...Ma si può cambiare idea di Betti (/viewuser.php?uid=110627)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime, vampiri, bancari e molluschi ***
Capitolo 2: *** Telecamere, tutine aderenti, teatri importanti e personaggi famosi ***
Capitolo 3: *** Premi nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e indirizzi urlati ***
Capitolo 1 *** Lacrime, vampiri, bancari e molluschi ***
Lacrime, vampiri, bancari e molluschi
Lacrime,
vampiri, bancari e
molluschi
Rachel pov
Che
schifo.
Semplicemente,
che schifo questi bagni “ecologici”.
Si
chiameranno anche ecologici ma… solo per entrarvici ci
vuole, oltre ad una dose
di coraggio notevole e delle scarpe usa e getta, una maschera antigas.
Cioè, io
non so chi li abbia ideati e soprattutto se li abbia provati colui che
ha avuto
questa brillante idea ma, lasciatemelo dire, puzzano peggio
di… di… Ah,
lasciamo perdere.
E vogliamo
parlare della carta igienica? Non se ne trova un foglietto neanche a
pagarlo
oro. Ma si può sapere chi cavolo me lo ha fatto fare di
venire in Inghilterra?
Ah si, ora ricordo. Jessie.
Inizio ad
odiare quella ragazza, credo di interrompere i contatti appena arrivati
in
California; almeno fino a quando non la smetterà di
raccontarmi, ogni volta che
ci vediamo o sentiamo, vita morte e “miracoli”
– se davvero è in grado di farli
i miracoli – di Mister Pattinson.
Già non lo
sopporto di mio, poi se uno si mette a parlarmene in
continuazione… Dovrei farmi
internare entro i venticinque anni; e non credo di desiderarlo davvero.
Tiro lo
sciacquone quando ho finito, o meglio quella sottospecie di coda di
topo
sfilacciata che fa partire un getto d’acqua che si potrebbe
paragonare alla
perdita del mio lavandino quando non chiudo bene l’acqua a
casa ed esco; ah,
ossigeno finalmente.
Mi
incammino ancora verso le transenne dove non c’è
quasi più nessuno, tutti
troppo impegnati a vedere il fantastico film del Vampirucolo.
- Bene,
direi che possiamo anche andarcene in hotel… Jessie? Mi stai
ascoltando? –
L’essere
accanto a me, non di certo la mia migliore amica, quella che conosco
quasi come
me stessa, sta fissando la copia di Eclipse con aria sognante.
- Jessie
ti svegli? Ce ne andiamo? –
- Dico ma
ci pensi? Ha toccato il mio libro e l’ha
firmato… ha firmato il mio
libro. – Okay, non mi sta ascoltando. La scuoto o potrei
causarle dei danni
cerebrali? No dai, in fondo non sta dormendo. Non lesioni permanenti
almeno e
non più di quelle congenite che si ritrova.
Le prendo
una spalla e la scrollo un po’, non troppo forte, giusto per
svegliarla.
- Jessie?
–
- Si? –
Finalmente lo sguardo di sempre, un po’ ebete ma un filo
più lucido di prima.
-
Possiamo. Andare. Via. Di. Qui? Starei congelando… -
- Sì,
arrivo. Due minuti. –
- Ma due
minuti che? Il libro te lo puoi guardare anche in taxi e lui
– che difficile
non chiamarlo con un nomignolo cattivo – è in
teatro quindi non credo uscirà
tanto presto. Su. Vieni con me. –
La prendo
sottobraccio ma si mette a piangere. Peggio di quando è
ubriaca. Qui si fa
dura. Okay, aspetterò: mi siedo sul marciapiede freddo e mi
stringo il maglione
al corpo per preservare quel poco di calore corporeo che mi
è rimasto.
- Dai,
dimmi che cosa succede… - La abbraccio e la stringo verso di
me finchè continua
a piangere.
- Non lo
so però… - tira su col naso:-
l’esperienza di oggi mi ha fatto capire che non
sarà mai mio, che probabilmente non lo conoscerò
mai e che è inutile fare tutto
questo per qualcuno che non sa neanche che esisto. Dovrei lasciare
perdere. –
Si asciuga le lacrime con il dorso della mano prima di tornare ad
appoggiare la
testa sulla mia spalla.
In questo
momento direi: sì! Lascialo perdere tanto è
finto, bello non per merito suo!...
Ma la coscienza mi spinge a consolarla un po’; alla fine, lei
ci sta male davvero:-
Ascolta, Jessie. Sai che non mi sta molto simpatico lui, no?
– inizio sbagliato Rachel, inizio
sbagliato:
- Ma credo che troverai un ragazzo più bello e simpatico di
lui. E, cosa più
importante, che ti vuole bene. Che senso ha un amore a senso unico? Non
ce l’ha
il senso, purtroppo. Quindi ti do un consiglio: non pensare
più a lui; vai a
vedere i suoi film, alle movie premiere a quello che vuoi ma alzati da
questo
marciapiede con l’idea che davvero intorno a te ci
può essere l’Amore con la A
maiuscola, come lo desideri tu. E per una volta credi alla frase che
niente è
impossibile e che troverai proprio quello fatto su misura per te.
– Le sorrido.
Che discorsone Rachel! Un applauso!
Potrei darmi alla politica, un giorno. Quando avrò finito la
tournee a Los
Angeles.
Mi alzo
dall’asfalto scuotendo i jeans dallo sporco che potrebbe
essersi attaccato ed
aiuto Jess ad sollevarsi da terra.
- Andiamo,
va’. Che ci sto a fare qui perdendo tempo? – Stira
le labbra in una specie di
sorriso anche se le riesce difficile per il fatto che ha appena pianto.
Io
chiamo un taxi con la mano e ci saliamo sopra.
- Hotel
Dorchester… Grazie. – Mi appoggio meglio allo
schienale e chiudo gli occhi. Ho
bisogno di una dormita.
- Ci
trattiamo bene. – E’ il tassista che mi parla, ha
un sorrisino storto sul viso
e l’aria di uno un po’ troppo curioso per i miei
gusti.
- Quando
uno se lo può permettere. – Rispondo acida, senza
possibilità di replicare.
- Non
amiamo il dialogo mi par di capire. – Ma non ha altro da fare
quest’uomo?
- Dipende
da con chi devo dialogare, a lei non succede? O da retta a cani e
porci? –
Okay, non sono molto gentile se qualcuno non mi va
giù… e questo tipo mi sta
proprio sullo stomaco.
Dopo dieci
minuti di silenzio assoluto, Taximan mi risveglia da quella sottospecie
di
torpore che sono riuscita a guadagnare, nonostante il taxi che sembra
un
ristorante indiano: - Okay, signorina. Siamo arrivati. Sono quindici
sterline.
–
- A lei. –
Gliele porgo e scendo dal sudicio abitacolo sbattendo la porta con non
molta gentilezza.
Jessie
scende appena dopo di me e vedo, con la coda dell’occhio,
l’auto nera partire a
tutta velocità nel buio.
Jessie
passa dalla reception e recupera la chiave della camera mentre io
aspetto
l’ascensore, non vedo l’ora di cambiarmi e
scaldarmi. Credo mi verrà un
raffreddore di quelli che non perdonano, dopo questa meravigliosa
giornata
all’aria aperta.
- Io
doccia per prima! – Urlo entrando e assaporando
l’odore di pulito che regna
sovrano nella stanza.
- Okay,
okay. Io preparo dei vestiti puliti e leggo un po’.
–
- Che
libro? - Adoro
leggere.
- Mmm… tu
che consigli? “ Safe Harbor”, “I love
shopping”, “Il Diavolo veste Prada” o
“Eclipse”? –
- Allora:
“Eclipse” no, dato che la devi smettere con il
vampiru… ehm, Robert. Poi lo hai
letto circa sette volte quindi… Io direi…
“Il Diavolo veste Prada”; credo sia
uno dei migliori libri che abbia mai avuto l’occasione di
leggere. Credo sia il
mio preferito. –
- Okay, ci
sto. Su! Preparati che voglio anch’io fare una doccia!
–
- Sì, sì
arrivo. Devo solo prendere un paio di pantaloni. Marroni o blu?
–
- Marroni.
Ma fatti bella che stasera andiamo a farci un giro! –
- Okay! Che
ne dici? Metto i pantaloni marroni, le scarpe alte nocciola e la
camicia dello
stesso colore poi… cardigan marrone, no? –
- Sì dai. Bella.
Ma tu sei sempre bella! –
- E tu
sempre idiota! – Ribatto chiudendo la porta del bagno dietro
di me.
Apro il
getto dell’acqua calda mentre scelgo il bagnoschiuma adatto:
crema. Sì,
decisamente. Prendo lo shampoo ed entro nella vasca chiudendo le porte
di vetro
opaco per isolarmi, anche se per poco, da tutto.
Ah, ci
voleva. L’acqua scorre veloce sulla mia pelle e insapono i
capelli, il corpo
con la spugnetta viola da viaggio; una nuvola di vapore aleggia nel
bagno dai
colori neutri. Quando chiudo il piacevole getto mi avvolgo in uno dei
teli
grandi e bianchi posizionati su uno sgabello in legno grezzo affianco
alla
vasca bianca. Prendo un altro asciugamano e friziono i capelli bagnati,
prima
di avvolgerli e recuperare il phon dall’armadietto in alto,
accanto allo
specchio che copre gran parte della parete ed esco. Lo sbalzo di
temperatura mi
fa venire un po’ di pelle d’oca e rabbrividisco.
Mi siedo
sul letto ed inizio a prepararmi quando alla televisione inizia il
telegiornale
dedicato agli spettacoli. Mi limito ad ascoltare qualche breve pezzo di
intervista finchè indosso l’intimo, la camicia, i
pantaloni e tutto il resto.
Oramai pronta per la sera e ben coperta – a differenza di
oggi pomeriggio -
recupero dalla borsa il mio pacchetto di Marlboro Classic e dico a
Jessie che
sarei salita sul tetto dell’hotel per fumare in pace,
guardando Londra che si
prepara alla sera: i locali aprono, le luci si accendono e tutto sembra
prendere parte ad uno strano spettacolo.
- Okay! –
La voce della mia migliore amica assente, soffocata
dall’acqua che scorre e
dalla porta chiusa della toilette.
Esco dalla
stanza.
Salgo le
scale fino al terrazzo ed apro una porta in legno non in condizioni
ottime che
mi permette però di uscire; la lascio socchiusa per evitare
di rimanere
bloccata qui, al freddo per di più.
Il
panorama è bellissimo si possono vedere gran parte dei
luoghi dedicati ai
turisti di Londra: il Tamigi, Hyde Park e in lontananza il Big Ben e
London Eye.
non c’è troppo traffico nella strada sottostante
l’hotel e l’aria mi pizzica il
viso mentre estraggo dal pacchetto seminuovo una sigaretta; prendo
l’accendino
e con la fiamma faccio ardere la brace respirando la prima boccata. Che
sollievo. Sento un calore dentro davvero piacevole ed espiro
rilassandomi. Alla
terza boccata circa sento qualcuno avvicinarsi ma non ci faccio caso
più di
tanto, troppo presa e godermi l’aria fresca, la mia sigaretta
e il panorama
londinese di sera.
- Non
credevo che questo posto fosse così frequentato. A quanto
pare mi sbagliavo. –
La voce di un ragazzo che si appoggia alla balaustra con gli avambracci
e una
nota fresca nella voce. Sembra cerchi anche lui di stare da solo.
- Così
sembra. – Rispondo con aria annoiata prima di voltare
impercettibilmente il
viso verso di lui: o cazzo.
Spalanco
un po’ di più gli occhi senza farmi vedere quando
mi accorgo davvero chi è
questo tipo che ha deciso di scappare per un po’ dal mondo,
come me.
Non. È.
Possibile.
Ancora lui:
signor me la tiro Pattinson.
Che palle!
Possibile che sia in ogni parte della città?
Mi
schiarisco un po’ la voce e mi limito a voltare la testa
dall’altra parte,
fingendo di non essermi accorta di nulla. Lui fuma la sua di sigaretta
in
silenzio, poi inizia a fare domande:- Come mai qui, sul tetto di un
hotel di
lusso, da sola? Problemi d’amore? –
- Ehm… –
Prendi tempo Rachel, e non rispondere male! – Veramente, no.
Solo una giornata
orribile. Tu? – Ma che fai cretina?
Chiedi? Te lo vuoi togliere dai piedi e inizi a fare domande? Adesso
crederà
che ti sei interessata a lui.
- No, non ho
problemi. Sono single. Giornataccia anche per me. Tu perché?
–
- Sono
dovuta andare dove non volevo andare e la mia amica si è
messa a piangere
quindi… ho il morale a terra questa sera. –
- Mi
dispiace. Io per lavoro. – Ti ho chiesto qualcosa? No!
Cioè, sì prima ma adesso
no!
- Ah. – Ecco, brava. Limitati a
fare versi strani,
chissà che tu non lo faccia scappare e te lo togli dai piedi
velocemente.
- Beh, io…
torno giù. – Scendo, corro diciamo. Prima me ne
vado, prima mi rilasso e non
penso a questo essere.
Lascio
cadere il mozzicone a terra e lo pesto con un colpo deciso, poi inizio
e
ticchettare sul cemento del tetto con le mie scarpe. Arrivo alla porta
e la
apro, scricchiola un po’ ma non ci faccio caso e inizio a
scendere i primi due
gradini… tra un po’ potrò scappare dal
nemico.
- Hey!
Aspetta! – Eh no, eh! Ma che cosa ho fatto per meritarmi una
giornata del
genere si può sapere? Possibile che deve far fermare me? Ci
sono milioni di
persone che gli sbavano dietro proprio io devo essere la
“fortunata”? Faccio
volentieri a meno del premio, grazie.
- Si? – Ecco, mancava solo che ti
voltassi.
- Ecco…
piacere Robert. – Ma va? Ma bravo! Credi sia così
cieca da non essermi accorta
che sei tu?
- Sì… me
ne ero accorta. Comunque… Rachel. – Cenno
di saluto e… no! Non stringergli la mano! Oh mio dio,
Rachel, sei una
delusione.
Ecco, la
stringe anche lui; bene, adesso che i convenevoli sono finiti direi che
si può
anche andare:- Beh, ciao. – Okay.
Adesso
muovi quei piedini che ti ritrovi e scendi quelle scale.
- Ciao,
spero di rivederti. – Sento la voce del vampirucolo lontana
finchè scendo le
scale velocemente per tornare in camera.
Appunto
mentale: mai andare sul tetto di un hotel di lusso per una sigaretta.
Si può
venire pericolosamente in contatto con il nemico. Ah, non dire niente a
Jessie,
tassativo.
Sesto
piano, il mio. Recupero da una delle tasche la chiave elettronica e la
faccio
scorrere nella fessura poi entro e chiudo la porta. Troppo forte,
cavolo.
- Tutto
bene Rachel? – Sapevo che l’avrebbe notato.
- Sì, sì.
– Meglio risposte brevi, non vorrei venisse a sapere niente
per mettermi ancora
qui a consolarla. Per una volta che tutto può filare liscio.
Silenzio, silenzio
assoluto.
- Se lo
dici tu. – Se l’è bevuta! Sì!
– Dove andiamo a cenare questa sera? –
- Mah,
decidi tu. Non ho preferenze, per stasera. – Le sorrido, alla
fine, se voglio
che non si accorga di niente, è meglio comportarsi come
sempre no? E poi, non è
successo niente di così eclatante… ho solo
incontrato l’attore che più odio al
mondo.
- Allora potremmo
fermarci qui a cenare e poi andare per locali. Magari incontriamo
qualcuno di
carino! –
- Ci sto!
– Prendo la borsa e così anche Jessie poi
scendiamo per mangiare.
Questa
sera voglio divertirmi sul serio.
* * *
- Ragazze,
siamo proprio stati bene con voi questa sera. – James, credo
sia il bancario.
Ci saluta cordialmente. Meglio stringergli la mano, il manager invece
abbraccia
Jessie e lei ricambia… eccome se ricambia! Spero che lo
trovi così attraente
solo per il fatto che è brilla, dato che di attraente quel
tipo non ha proprio
niente: capelli già sul grigio a trentadue anni, muscoli un
po’ mollicci,
sedere pronunciato. Ne vogliamo parlare? E poi è troppo
vecchio! Non sono una
sciocchezza nove anni di differenza.
- Jessie,
andiamo. – Le prendo la mano sperando che si stacchi dalla
medusa gigante.
- No, tu
vai. Io vado con… scusa com’è che ti
chiami? –
- Alfred.
– Le lecca il collo. Devo proprio stare qui a guardarli?
- Con
Alfred. – Fa il sorrisino idiota di quando non capisce niente
dà un bacio a
stampo al mollusco.
- No, tu
vieni con me. – La tiro su po’ per vedere se
capisce che si deve staccare ma mi
sembra una piovra avvinghiata al manager.
- No… mi
divertirò con Jerry… scusa, Alfred. –
- Sì, si
divertirà con me. Non faremo niente di male. -
- Niente.
– Fa eco Jessie.
- James,
puoi tenerli d’occhio? Sono le tre oramai e vorrei tornare in
hotel. –
Soprattutto dopo questa splendida serata con un tizio noioso e un polpo.
- Certo
Rachel… conta su di me. – Mi abbraccia. Ma
sì, lasciamoci abbracciare.
L’importante è che non inizi a chiedere il mio
numero.
- Mi lasci
il tuo numero? Così, magari qualche volta potremo vederci.
– Come non detto.
Rachel,
trova una scusa al più
presto.
- Sono
californiana James, sarà dura. – Gli sorrido, i
sorrisi ce la fanno sempre.
Anche se… cavolo, sembra deluso.
- Ah…
okay, non c’è problema. –
- Grazie
e… buonanotte. – Baci sulle guance da brava
ragazza e… okay via. Libera come il
vento.
Mi volto
dopo aver dato un’ultima occhiata preoccupata a Jessie e una
rassicurazione di
James, poi entro nell’hotel e prendo la carta magnetica della
6015. Mi avvicino
all’ascensore e, poiché si trova già
nella hall, salgo e premo il pulsante per
salire fino al sesto piano. Poco prima che le porte si chiudano
però entra di
fretta un ragazzo con l’aria di uno che sta scappando.
Robert.
Possibile
che lo debba trovare ovunque vada questo… coso?
Gentile e
cordiale, Rachel. Gentile
e cordiale.
-
Ciao. –
Okay, forse un po’ asciutta ma che ci posso fare se non lo
sopporto.
- Uh,
ciao. Come mai qui? – Ma che domande sono? Come mai qui?
- Sai
com’è… ci alloggio fino a che non torno
negli Stati Uniti. –
- Ah, mi
sembrava non avessi l’accento inglese. – Sei
proprio un genio! – Comunque… che
ne dici di prendere qualcosa da bere? –
- No,
grazie. Non vedo l’ora di andare a dormire per finire la
giornata. –
- Sicura
che non posso tirarti su il morale?
Non
sono un granché ma… si potrebbe provare.
– Qui sembra che ci stia provando tu
più che io ma… No!
- Sono
davvero stanca, mi dispiace. –
- Okay,
sarà per la prossima volta, Rachel. – Tutti
credono di aver fatto colpo su di
me questa sera? Devo cambiare profumo, forse attira un po’
troppo gli uomini, e
quelli sbagliati per di più.
- Certo. –
Certo? Ma gli stai dicendo sì,
stupida!
Non hai detto di odiarlo?
Era per
essere gentili comunque, Coscienza.
- Allora,
questo è il mio piano… ci si vede. –
Spero di no, sinceramente.
- Ciao. – Ci mancava solo che
dicessi sì un’altra
volta!
E dai! Non
è così antipatico!
Sì
che lo è! E comunque non provare
a cadere ai suoi piedi anche tu! Usa quel caratterino che ti ritrovi
qualche
buona volta!
Per la
cronaca: io non credo di cadere ai piedi di nessuno, nel caso non si
sia
capito.
Speralo.
Smettila,
Coscienza!
Okay, okay.
Non ti scaldare!
Dopo
aver
strisciato la carta, entro in camera. Il solito odore di pulito. Tolgo
le
scarpe e le lascio nell’angolo vicino all’armadio
per poi spogliarmi dei
vestiti ed infilare il pigiama di lino azzurro.
Vado in
bagno e mi strucco, mi lavo i denti, il viso e tutto il resto poi mi
stendo sul
letto, chiudendo gli occhi, però la prima immagine che mi si
para davanti è…
Robert. Già.
Non provare
a cadere anche tu ai
suoi piedi! I miei
pensieri continuano a passarmi per la mente, la mia coscienza, il fatto
che lo
odio. Ma, se lo odio così tanto, perché penso a
lui?
Ah, meglio
prendere una tisana dal servizio in camera e mettersi a dormire. Che
pensieri
assurdi.
Compongo
il numero della reception e ordino qualcosa alla valeriana e finocchio.
Giusto
per rilassarmi quel poco per riuscire a dormire. Aspetto circa dici
minuti, poi
uno dei tanti camerieri che lavorano qui bussa alla porta:- Arrivo!
–
Scendo dal
letto ed infilo le infradito prima di aprire la porta. Prendo la
tisana, pago,
ringrazio e chiudo la porta; bevo il rilassante a piccoli sorsi prima
di
ristendermi sul letto e, Vampiri o no, chiudo gli occhi addormentandomi
tra
pensieri strani e con la speranza di vedere Jessie nel letto affianco
al mio,
domattina.
Sara’s corner: eccoci… dopo tante
promesse di un seguito alla storia “Non tutte amano Robert
Pattinson” sono
approdata qui. Beh, che ne dite? Qualsiasi cosa, anche se vi ha fatto
vomitare
il pranzo del Natale scorso. E, nel caso sia successo davvero,
provvederò a
mandare un po’ di anti… anti indigestione diciamo
(non mi ricordo come si
chiamano :P) per mail J.
Spero di aver soddisfatto almeno
una misera parte delle vostre aspettative eee… beh, fatemi
sapere sennò
continuo a ciarlare da sola.
Ciao a tutti! Baci!
Sara.
P.S.: Per
chi volesse chiarimenti
sul capitolo o spiegazioni di qualsiasi genere me lo faccia sapere
(credo
conosciate il modo per contattarmi, che non è neanche
così difficoltoso); “Il
Diavolo veste Prada” è davvero il mio libro
preferito e le parti in corsivo,
per chi non lo avesse ancora capito… sono le
“istruzioni” che mi fornisce la
mia cara Coscienza (un po’ come Pinocchio).
Vi saluto ancora, bacio. J
|
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Capitolo 2 *** Telecamere, tutine aderenti, teatri importanti e personaggi famosi ***
Tutine aderenti e parsonggi famosi
Telecamere,
tutine
aderenti, teatri importanti e personaggi famosi
Rachel pov
Jessie
abita di fronte a me da circa… un anno e mezzo; per la
precisione sullo stesso
pianerottolo.
La
vecchietta che ci abitava prima è morta a centosei anni e,
quando ho notato
l’occasione, mi sono fatta avanti per Jessie con i figli
della nonnina in modo
da accaparrarmi l’appartamento senza troppi complimenti.
In realtà
io e lei ci conosciamo dal terzo anno delle superiori. Siamo diventate
migliori
amiche subito, dopo una litigata furibonda in sala mensa
perché io stavo con il
ragazzo che piaceva a lei. Lucas Trip mi pare. Ne ho dedotto che non le
piacciono affatto le bugie ed io, da stronza patentata quale sono, non
le ho ancora
detto che ho incontrato il grande amore della sua vita senza prenderne
il
numero. Ma glielo farò sapere presto, almeno credo.
Sono
tornata a Los Angeles da tre giorni e dopo la giornata
“fortunata” dove ho
incontrato quel pirla sono rimasta a Londra per altri quattro. Una
settimana
che non le parlo di questa cosa. Sto iniziando a reputarmi una pessima
amica.
Vivo a Los
Angeles da sempre ma Jessie si è trasferita qui quando aveva
diciassette anni;
è stato un brutto colpo per lei dover traslocare dal padre,
dopo che la madre è
scappata in Messico con l’avvocato che l’ha
sostenuta – in tutti i sensi –
durante e dopo il divorzio dal marito. Dopo le superiori le nostre
strade si
sono divise ma siamo sempre rimaste in contatto: io dai teatri della
città dove
tutt’ora recito e faccio musical, lei dal college dove ha
studiato lingue con
la specializzazione in francese, russo e arabo. Ho sempre pensato che
non
poteva scegliere lingue peggiori, ma la decisione non spettava a me.
È cinque
lunghi anni che lavoro in una compagnia teatrale e ho racimolato un
po’ di soldi,
oltre a quelli che i miei genitori mi mandano ogni mese da quando ho
comprato
casa… duemila dollari circa, centinaio più,
centinaio meno. Ma possono
permetterselo e gliene sono grata, dato che mio padre suona musica jazz
e mia
madre è cardiochirurgo all’Ucla Medical Center di
Los Angeles.
Detto
questo, non riesco a non pensare al fatto di non essere stata sincera
con la
mia “seconda sorella” – dato che una ce
l’ho già e si chiama Lindsay – ed
è da
quando ho messo piede a casa che dormo circa tre ore per notte. Non
sarebbe
male se io questa sera non avessi uno spettacolo da fare. Grease per la
precisione, al Kodak theatre.
Sono in
camerino per prepararmi da un quarto d’ora ma la truccatrice
deve ancora
arrivare ed io non ho la forza per alzare il sedere dalla sedia e
iniziare a
vestirmi.
- Rachel!
Muoviti che tra un’ora si va in scena! – Jordan, il
regista, mi sveglia dal
torpore della sedia imbottita e mi fa scattare in piedi:- Entra nel
ruolo di
Sandy perché voglio vederti brillare questa sera!
È l’ultima sera prima di
finire con il ciclo di rappresentazioni del mese! –
E grazie a
Dio! È due e dico due anni che facciamo sempre gli stessi
spettacoli! Grease o
Dirty Dancing, Dirty Dancing o Grease! Non ne posso davvero
più!
- Ma,
dov’è Tracy? Ti deve truccare! TRACY! VIENI SUBITO
NEL CAMERINO DI RACHEL O TI
LICENZIO SEDUTA STANTE, DOVESSI TRUCCARLA IO! –
Okay,
Jordan è stressato, molto stressato. Anche se non ne vedo
realmente il motivo:
agenti di spettacolo hanno fatto avanti e indietro dai migliori posti
della
platea da sempre, almeno da quanto ne so, e continuano a dire che
“pondereranno
un’offerta adatta al nostro tipo di aspettative”.
Sinceramente, io l’unica
offerta che o visto è stata quella di Sydney, la
co-protagonista, per farla
lavorare in un teatro di paese fuori città; ovviamente ha
declinato in maniera
garbata l’invito con le parole: “Dopo una gavetta
simile non ho intenzione di
tornare indietro, sono destinata a brillare”. A trentasei
anni, se lavori
ancora qui come co-protagonista – e perché sei la
moglie del regista – non credo
ci sia molto da brillare; ma i sogni sono sogni proprio per questo.
Tracy
arriva trafelata davanti al mio camerino:- Scusa, Jordan, ero in bagno;
ho
mangiato troppo ieri sera. –
- NON MI
INTERESSA SE HAI MANGIATO TROPPO IERI! DOVEVI ESSERE QUI DIECI, E DICO
DIECI
MINUTI FA! – Respira, anche perché gli potrebbe
partire un ictus da un momento
all’altro con tutto quest’accumulo di stress e
riprende, un po’ più calmo:- Ora
truccala, e la voglio perfetta questa sera. AVANTI! VI VOGLIO TUTTI
PRONTI SUL
PALCO TRA QUARANTA MINUTI! – Se ne va con passo deciso e
scompare dalla mia
vista, grazie a Dio. Voglio bene a Jordan perché mi sceglie
come protagonista
in quasi tutti i suoi musical ma quando urla mi provoca di quelle
emicranie!
- Scusa
per il ritardo, Rachel. –
- Ah,
tranquilla Tracy. Non sono Jordan io! Poi avrei bisogno di una dormita
quindi
ho la voglia sotto le scarpe di recitare questa sera. –
- No! Non
dirlo! Devi essere perfetta questa sera… - Mi guarda con
occhi sognanti,
probabilmente immaginando il trucco per la serata:- Sarai la mia Sandy
preferita! –
Detto
questo, apre la sua valigia con gli attrezzi del mestiere: ombretti,
pennelli,
fard, fondotinta, mascara, rossetti spugnette e tutto quel che segue
per
iniziare a lavorare sul mio viso. Tempo venti minuti, con Claire, la
parrucchiera, armeggia dietro di me e sono pronta: una Sandy quasi
uguale
all’originale tranne che per i capelli scuri. Indosso il
primo abito di scena e
vado sul palco, che ha il sipario chiuso, con tutti gli altri membri
della
compagnia.
Jordan dà
gli ultimi ordini per la serata ai macchinisti e agli addetti alle luci
e alla
musica prima di dedicarsi a noi:- Ci siamo tutti? –
- Sì,
signor Memphis: Rachel e Ian sono pronti per le prime scene, poi
abbiamo sua
moglie Sydney, le comparse, Allison, Michael, Lenny, Carl, Diana, Donna
e tutti
gli altri. Siamo pronti per le ultime direttive prima di andare in
scena. –
Julia, l’aiuto regista, compila dei moduli che non ho mai
capito a che cosa
servissero prima degli show e Jordan prende le fila del discorso:-
Bene,
ragazzi. Questa sera, come ben sapete, è la nostra ultima
rappresentazione di
“Grease” e quindi dovete brillare sotto i
riflettori; dovete essere delle star
in tutto e per tutto: non voglio che sbagliate le battute, nel caso in
cui ci
siano problemi tecnici sappiate improvvisare, le note dovete prenderle
come
sempre e non stonate mai. Mi raccomando. Ora, preparatevi per le ultime
cose
che andiamo in scena tra quindici minuti. –
Possibile
che stasera siano tutti così agitati e io no? Okay che
è l’ultima sera ma…
sinceramente non capisco.
Meglio
chiedere a Ian, dato che lui è sempre informato sui gossip
della compagnia:-
Hey Ian, ma si può sapere che succede stasera? Jordan
è peggio del solito… -
- Ciao
bambola… - mi metto a ridere, se non fosse che lo tratto
come mio fratello
l’avrei già sposato; ma facevamo il bagno assieme
da piccoli quindi credo sia
meglio lasciar perdere:- Non sai che succede questa sera? Ah, ti trovo
sempre
troppo poco informata sui fatti mia cara… -
- Io ho da
fare, non penso mica sempre agli altri come fai tu! Comunque raccontami
che non
possiamo parlare tra una scena e l’altra… -
- O magari
potremmo appartarci tra la fine del primo e l’inizio del
secondo tempo… – Fa il
sorriso seducente, che scemo.
- Dai,
muoviti! –
- Okay,
okay – alza le mani in segno di resa: - Questa sera vengono
dei tipi per dei
contratti cinematografici! E qualche attore famoso; spero venga JLo
così, alle
spalle del suo Marc Anthony ovviamente, potrei provare a conquistarla!
–
- Stupido.
– Gli sorrido: Ian è sempre stato follemente
attratto da Jennifer Lopez. Credo
sia il suo più grande fan… Per chi se lo stesse
chiedendo ha tutti i suoi cd.
Ma non è gay, anzi.
Una mattina
l’ho beccato con la ragazza del bar sotto casa mia. Al bar.
Diciamo che io ero
andata a prendere la colazione ma, siccome la conosco, ero passata dal
retro
per una di quelle brioche che fanno loro per delle ordinazioni
speciali; io la
ordino sempre perché non riuscirei a sopravvivere a sei ore
di prove, al
mattino, senza un po’ di zuccheri… e insomma, lei
si era presa una pausa. Con
Ian. Nel retro. Diciamo che vederli non era la mia priorità
ma almeno Ian ha
dovuto spiegarmi tutto… mi sarei davvero arrabbiata se non
me ne avesse fatto
parola. Mi ha detto che l’amore era sbocciato tra un
caffè e l’altro. È finita
dopo un mese perché, a detta di Ian, non c’era
dialogo.
- Si va in
scena! – Jordan passa tra di noi bisbigliando la fatidica
frase e così, come al
solito, io ed Ian ci abbracciamo prima di metterci dietro alle quinte.
- In bocca la lupo,
Sandy! –
- Crepi,
"Danny"! –
* * *
You're the one that I want (You are the one I want)
ho, ho, ho honey!
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho
honey!
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho honey!
The one that I need oh yes indeed!!
Sinceramente,
a parte i soliti agenti in prima fila, non vedo così tanti
attori: anzi, non ne vedo proprio nessuno oppure… eccolo
lì! Sì! Sono quasi
sicura che quello sia… giro, presa… okay, adesso
posso vederlo meglio dato che
balliamo rivolti verso il pubblico… sì,
è sicuramente Jake Gyllenhaal, al
novantanove per cento. Ah, quanto mi piace quell’attore; mi
dispiace per Ian
perché non vedo la mitica Jennifer ma… oddio Jake
è da panico. Poi si è appena
mollato con quella la… com’è che si
chiama? An, sì Taylor Swift mi pare; chissà
se verranno a farci visita nei camerini! Non vedo l’ora che
questa canzone
finisca, così potrei chiudere in bellezza… mi
vedo già sui giornali che abbraccio
Jake… Ah!
Oh yes I
need!
Sì,
Jake, sei proprio l’unico che vorrei adesso, in camerino.
Mi stringo di più alle spalle di Ian che mi tiene in
equilibrio precario
sulla schiena e sorrido, terribilmente in fibrillazione per i pensieri
fatti
finora.
Si chiude il sipario prima degli inchini ed abbraccio parte della
compagnia, poi le tende si riaprono e le luci rimangono fisse su di
noi. Lo
spettacolo è stato splendido e Jordan, per la prima volta da
cinque anni a
questa parte, esce dalle quinte con un sorriso da far invidia alla
pubblicità
del dentifricio sbiancante.
Io ed Ian siamo abbracciati fingendo la coppia dei bravi fidanzatini
fino alla fine, ci inchiniamo tutti a uno a uno e le tende si
richiudono in
mezzo all’applauso di tutta la platea.
Che serata fantastica!
- Ian! Sei stato favoloso! –
- Anche tu, Rachel! Ah, lavoreremo ancora insieme vero? –
- Che domande! – Lo abbraccio stretto e lui ricambia
calorosamente.
Ha la tutina nera aderente: credo che anche Jennifer Lopez gli cadrebbe
ai piedi, in questa situazione.
- Vado in camerino! Magari Jennifer mi sta aspettando! –
- Sì, certo. Sul tavolo trucco… corri che
sennò scappa! –
Passo dal telo scuro che separa il palco dal il
piccolo corridoio comunicante con le quinte
ed arrivo alla porta, tra un saluto e l’altro, con scritto
“Rachel”. Entro.
Quanto adoro il mio camerino lo so solo io: ha un divanetto in pelle
chiara a due posti, un piccolo tavolino di vetro, la specchiera con le
mie
cose, pareti colorate, profumo che inonda la stanza.
Sul tavolino c’è un grande mazzo di fiori tra le
tonalità del rosa e del
bianco; orchidee, i miei fiori preferiti. Guardo tra la carta colorata
ma non
trovo alcun biglietto. Nulla. Mi limito ad annusare i fiori e notare
quanto
sono belli… chissà chi può averli
mandati: Jessie no, non è da lei, e poi
verrebbe di persona, esclusa; Ian… mah, forse sì,
forse no. Anche se fatico a
credere che possa essere stato lui; Jordan… sì,
forse sì. Alla fine, sarà per
chiedermi di prendere parte alla sua prossima trovata…
probabile. Non me ne
vengono altri al momento che avrebbero potuto mandare dei fiori a me,
stasera
per di più.
- Allora? Mia cara attrice professionista… piaciuta la
sorpresa? – Sì, è
stato Jordan. Nuovo contratto, arrivo!
- Bellissimi Jo, semplicemente stupendi. – Mi volto verso di
lui e
sorrido, lui ricambia abbracciandomi: ha delle piccole rughe attorno
agli occhi
e l’aria un po’ stanca, ma felice. I capelli neri e
corti un po’ scompigliati e
le sembianze ricordano un ragazzino. La maglia a maniche corte rossa e
blu, i
jeans slavati e i suoi trentadue anni scarsi; se non fosse che
è nevrotico…
Per chi se lo stesse chiedendo sì, ci sono uscita tre volte.
Poi lui si
è innamorato di Sydney, più vecchia di quattro
anni rispetto al mio regista, e
l’ha sposata, due anni fa circa. Si sono incontrati al
cinema, stavano
guardando “Quel mostro di suocera” – film
che non reputo capace di far scattare
la scintilla – e dopo un mese che si frequentavano sono
andati a vivere
insieme.
- Sono contento che ti piacciano; so che ami le orchidee. Sei stata
favolosa questa sera, dico davvero. – Si siede sul divano e
mi fa cenno di
accomodarmi.
Spero sia “Mamma mia”, adoro
cantare
gli Abba, oppure “Footlose” o magari
“Notre Dame de Paris”. Sorrido al solo
pensiero di essere scelta per Esmeralda. Con una gonna lunga con delle
medagliette attaccate in cintura e una maglia stretta e bianca, magari
smanicata…
- High School Musical! – La voce di Jordan mi riporta qui, in
questo
camerino, su questo divano crema.
- Eh?!? – Okay, mi è uscito un verso un
po’ troppo stridulo; forse però
non se ne è accorto.
- Ho detto: “High School
Musical”! Non
è semplicemente fantastico? Ieri sera, Sydney ed io ci siamo
messi a
lavorare un po’ su dei titoli e trovo che “High
School Musical” sia lo
spettacolo migliore per la prossima stagione. Non trovi? –
No! Non sono affatto d’accordo! – Certo,
l’ho pensato anch’io, credo sia
una trama perfetta! Anche se… non abbiamo più
l’aria da adolescenti. – Spero di
dissuaderlo da quest’idea folle, oltre che orribile. Non
verrà nessuno a
vederci! Solo mamme divorziate e marmocchi tra i dieci e i dodici anni
con la
mania per i pop-corn e l’urlo facile. Mi sento male al solo
pensiero.
- Figurati! Sei ancora bellissima Rachel e interpretare Sharpay Evans
non sarà affatto difficile per te! – Mi
dà un colpetto sulla spalla per
rassicurarmi anche se di rassicurante non ci trovo nulla in questa
faccenda.
Cioè… “High School Musical”?
Stiamo scherzando spero.
- Comunque… Sharpay non è bionda? L’ho
visto una volta che mia nipote
era incollata davanti alla televisione con le scarpe di sua
madre… stava
imitando Sharpay e scusa ma non credo sia così educativo
come musical. –
- Noi non siamo qui per educare ma per divertire! E per vendere!
Comunque pensaci su che tra un mese e mezzo inizieranno le prove, dopo
che
tutti avranno firmato i contratti. – Si alza dal divanetto e
mi sorride, io non
ci riesco a farlo.
Jordan nota la mia espressione e cerca di rassicurarmi: - Sempre che
qualche agente non ti noti prima e tu possa fare qualche film, o cd.
Stai
tranquilla, per me non ci sarà alcun problema e…
beh, dopo questa serata non
posso fare altro che augurarti buona fortuna per la tua
carriera!–
Mi alzo e lo abbraccio:- Grazie di tutto Jo, mi ricorderò
per sempre di
questo periodo ma… hey! Non ho ancora un contratto io! Chi
ti dice che non
lavorerò più con te? –
- Rimarremo comunque in contatto? –
- Certo, che domande. E, grazie. –
Esce dal camerino ed io mi siedo davanti allo specchio per tornare
quella di sempre; sono davvero stanca oggi. Ho un po’ di
occhiaie e
l’acconciatura è scesa, così inizio a
togliere ad una ad una le forcine che
tengono ferma questa specie di impalcatura voluminosa.
Toc,
toc.
- Sì, sì Jordan. Entra pure, non sono ancora
nuda. – Mi metto a ridere
ma c’è un sospiro imbarazzato.
- Magari. –
Una voce roca, ma che non appartiene a quella di Ian o a qualcuno della
compagnia. Che sia Jake Gyllenhaal? L’ho visto in platea,
forse mi ha notata ed
è scattata la scintilla.
Allora,
al mio tre voltati.
Okay.
Uno…
Due…
Tre! Tre!
Mi volto: oh.
- Ciao. – Sì, esatto è lui. Ma lui non
Jake ma… Robert. Come fa a
trovarmi e poi che cosa gliene dovrebbe importare di me?
- Mh… ciao. – Mi schiarisco la voce prima di
rispondere al saluto e lui
sorride imbarazzato. Tocca a me parlare:- Si può sapere che
cavolo ci fai qui?
–
Okay, forse mi sono posta in maniera cattiva ma, fatemi sedere; odio
talmente tanto quest’uomo che… Argh! Che rabbia!
- Ci vivo. – Sorride.
Ma che ha da ridere?
- Vivi al Kodak Theatre? Non avrei mai immaginato… custode
notturno? –
- Che cosa? No, no! Vivo a Los Angeles, intendo. –
- Ah, beh bravo. –
- Sei stata brava questa sera. –
- Grazie. – Mi volto verso lo specchio e comincio a
struccarmi con delle
salviette che mi ha lasciato Tracy prima dello spettacolo.
Robert, che seguo con la coda dell’occhio, si siede sul
divano.
- Beh? – Gli chiedo notando tutta questa confidenza.
- Scusa? – Sembra assorto e agitato, molto agitato.
- Dicevo: beh? Che vuoi? –
- Proprio non mi sopporti, vero? –
- Che perspicace! –
- Bene. Allora ti chiederò una cosa veloce: –
prende fiato, tanto,
troppo fiato – che ne dici di andare a bere qualcosa, dopo lo
spettacolo? –
- Eh? – Spalanco gli occhi. Lui che chiede a me di uscire? A me?
Ma dico, scherziamo? – Okay, dov’è la
telecamera? –
- Che? –
- La telecamera. Jessie probabilmente avrà scoperto che ti
ho incontrato
una settimana fa a Londra ed ora, anziché uscire lei con te,
cosa che farà dopo
essersi fatta una risata per aver visto la mia figura di merda che ho
“prodotto” dopo una serata fantastica come questa e
dove sono felice per aver
finito di recitare in un musical che va avanti da due anni…
beh, lei vuole
farmi uscire con te e saprà che il mio sarà un no
e che quindi poi voi potrete
andare a ridere alle mie spalle in santa pace… e il mio odio
verso di te si
alimenterà sempre di più fino a che, quando
sarò una grandissima stella del
cinema, potrò sputtanarti nel caso in cui io lo voglia ed
essere libera di… -
- La smetti? – Robert si è alzato e mi ha preso i
polsi; i miei polsi.
Mi ritraggo. Non si deve permettere di toccarmi eh!
- Cosa? Cosa? –
- Ripeto: la smetti? Io non so chi sia Jessie, non so perché
tu ti sia
messa in testa questa cosa della candid camera, non so
perché tu non abbia
detto a nessuno che ci siamo incontrati – e di questo te ne
sono grato – non so
perché sono venuto qui questa sera e non so
perché abbia chiesto di uscire a
una persona a cui non importa nulla di me. –
Sono sbalordita. Decisamente. L’essere sa fare un discorso
articolato… e
senza passarsi la mano tra i capelli eh!
- Beh, non è vero che non me ne importa nulla. –
Sei
proprio scema. Certo che non lo sopporti. Che discorsi!
Robert
mi guarda con aria strana:- Cioè… sì,
forse un po’… Hai ragione,
non mi interessi. –
- Ma perché? – Perché?
Perché? E adesso come rispondo.
- Beh, diciamo che non sei il mio tipo: per carità, sei
bello ma mi
sembri… vuoto. –
- Vuoto? Oh mio Dio… do davvero quest’impressione?
– Sembra triste; ma
che ci posso fare se è il mio pensiero?
- No! Cioè, io ti reputo così ma ci sono molte
persone che ti vorrebbero
sposare, gay compresi, e quindi non credo sia la mia opinione a
cambiare il
mondo. –
- Invece sì. –
- E perché? Non te ne dovrebbe importare nulla di una
sconosciuta come
me. –
- Beh, non sei proprio una sconosciuta; ho visto
“Grease” tre volte da quando
tu reciti qui. –
- Credo tu stia scherzando. – Rido
Nervosamente, mi sento terribilmente e disagio, ora.
Non può essere.
- No, affatto. La prima sera sono venuto con dei miei amici per vedere
com’era questa compagnia della quale tutti ne parlano bene;
era solo curiosità,
nient’altro. Non volevo neanche venirci.
Poi ti ho sentita cantare, ti ho visto recitare e Tom, il mio migliore
amico, ha detto che sei davvero carina. Sono venuto altre due volte per
vederti
e canti davvero bene. Ti avrei chiesto di uscire dopo uno dei tuoi
spettacoli
ma ci siamo incontrati a Londra e non mi sembrava vero… ti
ho riconosciuta sul
tetto di quell’hotel di lusso e, alla sera in ascensore, sono
stato felice di
rivederti. – Si passa una mano sui capelli, è
nervoso:- Ho sentito davanti ad
un’edicola due ragazzi che parlavano di questa
rappresentazione, dicendo che
sarebbe stata l’ultima; allora mi sono deciso a venire qui,
per chiederti di
uscire. Ma tutto è stato inutile, quindi… ora
posso anche andare. Spero di
rivederti presto, Rachel. –
Si alza dal divano e si volta, verso la porta.
Sono senza parole.
Lui esce con lo sguardo basso e le mani nei jeans scuri, dopo aver
indossato un cappellino blu con la visiera.
Non riesco a muovere un muscolo, non riesco a fare nulla.
L’attore che
detesto più al mondo mi ha fatto una specie…
di… dichiarazione.
Mi alzo dal divano ed esco dal camerino anch’io, seguendolo a
passo
svelto per fermarlo. Intravedo Robert di spalle, con la mano che porta
al retro
del teatro.
- No, aspetta. – Ho il fiatone per la corsa e le guancie in
fiamme.
Robert si volta sorpreso di vedermi, incredulo che lo abbia seguito,
con
un sorriso spontaneo sul volto con la barba da tagliare.
- Non sei così antipatico, in fondo. – Sorrido e
mi tengo una mano sullo
stomaco, sicura che mi possa scoppiare un polmone da un momento
all’altro.
- Allora, ci vieni con me a bere qualcosa? Potresti cambiare idea.
–
- Dammi mezz’ora per prepararmi. Ma non metterti in testa
strane idee,
che non sei il mio tipo. –
- Questo l’ho afferrato. –
Mi volto verso il backstage guardando un’altra volta Robert,
che
acconsente ad aspettare un po’.
Sia chiaro, non mi sta simpatico, non l’ho mai conosciuto
però… forse, a
volte ho torto anch’io.
Spazio
autrice: Okay, forse non è il massimo… Anzi,
sicuramente. Però ho fatto del mio
meglio :)
Chissà
che cosa accadrà… Probabilmente
l’appuntamento (se possiamo definirlo così)
sarà un completo disastro… o forse no.
Per chi
tifate? Rachel o Robert?
Si
accettano scommesse: lei cadrà ai suoi piedi? Io non ne
sarei tanto sicura, ha
un bel caratterino la nostra protagonista. Che spero uscirà
nei prossimi
capitoli…
Ditemi
che ne pensate perché così mi regolo se andare
avanti o se la storia è un
completo fiasco.
Mando un
bacio a tutti quelli che leggono… xD
Ciao!
Dalla
Sara.
P.S.: Allora, Danny e Sandy sono i protagonisti di "Grease" per chi non
lo sapesse (Ian e Rachel non hanno un'amnesia temporanea che sbagliano
i nomi xD)
Il Kodak Theatre esiste davvero, è uno dei più
importanti di Los Angeles... Non ne ho trovati altri e quindi ho messo
questo qui.
Mi piace molto Jake Gyllenhaal e quindi volevo comparisse il suo nome
da qualche parte... Magari anche più avanti.
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Capitolo 3 *** Premi nobel, Agenti stravaganti, Nomignoli cattivi e indirizzi urlati ***
(3) Premi nobel, agenti stravaganti, nomignoli cattivi e
indirizi
Premi Nobel, Agenti
stravaganti, Nomignoli
cattivi e Indirizzi urlati
L’azione
dell’anno. Altroché premio Nobel per la pace o
Guinness dei Primati… Rachel Blake,
paladina del vivere civile! Io sì che dovrei ricevere un
riconoscimento: una
statuetta, un mazzo di fiori… un buono da millecinquecento
dollari da spendere
nella boutique di Yves Saint Laurent; qualsiasi cosa pur di far sapere
al mondo
che ho aiutato l’intera umanità per una sera.
Sì, ho
proprio aiutato l’umanità dalla più
grande piaga possibile: passare tre e dico
tre ore con Mr Pattinson.
Gli ho
trovato addirittura tre nuovi nomignoli: “Mr
Paranoia”, “Mr Paparazzi” e “Mr
Le
Accalappio tutte io le scimmie urlatrici che mi circondano”;
questa serata è
stata un inferno nel vero senso della parola.
Ho un male
ai piedi allucinante, me e le mie scarpe con il tacco a stiletto per
uscire con
“la piaga umana”, le orecchie che hanno perso circa
la metà della loro abilità
ordinaria nell’udire i suoni e mi sono venute le manie di
persecuzione: per
tutta la sera mi è sembrato di girare con il ladro della
corona della Regina; è
stato tutto un nascondersi in vicoli ciechi e dietro a cassonetti
sporchi, un
guardarsi intorno come dei bambini che hanno appena rubato
dall’astuccio del
loro compagno di banco e un salto ad ogni fruscio sospetto. Siamo
passati
davanti ad una festa di compleanno di teenager – si sa, hanno
la crisi
maniacale delle foto: dai che mi metto a testa in giù, tiro
fuori la lingua, i
capelli me li piastro e li tiro davanti agli occhi come un cocker
impaurito… un
flash dietro l’altro: e io bacio te, tu baci me, il cane
bacia il padrone del
ristorante, io ti sto davanti, poi mi accuccio, questa la metto su
facebook e
taggo tutti eccetera… Mi sembrava di stare in un film
dell’horror, insomma – e
Robert continuava a girarsi ad ogni flash con gli occhi di un cucciolo
passato
sotto a un tir che trasporta polli. Un’’ansia di
quelle che non auguro a
nessuno.
La cosa
peggiore, però, è che ci esco un’altra
volta per parlare di un film che
vorrebbe iniziare a girare e potrebbe sentire se il suo agente ha dei
contatti
per far iniziare a lavorare anche me nel cinema; ci esco domani sera e
in due
giorni devo trovare un agente disposto a lavorare per me: i colloqui li
farò a
casa mia, oggi pomeriggio, con l’aiuto di Jessie.
Già,
Jessie… è un po’ di giorni che non ci
vediamo, l’ho sentita ieri dopo lo
spettacolo per parlare un po’. Da vigliacca quale sono non ho
fatto parola del
suo sogno proibito e non ho intenzione di farlo, o forse sì
ma più avanti.
Tanto, sarà una cosa per questa sera, non ci vedremo
più… non serve andare a
litigare per sciocchezzuole del genere. Ci manca solo che Jessie lo
venga a
sapere… Ah, meglio prepararsi per i colloqui.
Prendo un
foglio bianco dalla risma vicino alla stampante ed una penna nera, poi
inizio a
stilare una serie di plausibili domande da rivolgere ai miei candidati.
-
Nome
- Cognome
- Età (non si sa mai che
qualcuno sia carino)
-
Incarichi
precedenti
Non mi
viene in mente altro.
Solo
quattro, miseri punti? Quattro domande, tutto qui? Non può
essere… deve esserci
qualcos’altro da chiedere. Insomma, che cosa chiedono ad un
colloquio per
incaricare agenti
di spettacolo?
Bah, chiederò a… chi è che
può sapere queste cose? Jessie no, fa
l’interprete per personaggi politici russi, che ne
può sapere di agenti per
super-vip? Mi viene in mente solo
qualcuno in grado di rispondermi: Robert.
Figurarsi se chiamo Robert! Neanche stessi morendo soffocata e lui
fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Mai.
***
Okay, è passato un quarto d’ora e non mi viene in
mente altro. Ho
provato a chiamare Jessie ma non ha saputo darmi consigli. Ho provato
con
Jordan e Ian – chiedendogli anche se JLo fosse passata
davvero da lui – ma
nessuno, oltre a quel che ho già scritto, ha saputo dire
altro.
Dai!
Il tempo stringe, non puoi presentarti domani sera senza un agente!
Chiama Mr
Paranoia e chiedigli qualcosa!
Io
non ci parlo con quello! Solo per il fatto di doverci lavorare
insieme mi viene l’ansia, se poi devo chiamarlo ogni volta
che mi serve un consiglio…
Io non lo chiamo!
Non
essere infantile, Rachel! Anch’io non lo sopporto e pensare
che tu abbia deciso
di lavorare con lui… Puah! Tu sei tutta scema.
Dici?
Dico.
Respiro
profondo e poi lo chiamo okay?
Basta
che ti decidi.
Faccio qualche esercizio di yoga prima di prendere in mano il cellulare
e cercare il nome del Pattinson in
rubrica: scorro tutti i numeri ma non lo trovo, fino a
quando, come un
lampo, mi ricordo che io non ho il suo numero! Esulto mentalmente e mi
siedo
sul divano con carta e penna ancora in mano; devo trovare assolutamente
qualcosa da chiedere! Insomma! Forse su internet posso trovare qualche
consiglio su un colloquio.
Ma non posso fare un annuncio su un giornaletto qualsiasi o sul bar
sotto casa! Sembro una poveraccia che elemosina qualcuno!
Chiamerò Jordan…
ancora. Insomma, qualcuno saprà come si trova un agente?
Acchiappo il cellulare dai cuscini del divano e, con il tasto di
chiamata rapida mi metto in contatto con il mio regista il quale, al
sesto squillo,
risponde seccato:- Chi diavolo è? –
- Jordan, sono Rachel. –
- Ah, ciao cara. – E’ impressionante di come Jo
riesca a cambiare tono
solo perché parla con me –
C’è qualche problema? –
- No, no. Cioè, sì. Come faccio a cercare un
agente di spettacolo
decente? –
- Ancora quel dilemma? Ma credevo che le domande fossero
per… che ne
so, un gioco in scatola! –
- Certo, io gioco tutti i giorni a: “Diventa
famosa”… è divertente sai?
–
- Mi stai prendendo in giro? –
- No, figurati! Io? Ma se sono un angelo venuto dal Paradiso! Come fai
ad insinuare certe cose guarda non lo so
neanch’io… Nonostante sia perspicace
eh! Pensa che una volta avevamo perso a casa un…-
- Sì, okay. Ho capito. Conosco un agente. Potrebbe darti una
mano,
almeno fino a che tu non trovi qualcuno che ti vada bene! –
- Grazie! Grazie davvero, Jo! Fossi qui ti abbraccerei! –
- Lo so, sono insostituibile! Vuoi che ti dia il suo numero?
Così lo
chiami tu e ci parli, per vedere come potrebbe essere. Che ne dici?
–
- Che dico? Sei favoloso! Dai che si sta facendo tardi! Sono
già le
cinque e mezzo! –
- Sì, sì ecco… arrivo…
Allora, Richard... eccolo trovato: Richard
Stevenson. Pronta con carta e penna? –
- Sì, sì. –
Jordan mi dà il numero di cellulare del tizio e lo chiamo
circa una
mezz’ora dopo:- Pronto? –
- Buongiorno, parlo con Richard Stevenson? –
- Sì, sono io. Lei è? -
- Rachel Blake, piacere di conoscerla. –
- Il piacere è mio. – Ha un tono di voce caldo e
rassicurante, gli do
al massimo trenta, trentacinque anni.
- Sì, ecco. Io faccio musical e starei cercando un agente
per me. –
- Potrei farti un provino e vedere come sei. Se mi piaci, potrei essere
il tuo agente, se dovessi non piacermi… dovrai andare a
cercare qualcun altro.
–
- Per me non c’è problema, il provino quando lo
facciamo? –
- Dovrei avere un buco dalle sei alle otto di oggi pomeriggio.
Altrimenti la settimana prossima… mercoledì.-
- Va benissimo oggi. Che pezzo vuole che le porto? –
- Una canzone coreografata. Ti aspetto al Kodak Theatre, sai
dov’è? –
- Sì, ci lavoro. –
- Oh, bene. A dopo… Rachel. –
- Grazie a dopo.-
Si! Ho un agente! Mio dio non ci posso credere! Finalmente! Oggi
farò
il provino, domani mi presenterò al colloquio con
Richard… Se è bello potrei
anche mettermi con lui, sposarlo, avere dei bambini… tre al
massimo altrimenti
le smagliature…
Ne
hai ancora per molto?
Scusa?!?
No,
chiedevo se ne hai ancora per molto. Hai già programmato
vita sentimentale e
carriera fino a che morte non ti separi da questo mondo infame e
crudele…
Per
me il mondo non è infame e crudele!
Per
me sì… guarda a chi sono capitata…
Devi
solo vantarti di essere la mia coscienza. Mh.
Non
mi ascolti mai ma… se proprio vuoi che io mi
vanti…
Ah,
lascia perdere e fammi chiamare Jessie.
* *
*
Circa
un quarto d’ora dopo aver digerito l’idea del
provino e dopo aver
scelto il brano da fare esco dal mio appartamento e busso alla porta di
Jessie
per parlarle di persona, raccontarle tutto quel che mi è
successo oggi e…
lasciar da parte il discorso Robert Pattinson, ovviamente.
Tempo due minuti e la porta si apre: la mia migliore amica è
lì davanti
a me, dopo giorni che non ci siamo nemmeno viste.
- Ehilà, pupa! Come ti va? –
- Benone! E tu? Mi sei mancata, sai? – Jessie si scansa e mi
fa entrare
nel suo soggiorno.
- Anche tu mi sei mancata… Abitiamo a settanta centimetri di
distanza ed
è una settimana che non ci vediamo! Comunque… Sto
stra bene! Oggi ho un
colloquio con il mio futuro agente! –
Il viso di Jess si emoziona e sorride, gli occhi azzurri le si
accendono:- Sul serio? E che fai al colloquio? –
- Mah, niente di che. Una canzone per vedere come me la cavo. Poi lui
deciderà se prendermi come sua “cliente”
o meno. –
- Wow. E che brano hai intenzione di portare? –
- “Don’t rain on my
parade” credevo.
Ma
non ho tutta questa voce e allora… “Like a
virgin”. –
- Da un estremo all’altro, insomma. –
- Sì, è una canzone divertente, in fin dei conti.
–
- Fai bene. Ah, se è carino… -
- Mi dispiace tesoro ma la cantante e il manager sono un must in tutti
i film hollywoodiani. Semmai posso presentarti qualcun altro.
–
- Magari. Ho la vita sentimentale di un facocero in coma in questo
periodo. –
- Non ci credo. Carina come sei. –
- Fidati! Non mi vuole nessuno! –
Oh no. Non una crisi depressiva adesso! Devo andare al provino!
- Tesoro, sei bellissima. Hai i capelli biondi e lisci, gli occhi
azzurri,
due gambe da far paura! Non ti devi lamentare, su! Vieni qui.
–
La stringo per le spalle finchè non si calma, poi afferro la
borsa e mi
alzo dal divano.
- Vai già via? –
- Sì, ho il provino tra mezz’ora e per arrivare al
Kodak ci metto venti
minuti. –
- In bocca al lupo, allora! –
- Crepi! Ci sentiamo dopo il provino, ti chiamo io. –
- Okay, a dopo. –
Esco dall’appartamento e scendo le scale fino al
pianterreno:- Ciao,
George! –
- Buon pomeriggio, signorina Blake! – esclama il portiere:-
Le chiamo
un taxi? –
- Grazie, mi faresti un favore. –
- Di nulla. –
Esco dalla piccola palazzina e mi siedo sui gradini, in attesa che
arrivi il taxi.
Certo che Jessie è proprio triste per il ragazzo. Insomma,
io non ne
faccio un dramma! Lei è carina, dolce, bionda e ha un bel
visino… non deve
buttarsi giù così! Potrei presentarle Robert, in
fondo a me sembra uno
scimpanzé, ma non oso immaginare quello che potrebbe
accadere se lei lo
vedesse! Secondo me inizierebbe a piangere di gioia, a strapparsi i
capelli, mi
salterebbe addosso – o salterebbe addosso a lui, cosa molto
più probabile –
meglio mantenere questo segreto, và. Non vorrei creare tutto
questo scompiglio
per una storiella. Lui non si metterebbe con una sua fan che quando non
sa che
fare si incanta a guardarlo mettendolo in imbarazzo, non credo sia il
caso.
Che poi non è neanche così male come
scimpanzé… insomma, piace a così
tante persone. Io e lui non potremmo essere più diversi ma
si vede che per
alcune il suo fascino ce l’ha. Forse sotto quelle paranoie
c’è una persona
quasi normale.
- Ecco il taxi, signorina Blake. – George mi guarda con il
suo solito
sorrisetto e le guance morbide che si ritrova e accenna alla macchina
gialla
che si sta avvicinando a casa mia.
- Uh, grazie George. –
- E’ un piacere. – Scende i gradini e mi apre la
portiera mentre salgo
in auto, poi richiude la portiera delicatamente.
Ah, che relax.
Per fortuna non devo guidare io. Con il traffico di Los Angeles se uno
azzarda anche solo ad entrare in macchina gli viene un esaurimento
nervoso. Ci
sono semafori che impongono perennemente la fermata o mal funzionanti,
manifestazioni a tutte le ore del giorno – l’altro
ieri, per esempio, ne ho
vista una dove le segretarie rivendicavano il loro diritto di portare
gonne
sopra il ginocchio in ufficio. Lo slogan era: “Gonne sopra il
ginocchio, in
ufficio accontentano l’occhio.” O qualcosa di
simile. – che ti imbottigliano
tra persone urlanti e con i nervi a fior di pelle, i quali non vedono
l’ora di
sporcare la tua bella auto – che magari hai lavato dolo due
miseri giorni prima
– anche se tu non c’entri niente e magari stai
andando a lavorare. Carrozze per
i turisti, vecchiette che attraversano la strada sulle loro gambe
traballanti,
venditori di rose e lavavetri disperati. In sei chilometri e mezzo di
strada
tutto questo, eh.
Arriviamo e destinazione, pago il viaggio e scendo
dall’abitacolo; sono
ancora una volta davanti al Kodak per un provino. Faccio un respiro
profondo ed
entro.
Le luci sono tutte accese, io mi dirigo, come è mia
abitudine, ai camerini.
Entro nel mio – dove c’è ancora la
targhetta con il mio nome da ieri sera – e
mi siedo sul divanetto: non ho voglia di cantare, non oggi. Ma un
agente mi
serve e, soprattutto, per domani sera.
- Signorina Blake? – Un uomo di circa trentacinque anni
– ed identico a
Brad Pitt – si affaccia alla porta del mio camerino con aria
interrogativa. È
carino, un po’ vecchio per me, mi sembra: è
biondo, capelli corti e disordinati
con u filo di gel,
un po’ di barba di
qualche giorno sulle guance e una camicia bianca. Strano che faccia
ancora il
segretario di qualcuno a quest’età.
- Sì, sono io. Piacere. – Gli stringo la mano e
lui sorride.
- Richard Stevenson. Agente. Vogliamo andare? Il palco credo
l’aspetti.
–
Che affascinante quest’uomo. Proprio carino. Ma…
perché si presenta di
persona per chiamare me e non una di quelle segretarie giovani e carine
che lo
seguiranno dappertutto?
Senza che io apra bocca, il bell’uomo accanto a me risponde,
con un
sorrisino:- Mi piace conoscere di persona i miei futuri clienti. Vedo
subito se
promettono bene. –
- Beh, grazie della spiegazione, signor Stevenson. –
- Uh no, non ci siamo. Chiamami Richard, Rachel. –
- Vada per Richard, allora. –
Uscendo dal piccolo corridoio bianco arriviamo sul palco. Richard
scende i gradini che portano alla platea e si siede in quarta fila. Io
mi
posiziono al centro con il cd in mano.
Durante la mia assenza è stata posizionata un’asta
con un microfono e
delle casse. Un impianto veloce, per il provino. Un ragazzo di circa
vent’anni
mi si avvicina e mi prende il cd per poi avvicinarsi al portatile ed
inserirlo
nella fessura.
- Che cosa mi canti, Rachel? –
- Like a virgin, Madonna. –
- Canzone trasgressiva. Prego, inizia pure. –
La musica parte ed io inizio a cantare.
* *
*
Sono passati
i fatidici quattro minuti e Richard mi guarda sorridendo.
Ma si può sapere che ha da ridere? Okay che sono abituata
oramai a fare
provini eccetera ma… un minimo di nervosismo ce
l’ho anch’io! Insomma, non
riesco a capire se ride perché gli sono piaciuta, se ride
perché ho qualcosa in
faccia, se perché gli ho fatto pena… Insomma!
Forse ho davvero qualcosa in
faccia; o peggio, tra i denti! E se se n’è
accorto? Mamma, sai che figura?
Bah, da lì non credo abbia visto se ho qualcosa tra i denti.
La
prossima volta fa un’ispezione prima di presentarti a
qualcuno! Non vorrei
farci brutta figura con i tuoi… interlocutori.
Basta
non ce la faccio ad aspettare… Anzi sì. Anzi, no.
Okay, ho un’idea. Adesso mi schiarisco la voce per fargli
capire di
tirarsi vis dal viso quel sorrisino e dirmi qualcosa…
Sì, buona idea.
- Ehm, ehm. – Discreta, elegante. Perfetto.
- Qualche problema Rachel? Ha mal di gola? Le è andato di
traverso?
Problemi gengivali? –
Problemi gengivali? Come fa uno a schiarirsi la voce se ha problemi
gengivali? Insomma… Può avere le gengive rosse e
gonfie al massimo. Nei casi
estremi, anche.
- No, no. Però, se posso permettermi…
Richard… come è andata? Perché,
sa, non mi piace essere tenuta sulle spine. –
- Uh. Pretende, la signorina. –
Te
lo dico sempre di non essere sfacciata e guarda un po’ te! Un
po’ di educazione
ti ci vuole, ecco cosa!
-
Scusi. –
- Non mi piace la gente che chiede scusa. Credo non sia necessario
pentirsi delle proprie azioni. Ma bando alle ciance…
è andata molto bene!
Quand’è il suo primo incarico? – Adesso
Stevenson ride normalmente. Credo gli
verrà una paralisi se continua così.
- Bene. Ne sono molto felice. Comunque… domani sera, alle
otto. Da
Luigi, verso il centro. –
- Sì, grazie. So dov’è. Andiamo
insieme? –
- Va bene, ti ringrazio. A che
ora… passi? –
- Alle sette e mezzo, se ti va. Altrimenti dimmi tu un orario che io
poi mi organizzo l’agenda. –
- No, sette e mezzo è perfetto. Comunque, un contratto? Devo
firmare
qualcosa? –
- Si, ecco. Io ho preparato qualcosa se vuoi leggerlo con calma e
firmarlo
domani. È triennale. Se ti può far piacere.
–
- Non è che prima posso vedere come va l’incontro
di domani? Scusa se
ci vado con i piedi di piombo ma.. –
- Nessun problema! Capisco, capisco. Scusami ma adesso devo proprio
scappare perché non ho un buco sull’agenda! Adios
amor! Ci vediamo domani! –
Richard si alza ed esce a grandi falcate dal teatro.
Ehi! Ma lui non sa dove abito!
- COMUNQUE ABITO TRA SANTA MONICA BOULEVARD E SUNSET BOULEVARD!
– Urlo
verso le porte ormai chiuse del teatro.
Chissà se potrò mai fidarmi di un agente tanto
imprevedibile e chissà
se mai verrà a prendermi domani sera.
Ah, meglio tornarsene a casa, questa giornata è stata troppo
stravagante persino per me.
Ma si dice così, no? Chi vivrà…
vedrà.
Sara’s
corner:
Scusate,
scusate, scusateeeee!!! Sono imperdonabile – una cacca
immonda, come direbbe
una mia amica – non aggiorno da mesi ormai! Anzi, sapete che
cosa faccio? Se
state lì un minutino e mi aspettate mi auto flagello da
sola, okay? Così vi
risparmio la fatica e il viaggio di venire a casa mia e lapidarmi in
diretta.
^^
Comunque,
piaciuto il capitolo???? A me no, sinceramente (Ma di cose ne devono
ancora succedre! Eccome!). Diciamo che è scritto di cacca
perché ci ho messo un tempio indefinito per produrlo e non
succede niente di
eclatante. I dialoghi sono più o meno diarreici e neanche la
Coscienza è così
simpatica!
Quindi
se non lascerete – ahimè – una
recensione comprenderò che è perché vi
siete
suicidati prima di leggere questo avvisino in fondo.
Nonostante
tutto, vi ringrazio con il cuore in mano – che mi sono tolta
prima
autoflagellandomi e che pulsa tutt’ora fuori dal mio corpo
(vi ho mai detto che
sono immortale?) – per l’attenzione e per
dimostrarmi affetto anche se forse
non me lo merito.
Un
bacio, dolce pubblico.
Sara.
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