Galeotto fu il copione...

di _Galadriel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** § I Lezioni di recitazione ***
Capitolo 2: *** § II Le magie dell'Orlando incantatore ***
Capitolo 3: *** § III Gocce di pioggia ***
Capitolo 4: *** § IV E dopo la pioggia,l'arcobaleno... ***
Capitolo 5: *** § V Pensieri & Parole ***



Capitolo 1
*** § I Lezioni di recitazione ***


“Allora,questa parte per quando la devi imparare

 

Disclaimer:questa storia è stata scritta con l’unico scopo di divertire.Non vuole assolutamente mancare di rispetto ad Orlando Bloom,attore che stimo ed apprezzo moltissimo. Naturalmente la vicenda narrata è frutto della mia fantasia.

 

Dedica:a tutte voi,ragazze!Per aver permesso che nascesse questo piccolo circolo di scrittrici! ^_^

 

Spero che gradiate anche questo primo capitolo di questa mia nuova storia sul nostro caro OB…Buona lettura!

§Galadriel§

 

 

                                    “Galeotto fu il copione…”

 

 

Sfogliava distrattamente le pagine di quel copione da diversi minuti,in silenzio,stravaccato su quel divano dove,sedutagli accanto,aspettavo che proferisse finalmente parola.

“…E sentiamo,per quando dovresti imparare questa parte?”

Sul suo viso si dipinse un’espressione perplessa ed incredula al tempo stesso,che lasciava trasparire la sua completa sfiducia nelle mie palesemente scarse capacità d’attrice.La cosa mi infastidì non poco,perché pur essendo consapevole dei miei limiti non potevo ammettere che lui mi considerasse un’incapace.

“Per questo giovedì,ma se hai intenzione di continuare ad  essere così insopportabilmente scettico posso anche  fare a meno del tuo aiuto!”

Ero infuriata. L’idea di dover recitare davanti ad un pubblico non mi entusiasmava per niente,soprattutto a causa dell’inevitabile aiuto da parte di Orlando che un impegno di questo tipo richiedeva.

“Cominciamo con il mantenere la calma,non è certo colpa mia se ti trovi in questa situazione…”

Trattenetti a stento una risatina isterica.Non era colpa sua?!Come al solito non si rendeva conto di nulla.Come al solito trattava ogni cosa con una leggerezza disarmante. E come al solito non prendeva seriamente quello che mi riguardava.

Pur non essendone consapevole,Orlando era l’unico responsabile di quell’assurda situazione.Ed era anche il solo che potesse aiutarmi ad uscirne con un minimo di dignità.

Perché se avevo deciso di iscrivermi a quel maledettissimo corso di recitazione dipendeva esclusivamente da lui:dai suoi disarmanti occhi scuri,dal suo sorriso luminoso ed ironico,dal suo volto innocente e malizioso al tempo stesso,dal suo essere così com’era,insomma;perfetto pur nelle sue mille imperfezioni.

Caratteristica che sul mio timido ego esercitava un fascino talmente magnetico da non riuscire a rivelare nemmeno in parte l’amore smisurato che nutrivo nei suoi confronti ormai da tempo immemorabile.

Sì,perché di amore si trattava.Senza alcun dubbio. L’unico problema era la mia assoluta incapacità nell’anche solo provare a rivelargliene l’esistenza.

A quel punto la strada della recitazione mi era sembrata un ottimo espediente per tentare di lavorare sull’insicurezza che mi bloccava.

Mai però avrei immaginato che sarei stata sorteggiata per recitare la parte di protagonista nella rappresentazione di fine corso che si sarebbe tenuta di lì a due settimane.

Il suo aiuto quindi mi era indispensabile.Ma quel suo atteggiamento da “so-tutto-io”di certo non mi faceva sentire a mio agio.Anche perché ero conscia delle mie carenti possibilità recitative.

“Vuoi aiutarmi sì o no?”accantonai per un attimo il mio nervosismo assumendo un’aria sufficientemente persuasiva mentre le mie palpebre sbattevano a ripetizione implorando un suo “sì” che ponesse fine a quell’umiliante performance da completa idiota.

Le mie suppliche sortirono l’effetto sperato,perché vidi gli angoli della sua bocca sollevarsi in un sorriso maliziosamente lusingato.

“Così va meglio,adesso posso anche pensare di prendere in considerazione l’idea di aiutarti…”disse dandomi un leggero colpetto sulla fronte.

“Ma grazie,vostra altezza…”sbuffai al limite dell’esasperazione.

Era evidente che provava una certa soddisfazione nel farmi pesare il fatto di avergli chiesto aiuto.Era un altro modo per pavoneggiarsi e coltivare il suo spiccato egocentrismo d’attore.

Se avessi avuto un minimo di buon senso avrei dovuto lasciarlo perdere seduta stante,ma ovviamente parliamo di un’ipotesi remota ed irrealizzabile.

L’amore mi rendeva cieca e capace di sopportare anche questo genere di difetti che chiunque altro avrebbe trovato intollerabili.

“Allora,innanzitutto hai dato una letta alle caratteristiche generali del tuo personaggio?”

La sua domanda mi riportò alla triste realtà del suo disordinato salotto di giovane attore single.

“Veramente no…avrei dovuto?”

Orlando si prese la testa tra le mani assumendo un’espressione sconsolata.

“Avrei dovuto immaginarlo…questa è una partita persa in partenza…”

Gli sfilai il copione di mano e mi alzai di scatto dal divano.Questo era davvero troppo.

“Grazie per l’aiuto.Ci vediamo.” Mormorai con tono gelido dirigendomi verso la porta.

Purtroppo o per fortuna,Orlando fu così pronto a bloccarmi da eliminare ogni mio proposito di fuga da quell’appartamento,la cui aria diveniva sempre meno respirabile per entrambi.

“D’accordo,d’accordo,forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato…”

“Abbiamo?!Direi piuttosto “hai”…”

“E va bene.HO sbagliato io…”disse ridendo mentre con le mani indicava il divano dove eravamo stati fino a poco prima.

Lo guardai rassegnata e mi sedetti nuovamente su quei morbidi cuscini blu,aspettando che lui facesse altrettanto.

“Cominciamo dal principio.Tu dovresti interpretare la provocante e disinibita ragazza di un gangster della Chicago degli anni ’30…fin qui pensi di esserci?”

Lo fulminai con lo sguardo mettendogli il broncio.

“Non sono certo così idiota…”

“Bene,questo è già un piccolo traguardo.Appurato questo,potremmo lavorare sulle caratteristiche del tuo personaggio.Sei d’accordo?”

Annuii cercando di nascondere il nervosismo che cominciava a riaffiorare in me.

“Bene…mostrami la tua idea di “provocante e disinibita”,allora…”

I suoi occhi nocciola erano puntati su di me in attesa di una qualche mia reazione.

Supplicai le mie gambe di sorreggermi una volta che mi fossi alzata da quel divano,da cui all’improvviso mi risultava difficile allontanarmi.

Feci qualche passo verso il centro del salotto,sollevando leggermente il viso per vedere che genere di espressione regnasse sul suo volto.

I suoi vispi occhi nocciola continuavano a fissarmi in silenzio,aspettando pazientemente che io adempiessi alla richiesta fuoriuscita poco prima dalle sue labbra sottili.

Nel vederlo così serioso non potei impedire che un evidente rossore s’impadronisse delle mie gote.

“Fantastico…se questa è la tua idea di provocante siamo a cavallo…”mi disse ridendo portandosi una mano alla testa per poi scompigliarsi leggermente i capelli.

Quel suo atteggiamento disfattista mi riempì di rabbia.

“Le tue costanti critiche certo non mi sono d’aiuto…”sibilai imbronciata.

“Vorresti dirmi che pensi di essere in grado di recitare una simile parte?”

“E va bene…avevo ripromesso a me stessa che sarei riuscita a mantenere la calma,ma mi rendo conto che avendo a che fare con te è impossibile…”

“Se tu ti mostrassi più disponibile forse riusciresti a calarti nella parte senza arrossire…”

Certo.Dalla sua prospettiva di spettatore e giudice assolutamente ignaro dei miei sentimenti era facile parlare.Il problema è che mi riusciva piuttosto difficile calarmi nei panni di una conturbante ed espansiva “gangster girl” d’altri tempi con i suoi penetranti occhi scuri puntati addosso.

Ma ovviamente ritenei che fosse meglio tenere queste considerazioni per me.Tanto ormai,segreto più segreto meno,non faceva particolare differenza.

“D’accordo…mi arrendo…hai qualche brillante suggerimento da darmi?”mormorai sconsolata ad occhi bassi.La situazione si stava facendo sempre più frustrante.

D’un tratto,ebbi l’impressione di percepire un improvviso bagliore che schiarì per un attimo le sue pupille brune.

Sollevò un angolo della bocca in un malizioso mezzo sorriso,mentre un’espressione furbescamente ambigua si faceva strada sul suo bel volto.

Lasciò cadere sui morbidi cuscini quello stesso copione che fino a qualche attimo prima aveva tenuto saldamente in una mano,per poi cominciare ad aggirare lentamente il divano,lo sguardo fisso su di me,mentre le sue dita scorrevano sulla setosa fodera del sofà.

Avevo detto che la situazione si stava facendo frustrante?Beh,questo suo repentino cambiamento d’atteggiamento la rese addirittura soffocante.

I muscoli delle mie gambe sembravano essere caduti in un irrecuperabile torpore che le rendeva incapaci di qualunque movimento. Non riuscivo a capacitarmi di cosa diavolo stesse accadendo in quella maledettissima stanza.

Gli occhi di Orlando mi attraevano come due potenti calamite,e non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua avvenente persona,che ormai si stagliava davanti a me in tutto il suo fascino ammaliatore.

Sentii le sue mani avvolgermi in vita,mentre,con fare lascivo avvicinava le sue labbra alle mie.

Non potei impedire al mio cuore di sussultare nel mio petto,mentre un brivido caldo percorreva il mio corpo,inerme fra le sue braccia.

“E’ tanto grave se rimandiamo le lezioni di recitazione a dopo?”sussurrò appena.

La musica che empieva i miei timpani rendeva le sue parole appena percettibili,e come se non bastasse le mie labbra sembravano non rispondere al comando di emettere un suono che avesse un minimo di senso compiuto.

Situazione soffocante?Dovetti ricredermi ancora una volta. A questo punto l’unico aggettivo adeguato che comparve nella mia mente annebbiata fu invitante.Pericolosamente invitante,direi.

Ogni suo gesto,ogni sua espressione,ogni sua parola aveva su di me un potere incantatore.

Arrivai all’inevitabile conclusione che Orlando fosse sprecato come attore.Se solo avesse voluto avrebbe trovato che la carriera di mago potesse essere altrettanto prolifica per il suo conto in banca.

Bastò che le sue dita sfiorassero appena le mie labbra,che subito queste riacquisirono la sensibilità che fino a poco prima sembrava irrimediabilmente perduta.

Chiusi gli occhi in attesa che un suo bacio ponesse fine a quella dolce tortura.

Il cuore ormai galoppava senza tregua,e il sangue pulsava talmente nelle mie vene che ebbi l’impressione di morire.

Ma così fulmineamente come quell’inaspettato rivoluzionamento di situazione  aveva avuto inizio,ebbe purtroppo fine.

Sbarrai gli occhi trapelando stupore quando lo sentii schiarirsi la voce rumorosamente.

“Ecco…questo,è quello che intendo per provocante e disinibito.”

Il suo sguardo era diventato nuovamente impenetrabile. E il suo viso era tornato ad assumere quell’espressione bambinesca e adulta al tempo stesso che ben conoscevo.

“Tu…”mormorai indicandolo debolmente.

Non riuscii ad andare oltre.Tutto aveva finalmente acquisito un senso.Era stata una dimostrazione delle sue grandi capacità d’attore.Una semplice dimostrazione che non aveva alcun altro significato latente,come invece mi era sembrato che fosse.Come invece avrei tanto voluto che fosse.

Ho detto che Orlando avrebbe potuto avere un futuro come mago.Forse gli si addice maggiormente la carriera di illusionista.Perché per più di un attimo avevo creduto (o sperato) che i miei sentimenti fossero ricambiati con la stessa intensità che sentivo di avere io.

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** § II Le magie dell'Orlando incantatore ***


§ II Le magie dell’Orlando incantatore

 

 

 

§ II Le magie dell’Orlando incantatore

 

 

 

“NO,NO,E NO!NON CI SIAMO!”

Come previsto,le urla di Orlando squarciarono il silenzio che regnava nel suo salotto,dando il via all’ennesima replica di una seccante scenetta che lo vedeva fare avanti e indietro tra la porta e la poltrona su cui ero seduta da più di tre ore,tentando invano di assumere una posizione che mi conferisse almeno apparentemente l’aspetto di una spigliata vamp degli anni trenta.

Avevo quasi l’impressione che quelle stesse mattonelle su cui aveva ripetutamente calcato i suoi pesanti passi nervosi si fossero consumate a tal punto da creare una profonda voragine nel pavimento della stanza.

Alzai gli occhi al cielo sbuffando annoiata dalle sue reiterate reazioni nevrasteniche.

“Allora,sei riuscito finalmente a misurare quanti metri intercorrono tra porta e poltrona?”

La scelta del sarcasmo si rivelò una mossa sbagliata,perché a quanto pare non fece altro che incrementare la sua già alta irritabilità dando il via ad una reazione a catena di cui mi sarei pentita per lungo tempo.

“Vorrei ricordarti che ti sto facendo un favore!Quindi cerca di evitare battute di questo genere!”

Già.Ero stata io a chiedergli di aiutarmi.Quindi non potevo far altro che continuare a sopportare in silenzio i suoi sfoghi dettati da una plausibile esasperazione,vista la mia assoluta inettitudine nell’attuare i suoi chiarissimi suggerimenti.

Abbassai sconsolata lo sguardo mormorando uno “scusa” appena udibile,le braccia conserte in atteggiamento rassegnato all’evidenza dei fatti.

Ero un’incapace.Probabilmente un cane sarebbe riuscito ad essere più espressivo di me.

Eppure ce la stavo mettendo tutta per tentare di mostrare anche solo una parvenza di sensualità ma ogni volta che quegli splendidi occhi nocciola puntavano la mia persona,cadevo in una sorta di coma irreversibile che mi impediva di intraprendere un qualunque atteggiamento che potesse risultare sufficientemente eloquente.

E in tutto questo Orlando si era dimostrato fin troppo comprensivo,mostrando come unico segno di collera la propria camminata nervosa.

Eppure non potevo fare a meno di stuzzicarlo con la mia pungente ironia.La verità era che nonostante tutta la disponibilità che mi stava dimostrando (sebbene fosse stata ottenuta con qualche lusinga di troppo che soddisfacesse la sua ben nota vanagloria),ero piena di rancore nei suoi confronti.

Per quale motivo?Semplice.Perché riusciva a mettermi in difficoltà anche solo guardandomi.

Non riuscivo a capacitarmi della sua spiccata disinvoltura,in qualche modo ne ero persino gelosa.

Traspariva naturalezza in ogni gesto,cosa che per me costituiva invece un ostacolo insormontabile.

Anche nei cenni più semplici riusciva ad essere immancabilmente espressivo. Questo mi rendeva preda della sua persona,dipendente da ogni suo gesto.

Orlando l’incantatore.Orlando l’illusionista.Ed io in balìa del suo potere. E non potevo evitare di colpevolizzarmi per questo.

Sollevai lo sguardo verso di lui che,passandosi una mano sul collo,rileggeva nervosamente il mio copione,ormai consumato dalle sue mani,che lo tormentavano senza tregua.

Cercai di assaporare ogni attimo di quella silenziosa analisi della sua persona:la camicia bianca morbidamente abbandonata fuori dai jeans,le maniche arrotolate all’indietro,il colletto sbottonato quel tanto che bastava per mostrare il suo collo perfetto…

Era inutile,anche in vesti così semplici riusciva a confondermi senza possibilità di ripresa.

Allungai le gambe rassegnata alla mia eterna condizione di silente innamorata,passando meccanicamente una mano tra i capelli.

“…Fallo ancora.”

Il suono della sua voce mi riportò alla realtà,e subito mi accorsi dei suoi occhi puntati su di me.

“…Che cosa?”

“Quello…quel…quel gesto…”

Lo guardai con aria interrogativa credendo che fosse impazzito.

“…Questo?”

Feci scorrere nuovamente le dita tra i miei capelli,e vidi il suo volto illuminarsi di una luce nuova:gli occhi scuri ridenti,le labbra appena dischiuse in segno di un lieve stupore misto ad ammirazione.Era la prima volta che coglievo in lui una simile espressione.

“Esatto!Questo…questo è quello che volevo!”

Lanciò quel che rimaneva del copione sui cuscini del sofà,avvicinandosi alla poltrona su cui sedevo ancora con le gambe leggermente distese.

Lo seguii con lo sguardo mentre si chinava in ginocchio accanto a me.Ecco il solito tuffo al cuore.

Cominciai a pensare che frequentarlo danneggiasse la mia salute anziché giovarvi,perché la sua presenza mi costringeva a stare in uno stato di precarietà continua. E pensare che c’è chi dice che l’amore sia benefico.Probabilmente non conoscono Orlando e gli effetti devastanti che può avere sul mio cuore.

“Vuoi dire che..sono riuscita a trasmettere qualcosa?”

Sorrise. “Beh,ci hai messo un bel po’…ma finalmente sì…”

Inclinai lievemente il viso verso di lui.Sembrava felice.Non l’avevo mai visto così.

“Con quel semplice gesto?Ma com’è possibile?”

“Non ne ho idea.So solo che quando ho alzato gli occhi dal copione tu eri lì,con la mente rivolta altrove…e mi sei sembrata disinvolta…e mostruosamente bella…come non ti avevo mai visto…”

Va bene.Probabilmente nella sua infinita inconsapevolezza aveva deciso che era giunta la mia ora,perché con quelle parole mancò poco che non fossi colta da un infarto fulminante.

Presi un lungo respiro. E cercai di dire qualcosa di sensato. “…Contento?Le tue urla alla fine sono servite a qualcosa…”

Mi sfiorò delicatamente una guancia,gli occhi fissi su di me. “Ti sbagli…io non c’entro niente.Quella eri tu…hai fatto tutto da sola…”

Cominciai a supplicare il mio corpo di non perdere i sensi all’istante. L’ennesima magia di Orlando. Mi stava offrendo su un piatto d’argento l’occasione di rivelargli quello che provavo.Bastava aprire la bocca e parlare;e così mi sarei liberata di quel segreto che covavo dentro di me da troppo tempo.

Dischiusi le labbra e…silenzio.Non riuscii ad emettere neanche un minimo suono:completamente afona.

Orlando continuava a stare lì,accovacciato accanto al bracciolo della mia poltrona,in attesa che io facessi o dicessi qualcosa.Mi sentii avvampare dalla rabbia.Il guaio è che decisi di sfogarla proprio in quel  momento.

Mi alzai di scatto.“Me ne vado.”

Orlando mi seguì a ruota.“Cosa?Perché?Che ti prende,adesso?”

Mi bloccai di colpo e lo guardai seria. “…Tu…tutto questo…ed io…”

“Perdonami,ma credo di fare un po’ di fatica a seguirti…”

“Non fa niente…ci sono abituata.Ci vediamo”

Sentii la sua mano afferrarmi saldamente il polso e voltarmi verso di lui.

“Aspetta un momento.Stava andando tutto bene,mi pare…avevi finalmente cominciato a comunicare qualcosa e adesso te ne vuoi andare?”

“La cosa ti crea problemi?”

“Direi di sì,visto che ho sprecato tutto questo tempo per tentare di tirare fuori quella parte di stessa che fai di tutto per reprimere!”

“Ho sprecato tutto questo tempo”.Non so perché prestai attenzione unicamente a quelle parole.In fondo il senso della frase era un altro.Orlando si era accorto di come nascondessi quello che avevo dentro.Ma ormai la mia testa aveva preso tutt’altra direzione.Era pilotata dalla collera che provavo nei suoi e nei miei confronti.

“Allora scusa se ti ho portato via gran parte del tuo prezioso tempo!Scusa se sono incapace di recitare e non sono brava come te!”

Orlando serrò le mascelle e mi guardò torvo.Non avrei potuto trovare modo migliore per rovinarmi con le mie stesse mani.

“Si può sapere per quale motivo ti stai accanendo contro di me?!Non ho assolutamente detto questo!”

“Oh,certo…la locuzione ‘sprecare il tempo ’  dev’esserti sfuggita….”

Perfetto.Perpetrando questo mio stupido sarcasmo dettato dall’orgoglio avevo firmato definitivamente la mia condanna.

“E’ più che naturale che io abbia usato un’espressione di quel tipo!Persino un cane riuscirebbe ad essere più espressivo di te!”

Lo fissai indignata mentre sentivo affiorare lacrime di rabbia. Ammetto che fossi stata sfiorata a mia volta da un pensiero del genere,ma avevo avuto il buongusto di non esternarlo. L’educazione voleva che lui evitasse di fare certi paragoni in modo così esplicito. Se non altro per delicatezza e rispetto nei miei confronti.Ma evidentemente era chiedere troppo.

“Finalmente hai detto quello che pensi di me…a questo punto credo che non ci sia bisogno di farti perdere altro tempo a tentare di insegnarmi a recitare.”

Per un attimo ebbi l’impressione che i suoi occhi fossero adombrati da un velo di tristezza. Ma le parole che pronunciò poco dopo mi diedero conferma del contrario.

“…Perfetto.Quella è la porta .”disse seccamente indicandola.

“Non disturbarti ad accompagnarmi,conosco la strada.”

Raccolsi il copione dal divano e mi diressi speditamente verso l’ingresso dell’appartamento senza voltarmi indietro.

Sulla soglia,mi fermai un istante,come a sperare che lui mi fermasse.Ovviamente quell’attesa di un attimo si rivelò vana. Così girai la maniglia e chiusi dietro di me Orlando e la sua abitazione.

La magia era finita.

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** § III Gocce di pioggia ***


La pioggia scendeva fitta e piccole,insistenti goccioline battevano contro il vetro della finestra contro cui,con la fronte ap

 

 

                                                  

§ III “Gocce di pioggia”

 

 

La pioggia scendeva fitta e piccole,insistenti goccioline ticchettavano contro il vetro della finestra da cui,con la fronte appoggiata,fissavo assente il freddo paesaggio di una Londra in cui il sole sembrava ormai un remoto ricordo.

Erano trascorsi circa cinque giorni da quell’ignobile litigata con Orlando,e non potevo fare a meno di attribuire la colpa dell’accaduto al mio puerile orgoglio di ragazza ferita.

Se solo fossi riuscita ad aprirgli il mio cuore forse tutto questo non sarebbe accaduto;ma evidentemente i miei sentimenti erano intrappolati in un’ermetica cella ferrata,la cui serratura,ormai abituata a quello stato di chiusura totale,sembrava rifiutarsi di scattare.

Presi quel copione che tante volte le sue dita affusolate avevano sfogliato,e per un attimo rividi la rabbia riflessa nei suoi gelidi occhi scuri,mentre con un cenno deciso m’indicava l’uscita della sua abitazione.

Il mio sguardo scorreva freneticamente sulle lunghe frasi di quei fogli stropicciati,ma la mia mente era rivolta altrove,e quel nugolo di parole mi scivolava addosso come le fredde gocce di pioggia facevano sullo spesso vetro di quella finestra che mi separava dal resto del mondo,lasciandomi sola in compagnia del mio sconforto.

Più passava il tempo, più il pensiero che avessi sbagliato a chiedere il suo aiuto acquisiva consistenza nel mio animo dubbioso ed innamorato:quella che credevo sarebbe stata la chiave di volta di quella statica situazione si era invece rivelata una trovata controproducente e addirittura dolorosa.

Eppure non riuscivo a dimenticare i suoi vivaci occhi cristallini fissarmi estasiati da quel mio banalissimo gesto.

Sorpresi gli angoli delle mie labbra sollevati in un sorriso beota,e non potei fare a meno di darmi della stupida per essermi cacciata in una situazione che sembrava non avere soluzione alcuna.

Mi sentivo persa in un labirinto senza vie d’uscita,ma nell’inconscio continuavo a covare la segreta speranza che d’improvviso si aprisse un varco tra i nodosi rami di quelle spesse siepi intricate che mi circondavano, rendendomi prigioniera di me stessa.

Intanto,fuori, l’incessante ticchettio delle gocce di pioggia continuava ad accompagnare i miei tristi pensieri,resi ancor più grigi dalle avvilenti condizioni metereologiche di cui Londra,come suo solito,era teatro.

Premetti il naso contro il freddo vetro della finestra,e vidi l’ennesimo fulmine fendere il cinereo cielo londinese di cui ero spettatrice assente.

Il fragore provocato dal tuono che ne seguì ebbe conseguenze devastanti sulla mia mente assorta,e ridestò il ricordo delle parole di Orlando: “mostrami la tua idea di ‘provocante e disinibita ’…”.

Come precipitata in un sonno ipnotico,allontanai il mio viso dalla finestra ormai appannata,per dirigermi verso lo specchio del salotto.

 “Provocante e disinibita”:queste erano le caratteristiche salienti che il mio personaggio richiedeva. “Provocante e disinibita”,non timida,né impacciata. E così dovevo essere.Per dimostrare ad Orlando che in fondo non ero un’attrice così scarsa come lui credeva.Per dimostrare ad Orlando che anch’io potevo calarmi in un ruolo che non mi si addiceva affatto.Per dimostrare ad Orlando quanto valessi realmente. E per dimostrare a me stessa che quelle lezioni di recitazione alla fine erano servite a qualcosa. Certo,probabilmente non mi avrebbero reso popolare e rinomata come alcuni miti femminili degli anni Cinquanta,ma forse mi avrebbero aiutato a superare quello stato di timidezza che mi bloccava e chissà,magari anche ad aprire il mio palpitante cuore innamorato ad Orlando…

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** § IV E dopo la pioggia,l'arcobaleno... ***


§ III E dopo la pioggia,l’arcobaleno…

 

§ IV E dopo la pioggia,l’arcobaleno…

 

 

 

Grondante d’acqua piovana dalla testa ai piedi,fissavo risoluta la spessa porta blu dell’appartamento di Orlando, lo sguardo carico di decisione.

Ne ero più che certa:finalmente sarei riuscita a superare la mia sciocca timidezza e avrei esternato i miei sentimenti.

Peccato solo che le mie nocche non volessero decidersi a bussare.

La verità era che sostavo sui gradini antistanti l’ingresso della sua abitazione ormai da diversi minuti,e nonostante la mia mente avesse ben chiaro l’obiettivo che mi ero prefissa,il corpo sembrava rifiutarsi di agire.

Era tutto inutile.Per un attimo mi ero illusa di poter cambiare me stessa ma,alla stregua del fugace bagliore di un lampo notturno,quell’apparente convinzione si era dissolta nel nulla,sprofondando nell’oblio di un vago ricordo.

‘Provocante e disinibita ’.Ma chi volevo prendere in giro?Forse da sola,di fronte allo specchio della mia camera,sarei stata in grado di assumere un qualche comportamento che potesse rasentare vagamente la sensualità,ma qui,in piedi davanti alla sua porta,ero una semplice ragazza intirizzita,che neanche lontanamente avrebbe potuto ricordare un’avvenente vamp degli anni ’30.

Appoggiai la testa sul legno di quell’odiosissima porta,fissando sconsolata le punte delle mie scarpe bagnate.

Sotto i miei piedi si era formato un piccolo laghetto d’acqua,che aveva reso piuttosto molliccio il tappetino posto sull’ultimo gradino di quell’appartamento.

La pioggia aveva ricominciato a cadere più fitta,ma ormai le mie membra bagnate erano divenute insensibili al gelo di quelle gocce che precipitavano incessanti sul mio capo,per poi scivolare giù lentamente.

Tic,Tic,Tic…Il cielo londinese sembrava non voler cessare il suo pianto e il ticchettio ritmato delle gocce scandiva i miei minuti,che seguitavo a trascorrere su quello scivoloso gradino dell’appartamento N°9.

Mentre ancora mi chiedevo per quale motivo continuassi a rimanere lì,il destino volle concedermi una risposta,manifestatasi nell’ombrello che percepii improvvisamente riparare il mio corpo  intriso d’acqua.

“Ti rinfreschi le idee?”

Orlando.Sentire la sua voce dopo cinque giorni di totale silenzio mi fece uno strano effetto.

Alzai lo sguardo incrociando i suoi splendidi occhi marroni,che mi fissavano incuriositi.

“Più o meno…”mormorai con poca convinzione per poi mordermi nervosamente il labbro inferiore.

“Beh,fortuna che avevo portato con me l’ombrello,altrimenti avrei fatto la tua stessa fine aspettando l’illuminazione che mi convincesse a bussare alla porta di casa tua…”

Sgranai gli occhi stupita:“…Anche tu?”

Provocai un suo sorriso che ebbe il potere di scaldarmi il cuore,nonostante il freddo fosse penetrato fin dentro le mie ossa.

Non riuscivo a credere che Orlando avesse avuto la mia stessa idea e si fosse diretto a casa mia nella speranza di una riappacificazione.

Inoltre,il fatto che si fosse dimostrato più previdente ed accorto di me nel portarsi l’ombrello al fine di ripararsi dalla pioggia mi innervosì non poco.Possibile che riuscisse a mettermi in difficoltà anche con l’impiego di un banalissimo,ma in quelle circostanze necessario,accessorio?!

Lo vidi sorridere nuovamente ed ebbi quasi la sensazione che avesse percepito il mio fastidio.

“Non che mi dispiaccia stare qui fuori con te…ma che ne diresti di entrare in casa?”mormorò ammiccando.

Assentii con un cenno del capo,e vidi le sue chiavi girare nella serratura facendola scattare.

Orlando spinse la porta e mi invitò ad entrare con un ridicolo gesto teatrale.

Come risvegliata da uno stato di trance,mossi qualche passo all’interno dell’appartamento,e sentii la porta d’ingresso richiudersi dopo che Orlando fu entrato a sua volta in casa.

Rimasi immobile ad osservarlo mentre con noncuranza abbandonava la giacca di pelle sul divano e lasciava l’ombrello nell’angolo dell’ingresso.

Avevo quasi dimenticato quanto fosse bello anche in quei semplici gesti in apparenza così banali…

Improvvisamente la mia vista fu oscurata da un pesante plaid ripiegato che cadde pesantemente sulla mia testa.

Sentii Orlando ridere.“Credo sia il caso che ti asciughi se non vuoi rischiare di perdere il tuo ruolo di protagonista per una broncopolmonite…”

Sollevai un lembo della coperta e lo fulminai con lo sguardo.Il teatro.La parte.Lo spettacolo che si sarebbe tenuto di lì a dieci giorni. Incantata come al solito dal suo fare ammaliatore l’avevo completamente rimosso.

Mi diressi in silenzio verso il bagno,richiudendomi fragorosamente la porta alle spalle.

Guardai la mia immagine riflessa nello specchio.

I miei folti capelli bagnati ricadevano scomposti sulle spalle,e la maglietta,che aderiva del tutto alla mia pelle,era diventata  praticamente trasparente.

Arrossii violentemente rendendomi conto dello stato in cui mi ero mostrata ad Orlando.

Sfilai la maglietta e i jeans avvolgendomi nel caldo plaid scozzese che subito mi diede una sensazione di crescente benessere.

Mi osservai nuovamente allo specchio e notai con insolita soddisfazione che conciata in quel modo potevo quasi sembrare sexy.

Sorrisi della mia stupida considerazione personale e aprii di scatto la porta del bagno,i capelli arrotolati morbidamente su una spalla.

Se solo avessi aspettato qualche minuto di più avrei evitato di trovarmi a pochi millimetri dal viso di Orlando,che proprio in quel momento si apprestava a bussare.

“Io…volevo chiederti se ti andava un the caldo…”

Era una mia impressione o era sorprendentemente arrossito?

“Sì,grazie…con piacere…”

Mi squadrò da capo a piedi e si voltò per poi precipitarsi fulmineamente in cucina biascicando un “bene” appena percettibile.

Lo seguii istintivamente,con l’intento di dargli una mano.

“Posso aiutarti?”

“…NO…grazie…credo di farcela a preparare due the…”rispose velando con un mezzo sorriso un inspiegabile nervosismo.

“Come vuoi…”mormorai sedendomi sullo sgabello posto davanti al tavolo della cucina.

In un  attimo mi resi conto di quanto quella situazione fosse ambigua ed imbarazzante:ero coperta di un solo plaid e stavo seduta nella sua cucina,ammirando incantata ogni più piccolo gesto compiuto dal suo corpo nel preparare il the.

Non potei fare a meno di arrossire pensando a chissà quante ragazze avessero vissuto una circostanza analoga alla mia in quella stanza,con l’unica differenza che Orlando probabilmente ne era stato attratto.

“Dannazione!”imprecò all’improvviso.

Il fragore di una tazza frantumata mi riportò alla realtà,e vidi Orlando accovacciato in terra intento a recuperarne i pezzi.

“Aspetta,ti do una mano…”

Mi chinai accanto a lui,e cominciai a raccogliere i cocci sparsi per il pavimento.

“Da quando sei così maldestro?Di solito sono io quella imbranata…”mormorai ridendo nervosamente mentre proseguivo nel radunare le parti di quella povera tazzina.

Non ottenni risposta.“Orlando?”

Ancora silenzio.

Alzai lo sguardo con aria interrogativa per capire per quale motivo non mi rispondesse,e cogliendo i suoi occhi marroni fissi su di me non potei fare a meno di arrossire.

“…O-Orlando?Tutto bene?”

“Più o meno…”disse scuro in volto per poi riprendere la sua operazione di “recupero-cocci”.

“E’ che sembri…nervoso…ma non capisco il perché…”

Nuovamente il mutismo si era impossessato di lui.Ma non mi lasciai intimorire e seguitai nella mia indagine.

“…Forse sei ancora arrabbiato?”

La sua bocca continuava a rimanere serrata mentre,facendo finta di nulla,si sedeva a sua volta sull’altro sgabello dopo aver poggiato sul tavolo due tazzine colme di fumante the.

“Guarda che non sei obbligato ad aiutarmi nella parte,se non ti va…il fatto che io sia qui non implica assolutamente che tu debba ricominciare a stressarti per colpa mia…”

Le sue dita giravano lentamente il cucchiaino nel the.

D’un tratto sollevò lo sguardo verso di me,ma niente.Sembrava aver perduto irrimediabilmente la facoltà della parola.

“Ti avverto che se stai giocando a farmi fare la parte della pazza farneticante che parla da sola non mi sto affatto divertendo…”

In tutta risposta si alzò all’improvviso,facendo il giro del tavolo e fermandosi di fronte al mio sgabello.

Mi pentii immediatamente di essere stata così insistente nel porgli tutte quelle domande.Probabilmente avevo contribuito solo a farlo arrabbiare di più.

“Vieni con me…”sussurrò appena prendendomi per mano.

Sentii le mie guance avvampare improvvisamente non appena le sue dita s’intrecciarono alle mie.

Com’era prevedibile,cominciai a perdere il senso della realtà,abbandonandomi alle emozioni provocate da quel semplicissimo gesto.

Possibile che mi volessi male a tal punto da illudermi che Orlando ricambiasse i miei sentimenti?Dovevo smetterla di lasciarmi ingannare dal suo modo di fare.Per quanto fosse dolce e gentile lui non provava altro che amicizia.Pura e autentica amicizia. E di questo avrei dovuto accontentarmi.

Come destata da un sogno,mi ritrovai di fronte allo specchio della sua camera,e sentii le sue mani posarsi adagio sui miei fianchi.

Era pur vero che, se Orlando avesse continuato a comportarsi in quel modo, auto-convincere me stessa che non avremmo potuto essere altro che amici sarebbe risultato piuttosto arduo.

Il suo atteggiamento non mi aiutava affatto.

Se solo avesse potuto accorgersi di quello che provavo…

“Guarda…”mi sussurrò all’improvviso nell’orecchio mentre un conseguente brivido mi percorreva la schiena.

Sollevai lo sguardo verso lo specchio,e guardai per un attimo la mia immagine riflessa.

Le mani di Orlando seguitavano a stare poggiate sui miei fianchi.

Ancora una volta sentii crescere nel mio animo quel sentimento rabbioso causato dall’ingenuità di Orlando.

 “Cosa dovrei guardare?”

“Te…”

“Sì,sono coperta di un plaid  che comincia a pizzicarmi e i miei capelli sembrano degli spaghetti…e allora?”

“…Certo,se leggiamo il tuo aspetto in chiave comica questo è il quadro generale che possiamo trarne,ma vorrei che per una volta di guardassi con occhi diversi…e ti rendessi conto di quanto sei bella e sensuale in questo momento…”

Probabilmente necessitavo di apparecchio acustico,perché avevo appena avuto l’impressione che in una sola frase Orlando avesse adoperato le parole “bella e sensuale” riferendosi a me.

“Non scherzare con me in questo modo,ti prego…”mormorai imbronciata.

“Sono serissimo,infatti…”

Mi osservai nuovamente allo specchio.Le labbra appena dischiuse,i capelli abbandonati nell’incavo del collo,le spalle nude ed il resto del corpo coperto di un semplice plaid.

Forse Orlando non aveva tutti i torti.Forse per una volta avrei potuto addirittura dargli ragione.Per di più questo implicava un suo complimento…

Sorrisi verso lo specchio,spostando il mio sguardo verso il suo volto.

“E va bene…per questa volta voglio darti ragione…”

Sorrise compiaciuto mentre la sua mano s’intrecciava nuovamente alla mia per condurmi in salotto.

“Bene…adesso non ti resta che mostrarti ‘provocante e disinibita ’…”mi sussurrò ridendo.

 Volsi lo sguardo alla finestra:la pioggia era cessata per lasciare spazio ad un meraviglioso arcobaleno.

Sarà stato un semplice caso,ma anche nel nostro rapporto era tornato finalmente il sereno.

Adesso non restava che imparare quella dannata parte e magari,con l’occasione,trovare il coraggio di dichiararmi ad Orlando…

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** § V Pensieri & Parole ***


§ V “Pensieri & Parole”

Un piccolo commento prima di cominciare:

Mi scuso profondamente prostrandomi ai vostri piedi per l’imperdonabile ritardo impiegato nell’aggiornare questa storiellina.Purtroppo sono sempre più vicina agli esami di maturità,e quindi lo studio mi tiene piuttosto impegnata… *_*

Perciò vi ringrazio per la pazienza dimostratami,augurandomi che possiate apprezzare anche questo quinto capitolo… ^_^

Mi raccomando,aspetto con ansia i vostri adorabili commenti! ; )

 

§§§

 

 

 

 

§ V “Pensieri & Parole”

 

 

 

 

Molte persone credono che nella vita basti volere fortemente qualcosa per vedere i propri desideri finalmente realizzati.

Beh,la mia situazione è la dimostrazione di quanto questa credenza piuttosto comune sia perdutamente erronea.

Non credo di esagerare facendo un’asserzione di questo tipo,perché mi sembra evidente che per quanto io desideri ardentemente liberare il mio cuore dall’aggravante peso che l’opprime da così tanto tempo, non ne sia capace in alcun modo.

Ogni espediente da me intentato si è rivelato vano,o se ancora non ha palesato tutta la sua inutilità,sarà questione di attimi perché questo si verifichi dandomi conferma,ancora una volta,della verità delle mie tristi e deprimenti teorie.

Negli ultimi giorni accade spesso che mi domandi come abbia fatto a pensare per più di un istante che un banalissimo corso di recitazione potesse aiutarmi ad oltrepassare i limiti costituiti dalla mia inguaribile timidezza.

Purtroppo, però,nonostante la cerchi in tutti i modi,la risposta a questo interessantissimo quesito sembra introvabile,ed io non posso far altro che continuare a tentare, con scarsi risultati,di seguire i consigli di  un ragazzo che nonostante sia vessato da impegni ben più considerevoli, dovuti alla sua nascente carriera d’attore,riesce lo stesso a trovare del tempo da dedicare alla sottoscritta.

Potrei porre fine a questa sua tortura interrompendo per sempre le sue lezioni e studiare la parte da sola,eppure non sono in grado di attuare nemmeno quella che forse,tra le tante possibilità finora presentatemi,sarebbe la più facile da realizzare.

E così,ormai da dieci giorni,continuo a venire in quest’accogliente appartamento del quartiere dabbene di Londra,sperando che, prima o poi,le mie remote doti d’attrici decidano di smetterla di nascondersi.

E mentre attendo ansiosamente che arrivi questo momento,posso solo proseguire nel mostrarmi alunna assennata e desiderosa di migliorare nei confronti di un Orlando che,sempre più rassegnato,ripete meccanicamente battute che io non sono riuscita ancora ad imparare.

 

Questi ed altri pensieri riempivano la mia testa mentre,anche quel martedì pomeriggio, percorrevo con aria assorta la strada che mi avrebbe condotto a casa di Orlando per intraprendere le ennesime,infruttuose,ripetizioni di recitazione.

Sebbene negli ultimi giorni le cose fossero andate vagamente meglio per quanto concerneva l’espressività dimostrata nell’interpretazione,ultimamente ero inciampata nell’ostacolo non meno corposo della perfetta memorizzazione della miriade di battute che la mia parte richiedeva.

Non bastava che il personaggio assegnatomi dalla sorte fosse un’ammaliatrice Vamp co-protagonista!No.La cara ‘gangster-girl’ doveva avere anche un numero spropositato di sequenze parlate da imparare alla perfezione!

E,come ‘ciliegina sulla torta ’, il tempo rimanente per compiere quest’impresa disperata ammontava a cinque giorni scarsi!

Era ovvio che,vista l’eternità trascorsa solamente nel provare ad essere un po’ più spigliata,era impensabile credere che in soli cinque giorni potessi riuscire ad imprimere nella memoria quella valanga di parole.

Non mi rimaneva che confidare nelle miracolose capacità dell’Orlando incantatore…

Giunta davanti alla sua abitazione,bussai sommessamente sul legno blu della porta,aspettando di sentire il rumore  dei suoi passi che si appropinquavano all’ingresso.

La mancanza di questi suoni familiari provocò in me un curioso stato di angoscia,che non riuscii a scrollarmi di dosso per svariati minuti.

Possibile che Orlando non fosse in casa?Eppure era questo l’orario che avevamo prefissato per il nostro ormai consueto appuntamento quotidiano.

Ma ecco che,proprio mentre mi chiedevo con insistenza cosa potesse essergli accaduto,sentii i suoi familiari passettini farsi strada per venirmi ad aprire.

Inutile dire che la visione che mi si presentò non appena la porta d’ingresso si spalancò mi lasciò letteralmente senza parole.

Non so se fossi più estasiata dall’asciugamano mollemente avvolto attorno alla sua vita ,dal suo petto nudo percorso da molteplici goccioline d’acqua o dai suoi ricci capelli bruni che,bagnati,gli ricadevano scomposti sulla fronte.

Improvvisamente si fece strada in me l’idea di essere piombata in casa sua in un momento per così dire sbagliato.

La cosa mi rese piuttosto gelosa,ma non potendo esternare questo mio fastidioso sentimento, fui costretta a mostrarmi il più accondiscendente possibile per non far sorgere in lui il benchè minimo sospetto.

“Forse disturbo?”Dissi con il tono più naturale possibile sbirciando di sottecchi nell’interno della casa,come se da un momento all’altro mi aspettassi di veder spuntare dal nulla qualche bellezza mozzafiato che aveva avuto la fortuna di conquistare il cuore del ragazzo di cui ero così perdutamente innamorata.

“E perché mai?Avevamo appuntamento a quest’ora, no?”rispose lui,sfoggiando uno dei suoi disarmanti sorrisi innocenti.

“Allora…posso entrare?”

Non riuscivo a fugare il sospetto che in casa con lui ci fosse un’altra ragazza.

“Certo!”disse lui di rimando,invitandomi a fare il mio ingresso in casa sua.

“…Sicuro che non ti abbia disturbato?”

“Ma ti pare?Ero sotto la doccia…e ho fatto un po’ di fatica a trovare qualcosa con cui coprirmi per venirti ad aprire…”

Il suo sguardo si abbassò maliziosamente sul risicatissimo asciugamano che portava avvolto intorno alla vita,e vista la situazione non potei fare a meno di arrossire.

“Gli accappatoi sono stati banditi da casa Bloom?”dissi sarcasticamente distogliendo lo sguardo da lui,per stemperare la tensione venutasi a creare.

“Già…e poi non trovi che questo genere di asciugamani mi doni di più?”rispose con auto-ironia assumendo una posa da statua greca.

“Sicuramente…”sussurrai tra me e me,squadrando ben bene il suo fisico scolpito.

“Beh,sono desolato,ma a questo punto mi vedo costretto ad indossare qualcosa di più adeguato al mio ruolo di impeccabile insegnante di recitazione…”Mi disse facendomi l’occhiolino per poi recarsi in camera sua.

“Fai pure con comodo…”Gli risposi sorridendo.

Mi sentii sollevata sapendo che l’unico motivo per cui aveva ritardato ad aprirmi era il fatto che stesse beatamente sotto la doccia.

E così mi adagiai rilassata sul divano prendendo il mio sempre più consumato copione,ed iniziai mentalmente un’attenta lettura delle mie battute.

In quel momento,Orlando tornò in salotto,con indosso un paio di jeans scoloriti ed una vecchia maglietta gialla altrettanto consunta.

“Eccomi,qui…allora…quale grande fatica mi aspetta oggi?”

Cercai d’ignorare l’allusione al gravoso lavoro cui sarebbe stato destinato anche quel pomeriggio.

“Dovresti aiutarmi ad imparare questo dialogo…è la sequenza di battute che precede la scena d’amore…”

Pronunciai quest’ultima parte della frase quasi timorosa di provocare in lui una reazione negativa,ma fortunatamente questo non avvenne,e Orlando mi regalò uno dei suoi splendidi sorrisi prendendo posto accanto a me per leggere il copione al mio fianco.

Il contatto con la pelle del suo braccio ancora vagamente bagnata mi fece arrossire senza che potessi far nulla per impedirlo.

Mentre pregavo tutti i Santi del cielo perché Orlando non si accorgesse di quanto la sua vicinanaza mi turbasse nel profondo a tal punto,lentamente lo sentii iniziare a leggere le battute del personaggio con cui avrei dovuto dialogare in quella scena.

Credo che tu mi debba qualche spiegazione…

Il suo tono di voce aveva assunto un’inclinazione solenne,persino vagamente irritata.

Non potei fare a meno di alzare lo sguardo verso di lui e sorridere teneramente.

Fino ad un attimo prima era semplicemente Orlando,ed ora,all’improvviso,si era tramutato in un gangster seriamente geloso.

Se solo quella gelosia fosse stata realmente per me

Già…Perché no?

 

Alla luce di quanto è successo in seguito posso affermare con la più assoluta certezza che sarebbe stato meglio evitare di pensare una cosa simile.

Sì.Perché spesso capita che un pensiero ne provochi un altro,che a sua volta ne determini uno nuovo,da cui derivi quello che porterà alla catastrofe più totale.

E puntualmente fu questo che mi accadde.

Una parte piuttosto malata della mia adorabile testolina innamorata,pensò che in qualche modo,la gelosia di Orlando avrebbe potuto essere rivolta a me. O per l’esattezza al mio personaggio,di cui lui in questo momento fingeva di essere innamorato.

A dire il vero non so perché decisi di portare avanti un’idea così stupida.

So solo che, in quel momento,immergermi nella finzione recitativa mi sembrava la cosa più giusta da fare.

Anche perché,per come stavano andando le cose tra noi due,illudermi per qualche attimo di essere la donna da lui amata non avrebbe fatto del male a nessuno.

Peccato solo che non sarebbe stato così…

 

 

CONTINUA…

 

 

§§§

Qualche piccola nota dell’autrice:

Eccoci qui…ho deciso di interrompere il capitolo sul più bello! ^_^’’’

Eh,già…non solo vi faccio attendere gli aggiornamenti per tempi interminabili,ma sono anche così cattiva che proprio nel momento in cui la storia sembra cominciare a vivacizzarsi,smetto di scriverla lasciandovi in sospeso… :P

Ma per farmi perdonare questo mostruoso ritardo nella pubblicazione di questo tanto sospirato quinto capitolo,ho deciso di fare qualche spoiler,così,tanto per placare un po’ la vostra curiosità… :P

Dunque,la nostra protagonista senza nome,ha avuto la brillante idea di immedesimarsi anima e corpo nella scena d’amore che dovrà tra breve provare con il nostro caro Orlando…quindi provate un po’ ad immaginare che genere di conseguenze potrà determinare questa sua decisione… :P

Come reagirà Orlando?

Beh,lo saprete nel sesto capitolo,che prometto solennemente arriverà nel giro di una decina di giorni al massimo! ^_^

Detto questo,vi saluto,ringraziandovi ancora una volta per i vostri dolcissimi commenti e per la pazienza dimostrata nell’aspettare i capitolo di un’autrice così irrimediabilmente ritardataria…:P

 

A presto,

§Gal§

 

 

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