Incapaci d'amare

di Kate_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non sempre è tutto rose e fiori. ***
Capitolo 2: *** Sputando veleno ***
Capitolo 3: *** Il sorriso di un bambino ***
Capitolo 4: *** Voglio farti conoscere la tua Mancanza ***
Capitolo 5: *** Vita quotidiana ***
Capitolo 6: *** La nuova Luce ***



Capitolo 1
*** Non sempre è tutto rose e fiori. ***


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Incapaci d'amare

 

Capitolo 1 – Non sempre è tutto rose e fiori.

 

 

 

Toru se ne stava seduta davanti al camino, sul pavimento di legno con una coperta e le braccia tese verso il calore.

Era passato un anno da quando con Kyo, s'era trasferita in montagna, in quel Dojo dove lui lavorava insegnando le arti marziali, dando sfogo al suo io interiore, represso per anni e anni a causa della maledizione.

Già, la maledizione.

Non passava giorno senza che Kyo pensasse a quello che aveva passato, ringraziando Toru per il sole che aveva portato nel suo cuore.

Ultimamente la vedeva poco, c'era una strana sensazione che avvolgeva non solo il ragazzo ma anche la ragazza, che troppo spesso passava i pomeriggi davanti al camino.

Kyo era di nuovo a lavoro, allenava dei ragazzi, quando il telefono squillò, lasciando rispondere Toru, da sola in quel salottino.

« Casa Soma – Honda. Sono Toru »

« Ehi come sei formale! È davvero tanto che non ti sento! Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che te ne sei andata! »

« Uotani! »

Toru sorrise con le lacrime agli occhi, fin troppo sensibile alla voce dell'amica.

« Toru, tutto bene? Ti chiamo perchè volevo sapere se potevi raggiungermi a Tokyo. Devo dirti una cosa bella e importante, ma vorrei dirtelo di persona. Non mi è possibile muovermi e poi qui a Tokyo si sono riuniti tutti. »

« Cosa? Sono curiosa! Comunque, devo chiedere a Kyo, ha molto lavoro e i soldi comunque scarseggiano »

« Sei sicura di stare bene? »

« Certo! Sapevo che avremo dovuto tirare un po' la cinghia però tranquilla. Kyo è molto buono, ha prezzi bassi perchè vuole permettere a tutti di praticare le arti marziali... »

« Bè spero comunque tu possa venire. È davvero importante. Ah! Ti salutano Hanajima e il Signor Kazuma. »

« Ricambia i saluti da parte mia e... ci sentiamo presto Uotani. Mi manchi. »

« Manchi anche a me, Toru »

A fine conversazione abbassò la cornetta del telefono e, con passi lenti e un'espressione malinconica, si mosse verso la cucina.

Posò lo sguardo sull'orologio che segnava le sei a mezza, solo mezz'ora e Kyo avrebbe finito.

Iniziò a preparare la cena, dopo aver tirato su i capelli castani e aver indossato un grembiule per evitare di sporcare gli abiti.

Stava tritando le verdure quando arrivò Kyo.

« Ah già cucini? »

« Bentornato. Si certo, è ora, no? »

« In effetti stasera non ceno. All'ultimo abbiamo deciso di uscire con i ragazzi »

« Ah... »

« Sei arrabbiata? »

« No, tranquillo. Prima comunque al telefono era Uotani. »

« Me l'hai salutata? »

« Si certo, solo che mi ha chiesto di andare a Tokyo. Dice che deve dirmi una cosa importante e bella ma non può partire »

« Andare a Tokyo? Mh... poi ci penso »

« Capito... bè adesso vai a cena e divertiti »

« Certo! Scusa se non ti faccio venire ma è una cosa tra noi ragazzi »

« Vai tranquillo »

Si diedero un piccolo bacio e Kyo se ne andò.

 

Quella casa era triste e desolata quando Kyo mancava e, in verità, aveva assunto quell'aspetto da circa sei mesi, quando l'attività era stata realmente attivata.

Non c'era stato modo di parlare d'altro, solo il Dojo e le arti Marziali, tutto il resto, anche Toru, andava in secondo piano.

Tutto quello che accadeva, segnava profondamente l'animo della ragazza che da sempre aveva sorriso, affrontando con forza e gioia anche i dolori più tremendi, come la scomparsa dei genitori.

Credeva di poter vivere felice, di non dover più piangere da sola, di essere completa con la presenza di Kyo e invece tutto era cambiato dai tempi del liceo. Avevano corso troppo, credevano che vivere insieme, da soli, sarebbe stato uno spasso, un gioco da ragazzi visto che avevano passato già tanto tempo insieme e invece, questa volta il destino aveva giocato loro un brutto scherzo.

Crescere non era facile, ancora peggio era insieme, quando non si abbracciavano più con dolcezza e non si guardavano più con quegli occhi da innamorati.

Kyo ormai voleva solo far diventare grande il Dojo e lei voleva la felicità con la persona che amava: erano sentimenti che non s'incontravano, due linee parallele.

Toru finì di sistemare la cucina e andò in camera a sistemare l'angolo dei ricordì, lì dove in una ciotola di legno c'era il vecchio rosario, poi la foto della madre Kyoko e poi i suoi amici, i Soma, tutti.

Sospirò sdraiandosi sul letto, addormentandosi.

Su quel materasso poteva sentire calore anche senza una coperta, poteva sognare e tornare ai giorni felici, a quando Kyo tendeva la mano, offrendogliela, dicendole che solo con lei sarebbe stato felice.

Era l'inizio della menzogna e neanche sapeva come dirglielo.

Un caldo avvolgente avvertì sulla schiena, era come se qualcuno l'abbracciasse. Una sensazione bella e allo stesso tempo pesante, come se quel caldo che tanto le piaceva, stesse anche per soffocarla sotto il suo peso.

Mugugnò qualcosa svegliandosi, accorgendosi di Kyo sdraiato quasi sopra di lei, con un vago odore di Alcool.

« Che schifo. Hai bevuto »

Esclamò dandogli una spinta così da allontanarlo e lasciarlo scivolare sulla sua parte di letto.

« Un goccio con i ragazzi »

« Vai a lavarti. Non dormo con te che puzzi così »

Piuttosto acida e arrabbiata si rivolgeva al ragazzo che gesticolando si alzò, muovendosi verso il bagno.

Passò una mezz'ora buona e Kyo tornò in camera, con quei capelli arancioni che un po' lunghi, coprivano un po' gli occhi, conferendo al ragazzo un'aria decisamente sensuale.

Toru distolse lo sguardo, decisa ad affrontare un discorso, senza lasciarsi trasportare da quell'uomo che incondizionatamente amava.

« Voglio andare a Tokyo da Uotani »

« Toru te l'avevo detto che non avresti potuto vederle spesso »

« Esatto. È passato un anno e voglio vederla. Tornerò alla villa dei Soma, sono sicura che Momiji e gli altri mi accoglieranno. Hiro, Kisa, Hatsu, Rin... mi mancano e voglio rivederli. »

« Io non posso venire »

« Lo immaginavo »

Il tono era piuttosto rassegnato accompagnato dallo scuotere della testa.

« Che vorresti dire? Ti aspettavi che non saresti venuto? »

« Già... »

« Guarda che io verrei volentieri, solo che...»

Toru non gli diede modo di finire la frase che la completò lei, rassegnata.

« … non puoi lasciare soli i ragazzi. Lo so. »

Sospirò e s'alzò in piedi arricciando le labbra, guardandosi allo specchio, con il volto che sembrava allontanare l'espressione di ogni felicità.

« Domani chiamo Uotani e gli altri, avverto che torno. Passerò anche da Kazuma, vuoi che gli porti qualche tuo messaggio? »

« Grazie Toru. Di al maestro che i ragazzi sono entusiasti e che mi apprezzano molto come insegnante. »

« Va bene. Gli dirò che dedichi anima, corpo e tutto il tuo tempo a loro »

Una frecciatina quella di Toru che lasciò Kyo per un attimo interdetto. Osservava quella ragazza che amava e sorrise, stava per avvicinarsi a lei quando quest'ultima si sedette sul letto e sdraiandosi gli diede la buonanotte, addormentandosi.

 

Il giorno dopo arrivò in un attimo e, come ogni mattina, Toru si svegliò da sola nel letto.

Ormai non aveva dubbi, quel viaggio a Tokyo era voluto dal destino, così alzandosi dal letto, iniziò a preparare i bagagli per il grande viaggio.

La valigia era piuttosto grande, difficile anche da trasportare ma in silenzio uscì dalla casa, senza disturbare Kyo e i suoi allenamenti.

Sospirò ancora, come se quei gesti ormai facessero parte di lei.

Aveva telefonato a Uotani ed aveva chiesto all'amica di avvertire i Soma: Toru Honda tornava a Tokyo e ci sarebbe tornata senza Kyo Soma.

 

Era sera quando Kyo finì gli allenamenti e tornò quindi in casa chiamando la ragazza.

« Toru sono qui. Ho finito dieci minuti prima, oggi »

Nessuna risposta.

Si guardò intorno e della ragazza non c'era segno, finchè non trovò, vicino al telefono, un biglietto:

 

Ciao.

 

Eri a lavoro e non ho voluto disturbarti. Sono partita per Tokyo e non so quanto mi ci vorrà per tornare indietro. Alloggerò dai Soma, Uotani li ha già avvertiti. Tornerò quando mi sarà possibile. Ti ho surgelato diversi piatti pronti, ti basterà scaldarli. Non bere troppo.

 

Toru.

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Capitolo 2
*** Sputando veleno ***


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Capitolo 2 - Sputando veleno.

 

 

Il viaggio in treno era piuttosto noioso e lungo, tanto da lasciare spazio ai tanti pensieri.

Kyo le mancava già, o forse le mancava da mesi, da quando tutto aveva preso una brutta piega.

Non sorrideva più perchè lui non la reputava più la persona più importante della sua vita, lasciando spazio ai ragazzi e solo all'ultimo lei, che egoisticamente chiedeva un po' di spazio nel suo cuore.

La voce dell'altoparlante annunciò l'arrivo a Tokyo, così Toru lasciò il suo posto, prese i suoi bagagli ed uscì dal treno, trovando con suo grande stupore, alla stazione ad attenderla, Uotani, Hanajima, Kisa, Kagura e Rin.

« Voi tutte? »

Nuovamente le lacrime quasi rigavano il volto della ragazza che s'avvicinava alle amiche per salutarle, tranne Rin che come sempre, si discostava facendo la dura.

« Sono venuta ma non ho intenzione d'abbracciarti. Anche Akito voleva venire ma le sue condizioni non lo permettono » affermò Rin con i suoi soliti toni duri.

« Cos'ha Akito che non va? Colpa di Shigure? » Toru, all'oscuro di tutto, le guardava perplesse.

« Non te l'ha detto Uotani? » Kisa guardava Arisa incredula.

« Non guardarmi così, l'ho dimenticato tra le tante cose... » Uotani alzò le braccia in segno di resa, lasciando scoppiare a ridere Kagura.

« Comunque si, colpa di Shigure se Akito non si può muovere... »

Parlò Hanajima con i suoi soliti toni tetri e cupi.

« Quante storie... Akito sta per sfornare un erede. Siamo tutti un po' tesi e felici in effetti. La maledizione è stata spezzata ormai e questo sarebbe il primo erede privo di maledizione. Speriamo bene. » Rin concluse il discorso, gesticolando come se volesse scacciare qualcosa.

Toru guardava le ragazze incredule.

« Devo poi andare a trovarla. Sono felicissima per lei! »

« Ma tu lo sei? Perchè quello stupido di Kyo non è con te? » Kagura sembrava indagare con lo sguardo verso Toru, parlando un po' schietta, squadrando la ragazza.

« Tranquilla Kagura, è solo che doveva lavorare. Adesso andiamo. »

Sembrava triste nell'affrontare quel discorso, infatti prese subito a camminare, con i suoi bagagli e i suoi soliti sospiri.

Con l'autobus raggiunsero la villa dei Soma dove lei aveva abitato, lasciando che la nostalgia s'impadronisse del suo cuore, risvegliando il calore e i momenti belli, di quando raccoglieva le fragole nell'orticello di Yuki e quando sul tetto parlava con Kyo.

Ora quei momenti non c'erano più, soffriva la mancanza delle persone a lei care, soffriva anche per la mancanza di Kyo che ormai s'era dimenticato della ragazza che l'amava.

Quasi non riusciva ad entrare, finchè Rin non le diede una spinta, borbottando come al solito:

« Se continui a stare qui ferma si fa notte »

« Oh si scusa... »

Uotani e Hanajima ridevano, per quanto fosse possibile per la seconda, di quelle scene e di come Rin fosse impacciata nell'esprimere la felicità per il ritorno di Toru.

Dalla casa non provenivano dei rumori, tant'è che anche le ragazze iniziarono a preoccuparsi. Toru aprì la porta scorrevole, notando quella parte continuamente riparata quando Kagura e anche gli altri la bucavano per entrare.

Per un attimo rise per conto suo, finchè non si accorse che l'ingresso era vuoto e le scarpe non erano presenti.

« Forse sono usciti... » esclamò Risa, arricciando le labbra su quel viso dolce e cresciuto, mostrando la bellezza dell'adolescenza « Hiro forse mi ha lasciato un fogliettino »

« I piccioncini... seguono le orme di Kyo e Toru » divertita Uotani stuzzicava la ragazzina mentre Toru s'incupiva.

« Bè dai, andiamo un attimo a posare i bagagli » disse subito Toru, cambiando velocemente discorso.

Lasciò per un attimo le valigie a terra, all'ingresso, muovendosi verso le scale, in cerca di quella camera che per tanto tempo aveva occupato.

Non proveniva alcun rumore dalla casa finchè, quando aprì la porta della sua stanza, tutti i ragazzi le diedero il benvenuto.

C'era anche Aya che, con i suoi soliti modi, porgeva un abito da principessa a Toru.

« Questo è per darti il benvenuto »

Toru arrossì imbarazzata per quanto avveniva, con le lacrime di nuovo agli occhi e il sorriso sul viso.

« Shigure non c'è, ma ti manda i suoi saluti » fu subito Hatori a parlare, bello come sempre, con quell'aria matura e il ciuffo sull'occhio che ormai neanche s'apriva più, cieco per quel litigio con Akito ai tempi della maledizione.

Toru cercò di mostrare la sua migliore espressione verso tutti, quel sorriso che col tempo li aveva conquistati.

Erano tutti lì per lei, anche Yuki che la osservava da lontano, la scrutava e Hatsu che fortunatamente , dalla fine della maledizione, aveva smesso di trasformarsi in Black, riuscendo a comparare le due parti del suo carattere.

Toru si guardò intorno, mancava qualcosa o meglio qualcuno all'appello.

« E Momiji? »

Tutti per un attimo si zittirono, chi guardava altrove, chi mordeva il labbro, chi giocava con le dita.

« Dov'è? È impegnato? » Toru, ingenua come sempre, osservava i presenti, interrogativa.

« Toru, Momiji se ne sta in camera sua. Non ha preso bene la notizia del tuo ritorno. Sinceramente neanche voleva che tu tornassi. » Era Yuki a parlare, con la voce tranquilla e lo sguardo ancora con i tratti femminili, verso la ragazza.

« E perchè? L'ho fatto arrabbiare? Vado da lui... »

« Aspetta... »

Ovviamente era troppo tardi, Toru era uscita dalla stanza e si stava muovendo verso la camera di Momiji.

Quel Momiji che un tempo aveva scambiato per un ragazzino delle elementari, che indossava la divisa femminile, con quei capelli biondini, l'accento a volte straniero. Quel Momiji che era cresciuto, diventando un ragazzo popolare per la sua bellezza, mantenendo il suo solito carattere a tratti infantili, mangiando dolci e sorridendo al mondo anche se il destino, già da tempo, aveva sottratto lui quanto aveva di più caro: la madre, la sorella, la famiglia.

Toru non voleva credere a quanto Yuki le aveva appena detto, se davvero era così, voleva che fosse Momiji a dirglielo in faccia.

Quella situazione le faceva male, così male che non chiamò nemmeno Kyo per dirgli che era arrivata e stava bene.

Bussò alla porta di Momiji e non ricevette alcuna risposta. Nuovamente bussò ma nulla cambiò, così aprì lei, entrando in quella stanza buia.

« Ciao... »

Nessuna risposta da parte del ragazzo che, apparentemente addormentato, se ne stava disteso sul letto.

Toru, forse un po' irritata, andò ad aprire le finestre, così da far entrare la luce che pomeriggio.

« Ehi! Che diavolo fai? Questa non è più casa tua »

Momiji, piuttosto irritato, si destò da quel finto sonno, mettendosi seduto sul letto.

« Cosa sei venuta a fare? Non ho bisogno della mammina che mi apre le finestre e mi rimbocca le coperte. »

« Momiji che ti ho fatto? Perchè mi tratti così? Un tempo era diverso... »

« Ecco appunto, un tempo. Ora le cose sono cambiate! »

Momiji si alzò in piedi ed iniziò a muoversi verso la porta, intento ad andarsene.

« Sono tornata a Tokyo. Credevo ti facesse piacere rivedermi. Insomma, gli altri sono felici che io sia tornata... » le lacrime erano sull'orlo, pronte ad uscire mentre parlava, venendo interrotta da subito da Momiji.

« Tornata per...? Per andartene via di nuovo! Cosa pretendi eh? Che io venga ad accoglierti in stazione, felice, godermi i pochi istanti con te e poi vederti di nuovo partire, per un posto sperduto, lontano da tutti? Te ne sei voluta andare per seguire Kyo, ora non essere egoista, non pretendere nulla da me perchè non mi va proprio di soffrire per la tua nuova partenza. Avrei preferito non vederti mai più, tanto, sei felice, no? »

A metà tra il sarcasmo e la tristezza, Momiji sputava in faccia quella realtà, lasciando infrangere il cuore di Toru, permettendo così alle labbra di sputare fuori quel veleno che intossicava il suo cuore.

« No! Non siamo felici! Non mi vuole più, non mi guarda! Pensa solo al Dojo, ai ragazzi. Se esce con loro beve e quando torna neanche mi saluta. Gli preparo la cena, mi ringrazia ma tutto finisce lì. Non è venuto perchè ha i ragazzi al Dojo. Non sono felice. Vorrei esserlo ma non è così »

Aveva parlato, alzando di poco la voce, rivelando tutto.

Momiji non disse nulla, semplicemente s'avvicinò, abbracciando quella ragazza che da un anno le mancava.

 

 

 

Yuki e gli altri, nella stanza accanto, avevano sentito tutto così smantellarono quella pseudo festa e scesero nella sala da pranzo.

Regnava il silenzio finchè non squillò il telefono.

« Casa Soma, sono Yuki »

« Yuki sono Kyo. Toru è arrivata? É andata via lasciandomi un... »

« Giuro che t'ammazzo. Non farti vedere che qui non c'è una sola persona che vuole vederti vivo. »

Glaciale e perfido, Yuki parlava a Kyo, mentre gli altri ascoltavano, guardando la cornetta del telefono come un predatore con la sua preda.

« Ehi topo ma che dici? Ma sta bene? »

« Te ne ricordi ora, stupido gatto? Te l'avevo detto! Eri l'unico che poteva renderla felice e invece l'hai fatta piangere. »

« Eh? Ma se l'è presa perchè sono rimasto qui ad allenare i ragazzi invece di venire a Tokyo? »

« Non credevo fossi così idiota. Kyo evita di richiamare questi giorni, a Toru serve del tempo. È triste, e qui nessuno la vuole triste. Anzi, se devi chiamare, evita di dire idiozie. Te l'ho detto, qui tutti di vogliono morto e Hanajima e Uotani si stanno trattenendo dal partire e venire a distruggerti. Ciao. »

Yuki abbassò la cornetta e si calmò.

 

Kyo dall'altra parte, prese a pugni una parete, urlando qualcosa d'insensato.

« Idiota io? È lei un'idiota! Perchè non parla mai? Stupida! »

Per quel giorno mandò a casa i ragazzi e si rintanò nella camera da letto che, fino alla sera prima, condivideva con la ragazza, rilassandosi sul letto e addormentandosi con un principio di lacrime agli angoli degli occhi.

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Capitolo 3
*** Il sorriso di un bambino ***


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Capitolo 3 – I sorrisi di un bambino

 

 

Dall'arrivo di Toru erano passati un paio di giorni e mentre lei era a casa, riprendendo a sistemare come le piaceva fare, altri andavano a scuola o a lavoro.

Lei se ne stava con i suoi pensieri, con la solitudine per la mancanza di Kyo e un po' felice per il suo ritorno a Tokyo, lì dove c'era tutto di lei.

Hatsu e Momiji, intanto, se ne stavano in classe, seguendo la lezione sullo sguardo delle ragazze, popolari come per gli anni precedenti, con un'unica differenza: ora non c'era più la concorrenza di Kyo e Yuki.

Erano ammirati, lodati, perfetti nell'aspetto e Momiji anche nello studio, a differenza di Hatsu che preferiva passare i pomeriggi a tenere a bada Rin, perchè lui al contrario della lepre, aveva ancora qualcuno da amare.

Momiji era bello, cresciuto eppure distante.

Non negava nessun aiuto a chi lo chiedeva, sorrideva se necessario, ma da un anno era cambiato. Non era più il ragazzino spensierato e allegro, che passeggiava mano nella mano con Toru sorridendo, se ne fregava di tutto quanto tanto la persona a cui più temeva, la sua amica, la sua sorella, la sua amata, se n'era andata.

Gli mancava e il fatto che fosse tornata non gli era d'aiuto. Sapere che le cose con Kyo non andavano bene, l'averla abbracciata. Si sentiva un verme felice e per un attimo solo si ritrovò a sorridere, felice forse di quel ritorno.

« Yuki vuole andare in montagna da Kyo. Ci andrai? »

Hatsu interruppe i pensieri della lepre che, tornando alla realtà, rifilò un'occhiataccia alla mucca, alzandosi in piedi e sbattendo la sedia contro il banco.

« Scordatelo »

Aveva fatto forse un po' troppo rumore che, nel momento di pausa tra una lezione e l'altra, tutti lo guardavano.

Uscì dall'aula, seguito da Hatsu che lo fermò affermandolo per un polso.

« Ehi, non ti sarai scaldato troppo per quanto accaduto a Toru e Kyo? »

« Affari miei! »

« Affari tuoi? E da quando ti rivolgi così? Sei cambiato, sai? »

« Non sai nulla di me, quindi non atteggiarti a grande amico »

Momiji sputava veleno dalla bocca, come una serpe attaccata dal nemico. Era furente, con se stesso, con Kyo, con Toru. Voleva spaccare tutto, urlare ai quattro venti quanto tutto quello gli faceva male, ma non poteva, doveva solo stare zitto e subire tutto quello che la vita gli stava dando, dalla maledizione a Toru.

« Già, forse non so nulla, o forse so tutto. Tu sei felice che lei sia tornata. Anche perchè è inutile negarlo, l'altro giorno tutti hanno sentito la vostra conversazione. Goditela la sua presenza, almeno finchè è qui »

« La mucca è stupida »

Momiji non disse altro che s'allontanò dalla scuola, uscendo prima e tornando a casa.

Prese un grande respiro e arrivato a casa, varcò la soglia che lo divideva da Toru.

Lei era in cucina, si sentiva l'odore delle verdure che stava bollendo, le uova che friggevano, e tutti i vari componenti per una cena.

Si fermò sulla soglia della cucina e sorrise, tornando per un attimo al ragazzino di un tempo.

« Toru! Sono a casa! »

Toru sorrise, felice come un tempo, girandosi a guardare quel ragazzo che per un attimo si mostrò come il ragazzino gioioso, la lepre di un tempo.

« Sei tornato! Ma come mai così presto? »

« Ho marinato le ultime lezioni »

Si grattò il capo, smuovendo quei capelli biondi e reagendo come un bambino infantile, forse fingendo così bene da far sorridere anche Toru che, felice alla vista di quella gioia, abbracciò il ragazzo.

« È bello vederti sorridere » sussurrò Toru verso Momiji, contro il petto del ragazzo, provocando a questo una fitta al cuore.

« Toru sei tu che fai sorridere questa casa. Comunque, ti va di uscire un po' oggi pomeriggio? »

« Si! Devo fare la spesa! »

« Io veramente intendevo altro. È tanto che manchi, e poi quanti vestiti ti sei portata? Insomma, non parti domani, dai andiamo! Anzi, potremo anche passare da Akito, che ne pensi? »

Il ragazzo la guardava ansioso e impaziente, sciogliendo l'abbraccio e prendendola per le mani, come un ragazzino che chiede caramelle con insistenza.

« Mh a pensarci ho solo due cambi, credo che due soldi potrei anche spenderli e poi hai ragione, potremo passare da Akito! Spengo i fornelli e andiamo. Gli altri quando tornano? »

« Tra un paio d'ore saranno a casa. »

« Lasciamo loro un biglietto! »

Toru era nuovamente allegra, spensierata come al solito e l'abito turchese che indossava la rendeva ancora più donna e bella, con le maniche corte e la gonna fino alle ginocchia, abbellita da un nastro rosa alla vita.

Lei era bella e solare, la ragazza che un tempo conquistò tutti, dando speranza ed emozioni a chi ormai aveva perso tutto.

Il ragazzo l'osservava ammirandola, tendendo la mano destra e mormorando: « Come ai vecchi tempi? »

Toru accettò l'invito, afferrando la mano di Momiji, godendo di quel pomeriggio in sui compagnia, mano nella mano, senza pensare a quanto quel gesto rendesse ancora più felice il ragazzo.

 

Giunti davanti alla villa principale dei Soma, Toru si mostrò decisamente agitata.

« Che hai? »

« Non vedo Akito da tanto, insomma, non vorrei che fosse arrabbiata con me »

« Dammi retta, Akito al momento può avercela solo con Shigure per averla ingravidata. E Shigure non ne può di sentirla urlare mentre scrive »

« Sono felici? »

Con un pizzico di tremore mormorò quelle parole verso Momiji che si limitò ad annuire e a stringere la mano di Toru.

Suonarono il campanello e vennero ricevuti dalla vecchia signora che li portò in salotto dove Akito, vestita con un kimono, celava in parte il pancione e Shigure, con il suo solito kimono monocromatico, picchiava le dita contro la macchina da scrivere.

« Ehi, ti ricordo che non vorrei una figlia stordita. Potresti picchiare meno forte su quella macchina infernale? »

« Guarda che la piccola dovrà mangiare eh. »

« Gli darò le tue gambe se non la smetti »

La scena era a dir poco comica e interessante che i due non si accorsero inizialmente degli ospiti finchè Shigure non notò Momiji, Toru e le mani unite.

Incredulo li guardava, fissando poi Momiji che distolse lo sguardo colpevole, per poi dire ad entrambi: « Salve. Qualcuno voleva venire a trovarvi »

« Toru sei tornata! » esclamò Akito che tuttavia non s'alzò dal divano.

« Si starò a Tokyo per un po'. Come stai? »

Con facilità lasciò la presa della mano di Momiji, andando da Akito e carezzando il pancione. Sorrideva per poi rivolgersi a Shigure: « E così diverrai papà di una splendida femminuccia »

« Bè d'altronde se fosse stato un uomo l'avrei fatto volare dal balcone. Dovrò solo ricordarmi di tenere la piccola solo per me e non farla vedere a nessuno. Non vorrei che qualche maniaco me la porti via » Shigure parlava con i suoi soliti modi, lasciandosi trasportare dalle emozioni come se fosse il protagonista di uno dei suoi romanzi.

« Senti da che pulpito viene la predica » borbottò Momiji verso l'altro uomo della casa, per poi sentirsi rispondere: « Guarda che al momento non dovresti proprio parlare eh. »

Il ragazzo biondo arrossì guardando altrove, per poi tornare a gustarsi la scena di Toru che carezzava il pancione di Akito e rideva felice, come se in quel momento tutti i suoi pensieri fossero passati in secondo piano.

Tuttavia, quella vista non durò a lungo, poiché Shigure portò il ragazzo fuori dalla stanza, trascinandolo nel suo studio.

« Mi spieghi perchè hai uno studio dove lavorare e tartassi la tua fidanzata in salone? »

« Perchè se la lascio sola poi viene qui e non ho un divano nello studio dove farla sedere, piuttosto tu, perchè quell'atteggiamento con Toru? Cioè, ricordo che era ben diverso quando lei se ne andò »

« Affari miei »

« Guarda che le voci sono arrivate fino alla villa principale. Yuki è passato oggi dicendo che partiva per andare a pestare a sangue Kyo. »

« È andato davvero? Solo? »

« Molto peggio. Con lui partivano anche Uotani e Hanajima. Tornano domani sera. Comunque, che succede tra te e Toru? »

« Niente. Mi comporto come sempre. Sono un egoista dopotutto »

« Già, ma la verità è che quest'anno senza di lei è stato duro... »

« Volevo farla conoscere a Momo ma non avrebbe senso visto che tanto farà pace con Kyo e ripartirà »

« È stata dura per tutti noi ma, anche se è giusto essere un po' egoisti dobbiamo anche farle vivere la vita come meglio crede. A proposito, Uotani le ha dato la notizia? »

« Credo se ne sia dimenticata... prima o poi glielo dirà »

« Bè allora per oggi ho finito con le parole sagge e serie. Andiamo di là »

Shigure come al solito, dopo un discorso serio, liquidò la questione in maniera leggera, raggiungendo le due ragazze.

La giornata era trascorsa nel migliore dei modi e Toru e Momiji, salutando i due fidanzati, si diressero verso casa, mano nella mano.

 

Yuki, Uotani e Hanajima erano fermi davanti la porta del dojo.

Hanajima aveva i capelli sciolti, un abito nero e l'aria inquietante; Uotani indossava la divisa della Farfalla Rossa; Yuki vestito semplice s'apprestava a bussare.

« E ora chi diavolo è? Oggi sono finite le lezioni » urlò Kyo mentre si muoveva verso la porta.

« Amici » melensi e sarcastici, i tre risposero all'urlo di Kyo che impallidì una volta aperta la porta.

« Che... che siete venuti a fare qui? »

« A spaccarti la faccia. » rispose Yuki con la sua solita aria calma e glaciale.

« Lei dov'è? »

« Ah... sentito Hanajima? Si preoccupa per lei, ora. Che carino. Dovremo riportarlo a Tokyo e farli riconciliare... »

« Certo Uotani e magari organizzare loro un banchetto » Hanajima rispose per quanto potesse riuscire ad imitare una voce carina, prima di tornare tetra e rivolgersi a Kyo « Le onde mi fanno capire che sei piuttosto agitato. Fai bene ad avere paura »

« Guardate che la stupida è stata lei. Poteva dirmelo che voleva che venissi a Tokyo. Mi sarei organizzato con i ragazzi »

« Idiota e stupido di un topo » Yuki perse la pazienza, scaraventandosi contro Kyo, dandogli un pugno in viso « Ma sei stupido? Tokyo? Ti preoccupi di Tokyo? Preoccupati di lei! Non è felice! Pensa a quello che hai fatto per farla star male »

« Ma io... sta male? Perchè non me l'ha detto? »

« Perchè è Honda! »

« Adesso con chi è? »

« Non lo so. Era a casa, forse è con Momiji »

Kyo per un attimo diventò triste, abbassando lo sguardo, placando dentro di se quell'istinto di gelosia che lo attraversava.

« Con Momiji? Bè si starà divertendo... comunque, appena mi sarà possibile la raggiungerò »

« Come ti pare, dipende se lei sarà lì ad accoglierti. Ora... » Yuki si ricompose, spolverando i pantaloni « facci entrare. »

« Eh? »

Arisa non aspettò un attimo di più che varcò la soglia, lanciando un'occhiataccia a Kyo.

« Non t'aspetterai che dormiamo in una qualche pensione, vero? »

Hanajima lasciò ondeggiare i capelli a sufficienza per convincere Kyo che, una volta fatti entrare tutti, chiuse la porta rassegnato.

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Capitolo 4
*** Voglio farti conoscere la tua Mancanza ***


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Capitolo 2 – Voglio farti conoscere la tua mancanza.

 

 

 

Ormai erano passati diversi giorni da quando Toru era tornata a Tokyo, giorni in cui il buonumore s'alternava con il pessimismo.

Durante la mattina era spesso sola, Momiji, Hatsu, tutti erano a scuola, nel pomeriggio poi passava tanto tempo con Momiji, cercando le distanze a volte da Kisa e Hiro che, da perfetti fidanzatini, non lasciavano in sospeso piccole effusioni.

Eppure la domanda più importante era: perchè Kyo ancora non la raggiungeva? Davvero aveva sbagliato a credere che quell'amore fosse stato per sempre?

Nuovamente si sentita rifiutata, nuovamente, al pensiero di rivedere ora l'amato, le veniva da piangere e da fuggire.

Stare da sola a casa le faceva tornare la mente a quei giorni in cui sola, nella casa del dojo, attendeva il ritorno della persona che tanto amava. Ora a Tokyo era un po' diverso, ma non sarebbe stato eterno, così lasciò sfogare le lacrime represse, smettendo di cucinare e abbandonandosi sul divanetto in sala, addormentandosi con gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime.

Hatsu fu il primo a rientrare, seguito subito dopo da Momiji.

Subito notarono Toru dormire, così evitarono di fare baccano, guardando quella figura esile che quasi sembrava angelica.

La lepre non poté fare a meno d'arrossire, concentrando lo sguardo sulle gote rosse della ragazza.

« Ha pianto » sentenziò Hatsu muovendosi verso la cucina « Momiji, evita di guardarla troppo. »

« Fatti gli affari tuoi »

« Guarda che un giorno lei tornerà da lui »

« Ne sei certo? »

« Si. Altrimenti non piangerebbe per lui »

« Bè magari però, potrebbe capire che restare qui la renderebbe più felice »

Hatsu fece spallucce, andando così a sgranocchiare qualcosa di commestibile in cucina mentre Momiji si mise a sedere di fronte al divano, poggiando la testa in uno spazio libero.

In breve anche lui s'addormentò, lasciando così spazio ad una scena a dir poco dolce, una scena che tutti i membri della famiglia notarono al rientro.

Yuki scosse il capo, contrariato forse a quanto accadeva.

« Non può legarsi così a lei »

« Non vuole sentire ragioni » spiegò Hatsu.

« La sorellona e Momiji sono sempre stati insieme, lui c'è stato tanto male e lo sappiamo » Kisa intervenì prima di salire nella sua camera.

« Si ma io non voglio sorbirmi di nuovo la depressione di quella lepre eh » anche Hiro intervenne, prima di andarsene a sua volta al piano di sopra.

 

A sera tarda, quando ormai tutti dormivano, i due ragazzi si destarono dal sonno, probabilmente per la stanchezza e la tristezza che entrambi portavano dentro, avevano dormito davvero tanto.

Toru si mise a sedere, osservando Momiji che si svegliò poco dopo di lei.

« Ma che ora è? Mi sono addormentata... »

« Anche io... mi sono poggiato un attimo e... »

Toru sorrise, infantile in quelle sue espressioni che le appartenevano.

« Chissà se gli altri hanno cenato. Potevano svegliarmi. E poi... »

« … vuoi suoi notizie? »

Toru annuì alla domanda di Momiji, abbassando lo sguardo.

« Yuki non mi ha rivelato nulla. Uotani ha da fare con Kureno e Hanajima non ho capito cosa deve fare con il maestro Kazuma... comunque lui non ha chiamato, quindi deduco che non senta la mia mancanza »

« Io l'ho sentita » Momiji si fece serio, carezzando il volto di Toru.

« Momiji mi dispiace se hai sofferto. Anche a me siete mancati tutti, ancora mi mancate al pensiero che comunque prima o poi dovrò tornare lì »

« Non devi per forza tornare. Toru se lui ti ama verrà qui »

« Non posso chiederglielo »

« Non dovrai chiederglielo, dovrà farlo da solo. Perchè ti ostini eh? Se a te ci teneva, avrebbe preso il primo treno e sarebbe venuto qui! »

I toni iniziavano a farsi alti e Toru sembrava quasi spaventata.

« Ma che dici? Lui ha da fare... i ragazzi... »

« Si, lo ripeti mille volte! Il Dojo, i Ragazzi, il Dojo, i Ragazzi e tu quand'è che vieni? Io non posso sentirti parlare così! Qui tutti siamo stati male! Salutarti con il sorriso, dirti che tutto andava bene e invece era tutto falso! E tutti che dicono a me che sono stato esagerato, perchè? Solo perchè non voglio affezionarmi più a nessuno? Tu non lo sai! Tu non sai nulla! Continui a preoccuparti di quell'idiota ma non pensi alla felicità che ci stai regalando? »

Momiji ormai urlava e tutti nelle stanze erano svegli, tutti a guardare in qualche punto imprecisato, colpiti da quelle parole che altro non facevano che rappresentarli.

« Stai esagerando... Lui non è... »

Toru non riusciva a ribattere, ormai in lacrime e tremante. Indietreggiò di qualche passo, ormai in piedi, asciugando le lacrime con le mani, nervosa in quei gesti.

« Dove vai? »

« Io vado su... »

Tremava la voce, spaventata da quelle parole indifesa e vulnerabile.

Momiji tentò d'afferrarla per un polso ma lei sfuggì indietro, scuotendo il capo.

« No... non toccarmi. Voglio solo dormire. »

Iniziò a correre per le scale, entrando di corsa in camera, seguita da Momiji che tentò ancora di fermarla, rimanendo tuttavia fuori la camera.

« Toru scusa, perdonami, ho esagerato... »

« Voglio dormire... per favore vai a riposare anche tu »

« Come faccio a dormire sapendo che sei qui e ce l'hai con me? »

« Non ce l'ho con te. Per favore ora lasciami... »

Momiji non disse altro, non sapendo quante lacrime versava Toru o forse immaginandole e basta.

La ragazza se ne stava sul letto, in posizione fetale, con i singhiozzi che la scuotevano a causa del cuore in pezzi.

Momiji non aveva avuto torto nelle sue parole, era tutto vero. Kyo a lei non ci teneva altrimenti l'avrebbe già raggiunta.

Dov'era? Stava bene? S'interrogava su queste cose, angosciata nel sapere il ragazzo in casa da solo.

Momiji intanto se ne stava in camera, poco dopo uscì lasciando, quando ormai la ragazza dormiva, una lettera sotto la sua porta.

 

Mi dispiace.

Ho esagerato ieri sera e ho perso il controllo.

La verità è che ogni volta non so come dirti, spiegarti, quello che tutti noi abbiamo passato quando te ne sei andata e ancora più vero è che, nessuno vuole che tu te ne vada. Siamo egoisti? Forse. Sono egoista? Sicuramente, perchè non ti voglio lasciare andare via. Perchè devi per forza partire? Non puoi essere felice qui con tutti noi? Io non vi voglio lasciare.

Scusami ancora.

 

Momiji

 

 

 

Nel Dojo intanto Kyo non aveva pace, incapace di capire cos'è che spingeva Toru, la sua Toru, a scappare da quella casa che con fatica tentava di far funzionare.

Aveva da poco terminato le lezioni, si era allenato, sfogato, ma entrando in cucina c'era solo tristezza.

Non c'era il sorriso di Toru a dargli il bentornato, non c'era la sua donna ad abbracciarlo, quella ragazza che poi s'imbarazzava temendo sempre d'aver fatto troppe effusioni.

Si fermò sullo stipite della porta a pensare.

Da quant'è che quella ragazza non sorrideva più?

Quand'era l'ultima volta che l'aveva vista lì a sorridere, a dargli il benvenuto in tutta allegria?

Piano piano, nel suo cuore, iniziava a capire che aveva costruito una gabbia dove aveva rinchiuso la persona che amava; lui che mai avrebbe voluto rinchiuderla, lui che sopra a tutti temeva le gabbie sapendo che, solo grazie a lei, era sfuggito a quella depandance che gli sarebbe spettata se la maledizione non si fosse spezzata.

Lei ora se n'era andata, era fuggita perchè aveva avuto paura, forse perchè non c'era più la sua vita lì, perchè non era facile allontanarsi dalla propria famiglia sapendo di non poterla vedere più tanto spesso.

Era stato lui l'egoista.

Quella sera non mangiò, se ne andò in camera e si buttò sul letto, sprofondando in un sonno profondo, osservando prima di chiudere gli occhi, quello spazio dove c'era la foto di Kyoko, la foto del padre e il rosario nella ciotolina. Solo quel rosario era rimasto, tutto il resto non c'era più.

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Capitolo 5
*** Vita quotidiana ***


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Capitolo 5 – Vita quotidiana.

 

 

Erano passati altri giorni e Momiji e Toru avevano nuovamente fatto pace.

Lei la mattina si svegliava e preparava la colazione a tutti, poi spolverava in loro assenza e solo dopo pranzo, usciva per le vie della città.

A scuola intanto, Momiji viveva la sua quotidianità con un piccolo sorriso in più che da troppo mancava sul suo viso.

Non c'era nulla di diverso in ambito scolastico: la mattina apriva con Hatsu l'armadietto e trovava le lettere delle tante ragazze innamorate, seguivano le lezioni poi, a pranzo, rifiutavano quelle ragazze e passavano il pomeriggio a crogiolarsi per aver spezzato altri cuori.

Non gli pesava più quella situazione, per un semplice motivo: Toru era tornata e voleva solo lei.

Questo suo comportamento, tuttavia, non passava inosservato agli occhi delle ragazze che, egoisticamente, volevano Momiji tutto per loro, seppure spesso incappavano negli sguardi omicidi di Hatsu che ben faceva intendere loro di mantenere le distanze.

Nella quotidianità della vita scolastica, Momiji ormai era felice, mangiando a volte lecca lecca di nascosto o caramelle, ricordando i vecchi giorni quando, con la divisa femminile, scherzava con Toru o quando, ormai cresciuto, ci passeggiava mano nella mano, creando i più svariati equivoci.

In tutto il trambusto del cambio ora, mentre Momiji parlava con Hatsu, una ragazza s'avvicino ai due.

Era sicuramente bella, con dei capelli biondi e mossi, la frangia corta e gli occhi grandi e verdi.

« Momiji c'è una che ti cerca? » disse la ragazza con un filo d'imbarazzo.

« Chi è? »

« Dai, sarà la solita innamorata » Hatsu rispose facendo spallucce.

« Mh veramente non è di questa scuola. Dai è quella tipa strana che c'era fino ad un anno fa... la vostra amica. »

Ovviamente Momiji non aveva bisogno di sentire altro che, avendo capito, già s'era alzato in piedi uscendo fuori dalla porta come una furia, trovando lì Toru, con un vestito candido e lo sguardo sorridente.

« Come mai sei qui? »

Dopo quella domanda non aspettò molto che subito abbracciò Toru mentre le ragazze delle altre classi guardavano la scena.

« Ti sei dimenticato il pranzo stamane. »

« Hai ragione! Stavo già pensando di prendere del pane alla Macchinetta ma direi che il pranzo è molto meglio »

Momiji afferrò il bento che Toru gli aveva preparato e le diede un bacio sulla guancia, sorridendo.

« Ma che fai? Davanti a tutti » arrossì rivolgendosi al ragazzo.

« E dai... un tempo camminavamo mano nella mano! »

Toru annuì per poi arricciare le labbra.

« Ehi! Va tutto bene? »

« Certo... è solo che stamane ho telefonato a Kyo »

« E ti ha risposto? »

« No, ovviamente. Gli ho solo lasciato un messaggio. Comunque ora torna in classe altrimenti fai tardi. »

« Va bene ma... domani andiamo a trovare Momo! Devi vedere com'è cresciuta! »

Toru annuì prima d'andare via e lasciare Momiji alla sua vita scolastica quotidiana.

Era ormai in classe e dopo la lezione, arrivò l'ora di pranzo.

Entusiasta aprì il suo bento, prendendo le bacchette e mangiando lentamente.

« Mi fai quasi schifo » mormorò Hatsu mangiando il panino.

« Non prendertela solo perchè a me Toru ha preparato il pranzo e Rin invece s'è dimenticata. »

« Ma che dici, razza d'idiota! Guarda che ci metto un attimo a riportarti con i piedi per terra eh! Ad esempio, voglio ricordarti che lei è... »

Hatsu non riuscì a finire di parlare che un gruppo di ragazze circondò il loro banco, lasciando due ragazzi completamente increduli.

« Momiji, sono Urumi, presidentessa del Fan club creato per te. Ecco, di solito tutte noi non parliamo con te, ti guardiamo solo e ti adoriamo ma, ecco vorremmo sapere se quella ragazza ha infranto queste nostre regole, diventando la tua ragazza. »

I due non sapevano se ridere o restare muti, del tutto increduli e stupiti, lasciando che Momiji, dopo attimi di silenzio, rispondesse: « Urumi... ciao. Ehm io sono esterrefatto da questa vostra associazione, vi ringrazio ma, anche se Toru fosse la mia ragazza, non credo si dovrebbe attenere a queste regole, inoltre, ve lo chiedo da subito, se dovesse tornare in questa scuola, evitate di darle fastidio. »

Urumi rimase sconvolta da quelle parole e richiamando le ragazze, uscì veloce dalla classe, in tempo per non sentire Htasu che scoppiò a ridere come non mai, davanti agli altri ragazzi della classe.

Anche dopo le lezioni Hatsu si fece sfuggire diverse risate, sotto le minacce di Momiji che, tuttavia felice, percorreva finalmente la strada per vedere la sua Toru a casa.

 

Kyo stava finendo l'allenamento quando un suo allievo, Hiroshi s'avvicinò per sistemare alcuni attrezzi.

« Maestro, ultimamente non siete più lo stesso. È forse successo qualcosa? »

« Hiroshi cosa dici? E poi t'ho sempre detto che non sono il tuo Maestro. Sono ben lontano dall'esserlo. Piuttosto, il tuo fratellino non sta più venendo, come mai? »

« Ah, Keita bè... già prima veniva perchè i miei genitori insistevano, solo che ora che non c'è più la signorina Toru, ha deciso di non venire più. Ha detto che gli piaceva di più quando la signorina Toru lo abbracciava all'arrivo e al ritorno per incoraggiarlo. È solo un bambino »

« Toru sa cambiare le persone »

« Ma dov'è la signorina? Sarà più di una settimana che non la vedo e anche gli altri, si ecco, si domandavano se il vostro cambiamento maestro, fosse dettato dalla mancanza della Signorina. Abbiamo forse errato in qualcosa? »

« Hiroshi, giuro che ti stendo se non la smetti con questa formalità. Toru è a Tokyo a trovare amici, io non potevo proprio lasciare il Dojo. »

« Bè quando torna ditecelo, provvederemo a farle una sorpresa »

« Certo »

Kyo, in un gesto affettuoso, spettinò maggiormente i capelli del ragazzo, lasciandolo poi andare a casa.

Quando ormai le luce del dojo furono spente, Kyo se ne tornò nella parte abitativa della casa, fermandosi lì dov'era il telefono.

La spia della segreteria lampeggiava, così premette il bottone e tremando ascoltò la voce di Toru.

« Ciao Kyo. Sicuramente mentre ti lascio questo messaggio, tu sarai nel Dojo con i tuoi ragazzi. Bè ti lascio questo messaggio perchè forse hai finito i cibi congelati e dovrai mangiare. Se vai a comprare i cibi surgelati controlla gli ingredienti, probabilmente ci sarà qualcosa che non ti piace. Spero tu stia bene e che al Dojo vada tutto bene. Ora ti saluto, se starai ascoltando t'avrò rubato tempo prezioso. Salutami anche il piccolo Keita. »

Kyo non cancellò quel messaggio anzi, lo riascoltò diverse volte, prima di mettersi a dormire.

« Perchè non torni da me? Hai idea di quanto stia soffrendo senza di te? Non ce la faccio. Dannazione, torna da me. Io ti amo. »

Mormorò quelle parole, lanciando un pugno contro il muro, lasciando uscire un po' di sangue dalle nocche.

La solitudine, di nuovo, si stava impadronendo di lui e serviva una svolta per cambiare tutto quello che stava accadendo.

Il cambiamento. La mattina dopo c'avrebbe pensato.

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Capitolo 6
*** La nuova Luce ***


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Capitolo 6 – La nuova luce.

 

 

Kisa e Hiro erano in salone a studiare, inginocchiati davanti al tavolo, intenti a terminare i loro esercizi mentre Toru preparava la merenda e gli altri, chiusi nelle loro stanze, si facevano gli affari loro.

La giornata si prospettava piuttosto noiosa.

Yuki era fuori per motivi universitari, Arisa era sparita da giorni e Hanajima aveva circuito il maestro convincendolo ad uscire, Kyo non si era fatto sentire ed Hatori aveva declinato l'invito per alcune commissioni.

Nella casa c'era l'apatia totale e la noia regnava. Solo alcuni rumori si sentivano dalla stanza di Rin lasciando i peggiori commenti ad Hiro.

« Starà di nuovo obbligando Hatsu a fare le pulizie. »

« Bè però ha ragione. La stanza di Hatsu è qualcosa di inguardabile. »

« La mia è molto più ordinata. »

« Per forza, te la pulisco io »

Hiro arrossì poi però s'avvicinò a Kisa e le diede un bacio tenero che quasi trasferì il rossore alla ragazza.

« Bè però ricambio con l'amore, no? »

« Hiro... smettila di farmi arrossire. Diciamo che ti ringrazio ogni giorno a modo mio. »

Hiro e Kisa erano lì a scambiarsi effusioni quando squillò il telefono.

Toru andò a rispondere e in breve lanciò un urlo davvero squillante così da far scendere i ragazzi al piano di sopra e far scattare Kisa e Hiro.

« Oddio Toru che succede? » esclamò Momiji in boxer e con i capelli bagnati.

« Akito... Akito... » prima di concludere, tuttavia, osservò Momiji e lo indicò « Ma sei mezzo nudo! Copriti! »

Momiji di corsa salì su mentre gli altri ridevano, prima di tornare a Toru.

« Ehi ma cos'è successo ad Akito? » chiese Hatsu.

« Ah! Akito è in travaglio! Dobbiamo correre all'ospedale. Mi ha chiamato Hatori. Yuki è già lì e Shigure è in preda al panico perchè Akito lo tratta male. »

« Tipico... » esclamò Hiro scoppiando a ridere, mentre Momiji scendeva vestito e rosso in viso.

In breve i ragazzi, con i mezzi pubblici, andarono all'ospedale dove ad accoglierli c'erano un vistoso Aya e uno strano Hatori sorridente.

« Come mai Hatori ride? » chiese Momiji indicandolo.

« La visione di Shigure è qualcosa di davvero raro e stupendo. » affermò Aya con noncuranza.

La situazione era sicuramente felice ma non delle migliori visto il pallore di Shigure che già aveva ricevuto acqua e zucchero per riprendersi.

« Ma come mai Shigure sta così? » chiese Toru.

« Non sopporta la vista della sua fidanzata che urla e sbraita oltre al fatto che Akito preferisce non avere lì Shigure visto che teme che lui la molli. » spiegò Hatori facendo spallucce, finchè non arrivò un'infermiera.

« Scusate, mi domandavo se è possibile mandare a chiamare la signorina Honda. La signorina Akito la vorrebbe al suo fianco perchè dice che lei sicuramente l'aiuterà »

« Sono io. Vengo. » lanciò un'occhiata a Momiji che ricambiò con un sorriso.

 

Akito ansimava nel letto, le contrazioni non le lasciavano tregua e il sudore imperlava la sua fronte.

Toru entrò in stanza con un camice dato dall'infermiera.

« Akito! Come stai? »

« Toru! Scusa se t'ho mandato a chiamare. Sta per uscire e non vedo l'ora. Shigure era a pezzi »

« L'ho visto un po' pallido ma ora sta meglio. »

« Non so come fare. Ho paura di sbagliare »

« Ehi! Guarda che non può essere così difficile! Siamo nate per mettere al mondo nuovi figli, è una cosa che ti riuscirà naturale. »

Akito annuì prima di lasciarsi andare ad un nuovo urlo a causa delle contrazioni.

L'infermiera entrò in stanza e disse: « è il momento. Andiamo in sala parto »

Toru seguì l'infermiera ed Akito in sala parto e lì iniziò il calvario della ragazza che, dopo un po' mise alla luce la prima figlia di Shigure: Sakura.

Akito strinse la piccola tra le mani, sorridente per quanto era riuscita a fare e con le lacrime agli occhi.

« Non credevo di poterlo fare. Dopo tutto il male che ho causato. »

« Eri un po' soggiogata. Akito complimenti! Vado a dirlo a Shigure »

Toru uscì dalla sala e raggiunse subito gli altri.

« è femmina! È bellissima. È uguale a Shigure e Akito! »

« Ma come fai a dirlo se sarà tutta rossa, sporca e così piccola? » chiese Rin scontrosa come sempre.

« Bè diciamo che speriamo sia bella come la madre e il padre e per il carattere... sarà un terno al lotto! » esclamò Kisa.

« Diciamo che il guaio sarà quando crescerà. »

Tutti ridevano e Shigure aveva raggiunto già la sua Akito, godendosi quei primi momenti da papà.

I momenti felici erano per tutti, solo Toru s'isolò un attimo, andando ad una cabina telefonica.

Compose il numero di quella che era casa sua ma non rispose nessuno: kyo non c'era.

Pensò che stava sicuramente allenando i ragazzi, che aveva troppo da fare al dojo e che forse era ora di mettersi il cuore in pace e rinunciare per sempre a quell'amore.

Momiji la seguì e quando lei attaccò la cornetta, vide la figura del ragazzo.

« Come mai sei qui? »

« Hai chiamato Kyo? »

Toru annuì restando in silenzio.

« È un idiota, lo sai. »

« Devo solo mettermi il cuore in pace ormai. È passato tanto tempo e lui non mi ha cercato ne mi ha voluta. Credo che ai gatti non piacciano gli onigiri »

Le lacrime scendevano senza che lei potesse fermarle, senza alcun freno.

Momiji l'abbracciò, triste anche lui perchè era evidente: lei non lo amava, lo considerava speciale si, ma era costantemente un gradino al di sotto di Kyo.

« Io non ti avrei mai fatto soffrire così »

« Lo so... »

I due restarono abbracciati ancora un po' fin quando le lacrime non furono esaurite e un nuovo sorriso tornò luminoso sul volto.

« Andiamo dagli altri ora... » disse Toru afferrando la mano di Momiji e trascinandolo verso l'uscita dell'ospedale, dove tutti si stavano riunendo.

Toru e Momiji continuavano a tenersi per mano, come avevano sempre fatto da quando si erano incontrati.

Hiro e Kisa si scambiavano effusioni e Rin prendeva a schiaffi Hatsu ogni volta che lui provava a fare il dolce.

Yuki tornò subito al suo appartamento, salutando gli altri mentre Aya corse al negozio, deciso a confezionare un abito alla nascitura.

Ormai erano felici tutti, ci provavano a non essere tristi ma di colpo Toru fermò il passo, lì all'uscita tra il cancello e la strada.

Tutti rimasero stupiti e Momiji da parte sua, strinse maggiormente la mano della ragazza.

Kyo era lì, con il fiatone e lo sguardo perso, quasi rovinato dai giorni d'assenza.

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