Salve!
Da poco, una decina di giorni circa, ho terminato la lettura di Ikn
Exchange. Ovvero il secondo capitolo della saga di Melissa Marr che
spero tutti voi conosciate. La storia inizia un anno dopo la rottura
tra Leslie e il mondo fatato. La protagonista, della quale spero di
rispettare le caratteristiche, vive in un bilocale poco fuori
al sua città natale e sta cercando, con discreto successo,
di riprendere le redini della propria vita, lontana da fate, magie e
tutto ciò che riguarda Irial e la sua vecchia vita. ha
voglia di ricominciare, di essere una persona normale, come non smette
mai di ripetersi. Ma il destino ha in serbo qualcosa di diverso per lei.
Spero vi piaccia.
Baci, vostra
Fè.
CAPITOLO
UNO.
Era già passato un anno.
Trecentosessantacinque giorni; cinquecentoventicinque milioni
novecentoquarantottomila settecentosessantasei minuti ed esattamente
trentuno miliardi cincquecentocinquantaseimila novecentoventisei
secondi erano trascorsi dall’ultima volta che quegli occhi
malinconici avevano incrociato i suoi.
Le sottili cicatrici bianche e azzurre, che le decoravano la schiena
come un macabro quadro, erano ancora li; e come a scandire il tempo che
passava inesorabile, si attenuavano sempre di più come
l’immagine che di lui aveva stampata nella mente perdeva i
contorni. Si faceva incerta, tremolante, sfocata. Ma in fondo era
questo quello che voleva no? Dimenticare.
Portare avanti una vita normale, senza esseri fatati, Corti malvagie,
strani tatuaggi o roba simile.
Voleva essere normale,
e per questo desiderio aveva sacrificato tutto; compreso il suo amore
per lui. Ma era libera. Non era quello che importava? La
libertà?
Fissò quell’inerte intrico ti rovi. Il traliccio
che la univa a Irial, oramai scuro e vizzo come un tronco senza
più radici. Nemmeno più una scintilla di luce
azzurra l’aveva attraversato da quando l’aveva
allontanato l’anno prima;nessuna scossa, niente di niente.
Ma “andava
bene così”, si ripeteva ogni volta
che si sorprendeva a pensare a lui.
L’aveva deciso da sola.
La scelta era stata sempre e solo sua.
Si alzò bruscamente dal letto sul quale era sdraiata e si
guardò intorno: l’appartamentino che Aislinn era
stata così gentile da trovarle, un bilocale poco fuori
Huntsdale, non era il massimo del comfort.
Era piccolo e i vicini anche abbastanza rumorosi, ma era caldo ed
accogliente e Leslie, oramai, ci si sentiva meglio che a casa.
Casa.
Non aveva più cercato né suo padre né
suo fratello i quali, dal canto loro, avevano fatto altrettanto.
Aislinn le aveva detto di aver intravisto Ren per le strade della
città vagare come uno zombie confessandole che avrebbe
voluto tanto aiutarlo ma che Seth le aveva proibito anche solo di
rivolgergli la parola.
E di certo non aveva tutti i torti: Ren era pericoloso, soprattutto
quando era lucido; e nonostante non avesse mai completamente perdonato
Aislinn per tutto quello che era successo continuava a volerle un bene
immenso e non voleva che nessuno, suo fratello in particolare, le
facesse del male.
Come se un umano avesse, in ogni caso, potuto nuocere alla Regina
dell’Estate!
Sbuffò e scacciò quei pensieri: lei era una
persona normale, non doveva più pensare a certe cose.
Diede un’occhiata all’orologio: le sette e tre
quarti, tra poco sarebbero venuti a prenderla.
Si fiondò sotto la doccia lasciando che l’acqua
tiepida le carezzasse la pelle, le scorresse lungo tutto il corpo, la
avvolgesse completamente portandosi via quei pensieri inopportuni che,
ora più spesso di prima, le avvinghiavano la mente come rovi
pungenti.
Serrò forte gli occhi mentre portava il viso direttamente
sotto il bocchettone della doccia e quando li riaprì un
ricciolo di tenebra danzava davanti ai suoi occhi.
Li richiuse immediatamente sperando con tutta se stessa che fosse solo
frutto della suggestione e dei ricordi che erano riaffiorati
impertinenti in quelle ultime ore e con suo sommo piacere, quando
dischiuse le palpebre per la seconda volta, si trovò a
fissare solamente le piastrelle bianche della doccia.
Chiuse l’acqua e uscì dalla cabina,
afferrò l'asciugamano, si frizionò i capelli e si
avvolse nell’accappatoio. Dopodichè
uscì dalla stanza diretta verso l’armadio bianco
laccato.
Aveva appena finito si asciugarsi i capelli quando il cellulare
cominciò a vibrare sul tavolo della cucina, così,
raccattò tutto quello che avrebbe potuto tornarle utile, si
infilò il giubbotto di pelle nera e si chiuse la porta alle
spalle.
L’aria era frizzante e, nella penombra, sorrise a quella
leggera brezza che le sfiorava la pelle quando una voce familiare
richiamò la sua attenzione. Leslie non si voltò,
paralizzata com’era dalla paura che le attanagliava le
viscere.
No, ti prego.
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