Cuori di Samurai - Imparare a capirsi

di PerseoeAndromeda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CUORI DI SAMURAI


-Imparare a capirsi-



-1-


L'urlo lancinante del ragazzo fino a un attimo prima addormentato esplose nella stanza e, l'istante successivo, già Shu di Kongo lo stringeva tra le proprie braccia con l'intento di calmarlo. Aveva previsto quel drammatico risveglio, perché non si era quasi mai allontanato da lui e aveva assistito ad ogni manifestazione di dolore, udito ogni gemito; eppure aveva atteso pazientemente, per non correre il rischio di spaventarlo di più, era ben consapevole di quale tipo di incubi stesse affrontando e di quanto potesse essere instabile la mente nell'attraversarli... ne era consapevole perché lui stesso e gli altri suoi compagni non ne erano stati risparmiati.

Il lungo sonno avrebbe dovuto permettere loro unicamente di riprendersi e riposare dopo l'inaudita battaglia contro Arago e, invece, erano stati costretti a rivivere la paura, la sofferenza, l'essenza stessa dell'angoscia. Tra loro, Shin, se si escludeva forse Ryo, era il più emotivo; pur conoscendolo da poco Shu sentiva di aver compreso molto di lui e quel che credeva di avere compreso gli piaceva tanto.

Gli venne così istintivo, nel momento in cui l'amico spalancò gli occhi e sobbalzò mettendosi seduto, il corpo scosso dai tremiti e da quell'urlo terribile, portarsi più vicino ed abbracciarlo, stringendolo con le sue braccia forti, che mai avrebbe immaginato di poter rendere così protettive nei confronti di qualcuno che non fossero i suoi fratellini.

“Va tutto bene” udì se stesso sussurrare all'orecchio di Shin, “è finita e siamo tutti salvi, non devi temere più nulla...”

Man mano che parlava in quel modo all'amico, si rendeva conto che tali rassicurazioni tentava di rivolgerle anche a se stesso, senza crederci fino in fondo, nessuno tra loro era realmente convinto che le battaglie fossero davvero concluse. Tuttavia, in quel momento, l'importante era che ci credesse Shin.

Lo sentì abbandonarsi contro di lui, i muscoli che si rilassavano sempre di più, nonostante i tremiti non sembrassero voler cessare.

“Che pace qui intorno” sussurrò la voce dolce di Shin, in quel frangente così sottile da risultare vellutata, “sento gli uccelli che cantano fuori... e qualcuno, da qualche parte, sta usando dell'acqua... la sento scorrere... è così bello sentirla...”

E io starei ad ascoltare per ore te” si scoprì a pensare Shu, considerando al contempo inquietanti le osservazioni che la sua mente formulava quando si concentrava su Shin.

Che diavolo mi sta succedendo?” rifletté ancora, mentre l'amico si mosse un poco, con l'intento di ricercare il suo sguardo e, di fronte a quei due occhi dalle sfumature verdi-azzurre, Shu di Kongo deglutì, in preda ad una sconosciuta emozione che lo terrorizzò.

Ho rivissuto tutto, sai Shu? Ho risentito le mie ossa andare in frantumi mentre la mano gigantesca di Arago ricadeva su di me, il corpo di Touma usato come arma contro il mio, il mio dolore e il suo, che si fondevano e si amplificavano l'uno con l'altro... la tenebra, l'oppressione, il soffocamento quando Arago ci ha risucchiati... tutto...”

Non sforzarti di descrivermi nulla o lo rivivrai per la terza volta... so bene di cosa parli... anche io mi sono svegliato urlando... anche Seiji... e Touma...”

Il ragazzo castano annuì, abbassando il capo ad osservare le proprie mani che si tormentavano in grembo e che non riusciva ancora a mantenere ferme:

Quindi non era un incubo... è accaduto tutto realmente proprio come l'ho sognato. D'altronde, le mie membra che protestano ad ogni movimento non lasciano molti dubbi a riguardo.”

Shu lo osservò cupamente, rendendosi conto di trovarsi in imbarazzo; non era molto bravo a confortare se non comportandosi come il pagliaccio della situazione, ma da quando si era svegliato circondato dalla normalità, non aveva ancora avuto molta voglia di fare lo scemo.

Eh... temo di sì....” borbottò poi aggiunse, con una risatina un po' forzata: “Però devi ammettere che è stata un'esperienza entusiasmante, a me non è dispiaciuto affatto poter menare le mani in un'impresa di questo genere!”

Shin di Suiko mosse un poco il capo e lo scrutò in tralice, dal basso verso l'alto, il viso finalmente un po' più disteso in un mesto sorriso: “Non sei molto credibile, sai?”

Il cinese rispose con una comica smorfia di disappunto, in seguito alla quale Shin accentuò il sorriso con un risolino divertito.

Almeno ti ho rasserenato, sembra” asserì Shu, accompagnando l'osservazione con una linguaccia.

Shin si strinse nelle spalle:

Il solo pensiero di avervi tutti al mio fianco mi rasserena... anche se ci conosciamo da pochissimo; mi sembra impossibile che, prima dell'inferno che abbiamo attraversato, non ci fossimo mai incontrati... è come se vi conoscessi da sempre.”

Kongo provò una fitta al cuore che non capiva: cosa aveva detto, Shin, di così strano da provocare in lui un pizzico di dolore? Il primo termine che gli venne in mente per descrivere una tale sensazione fu: gelosia... gelosia perché l'amico, anziché concentrarsi sulla sua presenza, sul conforto che gli stava dando, si era riferito a tutti, senza distinzioni, senza mostrare un segno di una seppur minima predilezione.

Ma che vado a pensare” si rimproverò, “sono per caso impazzito?”

Shu...” lo richiamò la voce del compagno e lui lo osservò di nuovo.

Dimmi...”

Grazie...”

Avrebbe voluto rispondere qualcosa di sensato, invece finì col borbottare alcune parole che neanche lui stesso seppe interpretare e, una volta di più, si chiese perché si sentiva così confuso, a volte, quando si trovava accanto a Shin. Lui era sempre stato uno spirito semplice e non capire se stesso lo irritava profondamente.

La mente di Shu lavorò ancora su questioni che non facevano altro che turbarlo ogni istante di più: pensava che era bello vederlo sorridere, che quando Shin sorrideva era come se un raggio di sole accarezzasse il suo volto, quando sorrideva i suoi occhi acquistavano la lucentezza dell'acqua pura cui attingeva la propria forza e Shu avrebbe voluto vederlo sorridere sempre così, perché sentiva di dovere gran parte della propria forza proprio a quel sorriso.

Per questo quando Suiko tornò triste, pensieroso, anche Shu si incupì.

Stai ancora male, Shin? Ti lascio riposare un po'?”

L'altro fece un lieve cenno negativo del capo, mentre si guardava di nuovo le mani.

Pensavo... prima hai parlato di te, Seiji e Touma. E Ryo?”

Quindi sollevò di scatto il viso e lo fissò intensamente, parlando con maggior foga:

Dovremmo essere tornati tutti, vero? Neanche questo era solo un sogno... Shu, come sta Ryo? Dov'è?!”

Nessun sussurro di gelosia, questa volta, nell'animo di Shu; non avrebbe mai potuto essere geloso di Ryo, soprattutto data la situazione... o forse... quel sussurro... c'era ed era lui stesso ad imporgli di scomparire. Sorrise e, nel momento stesso in cui si avvide che le proprie braccia non avevano ancora smesso di avvolgere Shin, accentuò maggiormente la stretta:

Non devi preoccuparti, è tornato anche lui, sì, ma ha bisogno di più tempo di noi. Sta ancora dormendo.”

Shin chiuse un attimo gli occhi e sospirò di sollievo, poi scosse il capo, sul volto nuovamente quel sorriso che a Shu piaceva tanto.

Scusami se mi sono fatto prendere dall'ansia.”

E' stato così per tutti appena abbiamo aperto gli occhi.”

Perché non mi decido a smettere di abbracciarlo?” soggiunse poi Shu tra sé, convincendosi sempre più che non insisteva in quel contatto per recare conforto a Shin... ma per se stesso... perché non riusciva a staccarsi da lui. Quando Arago si era accanito su colui che aveva eletto a suo favorito tra i compagni, ora Shu ricordava, l'angoscia che già lo attanagliava aveva rischiato di diventare soverchiante ed insopportabile. Veder colpire gli amici, vederli star male, era terribile per lui, in ogni senso, ma la sofferenza di Shin, in qualche modo, gli entrava nell'anima fino a sopraffarlo, in una disperazione senza via d'uscita.

Il compagno si mosse, divincolandosi con gentilezza, ma fermo:

Dai, coraggio. Siete già tutti svegli, devo darmi una mossa anche io.”

Non c'è nessuna fretta.”

Tentava di trattenerlo perché davvero si preoccupava o, molto più sinceramente, desiderava continuare ad abbracciarlo?

Era comunque troppo tardi, Shin si era separato da lui e si apprestava ad alzarsi:

Sto bene e non possiamo permetterci di prendere le cose troppo blandamente.”

Perché dici così?” gli domandò Shu, stupendosi del senso di privazione che provava dopo quel distacco imposto dall'amico, “avremo pur diritto di riposarci, no?”

Intanto, si sforzava di staccare gli occhi dalle forme nude di Shin, che attiravano le sue attenzioni in una maniera a dir poco singolare; cosa avrebbe dovuto trovare di interessante nel contemplare in quel modo un corpo maschile senza veli?

Ma che ragionamenti faccio? Sto delirando?”

Lo sai anche tu perché dico così” gli rispose la voce di Suiko velata di rassegnazione e amarezza.

Shu sospirò: aveva provato ad illudere lui e se stesso, ma avrebbe dovuto immaginare che con Shin non sarebbe servito. D'altronde erano tutti perfettamente consapevoli di quanto fossero labili le speranze che fosse davvero finita, il Male non poteva essere stato sconfitto così facilmente. Forse Arago era scomparso ma... era solo? La sensazione che qualcosa di terribile ancora li attendeva era viva e presente in tutti loro e l'intuito dei Samurai non poteva sbagliare.

Shin si era accostato alla finestra e Shu fissava la sua schiena, la pelle bianca, appena lievemente ambrata e liscia, accarezzata dal sole; indossava solo i leggeri pantaloni di un pigiama azzurro e le sue forme, ad un tempo aggraziate ed energiche, rinvigorite dalle numerose immersioni nel suo elemento naturale che era l'acqua, si delineavano davanti allo sguardo incantato di Shu.

Poi, vedendo quale piega avevano preso le proprie riflessioni, scosse il capo, come a cacciare un insetto molesto.

Sto pensando che è bello? Sto davvero pensando che mi piace il suo corpo?”

Anche dopo quel gesto di diniego la tentazione, subito dopo, di riportare lo sguardo sull'oggetto che catalizzava i suoi sensi, fu enorme e il bisogno di osservarlo ancora talmente intenso che, improvvisamente, fu preso da un capogiro; e il piacere che tale vista gli trasmetteva era terrorizzante nella misura in cui gli risultava del tutto incomprensibile.

Ci furono lunghi attimi di silenzio tra loro; Shin continuava a dargli le spalle ed a guardare fuori, Shu, seduto sul letto e voltato verso di lui ad agognare, spaventato dai propri sentimenti, di abbracciarlo di nuovo... o magari anche di essere abbracciato, ma non da una persona qualunque... da Shin, da colui che ormai considerava il suo... migliore amico. Le sue labbra si schiusero ad esalare una parola udibile solo per via del perfetto silenzio spezzato unicamente dal delicato trillare degli uccelli tra i rami:

Amico...”

Shin si voltò e da quegli occhi straordinari nei quali sembravano rincorrersi flutti cangianti si sentì avviluppato, fin quasi a credere di affogare.

Sì, Shu? Mi hai chiamato?”

Schiuse le labbra, senza poter assolutamente prevedere cosa avrebbe detto, ma venne anticipato da una serie di colpi delicati alla porta.

Fu Shin a rispondere, con la sua delicata gentilezza:

Entrate pure!”

Sulla soglia comparvero Touma di Tenku e Seiji di Korin, i volti sorridenti fissi su Suiko; Shu non sapeva se sentirsi seccato dall'intrusione o sollevato perché, in qualche modo, l'avevano sottratto ad una situazione che cominciava ad imbarazzarlo profondamente.

Finalmente ti sei svegliato anche tu” esordì Touma, avanzando nella stanza, “non ho bussato più forte perché temevo fossi ancora addormentato, non volevamo disturbarti.”

Shin fece un tenero cenno negativo col capo e sorrise cordiale:

Non disturbate affatto, sono felice di vedervi e, soprattutto, di vedere che state bene.”

Dire che stiamo bene è una parola grossa, come immagino sia anche per te” intervenne il biondo Seiji, “ma almeno siamo salvi e vivi.”

Già” annuì Shin.

Comunque non ci preoccupavamo più di tanto per te” ridacchiò poi Touma mettendogli una mano sulla spalla, “c'era un angelo custode che non si scollava dal tuo capezzale.”

E fece cenno col pollice verso Shu, ancora appollaiato sul letto; Kongo, anziché reagire come suo solito con una battuta pronta, aveva abbassato il capo, corrucciato.

Perché sei rosso?” infierì ancora Touma.

Shin invece, dopo aver ascoltato le parole dell'amico appena arrivato, aveva portato il proprio sguardo su Shu e lo fissava, con un'espressione colma di stupore e domande inespresse.

Shu...” si limitò a mormorare; nell'udirlo, il compagno si alzò in preda ad un palese nervosismo e diede le spalle a tutti.

Scusatemi, ho bisogno di sgranchirmi.”

Rimasero a guardarlo, perplessi, mentre usciva dalla stanza, poi Touma riportò le proprie attenzioni su Shin:

E' successo qualcosa? Siamo arrivati in un momento sbagliato?”

Suiko si strinse nelle spalle:

Ma no... non capisco...”

La mano sulla sua spalla si fece più salda:

Restagli vicino, Shin; nel corso delle battaglie, Rajura gli ha giocato un brutto scherzo rischiando di far vacillare le sue convinzioni. Sotto quella scorza di eterno bambino, Shu è molto fragile, ha bisogno di essere circondato da affetto per poter anche credere in se stesso.”

Perché mi stai dicendo queste cose, Touma?”

Perché credo che, soprattutto, abbia bisogno di te.”

Shin sgranò gli occhi, cercando quelli del compagno, mosse un poco le labbra, senza sapere effettivamente cosa rispondere quindi, lievemente a disagio, spostò la propria attenzione su Seiji, che osservava la scena con i suoi occhi di ghiaccio apparentemente imperscrutabili. Ma, appena essi incontrarono quelli di Shin, si lasciò sfuggire un sorrisino enigmatico e si strinse nelle spalle.

Suiko scosse il capo e sbuffò, portandosi una mano a scostare un ciuffo di capelli dalla fronte.

Sentiva il disperato bisogno, senza sapere esattamente il motivo, di deviare l'attenzione focalizzata su lui e Shu, così introdusse la questione che più gli premeva:

Avete visto Ryo? Come sta?”

Ero da lui poco fa” rispose Touma, “dorme, continua a dormire. Meglio così, più riuscirà a riposare e meglio si ristabilirà.”

Vi sembra tranquillo?”

Né più né meno di noi, probabilmente” asserì Seiji scrollando le spalle.

Il capo di Shin si abbassò e strinse i pugni lungo i fianchi.

Non ti preoccupare Shin” intervenne di nuovo Touma accorgendosi dell'improvviso malessere del compagno, “andrà tutto bene.”

Sì” mormorò il compagno più anziano, senza poter scacciare l'ansia che si era impadronita di lui, “ora va tutto bene, perché siamo vivi, tutti... ma...”

La voce profonda di Seiji accarezzò le sue orecchie:

Fiducia, Shin... non dimenticare la tua virtù... fiducia in noi... e in tutte le nostre possibilità.”





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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CUORI DI SAMURAI

 

-Imparare a capirsi-

 

 

-2-

 

 

Stava calando il primo tramonto dal loro risveglio successivo alla battaglia... il risveglio di quattro di loro, perché Ryo di Rekka ancora giaceva in un sonno che cominciava ad apparire innaturale a chi attendeva con ansia il suo ritorno alla vita.

La porta della stanza di Ryo si aprì e Byakuen, appollaiato sul tappeto, deciso a non lasciare il suo protetto neanche per un istante, sollevò un poco il capo, accogliendo il nuovo arrivato con quello che sembrava una via di mezzo tra un ruggito e un tentativo di fusa.

La tigre bianca si alzò, per accogliere nel migliore dei modi Shin, andando a strofinare il muso contro le sue gambe; il ragazzo rispose a quella calda accoglienza con un grattino affettuoso tra le orecchie.

Bravo Byakuen, con te che non ti allontani mai, nessuno può dirsi più protetto di Ryo.”

Il maestoso animale rispose con un sottile ringhio di approvazione e, come in risposta, si allontanò da Shin per portarsi risoluto accanto al letto, posando il muso sulle coperte, sfiorando con il naso la spalla di Ryo.

Suiko avanzò di qualche passo e, presa una sedia poco distante, si sedette al capezzale dell'amico, una mano sulla schiena possente della tigre, mentre l'altra andò a sfiorare il ciuffo di capelli corvini che si adagiava sulla fronte di Ryo.

A quel lieve tocco, sui lineamenti fini del ragazzo si dipinse una smorfia e Shin fu lesto a ritrarsi:

Scusa... so bene che sarai immerso negli incubi... e qualunque cosa può destabilizzarti. Mi dispiace...”

Sospirò; una parte di lui avrebbe voluto forzarlo a svegliarsi ma, al tempo stesso, sapeva che interrompere il suo riposo atto a recuperare energie avrebbe potuto rivelarsi più deleterio degli stessi incubi.

Però non è giusto” borbottò, “in questo modo i suoi brutti sogni dureranno molto di più rispetto ai nostri.”

Byakuen mosse un poco il muso e gli toccò lievemente una gamba.

Mi stai dicendo che lo proteggerai anche dai suoi incubi? Sarebbe bello se potessi farlo, ma credo che neanche tu possa arrivare a tanto.”

Un grugnito di disappunto rispose a quell'osservazione che la tigre trovò, evidentemente, offensiva, tanto che diede le spalle al giovane e andò ad acciambellarsi sul tappeto, a testa alta, piccata.

Eddai Byakuen, non ti facevo così permaloso” tentò di scusarsi Shin, ottenendo in cambio un rumoroso sbadiglio. Il messaggio era chiaro: non si sarebbe più abbassato a degnarlo della sua considerazione.

Shin sospirò, scuotendo il capo, con un sorriso condiscendente:

E va bene... ho torto io... mi perdoni se ti chiedo scusa?”

Quindi lo guardò; Byakuen aprì un occhio, sembrò volerlo sondare fin nel profondo del cuore... e quegli occhi felini ed ammalianti ne erano assolutamente in grado, Shin era convinto di questo. Poi la tigre si alzò, si stirò con mosse sinuose e tornò da lui, insinuando il muso tra il braccio e la gamba di Shin, per invitarlo all'abbraccio.

Grazie per avermi ritenuto degno, mio signore” ridacchiò il ragazzo, accogliendo di buon grado il contatto ritrovato.

La vicinanza di un animale come Byakuen era rassicurante, dava conforto e calore, ma faceva anche sì che ci si sentisse protetti dal mondo intero e persino dai turbamenti dell'animo, turbamenti che Shin sentiva di avere e di non riuscire più a nascondere a se stesso.

Quelli legati alla battaglia, certo, alla paura unita ad un'adrenalina che sapeva trascinare nel vortice della cieca follia bellica anche l'animo più gentile e meno propenso alla violenza.

Io lo sono?” si chiese, chinando lo sguardo sulla propria mano, che strinse in un pugno fremente, “accetto tutto questo perché so che devo e non ho altra scelta o davvero quello che sosteneva Arago riguardo alle armature...”

Chinò il capo e si portò il pugno alla fronte, soffocando un singhiozzo nella gola e lacrime brucianti tra le palpebre serrate.

Combatto, forse, perché l'oscurità dell'armatura mi inebria?”

Fiducia Shin, fiducia... non te lo dimenticare mai.”

Kaosu!” esclamò il ragazzo, sollevando di scatto il viso. L'aveva udita chiaramente la voce del mentore dei samurai, nitida, come se fosse lì... ma Kaosu non avrebbe potuto in alcun modo essere lì, perché aveva sacrificato la propria vita allo scopo di aiutarli a fronteggiare il loro destino... a fronteggiare Arago faccia a faccia.

La mia virtù...” mormorò, abbandonando le mani in grembo e tornando a guardare Ryo, poi chiuse ancora gli occhi con un sospiro, chinò il capo, immergendosi nei propri pensieri che non cessavano di rendersi contrastanti, turbati.

Turbamenti... quanti avrebbe potuto contenerne, il suo spirito, prima di esplodere?

Il ricordo delle battaglie, il pericolo che ancora il Male rappresentava per il mondo, certo, erano le priorità, ma dentro di lui c'era qualcos'altro, che di sicuro non contribuiva alla serenità del suo animo, alla pace mentale di cui aveva un disperato bisogno.

Tra tutti gli incomprensibili fatti che si accavallavano, innanzitutto, gli dava da pensare l'atteggiamento di Shu dal momento in cui lui si era risvegliato; si era fatto stranamente sfuggente, mettendo in mostra una parte di sé che Suiko non aveva ancora imparato a conoscere e che, nonostante tutto, credeva non gli appartenesse affatto.

Gli erano bastati pochi attimi per convincersi di averlo capito fino in fondo, d'altronde, fin dai primi approcci, Shu sapeva essere così lineare, semplice... impossibile non capirlo: la sua scorza massiccia, forte, involucro di uno spirito limpido disponibile a lasciarsi ammirare sin nel profondo... Kongo, il samurai della terra, forte e prezioso.

Erano scattate delle dinamiche bizzarre tra tutti loro, un fluido intercorso tra cinque anime mai incontratesi prima nel corso dell'epoca attuale ma che, inconsapevolmente, si erano da sempre ricercate, per potersi fondere in un'unica, inscindibile essenza.

La cosa più bella che le armature mi hanno donato... forse l'unica cosa bella, chissà... non l'ho ancora capito questo, ma ho capito di sicuro che è un miracolo averli incontrati, è un miracolo quel che è accaduto tra me e loro... esserci trovati... e amati...”

Amati...

Fissò il volto di Ryo più intensamente, colto dal desiderio di accarezzarlo, di posargli la mano sulla fronte, tra le ciocche corvine che vi si adagiavano morbide; avrebbe voluto sdraiarsi al suo fianco ed abbracciarlo, rendere davvero totalizzante quella simbiosi che li caratterizzava tutti ma che, in quel momento, con Ryo, avrebbe voluto rendere davvero completa... e intima...

Il solo richiamare alla mente una simile parola lo fece vergognare, come lo fece sentire male quel richiamo del suo cuore ad un'esclusività tra loro due. Ma non riuscì a smettere di pensarci.

Sdraiarmi qui... vicino a lui... per entrare nei suoi sogni e aiutarlo ad affrontarli... per proteggerlo...”

Era solo questo... proteggerlo come avrebbe voluto proteggere tutti, avvolgendoli nel proprio abbraccio, per preservarli da ogni dolore, dal Male che ancora incombeva su di loro e sul Mondo. Solo questo...

Se chiunque altro tra i suoi compagni si fosse trovato al posto di Ryo, il suo cuore avrebbe manifestato le medesime reazioni.

Tuttavia, nel momento stesso in cui tentò di imporsi tale convinzione, quel medesimo cuore cui si era rivolto gli balzò in gola, spingendolo a gemere di disappunto contro se stesso. Si premette una mano sugli occhi.

Che mi succede, maledizione!”

Nell'impeto di disperata impotenza in quella lotta che aveva ingaggiato contro se stesso, percepì appena lo strofinarsi del sensibile Byakuen contro di lui e il mugolio felino che voleva assumere il medesimo ruolo di una parola di conforto.

Gli rispose con un tocco gentile sul capo, ma non abbassò l'altra mano dai propri occhi e non osò guardarlo, temendo forse che lo stesso Ryo, con il quale la tigre era in un contatto talmente empatico da risultare magico a volte, potesse cogliere, attraverso il sogno, quali segreti sentimenti contorti si annidassero nell'animo di un suo compagno.

Era talmente teso che, quando la porta alle sue spalle si aprì con un lieve rumore, fece un balzo sulla sedia, come se temesse l'aggressione di un guerriero di Arago; Touma si fermò alle sue spalle e lo scrutò, perplesso.

Ti ho spaventato?”

No... no...” borbottò Suiko, senza trovare la forza di mostrare maggior convinzione, abbassando nel contempo lo sguardo, sperando che il compagno, pur tra le ombre della stanza, non potesse cogliere il rossore che, Shin ne era convinto, gli era salito alle guance.

Ma perché?” Si disse, “Perché devo arrossire come una ragazzina? Cosa mi prende? Accidenti!”

A me sembra di sì, invece” infierì Tenku, inflessibile, non duro, ma serio, evidentemente deciso a capire, “non sai fingere bene Shin, fattene una ragione.”

Di cosa diavolo parli?” scattò il samurai dell'acqua, un ringhio dipinto sul volto e la testa sempre più incassata tra le spalle.

Dico che in questo momento mi sembri tanto la fotocopia di Shu quando mi sono rivolto a lui, dopo il tuo risveglio; non credevo poteste diventare due gocce d'acqua ad un tale livello.”

Touma!” esclamò Shin, puntandogli addosso uno sguardo furioso.

L'altro non si fece intimidire, replicò, anzi, con le labbra piegate in un sorriso sardonico: “In un certo senso sembrate fatti l'uno per l'altro.”

Piantala!”

La sedia sulla quale Shin era seduto fino a un istante prima cadde rumorosamente e Byakuen gli lanciò un ruggito di rimprovero.

Senza perdere la calma né scomporsi, Touma incrociò le braccia e rincarò la dose:

Non fare l'isterico, se svegliassi Ryo, sia io che Byakuen ci arrabbieremmo moltissimo.”

Suiko, accorgendosi di aver urlato, si era comunque già portato una mano alle labbra, pur non smettendo di fulminare l'amico con i propri occhi azzurri ardenti di rabbia... tuttavia non era certo che tale furia fosse indirizzata davvero a Touma.

E' solo con me stesso che me la devo prendere, lo so, perché sono confuso e troppo nervoso!”
Fece un respiro profondo e si impose di calmarsi; il fuoco dell'ira si estinse e fece in modo di richiamare, nei propri occhi così come nello spirito, la gentilezza che, dopotutto, sapeva far prevalere. Touma non aveva voluto ferirlo, quando Touma si comportava così, i suoi intenti non erano negativi, a suo modo anche lui desiderava, come Shin, prendersi cura dei compagni, seppur con modalità differenti e a tratti agli antipodi.

Touma, ti prego, smettila di fare giochetti, non ne ho bisogno!”

Chinò il capo, la rabbia dissolta in un sospiro e in un'espressione talmente triste che Tenku sbatté le palpebre, colto dallo stupore. Poi gli posò una mano sulla spalla:

Scusami, sono stato un insensibile, non credevo stessi così male...”

Non sto male... è Ryo che sta male, non preoccuparti per me.”

E, mantenendo il capo abbassato in quell'atteggiamento dimesso, Shin fece un passo indietro, sottraendosi al tocco affettuoso.

Non credo a quel che dici, perché non è così che ti ho conosciuto, ero consapevole che la battaglia ti ha provato, forse più di quanto sia accaduto a me e agli altri due ma...”

Ma siete tutti così abituati a considerarmi il degno compare di Shu il pagliaccio, che non posso avere qualcosa che non va... hai ragione...”

E, dopo aver emesso quella cupa sentenza, Suiko diede le spalle all'amico per dirigersi verso l'uscita mentre Byakuen, con un leggero ruggito di richiamo, fece un passo verso di lui, imitato da Touma, il quale tese al contempo una mano:

Sono convinto che neanche Shu sia semplicemente un pagliaccio, non sottovalutarlo.”

Shin si bloccò e si girò di scatto, i pugni stretti:

Io non sottovaluto nessuno, tanto meno Shu, so di conoscerlo molto meglio di tutti voi, non accusarmi di superficialità!”

La voce di Suiko si era fatta così acuta da ferire le orecchie di Touma che, subito dopo avere parlato, si era reso conto di aver pronunciato una frase infelice.

Non era mia intenzione, Shin-kun... non lo penserei mai...”

Non fece in tempo a terminare, perché Shin era scappato via, in lacrime e il cuore di Tenku si strinse in una morsa.

Non di te...” sussurrò a fil di labbra, mantenendo la mano sospesa nel vuoto, nel vano tentativo di trattare chi non c'era già più.

Un gorgoglio lo spinse a rivolgere il proprio sguardo a Byakuen, che lo fissava con un'occhiata di palese rimprovero; lui sospirò.

Lo so... il superficiale sono io... o, quanto meno, sono talmente poco avvezzo a trattare con le persone che, a volte, dico le parole sbagliate. Povero Shin... sono un cretino.”

L'intelligente animale gli posò l'ampia fronte su un fianco, gesto che era solito utilizzare per mostrare la propria solidarietà laddove ce n'era bisogno.

Tenku sorrise, grattandole il capo:

Mi viene da chiedermi se sono realmente io il saggio della squadra.”

Era angosciante veder piangere Shin e, al pensiero che era stata colpa sua, Tenku avrebbe desiderato potersi prendere a pugni da solo.

Il samurai dell'acqua era una persona solo apparentemente limpida e solare; nella sua gentilezza, nel suo senso di responsabilità, nel suo voler coccolare gli altri e fare in modo che non mancasse loro nulla, si nascondeva probabilmente un bisogno d'amore e di comprensione, insieme al desiderio quasi morboso di sentirsi utile. Ed in questo amalgama complesso si nascondevano, forse, molti più tormenti di quanti Suiko ne lasciasse sgorgare in superficie.

Shin era un ragazzo che faceva tenerezza, il più grande di tutti loro, maturo e materno in alcuni momenti, monello come un bambino in altri, probabilmente a causa di alcuni conflitti interiori che si portava dentro.

Nessuno di loro aveva alle spalle una vita familiare del tutto tranquilla e i piccoli e grandi drammi dell'infanzia, Touma lo sapeva bene, erano in grado di dare vita a problematiche interiori di difficile risoluzione.

Byakuen richiamò ancora la sua attenzione con un brontolio appena accennato.

Vuoi che gli vada dietro? Dovrei farlo, vero?”

Bastò l'intensità di quegli occhi felini perché potesse comprendere la risposta. Si voltò, compiendo qualche passo fino al letto dove giaceva Ryo e lo fissò dolcemente per qualche istante:

Abbiamo fatto baccano, scusaci Ryo-kun, Shin è nervoso e io ho peggiorato la situazione. Spero che sarà tornato tutto normale quando tu ti sveglierai, non me lo perdonerei mai se, dopo tutto quello che stai soffrendo, dovessi anche ritrovare un gruppo di amici così tesi. E il nostro gruppo ha bisogno della tranquillità di Shin, quindi cercherò di fargliela riconquistare.”

Dopo un'ultima carezza a Byakuen si allontanò, per mettersi sulle tracce dell'amico che, in quel momento, aveva bisogno di non rimanere da solo.

Attraversò la casa deserta: Seiji e Shu si stavano probabilmente allenando da qualche parte e sapeva che Nasty era andata, poco prima, a riposare in camera sua. Anche per lei era difficile riprendersi in maniera definitiva dall'esperienza trascorsa, la ragazza non era una guerriera, ma aveva affrontato l'impresa con un coraggio da autentica eroina: era normale che la tensione accumulata la rendesse, da giorni, tremendamente stanca.

Uscì nelle prime ombre della sera e si trovò sovrastato da un cielo ancora arrossato da un tramonto meraviglioso, che il samurai dell'aria si fermò, qualche istante, a contemplare.

Sotto un cielo come questo le cose non possono non andare bene... non possiamo essere così disperati se un tale spettacolo veglia su di noi.”

Sperava che anche Shin avesse notato quella bellezza e che ne avesse ricavato emozioni positive; ma era più probabile che, come lui, Tenku, si aggrappava al cielo, Suiko fosse andato a cercare in un altro elemento la propria consolazione. Così riprese i propri passi, con una meta ben precisa, lungo un percorso che, immaginava, lo avrebbe portato dall'amico.

E proprio dove aveva previsto lo trovò, minuscolo nel maestoso tripudio della natura in quegli istanti di sacro passaggio dal giorno alla notte; Touma fu assalito dalla sensazione un po' opprimente che tutti loro fossero su un limite, una soglia che si ammantava di attesa. Non sapevano cosa sarebbe accaduto e si trovavano nella necessità, piuttosto urgente, di fare i conti con se stessi.

Per questo motivo aveva prevalso un po' di nervosismo?

Touma sapeva che non si trattava solo del timore di una nuova battaglia, ma delle loro singole vite, del senso che esse andavano acquistando, anche in virtù di un'unione che, per una sorta di miracolo, di meccanismo mistico entrato in azione nel giro di pochi istanti, li aveva profondamente cambiati, resi dipendenti e di colpo consapevoli di non poter più fare a meno gli uni degli altri.

Rallentò il proprio cammino, per raggiungere il ragazzo appollaiato sul pontile di legno, affacciato su quello splendido lago la cui superficie risplendeva come tanti frammenti di cristallo arrossati da un sole che indugiava più del previsto, forse perché non si decideva a lasciare sola quella figurina che pareva smarrita nell'immensità di un universo straordinario ma troppo grande, a tal punto da generare sgomento quando ci si sentiva tanto piccoli e smarriti.

Sono io che proietto su Shin il modo in cui mi sento? O davvero, in questo momento, ci sentiamo tutti così?”

La risposta più probabile era la seconda: a tal punto era giunta la loro simbiosi, così come la spaventosa portata della loro situazione, che solo la perfetta coesione dei loro spiriti avrebbe potuto aiutarli a sconfiggere un tale smarrimento. Altrimenti tutto sarebbe apparso troppo più grande di loro, troppo smisurato rispetto a cinque singoli ragazzini appena adolescenti, per quanto preparato, forte e maturo potesse risultare ciascuno di loro.

Solo insieme possiamo farcela a sopportare tutto quel che ci accade” mormorò tra sé Touma, continuando ad avanzare.

E intanto non poteva distogliere lo sguardo dall'amico immerso in quell'atteggiamento così dimesso, una parte di sé che il discendente della stirpe dei Mouri non aveva ancora mostrato, quanto meno non a lui. Ma Touma aveva intuito che, nell'anima di Suiko, dovesse esserci altro, al di là dell'apparente spensieratezza, della sua indole socievole.

Eccolo venir fuori il piccolo Shin, soffocato dal ragazzo responsabile che si sente in dovere di fare l'adulto, sempre e comunque, di non far pesare nulla sulle spalle degli altri... forse sono troppo romantico ma...”

Forse era quel paesaggio immenso, fatto d'acqua, alberi, prati e cielo a far apparire una figura umana immersa in esso tanto piccola e fragile, forse anche Touma, se avesse potuto guardarsi dall'esterno, sarebbe apparso in tal modo a se stesso.

Ma la posizione raccolta di Shin, con le gambe ripiegate sul petto e avvolte dalle braccia, la schiena chinata e il volto affondato nel proprio stesso abbraccio, accentuava la parvenza di fragilità e abbandono e il cuore di Touma traboccò improvvisamente d'affetto, avrebbe desiderato, in quel momento, che tutti i suoi compagni fossero lì, per afferrarli e stringerli forte al petto, tutti insieme, che le sue braccia fossero abbastanza ampie da accoglierli tutti, in una volta sola.

Perché nessuno di noi sia più solo...”

Intanto c'era Shin: avrebbe cercato di dare a lui quel che avrebbe voluto dare anche agli altri.

Un passo dopo l'altro, si avvicinò sempre di più, ma lentamente, quasi timoroso al pensiero di generare nell'amico un maggior turbamento, di infrangere un momento che Suiko aveva deciso di tenere tutto per sé... e per l'acqua pura di quel luogo che, sicuramente, stava raccogliendo le sue confidenze.

Nonostante ogni reticenza ed esitazione, infine gli fu a fianco e poteva solo decidere di tornare sui propri passi o far notare al compagno la propria presenza, siccome Shin sembrava completamente ignaro di ciò che gli accadeva intorno; il viso era completamente nascosto tra le braccia e Touma poteva scorgere unicamente la sua chioma di capelli castano-rossicci che si agitava un po' al leggero vento primaverile.

Infine Tenku sospirò e si sedette nella stessa posizione di Shin, con lo sguardo a lui rivolto:

Lo so che mi hai sentito, non fare finta di nulla...”

Ottenne in risposta un leggero movimento del capo, in seguito al quale il viso di Shin fece capolino, gli occhi color del mare lucidi, ma le labbra piegate in un sorriso che tentò di rendere vivace, monello quasi.

E' un posto bellissimo, vero, Touma?”

Tenku sollevò un sopracciglio: stava facendo finta di niente?

Ci tenevo a chiederti scusa, Shin... anziché smettere di mostrarmi insensibile, ho infierito ulteriormente, non era mia intenzione farti del male.”

Il samurai dell'acqua raddrizzò le spalle e puntò lontano il suo sguardo dolce:

Sei tu che devi scusarmi, ho reagito come un bambino e... non lo sopporto...”

Il sorriso si spense in un'espressione imbronciata, mentre la testa si rintanava tra le spalle, come alla ricerca di un guscio protettivo.

Non sai quanto lo sembri in alcuni momenti, anche se tenti di nasconderlo.”

Ovviamente, Touma tenne per sé quel pensiero con il quale avrebbe rischiato di peggiorare la situazione e pronunciò invece altre parole:

Siamo solo un po' tesi, la preoccupazione per Ryo innanzitutto, il pensiero di ciò che potrebbe ancora accadere, la consapevolezza che...”

...Che niente è finito...” concluse Shin in un sospiro dimesso e rassegnato.

Dobbiamo portare pazienza, ed essere forti” soggiunse Touma, tentando di rendere carezzevole il tono della propria voce e di rivolgere all'amico lo sguardo più affettuoso cui seppe dar vita.

Ma Shin non lo guardava affatto, sembrava perso in un proprio mondo personale, anche se si sforzava di mostrarsi sereno, consapevole e, tanto per cambiare, maturo.

Se insisterà nel tenersi tutto dentro, non finirà per esplodere ancora, e sempre di più?”

D'altronde non aveva il diritto di rimproverargli nulla, Shin non era l'unico, tra loro, a tentare di dare un freno alla propria parte emotiva.

Lui è limpido, dopotutto, anche se ci prova a non lasciarsi andare... Seiji ed io siamo ben più chiusi di lui, me ne rendo conto.”

Poi c'erano Ryo e Shu, all'estremo opposto di quella sorta di piramide emotiva, con la loro spontaneità che toccava limiti estremi ed esasperati a tratti.

Shin è la nostra perfetta via di mezzo, il nostro equilibrio... per questo è prezioso e spero si mantenga saldo.”

In quel momento Suiko si alzò in piedi, con una velocità tale che Touma faticò a percepire il suo movimento; si eresse sull'orlo del pontile, i piedi che sporgevano un poco e le braccia allargate come a voler abbracciare l'orizzonte. Tenku ebbe l'impressione che volesse tuffarsi e la cosa non lo avrebbe stupito, anche se l'avesse fatto con tutti i vestiti addosso.

Invece Shin rimase immobile in quella posizione scolpita, il naso lievemente sollevato al cielo, gli occhi chiusi e Touma non poté fare a meno di sorridere e di rimanere incantato di fronte a quella visione: era convinto che il compagno stesse parlando con l'essenza stessa dell'acqua e con tutte le creature che in essa avevano dimora, assaporando con i sensi ogni odore e rumore che si innalzava fin dal fondo del lago. Suiko poteva udire quei rumori, percepire quegli odori ed ogni sensazione, Touma ne era certo, perché lui stesso, se si concentrava, veniva invaso dalla miriade di voci che si sprigionavano dall'aria e dal cosmo intero.

Hai ragione” sorrise, scrutandolo dal basso verso l'alto, “questo posto è davvero bello... ed ispirante.”

Allora Shin riportò le braccia lungo i fianchi e chinò il capo, guardandolo con un sorriso tenero:

Andrà tutto bene, Touma.”

L'espressione di Tenku si fece perplessa.

Adesso è lui che tenta di confortarmi?”

Lo sbalordimento passò quasi subito: era nell'indole di Shin, in fondo, preoccuparsi di chi gli stava intorno. Non aveva quindi, forse, diritto ai propri crolli emotivi, ogni tanto?

Si alzò a propria volta e gli circondò le spalle in un abbraccio:

Vieni, torniamo dagli altri adesso, prima che Shu si preoccupi per te.”

E perché dovrebbe?” domandò Shin dubbioso, senza tuttavia opporre resistenza, mentre Tenku se lo trascinava dietro con quella stretta protettiva.

Ho già tentato di dirtelo; Shu ha bisogno di te.”

Camminarono fianco a fianco, così allacciati, con calma, complici e uniti come in battaglia.

Non capisco esattamente cosa intendi dire, Touma, ma... anche io ho bisogno di lui.”

Lo so” insisté Tenku, rinfrancato dal fatto che Shin sembrava davvero essersi calmato e aver ritrovato la predisposizione al dialogo, “per questo ti ho chiesto di stargli vicino, non solo per lui, ma anche per te.”

Non capisco perché fai così il misterioso” borbottò Shin abbassando il capo e allora Touma si staccò da lui e spiccò una lieve corsa, camminando all'indietro per continuare a guardarlo in faccia.

Capirai, sono certo che capirai, nessuno è in grado di capire certe cose meglio di te.”

Quindi si voltò con un ultimo invito:

Dai, vediamo chi arriva prima, così ci teniamo in allenamento!”

E si lasciò indietro uno Shin dall'espressione seria, confusa e nuovamente infelice, le labbra appena aperte a voler dire qualcosa che non prendeva forma; Suiko impiegò qualche istante prima di riuscire a muoversi, consapevole che non l'avrebbe più raggiunto, Touma era molto più veloce di lui. Tuttavia aveva bisogno di correre e lasciare che i pensieri, almeno per qualche minuto, defluissero, lasciandolo in pace quel tanto che bastava per ripresentarsi davanti ai compagni in una condizione normale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ringrazio vivamente i lettori e soprattutto chi l'ha commentata, è bello vedere che c'è ancora qualcuno che si interessa a questa serie caduta un po' nel dimenticatoio, ma che io ho riscoperto, approfondito ed interiorizzato come l'altro mio fandom prediletto, ovvero Saint Seiya. Scrivere dei samurai mi arricchisce, allarga i miei orizzonti, non mi veniva da scrivere su altri fandom prima, per quanto ami tante opere, ma solo i saint mi stimolavano alla scrittura. Adesso ho un'ulteriore fonte di ispirazione e idee e ne sono felice ^_^

Ecco quindi il terzo capitolo. Qui ritornano le dinamiche ShuXShin ma entrano prepotentemente in gioco anche quelle ToumaXSeiji, non so anticipare nulla di dove il tutto andrà a parare:P

 

 

-3-

 

“Ma perché non si sveglia?!” sbottò Shu, e intanto sferrò un pugno contro il muro che scosse le pareti e fece tintinnare diversi soprammobili nella stanza.

“Che modi sono? Ti vuoi calmare?” lo apostrofò Shin, gesticolando nervosamente e fissandolo, un acceso rimprovero dipinto sul volto.

“Su, non siate nervosi” si intromise Seiji, “Ryo tornerà presto tra noi, dobbiamo solo avere pazienza, le sue energie si erano del tutto esaurite e gli occorre tempo per rigenerarsi, ma non è in pericolo.”

Il samurai della luce era seduto su una poltrona in una posa signorile, una gamba accavallata sull'altra e sfogliava una rivista, senza porre realmente attenzione alle pagine. La sua apparente impassibilità era una costruzione mentale che si imponeva da sempre, ma non stava bene davvero; tentava di mantenere calmi i compagni, benché il suo stesso cuore rischiasse di andare in pezzi, non desiderava altro se non vedere gli occhi di Ryo riaprirsi e il suo sorriso risplendere, fondamentale punto di riferimento per tutti loro.

Gli mancava profondamente, questa era la verità e non poteva negare a se stesso di percepire tensione nel gruppo, latente ma innegabile, come una bomba pronta ad esplodere.

Guardò i due compagni, ora silenziosi, a pochi passi da lui.

Shu, la schiena appoggiata al muro e le mani in tasca, fissava cupamente il pavimento ed agitava il piede, in un atteggiamento che ricordava in tutto quello di un bambino imbronciato in seguito ad un rimprovero mal digerito.

Era un ragazzo impulsivo, andava tenuto a bada perché non commettesse colpi di testa, rimproverarlo anche aspramente veniva, a volte, istintivo, soprattutto quando, senza rendersene conto, nella sua tendenza ad agire senza riflettere, metteva a repentaglio insensatamente la propria sicurezza, rischiando tra l'altro di creare problemi anche al gruppo.

Tuttavia, stranamente, a Seiji piaceva. Non sapeva spiegarsi se quell'affetto istintivo nei confronti di Kongo fosse dovuto all'amalgama perfetto che si era instaurato tra tutti loro o ad altro; di sicuro, la limpidezza emotiva del samurai della terra, che evidenziava una spontaneità quasi selvaggia, suscitava in Korin una certa curiosità, mista persino ad ammirazione.

Shu aveva fatto dell'impeto passionale, espresso al massimo della sua intensità, la propria regola e Seiji, in qualche modo l'antitesi di una tale maniera di rapportarsi al mondo, ne era paradossalmente attratto, quasi da un simile modo di atteggiarsi sentisse di dover carpire un insegnamento.

E così, doveva ammetterlo a se stesso, l'aveva accolto sotto la propria ala, in un certo senso come se dovesse svezzare un monello troppo irrequieto ma con ottime potenzialità da incanalare nella direzione giusta. Al tempo stesso, era consapevole di quanto fosse in parte ridicolo vedere la questione sotto quell'ottica.

Spostò il proprio sguardo su Shin e il sorriso si accentuò, perché il detentore dei poteri dell'acqua era un ragazzo irresistibilmente tenero; neanche quando si innervosiva riusciva a rendersi sgradevole, tanto che Seiji riteneva di non sbagliarsi a ravvisare in lui il loro centro perfetto, il perno catalizzatore del loro equilibrio di gruppo. Anche Touma condivideva quell'idea.

Con Shin non era possibile restare arrabbiati per più di pochi istanti e infatti lo stesso Shu, vittima prediletta delle frecciate argute cui Suiko sapeva dare forma mantenendo inalterate la sua voce incantevole e la sua faccia d'angelo, subito dopo la sfuriata finiva per corrergli dietro come un cagnolino scodinzolante, incapace di stargli lontano per più di mezz'ora.

Shin, tuttavia, aveva qualcosa che non andava da quando si era risvegliato; era bastato poco all'osservatore Seiji per conoscerli tutti, senza contare che Shin si lasciava conoscere facilmente, al di là di un angolo in ombra, riservato, del proprio spirito, che non consentiva a nessuno di sondare.

Nel corso della loro impresa, Seiji era convinto, insomma, di averlo quasi del tutto compreso: un ragazzino di quindici anni che voleva prendersi cura degli altri, donando loro la propria gioia di vivere, con le premure che riservava a tutti, assumendo molto seriamente, su di sé, il proprio ruolo di anziano del gruppo, ignaro di quanto spesso lasciasse trasparire, inconsapevolmente, quel suo lato bambino che ispirava protezione.

O forse era Seiji a notarlo, per la sua capacità innata di andare sempre oltre la superficie delle cose, non pensava questo di sé come un vanto; spesso si rivelava, anzi, un peso, perché lui non sapeva farsi comprendere come invece comprendeva gli altri.

Era bastato davvero poco, a Seiji, per entrare nel cuore di Shin, come gli bastava poco per avvertire che qualcosa non funzionava; troppo spesso la gentilezza del discendente dei Mori veniva meno nei confronti di Shu, sostituita dall'asprezza di parole che sapeva rendere taglienti se lo desiderava.

Che il semplice Shu si rendesse involontariamente vittima predestinata di tutti loro e bersaglio fin troppo facile di scherzi e prese in giro era scontato ma, al tempo stesso, a tratti Shin esagerava e quella non era la normalità, soprattutto tenendo conto che, tra i due, si era instaurato, fin da subito, un affetto che sembrava bruciare intorno a tutto il gruppo, mutandosi dai primissimi istanti in un punto fermo irrinunciabile. Ed era un affetto passionale, di quelli che penetrano nel profondo fino a diventare nutrimento dell'esistenza.

Era così per tutti loro, in pochi giorni, con una velocità data dal bisogno reciproco in parte, ma soprattutto da una sintonia voluta dal fato, era giunta la consapevolezza che mai più avrebbero potuto rinunciare gli uni agli altri.

Eppure, se erano tutti frammenti di un unico cuore, di quel cuore Shin e Shu erano la parte salda, pulsante, perché costituivano una certezza che mai si sarebbe sfaldata.

Accentuò il sorriso, posando insistentemente lo sguardo sulla figura graziosa di Shin, seduto sul divano, il busto chinato in avanti, i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento, gli occhi sempre pieni di luce ora velati d'ansia ma non meno luminosi, proprio perché resi lucidi da uno specchio di lacrime non piante, fissi su un punto lontano del pavimento.

Percependo l'occhiata che indugiava su di lui, Suiko sollevò il capo e scoprì così il sorriso che Korin gli stava rivolgendo.

Seiji chiuse la rivista, senza mutare espressione:

“Credetemi, non dovete preoccuparvi per Ryo e pensate a rilassarvi di più. Shin, il nostro amico, al suo risveglio, desidererà sicuramente trovare la spalla sicura che sei solito offrirgli.”

Il samurai dell'acqua sussultò, ma Seiji fu più sorpreso dal contemporaneo sollevarsi del volto di Shu: l'ombra che gli parve di scorgere nel profondo blu dei suoi occhi lo inquietò e corrugò le sopracciglia, cessando di sorridere.

Dopotutto non si era sbagliato, ma il fulcro dei problemi tra i due... poteva davvero essere Ryo?

Avrebbe voluto mordersi la lingua e poter tornare indietro, per porre maggiore attenzione a ciò che diceva, ma il senno di poi non aveva mai aiutato nessuno... e adesso si sentiva in imbarazzo, perché una tensione spessa come una cappa di fuliggine si era diffusa tra loro.

Fu Touma a spezzare quella situazione di stallo, infilandosi attraverso la porta come un alito di vento impetuoso; Seiji avrebbe voluto ringraziarlo.

“Non possiamo più stare in ozio.”

Il samurai dell'aria aveva parlato senza preliminari, con un tono di urgenza e aveva così richiamato l'attenzione di tutti.

“Che ti prende?” borbottò Shu, che ancora non riusciva a deporre il broncio dal suo viso.

“La notte scorsa ho guardato le stelle e... ciò che mi hanno trasmesso non mi è piaciuto per niente.”

Kongo sollevò un sopracciglio:

“Ah, bene, che interlocutrici degne di fiducia.”

“Non mi aspetto che tu capisca.”

“Già, tanto per cambiare, figuriamoci se qualcuno non sottovaluta la mia intelligenza.”

Non lo disse con il solito tono da monello offeso, ma con una serietà tale da lasciar trapelare del tutto il proprio umore cupo.

Shin si alzò, sbuffando, si mise le mani in tasca, gli diede le spalle e si allontanò di qualche passo, senza rinunciare ad un commento pungente:

“Di quale intelligenza stai parlando?”

Il movimento di Kongo fu rapidissimo, a dimostrazione di quanto sapesse essere agile oltre che forte; le sue dita robuste si serrarono con ferocia sul polso di Shin e lo strattonarono malamente. Suiko, colto di sorpresa, strillò, compiendo un mezzo giro su se stesso a causa del brusco e forzato passo indietro.

“Senti tu! Sarebbe il caso che la piantassi! Non ho intenzione di sopportarti oltre!”

Shu inveì contro di lui senza lasciarlo, anzi, trascinato dalla foga della sua furia cieca, gli torse con violenza il braccio.

“Sei diventato matto?” si lamentò Shin, tentando vanamente di divincolarsi, ottenendo solo di provare più dolore del necessario, anche perché Shu era preda di un'irrazionalità tale da rendergli impossibile comprendere cosa stesse facendo.

Touma e Seiji erano rimasti rigidi ed immobili, gli sguardi fissi sui due amici; persino gli occhi sempre imperturbabili di Korin scintillavano di sgomento.

Fu Touma a riprendere il controllo della situazione e a gettarsi contro i due, posò con fermezza una mano sull'avambraccio e l'altra sul petto di Kongo, per spingerlo lontano da Suiko.

“Vedi di calmarti, Shu.”

Soggiogato, il samurai della terra allentò spontaneamente la presa, liberando Shin, il quale fece un passo indietro, massaggiandosi la pelle contusa; laddove la morsa delle dita di Shu aveva infierito, era possibile scorgere delle chiazze rossastre che, lentamente, assumevano sfumature viola, segno che si stavano mutando in un brutto ematoma.

Gli occhi di Shin non si staccavano da Shu ed erano accesi, furenti ad una prima parvenza, ma Seiji si rese conto di qualcos'altro: quell'astio tanto prossimo all'odio, Shin non lo riservava a Kongo, quanto a se stesso. Le sfumature emotive di quello sguardo riservate al compagno non emanavano rabbia, bensì tanta confusione, senso di colpa e tristezza.

“Con tutti i problemi che abbiamo, vi accapigliate come due bambini” li rimproverò Touma, “siete consapevoli dello spettacolo pietoso che avete dato di voi stessi?”

I due ragazzi abbassarono il capo nel medesimo istante. Shu era ombroso come un puledro selvaggio appena domato, Shin somigliava più a un cagnolino colto in fallo e timoroso all'idea di perdere l'amore e l'approvazione di chi gli stava intorno.

“Mi dispiace” mormorò, la voce sottile come quella di un pulcino, intanto continuava a tenere le dita premute sull'avambraccio destro, era evidente che doveva fargli piuttosto male.

Seiji si schiarì la voce e si sforzò di spezzare la pesantezza del momento invitando tutti alle comuni priorità:

“Touma è venuto per richiamarci ai nostri doveri e credo abbia assolutamente ragione. Non ha molto senso crogiolarci qui, in casa, ad attendere che un eventuale nemico faccia la sua mossa cogliendoci del tutto impreparati; sforziamoci almeno di prevenire, per quel che possiamo.”

“E come?” mugugnò Shu, ancora palesemente scosso.

“Touma ed io andremo a Tokyo a fare un sopralluogo, intanto controlleremo che gli effetti dell'attacco di Arago non abbiano avuto conseguenze sulla popolazione e sul normale svolgimento della quotidianità.”

“Perché solo voi due? Non sarebbe meglio essere insieme nel caso di pericolo?”

“Qualcuno deve restare qui, Shu, accanto a Ryo” spiegò Touma, che approvava pienamente l'idea di Seiji.

“Ma c'è Nasty... e Byakuen... credo che...”

“Ryo avrà bisogno di noi, Shu” si intromise Shin, sollevando mestamente il capo per la prima volta dopo l'incidente.

“Figuriamoci se il signorino non esprime opinione contraria su qualcosa che esce dalla mia bocca!”

La nuova sfuriata di Shu spinse l'amico a guardarlo, senza ombra di ostilità questa volta, Shin sembrava preda di un'indicibile infelicità mentre sussurrava, a voce così bassa che parve parlare tra sé:

“Shu... che dici?”

“Shin non aveva cattive intenzioni questa volta, Shu, cerca di calmarti e di porre fine a questa faccenda, per favore.”

Ancora una volta, le parole di Touma sortirono un effetto lenitivo e Kongo si riappoggiò al muro, sbuffando, le braccia incrociate sul petto.

Seiji si avvicinò a Shin e gli posò una mano sulla spalla:

“Se Ryo dovesse svegliarsi... stagli vicino, nessuno saprebbe prendersi cura di lui meglio di te, controlla che non faccia sciocchezze e...”

“E accudiscilo come una brava mammina, potresti aggiungere, già che ci sei” lo interruppe Shu con quello che sembrava un ruggito a stento trattenuto tra i denti.

Due paia di occhi si posarono su di lui, mentre Shin guardava altrove, lasciandosi sfuggire un sospiro di impotenza.

“D'accordo” proseguì Shu facendo un passo avanti, “se a prendersi cura di Ryo ci sarà il nostro premuroso Suiko, io sarò più utile a voi immagino, sono più bravo a combattere che a fare la donnina di casa!”

“Innanzitutto comincia con il deporre questa tua rabbia esplosiva o non sarai utile a nessuno” cercò nuovamente di richiamarlo Touma.

“A quanto pare è questo che cercate di farmi capire, non mi volete tra i piedi, ma non servirò a nulla neanche qui, che ci sto a fare?”

Infilò le mani in tasca e si diresse deciso verso le scale che portavano alle stanze al piano di sopra, ma la voce di Shin si fece udire, prima che posasse il piede sul primo scalino:

“Shu... se qualche nemico dovesse attaccarci mentre Touma e Seiji sono fuori... io ti vorrei al mio fianco.”

Il samurai della terra si immobilizzò, rimase qualche istante rigido, quindi si voltò e camminò fino alla poltrona, lasciandovisi cadere con totale abbandono, incrociando di nuovo le braccia e sbuffando verso il soffitto con aria condiscendente:

“Vorrà dire che ti farò questa concessione.”

Seiji e Touma sorrisero, perché finalmente videro tornare sui suoi lineamenti una delle solite, buffe espressioni, segno che la rabbia andava scemando e che stava tornando il loro solito, scherzoso Shu.

“Ma bravo il nostro Kongo” ridacchiò Touma, arruffandogli vivacemente i capelli, ottenendo in cambio un lamento giocoso accompagnato dal tentativo di Shu di scrollarsi la sua mano di dosso.

La stretta di Korin sulla spalla di Shin, si fece ancor più amichevole e colma di affetto, mentre gli sussurrava, a bassa voce, in un orecchio:

“Curati quel braccio, ti rimarrà il segno per parecchio tempo, temo.”

Suiko sorrise timidamente, le guance appena imporporate, mentre abbassava il capo:

“Non è nulla, è stata colpa mia...”

Touma passò loro accanto, prendendo Seiji sottobraccio per dirigersi con lui verso la porta d'uscita, Shin rivolse loro un'ultima occhiata, senza riuscire del tutto a nascondere la propria preoccupazione:

“Promettetemi che starete attenti, vi prego...”

Touma gli strizzò l'occhio con un ultimo cenno di saluto:

“D'accordo... mammina.”

Poi la porta si chiuse, lasciando Kongo e Suiko immersi in un silenzio spezzato unicamente dal ticchettio di un orologio e dal cinguettio degli uccelli che, a tratti, venivano a posarsi sopra al davanzale della finestra, in cerca delle briciole che gli abitanti di casa volentieri lasciavano a loro disposizione.

 

 

 

 

“Non mi spiego se Nasty sia generosa o piuttosto incosciente a lasciare la sua macchina in mano a un minorenne.”

Touma si sedette accanto a Seiji che, accomodatosi come se niente fosse alla postazione di guida, aveva già infilato la chiave nel cruscotto, osservando con aria vagamente divertita l'espressione preoccupata di Touma.

“Forse, semplicemente, a differenza tua lei ha capito di potersi fidare di me.”

“Non è questione di fiducia, che facciamo se ci fermano? Cosa racconti alla polizia? Che sei un guidatore degno di fiducia anche se non hai i documenti?”

Seiji si strinse nelle spalle, guardò davanti a sé ed infuse nel proprio sorriso una sfumatura enigmatica:

“Faremo in modo di non farci fermare.”

“Invidio il tuo ottimismo” sbuffò Tenku abbandonando la testa all'indietro contro lo schienale, ma l'attimo successivo, l'improvvisa e brusca messa in moto del compagno, lo fece sobbalzare sul sedile, mentre la vettura partiva sgommando.

“Se intendi non dare nell'occhio cominci proprio bene!”

“Mi stavo solo sfogando un poco prima di arrivare in città!”

Touma sospirò nuovamente e si impose di rilassarsi, mentre il compagno prendeva confidenza con l'utilitaria rossa di Nasty.

Rimase in silenzio per un po' con gli occhi chiusi, finché si rese conto che la guida di Seiji non era affatto spiacevole: decisa, sicura e morbida... come la sua anima abbagliante.

Si morse le labbra, quasi temesse che quel pensiero assurdo potesse sfuggire al suo controllo e si decise a schiudere una palpebra, lanciando un'occhiata in tralice al coetaneo; il profilo di Seiji era quanto di più incantevole si potesse concepire, i lineamenti che sapevano essere, a un tempo, delicati e fieri come quelli di un angelo sceso dal cielo con la propria spada di luce a punire il male nel mondo, i capelli d'oro, tanti fili preziosi mossi dal vento che li accarezzava attraverso i finestrini abbassati e quell'espressione... Touma ne fu colpito... Seiji di Korin, sempre così pacato, cortese, con quell'invidiabile dominio di sé... alla guida era come trasformato, l'unico occhio viola visibile dalla posizione in cui Touma si trovava, acceso di un fuoco singolare, rabbioso quasi... uno sguardo assetato di libertà.

E allora capì, ricordò del momento in cui Seiji gli aveva accennato alla sua passione per le auto da corsa, significava questo, quindi, per lui: libertà dalle catene forgiate in troppo rigidi schemi che l'educazione tradizionale di famiglia gli aveva imposto.

Korin voltò il capo e lo scoprì a contemplarlo, ma quella mossa riportò rudemente Touma alla realtà:

“Non guardare me, guarda la strada!”

Seiji sbuffò, sollevò gli occhi al cielo:

“Non ti faccio schiantare contro un albero, stai tranquillo, sei in ottime mani.”

Tuttavia ascoltò la raccomandazione e riportò lo sguardo davanti a sé:

“In ogni modo preferirei non avere due occhi terrorizzati continuamente puntati addosso.”

Il samurai dell'aria si sentì avvampare. Come spiegargli che non erano affatto occhi terrorizzati i suoi? Quanto meno non nel senso che Seiji aveva inteso.

Rintanò la testa tra le spalle e si fissò le mani abbandonate in grembo.

“Sono tranquillissimo” borbottò.

Percepì nuovamente su di sé una furtiva occhiata di Korin, seguita da una risatina:

“Certo, come no.”

“E guarda la strada!” strillò Touma senza sollevare il viso, l'espressione atteggiata ad un ringhio di disappunto; cominciava a pentirsi di non aver portato Shu con loro. Si sentiva imbarazzato e a disagio e non sapeva spiegarsi perché.

Le sue orecchie furono raggiunte dal lamento spazientito del compagno:

“Quasi quasi torno indietro e ti sostituisco con Shu, comincio a pensare che sarebbe meno noioso.”

L'osservazione poco gentile del samurai della luce punse Touma sul vivo:

“Certo, sarebbe troppo impegnato a farti dispetti che finirebbero per portarti fuori strada, un compagno così poco noioso che metterebbe entrambi nei guai.”

Nessuno dei due parlò più per parecchi istanti, poi fu Seiji a rompere il silenzio:

“Ti sei offeso, Touma?”

Lo guardò di sottecchi, non vi era più ombra di canzonatura in quel suo meraviglioso occhio dalle sfumature d'ametista, che gli provocò un ulteriore, involontaria considerazione:

Come possono, delle iridi umane, essere tanto strane... e belle?”

Fece violenza a se stesso, imponendosi di rivolgere altrove la propria attenzione e si girò dall'altra parte, il gomito sul bordo inferiore del finestrino, il palmo della mano a sorreggersi il mento:

Perché mi sarei dovuto offendere?”

Non lo so, dimmelo tu; mi sembri un po' strano.”

Cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che era strano perché stare vicino a lui, loro due soli, lo portava ad avere reazioni fisiche ed emotive fino a quel momento del tutto sconosciute?

Sono solo un po' preoccupato; Ryo che non si sveglia, la probabilità molto alta di dover combattere ancora e quei due... che vanno in escandescenze per un nonnulla... avremo fatto bene a lasciarli soli?”

Non essere così apprensivo, è vero che sono un po' tesi, ma non sono degli sprovveduti. Shu è impulsivo, ma stravede per Shin e, in quanto al nostro pesciolino, era sinceramente dispiaciuto, farà in modo che le cose vadano per il meglio, ha molto a cuore il gruppo, hai visto come sembrava stare male al solo pensiero di averci causato dei problemi.”

E' vero” sospirò Touma assumendo una posizione più rilassata, appoggiando completamente la schiena al sedile, “mi fido di Shin, è un ragazzo responsabile e attento, spero che faccia chiarezza in se stesso, mi dispiace vederlo così inquieto, la sua riservatezza lo porta a tenersi tutto dentro.”

Quindi, non ottenendo risposta, lanciò un'occhiata al compagno:

Come qualcuno di mia conoscenza, d'altronde...”

Il sopracciglio di Seiji si sollevò:

Di chi parli?”

Nulla” cantilenò Tenku facendo roteare gli occhi verso l'alto, con un sorriso rassegnato, “lascia perdere, fai come se non avessi detto niente.”

 

 

 

 

Il rombo del motore esplose nell'aria, per scomparire poi in lontananza, dopo uno stridore di gomme sul terreno; Shin si precipitò alla finestra e guardò fuori.

“Ma che fa Seiji? E' impazzito?”

Rimase in attesa per un po', quasi aspettandosi che alle sue orecchie giungesse l'inconfondibile frastuono generato da uno schianto, ma non accadde nulla e sospirò di sollievo:

“Speriamo vada tutto bene... sono un po' in ansia...”

“Se non si preoccupa Nasty, non vedo perché dovresti entrare in crisi tu” commentò Shu, affondato scompostamente nella poltrona.

“Non so come faccia, in effetti, ad essere così tranquilla, ha lasciato la sua auto a un minorenne senza patente che, tra l'altro, non mi dà l'idea di avere una guida così tranquilla.”

Sul volto di Shu comparve un ghigno sardonico:

“Non solo ti comporti da mammina... ma da mammina paranoica ed iperprotettiva, tutto il peggio che si possa mettere assieme.”

Il viso di Shin si abbassò, l'espressione infelice, il braccio ingiuriato sembrò pulsare in maniera più dolorosa.

“Ehy, pesciolino... stavo scherzando...”

La voce di Shu, finalmente, risuonò morbida, carezzevole, tanto che Suiko trovò il coraggio di sollevare i propri occhi ad incontrare i suoi; e li trovò gentili, profondi... e belli.

“Già, stavi scherzando” mormorò il samurai dell'acqua con un sorriso triste e pieno di umiltà, “e in maniera molto meno crudele di quanto sappia fare io, d'altronde... non dovrei prendermela, scusami...”

Kongo inarcò le sopracciglia e sporse in avanti le labbra in un'espressione di autentica perplessità; a Shin sembrò talmente buffo ed adorabile che il suo sorriso si fece più intenso e complice.

“Vogliamo deporre le armi?” borbottò Shu, “non... non ho ancora ben capito cosa ti frulli in quella testolina ma... io non sopporto di essere arrabbiato con te...”

Poi si interruppe qualche istante, per riprendere subito dopo, come in seguito ad una riflessione interiore:

“Cioé... proprio non ci riesco ad essere arrabbiato con te, non ne vedo il motivo, io ti...”

“E' colpa mia Shu” lo interruppe Suiko con foga, “e se intendevi dirmi che mi vuoi bene... be'... anche io te ne voglio...”

Kongo sbuffò:

“E allora siamo due cretini, non vedo altra spiegazione.”

Shin si lasciò sfuggire una risatina e i lineamenti del suo viso assunsero un'espressione così tenera che Shu rispose con uno sguardo adorante, mentre il cuore gli balzava con prepotenza in gola. Quindi i suoi occhi caddero sul braccio che ancora Shin, a tratti, massaggiava distrattamente.

Il samurai della terra si alzò e si portò davanti a lui; allungò con delicatezza una mano e la chiuse intorno al polso del compagno. Shin rimase rigido per un solo istante, ma poi lo lasciò fare, rivolgendogli uno sguardo colmo di stupore, mentre Kongo passava dolcemente le dita sulla parte che ancora recava il segno della sua precedente ferocia.

“Io lo sono di sicuro un cretino” sussurrò il samurai della terra, quasi più tra sé che al compagno.

“Non è vero, Shu, la tua pazienza nei miei confronti è persino troppa a volte.”

“Non passare dall'acidità esasperata a denigrare completamente te stesso, ce l'hai la cognizione della via di mezzo?”

“Detto da te, poi” ridacchiò Shin con una linguaccia.

“Scemo” sbuffò Shu e colse completamente il coetaneo di sorpresa portandogli una mano dietro al collo, attirò il suo capo contro la propria spalla e gli arruffò i capelli con carezze a un tempo energiche e piene di calore.

Suiko rimase immobile, a godersi quella dose di coccole inattese ed accogliendole con il cuore gonfio di gratitudine; si rese conto, all'improvviso, di quanto ne avesse bisogno... e di come fosse spesso incapace di chiederle spontaneamente, almeno quanto era solitamente pronto a concederle.

Nel momento in cui Shu pose fine al contatto, provò un senso di privazione indicibile, che durò tuttavia pochi istanti, perché subito Kongo si riappropriò del braccio dolorante di Shin e lo tirò un po', con gentilezza, per invitarlo a muoversi.

“Dai, vieni, dobbiamo fare qualcosa per quell'ematoma o sarò preda di insopportabili sensi di colpa ogni volta che ci poserò sopra gli occhi.”

Il samurai dell'acqua non osò commentare nulla, tanto era in balia dell'atteggiamento premuroso di Kongo, era in un certo senso impreparato ad affrontarlo e poi gli piaceva; doveva ammettere che abbandonarsi all'affetto altrui, senza pensare, senza riflettere su cosa fosse giusto fare, si rivelava gratificante e lo commuoveva a tal punto che sentì un'ondata di lacrime salire a pungergli gli occhi. Non disse nulla, perché non voleva rovinare quegli istanti, perché, a quel punto, aveva paura della propria lingua tagliente, aveva paura, come mai gli era capitato prima, di poter dire qualcosa di sbagliato, di offensivo e di rovinare tutto, di allontanare da sé l'accogliente dolcezza che Shu gli stava concedendo.

Giunsero in bagno e Shu fece sedere il compagno sul bordo della vasca, mentre Shin ancora non opponeva alcun tipo di resistenza e si lasciò guidare, in ogni singolo movimento, tanto che Kongo lo scrutò in modo scherzosamente sospettoso:

“Potrei prenderci gusto ad averti così remissivo e muto, diventi quasi adorabile.”

Shin abbassò il capo con una smorfia, continuando però a guardarlo dal basso verso l'alto e quel bizzarro atteggiamento da cane bastonato strappò a Shu una risata:

“Devo dire che non solo Arago, ma anche tu mi hai movimentato la vita, sirenetto...”

Si interruppe e gli diede le spalle, accostandosi all'armadietto dei medicinali, tornando serio mentre frugava all'interno:

“Di sicuro me l'hai resa più ricca.”

Suiko sollevò di scatto il capo, aprì un poco le labbra ma non disse nulla: ancora lo colse il timore di non saper scegliere le parole e che qualcosa di profondamente stonato potesse prendere forma dalla sua voce.

Avrebbe desiderato dirgli che ricambiava del tutto quel sentimento, che mai, in nessun modo, sarebbe più stato in grado di immaginare il resto della propria vita senza Shu al suo fianco, eppure... dentro di lui un senso di confusione continuava a prevalere, un vortice emotivo al quale non sapeva dare forma e nome e che, in parte, lo spaventava, anche se era assurdo: ben altre cose avrebbero dovuto spaventarlo, eventi fin troppo concreti che si prospettavano nel loro futuro, gli incubi che durante la notte ancora tormentavano tutti loro, il dolore di nuovi combattimenti probabilmente in arrivo.

Ed in effetti, benché come i suoi compagni non lo esternasse, era terrorizzato dall'idea di combattere ancora, per tutti loro era così.

Al tempo stesso, tuttavia, non poteva negare quell'altro pizzico di inquietudine che caratterizzava timori di altro tipo, insicurezze che tentava di tenere ben celate dentro di sé: aveva già creato fin troppi problemi e faticava a perdonare se stesso.

Il compagno si avvicinò a lui tenendo tra le mani la confezione di un unguento curativo, si inginocchiò ed aprì il tubetto.

“Dai, dammi il braccio.”

Shin obbedì senza riflettere, non riusciva a sottrarsi all'incantesimo nel quale il compagno l'aveva intrappolato; o, molto più probabilmente, non desiderava affatto sottrarsi.

Sarebbe bello se questi istanti potessero non finire mai” si trovò a pensare, lasciandosi andare ad un sospiro che era un amalgama di godimento e disperazione.

Shu sparse un po' di unguento sulla parte dolorante, poi massaggiò gentilmente, facendo attenzione a non trascurare nessun frammento di pelle arrossata. Il cuore di Shin prese a battere forte, senza che lui sapesse spiegarsi perché; un groppo insopportabile si formò nella sua gola e, nel momento in cui tentò di inghiottire, non poté impedire ad un'ondata di lacrime di sgorgare e scorrere lungo le guance.

Ti fa male?” domandò Shu, con una sfumatura ansiosa nella voce, rendendosi conto dei suoi tremiti e sollevando il capo, scorgendo così quel pianto silenzioso che illuminava gli occhi e le gote dell'amico.

Shin...” mormorò.

Il samurai dell'acqua portò la mano libera al volto e se lo asciugò freneticamente con il palmo, sfregandosi gli occhi con una sorta di violenza rabbiosa, poi abbassò il braccio e sorrise all'amico:

Scusami Shu... e grazie... va molto meglio adesso...”

Ah be'... strano modo di dimostrarlo, credevo che il male ti fosse diventato insopportabile.”

Suiko si piegò su se stesso, esplodendo in una risata che si accompagnava alle lacrime residue: davvero Kongo pensava che un dolore fisico come quello potesse farlo piangere come un bambino?

Ridi e piangi insieme? Ma... Shin...”

Oh, Shu” esclamò il compagno, la voce spezzata dalle risate miste ai singhiozzi, “non hai capito niente!”

Kongo non ebbe il tempo di sentirsi offeso, perché Suiko si chinò, gettandogli le braccia al collo e nascondendo il capo contro la sua spalla, lo strinse fortissimo, senza smettere di ridere... ma era una risata che a tratti si mutava ancora in pianto. Shu non poté fare altro se non assumere un'espressione stupita e ricambiare quell'abbraccio, massaggiandogli la schiena e la nuca, rendendosi conto una volta di più che un torrente limpido, dolce, ma impetuoso, lo stava trascinando verso qualcosa di spaventosamente bello; affogare in quel vortice d'acqua pura e travolgente era un prezzo che avrebbe volentieri pagato, anche se avesse significato smarrirsi in qualcosa che per lui era ancora l'ignoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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