Relight my Fire

di Snafu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo sperimentalista ***
Capitolo 2: *** Il corteggiatore ***
Capitolo 3: *** Il Paralume ***
Capitolo 4: *** Progress ***
Capitolo 5: *** Sciogliersi ***
Capitolo 6: *** Passo falso ***
Capitolo 7: *** Vacanze fuori programma ***
Capitolo 8: *** Le fotografie ***
Capitolo 9: *** Com'è che succede ***



Capitolo 1
*** Lo sperimentalista ***



Mi ero sempre considerato uno sperimentalista, in tutto quello che facevo.
Nel canto, nella danza, nel sesso alle volte. Questo non significava che io fossi sempre stato così: ero stato costretto a diventare così estroverso, se così si può dire. Costruire una maschera per proteggermi da quello che la gente vedeva di me si era reso necessario, solo che dopo un po' la maschera era diventata il vero me. Non che la cosa mi dispiacesse. Ero felice di quello che ero, anche se si trattava di un'immagine di falsità.
Riflettere sulla mia falsità era alquanto strano: in effetti io ero solo un piccolo tassello in un mondo di falsari e falsificatori e mi sentivo un po' come una banconota venuta male. Venuta così male, che ero pieno di donne ai miei piedi... e non solo donne.
Non avevo mai pensato a come sarebbe stato stare con un uomo, non dico innamorarsi, credo che amare un uomo o una donna sia lo stesso, alla fine. L'amore è un sentimento così monotono.
Parlavo del sesso.
Howard tossì. Mi chiesi perché avrei dovuto pensare a come sarebbe stato fare sesso con un uomo proprio la sera che dormivo in camera con Howard. La cosa era quasi inquietante.
Di noi cinque, riflettendoci, Howard era il genere di uomo a cui mi sarei concesso, non il solo, intendiamoci. Andando per esclusione, c'erano solo due uomini che avrei potuto desiderare.
Gary no. Non mi stava neanche troppo simpatico e non stuzzicava il mio appetito, no, assolutamente no. Robbie era troppo simile a me, aveva troppa mania di protagonismo: avremmo litigato dopo due secondi per decidere chi doveva stare sotto e chi sopra. Poi c'era Howard, bello, forte, se avessi dovuto sperimentare, sempre a proposito di sperimentalisti, cosa si prova ad essere sottomesso, lui sarebbe stata la persona più adatta, quella a cui l'avrei chiesto. Infine Markie, il piccolo, dolce, indifeso, Markie. Anche lui non era poi così diverso da me: quell'immagine così costruita, il ventenne che ride in ogni circostanza, con i capelli sempre in perfetto ordine, non un filo di barba e gli occhi di un cucciolo... ma credevo che ci fosse davvero qualche cosa di infantile sul fondo della sua coscienza. La cosa che mi intrigava più di Mark era la sua irraggiungibilità. Gary, per la verità, non si scrostava un attimo da lui, sembrava la sua balia.
Ad ogni modo pensieri erano e pensieri restavano. Non avevo intenzione di lasciarmi coinvolgere in qualche relazione omosessuale. Non fino a due secondi prima, ovviamente. Adesso la mia curiosità da maledetto sperimentalista mi stava divorando.
Howard si alzò dal letto, senza accendere la lampada sul comodino.
«Dove stai andando?» borbottai, sporgendo la testa fuori dalle coperte
«A fare pipì» rispose senza mezzi termini con il suo vocione. Non chiuse nemmeno la porta. Se ne stava lì con il coso in mano e sentivo distintamente lo scroscio della pipì nel water.
«Sei disgustoso, Howard, puoi chiudere la porta?»
«Non sei obbligato a guardarmi» brontolò, affacciandosi semplicemente reclinando un po' il busto all'indietro
«A sentirti, piuttosto» dissi, appoggiandomi su un gomito e premendo l'interruttore della lampada sul mio comodino
«Che fai ora accendi pure la luce?» chiese, in una risata profonda
«Per vederti meglio, bambino mio» gracchiai, imitando la nonna di Cappuccetto Rosso
«Se proprio vuoi vederlo meglio vieni qui» asserì, scherzando. Mi alzai dal letto e lo raggiunsi. Mi accostai a lui, tirando giù il pigiama ed i boxer. Visto che c'ero, tanto valeva unire l'utile al dilettevole.
«Howard, ma quanta cavolo di pipì ti scappava?» domandai esterrefatto
«Ma che ne so» bofonchiò «Credo di aver bevuto troppo stasera»
«Quando mai» risposi, finii di fare le mie cose e mi lavai le mani
«Senti, visto che hai finito, mi prenderesti le salviettine umide che ho in valigia?»
«Le salviettine umide? Non puoi usare la carta igienica come tutti gli uomini?»
«Ti ho chiesto una cortesia...» si lamentò come una vecchietta
«Questa tua meticolosità ti fa sembrare una donna, lo sai?»
«Lo dice anche mia madre» gli porsi le salviette e lui mi ringraziò con un cenno del capo. Mi rimisi a letto, seduto come un vecchio inglese di ottant'anni.
«Howard...» sussurrai piano, quasi sperando che non mi sentisse. Magari con il suo respiro cupo, la mia voce non gli sarebbe arrivata fino alle orecchie
«Jay...» mi fece eco con il mio nome. Mi morsi il labbro con il canino, volgendo lo sguardo alla luce gialla che si diffondeva sul muro
«Hai mai pensato a come sarebbe fare sesso con un uomo?» tirò lo sciacquone (tutto questo era davvero molto romantico, e forse era proprio il contesto informale a rendermi così sciolto) e si affacciò sulla porta, guardandomi con due occhi perplessi.
«Mi stai prendendo in giro, Jay? Sono le tre di notte, non mi va di parlare di sesso tra uomini, poi non riesco a prendere sonno»
«Voglio dire, qualche cosa di diverso dal solito...»
«Se voglio fare qualche cosa di diverso faccio una partita a Shangai con Mark, non penso a come sarebbe fare sesso con lui. Ad ogni modo se sei interessato a sperimentare, domani sera ti mando a dormire con Gary. Sono certo che lui ti ascolterà e ti asseconderà, magari farete qualche cosa a tre. Io dormirò tranquillo, Robbie si addormenta subito, è una meraviglia»
«Gary non mi ispira» ribattei. Lui era ancora impalato, appoggiato sullo stipite della porta
«Che sei, un poeta? Tu non hai di certo bisogno di ispirazione» rise fragorosamente, tanto che credetti avrebbe svegliato tutto l'albergo «Comunque, visto che stiamo qui a discorrere di argomenti seri solo perché a me scappava la pipì, chi ti interessa? Cercherò di mettere una buona parola»
«Tu» sibilai in un colpo solo e lui scoppiò di nuovo a ridere. Era bello sapere che i miei compagni avevano una così alta considerazione di me da non prendere minimamente sul serio quello che dicevo, anche se in effetti in quella circostanza era abbastanza normale.
Spense la luce del bagno e si avvicinò lentamente a me, sembrava che mi stesse puntando. Quel senso di appartenenza, quell'essere corteggiato, mi fece vacillare.
«Ragazzo, ma sai come fanno l'amore gli uomini?» rise, ad un palmo dalle mie labbra, piegandosi sulle ginocchia al lato del mio letto. Era così alto, anche in ginocchioni «beh, tranquillo, fino ad un certo punto lo so anch'io, funziona come con le donne, prima ci si bacia...» disse, avvicinandosi ancora di più, sporgendosi verso di me, mandando in frantumi quella che si suole chiamare la bolla d'aria. Ok. Mi sentivo abbastanza pronto, almeno per il bacio. Era un esperimento, dopo tutto. Baciare un uomo non deve essere poi così diverso: un condensarsi di umidità per un totale di quattro labbra, due lingue e due bocche. Chiusi gli occhi.
«Ragazzi dove siete?» chiese, drizzandosi in piedi. Riaprii gli occhi di scatto. Howard si era avvicinato all'armadio e l'aveva aperto, nutrendo chissà quale convinzione. Poi era andato alla porta della camera, aprendo anche quella.
«Che stai facendo, Howard?»
«Credevo...» balbettò, richiudendosi la porta alle spalle «credevo fosse uno scherzo» non mi guardò neanche, spense l'abat-jour e si mise a letto, nel suo, logicamente.
«Howard» sussurrai di nuovo
«Che c'è?»
«Sei arrabbiato con me?»
«Perché dovrei essere arrabbiato con te?»
«Perché ho cercato di baciarti»
«Tu non hai cercato di baciarmi, Jason. Io ho cercato di baciarti, o meglio, ho finto di cercare di baciarti. Possibile che a quest'età ancora debba insegnarti certe cose?» ok, aveva ragione lui, ma era una cosa che volevo. Dovevo prendermela oppure no? Al massimo avrei rimediato un bel cazzotto nel muso e mi avrebbero messo a dormire con Robbie: era un prezzo che potevo pagare per la mia sete di conoscenza. La prima cosa a cui pensai fu se togliermi la maglia del pigiama oppure no: avevo un discreto fisico, diciamo che il 70% del fascino che esercitavo era dovuto a quello, quindi togliersela poteva essere produttivo. D'altro canto ero pur sempre un uomo, e anche Howard lo era. Rendersi conto che non avevo le tette, o ancora peggio, che ero piatto come una tavola da surf, avrebbe potuto metterlo a disagio. Optai per lasciare la maglietta. Mi alzai dal letto in silenzio, ma mi sentì ugualmente.
«Jay, dove stai andando?» ringhiò, voltandosi, giusto il tempo di accorgersi che ero sopra di lui. Credo che sussultò, ma il corpo era così grande che assorbì il colpo al suo interno.
Cercai di evitare di guardarlo, visto che la cosa avrebbe solo aumentato l'imbarazzo, anche se percepii i suoi occhi tremare prima di chinarmi sulle sue labbra.
Rispose al bacio con una certa intensità, un trasporto che neanche mi aspettavo, ad ogni modo di certo era meglio di un cazzotto in un occhio. Sfiorai la sua barba sulle guance ruvide, il mento non minuto, la mandibola serrata, qualsiasi cosa che mi ricordasse quanto fosse virile.

E, insomma, devo dire che mi piacque.

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Capitolo 2
*** Il corteggiatore ***



Se quello doveva essere un esperimento devo dire che riuscì bene.
Non credevo, che l'avrei mai detto di un uomo, anzi probabilmente mi sarei spaccato la faccia da solo con un cazzotto prima di ammetterlo ad alta voce, ma Howard, con la sua prestanza fisica e i suoi modi contrariamente all'apparenza dolcissimi, era un amante perfetto.
Fu probabilmente per questo che divenne la mia cavia da laboratorio.
Non mi piace parlare in questo modo di lui, ma non c'era niente tra noi, ne un vincolo di sentimento, ne di partner. Per quanto mi riguardava eravamo una coppia aperta. C'era un tacito accordo tra me e Howard: si trattava di rapporti per lo più occasionali, solo per svoltare la serata. Poteva capitare una volta a settimana e poi non più per un bel po'.
Ad ogni modo, devo ammettere che durante il periodo della nostra relazione sessuale, non ebbi rapporti con nessuna donna (a differenza sua). Ero così preso dalle mie scoperte che, in pratica, avevo occhi solo per lui.
Se provavamo o giravamo i videoclip capitava che mi fermavo a guardarlo con ammirazione e quando ballava, studiavo il suo corpo, i suoi movimenti.
La mia preoccupazione più grande era fare sì che la cosa non trapelasse troppo agli occhi degli altri.
Quando ci facevano vedere i replay dei pezzi ballati mi rendevo conto che sembravo uno zombie travestito da ventenne, con la faccia da pervertito.
«No, dai, fermi per cortesia» si interruppe Gary, mentre ci riprendevano per non ricordo neanche quale video, alzando le mani al cielo.
Sussultai. Era colpa mia. Era colpa mia! Mannaggia lo sapevo che non dovevo farmi coinvolgere in questa cosa! Lo sapevo, lo sapevo! Adesso l'avrebbero saputo tutti. TUTTI. Howard mi avrebbe ucciso e, nel caso fossi riuscito a sopravvivere, avrei finito i miei giorni in un ospedale di cura psichiatrica, isolato dal mondo sociale, dalla musica, dalle donne e soprattutto dagli uomini.
«Oh, mamma mia, Mark» lo rimproverò l'altro biondo con un'aria veramente arrabbiata, stanca, stufa ed io, per quanto dispiaciuto per lui, sentii un peso volare via e mi rilassai.
«Che c'è stavolta?» chiese il ragazzino soffiando sui ciuffi che aveva davanti agli occhi
«Non è un film porno ne uno spettacolo di lap dance, ok? E' il videoclip di una nostra canzone, cerca di ricordartelo» ci guardammo tutti tra di noi, un po' esterrefatti. Eravamo tutti stanchi, ma Gary stava davvero dando in escandescenze.
«Beh, e allora?» scandì bene il piccolo biondo. A Mark non piaceva litigare, era una persona generalmente tranquilla, e non gli piaceva neanche schierarsi da una parte o dall'altra. Di solito, tra l'altro, lui e Gary andavano sempre d'amore e d'accordo. L'unico particolare da sottolineare era che Mark detestava essere mortificato davanti a tutti, la cosa lo faceva sentire davvero una schifezza, e quando questo succedeva poteva avere delle terribili crisi isteriche. Ad esempio iniziava a strillare addosso alla gente, non si conteneva assolutamente ed sparava cose di ogni genere. Per fortuna non fu quello il caso.
«Smetti di toccarti in continuazione mentre balli e di ammiccare a Jason.» Che diamine c'entravo io ora? L'essere tirato in ballo mi mise di nuovo in agitazione. Non potevo avere pace, evidentemente. «Dovrebbero eccitarsi le ragazze a guardarti, non i ragazzi» Mark divenne improvvisamente rigido come un pezzo di legno, ma del colore di un peperone.
«Visto che sei tanto bravo, fammi vedere tu come si fa!» strillò irritato, pestando i piedi sul palco. Gary sbatté il palmo della mano in mezzo alle sopracciglia, facendo scendere prima due dita sugli occhi, stropicciandoli, poi sulle labbra. Infine si sfiorò il mento con una certa disperazione.
«Sentite perché non facciamo una bella pausa?» propose Howard, tirandosi indietro la testa ricciola «Devo fare pipì» ammise
«Strano...» pensai tra me e me. Avrei dovuto parlarne con lui, forse doveva fare un controllino.
Il regista acconsentì. Howard e Gary si allontanarono e rimanemmo io, Mark e Robbie. Bevemmo e poi ci sedemmo per terra.
«Jay, sei tu il ballerino tra noi, facevo davvero tanto schifo?» chiese Mark, guardandomi con aspettativa
«A dire la verità, Markie, non ti stavo guardando» risposi, per togliermi da quell'impiccio
«Guardava la telecamera» spiegò Robbie «infatti ha rischiato di inciampare una o due volte» non era vero, ma capii che l'aveva detto solo per tirare un po' su l'altro quindi tacqui «dai visto che siamo qui insegna due passi a Mark, Jay» mi invitò «così Gary si placa, finiamo e andiamo a mangiare. Sto morendo di fame» non ne avevo neanche un lontano, remoto, infinitesimale briciolo di voglia, ma Mark era già in piedi che mi guardava con due occhi adoranti (di solito indossava quell'espressione quando camminava tra le fan e questo le faceva urlare. Parecchio. Il fatto che stesse usando la stessa tecnica con me mi fece rabbrividire).
«Ok» annuii «fammi un po' vedere, mi date due secondi di musica per piacere?» chiesi alla regia, accompagnandomi con un gesto della mano che faceva molto «Hey, guarda come sono fico» e Mark improvvisò due o tre passi. Ballava con gli occhi chiusi. Non era il miglior ballerino del mondo (quello ero io muahahah), ma non faceva neanche poi così pena. Cioè in effetti, ad essere sinceri, c'era uno strano sculettamento nel movimento dei suoi fianchi, qualcosa che avrebbe potuto mandare all'altro mondo centinaia di migliaia di neuroni.
La parte più sconvolgente del suo modo di muoversi era la virilità che scaturiva da quelle movenze così femminili: le mani tra i capelli, il corpo esile, le braccia che ondeggiavano, le ginocchia che si piegavano e distendevano, le dita ossute e minute che sembravano tessere un arazzo, muovendosi a tempo di musica.
Deglutii. Credo che Robbie si accorse del mio disagio, Mark per fortuna neanche lontanamente.
Cominciai a ballare accanto a lui, fino a che non iniziò una specie di competizione tra di noi. Avanti, dietro, destra, sinistra. Al terzo giro capì il ritmo e l'ordine dei passi e lo invertì, così la nostra danza sembrò un incastro perfetto di movenze.
«Dai ragazzi ricomponetevi che arriva Gary. Niente sbaciucchiamenti, scene omosessuali, lap dance, porno. Lo sapete, è un puritano» disse Robbie, battendo le mani e Gary lo bruciò vivo con un solo sguardo (se quello fosse realmente successo sarei andato a raccogliere le sue ceneri con una scopetta e le avrei messe in un posto sicuro, dove le sue fan non avrebbero potuto profanarle o cercare di sniffarle). Howard si stava ancora agganciando i pantaloni.
«Ok, ragazzi siamo pronti?» chiesero dalla regia
«Sì» gridammo in coro. Gary mise le mani sulle spalle di Mark e gli disse:
«Adesso concentriamoci e basta con la versione censurata di Dirty Dancing, ok?» Mark sbuffò. Si liberò della sua presa e si allontanò, mettendosi dalla parte opposta, cioè a pochi passi da me, con un musetto imbronciato.
«Mark, Jason?» chiese il coreografo «ce la fate nello stacco tra il secondo e il terzo refrain a rifarmi quei passi di prima? Eravate fichissimi!»
«Davvero?» chiese Mark con gli occhi pieni di luce ed io gli tirai una gomitata «Che ho detto?» chiese offeso, massaggiandosi la parte lesa «Beh, hai sentito Gary? Evidentemente il coreografo non la pensa come te» che linguaccia da serpe che aveva. Lo riportai alla sua naturale compostezza dandogli un pizzicotto sulla guancia.
«Certo» risposi all'uomo.
M.a.m.m.a.M.i.a.
Mark non si accontentò dei nostri quattro passi messi in fila che, ad ogni modo, fecero esaltare il coreografo ancora di più. Ci mise del suo e ricominciò ad ammiccare, passandosi le mani su tutte le linee del corpo, si morse il labbro e chiuse gli occhi, gettando la testa all'indietro in un movimento di capelli che lo fece sembrare un leone.
Il ventilatore (che era lì solo per lui visto che noi altri avevano quattro peli in testa) lo faceva sembrare una modella selvaggia. Un'odalisca.
Andò avanti così per un altro abbondante quarto d'ora, infatti ballai da schifo (anche peggio della versione zombie di poco prima) solo per non voler smettere di guardarlo.
Da Howard a Mark. Complimenti Jay. Adesso che ti succede? Ti piacciono gli uomini? Fantastico. Altro giro, altra corsa? Chi sarà il prossimo? Partono le scommesse, 10 sterline su Robbie.
Quando finalmente fu ora di tornare in albergo, mi sentii stranamente sollevato, ma la cosa mi lasciò scombussolato tutto il tempo. In macchina non feci altro che pensare al motivo per cui quella maledetta sera mi ero posto la curiosità di come sarebbe stato fare sesso con un uomo.
Adesso vedevo solo uomini intorno a me. Non mi sentivo omosessuale al cento per cento, però, insomma, fino a che era Howard, era un conto, ma adesso anche Mark? Era ovvio che dopo aver fatto sesso con Howard qualcosa nella mia concezione sarebbe mutato, che si trattasse di Howard, Mark o di chiunque altro, ma non credevo che il cambiamento sarebbe stato così radicale.
«A che pensi, Jay?» chiese Mark con la sua vocina perforante
«A niente» risposi con un tono abbastanza convincente, anche se ovviamente non la bevve «sono solo un po' stanco»
«Già, anche io non vedo l'ora di andare a letto» Mark non dire così, ti prego, o queste dichiarazioni miste al tuo balletto sexy di prima potrebbero farmi urgere una visita al bagno, sperando che non lo occupi prima Howard, come di solito succede.
Fu così per tutta la settimana successiva.
Mi sembrava di vedere Mark dappertutto. Beh, in realtà c'era. Mark, in un modo o nell'altro, era sempre vicino a me. Quando cantavamo, ballavamo, mangiavamo, lui era sempre lì intorno. Non avevo mai notato così tanto la sua presenza. Eppure Mark c'era sempre stato. Del resto, lavoravamo insieme!
Ma era una mia impressione o mi parlava più spesso di quanto ricordassi? Era come se Gary fosse evaporato. Non c'era sempre quella presenza, in mezzo. Questa era un'esagerazione, ad ogni modo, se avessi voluto allargare la mia amicizia con Mark avrei potuto farlo in qualsiasi momento.
Forse il fatto di lavorare con quattro uomini iniziava ad essere un male per me.
Forse avrei dovuto cambiare mestiere, avrei dovuto fare l'attore, o lo spogliarellista.
Una sera, mentre mi facevo il bagno e Howard si faceva la barba, o meglio la foresta, mi punzecchiò:
«Immaginati se adesso ti vedesse Markie»
«Markie?» ripetei, immergendo la testa nell'acqua e ritornando subito a galla
«Sì, Markie» disse di nuovo
«Che c'entra Markie?» farfugliai, scoppiando le bolle di sapone
«Ma dai» rise «ti ronza intorno come un'ape col fiore»
«Puoi usare un altro termine di paragone per cortesia?» lo pregai, sfregandomi i piedi l'uno con l'altro
«Cioè, a tavola fa carte false per stare seduto accanto a te» non lo avevo notato «quando balliamo, nei videoclip o in giro, si scatena sempre come una ragazzina, quando cantiamo prende sempre il microfono accanto al tuo» non potevo fare finta di non essermi accorto di niente, ma allo stesso tempo non ci vedevo niente di male in quello che faceva. Mark aveva un carattere forse un po' infantile, ma abbastanza solare, estroverso, estremamente chiacchierone. Per questo non davo peso alle sue invasioni di campo. D'altro canto, visto lo scombussolamento che stavo vivendo, avevo vissuto quell'improvviso avvicinamento come una semplice conseguenza dei miei pensieri. Insomma, può capitare no, che una persona sia sempre stata intorno a te, ma che solo quando inizia a piacerti, ti rendi conto della sua presenza in modo più effettivo, forse perché la desideri. Quando inizia a piacerti? Basta bagni caldi, Jason. D'ora in avanti solo docce fredde.
«Beh, il corteggiamento è un'arte» proseguì Howard
«Ma quale corteggiamento? Per forza deve fare comunella con qualcun altro, visto come lo bistratta Gary?»
«E secondo te perché Gary lo bistratta?» mi fece l'occhiolino ed io mi chiesi, ancora una volta, perché finissi sempre a parlare di queste cose con Howard
«Secondo me la notte ti sogna» rise
«Non è divertente Howard»
«Non ho mai detto che lo sia»
«Stai esagerando come al solito, non è vero?» scossi la testa, soffiandogli addosso del sapone e lui fece spallucce. Allora aggiunsi qualcosa che sapevo l'avrebbe fatto imbestialire: «Non sarai mica geloso?» il ragazzone mi minacciò dapprima con la lametta, poi si avvicinò e mi tenne con la testa sott'acqua per una quantità indefinita di tempo e quando riemersi mi intimò di non pensarla neanche mai più una cosa del genere. Testuali parole:
«Patti chiari, amicizia lunga».

Poi qualche sera dopo successe l'irreparabile.
Eravamo da poco tornati da una serata, mi sentivo stranamente eccitato. Non so dire se fosse per Howard, Mark o le cubiste. Magari stavolta c'entravano Gary o Robbie. Ormai non mi stupivo più di niente. Certo, Mark come al solito aveva ballato in un modo indecentemente provocante: non arrivava mai a sfiorarmi o indirizzarmi direttamente i suoi sguardi, le sue movenze, ma lo sentivo sempre così maledettamente vicino che era impossibile non accorgersene.
Non fu affatto carino quello che feci quella sera, ma non c'era sentimento tra me ed Howard, quindi non c'era niente di sbagliato se pensavo a Mark che sculettava mentre avevo lui in mezzo alle gambe. A dire la verità non credo neanche che si sarebbe arrabbiato se gliel'avessi detto, e ad ogni modo non riuscii a pensare solo a Mark, perché la presenza di Howard era troppo forte in quella stanza, in quel letto, in quel momento.
Come la maggior parte delle volte, successe tutto abbastanza in fretta. Eravamo nel pieno dell'atto quando sentii la voce di Mark chiamarmi. Aprii gli occhi di scatto, avevo il batticuore, dovevo smetterla, smetterla subito con quegli intrighi di sesso o quella situazione mi avrebbe portato alla tomba. Forse avevo anche chiamato il suo nome. Me ne vergognai come un ladro.
Mark, in realtà, c'era davvero: era nel corridoio, stava correndo e visto che cercava proprio me, (per questo avevo sentito la sua voce chiamarmi) fece leva sulla porta della nostra stanza.
E quella maledettissima porta, come d'incanto, si aprì.

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Capitolo 3
*** Il Paralume ***



E' proprio vero che le vie del Signore sono infinite.
Per quale diavolo di stramaledetto motivo la porta era aperta? Avrei potuto togliere la barba ad Howard a morsi per questo motivo, ma la posizione non me lo consentiva.
Mark era rimasto in piedi, a fissarci, e noi immobili, a fissarlo. Teneva in mano qualche cosa che doveva far parte di un pacco di qualche ammiratrice, un sacchetto di caramelle gommose alla cola. Lo sanno anche i muri che sono le mie preferite.
La voce felice, un po' infantile, ma gioiosa che avevo sentito pochi istanti prima, mentre in realtà stavo pensando a lui in altre vesti, sembrava lontana anni luce da quel momento.
Il sorriso che regnava incontrastato ed onnipresente sul viso di Mark, sulle sue labbra, sparì in un colpo solo. Per colpa mia. Il suo sguardo si pietrificò, in una smorfia di dolore che non avrei potuto causargli neanche tirandogli una pugnalata al petto.
Io avevo dentro di me una serie di emozioni contrastanti. Da un lato c'era l'orgasmo crescente che ancora non mi aveva stordito, ma che aveva preso possesso di tutto il mio corpo e di buona parte della mia mente, dove si stava combattendo una guerra tra presenza e assenza fisica. Le trincee che erano state lasciate erano solo il segno che il mio cervello ormai aveva smesso di funzionare da tempo.
Mark scappò via senza che neanche avessimo il tempo di renderci totalmente conto di quello che stava succedendo.
Io e Howard, che eravamo ancora allacciati come due barboncini in calore, ci scambiammo uno sguardo preoccupato, al che lui subito uscì dal mio corpo ed io afferrai velocemente un asciugamano dal bagno ed inseguii l'altro per il corridoio.
Rimasi bloccato al bivio tra le scale e la terrazza. Scendendo, la cosa sarebbe stata vergognosa.
Poi vidi la sagoma minuta di Mark seduta su uno degli aeratori di non so che cosa. Certo, uscire in terrazzo con solo quell'asciugamanino intorno alla vita, quell'asciugamanino che poi non tappava praticamente niente, era come gettarsi nudo su una folla di paparazzi.
Ma lì c'era solo Markie.
«Markie...» sussurrai, a voce sufficientemente alta affinché potesse sentirmi
«Che vuoi» replicò in un rantolo. Adesso più che ferito sembrava offeso, arrabbiato, e forse stava anche piangendo. Non so, sembrava che l'avesse presa come una mortificazione pubblica, come con Gary giorni prima, ma in realtà non gli avevo fatto niente di male, al massimo potevo averlo schifato, disgustato.
«Puoi...» forse il tono era troppo basso «puoi venire qua un attimo?» una donna passò nel corridoio e mi guardò a metà tra lo sconcertato e il disgustato. Perfetto.
«No» rispose secco. Doppiamente perfetto. Si sentiva abbastanza protetto lì.
Mi guardai intorno, poi attraversai con timidezza la porta a vetri. Ero anche scalzo.
«Markie...» ripetei, ma lui neanche mi guardò. Aveva un broncetto adorabile, che mi faceva solo venir voglia di sorridere, ma le ciglia erano ancora bagnate dal pianto e le guance un po' arrossate, anche se si era asciugato. Teneva le braccia conserte e guardava dritto un lenzuolo di fronte a noi. Mi sedetti accanto a lui, nei limiti imposti dall'asciugamano.
«Mi dispiace» continuai
«Che vi abbia scoperto?» singhiozzò. Non c'era molto da scoprire.
«Ma no, è una specie di gioco tra me e Howard»
«Un gioco» ripeté con un tono di voce quasi convinto. In effetti era la verità, non vedevo ragione per cui non avrebbe dovuto credermi «Ah, sì! Anche io e Gary facciamo sempre quel gioco!» mi diede una botta sulla spalla che per poco non mi fece cadere, mandando tutto l'ambaradan all'aria «Ma per chi mi hai preso? Per un bambino di due anni? Come se io non potessi capire» mugugnò «Ma che cosa credi, di esserci solo te, Mr. Orange? Apri quei tuoi fottutissimi occhi» strillò ed io feci di tutto per fargli abbassare il tono di voce, senza risultati «Come se io non sapessi come si fa l'amore, come se io non potessi farlo, come se non l'avessi mai fatto. Guarda che non sono vergine come credi...»
«Non l'ho mai creduto, Mark» dissi, con un'espressione stranita sulla faccia. Ma perché adesso mi stava rigettando addosso tutte quelle cose? Non c'entrava niente. Ecco che arrivava la crisi isterica. Credevo che la cosa gli avesse semplicemente fatto schifo e invece sembrava che gli avesse dato noia il fatto che io stessi a fare sesso con Howard a sua insaputa. Come se lo avessi tradito.
Allora quadrò tutto. Quello che aveva detto Howard, il comportamento di Mark durante l'ultimo periodo, la strana frustrazione di Gary. Sapevo come far tornare la cosa a mio favore. Gli stampai un bacio sulla guancia. Ero stato un play-boy, un tempo, prima del mio scombussolamento sessuale.
«Non provarci con me, brutto schifoso!» esclamò, allontanandomi però solo con le parole e scansandosi si e no di due centimetri. Quello confermò la mia vittoria. «Non ho mica intenzione di fare il paralume!»
«Il paralume?»
«Si insomma, di reggere il moccolo»
«E cosa c'entra il paralume?»
«Mi è scappato, va bene? E poi cos'è quest'inquisizione per un paralume, io ti ho beccato che sc...» non riusciva neanche a dirlo, ma quanto era tenero? «che cosavi con Howard»
«Ok, paralume» sussurrai, praticamente dentro il suo orecchio, e adesso so di per certo che questo lo scombussolò parecchio. Ero un cinico, maledetto me.
La cosa, comunque, complicava la situazione. Se Mark aveva, come dire, una cotta per me, io non sapevo come ripagarlo. Questa cosa mi apriva un mondo davanti: fino a che il problema era solo mio il complesso psicologico era minimo, bastava un po' di attività manuale, ricominciare a frequentare locali per eterosessuali e farla finita con le scappatelle con Howard. Ma la cosa era ricambiata. Era ricambiata!! Ricambiata! Jason, vuoi farla finita di pensare e ripetere «ricambiata»?
Ero troppo felice. Però non sapevo come comportarmi adesso.
Facendo il punto della situazione: a me piaceva Mark, e a Mark piacevo io.
Ma che diamine di discorsi sono questi? Quanti anni ho? Dieci? Dai Jay, mettiti d'impegno.
E poi non ero sicuro di piacere a Mark. Insomma, le sue attenzioni me lo facevano intuire e la sua reazione di quella sera era stata una rivelazione, però non c'era niente di sicuro.
La domanda essenziale, ad ogni modo, era... lui, che cosa voleva da me?


Capitolo più breve, mi serviva solo da transizione per il prossimo. In realtà questa storia è un mio esperimento (eh lo so ragazze, mi ripeto!), sto cercando di immaginare le loro emozioni, l'innamoramento, il corteggiamento, insomma, come deve essere se succede tra due uomini. Ne ho già in mente un prossima per qualcosa di più concreto (in tutti i sensi ihih muahahah).
Grazie a tutte per le recensioni. A questo punto sto attenta a quello che scrivo perché qui siete tutte Barlowen ed io mi sento un pochinino, ma giusto pochino, in pericolo! Comunque siete tutte simpaticissime, grazie di cuore :) <3

@annam00n: grazie *-* si mi rendo conto che i balletti di Mark fanno uscire il sangue dal naso, per descriverli mi sono ispirata proprio al video di Relight my Fire, ti consiglio di dargli un'occhiata ;) però non buttarti dalla finestra, ti prego!!!

@CheNeSo_: sì, ho messo un po' di me in Howard ahah beve tanta acqua R... ah non si può fare pubblicità scusate xD grazie per la recensione, sono contenta che ti piaccia, ho aggiornato presto come promesso!

@Barlowen: ihih macchècentraaaa!! A me piace un sacco come scrivi, a prescindere se il mio genere ti piaccia oppure no ;) [ps: colgo l'occasione per ricordare che aspetto qualche cosa di nuovo anche da parte tua ihih]. In realtà ero sicura che non l'avresti letta, mi rendo conto che il pairing è sperimentale (W Jay e lo sperimentalismo!). Dai, comunque sto andando abbastanza bene per ora,no?! ;) ho messo qualche riferimento Barlowen!! ;) e ce ne saranno anche nei prossimi capitoli... grazie ancora =)

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Capitolo 4
*** Progress ***



Ritardo. Ritardo. Ritardo.
Odio essere in ritardo e soprattutto odio quando gli altri sono in ritardo.
No, non stavo aspettando Mark, non avevamo un appuntamento e non avevo il terrore che avesse l'intenzione di darmi buca. Forse sarebbe stato meglio.
Era almeno un quarto d'ora che stavamo ad aspettare le auto che dovevano venirci a prendere per la conferenza stampa. Mark era dovuto tornare dentro a fare pipì (lo so cosa state pensando, anch'io avrei detto che sarebbe stato Howard, invece lui se ne stava sbracato sulle scale a fumare una sigaretta).
Un'auto arrivò. Cioè, oltretutto che erano in ritardo pure un'auto sola mandavano?! Che rabbia.
«Resto io ad aspettare Mark» disse Gary, e la cosa mi diede fastidio. Il fastidio giusto, non una cosa esagerata. Quella lieve sensazione di irritabilità che cresce fino a farti prudere le mani. Qui si va di male in peggio, dalla padella alla brace proprio. Fortunatamente il nostro simpaticissimo, amatissimo, straordinarissimo manager lo trascinò a bordo dell'auto:
«No Gary, ho subito bisogno di te» spiegò. Io amai intensamente quell'uomo, per un nanosecondo. Detto così, l'affermazione potrebbe essere fraintesa e qualcuno potrebbe lecitamente chiedersi «pure lui?»
«Resto io» proposi. Gary mi sbranò con gli occhi. Adesso che tutto aveva (quasi) un senso, i pezzi del puzzle iniziavano a mettersi insieme ed alcuni comportamenti si mostravano con una luce diversa. L'invidia è una brutta bestia, la gelosia è peggio.
«Vi manderemo un'auto al più presto» rise Robbie, affacciato al finestrino, battendo ripetutamente una mano sulla spalla di Gary, in segno di consolazione «prima che sia consumato dalla gelosia» mimò con le labbra, mentre l'auto si allontanava. Mi misi a sedere dove prima era seduto Howard. Il cemento era ancora caldo. Secondo me c'era un virus in giro: anche Mark quanto impiegava per fare pipì? Era stata una pessima idea decidere di rimanere. Decisamente, una delle peggiori idee degli ultimi ventidue anni. Dovevo rilassarmi. Avevo superato situazioni peggiori di questa, ma l'idea non riusciva a consolarmi neanche minimamente. Il problema era che anche se ne avevo affrontate di peggiori, non ne avevo mai fronteggiate di simili, quindi non sapevo come comportarmi e come gestirle.
Mark arrivò di corsa, vedendo che non c'era più nessuno. Proprio nessuno no, insomma, c'ero io. Cosa credeva, che l'avrei lasciato da solo ad aspettare? Quando sentii la porta scorrevole aprirsi sussultai sullo scalino tanto che quasi mi sbucciai il gomito.
«Dove sono tutti gli altri?» chiese preoccupato dopo avermi raggiunto
«Hanno mandato un'auto sola» spiegai «adesso dovremo attendere un altro quarto d'ora prima che si degnino di mandarne un'altra. Poco ma sicuro, inizieranno senza di noi» Mark, con il suo immancabile sorriso e nel suo inguaribile ottimismo, si sedette accanto a me e fece spallucce:
«Aspetteremo» passò un buon minuto di silenzio, abbastanza imbarazzante per la verità. Non che ne dubitassi, ma fu proprio lui a spezzarlo:
«Hai visto che hanno messo i nostri passi nel video?» rise soddisfatto e ballettò da seduto. Non metterti a ballare, ti prego, Mark, perché la mia situazione è già abbastanza disperata.
«Già, Gary sarà contentissimo» risi in coro a lui
«Ah, io non so perché ce l'abbia tanto con me. Io faccio del mio meglio» sbuffò. Povero il mio Markie, lui era ancora troppo giovane. Forse aveva superato il periodo del primo subbuglio ormonale, ma Gary era ben oltre questo, più o meno al mio pari. Diciamo che ci sono degli stadi evolutivi che non tutte le persone raggiungono, non in un senso negativo! Insomma, non tutti gli uomini arrivano a provare attrazione per altri uomini. Riuscivo a calarmi bene nei panni di Gary, doveva avere la testa come un frullatore in questo momento.
«Non dargli peso, siamo tutti un po' stressati, vedrai che appena avremo un po' di tregua la pianterà» gli diedi una pacca sulla spalla e solo dopo averlo fatto riflettei su quanto quel gesto così amichevole risultasse a me solo un pretesto per avvicinarmi. Mi facevo schifo da solo.
«Ho capito, anch'io sono stressato, ma non è che vado in giro ad insultarvi. Anche tu hai un'aria esausta, ma non mi pare che tu stia qui seduto a ricoprirmi di offese» non l'avrei mai fatto, ad ogni modo. Rimasi in silenzio a guardare il punto di fuga della strada, dove si perdeva la prospettiva, sperando che l'auto non arrivasse mai. Certo, non che stessi sfruttando alla grande quel tempo che passavo da solo con lui, ma cercate di capire, non era facile.
«Jay, in effetti hai davvero un'aria esausta» insistette, guardandomi meglio. No, Mark non fissarmi. Avevo come la sensazione che guardandomi, avrebbe capito tutto, tanto mi sembrava che mi si leggesse in faccia.
«Ho un casino in testa, Mark» ammisi, visto che l'occasione si poneva così su un piatto d'argento
«Vuoi parlarne?» si strofinò le mani «Riguarda Howard, vero?» già, prima di tutto dovevo riuscire a sfatare questo mito. Il mito di 'Howard il magnifico'. Un giorno io e lui avremmo riso di questa storia di fronte ad una tazza fumante di caffè, o almeno speravo.
«Per quanto tu ancora non mi creda, fra me e Howard non c'è niente, è stato un gioco»
«Cioè, fai capire anche me questa storia del gioco per piacere, giocavate a scopare?» rise divertito, nascondendo sul finale un insidia velenosa «Voglio giocare anch'io» sogghignò. Il mio piccolo porcellino. Gliel'avrei fatta passare volentieri la voglia di scherzare, ma lì, davanti ad un albergo, su degli scomodissimi scalini di cemento, non era il caso. Era davvero svilente.
«E' stata una mia idea, mi chiedevo come fosse insomma, un altro tipo di piacere» balbettai, adesso l'insicuro ero io, roba dell'altro mondo. Beh, certo, non è che c'è da vantarsi delle mie teorie ed illuminazioni ad alta voce. Credo che una fetta corrispondente al 98% degli uomini non si sia mai posta le mie domande.
«E come è?» domandò, realmente curioso. Non c'era scherno nei suoi occhi, ne nella sua voce.
«E' diverso, è particolare, gli uomini hanno una concezione diversa, quando prendi una donna, sai che è tua, quando vieni preso, è l'inverso, sai di essere suo»
«Io l'ho sempre vissuto come uno scambio alla pari» storse la bocca. Vorrei fare un ringraziamento al mio self-control. Si può?
«Non è proprio così, beh, comunque è un'esperienza che credo valga la pena fare» mi guardò un po' stranito «ehi, non guardarmi così, non sono ancora del tutto gay»
«Ci sei rimasto sotto?»
«Sotto?»
«Di Howard»
«Ancora Howard?» mi stava riempendo la testa con questo Howard, io non ci capivo più un tubo, tanto valeva dirglielo, così mi levavo questo peso, altro che peso, questa rupe dalla coscienza «Sono molto indeciso sull'orientamento della mia sessualità, Mark, tutto qui» quel «tutto qui» riassumeva una serie di significati che se mi fossi messo a parlare avrei smesso due giorni dopo.
«Anch'io» la sua ammissione non era una novità, ma una confessione è sempre meglio di una supposizione. Mi sentii improvvisamente molto più a mio agio. Mi accomodai sullo scalino, che adesso iniziava a non essere più tanto confortevole.
«Jay, io non credo di essere gay» asserì. Aveva la testa tra le mani, non mi guardava «però sto bene con te» in quattro parole aveva espresso quello che io avevo programmato di dire in due giorni. Comodo, semplice, geniale direi «non fraintendermi» subito mi guardò preoccupato, toccando i miei occhi giusto un secondo, prima di ritornare a fissarsi le punte delle scarpe.
«Per me è lo stesso» un altro macigno che se ne andava giù nel dirupo, che sollievo «mi trovo bene a parlare con te, tu mi capisci al volo, c'è intesa tra me e te, ma io sento anche attrazione fisica. Mark, mi piace quando mi stai vicino, la tua risata stridula, il tuo profumo, i tuoi capelli che si muovono in continuazione» «I tuoi pettorali scolpiti, i tuoi passi di danza, la tua barbetta incolta, la tua voce» continuò «Ok, dobbiamo lavorarci su» «Dobbiamo lavorarci su»

Sì, ma come fanno due uomini a lavorarci su?
Se Mark fosse stato una donna, gli avrei chiesto di uscire, l'avrei invitato a cena, ma Mark era un uomo. Non credo si aspettasse da me che lo andassi a prendere con un mazzo di fiori, che lo portassi in un ristorante al lume di candela e che lo riaccompagnassi a casa, sperando che mi chiedesse: «Vuoi salire?»
D'altro canto neanch'io mi aspettavo che lui facesse qualcosa di simile con me.
E allora come si poteva fare?
Il primo passo da compiere, nel mio caso, era darmi una regolata con Howard, visto che la sua presenza mandava Mark fuori di testa. In realtà lui cercava di non dare troppo dell'occhio, ma credo che vivesse una sorta di gelosia riflessa, un po' come la storia degli ex fidanzati per intenderci.
«Howard, lo sai che adesso sto, insomma, mi vedo con Mark...» questa cosa non aveva neanche un nome. Cos'era? Una cotta? Una simpatia? Non potevo dire «frequento Mark» per forza lo frequentavo, era un mio collega. «Esco con Mark» era un eufemismo, visto che non uscivamo insieme.
«E allora? Te l'avevo detto che queste tue fissazioni per lo sperimentalismo ti avrebbero portato su una cattiva strada»
«Non voglio che ci siano casini tra me e te»
«Lo sai che ho frequentato te e altre donne contemporaneamente, non ci sarà mai nessun casino, Jay. E' stato un gioco, questi erano i patti. Li abbiamo rispettati, no?»
«Sì» annuii
«Già so che ti mancherò.» sghignazzò «Se solo tu avessi detto a lui dei tuoi esperimenti... adesso non mi ritroverei in questa situazione»
«Che situazione?»
«In mezzo a voi due. Non so come far capire a Markie che non sono una minaccia»
«Gli passerà» feci spallucce.
Il passo successivo fu annunciare al gruppo, e soprattutto a Gary, che io e Mark avremmo preso a dormire insieme.
Il pretesto c'era: Howard russava. Ero certo che comunque lui ci avrebbe spalleggiato, almeno per togliersi l'impiccio dei musi lunghi di Mark. Ci eravamo preparati un piccolo discorsino da imbastire durante la cena. Volevo che sembrasse serio, ma come attore ero veramente una frana. Eravamo a tavola, Gary sembrava quasi di buon umore: a quel punto fui certo che gli avrei rovinato la giornata. Esitai per un po', ad un certo punto Mark mi pestò il piede e mi lanciò un'occhiataccia.
«Ragazzi io non ce la faccio più a dormire con Howard» il diretto interessato mi guardò di sbieco, finendo di sorseggiare l'acqua
«Perché?» chiese allora Mark con un'aria indifferente che mi fece venir troppo da ridere
«Mark secondo te perché?» chiese Howard, rimettendo il bicchiere a posto «Perché russo e perché mi alzo ogni due minuti per andare a far pipì» Gary stava per dire qualcosa, ma Robbie mi salvò in corner. Mi sono sempre rimproverato di non aver amato abbastanza quell'uomo, ma nella vita bisogna darsi una regolata, ad un certo punto.
«Beh, allora Mark è perfetto per te. Fa la pipì prima di andare a letto, si mette il pigiama da solo...»
«Anch'io mi metto il pigiama da solo Rob» lo interruppe Howard
«Fammi finire» ridacchiò l'altro «poi si mette a letto e fa tutta una tirata senza che voli una mosca. Non si muove neanche. A volte io e Gary pensiamo che sia morto»
«Davvero?» chiese Mark, sgranando i piccoli occhietti. Gary annuì con un cenno del capo, mentre finiva di masticare il pane.
«L'unico svantaggio è che gli ci vuole quasi un quarto d'ora per lavarsi i denti e quando siamo in tre con un bagno solo, la cosa può rappresentare un problema»
«Lo stai pubblicizzando come se fosse un prodotto» disse Gary, ma non me ne curai
«Ok, allora se siete tutti d'accordo baratterei Howard con Markie» Howard e Robbie annuirono con indifferenza, mentre Gary si vide costretto a schierarsi con la maggioranza.
Da quel momento in poi iniziò la mia frequentazione/convivenza con Mark.


Ma quanto mi rendono felice le vostre recensioni? *-* O.o grazie grazie grazieee :) :) <3 Mi dispiace solo che sta emergendo solo il lato idiota di me, posso essere anche una persona normale :D :D :D

@ LizB: non ti lascerei mai sola in un mondo Barlowen ahah anche io stavo pensando a qualche sviluppo alla «beautiful», ma poi non riesco a gestirli ahah (figuriamoci, non ci riesco nella vita reale ahah) comunque ci penserò ihih anche se pensavo a qualche cosa di simile nella prossima storia, per ora sarà un po' una barba, tipo uno studio dei pensieri di Jason. Comunque grazie per la recensione e per il sostegno :) :)

@ Barlowen: non che io e Mark parliamo spesso dei suoi rapporti sessuali, comunque glielo chiedo e nei prossimi capitolo avrai una risposta alle tue domande ihih grazie :)

@ Ommioddio: io dico W «Howardloscopatutto» quanto mi è piaciuta quest'invenzione!!! Penso che se mi dai il permesso potrei addirittura inserirla ahah senti anch'io mi stavo informando sull'albergo, poi ve lo faccio sapere e a quel punto bando alle ciance, bando allo slash, ognuno il suo XD beh, l'ultima frase ovviamente è un riferimento al stupendissimamente stupenda canzone che Mark ha scritto a sua moglie (beata lei, auguro a me stessa e ad ognuna di voi di trovare un uomo che ama sua moglie quanto lui ama Emma, chiusa parentesi non slash ahah) :) E grazie per il «fottuto Genio» mi piacciono le parole che ti inventi :) :) e con tutti questi complimenti poi va a finire male ahah

@ True Jewel: Non dirlo a me, anzi non dirlo a loro delle mie idee originali che di questo passo mi denunciano ahah no anzi peggio, mi ammazzano direttamente ahah beh, a dirti la verità, mi vergogno troppo a dirlo, ma io ero appena nata quando hanno iniziato a cantare ò.ò avevo i loro adesivi sul diario delle elementari ò___ò (vergogna vergogna vergogna) adesso che ho praticamente rivelato la mia età a tutte le altre potete pure emarginarmi dal gruppo XD ti ringrazio comunque per il commento e spero di leggerne altri :) :)

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Capitolo 5
*** Sciogliersi ***



Io e Mark eravamo due persone diverse, non opposte però. Stavo davvero bene in sua compagnia.
La sera prima di andare a dormire parlavamo un sacco di noi, di quello che eravamo prima... Mark non sapeva che avessi un fratello gemello, per esempio.
Con il passare del tempo la distanza tra di noi si accorciò, i ruoli si fecero più distinti. Non c'erano una donna ed un uomo, ne una parte più forte o una più debole. Eravamo io e lui, i nostri gusti, le nostre opinioni e la nostra scoperta l'uno dell'altro, insieme.
Dopo i primi due giorni, iniziammo a dormire insieme, nel senso che univamo i letti. In realtà era scomodissimo, e oltretutto una notte per tenerlo abbracciato, feci un volo per terra, cadendo in mezzo ai due materassi. Gli sviluppi erano lenti e calcolati, per la maggior parte studiati e pensati fino a stare male prima di essere messi in pratica.
Volevamo andarci con i piedi di piombo e poi non volevamo che la cosa degenerasse nel miele più assoluto. Ricordo bene la prima volta che gli presi la mano.
Stavamo guardando la tv, appoggiati allo schienale del letto. Mark stava arricciando i capelli con una mano e teneva l'altra appoggiata mollemente sul fianco. Sentii quel bisogno naturale Misi istintivamente la mia sopra la sua e lui mi guardò, smettendo immediatamente di toccarsi la testa.
Le sollevai entrambe e le guardammo, le dita si intrecciarono in una presa stretta, forte.
«Secondo te è una cosa troppo...?» gli domandai e lui, che intanto aveva ripreso la sua attività di arricciamento, rispose:
«Troppo cosa?» Troppo. Troppo sdolcinata, troppo fluff, che dovevo dirti Markie? Tenerlo lì per mano... era la prima volta che lo facevo eppure mi sembrava di conoscere ogni singola nocca, piega, linea della sua mano come se l'avessi stretta da sempre. La cosa mi fece sentire non solo scontato, ma addirittura vecchio. Visto che non rispondevo, scosse la testa con disapprovazione, anzi forse più con disperazione, e disse:
«C'è una cosa che volevo dirti da un po' Jay...» stava per dirlo. Cavolo e cosa gli avrei detto? Non ero ancora pronto per quello. Iniziai a sudare freddo «tu pensi troppo» respirai. Aveva ragione, sembrava che mi conoscesse così bene... e io avevo paura. Avevo una fifa impressionante di confrontarmi con i suoi sentimenti e soprattutto con i miei. «No, è... carino» commentò alla fine «è carino che tu mi prenda per mano» sorrise.
Diciamo che tenersi per mano era davvero dolcissimo. Mi faceva sentire bene ed era totalmente naturale. In realtà tutto di lui mi faceva sentire bene ed era totalmente naturale. Non era facile da gestire: volevo contemporaneamente analizzare quello che provavo io e vedere se era lo stesso per lui, meglio, oppure peggio e ancora cercavo di capire le differenze tra il mio comportamento con lui e le mie normali attitudini.
Diciamoci la verità, stavo andando mostruosamente a rilento in questa storia. Se fosse stato una donna, non avrei aspettato neanche una sera prima di baciarlo, ma non era neanche il fatto che fosse un uomo a frenarmi: insomma, Howard baciava da dio, per carità, però eravamo andati subito al sodo. Con lui sembrava che nessuno volesse mai fare la prima mossa, che nessuno volesse scoprirsi.
Era lì, immobile con quella meraviglia del suo sorriso sulle labbra: nessuno avrebbe potuto resistergli. Bastava mettere il braccio con non-chalance sul cuscino, avvicinarsi con il sorrisetto da predatore e Mark sarebbe stato mio. Ma ero un codardo, un complessato del cavolo.
Jason Orange era uno stupido complessato del cavolo.
Ad ogni modo il tempo passava.
Era domenica mattina. Due giorni dopo saremmo tornati a casa per qualche tempo, una breve pausa per staccare. Proprio ora, non la volevamo. C'era qualcosa che tutti e due volevamo fare disperatamente, prima di tornare a casa, ma che non trovavamo il coraggio di fare.
Eravamo seduti sul letto, mancava poco all'ora di pranzo ed io avevo una fame allucinante. Presi il sacchetto delle caramelle gommose alla coca cola e lanciai a lui quelle alla frutta.
Mark era fermo, in ginocchio a piegare le sue duemila magliettine in modo meticoloso e anche un po' maniacale. Non avevo neanche idea di come facesse a stare seduto in quel modo, a me si sarebbero informicoliti i piedi nell'arco di trenta secondi.
«Non mangiare adesso, ti rovini l'appetito!» mi rimproverò ed io replicai:
«Sembri mia madre» ci fu un breve momento di silenzio, durante il quale ingurgitai una dose infinita di caramelle, giusto per fargli un dispetto
«Jay» sussurrò ed io mi voltai verso di lui, aspettando il seguito, che non tardò ad arrivare «Posso provare a... baciarti?» quella richiesta mi lasciò totalmente spiazzato, tanto che lasciai da parte il sacchetto che tanto mi aveva interessato fino al momento prima per ascoltare meglio le sue proposte. Mi stava chiedendo il permesso?
«Come Mark?»
«Voglio provare a baciarti, maledizione» rispose, un po' impuntato, fissandomi dritto negli occhi.
Supponevo che quello fosse il primo bacio che Mark dava ad un uomo. Anche se non era il mio caso, doveva essere irripetibile. Non che ci fosse molta differenza con il baciare una donna, ma volevo che fosse perfetto, volevo che si sentisse a suo agio, volevo che avesse un bel ricordo.
«Ok» feci spallucce allargando le braccia. Rimanemmo a fissarci per mezzo secondo, poi dissi: «Cosa vuoi che faccia? Vuoi che mi abbassi, che chiuda gli occhi?» sorrisi e lui, in tutta risposta, mi allacciò le braccia al collo, rimanendo in ginocchio sul letto e mi stampò un bacio in bocca che mi lasciò praticamente senza fiato. Aveva gli occhi non chiusi, strizzati, per l'imbarazzo. Misi le mani sui suoi fianchi, giusto per stabilizzarci. Le nostre lingue erano attorcigliate, ma non era solo quel contatto a darmi da pensare. I nostri corpi erano vicini, abbracciati, e c'era passione in quel gesto.
Mark si staccò dalle mie labbra e devo dire che la cosa mi diede un po' di fastidio. Ebbi paura del suo giudizio. Aprì gli occhi lentamente e mi guardò. Poi mi baciò di nuovo, facendomi cadere sul materasso per l'impeto.
Sarà stato un ragazzino, ma aveva la grinta di una tigre.
Oh, mamma, quanto mi intrigava. Era davvero stuzzicante. Avevo i suoi capelli sul viso, si sollevò e mi guardò ridente, come un bambino che ha appena ottenuto il suo nuovo giocattolo.
«Ok, la prossima volta non chiedermelo. Fallo e basta» mormorai, ad un soffio dalle sue labbra.
Finalmente mi decisi. Presi l'iniziativa anch'io, e lo baciai.


Altro capitolo breve :) Sempre più GRAZIE per le vostre recensioni *____* incomincio ad affezionarmi a voi *-*

@CheNeSo_: si in effetti aggiorno due volte al giorno, mi sto stupendo di me stessa! Il primo motivo è che ho due settimane di vacanza e quindi ho moooolto più tempo per scrivere, e poi questa storia mi sta prendendo un sacco, l'ho quasi finita! Grazie mille ;) ;) guarda ti giuro che fa lo stesso effetto anche a me, quando vado in bagno penso a lui ahah e non credo sia normale ahah

@True Jewel: no, ti prego, non farmi questo. Beh, a meno che Jason, dopo averla letta, non mi dica "Hey, ragazza vieni qui che ti dimostro che non mi piacciono gli uomini" muaahaahah basta, mi esce il sangue dal naso devo smetterla con queste storie. Torniamo al buon vecchio slash che forse è meglio ahah

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Capitolo 6
*** Passo falso ***



Come avevo malinconicamente previsto, gli ultimi due giorni che ci rimanevano da trascorrere insieme passarono in un batter d'occhio, tra uno sbaciucchiamento e l'altro.
Può sembrare un'analisi stupida, ma baciare Mark era la cosa più bella e naturale che avessi mai fatto fino a quel momento e mi rimproverai all'infinito di non aver fatto io, e molto prima, il primo passo.
Le labbra di Mark avevano un sapore buono. Mi piaceva scoprire un po' di lui ogni volta, i suoi occhi talvolta persi nei miei, talvolta nascosti dalle palpebre, le sopracciglia minute, le ciglia scure che si muovevano sensualmente con il volere del suo sguardo, le guance morbide, delicate, paffute, i fili biondi e lisci che si intrecciavano alle mie dita, le sue mani sulla mia barba, che scorrevano sulle basette, accarezzavano le mie orecchie e increspavano i miei capelli.
Sensazioni che assorbivano ore del mio tempo e che mi facevano sembrare che fosse passato solo un'istante, dal momento in cui l'ultima volta la sua bocca aveva toccato la mia.
Invece era già sera. Era già l'ultima notte prima della partenza. Era già tardi.
Mark era steso sotto di me, avevo le sue braccia intorno al collo, le mani incrociate lasciavano che le dita solleticassero il principio della mia schiena. Io stringevo le sue gambe con le mie ginocchia, e tenevo i palmi sul cuscino, vicino al suo viso. Era come se avessi paura che potesse scappare, e sarebbe successo, presto. Una settimana senza di lui sarebbe stata un vero inferno, avrei preferito stare senza cibo e acqua, che dovermi privare di lui.
Lasciò scendere le sue mani sul mio petto. Si intrufolò sotto la maglietta, fermandosi a giocare con i miei fianchi. Mi baciò di nuovo, con più trasporto. Risalì ancora con le mani, accarezzandomi le scapole, le spalle, poi fece pressione sulla schiena, costringendomi a schiacciarmi contro di lui.
Eravamo troppo vicini, sentivo caldo, il suo corpo così a contatto con il mio, la sua pelle vellutata che lo stuzzicava, le sue labbra roventi sulle mie, la sua lingua che le lambiva.
Si separò da me giusto un attimo, per invertire le nostre posizioni, e farmi ritrovare sotto di lui.
Dio, quanto era provocante. Proseguì la sua scia di baci sul mio volto ruvido, fino al lobo. Lì si arrestò e sussurrò, con una voce così sensuale che sarebbe bastata a farmi venire in quel preciso momento senza mezzi termini:
«Jay, io sono innamorato di te, e voglio fare l'amore con te. Ora.» la sua richiesta così perentoria e la sua dichiarazione così su due piedi, un po' accaldato per i baci, e per tutto quello che stava succedendo dentro (e anche fuori) di me, mi lasciarono senza parole.
Volevo davvero, intensamente, seriamente, fare l'amore con lui. Con tutto me stesso.
In quel momento non c'era nient'altro che volessi più di lui e del suo corpo.
Ma non potevo fare l'amore con lui, io non ero ancora innamorato di lui.
Il discorso non era semplicemente quello, avevo fatto l'amore con molte persone che non amavo, e che probabilmente non avrei mai amato, ma con lui era diverso. Io non volevo che soffrisse: ci tenevo e volevo che la nostra prima volta fosse qualcosa di veramente meraviglioso, qualcosa che avremmo ricordato entrambi per tutta la nostra vita come qualcosa di positivo anche se le vie del destino ci avessero divisi.
Non volevo sciupare quel momento.
«Mark» lo presi dolcemente per i fianchi, controllando me stesso in un modo tale che solo il sentimento che mi legava a lui avrebbe potuto farmi fare in quella circostanza così seducente, e lo feci distendere accanto a me, prima che mi provocasse un'erezione solo restando seduto su di me «io voglio davvero fare l'amore con te» capì subito che c'era una parte meno bella, lo lessi nella smorfia dei canini che catturavano il suo labbro inferiore «ma non sono innamorato di te, Mark, non ancora.»
La notizia non lo turbò minimamente: non si arrese, mi piacque, mi intrigò. Si rimise esattamente nella posizione di prima e mi baciò di nuovo:
«Non m'importa» affermò sulle mie labbra
«A me sì. Mark, se prendo qualcosa da te, voglio rendertela» ci metteva altro che mi mettessi a parlare per aforismi e poi eravamo a cavallo
«Non mi importa. Magari se lo facciamo cambi idea» proseguì, accarezzandomi il petto e sentii un fremito partirmi dal collo e scendere fino alle punte dei piedi. Non avevo l'età per resistere a certe tentazioni.
Invertii di nuovo la nostra posizione, riportandomi sopra di lui. Lo baciai, tracciando con il pollice la linea della giugulare fino a toccare la sua clavicola e lo guardai:
«Non lo farei mai, dammi ancora un po' di tempo» gli chiesi e lui sbuffò e si girò, dandomi le spalle. Lo abbracciai ma mi tirò una gomitata: credo che fosse comprensibile.
«Tu non mi trovi abbastanza attraente» mugugnò ed io mi maledissi mille volte solo per averglielo fatto pensare
«Assolutamente no, ogni singola cellula del tuo corpo trabocca di eros per me» lo strinsi e lui inspirò forte
«Certo, ma io non ho i pettorali gonfi di Howard, non un bicipite, non un singolo muscolo come il suo, niente barba, non sono...»
«Che palle, Markie, ma se volevo Howard andavo a farmi scopare da lui, o no? Rimarrai complessato per tutta la vita da questa cosa se non la smetti subito» rimase in silenzio, lasciando passare un breve momento. Poi si alzò di scatto dal letto, raccattò le scarpe da un angolo e si fermò per metterle.
«Dove vai?» sospirai, già presagendo il peggio, osservandolo dal letto
«A fare quattro passi, ho bisogno di sfogarmi» rispose tagliente
«Vado io, tu resta qui, almeno ti so al sicuro» mi infilai velocemente un paio di pantaloni e le scarpe e scesi nella hall, dove sarei rimasto fino ad un orario ancora da definire.
Ero riuscito a rovinare le ultime ore che potevamo trascorrere insieme, ero proprio un emerito imbecille. L'avevo combinata davvero grossa stavolta. Ma che potevo fare? Non volevo dirgli una bugia! E se poi non funzionava? Non volevo che pensasse male di me, che credesse che l'avevo ingannato, che l'avevo usato e tutte le peggiori cose che si vanno a ricordare quando una storia finisce, per un motivo o per un altro.
Ero davvero convinto che quella fosse la scelta più adatta, avrei conservato quelle sensazioni, quelle emozioni, quei sentimenti, per dopo, e allora il momento sarebbe stato ancora più bello e non se ne sarebbe pentito neanche lui, non si sarebbe dispiaciuto neanche di aver aspettato. Sarebbe stato bene, si sarebbe sentito felice.
«Se lo fai soffrire ti rompo le ossa una ad una e poi ti seppellisco vivo» la voce di Gary, comparsa improvvisamente alle mie spalle, mi fece sussultare. L'unica cosa che mi aveva consolato della sua minaccia era il fatto che non ero l'unico a premeditare pensieri di morti violente per coloro che si avvicinavano a Mark. Si lanciò sul divano, sedendosi accanto a me e concluse con un seccato, ma divertito «hai capito?»
Annuii con un cenno del capo. Volevo chiedergli che cosa ci facesse nella hall a quell'ora, ma avrebbe potuto farmi la stessa domanda e se solo avesse saputo che Mark era al piano di sopra a piangere per colpa mia mi avrebbe eliminato seduta stante, quindi preferii farmi gli affari miei.
Gary sembrava stranamente di buon umore. Forse aveva avuto l'ispirazione per qualche nuova canzone o, semplicemente, si era rassegnato e la cosa gli aveva tolto un bel peso dal cuore. Beato lui, io invece avevo il terrore di aver appena rovinato tutto, e soprattutto di cosa stesse combinando l'altro in camera.
«Gaz, perché non ti sei fatto avanti?» azzardai allora, almeno avevo qualcuno con cui trascorrere il tempo, visto che eravamo lì a fare salotto
«Perché me ne sono accorto troppo tardi» si lamentò, accavallando le gambe e adagiandosi sullo schienale «quando ho visto che non essere più al centro delle sue attenzioni mi frustrava, ho iniziato a capire» fece un gesto di approssimazione con la mano «capire, non l'ho capito neanche adesso a dire la verità...» rise chiassosamente dei suoi impicci sentimentali-ormonali «c'era poco da capire, ad ogni modo: lui era già preso da te» mi sembrava che stesse parlando di ere precedenti e invece non era passato neanche un mese «è successo tutto troppo in fretta, la paura del rifiuto, la rabbia che sfogavo mortificandolo ogni singolo giorno. Ho sbagliato su tutte le linee con lui» si rammaricò. Guardò davanti e si grattò un sopracciglio.
«Sai come è fatto Markie» lo consolai, dandogli una pacca sulla spalla «Ti ha già perdonato, anzi, probabilmente non è mai stato arrabbiato con te» spiegai, esponendo ad alta voce il mio pensiero in merito al carattere di Mark
«Andiamo a prendere qualcosa da bere?» propose, alzandosi con l'agilità e la prontezza di un bradipo, addirittura sbadigliando. In realtà non volevo allontanarmi dalla hall, se fossi rimasto lì, avrei saputo se Mark si fosse allontanato dall'albergo, ma non potevo negare una bevuta a Gary dopo tutto quello che era successo. Comunque avevo fiducia in Mark, non avrebbe fatto una mattata solo perché non avevo voluto fare l'amore. Aveva vent'anni, ma non era così stupido e non avrebbe voluto che stessi in pensiero per lui.
Passai con Gary un'oretta al bancone del bar a chiacchierare di tutto, del nostro prossimo album, degli impegni, della vita che ci aspettava, sembravamo due amici di vecchia data che si sbronzavano ad un pub durante una rimpatriata.
Quando suonarono le tre del mattino risalimmo insieme, aspettai che lui entrasse e poi aprii anch'io, inconsapevole di come avrei trovato Mark. Non accesi la luce, mi feci bastare lo spiraglio lasciato dalla porta e quella che entrava dalla finestra che aveva lasciato aperta. Il cucciolo era rannicchiato in un angolo del suo letto e la stanza era un vero disastro. Doveva aver avuto parecchi impulsi di rabbia, una delle sue famose crisi isteriche. Aveva scaraventato a terra il posacenere e il bicchiere del bagno, facendoli in mille pezzi e i suoi vestiti erano sparsi dappertutto (pensare la precisione con cui li aveva piegati). Se un tornado fosse passato di lì avrebbe fatto meno danni.
Mi tolsi le scarpe per non fare rumore, poi feci il giro della stanza, saltando qua e là tra i suoi oggetti sparsi, fino ad arrivare di fronte a lui, che se ne stava con gli occhi chiusi stretto al cuscino.
Mi chinai sul piccolo corpo, per guardarlo meglio. Aprì gli occhi gonfi e si coprì il viso con la coperta, girandosi dall'altra parte. Mi sedetti sul lato del letto che non occupava, mi tolsi i vestiti e rimasi con i boxer e la maglia a mezze maniche, poi mi infilai sotto le coperte.
«Vai nel tuo letto» brontolò
«Piccoletto, avevo voglia di dormire con te, ma hai fatto tutto questo casino, adesso non posso più avvicinarli»
«Non chiamarmi piccoletto, stronzo»
«E tu non chiamarmi stronzo»
«E' quello che sei»
«Anche tu sei piccoletto!» non rispose, si limitò ad allontanarsi di qualche centimetro da me
«Ad ogni modo ho deciso di dormire qui con te stanotte: mi faresti una cortesia se non cadessi di sotto» in realtà non credevo si sarebbe fatto male in quel caso, visti gli ammassi di vestiti che ricoprivano tutto il pavimento, ma era sempre meglio non rischiare. Visto che non accennava a spostarsi, feci leva con le braccia verso di me. Pessima idea. Il suo sedere ebbe una lieve colluttazione con il mio pene, cioè diciamo proprio che ci si strusciò, ed io vidi le stelle. Se l'avesse saputo, si sarebbe arrabbiato da morire.
«Con chi eri?» borbottò ed io ridacchiai. Mi aveva aspettato sveglio e mi doveva aver sentito chiacchierare nel corridoio.
«Con Gary. Non hai riconosciuto la voce?»
«No, non stavo ascoltando» come no. Ahah.
«Peccato, parlavamo di te»
«Ah, sì? E che cosa gli hai detto? Che ho provato a saltarti addosso, ma che mi hai rifiutato?»
«Lui di certo non avrebbe indugiato» risposi, un po' seccato, riflettendo su quanto quello avrebbe potuto infastidirmi «aveva una cotta per te. Quindi come vedi, non sei poco attraente. Hai fatto diventare gay ben due uomini, non è roba da tutti i giorni»
«Io so di essere attraente» affermò con tono così sicuro di se che quella consapevolezza fece quasi vacillare la mia «ma evidentemente non abbastanza per te» e con quello pose fine alla conversazione, mettendo un enorme punto tra me e lui.
«Non dire quel nome, ti prego» lo scongiurai
«Non lo dirò, ho trovato un eufemismo, un nome in codice per parlare di lui»
«Ah sì? Sentiamo...»
«LoScopaTutto» *
Non potei evitare di sorridere, pensando a quell'appellativo e a come sarebbe stato felice Howard di saperlo.
«Insomma, hai intenzione di darmi il culo tutta la sera?» sussurrai nel suo orecchio, abbracciandolo più stretto e lui allora si voltò di scattò stringendosi ancora di più a me, con una malizia che mi lasciò senza parole e mormorò, ad un passo dalle mie labbra:
«Il pacco non lo vuoi, il culo non lo vuoi, Jay, io non so più che cosa devo fare con te» in quel momento li desiderai entrambi, giuro, ma ormai avevo preso la mia posizione e avevo intenzione di portarla avanti fino alla fine, anche se mi costava un sacrificio enorme.
Dopo un po' che si lamentava si addormentò chiuso nel mio abbraccio. Aveva bagnato la maglietta con qualche lacrimuccia e per quanto fossimo abbracciati, si era attorcigliato intorno alla coperta ed io ero rimasto senza.
Pensare che avrei dovuto dormire una settimana senza di lui, già mi spezzava il cuore.


* ringrazio Ommioddio dalla punta dei capelli a quella dei piedi per aver tirato fuori questo soprannome. Il copyright va tutto a lei *-*


Ragazze stanotte ho sognato Mark, o meglio, ho sognato di essere Emma XD di conseguenza questo capitolo è tutto per voi muahahah xD xD


@ LizB: dentro di me, vedo tutt'ora Mark come un bambino, non so perché. Basta che non lo sappia perché potrebbe essere mio padre, quindi è meglio che non lo venga a sapere. Immaginandolo come un bambino vedo in lui quella naturalezza nel volersi liberare dei pesi, nel dire le cose come stanno, e in effetti mi rendo conto che alle volte i suoi comportamenti sembrano quelli di un cucciolo di due anni ò__ò in realtà non voglio fare spoiler ma il finale mi farà venire delle carie spaventose, quindi anche voi azzerate i dolci! Ahah grazie per la recensione

@ Barlowen: hai ragioneeee ò___ò ma pensa che questa l'ho già finita! Ok, cercherò di contenermi e aspetterò domani mattina anziché di aggiornare stasera XD dai a questo giro recupero un po' di punti, ho inserito qualche rivelazione Barlowen di Gary, no?

@ Ommioddio: a parte il fatto che amo l'appellativo che mi hai dato e pure quello che hai dato Howard XD sto sinceramente pensando di cambiare nome e scrivere «fottutissimogeniomeleficodiommioddio» XD XD XD XD XD e questo capitolo è tutto dedicato a te con tanto di ringraziamento nelle note ;) io dico sì all'orgettaacinque, ci penserò su ;)

@ True Jewel: ti ringrazio sei sempre gentilissima con me *___* mannaggia, oggi metto un capitolo solo se no Barlowen mi spella ihih però sul LJ sono già avanti xD mi manca un capitolo solo lì ahah grazie ancora per la recensione!

@ annam00n: la storia del paralume, mi vergogno tremendamente a dirlo, ma tanto non mi conoscete (o forse sì xD o.o) che è una cosa autobiografica. Sì lo ammetto è un termine che ho inventato io in un contesto più o meno simile XD XD XD XD

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Capitolo 7
*** Vacanze fuori programma ***



A volte non riuscivo ad immedesimarmi nella mente degli adulti.
Tornavo a casa per una settimana e loro decidevano di portarmi in vacanza.
Apprezzavo il tentativo di farmi rilassare, ok, ma diavolo, viaggiavo trecentosessanta giorni l'anno, quella settimana di festa dovevano per forza portarmi dall'altra parte del mondo?
A me sarebbe bastato avere un po' di cucina casalinga, vedere mamma che mi spolverava la stanza e stirava i vestiti, Justin che faceva i tiri a canestro di fronte al garage, mio padre che tornava da lavoro stanco morto la sera, dormire nel mio letto che pendeva un po' verso sinistra e magari fare qualche lunga chiacchierata al telefono con Mark.
E invece no.
Andavamo a fare una bella vacanza alle Canarie.
Non so se la presi peggio io oppure lui.
La cosa che mi scocciava più di tutto questo era che avevo programmato, nel mio cervello calcolatore, di fare una fuga amorosa di un giorno con Mark in qualche posticino tranquillo dove non saremmo stati assediati (anche se dovevo ancora pensare a quale fosse questo posticino, ad averne conosciuto uno mi ci sarei trasferito per il resto della mia vita). Meno male che a lui non avevo detto niente di tutto ciò: sarebbe stato bruttissimo dovergli poi dare buca oppure ritrattare le mie intenzioni e lui avrebbe accusato il colpo ancora di più.
Appena arrivai, lasciai i miei bagagli nel bungalow insieme a Justin. Lui andò subito in spiaggia, io invece mi piazzai al telefono. Dovevo chiamare Mark, dirgli che ero arrivato, volevo sapere del suo viaggio, e avevo voglia di sentire la sua voce.
Mi rispose sua madre, dicendomi che era in camera e che me lo chiamava subito.
«Markie!» strillò la donna «C'è Jason al telefono!»
«Jason?» sentii Mark, lontanissimo, poi dei passi veloci, un tonfo. Sua madre gridò qualche cosa che non riuscii a sentire e la voce di Mark risponderle «Sì, mamma» stavolta molto più vicino alla cornetta.
«Jay?» chiese
«Markie?» risposi «Sei caduto per le scale?»
«No!» esclamò, come se lo avessi accusato di alto tradimento di fronte alla Regina Elisabetta
«Si, vabeh, in realtà sì, stavo correndo per le scale e ho fatto un capitombolo allucinante. È che avevo voglia di sentirti...» quanto risultava facile da dire, con una cornetta tra di noi. Quanto era più semplice.
«Anch'io Mark. Com'è stato il viaggio?»
«Ah, lo sai.... come al solito! Assedi, foto, ragazze» brontolò «Dai, raccontami di lì, come è?»
«Caldo» mi lamentai, poi decisi di giocare un po' «però è pieno di donne fichissime, dovresti vederle, hanno dei meloni da paura» poi rincarai un po' la dose «Perché gli uomini? Hanno dei bicipiti che in confronto Howard è un canarino, ce n'è uno proprio ora che mi sta facendo un massaggio, dovresti sentire, è una meraviglia» lo ammetto, tirare in ballo Howard fu una cattiveria bella e buona, ma ero troppo curioso di sapere se era ancora un po' geloso di me. La sua risposta fu un secco:
«Ah» segno della mia vittoria a tavolino
«Oh, Markie!» esclamai
«Che c'è?» rispose, un po' offeso
«Dai, stavo scherzando! Non sono ancora sceso in spiaggia, non lo so! La prima cosa che ho fatto appena sono arrivato è stata chiamarti» sentii un rumore, come se il suo respiro dall'altra parte si fosse spezzato
«Davvero?» chiese improvvisamente più pimpante in un impeto di voce
«Sì» ammisi, gongolandomi in un sorriso da ebete
«Senti vorrei davvero stare qui con te a chiacchierare, ma ho la sensazione che mi mamma stia origliando e la cosa proprio non mi va» mormorò
«Ok» sbuffai «quando possiamo risentirci?» tamburellai le dita sulla cornetta
«Dopo cena, quando guardano la tv, ok?» propose
«Ok» aspettai un secondo, poi temetti che fosse troppo tardi, che avesse già attaccato la cornetta «Markie?» chiesi a bassa voce, sperando improvvisamente che non ci fosse davvero più
«Sì?» disse la sua voce, prima lontana, poi vicinissima
«Mi manchi»
«Anche tu»
«A stasera»
«A stasera»

In realtà non andai in spiaggia quel pomeriggio. Feci un giro per il villaggio turistico, che era un vero buco, ed entrai in un curioso negozietto che vendeva souvenir. C'erano un sacco di cose carine: comprai per Mark una collana con le conchiglie da fighetto, e poi un bracciale di pelle intrecciata, uguale ad uno che avevo preso per me. Passai tutto il giorno a non aspettare altro che l'ora di cena, sperando che trascorresse in fretta almeno quella.
Il buffet era internazionale, ma niente di quello che c'era su quel tavolo mi pareva mangiabile.
Per molti versi, avrei voluto rinascere Gary.
Avevo bisogno di un fast food, e in fretta. La mia alimentazione passò immediatamente in secondo piano quando mi accorsi che erano già le otto e mezza. Purtroppo a cena qualcuno tra gli altri ospiti mi aveva riconosciuto, così avevo passato tutto il tempo a fare da special guest, mentre gli animatori cercavano di coinvolgermi nei loro giochi.
Corsi nel bungalow, cercando di liberarmi della folla che mi si era radunata intorno, e subito chiamai Mark. Rispose lui, che tenero. Credo che stesse aspettando in piedi di fronte al telefono perché l'apparecchio non fece neanche uno squillo completo prima di farmi sentire la sua voce.
«Dovresti vedere» annunciai abbastanza soddisfatto «ti ho preso delle cosine carinissime»
«Sì? Che cosa?» domandò curioso, sembrava felice
«Beh, non posso dirtelo, sono sorprese, le vedrai quando tornerò»
«Uff... e com'è? Ci sono le ragazze con i meloni da capogiro?»
«Non molte» scherzai «Però domani vado a farmi fare i massaggi con mamma, ti farò sapere come sono i massaggiatori» risi
«Jay» sospirò ed io sentii già una fitta al cuore «forse dovremmo smetterla con tutto questo»
«Mark che stai dicendo?» non mi voleva più, non voleva più stare con me
«Abbiamo una settimana, così possiamo mettere a posto le idee, riprendere a guardarci come prima con ancora un briciolo di rispetto, e ripartire come sempre, con tutti gli altri, lunedì prossimo» ogni singola parola, ma no, che dico, ogni singola lettera, era un pezzo di me che moriva, un ricordo di noi che scompariva, un dolore che non mi uccideva, perché doveva lasciarmi in vita a soffrire.
«Mark, è perché non ho voluto fare l'amore con te? Se è questo che vuoi, parto immediatamente e ti faccio vedere io. Posso farti venire anche solo parlandoti al telefono» azzardai. Ero arrivato allo stadio del sesso telefonico per riavere con me il mio uomo? Beh, si poteva sperimentare. No, anche basta con gli esperimenti. Mi avevano cacciato in un po' troppi guai nell'ultimo mese, e poi non ero il Mago Silvan.
«Ma no Jay è che... Jay, non può funzionare, io e te, è solo uno sbandamento momentaneo, ti stancherai di me» questo era impossibile, era impossibile che succedesse e soprattutto era impossibile che lo pensasse davvero
«Meno di una settimana fa mi hai detto che mi amavi. È cambiato qualcosa per te?»
«No»
«E allora aspettami, prendo il primo volo vengo da te e ne parliamo con calma. Non ho intenzione di lasciarti andare» sicuro! Era pieno di voli a quell'ora, pronti a partire per Jason Orange. Dopotutto, ero pur sempre Jason Orange! Bastava mettere mano al portafogli. Sì, e poi sarei rimasto bloccato in aeroporto per tutta la notte a Madrid.
«Ok, Jay, mi hai convinto, davvero, non importa» allora tirai un sospiro di sollievo, ma non ero io ad essere convinto adesso. Perché aveva avuto dei dubbi?
«Come diavolo ti è passato per l'anticamera del cervello di dirmi una cosa del genere proprio ora che mi trovo a chilometri di distanza? Sei veramente uno stronzo Markie»
«Già, hai ragione, scusa Jay, ma non lo so che mi è preso, mi sentivo uno schifo senza di te» piagnucolò
«Beh perché pensi che io sia qui a divertirmi? Volevo passare le vacanze con te» ancora quel rumore del respiro che si interrompe
«Mi dispiace Jay, davvero»
«Non dire mai più una cosa del genere. Ho ancora le palpitazioni» esagerai, però avevo sentito davvero andare tutto in mille pezzi quando aveva detto quella cosa. I peggiori due minuti che ricordassi in tutta la mia vita fino ad allora. Mi ero sentito letteralmente perso e non avevo avuto il tempo di realizzare che cosa ne sarebbe stato di me senza di lui. Se me l'avesse detto e mi avesse attaccato la cornetta in faccia, probabilmente sarei andato nel panico più totale. Non riuscivo a capire che cosa avrei fatto, ero così preso mentalmente da lui adesso, se mi avesse scaricato, avrei fatto bene a lasciare il gruppo probabilmente.
«Insomma che hai fatto oggi?» meglio cambiare argomento
«Niente di che»
«Non entrare troppo nel particolare, mi raccomando» lo punzecchiai, distendendomi sul letto e reggendo la cornetta con la mano sinistra
«E' venuto a trovarmi Gary»
«Gary?!» strillai, tanto che credetti mi avessero sentito pure sulla luna. Gary, quel maledetto. Lo sapeva, ed io dovevo immaginarmelo che avrebbe attaccato proprio mentre io lasciavo la linea incustodita. Mi aveva convinto di non essere più pericoloso solo per farmi partire inconsapevole. Dovevo sapere quanti punti avevo perso «E che è venuto a fare?» cercai di ricompormi, indossando un tono pacato a sufficienza da rendermi credibile, che si opponeva totalmente all'urlo di prima.
«Niente di che, siamo stati un po' insieme...» soli, nella sua stanza, lui e Gary. Mark che balla. Gary non resiste. Ecco perché Mark aveva avuto tutti quei dubbi, ecco perché sembrava così insicuro. Quel Gary... ma me l'avrebbe pagata. L'avrei ammazzato una volta tornato in Inghilterra, poi gli avrei tagliato la testa e l'avrei portata a Mark come pegno. L'avrei fatta imbalsamare e l'avremmo tenuta come trofeo sopra il caminetto in salotto, per guardarla le sere d'inverno e farci due risate.
«Quanto insieme?»
«Beh, insomma, il giusto...» il giusto per fare cosa? Markie, mi stavi uccidendo, cazzo se era successo qualcosa avresti dovuto dirmelo, e subito.
«Markie, è successo qualcosa che devi dirmi?»
«Ecco, ad un certo punto...» ad un certo punto... ad un certo punto? Lo avrei ammazzato, lo avrei ammazzato. Era andato lì per consolarlo della mia assenza e poi alla fine il trofeo l'aveva portato a casa lui. E questo era uno a zero per Gary, maledizione. «mi ha, insomma, mi ha baciato» panico. Vuoto. Baciare Mark dopo che l'aveva baciato Gary avrebbe potuto farmi rivoltare le budella, ma su quello potevo anche chiudere un occhio. Il dramma era tutt'altro.
«E tu Markie?» mi aspettavo che mi dicesse qualcosa come che lo aveva preso per la collottola e lo aveva frullato fuori dalla finestra senza pensarci un attimo. Pregai per sentire quelle parole.
«Jay, che dovevo fare? Si è avvicinato...»
«Dovevi scansarti! Per la miseria, Markie! Dovevi scansarti! Avresti dovuto tirargli uno schiaffo, un calcio, una ginocchiata nelle palle, poi prendere l'abat-jour e colpirlo alla testa ripetutamente» e vai che partiva il delitto passionale.
«E quando era morto nasconderlo sotto il letto?» rise «Ma dai, Jay, tutta questa violenza non è da te» in effetti, aveva ragione. Però mi era salita una quantità enorme di sangue al cervello, e poi detestavo il fatto che qualcuno si fosse avvicinato a lui senza il mio permesso e quello che odiavo ancora di più era la sua non presa di posizione in questa faccenda. Rimasi in silenzio a rimuginare un altro po', temendo che dopo il bacio ci fosse stato dell'altro, di peggio.
«Jay?» mi chiamò la sua voce «Sei arrabbiato?» se ero arrabbiato? No! Ero furibondo, inviperito, infuriato. Ero letteralmente fuori di me. Avevo preso a camminare avanti e indietro trascinandomi dietro non solo la cornetta, ma anche il telefono vero e proprio. Se non mi fossi dato una calmata avrei rischiato di staccarlo dalla presa.
«No, Markie...»
«E allora perché hai quella voce mogia?» ma era scemo? O lo stava facendo di proposito?
«Markie ma cosa pretendi, che sia felice?»
«No, però, insomma... cioè, non sono stato io a baciarlo!» si giustificò
«Dai, ma cazzo Markie, dovevi prendere una posizione!»
«Ma l'ho presa» rise. Markie cosa stavi cercando di dirmi? Stava rischiando di brutto che andassi lì e ammazzassi anche lui! Ma perché mi aveva fatto quello poi? Per ripicca, perché io ero andato in quell'angolo remoto del mondo e lui non era con me a controllarmi? O era perché ancora non gli avevo detto che lo amavo? Beh, aveva ragione anche lui, forse stavo tirando un po' troppo la corda. Anche lui aveva pur bisogno di qualche certezza in tutto quel casino. Ho capito però addirittura andare a letto con quel manichino biondo che non faceva altro che prenderlo a calci in bocca, per la gelosia, certo, ma ad ogni modo non faceva altro che prenderlo a calci in bocca! Però come facevo a non perdonarlo? Allo stesso tempo però avrei voluto gettarlo in un pozzo e tenercelo recluso per un po', poi andarlo a riprendere quando avrei ritenuto che la punizione fosse durata abbastanza.
«Jay, stai pensando a come uccidermi?» aprii gli occhi di scatto. Adesso mi leggeva pure nel pensiero. Ero proprio fritto. Non potevo sgarrare, proprio no. «Jay, cavolo, ma era uno scherzo! Dai, ma ti pare che Gary viene fino qui per baciarmi? Su, stai un po' con i piedi per terra! Mi rendo conto che sei nel paradiso terrestre, lì, senza di me, ma sii realista» stava ridendo di gusto, alle mie spalle per giunta. La sua voce cristallina era come il suono delle campane la domenica mattina nella chiesa vicino casa mia. Mi parve di tornare indietro nel tempo, quando mia madre vestiva me e Justin nello stesso modo e tutti ci guardavano con adorazione. Strappò un sorriso anche a me. Stava continuando a ridere a crepapelle sempre di me. La cosa, tuttavia, non mi infastidì più di tanto, perché era troppo il sollievo che avevo provato e la gioia così forte che avrei preso mio fratello e gli avrei chiesto di andare a fare un bagno nudi a largo della costa per dirgli che ero omosessuale e che non mi importava molto di tutto il resto.
«Testolina!» imprecai «Mi hai fatto perdere vent'anni di vita!» lo rimproverai, cercando di mantenere, almeno sul finale, un po' di dignità. Credo che quello sforzo, che portavo avanti dall'inizio della nostra conversazione telefonica, mi stesse solo rendendo ancora più divertente ai suoi occhi.
«E' stato bello...» disse un po' impacciato «insomma, vedere che sei almeno un po' geloso...»
«Un po' geloso dici te? Un po' geloso? Stavo premeditando un pluriomicidio!» rise di nuovo.
Era troppo felice, così divertito che non mi sentii in colpa neanche un secondo per aver pensato di volerlo uccidere. Se la stava ridendo di gusto alle mie spalle, il piccoletto.
«Aspetta che torni e vedrai... per ogni risata che ti stai facendo ti darò un bacio, e visto quanto stai ridendo la mia previsione è che soffocherai»
«Mmm» mugolò, e quel suono mi fece scendere il sangue dal cervello al bassoventre tutto in un colpo «questo è molto intrigante. A dirti la verità non sono sicuro che riuscirò ad aspettare il tuo ritorno» ridacchiò «ho già una voglia matta di baciarti» dopo il mugolio e questa dichiarazione era sicuro che quella notte avrei sognato Mark.
«Anch'io Markie. Non vedo l'ora di tornare»
«Senti, ma è vero che puoi farmi venire solo parlando al telefono?» sogghignò con un'aria sensualissima. Sapevo che quella frase mi avrebbe condannato per il resto della mia vita, ma quando l'avevo detto ero veramente intenzionato a farlo. Per una nobile causa, tra l'altro.
«Possiamo lavorarci, argh!» ammiccai
«Jay?» la voce di Justin, alle mie spalle, mi fece gelare il sangue nelle vene «E' possibile che devi fare il porco anche al telefono, mio Dio?» Mark, che evidentemente aveva sentito tutto, scoppiò di nuovo a ridere. Secondo me c'era una cospirazione. «Siamo tutti fuori a divertirci e tu te ne stai qua dentro con una centralinista erotica? Sei proprio squallido» pensai a Mark nei panni di una centralinista erotica e la cosa, oltre a farmi ridere, mi causò una piacevole sensazione di brivido sul fondo della schiena
«Hai sentito? Ha detto che sei una centralinista erotica» ripetei al ragazzaccio dall'altra parte della cornetta
«Sei tu quello che ha promesso di farmi venire al telefono» replicò ridendo. Justin se ne andò sconsolato, forse un po' schifato, scuotendo la testa.
«Mark, con chi stai parlando?» chiese una voce femminile di sottofondo e lui rispose, da vero furbetto:
«Con nessuno, mamma, stavo ridendo da solo!»
«Ah sì, eh?» gli rinfacciai «E quindi io sarei nessuno e tu stavi ridendo da solo piccolo porcellino pervertito»
«Tutte queste allitterazioni ti manderanno il sangue al cervello, Jay» ridacchiò «Dai, meglio chiuderla qui per stasera. Mi fanno male gli addominali» ammise
«Allora ti chiamo domani mattina» replicai
«Ma c'è mamma, Jay»
«Non m'importa»
«Ah, fai come ti pare!» si rassegnò, ma capii che era felice di sentirmi.
«Buona notte Markie, ti voglio bene, ci sentiamo domani»
«Buona notte Jay, ti amo» e detto questo non sentii più niente.
Fermo sul letto, guardai il mio riflesso nello specchio della porta: avevo un'immagine così rilassata, mi sentivo sereno, anche se ero così tanto distante da lui.
Andai a farmi una bella doccia (fredda), poi mi stesi sul letto e mi rimisi a pensare a tutto quello che stava succedendo a me, a lui, a noi, e anche a Gary. Stavo iniziando a pensare un po' troppo a Gary negli ultimi frangenti. A dire tutta la verità pensai anche ad Howard e mi dispiacque un po' per Robbie, l'unico a cui non avevo ancora pensato. Neanche una donna nel mio cervello.
Mi girai nel letto, stendendo il braccio sulle coperte e sussultai, rendendomi conto di essere solo.
Eh, sì. Il dramma con cui dovetti convivere durante tutta la vacanza fu il dormire da solo, o meglio, il dormire senza Mark. Il suo fantasma aleggiava nell'aria, ma la sua presenza fisica mi mancava. Justin non russava, ne si alzava per andare a fare pipì, quindi non era neanche di compagnia. Sentivo solo il rumore del mare sulla spiaggia, come se la mia anima stesse andando alla deriva e l'innegabile desiderio di andare via di lì.
L'innegabile desiderio di essere con lui.

Non capisco per quale diavolo di motivo mi inserisce l'interlinea dove non glielo dicoooo ò__ò Argh, ad ogni modo, pace xD

@ LizB: Grazie Liz *-*

@ Ommioddio: l'autrice sta seriamente pensando di cambiare nome. Penso che lo farà al termine di questa storia. Dì la verità, tu lavori all'ufficio anagrafe del tuo comune vero? XD Ci sarà spazio anche per questo soprannome di Mark suppongo, ad opera di Howard. Credo di iniziare a provare qualcosa per lui ahah l'orgettaacinque è in programma per la prossima storia muahahha

@ CheNeSo: sono felice nel caso davvero ti avessi svoltato la giornata =) penso che aggiornerò di nuovo dopo pranzo (prima e dopo i pasti, penso troppo a Gary ultimamente ahah) ;)

@ Barlowen: Il capitolo ti è piaciuto solo per la dichiarazione di Gary vero? XD XD XD XD Credo che andando avanti il tuo astio verso di me si quintuplicherà ;)

@ True Jewel: Per tutte coloro che sperano nel sesso nelle mie storie... dovrete aspettare ò__ò figuratevi mi vergogno un sacco a scrivere queste cose ._. ihih no scherzo, però vi terrò sulle spine per un po' ihih beh, deve essere una cosa speciale, no? Intanto accontentatevi dei miei doppi sensi a gogò XD XD XD XD XD grazie per la rec ;)

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Capitolo 8
*** Le fotografie ***



Bilancio delle vacanze: positivo.
Al settanta per cento, almeno.
Era andato tutto liscio, escluso il trenta per cento perché Mark non era con me (di questo totale trenta percento, un tre per cento mi era derivato da un ammonto sul conto corrente di non so quante sterline di chiamate internazionali).
Mia madre, che si era subito accorta che qualche cosa non andava, aveva scoperto tutto, anche se non ero entrato nel dettaglio con lei. Diciamo che sapeva che mi vedevo con qualcuno e che ero abbastanza preso. Che questo qualcuno fosse un uomo e che si trattasse proprio del piccolo Mark, lo ignorava. Si era messa a fare un sacco di domande imbarazzanti, ma avevo risposto in modo vago. Poi probabilmente era convinta di aver parlato con Justin tutto il tempo, quindi non correvo rischi.

Dovevo incontrare Mark, e anche gli altri, ma in misura maggiore Mark, in un hotel di Madrid, che non era neanche tanto lontano da dove mi trovavo io, ciò nonostante arrivò prima lui di me.
Fu una bella sorpresa, visto che credevo che sarei stato il primo, anche se speravo di nascondere i pacchettini in giro per la stanza per farglieli trovare e questo piccolo effetto ovviamente saltò. Si, lo so che la caccia al tesoro romantica faceva molto anniversario di fidanzamento, ma volevo sorprenderlo in qualche modo!
Aprii la porta della stanza e trovai lui chino sulla sua valigia a cercare chissà che cosa. Si sollevò, mi guardò, e non appena l'informazione «Jason è sulla porta» passò dalle sue pupille al suo cervello, quindi in un attimo, mi saltò praticamente in collo, tanto che la valigia mi cadde di mano e dovetti fare uno sforzo impossibile per non cadere e non far cadere lui.
Suppongo che fu questo a compromettere la mia carriera di ballerino.
Mi trascinò dentro, chiuse rapidamente la porta e subito mi baciò. Era felice di vedermi, ma di sicuro io lo ero di più perché mi sentivo stordito dalla sua presenza. Mi sembrava che stesse riempendo tutta l'aria intorno e che non ce ne fosse più da respirare.
«Ma che hai fatto?» chiese guardandomi prima da lontano e poi di nuovo da vicino, piegando la testa su di me
«Che ho fatto?» gli feci eco
«Hai un mega succhiotto sul collo!» esclamò, tirandomi una spintarella. Un altro dei suoi scherzi.
«Sarà lì da almeno una settimana allora, me l'avrai lasciato te» dissi, prendendolo per i fianchi e spingendolo verso il letto. Il suo viso si illuminò di un bellissimo sorriso. Devo ammettere che per sicurezza, dopo, quando fu andato in bagno, controllai di non avere niente. Che figura, se fossi andato tutta la settimana in giro con quel segno sul collo!
«Però hai le labbra tutte screpolate. Consumate. Ti devi esser dato un bel da fare laggiù eh?»
No, mi dispiace caro il mio Markie.
«Si sono screpolate perché è da una settimana che non baciano le tue» gli risposi e lui rimediò subito.
Si alzò e frugò nella sua valigia. Ne estrasse un piccolo stick bianco. Si inginocchiò accanto a me e lo stappò. Fece roteare la base e ne uscì del burro di cacao. Si avvicinò per darmelo, ma io indietreggiai.
«Hei, fermo, fermo! Sai che lo fanno con lo sperma dei maiali? Non ho intenzione di spalmarmi sperma di maiale sulle labbra!» esclamai, cercando di proteggermi e lui rispose di tutto punto:
«E neanche di baciare un ragazzo super carino che si è appena spalmato sperma di maiale sulle sue labbra?» si distese sul letto e passò lo stick sulle sue labbra con aria sufficientemente sensuale da far sembrare la cosa effettivamente più invitante.
Catturai le sue labbra in un bel bacio e lui mi strinse forte. Avevamo un bel po' da recuperare. Prima però volevo che vedesse i miei regali. Allora forse la sua gratitudine sarebbe stata ancora maggiore.
Mi sollevai dal letto e lui piagnucolò. Appoggiai la valigia, che era rimasta accantonata per terra dopo essere caduta, ad una sedia e la aprii, tirando fuori i due pacchetti un po' stropicciati. Se li avessi fatti io sarebbero stati anche in condizioni peggiori, quindi era meglio che si accontentasse. Dopotutto è il pensiero che conta, o no?
Mi inginocchiai sul letto e glieli porsi, sedendomi di fronte a lui.
«Per me?» disse con due occhi che sembravano un albero di Natale da quanto luccicavano
«Grazie!» esclamò, anzi, strillò e mi stampò un bacio sulle labbra, prima di precipitarsi ad aprire il primo pacchetto.
«Prima di ringraziarmi, controlla se ti piace» replicai, guardando con aspettativa la sua faccia mentre lo scartava. Dopo essersi aperto un piccolo varco nella carta, sbirciò dentro la piccola busta e diventò rosso come un peperone.
«Ma che mi hai preso un frustino? Sei proprio un porco Jason, ha ragione tuo fratello» disse, tirandomi una botta sul braccio. Diventai paonazzo. Oddio, ma che aveva incartato quel tipo? Gli strappai letteralmente il pacchetto di mano e ne verificai il contenuto. Se era un frustino potevamo provarlo subito! Quel pensiero lascivo abbandonò immediatamente la mia mente quando mi resi conto che si trattava, effettivamente, del bracciale, uguale al mio.
«Ma che frustino e frustino, Markie! E' un bracciale! E' possibile che stai sempre a pensare a queste cose?»
«Beh, c'era la pelle intrecciata, è stata la prima cosa a cui ho pensato! Guarda che poi è colpa tua se sto in bianco da così tanto tempo» bofonchiò, con un'aria un po' offesa. Perché cosa credeva che io non avessi passato l'ultima settimana a svegliarmi con un palo in mezzo alle gambe?
«Vieni qui» gli dissi, con un tono un po' romantico, dandogli un bacio sulla tempia. Presi il piccolo polso e ci strinsi il braccialetto. Infine gli mostrai il mio. A questo punto dalla modalità albero di Natale i suoi occhi passarono a quella fuochi d'artificio. Almeno l'avevo reso felice.
«Chebellochebellochebello» ripeté tutto d'un fiato, continuando a guardarsi il polso con la stessa foga di una donna con un anello al dito «grazie!» disse di nuovo dandomi un altro bacio. Gli piacque anche la collana con le conchiglie, ma il bracciale rimaneva il suo preferito.
Qualcuno bussò alla porta.
Mark si alzò e saltellò fino alla maniglia, poi aprì la porta.
«Ciao!» esultò Howard con una vera faccia da cretino stampata sotto la barba. Entrò e si mise comodo sul mio letto, come se fosse a casa sua.
«Ah guarda, c'è loscopatutto sul tuo letto Jay» sbuffò Mark, richiudendo la porta
«Per fortuna non ho interrotto niente» borbottò Howard
«Ah, non c'è pericolo. Per ora il record di unico uomo che è riuscito a scoparsi Jay lo detieni tu» disse irritato, chiudendosi in bagno e sbattendo la porta. Perfetto, no? Tutta la gentilezza di Mark e la sua felicità erano evaporate. Come rovinarsi una bella giornata.
«Hei, odiosonanoribellearrapauomini*!» gridò Howard, tirandosi su. La faccia di Mark quando riaprì la porta del bagno era quella di una belva. Lo puntò e gli saltò addosso, stendendolo sul letto.
«Ripetilo scopatutto! Ripetilo!» disse, battendo i pugni sul suo petto
«Puoi giurarci!» strillò l'altro «Odiosonanoribellearrapauomini!» dopo un po' Howard si stancò di giocare e lo piantò «Dai, che poi Jay si ingelosisce» scherzò, dandogli un buffetto e si alzò dal letto.
Perché avrei dovuto? Ormai non ci badavo più. La gelosia era diventata un sentimento estraneo a me, poiché avevo iniziato ad essere geloso anche di me stesso. Probabilmente avevo ragione: Mark meritava di non appartenere a nessuno.
«Piuttosto, non vorrei apparire scortese, ma com'è che non sei in camera tua?» continuò il più piccolo. Quanto era tenero il mio Mark che segnava il territorio. Howard non rispose. Qualcosa nel suo silenzio mi diede da pensare.
«C'è amore nell'aria» affermò, dopo un po', guardando Mark. Non era di lui che stava parlando.
«Credo di aver voglia di un gelato» si drizzò in piedi «andrò» Howard non ci salutò neanche e sparì nel corridoio, lasciando la porta aperta.
«Ma che gli prende?» chiese Mark
«Aveva voglia di gelato» risposi, facendo spallucce
«Anche io Jay»
«Markie se adesso andiamo a prendere il gelato non possiamo stare insieme»
«Ma se andiamo insieme a prendere il gelato!»
«Sì, ma non posso strapazzarti o sbaciucchiarti se andiamo in un luogo pubblico. E adesso ho voglia di baciarti e coccolarti»
«Anche io la settimana scorsa avevo voglia di fare l'amore ma non è che tu mi sia stato ad ascoltare» fece il sostenuto, infilandosi le scarpe «ad ogni modo io vado a prendere un gelato, tu fai come ti pare» questo benedetto ragazzo. Ovviamente lo seguii e ne fu felice.
Non si accontentò della prima gelateria che trovammo, figurarsi, volle andare nella gelateria più lontana tanto che quasi ci perdemmo.
La situazione stava lentamente sfuggendo al mio controllo.
Non appena entrammo nel locale, mi resi conto che stavo controllando i suoi passi, per evitare che inciampasse. Cavolo, aveva vent'anni! Mark avrà pur saputo camminare da solo! Infatti. Mi sa che era solo un pretesto per fissargli il sedere, e questo non era molto carino da parte mia. Prima mi prese il terrore che chi stava dietro di me lo stesse facendo a sua volta, ma non c'era nessuno per fortuna. Poi iniziai a pensare a tutti coloro che avrebbero potuto fissare il sedere a Mark e mi accorsi che avevo iniziato a guardarmi intorno per controllare che nessuno lo stesse facendo. Se disgraziatamente questo accadeva iniziavano a lanciare sguardi che minacciavano morte. Lui invece camminava tranquillo, elargendo sorrisi a tutta la folla intorno.
«Sì dai, sorridi a tutti, come se io non stessi già facendo abbastanza fatica a controllare la gente che ti sbrana con gli occhi» sussurrai alle sue spalle e lui ridacchiò.
E poi non mi andava che condividesse quella sua smorfietta meravigliosa con tutti, insomma, c'è ancora qualcosa di me lì!
Vogliamo parlare del modo in cui mangiava il gelato? Preferisco evitare. Lo stavano guardando tutti, compreso me, con adorazione assoluta.
Per tornare indietro, visto che ci eravamo persi, prendemmo un bus turistico e una macchina fotografica usa e getta e passammo così il pomeriggio. Da veri romanticoni.
Sì peccato che dovevo stargli lontano venti chilometri, se qualcuno ci avesse visti un po' più vicini sarebbe scoppiato un putiferio mediatico. Beh, non che se mi avessero visto fargli le foto mentre leccava il gelato in un modo sconcissimo avrebbero pensato meglio di me. Di noi.
E non che il porcello si fosse trattenuto, eh! Mi aveva anche coinvolto in uno dei suoi pervertitissimi progetti, chiedendomi di aiutarlo a finire il gelato solo per scattare qualche foto a tradimento e si era fatto cadere di proposito qualche spicciolo affinché glielo raccattassi per fotografarmi mentre mi chinavo.
La sua malizia andava oltre l'immaginabile, ma non credevo fosse sempre così. Lo faceva solo perché mi voleva, per mangiare tutte le mie pedine, una ad una, e finire il suo gioco da vincitore. La sua intenzione era di portare la mia sopportazione al limite, la mia voglia di lui, al limite, all'esasperazione. Come farmi cedere? Ci riusciva ad ogni passo. E alla fine sapeva che avrebbe vinto, alla fine, sapeva che mi avrebbe avuto.
Dopo il primo quarto d'ora, mi addormentai e mi svegliò solo quando fummo arrivati.
Portammo subito le foto a sviluppare in una rivendita proprio di fronte all'albergo, chiedendo se, pagando un po' di più era possibile averle nel più breve tempo possibile. Acconsentirono. Alla faccia del più breve tempo possibile! Ci fecero aspettare un'ora e mezza per averle e tra l'altro non potemmo vederle subito perché c'era Robbie che ci faceva la posta all'ingresso perché voleva andare a cena.
Non aveva tutti i torti, ma Mark non sembrava affatto affamato, sarà stato per via del gelato.
La cena verté tutta su una misteriosa quanto inquietante lettera che Howard aveva ricevuto da due ammiratrici. Mark teneva il pacchetto con le foto nella tasca del giacchetto, appesa alla sedia, e ogni tanto controllava che ci fosse ancora.
Non appena tornammo in camera, scoppiò il putiferio.
Neanche il tempo di chiudere la porta, tentai di sottrarre la busta a Mark, che intanto correva verso il letto, come se quello avesse potuto proteggerlo da me. Mentre cercavo di tagliargli la strada lo scavalcò con un'agilità che non solo mi sorprese, ma mi fece paura, e si precipitò verso il terrazzo. Lo costrinsi tra me e la balaustra. I nostri bacini si urtarono, i nostri visi erano così vicini, i nostri toraci uno contro l'altro. Mark aveva le mani dietro la schiena, gli afferrai il sedere e lo sollevai sul davanzale. L'istinto di baciarlo lottava contro la paura di essere visti da qualcuno.
Strinse le mani alle mie spalle, non per paura di cadere, ma per stringersi ancora di più. Solo allora mi accorsi che non aveva più il pacchetto.
«Cazzo, Mark, l'hai lasciato cadere?» senza allontanarmi da lui, ne mollare la presa, guardai giù dal terrazzo, ma non riuscii a vedere niente. Eravamo troppo in alto.
«Dai, valle a prendere» mi sussurrò maligno, e io, come un emerito imbecille, a correre giù fino al piano terra per andarle a recuperare.
Arrivato sul piazzale non senza fiato, ma quasi, non trovai niente. Controllai palmo a palmo, ogni centimetro di asfalto, ma non c'era niente. Panico.
Se qualcuno le avesse viste? Chi poteva averle prese? Urlai il nome di Mark una o due volte, ma non mi sentì, evidentemente dall'ultimo piano i miei decibel non riuscivano a raggiungerlo.
Corsi di nuovo fino alla nostra stanza, dove sulla porta, trovai la sua foto con il gelato con scritto sopra, con un pennarello:
«All'unico essere vivente che abbia mai detto «NO» a Mark Owen, ti amo» con tanto di autografo. Solo a guardarlo la voglia di dirgli di si e di fare l'amore mi era venuta eccome!
Gli avrei fatto una sorpresa. Staccai la foto dalla porta e me la misi in tasca, poi bussai agli altri.
Mi aprì Gary a torso nudo, che aveva un asciugamano sulla spalla che lo faceva sembrare molto macho.
«Dovresti aprire la porta in condizioni più presentabili» lo rimproverai «una fan ti sarebbe saltata addosso» scherzai. Robbie, che, anche peggio, era in mutande sul letto a saltare, annuì. «Howard è in bagno?» la domanda era lecita
«No, è andato a prendere una granita» prima il gelato, poi la granita, quel ragazzo mi nascondeva qualche cosa.
Aprii la portafinestra e saltai dal loro terrazzo al nostro, visto che erano praticamente attaccati. Giuro che per un attimo passai un brutto momento, saltare nel vuoto all'ultimo piano non è comunque una cosa da tutti i giorni, ma io rimanevo pur sempre uno sperimentalista.
Mark, che se la stava godendo sul letto, dove aveva sparso tutte le foto, fece un salto e sgranò gli occhi. Subito venne ad aprirmi.
«Tu sei pazzo, ragazzo mio, sei proprio pazzo» disse, baciandomi e lasciandomi entrare
«Come diavolo hai fatto?» gli chiesi
«Mentre saltavo sul letto le ho lasciate scivolare sotto e tu non te ne sei accorto» ridacchiò «non hai più i riflessi di un tempo.»
Aveva detto che quella foto se la sarebbe tenuta lui, ma io non pensavo proprio che sarebbe finita così. L'avrei tenuta nel portafogli o in qualche posto segreto.
Ci sdraiammo sul letto e le guardammo tutte con calma, facendoci due sane risate e scambiandoci qualche effusione. C'era una foto che aveva messo da parte, sul comodino. La presi e lui si arrabbiò moltissimo, prima ancora che potessi vederla.
«Lascia, quella è mia» disse con un tono molto serio, cercando di strapparmela di mano, ma mi alzai in piedi e a quel punto non riuscì più ad impedirmi di guardarla. Ero troppo più alto di lui.
Iniziò a saltarmi in collo, strusciandosi contro di me nel tentativo di riprendersela. Era una foto rubata al mio sonno. Mi ero addormentato sulla sua spalla e lui mi stava dando un bacio sulla fronte.
Che dolce. Era una foto stupenda.
«E' bellissima Markie»
«Rendimela!» strillò, come sul punto di una crisi di nervi
«Mmm, quanto sei permaloso signorino» dissi, nascondendomela nella tasca dei pantaloni e abbracciandolo.
Improvvisamente sentimmo dei rumori di colpi violenti contro il muro. Un altro momento romantico stroncato sul nascere.
Io e Mark ci guardammo un po' preoccupati, perché da quella parte c'era la camera di Gary, Robbie e Howard.
«Si staranno vergando» feci la mia supposizione, ma allora iniziarono a partire dei gemiti, forti.
«Sarà loscopatutto» asserì Mark con indifferenza
«Dici che stanno facendo qualche cosa a tre?» lo stuzzicai, facendogli il solletico sui fianchi «Potremmo raggiungerli» lo baciai sulle labbra e lui fece il sostenuto
«No, non potrei mai fare l'amore con Howard. Non sono innamorato di lui» ammise
«Come sarebbe a dire perché non sei innamorato di Howard? Perché degli altri due sei innamorato nanetto?» non rispose, rimanendo totalmente serio. Si alzò e raccolse una foto dal letto:
«Penso che andrò in bagno a masturbarmi con questa tua foto» intrigante il piccoletto
«Comunque tranquillo, questo non è Howard» risposi con malizia, non facendo altro che dire la verità «Howard non geme così forte e poi non ha il vizio di reggersi alla testata quando spinge. Quindi se Howard è il problema possiamo anche raggiungerli, anziché cinque saremo quattro, ma sempre meglio di nulla!» scherzai
«Te lo sai bene eh» rispose Mark e sbatté la porta del bagno così forte che credetti sarebbe venuta giù. Ma perché non perdevo quel cavolo di vizio di farlo sempre arrabbiare? Perché ogni tanto non davo un morso alla mia maledettissima lingua?
«Markie...» lo chiamai, ma non rispose. Avrei dovuto alzarmi. «Markie!» strillai e mi alzai dal letto. Sentii un piccolo mugolio e subito corsi alla porta del bagno, facendo immediatamente leva sulla maniglia. Era aperta. Perlustrai tutta la stanza con una sola occhiata e vidi Mark seduto sul water con le gambe incrociate che se la rideva di brutto.
«Secondo te ti concedevo il piacere di vedermi mentre mi...» gli saltai letteralmente addosso e lo baciai tanto che quasi lo feci cadere dentro la vasca.
«Ora mi lavo i denti» asserì soddisfatto «quando torno in camera voglio ritrovare tutte le fotografie, beninteso» minacciò.
Così aspettai pazientemente un quarto d'ora che venisse a letto, nel frattempo unii i letti, visto che non ce n'era ancora stato il tempo, mi misi il pigiama ed andai a lavarmi i denti insieme a lui.
Dopo aver chiacchierato un po' spegnemmo la luce e ci accoccolammo sotto le coperte.
«Mark, perché hai scritto «ti amo» sulla foto? Voglio dire, un giorno potresti pentirtene» gli chiesi
«Non ci si pente di un sentimento come l'amore. Credo che non si debba aver paura di dire «ti amo», pur temendo di essere rifiutati. Non c'è niente di male ad amare. E anche se le cose non dovessero andare per il verso giusto, è comunque una pezzo della mia vita, è stata una parte di me»
«Sei una persona meravigliosa, Markie» dissi, stringendolo di più e dandogli un bacio tra i capelli.
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi sussurrò:
«Jay, credi che prima ci stessero prendendo in giro?» fece una piccola pausa «O che Gas e Robbie stessero davvero...»


* anche il copyright di questo nome va a Ommioddio. Grazie <3


Gary: meno male che avevi detto che aggiornavi ieri dopo pranzo
Cath: e a te che cambia se lo faccio dopo pranzo o dopo la quinta merenda scusa? Sì comunque volevo scusarmi con le mie lettrici, ieri è stato un pomeriggio impressionante. Ho dovuto accompagnare M a cercare il regalo di S. Valentino per J ed è voluto venire anche G, quindi ci siamo fermati 60 volte a fare merenda e abbiamo perso il pomeriggio, così non ce l'ho fatta a connettermi. Gary, chiedi scusa!
Gary: Ah, io? Mi avranno ringraziato per non aver rovinato loro il week end semmai!


@ LizB: Voglio sapere se confermi che il tuo capitolo preferito era il 6, se hai cambiato idea, oppure se hai di nuovo fatto indigestione di marmellata ;) giusto a titolo informativo ahah

@ Ommiddio: se continui ad allungarmi il nome non credo che ci entrerà quando lo cambierò, alla fine di questa insana parodia XD (ho promesso di farlo, quindi c'è effettivamente una possibilità che lo faccia) Beh, a questo punto devo fare "trova - sostituisci" per ricambiare il nick di Mark xD grazie signorina <3

@ annam00n: XD anna non so, credo di starci girando intorno con tutti questi scherzetti, la verità è che non trovo il coraggio di scrivere qualcosa di veramente travolgente, intendo una scena di sesso vero e propria. Mi rendo conto che vi sto tediando con questo continuo rigiro di ripicche ahah dai tenete duro vi prego! *-* no dai, non rovinarti il fine-settimana a leggere questa mia schifezza ahah (n.d.Gary: parla quella che passa il finesettimana di scrivere di Jay e Mark che si rotolano sui prati, ma fammi il piacere ù_ù; n.d.autore: ma smettila un po' di fare il geloso, mi sembra di essere stata anche fin troppo magnanima con te in questa storia ù.ù e smettila di mangiare quell'involtino, che è mio!; n.d.Gary: ma ne hai già mangiati sei stamani!; n.d.aut: ora basta rivelare le mie cose intime a tutti, dileguati! O niente più trappole Barlowen, intesi?; n.d.Gary: vado, vado..)

@ CheNeSo_: grazie mille *-* credo che si stia innamorando (n.d.tutti: se non lo sai te XD) alla fin fine è solo un gioco di doppisensi, vorrei far capire quanto è forte la voglia di uno dell'altro, questa ricerca fisica, insomma, questo agognato bisogno! Per poi arrivare al momento giusto con la cosa giusta. Vorrei che fosse meraviglioso per davvero *___* si ho messo una trappola Barlowen in questo capitolo, ci avete sperato eh?! ihih infatti son curiosa di sentire che ne pensa Barlowen, per l'appunto XD secondo me sul finale mi ucciderà ahah

@ True Jewel: il primo di una lunga serie di capitoli strani! ahah no scherzo, questo è il penultimo e il prossimo sarà un epiloghino. Magari ci sarà qualche sorpresa muahah insomma, mi sto autoconvincendo che se è amore, è amore e devono pur consumare! =)

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Capitolo 9
*** Com'è che succede ***



Non lo so neanch'io, com'è che succede.
Dovevamo prepararci per un talk show, tanta pubblicità, ragazzine inferocite e una piccola esibizione. Ci avevano chiesto di vestirci un po' meglio, insomma, non le solite porcate da adolescenti (peccato, il mio armadio era pieno di vestiti tamarrissimi, di conseguenza anche la mia valigia).
Mark era in bagno, in mutande, che si lavava i denti. Non so se era più il fatto che fosse in bagno, che fosse mutande, o che stesse agitando lo spazzolino in bocca, che mi fece sentire più pervertito o che mi fece eccitare di più. Comunque oltre a quell'affluire di sangue nel bassoventre, la sua presenza mi fece anche deglutire rumorosamente.
«Markie, ti ho mai detto che sei bellissimo?» si sollevò dal lavandino con tutta la bocca sporca di dentifricio e mi guardò, poi sputò, si sciacquò la bocca, mise tutto a posto e si appoggiò al lavandino. Io, che ero fermo sullo stipite della porta ad allacciarmi la cintola dei pantaloni, gli sorrisi distrattamente, cercando di stringere la cinghia al buco prima, senza riuscirci. Avevo mangiato un po' troppo, negli ultimi giorni. Carenza d'affetto, diceva Mark.
«Tu» disse con decisione, spalmandosi non so che crema (Markie mio, ma quanto caspita sei vanitoso?) «sei bellissimo» fece una pausa, chiudendo gli occhi senza riuscire a vedere il suo riflesso nel piccolo specchio rettangolare «insomma, non provo la stessa attrazione che provo per te per tutti gli uomini muscolosi, ma il tuo fisico è davvero mozzafiato» si guardò un po' «io sono troppo magro, troppo secco, Gary dice che sono rachitico» Mark era davvero molto esile come corporatura, ma non per questo era brutto, anzi...
«Non ascoltare Gary» dissi «tsk, la storia della volpe e l'uva»
«La volpe e l'uva? Ma che dici Jay?»
«Dice che sei rachitico solo perché non può averti, ti sbavava dietro come una lumaca prima»
«Davvero?» chiese, ridente, guardandosi allo specchio mentre faceva dei movimenti con la mandibola e con le sopracciglia
«Markie possiamo parlare seriamente? Sembri mia mamma prima di andare a dormire con tutte quelle robe in faccia e i cetrioli sugli occhi» scherzai
«Ho capito, ma dicono che se faccio così per cinque minuti tutte le mattine, le rughe mi verranno cinque anni più tardi rispetto alla normalità» cazzo, ma quanto diavolo era vanitoso? E poi aveva solo vent'anni! Gente alla sua età lottava ancora con l'acne e lui con quel suo viso meraviglioso senza un singolo poro fuori posto già pensava alle rughe.
«Si, e dicono anche che a masturbarsi si indebolisce la vista, io a quest'ora dovrei essere cieco. Markie, ma possibile che credi a tutto quello che ti dicono?» arrossì, smettendo immediatamente di sembrare in preda a dieci tic contemporaneamente. Mi guardò.
«Tu non hai fiducia nel progresso» mi passò accanto e si fermò di fronte a me « e hai il colletto mezzo su mezzo giù» proseguì
«Credevo fosse fico» risposi, con una certa convinzione
«Da morire» rise, andando avanti e chinandosi sulla sua valigia «Ah, no, il collutorio!» esclamò, tornando indietro.
Vederlo lì che si lavava i denti da quasi venti minuti (ok, mi rendo conto che è una cosa eccessiva, ma una mattina l'avevo cronometrato: mi rendo anche conto che stiamo parlando del sorriso di Mark, quello a sessantaduemila denti che ti acceca, ma cavolo, venti minuti! Venti fottutissimi minuti!) mi fece desiderare, in un lampo che attraversò la mia testa, di vederlo ancora lì, in bagno, magari ad ottant'anni, a togliersi la dentiera.
So che l'immagine non era delle più eccitanti, ma fu quanto di più forte desiderai in quel momento, anche più del suo corpo.
E capii che qualche cosa era cambiato in me, ancora.
Qualcosa di bello, stravolgente, un turbamento miracoloso che si presentava come un insieme di sensazioni che mi facevano paura.
«Markie, penso proprio di essermi innamorato di te» mi liberai, tutto d'un tratto, di quel pensiero.
Sputò il contenuto della sua bocca nel lavandino ed iniziò a tossire. Credetti di aver rischiato di ucciderlo.
«Cioè, è la cosa più importante della mia vita, la cosa più bella che tu mi abbia mai detto, e me lo dici mentre mi faccio gli sciacqui col collutorio, cazzo? Sei un vero stronzo Jason» disse imbronciato, asciugandosi la bocca e lanciandomi l'asciugamano addosso, in modo tale che i miei indumenti odorassero di menta piperita per i prossimi cinquant'anni.
Non aveva tutti i torti.
«Ok, allora rimediamo» lo presi per un braccio e lo trascinai fino al letto, lo spinsi e mi piazzai sopra di lui. Il desiderio passò nei suoi occhi in una forma così tangibile e che credetti di averla sfiorata quando baciai le sue labbra fresche. Sapevano ancora di quella maledetta menta piperita, ma era attraente, molto attraente.
Mi separai dai lui e lo guardai dritto negli occhi, sperando di cogliervi di nuovo quello che avevo visto prima. Ve lo trovai.
C'era amore.
«Ti amo, Mark» dissi lentamente, ma ad alta voce, con convinzione
«Anch'io Jay» sorrise (e ci mancava altro che non sorridesse con tutta la fatica che aveva fatto per lavarsi i denti!). Mi alzai dal letto e andai a sistemare il colletto e la camicia, visto che durante il bacio il duro lavoro di ore di preparazione era andato a farsi benedire.
«Jay» sussurrò, ancora sdraiato sul letto a guardare il soffitto. Chissà se si sarebbe mai ripreso da quelle mie parole.
«Dimmi» risposi, convinto che stesse per regalarmi un'altra delle sue perle
«Devo crederci?» mi voltai, visto che dal riflesso non riuscivo più a vederlo
«A cosa?» girò la piccola testolina bionda verso di me
«Hai detto che credo a tutto, devo credere a quello che mi hai detto?» lo guardai un po' allibito e mi inginocchiai di fronte al letto, accarezzai la guancia morbida e, rispondendo più ai suoi occhi che traboccavano di aspettativa, che alla domanda, dissi:
«Non credere a nient'altro che non sia questo».

Continua con Sh_ine. <3

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Ok, dopo tutto questo amore io sono qui come al solito davanti al pc, sono sola come un cane e ho deciso di scrivere un epilogo un po' più divertente per i miei amati recensori, che mi hanno sostenuta, seguita e soprattutto sopportata in questa settimana di aggiornamenti continui. Sono certa che saranno lieti di leggerlo dopo tutto questo fluff ahah

- dopo essere misteriosamente (e sottolineo ancora misteriosamente) giunto in possesso di una copia di questo manoscritto (manoscritto? XD) Gary ha preso a dare la caccia all'autrice. Le ragioni che lo hanno spinto a fare ciò sono tuttora ignote.

- Mark e Jason non sono mai venuti a conoscenza dell'esistenza di questa storia e vivono felici, ognuno nella sua casa e dormono sogni tranquilli (ahimè!) ognuno in un letto diverso.

- Robbie (per chi non leggesse i giornali) è rientrato nei Take That. Si vocifera sia stato tutto merito di Gary.

- Howard, che custodisce ancora la copia originale di questo racconto del 13° secolo a cui mi sono ispirata per scrivere questa novella (faccio come Manzoni, scrivo ciò per tutelarmi XD), la usa come dimostrazione dei tempi d'oro delle sue prestazioni.

- L'autrice (eh, ci sono anch'io, sapete un po' com'è!) che si è riscoperta innamorata persa di Howard (anche perché è rimasto l'unico che non la odia o che comunque non avrebbe troppe ragioni per farlo). Adesso, visto che ha Gary alle calcagna, è costretta a migrare da un continente all'altro e aggiorna le sue fiction ogni giorno da un computer diverso, per far perdere le sue tracce. Ha dovuto pure cambiare nome (muah, come aveva promesso).

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita, che lo faranno e che mi sopporteranno anche nel sequel, Sh_ine. Pace e Amore a tutti. Cath (fottutissimogeniomaleficodiOmmioddio)


@ Barlowen: che spiegazioni vuoi che ti dia? xD ti è mai capitato di innamorarti? =) beh, J e M non sono gli unici :D ahah no dai, stai tranquilla però non aggiungerò incubi a quelli che già ti faccio fare la notte

@ True Jewel: effettivamente, io ho una personalità multipla. C'è qualcosa di me in ogni personaggio, per esempio Jason è precisamente la mia trasfigurazione. Mark ha di mio l'altezza sicuramente e poi la sfacciataggine, Gary il senso del possesso, Howard, la pipì, Robbie il sesto senso solo per gli affari degli altri. E sono una diversa per ognuna di voi =) sono il fottutogenio di Ommiodio, la perversa sperimentatrice per CheNeSo_, l'incubo peggiore di Barlowen e tante altre cose =) Mi piace essere diversa per ognuna di voi :)

@ Ommioddio: dopo quest'ultimo capitolo leggerai un nome diverso e saprai che è per te =) Cioè io ho inviato la richiesta, almeno spero che me lo cambino, che non sia troppo lungo xD Gas e Rob <3 mi sa che Liz mi ha fatto il lavaggio del cervello!

@Liz: aggiungo ora perchè ho letto la tua recensione solo adesso, mi sa che siamo online contemporaneamente ahah sì proprio quello, ma non per Rob e Gas ihih perché mi è parso che Mark e Jay avessero il gelato a metà, sembra che se lo scambino... in tema di gelati mi sono proprio squagliata! Tranquilla che non ti lascio così =)

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