§ IV E dopo la pioggia,l’arcobaleno…
Grondante d’acqua piovana dalla testa ai
piedi,fissavo risoluta la spessa porta blu dell’appartamento di Orlando, lo
sguardo carico di decisione.
Ne ero più che certa:finalmente sarei riuscita a
superare la mia sciocca timidezza e avrei esternato i miei sentimenti.
Peccato solo che le mie nocche non volessero
decidersi a bussare.
La verità era che sostavo sui gradini antistanti
l’ingresso della sua abitazione ormai da diversi minuti,e nonostante la mia
mente avesse ben chiaro l’obiettivo che mi ero prefissa,il corpo sembrava
rifiutarsi di agire.
Era tutto inutile.Per un attimo mi ero illusa di
poter cambiare me stessa ma,alla stregua del fugace bagliore di un lampo
notturno,quell’apparente convinzione si era dissolta nel nulla,sprofondando
nell’oblio di un vago ricordo.
‘Provocante e disinibita ’.Ma chi volevo prendere in
giro?Forse da sola,di fronte allo specchio della mia camera,sarei stata in
grado di assumere un qualche comportamento che potesse rasentare vagamente la
sensualità,ma qui,in piedi davanti alla sua porta,ero una semplice ragazza
intirizzita,che neanche lontanamente avrebbe potuto ricordare un’avvenente vamp
degli anni ’30.
Appoggiai la testa sul legno di quell’odiosissima
porta,fissando sconsolata le punte delle mie scarpe bagnate.
Sotto i miei piedi si era formato un piccolo
laghetto d’acqua,che aveva reso piuttosto molliccio il tappetino posto
sull’ultimo gradino di quell’appartamento.
La pioggia aveva ricominciato a cadere più fitta,ma
ormai le mie membra bagnate erano divenute insensibili al gelo di quelle gocce
che precipitavano incessanti sul mio capo,per poi scivolare giù lentamente.
Tic,Tic,Tic…Il cielo londinese sembrava non voler cessare il
suo pianto e il ticchettio ritmato delle gocce scandiva i miei minuti,che
seguitavo a trascorrere su quello scivoloso gradino dell’appartamento N°9.
Mentre ancora mi chiedevo per quale motivo
continuassi a rimanere lì,il destino volle concedermi una
risposta,manifestatasi nell’ombrello che percepii improvvisamente riparare il
mio corpo intriso d’acqua.
“Ti rinfreschi le idee?”
Orlando.Sentire la sua voce dopo cinque giorni di totale
silenzio mi fece uno strano effetto.
Alzai lo sguardo incrociando i suoi splendidi occhi
marroni,che mi fissavano incuriositi.
“Più o meno…”mormorai con poca convinzione per poi
mordermi nervosamente il labbro inferiore.
“Beh,fortuna che avevo portato con me
l’ombrello,altrimenti avrei fatto la tua stessa fine aspettando l’illuminazione
che mi convincesse a bussare alla porta di casa tua…”
Sgranai gli occhi stupita:“…Anche tu?”
Provocai un suo sorriso che ebbe il potere di
scaldarmi il cuore,nonostante il freddo fosse penetrato fin dentro le mie ossa.
Non riuscivo a credere che Orlando avesse avuto la
mia stessa idea e si fosse diretto a casa mia nella speranza di una
riappacificazione.
Inoltre,il fatto che si fosse dimostrato più
previdente ed accorto di me nel portarsi l’ombrello al fine di ripararsi dalla
pioggia mi innervosì non poco.Possibile che riuscisse a mettermi in difficoltà
anche con l’impiego di un banalissimo,ma in quelle circostanze
necessario,accessorio?!
Lo vidi sorridere nuovamente ed ebbi quasi la
sensazione che avesse percepito il mio fastidio.
“Non che mi dispiaccia stare qui fuori con te…ma che
ne diresti di entrare in casa?”mormorò ammiccando.
Assentii con un cenno del capo,e vidi le sue chiavi
girare nella serratura facendola scattare.
Orlando spinse la porta e mi invitò ad entrare con
un ridicolo gesto teatrale.
Come risvegliata da uno stato di trance,mossi
qualche passo all’interno dell’appartamento,e sentii la porta d’ingresso
richiudersi dopo che Orlando fu entrato a sua volta in casa.
Rimasi immobile ad osservarlo mentre con noncuranza abbandonava la giacca
di pelle sul divano e lasciava l’ombrello nell’angolo dell’ingresso.
Avevo quasi dimenticato quanto fosse bello anche in quei
semplici gesti in apparenza così banali…
Improvvisamente
la mia vista fu oscurata da un pesante plaid ripiegato che cadde
pesantemente sulla mia testa.
Sentii
Orlando ridere.“Credo sia il caso che ti asciughi se non vuoi rischiare di
perdere il tuo ruolo di protagonista per una broncopolmonite…”
Sollevai un lembo della coperta e lo fulminai con lo
sguardo.Il teatro.La parte.Lo spettacolo che si sarebbe tenuto di lì a dieci
giorni. Incantata come al solito dal suo fare ammaliatore l’avevo completamente
rimosso.
Mi diressi in silenzio verso il bagno,richiudendomi
fragorosamente la porta alle spalle.
Guardai la mia immagine riflessa nello specchio.
I miei folti capelli bagnati ricadevano scomposti
sulle spalle,e la maglietta,che aderiva del tutto alla mia pelle,era
diventata praticamente trasparente.
Arrossii violentemente rendendomi conto dello stato
in cui mi ero mostrata ad Orlando.
Sfilai la maglietta e i jeans avvolgendomi nel caldo
plaid scozzese che subito mi diede una sensazione di crescente
benessere.
Mi osservai nuovamente allo specchio e notai con
insolita soddisfazione che conciata in quel modo potevo quasi sembrare sexy.
Sorrisi della mia stupida considerazione personale e
aprii di scatto la porta del bagno,i capelli arrotolati morbidamente su una
spalla.
Se solo avessi aspettato qualche minuto di più avrei
evitato di trovarmi a pochi millimetri dal viso di Orlando,che proprio in quel
momento si apprestava a bussare.
“Io…volevo chiederti se ti andava un the caldo…”
Era una mia impressione o era sorprendentemente
arrossito?
“Sì,grazie…con piacere…”
Mi squadrò da capo a piedi e si voltò per poi
precipitarsi fulmineamente in cucina biascicando un “bene” appena percettibile.
Lo seguii istintivamente,con l’intento di dargli una
mano.
“Posso aiutarti?”
“…NO…grazie…credo di farcela a preparare due
the…”rispose velando con un mezzo sorriso un inspiegabile nervosismo.
“Come vuoi…”mormorai sedendomi sullo sgabello posto
davanti al tavolo della cucina.
In un attimo
mi resi conto di quanto quella situazione fosse ambigua ed imbarazzante:ero
coperta di un solo plaid e stavo seduta nella sua cucina,ammirando
incantata ogni più piccolo gesto compiuto dal suo corpo nel preparare il the.
Non potei fare a meno di arrossire pensando a chissà
quante ragazze avessero vissuto una circostanza analoga alla mia in quella
stanza,con l’unica differenza che Orlando probabilmente ne era stato attratto.
“Dannazione!”imprecò all’improvviso.
Il fragore di una tazza frantumata mi riportò alla
realtà,e vidi Orlando accovacciato in terra intento a recuperarne i pezzi.
“Aspetta,ti do una mano…”
Mi chinai accanto a lui,e cominciai a raccogliere i
cocci sparsi per il pavimento.
“Da quando sei così maldestro?Di solito sono io
quella imbranata…”mormorai ridendo nervosamente mentre proseguivo nel radunare
le parti di quella povera tazzina.
Non ottenni risposta.“Orlando?”
Ancora silenzio.
Alzai lo sguardo con aria interrogativa per capire
per quale motivo non mi rispondesse,e cogliendo i suoi occhi marroni fissi su
di me non potei fare a meno di arrossire.
“…O-Orlando?Tutto bene?”
“Più o meno…”disse scuro in volto per poi riprendere
la sua operazione di “recupero-cocci”.
“E’ che sembri…nervoso…ma non capisco il perché…”
Nuovamente il mutismo si era impossessato di lui.Ma
non mi lasciai intimorire e seguitai nella mia indagine.
“…Forse sei ancora arrabbiato?”
La sua bocca continuava a rimanere serrata
mentre,facendo finta di nulla,si sedeva a sua volta sull’altro sgabello dopo aver
poggiato sul tavolo due tazzine colme di fumante the.
“Guarda che non sei obbligato ad aiutarmi nella
parte,se non ti va…il fatto che io sia qui non implica assolutamente che tu
debba ricominciare a stressarti per colpa mia…”
Le sue dita giravano lentamente il cucchiaino nel
the.
D’un tratto sollevò lo sguardo verso di me,ma
niente.Sembrava aver perduto irrimediabilmente la facoltà della parola.
“Ti avverto che se stai giocando a farmi fare la
parte della pazza farneticante che parla da sola non mi sto affatto
divertendo…”
In tutta risposta si alzò all’improvviso,facendo il
giro del tavolo e fermandosi di fronte al mio sgabello.
Mi pentii immediatamente di essere stata così
insistente nel porgli tutte quelle domande.Probabilmente avevo contribuito solo
a farlo arrabbiare di più.
“Vieni con me…”sussurrò appena prendendomi per mano.
Sentii le mie guance avvampare improvvisamente non
appena le sue dita s’intrecciarono alle mie.
Com’era prevedibile,cominciai a perdere il senso
della realtà,abbandonandomi alle emozioni provocate da quel semplicissimo
gesto.
Possibile che mi volessi male a tal punto da
illudermi che Orlando ricambiasse i miei sentimenti?Dovevo smetterla di
lasciarmi ingannare dal suo modo di fare.Per quanto fosse dolce e gentile lui
non provava altro che amicizia.Pura e autentica amicizia. E di questo avrei
dovuto accontentarmi.
Come destata da un sogno,mi ritrovai di fronte allo
specchio della sua camera,e sentii le sue mani posarsi adagio sui miei fianchi.
Era pur vero che, se Orlando avesse continuato a
comportarsi in quel modo, auto-convincere me stessa che non avremmo potuto
essere altro che amici sarebbe risultato piuttosto arduo.
Il suo atteggiamento non mi aiutava affatto.
Se solo avesse potuto accorgersi di quello che provavo…
“Guarda…”mi sussurrò all’improvviso nell’orecchio
mentre un conseguente brivido mi percorreva la schiena.
Sollevai lo sguardo verso lo specchio,e guardai per
un attimo la mia immagine riflessa.
Le mani di Orlando seguitavano a stare poggiate sui
miei fianchi.
Ancora una volta sentii crescere nel mio animo quel
sentimento rabbioso causato dall’ingenuità di Orlando.
“Cosa dovrei
guardare?”
“Te…”
“Sì,sono coperta di un plaid che comincia a pizzicarmi e i miei capelli
sembrano degli spaghetti…e allora?”
“…Certo,se leggiamo il tuo aspetto in chiave comica
questo è il quadro generale che possiamo trarne,ma vorrei che per una volta di
guardassi con occhi diversi…e ti rendessi conto di quanto sei bella e sensuale
in questo momento…”
Probabilmente necessitavo di apparecchio acustico,perché
avevo appena avuto l’impressione che in una sola frase Orlando avesse adoperato
le parole “bella e sensuale” riferendosi a me.
“Non scherzare con me in questo modo,ti
prego…”mormorai imbronciata.
“Sono serissimo,infatti…”
Mi osservai nuovamente allo specchio.Le labbra
appena dischiuse,i capelli abbandonati nell’incavo del collo,le spalle nude ed
il resto del corpo coperto di un semplice plaid.
Forse Orlando non aveva tutti i torti.Forse per una
volta avrei potuto addirittura dargli ragione.Per di più questo implicava un
suo complimento…
Sorrisi verso lo specchio,spostando il mio sguardo
verso il suo volto.
“E va bene…per questa volta voglio darti ragione…”
Sorrise compiaciuto mentre la sua mano s’intrecciava
nuovamente alla mia per condurmi in salotto.
“Bene…adesso non ti resta che mostrarti ‘provocante
e disinibita ’…”mi sussurrò ridendo.
Volsi lo
sguardo alla finestra:la pioggia era cessata per lasciare spazio ad un
meraviglioso arcobaleno.
Sarà stato un semplice caso,ma anche nel nostro
rapporto era tornato finalmente il sereno.
Adesso non restava che imparare quella dannata parte
e magari,con l’occasione,trovare il coraggio di dichiararmi ad Orlando…
CONTINUA…