Right4
There's no cure for the pain No shelter from the rain All our prayers seem to fail
In joy and sorrow my home's in your
arms In world so
hollow and it is
breaking my heart
Era passato un
mese.
Ed io ancora
faticavo a credere che tutto quello non fosse un sogno.
Un mese prima
mi ero incappata per caso in Ville Valo e avevo passato con lui una settimana
fantastica.
Poi lui e la
band erano dovuti partire e io ero certa che sarebbe finito
tutto.
Fu allora che
mi stupì ancora una volta, telefonandomi alla sera, dopo il concerto di Berlino.
Per dirmi semplicemente “Ehi ciao, ho finito ora il concerto, è andato tutto
bene. Mi manchi”.
Cioè io,
semplice ragazza milanese, che manco
ad una superstar?
Wow.
E così è
continuata per tutto questo periodo.
Con lui che
mi chiama ogni volta che può ed io che lo tengo aggiornato sulla situazione qui.
Non riesce a vivere tranquillo nel sapere che Matthew è ancora in giro, libero
di farmi del male.
E neanche le
mie amiche, a dir la verità; hanno infatti istituito una specie di fan club
anti-Matt e non mi lasciano libere un attimo, sempre armate di mattarello (in
casa) e di oggetti appuntiti e/o taglienti (all'università), pronte a fargli la
pelle qualora si facesse vedere.*
Intendiamoci,
io e Ville non stiamo insieme. Anche se qualcuno continua a sostenere che mi stia corteggiando, io
preferisco non illudermi. Anche solo così mi va bene. È già
tanto!
E, mentre mi faccio questi discorsi nella
testa, il cellulare squilla.
Un sorriso in
automatico.
Le dita che,
quasi avessero vita loro, vanno ad accettare quella che è stata rinominata la
'chiamata della buonanotte'. Con una buona dose di prese per il
culo.
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Non riesco a trattenere
l'emozione.
Quando qualche giorno fa il mio cellulare ha
suonato, ed è comparso il suo nome, mi sono chiesta se non avesse sbagliato
numero.
Mezz'ora dopo ero in camera di Momo e Kemo, un
foglio bianco davanti, penna in mano, mentre cercavo di organizzare le idee e
spiegare anche a loro cosa avrebbero dovuto fare.
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Non sono sicura di
quello che sta succedendo.
Sono in gelateria
con Momo e Kemo, le quali mi sembrano stranamente agitate. Continuano a guardare
i rispettivi cellulari e a scambiarsi sguardi complici.
Il fatto che Sara
manchi all'appello è ancora più sospetto.
Che diamine stanno
combinando?
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Il campanello suona e io corro ad aprire ai
due ragazzi che aspettano sul pianerottolo, facendoli
entrare.
Mentre li aspettavo ho avuto modo di preparare
il basso tavolino, apparecchiato per due, le candele rosse al centro, la
migliore argenteria è stata spolverata e lucidata a
dovere.
In giro per la sala ho sparso dei petali di
rosa, gli incensi hanno rilasciato un lieve profumo di vaniglia, i morbidi
cuscini sistemati al posto delle sedie, i cd pronti nello
stereo.
Il moro sembra soddisfatto del mio operato, il
biondo mi guarda sorridendo e io arrossisco sotto quello sguardo tanto
amato.
Poi, il cellulare
squilla.
“Pronto, qui è
Sara.”
“Huston, abbiamo un
problema.”
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Ok, inizio sul
serio a pensare che le mie coinquiline stiano architettando
qualcosa.
Mi hanno appena
trascinato in una pazza 'corsa alle vetrine' come la chiamano loro. Shopping
frenetico, fino all'ultimo centesimo è come lo chiamo
io.
Cosa c'è di
strano, dite?
C'è che quando
fanno ciò, io non vengo mai invitata. Io non sono il tipo da stare ore e ore in
un camerino e provare mille abiti e comprarne la metà. E il resto la settimana
dopo.
Per me shopping è
entrare nel mio negozietto di fiducia e svaligiarlo dei nuovi capi che gli sono
arrivati e andare avanti con quelli per un bel periodo.
È all'entrata
dell'ennesimo H&M o Pimkie che chiedo
tregua.
“Ragazze, scusate
ma io non ce la faccio più. Ho bisogno di prendere almeno un caffè vi prego.
Fatelo per me. O, se non resistete, entrate voi e lasciatemi entrare in quel
bar. Per favore!”
Le vedo
fissarsi, incerte, per poi annuire.
“Ci vediamo qui
tra venti minuti ok?” chiedo.
Loro annuiscono
un'altra volta, per poi fiondarsi verso la Nuova Collezione Primavera –
Estate.
Io mi dirigo
verso il bar, dove mi siedo per far riposare le gambe e ordino un bel cappuccino
con cacao.
Passa poco tempo
e, mentre me lo sto guastando, un'ombra disturba la mia
visuale.
“Guarda guarda
chi si vede, tutta sola soletta” dice una voce.
Mi
paralizzo.
Matthew.
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“Cosa vuol dire che abbiamo un problema?!? Vi
ho detto di non perderla d'occhio e voi cosa fate? Preferite due stracci alla
vostra migliore amica ed ecco il risultato! Merda! Stategli dietro, non
perdeteli di vista. Noi prendiamo la macchina e vi raggiungiamo. Vi chiamo
appena siamo pronti a partire. Mi raccomando ragazze, state
attente!”
Chiudo la chiamata e mi giro verso gli altri
abitanti della stanza.
Uno in particolare mi sta fissando con
astio.
E ora come glielo spiego che la ragazza a cui
voleva dichiararsi è 'ostaggio' del suo ex pazzo?
Decido di rimandare il discorso e gli faccio
cenno di seguirmi, dopo aver preso cellulare e
chiavi.
Di corsa scendiamo le scale e ci infiliamo in
macchina.
Sistemato il cellulare faccio il numero di
Kemo ed inserisco il vivavoce.
Quando rispondono, mi faccio dire dove sono e
parto, mentre la ragazza spiega l'accaduto ai nostri
ospiti.
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“Matthew cosa vuoi? Perché non capisci che tra noi
è finita e ti metti l'anima in pace?” gli ripeto, mentre lui mi strattona per la
via, i passanti incuranti di quello che vedono.
Spero che le mie
amiche abbiano visto tutto e abbiano chiamato qualcuno. Il suo silenzio e la sua
espressione mi preoccupano non poco.
Intanto sta
calando la sera e il quartiere in cui ci troviamo mi è poco
familiare.
Ci sono venuta
quelle poche volte che lo andavo a trovare a casa.
Quando lo
realizzo, provo a tirare via il polso dalla sua presa ferrea, ma questo gesto ha
l'effetto di farlo incazzare ancora di più, tirandomi verso un portone talmente
forte che quasi cado.
Con la coda
dell'occhio intravedo un profilo familiare, nascosto dietro ad una colonna,
farmi cenno di stare calma.
La fanno facile
loro, mica sono in balia di un pazzo!
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Finalmente raggiungiamo le altre che, nel
frattempo, hanno portato a termine la 'missione' e hanno seguito i due fino a
casa di lui.
Ora iniziano i veri
problemi.
Come entriamo in casa
sua?
Parcheggiamo nel primo spazio vuoto che trovo
e ragioniamo sul da farsi.
“E se suonassimo a un vicino spacciandoci per
un suo parente o una sua ragazza?” propone Momo.
L'idea è buona e viene accettata, ma il reale
problema sarà entrare nell'appartamento.
Accenno il fatto, ma vengo zittita da un paio
di occhi verdi, scuriti dall'ira, che mi fanno capire che abbattere la porta non
sarà difficile.
L'operazione ha
inizio.
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Sono passati circa
venti minuti da quando Matthew mi ha portata qui e legata ad una
sedia.
Lui continua a
fare su e giù per la stanza.
“Matthew ti prego,
lasciamo andare! Lasciami libera e ti giuro che me ne torno a casa, senza
chiamare la polizia. Ma se continui così sarà l'unica cosa possibile, sempre che
non l'abbiano già fatto le mie amiche non vedendomi..” dico io,
incerta.
Lui si blocca e si
porta verso di me, tirandomi uno schiaffo che mi fa cadere per terra, la sedia a
cui sono legata mi segue, le braccia ora scomposte dietro la mia
schiena.
Lui è subito su di
me.
Un altro schiaffo,
poi un pugno.
Degli insulti,
frasi sconnesse che fatico a comprendere.
Altri schiaffi,
sangue che esce dalle mie labbra spaccate e dal taglio che mi ha procurato sulla
guancia.
Piango.
Poi vedo il suo
sguardo cambiare e illuminarsi pericolosamente.
Mi alza per i
capelli e i sbatte contro il tavolo, dove perdo i sensi per qualche
secondo.
Il tempo ideale
per slegarmi dalla sedia e venire strascinata in camera
sua.
Mi sbatte sul
letto.
Ghigna
ferino.
Sento le sue
parole echeggiare nella mia testa, la camera gira a causa delle botte, il
respiro manca da quando ho preso il tavolo sulle
costole.
“Allora
sgualdrinella, te lo sei già sbattuto?”
Ride.
Poi si avvicina,
pericoloso e riprende a schiaffeggiarmi.
Io, inerme, non
posso far altro che assecondare la sua mano ogni qualvolta mi colpisce le
guance.
Si
ferma.
Sembra soddisfatto
di quello che vede, ma capisco che non gli basta.
Non passa molto
infatti che le sue mani sono sulla mia maglia,
lacerandola.
Le sue dita sulla
mia pelle, segnandola, non sono più quelle un tempo
amate.
Lo sento
armeggiare con la mia cintura e provo a reagire, ma le forze non
bastano.
Sta per sfilarmi i
pantaloni quando un rumore tremendo, proveniente dall'ingresso, lo
ferma.
Sento delle voci,
sempre più vicine, mentre lui si alza e cerca qualcosa da afferrare ed usare
contro gli intrusi.
Con le ultime
forse rimastemi, chiedo aiuto, urlandolo quanto mi è
possibile.
È quando la porta
si apre che mi sento libera di svenire.
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Apro gli occhi
lentamente, la luce mi ferisce e li richiudo.
Sento un movimento
vicino a me e una mano che avvolge la mia.
“Ville”
sussurro.
“Sì piccola, sono
io. Ben svegliata” risponde lui.
Sento la sua voce
carica di emozione.
Provo una seconda
volta ad aprire gli occhi, con più successo, e mi ritrovo a fissare il soffitto
di camera mia.
“Cos'è successo?
Sono svenuta? Perché sono qui? Perché tu sei qui?” chiedo, non
capendo.
“Momo e Kemo hanno
visto Matthew al bar con te e hanno chiamato Sara. Io ero qui per farti una
sorpresa e, con Linde, l'abbiamo seguita mentre raggiungeva le altre. Siamo
arrivati appena in tempo da quel porco. Io e Linde abbiamo chiamato la polizia
mentre le ragazze si spacciavano per amiche di Matthew si facevano aprire dai
vicini. Quando gli agenti sono arrivati siamo entrati all'improvviso e ti
abbiamo salvata. Abbiamo fatto credere agli agenti che a casa ci fossero i tuoi
genitori, medici, e che ti avrebbero curato loro. Ti aspettano in centrale per
la denuncia...” lo sento incerto, come se volesse aggiungere
altro.
“Ville...”
“Scusa, è che
quando ti ho vista lì, in quello stato, non ci ho più visto e se non ci fosse
stato Linde a fermarmi, a quest'ora sarei accusato di omicidio. Non sai quanto
avrei voluto prenderlo e farlo a pezzi per come ti aveva conciata. Se tu fossi
morta, io...”
“Ville,
cosa?”
Lui si avvicina a
me, sfiorandomi più volte la guancia, poi le labbra.
Gli occhi fissi
nei suoi, lo vedo avvicinarsi come la prima volta.
Questa volta però
nessuno entra, interrompendoci e finalmente posa le sue labbra sulle
mie.
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Ore dopo, quando
sono in grado di alzarmi, mi reco in camera di Sara per avvertirla che sto bene
e raccontarle quello che è successo con Ville.
Entro senza
bussare e la scena che mi si presenta davanti mi lascia stupita a chiedermi se
il mondo si sia capovolto all'improvviso, senza
avvertire.
Tossisco per farmi
notare e i due si staccano all'improvviso, Sara rossa come un peperone, Linde un
sorriso sornione in volto.
“Ve..Veronica!”
esclama la mia amica, saltandomi al collo.
Il ragazzo mi fa
un cenno con la mano e, dopo una carezza sulla testa della ehm sua ragazza?
esce.
Stacco la mia
amica dal mio povero collo -dopotutto mi sono appena ripresa- e la faccio sedere
sul letto, raggiungendola poco dopo.
La guardo,
sopracciglio sollevato e sguardo divertito.
Lei mette il
broncio e sbuffa, guardandomi a sua volta.
“Oh smettila! Come
se io non sapessi cosa è successo quando ti sei svegliata!” esclama e questa
volta è il mio turno di arrossire.
“E' diverso! Quello
che ci siamo scambiati io e Ville è stato il nostro primo bacio! Quello che ho
visto io era un bacio tra due che non si sono fermati ad una slinguazzata. O mi
sbaglio?”
Lei, se possibile,
arrossisce ancora di più e farfuglia un qualcosa che assomiglia ad un “Stiamo
insieme da qualche settimana”.
Le rivolgo un
sorriso, dicendole che sono felice per lei e lei
ricambia.
Ci guardiamo per
un attimo e scoppiamo a ridere, certe che nella nostra testa è passato lo stesso
pensiero.
“Non mi sembra
vero..Dai, sul serio! Io e te, con Ville e Linde. Se qualcuno me l'avesse detto
tempo fa l'avrei preso per pazzo e ci avrei fantasticato su, pensando che non
fosse umanamente possibile.”
“A chi lo dici!
Io ho passato le ultime settimane a chiedermi se non stessi sognando. Fino a
quando non ricevevo le sue chiamate e mi rendevo conto che era tutto vero,
reale, palpabile, non era frutto della mia immaginazione. Io e te stiamo con
Ville e Linde. I sogni possono diventare
realtà.”
*piccolo omaggio
a voi, mie fans, che tanto lo volevate trucidare. Ora potete
<3
{Sclero Time} Wow! 5 pagine di word, quando in
realtà non pensavo di riuscire a scriverne una ._. Mi sto stupendo di me
stessa. Il capitolo mi ha soddisfatta come pochi in vita
mia * annuisce
*. Immagino si sia capito che nella parte in corsivo è Sara a parlare. Ma io
lo specifico lo stesso. Indi per cui, poscia etc etc, io vi saluto, augurando
la buona notte (o il buongiorno) e mi abbandono a Morfeo, sognando i ravioli al
vapore che mangerò a pranzo *-* Kuss,
piccy.
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