...Ma si può cambiare idea

di Betti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime, vampiri, bancari e molluschi ***
Capitolo 2: *** Telecamere, tutine aderenti, teatri importanti e personaggi famosi ***
Capitolo 3: *** Premi nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e indirizzi urlati ***



Capitolo 1
*** Lacrime, vampiri, bancari e molluschi ***


Lacrime, vampiri, bancari e molluschi

Lacrime, vampiri, bancari e molluschi

 

Rachel pov

 

Che schifo.
Semplicemente, che schifo questi bagni “ecologici”.
Si chiameranno anche ecologici ma… solo per entrarvici ci vuole, oltre ad una dose di coraggio notevole e delle scarpe usa e getta, una maschera antigas. Cioè, io non so chi li abbia ideati e soprattutto se li abbia provati colui che ha avuto questa brillante idea ma, lasciatemelo dire, puzzano peggio di… di… Ah, lasciamo perdere.
E vogliamo parlare della carta igienica? Non se ne trova un foglietto neanche a pagarlo oro. Ma si può sapere chi cavolo me lo ha fatto fare di venire in Inghilterra? Ah si, ora ricordo. Jessie.
Inizio ad odiare quella ragazza, credo di interrompere i contatti appena arrivati in California; almeno fino a quando non la smetterà di raccontarmi, ogni volta che ci vediamo o sentiamo, vita morte e “miracoli” – se davvero è in grado di farli i miracoli – di Mister Pattinson.
Già non lo sopporto di mio, poi se uno si mette a parlarmene in continuazione… Dovrei farmi internare entro i venticinque anni; e non credo di desiderarlo davvero.
Tiro lo sciacquone quando ho finito, o meglio quella sottospecie di coda di topo sfilacciata che fa partire un getto d’acqua che si potrebbe paragonare alla perdita del mio lavandino quando non chiudo bene l’acqua a casa ed esco; ah, ossigeno finalmente.
Mi incammino ancora verso le transenne dove non c’è quasi più nessuno, tutti troppo impegnati a vedere il fantastico film del Vampirucolo.
- Bene, direi che possiamo anche andarcene in hotel… Jessie? Mi stai ascoltando? –
L’essere accanto a me, non di certo la mia migliore amica, quella che conosco quasi come me stessa, sta fissando la copia di Eclipse con aria sognante.
- Jessie ti svegli? Ce ne andiamo? –
- Dico ma ci pensi? Ha toccato il mio libro e l’ha firmato… ha firmato il mio libro. – Okay, non mi sta ascoltando. La scuoto o potrei causarle dei danni cerebrali? No dai, in fondo non sta dormendo. Non lesioni permanenti almeno e non più di quelle congenite che si ritrova.
Le prendo una spalla e la scrollo un po’, non troppo forte, giusto per svegliarla.
- Jessie? –
- Si? – Finalmente lo sguardo di sempre, un po’ ebete ma un filo più lucido di prima.
- Possiamo. Andare. Via. Di. Qui? Starei congelando… -
- Sì, arrivo. Due minuti. –
- Ma due minuti che? Il libro te lo puoi guardare anche in taxi e lui – che difficile non chiamarlo con un nomignolo cattivo – è in teatro quindi non credo uscirà tanto presto. Su. Vieni con me. –
La prendo sottobraccio ma si mette a piangere. Peggio di quando è ubriaca. Qui si fa dura. Okay, aspetterò: mi siedo sul marciapiede freddo e mi stringo il maglione al corpo per preservare quel poco di calore corporeo che mi è rimasto.
- Dai, dimmi che cosa succede… - La abbraccio e la stringo verso di me finchè continua a piangere.
- Non lo so però… - tira su col naso:- l’esperienza di oggi mi ha fatto capire che non sarà mai mio, che probabilmente non lo conoscerò mai e che è inutile fare tutto questo per qualcuno che non sa neanche che esisto. Dovrei lasciare perdere. – Si asciuga le lacrime con il dorso della mano prima di tornare ad appoggiare la testa sulla mia spalla.
In questo momento direi: sì! Lascialo perdere tanto è finto, bello non per merito suo!... Ma la coscienza mi spinge a consolarla un po’; alla fine, lei ci sta male davvero:- Ascolta, Jessie. Sai che non mi sta molto simpatico lui, no? – inizio sbagliato Rachel, inizio sbagliato: - Ma credo che troverai un ragazzo più bello e simpatico di lui. E, cosa più importante, che ti vuole bene. Che senso ha un amore a senso unico? Non ce l’ha il senso, purtroppo. Quindi ti do un consiglio: non pensare più a lui; vai a vedere i suoi film, alle movie premiere a quello che vuoi ma alzati da questo marciapiede con l’idea che davvero intorno a te ci può essere l’Amore con la A maiuscola, come lo desideri tu. E per una volta credi alla frase che niente è impossibile e che troverai proprio quello fatto su misura per te. – Le sorrido. Che discorsone Rachel! Un applauso! Potrei darmi alla politica, un giorno. Quando avrò finito la tournee a Los Angeles.
Mi alzo dall’asfalto scuotendo i jeans dallo sporco che potrebbe essersi attaccato ed aiuto Jess ad sollevarsi da terra.
- Andiamo, va’. Che ci sto a fare qui perdendo tempo? – Stira le labbra in una specie di sorriso anche se le riesce difficile per il fatto che ha appena pianto. Io chiamo un taxi con la mano e ci saliamo sopra.
- Hotel Dorchester… Grazie. – Mi appoggio meglio allo schienale e chiudo gli occhi. Ho bisogno di una dormita.
- Ci trattiamo bene. – E’ il tassista che mi parla, ha un sorrisino storto sul viso e l’aria di uno un po’ troppo curioso per i miei gusti.
- Quando uno se lo può permettere. – Rispondo acida, senza possibilità di replicare.
- Non amiamo il dialogo mi par di capire. – Ma non ha altro da fare quest’uomo?
- Dipende da con chi devo dialogare, a lei non succede? O da retta a cani e porci? – Okay, non sono molto gentile se qualcuno non mi va giù… e questo tipo mi sta proprio sullo stomaco.
Dopo dieci minuti di silenzio assoluto, Taximan mi risveglia da quella sottospecie di torpore che sono riuscita a guadagnare, nonostante il taxi che sembra un ristorante indiano: - Okay, signorina. Siamo arrivati. Sono quindici sterline. –
- A lei. – Gliele porgo e scendo dal sudicio abitacolo sbattendo la porta con non molta gentilezza.
Jessie scende appena dopo di me e vedo, con la coda dell’occhio, l’auto nera partire a tutta velocità nel buio.
Jessie passa dalla reception e recupera la chiave della camera mentre io aspetto l’ascensore, non vedo l’ora di cambiarmi e scaldarmi. Credo mi verrà un raffreddore di quelli che non perdonano, dopo questa meravigliosa giornata all’aria aperta.
- Io doccia per prima! – Urlo entrando e assaporando l’odore di pulito che regna sovrano nella stanza.
- Okay, okay. Io preparo dei vestiti puliti e leggo un po’. –
- Che libro?  - Adoro leggere.
- Mmm… tu che consigli? “ Safe Harbor”, “I love shopping”, “Il Diavolo veste Prada” o “Eclipse”? –
- Allora: “Eclipse” no, dato che la devi smettere con il vampiru… ehm, Robert. Poi lo hai letto circa sette volte quindi… Io direi… “Il Diavolo veste Prada”; credo sia uno dei migliori libri che abbia mai avuto l’occasione di leggere. Credo sia il mio preferito. –
- Okay, ci sto. Su! Preparati che voglio anch’io fare una doccia! –
- Sì, sì arrivo. Devo solo prendere un paio di pantaloni. Marroni o blu? –
- Marroni. Ma fatti bella che stasera andiamo a farci un giro! –
- Okay! Che ne dici? Metto i pantaloni marroni, le scarpe alte nocciola e la camicia dello stesso colore poi… cardigan marrone, no? –
- Sì dai. Bella. Ma tu sei sempre bella! –
- E tu sempre idiota! – Ribatto chiudendo la porta del bagno dietro di me.
Apro il getto dell’acqua calda mentre scelgo il bagnoschiuma adatto: crema. Sì, decisamente. Prendo lo shampoo ed entro nella vasca chiudendo le porte di vetro opaco per isolarmi, anche se per poco, da tutto.
Ah, ci voleva. L’acqua scorre veloce sulla mia pelle e insapono i capelli, il corpo con la spugnetta viola da viaggio; una nuvola di vapore aleggia nel bagno dai colori neutri. Quando chiudo il piacevole getto mi avvolgo in uno dei teli grandi e bianchi posizionati su uno sgabello in legno grezzo affianco alla vasca bianca. Prendo un altro asciugamano e friziono i capelli bagnati, prima di avvolgerli e recuperare il phon dall’armadietto in alto, accanto allo specchio che copre gran parte della parete ed esco. Lo sbalzo di temperatura mi fa venire un po’ di pelle d’oca e rabbrividisco.
Mi siedo sul letto ed inizio a prepararmi quando alla televisione inizia il telegiornale dedicato agli spettacoli. Mi limito ad ascoltare qualche breve pezzo di intervista finchè indosso l’intimo, la camicia, i pantaloni e tutto il resto. Oramai pronta per la sera e ben coperta – a differenza di oggi pomeriggio - recupero dalla borsa il mio pacchetto di Marlboro Classic e dico a Jessie che sarei salita sul tetto dell’hotel per fumare in pace, guardando Londra che si prepara alla sera: i locali aprono, le luci si accendono e tutto sembra prendere parte ad uno strano spettacolo.
- Okay! – La voce della mia migliore amica assente, soffocata dall’acqua che scorre e dalla porta chiusa della toilette.
Esco dalla stanza.
Salgo le scale fino al terrazzo ed apro una porta in legno non in condizioni ottime che mi permette però di uscire; la lascio socchiusa per evitare di rimanere bloccata qui, al freddo per di più.
Il panorama è bellissimo si possono vedere gran parte dei luoghi dedicati ai turisti di Londra: il Tamigi, Hyde Park e in lontananza il Big Ben e London Eye. non c’è troppo traffico nella strada sottostante l’hotel e l’aria mi pizzica il viso mentre estraggo dal pacchetto seminuovo una sigaretta; prendo l’accendino e con la fiamma faccio ardere la brace respirando la prima boccata. Che sollievo. Sento un calore dentro davvero piacevole ed espiro rilassandomi. Alla terza boccata circa sento qualcuno avvicinarsi ma non ci faccio caso più di tanto, troppo presa e godermi l’aria fresca, la mia sigaretta e il panorama londinese di sera.
- Non credevo che questo posto fosse così frequentato. A quanto pare mi sbagliavo. – La voce di un ragazzo che si appoggia alla balaustra con gli avambracci e una nota fresca nella voce. Sembra cerchi anche lui di stare da solo.
- Così sembra. – Rispondo con aria annoiata prima di voltare impercettibilmente il viso verso di lui: o cazzo.
Spalanco un po’ di più gli occhi senza farmi vedere quando mi accorgo davvero chi è questo tipo che ha deciso di scappare per un po’ dal mondo, come me.
Non. È. Possibile.
Ancora lui: signor me la tiro Pattinson.
Che palle! Possibile che sia in ogni parte della città?
Mi schiarisco un po’ la voce e mi limito a voltare la testa dall’altra parte, fingendo di non essermi accorta di nulla. Lui fuma la sua di sigaretta in silenzio, poi inizia a fare domande:- Come mai qui, sul tetto di un hotel di lusso, da sola? Problemi d’amore? –
- Ehm… – Prendi tempo Rachel, e non rispondere male! – Veramente, no. Solo una giornata orribile. Tu? – Ma che fai cretina? Chiedi? Te lo vuoi togliere dai piedi e inizi a fare domande? Adesso crederà che ti sei interessata a lui.
- No, non ho problemi. Sono single. Giornataccia anche per me. Tu perché? –
- Sono dovuta andare dove non volevo andare e la mia amica si è messa a piangere quindi… ho il morale a terra questa sera. –
- Mi dispiace. Io per lavoro. – Ti ho chiesto qualcosa? No! Cioè, sì prima ma adesso no!
- Ah. – Ecco, brava. Limitati a fare versi strani, chissà che tu non lo faccia scappare e te lo togli dai piedi velocemente.
- Beh, io… torno giù. – Scendo, corro diciamo. Prima me ne vado, prima mi rilasso e non penso a questo essere.
Lascio cadere il mozzicone a terra e lo pesto con un colpo deciso, poi inizio e ticchettare sul cemento del tetto con le mie scarpe. Arrivo alla porta e la apro, scricchiola un po’ ma non ci faccio caso e inizio a scendere i primi due gradini… tra un po’ potrò scappare dal nemico.
- Hey! Aspetta! – Eh no, eh! Ma che cosa ho fatto per meritarmi una giornata del genere si può sapere? Possibile che deve far fermare me? Ci sono milioni di persone che gli sbavano dietro proprio io devo essere la “fortunata”? Faccio volentieri a meno del premio, grazie.
- Si? – Ecco, mancava solo che ti voltassi.
- Ecco… piacere Robert. – Ma va? Ma bravo! Credi sia così cieca da non essermi accorta che sei tu?
- Sì… me ne ero accorta. Comunque… Rachel. – Cenno di saluto e… no! Non stringergli la mano! Oh mio dio, Rachel, sei una delusione.
Ecco, la stringe anche lui; bene, adesso che i convenevoli sono finiti direi che si può anche andare:- Beh, ciao. – Okay. Adesso muovi quei piedini che ti ritrovi e scendi quelle scale.
- Ciao, spero di rivederti. – Sento la voce del vampirucolo lontana finchè scendo le scale velocemente per tornare in camera.
Appunto mentale: mai andare sul tetto di un hotel di lusso per una sigaretta. Si può venire pericolosamente in contatto con il nemico. Ah, non dire niente a Jessie, tassativo.
Sesto piano, il mio. Recupero da una delle tasche la chiave elettronica e la faccio scorrere nella fessura poi entro e chiudo la porta. Troppo forte, cavolo.
- Tutto bene Rachel? – Sapevo che l’avrebbe notato.
- Sì, sì. – Meglio risposte brevi, non vorrei venisse a sapere niente per mettermi ancora qui a consolarla. Per una volta che tutto può filare liscio. Silenzio, silenzio assoluto.
- Se lo dici tu. – Se l’è bevuta! Sì! – Dove andiamo a cenare questa sera? –
- Mah, decidi tu. Non ho preferenze, per stasera. – Le sorrido, alla fine, se voglio che non si accorga di niente, è meglio comportarsi come sempre no? E poi, non è successo niente di così eclatante… ho solo incontrato l’attore che più odio al mondo.
- Allora potremmo fermarci qui a cenare e poi andare per locali. Magari incontriamo qualcuno di carino! –
- Ci sto! – Prendo la borsa e così anche Jessie poi scendiamo per mangiare.
Questa sera voglio divertirmi sul serio.

 

* * *

 
- Ragazze, siamo proprio stati bene con voi questa sera. – James, credo sia il bancario. Ci saluta cordialmente. Meglio stringergli la mano, il manager invece abbraccia Jessie e lei ricambia… eccome se ricambia! Spero che lo trovi così attraente solo per il fatto che è brilla, dato che di attraente quel tipo non ha proprio niente: capelli già sul grigio a trentadue anni, muscoli un po’ mollicci, sedere pronunciato. Ne vogliamo parlare? E poi è troppo vecchio! Non sono una sciocchezza nove anni di differenza.
- Jessie, andiamo. – Le prendo la mano sperando che si stacchi dalla medusa gigante.
- No, tu vai. Io vado con… scusa com’è che ti chiami? –
- Alfred. – Le lecca il collo. Devo proprio stare qui a guardarli?
- Con Alfred. – Fa il sorrisino idiota di quando non capisce niente dà un bacio a stampo al mollusco.
- No, tu vieni con me. – La tiro su po’ per vedere se capisce che si deve staccare ma mi sembra una piovra avvinghiata al manager.
- No… mi divertirò con Jerry… scusa, Alfred. –
- Sì, si divertirà con me. Non faremo niente di male. -  
- Niente. – Fa eco Jessie.
- James, puoi tenerli d’occhio? Sono le tre oramai e vorrei tornare in hotel. – Soprattutto dopo questa splendida serata con un tizio noioso e un polpo.
- Certo Rachel… conta su di me. – Mi abbraccia. Ma sì, lasciamoci abbracciare. L’importante è che non inizi a chiedere il mio numero.
- Mi lasci il tuo numero? Così, magari qualche volta potremo vederci. – Come non detto.

Rachel, trova una scusa al più presto.
- Sono californiana James, sarà dura. – Gli sorrido, i sorrisi ce la fanno sempre. Anche se… cavolo, sembra deluso.
- Ah… okay, non c’è problema. –
- Grazie e… buonanotte. – Baci sulle guance da brava ragazza e… okay via. Libera come il vento.
Mi volto dopo aver dato un’ultima occhiata preoccupata a Jessie e una rassicurazione di James, poi entro nell’hotel e prendo la carta magnetica della 6015. Mi avvicino all’ascensore e, poiché si trova già nella hall, salgo e premo il pulsante per salire fino al sesto piano. Poco prima che le porte si chiudano però entra di fretta un ragazzo con l’aria di uno che sta scappando.
Robert.
Possibile che lo debba trovare ovunque vada questo… coso?

Gentile e cordiale, Rachel. Gentile e cordiale.
- Ciao. – Okay, forse un po’ asciutta ma che ci posso fare se non lo sopporto.
- Uh, ciao. Come mai qui? – Ma che domande sono? Come mai qui?
- Sai com’è… ci alloggio fino a che non torno negli Stati Uniti. –
- Ah, mi sembrava non avessi l’accento inglese. – Sei proprio un genio! – Comunque… che ne dici di prendere qualcosa da bere? –
- No, grazie. Non vedo l’ora di andare a dormire per finire la giornata. –
- Sicura che non posso tirarti su il morale?  Non sono un granché ma… si potrebbe provare. – Qui sembra che ci stia provando tu più che io ma… No!
- Sono davvero stanca, mi dispiace. –
- Okay, sarà per la prossima volta, Rachel. – Tutti credono di aver fatto colpo su di me questa sera? Devo cambiare profumo, forse attira un po’ troppo gli uomini, e quelli sbagliati per di più.
- Certo. – Certo? Ma gli stai dicendo sì, stupida! Non hai detto di odiarlo?
Era per essere gentili comunque, Coscienza.
- Allora, questo è il mio piano… ci si vede. – Spero di no, sinceramente.
- Ciao. – Ci mancava solo che dicessi sì un’altra volta!
E dai! Non è così antipatico!

Sì che lo è! E comunque non provare a cadere ai suoi piedi anche tu! Usa quel caratterino che ti ritrovi qualche buona volta!
Per la cronaca: io non credo di cadere ai piedi di nessuno, nel caso non si sia capito.

Speralo.
Smettila, Coscienza!

Okay, okay. Non ti scaldare!
Dopo aver strisciato la carta, entro in camera. Il solito odore di pulito. Tolgo le scarpe e le lascio nell’angolo vicino all’armadio per poi spogliarmi dei vestiti ed infilare il pigiama di lino azzurro.
Vado in bagno e mi strucco, mi lavo i denti, il viso e tutto il resto poi mi stendo sul letto, chiudendo gli occhi, però la prima immagine che mi si para davanti è… Robert. Già.

Non provare a cadere anche tu ai suoi piedi! I miei pensieri continuano a passarmi per la mente, la mia coscienza, il fatto che lo odio. Ma, se lo odio così tanto, perché penso a lui?
Ah, meglio prendere una tisana dal servizio in camera e mettersi a dormire. Che pensieri assurdi.
Compongo il numero della reception e ordino qualcosa alla valeriana e finocchio. Giusto per rilassarmi quel poco per riuscire a dormire. Aspetto circa dici minuti, poi uno dei tanti camerieri che lavorano qui bussa alla porta:- Arrivo! –
Scendo dal letto ed infilo le infradito prima di aprire la porta. Prendo la tisana, pago, ringrazio e chiudo la porta; bevo il rilassante a piccoli sorsi prima di ristendermi sul letto e, Vampiri o no, chiudo gli occhi addormentandomi tra pensieri strani e con la speranza di vedere Jessie nel letto affianco al mio, domattina.

 

 
Sara’s corner: eccoci… dopo tante promesse di un seguito alla storia “Non tutte amano Robert Pattinson” sono approdata qui. Beh, che ne dite? Qualsiasi cosa, anche se vi ha fatto vomitare il pranzo del Natale scorso. E, nel caso sia successo davvero, provvederò a mandare un po’ di anti… anti indigestione diciamo (non mi ricordo come si chiamano :P) per mail
J.
Spero di aver soddisfatto almeno una misera parte delle vostre aspettative eee… beh, fatemi sapere sennò continuo a ciarlare da sola.
Ciao a tutti! Baci!
Sara.

P.S.: Per chi volesse chiarimenti sul capitolo o spiegazioni di qualsiasi genere me lo faccia sapere (credo conosciate il modo per contattarmi, che non è neanche così difficoltoso); “Il Diavolo veste Prada” è davvero il mio libro preferito e le parti in corsivo, per chi non lo avesse ancora capito… sono le “istruzioni” che mi fornisce la mia cara Coscienza (un po’ come Pinocchio).
Vi saluto ancora, bacio.
J

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Capitolo 2
*** Telecamere, tutine aderenti, teatri importanti e personaggi famosi ***


Tutine aderenti e parsonggi famosi

Telecamere, tutine aderenti, teatri importanti e personaggi famosi

 

Rachel pov

 

Jessie abita di fronte a me da circa… un anno e mezzo; per la precisione sullo stesso pianerottolo.
La vecchietta che ci abitava prima è morta a centosei anni e, quando ho notato l’occasione, mi sono fatta avanti per Jessie con i figli della nonnina in modo da accaparrarmi l’appartamento senza troppi complimenti.
In realtà io e lei ci conosciamo dal terzo anno delle superiori. Siamo diventate migliori amiche subito, dopo una litigata furibonda in sala mensa perché io stavo con il ragazzo che piaceva a lei. Lucas Trip mi pare. Ne ho dedotto che non le piacciono affatto le bugie ed io, da stronza patentata quale sono, non le ho ancora detto che ho incontrato il grande amore della sua vita senza prenderne il numero. Ma glielo farò sapere presto, almeno credo.
Sono tornata a Los Angeles da tre giorni e dopo la giornata “fortunata” dove ho incontrato quel pirla sono rimasta a Londra per altri quattro. Una settimana che non le parlo di questa cosa. Sto iniziando a reputarmi una pessima amica.
Vivo a Los Angeles da sempre ma Jessie si è trasferita qui quando aveva diciassette anni; è stato un brutto colpo per lei dover traslocare dal padre, dopo che la madre è scappata in Messico con l’avvocato che l’ha sostenuta – in tutti i sensi – durante e dopo il divorzio dal marito. Dopo le superiori le nostre strade si sono divise ma siamo sempre rimaste in contatto: io dai teatri della città dove tutt’ora recito e faccio musical, lei dal college dove ha studiato lingue con la specializzazione in francese, russo e arabo. Ho sempre pensato che non poteva scegliere lingue peggiori, ma la decisione non spettava a me.
È cinque lunghi anni che lavoro in una compagnia teatrale e ho racimolato un po’ di soldi, oltre a quelli che i miei genitori mi mandano ogni mese da quando ho comprato casa… duemila dollari circa, centinaio più, centinaio meno. Ma possono permetterselo e gliene sono grata, dato che mio padre suona musica jazz e mia madre è cardiochirurgo all’Ucla Medical Center di Los Angeles.
Detto questo, non riesco a non pensare al fatto di non essere stata sincera con la mia “seconda sorella” – dato che una ce l’ho già e si chiama Lindsay – ed è da quando ho messo piede a casa che dormo circa tre ore per notte. Non sarebbe male se io questa sera non avessi uno spettacolo da fare. Grease per la precisione, al Kodak theatre.
Sono in camerino per prepararmi da un quarto d’ora ma la truccatrice deve ancora arrivare ed io non ho la forza per alzare il sedere dalla sedia e iniziare a vestirmi.
- Rachel! Muoviti che tra un’ora si va in scena! – Jordan, il regista, mi sveglia dal torpore della sedia imbottita e mi fa scattare in piedi:- Entra nel ruolo di Sandy perché voglio vederti brillare questa sera! È l’ultima sera prima di finire con il ciclo di rappresentazioni del mese! –
E grazie a Dio! È due e dico due anni che facciamo sempre gli stessi spettacoli! Grease o Dirty Dancing, Dirty Dancing o Grease! Non ne posso davvero più!
- Ma, dov’è Tracy? Ti deve truccare! TRACY! VIENI SUBITO NEL CAMERINO DI RACHEL O TI LICENZIO SEDUTA STANTE, DOVESSI TRUCCARLA IO! –
Okay, Jordan è stressato, molto stressato. Anche se non ne vedo realmente il motivo: agenti di spettacolo hanno fatto avanti e indietro dai migliori posti della platea da sempre, almeno da quanto ne so, e continuano a dire che “pondereranno un’offerta adatta al nostro tipo di aspettative”. Sinceramente, io l’unica offerta che o visto è stata quella di Sydney, la co-protagonista, per farla lavorare in un teatro di paese fuori città; ovviamente ha declinato in maniera garbata l’invito con le parole: “Dopo una gavetta simile non ho intenzione di tornare indietro, sono destinata a brillare”. A trentasei anni, se lavori ancora qui come co-protagonista – e perché sei la moglie del regista – non credo ci sia molto da brillare; ma i sogni sono sogni proprio per questo.
Tracy arriva trafelata davanti al mio camerino:- Scusa, Jordan, ero in bagno; ho mangiato troppo ieri sera. –
- NON MI INTERESSA SE HAI MANGIATO TROPPO IERI! DOVEVI ESSERE QUI DIECI, E DICO DIECI MINUTI FA! – Respira, anche perché gli potrebbe partire un ictus da un momento all’altro con tutto quest’accumulo di stress e riprende, un po’ più calmo:- Ora truccala, e la voglio perfetta questa sera. AVANTI! VI VOGLIO TUTTI PRONTI SUL PALCO TRA QUARANTA MINUTI! – Se ne va con passo deciso e scompare dalla mia vista, grazie a Dio. Voglio bene a Jordan perché mi sceglie come protagonista in quasi tutti i suoi musical ma quando urla mi provoca di quelle emicranie!
- Scusa per il ritardo, Rachel. –
- Ah, tranquilla Tracy. Non sono Jordan io! Poi avrei bisogno di una dormita quindi ho la voglia sotto le scarpe di recitare questa sera. –
- No! Non dirlo! Devi essere perfetta questa sera… - Mi guarda con occhi sognanti, probabilmente immaginando il trucco per la serata:- Sarai la mia Sandy preferita! –
Detto questo, apre la sua valigia con gli attrezzi del mestiere: ombretti, pennelli, fard, fondotinta, mascara, rossetti spugnette e tutto quel che segue per iniziare a lavorare sul mio viso. Tempo venti minuti, con Claire, la parrucchiera, armeggia dietro di me e sono pronta: una Sandy quasi uguale all’originale tranne che per i capelli scuri. Indosso il primo abito di scena e vado sul palco, che ha il sipario chiuso, con tutti gli altri membri della compagnia.
Jordan dà gli ultimi ordini per la serata ai macchinisti e agli addetti alle luci e alla musica prima di dedicarsi a noi:- Ci siamo tutti? –
- Sì, signor Memphis: Rachel e Ian sono pronti per le prime scene, poi abbiamo sua moglie Sydney, le comparse, Allison, Michael, Lenny, Carl, Diana, Donna e tutti gli altri. Siamo pronti per le ultime direttive prima di andare in scena. – Julia, l’aiuto regista, compila dei moduli che non ho mai capito a che cosa servissero prima degli show e Jordan prende le fila del discorso:- Bene, ragazzi. Questa sera, come ben sapete, è la nostra ultima rappresentazione di “Grease” e quindi dovete brillare sotto i riflettori; dovete essere delle star in tutto e per tutto: non voglio che sbagliate le battute, nel caso in cui ci siano problemi tecnici sappiate improvvisare, le note dovete prenderle come sempre e non stonate mai. Mi raccomando. Ora, preparatevi per le ultime cose che andiamo in scena tra quindici minuti. –
Possibile che stasera siano tutti così agitati e io no? Okay che è l’ultima sera ma… sinceramente non capisco.
Meglio chiedere a Ian, dato che lui è sempre informato sui gossip della compagnia:- Hey Ian, ma si può sapere che succede stasera? Jordan è peggio del solito… -
- Ciao bambola… - mi metto a ridere, se non fosse che lo tratto come mio fratello l’avrei già sposato; ma facevamo il bagno assieme da piccoli quindi credo sia meglio lasciar perdere:- Non sai che succede questa sera? Ah, ti trovo sempre troppo poco informata sui fatti mia cara… -
- Io ho da fare, non penso mica sempre agli altri come fai tu! Comunque raccontami che non possiamo parlare tra una scena e l’altra… -
- O magari potremmo appartarci tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo… – Fa il sorriso seducente, che scemo.
- Dai, muoviti! –
- Okay, okay – alza le mani in segno di resa: - Questa sera vengono dei tipi per dei contratti cinematografici! E qualche attore famoso; spero venga JLo così, alle spalle del suo Marc Anthony ovviamente, potrei provare a conquistarla! –
- Stupido. – Gli sorrido: Ian è sempre stato follemente attratto da Jennifer Lopez. Credo sia il suo più grande fan… Per chi se lo stesse chiedendo ha tutti i suoi cd. Ma non è gay, anzi.
Una mattina l’ho beccato con la ragazza del bar sotto casa mia. Al bar. Diciamo che io ero andata a prendere la colazione ma, siccome la conosco, ero passata dal retro per una di quelle brioche che fanno loro per delle ordinazioni speciali; io la ordino sempre perché non riuscirei a sopravvivere a sei ore di prove, al mattino, senza un po’ di zuccheri… e insomma, lei si era presa una pausa. Con Ian. Nel retro. Diciamo che vederli non era la mia priorità ma almeno Ian ha dovuto spiegarmi tutto… mi sarei davvero arrabbiata se non me ne avesse fatto parola. Mi ha detto che l’amore era sbocciato tra un caffè e l’altro. È finita dopo un mese perché, a detta di Ian, non c’era dialogo.
- Si va in scena! – Jordan passa tra di noi bisbigliando la fatidica frase e così, come al solito, io ed Ian ci abbracciamo prima di metterci dietro alle quinte.
- In  bocca la lupo, Sandy! –
- Crepi, "Danny"! –
 

* * *

You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho honey! 
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho honey! 
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho honey!
The one that I need oh yes indeed!!

Sinceramente, a parte i soliti agenti in prima fila, non vedo così tanti attori: anzi, non ne vedo proprio nessuno oppure… eccolo lì! Sì! Sono quasi sicura che quello sia… giro, presa… okay, adesso posso vederlo meglio dato che balliamo rivolti verso il pubblico… sì, è sicuramente Jake Gyllenhaal, al novantanove per cento. Ah, quanto mi piace quell’attore; mi dispiace per Ian perché non vedo la mitica Jennifer ma… oddio Jake è da panico. Poi si è appena mollato con quella la… com’è che si chiama? An, sì Taylor Swift mi pare; chissà se verranno a farci visita nei camerini! Non vedo l’ora che questa canzone finisca, così potrei chiudere in bellezza… mi vedo già sui giornali che abbraccio Jake… Ah!

 
Oh yes I need!

Sì, Jake, sei proprio l’unico che vorrei adesso, in camerino.
Mi stringo di più alle spalle di Ian che mi tiene in equilibrio precario sulla schiena e sorrido, terribilmente in fibrillazione per i pensieri fatti finora.
Si chiude il sipario prima degli inchini ed abbraccio parte della compagnia, poi le tende si riaprono e le luci rimangono fisse su di noi. Lo spettacolo è stato splendido e Jordan, per la prima volta da cinque anni a questa parte, esce dalle quinte con un sorriso da far invidia alla pubblicità del dentifricio sbiancante.
Io ed Ian siamo abbracciati fingendo la coppia dei bravi fidanzatini fino alla fine, ci inchiniamo tutti a uno a uno e le tende si richiudono in mezzo all’applauso di tutta la platea.
Che serata fantastica!
- Ian! Sei stato favoloso! –
- Anche tu, Rachel! Ah, lavoreremo ancora insieme vero? –
- Che domande! – Lo abbraccio stretto e lui ricambia calorosamente.
Ha la tutina nera aderente: credo che anche Jennifer Lopez gli cadrebbe ai piedi, in questa situazione.
- Vado in camerino! Magari Jennifer mi sta aspettando! –
- Sì, certo. Sul tavolo trucco… corri che sennò scappa! –
Passo dal telo scuro che separa il palco dal  il piccolo corridoio comunicante con le quinte ed arrivo alla porta, tra un saluto e l’altro, con scritto “Rachel”. Entro.
Quanto adoro il mio camerino lo so solo io: ha un divanetto in pelle chiara a due posti, un piccolo tavolino di vetro, la specchiera con le mie cose, pareti colorate, profumo che inonda la stanza.
Sul tavolino c’è un grande mazzo di fiori tra le tonalità del rosa e del bianco; orchidee, i miei fiori preferiti. Guardo tra la carta colorata ma non trovo alcun biglietto. Nulla. Mi limito ad annusare i fiori e notare quanto sono belli… chissà chi può averli mandati: Jessie no, non è da lei, e poi verrebbe di persona, esclusa; Ian… mah, forse sì, forse no. Anche se fatico a credere che possa essere stato lui; Jordan… sì, forse sì. Alla fine, sarà per chiedermi di prendere parte alla sua prossima trovata… probabile. Non me ne vengono altri al momento che avrebbero potuto mandare dei fiori a me, stasera per di più.
- Allora? Mia cara attrice professionista… piaciuta la sorpresa? – Sì, è stato Jordan. Nuovo contratto, arrivo!
- Bellissimi Jo, semplicemente stupendi. – Mi volto verso di lui e sorrido, lui ricambia abbracciandomi: ha delle piccole rughe attorno agli occhi e l’aria un po’ stanca, ma felice. I capelli neri e corti un po’ scompigliati e le sembianze ricordano un ragazzino. La maglia a maniche corte rossa e blu, i jeans slavati e i suoi trentadue anni scarsi; se non fosse che è nevrotico…
Per chi se lo stesse chiedendo sì, ci sono uscita tre volte. Poi lui si è innamorato di Sydney, più vecchia di quattro anni rispetto al mio regista, e l’ha sposata, due anni fa circa. Si sono incontrati al cinema, stavano guardando “Quel mostro di suocera” – film che non reputo capace di far scattare la scintilla – e dopo un mese che si frequentavano sono andati a vivere insieme.
- Sono contento che ti piacciano; so che ami le orchidee. Sei stata favolosa questa sera, dico davvero. – Si siede sul divano e mi fa cenno di accomodarmi.
Spero sia “Mamma mia”, adoro  cantare gli Abba, oppure “Footlose” o magari “Notre Dame de Paris”. Sorrido al solo pensiero di essere scelta per Esmeralda. Con una gonna lunga con delle medagliette attaccate in cintura e una maglia stretta e bianca, magari smanicata…
- High School Musical! – La voce di Jordan mi riporta qui, in questo camerino, su questo divano crema.
- Eh?!? – Okay, mi è uscito un verso un po’ troppo stridulo; forse però non se ne è accorto.
- Ho detto: “High School Musical”!
Non è semplicemente fantastico? Ieri sera, Sydney ed io ci siamo messi a lavorare un po’ su dei titoli e trovo che “High School Musical” sia lo spettacolo migliore per la prossima stagione. Non trovi? –
No! Non sono affatto d’accordo! – Certo, l’ho pensato anch’io, credo sia una trama perfetta! Anche se… non abbiamo più l’aria da adolescenti. – Spero di dissuaderlo da quest’idea folle, oltre che orribile. Non verrà nessuno a vederci! Solo mamme divorziate e marmocchi tra i dieci e i dodici anni con la mania per i pop-corn e l’urlo facile. Mi sento male al solo pensiero.
- Figurati! Sei ancora bellissima Rachel e interpretare Sharpay Evans non sarà affatto difficile per te! – Mi dà un colpetto sulla spalla per rassicurarmi anche se di rassicurante non ci trovo nulla in questa faccenda. Cioè… “High School Musical”? Stiamo scherzando spero.
- Comunque… Sharpay non è bionda? L’ho visto una volta che mia nipote era incollata davanti alla televisione con le scarpe di sua madre… stava imitando Sharpay e scusa ma non credo sia così educativo come musical. –
- Noi non siamo qui per educare ma per divertire! E per vendere! Comunque pensaci su che tra un mese e mezzo inizieranno le prove, dopo che tutti avranno firmato i contratti. – Si alza dal divanetto e mi sorride, io non ci riesco a farlo.
Jordan nota la mia espressione e cerca di rassicurarmi: - Sempre che qualche agente non ti noti prima e tu possa fare qualche film, o cd. Stai tranquilla, per me non ci sarà alcun problema e… beh, dopo questa serata non posso fare altro che augurarti buona fortuna per la tua carriera!–
Mi alzo e lo abbraccio:- Grazie di tutto Jo, mi ricorderò per sempre di questo periodo ma… hey! Non ho ancora un contratto io! Chi ti dice che non lavorerò più con te? –
- Rimarremo comunque in contatto? –
- Certo, che domande. E, grazie. –
Esce dal camerino ed io mi siedo davanti allo specchio per tornare quella di sempre; sono davvero stanca oggi. Ho un po’ di occhiaie e l’acconciatura è scesa, così inizio a togliere ad una ad una le forcine che tengono ferma questa specie di impalcatura voluminosa.

Toc, toc.
- Sì, sì Jordan. Entra pure, non sono ancora nuda. – Mi metto a ridere ma c’è un sospiro imbarazzato.
- Magari. –
Una voce roca, ma che non appartiene a quella di Ian o a qualcuno della compagnia. Che sia Jake Gyllenhaal? L’ho visto in platea, forse mi ha notata ed è scattata la scintilla.

Allora, al mio tre voltati.
Okay.
Uno…
Due…
Tre!
Tre!
Mi volto: oh.
- Ciao. – Sì, esatto è lui. Ma lui non Jake ma… Robert. Come fa a trovarmi e poi che cosa gliene dovrebbe importare di me?
- Mh… ciao. – Mi schiarisco la voce prima di rispondere al saluto e lui sorride imbarazzato. Tocca a me parlare:- Si può sapere che cavolo ci fai qui? –
Okay, forse mi sono posta in maniera cattiva ma, fatemi sedere; odio talmente tanto quest’uomo che… Argh! Che rabbia!
- Ci vivo. – Sorride.
Ma che ha da ridere?
- Vivi al Kodak Theatre? Non avrei mai immaginato… custode notturno? –
- Che cosa? No, no! Vivo a Los Angeles, intendo. –
- Ah, beh bravo. –
- Sei stata brava questa sera. –
- Grazie. – Mi volto verso lo specchio e comincio a struccarmi con delle salviette che mi ha lasciato Tracy prima dello spettacolo.
Robert, che seguo con la coda dell’occhio, si siede sul divano.
- Beh? – Gli chiedo notando tutta questa confidenza.
- Scusa? – Sembra assorto e agitato, molto agitato.
- Dicevo: beh? Che vuoi? –
- Proprio non mi sopporti, vero? –
- Che perspicace! –
- Bene. Allora ti chiederò una cosa veloce: – prende fiato, tanto, troppo fiato – che ne dici di andare a bere qualcosa, dopo lo spettacolo? –
- Eh? – Spalanco gli occhi. Lui che chiede a me di uscire? A me? Ma dico, scherziamo? – Okay, dov’è la telecamera? –
- Che? –
- La telecamera. Jessie probabilmente avrà scoperto che ti ho incontrato una settimana fa a Londra ed ora, anziché uscire lei con te, cosa che farà dopo essersi fatta una risata per aver visto la mia figura di merda che ho “prodotto” dopo una serata fantastica come questa e dove sono felice per aver finito di recitare in un musical che va avanti da due anni… beh, lei vuole farmi uscire con te e saprà che il mio sarà un no e che quindi poi voi potrete andare a ridere alle mie spalle in santa pace… e il mio odio verso di te si alimenterà sempre di più fino a che, quando sarò una grandissima stella del cinema, potrò sputtanarti nel caso in cui io lo voglia ed essere libera di… -
- La smetti? – Robert si è alzato e mi ha preso i polsi; i miei polsi. Mi ritraggo. Non si deve permettere di toccarmi eh!
- Cosa? Cosa? –
- Ripeto: la smetti? Io non so chi sia Jessie, non so perché tu ti sia messa in testa questa cosa della candid camera, non so perché tu non abbia detto a nessuno che ci siamo incontrati – e di questo te ne sono grato – non so perché sono venuto qui questa sera e non so perché abbia chiesto di uscire a una persona a cui non importa nulla di me. –
Sono sbalordita. Decisamente. L’essere sa fare un discorso articolato… e senza passarsi la mano tra i capelli eh!
- Beh, non è vero che non me ne importa nulla. –

Sei proprio scema. Certo che non lo sopporti. Che discorsi!
Robert mi guarda con aria strana:- Cioè… sì, forse un po’… Hai ragione, non mi interessi. –
- Ma perché? – Perché? Perché? E adesso come rispondo.
- Beh, diciamo che non sei il mio tipo: per carità, sei bello ma mi sembri… vuoto. –
- Vuoto? Oh mio Dio… do davvero quest’impressione? – Sembra triste; ma che ci posso fare se è il mio pensiero?
- No! Cioè, io ti reputo così ma ci sono molte persone che ti vorrebbero sposare, gay compresi, e quindi non credo sia la mia opinione a cambiare il mondo. –
- Invece sì. –
- E perché? Non te ne dovrebbe importare nulla di una sconosciuta come me. –
- Beh, non sei proprio una sconosciuta; ho visto “Grease” tre volte da quando tu reciti qui. –
- Credo tu stia scherzando. – Rido
Nervosamente, mi sento terribilmente e disagio, ora.
Non può essere.
- No, affatto. La prima sera sono venuto con dei miei amici per vedere com’era questa compagnia della quale tutti ne parlano bene; era solo curiosità, nient’altro. Non volevo neanche venirci.
Poi ti ho sentita cantare, ti ho visto recitare e Tom, il mio migliore amico, ha detto che sei davvero carina. Sono venuto altre due volte per vederti e canti davvero bene. Ti avrei chiesto di uscire dopo uno dei tuoi spettacoli ma ci siamo incontrati a Londra e non mi sembrava vero… ti ho riconosciuta sul tetto di quell’hotel di lusso e, alla sera in ascensore, sono stato felice di rivederti. – Si passa una mano sui capelli, è nervoso:- Ho sentito davanti ad un’edicola due ragazzi che parlavano di questa rappresentazione, dicendo che sarebbe stata l’ultima; allora mi sono deciso a venire qui, per chiederti di uscire. Ma tutto è stato inutile, quindi… ora posso anche andare. Spero di rivederti presto, Rachel. –
Si alza dal divano e si volta, verso la porta.
Sono senza parole.
Lui esce con lo sguardo basso e le mani nei jeans scuri, dopo aver indossato un cappellino blu con la visiera.
Non riesco a muovere un muscolo, non riesco a fare nulla. L’attore che detesto più al mondo mi ha fatto una specie… di… dichiarazione.
Mi alzo dal divano ed esco dal camerino anch’io, seguendolo a passo svelto per fermarlo. Intravedo Robert di spalle, con la mano che porta al retro del teatro.
- No, aspetta. – Ho il fiatone per la corsa e le guancie in fiamme.
Robert si volta sorpreso di vedermi, incredulo che lo abbia seguito, con un sorriso spontaneo sul volto con la barba da tagliare.
- Non sei così antipatico, in fondo. – Sorrido e mi tengo una mano sullo stomaco, sicura che mi possa scoppiare un polmone da un momento all’altro.
- Allora, ci vieni con me a bere qualcosa? Potresti cambiare idea. –
- Dammi mezz’ora per prepararmi. Ma non metterti in testa strane idee, che non sei il mio tipo. –
- Questo l’ho afferrato. –
Mi volto verso il backstage guardando un’altra volta Robert, che acconsente ad aspettare un po’.
Sia chiaro, non mi sta simpatico, non l’ho mai conosciuto però… forse, a volte ho torto anch’io.

 
Spazio autrice: Okay, forse non è il massimo… Anzi, sicuramente. Però ho fatto del mio meglio :)
Chissà che cosa accadrà… Probabilmente l’appuntamento (se possiamo definirlo così) sarà un completo disastro… o forse no. 

Per chi tifate? Rachel o Robert?
Si accettano scommesse: lei cadrà ai suoi piedi? Io non ne sarei tanto sicura, ha un bel caratterino la nostra protagonista. Che spero uscirà nei prossimi capitoli… 

Ditemi che ne pensate perché così mi regolo se andare avanti o se la storia è un completo fiasco.
Mando un bacio a tutti quelli che leggono… xD
Ciao!

Dalla Sara.
P.S.: Allora, Danny e Sandy sono i protagonisti di "Grease" per chi non lo sapesse (Ian e Rachel non hanno un'amnesia temporanea che sbagliano i nomi xD)
Il Kodak Theatre esiste davvero, è uno dei più importanti di Los Angeles... Non ne ho trovati altri e quindi ho messo questo qui.
Mi piace molto Jake Gyllenhaal e quindi volevo comparisse il suo nome da qualche parte... Magari anche più avanti.

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Capitolo 3
*** Premi nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e indirizzi urlati ***


(3) Premi nobel, agenti stravaganti, nomignoli cattivi e indirizi

Premi Nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e Indirizzi urlati

 

 L’azione dell’anno. Altroché premio Nobel per la pace o Guinness dei Primati… Rachel Blake, paladina del vivere civile! Io sì che dovrei ricevere un riconoscimento: una statuetta, un mazzo di fiori… un buono da millecinquecento dollari da spendere nella boutique di Yves Saint Laurent; qualsiasi cosa pur di far sapere al mondo che ho aiutato l’intera umanità per una sera.
Sì, ho proprio aiutato l’umanità dalla più grande piaga possibile: passare tre e dico tre ore con Mr Pattinson.
Gli ho trovato addirittura tre nuovi nomignoli: “Mr Paranoia”, “Mr Paparazzi” e “Mr Le Accalappio tutte io le scimmie urlatrici che mi circondano”; questa serata è stata un inferno nel vero senso della parola.
Ho un male ai piedi allucinante, me e le mie scarpe con il tacco a stiletto per uscire con “la piaga umana”, le orecchie che hanno perso circa la metà della loro abilità ordinaria nell’udire i suoni e mi sono venute le manie di persecuzione: per tutta la sera mi è sembrato di girare con il ladro della corona della Regina; è stato tutto un nascondersi in vicoli ciechi e dietro a cassonetti sporchi, un guardarsi intorno come dei bambini che hanno appena rubato dall’astuccio del loro compagno di banco e un salto ad ogni fruscio sospetto. Siamo passati davanti ad una festa di compleanno di teenager – si sa, hanno la crisi maniacale delle foto: dai che mi metto a testa in giù, tiro fuori la lingua, i capelli me li piastro e li tiro davanti agli occhi come un cocker impaurito… un flash dietro l’altro: e io bacio te, tu baci me, il cane bacia il padrone del ristorante, io ti sto davanti, poi mi accuccio, questa la metto su facebook e taggo tutti eccetera… Mi sembrava di stare in un film dell’horror, insomma – e Robert continuava a girarsi ad ogni flash con gli occhi di un cucciolo passato sotto a un tir che trasporta polli. Un’’ansia di quelle che non auguro a nessuno.
La cosa peggiore, però, è che ci esco un’altra volta per parlare di un film che vorrebbe iniziare a girare e potrebbe sentire se il suo agente ha dei contatti per far iniziare a lavorare anche me nel cinema; ci esco domani sera e in due giorni devo trovare un agente disposto a lavorare per me: i colloqui li farò a casa mia, oggi pomeriggio, con l’aiuto di Jessie.
Già, Jessie… è un po’ di giorni che non ci vediamo, l’ho sentita ieri dopo lo spettacolo per parlare un po’. Da vigliacca quale sono non ho fatto parola del suo sogno proibito e non ho intenzione di farlo, o forse sì ma più avanti. Tanto, sarà una cosa per questa sera, non ci vedremo più… non serve andare a litigare per sciocchezzuole del genere. Ci manca solo che Jessie lo venga a sapere… Ah, meglio prepararsi per i colloqui.
Prendo un foglio bianco dalla risma vicino alla stampante ed una penna nera, poi inizio a stilare una serie di plausibili domande da rivolgere ai miei candidati.

 
- Nome

- Cognome

- Età  (non si sa mai che qualcuno sia carino)

- Incarichi precedenti

 Non mi viene in mente altro.
Solo quattro, miseri punti? Quattro domande, tutto qui? Non può essere… deve esserci qualcos’altro da chiedere. Insomma, che cosa chiedono ad un colloquio per incaricare agenti
di spettacolo?
Bah, chiederò a… chi è che può sapere queste cose? Jessie no, fa l’interprete per personaggi politici russi, che ne può sapere di agenti per super-vip? Mi viene in mente solo
qualcuno in grado di rispondermi: Robert.
Figurarsi se chiamo Robert! Neanche stessi morendo soffocata e lui fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Mai.

 

***

 
Okay, è passato un quarto d’ora e non mi viene in mente altro. Ho provato a chiamare Jessie ma non ha saputo darmi consigli. Ho provato con Jordan e Ian – chiedendogli anche se JLo fosse passata davvero da lui – ma nessuno, oltre a quel che ho già scritto, ha saputo dire altro.

Dai! Il tempo stringe, non puoi presentarti domani sera senza un agente! Chiama Mr Paranoia e chiedigli qualcosa!
Io non ci parlo con quello! Solo per il fatto di doverci lavorare insieme mi viene l’ansia, se poi devo chiamarlo ogni volta che mi serve un consiglio… Io non lo chiamo!
Non essere infantile, Rachel! Anch’io non lo sopporto e pensare che tu abbia deciso di lavorare con lui… Puah! Tu sei tutta scema.
Dici?
Dico.
Respiro profondo e poi lo chiamo okay?
Basta che ti decidi.
Faccio qualche esercizio di yoga prima di prendere in mano il cellulare e cercare il nome del Pattinson in  rubrica: scorro tutti i numeri ma non lo trovo, fino a quando, come un lampo, mi ricordo che io non ho il suo numero! Esulto mentalmente e mi siedo sul divano con carta e penna ancora in mano; devo trovare assolutamente qualcosa da chiedere! Insomma! Forse su internet posso trovare qualche consiglio su un colloquio.
Ma non posso fare un annuncio su un giornaletto qualsiasi o sul bar sotto casa! Sembro una poveraccia che elemosina qualcuno! Chiamerò Jordan… ancora. Insomma, qualcuno saprà come si trova un agente?
Acchiappo il cellulare dai cuscini del divano e, con il tasto di chiamata rapida mi metto in contatto con il mio regista il quale, al sesto squillo, risponde seccato:- Chi diavolo è? –
- Jordan, sono Rachel. –
- Ah, ciao cara. – E’ impressionante di come Jo riesca a cambiare tono solo perché parla con me – C’è qualche problema? –
- No, no. Cioè, sì. Come faccio a cercare un agente di spettacolo decente? –
- Ancora quel dilemma? Ma credevo che le domande fossero per… che ne so, un gioco in scatola! –
- Certo, io gioco tutti i giorni a: “Diventa famosa”… è divertente sai? –
- Mi stai prendendo in giro? –
- No, figurati! Io? Ma se sono un angelo venuto dal Paradiso! Come fai ad insinuare certe cose guarda non lo so neanch’io… Nonostante sia perspicace eh! Pensa che una volta avevamo perso a casa un…-
- Sì, okay. Ho capito. Conosco un agente. Potrebbe darti una mano, almeno fino a che tu non trovi qualcuno che ti vada bene! –
- Grazie! Grazie davvero, Jo! Fossi qui ti abbraccerei! –
- Lo so, sono insostituibile! Vuoi che ti dia il suo numero? Così lo chiami tu e ci parli, per vedere come potrebbe essere. Che ne dici? –
- Che dico? Sei favoloso! Dai che si sta facendo tardi! Sono già le cinque e mezzo! –
- Sì, sì ecco… arrivo… Allora, Richard... eccolo trovato: Richard Stevenson. Pronta con carta e penna? –
- Sì, sì. –
Jordan mi dà il numero di cellulare del tizio e lo chiamo circa una mezz’ora dopo:- Pronto? –
- Buongiorno, parlo con Richard Stevenson? –
- Sì, sono io. Lei è? -
- Rachel Blake, piacere di conoscerla. –
- Il piacere è mio. – Ha un tono di voce caldo e rassicurante, gli do al massimo trenta, trentacinque anni.
- Sì, ecco. Io faccio musical e starei cercando un agente per me. –
- Potrei farti un provino e vedere come sei. Se mi piaci, potrei essere il tuo agente, se dovessi non piacermi… dovrai andare a cercare qualcun altro. –
- Per me non c’è problema, il provino quando lo facciamo? –
- Dovrei avere un buco dalle sei alle otto di oggi pomeriggio. Altrimenti la settimana prossima… mercoledì.-
- Va benissimo oggi. Che pezzo vuole che le porto? –
- Una canzone coreografata. Ti aspetto al Kodak Theatre, sai dov’è? –
- Sì, ci lavoro. –
- Oh, bene. A dopo… Rachel. –
- Grazie a dopo.-
Si! Ho un agente! Mio dio non ci posso credere! Finalmente! Oggi farò il provino, domani mi presenterò al colloquio con Richard… Se è bello potrei anche mettermi con lui, sposarlo, avere dei bambini… tre al massimo altrimenti le smagliature…

Ne hai ancora per molto?
Scusa?!?
No, chiedevo se ne hai ancora per molto. Hai già programmato vita sentimentale e carriera fino a che morte non ti separi da questo mondo infame e crudele…
Per me il mondo non è infame e crudele!
Per me sì… guarda a chi sono capitata…
Devi solo vantarti di essere la mia coscienza. Mh.
Non mi ascolti mai ma… se proprio vuoi che io mi vanti…
Ah, lascia perdere e fammi chiamare Jessie.
 

* * *

Circa un quarto d’ora dopo aver digerito l’idea del provino e dopo aver scelto il brano da fare esco dal mio appartamento e busso alla porta di Jessie per parlarle di persona, raccontarle tutto quel che mi è successo oggi e… lasciar da parte il discorso Robert Pattinson, ovviamente.
Tempo due minuti e la porta si apre: la mia migliore amica è lì davanti a me, dopo giorni che non ci siamo nemmeno viste.
- Ehilà, pupa! Come ti va? –
- Benone! E tu? Mi sei mancata, sai? – Jessie si scansa e mi fa entrare nel suo soggiorno.
- Anche tu mi sei mancata… Abitiamo a settanta centimetri di distanza ed è una settimana che non ci vediamo! Comunque… Sto stra bene! Oggi ho un colloquio con il mio futuro agente! –
Il viso di Jess si emoziona e sorride, gli occhi azzurri le si accendono:- Sul serio? E che fai al colloquio? –
- Mah, niente di che. Una canzone per vedere come me la cavo. Poi lui deciderà se prendermi come sua “cliente” o meno. –
- Wow. E che brano hai intenzione di portare? –
- “Don’t rain on my parade”
credevo. Ma non ho tutta questa voce e allora… “Like a virgin”. –
- Da un estremo all’altro, insomma. –
- Sì, è una canzone divertente, in fin dei conti. –
- Fai bene. Ah, se è carino… -
- Mi dispiace tesoro ma la cantante e il manager sono un must in tutti i film hollywoodiani. Semmai posso presentarti qualcun altro. –
- Magari. Ho la vita sentimentale di un facocero in coma in questo periodo. –
- Non ci credo. Carina come sei. –
- Fidati! Non mi vuole nessuno! –
Oh no. Non una crisi depressiva adesso! Devo andare al provino!
- Tesoro, sei bellissima. Hai i capelli biondi e lisci, gli occhi azzurri, due gambe da far paura! Non ti devi lamentare, su! Vieni qui. –
La stringo per le spalle finchè non si calma, poi afferro la borsa e mi alzo dal divano.
- Vai già via? –
- Sì, ho il provino tra mezz’ora e per arrivare al Kodak ci metto venti minuti. –
- In bocca al lupo, allora! –
- Crepi! Ci sentiamo dopo il provino, ti chiamo io. –
- Okay, a dopo. –
Esco dall’appartamento e scendo le scale fino al pianterreno:- Ciao, George! –
- Buon pomeriggio, signorina Blake! – esclama il portiere:- Le chiamo un taxi? –
- Grazie, mi faresti un favore. –
- Di nulla. –
Esco dalla piccola palazzina e mi siedo sui gradini, in attesa che arrivi il taxi.
Certo che Jessie è proprio triste per il ragazzo. Insomma, io non ne faccio un dramma! Lei è carina, dolce, bionda e ha un bel visino… non deve buttarsi giù così! Potrei presentarle Robert, in fondo a me sembra uno scimpanzé, ma non oso immaginare quello che potrebbe accadere se lei lo vedesse! Secondo me inizierebbe a piangere di gioia, a strapparsi i capelli, mi salterebbe addosso – o salterebbe addosso a lui, cosa molto più probabile – meglio mantenere questo segreto, và. Non vorrei creare tutto questo scompiglio per una storiella. Lui non si metterebbe con una sua fan che quando non sa che fare si incanta a guardarlo mettendolo in imbarazzo, non credo sia il caso.
Che poi non è neanche così male come scimpanzé… insomma, piace a così tante persone. Io e lui non potremmo essere più diversi ma si vede che per alcune il suo fascino ce l’ha. Forse sotto quelle paranoie c’è una persona quasi normale.
- Ecco il taxi, signorina Blake. – George mi guarda con il suo solito sorrisetto e le guance morbide che si ritrova e accenna alla macchina gialla che si sta avvicinando a casa mia.
- Uh, grazie George. –
- E’ un piacere. – Scende i gradini e mi apre la portiera mentre salgo in auto, poi richiude la portiera delicatamente.
Ah, che relax.
Per fortuna non devo guidare io. Con il traffico di Los Angeles se uno azzarda anche solo ad entrare in macchina gli viene un esaurimento nervoso. Ci sono semafori che impongono perennemente la fermata o mal funzionanti, manifestazioni a tutte le ore del giorno – l’altro ieri, per esempio, ne ho vista una dove le segretarie rivendicavano il loro diritto di portare gonne sopra il ginocchio in ufficio. Lo slogan era: “Gonne sopra il ginocchio, in ufficio accontentano l’occhio.” O qualcosa di simile. – che ti imbottigliano tra persone urlanti e con i nervi a fior di pelle, i quali non vedono l’ora di sporcare la tua bella auto – che magari hai lavato dolo due miseri giorni prima – anche se tu non c’entri niente e magari stai andando a lavorare. Carrozze per i turisti, vecchiette che attraversano la strada sulle loro gambe traballanti, venditori di rose e lavavetri disperati. In sei chilometri e mezzo di strada tutto questo, eh.
Arriviamo e destinazione, pago il viaggio e scendo dall’abitacolo; sono ancora una volta davanti al Kodak per un provino. Faccio un respiro profondo ed entro.
Le luci sono tutte accese, io mi dirigo, come è mia abitudine, ai camerini. Entro nel mio – dove c’è ancora la targhetta con il mio nome da ieri sera – e mi siedo sul divanetto: non ho voglia di cantare, non oggi. Ma un agente mi serve e, soprattutto, per domani sera.
- Signorina Blake? – Un uomo di circa trentacinque anni – ed identico a Brad Pitt – si affaccia alla porta del mio camerino con aria interrogativa. È carino, un po’ vecchio per me, mi sembra: è biondo, capelli corti e disordinati con u  filo di gel, un po’ di barba di qualche giorno sulle guance e una camicia bianca. Strano che faccia ancora il segretario di qualcuno a quest’età.
- Sì, sono io. Piacere. – Gli stringo la mano e lui sorride.
- Richard Stevenson. Agente. Vogliamo andare? Il palco credo l’aspetti. –
Che affascinante quest’uomo. Proprio carino. Ma… perché si presenta di persona per chiamare me e non una di quelle segretarie giovani e carine che lo seguiranno dappertutto?
Senza che io apra bocca, il bell’uomo accanto a me risponde, con un sorrisino:- Mi piace conoscere di persona i miei futuri clienti. Vedo subito se promettono bene. –
- Beh, grazie della spiegazione, signor Stevenson. –
- Uh no, non ci siamo. Chiamami Richard, Rachel. –
- Vada per Richard, allora. –
Uscendo dal piccolo corridoio bianco arriviamo sul palco. Richard scende i gradini che portano alla platea e si siede in quarta fila. Io mi posiziono al centro con il cd in mano.
Durante la mia assenza è stata posizionata un’asta con un microfono e delle casse. Un impianto veloce, per il provino. Un ragazzo di circa vent’anni mi si avvicina e mi prende il cd per poi avvicinarsi al portatile ed inserirlo nella fessura.
- Che cosa mi canti, Rachel? –
- Like a virgin, Madonna. –
- Canzone trasgressiva. Prego, inizia pure. –
La musica parte ed io inizio a cantare.

 

* * *

Sono passati i fatidici quattro minuti e Richard mi guarda sorridendo.
Ma si può sapere che ha da ridere? Okay che sono abituata oramai a fare provini eccetera ma… un minimo di nervosismo ce l’ho anch’io! Insomma, non riesco a capire se ride perché gli sono piaciuta, se ride perché ho qualcosa in faccia, se perché gli ho fatto pena… Insomma! Forse ho davvero qualcosa in faccia; o peggio, tra i denti! E se se n’è accorto? Mamma, sai che figura?
Bah, da lì non credo abbia visto se ho qualcosa tra i denti.

La prossima volta fa un’ispezione prima di presentarti a qualcuno! Non vorrei farci brutta figura con i tuoi… interlocutori.
Basta non ce la faccio ad aspettare… Anzi sì. Anzi, no.
Okay, ho un’idea. Adesso mi schiarisco la voce per fargli capire di tirarsi vis dal viso quel sorrisino e dirmi qualcosa… Sì, buona idea.
- Ehm, ehm. – Discreta, elegante. Perfetto.
- Qualche problema Rachel? Ha mal di gola? Le è andato di traverso? Problemi gengivali? –
Problemi gengivali? Come fa uno a schiarirsi la voce se ha problemi gengivali? Insomma… Può avere le gengive rosse e gonfie al massimo. Nei casi estremi, anche.
- No, no. Però, se posso permettermi… Richard… come è andata? Perché, sa, non mi piace essere tenuta sulle spine. –
- Uh. Pretende, la signorina. –

Te lo dico sempre di non essere sfacciata e guarda un po’ te! Un po’ di educazione ti ci vuole, ecco cosa!
- Scusi. –
- Non mi piace la gente che chiede scusa. Credo non sia necessario pentirsi delle proprie azioni. Ma bando alle ciance… è andata molto bene! Quand’è il suo primo incarico? – Adesso Stevenson ride normalmente. Credo gli verrà una paralisi se continua così.
- Bene. Ne sono molto felice. Comunque… domani sera, alle otto. Da Luigi, verso il centro. –
- Sì, grazie. So dov’è. Andiamo insieme? –
- Va bene, ti ringrazio. A  che ora… passi? –
- Alle sette e mezzo, se ti va. Altrimenti dimmi tu un orario che io poi mi organizzo l’agenda. –
- No, sette e mezzo è perfetto. Comunque, un contratto? Devo firmare qualcosa? –
- Si, ecco. Io ho preparato qualcosa se vuoi leggerlo con calma e firmarlo domani. È triennale. Se ti può far piacere. –
- Non è che prima posso vedere come va l’incontro di domani? Scusa se ci vado con i piedi di piombo ma.. –
- Nessun problema! Capisco, capisco. Scusami ma adesso devo proprio scappare perché non ho un buco sull’agenda! Adios amor! Ci vediamo domani! –
Richard si alza ed esce a grandi falcate dal teatro.
Ehi! Ma lui non sa dove abito!
- COMUNQUE ABITO TRA SANTA MONICA BOULEVARD E SUNSET BOULEVARD! – Urlo verso le porte ormai chiuse del teatro.
Chissà se potrò mai fidarmi di un agente tanto imprevedibile e chissà se mai verrà a prendermi domani sera.
Ah, meglio tornarsene a casa, questa giornata è stata troppo stravagante persino per me.
Ma si dice così, no? Chi vivrà… vedrà.

 
 

Sara’s corner:
Scusate, scusate, scusateeeee!!! Sono imperdonabile – una cacca immonda, come direbbe una mia amica – non aggiorno da mesi ormai! Anzi, sapete che cosa faccio? Se state lì un minutino e mi aspettate mi auto flagello da sola, okay? Così vi risparmio la fatica e il viaggio di venire a casa mia e lapidarmi in diretta. ^^
Comunque, piaciuto il capitolo???? A me no, sinceramente (Ma di cose ne devono ancora succedre! Eccome!). Diciamo che è scritto di cacca perché ci ho messo un tempio indefinito per produrlo e non succede niente di eclatante. I dialoghi sono più o meno diarreici e neanche la Coscienza è così simpatica!
Quindi se non lascerete – ahimè – una recensione comprenderò che è perché vi siete suicidati prima di leggere questo avvisino in fondo.
Nonostante tutto, vi ringrazio con il cuore in mano – che mi sono tolta prima autoflagellandomi e che pulsa tutt’ora fuori dal mio corpo (vi ho mai detto che sono immortale?) – per l’attenzione e per dimostrarmi affetto anche se forse non me lo merito.
Un bacio, dolce pubblico.
Sara.

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