridendo e baciandomi la mano che continuava a tenere stretta alla sua.
- Quindi non è stato un colpo di fulmine il vostro? - Domandò la giornalista rivolgendosi a me.
Presi fiato e cercai di ricordarmi di dire quello che avevamo concordato con Rob in macchina. Dovevo dire la verità ma senza includere troppi dettagli. - Veramente no. Io all’inizio non avevo neanche troppo chiaro chi lui fosse. Non avevo mai sentito parlare di Twilight di conseguenza non credevo di avere davanti uno dei più promettenti attori di Hollywood. -
La giornalista inarcò le sopracciglia. Non saprei dire se per la sorpresa o perché proprio non mi credesse. - Davvero tu non sapevi chi fosse? Ma come è possibile? -
Ecco che adesso si arrivava al problema età. Ero troppo curiosa di vedere la faccia che avrebbe fatto Jhoanna.
- Bè, diciamo che non sono più un’adolescente già da un po’. Ho trent’anni ed un lavoro impegnativo. Tengo l’amministrazione in un centro commerciale di Firenze. Vivo da sola quindi non ho troppo tempo da dedicare per seguire la vita mondana degli attori affermati o emergenti. - Al momento che comunicai la mia età, vidi Jhoanna spalancare gli occhi e la bocca.
- Cioè tu vorresti dirmi che hai trent’anni? -
- Si. Fatti due giorni fa a dire la verità. - Risposi sorridendo.
Jhoanna cercò di ricomporsi. - Auguri allora. Bene bene quindi una giovane trentenne ha rubato il cuore allo scapolo ventiquattrenne più ambito del pianeta. - Constatò.
- Già. Proprio così. Comunque io non ho mai dato troppa importanza alla differenza di età. Secondo me quando si sta bene insieme l’età non conta e per noi è così! - Intervenne Rob. Ma quanto lo amavo?
- Quali sono i vostri programmi per il futuro? -
- Se ci stai chiedendo se abbiamo già fissato una data la risposta è no. Per il momento non ci sposiamo.  -
- Hai detto per il momento, quindi non lo escludi? -
- Non lo escludo affatto. Credo nel matrimonio e prima o poi vorrò farlo. - Disse Rob mentre disegnava dei ghirigori con l’indice sul palmo della mia mano. Non lo esclude. Quindi ci aveva pensato. Ogni secondo mi scoprivo sempre più innamorata di questo ragazzo.
- Milioni di ragazze adesso staranno piangendo. Cosa ti ha colpito di Giulia, Rob?
- Bè, innanzi tutto l’aspetto fisico. E’ una gran bellezza no? -
- Si questo lo avevo notato. - Rispose Jhoanna squadrandomi con lo sguardo.
- E poi è una donna meravigliosa. E’ simpatica, dolce, intelligente, colta, umile e molto paziente. Se non lo fosse non credo che staremo ancora insieme. Io sono un disastro su tutta la linea. - Mi sembrava di vivere in un sogno sentendo come Rob stava parlando di me. Era bellissimo scoprire come mi vedeva.
- Ci hai appena descritto la donna perfetta. Ma avrà almeno un difetto? -
- Più di uno sicuramente. - Intervenni io ridendo.
- Tanto per cominciare quando dorme non la sveglia neanche una cannonata e poi, ma può essere anche un complimento, è molto testarda! Quando si mette in testa una cosa è difficile fargli cambiare idea. - Continuò Rob.
- Ok abbiamo capito. Sei innamorato. -
- Oh, si e molto. - Precisò Rob.
- Non riusciremo a caverne un ragno da un buco. E tu Giulia, dicci un po’ cosa ti ha colpito di Robert considerato poi che all’inizio dici di non aver capito neanche chi fosse? - Non è che dico, è così. Questa donna comincio a non sopportarla.
- Bè, sicuramente, anche se non sapevo chi fosse, gli occhi ce li ho e quindi il suo aspetto fisico non mi è sfuggito. A parte questo, lui è dolcissimo, simpatico, intelligente, a volte molto irrazionale, giocherellone e anche molto sexy anche quando non sa di esserlo. -
- Sai che adesso molte ragazze ti odieranno? - Domandò ancora Jhoanna.
- Non credo, anzi spero che non succeda. Forse ce l’avranno con lei solo quelle che tifavano per me e Kristen, ma le altre, se sanno che sono felice, e lo sono, non penso che ci creeranno problemi. - Rispose Robert al posto mio. Jhoanna rimase un po’ interdetta a queste affermazioni. Credo perché Robert aveva dato una risposta immediata, senza neanche rifletterci.
- Quindi pensi che le tue fan accetteranno il fatto che tu non sia più single? E che, quelle che non lo faranno, saranno solo le Robsten? - Chiese con aria perplessa Jhoanna.
- Suppongo di sì. - Rispose tranquillo Robert.
- Lo spero. Comunque, sono vere le voci per cui avresti lasciato Kristen per questa altrettanto splendida ragazza? -
Vidi Rob passarsi una mano tra i capelli e sorridere abbassando la testa imbarazzato.
- Nessuno ha lasciato qualcuno per qualcun altro. Semplicemente le nostre strade un giorno si sono incontrate e, dopo attente e ponderate riflessioni da parte di entrambi, abbiamo deciso di provarci. - Lui aveva provato a difendere me, io dovevo provare a difendere lui.
- Questa non è una riposta alla domanda. Voglio dire, in tutto questo tempo ne da parte tua ne da parte di Kristen c’è mai stata una conferma o una smentita sulla natura del vostro rapporto…-
- E non ci sarà neanche adesso. Io e Kristen siamo amici e compagni di lavoro. Sono qui che sto dicendo che sono felicemente innamorato di Giulia, non credo di dovere altre spiegazioni. - Detto questo, Robert si alzò fulminando con lo sguardo Jhoanna e prendendomi per mano si diresse verso la porta di uscita. - Avevamo finito giusto? - Domandò truce.
- Ehm, si, si …certo. Grazie della disponibilità a tutti e due. -
- Grazie a LEI per il tempo che ci ha dedicato Jhoanna, buona giornata. - Robert rimarcò bene il “lei” prima di uscire da quella stanza. Evidentemente non aveva gradito come si era posta quella Jhoanna e, tra l’altro, neanche a me era piaciuto molto il suo atteggiamento, quindi aveva pensato bene di rimettere le distanze tornando al "lei".
- Mi dispiace, io non volevo che andasse così… - Mi disse con la voce mozzata in gola mentre ci dirigevamo all’uscita dello stabile dove Jack e Paul ci aspettavano per accompagnarci in macchina.
- Rob, fermati e guardami per favore. - Aspettai che lui incrociasse il mio sguardo prima di continuare. - Ero pronta, ero preparata al fatto che ci potessero fare quel genere di domande. Me lo aspettavo. Speravo che non cercassero di dipingermi come una “sfascia famiglie”, ma sapevo benissimo che poteva capitare. L’ho accettato. Anzi, me ne sono fatta una ragione, dovresti farlo anche tu. Va bene così. L’importante è che tu ne esca sempre e comunque al meglio e che non riesca in alcun modo a scalfire il nostro rapporto. - Lo guardai attentamente, in attesa di una sua risposta. Non avevo fatto domande, ma lui sapeva che insìto in ciò che gli avevo detto, volevo una conferma anche da parte sua che il nostro rapporto non ne avrebbe subito alcun danno.
- E come potrebbe. Te l’ho detto anche ieri sera e anche prima, io sto troppo bene con te e non metterei mai a rischio il nostro rapporto per niente al mondo. Solo che mi dispiace per te. Non te lo meriti, non è giusto. Tu non sei come cercano di farti apparire... -
- Vedrai che con il tempo se ne renderanno conto, ok? -
- Perché adesso sei tu che consoli me e non il contrario? - Mi domandò sorridendo e abbracciandomi.
- Tu mi consoli sempre, oggi è semplicemente il mio turno. - Risposi io mentre con le mani vagavo sulla sua schiena e gli mordicchiavo il collo.
Lui si scostò affinchè i nostri occhi fossero alla stessa altezza, poi sorrise. Un sorriso radioso e bellissimo che mi gratificava completamente e che mi bastava per farmi dimenticare la storia della “strega cattiva”.
- Ti amo Giulia, davvero. -
- Lo so. Anch’io Rob, tanto. - Quel momento perfetto fu sugellato da un bacio. Un bacio dolcissimo formato da tanti piccoli baci che purtroppo, fu interrotto da un susseguirsi di flash.
- Cazzo. - Fu il commento di Robert mentre mi prendeva per mano e mi trascinava via con Jack e Paul che tentavano di farci strada per arrivare alla macchina con i vetri scuri.
Avevamo in programma un intervista ad una radio e poi una conferenza stampa, possibile che non fossero mai sazi questi giornalisti? Capivo che lo facevano per lavoro, ma non si sarebbero mai accontentati?





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Capitolo 17
*** Lontananza ***


Buongiorno a tutte! Eccomi con un nuovo capitolo, non so perchè ma mi sono molto divertita a scriverlo e spero che vi piaccia tanto quanto è piaciuto a me buttarlo giù.
Grazie alle seguite, le ricordate e le preferite ma anche a coloro che leggono e basta!

AnnaDaiCapelliNeri: Ciao e grazie ancora per lasciare il segno del tuo passaggio. Effettivamente i giornalisti sono ben presenti in questa storia e qui si noterà ancora di più. Fammi sapere che ne pensi...... A presto.

Ragazze buona lettura.



Capitolo 17. Lontananza


Quei giorni sereni ma allo stesso tempo frenetici a Londra, ormai erano solo un ricordo. Eravamo letteralmente rimbalzati, neanche fossimo delle palline da ping-pong, da una parte di Londra all'altra per far sì che fossimo presenti a tutti gli innumerevoli impegni che Steph ci aveva prenotato. Avevo anche accompagnato Rob sul set di Bel amì londinese. Si sarebbe spostato a Budapest dopo la mia partenza. Erano già passati quasi due mesi da quando avevo ripreso il volo per tornare in Italia, lasciando Rob ancora a Londra alle prese con la frenesia dei paparazzi.
I titoli dei giornali scandalistici, in quei mesi, si erano dati alla pazza gioia. C'era veramente di tutto:

Robert Pattinson si fidanza ufficialmente con una semplice ragazza italiana. Image and video hosting by TinyPic

Robert Pattinson ha scelto un'italiana più matura quale compagna per la vita?

L'Italia batte gli Stati Uniti per il bel vampiro inglese.Image and video hosting by TinyPic

Kristen Stewart mollata dal suo bel vampiro per una donna italiana di trent'anni.

Giulia Striani, fiorentina trentenne, la nuova fiamma del bel vampiro.Image and video hosting by TinyPic

Robert Pattinson conquistato dal fascino italiano.

I commenti si sprecavano ovunque. In televisione, nelle trasmissioni che seguivano il gossip, ormai, eravamo diventati l'argomento all'ordine del giorno. Prima parlavano della mia visita nella sua città, poi dei dubbi su quanto potesse resistere la nostra relazione. Non ultimo il fatto, che da lì a poco più di due mesi, Robert avrebbe dovuto iniziare a promuovere l'ultimo capitolo della saga, Eclipse e che quindi, avremo assistito alla ricongiunzione di lui e Kristen. Cosa che per altro era già avvenuta dato che lei si era presentata alla premiere newyorkese di Remember me solo pochi giorni fa. Lo sapevo, Rob mi aveva avvisata. Io non ero potuta andare perche la "sua" Steph mi aveva organizzato un servizio fotografico proprio per quei giorni in Sardegna per una linea di costumi. Io non volevo farlo, volevo essere al fianco di Rob per un'occasione tanto importante ma, come mi aveva fatto notare anche Robert stesso, la mia "carriera" di modella era appena agli esordi. Avevo fatto solo due servizi e solo in Italia. Steph però mi aveva comunicato che quel servizio era veramente importante dato che era per la collezione mare di Dolce e Gabbana, e quindi c'era la possibilità concreta di ricevere proposte interessanti. Kristen sembrava aver colto l'occasione al volo; era voluta andare per verificare i progressi del suo compagno di lavoro. Questa era la scusa ufficiale che aveva dato anche a Rob. La verità secondo me era un'altra. Ancora lei non aveva rinunciato del tutto a lui e, avendo saputo della mia assenza alla prima occasione importante per Rob, aveva pensato bene di approfittarne per riaccendere anche tutti i gossip su di loro. La cosa già mi infastidiva di per se, ma con i commenti che non facevano che susseguirsi dei giornalisti, le mie paranoie erano giunte alle stelle. Tanto che ogni telefonata con Robert, era diventata una supplica continua da parte mia, per far si che mi informasse per tempo, degli spostamenti e degli appuntamenti che aveva Kristen, in modo da essere preparata ad un eventuale attacco da parte dei giornalisti nel caso lei, fosse per qualche motivo comparsa nei luoghi che lui frequentava dopo che li avevano visti insieme alla premiere. Rob mi diceva che stavo diventando paranoica, e non potevo dargli torto, ma sapeva benissimo che per me, Kristen, era un tasto ancora dolente. Nonostante lui avesse provato a convincermi più di una volta che, fondamentalmente, anche se poteva sembrare il contrario, non l'aveva lasciata per me, io mi sentivo tremendamente in colpa nei suoi confronti. Forse per solidarietà femminile, non saprei. Dopo che ci eravamo "salutate" l'ultima e anche l'unica volta che ci eravamo viste però, non mi sentivo intimorita o minacciata per quanto riguardava il nostro rapporto. Robert mi aveva tranquillizzata più di una volta. Provavo solo una gran tenerezza per questa ragazza che era stata mollata. Mi sembrava di rivedere me stessa e forse, era proprio quella la causa di tanta compassione nei suoi confronti.
Negli ultimi giorni, era diventato particolarmente difficile anche solo parlare con Robert, figuriamoci vederlo. Era impegnatissimo perchè stava promuovendo Remember me e finendo di girare Bel amì! Il solo nomirare l'ultimo film, mi faceva drizzare tutti i peli. Doveva simulare di avere rapporti sessuali non so più neanche io con quante donne. E poi che donne: da Cristina Ricci a Uma Thurman! Dico io, ma come faccio anche solo a pensare di poter competere con loro? Quando le avevo incontrate sul set erano state gentilissime, ma la mia gelosia era innegabile e non ero riuscita ad avere un rapporto tranquillo con loro. Per lo meno da parte mia. Anche con Emily, la sua co-star in Remember me, non era andata meglio. Ancora non l'avevo incontrata, ma il mio moto di gelosia, era partito ugualmente. Con Robert cercavo comunque di trattenermi per non sembrare più paranoica di quanto non lo fossi in realtà e poi, era il suo lavoro e io dovevo cercare di abituarmi all'idea e basta.
Il mio rientro in Italia era stato più caotico di quanto avessi immaginato. Nonostante avessimo preso tutte le precauzioni possibili, costringendomi a partire di notte e atterrando all'aereoporto di Bologna anzichè Pisa, i paparazzi mi avevano scovata. Mi seguivano ovunque andassi. Avevano scoperto dove abitavo e si appostavano sotto casa anche nelle giornate di pioggia. Una mattina che imperversava un temporale dalle proporsioni epiche, mi avevano talmente intenerita, da spingermi a portargli un pò di caffè bollente per tutti. Speravo che con quel gesto me li sarei fatti amici e mi avrebbero quanto meno permesso di continuare a vivere la mia vita, non dico tranquillamente perchè sarebbe stato chiedere l'impossibile, ma almeno speravo di poter raggiungere il mio lavoro senza correre il rischio di investire qualcuno con l'auto ogni volta che dovevo uscire dal parcheggio.
A lavoro, Andrea fortunatamente l'aveva presa bene. Diceva che un pò di pubblicità non avebbe fatto male. Il centro commerciale andava già bene certo, ma da quando era venuta fuori la notizia che l'ultima "fiamma" di Robert Pattinson lavorava lì, i clienti erano aumentati di molto. Tutti molto probabilmente spinti dalla curiosità di vedermi da vicino e dalla speranza di incontrare, anche per caso e per un periodo di tempo relativamente breve, il bell'attore.
Noemi, Lucia e Valentina, non facevano che prendermi in giro per la situazione. Dicevano che ormai ero diventata talmente importante che dovevano chiamare per avere il permesso di incontrarmi. Certo con Lucia era più semplice vederci dato che lavoravamo insieme, ma, a causa dello strascico di giornalisti che mi portavo sempre dietro, era diventato praticamente impossibile uscire con le ragazze. Soprattutto non volevo che anche loro venissero assediate più di quanto non lo fossero già, soltanto per essermi amiche. Evitavamo quindi di vederci al di fuori delle quattro mura di casa mia che ormai era diventata quasi una prigione. Non che anche prima di conoscere Robert avessi una vita molto mondana dato che non uscivo molto spesso, ma, al momento, era assolutamente impensabile uscire e basta senza essere quasi perseguitata.
Anche con i miei genitori ci vedevamo poco. Anche prima a dire la verità, ma adesso era sicuramente peggio. La reazione di mia madre, quando gli comunicai di stare con un attore di fama internazionale, non fu esattamente come mi immaginavo o mi aspettavo. Tutt'altro.

- Mamma, mi vedo con un ragazzo già da un pò. - Risposi un pò stizzita all'ennesima allusione che aveva fatto quel giorno sul fatto di avere una figlia che, a differenza delle altre ragazze della mia età, pensava a viaggiare anzichè metter su famiglia. Il discorso era nato perchè ero rientrata da poco da Londra e lei, non seguendo come me, le trasmissioni o le riviste di gossip, non aveva idea del perchè ultimamente, anzi da circa otto mesi a quella parte a dir la verità, ero diventata una specie di trottola che non stava ferma un attimo e che era continuamente sballottata in giro per il mondo.
- Ah si? - Chiese incredula. - Questa è nuova .... Da quanto esattamente? E chi sarebbe posso saperlo o ancora deve rimanere un segreto? -
- Avanti mamma. Non fare così. Lo sai che poi mi stizzisco subito. - Non avevamo mai avuto un gran rapporto, ma fecendo così non mi aiutava affatto a continuare ad essere paziente e a provare almeno a parlargli di Robert, che, tra l'altro, era il motivo principale per cui, quella domenica, avevo deciso di sfidare i giornalisti ed andare a mangiare a casa dei miei.
Un occhiataccia di mio padre, mi fece comunque tranquillizzare. Sapevo che per lui sarebbe stato sempre peggio già che ci conviveva. Quindi il fatto che io la facessi innervosire più di quanto non lo fosse per natura, non lo aiutava affatto. Mia madre era fatta così. Aveva un caratteraccio ma, sapendola prendere, quando era in buona, era anche una mamma e una donna molto dolce e gentile. Certo non con la figlia che ancora non aveva messo la testa a posto dato che, secondo lei, aveva rinunciato alla storia con Fabio solo per orgoglio. Non avrei voluto raccontargli del fatto che mi aveva chiesto di sposarlo, ma la notizia aveva fatto tutto il giro del quartiere dove abitavamo e ricordo ancora quanto tempo impiegai per cercare di tranquilizzarla e farle capire che aveva un senso il fatto che avessi rifiutato la sua proposta. All'epoca raccontargli di Robert sarebbe stato facile, ma dato che non volevo alcuna interferenza da parte sua nella nostra storia, avevo preferito soprassedere e dirle che comunque mi ero resa conto che, stando lontana da Fabio, avevo capito che non eravamo fatti per stare assieme. Certo dopo mi ero dovuta sorbire i suoi commenti sul fatto che mi ci erano voluti otto anni di relazione con lui con una casa e un mutuo, per farmelo capire, ma ormai ero preparata a quello. La conoscevo e anche se spesso non riuscivo a tollerare certi suoi atteggiamenti, la mia forza di sopportazione con lei era cresciuta a dismisura. Diciamo che con l'età, anche il mio livello di pazienza era aumentato.
- Sentitela, si stizzisce subito, - Rispose lei scimmiottandomi, - signorina, ti sembra il modo di comportarti? Sono sempre tua madre e mi preoccupo. -
- Lo so mamma. E' che non è facile da spiegare. -
- Cosa non è facile da spiegare? Il fatto che ti vedi con un ragazzo? - Domandò perplessa.
- Anche. Diciamo che lui non è uno comune. -
- In che senso? - Chiese sempre più confusa.
- Esco, anzi, sono ufficialmente fidanzata per usare le parole dei giornalisti, con Robert Pattinson, attore inglese emergente ad Hollywood. -
- Cosa? Stai scherzando? Hollywood? - Urlò quasi mentre cercava un appoggio con lo sguardo su mio padre che già sapeva la cosa. Non ero riuscita a nasconderglielo. Mi era venuto a trovare il giorno prima e, avendo visto tutti i giornalisti sotto casa, mi aveva subissato di domande. Eravamo rimasti d'accordo però, che anche lui avrebbe fatto finta di apprendere la notizia insieme a mia madre. Non volevamo che poi ci accusasse di fare "comunella" e che lei era sempre l'ultima a sapere le cose. Infatti vidi mio padre guardarmi con quanta più aria meravigliata riuscisse ad assumere.
- No mamma non scherzo. Stiamo assieme da sei mesi più o meno. Ci siamo conosciuti per caso al bar Margherita otto mesi fa. Io non sapevo neanche chi lui fosse.... - 
- Cioè tu vorresti dirmi che da sei mesi frequenti un attore di Hollywood? - La sua faccia era un misto tra lo strabiliato e l'incredulo.
- Esattamente. Te lo farò conoscere presto mamma. Quando potrà tornare in Italia te lo presenterò. -
- Siamo già al livello di presentazioni ufficiali? - Domandò mio padre mentre mamma cercava di riprendere aria e tranquilizzarsi. Sapeva già quale sarebbe stata la mia risposta, ne avevamo parlato il giorno prima. Ma voleva dare a mia madre le notizie tutte insieme, in modo che lei fosse in qualche modo preparata a cosa l'aspettava.
- Si. Cioè....ecco....veramente....io....conosco già i suoi. Cioè sono andata a Londra proprio per questo ecco. - Risposi abbassando la testa imbarazzata.
- O santo cielo! - Esclamò mia madre. - E quando pensavi di dircelo scusa? -
- Te lo sto dicendo adesso, mi pare. -
- Certo a cose fatte. Come sempre. Possibile che ancora noi siamo sempre le ultime ruote del carro? Possibile che tu continui a dirci le cose quando già le hai fatte? Hai trentanni per la miseria! Dovresi essere abbastanza grande ormai.... -
- Si, infattti. Sono abbastanza grande per prendere le mie decisioni in completa autonomia. Non vi ho detto niente prima perchè comunque non volevo interferenze.... -
- Certo perchè in cuor tuo sai che è una storia impossibile... - A quelle parole tutta la calma che avevo cercato di assimilare in preparazione all'incontro, svanì in un solo colpo.
- Non è questo mamma! So da sola che sarà davvero difficile portare avanti questa storia, ma voglio provarci mamma. Per una volta in vita mia, voglio provare a scommettere contro me stessa. So che se finirà male ne uscirò distrutta ma, specialmente negli ultimi due anni, mi sono trattenuta talmente tanto per non cercare di cadere nuovamente nel baratro dal quale sono uscita a fatica dopo Fabio, che non provavo più emozioni. Vivevo una vita priva di sentimenti perchè avevo paura. Robert mi ha fatto provare tutto di nuovo.
E non venire a dirmi che non te l'ho detto prima perchè so che sto facendo una cazzata. La cazzata l'avrei fatta se avessi ignorato Robert. Questo è quanto mamma. Sono innamorata di lui. Per mia fortuna lui lo è di me e io sono qui oggi più che altro per prepararti all'assedio dei giornalisti, non per cercare la tua "benedizione". Sapevo che sarebbe stato chiederti troppo per una volta, di appoggiare tua figlia. Ma va bene così, ci sono abituata! - Mi alzai e con gli occhi gonfi di lacrime feci per andarmene.

- Giulia aspetta. Scusa, mi dispiace. - A quelle parole mi girai per avere la conferma che a pronunciarle fosse stata effettivamente mia madre e non qualche fervido sviluppo della mia fantasia. - Hai ragione......so che non sono praticamente mai stata dalla tua parte, ma ti conosco. So che sei innamorata. Si vede. Volevo solo capire perchè tanto mistero e perchè non mi hai detto prima che stavi con questo Robert. Adesso ho capito. E'  famoso e quindi dirmelo avrebbe voluto dire mettere a repentaglio la sua privacy. Non ti fidavi di me. -  
Sempre la solita "vittima".

- Mamma ma che dici? Non c'entra affatto la fiducia in te. So di potermi fidare. Solo che prima volevo essere sicura e vivermi la storia completamente e per come veniva. Senza farmi false aspettative. Solo che adesso, sono stata quasi costretta già che sono assediata dai giornalisti. -
- Sul serio? - Chiese forse un pò rinfrancata da quella spiegazione.
- Si. E' stata davvero un'impresa seminarli per arrivare qui senza che scoprissero dove abitate. Io speravo che con il tempo si sarebbero dati una calmata, ma invece ogni giorno sono sempre di più. Stanno ad aspettarmi fuori casa e poi seguono tutti i miei movimenti. -
- Da quanto sanno di voi? -
- Bè praticamente venti giorni. Robert è venuto qua per il mio compleanno e in aereoporto, ha confessato a Barbara D'Urso di essere in Italia per piacere e non per lavoro. Lo hanno pedinato fino al bar Margherita dove aveva preso accordi per farmi una sorpresa, e ci hanno immortalato mentre ero seduta su di lui e lo imboccavo. -
- Quindi però immagino che Noemi, Valentina e Lucia sapessero tutto. -
- Si mamma. -
- Anche Fabio? -
- Si mamma. - Non capivo dove voleva andare a parare.
- Bene così capisco anche perchè hai rifiutato di sposarlo. Ben gli sta! Ha fatto soffrire la mia bambina troppo a lungo quell'essere ripugnante. - Sapevo che tra lei e Fabio non era mai corso buon sangue nonostante avesse fatto storie per farmici sposare, ma addirittura chiamarlo "essere ripugnante".....mi faceva ridere.
- Mamma? -
- Mhmhmh? -
- Perchè stai sorridendo adesso? -
- Tesoro, sono felice. Ti vedo tranquilla nonostante tutto e questo è l'importante. Dovrò ringraziare questo Robert quando lo incontrerò, ho di nuovo la mia piccola combattente. - Mi fece sorridere fino alle lacrime. Mi chiamava così fin da piccola. Diceva che quando avevo deciso una cosa, niente e nessuno mi avrebbe fatto desistire dai miei programmi. Non riuscii a trattenermi e mentre piangevo andai direttamente ad abbracciarla. Gli volevo bene, era mia madre dopo tutto. Non poteva essere diversamente.

Sorrisi a quel ricordo. Ormai mi ero davvero abituata alla presenza costante dei giornalisti. Mi ero anche abituata così allo scorrere monotono del tempo. Le mie giornate erano rallegrate dalla "presenza" costante di Tom. Ci sentivamo praticamente tutti i giorni per telefono e via Skype. Aveva finito di girare il suo film già da una settimana. Era contento e aveva detto che sarebbe andato da Robert per controllare il suo amico. Lui stava finendo di ultimare le riprese di Bel amì e era tornato a Londra proprio per quel motivo. Tom mi aveva promesso che lo avrebbe raggiunto sul set per capire come stavano le cose. Gli avevo detto che ultimamente mi sembrava strano, forse perchè erano già due mesi che non ci vedevamo, ma volevo che qualcuno riuscisse ad esprimere un parere conoscendo tutti e due.
Era strano come e quanto velocemente si fosse evoluto il rapporto con Tom. Non avrei mai creduto di affidare a lui tutti i pensieri cattivi che mi sorgevano stando lontana da Robert così a lungo. E non credevo che mi sarei mai affidata al suo giudizio. Ma "frequentandolo", per così dire, avevo imparato a conoscerlo e sapevo che, dietro alla facciata da idiota che indossava sempre forse per proteggersi, c'era un ragazzo dolce e sempre pronto a farsi in quattro per gli amici.
Da quando ci eravamo salutati a Londra, non era passato giorno che non avessi notizie di lui. Ero felice nonostante non capissi a pieno tutto il suo interesse per la  mia vita e quello che facevo. Forse era stato Rob a chiedergli di verificare quanta pressione ero costretta a subire. Con lui minimizzavo sempre; non volevo che si preoccupasse più del dovuto di come affrontavo io i giornalisti. Certo era stressante non poter andare più a fare la spesa tranquillamente, ma mi stavo abituando.
Ero sul divano mentre tutti questi pensieri mi stavano attanagliando il cervello, quando il campanello suonò. Mi alzai di malavoglia, convinta che fosse l'ennesimo giornalista che mi chiedeva un'intervista. Invece la faccia che vidi comparire sul videocitofono mi fece sorridere come non facevo più già da un pò. Nonostante il cappellino e gli occhiali da sole, il sorriso di Tom mi appariva assolutamente lampante dietro lo schermo.
- Ma che ci fai tu qui? - Chiesi prima di spingere il pulsante per aprirgli il portone del condominio dove abitavo.
- Le spiegazioni dopo, aprimi se non vuoi che questi paparazzi qua fuori si insospettiscano e mi portino via di peso. -
Aprìì immediatamente il portone e attesi che salisse le scale affacciata alla porta. Ero troppo felice che fosse lì. Non sapevo perchè ci fosse, ma non potevo impedirmi di essere contenta. Con lui vicino, mi sembrava che Robert fosse più reale e non solo il sogno che stava cominciando a scomparire. Sentivo sempre di più la sua mancanza e la frenesia dei giornalisti non mi aiutava affatto.
Quando lo vidi comparire sul pianerottolo non riuscii a trattenermi e correndogli incontro, gli saltai direttamente al collo.
- Che accoglienza.... - Mi disse Tom mentre mi aiutava a scendere e chiudeva la porta di casa.
- Che bello che sei qui! Non credevo....cioè non pensavo......uffa! Sono felice e basta. -
- Si vede. Sono felice anch'io di vederti! - Disse mentre si toglieva il cappotto, il cappellino e gli occhiali da sole che, più del resto erano fuori luogo considerato che erano quasi le sei del pomeriggio ed era metà marzo.
- A cosa devo l'onore di questa visita Sturridge? -
- Che fai? Non mi fai neanche entrare che subito mi domandi perchè sono qui? Mi sembrava di aver capito che eri contenta ma, se così non è, tolgo subito il disturbo... -
- Scusa. Hai ragione, sono davvero una frana! Accomodati, una birra ti va? - Dissi mentre gli facevo cenno di sedersi sul divano e io andavo verso il frigorifero. - E' che mi sembra strano trovarmi davanti a te in carne ed ossa.... -
- Si grazie. Lo so che sono meglio dal vivo! L'obbiettivo ingrossa.... -
- Scemo! Non cambi mai! - Risposi mettendomi seduta e porgendogli la birra.
- E come potrei? -
- Infatti. Avanti che ci fai qui? - Mi sembrava fintamente rilassato. Era irrequieto come se qualcosa lo turbasse.
- Sono qui per vedere come ta la cavi con quegli affamati qua sotto e per un altro motivo..... - Disse improvvisamente serio. Come se avesse buttato giù la maschera della felicità che sembrava aver indossato pochi minuti prima.
- Gli affamati sarebbero i giornalisti? -
- Già ... -
- E  l'altro motivo? - Domandai sempre più in ansia vedendolo che si tormentava le mani.
- Sono qui per rapirti! - Sbuffò.
Sbiancai, letteralmente. - Giulia stai bene? -
- Si, scusa. In che senso rapirmi? - Non capivo.
- Ecco, non posso dirti niente. Mi devi seguire e basta. Vai a preparare una borsa, una valigia, un qualcosa per stare via una settimana e poi usciamo. -
- Stai scherzando spero? -
- Avanti non farla più difficile di quello che è. -
- Ma.... - Non mi lasciò finire.
- Non tirare in ballo il lavoro perchè è tutto a posto. -
- Posso sapere almeno chi è il mittente del rapimento? - Credevo fosse Rob ma ne volevo la conferma.
- Assolutamente no. -
- Ok allora chiamo Robert prima. - Non volevo "scappare" con il suo amico e poi ritrovarmi a discutere con lui. Mi fidavo di Tom ma avevo bisogno di stare tranquilla con Rob. Mi ero alzata dal divano per recuperare il cellulare, ma Tom fu più lesto di me e sequestrò il cellulare.
- Non puoi chiamare nessuno, ti ho già detto che è un rapimento! - Disse sghignazzando.
- E se io non fossi consenziente? -
- Ti porto via di peso così, senza farti preparare niente e con indosso solo quella misera tutina. I giornalisti avranno di che parlare per lungo tempo..... - Si stava avvicinando a me e sapevo che parlava sul serio. Lo avrebbe fatto. Pazzo com'era mi avrebbe caricato in spalla e mi avrebbe portata via.
- Non scherzare.... - Mormorai andando in camera mia e cercando di capire cosa mettere in valigia.
- Solo una domanda Tom? -
- Ok, solo una. -
- Devo preparare una valigia valigia o un bagaglio a mano? -
- Direi bagaglio a mano! -
- Non sei molto d'aiuto Sturridge. Mi prometti che non sto facendo niente di cui mi pentirò? - Non so perchè ma non ero del tutto convinta delle sue intenzioni.
- Avevamo detto solo una comunque per te farò un'eccezione. Assolutamente. - Rispose lui sorridendo. Potevo fidarmi?  

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Capitolo 18
*** "Rapimento" ***


Buongiorno a tutte. Sono di nuovo qua. Non ero convinta di postare, però dato che il capitolo era già bello che pronto, ho pensato: perchè no? Così eccomi qui però non so quando posterò il prossimo che ancora è da scrivere, ma ho già molte idee....
Ho preso forse un pò troppa confidenza con l'inserimento delle immagini, (date la colpa ad AnnaDaiCapelliNeri che mi ha spiegato come fare!) (scherzo!) però secondo non ci stanno male....
Comunque che dire del capitolo. Boh! No va bè, secondo me non è male, spero solo di essere riuscita a rendere l'idea dell'ansia che sta provando Giulia.
Grazie a tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e anche a chi legge e basta.

 AnnaDaiCapelliNeri: Ciao! Sono contenta che Tom ti piaccia, anche a me tanto tanto! Qui si scopre chi ha "rapito" Giulia..... Grazie ancora.

Allora buona lettura.


Capitolo 18.  "Rapimento"



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Dopo dieci minuti, vidi Tom comparire sulla porta della mia camera.
- Mi fa strano vederti girare per casa mia.... - Commentai. Non c'era mai stato ed averlo lì senza Robert presente, mi creava uno strano stato di agitazione.
- Tranquilla, ti rapisco ma non ti faccio male. Giuro. Parola di lupetto. - Disse lui mentre incrociava le dita davanti alla bocca e baciava la croce che aveva formato.
- Non è per quello....lascia stare! Hai detto una settimana giusto? Quindi penso che posso definirmi pronta. - Risposi io mentre infilavo in quella mini-valigia l'ultima maglia che avevo preparato.
- Bene, allora chiamo un taxi e poi possiamo andare. -
- Quindi non prendiamo la mia macchina? -
- Shhh! Prendiamo il taxi. Non mi fare dire altro. - Continuò sogghignando.
- Guarda che anche se non me lo avessi detto al momento che saremo scesi me ne sarei resa conto no? -
- Giusto. E' che non posso anticiparti niente e quindi sto facendo un macello! - Lo vidi scomparire dietro la porta e mettersi vicino al telefono di casa a cercare non sapevo bene cosa. Mi avvicinai in punta di piedi perchè volevo sorprenderlo. Mi faceva tenerezza. Si vedeva che era imbarazzato e che non aveva mai fatto niente del genere.
- Posso sapere cosa stai fecendo dato che mi stai rovistando casa? - Gli sussurai all'orecchio. Schizzò come un grillo e mi guardò con gli occhi spalancati e una mano appoggiata al cuore. Missione compiuta: l'avevo fatto impaurire.
- E che cavolo però! Così mi farai venire un colpo! - Sorrisi, era veramente in soggezione e non sapeva bene come comportarsi. - Il taxi lo devi chiamare tu, io non parlo italiano. Cercavo l'elenco del telefono.... - Continuò massaggiandosi la nuca e passandomelo.
- Vatti a sedere Sturridge, ci penso io! -

Mezz'ora dopo ci ritrovammo in taxi diretti verso una meta misteriosa.
Strada facendo, cercavo di capire dove stessimo andando. Avevamo imboccato l'autostrada in direzione nord. Potevamo andare verso il mare o verso l'aereoporto. Tom, nonostante le mie pressioni, non mi anticipò niente. Mentre guardavo dal finestrino, l'avevo scoperto più di una volta mentre mi osservava con aria direi soddisfatta. Avevo sempre adorato le sorprese e gli dovevo apparire come "Alice nel paese delle Meraviglie". Ogni volta che il tassista imboccava una strada, saltellavo nel sedile della macchina e provavo a comunicare quale fosse la nostra meta. Non ricevendo mai però nessun tipo di risposta. Avevo pensato di chiederlo al tassista ma, appena saliti Tom gli aveva allungato un biglietto dove evidentemente, oltre la nostra destinazione, ci doveva anche essere scritto l'ordine di non comunicare niente a me perchè quel simpatico ometto alla guida, sulla sessantina, con i baffi e bello in carne, alla mia domanda esplicita posta in italiano, nella convizione di far fesso Tom, mi aveva prontamente liquidato dicendomi che non poteva parlare con me. Ci doveva essere di mezzo anche una bella mancia perchè altrimenti, non si spiegava la totale fedeltà dell'uomo.
Dopo circa venti minuti, dopo un secco colpo di tosse del tassista (che fosse un segnale in codice? Quanto vorrei avere quel biglietto tra le mani....) Tom mi coprì gli occhi con una benda scatenando le mie ire. - Avanti Tom! Non pretenderai davvero che io prosegua il viaggio con questa fascia sugli occhi? -
- Oh si che lo farai... -
- Ma soffro il mal di macchina... - Tentai.
- Apri la bocca. -
- Come? - Domandai confusa.
- Ti ho detto apri la bocca. -
- Ma che.... - Non mi lasciò finire e mi infilò in bocca una specie di pasticca.
- Mastica, è una compressa per il mal d'auto. -
Fregata! - Hai pensato proprio a tutto.... però se io volessi....potrei sempre togliermi da sola la benda.... ho le mani libere! - Dissi avvicinandole entrambe verso gli occhi per togliermi quell'aggeggio fastidioso che mi ostacolava la vista.
- Giulia non mi costringere a legarti le mani. Fai la brava! -
- Addirittura.... - Cercai di usare un tono di voce stizzito e offeso, ma non riuscivo a togliermi dalla faccia un sorriso. La situazione mi appariva veramente comica. Tom cercava con tutte le sue forze di portare a termine la sua "missione", ed io mi divertivo come una matta mettendolo in difficoltà. Infatti non ottenni l'effetto sperato. Solo una gran risata di Tom e le sue mani a tenere ferme le mie.
Accettai la situazione e iniziai a riflettere sull'ultimo cartello che avevo visto mentre percorrevamo la strada. C'erano ancora le indicazioni per l'aereoporto ma anche quelle per il mare. Niente mi era ancora di aiuto per scoprire dove mi stesse portando.
Dopo non molto tempo, l'auto si fermò. Non potevamo essere arrivati al mare quindi dovevamo sicuramente essere in aereoporto.... Non c'erano rumori però che me lo confermavano. Non sentivo nessun aereo in fase di atterraggio o di decollo. Non c'erano le voci agli altoparlanti che annunciavano i voli e neanche il brusio e il passeggìo delle persone in attesa. Ma solo, in lontananza, un rumore che non aveva mai sentito.
Dovevamo essere all'aperto. In uno spazio grande. Tom mi aveva presa per mano e mi conduceva con passo spedito. Ero tentata di usare la mano libera per alzare la benda, ma non volevo rovinarmi la sopresa e neanche tutto il lavoro e l'impegno che ci stava mettendo Tom. Via via che camminavamo il rumore si faceva sempre più forte finchè non mi fece salire delle scale. Sette o otto gradini, non di più. Poi mi fece accomodare in una poltrona molto ampia e comoda e mi legò in vita qualcosa. Era troppo grande per essere una poltrona di prima classe e poi capii che Tom era seduto di fronte a me. Non potevamo essere in aereo, forse un treno? Il rumore assordante si fece sempre più intenso e mi resi conto che iniziammo a muoverci dato che sentivo scuotermi. Poi sentii come un vuoto allo stomaco e capii che dovevamo per forza essere in aereo; quelle sensazioni le provavo solo quando volavamo.
- Adesso ti puoi togliere la benda. Ma dopo dovrai rindossarla. -
Non me lo feci ripetere due volte. Dopo che mi ero tolta quella specie di fazzoletto nero, cercai di sbattere le palpebre perchè riuscissi a mettere tutto a fuoco.
- So che siamo in aereo perchè nonostante la pasticca che mi hai dato prima, il mio stomaco ha queste reazioni solo quando volo. L'unica domanda a questo punto è: ma che razza di aereo è questo? - Mi guardavo intorno e vedevo tende da una parte e dall'altra dell'abitacolo, le poltrone sulle quali eravamo seduti erano di pelle beige, c'era una zona bar alla nostra destra e un grande divano con una televisione proprio dietro di noi. Poi una ragazza vestita da hostess ci si avvicinò.
- Posso portarvi qualcosa? - Domandò in inglese.
Non persi l'occasione. - Per me un bel prosecco grazie. - Non mi ero liberata del tutto dell'ansia da volo ancora, nonostante ormai fosse divenuto per me un mezzo molto abituale.
- Per me una birra. - Rispose Tom.
- Bene bene, siamo in aereo. Di chi è? -
- Ho la bocca cucita. E' inutile che ci provi. - Mi disse con un sorriso sulle labbra.
- Ok non me lo dire. Cercherò di godermi la sorpresa, contento? -
- Speriamo! Sei molto insistente! -
- E so essere molto convincente..... - Dissi forse con un pò troppa malizia.
- Oh, lo so! - Mi strizzò l'occhio e si mise a trafficare con il cellulare.
L'hostess arrivò poco dopo con le nostre ordinazioni e io trangugiai l'intero contenuto nel calice in un solo sorso. Tom e la ragazza mi guardarono sbalorditi.
- Che c'è? Sono nervosa quando volo. Ho bisogno di rilassarmi. Me ne porti un altro? -
L'hostess guardò prima Tom e poi, dopo aver ricevuto un suo cenno di assenso, si allontanò sorridendo.
- Devo chiedere anche il permesso per bere adesso? - Domandai incrociando le braccia al petto.
- No, però l'hai buttato giu talmente veloce che siamo rimasti sicuramente basiti. - Sorrideva ma non era del tutto rilassato. Chissà perchè......
Dopo circa un ora e mezza, l'hostess ci portò da mangiare. Erano già le otto e mezza e quindi ora di cena. Mangiai con appetito un piatto di pasta al pomodoro e della frutta. Poi, mentre cercavo di capire guardando dal finestrino dove fossimo, nonostante distinguessi solo delle luci perchè era già buio, Tom mi porse nuovamente la benda.
- Stai scherzando? -
- Giulia ti prego. Indossa questa stupida benda e non fare domande. Stiamo per arrivare e non voglio che tu veda dove stiamo andando. -
Lo guardai cercando di trovare un modo per rifiutare, ero troppo curiosa e poi questa storia del rapimento stava cominciando a stressarmi. Lui però mi sembrava combattuto. Un attimo prima sorrideva sereno e l'attimo dopo si muoveva nella poltrona agitato non trovando la posizione.
Decisi di dargli corda e di indossare di buon grado quel fastidioso fazzoletto.
Quando l'aereo toccò il suolo, Tom mi aiutò a rinfilarmi il cappotto che avevo tolto appena salita e a scendere le scalette di uscita. Non camminammo molto. Solo una decina di passi e poi mi aiutò a salire in una macchina. Lui si mise seduto di fianco a me ma, nonostante la macchina fosse partita, non indicò nessuna meta all'autista.
Avevo deciso di rimanere in silenzio, tanto non ne avrei ricavato niente. Se Tom avesse voluto dirmi qualcosa ormai lo avrebbe già fatto. Erano più di due ore che era cominciata questa storia del "rapimento" e lui non aveva mai accennato a niente che mi facesse anche solo lontanamente immaginare dove fossimo.
Avevamo preso l'aereo, ma essendo privato non eravamo ne partiti ne atterrati in luoghi dove io fossi già stata. Sapevo che gli aerei privati, avevano delle piste di atterraggio e decollo diverse da quelli di linea quindi non mi potevo appigliare a niente per capire dov'ero.
Dopo circa una mezz'ora, la macchina accostò e Tom mi aiutò a scendere e, prendendomi per mano, mi fece strada. Salimmo due o tre scalini e poi sentii una porta aprirsi e richiudersi velocemente alle nostre spalle. Poi sentii afferrarmi le spalle dal davanti.
- Tom? - Domandai in preda all'ansia. Quel contatto mi metteva in agitazione e non capivo perchè.
Improvvisamente sentii delle labbra posarsi sulle mie. Immediatamente mi allontanai da quel contatto, che mi sembrava stranamente familiare e spinsi via con tutte le mie forze chiunque mi avesse baciata mentre urlavo quanto fosse idiota. Con le mani andai subito a togliermi quella benda che adesso odiavo ancora di più e iniziai nuovamente a sbraitare. - Ma si può sap.... - Le parole mi morirono in gola. Rimasi completamente impalata. Strinsi più volte gli occhi per convincermi che non stavo sognando. Robert era di fronte a me che mi guardava con uno splendido sorriso. Era bello come il sole. I suoi occhi, come era sempre accaduto, mi ipnotizzarono e non potei fare a meno di saltargli al collo e iniziare a baciare ogni centimetro di lui.
- Tu sei completamente pazzo! -
- Si di te! - Mi disse Robert mentre si lasciava strapazzare da me.
- Ma come diavolo ti è venuta in mente una cosa così? E soprattutto dove siamo? - Mi carezzò una guancia e sorrise.
- Mi sei mancata. Siamo in un camerino del teatro che ospita la prima londinese di Remember me! - Mi staccai da lui per verificare che avessi capito bene quello che mi aveva detto. Londra. Ero di nuovo a Londra. Solo in quel momento notai come era vestito. Ero stata completamente rapita dal suo viso e dal suo sguardo per rendermene conto prima, ma indossava un paio di pantaloni blu, una camicia bianca e una giacca grigia. Era decisamente troppo elegante per come era abituato lui a vestirsi nella quotidianità.
- Come la premiere di Londra? - Domandai mentre una grande ondata di panico si stava riversando su di me. Non volevo indossare chissà che cosa, ma neanche presentarmi a tutti con un comunissimo paio di jeans, scarpe da ginnastica e una semplice maglia nera.
- Non ti fare prendere dal panico. E' tutto sotto controllo. La premiere inizia tra mezz'ora. Lì c'è il tuo vestito, lì lo specchio e là dietro - disse indicando un paravento alla sua sinistra -  Kendra che ti aiuterà con i capelli e il trucco. -
Rimasi impietrita. Guardai il vestito. Nero con un corpetto aderente senza spallini e una gonna di chiffon con un grande spacco sulla destra. Era meraviglioso. Non riuscivo a parlare o a muovermi tanta era la sorpresa. Tutto mi sarei immaginata, ma questo decisamente no. Vidi affacciarsi da dietro il paravento una ragazza sulla trenia bionda e anche motlo carina.
-Ciao io sono Kendra. - La guardavo ma non riuscivo a rispondere. Non sapevo come affrontare la situazione. Ero emozionata, fondamentalmente era la prima occasione ufficiale alla quale partecipavo in qualità di fidanzata di Robert.
- Amore tutto bene? - Chiese Rob vedendomi deglutire a vuoto carezzandomi un braccio e abbassandosi per guardarmi negli occhi.
- SSSi. - Riuscii a dire prima che questa Kendra mi portasse dietro al paravento.
Cercai di tranquilizzarmi e di razionalizzare. Avrei avuto Rob al mio fianco, quindi niente sarebbe potuto andare male. Mentre cercavo di liberarmi dei jeans e della maglia ripensai a Tom. Non era nella stanza.
Mi affacciai e vidi Rob seduto sul divanetto del camerino in attesa. Quando vide la mia testa spuntare da dietro quella paratia, non riuscì a trattenere un sorriso.
- Che c'è? -
- Dov'è Tom? -
- Si sta preparando in un'altra stanza. Ci sarà anche lui stasera. -
- E' stato veramente gentile e carino. Ho rischiato più volte di farlo impazzire. - Dissi mentre tornavo a svestirmi.
- Lo so. Mi teneva aggiornato! - Sorrisi. Io mi ero preoccupata perchè Rob era stato strano nell'ultimo periodo e lui invece, era stato impegnato ad organizzare tutto questo.
- Rob? - Chiamai riaffacciandomi al paravento.
- Si? -
- Lo sai che ti amo? - Non mi importava del fatto che ci fosse Kendra con noi, avevo bisogno di dirglielo.
- Anch'io Giulia. Anch'io. - Disse sorridendo e scuotendo la testa.-  Adesso muoviti, faremo tardi! -
Mentre continuavo a prepararmi, avevo già il vestito indosso e Kendra si stava occupando dei miei capelli, Robert mi stava raccontando di come e quando gli fosse venuta l'idea. Era stata Emilie, la sua co-protagonista, a suggerirgli questa cosa facendogli notare che la comparsata di Kristen a New York non doveva essere stata troppo facile da digerire per me. La ragazza già mi piaceva.
Quando Kendra dichiarò ufficialmente terminato il suo lavoro, mi venne in mente che non avevo scarpe adatte per quel vestito. Non potevo presentarmi con le scarpe da ginnastica e in valigia non avevo messo altro. Fino a quel momento avevo camminato a piedi nudi per la stanza, ma non potevo uscire in quel modo nonostante forse, sarebbe stato interpretato come un vezzo all'ultima moda.
Vidi Rob prendere una scatola da dietro il divano.
- Questa è per terminare l'opera. Anche se sei già bellissima. - Disse mentre mi porgeva un pacchetto. Scartai il regalo e mi ritrovai davanti un paio di sandali gioiello color oro con un tacco che doveva essere o di dieci o dodici centimetri.
Guardai Rob con occhi meravigliati. Mi sembrava di essere una principessa delle favole. Lui era il mio principe che, come Cenerentola, mi porgeva la scarpetta perfetta.
- Grazie.- Riuscii a dirgli prima di abbracciarlo.
- Per te è sempre poco. - Continuò lui carezzandomi la spalla.
Mi fece voltare verso uno specchio che stava di fianco al divano dopo che avevo indossato le sue scarpe. Ero terrorizzata che sarei inciampata o caduta con quei tacchi, ma per quel vestito erano perfetti. Chissà chi l'aveva aiutato.....
Mi guardai allo specchio e rimasi affascinata da ciò che vidi. Kendra mi aveva tirato su i capelli, in un'acconciatura molto semplice ma molto d'effetto. Un ciuffo mi ricadeva sulla sinistra e il trucco era leggero e molto fine. Il vestito mi calzava a pennello, sembrava cucito su misura. Rimasi completamente senza parole.
- Sei veramente splendida! Ricordami di ringraziare Emilie. -
- E' stata lei a scegliere tutto per me? - Domandai guardandolo.
- Già. E' molto dolce e disponibile. E' veramente una brava ragazza! -
- Deve esserlo sicuramente. E' fidanzata? -
- Giulia non sarai gelosa dopo che mi ha aiutato a fare tutto questo? -
- No, io chiedevo per Tom! - Dissi convinta. Questa Emilie mi piaceva ogni secondo di più. Non so perchè lo avesse fatto, ma dato che era stata tanto carina con me, volevo restituirle il favore presentandogli un ragazzo d'oro.
- E' per questo che ho fatto venire anche Tom stasera.... - Disse Robert sorridendo.
- Siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda. - Commentai prima di avvicinarmi e baciarlo. Non ci vedevamo da due mesi e anche se saremo stati sicuramente in ritardo, avevo bisogno di baciarlo. Ci stavamo spingendo un pò troppo in là, come nostro solito, dato che le nostre mani stavano vagando sul corpo dell'altro esplorandone ogni centimetro, quando sentimmo bussare alla porta e senza neanche aspettare una nostra risposta, si aprì. Tom comparve in tutto il suo splendore. Si era cambiato, indossava un completo grigio chiaro e una t-shirt bianca sotto con delle stampe. Sembrava più piccolo. Mi guardò compiaciuto.
- Piaciuta la sorpresa? -
- Molto. Grazie Tom. -
- Sei splendida lo sai. - Disse avvicinandosi e baciandomi una guancia. Arrossii immancabilmente. Era veramente dolce.
- Pronti? - Disse Robert prendendoci entrambi per mano.
- Si. - Rispondemmo in coro io e Tom.
Uscimmo da quel camerino e iniziammo a percorrere un lungo corridoio che ci avrebbe portati ad una uscita secondaria del teatro, a pochi passi dall'inizio del tappeto rosso.
Stavo per vivere la mia prima"passerella" accanto alle due persone per me più importanti al momento. Il mio cuore prese a battere forsennatamente e la mia ansia a crescere a dismisura proprio mentre la porta si stava richiudendo alle nostre spalle. Rob rafforzò la presa sulla mia mano e mi guardò tranquillizzandomi all'istante.
- Andrà tutto bene. Ricordati di respirare. -
- Ok. - Riuscii a rispondere, poi mi voltai davanti a me e appena svoltammo l'angolo una folla impazzita iniziò a urlare e la mia vista fu colpita da mille flash.
 
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Capitolo 19
*** La Premiere ***



Buongiorno a tutte! Sono qui con un nuovo capitolo. Spero che la mia storia non abbia stancato nessuno e che continui a piacere. Non prevedo molto alla conclusione anche se le idee continuano a fioccare. Ditemi voi se le devo sviluppare tutte o se sia il caso di fare una scelta mirata e arrivare "velocemente" alla fine.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che decidiate di lasciarmi un segno concreto del vostro passaggio. Per me è importante.
Detto questo, grazie a tutte quelle che seguono, ricordano e preferiscono. Un saluto a coloro che leggono e basta e un grazie infinito alla sempre presente AnnaDaiCapelliNeri (che dirti, dunque credo che per quanto riguarda Tom qui ci sia qualche indizio in più ma ancora non si sbilancia....sono contenta che ti sia piaciuta la sorpresa, il nostro Rob è tanto dolce...si si!).

Non aggiungo altro se non buona lettura.


Capitolo 19. La Premiere



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Ero veramente e letteralmente accecata e con grossi problemi di udito: non appena ci avevano visti arrivare, un boato era scoppiato e i flash ci avevano invaso.
- O cazzo! - Dissi scatenando le risate di Rob e Tom che mi stavano di fianco.
- Non te l'aspettavi, è? - Rispose Tom continuando a ridere voltandosi da una parte e dall'altra per farsi fotografare.
- Voi siete completamente pazzi! Per affrontare una ressa così dovevate prepararmi per mesi invece di catapultarmi in questo "bordello"! - Continuai guardandomi intorno mentre ero completamente abbarbicata al braccio di Rob.
- Andrà bene. Tranquilla. Respira e sorridi a tutti. - Mi soffiò Rob all'orecchio scatenando un'ulteriore ondata di flash. Come se fosse stato possibile. Non riuscivo veramente a capire quanti giornalisti ci potessero essere.
- Tu non mi molli un attimo però, vero? - Chiesi implorante a Rob.
- Veramente dovrei fare anche diverse foto con Emilie... - Rispose passandosi una mano tra i capelli. - Comunque c'è Tom con te, tranquilla ok? -
- E Ruby non c'è? - Domandai. Ruby era la bambina che aveva interpretato sua sorella nel film. Ero curiosa di conoscerla perchè Rob me ne aveva parlato spesso, confessandomi che era veramente un portento.
- No, è venuta a New York, qui non c'è. E' piccola. -
- Giusto, però poi Emilie me la presenti? -
Guardai prima Rob e poi Tom che mi sorrideva tranquillo.
- Certo tesoro. - Rispose Rob baciandomi la fronte scatenando ancora più urla e più flash.
- Giulia di qua! Robert di qua! Tom guarda qui! - Queste le urla dei giornalisti che si affacciavano a quelle transenne sporgendosi all'inverosimile.
Io camminavo, cioè facevo due passi ogni dieci minuti, mano nella mano con Robert mentre Tom, momentaneamente ci stava dietro. Cercavo di mantenere l'equilibrio su quelle trappole infernali di scarpe, poi vidi comparire Emilie con un bellissimo mini abito nero. Bionda com'era, stava davvero bene. Mi si avvicinò sorridendo.
- Ciao, tu devi essere Giulia. Io sono Emilie, piacere. -
- Piacere mio e grazie, grazie mille per tutto questo. - Risposi io stringendole la mano e indicando il vestito.
- Oh, figurati. Se non ci fosse stata materia prima, il vestito non avrebbe reso questo effetto. L'ho provato prima io, ma non ho le tue forme e sembravo annegarci dentro! - Ridemmo insieme. - Comunque sono felice che alla fine sei riuscita a venire anche tu. Mi dispiaceva saperti in disparte, soprattutto dopo che Kristen è venuta a New York. Rob mi ha confidato quanto ti avesse dato fastidio e io ti ho dato perfettamente ragione. Poi si è reso conto che se fosse successo l'inverso, sarebbe impazzito dalla gelosia e mi ha chiesto consiglio per rimediare. Ha rimediato? - Aveva parlato a raffica mentre i giornalisti continuavano a scattare foto e a chiamarci da una parte o dall'altra. Il tutto sempre con un gran sorriso. Come diavolo faceva?
- Direi di si. Non so che altro dirti se non grazie. Grazie mille! -
- Figurati. Solidarietà femminile! - Rispose mentre mi strizzava un occhio. - Ora se non ti dispiace te lo rubo per un pò di foto, noi ci vediamo dopo ok? - Continuò prendendo Robert sotto braccio e spostandosi in un'altra zona della passerella. Rob mi salutò con la mano mandandomi un bacio e ciò scatenò nuovamente delle urla fortissime da parte delle sua fan.
Mi ritrovai così nel bel mezzo del tappeto rosso completamente sola. Un'andata di panico mi invase. Iniziai a guardarmi intorno alla disperata ricerca di Tom, poi sentii posarmi una mano sulla schiena.
- Eccomi principessa! -
- Meno male sei qui. Non credo mi abituerò mai a questa cosa. -
- Perchè ancora non sei mai venuta ad una premiere di Twilight... -
- Perchè è peggio di così? - Chiesi incredula. Non poteva essere peggio. Oltre alle fan c'erano anche i giornalisti urlanti, i flash provenivano da ogni direzione, come poteva essere peggio?
- Molto peggio. La gente è tanta di più. Pensa che è esattamente il doppio. Più o meno direi che il frastuono di adesso a paragone è uno scherzo. -
- Stai scherzando? -
- Oh no. Proprio no mia cara. Vieni, entriamo intanto! - Tom mi prese per mano e uscimmo velocemente dal tappeto rosso mentre i gionalisti continuavano a chiamarci e a scattare foto.
- Ma Rob dov'è? - Chiesi mentre ci allontanavamo.
- E' là, sta firmando un pò di autografi. - Mi voltai nella direzione che mi aveva indicato Tom e lo vidi mentre, impegnatissimo e sorridente, si prestava alle attenzioni delle fan.


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Salimmo tre scalini e ci avviammo verso la sala dove avrebbero proiettato il film. Ci fecero accomodare in delle poltrone centrali rispetto allo schermo e naturalmente più appartate.
- E adesso? - Chiesi mentre mi sedevo.
- Adesso aspettiamo l'inizio del film. Sei pronta? -
Guardai Tom non capendo a pieno quanto mi aveva chiesto. - Si, perchè? -
- Rob ti ha parlato della trama del film vero? - Mi chiese sorridendo.
- Più o meno. -
- Cosa sai? -
- Perchè queste domande? -
- Volevo solo essere sicuro che fossi preparata, tutto qua? -
- Ti riferisci al fatto che vedrò il mio fidanzato baciarsi a tutto schermo con una fantastica biondina? - Chiesi cercando di farmi vedere tranquilla anche se non lo ero affatto. Sapevo che era il suo lavoro ma non era semplice accettare che il proprio uomo, baciasse un'altra donna praticamente sotto gli occhi di tutti. Però d'altro canto, ciò che mi rincuorava era che non era Robert che baciava Emilie ma Tyler che baciava Allie, come più volte mi aveva detto lo stesso Rob.
- Anche. Ma anche al fatto che non la bacierà solamente..... - Lasciò la frase in sospeso come se non avesse sganciato una bomba delle proporzioni epiche. Trattenni il fiato a lungo prima di parlare. Dovevo calmarmi.
- Cioè tu vorresti dirmi che anche in questo film, Rob deve far finta di avere rapporti sessuali? -
- E certo! Ormai è normale e poi, dato che c'è di mezzo una storia d'amore cosa credevi? - Giusto, cosa credevo? Non lo so neanche io cosa credevo. Solo non me l'aspettavo. Rob non me ne aveva mai fatto parola, neanche quando mi raccontava delle riprese. Perchè?
- Giulia? Tutto bene? - Mi domandò Tom scuotendomi dai miei pensieri.
- Si. Scusa, stavo pensando che Rob non me ne aveva parlato. - Risposi abbassando la testa.
- L'avrà dato per scontato. -
- Chi ha dato qualcosa per scontato? - Domandò Rob mentre prendeva posto vicino a me.
- No, niente. Lascia stare. - Rispose Tom girandosi dall'altra parte.
- Allora? Curiosa? - Mi chiese Rob mentre intrecciava le nostre dita.
- Molto. - Mi era uscita una voce strana nel dirlo. Volevo dimostrarmi tranquilla ma non credo che Rob se la sarebbe bevuta, era bravissimo ad individuare i miei stati d'animo. Fin dall'inizio mi aveva sempre capita al volo.
- Che c'è? - Infatti.
- Niente Rob davvero. Scusa. Sarà la tensione. Ma dimmi come sta andando? - Cercai di sviare il discorso. Prima di fare qualsiasi supposizione sbagliata volevo vedere il film. Magari Tom aveva esagerato, ma poi lui come faceva a saperlo? Ne aveva parlato con Rob? E perchè con lui avrebbe dovuto parlarne e con me no?
- Alla grande. Tu sei favolosa. Non hanno fatto altro che chiedermi di te. Certo anche del film ma tu sei talmente splendida che non potevi assolutamente passare inosservata. - Mi carezzò una guancia dolcemente e io spostai il viso affinchè quel contatto non terminasse subito. Avevo bisogno di lui.
- Eccomi. Pronti? - Chiese Emilie mentre si metteva seduta vicino a Rob interrompendo quel momento di intimità.
- Si certo. - Rispose Rob mentre le luci si abbassavano e i titoli di inizio comparivano sullo schermo. Presi fiato e mi concentrai sul film. Lo dovevo a Rob. Dovevo per forza provare a dargli fiducia e a concedergli il beneficio del dubbio.

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Quando i titoli di coda iniziarono a scorrere nel grande video della sala e nella platea si diffuse un applauso, non potei fare a meno di asciugarmi una lacrima. Il film era stato meraviglioso. Mi era piaciuto veramente tanto. Certo vedere Rob avvinghiato ad Emilie non era stato semplice all'inizio ma, fortunatamente, era andata meglio di quanto mi aspettassi. Avevo stretto la mano a Rob che, non aveva smesso una attimo di carezzarla, ma a parte quello, la mia gelosia non mi aveva annebbiato il cervello come avevo pensato. Ero riuscita veramente a vedere solo Tyler ed Allie e non Rob ed Emilie. E poi la storia mi aveva presa talmente tanto, che non riuscivo a pensare che quello sul video fosse il mio ragazzo. Riuscivo solo a trattenere le lacrime. Vedere questo ragazzo cercare di ribellarsi al mondo e poi finalmente trovarlo felice e pronto a tornare a sorridere, mi faceva stringere il cuore. Arrivata alla fine però, non avevo resistito. Ero stata tutta l'ultima scena a chiedere a Rob cosa stava per accadere perchè dalla musica in sottofondo e dal fatto che il film fosse drammatico, sapevo di non poter aspettarmi un lieto fine. Ma la conclusione di per se, mi prese alla sprovvista. Non mi sarei mai immaginata una fine tanto tragica.
- Che fai piangi? - Mi domandò Robert sorridendo.
- Sono un tipo che si impressiona molto si! Piango spesso quando guardo i film. Scusa. - Risposi asciugandomi la lacrima che mi stava solcando la guancia.
- E' il commento, se così si può definire, più bello che qualcuno abbia mai fatto vedendo un mio film. - Mi disse Robert mentre mi abbracciava. - Ti amo. -
- Anch'io Rob. Sei stato, anzi siete stati bravissimi. Sul serio. Mi è piaciuto tanto! -
- Anche a me! - Intervenne Tom facendo capolino dietro alla mia spalla.
- Allora abbiamo due nuovi fan? - Chiese Emilie.
- Già, così sembra. - Rispose Tom guardandola e sorridendo. Forse gli piaceva? Me lo auguravo, lei era così carina e Tom, secondo me, aveva proprio bisogno di un tipo come lei.
Ci alzammo tutti e quattro e insieme ci dirigemmo verso l'uscita.
- E adesso che facciamo? - Chiesi sperando di poter andare a togliermi quelle maledette scarpe dai piedi. Me li stavano torturando. Nonostante fossimo stati seduti nell'ultima ora e mezza, i miei poveri piedini non avevano smesso di soffrire.
- Adesso io e te andiamo in quella macchina, - disse Robert indicando due limousine che erano parcheggiate lungo la strada subito all'uscita del teatro - mentre Tom e Emilie nell'altra. - Continuò facendomi l'occhiolino.
- Bene. Allora a dopo? - Dissi mentre salutavo Tom ed Emilie che ci guardavano sospettosi mentre, accompagnati dai sempre presenti e fedelissimi Jack e Paul, ci dirigevamo verso la macchina.

- Dove mi porti? - Domandai appena partiti.
- Ad una festa. - Disse lui sorridendo.
- Che festa? -
- Quella dell'after-party! - Rispose lui come se per me dovesse essere ovvio.
- Non capisco.... -
- La festa per la premiere del film. Con tutta la troupe, o comunque quella che è potuta venire a Londra, ed alcuni amici. -
- Amici? - Domandai sempre più confusa.
- Si, Sam, Marcus e Bobby ma anche Ashley, Jackson e Kellan. Forse anche Nikki.... - Rispose lui con fare casuale toccandosi il mento con le dita.
- Così stasera conoscerò parte del cast di Twilight? - Ero curiosa di conoscerli. Certo ero un pò in imbarazzo; fondamentalmente loro di me sapevano solo che ero la causa per cui la loro amica Kristen aveva sofferto. Chissà come mi avrebbero accolto.
- Sei nervosa? -
- Un pò. Che dici, come mi accoglieranno? -
- Tranquilla. L'osso duro è solo Nikki dato che conosce Kristen da una vita, ma gli altri sono a posto. Mi hanno visto "rinascere" vicino a te quindi sono solo curiosi. - L'osso duro sarebbe stata questa Nikki. Bene. Che ansia....
- Ok. Tu come stai? - Sapevo che per lui il cast di Twilight era come una seconda famiglia e che quindi il fatto che mi accettassero era importante.
- Io benissimo. - Mi si avvicinò lentamente con un sorrisino malizioso e fece incontrare le nostre labbra in un bacio dolcissimo all'inizio. Via via che ci facevamo travolgere dalla passione però, il bacio divenne più intenso e fu quasi impossibile trattenerci. Non so come mi ritrovai a cavalcioni su di lui impegnata a sganciargli la camicia mentre gli baciavo il collo. Lui mi aveva già sfilato gli slip e stava facendo vagare le sua mani sul mio corpo provocandomi dei brividi ogni volta che mi sfiorava. Era passato troppo tempo dall'ultima volta e il mio bisogno di lui era diventato insostenibile.
- Rob? - Mugolai.
- Mmmh? -
- Non stiamo andando oltre? - Eravamo in limousine con Jack e Paul seduti davanti. Sapevo che loro non potevano sentirci o vederci ma non sapevo se avremmo avuto il tempo materiale dato che non conoscevo la nostra destinazione.
- Mi sei mancata troppo.....non posso aspettare......ho bisogno di te.....adesso..... - Continuò lui prima di avvolgermi in un bacio che di casto non aveva niente. Le mie quasi inesistenti resistenze, crollarono nell'arco di un secondo e non potei che farmi travolgere dalla passione.

Stanca e stravolta, mezz'ora dopo, entravo abbracciata a Rob, nel ristorante che ospitava la festa.

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Capitolo 20
*** L'incontro ***


Ciao a tutte. Mi scuso con il ritardo ma prima il mio bimbo si è ammalato e poi l'ispirazione mi aveva abbandonata. Non che adesso sia tornata prepotentemente ma la voglia di scrivere si e quindi spero di aggiornare presto. Non so se il capitolo mi piace o no, ho fatto del mio meglio e spero di aver reso l'idea. Fatemi sapere anche se così non fosse.
Ringrazio come sempre chi segue, chi ricorda e chi preferisce ma anche chi legge solamente.
Un grazie infinito invece va alla sempre presente AnnaDaiCapelliNeri, che è così carina da lasciarmi sempre un opinione in merito. (Spero che il capitolo ti piaccia).

Adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura.








Capitolo 20. L'incontro


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Quando entrammo nel locale la mia attenzione non potè che gravitare attorno agli splendidi mobili che adornavano la stanza. Era un locale molto alla moda e di lusso e lo si notava da tutto quello che ci circondava: i camerieri avevano tutti lo smoking e una grande fontana con statua annessa, faceva bella mostra di sè all'ingresso.
Rob si avvicinò al bancone occupato da un signore sulla cinquantina che stava dritto ed impettito con un gran sorriso, sicuramente falso, disegnato in viso.
- Salve sig. Pattinson. Gli altri la stanno aspettando nell'altra stanza. - Ci sono anch'io è......
- Grazie, grazie mille. Quando arriva la signorina De Ravin la faccia accomodare al nostro tavolo con il suo accompagnatore ok? -
- Veramente la signorina è già arrivata. La aspettano di là signore. Buona serata. - Il "pinguino", abbassò lo sguardo con fare casuale senza neanche avermi rivolto parola. Non persi tempo e con aria di sfida gli sussurrai
- Buonasera.... - Lui mi guardò come se prima non mi avesse affatto notata. Impossibile sono praticamente l'ombra di Rob....

- Buonasera signorina. -
- Grazie ancora. - Disse Rob mentre mi trascinava dentro
interrompendo lo sguardo omicida che stavo riservando a quell'uomo. Odio la maleducazione.
-
Credo che se il tuo sguardo avesse poteri sovrannaturali, l'avresti sicuramente ucciso..... - Rob mi si avvicinò per parlarmi all'orecchio mentre non poteva trattenere un sorriso.
- Non ci trovo niente di comico nella maleducazione..... - Risposi un pò stizzita.
- Ok è vero hai ragione, ma quando ti imbronci, se fosse possibile, sei ancora più bella.... - Mi posò la mano sulla schiena scatenando una forte scarica elettrica.
- Così non vale però, lo sai che quando fai lo sdolcinato mi arrendo subito. - Mi fermai per guardarlo direttamente negli occhi. Un colpo al cuore come la prima volta.
- Sono contento di farti questo effetto. - Disse prima di far incontrare le nostre labbra in un bacio molto intenso.
Si staccò e poggiò la fronte contro la mia. - Dobbiamo andare. - Aveva la voce roca come quando era emozionato.
- Anch'io sono contenta di farti questo effetto. - Dissi staccandomi da lui e prendendo un gran respiro.
Senza aggiungere altro, mano nella mano, ci dirigemmo verso il tavolo che evidentemente doveva essere il nostro. Rob si muoveva con gran sicurezza, come se fosse impaziente di arrivare. Forse era davvero così.
Quando giungemmo al tavolo, tutti erano occupati in una conversazione. Cercai con lo sguardo Tom ed Emilie, forse erano gli unici sui quali, oltre Rob, potevo fare affidamento. Quando incrociai i loro sguardi, mi sembravano fintamente rilassati. Non conoscevo bene Emilie, però mi sembrava comunque molto diversa da prima. Magari era solo lo stato d'agitazione che provavo. Ero veramente ansiosa  di conoscere quelli che Rob considerava quasi una famiglia. Mi aveva raccontato che praticamente da subito, sul set si era stabilita una grande complicità tra loro. Non si aspettavano certo tutto il successo che avevano avuto, ma questo era servito per unirli ancora di più.
- Ciao io sono Ashley. - Una ragazza meravigliosa, con un corpo da favola, mi si avvicinò parlando con una voce molto suadente.
- Io sono Giulia. - Risposi.
- Oh, sì, Rob ci ha parlato tanto di te. - Guardai Rob per averne conferma. Lui mi guardava quasi adorante. - Loro sono Kellan e Jackson. - Continuò Ashley. Due ragazzi, anche loro molto più affascinanti di quanto immaginassi, mi si avvicinarono sorridenti.
- Finalmente questo uomo delle caverne ha deciso di farci incontrare! - Esclamò quello più grosso dei due. Kellan ovviamente. Rob me ne aveva parlato spesso. Lo definiva un ragazzo molto esuberante e "alla buona".
- Grazie per la definizione gentile che hai usato per descrivermi Kell. - Rispose Rob sorridendo e dando una pacca sulla spalla dell'amico.
Vidi Jackson e Ashley scambiarsi uno sguardo complice. Sapevo che stavano insieme, me lo aveva detto Rob. C'era qualcosa però, nel loro sguardo che non mi convinceva. Non si guardavano come due innamorati, ma come se avessero avuto qualcosa da nascondere. A chi però?
- Avanti siediti così ci beviamo una birra..... - Mi incoraggiò Jackson.
- Vado io ad ordinare qualcosa al bar, voi state comodi. - Intervenne Tom. Prima di alzarsi però, mi riservò uno sguardo strano. Preoccupato? Ansioso? Allarmato? Non riuscivo a decifrarlo. Poi vidi Ashley trascinare Rob in un angolo appartato.
- Allora? Raccontaci come hai fatto ad accalappiare il nostro Rob... - Mi chiese Kellan.
- Scusa ero distratta, dicevi? - Non riuscivo a smettere di guardare Ashley e Rob che parlavano animatamente. Quello che più mi impressionò, fu il fatto che Robert era chiaramente contrariato. Lo vedevo che continuava a sbuffare e a passarsi le mani tra i capelli.
- Ehi! Ci sei? - Domandò nuovamente Kellan.
- Qualcuno di voi vuol dirmi cosa succede? - Sapevo che mi stavano nascondendo qualcosa. Non era un atteggiamento normale quello che avevano avuto. E poi Tom che prima mi fissava in quel modo, Emilie che si era dileguata e Rob che stava continuando a discutere con Ashley torturandosi i capelli. Feci per alzarmi ma Kellan mi bloccò.
- Tranquilla, adesso viene Rob e ti spiega tutto. - Disse serio.
Sbuffai. - Ce l'aveva detto che eri un tipo sveglio...... - Commentò Jackson.
- Vorrei solo capire cosa sta succedendo. Non è normale il fatto che Tom ci stia mettendo un secolo con le ordinazioni, che Emilie si sia dileguata e che Rob sia stato preso in ostaggio da Ashley. Io sono qui con voi ragazzi che, non per offendervi, siete molto gentili, ma non vi conosco affatto e mi sembra che vogliate solo tenermi lontana da Rob per non so quale motivo. Credevo che il problema sarebbe stato con questa Nikki, o come cavolo si chiama, così mi aveva detto Rob, ma non con voi..... -
- Perspicace la ragazza.  Noi non abbiamo alcun problema con te. Anzi. Comunque niente di che, tranquilla. - Disse Kellan.
Vidi Rob guardarmi tristemente e avvicinarmisi.
- Prometti che non ti arrabbierai? - Mi domandò abbracciandomi.
- Rob, così mi fai paura, che è successo? -
- Prima promettimi che cercherai almeno di mantenere la calma..... - Continuò lui con la fronte appoggiata alla mia.
- Allora l'ha presa bene...e noi che ci siamo preoccupati fino ad ora per niente, è Ash? - Disse Tom mentre si sedeva nuovamente al nostro tavolo. Nell'arco di un secondo quattro coppie di occhi lo fulminarono letteralmente. Io ero sempre più confusa.
- Che ho detto? - Chiese ancora Tom ricevendo solo un colpo in testa da Ashley.
- Sta zitto! - Rimarcò poi lei.
- Adesso mi sto agitando. Dimmi che succede. -
- Tu prometti? -
- Rob avanti. Sono grande abbastanza da capire che non è nè il luogo nè il momento di fare scenate. Voglio solo capire perchè improvvisamente mi sento l'unica cretina che non sa le cose. -
Rob chiuse gli occhi. - Ok, di là in bagno oltre a Nikki c'è anche Kristen. - L'aveva detto tutto d'un fiato, stringendo maggiormente i miei bracci. Raggelai completamente. Non potevo crederci. Cosa diavolo ci faceva anche qua a Londra quella ragazzina? Stava cominciando a darmi sui nervi. Tutti mi stavano guardando con occhi compassionevoli, come se fosse inevitabile una mia sfuriata. Tutti tranne Tom, che sorrideva tranquillo mentre continuava a trangugiarsi la sua birra. Dovevo cercare assolutamente di mantenere la calma. Non potevo contraddirmi proprio ora. Gli avevo appena detto di sentirmi grande abbastanza, non potevo assolutamente farmi sopraffare dalla rabbia.
Poi Kristen e Nikki comparirono con un gran sorrisone al nostro fianco.
- Robert! - Urlò Nikki prima di abbracciarlo. Kristen mi guardava con un sorrisino alquanto compiaciuto.
- Ciao. - Dissi ad entrambe. Mi dovevo dimostrare superiore e all'altezza.
- Ciao. - Rispose Nikki. Kristen mi squadrò e poi abbracciò Rob.
- Piaciuta la sorpresa? - Domandò a Rob che nel frattempo era rimasto letteralmente immobile. Sembrava una statua. Deglutì. Vidi il suo pomo d'adamo alzarsi ed abbassarsi velocemente.
- Certo, come no! - Rispose sarcastico.
- Tranquillo veniamo in pace. Dì al tuo cane da guardia che può rilassarsi. - Continuò Kristen indicandomi. Come mi aveva chiamata?
- Scusa? - Chiese Rob indignandosi.
- Parla con la tua fidanzata, mi sta letteralmente massacrando con lo sguardo..... -
- Io, cosa? - Chiesi forse con la voce leggermente più alta.
- Kristen falla finita subito. Se sei venuta qui per rovinarmi la serata, ci sei già riuscita, non sfidare oltre la sorte, ok? - Continuò Rob.
- Io non ho rovinato niente a nessuno, sono solo venuta a festeggiare un nuovo successo del mio "amico". - Mimò le virgolette ad amico e la mia finta calma, si stava sempre più disintegrando. Avanti, prima mi aveva chiamata "cane da guardia", poi aveva fintamente chiamato Rob "amico", non potevo reggere all'infinito....
- Certo, certo. - Rispose ancora Rob sbuffando e venendo ad abbracciarmi. - Tranquilla, ok? - Mi soffiò all'orecchio. Lo guardai. Era veramente dispiaciuto e ansioso per la piega che aveva preso la serata e al tavolo l'aria si era fatta veramente elettrica. Mi voltai verso Kristen e indossai la maschera da "paraculo" che generalmente riservavo alle persone che non mi stavano troppo simpatiche. Ma dovevo fare buon viso a cattiva sorte e quindi era l'unica soluzione per evitare inutili "spargimenti di sangue".
- Bè allora benvenuta. Spero che la serata sia di tuo gradimento. Io non ho problemi con te e spero che tu non ne abbia con me. -
- Veramente qualcuno ne avrei dato che ti sei messa in mezzo e mi hai soffiato il ragazzo.... - Ribattè lei stizzita dal mio modo di fare gentile.
- O avanti Kris, te l'ha detto in milioni di modi diversi Rob che non è andata così, adesso non fare la bambina capricciosa. - Disse Ashley. Questa ragazza, oltre ad essere bellissima e ad avere un grande senso estetico, cosa che non si poteva certo dire anche di Kristen dato che indossava solo un paio di jeans e una felpa, cominciava a starmi simpatica.
- Adesso che fai la difendi anche? - Continuò Kristen sempre più infastidita.
- Io non ho bisogno di essere difesa da nessuno. Comunque, già che siamo qui e che dobbiamo condividere almeno la prossima ora, ti pregherei, per il bene che dici di volere a Rob, di cercare di mantenere un atteggiamento decoroso. Io non ti darò fastidio in alcun modo, cercherò di essere trasparente ai tuoi occhi, però ho bisogno che la finisci con le tue battutine acide e idiote. Adesso non è il momento. E' la serata di Rob e voglio solo che lui sia sereno e che se la viva con tutti i suoi amici, tu compresa dato che lui ti considera tale. Detto questo, se domani o anche dopo il party, vorrai sfogarti con qualcuno io sono disponibile. Ti capisco, lo so per esperienza cosa si prova ad essere lasciati dalla persona che si ama. Certo tu devi anche lavorarci insieme e per questo ti ammiro ancora di più perchè non so se sopporterei la situazione, però ti prego, cerchiamo di non rovinare la serata a Rob. Ti chiedo solo questo. Dopo se vuoi potrai insultarmi quanto vorrai. -
Un silenzio incredulo invase il tavolo. Tutti mi guardavano strabiliati. Kristen non so se avrebbe voluto sprofondare o semplicemente uccidermi, ma aveva uno sguardo indecifrabile.
- E brava la nostra italiana! - Tom interruppe quell'innaturale silenzio e scatenò l'ilarità di tutti. Eccetto Kristen che stringeva i pugni e aveva lo sguardo basso.
- Ti amo. - Mi sussurrò all'orecchio Rob.
Mi voltai verso di lui e gli sorrisi. Non volevo far infuriare Kristen, gli avevo promesso che per lei sarei stata invisibile e così volevo che fosse. - Anch'io, credimi. - Gli risposi. Poi gli feci segno di farla finita indicando nuovamente Kristen. Lui mi fece l'occhiolino e mi strinse la mano sotto il tavolo.
Kristen era rimasta tutto il tempo ad occhi chiusi. Poi alzò lo sguardo su di me. Incrociai il suo sguardo e notai immediatamente tutto il tormento interiore che doveva provare. Mi sembrava davvero di rivedere me stessa e mi si stringeva il cuore. Non ero normale, non potevo provare pena per la ex ragazza del mio fidanzato ma era così e non potevo farci niente.
Kristen si alzò e fece per andarsene.
- Avanti Kristen non è necessario che tu te ne vada. Lo so che la situazione non è semplice. - Gli disse Nikki.
- Resta Kris. - Rimarcò Ashley
Rob mi guardò e io gli feci cenno di si con la testa. Mi dispiaceva vederla andare via in quel modo. Fondamentalmente era più il suo mondo che il mio e poi c'erano tutti i suoi amici. Non era giusto.
- Kris non andartene, non sarebbe la stessa cosa senza di te.... - Disse Rob.
Lei lo guardò con le lacrime agli occhi e sorrise dolcemente. Forse non era quella stronza che mi ero immaginata. Forse non era poi così male. Forse l'avevo giudicata troppo in fretta dopo il nostro primo incontro. E poi, se Rob ci era stato tanto tempo, evidentemente ne doveva valere la pena. Certo non sarebbe mai diventata la mia migliore amica, ma non volevo continuare ad essere ossessionata negativamente dalla sua costante presenza. D'altra parte, ancora Rob doveva frequentarla per almeno altri due anni e mezzo per lavoro ed io non volevo e non potevo farci niente.
Kristen mi guardò nuovamente in cerca di non so cosa. Forse voleva sapere cosa ne pensavo?
- Va bene resto. Però poi dobbiamo parlare. - Mi disse.
- Certo, non ci sono problemi. - Risposi.

La serata poi trascorse molto più tranquillamente. Certo non era stato semplice dato che non volevo in alcun modo ostentare la mia presenza vicino a Rob. Però avevo avuto modo di parlare con Ashley, Kellan e Jackson e loro mi avevano incoraggiata. Mi avevano detto che avevano visto Rob rinascere da quando stava con me, e loro volevano assolutamente aiutarlo a mantenere questo "stato di grazia". Gli volevano bene e si vedeva, nonostante non perdessero occasione per prenderlo in giro. L'alcool aveva sicuramente aiutato ad allentare l'atmosfera perchè Nikki mi aveva sorriso anche un paio di volte e io, nonostante tutto ero serena. Avevo conosciuto le persone più importanti per Rob e lui sembrava fiero di me. Forse era l'amore che mi guidava, ma non ero mai stata così brava con i rapporti personali. A parte le mie amiche storiche, avevo tanti conoscenti ma nessuno che reputavo un amico. Invece, con gli amici di Rob, specialmente con Tom, era stato tutto facile.
- Allora? Come ti senti? - Mi chiese proprio Tom avvicinandosi mentre Rob era andato a salutare alcuni amici prima di andarcene.
- Sto bene Tom. Tu e Rob siete davvero fratelli secondo me, mi fate di continuo le stesse domande. - Gli dissi ridendo.
- Siamo fratelli di sangue, quindi è come se lo fossimo. - Mi rispose dopo un attimo di esitazione.
- Fratelli di sangue? - Chiesi.
- Si da piccoli ci siamo tagliati un dito e abbiamo unito le nostre ferite promettendoci che saremo stati amici per sempre. - Mi confessò mentre arrossiva e abbassava lo sguardo.
- Che carini! -
- Chi è carino? - Domandò Rob raggiungengomi.
- Tu. - Gli dissi prima di sfiorargli le labbra con un bacio. Lui sorrise.
- Avanti cercate di non fare troppo gli smielati davanti a me...- Commentò Tom.
- Che c'è? Sei geloso Sturridge? - Chiese Rob guardando l'amico mentre mi abbracciava e mi faceva strada.
- Può essere. - Rispose lui mentre ci seguiva.
- Non torni a casa con Emilie? - Chiesi io speranzosa.
- Perchè dovrei tornare a casa con lei? -
- Avanti Tom, pensavo che ti piacesse.... - Continuai io.
- Si mi piace, certo che mi piace, ma lei domani doveva alzarsi presto e mi ha salutato già da un pò...-
- Davvero? Non me ne sono neanche resa conto...- Effettivamente adesso che Tom me lo aveva fatto notare, non la vedevo più già da un pò ma non pensavo che se ne fosse andata dato che non mi aveva salutata.
- Se ne è andata mentre eri in bagno con Ash, un pò ti ha aspettato poi mi ha detto di salutarti e ha preteso il tuo numero, ha detto che ti chiamerà domani. - Disse Rob ricordandosi improvvisamente quanto gli aveva detto Emilie. - Scusa. Colpa mia. Mi ero dimenticato di dirtelo. -
- Mi sembrava strano che se ne fosse andata senza salutare.... -

Jack e Paul ci accompagnarono tutti e tre a casa. Il viaggio in macchina trascorse con Tom e Rob che non facevano che complimentarsi per l'atteggiamento che avevo avuto con Kristen. Certo non ci eravamo più rivolte la parola, ma lei aveva detto che mi voleva parlare e per tutta la serata non aveva fatto neanche un commento o una battuta su me o Rob e questo mi faceva sentire fiduciosa.

La serata era stata piena di sorprese e mi sentivo veramente esausta. Volevo aspettare Rob ad addormentarmi, ma non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Lui aveva preferito farsi subito una doccia, io invece appena mi ero tolta il vestito e le scarpe non ero riuscita a non buttarmi sul letto. Stavo ripensando agli eventi del giorno quando Morfeo mi accolse tra le sue braccia.

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Capitolo 21
*** Amicizie ***


Ciao a tutte e buongiorno. Sono qui con un nuovo aggiornamento. Il capitolo non mi piace un gran che effettivamente ma non mi è uscito niente di meglio. Spero solo che a voi non faccia proprio schifo. Ringrazio tutte come sempre. Vi adoro.
AnnaDaiCapelliNeri: Ancora non è il momento del chiarimento con Kristen ma arriverà presto. Prima ci sono altre questioni da risolvere. Grazie ancora per i tuoi commenti.

Spazio pubblicità: Se vi va vi chiederei di leggere la mia nuova storia. E' ancora all'inizio ma spero che decidiate ugualmente di dare un'occhiata. C'è sempre Rob come protagonista e poi Emma, una ragazza di 30 anni con un bimbo e sposata. Non dico più niente, spero solo di avervi incuriosito un pò. Mi farebbe proprio piacere ritrovarvi anche di la. La storia si intitola Sette GiorniVorrei mettervi il link ma non ci riesco, spero riusciate a trovarla.
 
Bene non aggiungo altro se non buona lettura.


Capitolo 21. Amicizie


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La mattina successiva, mentre la luce filtrava dalle finestre, aprii gli occhi. Avevo ancora le immagini di un vestito bellissimo e di un Robert assolutamente favoloso davanti agli occhi. Credevo che la mia fantasia avesse ancora una volta galoppato e che mi fossi immaginata tutto. Poi mi resi conto che non avevo sognato. Avevo veramente vissuto la mia prima premiere con Robert. Mi voltai ad osservarlo: pacifico e tranquillo dormiva di fianco a me. I capelli gli cadevano disordinati sul viso, il filo di barba lo rendeva sexy nonostante dormisse a bocca semiaperta. Non riuscii a frenare la mia mano che lesta, andò immediatamente a carezzargli i capelli cercando di ricomporli un pò. Adoravo la morbidezza e la consistenza dei suoi capelli tra le dita. Gli uscii un mugolio che non riuscii ad interpretare in alcun modo. Si mosse e girò il viso dall'altra parte mostrandomi la schiena. Brutta mossa. Quando vidi tutto quel ben di Dio a portata di mano, non riuscii a trattenere l'impulso di abbracciarlo da dietro e inspirare a pieni polmoni il suo odore. Mi era mancato terribilmente e oltre tutto mi ero preoccupata del suo atteggiamento schivo così che la lontanzanza era diventata ancora più insopportabile.
Sentii stringermi le mani e poi un risolino sommesso.
- Buongiorno. - Disse prima di voltarsi e baciarmi la fronte.
- Buongiorno a te. - Risposi baciandogli il mento.
- Ieri sei crollata subito.... - Continuò lui.
- Ero stanca morta. Prima l'ansia del viaggio, poi la premiere a sorpresa, poi l'incontro con Kristen e gli altri...appena ho toccato il letto mi sono addormentata subito. Volevo aspettarti ma non ho resistito. Mi perdoni? - Chiesi staccandomi da lui e guardandolo nei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Mi carezzò una guancia e poi posò un dito sulle mie labbra. - Tu mi regali un buongiorno come si deve? - Domandò malizioso mentre con il dito continuava  a vagare sulle mie labbra.
Presi quel dito birichino e lo fermai con i denti, in un dolce morso. Poi iniziai a leccarlo con la lingua non distogliendo gli occhi dal suo sguardo. Lo vidi mordersi le labbra e sorridere. - Dipende da cosa intendi per un buon buongiorno... - Gli sussurrai mollando il dito e andando a riservare lo stesso trattamento al suo collo e al lobo dell'orecchio.
- Come inizio non c'è male... - Disse prima di issarmi sopra di lui e iniziando a far vagare le mani sulla mia schiena nuda, scoprendola dalla maglietta che avevo indossato per dormire.
I suoi baci, le sue carezze, i suoi sospiri, il suo corpo, tutto di lui mi faceva fremere. In poco tempo raggiunsi l'apice del piacere e niente mi gratificava di più del sapere che immediatamente dopo, sarebbe arrivato anche lui al mio stesso punto. Mi strinse forte e mi baciò con foga mentre l'orgasmo lo raggiungeva.
- Questo è in assoluto il buongiorno che preferisco. - Disse mentre si distendeva al mio fianco completamente nudo.
Mi tirai su e appoggiai il gomito sul letto sorreggendomi la testa. Con l'altra mano gli carezzavo il petto.
- Che programmi abbiamo oggi dato che mi hai rapito? -
- Sicuramente dobbiamo andare a trovare i miei altrimenti mia madre mi uccide se sa che sei qui e non ti ho portata da lei, poi devo passare da Steph ma per il resto è tutto da organizzare. - Sua mamma. Non vedevo l'ora di rivederla. Era stata tanto dolce e carina in questi mesi che io e Rob eravamo lontani. Mi aveva chiamata spesso e mi aveva anche consolato quando aveva saputo che Kristen era andata alla premiere di New York alla quale io non ero potuta andare. "Ci saranno sicuramente altre occasioni" mi aveva detto per consolarmi. Aveva ragione. Era veramente una persona speciale.
- Ho voglia di vedere tua madre, è sempre così carina con me.... -
- Certo, perchè sa che mi rendi felice. - Mi rispose baciandomi una guancia.
- Quanto tempo abbiamo? - Domandai in un sussurro. Sapevo che avevamo poco tempo. Lui doveva sicuramente ripartire per continuare la promozione del tour e poi doveva ripetere alcune scene a Budapest per Bel amì.
- Non lo so di presciso veramente. Dobbiamo andare da Steph proprio per quello. - Mi carezzò i capelli e mi guardò con una dolcezza assoluta.
- Tom mi aveva detto che dovevo stare via una settimana.... - Spiegai mentre non riuscivo a trattenere la tristezza che stava arrivando, consapevole che avremo avuto pochissimo tempo da trascorrere insieme.
- Non credo sarà possibile...vorrei....ma.....non credo..... -
- Non dire niente, lo so, è il tuo lavoro ed è giusto così. Tra poco conosceremo la nostra sorte.... - Dissi tentando si sorridere e farmi forza alzandomi dal letto.

Dopo un'abbondante colazione a base di latte e cereali, e dopo un'ora Jack e Paul ci avevano accompagnati davanti all'ufficio di Steph. Non avevamo incontrato Tom quella mattina. O meglio dormiva beato quando eravamo usciti di casa. Così gli avevamo lasciato un messaggio sul frigorifero dove gli indicavamo i nostri programmi per il giorno di modo che anche lui potesse organizzarsi già che pranzavamo da Claire ed era stato invitato anche lui. Non aveva resistito, quando Rob gli aveva raccontato cosa mi avevano "combinato" i due teppistelli, come gli piaceva chiamarli a lei quando erano piccoli, aveva voluto assolutamente anche Tom a pranzo con noi. Era considerato uno di famiglia e poi non potevi non volergli bene. Era veramente tanto dolce e per Rob, ma da un pò anche per me, era un ottimo amico.
Entrammo in ufficio e Steph ci fece accomodare. Poi iniziò una lunga chiaccherata con Rob, anche se era praticamente un monologo dato che lui rispondeva solo con tre parole: si, no, certo. Alla fine del discorso però, il concetto era che Rob doveva ripartire al massimo il giorno dopo per Budapest.
Robert mi guardò. Voleva capire fino a che punto ci fossi rimasta male e avessi retto nuovamente la sua partenza. Non poteva fare altrimenti però e poi, questi due giorni insieme erano stati un dono. Non dovevamo rivederci prima di maggio, quindi non mi potevo lamentare.
Gli sorrisi e gli strinsi forte la mano. - Va bene, tranquillo. Immaginavo, è già tanto che abbiamo altre ventiquattro ore di tempo da trascorrere insieme. -
- Sei fantastica. - Mi disse portandosi il dorso della mia mano sulla bocca e baciandolo.

In macchina, mentre stavamo raggiungendo la casa dei genitori di Rob, il mio cellulare vibrò. Un messaggio. Lo presi dalla borsa mentre Rob parlava con Jack sulla strada da fare per evitare i soliti giornalisti che attendevano davanti a casa Pattinson.
Noemi. "Allora? Come è andata lo sorpresa?" Evidentemente lei era a conoscenza dei programmi che mi riguardavano. Risposi con un sorriso sulle labbra " Tutto alla grande. Credo che se vai a vedere ci saranno sicuramente le foto su internet....Così tu sapevi.....". La sua risposta non si fece attendere "Foto già viste, stavi una favola! E certo che sapevamo.....Come va?" Sicuramente si immaginava che nonostante fossi entusiasta del fatto che avessi potuto rivedere Rob prima del previsto, avrei anche dovuto salutarlo quanto prima.... "Bene anche se domani riparte..... Devo godermi il momento no?" Non volevo apparire troppo pessimista.... Dovevo accontentarmi di ciò che potevo avere adesso. Infondo avevo molto di più di quanto avessi mai potuto anche solo lontanamente immaginare. Rob era ancora al mio fianco e presto avremo festeggiato il nostro primo anno insieme. Dovevo solo essere grata. " Non fare finta con me, lo so che ci stai male. Devi solo avere pazienza e presto sarete di nuovo insieme ok?" Certo. Avere pazienza. Non poteva essere diversamente. "Ok. Grazie. Ci vediamo quando torno anche se ancora non so quando....." Effettivamente non sapevo proprio niente. " Fammi sapere quando arrivi comunque ok?" "Ok. Ciao."
-
Cosa ti fa sorridere così? - Mi chiese Rob mentre rimettevo il cellulare in borsa.
- Noemi. Voleva sapere come era andata..... Avevi informato proprio tutti è? -
- Già. Per queste cose c'è sempre bisogno di una mano no? -
- Certo. Senti ma quando ho l'aereo per tornare a casa? - Domandai. Speravo presto. Non volevo restare a Londra senza di lui. La malinconia sarebbe stata ancora più insopportabile.
- Devi chiedere a Tom veramente, dato che è venuto lui a prenderti ha pensato lui a tutto..... - Rispose massaggiandosi la nuca.
- Ma l'aereo di chi era? -
- Di Pierce. E' stato tanto gentile da prestarmelo per farti questa sorpresa.... - Disse sorridendo. Pierce. Pierce Brosnan. L'avevo conosciuto la sera presedente alla festa della Premiere. Era stato molto simpatico e disponibile.
- Se lo avessi saputo ieri l'avrei ringraziato personalmente.... -
- Lo farai alla prossima occasione, ok? - La macchina si fermò, lui mi prese la mano nella sua. - Ti amo. - Disse incorciando i nostri sguardi.
- Anch'io. - Risposi incantata come sempre dai suoi occhi magnetici.
- Pronti? - Chiese Paul mentre apriva la portiera dell'auto per farci scendere ed una coltre di giornalisti stava scattando foto a gogò. Le domande che ci ponevano si accavallavano l'una sull'altra non facendoci capire niente.
Scendemmo dall'auto e, scortati da Jack e Paul, salimmo i gradini per entrare in casa Pattinson. La porta si aprì e subito ci corremmo dentro.
- Ragazzi! - Urlò Claire vedendoci comparire sulla porta e stampandosi in faccia un sorriso radioso.
Mi venne incontro mi abbracciò stretta e mi baciò. Poi riservò lo stesso "trattamento" a Rob.
- Che bello avervi qui. Allora come va? - Mi chiese carezzandomi un braccio.
- Tutto bene grazie. Ieri è stato bellissimo. - Dissi sorridendo.
- Sono felice. Quando ci lascia questo mascalzone? - Domandò. Sapeva già che sarebbe ripartito presto. Io abbassai lo sguardo e strinsi maggiormente la presa sulla mano di Rob.
- Domani mattina ho l'aereo per Budapest mamma. - Rispose lui.
Notando il mio sguardo Claire cambiò subito argomento aggiornadoci sugli spostamenti delle sorelle di Rob che, al momento, erano a New York. Richard ci raggiunse poco dopo in cucina e ci salutò altrettanto calorosamente. Domandò a Rob come procedevano le riprese e quanto sarebbero durate ancora. Lui rispose che non lo sapeva esattamente ma che prevedeva di finire tutto proprio in tempo per il nostro viaggio alle Maldive. Non vedevo l'ora. Anche se dovevano passare quasi altri due mesi prima di poter trascorrere nuovamente del tempo con lui, il solo pensiero mi alleggeriva la tensione.
- Ma Tom quando arriva? - Chiese Claire a Rob.
- Veramente doveva essere già qui a come mi aveva detto prima per telefono. - Rispose guardando l'orologio preoccupato. Effettivamente erano quasi le una e di lui ancora non c'era traccia nonostante per telefono ci avesse rassicurato sul fatto che sarebbe arrivato a casa di Rob prima di noi.
- Adesso lo chiamo. - Disse Rob prendendo il telefono.
In quell'istante squillò. Rob rispose e lo vidi sbiancare letteralmente. - In quale ospedale? Arrivo subito. Grazie mille. -  Il suo volto era una maschera di preoccupazione.
- Che è successo? Chi è in ospedale? - Chiesi sperando che non si trattasse di...
- Tom. - Ecco. Mi prese per mano e ci diregemmo immediatamente verso la porta. Quella porta che avevamo oltreppassato solo un'ora prima. Jack e Paul sobbalzarono quando ci videro, non aspettandosi ovviamente che uscissimo così presto.
- Al Saint Mary. Presto. - Disse Rob a Jack mentre ci faceva scudo dai giornalisti che dopo un attimo di incredulità rivedendoci comparire così presto, ricominciarono a tartassarci.
- Fatemi sapere. - Ci urlò Claire prima di richiudere la porta preoccupatissima.
Partimmo con la macchina a tutta velocità con il terrore disegnato sul viso. In silenzio. Stringendoci solo la mano e ogni tanto scambiandoci uno sguardo complice. Eravamo entrambi come paralizzati dalla paura. Se Tom era diventato così importante per me in così poco tempo, potevo solo immaginare cosa stesse provando adesso Rob.
- Che ti hanno detto al telefono Rob? Cos'è successo? - Mi ero fatta forza per porre questa domanda. Volevo sapere cosa aspettarmi anche se avevo una paura folle.
- Era sua sorella. Mi ha solo detto che aveva avuto un incidente con la macchina mentre ci raggiungeva e che era in ospedale. Non ho avuto la forza di chiedergli altro. Volevo solo sapere in quale ospedale erano. - Lo abbracciai forte e poggiai la testa sulla sua spalla mentre osservavo fuori dal finestrino Londra che ci correva di fianco. Il silenzio in macchina era surreale. Sentivo solo i nostri cuori battere all'unisono. Entrambi colmi di preoccupazione.

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Capitolo 22
*** Preoccupazione e rivelazioni. ***


Ciao a tutte! Eccomi qua con un nuovo aggiornamento. Spero vi piaccia. Io sono abbastanza soddisfatta, credo. Comunque, siamo agli sgoccioli. Credo che manchino 3 al massimo 4 capitoli alla fine e un pò mi dispiace. Ma purtroppo tutto, prima o poi, finisce.
Ringrazio tutte voi che leggete e tutte quelle care ragazze che mi hanno aggiunta tra le seguite, le preferite e le ricordate. Grazie di cuore, spero proprio che il capitolo sia di vostro gradimento.

AnnaDaiCapelliNeri: Qui avrai un bel pò di risposte. Sono curiosa di capire cosa ne pensi. Magari è stato troppo scontato o irreale.....fammi sapere e grazie mille!

Ok, buona lettura!


Capitolo 22. Preoccupazione e rivelazioni




Entrammo in ospedale quasi correndo, il viaggio in macchina sembrava essere durato un'eternità. Entrando scatenammo la curiosità di tutte le infermiere che però, molto gentilmente, ci accompagnarono in terapia intensiva, dove Tom era ricoverato.
Per poco, quando ci affacciammo al vetro che ci divideva da Tom, non mi prese un colpo. Era sdraiato sul lettino con due sacche di flebo attaccate e dei tubicini che gli uscivano dal naso. Aveva la testa fasciata e diverse escoriazioni sul viso. Poi una ragazza, mora e con gli stessi occhi di Tom ci si avvicinò.
- Dicono che lo stanno facendo dormire per valutare meglio il trauma cranico che ha subito. - Disse con aria sconsolata. Io e Rob ci voltammo contemporaneamente guardandola.
- Tu come stai? - Gli chiese lui stringendola.
- Sono solo preoccupata. - Rispose.
- Avrei preferito fartela conoscere in altre circostanze....comunque lei è Giulia. -
- Ciao Giulia, io sono Matilda. - Disse porgendomi la mano. La sorella di Tom. Non poteva essere diveramente, era quasi la sua fotocopia al femminile.
- Anch'io avrei preferito conoscerti in un'altra occasione. Piacere mio. - Risposi stringendogliela.
- Tom mi ha parlato tanto di te, sai? -
- Davvero? Spero che non abbia detto le sue solite cretinate... - Cercai di smorzare un pò la tensione.
- Quando, mio fratello non dice cretinate? -
- Giusto. Mi ha parlato molto anche di te comunque. - Risposi sorridendo.
Mi voltai per vedere la faccia di Robert. Non lo avevo mai visto tanto preoccupato.
- Non possiamo entrare? - Chiese come ridestandosi rivolgendosi a Matilda.
- Adesso c'è mia madre dentro. Si può entrare solo uno alla volta e indossando la mascherina e il camice. Quando esce certo. - Rispose lei.
- Tuo fratello non c'è? -
- Arthur è con papà in America in questo momento. Li abbiamo avvisati, volevano raggiungerci ma mamma ha preferito non saperli in viaggio. Poi comunque i medici ci hanno detto di non preoccuparci troppo. -
Scoprivo così, solo in questo modo assurdo e assolutamente senza senso che Tom aveva anche un fratello. Non me ne aveva mai parlato e neanche Rob lo aveva fatto.
- Ma in che rapporti sono adesso? - Domandò Robert.
- Diciamo che quanto meno riescono a stare nella stessa stanza. Però mi ha stupito Arthur, non credevo che avrebbe proposto di raggiungerci.... -
- E dai Mati, sono fratelli, anche se hanno litigato tutta una vita, questo non significa che a modo loro non si vogliano bene. - Adesso capivo anche il perchè nessuno si era mai preoccupagto di informarmi che Tom, oltre ad avere una sorella, avesse anche un fratello. Non avevano un bel rapporto e questo era sicuramente il motivo principale per cui la figura di Matilda per me era ormai diventata quasi mitica da quanto me ne avevano parlato sia Tom che Rob, mentre di questo Arthur ero venuta a conoscenza soltanto a causa dell'incidente di Tom.
- Si certo, a modo loro sicuramente. - Rispose lei sorridendo amaramente.
Poco dopo una donna sulla cinquantina anch'essa mora e con gli occhi chiari, uscì dalla stanza andando ad abbracciare immediatamente Robert.
- Sono contenta che sei venuto. -
- Dai Phoebe, lo sai che non posso stargli lontano normalmente figuriamoci in queste circostanze. -
- Lo so Robert, lo so! Sono contenta e basta. Tu devi essere la famosa Giulia. - Disse rivolgendosi a me. - Io sono Phoebe, la madre di Tom, piacere di conoscerti. -
- Salve signora, piacere mio. - Risposi abbracciandola. Provavo tanta tenerezza per quella donna. - Famosa? - Chiesi poi cercando di capire cosa e quanto sapesse di me.
- Tom mi ha parlato spesso di te. Dice che sei una specie di "donna ideale" e che Robert è stato molto fortunato ad averti incontrato.. - Rispose sorridendo. Così dicendo trascinò Robert nella stanza dove si doveva preparare per entrare da Tom lasciandomi sola con Matilda.
- Se non conoscessi così bene mio fratello, direi quasi che, da come e quanto parla di te, è innamorato. Ma so quanto è importante per lui Robert e quindi non credo che abbia mai analizzato a fondo i suoi sentimenti per te. - Disse lei tranquillamente come se non mi avesse dato tremila motivi per pensare. Rimasi di sasso non riuscendo a formulare alcun pensiero coerente se non "possibile che Tom sia innamorato di me?" Mi sembrava assurdo ma allo stesso tempo possibile. Non avevo mai dato peso a tutte le attenzioni che mi riservava ma forse, guardandole con più attenzione, e con una buona dose di malizia, poteva sembrare anche che...... Basta! Ma che diavolo andavo a pensare. Non potevo fare così. Non dovevo farmi influenzare da nessuno. Dovevo solo pensare a tenere su di morale Robert, che comunque sarebbe dovuto ripartire domani, e a stare al fianco di Tom per quanto mi era possibile.
- Non dirmi che non ci hai mai pensato? - Chiese lei incredula.
- Veramente non capisco perchè tu dica queste cose. Tom ti ha detto qualcosa? - Domandai io cercando di capire meglio perchè lei la pensasse così.
- O no. Lui non mi ha detto proprio  niente. Ma non ce n'era bisogno. So che prova qualcosa per te ma che si rifiuta di ammetterlo anche con se stesso proprio perchè c'è Robert di mezzo. Tutto questo parlare di te avrà pure un significato no? -
- Ma noi siamo solo amici. Magari parla tanto di me perchè mi vuole bene e vuole che anche gli altri imparino a conoscermi come mi ha conosciuto lui. No? -
- Non puoi davvero credere che lo faccia solo per quello. Non so esattamente quanto siano grandi e importanti questi sentimenti, so però che quando ti nomina ha una strana luce nello sguardo. - Sospirai. Non volevo crederci anche se mi sembrava plausibile, ora che mi ci aveva fatto riflettere.
- Comunque non si metterà mai in mezzo a te a Robert, tranquilla. Magari è solo un'idea mia e di mia madre. Non preoccuparti ok? - Mi strinsi nelle spalle e feci un flebile sorriso. Speravo ardentemente con tutta me stessa che non fosse così ma una vocina dentro di me mi diceva che quella era la cosa più vicino alla verità e che spigava tante sue attenzioni nei miei confronti. Io gli volevo un bene immenso e non volevo che la nostra amicizia si rovinasse per questo. Non volevo neanche mettermi tra lui e Robert.
- Giulia vado in bagno. Se ci sono novità sono lì. - Disse poi Matilda allontanandosi.
Mi misi seduta sulla sedia e inizia a massaggiarmi le tempie. Non volevo pensare. Volevo solo essere la spalla di Robert in un momento del genere.  E volevo che lui fosse la mia. Una mano mi toccò la testa e poi Robert comparve al mio fianco.
- Tutto bene? - Chiese sedendosi.
- Sono solo preoccupata. Come ti è sembrato? - Dovevo cacciare quei pensieri. Magari quando Tom si sarebbe ripreso, avremo affrontato l'argomento. Ma adesso non era proprio il momento di farmi dei film mentali.
- Un pò pallido. - Disse sospirando e prendendomi la mano.

Nell'arco della giornata naturalmente, la notizia dell'incidente di Tom aveva fatto il giro del mondo. Non tanto per l'incidente di per se, quanto perchè "il migliore amico del più famoso vampiro di tutti i tempi stava lottando per la vita in ospedale con l'attore al suo capezzale". Era questa la notizia. Non le sue condizioni o cosa rischiasse. Ai media interessava solo che Robert era in ospedale al fianco dell'amico. Che tristezza.
Ci avevano raggiunto anche Claire e Richard e naturalmente, tutti i componenti del Brit Pack. Sam e Marcus erano quelli che erano arrivati per primi e anche coloro che non riuscivano, in alcun modo, a mantenere la calma. Camminavano avanti e indietro nel corridoio senza sosta in attesa di avere altre notizie dai medici.
Robert, da quando era uscito dalla stanza di Tom, si era seduto di fianco a me tenendomi la mano, e non aveva detto più una parola se non quelle che mi aveva rivolto appena uscito. Era in preda all'ansia e alla preoccupazione e, avevo paura che, da un momento all'altro, potesse ripresentarsi il tanto temuto attacco di panico. Come avrei potuto affrontarlo nuovamente senza Tom al mio fianco? Cercavo quindi di carezzargli la mano a frequenza continua, di modo che capisse che c'ero e che poteva contare su di me cercando di infondergli quanta più tranquillità riuscissi a sprigionare.
Mi guardavo intorno e non  scorgevo altro che facce preoccupate. C'era un brusio di fondo che rendeva l'atmosfera surreale. I passi di Marcus e Sam dettavano il tempo che sembrava essersi fermato. Le visite all'interno della stanza si alternavano come se dovessimo mantenere un ritmo costante.
Poi, mentre Bobby era ancora dentro, un dottore ci annunciò che, fortunatamente il trauma cranico non aveva procurato danni, anche se ne avrebbero avuto la certezza non appena avrebbero smesso di dargli i famaci per farlo dormire. Cosa che, ci assicurò, era già avvenuta e che quindi dovevamo solo aspettare che si svegliasse non appena le medicine fossero state smaltite per avere un quadro completo della situazione.
Era il mio turno, dovevo entrare da Tom. Non ero mai stata tanto coraggiosa per queste cose: i tubi e i macchinari dell'ospedale non mi erano mai piaciuti. Però volevo far sentire a Tom la mia presenza e quindi mi ero fatta coraggio ed ero entrata.
- Ciao. - Sussurai al suo orecchio. Dormiva rilassato nel lettino e non potevo fare a meno di guardare le piccole ferite che aveva sul viso e la grande fasciatura che aveva in testa. Lo stavo osservando tenendogli la mano quando, come se fosse il tocco di una farfalla, qualcosa mi fece sussultare. Guardai le nostre mani e notai che stava stringendo la mia. Alzai lo sguardo e vidi due fari azzurri osservarmi e un sorriso stanco sul suo volto.
- Ben svegliato. - Sussurrai felicissima e con le lacrime agli occhi.
- Ciao principessa. - Che bello risentire la sua voce e il suo modo dolce e unico di chiamarmi. Non ricordo come era nato questo nomignolo che mi aveva affibbiato, ma era il suo modo di attirare la mia attenzione ed ero troppo felice che fosse tornato a farlo.
- Ci hai fatto spaventare tanto sai? -
- Scusa. Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare. Sopratutto tu. Come stai? -
- Tu chiedi a me come sto? Fino a prova contraria sei tu quello che ha dormito una giornata intera in un letto di ospedale con tanti fili attaccati per via di un incidente..... - Dissi sorridendo. Quel ragazzo non finiva mai di stupirmi. A volte era più attento alle mie esigenze lui di Robert. Basta non dovevo pensare a queste cose. - Vado a chiamare il dottore e tua madre ok? - Continuai scrollando la testa per liberarmi la mente da quei pensieri assurdi che mi si accavallavano nel cervello.
- Giulia aspetta. - Strinse maggiormente la presa sulla mia mano ed io lo osservai. Improvvisamente davanti a me non vedevo più un amico fidato ma un ragazzo ansioso di rivelarmi chissà quale verità. Ormai lo conoscevo e avevo imparato a conoscere certe sue espressioni. Sapevo dal modo in cui si torturava le labbra che stava per farmi un rivelazione. Lo faceva sempre quando era preoccupato per ciò che stava per dire.
- Che c'è Tom? - Lo guardai implorante. Non volevo sentire. Avevo paura che confermasse i sospetti che avevano avuto sua madre e sua sorella. A dir la verità anch'io mi ero quasi convinta del fatto che lui non provasse soltanto amicizia nei miei confronti.
- Veramente vorrei parlarti di una cosa piuttosto importante prima. -
- Prima di cosa? - Domandai confusa.
- Prima di tutto il via vai che si genererà qua dentro dopo che dirai a tutti che mi sono svegliato. Mia mamma e mia sorella non vorrano mollarmi un attimo e Sam Marcus Bobby e Robert verranno continuamente a riempirmi la testa delle cose che abbiamo fatto insieme in questi anni. E addio tranquillità! -
- E tu come fai a sapere che i ragazzi ti diranno queste cose? - Chiesi ricordandomi del fatto che poche ore prima avevano deciso che a turno gli avrebbero raccontato degli aneddoti per farlgi sentire la loro presenza.
- Diciamo che ne ho una vaga idea. Non ero del tutto incoscente prima. Ogni tanto sentivo delle voci, li riconoscevo e provavo ad ascoltarli ma non riuscivo a seguirli fino in fondo. Era come se avessi di continuo tanti piccoli flash back. Come se stessi sognando....comunque non è di questo che voglio parlarti. - Si era fatto serio e il mio cuore non sapeva se fermarsi o accellerare di brutto per lo shock  che forse stava per subire. - Avanti siediti e non fare quella faccia da cane bastonato ok? -
- Non so se voglio sentire veramente.... - Mi costrinsi a dire mentre però il mio corpo aveva già deciso autonomamente dato che, incosciamente, mi ero seduta sul letto. Lui mi stringeva ancora la mano.
- Ma io ho bisogno comunque di dirtelo. - Prese fiato e iniziò a parlare. - Giulia, mi sono reso conto, dopo quest'esperienza che ho vissuto, che la vita è breve e che può esserci portata via in un attimo. Tra le voci che volevo sentire mentre dormivo, mi sono ritrovato incosciamente a cercare la tua. All'inizio mi sono anche arrabbiato non sentendoti tra gli altri. Credevo non ti importasse. Poi quando pochi minuti fa ho sentito il tuo ciao e la tua mano nella mia, il mio cuore è impazzito e l'unica cosa che volevo fare era aprire gli occhi per vederti di nuovo. -
- Tom ti prego... - Tentai di interromperlo. Non volevo sentire.
- Lasciami finire. Non sono mai stato così serio in vita mia, lo so. Ma devo assolutamente dirti che mi sono reso conto che tu per me non sei solo un'amica o la fidanzata del mio "quasi" fratello. Tu sei la ragazza che vorrei al mio fianco.
La persona che mi ha fatto innamorare. La donna per la quale farei di tutto. - Fece una pausa distogliendo lo sguardo e poi tornò a fissare quei fari azzurri nei miei occhi. - Lo so che tu ami Robert e che lui ama te. E so anche che mi vuoi bene e non vuoi farmi del male. Come io non voglio farne a te. So che non potrei mai starti lontano a lungo quindi, anche se so che tra di noi non potrà mai accadere niente e che forse dicendotelo ho rovinato tutto, ho preferito dire la verità. La vita è una sola e io voglio essere assolutamente sincero con le persone che ho al mio fianco, anche perchè pretendo la stessa cosa da loro. Non farò mai niente per portarti via dal mio migliore amico e ti starò comunque vicino, se tu mi vorrai. Ma volevo assolutamente che tu sapessi quanto sei importante per me. -
- Perchè Tom? Perchè se già sai che non farà alcuna differenza? - Chiesi continuando a fissarlo.
- Perchè volevo che tu capissi il motivo di tanti miei gesti e parole. Perchè volevo che tu imparassi ad essere più sicura di te. Perchè volevo che tu capissi l'effetto che fai alla gente. Certo non fai innamorare tutti ma rendi la tua presenza immancabile. Perchè voglio che tu possa contare su di me in tutto e per tutto. -
- E io adesso cosa dovrei fare? - Domandai confusa.
- Niente. Comportarti come sempre consapevole del fatto che non c'è un solo uomo al mondo che ti ama, ma minimo due! - Disse abbozzando un sorriso alla sua battuta.
- Ma come faccio a comportarmi come niente fosse, me lo spieghi? Adesso avrò paura. Non sarò più naturale con te perchè cercherò di pesare tutti i miei gesti. Come puoi dirmi una cosa simile e aspettarti che faccia finta di niente? E con Robert come la metti? - Ero arrabbiata con lui. Non capivo perchè avesso voluto per forza rivelarmi la natura dei suoi sentimenti sapendo che non sarebbe cambiato niente.
- Non te l'avevo detto prima proprio perchè avevo paura della tua reazione. Poi però ha prevalso l'onestà e, dato che ti conosco, so che alla fine preferisci anche tu sapere la verità. Robert già si immagina qualcosa. Prima quando è entrato mi ha chiesto se era un modo di metterti alla prova quello dell'incidente. Poi mi ha chiesto scusa ridendo dell'assurdità delle sue stesse parole. Mi ha anche detto però che quando starò bene, avrebbe voluto chiarire la mia posizione perchè, parole sue, mi conosce e sa che per te provo qualcosa di più. Non mi biasima perchè sa che sei meravigliosa, ma confida nel mio buon senso per non portarti via da lui. Quindi diciamo che lui già sa, ha solo bisogno della mia conferma. - Cercai di riorganizzare le idee prima di parlare. Aveva ragione: io ho sempre amato la verità.
- E' vero che la maggiore qualità che apprezzo in qualcuno è la sincerità. Sempre e comunque. Ma non potevi dimostrarti sincero in qualche altro modo? - Chiesi sorridendo. Volevo smorzare l'atmosfera e cercare di riderci su. Mi rimaneva solo un dubbio: come avevo fatto a non rendermene conto prima se, praticamente tutti, già lo avevano notato?
- Sai, anche Emilie, che praticamente non mi conosce, si è resa conto l'altra sera di quello che provo per te. - Ecco appunto. Perchè sono sempre l'ultima a capire le cose? - Lo sapevo che sei un'ingenua ma non credevo fino a questo punto sai? -
- Non prendermi in giro, uomo innamorato! -
Lui mi guardò e sorrise. - E' per questa tua innata caratteristica che mi sono innamorato di te. Riesci quasi subito ad adattarti alle situazioni che ti si presentano davanti ridendoci anche su. Sapevo di poter contare su questo fattore quando ho fatto la mia meravigliosa rivelazione. Come sono andato? Come è stata la mia dichiarazione? - Ecco il solito Tom. Lo adoravo troppo e nonostante tutto, sapevo di aver bisogno di lui. In un modo tutto mio e completamente diverso da Robert, lo amavo. Era il migliore amico che avevo sempre sognato. L'amico ideale invece che l'uomo ideale e mi piaceva proprio perchè aveva la capacità di sdrammatizzare tutto.
- Non c'è male Sturridge. Adesso però rilassati vado a chiamare i medici ok? -
- Ok principessa e grazie per avermi ascoltato e per essere come sei! - Lo guardai prima di alzarmi da quel letto che era stato nostro testimone e non riuscii a fermarmi. Lo baciai sulla guancia stringendolo forte.
- Ti voglio bene, Tom. - Sussurrai.
- Lo so. Vorrei che mi bastasse. Cercherò di accontentarmi. - Mi alzai gli carezzai una guancia e con un sorriso sulle labbra uscii da quella porta annunciando a tutti che Tom si era svegliato e che stava decisamente meglio di quanto ci aspettassimo.



Dopo un boato generale per la splendida notizia che avevo dato, scatenando il fuggi fuggi della madre e della sorella di Tom che andarono rispettivamente a cercare un medico e da Tom, mi guardai intorno e notai che in sala di attesa, oltre alle persone che avevo lasciato prima di entrare, c'erano anche delle facce nuove: Emilie, Ashley, Jackson, Kellan, Nikki e Kristen ci avevano raggiunto.
Robert mi venne incontro con un giornale in mano e senza dire niente me lo mise tra le mani. Guardai la copertina: era Vanity Fair e c'eravamo io e Robert in foto con un grande titolone a tutta pagina.

Il vampiro e la sua sexy lady
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Il servizio completo all'interno con tante foto della bella Giulia

Guardai subito l'indice cercando di capire dove fossero quelle foto. Era passa molto tempo da quando avevamo fatto il servizio e sinceramente neanche me ne ricordavo più. Poi le trovai.

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- Niente da dirmi? - Mi chiese Robert guardandomi male e strappandomi di mano il giornale. Lo guardai non capendo cosa volesse che gli dicessi. - Cioè? - Domandai.
- Lo dicevo io che queste foto non andavano bene...... - Vedendomi ancora in silenzio incapace di muovermi continuò - sono troppo sexy, poi i cretini come Kellan vengono a chiedermi perchè ti ho dato il permesso di fare certe cose.... - Disse sorridendo.
Tutta la tenzione che avevo accumultato se ne andò vedendolo ridere, mi aveva davvero spaventata guardandomi come aveva fatto.
- Non sembra neanche che ce le abbiano scattate insieme e poi quella giornalista assurda non ne ha neanche scelta una dove ci baciavamo. Ma che servizio è? - Chiese più a se stesso che a me. - E poi guarda qua....leggo, testuali parole "...... queste immagini parlano chiaro. Lei potrebbe tranquillamente fare la modella, magari un calendario....sarà per questo che nella seconda il bel Robert ha la faccia così corrugata? E' forse geloso della sua compagna? Questo spiegherebbe perchè l'ha tenuta in disparte tanto a lungo, magari, vista la bellezza disarmante della ragazza, non voleva farla comparire sulle cronache della ribalta...." -
- Ok, basta! - Lo interruppi. - Non mi interessa cosa ha pensato di scrivere quella donna, tanto lo avevamo capito che aveva solo voglia di creare problemi no? -
- Si però che senso ha fare delle interviste se poi le uniche cose che riportano corrette sono i nomi e i cognomi? - Domandò sventolandomi il giornale davanti.
- Scommetto però che non si è fatta sfuggire l'occasione di qualche ridicola battuta sulla mia età, no? - Chiesi io cercando di prendergli il giornale di mano per verificare personalmente.
- Ha solo accennato al fatto che sembri più giovane.... - Rispose nascondendolo dietro la schiena.
- Guarda che tanto prima o poi lo leggerò.... -
- Ma non adesso. Adesso voglio solo un bacio prima di andare ad insultare un pò quell'incoscente che mi ritrovo per migliore amico dato che ha superato in curva e che per scansare un'auto è andato a sbattere contro un albero! -
- E tu come lo sai? -
- La polizia è venuta per informarmi che la macchina ce l'hanno loro sotto sequestro e mi hanno raccontato la loro ricostruzione dei fatti. Conoscendo Tom sarà stato in ritardo e avrà corso un pò troppo. -
- Sicuramente. - Risposi sorridendo. Era proprio tipico da lui.
- Adesso me lo dai un bacio anche solo per dimostrare a questo toro qui di fianco che mi ami? - Disse indicando Kellan.
- Perchè ha qualche dubbio? - Chiesi circondandogli il collo con le braccia e avvicinandomi alle sue labbra.
- Dice che una così non può amare uno spiantato come me... - Disse mettendo un finto-broncio.
- Non fare il bambino Robert! Non è vero! - Intervenne Kellan.
Guardai Robert con espressione incuriosita.
- Ok, voglio solo un bacio come si deve daccordo? -
- E avevi bisogno di fare tutta questa sceneggiata? - Chiesi a due millimetri dalle sua labbra divertita.
- Dove sei stata tutta la mia vita? -
- O bè, in Italia a fare shopping! - Risposi ridendo prima che lui mi baciasse e mi facesse entrare nel nostro paradiso personale.
Tom stava bene e entrambi avevamo bisogno di scaricare la tensione e ci stavamo facendo travolgere dalla passione.
- Ok, ok ragazzi stop! - Urlò Kellan.
Io mi staccai di malavoglia da Robert guardando Kellan. - Devo andare in bagno, scusatemi. - Dissi incamminandomi. Poi mi voltai guardando Robert - Mi accompagni? - Continuai mordendomi le labbra maliziosamente.
Lui arrossì di brutto comprendendo le mie intenzioni e in un lampo mi prese per mano e mi trascinò via.
- Anch'io voglio una ragazza fissa, non è giusto! - Sbraitò Kellan prendendosi una pacca sul sedere da Nikki.
Kristen ci guardò allontanarci e la vidi mentre cercava di nascondere il fatto che tentava di asciugarsi una lacrima. Mi dispiaceva per lei, presa com'era non mi ricordavo neanche più della promessa che gli avevo fatto. Ma avevo già affrontato Tom quel giorno e non avevo le forze anche per chiarire con lei! Avevo bisogno di Robert in quel momento e di sfogare tutta la tensione del giorno e quale modo migliore per farlo di un pò di sano ed eccitante sesso? Certo eravamo diretti in un bagno di un ospedale e di romantico non c'era proprio niente. Avevo solo bisogno di lasciarmi andare e di unirmi nuovamente a Robert dimostrandogli tutta la mia passione nei suoi confronti. Nient'altro.
- Tu sei pazza... - Mi sussurrò all'orecchio mentre faceva vagare le sue mani ovunque sul mio corpo dopo aver chiuso la porta di quel buco di bagno.
- Non mi sembra dispiacerti questa mia pazzia! -
- Affatto. - Rispose prima di entrare in me e farmi sentire completa e sua.

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Capitolo 23
*** Chiarimenti ***


Finalmente eccomi qui! Innanzi tutto vi voglio chiedere scusa per il ritardo ma, per dei problemi familiari, non ho potuto aggiornare prima. Non sapete quanto sono felice di trovarvi sempre più numerose a seguire le mie storie. Mi fate felicissima, a tal proposito, se vi va, mi fareste piacere se leggeste l'altra mia storia, Sette Giorni ma se non vi va, va bene lo stesso.
Dunque, in questo capitolo, Giulia chiarisce un pò di cose, soprattutto con se stessa. Spero che non sembri troppo scontato o banale. Io mi sono impegnata molto. E' un capitolo molto importante per la storia. Credo che al massimo manchino 2/3 capitoli alla fine, vediamo come va con l'ispirazione.

Ringrazio tutte quelle splendide ragazze che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate o le preferite. Grazie mille davvero. Ringrazio anche tutte coloro che leggono e basta ma soprattutto ringrazio due persone, che hanno deciso di lasciare un segno del loro passaggio: AnnaDaiCapelliNeri e thedreamer.

AnnaDaiCapelliNeri: Ecco qua. Con questo capitolo spero di sciogliere la tua curiosità, ci sarà il tanto atteso incontro tra Giulia e Kristen. Spero di essere stata all'altezza delle tue aspettative. E poi si, tu l'avevi sempre detto che Tom provava qualcosa per Giulia. Adesso che succederà? A presto e grazie mille.
Thedreamer: Sono felice, anzi felicissa che la mia storia ti piaccia. E' la prima che ho scritto e quindi per me è molto importante conoscerne i pareri. Effettivamente il Tom che c'è qui, mi piacerebbe molto anche a me, non più di Rob ovviamente. In questo capitolo troverai il chiarimento con Kristen, spero di non deluderti e che non sia troppo banale o scontato. Mi fa troppo piacere poi, che tu abbia deciso di lasciare un tuo commento, spero che lo farai anche per questo capitolo. Grazie davvero e non preoccuparti, non è stato affatto uno sproloquio il tuo, mi da l'impulso per andare avanti.

Ok ragazze, allora buona lettura a tutte.




Capitolo 23. Chiarimenti


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Uscimmo dal bagno mano nella mano sorridendo e cercando, quanto meno, di ricomporci per essere presentabili. Lo sforzo però non doveva aver sortito l'effetto desiderato perchè, quando Kellan ci incontrò nel corridoio che riportava alla stanza di Tom, iniziò a ridere come un matto.
- Che hai da ridere scimmione? - Lo canzonò Rob.
- Ah ah ah, non credo....ahah che tu.....ahahah ti sia.....guardato ahahaha allo specchio......ahaha prima di uscire dal bagno! Ahaha! -Da quanto rideva non riusciva neanche a parlare e si teneva la pancia.
Mi voltai per cercare di capire cosa lo facesse ridere così tanto. Poi iniziai a ridere anch'io.
- Di bene in meglio, si! Mi spiegate che avete??? - Domandò Rob tirando evidentemente fuori tutta la pazienza che aveva. Passò davanti ad una porta a vetri e riuscì a capire anche lui il motivo delle nostre risate iniziando a passarsi le mani tra i capelli nello sforzo di tenerli a bada e di non farlo sembrare più un porcospino.  - Ma che diavolo mi hai combinato in testa?? - Chiese rivolgendosi a me mentre continuava la sua impresa titanica.
Mi feci pensierosa - Non saprei... - Risposi facendo la finta vaga, che poi tanto finta non era. Effettivamente non riuscivo a ricordarmi cosa avessi fatto per ridurglieli in quello stato. Mi distraevo molto quando stavo con lui, ovunque fossimo. Mi lasciavo completamente trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni e poi, toccargli quei dannatissimi capelli, mi faceva eccitare oltre modo.
Ci si fece incontro Kristen che mi fulminò con lo sguardo mentre ci passava di fianco diretta fuori, molto probabilmente per fumarsi una sigaretta.
- Guai in vista. - Mi sussurrò mentre sgomitava sul mio fianco Kellan.
Dovevo affrontarla, non potevo più rimandare. Mi ero concessa un attimo di relax nella giornata più lunga e estenuante della mia vita. Avevo permesso ai miei nervi e ai miei ormoni di rilassarsi un attimo, anche in previsione della nuova lontananza da Rob che dovevo affrontare, avevo chiarito, anche se non come avrei voluto, con Tom; adesso, volente o nolente mi erano rimaste due cose da fare prima di tornare a casa: parlare con Rob di Tom, e francamente la cosa mi preoccupava molto perchè non sapevo da che parte cominciare anche se Tom mi aveva assicurato che lui già si immaginava qualcosa, chissà poi quanto Rob avesse effettivamente intuito sui sentimenti del suo amico; e parlare con Kristen. Avevo dei seri dubbi su quanto riuscissimo a comprenderci, soprattutto perchè lei sarebbe senz'altro partita prevenuta nei miei confronti, dato che, a torto o a ragione, mi riteneva la responsabile della rottura della sua storia con Robert. Ormai io e lui stavamo insieme da dieci mesi, mentre loro avevano troncato da un anno, ma, molto probabilmente, anche se lui non lo avrebbe ammesso mai, più per carineria nei miei confronti che perchè fosse la verità, io gli avevo dato l'incoraggiamento necessario affinchè chiudesse definitivamente un rapporto che lui, già di per se, definiva logoro.
- Devo parlarle. - Mi feci scappare a voce alta nonostante parlassi più a me stessa. Mi fermai e incontrai gli occhi di Rob che mi scrutavano.
- Sei sicura? - Mi chiese mentre mi accarezzava una guancia.
Lo guardai, lo vedevo combattuto. Conoscendolo avrebbe sicuramente voluto essere al mio fianco in un momento del genere ma non potevo davvero permetterglielo perchè comunque era una cosa che dovevamo risolvere tra donne.
- Si sicura. -
- Vuoi che venga con te? - Chiese incarcando le sopracciglia.
- E' una cosa che devo fare da sola. Gliel'ho promesso. -
- Ok, come vuoi. Ti aspetto di la e se hai bisogno chiama ok? -
- Guarda che non vado mica in guerra.... - Dal tono di voce con cui me lo aveva detto, sembrava dovessi affrontare chissà quale battaglia. Forse mi sbagliavo, ma non ce la vedevo Kristen a sbraitare mentre mi tirava i capelli.
- Allora auguri! - Urlò Kellan sorridendo e strizzandomi l'occhio.
Cambiai direzione e feci al contrario il corridoio che aveamo appena percorso. Avevo notato che davanti al bagno, che prima ci era servito da "rifugio" a me e Rob, c'era un terrazzino. Mi affacciai alla porta-finestra e, nonostante il buio, scorsi la figura esile di Kristen appoggiata alla ringhiera che fumava.
- Ti sei divertita? - Iniziamo proprio bene, non c'è che dire. Non avevo ancora richiuso la portafinestra che lei già mi aveva avvilita con un'uscita del genere. Se il buongiorno si vede dal mattino......
- Mi dispiace. - Sussurrai. Perchè mi stavo scusando con lei di aver fatto l'amore con il mio ragazzo? Lei si voltò e appena le fui vicino notai che i suoi occhi erano arrossati come se avesse pianto fino a pochi attimi fa.
- Non è vero che ti dispiace. - Disse acida.
- No,ok. Non posso dispiacermi di quanto ho appena fatto con il MIO ragazzo, ma mi dispiace vedere che ancora ci stai così male. - Calcai maggiormente su mio volutamente, proprio per "marcare il terrirorio".
- Mi avevi fatto una promessa. - Continuò lei guardandomi sempre malissimo.
- Lo so. E' vero ma.... -
- Niente ma! - Mi interruppe.
- Ascolta oggi è stata una giornata difficile per tutti, forse dovremmo rimandare la nostra conversazione a tempi decisamente più tranquilli e rilassati. - Cercai di essere diplomatica dato l'inizio.
- No. Non arriverà mai quel giorno quindi tanto vale farlo adesso. -
Non sapevo come continuare.
Silenzio.
Ci fu un interminabile lasso di tempo durante il quale si sentivano solo le macchine in lontananza, che mai sarei riuscita a dimenticare soprattutto perchè lei non accennava a distogliere lo sguardo, mi fissava imperterrita. Era un silenzio carico di aspettative da parte di entrambe: io volevo cercare di mantenere un rapporto più o meno decente con lei quanto meno perchè avrebbe dovuto lavorare ancora per diverso tempo con Rob; lei, molto più probabilmente, aveva semplicemente bisogno di insultarmi un pò. Nessuna delle due si decideva a fare la prima mossa e mi stavo quasi convincendo a lasciar perdere, poi se ne uscì con una frase che mi paralizzò.
- Io lo amo ancora. - Sussurrò con un tono di voce talmente flebile che feci fatica a sentirla. Distolse finalmente i suoi occhi dai miei e iniziò a guardarsi le mani che erano entrambe libere dato che aveva appena gettato la sigaretta. Si era impercettibilmente rilassata mentre lo diceva, rendendo quelle parole ancora più dolci.
- So di aver commesso molti errori nella mia storia con lui e che, forse, l'ho quasi spinto tra le tue braccia. Ma adesso è troppo tardi e io..... io..... non so come affrontare la situazione. - Disse sighiozzando. Provai una pena infinita vedendola ridotta in quello stato.
- Kristen, io sinceramente non so cosa dirti... - Attaccai mentre guardavo l'orizzonte per togliermi dagli occhi la sua vista così straziata.
- Ognuno affronta il dolore per la fine di una storia di amore a modo proprio. Non posso dirti, proprio io come superare questa cosa. Però molto dipende anche dal tipo di rapporto che tu intendi instaurare, d'ora in avanti con lui e di conseguenza con me. -
- Con te non voglio alcun tipo di rapporto in realtà... - Disse stringendo le mani sulla ringhiera.
Sbuffai. - Hai ragione, non serve che noi abbiamo un rapporto ma forse,
o forse no, dovremmo passare del tempo insieme, e quindi credo che sarebbe il caso di darsi delle regole. - Poteva anche funzionare. Magari ci saremmo date dei limiti per quanto riguardava il comportamento davanti all'altra o in pubblico.
- Non hai capito, io con te, non voglio proprio avere niente a che fare. - Come non detto.
- E allora perchè siamo qui? Perchè hai detto che avremmo parlato scusa? -
- Volevo solo informarti che non getterò la spugna fino alla fine. Fino a che lui sarà libero non la smetterò mai di provare a riconquistarlo.-
- Ma per fine cosa intendi? - Era tanto per capire se mai si sarebbe arresa.
- Credo quando sarà un uomo sposato. Ho rispetto del matrimonio e non potrei mai cercare di conquistare un uomo legato in quel senso ad una donna. - Almeno sapevo che si sarebbe concessa un limite. Certo, un limite al momento molto lontano e, forse, irraggiungibile, ma almeno adesso lo sapevo.
- Quindi? - Chiesi tanto per capire come saremmo rimaste io e lei.
- Quindi niente. E' così e basta. - Rispose determinata.
- Dovrò averti tra i piedi a lungo credo... - Sospirai rassegnata.
- Sicuramente fino a quel giorno, te l'ho detto. -
- Spero solo che nessuna delle due si faccia troppo male e che, soprattutto, Robert non ne subisca le conseguenze.... -
- Cercherò di essere discreta.... - Sorrise. Almeno adesso non piangeva più. Mi aveva sorpreso. Lei, invece di sprofondare nel dolore più nero, aveva trovato un modo per andare avanti. Certo un modo che implicava una corte serrata al mio ragazzo che aveva modo di frequentare molto più di me, ma come potevo giudicarla per quello?
- Bè, allora in bocca al lupo. - Dissi porgendole la mano.
Lei mi guardò sbigottita, forse non si aspettava una reazione simile.
- Sei così sicura che sceglierà te? - Mi chiese risentita guardando la mia mano come se gli stessi porgendo chissà quale porcheria.
- Al contrario. - Risposi rassegnata - Credo che alla fine tornerà da te. L'ho sempre creduto. Farò di tutto per evitarlo perchè lo amo incondizionatamente ma, proprio per questo motivo, se dovrò lasciarlo andare, lo farò. - Mi fissò.
- Lo ami proprio tanto allora.... Io non riesco a lasciarlo andare.... -
- Già. -
- Sai, se non dovessi odiarti, forse mi piaceresti..... - Replicò dopo un pò di silenzio.
- Anche tu non sei male. - Risposi continuando ad osservare l'orizzonte.


Arrivammo a casa che era già mezzanotte passata. Rob non mi aveva fatto domande su quanto ci fossimo dette io e Kristen, forse gli era bastata la mia faccia al ritorno da quel colloquio. Ero triste, mi sentivo già sconfitta in partenza. Come se stessi andando incontro alla fine della mia storia con Robert senza poterci fare niente. Non so per quale assurdo motivo, ero assolutamente convinta che non avrei avuto alcuna possibilità di essere la sua scelta, nonostante in passato, mi avesse dimostrato esattamente il contrario. Sapevo che mi amava, non potevo metterlo in dubbio. Era sempre stato molto attento e premuroso nei miei confronti, ma non sapevo veramente quanto forte fosse il nostro legame. Certo, nei mesi passati insieme, eravamo stati bravi perchè, nonostante le difficoltà e la lontananza, avevamo creato un rapporto assolutamente unico tra di noi. O almeno per me. Lui era diventato il mio punto fermo. Tutto il mio mondo ruotava attorno a lui. Fu questa consapevolezza che più di tutto il resto mi sconvolse. Ero stata un'incoscente, mi ero gettata in questa storia anima e corpo senza pensare alle conseguenze che avrei subito se fosse andata male. Mi ritrovavo nuovamente in un turbine che, se tutto non fosse andato a buon fine, mi avrebbe inevitabilmente distrutta. Per l'intensità dei sentimenti che provavo poi, non credo che questa volta avrei trovato la forza di reagire. Non questa volta. Non dopo di lui. Tutte le paure che mi avevano fatto titubare tanto all'inizio del nostro rapporto, erano ricomparse in un lampo. Ero arrabbiata soprattutto con me stessa per essermi permessa di nuovo di attaccarmi e rendermi dipendente da una persona. Certo Robert non era Fabio e non potevo fare di tutta l'erba un fascio, ma il mio povero cuore, già profondamente segnato, non credo avrebbe retto una nuova rottura.
Presa com'ero non mi ero neanche resa conto di essermi fermata a metà tra il corridoio e la porta del bagno.
-Che succede? - Mi soffiò Robert all'orecchio cingendomi la vita.
Mi ridestai da tutto quel turbine di pensieri e lo fissai. Non riuscivo a parlare e, cosa peggiore, sentivo le lacrime che stavano per arrivare. Non volevo che mi vedesse piangere, non mi dovevo dimostrare debole e poi avevo una paura folle che si arrabbiasse con me accusandomi di non aver fiducia in lui.
- Giulia? - Insistette. - Parlami ti prego. - Mi guardava implorante mentre aveva incastrato il mio viso tra le sue mani, ma io ero come bloccata. Avevo paura che se mi fossi mossa o se avessi provato a parlare, sarei semplicemente scoppiata in lacrime e avremo finito per litigare. Non volevo discutere con lui soprattutto dato che il giorno dopo sarebbe partito. Mi girava la testa e sentivo le orecchie fischiare. Improvvissamente, un capogiro ancora più intenso, mi costrinse ad accasciarmi sulle gambe. Aspettavo solo il contatto con il suolo mentre sentivo in lontanza Robert che continuava a chiamarmi per tentare di riscuotermi, ma non arrivò mai. Rob mi prese in tempo e si sedette in terra poggiando la mia testa sulle sue gambe. Mi carezzava una guancia e mi osservava impaurito tentando di capire cosa mi stesse accadendo. Mi lasciava sul viso come una sensazione di bagnato e non ne comprendevo il motivo; forse aveva le mani bagnate anche se non lo avevo visto lavarsele. Dopo un attimo di smarrimento, nel quale non sapeva esattamente cosa fare, iniziò a dondolarsi avanti e indietro portandomi con se tra le sue braccia e intonando una canzone che inizialmente non avevo riconosciuto. Mi concentrai sulla sua voce e mi resi conto che dovevo tentare di regolarizzare il respiro. Mi sentivo come un peso enorme che mi comprimeva lo sterno e un groppo gigantesco allo stomaco. Le orecchie non la smettevano di fischiare e quando lui mi sussurrò - non piangere - capii che la sensazione di bagnato che provavo sulle guance, dipendeva dal fatto che stessi piangendo senza rendermene conto. Si fece forte anche un grande senso di nausea e, come se non bastasse iniziai a sentire freddo.
Mi lasciai cullare tra le sue braccia che mi sembravano bollenti e cercai di scacciare tutte le paure che mi avevano assalito. Riconobbi la canzone che intonava quando arrivò al ritornello, era Let me sign. Sapeva che l'adoravo. Mi sentii scutere da una quantità indescrivibile di brividi tanto che iniziai anche a batteri i denti. Contemporaneamente, le orecchie avevano iniziato a fischiare meno e il senso di nausea a darmi un pò di respiro. Mi sembrava anche di sentir bruciare i polmoni e il cuore battere direttamente nelle orecchie.
- Giulia stai meglio? - Disse scostandomi i capelli dalla fronte.
Mi decisi a parlare, non potevo continuare a sembrare una statua di sale anche perchè la faccia di Rob era tiratissima e non volevo farlo preoccupare ulteriormente.
- SSSSSIIII. - Riuscii a dire mentre battevo ancora i denti per il freddo che sentivo.
- Hai freddo? - Senza attendere una risposta che non sarei comunque riuscita a dare in breve tempo, prese a massaggiarmi le braccia. Indossavo ancora il cappotto e proprio non mi capacitavo del perchè sentissi tanto freddo, neanche avessi dei cubetti di ghiaccio infilati da quache parte. Riniziò a cantare e a cullarmi senza smettere di frizionarmi le braccia. Era dolcissimo e riuscì a strapparmi un debole sorriso nonostante fossi preoccupatissima per quanto mi stava accadendo.
- Siamo proprio una bella coppia amore, è? - Disse tra i miei capelli interrompendo la canzone. - Ci facciamo prendere entrambi dagli attacchi di panico. -
Le orecchie fischiavano sempre meno e il senso di nausea era quasi scomparso così come i capogiri e le gambe molli. Stavo lentamente riprendendo il controllo del mio corpo e delle mie emozioni anche se mi sentivo stanchissima e spossata come non mai prima di quel momento. Forse aveva ragione Rob e quello che avevo appena avuto era un attacco di panico in piena regola, magari bastava che lui continuasse a tenermi stretta tra le sue braccia e tutto sarebbe passato ma mi sembrava impossibile perchè non riuscivo a non pensare al fatto che, da un momento all'altro, avrei potuto perderlo. Sentii nuovamente i polmoni bruciare e il mio respiro velocizzarsi. In quel modo non andava proprio bene, dovevo assolutamente scacciare quei pensieri e cercare di ritrovare un briciolo di calma. Riniziai a concentrarmi sulla voce di Rob che nel frattempo aveva ripreso a cantare e il mio respiro tornò più regolare. Non piangevo più ma continuavo a sentire un freddo tremendo e a battere i denti.
- Adesso cerca di non pensare a niente amore, concentrati solo sulla mia voce. - Mi parlava con calma e con voce pacata. Mentre continuava a cantare e a cullarmi, lo fissai negli occhi: ne adoravo il colore e la forma. Quell'azzurro così unico era stato da sempre la mia fonte di tranquillità e anche in quell'occasione, sortì lo stesso effetto.
- Ti amo. - Sussurrò con un filo di voce. Non so se avesse intuito il motivo che aveva scatenato tutto, forse neanche io lo avevo compreso a pieno, ma quelle sue parole, uscite con voce così dolce e intensa, mi riscaldarono il cuore.
- Anch'io. - Dissi prima di avvicinarmi e baciarlo. Il contatto con le sue labbra mi tirò fuori definitivamente dal tunnel nel quale ero entrata. Non fu un bacio passionale ma, dolce e carico di devozione e amore. Si staccò da me e tornò a fissarmi intensamente.
- Stai meglio adesso? - Chiese con un filo di voce. Lo guardai convinta.
- Si. Adesso si. -
- Vuoi parlarne? -
- Ti arrabbierai? -
- No, non credo. Dovrei? -
- No. - Abbassai lo sguardo. Non sapevo come e se sarei riuscita a tirar fuori tutto quello che avevo da dirgli.
- Facciamo così. - Disse lui. - Adesso ci alziamo da qui e andiamo a spogliarci, poi ti preparo una bella camomilla e ci mettiamo sotto le coperte. Se ti sentirai pronta per affrontare qualsiasi argomento ti turbi, io ti ascolterò e ti prometto che non mi arrabbierò. - Intanto mi aveva alzata e eravamo entrati in camera sua. Aveva cominciato a togliermi i vestiti di dosso con una cura ed una gentilezza unica. Io avevo annuita convinta. Ero io la prima che voleva che ci confidassimo tutto e così doveva essere, fino alla fine.

Dopo aver preso in silenzio una camomilla e essermi lasciata spogliare e vestire da Rob in assoluto e religioso silenzio, ci spostammo in camera infilandoci sotto le coperte. Ci guardavamo fissi negli occhi senza dire niente, non riuscivo a trovare le parole per spiegargli tutte le mie paure.
- Hai voglia di parlare? - Mi chiese prendendomi tra le sue braccia e facendo poggiare la mia testa sul suo torace. Sentivo il battito del suo cuore che pompava regolarmente e il suo odore così assolutamente inconfondibile.
- Scusa per prima. -
- E' per qualcosa che ti ha detto Kristen? -
Come al solito mi capiva meglio di me stessa.
- Si e no. - Risposi.
- E' per Tom? -
- Sempre stessa risposta. Si e no. -
- E' per me? -
- Si e no. -
- Ok, hai tante cose che ti frullano nella testa. Vuoi che continui a fare domande o preferisci parlarne da sola? Oppure pensi sia meglio rimandare a domani questo discorso? - Chiese dolcemente mentre giocava con i miei capelli.
Sospirai mentre disegnavo dei cerchi sul suo torace scoperto e poi iniziai a parlare. Dopo una piccola esitazione iniziale, ero come un fiume in piena. Non riuscivo a fermarmi, mi veniva fuori tutto automaticamente senza sforzi. Gli raccontai di quanto mi aveva confessato Tom, di quello che mi aveva detto Kristen e della paura folle che era tornata a far capolino in me, di perderlo. Mentre parlavo lui cercava di non interrompermi ascoltandomi pazientemente e intervenendo soltanto per incoraggiarmi a continuare. Aveva bisogno di sapere tutto e tutto in una volta. Quando ebbi finito di parlare, mi sentivo svuotata ma anche molto meglio. Quella giornata, che era stata senza ombra di dubbio la più lunga di sempre, ancora non era finita.
- E' per questo che prima sei voluta andare in quel bagno con me? - Mi chiese con voce pacata.
- Non lo so Rob. Anche, è che tu hai un potere enorme su di me e sul mio sistema emotivo ed io ho voluto provare a staccare la spina. Poi avevo bisogno di sentirti di nuovo mio e non mi importava di nient'altro. - A quelle parole lui si mosse e mi fece alzare il viso per potermi baciare. Solo uno sfioramento di labbra ma intenso e dolce.
- Hai bisogno di essere rassicurata. Vorrei avere più tempo per farlo, ma l'unica cosa che sono riuscito a fare, è spostare la partenza per Budapest nel pomeriggio. -
- Lo so che è il tuo lavoro ed io non ti chiederei mai.. -
Mi interruppe.  - Di rinunciarci, lo so. Ti conosco e ti amo. Ti amo come non ho mai fatto in vita mia e tu puoi credermi o no, devo solo cercare di convincerti. Vedi, tu per me sei tutto quello che ho sempre cercato in un'altra persona. Sei tutto quello di cui ho bisogno ed io ti amo talmente tanto che farei di tutto per te. Non ti devi preoccupare di Kristen, non ti nego che c'è sempre stata una forte alchimia tra di noi, ma oltre a quello, il nostro rapporto non si è mai evoluto di più. Anche se è brutto fare paragoni, ho bisogno di farti capire che quello che c'è tra di noi, non è neanche lontanamente paragonabile. Oltre alla passione che proviamo l'uno per l'altro, c'è devozione, rispetto, fiducia e amore. Non puoi davvero mettere in dubbio tutto quello che siamo stati capaci di fare in un anno di conoscenza. Ci abbiamo messo un pò a capire che eravamo innamorati e adesso non permetterò a nessuno di insinuarti dei dubbi sul nostro rapporto. Neanche a Tom. - Fece una pausa irrigidendosi. - Lo so che è innamorato di te. L'avevo intuito ancora prima che te lo dicesse e che, molto probabilmente, lo capisse lui. Mentre prima eri con Kristen, ci ho parlato e mi ha detto di tenerti stretta. So che forse, per te, sarebbe più facile, stare con uno come lui che comunque, al momento, è molto più disponibile di me. E sicuramente sarò la persona più egoista di questo mondo, perchè voglio tenerti con me. Voglio che tu sia mia. -
A tutte quelle parole, il mio cuore gonfio d'amore esplose e fu come un vulcano, i miei occhi si bagnarono ed io scoppiai a piangere. Era un pianto liberatorio che mi serviva come ultima valvola di sfogo.
- Io sono tua. - Riucii a dirgli tra un singhiozzo e l'altro.
- Allora non pensiamo a nient'altro. Non stanotte. Non adesso. Fai l'amore con me. - Fece scivolare le sue mani sulla mia schiena riempendomi all'istante di brivisi. Il suo tocco, misto al suo respiro, mi fece letteralmente andare a fuoco. Mi attirò a se, facendomi distendere sopra di lui e quando iniziammo a baciarci facendo unire le nostre lingue, scoppiò la passione. Dirompente e intensa come non mai prima di allora. Lo amavo. Lo amavo più di ogni altra cosa al mondo e avrei combatturo per lui. Perchè per lui, e solo per lui, ne sarebbe comunque valsa la pena.
 

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Capitolo 24
*** Sorpresa! ***


Ciao a tutte! Ecco un nuovo capitolo di questa storia che sempre più di voi leggono con mio immenso piacere. Quando l'ho iniziata non avrei mai creduto che in tanti l'avrebbero seguita, grazie mille a tutte voi splendide fanciulle.
Questo è un capitolo diciamo di passaggio, che però è fondamentale per portare all'epilogo. Credo che i capitoli saranno ancora due, poi questa storia finirà ed io sarò molto triste perchè è la prima che ho scritto ed io sono cresciuta, spero, con lei.
Adesso rispondo a quella splendida donna che è la mia unica commentatrice assidua.

AnnaDaiCapelliNeri: io non ho parole per ringraziarti. Sei sempre presente nei commenti e questo mi rende felice perchè almeno ho un riscontro con qualcuno. Come ho detto prima, questo è un capitolo di passaggio ma fondamentale per gli avvenimenti futuri. Sono curiosa di capire che idea ti sei fatta. Fammi sapere. Baci e alla prossima.

Adesso ringrazio coloro che hanno deciso di inserire questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e anche tutte coloro che leggono e basta.
Vi ricordo anche l'altra mia storia,
Sette Giorni
, alla quale tengo in particolar modo perchè mi è servita un pò da valvola di sfogo in un periodo un pò particolare della mia vita. Vi lascio anche la presentazione:
Emma, 30 anni sposata con Denny da 4 e con un bambino di 2, parte alla volta di New York con la sua migliore amica Jenny. L'intento è quello di festeggiare i loro primi trent'anni, un'unica promessa per entrambe: quel che accade a New York rimane a New York. Emma parte per ritrovare se stessa e forse per mettere definitivamente alla prova il suo già complicato rapporto con il marito ma se invece di ritrovarsi, trovasse l'amore? E se non fosse capace di ripredere la sua normale vita dopo quell'incontro folgorante? Rinuncerebbe a tutto per inseguire un sogno? Il sogno dell'amore puro e incondizionato sarà più importante dell'amore di madre?
Una storia che è nata in una notte agitata, una prova per una donna-mamma costretta a scegliere tra il suo bene e quello del figlio, tra un amore puro e uno tormentato. Dal capitolo 3: "- Non mi hai detto come ti chiami. - Dice facendomi nuovamente sentire quel suono melodioso che è la sua voce. - Emma. - Rispondo toccandomi il lembo dell'accappatoio. Mi dimentico di tutto e come se fossi guidata da una forza sovrannaturale, mi avvicino ancora di più a lui. Continua a guardarmi. Adesso posso quasi sentire il suo respiro sulla mia faccia. Il suo odore mi fa stranamente sentire a casa. - Scusa. - Sussurro prima di accarezzargli una guancia ispida per il filo di barba. Non indietreggia e non si ritrae dal mio tocco. Fa la stessa cosa ed entrambi sospiriamo. Non so cosa stia provando lui, ma io mi sento come in paradiso. Sono improvvisamente euforica e al settimo cielo. Tutti i miei problemi da quando ho incontrato i suoi occhi, sono scomparsi. Il mio cuore continua a pompare il sangue nelle vene, ma io rabbrividisco spaventosamente. Ogni singola cellula del mio corpo brama il suo tocco. Mi sento quasi come una ragazzina alla sua prima cotta. Una forza misteriosa continua a spingermi verso di lui e a farmi tenere la mano sul suo viso. La sensazione di pace e tranquillità è prepotente in me e non riesco a non approfondire quel contatto. Muovo il pollice carezzandogli la guancia, mentre il resto della mia mano resta saldamente ancorata sul suo volto.

Ok, vi ho stressato anche troppo, quindi buona lettura!


Capitolo 24. Sorpresa!


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Passai una notte tranquilla, priva di sogni, per quel poco che riuscii a dormire, dato che Rob aveva deciso che dovevamo assolutamente recuperare il tempo perso e fare una scorpacciata per il nuovo periodo di lontananza che ci attendeva.
La fioca luce del mattino si affacciò alla finestra che, la sera precedente, avevamo dimenticato di chiudere. Mi faceva male la testa ed avevo i brividi. Mi accoccolai vicino a Robert che mi prese tra le braccia sussurandomi - buongiorno. -
- Dormito bene? - Chiesi.
- Si amore, con te sempre lo sai. Ma che ore sono? -
- Non saprei veramente, non mi sento tanto bene però. - Confessai sempre più dolorante.
- Davvero? Effettivamente sei calda, forse più calda del dovuto. Non è che hai la febbre? -
- Forse. Mi fa male la testa e ora che mi ci fai pensare anche la gola. - Dissi cercando di deglutire e sentendo un dolorino proprio in corrispondenza delle tonsille.
- Aspetta, vado a prenderti il termometro e ti preparo la colazione, così nel caso ti prendi un'aspirina. - Disse Robert alzandosi dal letto.
- Ok dottore. Mi passeresti però la coperta sulla poltrona? Ho davvero freddo. -
- Certo mia bellissima paziente. - Rispose rimboccandomi bene le coperte e baciandomi la fronte.
In un lampo tornò a portarmi il termometro e corse in cucina a preparare la colazione.
- Rob? - Chiamai guardando il termometro.
- Quanto? - Urlò dalla cucina.
- Trentotto e mezzo. -
- Un febbrone da cavallo, povera la mia sweety! - Disse comparendo sulla porta con un vassoio stracolmo di schifezze: briosce alla nutella, biscotti al cioccolato, muffin, caffè-latte e succo all'arancia.
- Ma chi dovrebbe mangiare tutta quella roba? - Chiesi guardando incredula tutto quel ben di Dio che Rob teneva in equilibrio precario sul vassoio.
- Come chi? Io e la mia malaticcia! -
Mi sforzai di mangiare quantomeno una briosce per poter prendere l'aspirina.
- Adesso come faccio a lasciarti sola? Non c'è neanche Tom... - Si fece pensieroso.
- Avanti Rob, è solo un pò di febbre, saprò cavarmela. Ma poi hai saputo quando dovrei tornare a casa? - Chiesi. Quando avevo visto Tom dopo l'incidente, non mi era proprio venuto in mente di fargli questa domanda, forse anche per via della pseudo "dichiarazione" che mi aveva fatto.
- No, ma chiamo subito Tom così sentiamo anche come ha passato la notte. - Così dicendo prese il telefono e si mise seduto vicino a me nel letto mettendo il vivavoce perchè anch'io lo salutassi.
- Pronto? - Rispose.
- Ehi fratello, tutto ok? - Chiese Rob.
- Ciao Pattz! Sto meglio grazie. Tu? -
- Ci sono anch'io! - Mi intromisi.
- Buongiorno principessa! - Esclamò contento.
- Sturridge vedi di non flirtare con la mia ragazza per telefono, ok? -
- Non fare il polemico Pattz. Allora, principessa, che mi racconti? - Continuò lui ignorandolo.
- Sono malata Tom! - Esclamai.
- Aiaiaiai! Come malata? -
- Si ho un pò di febbre e mal di gola! -
- Un pò, trentotto e mezzo! -
- Lo so che se ce l'avevi tu eri già collassato Pattz, ma la nostra principessa evidentemente regge bene gli acciacchi! -
- Si sicuramente starebbe delirando moribondo! - Dissi sorridendo e accarezzando i capelli a Rob.
- La fate finita voi due di fare comunella!? - Ero felice che nonostante tutti gli avvenimenti di ieri riuscissimo tranquillamente a conversare come avevamo sempre fatto. - Piuttosto, come deve fare Giulia per tornare a casa Tom? -
- Giusto, non ne avevamo parlato. Allora avrei prenotato l'aereo per domani mattina, ma se è malata posso vedere di posticiparlo almeno di un giorno.... -
- No no, va bene così. Almeno posso andare dal mio medico poi domani pomeriggio. -
- Sei sicura principessa, guarda che non è un problema, anche se sono ancora in ospedale, il telefono riesco ad usarlo è? -
- Oppure potrei chiamare Steph direttamente, dicendole di prenotarti un altro volo.. - Disse Robert.
- Ragazzi? Va bene così, davvero. Sono malata, ma è solo una comune influenza ok? Non facciamo i drammatici! - Esclamai mettendomi meglio nel letto.
- Come vuoi tu principessa! -
- Sturridge? -
- Si Pattz? -
- La fai finita di fare il cascamorto con Giulia! -
- Avanti, non stressare. Oh, ragazzi vi saluto, c'è il dottore, vi chiamo dopo per dirvi quando esco! Ciao! - Disse Tom riattacando prima che potessimo rispondere al suo saluto.
- Non mi va di lasciarti sola tutto il giorno sweety, specialmente in queste condizioni! -
- Amore? Tu pensa a preparare le valigie, vedrai che tra un pò starò sicuramente meglio. Mi dispiace solo che non potrò accompagnarti in aereoporto.... -
- Tranquilla sweety. Ma se chiamassi mia madre a farti compagnia? -
- Rob? -
- Mmhh? -
- La fai finita? - Ero malata, ma non in fin di vita.
- Ok ok come vuoi. - Disse baciandomi nuovamente la fronte.
Passai la mattinata a letto facendo dei piccoli riposini con Rob che, silenziosamente, preparava la valigia e che mi metteva una pezza fredda in testa ad intervalli di tempo regolari. Si prodigò anche in cucina, preparando una pasta in bianco, scotta, ma apprezzai lo sforzo! Tom ci comunicò che lo avrebbero dimesso nel pomeriggio e che mi avrebbe fatto volentieri un pò di compagnia dopo la partenza di Rob, facendolo alterare non poco per quella constatazione. Si divertiva a punzecchiarlo dato che adesso che aveva confessato cosa provasse per me, Robert sarebbe stato ancora più suscettibile.
Poco dopo pranzo suonò il campanello. Rob andò ad aprire con un sorrisino sulle labbra che non mi convinceva per niente.
- Dov'è la malata? - Sentii chiedere dal corridoio riconoscendo subito la voce di Emilie.
- Rob che hai fatto? - Domandai vedendolo entrare in camere seguito dalla dolce biondina.
- Mi avevi detto di non chiamare mia madre e non l'ho fatto. Ma non volevo lasciarti sola, così prima mentre dormivi ho chiamato Emilie. Anche lei riparte domani perciò.... -
- Perciò dormo qui con te stanotte! Sarò una perfetta infermiera! - Urlò sedendosi vicino a me.
Guardai Rob che rideva soddisfatto.
- Non è che lo hai fatto per non lasciarmi da sola con Tom, è Rob? -
- No no, che dici? - Rispose cercando di fare il vago. Certo che era per quello.
- Ok, come dici tu. - Dissi nascondendo il viso sotto al cuscino. - A che ora hai l'aereo? - Domandai preparandomi mentalmente a salutarlo.
- Alle cinque. Tra poco dovrebbero arrivare Jack e Paul a prendermi per accompagnarmi. - Rispose sedendosi dall'altro lato del letto rispetto ad Emilie.
- Vi lascio un pò da soli. Ti va un thè? - Chiese Emilie alzandosi.
- Si grazie. - Risposi sempre da sotto il cuscino.
Sentii Rob che poggiava una mano sopra il cuscino tentando di levarmelo di dosso.
- Che fai?  - Chiese.
- Non mi va che mi vedi in questo stato. - Dovevo essere un mostro: avevo la febbre, sentivo che mi stava venendo il raffreddore perchè il naso si stava tappando, al posto delle tonsille mi sembrava di avere due palline da tennis in gola e, come se non bastasse, cercavo di trattenere le lacrime per la sua partenza.
- Avanti sweety, ho bisogno di vedere nuovamente il tuo viso prima di andarmene, altrimenti vado in crisi di astinenza! - Disse sfilandomi definitivamente il cuscino.
- Bella visione, immagino! - Dissi mettendo su un piccolo broncio.
- Sei sempre bellissima, anche da malata e con gli occhioni lucidi lucidi da cerbiatta. -
- Mi manchi già adesso. - Sussurrai voltandomi per guardarlo in viso. Anch'io avevo bisogno di fare una scorpacciata della sua immagine.
- Anche tu amore. Non sai quanto vorrei... -
- Non dirlo. - Lo interruppi. - Anch'io vorrei che potessi restare qui, ma sappiamo entrambi che è impossibile, va bene così! Ti amo, non dimenticarlo quando ti bacerai e toccherai di nuovo tutte quelle splendide attrici che recitano con te, ok? -
- Vorrei toccare e baciare solo te, lo sai. Anzi mi immaginerò te! -
- No, non farlo! Altrimenti poi mi sembrerà ancora peggio quando vedrò il risultato finale! - Dissi pensando a quando avrei visto in video quei baci. Sarei impazzita dalla gelosia sapendo che lui aveva immaginato me e che quindi magari avrebbe usato anche un pò di lingua.
- Tranquilla, la lingua non la userò! - Mi leggeva nel pensiero per forza! Sorrisi e gli carezzai la guancia. Proprio in quel momento suonò il campanello e Emilie ci informò che erano arrivati Jack e Paul. Era il momento dei saluti.
- Fa buon viaggio amore. - Sussurrai con quel poco di voce che avevo dovuta al fatto che cercavo di non piangere e che la gola faceva sempre più male.
- Tu rimettiti ok. Ti chiamo appena atterro. Ti amo. - Posò le sue labbra sulle mie dolcemente e poi se ne andò.
- Ecco il thè. - Disse Emilie rientrando pochi attimi dopo dalla porta.
- Grazie. - Risposi ricacciando indietro le lacrime.
- Vedrai che il tempo passerà in fretta Giulia. -
- Si certo. -
- E poi, appena ti sei rimessa, potresti sempre fargli una sorpresa sul set, no? - Disse entusiasta. L'idea mi piacque. Lui mi riempiva sempre di sorprese, si poteva anche fare. E poi Budapest non era lontanta e sarei potuta andare il fine settimana.
- Sai che è una buona idea? -
- Lo so. Sono un genio! - Esclamò convinta. - Vado a prendere il portatile ed organizziamo tutto. Tu bevi quel thè e poi ci riproviamo la febbre. -
- Certo capo! - Risposi facendo il saluto militare.

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Quando arrivò Tom a casa, eravamo intente ad organizzare il prossimo weekend. Stavamo valutando le varie offerte delle compagnie aeree.
- Ola ragazze, che combinate? - Chiese affacciandosi alla porta della camera. Vidi Emilie arrossire, evidentemente allora gli piaceva più di quanto dava a vedere.
- Stiamo organizzando la mia trasferta a Budapest per il prossimo fine settimana! - Esclamai contenta.
- Tu come stai piuttosto? - Chiese Tom pensieroso e toccandomi la fronte. - Scotti! -
- Si ho ancora un pò di febbre. -
- Veramente non è mai scesa, è rimasta a trentotto e mezzo tutto il giorno. - Intervenne Emilie.
- Sarà meglio che sposti il volo... - Disse Tom alzandosi nuovamente dal letto.
- Tom aspetta! Veramente preferisco tornare a casa domani, giuro che appena atterro chiamo un taxi e vado diretta a casa ad aspettare il dottore... -
- Con la voce che hai mi sembra il minimo. - Si rimise seduto. - Adesso vediamo di organizzare una bella sorpresa a quel coglione del Pattz! - Esclamò prendendo il portatile dalle mani di Emilie.
- Tu come stai campione? - Chiesi vedendolo sempre con il viso escoriato.
- Tutto a posto. - Rispose sorridendo mentre continuava a trafficare con il computer.
- Davvero? - Chiese Emilie.
- Si perchè? - Domandò lui guardandola.
- Hai una faccia.... - Risposi io per lei.
- Sono solo un pò stanco..... -
- Allora vai subito a letto che a voi due ci penso io! - Urlò Emilie facendomi saltare sul letto. Era entusiasta di prendersi cura di due impediti....contenta lei. Prese Tom per mano e lo trascinò in camera sua.
- Ma per quanto dobbiamo sopportarla? - Mi chiese Tom mentre si faceva portare via.
- Tutta la notte! - Risposi ridendo.
- Mi volete morto? -
- Avanti non fare il bambino e vieni a letto Sturridge! - Ordinò Emilie.
- Attento che alla fine vuole anche il saluto militare! - Commentai. Emilie in veste crocerossina era veramente spassosa.
- Pure! Ma dove sono capitato..... -
Tom stava decisamente meglio, io invece stavo sempre peggio. Prenotammo comunque un volo dall'Italia per il prossimo venerdì sera per Budapest e già non stavo più nella pelle al pensiero che dopo una settimana avrei rivisto Rob.
Per cena la nostra infermiera ci preparò un brodino e portò ad entrambi degli analgesici per il mal di testa. La mia febbre però non accennava minimamente a diminuire. Avrei sicuramente dovuto prendere gli antibiotici perchè la gola mi faceva sempre più male e alla mia voce non giovava per niente.

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Mentre stavo per addormentarmi, intontita dalla febbre, suonò il cellulare. Rob.
- Amore.... - Risposi prendendolo dal comodino.
- Sweety ma che voce hai? - Chiese allarmato.
- Lo so, sembro un trans! -
- Scema! Come stai? -
- Ho sempre la febbre... -
- Hai deciso comunque di partire domani? -
- Si così andrò subito dal medico! -
- Testarda! Pensi di farcela? -
- Certo Rob, tranquillo. Tu come è andato il viaggio? -
- Tutto a posto. Mi manchi. -
- Anche tu. -
- Adesso ti lascio riposare, ci sentiamo domani quando arrivi in Italia? - Domandò premuroso.
- Si amore. Fai tanti bei sogni. -
- Anche tu sweety. -
- Rob? - Chiamai prima di riattaccare.
- Si? -
- Ti amo. -
- Anch'io sweety. Notte. -
- Notte. - E riagganciai. Misi la sveglia per la mattina successiva e dopo poco mi addormentai non accorgendomi neanche dell'arrivo di Emilie a letto.

Quando arrivai a casa, nella tarda mattinata del giorno dopo, chiamai subito il medico dato che, comunque, la febbre non dava cenni di cedimento. Come ampiamente previsto fui costretta a prendere gli antibiotici perchè avevo preso una bella tonsillite. Certo sfilare sul red carpet mezza nuda, non aveva giovato per niente!
Avvisai a lavoro e, nonostante fossi mancata anche la settimana precedente, Andrea mi rassicurò, dicendomi che sicuramente mi avrebbe fatto rimediare in futuro ma che, al momento dovevo solo pensare a tornare in forma.
Il brutto dell'essere malati è che devi sopportare a letto, tutte le persone che vengono gentilmente a rifornirti di viveri accertandosi anche che tu sia ancora in vita. questo per me aveva voluto significare dover reggere le attenzioni di mia madre tutta la settimana. Certo da quando ci eravamo "chiarite" le cose erano andate un pò meglio, soprattutto perchè, essendo fidanzata, non poteva stressarmi più di tanto.
Noemi, Vale e Lucia erano venute un paio di sere per aggiornarmi e per farmi un pò di compagnia. Ormai non avevamo più un giorno fisso nel quale vederci e questo, purtroppo, ci aveva portato a frequentarci un pò meno. Certamente ci sentivamo tutti i giorni, e con Lucia ci vedevamo per cause di forza maggiore, il lavoro, ma non era più la stessa cosa. Ciò che ci aveva unito maggiormente per una certo periodo di tempo, e cioè la mia crisi esistenziale, fortunatamente era scomparsa e quindi molto probabilmente ci eravamo concesse una specie di pausa di frequentazione assidua.
Quel giorno Noemi ci comunicò che era riuscita a rimane nuovamente incinta ma che, a differenza della volta precedente, aveva preferito non dirlo a nessuno fino alle dodici settimane, proprio per non creare e crearsi false aspettative. Ero davvero felice per lei, sapevo quanto ci teneva a diventare madre e poi sarebbe stata senza ombra di dubbio, la mamma migliore del mondo. Non era un tipo apprensivo, quindi credo che avrebbe lasciato libero il figlio/a di sbagliare e commettere i propri errori imparando dalle proprie esperienze.
Fortunatamente riuscii a ristabilirmi completamente per poter partire il venerdi e fare la mia tanto agognata sorpresa a Rob.
Sapevo in quale albergo alloggiasse e quindi, quando arrivai a Budapest mi ci feci portare immediatamente. Lui sarebbe stato impegnato con le riprese per tutto il pomeriggio, quindi avevo tempo a sufficienza per preparmi al meglio.
Nella sorpresa avevo dovuto coinvolgere anche Steph, altrimenti, per motivi di sicurezza, non mi avrebbero mai fatto entrare nella camera di Robert.
Disseminai candele e petali di rosa ovunque, che trovai direttamente in camera segno che Steph aveva seguito tutte le mie istruzioni.
Poi andai in bagno per una doccia veloce e indossai un completino intimo che lasciava poco all'immaginazione. Volevo sedurlo e passare una seratina romantica solo con lui. Volevo viverci nuovamente il nostro amore lontano da tutto e tutti. Ero stata attenta a non farmi seguire dai paparazzi proprio per quel motivo. Ero riuscita a seminarli all'aereoporto e per una volta, il fato, era stato dalla mia parte perchè nessuno sapeva dove alloggiasse Robert a Budapest.

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Lo aspettai pazientemente sul letto e finalmente, la porta della camera si aprì. Quando mi vide, agghindata in quel modo sul letto e con tutte quelle candele a rendere unica la stanza, mi corse lettereralmente incontro abbracciandomi e riempiendomi di baci.
- Dio quanto mi sei mancata! - Diceva tra un bacio sulla bocca, uno sul collo e uno sulla spalla.
- Che bella accoglienza... - Replicai io ridendo come una scema.
- Questa è la più bella sorpresa che tu potessi farmi. Dimmi solo che non te ne andrai domani, per favore. - Mi pregò all'orecchio. La sua voce resa ancora più roca e profonda probabilmente sia dalla stanchezza che dall'eccitazione, mi fece ancora di più scoppiare il cuore che non riusciva più a trattenersi dal pulsare convulsamente.
- No amore, riparto domenica sera. - Risposi.
- Allora adesso, pensiamo solo a noi. - Così dicendo mi trascinò con se per due giorni di focose "scampagnate" che non inclusero assolutamente il bisogno di allontanarsi dal letto.

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Capitolo 25
*** Paure ***


Ciao a tutte! Innanzi tutto mi scuso per l'enorme ritardo con il quale posto questo capitolo ma, è un periodo un pò strano questo per me e l'ispirazione non sempre è presente.
Questo è il capitolo che volevo scrivere fin dall'inizio di questa storia e non sono completamente soddisfatta di quello che ne è uscito fuori, spero solo di non deludere nessuno, specialmente adesso che ci stiamo avvicinando a grandi passi alla fine.
Ringrazio quelle splendide fanciulle che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, le ricordate o le preferite, ma anche coloro che leggono e basta.

Un particolare ringraziamento va alle due fanciulle che hanno deciso di lasciare un commento:
Thedreamer: Non preoccuparti, non importa se non hai recensito anche lo scorso capitolo, ti ringrazio immensamente comunque per perdere un pò del tuo tempo nel farlo e per i consigli che mi dai sui film.... Per quello che riguarda Emilie e Tom, più in la vedremo che combinano ed invece, per Giulia e Robert adesso ci saranno grosse novità..... Si, altro che bollino rosso, nella mia testa in quedi due giorni ci hanno dato parecchio giu....ehm ehm, mi ricompongo. Spero che deciderai di farmi sapere cosa ne pensi anche di questo. Un bacione e a presto.
AnnaDaiCapelliNeri: Tesoro tu sei davvero dolcissima, non so come farei senza i tuoi commenti. Rob me lo immagino proprio così, premuroso e pasticcione allo stesso tempo. Sono felice che la mia storia continui a piacerti e per quanto riguarda Tom, per come lo vedo io, è troppo amico di Rob per fare qualsiasi cosa che possa nuocergli, quindi credo che dirigerà le proprie attenzioni altrove.
Fammi sapere che te ne pare di questo capitolo che per me era sempre stato quello che volevo scrivere. Grazie ancora e a presto.

Adesso vi lascio al capitolo, buona lettura.





Capitolo 25. Paure


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Mancavano ancora quasi due settimane alla partenza per la tanto agognata vacanza con Rob e questo voleva solo dire altri tredici giorni di lontananza e di telefonate brevi e a degli orari assurdi. Niente panico, niente panico. Ci vuole calma e razionalità. Era quello il mio mantra quella mattina.
Sicuramente era tutto frutto della mia fantasia e poi, in quel mese, ero praticamente sempre stata in viaggio: avevo partecipato a diversi servizi fotografici in giro per l'Italia, oltre ad essere andata una volta a Londra e una a Budapest per stare un pò con Rob, quindi ero stata scombussolata più del solito. Solo che non mi convinceva: non mi era mai successa una cosa così in tanti anni.
Mentre questi pensieri mi vorticavano in testa, attendevo pazientemente che la mia interlocutrice rispondesse al telefono. Ad ogni squillo il mio battito cardiaco accellerava sempre di più.
- Pronto? - Tum tum tum. Il mio cuore stava letteralmente impazzendo.
- Si salve, buongiorno. Sono Giulia...Striani, dottoressa. -
- Oh, certo, ciao Giulia, buongiorno. Come va, tutto bene? -
- Diciamo di si. - Mi costrinsi a rispondere.
- Hai chiamato per il solito controllo? -
- Veramente avrei una domanda. -
- Ah, ok. Allora dimmi tutto. -
- Ecco, veramente io, non so come spiegarmi...... - mi stavo innervosendo troppo e se continuavo così non sarei stata capace neanche di farmi capire. Dovevo assolutamente darmi una calmata. Era impossibile andare avanti in quel modo, era meglio sapere subito che vivere nel dubbio no? Me l'ero sempre ripetuto in vita mia, quindi perchè doveva essere diverso adesso? Presi una respirone e continuai.
- ....Scusi. Volevo sapere se, dato che ancora il ciclo non mi è venuto e io dovrei riniziare a prendere la pillola dopo la pausa dei 7 giorni canonici, dovrei prenderla ugualmente? - E brava Giulia, finalmente hai sputato il rospo!
Quella mattina era stata assurda. Erano solo le otto ma io ero praticamente in piedi dalle cinque in attesa che arrivasse l'ora giusta per fare questa benedetta telefonata. Avevo atteso fino all'ultimo, ma delle rosse, nessuna traccia.
- Direi proprio di no. - Ecco lo sapevo. - Prima credo che sarebbe il caso, se pensi di avere avuto rapporti non protetti, di fare un test di gravidanza! - Mi rispose tranquilla. Rapporti non protetti? Prendo la pillola apposta, cavolo!
- Dice è? - Non capivo più niente. Sentivo solo il cuore in gola.
- Dico ma dovresti confermarmelo tu. -
- Io però la pillola l'ho presa regolarmente, non capisco come potrebbe essere successo? - La mia voce era bassa e roca neanche mi fossi ammalata in cinque secondi.
- Non lo so, magari ne hai prese due in contemporanea perchè il giorno prima te ne eri dimenticata oppure, hai preso degli antibiotici... - A quella parola il mio cuore ebbe un ultimo sussulto prima di rallentare bruscamente il suo percoso. Ma certo. Come avevo fatto a non pensarci? Antibiotici. Certo che li avevo presi.
- Si in effetti sono stata malata e ho dovuto prenderli. - Risposi dopo un attimo di silenzio.
- Allora facciamo così, tu fai il test di gravidanza, anche quello di farmacia va benissimo e poi mi richiami così decidiamo, in base al risultato, quando vederci. -
- Si, certo, va bene. Grazie mille. Ma potrebbe davvero essere successo? - Gli chiesi con un ultimo tentativo nella speranza che ci potesse essere un'altra spiegazione al mio ritardo.
- Giulia lo sai, lo sai bene anche tu che prendere la pillola in concomitanza con altri medicinali, a volte può ridurne l'efficacia. - Altra risposta ovvia.
- Si, scusi ancora e grazie mille. Vado subito a procurarmi un test e dopo la richiamo. -
- Certo, tranquilla ok? -
- Si dottoressa, grazie ancora. A dopo. - Riattaccai il telefono rimanendo con lo sguardo fisso sullo schermo che si era già spento dopo aver interrotto la chiamata. Mi veniva in mente solo una parola  BUDAPEST e la mia sorpresa. Stai a vedere che la sorpresa, alla fine, me l'avevano fatta a me? Cavolo. Possibile che fossi incinta?
Poi una suoneria e la vibrazione del telefono che avevo ancora in mano mi fece sussultare. Noemi. Tempismo perfetto.
- Buongiorno. - Risposi ancora troppo preda dello shock per la probabile notizia.
- Ciao amorosa mia, come stai? -
- Io? Bene bene. Tu? - Non riuscivo veramente a parlare.
- Giulia che c'è? - Lo sapevo che se ne sarebbe accorta. Non sono brava a recitare, dovrei farmi dare lezioni da Rob!
- Niente scusa. Sono solo ancora presa dal sonno. - Come scusa poteva reggere. Da quando ero rientrata a lavoro, Andrea, come promesso, mi stava facendo recuperare il tempo perso e quindi tornavo a casa la sera che erano anche le dieci per rimettermi in pari. Lei lo sapeva e Lucia poteva confermare.
- Si certo, come no? E io allora sono l'uomo ragno! - Esplose Noemi.
- Che c'entra l'uomo ragno? - La miglior tattica è sempre quella di deviare l'argomento. - Casomai con la pancia che hai, potresti sembrare l'omino della Michelin, altro che supereroe! - E qui mi uscì una risatina isterica che proprio non mi era riuscito trattenere....
- Certo, prendimi pure in giro, ma da come ti stai comportando, cercando di deviare il discorso, capisco solo che ho ragione e che c'è qualcosa che ancora non mi vuoi dire. - Beccata! - Problemi con Robert? - Continuò.
- No no. Tutto a posto, davvero. - Non mi credevo neanche io mentre parlavo. Solo che, ancora dovevo capire se era vero e poi non riuscivo a interpretare ciò che sentivo: non sapevo se ero felice oppure no.
- Giulia lo sai che a me puoi dire tutto....L'hai sempre fatto...non vedo perchè....adesso....tu ti stia facendo dei problemi.... - Si era interrotta diverse volte mentre parlava. Me la immaginavo seduta sul divano mentre il suo cervello si era messo in moto per capire cosa mi stava succedendo. Fu questa visione che mi convinse a parlare, non volevo essere la sua causa di ansia, specialmente ora che era incinta di cinque mesi!
- Ok, sono preoccupata. Non mi è tornato il ciclo dopo che ho finito di prendere, come ogni mese, la pillola e, la ginecologa, alla quale ho telefonato poco fa, mi ha consigliato di fare un test di gravidanza. - Mi sentii subito meglio dopo quella confessione. Almeno adesso, avrei avuto un'altra opinione.
- DAVVERO???? - Un urlo mi fece allontanare immediatamente il telefono dall'orecchio e nonostante questo, continuavo a sentirla benissimo. - ASPETTAMI, ARRIVO SUBITO. FACCIAMO IL TEST INSIEME! -  Ok, così mi stava assordando, doveva calmarsi.
- Noemi potresti parlare come una persona normale? -
- Si certo scusa, è che sono emozionata. - Rispose teneramente. Fare il test con qualcuno poteva essere un ottima soluzione, non credo che avrei avuto il coraggio di guardare il risultato da sola.
- Dai, ti aspetto e poi andiamo a comprarlo. - Dissi.
- No no, passo in farmacia io mentre vengo, tranquilla! Tu rilassati e non fare la pipi. -
- Certo mamma. Grazie. -
- Arrivo. - Non feci in tempo neanche a rispondere che lei aveva già chiuso la comunicazione. Noemi era così, quando riceveva una notizia che lei interpretava buona, non riusciva a trattenere la gioia e poi, con la gravidanza gli ormoni avevano avuto la meglio su di lei, rendendola ancora più preda delle sue emozioni. Chissà, magari tra un pò anch'io potrei essere nelle sue condizioni.... Mi immaginavo già con la pancia enorme mentre provavo ad alzarmi da una poltrona e non ci riuscivo, oppure mentre provavo a legarmi le scarpe, o mentre tentavo di passare dalla porta della doccia.... In tutte queste immagini però, mi vedevo sempre sola. Sinceramente non credevo che Rob mi avrebbe abbandonata ma, anche se non lo avesse fatto, sarebbe stato iper impegnato con il lavoro ed io sarei stata comunque costretta a stare sola.
Forse ero troppo ottimista, e se lui si fosse fatto prendere dalla paura e fosse scappato a gambe levate? In fondo era ancora giovane e, soprattutto nel pieno della sua carriera professionale, un figlio era proprio quello di cui non aveva bisogno.
Lo amavo così tanto però, che non avrei mai potuto imporglielo. Sarei stata in grado di fare tutto da sola? Oddio che angoscia....
Il suono del campanello mi distolse da tutti questi film mentali. Noemi era arrivata in un lampo.
- Eccomi, ho fatto prima che ho potuto. - Corse subito ad abbracciarmi con un sorrisone sulle labbra.
- Non ti sei affaticata vero? - Mi preoccupavo per lei, avevo paura che per arrivare velocemente avesse fatto chissà quali pazzie per la strada.
- No no, tranquilla. Allora, qui ho due test classici, più quello di ultima generazione che ti dice anche, nel caso, di quante settimane sei incinta. - Era euforica. Io osservai quelle tre scatoline che, in un modo o nell'altro, sarebbero state in grado di cambiarmi la vita da lì a pochi minuti.
- Non le guardare come se fossero scritte in geroglifico. Non li devi leggere o interpretare, li devi fare. Adesso andiamo in bagno e da brava cerca di fare tutta la pipi che ti esce stando attenta a centrare il bastoncino impregnante. - Intanto mi spingeva verso il bagno.
- Grazie mille per le delucidazioni. - Un pò di sarcasmo era quello che ci voleva. Se riuscivo ancora a farne, allora non ero messa proprio male, il mio cervello, nel tentativo di razionalizzare, non era andato completamente in pappa! Questa era un grande notizia: riuscivo ancora a pensare e parlare correttamente, nonostante tutto.
- Adesso riesco a fare anche da sola, aspettami fuori dai! - Noemi non dava segni di voler uscire da quel bagno che, in quel momento, mi sembrava anche più piccolo del solito. Riuscii a chiuderla fuori con non poca fatica e finalmente, mi concentrai su quella che era la mia missione: centrare il bersaglio! Non era un impresa impossibile, solo che ne dovevo centrare tre, quindi dovevo anche concentrarmi nel non consumare troppa pipi per un test solo. Mi sembrava davvero di dover compiere chissà quale impresa.
In qualche modo riuscii a portare a termine il mio compito. Richiusi i tre test con i loro beccucci e li misi sulla mensola sotto allo specchio, poi spensi la luce e raggiunsi Noemi che mi attendeva sul divano.
- Allora?? - Mi chiese appena mi vide comparire sulla porta.
- Dobbiamo aspettare cinque minuti tesoro, non ricordi? - E cavolo, ne aveva fatto almeno uno non più di cinque mesi fa, avrà saputo che adesso c'era solo da attendere, no? Ok ero nervosa. - Scusa. - Dissi tentando di ritrovare un briciolo di calma.
- Tranquilla. - Noemi mi sorrise incoraggiante. Forse mi capiva, ma come faceva se non mi capivo neanche io? Non sapevo veramente cosa sperare. Da una parte ero felicissima se fosse stato; avevo sempre desiderato un figlio, lo stavo facendo con l'uomo che amavo e anche se non era stato programmato, era comunque una bellissima notizia. Dall'altra però avevo paura di non essere pronta ad averlo e soprattutto della reazione di Rob. Sapevo che non ci si può mai sentire pronti per un figlio, ma sapevo anche che noi donne siamo nate per fare le madri: non per niente fin da piccole uno dei nostri giochi preferiti, era quello di occuparsi dei bambolotti come fossero delle creature da accudire e crescere. Ma per gli uomini non è così e per un uomo come Rob, giovane, aitante e preso dalla carriera, a maggior ragione.
Mi strinsi le mani sulla testa per cercare di rallentare un pò tutti quei pensieri. Noemi non aveva detto più niente, molto probabilmente attendeva solo di capire cosa dirmi per consolarmi, in un caso o nell'altro.
Quei cinque minuti furono i più lunghi di tutta la mia vita: mi sembrarono durare un'eternità. Un eternità nella quale non riuscivo a stare ferma e a non passarmi le mani tra i capelli.
- Cerca di respirare magari è? -
- Come? - Non avevo neanche capito cosa mi stesse dicendo Noemi nonostante fosse seduta proprio di fianco a me.
- Tranquilla, adesso vediamo e poi parliamo ok? Vuoi che vada io a prenderli o vai te? - Mi chiese calma Noemi come se stesse parlando con una bimba piccola a cui va spiegato tutto.
- No vado io. Anzi no vai te. No vado io. - Non riuscivo a decidermi, mi stavo sedendo e alzando continuamente dal divano come fossi una molla pronta a scattare.
- Vado io. Tu stai qui e respira! - Disse Noemi prendendomi per le spalle e mettendomi seduta mentre lei si alzava. Riuscii solo ad annuire con la testa. La vidi allontanarsi ed entrare in bagno e poi tornare da me tutto al rallentatore. Neanche stessi guardando un film!
- Attenzione, balena in arrivo! - Noemi cercò di fare la simpatica, molto probabilmente per distrarmi ma io non riuscivo proprio a sorridere. La vidi sedersi vicino a me sempre con effetto rallenty, se non fossi stata incinta sarei dovuta sicuramente andare a farmi controllare. Se per Ally Mcbeal era normale avere queste visioni, per me non lo era assolutamente, ergo avevo altri problemi.
- Tutti e 3 positivi, nell'ultimo dice che sei incinta di 3 settimane! - Incinta.
Incinta, incinta, incinta.
Deglutii a vuoto e incollai i miei occhi a quelli di Noemi. Lei, come era facile immaginare, già piangeva commossa.
- E adesso? - Sussurrai senza neanche rendermene conto. Non era ancora un anno che stavamo insieme, anche se mancavano pochi giorni, ed io ero già incinta. Come avrei fatto a dirglielo? E poi, è possibile dare una notizia così per telefono?
- Adesso....chiamiamo le altre e facciamo tutte festa a lavoro e.....insieme chiamiamo Rob! - Noemi, tra un singhiozzo e l'altro riuscii a spiegarmi come voleva procedere. Sapevo che avevo fatto bene ad avere qualcuno a fianco con più esperienza di me, altrimenti, sarei stata capace di restarmene seduta sul divano tutto il giorno, senza riuscire a capire come affrontare la situazione. Mi serviva una tabella di marcia. Dovevo avere degli obbiettivi per superare il momento.
- Giulia? - Mi riscosse nuovamente dai miei pensieri e la guardai. Sorrideva tranquilla.
- Sei felice? - Sono felice? Domanda da un milione di dollari. Sono felice? Non lo so. Forse.
- Si. - Mi uscì senza che io potessi controllare la risposta. - Si. - Dissi ancora più consapevole. - Decisamente siiiiiiii! Sono incinta! Aspetto un bambino!!!!! - Continuai presa dall'euforia. Mi alzai di scatto in piedi e poi abbracciai Noemi iniziando a saltellare. Si, ero felice, soprattutto perchè ero finalmente consapevole che, comunque fosse andata con Rob, comunque l'avrebbe presa, non avrei affrontato più il mondo da sola.
Dopo l'attimo di follia, tornai in me e a mentre fredda decisi che era assolutamente ingiusto avvisare Rob per telefono o via Skype, non volevo dargli una simile notizia e poi non poterlo stringere tra le mie braccia.
Certo non avevamo programmato di avere un figlio adesso, considerato poi che la mia "carriera" di modella era solo agli inizi, a Steph sarebbe venuto un colpo, però un figlio è pur sempre una gioia no?
Mi tornarono alla mente i discorsi che avevamo fatto in proposito la mattina prima di Natale in camera mia........

- Certo che mi piacciono i bambini, magari però, al momento, solo quelli degli altri..... - Disse Robert girandosi su un fianco e poggiando la testa sulla mano per osservarmi meglio. Lo guardai e notai che sorrideva.
- Certo, al momento credo che sarebbe un bel problema.... - Risposi con un filino di tristezza nella voce.
- Giulia, non ho detto di no, ho detto magari tra un pò di tempo. -
- Ho capito, hai ragione, sono una stupida. E' che a volte mi faccio prendere un pò dall'ansia. Fin da piccola ho sempre temuto, per non so bene quale ragione, che, quando avessi deciso di avere un figlio, avrei incontrato non poche difficoltà ad ottenerlo. Che ne so, è come se fossi sempre stata convinta che non sarei stata in grado di dare un figlio al mio compagno e a volte mi faccio prendere dalla curiosità di scoprirlo. -
- Certo che sei strana forte....anzi, mi correggo, voi donne siete strane! -
- E voi uomini a volte siete insensibili! - Risposi piccata. Io gli avevo appena espresso i miei dubbi e lui mi denigrava così.
- Che fai mi metti il broncio? - Si avvicinò a me e quando fu a due millimetri dalle mie labbra, vi posò un bacio appena sfiorato.
- Sei irresistibile quando lo fai..... - Poi posò un altro piccolo bacio sulla mia bocca che invece voleva già approfondire quel contatto.
- Sei sadico.... - Dissi sorridendo e arpionando il suo collo affinchè riuscissi a baciarlo come volevo io e come ne sentivo l'esigenza.
- E tu sei dolcissima..... - Rispose prima di farsi travolgere dalla mia passione, eco della sua.

Dovevo assolutamente parlargliene a voce. Certo questo avrebbe voluto dire mantenere il segreto per almeno altri tredici giorni e andare a fare la prima ecografia da sola. Comunque anche in caso contrario non credo che sarebbe andata diversamente, perchè lui era super impegnatissimo tra le prime interviste per l'imminente uscita di Eclipse e l'inizio delle riprese di Water for Elephant.
- Non ti fare i tuoi soliti film mentali adesso ok? Penso di conoscere Robert e so che la prenderà bene, deve prenderla bene. - Cercò di consolarmi Noemi facendosi poi improvvisamente pensierosa.
- Che c'è? - Gli chiesi.
- Niente solo che non voglio che stai in ansia per nulla. Adesso devi stare tranquilla, è il primo periodo e non devi stressarti un alcun modo. -
- Pensi che dovrei annullare il viaggio? - Adesso aveva fatto preoccupare anche me.
- No, ma che dici! Quello ti aiuterà a rilassarti. Pensavo che dovrai stringere i denti e fare finta di niente con Robert per i prossimi giorni e, dato che lui praticamente ti capisce solo guardandoti o sentendoti, dovrai cercare proprio di non pensarci se davvero non vuoi dirglielo per telefono. -
- Lo so. - Dissi pensierosa. Non sarebbe stata un'impresa semplice, anzi. Fin dall'inizio lui aveva sempre capito quando c'era qualcosa che mi turbava, a volte anche solo dall'intonazione della voce. Adesso avrei dovuto fare finta di niente per tantissimo tempo e non ero sicura di potercela fare, ma non volevo neanche rovinargli la sorpresa....
- Vedrai che ce la farai. Ti accompagno io a fare l'ecografia così magari riprendo tutto con la telecamera e potrai fargli vivere quel momento comunque. -
- Sei un genio! - In quel modo non si sarebbe perso niente, qualora decidesse di prendersi cura di noi. Chissà se lo avrebbe fatto davvero. - Una sola cosa... - Dissi poi ripensandoci.
- Cosa? -
- Aspettiamo a dirlo alle altre. Vorrei che il secondo a saperlo fosse comunque Robert. - Non mi andava di raccontare ad altri, nonostante fossero le mie migliori amiche, il mio stato. Volevo che lui fosse in tutto e per tutto coinvolto.
- Ok, hai ragione. Facciamo come dici tu. Però ora festeggiamo? - Rispose comprensiva Noemi.
- E come vorresti festeggiare? -
- Un pò di shopping? - Solo lei poteva pensare a fare del sano shopping in un momento del genere.
- Certo! - Esultai contenta. Era proprio quello di cui avevo bisogno. Distrarmi con la mia amica e rimandare tutti i dubbi e le perplessità al prossimo incontro con Robert.
Chiamai prima a lavoro per avvertire che non sarei andata e poi la ginecologa per fissare la prima visita. Mi diede appuntamente per il lunedì della settimana della partenza, almeno sarei stata, a suo avviso, di sei settimane e si sarebbe già potuto sentire il battito e vedere se tutto stava procedendo bene.
Irrazionalmente subito la mia mano volò sulla mia pancia. Sii forte piccolino, la tua mamma farà di tutto per farti crescere forte e sano, pensai.





* Pubblicità*  Se per qualche assurdo motivo vi piace come scrivo, spero che decidiate di dare un'occhiata all'altra mia storia Sette Giorni
, ci tengo molto. Un bacione, grande a tutte.

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Capitolo 26
*** Dolce attesa ***


Ragazze mie non è un miraggio, sono veramente io! Non posso credere di avervi fatto aspettare dieci giorni interi prima di aggiornare questa storia. Non ci sono scusanti valide, quindi chiedo umilmente scusa. Spero di farmi perdonare con questo capitolo. Io, stranamente, ne sono abbastanza soddisfatta. Vedremo la reazione del nostro bell'attore che, spero, di aver reso al meglio.
Devo ancora decidere se fare un solo capitolo o due per concludere questa storia, voi che ne pensate?
Mi fa piacere che questa mia prima piccola creazione continui a piacervi, tanto che siamo arrivati a quasi 1200 visualizzazioni. Grazie di cuore, non so cos'altro dire. Spero di non deludere mai nessuno.

Voglio ringraziare di cuore che l'ha inserita tra le ricordate, le seguite o le preferita ma anche voi che leggete solamente e che siete sempre più di 100! Per me è davvero tanto, più di quanto mai avessi anche solo lontanamente immaginato, quindi grazie mille.

Un grazie particolare continua ad andare ad Epril68 che mi ha inserita tra gli autori preferiti e a quelle splendide fanciulle che commentano. Per me è importante sapere cosa pensate, in male ed in bene, mi serve per migliorarmi, anche se non so quanto sia possibile, comunque, veniamo alle mie splendite recensitrici (si dice??? Bah, io lo dico!):

Thedreamer: Per scoprire cosa ne sarà stato di Tom ed Emilie, dovrai solo attendere il prossimo capitolo....vedrai! Per quanto riguarda il fatto che in quasi tutte le ff che ci sono qui, Rob ne esce con uno o due figli al seguito, credo sia normale. E' una probabile conseguenza dell'amore e comunque, non credo che gli mancherebbero affatto i soldi per mantenerli tutti se fossero figli veri, no? A parte questo, spero che la reazione che gli ho fatto avere sia di tuo gradimento e che, comunque, mi faccia sapere cosa ne pensi. Grazie mille ancora, sei davvero dolcissima. Alla prossima, un bacione.

AnnaDaiCapelliNeri: Tesorino mio bello, spero davvero che questo capitolo ti piaccia. Grazie per avermi sostenuta fino a qui, spero davvero di non deluderti in qualche modo. A presto, un bacione grande grande.

Miss Bass: Prima di tutto grazie mille per aver trovato il tempo di leggere anche tutta questa storia. Sono felice che ti piaccia e spero vivamente che mi farai sapere anche cosa ne pensi di questo capitolo e della reazione del nostro Robert! Sei davvero carinissima, un bacione grande grande e a presto.

Bene bene, vi ricordo anche l'altra mia storia Sette Giorni
 ringraziandovi per la pazienza che avete avuto nell'attendermi.

Un bacio grande a tutte e buona lettura!




Capitolo 26. Dolce attesa



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La cosa in assoluto più difficile che abbia mai affrontato in vita mia, era stata senza ombra di dubbio, riuscire a far finta di niente con Rob durante quei maledetti giorni che ancora ci vedevano distanti. Non so quante volte avevo programmato nella mia testa, l'idea di mollare tutto e raggiungerlo così da svelargli finalmente che sarebbe diventato padre.
Il mio chiodo fisso in quei giorni, era stato quello di sembrare il più naturale possibile con lui, come se tutto andasse bene come sempre e come se quella piccola creaturina che stava crescendo dentro di me, non ci fosse. Avevo rischiato veramente la pazzia trascinando sull'orlo della disperazione anche Noemi. Da brava amica, quale l'avevo sempre considerata e che effettivamente tale si era rivelata, mi aveva aiutato a trascorrere quei giorni assurdi, cercando di distrarmi con ogni mezzo ricordandomi per altro, che lo facevo per un buon motivo.
Allo scoccare dell'ultimo giorno però, avevo i nervi talmente tesi che sembravo veramente isterica. Anche se, a dire la verità, quel punto l'avevo raggiunto anche quando ero andata, accompagnata proprio da Noemi, a fare la prima visita dalla ginecologa.
Quando avevo sentito battere il cuoricino dell'esserino microscopico che si stava sviluppando dentro di me, ero stata sul punto di telefonare a Rob e fargli sentire in diretta quel battito che irrimediabilmente ormai, si era instaurato dentro il mio cervello facendomi sentire quel suono melodioso, ogni volta che i miei pensieri volavano al bambino. Noemi aveva faticato non poco a togliermi il telefono di mano, convincendomi che gli avrei solo fatto venire un infarto e che, una notizia come quella, non poteva essere data solo facendogli sentire un Tum Tum Tum velocissimo all'orecchio, benchè fosse un suono assolutamente meraviglioso. Mi aveva convinta come sempre, anche perchè ormai, le bastava pronunciare quella frase che aveva capito mi faceva ragionare, che io cedevo su tutta la linea. Giocava sporco, perchè dicendomi - Devi dirglielo guardandolo negli occhi per vedere dal vivo la sua espressione - , capitolavo senza riserve immaginandomi ogni volta una reazione che mi faceva commuovere.
Dopo la paura iniziale nel rivelare l'accaduto a Rob infatti, mi ero convinta che l'avrebbe presa bene perchè se, effettivamente mi amava quanto diceva, sarebbe potuto soltanto essere esploso dalla felicità. Forse esageravo nell'ottimismo ma, o Noemi mi aveva talmente addomesticata che ormai la pensavo sempre come lei, o i miei ormoni erano già impazziti e vedevo il mondo sempre rosa e fiori.
- Tanto ormai che differenza vuoi che faccia se glielo dico adesso o domani mattina quando arriva? - Ripetevo come una litanìa da quella mattina a Noemi.
- Fa la differenza che lui ci rimuginerà tutto il viaggio da solo e che tu, in quelle ore di attesa, impazzirai perchè non potrai vedere con i tuoi occhi la sua espressione farsi da impaurita e terrorizzata, a felice e emozionata! - Tentava di convincermi ancora lei.
- Non vale però così, ormai hai capito il trucco e tutte le volte la vinci tu! - Esasperata dall'ennesia discussione persa, mi accasciai sul divano sbuffando e incrociando le braccia al petto.
- Avanti non fare la bambina, ormai mancano meno di ventiquattro ore e poi ti potrai liberare di questo fardello! - Esclamò - Ed io potrò tornare a vivere! -
- Scusa. - Dissi mentre si sedeva vicino a me e, per la prima volta, mi resi conto che l'avevo costretta ad uno stress emotivo non indifferente in quei giorni. - Scusa. - Ripetei accarezzandole la pancia e rivolgendomi al suo bambino.
- Tranquilla, troverò il modo di fartela pagare.... - Rispose lei ridendo.
- Hai sentito Tommy che intenzioni ha la tua mamma? Vorrebbe farmi scontare la pena che gli ho inflitto a mia volta, ma tu invece non vuoi vero? Difenderai la tua zietta con ogni mezzo, vero piccolino? - Avevamo saputo proprio in quei giorni che Noemi aspettava un maschietto. Insieme al marito avevano deciso di chiamarlo Thomas, ma io sin dal primo momento, non avevo potuto che chiamarlo Tommy. Era un vezzeggiativo per quel nome che mi era sempre piaciuto e poi, dato che sapevo che anche a Noemi piaceva molto, non riuscivo a smettere di rivolgermi alla sua pancia in quel modo.
- Adesso devo andare, posso lasciarti sola per stasera oppure devo rimanere qui a fare il cane da guardia? -
- No tranquilla. Vai pure, tra un pò mi preparo la cena e dopo sento Rob. Giuro che terrò la bocca chiusa! - Risposi incrociando le dita alla bocca e baciandole sovrapposte prima in un modo e poi nell'altro.
- Farò finta di crederti.... - Commentò Noemi alzandosi.
- Tesoro so di essere stata veramente isterica in questi giorni, e ti chiedo scusa. Non finirò mai di ringraziarti per avermi fatto restare con i piedi per terra, sei stata unica, davvero! - Mi alzai anch'io e l'abbracciai. Nonostante ci fosse in mezzo la sua pancia, quell'abbraccio riuscì a darmi il calore necessario per riuscire ad affrontare quell'ultima serata da sola.
- Dimmi che non riguarderai quel dvd anche stasera? - Mi pregò lei avviandosi verso la porta.
Io la guardai con aria colpevole e lei riuscì solo a sbattersi una mano sulla fronte e a salutarmi scuotendo la testa con un sorriso sulle labbra. Da quando avevamo realizzato il filmato della prima ecografia che avrei consegnato a Rob appena arrivato, non avevo fatto altro che guardarlo. Ogni volta l'emozione che provavo era sempre la stessa e ogni volta mi ritrovavo a
piangere come una fontana.

Addormentarsi quella sera, non fu affatto semplice. Ero emozionata all'idea di rivelare finalmente a Rob, quello che mi stava accadendo. Anzi, che CI stava accadendo. Quel bambino era di entrambi e il pensiero che avremo iniziato il nuovo anno con un esserino piccolo e indifeso da accudire e crescere, mi elettrizzava non poco. Il tempo sarebbe scaduto per la metà-fine di gennaio, proprio come me, tanto che fantasticai su un futuro nel quale festeggiavo il compleanno insieme al mio bambino.
Quando finalmente riuscii a prendere sonno, dopo aver liquidato Rob con poche parole poco prima di cena e prima che lui salisse sull'aereo che l'avrebbe portato finalmente da me, dicendogli proprio che ero stanca morta perchè avevo preparto le valigie, feci dei sogni stranissimi. Per lo più figure confuse, ma ciò che catturò maggiormente la mia attenzione, furono quattro occhi azzurri che mi guardavano. Non riuscivo a scorgere altro oltre a quelle piccole quattro fessure che sembravano raccogliere un pezzo d'oceano. Non mi mettevano in soggezione però, mi sentivo solo invadere da un grande senso di dolcezza.
Noemi mi aveva avvisata della possibilità di fare dei sogni strani specialmente durante i primi periodi della gravidanza, ma non credevo che i sintomi si sarebbero verificati così presto. Avevo una paura terribile delle nausee, avevo sempre cercato di fare di tutto pur di non vomitare, era una di quelle cose che proprio odiavo con tutta me stessa. Quando mi ammalavo e mi capitava, mi riempivo di tutto ciò che c'era in commercio pur di smettere di vomitare il prima possibile. Ero quindi leggermente agitata all'idea che anche quel fastidioso sintomo avrebbe potuto presto fare la sua comparsa.
Aprii gli occhi quella mattina, svegliata da delle carezze sul viso. Vidi Rob a pochi centimetri da me ma, inizialmente, mi convinsi che stavo sognando e quindi mi accomodai meglio nel letto richiudendoli. Poi qualcosa di leggermente umido mi sfiorò una tempia e istintivamente li riaprii.
Rob era seduto sul letto e mi accarezzava la testa guardandomi teneramente e con un sorriso che avrebbe fatto venire un infarto a qualunque esponente del genere femminile. Mi aveva appena baciata e subito mi incantai su quelle labbra che mi erano mancate terribilmente. Cercai di mettere bene a fuoco l'immagine che avevo davanti, ancora non del tutto convinta di essere sveglia e di non stare sognando.
- Buongiorno mia bella addormentata! - La sua voce così dolce e roca, mi fece finalmente rendere conto che ero completamente sveglia e non stavo sognando. Rob era davvero seduto sul mio letto che mi stava accarezzando. Mi drizzai immediatamente e l'abbracciai. Avevo bisogno di sentirlo di nuovo vicino a me. Dovevo inebriarmi del suo odore e del suo contatto. Specialmente adesso che ero consapevole che gli stavo regalando un figlio.
- Mi sei mancato tanto. - Riuscii a dire prima che un forte capogiro e un pressante conato di vomito dovuto molto probabilmente a quel profumo che aveva lui, mi investisse. Cavolo! Fu il mio primo pensiero. Si cominciava già con le nausee mattutine....
Mi irrigidii e cercai, anche se di malavoglia, di divincolarmi dal suo abbraccio prima ancora di sentire la sua risposta. Come una matta corsi in bagno e feci appena in tempo ad affacciarmi sul water che rimisi tutto quello che avevo mangiato la sera precedente.
- Ti senti male? - Mi chiese lui impaurito mentre mi sorreggeva la fronte.
- No. - Risposi tra un conato di vomito e l'altro. Che situazione del cavolo stavo vivendo. Non ero neanche riuscita a baciarlo o a farmi abbracciare come si deve, che gli presentavo subito il problema sotto agli occhi, anche se probabilmente lui, non avrebbe senz'altro colto il segnale che gli stavo involontariamente inviando.
- Hai mangiato qualcosa di strano ieri sera? - Domandò ancora. Come avevo infatti previsto, lui imputava questo mio malessere mattutino solo o ad un indigestione o ad una influenza. Mi complimentai con me stessa allora, perchè comunque lui veramente non si immaginava niente. Ero stata brava a nascondergli quella notizia che più di tutte le altre lo avrebbe sconvolto.
- No. - Risposi mentre mi sciacquavo il viso. Lo osservai dallo specchio mentre mi asciugavo e aveva un'espressione indecifrabile. Era preoccupato, lo notavo da come teneva aggrottate le sopracciglia. - Mi ha dato fastidio il tuo profumo. - Confessai mentre mettevo a posto l'asciugamano e mi voltavo per guardarlo negli occhi.
- Ma non l'ho cambiato, è sempre il solito. - Affermò lui convinto.
- Già. - Risposi io sorridendo e precedendolo in soggiorno. Il mio bagno non era certo il luogo ideale per fare una rivelazione della portata della mia. Oltretutto avevo indosso ancora il pigiama e sicuramente i miei capelli non se la passavano meglio del mio stomaco scombussolato in quel momento. Volevo liberarmi subito di quel peso però, non avrei resistito un attimo di più. Avevo davvero bisogno di aprirmi con lui ed essere finalmente completamente sincera dopo troppo tempo.
- E allora? - Chiese ancora non capendo.
- Devo mostrarti una cosa. - Dissi andando ad accendere il televisore e cercando il telecomando per far partire il dvd.
- Non vedo come c'entri con il fatto che ti senti male. - Si agitò lui.
- C'entra, c'entra. - Dissi sedendomi e facendogli cenno di venire a sedersi vicino a me.
Mi guardò sempre più spaesato e sbuffando si mise seduto. Ormai aveva imparato che con me doveva assolutamente portare pazienza: se mi ero messa in testa una cosa nessuno riusciva a farmi smuovere dalla mia convinzione.
Riuscii a far partire il dvd dopo aver recuperato il telecomando che giaceva inerme sul divano molto probabilmente dimenticato lì la sera precedente. Mi abbandonai sullo schienale del divano e poi raccolsi tutta la forza che avevo per riuscire a dirgli solo un semplice - Guarda. - Lui mi osservò un secondo e poi si concentrò sul video. Io invece mi concentrai su di lui. Non volevo perdere neanche un secondo della sua espressione. Volevo veramente scorgere dal suo viso le sue emozioni.
In un primo momento lo vedevo spaesato, non capiva perchè qualcuno mi stesse riprendendo in uno studio medico. Fece anche per chiedermi qualcosa ma da me ottenne solo un - Aspetta. - . Forse non era sicuramente il modo più consono per farglielo sapere, ma volevo godermi appieno la sua sorpresa.
La sua espressione cambiò notevolmente quando la telecamera invece di continuare ad inquadrare me, si spostò sul piccolo schermo che c'era nella stanza della dottoressa. In un enorme schermata nera, si notava un piccolo puntino al centro. I suoi occhi iniziarono a muoversi velocemente da me alla tv e quando si sentì riecheggiare nella stanza un battito cardiaco velocissimo, si bloccò a bocca aperta.
Poi la mia voce, resa leggermente diversa da come la percepivo io dalla ripresa video, riecheggiò nella stanza mentre ero ancora distesa sul lettino ginecologico.
- Tesoro mio, so che in questo momento sarai scioccato o non capirai niente di quello che ti voglio dire con questo video, ma credimi sono la donna più felice del mondo. Anche se non lo avevamo programmato, qualcuno ha deciso di voler entrare a far parte nelle nostre vite e quel qualcuno è nostro figlio Rob. Sono incinta e quello che hai appena visto e sentito è il battito cardiaco del nostro bambino. Ti amo Rob, tanto. - 
Il video si interruppe dopo che io gli mandavo un bacio. Il silenzio regnava incontrastato in quel salotto. Gli unici rumori udibili, erano quelli delle macchine che passavano in lontananza. Lui era ancora con lo sguardo fisso verso lo schermo della televisione ormai spenta. Impalato, rigido e con il respiro leggermente accelerato. Mi alzai e mi inginocchiai sotto di lui in modo che i nostri occhi tornassero ad osservarsi. Piegò leggermente la testa e mi guardò quando poggiai entrambe le mani e palmi aperti sui suoi ginocchi.
Ero emozionata e anche leggermente impaurita. Dopo il panico iniziale, non avevo più preso in considerazione l'idea che lui potesse impaurirsi seriamente. O comunque la scacciavo immediatamente dalla mia testa come possibilità. Volevo essere positiva e mi rifiutavo categoricamente di pensare al peggio.
Quando incontrai i suoi occhi però, ciò che vidi mi paralizzò del tutto: lacrime grandi quanto un chicco di sale grosso, cadevano dai suoi occhi. Il mio cuore prese a battere più velocemente e io non riuscii a trattenere un piccolo sorriso che, incontrastato, s'andò a disegnare sulle mie labbra. Una mia mano raggiunse la sua guancia e subito iniziò a raccogliere quelle gocce salate.
Lui portò una sua mano sulla mia e singhiozzando emise dei suoni per me incomprensibili.
- Come? - Gli domandai per fargli capire che non avevo capito niente.
In un unico movimento mi tracinò a se e mi ritrovai seduta tra le sua gambe e abbracciata al suo torace. Il mio viso era poggiato alla sua spalla e riuscivo a sentire il suo cuore pulsare velocemente.
- Quando? Come? - Chiese mentre mi stringeva sempre più forte a se.
Il suo profumo continuava a darmi fastido, ma non volevo in alcun modo interrompere quel momento.
Cercai di ricacciare indietro quel conato che si faceva sempre più pressante e poi parlai.
- Ricordi che quando sono venuta alla Premiere mi sono ammalata e una volta tornata a casa ho dovuto prendere gli antibiotici? - Chiesi giusto per rammentargli la cosa. Lui annuì ed io proseguì nel mio discorso. - Alcuni antibiotici riducono l'efficacia della pillola e così, quando sono venuta da te... -
- Budapest. - Mi interruppe.
- Già. - Prese ad accarezzarmi i capelli e a stringermi sempre di più a se.
- Ti amo lo sai? - Disse dopo un attimo di silenzio.
- O Rob, anch'io e non sai quanto! - Esclamai contenta. La stava prendendo meglio di quanto avessi mai immaginato anche nelle mie più rosee aspettative.
- Ed io che volevo farti una sorpresa.... - Aggiunse poi. Mi staccai immediatamente da lui per fissarlo negli occhi, ancora leggermente umidi. Erano di un colore ancora più indecifrato in quel momento e mi vennero in mente quei quattro occhi blu che avevo sognato proprio quella notte.
- Che sorpresa? - Chiesi ridestandomi presa dalla curiosità.
Mi scostò da se mettendomi seduta sul divano e si diresse verso la sua valigia. Lo vidi trafficare ed estrarre qualcosa e poi, dopo essersi passato circa quattro volte in due secondi la mano tra i capelli, avvicinarsi a me. Tornò a fissarmi ed io riuscii a leggere nel suo sguardo una dolcezza disarmante.
- Non doveva essere proprio così......l'avevo programmato in un altro modo....ma va bene lo stesso a questo punto. -
- Cosa? - Domandai non capendo cosa volesse dirmi.
Si inginocchiò davanti a me prendendomi una mano. Il mio cuore si fermò e trattenni il fiato in attesa, poi con voce leggermente tremante e roca iniziò a parlare:
- Sei arrivata nella mia vita all'improvviso. Come un fulmine, come una folata di vento. Ti sei impadronita del mio cuore senza neanche rendertene conto. Ogni volta che sono costretto a starti lontano per me è un dolore lancinante che, via via, con il passare del tempo, invece che affievolirsi, si fa sempre più forte. Credevo che, prima o poi, c'avrei fatto l'abitudine ma così non è stato e a questo punto credo non sarà mai. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, so che è presto e che non ne abbiamo mai effettivamente parlato, ma, specialmente adesso, dopo la rivelazione che mi hai fatto, sono ancora più convinto che sia giusto . - Abbassò lo sguardo per un attimo, facendomi seguire con gli occhi la sua direzione e mi ritrovai davanti una scatolina di velluto blu ancora chiusa. Iniziai a sentire gli occhi pizzicarmi, molto probabilmente ancora molto provata dalle parole che aveva appena usato. Poi con l'altra mano aprì il piccolo cofanetto e mi si parò davanti un solitario d'oro bianco con al centro un diamante ne troppo grande ne troppo piccolo. Era l'anello. Per eccellenza. Assolutamente magico e unico nella sua semplicità.
- Ti prego, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie? - Proseguì lui.
Ormai incapace di trattenere le lacrime, con i capelli arruffati, il pigiama, dopo aver rimesso anche l'anima davanti a lui, dovevo sembrare un mostro. Ma l'unica cosa che mi rimbombava nelle mie orecchie in quel momento, era la sua domanda. Voleva sposarmi. L'aveva deciso prima di sapere che ero incinta. Mi amava e voleva passare la sua vita con me. Per poco il cuore non mi uscì dal petto per le emozioni incredibili che stavo provando in quel momento.
Vedevo tutto appannato per colpa delle lacrime che, inesorabili, solcavano il mio volto. Tanto che i suoi occhi sembrarono raddoppiarsi dandomi l'impressione di sentirmi osservata da quattro occhi invece che da due; proprio come nel mio sogno.
Schizzai come una molla andando a circondargli il collo con le braccia e urlando  - Si - come una matta. Ci ritrovammo entrambi seduti a terra perchè Rob aveva perso l'equilibrio a causa del mio slancio.
Scoppiammo a ridere l'uno nelle braccia dell'altro ed io non riuscivo a smettere di ripetere si.
- Ti amo. - Mi sussurrò al'orecchio. - Futura signora Pattinson. - A quelle parole scoppiai in un pianto dirotto, non riuscendo più a controllarmi. Maledetti ormoni!

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Capitolo 27
*** Decisione improvvisa ***


Buonasera ragazze mie!
Eccomi qua con un nuovo capitolo di questa storia che ormai mi è entrata nel cuore. Qui verranno sviscerate molte cose e spero tanto di non deludere nessuno. A dire la verità, presa dalla scrittura credo che adesso non mi basterà un solo capitolo alla conclusione, magari due. Che dite? Avrete la pazienza di aspettare un pò o devo cercare di comprimere tutto nel prossimo capitolo? Fatemi sapere.

Adesso, dopo aver ringraziato tutte coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e le lettrici silenziose, mi voglio dedicare a quelle care ragazze che hanno lasciato un segno tangibile del loro passaggio.

AnnaDaiCapelliNeri: Sono felicissima di sapere che questa storia continua a piacerti, davvero. L'idea del filmino per la prima ecografia mi è venuta così, credo che se mio marito non avesse avuto la possibilità di esserci lo avrei fatto perchè, specialmente la prima è quella più emozionante. Un consiglio: tu che dici, cerco di contenere tutte le idee che mi sono venute per la fine in un solo capitolo o lascio libero sfogo alla mia "vena creativa" (si fa per dire)?
Grazie mille e alla prossima. Un bacione.

Thedreamer: Erika ciao! Allora inizio col dirti che mi fa un sacco piacere sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto e che anche le mie idee ti hanno fatto apparire Rob dolce dolce da desiderare di morderlo. Era quello che volevo. Quella per me è LA dichiarazione e sono felice di averla resa al meglio, almeno per te.
L'idea del filmino per la prima ecografia mi è venuta così, credo che se mio marito non avesse avuto la possibilità di esserci lo avrei fatto perchè, specialmente la prima è quella più emozionante. Qui Kris farà solo una piccolissima apparizione..... Consiglio: stringo tutto in un capitolo o ne faccio almeno due?
Spero davvero che anche questo capitolo ti piacerà. Quando hai due minuti guarda la mail, ti ho risposto.
Un bacione grandissimo, a presto.

Miss Bass: Tesoro sono contenta che la reazione di Rob ti sia piaciuta e spero vivamente che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Qui avrai solo un piccolo assaggio della reazione di Kristen. Chiedo consiglio anche a te, è meglio che faccia un solo capitolo e almeno altri due per sviscerare tutto più dettagliatamente?
Felicissima anche di esserti stata utile con le foto. ;)
Un bacio grande grande e alla prossima.


Mi prendo l'ultimo spazio per ricordarvi anche l'altra mia storia, se vi va naturalmente. Basta cliccare sul titolo. Sette Giorni


Un bacio a tutte e buona lettura!



Capitolo 27. Decisione improvvisa.



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Mai e poi mai avrei immaginato di partire per la nostra tanto sospirata vacanza alle Maldive incinta e in procinto di sposarmi. Neanche nei miei sogni più rosei questo era mai avvenuto.
Sospirai e mi poggiai meglio sulla spalla di Rob seduto sulla poltrona al mio fianco. Lui mi baciò i capelli e poi si concentrò nuovamente sulla lettura del nuovo copione che gli avevano proposto.
Il viaggio in aereo sarebbe stato piuttosto lungo ed io volevo cogliere l'occasione per parlare un pò del nostro futuro insieme. Ancora non avevamo deciso niente e l'idea che ancora fosse tutto approssimativo, mi mandava in tilt. Ero sempre stato un tipo piuttosto preciso e, forse, proprio per quel motivo sentivo la necessità di programmare tutto nei minimi dettagli. Sicuramente però, anche il fatto di essere incinta e quindi scombussolata dagli ormoni, influiva parecchio.
- Che c'è? Sei nervosa? - Mi sussurrò all'orecchio dopo un pò che non riuscivo a trovare posto in quella maledetta poltrona di prima classe.
- Un pò. - Risposi cercando i suoi occhi.
- Perchè? - Chiese.
- Innanzi tutto perchè d'ora in avanti dovrò affrontare tutti i viaggi in aereo senza la possibilità di stordirmi un pochino con l'alcool, poi perchè vorrei parlare un pò con te della nostra situazione. - Lui sorrise.
- Così la mia alcoolista preferita adesso non può più bere? - Domandò divertito toccandomi con un dito la punta del naso.
- Già, noie della gravidanza. - Risposi leggermente stizzita.
- Passerà in fretta vedrai. - Continuò lui toccandomi la pancia lievemente. - Lo sai che i miei impazziranno dalla felicità appena lo sapranno? -
- Non vedo l'ora di vedere l'espressione di tuo padre. - Affermai. Era un uomo talmente dolce che da subito mi era entrato nel cuore.
- Ma i tuoi lo sanno? - Domandò preoccupato. Ancora non li aveva conosciuti personalmente, aveva avuto solo modo di parlarci un paio di volte per telefono. Quella era una delle cose che andavano sistemate prima delle altre se non volevo correre il rischio di essere diseredata dai miei genitori.
- Veramente no, non gliel'ho detto. Pensavo che, una volta tornati, potremmo farlo insieme. - Azzardai.
- Lo sai che devo ripartire praticamente subito. - Rispose lui sconsolato carezzando le pagine del copione che aveva poggiato sulle ginocchia.
- Lo so. - Subito mi intristii e non riuscii a nasconderlo perchè il mio tono di voce face trapelare tutto.
- Però posso sicuramente venire con te, magari per un pranzo o una cena, prima della mia partenza. - Cercò di recuperare lui.
- Dici sul serio? - Quelle sue parole mi avevano elettrizzata più del dovuto perchè la mia voce risultò stridula anche al mio orecchio. Questi ormoni impazziti stavano diventando di difficile gestione: ogni cosa mi faceva o gioire o intristire fino alle lacrime.
- Certo che dico sul serio, infondo stai per diventare mia moglie no? -
- Si. - Risposi solamente, perdendomi definitivamente in pensieri talmente colmi di felicità che, la solita lacrima, decise di abbandonare il mio occhio destro.
- Perchè piangi? - Domandò subito lui raccogliendo quella piccola traditrice di una goccia salata con la mano destra.
- Gli ormoni. - Risposi sbuffando leggermente.
- Cos'è che vuoi chiedermi ma non hai il coraggio di fare? - Anche quella volta fui subito sgamata. Possibile che per lui fossi così tanto chiaramente leggibile?
- Ma come fai? -
- A fare che? -
- A capire sempre tutto anche prima che parli? -
- Bè, non proprio tutto. In questi giorni ti avevo sentito strana, ma proprio non capivo a pieno il tuo stato d'animo. - Disse passandosi una mano tra i capelli.
- Sinceramente non lo capivo neanche io. Un attimo prima ero al settimo cielo e quello dopo avevo una paura folle. - Affermai.
- Paura? Perchè? -
- Della tua reazione. - Spiegai abbassando la testa.
Lui mi carezzò i capelli e poi sospirò.
- Ormoni spero? -
- Penso di si. - Risposi sorridendo. Infondo al mio cuore avevo sempre saputo che quelle stupide paure che avevo avuto all'inizio, non avevano assolutamente ragione di esistere.
- Non fare la furba, allora cos'è che ti preoccupa? - Continuò poi.
Mi feci coraggio prima di porre quelle domande che mi vorticavano in testa fin da quando avevo accettato di sposarlo.
- Ecco io mi chiedevo un paio di cose: quando avevi intenzione di sposarti? Dove pensi che andremo a vivere poi? Perchè comunque troveremo il modo di vivere insieme per poter crescere nostro figlio vero? - Mi agitai sulla poltrona.
Mi posò un dito sulle labbra. - Calma calma. Respira e non ti agitare. So che per te è difficile perchè devi avere sempre più o meno tutto sotto controllo, però vedrai che riusciremo a sistemare tutto. - Fece una pausa e poi continuò. - Dunque, sinceramente, nel mio programma iniziale, avevo pensato di sposarci magari ad anno nuovo, ma credo che per allora saremo molto impegnati.... - Rise ed io con lui. Subito sia la mia che la sua mano si spostarono sulla mia pancia. Mi guardava con adorazione ed io mi sentivo la persona più fortunata della terra.
- Steph ci ucciderà sai? - Dissi io dando voce ad un flusso di pensieri che mi passavano per la testa in quel momento.
- Chi se ne importa, l'importante è che siamo felici noi, no? -
- Tu sei felice? - Altra domanda che mi metteva un pò in difficiltà da quando gli avevo rivelato di aspettare un bambino.
Lui mi guardò intensamente negli occhi. Erano di un azzurro intenso e bellissimo. Mi carezzò una guancia e poi mi baciò la fronte.
- Certo che sono felice. Senti, pensavo.... perchè non ci sposiamo adesso, alle Maldive? -
- Cooosaaa? - Quasi gridai.
- Aspetta, calmati e ascolta. Quando torneremo sarò impegnato sia con la promozione del film che con il set di Water for Elephant. Ad ottobre inizieremo con la pre-produzione e poi con le riprese dell'ultimo film della saga, quindi o ci sposiamo adesso o dovremmo farlo ad agosto quando, molto probabilmente avrai già un piccolo accenno di pancia. - Disse furbo. Effetivamente non ci avevo affatto pensato ma se veramente volevamo sposarci prima della nascita del bambino avremo dovuto affrettare i tempi perchè non sembrassi una balena con un abito bianco. Però l'idea di sposarmi senza nessuno dei miei parenti o amici un pò mi dispiaceva.
- Lo so però non mi va di sposarmi senza nessuno dei nostri amici o parenti.... - Confessai in un sussurro.
- Neanche a me. E qui entrano in scena mia sorella Lizzie e Steph. - Aggiunse con un sorriso. Lo guardai stralunata. - Lizzie ha un'amica che organizza matrimoni, a dire il vero la conosco anch'io. - Disse poi distogliendo lo sguardo.
- Ex? - Chiesi divertita dalla sua reazione.
- Non proprio, è stata la mia prima grande cotta da ragazzino, ma lei non mi ha mai considerato neanche di striscio. -
- Povero il mio latin lover, non considerato da una donna forse per la prima volta. - Lo presi in giro spettinandogli i capelli.
- Veramente lo sai che non ho mai avuto molto successo con le ragazze nell'adolescenza. -
- Si ma mi sembra che poi tu ti sia rifatto no? - Commentai.
- Giusto. - Rispose imbarazzato. Aveva avuto molte donne, specialmente da quando era diventato famoso. Anche se era stato frenato dalla storia con Kristen. - Comunque, dicevo potremo chiamarla e farci organizzare un matrimonio lampo per sabato, così i giornalisti tra l'altro, saranno presi alla sprovvista lasciandoci magari in pace e far occupare lei Steph e Lizzie di tutto. -
- Guarda che le Maldive non sono proprio dietro l'angolo. - Affermai sarcasticamente pensando a tutti coloro che volevo veramente vicino in un momento tanto importante.
- Non ti preoccupare di niente ok? Tu dimmi solo chi vuoi presente e ci saranno tutti. - Rispose lui convinto.
- Ma... -
- Niente ma. Non stare a preoccuparti dei soldi perchè quelli proprio sono l'ultimo dei nostri problemi. -
Sorrisi, mi conosceva veramente bene ma non volevo dargli soddisfazione.
- Veramente io pensavo al mio vestito! - Risposi facendogli linguaccia.
- Ah. Vedrai che lo stilista che ti proporrà Steph avrà sicuramente qualcosa che ti piacerà. -
- Stilista? - Chiesi incredula e sopraffatta da tutte quelle rivelazioni che mi stava facendo.
- Giulia ti fidi di me? -
- Certo ma.... -
- Ti fidi? - Insistette lui.
- Si ma.... -
- Allora lascia fare a me e domenica torneremo in Italia da marito e moglie. -
Lo guardai e non potei fare a meno di abbracciarlo.
- Lo sai che ti amo vero? - Dissi baciandogli il collo.
- In realtà ci contavo, già che stai per diventare mia moglie e darmi un figlio. -
Lo strinsi ancora di più a me e di nuovo i miei pensieri tornarono su tutto quello a cui avremo dovuto pensare e sistemare prima dell'arrivo del bambino. Prima di tutto c'era l'esigenza di trovare una casa adatta alla nostra nuova "situazione".
- Robert? - Cercai di dare voce ai miei pensieri.
- Giulia tranquilla, vedrai che troveremo il modo di fare tutto ok? -
- Si ma... - Tentai di nuovo.
- Senti io pensavo, ma per te sarebbe un problema prenderti un'aspettativa dal lavoro? - Chiese come colto da una folgorazione.
- No ma perchè? - Chiesi staccandomi da lui per guardarlo negli occhi non capendo dove volesse arrivare.
- Vorrei vivere la gravidanza insieme a te, mi farebbe piacere che mi seguissi in questo periodo. Così poi, con calma, decideremo dove andare a vivere e tutto il resto. Ma non mi va di lasciarti da sola mentre io sono in giro. -
- Non sarei sola in realtà. - Risposi pensando subito ai miei e alle mie amiche, Noemi in particolare.
- Lo so, ma vorrei davvero non perdermi niente di questo piccolino... - Disse ancora carezzandomi nuovamente la pancia.
- Ok. - Riuscii a dire prima di farmi travolgere da una nuova ondata di pianto. Era quello che volevo: vivere la gravidanza con lui al mio fianco.
- Ormoni? - Chiese lui divertito dalla mia reazione abbracciandomi.
Annuii solamente. - Devo andare in bagno. - Dissi poi colta da una voglia improvvisa.
Mi guardò confuso. In fondo ancora, da quando ci eravamo rivisti, non avevamo goduto a pieno della presenza dell'altro ed io volevo assolutamente colmare il prima possibile questa lacuna.
- Mi accompagni? - Chiesi. Lui acconsentì ma ancora non aveva ben capito quali fossero le mie intenzioni.
- Ti senti male? - Domandò preoccupato.
Lo guardai con un sorriso e lui mi guardò ancora più confuso ma mi seguì.
- Adesso sei in trappola! - Esclamai mentre iniziavo a sbottonargli la camicia baciando ogni centimetro quadrato della sua pelle scoperta dopo aver chiuso la porta del bagno alle nostre spalle. Essendo di prima classe era piuttosto grande per fare quello che avevo in mente.
Dopo un attimo di stordimento, iniziò a ridere mentre mi spogliava e mi baciava.
- Che c'è? - Chiesi dopo un pò che rideva interrompendo quella mia piccola opera di seduzione.
- Ti amo troppo. Anche per questi tuoi attimi di follia... - Confessò lui.
- Se non vuoi potremo anche..... - Mi interruppe baciandomi con foga.
- Voglio, voglio. - Soffiò sulle mie labbra.

Quando uscimmo da quel bagno, leggermente su di giri e trafelati, non riuscivamo a smettere di ridere. L'hostess ci rivolse diverse occhiatacce, dato che, molto probabilmente, stavamo dando e, magari, avevamo dato fastidio a tutti gli altri passeggeri. Solo che il nostro stato d'animo, non poteva essere scalfito in alcun modo in quel momento. La felicità la faceva da padrona.
- Scusi, potremmo avere due telefoni? - Chiese poi Robert tendando di ricomporsi un pò mentre raggiungevamo i nostri posti.
- Che vuoi fare? - Domandai non capendo quali fossero le sue intenzioni.
- Organizzare un matrimonio! - Esclamò contento.
Il resto del viaggio lo passammo al telefono con parenti e amici per informarli delle nostre intenzioni.
A Steph per poco non venne un colpo. - Voi mi volete morta! - Esclamò appena apprese la nostra decisione. Più per tutto quello di cui doveva occuparsi in quei giorni che, ci assicurò, per la notizia di per se.
I miei genitori organizzarono un festino in diretta telefonica, chiamando immediatamente i miei zii e i vicini a raccolta, anche se il commento di mia madre - Sempre gli ultimi a sapere le cose è? - non si fece attendere. Tutto però venne smorzato immediatamente anche da lei perchè era troppo felice per me.
Noemi Valentina e Lucia, urlarono per un quarto d'ora ciascuna, felici per me ma anche per poter venire con noi alle Maldive! O forse solo perchè sarebbero potute venire a godersi il sole in queste isole paradisiache.
Lizzie per poco non ruppe il telefono dalle grida che lanciò e, dopo essersi calmata un pò, ci tranquillizzò dicendo che avrebbe pensato a tutto lei. Amica wedding planner compresa.
I genitori di Rob e Victoria, non poterono che esultare contenti della nostre decisione e Tom, bè lui fu l'unico che, invece di gridare o sbraitare come avevano fatto gli altri, sbuffò e poi diede in un dirotto pianto dicendoci che era troppo felice per noi. Sapevo che era sincero ma sapevo anche che per lui non era semplice. Robert volle comunque chiedergli di fargli da testimone e lui accettò istantaneamente senza riserve. Anche se cercava di non farcelo notare, sapevo che un pò gli pesava e anche Robert ne era consapevole. Ma, entrambi, non volevano scontentare l'altro, quindi mi stupirono per il modo assolutamente maturo con cui affrontarono la situazione.
- Domani sarò lì! - Esclamò Tom contento prima di chiudere la conversazione. - Ah, ragazzi? - Chiese poi.
- Si? - Rispondemmo in coro io e Robert.
- Posso portare Emilie? - Chiese con la voce leggermente tremolante forse per l'imbarazzo.
Scoppiammo a ridere.
- Che avete da ridere? - Ci chiese un pò risentito.
- Niente. Lascia stare. - Rispose Rob. - Certo che puoi. Anzi così ci eviti una telefonata. A domani amico. -
- A domani. -
Ci guardammo negli occhi e poi ci abbracciammo. Entrambi felici di sapere che Tom si stava riprendendo alla grande dalla pseudo-cotta che aveva preso per me. Volevo che fosse felice e, secondo me, Emilie poteva aiutarlo molto bene in questo.
I colleghi di set di Robert, Kellan in particolare, quando capirono quali fossero le intenzioni del loro amico, furono entusiasti e si dissero tutti assolutamente disponibili. Sarebbero arrivati alla spicciolata nei giorni antecedenti a sabato e casa Pattinson sarebbe diventata il quartier generale dei preparativi con Lizzie al comando.
Non avevamo rivelato a nessuno che la fretta di sposarci era dettata anche dal fatto che ero incinta, perchè volevamo confessare tutto durante la cerimonia. Era un notizia importante e volevamo goderci a pieno tutte le reazioni. Avevamo portato con noi anche il dvd della prima ecografia e a entrambi venne l'idea di proiettarlo durante i festeggiamenti. In fondo, quelli che sarebbero venuti con noi a festeggiare, erano le persone più importanti e volevamo renderli partecipi della nostra gioia il più possibile.
La scusa che per lo più portavamo era quella di fare tutto all'ultimo momento per evitare una fuga di notizie in modo da essere, forse, liberi dai giornalisti.
Era rimasta una sola telefonata da fare, quella per Kristen. E sapevo che per Robert era quella più difficile. Non tanto perchè lui provasse ancora qualcosa per lei, quanto perchè lei era ancora convinta di poterlo riconquistare. Lui gli voleva bene e, dato che era comunque una persona importante nella sua vita, non voleva farla soffrire.
- Vorrei davvero che venisse anche lei. - Mi confessò Robert.
- Vedrai che verrà. - Dissi tentando di consolarlo. A dire il vero non sapevo se avrebbe accettato la cosa, specialmente dopo il nostro ultimo incontro. Contavo sul suo affetto per Robert in realtà. Sapevo che lo conosceva e che quindi era a conoscenza del fatto che lui l'avrebbe voluta vicino in un momento del genere.
La sua reazione comunque ci spiazzò entrambi. Dopo un attimo di esitazione si disse felice per noi, ma, dato che aveva degli impegni, non sapeva se sarebbe potuta venire. Aggiunse che però avrebbe tentato di spostarli per esserci. Rimanemmo interdetti, più che altro perchè sembrava relativamente tranquilla. Speravo solo che non avesse in mente qualche assurdo tentativo dell'ultimo minuto.

Atterrammo all'aereoporto di Malè nel pomeriggio e, con un elicottero, raggiungemmo l'isola che entro il prossimo sabato sarebbe diventata la cornice ideale per celebrare il nostro legame.


 

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Capitolo 28
*** Matrimonio parte I ***


Ciao a tutte!
E' davvero difficile scrivere i capitoli conclusivi di una storia perchè credo, comunque, che si rischi di cadere nel banale.
Non sono se sono riuscita nell'intento ma qui, vedremo l'ultimo confronto con Kristen che, come molte di voi hanno sospettato, non si è data del tutto per vinta!
Spero possa piacervi. Credo che il prossimo sarà l'ultimo.....ma mai dire mai!
Che ne pensate del finale?????

Ringrazio tutte voi splendide fanciulle che leggete e siete sempre più numerose, voi che avete inserito la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite e naturalamente le mie splendite commentatrici.

Miss Bass: Sono felicissima di sapere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto particolarmente. Ed effettivamente anch'io capisco bene Giulia, con un futuro marito così, come resistere? Questa è la prima parte di quello che dovrebbe essere l'ultimo capitolo, spero che non risulti troppo banale. Fammi sapere più che altro della reazione di Kristen e di cosa ti aspetti dal finale.....
Baci e grazie a te per seguire le mie storie.

thedreamer: Ciao dolcissima! Sono felice che il tuo pc sia risorto..... Effettivamente su Kristen c'avevi preso, qui troverai la sua reazione. Lo chiedo anche a te, cosa ti aspetti dal finale? Grazie mille per l'incoraggiamente e per i complimenti. Attendo con ansia la tua mail, sei davvero forte! Un bacio e alla prossima.

AnnaDaiCapelliNeri: Ciao! In attesa dei tuoi aggiornamenti, ecco dettagliatamente, più o meno, la vera reazione di Kristen! Spero di non essere stata troppo banale. Fammi sapere. Che ne pernsi del finale?
Un bacione grande e grazie ancora.


Buona lettura!




Capitolo 28. Matrimonio parte I





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Okkey devo riuscire a respirare e a restare calma. Sto solo per sposarmi....aaarrggghhh!
Non riuscivo in alcun modo a rilassarmi! Mi sembrava impossibile. Solo un anno fa conoscevo Robert, e adesso stavo per sposarlo.
La razionalità quella mattina, era andata a farsi benedire. Non riuscivo neanche a vestirmi da quanto mi sentivo agitata. Ero in attesa che Noemi, Lucia e Valentina venissero ad  aiutarmi. La parrucchiera e la truccatrice chiamate da Steph erano già arrivate ma io non volevo fare niente senza le mie amiche al seguito.
In quest'avventura erano state con me e volevo a tutti i costi che vivessero questo giorno tanto importante al mio fianco. Era la festa mia e di Robert ma provavo forte dentro di me il desiderio che fosse anche la festa di tutti coloro che ci volevano bene.
Quando erano arrivate, due giorni fa, non avevo resistito e subito avevo confessato anche a Lucia e a Valentina il mio stato. Loro all'inizio si erano leggermente risentite perchè non gli avevo detto prima che ero incinta, ma poi mi avevano capita e non mi avevano fatto mancare il loro supporto.
Erano state con me anche quando Kristen aveva fatto la sua comparsa sull'isola. Era arrivata con un aereo privato il giorno prima e subito aveva fatto notare la sua presenza: aveva preso Robert per un braccio e lo aveva trascinato in una stanza, dicendomi che voleva parlargli in privato. Io ero rimasta interdetta per la sorpresa e non ero riuscita a fermarla. Robert, dal canto suo, mi aveva semplicemente sorriso e fatto l'occhiolino mentre seguiva la sua ex ragazza.
Appena ero rimasta sola, per non farmi prendere un attacco di panico, avevo chiamato a raccolta le mie amiche che, subito, si erano prodigate per raggiungermi in camera.


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- Ma davvero è entrata in camera vostra e ha trascinato Robert con se senza dire niente? - Chiese incredula Noemi.
- No a dir la verità ha fatto in tempo a dirci che era arrivata con un aereo privato e che voleva parlargli da sola. - Risposi io stizzita seduta sul letto della stanza mia e di Robert. Mi sembrava assurdo che lui l'avesse seguita senza opporsi ma, forse, voleva sistemare la questione da solo con lei e poi il fatto che mi avesse fatto l'occhiolino mentre la seguiva, avrà pur voluto dire qualcosa no?
- Ah, certo! Non perde mai occasione per mettersi in mostra quella è? - Commentò Lucia.
- Anche se la conosciamo poco ormai abbiamo capito come è fatta Lucy. - Rispose Valentina.
- Ragazze non è poi così male, credetemi. E' una ragazza ancora innamorata del suo ex fidanzato. Dovremo capirla non denigrarla. - Dissi cercando di difendere Kristen. Non so perchè ma non mi andava di parlare male di lei solo perchè provava ancora dei sentimenti per quello che era stato il suo ragazzo per tanto tempo, anche se si trattava di Robert, il mio Robert.
- Non ci credo, tu davvero la difendi? - Domandò Noemi.
- Non è che la difendo. - Risposi gesticolando. - E' che un pò la capisco e la compatisco. Quante volte anche noi siamo rimaste innamorate di un nostro ex per un bel pò prima di lasciarlo andare? - Chiesi poi convinta delle mie parole.
- Veramente io ancora non l'ho lasciato andare.... - Intervenne Valentina.
Io, Noemi e Lucia ci girammo a guardarla contemporaneamente. Non avevamo più parlato del suo più grande amore, Andrea, che l'aveva lasciata per seguire i suoi studi. O almeno questa era la scusa ufficiale, poi Lucia un giorno l'aveva visto con un'altra ma non ne avevamo mai fatto parola con Vale, non volevamo farla soffrire più di quanto non soffrisse già. Sapevamo tutte che lei ne era stata follemente innamorata, forse l'unica volta che aveva amato veramente, ma, data la nostra reazione, non credevamo che l'amasse ancora.
- T-t-tu vuoi dirci che lo ami ancora? - Chiese quasi balbettando Lucia.
- Lo sapete che lui è l'amore della mia vita, non credo che riuscirò mai a scordarlo anche se adesso sta con un'altra! - Esclamò convinta. Quindi comunque sapeva che lui aveva un'altra.
- Vale davvero non ne vale la pena e poi non hai Giacomo? - Cercò di farla ragionare Noemi.
Lei fece spallucce e poi abbassò lo sguardo. In quel momento la porta della camera si riaprì e Robert comparve sulla soglia interrompendo così i nostri discorsi.
- Allora? Che succede qui? - Disse allegro guardandosi intorno.
- Niente che tu non possa risolvere da solo con la tua futura mogliettina! - Disse Valentina sorprendendoci ancora una volta tutte. I suoi cambiamenti di umore ormai erano entrati nella storia, ma c'erano ancora delle volte che riusciva a coglierci di sorpresa.
Salutarono Robert e tutte e tre lasciarono la stanza.
- Allora? - Mi sforzai di chiedergli. Ero curiosa, volevo sapere com'era andata ma desideravo anche che lui parlasse da solo senza ricevere pressioni.
- Allora ti amo. - Disse venendomi incontro e sfiorando le mie labbra con le sue.
Non riuscii a trattenere un sbuffo e lui mi guardò divertito.
- Che c'è? Curiosa? - Chiese sadico.
- Direi di sì. Ma se non ti va di parlarne.... - Lasciai la frase in sospeso affinchè gli arrivasse il concetto. Volevo davvero sapere ma desideravo anche che fosse lui a sentire il bisogno di parlare con me.
Lui sorrise, uno di quei classici sorrisi che ti fanno completamente perdere la ragione ed io persi il controllo.
Gli andai incontro e lo guardai diritto negli occhi a due centimetri di distanza. Passai le braccia dietro il suo collo e mi alzai sulle punte. Non dissi una parola, rimasi solo così a fissarlo. Volevo che riuscisse a leggere tutto nei miei occhi, volevo che capisse che avevo solo bisogno di avere la conferma che fra noi andava tutto bene.
- Giulia davvero niente di che. Mi ha detto che mi amava ancora e che tu sapevi che mi avrebbe lasciato stare solo quando mi sarei sposato. Mi ha chiesto solo come mi avevi convinto. - Confessò poi cingendomi la vita e allargando le gambe per portarsi alla mia altezza evitandomi così di restare sulle punte. Il contatto visivo e fisico erano troppo importanti in quel momento. Ne sentivo il bisogno e, evidentemente, anche lui la pensava come me.
- Davvero credeva che fossi stata io a farti la proposta? - Chiesi stupendomi della considerazione che aveva Kristen di me. Se lo avessi davvero fatto sarei stata molto coraggiosa, cosa che proprio non mi apparteneva, non tanto per la risposta che Rob mi avrebbe dato, quanto più per il genere di domanda che avrei dovuto fare. Sono abbastanza anticonformista ma, resto comunque dell'opinione, che spetti all'uomo fare quel genere di proposta. Però capivo comunque il suo punto di vista, lei credeva che lo avessi fatto per togliermela definitivamente dai piedi. La gravidanza mi stava forse addolcendo? Non mi ricordavo di essere mai stata tanto comprensiva in vita mia!
- Già, chissà perchè.... - Commentò Robert facendomi nuovamente l'occhiolino. Evidentemente lei gli aveva rivelato tutti i contenuti della nostra ultima conversazione.
- Ma tu non gli hai detto che sono incinta vero? - Chiesi speranzosa. Ad un tratto me l'ero immaginata davanti ai giornalisti che dichiarava che l'unica ragione per cui Robert sposava me e non lei, era perchè aspettavo suo figlio.
- No, certo che no! Avevamo detto che aspettavamo domani e così ho fatto! - Esclamò convinto. Poi distolse lo sguardo e subito capii che anche lui, come me, aveva fatto un eccezione.
- A chi l'hai detto? - Gli chiesi riportando il suo sguardo su di me prendendogli il mento tra le dita.
Lui mi osservò e poi si morse le labbra. - A Tom. - Confessò attendendo poi una mia reazione. Che però non arrivò. O almeno non quella che lui si aspettava. Lo baciai e poi mi diressi verso il bagno tranquilla, come se non mi avesse detto niente.
- Non dici niente? - Mi chiese stupito.
- Cosa dovrei dirti. E' normale, è il tuo migliore amico! - Dissi fermandomi e guardandolo.
Lui mi osservò bene e poi mi raggiunse di nuovo e mi posò un dito sul naso. - E tu a chi l'hai detto? - Chiese divertito dalla situazione.
Lo guardai con aria innocente cercando di non dirglielo, ma tanto ormai mi aveva beccata e mi sembrava inutile portare avanti quella farsa, tanto più che mi aveva confessato che adesso Tom lo sapeva.
- Okkey, l'ho detto anche a Lucia e Valentina. Ma non potevo tenerle all'oscuro fino a domani quando Noemi sapeva tutto fin dall'inizio, lo sai come sono..... - Arrancai cercando di giustificarmi. Mi interruppe posandomi un dito sulle labbra.
- Giulia va bene così, tranquilla. Ti capisco è per lo stesso motivo che l'ho detto a Tom! -
Sorrisi stranamente più rilassata. Ero contenta che anche Tom sapesse. Se avessi avuto modo di stare con lui da sola, molto probabilmente glielo avrei detto io. E' stato importante nella nostra storia e so quanto bene vuole a Rob. Poi di nuovo l'immagine di Kristen davanti agli occhi riportò i miei pensieri sul concetto fondamentale.
- Quindi con Kristen adesso è tutto a posto o devo aspettarmi qualche attacco dell'ultimo minuto? - Gli chiesi giusto per mettere la parola fine su Kristen Stewart.
- Tutto a posto. Ha accettato che io amo te e che per lei nella mia vita ci sarà solo spazio come amica o collega di set. - Disse trionfante. Rimasi un attimo sbigottita, più che altro perchè non credevo si sarebbe arresa tanto facilmente, poi però decisi di considerare definitivamente chiuso quel capitolo. Lo baciai e finalmente mi rilassai. Non dovevo più considerarla una minaccia e questo più di tutto era quello di cui avevo bisogno.

"Toc! Toc!"
Dei colpi alla porta mi fecero sussultare. - Avanti! - Gridai credendo di trovarmi finalmente davanti Noemi, Valentina e Lucia che, quella mattina, si stavano facendo attendere più del dovuto.
Quando la porta si aprì, l'ultima persona che mi aspettavo di vedere, comparve sulla soglia.
- Disturbo? - Chiese Kristen con una voce flebilissima.


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- Vieni, entra pure. - Risposi cercando di non far trapelare la sorpresa dalla mia voce.
- Lo so che non ti aspettavi di vedermi. - Disse lei abbassando la testa mandando definitivamente all'aria i miei tentativi di non far notare quanto non mi aspettassi la sua visita a poche ore dal matrimonio.
- Noi togliamo un attimo il disturbo. - Disse la truccatrice scambiandosi un'occhiata con la parrucchiera. Nell'emozione del momento non sapevo neanche i loro nomi ancora, cosa che avrei dovuto rimediare quanto prima, non gli volevo certo apparire snob solo perchè sposavo un personaggio famoso. Acconsentii con le testa e loro uscirono silenziosamente dalla porta scansando Kristen. Quando fummo sole portai nuovamente la mia attenzione su di lei; prima che iniziasse a parlare l'osservai: era vestita elegantemente, con un vestitino molto carino quindi pensai che avesse deciso di partecipare al matrimonio. Questo mi rallegrò perchè comunque sapevo quanto Rob ci tenesse alla sua presenza. Sembrava venuta in pace e questa consapevolezza mi confortò predisponendomi ad ascoltarla.
- Non posso dire che ti aspettavo infatti! - Dissi cercando di sembrare serena e naturale.
- Sono qui per farti le mie congratulazioni. - Parlò usando un tono di voce molto freddo.
- Non ce n'era bisogno. - Mi ritrovai a commentare. La capivo più di quanto immaginasse anche se non credo che io avrei mai trovato la forza e il coraggio di partecipare al matrimonio della persona di cui ero ancora innamorata come stava facendo lei. Forse l'ammiravo proprio per questo motivo.
- Lo so però quando perdo, mi piace congratularmi con chi ha vinto. Sono un tipo sportivo! Tu hai vinto ed io adesso sono qui! - Continuò sempre glacialmente. Il fatto che considerasse Rob un gioco, mi scatenò qualcosa dentro che subito mandò in frantumi tutti i miei buoni propositi.
- Non ho vinto niente! - Sbottai non cercando più neanche di essere troppo razionale. Non mi andava proprio bene l'atteggiamento che teneva.
Lei mi guardò con aria assente e strafottente e questo contribì definitifamente a farmi perdere le staffe facendomi innervosire oltre modo. - Se sei venuta qui soltanto perchè sei "sportiva" congratulandoti per la mia conquista, consideralo già fatto! - Sputai acida.
- Quindi quella è la porta, accomodati pure. - Dissi indicandole l'uscita.
Mi osservò nuovamente e stavolta mi sembrò di leggere sorpresa nella sua espressione. Cercai di trattenermi, non mi andava di rovinarmi ulteriormente quel giorno così speciale.
- A dire la verità sono venuta anche per dirti che un pò ti odio per quello che mi hai fatto. - Disse lei stringendo i pugni e gli occhi.
- Credo che ti meriti di non vivere al meglio questo giorno che doveva essere il mio giorno! - Aggiunse sempre più contrìta calcando sulla parola mio.
- Secondo me sei cresciuta davvero troppo nel mondo del cinema! Non posso credere che sia diversamente perchè soltanto nei film si sentono questi discorsi che mi stai facendo adesso. - Tuonai io sempre più sull'orlo di una crisi di pianto in piena regola. Era venuta solo per rovinarmi l'umore e anche se Rob si diceva tranquillo per la sua presenza perchè la considerava una situazione chiusa e risolta, mi ritrovai a dover purtroppo constatare che non dovevamo affatto ritenerci salvi dall'uragano Kristen.
- E' questo che pensi di me? Forse allora hai convinto così Robert a stare con te? Facendogli credere che io recito sempre e che non dico mai veramente quello che penso? - Mi esplose lei contro.
- Non ho assolutamente detto questo e non capisco neanche come ti sia venuto in mente. - Dissi distogliendo lo sguardo. La sentii sbuffare più volte, sempre più rigida davanti a me.
- Quando mi avrai rovinato l'umore, come dici tu, in questo giorno, credi che cambierà qualcosa? - Mi ritrovai calma a suggerirgli.
Lei mi guardò spaesata e finalmente tutta la tensione che teneva dentro esplose: iniziò a piangere e si accasciò a terra.
- Il bello....è....che....proprio.....non...nnn-non....ci riesco.....ad..... odiaaaartiiiii! - Disse tra un singhiozzo e l'altro.
In quel momento mi sentii stringere il cuore. Questa ragazza davanti a me, voleva odiarmi con tutte le sue forze perchè gli avevo portato via il suo uomo, anche se non erano andate proprio così le cose, e invece non ci riusciva. Forse, per lo stesso motivo che avevo io di cercare comunque di difenderla e di non giudicarla. La verità mi colse di sorpresa: in lei ci rivedevo molto me stessa. Con quei suoi modi neanche tanto velatamente rispettosi, quella forza di volontà che in tutto e per tutto la sovrastava, quel carattere così tanto orgoglioso.... Si, era come ero io alla sua età. Con la differenza che io, alla sua età, non ero un attrice famosa e non dovevo comunque vedere e frequentare il mio ex. Quindi lei era tanto più forte e coraggiosa di me.
Mi ritrovai seduta in terra ad abbracciarla sussurrandole che tutto sarebbe andato per il meglio e che, anche lei, prima o poi, avrebbe ritrovato l'amore.
Le carezzavo i capelli e attendevo in silenzio che lo sfogo facesse il suo corso. Si sarebbe sicuramente sentita meglio dopo, probabilmente svuotata, ma trattenersi ulteriormente non l'avrebbe certo giovata!
Dopo un pò i singhizzi cessarono e lei alzò quei meravigliosi occhi verdi che la contraddistinguevano su di me.
Erano rossi e gonfi e mi ritrovai ad abbracciarla. Lei mi lasciò fare, posando la sua testa sulla mia spalla.
Secondo me la gravidanza mi stava rammollendo troppo. Non so in quale altro universo parallelo io, mi sarei mai comportata così.
Però in quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare. Mi lasciai guidare dal cuore e l'istinto e poi diedi voce ai miei pensieri.
- Non dobbiamo per forza odiarci..... - Le disse cercando anche di farla ridere scimmiottando un pò la sua voce.
Lei mi fissò e poi vidi comparire un flebile sorriso sulle sue labbra.
- Anche se amiamo lo stesso uomo e lui, ha scelto me, questo non vuol dire niente. Io non sono meglio di te, non ho niente più di te e tu non hai sbagliato niente con lui. Semplicemente non doveva essere. Non so perchè lui ha scelto me.... - Dissi come un fiume in piena.
- Io lo so. - Mi interruppe lei. La guardai presa dalla curiosità per le sue parole.
- Perchè sei così: dolce, spontanea, dannatamente sincera e allo stesso tempo rispettosa. - Le sorrisi. Mi piaceva come mi vedeva, mi riempiva di orgoglio apparire a lei, proprio a lei che avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per odiarmi, in quel modo.
- La verità è che le cose tra me e Robert non andavano già da un pò. Credevo che, col tempo, si sarebbero potute sistemare ma così non è stato. Sei arrivata improvvisamente tu e hai sconvolto tutti i nostri piani! Non è comunque giusto che io mi accanisca su di te, soprattutto adesso, che stai per sposarti. E' che a volte mi faccio guidare dalla rabbia e allora..... -
- Hai vent'anni Kristen, è normale. Sei molto matura per la tua età, io non credo che avrei mai affrontato tutto quello che hai passato tu, come hai fatto tu. -
- Forse meglio! - Esclamò lei convinta.
- Così mi lusinghi. Ma no, assolutamente no. Non ne sarei stata capace, per questo ti ammiro. -
- Okkey, mi hai convinto. - Disse lei alzandosi dopo un attimo di silenzio.
- Convinto? A fare che? - Le domandai alzandomi anch'io e fissandola negli occhi.
- A non odiarti. - Rispose lei sorridendo.
"Toc!Toc!"


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- Disturbo? - Tom si affacciò alla porta e quando mi vide sola con Kristen la splancò del tutto immediatamente preoccupato.
Mi si avvicinò e fulminò Kristen con lo sguardo.
- Che succede qui? - Chiese agitatissimo.
- Niente. - Risposi sorridendo.
Kristen lo guardò un attimo e poi abbassò la testa.
- Hai convinto anche lui, perchè non dovrei lasciarmi convincere anch'io? - Domandò sempre con lo sguardo basso.
- Cosa? - Non capii a pieno il suo discorso ma Tom si rilassò e le mise una mano sulla spalla.
- Guarda che davvero io non ho mai remato contro di te Kristen. - Le disse con voce inaspettatamente calma.
- No? - Le chiese lei incredula alzando finalmente lo sguardo.
- No. Solo che non credevo nella vostra storia. Ma non l'ho mai detto a Robert, solo a te. - Aggiunse lui pratico.
- Già. - Sbuffò lei guardandomi. - Adesso ti lascio prepararti. Vado a rifarmi il trucco, altrimenti poi sembrerò un panda nelle foto! - Esclamò più rilassata.
- Ok, a dopo. - Dissi prima che voltasse le spalle per andarsene.
- Tutto bene? - Domandò Tom premuroso fissandomi negli occhi appena la porta si rischiuse.
Annuii convinta e poi l'abbracciai.






*Pubblicità* Vi ricordo come sempre l'altra mia storia Sette Giorni, se vi va mi fareste un favore. Alla prossima.

   
   

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Capitolo 29
*** Matrimonio parte II ***



Vi rubo solo un momento per augurarvi l'ultimo Buona lettura di questa storia.
Ci vediamo in fondo.




Capitolo 29. Matrimonio. Parte II



- Sicura di star bene vero? - Domandò Tom mentre mi teneva stretta tra le sue braccia.
Trovai la forza di staccarmi da lui per parlare, anche se era l'ultima cosa che volevo fare. In quel momento, anche se era passato e sembrava che con Kristen si fosse risolto tutto, mi sentivo molto vulnerabile e stare abbracciata al mio migliore amico a poche ore dal matrimonio, era quanto di più rilassante potessi chiedere.
- Si dai, abbastanza. - Risposi fissandolo negli occhi.
- Sicura? -
- Tom? -
- Mmmm? -
- Non è che adesso mi stresserai tanto quanto Rob, solo perchè sono incinta vero? - Chiesi sorridendo e abbassando lo sguardo sulla mia pancia.
- Così te l'ha detto.... - Rispose lui mettendosi seduto sulla poltroncina su cui ero seduta io fino all'arrivo di Kristen.
- Certo. Anche se era scontato che te lo dicesse. - Affermai convinta. - Siete amici. -
- Tu perchè non me l'hai detto? - Chiese con un tono di voce leggermente più duro del solito mieloso che ormai aveva adottato con me, da quando specialmente avevamo chiarito le nostre posizioni. Segno forse, che il fatto che avessi fatto finta di niente con lui, un pò gli aveva creato disagio.
- Perchè no. Era giusto che fosse lui a farlo, vi conoscete da una vita e siete cresciuti insieme. Poi sarai anche il suo testimone.... -
- Ma non ero anche il tuo migliore amico? - Cercò di sorridere ma non gli riuscì molto bene.
- Aspetta un momento. Tu vuoi davvero dirmi che ci sei rimasto male perchè non ti ho detto che ero incinta? -
Tom annuì convinto e sulle mie labbra si disegnò un sorriso dettato sicuramente dall'attacco d'isteria che stavo per avere. Ce la dovevano avere tutti con me, perchè non era possibile che a poche ore dall'evento più importante di tutta la mia vita fino a quel momento, accorressero per farmi presente i problemi che ci potevano essere nelle nostre relazioni. Prima Kristen che avrebbe voluto odiarmi ma che non ne era capace, poi Tom che mi aveva confessato di essersi innamorato di me e che adesso si lamentava perchè non gli avevo detto che ero incinta, per non parlare delle altre tre pazze che, quella mattina, sembravano scomparse e latitanti.
- Ce l'hai con me? - Chiesi incredula. Mi sembrava assurdo affrontare tutti quei discorsi di mattina e soprattutto quella mattina.
- No assolutamente, era solo per distrarti. - Rispose lui sorridendo come se niente fosse successo.
- No? Per distrarmi? Per farmi incazzare vorrai dire! - Sbottai di brutto ma quella situazione proprio non la tolleravo.
- Eddai Giulia, solo perchè ancora non è arrivato il vestito, non ti puoi far prendere dal panico! - Esclamò lui convinto e dandomi delle leggere pacche sulla spalla. Il mio cervello però si era volutamente fermato alla parola vestito. Il mio vestito, quel meraviglio vestito da sposa che avevo scelto con Steph da quella sua stilista che aveva una sede in India e che si era gentilmente offerta, di prepararmi l'abito dei miei sogni in due giorni, quel vestito che avrei dovuto indossare ormai da lì a tre ore, ancora non era arrivato?????
- Oddio! - Imprecai lasciandomi cadere a terra.
- Giulia stai male?? - Arrivò Tom di corsa facendomi contemporaneamente un pò d'aria con le mani.
- Un capogiro. Ma davvero ancora l'abito non è arrivato? - Fissai Tom con gli occhi ricolmi di lacrime. Sicuramente stavo esagerando, e e gli ormoni in questo mi erano nemici, ma la situazione mi sembrava fin troppo inverosimile.
- Dai vedrai che arriverà presto. Le tue amiche stanno facendo il diavolo a quattro di là, ma non volevano essere loro a darti la notizia, così avevano mandato me in avanscoperta. Mi sa però che non ho fatto un gran lavoro..... - Mi disse asciugandomi le lacrime che senza rendermente conto, mi avevano solcato il viso. Adesso però capivo anche perchè quelle sciagurate delle mie amiche, ancora non si fossero presentate. Vigliacche!
- Eccoci qua. Vestito, truccatrice e parrucchiera al tuo servizio sposina! - Urlò Noemi spalancando la porta ed entrando come una furia assieme a Valentina, Lucia e le due ragazze che poco fa mi avevano lasciato parlare in privato con Kristen.
Rimasero poi tutte impalate osservando la posizione che avevo assunto: ero seduta a terra con Tom in ginocchio davanti a me che ancora non aveva tolto la mano dalla mia guancia.
- Gli hai detto del vestito! - Affermò Lucia quasi ringhiando verso di lui.
- Uomini! - Esclamò Valentina venendo insieme a Noemi ad aiutarmi a rialzarmi.
- C'ho provato a distrarla, ma era già nervosissima e non mi andava di litigare. Ho preferito dirgli come stavano le cose. - Si giustificò Tom.
- Si si, ok. Adesso esci da qui però, abbiamo da preparare una sposa! - Lo congedò Lucia spingendolo verso la porta.
- Tom? - Lo chiamai. Lui si voltò con un sorriso bellissimo che mi rilassò e mi fece capire quanto Tom tenesse a me e al nostro rapporto.
- Grazie. -
- Sempre disponibile principessa. - Disse uscendo.
Immediatamente tutte mi furono vicino aiutandomi come meglio credevano a prepararmi per quella cerimonia che si sarebbe celebrata da lì a due ore e mezza. Le mie amiche parlavano e nel contempo mi ritoccavano lo smalto o la ceretta o l'intimo che indossavo, mentre la truccatrice e la parrucchiera, si davano il cambio per portare a compimento il loro lavoro. Riuscii a farmi dire i loro nomi, Elisabeth e Hanna, e a convincerle a partecipare alla cerimonia.

Non so come poi, riuscii anche ad essere pronta in orario e, stranamente, non mi sentivo assolutamente in ansia. Tutta la preparazione era avvenuta in un clima sereno e festoso, tanto che le angosce di quella stessa mattina, erano letteralmente scomparse, come non fosse mai avvenuto niente.
Il mio adorato papà mi attendeva all'ingresso del percorso segnato da delle decorazioni di fiori che mi avrebbe condotto sino a ciò che era stato allestito come altare, ma soprattutto mi avrebbe fatto raggiungere l'uomo della mia vita. Rob. L'unico e il solo capace di farmi provare mille emozioni diverse e intense, ogni volta anche solo con la sua presenza. L'unico che mi aveva mai creato una sorta di dipendenza, il futuro padre del mio bambino, l'amore della mia esistenza.
Non stavo più nella pelle, ero emozionata ma impaziente di iniziare la mia nuova vita.
Mi attaccai al braccio di mio padre che, prima di diede un bacio in fronte, e poi mi carezzò una guancia.
- Pronta? - Mi sussurrò all'orecchio.
- Si. Mai stata più pronta in vita mia. - Risposi convinta.
Ci incamminammo in quel vialetto al centro della spiaggia ai cui lati erano posizionate tante sedie bianche su cui erano sedute le persone più importanti della mia vita. Vidi mia madre con i miei zii, i genitori di Rob, Andrea, le mie colleghe di lavoro Carmen e Giorgia, Giovanni e Margherita del bar che ci aveva fatti incontrare, Steph, Emilie che mi guardava sognante, il resto del Brit Pack e i colleghi di set di Robert, Kristen compresa.
Poi il mio sguardo si posò alla fine di quella camminata: un altare bianco adornato di rose bianche e rosa, spiccava a contrasto con l'azzurro del mare e del cielo in lontananza, vidi i volti di Noemi, Valentina e Lucia che già erano ricolmi di lacrime, così come quelli delle sorelle di Rob e di Tom. Poi il mio sguardo fu catturato dall'uomo che aveva cambiato interamente il corso della mia esistenza fin dal primo momento. Rob era lì che mi attendeva vicino al parroco, con uno splendido vestito nero, molto semplice ma che lo rendeva più bello e sexy di quanto non lo fosse di solito. Questa considerazione, così come quella che entro breve sarebbe diventato mio, mi fece battere il cuore ad una velocità pazzesca, mi sembrava di sentirlo battere direttamente in gola. I nostri occhi si incollarono e sul suo volto si disegnò un sorriso dolcissimo che mi fece tremare le gambe. In quel momento ringraziai tutti i Santi perchè ci stavamo sposando su una spiaggia e quindi potevo addurre quella scusa, come causa del mio scarso equilibrio dato che non portavo le scarpe. Invece il mio tremare e inciampare quasi continuamente era dovuto alle sensazioni che stavo provando. Erano giunte tutte insieme e con una tale intensità da farmi tremare come una foglia spostata dal vento.
Mi sembrava che quella passeggiata, si fosse trasformata in una lunghissima camminata invece di quei pochi passi che dovevano essere.
Credevo di vedere tutto al rallentatore ed ogni faccia che incontrava i miei occhi, mi faceva emozionare ancora di più.
Quando finalmente mio padre mise la mia mano su quella di Rob, ebbi un piccolo cedimento. Rob fu pronto nel sorreggermi per evitarmi una caduta certa.
- Ti senti male? - Mi domandò preoccupato.
Scossi la testa e mi aiutò a rimettermi in piedi.
- Solo troppe emozioni ed un vestito decisamente inadatto per sposarsi sulla sabbia. - Gli risposi sorridendo e facendogli l'occhiolino.
Mi baciò la guancia e mi sussurrò - sei bellissima - all'orecchio.
Lo guardai da capo a piedi e gli risposi - anche tu non sei male! - scatenando le risate di tutti i presenti.
Non ricordo molto delle parole del parroco e di tutto quello che avvenne poco dopo. Ero troppo concentrata sulla mano di Robert intrecciata alla mia e su tutte le sensazioni assolutamente destabilizzanti che stavo provando, per prestare realmente attenzione su tutto siò che mi circondava.
Mi risvegliai da quello strano stato di trance che mi aveva avvolto come una bolla, solo quando il parroco pronunciò quelle che mi sembrarono parole magiche.
- E con i poteri da me conferitimi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa. -
Sentii solo in lontananza gli applausi dei presenti e il fischiare, probabilmente di Kellan, perchè la mia attenzione gravitava tutta attorno alla lingua mia e quella di Rob che si attorcigliavano nella bocca dell'uno e dell'altra alternativamente. Sentivo solo lui e il suo respiro, le sue mani sulla mia schiena nuda, il suo odore, il mio cuore che batteva sempre più forte e velocemente.
- Ti amo. - Mi disse appena riuscimmo a ritornare lucidi interrompendo il nostro bacio.
- Ti amo. - Risposi sulle sua labbra.
Poi gli applausi e le grida dei nostri amici, ci riportarono alla realtà.
Eravamo marito e moglie adesso, avremmo avuto un figlio e quindi saremo comunque stati legati per sempre e questo non sarebbe mai cambiato.


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I festeggiamenti proseguirono fino a pomeriggio inoltrato, fortunatamente senza alcun intoppo e contrattempo. I giornalisti sembravano i grandi assenti, ma non so dire con certezza quando mi resi conto che in realtà, ad ogni angolo lasciato libero dai teli dei gazebi, si intravedevano in lontananza dei flash. Non mi importava, ma ero comunque curiosa di capire come diavolo erano venuti a saperlo.
Magari, quando qualcuno di loro ci avrebbe fatto un'intervista su questo giorno, me lo sarei fatto spiegare.
La musica di Bobby riecheggiava nella parte di spiaggia che avevamo riservato. A dire la verità, data anche la modesta grandezza, avevamo riservato l'intera isola per quel giorno, e tutto mi appariva come un bellissimo sogno.
- Sei felice? - Mi chiese Rob mentre volteggiavamo spensierati sulle note intonate dal suo amico.
- Infinitamente. - Risposi sfiorandogli poi le labbra per un lieve bacio.
- Pronta per la grande rivelazione? -
- Tu? - Gli chiesi sorridendo già immaginandomelo sommerso dalle sue sorelle in degli abbracci stritolatori.
Annuì convinto e mi portò con sè sul palco posizionandosi davanti al microfono che fino a pochi istanti prima stava usando Bobby per cantare.
- Ehm, ehm, - si schiarì la voce prima di parlare, - scusate l'interruzione, ma io e Giulia vi volevamo innanzi tutto ringraziare per essere intervenuti nonostante il poco preavviso. - Gli appalusi e fischi lo fecero interrompere un attimo. - Poi volevamo mostrarvi una cosa. -
Indicò un enorme televisore che era magicamente comparso vicino a lui e dalle casse che fino a poco prima trasmettevano musica, si sentii un battito velocissimo e poi la mia voce che spiegava a Rob nel video, ma anche a tutti gli altri in quel momento, che ero incinta.
Appena il video finì ci fu un attimo di silenzio quasi irreale, poi i fischi e le grida delle sorelle di Rob, riecheggiarono per tutta l'isola.
Fummo assaliti da abbracci e baci da ogni direzione. I miei genitori e quelli di Rob, piangevano a dirotto, mentre le sue sorelle e i suoi amici, saltellavano ovunque sghignazzando e cogliendo quella come una nuova occasione per brindare alla nostra salute.
In un attimo di pace da quella ressa, riuscii a scorgere Kristen immobile e sola seduta al tavolo che gli era stato assegnato. Era girata di spalle e con la testa abbassata. Tirai una manica di Rob per richiamare la sua attenzione.
Lui si abbassò per ascoltare meglio quello che avevo da dirgli.
- Va da lei. - Gli dissi indicandogli con il dito Kristen. Lui seguì il mio indice e la vide. Poi guardò di nuovo me e mi sorrise.
Mi baciò sulla fronte e mi sussurò - sei fantastica - prima di dirigersi verso di lei.
Lo seguii con lo sguardo e lo vidi sederglisi accanto mettendogli una mano sulla spalla. Parlarono un pò e poi Kristen incrociò i miei occhi. Mi salutò e mi sillabò un "grazie" e un "congratulazioni" che sembravano veramente sinceri.
Tutto sommato, quella ragazza era davvero dolce e pacata nonostante con i giornalisti o con chiunque invadesse la sua privacy, apparisse tutto il contrario. E poi il suo atteggiamento assolutamente maturo e responsabile anche in una situazione come quella, me la fecero apprezzare ancora di più.
La mia attenzione poi fu catturata da mia madre e da quella di Rob, che non facevano altro che ripetermi quanto fossero felici di diventare nonne.
Tutti i presenti mi dimostrarono il loro affetto ed io ero assolutamente appagata da tutta quella situazione, poi Rob mi cinse la vita da dietro e si perse tra i miei capelli.
- C'è qualcuno che ti vuole salutare. - Mi disse facendomi voltare. Kristen era in piedi vicino a lui, con gli occhi leggermente arrossati molto probabilmente per il pianto che non era riuscita a trattenere, ma un bel sorriso disegnato sulle labbra.
- Ciao. - Mi disse poi abbracciandomi. Rimasi un attimo interdetta da quel gesto non sapendo bene cosa fare, poi mi sciolsi e ricambiai il gesto.
- Grazie. - Gli sussurrai all'orecchio. Lei si staccò e si strinse nelle spalle guardando prima me e poi Rob che mi stava dietro.
- Adesso devo andare. Domani ho un'intervista a New York. - Disse stringendomi le mani.
- Ok, fa buon viaggio e grazie ancora. - Mi fece l'occhiolino e salutò con la mano prima di voltarsi e scomparire dalla nostra vista.
- Mi concede l'onore di questo ballo signora Pattinson? - Mi invitò Robert facendomi nuovamente girare verso di lui.
- Certamente signor Pattinson. - Risposi alzandomi sulle punte e baciandolo nuovamente.
Mi abbracciò stretta a sè e poi iniziò a dondolare sul posto senza staccare le sue labbra dalle mie mentre faceva vagare le sue mani libere sulla mia schiena causandomi mille brividi ad ogni passaggio.
Ero felice come non mai, avevo tutto e non avrei potuto chiedere di più.


F I N E



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Eccoci giunte alla fine mie dolci donzelle, spero di non aver deluso nessuno. Queste che vedete sopra sono dei piccoli regalini per voi, per farvi immaginare i nostri piccioncini alla fine di agosto, quando Giulia cioè ha la possbilità di stare nuovamente in vacanza con Robert dopo i suoi impegni di lavoro. Mi piaceva mettere queste foto alla fine perchè lei con la pancia credo che sia ancora più bella e dolce di quanto non lo sia normalmente. E lui qui sembra tanto naturale e spensierato che mi sembrava rappresentare benissimo lo stato d'animo che volevo farvi percepire della sua nuova vita matrimoniale.
Diversamente dal solito ho preferito mettere le mie note in fondo al capitolo, perchè volevo farvelo gustare tutto senza le mie assurde intromissioni.
Mi sembra impossibile che questa storia sia arrivata alla fine: la cosa mi rende triste e felice allo stesso tempo. Triste perchè comunque questi personaggi mi mancheranno; felice perchè è stata la prima storia che ho mai scritto in vita mia e sono contenta di essere arrivata in fondo. Non so se forse, in un futuro prossima, potrei anche aggiungere un capitolo o una OS per farvi spiare nella loro vita magari a distanza di qualche anno, fatemi sapere se, eventualmente, l'idea vi aggraderebbe.
Non credo che ci siano parole sufficientemente in grado di spiegarvi il senso di gratitudine che sento per tutte voi che mi avete seguito con entusiasmo fin qui. E' iniziato tutto per gioco e non avrei mai creduto di raggiungere questi risultati. Siamo arrivati a oltre 1400 visualizzazioni e a 40 tra persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate. Ogni capitolo è stato letto da una media di 120 persone, quindi, anche se altre storie hanno sicuramente più seguito e più riscontro, io sono a dir poco esterrefatta perchè non avrei mai e poi mai creduto che questo si potesse verificare.
Voglio poi ringraziare singolarmente tutte quelle care e dolci ragazze che hanno deciso di lasciare anche un solo commento alla storia ma che comunque mi ha spronato ad andare avanti, quindi grazie a:
Leo miao
Aching4perfection
Giu24
Lasara
Daly1902
AnnaDaiCapelliNeri
Thedreamer
Miss Bass
Sister 82
Non voglio stressarvi oltre con i miei sproloqui, ma davvero un grazie di cuore a tutte.
Spero di ritrovarvi tutte anche nell'altra mia storia Sette Giorni
 e magari anche in quelle che verranno in seguito.
Un bacio immenso a tutte e alla prossima ;)
Ciao ciao.
Sabry

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