Is it ironic, do you think?

di Flaqui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A prima vista... ***
Capitolo 2: *** From Italy with love... ***
Capitolo 3: *** S.S. e D.B.R. ***
Capitolo 4: *** Ironia ***
Capitolo 5: *** P.D.R.F.= Programma distruzione Ruba Fidanzati... ***
Capitolo 6: *** Un malinteso ***
Capitolo 7: *** Fuochi d'artificio ***
Capitolo 8: *** Quando il presidente ci mette lo zampino... ***
Capitolo 9: *** Target... ***
Capitolo 10: *** Le colpe di un re senza corona... ***
Capitolo 11: *** El podere de las mujeres.... ***
Capitolo 12: *** Que nadie sepa mi suffrir... ***
Capitolo 13: *** I can't be your hero, baby... ***



Capitolo 1
*** A prima vista... ***


 

Capitolo 1

A prima vista.

 
La ragazza si lasciò crollare dal suono dei motori dell’areo che decollava.
Volare le piaceva e ancora di più guardare il cielo.

A volte immaginava di poter allungare la mano e sfiorare con le dita le nuvole.
Osservò il cielo scuro fuori dal finestrino.
In lontananza si intravedevano di già le prime luci dell’alba, che coloravano con tinte rosee l’orizzonte.
L’unica stella che brillava ancora nel cielo, sprezzante dei raggi del sole che la rincorrevano e decisa ad illuminare la Terra fino alla fine era Sirio.
Lei conosceva i nomi di tutte le stelle.
Gliel’aveva insegnati sua madre, quando, durante l’estate andavano alla vecchia casa di campagna.
Ma era stato molto tempo fa.
Molte cose erano cambiate da allora e molte stavano ancora per cambiare.
Lei credeva che le stelle non fossero altro che il sorriso delle persone buone, che vegliavano su di lei, proteggendola dall’alto.
E Sirio, la stella più brillante, quella che era visibile da ogni parte del mondo era il sorriso di sua madre.
Non l’aveva mai detto a nessuno ma, quando aveva dieci anni, esattamente il 23 Maggio, l’aveva ribattezzata fra sé e sé Angel.
Perché era come una sorta di angelo custode.
Nonché la stella preferita di sua madre.
Una volta aveva detto a suo padre della stella.
Gli erano saliti le lacrime agli occhi e l’aveva abbracciata forte senza osare guardarla.
Da quel giorno non ne aveva più fatto parola con nessuno.
Senza rendersene conto si era addormentata.
Quando aprì gli occhi, i raggi del sole erano ormai forti e penetravano dal finestrino con forza.
Si sgranchì le braccia intorpidite poi contrasse il busto chinandosi per raccogliere il giornale che era scivolato sotto il sedile.
Lanciò un rapido sguardo alla sua vicina di posto era una ragazza di circa diciassette anni che parlava al cellulare.
-Anche tu mi manchi...-mormorò al cellulare.
La ragazza prese a mordicchiarsi l’unghia con lo smalto nero.
Una donna, doveva essere sua madre, seduta proprio li di fronte le lanciò un occhiata.
-Scusi signorina, mi dispiace ma devo chiederle di riattaccare il telefonino...-la implorò l’hostess.
-Sta zitta e decolla bella!-protestò la ragazza.
-Signorina per favore…-
-Maggie…-protestò la madre.
-Amore ti devo lasciare…-sussurrò melensa Maggie al telefono. Poi corrugò la fronte.-Ehi, ma non lasciare, lasciare dico eh?-
L’hostess scosse la testa.
-Okey riattacca prima tu… no tu… tu!-
-Basta!!-esclamò una donna con il sedile proprio li di fronte.
La ragazza le rivolse una liguaccia e finalmente si decise a riattaccare.
-Si pregano i gentili passeggeri di allacciare le cinture l’atterraggio all’aeroporto di Buenos Aires avverrà nel giro di pochi minuti. Grazie-esclamò la voce metallica proveniente dalla cabina del comandante.
Sospirò allacciandosi la cintura.
Era arrivata a casa.
 
-NO!- Mar si svegliò in un bagno di sudore, il cuore che le batteva a mille, premendo contro il petto. Con forza. Quasi avesse deciso di uscire da quella prigione.                                                                                                                                                                                                                                                                                         
Non ricordava con precisione che cosa avesse sognato. Ma probabilmente c’entravano Thiago e Simon.
Dopotutto loro centravano sempre. Mar richiuse gli occhi.                                                                                                
No. Non ci riusciva.
Riaddormentarsi  era impossibile.
Come era impossibile tornare indietro.                                                                                                                                                                                                 
Ormai si poteva solo andare avanti.
La piccola radiosveglia sul comodino l’avvisò che erano appena le tre.                                                                                             
Mar si rigirò inquieta nel  letto.                                                                                                                                                   
–Problemi Mar?-chiese una voce.                                                                                                                                           
Mar ci mise un po’ a riconoscerla.                                                                                                                                                    
–Più di quanti tu immagini giraffa-mormorò alla fine.                                                                                                                  
 –Ne vuoi parlare?-sussurrò Melody  contraendo il busto in modo da poter guardare negli occhi Mar, il cui letto era proprio sopra il suo.                                                                                                                                                       
 –Non credo che tu sia la persona giusta con cui parlarne-                                                                                              
-Si ma per il momento ci siamo solo noi quindi devi per forza parlarne a me- la ragazza si alzò dal suo letto e coprendosi le spalle con la coperta si sedette affianco a Mar-Si tratta di Thiago e Simon?-                                        
Mar sospirò. -Non lo so-                                                                                                                                                            
 -Di cosa hai paura?-chiese Melody.                                                                                                                                           
Mar stava per ribattere che lei non aveva paura di nulla e di nessuno poi però sospirò e disse-Di tutto. Di scegliere e di non riuscire a scegliere. Perché se non scelgo poi potrei perderli tutti e due ma se scelgo e poi mi pento della decisione?-                                                                                                                                                    
Melody la guardò per un attimo infinito e brevissimo al tempo stesso.                                                                               
–Mar scegliere non è mai facile ma bisogna farlo. Spesso non si sa se la decisione da prendere sia quella giusta fino a che non la compiamo. Però non devi fare ora e subito una scelta di cui presto potresti pentirti. Prenditi il tuo tempo per pensarci. Tempo al tempo. Solo assicurati che la decisione che desideri tu-                           
Si guardarono per un attimo giraffa e bassotta, nemiche e amiche allo stesso tempo. 
Poi Melody raccolse la sua coperta e tornò a stendersi sul suo letto.                                                                                                                           
–Melody?-la chiamò Mar.                                                                                                                                                                                    
–Si?-                                                                                                                                                                                                       
-Grazie. Sai se non fossi un odiosa giraffa mi sarebbe piaciuto essere tua amica.-                                                                
-Anche a me Mar, anche a me.-  sussurrò l’altra.
Poi si infilò sotto le lenzuola.
-Buonanotte- 
 
-Dove la porto signorina?-chiese l’uomo nel taxi.
La ragazza alzò la testa, rimanendo a guardarlo smarrita per un secondo.
Poi focalizzò il tutto e scosse la testa.
L’uomo aspettava.
-Si, mi scusi, può portarmi a questo indirizzo?-chiese porgendogli il foglietto sul quale aveva scritto il numero e il nome della via.
-Ah, ai piani alti?-borbottò l’uomo.
-Cosa?-
-Dico che quella è davvero una bella zona. Per gente ricca.- la voce gli si abbassò fino a diventare un grugnito indistinto.
Lei annuì. Poi lanciò un rapido sguardo all’aeroporto dietro di lei.
Maggie, la ragazza del telefonino era appena uscita, con sua madre che trascinava un enorme carrello stracolmo di bagagli.
Le luci del mattino erano ormai alte nel cielo.
-Dunque possiamo andare?-le chiese l’uomo del taxi.
-Si. Possiamo andare.-
 
-Su in piedi!-urlò Nico entrando nella stanza dei ragazzi.
Luca grugnì e si girò sul fianco.
-Su ragazzi! Luca dai!-
-Mmmm!-protestò Thiago.
Nico, costernato dal fatto che nessuno gli desse ascolto uscì sospirando per andare a svegliare i piccoli.
Cielo li guardò sorridendo dall’uscio.
-Sveglia! Sveglia!-
A questo grido tutti i ragazzi scattarono in piedi.
-Allora, che ci fate ancora in pigiama!?-chiese la donna -A prepararvi! Su!-
Tutti obbedirono persino Tacho che dopo aver colpito Lleca, ancora addormentato, con il cuscino si lasciò cadere per terra con un sospiro teatrale.
 
-Buongiorno principessine!!-urlò Malvina spalancando la porta della camera delle ragazze.
Peccato che di principesco queste ultime avessero ben poco.
Jasmine che dopo essersi svegliata nel cuore della notte non era più riuscita a chiudere occhio, si alzò sospirando.
Caridad e Valeria ancora nel mondo dei sogni borbottarono qualcosa di incomprensibile.
Melody si alzò con la mano calcata sulla mascherina e si alzò lentamente, peccato che la sua camminata degna di una sfilata venne bruscamente interrotta da una delle galline di Caridad.
Mar si lanciò una rapida occhiata intorno come se stesse perlustrando il tutto poi si sbatte di nuovo il cuscino in faccia e si riaddormentò.
Tefi era l’unica che non dava segni di vita ancora con gli occhi chiusi e il sorriso sul volto.
Malvina le guardò disperata e pronta a tutto pur di assolvere il suo dovere e farsi notare da Nico si gettò all’attaccò.
-Svegliatevi!!! Su per favore!!!-
Niente.
-Ragazze!-la voce di Cielo che dopo aver svegliato la prima metà della truppa era passata ad occuparsi della seconda squillò nell’aria.
Magicamente tutte balzarono in piedi.
-Buongiorno Cielo.-
-Buongiorno!- le augurarono le ragazze.
Malvina le guardò, poi guardo Cielo, poi di nuovo le ragazze.
-Io proprio non capisco. Quando arriva lei tutto diventa perfetto.- pensò.
-Ma è ovvio. Insomma guardala! Lei è perfetta!!-le rispose una vocina dentro la sua testa.
Malvina osservò Cielo che sorrideva alle ragazze e le aiutava a sistemare cantando allegramente.
A vederla così le venne un improvvisa malinconia.
-Si. È perfetta- rispose alla vocina.
 
-Sarà una cosa veloce, per arrivare al centro ci vuole solo una mezzoretta.-
La voce del tassista le rimbombò nella testa.
-Solo una mezzoretta.-
La ragazza sospirò.
Quelle parole le aveva dette ben un ora e mezza prima.
Un’ ora e mezza.
Non tre quarti d’ora.
Un ora e mezza, per arrivare da quello stupido aeroporto al centro della città.
E se ci fosse stato traffico la cosa sarebbe anche stata anche in un certo senso giustificabile.
Ma avevano passato l’ingorgo da ben mezzora ed erano ancora a metà strada.
O forse era solo una sua sensazione.
Forse era solo l’agitazione.
Sua madre diceva sempre che le due cose peggiori che uno potesse sentire erano l’ansia e l’angoscia. L’angoscia che viene dal passato e l’ansia dal futuro.
Non che lei fosse ansiosa, no.
Era solo stanca, ecco.
Solo stanca.
E forse un po’ preoccupata.
Era abituata a cambiare casa frequentemente ma questa volta sarebbe stato diverso.
Suo padre le aveva assicurato che non si sarebbe più trasferiti da lì almeno fino a che non avesse preso il suo diploma.
E la cosa sarebbe avvenuta fra due anni.
Aveva tempo.
Ma la cosa che più la eccitava era che finalmente avrebbe potuto passare un po’ di tempo con suo padre.
Di solito lui passava l’intera giornata fuori per lavoro, così si vedevano solo la mattina per la colazione e qualche volta la sera.
Un po’ faceva tardi lei, un po’ faceva tardi lui, la cena era sempre solitaria.
Però a lei piaceva la mattina.
Le piaceva svegliarsi e trovarlo già seduto sul bancone della cucina con la tazze del caffè bollente in mano e quel sorriso speciale un po’ sbilenco.
Le piaceva il modo in cui la chiamava “socia”.
Le piaceva il bacio che le dava sulla fronte prima di andare al lavorare e il modo in cui le augurava di passare una buona giornata.
A volte si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se si fossero visti più spesso.
Forse migliore, forse peggiore.
Non lo sapeva.
Ma quello che aveva le bastava.
Era quella sua vita.
Con suo padre.
Ora invece stava per cambiare tutto.
Certo sarebbe stato solo per poco tempo ma di sicuro le sarebbe parso strano non averlo più accanto.
Ma sarebbe durato poco, cercò di rincuorarsi.
Solo tempo che suo padre trovasse un appartamento vicino alla sua nuova postazione di lavoro.
E poi quel poco di famiglia che aveva sarebbe tornata da lei.
I cambiamenti non la spaventavano.
Era la prima a proporre di cambiare.
Cambiava look, cambiava il colore dei capelli( a proposito doveva ricordarsi di tingersi la ciocca di fucsia, ormai il blu l’aveva stufata.), cambiava il modo di porsi.
Non era questo a spaventarla.
Era perdere che le faceva paura.
Aveva già perso una volta.
Anzi due volte.
E non voleva che succedesse di nuovo.
E non l’avrebbe fatto succedere.
 
 

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Capitolo 2
*** From Italy with love... ***


  
Capitolo 2
Nuovi arrivi.


 

 
Quella era una mattina come tutte le altre alla Casa Magica.
Il sole splendeva alto nel cielo, Caridad aveva già iniziato a pulire il bagno, non ostante fosse sabato, e borbottava fra sé e sé su quanto quei ragazzi sporcassero.
Jasmine era stesa a testa in giù sul suo letto con Tacho accanto e canticchiava svogliatamente.
Valeria era intenta a scrivere il secondo capitolo del suo nuovo racconto e Rama sbirciava preoccupato, assicurandosi che, per un capriccio dell’autrice i personaggi di Valeria Rocio e Ramiro Gaston non si lasciassero. Thiago, Luca, Lleca e Nacho, che era rimasto lì a dormire, stavano aiutando Nico in alcuni “lavoretti per soli uomini”.
Mar, che aveva rinunciato ormai da un pezzo a cercare di finire il saggio di storia, e con l’intenzione di copiarlo lunedì da Josè, si era stesa sul divano in soggiorno e guardava la Tv dove stavano trasmettendo per l’ennesima volta il film record di incassi, completamente privo di trama e di originalità.
Tefi e Melody erano sedute lì vicino e sfogliavano una rivista di moda.
Nico, che dopo l’imbarazzante scena avvenuta in cucina mentre cercava di riparare il rubinetto, aveva lasciato la squadra di lavoretti manuali nelle mani di Luca, era uscito per prendere un po’ d’aria.
Così quando suonarono la porta l’unica a portata d’orecchio era proprio Mar, che, brontolando e strascicando i piedi, si diresse alla porta.
A suonare era stata una ragazza.
Aveva lunghi capelli biondi arricciati alla fine con alcune ciocche tinte di un fucsia brillante.
Indossava una gonnellina che a Mar sembrò una di quelle delle squadra delle ragazze pon- pon ma con un tocco di classe in più.
Un top senza spalline e una collana di pietre colorate completavano il suo abbigliamento.
La ragazza si portò una mano agli occhiali e, facendo tintinnare la sfilza di braccialetti che portava al polso, li sollevò poggiandoli sulla nuca.
Aveva gli occhi di un colore indefinito a metà fra il verde e il marrone.
La ragazza sorrise con un sorriso che le era in qualche modo familiare.
Anche Mar sorrise di ricambio.
Quella ragazza le ispirava simpatia.
Aveva qualcosa di conosciuto, di rassicurante come se fosse stata una di famiglia.
-Ciao, cerchi qualcuno?-chiese Mar stupendo se stessa per il suo tono cortese.
Era raro che qualcuno riuscisse a cavarle una risposta educata la mattina presto.
-Si, sto cercando Nicolas Bower…-la ragazza sorrise di nuovo.
-Mi dispiace Nico ora non c‘è, ma se vuoi puoi aspettarlo dentro…-
-Grazie- l’altra si girò per osservare qualcosa dietro di lei.
-Sei un’amica di Nico?-
-Diciamo così… Io sono…-
-Francesca!-
Mar si spostò giusto in tempo evitando così di essere colpita da Cristobal, che correndo come un pazzo si era buttato nelle braccia della sconosciuta.
-Crissi!- urlò la ragazza stringendolo forte.
-Che cosa ci fai qui? Papà lo sa?-
-Non lo so. Sai come è tuo padre probabilmente si sarà dimenticato che venivo-
Mar ci capiva sempre di meno.
-Scusa ma tu chi sei…-
-Francesca!-la voce di Nico le fece voltare.
-Zio N!-urlò la ragazza gettandosi ad abbracciarlo.
Nico la strinse forte e la sollevò.
Ma il momentaneo istante di affetto si dissolse in meno di un secondo.
-Come hai potuto lasciarmi all’aeroporto! Che razza di zio sei? Scommetto che neanche ti sei ricordato di chiamare papà per avvisarlo che ero arrivata!-
Nico cerco di circumnavigare.
-Bhe, io non me lo sono affatto dimenticato. I ragazzi erano già al corrente di tutto, vero Mar?-
Quando la nipote si fu girata a guardare Mar, Nico prese a gesticolare freneticamente quasi a volerle suggerire che cosa dire.
-Ah, allora tu sei la famosa Mar!- esclamò Francesca.
Mar le porse la mano, ma l’altra la ignorò e la abbracciò forte.
-E li altri dove sono? Malvina, Cielo, Thiago…?-
Mar la fissò stupefatta.
Sembrava conoscere tutti.
Ma se era davvero la nipote di Nico era ovvio che li sapesse.
-Ah, si giusto…- mormorò Nico -FAMIGLIA!!!!!-
I ragazzi si trascinarono nell’ingresso.
Tacho al vedere Francesca sorrise, ottenendo così una gomitata nello stinco, ben assestata, da Jasmine.
La nuova arrivata sorrideva a tutti e inconsapevolmente aveva già conquistato l’intera famiglia.
-Allora sì, famiglia, bhe… lei, ecco lei…-
Francesca prese in mano la situazione.
-Sono Francesca Bower. Sono sicura che Zio N, si è dimenticato di informarvi del mio arrivo quindi mi sembra giusto avvisarvi che resterò qui per un po’. Se non è un problema-
-Si, ecco, io non me lo sono dimenticato. Mi è solo sfuggito dalla mente. Comunque ragazze se non è un problema le preparo un letto nella vostra stanza-
-Perché nella loro? Può dormire nella nostra stanza!- si fece avanti Lleca.
Francesca rise.
-Tu devi essere Lleca, giusto?-
-Bene, vedo che sai già il nome di quello più bello, fico e desiderato della casa. Ora ti presento gli altri-
Francesca lo interruppe.
-No, non ce ne è bisogno! Zio N. parla sempre di voi e sono sicura che riuscirò a riconoscervi anche da sola-
E fu così.
Non ne sbagliava una.
L’unico intoppo fu l’identificazione di Melody.
-Sei bionda, quindi potresti essere Valeria. Ma hai i tacchi quindi sei di sicuro Melody!- esclamò alla fine indicando le decolté della giraffa che erano un po’ il suo marchio di fabbrica.
Melody storse un po’ il naso, ma il commento “Sono della Marc Jacobs, no?” fatto dalla bionda la rabbonì.
Un suono di clacson proveniente da fuori li fece voltare tutti.
-Oh my Gosh! Mi stavo dimenticando i bagagli!- Francesca si batté la mano sulla fronte. Nico cercando di recuperare alla sua dimenticanza corse al taxi che aspettava fuori, stracarico di valigie rosa shocking.
A nulla valsero le sue scuse.
Alla fine toccò a lui pagare l’astronomico conto segnato dal tachimetro.
 
-Mi piace!- commentò Francesca entrando nella sua nuova stanza.
-Sul serio?- mormorò un po’ curiosa e un po’ schifata dei suoi gusti Tefi.
L’altra annuì.
-Il verde è il colore della speranza, no?- ribatté la nuova arrivata sorridendo.
Le altre sorrisero e la aiutarono a portare la sua roba nella stanza.
-Senti il tuo letto non è ancora pronto, quindi dovrai accontentarti del materasso, ma se vuoi puoi prendere quello di Mar…- continuò Tefi, ricevendo un occhiataccia dalla sorella. La nuova arrivata le era simpatica ma non avrebbe mai rinunciato al suo letto.
-No, non è un problema. Anzi grazie ancora per avermi fatto dormire qui-
-Quanto tempo resterai?- chiese Caridad.
-Penso qualche settimana. Fino a quando mio padre non troverà un appartamento qui vicino. Ci siamo appena trasferiti…-
-Oh mio Dio! Gordi ma quella è… è una Prada! Una Prada originale!- urlò Tefi afferrando la borsa nera che troneggiava sulla scrivania.
-Si, si. Ti piace?- chiese Francesca sorridendo.
-Oh mio Dio! Ma questo modello non è ancora uscito in America! Solo in Italia! Tu quindi sei stata in Italia!?-
-Bhe, non proprio. Ecco io sono italiana…-
Le ragazze le si avvicinarono eccitate.
-Italiana? Tu sei italiana?-
-E anche Americana, Argentina, Australiana, Inglese e Francese… si, si, risparmiami la pappardella…- esclamò una voce sarcastica.
-Salvador!- urlò Francesca correndo ad abbracciarlo.
-Piccola! Come stai e Antonio?-
-Tutto okey, papà sta bene e ancora a casa per preparare le cose del trasloco-
 
Quella sera i ragazzi si radunarono tutti intorno a Francesca, per ascoltare la sua storia.
-Allora mio padre è il fratello di Nico, mentre mia madre è italiana. Così io ho vissuto fino a dieci anni in Italia. Poi papà ha cambiato lavoro e ci siamo trasferiti spesso… siamo stati un anno a Chicago, un anno a Londra, due in Australia e altri due in Francia. E ora papà è stato trasferito qui, così mentre lui cerca casa, io ne approfitto per stare un po’ con Zio N. e con questi famosi ragazzi della Casa Magica di cui ho sentito fin troppo parlare…-
 
“Ciao a tutti ragazzi,
come state? Io sono arrivata da solo ventiquattro ore e già sento la vostra mancanza!!
Qui in Argentina il tempo è davvero stupendo e sarei tentata di andare a mare visto che non posso andare a scuola!
Eh, si, avete sentito bene!
Zio N. si è dimenticato di mandare la mia richiesta di iscrizione (almeno si ricorda chi sono! XD!) e ora ne sta parlando con il direttore…
La mia nuova scuola si chiama Rockland. Tutti i miei nuovi amici e ragazzi della Casa Magica la frequentano.
E ora per rispondere alla domanda di Arianne, si ci sono ragazzi carini, ma sono per lo più tutti fidanzati. Vedrò cosa riesco a fare! Ahahahah!
Comunque ora devo andare!
Voglio andare a prendere i ragazzi sotto scuola e fare un bel giro della città alla ricerca di nuovi aspiranti fidanzati e locali dove fare N.F. ***
Mi mancate tantissimo! Ci sentiamo prestooo!

 
Vostra S.S.”

 
Francesca camminava velocemente, cercando di guardare tutto e tutti.
Fu forse per questo che inciampò cadendo dritta, dritta nella fontana.
-Ahhh!- la ragazza urlò sorpresa, dimenandosi nell’acqua ghiacciata.
Si rimise in piedi e controllò che nessuno si fosse accorto del suo piccolo incidente.
Bene. Forse così sarebbe potuta tornare subito a casa a cambiarsi.
-Vuoi una mano?- le chiese una voce vagamente familiare.
La ragazza annuì afferrando il braccio dello sconosciuto e uscendo dalla fontana.
Per un secondo si vide riflessa nella vetrina del negozio proprio lì di fronte.
I capelli e i vestiti zuppi che gocciolavano sul pavimento.
Stava per darsi un sistemata quando qualcosa la fece raggelare.
La mano che stava velocemente passando fra i capelli bagnati interruppe il suo cammino.
Strizzò gli occhi, concentrandosi sulla figura accanto a lei.
Il ragazzo era alto,con capelli neri e spalle larghe.
Il fiato le mancò per un attimo.
Non sentendola parlare il ragazzo, che si era allungato per recuperare la borsa che ancora galleggiava sull’acqua, le chiese preoccupato –Ehi, stai bene?-
Ancora quella voce familiare.
Troppo familiare.
La ragazza cercò di reprimere il sentimento di speranza che stava riaffiorando in lei.
Non poteva essere lui.
Provò a rispondere ma le uscì solo un borbottio indistinto.
Il ragazzo era finalmente riuscito a prendere la borsa.
Si girò verso di lei con un sorriso trionfante.
Poi i loro occhi si incontrarono e tutto fu chiaro.
La borsa cadde di nuovo nella fontana.
Non può essere.
Impossibile.
Eppure eccolo lì.
-DBR?- sussurrò lei.
-SS?-
 



Angolo Autrice

Ciao a tutti!
Questo è il mio secondo capitolo, della mia prima fan fiction, quindi siate clementi e recensite!!!!
Vorrei dedicare questocapitolo a MissTata55 che per prima ha recensito la mia storia (GRAZIEEE!!! <3) e a Tayra che è stata la prima che mi ha accolta (e fatta sentire a casa!)
Bhe, non mi resta altro da dire se non Recensitee!!!
Flaqui <3

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Capitolo 3
*** S.S. e D.B.R. ***


Angolo autrice

Hello!
Qui è la vostra Flaqui, ora prima che leggiate questo nuovo capitolo volevo solo dire due cose.
La prima è che sono davvero contenta che mi abbiate recensito e spero che contitnuate a farlo, sono aperta a critiche e a consigli in quanto desidero migliorare e arriavre ai vostri livelli! <3
La seconda è che ho notato molta curiosità sull'identità del nostro DBR....
Tranquillizziamo Thiaguella Italy, non è ne Rama (Devo dirlo oppure mi uccide!! <3), ne Thiago, ne Luca (Non sia mai!!! se non si fosse capito dal mio nickname "Flaqui" io sono una Lucefi sfegatata) ne tantomeno una marmotta!!!
Infine Francesca... è un personaggio un pò strano, si forse lo si può identificare come "la ragazza alla moda" ma nasconde molto di più...
E ora.... Buona lettura!
Flaqui <3



Capitolo 3
DBR e S.S.

 
 
Due anni prima…
Arianne lancia un occhiata all’amica.
La bionda sta annuendo tutta concentrata.
Il signore in nero le mette una mano sulla spalla e le sorride.
Anche Francesca sorride.
L’uomo le porge qualcosa e poi si gira.
Francesca si butta nelle braccia dell’amica.
-C’è l’ho fatta! C’è l’ho fatta!!!!!!- urla agitando in aria il foglietto.
-Oh mio Dio!!- Arianne agguanta il foglietto incredula –Non posso crederci! La mia migliore amica ora è…-
-Si! Ora sono un’adulta! Una persona responsabile che può guidare in centro, se  non c’è molto traffico, nelle ore diurne e con un adulto la cui patente non sia scaduta! Cioè sempre in pratica!!!!-
-Ahh!- Arianne inizia a saltellare.
Francesca le rivolge un sorriso radioso.
Poi dopo aver riagguantato la sua patente nuova di zecca, corre ad abbracciare Jean Luke che è rimasto ad aspettarle nel parcheggio.
 
Francesca si morse il labbro.
-Non puoi farlo! Non puoi!- grida la sua coscienza.
Eppure eccola.
Prende velocemente il suo foglio rosa e le chiavi della macchina.
Poi di soppiatto esce dal dormitorio.
Insomma, nessuno verrà mai a saperlo.
E si tratta solo di un giretto.
-Tuo padre non approverebbe- sembra dirle la sua patente.
-Mio padre non approverebbe nemmeno che io uscissi il pomeriggio, eppure lo faccio senza problemi!-risponde la ragazza al foglietto, con aria di sfida.
Oh My Gosh! Francesca si interrompe.
Ti accorgi che le cose vanno male quando ti metti a parlare con gli oggetti.
Meglio fare un giro, prima che gli oggetti inizino anche a rispondermi.
 
-Cause I’m a gipsy! Are you came with me?- canta la ragazza sopra la voce di Shakira.
Si sentiva così grande, adulta, mentre guidava la sua macchina e percorreva la strada a tutta velocità. (Bhe tecnicamente quella di Arianne, ma dopotutto condividiamo la stanza non credo che faccia problemi per una macchina…)
Ancora un isolato e poi sarà tutto apposto.
Ancora un isolato e poi sarà arrivata al collage e potrà liberarsi delle prove che testimoniano la sua piccola fuga.
Ma, insomma, non poteva mica aspettare che un patentato si offrisse di farle da chaperon, no?
Era abbastanza grande da poter guidare da sola!
 
Una macchia nera che attraversa la strada.
Il rumore di una frenata improvvisa.
Un ragazzo che cade per terra.
-Oh cazzo!- sussurra Francesca mentre spalanca la portiera della macchina e corre  a soccorrere il malcapitato.
È steso per terra e ha un brutto livido sulla fronte.
-Oh cazzo! Oh cazzo! Oh cazzo!- ripete come un mantra –E se muore? Oh cazzo! Mi arresteranno! Non posso finire in prigione a sedici anni! Non posso!!!!-
Si guarda intorno.
Nessuno in vista, bene.
Con un sospiro cerca di sollevare il ragazzo.
In quel momento lui riprende i sensi e borbottò qualcosa di incomprensibile.
Francesca lo sorregge mentre lo fa salire in macchina.
Doveva portarlo da qualche parte e curarlo.
 
-Frankie!- la voce di Arianne arriva dal corridoio –Mi presti un…-
La porta si spalanca.
-…maschio! In camera tua! Uhhh!-
Arianne la osserva con un sorriso sarcastico e pieno di furbizia.
-Si, si certo Arianne!- commenta Francesca scocciata.
-Ma che gli è successo?- chiede indicando il suo taglio.
-Si nota molto?- chiede la bionda afflitta.
-No, solo un po’. In fondo è solo un piccolo graffio che lo deturpa completamente! Ma che cosa gli hai fatto?-
-L’ ho investito…-
Arianne scoppia a ridere.
-…con la tua macchina-
La ragazza interrompe la risata bruscamente.
-Tu cosa? Hai preso la mia macchina? E hai investito qualcuno? Se mi hai sporcato il cofano con il sangue…-
-Cioè io ti sto dicendo che ho quasi ucciso una persona e tu ti preoccupi se ti ho sporcato la macchina!-
Un borbottio indistinto interrompe Arianne che sta per ribattere.
-Si sta svegliando- mormora l’amica.
Francesca lo guarda.
Anche con quella ferita sull’occhio è bello.
 
-Quindi mi hai investito?- chiede lui, ancora confuso.
-Si, mi dispiace tantissimo-
Francesca tampona la ferita del ragazzo con un po’ di disinfettante.
-Non mi vuoi denunciare vero?- chiede incapace di trattenersi.
-Che?-
-Bhe, vedi io non dovrei guidare da sola…-
-È ovvio sei un pericolo pubblico!-
Francesca ride.
-Mi dispiace davvero tanto! Sono un disastro!-
Il ragazzo sorride.
Evidentemente è timido.
-Bhe, comunque il pericolo pubblico ha un nome. Sono Francesca-
La bionda gli porge la mano.
-Simon, mi chiamo Simon- dice lui stringendole.
Si sorridono.
 
-Dove è? Dove è il mio bambino? Dove è il mio dolcissimo batuffolino rosa?- la voce stridula poteva appartenere solo a Corina, che non appena vide il figlio gli si buttò addosso scostando bruscamente la bionda.
-Oh il mio povero bambino! Oh bambino mio! Che cosa ti hanno fatto!-
La donna si girò verso Francesca unica testimone dell’accaduto e di conseguenza unica responsabile.
-Che cosa hai fatto a mio figlio!?-
Francesca arrossì.
-Bhe vede, io…-
-Lei mi ha trovato per strada, mi avevano investito e mi ha portato qui per curarmi!- completò Simon intervenendo prontamente.
La donna che si stava preparando a una sfuriata epocale contro colei che aveva anche solo osato sfiorare il suo figliolo prediletto, rimase interdetta.
Francesca lo guardò perplessa.
Perché la stava coprendo?
Simon la rassicurò con un sorriso.
-Grazie-sussurrò.
-Di niente-rispose lui muovendo solo le labbra.
 

-OH MY GOSH!- urlò Francesca gettandosi nelle braccia dell’amico.
Simon rispose all’abbraccio quasi sollevandola da terra.
-Che cosa ci fai qui?- chiesero contemporaneamente.
-Io ci vivo!-continuarono all’unisono.
-Che cosa?-
I due scoppiarono a ridere.
Francesca sorrise, non era possibile.
In uno slancio di affetto incontrollabile abbracciò di nuovo il ragazzo.
-Simon?- la voce di Mar li interruppe.
-Francesca?- questa invece era quella di Thiago.
I due si staccarono.
-Ragazzi! Ciao! Vi presento…-
-So già chi è il mio ragazzo!- esclamò Mar con acidità sottraendo Simon.
Francesca la guardò perplessa.
-Aspetta! Voi vi conoscete?- chiese Thiago.
-Come faccio a non conoscere il mio migliore amico!- esclamò la bionda.
Questa volta fu il turno di Thiago a guardare i due con perplessità.
La situazione si stava complicando.
 
 

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Capitolo 4
*** Ironia ***


  

Capitolo 4

Ironia


 
Un uomo anziano compì 98 anni
Vinse alla lotteria e morì il giorno dopo.
È una mosca nera nel tuo chardonnay
È un’assoluzione della pena di morte
Due minuti troppo tardi.

 
-Qualcuno mi vuole spiegare che cosa sta succedendo, qui?- urlò Mar a pieni polmoni, strattonando il povero Simon, in modo che lasciasse la presa sulla biondina.
Il ragazzo, al limite di un collasso nervoso e psicologico, si fece avanti spiegando la situazione come meglio poteva.
Ma Mar non ascoltò una parola.
Era troppo presa a fronteggiare lo sguardo di Thiago, fisso su di lei.
Quegli occhi che un tempo le facevano girare la testa ora le scatenavano solo un incredibile voglia di picchiare qualcuno. Dopotutto aveva iniziato a praticare boxe anche per quello.
Cioè, non che lui la mettesse  in difficoltà, questo no.
Dopotutto la loro era solo una storia vecchia.
-Capisci, Mar?-
La voce di Simon la distrasse dal piacevole pensiero di lei che metteva K.O. Thiago con un solo pugno. La ragazza alzò lo sguardo verso il suo fidanzato.
Non aveva capito una parola, ma in questo caso era meglio non farlo notare.
Così si limitò ad annuire e a lanciare una lunga occhiataccia a Francesca, che intanto si stava strizzando i capelli, facendo gocciolare l’acqua in essi contenuti sul marciapiede e sulle Converse di un rosso acceso.
 

Ed è ironico!
Non credi?
È come pioggia
il giorno del tuo matrimonio.
è un passaggio gratis
quando l’hai già pagato.
È un buon consiglio
Che non hai seguito
E chi l’avrebbe detto?
Funziona!

 
Malvina che stava cambiando Esperanza, parlava al telefono ignara che la voce con cui stesse dialogando non fosse altro che una registrazione.
-Pronto? Pronto?
-Benvenuto o benvenuta-
-Benvenuta! Ta!- esclamò la donna correggendo la voce –Magari si sente la voce un po’ rauca, perché mi sono appena svegliata-
-Questo è mai più solo né sola-
-Dammi del tu, se vuoi cara!-
-Per ricevere informazioni sui nostri incontri digiti uno-
-No, in realtà volevo sapere come è la faccenda…-
-Per informazioni sulle tariffe digiti due- esclamò la voce la nostra svampita Malvina.
-No, non mi importano le tariffe, perché paga Nico, quindi…-
-Per parlare con un operatore di mai più solo, né sola digiti tre-
-Ah! Ma è una registrazione! Io ci stavo parlando!- Malvina rinunciò a cambiare Esperanza con una mano sola e si portò il telefono all’orecchio.
-Che fai Malvina?- chiese Nico, entrando nella loro camera.
-No, è che se non faccio qualcosa, me ne starò da sola tutta la vita!-
-Che argomento, la solitudine!- Nico si sedette sospirando sul suo letto –Oggi pensavo che se ogni persona fosse in coppia, sarebbe tutto più semplice, no?-
-Si, è vero- assentì Malvina, poi prese in braccio la bambina e la porse al padre –Si, come va? Anche lei è una registrazione?- chiese poi rivolta al telefono –Ah, meno male perché prima ero con una persona che parlava troppo veloce, mi chiedevo ma che ha? Allora senta, voglio sapere come faccio per smettere di stare sola! Ah! Si, perfetto! Ah, con il computer! Si perfetto, super facile! Grazie!-
Malvina riattaccò e aggiunse a Nico che stava baciando la piccola sulla guancia.
-Superfacile amore! Devo inviare il mio profilo per e-mail, niente altro! Vuoi che mandi anche il tuo?-
-No, porto a vaccinare Esperanza- mormorò lui, alzandosi –Tanto sono solo!-
Poi uscì con la bambina in braccio.
Rimasta sola Malvina aggrottò la fronte.
-Ha detto tanto sono solo? Apposto, mando anche il suo profilo!-
 

Il signor gioca sicuro
Aveva paura di volare
Prese le sue valigie
E disse addio ai suoi figli
Aspettò tutta la sua dannata vita
Per fare quel volo
E mentre l’aereo precipitava, pensò:
“Be’, non è bello?”

 
-Quindi tu e Simon vi conoscete da molto tempo?- chiese Thiago.
Francesca annuì.
Il ragazzo e Mar erano avanti e sembravano discutere animatamente su qualcosa. Ogni tanto Mar si girava e le lanciava delle occhiate sospettose e colme di rancore.
-Si, direi di sì. Ma a quanto ho capito anche tu-
Questa volta fu il turno di Thiago ad annuire.
-Siamo amici da quando eravamo piccoli. È come un fratello per me-
-E andate d’accordo, quindi- disse la ragazza.
Thiago fissò il braccio dell’amico che cingeva la vita di Mar.
Socchiuse gli occhi, prima di rispondere con troppa forza –Si, andiamo d’accordo-
 

Ed è ironico!
Non credi?
È come pioggia
il giorno del tuo matrimonio.
è un passaggio gratis
quando l’hai già pagato.
È un buon consiglio
Che non hai seguito
E chi l’avrebbe detto?
Funziona!

 
-Ehi, quella è la mia ragazza!- esclamò Lleca, notando fra i tanti visi ammassati nel’autobus, quello della giovane.
Prese a correre veloce, sempre di più fino a raggiungere il bus, cha stava per ripartire.
-Ferma! Ferma!- urlò gettandosi sulle porte scorrevoli.
Tirò un sospiro di sollievo quando queste si riaprirono.
Lasciò passare una signora che lo ringraziò gentilmente, poi salì anche lui a bordo.
Ed eccola lì, bella come il sole.
-Ragazzo. Ragazzo il biglietto!- lo richiamò il conducente.
-Eh?- Lleca si guardò intorno e si tastò le tasche del pantalone in creca di qualche spicciolo.
La signora gli porse una moneta.
-Grazie mille- il ragazzo la infilò nell’apposita serratura e ritirò il biglietto.
Poi si girò al conducente.
-Che cosa le dico, eh? Perché io stavo andando da lei ma tu mi hai bloccato e mi è svanita l’ispirazione-
Il conducente non rispose, fermandosi alla linea dello stop.
-Okey, Lleca vai!- il biondino si fece coraggio.
Le porte dell’autobus si aprirono e la misteriosa ragazza scese di corsa.
-No!!!!!-

 
Be’, la vita ha un modo curioso di infierire quando pensi che sia tutto ok e che tutto vada bene,
e la vita ha un modo curioso di aiutarti quando pensi che tutto vada male e ti scoppi in faccia.

 
Il campanello si mise a suonare con forza.
-Vado io! Vado io! Deve essere il ragazzo di soli e sole!-
Malvina si gettò ad aprire al giovane che aveva bussato.
-Ciao! Sei il ragazzo di soli e sole! Io sono Malvina piacere! Tesoro! I soldi!- urlò poi rivolta a Nico. Il fattorino annuì confuso dalla raffica di parole.
-I soldi? Perché i soldi?-
-Bhe, perchè c’è da pagare! Centocinquanta, vero? Dammi duecento, ecco mancano cinquanta, no va be, per una mancetta!-
-No, mi sembra esagerata!-
-Va be, su  tieni i cinquanta!- Malvina strappò di mano i soldi e li porse al ragazzo che si affrettò a correre via prima che gli venisse chiesto di restituire il malloppo.
-Come cinquanta?- protestò Nico.
Malvina lo ignorò e chiuse la porta.
-Ascoltami, queste ti cambieranno la vita per sempre!- esclamò lei porgendogli la busta –Ho mandato il tuo profilo a soli e sole!-
-Malvina scusa ma chi fa queste sciocchezze per smettere di stare soli?-
-Potrei inviare anche io il mio profilo!- esclamò Feli.
-No, Feli per favore, te lo chiedo per favore non metterti anche tu! Questo è un imbroglio, non serve! Ci sono cose molto più importanti, di queste. Ma cosa stavi pensando Malvina? Se mi volevi aiutare, dovevi farlo in altre cose! Non con questo!-
-Nico, io ho mandato il tuo profilo perché tu stia bene non perché mi tratti così!- esclamò lei e afferrati i vari test corse via.
-Calma, calma Nicolas!- mediò la voce di Cielo.
-Senti ma a te cosa interessa visto che stai con Salvador?- chiese lui, lasciandola da sola.
Feli si mise la mano sulla bocca.
Situazione spinosa.
 

Un ingorgo quando sei già in ritardo
Un divieto di fumo
Durante la tua pausa sigaretta
È come diecimila cucchiai quando tutto ciò di cui hai bisogno è un coltello
È incontrare l’uomo dei miei sogni
E dopo incontrare la sua bellissima moglie.

 
“De capeza por tu amor,
Y con mi mundo al revier
Tengo la terra en mi manos
y llevo el cielo en los pies...”
-Bella, mi piace!- commentò Francesca sedendosi accanto al suo amico.
Simon alzò lo sguardo dalla chitarra e sorrise.
-Ti piace? L’ho scritta per Mar-
Il sorriso di Francesca perse un po’ del suo calore.
-Si, è davvero fantastica. Ma non sono qui per parlarti della tua bravura come cantautore. Sai che giorno è oggi?-
-Il ventitré credo-
-E cosa facciamo noi ogni mese il ventitré?
Simon corrugò la fronte, pensando.
-Shopping Selvaggio Di Fine Mese! SSDFM, Simon!-esclamò lei, scocciata dal fatto che non l’avesse capita subito.
-No, dai non ne ho voglia!-
-Ma lo facciamo sempre!-
-Bhe, ma… non ho voglia di fare shopping, ecco!-
-E allora rimaniamo qui!- propose lei senza perdersi d’animo –Potresti farmi imparare quella canzone! Dicevi sempre che prima o poi dovevi insegnarmi a suonare la chitarra!-
Simon abbassò il capo, dispiaciuto.
-È che oggi devo uscire con Mar, glielo ho promesso-
Francesca annuì abbassando lo sguardo.
-Ma possiamo farlo un’altra volta. E se vuoi imparare a suonare la chitarra puoi chiedere a Rama, lui è molto più bravo di me- aggiunse velocemente lui, con i sensi di colpa –Ora devo andare-
Si salutarono con un bacio sulla guancia.
Poi lui la lasciò sola, seduta scompostamente sul pouf.
-Ehi!- a parlare era stato Thiago –Come va?-
Lei non rispose prendendo al volo l’opportunità che le si era presentata.
-Thiago, vieni a fare shopping con me?-

 
È come pioggia
il giorno del tuo matrimonio.
è un passaggio gratis
quando l’hai già pagato.
È un buon consiglio
Che non hai seguito
E chi l’avrebbe detto?
Funziona!

 
-Malvina, dai aprimi, per favore! Scusami!- urlò Nico, bussando alla porta della camera da letto dove Malvina si era barricata.
-Non ti voglio aprire! Ne si mi implori, ne se ti metti in ginocchio! Sai perché? Perché non sono così sciocca!- piagnucolò lei, seduta per terra davanti alla porta bianca, in postazione di difesa.
-Apri!-
-No, perché io ho il mio orgoglio è! Non ti aprirò!- urlò la donna mentre alzandosi lasciava la libera entrata a Nico.
L’uomo entrò.
-Non ti voglio aprire, non ti voglio… bhe è come se non ti avessi aperto! Sei entrato solo perché sei il padre di mia figlia, solo per questo! Sono molto arrabbiata! E non puoi fare niente per scusarti!- esclamò Malvina sedendosi sul letto.
-Perdonami- mormorò lui accomodandosi accanto –Hai ragione! È giusto che ti arrabbi! Perdonami, non volevo ferirti, tu sei molto importante per me, lo sai!-
-Questo lo so!- singhiozzò.
-Veramente io non volevo dirti quello, volevo dirti che sono stato male e che mi sono sfogato con te, ho molti problemi…-
-E bhe ovvio ti sfoghi con me! Malvina sei una sciocca!-
-Malvina io ti voglio bene, ti voglio bene e lo sai o no?-
-No. Non lo so. Come me ne accorgo che me ne vuoi?-
Nico si chinò su di lei, baciandole la guancia.
-Sei molto carina-
-E come mi accorgo che sono molto carina?-
Un altro bacio sulla guancia.
-Lo sei e basta-
-E sono la migliore mamma del mondo?-
-Si, si è così Malvina, è così. Scusami, scusami io non avrei dovuto prendermela con te…-
-Va bene, perdono- Malvina si indicò la guancia –Un altro bacio qua e pace è fatta-
Nico sorride, bacia per la terza volta la guancia di Malvina e poi le sussurra.
-Giuro che se non fossimo amici, io…-
-Cosa mi diresti?-
Nico ride.
-No, nel senso cosa mi diresti, perché guarda quello che… guarda quello che è uscito fuori- Malvina si voltò, prese i risultati del test di compatibilità e glieli mostrò.
-E io ho mandato il tuo profilo a soli e sole… e  sembrerebbe che io sia la tua compagna ideale e tu sia il mio compagno ideale-

 
La vita è tutta un’ironia.



 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!!!!!!
Spero che questo capitolo vi piaccia perchè a mio modesto parere è quello che mi è venuto meglio.
Besito Flaqui.

P.S. Scusate se non rispndo alle vostre recensioni ma non ho ancora capito come si fa!!!! XD



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Capitolo 5
*** P.D.R.F.= Programma distruzione Ruba Fidanzati... ***


Capitolo 5

PDRF: Programma Distruzione Ruba Fidanzati

 

-Shopping? Io? Non se ne parla proprio!-
-Per favore! Ti prego!-
La ragazza congiunse la mani come in una sorta di preghiera.
Ma lui impassibile, scosse con decisione la testa.
-E dai! Ti prego! Dovevo andarci con Simon, ma lui deve uscire con Mar! per favore!-
Thiago, a sentire la motivazione per cui l’amico non poteva accompagnarla, serrò i pugni. –No- ripetè, ma stava cedendo.
Francesca scorse un barlume di insicurezza nel suo sguardo e passò all’attacco.
-Dai, se vieni con me ti compro delle sneakeers!-
-Adidas?- precisò lui.
-Puma?- contrattò lei, facendosi i calcoli su quanto dovesse spendere.
-Nike. Prendere o lasciare-
Thiago sapeva contrattare.
La ragazza cedette e gli strinse la mano.
-Affare fatto. Ma le buste le porti tu e…- Francesca lo bloccò prima che potesse protestare –Questo punto non è discutibile! Ora andiamo, su!-
 
-È incredibile! È incredibile che io sia il tuo uomo ideale!- esclamò Nico, mentre seguito da Malvina, scendeva le scale.
-Aspetta! Aspetta Nico!- lo interruppe lei mentre si sedevano in soggiorno –Questa non è affatto una novità. La novità, la grande sorpresa, è che, secondo il computer, IO sono la tua donna ideale! Questo è fantastico!-
-Aspetta però, qui ci sono delle cose che non mi tornano!-Nico si rizzò a sedere, leggendo avidamente il foglio-Sai, io mi fido di te, so che non hai truccato questo…-
-No,no ti giuro che non l’ho manipolato, veramente!-
-A me piace la moda? E sono d’accordo con la chirurgia estetica?-
-Si, il botulino, ricordi? Dove ti vengono le guancie così!- spiegò Malvina freneticamente, aiutandosi con ampi gesti.
-Quello che ti sei fatta tu.. e Bartolomeo…-
-Si, solo un po’, però-
-Si- Nico andò avanti con la lettura –Sono un patito del fare shopping, perché è la migliore terapia, adoro Piazza di Spagna…-
-No, sono solo delle cose che ho scritto. Piazza di Spagna è perché è il posto dove si fanno delle sfilate divine e allora…-
Nico la guardò sorridendo.
Anche Malvina sorrise e si portò le mani al cuore.
-Tesoro, ti giuro che se mi dai tempo io posso essere la donna della tua vita-
 
Ben presto il fatto che la nuova arrivata civettasse con Simon e Thiago si sparse per la Casa. Complice Caridad e la sua incapacità di tenere a freno la lingua, ben presto la ragazza, senza saperlo, divenne l’oggetto del rancore delle altre.
Inoltre la sfilza di qualità che sembrava possedere non facevano altro che indispettirle ancora di più.
Non perché le sbandierasse al vento, vantandosene, no, anzi questo sarebbe stato anche ben accetto perché significava avere un difetto. No, le qualità venivano fuori mano a mano, con una buona dose di modestia e ironia.
Thiago ci andava molto d’accordo e insieme ridevano moltissimo, questo ovviamente irritò Mar e Melody.
La sua passione era il teatro e voleva diventare un’attrice. Questo portò l’interesse di Tacho, anche lui amante della recitazione, e l’odio di Jasmine.
Sapeva cucinare le lasagne magnificamente e puliva il bagno ogni mattina, usurpando senza volerlo, Caridad.
Quando Luca la soprannominò affettuosamente “ragazza shopping”(dopo che la vide tornare con una decina di buste e Thiago, anche lui carico, al seguito) neanche Tefi potè più vederla.
Simon sembrava relativamente felice di vederla, ma senza dimostrare per lei troppo interesse per non infastidire Mar.
E quando infine anche Rama espresse il suo piacere nell’averla con loro con lunghe occhiate, Valeria scoppiò in una crisi di gelosia ponendo fine ai suoi rapporti amichevoli con la nipote di Nico.
L’unico che l’adorava indiscutibilmente era Lleca perché Francesca, oltre ad essere una vera “bambola”, era una delle poche persone a trattalo come un adulto.
Ma, a parte lui, tutta la Casa era in pieno subbuglio.
 
-Non sai quanto ti voglio bene-
-No, non lo so quanto mi vuoi bene?- Malvina scosse il capo –Ah, scusami e che io…-
-No, scusami tu!-
-No è che mi sento così sola che…-
-Anche io mi sento solo-
-Perché è così brutta la solitudine, non capisco. Perché quando sogno per esempio… sogno che…-
-Che cosa sogni?-
-No!-
-Dai, dai raccontami!-
Malvina alla fine dopo molte insistenze cedette.
-A volte sogno che ci sposiamo, e  che abbiamo dei figli e… no niente, e poi sono solo sogni, non so perché è così facile nei sogni e così difficile nella vita-
-Si, lo so, anche io penso la stessa cosa-
 
-Ogni volta che la vedo passare le strapperei tutti i capelli!- urlò Melody.
-Vuoi dire quella parrucca che porta in testa!- la corresse Mar.
Si, ecco un’altra cosa strana.
Avendo come nemica comune la nuova arrivata, tutte le ragazze avevano stipulato fra loro una tregua e si erano riunite a trovare un modo per “distruggere la ruba fidanzati”.
-Ragazze ci serve un piano!- esclamò Tefi –Dobbiamo distruggerla!-
-Smettila Tefi, non dire sciocchezze!- la interruppe Valeria -A noi serve una strategia per…-
-Distruggerla!-
-Tefi!- esclamarono tutte le ragazze in coro.
-E poi non so neanche cosa ci fai tu qui! Dopotutto non hai un ragazzo! Non sei a rischio!- le ricordò Jasmine.
-Si e poi mi sembra che Luca non se la fili molto, quindi non vedo di cosa dovresti preoccuparti!- commentò Caridad, con la sua solita sincerità.
Tefi abbassò gli occhi, avvampando e poi borbottò qualcosa come “Siamo solo amici” e “Spirito di squadra” o “Io lo dicevo per voi”.
Valeria scosse la testa ignorandola.
-Sentite ragazze, se noi le dimostriamo apertamente odio, finiremo nella sua rete e passeremmo per le cattive, allontanandoci ancora di più dai ragazzi. Invece se lavoriamo d’ingegno, con un pizzico di astuzia allora potremo metterla fuori gioco per sempre!- spiegò la bionda –Allora che ne pensate?-
-Fare shopping come due amici! Pff!- Melody sbuffò –Ma se quando stavamo insieme dovevo obbligarlo, costringerlo con la forza a venire al centro commerciale con me!-
-È solo una sgualdrina! E non è neanche bella!- continuò Jasmine.
Mar diede il suo assenso tirando un poderoso calcio al pouf.
-Sa cucinare le lasagne! Ma che brava! Bhe, io ho munto una mucca, ho raccolto uova fresche, ho fatto il formaggio e la cagliata e sono molto più brava di lei! È evidente!- asserì Caridad.
-Ragazze!- le richiamò all’ordine Valeria –E il mio piano? Se lo mettiamo in atto forse riusciremo a liberarcene!-
-Io so solo che se gli si avvicina ancora…- Tefi si interruppe, comprendendo di aver fatto un passo falso –Volevo dire, se si avvicina ancora ai ragazzi, io vado lì e le ficco le sue buste della spesa del cavolo nel…-
-Tefi!- urlarono di nuovo le ragazze.
Caridad si fece il segno della croce.
-Ok, allora venite tutte qui!- le incitò Valeria.
Poi mise la sua mano in avanti, dove la raggiunsero quelle delle altre, quella di Tefi che ancora imprecava fra sé e sé per ultima, e sorrise.
-Diamo il via al programma distruzione ruba fidanzati!-
 
Cielo diede il bacio della buonanotte a i piccoli, poi spense la luce e chiuse la porta.
Scese in cucina, dove controllò il numero delle fette di torta conservate nel frigo per la mattina dopo, (sapete come è, con uno come Monito in circolazione bisogna sempre tenere d’occhio il cibo) e poi sfinita dalla lunga giornata salì le scale per la sua camera.
Un singhiozzo soffocato, però, la fece bloccare.
Tese l’orecchio fino a che non identificò l’origine del suono.
Due paia di gambe, e il busto di una ragazza si intravedevano da dietro la porta.
Nascosta, dietro la porta della sala prove, nel corridoio che portava allo stanzino delle scope, c’era Francesca, il viso affondato nelle mani, che piangeva silenziosamente.
-Francesca che cosa hai?- mormorò preoccupata avvicinandosi.
-Niente- mormorò la ragazza fra un singhiozzo e l’altro.
-Non è vero. Dimmi che cosa ti è successo-
Cielo le portò un dito sul mento, facendole alzare il viso in modo che i loro occhi si incontrassero.
-Tutti mi odiano, Cielo!-
-Ma cosa stai dicendo? Qui nessuno ti odia!-
-Invece si. Da quando mi sono trasferita qui è sempre… tutti mi odiano, e basta!-
-Spiegami-
-Le ragazze mi odiano. Simon non si ricorda neanche come mi chiamo. E le ragazze sono convinte che voglia rubare loro il fidanzato. Hanno persino fatto un’alleanza contro di me! Se questo non è odio!-
-No, questo non è odio. Ascoltami, tu hai davvero fatto queste cose? Vuoi davvero rubare loro i fidanzati?- chiese Cielo.
-No! Certo che no! Io non sono così Cielo! Io non mi sono trasferita qui per trovare un ragazzo. Io sono qui perché mio padre sta cercando casa, perché cambia lavoro minimo ogni due mesi, perché adoro Zio N. e perché voglio farmi degli amici, ma loro… loro non mi hanno dato neanche il tempo di… mi giudicano senza conoscermi!- gettò fuori lei.
-Ascolta. Tu sei la nuova arrivata qui. Loro non ti conoscono. Non sanno cosa aspettarsi da te, non sanno che tipo sei. Non sanno come porsi e come comportarsi. È sempre così. Ma questo non vuol dire che ti odino, è chiaro? Se ti odiassero non si curerebbero nemmeno di te. Non ti prenderebbero nemmeno in considerazione. Sono dei bravi ragazzi e lo sei anche tu. Ma devi dare loro del tempo, tempo per riflettere e conoscervi. Non puoi pretendere di ottenere sin da subito la loro fiducia. Devi pazientare un po’, ma ti assicuro che ne varrà la pena-
-E intanto cosa dovrei fare? Fingere che Fra noi non ci siano problemi?-
-No, semplicemente tirare avanti. Sii indifferente ai loro scherzi, perché sono delle prove, prove per capirti meglio, per vedere come reagisci. Se tu fai vedere che te la sei presa loro proveranno gusto nel continuare. Ma se ti porgi a loro con dolcezza, con serenità, ben presto tutto andrà per il meglio-
Francesca abbassò lo sguardo.
-Sai Cielo, adesso capisco perché Zio N. si sia innamorato così tanto di te-
Cielo sorrise e l’abbracciò.
-Andrà tutto bene. Te lo prometto-
 
E l’indifferenza era forse davvero l’arma migliore.
Francesca se ne rese conto da subito e proseguì sulla sua strada evitando i problemi e le insidiose trappole della vita senza essere scortese, ma semplicemente aspettando che le ragazze si abituassero a lei.
Quando alla lezione di ballo, rimase l’unica senza cavaliere, si mise a ballare spensieratamente con i piccoli. Quando Tefi fece sparire la sua borse di Prada dall’armadio, invece di entrare in escandescenze, ne tirò fuori un Vuitton. Quando rimase “accidentalmente” chiusa in bagno, si arrampicò fino alla finestra e uscì da lì.
Quando Caridad al corso di cucina la sbaragliò con la sua torta al cioccolato, lei sorridendo le chiese la ricetta complimentandosi per la sua bravura.
E ben presto si radicò nella mente di tutti l’idea che, forse la nuova non era poi così male. Passando un po’ di tempo con lei, inoltre scoprirono che era simpatica e gentile e che non aveva poi tutte queste cattiva intenzioni.
L’unica che ancora per un po’ di tempo si mostrò sospettosa fu Mar, ma cercò di non farlo vedere troppo. Dopotutto lei aveva a rischio ben due fra i suoi “ragazzi”.
 

È questione di tempo.
Fra desiderare e ottenere una cosa è solo questione di tempo.

 

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Capitolo 6
*** Un malinteso ***


Capitolo 6
Un malinteso


-Ciao- la voce le rimbombò nelle orecchie.
Francesca sussultò.
Prese a guardarsi intorno, freneticamente.
-Oh my Gosh!- mormorò.
-Ehi, tranquilla sono io-
Thiago spuntò dal nulla e si sedette al tavolo della cucina.
-Non riesci a dormire?- chiese lui.
-Direi di no altrimenti ora sarei nel mio letto-
Il ragazzo annuì assorto.
-Che hai?-
-Non ho sonno. Sai il fuso orario mi da sempre qualche problema. Mi devo ancora abituare a questi orari. E tu, come mai non dormi?-
Thiago abbassò il capo, non sapendo cosa dire.
Quanto rivelare.
-Pensieri- mormorò alla fine.
-Su Melody… o su Mar?-
Il ragazzo alzò lo sguardo perplesso verso la bionda e la guardò.
Possibile che avesse già compreso il suo problema?
-Il problema è Mar, vero? La ami ancora?-
-Ma come fai a…-
-Caridad parla nel sonno- fu la pacata risposta.
Thiago trattenne un sorriso, poi però si rabbuiò. Doveva ancora rispondere alla domanda.
-Si vede così tanto?- chiese alla fine con un sorriso tirato.
-Ce lo hai scritto in faccia a caratteri cubitali. Si vede da come la guardi-
Il ragazzo abbassò il capo.
-E comunque anche tu e…- replicò alla fine.
-Io cosa?-
-Tu, con Simon. Ti piace, vero?-
Francesca arrossì di botto e prese a parlare a raffica.
-No, no! Certo che no! A me piace… Simon, ma cosa dici? Assolutamente no! Ma come ti viene… è una cosa assurda…-
Thiago sorrise al vederla così confusa, mentre gesticolava.
Gli ricordava Mar.
-E comunque…- Francesca si arrese –Si vede così tanto?-
-Ce lo hai scritto in faccia a caratteri cubitali. Si vede da come lo guardi-
Questa volta fu il turno della ragazza di abbassare il capo.
-Si, comunque io a lui non interesso. Siamo solo amici. E mi va bene così-
-Mmm- annuì Thiago –E sentiamo cosa altro dice Radio Caridad? Cosa hai scoperto?-
Francesca fece una smorfia teatrale e si sedette sul tavolo.
-Te lo dirò, a patto che mi prendi qualcosa-
-Non sarai mica una di quelle fissate con le diete, vero?-
-io? Ma scherzi? Stai parlando con quella che ha mangiato otto confezioni di gelato al cioccolato, dopo che un ragazzo l’ha lasciata!-
Thiago rise, aprendo il frigo.
-Bhe, mi sa che ci dovremo accontentare di questa-
Estrasse la torta e chiuse l’anta del refrigeratore, poi poggiò il vassoio sul tavolo e lo porse alla ragazza.
La osservò mentre, afferrava avidamente la fetta più grossa, direttamente con le mani e se la schiaffava in bocca con un unico boccone.
Era una Mar in biondo.
 
La mattina dopo i ragazzi notarono una sorta di miglioramento nell’umore di Thiago. Rideva, scherzava e sorrideva.
Inoltre lo sorpresero più volte a lanciare sguardi complici con Francesca e poi scoppiare a ridere senza motivo apparente.
Il colmo della loro ridarella però si verificò a pranzo.
Cielo stava per servire la torta al cioccolato, che aveva accuratamente conservato nel ripiano più alto del frigo, in modo che non fosse alla portata di Monito, quando Mar esclamò scioccata.
-Ehi, ma dove è finita la torta?-
Ebbene sì, il vassoio dove prima era deposto il dolce ora era completamente vuoto, con solo qualche briciola sul fondo.
Valeria si guardò intorno e si apprestò ad accusare il più probabile colpevole.
-Monito!!!!!!!!!!!-
Thiago e Francesca scoppiarono a ridere all’unisono.
 
 
Cielo, carica di buste della spesa.
Una macchina metallizzata attraversa la strada.
La travolge in pieno.
Nico, urlando corre a soccorrerla.
Il suv corre via, veloce, superando due biondini, fermi sul ciglio della strada.
-Ehi, ma quella…. Quella è Franka!- esclamò Tacho.
-Seguila, seguila!-
 
Nacho aspettò che la gitana lasciasse sola la sua paisa, poi con mosse silenziose le apparve da dietro.
–Bellissima!- esclamò –Proprio te cercavo! Questo è un regalino per te!-
Nacho tirò fuori la busta di Sweet Victorian che aveva tenuto nascosta dietro la sua schiena e gliela agitò davanti agli occhi.
-Grazie! Che cosa è?-
-Spero che ti piaccia!-
Caridad tirò fuori il vestito, troppo mini per la nostra contadinella, di sicuro.
-Ehi che carino! Un po’ troppo corto, no?- mormorò inserendo un pizzico di disapprovazione nell’ultima domanda. Nacho non la ingannava più.
-No, perché corta, va bene! Si, si!-
-Allora grazie mille Nacho!-
-Come grazie tutto qui? Niente bacio? Dammi un bacetto, su?- Nacho si avvicinò al viso della ragazza protendendo le labbra ma l’unica cosa ricevette fu un piccolo, casto bacetto a fior di labbra sulla guancia.
Il ragazzo si guardò interno perplesso.
-Guarda che non c’è nessuno. Possiamo anche…-
-Ah... certo, no?-
 
Tacho e Rama si guardarono disorientati.
Poi eccola, una macchia di capelli neri che si intrufolava velocemente in un auto metallizzata.
L’auto partì velocemente seminandoli.
-Maledizione!- urlò Rama.
Ma Tacho era già avanti a lui, con mosse veloci aveva bloccato la moto di un fattorino della pizza e lo aveva spinto giù dalla sella.
Poi fece all’amico segno di salirci con lui.
 
-Va be si non mi va di litigare! Senti sai fra un po’ c’è una festa, al countrey club, e si va a coppie, si farà al Joyce, capisci al Joyce!- continuò emozionato Nacho.
-E hai intenzione di invitarmi, vero?- chiese piccata lei.
-Si,ma certo! Il punto però non è questo, come posso spiegartelo? Il Joyce è, è un luogo per gente elegante, speciale e dal momento che sei molto speciale anche tu ma in un altro senso… dovremmo cercare di coprire un po’ la nostra storia, non so se mi hai capito, io spero di sì…-
-Ma certo, ho capito-
-Sul serio? Ohhh! Vieni qui, dammi un bacio!-
Ma il tentativo di Nacho fu bloccato da una mossa fulminea della contadinella che si ritrasse velocemente.
-Nacho, hai tempo fino alla festa-
-Tempo per cosa? Cosa vuoi dire?-
-per crescere!-ribadì piccata Caridad facendo la sua uscita drammatica.
Poi cambiò idea a metà strada e si rigirò verso il poveretto.
-O dichiari il nostro amore, o fra noi è finita!- esclamò.
Poi, dopo aver afferrato, i vari pacchetti che Nacho le aveva regalato, (dopotutto non si rinuncia mai a un bel vestito, no? XD) se ne andò.
 
-Cielo?- la voce di Malvina arrivava da lontano -Cielo? Mi senti?-
La donna aprì gli occhi.
-Oh, grazie al cielo!- mormorò l’amica, precipitandosi a chiamare Nico
 
Il rumore assordante dei clacson non spaventava certo i due, ma il fatto che stessero andando a soli 10 km/h si.
L’auto dove Franka si era nascosta si allontanava sempre di più.
-Forza! Dai gas!- incitò il Rama –Accelera!-
-Non posso andare più veloce di così!- urlò l’altro.
-Dobbiamo alleggerirci!-
-Allora scendi che vuoi che ti dica!-
Rama aprì il contenitore rosso che era agganciato alla moto e iniziò a gettare via gli scatoloni della pizza.
-No! La pizza no!- protestò Tacho, sensibile solo al suo stomaco.
-Vai, vai!- esclamò l’amico continuando a buttare.
-Bhe, allora sgancia tutto!-
Rama eseguì l’ordine.
Per un attimo sembrò che la moto stesse iniziando a prendere velocità.
Poi però un anziano signore in bicicletta, li superò con nonchalance mettendosi accuratamente al centro della strada.
 
Pedro Cabala, ministro dell’istruzione, chiuse la sua cartellina e si aggiustò la cravatta. Quella mattina aveva un incontro con il presidente e ci teneva a fare bella figura. Così dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla sua figura riflessa, chiamò a gran voce Gaston il suo autista.
Salì sulla sua auto metallizzata e si diresse verso la residenza presidenziale.
Un auto dello stesso colore della sua, gli tagliò la strada girando in fondo a sinistra.
-Delinquenti- borbottò l’uomo mentre giravano dalla parte opposta.
 
-Dai, dai! Eccola!- urlò Rama, indicando un auto metallizzata.
Tacho accelerò più che potè, mentre girava a destra.
Cinque minuti dopo i due lasciarono la moto sul prato davanti alla residenza presidenziale.
-Non posso crederci! Non posso!-
-Il presidente è il capo della CC Corporation!-
 
Thiago e Luca stavano giocando alla Wii.
Il tennis era in assoluto il gioco che preferivano.
Thiago perché lo praticava anche nella realtà e Luca perché adorava la versione videogioco di Steffi Gras che appariva sullo schermo.
Luca amava Steffi Gras.
-Eccola, eccola la mia Sarapova!- urlò Thiago, mentre segnava il punto della vittoria.
-Ehi non mi toccare la Sarapova!-
-Ma chi la tocca! Perché a te non piace?-
-Ma certo che mi piace! Ma preferisco,Steffi Gras!-
Tefi, che appena uscita dalla doccia, si avvicinò alla porta della camera dei ragazzi.
-Ha detto Tefi?- mormorò emozionata.
-Steffi?- chiese Thiago ironico.
-Ma l’hai vista scusa? È davvero stupenda!-
Tefi si mise a saltellare per la stanza.
-Ti prego ma c’è di meglio!-
-Steffi è stupenda, e ti dirò di più, farei carte false per lei-
-Uuuhhh!- Tefi si portò le mani alla bocca.
-Questo mi sembra troppo!-
-No te lo dico sul serio-
Tefi, corse in camera sua, per prepararsi al suo nuovo ragazzo.
Intanto il cellulare di Thiago, iniziò a suonare con forza.
Il ragazzo rispose.
-Pronto?-
-Thiago! Franka a preso Cielo hanno avuto un incidente d’auto, Nico è all’ospedale con Cielo e noi abbiamo seguito Franka, si è nascosta nella residenza presidenziale!-
-Come? E come sta Cielo?-
-Nico ci ha detto solo che le stanno facendo degli esami, senti dobbiamo trovare un modo per entrare, il presidente è a capo della CC corporation! Luca è lì con te?-
-Si, che cosa dobbiamo fare?-
-Prendete qualcosa per travestirci e venite subito! Non dite niente alle ragazze!-
Thiago riattaccò.
Luca chiese apprensivo –Come sta Cielo?-
-Non si sa ancora, Luca, sai niente del presidente?-
-Di chi?-
 
Cinque minuti dopo, nella stanza ormai deserta dei ragazzi, Tefi fece la sua entrata in mini dress azzurro e ballerine argentate.
-Luca?- chiamò con voce maliziosa, appoggiandoci allo stipite della porta in una posa forzatamente affascinante –Luca?-
Increspò le labbra quasi a voler mimare un bacio.
No, non era lì.
E ora?
Colpo di genio.
Compose con velocità il numero e si portò il cellulare all’orecchio.
-Melo! Non puoi capire che è successo! Hai presente Luca? Esatto, bhe, è completamente pazzo di me!-

Angolo Autrice

Ciao a tutti!
Questo, lo devo ammettere non è uno dei miei capitoli migliori, ma mi serve per i prossimi...
Spero comunque che vi piaccia che recensiate...
Grazie mille
Flaqui.... <3
 
 
 
 

 

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Capitolo 7
*** Fuochi d'artificio ***


Angolo Autrice

Allora miei angioletti!
Questo e il prossimo saranno i capitoli più demenziali che abbiate mai letto, quindi preparatevi!
Fino ad oggi sono andata molto veloce con i capitoli da pubblicare ma dal prossimo dovrete pazientare un pò, perchè oltre ad avere un triliardo di compiti devo ancora ultimarli...
Grazie mille e divertitevi!
Flaqui
P.S. se recensite non mi offendo!!! ahahah


Capitolo 7
Fuochi d’artificio

Tacho e Rama nascosti sotto la rappresentazione del cannone di guerra, proprio davanti all’entrata della Casa presidenziale discutevano animatamente sul da farsi.
-Dobbiamo fare molta attenzione, hai capito? Non devo riconoscerci!-
-Si ho capito, ma non so se funzionerà!- borbottò Tacho –Scusa ma ora chiamo Jasmine per vedere come sta Cielo-
Compose il numero.

 

-Ehi, tesoro. Come sta Cielo?-
-Non lo so, Nico l’ha portata in camera sua, e non ci dicono niente. Ho paura, ma voi dove siete?- rispose lei singhiozzando.
-Stiamo seguendo Franka. Questa volta la pagherà! Te lo assicurò!-
-Non fate sciocchezze, ti prego! Dove siete!-
-Nono posso dirtelo, ma sappi che qualsiasi cosa succeda, io ti amo-
Queste parole che avrebbero dovuto rassicurare la ragazza, la spaventarono ancora di più.
-Tacho, lasciate perdere per favore! È una follia!-
 
Il ragazzo chiuse il telefono.
Jasmine si lasciò scappare un singulto.
-Dove sono?- chiese Valeria apprensiva.
-Non lo so, non me l’ha detto!-
-Lascia fare a me!-
La bionda le strappò il telefono di mano, e compose il numero di Rama.
-Ehi, dove siete?-
-Amore, non spaventarti, ma se dovesse succedermi qualcosa, sappi che ti amo con tutto il cuore. Prenditi cura di Alelì.-
-Ma dove sei?- chiese la ragazza iniziando ad inalberarsi.
 
-Perché non te la prendi con me, invece di prendertela con una donna?-
Urlò Thiago verso il soffitto, cercando di instaurare il contatto con il suo presunto padre assassino e pluriricercato.
-Thiago?-
-Sono qui! Sono qui! Dove sei?- urlò istericamente.
-Thiago?- ripetè perplesso Luca, che trascinandosi dietro la borsa piena di vestiti per camuffarsi-Sono io , stai bene?-
-Ma, guarda che sapevo che eri tu, Luca- mormorò -Hai trovato i vestiti?- chiese poi cercando di cambiare discorso e di sorvolare sul suo strano comportamento.
-Si,si. Comunque non riesco ancora a credere che il presidente è il capo della CC corporation, sarà impossibile entrare! Ma come facciamo!-
-Non lo so, magari con le armi! Tu non ne hai!-
-No, no! Non ce ne ho e se le avessi non te le darei, ma chi ti credi di essere Rambo? Neanche con un carro armato ce la faremmo!- protestò Luca.
-D’accordo, dai, troveremo una soluzione! Non possiamo lasciarli lì da soli, andiamo!-
-Dove?- chiese Mar, irrompendo nella stanza.
I ragazzi si lanciarono uno sguardo di intesa prima che Luca rispondesse velocemente.
-Alla parrocchia, dobbiamo donare dei vestiti, sai…-
-Ah, vengo anche io! Ho dei vestiti da donare-
-No, servono cose da uomo!-
Tagliò corto, Thiago mentre i due guadagnavano la porta.
Mar si guardò intorno, poi li seguì.
 
Caridad e Nacho.
Ennesimo litigio.
-Se non ti piace come sono, vai  a pascolare su un altro prato!- urlò lei correndo via.
-Aspetta, è lei che lascia me? Ma stiamo scherzando?- mormorò la vocina interiore di Nacho –Non deve saperlo nessuno. E va bene, che se ne vada… no,no! Mi serve subito un piano C!-
Afferrò le buste che aveva portato a Caridad, e corse verso la porta.
Le voci di Tefi e Melody che entravano, però lo costrinsero a nascondersi dietro il letto.
-Hai detto a qualcuno dove eravamo per caso?- chiese di nuovo Tacho.
-No!-rispose per l’ennesima volta Rama.
-Neanche a Valeria?-
L’altro fece segno di no con la testa.
-Potremmo fingerci dei venditori ambulanti-
-no, non va bene, dovremmo inventarci, qualcosa  di più…-
Tacho e Luca arrivarono di corsa e si gettarono anche loro sotto il cannone.
-Ragazzi, allora quale è il piano?-
-E il piano…- mormorò Rama.
-Giusto quale è il piano, e questa volta dovete dirmi tutta la verità!- la voce di Mar spaventò tutti i ragazzi che si girarono perplessi a guardarla.
La ragazza si buttò accanto a loro sotto il cannone e aspettò che qualcuno le fornisse delle spiegazioni valide.
-E va bene te lo dico. Franka ha preso Cielo, hanno avuto un incidente d’auto, Nico ha portato Cielo in ospedale, Franka è scappata ed  arrivata fino alla residenza presidenziale- spiegò Tacho gesticolando.
-Non ci credo, e Cielo come sta?-
-Sta bene!-
-Si meglio!-
I ragazzi si girarono verso Jasmine e Valeria, anche loro comparse all’improvviso da dietro.
-E voi che ci fate?-
-Giù veloci!-
I ragazzi le tirarono sotto il cannone con loro.
Lo spazio lì stava diventando davvero molto ristretto.
-Chi vi ha detto dove eravamo?- chiese Tacho, interrompendosi a metà frase mentre Jasmine spintonava per sdraiarsi –Sei stato tu, vero?-
Rama abbassò lo sguardo colpevole.
-Ce l’ho in pugno!- rise Valeria accarezzandoli i capelli.
-Siete sicure che Cielo stia bene?- chiese Thiago, apprensivo.
-SI!- risposero in coro le due biondine.
-Franka è qui?-
-Ma vi rendete conto della situazione?- Rama alzò la testa, ignorando il gomito di Valeria che era affondato nella sua schiena –Il presidente è il capo della CC corporation!-
-Ma scusate! Come potete dire una cosa del genere?- Luca cercò di richiamarli al buon senso.
-Senti Luca, quale altra persona può agire così indisturbata? Pensa a tutto quello che è successo fino ad ora!-
-Si, Charlie e Franka sono usciti subito dal carcere, adesso capisco!- continuò Tacho che aveva preso gusto a fare congetture.
-Ma dai ragazzi, non può essere, poco ma sicuro! Quando lavoravo per la CC corporation non ho mai sentito queste voci!-
-Potrebbe anche essere! Si è sempre qualificato come il re!-
-Ragazzi comunque sia, dobbiamo toglierci il dubbio, quindi entriamo!-
 
–Tefi, ma sei sicura che Luca si sia innamorato di te?- chiese Melody.
La moretta scoppiò in una piccola risatina -Ehi, ma stai scherzando, è evidente che è innamorato di me, e poi scusa è così impossibile?-
Melody interruppe il moto continuo con cui si accarezzava i capelli e la guardò.
-No, figurati, e poi gli opposti si attraggono, giusto? Senti a che ora arrivano le estetiste? Voglio saperlo!-
Nacho drizzò le orecchie.
Estetiste?
-Dovrebbero essere qui a momenti, adesso preparati per la nuova dea:Tefi!!!!-
Le due si batterono il cinque.
Quando però la giraffa si girò individuò la testa di Nacho, nascosto nell’angolino.
-Oh, Nacho è venuto a cercare Caridad!- esclamò Tefi, ironicamente.
-No, io sto cercando, Thiago! Voi l’avete visto?- chiese lui guardandosi intorno quasi a voler confermare la sua assurda versione.
-No qua non c’è-
-A no?-
-Ehi e queste?- chiese la riccia indicando le buste che Nacho aveva nascosto dietro la schiena –Sono per Caridad?-
-No! Sono… sono per te da parte di Luca!-
Nacho le mollò le buste e guadagnò l’uscita.
Tefi rimase spiazzata per un secondo.
Poi scoppiò in un urlo isterico, girandosi verso Melody.
Anche lei era sbalordita.
-Hai visto è pazzo di me!- urlò gettandosi sulle buste e estraendo i vestiti.
-Che carino!-
 
Cortile della residenza presidenziale.
Rappresentazione di armi storiche.
Sette ragazzi, tutti ammassati l’uni sugli altri, discutono animatamente sotto uno dei cannoni.
-Ma dai ragazzi, cerchiamo di essere seri!- esclama uno di loro.
-Su, su! Che ci facciamo ancora qui!-
-Non lo so. Giocate a nascondino?- chiede ironica una voce.
I sette si guardano intorno, evidentemente sorpresi.
Poi una volta individuata la fonte della contestazione, in pantaloncini e canotta da jogging, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, appoggiata con nonchalance sul cannone, senza neanche tentare di nascondersi, iniziano tutti a sbottare.
-Francesca!- urla il biondino, tirandola per un braccio.
-Che cosa ci fai qui?- esclama l’altro biondo, facendole spazio sotto il cannone.
 
-Aspetta, aspetta, fammi vedere se ho capito. Allora, esiste un organizzazione mafiosa che vi ha messo dei chip per il controllo della mente e ha quasi ucciso Cielo, perché vogliono l’orologio della Casa, che poi non è un orologio, ma è un portale per un’altra dimensione, parallela, in cui anche Cielo è andata. E in questa dimensione che si chiama Eudamon ci sono angeli e guardiani e un libro magico con chiavi che appaiono e scompaiono da sole, ma non esiste il tempo. E ora voi credete che il presidente della nostra nazione, il presidente, dico, sia a capo di questa organizzazione e volete entrare nella sua residenza per minacciarlo o smascherarlo o non so cosa altro?-
Francesca li guardò ad uno ad uno.
-Si, so che detto così sembra un po’ strano, ma…- cercò di mediare Rama.
-Strano? Strano? No,no ragazzi! È assurdo, completamente assurdo! E quello che avete intenzione di fare è folle!-
-Ma ci aiuterai- disse Thiago, fissandola negli occhi.
-È  ovvio. E poi mi sono sempre piaciute le persone folli-
I ragazzi sorrisero.
Ora il problema da definire era solo come avrebbero fatto ad entrare.
 
Nacho, appiattito contro il muro colorato dell’istituto, aspettava l’arrivo delle sue salvatrici. E poi eccole, due bionde, alte, con lunghi cappotti neri e una valigetta che il ragazzo supponeva essere piena di cosmetici.
-Salve, suppongo che siate voi le estetiste, non è così?-
-Si siamo noi- a parlare era stata quella più bassa, con lunghi capelli meschati –Sai dove è Tefi?-
-No, io sono Nacho, un amico. Tefi sta arrivando ma… cioè io… io avrei un’altra cliente oltre a Tefi. Ecco lei si chiama Caridad, però… però non dovete dirle che sono stato io a farle fare il trattamento… ditele che ha vinto un premio! Ecco!-
 
-Ragazzi, secondo me è una follia, non sono della CC, quelli ci conoscono bene!- ripetè per l’ennesima volta Luca senza essere ascoltato da nessuno.
-Ragazzi…-  provò a intervenire Francesca.
-Insomma la devi smettere! Non capisci che vogliono sviarci!- urlò con tutta la sua forza Rama. Tutti lo guardarono sbigottiti da tanta irruenza.
-Ah, Rama ma che ti prende?- chiese scioccato Tacho.
-Ragazzi!- riprovò Francesca.
-Ho esagerato scusate! Mi sono fatto prendere… ma perché non ci fingiamo un gruppo turistico?-
-L’abbiamo già fatto l’anno scorso, e l’abbiamo scampata solo perché c’era Nico con noi- borbottò Jasmine.
-Allora faccio a modo mio!- esclamò Thiago, calcandosi il cappuccio della felpa in testa e preparandosi all’assalto..
-No, no!- urlarono gli altri trattenendolo.
-Ragazzi!-
-Che cosa c’è?- urlarono in coro verso la biondina.
-Cosa hai Francesca, quale è il problema?-
-Ecco… mi… miscappalapipì, ecco-
-Cosa?-
-Devo andare in bagno!-
-E allora vacci!- esclamò Valeria.
-Ok, quindi vado al bar qui di fronte e poi torno…-
-Si, si, vai!-
-Mar mi accompagni?-
-Ecco io…-
-MAR!-
Sorpresa dal tono imperioso e isterico al tempo stesso dell’amica la brunetta si alzò e la seguì verso il bar.
 
-Allora, devi andare o no?-
-No, non devo andare in bagno-
-Cosa?- Mar la guardò perplessa.
-Vedi, io ho un piano per entrare ma sono sicura che se fossi rimasta lì alla fine non avremmo risolto niente. Ora so che io e te non adiamo molto d’accordo, ma tutte e due vogliamo bene ai ragazzi e a Cielo, quindi… tregua?-
La bionda le porse la mano, e Mar dopo averci pensato un attimo la strinse con forza. Poi la guardò negli occhi.
-E quale sarebbe il nostro piano?-
 
Una ragazza cammina sicura su un paio di tacchi a spillo.
Le sue movenze sinuose fanno girare molte teste maschili nella sua direzione.
Molti sorridono ammiccanti, alcuni si lanciano in qualche fischio azzardato.
Sono tutti di una scolaresca in gita alla Casa del presidente, con i camici bianchi e il tesserino con nome e cognome appuntato sul petto.
Ma lei li ignora tutti.
Arriva velocemente sul retro della residenza e una volta avvistata la sua preda, un ragazzo dal camice bianco, solo e isolato, fa scattare la trappola.
Con un piccolo urletto di scena cade a terra.
Il ragazzo corre a soccorrerla e le porge una mani.
-Ti senti bene?- chiede preoccupato.
Lei sorride.
-Mi dispiace- sussurra.
Il ragazzo cade a terra, sotto la forza del pugno sferratogli sulla nuca.
La bionda aiuta la sua complice ad alzare il poverino e gli sfilano il camice.
-Sei sicura di non avergli fatto troppo male?- chiede la bionda.
-Si tranquilla, me lo ha insegnato Terremoto, c’è un nervo sul collo, basta toccarlo e svieni-
-Ecco,prendi- Francesca porge a Mar il camice del ragazzo e la brunetta lo indossa velocemente.
-E tu? Come fai ad entrare?-
Francesca sorride e le dice di aspettarla lì.
Cinque minuti dopo torna trionfante con indosso un camice bianco.
-Come hai fatto a prenderlo?- chiede curiosa Mar.
-Non credo che tu voglia davvero saperlo. E comunque non è importante, ora attuiamo il piano, su!-
Le due si prendono a braccetto e si dirigono verso l’entrata principale, confondendosi con i loro “compagni di scuola”.
 
-Ma perché non ce ne andiamo? Okey, organizziamo un piano poi torniamo qui e entriamo in azione!- esclamò Luca.
-Luca, visto che tu hai lavorato per loro puoi dirci quale è il loro punto debole?- chiese Jasmine ignorando completamente la frase detta dall’amico.
-Si, tu lo saprai!-
-Ma quanto ci mettono Mar e Francesca ad andare in bagno?-
I ragazzi si guardano intorno.
-Ma che vogliono fare!- urla Tacho avvistando due figure in camice bianco.
La bionda agita la mano verso di loro, a mo di saluto, la bruna la colpisce fra le costole facendole abbassare il braccio.



 

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Capitolo 8
*** Quando il presidente ci mette lo zampino... ***


Angolo autrice
 

Ciao a tutti!!!!
Volevo dedicare questo mio nuovo demenziale capitolo a ThiaguellaItaly e alle sue recensioni degne di premio Nobel, a Rossy97, a MissTata55 perchè non si scordano mai di me e a tenten13 che mi ha fatto sognare con il suo nuovo capitolo di Ninas Mal (pubblicità occulta!)
Spero che recensiate e mi dite che cosa ne pensate...
Vostra Flaqui


Capitolo 8
Quando il presidente ci mette lo zampino


-Sono dei veri geni, sul serio!- esclamò Jasmine.
-No, sono matte!-
Il cellulare di Rama prese a squillare con forza.
Il ragazzo si affrettò a rispondere.
-Falco a tartaruga, passo- sussurrò dall’altra parte Mar.
-Eh?-
-Tu sei falco, io tartaruga, deficiente!-
-Perché io tartaruga?-
-Perché si Rama, dai!-
-Allora io posso essere farfallina?  O no, ancora meglio coccinella? Io adoro le coccinelle!- esclamò un’altra voce, quella di Francesca, fuori campo.
-Zitta!- la richiamò all’ordine Mar.
-Mar, Mar, che succede lì?-
-Non va bene, ci sono tantissime guardie- mormorò Mar, facendosi largo fra la folla.
-Devi sondare il terreno, avranno pure un tallone di Achille!- le urlò Luca.
-Achille? E chi è? Aspetta!- esclamò Mar.
Rama la sentì chiedere concitata in giro -Qualcuno conosce un certo Achille?-
Francesca evidentemente doveva averle strappato il telefono di mano, perché poi chiese velocemente a Rama -Balena…-
-Tartaruga!- la corresse Mar.
-Insomma, tu!-
-Senti Francesca quelli sanno chi siamo, non dovete farvi vedere!-
-Affermativo, tartaruga. Passo e chiudo!-
Rama, provato dalla conversazione richiuse il telefono.
-Tartaruga, bah!-
 
-Ma non possiamo lasciarle lì!- esclamò Thiago.
-Ragazzi ascoltate, loro due devono uscire immediatamente da lì!-
-Ma vi rendete conto di chi c’è là dentro?- chiese Rama isterico.
-Ma certo, mio padre! Il presidente è mio padre!- spiegò Thiago.
-Ah, bene! Allora vai lì a salutarlo!-
-Ragazzi ci dobbiamo organizzare!- esclamò Valeria.
Luca annuì, dandole appoggio.
-Ecco, mi incappuccio e vado!- esclamò Thiago, correndo verso la residenza.
-Thiago!-
I ragazzi lo seguirono a ruota, scivolando giù dalla collina che portava alla residenza presidenziale. Tacho spiccò in un balzo degno di un lottatore di catch e si lanciò verso Thiago, afferrandolo per la vita.
-Nonononono!- esclamò un signore in giacca e cravatta, vedendoli –Voglio morire! Voi siete! I Teen Angels!-
 
Dieci minuti dopo i ragazzi entravano nella Residenza presidenziale.
Il fatto era semplice erano appena stati ingaggiati per la festa di compleanno della figlia del presidente, alias “Juan Cruz”, alias “Assassino”, alias “Padre di Thiago”.
-Ora voi aspettate, qui che ci pensa il vostro Manucito!- esclamò l’uomo che li aveva scoperti. Manucito Garzia era il responsabile degli eventi pubblici della Casa Presidenziale e si occupava anche di quelle sottigliezze del mestiere quali organizzare il compleanno della figlia del boss.
-Non ci posso credere! Siamo dentro! Siamo entrati!- esclamò Rama.
-Smettetela! Basta!- cercò di calmare gli animi Luca.
-Hai ragione dobbiamo stare a attenti! Loro non si aspettano che siamo entrati nella tana del lupo!-
I ragazzi iniziarono la loro esplorazione, muovendosi furtivamente, e imitando, perché no, tutti quei film di spionaggio che Cristobal amava vedere.
Rama afferrò il cellulare che aveva iniziato a suonare e rispose sussurrando.
-Si?-
-Ho delle novità! All’entrata principale ci sono due guardie appostate ma dall’altro lato ce ne è una sola- sussurrò Mar dall’altra parte.
Rama si appoggiò alla porta che dava sul corridoio centrale.
-Si, che altro?-
-La stanza del presidente è proprio sulla… Ahh!-
Ora, per meglio spiegare l’urlo di Mar bisognerebbe fare una descrizione dello spazio in cui si svolge la vicenda, cioè la residenza presidenziale, ma per mancanza di tempo basta dire che i due interlocutori, senza volerlo, si erano scontrati.
Rama la attirò verso di loro, ignorando gli urletti soffocati della ragazza.
-Shhhhh!- intimò Luca –Dove è Francesca?-
-Bhe, ecco lei…-
 
Nacho percorse per l’ennesima volta il corridoio. sembrava quasi un padre in attesa di poter vedere il figlio appena nato, per la prima volta, ma per meglio capire i suoi sentimenti, diamo la parola alla sua vocina interiore.
-È peggio di un parto, e la creatura non esce! E se me ne vado?-
Un rumore di tacchi a spillo che ticchettavano sul pavimento, lo fece nascondere dietro lo stipite della porta.
Melody fece la sua comparsa, in leggins lucidi e una casacca scollata.
-Oh no. No, no, voglio morire. Guarda lì quanti chilometri di gambe, sono incredibili!-
La seconda ad uscire fu Tefi.
In mini dress viola, con tacchi a spillo e fiore in testa.
-E guarda Tefi! Che ragazza! E poi parla inglese! E io che faccio, vado dietro ad una che russa? Ah, ma perché è successo proprio a me?-
Anche Tefi lo sorpassò mandandogli un bacino con la mano.
-Forza Nacho, forza! Se si è messa una cosa strana, giuro che me ne vado-
Due paia di gambe, terminanti in tacchi neri.
Abito corto, con ampia scollatura e un giacchino abbinato.
-SI! GRAZIE! GRAZIE!- urlò Nacho, inginocchiandosi a mani giunte e ringraziando il Signore –FINALMENTE ME NE HAI FATTA ANDARE BENE UNA!-
 
-Si, si certo che mi piacciono, sono davvero fantastici!-
La bionda sorrise affascinante al suo interlocutore.
-Sai che sei davvero carina…- il ragazzo si interruppe, abbassandosi a leggere il cartellino appuntato sul petto della ragazza –Alberto?-
-No,no è un errore di battitura, dovrebbe essere Alberta!-
-Bhe, quindi Alberta, potremmo anche vederci qualche volta…-
-Scusateci-
Thiago e Rama, irruppero nella conversazione fra i due e sollevando di peso Francesca, la trascinarono via.
-Chiamami!- urlò la bionda alla sua nuova conquista.
-Alberta?- chiese ironico Rama alludendo alla balla sparata in precedenza.
-Oh, ma sta zitto tartaruga!-
-Ma cosa stavi facendo?- esclamò isterico Luca.
-Niente, socializzavo!- si schermì Francesca –Allora quale è il piano?-
-Ma come avete fatto ad entrare?- chiese Mar.
-Ci ha invitati un amico di Tacho - ironizzò Valeria.
-Ragazzi, ma vi rendete conto di dove siamo? Questa è la residenza del presidente!-
 
-Nacho, ma che hai?- chiese Tefi con una risatina stridula.
Il ragazzo si alzò di scatto.
-No, grazie… ho trovato una moneta. Tutto qui…-
-Ah, mi sa che forse è meglio se li lasciamo da soli, no?- esclamò Melody ironica.
-Noi due? Da soli?-
Nacho lanciò un occhiata fugace a Caridad.
-Ciao!- esclamarono Tefi e Melody in coro, andandosene.
 
-Ne ho abbastanza, dove volete arrivare?-esclamò Luca, mentre con gli altri entrava nella sala conferenze.
-Ragazzi, basta ma perché non ne parliamo con Nico?-
-No,nono. Lui ci manderebbe via- protestò Valeria.
-Prova, prova, mi sentite?- esclamò una voce fuori campo, vagamente roca.
-Si, certo che ti sento, vieni fuori!- iniziò ad urlare come un ossesso Thiago.
-Shhh!- intimarono tutti.
-Ma voi non capite! Mi parla nella testa!-
-Lo so calmati, guarda che lo sentiamo anche noi!- cercò di tranquillizzarlo Jasmine.
-È un tecnico per la prova del suono- spiegò Valeria.
-Uno due, tre prova, mi sentite?-
-Ma guardate che lo sapevo eh?-
Un rumore di passi che si avvicinava sempre di più fece entrare tutti nel panico più totale. Thiago afferrò Francesca e la spinse sotto il tavolo seguito a ruota da tutti gli altri. Solo Jasmine rimase fuori, perplessa.
-Quale è il piano sta per parlare in diretta nazionale?- chiese preoccupata.
-Non lo so, ma non importa! Improvvisiamo!-
 
-Eccoci qui…- mormorò Nacho –Mi sembri un po’ diversa (solo un po’? XD) Hai cambiato qualcosa?-
-Qualcosina, qual cosina- Caridad prese ad arrabattarsi con il giacchino –Si, ma non mi sento per niente a mio agio, non sono io!-
-Come? Ma che dici? Ma certo che sei tu! Guardati, respira! Lentamente, molto lentamente. Questa sei tu e ti giuro che stai davvero bene- esclamò il ragazzo come se più che dirlo a lei stesse cercando di auto convincersi.
-Intendiamoci bene, tu mi piaci in qualunque modo, però questo è decisamente il tuo look-
-Il mio look…- sorrise lei.
Nacho la baciò con forza.
 
Sotto il tavolo delle riunioni nella residenza presidenziale.
-Secondo me,è il momento giusto!- proclamò Tacho -Il presidente è in diretta nazionale, avete idea di che colpo mediatico sarebbe?-
-Sentitemi, ascoltatemi un attimo! Se questo uomo è davvero Juan Cruz e lo smascheriamo, siamo spacciati!- cercò di farli ragionare Luca.
-Ma non ti rendi conto? Questo è un segno! Noi non siamo qui per caso!- esclamò Rama che era diventato molto superstizioso da quando aveva cominciato a sentire l’oroscopo, ogni domenica mattina con Feli.
-Rama ha ragione! Come possiamo darla vinta a questi fuorilegge?!-
-Andiamo ragazzi! Dobbiamo denunciarlo pubblicamente!- esclamò Jasmine.
I ragazzi si accalcarono esprimendo le proprie opinioni.
-Ok! D’accordo, facciamolo! Ma faremo a modo mio!- ordinò Luca.
 
-È una questione di interesse nazionale, porremo fine alle organizzazioni che attentano alla sicurezza del paese…- proferì Tomas Parker, presidente della nazione.
Il suo discorso, venne però interrotto bruscamente.
-Ora!- urlò una voce di cui non si conosceva la provenienza.
All’improvviso da sotto il tavolo apparvero otto ragazzi.
Il primo, alto, con capelli neri, si gettò su una delle guardie e le strappò la pistola dalla mano. Poi si girò velocemente verso un’altra sentinella e gliela puntò addosso, facendogli segno di gettare la sua arma per terra.
-Cosa volete?- chiese Tomas, perplesso e spaventato al tempo stesso.
-Qui dentro il vero mafioso sei tu!- urlò il biondino.
-No,non non spegnere! Continua a riprendere!- intimò un altro ragazzo al cameraman che terrorizzato si era portato le mani sopra la testa, credendo che, forse così,  nessuno gli avrebbe fatto male.
Tomas si vide sbattuto contro il tavolo mente sentiva la voce di uno di quegli uligan che parlava al microfono.
-Siamo tutti in pericolo, quest’uomo che sostiene di essere il nostro presidente, è in realtà il capo di un organizzazione mafiosa!-
-Che cosa?- chiese Tomas, cercando di risollevare la testa.
-Non fare l’ingenuo!- urlò una delle ragazze, bionda con un cappellino in testa, sbattendolo di nuovo a faccia in giù –Sei il capo della CC Corporation, un gruppo forte e spietato che fa piazza pulita di tutto!-
-E che vuole impadronirsi dell’ingresso di un’altra dimensione, con fini orribili!- continuò un’altra bionda.
-Sei un bugiardo! Parla! Parlami ora!- infierì un ragazzo, afferrandolo per il capo –Sono tuo figlio Juan Cruz!-
-Ehi! Ehi!- esclamò una delle ragazze con un camice bianco, facendo segno al tizio della telecamera –Inquadrami un momento. Prima di tutto volevo salutare tutti quelli che conosco! Non posso credere di essere in tv!- la ragazza batté le mani –E poi volevo lanciare un appello. Io sono Francesca Bower e sono single! Sto cercando un ragazzo, quindi chiamatemi, il mio numero è…-
-Francesca!- urlarono gli altri.
 
Atto finale di questa assurda giornata.
Scenografia – Camera dei ragazzi.
Protagonisti – Luca “Il killer” Franchini e Tefi “L’isterica” Elordi.
Tefi si portò la mano ai capelli, cercando di dare loro una piega morbida, senza però sminuire l’importanza del fiore nero, che spiccava fra i boccoli, in posizione strategica.
-Luca, scusa se sono entrata così. Non è da me- la ragazza alzò la mano come a bloccare ogni tentativo di conversazione da parte del suo intercultore. Evidentemente non voleva che il suo discorso provato e riprovato con Melody, e poi allo specchio del bagno, venisse interrotto –E che volevo sapere da te, come sto? Che ne dici?-
Si portò una mano al vestito, quasi a volerlo indicare e poi ticchettò il tacco.
-Si, sei… sei molto carina- mormorò lui, un po’ a disagio.
-Ah- la ragazza evidentemente si aspettava un complimento un po’ più degno di questo nome, ma non si fece scoraggiare, avanzò di un passo, spostando la sedia che li divideva -Carina… carina per che cosa? Dico, secondo te…-
-Bhe, io non saprei che dirti. Ora… ora vado-
-Aspetta, aspetta! Un attimo! Posso aiutarti con i vestiti? Se ti fa piacere! Ti scelgo qualcosa!- esclamò la ragazza che ormai si arrampicava sugli specchi per mandare avanti la conversazione.
Lui sorrise impacciato, non desiderando altro che saper che cosa dire.
-Scusa se te lo chiedo ancora, ma secondo te perché mi sono fatta bella?-
-Si, io… ora mi vado a lavare, poi ne riparliamo…- mormorò lui indietreggiando lentamente quasi avesse paura di spaventarla con un movimento brusco.
-Aspetta!- lo richiamò di nuovo lei, afferrandolo per un braccio –Ok, basta girarci in torno. Stai tranquillo perché io so già tutto- lei gli sorrise incoraggiante.
-Cioè che…-
-lo so certo. Il tuo regalo era davvero fantastico, quando Nacho mi ha detto che era per me giuro che sono rimasta senza parole!-
-Tefi, ma di cosa stai parlando, io non ci capisco niente!-
-Oh!- la ragazza si portò le mani alla bocca –Sei pure timido che dolce! Ma vedi che non devi preoccuparti, perché io so già tutto. Ti ho sentito parlare con Thiago e Tefi di qua, e Tefi di là… insomma ti piaccio, e anche tu mi piaci, sai?
-Tefi?- la interruppe lui –Non stavo parlando di te, ma di Steffi Gras, la tennista, capisci-
Il sorriso di Tefi diventò una smorfia.
-Steffi Gras?-
La ragazza scoppiò in una risata isterica e imbarazzata, volta a coprire la pietosità della scena, a cui Luca si unì con un sorriso impacciato.
-Ma dai! Non ci credo! Ci sei cascato, davvero!- Tefi continuò a ridere –Sapevo già tutto! Era solo uno scherzetto, tranquillo!-
La ragazza corse in bagno, guadagnando la fuga.
Una volta lì, dopo essersi chiusa la porta alle spalle, si lasciò scappare un singulto e scoppiò a piangere.
-Se sei qui per prendermi in giro, vattene!- esclamò poi.
Luca si immobilizzò di scatto.
Non pensava che l’avesse sentito arrivare.
-No, ma che stai dicendo, io non sono qui per prenderti in giro, né tantomeno per compatirti. Voglio solo provare a spiegarti una cosa-
Lei lo ignorò completamente, asciugandosi una lacrima.
Fortunatamente, Melody le aveva messo il mascara resistente all’acqua. Sarebbe stato davvero terribile se, oltre ad aver preso fischi per fiaschi, avesse avuto anche delle righe nere sulla faccia.
Luca la osservò con uno sguardo indecifrabile.
-È vero stavo parlando di Steffi Gras, ma tu mi piaci-
“E poi io sono fantastica, peggio per lui se non… aspetta un attimo.” Tefi interruppe i suoi pensieri riguardanti l’aspetto e cercò di concentrasi su quello che il ragazzo davanti a lei stava provando a dirle.
-E molto-
Luca la afferrò per il braccio, attirandola a sé e baciandola con forza.
“Lo sapevo che il vestito nuovo avrebbe funzionato!”
 
 

 
 
 

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Capitolo 9
*** Target... ***


  
Angolo autrice
 
Ciao, miei angioletti!!!
Questo capitolo lo dovuto riscrivere più volte, anche perché sarà l’ultimo divertente della storia. Infatti se ben notate nell’icona della storia ho scritto “Drammatico” e fino ad ora si è trattato soprattutto di una storia divertente, quindi dal prossimo capitolo abbandonerò i capitoli divertenti e passerò a quelli sentimentali (che secondo il mio modesto parere sono il mio forte)…
Inoltre nei prossimi capitoli si farà reale la presenza di Juan Cruz e della CC Corporation…
Vi avviso però che per un pò non potrò connettermi, quindi... GODETEVELA!

Spero che il capitolo vi piaccia, RECENSITE!!
 
Flaqui
 
P.S. per la parte dell’interrogazione di Tefi, ho preso spunto da un episodio della terza serie!
BUONA LETTURA…
 
 
 

Capitolo 9
Target


 
-Aaaaaaaaaaaaaaa!-
Ed eccolo con precisione impressionante l’urlo che le ragazze si aspettavano. Avevano ormai preso l’abitudine di considerare lo strillo mattutino di Tefi come il segnale che era arrivato il momento di alzarsi.
Ma Francesca non ci era ancora abituata e saltata sul letto, prese la prima cosa che trovò, la sveglia a forma di mucca di Caridad, e se la portò sopra la testa, pronta a difendersi dagli attacchi di eventuali nemici.
-Mmmm!- Mar si rigirò nel sonno.
Jasmine con un lancio ben assestato colpì Tefi in pieno stomaco.
-Ma sei pazza!- urlò la brunetta rispondendo con uno schiaffo sul braccio.
-Sta zitta stecchino!-esclamò piccata la gitana e ignorando i vari insulti tornò a rifugiarsi nel caldo del suo letto.
Tefi infuriata si mosse a passo di carica verso il bagno.
Un altro urlo mentre scivolava sul pavimento bagnato e un tonfo mentre atterrava con grazia su Luca.
-Non riesci proprio a starmi lontana, eh?- commentò lui ridendo.
Tefi lo guardò cercando di mostrare disprezzo.
-Io direi il contrario visto che mi tieni ancora in braccio-
Luca rispose a tale affermazione con una sonora risata, ma non fece nulla per liberarla dalla stretta in cui l’aveva “imprigionata”.
 
-Assolutamente no-
Nico sorrise davanti al secco rifiuto della nipote.
Poi, con calma le porse, per la seconda volta, la divisa della Rockland.
-Ma stiamo scherzando?- esclamò lei, per la seconda volta, spingendo i vestiti verso l’uomo. Con un broncio degno da premio Oscar si apprestò ad eseguire alla lettera il copione che sempre seguiva in queste occasioni.
-Per favore Zio N avevo già scelto cosa mettere!- si chinò rapida sul mucchio di vestiti che aveva creato la sera prima, intenta nell’arduo compito di “trovare qualcosa di decente”, ed estrasse trionfante la maglia azzurra, un po’ lunga e aderente –Guardala! È deliziosa! Non senti cosa ti dice “Fammi andare a scuola! Fammi andare a scuola!”-
-Senti non so cosa dica a te quella maglia, ma io ti dico che devi indossare la divisa!-
-Ma no! Non ho mai messo una divisa in tutta la mia vita!-
-Non so se sono stato chiaro, è obbligatoria! La mettono tutti!-
-Ah, quindi è questo che vuoi? Che mi adegui alla massa?- Francesca assunse una posa scioccata –Da te non me la sarei mai aspettata!-
-Basta! Ora tu ti infilerai questa felpa e questi pantaloni e poi andrai dritta, dritta a scuola! Fine della questione!- chiuse il discorso lui, poi andò a svegliare i bambini.
-Ma Zio N! Almeno non c’è una versione più alla moda? Un top? Un vestitino?- esclamò lei, rincorrendolo.
 
La colazione era ormai a tavola.
Feli aveva superato se stessa, quel giorno, nel tentativo vano, di alleggerire la tensione del rientro a scuola. Una deliziosa torta, faceva bella mostra di sé, proprio al centro della tavola, con tanto di biscotti al cioccolato e bignè alla panna, come contorno.
Lleca si leccò i baffi e prese a riempirsi le tasche prima che Monito facesse sparire tutto.
-Devi stare tranquilla d’accordo?- disse Nico, rivolto a Mar, che era in piena crisi isterica. Quella mattina lei e Jasmine avrebbero dovuto sostenere l’esame per essere ammesse rispettivamente al secondo e al terzo anno.
Quanto a Jasmine era così impegnata a ripetere che neanche si era accorta della misteriosa dissoluzione della sua torta ad opera di Monito.
Ma visto che non c’è due senza tre, a completare il quadretto, ci si metteva anche Francesca che, dopo aver fatto inalberare Nico per la sua versione personale e un po’ troppo evidente della divisa (Con tanto di minigonna corta e zeppe) e essere stata spedita a “ricomporsi”, stava subendo un collasso nervoso.
-Sono sicuro che la prova di canto andrà benissimo. Non devi preoccuparti- la rassicurò Nico –Dopotutto la voce l’hai presa da me…-
-È proprio per questo che mi preoccupo- fu la secca risposta.
Tacho scoppiò in una risata, soffocata bruscamente da una gomitata da parte del suo tutore. La reazione scatenante fu tale che, il ragazzo contorcendosi dal dolore, colpì con la sua mano da lottatore il tavolo, facendo volare il bignè alla crema, posto in precario equilibrio sul vassoio, dritto, dritto sul naso di Thiago.
Ovviamente Bedoja, non rimase impassibile e passò al contrattacco, lanciando il suo pezzo di torta sulla maglietta dell’amico.
Ben presto la cucina si riempì di risate e grida, fra cui l’inconfondibile urlo di Tefi che si nascose sotto il tavolo, evitando per un pelo, il cannolo siciliano lanciato da Rama.
 
-Dunque ho corretto i vostri temi e devo dire che, a parte qualche eccezione erano del tutto deludenti…- proferì il signor Hertz, mentre passando fra i banchi assumeva un brusco cipiglio
-Paz, il suo tema mi ha deluso, mi aspettavo di più…- commentò consegnando il compito a Melody, la ragazza annuì, poi non appena l’uomo si fu girato riprese a truccarsi, cosa che aveva fatto per tutta l’ora.
-Bedoja, non commento neanche…-
Thiago si strinse nelle spalle –Sa come è professore, si fa quel che si può!-
Hertz scosse la testa e poggiò il compito sul banco.
-E infine Morales- continuò l’uomo –Il suo tema era davvero originale-
Tacho sorrise.
-originale per la sua assurdità! Le avevo detto di scrivere un saggio di attualità, non di consegnarmi un giornale con il suo nome sopra!-
Il biondo sbuffò e disse con aria scocciata –Insomma, se non c’è attualità sul giornale!-
La classe scoppiò in una risata collettiva, subito soffocata da un gesto imperioso di Hertz. L’uomo fissò ad uno ad uno i suoi alunni fino ad individuare la sua preda.
-Elordi, potrebbe lasciare il suo telefonino e venire qui?- chiese poi ghignando.
Melody diede una gomitata all’amica, che troppo presa a messaggiare, non si era neanche accorta del richiamo dell’insegnante.
Tefi alzò la testa e guardò il docente con aria interrogativa.
-Si Elordi, venga! Interrogata!-
Il terrore si fece largo sul volto di Tefi.
Il giorno prima non aveva aperto libro, troppo presa a ideare un piano per farsi baciare da Luca, che ora la fissava preoccupato due file di banchi più dietro.
Con incertezza si alzò e andò alla cattedra.
-Allora, Elordi, mi parli della lezione del giorno…-
Tefi setacciò la classe in cerca dello sguardo di Melody, che aveva aperto a raffica il libro, alla pagina della lezione del giorno, e cercava disperatamente di assimilare tutto ciò che potesse essere utile alla sua amica nell’interrogazione.
-Allora, si ma da dove parto?- chiese la brunetta cercando di prendere tempo.
-Dalla lezione del giorno, le ho detto, sa quale è vero?-
-Oh, si certo. L’ho studiata con attenzione-
 
-Come sta andando?- sussurrò Jasmine, abbassandosi in modo che l’astuccio, posto in posizione strategica, le coprisse il viso.
-Più o meno, matematica credo bene, ma di inglese non ne so una!- esclamò l’amica istericamente.
Il test era cominciato solo da mezzora e Mar era nel panico.
Jasmine, seduta accanto a lei, non se la passava meglio.
-Io non capisco… tu lo sai tradurre?- chiese la brunetta indicando la sfilza di parole in una lingua, per lei incomprensibile.
-No, no ti ho già detto che non ci capisco niente. So solo che è il testo di una canzone, una canzone dei Beatols, Let it be… ma non so altro…-
-Rinaldi, Romero, cosa sono tutte queste chiacchiere?- le rimproverò aspramente la signorina Gomez, vice preside e eletta “la carogna” dall’intero corpo studentesco.
-No, professoressa, le ho chiesto la gomma!- si giustificò Mar prontamente, mentre Jasmine sollevava l’oggetto e sorrideva con aria innocente.
-Bhe, la prossima volta gliela chieda con meno parole, Rinaldi-
Mar annuì, sorridendo, poi quando la donna si fu allontanata si portò le mani fra i capelli, disperata -E ora come faccio?-
Josè, al banco dietro, si alzò facendo strascicare la sedia sul pavimento in lineum, e dopo aver sorriso alla professoressa le consegno il compito.
Quando la donna si fu girata per mettere il foglio nella sua cartellina, il ragazzo lasciò un altro pezzo di carta sul banco di Mar, e filò via.
-Ah!!!- esclamò Mar, trattenendosi dall’urlare, poi si rivolse a Jasmine, raggiante –Me l’ha passata! Me l’ha passata!-
Jasmine soffocò un esclamazione di felicità e sussurrò concitata –Copia e passa, copia e passa, veloce!-
Poi sorrise alla Gomez, facendole il dito medio da sotto il banco.
-Fregata!-
 
 
-Muoviti!! Sono in ritardo, anzi in ritardassimo!- urlò Francesca, mentre colpiva Simon sulla schiena facendolo quasi strozzare con il muffin ai mirtilli.
Il ragazzo prese a tossire convulsamente e continuò così per tutto il tragitto che portava alla sala multimediale della Rockland, dove si sarebbero tenuti gli esami.
Francesca prese a stritolare l’elastico della sua tracolla, nervosa.
Era la prima volta che cantava davanti a così tanta gente.
E c’è da dire che nella sala erano presenti solo una decina di persone.
-Bene io ora vado, Mar avrà quasi finito l’esame e voglio esserci quando uscirà!- esclamò lui.
-Cosa, te ne vai?- protestò lei, nel panico.
-Si, sai come è Mar, se non mi vede mi uccide!-
Il ragazzo, le sorrise e, dopo averla salutata con un bacio sulla guancia, corse via.
La bionda si guardò intorno preoccupata.
Come avrebbe fatto senza nemmeno un volto familiare a darle sicurezza?
 
-Ecco, si, la lezione del giorno…-
Tefi guardò Melody disperata, ricevendo come risposta dei gesti incomprensibili.
Posò allora lo sguardo sulla cattedra, dove troneggiava in bella mostra il libro di storia.
Era aperto, così la ragazza approfittando di un momento di distrazione del professore (-Ordognes, la finisca di trastullarsi con quella chitarra e la metta via subito, o gliela darò io una bella “nota”!-) sparò il primo nome che riuscì a decifrare.
-Cleopatra!- esclamò trionfante.
Il professore la guardò perplesso.
-Si, dico l’argomento, quello che abbiamo preso in considerazione, che abbiamo analizzato, studiato, ecco…-
-Elordi, ho capito vada avanti, si chiama Cleopatra ma chi era? Perché era famosa?-
Tefi aggrottò la fronte.
Melody prese a gesticolare, imitando una danza egiziana, nel vano tentativo di far capire all’amica la provenienza della regina.
-Lei, lei era… una danzatrice!- continuò convita la brunetta, mal interpretando i suggerimenti dell’amica.
-Una danzatrice? Elordi, lei mi sta prendendo in giro per caso?-
-No, è che…- Tefi, messa alle strette ricorse alla sua arma migliore –La verità è che ho qualcosa, qui! Che mi impedisce di ricordare!- piagnucolò indicando un punto imprecisato dietro alla nuca.
Melody scosse la testa, sconfitta.
-Il problema è che…- Tefi scoppiò in un pianto a dirotto –È che nessuno mi vuole bene! Nessuno!- la ragazza si coprì il viso con le mani, mentre le lacrime da coccodrillo scendevano a precipizio.
Il professore, seriamente colpito, cercò di porre rimedio alla crisi adolescenziale, che pensava di aver causato.
-E va bene Elordi , si calmi, per oggi fa nulla, ma domani verrà interrogata, d’accordo?-
Tefi chiuse subito il suo rubinetto ambulante, sorrise felice e tornò a sedersi.
Luca la guardò ammirato.
E meno male che tutti la pensano stupida!
 
Mar spalancò la porta dell’aula e inspirò con forza.
Finalmente era libera!
Jasmine accanto a lei sorrise.
Grazie all’intervento propizio di Josè, il test era andato davvero bene.
-Mi sono liberata da un peso enorme, sul serio!- commenta la biondina.
Il sorriso disegnato sulle sue labbra, sparisce velocemente quando vede arrivare, a braccetto Crudelia e il suo braccio destro.
-Davvero ottima la tua recitazione…- sussurra Melody all’amica.
Mar, le ignora e scansandosi per farle passare si alza in punta di piedi per cercare di arrivare al suo armadietto. Da quando, circa a metà anno, lo hanno spostato più in alto, la ragazza faceva molta fatica a prendere le sue cose.
-Sai ormai il target di questa scuola si è cosi abbassato- continua Tefi, lanciando un occhiatina a Mar, con chiare intenzioni, e poi scoppiando a ridere con la sua complice.
-Si hai proprio ragione, il target è davvero basso. Ormai ammettono chiunque, anche li zingari…- la frecciatina di Mel questa volta è diretta a Jaz.
-Sta per caso cercando di insultarci?- mormora Mar alla gitana, trattenendosi a stento.
-Tu lasciale perdere, non le considerare…-
 
-Rama!- ululò Nico, bloccando il biondino, che camminava tutto piegato, cercando di non farsi vedere da nessuno –Che cosa ci fai fuori dall’aula?-
-Niente Nico, niente! Io non ho nessun problema con la scuola, solo avevo bisogno di una piccola pausa!- si giustificò il ragazzo.
-Piccola pausa un corno!- esclamò il tutore, prendendolo per il bavero della camicia e trascinandolo verso l’entrata della Rockland –Tu devi stare in aula, come tutti. Come Tacho, Thiago, Luca…-
Nico si interruppe bruscamente, quando davanti al bar dei Teen Angels, vide il solido gruppetto che cercava di rimorchiare un paio di biondine.
-Tacho, Thiago, Luca!!!!!!!!! Che cosa state facendo?-
-Nico rilassati!- esclamò Thiago che stava giocando a carte con Gero.
-Già Nico, diciamo che noi siamo in ricreazione!- spiegò Luca, mentre riammirava la sua nuova amichetta.
-oh, si lo vedo che tipo di ricreazione! Ma voi dovete andare a scuola! Andate, su!-
Fu un attimo, poi tutto precipitò.
Luca si eclissò nel locale con la bionda.
-Ma così non vale!- urlò Gero, gettando tutte le carte contro Thiago –Tu bari!-
-Io non baro affatto! Sei tu quello che gioca sporco, solo perché non sopporta di perdere!- controbatté Bedoja.
I due iniziarono a picchiarsi di santa ragione.
-No, fermi, fermi!- gridarono Rama e Tacho, cercando di separarli e contemporaneamente mandando all’aria il tavolino del bar.
-Basta!- urlò Nico cercando di imporsi.
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!- l’urlo isterico di Tefi si sparse nell’aria mentre Jasmine, saltatale addosso, le tirava i capelli.
-Ferma lì giraffa!- ululò Mar, rincorrendo Melody.
Il direttore della Rockland a vedere lo sfacelo formatosi, si girò furente verso Nico.
-Bower, cosa è tutto questo?-
Nico si schermì e chinandosi giusto in tempo per evitare la spazzola lanciata da Tefi, si strinse nelle spalle –Ecco signor direttore, ci sono dei problemi tecnici, ma io volevo dirle… so che non è il momento più adatto, ma volevo parlare dell’integrazione di mia nipote nella scuola…-
Il direttore lo zittì con un gesto della mano ma prima che potesse dire qualcosa, fu colpito in pieno volto dal porta tovagliolini scagliato da Tacho.
 
-Numerazione, veloci!- urlò Nico al limite della pazienza.
-Sei- borbottò Mar, risentita.
-Sette- disse Jasmine, mentre frugava nel suo zainetto alla ricerca dello smalto.
-Otto- sussurrò Rama, massaggiandosi il braccio dove Thiago l’aveva colpito.
-Nove- continuò Tacho.
-Dieci- esclamò meccanicamente Thiago.
Poi ci fu silenzio.
Caridad pestò con veemenza il piede a Tefi, che si stava aggiustando i capelli, in una situazione pietosa dopo la lotta con Jasmine.
-Undici- commentò la ragazza svogliatamente.
-Dodici- proseguì Luca, ancora con il pensiero della lotta fra Jasmine e Tefi.
-Tredici- proclamò Valeria.
-Quattordici- mormorò Caridad, che pur non avendo fatto niente, era quella che si sentiva più in colpa di tutti.
-Si può sapere come devo fare con voi?- ululò Nico –Come? Come? Dimmelo tu, otto!-
-Nico scusaci, davvero- rispose prontamente Rama.
-Ci dispiace sul serio- asserì Tacho, dando man forte all’amico.
-Ragazzi, io non so proprio cosa fare con… NUMERO CINQUE! Che ci fai qui!?-
Lleca che stava camminando verso la cucina si girò spaventato.
-Oggi uscivamo alle dodici Nico!-
L’uomo si portò le mani al capo, poi attirò il biondino in una abbraccio –Scusa numero cinque, vai pure…-
 
-D’accordo, Bower Francesca?- chiamò l’insegnante.
La ragazza prese un grosso respiro e salì sul palco.
-Bene Francesca, cosa ci canterai?-
-Girlfriend di Avril Lavigne- rispose lei con voce flebile.
-Molto bene, è una canzone impegnativa…- commentò la professoressa.
Francesca non trovò meglio da dire, cosi si limitò ad annuire.
La musica partì, ma le parole non le uscivano.
Chiuse gli occhi concentrandosi.
Come diavolo faceva la canzone?
Tutti la stavano fissando.
Francesca nel panico, si asciugò le mani sul jeans, poi prese un altro respiro profondo.
-Dai Frankie!- urlò una voce dall’auditorio.
La ragazza guardò verso il basso e sorrise.
Simon appoggiato al muro, in fondo al teatro sorrideva e le mostrava il pollice all’insù.
Ehi, ehi you!
I could be your girlfriend!”

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Capitolo 10
*** Le colpe di un re senza corona... ***


 Capitolo 10
Le colpe di un re senza corona…
 

 
-Stasera si esce!- esclamò la biondina entrando nella stanza e lasciandosi cadere accanto all’amica.
-Where and who with?- domandò Tefi che si beava della fortuna di avere una ragazza con cui parlare che conoscesse l’inglese.
-A un pub vicino a Consuelo Street e saremo solo noi due-
-Solo noi?-
-Guarda il lato positivo, vivremo la notte!!-
Tefi scoppiò a ridere.
-E pensi che Nico ci lascerà andare da sole?-
-No, infatti ci andremo quando tutti sono a nanna-
Tefi annuì. Il piano era semplice ed efficace.
Inoltre aveva un disperato bisogno di distrarsi e quella era l’occasione perfetta per non pensare a a tutti  i suoi casini personali…
Così fu più che felice nel gettarsi alla caccia del vestito perfetto.
Era un ottimo metodo anti-depressione.
 
-Stasera si esce!- esclamò Nacho.
Tacho gli tirò un cuscino in faccia.
-Shhh! Se ci sentono le ragazze!-
Luca si alzò e chiuse la porta e dopo aver ben controllato che non ci fosse nessuno nei corridoi si rivolse agli amici.
-Allora? Dove si va stasera?-
-Hanno aperto un nuovo pub, in Consuelo Street, potremmo andare lì e vivere la notte!-
Thiago scoppiò a ridere.
-Cosa c’è da ridere?- chiese Nacho.
-No, sto pensando a Rama che “vive la notte”!- continuò l’altro in uno scoppio di ridarella acuta.
Rama fece un verso sarcastico mentre gli altri seguivano l’esempio di Thiago.
-Quindi appena le luci caleranno…-
 
-…Noi usciremo a divertirci!- completò Francesca.
Tefi annuì e tirò fuori il suo vestito rosso.
Glielo aveva regalato Maggie per il suo compleanno.
Più che un vestito era un pezzo di stoffa con delle cuciture.
Suo padre, che una volta aperto il pacchetto, lo aveva scambiato per un top, le aveva severamente proibito di indossarlo.
“È ben sette centimetri sopra il ginocchio!” aveva urlato.
Ma dopo tutto suo padre ora era in Spagna, con Giulia, e, insomma, chi è che conta quanti centimetri è lungo un vestito?
-Penso che metterò questo- disse mostrandolo a Francesca.
La bionda annuì.
-Va bene e tu cosa ne pensi di questo?- chiese indicandole il vestito blu di Guess con la profonda scollatura sulla schiena.
-Perfetto-
 
-Ma avete sentito o no?- esclama Caridad.
-Hanno detto che escono in gruppo, per festeggiare il giorno dell’amico! Si può trovare mi una scusa peggiore?- chiede un irata Jasmine.
-Ragazze io credo che noi dobbiamo avere fiducia!-
-Avere fiducia e seguirli, è ovvio!-
 
Quella sera alla Casa Magica, c’era una relativa quiete.
Tutti si dimostravano più gentili del solito.
E ovviamente nessuno faceva caso allo strano comportamento degli altri, troppo impegnati come erano a concentrarsi sul proprio.
Le luci si spensero presto, prima del solito.
 
Tefi sorrise. Le luci stroboscopiche della discoteca illuminavano il viso del suo interlocutore a tratti.
Con gesti misurati afferrò il drink e lo portò alle labbra.
Era già il quinto che beveva quella sera.
Il fatto era che non ce la faceva più.
Voleva solo staccare la spina per un po’.
E se per non pensare ai suoi numerosi problemi, anche solo per un po’, doveva ubriacarsi, bhe, allora lo avrebbe fatto.
Dopo tutto cosa diceva sempre Francesca?
Quando sei depresso la cosa migliore che puoi fare è uscire e divertirti.
E a quanto pare per lei funzionava benissimo.
Era già il settimo ragazzo con cui ballava quella sera.
Forse avrebbe potuto ballare anche lei.
No, dopotutto era meglio se rimaneva ancora un po’ al bancone con…con…
Tefi corrugò la fronte.
Non ricordava il nome del ragazzo davanti a lei.
Bha! Beviamoci su! Esclamò fra sé e sé versandosi altro liquido nel bicchiere.

Jasmine spintonò Mar con forza.
-Io lo faccio nero!- ululò arrabiata.
Era furiosa, l'innocente serata dell'amico, si era evidentemente trasformata in una caccia alla.... STOP!
Jasmine si interruppe, ricordandosi della promessa che aveva fatto a Caridad sulle parolacce. Poi però una macchia bionda, Tacho, invase il suo campo visivo, avvolto in una nera, di sicuro una STOP con un mini vestitino di paliettes e il sangue le salì alla testa.
Diede il gomito a Valeria indicandole anche gli altri ragazzi che si stavano dando il loro gran d'affare.
La musica sparata ad altissimo volume non faceva altro che aumentare la loro voglia di vendetta.
-Io lo faccio nero- sussurrò di nuovo la gitana.

Sapete cosa è superare il limite?
Significa letteralmente andare oltre.
Alcuni dicono che non ci devono essere limiti.
Ma c’è comunque un limite al numero di bicchieri di tequila che una ragazza può bere in una sera, senza uscire di testa.
E Tefi quel limite ormai l’aveva passato.
Era strano.
Lei non era certo una di quelle ragazze che si ubriacano, ma dopotutto, c’è sempre una prima volta, no?
-Ehi, Tef! hai visto chi c'è?- la chiamò da lontano la voce di Francesca.
Si. Aveva visto chi c'era.
Luca a qualche metro di distanza e la fissava.
Andiamo a divertirci.

 ***

Mar e Jasmine entrarono in bagno spingendo via Tacho e Rama che si stavano lavando i denti.
Ignorandoli completamente afferrarono i loro beauty case.
-Odio le persone che tengono occupato il bagno per così tanto- proclamò Jasmine alludendo ai due amici, che chiusi in un silenzio colpevole le guardavano di sottecchi.
-Si, hai ragione, sono davvero insopportabili- asserì Mar.
-Degli stupidi-
le due afferrarono i loro trucchi e si girarono per entrare in camera.
-Le stupide siete voi che ci avete seguito!- esclamò Tacho.
Le ragazze si girarono a guardarlo.
-Vai a dormire amore, domani è una giornata impegnativa, e così rischi di prendere freddo…-  cerca di giustificarsi Tacho, addolcendo di colpo il tono e fissando la bionda zuccheroso.
Jasmine tornò a ignorarlo e presa a braccetto Mar, se ne andò in camera.
-Sarà più difficile del previsto- mormorò il biondino.
Rama annuì.
 
È buio nella camera delle ragazze.
Le luci sono spente, tutte dormono.
Solo il letto di Francesca è vuoto.
Un rumore di passi.
Mar aprì di scatto gli occhi.
Rimane immobile, in silenzio.
Ancora dei passi.
Drizza il busto e si mette seduta.
Eccolo ancora.
Va in bagno e cerca di scacciare tutte quelle paranoie dalla sua testa.
Una mano sulla sua spalla.
Un urlo le sale in gola.
Ma è solo Thiago.
Però è strano, barcolla, appoggiandosi su di lei con forza.
-Thiago, ma cosa?- mormora confusa.
Lui la interrompe, baciandola.
-No,no. Basta Thiago, sei ubriaco!- esclama, mordendosi nervosamente il labbro.
-Si sono ubriaco, e tu sei bellissima- conferma lui con voce roca –E anche domani, quando sarò sobrio, tu resterai sempre bellissima-
Thiago approfitta del momento per riavvicinarsi a Mar.
Lei, irritata lo spinge e lui barcollando crolla per terra.
La ragazza per un attimo soppesa l’idea di lasciarlo lì, sul pavimento, poi però gli porge la mano. Lui l’afferra, ma l’equilibrio manca comunque e il risultato finale è che anche lei finisce a terra.
I loro sguardi si incontrano.
-Ti amo Mar-
 
È buio nel bagno.
Ma lui ci vede comunque.
Li vede comunque.
Abbracciati, mentre si baciano.
È il bello è che non può neanche dire nulla.
Non vuole dire nulla.
Sono innamorati.
Ci sono colpe e colpe.
E nessuno può incolparci di amare.
Cosa altro dovremmo fare?
Un braccio lo tira via.
Francesca.
 
-Andiamo, Simon-

 


Angolo autrice.
 

Eccomi qui! So benissimo che questo capitolo non merita la lunga attesa che vi ho fatto patire, ma non sono riuscita a fare di meglio.
Spero comunque che vi piaccia
Flaqui <3
P.S. dedicato a tutte le Thiaguelle del mondo (me compresa!!!)

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Capitolo 11
*** El podere de las mujeres.... ***


 El podere de las mujeres
(Il potere delle donne)


Malvina
 
Morale della nottata folle…
Tefi si svegliò si sentiva come se fosse precipitata da un palazzo a trenta piani per trenta volte.
-Come se una mandria di bufali imbestialiti le fosse passata sopra- riferì più tardi Caridad a Melody che era venuta a trovarli.
Ma il mal di testa, che la rendeva ancora più isterica, era nulla al confronto del clima che regnava nella Casa. Alcuni pensano che le urla e i litigi siano i segnali che qualcosa non va. ma non è così.
A fare da padrone era il silenzio.
E dal silenzio si possono capire molte cose.
Niente più baci, niente paroline d’amore, niente risate.
Solo silenzio.

 
Sono davvero strane le donne non trovate?
A volte io stessa, mi sorprendo della nostra complicatezza.

 
Quella mattina le ragazze si svegliarono con intenti omicidi, ma per il bene collettivo, li soffocarono. Più che altro nei loro cuori si stava affermando la solitudine, ecco. E per quanto lo negassero, la solitudine non è una cosa bella.
Caridad prese a fissare intensamente il telefono.
-NO!- si bloccò di scatto, trattenendosi dall’afferrarlo –Non lo voglio chiamare Nacho, neanche morta-
-E se ti chiama lui?- chiese Mar.
-Non rispondo- esclamò la contadinella, scuotendo la testa.
-No! Un po’ di orgoglio ragazze!- intervenì Jasmine –Dobbiamo imparare a star sole! Perché io posso star sola! O no?- chiese poi rivolta a Mar, seduta accanto a lei.
-Si! Io sono stata sola per tanti anni nella mia vita! Che due anni di più che vuoi… che siano…- mormorò Caridad poco convinta.
-Ah! Ragazze io sono sempre stata sola, che vuoi che me ne importi! Meglio sola!-
-Molto meglio! Molto!- asserì Mar, sistemandosi sui cuscini –Molto meglio! E sapete perché? Perché non c’è cosa migliore se nessuno ci mette le briglie!-
Le altre annuirono, avvicinandosi.
-E allora… allora possiamo fare un mucchio di cose noi quattro!-
Le ragazze si unirono in un abbraccio di gruppo, lanciando degli urletti di felicità e sorridendo. Poi ritornano a rimurginare.
-Lo so!- esclama Caridad.
Tutte si girano verso di lei.
-Riordiniamo!-
Le ragazze scoppiarono di nuovo in urletti entusiastici e iniziarono a sistemare cuscini e oggetti vari. Mar si allontanò un attimo e decise di fare un ultimo tentativo.
-Io faccio solo una telefonata, ragazze! Così poi vi aiuto a riordinare che è di sicuro la cosa più bella che si può fare!-
-Mar?- rispose Simon.
-Non attaccare pagliaccio! Quando ti svegli vedi le cose differenti, sai?-
-Io vedo tutto uguale a stanotte-
-È perché non hai visto bene, stanotte! È per questo!-
-Ho visto perfettamente e non so se si nota ma sono molto arrabbiato- ribatté il ragazzo chiudendo la telefonata.
Mar fissò per un secondo buono il cellulare.
Poi afferrò un cuscino e chiese a Caridad.
-Dove va questo?-
 

E sono sicura che se ci ragioniamo insieme possiamo arrivare alla conclusione che se gli uomini sono “tutti uguali”, allora noi donne siamo “tutte diverse”.
 

Tefi entrò in cucina con le mani fra i capelli.
Possibile che la testa potesse girarle così tanto?
Si sedette sospirando e affondò il viso fra le braccia.
-Buongiorno!- esclamò allegra Francesca sedendosi accanto a lei.
Tefi le rispose con un grugnito.
-Consegna speciale!- proferì Feli entrando in cucina con un enorme mazzo di fiori.
-Oh, che belli! Per chi sono?- chiese Francesca.
Tefi suo malgrado alzò la testa, curiosa.
-Per la principessina Tefi- rispose zuccherosa la donna porgendo i fiori alla ragazza, poi si dileguò a svegliare i bambini.
-Uao, e chi te li manda?-
Tefi lesse velocemente il biglietto.
“È stato bello conoscerti l’altra sera.
Spero di rivederti presto, con affetto Johnny”
La ragazza sollevò lo sguardo, preoccupata.
-Chi è Johnny?- chiese all’amica.
-E che ne so io?- fu la pacata risposta.
Luca, entrò in quel momento, e dopo aver preso al volo un toast, sorrise ambiguamente a Tefi, facendole l’occhiolino e uscì di corsa.
Un dubbio si fece largo nella mente di Tefi.
-Francesca, che cosa ho fatto ieri?-

 
Ma ci sono dei punti che accomunano ogni ragazza.
Dicono di essere a dieta e poi mangiano un’enorme quantità di cioccolato.
Odiano essere interrotte quando parlano e non sopportano che venga loro dato torto.

 
Thiago si guardò intorno con circospezione.
Poi entrò furtivamente in bagno e puntò verso la sua destinazione finale:gli armadietti.
Peccato che, a quanto pare, non era l’unico mattiniero quel giorno.
Tacho, anche lui appoggiato agli armadietti del bagno, per l’esattezza a quello di Jasmine, gli rivolse uno sguardo imbarazzato.
-Che cosa… fai?- chiese incerto Thiago.
-Stavo… stavo pulendo gli stivali- esclamò lui sparando la prima cosa che gli passava per la testa.
Thiago sorrise, facendo un cenno con la testa.
-Sono sincera, non posso vivere senza Jasmine- confessò.
-Senza Jasmine o senza i suoi baci?-
-Ma dai è lo stesso no? E tu? Vai a fare pace?- chiese il biondino sbirciando il regalo che Thiago aveva accuratamente nascosto dietro la schiena.
Tacho sorrise mostrando il suo regalo che aveva nascosto nell’armadietto di Jasmine. –Che Rama non lo sappia!-
Thiago annuì e aprì l’armadietto di Mar per depositarci il suo regalo.
Peccato che esso fosse già pieno.
-Ehi, che fai!- urlò Rama, strattonando Thiago –Lascialo lì! Quello è il regalo per Valeria!-
-E che ci fa in quello di Mar?!-
I ragazzi finirono il loro lavoretto giusto in tempo.
La porta del bagno si spalancò e i tre si rintanarono in una delle cabine doccia.

 
Disprezzano le bugie e professano la trasparenza e la sincerità, ma sono le prime a ricorrere a inganni e trucchetti all’occorrenza.
Aspettano con ansia la chiamata di un certo lui e poi, se non la ricevano, dichiarano che in fondo il ragazzo in questione non è poi così speciale.
 

-Ma ti senti male Cielo? Hai rotto con Nico, con Salvador…- commentò Alelì –Sei di nuovo sola, no?-
Cielo che stava pettinando i capelli di Luz, le lanciò un occhiata –No, non sono così sola, piccola, vedi io ho voi due, poi ho Malvina e le ragazze…-
-Ma non è la stessa cosa! E per te è uguale no?- continuò la bambina rivolgendosi anche a Luz, che si era appena mollata con Cristobal.
-Si, ma per me è diverso. Io sono piccola, Cielo è grande!-
Cielo spalancò la bocca sorpresa –AH! Ma bene però io sto bene così come sto! Cioè come dice il detto, meglio sola che male accompagnata, no?-
Intanto proprio dietro la porta, Cristobal e Nico, uniti nella disperazione, lasciavano due regali sulla soglia, pronti a tutto per riconquistare le loro innamorate.
-Papà…- sussurrò Cristobal, mentre i due si allontanavano in punta di piedi –Siamo davvero cotti…-
-Dai che con questo le conquistiamo, andiamo…-
La porta della camera si aprì scatto.
Cielo e Luz ammirarono i pacchetti lasciati sulla soglia, guardarono i loro destinatari, fermi impalati a pochi metri di distanza, si scoccarono uno sguardo d’intesa e poi con fare sdegnoso li sorpassarono, ignorandoli.
-No,no! Ragazze! No!- esclamò Nico, mentre correva a raccogliere i pacchetti.
 
Sono curiose e capaci di estirpare il tuo conto in banca in pochi minuti.
Cambiano idea facilmente e vogliono avere sempre ragione.
Sono capaci di ricordarsi qualsiasi cosa.

 
Le ragazze in bagno erano in piena agitazione, e si sfogavano, ignare della presenza dei tre ragazzi nella doccia.
-Non è che mi dispiaccia stare sola! È che mi dispiace rimanere sola per colpa di Thiago! Come il fatto di Nacho, che ha mentito a Caridad e poi è andato dietro…-
La contadinella, si lasciò scappare un singhiozzo.
-No, no!Caridad scusa! Scusami non volevo farti intristire! Sai che ti dico! Pulisco io gli armadietti, pulisco io tutto!-
Mar aprì di scatto il suo armadietto, dove troneggiava in bella mostra il regalo di Thiago –E questo?-
-L’avrà lasciato Simon…- ipotizzò Caridad.
-No se era così arrabbiato non può essere lui!-
La scoperta di due altri regali negli armadietti di Valeria e Jasmine fece nascere nuove congetture, sempre più improbabili.
-Buongiorno!- esclamarono i tre ragazzi emergendo dalla cabina doccia con un sorriso a trentadue denti.
Ma r sorrise, prima di lanciare sulla testa di Thiago il regalo.
-Che cosa mi hai regalato’ non sono la tua ragazza!-
-Ma potresti esserlo!- esclamò lui con fare piagnucoloso.
-C’è stata confusione!- provò a intervenire Tacho.
-Sei tu che sei confuso!- urlò la gitana seguendo l’esempio di Mar e lanciandogli il pacchetto.
-Amore mio…- provò Rama, il suo discorso fu però il più breve di tutti, interrotto dal brusco lancio del regalo che lo colpì in pieno volto.
-Ehi!- un idea illuminò Caridad che si gettò sul suo armadietto –Forse anche Nacho mi ha fatto un regalo!-
Peccato che l’unica cosa che trovò fu il piumino delle pulizie.
 
Non sono impulsive e se fai loro qualcosa se “la legano al dito”, colpendoti alle spalle quando meno te lo aspetti.
Ma non ostante queste caratteristiche non c’è nulla di più potente delle donne.
Possiedono il potere delle persuasione e saprebbero farti confessare qualsiasi cosa.

 
-No! È troppo poco altri e dieci!- protestò Monito.
-Altri e cinquanta!- precisò Lleca.
-Come cinquanta!- protestò Nacho, contando di nuovo i soldi.
-Ok allora non se ne fa niente!- esclamò il biondino lasciando il mazzo di fiori.
-Calma, va bene, va bene!- disse il ragazzo porgendo loro la cifra esorbitante –Ehi, sapete già quello che dovete dire, no?-
Quando i due annuirono Nacho si nascose dietro lo stipite della porta in attesa.
Caridad, appena uscita dal bagno, si ritrovò davanti a Lleca e Monito, vesti da Guachi, con enormi mazzi di rose rosse in mano.
-Per te panciotta!- recitò Monito.
-Per te cow- boy!- esclamò Lleca, svogliatamente.
-Contadinella!- lo corresse Nacho da dietro la porta.
La ragazza lo guardò e il suo sorriso scomparve.
Nacho scacciò i due e si avvicinò sorridendo a lei.
-Mi perdoni Caridad?-
La ragazza restò muta per un momento buono.
-Sai dove devi metterli i fiori?- urlò poi come un ossessa –Nel gabinetto!-
Poi girò i tacchi e corse via.
-Ma che dici Caridad, sono rose!-
 
Non vedrete mai una donna perdere il controllo, o urlare istericamente, non vedrete mai una donna insultare o picchiare.
No, loro esercitano un forma di controllo particolare, disarmante.

 
-Non ti perdono!- fece Luz, con una smorfia.
Cristobal abbassò il regalo che teneva in mano.
Questa volta fu il turno di Nico a porgere il regalo.
-Tu, non chiamarmi mai più amore mio- fu la fredda risposta.
Le due sorelle girarono i tacchi e se ne andarono, lasciando padre e figlio a bocca asciutta.
Per un secondo i due non dissero nulla.
-Buon compleanno figliolo- commentò poi Nico, porgendo il suo regalo a Cristobal e prendendo il suo in cambio.
 
Ti sorprendono quando meno te lo aspetti, e saprebbero fare qualsiasi cosa.
Inoltre le donne posseggono qualcosa che gli uomini non avranno mai.
Sono le uniche persone capaci di farti fare tutto ciò che vogliono senza che tu te ne renda davvero conto.
È questo è davvero unico.

 
Cucina della Casa Magica.
I ragazzi tutti riuniti intorno al tavolo si lanciano occhiate di rancore.
Al centro c’è la confezione di cioccolatini che Nacho aveva portato per Caridad.
I dolcetti sono quasi tutti finiti.
È davvero reale il fatto che mangiare aiuta nei momenti bui.
-Raccolta! Raccolta!- urla Francesca entrando in cucina –Raccolta di regali rifiutati!-
I ragazzi la guardano perplessi. Ha in mano una grossa cesta.
-Che cosa fai?-
-Raccolgo i ragali che le ragazze vi hanno tirato addosso e do il ricavato della loro vendita in beneficenza- spiegò, afferrando un cioccolatino.
-Beneficenza?- chiese perplesso Rama.
-Si, alla fondazione “A Francesca servono delle nuove zeppe!”. Un’associazione che non smette di regalare sorrisi a questa ragazza da ben sedici anni!-
-Ma perché voi donne non ve ne andate tutte in vacanza?- borbottò Tacho.
Francesca gli fece una linguaccia.
Tefi entrò correndo in cucina.
-Ho bisogno di bere qualcosa!- esclamò spingendo Thiago dal frigorifero.
-Perché non ti è bastato ieri sera?- chiese il ragazzo ironico.
-Intendevo un a camomilla!- replicò lei piccata.
 
E la cosa che più sorprendente è che non ostante sia sempre la donna a iniziare un litigio o una discussione, sarà sempre l’uomo a voler far pace o a cercare di farsi perdonare. E questo perché avviene?
 
Jasmine camminava spedita, munita di martello e chiodi.
Luca vedendola arrivare così equipaggiata, fece istintivamente un passo indietro.
Ma lei lo ignorò completamente e salì le scale che portavano alla palazzina di fronte al bar.
Lì dopo alcuni minuti di lavoro, e una piccola ferita al pollice, riuscì a concludere la sua opera d’arte. Lo striscione sventolava in alto, visibile a chiunque passasse per la piazza.
-Ehi, Tacho, il presunto traditore sta per essere tradito?- urlò ironicamente Thiago, indicando all’amico il messaggio scritto sul cartellone.
Tacho per tutta risposta gli mostrò il dito medio.
Poi tornò a guardare la scritta, scuotendo la testa.
“Angelo Rosso sei la mia fantasia, e voglio che diventi realtà! Ti aspetto, baci Jaz”
 
Perché le donne hanno potere.
Perché le donne sono potere.

 
Tefi era nel panico.
L’unica cosa che si ricordava della sera precedente era il fatto di aver parlato con Luca.
Ma di cosa?
Non potevano aver semplicemente parlato del tempo, vero?
La cosa migliore, si auto convinse, era parlarne con lui.
-Ecco senti, sai ieri…- provò la ragazza.
-Ieri?- chiese Luca perplesso.
-Ecco io, ho esagerato un pochino, ecco e potrei aver detto o fatto cose che non pensavo o non volevo…-
-E perché lo dici a me?-
Tefi si morse il labbro.
Oh diavolo!
-No, così ecco…-
Poi prima che la situazione potesse peggiorare girò i tacchi per andarsene.
-Accarezzami i capelli-
Tefi si girò guardandolo perplessa.
-Cosa?-
Luca sorrise.
-È quello che mi hai detto ieri. Poi sei crollata addormentata- spiegò.
La ragazza sorrise imbarazzata.
-Bhe, pensavo molto peggio… pensavo di averti detto…-
-Che cosa?- mormorò lui, avvicinandosi pericolosamente.
-Niente, proprio niente-
La ragazza corse via, arrossendo violentemente.
Luca la guardò andare sorridendo.
“Prima o poi sarai mia”

Angolo Autrice
Rieccomi qui! per premiarvi della vostra lunga attesa ho pubblicato ben due capitoli di seguito! Spero che vi piacciano!P.S. piccola anticipazione i prossimi due capitoli saranno dedicato a Rameria e a Tachmin quindi... godeteveli!!!!Nell'attesa.... RECENSITE!!!!!!
Flaqui


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Capitolo 12
*** Que nadie sepa mi suffrir... ***


  

Capitolo 12
Que nadie sepa mi suffrir…

 

(Tacho)

 
-Valeria, mio amore… quando ti vedo, perdo le parole!-
-E io la speranza!-
La situazione era davvero spinosa.
Valeria aveva ignorato ogni tipo di approccio da parte di Rama e risposto a tono alle sue dolci confessioni amorose.
Il ragazzo si lasciò cadere sconfitto sulla sedia della cucina.
Nico sorrise, ironico, mentre vecchi ricordi lo assalivano.
-Nico, tu hai mai avuto difficoltà con le donne alla mia età?- chiese il biondino.
-Non ne ho mai avute!- esclamò il tutore, orgogliosamente.
-Difficoltà o ragazze?- chiese ironicamente Lleca, intento a mangiare una gigantesca porzione di torta.
Nico, quasi fosse una comare permalosa, lo schiaffeggiò sulla nuca.
 
La persona che si ama, quella che dovrebbe prendersi cura di te, a volte è quella che ti ferisce di più. L’amore fa male. Fa male l’amore ingrato.
 
-Angelo?- chiamò Jasmine, avvicinandosi agli armadietti che formavano fra loro una barriera invalicabile. E forse non erano solo quelli.
Tacho alzò di scatto la testa al sentire la sua voce.
-Sono io. Vuoi parlare?-
La ragazza picchiettò sugli armadietti, mentre lui, come attratto dal dolore che stava per procurarsi si avvicinava al punto in cui a separarli c’era solo uno strato di metallo.
-Angelo? Sono io! Non pensi di uscire? Bhe io… io niente vorrei parlarti per la storia dell’altro giorno. Va tutto bene, eh? Si…-
Tacho afferrò con lentezza la maschera che lo rendeva tanto diverso agli occhi degli altri.
Possibile che un semplice pezzo di stoffa consumata come quella potesse far cambiare così tanto una persona, una situazione? Possibile che potesse cambiarlo così tanto?
-Angelo sono venuta per vederti, non vuoi uscire?- esclamò la ragazza con voce supplichevole –Smettila con il mistero! Chi sei dimmelo!-
Il ragazzo si allungò a prendere un pezzo di carta e con un penna che aveva trovato per terra scarabocchiò qualcosa. Poi fece passare il foglio sotto gli armadietti.
Jasmine sorrise al vedere il pezzo di carta rosso, che le era scivolato davanti, lo raccolse e se lo portò al petto. Non lo lesse subito, facendo un ultimo tentativo di conversazione, nell’intento di istaurare un rapporto a parole con il suo super eroe.
-Vuoi parlare così? Si vede che ti piace il mistero. Che c’è hai paura? Perché magari sei sposato? O hai figli? O sei vecchio?- continuò lei, considerando ogni ipotesi –Ma guarda che l’amore non ha età-
Jasmine si decise a leggere il foglietto.
“TU SEI FIDANZATA” recitava, scritto in una calligrafia un po’ sghemba che ricordava quella di Tacho. Ma ovviamente non poteva essere la sua.
Jasmine abbassò gli occhi, colpevole, per un secondo.
-Si, lo so che ti ho detto che sono fidanzata, ma.. non è proprio così. Io… ho cercato di stargli vicina però… però lui è un perdente!-
Tacho si lasciò scivolare per terra mentre il dolore lo assaliva, piano, piano.
-Ho bisogno di qualcuno, qualcuno che mi ami… senza debolezze. Un uomo mi capisci?-
A volte si dice che una parola possa fare più male di cento azioni.
E io credo che sia vero.
 
Se ami.
Se sei amato.
Se non ami.
Se non sei amato.
L’amore comunque fa male.

 
Francesca, non si sorprese nel trovare Valeria, chiusa in un cupo silenzio, intenta a rimirare il suo manoscritto.
-Sai una cosa? Hai ragione!- esclamò di punto in bianco la grande autrice –Hai proprio ragione! L’amore fa schifo! È meglio non avere un fidanzato! È meglio essere liberi, come te!-
-Valeria, tu sei una scrittrice, giusto?- chiese infine Francesca.
La ragazza asserì con il viso.
-Allora forse capirai meglio se te lo spiego così-
Francesca le si sedette accanto, prendendo il cuscino a forma di cuore e stringendolo a sé, forte contro il petto.
-Il mio ultimo ragazzo si chiamava Jake. Era australiano. Era simpatico, spiritoso, dolce, mi faceva sempre ridere. Non so se quello che provavo per lui si potesse davvero chiamare amore, ma era comunque la cosa più vicina all’amore che io conoscessi- Francesca chiuse gli occhi concentrandosi sulla storia –Poi, dovetti trasferirmi in Francia. Ero distrutta, ma lui mi disse che la distanza non avrebbe cambiato niente, che sarei rimasta per sempre la sua ragazza, che sarei rimasta il suo amore. Per sempre, diceva. Così tranquillizzata partì.-
Valeria abbassò lo sguardo in attesa dell’inevitabile “Ma...”
Dopotutto ogni storia aveva un suo “ma”.
-Due giorni dopo pubblicò su Facebook le foto in cui baciava la sua nuova ragazza-
Francesca riaprì gli occhi.
-Mi dispiace-
-Non è niente, ma capisci quello che sto cercando di dirti? Restare sola, non è sempre una cosa positiva. Certo in alcune situazioni lo è. “Meglio soli che male accompagnati”. Ma non è questo il tuo caso. Io so che Rama ti ama. E so che anche tu lo ami. Vuoi davvero rovinare tutto per una sciocchezza?-
-È solo uno stupido, cinico e perfezionista!-
-E non è per questo che lo ami?-
Valeria si interruppe di colpo, sorpresa.
-Non è proprio perché è stupido, cinico e perfezionista che lo ami? Se fosse diverso, riusciresti ad amarlo come ora? Riflettici-
-È solo che è così difficile…-
-È l’amore, Valeria. È l’amore-
Le due ragazze si guardano, poi Valeria abbraccia l’amica.
-Grazie- sussurra.
-Di nulla. Ora vai a parlare con Rama, su!-
 
Noi speriamo sempre che l’amore sia corrisposto.
E quando l’amore fa male, alcuni reagiscono con rabbia. Altri provano a mascherare il dolore. Altri non accettano che quell’amore non possa esistere. Senza pensare alle conseguenze.

 
Tacho abbassò lo sguardo.
Davanti a lui, c’era il foglietto rosso dove era appena stata scritta la sua condanna.
Jasmine ci aveva scritto qualcosa.
Con sforzo immane si piegò a leggerlo.
“TI VOGLIO CONOSCERE, ANGIOLETTO!”
 
Io sono impulsivo, non sopporto che l’amore mi maltratti. No, non lo posso nascondere. Non so se sia giusto o no, ma quando l’amore fa male. L’unica cosa che posso fare è nasconderlo.
 

-Come facciamo?- mormorò Charlie a Franka.
-Semplice, ce la lavoriamo un po’. Ora quello che dobbiamo fare è questo. Io parlerò con Luca, tu pensa a lei. Non sarà difficile. È sola, è debole. Due paroline dolci e verrà da noi-
L’uomo annuì beffardo.
Poi alzò il volume dello stereo lì vicino.
-Conosci? Davvero una bella canzone…-
Franka sospirò gettandosi indietro i capelli.
“No te asombres se te dico el que fuiste,
Un ingrato con mi pobre corazon...
Amor de mis amores,
vita mia, que me heciste
que no puedo consolarme
sin poterte contemplar.
Se que parace mal a mi carizas tan sincero,
se burleran de mi que nadie sepa mi sufrir...”
 
Amore  dei miei amori,
vita mia, che mi hai fatto,
che non posso consolarmi
se non posso contemplarti.
So che hai ripagato male
Il mio amore così sincero.

 
Valeria corse, corse, corse.
E poi lo vide, Rama era fermo al bar e stava lucidando la vetrata anteriore, il viso corrucciato in una smorfia.
-Tu… tu sei la persona più cinica del mondo!- gli urlò lei da dietro, facendolo sussultare, e spargere una grande quantità di acqua sporca per terra.
Il ragazzo la fissò perplesso.
-Tu,  tu sei perfezionista, cinico e stupido!- continuò lei.
Poi prima che lui potesse reagire, lo baciò con forza.
 
Mi prenderanno in giro
Che nessuno sappia quanto soffro.
Mi prenderanno in giro,
che nessuno sappia…
quanto soffro.
 

Tacho indossò la maschera.
Poi si alzò in piedi e attraversò la soglia degli spogliatoi.
Jasmine era lì accucciata con l’orecchio poggiato sull’armadietto.
Il ragazzo si morse il labbro e corse via.
 
E che nessuno sappia che soffro perché amo.


Angolo Autrice

 Mi scuso per la lunga assenza e vi prometto che a breve aggiornerò anche l'altra mia storia...
Un enorme bacio a chi mi segue, a chi mi recensisce e anche a chi legge e basta...
 Flaqui  


 

 


 

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Capitolo 13
*** I can't be your hero, baby... ***



Capitolo 13
I can't be your hero, baby...

 


 (Jasmine)

 

Sono una principessa e vivo nella torre più alta di un castello, in cima ad una montagna talmente alta che è sempre coperta di nuvole.
Il perfido Frisco mi tiene rinchiusa in questa torre.
Nessuno riesce a sconfiggerlo.
Molti giovani valorosi tentarono di trasformarsi in eroi per affrontare il malvagio Frisco.
 

La scritta lampeggiante del bar era rotta.
Si illuminava a tratti, alternando intere ore di fioca luce a pochi minuti di vero splendore.
Molto spesso si chiedeva se anche lei non fosse così, intermittente.
Cattiva. Buona. Cattiva. Di nuovo buona. Di nuovo cattiva.
-Non è che per caso stai cercando di ricattarmi?- chiese dondolandosi avanti e indietro sullo sgabello –E poi non dovrei parlare con te, dopotutto sei molto cattivo-
La ragazza fece un sorriso malizioso che l’uomo ricambiò con sicurezza.
-Si?- chiese sorridendo e avvicinandosi impercettibilmente a lei -Davvero? So che ti piace Luca. E lui è uno dei nostri…-
-E questo chi te lo ha detto?- La brunetta abbassò gli occhi per un secondo, arrossendo violentemente, poi rialzò lo sguardo e dopo essersi accertata che nessuno fosse a portata d’orecchio, si avvicinò e si lasciò scappare un - Non è che lui ti ha detto qualcosa di me?-
Charlie sorrise, infido.
-Io…- mormorò lui abbassando il tono della voce –io so tutto bambolina…-
Con fare di chi sa il fatto suo le pizzicò affettuosamente il naso e tornò a sorriderle.
L’aveva fatto un sacco di volte, prima. Era bravo a convincere le persone,e sapeva benissimo che continuare a sorridere era una parte importantissima del farsi amico qualcuno.
-E tu che cosa vuoi? Che ci fai qui!-
Luca, appena entrato nel bar, si era gettato contro l’indesiderabile intruso, e lo aveva letteralmente preso per il colletto della camicia, trascinandolo via di peso.
L’altro alzò le mani, come a volersi arrendere a tale improvviso attacco, mentre il suo sorriso beffardo, ancora rivolto verso Tefi, persisteva.
-Ma come sei geloso!- rise poi di gusto.
 
Come ogni principessa anche io sogno che un giorno un eroe riuscirà a sconfiggere
il cattivo e mi libererà.
L’unica speranza è che l’eroe che aspetto esista davvero e che non tardi a venirmi a salvare.

 
-Qui non c’è il tuo amore, l’Angelo Rosso!- esclamò Tacho, sentendo i passi di Jasmine che si avvicinavano al divanetto dove si era sdraiato.
-Io non cerco l’Angelo Rosso. Cercavo te. Per farmi perdonare. Tesoro io lo so che ho sbagliato, che ho fatto male e sono stata troppo impulsiva. Ho detto cose che non dovevo dire, però è stata la rabbia del momento, per la tua gelosia. Sono venuta qui per chiederti scusa. Per favore tesoro, io amo solo te!- esclamò sedendosi accanto a lui e accarezzandolo –L’Angelo Rosso è solo un gioco, niente più-
Tacho si drizzò in piedi
–Ma dimmi che ti piace di lui?-
-Ma è il fatto che è un supereoe!- esclamò lei sorridendo.
-Ma non lo conosci!- protestò Tacho.
-Ma a maggior ragione! Perché posso immaginarmi qualsiasi cosa!-
-E quindi ti piacciono i supereroi…- provò a far quadrare il tutto lui.
-Ma non è che mi piacciono. Tutte le ragazze vorrebbero conoscere un supereroe, perché è alto, è bello, è forte… e sa volare. Ti può portare con lui- spiegò lei con il viso rivolto al soffitto e l’aria sognante.
Tacho sorrise.
-Ti va di volare?-
 
Un supereroe deve affrontare il male. Essere forte, valoroso, deve avere il coraggio di liberare la sua principessa.
Le fiabe, le storie dei supereroi  sono come un rifugio in cui la vita è più facile. Nella vita reale, nessuno è così forte, ne tanto coraggioso, ne incredibile.

 
Quel giorno “Feli”, aveva chiesto al capo una serata libera, usando come scusa la necessità di far visita alla sua adorata cugina “Justina”, e dopo averla ottenuta era scappata nell’unico posto in cui si sentiva in pace con se stessa.
Al cimitero.
Comunque in assenza della cuoca di casa, rimaneva in dubbio chi dovesse preparare la cena. Dopo vari litigi, proposte e tentativi di svignarsela, soprattutto da parte di Nacho che ormai si era praticamente trasferito a vivere lì, i ragazzi avevano mandato Nico in cucina e le ragazze avevano mandato Cielo.
Non era stato una coincidenza forzata o organizzata, anzi, puramente casuale ma, le conseguenze di tale incontro furono tali da far desiderare a tutti che non fosse mai avvenuto.
Cielo, carica di vassoi era andata a sbattere contro Nico, facendo rovesciare il contenuto dei piatti, non che opera culinaria di altissimo livello. La sua reazione, perciò non ostante piuttosto esagerata, era in un certo senso giustificabile.
-Per l’amor di Dio! Nicolas fai attenzione! Insomma tutto quello che tocchi…- la donna interruppe il suo sfogo quando notò l’espressione seria sul viso di lui.
Poi, perplessa e confusa dal fatto che non si fosse ancora scusato e soprattutto non ci avesse ancora provato, attese a bocca serrata una sua reazione di ogni genere.
Ma l’uomo si limitò a raccogliere le posate e a passare lo straccio sul pavimento sporco, in assoluto silenzio.
-Permesso- chiese poi con freddezza.
-Che cosa hai ora?!- sbottò Cielo –Se è così che tratti le persone che dici di amare!-
Nicolas la guardò negli occhi e per la prima volta in vita sua nel suo sguardo non c’era traccia di dolcezza, allegria o di amore.
Era vuoto.
-Ma io non ti amo-
 
Dietro la maschera i supereroi sono fragili come ogni essere umano. Quando la maschera cade il supereroe può apparire imperfetto.
In verità il supereroe non è vero.
Io spero che a salvarmi non sia un supereroe.

 
-Me ne vado, me ne vado subito!- urlò Charlie mentre Luca lo sbatteva, letteralmente dal bar.
-Cosa vuoi da lei?- gli chiese in un sussurro colmo d’ira, mentre le sue mani, ancora inesorabilmente strette lungo la sua gola, non accennavano a lasciarlo.
-È tutta tua, tranquillo, rilassati!- sorrise beffardo lui.
-Sparisci!-
L’uomo ghignò un ultima volta, poi si volse, facendo capolino dalla porta d’ingresso del locale e salutò allegramente la ragazza, che chiusa in un silenzio rassegnato e scocciato al tempo stesso, aspettava l’inesorabile predica da parte di Luca.
-Ciao Tefi!-
-Ciao Charly!- rispose ella di rimando soffiandogli un bacio.
-Ciao. Ciao! CIAO!- urlò Luca, fino a che la figura indesiderata sparì dal locale.
-Quel tipo è gentile, non capisco perché  lo tratti così male!- esclamò lei, mentre il ragazzo si sedeva sullo sgabello di fronte al suo.
-Per te-
-Grazie, ma so difendermi da sola!-
-No, da lui no! Voglio proteggerti io!-
La ragazza lo guardò indecifrabile.
-Tefi…-
Ed eccola, la predica in arrivo. Tefi alzò gli occhi.
-Quando ho conosciuto Franka, vedevo in lei una donna meravigliosa. La credevo piena di magia e lei mi regalava una vita, mi prometteva cose che alla fine, passato il tempo, ho capito che erano un inganno. Ci sono cascato in pieno. E così mi sono rovinato la vita-
-Comunque guarda che lui non mi ha chiesto niente!- chiarii lei.
-Non ancora. Però cercheranno di raggiarti, troveranno il tuo punto debole, cercheranno di mostrarti un mondo attraente. Ma questo mondo, mettitelo bene in testa, non esiste-
 
Ora spero che a salvarmi non sia un supereroe, ora penso che dalla mia prigione mi salverà una persona reale.
Qualcuno senza poteri speciali che mi verrà a prendere per la mano.

 
Due ragazzi camminano velocemente per strada.
Fa caldo. Tanto caldo.
La così detta “settimana del deserto”, così come l’hanno chiamata anche i meteorologi, ha colpito anche Parigi alla fine.
La ragazza sbuffa profondamente, passandosi una mano sulla fronte, bagnata dal sudore.
Sono in fila da ora ormai.
Il negozio, non ostante il caldo è strapieno.
-Con questo caldo non ci sarà nessuno in giro, no?- esclama sarcastica lei, rinfacciando al suo amico la frase dettale poco prima per convincerla ad uscire e a lasciare la bellissima frescura del condizionatore.
-E chi se la aspettava tutta questa gente?- risponde lui, guardandosi attorno impaziente –E dopo tutto ne vale la pena, no?-
Francesca fa roteare gli occhi.
-Dai un altro po’ e tocca a noi! Non posso credere che stiamo per conoscere Carla Bruni!- esclama Simon per l’ennesima volta –Hai portato il Cd da fare autografare, vero?-
-Si- risponde la bionda, per l’ennesima volta.
Ed è in quella occasione, stipata in un centro commerciale, in mezzo a migliaia di persone, tutte  in fila per conoscere la loro star preferita capitata lì per caso, che Francesca ascoltò per la prima volta “El ciel en una cambre”
Fu questo il ricordo che le venne in mente quando vide Simon, chiuso nella sua depressione, gettato sul letto, mentre ascoltava musica triste.
Per una volta non lo punzecchiò.
Per una volta lo capiva.
Capiva come ci si sentiva ad essere la seconda scelta. Così si limitò ad abbracciarlo,  senza cercare di confortarlo o di rassicurarlo, solo cantando sommessamente con lui le parole di quella splendida canzone che aveva rubato loro il cuore.
“Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti,
ma alberi, alberi infinti…
E se tu sei vicino a me
Questo soffitto viola non esiste più
Io vedo il cielo sopra di noi
Che restiamo qui…
Come se non ci fosse più niente,
più niente al mondo…”
 
Una persona vera, che mi proteggerà e si lascerà proteggere.
Quando tutti i supereroi avranno fallito, qualcuno mi abbraccerà.

 
-Che cosa?- Cielo rimase scioccata, per un secondo, convinta che le stesse facendo uno dei suoi stupidi scherzi, e che da un momento all’altro si sarebbe messo un buffissimo naso da clown e sarebbe scoppiato a ridere.
-Io amo la Cielo che è entrata nel portale, quella che è uscita è un'altra-
La donna rimase congelata, chiusa in un silenzio che urlava, mentre dentro e fuori di sé tutto girava incessantemente, fino allo sfinimento.
-Quella che è uscita è un inverno e fa già troppo freddo in questa casa per… per stare insieme. Vuoi stare da sola? Stai pure da sola…-
Quanti secondi erano passati?
Due, tre, quattro, cinque.
Li contava, un sospiro dopo l’altro.
Secondo dopo secondo, sempre più velocemente.
Non poteva essere vero.
Stava scherzando.
Nico raccolse gli ultimi resti dei panini dal pavimento e scostandola delicatamente lasciò la cucina. Lasciandola lì.
Sola.
 
E alla fine si, mi salverà una persona imperfetta, senza superpoteri, mi prenderà per mano e volando mi porterà lontano, molto lontano da questa prigione.
 
È incredibile che cosa si possa fare con un pizzico di fantasia e molto amore.
Sfrecciano nel cielo, alto e pieno di stelle.
-Guarda, guarda!- esclama lui indicando un punto lontano -Vedi laggiù in fondo?-
Jasmine asserisce e ride deliziata.
Stesa sul divano, con il braccio teso in avanti, accanto a Tacho.
In fondo bastava poco per essere felice con il suo supereroe accanto.
 
 

 

Angolo Autrice
 

Giorno! <3
Da quanto tempo, non ci sentiamo mie care!
La colpa è mia, lo so ma questo capitolo l'ho dovuto riscrivere parecchie volte, la prima era troppo melodrammatica, la seconda non entrava in collisione con il mio solito stile...
Va bho, stile, diciamo modo di scrivere...
Comunque ora avrei bisogno di un piccolo consiglio, anzi due, e spero che voi possiate aiutarmi...
1) allora, avevo intenzione di pubblicare una nuova storia, e fra le migliaia di idee strambe, dovute anche dalla grossa insolazione che mi sono beccata, ne ho scelte due. il punto ora è che non riesco a decidermi...
Lancio dunque un appello, aiutatemi, please!
La prima è una storia fantasy, l'altra è una sorta di spin off, parla della vita reale degli attori, di cosa fanno fuori dal set e delle verie coppie che si sono formate.
Quindi... Votate!
2) Nel prossimo capitolo vorrei inserire una piccola introduzione, un pò drammatica a dire il vero, su Francesca, perchè rifletteteci, cosa sapete davvero di lei? Nemmeno io so ancora chi sia, perchè il suo personaggio mi è letteralmente sfuggito di mano, prendendo vita propria e diventando da piccola comparsa ad una delle protagoniste. Comunque l'alternativa è un pezzo su Simon dallo psicologo, che ammettiamolo, fa più ridere.
DUnque scegliete voi, Francesca o Simon? Tragedia o Psicologia?
Besito <3
Fra


 

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