Uno
Era
sera. Stavo seduto a gambe accavallate sul divano di velluto rosso
immerso nella lettura di un libro di magia celtica preso in fretta e
furia dalla mia biblioteca personale. Ero appena tornato dall'ultimo
Summit convocato a casa di America, e mi sentivo molto stanco. Sperando
di non essere disturbato, continuai a leggere intensamente
il libro d'incantesimi ; ognuno di essi aveva una sua storia, un so
perché. Erano tutti stati creati per dare spiegazioni a
fatti ed
avvenimenti realmente accaduti, come i miti greci e le fiabe
ungheresi. Ma a dispetto di ciò, venivano da sempre
considerati alla
stregua di eresie e bestemmie. Ragionando su ciò mi
soffermai alla
pagina 515 e lessi ad alta voce.
“Perché
un buon incantesimo di smaterializzazione abbia successo c'è
bisogno
di grande energia magica...” saltai qualche passo, ormai lo
conoscevo a memoria quel libro. “ Disegnate sul suolo un
pentacolo
ben delineato e posizionatevi al centro e concentratevi bene, puntate
a terra il bastone ed immaginatevi il luogo dove volete andare,
liberate l'energia accumulata e sarete lì.”
sospirai. Quante volte
avevo provato quell'incantesimo senza successo, non riuscivo nemmeno
a ricordarmelo. Mi alzai dal divanetto per riporre sul suo scaffale
il libro.
Lasciai
la stanza solo per pochi, pochissimi, secondi.
“ Wow,
hai proprio un bel “arsenale” magico
Artuhr!” disse la donna
sconosciuta, sedutasi dietro la mia scrivania. Aveva lunghissimi
capelli corvini e due penetranti occhi rossi come il fuoco. Non
sapevo come fosse riuscita ad entrare, ma percepivo, più una
sensazione a tatto che altro, che possedeva un'immensa forza magica.
“E
tu chi sei???”
“ Oh...
Artuhr mi sorprende che nessuno ti abbia mai parlato di me! E dire
che tu sei anche abbastanza conosciuto come mago!”
accavallò
sensualmente le sottili gambe candide, coperte solo da una leggera
veste nera.
“C-come
fai a sapere il mio nome? Io nemmeno ti conosco!”
“Ok”
sorrise “ è venuta l'ora delle
spiegazioni!” si alzò dalla
sedia venendomi incontro, i lunghi capelli le arrivavano fino al
sedere e ne segnavano la figura longilinea. Mi posò con
rapidità
una mano sulla spalla. “ Io sono Yuuko Ichiara! La
così detta
Strega Dimensionale! Lavoro a Tokyo, nel mio negozio, dove venendo da
me i tuoi desideri verranno realizzati!”
“Strega
Dimensionale? Desideri realizzati? Ma non farmi ridere!”
iniziai a
dire cinico, come se non credessi che quelle parole potessero essere
vere.
“Continui
sempre a sorprendermi, caro il mio Inghilterra! Vuoi un assaggio dei
miei poteri ? Ebbene te lo darò!” socchiuse gli
occhi, sul
pavimento comparvero degli strani simboli evanescenti, di un colore
che variava dall'oro al viola. Senza fare troppa fatica e, a vista,
senza metterci troppo impegno concluse l'incantesimo. Evocando
all'interno del cerchio di simboli una piccola ragazzina dai capelli
ricci e bruni, accovacciata contro le ginocchia sembrava un po'
spaventata e scossa. Fra le braccia stringeva un esserino color panna
, che se non avesse rumoreggiato tanto, avrei scambiato per un
peluche. Yuuko alzò lo sguardo verso la nuova arrivata ed
esclamò “
Ora è tutto finito Madoka, puoi aprire gli occhi!”
Guardai
intensamente quegli occhi così simili ai miei, di un verde
prato
bellissimo, intensi e imperturbabili nella loro felicità.
“Salve...
Ighirisu-kun!” sibilò timidamente, regalandomi uno
splendido
sorriso, come non ne avevo mai visti.
“Ma
...ma ...” rimasi schioccato che anche lei mi conoscesse, mi
sembrava davvero di essere l'unico ignorante.
“Ora
ne sei convinto Inghilterra?” annuii ed un momento di estrema
calma si sostituì alle nostre parole. Decisi, d'istinto, di
rompere
il giaccio ponendo la più classica domanda:
“Che
siete venute a fare qui??”
Nessuna
delle due mi rispose subito, scrutandosi, alla ricerca del consenso
dell'altra. Con uno sguardo d'intesa la mora cominciò a
parlare.
“Come
di certo saprai, esistono varie dimensioni ognuna slegata dall'altra
in tempo e spazio. “ la guardai negli occhi, facendole capire
che
avevo compreso.
“ Tali
mondi, sia chiaro, possono benissimo cavarsela in completa autonomia;
senza necessitare di aiuti esterni. Ma in taluni casi essi sono
necessari .” fece una piccola pausa per schiarirsi la voce e
poi,
quasi subito, continuare “ Volevo quindi chiedere, a te e
alle
altre nazioni, un duro quanto arduo compito!” si
sistemò le
ciocche di capelli che le coprivano il seducente volto. Con uno
sguardo languido, posato a contemplare la ragazza ancora seduta per
terra a gambe incrociate, sentenziò: “ Lei
è Madoka Amami,
primogenita di una buona famiglia Giapponese, si è
presentata da me
con una inconsueta richiesta!” guardai la ragazza senza ben
capire
il senso della sua presenza lì; i verdi occhi persi a
contemplare il
vuoto davanti a lei, disattenta, come se non stessimo parlando di
lei.
“ è
venuta questa mattina al mio negozio, portandosi a presso le cose che
per lei erano più importanti. Ma per meglio capire la
situazione,
sarebbe consigliato che tu la vedessi coi tuoi occhi!” mosse
la
mano destra così rapidamente che feci fatica a definirne i
movimenti. Mi sussurrò di chiudere gli occhi e di non
riaprirli
finché non me lo avesse detto. Così feci.
Affiancate alle parole
della donna scorsero anche le immagini. Tanto che, se non fossi certo
di essere nel mio studio, avrei fatto fatica a riconoscerla come
un'illusione. Le esclamazioni di gioia della bruna, alla vista di due
piccole bambine dalle strane acconciature e del maggiordomo ,da lei
chiamato Watanuki, sembrava che fossero appena state espresse in mia
presenza. Tutto sembrava così reale. “portatemi da
Yuuko!”
esclamò , finalmente, sorridente saltellando come una
cavalletta in
piena estate. Entrarono in casa, e con loro si spostò anche
il mio
punto di vista. In una grande stanza, avvolta da fini tendaggi e da
una lieve coltre di fumo bianco , si trovava un divano dai raffinati
decori su cui era distesa la donna dai capelli corvini. Sbuffo il
fumo appena inalato dalla pipa lunga e domandò retorica:
“Amami
Modoka, figlia di un rispettabile ingegnere giapponese e di una
ballerina di Cancan Francese, ti stavo aspettando! Qual'è il
tuo
desiderio?”
“Vorrei...
diventare tua allieva, o per lo meno, imparare da qualcuno l'arte
della magia!” la voce forte e sicura della ragazza si fece
via via
più fievole fino a scomparire del tutto, susseguita dalle
immagini.
Mi sentii chiamare ed aprii gli occhi. Ero tornato nel mio studio, mi
sentivo un po' stordito con la vista annebbiata, notai che nulla era
cambiato.
“E
questo cosa centra con me?”
“Semplice
Arthur! Sarai tu il suo istruttore, mentre sarete in
missione!”
“No...no...no...aspetta
di che missioni stai parlando??” chiesi scosso, con gli occhi
spalancati che si muovevano freneticamente da una parte
all'altra della stanza alla ricerca di spiegazioni maggiori. Avevo la
sensazione che quella situazione mi stesse per sfuggire di mano.
Note
dell'autrice:
Ecco
a voi il primo capitolo , vero e proprio, di questa Fan Fiction. Ci
saranno sicuramente imperfezioni, frasi sconnesse e quant'altro.
Invito, quindi, tutti voi (carissimi lettori) a esplicare tali
mancanze. Passiamo alle risposte alle recensioni!
LittleMonster:
Come
avrai di sicuro
capito, dovremmo aspettare ancora un po' prima di vedere i nostri
carissimi Jonathan e Charlotte in azione. u.ù ma spero
comunque che
questo capitolo sia di tuo gradimento! E spero continuerai a
seguirmi.
Sian:
Ti
sono molto grata per aver recensito la FanFiction! E spero ti possa
piacere anche questo capitolo. Confido in te (ma anche in tutti gli
altri lettori/recensitori) se vedi qualsiasi tipo di imperfezione,
sei liberissima di segnalarmela!
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