euterpe

di _aspasia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** risveglio ***
Capitolo 2: *** Una nuova casa ***
Capitolo 3: *** Lavoro. ***



Capitolo 1
*** risveglio ***


2010. Roma, Musei Vaticani. È notte fonda ormai e la luna rischiara con i suoi pallidi raggi la sala delle muse. A un tratto si sente una leggera musica diffondersi nella sala, nessuno se ne accorge, le guardie sono altrove e le telecamere non registrano niente.

I capelli morbidi cadono sulle spalle e un peplo leggero ricopre placido le sue morbide forme, i piedi sono stretti da sandali greci e tra le mani tiene un flauto, è da lì che proviene quella musica soave.

Aprì gli occhi, due pozzi neri restati ciechi per tanto, troppo tempo. Dov’era? Cos’erano quelle cose attorno a lei?
Era tornata. Era tornata nel mondo dei mortali. Ma era sola, le sue sorelle non erano con lei. Dov’era? Perché si era risvegliata?

Come per rispondere a quelle mute parole qualcosa si mosse vicino a lei, era una figura femminile luminescente, stava uscendo davanti a lei da dei riflessi colorati che venivano creati da dei prismi colorati illuminati da una lieve luce che proveniva da una strana sfera. Era Iris, la messaggera degli dei ed ancella di Era, la personificazione dell’arcobaleno.

Forse lei avrebbe potuto dirle qualcosa; la sua figura era dolce ed aggraziata anche se era sorella delle arpie. Le sorrise e si avvicinò a lei.

Euterpe figlia di Zeus Egìoco, il tuo sonno è finito. La maledizione che ti aveva tramutata in statua è finita ed ora sei tornata nel mondo dei mortali”.

Iris ala d’oro , dove mi trovo? E le mie sorelle, le altre muse perché non sono ivi con me?”

musa la maledizione che ti incatenò in un corpo di pietra colpì solo te, le tue sorelle rallegrano l’Olimpo come nei tempi antichi, ma il tuo destino è un altro; colei che ti trasformò in pietra, Medusa la gorgone è morta da tempo ma tu solo ora sei di nuovo libera. Tuttavia non puoi tornar sull’Olimpo, il Cronide Zeus è stato cristallino resterai qui fino a quando non avrei adempito ai tuoi doveri; solo allora sarai libera di tornare dalle tue sorelle”.

Detto questo svanì misteriosamente come era arrivata, lasciando sola Euterpe, la musa della musica.

Era tornata.

Uscii da quel luogo stranissimo, dove erano le colonne? Dove erano gli altari? E cos’erano quelle strane sfere luminescenti da dove sgorgava una tenue e giallastra luce?

Era confusa e non capiva. Che anno era? Dov’era? Come avrebbe adempito ai suoi compiti come voleva Zues padre di tutti gli dei?

Arrivò alla fine di quella che era quella strana costruzione ed uscì.

Attorno a lei non c’erano i colori vivaci della sua madre patria, dov’erano le aspre scogliere? Dov’era Zefiro che soffiava potente? Dov’erano le polis? Vedeva solo cose grigie e per terra non vi era un morbido prato verde e nemmeno pietre ma una strana cosa nera. La pallida luna stava cedendo il posto all’alba e presto Apollo sarebbe arrivato sul suo carro alato portando il sole.

Intanto aveva camminato per tutte quelle stradine fino ad arrivare ad una piazza enorme, al suo centro si ergeva qualcosa di appuntito era enorme, intorno invece una serie di colonne si stagliavano formando un’ovale, davanti a lei una strada, dietro una chiesa. Che strana architettura, non aveva niente a che fare con la sua epoca, gli ultimi anni che ricordava erano quelli in cui Alessandro il Macedone conquistava terre su terre rendendo la Grecia una forza inarrestabile, e poi il nulla. Ricordava solo se stessa con un flauto e poi un leggero passo di donna, aveva alzato il viso verso il suo, ricordava solo due occhi colmi di ammirazione e un sibilare si serpenti. Era medusa, e lei aveva guardato i suoi occhi trasformandosi in pietra.

Ed ora eccola camminare per quelle bizzarre vie dove tutto era nuovo, strano, non sapeva se definirlo spaventoso od elettrizzante. Poi il sole si levò alto nel cielo, Apollo aveva trainato l’astro col suo carro ed ora la luce tornava illuminando qualunque cose incontrasse.

Le ore passavano e la gente cominciò ad arrivare. Come erano strani i loro pepli! Erano colorati e non avevano dappreggi, inoltre molti di loro portavano delle cose bizzarre sul naso, dai colori scuri nascondevano i loro occhi. Tra le mani tenevano strane armi che puntavano davanti a loro per lasciare nuovamente. Non capiva. Cos’era tutto questo? Essi non erano il suo popolo.

Un ragazzo intorno ai 25 anni le venne incontro.

Salve signorina. Scusi mi può dire che ci fa qui vestita in questa maniera?”

Euterpe inclinò il capo, stranamente capiva quello che diceva, grazie ai Numi Zeus le aveva conferito la capacità di capire tutte le lingue che venivano parlate attorno a lei.

In che senso signore? sono vestita come tutte le donne achee, non vedo niente di bizzarro”.

Ceerto- rispose lui con un netto sarcasmo nel tono della voce- perché secondo te le ragazze vanno in giro vestite come nell’antica Grecia”

Perché giovane guerriero, non siamo forse nella terra di Menelao? Nella terra di Paride? In che anno siamo?”

Beh ragazza, qui siamo a Piazza San Pietro, in Vaticano. E siamo nel 2010, sai no…dopo cristo.”

Cristo? Chi è costui? Un altro figlio di Crise?”

Il ragazzo la guardava sempre più perplesso, non credeva ad una sola parola che proferivano le sue labbra e cominciava a pensare seriamente che lei fosse realmente pazza.

Come ti chiami ragazza?”

Euterpe, musa della musica.”

Euterpe…la vera Euterpe? Sei sicura di non essere scappata da un manicomio? Io comunque sono Stefano e sono di Roma. Sono un musista”

Intanto una folla di curiosi aveva circondato la povera ragazza cominciando a scattarle delle foto per il suo strano abbigliamento. Il ragazzo la guardò preoccupato e le disse:

Euterpe, non vorrei sembrare un maniaco ma secondo me sarebbe meglio se tu venissi con me a casa mia; probabilmente ti andranno bene dei vecchi vestiti di mia sorella; lei non abita più con me e quindi potresti usare i suoi. Desteresti meno l’attenzione dei turisti.”

che fanno costoro?- chiese la ragazza in lacrime- come possono avere le saette del saggio Zeus? Che vogliono da me? Falli smettere mortale, sei un musicista un mio discepolo salvami dai titani!”

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Capitolo 2
*** Una nuova casa ***


*arriva correndo ed affannata* Lo so...sono da fucilare, bruciare, lapidare in pubblica piazza. I know. Non ho scusanti ma prometto che aggiungerò i capitoli con moooooolta più regolarità e non farò più l'account fantasma. Lo prometto.


UNA NUOVA CASA

 La portò per le vie di quella nuova città, era incredibile la gente si spostava con dei carri senza cavalli che rilucevano al sole, alcuni di loro sfrecciavano come dardi su delle macchine a due ruote con uno strano elmo in testa. Negli incroci dove le strade diventavano caotiche misteriosi luci colorate cambiavano i loro pigmenti dando come il ritmo di quella fantastica danza di bestie metalliche.

Arrivarono in una casa che si stagliava alta sopra di loro, entrarono e davanti a lei vi era una scatola di vetro. Non voleva entrare, le faceva paura, tuttavia grazie a Stefano si riuscì a calmare e ad affrontare quella trappola infernale. Quella cosa trasparente si mosse verso l’alto e riuscirono ad arrivare alla fine del palazzo.

Quale magia è mai questa?” mormorò a fior di labbra. Era piombata in un mondo dove la gente sfrecciava più veloce del carro di Apollo, sembrava che avessero i calzari alati di Hermes ai piedi; non esistevano più le Agora e la gente portava strani pepli dalle forme e tessuti mai visti prima d’ora. Era una Dedalo di cose nuove e si sentiva spaesata e spaventata. Perché Zeus non la lasciava tornare dalle sue sorelle?

Stefano le aprì la porta e davanti a lei si stagliò un’abitazione posta tra le nubi, bellissima nel suo genere. Era bianca e azzurra, quei colori le avevano sempre infuso pace e serenità.

Prego accomodati. Qui c’è la cucina, più avanti il bagno, a destra la mia camera da letto e a sinistra quella che era di mia sorella: qui invece c’è il mio più grande tesoro.”

In mezzo al corridoio attaccato ad una parete c’era uno strumento, era sicura di questo perché l’attirava incredibilmente come solo loro sapevano fare; tuttavia non l’aveva mai visto prima d’ora, non sapeva nemmeno come si chiamasse.

Come si chiama questo strumento?”

Pianoforte.”

Si avvicinò a quel pianoforte laccato di nero, alzò il coperchio e davanti a lei si scoprirono decine di piccoli tasti lucidi candidi come la neve alternati con altri neri come una notte senza luna. Senza pensare, senza chiedersi se fosse uno strumento ad archi, a percussioni o a fiato cominciò a sfiorare i tasti ricreando una musica senza tempo. Era la melodia preferita di Zefiro che utilizzando il suo fiato potente la faceva risuonare tra le vallate fino al mare Egeo.

Alzò gli occhi e vide Stefano che la guardava con occhi spalancati.

Ho visto cose meravigliose, ragazze vestite di morbide vesti che cantavano e ballavano, un uomo che volava portando con sé la tua canzone ed un mare, un mare di un azzurro splendente puro come non mai, e su di lui scivolavano veloci delle barche a vela. Ma erano antiche. Chi sei tu che suoni così? Chi sei tu che rapisci con la tua musica?”

Te l’ho già detto mortale. Sono Euterpe la musa della musica.”

Raccontami la tua storia Euterpe”.

Siamo in nove, nove sorelle e figlie del saggio Zeus. Viviamo sul monte Eliconia in Beozia, il Febo Apollo è il nostro protettore. Siamo le patrone dell’Arte in ogni sua forma e spesso allietavamo gli dei ed i mortali con la nostra bravura; tuttavia chiunque osava sfidarci veniva crudelmente punito. Le sciocche Sirene e le superbe Pireidi ci sfidarono nel canto e così sconfitte furono private delle loro ali che ora noi usiamo. Calliope la cui voce ammalia chiunque è la patrona della poesia epica, Clio colei che rende celebri della storia, Erato voluttuosa è della poesia amorosa. E poi Melpomene la cantante protegge e custodisce la tragedia greca, Polimnia dei Mimi, Talia esuberante ed allegra della commedia, Tersicore la nostra ballerina della danza, ed infine Urania la celeste dell’Astronomia.

Vivevamo in Grecia ai tempi degli eroi Achei, e siamo sempre vissute anche col passare dei secoli; con noi viveva la memoria e l’arte. I miei ultimi ricordi risalgano al magnifico Alessandro il Macedone che con la sua temibile falange estendeva i confini del suo impero fino a dove mai nessuno prima di lui aveva sognato fare.

Un giorno però mi trovavo a suonare il mio flauto quando sentii dietro di me dei sibili di serpente, mi voltai e vidi duoi occhi grandi, bellissimi, e vi lessi la meraviglia e l’ammirazione ma nel profondo anche il dolore per la sua maledizione  e per quello che stava per farmi. Quegli occhi così profondi ed addolorati sono i miei ultimi ricordi.”

Medusa” sussurrò Stefano.

Proprio lei. Ma non gliene faccio una colpa ragazzo; lei era figlia di Forco e Ceto; era bellissima, un giorno venne sedotta da Poseidone che scuote la terra e la possedé in un tempio di pallade Atena. La dea irata per tale affronto trasformò i capelli della giovane gorgone in serpi e chiunque l’avesse guardata negli occhi si sarebbe mutato in pietra. Non è colpa di Medusa essere diventata così, venne sedotta da un dio e ne subì le conseguenze; soffriva per la sua situazione era diventata un mostro ma il suo cuore era rimasto quella di una giovane fanciulla. Da quel giorno che mi trasformò in pietra però non seppi più nulla, mi sono risvegliata soltanto questa notte.”

Che anno era quando ti ha trasformata?”

Non lo so, non avevamo i vostri metodi per capire lo scorrere del tempo”.

Aspetta, hai detto che c’eri quando Alessandro Magno conquistava l’Asia quindi sei del 320 avanti cristo circa. Epoca Ellenica e se non sbaglio se dici il vero ci dovrebbe essere una statua di Euterpe la musa della musica nella sala delle muse nei Musei Vaticani. Adesso controlliamo.”

Coma farai?La stauta come hai detto te ora è qui e vive, non sono più di fredda pietra.”

Cerchiamo su google!”

Euterpe rimase esterefatta, cosa voleva dire quella parola, che significava? Era forse un oracolo? Vide il giovane avvicinarsi ad una scatola sottile e come per magia aprirla, dei colori apparvero sulla parte superiore accompagnati da una leggera melodia. Che stava accadendo? Poi Stefano cominciò a far danzare le sua mani su quella scatolina e lettere minuscole comparvero davanti a loro. Era forse stregoneria quella? Non aveva mai visto nulla del genere in tutta la sua intera esistenza.

Ad un tratto sulla scatola misteriosa comparve un’immagine; era lei, era lei soltanto un po’ più grezza, e di marmo.

è incredibile. Sei tu. Non sei pazza, e racconti il vero; sei Euterpe la musa della musica.”

Finalmente mi credi ora mortale. Te l’avevo detto che non mentivo.”

Ma Euterpe, che ci fai qui? Perché non sei con le tue sorelle?”

Questo mio caro discepolo non te lo so dire; al mio risveglio mi apparve Iris e mi disse che sarei rimasta qui fino a che il mio dovere non sia adempito, così vuole il saggio Zeus.”

Allora Euterpe se per te va bene rimarrai qui con me, ho una camera in più e dei vestiti che ti potrebbero tornare utile, nel terzo millennio una ragazza vestita in peplo desterebbe troppo l’attenzione.

Sei saggio mortale. Va bene.”

Ed a proposito Euterpe, ti sarei grato se mi chiamassi con il mio nome.”

Scusami Stefano. Lo farò” e detto questo gli sorrise, un sorriso senza tempo la cui bellezza ammaliava

Però ormai è ora di pranzo. Bisogna mettere qualcosa sotto ai denti, oppure moriremo di fame, tu Euterpe digiuni da duemila anni poi”.

La portò in una parte di quella casa tra le nubi, lui la chiamava “cucina”, cominciò a prendere degli oggetti strani rilucenti che lui chiamava padelle; voleva cucinare lui, che bizzarria nel tempo da cui proveniva erano le donne a preparare il cibo e non viceversa, ma questa novità non le dispiaceva, non sarebbe stata comunque in grado di cucinare qualcosa.

Stefano intanto si avvicinò ad un bancone, girò una manovella ed un fuoco azzurro apparve davanti a loro, il ragazzo poi ci pose sopra una padella con dell’acqua.

com’è possibile che questo accada? Solamente Efesto, lo storpio glorioso comanda il fuoco, come puoi riuscirci tu che sei solamente un umile mortale?”

Euterpe calmati da brava. Vedi nel ventunesimo secolo ci sono molte comodità che tu nemmeno immagini; queste fiamme per esempio serve per cucinare e si chiama gas, quella cosa bianca laggiù invece si chiama frigo e serve per conservare il cibo, e questa, la quale sono sicura ti stupirà, si chiama luce elettrica” esclamò con un sorriso stampato in viso.

Ed ecco che nella stanza si accesero delle lucciole gigantesche, piccoli soli che si accendevano e spegnevano come e quando volevano i mortali. La bocca di Euterpe erano spalancata e formava una “O” perfetta.

é….è incredibile” mormorò entusiasta.

Stefano la guardò e rise allegramente: “ No Euterpe, avere la musa della musica in casa, appena tornata in carne ed ossa dai Musei Vaticani dopo essere stata trasformata in pietra da Medusa duemila anni fa è veramente incredibile”.

I due si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere; era incredibile come si fosse instaurato un cameratismo così forte tra loro dopo sole poche ore che si conoscevano; ma d’altronde lei era la musa delle musica, e lui un musicista; avevano la stessa particolare essenza, solamente che Euterpe ne era propria la padrona, ed ogni cosa di lei sembrava rappresentare un suono.

Dopo alcuni minuti Stefano mise dei filamenti nel piatto e li ricoprì di una cosa color rossa.

Et voilà! Spaghetti al pomodoro; tipica cucina italiana, spero ti piacciano”

Hanno un profumo delizioso Stefano, sei stato bravissimo”

Avanti mangiamo!” detto questo il ragazzo con sguardo famelico impugnò una piccola cosa argentata veramente bizzarra e cominciò ad arrotare gli spaghetti su di essa; intanto la musa guardava i suoi movimenti rapita da tanta maestria. Prese anche lei quell’oggetto e lo guardò con più attenzione.

Mi rimembra un sacco il tridente di Poseidone chioma azzurra”.

Si chiama forchetta Euterpe - disse Stefano rischiando di strozzarsi dal ridere- scusami mi ero dimentica che per te è tutto diverso e nuovo”.

Non preoccuparti per me Stefano; mi divertono le novità e qui è tutto così differente dal mio tempo. È strano, ma mi piace”.

Dopo alcuni tentativi andati a vuoto finalmente la ragazza riuscì a mangiare il suo pranzo con evidente soddisfazione del cuoco. Terminato di pranzare i due si sedettero su i divani del salotto dell’appartamento di Stefano e chiacchierarono, Stefano le raccontò le storie mitologiche come erano arrivate fino a quel tempo e Euterpe ne rimase stupefatta, erano tutte vere nessuno le aveva cambiate, forse perché alla gente scettica del futuro non riusciva a credere nell’impossibile e a degli dei del tutto simili a loro, capricciosi ed egoisti.

Le ore passarono svelte e presto scesero le tenebre.

Febo Apollo è già passato col suo cocchio dorato portando via con sé il suo astro e non me ne sono neppure accorta, com’è strana qui la notte; è così buia si vede soltanto la luna pallida ed eterea ma non le sue splendide figlie. Come mai Stefano?”

Euterpe è perché qui in città c’è troppa luce elettrica che copre il loro brillare”

Quale perdita è la vostra, le stelle sono meravigliose.”

Lo so amica mia. Ma ora vieni ti mostro dove starai fino a quando vorrai.”

Così dicendo la portò in una parte dei quella casa tra le nubi che non aveva mai visto prima, vi erano due porte una di fianco all’altra, quella che l’attirò di più a sé era di un color turchese che le era familiare, il colore delle baie vicino ad Atene.

Stefano aprì la porta e davanti a lei apparve una camera bianca con delle rifiniture in azzurro, ma la cosa che la colpì di più fu una foto gigantesca che ricopriva tutta una parete. Era il suo mare quello che vedeva chiaramente di fronte a lei, quei colori così vividi ed accesi, così splendidi, quell’immensa distesa d’acqua che aveva visto innumerevoli battaglie ed incredibili eroi. Era il mare Egeo, il mare della sua patria.

è lui! È il mio mare!”

è una gigantografia del Mare Egeo vista da Santorini.”

Quella distesa che gli Achei chitoni di bronzo solcarono per approdare ad Ilio battuta dal vento per combattere contro i figlio del magnanimo Priamo.”

Ma Euterpe, allora è tutto vero? Persino l’Iliade? La guerra di Troia?”

Stefano stai parlando con la musa della musica, e ne abbiamo discusso anche questo pomeriggio; quello che tu credi pura fantasia è accaduto veramente. I miti, le leggende sono vere. Omero scrisse l’Iliade e l’Odissea ed ogni fatto accaduto è pura realtà, furono le mie sorelle Calliope e Clio a sussurrargli alle orecchie codeste vicende mentre lui dormiva affinché le generazioni future sapessero cosa accadde nei tempi addietro. Ma tu Stefano come fai a dubitare della forza Achea, del coraggio dei figli di Ilio ventosa, di Achille piede rapido e dei saggi Numi quando hai me davanti?” disse la musa con tono di rimprovero.

Il mortale chinò il capo vergognoso, Euterpe aveva ragione, non doveva dubitare della mitologia che tutti credevano pura fantasia, la prova che fosse vera dalla prima all’ultima parole era lì di fronte a lui che lo guardava con cipiglio adirato, in carne ed ossa, e peplo.

In quel momento però un suono stonato ed orripilante risuonò nella casa.

Che scempio è mai questo?” chiese la musa disperata.

è il campanello. Oh cielo! È Leonardo, mi ero dimenticato che oggi finiva di lavorare tardi, con tutto questo trambusto mi sono completamente dimenticato di lui. Svelta Euterpe indossa dei vestiti che trovi in quell’armadio alla tua destra erano di mia sorella; presto!”

La musa fece come le venne richiesto mentre Stefano ridacchiava tra sé e sé a sentire i mormorii sorpresi per quei “stranissimi pepli”. Aprì la porta ed ecco entrare la sua ragione di vita, il suo Leonardo entrare come un ciclone nel loro appartamento. Leonardo era un ragazzo alto con i capelli lisci ma che stavano ritti sulla sua testa e che si ribellavano ad ogni forma di spazzola, gli occhi erano neri come la pece, due pozzi che ammaliavano con il loro affascinante mistero.

Tesoro mio, mi hai fatto aspettare un’eternità la fuori, mi sei mancato sai’” dicendo questo stava per baciarlo quando sentii una musica stupenda levarsi nell’aria.

Stefano è una tua nuova composizione? È magnifica, che dico meravigliosa. E complimenti per la registrazione sembra proprio di avere il pianoforte accanto”.

in realtà Amore è così appunto perché è il pianoforte nella stanza accanto che sta suonando. Abbiamo una nuovo coinquilina, starà nella stanza di Maria”

Una donna? Wow. Nella stanza di tua sorella, non avevi mai voluto che qualcuno ci abitasse, deve essere incredibile; le hai detto di noi poi?”

No tesoro ma lo farò adesso, abbiamo avuto un sacco da parlare e non  ne ho avuto proprio il tempo”.

Speriamo che non sia omofoba, o qualcuna che pensa che i gay siano dei pazzi vestiti di rosa e lustrini. Ah sai che hanno rubato una statua di Euterpe nei musei Vaticani? È davvero un mistero, le telecamere non hanno registrato nulla, non ci sono segni di scasso e l’allarme non è suonato. Sembra proprio che la statua se ne sia andata con le sue gambe.”

Credimi Leo, questa notizia non mi stupisce affatto.” Andarono nel salotto dove trovarono Euterpe con dei jeans slavati e una felpa con su scritto Cambridge University intenta a suonare lo strumento.

Finito il brano si voltò verso di loro ed il suo viso si illuminò con uno splendido sorriso.

Euterpe, ti presento Leonardo, vedi anche lui abita qui con me…”

“…sono il suo ragazzo” terminò per lui il ragazzo al suo fianco.

La musa corrugò la sua splendida fronte, non capiva che volessero dire.

Cosa significa che è il tuo ragazzo, una persona a meno che non sia una schiava,sacerdotessa o concubina è libera e non appartiene a nessuno se non a se stessa” disse stupita.

Vuol dire che stiamo assieme, che ci amiamo”

Ora era tutto più chiaro, nella sua epoca nessuno avrebbe presentato la persona da lui amato in quel modo così bizzarro ed egoista.

Oh, adesso comprendo Stefano, dovevi spiegarti meglio. Piacere di conoscerti Leonardo, il mio nome è Euterpe” detto questo scese dallo sgabello e si avvicinò al ragazzo baciandogli le guance e stringendogli l'avambraccio.

che modo bizzarro per salutare. Piacere mio Euterpe, questo deve essere il tuo nome d’arte vero?” chiese Leonardo con un sorriso.

Euterpe volse lo sguardo verso Stefano e gli disse: “Stefano, leggo negli occhi di quest’uomo che è tanto simili ad Achille, figliolo di Teti bella chioma. È un uomo solare, coraggioso pieno di vita, a volte avventato, cocciuto ma di ampie vedute e ti ama tantissimo. È la tua esatta metà, tutto quello che ti manca, non riusciresti mai a mentirgli; digli la verità.”

I due ragazzi erano basiti, mai nella loro vita aveva tessuto le loro lodi ed i loro difetti così candidamente, senza nessun pregiudizio, nessuno aveva compreso così in fretta il loro amore da molti combattuto e giudicato.

Beh Leo- cominciò Stefano cercando di trovare le parole giuste per non sembrare del tutto impazzito al ragazzo che amava- quella che vedi davanti a te altra non è che la vera Euterpe, la musa della musica. È tornata in vita per adempire ad un suo compito, che però ignora lei stessa, dopo essere rimasta statua per duemila e trecento anni, colei che l’aveva resa di pietra fu Medusa ma ora l’incantesimo è rotto e lei è di nuovo tra noi è per quello che la statua è scomparsa dai Musei Vaticani, perché non è più una statua ma ora è in carne ed ossa, e viva soprattutto”.

Leonardo li guardava scettico, il dubbio dipinto chiaramente nei suoi occhi.

è ubriaca marcia ammettilo. Si è scolata litri di vodka alla pesca mista ad altro e poi ha buttato giù anche quale pasticca. E tu pure per crederle, strano, e dire che mi sembravi sobrio.”

Leo non fare lo stupido” gli intimò Stefano.

Lascia che ti racconti la mia storia mortale”.

Euterpe prese il flauto che aveva con sé al suo risveglio, lo strumento che l’aveva accompagnata per secoli e secoli e cominciò a suonare quelle antiche melodie che era solita suonare ai Simposi, sull’Olimpo e sulla terra, per dei, semidei e mortali. Con quelle musiche dimenticate raccontava quello che fu e quello che era, la sua vita nella sua patria, l’antica Grecia popolata da miti ed eroi. Le note alla fine si spensero portando con sé quei ricordi di vite ormai passate.

Leonardo la guardò stupito ed incantato dicendole con voce flebile che le credeva, quella musica era arrivata come un sogno e davanti ai suoi occhi erano apparse antiche visioni, il tutto sprizzava sincerità e non riusciva a non crederle ciecamente.

Avrebbero però custodito il segreto tra di loro, oltre agli abitanti di quell’appartamento, di quel nuovo Olimpo nessuno doveva scoprire la sua identità, che lei era la vera Euterpe; ma d’altronde nessuno ci avrebbe nemmeno creduto.

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Capitolo 3
*** Lavoro. ***


 

Ormai era mattina e Apollo spada d’oro era ormai passato da tempo con il suo carro lucente attraverso la volta celeste; la musa era sveglia e preparava la colazione per i due ragazzi che erano così buoni con lei, era riuscita a trovare dei pezzi di pane dolce e croccante, sembrava si chiamassero fette biscottate, della marmellata ed era persino riuscita ad usare in modo corretta un nuovo marchingegno il quale secondo Stefano si chiamava “Spremiagrumi”.

Mentre preparava tutto ciò teneva in mano i libri di storia che i ragazzi le avevano regalato, erano rimasti stupefatti di quanti ne avesse letti in così poco tempo, ma Euterpe era curiosa, voleva sapere tutto quello che si era persa, tutto quello che era accaduto in quei duemila anni di sonno. Aveva pianto quando aveva scoperto che il grande Alessandro era morto giovanissimo e prima di lui il suo amato Efestione, e che il suo potente impero si fosse sgretolato piano piano a causa dell’avidità degli uomini. Sorpresa che i romani fossero diventati così forti da costruire un impero addirittura più grande di quello greco, la loro storia era durata secoli ma persino loro alla fine si erano frantumati come cocci vecchi. Ogni impero, anche il più grande e potente era destinato alla fine; aveva letto degli Egiziani, dei Sumeri, dei Celti, dei Barbari, e poi il medioevo, la scoperta dell’America, le guerre, le scoperte; gli umani erano cambiati moltissimo rimanendo però uguali a com’erano un tempo. Anche col passare del tempo desideravano sempre le stesse cose. Posando i libri ne prese un altro che la intrigava ancora più degli altri, era la storia della musica nel corso dei secoli. Quando arrivò al romanticismo, dopo aver letto di quel predecessore dell’amato pianoforte chiamato clavicembalo decise di andare a svegliare i due pigroni, era tardi ormai e dovevano andare all’università.

Arrivò alla porta della loro camera ma trovò un foglietto colorato che come per magia restava attaccato alla porta; nel biglietto stava scritto così:

Ciao Euterpe! Buon giorno, questo che vedi si chiama Post It e resta attaccato perché dietro di sé ha della colla. Oggi è domenica e non si lavora e l’università è chiusa. È giorno di riposo in pratica. Lasciaci dormire per favore. Con affetto,Stefano&Leo.

Sorrise a quel biglietto, quante cose stava imparando, i libri di storia potevano spiegarle il perché di tanti avvenimenti accaduti secoli fa ma le cose pratiche, come aprire una scatola, non spaventarsi per la lavatrice, gli ascensori doveva impararlo col tempo e con l’aiuto dei due ragazzi. Quindi doveva aspettare che si svegliassero; mise il vassoio in frigo, d’altronde erano solo le 8 continuando a leggere il libro sulla storia della musica, quando l’ebbe finito però decise di ascoltare le composizioni di quei musicisti che i critici elogiavano in continuazione, in salotto c’era una grandissima collezione di cd divisi in ordine alfabetico e per genere musicale.

Inserì un cd di Mozart la critica con lui era stata eccelsa, lo acclamavano come un vero illuminato; ed avevano ragione. La sua musica era frizzante, vibrava di vitalità, era nuova guizzante e spavalda; come lo era il creatore; tuttavia il suo requiem era di una melanconia palpabile. Era inutile negarlo, quel musicista austriaco era stato una luce nell’oscurità, aveva innalzato la sua arte verso vette ancora più alte. E venne il turno di Beethoven, le sue sinfonie erano incredibili, erano austere, potenti ed impavide, acclamavano alla libertà. Erano stupende. Avrebbe voluto continuare ad ascoltare altri di quei grandi ma venne interrotta dall’arrivo dei due dormiglioni.

Ben svegliati ragazzi, sono le dieci ormai. Venite con me in cucina, vi ho preparato la colazione”

Amore sono morto e finito in paradiso” disse Leonardo con la voce ancora impastata dal sonno, grattandosi la testa.

no tesoro, al massimo siamo finiti sull’Olimpo” rispose ridendo Stefano.

Entrambi avevano addosso solamente i pantaloni del pigiama, quelli di Stefano erano grigi con stampate delle note e delle chiavi di violino mentre quello di Leonardo era azzurro con dei quadri blu; erano tutti e due mezzi addormentati, i capelli ritti in testa come a reclamare la libertà e resistenza contro ogni tipo di spazzole, il petto di entrambi era proporzionato e muscoloso, tuttavia gli addominali di Leonardo erano molto più scolpiti di quelli di Stefano. Erano entrambi bellissimi, e buffissimi con quelle faccine assonnate.

Prese il vassoio dal frigo mentre apparecchiava la tovaglia, Stefano provò a prendere una fetta biscottate ma Euterpe gli schiaffeggiò leggera la mano dicendogli con tono perentorio che era meglio se non mangiava niente subito altrimenti si sarebbe preso una congestione. Era tutto ancora troppo freddo, avrebbero aspettato un pochino. Intanto Stefano si era avvicinato allo stereo guardando Euterpe.

I classici sono i più grandi Euterpe, ma vorrei che sentissi anche questo. È bravissimo, un vero maestro, adoro le sue composizioni. Ascoltalo e dimmi che ne pensi.”

La musica che cominciò ad uscire dalle casse era dolce, quasi triste ma ci si poteva scorgere la speranza. Quelle note erano come magia per lei, parlavano per lei, lei che era la loro creatrice, la loro padrona, la loro musa. Lacrime leggere scorsero sul suo viso rigando le sue gote, nel cuore sentiva ancora quell’antico richiamo per la terra che chiamava casa, per le persone che l’avevano abitata ed amata e che ora non esistevano più da millenni. La sua era una nostalgia  antica che non conosce rimedio, ma almeno le sue sorelle vivevano ancora, ma il loro tempo, i meravigliosi tempi antichi erano perduti per sempre.

Euterpe non piangere, se vuoi la spengo subito!” disse Stefano in preda all’ansia.

Ecco guarda Stefano, la piccola Euterpe si fa in quattro per noi, ha persino usato lo spremiagrumi e noi la facciamo piangere!” rincarò Leonardo.

Non crucciatevi, distendete le vostre fronti increspate- li rincuorò la musa- le mie sono lacrime di nostalgia per quel tempo che mi appartiene e che non tornerà più indietro; ma sono felice, felicissima di essere qui con voi e di poter sentire questa musica meravigliosa. Chi la suona?”

é Einaudi. Il titolo è Le Onde” rispose Stefano.

Bene piccola- disse Leonardo- ora possiamo mangiare visto che non ci dobbiamo preoccupare, ti mostrerò una cosa che per me è quasi meglio del sesso!....scherzo amore, infatti ho detto QUASI!” aggiunse sogghignando alla faccia offesa del suo compagno.

Leonardo prese una scatoletta colorata e aprì il coperchio e subito un profumo pieno, rinvigorente e poderoso, nuovo e dal sapore mediorientale si sparse nella stanza.

Ti prego tesoro, non farla diventare una caffeinomane come te” sospirò Stefano mentre addentava voracemente una fetta biscottata.

Troppo tardi amore. Non vedi come le brillano gli occhi alla piccola? Ha scoperto l’oro degli arabi, la soave sinfonia nera, ha scoperto il caffè”

Non ti avevo mai sentito così poetico amore” aggiunse il musicista con la bocca piena sputacchiando briciole di qua e di là.

è il caffè che mi ispira in tal modo, e non parlare con la bocca piena davanti alle signore. troglodita”

Mentre i due ragazzi battibeccavano teneramente Euterpe era intenta ad ascoltare le melodie che provenivano dallo stereo e ad assaporare quel profumo meraviglioso che diventava via via sempre più potente. Ad un tratto un gorgoglio si spirgionò da quella teiera lucente.

Bene è pronto. Piccola spostati altrimenti ti scotto con la mokka”

Dunque è così che si chiamava, mokka. Che parola bizzarra.

Ma perché mi chiami con l’epiteto piccola Leo?” chiese la musa

Ma ti sei vista Euterpe? Sarai alta un metro e sessanta, e noi siamo alti più di uno e ottanta. Sei la nostra piccolina,ed è un nomignolo, sai nel 21 secolo la parola epiteto non viene nemmeno pensata, figuriamoci detta.” disse sorridendo scompigliandole i capelli.

Erano davvero affettuosi con lei, come se fosse la loro sorellina minore lei li adorava per questo.

Capito, mi piace come nomignolo. Forza Leo, fammi assaggiare questo caffè, solo il profumo è fantastico”

Il caffè era nero, senza latte senza zucchero, come piaceva al ragazzo ed il suo profumo la incantava sempre di più.

Immerse la lingua per provare, era amaro ed era portentoso. Sentiva il sapore dei chicchi sulla lingua ed il suo aroma le annebbiava i sensi, era qualcosa di ineguagliabile. Era buonissimo.

Guardala Stefano! Ho creato un’altra adepta del caffè!” disse orgoglioso il ragazzo. Ed era veramente così, quel caffè l’aveva stregata come non mai.

Era ormai mezzogiorno ed il sole brillava alto nel cielo della capitale; i due ragazzi allora decisero di portare Euterpe a fare un giro per la città. Presero l’ascensore e come la prima volta Euterpe ne rimase atterrita, aggrappata al braccio di Stefano tenne gli occhi chiusi e non volle riaprili fino a quando non sentì le porte aprirsi con un inquietante sussurro.

Quest’oscuro portale sembra porti nell’Orco quando scende, quando risale tuttavia sembra di tornare all’olimpo cavalcando Pegaso, il cavallo alato. È uno strumento infernale.” Disse la musa terrea in viso.

I due ragazzi si guardarono divertiti, quel povero ascensore era l’incubo di Euterpe, che se avesse potuto non avrebbe battuto ciglio al pensiero di poterlo distruggere con le sue mani.

Il sole brillava e un leggero venticello rendeva piacevole camminare per le strade della città eterna, Euterpe in quella brezza riconosceva lo strepitante Zefiro, quel dio che l’aveva sempre amata portando con se le melodie di lei, facendole risuonare in ogni vallata fino al Mare Egeo dalle acque profonde. La sua musica grazie a lui arriva fino ad Itaca ricca di rocce fino a Micene ricca d’oro, da Creta dalle cento città fino all’Ellesponto flutto gagliardo.

I ragazzi per quel giorno le mostrarono il Colosseo, il Foro romano e l’Arco di Constatino. Erano opere meravigliose, le loro colonne erano molto simili a quelle dei templi dov’era vissuta, eppure erano diverse, più giovani, fatte da uomini che avevano conosciuto la sua patria, amata, ma che non ne erano originari. Quelle magnifiche strutture spiccavano intorno a lei orgogliose come a rivendicare i tempi gloriosi di cui avevano fatto parte, erano araldi di antiche glorie e potenze. Ma erano rovine, il loro antico splendore era ancora tangibile, ma si poteva solamente intuire l’antica maestosità che dovevano regalare al popolo sottostante Resistevano impavide e gagliarde combattendo per non crollare, sarebbero rimaste in piedi dimostrando alle nuove generazioni la potenza e l’ingegno di quelle antiche. Coloro che le avevano costruite erano i loro padri, i loro antenati, quelle costruzioni e i loro ideatori e chi le aveva viste ai loro fantastici albori tuttavia erano più giovani di lei, e di secoli. Le opere del suo tempo erano ancora più antiche e aveva visto sui libri dei mortali che altro non erano che delle rovine, come quelle. Il Partenone un tempo toglieva il fiato con la sua magnificenza, tutt’ora meraviglioso e imponente rimane lo scheletro di quello che era, ed altri templi dov’era vissuta sono scomparsi distrutti dal tempo e dall’uomo, città intere soggiogate e distrutte. Il tempo scorre per chiunque e come è giusto che sia ogni cosa ha la sua fine, Atene, l’impero acheo, e quello romano così simile al suo con gli stessi dei ed ideali erano stati sconfitti alla fine ed ora non ne rimaneva nulla se non antichi ricordi. Era sorpresa dal fatto che l’equilibrio temporale non la richiamasse a sé trasformandola in polvere, ma le sue sorelle e gli dei immortali vivevano ancora ed un giorno sarebbe tornata da loro.

Roma era fantastica, ora capiva perché la gente la chiamasse città eterna, il vecchio e il nuovo si mescolavano tra loro creando un ambiente mai visto prima, almeno non da lei; in lei c’era solo il vecchio il nuovo faceva fatica a mescolarsi, ma ci stava riuscendo; un giorno sarebbe diventata anche lei magari come Roma.

Era ormai arrivata la sera ed i ragazzi erano distrutti, Euterpe erano curiosissima e voleva sapere ogni cosa di quello che aveva visto ed i ragazzi erano contenti di accontentarla anche se spesso sapeva più lei di loro, era come una spugna, tutti i libri che aveva letto, tutte le cose che aveva sentito le rimanevano impresse precise nella memoria.

Passarono di fronte ad una costruzione piena di vetrate, era immensa e con intorno alcune piante, la gente soprattutto ragazzi entrava ed usciva reggendo libri. Era una biblioteca, aveva letto molto di esse, erano case dove non si abitava ed erano piene zeppe di libri; Alessandro ne aveva fatto costruire una ad Alessandria d’Egitto ma sfortunatamente era andata perduta per sempre. Guardò speranzosa i due ragazzi e con occhio sognante chiese:

Possiamo entrare in codesta biblioteca?”

Certo!”

Entrarono ed intorno a loro vi erano centinaia, migliaia di libri, era incredibile. Le conoscenze che le erano mancate in quei millenni erano tutte là dentro e lei poteva accederci senza problemi. Nella biblioteca tuttavia vi erano persino dei cd e dei libri sulla musica, prese alcuni saggi sul clavicembalo ben temperato e sul jazz; quei nuovi accordi così passionali esprimevano benissimo i sentimenti dei loro creatori, e la loro cultura. Quella musica nuova veniva da un mondo nuovo, veniva dall’America, da New Orleans. Leonardo era scomparso da un po’ tornando con dei libri polverosi tra le braccia.

Ho pensato che ti potessero piacere” disse sorridendo.

Erano tutte le leggende dell’antica Grecia, quelle che lei aveva vissuto, che aveva visto succedere con i suoi occhi, in più le aveva dato un altro volume su quelle romane, com’era nata Roma, i suoi dei così simili a quelli greci; e in più un poema epico molto simile a quelli di Omero, l' Eneide. Non vedeva l’ora di leggerli, era sempre stata curiosa di sapere cosa era successo a Enea, guidatore dei Teucri dopo aver lasciato Ilio dalle forti torri.

Se ne andarono dopo aver preso quei tomi meravigliosi, avevano dovuto fare la fila ed una signora con delle cose buffissime sul naso, dei pezzi di vetro che le ingrandivano gli occhi facendola sembrare ad un pesce li aveva passati con un altro aggeggio mai visto prima che produceva un suono orribile. Stefano le aveva poi spiegato che la signora portava delle lenti per riuscire a leggere, quei vetri ingrandivano le lettere e si chiamavano occhiali, e che passava i libri con lo scanner per capire quanti libri escono dalla biblioteca ogni giorno per poi rientrare; altrimenti chiunque avrebbe potuto rubare qualsiasi cosa.

Arrivarono al pianoterra del palazzo e la musa non volle sapere di dover rientrare in quell’oscuro portale, disse che avrebbe fatto le scale a piedi, non importava quante fossero, era meglio fare un po’ di fatica pur di evitare quell’orribile scempio. I due ragazzi allora si fecero coraggio e cominciarono a salire gli otto piani che mancavano alla loro porta. Arrivarono al settimo, quando videro una donna di circa 30 anni con i capelli neri come la notte e gli occhi del color dei prati di maggio. Era molto agitata, lo si vedeva da come si passava le mani tra i capelli e continuava a mormorare tra sé e sé. Stefano allora vedendola in difficoltà le si avvicinò per aiutarla.

Signora Martinelli serve aiuto?”

La signora lo guardò come un assetato vede una fonte, gli occhi le brillavano e la speranza era leggibile in prati verdi.

Oh Stefano sì che mi puoi aiutare. Sono disperata, la baby sitter se ne è andata dice che è impossibile stare con Lucrezia, che pretende troppo, che legge troppo che parla troppo. Sai com’è la mia bambina, è vivace ed assimila tutto soprattutto le storie e non le piace sentire sempre le stesse e quindi litiga con le tate ogni volta. Non so più che fare, tu conosci qualche ragazza disposta a tentare la sorte con mia figlia?”

Euterpe aveva ascoltato la donna, voleva un lavoro in quel nuovo mondo, nella musica avrebbe destato troppo scalpore visto che ne era la patrona era superiore alla media, la musica era nata da lei non poteva arrischiarsi di ricevere troppa fama, era molto meglio fare la tata, restare nell’ombra guadagnare qualche soldo e chiacchierare con quella bimba così incredibile.

Signora, se non le reco sgarbo e disturbo, mi offrirei per tale proposta.”

La signora la squadrò dalla testa ai piedi, la musa quel giorno aveva dei pantaloncini corti di jeans e una maglietta a maniche corte, i capelli legati in una coda di cavallo: all’apparenza una normalissima ragazza dell’epoca moderna.

signorina qual è il vostro nome? Le credenziali? Ed abitate qui?”

In suo soccorso arrivò Leonardo in quanto la poveretta alla parola credenziali era sbiancata, non sapeva affatto che significato avesse.

Signora Martinelli, questa ragazza si chiama Euterpe, ha 20 anni, è sempre stata bravissima con i bambini e a raccontare storie inoltre se a sua figlia piace la musica lei è incredibilmente dotata, ed inoltre sì abita qui è la nostra nuova coinquilina.”

La signora alzò un sopracciglio perfettamente curato sbattendo le ciglia lunghe e nere.

la vostra nuova coinquilina? Siete in una puntata di Will&Grace?” chiese beffarda

Tuttavia mi fido di voi ragazzi, signorina Euterpe è assunta per qualche giorno di prova, tra tre giorni deciderò se assumerla definitivamente. Ora io devo andare,io e mio marito abbiamo una cena importante e la baby sitter ha deciso di mollarci proprio questa sera quella sciagurata, noi torneremo tardi, il suo compito comincia in questo istante, portate la bambina pure nel vostro appartamento per un po’ se vuole, ma ci terrei che dormisse nel suo lettino, non vorrei prendere un infarto non vedendola nel suo lettino alla mattina. Si ricordi che domani è lunedì e deve andare a scuola quindi deve andare a dormire presto.”

Ed ecco comparire una bambina di appena 6 anni, era molto simile alla madre tranne che per l’atteggiamento, i suoi capelli erano lisci e lunghi fino alla vita, neri come le ali di un corvo e gli occhi erano due smeraldi splendenti, al loro interno Euterpe riusciva a leggere curiosità, spirito di avventura e voglia di libertà. Era una bambina particolare, diversa, proprio come lei. Guardò con i suoi occhi grandi la madre e con una voce cristallina disse:

Mamma ma è vacanza, la scuola elementare inizia a settembre e l’asilo è chiuso”.

Oddio hai ragione piccola mia. Ma dov’è tuo padre? Siamo in ritardo. Beh signorina Euterpe, se sarà adatta a questo lavoro, e questo vuol dire saper rendere felice la mia piccola intellettuale,non deve viziarla in alcun modo, mandatela comunque a dormire presto, direi per le otto di sera. Se farete tutto questo e se sarete affidabile, il posto sarà vostro e per almeno tre mesi un lavoro molto impegnativo.”

Va benissimo signora” disse Euterpe con un sorriso ammaliante.

Nel mentre era apparso alla soglia un uomo alto, capelli corvini anche lui, ma i suoi occhi erano blu come le acque più profonde del Mare Egeo, le labbra erano piene, come quelle della figlia e si piegarono in un sorriso gentile.

La ringrazio di cuore signorina, ci avete salvato.” Ecco da chi aveva preso la bimba, il suo carattere riflessivo, quelle domande che le si leggevano negli occhi, il suo amore per imparare lo vedeva anche in quelli del padre.

L’uomo si piegò verso la figlia la sollevò e la fece ruotare sopra di lui facendola ridere.

Buona notte piccola mia, divertiti con la signorina e mi raccomando fai bei sogni. Domani mattina farai colazione con mamma e papà come al solito e ci potrai raccontare quello che farai questa sera”. Detto questo la posò nuovamente a terra, prese la moglie a braccetto dandole un bacio leggero sulle labbra, accarezzò teneramente i capelli della figlia e se ne andarono.

Euterpe si girò verso Lucrezia e la guardò in quegli smeraldi che già sentiva di amare.

ciao Lucrezia, mi chiamo Euterpe, che ne dici se ora andiamo di sopra e mangiamo qualcosa? Ti piace la musica Lucrezia?”

La bimba la guardò con i suoi occhi luminosi e le sorrise.

Non so perché signorina, ma secondo me lei è meglio dell’altra tata. Lei sa di storie, di belle storie, e di musica. I suoi occhi sono bellissimi, come quelli che si vedono nei vecchi dipinti dei Musei Vaticani. Sì signorina verrò con lei ed i suoi amici, e la musica mi piace un sacco.”

Benissimo Lucrezia, comunque io mi chiamo Euterpe, un nome abbastanza strano ma a me piace molto, mi dice chi sono.

Ed ora vieni con noi”.

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