The great switch

di pizzigri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che il Caos abbia inizio... ***
Capitolo 2: *** che il caos continui! ***
Capitolo 3: *** Che il Caos sfidi l’Entropia! ***



Capitolo 1
*** Che il Caos abbia inizio... ***


The great switch                               
Rel 1.1
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
 
 Non è che qualche anima pia mi aiuta a tradurre?
 
Commentate! Per favore! Grazie…
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Venerdì pomeriggio; un'altra giornata di scuola è finalmente terminata. Ataru Moroboshi e la ragazza Oni autoproclamatasi sua moglie, Lamù Invader, stanno tornando a casa.
Mentre Ataru cammina con le mani in tasca, pensando segretamente a qualche modo per evitare che Lamù gli stia appiccicata per tutto il fine settimana, impedendogli di dedicarsi alla sua attività preferita (ovvero correre dietro alle altre ragazze), la Oni galleggia al suo fianco tenendolo a braccetto, facendosi pigramente trainare.
“Tesoruccio…”
Silenzio.
“Tesoruccio…”
“Che c'è, Lamù?”
“Ecco... Volevo chiederti una cosa…”                         
“Lo sapevo! Quando mi fissi con quei begli occhioni dolci, sbattendo le palpebre in quel modo così... sensuale, beh… è sempre perché vuoi chiedermi qualcosa.”
“Tesoruccio…”
“Si, si! Ok! Ho capito! Cosa vuoi!” Il tono è fin troppo scortese, ma Lamù lo ignora.
“Ecco... Avrei voglia di vedere Oyuki. É da tanto che non passo un po’ di tempo con lei, almeno da un paio di mesi.
L'ultima volta che ci siamo viste è stato durante la nostra seconda sfida… Sai, quella nella quale tu mi hai gridato che non mi avresti mai dimenticato…”
“Lamù, ogni volta che, anche lontanamente, accenni a quel pauroso disastro, ti assicuri di rammentarmi quelle parole. Sai, diventa davvero praticamente impossibile dimenticarti, in queste condizioni! Taglia corto, ancora non mi hai detto che vuoi!”
“E-ecco… io… vorrei andare…”
“Mi stai chiedendo… il permesso? Ma tu scherzi, vero? Ma certo che puoi andare! Per quanto me ne frega!
“Ma… Tesoruccio, per favore! Ti prego! Promettimi che non andrai a caccia di ragazze! Promettimelo…”
Un largo sorriso appare sulla faccia di Ataru!
“Ma certo! Piccola, non rischierei di certo di farti star male!”
Lamù sorride a sua volta e salta addosso al ragazzo, stringendolo forte a sé.
“Oh, Tesoruccio! Grazie! Grazie, ti amo così tanto!”
Diamine, Lamù sei così… così terribilmente ingenua …!

 
Sabato mattina. Lamù scuote delicatamente il suo Tesoruccio, cercando di svegliarlo; è già vestita con un sobrio completo tigrato.
“Tesoruccio…”
“Hmmmmm”
“Sto partendo ora. Ti - ti prego… ricordati la promessa che mi hai fatto. Non correre dietro alle ragazze. Mi raccomando. Mi mancherai così tanto…”
“Dei del cielo, Lamù… ma starai su Nettuno neanche un paio di giorni, torni già domani sera!”
“Si, Tesoruccio. Mi mancherai immensamente, due giorni possono essere una intera eternità per me. Ti amo.”
Ataru, ancora mezzo addormentato, si sente sfiorare la guancia da un delicato bacio.
Questo gli fa aprire gli occhi. Lamù lo contempla con adorazione, i suoi grandi occhi blu umidi dall’emozione, mentre una singola lacrima cade sul Futon.
Silenziosamente, lo abbraccia nuovamente e vola via, attraversando la finestra aperta, verso la propria astronave, sospesa alcuni metri sopra al tetto della sua casa.
Un minuto dopo, Lamù è partita.
Ataru ha una espressione seria e sconsolata, stampata sulla faccia… ancora solo per qualche secondo!
Poi…
“YAAAAHHHHYYY! Evvai! Se n’è andata! Per due giorni! Posso correre dietro a tutte le ragazze di Tomobiki senza limiti! SI!”
Ataru si veste in pochi secondi, jeans maglietta e scarpe da ginnastica, e corre fuori di casa, mentre un assonnato Ten apre l’armadio in cui normalmente dorme con Lamù esclamando “Ma che diavolo succede…?”


Per tutta la mattinata, non è che la fortuna arrida ad Ataru. Durante le sue scorribande, riesce a collezionare una dozzina di schiaffi in faccia, ed una ragazzina di quindici anni (ma ne dimostrava di più, eh!) è persino arrivata a chiamare la Polizia. Per di più, non è riuscito a farsi dare nemmeno un solo indirizzo completo di telefono.
Ci sarebbe stata una ragazza che gli ha dato un po’ di corda, ma purtroppo, ad un certo punto è sparita tra la folla.
Il problema è che oramai, tutte le ragazze di Tomobiki lo conoscono…
Forse sarebbe il caso di passare a qualche altra municipalità di Nerima, chessò Furinkan-cho…
Camminando assorto nei suoi pensieri, Ataru nota una piccola folla di ragazze intorno ad un’automobile nera.
È la Rolls Royce di Shuutaro Mendo, parcheggiata di fronte ad uno dei ristoranti più lussuosi di Tomobiki. Ataru non può fare a meno di invidiare il proprio compagno di liceo.
Mendo è un donnaiolo tanto quanto me! Ma, evidentemente, essere spaventosamente ricco gli permette di avere tutto quello che vuole, e tutte le donne che vuole… Bah!
Ormai è ora di pranzo, e Ataru decide che è tempo di tornare a casa.

 
A pomeriggio inoltrato, Ataru si ritrova senza nulla da fare. La giornata molto calda e il poco successo della mattinata gli hanno tolto la voglia di andare a caccia.
Annoiato a morte, il ragazzo è sdraiato sul Tatami della sua stanza, con gli occhi chiusi e le mani dietro la testa, assorto nel dolce far niente.
Ad un tratto, una visione di Lamù appare a sorpresa nella sua mente. Una debole emozione accompagna l’immagine, come di… nostalgia. Come se la ragazza… gli mancasse.
“Che idiozia! Non può certo mancarmi quella rompiscatole!”
È che mi sento terribilmente solo, e persino Lamù mi sarebbe di compagnia, adesso.
Ten entra dalla finestra, galleggiando a mezz’aria.
Comincia a planare lentamente da un estremo della stanza all’altro, ogni volta passando sopra alla faccia di Ataru.
“Ehi, Ataru, che noia.”
“Chissenefrega.”
“Ho detto, che sono annoiato.”
“Si, e io ho detto, che non me ne frega una mazza.”
“Forse, dovrei trovare qualcosa di divertente da fare…”
Ten si avvicina furtivamente ad Ataru.
La mano del ragazzo si muove furtivamente verso una pesante padella.
Tutto sembra muoversi al rallentatore…
Improvvisamente, Ten inspira profondamente e un istante dopo lancia una fiammata verso il ragazzo, che in un batter d’occhio è già in piedi e con un gesto incredibilmente veloce riesce a parare le fiamme con la padella!
“Povera piccola peste viziata! Pensavi davvero di vincere contro di ME?”
“Ha! Allora, para questo!”
Un altro getto di fiamme manca di poco Ataru, bruciacchiando una parte del muro.
Dal canto suo il ragazzo tira una padellata al piccolo Oni, mancandolo a sua volta di pochi millimetri, prima di rotolare a terra in posizione di difesa. Ten soffia una terza vampata, mancando ancora una volta Ataru, ma strinando leggermente la superficie di un tappeto tigrato.
“Ha! Guarda cosa hai fatto! Lo dirò a Lamù, e ti sgriderà per averglielo rovinato!”
La minaccia fa esitare Ten per una frazione di secondo. È tutto ciò di cui Ataru ha bisogno.
SDLANG!
Il forte impatto proietta il bimbo verso la parete. Ten scivola poi lentamente sul tatami della stanza.
“Te lo sei meritato, brutta cimice sputa fuoco volante!”
Ataru si accoccola nuovamente sul tatami, mentre Ten si riprende dalla botta e cerca di trovare un varco nella posizione difensiva di Ataru per attaccarlo ancora.
“Non ci pensare nemmeno.”
Ataru soppesa la padella leggermente abbozzata tra le mani, lanciando al ragazzino un’occhiata piuttosto feroce.
“AAARGH! Ma sono annoiato!”
“La noia non ti autorizza a cercare di ustionarmi! È già abbastanza caldo, di fuori, senza che vieni tu a surriscaldare la temperatura della stanza!”
“Ma che altro c’è da fare!”
“Ma puoi benissimo andare a giocare con Sakurambo! Oppure, se proprio non puoi fare a meno di vomitare fiamme, fallo addosso a  Kokatsuneko, almeno lui lo apprezzerebbe!!”
“Piantala di prendermi in giro, cretino!”
“Ehi, era solo un suggerimento! La prossima volta, non chiedermi aiuto!”
“Brutto idiota, non ti ho chiesto niente! La mia era solo un’affermazione!”
Ataru si prepara al peggio, con la padella in posizione di guardia, mentre Ten ispira profondamente.
Tutto ad un tratto, Ten cambia idea.
“Ehi, forse posso trovare qualche nuovo giocattolo sul catalogo galattico Postal SpaceMarket!”
Lasciando Ataru con un palmo di naso, Ten si tuffa nell’armadio e rovista tra le cose di Lamù, fino ad estrarre una lastra rettangolare di cristallo scuro. Il pannello si illumina e una incredibile serie di strani ideogrammi appare sul pannello.
Ataru sbircia da dietro le spalle del ragazzino. Il piccolo Oni si muove dall’altra parte. Ataru lo segue e cerca di nuovo di sbirciare. Ten si muove costantemente da una parte all’altra della stanza, cercando senza risultato di scrollarsi di dosso l’ingombrante presenza di Ataru.
“Ma mi lasci in pace!?”
“Uh! Ma dai, piccola peste! Sono solo curioso, non ho mai visto un apparecchio come quello!”
“E perché me ne dovrebbe fregare qualcosa!”
La padella è ancora in mano ad Ataru, e solo ora Ten la nota.
“Mh, va bene, ma non mi disturbare! E non toccare nulla!”
Ten scorre tra i vari menu e sottomenu dell’interfaccia grafica del pannello, piena di immagini e ideogrammi incomprensibili.
“Perché non riesco a capire cosa stai facendo?”
“Perché questa è lingua Oni. Un cavernicolo come te è troppo stupido per impararla.”
“D’accordo… Ma non c’è un modo per tradurlo in giapponese?”
“Ovvio, che c’è. Ma mica penserai che io ti dica come fare, vero?”
“Miseria, ma dai! Lasciami vedere quello che vuoi comprare. Ti prometto che non ti disturberò.”
Ten scruta a lungo Ataru, cercando di capire quali intenzioni abbia. Ataru, dal canto suo, indossa la sua espressione più angelica, e per un istante Ten potrebbe giurare di aver visto gli occhi di Ataru diventare blu con lunghe ciglia, la faccia illuminata da una bellezza quasi celestiale.
“Per favore…”
“Dei del cielo, Ataru, smettila! Mi fai venire I brividi!”
I due si scambiano uno sguardo perforante per alcuni secondi. Poi Ten inserisce con riluttanza una sequenza di simboli sullo schermo, e tutti gli ideogrammi si trasformano in Giapponese moderno.
Ataru silenziosamente osserva ciò che Jariten ha fatto. Man mano che i prodotti scorrono sotto i suoi occhi, Ataru nota per un istante qualcosa che stuzzica il suo interesse, ma non si muove. Dopo alcuni minuti, Ten è soddisfatto del suo acquisto, un proiettore olografico miniaturizzato.
Mezzora dopo, una enorme astronave emerge del sub spazio proprio sopra alla casa di Ataru; un alieno dotato di innumerevoli tentacoli vola fuori da un portello e consegna a Ten un piccolo pacchetto, ritorna alla sua nave e scompare.
Dopo un minuto, il bimbo mostra ad un pochissimo interessato Ataru il funzionamento dello strumento, per poi raggiungere Kintaro sulla sua astronave, per mostrare anche a lui il giocattolo nuovo.

Ma… la mente di Ataru ha lentamente architettato un piano diabolico. Appena Ten si è allontanato dalla casa, il ragazzo recupera il pannello di cristallo e, avendo memorizzato la sequenza di simboli per riconfigurare lo strumento in Giapponese, riesce senza difficoltà a raggiungere il menu principale del catalogo online. Usando una banale cronologia rintraccia i prodotti visitati, ritrovando ciò che aveva attirato il suo interesse.
“Accidenti, questi sembrano veramente interessanti! Devo assolutamente provarli!”
Completato l’ordine, Ataru si mette ad aspettare sul terrazzino della sua stanza. Poco dopo, la stessa astronave esce dal sub spazio, e lo stesso alieno di prima si avvicina ad Ataru.
Il tono non è certo dei più cordiali. “Cliente #998566766654, sarà il caso che Lei si decida una volta per tutte, voglio dire, ho delle consegne da fare dall’altra parte del quadrante, la prossima volta ordini tutto assieme, altrimenti Le dovrò fatturare i costi di spedizione raddoppiati!”
“Ah, uh, certo mi scusi!”
Il mostruoso alieno lascia cadere da un tentacolo un piccolissimo pacchetto nelle mani di Ataru e se ne va, borbottando qualcosa riguardo a quegli sgradevoli e chiassosi tizi della stella Sol.
Aprendo il pacchetto, Ataru si accorge che le istruzioni sono in lingua Oni! Miseria…
Ah! No aspetta, forse c’è un modo…
Il ragazzo riprende in mano il pannello, ancora acceso; uno dei link sulla pagina del prodotto porta ovviamente alle istruzioni online, tradotte in giapponese!
Oh, beh, il funzionamento è davvero semplice. Per funzionare, gli anelli devono essere indossati da entrambe gli utenti contemporaneamente. Uh. ‘Attenzione: ogni anello può essere rimosso solamente dall’utente che lo ha calzato’. Che gran figata… Tutto quello che devo fare è mettere gli anelli io stesso… hehehe!
Ataru esamina con grande avidità gli anelli. Ne indossa uno e con soddisfazione infila l’altro in tasca. Sghignazzando allegramente, si avvia a scendere le scale per effettuare una telefonata, facendo un salto di gioia.
L’anello scivola fuori della tasca e finisce a terra di fronte alla finestra.
“Buon pomeriggio, sono Moroboshi Ataru, vorrei parlare con Mendo Shuutaro-san. Ehi, Mendo! No, volevo mostrarti una cosa… ma no, non sono le solite donne nude! No! Non è neanche quello! Dai, Mendo… fidati per una volta! Si, si, lo so che sai occupatissimo…”
L’ho visto bene, quanto sei occupato con le ragazze, stamattina…
“Va bene… Si, ho capito… OK. Alle tre e mezza alla rotonda del parco pubblico, sotto l’orologio. Bene, ci vediamo li! Ciao!”
Stavolta ho fatto bingo… he he he! Lamù tornerà solamente domani sera, ho tempo a sufficienza… senza contare che nessuno, nemmeno Lamù, crederà alla versione di Mendo!
 
 
Ataru cammina allegramente verso il parco pubblico di Tomobiki, la calura del giorno finalmente più sopportabile.
Il piano è semplice e terribile.
Per gli dei, avrò tutte le ragazze ai miei piedi! Mendo non riuscirà a convincere nessuno che non è ME!
Hehehehe! E tutto questo, senza avere tra i piedi Lamù!
La sua risata satanica echeggia lungamente tra i vicoli, inducendo i vicini a chiudere le finestre e più di una preoccupatissima mamma impone alla propria figlia quattordicenne di non uscire questa sera!
E questi anelli funzioneranno molto meglio di quegli stupidi scalda orecchie… perché siccome sarò IO a mettere quest’anello al dito di Mendo, solo IO potrò poi toglierlo! Hahaha!
Il ragazzo più libertino di Tomobiki non può evitare di ricordare quanto caos e quanti problemi gli hanno dato i cosiddetti “scambiatori di persona”, all’apparenza dei semplici scalda orecchie, acquistati presso quegli alieni rettiloidi un annetto fa. Questa volta Ataru pensa di sapere cosa sta facendo!
Gli anelli: un dispositivo per scambiare l’anima di due persone.
L’idea di scambiarsi con il ragazzo più ricco del Giappone e forse del mondo, anche se solamente per un paio di giorni, per essere in grado di averla vinta con tutte le ragazze della città approfittando della influenza del suo “ospite” lo fa rabbrividire di bramosia! Ovviamente, non pensa minimamente a quali conseguenze potrebbero verificarsi a causa del suo gesto.
Improvvisamente, il viso di Mendo gli si materializza davanti. Ataru si guarda intorno, nel suo fantasticare non si è reso conto di essere in effetti arrivato alla rotonda del parco.
“Ehm! Ciao Mendo! Come stai?”
“Devo ammettere, Moroboshi, che prima del tuo arrivo mi sentivo decisamente meglio.”
“Hehe, scusami, sai, stavo fantasticando…”
“Posso solo immaginare l’argomento del tuo fantasticare, Moroboshi. Ora, per cortesia, esponi le tue ragioni per avermi convocato qui.”
“Ma certo! Un momento solo.”
Ataru infila una mano in tasca ma non trova l’anello. Cerca nell’altra tasca. Un senso di panico lo aggredisce.
“Ma… ma… dove l’ho messo?”
Dopo aver rovesciato ogni tasca due volte, deve ammettere con se stesso di aver perso l’anello.
“Oh no! L’ho perso!”
“Moroboshi, mi hai convocato qui solamente per comunicarmi di aver perso il senno! Non ve n’era alcun bisogno, ne era già perfettamente al corrente!”
“N.. no, avevo un anello… e… guarda, ti richiamo appena lo trovo, e…”
Mendo socchiude gli occhi, lanciandogli uno sguardo irato. Il suo pollice sinistro solleva leggermente la Tsuba della spada.
“Come al solito. Moroboshi, cerchi di provocarmi, prendendomi in giro. È più forte di te, sembrerebbe. Per quanto mi piacerebbe potermi trattenere ulteriormente con un plebeo come te, se non altro per punirti adeguatamente, non posso perdere nemmeno un minuto di più del mio prezioso tempo. Per cortesia, scusami.”
Il più ricco ragazzo del Giappone estrae il suo cellulare e nemmeno un minuto più tardi una Mercedes nera si accosta facendolo salire, lasciando un depresso Ataru da solo nei pressi dell’orologio del parco.
“Non posso crederci! Ma com’è possibile! Come posso averlo perso…”
Il ragazzo lentamente si allontana, cercando di camminare lungo il tragitto percorso per arrivare al Parco, scrutando con attenzione a terra.
Forse… forse riesco a trovarlo, forse… Oh, per favore, per favore, vieni fuori…


Un’astronave tigrata a forma di disco si avvicina all’orbita terrestre. Un sistema IFF automatico trasmette la propria posizione e identificativo al sistema satellitare di Early warning, del pianeta, costruito a seguito della fallita invasione Oni di due anni prima.
Elaborate le informazioni relative ai corridoi aerei civili e militari, l’astronave inizia la discesa verso il quartiere di Nerima in Giappone, e dopo pochi minuti si ferma galleggiando pochi metri sopra il tetto della residenza Moroboshi.
Lamù aspetta con impazienza di rivedere il suo Tesoruccio; ha deciso di partire in anticipo da Nettuno usando la scusa che Sua altezza Reale la Principessa Oyuki era troppo occupata a dirimere una “Class Action” legale da parte dei Lemming dei Ghiacci nei confronti del Cerchio dei Cervi di Cristallo riguardante una grave  violazione di copyright nella fabbricazione di ghiacci speciali.
Per la Principessa di Nettuno, il Business ha sempre la precedenza…
Ma la verità è che Lamù ha ricevuto una chiamata da parte di Benten, invitandola ad un party a sorpresa.
I genitori di Benten hanno lasciato il loro pianeta per disputare una piacevole, amichevole e sanguinaria guerra con un pianeta confinante, lasciandola praticamente padrona del campo… e del palazzo di famiglia. La Dea della Fortuna avrebbe dovuto venire a prendere Lamù su Nettuno quel pomeriggio stesso.
Ogni due o tre mesi Benten organizza una festa per Lamù, concepita per farle conoscere nuove persone, soprattutto membri dell’altro sesso nella speranza di farle dimenticare Ataru e possibilmente trovare un sostituto…
Quando Benten ha invitato Lamù si è lasciata scappare troppe frecciatine riguardo alla vita sessuale della sua amica Oni, e  Lamù ha avuto uno scoppio d’ira così violento da incenerire il terminale presso il quale aveva ricevuto la chiamata.
Insistere nel farmi lasciare Tesoruccio! E quei commenti... Che nervi!
La meravigliosa ragazza Oni scende elegantemente volando dallo sportello esterno della sua astronave, per atterrare di fronte all’ingresso della casa di Ataru, ancora piuttosto nervosa per l'invito di Benten.
Una volta entrata, Lamù saluta con affettuosità i genitori di Ataru, che rispondono con altrettanta gentilezza e affetto (l’hanno sempre considerata come la figlia che avrebbero voluto al posto di Ataru), e corre rapidamente in camera; spera di trovare il suo Tesoruccio e Ten, possibilmente non impegnati nei loro soliti battibecchi.
È accolta da una stanza totalmente deserta.
“Tesoruccio…”
Una espressione sconsolata e delusa si dipinge sul suo volto. Come se vi entrasse per la prima volta, Lamù vaga lentamente per la stanza, sforzandosi di pensare a cosa fare ora.
Forse Tesoruccio è a caccia di ragazze, come al solito. Sapevo che non avrebbe mai onorato la sua promessa.Potrebbe essere al parco, ora…
Prima di decidersi a partire alla volta del parco cittadino, lo scintillio di un oggetto di metallo sul pavimento attira la sua attenzione. Un anello!
Ma cosa ci fa un anello, qui?
Lo raccoglie. Un semplice anello di metallo scintillante, liscio senza alcuna iscrizione o ornamento, sembrerebbe una fede. Ha un’aria vagamente familiare.
La sua prima reazione è di rabbia cieca; pura energia attraversa il suo corpo, e lampi elettrici danzano sulla sua pelle, mentre pensa infuriata alla donna che potrebbe essere stata qui con lui. Andare a correre dietro le ragazze è una cosa, venire a tradirla qui, consumando nella loro stessa stanza, è ben un’altra.
Ma no, è impossibile. Padre e Madre sono qui, non avrebbe potuto, se ne sarebbero accorti. Quindi? Forse… forse Tesoruccio l’ha comprato per farmi una sorpresa…
Una calda emozione le riempie l’anima, placando dolcemente l’ira che solo pochi istanti prima l’aveva sconvolta.
Senza pensarci, si infila l’anello che magicamente è perfettamente della sua misura.
 

Improvvisamente, un fortissimo dolore e un lampo bianco, accecante. Per un momento brevissimo, Lamù sente dentro di sé Ataru. Poi, si ritrova nel parco, alla rotonda nei pressi dell’orologio, sotto lo sguardo dei passanti che la osservano con curiosità. Le gira la testa e una forte sensazione di disagio le opprime il petto. Lamù si sente pesante, non riesce a volare!
“Ma cosa dia…”
La sua voce!
Poi, nota una cosa sulla mano. L’anello! Una rabbia incontenibile le riempie il cuore!
“Tesoruccio!”

 
Un lampo bianco, accecante. Dolore! Per un momento, Ataru sente Lamù dentro di sé. La sua stanza appare di fronte ai suoi occhi, come se si fosse teletrasportato. La sorpresa lo fa saltare; una sensazione di leggerezza assoluta, con la testa che sembra immersa nell’ovatta… fino a che non la sbatte contro il soffitto!
“Ahia!”
La sua voce!
OH, Dei del Cielo!
Toccandosi la testa, si rende conto che i suoi capelli sono cresciuti a dismisura… e… ci sono due cornini! Sta galleggiando a mezz’aria nella stanza!
Poi, si guarda le mani. L’anello! Una paura incontenibile gli riempie il cuore!
“Lamù!”
 
 
------continua
 
Grazie per aver letto questo capitolo. Vi prego! COMMENTATE E RECENSITE! Fatemi sapere cosa vi piace e cosa no!
 

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Capitolo 2
*** che il caos continui! ***


 The great switch
Rel 1.1
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
 
Le cose cominciano a sfuggire di mano… mi sto divertendo a scrivere sta fiction (un po’ meno a tradurla dall’inglese all’italiano, ve lo garantisco!) Fate caso a come Ataru e Lamù cominciano a comportarsi… per favore C&C!!!!
 
 
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Ataru cerca immediatamente di togliersi l’anello.
Senza risultato; la fascia di metallo non si sposta di un millimetro.
“Maledizione!”
La sua mano scivola, ed in uno scatto di rabbia prova un’ondata di pura potenza, calore e sottile piacere, mentre scintille e piccole scariche elettriche volano intorno al suo corpo. Non se ne accorge nemmeno.
Ma com’è possibile, perché non riesco a togliermelo!
Un momento dopo, si rende conto di quanto è successo.
Oh, no! È vero… io NON ho messo questo anello… è stata Lamù! E lei ora non può togliersi quello che ho messo io! Dei del cielo… questo significa che… che… dobbiamo toglierci l’anello a vicenda! Nel momento in cui lo facciamo, non sarò in grado di fuggire! Mi ucciderà!
Disperazione cieca. E paura!
“Ma perché, perché ogni volta che faccio una cosa qualsiasi, deve sempre finire in un disastro!”
Di nuovo, la sorpresa di ascoltarsi parlare con la voce di Lamù. Come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, Ataru decolla e vola rapidamente giù al piano terra, verso il bagno. Si rende conto di quanto ha fatto solo nel momento di aprire la porta; ha usato il potere di volare di Lamù come se lo avesse posseduto da sempre.
Nel bagno, l’immagine del suo viso riflesso dallo specchio lo osserva.
È il volto e gli incredibili occhi blu di Lamù che lo fissano.
Ma non è lei… non è lei, dentro questo corpo.
Il suo battito comincia ad accelerare, un crescente senso di disagio e angoscia lo fa tremare.
Come per calmare il proprio cuore, poggia istintivamente la mano sul seno sinistro. La sensazione di soda morbidezza del proprio seno lo sconcerta. Il soffice calore… il rilievo del capezzolo…
Mmmhhh…
Ataru scuote la testa.
“M-ma che diavolo sto facendo!!?”
Sopraffatto dal panico, con entrambe le mani sulla testa, sente di perdere il controllo; ancora una volta le vibranti ondate di calore e tenue piacere lo scuotono, ancora le cupe scintille blu e viola che danzano sulla sua pelle.
Sbalordito dalla quantità e novità di queste sensazioni e emozioni, Ataru comincia a respirare profondamente, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi.
“Aspetta! Calmati! Calma, ora. Bene… Respira… si, così. Mantieni la calma. Si…”
Ataru fa un lungo sospiro e riapre gli occhi.
“Ora sono Lamù. Devo trovare una soluzione, devo trovare… me stesso, e rimettere tutto a posto!”
 
 

Lamù è fuori di se dalla rabbia. Non può volare, o emanare energia. Come quella volta in cui Tesoruccio usò quel maledetto nastro giallo di Sakurambo per sigillare i suoi poteri!
Cupi propositi di violenza, torture e sangue su Tesoruccio popolano i suoi pensieri; Lamù stringe i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.
Bene, giusto dove potrebbe trovarsi ora Tesoruccio.
Ovviamente, nell’ultima posizione nota del suo corpo: la stanza di Ataru!
“Giuro sui Draghi Sacri di Q’aar che gliela farò pagare cara!” l’esclamazione, fatta a voce alta, è sottolineata da un pugno alzato al cielo.
La sua voce la sorprende. Di nuovo Tesoruccio!
È vero, ora mi trovo dentro il corpo di Tesoruccio.
Lamù si guarda. Prova a tastarsi, cercando di rendersi conto delle proporzioni, della struttura fisica.
Wow.
Non c’è traccia di grasso, i muscoli sono ben definiti e… fortissimi! E la consistenza… è come toccare una statua di granito, ricoperta di un sottile strato di pelle morbida e elastica.
Com’è differente, toccare il corpo di Tesoruccio, così.
Ataru ha sempre evitato per quanto possibile il tocco e gli abbracci di Lamù, rendendosi ‘morbido’, facendosi piccolo e sfuggevole oppure semplicemente scappando via.
Lamù non ha mai percepito il corpo di Tesoruccio così teso, così incredibilmente… duro, prima d’ora.
Che tristezza, dopo due anni, rendersene conto.
Ad un tratto, si sente traboccante di vita.
Un gemito le sfugge dalle labbra, accarezzandosi i rilievi dei muscoli guizzanti sotto la pelle… per poi ricordarsi improvvisamente di essere al centro della rotonda, nel Parco pubblico, in questo momento frequentato da centinaia di persone!
“Ops”
Qualche famiglia getta uno sguardo di passaggio e passa oltre, scuotendo lentamente la testa. Una ragazza la fissa scandalizzata con un’espressione di ribrezzo sulla faccia. Un gruppetto di ragazzini la guardano, divertiti.
Lamù risponde a tutti con un largo sorriso, un po’ stupito.
Con uno scatto degno di un centometrista, comincia a correre in direzione di casa, assaporando la pura vitalità e energia di cui sembra che il corpo di Ataru sia fatto, la rabbia e il rancore momentaneamente dimenticati.
È veloce come il vento; più veloce di quanto avesse mai creduto possibile poter essere semplicemente correndo. Correre la fa star bene, è esaltante, come quando genera e rilascia la propria energia… ma in modo diverso.
Tesoruccio ama correre. E ora capisco perché! Non mi sono mai sentita così. La forza, la velocità… è come volare, ma sul terreno!

 
Megane, in piedi in una posizione da manuale militare, dritto come un fuso e con le braccia conserte dietro la schiena, la osserva correre.
Mi chiedo dove quel pervertito sia diretto… Devo investigare sui motivi che lo spingono a correre in quel modo.
Con voce secca, e pulendosi gli occhiali con un panno, chiama i suoi compagni, Kakugari, Perma e Chibi, intenti a mangiare la consueta ciotola di Gyudon seduti al banco del ristorante Big Beef.
“Amici! Sono convinto che Moroboshi sia impegnato nell’esecuzione di un qualche malvagio intento nei confronti della Nostra Lamù! Siamo obbligati a scoprire quale esso sia. Moroboshi è appena fuggito da una qualche circostanza nel parco pubblico. Dobbiamo indagare!”
“Ma… Megane, non abbiano ancora finito il nostro Gyudon…”
Megane, spingendosi gli occhiali sul naso, afferma con voce autoritaria
“La guerra non aspetta chi è distratto dalla piccole cose mondane, Chibi. Sarai il primo a cadere nella mischia, se non obbedisci!”
 

Nel frattempo, Ataru è riuscito a calmarsi ed è ritornato in camera sua. Anziché, come suo solito, sedersi sulla sedia della scrivania accanto alla finestra, si è accoccolato a terra con le gambe incrociate, pensando intensamente a cosa fare e come.
Ci sarà un qualche modo per uscire da questa situazione. O almeno averne un qualche vantaggio.
La sua natura non può fingere di non sapere che possiede un corpo femminile, però. Ataru non riesce a frenare la sua curiosità maschile, la sua lussuria… e non può evitare che i suoi pensieri ritornino prepotentemente sull’argomento.
D’altra parte, si tratta del corpo di Lamù. Se fosse stato il corpo di chiunque altro, come Sakura, ma anche Shinobu, non ci avrebbe pensato due volte a… beh, approfittarsi della situazione.
Nonostante i suoi dubbi, le sue mani cominciano ad accarezzare le gambe, scivolando lentamente dalle ginocchia all’inguine, e poi di nuovo alle ginocchia.
Inclinando la testa, il suo sguardo cade sul corpo che ora occupa.
Sacri Dei del Cielo.
Guarda che mani. Che seno… la pelle. Così soffice, setosa…
Ataru si succhia uno degli affilati canini e poi si passa la lingua sulle labbra, mentre le sue dita accarezzano la pelle, scorrendo poi dolcemente lungo il bordo del triangolo tigrato del costume…
Oooohhh, le cosce… il mio grembo, il basso v-v-ventre…
Il cuore di Ataru batte all’impazzata; il respiro si fa più corto e rapido, e tremando leggermente, le sue dita si insinuano lentamente tra la stoffa del bikini e la pelle. Un brivido lo pervade.
NO! NO! Non posso!
Si morde il labbro. In un istante è in piedi, davanti alla finestra aperta, respirando profondamente, cercando nuovamente di calmarsi.
“Questo è il corpo di Lamù! Io… No, non posso!”
Maledizione! Non voglio questo corpo, glielo devo restituire!
Il proprio comportamento perverso gli fa provare un inedito senso di colpa e di vergogna.
Lamù non può diventare oggetto della sua lussuria e depravazione. No. Non Lamù.
Qualsiasi altra ragazza, si ripete, andrebbe bene… qualsiasi. Eccetto Lamù…
Ho resistito per due anni, alle sue seduzioni, al desiderio di saltarle addosso, nonostante si offrisse liberamente a me… non la toccherò, ora che ne occupo il corpo. Che senso ha, darsi il piacere da soli… quando avrei potuto invece… No.
Non c’è altra via; DEVO affrontare Lamù e la sua punizione, per rimediare a quanto accaduto.
Ero al parco, alla rotonda dell’orologio. Forse Lamù è ancora li. Io… Posso volare! Posso essere lì in un baleno! Devo trovarla, subito!
Ataru spicca il volo, accelerando progressivamente alla propria velocità massima, alla volta del parco, solo un paio di minuti prima che Lamù, entrando con troppa foga, per poco non travolge la mamma di Ataru nel corridoio dell’ingresso.
“Ataru, brutto idiota! Cosa diavolo fai… Ma guardati, fradicio di sudore, e… le scarpe! Togliti immediatamente le scarpe!”
Lamù, ancora con il fiatone, si rende conto di non essersi tolta le scarpe prima di salire sul tatami.
Per i Sacri Draghi! Ha ragione, mi devo togliere le scarpe…
“Madre…M-Mi dispiace. Ha visto Teso… ecco, voglio dire, Lamù?”
“Ataru, ma cosa ti prende? Per gli Dei, peggiori di giorno in giorno. Non avrei MAI dovuto metterti a questo mondo! Lamù è tornata da poco, è salita in camera. Non fa che aspettarti, brutto stronzo! Se non era per Lei, ti avrei sbattuto fuori di casa da un pezzo! Ora togliti di mezzo, che ho da fare in cucina.”
Lamù è sbalordita. Non ha mai sentito sua… suocera parlare in questo modo ad Ataru in sua presenza. Insultarlo in questo modo gratuito, con questa acidità.
Spaventata dal comportamento della madre di Ataru,Lamù riesce appena a biascicare “Ma… Madre, io…”
“E basta! Ataru, ti ho chiesto di toglierti le scarpe! Non riesci a capire nemmeno questo? Ooh… Dei del Cielo, ma senti quanto puzzi…! Sei un maiale! Vatti immediatamente a lavare, non ti sopporto!”
Lamú salendo lentamente le scale, riesce a sentire la ‘suocera’ parlare tra se e se:
“Quell’idiota mi ha rovinato la vita. Non avrei mai dovuto metterlo al mondo! Ma perché, perché non sono andata in ospedale a… ad abortire quando ne ho avuto l’occasione, il giorno che mi hanno detto che era un maschio?”
Il padre di Ataru risponde alla domanda dal soggiorno.
“Cara, perché sei svenuta davanti al preventivo che i medici ci hanno dato per effettuare l’operazione così avanti nella gravidanza…”
“Eh! Per forza, sono svenuta! È tutta colpa tua, brutto incapace senza spina dorsale, non hai mai avuto il coraggio di chiedere un aumento in ufficio, c’era il mutuo per la casa, e non ce la facevamo… No! Non ce la facciamo neanche oggi, con i quattro soldi che…”
Lamù non ce la fa più a sopportare la discussione dei genitori di Tesoruccio. Fa gli ultimi tre gradini con un salto e si chiude nella sua stanza sbattendo la porta.
Le parole dei Moroboshi la colpiscono profondamente; si rende conto che Ataru non è mai stato voluto, amato in questa famiglia, fin dalla nascita. Ma che razza di infanzia ha passato?
Non se ne è mai resa conto. Non se ne è mai accorta, fuorviata dalla loro dolcezza, attenzione, affettuosità nei suoi confronti… e in realtà non è nemmeno vero che non ha mai sentito parlare la signora Moroboshi in questo modo. Solo… che era rivolta a Tesoruccio… e non ha mai dato peso a quel che diceva…
La poca rabbia rimasta per Tesoruccio scompare completamente. Tutto ciò che Lamù desidera ora è di far ritornare le cose com’erano prima. E parlare a Tesoruccio… ma la stanza è vuota, non c’è nessuno.
Si guarda attorno. Sulla scrivania, il suo SpaceFruit sPad, un pacchettino aperto e un foglietto accartocciato; le istruzioni degli anelli.
Leggendo le istruzioni, capisce perché non riesce a togliersi l’anello.
Sconsolata, si siede per terra, mentre la fatica comincia a farsi sentire. Più di quattro chilometri, in pochi minuti e con una temperature e umidità proibitive. In effetti, i muscoli sono un poco indolenziti, ed è vero che è fradicia; comincia a sentire il sudore raffreddarsi sulla pelle.
Cosa posso fare… Tesoruccio, dove sei andato, perché non mi hai aspettato qui?
 
 
 
Ataru atterra a poca distanza dalla torre dell’orologio. Si guarda intorno, ma non c’è traccia di Lamù, ora nel suo corpo. Già, deve cercare… se stesso ora!
Pochi istanti dopo, molti passanti la osservano con uno sguardo stupito e sorpreso. Assolutamente comprensibile. Il parco è vicino al confine tra la municipalità di Tomobiki-cho e il distretto di Nerima. I passanti di Nerima ovviamente non sono abituati a vedere una ragazza seminuda con i capelli verdi volare… in fondo, è proprio per questo che è riuscito, tempo addietro, a convincere Lamù a vestirsi da ragazza terrestre. Ora, però, Ataru sta facendo bella mostra delle sue curve con addosso solamente il solito bikini tigrato… però… c’è qualcosa di diverso.
Gli sguardi che si sente piantato addosso… lo mettono a disagio.
Quelle occhiate, sono di curiosità?
Un momento. Solo gli uomini mi stanno fissando. Mi stanno… spogliando con gli occhi, mi guardano con desiderio!
Il pensiero lo turba, non ha mai notato più di tanto come gli uomini guardano Lamù.
Beh, non è proprio così… voglio dire, quando usciamo sono io ad essere particolarmente occupato a guardare le altre ragazze, non posso certo preoccuparmi di quello che fanno gli altri…
Un fischio. “Ehi, bella topa!”
Un sentimento nuovo lo pervade, una sensazione a cui di certo Ataru non è abituato. Imbarazzo! Ancora più turbato, il ragazzo si allontana camminando speditamente.
Proprio in quel momento, qualcosa di freddo e rugoso gli tocca la coscia da dietro. Un brivido gli corre lungo la schiena.
Ataru si gira di scatto!
Uh? Ma non c’è nessuno!
Poi, il suo sguardo cade ai suoi piedi.
 
Una faccia tonda, calva e mostruosa, orribile nei suoi lineamenti rugosi, con due occhi a fessura, incredibilmente neri e profondi, con uno sguardo che sembra in grado di perforare persino l’anima, gli appare improvvisamente!
“AAAARGH!”
Ataru salta, spaventato a morte!
Sakurambo lo osserva con calma. La sua voce, oleosa e nasale come il rumore di due pezze di cuoio ingrassato strofinate tra loro, lo apostrofa.
“Sembra che, alfine, la cupa luce della stella maligna sotto alla quale sei nato, Ataru, abbia deciso di scatenare sulla tua anima la punizione divina di trasfigurare le tue spoglie mortali nell’immagine della tua Salvatrice e Nemesi.”
Ad una decina di metri di distanza, Ataru atterra, respirando velocemente e con il cuore in gola dallo spavento.
“Tu… ma di cosa diavolo stai parlando, vecchio pazzo!”
Il monaco buddista stringe gli occhi, ora divenuti semplici fessure nere, lo sguardo fisso sulle pupille blu di Ataru.
“Ataru, io posso percepire con gli occhi dell’anima. La mera parvenza non è sufficiente ad ingannarmi e a impediredi svelare la tua vera natura, e... uh. Ma, ora capisco. Non è semplice apparenza. La tua coscienza occupa l’autentico corpo Oni di Lamù. Non posso che concludere che tu, Ataru, la stai possedendo. Ciò non può essere altro che la ributtante opera di perverse e corrotte entità maligne…”
Nel frattempo, Ataru si è ripreso dalla terrificante esperienza di essere improvvisamente esposto alle fattezze del vecchio monaco, e la voglia di colpire Sakurambo con qualcosa di molto duro e pesante, come un piede di porco oppure una mazza da baseball, diventa inarrestabile. O forse Ataru ha di meglio.
Il monaco si è avvicinato ed ora è di nuovo ai suoi piedi…
“Difatti, posso chiaramente scorgere degli orribili, atroci e malevoli segni evolvere lentamente, oscurando e corrompendo nella loro mefitica melma, il sentiero lungo il quale ti sei incamminato, inesorabilmente e inevitabilmente condannandoti…
ZAAZAZAPT!
Un corpo annerito e fumante si contorce lentamente sul cemento, dolorosamente ripentendo all’infinito le parole “sadame ja…” , mentre Ataru si allontana volando.

La soddisfazione di aver concesso a Sakurambo l’esperienza più ‘elettrizzante’ della sua patetica vita è ormai passata, e Ataru cerca di pensare razionalmente.
È andata male; la consapevolezza di aver effettuato lo scambio con Lamù anziché Mendo lo ha inizialmente gettato nel panico, ma ormai è fatta.
Vediamo se almeno posso trovare un qualche vantaggio dalla situazione, prima di dover affrontare Lamù. Non posso credere a quanto è andata male… tra tutti quelli che potevano trovare l’anello, proprio lei! Non posso fare nulla con il suo corpo. Di certo, non posso abbordare le ragazze… beh, potrei forse visitare un bagno pubblico, e dare un’occhiata alle ragazze. Ma non potrei toccarle. No, non è vero; potrei insaponargli la schiena…!
Gli sfugge una risatina, immaginando se stesso mentre accarezza, insaponandole, le schiene di meravigliose ragazze nude… fino a che una di queste non si gira verso di lui e gli sorride con devozione.
È Lamù.
Ad un tratto, si sente un miserabile.
Oooooh… dove potrebbe essere ora, Lamù? Potrebbe essere persa, confusa. Forse gli è successo qualcosa…

Ataru si ritrova a pensare in cima all’orologio, di nuovo alla rotonda. Ma sì, di fatto la Rotonda è il luogo che sia lui, sia Lamù, trovano più adatto per meditare. Dalla sua posizione di vantaggio, si accorge del gruppetto di amici guidato da Megane che camminano verso di lui.
Ataru scende dall’orologio e atterra di fronte a loro.
“Ciao Megane! Per caso, hai visto La… voglio dire, Ataru, da queste parti?”
Megane è sorpreso di sentire Lamù chiamare Ataru con il suo nome anziché con il solito ‘tesoruccio’. Aveva ragione! L’idiota ha senz’altro fatto qualcosa di irreparabile a Lamù! Megane decide di giocarsi il tutto per tutto; questa potrebbe essere la sua occasione.
“Buon pomeriggio, Lamù. Mi dispiace di doverti dire che non possiamo aiutarti; non abbiamo la minima idea di dove si trovi Ataru. Molto probabilmente, starà molestando qualche povera ragazza, da qualche parte.”
“E-ecco, sei sicuro… che non lo hai visto? Era qui, alla Rotonda, forse dieci minuti fa. Per favore, è molto importante…”
Chibi fa come per dire qualcosa, ma Megane lo blocca.
“No, Lamù. Nessuno di noi ha visto quel depravato e lussurioso maiale stamani. Posso solo assumere che, come suo solito, ti ha maltrattata, umiliata...”
Megane sospira per una pausa ad effetto.
“Lamù, ascoltami. Sono molto preoccupato. Tu devi liberarti dal suo giogo, devi vivere pienamente la tua vita, quell’animale non ti merita. Perché non consideri qualcun altro più meritevole di essere al tuo fianco? Anche se so di essere l’ultimo della lista, sappi che io non esiterei un attimo a divenire tuo schiavo, se solo lo desiderassi. Credo in cuor mio di aver dimostrato più di una volta la mia completa devozione nei tuoi confronti, mentre Moroboshi non ha mai mancato di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, il suo disinteresse, cogliendo ogni occasione per farti soffrire, darti le spalle, e tradirti ogni volta che una qualche sgualdrina…”
Ataru ha già perso la pazienza. Qualche scintilla blu comincia a scoccare tra le dita e a correre sulla sua pelle.
“Uh, Megane, per favore, risparmiami la predica e la tua ‘devozione’. Non hai visto Ataru qui in giro. OK, va bene. Grazie. Ciao.”
Ataru gira le spalle e fa per andarsene, ma prima di potersi muovere, la mano di Megane si posa sulla sua spalla.
“Lamù! A-Aspetta! Per favore, ascoltami!”
“Megane… la tua mano. O la togli, o la perdi.”
Un repentino aumento di tensione elettrica morde la mano di Megane che la ritira immediatamente.
“No, Lamù, ti prego! Lasciami continuare! Sto solo dicendo la verità, non capisci? Ataru è un perdente, abuserà di te, ti trascinerà giù con lui all’inferno! È la peggior scelta-”
Ataru si volta di scatto, il suo indice destro a pochi centimetri dal naso di Megane. Il suo sguardo è raggelante. Megane non si era mai reso conto di quanto fossero lunghi ed affilati i suoi canini… e di quanto fossero freddi i suoi occhi.
“Chiudi quella fogna, lurido stronzo. Solo un’altra parola, e… !”
Ataru fissa a lungo Megane. Poi gli gira intorno e se ne va, rabbrividendo di rabbia repressa.
Le parole del suo compagno di classe hanno profondamente offeso Ataru. Non per gli insulti, in fondo ci è abituato, ma piuttosto per la perniciosa determinazione di Megane nel cercare di convincere Lamù a lasciarlo. Beh, in realtà, anche a questo dovrebbe essere abituato, però sentirlo parlare in quel modo possedendo il corpo di Lamù, ha cambiato completamente prospettiva.
Strano,Ataru pensa. Davvero strano. Non me ne è mai fregato più di tanto di quel che Megane pensava o diceva a Lamù. Perché sono scattato così?
L’intero gruppo di ragazzi è impietrito. Guarda il loro idolo prendere il volo e scomparire alla vista, ancora tremanti per le sue ultime parole.
“Gentiluomini, avete visto la nostra adorata Lamù? Avete inteso le sue adirate parole, notato la sua incredibile collera, e soprattutto il cambiamento nel modo di rivolgersi a quell’animale? Deve aver fatto qualcosa di totalmente abietto ed atroce a Lamù. Qualcosa di indicibile… dobbiamo impossessarci di Moroboshi ed estorcergli la verità con qualsiasi mezzo.”
Megane è tremebondo, di rabbia e terrore. Mai Lamù lo ha trattato così. Minacciandolo e facendogli perdere la faccia di fronte ai suoi sottoposti. Ed è tutta colpa di Ataru! È ora di chiamare Mendo.

 
Lamù decide di rimanere a casa ad aspettare il suo Tesoruccio. D’altronde, Ataru può volare, e possiede tutti i suoi poteri, ora. Potrebbe addirittura avere accesso alla sua astronave… beh, ammesso che sappia come usare il telecomando che tiene nel reggiseno. Che sappia come trovarlo, oltretutto. Presto o tardi, Tesoruccio dovrà per forza tornare a casa.
Cosa dirgli? Come gestire la situazione?
Forse Tesoruccio ha paura di affrontarla.
Perché lei è ancora arrabbiata, giusto?
Qualcosa, nella sua mente, continua a sussurrargli Ma lascia perdere, ma che ti importa… non è importante…
Lamù si alza dalla sedia della scrivania. Sono passati forse cinque minuti da quando è tornata.
Il sudore si è congelato addosso, si sente scomoda, a disagio; appiccicosa e bagnata, non vede l’ora di immergersi in acqua. E, il bisogno di andare in bagno ormai è diventato ormai insopportabile.
Lamù si sente in incredibile imbarazzo.
Ma la natura chiama… non c’è niente da fare.
Lamù esce dal WC con la faccia rossa.
Comincia impacciatamente a svestirsi, preparandosi per le abluzioni prima di immergersi nell’Ofuro.
Il corpo nudo di Ataru è ben proporzionato, asciuttissimo e scolpito; senza dubbio, a causa di tutto l’esercizio fisico nel correre dietro alle ragazze e sfuggire alla sua giusta punizione…
Non può fare a meno di sorridere, ammirandosi nello specchio. Le sue mani accarezzano la pelle, seguendo il guizzare dei propri muscoli e contemplandone l’effetto.
Wow.
Allo stesso tempo, comincia a notare le tenui e quasi invisibili cicatrici. Pallide testimonianze di avventure che, nel vero senso del termine, hanno lasciato il segno.
Si siede sullo sgabello, cominciando ad insaponarsi il corpo.
Lamù cerca di non pensare a quanto sta facendo; ma di certo, sapere che si trova a possedere il corpo di Tesoruccio ha il suo effetto, che non tarda a farsi sentire. Ad un certo punto, si sente il fuoco nelle vene.
Una sensazione di piacere completamente nuova , ed allo stesso tempo familiare, inizia a crescere in lei, ed un calore intenso comincia ad impadronirsi del suo corpo.
Di nuovo, cerca di ignorarlo, mordendosi le labbra.
Si sciacqua con dei secchi di acqua gelida, cercando sollievo.
Finalmente, si immerge nell’Ofuro.
Chissà che cosa sta facendo Tesoruccio, ora.
Lamù si ritrova a fantasticare su questo pensiero.
Forse, si sta divertendo con… con il mio corpo… scoprendolo… esplorandolo! Cercando di capire cosa potrebbe essere piacevole e cosa no…
Improvvisamente, un particolare pensiero la colpisce.
Cosa… cosa si prova a far l’amore… da Uomo?
Lamù arrossisce sensibilmente, immaginando la cosa, sentendosi irrigidire.
Si! Far l’amore con Tesoruccio… da ragazza, nel suo corpo, come ora.
Lamù immagina se stessa, nuda, che si apre a… se stessa, dal punto di vista di Tesoruccio.
Uuuh…
Poi, altre fantasie. Altre ragazze, nude, si concedono a Lei, susseguendosi rapidamente, le sue amiche… Oyuki, Ran, Benten…
Già, Benten.
Ehi. Ma… è così grosso!?!
Lamú si rovescia immediatamente addosso un secchio d’acqua gelida.
“Tesoruccio! Questa è tutta colpa tua! Non mi sono mai sentita così turbata ed in imbarazzo in tutta la mia vita!”
Ma… potrebbe essere tutto causato dalla lussuria di Tesoruccio, rimasta in questo corpo?
Lamù scuote la testa, cercando intensamente di pensare a qualcos’altro.
Un pensiero serio le ritorna in mente. Il breve battibecco con la mamma di Ataru. Le cose che ha dovuto apprendere, nel modo peggiore… la sua famiglia non lo ha mai amato. In fondo, è solo naturale che si comporti così.
 

Volando alto sul parco, Ataru fa larghi giri cercando di vedere qualche traccia di Lamù, quando si accorge di una Mercedes nera, quella personale di Mendo, che si sta parcheggiando di fronte all’entrata del parco.
Uh, la cosa è sospetta…
Decide, quindi, di parlare con lui.
“Ciao, Mendo… hai per caso visto, uh, Tesoruccio?”
“Oh! Buon pomeriggio, Lamú-san. Si, ti confermo di aver parlato con lui, direi una mezzoretta fa. Si è comportato come al solito da idiota, facendomi venire qui al parco con una puerile scusa, solo per farmi perdere tempo. L’ho di fatto lasciato qui da solo, a farfugliare qualcosa riguardo un oggetto che si era perso… quando mi sono reso conto che parlava di aria fritta, me ne sono andato. Mi scuso con te per non essere in grado di aiutarti di piú. Ad ogni modo, ho ricevuto dieci minuti fa la telefonata di Megane-san, che mi ha informato di avere notato Moroboshi fuggire con un atteggiamento sospetto dalla rotonda, e che potrebbe aver fatto qualcosa… di sconveniente e possibilmente ripugnante nei tuoi confronti, per cui, sono ritornato…”
Di nuovo la rabbia. Una rabbia cieca, incontrollabile, intensa. La sua faccia è deformata da una furia animale, i suoi lunghi canini bene in mostra, l’elettricità statica si scarica nell’aria e sul terreno con corte scintille azzurre.
Megane… mi ha mentito!
“Quello schifoso bastardo… perché mi ha mentito? Per gli Dei, gli farò soffrire le pene dell’inferno…!”
Mendo accarezza l’impugnatura della sua spada.
“Lamú, ti prego dimmi, Moroboshi ha davvero fatto qualcosa di ignobile nei tuoi confronti? Se è così, allora me ne occuperò io!”
Ataru si gira rabbiosamente verso Mendo, fulminandolo con lo sguardo.
“No, Mendo! Ti ritengo personalmente responsabile per qualsiasi cosa possa accadergli! Non deve essergli torto neanche un capello!”
Ataru scatta di nuovo verso il cielo, mentre Mendo, sotto shock, fraintende completamente il senso delle parole e la reazione di Lamú!
“Moroboshi! Allora, è vero! Hai fatto del male a Lamú-sama! Ah, ma questa volta…”
 
Allontandosi da Mendo, Ataru raggiunge la conclusione che, molto probabilmente, Lamú ha avuto la sua stessa idea; mentre lui sfrecciava verso il parco, lei, dalla rotonda correva verso casa!
Ma porca misera… è perfettamente logico!
Talmente ovvio… Ataru non sa se andare a casa ad incontrare Lamú, che sicuramente lo sta aspettando, oppure approfittare ancora qualche minuto del corpo che possiede per andare a dare una bella lezione a Megane; nel dubbio, galleggia a mezz’aria all’ingresso del parco, quando improvvisamente una astromoto lo accosta.
“Ohi Lamú! Ma che stai facendo qua! Dovevamo vederci su da Oyuki, ti sei scordata? Mi ha detto un paio d’ore fa che te la sei svignata per tornartene su questo cesso di pianeta!”
“Benten?!? Eh, ma io, veramente…”
Grazia divina, se si accorge che mi sono impadronito del corpo di Lamú, mi ammazza!
“Cazzo, già siamo in ritardo, se non ci diamo una mossa non ce la facciamo ad arrivare alla festa in tempo!”
“Festa? C-che festa? Ma… ecco… i-io non so dove ho parcheggiato il mio UFO, e…”
Benten, con una mossa repentina che sorprende Ataru, pesca nel suo reggiseno un piccolo strumento a forma di cilindro e istantaneamente l’astronave tigrata di Lamú appare sopra di loro.
Ma… dove diavolo avevo quel coso!?!
“Che scusa patetica, micetta mia…”
Un largo varco si apre quasi magicamente sul lato del grande veicolo a forma di disco. Benten entra direttamente con la sua astromoto, mentre Ataru, in stato confusionale, la segue meccanicamente dentro.
All’interno della camera d’equilibrio, un’altra apertura si spalanca seguendo geometrie impossibili, inghiottendo completamente l’astromoto; Benten corre direttamente nella cabina di pilotaggio, sedendosi ai controlli dell’astronave.
“Ehi, dolcezza! Posso pilotare il tuo giocattolo?”
“Uh-uh, s-sicuro…”
L’astronave sfreccia in alto ad una velocità impossibile, provocando un discreto spavento ai piloti di un volo di linea nonché causare un allarme DEFCON 4 dovuto alla segnatura UV e alla accelerazione iniziale rilevati dai satelliti militari, simili a quelli un SLBM…
“Ora, piccola, mi dici che cazzo succede. Perché sei tornata qui? Quel coglione ti tratta ancora da soprammobile? Guarda, non riesco proprio a capire, eccoti qua, il perfetto giocattolo sessuale con cui tutti i maschi di questo quadrante sognano di giocare, e… LUI ancora non vuole scopare con te? Guarda, per quanto mi riguarda, non ne vale la pena! E, tu non sei assolutamente obbligata a restare con lui!”
Ataru è totalmente sotto shock! Si ritrova la mascella per terra, Benten è sempre stata sboccata, ma non avrebbe MAI immaginato che sarebbe stata così diretta nel parlare a Lamú!
“Cosa?!?”
Benten si gira verso… Lamú.
“Ma dai! Piccola, ti stai comportando in modo strano, ma stai bene? Sai perfettamente che voglio dire, ho organizzato una festa solo per celebrarti, e per divertirsi coi ragazzi!”
“Divertirsi… coi ragazzi?!?”
“Puttana misera, Lamú! Hai sofferto anche troppo, dietro a quell’animale, sepolta in quella tomba che tu chiami casa! Devi cominciare a VIVERE, Lamú! Dimentica quel perdente, lascialo morire da solo, e divertiti con noi! Ho invitato la creme de la creme, sono assolutamente certa che troveremo un bellissimo e… ben dotato ragazzo in grado di sostituire quello stronzo! Ora, chiudi il becco, o rischiamo una collisione con qualcosa e finiremo in polvere cosmica! Siediti e goditi il viaggio!”
Le stelle sullo schermo panoramico del sistema di navigazione, grande quanto l’intera parete, improvvisamente fuggono verso i bordi lasciando una scia con un classico effetto alla “Guerre stellari”.
Benten… sta cercando di convincere Lamú a lasciarmi…? VUOLE PORTARMI VIA LAMÚ?
Una furia improvvisa lo fa rabbrividire. Tutti i suoi muscoli si tendono, Ataru scopre i denti, in un ringhio rabbioso, serrando i pugni. Un’esplosione di potente energia lo attraversa, lasciandosi dietro calde ondate di intenso piacere, mentre aspre scintille azzurre scoccano sulla pelle e volano intorno a lui.
Questa volta se ne accorge…
Delle lente, vibranti e calde ondate di piacere fisico, perfettamente intonate e accordate con l’energia e il solleticare delle scintille che danzano sulla sua nuda pelle!
Rimane stupefatto da quanto appena realizzato… ed è probabilmente quanto salva una completamente ignara Benten, concentrata nel pilotaggio dell’astronave e fischiettando un qualche motivetto alieno, da una violentissima scarica elettrica.
Ma… ma… allora, Lamú prova piacere nel rilasciare energia? Quando… mi scarica addosso i suoi fulmini, gli piace…? Grazia divina!
Finalmente, Ataru si rende conto che, da quando ha preso possesso del corpo di Lamú, il suo carattere è diventato esponenzialmente più irritabile e aggressivo di quanto non sia mai stato, è come se ne avesse, in un certo senso, ereditato il temperamento violento e permaloso. E non è tutto! Ataru riesce ad usare in modo del tutto naturale molte delle sue abilità e poteri. C’è anche qualcos’altro… che lo disturba.
Ma ora si sente troppo confuso.
Cosa posso fare? Cosa mi succede? Devo pensare… ho bisogno di prendere tempo.
Ataru si trascina stancamente verso gli appartamenti di Lamú, e si lascia cadere sul suo grande letto.
Resta disteso, sulla coperta tigrata, a studiare il monotono soffitto in metallo.
Il rimorso e la preoccupazione lo rodono, mentre pensa a come uscire dal vortice di eventi in cui precipita, cadendo sempre più in basso, sempre di più…
Ecco, ora come me la cavo con Benten? Mi ha preso di sorpresa, come faccio adesso a dirgli di no… come faccio ad uscirne… devo far finta di assecondarla e poi svignarmela dal ricevimento appena si distrae e ritornare sulla Terra… Da Lamú… ehi, un momento! Merda, e chi lo pilota questo affare?
“Ma in nome degli Dei del cielo, perché ho dovuto prendere questi maledettissimi anelli?”
 
 
 
----------Continua
 
Grazie per aver letto questo capitolo. Vi prego, di commentare e recensire la mia storia!
 
 

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Capitolo 3
*** Che il Caos sfidi l’Entropia! ***


The great switch
Rel 1.1
By Pizzigri
Disclaimer: Urusei Yatsura and all characters (C) Rumiko Takahashi, Shogakukan/Kitty.
 
Aggiornamento. La presente fanfiction NON è abbandonata. Ma trovo che l'interesse mostrato fino ad oggi non è sufficiente per per giustificare l'impegno profuso nella traduzione. Pertanto, chi vuole... sapere come va a finire, è pregato di leggere, in INGLESE, la fanfiction con lo stesso nome (ed autore, ovviamente) su fanfiction.net. Se invece qualcuno vuole aiutare a tradurre, sono a disposizione. Saluti!
COMMENTATE, COMMENTATE, COMMENTATE, e ancora COMMENTATE! Anche se non vi piace… anche se non vi va! Pensate alla fatica che faccio a scrivere in inglese e poi tradurre in italiano tutta sta roba!
 
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Capitolo 3 – Che il Caos sfidi l’Entropia!
 
 
Lamù è preoccupata. Dopo il bagno, si è vestita di nuovo con abiti puliti ed ha pazientemente aspettato nella stanza di Tesoruccio. È quasi ora di cena; il sole è calato, Ataru è ormai scomparso e Ten ancora non torna.
La sua mente è costantemente distratta da pensieri a sfondo… sessuale, e Lamù non può fare a meno di concludere che, effettivamente, ha ereditato questa cosa da Tesoruccio. Che enorme seccatura.
Il campanello dell’ingresso suona insistentemente.
“Madre, vado io!”
Lamù corre giù per le scale ad aprire la porta, con una luce di speranza che le fa scintillare gli occhi.
“Ah, ciao Megane. Ma entra, non stare sulla porta.”
Megane è sorpreso. Anche Ataru si comporta in maniera del tutto anomala! Lo ha accolto con… gentilezza? Non è che una ulteriore conferma di quanto già sospettava! Ataru è colpevole, e qualcosa di rivoltante è ormai accaduto a Lamù!
“Ciao Ataru. No, ti ringrazio, sono passato solo per scambiare quattro chiacchiere… puoi uscire un momento?”
“Certo.”
Lamù non sospetta minimamente di Megane. Si infila le scarpe ed esce nel giardino.
Appena si chiude la porta alle spalle, gli amici di Megane in attesa ai lati dell’ingresso le saltano addosso e la bloccano faccia a terra, mentre Chibi le infila un sacco di iuta sulla testa!
Lamù strilla e cerca di fuggire, ma Kakugari la blocca torcendole ferocemente il braccio dietro la schiena.
“Signori, portiamo questo rifiuto umano nella stanza delle torture!”
Lamù, completamente impacchettata e legata dalla testa ai piedi è incerimoniosamente scaraventata sul pianale posteriore di una Kubelwagen Tipo 82, ovviamente presa in prestito da Mendo.
Con un fazzoletto che le stringe la bocca e le impedisce di gridare, Lamù è confusa e terrorizzata, mentre Megane e gli altri la portano velocemente verso la torre dell’orologio del liceo Tomobiki.

Pochi minuti dopo, la buttano sul duro e polveroso pavimento della piccola cella e le tolgono il cappuccio e il fazzoletto dalla bocca.
Lamù riesce a strisciare verso un angolo della stanza e a poggiarsi seduta con la schiena al muro.
“Megane! Cosa diavolo stai facendo! Lasciami andare immediatamente!”
“Moroboshi… confessa! Hai commesso qualche immondo crimine nei confronti della nostra adorata Lamù. Sei colpevole!”
“Ma… come…”
La frase le muore in gola. Lamù si rende immediatamente conto che Megane non ha la più pallida idea dello scambio, e che con ogni probabilità ha semplicemente preso nota del loro comportamento bizzarro e chissà cosa può aver immaginato! Ma ormai si è tradita…
“Ah-HA! Allora é vero! Confessa, bastardo! Cosa le hai fatto!”
“Megane, è tutto un malinteso! Non ho fatto nulla a Lamù, ti assicuro! Piuttosto, lasciami andare, altrimenti…”
“Si? Altrimenti… che? Ataru! Sono assolutamente certo che hai compiuto qualcosa di totalmente ributtante nei confronti di Lamù. Io… so, perché ho personalmente assaggiato la sua ira, collera e disprezzo! A questo punto, l’unico atto che potrebbe giustificare il suo comportamento é… un abuso sessuale! Confessa! L’hai VIOLENTATA!”
Lamù scuote energicamente la testa.
Si… Magari l’avesse fatto, Tesoruccio!
“Non penserai certo che userei violenza su Lamù, vero? Voglio dire, parliamo di Lamù! Avrei potuto portarmela a letto ogni singola notte da ché è arrivata qui, Megane! E ne sarebbe stata contenta! Lamù mi è sempre addosso, è sempre alle mie costole, soffocandomi, tentando di dominarmi… violentare Lamù, IO? Ma dai!”
Lamù si meraviglia delle sue stesse parole. Ha iniziato cercando di imitare Tesoruccio… ma l’ultima frase, quella è uscita spontaneamente!
Possibile che…
Megane pondera le sue parole per un momento. Poi però il suo sguardo cade sulla mano di “Ataru”. Nota finalmente l’anello.
Senza alcun preavviso, Megane le sferra un poderoso calcio alla faccia.
Lamù cade all’indietro, battendo la testa, completamente scioccata da quanto Megane le ha appena fatto. Scivola a terra. Il suo sguardo stupefatto fissa per alcuni istanti il soffitto buio, mentre la sua mente cerca di razionalizzare quanto sta succedendo intorno a lei; improvvisamente, il gruppo di ragazzi comincia a picchiarla furiosamente, con calci e pugni.
Colpi alle gambe. Alle costole, con scarponi da lavoro. Allo stomaco! Alla testa! Paura! Dolore!
Il pestaggio continua per alcuni minuti. Lamù si raggomitola inerme sul pavimento.
“Bene, Signori, basta così.”
Lamù è terrorizzata. Non si è mai sentita così vulnerabile, così… indifesa.
Ha così paura che non ha nemmeno notato la quantità di dolore fisico.
Per essere più precisi, l’assenza di dolore.
I colpi, portati su punti anche vitali. Non hanno fatto neanche male!
Il suo corpo ha registrato il dolore che avrebbe sentito il corpo di un pugile professionista colpito da un gruppetto di bambini delle elementari. E’ ovvio che il corpo di Ataru è in grado di resistere facilmente a violenze e atrocità che causerebbero anche la cessazione delle funzioni vitali di un uomo medio.
Ma Lamù non se ne accorge. La pressione psicologica è tremenda. Percepisce l’impatto dei colpi e la sua mente semplicemente le suggerisce che deve esserci dolore! La suggestione è terribile, sente la propria testa che le scoppia. C’è, però, una parte della sua mente che è ancora razionale. E riesce a comprendere che, sebbene il corpo è in grado di sopportare senza conseguenze queste sevizie, la propria psiche non lo é.
“Per quanto mi costi doverlo ammettere, Ataru, probabilmente hai ragione. Cionondimeno, so che hai causato un dispiacere egualmente grande alla nostra adorata Lamù. La punizione non può essere che la medesima.”
“Megane! M-mi stai facendo paura! Io non ho fatto nulla a Lamù! Come avrei potuto, fino a poche ore fa è stata su Nettuno, in compagnia di Sua Altezza la Principessa Oyuki, questo lo so per certo!”
“Ma Ataru, se anche ciò fosse vero, tu devi essere punito. Ho notato che porti un anello sul tuo anulare sinistro. Il pegno di un qualche patto scellerato con un’altra donna, senza dubbio. Posso solo assumere che la nostra adorata Lamù fosse adirata, quando l’abbiamo incontrata oggi al parco, per questo motivo. Accetti di confessare il tuo peccato?”
“Lamù! Ma é stata Lamù a darmelo! Lui… Lei porta un anello identico, all’anulare, ma non te ne sei accorto?”
Megane sferra un altro fortissimo calcio alla sua faccia. Lo scarpone da lavoro rinforzato colpisce violentemente Lamù sulla guancia e sul naso! Stelle dappertutto. La sua testa è spinta all’indietro, colpendo violentemente prima il muro e poi, a faccia avanti, il pavimento.
Lamú sente un forte odore di bruciato, e cercando di tirarsi su tremando visibilmente, si accorge di grosse gocce nere che appaiono sul pavimento. È sangue. Gli occhi le bruciano, un velo cala offuscando la sua vista e il sangue si mischia alle lacrime.
“Tu… tu… la pagherai, Megane! A-aspetta che dico a Lamù cosa mi hai fatto! S-sará così arrabbiata… te la fará pagare, vedrai!” La sua voce è singhiozzante, impaurita.
Ad un tratto, Megane si accorge del sangue sul pavimento.
Un’espressione di genuina sorpresa gli si dipinge in volto.
Sangue? Impossibile! Ataru è praticamente invulnerabile e pressoché immortale! Dei del Cielo, ma cosa sta succedendo?
“Ha, ha! Ataru, affronterei mille volte la collera della nostra adorata Lamù, se fosse per il suo bene! Ma, Signori, sono del parere che per oggi, abbiamo finito. Ataru, non so cosa ti ha preso, ma oggi ti sei comportato come una femminuccia. Mi fai pietà! Chiudiamola qui! Signori, andiamo.”
Il tono arrogante di Megane riesce a stento a nascondere il suo turbamento.
Ho… ho forse passato il segno, oggi?

Il gruppo di ragazzi esce in fila indiana dalla stanza, lasciando solamente Perma in compagnia di Ataru, inginocchiato a fianco del compagno di scuola.
“Ataru, ma stai bene? Hai perso sangue solo per due miseri, piccoli calci in volto, ma dai, puoi sopportare cinque volte un pestaggio come questo senza nemmeno un livido e pure ridendoci in faccia! Lo facciamo ogni settimana! Megane non poteva perderci la faccia, ma anche lui se n’è accorto e si è preoccupato. Hai bisogno di aiuto?”
Perma scioglie i nodi che legano Lamù.
Lamù si gira e fissa Perma negli occhi. Le lacrime continuano a rigarle il volto.
Tesoruccio… pestato ogni settimana? Sopporta queste sevizie… tutte le volte, con un sorriso? Per le Sacre Paludi!
Soffocata dalle lacrime e dal pianto, non riesce a rispondere.
“Ataru! Riprenditi! Ma che diavolo fai, non sei un moccioso piagnucolante!”
Poi, abbassando la voce.
“Cazzo, Ataru, non piangere, mi fai venire i brividi! Co… cosa ti è successo, amico? Non ti ho mai visto così. Miseria… ma non sarà che… Lamù ti ha forse piantato? Se n’é andata, con un altro?”
Lamù cerca di controllarsi. Respira lentamente, soffocando i singhiozzi.
Devo essere forte.
“K-Kosuke, grazie. No, sto bene… Lamù mi ama ancora, anzi… forse adesso più che mai, e ti posso assicurare personalmente che non ha lasciato la Terra. Ecco… é solo che… vorrei rimanere da solo per un po’. P-per favore, vai via… Grazie ancora. Sto bene… si.”
“Sicuro, eh? Cielo, mi dispiace Ataru. Davvero. Ok, ci vediamo allora… ciao.”
Lamù è finalmente sola nella buia e sporca stanzetta nella torre dell’orologio. Il dolore fisico è completamente scomparso, salvo un leggero indolenzimento alle costole. Il sangue dal naso si è fermato quasi subito. Nemmeno un livido… senza dubbio, grazie alle sovrumane capacità di recupero e di resistenza del corpo di Ataru. Ma questa esperienza ha lasciato una cicatrice profonda nella sua anima. Sequestrata, e pestata dai suoi amici! Per un capriccio, solo perché pensavano che Tesoruccio potesse averla offesa! Stupidi…! Che stupidi! Stupida e sciocca venerazione per Lamù, la ragazza aliena!
Questa volta ha avuto paura. Non può trattenersi; ricomincia a piangere.
Un pensiero ironico le viene in mente.
Frignare come una femminuccia… ma che Uomo sei, Tesoruccio.

 

“Ehi, bella bimba!”
Ataru salta sul letto!
“Cosa! Chi?”
Assorto nel suo dormiveglia, perso nei suoi pensieri su cosa possa fare Lamù ora nel suo corpo, e dannandosi perché non ha pensato di evitare completamente il ‘sequestro’ da parte di Benten, finché poteva, sui cieli di Tomobiki, Ataru non si è accorto che sono oramai passate alcune ore.
“Siamo atterrati sul mio spazioporto privato. Ci dobbiamo fare una bella doccia e vestirci… i Ragazzi ci aspettano!”
Ataru fissa Benten con uno sguardo disorientato.
“Miseria, Lamù, che aspetti? Ma cos’hai? Ma che, quel testa di cazzo di Tesoruccio ti ha fatto piangere ancora? Me ne dovrò occupare in modo… permanente, appena rientriamo a Tomobiki.”
No! Lamù è nel mio corpo!
“Tu non oserai!!”
Ataru sente montare una rabbia incontenibile e le sue parole sono ringhiate con un tono cupo e minaccioso. Ha inconsciamente assunto una posizione raccolta e aggressiva mostrando i canini, mentre una energia primordiale lo attraversa, facendo scoccare scintille tra la sua pelle, il pavimento e le paratie di metallo della nave. Il suo sguardo deve essere davvero pauroso, perché Benten inconsciamente arretra di due passi!
“Ehi, ehi, bella, calma! Va bene, non toccherò il tuo prezioso Tesoruccio. Almeno adesso ti riconosco, Lamù … uh?”
Ad un tratto, Benten afferra la mano sinistra di Lamù.
“Simpatico. Che cos’é? Un anello? Chi te lo ha dato? Non mi dire che lo hai avuto da Ataru.”
Istantaneamente, Ataru passa dalla rabbia cieca all’imbarazzo, tirando via la mano!
“Ecco… beh, è un veeeecchio anello che… ah, avevo nel mio portagioie. Non significa nulla… hahaha, vedi, è che, tipo, mi andava di metterlo… e…”
“Certo. Come no. Sembra bigiotteria di bassa lega, peró… non è che sia proprio… chic. Ma, se a te piace…”
Banten comincia a spingere Ataru verso il bagno.
“Basta chiacchiere. Dai, dobbiamo prepararci, non abbiamo nemmeno incominciato a farci la doccia. E vai! Forza!”
Ataru sente la porta automatica della doccia chiudersi alle sue spalle. Benten, nello spazio di alcuni secondi si libera del suo bikini da combattimento in metallo e delle sue catene, rimanendo completamente nuda.
Ataru rimane a bocca aperta a vedere il suo corpo, tutto curve ma atletico e muscoloso al tempo stesso, e arrossa in viso.
“Ehi! Ma che… che corpo magnifico!” esclama, senza rendersi conto di aver dato voce al proprio pensiero.
Con nonchalance Benten si scioglie i capelli corvini, togliendosi l’ultima catena.
“Beh, grazie, bimba. Si, lo so, sono una statua, ma penso che tu sia molto più sexy di me. Io sono fatta per il combattimento… tu sei fatta per il sesso.”
Questa volta, nonostante tutto, Ataru diventa rosso come un peperone.
Benten si gira verso di lui.
“Che cosa stai aspettando?” gli chiede.
Benten si avvicina pericolosamente, scuotendo la testa, e fa come per abbracciarlo. Ataru si congela. Le braccia di Benten lo avvolgono e le mani raggiungono il fermo del reggiseno sulla sua schiena, slacciandolo. Per un momento, la guerriera aliena strofina il proprio seno nudo contro quello di Ataru. Il ragazzo vorrebbe morire.
Benten fa un passo indietro con in mano il reggiseno tigrato.
“Bella, hai davvero qualcosa che non funziona. Non ti ho mai vista così distratta e persa nei tuoi pensieri. Dai, vieni a fare la doccia. Hai ancora il pezzo sotto; se vuoi, posso aiutarti a togliertelo io…”
“E… ehm, p-p-perché non vai tu per prima… e-e-e io poi… uh…”
“Ma non dire cazzate! Vieni qui, bella tigrotta!”
Benten afferra giocosamente Ataru e lo tira a se dentro l’ampio spazio doccia. L’improvviso impatto con l’acqua… chiude gli occhi e si accorge che Benten gli ha tirato giù il pezzo di sotto del suo bikini tigrato.
Per gli Dei… sono nudo!
Poi, da dietro, si sente insaponare la schiena. Benten comincia a lavargli e massaggiargli anche i lunghi capelli, mentre Ataru, goffamente e con grande imbarazzo, si insapona il corpo. Non si è mai sentito così a disagio a toccare il corpo di una donna… perché è il corpo di Lamù. Ma… la combinazione del leggero tocco delle mani di Benten, simili a carezze, e le proprie…
Mmmmmhhhh…
“Attenta, Lamù. Diffondere elettricità sotto l’acqua non è esattamente salutare…”
Istantaneamente Ataru ritorna alla realtà e si rende conto che si sta eccitando!
No! Mi serve una distrazione! I contratti derivati Exchange-traded sono strumenti finanziari standardizzati basati sui contratti derivati a termine, il cui prezzo è basato sul valore di mercato di altri beni, che sono negoziati su uno scambio organizzato di Futures; questi contratti possono includere Futures, con opzioni Call e Put-
“Ehi, piccola, tocca a te.”
Benten si gira, comincia ad insaponarsi dando le spalle ad Ataru, il quale si ritrova con una saponetta in una mano e una spugna nell’altra.
Cielo Benedetto, quante volte avrò sognato che Benten mi chiedesse di lavarle la schiena… e quando succede per davvero, io… sono Lamù! Se… se perdo il controllo ora, sono morto!
La sua mano trema, al primo leggero passaggio di spugna sulla schiena della atletica Dea della Fortuna.
I-il Global Tactical Asset Allocation, o GTAA, é una… uh, strategia finanziaria che cerca di sfruttare le inefficienze di mercato – o le deviazioni del valore equo - in un orizzonte di investimento a breve termine, stabilendo posizioni sessuali implementate in un assortimento di punti G - sensibili del mercato – anziché singoli titoli – con l’obiettivo di raggiungere un orgasmo… ma a che cazzo sto pensando?
Ataru si rende conto che con una mano sta delicatamente accarezzando il seno insaponato di Benten mentre con l’altra…
Benten si volta lentamente verso Ataru, con un sorriso felino. Con dolcezza gli mette le braccia al collo e lo fissa intensamente negli occhi, tirandolo dolcemente verso di sé, fino ad abbracciarlo, stringendolo. Ataru ha un brivido che gli scende giù per la schiena, sentendo il ginocchio di Benten incunearsi tra le sue gambe.
“Ehi, Lamù, mi piace come mi insaponi. Molto sexy. Devo interpretarlo come un invito aperto, o preferisci ancora i ragazzi alle ragazze? Uhm… lo vuoi un bacio?”
La mente di Ataru va in sovraccarico, e per un pelo non sviene, nel momento in cui Benten lo bacia appassionatamente, afferrandolo saldamente in una presa d’acciaio. Per un miracolo riesce a tenere sotto controllo l’esplosione di tensione elettrica che naturalmente sarebbe eruttata, ricacciandola con grande sforzo di nuovo dentro di sé.
Pochi minuti dopo, entrambe escono dalla doccia, con un accappatoio indosso. Benten ha un’espressione divertita e allegra, mentre Ataru è imbarazzatissimo e rosso come un peperone.
“Ma dai, Lamù, stavo solo scherzando! Quanto te la sei presa solo per un bacio! E poi, ricordati cosa abbiamo fatto alla festa di un paio di anni fa… quella volta non ci siamo mica fermate! Hahaha!”
COSA ABBIAMO FATTO DUE ANNI FA? Lamù mi dovrà spiegare, e dovrà anche essere convincente!
L’accappatoio di Benten scivola a terra. Con cura inizia a indossare dell’intimo scuro.
“Forza, Lamù! Pensa a tutti i ragazzi che ci aspettano, alla festa!”
“Ma… ma… Ataru, voglio dire, Tesoruccio! Io, uh… ecco, lo amo, e… lui… lui…”
“Certo, come no. Anche se quanto dici fosse vero… beh, sulla Terra c’è un posto chiamato Las Vegas, sai ci sono stata una volta. Il motto di quel posto e’: quello che succede a Vegas, rimane a Vegas. Beh, qui è lo stesso. Aspetta, ti aiuto. Ma sí, questo straccio ti dovrebbe stare bene, è abbastanza sexy.”

 

“Ma chi diavolo c’è qui dentro?”
Onsen Mark spalanca improvvisamente la porta in metallo della cella dell’orologio. Lamù balza in piedi con il cuore in gola.
“Moroboshi! Lo sapevo! Sei sempre tu! Una settimana a lavare i cessi, Moroboshi, e ora TU vieni con ME!”
Onsen si avvicina minaccioso a Lamù.
Prima che l’insegnate di inglese possa afferrarla, Lamù si trasforma in un’ombra indistinguibile che sfreccia intorno e dietro al professore seguendo una traiettoria impossibile, letteralmente volando fuori dalla stanza.

Pochi secondi dopo, Lamù è già fuori dalla scuola.
Ormai si è fatto scuro. Alla fioca e deprimente luce dei lampioni stradali, Lamù cammina mestamente verso casa con gli occhi arrossati dalle lacrime versate.
Il suo mondo si sta sgretolando sotto il peso delle verità che ha scoperto su Tesoruccio. Occasionalmente, la sua attenzione è attratta da qualche graziosa ragazza che passa, e i pensieri che attraversano la sua mente in quei momenti la fanno stare ancora più male.
Arrivata in casa, si toglie le scarpe e cammina silenziosamente verso la cucina. I genitori di Ataru non la degnano nemmeno di uno sguardo, assorti di fronte al televisore, uno dei rari momenti in cui il padre di Ataru mette giù il giornale e volge lo sguardo altrove.
Un piatto di avanzi è sul tavolo per lei.
Senza pensarci, lo copre completamente con uno strato di un paio di centimetri di Wasabi, Tabasco e pasta di peperoni piccanti Pimento. Al primo boccone, quasi soffoca. Una colata di acciaio fuso al calor bianco, che le esplode come un vulcano in bocca, corrodendole la gola come fosse acido.
“ARGH! Acqua! Ah-hhh! Fa male! MALE!”
Ci vogliono forse tre minuti per riuscire di nuovo a respirare e almeno altri dieci minuti per stemperare le fiamme che ha in gola. Gli occhi bruciano tanto da non riuscire quasi a vedere.
Non può fare a meno di pensare a Tesoruccio.
Alle cose che gli ha fatto.
Se la mistura appena saporita che usa qui è così insopportabile… allora, cosa possono fare le ‘specialità’ che riporta da Oniboshi e che, di volta in volta, gli rovescia con tanta noncuranza in gola?
E… e… cosa prova Tesoruccio, ad essere folgorato?
E’ per lei un sottile e intimo piacere, rilasciare energia.
A molti Oni Raijin, come lei e sua mamma, piace anche scambiarsi energia facendo all’amore.
Ha sempre saputo che, però,  in dosi elevate l’elettricità può essere dannosa per gli esseri umani.
Ma… se la sensibilità di Tesoruccio all’elettricità fosse simile a quella del gusto al piccante?
Persino scosse leggere, come quelle date ai bambini piccoli del suo pianeta come rimprovero, potrebbero essere insopportabili! E… le scosse un poco più forti? O quelle… quelle forti davvero, come quando è arrabbiata…


Lamù si trascina stancamente su per le scale, sentendosi depressa e in colpa. Apre lentamente la porta scorrevole della stanza di Ataru.
“Tesoruccio…?”
Non c’é risposta.
Dovrò farmi di nuovo una doccia, prima di andare a dormire, grazie a Megane. Spero che Tesoruccio torni a casa presto, sono così preoccupata… e chissà dov’è ora Ten?
Inaspettatamente, Ten vola fuori dal suo armadio e lancia una palla di fuoco verso di lei. Con riflessi fulminei, Lamù raccoglie dal pavimento una pesante padella per fritture e para abilmente le fiamme, prima di lanciarsi a terra e rotolare sul tatami ritrovandosi raccolta in una perfetta posizione difensiva! Si stupisce della incredibile velocità e coordinazione con cui è riuscita a fare tutto questo, senza nemmeno un pensiero cosciente.
Queste devono essere le abilità di tesoruccio, le sto usando inconsciamente!
“Ten! Ora basta! Se no…”
“Hu hu hua ha ha! Se no, cosa? Dai, idiota! Prova a prendermi!”
“Ho detto basta! Sono Lamù, non Tesoruccio! Hai capito?”
Ten si ferma immediatamente, un’espressione di sgomento sulla faccia.
Galleggiando dolcemente si avvicina al volto di Lamù.
“Beh… di tutte le tue scuse… questa è di gran lunga la più cretina.”
La fiammata esplode praticamente a contatto del volto di Lamù, che urla di dolore.
Una frazione di secondo più tardi, la padella ha un nuovo bozzo e Ten sta volando senza controllo fuori dalla finestra.
Lamù è fuori di sé. Stropicciandosi la faccia annerita, grida:
“Questa me la pagherai cara, dannato moccioso!”
Ten, a distanza di sicurezza, gli urla piangendo di rimando:
“Ahia… mi hai fatto male, deficiente! Mi hai fatto malissimo! Guarda, mi è uscito il sangue! Sniff… Ora… ora… lo dico a Lamù! E lei ti punirà, ti brucerà con i suoi fulmini! Ecco! Oohh! BWAHHH!”
“Come no, brutta peste! Non ti sforzare a dirglielo, comunque, lo sa già!”
Lamù lascia cadere a terra la padella.
Ma questo è un incubo. È assolutamente incredibile! Tesoruccio è aggredito da ogni lato e da chiunque. Come diavolo fa a sopravvivere a tutto questo? Come diavolo farò, io, a sopravvivere un altro giorno di tutto questo?

Pochi minuti dopo, Lamù vede decollare la piccola nave spaziale di Ten. E con lui, se ne va anche la sua ultima speranza di chiedere aiuto.
Quella peste viziata. Appena… appena avrò indietro il mio corpo, gli faccio vedere io… se ne pentirà!
Lamù scivola contro il muro e si siede a terra sconsolata. Incrocia le gambe, si nasconde il viso tra le mani e cullandosi ricomincia a piangere sommessamente.

 

Ataru si infila con rassegnazione lo slanciato stivaletto tigrato nero. Ecco fatto, è vestito.
Per un momento si sente imbarazzato, come se fosse una specie di travestito.
Si volta verso Benten. Wow. Che bella. Sfoggia un succinto, elegante e marziale completo scuro in metallo e cotta di maglia, con ampi spacchi che lasciano ben poco all’immaginazione.
Il dubbio lo assale nuovamente, pensando a dove Benten vuole portarlo.
Non ce la faccio.
“Benten. Davvero, non mi sento bene, voglio andare a casa. Ti prego.”
Anche lei ha appena finito e si volta. E rimane a bocca aperta.
“Lamù. Sei assolutamente straordinaria. Sarai la regina stasera. Vieni, dai un’occhiata!”
Lo porta di fronte ad uno specchio a parete.
La donna che lo fissa dallo specchio è incredibilmente bella e spaventosamente provocante.
Ataru è semplicemente abbagliato dal proprio aspetto.
Benten ha scelto un vestito dal guardaroba di Lamù, un abito da sera nero iridescente molto attillato, ornato da una cupa tigratura intessuta in filo metallico d’oro leggerissimo, con uno spacco a V per rivelare un decolleté perfetto, e vertiginosamente corto per sottolineare le meravigliose gambe, inguainate in un collant nero lucidissimo.
Sempre Benten ha scelto per lui i gioielli da indossare, ha leggermente ritoccato il suo viso con un po’ di trucco e acconciato i suoi capelli, ora verdi con riflessi blu cobalto.
Che occhi…!
Sbatte le palpebre un paio di volte e fissa nuovamente quelle pupille blu.
Accenna ad un sorriso.
Grazia divina!
P-potrei innamorarmi perdutamente in questo momento di questa donna. Non ho mai visto Lamù cosí… ma… sono IO questa donna ora.
Si volta nuovamente verso Benten.
“Voglio andare a casa. Ora.”
“Nh-nh. No, Bella. Tu ora verrai con me, e vedrai i Ragazzi. Per la prima volta quest’anno sono finalmente riuscita a trascinarti qui! E solo dopo che avrai visto i pretendenti, allora, ti lascerò andare. Sei sul mio pianeta, ora, e non puoi decollare se non lo decido io.”
Benten afferra il polso di Ataru e lo trascina fuori della sua astronave.


Ataru guarda sbalordito l’astroporto privato di Benten. È scuro, probabilmente notte, sul pianeta, con una moltitudine di colorate aurore fosforescenti nel cielo sopra di loro. Una corte principesca colossale, brillante di luci e connotata da architetture impossibili, si erge di fronte: è il palazzo di famiglia di Benten.
Qualcosa di simile ad un tapis roulant le trasporta velocemente attraverso una immensa porta e all’interno di una enorme sala da ballo. Servitori e guardie salutano riverenti al loro passaggio.
Ataru e Benten appaiono in cima ad una monumentale scalinata.
La musica si interrompe, ed entrambe sono annunciate da un maestro di cerimonie.
L’intera sala le acclama come se fossero imperatrici.
Ataru non riesce a credere all’incredibile numero di uomini e ragazzi che celebrano il nome di Lamù.
Ma come diavolo fanno a conoscerla?
Osserva, rapito e con gli occhi spalancati, qualcuno dei ‘ragazzi’ più vicini. Molti sono più belli di Rei. Persino Ataru li trova attraenti.
Che ironia! Dopo tutte le sue scorribande dietro alle ragazze, Lamù è comunque rimasta fedele a lui… e il momento stesso in cui lui la sostituisce, sta per… per…
Prova imbarazzo, vergogna e un incredibile senso di colpa.
No. Per fortuna, sono un UOMO. Ugh. Non posso neanche lontanamente concepire di stare con un altro uomo, nemmeno se possiedo il corpo di una donna!
Moltissime belle donne sono presenti, molte delle quali senza pari con le ragazze terrestri che conosce.
Ma per la prima volta, non ne è minimamente attratto, registrandone e catalogandone solamente la bellezza.
Come farebbe una donna.

Non vi è alcun dubbio che gli invitati, comprese le ragazze, siano qui per Lamù. Per vederla. Anche solo di sfuggita.
Mentre scende la scalinata e poi cammina sul pavimento della grande sala, gli invitati si dividono facendo ampio spazio. Ataru può percepire il loro desiderio, la bramosia e l’eccitazione. Per Lamù. È opprimente, quasi tangibile. Un brivido totalmente sconosciuto lo attraversa.
Non se ne rende minimamente conto, ma Ataru si sta muovendo in modo incredibilmente sensuale e provocante, ed allo stesso tempo estremamente elegante e nobile. Ataru ha totalmente ereditato il linguaggio del corpo di Lamù, le sue movenze, la sua grazia, e ha rubato in un attimo la scena semplicemente camminando!
Ma non è solo l’aspetto. Un potere nascosto, del quale Ataru non è nemmeno a conoscenza, è in azione diffondendo feromoni e una sottile forza telepatica, rendendo Lamù incalcolabilmente più attraente; l’arma di seduzione definitiva.
Osservando l’effetto che la sua presenza causa sugli invitati, per la prima volta Ataru comprende pienamente chi ha vissuto con lui per questi due lunghi anni.
E pensando a se stesso, si trova inadeguato, in difetto. Indegno. Nemmeno lontanamente paragonabile al livello del più umile fra i pretendenti che sono stati invitati a questo ricevimento.
Benten e Megane avevano ragione, dopo tutto.
Ma… in fondo, Ataru ha sempre sospettato la propria inadeguatezza. Ha quindi respinto Lamù, mantenendola a distanza, per evitare di corromperla. Cercando di proteggerla… da se stesso. Per evitare di contaminarla, con la sua lussuria, con la sua infetta depravazione.
Delle vertigini, la testa gli gira. Si sente nauseato, pensando a se stesso. Che pena…
Quindi, finalmente rendermi conto di non essere minimamente all'altezza di poter stare al fianco di Lamù, è quanto serve per ammettere a me stesso il mio totale e assoluto amore per lei?
Benten si avvicina e sussurra al suo orecchio.
“Vedi, Lamù? Sei il più ambito premio sessuale di questo quadrante della Galassia. Migliaia dei più facoltosi e potenti individui delle principali razze umanoidi biocompatibili – e non solo – sarebbe pronto a commettere i più atroci crimini, incluso il genocidio, pur di passare una sola notte con te. Ancora non riesco a capire perché ti ostini così tanto a restare con quel povero deficiente.”
“Non lo capisco nemmeno io. Lei merita di meglio.”
“Scusa? Che hai detto?”
“Ah- volevo dire, OK, ho visto i Ragazzi. Adesso, per favore… ti imploro, riportami a casa, sulla Terra. Ti prego…”
“Mi dispiace. Sai perfettamente che non te ne puoi andare via così… c’è un cerimoniale diplomatico da rispettare! Non puoi mica entrare in un posto come questo senza intrattenere dei rapporti di pubbliche relazioni con i rappresentanti dei governi dei Pianeti Federati a meno che non vuoi iniziare una qualche cazzo di guerra! Eppoi, senti cara, se a te non va di divertirti, problema tuo. A me invece, va!”
“Ecco… che… che cosa dovrei fare? Come…?”
“Senti Lamù. Non capisco cosa ti prende. Dovresti ben sapere cosa devi fare. Non sembri proprio tu, oggi… mmh.”
Benten lo studia intensamente per qualche momento.
Ataru accenna un sorriso innocente.
“Aahh… vuoi giocare! E va bene, giochiamo, allora… Farò io le introduzioni e le presentazioni.”
 
 
 
 
------------continua
 
Edited for some spelling and strong language --sorry, I had translated too literally the sense of Benten's dialogue! Enjoy!

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