Nemesi

di Akiko chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ricordi di lui ***
Capitolo 2: *** I ricordi di lei ***
Capitolo 3: *** I sentimenti di lei ***
Capitolo 4: *** I sentimenti di lui ***
Capitolo 5: *** Amore ***
Capitolo 6: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 7: *** Doppio gioco ***
Capitolo 8: *** Tradimento ***
Capitolo 9: *** Ferite mai rimarginate ***
Capitolo 10: *** Mistero Nero ***
Capitolo 11: *** Si scende in campo ***
Capitolo 12: *** La semifinale ***
Capitolo 13: *** La vendetta ***
Capitolo 14: *** Lacrime di Drago ***
Capitolo 15: *** La finale ***
Capitolo 16: *** Poteri segreti ***
Capitolo 17: *** Prigionieri ***
Capitolo 18: *** Il segreto della Fenice ***



Capitolo 1
*** I ricordi di lui ***


CAPITOLO I. RICORDI DI LUI
 
Il giovane studente si lasciò cadere a peso morto sulla panchina di legno, scolorita e scrostata dalla perenne esposizione alle intemperie, ben nascosta dai folti cespugli di rododendro e dalle betulle dall’altissimo fusto. Con gesto stizzito si allentò lo stretto cravattino rosso che completava la severa divisa del college: accidenti a quell’inutile aggeggio che gli toglieva il respiro! Se avesse potuto lo avrebbe fatto a pezzi, come d’altronde avrebbe volentieri disintegrato tutta quella stupida uniforme.
 
Appoggiò svogliatamente i gomiti sullo schienale di legno, sollevando leggermente il capo in modo che la profumata brezza proveniente dal lago, che si intravedeva appena oltre il rigoglioso fogliame, gli accarezzasse dolcemente il volto teso. Quel posto nascosto, sconosciuto alla maggior parte degli studenti, era una vera e propria oasi di pace e tranquillità. Non a caso l’avevano scelto come luogo prediletto per i loro incontri clandestini. Sempre nell’ombra, sempre lontani da occhi indiscreti, ma per quanto ancora avrebbe sopportato quella situazione? Non erano due banditi e non stavano facendo nulla di male, eppure lei non era disposta a rivelare al mondo la verità, e lui non poteva far altro che accettare, accettare l’idea che fosse contornata da ragazzi e non poter intervenire, vederla ridere e scherzare con i compagni che le sbavavano addosso senza neppure sforzarsi di nasconderlo … accettare … accettare … mandare giù a grossi bocconi quella schifosa gelosia che gli avvelenava il sangue …  accettare ... accettare tutto pur di starle accanto…
 
Si scostò con gesto distratto della mano il ribelle ciuffo di capelli grigi che gli ricadeva d’avanti ai vivaci occhi scuri, solleticandogli le palpebre ed il naso. Incrociò le pupille osservando pensoso quel leggero filo grigio che gli svolazzava di fronte, quel colore era assurdo, avrebbe dovuto cambiarlo, come poteva pretendere che lei dicesse ai quattro venti di stare con lui, quando niente in lui era normale? A partire dal colore dei capelli … ma chi voleva prendere in giro … non era certo la sua capigliatura il reale problema! Lui era un outsider comunque, era lo straniero, il muso giallo, il pezzente venuto da quel rozzo paese con le sue antiquate usanze.
 
Quel branco di viziati figli di papà non facevano altro che ricordarglielo squadrandolo con disprezzo dall’alto in basso ogni volta che lo incontravano, facendo apprezzamenti meschini e considerandolo un infame bastardo, indegno di frequentare la loro scuola, persino di respirare la loro stessa aria.
 
Eppure quando il suo bey saettava veloce, non vi era dubbio su chi fosse il migliore! Ma quelle sfide clandestine, che si svolgevano di notte, nascosti negli anfratti più reconditi dell’imponente struttura del college, non erano sufficienti a riabilitarlo ai loro occhi. Le sfide di bey erano proibite, considerate uno sport ridicolo, indegno di essere paragonato al nobile rugby, al baseball, al basket. Ma quegli idioti, troppo vigliacchi per ammettere che il bey-blade era una vera e propria arte sportiva, ne erano tuttavia affascinati e quasi tutti gli studenti del collage partecipavano a quelle gare proibite. Lui era senza ombra di dubbio il più forte, di notte lo temevano e forse lo ammiravano, ma quando spuntava il giorno quegli ipocriti, dimenticavano le cocenti sconfitte, l’umiliazione per non essere neppure in grado di avvicinare i loro ridicoli bey al suo Dranzen per più di un paio di secondi… se Dranzen glielo permetteva di avvicinarsi altrimenti non facevano neppure in tempo a poggiarsi sul campo di gara!
 
Quelle sfide lo avevano sempre annoiato morte, vi aveva partecipato solo perché all’epoca non aveva niente di meglio da fare. Odiava il senso di inutilità ed infelicità che quelle vuote trottole lasciavano in lui. L’Aquila Rossa ruggiva indignata ad ogni scontro e lui temeva che prima o poi lo avrebbe abbandonato per ripicca se non avesse smesso di umiliarla in quel modo. E così una sera di due mesi prima aveva deciso che sarebbe stata l’ultima volta e  … così fu …
 
-…basta me ne vado siete un ammasso di dilettanti, mi fate schifo!-
 
-Aspetta! Un’ultima sfida-
 
Mi ero bloccato al suono di quella voce melodiosa che avevo sentito più volte nei corridoi al termine delle lezioni. Eppure non osavo credere che appartenesse proprio a… mi voltai incredulo, nascondendo a fatica la mia sorpresa nel trovarmi di fronte proprio Patience Delaney in carne ed ossa.
 
Quante volte l’avevo osservata di nascosto, ogni minimo dettaglio di lei era impresso a fuoco nella mia mente. Odio tutto dell’America: la gente, il cibo, il clima, l’aria, l’odore, la strafottenza e l’arroganza, ma non ero riuscito ad odiare lei … Pat la ragazza più corteggiata del college, una bellezza da far perdere la testa a chiunque. Ci avevo provato ad ignorarla, a fingere di non accorgermi del mio cuore che accelerava senza motivo al suo solo apparire, del vuoto allo stomaco e delle mie mani sudate…  Non mi è stato per niente facile ammettere che neanche io, nonostante la mia perenne aria di “uomo imperturbabile” ero immune a quel fascino fuori dal comune.
 
Ripresi il controllo sforzandomi di non far trapelare nulla al di là della maschera indecifrabile che indossavo da tempo immemorabile -Perché dovrei perdere altro tempo?-
 
-Un ultimo incontro- aveva insistito lei guardandomi dritto negli occhi.
 
-E contro chi?- avevo ribattuto con il mio solito sorrisetto ironico stampato in volto, guardandomi attorno con finta aria annoiata.
 
-Con me-
 
-Cosa?- avevo strabuzzato gli occhi sbigottito - Stai scherzando!-
 
-No, in guardia- aveva intimato per tutta risposta senza scomporsi ed impugnando un dispositivo di lancio bianco come la neve, e bianco immacolato era anche il bey che un attimo dopo roteava minaccioso in mezzo alla pista.
 
Quel vortice immacolato mi stregò trascinandomi con sé in un candido turbine e senza farmelo ripetere due volte lanciai Dranzen.
 
I due bey sfrecciarono veloci come saette, scontrandosi ripetutamente senza mai sbilanciarsi, l’Aquila non fiatò, Dranzen non respinse l’attacco, i bey si respinsero per poi cercarsi di nuovo in una specie di prova di forza, quindi riallontanarsi, vorticando sempre di più.
 
Fu una folgorazione improvvisa, una sensazione sconosciuta, ma paradossalmente familiare.
 
Un attimo, mi ci volle solo un attimo, per percepire il suo bit power.
 
Stupito avevo alzato lo sguardo incontrando gli incredibili occhi color indaco di lei, un colore sconosciuto in Giappone, due pezzi di cielo dal fascino magnetico che in quel momento brillavano eccitati e… soprattutto parlavano, parlavano solo a me, e mi dicevano che anche lei aveva percepito il mio bit.
 
Fu un istante, un impercettibile gesto di assenso che solo noi potemmo cogliere…
 
Un secondo dopo i due bey erano di nuovo in mano ai rispettivi proprietari.
 
Un coro di disappunto si sollevò attorno a noi, nessuno comprese il perché di quella repentina interruzione, proprio quando il duello si preannunciava interessante. Ma noi sapevamo il motivo e soprattutto continuavamo a comunicare in quel misterioso modo. Un’altra sfida, ci stavamo dicendo, noi due soli, lontani da sguardi indiscreti…
 
Non avevamo altra scelta: se i bey erano banditi, i bit power erano persino demonizzati, temuti come il diavolo. Se solo qualcuno avesse scoperto che noi due lo possedevamo, sarebbe stata la fine, avrebbero subito spifferato la verità al preside e i bey incriminati, sequestrati.
 
Ma la nostra sfida era ormai aperta e non poteva concludersi senza che i due bit si scontrassero.
 
Un ultimo sguardo, un definitivo accordo.
 
Mi allontanai, sicuro che avrei avuto presto sue notizie, mentre lei rispondeva alle domande curiose dei presenti, che non sospettavano assolutamente nulla di quanto fosse accaduto. Con uno dei suoi magnifici sorrisi, che facevano ammutolire e perdere la ragione, lasciò tutti senza parole, evitando qualsiasi spiegazione.
 
Sapevo che era solo questione di tempo, ma non mi sarei mai immaginato di trovare, la mattina successiva, un bigliettino, accuratamente ripiegato, infilato nel mio armadietto nel corridoio. Solo poche, ma chiare righe “Alle sei oggi pomeriggio nel boschetto di betulle a sud del lago. P.D” solo le iniziali…ovvio non voleva rischiare che qualcuno intercettasse la sua corrispondenza con l’emarginato...
 
Aspettai con impazienza che le inutili ore della mattinata passassero e mi presentai all’appuntamento con una buona mezz’ora di anticipo. Ma in fondo non ero stato l’unico ad attendere quell’incontro con impazienza, perché pochi minuti dopo il mio arrivo, comparve lei, materializzandosi silenziosamente a pochi passi da me.
 
-Sei pronto?- mi chiese semplicemente senza nemmeno salutarmi. Fui scocciato da quell’accoglienza sbrigativa ma non battei ciglio…
 
Tre… due… uno…lancio!!!
 
I bey schizzarono impazziti divellando zolle di terra e squarciando cespugli spinosi di rosa selvatica, non c’era che dire non era una principiante, controllava la sua trottola con discreta abilità. L’energia dei due bey aumentava, ad ogni loro scontro la sentivo crescere e anche Pat la sentiva, glielo lessi nell’espressione estasiata…quanto era bella…toglieva il fiato…ma non dovevo distrarmi, quello era il momento di liberare l’Aquila Rossa…e se fosse stata una trappola? Una ridicola messa in scena per far uscire il mio bit e farmi sequestrare Dranzen? Poteva quell’angelo essere l’arma che mi voleva ferire? Non mi restava che rischiare, Dranzen era in difficoltà e io non volevo perdere, non con lei, con nessuno… La guardai  e di nuovo i nostri occhi si parlarono…non vi era possibilità di errore e all’unisono il nostro grido si levò alto nel cielo azzurro di quel pomeriggio estivo.
 
-Aquila Rossa vai!-
 
-Fenice bianca attacca!-
 
Magnifici! Due bit power potenti e maestosi: l’Aquila Rossa e la Fenice Bianca vibrarono nell’aria alteri e supremi…ma non vi era scampo l’Aquila Rossa era indubbiamente più potente e Pat non sapeva guidare la Fenice. In pochi secondi la Fenice Bianca chinò maestosa il capo e scomparve nel suo bey che si arrestò ai piedi della padrona.
 
E ora? Sarebbe andata via? Era arrabbiata? Mi odiava?
 
No niente di tutto questo.
 
Recuperò il suo bey e mi si avvicinò sorridendo felice.
 
-Hai vinto. Sei un vero campione ed è stato un onore vedere un bit power così potente in azione…ah io sono Pat…-
 
Uhm! Come se non lo sapessi, quel nome che ripetevo anche in sogno…
 
-…tu sei Kei il Giapponese…-
 
Che voleva dire? Mi irrigidii istintivamente ma, sbirciandola di sottecchi, non colsi né malizia né scherno nella sua voce, anzi proseguì dolce e pacata e ogni sua parola mi accarezzava l’anima, inaridita da quei tristi mesi in quel paese ostile.
 
-Desideravo conoscerti da molto tempo…mi era giunta voce della tua bravura col bey ma non immaginavo tanta perfezione…-
 
-Dai non esagerare…- non era da me fare il modesto ma con lei non mi riusciva di fare l’arrogante spaccone che voleva intimorire il mondo intero.
 
-No dico davvero …io…Kei…io vorrei sapere come hai scoperto la potenza dell’Aquila Rossa e come hai imparato a gestirla così bene…-
 
-Beh è una storia lunga…-
 
-Raccontamela ti prego … ecco sediamoci su quella panchina. Io non ho fretta e tu?-
 
-Fretta? No…no- la seguii sulla panchina e iniziai a parlare, non solo di Dranzen ma di tutta la mia vita, dei miei compagni, delle sfide, della Russia, delle mie vittorie. Il mio cuore esultava perché lei mi ascoltava attenta e avrei parlato all’infinito pur di starle così vicino…
 
Alla fine tacqui. Si era fatto veramente molto tardi, il cielo si stava tingendo di rosso e la sfera incandescente del sole rifletteva i suoi ultimi bagliori sulla superficie piatta del lago.
 
-Che bello il cielo a quest’ora…- disse Pat sospirando- I colori del tramonto mi ricordano le sfumature della tua Aquila Rossa-
 
Incredibile anche io lo avevo sempre pensato!
 
-Kei…-la sentii chiamare esitante
 
-Dimmi-
 
-Io volevo chiederti un favore…credi di potermelo fare?-
 
-Sentiamo di che si tratta- avevo tergiversato per un’innata tendenza alla prudenza, ma ero consapevole che se mi avesse chiesto la luna, sarei corso a prendergliela…
 
-Io vorrei che tu mi allenassi, che mi insegnassi a dominare meglio la mia Fenice…-
 
Mi guardò supplichevole e io quasi mi sciolsi, come un ghiacciolo al sole.
 
-Sì- risposi secco, non perché mi scocciasse, ma perché non riuscivo più a parlare…se avesse continuato a guardarmi così, mi avrebbe senz’altro ucciso…
 
-Dici davvero?- scattò in piedi entusiasta – Che ne dici di domani alla stessa ora qui?-
 
-Si-
 
-Oh non so come ringraziarti! Allora a domani- disse scappando via veloce.
 
Rimasi immobile per parecchi minuti prima di riprendermi da quel fantastico pomeriggio, alla fine mi decisi ad alzarmi e dirigermi verso il dormitorio, finalmente felice come non lo ero mai stato.
 
Ci rivedemmo il giorno dopo, e quello dopo ancora, e ancora…era brava. Imparava in fretta. Come avevo già constatato il suo controllo del bey era quasi perfetto, ma aveva dei problemi a maneggiare la potenza della Fenice…non si concentrava abbastanza, e quel giorno era particolarmente distratta…
 
-Insomma Pat, concentrati!-
 
-Mi sto concentrando!-
 
-Non è vero! Cos’hai?-
 
Fu un attimo magico. Un dialogo che lei tentava di soffocare ma quella nostra misteriosa telepatia era scattata ancora una volta. Richiamai Dranzen allibito…non potevo…non osavo credere che…
 
-Non ho niente Kei, sono solo stanca- disse facendo vagare lo sguardo altrove. Ma sapevo che mentiva. Il mio cuore aumentò i suoi battiti mentre la osservavo che lenta si adagiava sulla panchina allungando le belle gambe davanti a sé, tentando di ostentare un’indifferenza che non provava affatto. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei.
 
-é il tramonto- dissi tanto per rompere quello strano imbarazzo.
 
-Già l’ora dell’Aquila Rossa…che bello mi toglie il fiato il colore del cielo…-
 
-è la stessa cosa che ho pensato quando…- mi bloccai appena in tempo.
 
-Quando?- mi incalzò, guardandomi con il viso in fiamme, non so se era una mia impressione causata dal riflesso del cielo o per una reale emozione che la scombussolava…
 
-…quando ti vedo. Ogni volta che ti vedo penso che sei bella da togliere il fiato Pat-
 
Trattenne il respiro, io impugnai tutto il mio coraggio e la baciai…
 
Una lieve pressione sugli occhi interruppe bruscamente i piacevoli ricordi di Kei. Due mani leggiadre premevano dolcemente sulle sue palpebre.
 
-Uhm…- mugugnò il ragazzo- chissà chi sei…-
 
Appoggiò le sue mani robuste su quelle piccole che gli impedivano di vedere, le accarezzò dolcemente e poi spostò il suo tocco sugli avambracci, i gomiti, per salire lento e delicato sempre più sù….
 
-Ok …ok mi arrendo!- rise felice la ragazza togliendo le mani dagli occhi di lui e circondandogli le spalle. Lo baciò delicatamente sulla guancia, sussurrandogli piano – Lo sai che non resisto quando mi tocchi così….-
 
Kei si alzò, l’afferrò saldamente per i fianchi e in un attimo la sollevò portandola al di là della panca, di fronte a lui. Pat lo lasciò fare fiduciosa, aspettando che lui si riaccomodasse sulla panchina per poi sedersi sulle sue ginocchia, subito circondata dalle braccia protettive di Kei. Si scambiarono un lunghissimo bacio pregno di amore e passione.
 
-Sei in ritardo- sussurrò Kei riprendendo fiato qualche attimo dopo.
 
-Uhm…- mugugnò lei ancora stordita dal bacio mozzafiato del suo ragazzo -Mi…mi hanno trattenuta al club delle majorette, siamo tutti indaffarati per la preparazione della festa di domani…perché quella faccia? Te ne ho parlato no?- disse tentando di dare un tono noncurante alle sue parole, anche se sapeva benissimo quanto Kei odiasse quel tipo di feste.
-Sì- rispose brusco
-Amore che c’è? Perché ce l’hai con me?Lo sai che non mi posso tirare indietro, sono il capitano della majorette e questa festa è inevitabile, dobbiamo rendere omaggio alla squadra di rugby del college che quest’anno ha vinto il campionato…-
-Sì lo so. Non ce l’ho con te-
-Bugiardo, te lo leggo in faccia-
-Insomma Pat! Che pretendi da me?- sbottò infine incapace di trattenersi oltre -Devo far finta di non sapere che quelli della squadra di rugby ti gironzolano intorno come api sul miele? Per non parlare del loro capitano…Peter Sanders…-
-Uffa ancora con Peter! Te l’ho già spiegato, tra me e lui non c’è stato niente di serio, e poi era molto tempo prima di conoscere te-
-Niente di serio, però lo hai baciato!-
-Solo un paio di volte e non mi è piaciuto per niente. Io ho capito cosa vuol dire baciare con te…e non solo- disse birichina aprendo due bottoni della camicia di Kei e infilando veloce una mano per accarezzare la pelle nuda e calda del petto del ragazzo.
-Uhm…- borbottò lui confuso dalle languide carezze di Pat.
-Stasera ti aspetto alla solita ora?- chiese maliziosa, baciandolo lentamente sul collo teso.
-Cosa? Sì…ma dove vai?- chiese stupito, vedendola in piedi, pronta a scappare via.
-Devo andare, sono scappata un attimo con una scusa, ma si staranno già chiedendo dove sia finita-
-E lascia che se lo chiedano-
-Dai non aumentiamo sospetti che già ci sono in giro…-
-E allora? Io sono stufo di fare tutto nell’ombra. Voglio che sia chiaro a tutti che tu sei mia. O forse ti vergogni di dire che stai col “Giapponese”?-
-Non dire sciocchezze! Comunque non mi sembra il momento per discutere di queste cose, a stasera- disse scomparendo oltre gli alberi.
-Pat aspetta!-
 
Ma era troppo tardi, lei era già lontana. 

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Capitolo 2
*** I ricordi di lei ***


CAPITOLO II. I RICORDI DI LEI
 
-Sei sveglia?- chiese piano il ragazzo, scostandosi dal corpo accaldato il leggero lenzuolo di lino colorato.
-Sì…- rispose Pat sistemandosi meglio nell’incavo della spalla sinistra di Kei, facendo aderire i loro corpi nudi, stanchi e soddisfatti.
-Sei silenziosa, a che stai pensando?-
-Sto ascoltando il tuo cuore- disse seria, posizionando l’orecchio proprio sopra la parte sinistra dell’ampio petto imberbe del ragazzo.
-E che ti dice?-.
-Niente di quello che vorrei…-
-E che vorresti?- le chiese giocherellando distrattamente, con una ciocca dei lunghissimi capelli di lei che le ricopriva la schiena bianca come l’alabastro.
-Beh magari un semplice “ti amo”-
-Ma quelle sono robe da commediola di terza categoria!- sbuffò sprezzante.
-A me piacerebbe sentirtelo dire almeno una volta!- replicò asciutta, sollevando la testa e guardandolo dritto negli occhi scuri.
-Ma che serve dirlo? Tanto lo sai che ….- s’interruppe bruscamente volgendo lo sguardo altrove.
-Che?-
-Basta Pat, non fare la bambina. I sentimenti vanno dimostrati non detti. E qui credo di essere più esplicito io- sbottò stizzito, sollevandosi sui gomiti ed agitando le gambe per liberarsi dal groviglio di coperte spiegazzate che avevano lanciato in fondo al letto.
-Che vuoi dire?- Pat si mise a sedere, tirandosi con foga il lenzuolo sul petto per coprire le sue nudità, come se quel gesto la potesse protegge dallo sguardo freddo di lui.
 
Non sopportava Kei quando assumeva quel tono distaccato, la metteva tremendamente a disagio….accidenti a lui! Avevano appena fatto l’amore con passione, bruciando una tra le braccia dell’altro…e… ora le parlava come se fosse un’estranea qualunque!
 
Pat tirò ancora più su di sé il lenzuolo, sino a portarlo all’altezza del mento, incurante delle occhiate interrogative di Kei che appariva perfettamente a suo agio anche senza niente addosso.
 
-Chi è dei due che non vuole che si sappia in giro che stiamo insieme?- proseguì il ragazzo con una smorfia indecifrabile sul volto.
-Uffa Kei! Che cosa vuoi? Che metta fuori le pubblicazioni? E per dire cosa? Non so neanche cosa provi per me!- lo accusò irritata, saltando giù dal letto e infilandosi arrabbiata il pigiama abbandonato sul pavimento.
 
-Non inventare scuse Pat!- l’aggredì lui, vestendosi a sua volta.
-Non sono scuse! Che cosa provi per me? Mi ami?-
-E secondo te che ci faccio qui? Se non ricordi io rischio l’espulsione ogni volta che entro in questa stanza!-
-Per quello che te ne importa di essere espulso, non vedi l’ora di tornartene in Giappone dai tuoi amici! E poi anch’io rischio, che credi!-
-Ma non farmi ridere! La figlia del Senatore Delaney che può rischiare? Una discreta tirata d’orecchi?- la canzonò acido.
-Sei cattivo ed ingiusto! Qui sembra che a me tutto sia concesso e tu invece sia il martire perseguitato!-
-è così infatti- ammise facendosi scuro in volto.
-Ma non fare la vittima! Forse è vero che i nostri compagni sono un po’ diffidenti nei tuoi confronti, ma tu certamente non faciliti loro il compito. Sei sempre così freddo e taciturno. Guardi tutti come se volessi ucciderli se solo osano avvicinarsi a te. Sei arrogante, presuntuoso, indisponente…-
-Ma se sono così meschino perché stai con me?- la interruppe guardandola minaccioso.
-Me lo chiedo anch’io!- sbottò esasperata.
-E allora pensaci con calma, io me ne vado- concluse aprendo la finestra e saltando sul balcone, per scomparire nel buio un attimo dopo.
 
Pat si precipitò alla finestra sporgendosi sul davanzale, trattenne il respiro inquieta sino a che non vide Kei toccare il suolo indenne.
 
Non c’era niente da fare, per quanto la facesse arrabbiare o la ferisse, non riusciva a non preoccuparsi per lui. Lo amava così tanto, perché non lo capiva?
 
Guardò ancora in basso. Niente, se n’era andato…
 
Aveva una gran voglia di piangere, possibile che chiedesse troppo? Gli aveva solo chiesto di dirle che l’amava…Sin dal primo istante, ovvero da quattro mesi, gli aveva donato tutta se stessa senza condizioni, e non si riferiva al lato fisico, o almeno non solo. Si era dichiarata con franchezza, gli ripeteva ogni istante quanto lo amava e quanto fosse importante per lei…ma forse chiedeva più di quanto lui potesse darle…per Kei forse amare era troppo difficile…E comunque questo non cambiava una virgola del sentimento che la pervadeva…
 
Osservò assorta le fronde rigogliose della quercia a pochi metri dinnanzi a lei. Quell’albero era stato il loro fedele complice. Uno dei rami arrivava sino a pochi centimetri dalla sua finestra, per una persona agile come Kei, non era difficile salirvi ed entrare indisturbato nella sua stanza.
 
La rabbia, la frustrazione, la sofferenza, si dissolsero come un’inconsistente bolla di sapone, mentre ripensava alla prima volta che lui era inaspettatamente apparso alla sua finestra…
 
Pioveva a dirotto da due interi giorni… e così neanche quel pomeriggio sarei potuta andare a quello che era diventato un appuntamento fisso, il momento della giornata che attendevo con il cuore in gola.
 
Erano passate tre settimane da quel magnifico pomeriggio in cui Kei mi aveva baciata per la prima volta. Da quel momento i nostri incontri di bey erano diventati un lancio svogliato tra baci appassionati…
 
Non lo so quando esattamente ho cominciato ad innamorarmi di lui, me lo sono chiesta mille volte… A volte credo, e so di essere una sciocca romantica solo a pensarlo, che quest’amore ci sia sempre stato dentro di me e che aspettasse solo Kei per uscire allo scoperto…
 
So che Kei è la mia anima gemella. Ognuno di noi ne ha una da qualche parte, dispersa chissà dove, il problema è trovarla…molti la cercano per tutta la vita senza riuscirci…altri la incontrano per caso sulle rive di un lago, all’ombra di un cielo infuocato dagli ultimi bagliori del  sole…
 
So di piacergli e so, che a modo suo, mi vuole bene, ma non mi basta. Lo amo immensamente e ciò mi rende terribilmente insicura…ho paura di essere la sola a provare un sentimento così grande, che a volte  sfugge ad ogni mio controllo…eppure non riesco a negargli niente…Il solo pensare a lui mi fa morire di voglia di vivere…
 
Anche quel giorno, come ormai é mia consuetudine ogni istante della giornata,  stavo pensando a lui. Guardavo desolata la pioggia che scendeva copiosa,  sbattendo violenta contro il vetro della mia stanza. Le quattro e un quarto…che rabbia! Il solo pensiero che in quel momento potevo essere tra le sue braccia, ad illanguidire sotto la tenera pressione delle sue labbra, mi faceva salire il sangue alla testa…
 
Inveivo contro il tempo, la sfortuna, il mondo intero, quando sentii un colpo più forte alla finestra. Non poteva essere la pioggia e non stava neanche grandinando. Mi avvicinai titubante alla vetrata e feci un balzo all’indietro per lo stupore, quando scorsi il bellissimo volto di Kei oltre il vetro, bagnato fradicio, con i capelli ribelli completamente inzuppati e gli abiti incollati al corpo.
 
Spalancai la finestra, lui spiccò un balzo e, in un solo attimo, era all’interno della mia stanza, a pochi passi da me, bello e fiero come sempre.
 
-Non sopportavo un altro giorno senza vederti- mi disse semplicemente guardandomi dritto negli occhi e facendomi tremare le ginocchia.
 
È uno scombussolamento che non riesco neanche ora a dominare, ogni volta che mi specchio in quelle pozze profonde che sono i suoi occhi, il mio cuore esplode di felicità...
 
E felice, mi gettai tra le sue braccia.
 
-Calma Pat, ti bagnerai- brontolò accennando un sorriso.
 
È impossibile pretendere di più, Kei non ride mai…ora che ci penso non lo ha mai fatto in mia presenza…ma Kei sa ridere?
 
-Guarda come sei ridotto! Ti prenderai un malanno. Togliti tutto Kei- dissi d’impulso.
-Tutto?!?!- mi chiese guardandomi malizioso.
Sentii un’ondata di calore salirmi al volto e un attimo dopo le mie guance erano in fiamme…un altro impercettibile sorriso sul suo volto…il mio imbarazzo lo divertiva un mondo, glielo leggevo in faccia…bastardo…dolcissimo, amatissimo bastardo…
 
-Si…ma…tu… non ti preoccupare, cerco qualcosa che ti vada bene- blaterai allontanandomi in fretta.
 
Scovai in fondo all’armadio, un’orribile vestaglia rosa confetto con il collo adornato di piume di struzzo, un capo che avevo comprato in un attimo di follia e che avevo indossato una sola volta in occasione di una festa in maschera. Un indumento veramente indecente…ma se lo meritava… ovviamente la mia era una provocazione, volevo solo vendicarmi per la sfacciataggine di poco prima, per avermi messa in imbarazzo e soprattutto per essersi preso gioco della mia timidezza.
 
Non mi sarei mai aspettata che accettasse senza obiettare…ma lui, cocciuto come un mulo, nascose la sua perplessità dietro un’impenetrabile maschera d’indifferenza e si avvolse nell’osceno tessuto, non prima di essersi tolto sino all’ultimo indumento…
 
Si accomodò tranquillamente sul bordo del mio letto, guardandosi attorno curioso, apparentemente a suo agio, come se niente fosse. Ero talmente allibita per la sua reazione, o meglio non reazione, che non riuscii neanche a ridere, nonostante fosse veramente buffo…anche ora il solo ripensarci...
 
Stesi i suoi abiti in bagno, arrossendo ancora una volta mentre sistemavo in fretta i suoi boxer neri sullo stendino.
 
Tornai da lui…Come era comico infagottato in quel mantello rosa, con i capelli scompigliati ancora umidi e le piume che gli solleticavano il viso, sembrava un innocuo pulcino. Questa volta non mi trattenni e scoppiai a ridere senza ritegno. Lui mi osservò serio, aumentando la mia ilarità, tanto che alla fine mi dolevano tutti i muscoli della faccia e della pancia.
 
Quando mi calmai, mi avvicinai a lui con ancora le lacrime agli occhi -Hai freddo?- gli chiesi divertita concentrandomi per rimanere seria. Il suo silenzio, in fondo, mi inquietava…
 
-No…anzi sì- disse trapassandomi con i suoi occhi che ardevano di un inconsueto calore. Mi afferrò una mano ed io deglutii nervosamente mentre ogni traccia di divertimento scompariva dal mio viso.
 
-Scaldami tu…- sussurrò trascinandomi sul letto con lui.
 
Dovevo avere un’espressione alquanto spaventata perché aggiunse, con un tono dolcissimo che non scorderò mai, -Non avere paura, non farò niente più di quello che mi lascerai fare-
 
Eh…sapeva di andare sul sicuro? Aveva già capito che non avevo né la forza né la volontà di negargli nulla?
 
Non lo so…comunque si era sbagliato: non avevo paura.
 
Ero solo disorientata…stava accadendo tutto con una naturalezza che non avrei mai creduto possibile. Avevo sempre immaginato la mia prima volta come una decisione ponderata…Tra le mie principali doti annovero, con una certa fierezza, la razionalità ed il buonsenso…Ma in quel momento, in me, non esistevano più né l’una né l’altro, annientate dai baci sensuali di Kei, dalle sue mani esperte che già si muovevano su di me, dai suoi occhi più profondi degli abissi…
 
Non provai fastidio, né vergogna, anzi l’imbarazzo di poco prima, mi sembrava ora inopportuno ed infantile…
 
Tutto fu naturale ed estremamente semplice: fare l’amore con Kei fu la decisione più semplice della mia vita.
 
Forse avrei dovuto pensarci di più, a sedici anni certe decisioni non andrebbero prese così a cuor leggero, ma accadde… e mentre lui entrava in me, stando bene attento a non farmi male, stringendomi contro il suo sesso con infinita cautela, ebbi la certezza che non stavo commettendo alcun errore, che così doveva essere …
 
Forse é troppo semplicistico chiamare in causa il destino per spiegare le nostre azioni, ma la mia non è vigliaccheria, io so che cosa ho fatto…  
 
-…e soprattutto non me ne pentirò mai…ti amo stupido testone…perché sei così cieco e freddo?- sussurrò Pat ponendo fine a malincuore al filo incessante dei suoi pensieri.
 
Chiuse le imposte sospirando rassegnata: per quella notte, non sarebbe tornato indietro.
 
Si infilò nel letto che ancora trasudava il calore dei loro corpi uniti, soffocò, senza riuscirci, un singhiozzo contro il cuscino, mentre uno struggente senso di perdita le opprimeva il petto impedendole di dormire. 

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Capitolo 3
*** I sentimenti di lei ***


CAPITOLO III. I SENTIMENTI DI LEI
 
Pat si guardò allo specchio, stentando a credere che quel volto spettrale su cui spiccavano due occhi rossi e gonfi appartenesse a lei. Eppure era così. Si era addormentata dopo molto tempo, stremata dalle sue stesse lacrime.
 
-Kei…Kei…Kei…-
 
Basta! Perché doveva disperarsi per i capricci di quell’incomprensibile ragazzo, sempre arrabbiato con il mondo, in lotta con tutto e tutti? Che c’entrava lei se lui non era in grado di amare nessuno, neanche se stesso?
 
Basta! Non voleva più essere la vittima involontaria della sua cattiveria, non voleva più pensare a lui…almeno per quel giorno…
 
Si concesse una lunga doccia, che cancellò in parte i segni delle lacrime, ridonandole una timida parvenza di serenità anche se non riuscì a cancellare del tutto l’espressione desolata annidata nelle sue iridi chiare. Si vestì ed uscì dal dormitorio femminile, dirigendosi verso la sezione del college che ospitava le aule di lezione, determinata a tenere la sua mente ben lontana da quel demonio dallo sguardo d’acciaio che le aveva rubato il cuore.
 
La mattina passò lenta e monotona e nel pomeriggio Pat era indaffarata ad apporre gli ultimi ritocchi ai preparativi per la festa che si sarebbe svolta quella sera. Le ragazze del club delle majorette, le ruotavano tutte attorno, ancora più del solito, chiamandola e cercandola per ogni minima sciocchezza, come se solo lei fosse in grado di risolvere i problemi.
 
Pat era al limite della sopportazione, aveva i nervi a fior di pelle ed il suo umore peggiorava di minuto in minuto. La desolazione, che aveva provato appena sveglia e che nel corso della mattinata era stata costretta a nascondere a tutti, rincominciò prepotentemente a farsi strada.
 
Con la coda dell’occhio sbirciò per l’ennesima volta l’ora, le quattro meno dieci, sospirò sconsolata mentre gettava su una sedia gli stupidi addobbi di fiori intrecciati che stava sistemando in un angolo della sala. Era inutile lottare contro se stessa, era una battaglia persa in partenza. Maledizione! Pat si morse con rabbia il labbro, cercando di soffocare la frustrazione che la stava sopraffacendo…e come volevasi dimostrare, tutta la sua determinazione a togliersi Kei dalla testa era crollata nel nulla, come un’inconsistente bolla di sapone. Non ci poteva fare niente, desiderava solo raggiungere il più in fretta possibile il loro luogo segreto, il suo cuore se ne fregava della sua dignità e del suo orgoglio, voleva solo andare da lui. Non c’era verso di convincere la sua anima disubbidiente che quello stupido non meritava la sua resa. Eppure, constatò con un sospiro rassegnato, nessuna razionale riflessione era in grado di contrastare il primordiale richiamo a cui ogni cellula del suo corpo sembrava soggiogata.
 
Senza essere neppure accorta, aveva già raggiunto la porta d’uscita, pronta a sgattaiolare fuori inosservata, quando la voce squillante di Marion la bloccò.
 
-Marion…che c’è?- chiese celando a fatica il suo disappunto.
-Abbiamo un problema con l’impianto audio, puoi dare un’occhiata nella cabina del DJ?-
-Io? Ma che posso fare io? Chiama un tecnico…-
-Dai Pat, magari è una stupidaggine e la puoi risolvere da sola, sei così brava, hai sempre occhio per tutto…-
-Veramente avrei da fare…-
-Cosa?-
-Uhm….- che cosa poteva inventare? Forse si trattava di un contrattempo che poteva risolvere in pochi minuti -Ok vado a vedere, ma non potete fare affidamento su di me per ogni cosa, sono umana anch’io…-
-Eh via Pat! Lo sai che sei la nostra leader, tutto ciò che fai è ben fatto.,.-
-Basta Marion, mi fai arrossire- si schermì la ragazza accennando un sorriso di circostanza e avviandosi in fretta verso la scaletta di ferro, ben celata dietro a dei pannelli scuri, che portava alla piccola stanzetta del DJ.
 
Nella saletta, chino sul pannello di controllo dei compact disc, vi era Peter Sanders che armeggiava distrattamente con delle levette colorate.
 
-Allora che c’è?- chiese sbrigativamente Pat nascondendo la sorpresa di trovare Peter lì.
-Ah ciao... Non lo so, questo coso non vuole saperne di funzionare- protestò il ragazzo con un tono affettato che insospettì Pat.
-Hai controllato che le spine siano inserite?-
-Sì ma non si accende-
-Fai vedere- disse lei aspettandosi che Peter si facesse da parte.
 
Con la sua robusta stazza di rugbista e l’imponente altezza che superava il metro novanta, Peter faceva sembrare quel luogo ancora più angusto, impedendole di vedere qualsiasi cosa oltre all’ampio petto del ragazzo e alle sue spalle poderose che lo avevano reso uno dei più temuti avanti*del college.
 
-Peter ti vuoi spostare?- chiese esplicitamente, lanciando un’occhiata furtiva al suo orologio che segnava già le quattro e cinque.
-Senti Pat, visto che sei qui ti devo chiedere una cosa….- iniziò il ragazzo con il suo affascinante sorriso, tanto apprezzato dalle ragazze.
 
Anche Pat, una volta, era stata aggirata da quel sorriso che credeva spontaneo, ma le ci erano voluti pochissimi giorni, per rendersi conto che il ragazzo non era l’aitante sportivo di cui si era invaghita, ma un pallone gonfiato, borioso, superficiale ed egocentrico.
 
-Dimmi- concesse esasperata, osservando il volto angelico del capitano contornato da una folta chioma di capelli biondissimi.
-Stasera ti va di venire alla festa con me?-
-Ci sarò senz’altro alla festa come capo del comitato organizzativo…-
-Ma io non ti ho chiesto se sarai alla festa, ma se ci vieni assieme a me…-
-Credevo di essere stata chiara! La nostra è una storia vecchia e per me è finita da un pezzo. Mi spiace Peter, tu per me sei solo un amico, come tutti gli altri. Non verrò alla festa come la tua ragazza- tagliò corto Pat tentando di mantenere un tono cordiale, nonostante ormai le fosse chiaro che il guasto all’impianto non era altro che un meschino inganno ordito dal ragazzo -L’impianto funziona benissimo vero?- chiese bruciapelo, fulminando il giovane uomo con un’occhiata carica di rimprovero.
-Sì, scusami, è un piccolo favore che avanzavo da Marion…-
-Non me ne importa niente dei pasticci che combinate tu e Marion, ma lasciatemi fuori. Se non lo avessi capito la mia unica e definitiva risposta è no, non verrò alla festa con te- sbottò furiosa, maledicendo quella che sino a quel momento aveva considerato una sua amica. Al diavolo la diplomazia e le buone maniere! Al diavolo l’amicizia fasulla ed i sotterfugi! Accidenti ma perché era circondata da gente così insulsa?
 
-Kei… Kei… Kei…amore tu sei così diverso da tutti loro…amore mio aspettami ti prego…-
 
-Non essere così dura- piagnucolò il ragazzo credendo di intenerirla con quel tono remissivo, tentando di accarezzarle una guancia arrossata dall’ira.
 
-Non ci provare Peter, è inutile- disse categorica, arretrando di un passo ed allontanando la mano del ragazzo con un gesto stizzito, come se si trattasse di un insetto molesto.
-C’é un altro?- chiese lui insospettito da quella reazione così insolita per l’indole docile della ragazza e, soprattutto, non capacitandosi di tanta insensibilità per le sue innate doti di seduttore.
-Non sono affari tuoi-
-Allora è così. Lo sospettavo…dimmi chi è!-
 
Pat si limitò a scuotere la testa con una smorfia sprezzante dipinta in volto. Ma come aveva potuto prendersi una cotta per quell’essere insignificante?
 
Girò sui tacchi ed uscì velocemente, precipitandosi all’uscita secondaria. Un attimo dopo attraversava, correndo, il prato verde… erano le quattro e venticinque…forse Kei la stava ancora aspettando…
 
*Una squadra di rugby è costituita da un gruppo di “avanti” che si azzuffano per conquistare la palla e passarla al “ mediano di mischia” che la raccoglie e lancia ai “trequarti”, i quali corrono passandosela l’un l’altro nella speranza di fare meta. Dietro a tutti vi è “l’estremo” che ha l’ingrato compito di correggere gli errori dei compagni 

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Capitolo 4
*** I sentimenti di lui ***


CAPITOLO IV. I SENTIMENTI DI LUI
 
Era solo uno stupido! Perché era lì, in quel covo di fighetti rammolliti? Per lei…e per chi altro se no? Chi era l’unica persona che poteva comandare a suo piacimento i pensieri e le emozioni di Kei Hiwatari? Solo lei aveva questo immane potere…ed il colmo era che non sembrava rendersene conto! Che ingenua la sua bellissima Pat! Per certi aspetti era ancora una bambina credulona…voleva sentirsi dire che l’amava, ma che serviva dirlo se la realtà era così evidente?
 
-Pat…Pat...Pat..ma possibile che non ti renda conto di ciò che mi hai fatto, che mi fai? Io impazzisco senza di te…mi sei più indispensabile dell’aria che respiro…-
 
Abbattendo anche l’ultima tenace reticenza, Kei varcò l’imponente portone di scuro palissandro ed avanzò con passo sicuro attraverso l’ampio salone messo a disposizione dal college per le feste studentesche.
 
L’aveva aspettata al loro solito posto sino alle quattro e venti, ma lei non era venuta e così aveva deciso di andarla a cercare.
 
Eccolo lì il fiero e altero Hiwatari, che rinunciava al suo orgoglio, andava da lei con il capo chino e la coda tra le gambe…e lei gli chiedeva se l’amava? Pazza…solo una pazza poteva non capire!
 
Si guardò attorno con fare apparentemente indifferente, scostandosi distrattamente un ciuffo di capelli ribelli dal volto.
 
Una figura si materializzò al suo fianco -Ciao posso aiutarti?- chiese una voce civettuola.
 
Kei si volse lentamente squadrando con la sua espressione imperscrutabile, la ragazza a pochi passi da lui. Esaminò con una sola occhiata i lunghi capelli corvini, gli occhi ambrati e l’abbigliamento succinto…Marion…l’amica di Pat.
 
Marion ebbe un improvviso tuffo al cuore. Che sguardo strano aveva quel ragazzo e lei era la prima volta che lo osservava così da vicino.
 
A sua insaputa, Kei era piuttosto popolare tra le giovani ragazze del college, ma nessuna aveva amai osato avvicinarlo, non solo per paura del giudizio dei ragazzi di buona famiglia, che non lo sopportavano per il suo cupo fascino e perché assolutamente imbattibile con il suo bey, ma anche per l’atteggiamento poco amichevole del Giapponese, che non incoraggiava certo alcun approccio. Ma Marion era spigliata ed allergica alle convenzioni sociali. Più di qualche volta si era cacciata in qualche guaio, consapevole che tutto le era concesso, senza spiacevoli conseguenze, grazie alla sua potente e ricca famiglia. Già da qualche tempo aveva messo gli occhi sul tenebroso ragazzo ed ora finalmente le si presentava la giusta occasione per avvicinarlo. Non le importava niente del giudizio della gente e, mentre si specchiava in quegli occhi freddi e selvaggi, riconobbe che ne valeva proprio la pena, Kei era semplicemente favoloso! E poi, in fondo erano tutti abituati ai suoi colpi di testa, uno in più non avrebbe fatto alcuna differenza. Lei era la ribelle, la testa matta… la perfettina era Pat, la ragazza modello senza grilli per la testa, era la sua cara amica Pat. Cara… in realtà lei se la teneva solo per comodo, ma quanto era noiosa…prima in tutto: a scuola, nello sport, mai un colpo di testa, una follia… che vita piatta conduceva quella insulsa ragazza! Invece lei aveva bisogno di sale e pepe nella sua vita, e Kei era proprio il diversivo che le serviva.
 
-No, volevo solo vedere come proseguivano i preparativi- disse vago guardandosi ancora in giro.
 
-Bene, come vedi. Tutto è pronto per stasera, mancano solo piccoli dettagli ma stiamo sistemando anche quelli. Verrai anche tu alla festa stasera?-
 
-No- rispose secco.
 
-Ah no? E allora perché sei qui?-
 
-Te l’ho detto, ero curioso. Non si parla d’altro in tutto il campus e volevo vedere che ci fosse di tanto speciale. C’è solo questo salone?-
 
-Sì non ti basta? Può contenere sino a un centinaio di persone, più i tavoli ed il bar. C’è anche il patio sul retro e la saletta del DJ-
 
-La sala DJ?-
-Sì, quella lassù- disse la ragazza indicando la cabina scura che sovrastava la sala. Il vetro unidirezionale opacizzato impediva di vedere l’interno della cabina da dove il DJ dominava la pista da ballo.
 
-E chi c’ è ora nella sala DJ?-
 
-Chi c’è? Patience Delaney e Peter Sanders. Stanno sistemando l’impianto ufficialmente….in realtà, se conosco Peter, starà supplicando Pat di rimettersi con lui, sai stavano insieme una vota…ma chissà che deciderà di fare la principessina, secondo me le piace troppo essere corteggiata, ma tu sai di chi sto parlando?- Marion aveva pronunciato l’ultima frase con una nota di cattiveria nella voce.
 
Kei osservò con più attenzione la mora al suo fianco. Gli ci era voluto un attimo per comprendere che la prosperosa mora era invidiosa di Pat e, a suo avviso, ne aveva tutte le ragioni: nonostante le curve mozzafiato, che mostrava con tanta disinvoltura, non possedeva neanche la metà del fascino di Pat!
 
E così Pat era lì dentro
 
-Pat sei realmente lì dentro con quel deficiente?Se solo potessi verrei lì e gli spaccherei il muso…se solo osa toccarti…ma tu ti lascerai toccare?-
 
Il ragazzo sentì la morsa della gelosia contorcergli le viscere, strinse forte i pugni tentando di controllare i suoi istinti omicidi. Era inutile stare lì a rimuginare, doveva vederla al più presto o sarebbe impazzito.
 
-Va bene- disse
 
-Va bene cosa?- ripeté Marion perplessa.
 
-Verrò alla festa-
-Davvero!? Ti aspetto alle nove allora….dove ci troviamo?- cinguettò euforica non potendo credere a quella resa così repentina.
 
-Qui-
 
-Ma no… vediamoci prima, facciamo due passi e….-
 
-Qui ho detto. Alle nove- tagliò corto lui allontanandosi in fretta e lasciando la ragazza a bocca aperta. 

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Capitolo 5
*** Amore ***


CAPITOLO V. AMORE
 
Patience entrò nella grande sala con un sorriso di circostanza ben stampato in volto. Come consuetudine, il suo arrivo attirò molti sguardi ammirati e mormorii lusinghieri si levarono dai vari angoli della stanza. Ormai avrebbe dovuto essere avvezza alle approvazioni e ai complimenti più o meno espliciti che leggeva sul volto di chi incrociava il suo sguardo, ma proprio non riusciva ad abituarsi a tutta quell’attenzione, in fondo era una creatura fondamentalmente timida e, a volte, non le sarebbe dispiaciuto passare del tutto inosservata, soprattutto quando il suo umore era pessimo, come quella sera.
 
La sua aria triste, comunque, non toglieva niente alla sua rara bellezza, il colore indefinito dei suoi occhi era solo più spento del solito, e la piega della bocca leggermente forzata, ma solo chi la conosceva a fondo poteva notare quei minuscoli dettagli e nessuno in quella sala poteva dire di conoscere a fondo Patience Delaney.
 
Aveva scelto un abito di leggero velluto nero con una gonna a pieghe morbide che le svolazzava maliziosa attorno alle gambe nude, la scollatura non era esagerata, ma sufficiente per far intravedere l’attaccatura del seno, le spalle candide erano libere come il collo, i lunghissimi capelli biondi raccolti in una semplice treccia, tenuti fermi da un elastico di luccicanti swarovski, unico gioiello ad abbellire quella delicata figura. Il taglio dell’abito era nel complesso semplice ma elegante, come piaceva a lei, il colore invece era orribile, detestava il nero e forse quello era l’unico capo di quel colore presente nel suo guardaroba, ma quella sera le era sembrato di non avere alternative: il nero era l’unico abbinamento possibile con il suo umore tetro!
 
Si avvicinò al gruppetto delle sue amiche, appostato in un angolo della sala accanto ad uno degli innumerevoli tavoli del buffet riccamente imbanditi. Pat osservò perplessa i volti divertiti delle ragazze, registrò i bisbigli spezzettati e le risatine cospiratrici. Inarcò le sopracciglia stupita, non comprendeva la causa della strana eccitazione che serpeggiava nell’aria.
 
-Che succede? chiese passandole velocemente in rassegna con lo sguardo -Dov’è Marion?- aggiunse notando la sospetta assenza dell’esuberante amica. Aveva ancora un conto in sospeso con lei, ed era intenzionata a risolverlo una volta per tutte, non avrebbe più tollerato intromissioni nella sua sfera sentimentale.
 
-Come non lo hai già saputo? Marion ha fatto un’altra delle sue follie- le disse Flo, una florida ragazza del quarto anno, sghignazzando seguita a ruota dalle altre componenti del gruppo.
 
Pat afferrò un bicchiere di succo d’ananas, quindi era Marion, o meglio una delle sue geniali trovate, la causa di tutto quel chiasso -E cioè?- domandò più per cortesia che per reale interesse, figurarsi se in quel momento le poteva importare di quella testa calda. No decisamente non aveva alcuna voglia di sentire l’ultima prodezza della sua folle amica…
 
-Sai con chi verrà alla festa stasera?- squittì Jessica afferrandola per un braccio per farle meglio capire che la rivelazione era del tutto confidenziale.
 
-Ovviamente no…- replicò Pat lasciandosi trascinare nel capannello di teste che si era stretto attorno a lei.
 
-Col Giapponese- esclamò Flo, ridacchiando come un’oca giuliva tirando una gomitata complice a Pat.
 
La ragazza si sentì gelare -Cosa hai detto?- biascicò sbiancando.
 
-Vedi? Hai avuto la stessa reazione che abbiamo avuto noi alla notizia- la incalzò l’amica interpretando la strana reazione di Pat come stupore - E chi se lo aspettava? Certo è molto carino, ce ne siamo accorte tutte, ma é così lunatico ed intrattabile, secondo me è una specie di maniaco…mi fa anche paura…- Flo continuava a parlare ininterrottamente con in sottofondo i commenti di approvazione delle amiche, ma Pat non la stava neppure ad ascoltare, una nube scura le era scesa nel cervello e nulla riusciva a penetrarvi. Solo l’ultima esclamazione ebbe il potere di scuoterla – Zitta! Eccoli!-
 
Pat si voltò di scatto, l’espressione rigida ed assente. No non voleva credere ai suoi occhi! Non poteva crederci. Avrebbe preferito sprofondare nei meandri della terra, piuttosto che vedere quella scena disgustosa.
 
Marion, fasciata in un miniabito fucsia, che non lasciava proprio niente all’immaginazione, era avvinghiata al braccio di Kei, sfacciata e infida come un cobra attorno ad un bastone.
 
Il volto del ragazzo, che per l’occasione indossava un impeccabile completo scuro dal taglio semplice ma di gran gusto, era imperscrutabile, freddo e distaccato come sempre. Quello sguardo con cui teneva a bada il mondo, quella freddezza che lo proteggeva da tutto e tutti, che era allo stesso tempo la sua protezione ma anche la sua prigione. Quello sguardo che lei credeva di conoscere sino in fondo, che le faceva esplodere il cuore di felicità ma anche che sapeva annientarla con terribile facilità. Pat non temette il confronto, non in quel momento in cui le sembrava di aver perso tutto, allacciò le iridi di Kei e le imprigionò nelle sue. Colse un repentino cambiamento nei lineamenti del ragazzo ed un lampo fugace attraversare i suoi occhi grigi nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono… o se lo era solo immaginato?
 
Purtroppo Peter scelse proprio quel momento per frapporsi tra Pat e Kei, interrompendo quell’attimo di speranza a cui Pat si era aggrappata.
 
-Ehi ma che combina Marion?Che ci fa con quello lì?- sbottò stizzito indicando la coppia con un gesto del capo. La domanda era rivolta a Pat, ma la ragazza era troppo sconvolta per rispondere e si limitò a guardarlo senza comprendere, limitandosi a stringere forte il bicchiere di succo di frutta tra le mani ghiacciate.
 
-E chi lo sa? Un’altra delle sue- commentò Flo ridacchiando come un ebete, mentre allungava il collo oltre le spalle di Peter per vedere la strana coppia che spariva tra la folla.
 
-Beh dovrà darci delle buone spiegazioni. Ma ora non roviniamoci la festa, c’è talmente tanta gente stasera che non sarò costretto a vedere quel bastardo muso giallo … vieni Pat, ti va di ballare?-
 
Niente. Non sentiva niente, non riusciva a pensare né a parlare. Appoggiò il bicchiere sul tavolo e abbassò il capo, Peter la osservò dubbioso ma decise di interpretare quello strano comportamento come un assenso e, prendendola per mano, la condusse al centro dell’area adibita a pista da ballo.
 
Le note calde di The power of love si levarono nell’aria e Peter la cinse, appoggiò la mano sulla schiena della ragazza e l’attirò a sé, Pat lo lasciò fare, insensibile a tutto. La musica però non riusciva ad escluderla. Troppo intensa, la voce di Helene Fischer si insinuava facilmente tra le falde del fragile muro che aveva eretto tra sé e la visione di Kei, del suo Kei, con un’altra.
 
Sono così innamorato di te
I sogni sono come angeli
Tengono a bada il male, a bada il male
L'amore è la luce
Spaventando il buio per allontanarlo
Sono così innamorato di te
 
No no no…qualsiasi cosa…qualsiasi cosa era preferibile a quello strazio…
 
La forza dell'amore
Una forza dall'alto
Che pulisce la mia anima
Purifica il desiderio
Amore con lingue di fuoco
Purifica l'anima
Fa dell'amore il tuo obiettivo
 
Come di adattavano quelle note a ciò che provava in quel momento. Amore con lingue di fuoco. Il fuoco di Kei. Il fuoco dell’Aquila Rossa.
 
Un flash, più veloce di un lampo – Hicaru è il mio nome-
 
Pat tremò talmente forte che anche Peter se ne accorse – Che c’è? Stai male?- le chiese osservandola attento.
 
-N..non..non lo so- balbettò confusa- andiamo a sederci per favore- lo implorò appoggiandosi esausta a lui. Il ragazzo la sorresse e dolcemente la condusse nella zona bar dove erano disseminate sedie e divani dai vari colori. Fece accomodare Pat su un divano rosso cupo –Vado a prenderti qualcosa?-
 
-Dell’acqua … grazie-
 
Il ragazzo si allontanò e Pat strinse forte le mani in grembo. Cos’era stato? Non riusciva a capire che cosa avesse udito …. Non ricordava le parole ma la sensazione quella sì, era ancora vivida, la scuoteva nelle viscere: forte e intensa come il mare risucchiato dal ciclone. Non le era mai successo nulla di simile prima. Aveva paura, un dannata, immotivata paura.
 
-Kei amore aiutami…- bisbigliò in preda al terrore ma non Kei bensì Peter si materializzò al suo fianco – Ecco l’acqua- le disse sedendosi sul divano vicino a lei, troppo vicino. Pat beve un lungo sorso sperando di ritrovare un po’ di lucidità. Stava forse impazzendo?
 
-Piccola va meglio?- le mormorò il ragazzo sfiorandole l’orecchio con le labbra e cingendole le spalle– Sei gelida, vieni qua che ti scaldo io-
 
Un brivido di repulsione le partì veloce dalla zona di pelle nuda a contatto con le mani del giovane rugbista -Peter per favore- protestò irrigidendosi e ritraendosi sul divano.
 
-Che c’è? Sei così tesa, dai lasciati andare- le propose suadente cercando di eliminare lo spazio che Pat era riuscita a frapporre tra loro, rintanandosi nell’angolo estremo del divano.
 
-Non mi toccare- lo minacciò cupa, la rabbia e la stizza per quell’invasione prepotente le stava facendo recuperare in fretta il lume della ragione. Ma lui non era certo intenzionato a cedere e le sfiorò la guancia terrea -Peter per favore- sbottò decisa scostandosi infastidita, liberandosi del tutto dallo stato di torpore in cui era precipitata.
 
-Che c’è?-
 
-Te l’ho già detto oggi e sono stufa di ripetermi all’infinito:sei solo un amico e nulla più!-
 
-Ma se ti lasciassi andare Pat…riproviamoci- insistette il ragazzo allungando nuovamente la mano per cogliere una ciocca sottile sfuggita alla lunga treccia.
 
-Non mi toccare- lo ammonì minacciosa alzandosi nel momento stesso in cui una presa ferrea bloccava il braccio del capitano di rugby, teso nel tentativo di ritentare l’approccio. Pat osservò sconcertata la mano artigliata al braccio di Peter -Ma chi…- urlò il ragazzo voltandosi di lato per vedere chi avesse osato intromettersi, ma lo stupore gli fece morire le parole in gola.
 
-Non hai sentito che ha detto? A me è sembrato molto chiaro: non la toccare!- sibilò Kei scuro i volto, i bei lineamenti solitamente inespressivi, alterati dall’ira a stento controllata.
 
-E tu che ti immischi?- protestò il rugbista liberando il braccio con uno stratone  incurante del lampo minaccioso che vibrava negli occhi del giapponese. Uno sguardo di fuoco che avrebbe fatto passare a chiunque la voglia di commettere imprudenze.
 
-Sparisci muso giallo, vai a divertirti con la tua trottola, visto che è l’unica cosa che ti riesce bene!-disse con disprezzo Peter riprendendo il controllo dopo il primo attimo di turbamento. Non era certo disposto a farsi intimorire da quel bastardo, nessuno poteva competere con lui in quanto a prestanza fisica. Figurarsi uno squallido muso giallo che voleva tenere testa a lui!
 
-Il mio Dranzen è sempre pronto per darti una lezione- lo apostrofò Kei continuando a fissarlo torvo.
 
-Non mi abbasso a tanto- sbuffò Peter
 
-Smettetela voi due! Basta! Non gli badare Peter non ne vale la pena…io me ne vado - intervenne Pat fuori di sé per la collera per quella sceneggiata patetica.
 
Ma cosa si era messo in testa Kei? Che tutte le ragazze del college fossero sua proprietà privata inviolabile?
 
-Cosa? Perché te ne vai?- chiese perplesso il biondo capitano di rugby, dimenticandosi momentaneamente di Kei.
 
-Scusami ma sto veramente male…credo di avere la febbre. Ero passata solo per darvi un saluto- mentì indietreggiando velocemente per poi voltarsi e sparire tra la folla, non lasciando al capitano la possibilità di trattenerla.
 
Al sicuro nella sua stanza, Pat si lasciò cadere schiumante di rabbia sul letto. Ma come aveva potuto rimpiazzarla così in fretta? È vero che Kei non le aveva mai detto di amarla, ma credeva che certe cose, anche se non le diceva, le facesse capire…e invece…come lo odiava…magari in quel momento stava stringendo Marion tra le braccia, la stava baciando…
 
-NO- urlò saltando a sedere -No no…non posso neanche pensarci-
 
Kei con un’altra …sarebbe potuta impazzire….
 
Un familiare colpo alla finestra la fece balzare in piedi. Sgranò gli occhi mentre un vago sapore di rivalsa fece capolino. Allora non era con lei! Era lì, fuori dalla sua finestra e voleva entrare….quel farabutto traditore! Dopo quello che le aveva fatto, pretendeva anche di entrare? Ma gliela avrebbe fatta vedere lei!
 
-Vattene non voglio vederti- urlò scagliando il cuscino contro la finestra.
 
-Ti avverto che mi butto anche se non apri…quindi… o rompo il vetro o mi spezzo il collo- obiettò il ragazzo calmissimo, come se avesse appena ordinato una cioccolata piuttosto che minacciato di ammazzarsi.
 
-Non ti credo….- replicò incerta. Non lo avrebbe fatto…
 
-Ah no? Sta a vedere- disse posizionandosi per il balzo - Tre..due…. u...-
 
-NOOOOOOOO- Pat balzò in avanti e spalancò la vetrata proprio nell’istante in cui Kei atterrava in malo modo sul pavimento della sua stanza, rotolando su un fianco.
 
-Tu sei pazzo!- gli urlò furiosa richiudendo la finestra e tirando le pesanti tende scure.
 
Il ragazzo si rialzò spolverandosi distrattamente i pantaloni -Sì…di te- buttò lì come se fosse la cosa più naturale da dire.
 
Pat deglutì –Che hai detto?-
 
-Che sono pazzo di te Patience- ripetè questa volta guardandola dritto negli occhi in quel modo speciale che le faceva tremare le ginocchia.
 
-Bel…bel modo hai di dimostrarmelo!- replicò acida voltandogli le spalle, dio quegli occhi, non poteva reggere l’intensità di quello sguardo - Ti sei divertito a sufficienza con Marion stasera? Ora vuoi la tua dose anche da me?- sapeva di essere schifosamente vulnerabile ma il suo orgoglio mortificato meritava almeno un po’ di considerazione.
 
-Gelosa?- chiese avvicinandosi alla schiena di lei al punto che Pat poteva sentire il calore di Kei attraverso la stoffa del vestito. Un brivido bollente le partì dalla schiena.
 
-Non mi toccare- replicò allontanandosi di un passo, continuando a dargli ostinatamente le spalle.
 
-Non ti ho toccata-
 
-Ma lo volevi fare-
 
-Presuntuosa- sbottò maliziosamente circondandole le spalle con un braccio ed attirandola a sé.
 
-Non mi toccare- ripeté lei tentando di divincolarsi ma senza metterci troppa convinzione.
 
-Ma insomma, stasera non sai dire altro che “non mi toccare” a tutti gli uomini che incontri?- la canzonò lui rafforzando la stretta, appoggiandole le labbra calde sulla tempia pulsante.
 
Pat sentì il sangue montargli alla testa: proprio lui parlava!
 
-E tu che ti sei intromesso? Non sono affari tuoi quelli- sbottò staccandosi da lui con uno strattone e affrontandolo finalmente a viso aperto.
 
Kei l’afferrò per un braccio portando il suo viso a pochi centimetri da quello di lei, ogni parvenza di  scherno era sparita all’istante dalla sua voce -Tu sei affar mio- scandì prima di imprigionarla contro il suo petto. Pat sollevò il volto e lui le imprigionò immediatamente le labbra con le sue, non ci mise molto a vincere la modesta resistenza di lei, insinuò possessivo la lingua tra i denti di Pat che si schiuse come un fiore al sole sotto quella impellente richiesta e ricambiò compiacente quel bacio con cui Kei sanciva ogni diritto su di lei.
 
-Tu sei mia Pat- disse staccandosi a malincuore e sollevandola tra le braccia. In un attimo la ragazza si ritrovò distesa sul letto con Kei che incombeva su di lei
-Pat …Pat….mia bellissima Pat, diglielo a tutti quei cretini che tu sei solo mia- implorò con voce spezzata mentre si chinava sopra di lei alla disperata ricerca della sua bocca.
 
-Kei…e tu allora?- gemette sconcertata dal turbamento che sconvolgeva il ragazzo. Possibile che fosse lei a fargli quell’effetto?
 
-Uhm…io che?- chiese lui con un fil di voce facendole scivolare la mano tra le cosce e risalendo piano.
 
-Perché …eri con Marion stasera?- domandò cocciuta sforzandosi di ignorare il tocco languido con cui lui aveva deciso di farla capitolare. Ma se si aspettava che se ne sarebbe stata buona a subire, si sbagliava di grosso. Il suo bellissimo amore non sapeva ancora di cosa fosse capace una donna innamorata.
 
-Per…perché….-balbettò esitante, assaporando deliziato il tocco delle mani calde di Pat che, leggere come ali di farfalla, si insinuavano sotto la sua maglietta…Che furba creatura! Aveva imparato alla perfezione come fargli perdere la testa… -…oggi sono passato a cercarti….lei mi ha detto che eri in cabina DJ con…oh Pat continua ti prego…-gemette incapace di trattenersi oltre mentre lei gli mordicchiava il collo facendo scivolare le mani sui suoi fianchi fino a raggiungere il bordo dei pantaloni -…con…quel deficiente ed io mi sono incazzato… così ho accettato il suo invito per ripicca. Non l’ho toccata neanche con un dito nonostante lei facesse di tutto perché lo facessi…non so neppure come era vestita, avevo occhi solo per te….a proposito…sei bellissima come sempre, ma il nero non è il colore adatto a te….che ne dici di sbarazzarcene in fretta?- ammiccò facendole l’occhiolino, abbassando deciso la zip laterale dell’abito che le scivolò di dosso con un flebile fruscio.
 
-Ah… e sentiamo signor stilista…quale sarebbe il mio colore?- lo punzecchiò divertita, assecondando i movimenti di Kei e trovandosi in breve tempo completamente nuda, riscaldata solo dallo sguardo di lui che da freddo ghiaccio era diventato fuoco incandescente.
 
-Il tuo colore? Il bianco naturalmente…il colore del tuo bit power- puntualizzò mordicchiandole la pelle tenera delle spalle.
 
-Tu credi che io sia come la mia Fenice?- chiese Pat bloccandosi di colpo e puntando le mani contro il petto teso di Kei. Poteva sentire il cuore accelerato del ragazzo. E quel battito così impetuoso era per lei. Solo per lei!
 
-Certo il bit power sceglie il blaider che più gli assomiglia, non lo sapevi? Solo così può sopravvivere…-
 
-Che vuoi dire?-
 
-Te lo devo spiegare proprio adesso?- le chiese con un moto di impazienza stringendo dolcemente un seno pieno di lei tra le mani e assaporandone con estremo piacere la consistenza.
 
-Non so…forse non è il momento più adatto…ma sono curiosa…in due parole…- insistette terminando di slacciare i pantaloni del ragazzo, ed insinuando la mano ad afferrare il membro caldo e teso.
 
Kei sospirò -Ok! Il bit power è una creatura misteriosa di cui nessuno sa la vera origine…Pat ti voglio subito…-
 
-No no no…continua…- mormorò maliziosa cingendo con più decisione il sesso eretto di Kei e iniziando a scuoterlo con movimenti lenti.
 
-Sei terribile…mi stai torturando…-
 
-Davvero?-
 
-Strega! E va bene…ciò che si sa è che sceglie un bey e soprattutto un blaider con il quale convivere…una specie di eletto… la scelta non avviene a caso, non sarebbe possibile dal momento che il bit ed il blaider vivranno in simbiosi finché uno dei due non morirà…-
 
-In simbiosi?-
 
-Sì tu sei parte della Fenice e lei lo è di te. Separarvi significa provocare un grandissimo dolore ad entrambe, una perdita incolmabile…-
 
-Beh ora che ci penso …è possibile che l’Aquila Rossa sia in te…sei focoso come lei…- ammise mentre lo liberava dagli ultimi indumenti.
 
Ora erano completamente nudi. Kei la fece stendere supina e si posizionò sopra di lei -Io focoso? Ma se dicono che sono freddo come il ghiaccio…- borbottò perplesso ammirando estasiato il corpo nudo della sua donna che si adattava alla perfezione al suo.
 
-Ma io intendevo a letto…- scherzò lei mordendogli delicatamente un orecchio.
 
-Ehi mi prendi in giro?-
 
-Mai stata più sincera- giurò facendosi improvvisamente seria. In un attimo lo afferrò per i fianchi, tirandolo con decisione contro di sé.
 
-E allora lasciamo che l’incendio ci divori…- sorrise Kei lusingato di leggere tanta urgenza negli occhi di lei…quando era in preda a forti emozioni le iridi di Pat diventavano di un blu cupo striato di viola intenso…che colore sconcertante…gli illuminava l’anima facendolo sentire debole e forte allo stesso tempo…Indugiò ancora un attimo, perso in quel mare glauco, assaporando quell’emozione sconosciuta che lei sola sapeva trasmettergli… Un attimo ancora prima di entrare in lei. E fu in quell’attimo che lo percepì per la prima.
 
Un flash, più frastornante di un tuono.
 
Non era solo amore, c’era dell’altro, il potere che Pat aveva su di lui andava al di là dell’amore. Qualcos’altro li univa qualcosa di molto importante…
 
-Kei!?- lo interrogò ignara di tutto, perplessa da quell’inspiegabile esitazione.
 
Il ragazzo si riscosse -Eccomi - disse sorridendole una seconda volta prima di soddisfare finalmente l’urgenza di entrambi, entrando in lei con determinazione ma anche con estrema dolcezza, permettendo alle loro anime di unirsi ed ai loro corpi di bruciare finalmente tra le voluttuose fiamme del piacere.
 
Non potevano sapere che sarebbe stata l’ultima volta. 

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Capitolo 6
*** L'inizio della fine ***


CAPITOLO VI. L’INIZIO DELLA FINE
 
Tre ragazzi erano distesi all’ombra di un frondoso platano in un angolo del grande parco antistante al uno dei più prestigiosi e antichi college di New York. Apparentemente, erano dei semplici studenti che stavano approfittando della pausa pranzo per respirare un po’ d’aria fresca in quella splendida giornata di fine estate, rilassandosi in attesa della prossima ora di lezione. In realtà non si stavano affatto rilassando e la posizione isolata era stata scelta per evitare che orecchie indiscrete udissero le loro parole cospiratrici.
 
-Ma Peter sei sicuro di quello che stiamo per fare? Non è che ci mettiamo nei guai?-
-Non fare l’idiota Jason! Ascoltami bene: ho calcolato tutto nei minimi dettagli. Alle quattro va sempre a fare una passeggiata solitaria verso il lago. Agiremo con prudenza, nessuno saprà mai nulla. L’importante è non colpirlo in faccia…lui non avrà mai il coraggio di parlare e, in ogni caso, dopo il trattamento che gli faremo, non avrà neanche più fiato per respirare…- sogghignò il capitano della squadra di rugby mentre una smorfia cattiva gli imbruttiva i lineamenti marcati.
-Io ci sto, non vedo l’ora di sgranchirmi un po’ le mani…- borbottò Carl facendo schioccare minacciosamente le dita una ad una.
 
Peter voleva a tutti i costi vendicarsi dell’affronto che il Giapponese gli aveva fatto la sera precedente, osando presentarsi alla festa in suo onore, pur sapendo bene di non essere affatto desiderato e soprattutto perché aveva osato frapporsi tra lui e Pat…che il Giapponese avesse delle mire su Pat? Che illuso! Come se una ragazza come lei potesse sporcarsi con un bastardo del genere. Figuriamoci! E comunque ci avrebbe pensato lui a fargli passare qualsiasi fantasia!
 
Peter controllò l’ora sul suo costosissimo orologio da polso con inciso il blasone di famiglia, quindi si alzò, imitato dai suoi due scagnozzi, avviandosi, con aria di annoiata indifferenza, verso il portico in attesa che la loro vittima si decidesse ad uscire dalla struttura.
 
Non attesero molto. Alle quattro meno dieci, puntuale come ogni pomeriggio, Kei uscì dal palazzo avviandosi tranquillamente verso il lago.
 
I tre ragazzi, che avevano atteso pazientemente acquattati nell’ombra accanto a due grosse colonne, si scambiarono cenni d’assenso e si diressero con circospezione nella stessa direzione.
 
Kei, nonostante con la coda dell’occhio avesse intravisto delle ombre svoltare lungo il sentiero alle sue spalle, proseguì con andatura regolare senza voltarsi come se niente fosse. Quando però ebbe la certezza che lo stavano proprio seguendo, svoltò verso il lago invece di proseguire verso il boschetto di betulle, come era sua consuetudine.
 
Non aveva la minima idea di quanti fossero, né tanto meno comprendeva il motivo di quel pedinamento, ma non era certo intenzionato a tenersi a lungo la curiosità. Si diresse verso il piccolo molo del lago dove erano ormeggiate un paio di piccole imbarcazioni, e una volta nello spiazzo aperto, si bloccò voltandosi di scatto nella speranza di individuare quel nemico vigliacco nascosto tra gli alberi.
 
Non aveva paura, non ne aveva mai avuta, e di certo non si sarebbe fatto intimorire da qualche ragazzino viziato. Era solamente arrabbiato, molto arrabbiato -Vi fate vedere sì o no?- tuonò minaccioso.
-Allora non sei così tonto come sembri- disse un’ombra materializzatasi da dietro un grosso albero.
-Peter! Che diavolo vuoi?-
-Solo spiegarti qual’è il tuo posto, sporco Giapponese!-
 
Kei aveva già intuito le intenzioni del ragazzo e quella pesante offesa non fece altro che confermare i suoi sospetti, facendogli montare il sangue alla testa. Se Peter credeva di intimorirlo con la sua prestanza fisica, si sbagliava di grosso. Nonostante il fatto che il capitano di rugby fosse decisamente più alto e robusto di lui, Kei era convinto di potersi difendere con onore. Ma la sua convinzione vacillò quando vide altre due figure, altrettanto massicce,  prendere forma alle spalle di Peter.
 
-Che fate, tre contro uno? Non ti credevo così vigliacco Peter- sbottò Kei stringendo forte i pugni per controllare la rabbia.
-Infatti non lo sono. Sono solo prudente. Non mi fido di te, voi orientali conoscete una marea di trucchi schifosi…-
-Sei solo un idiota- sibilò Kei che, sebbene ormai certo che da quella situazione non ne sarebbe uscito illeso, era determinato a dare del filo da torcere a quel branco di insulsi razzisti.
 
-Sì è come vi dico, in questo momento gli stanno dando una bella lezione- cinguettò Marion gesticolando animatamente per darsi un’aria di importanza. La ragazza era eccitata dall’idea di essere lei per una volta al centro dell’attenzione e non “Miss Perfezione Delaney”, che in quel momento se ne stava seduta in disparte in un angolo del laboratorio di chimica, intenta a riporre le provette utilizzate per l’esperimento di chimica.
-E a te non importa? Insomma credevamo tutte che quel ragazzo ti piacesse…- obiettò Flo con un’espressione perplessa che le rendeva l’espressione, in genere non brillante, più tonta del solito.
-Beh lo credevo anch’io sino a ieri sera, ma poi ho scoperto che è così noioso!-
-Non è che forse che l’hai con lui perché ti ha piantata nel bel mezzo della festa senza neanche salutarti?- la punzecchiò una ragazza dai corti capelli ramati.
-Ma che dici stupida!Non me ne sono manco accorta che è andato via, ero impegnata a tenere a bada le avances del ragazzo di quinta….no credetemi quel Giapponese è proprio una palla, sono contenta che Peter e gli altri gli stiano dando una lezione!-
 
Un rumore di vetri infranti attrasse l’attenzione delle ragazze sino a qualche istante prima chiuse a capannello attorno a Marion.
 
-Pat stai male?- chiese Flo osservando la provetta frantumata ai piedi della bionda ragazza che le fissava immobile e pallida come un cencio.
 
-Marion puoi ripetere quello che hai detto per favore?- chiese Pat con un tono di voce appena udibile, sbiancando ulteriormente.
-Pat che hai? Sei così pallida…- replicò Marion avvicinandosi all’amica.
 
Pat fece un balzo in avanti afferrando l’amica per le spalle -Ripeti quello che hai detto!- urlò fuori di sé.
-Pat lasciami mi fai male….ho detto che Peter e gli altri stanno dando una lezione al Giapponese…ma che te ne importa?- protestò Marion spaventata da quella reazione esagerata.
-Quando? Quando hanno intenzione di farlo?-
-Ora. Li ho visti io stessa seguire Kei al lago una decina di minuti fa…ma cos…Pat dove vai!-
 
Marion si aggrappò allo schienale di una sedia per non finire a terra, Pat infatti l’aveva scostata con una violenta spinta per poi schizzare come una saetta impazzita fuori dall’aula.
 
-Ma che le è perso?- chiese Flo guardando confusa le altre ragazze, sul volto delle quali aleggiava la stessa espressione sbigottita.
-Presto seguiamola- disse Marion riprendendosi per prima ed intenzionata ad andare in fondo a quella faccenda. E così la perfetta Pat non era così immacolata come voleva far credere! Bene ecco l’occasione giusta per avere una piccola rivincita…
 
Pat attraversò di corsa il cortile del college in direzione del lago.
 
-Kei… Kei oh mio dio che ti stanno facendo? Amore mio non temere sto arrivando…-
 
Istintivamente, cercò il bey nella tasca degli ampi pantaloni di lino bianchi e una sensazione di confortante sicurezza la invase non appena percepì il freddo anello di acciaio di Fenix premere contro la tenera carne delle dita.
 
Giunse ansante in riva la lago, si arrestò guardandosi attorno preoccupata. Non c’era nessuno…era arrivata tropo tardi? Maledetti che cosa avevano osato fare al suo amore?
 
-Kei, Kei vita mia…-
 
Udì un gemito strozzato provenire da dietro alcuni alberi alle sue spalle, senza esitare oltre, scavalcò i cespugli di rovi con un balzo e percorse di corsa gli ultimi dieci metri per poi arrestarsi incredula. La scena che le si presentò davanti agli occhi le strappò un urlo di dolore e rabbia: Jason e Carl stavano trattenendo Kei per le braccia, immobilizzandolo, mentre Peter, in piedi davanti al povero ragazzo, era in procinto di sferrargli un calcio in pieno stomaco. Fortunatamente il suo urlo impedì al ragazzo di portare a termine quell’azione infame.
 
-Pat!? Che ci fai qui?- chiese Peter stupito- Vattene non è una faccenda che ti riguarda-
 
-Lasciatelo subito- ordinò con un tono glaciale che nessuno le aveva mai sentito usare prima e che lei stessa non sospettava nemmeno di possedere. Quella non era la solita dolce e tenera Pat ma una furia accecata dall’ira perché un mondo ingiusto aveva osato toccare ciò che di più caro aveva al mondo…
 
Una rabbia feroce le divorava l’anima e sentiva che avrebbe potuto fare a pezzi i tre ragazzi…sì li avrebbe fatti a pezzi se avessero torto anche solo un altro capello di Kei…
 
-Vattene- le ripeté Peter voltandole le spalle ansioso di terminare ciò che aveva iniziato, ignaro del sentimento che divampava in colei che credeva un’innocua ragazzina.
 
-Non mi avete sentito? Lasciatelo!- urlò furibonda frapponendosi tra Peter e Kei.
-Insomma basta! Mi stai facendo perdere solo tempo!  Jason toglila dai piedi!-
-Con vero piacere- sogghignò il ragazzo con una smorfia libidinosa che rendeva il suo viso equino ancor più grottesco.
-Non farle male e non ne approfittare o te la dovrai vedere con me!- puntualizzò Peter, interpretando correttamente l’espressione dell’amico, consapevole della sua smania di posare le sue sudice mani su parti ben precise del corpo della bella Pat.
 
Jason  lasciò andare il braccio sinistro di Kei e questo, troppo debole per sorreggersi da solo, si piegò a terra appoggiandosi ad un ginocchio.
 
Pat chiuse gli occhi per un attimo: quella scena le straziava il cuore! Li riaprì in fretta e…perse ogni controllo…
 
-Maestro Hicaru cosa vuol dire che la Fenice è speciale?-
-è il quinto bit power…l’animale sacro che rappresenta l’equilibrio cosmico-
-E questo che significa?-
-Te lo dirò. Vedi la Fenice ha un potere che nessun altro bit power ha, lei può…-
 
Pat scosse la testa confusa…che stava accadendo? Da dove provenivano quelle voci? Di che cosa stavano parlando?
 
Spaventata si rese conto che Jason era a solo un passo da lei, inorridita indietreggiò con un balzo.
- Non osare avvicinarti Jason!- In un attimo il dispositivo di lancio di Fenix era ben saldo nella sua mano destra -Come avete osato toccare Kei? Me la pagherete molto cara! Fenix attacca!-
 
Il bey sfrecciò nell’aria sfiorando, ad uno ad uno, i volti paonazzi dei tre ragazzi.
-Ma cosa…ma Pat che vuoi fare con quel giocattolo?- chiese Peter allibito dalle mossa fulminea di lei.
-Ora lo vedrai. FENICE BIANCA!- chiamò mentre un vento gelido usciva dal bey che roteava sempre più forte.
-No Pat non farlo!- le intimò Kei riprendendo fiato.
 
Ma ormai era troppo tardi: la Fenice si era librata nell’aria, le maestose ali immacolate sbattevano minacciose e nei suoi occhi scintillava la stessa furia che vi era in quelli di Pat.
 
-Amore sta tranquillo io e la mia Fenice daremo una bella lezione a questi idioti che hanno osato alzare le loro immonde mani su di te- sentenziò mentre guardava con occhi pieni d’amore il ragazzo che tentava faticosamente di rialzarsi da terra, ormai libero dalla presa dei suoi aguzzini che, all’apparire della Fenice, erano indietreggiati spaventati.
 
In realtà solo Kei e Pat potevano vedere la Fenice Bianca volteggiare nell’aria, ma questo era ancora più terribile per gli altri, che percepivano e subivano l’energia del bit senza comprendere da dove provenisse.
 
Il vortice di energia della Fenice avviluppò Peter, facendolo vacillare, il ragazzo sferrava calci e pugni a vuoto, tentando di difendersi da quel nemico invisibile.
 
-E allora Peter non fai più lo sbruffone? Cos’è il mio giocattolo ti spaventa?- lo canzonò sarcasticamente Pat, guadandolo con disprezzo.
-Ma cos’è questa roba? Pat che c’entri tu con il Giapponese?-
-Non lo hai ancora capito? Kei è il mio ragazzo! Ora ti è chiaro perché non voglio avere niente a che fare con te? Sei solo uno schifoso vigliacco! Mi fai schifo e non meriti altro che questo! ATTACCO DELLA FENICE BIANCA!-urlò mentre l’energia nell’aria aumentava a dismisura, sollevando un vento freddo che gettò a terra Peter ed i suoi scagnozzi.
 
Il ragazzo, in preda al panico, si lanciò su Fenix nel tentativo di arrestare quell’energia che lo sovrastava, vi sarebbe senz’altro riuscito se un oggetto tagliente non l’avesse colpito al braccio ferendolo: Dranzen!
-Un altro bey! Accidenti a te Giapponese! Carl, Jason prendete quelle trottole- urlò tentando di rialzarsi.
 
-Provaci idiota!- sibilò Kei un attimo prima di liberare la sua Aquila Rossa. Il doppio vortice creato dai due bit power creò un vuoto d’aria che fece letteralmente volare i tre assalitori dieci metri più in là. La potenza dei bit power continuava ad aumentare, sradicando e strappando tutto ciò che incontrava: rami d’albero, cespugli, zolle di terra, vorticavano impazzite nell’aria.
 
In preda al terrore i tre ragazzi se la diedero a gambe non appena i due blaider decisero che la lezione poteva bastare e rallentarono la potenza di rotazione dei due bey richiamando i bit power, seguiti dalle quattro ragazze che avevano osservato tutta la scena ben nascoste nel folto del bosco.
 
Una volta soli Pat e Kei si scambiarono un cenno d’intesa e all’unisono richiamarono i loro bey mentre tutt’attorno ritornava la calma.
 
-Ti sei messa in un grosso guaio Pat- proruppe Kei ficcando Dranzen in tasca.
-Lo so ma che altro potevo fare? Vederti in difficoltà mi ha fatto perdere la ragione…oh amore mio farei di tutto per te- disse asciugandogli dolcemente un rivolo di sangue che gli usciva da un angolo della bocca -Stai male? Andiamo in infermeria?- si informò vedendo che il ragazzo si massaggiava la pancia.
-No sto bene…la cura migliore l’ho già presa…- disse guardandola intensamente.
-Che vuoi dire?- chiese guardandolo speranzosa.
Il ragazzo spostò lo sguardo altrove -Niente-
-Kei…io…ti amo e niente mi fa paura se tu sei al mio fianco - sussurrò lei affondano il volto nel petto caldo e rassicurante del suo compagno. Sapeva che non avrebbe risposto alla sua dichiarazione. In effetti non era facile sopportare tanta fredda reticenza, né tanto meno era semplice comprendere ed accettare quel suo carattere chiuso e spigoloso, ma lo amava incondizionatamente ed il suo cuore sapeva sempre come avvicinarsi a lui. Erano in un grossissimo guaio ma Pat era felice, le era impossibile essere triste, o preoccupata, o impaurita, tra le braccia del suo impenetrabile amore; stretta nel suo abbraccio non aveva bisogno di nient’altro, il mondo, per quel che le importava, poteva anche cadere a pezzi e loro due avrebbero continuato a rimanere strettamente allacciati.
 
Ma quando è il mondo dentro di te che cade a pezzi e non quello che ti gira intorno, allora non lo puoi ignorare, ed un abbraccio può non essere sufficiente ad impedire al tuo cuore di volare via. 

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Capitolo 7
*** Doppio gioco ***


Nell’arco di un’ora la notizia che Pat e Kei possedevano una strana “energia” aveva fatto il giro dell’intero istituto, destando un interrotto chiacchierio. Nei corridoi, nelle aule, nelle palestre, non si parlava d’altro e nessuno si sorprese quando i due ragazzi furono convocati d’urgenza nell’ufficio del preside.
 
-Allora signorina Delaney? Cos’è questa storia dell’ “energia” proveniente dal suo…come si chiama?- lo sguardo equino del rettore Fitzer, il severo ed attempato rettore del college, si spostava severo dall’uno all’altro dei due ragazzi ritti e silenziosi di fronte a lui.
 
-Non so di cosa stia parlando signore- replicò Pat mentendo con una tranquillità che sorprese lei per prima. Probabilmente era la presenza silenziosa di Kei a darle tanto sfacciato coraggio, unita all’impellente desiderio di proteggerlo da qualsiasi pericolo… il solo pensiero che potessero separarlo dal suo amato Dranzer la faceva tremare di collera e paura…
 
-Non menta, ci sono ben sette testimoni… non le conviene fare la furba!- la riprese il preside fulminandola con un’occhiataccia.
-Le ripeto che non so di cosa stia parlando. Io non ho visto nessuna energia- insistette Pat affrontando pacata lo sguardo arrabbiato dell’uomo.
-Bene allora mi vedo costretto ad avvertire i suoi genitori….-
-Faccia come crede- concluse alzando le spalle con noncuranza. In fondo quella era la soluzione ideale per tutti: suo padre avrebbe sistemato ogni cosa in pochissimo tempo.
 
-Può andare- le disse il preside congedandola con un brusco gesto della mano.
-Cosa!? E Kei?- chiese perplessa guardando il ragazzo muto accanto a lei.
 
-Non sono cose che la riguardano- la imbeccò il preside agitandosi nervosamente.
 
-E invece mi riguardano eccome! Che provvedimenti prenderete contro di lui? Chiamerete il padre dal Giappone?-
 
-Non sarà necessario. Kei raggiungerà suo padre molto presto…-
 
-Lo vuole espellere? Allora dovrà espellere anche me- protestò risoluta sporgendosi sul lucido ripiano della scrivania.
 
Un tocco delicato ma deciso sulla spalla la fece indietreggiare -Pat basta- intervenne Kei, aprendo bocca per la prima volta da quando erano entrati nell’ufficio del preside.
 
 -Eh no! Andiamocene Kei, e lei non si disturbi a chiamare mio padre, ci penserò io ad avvertirlo immediatamente. E se vuole espellere Kei, dovrà espellere entrambi!-
 
-Signorina Delaney attenta a quello che dice- protestò il preside fissando incerto l’espressione decisa della ragazza, non poteva rischiare di fare passi falsi con la figlia di uno dei maggiori benefattori del college -Chiami suo padre, deciderò con lui il da farsi- capitolò con un sospiro d’impazienza.
 
Alle otto in punto una lussuosa Lincoln verde scuro attraversò il viale di acceso del college ed il senatore Delaney in persona venne accolto con ossequiosa gentilezza dal rettore Fitzer, mentre a Pat e a Kei venne ordinato di attendere pazientemente in anticamera.
 
Dopo circa mezz’ora il padre di Pat uscì dalla stanza del preside.
 
-Papà…-mormorò Pat andando incontro al genitore.
 
Kei rimase in disparte, osservando sorpreso la ragazza. Quanto trasporto nella sua voce, un calore talmente intimo che gli fece battere il cuore più forte. Pat gli aveva parlato più volte dello splendido legame che aveva con i genitori, in particolare col padre, ma solo ora era in grado di comprenderne la reale portata.
 
Esaminò attentamente l’uomo che divideva con lui il cuore della ragazza. Era forse geloso? Che stupido…eppure sapere che Pat potesse amare qualcun altro oltre a lui lo faceva impazzire…
 
Il senatore Delaney era un bellissimo uomo di mezz’età, con dei folti capelli castani, leggermente brizzolati, sottili baffi curatissimi contornavano una bocca dal taglio aristocratico, mentre i lineamenti mascolini esprimevano virilità e determinazione. Era un uomo di indubbio potere carismatico, un individuo abituato a dominare, che si trovava del tutto a suo agio nel ruolo di leader. Ma ciò che lasciò letteralmente Kei senza parole, non fu il carisma dell’uomo, né l’aurea di soggezione che poteva suscitare…ma furono gli occhi a pietrificarlo: gli stessi splendidi occhi della figlia! Era una sensazione indescrivibile scorgere quegli occhi che lui amava con tutto il cuore, sul volto di un altro essere umano… Kei si sentiva disorientato, confuso, stordito e fu costretto, suo malgrado, a distogliere lo sguardo da quegli specchi che avevano rubato i colori all’alba. Nessun essere umano, prima di allora, era mai riuscito a fargli abbassare lo sguardo, era un atto di sottomissione a cui lui non si prestava mai per principio, eppure si ritrovò a fissare imbarazzato le fredde lastre di marmo del pavimento.
 
-Pat prendi la tua roba andiamo a casa- ordinò il senatore Delaney squadrando duramente la figlia.
 
-Ma e Kei?- protestò titubante la ragazza.
 
L’uomo spostò lentamente lo sguardo sul ragazzo a capo chino accanto alla figlia. Ad un uomo come lui, che per lavoro era abituato a registrare ogni minimo dettaglio delle persone con cui veniva a contatto, non era certo sfuggita l’inequivocabile inflessione nella voce della figlia nel pronunciare il nome di quel ragazzo. Non ci volevano particolari doti intellettive per cogliere il legame particolare che li univa. Doveva stare molto attento, la sua bambina sembrava completamente irretita da quel Giapponese con quei capelli impossibili, ma che ci trovava di così speciale? Meglio non far nascere scenate, per ora doveva già risolvere abbastanza guai -Viene anche lui con noi…naturalmente se a Kei fa piacere venire a casa nostra…-
 
-Grazie- borbottò il ragazzo perplesso da tanta incondizionata generosità. Si era preparato ad un ostile scontro con il genitore di Pat, aveva persino pensato che l’uomo avrebbe tentato di far cadere su di lui la colpa di quanto accaduto, attaccandolo e tentando di screditarlo davanti alla figlia. Ed invece lo stava osservando con tranquilla cortesia invitandolo ad andare con loro. Kei sollevò il capo tentando nuovamente di reggere lo sguardo dell’uomo, ora che li guardava meglio, quegli occhi erano solo all’apparenza simili a quelli di Pat, la luce che brillava in fondo ad essi era diversa…comunque la somiglianza era sconcertante lo stesso.
 
Poco dopo l’autista della lussuosa Lincoln, caricava velocemente nel portabagagli, gli zaini dei ragazzi contenenti pochi indumenti di prima necessità.
 
Molti studenti curiosi sbirciavano la scena nascosti dietro le pesanti tende di velluto del college, continuando a commentare sommessamente l’accaduto tra di loro. La notizia della relazione tra Pat e Kei era sulla bocca di tutti e lo scalpore della piccante notizia aveva già fatto dimenticare l’incidente dell’ “energia” che aveva aggredito Peter ed i suoi amici.
 
-Che schifo mi fa questo posto!- sibilò Kei tra i denti, soffermandosi ad osservare la facciata austera del college e le tende che si muovevano in continuazione. Almeno avessero avuto il fegato di affrontarlo… ed invece si trovava a fare i conti con un branco di stupidi conigli che credevano di poterli giudicare.
 
-Dai non fare così, vedrai che sistemeremo tutto- lo rabbonì Pat appoggiandogli delicatamente una mano sull’avambraccio, turbata dall’acrimonia che percepiva nella voce del ragazzo.
 
Non appena presero posto di fronte al senatore Delaney, l’auto si avviò silenziosamente lungo il viale.
 
-Patience sono molto in collera con te, voglio delle spiegazioni chiare e convincenti- esordì il signor Delaney accendendosi uno dei suoi inseparabili sigari cubani che impregnò l’aria dell’abitacolo di un piacevole profumo dolciastro.
 
-Certo papà…possiamo darti tutte le spiegazioni che vuoi…- la ragazza spiegò con chiarezza quanto avvenuto: la sua relazione con Kei, di cui però non fornì i dettagli, l’astiosità che molti studenti nel college nutrivano nei confronti del ragazzo semplicemente perché Giapponese, l’ignobile aggressione che Peter aveva organizzato contro di lui e il suo intervento per proteggere il ragazzo che amava.
 
Il padre ascoltò con attenzione ogni parola della figlia, senza mai interromperla. Solo quando Pat tacque, spense con calma il sigaro ed, espellendo lentamente l’ultima boccata di fumo, le chiese con tono pacato -Ma cos’è la storia “dell’energia” che ha messo a soqquadro il college?-
 
-Si chiama bit power papà e si trova all’interno del mio bey ma questo te lo può spiegare meglio Kei…anche lui ne possiede uno fortissimo…ah forse tu non lo sai ma lui è campione mondiale di bey-blade- aggiunse colma d’orgoglio.
 
-Ebbene Kei?- chiese il padre di Pat mantenendo un tono incolore, per nulla impressionato dall’entusiasmo della figlia.
 
Kei rifletté un attimo per trovare le parole giuste, non era semplice spiegare cos’era un bit-power a chi non ne sa nulla -Signor Delaney…il bit power è una creatura misteriosa che ha dei poteri straordinari e dimora nei bey di blaider particolarmente dotati…-
 
-E perché mia figlia ne ha uno?-lo interruppe perplesso William Delaney.
 
-Perché è una blaider molto in gamba …-
 
-E da quando?- chiese lasciando trasparire per la prima volta nella voce una nota di insofferenza. Kei lo fissò perplesso e l’uomo ci mise un istante a capire di essersi tradito -Patience non ero a conoscenza di questa tua passione!- proseguì con il solito tono neutro.
 
-Ecco… io non ho mai pensato che potesse interessarti ….e per quanto riguarda il bit power, ho scoperto di averlo solo qualche mese fa…-
 
-Ma è pericoloso?- chiese sinceramente preoccupato per l’incolumità della sua unica ed amata figlia.
 
-No- risposero all’unisono i due ragazzi.
 
-Anzi- aggiunse Kei - Il bit power protegge il suo blaider-
 
-Uhm…ho capito ne discuteremo con calma…siamo arrivati- glissò il senatore Delaney che in realtà non aveva ben capito di che stessero parlando i due ragazzi ma sentendosi minuziosamente studiato da quel Giapponese strafottente.
 
L’auto si arrestò davanti al portico colonnato della maestosa villa che da secoli apparteneva alla famiglia Delaney.
 
-Tua madre sarà molto felice di vederti nonostante le circostanze-
 
-Papà sei ancora arrabbiato con me?- piagnucolò Pat scendendo velocemente dall’auto e avvinghiandosi al braccio del genitore.
 
-Solo un po’ tesoro…non mi piace saperti nei guai… comunque non preoccupiamo mamma…eccola che arriva!-
 
Una bellissima donna dal portamento elegante, vestita con raffinata cura andò loro incontro. Pat si gettò tra le braccia della madre e Kei osservò meravigliato la straordinaria somiglianza tra le due donne. Nonostante la signora Delaney dovesse aver superato i quarant’anni da un pezzo, i suoi capelli conservavano inalterato lo stesso luminoso biondo della figlia, l’incarnato era ancora perfetto, i lineamenti delicati, il corpo snello, aggraziato ed estremamente femminile… ecco da chi Pat aveva appreso tanta sensuale grazia…non vi era alcun dubbio: la sua splendida ragazza aveva preso il meglio da entrambi i genitori.
 
-Pat… mia Pat… sei la creatura più affascinante del mondo…- pensò il ragazzo con il cuore gonfio di tenerezza, seguendo la famiglia Delaney all’interno della villa.
 
Nonostante fosse omai notte fonda, i due ragazzi non avevano ancora cenato e l’anziana cuoca, alle dipendenze della famiglia da ormai due generazioni, aveva messo da parte una semplice ma gustosa cena, che fu servita nella lussuosa sala da pranzo.
 
-Allora papà sistemerai tu le cose anche per Kei?- chiese Pat servendosi la seconda porzione del buonissimo dessert ai lamponi. Al contrario di Kei, che aveva lo stomaco sottosopra e si era limitato a piluccare qualcosa qua e là, Pat non aveva perso il suo appetito.
 
-Sì cara ho già sistemato tutto solo che ho preferito allontanarvi per un paio di giorni per evitarvi inutili pettegolezzi…-
 
-Sì… mi immagino i commenti cattivi che staranno facendo, ma non me ne importa niente…-
 
-Non dire così Pat è il tuo college, il college dove si sono diplomati tutti i tuoi antenati e tu non sarai da meno!-
 
-Sì papà – accettò Pat abbassando il viso imbarazzata per il rimprovero del genitore.
 
-Ora andate a letto ragazzi… è stata una giornata lunga e faticosa. Kei segui pure Catherine, ti indicherà la stanza degli ospiti che ti abbiamo assegnato. Spero sia di tuo gradimento…-
 
-Sì lo sarà senz’altro. Buonanotte e grazie di tutto- disse il ragazzo imbarazzato da tanta paterna premura.
 
-Kei…- lo richiamò il signor Delaney mentre stava varcando la soglia della sala -Sta tranquillo figliolo… sistemerò tutto nel migliore dei modi…-
 
-Grazie- ripeté il ragazzo non sapendo cos’altro aggiungere.
-Papà posso accompagnare io Kei nella sua stanza?- chiese Pat arrossendo  vistosamente.
 
-Cosa!? Patience!-
 
-Papà lo voglio solo accompagnare… ti prego non pensare male- disse abbassando pudicamente lo sguardo.
 
Se solo suo padre avesse saputo che lei e Kei facevano piacevolmente sesso da ben quattro mesi, sarebbe successo un putiferio… ma suo padre non era perfetto, non poteva capire tutto, perciò certi particolari era meglio non farglieli neanche sospettare.
 
-Va bene. Non volevo insinuare assolutamente nulla. Ho cieca fiducia in te- aggiunse il genitore scrutandola attentamente.
 
Pat guidò Kei nella stanza a lui assegnata e lasciò la porta socchiusa per evitare che i genitori fraintendessero la sua volontà di stare con il ragazzo.
 
-Non serviva che mi accompagnassi, hai fatto una sciocchezza- l’attaccò lui irritato per l’imbarazzante situazione che si era creata.
 
Non tollerava assolutamente che quelle persone così affettuose si facessero una cattiva opinione su di lui…forse quella volta avrebbe fatto bene a pensarci due volte prima di portarsela a letto…Pat era poco più di una bambina…così ingenua e fiduciosa…ma chi voleva prendere in giro? Era una donna che sapeva amare e donarsi come solo una vera donna sapeva fare…la sua donna…sua…
 
-Volevo solo parlarti un attimo….- si difese lei mortificata abbassando il capo.
 
-E che volevi dirmi?-
 
-Solo sapere che impressione ti hanno fatto i miei…ti piacciono?-
 
-E come potrebbe essere altrimenti? Sono due persone fantastiche, soprattutto tuo padre…- replicò addolcendo il tono di fronte all’espressione avvilita di lei.
 
-Lo so e un giorno io sarò come lui vedrai!…Oh amore risolverà tutto, non ti devi preoccupare di niente!- disse Pat rianimandosi e scoccandogli un casto bacio sulla guancia che lui accolse con piacere stringendola a sé, facendola ridere felice.
 
Mentre i due ragazzi si salutavano allegramente, a poca distanza da loro qualcuno si arrogava la facoltà di decidere il proseguo della loro vita...
 
I genitori di Pat si erano spostati nel salotto della villa e, comodamente seduti sull’ampio divano di damasco blu, sorseggiavano due cognac discutendo sommessamente tra di loro.
 
-Perché non lo cacci in fretta? Come puoi tollerare?- chiese la signora Delaney stringendo con foga il calice panciuto tra le dita curatissime.
 
-Calma Jean…non hai visto che Pat è infatuata di quel Giapponese?-
 
-Sì non sono mica cieca! Me ne sono resa conto eccome…. é per questo che dovremmo allontanarlo, invece tu lo accogli in casa come un figlio…davvero non ti capisco…-
 
-Te lo ripeto lascia fare a me e vedrai che ce ne sbarazzeremo in fretta. Possibile che non ti rendi conto che se lo caccio Pat lo seguirebbe? È questo che vuoi che tua figlia segua quel bastardo al di là dell’oceano?-
 
-No certo che no- protestò la donna rabbrividendo al solo pensiero della sua amata figlia così lontana da casa. Già il fatto che Pat trascorresse molti mesi dell’anno al college, la faceva soffrire e contava con impazienza i giorni che le dividevano da ogni loro successivo incontro. Aveva sempre desiderato una famiglia numerosa, con tanti figli ed invece avevano dovuto aspettare molti anni per avere quell’ unica gioia. Molti anni prima, i medici le avevano diagnosticato una malformazione uterina congenita che le impediva di portare a termine una gravidanza. Dopo tre tragici tentativi, che le avevano provocato solo dolorosi aborti, stremata e disillusa, aveva rinunciato per sempre alla gioia di avere un figlio. Ma il destino, quando deve compiersi, non bada alle convenzioni ed ai limiti umani e così, in barba ad ogni previsione medica, la signora Delaney, all’età di trentacinque anni, era rimasta involontariamente incinta. Aveva superato i primi tre pericolosi mesi di gravidanza senza grossi problemi. Gli altri sei, invece, li aveva passati a letto, sotto stretta sorveglianza. Ma ne era valsa la pena perché, in una tiepida mattina di primavera, aveva dato alla luce una splendida bambina che aveva portato serenità ed amore nelle loro vite, completando definitivamente la famiglia. Pat era letteralmente frutto di un miracolo, nessun esimio luminare della scienza medica era riuscito a dare una spiegazione plausibile per quella nascita… la sua bambina era il dono di un angelo misericordioso…
 
Per questo motivo la signora Delaney era morbosamente attaccata alla figlia  e non tollerava il fatto che Pat potesse sposare un giapponese ed andarsene lontano da New York… lei voleva il meglio per quella figlia donata dal cielo, ed il meglio era senza dubbio qualche giovane rampollo della società bene newerkese o il figlio di qualche potente politico.
 
No, uno straniero, con tradizioni, cultura ed usanze tanto diverse dalle loro, non avrebbe saputo come rendere felice la sua adorata Patience…era chiaro che lei fosse attratta da quella specie di emarginato, aveva un cuore talmente generoso la sua bambina, tanto da indurla a confondere la compassione con l’amore.
 
 
- E allora deve essere lui ad andarsene…-
 
-Ma non se ne andrà mai! Figuriamoci se si lascia scappare un partito come Pat!- sbuffò indispettita al solo pensiero che qualcuno potesse approfittare della bontà della figlia.
 
-Se ne andrà vedrai…ora ho la sua fiducia e in più ho questo…- disse sventolando un foglio davanti alla naso della moglie.
 
-Cos’è?-
 
-È un fax arrivato dal Giappone proprio mentre ero dal preside-
 
-Cosa dice?-
 
-Richiedono la presenza immediata di Kei in patria per una questione che non ho ben capito…ma neanche me ne importa… purché lo tolga dai piedi una volta per tutte…-
 
-E allora qual’è la tua idea?-
 
-Bisogna che se ne vada di sua spontanea volontà e che Pat creda che l’abbia abbandonata…- 

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Capitolo 8
*** Tradimento ***


CAPITOLO VIII. TRADIMENTO
 
A discapito dell’atmosfera rilassata e protettiva che aveva trovato in casa Delaney, Kei passò una notte agitata, tormentato da incubi dal vago sapore premonitore, di cui però non fu in grado di coglierne il messaggio funesto. Eppure nonostante il suo girarsi e rigirarsi nel letto, quella persistente sensazione che qualcosa di terribile incombesse su di lui non se ne andava e gli impediva di abbandonarsi al sonno ristoratore.
 
-Sciocco!- si disse balzando a sedere sul letto ed asciugandosi col dorso della mano la fronte imperlata di sudore freddo. Non aveva proprio nulla da temere: il padre di Pat era una persona eccezionale ed avrebbe sistemato tutto nel migliore dei modi. Inoltre non aveva avuto niente da ridere sulla sua relazione con la figlia, certo non aveva neanche manifestato particolare entusiasmo alla notizia, ma questo era normale, un padre faticava sempre ad accettare che la figlia adorata amasse un altro uomo.
 
Si risdraiò imponendosi di respirare a fondo sistemando alla bell’e meglio le coperte di un letto ormai disfatto, ma non vie era proprio nulla da fare. Rassegnato gettò le coperte di lato e si affacciò sbuffando alla finestra. Osservò pensieroso il sole che sorgeva nel cielo, rimase a lungo immobile in quella posizione a guardare il nuovo giorno che pigramente nasceva tingendo il cielo scuro di quei colori indefiniti che gli ricordavano lo sguardo senza confini di Pat.
 
Dopo poco decise di vestirsi. Uscì dalla stanza non appena udì i primi rumori provenire dal pianterreno della grande villa. Scese le scale cercando di ritrovare il salone principale dove avevano cenato la sera precedente. Non appena mise piede nell’ampia stanza dalle pareti decorate di antichi arazzi, una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare per la sorpresa.
 
-Ciao Kei…vedo che sei molto mattiniero- lo salutò il signor Delaney con tono affabile avvicinandosi a lui.
 
-Signor Delaney…- Kei ebbe la vaga impressione che il padrone di casa non fosse lì per caso ma che lo attendesse già da tempo, ma era solo una vaga sensazione che sparì in un lampo.
 
-Facciamo colazione nel mio studio? Così chiacchieriamo un po’….ti va?-
 
-Va bene- accondiscese il ragazzo seguendo l’uomo lungo un corridoio sul quale si affacciavano molte stanze.
 
Il senso di disagio che quella mattina proprio non lo voleva abbandonare, continuò a crescere, rendendolo inquieto e nervoso. Il suo infallibile istinto di combattente stava urlando a squarciagola per farsi udire, ma il ragazzo era deciso ad ignorarlo, per la prima volta un sentimento sconosciuto stava prendendo piede nel suo animo: paura, Kei era sconvolto dalla paura e non era neppure in grado di rendersene conto.
 
-Allora mi racconti la tua versione dei fatti?- esordì William Delaney non appena la cameriera appoggiò un vassoio con delle tazze fumanti su un basso tavolino dello studio.
 
-Che vuole sapere?-
 
-Per esempio da quanto tempo frequenti mia figlia-
 
-Quattro mesi- rispose laconicamente Kei sorseggiando il caffé nella speranza di allentare il nodo in gola che non gli dava tregua.
 
-E che progetti avete?-
 
-In che senso?- chiese cautamente.
 
-Sì insomma, hai intenzione di stare qui in America? Non hai amici o parenti che ti aspettano in Giappone?-
 
-Veramente sì…-
 
-E Pat? La lascerai alla fine dell’anno scolastico?-
-Non ci ho ancora pensato ma non ho intenzione di lasciarla, magari Pat potrebbe frequentare l’Università nel mio paese…-
 
-Ma mia figlia vuole studiare legge a New York e laurearsi nella mia stessa Università… Perché quella faccia, non lo sapevi? Pat vuole seguire le mie orme in politica… e come ben capirai io sono molto fiero della sua scelta…-
 
-No non lo sapevo…- balbettò il ragazzo spiazzato dalla notizia.
 
Quattro mesi! Quattro mesi di amore totale, infinito, completo. Ore intere passate a parlare di niente, a fare l’amore sino allo sfinimento, a lanciare i bey…Giorni trascorsi insieme uno dentro l’altro…e lui non sapeva niente di quello che Pat pensava, voleva, desiderava, sognava…No maledizione, non lo sapeva che lei volesse studiare legge, non lo aveva neppure mai immaginato, non lo aveva neanche mai chiesto…E lei? Che ne sapeva lei di lui? Molto a dire il vero…sapeva di Takao, di Rei e di Max… sapeva della Russia, conosceva Dranzen e la sua mossa segreta…un blaider non doveva per nessun motivo al mondo svelare il segreto del suo bey…lo sapeva eccome, era la regola numero uno di un campione, regola che lui aveva violato…nessun principio, nessun buonsenso di fronte a lei! E solo ora si rendeva conto che lei aveva preso senza dare…neppure una volta le aveva detto che cosa sognava per il suo futuro…un futuro di cui lui probabilmente non faceva parte…
 
-Ma comunque il problema non si pone…Pat non finirà il college…e la sua ammissione all’università è compromessa…-
 
Kei alzò di scatto la testa e fissò con occhi sbarrati il signor Delaney -Cosa vuole dire?!- chiese interrompendo i suoi dolorosi pensieri.
 
Ma cosa diavolo stava succedendo? Cos’era quel malessere strisciante che gli stava confondendo le idee? Perché quel senso di vuoto alla testa? Chi era la donna che amava? Quale era il segreto dello sconfinato potere che percepiva avere su di lui?
 
-Il preside é disposto a dimenticare l’increscioso accaduto a patto che tu venga espulso. Capirai bene che io mi sono strenuamente opposto a questo ricatto, ho perorato la tua causa, ma non c’è stato niente da fare, è stato irremovibile. O tu te ne vai o espellerà sia te che Pat. Non so cosa fare figliolo…mi sono reso conto del forte legame che vi unisce e non me la sento di decidere per voi…-
 
-Ma lei non può intervenire…insomma far ragionare il preside…-
 
-Non sono onnipotente, purtroppo ho anche io i miei limiti ed il preside Fitzer non ha voluto sentire ragioni, credimi ho fatto e detto tutto ciò che era in mio potere-
 
-Ma io credevo….-
 
-Parlatene tra di voi…anche se conosco mia figlia…Pat è una ragazza così sentimentale…manderà a monte tutto pur di non farti un torto a costo di pentirsene per il resto della vita- concluse sospirando William Delaney lanciando un’occhiata desolata a Kei. In realtà il cuore dell’uomo schiumava di gioia, il suo sesto senso aveva già percepito il cedimento nella volontà del ragazzo.
 
-Che vuole dire?- chiese infatti Kei con un tono spaventato.
 
-Che sceglierà te, ma poi quando si renderà conto a che cosa ha rinunciato comincerà a portare del rancore e forse ad odiarti…-
 
-Odiarmi?- Kei sbiancò alla sola idea e William Delaney sorrise tra sé e sé sapendo di avere la vittoria in tasca.
-Sì magari non volontariamente ma sarebbe così…dimmi Kei tu non te la senti di fare un sacrificio per lei?-
 
-Io…che dovrei fare, tornare in Giappone?- chiese ed immediatamente un sentimento contrastante esplose dentro di lui. Il panico che gli attanagliava lo stomaco lo stordiva, non era abituato a combattere con l’ignoto… soprattutto se non riusciva a dare una ragione a quello che gli stava accadendo. Non era solo la paura di perderla, non era neppure la paura di farle del male, era….era la consapevolezza del potere immane che Pat aveva su di lui, un potere ancestrale che andava al di là del sentimento che lo legava indissolubilmente a lei.E poi, inutile negarlo, era terrorizzato da quell’amore sconfinato che lo dominava facendolo sentire un molle burattino mosso da fili invisibili…non era pronto per amare così, non era ancora preparato a dare tutto se stesso ad un altro essere umano.Una via di fuga gli veniva offerta eppure non aveva neanche il fegato di imboccarla. Lasciarla? Abbandonare quell’oasi di felicità? Quella serena pace di sconfinata gioia? A volte anche ad essere vigliacchi ci vuole coraggio.
 
-Sì ed in fretta perché lì ci sono delle persone che hanno bisogno urgente di te…- il senatore Delaney giocò con maestria l’asso nella manica che aveva riservato per il gran finale. La mossa fu ovviamente pianificata nei minimi dettagli, non c’era nulla da dire, era veramente un abile politico.
 
-Che vuole dire?- chiese frastornato Kei, ormai la testa gli pulsava sino afargli male e i pensieri non si legavano più l’un l’altro.
 
-Tieni figliolo- disse porgendogli con studiata solennità un foglio di carta -Scusa se non te l’ho dato prima ma ieri sera mi sembravate già abbastanza provati e non volevo aggiungere altra tensione. Spero di non aver sbagliato-
 
Kei afferrò il telegramma con mano ferma nonostante l’agitazione che lo attraversava ad ondate irregolari.
Kei abbiamo bisogno di te.
Dei blaider incappucciati vogliono rubarci i bit power.
Stai in guardia amico. Raggiungici quanto prima.
Siamo una squadra, ricordalo.
Takao
 
-Se ho sbagliato a dartelo solo ora, ti chiedo scusa figliolo-
 
-No ma…-
 
-So di chiederti molto ma convieni con me che è la soluzione più giusta da prendere. Vedrai che Pat capirà che lo hai fatto per lei e magari sarà lei a cercarti. A mente fredda ragionerete con calma e vedrai che se veramente sei tu ciò che vuole, ti cercherà… ti chiedo figliolo di lasciare che sia lei a decidere, io ho fiducia in mia figlia e sono certo che saprà prendere la decisione giusta…sei d’accordo con me vero?- disse suadente poggiando entrambe le mani sulle spalle rigide del ragazzo.
 
-Sì-  borbottò Kei a capo chino e con un fil di voce aggiunse -Prendo le mie cose e vado all’aeroporto-
 
-Avverto l’autista- concluse William Delaney con calma mentre un lampo di esultante trionfo gli attraversava veloce gli occhi. Se solo Kei avesse avuto la forza ed il coraggio di guardarlo negli occhi avrebbe capito molte cose…ma quegli occhi, così simili a quelli di Pat, erano molto più di quello che lui poteva sopportare in quel momento e il capo del ragazzo rimase rigido e chino a fissare il pavimento.
 
Neache un quarto d’ora dopo i due uomini erano ai piedi della scalinata esterna -Ecco questo è il mio indirizzo, un numero di telefono dove rintracciarmi e due righe per Pat, gliele farà avere?- chiese Kei consegnando al signor Delaney una busta bianca sigillata.
-Certo figliolo hai la mia parola d’onore. Stai facendo la cosa giusta e io ti ammiro molto-
 
Kei guardò l’uomo in faccia e pensò che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non deludere lui e la magnifica figlia che aveva. Pat avrebbe deciso autonomamente della sua vita e se lo amava lo avrebbe chiamato e lui sarebbe corso, in qualsiasi momento …
 
Salì in fretta nella vettura che attendeva già in moto e in un istante l’auto sparì oltre la curva.
 
-Ciao papà…mamma…. Kei sta ancora dormendo?- chiese Pat allegramente entrando in soggiorno dove i genitori stavano terminando silenziosamente  la colazione. Lo sguardo sfuggente della madre e quello addolorato del padre, spensero il sorriso dal volto della ragazza -Papà? Cosa sono quelle facce? Dov’è Kei?-
 
-Se ne andato cara…mi dispiace-
 
-Che vuol dire “se n’è andato”? Dove?-
 
-Ha deciso di tornare in Giappone… è stato terribilmente imbarazzante. Mi ha svegliato stamattina all’alba… era fuori di sé, imprecava inferocito dicendo che odiava questo paese, che voleva tornarsene a casa sua, che potevamo andare tutti al diav…-
 
-No- urlò Pat fuori di sé cercando di dominare il senso di vertigine che la colse.
 
-Cara non prenderla così…- intervenne la madre tentando di abbracciarla ma la ragazza la respinse facendo un balzo indietro –No, non è vero! A che ora è partito?-
-Circa due ore fa… Patience ferma! Dove vai?!!? Non farai mai in tempo a raggiungerlo- le urlò il padre mentre la ragazza correva lungo il corridoio che portava all’uscita senza che lui avesse il tempo di bloccarla.
 
Attraversò in un lampo il viale di accesso della villa. In strada fermò al volo un taxi e gli ordinò di correre all’aeroporto.
 
L’hostess addetta alla biglietteria guardò perplessa la ragazza dai lunghi capelli scarmigliati che ansante e sconvolta le chiedeva con l’ultimo fiato rimastole a  che ora partiva l’aereo per Tokyo.
 
-È partito mezz’ora fa…- replicò la donna cercando di tranquillizzare la giovane fanciulla.
 
-A che ora è il prossimo?-
 
-Tra tre ore signorina…ma è sicura di star bene? Le chiamo un dottore?-
 
-Un biglietto per favore-
 
-Mi ascolti è meglio se si siede un attimo…-
 
-Un biglietto…si sbrighi!- urlò furiosa Pat.
 
-So…sola andata?- chiese l’hostess scuotendo la testa rassegnata.
 
-Sì-
 
-Pat fermati cosa vuoi fare?- una voce calda e profonda scosse la ragazza che come trapassata da una scossa elettrica tremò convulsamente dalla testa ai piedi.
 
-Papà ….papà….io lo devo raggiungere…io non posso perderlo…lui…-
 
-Bambina mia no…. ti ha lasciato…devi accettare la realtà… non puoi umiliarti così-
-Ma che ti ha detto?-
 
-Patience…sapessi quanto mi costa dirtelo…ma lo farò per il tuo bene amore mio… mi ha detto che non ti voleva veramente bene e che desiderava solo tornare in Giappone, che tu e questo Paese non gli appartenete…-
 
-Oh papà- furono le ultime parole della ragazza prima di crollare in disperati singhiozzi tra le braccia del padre. 

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Capitolo 9
*** Ferite mai rimarginate ***


Da quando Pat e Kei si sono lasciati è passato un anno. Durante quest’anno a Kei sono successe tante cose: le ripetute sfide con lo Psycho-team, gli scontri con Mister X e la sua banda sino alla sfida finale al vecchio luna park, l’amicizia con Zeo ed il suo inspiegabile tradimento, l’annuncio degli imminenti campionati di bey e la notizia che Zeo è il figlio di Zagart…tutto questo lo si vede nell’anime (seconda serie credo…).
E da qui riprendo a tracciare la trama di Nemesi…
 
Tokyo, un anno dopo…
 
Trattenendo l’aria nel petto, come se questa potesse in parte colmare la voragine che sentiva dentro, Kei si sporse oltre il parapetto del piccolo molo in legno, ascoltando assorto l’acqua del fiume che rumoreggiava sommessamente sotto di lui. Ci mancava anche questa novità! Zeo, il caro e dolce Zeo, altri non era che il figlio di Zagart! Ma che si era messo in testa? Non poteva essere così esaltato da sperare di poter competere con loro, anche se ora poteva contare sull’aiuto di un bit power…povero illuso! Avere una sacra creatura non era certo sufficiente … niente avrebbe potuto contro la sua Aquila Rossa…o almeno così doveva essere…
 
L’Aquila Rossa era l’unica cosa che gli rimaneva, l’unica in grado di ricordagli che era un essere umano capace di sentimenti… si sentiva come un arido deserto…da un anno sopravviveva in balia del tempo che passava, senza riuscire ad assaporare realmente niente. Da quando aveva perso Pat…
 
Il ragazzo si voltò appoggiando i gomiti sul ruvido bordo di legno e lasciando che l’aria uscisse dai suoi polmoni compressi…. Accidenti! Come faceva male… anche solo pensare quel nome era una lama che sfregiava la carne.
 
Qualche idiota aveva detto che il tempo era la medicina per tutto…stronzate! Era passato un intero anno, eppure il suo volto era ancora impresso nella sua mente con la stessa dolorosa nitidezza di quando l’aveva vista l’ultima volta: l’indaco intenso degli occhi, la morbidezza dei capelli, il profumo della sua pelle, tutto era marchiato a fuoco in lui come se l’avesse lasciata da pochi minuti. E tutti quei dolcissimi particolari li passava in rassegna, uno dopo l’altro, con minuziosa cura, tutte le volte che tentava di eliminare la soffocante tensione che lo tormentava di notte, da solo, nel suo letto. Forse era tempo che si trovasse un’altra donna, non era salutare per il suo stato psico-fisico quella perenne tensione.
 
In ogni modo, i giorni erano passati e con essi i mesi. Di avvenimenti ne erano accaduti tanti: blaider senza scrupoli avevano cercato a più riprese di rubare il suo bit e quello dei compagni; la comparsa di Mister X e della sua squadra, il loro tentativo di sigillare i loro bit e la sconcertante rivelazione che le loro creature erano i quattro custodi degli elementi naturali: la Tartaruga e l’acqua, il Drago Azzurro e l’aria, la Tigre Bianca e la terra, l’Aquila Rossa, la sua Aquila, ed il fuoco…e come poteva essere altrimenti? Il fuoco…bruciava nella sua sacra creatura come bruciava in lui, con devastante crudeltà, facendogli sempre più male.
 
Respirò a fondo ancora, e ancora, ma tanto lo sapeva che non serviva a niente. Doveva rassegnarsi a soccombere a quel senso di desolante vuoto che non riusciva in alcun modo a colmare? NO! Ma non sapeva proprio da che parte cominciare! I suoi amici gli erano vicini, ma non potevano comprendere il motivo dei suoi lunghi silenzi, della sua aria cupa e della sua voglia di solitudine. Le ragazze non lo attiravano per nulla, ogni volta le confrontava a lei ed inevitabilmente non reggevano il confronto…neanche Hilary, con la sua dolcezza ed i suoi occhioni luccicanti, era riuscita ad intenerirlo…e comunque sarebbero stati solo altri inutili problemi: lei stravedeva per quel tonto di Takao che, manco a dirlo, non si accorgeva di nulla…. Che stupido, dove la trovava un’altra disposta a sopportare il suo caratteraccio e la sua passione per il bey che veniva sempre prima di tutto? Ma d’altronde l’amore non si poteva comandare e lui questo lo sapeva più che bene. Se avesse potuto dimenticarla, dimenticare di amare, dimenticare di vivere, dimenticare la felicità perfetta che solo lei sapeva dargli, dimenticare, dimenticare…non chiedeva poi molto no?
 
Estrasse, quasi tremando, e questo lo fece schiumare di vergogna, un foglio ingiallito dalla tasca dei pantaloni. Era un ritaglio di giornale ormai logoro, vecchio di qualche mese … lo aveva visto per caso, pochi giorni dopo il suo scontro con Dunga e da allora lo aveva conservato gelosamente, portandolo sempre con sé. Com’era sadico! Ma ci trovava gusto a farsi del male? No… solo che era in attesa che accadesse una specie di miracolo, di poter un giorno leggere quelle righe senza provare quella micidiale stilettata allo stomaco. Ogni sera ci riprovava: si appartava, rifletteva e poi rileggeva le poche parole, che ormai sapeva a memoria, sperando che qualche cosa cambiasse…
 
Lesse lentamente, con calma e attese speranzoso. Ma neanche questa era la volta buona: il dolore, acuminato e violento, si rigenerò nuovamente in lui, mozzandogli il respiro: “La giovane e bella Patience Delaney, figlia del neo eletto governatore William Delaney, immortalata al gala in onore del padre abbracciata a Samuel Fitzgerald Kennedy pronipote del famoso presidente assassinato. I due giovani sono stati visti più volte passeggiare teneramente allacciati e l’annuncio ufficiale del fidanzamento sembra essere questione di poche settimane…”
 
Avidamente, nei giorni successivi, aveva cercato in tutti i rotocalchi americani l’annuncio di quel fidanzamento, ma non aveva scovato assolutamente nulla, probabilmente erano riusciti a combinare lontano dagli obiettivi invadenti della stampa. Si era fidanzata appena sette mesi dopo la sua partenza… indubbiamente aveva fatto in fretta a dimenticarlo! Lei non aveva avuto alcuna difficoltà a dare un colpo di spugna alla loro storia e … oplà… pronta per scaldare il letto di qualcun altro…puttana…NOOOOO…
 
Tirò un calcio poderoso al parapetto, facendo tremare il pontile che scricchiolò
in più punti, spezzando il silenzio quasi perfetto della notte.
 
-Pat tu non puoi amare un altro, impazzisco solo all’idea…amore mio, ti amo, ti amo, ti amo, non te l’ho mai detto e questo è il rimpianto che più mi pesa nel cuore, ma tu? Giuravi di amarmi …giuravi al vento? Sei veramente solo una vile puttana, anima mia?-
 
Si voltò nuovamente a guardare il fiume, poi chinò il capo tra le mani accasciandosi su se stesso. Basta…basta…era una tortura distruttiva…un lento morire … non poteva reggere ancora …
 
-Kei che ci fai qui tutto solo?-
 
Alzò il capo di scatto, sussultando, non si era accorto del sopraggiungere dell’amico -Takao..Rei…- disse mettendo a fuoco una seconda figura. Per fortuna l’oscurità della notte senza luna, nascondeva i segni del suo dolore, non avrebbe mai accettato di leggere la compassione nei loro occhi. Era troppo orgoglioso per accettare un’umiliazione del genere.
 
-Sei nervoso per i campionati? Vedrai che vinceremo…- tentò Rei appoggiandosi al parapetto di legno accanto all’amico. Sapeva benissimo che la sua frase non aveva senso, non erano i campionati il cruccio di Kei, questo lo aveva ben capito!
 
-Non sarà proprio una passeggiata, ma nessuno ci batterà…siamo i campioni mondiali ricordalo- esordì Takao con il suo solito ottimismo che a Kei a volte dava il voltastomaco. Quando l’avrebbe capito Takao che il mondo non andava sempre come voleva lui anche se lo desiderava con tutto se stesso?
 
-No non sono preoccupato…non temo nessuno neanche Zeo- disse Kei guardando altrove.
 
-Zeo…ancora non mi spiego il suo comportamento ma ora ho accettato il fatto che lui è un nemico ed è così che lo vedo ora…non avrò pietà di lui- affermò Takao sbattendo il pugno con convinzione sul parapetto.
 
-Ehi ragazzi non c’è solo Zeo…dobbiamo affrontare molti altri blaider, non per ultimi Mister X ed i suoi- replicò saggiamente Rei.
 
-Sì lo so, ma loro sarà un piacere riaffrontarli…non vedo l’ora. Il problema sono Zeo e suo padre…con loro non si tratta di una lotta onesta, di uno sport leale ma un’ingiusta lotta per difendere ciò che è nostro!-
 
-Hai ragione Takao ma è proprio per questo che non possiamo perdere, ho provato sulla mia pelle cosa significa perdere la Tigre Bianca e ti assicuro che non ripeterò l’esperienza…ma ora andiamo a letto amici…domani ci aspetta una lunga giornata!-
 
-Sì mi sembra una buona idea- sentenziò Kei incamminandosi lungo il viale conscio però che lo attendeva l’ennesima notte popolata da incubi. 

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Capitolo 10
*** Mistero Nero ***


Zeo attendeva pazientemente nella sua stanza, disteso sul morbido letto a due piazze, le mani allacciate dietro il capo, le gambe lievemente accavallate. La notte era ormai scesa e l’unica luce nella camera era il tenue bagliore della lampada. Osservava distrattamente le ombre proiettate contro la parete vuota, mentre la sua mente vagava lontano. Oramai doveva essere questione di momenti, suo padre aveva mandato l’autista all’aeroporto a prendere il blaider che avrebbe fatto coppia con lui al campionato di bey-blade. Perché far venire un blaider dall’America, quando nella palestra ve ne erano tanti di bravi, ancora non se lo spiegava. Suo padre diceva che era il migliore sulla piazza, un blaider sconosciuto ma dalle potenzialità sconfinate, il compagno adatto per aiutarlo a catturare i quattro bit power dei suoi amici.
 
Accidenti, era incorreggibile! Pensava ancora a loro come ai suoi amici! Ma per quanti sforzi facesse non riusciva proprio a cancellare i momenti spensierati che avevano trascorso assieme, le parole di incoraggiamento, gli sguardi sinceri di Takao, la simpatia di Max, il modo burbero ma schietto con cui Kei gli aveva dimostrato il suo apprezzamento, la pacata compostezza di Rei nel comunicargli che lo consideravano uno di loro… Eppure doveva togliersi dalla mente tutto questo, doveva ficcarsi in testa che lui non era uno di loro ma…ahimè… contro di loro… doveva pensare solo a …Zowel…
 
Zowel, suo fratello maggiore, l’unico vero, importante motivo per cui aveva tradito chi amava ed ammirava. Ancora non riusciva a farsene una ragione, era tutto così maledettamente assurdo, un incubo avrebbe avuto più consistenza di quella folle situazione. Eppure l’aveva visto con i suoi occhi dentro quella cella frigorifera, ghiacciato, sospeso tra la vita e la morte. Ibernato era il termine tecnico…. E quella rivelazione, arrivata come un uragano a scombussolare la sua tranquilla esistenza…Suo padre, tra le lacrime, gli aveva rivelato di non aver mai accettato la perdita di quel figlio maggiore che tutti credevano morto a causa di un terribile incidente, che lo aveva stroncato a soli diciassette anni. Quando suo fratello venne travolto da quel tir, quattro anni prima, mentre sfrecciava con la sua moto per le strade di Tokyo, Zowel aveva esattamente la stessa età che lui aveva ora. Diciassette, miseri anni. Troppo pochi per morire… Aveva pianto disperatamente la perdita di quel fratello che adorava, il suo modello, il suo eroe…aveva faticato ad accettare un fatto così ingiusto, ma poi, pian piano, vi era quasi riuscito. Ad un certo punto, aveva affrontato la realtà, si era rassegnato, obbligandosi a guardare avanti, per costruirsi la sua vita. Invece suo padre non aveva mai accettato la perdita del figlio maggiore ed aveva concepito quella follia. Aveva preso il corpo dall’obitorio dell’ospedale, lo aveva congelato in una cella apposita nella cantina della loro villa. E ora lo voleva riportare in vita…e vi poteva riuscire solo con il potere dei quattro bit power. Era una follia… una follia che aveva accettato anche lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa per Zowel…per quel fratello avrebbe distrutto la vita degli unici veri amici che avesse mai avuto….
 
Un deciso bussare interruppe i pensieri di Zeo.
 
-Avanti- disse atono.
 
-Signorino, suo padre la desidera nel suo studio-
 
-Arrivo immediatamente Marcel…è arrivato il nostro ospite?-
 
-Sì signorino,  attende nello studio con vostro padre-
 
-Bene scendo subito- asserì alzandosi dal letto.
--
-Vieni avanti Zeo….-
 
Zagart si alzò ed immediatamente la stanza, per quanto ampia, sembrò stretta ed angusta. Zeo guardò quasi intimorito l’imponente statura del genitore. Ancora ora, dopo tanti anni, guardava sbalordito l’altissima figura del padre che sfiorava i due metri. Anche Zowel sarebbe certo diventato altrettanto alto, mentre lui era decisamente di un’altezza superiore alla media, ma certamente non paragonabile a quella del padre.
 
-Figliolo ti presento …Mistero Nero-
 
Lo sguardo smeraldino del giovane si spostò su un’ esile figura, vestita completamente di nero, sprofondata in una poltrona in un angolo dello studio -Mistero Nero? Ma che nome è?!?- chiese perplesso osservando esterrefatto la sagoma nera che si stava sollevando con estrema calma. Non era alto, gli arrivava appena al mento e…niente, non poteva vedere nient’altro perché era coperto dalla testa ai piedi da un lungo mantello nero con tanto di cappuccio ed il volto celato da un’ anonima maschera nera che lasciava a malapena intravedere due iridi scintillanti. Per quanto ci provasse, Zeo non riusciva ad intravedere neppure il colore degli occhi di quella informe macchia scura.
 
-È il mio nome- esordì laconicamente il ragazzo mascherato. La voce era bassa, roca, ma era evidente che fosse distorta dalla maschera.
 
-Che significa? Dovrò stare in squadra con un individuo di cui non conosco neanche la faccia? Mi spiace ma non ci sto!-
 
-Zeo!- lo riprese duramente suo padre.
 
-Che ti importa di vedere la mia faccia? Dobbiamo conquistare i bit power e null’altro…-
 
-Zeo, Mistero Nero ha le sue ragioni per non mostrarsi e tu dovrai accettare le cose così come stanno. Bene, ora che hai conosciuto mio figlio, se vuoi, puoi ritirarti nella tua stanza, chiarirò io la situazione con Zeo- concluse Zagart con un tono che non ammetteva repliche.
-No papà, mi ritiro anch’io, non c’è nulla da chiarire. Mistero Nero ha ragione, chi sia e come sia, per me non ha importanza. Buonanotte- tagliò corto il ragazzo. Decisamente non valeva la pena fare tante storie, non aveva alcuna voglia di discutere con suo padre e soprattutto non aveva alternative: doveva accettare quella maledetta situazione e tutte le sue assurde regole.
 
Mistero Nero entrò nella stanza degli ospiti che avevano fatto preparare appositamente per lui. Chiuse la porta a chiave e distrattamente fece cadere lo sguardo sul suo borsone da viaggio appoggiato accanto al letto. Sciolse lentamente i lacci che tenevano chiuso il pesante mantello e si liberò dell’ingombrante indumento, in breve anche la maschera nera raggiunse il mantello su una poltrona accanto alla grande finestra che dava direttamente sul parco fiocamente illuminato da alcuni lampioni. Mistero Nero scosse con forza la testa per liberare i lunghi capelli biondi dallo chignon in cui li aveva tenuti raccolti per tutto il giorno. Si avvicinò alla finestra massaggiandosi la testa e rimase alcuni minuti ad osservare cupamente le luci della città che si intravedevano in lontananza. La villa di Zagart era infatti situata in una zona sopraelevata, da cui si godeva un’ottima vista della grande metropoli.
 
E così era giunta a Tokyo. Dopo un anno di duri allenamenti ed inaudite sofferenze, era arrivata nella città dove era fuggito quel bastardo. Istintivamente Pat si massaggiò le braccia che per mesi aveva sottoposto ad estenuanti sforzi, costringendo i suoi muscoli ad atroci prove di resistenza, scontando tanta insana testardaggine di notte, mentre stremata dai dolori e dalla frustrazione, mordeva la fodera del cuscino per impedirsi di dare sfogo ai suoi patimenti. Ma i risultati finali erano ora evidenti: i muscoli del suo corpo si erano notevolmente sviluppati e le sue braccia, un tempo sottili e delicate, erano ora forti e scattanti. La sua figura complessiva era ancora armoniosa, ed era incredibile come le vesciche, i tagli, le piaghe alle mani, non avessero lasciato alcun segno sulla sua pelle color alabastro. Osservò i palmi delle mani…niente neanche un callo…eppure non abbandonavano praticamente mai il freddo acciaio dell’impugnatura del dispositivo di lancio…
 
In un anno si era trasformata da timida ed inesperta amante del bey, a spietata ed imbattibile blaider.
 
E tutto per quell’unico motivo.
 
Vendetta.
 
Un solo scopo guidava la sua volontà, un solo sentimento imperava sovrano nel suo cuore.
 
Odio. 
 
Feroce e devastante odio che divampava assetato di vendetta, disposto a distruggere chiunque avesse osato frapporsi tra lei e … l’Aquila Rossa. La voleva. La voleva per farla a pezzi, per disintegrarla, neppure un bagliore sarebbe sopravissuto: l’Aquila Rossa avrebbe smesso di esistere.
 
Avrebbe annientato la sua parte migliore, come lui aveva fatto con lei. L’aveva abbandonata, cancellando con quel tradimento ogni spensieratezza, ogni gioia di vivere, ogni fiducia nel prossimo. Aveva disintegrato il suo amore e con esso il suo cuore. Aveva macchiato la sua anima, deturpato la sua purezza, infangato il suo candore.  Solo quando lo avrebbe visto distrutto, annichilito per la perdita della sua amata Aquila, avrebbe assaporato la rivincita e avrebbe potuto chiudere per sempre quel pietoso capitolo della sua vita.
 
Era passato un anno da quando l’aveva lasciata in lacrime all’aeroporto, come una cretina aveva pianto per quell’amore perduto per interi giorni tutti uguali e per lunghissime notti senza fine. I suoi genitori le erano sempre stati vicini, condividendo il suo dolore ma non comprendendolo mai sino in fondo. Qualcosa le diceva che consideravano la sua una crisi adolescenziale senza seguito. Ed invece un seguito c’era stato, anche se loro non lo sospettavano neppure. In quel preciso momento la credevano distesa al caldo sole di una spiaggia californiana a smaltire lo stress causato dagli esami di fine college.
 
Il college…. Che tortura tornarci. Eppure lo aveva fatto, con freddezza aveva lasciato che le occhiate di volta in volta sospettose, compassionevoli, curiose o maligne, le scivolassero addosso con insignificante noncuranza…un’idea, un’unica ossessione andava formandosi nella sua mente annebbiata dal dolore: potenziare il suo bey, controllare i poteri della sua Fenice e distruggere la fonte di tutti i suoi mali.
 
Aveva reagito con inaudita violenza. Aveva seppellito la sua sofferenza dietro una maschera ed apparentemente lo aveva cancellato. In realtà il ricordo di lui aveva spezzato la sua vita, interrotto la sua adolescenza, annientato la sua indole…Per questo non meritava alcuna pietà…. E pietà non ne avrebbe avuta…per nessuno…chiunque si sarebbe frapposto tra lei e la sua vendetta sarebbe stato travolto, calpestato, eliminato senza possibilità si appello.
 
Si era allenata con costanza, senza risparmiarsi, prima da sola in segreto, poi una volta raggiunta una certa potenza, aveva avuto il bisogno di confrontarsi con altri blaider, aveva cominciato frequentare le palestre e le sfide clandestine che si facevano di frequente, in breve aveva battuto tutti diventando un temuto blaider. Combatteva sempre mascherata, i suoi genitori non dovevano sapere di quella sua follia, l’avrebbero sicuramente ostacolata e lei non voleva interferenze nella sua vita. Da ragazza solare, ubbidiente, disponibile, sensata, era diventata taciturna, scostante, aggressiva. Passava sempre più tempo ad allenarsi e combattere, trascurando lo studio, ignorava gli amici, se mai ne avesse avuti, ora che ne aveva più bisogno, si rendeva conto che non vi era nessuna, tra le amiche del college, che volesse vicino. Non aveva mai avuto un vero amico e questo tutto sommato non le importava, aveva solo uno scopo e l’amicizia non c’entrava niente…nulla c’entrava, solo l’odio che le bruciava in petto.
 
Quell’odio che pronto a travolgere chiunque senza guardare in faccia nessuno.
 
Non ricordava neppure chi le aveva dato quel sopranome, ma in fondo non le importava, neanche le piaceva, ma neanche questo aveva alcuna importanza.
 
-C’è qualcosa di cui ti importa ancora Pat?- si chiese sorridendo sprezzante mentre alcune gocce di pioggia cadevano sulla vetrata.
 
E poi il destino aveva deciso. Qualcuno delle banda che frequentava per allenarsi, le aveva riferito che uno sconosciuto aveva posto molte domande su di lei. In breve si era incontrata con quell’uomo, un inviato di Zagart. A quanto diceva, la sua bravura aveva fatto il giro del mondo ed era giunta sino in Giappone, dove qualcuno era alla ricerca di un blaider forte e spietato da assoldare per un’importante missione. Quando le riferì di che missione si trattava, quasi non credette alle proprie orecchie: conquistare i quattro bit power dei campioni del mondo! Non se lo fece certo ripetere due volte! Pochi giorni dopo il diploma, che aveva ottenuto più per il nome che portava, che non per i voti scolastici drasticamente scesi a livelli mediocri, le era giunto un pacco in gran segreto contenente un bey dotato di un bit molto potente. Che sciocchi! Non sapevano che lei possedeva la Fenice? Ma in fondo era meglio così. Non voleva scomodare la Fenice per degli incontri di cui non le importava niente, la sua sacra amica si era duramente allenata per disputare un solo, importante, definitivo incontro.
 
E così aveva cominciato ad allenarsi con Demonio, un bit indomito che all’inizio le aveva dato non pochi problemi, ma la sua abilità aveva raggiunto livelli tali che alla fine soggiogò con maestria il ribelle bit.
 
E poi, finalmente, la lettera di Zagrat che l’avvertiva dell’inizio dei campionati nipponici di bey blade….
 
Era pronta a tutto, ad accettare qualsiasi compromesso, a dare a Zagart tutto ciò che lui desiderasse. Solo su un punto era stata chiara, un’unica ineluttabile condizione: l’Aquila Rossa era sua e ne avrebbe fatto ciò che voleva.
 
Zagart aveva deriso ironicamente la sua condizione, definendola pazza ed esaltata….ma il ghigno sarcastico era scomparso dal volto dell’uomo, nell’istante in cui l’aveva vista guidare Demonio con la stessa facilità con cui si mette al guinzaglio un cucciolo indifeso. Solo lei poteva portargli i bit power che tanto desiderava, tre su quattro potevano bastare in fondo….
 
Non c’erano proprio più ostacoli tra lei e Kei. Ormai era solo questione di tempo…Pat fremette d’impazienza. Aveva aspettato veramente troppo. Il momento era giunto, la lunga attesa finalmente terminata. 

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Capitolo 11
*** Si scende in campo ***


Il boato assordante del pubblico riecheggiava tra gli spalti colmi sino all’inverosimile facendo tremare le pedane in ferro delle gradinate. La voce stentorea dello speaker sormontava a fatica quel fracasso indistinto –Invito i blader in gara a posizionarsi al centro del campo per salutare ed omaggiare questo pubblico così caloroso… forza ragazzi non fatevi desiderare! Intanto vi ricordo che a momenti usciranno i risultati delle estrazioni che decideranno gli sfidanti e definiranno chi dovrà dare ufficialmente inizio al campionato di Bey Blade con le prime due sfide!-
 
Il frastuono crebbe ulteriormente, l’impazienza serpeggiava nell’aria come una potente scarica elettrica, un’eccitata tensione plasmava i volti degli spettatori. Gli occhi sempre più ansiosi puntati sul maxi-schermo, sul quale, tra qualche minuto, sarebbero apparsi gli abbinamenti.
 
Lo speaker approfittò di quegli istanti di attesa per rispolverare le regole del campionato -Raga! É un onore darvi il benvenuto a questo terzo campionato di Bey Blade! Vi ricordo velocemente che le gare sono ad eliminazione diretta. Ogni coppia sfiderà la coppia assegnatagli dall’estrazione casuale, in caso di parità vi sarà lo spareggio. I blader scenderanno in campo uno alla volta sino alla finale, nella quale i quattro blader ivi giunti, potranno decidere se fare una sfida a quattro o a due. Inoltre vi ricordo che anche i nostri quattro amati campioni del mondo partecipano, ed in caso arrivassero tutti e quattro alle finali, gli eventuali sfidanti potranno decidere quali campioni affrontare…questo per permettere a tutti di avere l’onore ed il piacere di combattere con il proprio campione pref…- Il fragore, aumentò ulteriormente d’intensità coprendo la voce dello speaker mentre i quattro campioni del mondo in carica avanzavano decisi attraverso il campo salutando con ampi gesti delle mani i tifosi festanti.
 
-Un applauso ancora più forte per questi fantastici ragazzi!-
 
-Ehi Takao hai visto quanti blader?- osservò Max guardandosi attorno eccitato.
 
-Sì… c’é Mister X….Ehi Mister X!- urlò Takao sbracciandosi nel tentativo di attirare l’attenzione dell’amico.
 
Un ragazzo dal vistoso ciuffo rosso si affrettò nella loro direzione-Takao…ragazzi…- salutò Mister X facendosi largo tra la folla di blader seguito dai suoi inseparabili compagni di squadra –Che bello rivedervi tutti in splendida forma!-
 
-E così anche voi qui!- esclamò Takao candidamente.
 
Una voce tagliente fece voltare Takao -Ma che arguta constatazione, complimenti sei una faina!- lo apostrofò ironicamente Mariam, la giovane blader dai lunghi capelli blu che non aveva ancora digerito la vittoria dei blade-breakers sulla loro squadra nel precedente torneo.
 
-La solita simpaticona!- la riprese Max sfoderando uno dei suoi irresistibili sorrisi. La ragazza arrossì violentemente e, borbottando qualcosa di incomprensibile, si nascose dietro le enormi spalle di Dunga. Kei osservò divertito la scena, e così la bella Mariam aveva un debole per il suo compagno di squadra! Beh, dopotutto, non era una novità, Max aveva un invidiabile successo con le donne…perché poi…Ah che complicate e strane creature le donne! Per fortuna lui aveva chiuso con loro! O almeno con una di loro…Pat… -No maledizione, non ora, non ora…forza Kei non ci pensare, non ci pensare, non è proprio il momento questo!- si rimproverò mentalmente scuotendo con vigore la testa e facendo ondeggiare attorno al volto contrito i ribelli ciuffi grigi.
 
-Allora saremo di nuovo avversari- stava constatando Max rivolgendosi alla squadra di Mister X ed ignorando deliberatamente la blader che ora lo sbirciava silenziosa.
 
-Certo e siamo intenzionati a battervi questa volta, perciò state in guardia- li minacciò Jessie, il più piccolo e combattivo del gruppo, con la solita spavalderia che lo caratterizzava.
 
Takao si guardò attorno curioso-Avete visto qualche blader interessante?-
 
-In realtà non molti…però ce ne sono due che mi hanno impressionato, ma non li vedo…ah eccoli! Stanno entrando ora!- esclamò Mister X indicando con un gesto del capo il tunnel da cui stavano uscendo due figure.
 
I blade-breakers si voltarono all’unisono, trovandosi a fissare Zeo e il suo compagno mascherato.
 
-Zeo- lo chiamò Takao pentendosi immediatamente del suo gesto impulsivo.
 
Il ragazzo dai lunghi capelli verdi fece finta di non udire il richiamo e proseguì oltre con passo spedito anche se il fugace lampo nelle iridi smeraldo tradirono per un istante la sua ostentata indifferenza.
 
-Lascia stare Takao- disse Rei appoggiando una mano sulla spalla del compagno di squadra -È tutto inutile. È un nemico ora…-
 
Takao abbassò il capo stringendo forte i pugni -Sì- rispose laconico. Imbecille che non era altro!. Ci era cascato un’altra volta! Aveva giurato che non si sarebbe più fatto prendere dai sentimenti, che sarebbe rimasto impassibile davanti a Zeo ed invece, non appena lo aveva visto, aveva cercato per l’ennesima volta di parlargli, di avvicinarlo, di capire che diavolo fosse successo…Stupido idiota che non era altro!
 
-Ma chi è quella maschera che è con lui? E perché è coperto dalla testa ai piedi?- chiese Max perplesso.
 
-E che ne so? Sicuramente un altro trucco di Zagart per spiazzarci, dobbiamo stare sempre all’erta, ragazzi- affermò Rei, osservando perplesso lo svolazzare del lungo mantello nero attorno al corpo del blader.
 
Lo speaker interruppe le illazioni dei ragazzi, attirando l’attenzione generale sullo schermo gigante, dove erano apparse le prime coppie.
 
-A scendere in campo, dando ufficialmente inizio a questo terzo campionato sono…uao signori iniziamo subito alla grande! La coppia Kei e Rei, campioni mondiali ancora in carica, si scontreranno con i gemelli Husij da Hokkaido! Subito dopo una coppia inedita: Zeo e … Mistero Nero contro Mariam e Dunga… Invito i blader a sgomberare il centro dove verrà allestito in pochi attimi il primo bey-blade stadio… -
 
Vi furono minuti di confusione mentre i bladers non sorteggiati uscivano celermente dal campo e prendevano posto sugli spalti. I rimanenti bey-breakers e la squadra di Mister X, si sistemarono in prima fila per sostenere gli amici che stavano tranquillamente prendendo posizione a bordo campo, Kei allacciandosi placidamente i guanti e Rei dando un’ultima controllata al suo Draiger ed al dispositivo di lancio.
 
Come previsto Kei e Rei vinsero alla grande, senza neanche scomodare i loro magnifici bit power.
 
Le prime due gare si volsero in fretta, senza colpi di scena -Che sfide noiose…- borbottò Takao sopprimendo uno sbadiglio.
 
-E dai meglio così- lo consolò Hilary.
 
-Il bello arriva ora…- intervenne Max osservando cupo Zeo che saliva sulla pedana di lancio con un’espressione tutt’altro che rassicurante dipinta in volto.
 
-E ora vedremo che cosa sa fare…- commentò Rei sopraggiungendo insieme a Kei e prendendo posto accanto a Takao.
 
Non appena anche Mariam prese posizione sulla pedana lo speaker diede inizio al conto alla rovescia:
 
-Tre, due, uno…lancio!-
 
I due bey schizzarono in campo come due saette impazzite scontrandosi subito duramente.
 
Takao balzò in piedi con i pugni contratti -Ma è incredibile…è migliorato tantissimo- esclamò incredulo.
 
-Mariam è in difficoltà…Zeo è velocissimo…- commentò Max dopo alcuni minuti di gioco, durante i quali la ragazza aveva incassato una serie di colpi violenti, sferrati con incredibile precisione.
 
-Ecco Squalo…vedrete Mariam ce la farà…ma cos…- Mister X interruppe la sua frase a metà. Il bit di Zeo si era liberato nell’aria: un orribile cane a tre teste, dal corpo massiccio vibrava sopra il bey della povera ragazza, emanando una funesta potenza ed impedendo al Bit Power di Mariam di uscire.
 
-E quello sarebbe il Bit Power di Zeo? Ma è orribile!- esclamò Hilary sbalordita portandosi una mano alla bocca.
 
-Zeo ha un Bit potentissimo…oh no!- urlò Takao nell’istante in cui il bey di Mariam volava fuori dal campo, arrestandosi dopo un lungo volo ai piedi della desolata ragazza.
 
Zeo aveva vinto.
 
Mister X incrociò le braccia al petto-Non fa niente. Dunga rimetterà le cose a posto- affermò con convinzione, osservando il massiccio compagno di squadra che prendeva il posto della ragazza che si allontanava con lo sguardo basso. Il capo dei Sacri Sigilli osservò con comprensione la compagna, non aveva nulla da rimproverarle, si era battuta con coraggio, solo che la potenza di quel Bit Power aveva colto tutti alla sprovvista.
 
Mistero Nero mise piede sulla pedana di lancio, cupa e sinistra figura. Dunga non attese un attimo e l’attaccò verbalmente, nella speranza di innervosirlo -Ehi pagliaccio mascherato ritirati, sei ancora in tempo!-
 
Il blader incappucciato non si mosse, non era così sciocco da cadere in una così misera trappola, si limitò semplicemente ad ignorare quelle vane provocazioni e ad estrarre con estrema calma il suo dispositivo di lancio.
 
-Sei sordo?- continuò Dunga infastidito più da quei gesti lenti e calibrati che dal trovarsi di fronte un avversario mascherato di cui non poteva studiarne le intenzioni e l’espressione del volto -Ho capito sei talmente impaurito che non hai neanche la forza di parlare! E fai bene! Preparati perché ti annienterò!- sbraitò Dunga con veemenza mettendosi in posizione.
 
-Pronti?- si intromise l’arbitro- Tre due uno…lancio!-
 
Gorilla sfrecciò veloce in campo, pronto per un attacco diretto contro il bey di Mistero che schivò con agilità.
 
-Uhm! Solo fortuna- borbottò sprezzante Dunga.
 
-Ne sei certo?- chiese Mistero con voce incolore.
 
Un alito di aria gelida investì Dunga causandogli un vago senso di vertigine. Il blader si stava ancora chiedendo il perché di quella sensazione quando sentì qualcosa di tagliente sfiorargli la guancia, si volse ed inorridì, quando vide il suo bey immobile alle sue spalle.
 
-Non è possibile!- urlò Mister X balzando in piedi.
 
Mistero Nero aveva battuto Dunga in meno di dieci secondi, senza battere ciglio. Aveva sferrato un attacco talmente veloce ed inaspettato che non aveva lasciato la benché minima possibilità all’avversario di reagire.
 
Il pubblico fissava attonito ed immobile la silenziosa figura di Mistero Nero, neanche un timido applauso si levò nello stadio: tutti i presenti osservavano intimoriti l’aurea di sprezzante arroganza ed indomita potenza che aleggiava attorno al blader mascherato, mentre questi si allontanava senza aspettare neppure il verdetto dell’arbitro.
 
Dopo una manciata di secondi lo speaker si riebbe dallo shock-I primi blader che passano il turno sono Kei e Rei, Mistero Nero e Zeo! L’appuntamento è per domani con altre appassionanti sfide …A domani e ancora complimenti ai vincitori di oggi. Dalle premesse ci aspettano delle giornate veramente ricche di colpi di scena…-   

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Capitolo 12
*** La semifinale ***


I giorni di campionato si susseguirono veloci, alternati da sfide più o meno avvincenti. Tutti e quattro i Blade-breakers si qualificarono imbattuti alle semifinali, insieme a Mister X, Jessie, Mistero Nero e Zeo, anch’essi imbattuti.
 
Anche se Mister X e Jessie combatterono con audacia, Kei e Rei vinsero l’incontro, accedendo meritatamente alla finale. Dopo essersi stretti sportivamente la mano, i quattro ragazzi smisero di essere avversari e tornarono ad essere i leali amici di sempre. Senza rancore né rimorso, si sistemarono sugli spalti assieme a Mariam, Dunga, Hilary ed il Professor Kappa, in trepidante attesa dell’incontro decisivo tra Zeo e Takao.
 
-Ci siamo …- borbottò tra sé e sé Zeo, gettandosi la pesante treccia dietro le spalle -Non dici niente? Siamo in squadra da due settimane, viviamo sotto lo stesso tetto e, oltre a non avere la più pallida idea di quale sia la tua faccia, mi avrai rivolto la parola meno di tre volte!- sbottò furioso.
 
-Invece di perdere tempo in chiacchiere, scendi in campo. Il tuo avversario è già pronto- lo mise gelidamente a tacere Mistero Nero.
 
Zeo guardò sbalordito il blader a bordo campo-Cosa?!? Ma io voglio affrontare Takao!-
 
-E invece affronterai Max-
-Ma le estrazioni mi hanno abbinato a Takao!-
 
-E allora? Non lo hai letto il regolamento? Dalle semifinali in poi, puoi scegliere quale blader della coppia affrontare…e io ho scelto Takao-
 
-No!- obiettò incollerito Zeo sollevando in aria i pugni.
 
-Taci Zeo! Non sei in grado di battere Takao-
 
Una smorfia arrogante piegò le labbra carnose del blader -E tu sì? Credi di essere più forte di me, sbruffone mascherato?-
 
-Non ti scaldare. Non è una questione di forza, solo che sei troppo coinvolto…non so per quale motivo, ma tu non desideri affatto battere quel blader-
 
Zeo sbatté le palpebre allibito -Che vuoi dire? Tu sei pazzo!- ringhiò, osservando sempre più arrabbiato il compagno placidamente seduto sulla panca di legno.
 
-Ho ragione e lo sai…Max ti sta aspettando…-
 
Zeo si voltò a guardare il ragazzo biondo già in posizione accanto alla stadio. Guardò poi Takao, seduto in panchina con i pugni chiusi in grembo, teso ed attento…il suo amico Takao…eh no, così non andava proprio … -Zowel…Zowel dammi la forza di arrivare sino in fondo…- Accidenti! Aveva maledettamente ragione Mistero Nero! Non era nelle condizioni psicologiche per affrontare Takao!
 
Il ragazzo abbassò il capo sconfitto, sospirò rassegnato -E va bene, farò come vuoi tu. Ma bada bene: se non batterai Takao, per te saranno guai seri! Io ti ho avvertito!- disse minaccioso allacciandosi i guanti di ruvido cuoio e avviandosi rabbiosamente verso il campo.
 
-Cosa?!? Zeo si batterà con Max? Ma io credevo che volesse sfidare Takao!- esclamò Hilary stupefatta.
 
-Già è molto strano- confermò il Professor Kappa, reimpostando velocemente i dati sul suo computer.
 
Max si voltò a guardare il compagno di squadra, che ricambiò il suo sguardo perplesso, allargando le braccia stupito. Poi, come in preda ad un’idea improvvisa, Takao saltò in piedi urlando -Sei un verme Zeo! Non hai il coraggio di guardarmi in faccia!-
 
-Non è così Takao-pensò Zeo, posizionando il suo Zerovix sul dispositivo di lancio con apparente noncuranza.
 
-E comunque non credere di farla franca! Max non vale meno di me e ora ti darà una bella lezione, traditore!- continuò ad urlare Takao inferocito.
 
Zeo incassò il colpo sbiancando –No, questo non lo devi dire! Non è così! Amico mio…-
 
-Blader in posizione…Tre…due…uno…lancio!-
 
Draciel schizzò veloce, posizionandosi immediatamente al centro dello stadio, mentre Zerovix gli vorticava intorno a debita distanza. I due bey si studiarono per un po’, saggiando le loro reciproche potenzialità, i ruoli si alternavano velocemente: ora attaccava uno, ora l’altro, le forze si equivalevano alla perfezione.
 
-Zeo perché?- chiese Max mentre Draciel si difendeva da un attacco veloce dell’avversario.
 
-Taci!-
 
-Perché questo voltafaccia?-
 
-Taci ti ho detto!- urlò inferocito più dalla confusione che aveva nel cuore che dalla lecita richiesta del blader -Cerberoooooo- chiamò in soccorso il suo Bit Power, sciogliendo nell’aurea potente della sua Creatura quel sentimento strisciante che non riusciva a sopprimere.
 
Il Bit Power si alzò in aria reso ancor più potente dal desiderio di proteggere il suo padrone da quel pericolo che lo scombussolava e di cui lui ignorava l’origine. Max non poté far altro che chiamare la sua Tartaruga -E va bene, l’hai voluto tu! Io non sarei mai arrivato a tanto Zeo…non avrò pietà per chi tradisce gli amici ed infanga l’amicizia. Tu non sei più nostro amico….Tartaruga attacca senza riserveee!-
 
-Cerbero di fuoco distruggiiiiiiiiiii!- contrattaccò Zeo, cercando di soffocare nel combattimento le parole di Max che, come tante dolorose stilettate, gli trapassavano la mente.
 
Draciel incassò l’attacco con maestria, ma vacillò paurosamente sull’orlo del campo di gioco.
 
-Max non cedere! Siamo con te- urlò Takao a squarciagola incitando l’amico con tutta l’energia possibile.
 
-Che sciocco! A cosa vi serve lo spirito di squadra?- chiese Zeo tentando di nascondere il suo dolore, dietro un velo di gratuita cattiveria.
 
-Che vuoi dire?- chiese Max perplesso, non capendo il senso della frase dell’avversario.
 
-Semplicemente che ora mi prenderò la tua Tartaruga e nessuno dei tuoi compagni ti potrà aiutare. Sei solo Max…solo… come lo sono io…Cerberoooooo!!!!!!! Catene infernali catturate la Tartaruga!-
 
Con un’abile mossa il bey di Zeo invertì improvvisamente la direzione, prendendo totalmente alla sprovvista Draciel, già in precario equilibrio sul bordo estremo dello stadio. Draciel barcollò e, per un caso sfortunato, inceppò in un solco del campo scavato dai loro bey nello scontro di poco prima. Max perse il controllo di Draciel solo per una frazione di secondo, ma una imperfezione comunque sufficiente a determinare l’esito della sfida. Zeo approfittò spietatamente dell’attimo di difficoltà dell’avversario, sferrò il suo attacco con precisione millimetrica, gettando Draciel lontano, fuori dal campo.
 
Max aveva perso e la Tartaruga si dibatteva inutilmente tra le spire violacee di Cerbero che la stringevano crudelmente alla gola impedendole di riprendere posto dentro Draciel.
 
-Tartarugaaaaa….Nooooooooooo- urlò Max disperato ed incredulo di fronte al gesto del loro ex amico.
 
-È inutile tanta patetica disperazione: ho vinto e questo è il prezzo che devi pagare, lo sapevi sin dall’inizio!- infierì Zeo trionfante mentre Cerbero tornava nel bey trascinandosi dietro la povera Tartaruga.
 
-Perché Zeo- Max crollò in ginocchio -Perché?- ripeté con un fil di voce mentre le lacrime cominciavano ad inumidirgli gli occhi sgranati.
 
Zeo non si curò del dolore del ragazzo, non si degnò neppure di rispondere, limitandosi a richiamare il suo bey che racchiudeva in sé il prezioso bottino poi con spietata freddezza voltò le spalle all’avversario affranto per la perdita della fedele compagna.
 
-Il vincitore è Zeo!- annunciò lo speaker entusiasta, ma la notizia venne accolta dal pubblico con un freddo applauso: era evidente che tutto lo stadio tifava per i Blade-breakers -Solo alcuni secondi di pazienza… ecco, il campo viene sostituito da questo, nuovo di zecca. I nostri blader si sono battuti con tale furia che hanno distrutto il campo di gioco… Comunque ricapitoliamo: a sorpresa il campione Max è stato battuto da questa coppia rivelazione. Non c’é che dire! Veramente dei blader straordinari che sembrano avere tutte le carte in regola per strappare la fascia di campioni ai Blade-breakers… Ma ecco lo stadio è pronto…prego invito la seconda coppia a prendere posizione…-
 
Mistero Nero si sollevò con decisione, facendo ondeggiare attorno a sé il lungo mantello informe.
 
-Ricordati che devi vincere altrimenti farai i conti con me- sibilò Zeo tra i denti incrociando il compagno a pochi passi dalla panchina. Mistero Nero increspò le labbra in una smorfia cattiva, ma la maschera impediva a chiunque di vedere quell’espressione risoluta: se Zeo l’avesse vista, non avrebbe avuto alcun dubbio sull’esito di quello scontro.
 
Pat voleva vincere. Doveva vincere. La posta in palio era elevatissima…il suo riscatto…il riscatto di un amore tradito…
 
Si posizionò con calma, concentrandosi sulla pozione dei piedi sulla pedana di solido metallo, evitando, con quello stratagemma, di incrociare lo sguardo del suo avversario, che sentiva arderle addosso con odio…che senso aveva guardare in faccia una persona di cui non le importava niente? Non aveva nulla contro Takao, non le importava nulla del suo Bit Power, era solo inconsapevolmente incappato sulla sua strada e, purtroppo per lui, andava eliminato.
 
-Pronti ragazzi. Tre, due, uno…lancio- ripeté per l’ennesima volta lo speaker.
 
Dragoon non perse tempo ed attaccò immediatamente, come era nel suo stile. Takao era pervaso da un’incontrollabile rabbia che esigeva di essere scaricata in fretta, prima di fargli perdere la ragione. Nessuno avrebbe toccato il suo Drago Azzurro e in men che non si dica si sarebbe ripreso anche la Tartaruga di Max…povero amico…sì…sarebbe andato tutto bene….doveva andare bene…
 
-Dragoonnnnn- il Drago Azzurro rispose immediatamente al richiamo impellente del padrone ed esplose nell’aria, provocando un rumore simile al tuono estivo che squarcia il cielo in una notte di tempesta.
 
-Non ho mai visto Takao così arrabbiato…- constatò Hilary perplessa sbirciando incredula il bagliore insolitamente accecante del Bit Power del suo amico.
 
-Neanch’io. Dragoon è al massimo della potenza…ma è pericoloso, non può sostenere a lungo quella potenza, potrebbe avere un cedimento…ahi…MIstero Nero sta aumentando la sua rotazione…ragazzi sta liberando il Bit- annunciò il Professor Kappa un attimo prima che un raggio sinistro, di cupo color cobalto, fuoriuscisse dal bey di Mistero Nero.
 
Kei e Rei si alzarono in piedi, sporgendosi dal parapetto, per osservare meglio il terribile Demonio che si dispiegava nell’aria, aprendo le sue imponenti ali di pipistrello ed azzannando, con un balzo improvviso ed incredibilmente veloce, il collo flessuoso di Dragoon, che sembrava doversi spezzare da un momento all’altro, tra le terribili fauci acuminate dell’avversario.
 
-Maledetto…non ce la farai...non mi farò mai battere da un vigliacco che non ha neanche il coraggio di mostrare la propria brutta faccia!- urlò Takao mentre Dragoon si liberava con abilità dai denti aguzzi di Demonio.
 
-Attento a quello che dici…- lo avvertì l’avversario, guardandolo intensamente.
 
-Io dico ciò che mi pare e piace! Sei un vigliacco e la maschera che porti in volto ne è la prova tangibile. Ti annienterò senza pietà…non avrai mai il mio Drago-
 
-Illuso!-
 
-Attacco Tornadooooooooo- fu la repentina risposta di Takao.
 
Dragoon cominciò a roteare freneticamente, provocando un vuoto d’aria che sollevò il bey di Mistero, facendolo dondolare nell’aria come fosse un’inconsistente piuma. Pat tentò di opporsi a quel vortice d’energia con tutta la determinazione del suo spirito, ma non poté resistere alla furia di Takao e venne sbalzata in malo modo a terra. Atterrò con un doloroso tonfo sulla schiena mentre davanti ai suoi occhi spalancati, il suo bey girava a vuoto completamente in balia dell’avversario.
 
-E ora il colpo di grazia…mi spiace per te Mistero Nero ma hai perso…anzi non mi spiace affatto- rettificò Takao assaporando la vittoria che percepiva vicina.
 
Il bey di Pat continuava ad essere sballottato senza sosta nel vortice violento creato da Dragoon, e Demonio seguiva irrimediabilmente le sorti del bey, soccombendo tra le zanne azzurrognole del Drago Azzurro.
 
Volse il capo piena di vergogna, accettando quella sconfitta che non aveva previsto. E fu allora che lo vide. In piedi sugli spalti a poca distanza tra i suoi amici, la solita maschera imperscrutabile nonostante la tensione del momento, quella maschera che lei un tempo credeva di avergli tolto…credeva… non stava affatto badando a lei ma fissava immobile i Bit Power in aria. Qualcosa in lei ruggì, un’onda di inaudita violenza si riversò nel suo stomaco e salì impetuosa sino a raggiungere ogni cellula del suo corpo. Un tagliente lampo di gelida cattiveria saettò nelle sue iridi color dell’aurora mentre il suo bey iniziava a vibrare, rallentando la sua rotazione sino ad arrestarsi del tutto.
 
-Ho vinto- esultò Takao.
 
La ragazza si sollevò sui gomiti ed alzò in aria un braccio. Takao registrò con orrore il mutamento avvenuto in lei e nel suo Bit ed immediatamente l’esultanza si trasformò in stupore e poi in gelida paura: Demonio, ancora incredibilmente sospeso in aria, aveva ripreso a muoversi, roteando in senso antiorario, creando così un controvortice che gli permise di tornare a terra incolume.
 
-Mi spiace Takao hai esultato troppo presto. Sei forte ma non puoi vincere con me…è impossibile…- disse Mistero Nero rialzandosi con un agile colpo di reni.
 
-Che vuoi dire?- chiese il ragazzo mentre il sangue gli si ghiacciava nelle vene. Una sensazione di intenso freddo si faceva strada in lui, la stessa che aveva sorpreso Dunga.
 
-Tu non puoi battermi-
 
Il blader sbatté gli occhi confuso -Perché?- chiese spaventato da quella miriade di fastidiose sensazioni che non riusciva a decifrare.
 
-Perché non te lo permetterò. Sei l’ultimo ostacolo tra me ed il mio vero obiettivo…non posso cedere proprio ora….Demonio Attacco Finale!-
 
-Cos…Dragoon schiva- con una mossa fulminea Takao evitò lo scontro, allontanandosi da Demonio quanto bastava per riprendere fiato. Le parole di Mistero gli rimbombavano in testa, il messaggio funesto che celavano lo fece tremare, doveva sapere ad ogni costo che cosa intendesse dire quel blader senza scrupoli!
 
-E posso sapere cosa ti spinge a volere il mio Bit Power?- chiese risoluto.
 
-Stupido! Non me ne importa niente del tuo Bit! L’unica cosa che voglio é…..- gli occhi di Pat brillarono di odio puro, sentimento che si trasmise immediatamente al suo animale sacro che improvvisamente si avventò sul Drago Azzurro. La testa del Drago, parte del collo e una zampa scomparvero all’interno delle immense fauci di Demonio, che si serrarono con uno scatto infernale, determinate a non lasciare la presa sino a che il collo del Drago non si fosse spezzato.
 
-Lascialo, lo ucciderai- urlò Takao in preda al panico mentre la sensazione di freddo si faceva sempre più intensa rendendogli difficili i movimenti.
 
-No sta tranquillo, non ho intenzione di ucciderlo, ordinagli di stare buono e non gli accadrà nulla…. Vi è un solo Bit Power che presto ucciderò senza pietà, solo l’Aquila Rossa è destinata a sparire per sempre!- urlò fuori di sé Mistero Nero -E tu di certo non me lo impedirai! Demonio sferra il colpo di grazia!-
 
Il Drago Azzurro smise di dibattersi tra le fauci del suo aguzzino e rimase immobile come un vuoto fantoccio, mentre Dragoon veniva sbalzato fuori dal campo.
 
Un desolato silenzio scese nel bey-blade stadio. Takao fissò incredulo l’inseparabile bey arrestarsi sconfitto ai suoi piedi. Aveva perso! E ora che sarebbe accaduto? Chi avrebbe fermato quel pazzo assetato del sangue dei loro Bit Power?
 
Le ultime parole di Mistero Nero gli attraversarono la mente, istintivamente si voltò verso gli spalti alla ricerca del suo compagno minacciato…Kei…il suo amico aveva udito le parole piene di odio di Mistero Nero? Dalla sua espressione attonita sembrava proprio di sì… E così quel blader sanguinario che voleva distruggere l’Aquila Rossa…perché?
 
Takao vide la luce del Drago Azzurro spegnersi all’interno del bey di Mistero Nero -No Drago azzurro…ritorna qui!- urlò schiacciato dal senso d’impotenza mentre il suo più fedele amico gli veniva strappato.
 
-Stupido non può…rassegnati: non vedrai più il Drago Azzurro- sentenziò spietatamente Mistero Nero recuperando il suo bey e sparendo, subito dopo, nel tunnel seguito da Zeo. 

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Capitolo 13
*** La vendetta ***


-Ben fatto ragazzi…sono fiero di voi- esclamò Zagart esultante, osservando il Drago Azzurro e la Tartaruga agitarsi inutilmente all’interno di due grossi cilindri di vetro infrangibile, in una stanza di massima sicurezza nei sotterranei della villa -E domani la fine dell’opera! Tu Zeo prenderai la Tigre Bianca e tu Mistero…beh farai ciò che vorrai dell’Aquila…-
 
-Questi sono i patti, Zagart. Buonanotte- tagliò corto il blader chiamato in causa abbandonando in fretta la stanza, irritato dalla compiaciuta esaltazione dell’uomo. Non era certo fiera di quello che aveva fatto. In fondo provava una genuina simpatia per quelle creature misteriose e vederle soffrire in gabbia, non le procurava alcun piacere, anzi... D’altronde quello faceva parte del gioco, quel gioco che lei stessa aveva voluto e di cui aveva chiare le regole fin dall’inizio. Non ci poteva fare niente, la vita era ingiusta con tutti prima o poi…
 
Perché? Perché Mistero Nero voleva uccidere l’Aquila Rossa? Era ormai notte fonda, ma Zeo continuava a girarsi e rigirarsi nel letto arrovellandosi sempre su quella spinosa domanda, non riuscendo a trovarvi alcuna risposta plausibile… E non l’avrebbe certo trovata da solo! Aveva un’unica via d’uscita: obbligare il suo misterioso compagno a dirgli la verità! Ma come poteva fare? Quel tipo era così sfuggente, restio a qualsiasi spiegazione. Un lampo combattivo attraversò le iridi smeraldo del ragazzo mentre mandava all’aria le coperte del suo letto. Al Diavolo! Lo avrebbe obbligato con le buone o con le cattive! Catturare era una cosa, distruggere un’altra! E lui non voleva in alcun modo assecondare i piani di quel folle blader! O almeno, se era costretto a partecipare ad un atto così ignobile, riteneva perlomeno di avere il diritto di saperne il motivo! Infilò in fretta le ciabatte ed uscì dalla sua stanza avviandosi nell’ala della villa riservata agli ospiti, dove da settimane vi alloggiava Mistero Nero. Bussò alla porta ma non ottenne alcuna risposta. Cautamente abbassò la maniglia, constatando, con stupore e piacere, che non era chiusa a chiave -Mistero ci sei? Sono Zeo, posso entrare?-
 
Niente, nessuna risposta. Il ragazzo, entrò nella stanza chiudendosi la porta alla spalle. Si guardò attorno e notò il mantello e la maschera del compagno abbandonati su una sedia. Solo allora si accorse dello scroscio dell’acqua provenire dal bagno, quindi Mistero era sotto la doccia, senza maschera…ebbene quale migliore occasione per scoprire che cosa nascondeva, con tanta cura, il suo terribile compagno? Si sedette su una poltrona per nulla tranquillo, ma ormai risoluto ad andare sino in fondo a quell’assurda faccenda. Certo, era pienamente consapevole che Mistero Nero non avrebbe affatto gradito quella sua intrusione, che forse lo avrebbe anche picchiato, e soprattutto, cosa che temeva più di tutte, sarebbe andato su tutte le furie, e che questo poteva essere molto pericoloso per lui ed il suo bey…ma ormai la curiosità era più forte di qualsiasi prudenza… ed inoltre in palio c’era la vita dell’Aquila Rossa di Kei…
 
Però … una doccia a quell’ora della notte, probabilmente neanche il suo compagno era così tranquillo come voleva far credere, forse il rimorso toglieva il sonno pure a lui.
 
L’acqua si fermò. Zeò trattenne il respiro, ancora pochi istanti e si sarebbe ritrovato faccia a faccia con MIstero. Si agitò nervosamente sulla poltrona, non osando però alzarsi, anzi tentava sempre più di affondare contro lo schienale, sperando di diventare in qualche modo invisibile… decisamente se la stava facendo sotto dalla paura! Ciò nonostante, mille domande frullavano nella sua testa, smaniose di una risposta: perché si nascondeva da capo a piedi dietro ad una maschera? Quali deformità tentava di nascondere? Perché quell’odio e quell’accanimento contro i Blade-breakers? Perché uccidere un Bit Power? Perché? Perché… No… inutile tormentarsi, ancora pochi istanti e avrebbe avuto tutte le risposte che cercava…
 
Una figura sottile uscì dalla porta del bagno, avvolta in un morbido accappatoio di spugna color lillà, intenta a sfregarsi i lunghissimi capelli biondi che le ricadevano in ciocche disordinate sul petto rigonfio. Zeo trattenne il fiato scioccato…accidenti! Questo non se lo era proprio aspettato: una donna! Mistero Nero era una donna! E ora come gliela spiegava la sua presenza lì?
 
-Ehm…- gli sfuggì un suono gutturale, strozzato che bloccò la ragazza con le braccia a mezz’aria. Pat si voltò di colpo, lasciandosi sfuggire dalle mani l’asciugamano che stava usando per asciugarsi i capelli. Il soffice panno si adagiò silenzioso ai suoi piedi mentre lei senza fiatare tentava di mettere a fuoco la sagoma celata nell’ombra della sua stanza.
 
-Scusa io non potevo sapere….-iniziò Zeo imbarazzatissimo, alzandosi ed uscendo dall’angolo buio che ancora lo nascondeva agli occhi della ragazza.
 
-Zeo!?!? Che ci fai qui? Come ti sei permesso di intrufolarti in camera mia?!?!- sibilò la ragazza tra i denti, stringendo con forza la cintura dell’accappatoio, assicurandosi che nascondesse a dovere tutte le sue nudità.
 
-Io…mi spiace…ma come facevo a sapere che eri una donna?-
 
-Che c’entra? Accidenti a me che mi sono dimenticata di chiudere a chiave! Al diavolo!Che fai lì imbambolato? Ti decidi ad uscire?-
-Sì…certo…scusa…- balbettò rosso come un peperone, avvicinandosi di corsa alla porta. Ma prima di spalancarla, venne bloccato dalla voce irata di lei, che perentoriamente gli ordinò - Dimmi perché sei qui!-
 
Zeo istintivamente fece per voltarsi.
 
-Non ti voltare! Se non lo avessi capito sono praticamente nuda!- sbuffò incollerita.
 
-Scusa…- disse arrossendo per l’ennesima volta il ragazzo -Io…ehm…vo…volevo chiederti perché vuoi uccidere l’Aquila Rossa-
 
Silenzio.
 
-Mistero?- chiese Zeo continuando a fissare il legno della porta e sentendosi un perfetto imbecille.
 
-Tu perché vuoi i Bit Power dei tuoi… amici?-
 
-Come fai a sapere che sono miei amici?-
 
-L’ho capito…perché?-
 
-Per mio fratello-
 
-Cosa c’entra tuo fratello?!? Ti puoi girare sono vestita ora-
 
Zeo si volse e rimase impietrito ad osservarla. Era splendida, altro che il mostro informe che si era immaginato! La semplice tuta bianca che indossava ora, la faceva assomigliare ad un innocuo angioletto… certo non al demonio con cui aveva immaginato di convivere nelle ultime settimane…
-Allora Zeo?- lo incalzò aspra sedendosi sul bordo del letto e ricominciando a strofinarsi i capelli ancora gocciolanti.
 
-Mio fratello… Zowel… è morto quattro anni fa…o almeno io lo credevo morto…in realtà mio padre lo ha ibernato…non mi guardare così, è la verità… l’ho visto con i miei occhi in una cella frigorifera in una stanza segreta della villa-
 
Pat lo osservò attenta, quella storia era talmente assurda, eppure l’espressione del ragazzo non le lasciarono dubbi sul fatto che fosse la verità -Continuo a non capire che c’entrino i Bit Power…- chiese perplessa.
 
-Secondo mio padre il potere delle quattro creature può riportare Zowel in vita…-
 
-Ma è assurdo non é possibile…tu non puoi credere che…-
 
-Mio padre è un grande scienziato, se dice che è possibile io gli credo!- affermò risoluto. Doveva essere così! Doveva! Altrimenti che altro avrebbe potuto giustificare il suo meschino tradimento?
 
-Bene…- accondiscese la ragazza.
 
-E ora tu…perché vuoi uccidere l’Aquila Rossa?-
 
Pat non rispose, apparentemente concentrata a districare i nodi nelle lunghe ciocche bagnate.
 
-Io ho risposto sinceramente alle tue domande, ora tocca a te. Ti avverto che non me ne andrò sino a che non mi avrai detto tutto ciò che voglio sapere- insistette Zeo facendo qualche passo avanti ma mantenendosi sempre ad una certa distanza di sicurezza: nonostante le apparenze, tutt’altro che pericolose, non aveva affatto dimenticato che quello era in realtà il blader che aveva sconfitto Takao!
 
-Odio il blader che la possiede- la ragazza si alzò, dirigendosi lentamente verso la finestra e sbirciando oltre le tremolanti luci della metropoli nipponica. La sua voce era stata poco più di un sussurro, ma i sensi di Zeo erano troppo attenti, per non captarlo -Perché?- chiese piano.
 
La bocca di lei si incurvò all’ingiù in un’espressione amara -L’odio ha forse bisogno di una ragione?-
 
-Certo che ce l’ha! Non puoi odiare una persona senza motivo!-
 
-Uhm…un motivo ci sarà anche stato ma… è passato talmente tanto tempo che l’ho scordato…ho dimenticato tutto, tranne l’odio che ho nel cuore e che domani avrà finalmente vendetta- gli occhi di Pat brillarono di una luce glaciale che fece arretrare Zeo di un passo. Aveva ancora tante domande da farle, ma quegli occhi gli facevano troppa paura… aveva solo intravisto il rancore che covava nel cuore quella creatura dalle sembianze angeliche ma dall’anima diabolica, e gli era bastato. Un intenso senso di freddo lo investì, facendogli correre un brivido lungo la schiena. Senza chiedere altro, uscì in fretta da quella stanza improvvisamente gelida.
 
Zeo finì di chiudere la sicura dei suoi guanti di cuoio, sbirciando di sottecchi i suoi avversari Rei e Kei, che parlavano tra di loro dall’altra parte del bey stadio. Sospirò mentre scioglieva le articolazioni delle dita una ad una… aveva passato una notte infernale e ora era un fascio di nervi tesi. Aveva faticato ad addormentarsi, tormentato dallo sguardo omicida della sua compagna, e quando finalmente aveva preso sonno, gli occhi di lei, avevano continuato a perseguitarlo, insieme ai volti di Takao, Rei, Max e Kei. Per tutta la notte, nei suoi incubi, l’Aquila Rossa era stata fatta in minuscoli pezzettini da Demonio, mentre Kei urlava disperatamente il suo dolore, senza riuscire però a placare la crudeltà di Mistero Nero che, non ancora soddisfatto, desiderava uccidere anche il povero blader. Sempre nel sogno, Takao e Max tentavano disperatamente di difendere il loro amico, ma non erano in grado di farlo, ormai privi dei loro Bit Power e la Tigre Bianca non ce la faceva da sola…ci provava in tutti i modi ma ormai era esausta…
 
Si era svegliato urlando, annegato in una pozza di sudore.
 
Ora le tempie gli pulsavano dolorosamente, gli dava fastidio tutto, anche la voce insistente dello speaker che blaterava qualcosa sull’importanza di combattere lealmente… Lealmente?!?! Ma che vi era di leale in tutto quello?
 
-Zeo insomma! Che fai dormi?- il richiamo tagliente di Mistero Nero, interruppe bruscamente i suoi pensieri.
 
-Cosa?- chiese confuso, osservando la maschera nera a pochi passi da lui, sotto la quale ora gli sembrava di veder luccicare due occhi viola colmi d’odio.
 
-Rei è già in campo…ti stanno chiamando!- proseguì Mistero, riaccomodandosi in panchina ed incrociando le braccia al petto nella posa che ormai gli era abituale.
 
Zeo si avviò lentamente verso il campo e prese posizione. Non aveva alcuna voglia di combattere.
 
-Finalmente!- esclamò Rei guardandolo torvo -I tuoi trucchetti non mi faranno perdere la concentrazione. Preparati Zeo, perché ho intenzione di vendicare i miei amici-
 
-Vedremo- rispose il ragazzo, ma la sua voce aveva perso la sicurezza del giorno prima e anche Rei sembrò notarlo, soffermandosi a scrutarlo con sospetto.
 
-Bene blader in posizione…Tre due uno…lancio!!!!!!! Signori ecco l’inizio di questa attesissima finale. All’angolo blu Zeo con Cerbero. Il suo attacco è diretto, veloce, preciso…all’angolo rosso il campione in carica Rei con Draiger…-
 
Zeo seguiva i movimenti dei due bey senza vederli realmente.
 
“E necessario un motivo per odiare qualcuno?”
 
Certo che ci doveva essere!
 
“L’ho dimenticato…ho dimenticato tutto tranne l’odio”
 
Odio?
 
Mistero Nero combatteva per odio.
 
Ma lui?
 
Per amore…
 
Per amore fraterno…per riavere chi non c’era più…per annullare la morte e ridonare la vita…
 
-Che fai Zeo? Mi sottovaluti al punto da credere di potermi battere pensando ai fatti tuoi?-
 
La voce di Rei fece sussultare Zeo. Ma che stava combinando? Cerbero stava per finire fuori dal campo!
 
-Ma come posso togliervi anche la Tigre Bianca? Chi difenderà l’Aquila Rossa?-
 
Zeo guardò oltre le spalle di Rei e osservò Kei seduto in panchina, teso ed immobile, in paziente attesa della sua imminente, crudele sfida.
 
Zowel...
 
“Stai sbagliando tutto amico!”
 
Takao!
 
“Che fai amico? Zeo tu sei dei nostri!”
 
Perdonami Takao, io lo faccio per Zowel…
 
“Ma hai chiesto a Zowel se è quello che vuole?”
 
Veramente …io…no!
 
“E allora fallo…La morte è solo un’altra dimensione della vita e lui magari lì sta benissimo…è in pace…e tu invece? Stai ripudiando i tuoi amici, il rimorso per ciò che stai facendo non ti permetterà di trovare la pace, mai più!”
 
-NOOOOOO! Non è così- urlò Zeo.
 
-Ma che ti prende? Sei impazzito?- chiese Rei guardandolo preoccupato -Zeo stai male? Che ti succede?-
 
-Trema Rei perché la Tigre Bianca verrà via con me! Cerbero di fuocoooooooo- rispose il ragazzo mentre le lacrime cominciavano a scorrere lungo le sue gote senza che lui potesse fare assolutamente nulla per trattenerle.
 
Si può odiare qualcuno senza motivo?
 
Sì si può…
 
No, no ,no…non si può!
 
“Zeo io sono morto…é andata così…quello che vuole fare nostro padre è un follia, non ha senso e lui stesso lo sa. Ti ha imbrogliato, sta usando l’amore che provi per me per manovrarti ed aiutarlo a realizzare i suoi folli progetti…non catturare la Tigre Bianca…Zeo fratello mio …ascoltami ti prego!”
 
Zowel…sei certo?
 
Sì…
 
-Fratello…-
 
Sono sempre con te Zeo…vivo in te…in ciò che sei… in ciò che fai…
 
-Incredibile signori! Cerbero si è inspiegabilmente fermato! Il vincitore del match è Rei!-la voce dello speaker riportò Zeo alla realtà. Era proprio vero. Il suo imbattibile bey era immobile al centro dello stadio e gli applausi scroscianti erano tutti per Rei. Raccolse Cerbero, evitando di incontrare lo sguardo interrogativo dell’avversario: chiedeva delle spiegazioni che lui non era in grado di dare neanche a se stesso.
 
-Zeo ho vinto ridammi il Drago e la Tartaruga!- lo bloccò Rei mentre si allontanava.
 
-Non ce li ho….e comunque non avete ancora vinto…Kei deve battere Mistero Nero…- rispose abbassando lo sguardo per celare il turbamento che quelle parole gli provocarono. Ripensò allo sguardo glaciale della compagna e un senso di vertigine lo fece incespicare.
.
-E se lo batto ci ridarete i Bit Power?- chiese Kei sopraggiungendo.
 
-Il problema non si pone. Non mi batterai mai- replicò Mistero Nero, prendendo il posto di Zeo sulla pedana di lancio.
 
Eccolo lì. Il momento era giunto quindi. Dopo tanto tempo poteva di nuovo confrontarsi con quegli occhi scuri come la notte. Pat si concesse tutto il tempo necessario per riabituarsi a quel volto, a quegli occhi, ben protetta dietro alla sua maschera inespressiva.
 
-Illuso! Io non posso perdere. Non ti permetterò di distruggere la mia fedele compagna e riavrò i Bit dei miei amici-
 
Un impeto d’ira divampò in lei, la sua voce gli era quanto mai sgradita -Amici? Fedele compagna? Attento, le tue parole non fanno altro che aumentare la mia furia… Sei un ipocrita….amicizia e fedeltà…blah… in bocca tua certi concetti fanno schifo…-
 
-Come osi pagliaccio mascherato?-
 
-Ragazzi silenzio…Prego Zeo e Rei fuori dal campo… Blader in posizione…Tre…due …uno…lancio!-
 
-Ma cos…- Zeo fissò incredulo il bey di Mistero che sfrecciò in campo lasciando dietro di sé una scia bianca luminescente. Non era Demonio! Che bey stava adoperando?
 
-Ma ha cambiato bey!- esclamò esterrefatto il Professor Kappa riavviando il programma di sintonizzazione in modo da registrare i dati del nuovo bey che girava veloce in campo sotto di loro.
 
-Cosa?!?- urlarono all’unisono Max e Takao, fissando apprensivi lo schermo del portatile del loro amico e vedendo apparire i dati relativi al bey che il computer stava velocemente registrando.
 
-Non é Demonio…guardate…- disse il ragazzo indicando dei valori su una finestra aperta in alto a destra dello schermo.
 
-L’avrà modificato- azzardò Hilary.
 
Il Professor Kappa scosse il capo deciso -No è completamente diverso… l’angolo di rotazione, la velocità, il peso specifico…e…non è possibile!- disse il giovane scienziato, stringendo convulsamente, tra le mani il suo fedele mezzo.
 
-Che c’è?- chiese Takao preoccupato- Professore parla!-
 
Il ragazzo stava digitando freneticamente sulla tastiera alcuni complicati codici-Un attimo…sto verificando…-
 
-Allora Professore?- incalzò Takao impaziente.
 
-Incredibile…stessa rotazione…stessa velocità…stesso angolo…oh mio Dio!-
 
-Professor Kappa hai tre secondi per dirmi che cosa sta succedendo!- lo minacciò Takao che ormai aveva perso tutta la sua inesistente pazienza.
 
-Il bey di Mistero Nero si muove come Dranzen…è come se fossero…lo stesso bey!-
 
-Ma com’è possibile una cosa del genere!?!?- chiese Max osservando inebetito il bey di Mistero Nero che si sovrapponeva alla perfezione a Dranzen nella simulazione a computer.
-L’unica spiegazione plausibile che mi viene in mente è che quel blader misterioso conosca sin nei minimi dettagli la tecnica di Kei…come se – il ragazzo deglutì spaventato - …Kei stesso gliela avesse insegnata!-
 
-Impossibile…un blader non insegna la sua tecnica a nessuno, tanto meno ad un avversario- dichiarò Max convinto, osservando critico il maxi schermo che mostrava un ingrandimento dei due bey in campo che continuavano a rincorrersi in perfetta sintonia.
 
-Forse un tempo Mistero Nero e Kei non erano avversari…- azzardò Hiary guardando dubbiosa gli amici.
 
-Accidenti- urlò Takao scavalcando la barriera che separava il pubblico dall’area dove vi erano i blader in gara.
 
-Takao che fai!- esclamò la ragazza nel vano tentativo di bloccarlo.
 
-Kei deve sapere che non ha a che fare con uno sconosciuto! Potrebbe aiutarlo a vincere…- urlò di rimando il ragazzo, fiondandosi verso la zona dove i due blader si stavano fronteggiando minacciosi.
 
-Hai cambiato bey! Ma questo non ti servirà a disorientarmi…- sorrise sprezzante Kei, schivando un attacco dell’avversario.
 
-Non é mia intenzione disorientarti…voglio che tu sia pienamente cosciente quando la tua Aquila morirà proprio davanti a te…-
 
-Sei un mostro…che diavolo ti ha fatto la mia Aquila? Chi sei maledizione? Ti conosco?-
 
-No…ora non mi conosci più-
 
-Che vuoi dir…-
 
-Kei!- chiamò Takao aggrappandosi alla rete metallica che impediva a chiunque di avvicinarsi al campo dove roteavano i due bey.
 
-Che vuoi Takao?- chiese Kei infastidito dall’interferenza dell’amico.
 
-Kei quel blader ti conosce! Conosce alla perfezione la tua tecnica, come se tu gliela avessi insegnata…-
 
-Cosa!?!?!Takao sei pazzo…- borbottò il ragazzo fissando intensamente il suo avversario. Ma chi era? Non vedeva assolutamente niente oltre quella maschera nera totalmente inespressiva e un bey bianco… BIANCO!
 
-No!-
 
-Chi sei?- chiese ancora, non volendo neanche dare forma a quell’assurda idea che gli era balenata in testa per un istante, come una folgorazione.
 
-Nessuno…io non sono più nessuno…ma qualcuno ha molta voglia di dirti due cosette…-
 
-Chi?-
 
-Chi Kei? Chi mi chiedi? Colei che annienterà l’unica parte di te che abbia un qualche valore…colei che ti toglierà per sempre il tuo Bit Power, colei che sconfiggerà l’Aquila Rossa!-
 
Una cerea luce accecante uscì dal bey di Pat, tutte le sofferenze patite dalla ragazza durante quel terribile anno, si trasmisero al suo bey che roteò con una potenza inaudita, liberando nell’aria il suo magico Bit Power.
 
Kei sentì uno strappo dentro il petto, un lancinante dolore gli attraversò le membra come se un organo vitale gli fosse stato tolto con un colpo netto, e la percezione di un tagliente soffio gelido, proveniente da chissà dove, aumentò a dismisura il suo disorientamento. Scioccato, schiacciato da quell’orribile sensazione, ancor prima di comprendere che cosa stesse facendo, chiamò in soccorso la sua Aquila. Il suo Bit si sollevò nell’aria mentre il ragazzo veniva schiacciato da una potente energia che lo spingeva sempre più in basso, costringendolo ben presto in ginocchio.
 
Da dove veniva tutta quella energia? Il Bit Power di Mistero! Ma dov’era? Si schermì gli occhi con la mano ma c’era davvero troppa luce per poter vedere con chiarezza.
 
-Finalmente l’Aquila…- disse Mistero con un tono indecifrabile che fece tremare Kei dalla testa ai piedi mentre il freddo di poco prima scompariva improvviso come era apparso.
 
-Maledetto…sì l’Aquila è pronta a difendersi…anche contro un Bit che non riesco a vedere- affermò rialzandosi e scrollando il capo con forza per togliersi di dosso quella sensazione di gelo.
 
-Come? Non vedi il mio Bit? Eppure è lì proprio sopra la tua Aquila!-
 
-Dove? Ma quella é…- le parole gli morirono in gola.
 
-Sì è la Fenice Bianca, Kei-
 
-Tu…no…-
 
-Preparati perché ti sto per distruggere…Fenice Bianca ….Attacco Killer!-
 
-Pat…-mormorò Kei mentre un brivido gli fece accapponare la pelle.
 
-Pat…Pat…Pat…dopo tanto tempo di nuovo quel nome sulle mie labbra… quel nome che per un anno ho avuto paura anche solo pensare…il dolore che mi procura è atroce, dare consistenza a questo mio caro ricordo è più di quanto io possa sopportare… eppure ha sempre il solito, indefinibile sapore…-
 
Si accorse appena dell’ossigeno che cominciava a mancare, del respiro sempre più faticoso sino a diventare un rantolare doloroso. Un silenzio lugubre scese nello stadio mentre l’aria veniva completamente risucchiata dalla Fenice.
 
-Aiuto…soffoc…- ansimò Hilary prima di svenire tra le braccia di Max.
 
-Ma che fa quel blader? È impazzito? Ci sta uccidendo tutti!- urlò il giovane americano osservando il Professor Kappa divenire paonazzo e piegarsi in due assieme a molte altre persone tra il pubblico, che crollavano a terra le une dopo le altre. Era terribile…sarebbero morti tutti soffocati…anche la sua mente si stava annebbiando…
 
Poi l’aria tornò investendo i polmoni svuotati con un doloroso contraccolpo. Max tossì ripetutamente prima di poter respirare di nuovo regolarmente.
 
La Feniceaveva raccolto tutta l’energia disponibile e ora si preparava a scagliarsi contro l’Aquila.
 
Kei osservava paralizzato la figura tetra dell’avversario, ritta dinnanzi a lui. No non era Pat…non capiva come la Fenice fosse finita nelle mani di quel blader, ma non era certo la sua Pat.
 
-Che fai non tenti neanche di difenderti? Beh…in effetti sarebbe inutile! Fenice finiscilo!-
 
Come folgorato da una scarica elettrica, Kei reagì. La sua mente era completamente ottenebrata, ma una cosa gli era ben chiara in mezzo a tutto quel casino: quella non era Pat! Quella certezza gli ridiede un po’ di coraggio. Qualcuno si era impossessato del suo Bit Power e ora approfittava di quella sua debolezza per disorientarlo. Come avessero fatto a scoprire, che l’unico Bit Power che non avrebbe mai potuto affrontare, fosse la Fenice Bianca, proprio non se lo spiegava. Eppure lo avevano scoperto, l’avevano cercata, trovata, strappata alla proprietaria ed affidata a quel blader sanguinario! Maledetti! Ma non l’avrebbero certo passata liscia!
 
-Aquila Rossa contrattacca! Eruzione vulcanicaaaaaaaa!-
 
I due Bit Power si scagliarono uno contro l’altro. Chi nello stadio si era ripreso dal principio di soffocamento, causato dalla Fenice, attendeva con il fiato sospeso lo scontro micidiale che stava per avvenire.
 
-Oh mio dio…-esclamò Takao ancora caparbiamente aggrappato alla rete.
 
-Signore proteggi Kei…- pregò Max stringendo Hilary ancora svenuta tra le sue braccia.
 
-Kei amico mio….- lo chiamò disperatamente Rei sporgendosi dal parapetto.
 
-Kei, devi farcela…-ansimò il Professor Kappa riprendendo i sensi.
 
Una saetta bianca circondata da un alone malefico, guidata da una mano ricolma di odio puro, si scagliò contro un infinito spazio rosso diviso tra un lancinante dubbio e la voglia di eliminare per sempre quella minaccia senza volto.
 
Ma lo scontro, che tutti attendevano e temevano, non avvenne.
 
La Fenice dribblò l’Aquila, volteggiandole attorno. L’Aquila la lasciò fare consenziente e ben presto i colori delle due creature sacre si mescolarono, formando un tranquillo mare bianco striato di placide onde rosse.
 
-Fenice che diavolo combini! Attacca! Feniceeeeeeeee!- invocò Pat allibita, ma il suo Bit la ignorò, librandosi mansueta, ancora strettamente allacciata all’Aquila Rossa.
 
-Ma allora sei proprio tu…Pat!- esclamò Kei incredulo.
 
La diga si infranse…il dolore uscì impetuoso…rigurgitò l’odio accumulato su quel campo di sconfitta… la Fenice l’aveva tradita…dopo Kei anche il suo Bit Power l’aveva abbandonata…no! Un anno di duri allenamenti non poteva essere gettato al vento così. No! Non poteva rinunciare alla sua vendetta ad un passo dalla meta. Aveva vissuto in funzione di quel momento…
 
-Pat…-
 
-Basta! Smettila di chiamarmi! Non sopporto il mio nome sulle tue labbra… non hai più alcun diritto di chiamarmi…non lo fare mai più…mi fai male…non ti è bastato tutto quello che mi hai fatto in passato?-
 
-Fenice attacca!- implorò ancora una volta mentre il suo cuore già piangeva straziato.
 
-Non ti ascolta…non può attaccarmi-
 
-Sì che può!-
 
-Pat…-
 
-Basta! Fenix qui- il Bit Power ritornò velocemente nel bey che schizzò nella mano inguantata di Mistero. Questi si volse e si allontanò velocemente in un silenzio quasi irreale.
 
Lo speaker si riprese dallo shock e dichiarò il vincitore: Kei.
 
-Signori ci troviamo in una situazione prevista dal regolamento. Due campioni, Takao e Max sono stati sconfitti dalla coppia Zeo, Mistero Nero, a loro volta battuti da altri due campioni, Rei e Kei. Ora siccome i quattro Blade-breakers formano in realtà una squadra unica, che si è divisa solo per esigenze di questo torneo nazionale, secondo il regolamento, risulta che le due squadre sono in perfetta parità! Ora gli sfidanti, ovvero Zeo e Mistero Nero, potranno scegliere domani chi dei quattro Blade-breakers preferiscono sfidare. Possono anche non rispettare le coppie, ad esempio scegliere Takao e Kei…sarà solo la scelta degli sfidanti a dirci chi domani si affronterà su questo campo…e anche la modalità può essere scelta dagli sfidanti, ovvero uno scontro a quattro oppure a coppie…a domani quindi signori per la conclusione di questo appassionante torneo nazionale! Non mancate perché le sorprese saranno ancora molte!

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Capitolo 14
*** Lacrime di Drago ***


-Ma come avete fatto a perdere? – Zagart strinse forte i denti per reprimere il desiderio di prendere a pugni i due blader di fronte a lui, cosa che avrebbe complicato ulteriormente il raggiungimento del suo scopo -Zeo hai disputato una sfida vergognosa…e tu Mistero Nero perché hai usato un altro bey?- lanciò al blader mascherato uno sguardo rapace -A proposito perché non mi hai mai detto di possedere un tuo Bit Power?-
 
-La Fenice è mia- fu la secca risposta della ragazza.
 
-Lo so…posso vederla?-
 
-No-
 
L’uomo si tese ancora di più nel tentativo di placare la collera per l’arrogante diniego del blader -Dammela- insistette mentre i suoi occhi si riducevano a due minuscoli spilli verdemare sotto le sopracciglia cespugliose.
 
-Forse non ha capito: la Fenice non si tocca!- sentenziò Pat, per nulla turbata dall’ira malcelata dell’uomo.
 
-Ma…-
 
-Vado a dormire sono stanca….-
 
-Aspetta!- l’ordine imperioso dello scienziato bloccò la ragazza con una mano già sulla managlia -Domani avete una seconda possibilità, dovete prendere i due Bit che mancano-
 
La ragazza non rispose, limitandosi a stringersi nelle spalle prima di uscire. Aveva solo voglia di stare sola…sola…
 
Entrò in camera strappandosi letteralmente di dosso quella ridicola copertura che non l’ave protetta da Kei…aveva capito che era lei….e lei…aveva fallito! Crollò sul letto, spossata dalle lacrime che già da un pezzo le scendevano copiose sulle guance livide celate da quell’inutile maschera che nulla aveva potuto davanti agli ochi indagatori di Kei.
 
Oh quegli occhi! Dardi velenosi scagliati contro vittime inermi!
 
Si strofinò energicamente gli occhi con la manica della felpa rifiutandosi di accettare la parte della vittima. Non di nuovo, almeno! Accidenti a lei! affondò completamente il volto nel candido cuscino di piume soffocando in quel modo un singulto più forte degli altri. Non doveva piangere, lo aveva già fatto per lungo tempo, non voleva piangere ancora per lui…ma non questa volta non era per lui…piangeva per se stessa… per la sua debolezza…per la sua Fenice traditrice… per la sua incapacità di blader e di donna… piangeva perché piangere fa bene all’anima, stanca il corpo e libera la mente… piangeva perché era disperata, sola e delusa… piangeva perché per un anno si era preparata a quello scontro e le era bastato un solo, misero istante per gettare tutto all’aria… piangeva semplicemente perché aveva fallito…fallito…fallito… e il marchio della sconfitta bruciava addosso come fuoco ardente …
 
Qualcosa di caldo e vagamente confortante si appoggiò delicato sulla sua spalla facendola sussultare spaventata: Zeo! Pat lo guardò con gli occhi chiari annebbiati dalla sofferenza -Oh Zeo!- esplose, affondando il volto inondato di lacrime, nel grembo del ragazzo. Zeo le accarezzò dolcemente la testolina bionda, cercando di calmare i suoi spasmi con tenere parole di incoraggiamento mormorate con voce sommessa, una nenia tranquilla e riposante. Ma Pat era immune alla pace che l’amico stava tentando pazientemente di infonderle e il suo pianto si faceva sempre più dirotto. Il ragazzo l’afferrò per le spalle sollevandola quel poco che bastava per fare in modo di incrociare il suo sguardo -Lo sai che non so neppure come ti chiami?- disse sorridendole dolcemente.
 
-P..p..p…Patience…Pat- rispose lei singhiozzando.
 
-Pat…ascolta, vuoi parlarne?-
 
-No non ce la faccio- piagnucolò, crollando nuovamente tra le braccia del ragazzo come un pupazzo di stoffa senza più sostegni. Zeo si limitò a stringerla forte ad accarezzarla e a cullarla come una bambina, un po’ alla volta i singhiozzi si fecero più rarefatti, il respiro più regolare e la ragazza scivolò nel sonno. Zeo attese che la tempesta passasse quindi se la sistemò meglio nell’incavo del braccio sinistro e ben presto si addormentò tenedosela stretta al cuore.
 
Urlava... il Drago Azzurro urlava… no non erano urla ma lamenti… strazianti lamenti che arrivavano dritti sino all’anima … stava piangendo … la Sacra Creatura piangeva la perdita del suo padrone, amico, compagno, alleato … La Tartaruga invece soffriva in silenzio, ma non per questo il suo dolore era meno intenso, anzi…  i suoi occhi erano spenti … stava morendo…lontano da Max si stava lasciando morire…morire…morire…
 
Pat balzò a sedere sul letto passandosi una mano tremante sulla fronte imperlata da un sottile strato di sudore gelido … un incubo … appoggiò la mano sulla coperta e la sentì ancora calda, di un calore sconosciuto … il calore di Zeo… il ragazzo non era più lì con lei, se n’era andato, ma non da molto…
 
Arrossì ripensando all’intimità condivisa con il ragazzo. Ma non era il momento questo di pensare allo sguardo dolce del blader né alla tenerezza con cui l’aveva stretta e consolata. I Bit Power continuavano a piangere … sentiva il loro richiamo straziante dentro la testa … li sentiva… oh sì come li sentiva… la sua anima si stava sbrindellando come uno straccio vecchio ad ogni gemito dei Bit. E non era un sogno, non stava sognando! Era sveglissima! Ma allora il Drago e la Tartaruga la stavano veramente piangendo!
 
Gettò da parte le coperte che Zeo le aveva probabilmente rimboccato con premura, prese Fenix ed uscì silenziosa dalla stanza. Mancava poco all’alba, le prime luci filtravano già attraverso i pesanti tendaggi delle finestre del lungo corridoio che portava allo studio di Zagart. Raggiunse la stanza che sapeva essere l’anticamera della camera segreta dove erano tenuti prigionieri i due e Bit Power. Sarebbe riuscita a liberarli, conosceva bene il meccanismo di quei cilindri di vetro, li aveva già visti adoperare in un laboratorio in America. L’unico grosso problema ora, era riuscire ad entrare in quella stanza blindata.
 
Pat raggiunse la porta segreta, nascosta dietro ad una libreria scorrevole nello studio e tastò il pannello di acciaio con dita appena scosse da un leggero fremito d’impazienza. L’uomo era stato imprudente a mostrarle dove teneva i Bit Power la sera precedente, ma in preda all’eccitazione della conquista, aveva perso la sua abituale prudenza. Sussultò sorpresa acutizzando tutti i suoi sensi, già abbondantemente all’erta, quando constatò che la porta era già leggermente scostata e vi era uno spiraglio, più che sufficiente per permetterle di passare. Scese una ripida scalinata e attraversò uno stretto corridoio sul quale si affacciavano quattro stanze, tra di esse vi era anche quella dove erano prigionieri i Bit Power. Pat puntò decisa verso quella. Fece attenzione a non fare alcun rumore, calibrando i passi, arrivando persino a trattenere il respiro. Giunta a pochi passi dalla meta, notò che anche questa porta era socchiusa e che dalla fessura fuoriusciva un fascio di luce azzurrognola: il Drago Azzurro! La ragazza rimase immobile, tesa ed attenta, era evidente che Zagart, per quanto ottenebrato dall’euforia, non poteva essere stato così stupido da dimenticare entrambe le porte socchiuse, probabilmente l’uomo stava vegliando personalmente sui suoi prigionieri. Attese alcuni minuti durante i quali non percepì alcun rumore, quindi si azzardò a sospingere la porta … niente … la stanza era deserta … solo i due Bit Power si muovevano nervosamente all’interno dei cilindri di vetro: il Drago Azzurro pulsava furente per quella forzata prigionia mentre la Tartaruga sembrava ormai rassegnata al suo triste destino ed ondeggiava mollemente come se le avessero prelevato tutta l’energia vitale … La vista dei due Bit le fece salire il sangue alla testa. Non era giusto! Il suo odio non poteva colpire indistintamente chi non c’entrava niente … il suo odio … Pat sussultò sbigottita … per la prima volta, da un anno a quella parte, il dolore al petto non si fece sentire, come se fosse evaporato, lasciando il posto ad una cupa frustrazione e … un insopportabile rimorso …. Fece appena in tempo ad avanzare di due passi che una presa ferrea alle spalle la bloccò ed una mano calda si poggiò sulla sua bocca, tappandogliela con forza -Non urlare…che ci fai qui?-
 
Zeo!
 
E come faceva a rispondergli se non la lasciava quasi respirare?
 
-Ok ti mollo ma non fare scherzi…la prima mossa falsa e ti imbavaglio…-intimò il ragazzo allentando la presa dalla bocca ma continuando a tenerla imprigionata a sé.  
 
-Zeo…io…tu che ci fai qui!-
 
-Te l’ho chiesto prima io!-
 
Pat si voltò guardandolo dritto negli occhi, non servirono parole ai due ragazzi, il sentimento di giustizia che brillava nei loro sguardi permise l’uno di comprendere le intenzione dell’altro senza errori e senza bisogno di inutili parole.
 
-Pat non riesco a liberare i Bit…non capisco come farli uscire…- disse lasciandola andare ed avvicinandosi ai due cilindri trasparenti.
 
-Lascia fare a me! Dov’è il pannello centrale? Ah eccolo…ho già visto qualcosa di simile in America…allora vediamo…il meccanismo è più o meno sempre lo stesso…basta capire….ah ecco il pulsante di disinserimento…-
 
Zeo si affiancò alla ragazza guardando speranzoso le mani agili di lei che si muovevano con sicurezza tra leve e bottoni di diverse misure che a lui non dicevano assolutamente niente. Finalmente sul pannello si accese una luce rossa lampeggiante e Pat si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
 
-Zeo il Drago uscirà tra pochi istanti, lancia Zerovix e quando te lo dico fai uscire il tuo Bit Power e trascina il Drago nel tuo bey, chiaro?-
 
-Chiarissimo- rispose il ragazzo sorridendole felice e lanciando Zerovix che si portò immediatamente a pochi centimetri dalla gabbia del Drago Azzurro.
 
-Pronto? Vai!-
 
Zeo liberò Cerbero nell’istante stesso in cui il Drago saettava libero nella stanza, in un attimo i due Bit erano avvinghiati e Zeo fu pronto a richiamarli nel bey.
 
-Ben fatto Zeo…ora la Tartaruga…questa volta tocca a me…il tuo Zerovix è già abbastanza affollato…vieni qui, ecco quando questo pulsante a destra diventa verde dammi il via ed immediatamente dopo abbassa questa leva…-
 
Pat si posizionò al centro della stanza e lanciò Fenix. In breve anche la Tartaruga era al sicuro assieme alla Fenice.
 
-Ce l’abbiamo fatta!- esultò Zeo abbracciandola.
 
-Calma…non è finita sino a che i due Bit non torneranno dai rispettivi proprietari…- disse seria appoggiando le mani sul torace palpitante di Zeo scostandolo un poco da sé. Non era ancora pronta per tanta vicinanza.
 
Zeo si scostò ma non mollò la presa continuando a tenerla per le spalle-Perché? Perché questa scelta?-
 
Lei alzò il mento -E tu Zeo?-
 
-Basta ! Sei impossibile! Rispondi alle domande sempre con altre domanda! Per una volta non puoi rispondere e basta?-
 
Scosse il capo affranta facendo ondeggiare le lunghe ciocche attorno al volto pallido -No non posso-
 
-Perché no?-
 
-Perché non so rispondere alle tue domande…-
 
-Ma qualcosa ti avrà fatto cambiare idea…sino a ieri eri piena d’odio e…-
 
-Takao e Max non c’entrano niente con i miei rancori personali-
 
-E Kei?- come un acorda di violino ce risponde solerta alla bacchetta, la sentì diventare rigida sotto le sue dita -Vuoi ancora distruggere l’Aquila Rossa?- istintivamente la strinse più forte con il duplice intento di rassicurarla e di costringerla a confidarsi.
 
-Io… sì ma non coinvolgerò più nessuna altro…risolverò i miei problemi con Kei direttamente con lui…ma ora…usciamo Zeo, usciamo di qui in fretta- disse Pat divincolandosi con gesto calmo ma deciso dalla presa del ragazzo.
 
I due blader chiusero silenziosamente la porta blindata alle loro spalle e si ritrovarono immersi nel buio dello studio di Zagart.
 
Un rumore di passi li mise in allarme, si bloccarono cercando di comprendere se vi era reale pericolo. Il quel momento il telefono dello studio cominciò a squillare insistentemente ed i passi si fecero più rapidi e vicini.
 
-Dobbiamo nasconderci…-
 
-Dove?Ah …. ecco…vai sotto- disse Zeo spingendo la ragazza sotto l’imponente scrivania di scura quercia del padre e seguendola subito dopo. I due blader si rannicchiarono uno contro l’altro appena un attimo prima che la porta si spalancasse.
 
-Pronto? Ah sei tu ….no ne mancano ancora due- Zagart parlava a bassa voce ma le sue parole erano egualmente udibili -Sì presto li avremo tutti e quattro…anche l’Aquila Rossa, quella sciocca non riuscirà a distruggere il Bit Power e se ci riuscisse mi prenderò il suo come contropartita…vedessi che bellezza, una Fenice Bianca dai poteri smisurati, non ho mai visto niente del genere…no mio figlio non é un problema, gli ho raccontato una storiella assurda e se l’è bevuta…-
 
La risata sprezzantemente soddisfatta di Zagart fece fremere d’indignazione Zeo, che tentò di balzare fuori dal suo nascondiglio. Ma Pat fu veloce ad intuire le folli intenzioni del ragazzo, lo afferrò decisa per le braccia e lo trascinò sopra di lei, stringendolo forte contro il suo petto per impedirgli di commettere quell’inutile sciocchezza che avrebbe rovinato tutti quanti. Spiazzato dalla mossa di lei, Zeo la lasciò fare, adagiandosi su quel corpo morbido e piano piano si rilassò cullato dal suo profumo dolce e dal battito accelerato del cuore di quella strana blader.
 
-Sì richiamami stasera…andremo a brindare alla nostra vittoria! Il mondo si piegherà dinnanzi alla nostra potenza- rise ancora, una risata bassa e crudele, che sapeva di morte e distruzione.
 
Zagart riappese il ricevitore, per un attimo rimase immobile come indeciso sul da farsi, dalla loro posizione i ragazzi potevano vedere solo i piedi nudi dell’uomo infilati nelle pantofole da camera, poi finalmente si mosse ed uscì dallo studio.
 
-Maledetto!- ringhiò Zeo tra i denti una volta tornati nella stanza della ragazza.
 
-Zeo dobbiamo andarcene in fretta di qui, prima che tuo padre si accorga che i Bit Power sono scomparsi…oh … se ci scopre è la fine…-
 
-Per ora facciamo finta di niente…non credo andrà a controllare …tra due ore dobbiamo essere allo stadio…e dopo…lo denuncerò alla polizia…-
 
-Ma tu come stai?- chiese Pat appoggiandogli una mano sul braccio contratto.
 
-Non lo so…in realtà non l’ho mai sentito come un padre…è sempre stato freddo ed assente sia con me che con Zowel…non so, credo che la delusione che ho letto negli occhi di Takao sia mille volte più dolorosa dell’aver scoperto che mio padre è un delinquente…ma che vorrà fare con i Bit Power?-
 
-Non ne ho la più pallida idea…ma andremo alla polizia, loro scopriranno ogni cosa….-
 
-Già…Pat?-
 
-Sì?-
 
-Come può Kei aver ferito una creatura splendida come te? Solo un pazzo…-
 
-Ti prego Zeo non mi chiedere niente…sappi solo che lo ha fatto…eccome se lo ha fatto…- 

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Capitolo 15
*** La finale ***


Lo stadio rumoreggiava eccitato, non il confuso e assordante fragore dell’apertura ma un tifo più maturo, sazio di tante sfide emozionanti che lo aveva portato sino a quell’attesa conclusione senza venir meno alle promesse iniziali.
 
Zagart osservò i due ragazzi a fianco a lui ed interpretò l’atteggiamento teso e contrito dei due ragazzi come intensa concentrazione per la sfida imminente. L’euforia per la vittoria che sentiva già sua, lo rendeva cieco a qualsiasi dubbio -Bene oggi non potete sbagliare. Sfiderete Kei e Rei e catturerete i loro Bit Power- si raccomandò l’uomo con enfasi.
 
-Sì- risposero i due ragazzi all’unisono avviandosi decisi verso la zona riservata ai blader mentre l’umo prendeva posto tra il pubblico.
 
-Eccoci qui pronti per quest’attesissima finale. Vi ricordo che Zeo e Mistero Nero potranno scegliere con chi battersi e in che modalità. Non usciremo da questo stadio sino a che non verrà proclamata la coppia vincitrice…
Ma ecco i Blade-Breakers che stanno entrando in campo! Accogliete con un applauso i quattro campioni, che, comunque vadano le cose, si sono dimostrati degli eccezionali talenti in questo sport, dei leali blader, degli eccezionali…
 
Lo speaker parlava a ruota libera, esaltando in tutti i modi le qualità dei quattro campioni che stavano lentamente attraversando la rete metallica che delimitava il bordo dell’arena, compatti ma visibilmente tesi. L’eccitazione tra il pubblico era palpabile nell’aria ed i quattro ragazzi si sentivano come delle fiere da combattimento in un’arena, pronti al macello per il divertimento degli spettatori. Loro certo non si stavano affatto divertendo, la posta in gioco era la vita dei loro bit power e quegli ingenui ragazzini urlanti sugli spalti, non sapevano niente dell’inferno che si apprestavano ad affrontare. Solo il fedele Professor Kappa, la dolce Hilary, il caro Presidente Dai Tenji e la banda di Mister X, erano consapevoli di quale fosse la reale posta in gioco. Altro che uno stupido titolo, altro che gloria e fama! I loro migliori amici, i loro fedeli compagni stavano per essere strappati definitivamente dalle loro mani. Takao e Max già avevano perso le loro sacre creature e, nonostante non lo dicessero apertamente, temevano che Kei e Rei non ce l’avrebbero fatta a recuperarle.
 
Questi, sempre più inquieti, erano consci del doppio compito che avevano sulle spalle: difendere i loro Bit e riprendere quelli degli amici. Inoltre Kei, dopo la sfida con Mistero Nero, si era trincerato dietro un silenzio impenetrabile, nessuno era riuscito più a comunicare con lui dal giorno precedente. Takao guardò per l’ennesima volta l’amico…in quelle condizioni Kei non poteva combattere…che gli era preso? Aveva glissato qualsiasi domanda su Mistero Nero, non aveva condiviso con gli amici quella pena sconosciuta che loro intuivano attanagliarlo. Per l’ennesima volta Rei, Max e Takao si scambiarono un’occhiata preoccupata.
 
-Smettetela-
 
Takao sfoderò una faccia da tonto da manuale -C…cosa?- balbettò conscio di essere stato preso in fallo.
 
Un lampo di rabbia repressa brillò negli occhi di Kei -Ho detto di smetterla! Credete che sia stupido o cieco? È da ieri sera che mi guardate come se fossi impazzito, che vi scambiate occhiate perplesse…non avete nulla di cui preoccuparvi, batterò Mistero Nero e recupererò i vostri Bit!-
 
Sì, lo avrebbe battuto e finalmente strappato quella ridicola maschera dal volto…sapeva che non era chi credeva! Nonostante per un attimo avesse pensato che il volto splendido del suo ricordo più prezioso, fosse celato dietro quell’orribile maschera scura, ora si rendeva conto che non era possibile. Pat non poteva essere diventata così potente in un anno…non la sapeva neanche controllare la Fenice, e poi che ci faceva lei in Giappone ad un torneo nazionale di bey? In squadra con Zeo, determinata a rubare i Bit Power dei suoi amici e distruggere la sua Aquila? No Pat, la sua dolcissima Pat, non avrebbe mai fatto del male all’Aquila Rossa…mai! E allora perché il suo bey era in mano a quel demonio mascherato? Che fine aveva fatto Pat? Perché si era sbarazzata della sua amica?
 
-Maledizione Mistero Nero ti disintegrerò se le hai torto solo un capello…- esclamò non accorgendosi di aver parlato ad alta voce.
 
-Chi?! Che stai dicendo Kei?-chiese Takao cercando di decifrare i borbottii del compagno. Accidenti a lui, ma quanto era cocciuto quella testa dura?
 
-Niente- brontolò il ragazzo volgendo lo sguardo altrove per sfuggire al serrato esame del compagno -Lasciami in pace, mi devo concentrare-
 
-Certo scusami Kei…solo che ti volevo ricordare che il Professor Kappa è convinto che quel blader conosca alla perfezione la tua tecnica, sei sicuro di non sapere chi sia?- insistette incautamente Takao.
 
-NO- urlò Kei afferrando l’amico per il colletto- Me lo hai chiesto almeno una dozzina di volte da ieri! No! No! Non so chi sia!-
 
-Lascialo Kei, lo stai strozzando!- intervenne Rei tentando di allentare la presa dell’amico dal bavero della giacca di Takao che lo fissava stralunato.
 
-E invece faresti bene a dire quello che sai ai tuoi amici. Potresti salvare i vostri quattro Bit Power!-la voce bassa ma autoritaria di Mister X fece voltare i Blade-Breakers.
 
-Che vuoi dire?- chiese Kei sbiancando. Poteva Mister X sapere di Pat? No impossibile!
 
-Ascoltate ragazzi quel Bit Power…-
 
-Taci Dunga!- lo zittì Mister X.
 
-Ma non è giusto lasciarli combattere sapendo che…-
 
-Mariam anche tu! Zitti!- tuonò il loro capo squadra.
 
-Ma perché? Che cosa sapete che noi non sappiamo? Dovete dircelo! Voi non volete che i Bit Power vadano in mano di Zagart!- urlò Takao disperato al pensiero del suo Drago Azzurro finito chissà dove.
-Certo che no. Ma sapere quello che sappiamo noi, non vi aiuterà a vincere…piuttosto Kei dovrebbe dirci chi è in realtà Mistero Nero…- obiettò Mister X.
 
-Non lo so chi sia…- ripeté esasperato il ragazzo al centro dell’attenzione del gruppo, stringendo forte i pugni per non cedere alla tentazione di spaccare il muso a tutti quanti.
 
-Ed ecco gli sfidanti: Zeo e Mistero Nero. Ora che ci siamo tutti, vi invito a raggiungere il centro dello stadio nella pedana accanto al campo, perché Zeo e Mistero Nero devono comunicarci chi sono i campioni che hanno deciso di sfidare…- la voce dello speaker impedì a Kei di fare qualsiasi cosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito.
 
-Ragazzi la Fenice non la sconfiggerete…ma se voi restate uniti forse…-disse Mister X.
 
-Basta! Se sei venuto qui a parlarci per indovinelli, non ci stai aiutando affatto. Parla chiaro o taci!- lo apostrofò Max stringendo i pugni.
 
-Non posso dirvi niente è troppo pericoloso-
 
-Pericoloso per chi?- lo attaccò Takao.
 
-Per tutti noi- rispose Mister X abbassando lo sguardo.
 
-Al diavolo! Che razza di amico sei? Ha ragione Max, non ci sei di nessun aiuto!- sbottò Rei dandogli una spinta e avviandosi verso il campo seguito dai suoi compagni, mentre dall’altra parte anche Mistero Nero e Zeo facevano lo stesso.
 
I sei blader raggiunsero il bordo del campo elittico che per l’occasione era ricoperto da una patina d’oro luicidissimo. Quindi erano giunti al momento decisivo. Zeo poteva finalmente permettersi di guadare il suo amico Takao negli occhi e, anche se questi erano ancora pieni di rancore, sapeva che ben presto tutto sarebbe cambiato -…pazienza amico…ancora pochi minuti e riavrai il tuo Drago… te lo giuro!- si ripeteva felice il ragazzo che sentiva crescere in lui l’eccitazione per quello splendido regalo che stava per fare.
 
Anche Pat si concesse di passare in rassegna per la prima volta il volto dei ragazzi che aveva di fronte: i famosi Blade-Breakers al completo! Sino a quel momento si era rifiutata di farlo: non aveva avuto la faccia tosta di guardare negli occhi le persone che voleva distruggere a causa di una sua debolezza…e tutto per uno solo di loro…Kei… solo per un attimo i suoi occhi si posarono su di lui e percepì immediatamente la tensione del ragazzo trasmettersi a lei…i suoi profondi occhi scuri le parlavano, come sempre…
 
-Chi sei? Chi sei?-
 
La ragazza sorrise appena dietro la maschera informe. E così non l’aveva riconosciuta. Ovvio, come poteva? La Pat di ora non era certo la ragazzina innamorata ed ingenua di un anno prima…neanche lei si riconosceva più…come poteva farlo lui? Era veramente cambiata…ora poteva guardarlo senza fremere, senza batticuore, senza emozione…dove era finito tutto l’odio che covava nell’anima? Soffocato dalla consapevolezza che al mondo non esisteva solo Kei, ma anche persone come Zeo, che sapevano trasmettere emozioni sincere…il suo amico Zeo… come Takao, che piangeva senza lacrime la perdita del suo Drago…Max e la sua sofferenza affrontata con la dignità di un vero campione… Rei i cui occhi da gatto brillavano, animati dalla consapevolezza di avere un importante compito da portare a termine: riprendere i Bit Power dei suoi amici… amici! Splendida, genuina amicizia vibrava tra quei quattro ragazzi, uniti da un destino comune. Amicizia! Ora anche lei la poteva percepire e, in qualche modo, condividere. Le lacrime del Drago e della Tartaruga avevano lavato la sua anima ottenebrata dal rancore … sì l’odio era sparito…e con esso l’amore… finalmente respirava libera…libera da se stessa e da lui…
 
-Bene ora gli sfidanti ci comunicheranno chi intendono affrontare…- la voce impostata dello speaker interruppe ogni pensiero nella mente dei sei ragazzi che si stavano fronteggiando tacitamente, ognuno di loro preda dei propri inconfessati sentimenti.
 
-Ci siamo…-pensò Pat guardando Zeo fiduciosa, i due ragazzi si scambiarono un cenno di assenso, quindi all’unisono affrontarono gli avversari -Abbiamo scelto Takao e Max per una sfida a quattro- esordì Zeo senza incertezze nella voce.
 
Un brusio confuso serpeggiò tra il pubblico, ed un’incredula perplessità apparve anche sul volto dei quattro Blade-Breakers.
 
-Ma non è possibile…c’è un errore, che avete in mente?- chiese Rei che fu il primo a riprendersi dalla sorpresa.
 
-Credete di poterci umiliare perché non abbiamo più i nostri Bit? Beh vi sbagliate di grosso!- iniziò Takao sollevando in aria i pugni.
 
-Ma è assurdo…tutto ciò non ha senso- esclamò il Professor Kappa mentre sul maxi schermo apparivano le coppie in gara.
 
-Perché avranno scelto i bey di cui possiedono già il Bit? Che avranno in mente?- chiese Hilary confusa, sperando che il Professore chiarisse i suoi dubbi.
 
-Non ne ho la minima idea… forse vogliono distruggere definitivamente i bey di Takao e Max per impedire ai due Bit Power catturati di tornare da loro…-
 
-Ma è una crudeltà gratuita! protestò Hilary sempre più perplessa –Non ha alcun senso…- -
 
-No, non ne ha, ma non so darti altre spiegazioni-
 
-Forza ragazzi, Kei e Rei allontanatevi e voi blader prendete posizione, vi ricordo che Zeo e Mistero Nero hanno scelto la sfida a quattro perciò massimo spettacolo …- proseguì lo speaker ignaro dello stupore che serpeggiava tra i Blade-Breakers.
 
Takao e Max si scambiarono un’ulteriore dubbiosa occhiata mentre Kei si trascinava dietro un recalcitrante Rei - Zeo affronta me! Sei un bastardo! E tu verme mascherato non ho parole per definirti…- imprecava il cinese mentre lampi di collera saettavano impazziti nei suoi occhi ambrati.
 
-Basta Rei, calmati- gli impose Takao- Non vi preoccupate amici…venderemo cara la pelle anche senza Bit Power-
 
-A quanto pare Rei non accetta la decisione degli sfidanti, probabilmente preferiva affrontare lui due avversari così bravi- insisteva lo speaker tentando di dare una spiegazione plausibile al comportamento di Rei che ai suoi occhi appariva assurdo ed infantile.
 
-Taci idiota non sai neanche di cosa stai parlando! Noi ci stiamo giocano tutto! Tutto! Maledizione perché hanno scelto Takao e Max? Che cosa hanno in mente quei due? Li odio! Ci hanno tolto il piacere di giocare…questo non è più uno sport ma una lotta per la sopravvivenza. Maledetti, ma me la pagherete!- pensava Rei mentre si dimenava trattenuto a forza da Kei -E lasciami tu! Ma non vedi? Li faranno a pezzi!- urlò dando un pugno sulla spalla al compagno di squadra che incassò senza reagire.
 
-Rei stai perdendo la testa calmati, non li stai affatto aiutando comportandoti così e qui nessuno può capire che sta succedendo. Stai facendo la figura del pazzo scatenato, datti una calmata e sosteniamo i nostri amici, non possiamo fare altro purtroppo-
 
Kei aveva ragione, lo sapeva bene, non era così che avrebbero avuto giustizia, tutti gli occhi erano puntati su di lui, nessuno poteva capire che strazio gli attanagliava il cuore! Si lasciò condurre tra gli spalti accanto ad Hilary, il Professor Kappa e la banda di Mister X, tutti in attesa dello scontro.
 
-Blader in posizione…-
 
-Un attimo- intervenne Mistero Nero sollevando in aria un braccio e fermando così l’arbitro che stava dando inizio al conto alla rovescia.
 
-Mistero Nero vuoi dire qualcosa?- chiese l’arbitro sorpreso.
 
-Sì- Pat trasse un profondo sospiro -Un paio di giorni fa un blader, un grandissimo blader, mi disse che era un atto da vigliacchi affrontare un avversario nascondendo il volto dietro ad una maschera… ebbene sono d’accordo con quel blader… sono d’accordo con te Takao…Volevo solo dirti che vigliacca non lo sono mai stata e che sono ben altri i motivi che mi hanno costretta a questa infelice copertura. Ma ora quei motivi non mi sembrano più così importanti da costringermi a tenere… …questo- disse sciogliendo con un veloce gesto il laccio del mantello che le scivolò di dosso poggiandosi a terra a pochi centimetri dagli stivali chiari. Il candore immacolato del corto vestito bianco ed argento che indossava contrastava con la maschera nera che ancora le copriva il volto. La tolse velocemente, scrollando con grazia la testa in modo che i capelli biondissimi, tenuti in ordine da una semplice fascetta bianca che le attraversava la fronte, si adagiassero morbidamente sulle esili spalle.
 
-Ora mentre ti batterò puoi guardarmi negli occhi Takao…se lo desideri…- disse mentre le sue iridi violacee scintillavano di sfida.
 
-Incredible!- esclamò Max faticando a riprendersi dallo shock.
 
-Kei…Kei ti senti male?- Hilary si gettò a sorreggere l’amico che aveva visto barcollare pericolosamente accanto al parapetto dal quale si era sporto quando Mistero Nero aveva fermato l’arbitro. Il ragazzo era livido in volto ed i suoi occhi, in genere imperscrutabili, erano sgranati per lo stupore -Sto bene-farfugliò scostando bruscamente da sé la ragazza.
 
-Non mi sembra proprio- disse Rei facendo vagare lo sguardo dal compagno livido come un fantasma alla splendida fanciulla apparsa da quell’orribile mantello.
 
-Rei fatti i cazzi tuoi! Anzi fateveli tutti!- sbraitò Kei riprendendo colore e distogliendo lo sguardo dal campo –Sto benissimo!- affermò rivolto più a se stesso che al compagno prima di sedersi ed incrociando le braccia al petto.
 
Aveva bisogno di riflettere, di raccogliere le forze. Si concentrò nel tentativo di escludere tutto dalla sua mente: lo stadio, la finale, i compagni, le urla, i colori, i suoni….
 
Era lei! Ma che ci faceva Pat su quel campo? Era assurdo, un assurdo incubo senza senso…
 
-E quindi Mistero Nero ha deciso di affrontare i suoi avversari a viso scoperto…bene …i colpi di scena cominciano ancor prima dell’incontro. Ma ora iniziamo … pronti? Blader in posizione…Tre …due…uno… lancioooooooooo!-
 
-Anche se sei una donna non avrò pietà- urlò Takao deciso, lanciando Dragoon.
 
-Ma non farmi ridere! Ti ho già battuto una volta e anche senza il mio bey…-
 
-Presuntuosa…tanta bellezza è sprecata per una persona infida come te-obiettò Max.
 
-Risparmia il fiato biondino e difendi il tuo Draciel…- replicò Pat attaccando duramente il bey di Max.
 
I quattro bey si fronteggiarono a centro campo scontrandosi senza risparmiarsi, il rumore delle lame metalliche risuonava nell’aria, tanto era il silenzio che regnava nello stadio. Gli spettatori tacevano per l’emozione e seguivano l’incontro con fiato sospeso.
 
-È inutile…una battaglia persa in partenza- sentenziò il Professor Kappa osservando la differenza di energia tra i bey dei suoi amici e quella degli avversari.
 
-Professore non dobbiamo perdere la speranza-
 
-Non è questione di speranza Hilary, neanche un miracolo può aiutare Max e Takao…accidenti!-
 
-Che c’é?- chiese Rei agitato piombando come un avvoltoio sulla spalla del Professore per poter vedere lo schermo a cristalli liquidi del fedele computer. Il ragazzo, solitamente il più pacato e riflessivo della squadra, era quel giorno in preda al panico totale. Senza alcun controllo, saltava come una tigre impazzita da un posto all’altro, incapace di stare fermo anche un solo istante. Il fatto che vi fossero Takao e Max su quel campo a combattere una battaglia inutile, non gli dava pace. Aveva pregato tutta la notte, stringendo religiosamente Draiger al petto per prepararsi a quell’incontro e ora eccolo lì, impotente tra il pubblico! Non era giusto! Non aveva senso tutto ciò!
 
-Credo che stiano per liberare i Bit Power! La loro energia sta aumentando a dismisura…- annunciò il Professor Kappa distogliendo gli occhi dallo schermo del computer e scrutando preoccupato il campo proprio nel momento in cui Zerovix si scagliava su Dragoon e Fenix su Draciel.
 
Tutto il pubblico osservò a bocca aperta il terribile scontro che Zeo e Pat inflissero agli avversari, chi poteva vedere i Bit Power, scorse la Fenice Bianca librarsi in aria assieme al terribile Cerbero.
 
-È finita…- sussurrò Rei stringendo forte i denti per non urlare tutta la sua rabbia. Osservava inferocito i due Bit Power che galleggiavano nell’etere… immobili … in attesa … in attesa!?! Erano dei sadici! Si stavano comportando come il gatto che gioca col topo prima di divorarlo … perfidi … quanta gratuita cattiveria in tutto quello…
 
Tutti si aspettavano di vedere, da un momento all’altro, Dragoon e Draciel volare fuori dal campo come un mucchietto di rotami distrutti dalla furia degli sfidanti, invece i due bey continuavano a girare incessantemente.
 
Il professor Kappa balzò dalla sedia come se avesse ricevuto una scossa elettrica.
 
-Che hai ora?- chiese Hilary imitandolo senza capire.
 
-Non…non ci posso credere!- urlò incredulo.
 
-Che succede?- chiese Kei incapace di rimanere estraneo a tutto quel trambusto. Aveva deciso di non dire più una parola, troppo scioccato nello scoprire che era proprio Pat quel terribile blader, ma come poteva ignorare la faccia allucinata del Professor Kappa, il panico di Hilary e l’isteria di Rei?
 
-Dragoon e Draciel stano aumentando la loro potenza!- urlò il Professore.
-Cosa?!!?- chiesero all’unisono i compagni circondandolo per poter sbirciare i dati sul computer.
 
Nello scontro di poco prima, mentre la Fenice e Cerbero uscivano dai rispettivi bey, il Drago e la Tartaruga erano stati reinseriti nei bey originari, ma Takao e Max non se ne erano accorti, distratti dall’energia che i Bit Power dei nemici avevano emanato nell’apparire, non capendo che gran parte di quell’energia era dovuta al ritorno dei loro amati compagni.
 
Zeo e Pat si guardarono sorridendo soddisfatti … che peso si erano tolti dal cuore….ora la vera sfida poteva avere inizio! Gli avversari, ignari di tutto, interpretarono quel scambio di sorrisi come una presa in giro nei loro confronti -Maledetti! Venderò cara la pelle!- urlò Takao furente.
 
-Non puoi fare molto senza il Drago…-ribatte Zeo continuando a sorridere mentre un’antica fiammella, mai completamente spenta, riprendeva a splendere incontrastata nei suoi occhi chiari.
 
-Forza Max la mia Fenice è stufa di aspettare la tua Tartaruga!- intervenne Pat facendo un occhiolino malizioso al biondo compatriota.
 
-Ma…- balbettò Max confuso dallo splendido sorriso della ragazza che gli arrivò dritto al cuore. Immediatamente sentì la forza della Tartaruga di nuovo in lui. Incredulo invocò il suo Bit Power. La Tartaruga apparve nell’aria, maestosa, fiera…felice! Pat percepì la gioia dell’animale sacro di Max e parte di quella felicità si trasmise a lei, un filo incomprensibile la legava a quei Bit Power come se vi fosse un continuo passaggio di informazioni misteriose…
 
-A noi due Max! Ora non si scherza più!- disse eliminando dalla mente quelle assurde sensazioni di simbiosi e concentrandosi seriamente sull'incontro in corso. Che fosse successo Max non se lo spiegava ma ora aveva di fronte un blader diverso…lo stato d’animo della ragazza era completamente mutato!
 
Takao osservò immobile la Tartaruga di nuovo in possesso del suo amico…non osava sperare che…
 
-Takao non aspetterò ancora a lungo…Cerbero freme dalla voglia di affrontare il tuo Drago…e anch’io fremo amico mio!-
 
-Zeo…ti accontento subito…Drago Azzurrooooo!-
 
I quattro Bit Power erano liberi nell’aria, nessuno aveva più la pazienza di attendere, la voglia di combattere imperava nei loro cuori che ora pulsavano all’unisono facendo tremare l’intero stadio.
 
Amicizia e potere nelle spire azzurre del Drago, magica creatura del bosco…felicità e gratitudine nell’attacco della Tartaruga, padrona dell’acqua… serenità ed estasi nelle fauci di Cerbero, Bit dal potere sconosciuto ma non malefico…libertà e giustizia nel volo della Fenice, misteriosa creatura dai poteri inconfessati…
 
-Pat…- mormorò Kei alzandosi e stringendo convulsamente la ringhiera che proteggeva gli spettatori appollaiati sugli alti spalti.
 
Rei osservò attento il profilo dell’amico accanto a sé. Non aveva percepito la parola che aveva pronunciato con tanto trasporto, ma qualcosa gli diceva che fosse proprio la bella blader ad aver turbato in quel modo il suo imperscrutabile compagno… ma che cosa legava Kei a quella ragazza?
 
Rei non se lo spiegava come non capiva il comportamento di Zeo e della blader sconosciuta…un miracolo aveva detto li professor Kappa poco prima…”neanche un miracolo può aiutarli” erano state le sue testuali parole, ed invece il miracolo era avvenuto ed ora i suoi amici combattevano animati dalla gioia di lottare e non per difendere ciò che amavano.
 
Che bell’incontro! I volti dei quattro blader che scorrevano sullo schermo gigante, erano trasfigurati dall’estasi della lotta… gli occhi scintillavano di sfida leale… le labbra sorridevano nonostante lo sforzo di contenere gli uni l’attacco degli altri…
 
E poi all’improvviso i Blade-Breakers videro il sorriso abbandonare le labbra di Takao ed una fredda concentrazione calare sul suo volto…il loro amico aveva sete di rivincita, il suo animo di campione scalciava per uscire allo scoperto ed il blader non aveva intenzione di trattenerlo oltre. Takao si apprestava a mettere in atto il suo colpo vincente.
 
Pat notò il cambiamento avvenuto sul volto del suo avversario solo pochi secondi prima che Dragoon cominciasse a vorticare ad una velocità inaudita, prendendo tutti alla sprovvista. Istintivamente la ragazza comprese che l’unico modo per non essere sbalzata lontana dal tornado che Takao stava generando, era attaccare a sua volta con la stessa determinazione…senza riflettere il cuore guidò la sua reazione…
 
-Ipertornado della vittoriaaaaaa!- urlò Takao
 
-Eruzione Vulcanicaaaaaaaa!- rispose Pat ammutolendo incredula al suono della sua voce che si perdeva nella tempesta provocata dai bey…la tecnica di Kei! Tra tutte le mosse micidiali che conosceva, aveva scelto l’unica che non voleva usare mai più!
 
Ma non ci fu tempo per ulteriori recriminazioni, il vortice creato dai due Bit impazziti sollevò Takao e Pat nell’aria, trascinandoli nel mulinello di forza centrifuga.
 
-Takao- urlò Hilary vedendo il corpo dell’amico sollevarsi in aria come una piuma.
 
-PAAAAT!- gridò Kei ammutolendo tutti. Il ragazzo si gettò sulla ringhiera tentando di scavalcarla, ma Rei fu veloce a trattenerlo, circondandogli la vita –Fermo! Sei impazzito, che vuoi fare? Ti spezzerai il collo!-
 
-Lasciami! Maledizione lasciami- urlava Kei tentando di liberarsi dalla presa d’acciaio dell’amico che lo stringeva sempre più forte -Lasciami dannazione! Takaooooo proteggi Pat! Proteggilaaaaaaaa!-
 
-Pat?! Proteggila…ma questa è la voce di Kei …accidenti proteggere chi?- Takao si guardò faticosamente intorno mentre continuava a girare senza sosta… una macchia bianca gli passò accanto...Pat…ecco chi doveva proteggere…-Pat prendi la mia mano!- urlò più forte che poteva, cercando di sovrastare il rumore sibilante del vento.
 
-Takao dove sei?- urlò di rimando la ragazza palesemente spaventata.
 
-Qui! Afferra la mia mano- ripeté allungando il braccio più che poteva in direzione di Pat.
 
-Takao…ho pauraaaa!-
 
-No ci sono io…ti vedo…alla tua destra, allunga il braccio!- le ordinò il ragazzo.
 
Pat ubbidì, il vento sferzante le impediva di vedere, ma percepì con sollievo la stretta calda di Takao attorno al polso.
 
-Ti ho presa-
 
-Takao non mi mollare!-
 
-No, non ti lascio- disse tirandola con forza verso di sé. In breve Pat si ritrovò stretta tra le braccia del blader.
 
-Che sta succedendo?- chiese tremando e stringendosi a lui più che poteva.
 
-Abbiamo perso il controllo dei Bit Power! Pat bisogna richiamarli! Richiama la Fenice Bianca-
 
La ragazza si fece coraggio e con le ultime forze rimastale richiamò la Fenice mentre Takao faceva lo stesso col Drago. Il vento cessò all’improvviso ed i due ragazzi precipitarono a terra. Pat sentì distintamente una mano di Takao rafforzare la stretta sulla sua schiena, tra le scapole, e l’altra aprirsi dietro la sua nuca... la stava proteggendo…dopo tutto quello che gli aveva fatto, lui si stava preoccupando per lei!
 
Con un colpo di reni Takao fece in modo di atterrare su un fianco impedendo che il corpo di Pat sbattesse al suolo. Rotolarono per un paio di metri prima di arrestarsi ansanti.
 
Un cumulo di polvere svolazzava tutt’intorno, rendendo la visibilità nulla. Pat stesa a terra era ancora stretta a Takao abbandonato sopra di lei.
 
-Takao…-chiamò timidamente accarezzandogli il capo.
 
Il ragazzo sollevò la testa incontrando gli occhi indefinibili di lei -Tutto ok?- le chiese sorridendole.
 
-Sì … e tu?- rispose titubante.
 
-Ben…ahhh- urlò spaventato il ragazzo, mentre qualcuno lo strappava da quel morbido giaciglio, scaraventandolo a terra.
-Togliti stupido!- imprecò Kei inginocchiandosi accanto alla ragazza -Pat come stai? Chiamo un’ambulanza? Dove ti fa male? Riesci a muoverti? Sanguini? Hai sbattuto la testa?-
 
Pat ascoltava confusa quel fiume di domande incalzanti ed incoerenti, incapace di aprir bocca.
 
-Kei sei impazzito?- protestò Takao guardando allibito l’amico, di solito indifferente a tutto e tutti, che tremava sconvolto accanto alla ragazza ancora immobile a terra.
 
-Taci Takao! Allora Pat dimmi dove senti dolore?-
 
-Io veramente…- cominciò la ragazza riprendendosi un poco.
 
-Guarda che lei sta benissimo sono io che ho sbattuto la spalla…se non ti fossi accorto c’ero anch’io a vorticare come un fantoccio…- brontolò irritato Takao.
 
-Kei ti ricordo che è Takao il tuo compagno non quella lì!- sbraitò Hilary che aveva assistito attonita alla scena insieme agli altri Blade-breakers.
 
Kei li ignorò passando un braccio sotto le spalle della ragazza con l’intento di aiutarla a rialzarsi. Al contatto con le braccia calde di lui, Pat fu attraversata da una scarica che le fece accapponare la pelle -Stai lontano da me!- urlò allontanando spaventata la mano del ragazzo.
 
-Pat… calmati…voglio solo aiutarti- replicò Kei guardandola con un’infinita pena nello sguardo.
 
-Sparisci! Non voglio neanche vederti!- urlò lei sull’orlo di una crisi isterica.
 
-Kei lasciala stare, allontanati- intervenne Zeo accucciandosi accanto alla ragazza ed attirandola a sé. Pat si abbandonò senza esitazioni tra le braccia di Zeo, affondando il volto nel petto del ragazzo, sperando di trovare in qull’abbraccio il coraggio che le mancava per affrontare di nuovo Kei.
 
-Non così vicino, non così all’improvviso… solo qualche istante per poter razionalizzare… lo posso affrontare ma mi devo preparare… solo qualche istante… ecco comincia ad andar meglio- pensava la ragazza rilassandosi piano piano.
 
-Signori la nebbia si sta diradando…- lo speaker riprese il suo monologo, ricordando a tutti che stavano disputando una finale nazionale. I ragazzi si erano completamente scordati della sfida. Max e Zeo erano stati sbalzati lontano dalla potenza del vortice creato dalla Fenice e dal Drago ed i loro bey immobili erano visibili al margine del campo, ma di Dragoon e Fenix non c’era alcuna traccia, questo poteva voler dire che i due bey erano ancora in campo o almeno uno dei due…
 
-…qualcosa si muove in campo…due bey signori…anzi uno è fermo mentre l’altro continua a vorticare…si tratta di…Fenix! Signori e signore abbiamo il nuovo campione nazionale: Patience Delaney!- annunciò entusiasta lo speaker.
 
Uno scroscio di applausi esplose nello stadio, mentre la notizia prendeva forma nella mente ancora confusa della ragazza.
 
-Pat hai vinto!- esultò Zeo, accarezzandole i capelli arruffati dal tornado di poco prima.
 
La ragazza sollevò il capo dal petto dell’amico, guardandosi attorno incerta.
 
Solo Takao sembrava perfettamente padrone della situazione e sorridendole dolcemente disse -Complimenti, hai vinto-
-No!- replicò Pat saltando in piedi -No- ripeté ritrovando in un lampo tutta la determinazione che la caratterizzava.
 
-Ehi Pat dove vai?- le urlò dietro Zeo mentre la ragazza si dirigeva di corsa al centro del campo a recuperare Fenix e Dragoon, per poi avvicinarsi allo speaker ed impossessarsi del microfono.
 
-Un attimo di attenzione- disse con voce chiara e melodiosa attendendo che fosse ripristinato il silenzio nella sala -Signori c’è stato un errore! È vero che Fenix è stato l’ultimo bey a fermarsi ma questo solo perché Takao ha preferito impedire che io mi facessi male piuttosto che preoccuparsi di tenere in campo Dragoon. Mi spiace, ma se lui non mi avesse protetto, facendomi scudo col suo corpo, questa sfida sarebbe finita in tutt’altro modo. Perciò l’unico vero campione é….Takao!-
 
Il pubblico accolse la dichiarazione con entusiasmo ed in breve sullo schermo apparve il volto sorpreso ma sorridente di Takao.
 
-Non è necessario…- disse il ragazzo avvicinandosi a lei.
 
-No è giusto così- replicò Pat porgendo una mano al ragazzo che la strinse con rispetto ed ammirazione.
 
Dopo che il lungo boato felice degli applausi scroscianti del pubblico si fu calmato, il presidente Dai Tenji prese la parola -E così i campioni del mondo si sono dimostrati nuovamente all’altezza delle aspettative, ma è con sommo piacere che vi annuncio che lo scopo recondito di questo campionato era trovare alti due validi elementi che andassero a completare la squadra dei Blade-breakers. Infatti non tutti sanno che nei prossimi mondiali le squadre in gara dovranno essere formate da sei elementi, non più quattro. Accogliete con piacere e calore quindi l’entrata a buon diritto di Zeo e …Pat nei Blade-breakers!-
 
L’applauso scoppiò entusiasta per l’ennesima volta, il pubblico non sembrava mai sazio dei colpi di scena e dichiarazioni sbalorditive che si susseguivano a ritmo incessante ed applaudiva sempre più eccitato. Zeo accolse felice l’abbraccio dei nuovi compagni di squadra, mentre Pat attendeva silenziosa, in disparte.
 
-Pat non sei felice? Uao siamo in squadra assieme! Ora saremo ancora più forti!- esultò Takao.
 
-Mi spiace ma io non posso far parte dei Blade-breakers- mormorò la ragazza scrollando il capo dispiaciuta.
 
-Cosa?!?!Perché no?- chiesero Max e Rei all’unisono. Takao taceva allibito e anche Kei taceva ma per ben altri motivi. Ancora non si capacitava di quanto successo…Pat…Pat… gli doleva la testa, la confusione non accennava a dipanarsi. Osservava, leggermente discosto dal gruppo, gli amici e la ragazza con un distacco irreale, come se un bruttissimo film di pessima categoria si stesse svolgendo sotto i suoi occhi. Il solo pensiero che quella era realtà lo faceva fremere di disperazione.
 
Una figura gli si avvicinò furtivamente -E così avevo ragione io, tu conoscevi quella blader ed il suo Bit…-
 
Kei non rispose, limitandosi a guardare in malo modo colui che aveva osato disturbarlo in un momento così delicato. E ora che voleva quel rompipalle?
Ma Mister X non era intenzionato a farsi intimorire dalle occhiate assassine del blader, era troppo importante ciò che gli bramava sapere- Rispondimi Kei!- ordinò infatti senza arretrare di un passo.
 
-Farti i cazzi tuoi mai?-
-Idiota, non te lo sto chiedendo perché mi interessano le tue questioni personali, ma perché è importante per tutti sapere…-
 
-Sapere che cosa?-
 
-Chi é quella blader? Da dove viene? Come mai è in possesso della Fenice?-
 
Kei aveva una grandissima voglia di mandarlo al diavolo e di riempirlo di pugni sino a non poterne più, sfogando così sull’inconsapevole amico, la frustrazione che non gli lasciava più respiro da quando aveva rivisto il volto di Pat apparire sotto quel maledetto mantello nero. Ma l’urgenza e la preoccupazione che colse nelle domande incalzanti di Mister X, indussero il ragazzo a calmarsi e a rispondere anche se controvoglia -Si chiama Patience Delaney, è americana, e quando l’ho conosciuta, circa un anno e mezzo fa, la Fenice dimorava già nel suo bey e lei non aveva la benché minima idea di come ci fosse arrivata….-
 
-Capisco…ed è sempre stata così aggressiva?-
 
-No, questa è stata una sorpresa anche per me, un anno fa la sapeva a mala pena far uscire dal bey la Fenice…-
 
-Uh…però in un solo anno…e perché ce l’ha tanto con te?-
 
Silenzio. Ora Mister X stava esagerando. Kei strinse forte i pugni sino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani.
 
-Kei?-
 
-Basta!Rispondi tu ora! Perché ti interessi tanto a Pat e alla Fenice?-
 
Mister X fissò l’amico dritto negli occhi, indeciso sul da farsi…no meglio di no…meno gente sapeva e meno pericolo c’era per tutti…forse quella blader non sapeva ancora che…e se non lo sapeva non sarebbe stato certo lui a dirglielo, anzi avrebbe fatto di tutto perché non lo scoprisse. La cosa migliore sarebbe stata catturare la Fenice e sigillarla, ma la furia di Pat avrebbe potuto innescare quella catena che lui voleva tenere nascosta ad ogni costo…eppure non vi era altra soluzione…un attimo…che stava dicendo la ragazza? L’attenzione di Mister X venne attratta dalle ultime parole di Pat.
 
-Non posso far parte dei Blade-breakers- stava dicendo con tono mesto.
 
-Perché? Credi ce non siamo dei compagni all’altezza?- chiese Rei sulla difensiva.
 
-Oh no! Voi siete bravissimi il punto è che…io non sono una vera blader-
 
-Che??!Cosa vuol dire non sei una blader?- chiese confuso Takao.
 
-Io non posso praticare questo sport, i miei non vogliono, anzi loro non devono sapere assolutamente niente di questo mio viaggio in Giappone, mio padre morirebbe se sapesse che cosa ho fatto…solo che io avevo un folle intento in testa…ma ero pazza…per fortuna ora sono rinsavita. Torno in America, alla mia vita che non contempla affatto il bey-
 
Mister X esultò felice! Incredibile se ne sarebbe andata di sua spontanea volontà! E non avrebbe più praticato il bey blade! La cosa migliore era allontanarla dai Blade-Breakers e fare in modo che non li incontrasse mai più. Lui stesso si sarebbe assicurato di ciò.
 
-E la Fenice?- chiese Takao suscitando inconsapevolmente l’ira di Mister X che si avvicinò al capitano dei Blade-Breakers con fare minaccioso.
 
-La Fenice è la mia migliore amica e resterà con me…solo che non combatterà mai più. Ora però scusatemi io devo andare- disse la ragazza indietreggiando di qualche passo. Una mano pesante si poggiò sulla sua spalla trattenendola, Pat si voltò e si ritrovò faccia a faccia con il presidente Dai Tenji - Dove devi andare figliola?-
 
-Io torno in America da mio padre….-
 
-Tuo padre è per caso il governatore Delaney?-
 
-Sì-
 
-Come temevo! E tu credi i poter raggiungere gli Stati Uniti incolume dopo il pasticcio in cui ti sei cacciata?-
 
Pat sbiancò. Possibile che si fosse cacciata in un guaio così serio?
 
-Credi che Zagart- proseguì il presidente guardandola con compassione- Te la faccia passare liscia? Ascoltami ragazza mia, sei in un mare di guai e la cosa è ancora più complicata dal fatto che sei la figlia di uno degli uomini più influenti d’America. Ti proteggerei in ogni caso, sia ben chiaro, ma così, ancora a maggiore ragione, visto che in ballo c’è la pace tra i nostri due paesi. Non oso immaginare che cosa combinerebbe tuo padre se ti accadesse qualcosa! Non sappiamo quali siano le intenzioni di Zagart, ma non sarà certo comprensivo con te e Zeo dopo il tiro mancino che gli avete assestato. La polizia lo sta già cercando ma non sarò tranquillo finché non l’avranno preso. Per ora il posto più sicuro per te e Zeo è sotto la mia custodia e tra i miei ragazzi, perciò Pat anche se non hai intenzione di entrare a far parte dei Blade-Breakers almeno fai finta per un po’…- concluse il presidente guardandola serio.
 
La ragazza comprese la gravità della situazione e si vergognò per la leggerezza con cui si era immischiata con delinquenti come Zagart. Anche se questo aveva significato conoscere una persona speciale come Zeo. Accettò quindi quel compromesso lasciando che o speaker annunciasse la nuova formazione dei Blade-Breakers e che venissero scattate le foto di rito della nuova squadra al completo.
 
Anche se frastornata da tante novità, Pat si sentiva felice e fiera di se stessa, aveva vinto una grande battaglia: Kei era a pochi passi da lei e questo non le procurava assolutamente alcun turbamento…una totale indifferenza aleggiava nel suo cuore anche se una fastidiosa vocina continuava a ripeterle di non incrociare per nessun motivo il suo sguardo…
 
Esaltata da quella nuova sensazione di libertà, accettò di buon grado gli abbracci calorosi e confidenziali di Zeo, Takao, Max e Rei. 

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Capitolo 16
*** Poteri segreti ***


Pat entrò nella camera d’albergo sbattendosi con foga la porta alle spalle. Un turbinio di emozioni contrastanti agitavano l’animo della ragazza. Quello era il luogo sicuro che il presidente Dai Tenji aveva scelto per la sua momentanea sistemazione. Poco prima il presidente l’aveva invitata al bar per un aperitivo e le aveva comunicato che l’indomani all’alba l’avrebbe accompagnata all’aeroporto dove l’attendeva un aereo diretto a New York. Per qualche strano motivo si era illusa di poter restare in Giappone ancora qualche giorno, le piaceva molto la sensazione di appartenere ad una squadra, di avere degli amici sui quali contare. In America, al collage, non aveva mai provato nulla del genere con le sue compagne di corso. A diciassette anni suonati poteva dire di aver finalmente scoperto che cosa fosse l’amicizia: conosceva Takao e gli altri da pochissimi giorni, anzi a parte Zeo, li aveva praticamente conosciuti solo quel giorno, eppure era stato sufficiente per farle intuire che le sarebbero mancati tantissimo. Ora non faticava a capire perché Kei l’aveva abbandonata di punto in bianco tornando in tutta fretta in Giappone, come poteva rinunciare a degli amici così eccezionali? Per che cosa poi, per lei? Una ragazzina insulsa che non faceva altro che ripetergli quanto lo amava, probabilmente annoiandolo a morte? Dio quanto lo aveva amato e quanto l’aveva poi odiato… ma ora basta era tutto finito!
 
Scrollò il capo con forza allontanando quel senso di malessere che la prendeva ogni volta che pensava al loro passato insieme. In breve riportò i suoi pensieri su una linea più neutra… Dopo il breve colloquio con il presidente, era passata da Takao per accertarsi che il blader non avesse riportato dolorose conseguenze in seguito al loro scontro. Takao l’aveva rassicurata dicendole che la spalla non aveva nulla di grave e si era già completamente ripreso. Avevano chiacchierato a lungo e poi si erano uniti anche gli altri componenti della squadra al completo…o quasi. Kei non c’era.
In un certo senso anche in quel gruppo se ne stava sempre in disparte, come se non ve ne facesse parte integralmente, d’altronde che altro ci si poteva aspettare da un insensibile come lui? Era convinto di poter sempre e comunque bastare a se stesso? Non sarebbe stata certo lei a tentare di fargli capire quanto assurdo e autolesionista fosse il suo comportamento, ci aveva già provato una volta e ci aveva rimesso il cuore…
 
Era andata da Takao con l’intenzione di dirgli che sarebbe partita l’indomani stesso, ma poi le era mancato il coraggio. Tra i Blade-breakers regnava un clima di rilassata complicità e lei non se l’era proprio sentita di spezzarlo, così avevano continuato a chiacchierare allegramente sino a che non era giunto quello strano tipo che, con la sua aria truce, aveva un po’ smorzato l’atmosfera serena che regnava nella stanza. Tutti lo chiamavano Mister X…e la guardava sempre con diffidenza, come se la temesse… possibile che avesse ancora paura di Mistero Nero? Non aveva capito che quella era tutta una finzione, che dalla vera Pat non aveva nulla da temere? Eppure la voleva lontana, questo le era chiaro ma, ironia della sorte, lei invece provava un’incomprensibile attrazione per quell’individuo e sentiva sempre più forte l’esigenza di avvicinarlo … Per questo motivo lo aveva stuzzicato con un’audacia che non faceva certo parte del suo carattere riservato…
 
-…Mistero Nero sta per Pat come Mister X sta per…-
 
-Per Mister X-
 
-Ma dai, si capisce benissimo che non é il tuo nome!
 
-E tu che ne sai?-
 
Per un istante l’aveva guardata con un’intensità tale da farle diventare le ginocchia molli, una sensazione che solo Kei prima di allora era riuscito a farle provare. Un senso di vulnerabilità totale che la sconcertava ma anche la eccitava.
 
-Non lo so…credevo…- aveva balbettato confusa.
 
-Credevi male!-.
 
-E dai Mister X, perché la tratti così? Che ti ha fatto?- era intervenuto Takao.
 
-Dimentichi che è stata lei a catturare il tuo Drago Azzurro- lo aveva rimbeccato duramente Mister X.
 
Per lei era stato peggio di un pugno in pieno stomaco, ma per fortuna Takao l’aveva immediatamente difesa con la generosità tipica del suo carattere estroverso e fiducioso.
 
-Ma è stata lei restituirmelo-
 
-No è stato Zeo- aveva puntualizzato acido Mister X.
 
-Ma è lo stesso, è stata Pat a dirmi come liberare il Drago azzurro- anche Zeo si era intromesso in suo favore.
-Bah! E potrei sapere che cosa ti ha fatto cambiare idea?- le aveva quindi chiesto Mister X facendo un palese sforzo su se stesso per controllare la collera.
 
Pat fremette di rabbia e d’umiliazione mentre scrutava dalla grande finestra della sua stanza, le luci della città che brillavano sotto di lei. Va bene aveva sbagliato, se l’era presa con chi non c’entrava niente ma aveva rimediato no? E allora che voleva quel tipo da lei? Non avrebbe voluto dargli alcuna spiegazione eppure…
 
-Rispondimi!- le aveva ordinato Mister X con un tono surreale.
 
Nel ragazzo era avvenuto un repentino mutamento e per un attimo Pat si era chiesta se fosse stata solo la sua fervida immaginazione a giocarle brutti scherzi, ma l’espressione allibita sul volto del Blade-breakers le aveva fatto capire che non si era immaginata proprio niente.
 
Mister X aveva comandato con la voce e la passione di un vecchio capo tribù, il suo timbro era stato imperioso ma non arrogante, forte ma non violento, esigente ma non cattivo… un tono che sembrava arrivare da molto lontano, al quale Pat non poté rimanere indifferente e così, soggiogata da chissà quale potere occulto, aveva udito la sua voce tremante pronunciare poche parole.
 
-Ho sentito il Drago piangere e la Tartaruga mi ha fatto capire che si sarebbe lasciata morire se non la riportavo da Max…-
 
Remissione, annientamento, timore… una mistura si sensazioni che l’aveva scioccata e quella voce che si faceva strada prepotentemente in lei.
 
Pat tremò ancora al pensiero di quell’eco lontano di cui non riusciva a comprendere né la provenienza né il significato.
 
Immense distese bianche con chiazze rosse, azzurre e rosa davanti agli occhi delle sua mente…
 
Signore perché mi tratti così?
Perché non so chi sei, che intenzioni hai… ho visto il male in te e temo per le mie creature…
Ma perché? Che male posso fare loro?
Veramente non lo sai?
No!
 
-Pat? Pat mi senti? Ehi a che stai pensando?- Takao aveva interrotto bruscamente il suo dejavou polverizzandolo nel nulla…
 
…forse se non l’avesse interrotta avrebbe capito che cosa stava succedendo…o forse no…
 
-Eh che c’è?- aveva chiesto confusa, ritornando con fatica alla realtà.
 
-Non so improvvisamente sembravi assente… ma davvero hai sentito il Drago piangere e la Tartaruga dirti quelle cose?- aveva indagato il ragazzo stupito.
 
-Sciocchezze! I Bit Power non parlano! Te li sarai sognati… magari stavi proprio dormendo…-
 
Mister X era intervenuto con foga, era chiaro che voleva impedirle di rispondere. Umiliata Pat aveva abbassato il capo, perché poi? Perché non si era ribellata a tanta ingiustificata aggressività nei suoi confronti?
.
-Sì- aveva invece ammesso riluttante -In effetti mi hanno svegliata, ma non stavo sognando ero sveglia…-
 
-Tzé stronzate!-
 
Pat non aveva ribattuto, sentendosi sciocca e un po’ offesa dalle occhiate dubbiose dei suoi amici. E va bene se non le volevano credere peggio per loro, lei li aveva sentiti eccome i lamenti dei Bit Power … comunque la cosa non aveva tutta quell’importanza dopotutto!
 
-E va bene me li sarò sognati! Comunque quel sogno mi ha spinto a restituire i Bit Power ai loro legittimi proprietari e questo è tutto. Ora scusatemi ma sono stanca morta, buonanotte!-
 
E ora se ne stava sola nella sua stanza cercando di calmare l’irritazione che la pervadeva. Ma perché quel tizio odioso la detestava tanto? E soprattutto perché lei era irresistibilmente attratta da lui? Anche in quel momento non desiderava altro che andarlo a cercare e parlargli, parlargli… ma di che cosa poi, se non le lasciava neanche aprire bocca, facendo di tutto per farla apparire stupida, bugiarda e cattiva?
 
Un sommesso bussare le fece per un attimo sperare che l’oggetto di quelle sue ingarbugliate sensazioni fosse venuto da lei per darle le spiegazioni di cui, per qualche strana ragione, sapeva di avere diritto.
 
-Avanti- disse speranzosa, ma le sue illusioni crollarono quando riconobbe Zeo. Per fortuna il ragazzo non si rese conto della sua delusione ed avanzò verso di lei sorridente.
 
-Come stai?- le chiese dolcemente.
 
-Bene perché?- disse sinceramente stupita.
 
-Te ne sei andata dalla camera di Takao in fretta e furia, temevo che quel maleducato ti avesse offesa-
 
-Ti riferisci a Mister X?-
 
-Sì chissà perché ce l’ha tanto con te- borbottò il ragazzo lasciandosi cadere su una poltroncina di fianco al letto.
 
Era evidente dalle occhiaie sotto gli splendidi occhi verdi del blader che la fatica della lotta di quella lunga giornata lo avevano spossato più di quanto egli fosse disposto ad ammettere. Inoltre doveva anche fare i conti con l’idea che suo padre era un pericoloso delinquente che minacciava la vita dei suoi compagni. No, decisamente la situazione non era affatto semplice per il suo amico. E lei se ne stava a tormentarsi dietro inutili fantasie senza capo né coda, che razza di amica era?
 
-Non ne ho la più pallida idea- rispose, accomodandosi sul bracciolo accanto a Zeo e accarezzandogli dolcemente la testa.
 
La vicinanza del ragazzo aveva un magico potere rilassante su di lei, quanto le sarebbe mancato nell’anonima New York!
 
-In fondo anch’io ho tentato di rubare i Bit Power ma questo sembra non toccarlo, invece il fatto che ci abbia provato tu, lo fa andare su tutte le furie- constatò il ragazzo abbandonandosi completamente contro lo schienale della poltrona e godendosi compiaciuto le attenzioni di Pat.
 
-Già- rispose distrattamente la ragazza.
 
-Magari è solo geloso!-
 
-Geloso?- chiese perplessa.
 
-Sì che una bella ragazza come te si sia interessata ai Bit dei Blade-breakers e non al suo!-
-La tua teoria è un po’ campata in aria!- rise Pat divertita- Comunque grazie del complimento!-
 
-Non è un complimento è la verità, tu sei la più bella ragazza che mi sia mai capitato d’incontrare e mi piacerebbe molto che tu decidessi di rimanere con noi…con me…- disse guardandola intensamente.
 
-Zeo…- protestò la ragazza a disagio ritraendo la mano che aveva confidenzialmente appoggiato sul capo dell’amico.
 
-No lasciami finire e non arrossire! Non ti sto facendo un’imbarazzante dichiarazione! Non sono interessato a te in quel senso! Io ti voglio come compagna di squadra!-
 
-Ah!- esclamò Pat incapace di nascondere il sollievo che la colse. Per un attimo aveva temuto di dover rifiutare le avances dell’amico, ferendolo, situazione che per nulla al mondo avrebbe voluto affrontare. Zeo era dolce, carino, comprensivo, leale… il ragazzo ideale, quello che avrebbe potuto renderla sicuramente felice… ma… vi era un pesantissimo ma che gravava ancora su di lei… Kei.
 
Era così difficile amare un’altra volta, il suo cuore era come atrofizzato.
 
-No sta tranquilla, l’ho capito benissimo che non sei intenzionata ad amare qualcuno dopo…Kei-
 
-Zeo!-lo sgridò Pat incredula davanti all’acuta osservazione dell’amico che aveva smascherato con disarmante semplicità quelli che lei riteneva i suoi pensieri intimi, gelosamente custoditi.
 
-Ssssh non fingere, non negare, non dire niente se non vuoi- le sussurrò Zeo circondandole la vita ed attirandola sul suo grembo, cercando di trasmetterle quel poco di sostegno che poteva darle. Aveva perfettamente intuito che Pat stava strenuamente lottando contro un passato che non le dava tregua e che aveva un disperato bisogno di conforto. Non si sorprese quando sentì la ragazza non opporre alcuna resistenza ma, anzi, rannicchiarsi contro di lui alla ricerca di calore umano, aveva bisogno di tutte le rassicurazioni possibili per poter affrontare ciò che la tormentava.
 
Dopo qualche minuto, evidentemente il tempo che le occorreva per trovare la forza di cui aveva bisogno, Pat chiese -Come fai a sapere che ho amato Kei?-
 
-Un odio sconfinato come il tuo può derivare solo da un amore altrettanto sconfinato…comunque ora l’importante è che tu ti sia liberata di entrambi e sia finalmente serena…-
 
-Non del tutto Zeo…- mormorò appoggiando il capo sulla spalla dell’amico.
 
-Un po’ alla volta vedrai ce la farai…e comunque una volta cancellati anche gli ultimi spettri, se puoi, se vuoi, i Blade-breakers saranno sempre felici di accogliere una blader imbattibile! Eh sì perché, per quanto se ne dica, hai battuto proprio tutti, anche il grande Takao!-
 
-No, non tutti. Kei non l’ho battuto-
 
-Uh lì c’è stato un boicottaggio della Fenice…e comunque puoi sempre risfidarlo e batterlo quando vuoi. Non vale neanche la metà di te!-
 
-Attento a quello che dici, è un blader eccezionale- replicò convinta facendo scorrere distrattamente le mani sul petto palpitante del ragazzo.
 
-Che fai lo difendi?-
 
-No, Kei non ha certo bisogno di essere difeso, ma lo conosco bene, è stato lui ad iniziarmi al bey-
 
-Lo sospettavamo, la tua tecnica è inequivocabilmente simile alla sua…ma poi tu sei cresciuta per conto tuo e ora sei anche più brava di lui-
 
-Grazie per la fiducia!- rispose ridendo e depositando un sonoro bacio sulla guancia dell’amico.
 
Lo sbattere violento della porta che scricchiolò paurosamente sui cardini, fece sussultare i due ragazzi strettamente abbracciati sulla poltroncina.
 
-Ora basta! Non tollero che si parli di me alle mie spalle- sbottò Kei livido in volto di fronte a quella scena di calda intimità.
 
-Togli le mani da lì Pat…o non rispondo delle mie azioni!-
 
Pat saltò in piedi furiosa ignorando quell’eco che le era giunto forte e chiaro -E io non tollero che si origli alla porta della mia stanza!- sbottò facendo qualche passo verso Kei con le guance in fiamme.
 
Cos’era quella sensazione che l’aveva fatta arrossire? Poteva sembrare collera ma non lo era. Era senso di colpa? Che sciocca! Si sentiva in colpa per essere stata colta in atteggiamenti ambigui con un altro? Stava impazzendo, non vi erano dubbi su ciò…
 
-Non stavo origliando- si difese Kei senza distogliere lo sguardo da Zeo che lo fissava allibito senza accennare ad alzarsi.
 
-Ah no? E allora come fai a sapere di che diavolo stavamo parlando?- lo attaccò sprezzante Pat determinata ad avere la meglio sulla sua irrazionalità che la spingeva a percepire e pensare cose inesistenti.
 
-Parlavate talmente forte che passando ho sentito il mio nome…-
 
-Bugiardo!-
 
-Attenta Patience! Stai scherzando con il fuoco!- l’ammonì Kei scrutandola con durezza.
 
-Ma io non sto affatto scherzando- sibillò inviperita -E poi ormai sono immune a quel tipo di fuoco…- aggiunse con una sfumatura sarcastica che fece montare su tutte le furie il blader.
 
Kei le scoccò un’occhiata indecifrabile per chiunque, ma non per Pat che ricevette il messaggio del ragazzo, come se glielo avesse urlato in faccia.
 
-Ne sei proprio sicura?-
 
-Sbruffone non mi fai più alcun effetto!-
 
-Attenta perché potrei voler verificare la veridicità della tua affermazione-
 
-Non osare avvicinarti a me…-
 
Maledizione! La loro fottutissima telepatia funzionava ancora! E meglio di prima! Pat si voltò verso Zeo certa di aver ormai raggiunto le tonalità del viola. Le bruciavano le guance e vampate di calore continuavano a tormentarla inesorabili. Non era giusto far assistere Zeo ad una scena così umiliante… sapeva che l’amico non aveva udito le loro ultime battute, ma poteva intuirle… aveva già potuto constatare la perspicacia di Zeo per certe cose!
 
-Zeo, scusami…puoi…- balbettò a disagio.
-Certo…capisco… ma … sei sicura? – chiese il ragazzo alzandosi titubante, osservando incerto prima Kei e poi Pat.
 
-Certo non ti preoccupare…- insistette lei evitando di guardarlo negli occhi.
 
-Ok se hai bisogno chiamami…aspetto qui fuori-
 
-No non é necessario, me la caverò benissimo da sola-
 
-Va bene a domani allora-
 
-No domani non sarò più qui, quindi addio carissimo amico mio…ti custodirò gelosamente nel cuore come uno dei miei ricordi più cari…-
 
-Sì a domani- mentì.
 
Una volta uscito Zeo, Pat non si sentì più tanto sicura di riuscire a gestire la situazione da sola. Stava cercando di reprimere la tentazione di fiondarsi alla porta e richiamare indietro l’amico, quando Kei le chiese ironico -Allora dove eravamo rimasti?-
 
-Non eravamo rimasti! Esci di qui, non voglio parlare con te-
 
-Invece con Zeo di andava di parlare…- insinuò gelido.
 
-Certo che sì-
 
-E dimmi che altro ti andava di fare con Zeo?-
 
-Che stai insinuando?-
 
-Vai a letto con lui?- le chiese a bruciapelo.
-Come?- chiese confusa non potendo credere alle proprie orecchie.
 
-Vai a letto con Zeo?- ripeté Kei senza far trapelare alcuna emozione.
 
-Ma come ti permetti? Ma che vuoi da me? Fuori, mi hai sentita? Fuori da questa stanza!-
 
-Prima rispondi alla mia domanda-
 
-Mai! Non meriti risposta- sbottò furibonda.
 
-Allora te ne faccio un’altra, ma questa volta devi rispondere e poi mi risponderai anche alla prima…Pat io devo sapere!- scoppiò infine il ragazzo, incapace di controllare oltre le sue emozioni che fuoriuscirono come un fiume in piena, lasciando che lei intravedesse la pena che aveva nel cuore.
 
Il tono quasi supplichevole del ragazzo, lasciò Pat interdetta. Sembrava frustrazione. No era dolore. No senso di colpa… o cos’altro ancora? Forse tutte quelle emozioni mescolate assieme. Il volto scoperto, privo della maschera d’impenetrabile freddezza che usava abitualmente. Il volto umano di Kei, un lato di quella personalità complessa che lei aveva avuto modo di conoscere in tutte le sue sfumature in quei quattro mesi in cui avevano condiviso tutto …
 
Sentì il suo cuore accelerare -Ma che diavolo vuoi sapere da me? Vattene per carità, vattene!- sospirò sentendosi improvvisamente priva di qualsiasi energia.
 
-Me ne andrò solo quando avrai risposto a due semplici domande. La prima è: vai a letto con Zeo o con qualsiasi altro bastar…- Kei interruppe il suo sproloquio offensivo, colpito in pieno volto dalla mano di Pat.
 
-Non una parola di più! L’unico vero e solo bastardo sei sempre stato e sarai sempre tu!- urlò con cattiveria tentando di celare dietro l’ira la debolezza che l’aveva colta.
 
-Non la pensavi così quando godevi tra le mie braccia!- la apostrofò lui sullo stesso tono offensivo, afferrandola per la vita ed attirandola a sé con violenza.
 
-Ti sbagli, l’ho sempre pensato…e poi non godevo poi un granché…fingevo- mentì freddamente guardandolo dritto negli occhi.
 
-Puttana!- sibilò lui attaccandola a sua volta con crudeltà, per soffocare il dolore estenuante che gli lacerava l’anima. Avrebbe preferito morire piuttosto che avventarsi su di lei, ma l’ancestrale istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e lo spinse ad attaccare per non soccombere, per proteggersi da colei che sapeva imbattibile. La amava disperatamente …. Solo uccidendosi avrebbe potuto avere la meglio su quel sentimento che lo impregnava sino all’ultima fibra. Ma morire non rientrava nei suoi progetti. Meglio un disperato attacco.
 
Si avventò con furia sulle labbra piene e leggermente tremanti della ragazza aprendogliele con forza. Neppure il sapore metallico del sangue lo bloccò, probabilmente nella foga l’aveva morsa o lei aveva morso lui…boh…non aveva importanza … ora contavano solo le loro lingue bagnate che si strofinavano l’una contro l’altra…
 
Pat si irrigidì tra le braccia di Kei, la collera salì impetuosa in lei quando percepì la lingua prepotente del ragazzo che si muoveva con arroganza nella sua bocca come se lei fosse una sua proprietà… una volta forse ma ora non più…reagì all’istante, prima che il fuoco, che contrariamente a quanto aveva appena affermato, Kei sapeva sempre accenderle dentro, divampasse, facendole fare ciò che assolutamente non voleva. No, non avrebbe più sofferto per lui. Per fortuna la rabbia che provava ebbe la meglio sull’eccitante senso spossatezza che la coglieva ogni qualvolta lui le si avvicinava. Si liberò con uno strattone e lo schiaffeggiò nuovamente con tutta la forza che aveva in corpo. Kei la fissò incredulo, incapace di connettere, ancora rapito dall’emozione di averla di nuovo tra le braccia, ma l’ennesimo ceffone di Pat, ancora più violento dei primo se possibile, lo riportò bruscamente alla cruda realtà.
 
-Non osare toccarmi verme! Mi fai schifo! Hai capito? Non voglio saperne niente di te e ora esci di qui!- urlò la ragazza compiacendosi malignamente dei lividi rossastri che cominciavano ad apparire sulla guancia pallida del blader.
 
-Ripetilo- disse Kei con un fil di voce appena udibile.
 
-Che cosa?- chiese stupita.
 
-Che ti faccio schifo-
 
-Mi fai schifo- ripeté inviperita con foga rinnovata.
 
-No non così, troppo facile!-
 
-E come allora?-
 
-In quel modo speciale che abbiamo di comunicare…-
 
-Tu sei pazzo!-
 
-No non lo sono. E non far finta di non capire, sai benissimo che cosa intendo- disse calmo massaggiandosi il volto che sentiva in fiamme.
 
Era la prima volta che facevano apertamente riferimento a quello strano fenomeno di telepatia che a volte scattava tra di loro. C’era sempre stato sin dal loro primo incontro durante quella sfida clandestina in cui avevano percepito i reciproci Bit Power, ma non ne avevano mai parlato…
 
-Allora? Sto aspettando!- insistette fissandola dritta negli occhi.
 
-Non ci riesco-
 
-Per forza quando mi parli col cuore non puoi mentire…-
 
-Io non ho mentito! Mi fai schifo e ti voglio lontano da me! Te lo dico per l’ultima volta: vattene!-
 
-Me ne vado, ma prima la seconda domanda, magari a questa risponderai…-
 
-Se è assurda come la prima, scordatelo!-
 
-Tuo padre ti ha dato una lettera quando sono partito da New York un anno fa?-
 
-Ma…- balbettò confusa cercando di mettere a fuoco il significato recondito di quella domanda.
 
Lettera? No non aveva mai ricevuto nessuna lettera… possibile che suo padre si fosse dimenticato di dargliela o peggio ancora….no! Che voleva insinuare Kei? Che suo padre l’aveva ingannata? Non era possibile! Suo padre l’adorava e voleva bene anche a Kei, non aveva mai fatto storie sulla loro relazione, anzi lo aveva accolto in casa come un figlio… e poi suo padre non le avrebbe mai fatto una cosa simile… non dopo tutte quelle lacrime e quella disperazione…no…Kei mentiva, la stava ferendo di proposito, colpendola nei punti deboli che lui conosceva alla perfezione…maledetto, fottuto, bastardo…
 
Una furia cieca esplose in lei, la pulsione misteriosa che a volte sentiva dentro di sé vibrò più forte del solito, per la prima volta ebbe chiara consapevolezza della forza misteriosa annidata in lei. La lasciò libera di crescere in lei, di montare sempre più vigorosa come un’onda impetuosa che si avvicina alla spiaggia.
 
Dalla tasca di Kei uscì un fascio di luce rossastra, perplesso il ragazzo infilò una mano nel tascone dei pantaloni ed estrasse Dranzen. Fissò allibito il suo bey che lampeggiava e l’Aquila che si dibatteva come se stesse per uscire. Ma non era possibile! Il suo bey era fermo!
 
Anche Fenix, appoggiato sul comodino accanto al letto, emise un accecante bagliore che attraversò la stanza come una saetta.
 
-Che succede qui?- la voce irata di Mister X fece sussultare i due ragazzi. Pat non lo aveva udito arrivare e ora fissava in tralice quegli occhi incredibilmente verdi. Improvvisamente sentì uno strano languore salirle dalle viscere ed un infido formicolio attraversala da capo a piedi. Un potere occulto che anestetizzò l’onda di energia che aveva percepito poco prima.
 
-Vieni qui!- le ordinò Mister X. Pat ubbidì docilmente sentendosi completamente inerme. Non poteva fare altro anche se avesse voluto. Era come ipnotizzata, anzi era proprio ipnotizzata. Solo che era cosciente, era pienamente consapevole di quanto stava facendo, ma non era più padrona del proprio corpo!
 
Una volta accanto al ragazzo, questi la strinse a sé -Che stavi facendo con Kei?- le chiese dolcemente. Lei non rispose, la sua lingua era come incollata al palato, le sue labbra impotenti mucose senza utilità. Mister X sollevò due occhi adirati su Kei che li osservava stupito, incapace di credere ai propri occhi.
 
Che ci faceva Pat tra le braccia di quel ragazzo? Che sciocco era stato! Tutte quelle domande su di lei…quel bastardo! Aveva finto di non conoscerla per sapere che cosa vi fosse stato tra di loro… ma possibile che Pat avesse avuto una storia con quell’individuo? Quando? Prima o dopo di lui? Dopo…
 
Mister X fissava Kei intuendo i pensieri che scombussolavano il ragazzo. Aveva un atroce sospetto ma non ne era certo… eppure il volto sconcertato del blader, di solito impenetrabile, lo mise in agitazione. Fece voltare la ragazza nella direzione di Kei tenendola sempre stretta al suo petto in modo che i due ragazzi si potessero guardare in faccia. Lentamente fece scivolare una mano sul petto di lei accarezzandole senza pudore un seno pieno -Allora Kei che stavi facendo con la mia ragazza?- chiese non perdendosi neanche un minimo dettaglio dell’espressione del blader. E quindi non si era sbagliato! Ora non aveva proprio alcun dubbio, lo sguardo sgomentato con cui Kei fissava la sua mano sensualmente appoggiata al seno di Pat e l’innaturale pallore del blader, gli confermarono quello che già sospettava: Kei era innamorato di Pat! Accidenti questa non ci voleva proprio!
 
Pat percepì la carezza intima di Mister X sul suo petto, lesse il disgusto sulla faccia di Kei e percepì lo stesso medesimo disgusto montarle dentro ma… niente … nessuna parte del suo corpo rispose ai suoi comandi! Era come una bambolina in mano a quell’essere! Che le stava facendo?
 
-Allora qualcuno vuole rispondermi?- chiese Mister X facendo scivolare la mano sul ventre della ragazza mentre con l’altra la fece voltare nuovamente nella sua direzione -Lo sai piccola che sono geloso da morire! Come te lo devo dire che non voglio trovarti da sola con altri ragazzi?!- le intimò prima di baciarla sulla bocca con apparente passione.
 
-Basta! Siete stomachevoli!- sbraitò Kei annichilito da quella orribile sceneggiata. Gli veniva da vomitare. Quasi … quasi… quei due pervertiti non meritavano altro che lui rigurgitasse sopra le loro rivoltanti teste…
 
-Che c’é Kei? Ti eri fatto qualche illusione su di lei? Mi spiace ma sei arrivato tardi… magari quando mi sarò stufato te la posso passare…- scherzò sprezzante Mister X.
-Taci! Pat come puoi tollerare che ti tratti così? Dio mio che sei diventata? Non ti riconosco più!- imprecò nauseato, dando le spalle a quel quadro ripugnante incapace di sostenere oltre quella schifosa realtà.
 
-Sei sicura di averla mai veramente conosciuta?- gli chiese Mister X con fare sprezzante.
 
-Al diavolo! Divertitevi voi due! Sei tu a farmi schifo Pat!- disse Kei prima di chiudersi la porta alle spalle con un tonfo sordo.
 
Dopo essersi accertato che Kei non tornasse indietro, Mister X passò una mano sopra gli occhi della ragazza abbassandole le palpebre per un istante, liberandola così dallo stato di trance in cui l’aveva costretta.
 
Non appena Pat riprese il controllo di se stessa, fu percorsa da un tremore isterico che la fece crollare sulla poltroncina in cui poco tempo prima aveva riso e scherzato con Zeo.
 
Era talmente spaventata che le mancava il respiro.
 
-Hai ben chiaro che cosa ti posso fare? Posso annullare la tua volontà e farti fare tutto ciò che voglio. T-u-t-t-o. Tremi? Hai paura? E fai bene perché la prossima volta che ti beccherò accanto ad uno dei Blade-breakers, non avrò alcuno scrupolo di te! Ti userò come una puttana e poi farò in modo che sia tu stessa a toglierti di mezzo… per sempre- la minacciò furente prima di lasciala sola, disperata e spaventata come mai prima lo era stata in vita sua.
 
Non appena raggiunse la sua stanza Mister X crollò sul letto esausto! Accidenti quanta potenza aveva quella ragazza! Aveva dovuto usare tutta la sua energia per domarla e più di una volta aveva rischiato di perderla. Se non fosse stata tanto impaurita non ce l’avrebbe mai fatta. Ma comunque questo lei non lo poteva sapere. Un pensiero confortante increspò le labbra del ragazzo prima che questi cedesse al sonno: la completa certezza che Pat non sospettasse neppure lontanamente che l’unica persona in grado di piegare il mondo intero alla propria volontà fosse lei stessa! 

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Capitolo 17
*** Prigionieri ***


Kei imprecò furibondo per l’ennesima volta assestando un violento pugno contro la parete della stanza. Era l’alba ed era esausto. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte ed era un fascio di nervi pronto ad esplodere alla minima provocazione. Ma che cazzo ci faceva Pat assieme a quel pidocchioso di Mister X? Perché si lasciava trattare in quel modo ignobile? Possibile che fosse infatuata al punto tale da calpestare la sua dignità di persona? Accidenti! Era meglio saperla assieme a Zeo, almeno quel damerino non si sarebbe mai permesso di rivolgersi a lei in quel modo disgustoso!
 
-…Mi spiace ma sei arrivato tardi…magari quando mi sarò stufato io te la posso passare…-
 
Ma come osava fare un’affermazione del genere? Che schifo!
 
Osservò torvo il cielo che piano piano si tingeva d’indaco, quel colore tanto familiare… No! Non poteva permettere che si annullasse in quel modo vergognoso! Mai e poi mai! Doveva farla ragionare a costo di rendersi ridicolo, a costo di supplicarla in ginocchio… qualsiasi prezzo era disposto a pagare pur di convincerla a lasciare quell’essere immondo che sembrava avere un potere tanto deleterio su di lei.
 
Uscì come una fiera inferocita dalla stanza, dirigendosi deciso verso la camera di lei. Girò l’angolo e con sorpresa la vide immobile di fronte alla porta chiusa dell’ascensore, in paziente attesa.
 
-Pat dove stai andando?- le chiese senza tanti inutili preamboli, lanciando una sfuggente occhiata al pesante borsone appoggiato davanti ai piedi della ragazza. A giudicare dal volto teso neppure lei doveva aver dormito molto quella notte. Quella semplice constatazione accese in Kei una tenue speranza.
 
-Kei…- mormorò confusa abbassando lo sguardo.
 
Oh bene! Almeno un po’ di vergogna per se stessa la provava quindi!
 
-Non ho parole per il tuo comportamento di ieri sera!- l’attaccò deciso, rinvigorito dal tormento che percepiva dilaniare la ragazza, rendendola incapace di sostenere il suo sguardo arrabbiato ed accusatore.
 
La vide sussultare spaventata e per la prima volta Kei ebbe la netta sensazione che vi fosse qualcosa che non quadrava -Pat dove stai andando?- ripeté afferrandola per una spalla e scuotendola leggermente.
 
-Torno a casa mia, ho l’aereo tra un’ora…- rispose con un filo di voce.
 
Non mi toccare…la tua mano brucia più del fuoco sul mio corpo, possibile che la tua presenza sia ancora così insopportabilmente devastante?- pensò guardando di sottecchi la mano ampia del ragazzo appoggiata su di lei, ma era troppo debole per opporre una qualsiasi resistenza a quel tocco leggero eppure così pesante.
 
-Ma il preside Dai Tenji lo sa?-
 
-Sì certo, mi sta aspettando nell’atrio-
 
-Sì forse è la cosa migliore…per tutti…- confermò più rivolto a se stesso che non a lei, ma poi, colto da un atroce dubbio, aggiunse con un tono indagatore che riuscì a malapena a dissimulare -Mister X viene con te?-
-No-
 
-Meglio, quel tizio non fa per te-
 
-Uhm…grazie per il consiglio!- sbottò sarcastica, scrollandosi bruscamente di dosso la mano del ragazzo ancora appoggiata sulla sua spalla -Ecco l’ascensore, addio Kei…-
 
-Pat!-
 
-Io non so come ha fatto ieri sera…ero come ipnotizzata…-
 
-Ipnotizzata?!?!?-
 
-Sì non ero io! Ti giuro che non ero io Kei!... Kei…ho paura…-
 
-Pat!- chiamò, ma le porte chiuse dell’ascensore gli rimandarono solo la sua immagine riflessa. No, se l’era sognato...era tutto assurdo! Ipnotizzata? Ma che cazzo di scusa era? Bah! Sicuramente era la sua mente arrabbiata che gli faceva percepire spiegazioni inesistenti. Kei rimase immobile per lunghi istanti, fissando imbambolato la fredda parete a specchio dell’ascensore.
 
In quella medesima posizione lo trovò Rei che sopraggiungeva dal corridoio laterale stiracchiandosi come un gatto le lunghe braccia sopra la testa. Il ragazzo cinese si era alzato all’alba, come era sua abitudine, e si stava dirigendo al parco per la corsa mattutina -Ciao Kei che ci fai qui immobile? Ehi Kei ti senti bene?- chiese con apprensione notando il volto pallido dell’amico -Kei che hai?- ripeté appoggiando una mano sulla spalla dell’amico e scuotendolo lievemente come poco prima Kei stesso aveva fatto con Pat.
 
-Se n’é andata-
 
-Chi?- chiese Rei senza capire.
 
-Pat è partita. Torna in America-
 
-Così senza salutarci?!!?- esclamò incredulo Rei.
 
-Non le sono mai piaciuti gli addii…-
 
-Quando è partita?-
 
-Qualche minuto fa…-
 
-Aspettami qui! Sveglio gli altri e la raggiungiamo all’aeroporto! Si merita proprio una bella tirata d’orecchi! Eh no, non si fa così- urlò Rei dirigendosi di corsa verso stanza di Takao e Max.
 
Kei era troppo frastornato per tentare una qualsiasi reazione. Ma che cosa era successo al mondo? Vorticava a velocità quadruplicata attorno a lui facendo accadere troppe cose in lassi di tempo infinitamente piccoli, non lasciandogli il tempo di metabolizzare nulla … Mistero Nero… Pat… Zeo… Mister X… ipnotizzata?!
 
I Blade-breakers al completo, compresi Zeo, Hilary ed il Professor Kappa, giunsero di corsa e in pochi istanti erano tutti stretti attorno a Kei.
 
Un gruppo sa sempre qual’è il suo elemento più vulnerabile, ed in quel momento Kei era colui che aveva più bisogno di sostegno e forza. Ancora il puzzle non era completo, alcuni passaggi erano oscuri ai suoi amici, ma Kei stava soffrendo… ormai ne erano certi: il loro inossidabile compagno stava penando le torture dell’inferno.
 
-Perché l’hai lasciata partire? Perché non ci ha detto niente? Ehi Kei stai ancora dormendo? Insomma sveglia! Credevo di essere io l’unico rincoglionito di mattina presto- lo attaccò Takao soffocando uno sbadiglio e nascondendo, come suo solito, la preoccupazione dietro un’aria di finto tontolone.
 
-Dove state andando?- chiese Mister X sopraggiungendo di corsa seguito dai suoi tre fedeli compagni.
 
-Andiamo all’aeroporto a salutare Pat- rispose ingenuamente Takao infilandosi nell’ascensore aperto, insieme ai compagni.
 
-No meglio di no- protestò Mister X perentorio.
 
-Cosa vuol dire no? Sì invece! Venite anche voi? No? Allora io chiudo...bye bye…- salutò allegramente Takao premendo il pulsante del pianterreno.
 
Dunga fu sveltissimo a frapporre il suo enorme piede tra le due porte metalliche, facendole riaprire. In breve anche i quattro ragazzi si infilarono nello stretto abitacolo.
 
In strada trovarono due taxi appostati proprio fuori dell’albergo.
 
-Ragazzi fermatevi...é meglio di no- insistette Mister X in un ultimo tenace tentativo.
 
-Ma insomma vuoi stare zitto? È un’amica e noi la vogliamo salutare- tagliò corto Takao, infilandosi senza perdere altro tempo nel primo taxi.
 
Accidenti! Come poteva fermare sette persone determinate a cacciarsi nel guaio più grosso della loro vita? Mister X prese la sua decisione in fretta: se non poteva fermarli li avrebbe seguiti anche in capo al mondo, doveva vegliare su di loro a qualsiasi costo. Stupidi, idioti, incoscienti… perché non la lasciavano partire in santa pace? Perché non lo capivano quanto lei fosse pericolosa?
 
Il ragazzo sospirò rassegnato e fece un cenno a Dunga e a Mariam che subito si infilarono nel primo taxi insieme a Hilary il Professor Kappa e Kei mentre lui e Jessie salirono nell’altro con Rei, Max e Zeo.
 
Le due vetture sfrecciarono veloci nelle vuote strade della metropoli non ancora congestionate dall’intenso afflusso di automobili. Ma al bivio per l’aeroporto le auto svoltarono nella direzione sbagliata. Mariam fu la prima ad accorgersene -Ehi autista ha sbagliato strad…- protestò la ragazza prima che il gas soporifero, esalato da dei bocchettoni sapientemente camuffati, le facesse perdere totalmente conoscenza.
 
Pat allacciò la cintura di sicurezza come l’hostess aveva appena chiesto. Immediatamente le porte del velivolo vennero chiuse ermeticamente ed i motori cominciarono a rollare sulla pista di decollo. La ragazza osservava assente al di là dal finestrino la grossa ala del velivolo che vibrava leggermente, mentre due assistenti di volo davano le solite monotone indicazioni di rito. E così se ne stava andando. Abbandonava nel nulla un anno di folli progetti di assurda vendetta. Abbandonava degli amici appena trovati. Abbandonava uno spaventoso senso di impotenza…fuggiva…tornava a casa tra le braccia sicure della sua famiglia.
 
-Signori vi preghiamo di spegnere i personal computer, i lettori cd e quant’altro….- stava ripetendo la hostess per la terza o quarta volta. Ma perché diavolo insisteva tanto?
 
-Signori non possiamo partire sino a che l’origine di questa interferenza non verrà scoperta, vi chiediamo quindi di collaborare…-
 
Accidenti ma chi era quello stupido che bloccava l’aereo? Lo sapevano anche i bambini che gli apparecchi elettronici andavano spenti prima di salire!
 
Una certa inquietudine cominciò a serpeggiare tra i passeggeri che si guardarono attorno con sospetto e preoccupazione. Anche Pat fece lo stesso.
 
-Signori l’interferenza aumenta… invito il responsabile a farsi avanti, eh via… una dimenticanza può capitare, non vergognatevi della vostra sbadataggine, può capitare…- ripeteva conciliante l’hostess con il chiaro intento di incoraggiare il colpevole ad uscire allo scoperto.
 
Pat sentì qualcosa sbattere sopra la sua testa ed alzò lo sguardo turbata. Anche l’assistente di volo notò l’inconsueto rumore e le si avvicinò in fretta, aprendo con cautela lo sportello portabagagli sopra il capo della ragazza. Uno zainetto blu scuro cadde a terra. I passeggeri spaventati osservavano increduli lo zaino che continuava a sussultare irregolarmente.
 
-Chi è il proprietario di questo zaino?- chiese l’hostess arretrando di un passo.
 
-È mio- rispose Pat allibita. Slacciò la cintura e si affrettò a recuperare lo zaino.
 
Con mosse agili aprì la chiusura e Fenix schizzò fuori strappando un urlo isterico all’hostess ed ai passeggeri seduti lì vicino.
 
-E quello cos’è?- urlò qualcuno spaventato.
 
-Un bey!- rispose meccanicamente Pat saltando in piedi -Fenix qui!- chiamò, ma il suo bey non le ubbidì, continuando a guizzare come impazzito da una parte all’altra del velivolo.
 
-Signorina fermi quel coso o la devo far scendere!-
-Ci sto provando. Fenix qui- chiamò ancora. Ma niente, anzi la trottola continuava ad aumentare l’energia di rotazione, tra non molto avrebbe raggiunto il livello critico e la Fenice sarebbe uscita! Accidenti se si liberava lì dentro sarebbe stato il panico, i delicati strumenti di rilevazione del velivolo sarebbero esplosi!
 
-Presto mi faccia scendere!- ordinò Pat correndo verso l’uscita e sperando che Fenix la seguisse. In breve i motori dell’aereo si arrestarono e la porta venne spalancata. Il bey sfrecciò fuori e Pat saltò giù dal velivolo senza neppure attendere che fosse agganciato il carrello di discesa. Come una forsennata corse attraverso la pista di decollo rincorrendo il suo bey. Ma che stava succedendo? Fenix non se ne poteva andare per i fatti suoi! Allibita la ragazza osservò la Fenice librarsi nell’aria ed il suo bey arrestarsi all’improvviso. Allora era stata la Fenice a causare tutto quel putiferio, e non un guasto a Fenix, come aveva da principio creduto. Raccolse la sua trottola e la infilò nel tascone della felpa di cotone azzurro che indossava sopra un paio di jeans sbiaditi. Poi ricominciò a correre all’inseguimento del suo Bit Power che continuava a spostarsi nell’aria.
 
Ansante e frastornata, si ritrovò al di fuori dell’aeroporto mentre la Fenice continuava a volare diretta al raccordo che conduceva alla periferia industriale della città. Pat si guardò attorno incerta; era stanca, non ce l’avrebbe mai fatta a seguire il suo Bit, ma non poteva perderlo di vista, chissà se poi sarebbe più tornato. Vide un ragazzino intento a sbaciucchiarsi con la giovane fidanzatina su una piazzola di sosta, parzialmente nascosti dal motorino di lui. Probabilmente avevano marinato la scuola per stare un po’ in intimità…beh del motorino potevano benissimo farne a meno! Si avvicinò con finta noncuranza al veicolo a due ruote e, constatato che aveva le chiavi inserite, vi saltò sopra con la celerità di un fulmine, accelerando al massimo mentre il proprietario le urlava dietro degli epiteti irripetibili!
 
Sfrecciò veloce sulle strade della capitale nipponica, zigzagando pericolosamente tra le auto che le suonavano rabbiosamente da ogni direzione. Incurante di tutto, seguiva la sua Fenice, decisa a non lasciarsela sfuggire. Non voleva perdere la sua unica amica…
 
Dopo un lasso di tempo, che a Pat sembrò un’eternità, il traffico si fece meno congestionato ed il paesaggio ai lati della strada mutò radicalmente. Enormi padiglioni si ergevano a perdita d’occhio e ben presto gli edifici divennero sempre più sporchi e decadenti. Pat si rese conto di essersi inoltrata nella vecchia zona industriale della metropoli, ormai completamente abbandonata. Rallentò la corsa del suo motociclo, guardandosi attorno preoccupata, non aveva la più pallida idea di dove fosse e di come tornare indietro, avrebbe potuto girare tra quegli edifici in rovina per ore, senza riuscire a trovare la strada di casa.
 
La Fenicesi arrestò all’improvviso e la ragazza fu costretta a bloccare il motorino con una sgommata, rischiando di ruzzolare a terra a causa del terreno ciottoloso. Ancora affannata si guardò attorno cercando di capire dove fosse finita. Il suo bit power ribelle la osservava immobile da sopra una porta di ferro chiusa da un catenaccio.
 
-Che vuoi dirmi? Che stai tentando di farmi capire Fenice? Devo andare lì dentro? Ma io ho paura…e non so neanche se mi posso fidare di te….-
 
L’animale spalancò le ali emettendo un suono gutturale che Pat non le aveva mai udito prima. La Fenice le si avvicinò, sistemandosi sulle sue esili spalle. Era la prima volta che toccava. Era leggerissima, come una piuma, e fresca, deliziosamente fresca, frizzante…Pat percepiva le piccole scariche elettriche che attraversavano il corpo dell’amica si trasmettevano a lei, ma non erano dolorose, anzi, le facevano il solletico, come tante bollicine sul corpo, si sentiva come se l’avessero immersa in un catino di deliziosa acqua minerale…
 
-Va bene amica mia, se mi prometti di starmi accanto ti seguirò ovunque! Mi fido di te!- la Fenice approvò le parole della ragazza spalancando le ali e sollevandosi in volo facendo svolazzare tutt’attorno i lunghissimi capelli biondi della blader, raccolti in una semplice coda di cavallo.
 
L’animale sacro attese che la ragazza si avvicinasse alla porta sgangherata, e Pat notò con stupore che i catenacci erano aperti e la catena arrugginita appena appoggiata, infatti al suo tocco cadde a terra sollevando una nuvola di polvere. Spalancò la porta col cuore in gola ed intravide un lunghissimo corridoio completamente buio e molto sporco. La Fenice vi entrò illuminandolo a giorno. Era tutto incredibilmente impolverato, probabilmente non vi entrava più nessuno da decenni, macchinari di ogni sorta e grandezza erano accatastati contro le pareti lerce, ma Pat non lì poté osservare con attenzione perché il bit power aveva ricominciato a volare spedito e la ragazza fu nuovamente costretta a correre per non perderlo di vista. Dopo pochi minuti il Bit si arrestò dinnanzi ad un cunicolo basso e stretto coperto da una fitta rete di ragnatele.
 
–Non vorrai mica che mi infili lì dentro spero?!?!- protestò indignata. Ma quello sembrava proprio l’intento della Fenice. Sospirando la ragazza infilò la testa nel buco non prima di averlo ripulito da un bel po’ di ragnatele, anche se ve ne erano veramente troppe per toglierle tutte. Era indubbiamente un vecchio condotto di aerazione, largo appena il necessario per farla passare carponi. La ragazza rivolse un ultimo sguardo supplichevole alla Fenice, ma questa la ignorò, infilandosi dentro il buco ed obbligandola così a seguirla.
 
Dopo una cinquantina di metri il cunicolo si restrinse ulteriormente costringendola a strisciare sul ventre come un verme, trascinandosi avanti con i gomiti. Le dolevano le ginocchia, le braccia, le mani e in più la fredda paura di dover morire miseramente come un topo in trappola in quel buio pertugio, la tormentava sempre più insistentemente, facendola soffrire ancor più del dolore fisico. Da qualche minuto aveva anche notato che l’aria era diventata rarefatta rendendole difficoltosa la respirazione.
 
Quando ormai era allo stremo delle forze sia fisiche che psichiche, finalmente il tunnel finì. Si ritrovò a fissare incredula, da due metri di altezza, una piccola riva di cemento accanto ad una specie di fosso… non voleva credere che quelle fossero …
 
-Cazzo Fenice! Dove mi hai portata?!!- sbraitò sgusciando giù dal tunnel e sgranchendosi finalmente gli arti intorpiditi. Annusò l’aria preoccupata e si rese conto che quelle non potevano essere le fogne come aveva da principio temuto: l’odore era sgradevole, sapeva vagamente di zolfo, ma non era certo paragonabile a quello degli escrementi umani! Probabilmente era un semplice canale di scolo della fabbrica da dove un tempo passavano i vari materiali di rifiuto, anche se ora vi scorreva solo un’acqua leggermente limacciosa.
 
La Fenicela guidò lungo l’argine svoltando poi a destra lungo uno spazioso cunicolo, infine si arrestò di fronte ad un muro, quindi si smaterializzò rientrando in Fenix.
 
-E adesso?-chiese incredula Pat stringendo il suo bey tra le mani sporche -Mi lasci qui? Tutta questa fatica per un muro? Fenice sei impazzita? Esci! Mi senti? Esci subito!- ringhiò scuotendo con vigore il bey.
 
Con uno sforzo disumano la ragazza tentò di ritrovare il sangue freddo per poter riflettere con lucidità. Lottò con se stessa per ricacciare indietro il lancinante senso di paura che si stava inesorabilmente trasformando in panico. La Fenice non poteva averla condotta lì senza motivo, probabilmente quel muro nascondeva una porta o un passaggio. Ficcò Fenix in tasca e cominciò ad esaminare ogni centimetro della parete con cura, ma non trovò assolutamente nulla; sconfortata si lasciò scivolare a terra mordendosi forte le labbra per non cedere alle lacrime che le pizzicavano gli angoli degli occhi. Se permetteva ai suoi sentimenti di sopraffarla, per lei sarebbe stata la fine: non sarebbe mai uscita viva da quell’incubo.
 
-Insomma Takao smettila di accanirti contro quel muro! Non vedi che è di spessa roccia?-
 
-E allora dimmi tu come uscire!- imprecò Takao gettando rabbiosamente il suo cappellino a terra e passandosi una mano tra i folti capelli neri. Da quando era terminato l’effetto del sonnifero, circa due ore prima, gli undici ragazzi si erano ritrovati rinchiusi in quello che sembrava una specie di pozzo buio. Erano prigionieri, probabilmente di Zagart, ma non ne avevano la certezza, ancora nessuno si era fatto vivo e l’inquietudine aumentava a dismisura ad ogni secondo che passava, Takao era ormai al limite della sopportazione.
 
-Possiamo solo aspettare…- disse Mariam lasciandosi cadere in un angolo dell’angusto luogo.
 
-Aspettare che?-
 
-Se lo sapessi, saprei anche come venire fuori di qui!- rispose piccata la ragazza che non era meno nervosa del capitano dei Blade-breakers.
 
Pat appoggiò le spalle al muro, reclinò il capo all’indietro e chiuse gli occhi tentando di farsi una ragione di quanto successo. Quel muro era la chiave di tutto, ma perché il bit era rientrato nel bey? Forse perché lì le serviva…
 
Spalancò gli occhi e vide un particolare che prima non aveva notato. In alto, proprio sopra la sua testa, vi era una piccola piattaforma sul bordo della quale erano anche ben visibili dei solchi dove una volta vi doveva essere stata ancorata una scala. Saltò su in piedi guardandosi attorno freneticamente, esultò felice quando intravide una lunga scala di ferro abbandonata accanto ad un cumulo di calcinacci. La sollevò da un lato appoggiandola al muro per poi trascinarla sino a sistemarla proprio sotto la piattaforma. Vi salì velocemente issandosi sul pezzo di muro sporgente, sperando che non fosse marcio al punto da crollare sotto il suo peso. Per fortuna era di solida roccia, ma non vi era niente lassù, solo dell’altro muro!
 
Al culmine della frustrazione, la ragazza assestò un pugno con tutta la forza che aveva in corpo, contro quella stupida, ennesima, inutile parete che si trovava di fronte. Lo strato superficiale del muro si sgretolò, cadendo ai suoi piedi. Osservò attentamente l’impronta che la sua mano aveva lasciato nell’intonaco sporco e screpolato. Grattò con le unghie e si rese conto che si trattava di friabile argilla. Pat continuò a scavare con entrambe le mani, mordendosi le labbra, disperata alla vista delle sue unghie che se ne andavano in pezzi. Al diavolo anche le frivole vanità femminili! Se non trovava una via uscita il prima possibile, non avrebbe più avuto bisogno né di unghie né di mani…
 
Mentre continuava imperterrita a scavare, percepì il suo bey muoversi leggermente all’interno della felpa - Allora è questo che vuoi!- esclamò, estraendo Fenix ed osservando la Fenice che pulsava –E va bene farò come vuoi tu, sino in fondo…anche perché non ho altre alternative- borbottò stizzita. Se fosse uscita viva da quel posto, la Fenice aveva un bel po’ di spiegazioni da darle… e se non sarebbero state convincenti…
 
Estrasse il dispositivo di lancio dalla tasca marsupiale del maglione e caricò il bey. Fenix si diresse velocissimo contro la parete, scavandola come una trivellatrice, in breve tempo il muro crollò, sollevando una nuvola di polvere argillosa.
 
-Ma che succede?!? Attento Takao!- urlò Max facendo un balzo di lato evitando che i ciottoli della parete gli cadessero in testa. Non altrettanto veloce fu Takao che si ritrovò coperto da una valanga di polvere.
 
-Accidenti crolla tutto!- urlò Dunga allarmato.
 
-E quello cos’è?- strillò Hilary indicando una saetta bianca che schizzò contro la parete opposta dalla quale era franato il pezzo d muro.
 
-Un bey!- esclamò il Professor Kappa.
 
-Ma non un bey qualunque, quello è Fenix!- esclamò Zeo incredulo.
 
-Ma allora c’è anc…accid…- esclamò Takao rovinando nuovamente a terra investito da un’altra nuvola di polvere, questa volta però doveva essergli caduto addosso anche un pezzo di roccia perché qualcosa di pesante gli gravava sullo stomaco. Allungò le mani tossendo per togliersi di dosso quel macigno, ma si rese immediatamente conto che non stava toccando affatto un pezzo di muro ma qualcosa di molto più morbido e caldo.
 
-Takao! Ma che modi!- esclamò Pat bloccando le mani del ragazzo che si erano strette con forza attorno alle sue cosce.
 
-Pat!- esclamarono increduli i ragazzi prigionieri nella buca.
 
-Ma è incredibile! Da dove sei arrivata?- chiese Takao fissando sbigottito la ragazza appollaiata sopra di lui.
 
-Da lì- rispose lei rialzandosi e porgendo una mano all’amico per aiutarlo a fare altrettanto.
 
I ragazzi sollevarono lo sguardo e videro la breccia aperta nel muro da Fenix che roteava ancora al centro del pozzo. Pat richiamò il suo bey, constatando con piacere che aveva ricominciato ad ubbidirle.
 
-Uao sei la nostra salvatrice! Andiamo- esultò felice Takao issandosi senza attendere oltre verso la via d’uscita aperta dalla ragazza.
-Aspetta Takao- lo bloccò Mister X anche se l’impetuoso capitano dei Blade-breaker era ormai già per metà oltre il buco aperto dalla ragazza -Che c’è?- chiese stupito Takao.
 
-Non ti chiedi come ha fatto a trovarci?-
 
Tutti la guardarono attendendo una sua risposta.
 
-Non vi ho trovati io è stata la Fenice a condurmi qui- rispose, cercando di non guardare Mister X negli occhi. L’ultima volta che lo aveva fatto si era trovata priva di volontà, soggiogata dal volere di quello sconosciuto.
 
-Da sola?!- le chiese perplesso Mister X.
 
-Sì- Pat non era disposta a sopportare oltre quelle crudeli insinuazioni, la paura, la tensione, la vergogna che aveva accumulato in quelle ultime terribili ore, esplosero in lei dandole la forza di reagire - Taci! So già che vuoi dirmi! Che i Bit Power non vanno a spasso da soli. Beh il mio lo ha fatto! Che tu mi creda o no, mi ha portato sino a qui. Ora se vuoi credermi tanto meglio, altrimenti stattene qui a marcire…a proposito come ci siete finiti voi qui?-
 
-Questo non è il momento delle spiegazioni. Andiamo- intervenne Kei sollevandola per i fianchi e porgendola a Takao che la afferrò sotto le ascelle issandola oltre il buco. Il tocco d Kei era stato talmente inaspettato che Pat si ritrovò in alto senza quasi rendersene conto, quasi…
 
-Kei tu ti fidi di lei?- gli chiese Mister X mentre anche Max e Rei si stavano issando.
 
Kei lo guardò torvo- Che le hai fatto ieri?-
 
-Non è la risposta che voglio-
-Tu rispondi a me e io rispondo a te-
 
-L’ho ipnotizzata. Allora? Ti fidi di lei?-
 
-Tu…vigliacco…- lo attaccò Kei afferrandolo per il colletto della camicia e sbattendolo contro il muro.
 
-Ma che fate voi due?- chiese Dunga guardando verso il basso dove erano rimasti solo Kei e Mister X.
 
-Arriviamo- rantolò Mister X tentando di allentare la presa soffocante di Kei.
 
-Come hai osato toccarla? Baciarla? E farmi credere che….verme schifoso ma appena saremo fuori di qui me la pagherai…e comunque mi fido più di lei che di te!- disse sprezzante lasciandolo andare con una brusca spinta.
 
-Povero sciocco come ti sbagli!-
 
-Non osare- lo avvertì Kei scoccandogli un’occhiataccia.
 
-Dimmi una cosa, non hai mai percepito il misterioso potere che lei ha su di te? Non ti spaventa?- gli chiese Mister X con uno strano tono allusivo.
 
Kei incassò il colpo sussultando. Come faceva a sapere? Come poteva conoscere quello che neanche lui sapeva esistere?
 
-Cos’è?- chiese con un fil di voce non essendo molto sicuro di volere sentire la risposta.
 
-Allora vi muovete?- chiamò nuovamente Dunga.
 
-Lo scoprirai presto- mormorò Mister X prima di issarsi con un abile salto verso l’uscita.
 
I ragazzi si avviarono velocemente lungo l’argine che Pat aveva percorso poco prima, la ragazza era concentrata nel tentativo di ritrovare la strada che aveva percorso per arrivare sino a lì. Giunta ai piedi del condotto, lo indicò sconsolata. A parte lei, Hilary, Mariam e Jessie, che erano minuti, tutti gli altri non sarebbero mai passati per quel pertugio.
 
-Ma ci sarà un’altra uscita- suggerì Takao guardando desolato il tunnel nero, decisamente troppo stretto per lui.
 
-Forse, ma io no la conosco e la Fenice non sembra volerci aiutare-
 
-Prova a liberarla magari ci indicherà la strada - le suggerì Takao.
 
-Dici? Possiamo provare…- rispose la ragazza estraendo il dispositivo di lancio.
 
-A me non sembra una buona idea. Non toccare la Fenice!- intervenne Mister X.
 
-Ma…- Pat lo guardò dubbiosa. Era stufa di ubbidire a colui che l’aveva umiliata senza ragione e che coglieva al volo ogni occasione per disprezzarla -E invece io ci provo. Tanto non abbiamo nulla da perdere- lo provocò estraendo anche il bey.
 
-Ferma! Osi disubbidirmi?-
 
-Certo che sì! Insomma non so neppure come ti chiami e ti permetti di dirmi ciò che devo o non devo fare!-
 
-Vuoi il mio nome mia…signora?- sussurro piano avvicinandosi a lei.
 
Quel tono insinuante fece rabbrividire Pat che, temendo di essere di nuovo vittima del potere del ragazzo, chiuse gli occhi spaventata.
 
-Tranquilla non ti voglio ipnotizzare ancora…allora sei sicura di volere il mio nome?- ripeté all’orecchio della ragazza che cominciò a tremare.
 
-Basta! Non ti avvicinare a lei- intervenne Kei spingendo di lato Mister X e passando un braccio attorno alle spalle di Pat, attirandola contro il suo petto per assicurarsi che Mister X non la comandasse ancora a bacchetta. Se osava ancora metterle le mani addosso lo avrebbe disintegrato…
 
Dalla padella alla brace!
 
Pat era ormai terrorizzata, ma in un estremo lampo di lucidità, realizzò che era ancora meglio affrontare Mister X ed il suo sconosciuto potere, piuttosto che Kei e la valanga di emozioni che le provocava ad ogni minimo contatto. Molto meglio lottare contro un avversario esterno che non con i propri devastanti sentimenti.
 
Si divincolò dal ragazzo facendo alcuni passi verso il resto del gruppo.
 
Il boato assordante dell’acqua colse tutti alla sprovvista. Qualcuno aveva aperto le chiuse ed un’enorme onda li stava per travolgere.
 
-Presto afferratevi tutti l’un l’altro e non mollate la presa!- urlò Mister X afferrando la mano di Pat e stringendola forte. Anche Kei prese una mano di Pat mentre con l’altra afferrò Hilary.
 
 
-Maledizione dove sono tutti gli altri?- sbraitò Mister X qualche minuto dopo, accorgendosi che con lui c’erano solo Pat, Kei ed Hilary.
-Non lo so, non li vedo- rispose Kei rialzandosi dopo essersi assicurato che le due ragazze accanto a lui stessero bene.
 
-Saranno qui attorno cerchia….accidenti!- urlò Mister X scomparendo in una crepa del pavimento.
 
-Ehi tieni duro!- gridò Kei affacciandosi sul crepo e vedendo che il ragazzo era appeso ad un cavo di acciaio logoro ed arrugginito.
 
-Sta indietro, sta franando tuttooooooo!- urlò Mister X scomparendo nella voragine buia. Il cavo si era spezzato ed il ragazzo era scomparso nel nulla. Purtroppo anche il terreno sotto i piedi di Kei e delle due ragazze si stava rapidamente sgretolando.
 
-Kei precipitiamo!- strillò Hilary spaventata scivolando sempre più giù.
 
-Hilary sta calma, afferra la mia mano-
 
-Non ci riesco…aiuto…..-
 
Anche la ragazza precipitò sparendo dalla loro vista, lasciando dietro di sé solo un lunghissimo eco disperato.
 
Kei e Pat rimasero sospesi nel vuoto, saldamente aggrappati a quello che era rimasto del filo che aveva sorretto per pochi istanti Mister X. Quel filo non poteva sorreggere entrambi. Kei scrutò attento la ragazza tremante sopra di lui -Non può reggere me, ma forse reggerà lei-pensò, osservando speranzoso il filo sottile che stringeva tra le mani.
 
-Pat ascolta, questo filo non reggerà entrambi ma magari durerà abbastanza per permetterti di risalire. Pat devi salvarti, me lo prometti? Andrai via da questo maledetto posto?-
-Kei che stai dicendo? Che vuoi fare? Non ti sognare di mollare la presa…se molli tu mollo anch’io!- replicò piangendo senza ritegno.
 
-No non dire così, promettimi che ti metterai in salvo! Magari qualcuno qui è ancora vivo…andrai a cercare aiuto, me lo prometti?-
 
-Kei non mi lasciare! Non un’altra volta!- urlò singhiozzando.
 
-Io non ti ho mai lasciata…e non ti lascerò mai Pat…-
 
-Sì che lo hai fatto….-
 
-No! Ascolta…- uno strappo del filo fece comprendere a Kei che non c’era più tempo per le spiegazioni - Prometti Pat!-
 
-Kei .. –
 
-Prometti ho detto!-
 
-Sì sì prometto tutto quello che vuoi ma…. Keeeei noooooooooooooo-
 
Troppo tardi … dietro di lei vi era solo il nulla.
 
Pat si issò sul filo, aggrappandosi al ciglio ciottoloso del terreno, affondando le unghie sanguinanti nel suolo sgretolato. Fu la forza della disperazione a portarla al sicuro in un zona non colpita dalla frana. Ma perché si era salvata solo lei? Non era giusto… avrebbe mille volte preferito fare la fine di tutti i suoi amici…amici…
 
Il silenzio la investì impietoso, solo buio vi era tutt’attorno a lei.
 
 
 
Ok siamo alla fine… il prossimo capitolo è l’ultimo e non vi farò attendere molto. Grazie a tutte coloro che hanno recensito, inviato messaggi o semplicemente letto silenziosamente Nemesi. Mi sono divertita a scrivere questa fanfic un po’ estranea al mio stile … diciamo una specie di esperimento… Grazie infinite davvero! Akiko chan. 

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Capitolo 18
*** Il segreto della Fenice ***


 
E stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me,
ma nella mente tua non c’è… capire tu non puoi …
tu chiamale se vuoi emozioni …
tu chiamale se vuoi emozioni…
 (Emozioni, L.Battisti)
 
Kei precipitò in caduta libera per parecchi metri. Non aveva la minima idea di quanto mancasse al definitivo impatto col suolo, ma non provava paura, anzi, un’inspiegabile sensazione di pace lo avvolgeva dolcemente …Pat … la sua Pat … il suo volto splendido l’avrebbe accompagnato e guidato in quel difficile passaggio tra la vita e la morte.
 
Quel pensiero dolce e caldo come miele fuso, occupava tutta la mente del blader che non si accorse della corrente d’aria che stava gradualmente rallentando la sua caduta, facendolo scendere sempre più adagio. Notò lo strano fenomeno solo quando una luce apparve sotto di lui, diventando sempre più grande. L’impatto col suolo fu dolce e, allibito, Kei si ritrovò incolume all’interno di un cilindro di vetro, dentro al quale erano rinchiusi anche i suoi dieci amici, tutti sani e salvi, anche se molto spaventati.
 
Tutti guardavano in un’unica direzione, lui fece lo stesso ed i suoi occhi grigi incontrarono quelli glaciali di … Zagart!
 
-Che vuoi farci? Qui c’é anche tuo figlio!- stava protestando a squarciagola Mister X.
 
-E allora? Non merita nulla chi mi ha tradito! Mi spiace solo che manchi quella troietta americana…allora sì la mia vendetta sarebbe stata perfetta…ma probabilmente è già al sicuro in America, ma non temete la troverò prima o poi-
 
E così Zagart non sapeva che Pat era nell’edificio, tanto meglio, sarebbe potuta fuggire indisturbata, pensò Kei sospirando sollevato.
 
-Che intenzioni hai pazzo furioso?- iniziò Takao scalciando come un cavallo imbizzarrito contro il vetro infrangibile della gabbia.
 
-Mi prenderò i Bit Power e diventerò l’uomo più ricco e potente della Terra-
 
-Che vuoi fare con i nostri Bit?-
 
-Lo volete proprio sapere? Bene ve lo dirò … - il volto dello scienziato divenne la maschera di un folle - … il desiderio di un condannato a morte va sempre esaudito-
 
-Ma ci vuoi uccidere tutti!?!- esclamò allibito Zeo mentre un brivido ghiacciato gli correva lungo la schiena. La vista degli occhi spiritati del padre era uno spettacolo spaventoso.
 
-No, non vi voglio uccidere… solo che per prendere ciò che finora non mi avete dato spontaneamente, dovrò usare i raggi gamma in una dose…. ehm…. diciamo…massiccia, e non so quanto i vostri giovani fisici potranno resistere al trattamento- l’uomo rise crudelmente e la sua ilarità aumentò a dismisura di fronte alle facce stravolte dei suoi ostaggi.
 
-Pazzo! E se noi ti diamo i Bit ci lasci andare?- chiese Rei con impeto.
 
-Con il rischio di ritrovarvi di nuovo tra i piedi? Scordatevelo! Mi avete già creato anche troppi guai-
 
-Va bene ... per noi è finita dunque … Prima di morire potremmo almeno sapere perché stai facendo tutto questo?- concluse coraggiosamente Mister X.
 
-Sì certo…- tergiversò, l’uomo gonfiandosi d’orgoglio al solo pensiero di raccontare i suoi mirabili progetti -…ora saprete…-
 
---
 
Pat riaprì gli occhi di soprassalto. Il buio la avvolgeva ancora, ma qualcosa d’indefinibile si era acceso per un istante dentro di lei. Un breve lampo di luce, una flebile richiesta d’aiuto. Ma da dove proveniva? Come orientarsi in quel vuoto?
 
-Fenice aiutami tu! Ti prego- implorò con tono supplichevole aggrappandosi al muro e sollevandosi con enorme fatica.
 
Evocata dallo straziante richiamo della padrona, la Fenice uscì dal bey illuminando l’entrata di un corridoio laterale che la ragazza non aveva notato prima. Senza esitare, cercando di contrastare alla debolezza che minacciava di farla crollare a terra ad ogni passo, si avviò lungo quel passaggio.
 
Dopo un centinaio di metri percepì distintamente una voce umana, ma non riconoscendone il proprietario, si celò nell’ombra rimanendo in ascolto mentre la Fenice si smaterializzava lasciandola nuovamente nella totale oscurità.
 
Ma il buio, per la prima volta da quando era entrata in quell’orribile fabbrica, non le sembrò più un odioso nemico, ma un indispensabile alleato, che le permise di ascoltare, ben protetta dalle ombre, quelle poche frasi sconnesse, pronunciate da un uomo chiaramente in preda a folli deliri d’onnipotenza.
 
-…e quindi i Bit Power mi servono per la costruzione di una potente arma atomica che venderò ai paesi medio-orientali per le loro guerre; ne ricaverò una cifra enorme, senza contare la gloria di essere ricordato nella storia come l’inventore della bomba di tutti i tempi!-
 
-L’assassino di tutti i tempi vorrai dire- lo corresse una voce che Pat riconobbe immediatamente essere di Takao. Un’ondata calda e rassicurante, fatta di speranza e sollievo, invase il cuore della blader. Takao era vivo! E forse qiulacun’altro si era salvato!
 
-Taci idiota! Siete troppo stupidi per comprendere la portata del mio piano! Ah … e io che sto qui a perdere tempo con dei mocciosi inutili! Ma ora abbasserò questa leva ed i Bit saranno inglobati in quell’altro cilindro al sicuro mentre voi…beh non so prevedere che cosa resterà- Zagart proruppe in una risata gutturale che palesava l’insania di cui lo scienziato ormai era preda. La follia l’aveva portato a perpetrare le nefandezze più disgustose e ora si apprestava a coronare la sua opera con l’uccisione di undici innocenti ragazzi.
 
In un attimo un’ombra si materializzò dal nulla -Prima di fare ciò dovrai passare sul mio corpo però- intervenne Pat frapponendosi tra Zagart e la leva. Le era bastato uno sguardo per scorgere i ragazzi all’interno del cilindro e quella vista le aveva ridato in un attimo tutta la sua energia. I suoi amici, i suoi carissimi amici erano vivi! Tutti! Zeo, Takao…Kei...
 
La vita scorreva incontrastata in lei, la forza cresceva a dismisura, l’energia scalciava ora per uscire…
 
Alla follia, sul volto dell’uomo, si aggiunse la sorpresa -Tu?!?!? Che ci fai qui? Che hai in mente stupida ragazzina?-
 
-Ora lo vedrai! Fenix attacco!-
 
Il bey schizzò violento verso Zagart -Credi di spaventarmi con quel giocattolo?- ghignò l’uomo arretrando di qualche passo.
 
-Con questo no, ma con la Fenice sì! -urlò Pat mentre la Fenice usciva maestosa da Fenix -Fenice Bianca attacca!!-
 
Zagart continuò ad indietreggiare cauto ma veloce sino a raggiungere la parete, quindi, con mossa fulminea, abbassò una maniglia e sgattaiolò veloce dietro un paravento di vetro ed acciaio.
 
-Che fai scappi? Vigliacco affronta la mia Fenice- proruppe Pat furiosa.
 
-Ora vedrai!- esclamò l’uomo mentre da un bocchettone scuro, posto sul soffitto della stanza, cominciarono ad uscire una serie di Bit Power dalle varie forme e colori. Ben presto l’aria fu zeppa di creature, tutti quelli che il malvagio scienziato era riuscito ad estrarre dal frammento di roccia in anni e anni di tentativi.
 
Alcuni erano veramente insignificanti e la Fenice li disintegrò senza grossi problemi, ma altri erano più potenti e, comunque, veramente troppi per poterli affrontare tutti in una volta. Pat ne contò circa trenta, ma era certa fossero molti di più. La Fenice era attaccata senza sosta da tutte le direzioni. Alcuni Bit avversari sfuggirono al controllo della magica creatura bianca che coraggiosamente difendeva senza risparmiarsi la sua padrona, facendole scudo con il suo corpo piumato. I Bit percepirono la forza della blader che si trasmetterva alla Fenice e, come impazziti si scagliarono in massa sulla ragazza che venne catapultata a terra atterrando in malo modo sulla schiena.
 
-Ah mocciosa e ora come pensi di cavartela? Vedrai che brutta fine ti faranno fare le mie creature- tuonò Zagart con cattiveria al riparo dietro il suo paravento rinforzato.
 
-Taci! – ordinò imperiosa rotolando su un fianco mentre un rivolo di sangue le scendeva dalla fronte gocciolando sul pavimento lercio -I Bit Power non sono tue creature! Sei solo un malvagio e io non ti permetterò di portare a termine i tuoi folli piani!- reagì Pat asciugandosi il volto con la manica e rialzandosi a fatica.
 
-Ah no? E come me lo vuoi impedire? Sei esausta…-
 
Era vero, faticava persino a reggersi in piedi, ma non voleva cedere. Raccolse le ultime forze e tentò la sorte con il suo colpo segreto -Fenice Bianca attacco Killerrrrrrrrr!-
 
-Oh no ancora quell’orribile attacco!- esclamò Hilary che ricordava bene la spiacevole sensazione di soffocamento che Pat le aveva procurato nello scontro conto Kei. Ed infatti l’aria cominciò a mancare risucchiata dalla potenza della Fenice. Ma la sensazione durò meno della volta precedente, indice che sia la blader sia il suo Bit erano allo stremo delle forze. L’unica sensazione suscitata questa volta, fu solo un momentaneo spostamento d’aria. La Fenice attaccò comunque, disintegrando tre Bit Power a forma di avvoltoio, ma subito altri due le si avventarono contro, facendola cadere a terra. Il povero animale si dimenò disperatamente per sottrarsi all’ammucchiata di Bit avversari che le si accalcarono addosso. Pat assisteva impotente al calvario della sua amica -Fenice Nooooooooo! Reagisci amica mia!- 
 
Zagart rideva trionfante mentre gli amici prigionieri tiravano pugni e calci al vetro infrangibile della loro prigione. Takao tentò più volte di liberare il Drago Azzurro, ma lo spazio era troppo angusto ed ogni volta che lanciava Dragoon, un marchingegno, probabilmente l’ennesima odiosa invenzione di Zagart, entrava in azione, bloccando la rotazione ed impedendogli di raggiungere la potenza necessaria per liberare il Drago. Era tutto inutile! Potevano solo assistere inermi all’assassinio di Pat e della Fenice…
 
-Basta!- urlò straziata Mariam con il volto inondato di lacrime. La ragazza cadde in ginocchio ai piedi di Mister X ed i Blade-breakers pensarono immediatamente ad un attacco isterico della ragazza, ma le parole impetuose di lei li freddarono -Ti scongiuro signore aiutala a salvare la Fenice e ….tutti noi!-
 
Mister X la fissò incerto. Tutti nella gabbia tacevano, solo l’ennesimo urlo di dolore di Pat di fronte alla sua Fenice dilaniata, si udì nell’aria.
 
-Signore!- invocarono Dunga e Jessie inginocchiandosi accanto alla sorella e prostrandosi davanti a Mister X- Rivelale il segreto della Fenice Bianca!- invocarono in coro i tre ragazzi.
 
Il silenzio si fece ancora più pesante. Neanche più urla, solo i rantoli soffocati della Fenice…
 
-Tu conosci un modo per aiutare Pat e te ne stai qui a guardare senza fare niente?- imprecò Kei, scavalcando i tre ragazzi e tentando di tirare un potente destro in faccia a Mister X- Ma io ti ammazzo di pugni! Te lo faccio sputare a calci nello stomaco questo segreto se non lo vuoi dire!- proseguì, tentando di avventarsi nuovamente sul ragazzo ma bloccato a forza dai suoi compagni.
 
-Calma Kei!- gli intimò Takao mostrando una padronanza di se stesso insospettabile.
 
-Lascia che Mister X ci spieghi come stanno le cose- intervenne saggiamente Rei appoggiando una mano sulla spalla di Kei, un gesto all’apparenza rassicurante in realtà una presa ferrea per trattenere il compagno che sentiva al limite della sopportazione.Rei si fidava del ragazzo dal ciuffo rosso e sapeva che mai e poi mai avrebbe permesso che i loro Bit Power finissero nelle mani d Zagart.
 
-Parla- gli ordinò Kei calmandosi un poco nonostante l’occhiata veloce che rivolse a Pat, inginocchiata a terra, ansante e ferita, gli fece salire nuovamente il sangue alla testa.
 
-E va bene ma quello che vi dirò, vorrà forse dire rinunciare ai vostri Bit per sempre…tutti noi dovremo rinunciare alle sacre creature se…lei lo vorrà….-
 
-Lei chi?- chiese incalzante Zeo.
 
-Pat, la blader che riesce a controllare i poteri sconfinati del più importante dei Bit Power: la Fenice Bianca, il quinto elemento!-
 
-Quinto elemento? E quale sarebbe? Io ne conosco solo quattro…- disse Takao contando sulle dita gli elementi dei loro Bit Power: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria.
 
-L’Equilibrio Cosmico che regola la stabilità tra gli altri elementi, determina il corso degli eventi e governa i poteri di tutti i Bit…-
 
-E allora?- chiese Kei infastidito da tante inutili parole! Pat stava soffrendo e lui doveva fare qualcosa al più presto -Come può questo aiutare Pat?- chiese impaziente.
 
-La Fenice può chiamare a sé i quattro principali elementi, i vostri quattro Bit per l’appunto, unirsi a loro e diventare…imbattibile! Se Pat riuscisse a far uscire i vostri Bit Power, disintegrerebbe, non trenta o quaranta inutili creature, ma centinaia…-
 
-E allora diamoglieli i nostri Bit! Come si fa?- chiese Kei speranzoso.
 
-Non è così semplice, può anche non esserne in grado…- replicò Mister X.
 
-Anche perché abbiamo aspettato troppo e ora sia Pat che la Fenice sono sfinite!- constatò Jessie desolato, osservando con il cuore gonfio di pena l’ennesimo crollo a terra della blader.
 
-Ma ci possiamo provare! È forte, avete visto come riesce a controllare la Fenice! Quella blader ha una potenza fuori dal comune, magari….- insistette Mariam rialzandosi, decisa a tentare il tutto e per tutto.
 
-Ed è questo che temo! È talmente potente che non riesco neanche a controllarla con l’ipnosi!- sbottò Mister X frustrato da quel senso d’impotenza che gli impediva di prendere qualsiasi decisione.
 
-Mio Dio allora se avrà i Bit Power sarà totalmente fuori controllo…- mormorò Dunga sbiancando sotto la carnagione olivastra.
 
Mister X abbassò il capo -Sì-
 
-Ma che altra possibilità abbiamo? Moriremo qui comunque!- proseguì Mariam.
 
-Lo so maledizione!- protestò con veemenza Mister X passandosi una mano tra i capelli arruffati - E comunque non è solo una questione di potenza…lo sapete bene…è una tecnica difficile, molti ottimi blader che hanno avuto la Fenice prima di lei, non sono mai riusciti ad apprendere, neppure dopo anni di tentativi e duri allenamenti…- aggiunse dilaniato dal dubbio.
 
-Sì ma io non ho mai sentito di nessun blader in grado di dominare la Fenice come sa fare lei!- precisò Jessie che come la sorella non voleva rassegnarsi a quel triste destino.
 
-Tentiamo…che abbiamo da perdere?- chiese Takao.
 
-Che avete da perdere!?- tuonò incredulo Mister X – Takao sei il solito ingenuo! Una volta che lei sarà a conoscenza del potere della Fenice, lo potrà usare a suo piacimento, se decide di non ridarvi più i bit power lo può fare, oppure può riprenderseli in qualsiasi momento, senza che voi possiate fare niente. Non vi sarà posto sulla Terra in cui sarete al sicuro perché lei, una volta appreso come fare, sarà in grado di percepire le vibrazioni dei vostri Bit anche a centinaia di miglia di distanza … non avrete più scampo …. sarete in balia della sua volontà … ogni suo desiderio, ogni suo capriccio, saranno esauditi dai vostri Bit indipendentemente dalla vostra volontà! Inoltre il potere che dovrà gestire sarà enorme … un uso sbagliato potrebbe determinare la fine del pianeta! So che vi era odio in lei quando vi ha strappato i Bit Power durante il campionato, l’odio l’ha portata in Giappone! È una persona malvagia e io non voglio esser colui che le porgerà l’arma per annientarci tutti!-
 
-Ma come fai a dire che è malvagia? Non la conosci!- intervenne Kei cercando di modulare la rabbia che lo invadeva ed ottenendo un tono gelido tagliente come una lama di acciaio.
 
Mister X scrutò il volto contratto del blader per qualche istante cercando di carpirne i più reconditi segreti -È vero, non la conosco, ma l’ha detto lei stessa di essere giunta in Giappone per distruggere l’Aquila Rossa e per farlo era disposta ad eliminare chiunque si mettesse in mezzo! Come lo chiami tu questo, bontà d’animo?! Vi è odio nel suo cuore! E l’odio sarà il sentimento che trasmetterà ai cinque bit una volta uniti! Capite!? Un odio dal potere smisurato a cui non potremo opporci in alcun modo-
 
Kei scosse il capo -Io la conosco…e so che non vi è né odio né malvagità nel suo cuore…- mormorò rivolgendo alla ragazza esausta, un’ennesima imperscrutabile occhiata.
 
-Sei sicuro di ciò che dici?- gli chiese Mister X mettendo da parte qualsiasi prudenza per avvicinarsi all’amico e appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle - Kei è importante, tu sei l’unico che può dirci cosa fare…ti fidi di lei? Le affideresti la tua fedele compagna e i Bit dei tuoi amici?-
 
Kei fece vagare lo sguardo sui suoi amici, quindi, senza alcuna incertezza sul volto, affrontò gli occhi trasparenti di Mister X a pochi centimetri dai suoi–Non solo le affiderei l’Aquila Rossa, ma la mia stessa vita senza esitare- proclamò scandendo bene le parole.
 
Mister X abbassò le braccia, lasciandole cadere mollemente lungo i fianchi, fissò la punta dei suoi piedi per qualche secondo, era evidente che una difficilissima battaglia si stava svolgendo dentro l’animo del ragazzo.
 
All’improvviso sollevò la testa, i Blade-breakers percepirono immediatamente il mutamento avvenuto nel blader, videro una luce magica illuminare le iridi color smeraldo del giovane capo, fiero cipiglio vi era nella sua voce autoritaria quando ordinò -Custodi dei sacri sigilli, sveliamo il segreto che dalla notte dei tempi i nostri padri tramandano di generazione in generazione e aiutiamo la Dea Bianca a ritrovare il suo potere!-
 
-Signore sempre saggia è la tua parola, fedeli servitori ubbidiamo alla tua sacra volontà- risposero in coro i componenti della tribù portandosi solennemente una mano al cuore in un rituale antico e uguale a se stesso da migliaia di anni.
 
I Blade-breakers si aprirono ad ala, lasciando che i quattro ragazzi della tribù di Mister X si affacciassero al vetro dalla parte di Pat e della Fenice. Qualcosa di prodigioso stava per accadere e sui volti dei Blade-breakers si leggeva stupore, incredulità, paura ma anche…speranza. Pat non li avrebbe traditi! Non doveva tradirli!
 
-Pat!- chiamò Mister X con tutto il fiato che aveva nei polmoni
 
La ragazza era inginocchiata a terra, mollemente appoggiata al muro per non cadere del tutto. Sollevò faticosamente il capo. Ormai le doleva ogni singola fibra del corpo martoriato, il sangue le scendeva dalla fronte gocciolando sulla felpa azzurra stracciata in più punti. Che voleva quello lì? Stava morendo con la sua Fenice e presto sarebbe morti anche tutti loro. La debolezza l’aveva vinta, tutto stava diventando sfocato, sarebbe svenuta e poi morta…lo sapeva…
 
Mister X agganciò gli occhi indaco della ragazza e li tenne stretti a sé -Mi conoscono per Ozuna ma in realtà Hicaru è il mio nome, il nome di mio padre e del padre dei padri, sai che significa?- disse il ragazzo senza più urlare, ormai certo che la sua voce gli sarebbe arrivata comunque.
 
-Hicaru!?!?! Hai detto proprio Hicaru?!?- come attraversata da una scarica d’energia invisibile la ragazza balzò in piedi. Un ritornello sconosciuto ma familiare esplose dentro la sua testa dolorante….una distesa infinita di colori e luce…
 

HICARU!
 
Signore unico, sovrano del sacro potere, custode dell’infinita saggezza!
Apritevi sacri sigilli!
Il nome immortale del padre dei padri è stato pronunciato!
 
Apritevi sacri sigilli!
Liberate le essenze celate!
 
In NOME è stato rivelato!
 
Il nome magico che dona equilibrio al cosmo e a tutte le sue creature.
Il nome occulto che solo, sa guidare la Dea Bianca.
Il nome eterno che racchiude in sé il segreto potere della Fenice!

 

-Che significa?- urlò Pat spaventata portandosi le mani alle tempie, scrollando forte il capo – Da dove viene questo eco?-
 
La Fenicetremò talmente violentemente da scuotesi i Bit Power di dosso, in un attimo l’animale sacro era di nuovo libero! Ma rimaneva immobile, in attesa dell’ordine della sua padrona, senza il quale nulla poteva.
 
-Pat devi creare una dimensione spazio-temporale dove i tuoi Bit Power possano finalmente unirsi!- proseguì Mister X guardandola con intensità come se stesse cercando di frugarle dentro l’anima per comprendere che cosa contenesse. Le parole di Kei non l’avevano convinto del tutto, in fondo il ragazzo era innamorato e quindi poco obiettivo nel giudizio.
 
Una dimensione spazio temporale?!?!!?Ma che cazzo diceva quel pazzo furioso?
 
-Grazi tante! Provvedo subito!- sbottò sarcastica. L’assurdità della richiesta era tale da portarla a fare dell’ironia in un momento di estrema tragicità.
 
-Non fare la stupida!- la rimproverò Mister X tirando un pugno sul vetro.
 
-E che dovrei fare secondo te?- chiese lei tra il furioso e lo stremato, costatando con crescente stupore, che il ragazzo le stava parlando con estrema serietà.
 
-E ora come glielo spiego? Accidenti se non lo sa lei come fare … lo sapevo che non ci sarebbe riuscita, è troppo difficile per una ragazzina! Neanche i vecchi saggi ci riescono la prima volta!- sbottò Mister X abbassando il capo affranto.
 
-Non ti puoi arrendere così!- lo incalzò Mariam -Guidala…aiutala tu!-
 
-E che le dico? Deve averlo nel cuore il potere sacro! È il sentimento che alberga in lei l’unico che può darle la forza di creare lo spazio dove i Bit possano unirsi! Io come faccio a sapere che ha nel cuore?-
 
-Chiediglielo!- suggerì semplicemente Mariam
 
Mister X si riappoggiò al vetro sospirando -Ciò che hai nel cuore, tira fuori il tuo sentimento più forte!-
 
-Il mio sentimento più forte?- ripeté la ragazza sussultando stupita.
 
-Sì maledizione! Ce l’avrai un ricordo nel cuore capace di darti la forza di cui hai bisogno!- imprecò il giovane capo stentando a mantenersi calmo.
 
Un ricordo nel cuore? No nessun ricordo che valesse la pena di essere rievocato…
 
-Una luce, una parola, un odore, un colore, una persona … qualsiasi cosa Pat! Inizia da un dettaglio anche insignificante, per poi ricreare pian piano l’immagine completa. Provaci almeno!- intervenne Mariam.
 
No! Mai! Quello che aveva nel cuore lo aveva lavato con le lacrime e sepolto con enorme fatica. Non era disposta a tirarlo fuori un’altra volta … no! Per nulla al mondo avrebbe riattraversato l’inferno!
 
La ragazza crollò esausta sulle ginocchia e la Fenice precipitò con lei. Sangue rosso zampillò dalle mani e dal volto di Pat, liquido incolore dagli occhi e dalle ferite della Fenice.
 
-Non ce la fa … mi dispiace … io … ho fatto tutto il possibile! È la fine- sentenziò tristemente Mister X.
 
-No!- protestò Kei spostandolo con una spinta e mettendosi al suo posto.
 
-Alzati!-
 
Pat sollevò il capo tremando. Lui!
 
-Non ce la faccio più… sto morendo con la mia Fenice…-
 
-No non morirai! Ti devo dire una cosa importante Pat… -
 
-Ti ascolto…-
 
-Non è facile per me, io non son capace a parlar d’amore…tu lo sai…-
 
-Amore Kei!?Che c’entra l’amore ora? Che diavolo c’entra l’amore con noi due?-
 
-C’entra eccome … cosa credi sia il sentimento che mi lega a te? Tante volte me lo hai chiesto e io non ho mai avuto il coraggio di dirti…vedi…il fatto è che…quando sono davanti a te mi mancano le parole, il respiro mi muore in gola…sei una luce talmente abbagliante che mi acceca, mi confonde e… mi spaventa anche…-
 
-Kei…-
 
-No ti prego, non mi interrompere, ora che ho iniziato voglio arrivare sino in fondo, devo farcela … è l’ultima possibilità che ho…-
 
-Parla allora…-
 
-La mia anima si apre a te amore mio…ciò che ho nel cuore esce finalmente allo scoperto…ah che liberazione…-
 
-Fermo! Non andare avanti…ho capito che mi vuoi dire. Sarò sincera con te…è passato ormai troppo tempo…davvero, quello che dirai ora non ha più importanza. Al diavolo Kei! Io quello che avevo te l’ho dato, senza inganni, senza paure… bugiarda non lo sono stata mai e ti ho amato come sai…tu invece…amore solo amore ti chiedevo! Ma tu sempre così freddo, controllato, distante…-
 
-Resterò quel che sono, non mi posso cambiare e non ti voglio ingannare promettendoti di diventare ciò che non sono…-
 
-Non è questo il punto! Io non ti voglio cambiare, ti ho amato per quel che eri, ma tu mi hai tradito e io non riesco a perdonare…-
 
-Sei importante per me…-
 
-Ora lo dici! Maledizione! Perché solo ora? Ti sei addormentato infinite volte nel mio letto, sei entrato in me a tuo piacimento prosciugandomi l’anima, non ti ho mai negato niente…ma tu…avevi il mio cuore tra le mani e lo hai… gettato…che altro vuoi ancora?-
 
-Sarò per sempre il tuo compagno se tu lo vorrai…-
 
-Allora non mi ascolti!-
 
-Tu ascolta me! Un’altra possibilità Pat…un’altra possibilità ti chiedo…-
 
-Ci abbiamo già provato, siamo troppo diversi…-
 
-Ma divisi non siamo niente…-
 
-Cosa vuoi dire?-
 
-Lo sai già, solo che sei arrabbiata e stai tentando di ingannare te stessa, ma …non negare…lo senti anche tu questo laccio che ci unisce-
 
-Vorrei mentirti per non soffrire ancora…-
 
-Ma non puoi-
 
-No non posso…siamo come legati dentro… lo so…-
 
-Lo siamo… da un amore che ci darà la forza di ricominciare-
 
-Un amore tradito però…-
 
-Un amore ingannato non tradito. Mai!-
 
-Allora è questa la tua verità?-
 
-Sì-
 
-Nessuno ci dividerà più…-
 
-Pat…Amore…tra le tue braccia voglio dormire ancora, per tutte le notti della nostra vita…-
 
-Mi stai proponendo una vita insieme?-
 
-Fino a quando lo vorrai…-
 
-Ma questa volta solo sincerità Kei…-
 
-…e fiducia…-
 
-…e amore!-
 
-Ti amo Pat-
 
-Ti amo Kei-*
 
Pat tremò di felicità, Kei sorrise. Mister X aveva intuito il passaggio telepatico tra i due ragazzi, ma non era assolutamente riuscito ad intercettare la loro conversazione, anche se notò immediatamente il cambiamento avvenuto nella ragazza.
 
In pochi attimi l’atmosfera nella sala mutò radicalmente. L’aria si surriscaldò e una lama invisibile squarciò la stanza dividendola in due metà provocando un rumore di stoffa stracciata con violenza. Dal nulla si creò una linea incandescente dove, all’interno, tutto tremolava come se fosse intravisto tramite una potente fonte di calore.
 
-Ma che diavolo succede?- urlò Zagart mentre lo spazio si dilatava per poi smembrarsi. La stanza sembrava diventata una scenografia, al centro della quale si era aperto uno strappo e qualcuno vi aveva introdotto per errore un’altra scena…
 
Un tranquillo laghetto prese pian piano forma tra le pieghe della nuova dimensione creata da Pat, un albero, un altro identico, un altro ancora…
 
-Ma cos’è?! Sembra…- esclamò stupito Mister X. Stavano guardando dentro l’anima della ragazza e non si era certo aspettato di vedere laghi ed alberi!!!
 
-…un boschetto di betulle!- sorrise Kei mentre i compagni guardavano sbalorditi la scena che si ampliava …una panchina vuota…e due ombre strettamente allacciate dietro un albero…voci gioiose, serene, che stonavano con l’ambiente pregno di morte in cui Zagart li aveva rinchiusi… risate … provenienti da una dimensione passata…
 
-…io non li vedo più-
 
-Uhm…saranno qui intorno-
 
-Ma sei sicuro che non sia pericoloso? Insomma noi stiamo qui a baciarci mentre i nostri bey vagano senza controllo-
 
-Uffa come sei noiosa…sono io il maestro no?-
 
-Sì ma mi sembri più interessato a me che non al mio bey…-
 
-Chiamami stupido!-
 
-Ma io sono preoccupata sul serio!-
 
-E va bene… Dranzen qui…contenta ora?-
 

I ragazzi riconobbero Kei nella figura in ombra, parzialmente celata dal tronco liscio di una frondosa betulla.
 
-Fenix qui-
 
La presa della ragazza, che altri non era che Pat, era stata incerta. I Blade-breakers compresero da quel particolare che la scena doveva risalire a molto tempo prima, vista l’abilità perfetta con cui la blader ora controllava Fenix.
 
-E ora signorina, non hai più scuse per sfuggire alle mie attenzioni…-
 
-Ohi allora sono nei guai allora…-
 

La scena si aprì ancora ed i ragazzi osservarono allibiti i piedi di un letto … Pat si stava concentrando, seguendo alla lettera il consiglio di Mariam: partire dal dettaglio per poi ricostruire il ricordo completo … l’immagine salì piano piano e tra e lenzuola spiegazzate, si intravidero i corpi nudi di due amanti strettamente allacciati…
 
Kei arrossì sino alla radice dei capelli, mentre i compagni osservavano a bocca aperta il corpo nudo di Pat avvinghiato a quello del loro compagno, altrettanto scoperto… che imbarazzo… ma era pazza? 
 
-Ma non hai altro da mostrare? Perdiana un po’ di censura!-
 
-Che vuoi, mi hanno detto di tirare fuori ciò che ho nel cuore…il mio ricordo più caro…-
 
-Sì ma non ne hai un altro?-
 
-Certo… ecco!-
 
Kei si portò una mano davanti agli occhi per non dover morire di vergogna davanti alla sua immagine in un’assurda camicia rosa con piume di struzzo…. accidenti come lo stava umiliando…però… la loro prima volta … era stata proprio così…
 
-Hi! Hi! Kei come ti dona il rosa!- lo canzonò Takao dandogli una piccola gomitata su un fianco. Neppure il pericolo di morte era in grado di togliere a Takao il suo discutibile senso dell’umorismo.
 
L’immagine cominciò a sfocarsi e al suo posto apparve il volto di Kei, e poi velocemente ancora Kei stupito, assonnato, sorpreso, divertito, beffardo … le immagini si susseguivano sempre più veloci come una moviola impazzita in cui il soggetto non mutava mai. Kei sempre e solo lui… Kei sotto la pioggia, stanco, rilassato, concentrato nel lancio del suo bey, irritato, adirato, preoccupato, eccitato, soddisfatto. Se qualcuno avesse ancora avuto dei dubbi su cosa vi fosse nel cuore della ragazza, dopo quelle migliaia di fotogrammi del loro amico in tutte le versioni possibili, o era pazzo o era cieco.
 
Il bey di Kei cominciò a muoversi nella tasca del ragazzo e senza che lui proferisse parole la sua Aquila si librò nell’aria attendendo però l’ordine del suo padrone. Kei annuì deciso -Aquila Rossa va da lei!-urlò mentre il suo Bit schizzava fuori dal cilindro di vetro adombrando l’ennesima immagine di Kei che trascinava Pat sul letto -E salvami la faccia…- aggiunse tra sé e sé illanguidito, suo malgrado, da quei dolcissimi ricordi che scorrevano davanti ai suoi occhi innamorati.
 
La Feniceagganciò l’Aquila ed i due Bit si mescolarono nell’aria riempiendo lo spazio parallelo creato dalla ragazza.
 
-Tigre Bianca vai- ordinò Rei non appena vide la sua Tigre lampeggiare.
 
-Tartaruga fai la tua parte- aggiunse Max.
 
-Drago Azzurro falli fuori tutti!- urlò Takao al suo amico mentre si univa anch’egli alla Fenice.
 
Un fascio incandescente si formò, fondendo insieme i cinque Bit Power, improvvisamente nella stanza vi fu solo luce. La gabbia dei ragazzi si polverizzò al suolo mentre i Bit Power di Zagart vennero cancellati in un solo istante come tutte le sue diaboliche macchine.
 
Pat sentì il potere delle cinque creature sacre crescere a dismisura, tentò di controllarli con tutte le sue forze, poi crollò a terra semisvenuta mentre attorno tornava la pace.
 
-Pat!- chiamò Kei inginocchiandosi accanto alla ragazza -Come stai?-
 
-Bene… credo- biascicò, aprendo gli occhi a fatica. La Fenice, ancora unita agli altri Bit, pulsava sopra di lei. Pat sollevò a fatica la mano nella quale stringeva Fenix -Fenice qui e voi Bit nei vostri bey!- disse con un filo di voce. La Fenice liberò i Bit Power che tornarono in fretta nei rispettivi bey, con gran sollievo di Mister X.
 
-Ce la fai ad alzarti?- le chiese il ragazzo aiutandola a mettersi a sedere.
 
-Sì sto bene- lo rassicurò lei sorridendogli timidamente.
 
-Dio come mi è mancato il tuo sorriso!- le disse Kei impetuosamente prendendole il volto tra le mani ed accarezzandole le guance ferite con i pollici.
 
–Ed i tuoi occhi di quel colore assurdo…-
 
-Assurdo?!?-
 
-Cioè volevo dire …raro….unico-
 
-No hai detto proprio assurdo!- puntualizzò ritraendosi offesa.
 
-Non ti ricordavo così permalosa…- la prese in giro tirandole una ciocca di capelli impolverati ed arruffati.
 
-Lasciami stare! Come sei noioso e petulante e…ma…-
 
Kei la bloccò stringendola forte tra le braccia –Ti amo, lo sai vero quanto ti amo?-
 
-Kei…io…io non ti ricordavo così romantico- balbettò confusa ma immensamente felice. Quante volte aveva sognato di sentire quelle semplici parole uscire dalla sua bellissima bocca? Migliaia…no miliardi di volte.
 
-Sai com’è, dopo aver visto la morte in faccia si cambia un po’…- ironizzò.
 
-Allora tu mi ami solo perché ti ho salvato la vita!-
 
-No- replicò serio scostandola un poco da sé per permetterele di guardarlo negli occhi - Io ti amo perché tu sei la mia vita!-
 
Finalmente di nuovo tra le sue braccia, finalmente di nuovo i loro cuori fusi assieme. Di nuovo lo stesso inconfondibile sentimento nei loro sguardi saldamente allacciati.
 
Ma servivano veramente parole per spiegare ciò che illuminava il volto dei due innamorati?
 
Esistono parole tanto potenti?
 
Cara Pat, hai desiderato e alla fine hai ottenuto la dichiarazione che volevi… ma possibile che non lo avessi capito prima? L’amore non va ridotto a parole…l’amore è tutto e nulla. Si esprime in ogni gesto, in ogni respiro, in ogni sguardo…l’amore è vita…sempre e comunque.
 
-Eh scusate…Kei, Pat…- intervenne Takao battendo una mano sulla spalla del compagno.
 
-Takao sparisci! Possibile che tu capiti sempre nel momento meno opportuno?- lo riprese Kei in malo modo.
 
-Va bene sarà come dici tu … io comunque ero venuto a dirvi che noi ce ne andiamo e … se voi due volete rimanere qui sotto le macerie fate pure…-
 
-Cosa?!?- esclamarono Pat e Kei guardandosi attorno e percependo solo in quel momento il poco rassicurante boato che era attorno a loro.
 
-Siete scemi o cosa? QUI sta crollando tuttoooooooo!- urlò Takao trascinando l’amico per un braccio.
 
-E Zagart? Dov’è Zagart?- chiese Pat trascinata a sua volta da Kei.
 
-È morto, un masso l’ha colpito al petto soffocandolo…- rispose Takao svoltando a tutta birra una curva che immetteva in un locale molto più ampio.
 
Pat riconobbe l’atrio per il quale era passata molte ore prima ed in fondo intravide il rettangolo della porta attraverso cui era entrata nella fabbrica. Oltre quella porta vi erano Zeo e tutti gli altri amici.
 
-Presto!- li incitò Mister X tenendo l’uscio spalancato.
 
Raggiunsero l’uscita appena in tempo, alle loro spalle vi fu un’esplosione assordante e masse enormi di polveri e macerie offuscarono una parte del cielo tinto di rosso. Pat osservò assorta il sole che tramontava. Avevano passato dentro quell’inferno l’intera giornata.
 
Lo stesso triste pensiero si poteva leggere sul volto stravolto e sporco di tutti.
 
I cupi pensieri della ragazza vennero bruscamente interrotti dalla mano di Kei che non aveva più abbandonato la sua. La stretta del ragazzo si fece più vigorosa e con decisione la trascinò in disparte. Docilmente lei lo seguì -Che c’è?- chiese curiosa.
 
-Uhm…volevo finire il discorso di prima…-
 
-Quale discorso?-
 
-Quello che Takao ha interrotto…-
 
-Ma non stavamo parlando…-
 
-Appunto…-
 
Un suono di sirene si diffuse nell’aria.
 
-Il presidente Dai Tenji! Chissà come sarà in ansia quel caro vecchietto!- esclamò Hilary guardando le auto della polizia che si avvicinavano a tutta velocità.
 
-Ma guarda quei due! Ma secondo te Rei, fanno una pausa ogni tanto per respirare?- chiese Takao continuando a fissare insistentemente Kei e Pat impegnati nell’ennesimo lungo bacio.
 
-Takao sei un idiota!- lo riprese Hilary dandogli un pugno in testa- Invece di fare stupidi commenti, vedi se puoi imparare qualcosa!-
 
Tutti i Blade-breakers risero, comprendendo bene che cosa intendesse Hilary ed il loro divertimento crebbe ancor più di fonte all’espressione confusa di Takao che naturalmente non aveva capito la chiara allusione.
 
Ma mentre gli altri ragazzi scherzavano allegramente producendo un piacevole sottofondo, poco più in là, discosti dal gruppo Mister X ed i suoi parevano decisamente fuori posto. Le loro parole, appena sussurrate, manifestavano il dilemma che li angustiava, celato a malapena dietro una facciata di finta indifferenza -Non funzionerà … la custode della Fenice non può unirsi ad uno dei suoi sudditi…-
 
-Ma si amano e ne hanno passate tante…- protestò Mariam sbirciando i due innamorati strettamente abbracciati.
 
-Lo so, ma sapete bene che cosa dicono le scritture…-
 
-Forse sbagliano…- insistette la ragazza il cui animo romantico non poteva desiderare che un lieto fine per quella splendida storia d’amore.
 
-Finora non è mai accaduto…-
 
-Ma forse questa volta…-
 
-Forse…- fu la poco convinta replica, dal vago sentore premonitore, che si disperse nell’aria come un flebile alito di vento.
 

THE END
 

 
* Per il dialogo di Kei è Pat mi sono ispirata a “L’emozione non ha voce” di A. Celentano.  

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