IL FASCINO PERVERSO DELLE AVVENTURE: racconti segreti del Libro Rosso

di NiNieL82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Elfi e feste di compleanno ***
Capitolo 2: *** Una festa a lungo attesa ***
Capitolo 3: *** Una donna sa sempre come fare ***
Capitolo 4: *** Lontano da casa ***
Capitolo 5: *** In quattro... si viaggia meglio! ***
Capitolo 6: *** Cortesie, rimorsi, paure e inaspettate sorprese ***
Capitolo 7: *** Non si torna indietro ***
Capitolo 8: *** Una scorciatoia che porta ai funghi ***
Capitolo 9: *** Una congiura smascherata... ***
Capitolo 10: *** Nella casa di Baccador e Tom Bombadil ***
Capitolo 11: *** Al Puledro Impennato ***
Capitolo 12: *** Grampasso ***
Capitolo 13: *** Di nuovo in viaggio ***
Capitolo 14: *** Sensi di colpa ***



Capitolo 1
*** 1.Elfi e feste di compleanno ***


Salve. Sono Niniel. Ho già scritto in questa sezione una one shot su Aragorn e Arwen e da allora mi sono ripromessa mille volte di cercare una storia da scrivere mettendo in mezzo gli altri personaggi.

So che molti leggono l'introduzione prima di leggere una storia. E forse la mia sembrerà insulsa. Spero davvero che, prima di giudicare questa introduzione, che cerca di spiegare un lavoro che ho in cantiere da anni, e che lo fa malamente, lo ammetto, vi fermiate a leggere la mia storia nel quale, non senza qualche piccolo patema d'animo, ho aggiunto un nuovo personaggio, sperando che non stravolgesse troppo la storia.

Vorrei quindi dirvi che, quella che vi apprestate a leggere e una visione tutta personale del libro -o di una parte- più bello che ho letto da tutta una vita. E spero davvero di non deludere e/o offendere quelli che, come me, sono fans del libro.

Spero inoltre di riuscire a divertirvi e non annoiarvi mai. E se mai dovesse succedere, vi prego di dirmelo e di farmi sapere con una recensione o con una mail quello che pensate di questo mio piccolo lavoro, nel bene e nela male, che, finalmente ho messo nero su bianco -anche se il finalmente riguarda solo me, che ho pensato a come disporre questa storia per tanto tempo.-

Naturalmente tutte le critiche sono bene accette. Basta che non siano offensive e volgari. Ho pieno rispetto dell'opinione altrui ogni qualvolta non mira a ferire l'altrui persona.

Vi auguro -e spero davvero che lo sia- una buonissima lettura. E aspetto tutte le vostre opinioni.



DISCLAIMER: quello che vi apprestate a leggere e solo un racconto di pura fantasia, scritto da me medesima nel rispetto della storia, dei personaggi, dello scrittore e di tutti i fans de 'IL SIGNORE DEGLI ANELLI'. Ho usato dei personaggi esistenti nella storia, seppur marginali, per introdurre il mio nuovo personaggio. Devo quindi precisare che Esmeralda Baggins non esiste. È solo un frutto della mia immaginazione -a meno che Tolkien non avesse realmente inventato un personaggio simile e allora chiedo scusa poiché non l'avevo sentita nominare- e spero davvero che non ferisca la sensibilità dei molti fans che leggono le fan fiction in questa sezione.

Voglio inoltre aggiungere che ogni nome presente nel libro da Bilbo a Frodo, da Merry a Pipino, passando anche per i personaggi minori, sono solo stati 'presi in prestito' per costruire questa storia che, spero davvero vi possa divertire e non offendere chi ha scritto i romanzi o i fans che lo amano.





IL FASCINO PERVERSO DELLE AVVENTURE: racconti segreti dal Libro Rosso.


1.Elfi e feste di compleanno.


La Contea era da sempre uno dei posti più belli di tutta la Terra di Mezzo. A detta di un hobbit, almeno. I suoi villaggi erano sempre un gran via vai di gente allegra, pronta ad una grande abbuffata , dopo una spossante giornata di lavoro, o una buona bevuta in una delle locande sempre ben fornite della birra più buona e cariche del fumo di mille pipe piene di erba pipa

Le terre floride e verdi che circondavano i villaggi dei vari Decumani, regalavano ad uno spettatore che la vedeva per la prima volta, un'immagine armonica e tranquilla, che donava pace a chi stava di fronte.

La vita di un hobbit, contornata da tutte queste meraviglie, non poteva, quindi, che scorreva tranquilla. Senza grandi scossoni, priva di avventure o di guai che avrebbero portato il protagonista in situazioni spiacevoli. Certo, c'è sempre una piccola eccezione che conferma la regola. Ma nonostante questo, nulla poteva davvero scuotere la vita della Contea, che scorreva uguale tutti i giorni senza che nessuno se ne lamentasse.

Almeno fino a che, nel 1341, un hobbit di nome Bilbo Baggins ritornò da un lungo viaggio, carico di oro e di oggetti preziosi, tutti di dubbia provenienza.

Fu allora che nella Contea venne introdotto il più pericoloso degli oggetti Magici. Un oggetto dall'aria completamente innocua che avrebbe segnato la vita di Bilbo, prima e poi quella di tantissime altre persone che, inevitabilmente, vennero travolte dalla valanga di eventi che ne seguirono nel tempo.

Il racconto che vi apprestate a leggere è la cronaca sincera di quello che accadde in quegli anni, partendo dalla festa per i centoundici anni di Bilbo Baggins, fino ad arrivare alle terribili esperienze che ne seguirono. Questo è uno dei pochi racconti del Libro Rosso a non essere abbastanza conosciuto, introducendo nomi che nella narrazione degli eventi, quella riguardante il viaggio di Bilbo e la storia di Sauron, Signore degli Anelli, non sono stati introdotti. Un po' perché il loro cammino si è interrotto prima che il terreno diventasse troppo pericoloso e accidentato. Un po' perché, loro hanno costruito la loro storia dopo la fine di questi racconti.



Angelica! Angelica! Aspettami!”

Angelica Baggins , figlia di Ponto Baggins, era una delle ragazze più belle della Contea. Forse perfino la più bella dei quattro Decumani messi assieme. Bella e soddisfatta di esserlo per giunta.

Godeva, tra la gente della Contea, di una grande popolarità, specialmente tra i ragazzi, che facevano a gara per farle la corte.

Angelica era la classica ragazza piena di sé, che non si interessa di nulla che non di se stessa. Le piaceva molto di più osservarsi ad uno specchio, piuttosto che leggere un buon libro o scrivere lettere ai cugini e alle cugine lontane, in modo da tenere saldi i rapporti. La sua unica preoccupazione era quella di avere i vestiti più belli e di trovare, tra tutti i suoi pretendenti, qualcuno di abbastanza ricco e facoltoso.

Come quella mattina di Agosto -o meglio, quella mattina di fine Agosto- dell'Anno 1401 - secondo i calcoli della Contea- che camminava per le strade di Hobbiville attorniata da uno stuolo consistente di corteggiatori ammirati dalla sua bellezza, con il quale civettava velatamente ridendo gustosamente alle varie battute.

Stava appunto ridendo alla battuta di uno dei tanti, quando venne disturbata dalla sua sorella minore. Esmeralda.

Esmeralda Baggins, aveva dieci anni quando la storia ebbe inizio, dieci in meno della sorella ormai ventenne. Come tutte le sorelle minori, Esmeralda, era il bersaglio preferito di Angelica, che non perdeva occasione di farle qualche brutto tiro o di prenderla in giro.

Angelica, infatti, che per anni era stata la preferita di suo padre, quando venne a sapere della nuova nascita, non prese per nulla bene la notizia. Amava essere al centro dell'attenzione e avere gli sguardi ammirati di tutti addosso già da quando era bambina. Sapere che ci sarebbe stato qualcun altro con cui condividere quest'attenzione, maschio o femmina fosse stato, la rendeva nervosa e la faceva arrabbiare.

Quando nacque Esmeralda e Ponto la mostrò alla piccola Angelica, questa la guardò con tutto il disprezzo di cui era capace una bambina e con tono altezzoso, voltando la testa disse di non aver mai visto un essere più insulso e brutto.

In realtà, Angelica, nemmeno sapeva che cosa voleva dire insulso, ma lo aveva sentito dire da sua madre mentre parlava di un vicino e aveva fatto sua la parola per rigirarla alla sorellina appena nata.

Esmeralda Baggins, in realtà non era brutta. E tanto meno insulsa. Anzi, crescendo divenne sempre più bella. Una bambina hobbit dai lunghi boccoli neri che sua madre ogni mattina riempiva di nastrini, che la piccola, puntualmente, perdeva ogni volta. Esmeralda, infatti, non si curava del suo aspetto. O per lo meno, non le importava come alla sorella maggiore. Giocava alla guerra con i bambini e odiava i noiosi giochi delle bambine. Preferiva stare con suo cugino Peregrino Tuc, ogni qualvolta lui arrivava ad Hobbiville in visita di qualche parente, e combinare un sacco di birbonate che causavano ai due un sacco di guai ma che rinsaldava il rapporto tra i due piccoli Hobbit cresciuti assieme e, tra cui, si era creata una tenera amicizia.

Ma c'era una cosa che Esmeralda amava sopra ogni cosa: andare da Bilbo ad ascoltare le sue storie.

Amava ascoltare la storia del Drago Smaug, del suo viaggio dove lo zio incontrò e conobbe gli Elfi e dove rischiò di essere mangiato da dei Troll. Le piaceva stare davanti al cammino a sentire di come Gandalf li prese in giro facendoli litigare prima che sorgesse il sole, facendoli trasformare in pietra. E le piacevano le canzoni che Bilbo cantava, le poesie che scriveva e che lei aveva imparato a memoria e trascritto in un quadernino per non dimenticarle più.

Era specialmente per questo motivo che Angelica prendeva in giro Esmeralda. Ed era per questo che Esmeralda non sopportava Angelica, ma che doveva piegarsi al fatto che, essendo troppo piccola, se doveva arrivare a casa di Bilbo o allontanarsi da casa, doveva chiederle aiuto.

Come quella mattina di fine Agosto, per l'appunto.

Angelica!” ripeté frustrata la bimba.

Angelica si voltò e sbuffando infastidita, incrociando le braccia, domandò:

Che vuoi Esmeralda?”

La bimba, stretta in un vestitino molto grazioso, blu cielo, corse verso la sorella maggiore, stringendo tra le braccia il suo quaderno. E sorridendo dolce, rispose:

Papà mi ha detto che mi devi accompagnare dallo zio Bilbo!”

Angelica sollevò gli occhi al cielo e ridendo, voltandosi, riprendendo a camminare, replicò:

Sai... Non sono tanto sicura di volerti accompagnare!” e fece ridere tutti i suoi corteggiatori che guardarono con divertito interesse la piccola.

Esmeralda aggrottò le sopracciglia e confusa disse:

Ma il papà ha detto...”

Ma il papà ha detto...” le fece il verso la sorella voltandosi e mettendo le mani sui fianchi e guardando la sorella con uno sguardo gelido: “E papà sa come mi hai chiamata questa mattina?”

Esmeralda boccheggiò. Ricordava benissimo che cosa aveva detto quella mattina alla sorella maggiore dopo l'ennesima lite. E di come questa fosse finita con l'arrivo della madre che le divise e diede ragione alla piccola che, senza volerlo, sentì ricadere su di se la promessa di vendetta da parte della sorella maggiore. Vendetta che, alla fine, Angelica aveva trovato. E lo stava mettendo in atto nel peggiore dei modi.

Hai cominciato tu!” si lamentò Esmeralda.

E io finisco!” sorrise malvagia Angelica. “Trova qualcun altro che ti accompagni. Io non lo farò di sicuro. E bada di non dirlo a papà. Oppure ti farò rimpiangere di avere una lingua!” e ridendo come una matta, si allontanò con i ragazzi.

Esmeralda sentì gli angoli degli occhi pizzicare. Quella era una cattiveria in piena regola. Degna di sua sorella del resto che, quando si trattava di fare cose meschine nei suoi confronti diveniva più cattiva di un Troll.

Chinando il mento, lasciò che alcune lacrime scendessero veloci sulle guance rosee. E avvilita si mise a sedere su di un muretto che fungeva da confine per una delle tante strade che si congiungevano alla strada principale. Come avrebbe voluto essere un Gigante in quel momento, oppure un Uomo per farle vedere che cosa poteva farle solo perché non l'aveva accompagnata a casa di Bilbo. Anche se, onestamente, se fosse stata un Gigante o un Uomo, non avrebbe avuto bisogno di nessuno per accompagnarla a casa di Bilbo. A dire il vero, forse nemmeno ci sarebbe andata da Bilbo.

Stava riflettendo sulla sua misera condizione di sorella minore, quando vide un'ombra oscurare la sua.

Sollevò la testa, con il naso bagnato proprio sulla punta da un lacrimone che non ne voleva sapere di scendere giù, quando vide l'ultima persona che avrebbe immaginato: il pretendente numero uno di sua sorella. Meriadoc Brandibuck. O, come dicevano tutti, Merry.

Esmeralda Baggins che cosa ci fai tutta sola in mezzo ad una strada, piangendo come una matta?”

Esmeralda passò una mano sotto il naso, tirando su con forza. E mettendo il broncio, chinando il capo, rispose:

Non sto piangendo. Mi è andata la polvere negli occhi...”

Hai litigato con Pipino per caso?” sorrise Merry mettendo le mani nelle tasche e guardandola con aria di uno che la sa lunga su queste cose.

Pipino è a Tucboro. E non sto piangendo ti ho detto!” esclamò Esmeralda.

Merry rise divertito. Non lo faceva con cattiveria e forse l'effetto era meno indisponente di quando lo faceva Angelica. Nonostante questo, in quel preciso istante, essere presa in giro da Merry non era propriamente quello che voleva. Infatti, un forte singhiozzo segnò l'apertura definitiva delle dighe e Esmeralda si trovò il viso inondato di lacrime calde e amare.

Probabilmente fu questo che fece rendere conto Merry di non essere stato cortese e di avere innervosito ulteriormente la piccola Esmeralda. E cercando di guadagnare terreno, inchinandosi con tanti ghirigori, disse:

Se smetti di piangere sarò il tuo cavaliere per tutto il giorno!”

Il viso di Esmeralda si illuminò subito, davanti alla proposta di Merry Brandibuck. E sorridendo, radiosa, rispose alla proposta:

Mi basta solo che mi accompagni fino alla casa di zio Bilbo!”

Merry guardò in direzione di via Saccoforino, pensando per un attimo a chissà cosa. Poi, guardando di nuovo Esmeralda, disse:

E sia! Ma bada bene che dovrai camminare, non ti porterò sulle spalle fino alla casa sotto la collina!”



Alla fine si ritrovò seduta nei gradini della casa di Bilbo, aspettando che sia lui che Frodo arrivassero a casa.

Succedeva spesso, infatti, che Esmeralda stesse ad aspettare per tanto tempo i due abitanti della casa, usciti a fare lunghe passeggiate dalle quali tornavano con storie sempre più avvincenti e straordinarie.

E spesso, durante il lunghi racconti, trasportata dalle immagini -completamente personali dal momento che non ne aveva mai visto uno- di Elfi che partivano in Terre Lontane, Esmeralda si trovava a guardare il vuoto e chiedere:

E quando porterete anche me a vedere gli Elfi?”

Finiva sempre che sia Frodo che Bilbo scoppiavano a ridere e poi, guardando l'ora, ammettevano che erano stati un po' troppo tempo a chiacchierare e la riaccompagnavano a casa.

Il motivo però, di quelle visite, era anche un altro. Per quanto potesse avere solo dieci anni, in casa Baggins, in via Saccoforino, Esmeralda cercava la sola persona che le riusciva a far battere il cuore a cento all'ora. L'unico che, un giorno, sognava, l'avrebbe sposata con una bella cerimonia a cui sarebbe stata invitata tutta la Contea. Frodo Baggins.

Non sapeva di preciso quando fosse successo. A dire il vero, le prime volte che provò quella strana sensazione, quello strano formicolio alle pareti dello stomaco come se avesse ingoiato un intero alveare e un milione di api volassero dentro cercando un'uscita, pensò davvero che le fosse successo qualche cosa di grave e che dovesse chiamare il dottore. La fortuna volle però che, prima di farlo, Esmeralda avesse ben pensato di chiedere informazioni alla sorella. E Angelica, ridendo, mentre si guardava allo specchio, spazzolando i lunghi capelli, le annunciò l'inevitabile: era innamorata di qualcuno. Certo, la cosa comportò molte cattiverie da parte della sorelle maggiore che la prese in giro per giorni tentando di capire quale dei suoi amichetti fosse lo 'sfortunato'. Poi, sempre troppo presa da se stessa, Angelica dimenticò il fatto e riprese ad occuparsi a tempo pieno di se stessa, come consuetudine. Nonostante questa inaspettata clemenza di Angelica, Esmeralda studiava spaventava la profondità di quello che stava provando. Aveva sempre pensato che l'amore fosse bello, che tutto sarebbe stato perfetto e roseo quando si sarebbe innamorata di qualcuno. Ma ben presto si rese conto che non era così. Al contrario, ora, sentiva di poter morire per colpa del dolore; che le api non era api che ronzavano, ma farfalle che, con le loro lunghe ali sbattevano contro le pareti dello stomaco facendole il solletico per poi, una volta finito il loro gioco e la loro breve vita decidere di andare a morire sul suo cuore spezzandolo con il loro peso, che diventava gravoso come quello di mille once.

In un primo momento cercò di scappare a questo sentimento. Si rese conto che le era impossibile e che il cuore doleva di meno quando riusciva a vedere Frodo. Il contrario succedeva quando non lo vedeva.

Decise allora di seguire il suo amore, seppur platonico, in uno stato di silenzio religioso, ascoltandone rapita la voce, guardando fisso gli occhi azzurri e i capelli neri.

Quella mattina, però era troppo arrabbiata con la sorella per poter gioire appieno del fatto che Frodo, assieme a Bilbo, con mantello e bastone stessero risalendo Saccoforino, parlando e ridendo, stesse ritornando a casa dalla sua passeggiata.

Il primo a vederla nelle scale fu Bilbo che, sorridendo, allargò le braccia -ed Esmeralda corse subito incontro abbracciandolo- e disse:

La mia piccola Esmeralda. Speravo che arrivassi. Ho grandi novità da annunciarti. Ma mi raccomando. Sono cose segretissime. E non dovrai dirle a nessuno...”

Oh! Non stare a sentirlo Esmeralda!” esclamò Frodo divertito. “Entro una settimana lo saprà tutto il paese!” e ridendo aprì la porta.

Esmeralda lo guardò sorridendo. Solo un minuto prima aveva pensato che non gli importasse dell'arrivo di Frodo dal momento che la rabbia verso sua sorella era davvero troppo grande. Ma appena Frodo aveva parlato, con un tempismo insperato, il suo cuore aveva cominciato a battere come un pazzo e aveva ignorato quasi l'invito di Bilbo che, liberandola dall'abbraccio di benvenuto, fregando le mani, dopo aver guardato l'orologio, disse:

“Bene! Vedo che sei arrivata giusto per l'ora del tè. O meglio... Noi siamo arrivati giusto per l'ora del tè...” e rise della sua battuta. Poi prendendo una chiave aprì la porta tonda della sua caverna Hobbit e voltandosi verso Esmeralda, con un elegante inchino, aggiunse: “Vieni, vieni Esmeralda. Ho un mucchio di cose da dirti!” ed insieme entrarono nella casa di Bilbo e Frodo.



Il bollitore fumava sulla grande tavola sempre ingombra di oggetti inutili o di pasti consumati a metà. Frodo stava seduto in disparte, fumando silenzioso la sua pipa. Bilbo parlava a ruota libera, come ogni volta, raccontando quello che una bambina poteva ascoltare, contento di un pubblico -benché fosse formato da una sola persona- così attento e così entusiasta delle sue storie.

Quella sera parlavano del fatto che, mentre passeggiavano nei confini della Contea, Frodo e Bilbo aveva incontrato degli Elfi Silvani con il quale avevano parlato a lungo e dai quali avevano raccolto interessanti notizie. Notizie che, però, si rivelarono tristi.

Credi che stessero andando anche loro ai Rifugi Grigi?” chiese con amarezza la piccola Esmeralda che quasi aveva le lacrime agli occhi nel sapere che gli Elfi avessero deciso di andarsene via dalla Terra di Mezzo.

Bilbo annuì e guardando fuori dalla finestra, giocherellando con qualche cosa che aveva nella tasca del panciotto damascato. Era un gesto che faceva spesso, che Esmeralda, in realtà, gli aveva visto da fare sin da quando era nata.

Non sapeva con esattezza che cosa ci fosse dentro quella tasca da permettere che Bilbo, così pieno di oggetti di grande valore e di ninnoli inutili, passasse anche ore intere giocherellando con il misterioso oggetto che aveva in tasca, crucciandosi se, infilando la mano, di tanto in tanto, non lo trovava, portandolo al punto di rovistare disperato tutta la casa, di rigirare mille volte nei corridoi, rivoltando i mantelli, bofonchiando parole che Esmeralda non capiva, ma che le mettevano addosso la stessa ansia, salvo poi rimettere la mano nella tasca del panciotto e trovare l'oggetto smarrito.

Esmeralda non lo aveva mai visto. Sapeva da Pipino che si trattava di un gingillo d'oro che Frodo e Merry ritenevano di poco valore rispetto ad altri oggetti ben più costosi che lo stravagante Hobbit possedeva. Aveva però notato -e con lei tutte le persone vicine a Bilbo- che lo zio aveva una certa predilezione per quell'oggetto, al punto che poteva quasi arrabbiarsi con tutti, perfino con lei se non lo trovava. E questo la feriva notevolmente. E le metteva addosso una strana tensione ogni qualvolta la mano dello zio cominciava a giocherellare con il misterioso ninnolo riposto nella tasca del panciotto.

Persa nei suoi pensieri, Esmeralda venne quasi scossa dalla voce di Bilbo che si fece profonda, quasi fosse qualcun altro a parlare. Parlava con Frodo e con Esmeralda, ma senza guardarli realmente, fissando invece i prati verdi di fronte a lui e sembrava che il suo fosse si fosse riempito di mille solchi e sulle sue spalle fosse stato calato un pesante fardello che costringeva a tenerle curve:

Hanno detto che il mondo sta cambiando e che loro non lo possono sopportare e devono lasciarlo prima che sia troppo tardi...”

A quelle parole, nella stanza calò un silenzio quasi innaturale e tutto parve scurirsi, divenire cupo, nonostante fuori splendesse un caldo sole estivo e le api giocassero a rincorrersi di fiore in fiore.

Sentendo il gelo salire lentamente sulla schiena, Esmeralda cominciò a sentire il disagio aumentare. Era come se lunghe dita invisibili apparissero dal nulla e si allungassero verso di lei, per afferrarla e non lasciarla più. Si guardò intorno, cercando segni del suo stesso fastidio, senza però trovarli. Possibile che fosse l'unica che se ne rendeva conto?

Chiuse gli occhi e immaginò di giocare per i prati verdi della Contea e qualche cosa di caldo si sciolse nel suo stomaco, scacciando quella spiacevole sensazione di freddo che la stava attanagliando. E rispondendo più ad un impulso atavico che alla sua volontà, alzò la voce e cercando di sembrare allegra, più per scacciare la paura che per altro, disse:

Zio!”

Bilbo si voltò. Sorrise e subito tolse le mani dalle tasche drizzando la schiena si mise a sedere al posto del capotavola. Si accorse solo allora che il visino della bambina era più pallido del normale e, indovinando che la stessa paura e lo stesso gelo fossero stati avvertiti anche lei, allungò la mano e prese quella della piccola e disse:

Lasciamo gli Elfi ai loro viaggi. Abbiamo altre cose a cui pensare, vero Esmeralda?”

Esmeralda annuì perplessa da quel cambiamento repentino ma ascoltò Bilbo che continuò:

Ho una notizia bellissima. Adatta per una bambina curiosa come te!”

Frodo sorrise poggiando i piedi sopra la tavola, mentre Esmeralda estasiata dall'arrivo di un elettrizzante notizia, con la bocca spalancata, guardò da Frodo a Bilbo e viceversa.

Stai parlando del segreto che mi hai accennato prima?” domandò la bambina che quasi si sentiva male per l'eccitazione.

Vorrai dire quello che tra un paio di giorni non sarà più un segreto?” s'intromise Frodo con sarcasmo.

Bilbo fece finta di non sentirlo e avvicinandosi ad Esmeralda, quasi sussurrando, domandò:

Vuoi saperlo o preferisci tenerti la sorpresa?”

Esmeralda per un attimo che le sembrò interminabile, fu combattuta tra il sapere tutto e subito o serbare la sorpresa. Guardò i due Hobbit pensierosa, poi, sorridendo, felice, giunse alla sua conclusione che esternò esclamando:

ORA! Lo voglio sapere ora!”

Bilbo e Frodo risero di gusto e fu lo stesso Bilbo a dire:

Sai che quest'anno compirò centoundici anni e che Frodo diventerà maggiorenne? Ebbene! Il 22 Settembre ad Hobbiville ci sarà la più grande festa che si sia mai vista a memoria di hobbit!”

Per la sorpresa, Esmeralda, spalancò la bocca in un perfetta O. Poi, saltando in piedi e battendo le mani, gridò felice e, continuando a saltellare, chiese:

Ma è bellissimo! Ed io sarò invitata?”

Frodo rise ancora saporitamente e Bilbo, ridendo con lui, si avvicinò ad una madia scura, aprì un cassetto e prese una busta finemente ed elegantemente decorata. Stava per darla alla bambina -e lei allungava le piccole mani bramose, contenta di vedere che cosa ci fosse scritto dentro- quando, ritraendo la busta, Bilbo, si raccomandò:

Non lo aprirai per nessuna ragione al mondo! E appena arriverai a casa lo darai a Ponto. Me lo prometti?”

Esmeralda annuì sincera e Bilbo dolcemente aggiunse:

Bene. Mi fido. Ma sta bene attenta a non rovinarlo. E dì a tuo padre di tenere il segreto e non far parola con nessuno della festa!”

La piccola annuì di nuovo e rigirò la busta sigillata tra le mani, guardandola come se si trattasse del più grande dei tesori.

Che fosse curiosa di vedere il contenuto del biglietto -nonostante lo conoscesse già a grandi linee- glielo si leggeva nel viso. Frodo, infatti, dopo averla osservata in silenzio, disse:

Scommetto che vuoi andare a casa!”

SI!” disse troppo velocemente Esmeralda che, rendendosi conto di aver risposto in maniera poco educata -più per gli sghignazzi di Frodo e Bilbo che coscientemente-, chinò la testa imbarazzata e correggendosi aggiunse: “Vorrei rimanere, ma si sta facendo tardi...”

Frodo sorrise e bloccandola disse:

Tranquilla. Abbiamo capito!” e affacciandosi guardando il guardino, chiamò: “SAMWISE GAMGEE!”

Ci volle relativamente poco prima che una testa ricciuta e bionda apparisse dalla finestra, contornando una faccia impaurita e interrogativa.

Sam era il figlio del Gaffiere, un uomo che era da sempre stato ai servizi di Bilbo ed ora che le artrosi erano diventante insopportabili, aveva istruito il giovane figlio e lo aveva messo al servizio della famiglia Baggins, continuando però, con lavori minori, a sua volta a servire Bilbo.

Sam era davvero devoto a Frodo e cercava in tutti i modi di non deluderlo mai. Era dunque in apprensione non sapendo che cosa volesse il suo giovane padrone.

Padrone?”

Voglio che tu accompagni la piccola Esmeralda a casa di Ponto Baggins!” rispose Frodo, mettendo le mani in tasca e guardando sia Esmeralda che Sam.

Sam guardò la bambina e il suo viso si distese in un impercettibile sorriso. Non aveva fatto niente di sbagliato. Al contrario! Il padrone gli aveva affidato un compito importante.

Mi raccomando!” aggiunse Frodo con fare minaccioso. “Fin sotto l'uscio. Se vengo a sapere che non lo hai fatto è meglio che tu sappia già da adesso che posso diventare molto cattivo!”

A quelle parole, il povero Sam drizzò la schiena e annuendo, velocemente, si avvicinò alla porta, fermandosi sull'uscio in attesa della piccola Esmeralda. Per Sam Gamgee una minaccia di Frodo non cadeva inascoltata.

Esmeralda prese il suo quaderno e avvicinandosi a Bilbo, mettendosi in punta di piedi gli baciò una guancia. Fece lo stesso con Frodo, poi, sorridendo, disse:

Allora? Andiamo, Sam?”

Il giardiniere annuì imbarazzato e lasciò che la bambina uscisse dalla porta prima di seguirla.

Bilbo e Frodo li guardarono, dall'uscio, incamminarsi verso il tramonto. E quando sparirono svoltando via Saccoforino, Frodo chiese:

Quanto pensi che passerà prima che tutti lo sappiano?”

Bilbo sorrise e chiudendo la porta rispose:

Non più di due giorni. Poi tutti cominceranno a fare domande e a bussare alla nostra porta” e ridendo entrò in cucina per preparare la cena.


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Capitolo 2
*** Una festa a lungo attesa ***


Volevo cogliere l'occasione per ringraziare Arena e Jhonny Nicotine che hanno recensito il mio primo capitolo. Spero davvero di non deludervi con questo capitolo che è stato proprio un parto podalico, tanto ci ho messo a finirlo.

Spero davvero che vi piaccia e che non vi annoi dal momento che è ' un po' ' lunghetto.

Grazie ancora a tutti.

Buona lettura.

Niniel.


2: Una festa a lungo attesa.


Grazie al vecchio gioco chiamato 'telefono senza fili', Angelica, una volta saputo che Bilbo e Frodo avrebbero dato una festa per i loro compleanni il 22 Settembre di quello stesso anno, diffuse la notizia in tutta Hobbiville.

Ci vollero, così, meno di due giorni prima che Bilbo trovasse un gruppo di vecchie signore hobbit che sorridendo gli chiedevano se fossero vere le voci messe in giro dalla figlia maggiore di Ponto Baggins riguardo una spettacolare festa.

E ci volle anche meno di una settimana per scoprire che, l'argomento festa, era l'argomento preferito dell'intera Contea.

Nacque così una fitta aurea di mistero attorno a questa festa, specialmente quando, a casa di Bilbo cominciò un gran via vai di Nani, Hobbit e tanti altri carichi di oggetti e provviste.

In ogni angolo dei quattro Decumani, tutti parlavano della festa che Bilbo Baggins stava preparando per i suoi centoundici anni. E con le chiacchiere sulla festa di Bilbo, arrivarono anche i racconti -triti e ritriti- dell'avventuroso viaggio di Bilbo, assieme all'inaffidabile Gandalf -considerato da tempo un disturbatore dell'altrui quiete- che lo portò lontano dalla Contea per un lungo periodo, al punto che molti lo credettero morto, salvo vederlo tornare a dorso di un pony, carico d'oro qualche tempo dopo.

Le opinioni sulla fortuna di Bilbo era discordanti. Chi diceva che fosse una cosa che si sarebbe dovuta pagare con il tempo, dato che, oltre che il tesoro, Bilbo aveva trovato, nel suo avventuroso viaggio, anche l'elisir di lunga giovinezza, visto che, dei suoi centoundici anni, non ne dimostrava nemmeno uno. Altri che invece dicevano che alla fine piove sempre sul bagnato e che Bilbo non solo era ricco, ma anche sfrontatamente giovane nonostante l'età.

La maggior parte delle volte, le chiacchiere della gente, venivano bloccate dal Gaffiere che, con orgoglio, si definiva una persona vicina alla famiglia di Bilbo e spendeva sempre buone parole sul suo vecchio padrone e sul nipote Frodo che suo figlio Sam adorava sinceramente. Ogni qualvolta qualcuno rumoreggiava sulla stranezza di Bilbo lui definiva il vecchio hobbit come una persona apposto, un vero gentilhobbit, come non se ne facevano da tempo. E detto questo se ne andava senza aggiungere altro. Una volta protetto l'onore del signor Bilbo, poteva ritenersi soddisfatto e lasciare la gente alle sue chiacchiere senza senso.


Dicono che ci sarà anche Gandalf!”

Io l'ho visto una volta. Ero a casa di Frodo e lo zio mi stava sgridando perché mi ero completamente sporcato con il fango, quando lui è entrato in casa... devi vederlo come è alto!”

Due bambini stavano seduti su di un ramo che pendeva sull'acqua gustandosi gli ultimi sprazzi d'estate, lanciando sassolini nell'acqua inerme del lago.

Uno era un bambino dai riccissimi capelli biondo rosso, un viso da birbante e la camicia e un po' fuori dai pantaloni. La bambina aveva dei bellissimi capelli neri adornati di nastri colorati.

Uno si chiamava Peregrino Tuc, appartenete agli hobbit di Tucboro. Un bambino birbante per davvero, capace dei peggiori danni e con una faccia da schiaffi degna del miglior farabutto. Stava seduto sul tronco sopra il fiume con la sua migliore amica, Esmeralda Baggins, la figlia di Ponto, con il quale era cresciuto e di cui, l'unica cosa che li separava era l'unico anno di differenza che avevano.

Tua mamma ti lascerà molto a Hobbiville?” chiese Esmeralda guardando i cerchi che si allargavano sullo specchio tranquillo, dopo che Pipino aveva buttato dentro un sasso.

Il bambino scrollò le spalle, guardando l'acqua e lanciando l'ennesimo sasso, rispose:

Non lo so. La mamma vorrebbe ripartire dopo la festa. Il papà dice che bisogna trattenersi, che ci sarà da mangiare tantissimo anche dopo la festa...”

Esmeralda guardò davanti a se. Da quando Bilbo stava organizzando la festa era sempre troppo occupato. E Frodo con lui. Nessuno dei due le raccontava storie di Elfi o di Troll che diventavano di pietra ai primi accenni di sole e lei aveva perso la sua fonte principale di divertimento.

L'arrivo di Pipino, fu quindi accolto da Esmeralda come il più felice degli avvenimenti, poiché la scrollava dalla solita monotonia in cui la sua vita di botto era piombata.

E se chiediamo alla mamma di ospitarti da noi per un po'?” chiese ancora Esmeralda guardando speranzosa il giovane Tuc.

Si potrebbe. Ma come mai sei così ansiosa di sapere quanto mi tratterrò a Hobbiville? Stare con Frodo e Bilbo ti annoia adesso?” domandò Pipino avvicinando la gamba al petto e tenendola stretta. Guardava Esmeralda divertito dalla sua scoperta, sapendo che, se quello che Esmeralda aveva detto era vero, tutti i discorsi della sua amichetta sulle bellissime serate passate a casa dello zio comune, si perdevano.

Pipino aveva capito che Esmeralda aveva una cotta per Frodo il giorno che la vide imbambolata sulla strada che conduceva alla casa di Bilbo, fissando il giovane Hobbit. L'aveva chiamata più volte, ma era stato tutto inutile. Esmeralda guardava fisso Frodo e il mondo che la circondava era diventato qualche cosa di superfluo. C'era voluto relativamente poco perché Pipino capisse. E un tempo infinitamente minore prima che cominciasse a prenderla in giro.

Sapere quindi che, a pochi giorni dalla festa di Bilbo, Esmeralda era annoiata, significava che lei non riusciva a passare abbastanza tempo assieme al suo amato.

Smettila di fare lo scemo Tuc. Non ho nessuna voglia di scherzare. Sono tutti fuori di testa, non si fa altro che parlare della festa...” disse Esmeralda voltando il viso verso la sponda orientale del lago più per celare il rossore del volto che per puro interesse.

E Bilbo ha messo fuori dalla porta un cartello che dice che non può entrare nessuno che non sia un addetto alla festa” continuò divertito Pipino.

Guarda che io posso entrare comunque. Lo zio Bilbo a me non dice nulla...” gli rispose Esmeralda, quasi sfidandolo a trovare qualche cosa da dire ora che aveva ammesso di avere comunque libero accesso alla casa.

Cosa che non fece il minimo effetto a Pipino, che, infatti, replicò:

E Frodo non sta più nella tua stessa stanza. E Bilbo non ti racconta più le sue favolette...”

Quelle di Bilbo non sono favolette. E tu lo sai benissimo...” disse risentita Esmeralda.

Guarda che lo so che a te delle storie di Bilbo non ti importa nulla. Vai a casa dello zio solo per vedere Frodo. Perché sei innamorata di lui. E lui non ti pensa nemmeno un po'!” la prese in giro Pipino, ridendo mentre parlava.

Quello che aveva detto era vero solo in parte. Esmeralda andava nella casa sotto la collina per vedere Frodo, sì!, ma tutto era cominciato perché andava a casa di Bilbo per sentire le meravigliose storie che lui raccontava e che facevano vagare la mente della piccola in terre a lei sconosciute, in avventure che lei non aveva mai intrapreso ma che, un giorno, sentiva avrebbe fatto anche lei.

Sei innamorata di uno che nemmeno ti pensa! Sei innamorata di uno che nemmeno ti pensa!” ripeteva Pipino divertito all'idea di far arrabbiare Esmeralda.

E ci stava riuscendo dato che la bambina, indispettita, rispose:

La vuoi smettere?”

E magari sogni anche di sposartelo? Ma lui non ti vuole!” continuò Pipino ignorandola.

Smettila!” strillò esasperata Esmeralda.

Sei innamorata di Frodo. Sei innamorata di Frodo” disse Pipino sempre più divertito.

Ti ho detto di smetterla!” sbottò Esmeralda e, dicendolo, spinse Pipino che, solo per un caso molto fortunato non cadde dentro lo specchio d'acqua.

Sbarrando gli occhi, riprendendosi dalla sorpresa del gesto dell'amica, Pipino si voltò lentamente e sbraitò:

Mi volevi far annegare?”

Così impari la prossima volta a fare lo stupido!” replicò risentita Esmeralda che, pulendosi le mani, con qualche difficoltà per via del vestitino, scese dal ramo e si allontanò, non accettando la minima protesta da parte del cugino.

Stava camminando maledicendo in cuor suo tutta la razza maschile degli hobbit, giurando che mai nella sua vita si sarebbe sposata -salvo che Frodo non decidesse all'ultimo momento di chiederglielo e allora le cose sarebbero cambiate- quando andò ad urtare contro un ostacolo. O meglio, qualche cosa che le aveva sbarrato la strada dal momento che, in mezzo alla via, nessuna persona sana di mente metterebbe un ostacolo, rischiando di causare spiacevoli incidenti.

Scosse la testa per riprendersi un po' dal colpo, quando vide un'ombra. E dai tratti le parve riconoscere a chi appartenesse. E sollevando la testa per guardare nel viso chi aveva urtato, invece di domandargli scusa, con le lacrime agli occhi, esclamò:

UFFA!”

Davanti a lei c'era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. Meriadoc Brandibuck che, anche quel giorno, aveva lasciato Villa Brandy per venire ad Hobbiville a chissà cosa fare.

E mai possibile che ogni volta che ho la fortuna di incontrarti ti trovo che piangi! Devo forse pensare che Esmeralda Baggins è una bambina che ha le lacrime in tasca!”

Esmeralda si mise in piedi, sbattendo con le mani il vestitino per toglierli la polvere da sopra e facendo lo stesso con le mani, guardando corrucciata Merry, disse:

Caro Merry... Io non ho le lacrime in tasca. È che questo vestitino è nuovo e la mamma mi punirà se lo rovino...”

Bugiarda!” sorrise Merry mettendo le mani nelle tasche. “Ti ho visto questo vestitino addosso molto di più di quello che pensi. Stai piangendo. Ammettilo... Hai scoperto che Pipino ha la fidanzata...”

Esmeralda sbuffò sollevando gli occhi al cielo. Se solo l'avesse vista sua madre fare una cosa simile, le avrebbe dato una bella strigliata e le avrebbe ricordato, per le prossime due ore, come e che cosa doveva fare una signorina hobbit davanti ad un ragazzo hobbit. Ma visto che sua madre era molto lontana -o per lo meno, non era nei paraggi- Esmeralda seguì la sua istintività e, come un vulcano eruttò sul povero Merry -che poi tanto innocente non era- una serie di insulti che avrebbero fatti impallidire i più scrupolosi e abituali avventori del Drago Verde.

Tu! Piccolo pollo con le piume sporche di letame, mi hai seccata. È mai possibile che ogni volta che mi succede qualche cosa di brutto, puntualmente ti trovo davanti a me che ti metti a peggiorare tutto prendendomi in giro? Ma non hai una famiglia su a Villa Brandy? Possibile che non fai altro che passare il tuo tempo qua ad Hobbiville?”

Merry sollevò un sopracciglio sorpreso da quello che una bambina di dieci anni poteva dire ad un hobbit più grande di quei tempi. E scuotendo la testa, pensando che i bambini hobbit non erano più quelli di una volta, sospirando, ma comunque sorridente, replicò all'invettiva di Esmeralda, con un semplicissimo:

Facile. Voglio sposare tua sorella!”

Esmeralda strabuzzò gli occhi e aprendo la bocca in una perfetta 'o', aspettò qualche secondo prima di rispondere, più per il bisogno di ferire Merry che per qualche altro motivo. E quando lo trovò, un sorriso malvagio le si dipinse sul volto e mettendo le mani sui fianchi, disse:

Tu vorresti sposare mia sorella?” e facendo una risata teatrale per manifestare il suo divertimento, aggiunse: “Mia sorella non ti sposerebbe nemmeno se tu fossi l'ultimo hobbit della Terra di Mezzo. Lei aspira a qualcuno di meglio. Qualcuno come Frodo. Un Baggins come lei. Non un volgare Brandibuck!”

Merry sentì un po' il peso di quelle parole, più per il fatto che era la stessa sorella minore di Angelica a dirle. Ma era anche vero che era una bambina di dieci anni, arrabbiata per di più e che tutto quello che voleva dire era quadruplicato dalla rabbia che aveva dentro. Per cosa, Merry lo ignorava, ma comunque era furiosa.

E mettendosi dritto, con l'aria un po' ferita, serio disse:

Stai parlando come una Sackville-Baggins!”

E allora?”esclamò Esmeralda. “Non mi importa. Non mi importa di nessun meschino maschio hobbit che sta ad Hobbiville o nelle vicinanze. Tu per primo!” e voltando i tacchi, si allontanò, senza chiedere scusa o senza mostrare il minimo interesse a farlo. E lasciando dietro di se un Merry basito e contrariato.

Nessuno dei due si rese conto che, verso casa Baggins, Gandalf e il suo carretto facevano ritorno nella Contea per festeggiare degnamente il compleanno del vecchio amico.


Il giorno dopo l'arrivo di Gandalf cominciarono ad arrivare molti carri a Casa Baggins, facendo borbottare non poco i vicini che cominciarono a dire che Bilbo 'disprezzasse le cose locali', salvo poi ricredersi quando cominciarono a fioccare anche un sacco di ordinazioni di ogni tipo di attrezzi, oggetti e provviste dai negozi di Lunguacque e Hobbiville e tutti i paesi della Contea.

Cominciò così l'attesa per tutti gli abitanti che, a differenza della piccola Esmeralda, non avevano ancora ricevuto l'invito.

Quando, quindi, cominciarono a riversarsi, sull'ufficio postale di Hobbiville e in quello di Lunguacque tanti di quegli inviti che l'ufficio postale ebbe bisogno di altri fattorini, la febbre della festa cominciò a salire, mentre chi ancora non aveva ricevuto l'invito, sperava sempre di vedere il fattorino arrivare; chi invece aveva ricevuto l'invito, cominciava a contare sulle dita i giorni che mancavano alla festa.

E d'altronde, come non si poteva non attendere ed essere in fibrillazione.

Bilbo si trovò così occupatissimo, al punto che, per non avere nessuno che lo disturbasse per il solo gusto di curiosare e vedere che cosa stesse preparando per la festa, appese un cartello alla porta che diceva: VIETATO L'INGRESSO AI NON ADDETTI AI LAVORI PER LA FESTA. Ma ben presto dovette intervenire Frodo stesso dato che, nel mezzo di una crisi di nervi 'da parenti impiccioni', Bilbo cominciò anche a fare storie per fare entrare chi era invitato.

E mentre la gente delle Contea intera vociferava cose più o meno veritiere di quello che stava accadendo attorno alla casa di Frodo e Bilbo, che,m nel frattempo, ai piedi della sua collina, aveva cominciato a far apparire oggetti di ogni tipo dalla corde, ai pali, fino a stranissimi teli, a prima vista molto grandi che, tutti non sapevano, con certezza, a cosa servissero.

Gli abitanti di Saccoforino divennero i più invidiati per la loro posizione strategica che permetteva loro di vedere la festa senza sentire borbottii infastiditi. E il vecchio Gaffiere conobbe il momento di maggior notorietà dal momento che, spesso, mentre lavorava, si fermava nel giardino e osservava, fingendo di lavorare di tanto in tanto.

Fino a che, una mattina, gli abitanti di Hobbiville si svegliarono e videro il grande campo addobbato per le grandi occasioni, con tende e con l'albero delle festa messo a capotavola del buffet principale, mentre da tutte le osterie e i ristoranti del paese, tutti i cuochi cominciarono ad aiutare i Nani che avevano il loro quartiere generale in Casa Baggins.

Esmeralda, dal canto suo, visse l'attesa nell'apatia. Aver litigato con Pipino prima e con Merry, poi, l'aveva resa molto triste, al punto che la stessa Angelica si cominciò a preoccupare del fatto che, la sua sorellina minore, fosse del tutto disinteressata al grande avvenimento di cui, lei, era venuta per prima a conoscenza.

Almeno fino alla settimana prima.

Accadde infatti che, mentre camminava per strada con la madre per prendere un nuovo vestito per lei e per sua sorella Angelica, quando videro Frodo sorridere e camminare verso di loro.

Salve signorine Baggins. È un piacere incontrarvi ancora. È da tanto tempo che non ho più avuto l'occasione per potervi salutare!” e guardando Esmeralda le fece l'occhiolino.

Fu in quel momento che la gioia persa della piccola tornò a galla come fa un pallone che è stato spinto giù: con un saltò altissimo. E in un solo istante si rese conto, la piccola Esmeralda, di non aver atteso altro che la festa, anche infondo al suo cuore triste, e cominciò a contare i giorni che la dividevano da quel giovedì, 22 Settembre.

Accadde però che, il mercoledì, alla Vigilia della festa, il cielo si coprì di nuvole, cosa che mise angoscia e lasciò indispettiti tutti gli hobbit della Contea.

Per tutta la giornata la speranza che il 22 Settembre le cose sarebbero state diverse, si perse tra gli abitanti.

Almeno fino all'alba, quando una giornata di sole, caldo come se fosse ancora estate inoltrata, splendette e iniziarono i divertimenti.


Esmeralda non era mai stata ad una festa di quel tipo. Sia chiaro! Nella Contea, tutti hanno parenti sparsi qua e là e, spesso e volentieri, ci si ritrovava ad una festa di compleanno almeno una volta alla settimana. Ma mai nessuna festa fu ricordata nella Contea come quella di Bilbo.

Era usanza degli hobbit, ogni qualvolta arrivava il loro compleanni, di regalare qualche cosa, anche di poco valore, agli invitati. Anche Bilbo e Frodo non furono da meno. Comprarono oggetti per tutti, belli e di buona fattura essendo fatti dai Nani e ordinati persino un anno prima della festa, dato che, per arrivare ad Hobbiville, avrebbero percorso un lungo tragitto.

Esmeralda, mentre si avvicinava al campo, quasi tremava per l'eccitazione. Non poteva credere fosse possibile che, dopo tutta quell'attesa, finalmente il giorno della festa era davvero arrivato.

Teneva la mano di suo padre e si guardava intorno, con gli occhi in costante stato di stupore, sorridendo e salutando eccitata i bambini e le bambine hobbit concitata; più educatamente gli hobbit adulti.

Angelica, invece, appena giunti alla festa, sempre piena di sé, si allontanò dalla sua famiglia per unirsi ad un gruppo di ammiratori che le stavano intorno adulanti.

Esmeralda, invece, speranzosa, cercava Frodo, ma senza successo. E quando stava per entrare nello spazio in cui erano state montate le tende, incontrò suo zio.

Zio Bilbo!” squittì felice saltellando. “Auguri!” aggiunse allungando i braccini e schioccando un tenero bacio sulle guance di Bilbo che sorridendo, si voltò e prese un pacchetto e disse:

Ti stavo aspettando piccola. Non ho avuto il tempo di salutarti in questi giorni. E mi dispiaceva davvero!”

Esmeralda corrugò le sopracciglia per poi, dopo, sorridere divertita e dire:

Ma che dici zio! Mi hai salutato. E vedrai che dopo la festa verrò tutti i giorni a casa tua per salutarti!”

Bilbo sorrise. Ma era un sorriso strano che non si estendeva al volto. Cosa di cui solo la bambina si rese conto. Né suo padre, né sua madre, mentre salutavano il cugino, si resero conto che, nonostante fosse la sua festa, quel sorriso non era completamente sincero. Esmeralda in quegli anni aveva conosciuto bene ogni espressione dello zio e, sicuramente, quando era allegro o eccitato per qualche cosa, non faceva quell'espressione tirata, o, almeno, così falsamente felice.

Sai una cosa?” disse Bilbo, facendole cenno di avvicinarsi.

Esmeralda si avvicinò guardandolo poco convinta, poi, sentì lo zio sussurrarle all'orecchio:

Ho una persona da presentarti!” e sollevandosi vociò: “Gandalf!”

Esmeralda sentì il cuore saltarle in gola e il sorriso spento di Bilbo e la sua preoccupazione, passarono in secondo piano. Finalmente avrebbe conosciuto lo stregone che aveva portato Bilbo a vivere un'avventura pericolosa ma terribilmente bella.

Si guardò intorno cercando un uomo all'altezza di un hobbit, quando trasalì vedendo un vecchio, alto, vestito di grigio. Portava una lunga barba grigia e aveva delle cespugliose sopracciglia dello stesso colore della barba. Le sue spalle sembravano curve, come piegate da un peso, forse, più che altro dall'età. E quando si avvicinò, sorrideva tranquillo.

Immagino che tu sia la piccola Esmeralda! Frodo e Bilbo mi hanno parlato molto di te. E del fatto che ami sentire la storia di quando ho sconfitto i Vagabondi che si volevano mangiare tuo zio e i Nani che stavano con lui!”

Esmeralda stava con il naso all'insù e guardava Gandalf con la bocca e gli occhi spalancati, intimorita, quasi, ma terribilmente interessata da un uomo che, sapeva dai racconti di Bilbo, avere un grande potere magico.

E stupidamente, chiese:

Puoi farmi vedere una magia!”

Gandalf e Bilbo scoppiarono a ridere e Gandalf si chinò e le chiese:

Sicura di voler vedere una magia? Allora seguimi!” e senza aggiungere altro, tra la folla di hobbit che entravano nel recinto della festa e quelli che mangiavano Gandalf guidò Esmeralda vicino a quella che si rivelò essere la sua scorta di fuochi d'artificio.

Oddio! Ma allora è vero!” esclamò Esmeralda stupita.

Cosa?” chiese Gandalf divertito.

Esmeralda lo guardò con la stessa espressione di prima e quasi non volesse credere a quello che vedeva, domandò:

Dicono che tu sai fare dei fuochi d'artificio meravigliosi. È vero?”

Gandalf rise e prendendo uno dei razzi, rispose:

Dicono che i miei fuochi d'artificio sono i migliori? Credo che prima tu debba vederli per aver un tuo parere onesto, non trovi?” e preparando il razzo propose: “Che ne dici di stare qua e vedere cosa succede una volta che questo viene acceso!”

Esmeralda annuì entusiasta.

E quando il razzo partì... Capì che quello che dicevano di Gandalf era davvero riduttivo.


Esmeralda stava ancora mangiando tranquilla, quando sentì qualcuno picchiettare sulla sua spalle.

Si voltò e quasi le andò di traverso quello che stava mangiando, quando vide chi era il suo interlocutore. Poi, prendendo un cipiglio severo, disse:

Peregrino Tuc. A cosa devo l'onore?”

Pipino non si aspettava di certo grandi cerimonie da parte della sua migliore amica. L'aveva presa in giro toccando il suo tasto più debole, ma anche lei aveva sbagliato, se ben ci pensava.

Nonostante questo, però, decise di mettere il suo orgoglio sotto i tacchi e serio disse:

Sono venuto qua a chiederti se ti stavi divertendo!”

Cominciare da un argomento che con la loro lite non aveva a che fare, per Pipino era una mossa saggia. O per lo meno gli sembrava.

E infatti...

Mi sto divertendo... Ora puoi andare!” rispose acida Esmeralda.

Pipino colto di sorpresa, strabuzzò gli occhi e, chinando la testa, maledì le sue buone intenzioni e tutte le bambine hobbit. Poi, riprendendo la sua espressione contrita, ricordando che Esmeralda era molto più simile ad un bambino che ad una bambina e che a lui, con lei, piaceva davvero scherzare, decise di tentare il tutto e per tutto. E sempre più serio, disse:

Non ci parliamo da tanto io e te...”

Lo so!” replicò dura Esmeralda mangiucchiando un delizioso manicaretto di cui si era scoperta ghiotta.

Pipino represse la voglia di sbuffare e dirgliene quattro e dolcemente, disse:

Io sarei venuto qui per dirti che volevo far pace con te... Ma se non ti interessa...” e usando la tattica del vittimismo, con le mani nelle tasche, a testa china si allontanò.

E stavolta la sua tattica funzionò. Esmeralda, vedendolo davvero colpito dalla loro lite, sospirò e ingoiando il manicaretto -il rischio che qualcuno lo potesse prendere era davvero alto- disse:

Ehy, Pip!”

Il ragazzino si voltò. Dentro di se sapeva di aver vinto. Era stata lei a chiamarlo Pip per prima e usava quel nomignolo, che altro non era che l'abbreviazione stessa dell'abbreviazione del suo nome, quando voleva andare a giocare con lui, ogni volta che andava ai grandi Smiàl di Tucboro.

Mi sei mancato anche tu in questi giorni!”

Pipino sorrise e avvicinandosi a Esmeralda, indicando uno dei fuochi di artificio di Gandalf che esplodevano per aria disse:

Hai visto Gandalf! È meraviglioso quello che sa fare, non trovi?”


Merry stava camminando per le tende quando vide Ponto, suo zio, parlare con Angelica che rideva e aveva le guance rosse.

Stupito dal fatto che la giovane e bella figlia di Ponto non fosse attorniata da un gruppo di ammiratori adoranti decise di avvicinarsi, per vedere che cosa fosse successo.

Sorridente e con le mani nelle tasche si avvicinò, quando vide con lo zio un altro ragazzo.

Era uno dei Tronfinpiede, di cui nemmeno ricordava il nome. Sapeva solo che lo considerava molto stupido. Ma era anche vero che suo padre, era terribilmente ricco.

Spero che tu non sia geloso della bellezza di mia figlia. Angelica è bella e sa di esserlo...” rise Ponto facendo ridere anche i due ragazzi.

Il giovane stupido sorrise e divenne rosso. Era visibilmente nervoso. E con voce tremante disse:

Ho comprato un terreno vicino ad Hobbiville e intendo costruirvi una bella casa. E trovare della buona servitù per vivere agiatamente. Volevo chiederle se, una volta che tutto questo sarà pronto... Il permesso di sposare Angelica...”

Quella frase esplose nella testa di Merry. Quello stupido, piccolo, ridicolo hobbit, marito di Angelica. Non poteva crederci.

Si portò le mani sul viso e, in un solo attimo, come se un fulmine lo attraversasse, le parole di Esmeralda gli tornarono alla mente:

'Tu vorresti sposare mia sorella?Mia sorella non ti sposerebbe nemmeno se tu fossi l'ultimo hobbit della Terra di Mezzo. Lei aspira a qualcuno di meglio. Qualcuno come Frodo. Un Baggins come lei. Non un volgare Brandibuck!'

Milo!” intervenne Ponto, attirando l'attenzione di Merry che lo vide poggiare una mano sulla spalla del giovane, disse: “Visto che, per fare tutte le cose che hai detto ci vuole molto tempo e che nel frattempo, forse, Angelica avrà il tempo per maturare un po'...” e risero tutti e tre: “... Accetto che tu sposi mia figlia. A patto che tu la renda felice!”

Merry sentì di non poter sentire oltre. Sentiva il cuore fargli male e la testa esplodergli mentre, allontanandosi, sentiva la voce di Esmeralda, rotta dal pianto ripeteva quell'infausto presagio, non pensando forse che, una bambina ferita poteva dire tutto solo per far del male a chi la stava facendo piangere o per sfogare un po' di rabbia.

Ma per un uomo dal cuore ferito, tutto era importante. E tutto prendeva importanza, anche il più piccolo dettaglio.


Odio Diamante di Lungosquarcio!”

Esmeralda guardava i bambini hobbit e vide la piccola Diamante che rideva e che correva felice.

Perché?” chiese interessato Pipino con la bocca piena.

Esmeralda addentò un manicaretto e facendo spallucce, non prima di aver inghiottito, disse:

Forse perché mi ricorda mia sorella Angelica. È antipatica e piena di sé!”

Pipino deglutì a fatica il boccone troppo grande e ridendo, disse:

Veramente si comporta come tutte le bambine!”

IO sono una bambina!” esclamò indignata Esmeralda, guardando, non poco contrariata Pipino.

Il bambino hobbit sapeva che era stato difficile riottenere di nuovo l'amicizia di Esmeralda e, cercando di sembrare cortese, disse:

Non ti offendere. Ma tu sei diversa dalle altre bambine hobbit!”

Che vuoi dire?” chiese sospettosa Esmeralda.

Pipino bevve un lungo sorso di succo e sorridendo e rispose:

Sei meno noiosa. Certo! Stai sempre a leggere i libri e conosci a memoria le storie dello zio Bilbo... Ma ti sai arrampicare sugli alberi, giochi a fare la guerra... Alle volte sembri come me...” e annuì guardando il vuoto aggiungendo dopo: “... ma con la gonna!”

Esmeralda sorrise. Sentirsi dare del maschiaccio avrebbe fatto sbiancare la piccola Diamante di Lungosquarcio, ma non lei. La prospettiva che qualcuno la trovasse interessante e indipendente come un vero ragazzino hobbit, le piaceva. E stava per rispondere a Pipino, quando Bilbo salì sul podio. Questo significava che stava per fare un discorso.

DISCORSO! DISCORSO!” gridarono tutti intorno.

Al dire il vero nessun vero hobbit amava i discorsi durante le cene. Toglievano tempo al mangiare e questo per loro era un grande problema.

Quindi, dopo quel lauto pasto, in quel momento, tutti erano arrivati a quel punto in cui 'dovevano riempire gli spazi vuoti' ed erano davvero poco inclini ad ascoltare un lungo e noioso discorso sui tempi passati e vecchie favole. Speravano quindi di imbonire il vecchio hobbit, incitandolo a parlare e, così, ottenere l'effetto contrario, lasciando loro più tempo per mangiare.

Miei cari...” cominciò Bilbo.

Tutti attorno chiesero silenzio, ma inutilmente, dato che, una volta che la folla si zittiva erano loro stessi a ripetere 'Silenzio!' oppure 'Ascoltate!', facendo perdere serietà alla richiesta.

Ma Bilbo, che, Esmeralda notò, teneva la mano in tasca come quando le raccontava la storia del suo viaggio nella tana di Smaug, agitò l'altra mano e ottenne una stiracchiata attenzione:

Miei cari Baggins e Boffin. Beneamati Tuc e Brandibuck, Scavari e Paffuti, Rintanati e Soffiatromba, Bolgeri e Serracinta, Boncorpi, Tassi e Tronfipiede...”

TRONFIPIEDI!”urlò furente un vecchio hobbit che stava seduto con i piedi sul tavolo.

Effettivamente la taglia dei piedi del vecchio Tronfipiede era notevole e lui richiedeva il plurale del cognome proprio per quel motivo. Cosa non condivisa da Bilbo che, ribadì il cognome dell'uomo e aggiunse: “... e miei cari Sackville-Baggins...”

Esmeralda rise sotto i baffi. Sapeva che Bilbo aveva lasciato volontariamente i suoi odiati parenti per ultimi. Ed era anche a conoscenza del fatto che, sia Lobelia che Otto, si erano accorti di questo e dietro di lei si rodevano il fegato.

Non era una novità per quanto riguardava i due vecchi parenti di Bilbo. Quando quest'ultimo infatti era partito per la sua avventura alla volta delle Montagne che contenevano il tesoro del drago Smaug, loro erano entrati in possesso di casa Baggins. E l'avevano anche occupata, salvo poi doverla abbandonare quando, carico di tesori e pieno di salute, Bilbo fece ritorno.

Piuttosto grottescamente, i Sackville-Baggins, cominciarono a fare affidamento sulla natura e sul lento e inesorabile passare degli anni. Ma non solo Bilbo si conservava fresco e vigile di anno in anno, ma, addirittura, fece loro un oltraggio ancora più grande, nominando Frodo unico erede di tutta la sua fortuna e di casa Baggins, di conseguenza, lasciandoli definitivamente a bocca asciutta.

Ricordarli, quindi, per ultimi, ad una festa in cui, era risaputo, non erano gli ospiti d'onore, era l'ultima di una serie di offese.

Oggi è il mio centoundicesimo compleanno. Oggi ho centoundici anni. Spero che vi stiate divertendo tutti come me” qualcuno gridò 'Si!', qualcun altro 'No!', salvo poi cominciare un chiasso infernale, ballando e suonando. Nemmeno i bambini hobbit si sottrassero a quella cagnara -inclusi Pipino ed Esmeralda, naturalmente- e usarono le loro scatole magiche che avevano ricevuto all'inizio della festa.

Bilbo cercò inutilmente di richiamare l'attenzione e fu costretto ad usare il corno di un ragazzo che stava in piedi accanto a lui, suonandoci dentro tre volte. E una volta ottenuto silenzio disse:

Non vi tratterrò a lungo. Vi ho riuniti per un motivo preciso!”

Esmeralda corrugò la fronte, sentendo il tono della voce dello zio cambiare in quel modo. Era diventato più serio, quasi stesse per dare una brutta notizia. Ma nessuno, a parte lei se ne rese conto e Bilbo continuò, schiarendosi la voce:

Anzi... Per tre Motivi! Innanzi tutto per dirvi che voglio tanto bene a tutti voi e che centoundici anni di vita in mezzo a gente così straordinaria ed ammirevole non sono sufficienti” detto questo il silenzio venne rotto da uno scroscio di applausi ed acclamazioni: “Conosco la metà di voi solamente a metà; e nutro per meno della metà di voi, metà dell'affetto che meritate

Tutti cominciarono a mormorare tra di loro cercando di capire se fosse il caso o no di offendersi per quello che Bilbo aveva espresso con quella frase ingarbugliata.

Credi che durerà ancora per molto? Io ho fame!”

Esmeralda sollevò gli occhi al cielo. Solo una persona poteva essere così insolente e intromettersi in un discorso importante solo per dire di aver fame: Pipino. E voltandosi, con sarcasmo, gli rispose:

Mi fai perdere il discorso di Bilbo!”

Ma ho fame!” piagnucolò Pipino.

Possibile che tu pensi solo a mangiare Peregrino Tuc?” rincarò Esmeralda puntando le mani sui fianchi al fine di apparire seccata.

Che vuoi che ti dica?” sorrise anche Pipino prendendo una mela: “Tutto sto movimento mi ha messo un certo appetito...”

Esmeralda prese una mela a sua volta e rispose:

Sei tu che hai un pozzo senza fondo al posto dello stomaco. Credo che tu sia riuscito a mangiare di tutto e di più!”

Guarda che anche tu ti sei data da fare...” replicò fingendosi ferito Pipino.

Ma sono certa che non toccherò mai i tuoi livelli, Peregrino, dal momento che ti stavi per mangiare anche le gambe del tavolo.

Ripeto! Anche tu...” stava per rispondere il giovane hobbit quando la voce di Bilbo sovrastò il chiacchiericcio che cominciava a farsi annoiato, dicendo:

... desidero fare un annuncio...”

... non sei rimasta a guardare...” continuò Pipino ignorando lo zio.

Esmeralda aveva sentito bene quello che Bilbo aveva appena detto e voltandosi seccata verso Pipino, disse secca:

Shhh!”

Pipino aggrottò le sopracciglia e boccheggiando sorpreso, disse:

Sei davvero maleduc...”

VUOI STARE ZITTO?” si voltò di scatto Esmeralda facendo voltare anche alcuni degli astanti.

Pipino arrossì e cercò di sparire nella sedia, mentre Bilbo diceva:

Mi rincresce dovervi comunicare che quantunque, come vi ho detto prima, centoundici anni in mezzo a voi siano davvero troppo pochi, ora è giunta la 'fine'. Me ne vado. Parto 'subito'! Addio!” e detto questo, scese dalla sedia e scomparve.

L'unica cosa che Esmeralda vide, nel momento in cui Bilbo spariva, fu una luce accecante che la costrinse a serrare gli occhi e, così, non poter cogliere ogni singolo avvenimento futuro, fino alla loro totale riapertura. E quando, con ancora la vista disturbata da piccoli flash neri che le disturbavano l'occhio, si guardò intorno e si rese conto che tutti i centoquarantaquattro presenti erano sbigottiti: chi era caduto dalla sedia; chi invece era saltato in piedi. Tutti fermi, in un perfetto e religioso silenzio. Silenzio che venne rotto solo dal vecchio Odo Tronfinpiede che tolse i due enormi piedi dal tavolo e cominciò a sbatterli per terra. E quella fu la molla che fece scattare l'ingranaggio.

Prima lento poi, sempre più assordante, con lo stesso rumore di un mare di cicale che cantano in un campo in estate, le voci dei vari hobbit, che cominciavano a parlare contemporaneamente, facendosi domande, divennero una sola.

Esmeralda sbatté le palpebre un paio di volte per riottenere la normale visione, poi si guardò intorno, pensando di vedere Bilbo saltare fuori da un cespuglio e fare una delle sue entrate spettacolari da posti lontani dall'ultimo nel quale lo si era visto.

Ma non quella volta. Inutilmente, Esmeralda lo cercò. Il cervello lavorava frenetico, cercando di immaginare il posto in cui Bilbo si era nascosto. Ma più il cervello lavorava, più le informazioni si affollavano nel cervello, più la realtà diventava un quadro unico che veniva scoperto da un grande lenzuolo bianco che l'aveva scoperta.

Si mise in piedi anche lei e portò una mano sul cuore, chinando la testa. Pipino, che aveva girato la testa di qua e di là, senza capire poi tanto di quello che era successo dopo l'esplosione della luce bianca, si voltò e guardando Esmeralda, le chiese:

Che c'è?” e voltando lo sguardo verso il podio chiese ancora: “Ma dove è andato?”

Se n'è andato!” mormorò Esmeralda.

Cosa!” esclamò incredulo Pipino.

Esmeralda sollevò la testa, scoprendo il viso rigato dalle lacrime. In un attimo fu tutto dolorosamente chiaro. Bilbo stava lasciando la Contea. E non per uno di quei suoi viaggi avventurosi in cerca di tesori e di posti sconosciuti. No! Stavolta sarebbe andato via per sempre, per non fare più ritorno.

In quel momento, Esmeralda non riusciva a pensare ad altro. E correndo, spingendo la gente, sentendo la eco lontana della voce di Pipino che gridava:

Esmeralda! Che fai? Torna qua.” scappò via dal campo della festa, senza avere una meta precisa nella testa, ma con un mare di ricordi che si andava ingrossando per sbattere, con grosse onde, sulle pareti della memoria.

Non degnò i Sackville-Baggins che quasi la travolsero, lasciando anche loro la festa, indignati.

In quel momento l'unico pensiero era che Bilbo non le avrebbe più cantato le canzoni che aveva appena finito di comporre; non le avrebbe più raccontato storie di posti meravigliosi che solo lui nella Contea poteva dire di aver visto; non le avrebbe più parlato degli Elfi.

E in tutto questo, il dolore più grande, quello che le faceva bagnare il viso con calde lacrime, era che lui aveva deciso di andarsene senza nemmeno salutarla. Senza nemmeno dirle addio.

E correndo, per lasciare dietro le spalle quella baraonda di persone che rideva, gridava e sbraitava, Esmeralda non notò nemmeno Frodo che, da solo, sollevò il bicchiere e brindò silenziosamente a Bilbo, per andare via alla chetichella.

Ma forse nemmeno le importava.

In quel momento voleva solo raggiungere l'unico posto in cui suo zio Bilbo sarebbe sicuramente andato prima di lasciare Hobbiville per sempre.


Merry non capiva.

Sentiva un gran vociare e la gente che, vicino all'albero della festa, correva come in cerca di qualche cosa.

Era curioso, come molti hobbit del resto, ma il suo malumore lo costrinse a stare inchiodato dov'era.

Si rese conto che voleva stare lì, nel suo cantuccio, senza essere costretto a vedere nessuno, senza essere costretto a vedere Angelica felice con il suo ricco fidanzato.

Portò le mani alla testa e trattenne a stento le lacrime. E fu allora, mentre si disperava e si crogiolava nel suo dolore, che sentì il leggero scalpiccio di passi sull'erba umida.

Messo in allarme da quella che, tutto era ma non un illusione, Merry sollevò la testa e cercando di riuscire a vedere qualche cosa nell'oscurità, provando a nascondere il panico che sentiva invaderlo a fiotti, si mise in piedi e gridò:

CHI VA LÀ?”

Nessuno rispose. Merry sapeva che ad Hobbiville le cose erano diverse da Buckburgo, che le porte non venivano sprangate come succedeva a Villa Brandy e in tutte le case attorno. Hobbiville era un posto tranquillo, in cui non poteva succedere nulla di brutto a nessun hobbit. Almeno un hobbit che viveva tranquillo.

Così, nonostante cercasse di tranquillizzarsi in silenzio, sentì un rumore di passi che mise a dura prova i suoi nervi logorati e lo fece saltare sul posto e gli fece gridare di nuovo:

CHI VA LÀ?”

Stavolta sentì una risata sommessa che gli fece rizzare i capelli dietro la nuca. E deglutendo a vuoto, guardando nel vuoto, indietreggiando gridò ancora:

HO CHIESTO CHI VA LÀ?” e non ottenendo nessuna risposta intimò: “FATTI VEDERE!”

Per colpa della paura sentiva il sudore scendere lungo la schiena, oltre che imperlargli la fonte. Tremava e sperava che, chiunque fosse lo sconosciuto invisibile, non avesse una buona vista per rendersi conto che stava tremando come una foglia.

Cedendo alla paura stava per gridare aiuto quando qualcosa lo urtò, proprio nel momento in cui Esmeralda, con il fiatone, tenendo il fianco dolorante, lo raggiunse:

Esmeralda!” esclamò in un misto tra il sorpreso e lo spaventato.

Esmeralda si fermò e poggiando le mani sulle ginocchia, si sollevò e puntò gli occhi su Merry. E subito si rese conto che aveva pianto.

Stavi per caso cercando di far sentire la tua voce fino all'albero della festa?” disse lei cercando di dissimulare il fatto di aver pianto fino a qualche secondo prima.

Merry non rispose, continuando a guardarla stralunato. Esmeralda si guardò intorno e chiese:

Hai visto salire qualcuno?”

Merry scosse la testa ed Esmeralda, sedendosi nell'erba sbuffò delusa e disse:

Allora è vero. Se n'è andato!”

Chi?” chiese Merry aggrottando le sopracciglia.

Esmeralda si voltò e lo guardò. Gli occhi erano pericolosamente liquidi, ma nonostante questo rispose con voce ferma:

Bilbo è sparito durante la festa!”

Merry sollevò un sopracciglio e un debole sorriso cominciò a farsi largo sul viso triste. E sussurrò:

Ora capisco!” e guardando Esmeralda, aggiunse: “Ricordi qualche mese fa? Quando stavamo litigando perché ti avevo fatto uno scherzo e abbiamo visto lo zio in fondo alla via che camminava tranquillo, canticchiando e guardando gli alberi?”

Esmeralda annuì senza aggiungere una parola e Merry continuò:

Ricordi che tu volevi andare a salutarlo, ma, da una via secondaria, i Sackville – Baggins sono apparsi dal nulla e lui, per evitarli è come sparito? Era l'Anello...”

Esmeralda lo guardò perplessa e Merry le spiegò:

Ma si! L'anello che usava per sparire ogni tanto. Quell'anello magico che ha vinto a Gollum!”

Esmeralda spalancò la bocca sorpresa e Merry aggiunse:

Lo aveva anche adesso. E ti dico che si è divertito come un matto a prendermi in giro e a farmi spaventare, quel vecchi pazzo.” e sorridendo, guardò Esmeralda e concluse: “Era qui, prima che tu arrivassi...”

A quelle parole Esmeralda scattò in piedi e disse:

Dobbiamo cercarlo. Non sarà lontano...”

Merry la fermò tenendola per un braccio e serio replicò:

Non vuole che nessuno lo segua. Altrimenti non avrebbe messo l'anello!”

In un attimo le lacrime bagnarono il viso di Esmeralda. E fu inutile asciugarle per nasconderle a Merry. Bilbo non l'aveva salutata e lei non lo avrebbe mai più rivisto. Si sentiva tradita. Triste. E le lacrime non si potevano fermare, mentre questi sentimenti le dilaniavano il petto.

Tirò su con il naso e con la voce ancora un po' nasale, chiese a Merry, più per cambiare discorso e non pensare a quello che stava succedendo che per vero interesse:

E tu che facevi qua?”

Merry sorrise e lentamente si mise a sedere vicino ad Esmeralda e, guardando le mani rispose:

Angelica si sposa. Ha trovato l'uomo ideale per lei!”

A quella notizia, le lacrime e il dolore furono spazzati come da una grande folata di vento. Guardò stupita il cugino, che non perse la sua espressione e disse:

Vedo che non lo sapevi anche tu! E pensare che quando ho saputo che Angelica si sarebbe sposata, ho ricordato tutte le cattiverie che mi hai detto qualche giorno fa e ho pensato che fossi al corrente di tutto. Sbagliavo a quanto pare!”

Esmeralda non capiva più nulla. Sapeva solo che il cuore le batteva forte e che la testa le girava per via delle troppe emozioni della serata.

Guardò l'erba fresca e si rese conto di una cosa. Stavamo seduti, lei e Merry, da qualche secondo e non avevano ancora cominciato a litigare.

Sorrise e disse:

Strana questa serata. Ma c'è voluta affinché potessimo stare nello stesso metro quadro senza gridarci contro. C'è proprio voluta questa serata perché accadesse questo!”

Merry la guardò e sorrise. Poi in silenzio, guardarono verso l'albero della festa, dove tutti avevano ripreso a mangiare. Non sapevano che dietro di loro Bilbo, silenziosamente, li salutava per l'ultima volta.


Per la prima volta, trovarsi a Casa Baggins le metteva tristezza.

In mezzo alle cose di Bilbo più o meno nuove, Esmeralda guardava la folla che cercava qualche cosa da accalappiarsi.

Disgustata, guardò il regalo che Frodo le aveva dato appena entrata.

Era un pensiero che Bilbo aveva preparato in vista della partenza. Era un bellissimo carillon, di manifattura elfica. Esmeralda lo conosceva bene, perché, molto spesso, quando andava a trovare lo zio, lo aveva fatto suonare ripetutamente.

Lo strinse al petto, rileggendo di nuovo il bigliettino:

Alla piccola Esmeralda a cui piace sognare di draghi che sputano fuoco e di vedere il sorriso antico di un elfo. Con infinito affetto zio Bilbo

In quel clima di pazzia, quel regalo era uno scoglio dopo un naufragio. Lo stringeva, guardando la gente che leggeva i cartellini senza capirli. E angelica che guardava lo specchio che lo zio le aveva lasciato con un cartellino che diceva:

Per Angelica, da parte dello zio Bilbo

Non si sarebbe mai resa conto che lo zio l'aveva presa in giro.

Ma ad Esmeralda non importava. Bilbo se n'era andato e lei sapeva che le aveva lasciato quel carillon per ricordarle le serate passate assieme, lei con Bilbo e Frodo.

E di una cosa Esmeralda era certa. Per niente al mondo avrebbe lasciato quel carillon.

Gli altri avrebbero perso e riciclato quel regalo, ma non lei. Quello era il suo filo rosso che la teneva collegata a Bilbo e, per questo lo avrebbe custodito per sempre.


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Capitolo 3
*** Una donna sa sempre come fare ***


Chiedo scusa a chiunque abbia atteso questo capitolo. Ho avuto dei grossissimi problemi con il pc e sembrava quasi che non ci fosse più nulla da fare per lui.

Colgo quindi l'occasione di ringraziare e salutare Arena e Johnny Nicotine che continuano a recensire la mia storia. E anche nini superga e thiliol che hanno recensito per la prima volta.

So che è passato più di un mese e chiedo immensamente scusa per il mio ritardo a tutti, ma come ho già detto, il pc era più morto che vivo, in uno stato di coma profondo quindi. Ho comunque avuto il tempo di scrivere su carta il terzo capitolo e il quarto che, purtroppo è ancora in fase di correzione.

Spero che il computer mi assista e l'antivirus pure. E che il nuovo capitolo, cosa più importante, sia di vostro gradimento.



3. Una donna sa sempre come fare.


Quante parole si possono dire in diciassette lunghi anni?

Tante da riempire un intero oceano. E ad Hobbiville le parole scorrono veloci come fiumi in piena.

Gandalf e Bilbo sbagliarono quando pensarono che sarebbero bastati un paio di giorni affinché il clamore per la scomparsa del vecchio hobbit potesse sopirsi completamente.

Non bastarono sette giorni, né una settimana, né un mese, né un anno. Le chiacchiere sulla fine di Bilbo cominciarono quasi subito dopo la festa, quando ancora nei piatti c'erano ancora le briciole del succulento pranzo di compleanno. E con loro si cominciarono a fare largo le idee più disparate sulla sorte del povero Bilbo. O almeno per quello che potevano pensare gli hobbit.

Accadeva spesso, quindi, che davanti al fuoco del Drago Verde molti hobbit ascoltassero avidi di notizie più o meno conosciute, storie e teorie di persone vicine e no alla famiglia di Bilbo.

Quello era pazzo. Ho sempre pensato che facesse davvero male a dare tanta confidenza a Nani e Stregoni. E non avevo torto. È saltato in aria. E penso che sia la fine che si merita chi toglie per troppo tempo e troppe volte il naso fuori da casa sua...”diceva uno.

No! Bilbo era ricco. Lo sappiamo tutti. E il suo tesoro è stato vinto in maniera misteriosa. Ho sempre pensato che qualcuno, un giorno, lo avrebbe rivendicato. E chissà contro si è messo quel pazzo di un vecchio hobbit...” diceva un altro.

IO credo invece che il vecchio Stregone e Frodo c'entrino qualcosa. Bilbo era ricchissimo. E il suo oro faceva gola a tutti. E una volta morto, Frodo sarebbe diventato padrone di una grossa fortuna, casa Baggins esclusa, intendiamoci. I Sackville-Baggins me lo hanno detto. E loro erano molto intimi con il vecchio Bilbo”

Ma se lo sanno tutti che Bilbo non li sopportava!” esclamava qualcuno divertito dalle varie teorie.

No!” riprendeva l'hobbit che sosteneva l'ultima teoria: “Negli ultimi tempi Bilbo stava pensando di lasciare Casa Baggins a loro. Frodo deve averlo scoperto e ci posso giurare... Non l'ha presa affatto bene!”

A quel punto la sala del Drago Verde si riempiva di mugolii di assenso, fino a che qualcuno non faceva la fatidica domanda:

Pensate quindi che Frodo abbia fatto fuori Bilbo?”

Era quello il momento di vero pathos. Tutti si guardavano attorno sbigottiti, intimoriti perfino a rispondere ad una domanda simile. E nessuno osava farlo.

Certo, l'ipotesi a lungo ventilata dai Sackville-Baggins era una delle più conosciute in tutti i Decumani. Bilbo, effettivamente, era un uomo ricchissimo e possessore oltretutto di quella che pareva l'eterna giovinezza. Il fatto che potesse essere un ingombro per Frodo era un'idea più che plausibile, specialmente perché in tutti quegli anni Frodo si era rifiutato categoricamente di portare il lutto al braccio, dicendo che lo zio era vivo e per di più aveva preso la macabra abitudine di fare una festa di compleanno doppia, meno sontuosa di quella organizzata da Bilbo, che chiamava Festa dei Cento Chili. E questo bastava per far definire il comportamento del giovane Frodo molto strano. E ad animare sempre di più le discussioni al Drago Verde. Almeno fino a che il Vecchio Gaffiere non decideva di alzarsi e di difendere il giovane hobbit:

Il signor Frodo è un grande hobbit. Proprio come lo zio. E se fossi in voi non prenderei per oro colato tutto quello che dicono Oto e Lobelia. Il signor Bilbo ha lasciato tutto a suo nipote. C'è un testamento che lo può provare. E sopra ci sono un po' di firme con l'inchiostro rosso. Non chiedetemi quante e di chi. Non so leggere e contare. Dovreste saperlo. Quello che so io, invece, è che i Sackville-Baggins non l'hanno presa affatto bene e sparlano di Frodo per questo!”

Ma rimane il fatto che Bilbo sia sparito nel nulla. Così!” azzardava qualcuno scioccando le dita per dare l'idea della sparizione 'lampo' di Bilbo.

Il Gaffiere beveva un lungo sorso della sua birra, un po' perché gli piaceva avere l'attenzione di tutti, un po' perché voleva finire il suo boccale prima di lasciare il Drago Verde. Si asciugava la bocca con il dorso della mano e sollevandosi, sistemando la camicia, rispondeva:

Il signorino Frodo ha detto al mio Sam che il signor Bilbo è vivo. Certo! Lo trovo anche io un po' bizzarro. Ma se Frodo lo dice vuol dire che sa delle cose che noi non sappiamo. E questo per me può bastare per pensare che il signorino abbia ragione. E questo è tutto!” e pagando la sua birra a Rosie Cotton usciva dalla locanda conscio di lasciarsi dietro un pubblico incuriosito e per nulla soddisfatto.

Perché mai prima della festa di Bilbo nella Contea qualcuno era sparito per un periodo così lungo e questo rendeva il fatto ancora più strano, anche se si parlava di Bilbo Baggins.

E questo spiegava la morbosa curiosità di tutti per la misteriosa scomparsa del vecchi, strampalato hobbit che aveva subito il fascino perverso delle avventure.



Mentre tutta Hobbiville discuteva dello strano comportamento di quello che doveva essere un giovane e affranto hobbit -che cominciava per giunta ad assomigliare troppo allo zio perduto- i campi della Contea per diciassette volte conobbero la festa della vita portata dalla Primavera, la floridezza del grano in Estate, la lenta e lunga agonia della natura in Autunno e la sua triste morte in Inverno.

Come già detto, passarono lentamente diciassette anni dal giorno della festa di Bilbo. E passarono anche per la piccola Esmeralda che cominciò a conoscere il lento succedersi degli eventi che la fecero diventare una giovane e sempre più bella hobbit.

In quegli anni la sua famiglia fu allietata dal fidanzamento di Angelica che si sposò dopo sette anni, mettendo su uno dei matrimoni più sfarzosi della Contea. Dal canto suo, la piccola Esmeralda, nonostante stesse diventando più bella perfino della sorella maggiore, non passava il suo tempo esibendo la sua bellezza. Al contrario amava stare ore a leggere i vecchi libri che Bilbo le aveva regalato, anche se li conosceva ormai a memoria.

Ebbe molti corteggiatori, ma a nessuno diede importanza dal momento che nonostante fosse passato molto tempo rimaneva sempre innamorata di Frodo.

In compenso visse una vita felice, anche se i suoi premevano affinché trovasse un marito, suggerendo perfino Pipino come uno dei candidati papabili, non sapendo che la figlia sognava ancora che il suo unico grande e segreto amore un giorno si accorgesse finalmente di lei.

Così i giorni cominciarono a passare lenti, come tutti i giorni nella Contea andando su e sempre più su, fino all'inizio dei tempi.

Esmeralda cresceva in grazia e in tranquillità. Poi, in un tranquillo giorno di primavera, la vita di Esmeralda cambiò per sempre. Sua madre Petunia, nonostante la giovane età, morì improvvisamente. Fu il padre a fare la terribile scoperta e da quel giorno la sua mente rimase devastata dal trauma. Cadde in uno stato catatonico permanente che lo lasciò istupidito e in costante attesa della moglie quasi che nella sua testa la moglie fosse solo uscita di casa e lui, pazientemente seduto nella sua poltrona davanti alla finestra tonda della sua casa, ne aspettasse speranzoso il ritorno.

La sfortuna di Esmeralda e della sua famiglia attirò inevitabilmente la curiosità di tutta la comunità hobbit, che cercava di fare domande sempre più invadenti alla giovane, nonostante lei cercasse di evitarle con una buona dose di cortesia e una scorta inesauribile di pazienza.

E mentre Angelica viveva il suo matrimonio non curandosi della sorte del padre e di quella della sorella, Esmeralda conobbe le prime privazioni: non poté più ritagliare un po' di tempo per se stessa occupandosi a tempo pieno del padre; l'impossibilità di costruirsi una vita sua; le continue occhiate imbarazzanti che le venivano rivolte dai più e che la costringevano a ridurre le sue uscite per evitare le persone sempre prodighe di attenzioni e di domande.

E di conseguenza tutto cominciò a cambiare. Per la strana legge intransitiva che se non esci di casa, non vuoi vedere nessuno, molti degli amici di Esmeralda cominciarono ad evitare accuratamente la casa di Ponto, un po' per paura di Ponto stesso, un po' perché è sempre più facile pensare che le persone che non ci cercano più si sono dimenticate di noi.

E tra questi inevitabilmente si trovò anche Pipino. Questo per Esmeralda fu sicuramente la più brutta delle rinunce. Il non dover crescere con il suo migliore amico, non potersi confidare con lui, fu per Esmeralda il più grande dolore.

Pipino continuò infatti la sua vita spensierata, quasi non si fosse accorto di aver perso la sua migliore amica. Divenne un grande amico di Frodo, assieme a Merry e Grassotto e con loro era spesso e volentieri ospite di Casa Baggins.

E mentre nuove amicizie, vecchie ruggini, lutti, matrimoni e nuove nascite segnavano la vita di tutta Hobbiville, Esmeralda continuò a crescere.

Fino all'alba del suo ventisettesimo anno di vita. Fu allora che tutto cambiò. Fu allora che la vita di Esmeralda, finalmente, ricominciò.



Non si sarebbe mai abituata a camminare per le strade di Hobbiville con il peso di mille sguardi addosso, quasi che tutta la popolazione non avesse di meglio da fare, se non che cercare il minimo segno di scompenso o di cedimento da parte della ragazza.

Dalla stanchezza di dover accudire un uomo pazzo, alla pazzia stessa, per gli abitanti di Hobbiville andava tutto più che bene, bastava che Esmeralda lo esternasse permettendo loro di parlarne. O meglio sparlarne.

Anche quella mattina le cose non era cambiante. Tutti le rivolgevano sguardi sfrontatamente interessati e un po' troppo invadenti che Esmeralda sembrava quasi evitare camminando a testa alta, sfidando quel morboso interesse pensando a tutt'altro.

Fu così che si trovò -senza sapere come ci era arrivata- in via Saccoforino poco lontano da Casa Baggins.

A dire il vero Esmeralda non sapeva come ci era arrivata. Era stata quasi calamitata da quella casa, quasi che quella stessa via l'avesse misteriosamente attirata a se, affinché Esmeralda la percorresse come faceva diciassette anni prima. Pensando inoltre che da molte notti ormai i suoi sogni erano agitati e pieni di sogni in cui il filo conduttore era, stranamente, Gandalf. E stranamente era la parola più adatta dato che da quando era bambina e bramava di conoscerlo, Esmeralda non sognava più lo stregone. Per giunta i sogni erano confusi e strani ma, in maniera alquanto inquietante, molto realistici quasi fossero fatti realmente avvenuti o che si stavano svolgendo nel momento stesso in cui Esmeralda stava sognando. Ricordava bene di aver visto Gandalf cavalcare verso una città bianca veloce e una volta arrivato cercare notizie su di un certo Isildur. E aveva visto lo stesso Stregone arrivare alla cima di una collina spazzata dal vento, nel quale era stata eretta una città nella quale regnava un vecchio Re e al quale Gandalf chiese di poter prendere un cavallo. E ancora, Esmeralda vide Gandalf in compagnia di un uomo strano dagli abiti frusti e dai lunghi capelli neri entrambi intenti a seguire una strana creatura dall'aspetto sgradevole, trasmettendole la strana sensazione che la cattura di quello strano essere fosse di vitale importanza.

Sogni strani, che al risveglio lasciarono perplessa Esmeralda ma non quanto guardare Sam, instancabile giardiniere di Casa Baggins e figlio di Ham Gamgee, intento ad ascoltare qualche discussione nella casa del padrone, non degnando il giardino della minima cura.

Essendo anche lei una hobbit e quindi curiosa di natura, Esmeralda si guardò intorno. Era decisa a sentire quello che Samwise Gamgee stava ascoltando e scoprire cosa ci fosse sotto.

Guardandosi intorno si curò che nessuno la seguisse e prendendo una strada secondaria raggiunse la casa di Frodo, posizionandosi in un punto strategico, sotto una delle finestre più piccole della grande sala di Casa Baggins, dove non poteva essere vista nemmeno da Sam, si accucciò e tese l'orecchio. Dovette far leva su tutto il suo buon senso per non gridare di sorpresa quando sentì la voce che parlava lenta dentro la casa: era quella di Gandalf!

Sono solo due versi di un antichissimo poema...” diceva “... della tradizione elfica:


Tre Anelli al Re degli Elfi sotto il cielo che risplende

Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,

Nove per gli Uomini Mortali che la triste morte attende,

Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra.

Nella Terra di Mordor dove l'ombra nera scende.

Un Anello per domarli, un Anello per trovarli

Un anello per ghermirli e nel buio incatenarli,

Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra scura scende.”


Esmeralda trattene per l'ennesima volta il fiato. Bilbo qualche volta le aveva accennato a Mordor e perfino di un certo Sauron, definendolo l'essere più pericoloso e crudele di tutta la Terra di Mezzo. Sentirlo quindi nominare nella Contea riempì la giovane ragazza di terrore, ma mai quanto quello che Gandalf aggiunse subito dopo:

Questo è l'Anello Sovrano, quello che serva a dominarli tutti. E quell'unico Anello che Egli perse molto tempo fa, affievolendo di parecchio la sua potenza. Lo desidera più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma 'non' deve mai più riaverlo”

Ci fu un attimo di silenzio lunghissimo nel quale Esmeralda era sicura di sentire il suo cuore battere all'impazzata dentro il petto. Fu Frodo a parlare e rompere il silenzio balbettando:

Questo Anello! Ma com'è possibile che l'abbia io?”

Esmeralda non capiva. In effetti quello che aveva detto Frodo aveva senso: com'era possibile che un oggetto così potente fosse finito nella mani di un hobbit?

Divisa dalla paura e dalla curiosità di saperne sempre di più, lasciò vincere la seconda e tese l'orecchio per sentire ancora quella che senza dubbio era una storia formidabile e degna d'ascolto.

Fu così che dalla voce di Gandalf, Esmeralda venne a conoscenza di Sauron e della forgiatura di un Anello capace di controllare quelli forgiati per i Nani e quelli degli Uomini. Un oggetto pericoloso, intriso della malvagità di Sauron stesso.

Raccontò di Isildur e dell'ultima disperata battaglia che i Popoli Liberi combatterono fianco a fianco contro le forze del male e di come lo stesso Isildur tranciò di netto il dito di Sauron con un colpo della lama spezzata del padre morto poco prima in battaglia, entrando così in possesso dell'Unico Anello e vincendo la guerra contro Mordor. Gandalf narrò anche di come l'Anello soggiogò Isildur, salvandosi così dalla distruzione per mano del figlio di Elendil e di come questi perì durante un agguato teso dagli Orchetti, perdendo l'Anello che gli scivolò dal dito dopo essersi buttato in acqua per scappare alla morte.

Raccontò del fatto che l'Anello sparì per anni e che molti lo dimenticarono rendendolo una leggenda lontana, quasi una favola da raccontare ai bambini. Ma questo era falso. Mentre a Mordor, Sauron si riorganizzava per tornare al potere, l'Anello attendeva che una mano lo allungasse per prenderlo dal fondo del lago dove per anni era rimasto celato.

E questo accadde quando un Hobbit, avo degli Sturoi, di nome Deagol pratico del nuoto e delle barche, mentre pescava venne tirato giù da un grosso pesce che lo trascinò nel fondo del lago. Per un po', il povero Deagol rimase attaccato alla sua canna da pesca, fino a che non venne attirato da un luccichio sul fondo. Lasciando la prese decise di dirigersi verso il luccichio. Afferrò l'oggetto misterioso e della melma e quando tornò alla riva, stanco e quasi senza fiato, dentro la mano, trovò un anello. L'Unico. Trovò la morte quasi subito, quando sopraggiunse il suo amico Smeagol un Hobbit malvagio che si mostrò subito debole al fascino oscuro dell'Anello. Disposto a tutto pur di entrare in possesso dell'oggetto prezioso, Smeagol strangolò l'amico, ne nascose il corpo e divenne il proprietario del prezioso Anello.

Da quel momento in poi il racconto divenne mano a mano più cupo. La storia di Smeagol era una storia triste che divenne oscura per colpa dell'Anello. La sua cattiveria, già grande prima di trovare l'anello, divenne insostenibile perfino per i suoi parenti e la nonna che teneva in mano le redini dell'intera famiglia, stancata dalla malizia crescente del nipote, lo cacciò.

Ridotto in miseria, Smeagol fu costretto a procacciarsi il cibo da solo e a vivere senza avere più un tetto sulla testa. La sua rabbia verso chi lo aveva cacciato e verso tutto il mondo stesso crebbe rodendolo a fondo, aiutando così l'Anello nella sua opera di devastazione.

In breve il povero Hobbit divenne un'ambra di quello che era un tempo, che cominciò ad aver paura della luce del Sole e della Luna e in breve si trovò costretto a scappare da essa, nascondendosi nelle caverne profonde e oscure delle Montagne Nebbiose.

E dentro quelle caverne l'Anello giacque con il nuovo padrone, dimenticato e prigioniero.

Ma l'Unico ha una volontà propria. Sentendo il potere del suo padrone aumentare, l'Anello stesso decise di lasciare Smeagol. Ma accadde qualche cosa che nemmeno l'Anello poteva immaginare. Nel buio della caverna, mentre Bilbo scappava da morte certa, la sua mano toccò l'Anello. E da quel giorno ne divenne il padrone.

Ci fu un attimo di silenzio in cui Esmeralda rimase ferma a pensare a quello che aveva appena sentito. Aveva capito che Smeagol altri non era che Gollum, l'essere che aveva fatto con Bilbo il crudele gioco degli indovinelli dove l'hobbit avrebbe potuto perdere la vita. E nel mentre Gandalf raccontava quello che aveva fatto negli anni per capire se l'Anello che aveva trovato Bilbo fosse l'Unico, del suo viaggio a Minas Tirith per leggere i documenti che narravano la storia di Isildur legata all'Anello, del viaggio dello Stregone fino a Edoras per prendere un cavallo e della ricerca disperata di Gollum assieme ad un certo Aragorn, per sapere quanto aveva detto al Nemico di Bilbo, dell'Anello e della Contea, Esmeralda si rese conto che tutte quelle cose lei le aveva viste nei suoi sogni la sera prima.

Con il cuore il gola per le troppe coincidenze, Esmeralda si poggiò al muro, con una mano premuta sul petto. La sua curiosità si stava trasformando lentamente in paura: che cosa poteva succedere di peggio?

Purtroppo credo che tu abbia ragione...” continuò Gandalf “... L'Anello non potrà rimanere nascosto nella Contea ancora a lungo; per il tuo bene e per quello del tuo popolo, dovrai partire lasciando la tua casa, ed il cognome Baggins sarebbe tutt'altro che prudente portarlo fuori dalla Contea, o nelle Terre Selvagge. Ti darò un nome adatto al tuo viaggio. Dal momento della tua partenza ti chiamerai signor Sottocolle. Ma non credo che sia indispensabile che tu vada da solo; perlomeno se conosci qualcuno di cui ti puoi fidare, che sarebbe pronto a combattere al tuo fianco e che tu saresti disposto a trascinare in mezzo a pericoli ignoti. Ma se cerchi un compagno, sii estremamente cauto nella scelta! E stai attento a ciò che dici, anche agli amici più intimi. Il Nemico ha molte spie e molti modi di sentire...”

In quel momento successero molte cose. Esmeralda sapeva di aver singhiozzato ed era sicura di averlo fatto anche molto forte. Ma era sicura di non essere stata l'unica ad averlo fatto.

Sollevando la testa di scatto ebbe appena il tempo dii sporgersi e vedere Gandalf sollevare Sam per un orecchio e, acquattandosi meglio sentì Gandalf dire:

Bene, bene, bene! Cosa mi tocca vedere! Sam Gamgee, no? Che diamine stavi facendo?”

Esmeralda scosse la testa sorridendo, mentre Sam cominciava a squittire scuse. Quel sempliciotto del figlio del Gaffiere le aveva fatto proprio prendere un colpo. Ringraziava la Provvidenza che le aveva dato un po' più di intelligenza che le permetteva di non fare le stesse sciocchezze che faceva Sam.

Curiosa tese l'orecchio e sentì Gandalf dire:

Portarti a vedere gli Elfi, eh?” e portando Sam dentro, disse: “Così sai anche che il signor Frodo sta per partire?”

Si, signore! Ed è per questo che ho singhiozzato e voi mi avete sentito. Ho cercato di trattenermi signore, ma non ce l'ho proprio fatta”

Esmeralda tirò mentalmente un sospiro di sollievo: a quanto pareva nessuno l'aveva sentita singhiozzare.

Non ho altra scelta Sam...” disse Frodo. “... Devo assolutamente partire. Ma se mi sei veramente affezionato, se mi vuoi veramente bene, sarai muto come una tomba. Altrimenti sai che ti succede? Se ti lasci scappare una sola parola di quel che hai sentito, mi auguro che Gandalf ti tramuti in un rospo macchiato e riempia il giardino di orribili serpi!”

Lentamente Esmeralda si allontanò, ben attenta a non sentire oltre, contenta di aver appreso tutte quelle cose.

Allontanandosi da Via Saccoforino velocemente, la sua testa venne invasa da mille pensieri. L'Anello di Sauron nelle mani di Bilbo per tutti quegli anni; il grosso pericolo che correva Frodo e tutta la Contea se l'Anello fosse rimasto lì nascosto; l'inevitabile viaggio di Frodo assieme a Sam Gamgee.

Fu questo a far sorridere Esmeralda. Se conosceva bene Sam -e sapeva di conoscerlo meglio di molti altri- avrebbe sicuramente cantato con qualcuno. Ma non uno qualsiasi. No! Qualcuno di cui poteva fidarsi. Qualcuno che come lei conosceva bene Frodo.

Peccato che avrebbe cercato un uomo.

Ma questo non scoraggiava Esmeralda. Avrebbe trovato il modo per far parlare Sam.

Era una donna, infondo. Hobbit per di più.

E si sa... Una donna sa sempre come fare.



Pipino stava fermo con aria assente davanti alla casa di Esmeralda.

Nella finestra tonda vicino all'ingresso, con i capelli spettinati, lo sguardo fisso e vuoto rivolto alla porta quasi attendendo che qualcuno entrasse da un momento all'altro, le mani strette ai braccioli della sedia stava suo zio Ponto.

Un piccolo sorriso si dipinse sul volto del giovane hobbit. Ma era un sorriso amaro, carico di ricordi che ora sembravano lontani anni luce e che rievocati causavano solo un grande dolore.

Sembrava passato un secolo da quando era un ospite fisso nella casa di Ponto e Petunia Baggins; da quando Esmeralda, poco più di una bimba, correva verso il padre salendo sulle sue ginocchia, abbracciandolo e riempendolo di baci; oppure quando Angelica di soppiatto entrava in cucina per rubare una fetta di crostata calda senza che la madre se ne rendesse conto.

A stento Pipino riusciva a credere che quel quadro idilliaco si fosse logorato con il tempo per rompersi irrimediabilmente alla morte di sua zia Petunia, pochi anni prima.

Era anche vero che lui aveva lasciato quella realtà da molto prima, accettando il fatto che una volta cresciuti lui ed Esmeralda dovevano per forza prendere via differenti. Aveva inoltre riempito il vuoto lasciato dalla grande amicizia di Esmeralda, con quella nuova -e per alcuni versi più interessante per la sua età- con Frodo Baggins.

La cosa che lo colpiva, però, era un'altra. Un tempo, anche quando la sua amicizia con Esmeralda cominciò a mutare per via del lento passare degli anni, non aveva il minimo problema di aprire la porta della casa dello zio e sedersi nella tavola imbandita pronto a gustarsi un gustoso pranzo. Ora anche solo vedendo quell'uomo scarmigliato e assente provava un certo disagio a pensare anche lontanamente di avvicinarsi alla soglia e bussare. E si sentiva in colpa per aver abbandonato quella che un tempo era la migliore dei suoi amici solo per quella stupida sensazione di fastidio che provava alla bocca dello stomaco guardando lo zio malato.

Molte volte, vergognandosi di se stesso, aveva pensato che Esmeralda avesse deciso di non vedere più nessuno e di voler stare da sola, cosa che tra l'altro sostenevano molti dei suoi amici che da tempo non andavano nemmeno a portarle un semplice saluto. Ma dentro Pipino sapeva che non era così. Anzi!

Esmeralda si era trovata prigioniera della sua stessa casa, della sua stessa vita e tutti l'aveva abbandonata, facendo la cosa che a loro sembrava migliore, come se si trattasse di un oggetto. Come se si trattasse di uno di quegli attrezzi da giardiniere che stavano ad arrugginire davanti alla porta della casa di Esmeralda, come se anche loro avessero deciso di lasciarsi morire come quello che un tempo era stato il loro padrone.

Sospirò chinando la testa e con la punta del piede si mise a smuovere il terriccio. Era più che altro una scusa per non tornare a guardare la casa, ma il suo sguardo, forse la sua stessa coscienza, lo spingevano a farlo.

Sollevò lo sguardo dentro la finestra e vide Angelica porgere la zuppa al padre con un sorriso tirato dipinto in volto. L'uomo scosse la testa e Angelica, un po' meno sorridente, porse di nuovo il piatto all'uomo. E puntualmente il padre rifiutò come un bambino capriccioso. Irritata da quel comportamento, Angelica prese il piatto e lo lasciò sul tavolo vicino al padre sbattendocelo sopra in malo modo e dicendo stizzita e con voce quasi isterica:

Fai come vuoi, vecchio scemo!”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Sospirando affranto Pipino chinò la testa e si voltò lentamente, dando le spalle alla casa di Ponto e chiedendosi in cuor suo dove fosse l'amica.

Sentì in un attimo il bisogno di abbracciarla, di parlarle e di permetterle di confidarsi con lui, come non succedeva da troppo tempo. E stava per voltarsi e bussare alla porta quando sentì:

Brutto spettacolo, eh?”

Pipino si voltò e vide arrivare Merry che si avvicinava a grandi passi addentando una mela. Sorridendo all'amico Pipino rispose:

Credo che vedere una persona che si è tanto amata in rovina renda tutti un po' tristi. Non trovi?”

Merry si fermò davanti alla casa mettendosi vicino al giovane amico. E guardando dentro vide Angelica.

Della bella ragazza che tutti i ragazzi della Contea amavano era rimasto davvero poco. I lineamenti erano duri e gli occhi non sorridevano più e avevano perso parte della loro ingenuità.

Tutta Hobbiville parlava del suo matrimonio e del fatto che fosse tutt'altro che un isola felice. Aver passato la gioventù a spezzare i cuori di giovani ed ignari Hobbit aveva portato i suoi frutti, in un certo senso. Angelica non aveva mai fatto mistero del volere un uomo ricco accanto a se. Ed era anche riuscita a trovare il suo buon partito. Erano stati a lungo fidanzati e dopo avevano messo su un matrimonio da favola, mandando inviti in tutta la Contea e arrivando a superare di molto i centoquarantaquattro Hobbit invitati da Bilbo per la sua festa di compleanno.

Anche Merry era tra gli invitati. E fu grazie a quel matrimonio, quando vide entrare Angelica in un bellissimo vestito giallo e bianco e con i capelli pieni di nastri, che divenne un grande amico di Pipino. Gli stette silenziosamente vicino e quando la situazione per Merry divenne insopportabile, Pipino prese l'amico e lo portò al Drago Verde, raggiunti poi da Frodo, Fredegario e Samwise. E quella fu come la molla che fece scattare nella testa di Merry la volontà ferrea di dimenticare quella ragazza con la puzza sotto il naso, più intenta a guardare i tesori che un giovane hobbit aveva nella sua caverna piuttosto che il suo amore.

Passarono dieci anni e l'amore di Merry prima si sopì e poi svanì come una nuvola di fumo, dissolvendosi nell'aria.

Ma visto che la vita è una ruota che gira e che -spesso e volentieri- il dolore che diamo ci viene rimandato indietro, Angelica venne punita dalla Provvidenza. Ed era per questo che tutti parlavano del suo matrimonio e i lineamenti un tempo delicati si erano induriti notevolmente.

Tutti sapevano che il matrimonio di Angelica non era felice e che il marito cominciasse a chiedersi che maleficio ci fosse dietro al fatto che, dopo dieci anni di matrimonio, Angelica non lo avesse ancora reso padre.

Non possiamo farci nulla, anche se mi spiace dirlo!” ammise Merry scacciando quei pensieri dalla testa e dando un pacca sulla spalla dell'amico aggiunse: “Andiamo. Sam ci aspetta a casa sua. Ha detto che ci deve dire qualche cosa di importante riguardo a Frodo e Gandalf!”

Pensi che c'entri qualche cosa l'anello e quello che hai letto nel Libro Rosso del vecchio hobbit?” chiese Pipino.

Merry annuì e rispose:

Ho chiesto a Sam di tenere d'occhio Frodo e di dirmi se sentiva o notava qualche cosa di sospetto. Ma sai com'è Sam. Quando si tratta di Frodo entra in panico anche se si alza cinque minuti più tardi del solito. Sono quasi convinto che lo nominerò balia personale di nostro cugino!”

I due risero e cominciarono ad incamminarsi, mentre una figura snella e slanciata, da dietro la casa di Ponto, lasciò il suo nascondiglio, badando bene di guardare a destra e a sinistra prima di mettersi su strada e seguire i due Hobbit.

Era Esmeralda stessa ormai troppo curiosa di sapere che cosa quei tre squinternati avessero in mente.



Era diventata brava a nascondersi e a non farsi notare, quasi lo avesse fatto da tutta la vita.

Esmeralda seguì Merry e Pipino senza che i due si rendessero conto per una sola volta di essere pedinati da qualcuno e una volta giunti davanti alla casa di Ham Gamgee, si nascose come aveva fatto qualche giorno prima e ascoltò quello che i tre avevano da dire.



Sei sicuro?” chiese Merry dopo che Sam aveva raccontato in maniera striminzita la sua storia.

Si, signorino Merry. Il padrone non può tenere con se l'Anello del signor Bilbo e lo deve portare lontano dalla Contea. Ma ho giurato di non dire nulla, quindi da qui il mio racconto si blocca!” rispose Sam con zelo.

Pipino guardò Merry in silenzio. E fu quest'ultimo a prendere di nuovo parola e dire:

Quindi Frodo vuole partire per l'avventura senza portarsi dietro noi. Un'avventura pericolosa tra l'altro... E per giunta vuole sparire come ha fatto lo zio Bilbo quando è andato ad uccidere il Drago Smaug” scosse la testa e guardando i due continuò: “Sapete che vi dico. Che voglia o no, noi tre seguiremo Frodo. E vi dico di più: faremo finta di aiutarlo e di non sapere nulla dei suoi piani. Poi, al momento opportuno ammetteremo di sapere tutto e lo costringeremo a portarci con lui. Che ne dite?”

Sam e Pipino di guardarono negli occhi e sorridendo risposero di si in direzione di Merry.

Questo bastò ad Esmeralda per capire che, a breve, avrebbe fatto i bagagli e avrebbe seguito quell'insolita carovana.

Amava Frodo e aveva diritto di stargli accanto in quella prova difficile.

E sospirando, mentalmente studiò un piano che l'aiutasse a seguire Frodo senza destare i sospetti di Merry o Pipino.

Si allontanò dal suo nascondiglio e raggiunse il bivio alla fine della via. Nascondendosi di nuovo attese che i tre passassero. Se aveva fortuna e se i tre hobbit avrebbero agito come lei aveva pensato, era probabile che si sarebbero divisi: Merry e Pipino che andavano via per primi; Sam che seguiva a ruota o che rimaneva a casa. In entrambi i casi lo avrebbe raggiunto e gli avrebbe parlato a quattrocchi.

Attese qualche secondo e poi, come sperato, gli hobbit si allontanarono divisi. E, fortuna insperata, Sam aveva lasciato la casa per andare al Drago Verde. Fu allora che Esmeralda si palesò al giardiniere e disse:

Vedo che la minaccia di essere tramutato in un rospo macchiato e di essere gettato in un giardino pieno di serpi non ha alcun effetto su di te, Sam Gamgee!”

Sam si drizzò come se qualche cosa o qualcuno lo avessero colpito alle spalle. Lentamente si voltò e quando vide Esmeralda uscire dal suo ennesimo nascondiglio, disse:

Signorina Esmeralda... Che ci fate voi qui? E come sapete delle serpi?”

Esmeralda si avvicinò e sorridendo rispose:

Sai. Sono una donna. E le donne sanno sempre come fare quando si tratta di sentire le chiacchiere sui fatti altrui!” e diventando seria e dura, aggiunse: “So tutto dell'Anello e del viaggio di Frodo. E so che anche tu, Merry e Pipino lo seguirete, che Frodo voglia o no...”

Ma... Ma...” balbettò stupidamente Sam che venne bloccato da Esmeralda che disse:

Niente ma! Io vengo con voi. E non voglio che tu lo dica a qualcuno. Perché, se lo farai, spiffererò a Frodo il fatto che tu hai raccontato tutto a Merry e Pipino e ti guarderò mentre Gandalf ti trasforma in un rospo macchiato e ti da in pasto alle serpi”

Sam deglutì ed Esmeralda concluse:

Mi prometti che mi dirai tutto quello che deciderà Frodo, Merry e Pipino?”

Sam annuì con gli occhi e la bocca stupidamente spalancati.

Esmeralda, ottenuto quello che voleva, sorrise e dando qualche piccola pacca sulla spalla di Sam, disse:

Bene! Allora aspetto solo qualche tua notizia!” e senza nemmeno salutarlo si allontanò.

Esmeralda non lo sapeva, ma in quel momento anche lei si era gettata nella più grande avventura della sua vita. E che nulla, da quel momento in poi, sarebbe stato più lo stesso.


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Capitolo 4
*** Lontano da casa ***


4 Lontano da casa.


Fu con gran sorpresa che Esmeralda scoprì che non avrebbe avuto bisogno di Samwise per seguire i movimenti di Frodo. Una mattina, infatti, non molto tempo dopo la partenza di Gandalf e dalla scoperta dei piani del cugino di Merry e Pipino, che in tutto il paese cominciò a parlare di un fatto strano. Anzi, stranissimo: Frodo Baggins vendeva Casa Baggins e tornava a vivere nella Terra di Buck, dove, aiutato da Meriadoc Brandibuck, aveva trovato una piccola casa a Crifosso. E cosa ancor più straordinaria era la notizia che avrebbe venduto la casa ai tanto odiati Sackville-Baggins.

Superato il primo momento di sorpresa che aveva lasciato sbigottiti i più, ben presto si sollevò un vero e proprio vespaio e in città la notizia che Frodo lasciava Hobbiville oscurò tutte le altre, anche le più importanti.

Non c'era uomo, donna, vecchio o bambino che non parlava di questo fatto strano. E se ci fossero riusciti, visto con chi erano vissuti in tutti quegli anni, anche gli animali avrebbero parlato di questo.

Esmeralda invece non era per nulla stupita. Se faceva due conti riusciva a capire che Frodo non poteva partire come aveva fatto Bilbo tanti anni fa, sparendo nel nulla. Se lo avesse fatto avrebbe attratto troppa curiosità su di se e la gente avrebbe cominciato a farsi domande. E stavolta non era proprio il caso che lo facesse.

Non era quindi una cosa tanto strana per Esmeralda che suo cugino Frodo andasse in giro ad incoraggiare voci che lo volevano sull'orlo della bancarotta e quindi costretto a vendere Casa Baggins anche al suo peggior nemico.

Ciò che Frodo non sapeva era che Sam, senza che lui lo sapesse, informava sia Merry e Pipino, che Esmeralda su ogni suo movimento e perfino sulla data della sua partenza.

Una bella congiura in parole povere.

Ma nemmeno tanto grande.

Frodo infatti ammise davanti alla più grande gola profonda di tutta Hobbiville che pensava di partire per il giorno del suo compleanno.

Non bastò mezz'ora affinché tutto il paese lo sapesse.



L'estate era calda e assolata. Frodo guardava fuori dalla sua finestra e il suo cuore era colmo di dolore. Ora che doveva andarsene, non voleva lasciare la Contea, non voleva stare lontano da casa. Si stava rendendo conto di amare quei luoghi, quei campi floridi, quel paesaggio bucolico da cui era scappato negli anni successivi la partenza di Bilbo. Avere la certezza di doversene andare lo riempiva di dolore e gli sembrava quasi che non avesse abbastanza tempo per congedarsi da ogni cosa, ogni piccola zolla di terra.

Tirò una grande boccata dalla sua pipa. L'erba pipa di Pianilungone lo calmava e lo rilassava e non gli faceva pensare per un solo attimo che stava per lasciare tutto.

Aprì gli occhi mentre espelleva il fumo in grandi cerchi, quando vide una piccola figura camminare veloce. Era una donna, o meglio, una ragazza hobbit. E se la vista non lo ingannava, lui conosceva quel modo di camminare veloce. Quella figura che si muoveva veloce e con la testa china verso il piccolo camposanto era Esmeralda. La stessa -come Merry sosteneva- andava a Casa Baggins solo perché follemente innamorata di lui. Questo pensiero per Frodo era a dir poco incredibile: se fosse stato vero perché, dopo la partenza di Bilbo, Esmeralda non si era più fatta vedere?

Sorrise ripensando a questa eventualità piuttosto assurda e seguì Esmeralda da lontano. L'ultima volta che l'aveva vista era stato alla veglia funebre della madre. Ricordava quanto quel viso che ricordava gioioso fosse diventato di colpo cupo e duro, quasi invecchiato di mille anni. Dopo quel giorno, dopo quel bacio che le aveva dato sulle guance bagnate dalle lacrime salate, Frodo si era ripromesso mille volte di andare a trovare Esmeralda e portarle un po' di conforto, soprattutto dopo la grave malattia che aveva colpito Ponto rendendolo una larva. Ma le sue nuove amicizie e i vari impegni lo tennero lontano dalla casa di Ponto, facendogli perdere ogni rapporto con la piccola Esmeralda.

Chinò la testa e respirò a fondo. Sentiva dei sensi di colpa invaderlo nel profondo. Forse avrebbe dovuto fare qualche cosa di più, forse avrebbe dovuto essere più vicino a quella ragazza che da sola stava affrontando il mondo nella sua versione più dura e cattiva.

Sollevò la testa e guardò la strada. Esmeralda non c'era più.

Doveva aver raggiunto il camposanto. Forse al suo ritorno le avrebbe parlato.

O forse il giorno dopo.

Sicuramente prima di partire.

Quando avrebbe trovato il coraggio di guardarla negli occhi senza sentirsi in colpa.



Esmeralda stava seduta sull'erba con le gambe strette al petto e le lacrime che le bagnavano il viso.

Il terriccio smosso qualche anno prima per coprire la salma di sua madre Petunia aveva cominciato a coprirsi di una piccola peluria verde simile a muschio. I gigli che aveva portato alla madre era un po' sciupati dal caldo e dalla corsa di Esmeralda che per scappare dallo sguardo della gente curiosa non si era curata della sorte dei poveri boccioli.

Sospirò e guardando verso la piccola tomba della madre disse, con la voce rotta dai singhiozzi:

Lo so che cosa pensi. Ma io devo farlo. Lo amo e non voglio che corra dei pericoli inutili. Tu lo hai sempre saputo che ero innamorata di Frodo Baggins e non hai mai detto nulla. Mi facevi andare alla casa dello zio Bilbo e mi guardavi silenziosa. Ma se solo avessi saputo che pericolo si celava tra quelle mura, forse mi avresti proibito di andare. Perché sapevi che per il forte sentimento che provavo, avrei seguito Frodo fino in braccio alla morte, se il caso lo richiedeva...” con un gesto stizzito asciugò le lacrime che le bruciavano gli occhi. Come odiava piangere.

Allungò le braccia e fissò la punta delle dita nel quale spuntava unghie spezzate e rovinate: che ne era stato della piccola principessa che cresceva nella bambagia? Era andata anche lei sottoterra assieme alla madre in un giorno di primavera e ora rimaneva ben poco, se non che una scorza dura. Gridò frustrata, sentendo il senso di colpa crescere come un piccolo mostro implume e senza forma, dentro il suo petto. Alcuni uccellini spaventati da quel grido improvviso in quel luogo di quiete e silenzio, pigolarono più forte, quasi protestassero.

Lo so che non vuoi che vada! Lo so che vuoi che rimanga con il papà. Ma parli bene tu, qua. A casa è diventato un inferno. Lui sta li tutto il giorno a spaventare la gente, aspettando qualcuno che non tornerà, impazzito e sporco, quasi non si rendesse conto di essere vivo. Tutti gli amici sono andati via, perfino Pipino non viene più a trovarci... Non che prima della tua morte le sue visite fossero frequenti, ma almeno varcava la soglia, sorrideva e se ero triste il poter solo scherzare con lui mi rendeva felice... Ora non ho nemmeno quello, mamma. Non ho più nulla. Solo questo viaggio. Solo la possibilità di scappare da questa vita!”

asciugò di nuovo gli occhi, meno bagnati di prima. Era risoluta, non tranquilla. Aveva smesso di esserlo da quando suo padre, guardandola con occhi vacui le aveva detto 'tu non sei Petunia' e indicando la finestra, con passo incerto, aveva aggiunto 'porta la mia poltrona vicino alla finestra. Mia moglie deve essere uscita e non ci metterà molto a tornare...' e si era fermato per sempre, in quell'attesa inutile. Da allora aveva capito che se voleva uscire da quella prigione che era diventata la sua casa doveva solo scappare. Scappare senza dire nulla a sua sorella che mai si sarebbe presa la responsabilità di accudire il loro vecchio e pazzo padre. Angelica che nonostante fosse noto a tutto il paese che non fosse per nulla felice, non voleva lasciare la sua vita perfetta fatta di agi e di cose belle.

Guardò il terriccio smosso e lo accarezzò fugacemente con una mano e sorridendo disse:

Pensa solo che se tutto va bene mi sposerò con Frodo e sarò felice... Puoi esserlo anche tu per me, mamma?”

Si voltò di scatto e guardò verso il piccolo sentiero sterrato con dei piccoli steccati che delimitavano il cammino. Aveva gli occhi sbarrati e guardava terrorizzata chi si stava avvicinando e poteva anche solo aver colto una parte di quella 'discussione' e quindi poter aver capito non solo le sue intenzioni, ma anche quelle di Frodo, scoprendolo.

Tirò un sospiro di sollievo quando vide Sam che sorridendo, mettendo le mani avanti per tranquillizzarla disse:

Non temete signorina Esmeralda. Sono io. Sono Sam!”

Esmeralda sorrise e rispose, volgendo lo sguardo di nuovo sulla tomba della madre:

Sam Gamgee mi hai fatto prendere proprio un colpo” e voltandosi verso di lui, domandò: “Ma che ci fai qui?”

Ho chiesto a vostra sorella dove foste e lei mi ha detto che vi avrei trovato qua!”

Esmeralda lo guardò con gli occhi di fuori e subito chiese troppo agitata per pensare alla cortesia e alle buone maniere:

E hai inventato una qualche scusa per non destare sospetto...?”

Ho detto che mi mandava il padron Frodo...” la bloccò Sam mettendosi a sedere vicino a lei e con un sospiro aggiunse: “... Sono stupido, ma non così tanto!”

Esmeralda scosse la testa con un sorriso e replicò:

Scusami tu Sam. Sono io che sono stata una stupida. E che ho paura che scoprano tutto e...”

Sono felice che veniate anche voi, signorina!” la bloccò sa.

Esmeralda sbarrò gli occhi e disse:

Come, scusa?”

Sam sorrise e annuendo ripeté:

Sono felice che voi veniate con noi. E sapete perché?” chiese Sam godendosi l'ombra di un grande olmo che stava nel campo.

Esmeralda scosse la testa con la bocca aperta in una piccola 'o' di sorpresa e Sam continuò:

Voi amate il padrone. Lo amate più di quanto lo amano il signorino Pipino e il signorino Merry. E per quanto loro siano degli uomini, so che dovrò avere mille occhi per badare al signor Frodo. Con voi al mio fianco so che il padrone sarà protetto per bene!”

Esmeralda chinò la testa e sorridendo rispose:

Ho quasi pensato che mi stessi facendo una dichiarazione d'amore e che dovevo vedermela con Rosie...”

Sam arrossì e cominciando a balbettare per l'imbarazzo rispose grattandosi la testa:

No! No! Non volevo dire... Io non sono... E Rosie... Oh! Com'è imbarazzante!”

Esmeralda rise divertita da tutto quel balbettare e abbracciando Sam replicò:

Tranquillo Sam. Ho capito che non volevi dire nulla a me” e staccandosi da lui, anche lei imbarazzata da quel suo gesto impulsivo, domandò: “Anche se credo che tu non sia venuto fino a qui per dirmi che ti fidi di me Sam Gamgee. Che cosa dovevi dirmi?”

Sam guardò il tumulo di Petunia Baggins. Sembrava quasi intimorito a dire quello che doveva davanti alla tomba della madre di Esmeralda. Ma si fece coraggio e serio disse:

Il signor Frodo ha incominciato ad impacchettare le sue cose e a spedirle a Crifosso, nella sua nuova casa nella Terra di Buck!”

So che Frodo ha preso una casa a Crifosso, Sam. Ne parla tutto il paese e tu me lo hai detto all'inizio dell'estate, dopo che io lo avevo sentito da mia zia Peonia a cui lo aveva detto Frodo stesso...” lo interruppe di nuovo Esmeralda, ma Sam intervenne e continuò scuotendo la testa:

No! No! Mi ha detto che dobbiamo tenerci pronti. Partirà la sera del suo compleanno. Ha detto che non vuole lasciare la casa ai Sackville-Baggins un solo giorno prima! Sono venuto a dirvi che la sera del 22 Settembre è meglio se vi fate trovare nei pressi di Casa Baggins e che stiate nascosta fino al nostro arrivo a Crifosso, come avevamo accordato in precedenza!”

Esmeralda guardò davanti a se, fissa, in silenzio.

Ora era tutto certo. Meno di sei settimane e sarebbe partita. Lontana da Hobbiville, lontana da suo padre, da sua sorella, dalla tomba di sua madre. Lontano da casa.

Passò una mano dietro il collo e sorridendo tirata rispose:

Grazie Sam. Forse è meglio che per un po' tu non mi rivolga la parola. Lo dico nel tuo interesse. Se Frodo dovesse scoprire qualche cosa credo che andrebbe per davvero su tutte le furie. E mi raccomando: acqua in bocca anche con miei cugini!”

Sam annuì e senza aggiungere altro si alzò e lasciò Esmeralda da sola. Rimase qualche secondo in silenzio poi, voltandosi verso la tomba della madre sussurrò:

Ci siamo. È arrivato il momento!” e baciando la punta delle dita, poggiò la mano sulla sabbia e si allontanò dal camposanto, cercando di pensare ad un modo per non far capire a sua sorella che la sera del 22 settembre non sarebbe stata a casa sua al momento del risveglio.



Ma tu pensi che io non abbia altro da fare nella mia vita che stare con un vecchio rimbambito per tutta la giornata?”

Si da il caso che il vecchio rimbambito sia anche tuo padre, Angelica!”

Cara piccola Esmeralda! Devo forse ricordarti che io, da dieci anni, sono una donna sposata?”

Oh, si ! Certo! Come ho potuto dimenticare il tuo caro marito che maltratti dalla mattina alla sera!”

Piccola insolente!”

Era così ogni volta. Quando Esmeralda chiedeva ad Angelica di passare un po' di tempo con Ponto, in casa si cominciava a litigare e non si sapeva quando e come si sarebbe finito.

Ma quella volta Esmeralda non poteva rischiare. Era il 20 settembre. Aveva un fagotto e un vecchio vestito di suo padre che avrebbe indossato durante il viaggio che l'attendevano in camera sua, nascosti allo sguardo vigile di qualsiasi hobbit curioso. Per il viaggio avrebbe indossato il vecchio mantello di sua madre che indossava sempre.

Aveva preparato tutto. Aveva chiesto a sua zia Peonia di andare a casa sua la mattina del 22 perché lei doveva sbrigare delle faccende. Esmeralda sapeva che la zia non avrebbe mai abbandonato suo padre. Ma lo stesso non poteva dire per Angelica sua sorella, troppo piena di se e della sua vita semplice perfetta nella sua imperfezione che non cedeva di un solo passo quando si trattava di Ponto. Ma non quella volta. Quella volta Angelica doveva stare a casa fino all'arrivo della loro zia Peonia. E a quel momento, lei, Esmeralda, sarebbe stata lontana da raggiungere. Troppo lontana da Hobbiville per poter tornare indietro.

Scappando da sua sorella, pronta a lanciarle dietro uno dei pentolini di alluminio che era appartenuti a loro madre, Esmeralda congiunse le mani a mo scusa e implorò:

Ti prego Angelica. Ascoltami! Io quella mattina devo uscire prima dell'alba. Devo andare lontano da Hobbiville. Sto cercando un lavoro. Qua i soldi cominciano a scarseggiare e non possiamo permetterci di chiedere aiuto alla famiglia di tuo marito. Sarebbe troppo umiliante per te, non trovi?”

Quelle parole accesero come una luce nella testa di Angelica che con ancora il pentolino di rame in mano, si fermò a guardare il vuoto. In effetti Esmeralda aveva bisogno di lavorare. E poi, non doveva sacrificarsi per molto. Dopo averlo aiutato a mettersi a sedere nella sua sedia, Ponto sarebbe stato lì fermo a guardare il nulla, aspettando che sua moglie tornasse. A quel punto sarebbe arrivata la zia e sarebbe tornata a casa sua. E avrebbe anche risolto il fatto che la sua famiglia stava diventando indigente. Guardò Esmeralda e seria disse:

Hai avvertito già la zia?”

Si!” rispose Esmeralda illuminandosi.

E le hai parlato del fatto che potresti cominciare a lavorare?” domandò ancora Angelica.

Certo! Ha detto che non ci sono problemi che ci darà una mano con il papà!” replicò Esmeralda.

Angelica percorse la cucina a grandi falcate, guardando il pavimento con due dita sotto il mento.

Esmeralda la guardava speranzosa, con le dita incrociate dietro la schiena.

Aspettò qualche secondo poi Angelica si voltò e disse:

Bada bene che se è un modo per dartela a gambe quando ti trovo io... Io...”

Darmela a gambe!” esclamò Esmeralda ridendo. “E dove dovrei andare?” chiese incrociando le braccia e fissando la sorella.

Angelica la guardò in silenzio e scuotendo la testa ribatté:

E che ne so io! Tu sei sempre stata quella con la testa per le avventure e per i viaggi strani di Bilbo. Cosa credi che non ho mai avuto paura di non trovarti a casa una mattina di queste e di scoprire che eri sparita come lo zio Bilbo?”

Esmeralda rise scuotendo la testa. Angelica non lo sapeva ma era andata vicinissima alla realtà.

Ma doveva fingere. Si avvicinò alla sorella e poggiandole una mano sulla spalla la rassicurò:

Tranquilla. Il giorno che me ne andrò di qui significherà che sono morta o che mi sono sposata. Sino ad allora non dovrai preoccuparti di nulla!”

Angelica la guardò e scansando la mano con una punta di fastidio disse:

Se lo dici tu! Allora ci vediamo sorellina!” e prendendo il mantello aprì la porta tonda che cigolò forte facendo sollevare la testa di Ponto che gridò:

PETUNIA!”

Angelica lo guardò e rispose:

No. Sono io papà. Sono solo Angelica!” e guardando per un ultima volta Esmeralda lasciò la casa.

E quando la porta tonda si chiuse, con gli occhi lucidi, Esmeralda sussurrò:

Addio sorellina!”



Esmeralda stava china nel focolare a spegnere le ceneri del fuoco che aveva spento.

Quando fu abbastanza contenta del suo lavoro, si sollevò e guardò il padre che stava fermo nella sua poltrona, con la testa reclinata di lato e che dormiva profondamente.

La sera tanto attesa era giunta infine. Aveva indossato gli abiti prima di mangiare e il fagotto, il mantello e il bastone stavano vicini alla porta.

Se suo padre sospettasse qualche cosa Esmeralda non lo sapeva. Sapeva che non voleva turbarlo e che non gli avrebbe detto direttamente che sarebbe partita. Anzi, a malincuore, aveva deciso di salutarlo come faceva tutte le sere, mettendolo a letto presto e fingendo di fare lo stesso anche lei.

Sistemando i boccoli neri affinché non scappassero via, Esmeralda, pulì le mani dalla cenere e si avvicinò al padre. Sorrise scuotendolo un po' e lui si sveglio con un buffò balzò mormorando un confuso:

Papà non sono stato io. Giuro. È stato Porto. Chiedilo a Peonia!”

Esmeralda sorrise e dolce lo rassicurò sussurrando:

Tranquillo papà. Sono Esmeralda!”

Gli occhi vitrei dell'uomo scrutarono quelli di Esmeralda e sorridendo per la prima volta dopo anni, le accarezzò una guancia e disse:

La mia piccola principessa!”

Esmeralda sbarrò gli occhi per la sorpresa e la paura. Era da tempo che non riconosceva più il viso di chi gli stava intorno. Possibile che proprio quella sera avesse ripreso a ricordare, a tornare nel mondo dei vivi dal quale per troppo tempo era scappato?

Si sono io!” disse lei con le lacrime agli occhi.

Ponto annuì, piangendo a sua volta, accarezzando la mano che la figlia le aveva poggiato sulla spalla. Poi, tornando a guardare davanti a se, aggiunse:

Di a tua madre di aggiungere un'altra coperta. Comincia a fare freddo!”

In un solo attimo Esmeralda provò sollievo e un dolore lacerante squarciarle il petto. Suo padre non ricordava nulla. Quello di prima era stato solo un raggio di sole che aveva bucato per qualche secondo le nubi, facendolo tornare per un infinitesimale momento alla realtà. Poi il raggio di sole era sparito e nella testa di Ponto era tornato il buio.

Esmeralda tirò su con il naso e asciugando qualche lacrima, disse:

Ora andiamo a dormire, papà. La mamma ritorna tra poco!” e aiutandolo ad alzarsi lo accompagno nella stanza.

Fece le solite azioni con il cuore pieno di un'emozione diversa. Era la solita routine, sempre la solita cosa che faceva tutti i giorni. Un braccio, poi un altro. Via la camicia. Di nuovo un braccio, di nuovo l'altro. Ed ecco indossata la casacca del pigiama.

Prendendo il braccio del padre con delicatezza lo condusse al letto dove, scansando le coperte, lo fece sdraiare e lo coprì. Poi, baciandole la fronte, piangendo, sentì che quello poteva essere un addio e il suo cuore si riempì di un sentimento di profonda tristezza. E in un sussurrò, mormorò nonostante la voce rotta dal pianto:

Addio papà. Ti voglio bene!”

Ponto la guardò. Sorrise come un bambino che non capisce quello che gli stai dicendo e le accarezzò una guancia rispondendo con un ottuso:

Ti voglio bene anche io, Petunia!”

Esmeralda annuì e sollevandosi spense il lume. Fu quando stava per uscire dalla camera e dirigersi verso l'entrata della caverna che sentì:

Stai attenta!”

Esmeralda sbarrò gli occhi, ma non volle illudersi e voltandosi, con un sorriso rispose:

Lo farò. Stai tranquillo papà!” e chiudendo la porta andò a prepararsi.



Guardò il bastone di Ponto che stava tra le sue mani. Era vecchio e nodoso. Però ricordava che quando era piccola e con Pipino giocava alle avventure dello zio Bilbo lo rubava e giocava fiera di quel vecchio bastone che grandi viaggi non ne aveva conosciuto.

Ora, impugnando quel bastone sapeva che la mossa successiva era una. Aprire la porta e lasciare la casa. Guardò la sua mano apparire da sotto il mantello vinaccia e sorridendo girò la maniglia e uscì. Fuori la brezza scompigliò i capelli che cadevano sulla fronte e che il cappuccio del mantello non aveva riparato. Guardò la strada e con un sorriso ricordò una filastrocca di Bilbo che diceva:


'La Via prosegue senza fine

Lungi dall'uscio dal quale parte.

Ora la Via è fuggita avanti,

Devo inseguirla ad ogni costo

Rincorrendola con piedi alati

Sin all'incrocio con una più larga

Dove si uniscono piste e sentieri

E poi dove andrò? Nessuno lo sa.'


E ancora prima che potesse rendersene conto stava canticchiando, diretta in Via Saccoforino.

Non pensava al pericolo.

Non ancora.

Non nella Contea.

Stava canticchiando la sua canzone ed era quasi vicino alla casa del Gaffiere quando sentì come un lungo sibilo e poi una voce acuta.

E subito dopo la voce del Gaffiere.

E nascondendosi, cercò di mettere a fuoco nell'oscurità le due figure, cercò di carpire parti del discirso tra i due, non riuscendoci. E sussurrando frustrata disse:

Ma cosa sta succedendo?”








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Capitolo 5
*** In quattro... si viaggia meglio! ***


Colgo l'occasione per ringraziare nini e arena per avermi recensito e per seguire lo scazzo di questa piccola fan di Tolkien. Spero di non deludervi e che la storia non offenda la sensibilità dei fans di Tolkien. Vorrei anche ricordarvi che per i personaggi e per le loro descrizioni userò quelle degli attori del film, nel caso doveste notare delle discrepanze tra il Frodo del libro e quello che descrivo io che, lo ammetto, assomiglia ad Elijah Wood.

Detto questo ringrazio anche i lettori silenti che non recensiscono ma che ci sono.

E auguro -e spero lo sia davvero- una buona lettura.




5. In quattro... si viaggia meglio.



Esmeralda trattenne il respiro e si appiattì contro il muro. Non capiva perché, ma quell'uomo nero seduto in sella ad un cavallo nero come lui, le faceva battere il cuore all'impazzata.

Chi era? Che cosa poteva cercare nella Contea uno della Gente Alta?

Cerco Baggins! Conosce Baggins?” sibilò rivolto al Gaffiere.

Il vecchio Ham non tradì una nota di paura nella voce, ma non scappò, al contrario disse:

Il signor Frodo non è più qui!”

E le sue cose? Ha qualcosa di mio!” sibilò ancora lo strano Cavaliere.

Nemmeno la roba è qua. L'hanno tutta impacchettata e spedita via, vi dico.” ripeté il Gaffiere.

Esmeralda era davvero ammirata dal coraggio del vecchio giardiniere. Solo stando ferma lì sentiva i capelli nella nuca rizzarsi per la paura.

Perchè?” sibilò il cavaliere. “Dove è andato?”

Ci fu un attimo di silenzio in cui Esmeralda sentì chiaramente il suo cuore battere forte contro la cassa toracica e aveva davvero paura che qualcuno lo potesse sentire. O che quell'essere immondo riuscisse a fiutare la sua parola. Perché era quella la cosa che spaventava più Esmeralda. Il fatto che annusasse l'aria, come alla ricerca di qualche cosa.

Perché? Non sono affari miei, e nemmeno vostri. Dove si è trasferito? Non è un segreto: a Buckburgo, o qualcosa del genere, laggiù da quelle parti.”

Dista molto?” sibilò il cavaliere.

Il Gaffiere guardò la strada e annuendo rispose,ora quasi infastidito da tutte quelle domande che quello strano straniero le stava facendo:

Sì, c'è un bel po' di strada; io personalmente non ci sono mai stato: c'è della gente strana, lì nella Terra di Buck.”

Esmeralda trattenne a stento una risata. Era una cosa normale per il Gaffiere vedere con occhio cattivo chiunque amava andare su delle barche. Per lui un vero Hobbit doveva stare con i piedi piantati per terra e non con il sedere poggiato sul sedile di una bagnarola.

Poi un lungo sibilo la fece tornare alla realtà e tendendo l'orecchio sentì:

Può portargli un messaggio?”

No, non posso trasmettere nessun messaggio. Buona notte!” risolse indispettito il Gaffiere lasciando il terribile cavaliere con un palmo di naso e sbattendogli la porta sul muso. Il Cavaliere Nero non rimase a lungo davanti alla porta, anzi, subito girò il suo destriero verso la strada indicata dal vecchio e veloce si caracollò verso la sua nuova destinazione.

Esmeralda quasi non poteva credere a tanta insperata fortuna. Ora che il Cavaliere era lontano aveva quasi dimenticato la paura che aveva provato e si rimise nella strada aspettando che Sam si avvicinasse per dare il segnale promesso. Con l'adrenalina in circolo si era quasi dimenticata della grossa paura che quello strano cavaliere le aveva fatto e non la sfiorò nemmeno l'idea che potesse seguire Frodo -e di conseguenza lei- durante il loro viaggio verso Gran Burrone.

Si poggiò vicino alla porta del Gaffiere, calando il cappuccio sul viso, tenendo il suo bastone vicino. Non attese molto. Quando arrivò il giovane giardiniere sorrise divertita guardandolo caracollare verso la casa del padre, come promesso.

Sam! Sam!” bisbigliò con voce gracchiante Esmeralda.

Sam si guardò intorno, poi si rese conto che davanti a lui stava un hobbit che non aveva mai visto e con voce tremante, disse:

Chi va là?”

Esmeralda scosse la testa e cercando di non arrabbiarsi disse:

Pezzo di idiota, sono io. Esmeralda!” e uscendo dall'ombra, abbassò il cappuccio sorridendo, mostrando il suo volto a Sam.

Il giovane giardiniere la guardò stupito e domandò:

Che ci fate voi vestita da maschio?”

Esmeralda sollevò gli occhi al cielo e indicandosi rispose:

Non ti passa per la testa che così mi potrei sentire più comoda, Sam Gamgee?”

Sam rimase qualche secondo in silenzio, guardandola con la bocca spalancata in una piccola e divertente 'o' di sorpresa. Poi, scuotendo la testa, indicando dietro di se, disse:

Il signor Frodo mi sta aspettando con il signorino Pipino dietro casa Baggins. Dice che potrebbero seguirci e preferisce non prendere la strada maestra!”

Ti ringrazio di essere venuto fino a qui per dirmi...” stava per dire Esmeralda quasi imbarazzata da quell'atto di cortesia del giardiniere.

No! No!” intervenne Sam. “Il signor Frodo mi ha mandato fino a qui per consegnare le chiavi al mio vecchio Gaffiere. Sarei dovuto passare qui in ogni caso!”

Delusa, Esmeralda guardava Sam con un sopracciglio sollevato rimanendo ferma con uno stoccafisso. Era bello che Sam fosse un ragazzo dal grande cuore e sincero. Ma alle volte, questa sua sincerità colpiva dritta come un gancio ben assestato.

Tutto bene?” chiese Sam vedendola ferma.

Esmeralda si riprese subito e sorridendo tirata disse mettendo di nuovo il cappuccio sulla testa:

Io vado avanti. Rimarrò dietro e nascosta. È una gran fortuna che Frodo abbia deciso di non camminare per la strada maestra, mi sarà più facile nascondermi e non farmi vedere fino a Crifosso!”

Sam la guardò con aria agitata, torcendosi le mani. Esmeralda che stava sistemando il mantello e prendeva meglio il bastone, quando se ne rese conto sollevando la testa, chiese:

Sam che succede?”

Sam chinò la testa e quasi imbarazzato disse:

Lo so che vi ho detto che sono molto felice che voi veniate con noi. Ma credevo che, una volta lontani dalla Contea, voi avreste deciso di unirvi a noi...” e sollevando lo sguardo su quello fermo di Esmeralda aggiunse, quasi facendosi forza: “Siete proprio sicura di voler venire con noi?”

Esmeralda incrociò le braccia e sospirando rispose:

Tu credi che dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutta la forza di buona volontà che ho dovuto mettere per uscire di casa mia, mi chiedi di tornare indietro perché TU sei spaventato? Ma che ti dice la testa?!”

So che per voi partire è importante, signorina Esmeralda. Chi più di me lo sa. Sono venuto a casa vostra per dirvi quello che stava succedendo o quello che aveva deciso il signor Frodo. Ho visto vostro padre e so che per voi la situazione è diventata insostenibile...” stava spiegando Sam quando Esmeralda sbottò:

TU VUOI...”

Shhh! Pietà signorina Esmeralda. Mio padre ci potrebbe sentire e fare delle domande!” pigolò Sam.

Esmeralda emise un ringhio di frustrazione e abbassando la voce, continuò:

Tu credi che se io, ora, vado da Frodo e gli chiedo di venire con voi lui accetterebbe?”

Il signor Frodo è un hobbit molto comprensivo!” si difese Sam.

Non lo metto in dubbio!” replicò sarcastica Esmeralda. “Peccato che una cosa che Frodo non sopporti sia che qualcuno stravolga i suoi piani. Quindi se ora vado da lui, felice come una pasqua, vestita di tutto punto, all'ora esatta in cui doveva partire, nel migliore dei casi mi manda via con un bacio sulla fronte; nel peggiore ci caccia tutti e due e appena gli sarà possibile ci manderà dietro Gandalf per mandarci una maledizione qualsiasi!” e avvicinandosi a Sam, abbassando la voce, continuò: “Ora sono in ballo. Devo ballare fino a che la musica non finirà. Ho detto che partirò con voi e lo farò. Il fatto che dovrò stare dietro, da sola, anche di notte, non mi preoccupa. Siamo nella Contea. In nessuno dei quattro Decumani mi può succedere nulla. Quindi tranquillizzati Samwise Gamgee. Sono una hobbit adulta. E manca davvero poco perché diventi maggiorenne!” e mettendo meglio il fagotto sulla spalla concluse: “Mettiti il cuore in pace Sam Gamgee. Verrò con voi. Che ti piaccia o no!”

Sam sospirò frustrato. Era davvero preoccupato, ma Esmeralda era davvero cocciuta e lui doveva tornare da Frodo e Pipino prima di cominciare a destare sospetti di alcuna sorta. Sollevò la testa e guardando Esmeralda disse:

Va bene. Cominciate ad andare. Ma badate bene! Non dovete farvi vedere. Nascondetevi e aspettate che il signor Frodo decida di partire! E non fate cose che potrebbero metterci tutte e due nei guai. E guai grossi!”

Esmeralda annuì alle raccomandazioni di Sam e sorridendo rispose:

Non mi vedrai una sola volta! Prometto!” e senza aggiungere altro si allontanò, senza fare rumore come fanno tutti gli hobbit.

Sam la guardò sparire nell'oscurità e con un sospiro disse:

Speriamo che la fortuna ci assista!” e voltandosi bussò alla porta tonda della casa del padre.

Ci volle poco prima che l'uomo aprisse e guardandolo dicesse:

Ciao Sam! Credevo fossi partito stamattina con il signor Frodo...”



Pipino sbuffò infastidito, spostando un sassolino con la punta di un ramoscello.

Ma dove è finito Sam? Quanto ci mette a dare una chiave al vecchio Gaffiere?”

Frodo lo guardò. Stava in piedi, con il suo fagotto leggero, con le mani nelle tasche. Sorrise e tranquillo rispose:

Non credo che partire con qualche minuto di ritardo sia un problema. Lascia che Sam saluti suo padre e poi partiremo!”

Esmeralda, nascosta nell'oscurità, arrivò appena in tempo per vederlo lì in piedi. Il suo cuore cominciò a battere fortissimo e cominciò a sentire tanto caldo. E in un attimo, seppur fugace, si chiese quanta strada avesse percorso per arrivare fino a lì. E con gli occhi umidi ricordò il giorno in cui si era innamorata di Frodo.



Un estate di molti anni prima....


Esmeralda stava correndo per le strade polverose di Hobbiville. Pipino la stava seguendo perché Esmeralda gli aveva rubato un suo gioco. A dire il vero non ci teneva parecchio, ma Pipino non sopportava che la sua migliore amica lo prendesse in giro o gli rubasse le cose.

Esmeralda Baggins se non ti fermi immediatamente ti faccio male!” intimò Pipino.

E tu provaci!” lo sfidò Esmeralda voltandosi.

Dai Esmeralda! Non ho voglia di correre!” si lamentò il piccolo hobbit che cominciava a piangere perché l'amica non le dava retta.

Esmeralda si mise a ridere e si voltò di nuovo. Fu quella mossa fulminea che le fu fatale: nella strada sterrata di Hobbiville c'era un grosso buco che nessuno aveva sistemato. Esmeralda ci finì dentro e cadde lunga distesa mentre il giocattolo volava qualche metro lontano da lei.

I piedini di Pipino corsero oltre Esmeralda per raccogliere il gioco. Esmeralda non si era mossa e con la testa poggiata sul selciato vedeva le persone che camminavano tranquille, ma sapeva, anche senza vederlo, che Pipino era andato avanti per vedere in che condizioni fosse il suo gioco. E poco dopo disse:

Pensavo che lo avessi rotto... Se lo avessi fatto ti avrei uccisa!”

Fu allora che Esmeralda si sollevò. Aveva la faccia scorticata e il ginocchio completamente pieno di sangue. Pipino la guardò con gli occhi di fuori e indicandola gridò quasi:

Oddio! Stai perdendo un sacco di sangue!”

Esmeralda guardò la gamba: sul ginocchio c'era un profondo taglio e bruciava da impazzire, oltre che sanguinare copiosamente. Socchiudendo un occhio, con aria dolorante disse:

Chiama qualcuno. Mi fa male da morire!”

Pipino annuì e corse verso via Saccoforino. Esmeralda rimase per terra tenendo la gamba dolorante fino a che non vide correre qualcuno verso la sua direzione.

Era Frodo Baggins, il nipote orfano di zio Bilbo. Esmeralda lo conosceva, ma la sua timidezza non gli permetteva di parlare con lui. Alle volte si dava dell'idiota visto che lui cercava in tutti i modi di legare con lei. Ma le varie chiacchiere su di lui e sul fatto che venisse direttamente da Villa Brandy, che stava nelle Terre di Buck. In tutta Hobbiville, infatti, non si parlava mai bene di chi abitava vicino al Brandivino per il fatto che stavano a stretto contatto con la Vecchia Foresta, un posto oscuro e malvagio nel quale si narrava gli alberi prendessero vita e riuscissero perfino a camminare. Questa grande minaccia che incombeva sugli abitanti delle Terre di Buck li costringeva a dormire con le porte chiuse a chiave quando scendeva la notte, pratica alquanto strana per gli abitanti della Contea. Aggiungendo inoltre che i Bucklandesi non avevano paura dell'acqua e si destreggiavano più che bene tra barche e zattera -e si diceva che qualcuno sapesse perfino nuotare- per gli abitanti di Hobbiville questo bastava per renderli persone strane, dal quale era meglio girare alla larga.

Vederlo arrivare in quel momento, quindi, riempiva la bimba d'imbarazzo e di paura allo stesso tempo. Ma una cosa che Esmeralda non poteva negare era che quel giovane hobbit le metteva curiosità.

Lo guardò chinarsi e fissò gli occhi sbarrati di lui guardando il taglio:

Sanguina molto per davvero!” disse pensando a voce alta e guardano Esmeralda le chiese: “Ti fa molto male!”

Esmeralda annuì e Frodo, sollevandosi chiese ancora:

Ce la fai ad alzarti?”

Posso provarci!” rispose dolorante Esmeralda.

Detto fatto cercò di sollevarsi, ma la gamba faceva troppo male e fu costretta ad appoggiarsi a Frodo che sorridendo disse:

Non ci penso nemmeno. Non puoi camminare con questa gamba così...”

E quello che accadde dopo fu talmente veloce che Esmeralda lo ricordava solo a tratti veloci. Frodo che la prendeva in braccio. Pipino che li seguiva correndo. Il profumo di Frodo. La camicia bianca che sembrava quasi luminosa sotto il sole di quell'estate calda della Contea. La porta di Casa Baggins che si apriva e il fresco salone della caverna nel quale stava Bilbo intento a rileggere dei tratti del suo Libro Rosso.

Zio! Esmeralda si è fatta male, portami una benda e qualche cosa per pulire bene la ferita mentre io la porto in cucina!” disse Frodo senza fermarsi.

Certo ragazzo!” esclamò Bilbo sparendo nel lungo corridoio che conduceva alle stanze della caverna.

Frodo adagiò Esmeralda sul tavolo e prendendo un fazzoletto dal taschino del panciotto lo aprì con un gesto della mano e lo bagnò sotto l'acquario.

Esmeralda guardava attenta ogni mossa del ragazzo. Guardò il fazzoletto fresco poggiarsi sulla carne martoriata del ginocchio e diventare rosato mentre Frodo la rassicurava e diceva:

Adesso io e lo zio Bilbo ti curiamo, stai tranquilla!”

Esmeralda annuì, mentre Pipino, con i gomiti poggiati sul tavolo e il mento poggiato sulle mani guardava interessato la scena, in silenzio. Non sembrava preoccupato ma affascinato dai grumi di sangue che uscivano dalla ferita della bambina. Esmeralda si voltò e stava per dirgli che se stava così era solo colpa sua, quando arrivò Bilbo che disse:

Frodo! Controlla se qui c'è quello che ti serve!”

Aprirono assieme la piccola cassetta di legno intagliato dove Bilbo teneva le bende. Presero il necessario e le pulirono e fasciarono la ferita.

Esmeralda fissava Frodo e sentiva una strana sensazione allo stomaco. Uno strano sfarfallio che non riusciva a collocare tra le sensazioni belle o brutte. Sentiva solo che provava lunghi brividi sulla schiena ogni volta quello sfarfallio diventava più forte e che aumentava ogni qualvolta Frodo avvicinava la mano al ginocchio ferito.

Fatto!” disse Frodo una volta legata la benda al ginocchio.

Esmeralda lo fissò a lungo. Teneva ancora in mano il fazzoletto che Frodo aveva bagnato per tamponare e pulire il sangue che fuoriusciva e il ginocchio, tra l'altro, pulsava e doleva da morire, nonostante questo non riusciva a non guardare il giovane hobbit negli occhi. Cosa che, tra l'altro, Frodo notò e passando una mano davanti al viso di Esmeralda chiese:

Sicura che è tutto apposto? Non è che hai colpito la testa quando sei caduta?”

Esmeralda non parlò, ma scosse la testa in segno di diniego e sorrise timida. Frodo rispose al sorriso e accarezzandole una guancia le disse:

Assomigli tantissimo alla tua mamma. Io l'ho conosciuta che era ancora una giovanissima ragazza hobbit e un sacco di ragazzi le facevano la corte. Sicuramente anche tu, un giorno, avrai la fila di pretendenti fuori casa che vogliono chiederti la mano...”

Io non voglio!” disse Esmeralda mettendo il broncio.

Frodo sollevò un sopracciglio e guardandola negli occhi le chiese:

E perché mai una bella bambina non sogna il matrimonio o di essere corteggiata da tanti ragazzi hobbit?”

Esmeralda chinò la testa e giocherellando con il lembo della sua gonna rispose:

Non voglio diventare come Angelica. Lei ha tanti ammiratori però è antipatica. E mi tratta male!”

Frodo rimase un attimo in silenzio. Esmeralda non lo seppe mai, ma Frodo provò una grande tenerezza e una grande ammirazione per quella piccola bambina che non voleva diventare una persona vuota e solo piena di se. Esmeralda sentì solo quello che Frodo le disse dopo, sollevandole il mento:

Se tu non lo vuoi non lo diventerai. Lo sai. E poi sei una ragazzina troppo intelligente per finire come tua sorella. Quasi quasi mi fanno pena tutti quei ragazzi hobbit che ti faranno la corte. Gli spezzerai il cuore con una battuta arguta o cercando qualcuno capace di vivere l'avventura proprio come te!”

E come lo sai che a me piaccio le avventure?”

Frodo ridacchio sotto i baffi e chinandosi per guardare Esmeralda negli occhi rispose:

Per il semplice fatto che pendi dalle labbra di Bilbo ogni volta che ti racconta di Elfi e di Troll. Tu sei una vera Baggins, una vera nipote di tuo zio Bilbo. E non mi stupirei se un giorno venissi a sapere che sei partita per chissà dove in cerca di chissà quale tesoro!”

Esmeralda sorrise imbarazzata. Non ebbe il tempo di rispondere che Frodo le chiese:

Ce la fai a camminare da sola?”

Certo che ce la fa. Solo che è troppo pigra per provarci!”

Solo in quel momento, Esmeralda si rese conto che nella stanza era rimasto anche il piccolo Pipino che, con il mento poggiato sui gomiti la guardava annoiato.

Sentendosi avvampare e non capendone il motivo, Esmeralda si indispettì e lanciando uno sguardo di fuoco al piccolo amico rispose:

Zitto, idiota di un Tuc! E ricordati che se sono caduta è solo colpa tua!”

E se tu non mi avessi rubato il gioco, altrimenti non saresti caduta!” ribatté risentito Pipino.

E se tu non mi avessi cominciato a fare lo stupido io non ti avrei rubato il gioco!” esclamò Esmeralda.

Pipino stava per ribattere quando provvidenzialmente intervenne Frodo che mise le mani avanti per calmare i due bambini e disse:

Il concorso delle colpe è stato fatto, va bene? Diciamo che Pipino non deve stuzzicare la piccola Esmeralda; e che Esmeralda non deve rubare i giochi a Pipino. Siamo d'accordo?”

I due bambini si guardarono un po' in cagnesco e Frodo dovette ripetere:

D'accordo?”

Si!” risposero mesti i due bambini voltando i reciproci sguardi in direzioni differenti.

Frodo sorrise e replicò:

Mi sembra un buon inizio” e rivolgendosi a Pipino disse: “Peregrino Tuc devo chiederti un favore!”

Lo disse con un tono pomposo, cercando di dare importanza alla richiesta che stava per fare al piccolo. Che ovviamente, sentendo il tono del cugino, si ringalluzzì e chiese:

Cosa devo fare?”

Dovresti andare da Bilbo e dirgli che io sto accompagnando te ed Esmeralda a casa e che rientrerò più tardi dato che c'è Merry a Hobbiville!”

Pipino annuì e ribatté:

Certo!” e senza farselo ripetere due volte, trotterellò verso l'interno della caverna dove era sparito poco prima Bilbo.

Fatto questo Frodo si voltò verso Esmeralda e le disse:

Ti porto sulle mie spalle, uhm?”

Ma non c'è bisogno! Posso benissimo camminare da sola!” cercò di protestare Esmeralda.

Non ebbe il tempo di finire che Frodo la prese in braccio e replicò:

Non attacca con me. E smettila di fare il maschiaccio non sta bene ad una bambina carina come te”

Esmeralda arrossì imbarazzata e disse:

Se mi rimetti sul tavolo ti permetto di portarmi sulle spalle!”

Frodo rise di gusto e facendo sedere di nuovo Esmeralda sul tavolo si voltò e la prese sulle spalle dicendo:

Ecco come ti voglio! Una signorina in cerca del suo Cavaliere!”

Esmeralda cinse il collo di Frodo e stava per ribattere che lei non aveva bisogno di cavalieri, quando vide il fazzoletto di Frodo:

Il tuo fazzoletto. Anche se mi spiace che sia macchiato di sangue...”

Frodo lo guardò e disse:

Tienilo tu!”

Ma è il tuo!” ribadì Esmeralda che non capiva perché Frodo non volesse il suo fazzoletto.

Frodo scosse la testa e rispose:

Lo so. Ma ne ho tantissimi con me. E non credo che averne uno in più o in meno faccia tanta differenza!”

Allora lo riporto quando sarà pulito!” esclamò Esmeralda.

Facciamo una cosa. Tienilo tu. Fanno un buon uso e se un giorno ne avrò bisogno, te lo chiederò di nuovo!” ribatté Frodo divertito.

Esmeralda guardò il fazzoletto e lo mise nella tasca.



Esmeralda per anni si chiese se quello che aveva provato in quel momento fosse amore. Di certo fu da allora che cominciò a pensare a Frodo ogni sera prima di andare a dormire. E si trovò spesso, sempre dopo quel giorno, ad arrossire violentemente quando, fissando il turbinio della polvere attraverso un raggio di sole che bucava la finestra, si scopriva a pensare agli occhi azzurri di Frodo.

In effetti per anni non si seppe spiegare davvero se il suo amore fosse nato quella sera di diciannove anni prima. Forse lo capì la sera della partenza di Frodo da Casa Baggins, mentre nascosta lo guardava stagliarsi contro il cielo notturno pacato, tranquillo, quasi indifferente a quello che poteva succedere durante quel viaggio.

E mentre Sam Gamgee si avvicinava ai due compagni di viaggio ammettendo di aver decimato le scorte di birra di Casa Baggins, Esmeralda lasciò un po' di vantaggio ai tre guardandoli allontanarsi. Fu allora che, dalla tasca destra del pantalone di suo padre estrasse una cosa, che tenne stretta in un pugno: era il fazzoletto di Frodo.

Si era rovinato un po' perché dopo quel giorno, Esmeralda, lo aveva usato parecchio.

Ma l'importante era qualche cos'altro. E di sicuro era che, con quel viaggio non solo avrebbe tenuto fede al suo giuramento, ma avrebbe finalmente confessato a Frodo i suoi sentimenti.

Tutto al momento opportuno.

E cominciando a incamminarsi, sorrise mentre Frodo Pipino e Sam camminavano in modo tale che nemmeno un hobbit avrebbe potuto sentirli, Esmeralda chinò la testa e badando bene di non farsi vedere, seguì i tre ascoltando quello che dicevano, senza sapere che la stessa strada l'aveva fatta Bilbo per lasciare la Contea diciassette anni prima.




NdA: il pezzo in grassetto e corsivo è un ricordo di Esmeralda. Vorrei precisare perché alle volte ho introdotto flashback e non si è capito -vedi 'Un amico particolarmente importante'-. Chiedo scusa per questa precisazione ma l'ho fatta per farvi capire meglio la storia!!!







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Capitolo 6
*** Cortesie, rimorsi, paure e inaspettate sorprese ***


Colgo l'occasione per ringraziare nini e arena per avermi recensito e per seguire lo scazzo di questa piccola fan di Tolkien. Spero di non deludervi e che la storia non offenda la sensibilità dei fans di Tolkien. Vorrei anche ricordarvi che per i personaggi e per le loro descrizioni userò quelle degli attori del film, nel caso doveste notare delle discrepanze tra il Frodo del libro e quello che descrivo io che, lo ammetto, assomiglia ad Elijah Wood.

Detto questo ringrazio anche i lettori silenti che non recensiscono ma che ci sono.

E auguro -e spero lo sia davvero- una buona lettura.




6. Cortesie, rimorsi, paure e inaspettate scoperte.


Devi prometterti che se io non sarò a Brea quando arriveranno ti prenderai tu cura di loro!”

Gandalf sembrava teso. Il suo volto sembrava patito, invecchiato ancora di più.

Promettimelo Aragorn!” ripeté quasi disperato.

L'uomo misterioso guardò la mano che stava poggiata sul fodero di una spada. Sorride amaro e sfoderandola mostrò che la spada altro non era che una lama spezzata.

Narsil non serve per difendere. È solo un cimelio in frantumi! Cosa posso fare io per l'attuale Portatore, Gandalf?”

Gandalf sorrise e sembrava quasi farlo con dolcezza.

Narsil sarà pure distrutta, ma è comunque la spada di un Re. E sai che se vai a Gran Burrone l'abilità degli Elfi può riforgiarla!”

L'uomo misterioso -o meglio Aragorn!- chinò di nuovo la testa. Gran Burrone. Imladris, l'Ultima Casa Accogliente. E là c'era qualcuno di importante per lui. Qualcuno che non vedeva da troppo tempo.

E se io non volessi raccogliere l'eredità di Isildur? E se l'Anello corrompesse anche il mio cuore? Non discendo forse dalla sua stessa stirpe?” domandò l'uomo.

Gandalf scosse la testa e con la stessa dolcezza di un padre, di un maestro che spiega al suo allievo che non deve aver paura di mettere in atto ciò che ha imparato, poggiò la mano su quella di Aragorn e rispose:

Sei l'erede di Isildur, non Isildur stesso!”

Lo sconosciuto rimase in silenzio. Guardava il vuoto chiedendosi se accettare sarebbe stato giusto.

Sapeva che se lo avesse fatto nulla sarebbe stato più come prima. E che lui avrebbe dovuto prendere in mano le redini e accettare, di conseguenza, il suo destino.

Veglierai sul Portatore, Aragorn? Veglierai su Frodo?”

Aragorn sollevò la testa. E deciso rispose:

Lo farò. E accetterò il mio destino...”


Esmeralda si muoveva mentre dormiva.

Quando ad un tratto un rumore e un grido di dolore la fece svegliare di soprassalto.

Impugnando il bastone, pronta a colpire, disse decisa nonostante la forte paura:

Chi va là?”

Ohi! Ohi! Ohi! La mia povera testa!” si lamentò il disturbatore.

Esmeralda impugnò meglio il bastone e intimò:

Mostrati e bada di tenere le mani alte sopra la testa o avrai un altro bernoccolo a fare compagnia all'altro!”

Le piante si mossero, spostate dal passaggio di qualcuno. Esmeralda impugnò meglio il bastone e cominciò a sudare freddo: e se fosse stato il Cavaliere Nero che aveva interrogato il Gaffiere ad Hobbiville? Quello era un 'Gambe Lunghe'! Cosa poteva una ragazza hobbit contro di lui.

Trattenne il fiato guardando le piante che si aprivano per lasciare il passo all'intruso. Il cuore batteva. La testa frullava pensieri e ipotesi di attacco.

E alla fine apparve lo sconosciuto.

Samwise! Ma che diavolo vuoi fare? Farmi prendere un colpo e lasciarmi stecchita sulla strada di Brea?” disse Esmeralda abbassando il bastone e mettendosi a sedere.

Il suo cuore sembrava volesse ancora uscire dal petto tanto stava battendo forte.

E voi mi volevate colpire con il vostro bastone!” si lamentò Sam indicando il bastone da viaggio che Esmeralda aveva fatto cadere per terra.

Ci credo!” esclamò Esmeralda. “Hai fatto tanto di quel chiasso che mi chiedo come è possibile che Pipino e Frodo non si siano precipitati qui!”

Perché sono inciampato qua vicino. E ho sono sbattuto la testa contro il tronco di un albero cadendo!” spiegò Sam grattando la parte offesa. Poi indicando un posto davanti a Esmeralda chiese:

Mi posso sedere?”

Esmeralda alzò il capo e annuì. Sam si mise a sedere e tolse un piccolo involto da sotto la giacca. E porgendolo ad Esmeralda le disse:

Pensavo che fosse affamata e ho deciso di portarvi qualche cosa. Non è tanto, ma nemmeno noi stiamo facendo dei pasti regali!”

Esmeralda prese l'involto e lo aprì. Erano salsicce arrostite e pane abbrustolito. Sorrise guardando Sam e prendendo un pezzo di pane, lo addentò e disse:

Va benissimo. Sono affamata. Le mie scorte sono limitate e mi chiedevo come avrei fatto!”

Sam arrossì e lasciò che Esmeralda mangiasse cercando di non fissarla e quindi metterla in imbarazzo. Poi, guardando il sentiero poco lontano dal punto dove Esmeralda si era accampata per la notte le chiese:

Avete avuto problemi? Qualcuno vi ha disturbato durante la notte?”

Perché mi fai questa domanda?” chiese con la bocca piena Esmeralda. Era troppo affamata per pensare all'etichetta e a quanto pareva nemmeno Sam ne era interessato perché subito domandò:

Il padron Frodo ha ammesso di non essere tranquillo! Ha detto che può esserci qualcuno che ci segue. E io non gli ho ancora raccontato del cavaliere che lo stava cercando quando ancora non eravamo partiti da Hobbiville...”

E quando penseresti di dirglielo? Quando siamo sulla strada di Brea in mezzo ad un mare di pericoli? Il fatto che a Buckburgo ci aspetti Merry non ci rende più sicuri. E tu lo sai!”

Sam guardò con interesse l'erba davanti a lui e rimase a lungo in silenzio. Poi, grattandosi la testa disse un po' imbarazzato:

Io non volevo dirgli niente!”

Esmeralda rimase con un grosso boccone in bocca, guardando Sam con gli occhi sbarrati. Per il povero giardiniere quel momento sembrò durare un'eternità e aspettò con tutto il cuore il momento in cui Esmeralda avrebbe detto qualche cosa e avesse smesso di guardarlo in quel modo inquietante. Ma quando lo fece rimpianse lo sguardo assassino della ragazza:

MA SEI PAZZO?” sbottò la giovane hobbit sputacchiando pezzettini di pane. “FORSE TU NON PUOI CAPIRE PERCHÉ NON LO HAI VISTO, MA QUEL CAVALIERE FACEVA PAURA!”

Signorina Esmeralda non gridate! Potreste svegliare il signorino Pipino e il signor Frodo!”

MEGLIO! ALMENO GLI DICO IO A FRODO CHE TU SEI UN INCOSCIENTE CHE NON SOLO TI METTI A DIRE A MEZZA CONTEA CHE STA PARTENDO, MA TI METTI ANCHE A TENERE NASCOSTO IL FATTO CHE LO STA INSEGUENDO UN LOSCO CAVALIERE VESTITO DI NERO!” strillò quasi in preda all'isterismo Esmeralda.

Se il padron Frodo si dovesse svegliare e la dovesse vedere qua la manderebbe a Hobbiville senza darle il tempo di dire ma! E lei non vuole questo, vero?” fece notare innocente Sam, nonostante stesse spudoratamente tirando l'acqua al suo mulino.

Esmeralda rimase un attimo in silenzio, sfoggiando comunque lo stesso sguardi inquietante di prima. Poi, tornando a mangiare disse:

Si è fatto tardi. Ti conviene tornare da Pipino e Frodo e far finta di aver dormito sino ad ora. Non una sola parola sul fatto che sono qui. E devi dire a Frodo, il prima possibile del Cavaliere Nero che lo stava cercando a Hobbiville!”

Sam annuì, si sollevò dal punto dove si era seduto poco prima e sorridendo rispose:

E voi state tranquilla. E se potete dormite un po' più vicina a noi. Mi preoccupa sapervi così lontana. E se vi dovesse succedere qualche cosa e Rosie lo venisse a sapere non me lo perdonerebbe mai!”

Esmeralda rise. Rosie Cotton era un'amica di Esmeralda e ogni volta che vedeva Sam che l'accompagnava a casa prima di entrare al Drago Verde, si raccomandava sempre di trattarla bene e di stare attento che non le succedesse nulla se ci teneva alla vita.

Ci proverò!” promise Esmeralda con un sorriso e guardò Sam sparire nello stesso punto da cui era arrivato.

In silenzio mangiò il pane. E cominciò a pensare.

Il Cavaliere Nero. Il sogno... Gandalf che diceva ad un certo Aragorn di vegliare su Frodo.

Ma chi era Aragorn? Doveva essere qualcuno di veramente fidato se Gandalf gli chiedeva di vegliare su Frodo e sugli altri. Ma allora quel Cavaliere che ad Hobbiville stava chiedendo di Frodo era davvero un individuo pericoloso?!

Mangiò in silenzio il pezzo del pane che Sam aveva messo assieme alle salsicce arrosto. Guardava il vuoto e si faceva mille domande. E di quelle mille sono la metà -e forse meno- avevano una risposta.

Pensò anche di alzarsi e dire a Frodo quello che sospettava, quello che aveva visto pur di metterlo in allerta, pur di fargli capire che doveva stare attento perché quella faccenda era più pericolosa di quello che credeva.

Poi ricordò quello che aveva detto Sam poco prima:

'Se il padron Frodo si dovesse svegliare e la dovesse vedere qua la manderebbe a Hobbiville senza darle il tempo di dire ma...'

Deglutì e bevve un lungo sorso d'acqua dalla sua borraccia. La finì tutta e la rivoltò per accertarsi che fosse così. Poi, sospirando irritata, lanciò l'ultimo pezzo di pane tra l'erba alata.

Era andata via da casa sua. E lo aveva fatto per seguire Frodo e proteggerlo. Ma anche per non stare in un luogo che non considerava più suo da tanto, troppo tempo oramai.

Avrebbe custodito lei Frodo.

Avrebbe protetto lei il ragazzo che più amava.

Ma non sarebbe tornata indietro. Non voleva tornare a Hobbiville dove, probabilmente, l'unica cosa di cui si preoccupavano tutti era che Ponto non aveva più una persona che badava a lui ventiquattro ore su ventiquattro.



Nello stesso momento, ad Hobbiville...


Vi dico che non può essere sparita nel nulla. Ha detto che stava andando fuori Hobbiville per cercare lavoro. Lo sanno tutti ormai che la mia famiglia non ha più un soldo visto che mio padre non lavora da quando è morta la mamma...”

Angelica aveva gli occhi e il viso gonfio. Aveva pianto e visto il colorito della pelle del viso, probabilmente, non dormiva da molto.

Ma che bisogno aveva di scappare senza dire nulla?” esclamò lo zio Porto, vicino alla porta aperta.

Angelica lo guardò e guardando la casa e il padre, tirando su con il naso rispose:

Se tu vivessi con nostro padre tutto il giorno, caro zio Porto, verrebbe anche a te la voglia di scappare, sai?”e nascondendo il viso con le mani tornò a piangere. “Perché? Perché? È tutta colpa mia. Tutta colpa mia!”

Milo, il marito di Angelica, si avvicinò alla moglie con un bicchiere d'acqua.

Non è colpa tua tesoro. Lo sai. Esmeralda stava male da quando vostra madre è morta. È esplosa e ha deciso di scappare!”

Angelica scosse la testa e guardando il marito rispose:

Io l'ho lasciata sola. Io non l'ho aiutata!”

Nemmeno io, piccola!” le accarezzò il capo la zia Peonia.

Angelica scosse la testa e mormorò:

Non l'ho protetta zia. E ora, solo ora, mi rendo conto che non la voglio perdere!!”



Esmeralda era tornata dal ruscello dove aveva riempito la borraccia e stava sistemando tutte le sue cose con riluttanza.

I sogni di quella notte avevano disturbato il suo sonno, rendendolo inquieto e non permettendole di riposare bene.

Come poteva, Gandalf, chiedere ad un uomo con una lama in frantumi di proteggere Frodo?

E poi, da cosa lo doveva proteggere?

Sta sistemando il suo fagotto quando i suoi pensieri vennero disturbati da uno strano rumore.

Come un gatto si protese all'ascolto. Ogni fibra del suo corpo sembrava tesa nell'ascolto. Ogni nervo era pronto a scattare.

Ascoltò il rumore e ben presto il cuore perse un battito: non era un rumore qualsiasi. Era un rumore di zoccoli.

'Qualcuno a cavallo!' pensò Esmeralda appiattendosi al fine di rendersi invisibile.

Il rumore di zoccoli aumentò.

Il Cavaliere si avvicinava e come una strana sensazione di gelo si insinuò nel petto della giovane hobbit.

Non voleva affrontare quel Cavaliere e dentro di se sapeva che non doveva farsi vedere da lui.

Si appiattì fino a stare lunga distesa sul terreno, con la faccia schiacciata sopra.

Il Cavaliere si fermò. Il cavallo nitrì e subito si sentì il losco figuro smontare e camminare.

Non smuoveva l'erba per cercare. Faceva qualcosa di peggio, che fece accapponare la pelle alla piccola hobbit: annusava. Come una bestia che cerca una preda nell'oscurità, il Cavaliere Nero annusava l'aria alla ricerca di un odore che gli dicesse che lì vicino ci fosse una preda, qualcuno o qualcosa che indicasse la presenza di quello che stava cercando.

'Non gridare! Non gridare!' pensò Esmeralda stringendo gli occhi.

Il Cavaliere annusò ancora poi, forse non sentendo né rumori, né odori interessanti, salì di nuovo a cavallo e riprese il galoppo.

Nonostante il pericolo si fosse allontanato, Esmeralda rimase ferma, schiacciata al terreno.

Non sentì che poco dopo Frodo, spaventato come lei, si era acquattato a pochi metri dal punto in cui stava Esmeralda. E come lei, non si era accorto della presenza di un amico a un tiro di schioppo da lui.



Frodo si guardava intorno, quasi sentisse degli occhi puntati sulla schiena.

Si voltava spesso e guardava preoccupato.

Che hai Frodo?” chiese Pipino che stava molti passi avanti e fu costretto a bloccarsi.

Sam si bloccò a sua volta senza tradire un certo nervosismo. Se Frodo continuava a voltarsi e guardare bene avrebbe sicuramente visto Esmeralda che li seguiva.

Non lo so! Da quando abbiamo incontrato quel Cavaliere non mi sento tranquillo. E forse non sarei stato così imprudente come sono stato se qualcuno mi avesse detto che lo stesso Cavaliere -o uno simile- ci seguiva da Hobbiville!” e rivolse a Sam uno sguardo di rimprovero.

Se sei così spaventato, allora perché ti blocchi ogni due passi per guardarti le spalle. Non sento alcun rumore di zoccoli!” sorrise Pipino.

Frodo si voltò di nuovo e Sam, con il cuore a mille, quasi implorando dentro di se che Esmeralda stesse usando tutte le attenzioni per non farsi scoprire, incrociò le dita.

Mi sento seguito. Ma da qualcuno a piedi, non a cavallo!” disse Frodo con fare sospetto, guardandosi attorno.

Per un attimo Sam cominciò a sudare freddo. Se Frodo si convinceva a tornare indietro e vedere se quello che pensava fosse vero, avrebbe visto sicuramente Esmeralda. E allora che sarebbe successo?

Mio caro cugino!” scoppiò a ridere Pipino rompendo il silenzio e la tensione. “Non c'è nessuno. Sei solo un po' nervoso per questo viaggio. E dalla scoperta del terribile Cavaliere e del fatto che ci sta alle costole, ora vedi inseguitori ovunque!”

Sam guardò Pipino quasi con gioia. Lo aveva involontariamente tolto da un bell'impiccio!

Ti dico che non me lo sono sognato. Sento dei passi muoversi dietro di noi. Ecco perché mi fermo e sto camminando per ultimo...” continuò Frodo.

Pipino si avvicinò a Frodo e mettendogli una mano sulla spalla lo rassicurò:

Mio caro Frodo. Non sono i passi di una terzo hobbit quelli che senti, ma l'eco dei passi del fidato Samwise che pesa per quattro e fa un sacco di rumore se cammina. Se il nostro viaggio si basasse sulla segretezza, non porterei Sam Gamgee nemmeno se mi pagassero!” e rise di gusto.

Sam chinò la testa imbarazzato. Conosceva quel tipo di battute. Le aveva provate da sempre sulla sua pelle e non si arrabbiava nemmeno più. Ma mentre chinava la testa fingendosi imbarazzato, guardò per un attimo fugace la faccia di Frodo. Infatti, se Pipino rideva, Frodo era tutt'altro che contento.

Sapeva che qualcuno li stava seguendo e che non erano i passi troppo pesanti di Sam quelli che aveva sentito. E se Sam non stava attento a breve avrebbe capito tutto.



Il sole era tramontato, rosso dietro le colline alle loro spalle e la sera giunse prima che ritornassero sulla strada in fondo al lungo tavoliere che essa tagliava dritta per molte miglia. In quel punto voltava a sinistra e scendeva nelle basse terre dello Iale, dirigendosi quindi verso Scorta. Di là partiva però anche, sulla destra, un sentiero che serpeggiava poi tra le vecchie querce di un bosco fino a Boschesi.

Esmeralda camminava sempre a molti passi dietro il trio e cominciava a sentire la forte stanchezza assalirla. Nonostante gli hobbit fossero instancabili camminatori, Esmeralda sapeva che anche il più resistente avrebbe risentito il peso di quella scarpinata.

Guardava attorno a se. La malinconia era una cosa malefica, pensò. Stava andando a Brea, di sua volontà e mille motivi la spingevano a continuare il suo cammino piuttosto che fermarsi.

Ma guardando la sua Contea stendersi così bella nel tramonto di una sera di fine estate, Esmeralda sentiva un grosso peso nel cuore: andava a Brea, sì! E poi? Avrebbe seguito Frodo sempre, anche fino alla morte. Ma dove l'avrebbe portata il suo viaggio? A Gran Burrone? Oppure molto più lontano?

In un momento, mentre i suoi enormi piedi pelosi si ponevano uno di fronte all'altro permettendole di camminare, si rese conto che quella era la sua casa. E che quello era il posto più accogliente nel quale sarebbe potuta tornare dopo un lungo viaggio.

Chinò il capo e sentì una lacrima scendere, quando ad un tratto fu attratta da un canto provenire davanti lei:


Rosso è il fuoco del camino,

Sotto al tetto un letto aspetta;

Ma non son stanchi i nostri piedi,

Voltato l'angolo incontrar potremmo

D'improvviso un albero oppure un grosso sasso,

Che nessuno oltre noi ha visto.

Alberi e fiori, foglie e fuscelli,

Fateli passare! Fateli passare!

Sotto al nostro cielo colli e ruscelli

Passeranno oltre! Passeranno oltre!


Sorrise. Conosceva quella canzone. Era una vecchia melodia hobbit sul quale Bilbo aveva scritto le parole di quella canzone.

In un attimo un mare di ricordi la colse e le lacrime cominciarono a scendere sempre più veloci. La nostalgia di casa, o di quel posto bellissimo fatto di laghi e fiumi placidi, di case scavate nel terreno, con le stesse facce rubiconde tutti i giorni scorreva veloce davanti a lei, mentre Frodo, Pipino e Sam cantavano la loro canzone.

Fu così che non si rese conto che qualcuno alle sue spalle era giunto e che, senza troppi complimenti le aveva messo il cappuccio sul viso.

E in un attimo le visioni di paesaggi rurali e i ricordi su Bilbo e le sue storie vennero sostituiti con il buio fitto del cappuccio che le copriva gli occhi.



Silenzio!” disse Frodo. “Mi sembra di sentire di nuovo rumore di zoccoli”

Pipino e Sam si fermarono e si tesero anche loro ad ascoltare. In effetti il rumore degli zoccoli era forte e questo fece perdere un po' dell'allegria che i tre hobbit aveva preso cantando.

Veloci lasciarono la strada e si nascosero all'ombra delle vecchie querce che lo delimitavano.

Non andiamo molto lontano!” si raccomandò in un sussurro Frodo. “Non voglio che mi veda, ma voglio vedere se è un altro Cavaliere Nero”

Molto bene!” disse Pipino non propriamente tranquillo. “Ma non dimenticare che annusa!”

Frodo lasciò che Pipino e Sam si nascondessero dietro un grosso ramo, mentre lui si nascose ad un passo dal sentiero pallido.

Ci volle poco per capire che quello che avevano sentito era lo scalpiccio del cavallo del Cavaliere Nero.

Frodo era spaventato. Sentiva il bisogno di scappare, mentre nel buio il losco cavaliere annusava l'aria cercando la presenza di qualcuno che lui, cieco, non poteva vedere.

Sembrava tutto perduto e Frodo, preso dalla paura stava per infilarsi l'Anello quando d'un tratto si sentirono delle voci melodiose, risate e le note di una dolce canzone. Fu allora che Sam sussurrò:

Gli Elfi!”

Frodo sentì il Cavaliere arretrare e subito la sensazione di paura e di gelo svanì, lasciando posto alla speranza. Non c'era alcun dubbio: quelli erano Elfi!

Sì, sono Elfi! Alle volte si incontrano al Terminalbosco. Non vivono nella Contea, ma cominciano a migrarvi in Primavere e in Autunno. Arrivano dalle loro terre lontane che si trovano al di là dei Colli delle Torri. Grazie al cielo che sono arrivati! Voi non lo avrete sicuramente visto, ma quel Cavaliere Nero era proprio qui e stava strisciando verso di noi. Poi quando ha sentito le note della canzone è fuggito via!”

Sam era fuori di se dalla gioia. Quasi non credeva possibile che all'inizio del suo viaggio avesse avuto tale fortuna:

E gli Elfi?” domandò, quasi non avesse sentito quello che aveva detto Frodo: “Possiamo andare a vederli?”

Frodo sorrise e indicando verso il sentiero disse:

Abbi un po' di pazienza, Samwise. Stanno venendo verso di noi!”

Subito fu nitido il loro canto. Un canto che riempiva il cuore dei tre hobbit di gioia, nonostante lo capissero solo per metà.


Candida neve! Candida neve! Limpida dama!

Regina al di là dei Mari Occidentali!

Luce per noi che qui girovaghiamo

Ove gli alberi tessono un'oscura trama!

Gilthoniel! O Elbereth!

Limpidi i tuoi occhi e terso il tuo respiro!

Candida neve! Candida neve! Noi te decantiamo

In un ermo paese dal Mare molto lontano.


O stelle che durante l'Anno Cupo

Le sue brillanti mani hanno tessuto,

In campi ove l'aria è limpida e lucente

Vi vediamo fiorire pari a boccioli d'argento!


O Elbereth! Gilthoniel!

Ricordiamo ancora noi che viviamo

In un luogo boscoso da te tanto lontano,

Il tuo chiaror stellare sui Mari Occidentali.


La canzone terminò. Frodo sentì il cuore invaso dal petto e sorridendo, lieto della canzone e della presenza benefica degli Elfi disse:

Ma questi sono gli Alti Elfi! Hanno parlato di Elbereth! Sono un ramo dei Luminosi che quasi mai viene nella Contea! Ne sono rimasti pochissimi nella Terra di Mezzo, ad Oriente del Grande Mare. Questa è proprio una fortuna inattesa!”

A quelle parole Sam tremò di eccitazione come un bambino e sorridendo prese posto vicino a Frodo, seguito da Pipino.

Li osservarono in silenzio e tutti e tre gli amici poterono notare che davvero emanavano un'aurea luminosa che splendeva come la luce delle stelle dai loro capelli e dai loro occhi.

Avanzavano sorridenti quando uno di loro, l'ultimo, si voltò verso Frodo e rise forte:

Ciao Frodo!” salutò: “Stai facendo tardi o ti sei smarrito?”

Poi chiamò anche gli altri che tornarono sui loro passi e si riunirono attorno agli hobbit.

Una cosa straordinaria, non c'è che dire!” disse uno di loro. “Quattro Hobbit in giro per la Contea! È dai tempi di Bilbo che non succedeva una cosa simile!”

Frodo e Pipino si guardarono negli occhi perplessi. Poi si guardarono attorno, quasi volendosi contare e Pipino domandò:

Quattro hobbit? Ma se siamo solo tre!”

Uno degli Elfi Luminosi rise e guardando Frodo rispose:

Allora credo che abbiamo fatto bene a mettere l'intruso in catene! Si aggirava sospettoso per i boschi. Lo seguivamo da un po', ma solo poco tempo fa, prima che calasse il sole, siamo riusciti a prenderlo...” e facendo spazio fece avvicinare una figura piccola avvolta in un mantello da viaggio logoro. “Forse voi ci potete dire chi è!” e togliendole il cappuccio una cascata di riccioli neri caddero sulle spalle, svelando un viso di donna che gli hobbit conoscevano.

E assieme, Frodo e Pipino esclamarono:

Esmeralda Baggins!”

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Capitolo 7
*** Non si torna indietro ***


Allora voglio ringraziare: Arena, ninisuperga, johnny nicotine e DiNozzo323 per le belle recensioni. Come sempre in ritardo ecco un nuovo capitolo.

Spero che vi piaccia e che piaccia a tutti quelli che mi aggiungono in una delle tre liste personali e a tutti i lettori silenti che leggono e basta.

Un bacio e spero a prestissimo per il prossimo capitolo.

Baci a tutti. Niniel82




7. Non si torna indietro.



Esmeralda Baggins!”

Ok! Era stata scoperta. La cosa più importante era quella di non perdere la testa e di non fare stupidaggini.

Frodo! Pipino! Samwise! Felice di vedervi!” disse lei e guardando il cielo aggiunse con fare indifferente: “Bel tempo per fare una passeggiata non trovate?”

L'elfo che la teneva rise divertito e guardando Gildor, l'elfo che aveva parlato con Frodo quando si erano fermati, domandò:

Siamo davvero sicuri che questa Hobbit sia pericolosa?”

Gildor rise più forte. Era una risata bella che scaldò il cuore di Esmeralda, nonostante fosse davvero spaventata dall'idea di essere rispedita senza complimenti ad Hobbiville. Quando terminò il gelo della notte penetrò di nuovo nelle ossa della giovane e non solo.

Caro Frodo, credo che questa signorina ti abbia seguito di nascosto perché aveva paura di essere cacciata!”

E aveva ragione a pensarlo! Ma dico io! È stato già difficile portare Pipino con me in questo viaggio che si sta rivelando sempre più pericoloso...” disse Frodo che non stava badando a quello che stava dicendo. Venne bloccato appena in tempo da Sam che tempestivo, disse:

Padron Frodo avete ragione ad arrabbiarvi, ma non pensate che state esagerando? Infondo la signorina Esmeralda voleva solo potervi seguire fino a Crifosso!” e calcò volutamente l'ultima parola della frase.

Pipino guardò Sam per un attimo, non capendo il perché di quell'intervento, poi voltandosi verso la cugina sbottò:

Frodo ha ragione! Sei impazzita, per caso? Vai in giro per la Contea da sola? Ma che ti dice la testa? Chissà che cosa poteva succederti stando a dormire di notte da sola. Ma sei incosciente? Non pensi al povero zio Ponto? Non ha passato già abbastanza cose brutte per dover sopportare anche l'idea di perdere una figlia solo perché vuole vivere l'avventura e seguire suo cugino a Crifosso?”

Esmeralda si sentiva imbarazzata. Sapeva che Frodo non si sarebbe fermato a Crifosso e che il suo viaggio sarebbe continuato ben oltre la Terra di Buck. Ma osservando Frodo di sottecchi si rese conto che il cugino era davvero fuori di se. La guardava con rimprovero e teneva i pugni stretti talmente tanto che le nocche erano diventate pericolosamente bianche.

Voleva dire qualche cosa per calmarlo, per difendersi, per fargli capire perché avesse deciso di lasciare la Contea per seguirlo, ma la sua testa era dolorosamente vuota.

-Fai che qualcuno mi tolga da questo impiccio!- implorò Esmeralda.

Io penso...” intervenne Gildor, con voce pacata e seria: “... che la signorina voglia essere sicura che tu stia bene Frodo. Non capisco quindi perché tu ti debba crucciare così tanto. Dovresti essere, invece, molto felice di avere delle persone come lei al tuo fianco. Perché sappi che è di persone coraggiose e disinteressate come la piccola Esmeralda di cui hai bisogno quando inizi un viaggio di cui non conosci l'esito!”

Frodo non rispose. Guardava ancora fisso Esmeralda. Il suo viso era duro, ma, almeno, non teneva i pugni stretti. Le braccia, infatti erano lunghe sul suo corpo, quasi si fosse arreso dopo quella constatazione di Gildor.

Gli occhi di Esmeralda guardando Frodo si cominciarono ad inumidire. Si sentiva in colpa. All'inizio la sua idea le era sembrata giusta, non aveva nemmeno pensato a quello che avrebbe potuto dire Frodo quando l'avrebbe vista apparire a Crifosso. Aveva dato per scontato che vedendosela davanti, dopo tanti pericoli e dopo aver dimostrato il suo coraggio, Frodo sarebbe stato più che felice di accoglierla con se nel suo viaggio. Ora però si rendeva conto che quello che aveva dato per scontato, per sicuro, non lo era affatto.

Credo che ormai sia troppo tardi per prendere decisioni. Alla luce del sole potrebbero sembrare avventate e sciocche!” si intromise Gildor. “Vorrei che voi cinque Hobbit vi fermaste a mangiare con noi, questa sera. E spero che accettiate la nostra cena, che non ha nulla a che vedere con i vostri succulenti banchetti!” rise e aggiunse: “Voglio fare una chiacchierata con te, Frodo amico degli Elfi!”

Frodo non rispose, ma accettò l'invito.

Esmeralda, dal canto suo, si mise da una parte e si accucciò nel suo cantuccio. Una patina annebbiò la sua vista. Stava piangendo mentre gli Elfi preparavano il luogo dove si erano fermati per la cena e per la notte e non vide, quindi, la magia elfica in atto.

Sentiva chiaramente le sguardo severo di Frodo su di se e non aveva il coraggio di guardare Sam che in silenzio annuiva a quello che gli diceva Pipino all'orecchio.

Ma perché? Perché aveva deciso di fare quello stupido viaggio? Perché aveva lasciato suo padre nelle mani di sua sorella Angelica per finire umiliata in quel modo davanti agli Elfi? Elfi che di certo non si erano comportati bene con lei.

L'avevano, infatti, trattata come una ladra, prima. Poi, non paghi, l'avevano messa davanti a Frodo che subito, trovandosela di fronte, era andato su tutte le furie.

E lei non poteva nemmeno dire la verità perché di mezzo sarebbe passato anche Samwise.

Quella situazione non solo era ridicola ed imbarazzante, ma poteva cacciare nei guai molte persone. Ed Esmeralda, sospirando e poggiando il mento sulle ginocchia mentre due grosse lacrime correvano sulle sue guance, sapeva che era l'ultima cosa che doveva fare.

Si guardò intorno in silenzio, cercando di asciugare di tanto in tanto gli occhi con una mano. Fu allora che vide una bellissima donna Elfo avvicinarsi a lei e sorridente offrirle del cibo. Esmeralda sorrise e mormorò afflitta:

Hannon le(*)”

La donna Elfo sorrise e disse:

Vedo che parli il Sindarin anche tu! È una dote molto rara negli Hobbit!”

Esmeralda si voltò e sorridendo rispose:

Mi ha insegnato qualche parola Bilbo, mio zio!”

La donna Elfo sorrise e replicò:

Ora si spiega tutto. Un'altra nipote di Bilbo...” e indicando il cibo disse: “Mangia qualche cosa. Ti prego!”

Esmeralda annuì e prese un pezzetto di quello che sembrava pane. Lo addentò e cominciò a masticare. Ma anche quel gesto sembrava costarle una fatica immensa.

La donna Elfo se ne rese conto e sospirando aggiunse:

Vedo una profonda tristezza nei tuoi occhi e nel tuo cuore. C'è qualche cosa che ti turba?”

Esmeralda emise uno strano rumore: un misto tra una risata e uno sbuffo. Si voltò, guardò gli occhi azzurri della donna Elfo e disse:

Forse ho fatto un errore. Credevo che partendo avrei potuto aiutare un mio amico e proteggerlo, ma ho scoperto che lui non voleva essere seguito! O protetto da nessuno!”

La donna Elfo sorrise e guardando di fronte a se rispose:

Dicono che voi Hobbit non siate coraggiosi. Io non conosco molto il vostro popolo e non posso dire alcunché su di voi. Ma oggi ho scoperto una cosa: davanti a me ho una delle donne Hobbit più coraggiose che abbia mai conosciuto. Quando ti hanno messa in ceppi eri sola. Hai percorso tutta questa strada, giorno e notte; hai dormito da sola... E hai affrontato le tue paure vincendole, in questo modo, se mai ne hai avute. E noi sappiamo che ci sono cose molto scure all'opera in questi tempi...”

Esmeralda ascoltò in silenzio. Detta così, la sua incoscienza risultava quasi un atto eroico. E forse lo era davvero.

Sorrise tirata e disse:

Devo dire che un po' mi aiutato sentire questo...”

La donna Elfo sorrise e guardando la foresta che le circondava aggiunse malinconica:

Combatti per quello in cui credi! E per quello che ami! Perché il giorno in cui non lo farai sarai costretto a lasciarlo per sempre e sarà il più grande dolore per te...”

Esmeralda guardò l'Elfo aggrottando le sopracciglia. Non aveva capito. La ragazza si voltò e sorridendole le spiegò:

Il mio popolo sta abbandonando queste terre ormai. I Luminosi sono rimasti davvero in pochi in questo angolo di mondo. Io amo la Terra di Mezzo, ma non posso rimanere qua. Il male che avanza finirebbe per travolgermi e io non sarei più quella di prima...”

Ma c'è sempre una speranza. Finché vive tu puoi rimanere nella Terra di Mezzo!”

L'Elfo femmina scosse la testa e sospirando disse:

Piccola Mezzuomo non c'è più nessuna speranza per il mio popolo. Io parto per Valinor!”

E quando tutto sarà finito torna a casa! Qua nella Terra di Mezzo che tanto ami!” esclamò Esmeralda.

L'Elfo rise di gusto, ma la sua luce si affievolì un poco e negli occhi profondi si lesse una profonda tristezza. La osservò per un attimo in silenzio e rispose:

Una volta arrivata a Valinor non si torna indietro...” e sollevandosi con un cenno del capo disse:

Namaarie!” e sorridendo aggiunse: “Non ci rivedremo più. Spero quindi che tutto ciò che più desideri si possa avverare!” e si allontanò.

Esmeralda sentì il cuore divenire pesante. Era triste. Quell'Elfo l'aveva resa triste con le sue parole. Come si può abbandonare un luogo in cui si è vissuto per tanti anni? Come si può dire addio alla propria casa e sapere di non poterci più far ritorno?


Gandalf cavalcava nella radura. Sentiva che doveva correre, che doveva fare qualche cosa per dare qualche possibilità a Frodo. A costo della sua stessa vita.

Era tranquillo, almeno per quanto riguardava gli Hobbit. Li aveva lasciati in buone mani. Aragorn era la migliore guardia del corpo che si potesse sperare di trovare.

Scosse la testa spronando il cavallo che prese a correre più veloce. Doveva raggiungere Orthanc. Doveva vedere il capo degli Stregoni. E capire se i suoi sospetti erano fondati, capire se era stato tradito da Saruman il Bianco e quanto profondo fosse il suo tradimento. Ancora valli a perdita di vista davanti e dietro a lui.

Che cosa aveva sbagliato? Come non aveva potuto riconoscere l'Anello, l'Unico tra i ninnoli di Bilbo? Una volta Saruman le aveva detto che la sua mente era annebbiata dal fumo dell'erba pipa dei Mezzuomini. Forse era vero. Forse avrebbe dovuto solo prestare un po' di attenzione in più e tutto quello che stava avvenendo sotto il suo naso.

Ad un tratto davanti a lui si erse minacciosa una torre. Era alta e antica. L'aveva vista già altre volte. Ma mai come quella volta, incuteva timore al vecchio Stregone. Un'ombra. Un'ombra cupa era scesa su quel luogo e nel cuore di Gandalf. Che il suo destino dovesse essere deciso ad Orthanc?”


Esmeralda si svegliò di soprassalto. Si guardò intorno. Era ancora assieme agli Elfi e Pipino e Sam dormivano poco distanti da lei. Ad un tratto sentì una voce.

Era Frodo.

Quindi tu pensi che sia giusto permettere ad Esmeralda di viaggiare con me e con gli altri?”

Gildor annuì con un piccolo verso e disse:

Non pensi che sia una prova do grande coraggio da parte sua aver viaggiato da sola per tutto questo tempo e aver sfidato pericoli ben più grandi di quello che crede. E che noi conosciamo?”

Frodo rimase in silenzio. Esmeralda si appiattì un po'. Teneva gli occhi spalancati e ascoltava quello che Gildor e Frodo dicevano su di lei e sulla sorte del suo viaggio.

E se le accadesse qualche cosa? Dici che la devo portare fino a Brea e far finta di nulla, ignorare tutti i pericoli che sto già facendo correre a Sam e farli correre anche a lei?”

Gildor sorrise e rispose:

Preferisci che ti segua di nascosto anche fuori della Contea? Perché credo che sarebbe capace di farlo, sai?”

Ci fu un attimo di silenzio e Frodo sospirò.

Esmeralda sentì il cuore leggero. Aspettava la risposta di Frodo, ma ormai aveva capito che Gildor l'aveva convinto.

E va bene! Porterò Esmeralda con me. Ma solo perché me lo stai chiedendo tu. E perché non saprei con chi farla tornare alla Contea...” disse Frodo frustrato.

Noi facciamo la stessa strada. E il Cavaliere Nero che hai detto che vi segue è lontano da Hobbiville!” sorrise Gildor, con un po' di sarcasmo.

Frodo sospirò e rispose:

Scapperebbe, Gildor amico mio. E mi cercherebbe. Non posso mettere a repentaglio la sua vita più di quello che ha già fatto da sola... Le sono affezionato e non sopporterei che il Male la prendesse e la rendesse sua schiava...”

Gildor rimase in silenzio. Poi, per mettere fine a quella discussione su Esmeralda Frodo disse:

Dimmi Gildor, hai più rivisto Bilbo da quando lasciò Casa Baggins?”

Esmeralda si morse il labbro inferiore felice. Ce l'aveva fatta.

E senza ricordare nulla del suo sogno -che fosse premonitore o una visione del passato non riusciva a capirlo- si sistemò nel suo cantuccio e tornò a dormire. E sognare di sposare Frodo e andare con lui a vivere a Casa Baggins.


Pipino, Sam ed Esmeralda stavano vicini al posto in cui gli Elfi avevano lasciato le bevande e le pietanze e mangiavano silenziosi. Lei di tanto in tanto guardava Frodo che dormiva e non ascoltava Pipino che diceva:

Non avrei aspettato il giorno per rimandarti a casa. Ti avrei spedita ad Hobbiville seduta stante, appena scoperto quello che avevi fatto!”

Forse padron Frodo voleva parlare con la signorina Esmeralda prima di mandarla via!” disse Sam terrorizzato dal fatto che sotto torchio Esmeralda avrebbe confessato tutto e anche lui sarebbe tornato ad Hobbiville senza troppe cerimonie.

Ad un tratto, dall'asilo nel quale aveva passato la notte emerse Frodo.

Pipino si sollevò e disse:

Ci hanno lasciato pane, frutta e bevande. Vieni a fare colazione. Il pane è quasi buono come ieri sera. Non ne volevo lasciare nemmeno un boccone, ma Sam ha pensato a te...”e mettendosi a sedere aggiunse: “E poi credo che dobbiamo parlare di cose importanti!” e guardò con rimprovero Esmeralda.

Esmeralda abbassò il capo e non rispose, mangiando la sua porzione di pane e frutta. Frodo si mise a sedere vicino a Sam, guardando con un'espressione indecifrabile Esmeralda. Pipino, non rendendosi conto di quegli sguardi, domandò:

Qual è il programma per oggi?”

Frodo cominciò a mangiare e serio rispose:

Di arrivare a Buckburgo il più presto possibile!”

Cominciarono a parlare di quello che Gildor aveva detto e dei sospetti di Frodo, senza mai fare anche un solo accenno ad Esmeralda, che da quando si era alzata non aveva detto una sola parola. Lei sapeva che Frodo non l'avrebbe fatta andare via. Ma aveva davvero paura che la decisione del cugino andasse a ramengo se solo avesse aperto bocca.

Onde evitare ulteriori danni, tacque preventivamente.

Poi, quando il discorso sul fatto del seguire o no Frodo, rivolto a Sam e Pipino fu terminato, Frodo guardò Esmeralda e disse:

Nessuno più di me vorrebbe che ora tu fossi a casa, tranquilla, ad aiutare tuo padre e ad andare a fare compere per Hobbiville. Ma ieri sera un amico mi ha fatto notare che ci vuole coraggio per seguire qualcuno di nascosto, specialmente in tempi come questi. Sono felice di avere amici come Pipino, Merry e Sam. E ancora di più di avere una cugina coraggiosa come te. Quello che voglio sapere è se sei pronta a seguirmi nonostante quello che ci siamo detti poco fa”

Esmeralda spalancò gli occhi. Allora era vero. Poteva seguire Frodo!

Fin sopra la luna Frodo Baggins. Ti seguirò fino a lì se ci sarà bisogno!” rispose lei.

Frodo sorrise amaro. Non era convinto di quel nuovo acquisto, Esmeralda lo sapeva. Ma non poteva e non voleva tornare indietro.

Sam sorrise alla ragazza raggiante. Non era convinto che la storia si sarebbe conclusa così bene per lui.

Pipino osservò Esmeralda con un sopracciglio sollevato e rispose:

Sappi che ti tengo d'occhio, cuginetta!” e abbracciandola aggiunse: “Sono felice però che tu sia dei nostri sarà come tornare bambini!”

Esmeralda strinse il cugino a sua volta. Sapevano che non sarebbe stato come essere di nuovo bambini. Ma preferiva vedere la loro avventura come una birichinata che affrontare la realtà. Per quello ci sarebbe stato tempo.

E soddisfatta guardò Frodo. Ora sapeva anche lei che non poteva più tornare indietro.




(*) significa grazie in lingua elfica.

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Capitolo 8
*** Una scorciatoia che porta ai funghi ***


So che sono mancata davvero per tanto tempo. L'ultimo capitolo che ho postato risale al 15 giugno.

Chiedo scusa a chiunque legge questa storia e anche solo ultimamente l'ha aggiunta tra i preferiti, ricordati, seguiti. Ho avuto problemi con un'altra fanfiction e giuro che ora che l'ho finita mi dedicherò solo a questa, promesso.

Bene. I ringraziamenti sono d'obbligo.

Arena, DiNozzo323, Yunie992 vi ringrazio per aver recensito la storia e vi chiedo scusa per la lunga assenza, se mai la leggerete ancora!

Nuovo capitolo. Fedele al quarto capitolo della prima de 'La Compagnia dell'Anello'.

Fatemi sapere che ne pensate. Ci tengo davvero. Un bacio a tutte.

Niniel82.


Buona lettura!!!



8. Una scorciatoia che porta ai funghi.



Era stata una mattina dura.

Esmeralda ancora bagnata dopo il forte acquazzone che li aveva colti mentre stavano costeggiando il ruscello di Scorta, si massaggiava la schiena indolenzita dal peso del suo fagotto, che aveva formato un solco doloroso proprio sulla spalla destra.

Frodo la guardò e sorridendo le domandò:

Ci stai ripensando per caso?”

Esmeralda si voltò aggrottando la fronte e chiese a sua volta:

Scusa?”

Frodo si avvicinò e riformulò:

Vuoi tornare a Hobbiville?”

Esmeralda scosse prontamente la testa e cercando di essere naturale disse:

Naa! Non me lo perderei per niente al mondo. Ma vuoi mettere la carica che ti dà essere seguita da dei pazzi vestiti di nero a cavallo? O di incontrare Elfi che ti dicono tutto e non ti dicono niente allo stesso tempo? O di finire bagnata fino al midollo da un temporale autunnale? No! Ad Hobbiville mi sarei annoiata a morte!”

Frodo rise di cuore. Esmeralda era felice di questo. Era raro vedere Frodo ridere così da quando Bilbo era partito.

Poi, guardandola, serio ma con gli occhi che ancora ridevano, Frodo disse:

Tu lo sai che preferirei davvero che tu fossi ancora ad Hobbiville. Vero?”

Esmeralda non rispose. Non fece un gesto, un verso per annuire. Chinò solo la testa e sospirando guardò il suo tozzo di pane.

Non te la prendere” continuò Frodo. “Ti conosco da quando sei una bambina. Ti ho vista nascere e crescere. Forse è per questo che penso che sarebbe stato molto meglio se fossi rimasta a casa al sicuro...”

Esmeralda non sollevò lo sguardo ma sussurrò:

Quando ho saputo che avresti lasciato Hobbiville ho sofferto tanto. Ho capito che ti sono affezionata. Molto affezionata...” e sollevò la testa guardando Frodo negli occhi.

Frodo aggrottò le sopracciglia e deglutì. Esmeralda invece sentì il cuore in gola e sentiva che era giunto il momento di confessare finalmente i suoi sentimenti, dopo tanto tempo.

Lo stava per fare quando la sua voce venne coperta da un coro:


O! O! O! Ho bisogno del nettare del bel colore

Per guarire il mio cuore ed annegare il mio dolore.

La pioggia può cadere ed il vento soffiare,

È lunghissima la strada che mi resta da fare,

Ma sotto un grande albero mi riposerò

E le nuvole veloci passare guarderò.


O! O! O! Ricominciarono da capo e più forte, salvo fermarsi improvvisamente.

Esmeralda che esasperata aveva chinato la testa per la mancata dichiarazione, guardò Frodo sollevarsi e guardare con aria atterrita attorno a se.

Da quando aveva cominciato il suo viaggio con gli altri i suoi sensi si erano come sopiti, cullandosi del fatto che adesso aveva qualcuno che si curava dei pericoli prima di lei.

Fu allora che sentì un lamento. Un grido appartenente a qualche essere malvagio che cominciò stridulo e quasi soffocato, salvo terminare con una nota acutissima.

Esmeralda, terrorizzata, portò le mani alle orecchie e chiuse gli occhi, mentre Sam, Frodo e Pipino stavano fermi e immobili, fissando il punto da cui, si presumeva, arrivava il grido.

Cos'è?” chiese Esmeralda in un sussurro.

Frodo si portò un dito alla bocca, chiedendole silenziosamente di non parlare.

Non si sentirono altri rumori, se non che un sinistro silenzio tra le foglie.

E quello che cos'era?” chiese Pipino cercando di essere disinvolto, nonostante la voce tremante: “Se era un uccello è uno che non ho mai sentito nella Contea fino ad oggi!”

Non era un uccello; non era una bestia. Quello era un richiamo, un segnale. C'erano parole in quel lamento, parole che non conosciamo!” disse Frodo: “ Ma non penso che sia una voce Hobbit. Nessun Hobbit ha mai parlato così!”

Esmeralda si guardò intorno. Le venne in mente solo una cosa: i Cavalieri Neri. E per quanto cercasse conforto nei volti dei suoi amici, sopra vi trovava dipinta la sua stessa paura.

Non ne parlarono più. E partirono restii, quasi spaventati e l'idea di incontrare uno di quegli esseri malvagi sul loro cammino. E l'idea che potesse accadere, ora che avevano sentito quel verso stridulo, faceva anche più paura. Ma partirono comunque in fretta perché volevano raggiungere il Traghetto prima che imbrunisse e non avevano la minima intenzione di attraversare la campagna immersi nell'oscurità.


Camminarono a lungo.

Esmeralda di passo in passo si sentiva stanca, spossata. La paura, la tensione e tutto quell'insieme di avvenimenti sinistri stavano rendendo quel viaggio terribilmente stancante, oltre che pericoloso. Più di una volta la piccola Hobbit pensò, in quella giornata, di tornare indietro e di fare da balia a suo padre come aveva fatto fino a qualche giorno prima.

Ma quando guardava Frodo camminare davanti a lei sorrideva come una stupida e allora si pentiva subito del suo pensiero e tornava a camminare, con passo svelto, cercando di non pensare alla fatica.

Mentre Esmeralda era persa nelle sue elucubrazioni, Pipino si fermò:

Conosco questi campi e questo cancello! Siamo nelle terre del vecchio Maggot. Ci deve essere la sua fattoria in mezzo a quegli alberi”

Frodo si bloccò terrorizzato.

Bene! Siamo finiti dalla padella alla brace a quanto pare!” mormorò atterrito Frodo.

Perché? Che ha il vecchio Maggot che non va?” intervenne Pipino tranquillo “È sempre stato un buon amico di tutti i Brandibuck. Certo! È il terrore di tutti quelli che oltrepassano i suoi campi senza il suo permesso e i suoi cani sono conosciuti per essere i più feroci di tutti i Decumani... Ma che vuoi? La gente vive vicino alla frontiera e qua le cose non sono semplici come ad Hobbiville!”

Alla parola 'cani' e 'feroci', Esmeralda e Sam si guardarono terrorizzati l'uno negli occhi dell'altro. Checché ne dicesse Pipino a loro due quel Maggot, con i suoi cani feroci, non piaceva proprio.

Frodo parve pensieroso e rispose:

Lo so! La vita al confine è pericolosa!” e mortificato e timido aggiunse: “Questo non toglie il fatto che una volta, quando ancora abitavo a Villa Brandy, mi ha trovato a cercare funghi nella sua proprietà. Prima mi ha riempito di scapaccioni e poi mi ha mostrato ai suoi cani dicendo che se mi trovavano ancora dentro i suoi confini mi avrebbero potuto divorare. Poi, non pago, diede loro ordine di seguirmi. Ricordo solo che corsi fino al Traghetto, anche se sono sicuro che quelle bestie conoscessero più che bene il loro lavoro e quel giorno non mi avrebbero torto un solo capello!”

Esmeralda e Pipino, che avevano ascoltato in silenzio, alla fine del racconto non si poterono più trattenere e scoppiarono a ridere come dei matti. Sam, invece, si rabbuiò confuso: voleva proprio conoscere chi aveva osato prendere a scapaccioni il suo padrone.

Pipino, ancora scosso dal troppo ridere, disse:

Beh! Credo che sia arrivato il momento perché voi facciate pace una volta per tutte, dal momento che hai intenzione di tornare a vivere nella terra di Buck. Infondo il vecchio Maggot è una brava persona. Se non tocchi i suoi funghi. Sapete che vi dico? È molto meglio se camminiamo sul viale. Eviteremo una strigliata perché stiamo calpestando i suoi campi. Lasciate che gli parli io. È un buon amico di Merry e c'è stato un tempo in cui io e lui venivamo spesso a fargli visita!”

Gli altri tre annuirono e fecero come ordinato da Pipino. Percorsero il sentiero e subito videro una casa con il tetto di paglia, cinta da un alto muro che si congiungeva grazie ad un enorme cancello di legno.

Erano ormai vicinissimi al cancello, quando sentirono un forte latrare di cani e la voce possente di un uomo gridare:

Raffa! Lupo! Zanna! Venite qua ragazzi!”

Frodo e Sam si fermarono su due piedi. Esmeralda si voltò a guardarli, titubante sul fare o no la stessa cosa. Solo Pipino mosse ancora qualche passo ma si dovette bloccare anche lui quando tre enormi cani uscirono dal cancello abbaiando minacciosi. Il più grande si fermò a pochi passi da Frodo, ringhiando e fremendo, mentre Sam stava appiattito contro il muro, bloccato da due cani simili nell'aspetto a due muli, che ringhiavano ogni volta che cercava di muoversi. Pipino, invece, che non era stato nemmeno preso in considerazione dai cani, guardava la scena divertito. Lo stesso fu per Esmeralda, con l'unica differenza che la povera ragazza era bianca come un lenzuolo per la paura.

Al cancello apparve un Hobbit grosso e ben piantato che chiese più spaventato che arrabbiato:

Allora? Chi siete mai e che diavolo volete?”

Buona sera, signor Maggot!” sorrise Pipino rispondendo alla domanda.

Subito il vecchio si avvicinò e lo guardò. Poi sorridendo esclamò:

Mastro Pipino! O meglio... Signor Peregrino Tuc! Guarda un po' chi si vede! È da un po' che non ti vedevo più da queste parti. Devo dire che sei stato davvero fortunato a venire a trovarmi proprio ora. Pensa che stavo ordinando ai miei cani di sbranare gli stranieri. Stanno succedendo cose troppo strane da queste parti, ultimamente. Non c'è un solo giorno che non si veda qualche straniero che passa per di qua a curiosare o a girovagare. L'ho sempre detto io! Siamo troppo vicini al fiume, accidenti!”e scosse il capo per dar la giusta forza e gravità alla sua affermazione: “Ma giuro, Pipino... Individui strani come quello passato qualche secondo fa... Giuro non lo avevo mai visto! Giuro che è l'ultima volta che gli permetto di attraversare la mia terra”

Pipino aggrottò la fronte e serio domandò:

Di chi stai parlando?”

Ma allora non lo avete visto?” rispose Maggot. “È andato su per il viale, verso la strada maestra, appena qualche minuto fa! Era un individuo losco, che faceva domande losche! Ma è meglio che entriate, parleremo più comodamente. Ho dell'ottima birra. Sempre che tu e i tuoi amici vogliate favorire!”

Da buon Hobbit, il vecchio Maggot sembrava sempre pronto ad una bella chiacchierata sui fatti suoi o altrui. Se poi si parlava seduti ad un tavolo a mangiare e bere birra in buona compagnia, non poteva che renderlo più felice.

Stava infatti rientrando in casa, dimenticando di richiamare i cani quando Frodo, turbato da questa manchevolezza gridò terrorizzato e arrossendo per la sua stessa paura:

E i cani?”

Il vecchio si voltò e rise dicendo subito:

Raffa! Zanna! Qui! Cuccia! Lupo, cuccia!” e guardando i quattro aggiunse: “Sono brave bestie in fondo. Fanno solo quello che gli dice il loro padrone!”

Solo?” mormorò terrorizzata Esmeralda.

Pipino sorrise e battendo una mano sulla fronte esclamò:

Quasi mi dimenticavo!” e indicando gli altri, rivolto a Maggot disse: “Questi sono i miei tre compagni di viaggio: Samwise Gamgee, il miglior giardiniere di tutta la Contea!”

A quanto pareva, nonostante Maggot avesse richiamato i tre cani, Sam non si era ancora ripreso dalla shock e sembrò non dare orecchio al complimento di Pipino che continuò:

La piccola Esmeralda Baggins! Maggot dovresti ricordarti di lei. È venuta qualche volta a Villa Brandy, quando era piccola...”

Maggot sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Esmeralda non aveva calato ancora il cappuccio e conciata com'era sembrava un Hobbit e non una Hobbit.

Tempi strani! Le ragazze di buona famiglia vanno in giro vestite come dei ragazzi... Tempi strani davvero!” mormorò Maggot serio.

Pipino sembrava sempre più divertito, invece. E voltandosi verso Frodo che aveva lasciato per ultimo non a caso, disse:

E il signor Frodo Baggins. Probabilmente ti ricorderai di lui dato che lui ha vissuto per un po' di tempo a Villa Brandy!”

Frodo guardò il vecchio Maggot rivolgergli un'occhiata penetrante. Per un secondo pensò che il vecchio si fosse ricordato dei funghi rubati e stesse per ordinare ai suoi cani di attaccarlo, quando invece questo mormorò:

La cosa diventa sempre più strana! Voi siete il signor Baggins! Venite, venite dentro. Credo che dobbiamo fare davvero quattro chiacchiere!”


Esmeralda apprezzò da subito la casa di Maggot, il suo odore di funghi che cuociono con la pancetta che riempiva la cucina dove capeggiava un grande cammino davanti al quale lei, Frodo, Sam e Pipino presero posto per riposarsi e riscaldarsi dopo le fatiche di quella giornata.

Il fattore era sparito una volta entrati dicendo loro di accomodarsi e che avrebbe portato la birra che aveva promesso loro poco prima. E in effetti, dopo qualche minuto, riapparve con un grosso boccale con il quale riempì cinque piccoli bicchieri.

Pipino ne bevve un lungo sorso e schioccando la lingua contro il palato, poggiando una mano sulla spalla di Maggot, disse:

Caro Maggot spero che ogni cosa tu faccia ti dia gioia e prosperità!”

Grazie!” rispose confuso il vecchio. “Ma perché dite questo, Mastro Pipino?”

Con questo bicchiere di buonissima birra hai rinfrancato il cuore di un giovane Hobbit, caro vecchio Maggot. E ti dico di più! Mi hai ripagato della mia mancata sosta alla Pertica d'Oro...” e rise di cuore, quasi avesse dimenticato -o forse lo aveva fatto davvero- il vero motivo per cui erano entrati in casa.

Esmeralda pareva non ascoltare quello che diceva il cugino. Quella giornata era stata davvero spossante. Prima aveva quasi detto tutto a Frodo, salvo essere bloccata da quel grido straziante. Poi aveva affrontato il viaggio più faticoso che aveva intrapreso nella sua vita, quasi che qualcuno con uno strano senso dell'umorismo avesse deciso di farle pagare la sua voglia di avventura facendola pentire anzitempo della sua scelta di lasciare la Contea. E poi quei cani che sembravano aver l'intenzione di sbranare Frodo e Sam per primi e lasciare lei e Pipino come dessert.

Non so lei, signorina Esmeralda, ma a me questi abitanti della Terra di Buck non piacciono proprio. Cioè... Ad Hobbiville nessuno avrebbe mai aizzato delle bestie così feroci contro dei viandanti... E poi, quel Maggot... Non mi piace...” mormorò Sam che bevendo un lungo sorso di birra lanciò sgaurdi obliqui verso il loro ospite.

Esmeralda non rispose, ma sorrise continuando a rigirare il suo bicchiere di birra ancora intatto. Sam non aveva mai mostrato grande simpatia verso gli abitanti della Contea che abitavano vicino al lago. Non approvava che delle persone che erano nate con i piedi ben piantati per terra dovessero avventurarsi su pericolose imbarcazioni che li trasportavano sulle infide acque scure e morte dello specchio d'acqua davanti a Buckburgo. Aggiungendo poi che il vecchio Maggot, qualche anno prima, si era macchiato dell'atroce delitto di prendere a scapaccioni il suo padrone, la situazione diventava sempre più grave per il giovane giardiniere.

Maggot parve non sentire quello che aveva appena detto Sam che stava in disparte, poco dietro ad Esmeralda e disse:

Caro Peregrino ora devi dirmi proprio dove stavi andando e da dove sei venuto. Stavi venendo a farmi visita? Perché hai attraversato il mio cancello senza che ti vedessi”

Pipino poggiò il bicchiere dove aveva bevuto l'ennesimo sorso di birra svuotandolo completamente. Si voltò verso il fattore e scuotendo la testa rispose:

In realtà abbiamo tagliato per i campi per arrivare fino a qui. Siamo arrivati alle tue terre per puro caso, visto che abbiamo cominciato a vagare senza meta e senza sosta dopo esserci persi vicino a Boschesi, mentre cercavamo una scorciatoia per raggiungere il Traghetto prima che calasse la notte!”

Per i viandanti che hanno fretta di raggiungere il Traghetto la strada sarebbe stata di gran lunga la scelta più adatta! Ma come vi ho accennato prima la cosa che mi preoccupa non è questa, Mastro Pipino. Come vi ho già detto stanno succedendo cose molto strane, ultimamente. Tu hai il permesso di vagare per le mie terre come e quando voi...” e rivolgendo uno sguardo sornione a Frodo aggiunse: “... e anche voi, signor Frodo. Non mi sono dimenticato di voi, sapete? Rammento ancora quando eravate un ragazzetto e venivate a rubare i funghi dalle mie terre! Ricordo bene i tempi in cui il piccolo Frodo Baggins era il peggior monello delle Terre di Buck!”

Tutti risero. Tutti tranne Sam naturalmente che borbottò qualche cosa tra i denti che Esmeralda tradusse come un 'screanzato'. Poi, rabbuiandosi di nuovo, il vecchio Maggot aggiunse:

Ma da quello che vi ho detto prima, credo che abbiate capito che non siamo qui a parlare dei bei vecchi tempi andati o dei funghi che mi sono stati rubati dal signor Frodo. Quello che credo che sia importante che voi sappiate è che il cognome Baggins vi ha preceduto di qualche secondo, prima del vostro arrivo!”

Esmeralda sollevò la testa di scatto. Perché sentire che il cognome Baggins 'li aveva preceduti' le mise una strana agitazione in petto?

In un attimo ricordò il Gaffiere, in Via Saccoforino, che poco prima dell'arrivo di Sam aveva cacciato il Cavaliere Nero in malo modo, ignaro del pericolo che poteva correre.

Maggot guardò attorno a sé, contento dell'attenzione e della tensione che aveva creato e serio continuò:

Non meno di un'ora fa, un tizio losco, in groppa ad un grosso cavallo nero ha oltrepassato il mio cancello che avevo dimenticato aperto. Vedendolo entrare senza invito mi diressi verso di lui. Come sapete, questa è una zona di frontiera è passa un sacco di gente qua intorno. Ma la Gente Alta cammina raramente su queste terre. Tra l'altro, nonostante sia un semplice contadino, ho sentito parlare degli Uomini e so come sono fatti. Quel losco figuro, secondo me, aveva qualche cosa di strano... Ve lo dico io. Non corrispondeva affatto all'idea che mi sono fatto della Gente Alta, potete giurarci!”e bevendo un sorso di birra disse: “Bando alle ciance. Mi sono avvicinato a lui e l'ho salutato, avvisandolo che questa strada non porta a nessun luogo e che se voleva raggiungere al più presto qualcuno o qualcosa lo doveva fare imboccando la strada maestra che aveva lasciato. Lo guardai meglio e più lo osservavo, meno il suo aspetto mi piaceva... Pensate che Raffa si è avvicinato per annusarlo ed è scappato via, mettendosi a guaire come se lo avesse punto una vespa. Lui si è chinato verso di me. Non sapete quanto spaventoso potesse essere quell'uomo. Era completamente vestito di nero e portava un cappuccio sulla testa che gli copriva tutto il viso, quasi non volesse farsi riconoscere. Ha allungato una mano e mi ha detto che veniva da Ovest, e che era arrivato da quella direzione. E mentre puntava il dito, indicò i miei campi!” e sbuffando arrabbiato disse: “Non solo è entrato in casa mia senza il permesso. Ha anche calpestato le mie terre. Ve ne rendete conto?”

Esmeralda sentiva il cuore in gola. Si guardò intorno. Sam aveva dimenticato la sua ostilità e guardava a bocca aperta il vecchio, mentre Frodo, con la fronte imperlata di sudore, accarezzava nervosamente Lupo, che sdraiato ai suoi piedi dormiva beato, e guardava fisso il fuoco. Perfino Pipino aveva perso la sua giovialità e ascoltava con la fronte corrugata i racconti del fattore. Maggot non sapeva nulla del loro viaggio, non conosceva i pericoli che stavano affrontando, ma aveva descritto benissimo il Cavaliere Nero -o uno dei tanti- che stavano loro alle calcagna.

Maggot parve non rendersi conto della tensione che stava creando il suo racconto e tranquillo continuò:

Fu allora che mi disse che stava cercando un certo Baggins. Io, spaventato com'ero, cominciai a rispondere in maniera sgarbata. Quell'uomo mi faceva drizzare i capelli dietro la nuca, credetemi. Era inquietante. Gli dissi che non c'era nessun Baggins qua e che lo avrebbe sicuramente trovato a Hobbiville, riprendendo la strada dal quale era venuto. Lui si chinò più verso di me. In quel momento sentì il sangue diventare di ghiaccio. Non avevo forza di rispondere e lui mi disse che sapeva che il signor Baggins era partito da Hobbiville e stava arrivando qui e se potevo fargli sapere quando sarebbe arrivato, che mi avrebbe ricompensato con dell'oro. Non so come ritrovai il coraggio. Gli dissi che mentiva, che non gli avrei detto proprio nulla e che se non avesse lasciato le mie terre immediatamente, avrei sciolto i miei cani. E sapete cosa ha fatto. Ha fatto uno strano verso. Poteva sembrare una risata, ma vi giuro, quello non aveva nulla di umano da sembrare una risata. Quello ero un sibilo, lungo ed agghiacciante. E sapete cosa ha fatto dopo? Ha girato il cavallo verso di me e mi è venuto addosso. Feci appena in tempo a spostarmi che lui voltò il cavallo e corse via giù per la strada maestra!” e bevendo l'ultimo sorso di birra disse: “Allora che ve ne pare?”

Calò il silenzio. Frodo rimase qualche secondo a guardare il fuoco. Era preoccupato. E sia Sam, che Pipino, che Esmeralda, sapevano che stava pensando la stessa cosa che stavano pensando loro: come avrebbero raggiunto il Traghetto dal momento che fuori c'era un Cavaliere Nero che li stava aspettando?

Non so proprio cosa pensare!” mormorò scoraggiato Frodo.

Lupo lasciò il suo cantuccio vicino a Frodo, scuotendo il pelo e si avvicinò a Raffa e Zanna che dormivano poco lontano, in una zona più in ombra, sul pavimento in pietra.

Maggot lo guardò serio e rispose:

Ve lo dico io, cosa è successo, signor Frodo. Voi non dovevate aver nulla a che fare con quelli di Hobbiville. Sono gente strana. Lo sanno tutti!” a quelle parole Sam si mosse sulla sedia e anche Esmeralda aggrottò la fronte. Ma che ne sapeva quel vecchio villico di loro e di Hobbiville?

Ma voi siete sempre stato irrequieto!” continuò Maggot. “Quando ho saputo che lasciavate la casa dei Brandibuck per seguire il vecchio Bilbo, sapevo dentro di me che sareste finito in mezzo ai guai. Questa storia, ci metto la mano sul fuoco, è opera degli strani traffici di Bilbo. E ci siete passato in mezzo anche voi. Dicono che il suo denaro fosse arrivato da terre lontane e che lo avesse trovato in modo curioso. Forse, alla fine, qualcuno è venuto davvero a cercare e reclamare come suo tutto quell'oro e quei gioielli!”

Sentir parlare della fantomatica ricchezza di Bilbo e del modo in cui se l'era procurata non avrebbe fatto nessun effetto su Frodo qualche tempo prima. Ma sentendo il vecchio Maggot parlare di Bilbo e del Cavaliere Nero e del collegamento tra il vecchio, il suo oro e lo sconosciuto, lasciò Frodo atterrito e spaventato. Maggot non lo sapeva, ma era andato molto vicino alla verità.

Mi fa felice sapere che state tornando nella Terra di Buck e se mi permettete il consiglio, vi dico che fareste davvero molto meglio a restare qua. E viverci tranquillamente, senza avere più contatti con la gente di fuori. E se dovesse tornare quel losco tizio lo liquiderò io dicendogli che siete morto e che è inutile che continui a chiedere di voi! Oppure gli dirò che avete lasciato la Contea per non farci più ritorno. Infondo, se ci fate caso, ha detto solo Baggins. Non ha chiesto proprio di voi. Potrebbe benissimo cercare il vecchio signor Bilbo, che ne dite?” domandò Maggot che ormai aveva il monopolio della conversazione.

Credo che abbiate ragione!” rispose Frodo fuggendo lo sguardo dell'uomo, continuando a guardare il fuoco.

Io credo invece che voi abbiate già chiare le vostre idee e che non mi vogliate dire tutto. State tranquillo per questo: non v farò domande!” e sorridendo Maggot aggiunse: “So anche, che dentro di voi, sapete che è molto strano che uno losco cavaliere abbia chiesto dei Baggins proprio lo stesso pomeriggio che voi siete arrivato sulle mie terre. E so che vi state chiedendo come potete arrivare al Traghetto assieme ai vostri compagni senza essere raggiunti da un uomo a cavallo!”

Frodo sollevò lo sguardo e guardò l'uomo per la prima volta negli occhi da quando aveva cominciato a parlare e con un sospiro rispose:

In effetti è quello che stavo pensando. E so che se stiamo qua a parlare e a bere birra non riusciremo a farlo prima che cali il sole!” e alzandosi con un sorriso aggiunse: “Mi spiace, ma dobbiamo andare. Vi ringrazio infinitamente per la vostra cortesia, la vostra ospitalità e per la buona birra, ma dobbiamo affrettarci. Non voglio partire prima che sia troppo scuro anche per vedere ad un palmo dal nostro naso”

Maggot si alzò e replicò:

Sappiate, tutti, che siete benvenuti a qualsiasi ora. Ma, mentre parlavate, signor Frodo, ho avuto un'idea. Il sole è quasi del tutto tramontato e noi tra poco ceneremo: che ne dite se ci fate compagnia e vi unite a noi? Ci farebbe davvero piacere!”

Anche a noi!” rispose Frodo. “Ma anche partendo ora, tra un'ora sarà già buio e questo rallenterà ulteriormente il nostro viaggio verso il Traghetto!”

Come siete impulsivo. Fatemi finire... Che ne dite se vi unite a noi e se dopo vi accompagno io stesso al Traghetto con i miei pony? Ho un carretto al quale li posso attaccare e potrebbero trasportarci tutti e cinque!” propose ancora Maggot.

Frodo guardò Sam, Pipino ed Esmeralda. Dagli sguardi dei tre compagni si leggeva a chiare lettere il loro desiderio di restare e di poter compiere almeno una parte del viaggio comodamente e in maniera un po' più sicura. Sorrise e annuendo accettò l'invito.


In breve la casa fu un continuo viavai di persone. Le tre figlie di Maggot con due dei figli maschi apparecchiarono la tavola con stoviglie, birra, cibo e altre cose della loro terra. Accesero candele e misero altra legna sul fuoco, costringendo Esmeralda che voleva aiutarli a stare seduta.

La signora Maggot correva avanti e indietro , indaffaratissima. E quando il sole fu completamente calato anche le ultime persone appartenenti alla grande famiglia della fattoria arrivarono a casa.

In breve si trovarono tutti seduti attorno alla tavola. Mangiarono uova, pancetta, funghi e altri alimenti campagnoli sani, innaffiandoli abbondantemente con la birra, mentre i cani, vicini al fuoco, mangiavano croste di pane o di formaggio e ossa.

Quando ebbero finito di mangiare, mentre i figli di Maggot stavano aiutando il padre a sistemare il carretto e ad attaccarci i pony, Frodo, Pipino, Sam ed Esmeralda salutavano e ringraziavano la signora Maggot che sorridendo rispose:

Per gli amici la porta della nostra casa è sempre aperta!”

Il carro è pronto!” annunciò uno dei giovani Maggot entrando. “Papà vi sta aspettando!”

I quattro uscirono accompagnati dalla signora Maggot. Faceva già buio quando i quattro viandanti si apprestarono a salire sul carro.

Maggot frustò i robusti pony e la moglie si raccomandò:

Mi raccomando vecchio. Stai attento! Non metterti a litigare con gli estranei e torna subito a casa una volta lasciato il Traghetto!”

Tranquilla donna!” sorrise il vecchio Maggot che spronando i pony imboccò la strada sterrata che lo avrebbe portato al cancello e quindi fuori dalla tenuta.

Era una serata di fine estate. Non troppo calda, non troppo fredda. Non tirava un solo alito di vento e tutto intorno regnava il silenzio e la tranquillità.

Il carretto del vecchio fattore camminava immerso nel buio. Maggot aveva infatti deciso di non accendere la lanterna. Fu Esmeralda che domandò, incuriosita dalla particolare scelta:

Perché viaggiamo al buio?”

Perché ci da vantaggio su chi ci cerca! Una cosa è sicura, signorina Baggins. Nonostante la nebbia diventerà fitta, tra poco, permettendoci di non vedere bene, non accenderò la lanterna. E sapete perché? Con questo stratagemma riusciremo a sentire chiunque vi verrà incontro molto prima che lui ci veda!”


Come previsto la nebbia cominciò a scendere sui campi, raffreddando l'aria e costringendo gli Hobbit ad imbacuccarsi ben bene per resistere meglio all'umidità scesa d'improvviso.

Nonostante non avessero incontrato nessuno e ci fosse un silenzio quasi di tomba tutto intorno, tutti e cinque aguzzavano le orecchie, pronti a captare ogni singolo rumore. Ma l'unico suono che sentivano ripetersi era il clop cadenzato degli otto zoccoli dei due pony.

Quando giunsero finalmente all'ingresso del viottolo che li avrebbe condotti all'ingresso del Traghetto, tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Guardarono i due pali alti e bianchi che giganteggiarono sulla loro destra. Il vecchio Maggot fermò il carro e mentre Esmeralda si apprestava a scendere aiutata da Frodo e Pipino, tutti sentirono quello che avevo da sempre tenuto: il rumore di zoccoli che venivano verso di loro.

Anche Maggot smontò per tenere ferme le teste dei pony e come gli altri fissò le tenebre.

Clip-clop. Clip-clop. Clip-clop.

Questa proprio non ci voleva! Avevano percorso al buio tutto quel tratto di strada senza incontrare nessuno, proprio quando erano arrivati a destinazione dovevano trovarsi faccia a faccia con il nemico?

Clip-clop. Clip-clop. Clip-clop.

Maggot prese coraggio e gridò:

Ehilà!”

Il rumore degli zoccoli parve interrompersi. Dal rumore che sentirono, probabilmente qualcuno era smontato da cavallo.

E allora!” esclamò il vecchio Maggot che facendo un cenno a Sam lo invitò ad avvicinarsi e gli lasciò le redini. Poi avvicinandosi, minaccioso si diresse verso la direzione dell'estraneo: “Fermo dove sei. Cosa vuoi e dove stai andando?”

Cerco il signor Baggins!” disse una voce soffocata.

Esmeralda aggrottò la fronte, sorreggendosi a Pipino una volta scesa e mormorò:

Merry?”

Una lanterna si accese e illuminò il volto stupefatto di Maggot che esclamò:

Signor Merry!”

Esmeralda sentì le gambe cedere. Nessuno se ne accorse mentre tutti si avvicinavano al nuovo arrivato e lo festeggiavano sollevati.

La giovane Hobbit rimase in silenzio e si poggiò alla ruota del carro chinando la testa. La tensione di quella giornata parve insopportabile e sollevando il cappuccio sui boccoli scuri, in silenzio si mise a piangere. Non emise un singhiozzo, un solo lamento. Calde lacrime che solcarono il viso della giovane. Stava seguendo Frodo perché lo amava. Ma a che prezzo?

Merry sollevò lo sguardo e disse:

Chi c'è con voi?”

Non potrai crederci...” sorrise Pipino e prendendo la lanterna dalle mani di Merry aggiunse: “Ma è molto meglio che tu lo veda con i tuoi occhi!”

Merry si avvicinò. Esmeralda ebbe appena il tempo di asciugare gli occhi e lasciando cadere il cappuccio sulle spalle sorrise in direzione del vecchio amico.

Merry aguzzò la vista alla luce della lanterna. Vide due occhi azzurri che conosceva bene e guance rosee allargarsi in un piccolo sorriso civettuolo.

Il cuore gli mancò un battito e mormorò.

Angelica?”

Pipino schioccò la lingua contro il palato e sorridendo disse:

No! Hai sbagliato. La piccola Esmeralda Baggins ci ha seguiti di nascosto fino a Boschesi. Poi è stata trovata dagli Elfi che l'hanno scambiata per un nemico e l'hanno legata come un salame. Da allora ci ha seguiti di sua sponte. Infondo questo era il suo piano, no?”

Merry guardò stupefatto Esmeralda. Non la vedeva da molto tempo ad essere onesto ed era molto cambiata dalla bambina capricciosa che era stata. Crescendo era diventata in tutto e per tutto uguale a sua sorella Angelica. Forse non era civetta come lei. Sicuramente, visto come l'avevano presa, era rimasta la piccola imbranata che gli andava sempre a sbattere contro.

Bene! È stata una giornata davvero strana! Non c'è che dire!” disse il vecchio Maggot riprendendo le redini dalle mani di Sam e salendo in cassetta disse: “Tutto è bene quel che finisce bene! Anche se non mi va di dirlo fino a che non avrò varcato il cancello di casa mia. So che non mi fa onore, ma giuro che mi sentirò davvero sicuro dopo che avrò chiuso per bene la porta della mia fattoria alle mie spalle!” e dopo aver acceso la luce del carro, chinando a prendere un cesto aggiunse: “Quasi dimenticavo... La signora Maggot mi ha detto di dare questo al signor Baggins con tanti auguri!” e dando il cesto a Frodo girò il carro e si avviò, seguito da un coro di ringraziamenti e di buonanotte.

Guardarono il carro sparire nella nebbia e Frodo guardò il contenuto del cesto. Rise. Da dentro arrivava un buonissimo odore di funghi.


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Capitolo 9
*** Una congiura smascherata... ***


9. Una scongiura smascherata: Sam non sa proprio come si tiene un segreto.


Decisero che sarebbe stato meglio che seguissero l'esempio del vecchio Maggot e presero il Traghetto per raggiungere l'altra sponda del lago e poter finalmente andare a casa e dormire.

Esmeralda guardò le acque scure nel quale si specchiava la luna.

Non sapeva perché ma sapere di avere vicino Merry la faceva sentire sicura.

Si lasciò cullare dallo scroscio dell'acqua contro il bordo del Traghetto, sorridendo guardando Sam per nulla a suo agio. In effetti il povero Hobbit non era proprio adatto a quel tipo di avventure. Esmeralda sapeva che stava rimpiangendo i giorni tranquilli in cui Frodo viveva ancora a Casa Baggins, lontano da Cavalieri Neri, strida agghiaccianti e specchi d'acqua pronti ad inghiottirlo al minimo passo falso. Esmeralda poteva capire lo stato d'animo del giovane giardiniere. Mai prima di allora si era avventurato così lontano da casa. E questo faceva pensare ad Esmeralda che essere arrivato fin lì per Sam significava aver già dato gran prova di coraggio, superando il confine personale del mondo che fino ad allora aveva conosciuto.

Il Traghetto andò a sbattere dolcemente sulla riva opposta del lago e tutti e cinque scesero finalmente sulla terra ferma: chi troppo occupato a parlare con il suo amico, chi perso nei propri pensieri, chi troppo stanco per parlare, chi felice di aver rimesso i piedi per terra.

Mi sembra carino salutare la Contea, signorina Esmeralda, non trovate?” mormorò Sam.

Esmeralda sorrise e seppur assonnata rispose:

Hai ragione Samwise. Chissà quando la rivedremo!” e si voltarono assieme.

Merry stava ormeggiando il Traghetto mentre Pipino teneva la briglia del pony che l'amico aveva cavalcato, quando Sam ed Esmeralda videro una cosa che fece gelare il sangue ad entrambi. Esmeralda rimase immobile, come una statua di sale, Sam prese coraggio e tirando la manica della giacca di Frodo mormorò terrorizzato:

Guardate padron Frodo! Guardate e ditemi cosa vedete!”

Sia Frodo, che Merry, che Pipino si voltarono e videro nel pontile una mantello nero. A prima vista poteva sembrare abbandonato, ma poi tutti si resero conto che stava ondeggiando da un lato all'altro.

Ma che diavolo è quell'affare?” domandò Merry che non sapeva ancora dell'esistenza dei Cavalieri Neri.

Quella cosa ci sta inseguendo da quando siamo partiti da Hobbiville! Ma preferisco non parlarne per il momento. Andiamocene via da qua, immediatamente!” rispose Frodo e assieme agli altri corsero verso il viottolo alla sommità dell'argine. Tutti e cinque si voltarono di nuovo a guardare il lato opposto della riva, ma la nebbia impediva di vedere chiaramente.

Non ci sono imbarcazioni nell'altra sponda, vero?” chiese Frodo a Merry.

No! Non ne teniamo!” rispose Merry.

Sai se i cavalli possono guadare il fiume?” domandò ancora Frodo.

Tra venti miglia c'è un punto del fiume abbastanza basso. Un cavallo può benissimo attraversarlo a nuoto. Ma che c'entrano i cavalli?” rispose Merry senza capire che cosa stesse succedendo.

Lascia perdere!” replicò Frodo. “Andiamo a casa. Lì parleremo con calma!”

Bene!” disse Merry prendendo le briglie del pony. “Tu e Pipino conoscete la strada. Io vado ad avvisare Grassotto che siete arrivati. Nel mentre ci aspettate noi prepariamo il pranzo!”

Abbiamo già mangiato dal vecchio Maggot!” pigolò Esmeralda.

Questo non significa che non sia benaccetto un bis!” sorrise Frodo.

E lo avrete!” rispose Merry guardando Esmeralda preoccupato e prendendo il cesto partì al galoppo.


Hobbiville era immersa nell'oscurità.

Dalle finestre tonde di ogni caverna si vedeva al luce di un lume che illuminava la sala dove i vecchi stavano raccolti a raccontare storie ai loro nipoti.

L'odore dell'erba bagnata permeava le strade deserte. Al Drago Verde si sentivano canti divertiti. A Casa Baggins, Lobelia sorrideva soddisfatta davanti al camino: dopo tanti anni aveva ottenuto quello che aveva sempre desiderato. Certo! Non colmo di tutti i tesori che Bilbo possedeva, ma la cosa più importante era che, finalmente, dopo tutti quegli anni, Casa Baggins era sua.

Angelica guardò con nostalgia le strade deserte. Sembrava appena ieri che gli Hobbit, tenuti svegli dall'afa opprimente, si riversavano per le strade con le loro voli alte, le loro canzoni sguaiate.

Milo, suo marito, stava sistemando qualche cosa in giardino. Dopo il grande acquazzone di quella mattina avevano dovuto sistemare delle cose, rendendosi presto conto che molte delle cose che si trovavano lì erano talmente vecchie da essere irrecuperabili.

Amore! Fa tardi! Non c'è più nessuno in giro!” disse Angelica al marito.

Arrivo subito!” sorrise Milo.

Ho preparato il tè. Entra o si raffredda!” e chiudendo la piccola finestra tonda, Angelica si avvicinò al fuoco e aggiunse qualche pezzo di legno.

Guardò il padre che stava con lo sguardo fisso alla porta e poi, senza nemmeno averlo veramente deciso, andò verso la camera della sorella.

Sospirò socchiudendo la porta di una delle prime camere della caverna di Ponto Baggins. Guardò il letto con la testiera in mogano finemente intagliato. Lentamente aprì la porta, quasi avesse paura di disturbare qualcuno, quasi temesse di essere cacciata via. Entrò senza che questo accadesse e sospirando guadò l'armadio dei vestiti di Esmeralda semiaperto. I nastri , i fiocchi, i lacci e i tessuti colorati formavano una babele indistinta di tonalità che si riusciva anche con una luce fioca come quella che illuminava la stanza.

Con gli occhi pieni di lacrime, Angelica si avvicinò al piccolo guardaroba e passò una mano sui tessuti che stavano appesi. Fu in quel momento che si rese conto di aver paura. Paura che quell'attesa si prolungasse all'infinito. Paura che Esmeralda fosse stata rapita. Paura che l'avesse lasciata da sola proprio come aveva fatto loro madre. Paura e terrore di non aver vissuto appieno ogni momento con sua sorella minore.

In un attimo ricordò tutte le cose cattive che era riuscita a dire ad Esmeralda nell'arco di una vita e si vergognò. Chinò la testa sospirando e sentì qualcuno bussare alla porta.

Si voltò e vide Milo. Sorrideva dolcemente.

Ti manca, eh?” chiese lui avvicinandosi alla moglie.

Angelica annuì e replicò:

Ricordi quello che mi hai detto un paio di sere f riguardo la mamma e il papà?”

Riguardo cosa?”

Riguardo il loro amore. Mi hai detto che papà non ha tenuto conto del loro amore fino a che non lo ha perso per sempre. E allora è impazzito...”

Milo annuì ed Angelica disse:

Io ho capito di voler davvero bene a mia sorella nel momento in cui mi sono resa conto di averla persa per sempre... Proprio come hai detto tu!”

Milo abbracciò Angelica e le baciò la fronte rassicurandola:

Tranquilla. Tornerà!”

Deve!” esclamò sorridendo Angelica che sollevando lo sguardo su quello del marito aggiunse: “Non può perdersi la nascita del suo primo nipotino!”


La casa di Frodo a Crifosso -o almeno quella che tutti credevano sarebbe stata la dimora del Hobbit da quel momento in avanti- era molto diversa da Casa Baggins ad Hobbiville. Vi si giungeva percorrendo un viale erboso. Esmeralda la vide apparire nell'oscurità e la guardò poco convinta. Non riusciva ad immaginare che un posto diverso da Casa Baggins potesse ospitare Frodo o Bilbo e un brivido le percorse la schiena al pensiero di Lobelia intenta a godersi quello che per lei era stato un dolce rifugio per tutta l'infanzia.

Frodo che camminava davanti a lei arrivò per primo e bussò alla porta. Dopo poco l porta della casa si aprì illuminando il volto dei quattro viandanti. Davanti a loro c'era Grassotto Bolgeri che sorridendo disse:

Alla buon'ora!” e abbracciò Frodo. “Merry mi ha detto che ci sono stati degli impicci e che c'è un cosa che devo assolutamente vedere con i miei occhi per crederci...”

Pipino sorrise e abbracciando il cugino rispose:

Di impicci ne avremo da raccontare per i prossimi anni e ancora... Per quello che devi vedere...” e sorridendo si fece di lato.

Esmeralda con i ricci neri che cadevano sul logoro mantello del padre sorrise nervosa a Grassotto.

Tra i due, qualche anno prima, c'era stato qualche problema. Grassotto, infatti, si era innamorato di Esmeralda perdutamente, talmente tanto che era uno dei pochi pretendenti rimasti dopo la morte di Petunia, la madre della ragazza. Nessuno, infatti, dopo la grande tragedia che aveva colpito la famiglia di Ponto Baggins, aveva continuato a corteggiare la giovane Esmeralda. Nessuno tranne Grassotto, appunto che le aveva fatto una corte spietata e aveva anche deciso di chiedere la sua mano. Esmeralda, sognatrice di natura, aveva rifiutato la proposta del giovane Bolgeri, sperando che Frodo aprisse finalmente gli occhi e decidesse di sposarla. Dal conto suo, Grassotto non l'aveva presa per niente bene. All'inizio si era chiuso in sé stesso, senza uscire dalla sua camera. Poi aveva cominciato a passare le sue serate al Drago Verde. Poi, quando cominciò a capire che nulla poteva ricucire la ferita che gli era stata procurata, cominciò a non andare ad Hobbiville, tranne per le feste che dava Frodo o per andare semplicemente a trovare il cugino e amico. Esmeralda fece di tutto per non incontrarlo, ma inevitabilmente, un giorno, successe una cosa che mai avrebbe immaginato.


Qualche anno prima. Vicino a Casa Baggins.

Esmeralda scosse la testa stanca. Angelica la guardava severa e aveva le narici erano talmente dilatate che la minore delle figlie di Ponto si chiedeva come fosse possibile che non sputasse fuoco come il drago Smaug.

Ti rendi conto, Esmeralda, che hai rifiutato un partito più che buono?”

Ancora con questa storia! Io non amo Grassotto!” replicò Esmeralda esasperata.

Sì! Lo so che ami Frodo Baggins! Altrimenti non ti pescherei ogni volta a sbirciare se è in casa oppure no!” ribatté sempre più arrabbiata Angelica.

Esmeralda sospirò frustrata, incrociando le braccia strette al petto. Angelica la osservò in silenzio per qualche secondo poi, cercando di essere dolce disse:

Esmeralda... La mamma è morta. Il papà è impazzito. Ti rendi conto che tutto questo è accaduto ancora prima che tu prendessi marito?”

Come potrei dimenticarlo visto che m lo ricordi ogni santissimo giorno!” sbottò risentita Esmeralda.

Appunto! Devo forse ricordarti che puoi ritenerti fortunata se Samwise Gamgee ti chiede in moglie...” le fece notare Angelica.

E devo ricordarti che a m non importa se non mi sposerò con nessuno? Io voglio sposare l'uomo che amo Angelica!”ribadì Esmeralda.

Non puoi lasciarti andare a stupide romanticherie, Esmeralda. Non te lo puoi permettere!” disse Angelica che allargando le braccia aggiunse: “L'amore, Esmeralda,. L'amore! Ti rendi conto che stai parlando di una cosa che non esiste. Proprio come tutte le storie di Bilbo...”

Le storie di Bilbo non sono stupidaggini. Lo sai! E la mamma e il papà si amavano!” replicò Esmeralda.

La mamma e il papà non c'entrano! Non tutti possiamo essere fortunati come loro!” rispose Angelica.

Immagino che tu avrai fatto lo stesso con Milo!” sorrise Esmeralda soddisfatta di aver colto in fallo la sorella maggiore.

Io non amo Milo. L'ho accolto nella mia vita, tutto qui! Rispose tranquilla Angelica,

Esmeralda sbarrò gli occhi e la bocca come quando era una bambina. E scuotendo la testa disse:

Se tu hai smesso di sognare, di certo non lo farò io! La colpa è solo tua... Io conosco i miei sentimenti. Che ti piaccia o no, non sposerò Grassotto. Non lo amo e mai lo amerò. E ti dico di più! Riuscirò a sposare Frodo. E quando accadrà ti dimostrerò che l'amore esiste!” e si allontanò da Angelica.

Fu girando l'angolo che si rese conto che in lacrime, Grassotto, aveva sentito tutto.


Che ci fa con voi Esmeralda Baggins?” chiese poco delicatamente Grassotto.

Esmeralda sollevò un sopracciglio ma non rispose. Fu Pipino a dire:

Non lo sapevi? Esmeralda e Frodo si sono sposati in gran segreto e sono venuti a vivere a Crifosso per mettere su una famigliola con i fiocchi!”

Grassotto stava per avere un tracollo quando Merry, tempestivamente, si mise in mezzo e disse:

Pipino non dire stupidaggini. E tu, Grassotto, fai entrare gli ospiti. Sono stanchi e credo che abbiano fame!”

Esmeralda sorrise al cugino che le fece un occhiolino da dietro Grassotto mentre Frodo, ridendo per quello che aveva detto Pipino replicò:

Esmeralda sposare me? Credo che quel giorno dovrete andare a dire ad Angelica che è impazzita!”

Grassotto si incupì ancora un po'.

Frodo non lo sapeva. Ma tutti in quella stanza sapevano che Esmeralda Baggins era innamorata di Frodo da quando era una bambina.


Ho pensato che fosse il caso di preparare un bagno per t a parte. Non credo che lavarti assieme a Frodo, Pipino e Sam sia una cosa indicata per una ragazza di buon famiglia!” sorrise Merry.

Esmeralda annuì guardando il volto appena illuminato del vecchio amico. Si rese conto di quanto fosse cambiato. Si rese conto che in quegli anni in cui non si erano mai visti, Meriadoc Brandybuck era diventato un uomo. E forse era per questo che si sentiva tranquilla nel saperlo vicino.

Dalla stanza vicina, intanto, si sentivano le risate di Frodo, Sam e Pipino che intonavano canzoni adatte per il bagno.

La giovane sorrise e prendendo la biancheria dalle mani di Merry, riprendendo il vecchio cipiglio di quando era una bambina, sorrise e disse:

Allora vado a lavarmi. So solo io quanto ho bisogno di un bagno!” e sorridendo sparì dietro la porta.

Merry rimase a guardar il punto dove era sparita Esmeralda, sorridendo a sua volta.

E mentre guardava il buio, ripensando alla bambina che gli gridava contro che mai sua sorella avrebbe sposato un Brandybuck, sentì la voce del suo amico Grassotto cupa dietro di lui:

Non è Angelica. È differente. Forse, se fosse stata come sua sorella, avresti avuto qualche possibilità di sposarla per via del fatto che sei ricco. Ma Esmeralda è differente. Stare troppo vicino a Bilbo quando era una bambina le ha riempito la testa di fantasie assurde!”

Merry si voltò sorridendo nervoso. Non gli piaceva essere colto di sorpresa, specialmente in momenti imbarazzanti come quello.

Che vuoi dire Fredegario?”

Grassotto sospirò e asciugano le mani con un vecchio straccio rispose sospirando:

Tu lo sai che ho chiesto la mano di Esmeralda Baggins qualche anno fa e che lei mi ha rifiutato...”

Ancora con quella storia!” lo interruppe seccato Merry.

Grassotto scosse la testa e replicò:

Io so che è così. Esmeralda è innamorata di Frodo. E ha detto che non sposerà nessun altro!”

E come fai a saperlo?” chiese sorridendo Merry.

L'ho sentito io, con le mie orecchie. Stava litigando con sua sorella Angelica per quello che aveva fatto negano la mia offerta. Angelica le ha detto qualche cosa tipo che nella vita bisogna imparare ad accettare i compromessi, come aveva fatto lei con mio cugino Milo Tronfinpiede, sposandolo solo perché era ricco!” e senza aggiungere altro si allontanò lasciando Merry da solo.

Non capiva il nesso dei discorsi di Grassotto, ma di una cosa era certo: se pensava che Esmeralda Baggins gli piacesse, beh! Allora si sbagliava davvero di grosso!

Merry non sapeva perché, ma solo l'idea di stare con una ragazza on un carattere come quello della piccola Esmeralda, con il suo carattere e le sue manie, gli faceva accapponare la pelle.


Esmeralda guardò i vestiti di Ponto abbandonati per terra poi, lentamente, si lasciò scivolare dentro la vasca di acqua calda. Subito emise un sospiro di sollievo al contatto del calore contro la pelle fredda e lasciò il capo appena riverso sul bordo della tinozza.

Quella, in assoluto, era stata la giornata più lunga della sua vita. Solo il fatto di essersi persi l'aveva terrorizzata, anche se aveva cercato in tutti i modi di non darlo a vedere. E si era notevolmente trattenuta quando aveva sentito quel grido terribile dei Cavalieri Neri.

Poi c'erano stati i cani di Maggot e le storie terribili che il vecchio fattore aveva loro raccontato.

E la visione che le fece accapponare la pelle. Quella del mantello nero che odorava l'acqua alla ricerca di qualche loro traccia.

Sospirò e si sporse appena per prendere il bricco di acqua calda che poi versò sui lunghi capelli neri.

Non c'era niente di più appagante di un rigenerante bagno caldo dopo una faticosa giornata.

A questo pensava Esmeralda mentre la stanza era piena del rumore dell'acqua smossa dal suo corpo immerso quasi completamente quando sentì chiara la voce di Pipino cantare una delle canzoni preferite di Bilbo quando faceva il bagno:


Canta! Perché il bagno sul finir del giorno,

sai che laverà il fango più immondo!

Pazzo è colui che si rifiuta di cantare;

dell'Acqua Calda non vi è piacere più salutare!


Dolce è della pioggia che cade intorno il suono

e del ruscel che scorre dal colle al pianoro;

ma meglio della pioggia e dell'impetuoso torrente.

è l'Acqua Calda di un fango fumante e bollente.


Dell'acqua fredda il bisogno noi risentiamo a volte

per cavare la sete e procurar sollievo;

ma in quei casi è meglio di Birra una botte

e giù per la tua schiena Acqua Calda a dirotto.


Bello è veder l'acqua zampillare

e da una fonte limpida al sole scintillare

ma suono di fontana non sarà mai sì piacente

come dello sguazzar sull'Acqua Calda il rumor allettevole!


Sorrise canticchiando quando sentì un tremendo tonfo e un grido di Frodo. Allarmata si sollevò dalla vasca e coprendosi con uno di grandi asciugamani che le aveva dato Merry si avvicinò alla porta aprendola appena.

Che dite del pranzo e della botte di birra?” chiese Merry vicino alla porta del bagno di Esmeralda.

La ragazza sorrise tirando più su l'asciugamano sul seno nudo. Merry si rese conto e sorrise a sua volta, salvo voltare il capo e arrossire violentemente:

Esmeralda Baggins. Non sono modi questi di presentarsi davanti ad un gentilhobbit!”

Esmeralda sollevò le sopracciglia e sollevando l'asciugamano fino al collo disse:

Mi preparo ed esco!” e chiuse la porta con un tonfo.

Frodo uscì dalla camera dove stavano lui, Pipino e Sam e strofinando i capelli, rise:

C'è tanta di quell'acqua per aria che mi sembra impossibile asciugarmi” e guardando Merry, sospettoso, chiese: “Come mai sei arrossito?”

Merry scosse la testa e rispose:

Niente!” e sporgendosi nella camera disse: “Cielo! Sappi che voglio che tutto sia asciutto prima che tu venga a tavola, Peregrino Tuc !” e senza nemmeno degnare di uno sguardo Esmeralda che usciva non più nuda dal bagno aggiunse: “ spicciati o non ti aspetteremo!”

Esmeralda sorrise più per circostanza che per altro e andò a tavola. Anche lì Merry fece finta di non vederla. E questo ferì un po' Esmeralda. Infondo, con Merry, aveva avuto sempre un buon rapporto. Non si aspettava certo che per averla vista un solo attimo con un solo asciugamano addosso potesse arrabbiarsi così tanto. E se questo era quello che era successo, allora le dispiaceva davvero!


Bene! Bene! Vedo che ci sono dei funghi! E immagino che voi, avendoli già mangiati dal vecchio Maggot ne abbiate abbastanza!”

Fredegario sorrideva, anche se sapeva che nessuno avrebbe detto di averne abbastanza dei funghi dato che erano tutti Hobbit quelli che aveva davanti.

Ed è qui che ti sbagli, cugino caro... Io ne voglio ancora!” esclamò Pipino guardandolo serio.

Mi sa che ti è andata male!” sorrise Merry divertito dalla piccola diaspora tra i due parenti.

Hey! La signora Maggot ha regalato a me i funghi. Quindi sarò io a dividerli!” e prendendo la padella cominciò a riempire i piatti di tutti.

Mangiarono in silenzio, gustando affondo il sapore dei funghi di Maggot, poi, una volta finito cominciarono a parlare di quello che stava succedendo e di quello che Merry aveva visto al pontile quando erano sul Traghetto..

Allora! Dovete spiegarmi perché il vecchio Maggot sembrava così paventato quando vi ho incontrati giù al Traghetto!” disse Merry accendendo la sua pipa.

Non era solo Maggot ad essere spaventato!” replicò Pipino satollo. “Quella cosa ha spaventato anche noi!”

Signor Merry! Lo sareste anche voi se quei... quei... quelli lì vi avessero seguito per due giorni come hanno fatto con noi.

Esmeralda deglutì a vuoto. Il solo ricordo di quello che aveva visto in quei giorni le faceva accapponare la pelle.

Se mi aveste raccontato questa storia qualche ora fa, prima che salissi sul Traghetto, probabilmente avrei riso e vi avrei preso in giro, ma visto quella creatura che ho visto sul pontile... Capisco la vostra paura e quella del vecchio Maggot che -tra l'altro- è la cosa più insolita di tutta questa storia. E tu Frodo cosa ne pensi?” disse Merry.

Se domandi a Frodo non caverai un ragno dal buco. Il nostro amato cugino non ci ha detto nulla da quando siamo partiti. A quanto pare è diventato un amante dei misteri. Gandalf ha fatto una buona scuola, vero Frodo?” rise Pipino.

Tutti risero ed Esmeralda aggiunse:

In effetti quello che sappiamo noi si basa solo sulle supposizioni del vecchio Maggot, vecchio mio!”

Le supposizioni del vecchio Maggot sono appunto solo supposizioni. Lui non sa nulla di questa storia!”replicò Frodo.

E allora spiegaci tu , Frodo!” sorrise Fredegrio.

Frodo si schiarì la voce e sospirando disse:

Non lo avrei mai immaginato qualche anno fa. Ma quello che dice la gente riguardo i tesori di Bilbo non è poi così tanto sbagliato. Qui Cavalieri cercano qualche cosa che Bilbo ha trovato ed ora stanno dando la caccia o a me o a lui...”

Merry e Pipino si guardarono sorridendo e fu il secondo a mormorare:

Sta per vuotare il sacco?

Frodo li guardò tutti senza capire e chiese:

Cosa vorreste dire?”

Che forse io posso aiutarti a svelare qualche mistero!” disse sorridendo Merry: “Credo di sapere per che COSA ti stanno seguendo i Cavalieri Neri!”

Che vorresti dire, scusa?” domandò Frodo.

Frodo! È ora che tu sappia che noi siamo a conoscenza del tuo segreto. Tu non rimarrai a Crifosso vero?” rispose Merry.

Ma cosa stai dicendo!” cercò di sviare Frodo sorridendo nervoso.

Quello che ho detto!” replicò Merry. “Sono... Anzi siamo a conoscenza del tuo segreto Frodo. Sappiamo che devi lasciare la Contea e che la casa di Crifosso non è altro che una copertura!”

Frodo sbarrò gli occhi e la bocca per la sorpresa.

E voi come potete saperlo?”

Abbiamo avuto una buona spia!” sorrise Merry guardando Sam che un po' imbarazzato disse:

Ho detto loro che volevate lasciare la Contea, padron Frodo. Ero troppo preoccupato per lasciarvi affrontare questo viaggio da solo!”

Frodo scosse la testa e guardò Sam con tanto d'occhi e voltandosi verso Esmeralda domandò:

Immagino che anche tu sapessi che non stavo lasciando solo casa Baggins, quando sono partito da Hobbiville, ma che stavo lasciando anche la Contea, vero Esmeralda?”

La giovane sorrise e annuì:

Ecco perché ti ho seguito. Ma non prendertela con Sam. L'ho costretto a dirmi tutta la verità perché anche io so...”

In che senso?” chiese Pipino che non capiva.

Esmeralda sorrise e guardò Sam con dolcezza. Il poveretto era arrossito fino alla punta dei capelli:

Sam non ha tradito del tutto Frodo. Vi ha detto che doveva partire e lasciare la Contea. Ma non vi ha detto il motivo per cui deve andare via... E il luogo che deve raggiungere. Penso che Gandalf abbia fatto un buon lavoro con lui!”

Sam annuì e ricambiò un sorriso raggiante ad Esmeralda dicendo a Frodo:

Padron Frodo. Io non ho detto nulla riguardo quello che ho sentito mentre parlavate con Gandalf a Casa Baggins, qualche tempo fa. La signorina Esmeralda ne è a conoscenza solo perché lei stava origliando come me quella mattina...”e pigolando aggiunse: “... solo che è stata più furba e non si è fatta scoprire!”

Quindi tu hai sentito tutto?” domandò Frodo guardando sorpreso Esmeralda.

La giovane annuì e Frodo concluse mettendo una mano sulla faccia:

Oh mio Dio! Credo che ti abbia fatto davvero male essere cresciuta a pane e racconti di Bilbo!”

sappi comunque che anche noi siamo a conoscenza del fatto che non è vera la storia che hai finito il denaro. E che siamo molto delusi dal fatto che hai finto di aver finito il denaro e hai venduto la casa a quegli odiosi Sackville-Baggins con annessi tutti i bei ricordi ad essa legati... Ma per quanto sapessimo che tu partissi per motivi differenti da quelli che dicevi qualche cosa ancora non ci è del tutto chiara!” spiegò Merry.

Oddio! E Gandalf mi ha detto di essere prudente. Mi sa che la mia missione è andata alle ortiche allora!” scherzò Frodo.

Tutti sorrisero tranne Sam, che aspettava il suo castigo arrivare da un momento all'altro.

Come ti abbiamo già detto, Sam ci ha detto qualche cosa ma non tutto!” replicò Merry serio. “E quello che sappiamo lo possiamo solo dedurre da quello che abbiamo scoperto e visto non possiamo lasciarti andare!”

Ma che dite!” esclamò Frodo terrorizzato.

Che se tu devi partire non possiamo lasciarti andare da solo. Ecco cosa vogliamo dire cugino!” disse tranquillo Pipino.

Frodo si rabbuiò. E scuotendo la testa disse:

Voi non sapete bene il motivo per cui devo andare... Non posso permettermi di farvi correre un rischio del genere. A nessuno di voi!”

Merry sbuffò divertito e ribatté:

Sappiamo tutto invece, cugino. Conosciamo la storia dell'Anello e sappiamo che dovremo lottare con un nemico ben oltre le nostre forze!”

L'Anello? Un nemico conto le vostre forze?” disse Frodo stralunato.

Hai capito benissimo Frodo. A quanto pare non sei l'unico che conosce i segreti di Bilbo. Ho letto il suo libro e conosco la vera storia di come ha preso il tesoro a Gollum!”

Tu hai letto il libro di Bilbo!” si intromise risentita Esmeralda.

E ne aveva ben donde dal momento che non era mai riuscita a leggere una sola parola del libro di Bilbo nonostante fosse stata ospite fissa del vecchio Hobbit fino alla sua fuga spettacolare.

Non l'ho letto tutto... Solo una piccola parte. Certo non disdegnerei un'altra occhiata se Frodo ha il libro con sé!” rispose Merry sempre senza degnar di uno sguardo Esmeralda.

La giovane mise un broncio quasi impercettibile senza rendersi conto che Fredegario non aveva tolto lo sguardo per un solo minuto da lei. E dopo essersi resa conto per l'ennesima volta che Merry non la degnava di uno sguardo i chiuse in sé stessa, silenziosa, chiudendosi in un mondo senza suoni, lontano dalle voci di Merry, Pipino, Sam, Fredegario e Frodo.

Pensava che cosa avesse fatto di sbagliato ma non riusciva a trovare un solo gesto, una sola parola o un solo motivo che avessero potuto ferire Merry.

A parte l'incidente del bagno. Ma c'era motivo di reagire così?

Vero Esmeralda?”

La voce di Frodo riempì il silenzio creato che Esmeralda aveva creato.

Cosa?” chiese Esmeralda come se stesse cadendo dalle nuvole.

Pipino rise e disse:

Frodo, Esmeralda non ha sentito una sola parola di quello che hai detto. Io propongo di non ripetere e di rimandarla a casa per pacco postale!”

Tutti risero ma Frodo disse:

Mi devi promettere che non dirai a nessuno del mio viaggio e...”

E proprio un bel niente!” lo interruppe Esmeralda punta. “IO vengo con voi! E se non mi porterete vi seguirò fino in capo al mondo. L'ho fatto una volta posso farlo di nuovo!”

Frodo batté la fronte con una mano arreso. Merry fece spallucce come per dire 'io te lo avevo detto' e Pipino disse:

Bene. Allora è fatta. I parte in cinque alla volta di Brea per raggiungere Gandalf!”e alzando il braccio gridò: “Urrà al Capitan Frodo ed al suo equipaggio!” e prendendo esempio dai nani, Merry e Pipino si misero a cantare una vecchia canzone che Bilbo cantava spesso riadattandola a loro:


Addio a voi, mio atrio e mio caro braciere,

Il vento può soffiare e la pioggia cadere

Ma prima della rugiada, che l 'alba fresca bagna,

Noi marcerem pei boschi e sull 'alta montagna.

A Gran Burrone,ove sono gli Elfi intenti all 'opre,

In radure che un fine velo di nebbia ricopre,

Arriverem attraverso lande deserte e brughiere,

E da lì poi dove andrem, nessuno può sapere.

Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento,

Il nostro letto sarà sotto il cielo e nel vento,

Fino al giorno in cui con la stanchezza in volto,

il viaggio sarà finito, e il compito svolto.

Dobbiamo andare! Dobbiamo andare!

Prima che l 'alba incominci a spuntare!


Esmeralda rise e diede il tempo con le mani.

Sarebbe andata a Brea e forse, poi, se solo fosse riuscita a convincere Gandalf, avrebbe visto Gran Burrone.

Non diede ascolto a Fredegario che li redarguiva sulla Vecchia Foresta che li aspettava poco dopo l'inizio del suo viaggio.

La sua avventura era cominciata e nulla l'avrebbe interrotta ancora per un po'.


Il cielo era scuro e sotto quella che sembrava essere un'altissima torre, guardava il cielo.

Sospirò come in attesa di qualcosa di qualcuno che mettesse fine a quella prigionia.

Sotto i suoi piedi c'erano le ceneri di quello che doveva essere un bellissimo giardino. Alberi sradicati e messi a bruciare, buchi che squassavano il terreno.

Poi una voce gelida alle sue spalle:

Allora Gandalf! Cosa hai deciso? Che strada seguirai? Quella della sconfitta e della morte? O quella della gloria e del potere!”

Gandalf si voltò lentamente e sorrise sprezzante mormorando:

Vecchio pazzo! Il Signore degli Anelli è uno solo e lui non divide il potere!” poi si sentì un grido di un'aquila e Gandalf si buttò nel vuoto.


Esmeralda si svegliò di soprassalto, reprimendo un grido di terrore. Era ancora notte e non doveva essersi addormentata non più di un'ora prima.

Si guardò intorno tastando il letto.

Doveva smetterla di fare quei sogni. Ogni volta, ad ogni risveglio si sentiva più debole, quasi non dovesse fare quei sogni, quasi che ogni volta che sognava Gandalf e quello che li stava presumibilmente accadendo le strappasse una piccola parte di sé.

Sospirò e si mise a dormire di nuovo. Ma ci volle un po' prima di riprendere sonno.

Il salto nel vuoto che aveva visto fare a Gandalf l'aveva turbata.

Cosa stava accadendo realmente?

E se quello che vedeva era vero, avrebbero trovato Gandalf a Brea?









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Capitolo 10
*** Nella casa di Baccador e Tom Bombadil ***


10. Nella casa di Baccador e Tom Bombadil


Merry camminava avanti e indietro davanti alla porta chiusa della camera di Esmeralda. Come aveva potuto essere così stupido e non rendersi conto di quello che stava succedendo? Come aveva potuto permettere che Frodo prendesse una decisione tanto azzardata e decidesse che anche lei si unisse alla loro compagnia?

Forse, quella sera, quella prima della partenza, davanti al fuoco della casa di Frodo a Crifosso, tutto sembrava semplice, normale e avevano perfino dimenticato l'esistenza dei Cavalieri Neri, almeno mentre cantavano le vecchie filastrocche di Bilbo.

In quel momento, però, tutta la pericolosità di quel viaggio sembrava quasi essere calata sulle loro spalle. Non si parlava di Cavalieri neri, stavolta. Il ricordo di quella maledetta foresta gli faceva ancora gelare il sangue nelle vene. E gli faceva chiedere come non era riuscito a sentire che la prima che era stata rapita da quell'albero parlante e dall'animo nero.


Non poteva sopportare ancora. Il suo corpo stava cedendo. Se non avesse finito immediatamente, le cose sarebbero sicuramente precipitate.

Piccolo stupido. Credi davvero che l'Oscuro Signore avrebbe permesso ad un piccolo Hobbit di tenere per se l'Anello del Potere? È proprio vero Gandalf. L'erba pipa dei Mezzuomini ti ha annebbiato il cervello!”

Un'ennesima fitta di dolore percorse da capo a piedi il corpo del vecchio Istaro che stringendo i denti, sollevò lo sguardo e guardò Saruman. Lo sguardo dello stregone grigio era pieno di sfida e di odio, cosa che non sfuggì all'Istaro bianco che, quasi per punirlo per la troppa insolenza, usò di nuovo la magia per infliggere una nuova tortura al vecchio amico.

Di nuovo il grido di Gandalf riecheggiò dalla cima della torre di Isengard, mentre ai suoi piedi gli orchi deturpavano il giardino una volta rigoglioso della vecchia torre numenoreana, scavando cunicoli che sembravano raggiungere le viscere stesse della Terra di Mezzo.

Gandalf cadde con il viso per terra. Se solo avesse avuto ancora il suo bastone le cose sarebbero cambiate. Almeno avrebbero lottato in parità.

Dov'è diretto l'Hobbit?”

Gandalf non rispose cosa che fece alterare Saruman che gridò:

Ti ho chiesto dove è diretto l'Hobbit?”

Gli occhi di Gandalf vennero percorsi da un guizzo che Saruman non poté vedere. Se Saruman gli chiedeva dove fosse Frodo voleva dire che non lo aveva ancora rintracciato e che i Cavalieri Neri non lo avevano fatto prigioniero. Sorrise divertito, cosa che lasciò stupito Saruman che aggrottando la fronte, chiese:

Stai forse impazzendo, amico?”

Gandalf si sollevò appena e cominciò a ridere. Saruman indietreggiò spaventato e sorpreso assieme della reazione di Gandalf, impietrito dal fatto che lo stregone grigio avesse ancora la forza di ridere. Prendendo la palla al balzo si sollevò a fatica e guardando Saruman negli occhi, ignorando il suo corpo che gridava per il dolore provocatogli dalla tortura, disse con calma, con una punta di ironia volontariamente malcelata:

Come ti ho già detto, amico, colui che rompe un oggetto per scoprire cos'è, ha abbandonato il sentiero della saggezza. E tu non solo hai abbandonato la saggezza, ma sei diventato schiavo della tua stessa follia...” e senza nemmeno pensarci si avventò su Saruman, sapendo di non aver nessuna possibilità, ma che con quella mossa avrebbe preso di sorpresa lo Stregone Bianco.

Ai piedi della torre, tra gli insulti, i colpi di frusta e i borbotti degli orchi che lavoravano meticolosamente, l'urlo di sorpresa di Saruman riecheggiò per qualche secondo. Ci vollero pochi istanti perché l'urlo di dolore di Gandalf sovrastò ogni rumore.

Ma nessuno ci fece caso.


Esmeralda venne scossa da una fitta fortissima.

Era Gandalf quello che aveva visto, non c'erano dubbi. E aveva provato parte del suo stesso dolore. Questo significava solo una cosa. Stava impazzendo. Sognare e sentire il dolore provato da altri significava che il suo cervello non stava più connettendo. Oppure...

Ricordava poco di quello che era successo, quando? Il giorno prima? Una settimana prima? Un anno prima? Oddio! Stava perdendo anche il conto del tempo...

Esmeralda sapeva solo una cosa. Un albero l'aveva rapita, nel vero senso della parola e l'aveva intrappolata al suo interno. E quando questo era successo lei non aveva retto ed era svenuta.

Da allora di una cosa era sicura. I suoi sogni erano stati tormentati e non era riuscita ad aprire gli occhi.

Svegliati, piccola Hobbit dal cuore forte” mormorò una voce lontana ma piena di tutta la gentilezza e la dolcezza che Esmeralda aveva sentito solo da sua madre.

-Non ci riesco!- pensò Esmeralda cercando di aprire gli occhi ma sentendoli pesanti.

Devi riuscirci. Non è bene che un Hobbit abbia un potere come il tuo”

-Potere? Io non ho nessun potere!- replicò Esmeralda a quella voce che riempiva il buio della sua testa.

Tu hai un potere, mia cara giovane Hobbit, ma non so come lo hai acquistato. E mi spaventa, perché ha già cominciato...”

La voce dolce si velò di una leggere nota di preoccupazione, cosa che non sfuggì ad Esmeralda che preoccupata chiese:

-Cosa sta cominciando?-

Non sono sicura... Ma vedo il tuo cuore. Ed è provato!”

-Da cosa?- domandò quasi disperata Esmeralda.

Da tutto quello che sta succedendo. E soprattutto da questo collegamento con Gandalf. Collegamento che io non mi spiego...”

-Cosa può succedere? Ti prego! Dimmelo!- implorò Esmeralda che per la paura sentiva il cuore battere talmente forte da sentirne anche la eco nelle orecchie.

Ti stai consumando. Questo contatto ti sta consumando l'anima, piccola Hobbit...”

-Con... Consumando l'anima... No! Non è possibile. Dei sogni non possono consumarmi l'anima...- cercò di tranquillizzarsi Esmeralda ma la voce risuonò nell'oscurità, dolce e al contempo spaventosamente minacciosa:

Quelli che fai tu non sono sogni, mia dolce Esmeralda... Sono visioni. E quello che hai visto, sta davvero accadendo!”

-Allora Gandalf è in pericolo!- replicò sempre più spaventata Esmeralda.

Svegliati!”

-Spiegami ti prego!- implorò ancora Esmeralda.

Svegliati. E ti darò tutte le risposte. O almeno quello che so!”

-Dammele ora!-replicò stizzita Esmeralda ma la voce dolce ordinò ancora:

Svegliati!”

-Aspetta!-gridò nel buio di quel limbo senza vie d'uscita Esmeralda, ma senza essere ascoltata.

Svegliati!”

E come se qualche cosa la afferrasse per l'ombelico, Esmeralda si sentì strappare da quell'oscurità. Gli occhi divennero leggeri e poté di nuovo spalancarli. Respirò forte e i polmoni vennero invasi da una dolorosa sorsata di aria fresca che le perforò il petto con un dolore lancinante.

Si mise a sedere, respirando ancora affannosamente. Fu allora che gridò:

Gandalf!”


Frodo si avvicinò a Merry con passo lento, tenendo le mani nelle tasche.

Non sapeva spiegarsi quello che aveva spinto Merry a passare quasi un intera giornata davanti alla porta chiusa di Esmeralda, ma sapeva che, come lui, anche Merry si sentiva responsabile di quello che era successo alla loro giovane cugina. Anche se, nel concorso delle colpe, Frodo sapeva di essere quello che aveva la responsabilità più grande.

Come sta?” chiese quando fu abbastanza vicino.

Merry si voltò, quasi sorpreso di vederlo. Poi sorrise e rispose:

La moglie di Tom è dentro da ore ormai e ancora non è uscita da là dentro. Ci ha detto solo di non preoccuparci quando ci ha visti sulla porta prima di entrare!”

Ci ha detto?” chiese Frodo curioso, dal momento che in quel momento non c'era nessuno con Merry.

Si. A me e a Pipino!”rispose Merry serio passando una mano sui ricci biondi e un po' ribelli.

Frodo sospirò e si poggiò al muro. Quel viaggio era al di fuori della sua portata e di tutte le persone che aveva coinvolto: da Sam, che non aveva mai messo il naso fuori dalla Contea; a Merry che doveva stare a casa a cercare moglie, come voleva tutta la famiglia Brandibuck; a Pipino che era poco più che un giovane con ancora tante cose da imparare. E poi c'era Esmeralda. La piccola Esmeralda che lo aveva seguito perché Bilbo le aveva raccontato troppe storie di avventure e affini.

E tutti stavano pagando un prezzo troppo alto.

Sospirò e poggiò una mano sulla spalla di Merry e disse:

Se ieri non ci fosse stato Sam ad aiutarci... E Tom con lui... Non credo che nessuno di noi sarebbe qua a quest'ora!”

Merry guardò Frodo senza dire nulla. Era sconvolto quanto lui da quello che era successo alla piccola Esmeralda e lo si vedeva da come teneva stretti i pugni e dal fatto che non si fosse mai staccato dalla porta della camera dove stava sua cugina da quando erano arrivati. Stava per dirgli qualche cosa per tranquillizzarlo, quando un grido fortissimo riempì la stanza.

Entrambi si voltarono spaventati e assieme dissero:

Esmeralda!”


Esmeralda stava seduta sul letto, con le mani che stringevano strette le coperte. Il cuore le batteva forte e il suo petto si sollevava e si abbassava così velocemente che la giovane si meravigliò di non essere appena rientrata da una corsa, invece di essersi appena svegliata da un incubo.

Si guardò intorno spaurita. L'ultima cosa che ricordava era che un albero l'aveva fatta prigioniera e che, nonostante avesse lottato, aveva dovuto cedere ad una forza scura, una forza racchiusa dentro lo stesso albero.

Vedo che ti sei svegliata. Bene!” disse qualcuno, una donna per essere precisi, che stava al fianco del letto e che Esmeralda ancora non aveva visto.

Si voltò di scatto e vide una donna bellissima, sicuramente di natura elfica. Aveva un lunghissimo vestito verde scuro, con una cinta dorata alla vita. I lunghi capelli erano raccolti in una treccia e gli occhi azzurri, che la stavano osservando amorevoli, erano profondi e miti.

Voi siete... Siete un elfo è così?”mormorò con rispetto e circospezione Esmeralda.

La donna sorrise e rispose dolcemente:

Io sono Baccador la moglie di Tom Bombadil, padrone e signore di questa foresta?”

Esmeralda aggrottò la fronte e domandò:

Scusi signora, ma non ricordo nessuno con un nome simile. A dire il vero l'unica cosa che ricordo è che un albero ci stava per divorare. E poi nient'altro...”

Baccador sorrise e replicò sempre con la solita dolcezza:

E ricordi bene, mia piccola amica. Tom vi ha salvati da quell'albero oscuro e tu non ti sei ripresa fino a questa sera...”

Ripresa?” chiese Esmeralda confusa.

Ricordava davvero poco di quello che era successo dopo che l'albero l'aveva inghiottita e ora che trovava qualcuno che le poteva dare qualche risposta era davvero intenzionata a non lasciarsela scappare.

Baccador sorrise e rispose:

Sei stata nelle mani dell'oscurità per un giorno intero...”

Esmeralda rimase con la bocca e gli occhi spalancati per la sorpresa: aveva dormito per un giorno intero? Quello si che era strano! Non le era mai successo in tutta la sua vita.

Baccador sorrise e domandò:

Non vuoi sapere come stanno i tuoi amici?”

Alla parola amici sentì il cuore andargli in gola e gridò:

Gandalf!”


Merry e Frodo entrarono nella stanza con i visi pallidi e gli occhi colmi di paura.

Si erano preparati al peggio ma quando videro Esmeralda che stava seduta sul letto un sorriso illuminò il viso di entrambi e Merry, correndo verso il letto della sua amica, disse:

Che paura che ci hai fatto prendere!”

Esmeralda accolse l'abbraccio di Merry con gioia e una strana e piacevole sensazione la pervase. Per tutto il viaggio, prima dell'incidente, il giovane hobbit non le aveva mai rivolto la parola e sapere che nonostante quella piccola parentesi nulla era cambiato la rendeva davvero felice.

Meriadoc sto bene. Rischi tu di farmi male se non la smetti di stringermi così forte!”

Merry però sembrava non interessarsi alle lamentele dell'amica e stringendola più forte rispose:

Smettila, piccola arrogante di una Baggins. Ci hai fatto prendere a tutti un bello spavento!”

Esmeralda sorrise e replicò:

Era tutto programmato. Sapevo dell'albero e avevo proprio intenzione di farmi mangiare per vedere chi era l'hobbit più coraggioso che mi avrebbe salvata. Ma a quanto ho visto vi siete fatti prendere anche voi...” e sorrise guardando la faccia contrariata di Merry.

Fu in quel momento che si rese conto che nella stanza c'era anche Frodo. Prima, quando stava entrando, Merry si era catapultato sul letto ed Esmeralda aveva visto che era entrato qualche altro hobbit con lui ma non era riuscita a distinguere chi fosse.

In quel momento, guardando gli occhi azzurri del cugino, il cuore le mancò un battito. Era lui, stava bene e le sorrideva, senza la minima traccia di risentimento o di rabbia nei suoi confronti. Al contrario sembrava davvero felice nonostante un velo malinconico le oscurasse gli occhi. Esmeralda lo sapeva. Frodo si sentiva in colpa per quello che era successo e per averla portata con sé in quel viaggio folle.

Frodo!” mormorò quel tanto che bastava al fine che anche il cugino, non molto distante, la sentisse.

Frodo sorrise e Merry, vedendo gli occhi di Esmeralda illuminarsi mentre guardava Frodo si sentì quasi in imbarazzo e un po' della ritrosia del giorno prima riaffiorò. Che Grassotto avesse ragione? Che Esmeralda fosse davvero innamorata di Frodo?

Scese dal letto e mise le mani nelle tasche dei pantaloni, schiarendosi la gola con un piccolo colpo di tosse. In quel momento, dalla prima volta da quando era entrato nella stanza, si sentiva quasi di troppo, come se tutto il tempo che aveva aspettato da solo davanti alla porta di Esmeralda, sperando che si svegliasse da quel sonno malvagio non valesse a nulla. Frodo aveva preso la scena, come era da immaginarsi ed Esmeralda non aveva occhi che per lui in quel momento.

Non ascoltò altro. Uscì con la schiena china e le mani in tasca. Non capiva perché, ma in quel momento si sentiva dannatamente triste.


Esmeralda non si rese conto subito che il cugino aveva lasciato la stanza. Al contrario aveva parlato con Frodo per tutto il tempo, senza rendersi conto d'altro e solo quando anche Baccador aveva annunciato di dover lasciare la stanza, si era resa accorta dell'assenza di Merry.

Non ebbe il tempo di parlare veramente con nessuno una volta rimessa. Le domande di Sam e di Pipino erano insistenti e quasi insopportabili, specialmente quando cominciavano a farle quasi in sincrono.

Ma c'era una cosa che lasciava Esmeralda quasi attonita. Il ricordo di qualche cosa, ancora confuso nella sua testa. Una sorta di monito per il futuro, riguardo qualche cosa che aveva sognato e che riguardava Gandalf. Sapeva che lo stregone, nel suo sogno, era in pericolo. Ma il fatto che fosse davvero solo un sogno di cui ricordava poco, lasciava tranquilla la giovane hobbit, che cominciò a vivere la sua vita che sembrava quasi fosse finita in un sogno. Difatti la casa di Tome Baccador era davvero immersa in un'atmosfera strana, magica e per nulla pericolosa. Tutti erano come trasformati, tranquilli e sereni.

Frodo, Sam e gli altri passavano molto del loro tempo con Tom che raccontava loro storie e cantava canzoni che, qualche volta, Esmeralda ascoltava incantata. Almeno quando non doveva aiutare Baccador. Infatti tra le due, uniche donne della casa nel mezzo della Vecchia Foresta, si era creata una grande alchimia, una sorta di amicizia che le rendeva quasi complici.

Baccador era una donna di una bellezza unica. Esmeralda più volte si era scoperta a fissarla con meraviglia, chiedendosi se quella creatura che stava davanti a lei fosse una donna, un elfo o un essere superiore, di quelli che stanno nei vecchi racconti degli elfi che Bilbo amava tanto raccontare a lei e a Frodo quando ancora era una bambina.

Nonostante questo Baccador non diede nessuna risposta sulla sua vera natura, nemmeno quando furono i quattro ragazzi hobbit a chiederlo. Lei era la moglie di Tom. Niente di più.

Nonostante questo, però, Esmeralda sentiva una sorta di disagio quando sentiva la vice dolce di Baccador, qualcosa che la innervosiva e che la faceva sentire, inconsciamente in pericolo.

Qualcosa che non sapeva dire cosa fosse, ma che alle volte la prendeva allo stomaco e la faceva sentire come sul ciglio di un baratro.


Accadde una mattina che Esmeralda capì il perché di tutto quel disagio che la prendeva alla bocca dello stomaco e la faceva sentire in pericolo.

Stava sistemando le camere assieme a Baccador. Stranamente, a differenza di quando era a Hobbiville quando era costretta di occuparsi di tutto da sola, incluso di suo padre e della sua ingombrante malattia, Esmeralda si stava divertendo. In quella casa, in quello speciale angolo di foresta era come se il mondo fosse impregnato di magia. Baccador, con la sua aura luminosa riusciva a risplendere in tutto quello che faceva e lo faceva con una delicatezza tale che sembrava davvero un essere di un mondo lontano.

L'ora del pranzo di stava avvicinando e Baccador si mise a cantare un canzone. Esmeralda non ne capiva le parole, ma la voce della donna aveva un suono davvero melodioso che a qualsiasi orecchio sarebbe sembrata una lieta melodia. Esmeralda l'ascoltò, ma d'improvviso il suo cuore manco un battito.

E una frase le tornò alla memoria:

Non è bene che un Hobbit abbia un potere come il tuo...

La pelle le si accapponò e la schiena venne attraversata da un brivido mentre una seconda frase, come se qualcuno la stesse dicendo in quel momento nonostante ci fossero solo due persone nella sala.

Tu hai un potere, mia cara giovane Hobbit, ma non so come lo hai acquistato. E mi spaventa, perché ha già cominciato...

Esmeralda sentì il sangue gelarsi. Sapeva quando erano state dette quelle parole. E sapeva di chi era quella voce mentre il terzo monito, quello più terribile le ritornò alla memoria.

Ti stai consumando. Questo contatto ti sta consumando l'anima, piccola Hobbit...

Esmeralda si voltò e guardò Baccador negli occhi. Si sentiva persa e per un istante voleva far del male a quel viso tranquillo.

E sussurrò:

Eravate voi, allora!”

Baccador si voltò e il suo volto non perse l'aura luminosa che l'aveva caratterizzato fino a quel momento.

A cosa?” chiese con delicatezza.

Esmeralda si avvicinò e rispose:

Voi sapete cosa mi sta succedendo. Sapete che vedo Gandalf in sogno e sapete che percepisco quando lui è in pericolo...”

Baccador non rispose subito, ma il suo sorriso, per un attimo scomparve dal suo volto. Si avvicinò alla giovane hobbit e sospirando disse:

So del tuo collegamento con Gandalf. So che tu vedi dei fatti riguardanti la vita dello Stregone Grigio, nonostante questo non so se quello che vedi è successo nel presente, nel passato.... O se si deve ancora verificare!”

Esmeralda guardò Baccador a lungo. Sentiva lo strano malessere che era rimasto sopito in lei crescere di minuto in minuto.

Voi mi avete detto che mi sto consumando!”

Baccador sospirò e rispose solo muovendo la testa.

Esmeralda sentì le gambe cedere e poggiandosi al tavolo che stava vicino a lei domandò ancora:

Questo significa che morirò?”

Baccador annuì di nuovo e aggiunse:

Non subito. La tua anima si sta consumando e tu potresti risentirne tra qualche tempo... Entrambe però sappiamo che questo non è un viaggio semplice e ti porterà molto lontano dalla Contea e da questa foresta... Ecco perché quando eri svenuta e ho percepito questo potere straordinario e inusuale in un Hobbit mi sono stupita. Ma al tempo stesso spaventata. Questo potere è grande, ma anche rischioso. Devi controllare la tua mente. Cercare di liberarla prima di andare a dormire, non pensare a nulla, cullarti solo nell'oblio...”

E se non dovesse succedere? Come farò a controllare la mia mente? Non sono un elfo o uno stregone. Non posso riuscire a controllare un potere che non sapevo nemmeno di avere!”

Baccador si avvicinò ad Esmeralda e poggiandole una mano sul volto sorrise e rispose:

Quando arriverete a Gran Burrone avrai tutte le risposte. Ecco perché dovrete fare presto... Non dipende solo la tua vita da questo viaggio.

Baccador si allontanò, ma prima che lasciasse la stanza, Esmeralda le chiese:

Devo forse dire ai miei amici quello che ho visto?”

Baccador si voltò e scuotendo la testa rispose:

Credo che sia meglio che nessuno sappia nulla di queste apparizioni fino a che non sarete al sicuro. O con Gandalf o a Gran Burrone. Ma ricordati quello che ti ho detto. È importante ora più che mai che siate veloci e che arriviate a Gran Burrone velocemente...”

Esmeralda annuì e lasciò che Baccador lasciasse la stanza senza chiederle altro. Poi la sua attenzione venne attirata da delle voci fuori dalla finestra. Si voltò e vide Frodo e gli altri ridere e ballare, cantare e scherzare assieme a Tom.

Scosse la testa e ricacciò qualche lacrima.

Doveva parlare con Frodo e chiedergli di partire il prima possibile. Anche se, visto il viaggio che stavano intraprendendo, le sarebbe costato davvero tanto.


Fu con sorpresa che Frodo stesso comunicò, senza aver parlato con Esmeralda, che tutti e cinque avrebbero lasciato la casa di Tom Bombadil.

Lo annunciò quando erano seduti per la cena. E nessuno osò controbattere.

Da una parte Esmeralda, in quel preciso momento si sentì triste. Non voleva lasciare quell'isola tranquilla per un viaggio che nessuno sapeva davvero come sarebbe andato a finire.

Poi, quando finalmente andarono tutti a dormire e la casa piombò nel sonno e nell'oscurità, la voce di Baccador che ripeteva il suo monito oscuro fece sentire il cuore di Esmeralda più leggero. Si rese conto che non voleva più stare in quel luogo. Per quanto bello e tranquillo potesse essere quell'angolo di paradiso, non riusciva a stare tranquilla. L'idea che quello che sognava potesse essere reale la faceva stare male. E la spaventava da morire che quei sogni che lei non poteva controllare, la potessero portare alla morte consumandola dentro.



Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno recensito.

Chiaretta78, DiNozzo323, Laila_ , Johnny Nicotine, Yunie

e Arena che -non tutti- mi hanno chiesto

quando sarebbe tornata questa ff.

Eccola.

Scusate il ritardo. Spero che la storia vi piaccia.

Un bacio a tutte. E fatemi sapere.



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Capitolo 11
*** Al Puledro Impennato ***


11.Al PULEDRO IMPENNATO.


Un grido risuonò lontano.

Il cielo era trapuntato di stelle e la notte era tranquilla.

L'aria notturna cominciava ad essere più fredda nonostante fosse passata da poco la metà di settembre.

-L'autunno è alle porte- pensò il vecchio curvandosi sul dorso del rapace al fine di non essere disturbato dal vento.

Gwaihir, il Re dei Venti, con le sue grandi ali, fendeva la stessa aria fredda che frustava il volto ferito di Gandalf.

Era stata l'aquila stessa a liberare lo Stregone dalla sua prigionia ad Orthanc ed ora lo stava conducendo verso Rohan, al fine di trovare una cavalcatura più comoda e meno rischiosa per l'Istaro.

Gandalf, che si stringeva alle penne e alle piume della grandissima aquila reale, non riusciva quasi a controllare il suo corpo.

Per giorni, ad Isengard, aveva subito torture e barbarie da parte di Saruman, che cercava di capire, senza successo, i piani dello Stregone Grigio riguardo l'Anello che Frodo custodiva ancora nella Contea. Per più di un mese aveva lottato contro la fame, il dolore, la paura di poter svelare anche senza volerlo qualche cosa di più di quello che stava realmente succedendo a miglia di distanza. Ora, il suo corpo, stava lentamente cedendo. Il sonno gravava come una minaccia sul vecchio Istaro.

Gandalf non voleva e non poteva dormire. In lui c'era un timore, seppur solo di questo si trattasse, che Saruman in qualche modo potesse controllare la sua testa e potesse in qualche modo vedere addentro i piani che lo Stregone Grigio e Frodo stesso avevano accordato prima che si separassero, quando l'estate era ancora agli albori.

Ma per quanto la paura fosse grande, gli occhi di Gandalf si fecero sempre più pensati, talmente tanto che fu normale che il capo ciondolante del vecchio uomo si posasse sul dorso ampio e imponente di Gwaihir.

E altrettanto semplice fu cominciare a suonare.


Sentiva freddo. Un freddo gelido e innaturale ben lontano da quello che aveva provato prima di addormentarsi. Lo sentiva, maligno come la sua fonte, che gli gelava l'anima e la mente.

-Saruman!- pensò terrorizzato.

Sollevò appena la testa pronto a vedersi di nuovo sulla cima della Torre di Orthanc, quando uno strano moto di terrore lo invase, lasciandolo impietrito dov'era.

Non era ad Isengard, né tanto meno in groppa a Gwaihir. Era in quella che sembrava una caverna piena di tesori, fredda e scura come un tumulo. Ma la cosa che sconvolse di più Gandalf fu quella di accorgersi non solo di non essere nello stesso posto dove si era addormentato, ma per di più di essere nel corpo di un'altra persona. E con sua somma sorpresa, guardando le curve dolci a cui non era abituato, si rese conto non solo di essere una donna, ma una donna hobbit per giunta.

-Che maleficio è mai questo?- si domandò guardandosi intorno e ignorando la testa che girava come una trottola.

Benché fosse certo di essere in un luogo oscuro in tutti i sensi in cui un luogo può essere, gli occhi dello Stregone riuscivano a distinguere tutto con chiarezza.

E in un attimo il cuore gli balzò in gola. Non solo non era nello stesso punto in cui si era addormentato. Non solo si trovava in un tumulo e -per fortuna?- lontano dalle grinfie di Saruman, ma era diventato una donna.

Una donna hobbit per giunta!

-Ma che razza di scherzo è questo?- si chiese guardandosi le mani.

Si guardò di nuovo intorno e con suo sommo stupore vide Frodo avvicinarsi a lui.

Gli sorrise, gli passò una mano sul viso e gli domandò:

Esmeralda... Tutto apposto?”

Sì!” rispose in automatico la giovane nonostante lo stregone si domandasse:

-Ma in che razza di sogno sono capitato?-

Ma ebbe poco tempo per pensare. Un coro di voci cominciò a cantare canzoni a lui incomprensibili, a lamentarsi, a gridare. Qualcosa si stava svegliando e quel qualcosa gli stava gelando il sangue.

Frodo?” domandò la voce terrorizzata di Esmeralda.

Gli occhi della giovane vagarono intorno e lo Stregone poté finalmente capire dove si trovava. E con un moto di orrore pregò davvero che quello fosse solo un sogno.

Frodo portò un dito alla bocca e mormorò:

Non gridare. Sono gli spettri dei tumuli!”

Gandalf sentì il cuore mancare un battito per l'ennesima volta da quando era cominciato quel sogno. Le sue non erano solo delle ipotesi. Frodo ed Esmeralda si trovavano in un tumulo nelle colline dei Tumulilande.

Non sapendo cosa fare, sentendo il terrore di Esmeralda crescere pari passo con il coro degli spettri, gettò di nuovo lo sguardo intorno e con orrore sempre più crescente si rese conto di una cosa. Merry, Sam e Pipino stavano dormendo supini, vestiti con le stesse tuniche che indossava lei, con l'unica differenza che quel sonno non era naturale, non era dovuto al desiderio di riposare. Era un sonno indotto ed era talmente profondo e talmente sinistro da far sembrare che fossero quasi morti.

Merry!” gridò Esmeralda cominciando a sentire calde lacrime scendere sulle guance.

Frodo non ebbe tempo di metterla a tacere perché nel tumulo il coro tetro di voci divenne un unica voce e cominciò ad intonare quello che era un incantesimo.


Fredda la mano e il cuore e le ossa,

Freddo anche il sonno è nella fossa:

Mai sarà risveglio sul letto di pietra,

Mai prima che muoia il Sole e la Luna tetra.

Nel vento nero le stelle anch'esse moriranno,

Ed essi qui sull'oro giaceranno,

Finché l'oscuro signore non alzerà la mano

Sulla terra avvizzita e sul mare inumano.


Dietro di loro si udì un cigolio e un raspamento. Gandalf voleva girarsi a vedere cosa fosse pronto a prepararsi all'attacco, ma Esmeralda non era dello stesso avviso. Piuttosto chiuse gli occhi e portò una mano sul cuore che cominciò a battere sempre più forte, tanto che Gandalf stesso pensò che se continuava così la giovane hobbit sarebbe morta.

Passò quello che per Gandalf fu molto tempo prima che la giovane riaprisse gli occhi. E lo fece quando si sentì una spada vibrare nell'oscurità e tagliare qualche cosa che cadde senza il minimo lamento o il minimo dolore.

Esmeralda aprì gli occhi e vide un moncherino dimenarsi nell'oscurità e Frodo, in piedi vicino a Sam, cominciare a cantare.


Oh! Tom Bombadil, Tom Bombadillo!

Nell'acqua, bosco e colle, tra il salice e giunchiglio,

Col fuoco, sole e luna, ascolta il mio richiamo!

Vieni, Tom Bombadil, del tuo aiuto abbisognamo!


Il silenzio che ne seguì dopo fu più tetro del canto che prima aveva risuonato nel tumulo. Attesero secondi forse, ma a loro parvero minuti, ore, giorni, mesi, anni.

Poi, seppur lontana sentirono entrambi una voce che rispondeva alla richiesta di aiuto, così:


Il vecchio Tom Bombadil è un tipo allegro,

Porta stivali gialli e una giacca blu cielo.

Nessuno lo ha mai preso, perché Tom è il Messere;

Più potenti i suoi canti, e più veloci i suoi piedi.


Quello che avvenne dopo Gandalf non lo poté ricordare. Ci fu un rumore di valanga e una luce accecante invase il tumulo.

Esmeralda gridò. E lo Stregone si svegliò.


Gandalf sollevò la testa dal dorso di Gwaihir. Portò una mano sulla fronte e scosse la testa. Quel sogno lo aveva indebolito. Sempre che di sonno si trattasse.

Cercò di pensare se fosse già successo in precedenza, ma la risposta che si dette fu negativa. Sospirò e cercò una spiegazione a quello che aveva appena sognato. Ma non la trovò. E passando una mano sul possente collo di Gwaihir disse:

Vola veloce, amico mio. Dobbiamo essere più veloci del nemico e del tempo stesso. Troppe cose stanno accadendo e io non riesco a capire...”

Il Re dei Venti gridò e salì più in alto.

Pochi passi sotto di loro cinque hobbit e un uomo strano si salutavano davanti alle porte di Brea.


Esmeralda si guardava intorno intimorita, ma nonostante tutto incuriosita da quello spettacolo. Benché ci vivessero anche degli Hobbit, Brea era un paese quasi completamente abitato dalla Gente Alta. Per questo, quando entrarono nel paese -almeno per quanto riguardava lei e Sam- si trovarono per la prima volta davanti a delle case a più piani, ben diverse dalle caverne a cui erano abituai.

Stava scrutando silenziosa i palazzi, quando Merry dietro di loro disse, rivolgendosi a Frodo:

Quell'uomo al cancello stava facendo un po' troppe domande. Non trovi cugino?”

Frodo annuì e rispose:

Come vi ho già detto, siamo inseguiti. Non dobbiamo far trapelare nulla sulla mia vera identità e ancora di meno sull'Anello. Nessuno a parte noi deve essere a conoscenza di questo segreto. Non siamo nella Contea e gli occhi del Nemico sono bene aperti. Fate attenzione. Mi raccomando!”

Gli altri quattro annuirono con un cenno del capo, ma dopo quell'avvertimento si resero conto che la paura cominciò a prendere di nuovo il sopravvento. Da quando avevano lasciato il vecchio Tom uno strano malessere aveva preso possesso di loro, ma dopo aver sentito le parole del guardiano del cancello poco prima di entrare a Brea -parole che seguirono le raccomandazioni di Frodo- tutti cominciarono a vedere l'ombra di un cavallo nero e del suo cavaliere in ogni angolo della città.

In silenzio, nonostante la gente per le strade fosse allegra, camminarono uno vicino all'altro, guardandosi bene anche dall'urtare qualsiasi persona gli camminasse vicino.

Arrivarono così davanti ad una graziosa struttura dove in un arco stava appesa una lanterna, sotto la quale oscillava un grande cartello che rappresentava un grosso pony che si ergeva sulle zampe posteriori. Sull'architrave della porta si leggeva a lettere cubitali bianche: IL PULEDRO IMPENNATO DI OMORZO CACTACEO.

Non avremo mica intenzione di passare la notte qua, signore!” chiese Sam con la bocca spalancata. Nessuno lo sapeva ma il povero hobbit si sentiva mancare solo a guardare quella struttura a due piani, per lui così alta e ben lontana dai canoni di casa hobbit che aveva sempre avuto.

Sam! Dobbiamo passare la notte da qualche parte!” sospirò Esmeralda guardando con lo stessa diffidenza di Sam la locanda.

Penso che ci saranno pure degli hobbit da queste parti e che non dovremmo dormire in mezzo a tutti questi... Questi...” cercò di spiegare Sam, non riuscendo però a finire la frase non conoscendo un modo per definire gli abitanti di Brea. Difatti come per i Breatini era strano vedere qualcuno della Contea -perlomeno di quei tempi-, quelli della Contea non avevano grande stima degli abitanti di Brea. Molta meno di quella che avevano nei confronti degli abitanti di Buckburgo.

Cos'ha la locanda che non va? Non ricordate quello che ha detto Tom prima di lasciarci? È stato lui a consigliarcela, quindi penso che sua un posto in cui possiamo stare tranquilli!” replicò Frodo e si avviò prima dei quattro amici e ricoverò i pony nel cortile che stava al fianco della locanda, per poi entrare dentro la locanda.

L'aria era viziata. C'erano molti fumatori e le finestre erano chiuse per via del tempo che cominciava a guastarsi. Nonostante questo si sentiva l'eco di numerose risate e di voci che si sollevavano di una nota più delle altre a seconda della discussione.

Si guardarono attorno alla ricerca di qualcuno che fosse il proprietario e subito lo videro: alto, grosso, con la barba e i capelli arruffati e un logoro grembiale bianco.

Potremo...” azzardò Frodo quando fu abbastanza vicino.

Un attimo. Soltanto un attimo!” disse l'uomo senza nemmeno fermarsi e finendo dentro una nuvola di fumo dal quale si sentiva una babele di voci e di risate.

In meno che non si dica se lo ritrovarono davanti sorridente e con la fronte imperlata di sudore, disse:

Buonasera signore!” e inchinandosi aggiunse: “In cosa posso esservi utile?”

Desidereremo letti per cinque e stalle per sei pony, se possibile. Voi siete il signor Cactaceo?” domandò Frodo cercando di sembrare il più naturale possibile.

Nonostante l'aria goliardica della locanda, nessuno degli hobbit si sentiva completamente a suo agio. Si sentivano gli occhi di tutti puntati addosso e non sapevano se fosse vero o se fosse solo una loro immaginazione. Sincerarsi quindi se quello che avevano davanti era o no il proprietario era una mossa dovuta.

Sì! Sono io! E voi, se non sbaglio, siete hobbit della Contea, nevvero?” domandò l'oste.

Non diede loro nemmeno il tempo di rispondere che sbattendosi una mano sulla fronte disse:

Hobbit! Mi fa pensare a qualche cosa di importante, ma in questo momento non riesco proprio a ricordarla... Potrei sapere i vostri nomi?”

Il signor Tuc e il signor Brandibuck,” cominciò a presentare Frodo: “Lui è Sam Gamgee. E lui è...”

Frodo non aveva pensato che anche Esmeralda era un Baggins e anche il suo cognome avrebbe creato dei problemi. La giovane se rese conto e intervenendo disse, cercando di camuffare la voce:

Cugino. Possibile che tu sia già ubriaco senza aver toccato un solo goccio? Io sono Milo. Milo Rintanati!”

Frodo sorrise e rispose:

Hai ragione cugino... Lui è Milo Rintanati e io sono il signor Sottocolle...”

Ma guarda un po'!” disse Cactaceo facendo schioccare le dita. “L'ho perso di nuovo. Ma me lo ricorderò non appena avrò un minuto di tempo per pensare. Sapete... Non so nemmeno dove mettere le mani, talmente sono tante le cose da fare, ma vedrò di fare il meglio per voi. Come ben sapete non si vedono tutti i giorni degli Hobbit della Contea, da queste parti, mi dispiacerebbe se ne andassero insoddisfatti! Solo che ci sono tante cose da fare questa sera. Non piove mai, diluvia soltanto, diciamo qui da noi a Brea” e voltandosi gridò: “Ehi! Nob! Dove sei specie di infingardo trottapiano? Nob!”

Un Hobbit dall'aria gioconda si avvicinò a loro dicendo:

Arrivo, signore! Arrivo!” e vedendo i viaggiatori si fermò di botto.

Dov'è Bob?” chiese Cactaceo.

Nob scosse la testa e l'oste continuò la sua invettiva:

Non lo sai, eh? Dovevo immaginarlo! Che aspetti? Vai a cercarlo e digli che ci sono sei pony da ricoverare nelle stalle. E digli di trovare il posto, in un modo o nell'altro. Non ho mica sei gambe e sei occhi io!” e voltandosi verso gli ospiti aggiunse dolcemente: “Cosa stavo dicendo? L'ho già dimenticato. Troppi pensieri per una testa sola. Ieri sono arrivati dei viandanti dal Verdecammino e credo che questo basti a spiegare tutto. Non è una cosa di tutti i giorni. Aggiungendo che poi siete arrivati voi, il gioco è fatto. Se non foste Hobbit, giuro che non saprei dove mettervi... Ma nessuno può dire che al Puledro Impennato qualcuno ha avuto da lamentarsi. Da quando è stata costruita la locanda, a Nord, abbiamo fatto delle camere a misura d'Hobbit, al piano terra e con tutte le cose che piacciono a voi. Spero davvero che vi troverete bene. Nel frattempo ordinerò che vi venga preparato un lauto pranzo. Non penso proprio che lo rifiuterete, vero?” sorrise Omorzo che con un cenno di mano aggiunse concludendo: “Seguitemi!”

I cinque si guardarono confusi e cercando di trattenere un sorriso, Esmeralda, rivolgendosi a Pipino sussurrò:

Ma quanto diavolo parla questo?” e, quindi, lo seguirono in silenzio.


Si sistemarono e mangiarono. E quando furono abbastanza sazi si guardarono intorno cercando qualche cosa da fare.

Fu Frodo a proporre per primo:

Perché non seguiamo il consiglio del signor Cactaceo e andiamo nella sala ad unirci agli altri?”

Passo!” disse subito Esmeralda. “Non amo stare in posti con aria tanto viziata. E non amo nemmeno fingermi un uomo per troppo tempo. Un conto è indossare abiti maschili e rimanere comunque una donna. Un altro è camuffarsi nel corpo e nella voce per troppo tempo. No! Non credo che lo sopporterei!”

Frodo annuì. Pipino e Sam si aggregarono subito a lui mentre Merry, tranquillo, rispose:

Non credo che verrò con voi! Preferisco stare seduto qui davanti al camino, tranquillo, invece di stare in mezzo a tutta quella bolgia. Magari, dopo, esco a fare quattro passi. E se Esmeralda vuole si può unire a me. L'unica cosa che vi voglio dire è di non fare stupidaggini quando andrete nella sala. State in guardia, come se foste in mezzo alla Vecchia Foresta. E ricordatevi che la nostra fuga deve rimanere segreta!”

Va bene, cugino!” intervenne Pipino, notoriamente allergico alle strigliate ricevute da chicchessia. “stai in guardia anche tu! Non ti perdere quando vai a fare la tua passeggiata. E ricordati anche tu che non siamo più nella Contea ed è molto più sicuro stare dentro casa, anziché fuori!” e salutandosi con cenni di mano, i cinque si divisero momentaneamente.


Quando il silenzio fu calato nella sala dove stavano Esmeralda e Merry, la giovane Hobbit si sentì subito a disagio. Si fidava di Merry, sapeva per giunta che era molto meglio che lui fosse assieme a loro durante quel viaggio, ma non capiva perché quando stava con lui si sentiva come una ridicola ragazzina capricciosa. Dentro di sé, Esmeralda, sapeva che Merry sospettava qualche cosa. Qualche cosa riguardo il suo amore non dichiarato per Frodo. Durante il viaggio Pipino l'aveva presa in giro, dicendo che tutte le storie di Bilbo le avevano fuso il cervello e che li aveva voluti seguire solo per quel motivo, ma Merry, che aveva passato tutti i primi anni dell'infanzia di Esmeralda a prenderla in giro, non rispondeva e si incupiva, guardando Frodo e lei, in silenzio.

Spesso, inoltre, si trovava in condizione che il cugino non la parlasse nemmeno e che evitasse persino di guardarla negli occhi. Segni evidenti del fatto che per Merry, Esmeralda non doveva essere lì.

Decisa quindi a chiarire la questione, più perché le faceva male non riuscire nemmeno a litigare con Merry come faceva in passato. Quasi quasi le mancava un po'. Che stesse diventando masochista?

Si schiarì la voce e disse:

Non c'è nessuno a quanto vedo!” e giocherellando con un bottone del suo panciotto aggiunse: “E ì penso che sia arrivato il momento che io e te ci facciamo una bella chiacchierata, non trovi?”

Merry si voltò e la guardò con un sopracciglio sollevato. Esmeralda sorrise, cercando di essere sempre il più naturale possibile, riuscendo invece ad essere più forzata di quanto riuscisse ad immaginare.

Di cosa dovremo parlare, scusa?” chiese Merry poggiando la schiena e la testa allo schienale della poltrona dove stava seduto.

Esmeralda sospirò e rispose:

Del fatto che da quando ci siamo visti a Crifosso, mi sei sembrato strano, ecco tutto! Sembri distante. Alle volte penso anche che tu sia arrabbiato con me!”

Merry guardò il fuoco in silenzio, evitando lo sguardo della giovane cugina. Ci fu quindi un lungo silenzio, che nessuno ebbe il coraggio di interrompere. Almeno fino a che l'imbarazzo non fu troppo grande per stare zitti.

Meriadoc?” cercò di rompere il ghiaccio Esmeralda.

Merry si voltò e la guardò, serio. Sospirò scuotendo la testa e disse:

Non sono arrabbiato con te. E non mi comporto in maniera strana nei tuoi confronti!”

Esmeralda sbarrò gli occhi per la sorpresa di quella risposta e replicò indignata:

Oh! Lo sei eccome. Solo che nemmeno te ne rendi conto. Alle volte penso che non volessi nemmeno che mi unissi a voi per questo viaggio!”

Merry si voltò e serio rispose:

Secondo te, un Hobbit normale vorrebbe che tu, piccola ragazzina viziata, ti unissi ad una spedizione che non ha niente a che fare con un viaggio di piacere? Se ti riferisci a questo posso dirti che, no! Non sono felice che tu sia qui con noi durante questo viaggio e dover stare attenti che tu non ti faccia troppo male o, peggio, che tu muoia!”

Esmeralda drizzò la schiena come se qualcosa o qualcuno l'avesse accoltellata.

E puntando l'indice contro Merry disse:

Io non sono una ragazzina viziata. Non lo sono mai stata. Se ben ti ricordi, quella è Angelica, la bionda delle due figlie di Ponto. Io mi sono spaccata la schiena dopo la morte di mia madre, quel periodo in cui nessuno di voi, né tu, né Sam, né Pipino, avete bussato alla mia porta. Io che dovevo stare dietro ad un uomo che non somigliava nemmeno lontanamente all'ombra di se stesso. Che ne sai tu di quanto sia stato difficile per me in questi ultimi anni, con la gente che mi cercava solo per sapere di più, che parlava sottovoce al mio passaggio, che mi compativa quando questa era l'ultima cosa che volevo. Perché l'unica cosa che volevo era solo ridere. E divertirmi come quando mia madre era viva!”

Merry si alzò e scuotendo la testa replicò:

Mi spiace. Mi spiace non essere stato abbastanza vicino a te e alla tua famiglia in un momento così dedicato. È solo che nella vita, la gente, alle volte, tende a pensare per sé invece di curarci delle sventure altrui. Ma non ti sembra strano che tu abbia deciso di partire proprio quando Frodo è dovuto andare via dalla Contea?”

Forse perché prima di allora nessuno di noi è partito? Ti devo ricordare forse che gli Hobbit non amano le avventure? Chissà quante ne diranno di noi dopo che torneremo ad Hobbiville!” ribatté Esmeralda sempre più infuriata.

E invece potevi farlo!” sorrise maligno Merry, conscio di aver colto nel segno. “Potevi andare da Pipino a Tucboro, o venire da me a Buckburgo. Anche se non ci sentivamo o vedevamo da un po' ti avremmo accolto come una sorella. Invece tu hai deciso di partire quando Frodo ha deciso di lasciare la Contea!”

Esmeralda boccheggiò. Sentiva, dentro di sé che Merry aveva capito qualche cosa. E che qualche cosa stava salendo a galla.

Poggiò una mano sulla fronte e prese tempo. Poi, prendendo un profondo respiro, disse:

Avevo bisogno di scappare. E la partenza di Frodo mi è sembrato il momento più opportuno...”

Merry rise e rispose:

Tu dici? Allora lascia che ti dica una cosa. Sai cosa mi ha detto Grassotto quando eravamo a Crifosso? Mi ha detto che tempo fa ti ha chiesto di sposarlo e tu hai rinunciato!”

E allora?” domandò Esmeralda, sfidando Merry a trovare qualche cosa che non andasse. “Non sono mai stata interessata a lui. Pensa solo a mangiare e ad ubriacarsi alla Pertica d'Oro!”

Molto carino da parte tua!” esclamò divertito Merry, che stava cominciando a provare gusto nello stuzzicare la giovane. “Ma non penso che disti tanto dalla popolazione media di Hobbiville! Trovi che sia un motivo valido per non conoscere meglio qualcuno?”

Non sognavo di stare con lui. Tutto qui!” ribatté seccata Esmeralda.

Merry bofonchiò una risata e rispose:

Sai cosa mi ha detto Grassotto? Che quando tua sorella ha saputo che lo avevi respinto, ti ha chiesto cosa avevi per la testa. E dice che tu le hai risposto che eri innamorata di Frodo e che non potevi far finta di nulla...”

Quella rivelazione colpì Esmeralda in pieno volto come se l'avesse schiaffeggiata. Ricordava che nessuno era presente in quel momento. C'erano solo lei e Angelica. Come poteva Grassotto aver sentito quello che Merry aveva appena detto.

Cosa vorresti dire?” chiese lei con gli occhi ridotti a due fessure.

Quello che ho detto. Grassotto ha ammesso che non lo hai sposato per un semplice motivo: tu sogni ancora che Frodo si accorga di te e che un giorno decida di sposarti!” rispose Merry incrociando le braccia la petto.

Esmeralda sbiancò. Nessuno lo sapeva. Nessuno a parte sua sorella. Pipino forse lo aveva sospettato quando erano bambini, ma un bagno scampato nel grande lago vicino ad Hobbiville gli aveva fatto cambiare idea.

Quello che diceva Merry era vero, ma lei non lo voleva ammettere. E non lo avrebbe fatto nemmeno sotto tortura.

Vaneggi!” cercò di ridere lei.

Merry scosse la testa e rispose:

No! E tu lo sai meglio di me. Tu sei partita dalla Contea perché non volevi lasciar partire Frodo da solo. Una scelta ridicola visto gli enormi pericoli che stiamo affrontando giornalmente e visto il fatto che stiamo rischiando la vita un giorno sì e l'altro pure!”

Non capisco ancora quale sia il problema. Ho capito! Sei arrabbiato perché ho dato il due di picche al tuo amico, ma non capisco che c'entri con noi due tutto questo? E non capisco perché per te sia così importante sapere o no se sono innamorata di nostro cugino!”replicò Esmeralda.

Merry scosse la testa e rispose:

Quando diventerai più matura, forse allora ti renderai conto delle cose che sono davvero importanti. E non parlo del fatto che hai lasciato tuo padre per venire dietro a noi in questo viaggio senza speranza. Lo dico per tutto. Per te che non ti rendi conto di chi può star male se sa che sei in pericolo e per il fatto che a ventisette anni dovresti cominciare a smettere di credere ai sogni. Stai per diventare una Hobbit adulta e ci si aspetta ben altro da te che cadere nel fascino perverso delle avventure per seguire un'amore impossibile” e senza aggiungere altro uscì, lasciando Esmeralda da sola con i suoi pensieri.




So che ho promesso l'arrivo di Grampasso. Ma mi veniva un capitolo

davvero troppo lungo.

Per il bel Ramingo dovete aspettare la prossima puntata.

Nel frattempo ringrazio:

Arena, DiNozzo323, Johnny Nicotine e Dreamer97.

Vi ringrazio tutte perché avete continuato a seguirmi nonostante non

mi facessi spesso viva con questa storia.

E ringrazio chi come Dreamer97 ha appena cominciato

a seguire la mia storia.

Grazie davvero a tutte e spero che

-nei tempi a me possibili-

sia possibile postare più spesso questa storia che è quasi a metà.

Un bacio e alla prossima.

Niniel82.








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Capitolo 12
*** Grampasso ***


12.GRAMPASSO.


Ehi! Chi siete e cosa volete!”

La voce di Pipino, non propriamente tranquilla, svegliò Esmeralda, che scendendo veloce dal letto corse nel salottino dove trovò Frodo, Pipino e Sam assieme ad un uomo che non aveva mai visto.

Che ci fa in camera nostra questo... Umano?”chiese lei.

Tranquilla Esmeralda. Ora lo spiegherà anche a noi!” disse Frodo.

Lasciate che mi presenti. Mi chiamo Grampasso. E come ha ricordato il vostro amico, sono qua per fare una chiacchierata con lui riguardo delle informazioni che ho da barattare con voi...” rispose l'uomo tranquillo.

Esmeralda sbarrò gli occhi e domandò:

Barattare? Barattare con cosa?”

Frodo si voltò verso la ragazza. In effetti non aveva con sé molto, ma non voleva palesarlo a quell'uomo che tutto sembrava meno che qualcuno di cui potersi fidare.

Non vi chiedo più di quanto possiate darmi. Voglio solo che mi portiate con voi a partire da questo momento e fino a che non deciderò di lasciarvi!”

Tutti e quattro gli hobbit presenti nella stanza rimasero perplessi dalla richiesta dell'uomo. Fu Frodo a rispondere:

Veramente? Non posso negare che vorrei davvero un nuovo compagno di viaggio, visto le persone che ci stanno seguendo. Ma non posso accettare fino a che non saprò abbastanza sul vostro conto”

L'uomo sorrise. Il suo volto era segnato dalle rughe e i capelli in alcuni punti erano argentati.

Esmeralda capì che quell'uomo doveva aver visto molte cose che lei e gli altri ignoravano e qualche cosa scaldò il suo cuore. Non capiva perché ma sentiva che di questo Grampasso non doveva aver paura.

Vedo che avete lasciato da parte la vostra negligenza. È un grande sollievo per me, specialmente dopo quello che è successo nella sala principale appena poco fa. Bene, quindi! Io vi dirò quello che devo e voi stabilirete la ricompensa anche se spero davvero che teniate conto di quello che vi ho chiesto quando sono entrato!”

Avanti allora!” disse Frodo. “Cosa avete da dirmi?”

Grampasso sospirò e incominciò:

Sono un uomo che ha viaggiato molto nella sua vita. Non fatevi ingannare dal mio aspetto, ma sono molto più vecchio di quello che può sembrare. Sono un ottimo camminatore. E credo che per questo motivo qua a Brea mi chiamano Gambelunghe. In realtà sono un Ramingo. Non ho nessun potere in particolare, almeno non come voi, signor Sottocolle, che avete la capacità di sparire. Io riesco a non farmi notare invece, quando lo desidero. Questa sera stavo oltre la siepe che delimita l'entrata a Brea, quando mi sono reso conto che cinque hobbit arrivavano da Tumulilande assieme al vecchio Tom Bombadil. Ascoltai di nascosto quello che si dicevano. O almeno quello che riuscivo a cogliere. Poi, quando ho visto che superavano il cancello di Brea, dopo essere stati bombardati di domande dal vecchio Enrico, ho scavalcato le mura e ho sentito uno di loro che si raccomandava di non dire mai il suo vero nome, Baggins, da quel momento in poi. Quel signore, se posso permettermi, signor Sottocolle, eravate voi!”

Frodo aggrottò le sopracciglia e replicò:

E a voi cosa importa del mio nome?”

Mi importa eccome!” rispose Grampasso. “Dal momento che sto cercando un Hobbit di nome Frodo Baggins. E lo dovevo trovare con una certa urgenza. So che è partito dalla Contea e che porta con sé un segreto molto importante che riguardano me e i miei amici!”

Frodo, Sam ed Esmeralda saltarono in piedi e persino Pipino guardò Grampasso con aria truce. Ma fu lo stesso Ramingo a tranquillizzarli dicendo:

Tranquilli. Il vostro segreto è al sicuro con me. Posso solo dirvi che da qui in futuro dovrete muovervi con più cautela di quella che avete usato fino ad ora. E scusatemi se ve lo dico, ma è stata davvero poca. Dovete imparare a scrutare ogni ombra. I Cavalieri Neri sono in viaggio e stanno percorrendo indisturbati il Verdecammino... E non molto tempo fa, uno di loro è giunto direttamente dal Sud!”

Quelle rivelazioni cominciarono a far mettere in moto il cervello di Frodo e degli altri tre. Si spiegavano molte cose da quel comportamento. Specialmente il motivo per cui gli erano state rivolte troppe domande quando arrivarono a Brea e anche lo strano comportamento dell'oste.

Per quello che fu possibile Grampasso li rassicurò, ma non poté non calcare sul piccolo incidente che era avvenuto nella sala dell'osteria pochi minuti prima. Frodo ripeté inutilmente che era stato un incidente, cosa a cui il Ramingo, a quanto pareva non era disposto a credere, ma chiarì da subito che quell'avvenimento aveva reso la posizione dei cinque Hobbit davvero pericolosa.

L'unica cosa che pareva rassicurare Frodo era il fatto che i Cavalieri sembravano aver perso le sue tracce e che se ne fossero finalmente andati.

Grampasso sorrise, guardando il ragazzo divertito e rispose:

Non ci conterei se fossi in voi. I Cavalieri torneranno e ce ne saranno altri con quelli che già avete visto. E non mi stupirei se ve li dovreste ritrovare proprio a Brea, dopo quello che è successo stasera nella sala principale. Billy Felci avrà sicuramente informato chi di dovere! Persone come lui venderebbero la madre e forse anche l'anima per puro divertimento!”

Frodo scosse la testa e facendo il finto tonto disse:

E cosa dovrebbe vendere Billy Felci a proposito del mio incidente di poco fa!”

Credo... Ed è molto probabile, che informazioni sul vostro conto valgano molto di questi tempi. Una descrizione minuziosa di quello che è successo sarebbe molto utile a molte persone. E penso, come ho già detto prima, che quelle persone arriveranno a quelle informazioni e a voi entro questa notte. Ora sta solo a voi se decidere di prendermi come guida o no. Ma posso solo consigliarvi di rispondere di sì! Non posso e non voglio arrecarvi alcun male e spero che per la vostra stupidità non vogliate cadere nelle mani dei Cavalieri Neri. Sono terribili e capaci di fare cose altrettanto brutte!” rispose Grampasso e dicendo quelle parole una strana agitazione parve impossessarsi di lui che strinse forte le mani sui braccioli della poltrona frusta. Gli occhi del Ramingo erano come vuoti, quasi che in quel momento stessero sondando ricordi lontani e dolorosi, ma soprattutto terribile. Talmente tanto da riuscire a rendere più fievole perfino la luce della stanza.

Ascoltate!” disse Grampasso riprendendosi e passandosi una mano sulla fronte. “Io conosco i vostri inseguitori, molto meglio di quello che pensate. E so come aiutarvi a scappare da loro. Domani dovete fuggire. Grampasso può indicarvi il modo e il momento migliori per farlo. Può venire con voi?”

Nella stanza calò un silenzio ancora più cupo di quello precedente. Esmeralda si guardò intorno scrutando le espressioni di tutti, cercando di capire che cosa stessero pensando. Scrutò di nascosto persino Grampasso, cercando di interpretarne i pensieri dallo sguardo.

Fu la voce di Sam a rompere quel silenzio e a far trasalire Esmeralda. L'hobbit, rivolgendosi a Frodo, disse:

Padron Frodo, se vuole ascoltare il mio modestissimo parere, io non sono sicuro di potermi fidare di questo Grampasso. Ci ha detto di non fidarci di nessuno. E io dico che, sì, ha ragione. E che non dovremmo fidarci di lui per primo. Lui è uno che viene dalle Terre Selvagge e nella Contea non ho mai sentito niente di buono su quel tipo di persone. Per me, questo Grampasso sa qualche cosa. È chiaro! E non penso che sia una cosa intelligente farci condurre in terre selvagge e oscure da un tipo altrettanto oscuro”

Pipino si mostrò irrequieto, tanto quanto lo era Esmeralda che quasi poteva sentire in ogni minimo minuto di silenzio poteva sentire i cuori di tutti battere all'impazzata.

Grampasso in silenzio guardava fisso Frodo che non potendo più reggere quello sguardo, replicò:

Sam non sono d'accordo con te. Credo che il nostro amico Grampasso sia una persona differente da quello che ci vuole far credere. Ho notato che avete cominciato a parlare con l'accento di Brea quando ci siamo conosciuti, ora invece il vostro accento è cambiato. C'è qualche cosa di strano in voi, ma non come dice Sam! So che dobbiamo seguire il vostro consiglio di essere prudenti, ma non riesco a capire perché dovremmo prendervi come guida e venir così meno al vostro stesso consiglio!” e prendendo coraggio aggiunse: “Come posso fidarmi di una persona che usa un travestimento per andare in giro? Chi siete voi e che cosa sapete sul... Sui miei affari? Credo che sia arrivato il momento di essere chiari, una volta per tutte”

Grampasso rimase in silenzio. Esmeralda era stupita da tutto quel coraggio di suo cugino e si chiedeva terrorizzata quale potesse essere la reazione dell'uomo nei loro confronti.

Ma il Ramingo sorrise e rispose:

Vedo che la mia lezione di prudenza è servita a qualche cosa. Ma per quello che sapete posso dirvi che prudenza e indecisione sono due cose differenti e che la seconda potrebbe portarvi tra le braccia del nemico. Volete delle spiegazioni. E io sono qui per darvele...”

E avrebbe cominciato a farlo se qualcuno, proprio in quell'istante, non avesse bussato alla porta.


Bastò solo che qualcuno picchiasse l'uscio perché i nervi di Esmeralda saltassero, logorati da quel viaggio troppo stressante.

Tutti si voltarono verso la porta e nessuno ebbe il tempo di chiedere chi fosse che la porta si aprì ed entrò Cactaceo con Nob. Portavano dell'acqua e delle candele e l'oste sorrise quando entrò, mentre Grampasso, silenzioso, si nascondeva in un angolo scuro della camera senza che nessuno se ne accorgesse.

Bene!” disse Cactaceo sistemando le cose che aveva portato. “Sono venuto per porgervi la buonanotte...” e guardando Nob storto aggiunse: “E tu, perdigiorno, vai in giro per le camere e porta l'acqua agli altri ospiti!”

L'hobbit trotterellò via e Cactaceo, credendo di essere rimasto solo con gli hobbit suoi ospiti, chiuse la porta ed esitante disse:

Dunque! Credo – e dico credo- di aver fatto un grossissimo sbaglio. Se è così mi spiace sinceramente. Ma come vi ho detto poco fa, ho la testa piena di cose e una caccia l'altra. Il problema è che stavolta credo di aver dimenticato qualcosa di importante e spero che il torto sia rimediabile in qualche modo...”

Potreste finire con queste mezze confessioni e queste mezze verità e andare direttamente al nocciolo della questione?” esclamò Esmeralda che cominciava a spazientirsi.

Cactaceo annuì e replicò:

Mi è stato chiesto di tenere gli occhi aperti nel caso in cui a Brea fosse arrivato un gruppo di Hobbit della Contea, perché tra questi ci sarebbe stato uno con il nome Baggins”

Frodo deglutì. Per la seconda volta in quella sera si sentiva scoperto e in pericolo. Cercando di dissimulare la sorpresa, chiese:

E cosa c'entra tutto questo con me?”

Beh!” balbettò imbarazzato Cactaceo.“È quello che mi sarei chiesto anche io se non mi fosse stato detto che questo Baggins avrebbe viaggiato sotto falso nome. E che quel nome sarebbe stato Sottocolle. Inoltre, questa persona, ha fatto una descrizione che combacia perfettamente con voi!”

E quale sarebbe di cortesia?” lo interruppe Frodo.

Un piccoletto ben piantato e con le guance rosse” rispose prontamente Cactaceo.

Pipino ed Esmeralda risero sotto i baffi mentre Sam guardò l'oste turbato e arrabbiato al contempo per via dell'insolenza che aveva osato verso il suo padrone.

Cactaceo non si rese conto delle esternazioni di chi gli stava intorno e continuò, come se nulla fosse:

Comunque non basta per in quanto vale per la maggior parte degli Hobbit. Ma quello di cui ti parlo è uno più alto e più chiaro degli altri e ha una fossetta sul mento. Un tipo vivace e dagli occhi impertinenti...” e chinando la testa mormorò: “Chiedo scusa per lui... Non ho mai nemmeno pensato una cosa simile di voi, signor Sottocolle!”

Esmeralda sollevò un sopracciglio da quella situazione surreale. Quasi sentiva i nervi stendersi davanti a quel tipo insolito. Anche tutti gli altri sembravano divertiti. Tutti tranne Frodo che ansioso, non nascondendo una certa urgenza nella voce, disse:

Lui! Lui! Lui! Lo avete ripetuto talmente tante volte ma non avete detto chi sia lui!”

Gandalf!” rispose prontamente Cactaceo.

I quattro Hobbit sbarrarono gli occhi sorpresi e persino Grampasso, nel suo cantuccio oscuro, si mosse nervoso.

Per quello che so è uno burbero che fa pagare gli errori che si commettono. C'è chi dice che sia uno stregone. Io so solo che è mio amico, anche se devo ammettere che ho davvero paura di quello che dirà quando verrà a sapere che cosa ho combinato. Ho paura che farà inacidire la mia birra o peggio. Ma che posso farci. Quel che è fatto è fatto...”

Potreste smettere di divagare e comunicarci il torto che ci avete arrecato? Da quando siete entrato non fate altro che parlarne eppure non ne sappiamo ancora nulla!” sbottò Frodo che cominciava a perdere la pazienza.

Per l'ennesima volta Cactaceo annuì imbarazzato e riprese:

Bene! Dove ero arrivato? Ah! Sì! È successo tutto tre mesi fa. È entrato nella mia camera e ha detto: Omorzo io parto domattina. Mi puoi fare un favore grande? Accettai senza remore e lui continuò: Ho molta fretta e devo portare un messaggio alla Contea, ma non posso. Hai qualcuno di fidato da mandare? Risposi che potevo trovare qualcuno per il giorno dopo o per quello seguente e lui ha detto: Più presto è meglio è... E mi ha dato questa lettera che, devi dire, è indirizzata con molta precisione!” e con molto orgoglio, cogliendo una delle rare occasioni in cui poteva dimostrare di essere uno dei pochi uomini istruiti di Brea, lesse ad alta voce e sicuro: “SIG. FRODO BAGGINS, CASA BAGGINS, HOBBIVILLE. CONTEA”

Una lettera per me da Gandalf!” gridò Frodo.

Cactaceo sorrise e disse:

allora il vostro nome è per davvero Baggins!”

Sì” replicò duramente Frodo. “E ora capisco perché avete divagato tanto riguardo il vostro torto. Fareste molto meglio a darmi subito quella lettera e a non indugiare oltre...”

Stavolta Cactaceo era talmente imbarazzato al punto che era arrossito fino alla punta dei capelli e borbottò turbato:

Giuro! Non era mia intenzione arrecarvi nessun danno, signore. Né a voi, né a Gandalf. E il solo pensiero di quello che potrebbe dirmi Gandalf una volta che scoprirà questo danno. Ma come vi ho detto sono un uomo molto occupato e mi sarei recato io stesso da voi se avessi potuto. Ma un impegno dopo l'altro non sono riuscito né io, né qualcuno della mia famiglia. E poi è andato via dalla mia testa, come per magia. E mi spiace di non aver mantenuto la parola data. Ricordo ancora quando mi disse: Omorzo, questo mio amico della Contea potrebbe passare da queste parti fra non molto tempo, in compagnia di qualcheduno. Si farà chiamare Sottocolle. Mi raccomando, ricordatene! Ma non fargli domande. E se non ci sarò io con lui significa che sarà in difficoltà e avrà bisogno di aiuto. Fa tutto quello che puoi per lui e te ne sarò grato. E aveva ragione il vecchio Gandalf. Il pericolo è più vicino di quanto pensassi...”

Che volete dire?” domandò Frodo.

Gli uomini neri!” rispose terrorizzato l'oste. “Vi hanno preceduti e vanno in giro per Brea cercando Baggins. E vi posso giurare che se loro hanno delle buone intenzioni nei vostri confronti io stesso sono un Hobbit!”

E li avete incontrati?” chiese Pipino che non cominciava a trovare divertente la situazione.

Sì!” rispose prontamente Cactaceo.

E quando?” domandò Esmeralda.

In qualche modo i suoi nervi stavano di nuovo risentendo della tensione e cominciava di nuovo a tremare per la paura e a vedere ombre oscure sbucare fuori da ogni angolo oscuro.

Lunedì!” replicò Cactaceo che cominciava a coltivare una remota speranza che con quelle informazioni stesse riuscendo a farsi perdonare il grave danno che aveva commesso.

E che cosa vi hanno detto?” domandò serio Frodo.

Parlarono con Nob, prima” cominciò a spiegare l'oste. “Mi disse che dei tipi vestiti di scuro cercavano un Hobbit di nome Baggins. Era terrorizzato. E anche io mi spaventai a morte quando lo vidi. Ma nonostante questo li cacciai via. Sto attento alle persone che frequentano il mio locale e anche a quelle a cui rivolgo la parola...” e abbassando la voce aggiunse: “E se posso permettermi, signor Sottocolle, stasera vi ho visto parlare con quel Grampasso. Il Ramingo, intendo... Credo che sarebbe molto meglio per voi se cominciaste a guardarvi intorno e a scegliere meglio le vostre amicizie!” e alzando la voce aggiunse: “Figuratevi che quel Grampasso voleva raggiungervi ancor prima che voi cominciaste a desinare!”

Cercava! Appunto!” esclamò Grampasso uscendo dal suo nascondiglio facendo trasalire il povero oste che sorpreso riuscì solo a dire:

Tu! Sempre in mezzo ai piedi. E ora che vuoi?”

È stato invitato da me!” intervenne Frodo con durezza.

L'oste guardò con durezza il Ramingo e rispose:

Nonostante quello che ho appena detto penso che siate in grado di discernere di vostra sponte le buone e le cattive compagnie. Ma lasciate che vi dica che non è consigliabile portarvi dietro un Ramingo!”

Grampasso sollevò un sopracciglio e per nulla divertito domandò all'oste:

E chi consiglierebbe di portarsi dietro il buon Cactaceo? Magari un oste chiacchierone che non dimentica del suo nome solo perché se lo sente ripetere dietro mille volte in un'ora?”

Non lascerei Brea per tutto l'oro del mondo!” si schermò Cactaceo. E rivolgendosi a Frodo domandò: “Vi prego, però, signor Sottocolle, di spiegarmi il motivo di tutte le disavventure che vi precedono o che vi portate dietro...”

Frodo scosse la testa e rispose:

Non posso spiegarvi tutto, mi spiace! Posso solo dirvi che fino a che io sarò qui, tutti voi sarete in pericolo. I Cavalieri Neri, per quello che so, sono davvero pericolosi e sono diretti servitori di... di...”

La parola rimase sospesa, come un presagio, congelata nella gola di Frodo, diventando un rospo difficile da buttare giù, anche con tutta la birra del mondo.

Fu Grampasso ad arrivare in aiuto dell'Hobbit e a dire:

Sono servitori di Mordor. Conosci questo nome, Omorzo?”

L'oste impallidì e Frodo, arreso, quasi conoscesse la risposta a quella domanda, disse:

Volete ancora aiutarmi come avete promesso a Gandalf!”

Certo!” esclamò con voce malferma e un po' isterica Cactaceo. E cercando di sembrare più sicuro di sé aggiunse in tono grave: “Ora più che mai! Anche se non sono sicuro del mio ruolo. Insomma... Cosa può fare un uomo come me contro una forza tanto spaventosa?”

Non molto!” rispose Grampasso. “L'unica cosa importante che puoi fare è quella di ospitare per questa notte il signor Sottocolle e che dimentichi il suo nome fino a quando non sarà abbastanza lontano da Brea!”

Io posso anche farlo, ma il problema non è questo. Stasera, all'osteria, è stato il signor Sottocolle stesso ad attirare troppa attenzione su di sé con la storia della scomparsa. Tutti l'hanno collegata a quella del signor Bilbo Baggins di qualche anno fa. Infatti, nonostante non ci occupiamo molto di quello che accade nella Contea, noi Breatini non lasciamo passare storie strane. Anche Nob, che non è uno sveglio, conosce quella storia a memoria!” spiegò con naturalezza l'oste.

Credo che sia inutile piangere sul latte versato, a questo punto! La cosa importante è che i Cavalieri Neri non tornino qui stanotte” glissò Frodo.

Lo spero anche io!” si augurò Cactaceo. “Anche se sono sicuro che sarà difficile per loro entrare al Puledro Impennato. Siete al sicuro qua. Nessuno aprirà bocca e nessun uomo in nero valicherà la soglia della mia locanda. Faremo la guardia... Quindi potete riposare tranquilli stasera!”

Vi ringrazio!” sorrise per la prima volta Frodo in quella sera. “Posso solo chiedervi il favore di essere svegliati all'alba, se possibile? E se si può, vorrei che la colazione ci venisse portata alle sei e mezzo, per favore!”

Sarà fatto signor Bagg... Ehm! Sottocolle!” rispose Cactaceo e guardandosi intorno aggiunse preoccupato: “Solo ora mi rendo conto che il signor Brandibuck non è con voi!”

Esmeralda sentì il cuore mancarle un battito e uno strano sentimento, frammisto a paura e rimorso cominciò a roderle lo stomaco. Merry non era ancora rientrato. Ed era uscito da tanto. Perché non lo aveva seguito dopo quella lite. Solo allora si rendeva conto di quanto grande fosse il pericolo fuori dal Puledro Impennato.

-Se dovesse succedergli qualcosa non so se sarei capace di perdonarmelo!- pensò Esmeralda deglutendo a vuoto.

Esmeralda?” domandò Frodo riscuotendola dai suoi pensieri.

Sia Grampasso che Cactaceo guardarono la giovane con la fronte aggrottata, visibilmente confusi nel sentire che una ragazza facesse parte di quel gruppo. Esmeralda, arrossendo dalla punta dei capelli a quella dei piedi, domandò:

Mi hai chiesto qualche cosa?” e subito si sentì dannatamente stupida. Era difficile sostenere gli sguardi di cinque uomini che cercavano di capire ognuno una cosa differente dall'altro.

Merry ti ha forse detto dove andava?”

Esmeralda scosse la testa e rispose:

No! Vi aveva già detto che sarebbe uscito a prendere una boccata d'aria subito dopo la cena. E lo ha fatto quando ho deciso di andare a letto. È uscito poco dopo che voi siete andati via dalla camera”

Certo che voi Hobbit della Contea siete proprio curiosi!” esternò Cactaceo contrariato dal comportamento di Merry e dal fatto di aver scoperto di essere stato raggirato non solo da Frodo ma anche da Esmeralda. “Il pericolo vi sovrasta e voi sembrate in vacanza. Che volete che vi dica? Sbarrerò comunque porte e finestre e perfino il più piccolo buco. Manderò Nob a cercare il signor Brandibuck e se dovesse arrivare lui per primo darò ordine che gli permettano di entrare!”e dopo aver salutato uscì borbottando qualche cosa riguardo la stranezza di quei tempi in cui era più facile fidarsi di un Ramingo che di se stessi e di come una donna, anche se Hobbit, provasse il gusto di travestirsi e sfidare la morte.


Allora!” sorrise Grampasso una volta che la porta si richiuse e nella stanza rimasero solo loro. “Non siete curiosi di sapere che cosa sta scritto in quella lettera?”

Frodo si rigirò la lettera tra le mani e studiò il sigillo. Indubbiamente era quello di Gandalf. Lo ruppe e prese il foglio, cominciando a leggere la lettera.


IL PULEDRO IMPENNATO, BREA.

Giorno di Mezzo Anno, Calendario Contea, 1418.


Caro Frodo,

cattive notizie mi sono giunte fino a qui devo partire immediatamente. Faresti bene a lasciare Casa Baggins fra non molto e andartene dalla Contea prima che arrivi la fine del mese di Luglio., al più tardi. Tornerò appena mi sarà possibile, e se tu sarai già partito ti seguirò. Lasciami un messaggio in questa locanda se passi da Brea. Puoi fidarti dell'oste (Cactaceo). Forse incontrerai un mio amico per strada: un uomo alto e magro, scuro, che taluni chiamano Grampasso. Sa i fatti nostri e ti aiuterà. Va a Gran Burrone: lì spero ci ritroveremo finalmente. Se non dovessi venire prima della tua partenza, Elrond ti consiglierà sul da fare.

Affettuosamente tuo frettolosissimo,

Gandalf.


P.S. -NON l'adoperare mai più, per nessuna ragione al mondo! Non viaggiare di notte.

P.P.S. -Accertati che sia il vero Grampasso. Ci sono un sacco di uomini strani in giro. Il suo vero nome è Aragorn.


Non tutto quello che è oro brilla,

Né gli erranti sono perduti;

Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

Le radici profonde non gelano.

Dalle ceneri rinascerà un fuoco,

L'ombra sprigionerà una scintilla;

Nuova sarà la lama ora rotta,

E re quei ch'è senza corona.


P.P.P.S -Spero che Cactaceo ti faccia avete questa mia al più presto. Un brav'uomo, ma la sua memoria è un ripostiglio: non troverai mai quel che cerchi. Se lo dimentica lo arrostisco.

Buon viaggio!


Dopo aver finito la lettera Frodo la passò anche agli altri che la lessero con attenzione e disse a Grampasso:

Il guaio che ha combinato Cactaceo è ben più grave di quello che pensavo. Spero davvero che Gandalf lo arrostisca quando lo incontra lo prossima volta. Quello che non capisco, però, è il modo in cui ha scritto la lettera Gandalf. Sembra che si stia apprestando ad affrontare un grande pericolo. Ma che gli è successo?”

Gandalf affronta da sempre grandi pericoli, anche se voi Gente Piccola non lo sapete!” rispose dolcemente Grampasso.

Frodo rimase silenzioso qualche secondo e mentre Sam leggeva la lettera per ultimo domandò:

Perché non ci hai detto fin da subito che eri amico di Gandalf. Avremo perso meno tempo, non trovi?”

Tu credi?” replicò Grampasso. “Pensi che mi avresti creduto se mai te lo avessi detto. Se non sbaglio non hai ancora deciso se vuoi o no che ti faccia da guida. Comunque non sapevo nulla di quella lettera e che dovevo convincervi a portarmi con voi senza l'ausilio della minima prova. E non pensiate che per me sia stato facile fidarmi di voi. Anche a me il nemico ha teso delle trappole pericolose e anche io dovevo studiare e capire se voi foste proprio le persone che cercavo. E devo ammettere che quando ho sentito che tra di voi c'era una donna la mia fiducia, per un solo attimo, ha vacillato. Ma ho visto dentro i vostri cuori. E sono puliti. Posso fidarmi di voi come spero voi vi fiderete di me, nonostante il mio non sia un aspetto che ispiri fiducia”

Non ne ispira alcuna, infatti. Almeno a prima vista!” si intromise Pipino ridendo di gusto, mentre Esmeralda si torceva le mani imbarazzata dallo sguardo che le aveva lanciato Grampasso. “Penso comunque che...” continuò Pipino: “... che dopo qualche giorno in mezzo a siepi e alberi siamo un po' tutti uguali”

Non penso che basterebbe solo qualche giorno per essere come me. E vi giuro che morireste molto prima almeno che non mi dimostriate che voi Hobbit siete fatto di una pasta molto più dura di quello che sembra” replicò Grampasso a Pipino.

C'è una cosa che non capisco, però” si intromise Esmeralda, prendendo coraggio e tornando alla lettera di Gandalf. “Gandalf ci ha scritto di voi ma non riesco a capire che cosa significhi il poemetto che c'è scritto nella lettera. Potete spiegarcelo voi?”

Sam, che ancora non si fidava dell'Uomo, guardandolo in cagnesco ribatté:

In effetti, messere, non ci avete ancora dato prova di essere voi il vero Grampasso. Potreste benissimo essere una spia del nemico e state cercando di essere nostro amico per ucciderci tutti al momento più opportuno”

Grampasso sospirò. Qualche cosa diceva ad Esmeralda che non era carino il modo in cui Sam si stava comportando con Grampasso, ma era successo qualche cosa in quel placido Hobbit dedito solo a coltivare fiori e potare siepi. Era cambiato da quando era entrato nella Vecchia Foresta. Vedere il pericolo da vicino lo aveva reso più coraggioso di quanto Sam stesso potesse immaginare.

Osservarono tutti Grampasso che sollevandosi disse:

Se davvero fossi una spia del nemico che ha ucciso il vero Grampasso per arrivare a voi e all'Anello e uccidere voi stessi per entrarne in possesso, posso assicurarvi che avrei avuto modo di uccidervi molte volte stasera...”

In piedi, Grampasso sembrava se possibile più inquietante e pericoloso di quanto lo fosse stato per tutta la sera. Il suo viso era duro e la paura percorse la stanza silenziosa scuotendola come una scossa di terremoto. Ma il viso del Ramingo si aprì in un sorriso e aggiunse:

Potete pure stare tranquilli, però. Io sono il vero Grampasso, fortunatamente! Sono Aragorn, figlio di Arathorn. E se con la mia vita o con la mia morte vi potrò aiutare, lo farò!”


Ci fu di nuovo un lunghissimo silenzio.

Fu Frodo, per l'ennesima volta in quella sera, che ruppe il silenzio ed esitante disse:

Ho pensato che tu fossi una persona amica molto prima che leggessi quella lettera. Penso che saresti stato diverso se fossi stato un servitore del nemico. Forse ci avresti riempito di lusinghe, penso. Sarebbe stato molto meno rude di come tu sei stato in realtà con noi, questa sera”

Capisco!” rise divertito Grampasso. “Sembro equivoco ma do la sensazione di essere una persona onesta. E così? Non tutto l'oro brilla, né gli erranti sono perduti

Ora capisco” esclamò Frodo. “Quei versi si riferiscono a te, non è vero? Ma come facevi a sapere che Gandalf li aveva scritti se tu non hai letto la lettera?”

Infatti non lo sapevo” ammise candidamente Grampasso. “Ma io sono Aragorn e quei versi accompagnano il mio nome” ed estrasse la spada dal fodero.

Tutti e quattro gli Hobbit saltarono su vedendo un uomo molto più alto di loro sfoderare una spada su di loro che non solo erano inermi ma avevano abbassato la guardia da molto prima che Cactaceo entrasse nella stanza per scusarsi.

Furono quindi sorpresi quando la spada che si trovarono di fronte non era come tutte le altre, bensì la sua lama era stata tagliata ad una decina do pollici dall'elsa.

Esmeralda spalancò la bocca sorpresa e ripeté piano:

Nuova sarà la lama ora rotta...

Grampasso sorrise e riponendo la spada nel fodero, rivolgendosi con dolcezza ad Esmeralda disse:

Sono onorato che abbia imparato così in fretta uno dei versi più importanti del mio poema”

Sam boccheggiò ancora sopreso. Nessuno poteva capire che battaglia c'era dentro il piccolo giardiniere. Aveva desiderato credere a Grampasso dal primo momento in cui aveva chiesto loro di poterli seguire, ma la paura che fosse anche lui un pericoloso servitore del nemico lo aveva fatto rimanere sulla difensiva, diffidente verso il Ramingo. Vedendo però quella spada, Sam aveva capito -almeno dentro di sé- che Grampasso non poteva essere pericoloso. Grampasso aveva ragione quando diceva che se solo avesse voluto ucciderli lo avrebbe fatto molto prima di quanto loro potessero immaginare. Ed ora, alla vista di quella lama distrutta, Sam aveva fatto cadere ogni remora.

Il Ramingo si rese conto dello sguardo di Sam e sorridendogli disse:

Mastro Gamgee, credo che ora non possa più dire che io sia pericoloso. E dalla vostra espressione deduco che ora siate certo del fatto che posso unirvi alla vostra comitiva senza che chieda un ulteriore conferma a Frodo”

Esmeralda e Pipino risero sotto i baffi e fu quest'ultimo a chiedere:

Hai detto che vuoi farci da guida. E se questo va bene a Gandalf, per me è lo stesso. Ma hai detto anche che ci stiamo andando a buttare in una serie di guai molto più grandi di quello che possiamo immaginare. Mi chiedo quindi come tu possa essere una guida utile con una spada rotta!”

Tranquillo, mastro Pipino. Il tempo in cui questa lama tornerà nuova è molto più vicino di quanto credi.” e rivolgendosi agli altri, Grampasso aggiunse: “Bene! La strada che dobbiamo intraprendere domani è dura e faticosa. Credo che sarà già un miracolo lasciare Brea senza dare nell'occhio. E penso anche che sarà difficile passare inosservati anche quando saremo molto lontani qua qui. Cercheremo e dovremo far perdere le nostre tracce. Vi aiuterò a trovare alcune strade che vi condurranno fuori dalle Terre di Brea, oltre la strada maestra. Dopo potremo dirigerci verso Colle Vento”

Colle Vento?” chiese Sam. “Cos'è?”

È una collina che sta a metà strada tra Brea e Gran Burrone. Domina la zona circostante e potremo godere di una veduta piuttosto ampia” rispose Grampasso. “Sono sicuro che dopo Colle Vento il nostro viaggio sarà molto più arduo...” e guardò Esmeralda dritto negli occhi.

La giovane Hobbit restituì lo sguardo a Grampasso, senza battere una sola volta ciglio. Se quello credeva che lei aveva paura di viaggiare in mezzo alle Terre Selvagge, si sbagliava di grosso. Lei era Esmeralda Baggins e non avrebbe lasciato quell'avventura per niente al mondo.


Esmeralda era troppo occupata a lanciare improperi -almeno mentalmente- contro Grampasso, che perse gran parte del discorso di Frodo e degli altri riguardo al viaggio.

Le orecchie pulsavano e le mani le tremavano e aveva davvero voglia di cantarne quattro all'uomo che si era persino dimenticata di aver paura. E di quanto fosse in ansia per Merry.

Trasalì, spaventata, quando la porta della loro camera si spalancò con fragore e apparve Nob che sorreggeva Merry.

Esmeralda non capì bene quello che stavano dicendo gli altri. Riuscì solo a captare che Merry era stato attaccato da dei Cavalieri Neri e che era stato Nob a salvarlo.

Il solo sentire che Merry aveva davvero rischiato la vita fece cadere nello sconforto e nel rimorso la giovane. Se suo cugino si era allontanato dalla camera era anche colpa sua e del fatto che avevano litigato poco prima che lui uscisse.

Dimenticando la sua rabbia verso Grampasso e la sua paura per quello che stava succedendo, lasciò che gli altri decidessero di cambiare stanza e di proteggersi in qualche modo dai Cavalieri Neri, e si nascose in un cantuccio buio come prima aveva fatto Grampasso.

E in quel cantuccio cominciò a chiedersi se avesse davvero fatto bene a lasciare la Contea e a mettere a rischio non solo la sua vita ma -cosa più importante- quella di tutti gli altri.




Ringrazio dal più profondo del cuore

chiaretta78,

Dreamer97,

DiNozzo323

per avermi lasciato una recensione

all'ultimo capitolo.

Chiedo scusa per il ritardo ma

dei problemi di salute mi hanno tenuta

lontana dalla mia storia per

un po' di tempo.

Spero davvero di riuscire a conquistarvi

con questo nuovo capitolo

che vede l'entrata in scena

del rude Ramingo:

Grampasso. O per gli

amici: Aragorn.

Scherzi a parte...

Ci saranno dei risvolti nel prossimi capitolo

e succederanno delle cose che

cambieranno il corso del viaggio,

almeno per Esmeralda.

Ma non faccio ulteriori spoiler.

Vi saluto e vi ringrazio ancora.

Un bacio.

Niniel.







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Capitolo 13
*** Di nuovo in viaggio ***


13.INIZIA UN NUOVO VIAGGIO.


Esmeralda stava camminando si di una collina sopra il quale si ergeva una reggia completamente costruita in legno.

Guardò le persone che scrutavano diffidenti ogni passo che compiva e osservò con attenzione le case di quel regno a lei sconosciuto. Con un sospiro arreso si rese conto di non essere alla locanda del Puledro Impennato e tanto meno a Brea. Di sicuro stava sognando. E altrettanto sicuro era che quello che stava sognando era collegato in qualche modo a Gandalf.

Con passo svelto, nonostante sulle spalle sentisse un grosso peso, arrivò alla cima del colle e all'entrata dell'imponente palazzo vide un Uomo.

Non era molto alto visto che gli altri soldati di guardia dietro a lui lo superavano di qualche spanna e la sua corporatura era tozza. Aveva lunghi capelli di un colore rossiccio e la barba, folta ma corta, era dello stesso colore.

Quando fu abbastanza vicina l'uomo sollevò una mano e bloccandola disse:

Fermò là! Chi siete? Cosa vi porta ad Edoras?”

Esmeralda deglutì e sospirando rispose con una voce molto più roca e più bassa di qualche ottava:

Sono Gandalf il Grigio e vengo ad Edoras per chiedere aiuto e consiglio. Piuttosto! Chi siete voi che bloccate il passaggio ad un vecchio amico?”

Sono Hàma, signore. E ho l'incarico di evitare che il nemico giunga al mio sovrano e lo faccia prigioniero”

Esmeralda sorrise e replicò:

Sono amico del tuo sovrano e del padre di questi da molto prima che tu nascessi. Suvvia! Fa passare un vecchio che ha camminato a lungo prima di arrivare a Rohan!”

Hàma squadrò Esmeralda da capo a piedi. La hobbit, pur sapendo di non essere lei sotto esame, sentiva di correre un grosso rischio solo a stare in piedi davanti a quella porta. Sentiva che bastava una sua mossa falsa per far sì che Hàma decidesse che Gandalf non entrasse all'interno del palazzo.

Attese per quella che sembrò un'eternità. Poi vide Hàma spostarsi e le porte del palazzo aprirsi davanti a lei. E con un sospiro di sollievo entrò nel palazzo di Edoras.

Quando fu dentro si stupì guardando i soffitti alti e provò uno strano senso di vertigine solamente ad osservarli. Poi il suo sguardo venne attirato da uno scranno molto alto. Non ci volle molto per capire che quello era il trono e che l'uomo che ci stava seduto sopra era sicuramente il re di quel luogo che Esmeralda cominciava a sentire come infausto e inospitale.

C'era infatti qualche cosa nell'aria che non la convinceva. E non parlava del forte odore di cavallo che si sentiva per tutto il paese e anche dentro la reggia. C'era qualche cosa, come un'oscura presenza che gravava sulla sua testa. Cercando di scansare il forte senso di disagio e di paura che provava, Esmeralda fissò gli occhi sul re che stava seduto sul vecchio trono e subito si rese conto che anche in lui qualche cosa non andava. Era un uomo anziano, ma non nel corpo. Presentava infatti una costituzione sana e robusta nonostante qualche cosa, da dentro, cominciasse a roderlo lentamente. In più il suo viso era molto più vecchio del resto del corpo, segnato da rughe e da solchi profondi che denunciavano un'età differente.

In un primo momento pensò che fosse gravemente malato, ma si dovette ricredere quando cominciò a parlare assieme a Gandalf.

Salve re Théoden, signore di Rohan. In quest'ora cupa vengo a te per chiederti aiuto e consiglio”

Gandalf” disse con voce lenta ma per nulla resa fragile o incerta dalla malattia. “Vieni qui in un'ora cupa, dici bene. È da molto che non concedo aiuto agli stranieri. E forse nemmeno agli amici. E ad essere onesto non sono in vena di consigli”

Esmeralda sollevò un sopracciglio, indignata da tanta insolenza nei confronti di Gandalf, per il quale aveva sempre nutrito un grandissimo rispetto. Non pensava quindi che qualcuno -fosse esso re o che altro- potesse in qualche modo mancare di rispetto allo Stregone, senza essere punito.

Lo stregone, però, non si scompose. Sorrise e replicò:

Vedo che i tempi diventano sempre più cupi se non ci si ricorda nemmeno dei vecchi amici!”

Fu in quel momento che entrò un uomo vestito di scuro, dall'aspetto sgradevole e malaticcio. Gandalf lo guardò negli occhi e in un attimo tutto sparì. E al posto degli occhi lattiginosi e umidi di quell'uomo viscido e sinistro, vide due occhi scuri e cattivi che ricambiavano il suo sguardo. Occhi che appartenevano ad un uomo alto e dai lunghi capelli bianchi. Non seppe perché, ma Esmeralda ne ebbe paura e senza far nulla per cacciare dentro un grido, la giovane si svegliò.


La prima cosa che vide, con sua somma sorpresa, fu il viso di Grampasso, visibilmente preoccupato. Perfino gli altri si erano messi seduti e lo guardarono con aria interrogativa, mentre Esmeralda ricambiava il loro sguardo imbarazzata.

Ho avuto un incubo!” si scusò.

Questo lo avevamo capito!” esclamò Pipino con uno sbadiglio, ricevendo un pizzicotto da Merry che lo fulminò con un'occhiata capace di incenerire un'intera foresta.

Grampasso passò una mano sui capelli di Esmeralda e replicò:

Che hai avuto un incubo lo abbiamo davvero capito, o meglio, sentito tutti; quello che non capisco è perché hai pronunciato il nome di Gandalf e hai detto Edoras. E Théoden... So poco di voi gente piccola, ma sono sicuro che nessuno della vostra gente è arrivato così lontano dalla Contea, a parte Bilbo. Sono quindi sicuro che si trovino a miglia e miglia di distanza dal luogo in cui tu abiti e...” si bloccò un attimo e spaventato imprecò: “Accidenti!” e corse a prendere uno degli asciugamani che Cactaceo aveva portato loro quando avevano preso posto nella nuova stanza.

Esmeralda deglutì e il sapore inconfondibile di ferro le fece capire che aveva ingollato, senza volerlo, una grossa quantità di sangue. Lentamente portò una mano sul viso e toccò il naso, guardando la punta delle dita. Erano piene di sangue. Prima che si potesse spaventare Grampasso l'aveva fatta alzare dal letto premendo il vecchio asciugamano contro il naso sanguinante della giovane hobbit. E guardandola serio e confuso disse:

Mi devi spiegare cosa è successo. Non avevo mai visto niente di simile. E non mi piace! Ma non lo farai stanotte. Sei spaventata tanto quanto io sono preoccupato da ciò che hai detto nel sonno. Ora fermerò l'emorragia e tornerai a dormire!”

Esmeralda annuì e si voltò verso la porta. Frodo la guardava con le sopracciglia aggrottate. Era confuso e per nulla felice di quello che era successo. Esmeralda non capiva perché ma quello sguardo non la rassicurava per niente.


La mattina dopo vennero svegliati da Grampasso che aprì le tende e spalancò le persiane con fragore lasciando che la fioca luce del mattino entrasse nella stanza, bagnando silenziosamente i visi dei cinque hobbit profondamente addormentati.

Si alzarono quasi tutti controvoglia, sbadigliando e dormicchiando in piedi in attesa di poter occupare il bagno.

Esmeralda fu la prima a prepararsi e a seguire Grampasso giù dal vecchio oste che infreddolito e spaventato disse loro:

Non ho potuto chiudere occhio stanotte. Non potete nemmeno immaginare quello che è successo in questa locanda. Mai, in tutta la mia vita, ho visto una cosa simile. Non solo i miei clienti non hanno potuto occupare la stanza a loro affidata, ma nella stessa camera hanno distrutto letti e cuscini nuovi...”

chi?” domandò Esmeralda.

Intrusi! E sono certo che fossero Cavalieri Neri. Hanno attaccato la camera dove voi cinque siete stati ricoverati appena giunti al Puledro Impennato e si sono accaniti contro il cuscino con il tappetto marrone, che somiglia al signor Sottocolle...” rispose Cactaceo che sembra molto più preoccupato per i cuscini che per altro.

Grampasso annuì ascoltando in silenzio e alla fine disse:

L'unico modo che hai per rimanere tranquillo è che tutti noi lasciamo la tua locanda prima che il sole sia alto...” si fermò a pensare e aggiunse: “Lasceremo perdere la colazione: berremo un sorso di qualche cosa e mangeremo giusto un boccone. E importante quindi che i cavalli siano pronti il primo possibile. Noi aspetteremo in camera...”

Cactaceo annuì e corse in cucine a dare ordini per la colazione veloce, mentre Esmeralda e Grampasso salivano le scale.

Fu la giovane a chiedere la Ramingo, sussurrando appena:

Pensi che i Cavalieri Neri siano lontani?”

Grampasso scosse la testa e rispose:

Non so dirtelo. Posso immaginare che abbiano pensato che siate scappati la notte scorse, dopo la sorpresa che gli abbiamo preparato. Ma penso che sia molto meglio non correre rischi e partire comunque il prima possibile, sicuri di passare inosservati”

Esmeralda annuì e salì con Grampasso in camera. Ebbero appena il tempo di annunciare le nuove notizie che Cactaceo piombò nella stanza, costernato.

Scomparsi! I pony sono scomparsi. Abbiamo trovato i cancelli delle stalle aperte e nessun cavallo o pony era rimasto dentro”

La notizia buttò ancora più giù l'umore dei sei viaggiatori. Sarebbe già stata un'impresa arrivare a Gran Burrone a cavallo di un pony, ma arrivarci a piedi diventava praticamente un'impresa impossibile.

Toccò a Grampasso risollevare gli animi, anche se pareva impossibile.

I pony non ci sarebbero stati comunque utili per scappare da degli uomini a cavallo. Penso che la strada che dovremo percorrere non rallenterà il nostro cammino anche se andremo a piedi. La cosa che mi preoccupa è il cibo. Dovremo portarne ampie scorte poiché da qui a Gran Burrone sarà impossibile cacciare e trovare qualche cosa di commestibile. Inoltre potremmo essere costretti a fare ampi giri, che allungheranno notevolmente il nostro cammino. La domanda è: quanto siete disposti a portare sulle spalle?”

Tutto ciò che è necessario!” rispose prontamente Pipino, terrorizzato dall'idea di non riuscire a mangiare qualche cosa.

Io posso portarne almeno per due!” si offrì coraggiosamente Sam.

Io porterò tutto quello che riesco e forse di più se è possibile” replicò Esmeralda.

Tu non porterai nulla. È già stata una pazzia portarti fino a qui. Ma dopo gli avvenimenti della scorsa notte non penso che potrai ancora seguirci. Mi spiace Esmeralda. Ma il tuo viaggio finisce qui!”

A parlare era stato Frodo. C'era durezza nella sua voce, nota totalmente sconosciuta per la giovane Hobbit.

A sentire quelle parole il cuore di Esmeralda parve sprofondare. Ebbene era quella la fine di tutto?

Per quanto odiasse piangere piangere sentiva calde lacrime scendere lungo il viso. Avrebbe voluto gridare, sbattere i piedi, dire che non sarebbe servito mandarla via. Lei lo avrebbe seguito fino a Gran Burrone.

Grampasso guardò Frodo ed Esmeralda in silenzio e solo qualche secondo dopo che l'hobbit aveva finito di parlare, disse:

Non vorrei intromettermi nelle tue decisioni, Frodo. Ma penso che sarebbe davvero rischioso mandare Esmeralda a casa da sola. A piedi ci metterebbe troppo e nessuno a Brea sarebbe disposto ad accompagnarla. In più, dopo quello che è successo ieri notte penso che sia giusto che anche lei venga assieme a noi a Gran Burrone. Sono sicuro che Elrond ci saprà dare le risposte a tutte le nostre domande!”

Frodo rimase in silenzio, guardando Esmeralda non più con durezza ma con rassegnata preoccupazione. La giovane solo allora si rese conto che il cugino non voleva mandarla via perché la considerava un intralcio, ma perché era davvero preoccupato per lei. Soprattutto dopo quello che era successo quella sera.

Grampasso... Tu sai che è una pazzia portarla con noi!” replicò Frodo.

Lo è anche lasciarla sola a Brea. Tutti sanno che era nel gruppo del Signor Sottocolle e potrebbero rapirla e consegnarla al nemico al fine di strapparle delle informazioni, in qualunque modo possibile!” e sottovoce aggiunse: “Credo che la pazzia l'avete compiuta portandola con voi fino a qui!”

Guarda che è venuta senza che nessuno la invitasse!” si intromise Pipino con uno sbadiglio. “È sempre stata una zuccona e da piccola pensava che fosse possibile vivere avventure come quelle di Bilbo”

Grampasso corrugò la fronte e domandò:

Vi ha seguiti senza invito?”

Senza invito e furtiva come una ladra!” replicò divertito Pipino che trovava la situazione divertente.

Bastò l'occhiata di Merry perché Pipino tornasse nei ranghi e continuasse a farsi i fatti suoi, dando un po' troppa attenzione al suo bagaglio ormai finito.

Grampasso invece osservò in silenzio Esmeralda. La giovane hobbit per un attimo si sentì davvero a disagio e dovette far leva su tutta la sua volontà per non abbassare lo sguardo e cedere agli occhi indagatori di Grampasso. E in quel poco tempo che aveva avuto per conoscerlo, Esmeralda odiava con tutto il cuore questa capacità del Ramingo di farla sentire in imbarazzo.

Ma Grampasso si aprì in un sorriso e replicò:

Tutto ciò mi stupisce. Penso che dovrò ricredermi sul conto di voi hobbit dal momento che sia gli uomini che le donne del vostro popolo sono davvero coraggiosi!”

Esmeralda si aprì in un sorriso di gratitudine. Proprio nel momento in cui Frodo aveva deciso di farla tornare a casa, le parole di Grampasso le servivano non solo come tonico per l'anima poiché nessuno aveva ammesso che lei avesse avuto davvero molto coraggio a seguirli, ma le regalava un nuovo lustro agli occhi di Frodo dandole così la possibilità di poter restare con loro.

Anche Frodo parve pensare la stessa cosa con la differenza che si intromise nel piccolo idillio creato tra i due e disse:

Molti hobbit sono incoscienti e non coraggiosi. E per quanto mi dolga dirlo, Esmeralda è una di questi. Non avrebbe dovuto seguirci. Non avrebbe dovuto arrivare a Brea con noi...” e bloccandosi guardò fuori dalla finestra. Il silenzio invase la stanza, come uno spettro oscuro che ghermiva ogni presente togliendogli il dono della parola. Fu Frodo il primo a rompere questo incantesimo, proprio come lo aveva fatto cadere. E voltandosi verso Grampasso aggiunse: “So che è una pazzia... Ma non voglio che continui a rischiare la vita. Specialmente dopo quello che è successo questo notte...”

Invece è proprio questo il motivo che dovrebbe convincervi a portarla con noi. L'abbiamo sentita tutti nominare il nome di Gandalf. E sappiamo che se ha sognato che scappava ci sono delle ottime probabilità che sia vero. Non penso che sia il sogno di una bambina spaventata quello che ha colto Esmeralda questa notte. Penso che sia una premonizione. E sono sicuro che a Gran Burrone, re Elrond saprà darci una risposta su quello che sta succedendo!” intervenne Grampasso.

Frodo rimase in silenzio. Esmeralda aveva gli occhi pieni di lacrime e stava davvero dando fondo a tutta la sua forza di volontà per non piangere davanti ai suoi amici e Grampasso. Non voleva, in particolar modo, che il Ramingo, dopo quello che aveva detto, pensasse che fosse per davvero una bambina capricciosa e avventata come invece stava dicendo Frodo.

Il cuore di Esmeralda batteva tanto forte che quasi sentiva male aspettando un sì o un no come risposta quando qualcuno disse:

Frodo... Penso che lei debba venire con noi!”

Esmeralda si voltò con la bocca spalancata dalla sorpresa. Merry aveva preso la parola e dopo quello che aveva detto la notte prima, stava convincendo Frodo a portarla con loro.

Frodo stesso parve stupito e indicando la giovane, replicò:

Merry sai che il viaggio a cui andiamo incontro è uno dei più pericolosi che un hobbit abbia mai intrapreso. Se non voglio che venga con noi è questo il motivo. Ha rischiato fin troppo e...”

Continuerebbe a rischiare se decidessi di lasciarla a Brea. Pensi davvero che Cactaceo avrebbe il tempo di accompagnarla? O vuoi che faccia il viaggio con Nob! Sono hobbit come noi, ma non penso che sarebbero di grande aiuto se dovessero in qualche modo essere presi dal Nemico. Penso che Grampasso abbia ragione. L'errore è stato fatto permettendole di uscire dalla Contea. Ora è più saggio che ci segua fino a Gran Burrone. Poi torneremo tutti assieme a casa!”

Pipino spostò il suo peso da una gamba all'altra e aggiunse:

Anche io la penso come Merry. Esmeralda non doveva venire con noi, questo è fuori dubbio. Ma non penso che sia saggio lasciarla andare ora. Con quei cosi che fiutano, la situazione si fa anche più pericolosa se si viaggia da soli!”

Frodo guardò Sam che con fare arreso disse:

Padrone. Io sono solo un povero servo. Quello che posso dirvi, però, è che la signorina Esmeralda ha dimostrato molto coraggio e mi sentirei anche io più sicuro se continuasse il viaggio con noi fino a Gran Burrone”

Gli occhi di Frodo scrutarono quelli di Esmeralda. Il silenzio tra di loro parve interminabile anche per chi in quella decisione non era minimamente coinvolto.

Poi, voltandosi e interrompendo il contatto visivo, disse:

E sia! Esmeralda verrà con noi. Ma qualunque sarà il destino dell'Anello, dopo Gran Burrone la prossima tappa del suo viaggio sarà Hobbiville!”

Pipino e Sam sorrisero raggianti ed Esmeralda turò un sospiro di sollievo. Si voltò e guardò Grampasso che sorridendo, annuì senza dire altro.

Frodo si voltò e riprese a sistemare il bagaglio, riprendendo ad ignorare Esmeralda. Lo stesso fece Merry, che cominciò a guardare intorno alla stanza cercando chissà che cosa.

Esmeralda sospirò affranta. Dentro di sé sentiva che anche se Frodo aveva detto di sì, davvero pochi erano contenti che lei stesse viaggiando con quella strana comitiva.


Tra i vari preparativi uscirono dal Puledro Impennato che era ormai mattino inoltrato.

Il fatto che non avessero dei cavalli aveva costretto Cactaceo a chiedere in giro per un pony o un cavallo che potesse portare i pesi che loro non potevano portare a spalla. In men che non si dica tutto il paese venne a sapere che gli Hobbit e Grampasso stavano partendo. Nessuno era disposto a dar loro un pony ma, a quanto pareva, molte persone si scoprirono curiose di vedere lo hobbit stregone di cui tutto il paese aveva parlato la sera prima e di cui ancora si parlava e di partecipare, se il caso avesse voluto, ad una nuova magia, scrutavano sfacciatamente il gruppo dei viandanti.

Grampasso camminava in testa, evitando gli sguardi di tutti, guardando dritto davanti a sé. Qualcuno lo derideva, qualcuno parlava con il vicino coprendosi il viso con una mano. Come aveva detto la sera prima, Grampasso non era visto di buon occhio da quelli di Brea, fossero essi Hobbit o Umani. Alcuni lo schernivano più o meno apertamente; altri invece indicavano Frodo e gli altri Hobbit scuotendo la testa.

Avanzarono per la strada principale del paese in silenzio, con Sam che chiudeva la fila tirando un vecchio pony macilento, venduto ad un prezzo esorbitante da Billy Felci stesso, seguiti da bambini che gridavano curiosi e dalle risate degli adulti. Li scortarono fino all'altra parte del paese e solo quando capirono che Frodo lo stregone non avrebbe fatto magie lasciarono il gruppo al loro destino e tornarono alle loro case con la coda tra le gambe. Fu allora che Esmeralda, scrutando la strada che li conduceva finalmente fuori dal paese, vide dietro un'alta siepe una vecchia casa trascurata. Ad una finestra stava affacciato un uomo dalla faccia olivastra e gli occhi strabici che non appena li vide arrivare sparì di colpo.

La ragazza continuò ad osservare con attenzione la casa e vide che dietro la siepe un uomo dalle folti sopraccigli neri e la bocca grande storta da un ghigno malefico, li guardava fumando la sua pipa e quando furono abbastanza vicini sputò per terra. Era Billy Felci che guardando Grampasso, deridendolo disse:

Guarda un po' chi si vede. Buongiorno Gambelunghe. Vedo che vai via di buon ora! E vedo che hai trovato anche dei nuovi amici!”

Grampasso annuì col capo ma non rispose. Vedendo che disturbandolo non otteneva nulla si rivolse agli Hobbit e disse:

Buongiorno anche a voi piccoli amici! Anche se dire amici dopo quello che è successo la scorsa notte alla locanda è un po' esagerato. Non so se lo sa, signor Sottocolle, ma qua non siamo abituati a strane magie, non so se mi spiego...” e guardando Esmeralda aggiunse: “Come non siamo abituati alle donne che si vestono da uomini... Vero?”

Il cuore di Esmeralda fece una capriola. Non si voltò verso Billy Felci, come invece fece Sam che lo guardò sbalordito.

Camminate e non voltatevi!” mormorò Grampasso.

Billy Felci rise di nuovo, contento di avere colto nel segno, e sputando per l'ennesima volta in terra aggiunse con voce dolce:

Piccoli miei spero proprio che sappiate con chi siete andati a mettervi. Quello è Grampasso-attacca-a-niente! E gli ho sentito anche altri nomi molto meno carini. State attenti ai vostri bagagli, stanotte!” e sputò di nuovo per terra.

So che sarei più tranquilla con Grampasso che con te!” mormorò Esmeralda.

E tu, piccolo Sam, trattami bene il mi povero vecchio pony!” aggiunse Felci.

Sam si voltò di botto e rispose:

E tu, Felci togli dai piedi la tua brutta faccia o le succederà qualche cosa di spiacevole!” e come un lampo, segnando un arco perfetto in aria, la mela colpì violentemente il volto di Billy Felci.

L'uomo sputò una litania di minacce e di bestemmie mentre Esmeralda, poggiando un braccio sulle spalle di Sam si congratulò con lui sorridendo e dicendogli:

Bella mira Sam!”

Sam arrossì e chinando la testa rispose:

Grazie” e scuotendo la testa aggiunse: “Una buona mela sprecata!” e varcato il cancello la strana compagnia di viandanti si lasciò alle spalle Cactaceo, Billy Felci, le chiacchiere e, finalmente Brea.



Chiedo immensamente scusa per la mia

latitanza.

Ma come promesso a

DiNozzo323

sono riuscita a postare il 13 capitolo.

Lasciatemi ringraziare

chiaretta78

DiNozzo323

e la new entry

EdieSedgwick

(a cui chiedo scusa per tutte le ripetizioni del

capitolo scorso. Spero di non averne fatte troppe qui)

per avermi recensito.

Grazie grazie grazie.

Ringrazio tutti quelli che hanno

aggiunto la storia tra le preferite,

ricordate e o seguite e chi

legge silenziosamente.

Novità cibernetica.

Se seguite le mie storie e non volete perdervi un

aggiornamento

venite sulla mia pagina Facebook.

Si chiama Niniel82.

È la mia. E ci sono solo io ^^

Ora vi lascio.

Un bacio e grazie.

Alla prossima.

Un bacio.













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Capitolo 14
*** Sensi di colpa ***


14.SENSI DI COLPA.


Il sentiero lontano dalla via maestra che Grampasso decise di far percorrere loro era molto più tranquillo e molto meno faticoso di quello che gli Hobbit avevano pensato una volta lasciata Brea.

La strada si stendeva pianeggiante sotto i loro piedi pelosi, percorsa dalle grande falcate di Grampasso e i passettini piccoli e veloci dei altri cinque piccoli viandanti.

Nonostante l'aria cominciasse a farsi più fredda e il freddo rendeva difficili le loro notti, gli Hobbit parvero rinfrancati da quella parte del viaggio al punto che -se non avessero saputo di correre un grosso pericolo nel farlo e quindi incorrere nell'ira di Grampasso- avrebbero volentieri intonato una delle loro vecchie canzoni.

Tutti, quindi, sembravano aver ripreso vigore e speranza dalla presenza di Grampasso. Persino Billy, il poni di Billy Felci ribattezzato così da Sam, sembrava cominciare a cogliere i frutti delle cure e delle attenzioni -e soprattutto della sana dieta- che gli venivano rivolte.

Tutti, appunto. Anche se dire tutti non era esattamente la cosa giusta.

Esmeralda cominciava a sentire il peso di quel viaggio. Sapeva di essere ormai in un botte di ferro e che nessuno l'avrebbe rispedita a casa come un pacco postale, specialmente dopo che Grampasso si era messo in testa di sapere cosa le succedeva la notte mentre dormiva. Ed in effetti era proprio questo quello che la preoccupava. I sogni che la notte faceva si facevano sempre più vividi. Spesso sognava di cavalcare per tutta la notte in groppa ad un bellissimo cavallo bianco, altre si trovava al cospetto di esseri abominevoli pronti ad ucciderla. Ed ogni volta che si svegliava si trovava con il naso che sanguinava.

Inoltre cominciava a sentirsi strana, svuotata, come se qualcuno avesse preso un cucchiaino e avesse cominciato a scavare dentro di lei lasciando solo un guscio.

Aveva paura di parlarne con qualcuno. Frodo aveva ammesso di volerla mandare a casa senza tanti complimenti; Grampasso si era mostrato preoccupato quando qualche notte prima si era svegliata con il naso che sanguinava; Pipino era il più infantile di tutti e sembrava davvero pronto a partire per un gita; Sam, dopo che Frodo aveva proposto di lasciarla tornare alla Contea, aveva cominciato a non parlarle ed Esmeralda non capiva se non lo faceva per paura dell'ira di Frodo o perché si sentiva in colpa per averle permesso di seguirli.

In poche parole quella che sembrava una bellissima avventura, per la piccola Esmeralda si stava trasformando in un viaggio pericoloso e terribile dove quasi nessuno era felice della sua presenza.

E mentre il bosco diventava via via più fitto, mentre il pericolo diventava più incombente ogni passo che facevano nonostante i cuori di tutti -o quasi- fossero più leggeri, Esmeralda cominciava a chiedersi cosa stesse succedendo ad Hobbiville e se qualcuno, da suo padre a sua sorella, sentisse la sua mancanza.


Hobbiville, Contea.


Petunia! Petunia!”

La voce roca di Ponto risuonava per tutta la casa.

I cunicoli rivestiti in legno della caverna di Ponto erano come vuoti, nonostante fossero pieni di quadri e di mobili.

Angelica, con passo stanco, si avvicinò alla poltrona del padre malato e con voce altrettanto stanca, disse:

Che cosa succede ora papà!”

L'uomo sollevò gli occhi vitrei sul viso della figlia e arrabbiato disse:

Ho chiamato tua madre! Dove diavolo è finita? Non si è resa conto che tua sorella Esmeralda non è tornata a casa per il pranzo, oggi? Accidenti a quella bambina e a tutte le stupidaggini che si sta facendo mettere in testa da mio cugino Bilbo! Avventure!” borbottò sempre più indignato: “Sono una cosa ridicola. L'ho sempre detto a Bilbo che quel viaggio che ha fatto non gli porterà nulla di buono. È tornato carico d'oro tutto di dubbia provenienza. Sono sicuro che lo pagheremo in qualche modo!” e voltandosi verso la figlia continuò, sempre più arrabbiato: “Chiama tua madre se non vuoi che vada a sfondare a calci la porta di casa Baggins sotto la collina!”

Angelica sospirò e passò una mano sui ricci biondi che stavano scomposti sulla fronte. Chi lo avrebbe mai detto che lei, Angelica Baggins, la più corteggiata di Hobbiville, che aveva sposato l'uomo giusto ed accumulato una piccola fortuna, si sarebbe trovata in quella situazione: il padre impazzito, la sorella scomparsa chissà dove e un figlio pronto a nascere quando nella Contea cominciavano ad apparire strani uomini vestiti di nero, che cavalcavano destrieri dello stesso colore e che chiedevano continuamente di Frodo e di Bilbo.

Sospirò e mormorò:

Vado papà!” e con un passo lento e strascicato si avvicinò alla cucina.

Stava per cominciare a preparare il pranzo, quando la porta d'ingresso si spalancò e Milo entrò come un furia, chiamando a gran voce il nome della moglie.

Angelica con il passo pesante di una donna incinta si avvicinò alla porta della cucina e allarmata chiese:

Milo! Che succede? Perché stai gridando così?”

Milo si avvicinò e prendendo la moglie per le spalle, concitato disse:

A Crifosso, qualche sera fa, è successa una cosa che non riusciresti nemmeno ad immaginare. La casa di Frodo Baggins è stata attaccata da strani uomini vestiti di nero!”

Angelica portò una mano alla bocca e preoccupata domandò:

E cosa gli hanno fatto? Frodo sta bene?”

Molto meglio di quello che possiamo pensare dal momento che in casa sua, fingendosi lui, c'era Grassotto Bolgeri!” rispose Milo.

Angelica corrugò la fronte e confusa replicò:

Grassotto Bolgeri? Milo non ti seguo!”

Non ci crederai ma è quello che ho detto anche io quando ne ho sentito parlare al Drago Verde. A quanto pare Grassotto ha preso il posto di Frodo e nessuno sa dove sia quello scervellato di un Baggins. Ma la cosa più strana sai qual è? È che anche Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc sono spariti e nessuno sa che fine abbiano fatto... Sai questo cosa significa?” le spiegò Milo che aveva la faccia sconvolta.

Angelica si voltò a guardare da un'altra parte, poggiando le mani su di una vecchia credenza appartenuta a sua madre. Esmeralda aveva sempre amato Frodo e lei lo sapeva. Era arrivata persino a rifiutare la proposta di Fredegario per un amore impossibile. Frodo, dal canto suo, si portava dietro le chiacchiere sul tesoro di Casa Baggins e anche se da un po' non ci abitava più, molti avevano detto che uomini vestiti di nero dall'aspetto inquietante chiedevano a tutti notizie su di lui.

Frodo sta scappando chissà a che cosa... Ed Esmeralda lo ha seguito, vero?”

Milo annuì ed Angelica stava per ribattere quando sentirono la porta di ingresso sbattere. Tremando per lo stupore e per la paura dei discorsi appena fatti, Milo e Angelica, quasi con riluttanza si avvicinarono all'ingresso e lì, il terrore invase il cuore della giovane figlia di Ponto.

Suo padre era uscito.

Dov'è andato?” domandò Milo guardando la sala vuota con la stessa sorpresa della moglie.

Non lo so... Ma ti prego... Vai a cercarlo!” e guardando il marito uscire dalla casa, Angelica rimase per un attimo ferma a guardare l'uscio ancora spalancato.

Si avvicinò alla porta e prendendo un vecchio scialle della madre lo indossò e seguì la direzione opposta a quella del marito, quella che conduceva a Saccoforino. Qualche cosa le diceva che suo padre era lì perché li aveva sentiti parlare.

Con passo incerto si avvicinò alla strada e i suoi peggiori dubbi trovarono conferma. Come un dannato, Ponto Baggins, picchiava con forza la porta della casa un tempo appartenuta al cugino e gridava a gran voce:

Diavolo di un pazzo. Bilbo Baggins fai uscire mia figlia da quella casa e smettila di riempirle il cervello di fantasticherie. Petunia è da questa mattina che è in giro a cercarla e ancora non è tornata. Apri questa dannata porta Bilbo se non vuoi che la sfondi!”

Nel frattempo, attirati da quel fracasso, molti hobbit si erano fermati a guardare divertiti la scena, dandosi gomitate e indicando il vecchio, facendo gesti eloquenti con le dita ogni qualvolta volevano dire che era solo un pazzo.

Angelica, per quanto le permettevano le forze, si avvicinò al padre e cercando di tirarlo via lo implorava a bassa voce:

Papà! Smettila. Andiamo!”

Non me ne vado finché quel vagabondo di mio cugino non apre questa dannata porta. Maledetto sia tu e le tue avventure... Ma Esmeralda vedrà quello che le farò quando uscirà...”

In quel momento la porta si aprì e il viso di Lobelia apparve da dietro la porta. Angelica non riusciva a capire se fosse arrabbiata oppure no, quello che sapeva era che aveva uno sguardo che avrebbe cagliato il latte appena munto.

Pazzo di un Baggins. Mala pianta la vostra famiglia. Che diavolo bussi in questo modo?”

Cerco mia figlia!” disse Ponto serio. “Di a mio cugino che è ora di smetterla di riempirle la testa di vento!”

Lobelia incrociò le braccia e ridendo disse:

Stai cercando Frodo o Bilbo?”

Lobelia, smettila!” sibilò Angelica.

Bilbo, stupida Sackville Baggins! Chi altri sennò?” rispose prontamente Ponto, sempre più infuriato perché Lobelia non si apprestava a fare quello che gli aveva ordinato.

Sentendosi dare della stupida, Lobelia sputò fuori più veleno di quanto riusciva a fare di suo solito e con malcelata soddisfazione disse:

Pazzo di un Baggins, tuo cugino Bilbo è morto quasi vent'anni fa. È sparito nel nulla e ha lasciato tutto in mano a quello scansafatiche di suo nipote Frodo. Ho dannato prima che quel imbecille cresciuto in mezzo a quei pazzi di Brandibuck mi lasciasse quello che era mio per diritto... Ora se mi permetti, torna alla tua poltrona ad aspettare che il fantasma di tua moglie venga a bussare alla tua porta!” e senza tanti convenevoli sbatté l'uscio della caverna sul muso di Ponto.

Angelica guardò il viso del padre e lo vide trasformarsi. In un attimo il torpore della malattia lasciò il posto ad una cupa certezza. I ricordi balenarono come un lampo a ciel sereno nella mente devastata del vecchio Hobbit.

Papà?” disse Angelica dolcemente.

L'uomo la guardò e si guardò intorno. La folla lo guardava fisso: chi divertito, chi serio, aspettando una sua risposta.

Gli occhi di Ponto si riempirono di lacrime e voltandosi verso la figlia disse:

Portami a casa. Sono stanco!” e attaccandosi al braccio della figlia, con passo stanco si avviò verso la sua casa mentre un brusio via via sempre più crescente cominciò a riempire la strada.

Angelica, con una stoica sopportazione, fece come se quei brusii fossero inesistenti e tenendo stretto il braccio del padre di incamminò verso casa.

Quando la raggiunse qualche curioso ancora li seguiva. Milo, sull'uscio, con la fronte imperlata di sudore per la corsa che aveva fatto cercando il suocero, non disse nulla, almeno fino a che la moglie non fu abbastanza vicina e lui potesse prendere per l'altro braccio Ponto. Allora, in un sussurro, domandò:

Dov'era?”

A casa di Lobelia...” rispose stanca Angelica chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando gli impiccioni fuori.

Milo aiutò Ponto a sedersi e poi chiese ancora, smarrito:

La nuova casa o quella vecchia?”

La nuova!” rispose Angelica mettendosi a sedere nella vecchia sedia a dondolo e guardando il padre in silenzio.

Si sentiva umiliata, arrabbiata e infastidita. Lei, la bella Angelica che aveva fatto girare la testa a tutta la Contea, umiliata davanti a tutti per colpa di suo padre. E come se non bastasse sua sorella era sparita come d'incanto e con lei Frodo, Merry, Pipino e Sam.

Cosa stava succedendo? Chi erano quegli uomini che stavano cercando Frodo? E soprattutto: dov'era sua sorella?

Milo le poggiò una mano sulla spalla e lei sorrise appena.

Vuoi qualche cosa da mangiare?” chiese lui dolcemente.

Angelica annuì e rispose:

Vengo a darti una mano!” e si alzò dirigendosi con il marito verso la cucina.

Lasciarono Ponto da solo, seduto sulla sua vecchia poltrona.

Gli occhi erano persi nel vuoto e cominciarono a riempirsi di lacrime.

Aveva preso coscienza in un solo attimo che la sua vita era cambiata. L'uomo che attendeva che Petunia tornasse a casa seduto in quella vecchia poltrona sgangherata non esisteva più. Al suo posto, ora, c'era un uomo distrutto dal dolore.


Passare per le Chiane Ditteri non fu una cosa piacevole.

Dei piccoli moscerini, particolarmente famelici attaccavano gli Hobbit, Grampasso e perfino Billy riducendoli ad una mappa in rilievo di bozzi e bubboni.

Esmeralda era sempre più infelice. L'assenza di pony e il fatto che dovevano portare molto più peso di quanto ne avevano portato prima di Brea cominciava a farsi sentire e la strada per Gran Burrone sembrava allungarsi di giorno in giorno.

La necessità di fare dei turni di guardia stava cominciando a togliere il sonno a tutti e il sorriso e l'ottimismo che aveva fatto parte della prima parte del viaggio stava andando via via sparendo.

La pazzia di quel viaggio, Esmeralda, la stava cominciando a sentire tutta e sempre più la certezza di aver fatto la cosa sbagliata la schiacciava come un masso.


Un cavallo bianco correva veloce per praterie sconfinate.

La terra era inospitale e le colline intorno erano brulle, piene solo di spuntoni di pietre che rappresentavano statue o antiche case ormai diroccate.

Ogni miglio percorso dal bianco destrieri sembrava come un passo di una formica per Esmeralda che sentiva il bisogno di oltrepassare i colli di fronte a lei e arrivare finalmente a Gran Burrone.

Come sapesse che dopo tutto sarebbe stato più facile, la giovane hobbit non lo sapeva, ma sentiva dentro di sé che il tempo stringeva e già troppo ne aveva tolto alla sua missione.

Davanti alla collina smontò da cavallo e congedò, seppur a malincuore il bianco destriero. Non poteva seguirla. Gli mormorò qualche parola di cui nemmeno lei conosceva il significato e dopo averlo visto allontanarsi per la brughiera desolata, si voltò e guardò la vetta della collina.

Raggiunse la cima con difficoltà, oppressa da un peso ancora più grave di quello che portava normalmente, conscia di non aver fardello alcuno sulle spalle e quando stanca raggiunse la cima si mise a sedere su di una vecchia roccia sbeccata, guardandosi intorno preoccupata.

Era da sola. E non solo. Sapeva che il Nemico era stato allertato da Saruman stesso e che le sarebbe piombato addosso quando meno se lo aspettava.

Frugò nella tasca e accese la sua pipa. Piccole nuvole di fumo salirono veloci. Sorrise rilassata. Ma quella parentesi di calma durò pochissimo. Un grido squarciò la notte. Si mise in piedi e brandendo il suo bastone si preparò alla battaglia.

L'ultima cosa che vide distintamente fu solo una fulgida luce bianca.


Esmeralda si svegliò di soprassalto e si mise a sedere.

Si guardò intorno e sentì subito qualcosa di caldo e appiccicoso scendere lungo il mento. Portò una mano sul viso e spaventata vide qualche cosa di scuro brillare tenue al bagliore della luna.

Stava di nuovo sanguinando. Maledicendo quella strana situazione a mezza voce cercò qualche cosa per tamponare il naso quando sentì:

Sta succedendo di nuovo vero?”

Si voltò e vide Grampasso, in piedi vicino a lei che sorrideva.

Sorrise di rimando e prendendo una camicia logora, tamponò il naso e rispose:

Ogni notte! Succede ogni notte!”

E quando di preciso?” chiese il Ramingo mettendosi a sedere vicino a lei.

Esmeralda strappò un lembo della camicia e rispose:

Quando sogno. E credo che mi succeda sempre quando sogno Gandalf!”

Grampasso annuì senza dire nulla. Esmeralda, dal canto suo, tamponò il naso cercando di non deglutire il sangue. Se fosse successo, sicuramente, si sarebbe provocato un conato e avrebbe svegliato tutti.

Vuoi che ti prenda un po' d'acqua?” domandò Grampasso.

No!” rispose con cortesia Esmeralda. “Sta già passando!”

Grampasso la guardò e sorrise. Fu allora che Esmeralda prendendo coraggio esternò le sue preoccupazioni chiedendo al ramingo l'unica cosa che la tormentava durante quella parte di viaggio. E prendendo un lungo respiro chiese:

Sei felice che io sia venuta con voi?”

Grampasso sospirò e sedendosi meglio rispose:

Non porterei con me in questo viaggio nemmeno il mio peggior nemico, se potessi. Non sono felice che nessuno di voi cinque si sia trovato immischiato in qualche modo in questa storia”

Esmeralda annuì in silenzio. Almeno per lui non era un intralcio. O almeno non lo dava a vedere. O meglio ancora riteneva quel viaggio pericoloso per tutti e non solo per lei.

Seguì un attimo di silenzio. Da quando erano partiti da Brea quella era la seconda occasione che aveva per parlare con Grampasso e, anche se non sapeva bene il perché, la giovane hobbit si sentiva un po' a disagio.

Forse sarebbe meglio che tu tornassi a dormire!” le suggerì il ramingo.

Esmeralda scosse la testa e ribatté:

Non avrei mai pensato di dirlo, ma il sonno è il mio peggior nemico!”

Grampasso stavolta non sorrise. La guardò grave e chiese:

Ti vedo turbata ogni giorno che passa. E cominci a portare su di te i segni di questo strano collegamento”

Esmeralda non rispose ma non poté non ricordare le parole di Baccador quando erano ancora a casa di Tom Bombadil. Parole che risuonarono cupe, quasi come una condanna nella sua mente.

'Tu hai un potere, mia cara giovane hobbit, ma non so come lo hai acquistato. E mi spaventa perché ha già cominciato... Ti sta consumando. Questo contatto ti sta consumando l'anima piccola hobbit...'

Un'ombra è scesa sul tuo viso, giovane amica. Vuoi raccontarmi che succede?” chiese Grampasso sempre più preoccupato.

Esmeralda guardò gli occhi grigi del ramingo e rispose:

Quando ero nella casa di Tom Bombadil, ho avuto modo di parlare con Baccador, sua moglie. Sono arrivata alla loro dimora nel mezzo della Vecchia Foresta più morta che viva e lei si è presa cura di me. È stato allora che si è resa conto del mio potere. E mi ha detto che mi stava già cominciando a consumare l'anima. E che solo a Gran Burrone avrei trovato le risposte a tutte le mie domande!”

Grampasso corrugò la fronte e replicò:

Quello che mi dici va ben oltre le mie peggiori ipotesi, giovane hobbit. Che il collegamento con Gandalf fosse per te pericoloso come bere del veleno lo avevo immaginato. Ma non fino a questo punto...”

Voltandosi, Grampasso, si rese conto di essere stato forse troppo diretto nei confronti della giovane e sorridendo, cercando di tirarla su di morale, recuperò subito dicendo:

Tranquilla. Ho grandissima fiducia in Re Elrond. È un Elfo dalla grande conoscenza e sono sicuro che saprà darci tutte le risposte a tutte le domande che gli faremo e, cosa più importante, spezzerà questo filo che ti collega a Gandalf”

Esmeralda sorrise più per circostanza che per altro. Fu per questo che non poté trattenersi dal chiedere al compagno di viaggio la domanda che invece si ponevano tutti da quando avevano lasciato Brea:

Ma quanto ancora dovremo scappare prima di raggiungere Gran Burrone!”

Grampasso sospirò ed Esmeralda vide un'ombra attraversa questa volta gli occhi del suo compagno. Rimase in silenzio qualche secondo e poi una luce lontana illuminò la cima di una collina lontana. Spaventati i due si voltarono a guardare cosa avesse sprigionato quel fascio di luce ma questo si spense subito. Entrambi si misero in piedi e guardarono fissi il buio. Poi la luce si riaccese e si spense di nuovo. Grampasso non disse nulla ma in un attimo quello che aveva sognato le tornò alla mente. E stringendosi al ramingo mormorò:

Gandalf!”


La mattina dopo per Esmeralda fu molto più difficile rimettersi in piedi.

Il sonno la sopraffaceva ogni passo che faceva. A differenza sua, Grampasso invece sembrava fresco come un rosa.

Non parlarono della luce che avevano visto ed Esmeralda non confidò a Grampasso che anche nel suo sogno Gandalf aveva sprigionato la stessa luce fulgida. Non sapeva perché ma non voleva aggiungere altra legna al fuoco. Il viso preoccupato di Grampasso quando le aveva confidato quello che le aveva detto Baccador le era bastato.

Il viaggio diventava via via più difficile e il terreno più impervio. A quanto pareva la loro prossima tappa non era lontana. Grampasso aveva detto che si chiamava Amon Sul.

Esmeralda non sapeva nulla su quel posto. L'unica cosa che sapeva era che il suo corpo si stava indebolendo e cominciava a fare fatica a respirare regolarmente.


Ci vollero tre giorni per raggiungere Amon Sul. Delle luci che avevano visto, nelle notti a seguire nemmeno l'ombra, Esmeralda non sapeva se esserne felice o no. Sapeva, ora, che quello era Gandalf e che aveva combattuto probabilmente contro i Cavalieri Neri, ma il fatto che non vedesse più la luce bianca lampeggiare sulla vetta della collina come qualche giorno prima la faceva stare male. Non poteva non pensare a quegli esseri raccapriccianti e non poteva non pensare che nel suo sogno Gandalf era da solo.

La paura di dormire e di vedere il vero destino dello stregone fece dormire male la giovane hobbit che quando raggiunse Colle Vento -il nome in Lingua Corrente di Amon Sul- era lo spettro si se stessa.

Fu grata, quindi, di mettersi a sedere in un incavo della collina e riposare almeno un po'. Si poggiò ad una roccia e chiudendo gli occhi si abbandonò al sonno e alla paura di scoprire cosa fosse accaduto a Gandalf.



Eccomi qua!!!!

Sono mancata per un'infinità di tempo, lo so.

Chiedo venia e spero di non avervi deluso con questo

capitolo un po' di passaggio, diciamo.

Lasciatemi ringraziare

chiaretta78

Luna Dubhe Baggins

Dreamer97

Mel

e DiNozzo323

che mi hanno recensita.

Spero di non avervi deluse.

E ringrazio tutti i lettori silenti

che continuano a leggere e

che mi aggiungono

alla lista dei

preferiti

ricordati

o seguiti.

Grazie di cuore.

Un bacio e

alla prossima

Niniel!!!!






















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