Kawai

di BJgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Broken ***
Capitolo 2: *** Memory ***
Capitolo 3: *** Absurd ***
Capitolo 4: *** Ice-cream ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Neon light ***
Capitolo 7: *** Call me ***
Capitolo 8: *** Clouds ***
Capitolo 9: *** Sunshine ***
Capitolo 10: *** Help me, I'm cold ***



Capitolo 1
*** Broken ***


“Che vuoi?”
“Lasciami entrare”
“No”
“Ti prego”
“Vattene”
“No”
“Non costringermi a sbatterti la porta in faccia. Non l’ho mai fatto e non voglio farlo nemmeno ora. Ma non costringermi”
“Lasciami parlare”
“Lo sto facendo e me ne sto anche pentendo, quindi ora per favore, vai”
“Aspetta io ho..una cosa. Per te”
“Gentile. Ma non…”
“Prendila”
“Davvero. Non è il caso”
“Tieni. La metto qui. Lasciala anche per terra, fuori la porta se vuoi, ma io te la lascio. Buon Natale”
“Ciao. Passa delle belle vacanze”
“Anche tu. Ci vediamo presto
“Non te lo posso assicurare”
Con le mani in tasca, stretto in quel giubbotto nero che di caldo ne tiene ben poco, percorri il vialetto sporcato ancora di neve. Appena passi il cancello e arrivi alla tua macchina, prima di salire, mi guardi un’ultima volta. Poi con un movimento veloce apri lo sportello della tua auto, ti siedi e avvii il motore, partendo per andare da qualche parte, chissà se a casa tua o in che locale.
Guardo a terra.
Il tuo regalo è una scatola quadrata, avvolta in una carta lucida blu scuro con delle sfumature che arrivano al viola e al nero.
Beh ormai è qui. Tanto vale che veda cos’è. 
Afferro il pacchetto con una mano e rientro in casa, chiudendo il portone. Percorro il corridoio e arrivo salotto. La tv è ancora accesa, ma in questo momento mi dà fastidio da morire, benché stessi guardando un film che potrebbe diventare uno dei miei preferiti e manchino circa 10 minuti alla fine. Di norma  odierei tutto questo. Ma ora voglio solamente guardare cosa c’è nel pacchetto.
Mi siedo sul divano e poggio il pacchetto sul tavolino che ho di fronte.
Inizio ad aprirlo.
Non dovrei. Dovrei buttarlo.
Ma ormai ci siamo.
Lo scarto strappando la carta. Apro la scatola. Una miniatura di un pianoforte mi si presenta davanti. Nero, lucidissimo, perfetto in tutti i dettagli. Sul fondo della scatola, un foglio.
Anche i fogli hanno il suo profumo.
“Matt, se stai leggendo questa lettera, posso già considerarmi contento.
Cercherò di non scrivere una lettera strappalacrime, so quanto le odi, certe cose.
Matthew, dobbiamo chiarire. Ma non so come. Non rispondi al telefono, anzi rifiuti  le chiamate. Sorvoliamo sui messaggi. In giro non ti fai più vedere.
 Credi davvero che sarei capace di farti una cosa simile,dopo tanti anni che siamo amici? Sarei capace di distruggere il tuo pianoforte, quello che hai da anni e con il quale hai composto tutte le canzoni dei Muse? Come potrei? Perché avrei dovuto? Dammi un motivo. Soltanto uno.
Credimi.
Fidati.
Non tentare di capire cosa c’è scritto sull'altro foglio.
Domani portalo all'unico negozio che c'è nella traversa dove incontrammo Chris la prima volta.
Capirà il proprietario del negozio. 
Ti prego fallo.
 
                                                                                                                                                          Dominic”

 
Poggio tutto sul tavolo, vado in cucina e mi verso un bicchiere di vodka. Anzi, lascio il bicchiere e mi prendo la bottiglia. Salgo al piano di sopra, in camera da letto. Butto a terra il pantalone e la maglia, e in boxer mi lascio cadere sul letto. Stappo la bottiglia e inizio a bere.
 
 
 
 
 
 
Salve gente! I’m back :)
Non ho un piano ben preciso per il momento, su questa storia. Comunque spero vi piaccia. :)
See you soon
XxX

 

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Capitolo 2
*** Memory ***


“Quando ci vediamo?”
”Dopodomani?”
”Andata”
”Con chi?”
”I soliti”
“Avvertili”
“Non mi va”
”Dominic…”
”Matt”
”E dai!”
”Non mi va!”
”Ho capito. Devo farlo io. Come sempre.”
”Hei, stai dicendo che non faccio mai niente e fai tutto tu?”
”Hum..si..più o meno è così…”
”Avrai una bella sorpresa”
”Dom….”
tu tu tu tu tu tu
“Dom?”
Tu tu tu tu tut
“Che stronzo hai riattaccato!”
 
 
“Dom!”
”Hei! Ciao Matt!”
”Sei uno stronzo!”
”Che ti ho fatto adesso?”
”Mi hai riattaccato in faccia!”
”E’ stato due giorni fa! Uff, permaloso”
“Aha”
”Dai, vieni. Ti faccio vedere”
”Cosa?”
”Beh, la sorpresa no? O non la vuoi?”
”Eh? Ah si…me l’avevi detto. Vabbè, vediamo”
”Se non ti piace questa, non mi chiamo Dominic”
Mi tiri per un braccio e inizi a correre. Arriviamo alla tua auto e mi fai cenno di salire. Ubbidisco.
Accendi il motore e lo stereo che sintonizzo su un canale rock. Mio dio, le sai tutte. Che memoria Dom.
Arriviamo a casa mia e ti fermi
“Avanti, scendi”
”Ma…”
”Scendi!!!!” urli impaziente.
Ok, se sei quasi isterico un motivo lo dovrai pur avere no? O mi hai fatto un regalo meraviglioso o è uno scherzo colossale.
Vediamo di scoprirlo.
Mi fai strada e la cosa è ridicola, è casa mia. Ma ti lascio fare. Mi chiudi gli occhi con le tue mani e mi porti in salotto. Ormai di notte cammino senza accendere le luci, non ho nemmeno bisogno di guardare dove sono che riesco ad orientarmi ugualmente.
Mi fai sedere sul divano e mi fai aprire gli occhi.
Un meraviglioso Kawai nero si materializza al centro della sala.
“Scusa, dovevo pensarci prima, potevo dartelo come regalo di natale invece di quello stupido cosetto che ti ho fatto. Ma mi è venuto in mente solo l’altro ieri.”
“Dominic è qualcosa di…io…non”
“Sta zitto e suona. E vedi? Non fai tutto tu. Questo l'ho comprato io. Quindi una cosa l'ho fatta. ”
Meglio, forse è meglio che suono, prima che lo strangolo. 
Mi accomodo sullo sgabello davanti il piano e inizio a suonare. Nel bel mezzo del brano, sento un rumore e poco dopo li sgabello cede, facendomi cadere a terra.
Per la botta chiudo gli occhi.
 
 
Li riapro e sono nel mio letto. O meglio, sul mio letto, con solo i boxer addosso.
Ed era solo un sogno. Solamente il ricordo di chi, come e quando mi ha regalato quel meraviglioso pianoforte.
Quel pianoforte che ora non c’è più.
 
 
 
 
Salve gente :)
Scusate, ho mancato di scrivere al capitolo precedente Buon Natale xD vabbè ve lo dico ora:
BUON NATALE! (anche se il mio quest’anno fa schifo ma vabbè, sorvoliamo).
Sono commossa da tutte le vostre recensioni **
Grazie mille _DyingAhteist,  aleale00, Starsshine, MusicAddicted,  Lady Of The Flowers e  Gabbe.
Ah ovviamente nessuna di queste belle personcine mi appartiene, non fanno queste cose (almeno credo u.u) non mi pagano e bla bla vari.
 
See you soon
XxX
 

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Capitolo 3
*** Absurd ***


E’ difficile. Dannatamente difficile.
Un pensiero. Ne basta uno, per sconvolgerti la vita.
Basta pensare anche una sola volta, per scherzo, a qualcuno, in modo diverso e la tua vita è rovinata.
Non sai più cosa è bianco e cosa è nero. E non ne esci, finché non inizi a chiederti se davvero importa sapere, avere la concezione di cosa è bianco e cosa è nero, e se ne vale la pena di passare per il grigio, se alla fine non è sempre e solo bianco o solo nero.
Ma poi non riesci più a comportarti normalmente, con quella persona, che non si sa perché è capitata in quel tuo pensiero che non doveva nemmeno esistere. Non ci riesci, perché quando ti comporti normalmente non pensi che tu ti stai comportando normalmente, non fai caso a tanti piccoli dettagli che non sai come regolare quando pensi al modo in cui comportarti per sembrare normale, e facendo questo non fai altro che accentuare di più il fatto che non stai bene, non va tutto come dovrebbe che se invece ti comportassi dicendo apertamente che qualcosa non va o lasciandolo intuire.
E allora o confessi tutto a quella persona, raccontandole il pensiero, buttandola sul ridere o prendendola seriamente, con tutti i rischi che questo comporta, oppure allontanandola e sbattendola fuori a calci dalla tua vita, utilizzando un qualsiasi stupido e a volte anche inesistente motivo per farla sparire, e ritrovandoti a sentirti da schifo perché ti manca, perché l’hai trattata male, perché ovviamente quella persona non sa cosa hai pensato su di lei e non puo’ nemmeno lontanamente immaginare perché hai fatto ciò che hai fatto, perché hai distrutto tutto, quando poteva essere tutto giusto, soltanto un po’ di verso, un po’ unico, un po’ speciale. 
”Che ho fatto di male?”
La frase che mi rimbombava in testa da giorni, ormai. Cosa avevo fatto di male? Distruggere quel pianoforte? Perché l’avevo fatto? Per sfogarmi. Perché ne avevo bisogno?  Ero stressato. Perché? Non sapevo più come fare. Con cosa? Convivere con quel pensiero. Con quella verità. Perché io lo so che quella è la verità. Avere Dominic vicino, non portelo abbracciare, dirgli tutto quello che avrei voluto. Perché gli hai dato la colpa del pianoforte allora? Perché in fondo è sua la colpa. Non l’ha distrutto lui, è vero. Non materialmente. Ma è sua la colpa se  mi sono ridotto così, a doverlo cacciare per cercare di stare meglio per poi ridurmi sempre peggio.
Allontanarlo, perché? Perché hai pensato e fatto questo, Matthew?
Quel pomeriggio stavamo camminando nel centro di Londra. Dominic voleva per forza entrare in un negozio di intimo. Voleva qualcosa di strano. Ovviamente, io dovevo aiutarlo a trovare qualcosa. Preferibilmente un paio di boxer. “Più assurdi li trovi, meglio è”. Testuali parole mi disse. Ancora oggi, mi chiedo se ci fosse un significato nascosto del perché volesse proprio me per cercare qui boxer, a parte il motivo che mi disse e cioè che ero il suo migliore amico. Entrammo. Dominic espresse i suoi desideri al commesso (stranamente maschio) e vennero messi sul tavolino una quantità infinita di boxer assurdi, da quelli che avevano le piume a quelli che cambiavano colore, passando per quelli che erano dotati di strappi ai lati (o cerniere) per essere letteralmente strappati di dosso. Restammo in quel negozio tutto il pomeriggio. Dom, ovviamente, li provò tutti. E ne comprò 10. Non so in che preciso momento durante quel pomeriggio pensai che mi sarebbe piaciuto baciare Dominic. Molto probabilmente non ci fu un momento preciso, fu tutto il pomeriggio, tutta la situazione. Ma questo non mi sconvolse più di tanto. Avevo già detto a Dom che mi sarebbe piaciuto provare a baciare un uomo. Senza pretese, solo per vedere se era diverso dal baciare una donna. E lui si era anche offerto volontario. Il problema è che dopo il bacio, la mia mente si spinse oltre chiedendomi e facendomi immaginare come fosse andare a letto con Dominic, baciarlo ma con amore, accarezzarlo, fare sesso ma non solo sesso con lui.
La sera, da solo a casa, ci ripensai. Mi vergognavo di quello che avevo pensato, però più ci pensavo e più non riuscivo a trovarci niente di male, anche sforzandomi, mi sembrava così normale, così bello. Ero anche eccitato all’idea di andare a letto con lui, il che mi fece capire che lo volevo davvero.
Da lì iniziarono tutti i problemi e i vari comportamenti strani e le riflessioni che ho già espresso.
Guardo l’orologio sul comodino. Sono le 10. Il foglio di Dom che mi chiede di andare in quel negozio. La lettera, dove mi implora di credergli, che non è stato lui a distruggere il piano che lui stesso mi ha regalato. Ah si, ecco un altro motivo  del perché l’ho distrutto.
Beh, tanto vale andarci.
Mi alzo e vado in bagno.
Chiedendomi se amare può essere considerata una colpa, quando l’amore dovrebbe unire e salvare e non dividere e distruggere.
 
 
 
 
 
 
Salve e buon anno! :)
Siete così gentili nelle recensioni, grazie mille davvero :’)
MusicAddicted: già, che sia bello o brutto il Natale è solo un giorno e come tutto passa. Comunque non è così facile riappacificarsi per quei due u.u Guarda, non lo so se è incentrata sul pianoforte, so solo che tutto inizia (inizia nel senso Dom c’entra attivamente xD) con lo sfascio del piano…ma si è incentrata sul pianoforte u.u
Excel88: felice che ti sia piaciuto e pero di non deluderti!
Lady Of The Flowers: Beh Matt odia la positività, quindi è negativo di natura u.u Eh già non è stato Dom…almeno non direttamente per citare Matt xD
Starsshine: no no grazie a te che la leggi, e recensisci anche :) Un bacio
Aleale00: in effetti lo sgabello che si rompe fa nascere il sospetto che ci sia lo zampino di Dom, eh xD già, anche quest’anno è andata.
_DyingAtheist: no questo è un ricordo, non un sogno, va bene vero? xD anche se il sogno era un ricordo lo stesso u.u ma se i sogni son desideri… xD
Abbs_: Grazie mille per i complimenti, davvero grazie ** Non preoccuparti per le recensioni, io faccio schifo a scriverle xD
 
Scusate l’assenza un po’ prolungata, ma ho iniziato a scrivere 2 storie (credo che saranno one shot o al massimo 2 capitoli) ma non so come proseguirle ecco xD
Per il resto i personaggi non mi appartengono, non fanno queste cose, non mi pagano bla bla bla bla bla e bla.
 
See you soon
XxX

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Capitolo 4
*** Ice-cream ***


+

Apro la porta e il suono di uno scaccia pensieri fa sussultare un signore anzianotto, che era seduto dietro il bancone della cassa a leggere un giornale.
“Buongiorno”
“Buongiorno signore,  posso esserle utile?”
Che palle, tutti uguali sti tizi. Quando entri in un negozio non possono chiederti ‘Heilà, come butta amico? Fa freddo fuori?’? No, invece no. Tutti con la stessa frase e la stessa faccia da idioti e ti si appiccicano tutti addosso.
“Mi hanno detto di consegnare questo foglio in questo negozio”
Porgo al nonnino il foglio. Anzi, lo sbatto sul tavolo, vicino la cassa. Oggi sono decisamente calmo e di buon umore.
“Aah, mi chiedevo giusto quando sarebbe venuto” Che fa anche lo spiritoso adesso?
“Cos’è che significa questo foglio?”
“Mi segua”
“Hei, cosa è che..?”
“Signore, stia zitto.”
Eh? No dico, ce l’ha con me?
“Cosa?”
“Faccia silenzio. Chiuda quella bocca”
Si, ce l’ha con me. Questo tizio mi piace. Finalmente, qualcuno che non è come tutti gli altri.
Mi decido a seguirlo. Entra in una stanzetta. Dentro è buio pesto, non si vede niente, per questo decido di restare fuori, almeno finché non accende la luce. Mentre cerca l’interruttore mi chiede
“Com’è arrivato qui?”
“Come prego?”
“Intendo dire, è venuto con la sua macchina?”
“Beh si”
“D’accordo, dovrò chiamare Jack…ma dove diavolo è l’interruttore!”
Non fa in tempo a chiederlo che lo trova, la stanza si illumina e al centro appare un pianoforte, uguale, identico a quello che ho distrutto. Ci sono una M e una B incise,ad un angolo.
Cosa dovrei dire? Non mi viene niente in mente, a parte il viso di Dominic, che ora sarà triste pensando che ce l’ho con lui, che si starà maledicendo o chiedendo cosa ha fatto di male, quando qui chi è sbagliato sono io.
L’ha fatto rifare, di nuovo. Quel pianoforte per così dire personalizzato.
“Matt, quanto tempo è passato”
Mi ha chiamato per nome? Tempo passato? Passato da cosa? D’accordo che più o meno conoscono tutti un po’ la mia vita però…
“Non sei cambiato per niente. Basso eri e basso sei rimasto. E pure secco”
Ma che fa? Che dice?
“Ricordo ancora la prima volta che tu e Dom veniste a prendere il gelato da me…eravate così diversi e così uguali..”
Un lampo. Un secondo.
“John! Jhonny! Il gelataio dell’angolo! Venivamo da te ogni giorno, anche in inverno con la neve!  Hai chiuso il negozio un anno dopo che io e Dom ci siamo conosciuti! Ma poi sei partito!!”
“E sono tornato il giorno dopo. Bel viaggio eh? Poi ho aperto questo negozio. Veramente l’ho riaperto.”
“Ma Dom come..?”
“Beh è venuto qui cercando un posto per nascondere il piano non so perché non poteva a casa sua…e mi ha detto ‘E’ per il signor Bellamy, verrà (o almeno dovrebbe) qui…’ e bla bla la storia poi la conosci. Ma che diavolo avete combinato? Non l’ho mai visto così preoccupato. Comunque, non mi ha riconosciuto. Solo quando gli ho chiesto ‘Menta o cioccolato, DomDom?’ mi ha guardato strano, per poi abbracciarmi, o meglio stritolarmi quasi piangendo”
Mi fissa per un po’ poi scoppia a ridere.
“Matt per la miseria dì qualcosa! Ho capito che con tutte le interviste che fai usi quasi tutte le parole, ma almeno un ‘hem…’ o ‘mio dio’ ti sarà rimasto vero?”
Inizio a ridere anche io. Mi sei mancato, John. Da piccolo era l’unico posto dove stavo davvero bene, il tuo negozio di gelati. Dove qualcuno conosceva qualcosa di me, fosse anche il solito gusto di gelato.
“Allora, ‘signor Bellamy’, possiamo portarlo subito a casa sua questo?”
“Certo, signor Johnny. Chiami pure Jack”
Mi manchi.
 
 
Scusate, non ho tempo di ringraziarvi una ad una come meritereste. Grazie per chi legge e soprattutto per le recensioni.
See you soon
XxX

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Capitolo 5
*** Fear ***


“Siamo spiacenti, il cliente da lei chiamato, non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare in un secondo momento”
Prendo il cellulare e lo lancio sul divano.
Cazzo Dom, lo so, so che sono io il coglione, ma ti prego rispondi.
“Tutto bene, Matt?”
“Si John, si grazie”
“Va bene se il piano te l’ho messo vicino al camino?”
“Certo, certo grazie vai pure”
“Matt.”
“Mh”
“Matt!!”
“Cosa?!”
“Che hai?”
“Niente te l’ho detto”
“Si come no. Ti ho appena detto che ti ho messo il piano vicino al camino e mi hai anche ringraziato. Mi avresti mangiato se tutto andasse bene. Che c’è.”
“Dom non risponde”
“Vedrai che non ha sentito il telefono”
“Ce l’ha staccato”
Mi siedo sul divano, coprendomi il viso con le mani e respirando molto profondamente.
“Senti, se vuoi lo chiamo io e gli dico di venire qui da te”
“No guarda non è il caso che..”
“Te lo mando tra 30 minuti massimo. Mi raccomando Matt, non fare il coglione come il tuo solito. Almeno non troppo. Ciao, ci si vede, e trattami bene il piano”
Con una pacca sulla spalla, si avvia verso l’ingresso e dopo un minuto sento la porta chiudersi.
 
Mezz’ora dopo, sono nella vasca da bagno. Non ho niente da fare. Il piano l’ho suonato,ma niente di che. Oggi non ho ispirazione.
Suona il campanello. No no, immagino il campanello suonare. Bene divento pure pazzo. No, l’ho sentito di nuovo. Non sono pazzo allora, qualcuno lo sta suonando davvero.
Esco di malavoglia dalla vasca e mi avvolgo nell’accappatoio.
Scendo le scale e mentre mi avvicino alla porta, mi viene in mente che non ho nemmeno riprovato a chiamare di nuovo Dom.
Intanto il campanello non smette di suonare.
Accelero il passo, e quando apro la porta ogni preoccupazione svanisce.
Resta solo il terrore.
 
 
 
 
Salve gente :) scusate l’attesa ma è già un miracolo se sono viva .__. Stressata all’inverosimile.
Comunque, stavolta ci sarà il botto (inteso nel prossimo capitolo).
Thanks to Bliss_ Lady Of The Flowers Starsshine MusicAddicted.
 
See you soon
XxX

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Capitolo 6
*** Neon light ***


Una luce al neon bianca.
Solo un abbaglio troppo artificiale per risultare vero.
Fa male agli occhi questa luce. E il male agli occhi si collega al mal di testa.
Tento di alzare una mano per toccarmi la fronte, ma è bloccata. Quando gli occhi si abituano a questa maledetta luce, guardo il mio braccio. E’ bloccato da un laccio. Nella mia vena una flebo.
A mano a mano, tutti i sensi si riprendono seppur lentamente.
Volto la testa dall’altro lato e su una sedia, con la schiena contro il muro c’è qualcuno.
Ha dei pantaloni neri, una maglia grigia con delle stampe tutte strane e la giacca di pelle. Le scarpe non arrivo a vederle.
E’ Dominic.
Convinto di non avere molta forza nella mia voce, lo chiamo con tutta la forza che ho.
Poi mi viene in mente che stava dormendo. E io ho urlato.
Non ho fatto in tempo a pensarlo, che si è svegliato.
Sbatte le palpebre una decina di volte, mi guarda in faccia, chiude gli occhi, li riapre.
Sto per chiedergli se è diventato pazzo. Non mi ha mai visto?
Ad un tratto si butta in ginocchio vicino al letto.
Inizia a piangere, sorridendo, e mi accarezza i capelli.
“Hum…heila” gli dico
“Non devi sforzarti..se non te la senti di parlare non farlo..” risponde, sinceramente preoccupato.
“Ma se io ti ho svegliato!” protesto quasi ridendo
“Ah è vero... come stai?”
“Come dovrei stare?”
“Devi dirmelo tu! Dopo quello che hai passato”
“Eh?”
“Non ti ricordi niente, eh Matthew?”
“Eh…no”
“Beh è stato..”
“Quanto tempo è passato?” interrompo subito
“Sei arrivato qui ieri sera, sul tardi. Dicevo che”
“Chi ti ha chiamato?”
Sospiri
“Un’infermiera. Le hanno dato il tuo cellulare e il mio numero era l’ultimo chiamato quindi hanno chiamato me. Però è stata..”
“E Chris?”
“Oh insomma Matthew Bellamy dannazione! Mi chiedi come sono andate le cose e fammele almeno dire no? Ecchecavolo!”
“Ma io sono convalescente, è un mio diritto fare questo”
“Fare i capricci e comportarti da bambino piccolo peggio di quanto tu non faccia sempre?”
“Esattamente”
“Oh io ci rinuncio” sbuffi prendendoti la sedia e portandola vicino al letto
“Dov’è Chris?” richiedo
“Uffa. Se mi lasci parlare”
“Prego”
“Ah pure?!”
“Le buone maniere Dominic?”
“Grazie Matt” Rispondi con una allegra quanto un cadavere.
Ok forse è meglio se ti lascio parlare va’.
“Ti stavo cercando di dire. Ieri sera un ladro è venuto a casa tua. Quando hai aperto ti è saltato addosso e aggredito. O almeno credo. Io quando ho visto che mi avevi chiamato ho tentato di chiamarti di nuovo  ma non rispondevi. Io non potevo uscire, avevo la macchina rotta. Così ho chiamato Chris, sapevo che era a cena con Kelly in un ristorante vicino casa tua. Lui è venuto, ma avevi la porta aperta, le luci accese ma il cancello chiuso e lui ha suonato ma nessuno ha aperto. Così ha capito che c’era qualcuno in casa e ha chiamato la polizia ma è dovuto scappare a casa perché  non so chi dei suoi figli ha fatto scattare l’allarme antincendio.  Povero Chris è morto di paura due volte. Per il resto è arrivata la polizia, il ladro o i ladri chi lo sa, erano andati via e ti hanno trovato senza sensi per terra vicino l’ingresso. Hanno chiamato un’ambulanza, che ha chiamato me e il resto lo sai”
Oh beh, proprio wow.  Che bella notizia sapere di essere quasi morto per un ladro.  Ma io non ti chiamo da tanto tempo perché avevamo litigato Dom, come faceva ad essere il tuo l’ultimo numero chiamato?
Mi avevi dato un…oddio, il piano!
“Dom! Dominic, che hanno rubato?”
“Niente di che tranquillo, solo qualcosa d’oro e un po’ di soldi, hanno buttato per aria mezzo mondo.. ma niente di importante, non preoccuparti. Poteva succedere di peggio. Potevano ucciderti, anche se ci sono andati vicino.”
“Si ma il piano?”
“Capirai che se ne fregano i ladri di un piano, anche se è un ottimo piano ed è il tuo. Poi sarebbe stato difficile portarlo via”
“Si ma è ancora la vero, non l’hanno toccato?”
“Non lo so, quando mi hanno chiamato sono venuto qui con Tom, non c’era un cazzo di taxi libero! Non sono passato da te, non ne avevo motivo, tu eri qui”
“Dominic, io…non so come..insomma quel piano è meraviglioso e..l’altro..”
“Non preoccuparti”
“No! Cioè lo so che non sei stato tu..”
“Davvero?”
“Ne sono certissimo”
Sono stato io. Sono uno stronzo.
“Grazie. E’ meraviglioso.”
“L’importante è che ti piaccia. Ora vado a chiamare i dottori, così ti visitano, ti portano qualcosa da mangiare e riposi, così forse domani ti dimettono”
Vai verso la porta e abbassata la maniglia; esci, ti fermi a metà e mi guardi, mi sorridi e lasciando la porta accostata chiami un’infermiera.
 
 
Ok gente, non sono morta. Ho solo avuto un caldo d’ispirazione molto, molto drastico.
Per il resto, spero vi piaccia :)
Ah i personaggi non mi appartengono, non fanno queste cose e simili vari.
Takeabow: hum..no direi che non era Dom xD Felice che ti sia piaciuta! :)
Lady Of The Flowers:  mi sa che si, ti ho fatto aspettare anche più di tanto, scusa xD Un bacio? Mah chi può dirlo..può essere di più come essere di meno… u.u :)
Starsshine: grazie, spero ti piaccia anche questo :)
Easily Forgotten:  Grazie :)) Beh, io credo che Matt sia un adorabile coglione, ma che non lo faccia apposta ad essere tale, lo è e basta xD
Beh per ora è tutto


See you soon
XxX

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Capitolo 7
*** Call me ***


E’ passata una settimana dall’aggressione.
I ladri non sono ancora stati trovati. All’anima di che mi frega, hanno preso si e no due mila sterline e qualche bracciale d’oro.
Quando  sono uscito dall’ospedale, ovvero il giorno dopo che mi sono svegliato, Dom mi ha accompagnato personalmente con la propria auto a casa ed ha aspettato che fosse notte fonda e che mi fossi messo a letto prima di andarsene. Ed io non è che fossi poi così dispiaciuto della sua presenza, anzi, mi è dispiaciuto quando se ne è andato. Avrei voluto quasi fermarlo e chiedergli di restare a dormire da me, ma in quel caso avrei fatto la figura del bambino piccolo, anche se gli avessi detto che era solo perché avevo paura che ritornassero i ladri (cosa a cui lui avrebbe creduto senza problemi). Ma era una questione mia personale.
Stupido orgoglio.
Mi rigiro dall’altra parte del letto. Mi sporgo verso il comodino, prendo il cellulare e guardo il display: un nuovo messaggio.
“Matt dobbiamo parlare. Appena leggi questo messaggio, chiamami per favore”
Mittente: Dominic.
Inizio a preoccuparmi.
Lui non chiede mai per favore, deve essere successo qualcosa di grave o deve essere una cosa seria (almeno per lui).
“Heilà Dom”
“Ce l’hai fatta a svegliarti, cretino”
“Non potrei essermi svegliato ore fa? Chi ti ha detto che mi sono appena svegliato?”
“La tua voce”
“Ah, e che palle”
“Ribadisco: cretino”
“Pff, rimpipalle. Che vuoi?”
“Senti, un’ora fa ho sentito al telegiornale che stanotte i ladri sono tornati nel tuo quartiere e hanno svaligiato un paio di appartamenti vicino casa tua. Stavolta i ladri sono stati molto più violenti. Matt, io non mi fido a farti rimanere da solo lì”
“Vieni da me allora” Rispondi di si cavolo dici di si
“Non ci penso nemmeno!”
E  che cazzo Dom.
“Vieni tu a stare da me, caro il mio Matt!”
“E che differenza fa?”
“Fa che se io ato da te e vengono i ladri non solo uccidono te, ma anche me.  Preferirei evitare, ci tengo alla mia vita”
“Oh certo, poi come faranno i fan, senza di te!” Ah, quanto è bello prenderti per il culo, Dom caro.
“Ovvio. Io sono l’ottava meraviglia del mondo”
“Si, adesso ti iscrivo anche a Miss Muretto e Miss Universo”
“Non perderci tempo Matt. Ti ringrazio davvero, ma no”
“No? Perché no?”
“Perderei solamente tempo a partecipare. Io ho già vinto”
Ma sentilo.
“Lasciamo perdere, non si piò parlare seriamente con te. Povero chi virà con te.”             
“Ma sei tu quello che viene a stare da me, Matt! Non sei contento? Guarda che se non vorrai ti ci trascinerò i qui, chiaro?”
“Che palle”
“Bravo Matt. Inizia a farti una valigia con tutto quello che ti serve, anche se avresti abbastanza roba qui a casa mia anche senza una valigia..vabbè tu fattela, ti passo a prendere tra un’ora”
“Un’ora? Un’ora! Dom, sei Matto! Mi devo lavare, mi devo vestire, devo mangiare,  devo rifare il letto, spolverare, scegliere i panni che devo portare da te, stirarli, ah a proposito quanto tempo starò da te? E l’aspirapolvere! Devo passare l’aspirapolvere e poi c’è il bagno da pulire e..”
“Matt, tu hai sbagliato mestiere”
“Eh?”
“Dovevi fare la colf”
“Tutta invidia”
“Passo tra un’ora. Fatti trovare pronto. Ciao moscerino”
Sbuffando deluso chiudo la chiamata: non sono riuscito a fargli perdere la pazienza nemmeno stavolta. Uffa, ultimamente mi sopporta bene. Peccato però, era divertente vederlo e sentirlo urlare esasperato.  
Mi alzo dal letto,estremamente convinto di non poter fare mai in tempo a prepararmi in un’ora. Ah, che cavolo, non mi ha nemmeno detto quanto tempo starò da lui.
 
 
 
 
 
 
 
 

Salve  :)
Uuh, da quanto con questa storia! xD
È davvero corto questo capitolo, ma perdonatemi è sera e sto morendo di sonno quindi perdonate anche qualche errore, devo per forza pubblicarlo adesso perché per questa settimana non credo avrò più tempo. ene è passato già troppo dall'ultimo capitolo.
Un grande ringraziamento a _DyingAtheist, A li, _Origin_of_symmetry_, Starsshine, MusicAddicted, theresistance, aleale00, Easily Forgotten. Prometto che la prossima volt avi ringrazierò come si deve.
Spero di non aver dimenticato nessuno e che questo capitoletto non vi deluda troppo =’)
 
See you soon XxX

 

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Capitolo 8
*** Clouds ***


Sono seduto sul divano con le gambe accavallate a fissare il vuoto da circa un quarto d’ora. La valigia è poggiata accanto alla parete, vicino l’ingresso.
Quando mi hai chiamato, ormai quasi un’ora fa, per chiedermi di venire a stare da te, ero contento della cosa. Ma poi, un senso di angoscia si è fatto sempre più strada nella mia mente fino ad occuparla tutta.
Io e te. Soli. A casa tua. No, non è la prima volta. Ma è la prima volta che ti tengo nascosto qualcosa, qualcosa di così importante. Non è giusto che tu abbia sofferto a causa mia, a causa di un vigliacco come me. Ho messo nella valigia roba a caso; tanto da te ho già molti vestiti e nel caso prenderò qualcosa di tuo. Suona il campanello.
Respiro profondamente, mi alzo e mi trascino fino all’ingresso; afferro la valigia e le chiavi di casa, apro il portone e ti guardo negli occhi.
Sono stanchi, quasi spenti e velati di tristezza.
Cazzo, pensavo che fossi solo un po’ preoccupato, anche perché il tono della tua voce al telefono era abbastanza scherzoso. Ma ora mi rendo conto che a causa mia hai perso una notte o forse anche più di sonno e non l’hai nemmeno recuperata durante il giorno.
“Allora, andiamo?”
Chiedi abbozzando un sorriso.
Faccio di si con la testa, mi predi gentilmente la valigia di mano e ti incammini verso la macchina che hai lasciato in moto, fuori il cancello, alla fine del vialetto.
Senza voltarmi chiudo la porta e mi avvio a mia volta, con passo svelto ma incerto.
Io non ti merito, Dominic.
 Devo trovare una soluzione. Devo trovare un modo per dirti la verità. Ma come? Come? Come posso confessarti ciò che ho fatto? Il problema arriverà dopo. Al tuo ‘perché?’. Oh, Dominic, lo so che arriverà, stavolta. Tu non chiedi quasi mai perché, non forzi le persone, aspetti che siano pronte a dirti le loro ragioni. Ma stavolta lo chiederai. E allora, cosa potrei mai dirti per giustificarmi?
“Allora, ti muovi o no? Guarda che fa freddo e ho fame!”
“Che cosa?” sussurro.
Non mi sono nemmeno accorto di essermi fermato alla metà del vialetto, come un imbecille.
Bene, iniziamo davvero benissimo.
Scrollo le spalle e ricomincio a camminare verso la tua macchina. Apro lo sportello e affondo nel sedile, lasciandomi avvolgere da una fragranza che sa di gelsomino e agrumi.
Senza dire una parola parti.
Nessuno dei due parla per tutto il tragitto.
Sorrido quando mi viene da pensare che guidi davvero bene, molto meglio di me.
Arriviamo a casa tua. Mentre sganci la cintura di sicurezza mi guardi, sospiri e scendi.
Forse per la prima volta in vita mia non capisco cosa abbia voluto dire con quello sguardo.
Scendo anche io, prendi la valigia e ci dirigiamo verso la porta.
La apri e mi lasci passare per primo.
Mentre ti togli la giacca e svuoti le tasche, mi dici:
“Allora,inizio a preparare la cena; dovrebbe essere pronta tra una mezz’oretta. Tu nel frattempo fai quello che vuoi: puoi sistemarti i panni nell’armadio, tanto sai qual è la tua camera. Aspetta, credo che stiano trasmettendo in tv quella sit-com che ti piace tanto. Puoi vederla se vuoi, tanto non..”
“Grazie, andrò a sistemarmi nella stanza” taglio corto io. Non so perché, ho bisogno di stare solo.
“D’accordo” mi sorridi, e sparisci in cucina.
Prendo la valigia e salgo le scale. Seconda porta a destra.
Questa è la mia camera praticamente da quando ha comprato questa casa.
E’ spaziosa, le pareti sono di un bianco leggermente sporcato di verde chiaro. Il parquet e i mobili bianchi si intonano perfettamente. E il letto matrimoniale poggiato alla parete di fronte al balcone è comodissimo.
Butto la valigia a terra e butto me stesso sul letto.
Cerco di respirare profondamente.
Prima nell’ingresso, perché mi è venuto un impulso fortissimo di piangere? Mi sono sentito uno schifo. Perché? Dom non ha detto niente di che, eppure..
Sento il bisogno di fare una cosa che non facevo da mesi. Esco dalla mia stanza, entro in quella di Dominic.
La camera da letto di Dominic lo rispecchia a meraviglia.
A terra c’è una moquette color panna. Il letto matrimoniale è in ferro battuto, con una linea che mi piace davvero molto. Le lenzuola sono attualmente rosse e lucide e ci sono alcuni cuscini sopra di cui uno è, immancabilmente, leopardato. I mobili sono in legno e non c’è un lampadario, ma dei piccoli faretti che permettono anche di regolare l’intensità della luce.
Scorgo ciò che stavo cercando su uno dei due comodini. Da quando ha iniziato a fumare, Dominic tiene un pacchetto di sigarette in camera da letto. Sempre. Per fortuna mia in questo caso.
Non sono mai stato un grande fumatore. Avrò fumato più o meno per un anno, ma roba di un pacchetto da 20 al mese. Poi, così come avevo iniziato, ho smesso. Solamente che quando sono davvero triste, o arrabbiato, mi viene voglia di accendermi una sigaretta. Di solito riesco a controllarmi, ma stavolta non ci provo nemmeno. Prendo pacchetto e accendino e torno nella mia stanza. Apro il balcone, esco e mi metto a sedere per terra accanto alla ringhiera. Per fortuna non piove e non sento troppo freddo, nonostante il cielo sia completamente coperto. E’ strano, in fondo oggi è il 20 dicembre, dovrei congelare solo con questa giacca addosso.
Accendo una sigaretta. E’ una strana sensazione. Faccio un tiro profondo, trattengo un po’ il respiro e butto fuori il fumo.
Ricordo quando più o meno una settimana fa Dominic mi ha portato la scatola con il modellino del pianoforte e mi ha detto ‘Buon Natale’. Forse era proprio convinto che non ci saremmo visti prima del 25.
D’accordo, forse è il caso di ammetterlo. Almeno a me stesso.
Io amo disperatamente Dominic. Lo amo con tutto me stesso.
Faccio un altro tiro profondo.
“Ti amo Dominic, ti amo cazzo!” Sputo fuori con rabbia, rancore, dolore e sofferenza.
“Che cosa?”
Per qualche secondo smetto di respirare, per poi ricominciare piano.
Rimango così, con la sigaretta tra l’indice e il medio della mano sinistra, seduto a gambe incrociate a fissare il vuoto. Prego di essermi sognato tutto quanto.
Mi giro piano, pianissimo.
No.
Mi fissa. E’ in piedi e mi fissa, senza espressione. Respira piano, anche lui.
Sospiro e mi rigiro la testa di nuovo. Fisso la sigaretta e abbasso lo sguardo.
Sento che si avvicina da dietro, si abbassa e si inginocchia alla mia destra, un po’ più indietro rispetto a me. “Ripetilo”.
E’ un ordine, una richiesta, una supplica, una minaccia.
Non so nemmeno io cosa cazzo è.
“Cosa?” butto lì. Se non ha capito, non vale la pena rischiare tutto e dirglielo. Magari ha capito altro.
“Hai detto qualcosa, poi il mio nome e poi di nuovo qualcosa. Voglio che tu lo ripeta. Adesso.”
Merda. Ha sentito. Tutto e bene. Avanti coglioncello, hai aspettato tanto perché ti si presentasse un’occasione del genere, ci hai sempre sperato da quando hai capito che ti piaceva e adesso, che cazzo fai? Niente? Caccia le palle.
“Ho detto che ti amo” dico con una calma che mi sorprende.
E sento che è scattata la molla. L’impulso irrefrenabile di cacciare tutto fuori.
“Ti amo Dominic, ti amo cazzo! E’ questo quello che ho detto prima. Era più una costatazione, non avevo proprio pensato che potessi sentirlo. Non volevo lo sapessi. Oppure si? Si, volevo che tu sapessi, ma non in questo modo ecco. Io, non lo so quando me ne sono accorto. Forse quel giorno in cui mi portasti in giro per comprare quei boxer assurdi. Mi venne in mentre che volevo baciarti. E poi quel pensiero si è trasformato in desiderio. E poi mi sono spinto a immaginare cose che andavano oltre un bacio”
Mi giro e ti guardo negli occhi. Ti trovo a fissarmi, mentre respiri piano. Non accenni a dire una parola.
“E devo dirti anche un’altra cosa. Già dopo questo credo che mi caccerai fuori a calci, ma senti il resto, così almeno mi prendi a pugni una volta per tutte e facciamo prima. Il pianoforte, il Kawai, l’ho distrutto io.”
Vedo nei tuoi occhi lo stupore, l’incredulità.
“Non pensavo che sarei mai riuscito a distruggere un pianoforte. Insomma le chitarre si, ma il piano, cazzo, è diverso, e poi me l’avevi regalato tu. Ed era questo il problema. L’ho fatto dopo che avevo capito di amarti, che per me non c’era speranza, che il mio amore per te era, come dire…insostenibile. E poi, rendermi conto che la maggior parte delle canzoni che ho scritto parlano di te è stato davvero…non so come dirtelo. Io, ti chiedo perdono. Non ti merito, non ti ho mai meritato. Sono un tipo strano. E ti faccio del male, ti faccio soffrire, non voglio, io sto solo cercando una soluzione a tutto, e il problema è che la soluzione sei tu Dom! Sei la soluzione al mio problema, ma il problema sei sempre tu il che porta ad un problema ancora più grande e..”
“Ti amo anche io Matthew”
Cosa? Fermi tutti. Che ha detto? No, me lo sono immaginato mentre parlavo. Sicuro.
“Non guardarmi con quella faccia. Che c’è, tu puoi dirlo e io no? Ti amo, ti amo e ti amo”
“Ma..io..” lascio la frase a metà.  Non so nemmeno io che cosa dire.
“Tu. Sai, per la faccenda del piano insomma... avevo pensato che fossi stato tu a distruggerlo. Ma non avevo mai osato chiedertelo. Mi avresti mangiato vivo. Però sapevo che avevi bisogno di un piano, così te ne ho preso un altro. Perché ti amo. Ho fatto tutto quello che ho fatto perché ti amo. E la faccenda dei ladri è stata solo una cosa positiva per me. Insomma, ti ho potuto invitare qui senza che avessi sospetti.”
“Aspetta. Aspetta un attimo. Mi stai dicendo che mi ami anche tu?”
“Cazzo, ma ci senti? Te l’ho detto tipo quattro volte!” Dici mentre scoppi a ridere.  Dei raggi di sole riescono ad abbattere la barriera di nuvole e scappa un sorriso anche a me.
“No è che…non ci avevo mai pensato.”
“A cosa?”
“Che..anche tu..insomma..da quanto?”
“Un po’ prima di te…sai ti ho chiesto di venire con me in quel negozio perché volevo scoprire un po’ meglio i tuoi gusti in fatto di intimo e robe così…insomma è passato un po' da quando stavamo nella stessa casa e gironzolavamo in mutande e volevo sapere se i tuoi gusti sono cambiati...lo so che è  stupido, anzi è proprio patetico cazzo!…ma mi ha dato l’illusione che fosse per noi la cosa, capisci? Era come se tu mettessi il tuo zampino nelle cose più intime,letteralmente, che ho, quindi era come portarti con me sempre… Ah, merda faccio schifo con le parole, che cazzo, non mi capisco nemmeno io!”
“Allora non usarle” dico con tranquillità.
“Che vuoi dire?”
Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio. L’unica cosa che sento adesso è il sapore di Dominic.
 

 
 

Come sempre i Muse non mi appartengono, non mi pagano e queste cose non succedono. Ciao! Lo so, è tantissimo che non scrivo...diciamo che questa storia sono quasi due anni che non la tocco. Bene, anzi male xD Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti, siete state carinissime, davvero! Spero che questo capitolo non vi abbia deluso o lasciato insoddisfatte. Spero di riprendere a pieno ritmo! :) 
See you soon XxX



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Capitolo 9
*** Sunshine ***



Un fastidiosissimo raggio di sole continua a perseguitarmi. Comunque mi giri, mi colpisce la faccia. Anche con gli occhi chiusi è insopportabile.
Decido così di aprire gli occhi, benché abbia ancora un sonno indescrivibile.
Appena schiudo leggermente le palpebre, una luce fortissima mi acceca; richiudo gli occhi immediatamente.
Certo che sei un genio Matt! La luce era già forte con gli occhi chiusi, come puoi pretendere che sparisca aprendo gli occhi? Oh dio, quanto sono stupido. E non posso nemmeno dare la colpa al sonno: stupido sono la mattina e stupido resto fino a sera. Sbuffo.
Sento dei mugolii e il letto che si muove.
Mi giro e rimango senza parole.
Dominic è accanto a me, nel mio stesso letto (che poi in realtà è suo poco importa); ha i capelli biondi scompigliati, un’espressione rilassata sul viso. Solo dopo un po’ mi accorgo che è senza maglietta; mi perdo a fissare le forme del suo corpo che si intravedono da sotto il lenzuolo. Quando rialzo lo sguardo sul suo viso, trovo i suoi meravigliosi occhi intenti a fissarmi.
“Si può sapere che hai?” borbotti, con la voce ancora roca.
“Niente; perché ti sei svegliato?” chiedo, ormai il sonno che avevo è andato a farsi fottere.
“Dimmelo tu, non sono io quello che si muove senza riuscire a trovar pace da 5 minuti” sbuffi.
Merda, non avevo proprio pensato che Dominic fosse qui. No, cioè, lo so che lui è qui, ma la cosa era passata in secondo piano durante la mia lotta con il raggio di sole.
“Scusami, ma un raggio di sole si è piazzato sulla mia faccia e non accenna ad andarsene” osservo con rassegnazione.
“Te l’avevo detto di tirare le tende, ieri sera” puntualizzi tu, con un particolare tono della voce, come a dire ‘te l’avevo detto’
“Scusami se avevo cose ben più importanti da fare ieri sera!” rispondo, fissandoti negli occhi.
Ricambi lo sguardo, sorridi e ti giri dall’altro lato.
Quasi involontariamente, mi giro anche io e ti abbraccio da dietro, baciandoti sul collo.
Sento che un brivido ti percorre; ti giri e mi fissi divertito.
“Sai quante volte ho sognato tutto questo?” sorridi e mi lasci un bacio leggero sulle labbra.
Appena ti stacchi, mi fiondo di nuovo su di te, pretendendo di più di un semplice bacio a stampo questa volta. La mia lingua incontra la tua e mi sembra di essere su un altro mondo, finalmente tranquillo e felice.
“Sono stato bene stanotte” mi dici mentre riprendi un po’ di fiato.
“Già, anche io” dico, continuando a sorridere. Mi darei dell’ebete da solo se vedessi la mia faccia in questo momento.
“Lo sai che fino ad un mesetto fa avrei detto questa frase solo dopo essermi scopato una tizia qualsiasi, vero?” dici ridendo.
“Ehi, bella bionda, bada a come parli” cerco di fare uno sguardo duro, cosa che ovviamente non mi riesce molto bene.
“Ma dai tesoro, credi davvero che sarei capace di tradirti o lasciarti adesso che finalmente sei mio, dopo tutta questa attesa? E’ inutile che fai il geloso!” ribatti senza neanche pensare.
Mi blocco e ti guardo con una faccia seria.
“Che hai detto?”
Ti metti a sedere, guardandomi preoccupato.
“Che c’è? Ho detto qualcosa di male?”
“Ripeti quello che hai detto!”
“Ho detto solo che non ho intenzione di tradirti né di lasciarti andare tanto facilmente e..”
“No, come mi hai chiamato?”
“Hem..tesoro? Che c’è, non posso, ti sei arrabbiato? Guarda che non lo faccio più se…”
Ti zittisco con un bacio. Strano, di solito quello che sproloquia sono io, tra i due.
“E’ una delle cose più dolci e belle che siano mai uscite da quelle labbra sai?” ti sussurro a fior di labbra.
“E quali sarebbero le altre?”
“Beh, il ‘ti amo’ di ieri, per esempio” ti rispondo poco prima di baciarti di nuovo. Mi circondi in collo con le tua braccia e io sono costretto ad appoggiarmi con i gomiti sul materasso per non caderti addosso.
Squilla un telefono. Bene, che bella precisione.
“Matt, è il tuo” mi sussurri.
“Non vedo dove sia il problema”
“Matt, non fare così, potrebbe essere importante. Rispondi, noi abbiamo tutto il tempo che vogliamo”.
Va bene, hai vinto tu. Mi alzo dal letto e solo ora mi accorgo che anche io indosso solamente i jeans. Vado nella mia stanza e prendo il telefono dalla tasca della giacca. Rispondo senza nemmeno guardare chi mi sta chiamando.
“Pronto?”
“Si può sapere dove cazzo sei! Ho provato a chiamati da ieri, sia a casa sia sul cellulare, e non una risposta, non un segno di vita! E Dominic? E’ con te? Nemmeno quel coglione si è degnato di rispondere al cellulare, dato che non ha nemmeno un telefono fisso! Come cazzo devo fare con voi due!”
Sono costretto ad allontanare il telefono, Chris sta urlando come un pazzo.
“Hem...si, si è con me..tranquillo, tutto bene” rispondo mentre torno nella camera di Dom, che appena mi vede mi guarda con uno sguardo interrogativo, al che io gli mimo un ‘Chris’ con le labbra. Dom spalanca gli occhi e si precipita fuori dal letto e giù al piano terra.
Intanto Chris riprende “Come cazzo faccio a stare tranquillo se nemmeno una settimana fa sei finito all’ospedale e i ladri ti hanno messo sotto sopra tutta la casa, eh? E che ne so io se adesso, non contenti, volevano te, e visto che c’erano, anche Dom, e non più solo le vostre cose? Eh, io che ne so!?”
“Si, scusami..è che sono stato impegnato e non sono stato a casa ieri e nemmeno ora sono a casa…cioè non sono a casa mia e…però Dominic è con me ma non…”
Intanto Dom, che era tornato anche lui in camera con il suo IPhone in mano, dopo aver esclamato un ‘merda’ constatando l’elevato numero di messaggi non letti e chiamate perse, notando che stavo combinando un casino al telefono, me lo prende di mano e inizia a placare l’ira mista a preoccupazione del nostro caro bassista.
“Chris, ciao sono io Dom. Senti, mi spiace per ieri, per averti fatto preoccupare e dispiace anche a Matt. Solo che ieri diciamo che non ha passato dei bei momenti e allora l’ho fatto venire a casa mia, per questo non rispondeva al telefono di casa. E i nostri cellulari li abbiamo lasciati al piano terra, nelle nostre giacche perché erano bagnate, perciò non li abbiamo sentiti. Scusaci”
Sorridi e dopo aver detto “D’accordo. Grazie amico, ci sentiamo presto” attacchi.
Ti fisso ancora un po’ sconvolto.
“Dai, andiamo a mangiare, ho fame.” Mi prendi per mano e scendiamo in cucina.
Noto la tavola apparecchiata per cena, con tutta la roba da mangiare pronta.
“Oh, Dom, scusami! Ieri sera non abbiamo nemmeno cenato!”
“Di che ti preoccupi? Non è niente, scaldiamo tutto per pranzo. E scambierei tutte le cene del mondo in cambio di quello che è successo ieri sera”
Sorrido. “Che ti ha detto Chris?”
“Niente, semplicemente ci ha chiesto di non farlo mai più. Era davvero preoccupato.”
“Dom, comunque ieri non pioveva”
“E allora?”
“Tu hai detto che le giacche..”
“Nah, ho parlato tanto veloce che non se ne sarà nemmeno accorto. E poi basta che stiamo bene, non si farà troppi problemi”.
“Pensi che dovremmo dirglielo?”
“Cosa?”
“Beh, si ecco…noi”
“Ah. Non lo so, credo gli serva più una conferma ufficiale, diciamo così, che altro”
“Che intendi?”
“Credo che se ne sia accorto prima di noi, di quello che c’era”
“Sul serio?” Ti guardo un po’ sconvolto.
“Si. Non hai notato che ci lasciava sempre soli, anche dopo le prove, oppure che non ha mai fatto domande, nonostante le innumerevoli volte che siamo spariti insieme? Anche se, certo, non abbiamo mai fatto niente in quel senso.”
“Si ma..”
“Ha sempre avuto occhio per queste cose” tagli corto tu.
“Si, credo tu abbia ragione”.
“Su, cosa vuoi per colazione? Abbiamo biscotti, latte, caffè, tè, cereali..”
“Cioccolata?”
“Ovvio” sorridi.
Prendi due tavolette di cioccolata e ti avvii in salotto. Ti butti sul divano, all’angolo, accendendo la tv.
Mi siedo anche io, poggiando la mia testa sul tuo petto.
“Che vuoi guardare?” mi chiedi mentre scarti la prima tavoletta.
“Hum..cartoni?”
“No, non mi piacciono i cartoni che trasmettono oggi. Una sit-com?”
“Ok, basta che fa ridere!”
Ti prendo la cioccolata dalle mani mentre tu inizi a cambiare i canali in cerca di qualcosa di decente da guardare.
 
 
 
 

Ciao! :]
Come sempre, i Muse non mi appartengono, non mi pagano, non fanno queste cose eccetera, eccetera.
Bene, ho deciso come far proseguire la storia, finalmente :)
Ringrazio tanto aleale00 e Linnea per le recensioni! Credetemi, sono contenta di scrivere di nuovo!
See you soon
XxX

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Capitolo 10
*** Help me, I'm cold ***


Disclaimer: i Muse non mi appartengono, non fanno queste cose e non mi pagano per scrivere queste storie.

Infilo la chiave nella toppa e apro il portone. Vado in cucina e poggio le buste della spesa sul tavolo. Mi dirigo in salotto e mi appoggio al muro, guardando quel pianoforte con occhi sognanti. E’ assurdo quanto la mia vita sia cambiata in poco più di un giorno.
Non vedo l’ora di tornare da lui, perciò mi decido ad andare in cucina e sistemo la spesa il più velocemente possibile.
E’ vero che ora sto da Dominic e non so nemmeno per quanto tempo ci resterò, ma mi sembrava comunque doveroso rifornire la mia dispensa con qualcosa di commestibile, poco importa che siano solo biscotti e latte.
Mi affretto ad uscire e chiudere a chiave il portone; salgo in macchina e accendo la radio.
 
“Dom?”
Lo chiamo entrando il casa sua.
Nessuna risposta.
“Dominic?” chiamo più forte, ma il risultato è lo stesso.
Metto il naso in ogni stanza del piano terra, ma niente.
Salgo e non appena entro nella sua camera da letto lo trovo sotto una –letteralmente- montagna di coperte.
Faccio il giro del letto e mi siedo sul bordo.
“Ehi, che hai?” chiedo, cercando di mantenere un tono della voce basso; mi sembra che stia dormendo, non vorrei svegliarlo.
“Sto morendo” mi risponde biascicando, con una voce roca.
Poi tossisce.
“Non dire cavolate!” Rispondo ridacchiando.
Si alza leggermente puntellandosi sui gomiti e cercando di assumere uno sguardo serio.
“Matt, scotto tantissimo, ho difficoltà a respirare, ogni volta che parlo sento che nella mia gola ci sono almeno tremila gradi, mi fanno male tutti i muscoli del corpo. Qual è l’unica spiegazione per tutto questo? E’ che sto morendo!”
Avevo quasi dimenticato quanto Dom fosse pessimista e catastrofico. Quasi.
“Andiamo Dom, sarà un semplice colpo di freddo!”
“No, invece no. Per lo meno è broncopolmonite ma nessun medico lo capirà in tempo ed io morirò. Devo smettere di fumare. Se è per quello Matt?”
“Magari puoi imputare al fumo il mal di gola, ma cosa c’entra la febbre?”
“E’ tutto collegato Matt, è tutto collegato…”
Sospiro annuendo, ormai rassegnato: quando si impunta su una cosa, non c’è modo di fargli cambiare idea, quindi tanto vale accontentarlo – o almeno fargli credere di essere della sua stessa opinione.
 
Poggio la tazza sul piattino che ho già riposto sul vassoio. Prendo anche il termometro e mi dirigo verso le scale.
Salgo come un imbecille cercando di non far cadere niente e una volta scalata quella rampa interminabile di scale –d’accordo non saranno più di 10 gradini, ma l'equilibrio non è mai stato il mio forte- tiro un sospiro di sollievo.
Apro con il gomito la porta della camera di Dom e lo trovo nella stessa e identica posizione in cui l’ho lasciato.
“Ehi moribondo. Come stai?”
“Hum”
Davvero una gran bella risposta.
“Ti ho portato un po’ di the, dai sollevati così lo bevi prima che si raffredda”
“Non ce la faccio a sollevarmi” si lamenta, peggio di un bambino capriccioso.
“Vuoi vedere che ce la fai?” lo sfido.
“Hum”
“Ti odio quando fai quel verso!” Gli dico mentre mi sporgo verso di lui. Le mie labbra toccano le sue e poco dopo anche le nostre lingue si incontrano,al diavolo la febbre o qualsiasi cosa abbia. Però devo ammettere che caldo lo è sul serio. Mi sollevo leggermente e noto con piacere che si solleva anche lui. Quando ormai è quasi seduto mi stacco improvvisamente.
“Vedi che riesci a sollevarti?”
“Stronzo” mi apostrofa ridacchiando.
Gli passo il the “Dai bevi, ti aiuterà per la gola”
“Sicuro?”
“Guarda che tra i due chi canta da anni sono io. Qualcosa l’avrò pure imparato, no?”
“Giusto, giusto…” annuisci mentre soffi leggermente sulla bevanda e ne prendi alcuni piccoli sorsi.
“Poi misurati la febbre, perché un po’ scotti davvero”
“Va bene, mamma”
“Dai, che dopo guardiamo un film insieme. Prima però ti fai una doccia così ti senti meglio, d’accordo?”
“Tu sei pazzo Matt!” mi urla quasi addosso “Tremo come una fogliolina appena metto un dito fuori dalle coperte e tu mi vuoi trascinare in bagno!?”
“Fogliolina eh… quanta grazia e raffinatezza oggi!” lo prendo in giro, al che lui annuisce divertito
“Forza, misurati la febbre” gli dico mentre mi alzo per andare a recuperare il mio telefono; credo che sia opportuno mandare un messaggio a Chirs e riferirgli che Dominic sta male – se non diamo segni di vita è capace di ucciderci sul serio.
Scrivo velocemente un messaggio raccontando a molto sinteticamente i fatti essenziali e poi butto di nuovo il telefono sul comodino della mia stanza.
“Matt!” Sento la voce nasale di Dom che mi chiamarmi.
“Allora?” chiedo rientrando nella sua stanza.
“Trentotto e mezzo. Matt, ho paura. Se sale, se non si abbassa?”
Per tutta risposta apro il primo cassetto del comodino e gli lancio ( molto poco delicatamente, va riconosciuto) una scatolina di cartone addosso.
“Tieni sempre un pacco di aspirine nel comodino e non te ne ricordi mai. Mandane giù un paio e vedi che tra una decina di minuti strarai già meglio”
Guarda per un paio di secondi la scatola, poi la apre, prende un paio di compresse e le manda giù con lunghi sorsi di the.
“Staresti sdraiato un po’ con me? Ho bisogno di coccole”
“Non è che vuoi mischiarmi la febbre? Guarda che non ho nessuna intenzione di passare il Natale malato, ci siamo capiti? E smettila di guardarmi con quell’aria da cucciolo bastonato!”
Niente, continua imperterrito a mantenere il broncio.
“D’accordo!”
Rispondo scivolando sotto le coperte accanto a lui che mi si fionda addosso stringendomi in un abbraccio.
“Ti amo Matt, grazie” Mi sussurra all’orecchio.
“Ti amo anche io” rispondo circondandolo a mia volta con un braccio. E' incredibile quanto sia felice in questo momento. Non mi capitava da molto, moltissimo tempo. Niente più ansie, niente più sensi di colpa, niente più stress. Solamente feste, calore e amore. Merda, ma tra un paio di giorni è Natale! E non ho ancora organizzato neinte... Dom deve assolutamente aiutarmi. 
“Vedi di rimetterti subito, che dobbiamo ancora organizzare il pranzo di Natale” lo informo, dando voce ai miei pensieri.
“Ehi, quello bravo a cucinare e organizzare sei tu!”
“Non ci provare nemmeno. Mi aiuterai.” Lo minaccio.
“Uff. Almeno ci ho provato” Sorride
“A proposito, mi spieghi quando ti sei ammalato? Voglio dire, stamattina prima che uscissi eri in gran forma e non ho impiegato più di due ore per fare la spesa, eppure quando sono tornato eri morente..”
“Ma che ne so! Ho iniziato a respirare sempre peggio, nel senso, mi sembrava che avessi un peso sul petto, non so come spiegarti… capisci?” Si interrompe e mi guarda, per assicurarsi che abbia capito
Annuisco, quindi continua “E poi quando mi sono alzato sembrava che la mia testa stesse esplodendo..Non lo so davvero.”
“Mah. Sei sempre più un mistero, sai?” Gli dico, dandogli un bacio sulla tempia e lasciando che si accoccoli sul mio petto.



 



 

Chi non muore si rivede eh? A quanto pare si.
Dunque, colgo l'occasione per fare (ovviamente in ritardo) gli auguri ad un certo batterista di nostra conoscenza :]
Questo capitolo è un po' demeziale, lo ammetto, però mi ha fatto sorridere scriverlo, quindi spero abbia fatto sorridere anche voi, almeno un pochino.
Spero di aggiornare presto.
Passatevela bene, mi raccomando! ;)
See you soon
XxX

 

 

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