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Aria. Aria calda. Aria che ti entra dentro, e sembra non
abbandonarti mai più. Aria cristallina, aria che sa d’amore,
aria che vuole solo trapassarti il cuore. Ossigeno. Quello
che ti permette di respirare, quello che ti dona la possibilità di camminare su
questa terra. Poche molecole, tutte attaccate
l’una all’altra, pronte a darti il loro sostegno. Ti donano la forza, le
energie per andare avanti. Ti consentono di avere futuro, di continuare quella
scalata chehai
deciso di intraprendere. Una scalata su di lei. Sui suoi seni, sulla sua pelle. Sui suoi capelli colore della notte, sui suoi occhi d’oceano.
Ed a lui, non importava niente. La
corsa continuava, quell’incredibile scambio di fiati
in ogni centimetro dei loro corpi. Erano belli, passionali. E
nulla fuori aveva né colore né forma. C’erano solo loro. Lei, con quello
sguardo innamorato. E lui, con quella foga e passione che in
pochi possono trovare in profonde iridi color cioccolato. E labbra forti, ad accarezzare quella pelle nivea. Un
sussurro, uno sguardo. EdArimi
non si era mai sentita così bene. Anche se il fiato le
mancava, l’aria scarseggiava, avrebbe potuto continuare a viaggiare sul suo
corpo per sempre. Avrebbe potuto affondare ancora le
proprie labbra nelle sue, nel suo petto sgabro, in
quei capelli biondi. Era bello, troppo bello per
abbandonarlo, per rinunciare a quel gesto così splendido. E
lei, seria ragazza di provincia, non aveva pensato alle conseguenze. Non le importava in fondo, il suo scopo lo aveva raggiunto.
Ed i vetri s’appannarono, i loro
corpi si fermarono. Sudore e stanchezza trasparirono dai loro occhi. Ed una lieve soddisfazione fece capolino nelle labbra di Yuri. Aveva ottenuto ciò che voleva, ed ora lei era là,
stesa accanto a lui, a chiedere ancora il suo corpo. Stanca ma soddisfatta,
innamorata, ma purtroppo a breve, infinitamente delusa. Aveva chiuso gli occhi
la bella Arimi, ad aspettare
un bacio che non sarebbe mai arrivato, ad attendere quel gesto romantico che
purtroppo, avrebbe dovuto desiderare in eterno. Perché
il giovane biondo posto accanto a lei, certe cose non le concedeva. Lui non
amava, e mai avrebbe amato. Era troppo freddo, troppo
cinico, troppo calcolatore per incontrare sentimenti deboli quali l’amore e
l’affetto.
Chiuse i propri occhi d’ambra, mentre,
stancamente, afferrava con malavoglia il proprio pacchetto di sigarette.
Lo aprì con incredibile stanchezza, notando che purtroppo,
esso era vuoto. Diede un leggero pugno al volante dell’automobile sulla
quale in precedenza aveva fatto sesso con quella semi-amica. Decise di non
guardarsi intorno. Non voleva vedere l’oceano di quegli occhi che a breve
avrebbero fatto trasparire immensa delusione. Non che gli importasse,
ovvio, ma non poteva anche solo immaginare quali storie gli avrebbe fatto
quella ragazza, non appena avrebbe terminato quel fatidico discorso con lui. Tuttavia ben presto, sentì qualcosa di leggero sfiorargli la
spalla da poco coperta con una leggera maglietta bianca. Il giovane si voltò,
specchiandosi poi in leggere iridi azzurre, gentili, ma allo stesso tempo
infinitamente maliziose. Successivamente abbassò lo
sguardo sull’oggetto che gli veniva porto dalla ragazza: un pacchetto di
sigarette nuovo di zecca, ancora da aprire. Sorrise leggermente, afferrandolo,
ed aprendolo con soddisfazione.
-Ginta non deve
sapere niente di questa storia.- affermò, sicuro. Successivamente
s’infilò una sigaretta fra le labbra fini, accendendola con infinita
tranquillità. Potè udire poi il movimento veloce che aveva fatto la ragazza nel
mettersi la propria camicetta color crema, per poi voltarsi verso il giovane
che amava da sempre. Lo squadrò, tentando di trovare un minimo di umanità su quel volto bellissimo. Purtroppo non la trovò,
abbassando successivamente le proprie iridi. Gli e
l’avrebbe davvero data vinta così?
-Quindi… quindi…- un attimo d’esitazione, prima di esplodere
-Quindi questa notte per te… non significava nulla?- la voce tremava,
il fiato si era fermato in gola. Il cuore che batteva
senza esitazioni, quegli occhi che chiedevano disperatamente di piangere.
MaYuri non disse nulla. Si
limitò ad inserire la chiave della macchina, ed a partire tranquillamente fra
le strade di Tokyo. Perché non diceva niente? Si
sentiva troppo in colpa? Si era reso conto della tremenda cazzata
commessa? Arimi questo purtroppo non lo sapeva; ma
appunto per questo, tentò di trovare mille risposte.
-Vuoi rispondermi?- domandò così,
alterata. Ma ancora nulla. La notte regnava
incontrastata, mentre attento, il biondo gettava un po’ di cenere al di fuori del finestrino. Né un gesto
d’assenso, né un minimo di reazione. Ed Arimi strinse
i pugni, infiltrando le proprie unghie nella carne,
provocando un gran male a sé stessa. -Rispondimi!- Lo incitò
ancora, dandogli una forte pacca sul braccio. Ben presto si rese
conto di quale errore avesse fatto, e non appena focalizzato quello sguardo
infastidito, abbassò il proprio, alludendo a tacite scuse.
-Arimi…- la chiamò così, dando
vaghi segni di vita. La giovane alzò il capo, rendendosi conto che finalmente,
aveva vinto la propria battaglia -Pensi davvero che io questa notte…-
s’interruppe ancora, curvando verso destra, ed imboccando una trafficata strada
del centro -Volessi iniziare con te… qualcosa di serio?- domandò
così, sarcastico. La ragazza lo fissò sconvolta: erano pensieri tanto strani da
fare quando vai a letto con un’altra persona? Per
questo decise che la propria risposta non era così strana, e non ci pensò due
volte.
-Cos’altro avrei dovuto pensare?-
chiese così, dandosi la zappa sui piedi da sola. Lo sguardo ambrato di Yuri infatti, si spostò dalla
grande strada, agli occhi azzurri della giovane, perdendovisiper qualche attimo, prima di scoppiare
sonoramente a ridere.
-Non prendermi in giro!- soggiunse il biondo, continuando a
ridere -Pensavi davvero che io volessi iniziare una relazione seria… e per di
più con la ragazza del mio migliore amico?- continuò, ridendo a crepapelle. Non
si era mai divertito tanto! Certo che le donne erano davvero strane: le seduci
una o due volte, si concedono a te come se nulla fosse… e poi improvvisamente,
vengono a letto con te, e credono di iniziare una relazione seria! Sorrise
divertito, fermandosi davanti ad un grande palazzo che
ormai, conosceva bene.
-Migliore amico?- Arimi cadde
dalle nuvole. Davvero quel giovane così cinico e calcolatore poteva
affermare di avere dei veri amici? Ma chi volevano
prendere in giro? Non riusciva a mantenere una relazione sentimentale per più
di due mesi, e pretendeva di definire i ragazzi con i quali uscivaqualche volta propri
migliori amici? In quel gruppo naturalmente rientravaanche Ginta,
che Yuri conosceva da parecchi anni, e con il quale
aveva instaurato un buon rapporto. Ora che la ragazza ci pensava in effetti,
forse insieme a lei, Ginta
era l’unica persona che lo potesse davvero sopportare; le ragazze con le quali
si metteva non potevano resistere ai suoi continui tradimenti, mentre gli
“amici” finivano per limitarsi a venerarlo quasi fosse un Dio. E perché? Semplicemente perché era ricco ed amato dalle
donne? Sì, questo ci stava, ma allora perché non cambiava? Si piaceva davvero così com’era? La giovane non lo sapeva
davvero, tuttavia si rendeva conto di amarlo sempre e comunque
come il primo giorno che lo aveva incontrato.
Reclinò così il capo all’indietro in segno di sconfitta,
attendendo che il giovane le desse una buona risposta.
-Certo.- sussurrò il ragazzo, gettando la cicca di sigaretta
sul freddo asfalto. L’automobile ormai era stata spenta, mentre la tranquillità
della notte avvolgeva entrambi, insieme ai loro problemi. Arimi
così decise di rivelare tutto. Ogni preoccupazione, ogni
sentimento. Tanto ormai… che aveva da perdere? Nulla, pensò, mentre con
stanchezza, distoglieva il proprio sguardo dalla strada. Si voltò così convinta
verso il biondo, che con indifferenza, attendeva che la giovane scendesse dall’automobile.
-Fammi capire una cosa.- disse allora, incrociando le
braccia -Tu sostieni di essere il migliore amico di Ginta… anche se sei andato a
letto con la sua ragazza?- domandò, sarcastica. Era stufa di tutti quei
giochetti, ne avrebbe fatto sicuramente a meno. Yuri così, levò il proprio sguardo su di lei. La fissò per
qualche istante, prima di riflettere davvero sulle parole pronunciate da quella
bella ragazza. E non si soffermò solo a quello: squadrò
per bene quel suo volto fine, quella sua pelle nivea, così bianca sotto i raggi
leggeri della luna. Ma perché se era così bella, non
riusciva proprio ad innamorarsi di lei? Non si soffermò troppo a quella
domanda, facendo poi un leggero sorriso, di quelli che spesso, coloravano le
sue labbra forti.
-Semplice.- disse, serio -Tu non lo meriti.- continuò
ancora, poggiando nuovamente lo sguardo sulla strada -Se tu ci tenevi davvero a
lui… non saresti venuta a letto con me. Questo
significa che il vostro non è un rapporto serio, almeno da parte tua.- terminò,
appoggiando il capo al sedile. Quel discorso, alquanto contorto, era il
risultato di pensieri che da sempre affollavano la testa del biondo: se le ragazze
dei suoi “amici” andavano a letto con lui, era semplicemente perché le storie
che lui rovinava clamorosamente, non erano nulla di serio. Se
le ragazze in questione, avessero davvero amato i ragazzi con i quali stavano,
non li avrebbero certo traditi con il primo che capitava.
-Non scherzare Yuri.- sussurrò la giovane, alterata -Ora non vorrai anche farmi la
scenetta del buon samaritano! Mi dispiace per te, ma ti viene davvero male!- ridacchiò, divertita. Successivamente
si portò una mano davanti alla bocca, quasi volesse nascondere quella nervosa
ilarità. E questo non fece nascere alcuna reazione al
biondo. Al contrario infatti, il ragazzo si limitò ad
aspettare che la giovane scendesse dall’auto, senza proferire alcuna parola.
-Yuri?- lo chiamò poi la ragazza,
più che convinta di aver assolutamente ragione. Così lo sguardo ambrato del
ragazzo si spostò su di lei, veloce, tagliente. Che
voleva ancora?
-Pensala come vuoi Arimi. Tu per
me comunque, non sei niente.- sussurrò, portando il
busto in avanti, e chiudendo successivamente gli occhi. Era stanco. Stanco di
discutere, di continuare a sentire parole, parole,
parole.
-Non credevo…- sibilò la giovane, abbassando il capo -Non
credevo che tu fossi così insensibile. Allora… io questa notte sono stata la
tua puttana. Il tuo giocattolo.- rialzò lo sguardo, spostandolo poi convinta
verso il proprio interlocutore -Devo accettarlo giusto?- chiese conferma,
mentre il ragazzo, non le concedeva una risposta. Yuri infatti, manteneva gli occhi chiusi, senza far trasparire
alcun senso di colpa, alcun sentimento.
-Sì.- decise semplicemente di dire, mentre una lacrima
malinconica percorreva la bianca guancia della giovane. L’asciugò subito,
mentre il proprio orgoglio scompariva piano piano. Che stupida era stata, come aveva fatto a farsi manovrare
così bene da quel tipo? -E quindi, se non vuoi perdere sia
me, che Ginta, ti consiglio di non dirgli nulla.-
finalmente gli occhi ambrati s’aprirono, mentre il loro proprietario, si
avvicinava pericolosamente alla giovane interlocutrice -Sarebbe davvero brutto
rovinare due anni di storia con il tuo ragazzo… no?- chiese, sarcastico.
La sua forte mano aveva imprigionato il piccolo mento di lei,
che imbarazzata, era arrossita. Ma ben presto
pensò alle parole appena dette dal ragazzo: che ignobile, che infame. Come
diavolo faceva ad amarlo? Purtroppo però, era spalle
al muro. Non poteva che dire sì, ed annuire innocentemente.
-Va bene…- sussurrò così, mentre la mano di Yuri si allontanava, lasciando spazio ad un largo sorriso
sul volto delproprietario.
Purtroppo però, Arimi cedette. Il suo carattere che
in precedenza poteva essere apparso forte, crollò come un castello di carte,
mostrando quale debolezza si possa acquisire da innamorati.
-Però… però…- proferì,
singhiozzando -Non… non è giusto…- sussurrò ancora, aprendo la portiera
dell’automobile. E mille goccioline salate inondarono
il suo volto baciato dalla fresca luna di fine aprile. EYuri l’osservava, senza però provare nulla. Non ci riusciva, non riusciva davvero a provare sentimenti nei suoi
confronti.
-Buona notte.- disse però, forse addolcito da quella
visione. E l’unica reazione che potè
avere quella giovane donna, fu quella di voltarsi verso di lui, e concedergli
uno sguardo d’odio. Durò veramente poco, poiché successivamente,
Arimi si lanciò fra le sue braccia, piangendo in
continuazione.
-Che ti ho fatto? Che ti ho fatto?- domandava, sconvolta. MaYuri non l’ascoltava, limitandosi ad accarezzarle
leggero i morbidi capelli color della notte, e chiudere piano gli occhi.
-Nulla.- sussurrò, attendendo che il pianto terminasse.
E nonostante quello sfogo, nonostante quelle parole,
nonostante quel “Ti amo” che Arimi riuscì a
sussurrare; Yurinon si sentiva
affatto in colpa. Per lui era una notte come un’altra, una donna come
un’altra. Fare l’amore con lei non gli aveva trasmesso nulla, se non puro
piacere carnale. Qualcosa che sarebbe riuscito a trovare in
qualsiasi altra donna, in qualsiasi altro sguardo. Ma
lei ora si stringeva alle sue forti spalle, come se nonostante quel duro
trattamento, non le importasse nulla. Bastava stare vicino a lui, riassaggiare ancora una volta il profumo della sua pelle. MaYuri era stanco, Yuri era stufo. Voleva tornare a casa, e porre fine a
quella scenetta malinconica. La scansò così leggermente, mentre i loro profili
si potevano intravedere attraverso i pallidi raggi lunari. EdArimi s’asciugò una leggera lacrima, una delle tante
che purtroppo, non era riuscita a placare. Ed abbassò le proprie iridi blu,
tentando di trovare un po’ d’orgoglio dentro sé
stessa. Purtroppo però, quel giovane biondino, le aveva rubato
tutto.
-Buona notte Yuri.- terminò così,
uscendo dall’automobile, e sbattendo leggera la porta.
Il ragazzo non si fermò nemmeno a guardarla. Si limitò
invece a sfiorarsi la maglietta, ed a notare che purtroppo, le dure lacrime di Arimi gli e l’avevano bagnata
tutta. Pazienza, l’avrebbe lavata. Si mise così seduto meglio sul sedile della
propria macchina, ed in poco l’accese. Successivamente inserì l’autoradio, ed essa concesse note di
una canzone piuttosto romantica. Yuri non conosceva
il nome di quella canzone, né tanto meno il cantante, ma
tuttavia gli piacque, e non attese. Iniziò ad intonarla senza dar peso
alle parole che ogni tanto finiva per sbagliare, senza ascoltarne il senso,
senza rifletterci sopra. In fondo, dopo una notte come quella… di certo non aveva
anche voglia di riflettere! Ingranò così le marce,
partendo a tutta velocità. Era stufo di quella vita, era stancoed annoiato. Eppure,
aveva tutto ciò che un ragazzo di 18 anni potesse
desiderare. Una famiglia unita, soldi a volontà, buon
rendimento scolastico, conoscenze a non finire, migliaia di ragazze ai suoi
piedi. Ma allora perché voleva cambiare la
propria esistenza? Era stufo di dover sopportare il cupo sguardo di suo padre
ogni minimo momento della giornata? Odiava vedere sua madre più affaccendata a
scegliere i propri abiti piuttosto che pensare a lui? Odiava non avere dei veri
e propri amici? Una vera e propria ragazza? Eppure era
stato lui a scegliere quella vita. Lui aveva deciso di essere
cinico e calcolatore. Di tradire quelle poche persone che provavano vero
affetto nei suoi confronti, di trattarli quasi fossero dei semplici stracci da
gettare una volta utilizzati a sufficienza. E nonostante questo, non si sentiva un mostro; lui si
definiva una semplice vittima di tutto quell’odio
nascosto che temporeggiava all’interno delle persone. Tutto il mondo, compreso
lui stesso, era continuamente mosso da un’incessante catena d’ira. Quella rabbia, quella terribile benzina che ogni uomo conservava
dentro di sé, anche lui stesso. Eppure, sembrava essere l’unico che se
ne fosse accorto. L’unico che avesse
capito che tutte le persone, non erano davvero sensibili ai problemi degli
altri. C’era la compassione, c’era il disprezzo, c’era la calma. Ma l’amore, l’affetto, erano sentimenti troppo belli e
fiabeschi per far parte di quella macchina da guerra chiamata essere umano.
S’asciugò un rigolo di sudore che lento gli
attraversò una guancia abbronzata. No, non era davvero orario per fare tali
pensieri. Entrò così all’interno del garage, spegnendo successivamente
l’automobile. E ben presto, nel buio di quel luogo,
s’abbandonò sul sedile della vettura. Voleva smettere di pensare. Era tanto
difficile? E ben presto le mani forti raggiunsero il
capo biondo, mentre nuovi rigagnoli di sudore attraversarono la sua pelle, il
suo volto. Odiava dover assistere a spettacoli simili, nuove innumerevoli prove
della debolezza umana. PerchéArimi
lo amava? Perché non si rendeva conto che tutti quei
sentimenti non avrebbero fatto che portarla in brutte esperienze? Sospirò
pesantemente, decidendo così, che forse una lunga dormita era ciò che davvero
ci voleva: la mattina dopo sicuramente, non avrebbe pensato a tutto questo.
Scese così dalla vettura, avviandosi poi a passi lenti verso
la porta dell’immensa villetta da poco acquistata dai suoi genitori. Certo che
la loro azienda stava fruttando veramente bene! S’infilò così una mano in
tasca, estraendone poi un mazzo di chiavi. Tuttavia, nel compiere quel gesto,
qualcosa cadde, facendolo chinare velocemente, per vedere cosa fosse. E ben presto, i suoi occhi
d’ambra divennero incredibilmente sorpresi, scossi. No, non era possibile! Si
rigirò fra le mani il preservativo che quella sera nella fretta, non aveva
utilizzato.
-Cazzo.- sussurrò, sbattendo il
pugno contro la porta di legno. Fortunatamente non svegliò
nessuno, tuttavia, aprì con forza la porta, esprimendo sempre più, tutta
la propria rabbia. Come diavolo avrebbe fatto? Ci riflettè
un attimo, e pensò che in fondo erano problemi di Arimi. Non se ne era preoccupata? Bè, avrebbe subito lei le conseguenze.
E con tali pensieri piuttosto
egoistici, Yuri si addormentò nel proprio letto. Era
stanco, distrutto. Eppure se n’era andato un giorno come un
altro, un ennesimo tassello della sua vita. E ben presto, la
preoccupazione per le conseguenze delle sue azioni andarono
via, lasciando spazio alle morbide braccia di Morfeo, che calorose, lo accolsero
come accadeva ormai da 18 anni. Chissà se un giorno qualcuno, o qualcosa,
avrebbe reso quella vita diversa.
Una sala bianca, forse troppo per i suoi gusti. Solo tre
persone all’interno di quelle quattro mura che per la protagonista di questa
storia, parevano peggio di una prigione. Attendeva un verdetto importantissimo,
poche semplici parole che a seconda del loro senso, avrebbero reso la sua vita
l’inferno od al contrario il paradiso. Si portò una ciocca mora dietro
all’orecchio, attendendo che il medico alzasse il proprio sguardo su di lei. E
pregò Cami che il paradiso, entrasse finalmente nella
sua vita. Per questo serrò in fretta i grandi occhi da cerbiatta, prima di
udire il verdetto che finalmente, avrebbe fatto concludere quella fitta catena
di attesa.
-E’ con immenso piacere che vi
dico che…- un momento di esitazione, quell’attimo che
ogni medico si tiene per assaporare una propria vittoria in campo lavorativo.
-Che la signorina ha superato in pieno la cura, e che è completamente fuori
pericolo!- terminò l’uomo, posando sulla scrivania i documenti che rivelavano
quella splendida verità.
E lacrime colorarono i volti di due donne d’età diverse, ma
sicuramente molto simili dentro l’animo. Una speranza comune, che le aveva
fatte spesso piangere per la disperazione, ma anche ridere, perché entrambe,
avevano compreso qualesplendido valore
avesse la vita. Miki è sua madre avevano saputo
affrontare il tremendo gusto che offre una condanna di morte: la notizia che
ben presto, il proprio cuore potrebbe smettere di battere perché troppo debole,
o troppo stanco di lavorare. Tuttavia cure adeguate, e forza i di volontà
resero la possibile quella speranza di vita che purtroppo, era diventata solo
un punto da raggiungere.
-Davvero?-chiese Miki, asciugandosi una lacrima capricciosa. E non appena
vide il medico annuire, ella si voltò verso la madre, lanciandole uno sguardo
complice. La complicità che hanno due persone felici, che erano pronte ad
iniziare una nuova vita. E si gettò fra le braccia della donna che l’aveva
cresciuta e fatta nascere, colei che mai e poi mai, l’avrebbe abbandonata. E
piansero insieme, felici, piene di gocce di contentezza, che coloravano i loro
volti. Volti sollevati, ed osservati da un medico soddisfatto per il proprio
lavoro.
-Nonostante tutto però… mi raccomando… effettui sempre i
controlli!- soggiunse l’uomo, alzandosi dalla propria poltrona. Entrambe le
donne annuirono, mostrandosi parecchio convinte. Naturalmente nonostante
avessero scampato il pericolo, era meglio non rischiare!
-La ringraziamo per la sua efficienza… e le prometto che
prenderò tutte le medicine, e che farò tutti i controlli necessari!- esclamò Miki, alzandosi dalla poltrona. Il medico le sorrise,
stringendole poi la piccola mano, e vedendola correre al di fuori del grande
studio.
-Signora… ma dove…- sussurrò l’uomo, gettando uno sguardo
incuriosito verso la donna posta accanto a lui. Lei sorrise, mostrandosi
parecchio convinta.
-Ah… vede…- socchiuse gli occhi scuri, prima di prendere la
borsa posta sulla poltrona sulla quale era seduta prima. -E’
andata dalla sua migliore amica!-
Correva veloce, come da tempo non le era dato fare. Lente
perle di sudoresi impadronirono della
sua fronte, mentre le gambe procedevano spedite per le vie di quel piccolo
paesino. Cioocioo-land lo chiamava lei, poiché famoso
per la presenza di milioni e milioni di tipi di farfalle. Sorrise fra i suoi
mille ricordi d’infanzia, mentre i suoi occhi si spostavano verso un piccolo
palazzo di tre o quattro piani. Era normale che in quel paesino vi fossero
edifici tanto bassi; edifici così diversi dai grandi grattacieli delle
metropoli nipponiche, fredde gabbie di cemento che Miki
davvero non sopportava. Si fermò davanti ad uno dei portoni posti in quel
viale, andando poi a cercare il nome tra quelli proposti sui campanelli. E
finalmente, riuscì a trovare quello di suo interesse. Sorrise: chissà che
faccia avrebbe fatto Mari nell’apprendere la notizia! Ma prima di poter premere
il pulsante, una voce dolce e semplice la fece bloccare.
-Ciao Miki-chan!- aveva detto
Mari, da dietro le sue spalle. La giovane dai capelli nocciola s’irrigidì
all’istante, prima di sorridere ampliamente, e voltarsi verso l’amica. Bastò
uno sguardo. Ed anche le labbra di Mary si inclinarono in uno splendido quanto
sincero sorriso.
-C’è l’ho fatta… c’è l’ho fatta!-
urlò Miki, saltellando allegra. E leggere lacrime
fecero capolino dagli occhi profondi di Mary, che contenta, unì le mani a
preghiera, per ringraziare Cami della sua clemenza.
-Oh Miki-chan… sono così felice
per te!- le disse l’amica, stringendola in un abbraccio sincero. L’altra
ricambiò, versando ancora qualche lacrima emozionata. E solo in quell’attimo si rese conto di quanto avesse sofferto nella
sua vita a causa di quel cuore troppo debole, di quelle cure assurde che non le
avevano mai dato la possibilità di avere dei veri rapporti con i suoi coetanei.
L’unica che fosse stata in grado di starle dietro, di consolarla, di darle una
spalla su cui piangere era stata proprio Mari. Quella ragazza che inizialmente
era una semplice compagna di classe, ma che con il tempo si era rivelata una
persona profonda e sincera, per nulla approfittatrice, ma bensì pronta a dare
sempre una mano nei momenti di bisogno. Miki davvero
non sapeva se sarebbe riuscita a superare tutti gli ostacoli portati dalla
malattia senza Mari. Quel forte appiglio, quella persona che si sa, non ci
tradirà mai. L’abbraccio si sciolse, e l’elegante Mary si asciugò quell’ultima lacrima che aveva deciso di scendere lungo le
sue guance. Sorrise nuovamente all’amica, stringendole forte una mano.
-Sapevo che ci saresti riuscita.- sussurrò, mentre Mikiannuiva,
facendo l’occhiolino.
-Io sono forte cara Mary-chan… ma
so che senza di te non ci sarei mai riuscita!- esclamò, serrando gli occhi, e
ridacchiando.
-Ma non scherzare! Tu sei forte, e saresti guarita in ogni
situazione!- le rispose l’amica, scansandosi leggermente, e voltandosi dalla
parte opposta. -Non per niente… tu sei il mio idolo.- sussurrò successivamente,
in tono talmente basso, che Miki ci mise qualche
secondo prima di interpretare le sue parole.
-Ma che dici!- disse così, saltandole al collo. -Al massimo
sei tu il mio idolo!- continuò, mentre Mary si dimenava per via della strett a troppo forte. -Ed ora… a festeggiare!- fece Miki, allontanandosi, e portandosi davanti a Mari.
-Al solito posto?- chiese l’amica, conoscendo bene la
risposta.
-Certo! Al Cioocioo-home!- tuonò,
alzando un pugno al cielo. Gli occhi serrati, a celare anche solo per metà
quella felicità che aveva appena iniziato a stanziare nel suo cuore. Amava la
vita, amava tutto ciò che la componeva, e sapeva che non avrebbe mai più potuto
pensare al peggio. Si sentiva libera, libera di viaggiare come una farfalla, quell’animale che da sempre, aveva rappresentato per lei il
sinonimo di bellezza e grazia.
-Va bene.- rispose ridacchiando Mari, contenta per la
propria amica. Le faceva così male ripensare a tutte le volte che aveva detto
alla sua amica di sperare; e Miki aveva sempre
seguito il suo consiglio, lottando con forza e tenacia, così bene che la
giovane riusciva a mala pena a crederci. E sorrise a quel pensiero la bella
Mari, mentre felice, si avviava verso il Cioocioo-home.
Era così che amavano chiamare il piccolo ristorantino
specializzato nella preparazione di piatti tipici, posto nel pieno centro del
piccolo paesino: tutti i giovani amavano riunirsi là, scambiandosi battute e
segreti. Purtroppo Miki e Mari non facevano
propriamente parte di uno di quei gruppi; data la sua malattia Miki non aveva mai avuto l’occasione di stringere amicizia
con molta gente; mentre Mari, era estremamente timida, e preferiva avere pochi
amici, seppur buoni. Erano calme, serene e gentili. Così amavano definirsi, e
mai sarebbero cambiate.
In breve raggiunsero il piccolo locale, adornato con alcuni
disegni tipici giapponesi, con grandi draghi rossi e gialli dipinti sulle
pareti, e le porte a scorrimento. Vi era un’aria estremamente familiare al suo
interno, e Miki adorava vedere quanto un paesino come
Cioocioo-land potesse racchiudere così tanti giovani.
Sorrise a quel pensiero, mentre il volto di Mari le si proponeva davanti.
-A che pensi?- le aveva domandato, prendendo dalla borsa il
proprio portafoglio. Miki scosse il capo pensierosa,
sorridendo successivamente.
-Niente… niente! Hei! Ma posa quel
borsellino, per oggi pago io!- esclamò Miki,
allungando una mano verso quella di Mari. Ma l’amica fu più veloce, spostandola
verso l’alto ed iniziando a fare di no con la testa.
-No no, mi dispiace cara Miki-chan,
ma per sta volta pago io… se itu la festeggiata
oggi!- esclamò Mari, spostando la mano di Miki.
L’altra sbuffò indignata, incrociando le braccia, e socchiudendo malignamente
gli occhi nocciola.
-Ma mica è il mio compleanno!- protestò, fissando l’amica.
-Non importa, è comunque un giorno speciale.- spiegò Mari,
zittendosi improvvisamente. Miki rimase alquanto
stupita dal mutamento improvviso dell’amica, e ben presto, decise di indagare.
-Hei… Mari-chan…
che succede?- domandò la giovane, allungando il busto in avanti, e fissando
l’amica dritto dritto negli occhi.
-Niente.- sussurrò Mari,mentre si zittiva nuovamente.
-Dai dai… dimmelo!- chiese Miki,
al limite dell’impazienza. Era una persona estremamente curiosa, ed odiava
dover rimanere con l’amaro in bocca in caso di un segreto!
-Buon giorno signorine.- disse una signora alquanto anziana,
che si fece loro vicina. Miki si voltò a guardarla,
notando che indossava una divisa blu e bianca, e che i suoi occhi azzurri,
erano coperti da un paio di spessi occhiali. A quel punto la giovane comprese
che Mari aveva smesso di parlare semplicemente perché la proprietaria del
locale voleva prendere le ordinazioni! Arrossì a quella constatazione,
abbassando leggermente il capo, e rendendosi conto di aver fatto una bella
figuraccia.
-Buon… buon giorno…- sussurrò Miki,
lasciando che le proprie guance assumessero il tenero color porpora. Mari
sorrise fra sé a quella scena, mentre l’anziana proprietaria del locale non
sembrava affatto essere interessata all’accaduto.
-Allora… volete ordinare?- chiese la donna, agguantando la
penna per scrivere le ordinazioni. Miki annuì subito;
era da quando aveva circa 5 anni che quella donna la inquietava
incredibilmente: era sempre stata una signora alquanto suscettibile, dal forte
carisma e dai modi rudi. Da quanto si sapeva in paese viveva da sola, e da
quando il marito era morto gestiva tutta sola quel ristorante, diventato ormai
icona di Cioocioo-land.
-Vorrei un tè per favore.- fece Mari, osservando la donna. A
differenza di Miki la giovane era sempre stata in
grado di reggere lo sguardo di qualsiasi persona, che si trattasse di anziane
signore un po’ fuori dai gangheri, o professori tutt’altro
che buoni. Miki invidiava un sacco quel lato del
carattere della sua amica, e se doveva essere sincera, non solo quello.
-E tu?- chiese la donna,scrutando bene negli occhi la giovane Miki.-
-Emm… emm…-
biascicò Miki, portandosi l’indice alle labbra. -Non
lo so…- disse, sorridendo leggermente. Non era possibile: quella donna riusciva
ogni volta a zittirla!
-Bè… a me non importa che tu non
lo sai… io non posso certo passare tutto il pomeriggio ad aspettare i tuoi
comodi! Perciò spicciati, e e prendi qualcosa!- urlò
la donna, sbattendo la penna sul tavolo.
-Ma signora…- sussurrò Miki,
abbassandosi per la paura.
-Cosa? Ma vedi quanta gente c’è? Io devo lavorare! Ah… voi
giovani… non si sa mai cosa fare con voi! Siete la rovina di questo mondo!-
continuò, allontanandosi. –Alla tua amica porto il tè… tu invece… te lo puoi
scordare!- terminò, sparendo dietro la cucina. Miki a
quel punto si passò una mano sulla fronte, sbuffando rumorosamente.
-Uffa… quella c’è l’ha con me… è sempre la stessa storia!-
si lamentò, finendo poi con la fronte poggiata sul tavolino. Mari le sorrise,
riflettendo per qualche istante.
-Appunto… Miki-chan… ogni volta
che devi ordinare ti zittisci totalmente! La signora si deve essere stufata!-
esclamò Mari, ridacchiando. Miki alzò leggermente il
capo dal tavolo, scrutandola per qualche istante.
-Se lo dici tu… ma mi fa paura, cosa ci posso fare?-
domandò, con aria supplichevole. -Ti prego Mari-chan,
aiutami… in fondo tu sai sempre tutto!- disse, facendo l’occhiolino. Mari portò
l’indice al mento, alzando lo sguardo verso l’alto, con aria riflessiva.
-Qualche psicologo dice che per eliminare una paura, bisogna
affrontarla faccia a faccia!- esclamò la giovane dai lunghi capelli mori. Miki si mise ben dritta sulla sedia, iniziando a fare dei
disegni immaginari con il dito, al di sopra della superficie del tavolino.
-MMh…è proprio quello il mio problema!- esclamò Miki, ormai sicura del fatto che se ne sarebbe sempre
rimasta così com’era.
-No Miki-chan… puoi affrontarla:
ricorda che hai superato una prova molto più grande, e devi essere orgogliosa
di te stessa!- proferì l’amica, dandole un buffetto sulla fronte. Miki rimase della propria idea, andando a guardare fuori
dalla finestra.
-Se lo dici tu…- soggiunse, con aria riflessiva.
-Te lo posso assicurare… affronterai anche la signora…
vedrai… troveremo una soluzione anche a questa!-
Scusate… Ichi chiede infinitamente
scusa!!!n Non venitemi a male vi prego… non ho avuto
un attimo di tempo per poter scrivere questo capitolo!! Anzi… sono di fretta
anche ora!! Quindi vi saluto, con la speranza di poter riuscire a scrivere
anche il prossimo cap! E scusate anche se questi
primi sono un po’ noiosi… ma vi prometto che quelli successivi saranno molto
più avvincenti!
Ringrazio…
miki90: Ti chiedo scusa per il mio enorme ritardo, e spero di
essermi fatta perdonare con questo capitolo! Purtroppo in questo secondo trancio
della mia storia non sono molti gli elementi che emergono, e la trama non si trasforma
molto… ma questi capitoli iniziali ed un po’ noiosi sono essenziali per far capire un po’ la storia dei personaggi
principali!! Ti ringrazio per i tuoi complimenti, e ti prometto che il prossimo
capitolo sarà ricco di colpi di scena!
helen912004: Chiedo scusa anche a te per il mio enorme ritardo!!
Cercherò in futuro di non creare questa situazione,
e no… non voglio farvi aspettare…!! Spero che il cap
ti sia piaciuto, e che risponda alle tue aspettative!
Spero commenterete in tanti… ho bisogno di consigli e di qualche
dritta, od anche solo di un parere obiettivo! Bacioni!
Una serie infinita di gente continuava a passare davanti ai
suoi occhi. Un bambino aveva iniziato a giocare con il proprio palloncino
azzurro, mentre la madre, apprensiva, gli aveva intimato di starle più vicino,
e di non correre ai bordidella strada.
Pochi metri più avanti un barbone chiedeva l’elemosina, inscenando uno
spettacolo con una chitarra mezza scassata. Ed ancora più avanti, dove forse
nessuno avrebbe potuto vederli oltre alui, una giovane coppia di innamorati che parlava animatamente su un
argomento apparentemente importante. Sorrise osservando la faccia sconvolta che
aveva assunto quel ragazzo mentre la giovane “innamorata” gli ricordava quanto
importante fosse un esame che stava tenendo all’università, e che quindi
dovevano rimandare ogni tipo d’impegno. Gettò a terra il mozzicone di
sigaretta, calpestandolo successivamente con il piede. Non sarebbe mai e poi
mai voluto finire così: con una ragazza sclerata che ti urla in faccia il
perché tutto le va male; pieno d’impegni, senza nemmeno avere il tempo di
ricordarti che esisti. Voleva una vita tranquilla: fatta di divertimento, e di
quel pizzico di serietà che a volte non fa poi così bene. Socchiuse gli occhi,
notando la figura che si stava avvicinando. Una bella ragazza senza dubbio, con
corti capelli color della notte, e gli occhi blu. Un fisico davvero niente
male, e labbra carnose che sino a qualche settimana prima erano state sue.
Abbassò il capo: perché diavolo aveva deciso di vederlo? Sentì sempre più
vicini i suoi passi, tacchi veloci, piedi che non vedevano l’ora di raggiungere
la sua figura.
-Ciao.- disse la ragazza, facendo un cenno con la mano. Lui
ricambiò il gesto, osservandola con aria di chi non vuole perdere tempo.
-Allora di cosa volevi parlarmi?-domandò, osservando gli occhi della giovane.
E per la prima volta Yuri non seppe interpretare lo sguardo di una persona: un
misto di sicurezza e di insicurezza allo stato puro. Un mix che non aveva alcun
senso,ma che purtroppo, Arimi non
faceva altro che manifestare. Non la vedeva da quella fatidica notte, e
sembrava cambiata, non sapeva per quale motivo, ma la vedeva estremamente
diversa.
-Ok, vieni, andiamo a sederci in quel bar.- proferì,
indicando con l’indice l’edificio posto dall’altra parte della strada. Yuri
annuì, iniziando ad incamminarsi con Arimi al proprio fianco. Entrambi muti
come due pesci, con la strana consapevolezza che quella chiacchierata avrebbe
sconvolto il destino di entrambi. Si sedettero all’interno di un semplice bar:
era pieno di clientela, ed i camerieri non facevano altro che fare avanti ed
indietroda un tavolo all’altro. Arimi
prese il menù, sospirando malamente. Yuri la osservò, e per un attimo ebbe
paura di chiederle perché diavolo gli avesse chiesto di vederlo. Era così
strana, così diversa, credeva di non poterla nemmeno immaginare così.
-Yuri.- sussurrò, chiudendo il menù, quasi avesse deciso che
nascondersi dietro stupidi convenevoli fosse totalmente inutile.
-Ummh?- mugugnò in risposta, osservando quegli occhi serrati.
-E’ difficile, ma di certo non posso tenertelo nascosto.-
spiegò la giovane, mentre i propri occhi incrociavano quelli profondi di lui.
-Allora non perderti in inutili chiacchiere.- rispose,
nervoso. Odiava tutti quegli stupidi giri di parole, e non perdeva mai
occasione per metterlo in evidenza. Tuttavia lo inquietò il sorriso strano che
fece Arimi non appena udita quella frase: nessuno sorriderebbe per una cosa
simile, ma lei lo fece, dimostrando un comportamento totalmente diverso da
quello che conosceva lui.
-Come vuoi Yuri. Ricordi la notte in cui sono stata a letto
con te?- domandò, socchiudendo gli occhi, quasi soddisfatta. Lui annuì, senza
fare commenti: non gli piaceva parlare delle sue “avventure” soprattutto con
coloro che ne erano state le dirette interessate insieme a lui. -E ricordi
dov’era Ghinta in quel periodo?- domandò ancora, appoggiando il mento sulla
mano sinistra. Yuri ci pensò per un attimo su, tentando di ricordare.
-Mi sembra che fosse andato... da sua madre ad Osaka.-
spiegò, mentre uno strano dubbio lo coglieva.
-Sì, e torna sta sera. C’è un problema però: io...- abbassò
lo sguardo, cedendo ad un pensiero forse più grande di lei. Un pensiero che ora
era diventato concreto dentro di lei, in un esserino minuscolo, ma che sarebbe
cresciuto a breve nel suo corpo.
-Tu?- domandò Yuri, osservandola in continuazione. E sperò
dentro di sé, che non fosse ciò che sospettava.
-Yuri...- riuscì soloa dire Arimi, mentre una lacrima le attraversava il volto. -Io... io non
ti mentirei mai e lo sai...- e Yuri non ebbe il coraggio di chiederle cosa
celasse la continuazione di quella frase. La sua bocca si aprì, rivelando
stupore, paura. -Io sono in cinta, ed il bambino non può essere che tuo dato
che Ginta è stato via per tutto il mese, ed io sono in cinta di due settimane.-
e lo incastrò così. Con quelle parole che avrebbero cambiato totalmente la sua
vita.
Trascorse un anno da quella chiacchierata. Un anno in cui
crebbero bugie, dispiaceri, ed in cui venne alla luce uno splendido bambino di
nome Yu. Sia Arimi che Yuri avevano deciso di fare in modo che Ginta non
venisse a sapere nulla, e vissero con la speranza che il bambino somigliasse di
più alla madre, in modo tale da nascondere il tutto al vero ragazzo di Arimi.
Fu alquanto semplice all’inizio, ed i due furono contenti di notare che il
bambino almeno per quel periodo, non somigliava molto a Yuri, o per lo meno,
non presentava caratteristiche così simili. Tuttavia però, il padre del giovane
venne a sapere del “terribile” segreto del figlio, e questo portò non poco
scalpore.
-Yuri! Ne hai combinati di guai nella tua vita, ma questo è
sicuramente il peggiore!- il signor Matsura iniziò a camminare avanti ed
indietro pertutto l’ufficio: le mani
strette dietro la schiena, gli occhi bassi, le sopracciglia aggrottate. Era
nervoso, e Yuri sapeva bene il perché. -Sino a quando havevi intenzione di
tenermelo nascosto?- chiese, con aria accusatoria. Yuri dal canto suo, rimase
seduto sulla poltrona dell’ufficio delpadre,
ticchettando qualche volta con le dita sul bordo.
-Non lo so.- rispose, sapendo quale sarebbe stata la
reazione dell’uomo.
-Certo! Tu fai i danni, me li tieni nascosti, ed io devo
sapere di essere diventato nonno già da un anno da uno stupido test di
paternità?- domandò l’uomo, alterato. Yuri non sapeva proprio cosa dire:
avevadeciso di comune accordo con Arimi
di non dire niente proprio a nessuno, né ai genitori, né a nessun’altro dei
parenti, almeno il segreto sarebbe rimasto tale.
-E cosa ti devo dire? E’ successo, e dato che Arimi sta già
con un altro, abbiamo deciso di fargli credere che fosse suo figlio.- rispose,
tranquillo. Quasi come se le proprie parole fossero il ragionamento più
semplice e normale del mondo. Tuttavia suo padre non era dello stesso avviso:
il signor Matsura infatti prese in mano il telefono dell’ufficio, dicendo
qualcosa sottovoce. Yuri lo osservava per nulla incuriosito, ma con la sola
speranza che l’uomonon volesse
riconoscere Yu come suo nipote legittimo.
-Ora faremo i conti.- spiegò, aprendo la porta dell’ufficio.
-Aspettami qua.- terminò, sbattendo con forza l’oggetto. Yuri cadde
all’indietro sulla poltrona, serrando forte gli occhi: era possibile che
capitassero tuttea lui? Era diventato
padre da un anno, e vedeva suo figlio praticamente ogni giorno; non era geloso
di Ghinta, anche perché sapeva dentro di sé, che quella bugia non sarebbe
durata in eterno. Era qualcosa di troppo grande, anche più grande di lui e di
Arimi. Sospirò, pensando a cosa avrebbe fatto ora suo padre: eraun tipo molto impulsivo, e si chiese se non
volesse fare di tutto per togliere il bambino ad Arimi, e fare in modo che
vivesse con loro, e cresciuto come un Matsura a tutti gli effetti. E questa era
una possibilità che Yuri non voleva per niente: per carità, voleva bene a quel
bambino, ma non lo vedeva frutto di un amore, ma come una semplice vittima di
due persone che hanno scelto di tradire la fiducia di Ghinta. Sorrise fra sé,
pensando a quanto sarebbe stata diversa la situazione se non avesse deciso di
andare a letto con Arimi: non sarebbe stato padre, ed ora non sarebbe rimasto
seduto su quella scomoda poltrona, ad attendere un responso che sicuramente,
non gli sarebbe piaciuto.
Passò qualche minuto, e Yuri tentò di non pensare più a
nulla. Non faceva alcun movimento; l’unico artefice di un qualsiasi rumore era
l’orologioa pendolo che gli segnalava
che erano già le cinque del pomeriggio. Yuri aprì gli occhi, udendo i passi di
suo padre che veloce, camminava nelcorridoio della grande azienda della quale era l’unico proprietario.
-Bene, ho trovato la soluzione.- tuonò l’uomo, richiudendo
la porta alle proprie spalle, tranquillo. Sembrava aver riacquistato una calma
incredibile, come se i fattti appena venuti alla luce, non fossero mai
esistiti.
-Io non ti ho mai chiesto di trovare una soluzione.- spiegò
Yuri, accendendosi una sigaretta e socchiudendo piano gli occhi nocciola.
L’uomo però, fece una faccia strana: di chi ha già previsto ed architettato la
tua rovina. Yuri lo comprese, ed attese che pronunciasse una qualsiasi parola.
-Non importa, è normale che tu non me l’abbia chiesto, dato
che sei uno sconsiderato.- spiegò, sedendosi alla scrivania, ed iniziando a
prendere alcune scartoffieda una
cartellina.
-Bene, ora anche la predica.- commentò Yuri, sorridendo. Sapeva
che avrebbe tirato fuori una frase simile, ma molto probabilmente non sapeva
cosa aveva deciso suo padre.
-Parlando con tua madre, abbiamo compreso che non saresti
mai e poi mai in grado di crescere un figlio; né con il nostro aiuto, né con
quello della madre del bambino.- chiuse gli occhi l’uomo, appoggiando i
documenti sulla scrivania. -Però, anche se sei una testa calda, e ti comporti
come uno sconsiderato, abbiamo capito che bisogna dare sempre una seconda
possibilità.- aprì gli occhi nocciola, così simili a quelli del figlio.
-Quindi?- decise di non attendere Yuri, per la prima volta
interessato ad un discorso.
-Quindi andrai ad Akhu da tua nonna, almeno sino a quando
non sarai diventato un uomo.- e la cenere della sigaretta cadde a terra, così
come il morale del suo proprietario. Non era possibile! Yuri si alzò in fretta
in piedi, sbattendo con forza il pugno sulla scrivania del padre.
-Io sono già un uomo! Non coprirti dietro a questa stupida
scusa, la verità è che ti vuoi liberare di me!- tuonò, irato. Il padre tuttavia
non sembrò fare una piega, rimanendo tranquillo.
-Ed anche se fosse? Non mi haimai dato una soddisfazione, a scuola sei
sempre stato promosso per miracolo, non hai mai detto una parola gentile né a
me né a tua madre, non hai mai mostrato interesse verso l’azienda di famiglia.
Dimmi Yuri, io dovrei essere un padre orgoglioso?- domandò, zittendo il figlio.
Il giovane riflettè per qualche istante, constatando subito che il padre non
doveva avere qualche rotella.
-Io sono comunque tuo figlio, e non dovresti pensare di
liberarti di me.- chiuse gli occhi, abbassando successivamente il capo biondo.
Vedeva già il suo destino volato via, fra le montagne di un paesino dove era
stato l’ultima volta dieci anni prima.
-Un padre perdona tutto di un figlio Yuri.- il capo del
giovane si rialzò, notando nelle iridi del padre verità, convinzione. -Ma non
so se posso perdonare ciò che stai facendo a quel povero bambino. Te ne sei
lavato le mani come se nulla fosse, scaricandolo ad un altro uomo che non sa
essere solo il terzo in comodo in questa situazione.- il signor Matsura si alzò
in piedi, chiudendo gli occhi. -Io ti ho già perdonato di aver messo in cinta
quella povera ragazza, ma non credo che riuscirò mai a perdonare il tuo
comportamento con quella creatura. Yuri......- riaprì gli occhi, deluso. E
quello sguardo fece male al ragazzo, che attese solo il colpo di grazia. -E’
tuo figlio, e non te ne è importato nulla.-
Si ritrovò a viaggiare per le strade di Tokyo con la propria
automobile nuova di zecca. Lo stereo ad altissimo volume, i finestrini
completamente chiusi, senza rispettare alcun semaforo o cartello. Avrebbe
voluto prendere il mondo intero e gettarlo via, giù da un burrone, e rimanere
solo, solo per sempre. Senza capire nulla della gente, di coloro che gli
stavano intorno. Solo con sé stesso, era così che voleva vivere Yuri
Matsura.E tirò un sonoro pugno al
volante, ripensando alla risposta che aveva dato a suo padre, riguardo la
partenza verso il paesino nel quale viveva la nonna: uno stupido, fottutissimo
sì. Una parola affermativa, che aveva fatto sorridere il padre, e gli aveva
dato la possibilità di ricredersi almeno in parte riguardo al proprio figlio.
-Cazzo!- tuonò, fermandosi davanti alle strisce pedonali.
Stava per investire una donna con il passeggino. Tirò un altro pugno al
volante, mentre il vibro del cellulare si fece sentire. Abbassò il volume dello
stereo, agguantandolo, e guardando chi fosse a chiamarlo. Forse suo padre si
era ricreduto?
-Cazzo.- ripetè, vedendo il mittente. -Pronto?- chiese,
fingendo indifferenza.
-Yuri?- riconobbe subito la voce, non appena lo fece,
premette l’acceleratore, per gridare silenziosamente, la propria rabbia.
-Sì, ciao Ghinta-san.- disse, abbassando il tono.
-Che hai? Ti sento strano.- disse il giovane, tranquillo.
Era straordinario quanto fosse cambiato da quando Arimi aveva dato alla luce il
piccolo Yu: molto più responsabile, attento e premuroso, eppure, non era lui il
padre!
-No, niente, ho avuto una discussione con il vecchio.-
proferì, riferendosi a suo padre. S’impose di calmarsi, facendo un sospiro
profondo, con la speranza che quella telefonata terminasse presto.
-Ah capito! Ormai è routine in casa Matsura!-
-Già...- sussurrò Yuri, attendendo una risposta.
-Ascolta, domenica sera festeggiamo i tre mesi di Yu... ti
va di venire? So che non sono cose per te ma...-
-Ci sono.- lo freddò subito l’amico, chiedendosi se sarebbe
partito prima o dopo quel giorno. Non aveva chiesto niente a suo padre, ed
ancora in quell’attimo, sperava di svegliarsi tra le proprie coperte, e venire
a conoscenza del fatto che quello, era stato solo un brutto sogno.
-Bene! Allora ci vediamo!- disse l’altro, notando quanto
l’amico volesse terminare la conversazione.
-Ok, ciao ci sentiamo.- chiuse la telefonata. Ed in
quell’attimo Yuri posteggiò ad un angolo della strada, alzando gli occhi verso
il finestrino. Alcune gocce di pioggia avevano iniziato a cadere, facendo
piangere ancora di più il suo cuore. Ma gli occhi no, quelli rimanevano
asciutti. Come se non importasse loro di nulla, anche se dentro di sé, Yuri
sentiva un coctel micidiale di nervosismo, confusione e paura. Una fottuta
paura che non riusciva a motivare. Forse non voleva ricominciare tutto da capo,
forse non voleva abbandonare i suoi cari. Ma quali cari? Non riusciva a voler
bene nemmeno a suo figlio, come diavolo poteva anche solo pensare di aver mai
provato affetto verso qualcuno? E capì di aver sempre sbagliato a credere che
l’uomo fosse solo una macchina capace di produrre solo male. Comprese che la
sua vita era stata composta principalmente di errori, e si rese conto, che era
ora di ricominciare.
Ciauua tutti!!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto… come potete vedere si inizia ad entrare
nel vivo della storia!
Ringrazio…
helen91004: Ed eccoti accontentata… c’è il tuo Yuri!! Spero
che questo capitolo ti sia risultato più interessante, e che non ti abbia
delusa!
miki90: Ciao! Mi fa piacere che ti piacciano anche i
capitoli “senza una vera trama” e spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto come quelli precedenti… la trama si sta pian piano andando a formare…
dobbiamo solo avere un po’ di pazienza!
-Ricordate di fare gli esercizi mi raccomando!- un
professore alto e dai modi gentili aveva appena chiuso il registro di una
seconda del liceo. La sua voce era stata sovrastata dalla campanella che
spavalda, aveva ordinato ai giovani di uscire dall’edificio scolastico.
-Siì prof, non si preoccupi!-
dissero alcuni ragazzi, prendendolo in giro. L’uomo tentò di non dar loro caso,
sedendosi al proprio posto, ed iniziando a riordinare i propri libri. Tra i
giovani che avevano abbandonato la classe vi erano anche due ragazze molto
diverse fra loro, ma entrambe speciali. Mari e Michi infatti, avevano iniziato
a camminare verso l’uscita di quell’edificio non
molto grande.
-Oggi devi andare a lavoro?- domandò Mari all’amica. Era
passato circa un anno da quando la giovane dai capelli mori aveva detto addio
alla propria malattia, eppure non passava giorno che non ringraziasse Cami per la clemenza che aveva manifestato nei suoi
confronti. E dato che aveva iniziato una nuova vita dopo la malattia, Michi
aveva deciso di trovarsi un lavoretto da fare ogni tanto, anche solo per avere
qualche banconota in più dentro il portafoglio. Ed il lavoro scelto era stato
andare a fare le pulizie dalla signora Matsura, la
proprietaria del Cioocioo-home! Michi infatti aveva
imparato a superare la propria paura nei confronti dell’anziana donna,
dimostrando di essere una ragazza volenterosa. Così andava ogni tanto a casa
della signora, per aiutarla nel fare le pulizie.
-Sì... speriamo non siaisterica come a suo solito!- esclamò Michi, chiudendo stancamente gli
occhi.
-La vedo dura... quella è un’arpia!- una terza voce
s’intromise nel discorso. Sia Mari che Michi si voltarono verso l’intruso,
riconoscendo subito il volto.
-Steve?- dissero all’unisono,
sbarrando gli occhi.
-Che c’è?- domandò il giovane. Egli era un ragazzo dai
capelli corvini e gli occhi d’ambra; un fisico messo piuttosto bene,
caratterizzato da un’eleganza fuori dal comune. Il giovane sorrise sornione,
avvicinandosi a Mari.
-Io oggi vado dalla signora Matsura...
ma se vuoi disdico così ci andiamo a prendere un gelato insieme... che ne
pensi?- domandò il ragazzo, a pochi millimetri dalla giovane. Mari prese un
lungo sospiro, spingendo con forza Steve il più
lontano possibile da lei.
-Quante volte devo ripeterti che non ho alcuna intenzione di
uscire con te?- domandò la ragazza, irata. Era raro vedere Mari in un tale
stato, e Steve era l’unico a farla arrabbiare tanto.
-Ma un semplice gelato, non ti chiedo tanto! So che lo
vorresti!- esclamò l’altro, divertito. Gli piaceva davvero tanto quella ragazza
elegante ed intelligente, e sentiva dentro di sé che prima o poi l’avrebbe
conquistata.
-Ti ho detto di no!- urlò la ragazza, voltandosi verso
l’amica. -Forza Michi, andiamo.- proferì, voltandosi dalla parte opposta, ed
iniziando a camminare a grandi passi.
-Prima o poi la conquisterò.- soggiunse Steve,
sorridendo a Michi. L’altra lo squadrò con aria afflitta, superandolo.
-Sai meglio di me che Mari è una testa dura...ti darà filo da torcere!- disse, avviandosi
verso l’amica.
-Lo so... ma vedrai! Ci vediamo a casa dell’arpia!- se ne
andò Steve, fischiettando.
Michi sorrise: non le dispiaceva in fondo quello Steve. Era testardo, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per
avere un appuntamento con la sua amica. Michi avrebbe davvero voluto uno
spasimante come lui: una persona che ti faccia sentire speciale e desiderata,
qualcuno che mai e poi mai ti avrebbe lasciata andare. Tuttavia nonostante
questo non spingeva mai la propria amica tra le braccia di Steve:
Mari era libera di fare le proprie scelte, ed ora che ci pensava in effetti il
ragazzo non era proprio il tipo per la sua amica. Decise di abbandonare quel
pensiero: doveva andare a casa della signora Matsura,
se nò chissà che baccano avrebbe piantato!
-Forza, pulisci quel mobile, riordina quella libreria!- una
signora molto anziana stava impartendo mille ordini ad una ragazza molto più
giovane di lei. Michi infatti, continuava a correre da una parte all’altra
della villa occupata solo dall’anziana donna: spazzava, lavava e lucidava i
pavimenti. La ragazza davvero non sopportava il comportamento autoritario che
aveva la donna, però era la sua “datrice di lavoro” e non poteva contraddirla
più di tanto. Michi comunque era convinta che prima o poi sarebbe cambiata, e
che avrebbe ammesso che lei svolgeva bene il proprio lavoro.
-Ma si può sapere cosa diavolo sta combinando quell’incapace di sopra?- domandò la donna, in preda ad una
delle sue solite crisi isteriche.
-Non so signora.- replicò Michi, sperando con tutta se
stessa che la donna andasse ad importunare un po’ Steve,
che spesso andava a riparare i mobili della vecchia.
-E’ meglio chevada a controllare.- disse la signora Matsura, iniziando a salire uno ad uno i gradini che
avrebbero portato al piano superiore. -Tu continua a spazzare!- disse tuttavia,
continuando a salire.
-Sì sì.- disse a bassa voce. Continuava a fare avanti ed
indietro per tutta la casa, chiedendosi se davvero il suo futuro sarebbe stato
così. Per anni il suo unico punto fisso era stato quello di guarire. Ed ora che
da un anno poteva dire di aver realizzato il proprio sogno, Michi si sentiva
vuota: come se mancasse qualcosa nella sua vita, qualcosa di sconosciuto,
qualcosa che il suo cuore avrebbe voluto vivere sino in fondo. Le i conosceva
la risposta a quel quisito, eppure aveva paura di
rendersene conto. Socchiuse gli occhi, tentando di scacciare via quel pensiero:
era una ragazza matura e profonda, non poteva farsi riempire la testa da mille
pensieri. Tuttavia non avrebbe potuto continuare comunque: un urlo si udì dal
piano superiore, facendole intuire che c’era qualcosa che non andava.
-Ragazza! Vieni subito qui!- urlava la signora Matsui, in preda alla collera. Michi si alzò in piedi,
gettando a terra lo straccio e sospirando rumorosamente: che diavolo era
accaduto ora?
-Sì signora, arrivo!- urlò, iniziando a salire la rampa di
scale. Sicuramente Steve ne aveva combinata un’altra
delle sue, ed ora entrambi ne avrebbero subito le conseguenze.
In breve giunse sino alla meta prestabilita, e la scena che
si trovò di fronte la fece ridere a crepapelle: Steve
seduto a terra ricoperto da una marea di libri! Michi rise in maniera
contenuta, per paura di essere sgridata dalla signora.
-Emmh... mi dica!- disse,
trattenendo le risate. La vecchia si voltò a guardarla, indicando poi il
ragazzo che tentava di rialzarsi in piedi.
-Questo impiastro ha fatto cadere tutti i libri della mia
libreria! Aiutalo, o vi denuncio!- tuonò, portando entrambe le mani ai fianchi.
-Ma signora! Erano messi male, mica è colpa mia!- soggiunse Steve, sbuffando. Quella donna lo faceva andare in bestia,
ma sua madre lo aveva costretto a cercarsi un lavoretto e là in paese era
davvero difficile avere un impiego.
-Raccontalo ad un altro! Voglio vedere tutto in ordine!-
disse ancora la donna, sedendosi su una vecchia poltrona. -Forza ragazza,
aiutalo.- continuò, guardando dritto negli occhi Michi. La giovane annuì,
avvicinandosi all’amico.
-Certo che sei davvero un impiastro! Sarà la quarta volta in
un mese che fai cadere tutti questi libri!- sorrise la ragazza, prendendo
alcuni volumi da terra.
-Non sono io, è questa libreria che è da buttare. Prima o
poi le cadrà addosso, ed io riderò come un matto!- proferì, sadico. Michi lo
guardò malissimo, dandogli poi un leggero schiaffo sulla spalla.
-Zitto, potrebbe sentirti!- gli disse, ed in effetti le sue
previsioni erano state vere: ben presto un cuscino color panna raggiunse la
testa del ragazzo, che alzò il capo verso la persona che lo aveva lanciato.
-Sono vecchia, ma non certo sorda! Finisci il tuo lavoro
impiastro!- tuonò ancora la donna, tornando a rammendare una vecchia coperta.
-Arpia.- sussurrò Steve, facendo
sorridere Michi. Era sicura che in fondo quei due si volessero un gran bene, un
po’ come nonna e nipote; solo che nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso.
-Sto aspettando una persona importante, quindi voglio tutto
in ordine.- continuò la signora, alzandosi.
-Va bene.- rispose Michi, osservando quel che faceva la
signora. Ella infatti iniziò a prendere alcuni volumi dalla libreria, iniziando
a guardarli male.
-Non va bene affatto! Vanno in ordine, esattamente come
erano prima!- urlò.
-Ma signora, non possiamo mica ricordarci come erano messi i
libri!- controbattèSteve,
al limite della sopportazione. La signora Matsura si
voltò per controbattere, ma tuttavia non ne ebbe il tempo. Infatti ben presto
uno scricchiolio si udì alle loro spallefacendoli inquietare alquanto.
-Cosa...- Michi non ebbe il tempo di terminare la frase: la
libreria cadde a terra, distrutta a metà. Essa finì inesorabilmente sulla gamba
della signora Matsura, che iniziò ad urlare isterica.
-Ecco! Lo sapevo... voi volevate uccidermi!- urlava, mentre
si dimenava al di sotto della libreria. Steve e michi dovettero spostare il mobile, e ben presto
constatarono che la signora non poteva alzarsi in piedi. La ragazza così ordinò
a Steve di prendere in braccio la signora e portarla
di sotto, mentre lei avrebbe chiamato l’ambulanza.
-Io lo dicevo che quella libreria prima o poi avrebbe
ceduto!- ringhiava Steve, mentre si metteva in spalle
la vecchia.
-Zitto! Io ti denuncio!- controbattè
l’altra, dandogli uno scappellotto sulla testa. Per quanto la scena potesse
rivelarsi alquanto comica, dietro essa vi era anche un che di tragico: cosa
avrebbero diagnosticato i medici alla signora? I due ragazzi salirono con la
vecchia sull’ambulanza, ed i medici posti al suo interno furono spaventati
dalle minacce che la signora continuava a lanciare contro i due ragazzi.
-Quella ci farà sbattere in prigione.- diceva Steve, mentre Michi tentava di calmarlo. La verità era che
gli unici a poterla aiutare erano proprio loro, e non potevano certo
abbandonarla proprio in quel momento.
All’ospedale i medici diagnosticarono una gamba rotta, e
dato che la signora non poteva essere assistita da nessuno, preferirono farla
trattenere là. La donna naturalmente si oppose: diceva di essere in grado di
provvedere a se stessa anche senza braccia né gambe, ma nessuno naturalmente
l’ascoltava.
-Signora, vado a prendere le sue cose, tornerò fra meno di
un’ora gli e lo prometto.- disse Michi, mentre aggiustava il cuscino della
vecchia.
-Nemmeno per sogno! Non voglio che un’estranea metta mani
nei miei cassetti!- tuonò, con la voce più fiebile:
era tutto il pomeriggio che strillava, e le forze ormai mancavano.
-E chi può aiutarla? La prego, lasci che mi occupi di lei.-
chiese Michi, diventando ancora più gentile. La signora Matsura
la guardò con occhi diversi: la ragazza se ne rese conto, e per qualche istante
ebbe paura: cosa le avrebbe detto?
-Va bene. Certo che tu sei diversa da tutti quegli
scellerati della tua generazione.- constatò la vecchia, mentre Michi si alzava
in piedi.
-No signora, sono stati solo più fortunati.- ribattè l’altra, uscendo dalla stanza. La vecchia sapeva
della sua malattia, di come era stata la sua infanzia, eppure non faceva altro
che classificarla come tutti gli adolescenti: la verità era che lei era
diversa, aveva visto in faccia la morte, ed aveva compreso quanto preziosa
fosse la vita in ogni sua sfaccettatura. Sapeva quindi quanto fosse importante
aiutare il prossimo, perché lei stessa era stata aiutata, e sapeva che avrebbe
trascorso il resto della propria vita a fare del bene, anche se respinta come
faceva con lei la signora.
Decise di avviarsi quindi verso la fermata dell’autobus: Steve era dovuto rimanere all’ospedale, per vedere con la
signora gli ultimi fogli da firmare. La donna avrebbe preferito sicuramente
rimanere con la ragazza, ma era meglio una donna per i vestiti e la biancheria
intima da portare all’ospedale. Si sedette quindi alla fermata, osservando il
cielo: era diventato incredibilmente nuvoloso, e la pioggia sicuramentenon si sarebbe fatta attendere.
-Porca miseria!- imprecò Michi, mentre alcune gocce
s’infrangevano sul freddo asfalto. Ci mancava solo l’acquazzone! Brutte parole
uscirono dalla sua bocca, mentre sempre più perplessa, tentava di nascondere il
capo con le braccia. Ben presto si sarebbe presa una bella polmonite! Tuttavia
ben presto le gocce cessarono di cadere sulla sua nuca, e Michi aprì gli occhi,
confusa. Eppure continuava a piovere davantia lei! Alzò lo sguardo, e ben presto si specchiò in splendide iridi
azzurre, proprietà di un ragazzo alto e dai lineamenti fini.
-Ma chi...- sussurrò, confusa. Era rimasta ammaliata da quegli
occhi, e se doveva dirla tutta, non sapeva come reagire davanti ad una
situazione simile. Quello sconosciuto le aveva dato riparo con il proprio
ombrello, facendole risparmiare sicuramente una bella polmonite.
-Ho pensato che avessi bisogno di un ombrello.- disse il
giovane misterioso, sorridendo. Michi arrossì, certo che era stato davvero
gentile.
-Ti... ti ringrazio.- rispose la ragazza, abbassando lo
sguardo.
-Di niente, piacere il mio nome è Alessandro.- le allungò
una mano, che la giovane strinse subito.
-Michi.- rispose, abbastanza
imbarazzata.
-Tu sei di Akhu?- domandò il
ragazzo, mentre si voltava a guardare la pioggia.
-Sì, da sempre. Tu no vero? Non ti ho mai visto da queste
parti.- chiese Michi, interessata. Nel villaggio tutti i volti erano noti, ed
era facile accorgersi di facce nuove.
-I miei genitori sì, ma ho trascorso parecchi anni in
America, ed ora sono tornato.- disse l’altro, vedendo in lontananza il suo
possibile autobus.
-Capisco...-
-Sai... mi sarebbe dispiaciuto se tu non fossi stata di Akhu.- Michi alzò lo sguardo a quell’affermazione,
notando sul volto del ragazzo una nota di ilarità.
-E perché?- arrossì.
-Perché sarebbe stato molto più difficile rincontrarti.- si
era abbassato sul suo orecchio per dirle quella frase. Le parole di Michi
morirono in gola, mentre Alessandro prendeva la sua mano e vi poggiava sopra il
proprio ombrello.
-Te lo lascio, io tanto non ne ho più bisogno. Ciao!- le
disse ancora, senza darle il tempo di rispondere. Il ragazzo infatti era già
entrato nel pullman, e con un cenno aveva salutato Michi. Lei ricambiò il
gesto, mentre la bocca si era socchiusa. Ma chi diavolo era quel giovane? La
ragazza era molto curiosa di saperlo, e non vedeva l’ora di scoprirlo. In
verità non era detto che si sarebbero rincontrati, anche se ad Akhu le probabilità erano altissime. Prima o poi comunque
gli avrebbe ridato il suo ombrello, e chissà, magari lo avrebbe ringraziato a
dovere.
Finalmente arrivò il suo pullman, ed in breve vi salì. Il
tragitto fu parecchio lungo, e Michi decise che avrebbe atteso che la pioggia
smettesse prima di recarsi nuovamente in ospedale. Corse, corse e non appena
vide la villa della signora Matsura il suo cuore fu
più calmo: la meta si stava avvicinando!
Ben presto vi entrò, iniziando a strizzarsi un po’ i
vestiti. Notò che le luci al piano di sopra erano accese: evidentemente durante
tutto il trambusto si erano dimenticati di spegnerle. Decise che non era una
cosa così grave, ed iniziò ad avviarsi verso il bagno, dove per lo meno avrebbe
tentato di darsi un’asciugata ai capelli. Si sciolse quindi l’alta coda di
cavallo, cercando da qualche parte un pettine.
-Mi scusi signora matura, ma era una questione importante!-
disse ad una immaginaria signora. Era strano stare in quella villa senza il trambusto
della vecchia. Ben presto si rese conto che in quel bagno non vi era alcun
pettine, decise quindi di tentare con il bagno del piano inferiore. Scese le
scale, e fu parecchio strano quando vide che all’interno del bagno la luce era
accesa. Non ci fece caso nemmeno in quel momento, e decise così di aprire la
porta. E la scena che le si propose davanti probabilmente, non l’avrebbe mai
dimenticata.
Ciao a tutti!! Ecco a voi il quarto capitolo della mia
misera storia!! Cosa avrà visto Michi nel bagno? O_Oichi_chan… stai diventando piccante!! XDD Spero
commenterete… baci baci!!
Ringrazio...
Usako89: ti ringrazio per i tuoi complimenti, e ti posso
assicurare che il mio commento è stato più che meritato! La tua è una ff splendida!! Spero che leggerai anche questo cappi, e che
lo commenterai, con sincerità!
helen912004: sisi… è meglio
cambiare un po’… anche perché non credo di poter creare una ffc
con presente un Yuri “originale” non ne sarei in
grado. Chissà… poi magari ci riuscirò!
La bocca si prosciugò, le labbra si socchiusero in segno di
stupore, gli occhi si spalancarono allibiti. Le mani raggiunsero il volto
bianco, tentando di nascondere il più possibile la figura che si era posta
davanti a lei. Un ragazzo. Sì, un bellissimo, attraentissimo
ragazzo dai folti capelli biondi e magnetici occhi nocciola. Questa descrizione
può essere considerata qualcosa di bellissimo, eccezionale da osservare, e
forse anche... normale?Ma non era
normale il fatto che il ragazzo davanti a lei avesse in dosso solo un paio di
boxer, e che nel momento in cui Michi aveva aperto la porta, il giovane era
intento a toglierseli.
-Ma... ma chi sei?- disse, voltandosi dall’altra parte. -Ma
certo, unmaniaco!- urlò ancora, spaventatissima. Si sentiva imbarazzata, e davvero la
curiosità cresceva se pensava alle condizioni in cui lo aveva visto.
-Hei... certo che qui ad Aku c’è ne sono di belle sorprese!- disse la voce dietro di
lei. Essa era forte, mascolina e profonda. Michi si tolse le mani da davanti al
volto, senza però avere il coraggio di voltarsi a guardare colui che aveva da
poco esclamato quella frase. Sentì poi dei passi dietro di lei, ed una risata
trattenuta. -E no, non sono un maniaco. Non ho bisogno di fare sciocchi
giochetti per conquistare le donne... quindi mi tolgo da quella categoria!-
proruppe il ragazzo biondo, facendo alterare nettamente Michi. Non erano certo
discorsi da fare!
-E allora chi sei? Questa non è certo casa tua!- domandò,
serrando forte i pugni e gli occhi.Udì successivamente
la porta del bagno chiudersi, ed i passi farsi sempre più vicini alla propria
figura. Ecco, ora era esattamente dietro di lei.
-Veramente dovrei essere io a fare questa domanda a te.-
disse, divertito dal comportamento della ragazza. Ella aprì gli occhi,
chiedendosi se fosse il caso di voltarsi finalmente. Purtroppo però non sapeva
in quali condizioni il ragazzo biondo fosse uscito dal bagno, e questo era un
gran problema.
-Questa è la casa della signora Matsura,
ed io sono... io sono...- un momento di pausa. -Io sono una sua amica.-
proferì, balbettando. Non sapeva davvero cos’era per la signora: in fondo non
era una sua “dipendente” fissa, ma non poteva nemmeno definirsi una sua cara
amica. Udì la forte risata del giovane,e poi un nuovo passo verso la propria figura. Ora poteva sentire il
volto del ragazzo all’altezza del proprio orecchio, ed il suo fiato caldo a
stretto contatto con la sua spalla. Si sentiva ribollire, e per quanto lo
avesse visto solo in una frazione di secondo, poteva già immaginare
l’espressione del suo volto.
-Non pensavo che mia nonna avesse amiche così giovani.-
ridacchiò il ragazzo, posando una mano sulla spalla della giovane, e facendola
voltare. Di tutta risposta Michi serrò gli occhi preoccupata, chiedendosi se mai
li avrebbe riaperti.
-No!- esclamò, sperando di non dover assistere alla scena di
prima.
-Hei... apri gli occhi,mi sono rivestito!- disse il ragazzo, facendo
calmare Michi. La giovane si convinse che doveva fidarsi di lui, e decise di
aprire gli occhi. Notò poi che lo sconosciuto si era infilato un pantalone
della tuta, lasciando il petto completamente scoperto. Per quanto Michi non
fosse una persona maliziosa, non furono certo casti i pensieri che le vennero
alla mente non appena vide il fisico statuario del ragazzo che sfacciato le si
proponeva davanti. Alzò poi lo sguardo sul suo volto: calde perle color
cioccolato la osservavano, accompagnate da labbra carnose ed un naso piccolo e
poco marcato. La frangetta bionda gli accarezzava appena la fronte non molto
alta, conferendogli un’aria sbarazzina ma al contempo anche angelica. Sarebbe
stato difficile definire quel ragazzo in una sola parola, e davvero Michi in quell’attimo non sapeva cosa fare.
-Allora.- disse lo sconosciuto, portandosi entrambe le mani
ai fianchi. -Mivuoi dire chi sei?-
domandò, capovolgendo notevolmente la situazione: ora l’intrusa era diventata
addirittura lei stessa! Socchiuse gli occhi, riflettendo: il giovane aveva
ammesso di essere il nipote della signora Matsura,
quindi in effetti, era anche suo diritto stare là. Così anche lei si portò
entrambe le mani ai fianchi, assumendo un’aria rassegnata.
-Io faccio qualche lavoretto per tua... nonna giusto?
Qualche ora fa però è stata vittima di un incidente, ed è stata ricoverata
all’ospedale... ed io sono venuta qua a casa sua... per prendere le sue cose.-
spiegò, mentre il giovane la oltrepassava. Si diresse dritto dritto verso la cucina, andando poi ad aprire il
frigorifero, senza cambiare minimamente espressione. Questo fece insospettire
molto Michi, che curiosa decise di chiarire i propri dubbi.
-Scusa... ma se sei suo nipote... com’è che non ti ho mai
visto? E perché non sei dispiaciuto per lei? Se tua nonna dovresti almeno
chiedermi qualcosa sulle sue condizioni!- esclamò la ragazza, seguendolo di
fretta e furia in cucina. Il nuovo arrivato si voltò verso di lei, mantenendo
quella sua espressione ferma, e continuando ad osservarla. Michi era ferma sul
ciglio della porta, ed osservava il ragazzo con aria completamente irata, ma
anche curiosa. -E poi...... come ti chiami?- chiese ancora, chiedendosi se con
il proprio comportamento si sarebbe fatta mandare a quel paese. Ma la giovane
moretta era famosa per quel suo essere estremamente curiosa, ed anche per
quella sua voglia di dare una risposta ad ogni cosa, ad ogni comportamento,
ogni sguardo.
-Yuri.- proferì il ragazzo,
chiudendo gli occhi, e prendendo una bottiglia d’acqua sul ripiano della
cucina. Michi iniziò a chiudere ed aprire più volte gli occhi, riflettendo.
-Yuri?- domandò, confusa.
-Sì, il mio nome è Yuri, il tuo?-
chiese, tranquillo. La ragazza fece qualche passo, entrando definitivamente in
cucina. Si guardò intorno per qualche istante, come se non avesse mai visto
quel luogo, eppure lo aveva pulito un sacco di volte.
-Michi.- disse, sperando che le
altre domande ottenessero una risposta.
-Mia nonna non deve aver avuto il tempo di avvisarmi, in
fondo sono arrivato da poco. Ero convinto fosse andata a fare una passeggiata,
e che in seguito all’acquazzone si fosse fermata da qualche parte, e dato che
mi ero preso l’acqua pure io... ho deciso di farmi una doccia. Ma poi...-
iniziò a fissarla con aria seccata. -Poi tu hai aperto la porta.- a quel punto
le guance di Michi assunsero un forte color rosso, mentre iniziava a fare di no
con il capo.
-Bè... io cercavo solo un
pettine!- esclamò, portandosi le mani davanti alla faccia. Yuri
ridacchiò, portandosi di fronte a lei, e prendendo una delle sue piccole mani.
La scrutò per qualche istante, studiando bene il suo sguardo. Quella ragazzina
aveva gli occhi profondi, ma in fondo molto sofferenti. Lo affascinarono
praticamente subito, ma tentò di lasciar correre.
-Veramente...- sussurrò, prendendo anche l’altra sua mano, e
lasciandola completamente in balia del suo sguardo profondo. -Veramente speravo
che tu volessi fare un giretto nella doccia con me.- un sorriso malizioso
colorò le sue labbra, mentre Michi, alquanto incredula, tentava di scansarsi
dalla sua presa.
-Non dire cretinate! Allora... cosa devo dire alla signora Matsura quando arriverò da lei?- chiese, tentando di
dimenticare ciò che in precedenza aveva detto quel tipo, non era abituata a
doversi confrontare con personaggi simili, e questo le portava non pochi
problemi.
-Guarda che io non stavo scherzando... anche se sono sicuro
che potrei trovare di meglio qua ad... Akhu giusto?-
domandò, seguendo Michi versola grande
entrata della villa.
-O Cioocioo-land.- sussurrò la
ragazza, infilandosi la giacca.
-Cioocioo che?- chiese il ragazzo,
incuriosendosi. Michi aprì la porta: pioveva ancora abbastanza, ma non le
andava proprio distare dentro quella
casa con uno sconosciuto del genere.
-Niente.- proferì, non aveva voglia di raccontare la propria
teoria legata alle farfalle che popolavano il paesino nel quale abitava da
sempre. Lo diceva solo a chi era particolarmente affezionata, e dicerto non lo avrebbe detto a lui.
-Voglio saperlo.- Yuri chiuse la
porta in precedenza aperta da Michi, e prese a fissarla.
-Sono fatti miei.- disse lei, piccata. Incrociò le braccia,
attendendo che il ragazzo le aprisse, ma come prevedibile non lo fece.
-Dimmelo.- sussurrò il ragazzo, quasi divertito. La giovane
con i capelli sconbinati lo guardò di storto,
continuando un silenzio che a Yuri proprio non
piacque. Le mise quindi le mani su entrambe le spalle, guardandola con occhi
profondi, così profondi che Michi ebbe paura di perdersi al loro interno.
-Io da ora in avanti vivrò qua... voglio sapere tutto del
posto... quindi spero che chiarirai questo mio piccolo dubbio.- Michi a quell’affermazione s’infuriò, e con uno scatto improvviso
prese la sua mano e la scansò dalla propria spalla.
-Sono fatti miei! Ed ora vado a fare ciò che dovresti fare
tu: cioè andare da tua nonna! Se ne hai voglia mi segui, oppure te ne stai qua
ad aspettare di avere notizie, ma puoi star certo che non sarò io a dartele!-
precisò la ragazza, aprendo di fretta la porta, ed iniziando a percorrere con
passo svelto il vialetto. Yuri la seguì con lo
sguardo per tutto il tempo, socchiudendo appena gli occhi, e pensando a quanto
fosse irrimediabilmente piena d’energie. Mai nessuna ragazza gli aveva risposto
così a tono, e questo gli piacque.
-Hai dimenticato l’ombrello!- le urlò, osservando l’oggetto
ancora bagnato posto accanto alla porta.
-Non importa... tanto non è neanche mio!- tuonò, girando
l’angolo, e finendo al di fuori della visuale del biondino. Yuri
si appoggiò allo stipite della porta, osservando la strada bagnata, e le gocce
di pioggia che pian piano cessavano di cadere dal cielo. Quella Michi era stata
la prima sorpresa che gli aveva celato quel paesino sperduto tra le montagne...
che sarebbe accaduto ancora?
-Bene, la ringrazio.- un giovane biondo dai profondi occhi
color cioccolato aveva appena concluso la conversazione con un medico
dell’ospedale poco lontano dal paesino nel quale si era trovato. Non era
proprio in una bella situazione: sua nonna sarebbe stata ricoverata per almeno
una settimana, e lui non sapeva minimamente dove fosse l’ospedale, né tanto
meno una possibile strada da percorrere per raggiungerlo. Da quanto ne sapeva
là ad Akhu non esisteva nemmeno un servizio di taxi,
quindi non avrebbe potuto contare neanche su quella risorsa. Si stravaccò
completamente sul morbido divano del salotto, guardandosi intorno. Se avesse
seguito quella ragazzina con i capelli mori almeno avrebbe potuto avere un
minimo di spiegazione, o per lo meno avrebbe potuto sapere come raggiungere sua
nonna. Se doveva essere sincero in quell’attimo non
ci aveva pensato: era rimasto troppo scosso, o meglio sorpreso, dal
temperamento della moretta per stare a pensare a quelle cose. Sorrise al
ricordo della faccia completamente arrabbiata di Michi che piena di sé, gli
aveva imposto di seguirla all’ospedale, oppure rimanere a casa come un
deficiente. Morale? Era rimasto a casa esattamente come un deficiente. Quando
aveva chiamato l’ospedale gli avevano detto più o meno cosa fare... quale
strada percorrere, ma dopo le prime due indicazioni aveva rinunciato ad
ascoltare, perché tanto non ci capiva niente. Senza la sua auto si sentiva
perso, e per un attimo gli venne l’impulso di prendere i propri bagagli e di
tornarsene drittodritto
a Tokyo, là dai suoi amici, là nella sua casa, là da...
-Yu.- pensò a suo figlio,
chiudendo forte gli occhi. No, non poteva tornare da lui. Sarebbe cresciuto con
sua madre ed un padre che non era quello vero, tradito ancora prima che insieme
potessero costruire qualcosa. Tentò di scacciare quel pensiero, tentando di
trovare una possibile soluzione ai propri problemi. Alzò il capo verso destra,
osservando l’apparecchio telefonico posto sopra al tavolino del salotto. Lo
scrutò per qualche istante e l’idea di chiamare suo padre iniziò a stuzzicargli
la mente. Tuttavia se lo avesse fatto avrebbe dimostrato di non avere un
briciolo di maturità e senso di responsabilità, tutti difetti che era meglio
non far notare a quel padre troppo orgoglioso. Abbandonò quindi quell’idea, riflettendo ancora.
-E mo che cazzo faccio?- si
domandò, portandosi entrambe le mani al volto. Ecco, ci mancava solamente che
rimanesse là, come un deficiente a contemplare il soffitto. Ben presto tuttavia
il campanello suonò, indicandogli che forse una forma di vita era andata in suo
soccorso. Si alzò in fretta e furia, convinto che oltre la porta avrebbe
trovato una più che seccata Michi, pronta a fargli le scarpe.
-Sì?- domandò, aprendo la porta. Là trovò un ragazzo dai
folti capelli corvini, ed un’espressione sveglia.
-Ciao.- disse, appoggiandosi allo stipite della porta. Yuri lo osservò con non poco stupore, chiedendosi chi
diavolo fosse quel tipo.
-Scusa ma... chi sei?- chiese, privo d’imbarazzo. Lo
sconosciuto sorrise, incrociando subito le braccia.
-Giusto, prima di tutto le presentazioni. Piacere, il mio
nome è Steve.- proferì, porgendogli una mano. Yuri la strinse subito, chiedendosi sempre più chi diavolo
fosse.
-Yuri.- precisò, senza aggiungere
altro.
-Io sono un amico di Michi, ed un “conoscente” di tua nonna.
Mi ci ha mandato lei qua.- disse, mentre Yuri si
scansava per farlo entrare in casa. Il biondo notò che la pioggia aveva cessato
di cadere, e questo lo fece sollevare.
-Come sta?- chiese a Steve, mentre
il ragazzo si portava all’interno del salotto. Si comportò quasi fosse a casa
propria, e ben presto si sedette sul divano, guardandosi intorno. Yuri lo imitò, attendendo una risposta.
-Direi bene... nonostante la botta parla sempre, non le
mancano certo le energie!- spiegò Steve,
ridacchiando. Quel tipo sembrava energico e solare, uno capace di portare a
termine i propri obiettivi.
-Bene, e quando uscirà dall’ospedale?- chiese, sempre più
incuriosito. La verità era che Yuri si sentiva molto
spaesato, edavvero non riusciva ad
immaginarsi solo, là ad Akhu.
-Sinceramente? Non lo sappiamo. Potrebbe rimanere una
settimana, due o tre... dipende tutto da come si riprende e da quanto si
sarebbe disposti a seguirla una volta a casa.- continuò il nuovo arrivato,
incrociando le braccia.
-Capisco. Io voglio parlare con lei, come faccio?-
-Dovresti venire con me. Ma ormai per sta sera l’orario di
ricevimento è esaurito, potresti venire con me domani pomeriggio se ti va. Sai per caso dov’è la scuola del paese?- chiese Steve, tentando di progettare un piano che andasse bene per
tutti.
-No, non conosco il posto.- rispose il biondo, poggiandosi
sullo schienale del divano.
-Non è difficile da trovare...- il ragazzo spiegò
precisamente la strada da percorrere, ed intanto Yuri
cercava di “riesumare” i vecchi ricordi di bambino legati al paesino. Capì ben
presto dov’era il luogo, e si diede appuntamento con Steve
per il giorno dopo precisamente all’uscita di scuola. Parlarono per un po’, e
ben presto il biondo si rese conto che quel tipo non era così male. Poteva
essere un potenziale amico.Anche Steve provava lo stesso sentimento, e sentiva che di quel
tipo c’era da fidarsi. Yuri accompagnò l’ospite alla
porta, prontoa salutarlo.
-Mi raccomando, se hai bisogno fa uno squillo.- precisò Steve, mimando un telefono con le dita. Yuri
sorrise poi annuì, rammentando che sicuramente non avrebbe avuto bisogno di
nulla.
-Ascolta... un’ultima cosa.- disse solo, mentre l’ospite si
voltava per andar via.
-Ummh?- fece, incuriosito.
-Com’è che mia nonna ha tanti
amici così giovani?- chiese, molto incuriosito. Steve
rise, chiudendo gli occhi scuri.
-Ah...... devi aver conosciuto Michi... in effetti mi aveva
accennato qualcosa! Comunque no, ha solo me e lei come “amici” anche se in
realtà facciamo ogni tanto dei lavoretti qua a casa di tua nonna. La verità è
che è un po’ sola, e non avrei mai detto che avesse un nipote!- disse, stupendo
parecchio il biondo. Yuri restò a fissare la figura
di Steve che si allontanava, mentre pian piano il
sole cessava di far luce con i propri raggi. Avrebbe passato la propria prima
notte ad Akhu completamente solo, un buon inizio
davvero!
Ciao a tutti! Spero che questo quinto capitolo vi sia
piaciuto! Che accadrà nel prossimo? Bè… ne vedremo
delle belle!
Ringrazio...
dinny: Mi fa molto piacere che la mia storia ti piaccia!
Per Yuri... so che fa uno strano effetto vederlo così,
ma potrebbe cambiare, e soprattutto, il suo comportamento (come hai intuito giustamente) portato dal fatto che
mai nella sua vita è stato amato davvero, o per lo meno, non come voleva lui. Per
Michi credo somigli abbastanza a quella del manga, stessa cosa per Mary, che è un
personaggio che io stessa amo. Che accadrà? Spero continuerai a seguire la mia storia per scoprirlo!
leonessa: Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia, e per aggiornare
ho fatto il prima possibile! Spero che per quanto sia strano vedere Yuri sotto tale aspetto non siapoi
così brutto, bisogna comunque contare che la storia è ancora agli inizi, e potrebbero
ancora cambiare molte cose!
Helen912004: Ciao! Spero in questo capitolo di non averti delusa,
ed anche se non sono stata molto piccante nella scena del bagno, spero davvero sia
stata di tuo gradimento! Ho preferito usare Alessandro al posto del nome originale
perché ho utilizzato i nomi italianiper tutti i personaggi
(ad esempio Yuri=Yu) ed anche
se sinceramente anche io preferisco Key, preferisco rispettare
i nomi italiani... magari nella prossima ff cambierò!
Un cielo azzurro salutava gli studenti di un paesino di
montagna nipponico. Molti di loro sognavano ancora le coperte, tanti altri
invece ripassavano una lezione che il giorno prima non avevano studiato. La
campanella stava per suonare, ed una ragazza molto carina dai lunghi capelli
mori aspettava l’amica davanti al cancello dell’edificio scolastico. Si
guardava intorno stringendo nella mano sinistra la cartella, e con la destra si
portava una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Era possibile che Michi
fosse sempre in ritardo? Ormai si poneva quella domanda praticamente ogni
giorno, ed ogni giorno non riusciva a trovare una risposta.
-Hei... che fai qua tutta sola?
Credo che tu abbia bisogno di un prode cavaliere per difenderti!- disse una
voce poco lontana. La ragazza serrò gli occhi, poggiando successivamente la
cartella a terra, per poi andare ad incrociare le braccia. Sbuffò
rumorosamente, con il solo intento di essere udita da colui che l’aveva appena
importunata.
-Smettila Steve, sai che non ti
sopporto quando fai così!- ringhiò, con aria molto scocciata. Il proprio
interlocutore le si fece più vicino, iniziando a fissarla con aria di
apprezzamento.
-Su su Mari... so che non vedi l’ora di uscire con me!-
disse in tutta risposta il ragazzo, senza demordere neanche un istante. Mari
sciolse le braccia lungo il busto, con aria di sconfitta. Pochi secondi di
trance, poi scattò, quasi avesse raccolto tutta la forza necessaria per dirgli
ciò che pensava.
-Io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di te! Non
importunarmi, sto solo aspettando Michi, lo sai! E tu sai anche un’altra cosa:
non uscirò mai con te!- urlò ancora, prendendo la cartella, e voltandosi dalla
parte opposta. -Ti consiglio di entrare in classe, o la professoressa ti
metterà il ritardo.- terminò, entrando all’interno dell’edificio. Steve sbuffò: prima o poi l’avrebbe conquistata, ne era più
che sicuro. Quando Mari gli urlava quelle parole contro non sentiva cattiveria,
forse un briciolo di fastidio questo era vero, ma non qualcosa di così
sgradevole da farlo dispiacere. Nacque quindi un lieve sorriso sul suo volto
furbo, prima che iniziasse a progettare un nuovo piano per conquistarla.
Il fiato corto portato da quella corsa stancante. I capelli
mori, raccolti in una coda, ciondolavano ad ogni passo, gli occhi già stanchi
di prima mattina rimpiangevano un letto morbido e caldo, mentre con grande
attenzione tentava di fare uno slalom decente tra una pozzanghera e l’altra.
Per fortuna l’acquazzone della sera prima era cessato, ma aveva lasciato delle
tracce indesiderate. Corse ancora, notando in lontananza l’edificio scolastico.
E per la prima volta nella sua vita Michi fu felice di trovarsi davanti alla
propria scuola superiore. Si fermò un solo istante davanti alla grande
scalinata che precedeva le porte dell’edificio, tentando di raccogliere un po’
di fiato. Il luogo era deserto, segno che la campanella era suonata ormai da un
pezzo. Raccolse nuovamente le forze, ricordando che la prima ora avrebbe avuto
musica, e quindi avrebbe potuto farsi trovare già nell’aula apposta, poiché
quella mattina si aveva il programma di andare là. A quel punto avrebbe detto
alla professoressa che si trovava in quella sala già da un po’, in attesa del
loro arrivo.
-Brava Michi... sei un genio!- si complimentò con se stessa,
aprendo la porta della grande sala. Essa era di forma circolare, ed al centro
si trovava un grande pianoforte a coda. Ai lati si trovavano vari gruppi di
sedie, mentre al fondo, dove era possibile per tutti vedere, si trovava la
lavagna con la cattedra. In quella sala ci andavano una volta al mese per fare
pratica di strumenti, ma la maggior parte delle volte finivano per fare solo la
teoria, e gli strumenti erano in pochi a poterli sfiorare. Aprì la porta della
grande sala, ed improvvisamente un suonomelodioso la pervase. I suoi occhi rimasero aperti a fissare la figura
di un ragazzo di bell’aspetto che abile, suonava il
pianoforte posto al centro dellagrande
sala circolare. Il suono che produceva era indescrivibile: melodioso,
straordinario, bello. Un vortice di note e sensazioni molto particolari che la
trasportarono in un mondo tutto suo. Michi si ritrovò a serrare gli occhi, ed a
chiudere dietro di sé la porta, per poi tornare ad ascoltare quelle note
melodiose. Per un istante le parve addirittura di essere tornata nella
tranquillità delle proprie coperte, dove sino ad un’oretta scarsa prima aveva
sognato.
-Che... che bello.- sussurrò, poggiandosi alla porta, e
continuando ad ascoltare. Divenne talmente assorta che non si rese nemmeno
conto che il giovane aveva cessato di suonare. Egli si voltò, notando Michi
appoggiata alla porta. Gli occhi chiusi, e la mente chissà dove, forse alla
ricerca del ricordo di quelle note che purtroppo avevano cessato dispandere la loro magia.
-Buon giorno.- disse il ragazzo, facendo aprire gli occhi di
Michi. Ella sobbalzò, accorgendosi ben presto di non aver fatto proprio una
bella figura. Raccolse la cartella che in precedenza aveva poggiato in terra,
ed in poco le sue guance divennero color della passione. Aprì leggermente la
bocca, trovandosi a non riuscire a formulare neanche una sillaba.
-I... io...- balbettò, non del tutto sicura di essere ancora
viva. Quel tipo era il ragazzo che il giorno prima le aveva prestato
l’ombrello! Quel flash la fece cadere letteralmente dalle nuvole, facendola
convincere del fatto che probabilmente anche lui l’avesse riconosciuta.
-Io ti ho già vista vero?- chiese il ragazzo, alzandosi
dalla propria postazione. Michi fece qualche passo in avanti, cercando di avere
per lo meno un passo decente. Certo che era proprio un bel ragazzo niente da
dire; la sera prima non le aveva dato un’impressione tanto positiva. -Michi giusto?- domandò ancora il ragazzo, ormai vicino a
lei. Ella annuì, assumendo un’aria riflessiva.
-E tu... Alessandro vero?- chiese la ragazza, mentre un
ricordo tutto meno che piacevole la pervadeva. Il ricordo del giorno prima in
cui aveva lasciato l’ombrello a casa della signora Matsura,
poiché troppo irritata dalla presenza di quel biondino sconosciuto. Ma quante
complicazioni stavano nascendo in quei giorni? Sperò con tutta se stessa che
Alessandro non le domandasse di riavere l’oggetto, tuttavia sembrò che quello
fosse l’ultimo pensiero del giovane che con disinvoltura annuiva.
-Non pensavo che ti avrei rincontrata!- esclamò il ragazzo,
socchiudendo gli occhi, e sorridendo gentile. Certo che quel tipo aveva davvero
un bel sorriso, e questo piacque parecchio a Michi che senza alcun ritegno
arrossì ancora.
-Sinceramente? Neanche io! E cosa fai?- disse la ragazza,
sorridendo a propria volta. Improvvisamente il cigolio della portasi fece udire alle sue spalle, ed una terza
voce s’intromise nel discorso.
-bene Michi, vedo che hai incontrato il nuovo assistente di
musica.- proferì la professoressa, entrando a grandi passi all’interno della
grossa sala. Dietro di lei un foltogruppo di ragazzi, più precisamente la classe di Michi, che in breve
prese posto all’interno della sala.
-Ecco, ora sai cosa faccio!- disse Alessandro, ridacchiando,
e dandole poi un buffetto sul capo. -Parleremo dopo. Ora vai, che ti devo
insegnare musica.- sussurrò ancora, mentre la moretta prendeva posto vicino a
Mari. L’amica la guardò sconvolta, chiedendosi se Michi conoscesse anche solo
lontanamente quel ragazzo che le pareva di aver già visto da qualche parte.
-Ciao Mari-chan!- disse Michi
sedendosi al proprio posto.
-Ciao. Che ci facevi già qua?- chiese con la propria
eleganza.
-Niente… è che sono arrivata in ritardo, come sicuramente
sai, ed ho preferito farmi trovare già qua!- esclamò in risposta, ridacchiando
un po’. Mari la osservò qualche istante, andando poi a guardare il nuovo
assistente.
-Hei... certo che il nuovo
assistente è proprio carino! Quello di prima era un vecchio decrepito!- esclamò
Mari, osservando l’amica.
-Hei... guarda che Steve potrebbe diventare geloso!-
-Smettila!- Mari le diede una botta sulla spalla, facendola
piegare dalla parte opposta. Risero ancora qualche istante, prima che la
professoressa iniziasse a parlare. Ella spiegò che Alessandro era il nuovo
assistente dell’aula di musica, e disseanche che il loro paesino si doveva sentire onorato perché il ragazzo
aveva vinto parecchi concorsi all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, ed ora
aveva deciso di entrare nella tranquillità della montagna. Avrebbe fatto da
assistente per un tempo indefinito, almeno sino a quando non avrebbe deciso di
iniziare nuovi lavori all’estero, dove era molto ricercato. Subito mille
sguardi di apprezzamento pervasero il il giovane che
tuttavia non staccava gli occhi da Michi. Questo non sfuggì a Mari che tuttavia
preferì tenere quell’osservazione per sé.In fondo aveva notato che l’amica se ne era
resa conto, ed in fondo era quello l’importante. Portò quindi l’attenzione
altrove, ed in poco s’accorse che Steve la stava
osservando. Il suo sguardo divenne subito irritato, ed in un nano secondo gli
fece una linguaccia che fece nascere sul volto del ragazzo un largo sorriso.
-Ieri sera...- Mari tornò a guardare l’amica che aveva
appena pronunciato quella frase.
-Sì?- domandò, incuriosita.
-Ieri sera ho conosciuto Alessandro alla fermata
dell’autobus.- disse l’amica, arrossendo. Avrebbe voluto dirglielo altrove, ma
non c’è l’aveva fatta a trattenersi. Mari sorrise, capendo ben presto quale
fosse il motivo di quegli sguardi d’interesse da parte del nuovo assistente.
-Bene... e come ti sembra?- domandò la ragazza,
avvicinandosi a Michi. L’altra arrossì, facendo di no con il capo.
-Che vuoi che ne sappia io! L’unica cosa che posso dire con
certezza è che è molto gentile... nulla di più.- terminò la moretta,
stravaccandosi ben bene sul banco. Sospirò rumorosamente, alzando poi lo
sguardo su quel ragazzo. Era strano, ma in un solo giorno aveva conosciuto due
ragazzi completamente diversi: Alessandro, gentile e dall’apparenza molto
disponibile; e Yuri, misterioso tutto meno che
prevedibile! La moretta preferiva senza dubbio il primo, ma non era così
disposta a fare una classifica. Si chiese infine se il biondo si sarebbe
trattenuto ad Akhu per molto tempo: le aveva rivelato
di doversi fermare là, ma non aveva specificato quanto. Ebbe quindi la paura di
vederselo girare per la scuola, ma ben presto ripensò al fisico ed al suo volto
maturi e capì che doveva aver già terminato le superiori. Per questo motivo un
sospiro di sollievo fuoriuscì dalle sue labbra fini, procurandole più calma e
tranquillità. Le sei ore di lezione terminarono in fretta: Michi aveva salutato
distrattamente Alessandro prima di uscire dall’aula di musica, ma nient’altro.
Doveva riconoscere di essersi sentita molto osservata da lui, ma le piacque
credere che doveva averlo fatto perché in fondo il proprio era un volto
conosciuto.
Gli studenti del liceo uscirono dall’edificio in tutta
fretta: era venerdì, il che indicava che sarebbe iniziato il fine settimana! In
molti pensavano ai progetti più disparati per passare quei due giorni in
completo relax, mentre Michi -piuttosto disperata- pensava a quanto avrebbe
dovutofaticare per badare alla signora Matsura. Il giorno prima infatti aveva deciso ,di comune
accordo con Steve, che sarebbero stati loro due a
darle una mano. Yuri era nuovo del posto, e
sicuramente non avrebbe saputo andare da un posto all’altro per assolvere tutti
i bisogni della signora.
-Chi va in ospedale oggi pomeriggio?- domandò laragazza, affiancandosi a Steve.
Il giovane la guardò, andando poi adosservare Mari, posta accanto alla propria interlocutrice. Le sorrise
leggermente, per poi porre nuovamente la propria attenzione verso Michi.
-Tecnicamente dovrei andarci io.- spiegò il ragazzo,
poggiandosi elegantemente sul cancello che cingeva l’edificio scolastico.
-Ok, allora io me ne vado a
casa... bravo Steve, non pensavo che tu avessi tutta
questa buona volontà!- esclamò la ragazza, più che felice per l’affermazione
appena udita dall’amico. L’altro tuttavia sorrise, mostrandosi totalmente
estraneo dalla descrizione appena fatta da Michi.
-Lo so Michi-chan, lo so!- disse,
ridacchiando.
-Hei... perché sghignazzi così?-
domandò la moretta, suscitando gran curiosità anche su Mari che pose più
attenzione al discorso.
-Perché quando noi saremo all’ospedale tu dovrai andare al
locale della signora Matsura a ritirare gli ordini!
Buon lavoro!- disse Steve, facendo qualche passo
avanti, e superando quindi le due amiche.
-Noi? Hei... fermo!- lo rincorse,
ma purtroppo il ragazzo era troppo veloce. Fece ancora qualche passo, urlando
contro Steve. Tuttavia ben presto la propria corsa fu
terminata per via di uno “scontro” avvenuto con un’altra persona. -Ecco, lo
sapevo! Ora ti fermi anche in mezzo alla strada, e mi fai sbattere!- esclamò,
arrabbiatissima. Aveva preso una bella botta cadendo a terra, e questo l’aveva
fatta innervosire ancora di più.Le
bastò tuttavia alzare lo sguardo su colui che si era inginocchiato di fronte a
lei per farle comprendere che non si era scontrata contro il proprio amico.
-Certo che sei proprio una furia!- esclamò il biondo posto
di fronte a lei, Michi lo riconobbe subito.
-Yuri!- tuonò, portandosi una mano
sulla testa.
-E brava, ti ricordi il mio nome.- spiegò il biondo,
rialzandosi. Anche la giovane lo imitò, andando poi ad osservarlo.
-Che ci fai qua?- domandò, puntandogli l’indice contro.
-Devo accompagnarlo all’ospedale, tutto qua.Oggi tu vai in negozio a ritirare gli ordini,
mentre noi andiamo all’ospedale. Non appena avremo finito ti raggiungiamo là.-
spiegò Steve, con aria quasi professionale. Michi
andò su tutte le furie, scattando sulle punte ed iniziando ad osservare
entrambi i ragazzi con sguardo assatanato.
-E chi avrebbe deciso tutto questo?- domandò, irata. Sperò
di far paura ad entrambi, ma come prevedibile non fu così. I due la guardarono
senza alcuna piega sui volti, e pochi attimi dopo Steve
si voltò verso il biondo, sorridendo leggermente.
-Allora, andiamo?- domandò, voltandosi dalla parte opposta. Yuri annuì, lanciando un ultimo sguardo a Michi, per poi
seguire l’altro verso l’edificio ospedaliero.
-Aspettate!- li chiamò la ragazza, ma fu tutto inutile. Quei
due erano già partiti verso la loro meta, mentre lei stessa si ritrovava a non
sapere assolutamente cosa fare. Quali ordini avrebbe dovuto accettare? Come
avrebbe trovato i soldi? Si abbandonò in un nervosismo incredibile, prima
ancora di avere la possibilità di vedere Mari che l’aveva raggiunta.
-Michi-chan?- la chiamò, con la
propria voce sottile. La moretta staccò il proprio sguardo sconvolto dal
pavimento, andando poi ad osservare gli occhi profondi dell’amica.
-Ummh? Uffa! Non è giusto, mi
hanno fregata!- esclamò la ragazza, sbattendo i piedi per terra.
-Ma chi era quel ragazzo biondo?- chiese Mari,
particolarmente incuriosita. Aveva assistito alla scena da lontano, e davvero
si chiedeva chi fosse quell’amico di Steve.
-Chi Yuri? E’ l’odiosissimo nipote
della signora Matsura. L’ho conosciuto ieri, quando
sono andata a prendere il necessario per sua nonna. Capito? Io le ho portato
tutto, mica lui! Ma in questo mondo va tutto alcontrario!- tuonò ancora, voltandosi dalla parte opposta, ed iniziando a
camminare a grandi passi.
-E dove vai ora?- chiese Mari, tentando di raggiungerla.
-Al locale della signora! Devo fare un lavoro che non è il
mio!- disse, sempre più irritata. Quel pomeriggio non sarebbe certo stato dei
migliori, ed il fatto di aver visto quel tipo ne era la conferma!
-Certo, vi porto subito l’ordinazione.- disse una ragazza dai
lunghi capelli biondi e grandi occhi nocciola.
-Ti ringrazio!- fece un ragazzo che apprezzava nettamente la
bellezza della giovane. Ella gli sorrise, prima di correre verso la cucina per
prendere l’ordinazione di quel cliente.
-No, le ho detto quattro Kg, non certo due! Sì, va bene.
Allora domani, mi raccomando ne abbiamo bisogno!- Michi era estremamente
nervosa: da circa due ore litigava al telefono con decine di fornitori testardi
che continuavano a far tardare gli ordini. La cosa più eccezionale era che lei
non sapeva assolutamente nulla del mondo degli affari, né tanto meno come si
amministravaun locale. Ma non se ne
poteva occupare Steve? O magari Yuri,
in fondo era lui il nipote della signora. No invece: da bravi gentil uomini
quali erano avevano lasciato tutto il lavoro a lei! Ma quando sarebbero
tornati? -Ok, allora vi aspettiamo. A risentirla.-
disse, attaccando la cornetta. Sbuffò visibilmente, andando poi a voltarsi
verso l’uscita dello studio. Nel percorrere il corridoio si scontrò con una figura
a lei conosciuta. -Uffa! E’ possibile che oggi mi scontro con tutti!- esclamò,
irritata.
-Non credo che questa volta sia colpa mia, Mici giusto?-
dissela propria interlocutrice. La
moretta alzò lo sguardo, riconoscendo l’altra come la cameriera del locale.
-Michi Susy, te lo avrò detto sì e
no mille volte!- disse Michi, sempre più agitata. L’altra sorrise leggermente,
poi portò entrambe le mani ai fianchi.
-Scusami ma... ho sempre tanti nomi da ricordare!- fece una
faccia dispiaciuta. -Ma cosa ci fai qua? Non lo sai che i clienti solitamente
stanno di là?- chiese, con aria divertita.
-Lo so, ma oggi non sono una cliente. La signora Matsura non sta bene, ed ora è in ospedale, quindi mi devo
occupare di tutti gli ordini.-
-Ah... bene, allora quella vecchiaccia non romperà le
scatole per un po’! Questo mi solleva molto.- disse la ragazza bionda,
sorridendo visibilmente. -Bene, dato che ti occupi degli ordini... è finito il
caffè, e non so cosa portare ai clienti. Spero troverai una soluzione, perché per
quanto io sia carina e gentile prima o poi vorranno la loro ordinazione.-
spiegò, con aria soddisfatta. Quella tizia si divertiva sempre a renderle la
giornata storta, e quella volta ci stava riuscendo terribilmente bene.
-Capito. Bè, togli il caffè dal menù.-
spiegò, piatta. Susy nonebbe il tempo
di controbattere poiché Michi si era già portata sul retro del locale. Ormai
fuori si sedette sulla gradinata di esso, osservando il cielo ormai buio. Mille
stelle lo coloravano,mentre una luna
spezzata prendeva spazioin quel tappeto
blu. La scrutò per qualche istante, per poi chiudere stanca gli occhi. Cosa
sarebbe accaduto ancora? Quei due giorni erano stati incredibilmente pesanti, e
lei stessa non sapeva come diavolo stesse riuscendo a risolvere tutto. Aveva
solo 17 anni, eppure le sembrava di aver vissuto come una donna di quaranta.
Tutte le esperienze, le paure che l’avevano vista protagonista erano un
semplice assaggio di tutto ciò che il suo animo aveva dovuto subire. Michi era
una ragazza estremamente matura seppur molto spesso si dimostrasse
incredibilmente testarda ed incapace di compiere dei ragionamenti pienamente
razionali.
-Hei...sai che quando non strilli sei addirittura
carina?- domandò una voce poco lontano da lei. Michi aprì subito gli occhi,
riconoscendo il proprio interlocutore.
-Non prendermi in giro.-proferì, con tono scocciato. Ben presto l’alta figuradi Yuri comparve
davanti ai propri occhi, dandole conferma di aver riconosciuto la persona.
-Guarda che dico sul serio. Ecco, ora sei arrabbiata e non
sei più carina come prima. Sai una cosa? Se fossi rimasta in quella posizione
con gli occhi chiusi ben presto ti avrei anche potuta baciare.- proferì il
biondo, sedendosi accanto a lei. Michi arrossì visibilmente, ripensando alle
parole del biondo. Non aveva mai avuto davvero il tempo di pensare a quelle
cose, e davvero non riusciva ad immaginare il proprio primo bacio con quel
mezzo-sconosciuto.
-Io solitamente sono tranquilla... sei tu che mi fai saltare
i nervi!- disse lei in tutta risposta. Yuri
ridacchiò, osservando quel profilo leggero. In effetti era davvero carina, ma
si era ripromesso di non avere alcuna storicon alcuna ragazza là ad Akhu,
almeno non avrebbe avuto altri casini da risolvere.
-Capisco, allora vedrò di fare il bravo bambino.- constatò
lui, facendo sorridere leggermente Michi. Quell’umorismo
sottile l’aveva colpita, facendo nascere in lei un gesto del quale non si era
resa nemmeno conto. -Non ci posso credere, hai sorriso! Bene, oggi ho avuto una
vittoria.- disse ancora Yuri, andando ad osservare il
cielo buio.
-Visto? Non ci vuole moltoa farmi stare tranquilla. Hai visto tua nonna?- domandò, cambiando
discorso.
-Sì, ma non sembrava molto contenta. S’ il suo carattere,
quindi in fondo me lo aspettavo. La dimettono tra due settimane, poi saràcome nuova.- spiegò il biondino, tornando ad
osservarla.
-Ok...-
-Ascolta.- fece Yuri, ripensando
al loro primo incontro.
-Ummh?- Michi si girò verso la sua
parte, osservandolo con occhi incuriositi.
-Mi dici come mai chiami questo paesino “Cioocioo-land”?-
domandò, con voce sottile. Michi voltò il capo verso il cielo, sorridendo
nuovamente. Certo che quel tipo proprio non demordeva!
-No, io lo dico solo ai veri amici.- spiegò, chiudendo gli
occhi, e facendosi cullare da quell’arietta leggera
di montagna. Anche sul volto di Yurin nacque un
sorriso, ed anche quel dubbio che cresceva sempre più in lui.
-Allora vedrò di diventare un tuo caro amico.- Sussurrò,
osservandola con occhi convinti.
-Vedremo Matsura, vedremo!-
Eccomi qua con un nuovo aggiornamento! Non ci ho messo tanto
visto? (me molto soddisfatta XD) spero vi sia piaciuto, e che la mia storia vi
appassioni sempredi più!
Ringrazio...
helen912004: Ciao! Mi fa davvero molto piacere che il
precedente cap ti sia piaciuto, e spero anche che tu
pensi lo stesso anche di questo. Credo si sianotato il mio amore incondizionato verso Key (amoreee!!) tuttavia in questa ff
i protagonisti sono Michi e Yuri! Spero commenterai
anche questa volta, per dirmi che ne pensi!
dinny: Già, finalmente qualcuno
che tratta Yuri come una persona normale! Che sia
proprio questo ad affascinarlo? Ci lo sa! Comunque spero che anche questo cap ti sia piaciuto, alla prossima!
leonessa: Ho tentato di fare il prima possibile! Spero che
il risultato sia stato di tuo gradimento. Comunque non preoccuparti, odio
lasciare le cose a metà, anche le mie fanfiction.
Proprio per questo non c’è assolutamente il rischio che io la lasci
incompiuta.
-Lo spero davvero... ma sì, non ti preoccupare, certo che
studio! Va bene, allora ci sentiamo, ti voglio bene!- premette il tastino rosso
del telefono cellulare, andando poi ad osservarlo con cupa malinconia. Quanto
le mancava sua sorella, ma non poteva certo chiederle di tornare a casa. Ormai
aveva una propria vita a Tokyo, una famiglia, un lavoro. Sospirò: chissà se
anche lei sarebbe stata in gradon di crearsi una vita che fosse su misura per
lei. Sorrise a quel pensiero, mentre alcuni passi poco lontani l’accoglievano.
-Ciao Michi-chan!- disse una voce conosciuta. La
protagonista della nostra storia si voltò verso la propria interlocutrice,
poggiando una bianca mano sul morbido tappeto d’erba sul quale era seduta. Le
sorrise, poi fece un cenno con la testa, invitandola a sedersi accanto a lei.
-Ciao!- le disse successivamente, mettendosi il telefono in
tasca.
-Sapevo che ti avrei trovata qua.- soggiunse Mari osservando
la propria amica. L’altra sorrise, andandosi poi a stiracchiare.
-Lo sai che adoro questo posto.-
-Già, e ci vieni quando sei stanca o hai bisogno di
riflettere...- la interruppe la moretta, sorridendo divertita. Michi la guardò
con aria incuriosita, non capendo la situazione.
-Scusa... a cosa ti stai riferendo?- domandò, aprendo e
chiudendo più volte gli occhi. Mari rise di gusto, tentando di abbandonare il
discorso.
-Lasciamo perdere! Allora, quando dimetteranno la signora
Matsura?- chiese, terminando la propria risata. Michi assunse un’aria
pensierosa, portandosi un dito all’altezza del mento, com’era solita fare.
-Probabilmente domani... lo spero con tutto il cuore!-
esclamò, con aria irritata.
-Alludi al tuo lavoro al negozio?- chiese Mari, mentre la
propria amica annuiva.
-Sì, quella Susy mi sta rendendo la vita impossibile, per
non parlare del fatto che non ho mai lavorato all’interno di un locale. E poi
ci si mettono anche Steve e Yuri... sono davvero insopportabili!- esclamò la
ragazza incrociando le braccia. Mari non riuscì a trattenere un’ennesima
risata, ripensando a tutti i battibecchi che avevano visti protagonisti Michi e
Yuri.
-Sbaglio o Yuri e Steve stanno diventando ottimi amici?-
chiese la moretta, osservando incuriosita l’amica.
-Sì purtroppo, e come al solito ci rimetto sempre io!-
sbuffò Michi, alzandosi in piedi.
-Dove vai ora?- chiese Mari, osservando l’amica che
siallontanava.
-Devo andare da Yuri, il signorino vuole che lo aiuti a
preparare le ultime cose della signora Matsura... quindi lo devo accompagnare
in ospedale! Uffa, che barba!- tuonò, allungando il passo, e facendolo
diventare quasi come quello di un militare pronto per andare in guerra.
-Dai Michi, cerca di prenderla dal lato buono.- suggerì
Mari, che la seguì a ruota.
-E cosa ci sarebbe di buono in tutto questo?-
-Bè... Yuri è senza dubbio un bel ragazzo... e sono sicura
che lui pensa la stessa cosa di te.- un sorriso leggero colorò le sue labbra
fini, mentre l’amica faceva diventare le proprie guance più rosse di un
peperone.
-Ma che diavolo dici? Ti prego Mari-chan, non iniziare a
parlare a vanvera anche tu, o sarò costretta a rinchiudermi in un manicomio! Io
e Yuri? Tsk! Neanche per sogno!- svoltò verso destra, serrando forte i pugni, e
tentando di calmare i propri bollenti spiriti.
-Bah... se lo dici tu... a domani!- esclamò l’altra, voltando
dalla parte opposta.
Camminava così velocemente che il fiatone ben presto si fece
sentire. Il fiato corto entrava ed usciva veloce dalle proprie labbra, rendendo
la propria marcia ancor più frenetica. S’impose di stare calma, dicendosi che
non doveva alterarsi così per una battuta fatta da Mari. Si fermò davanti
all’entrata del parco-giochi del paese, osservando all’interno. Due giovani
innamorati camminavano, tenendosi mano nella mano. Serrò gli occhi. Lei non
aveva mai avuto il tempo di pensare a queste cose, lei era diversa, lei aveva
lottato contro la morte, ed ora sapeva che non bisogna pensare a cose tanto
futili come l’amore. Ma l’amore era davvero qualcosa di così futile? Esso era
davvero tutto questo, od in realtà esse erano solo inutili scuse che la
spingevano a non innamorarsi? Riprese la propria marcia. Finalmente il passo
divenne più “normale” ed ebbe il tempo di riflettere. Non aveva mai voluto
innamorarsi davvero: sì, aveva considerato più di una volta alcuni compagni di
scuola, ragazzi gentili ed attraenti. Negli anni tuttavia ospedali e cure varie
non le avevano mai dato il tempo di fissare un appuntamento con uno di loro, o
di immaginarsi stretta in un abbraccio romantico. Per lei tutto ciò era
assolutamente nuovo, se non sconosciuto. Non le erano mai interessati i film
romantici, quelli dove la protagonista si innamora follemente di un uomo che da
quel preciso istante, vorrà bene solo a lei. Odiava quella sciocca finzione;
quei riflessi di vita falsa, di situazioni che vedono protagoniste veramente
poche persone. Forse era diventata troppo realista, in un certo qual modo
troppo fredda. Ma l’aver conosciuto quel tipo, quel Yuri Matsura aveva fatto
nascere in lei non poche sensazioni, non pochi pensieri. Non lo considerava
assolutamente come un “partito” ideale, eppure la sapeva far emozionare; sia in
positivo che in negativo, sia in maniera buona che cattiva.
-Eccoti finalmente, come al solito sei in ritardo!- esclamò
un ragazzo biondo, fermo sul ciglio della porta di una grande villa. Michi lo
osservò con aria irritata, portandosi entrambe le mani sui fianchi.
-Devo ricordarti che ti sto solo facendo un favore, o la tua
testa ci può arrivare da sola?- chiese, entrando in casa senza chiedere il
permesso. Yuri sorrise, chiudendo alle proprie spalle la porta, per poi seguire
l’ospite.
-Non c’è il tuo amico?- chiese Michi, guardandosi in torno.
-No, oggi doveva seguire la mammina dai parenti... certe
volte quel ragazzo mi stupisce!- proferì, riferendosi a Steve. Michi si bloccò esattamente
a metà della rampa di scale che stava pian piano percorrendo: non era mai stata
davvero sola con Yuri per molto tempo, o meglio, non ci era mai “uscita”.
Quando si erano recati allo spedale in loro compagnia c’era sempre stato Steve,
ma questa volta no, questa volta
totalmente soli. Le proprie guance divennero rosse, mentre uno strano
sentimento iniziava a farle battere adrenalinico il cuore. Calma Michi, calma!
-Hei... che ti prende?- chiese Yuri, fermo dietro di lei. La
ragazza potè sentire il suo fiato caldo sul collo, e questo le fece capire che
doveva essere particolarmente vicino. Fece un sospiro veloce, e subito si
precipitò a percorrere l’ultimo parte della rampa di scale. Ma che diavolo le
stava accadendo? -Certo che sei proprio strana!- proferì Yuri, raggiungendola.
La ragazza si voltò verso di lui, osservandolo con aria confusa, ma più di
tutto arrabbiata.
-Lasciami perdere! Piuttosto scendi di sotto, e prendi delle
bottigliette d’acqua da portare a tua nonna. Io faccio in fretta.- ed altrettanto
in fretta si recò verso la camera della signora Matsura, sbattendo furiosamente
la porta. Yuri rimase là impalato, chiedendosi cosa diavolo le fosse successo.
Aveva ben compreso che Michi possedeva un caratterino davvero imprevedibile, ma
non l’aveva mai vista così irritata e confusa senza un apparente motivo. Non
trovò una risposta a quel quisito, e fischiettando tornò al piano di
sotto.
-Michi?- chiese il ragazzo biondo, mentre chiudeva a chiave
la porta della villa. La moretta si voltò in sua direzione, osservandolo con
aria piuttosto incuriosita.
-Ummh?- fece. Si era visibilmente calmata da prima; o per lo
meno, non urlava come un’ossessa!
-Tu hai mai dato il tuo primo bacio?- chiese il ragazzo,
percorrendo con calma assoluta il vialetto. Aveva tirato fuori quella domanda
in una maniera talmente calma e naturale che pareva essere qualcosa di futile,
come la lista della spesa od i regali che vorremmo per Natale. Michi rimase
zitta per qualche istante, mentre il ragazzo tranquillo, camminava al suo
fianco. Ci aveva messo proprio quei pochi istanti per comprendere davvero
quella domanda, e far montare dentro di lei una rabbia assurda. Gli occhi si
spalancarono; digrignò i denti quasi dovesse azzannare una preda;i capelli stavano per diventare dritti come
un gatto infuriato. Si fermò in mezzo alla strada, con Yuri che tranquillo,
nemmeno si accorgeva del suo stato d’animo. -Brutto... brutto...- sussurrò la
ragazza, stringendo forte i pugni. Yuri a quel punto si voltò verso di lei,
mantenendo la propria aria disinteressata e le mani nelle tasche dei jeans.
-Che ti prende?- domandò, osservando la “trasformazione” che
ebbe la ragazza in quei pochi istanti.
-Tu!- ella puntò il dito contro di lui, fissandolo con occhi
colmi d’ira. -Come osi farmi delle domande così personali? Cosa credi, che io
non abbia un cuore e non mi possa imbarazzare per una cosa simile?- chiese
ancora, mentre le guance diventavano tutte rosse. Era brutto pensare a Yuri che
le faceva una domanda simile, quasi fosse importante il fatto che le proprie
labbra siano state poggiate su quelle di un altro. Il biondo sorrise, dandole
un buffetto sulla fronte, ed osservandola con aria quasi affettuosa.
-L’ho trovata.- sussurrò, sorridendo in una maniera talmente
naturale che per Michi parve un gesto quasi disumano quanto bello. Osservò i
suoi occhi per brevi istanti, per poi vederlo allontanarsi, e camminare a passi
lenti. Che diavolo significava quella frase? -Forza, andiamo, o non arriveremo
mai all’ospedale.- disse, mentre la ragazza gli si faceva vicino. Quella Michi
aveva un buon profumo: leggero, quasi morbido, come se avesse un’essenza
floreale, magnifica. E poi l’aveva trovata. Yuri si era sempre chiesto se
esistesse ancora in Giapponeuna ragazza
innocente.Una che non avesse mai
neanche dato il proprio primo bacio, che non avesse mai sentito il brivido
della pelle di un altro al di sopra della propria. Quando l’aveva sentita
urlargli contro ricca d’imbarazzo; quando aveva visto quelle guance divenire
rosse aveva capito. Avva capito che forse quel mondo di falsità e cattiveria
che aveva costruito dentro al proprio cuore in realtà non era poi così vero.
Che forse c’era ancora qualcuno che desiderava o voleva un mondo migliore, che
non fosse fatto solo di amore carnale, di troppe ingiustizie.Mentre Michi camminava al suo fianco Yuri
capì che doveva considerare il proprio modo di vedere il mondo, ed anche di
vedere lei. Si voltò a scrutarla, mentre rigida come un soldatino di piombo,
percorreva il marciapiede. I lineamenti fini, gli occhi grandi e profondi, i
capelli legati in una folta coda di cavallo, pronti a ciondolare ad ogni passo.
E quelle labbra imbronciate, labbra che in quell’istante si rese conto di voler
baciare con tutto se stesso. Forza Yuri, cosa ti costa? Ti basterà fermarla,
voltare il suo piccolo volto verso di te ed il gioco è fatto! Già facile, forse
troppo. Fatto sta che Yuri Matsura non lo fece, e tornò a guardare la strada,
maledicendosi per qualsiasi cosa avrebbe attraversato la propria mente da quel
momento in poi.
L’ospedale era particolarmente tranquillo quel pomeriggio.
Forse perché era domenica, forse perché tutti erano troppo presi a
chiedersiquale fosse il modo migliore
per spendere il proprio tempo libero. Michi si passò una mano sulla fronte,
asciugandosi il sudore che le si era formato. Chiuse gli occhi pochi istanti,
ripensando al tragitto silenzioso che aveva fatto con il biondo pochi istanti
prima. Dopo quella fatidica domanda entrambi avevano assunto un’aria confusa e
pensierosa, ok lei, ma perché anche lui? Michi se lo chiedeva praticamente da
quando aveva osservato i suoi occhi confusi, mentre il sole di aprile rendeva i
suoi capelli ancora più biondi. Era bello Yuri, e questo lo doveva ammettere.
Per quanto potesse essere insopportabile, incapace e maleducato, era pur sempre
un ragazzo che si stava dimostrando pronto ad aiutare le persone alle quali
voleva bene.
-Buon giorno nonna!- esordì il ragazzo, entrando all’interno
della camera ospedaliera. Li accolse una signora inviperita, alle prese in una
“furiosa” discussione con un’infermiera.
-No, non m’importa! Mi dovete dimettere domani capito?
Domani! Mi rifiuto di stare ancora qua, in mezzo agli ammalati! Io sono sana,
anzi sa che le dico? Sono anche molto più sana di lei!- sbraitava l’anziana
donna, puntando l’indice contro la povera infermiera posta di fronte a lei.
-Ma signora Matsura, le ho detto semplicemente che non siamo
sicuri che la dimetteranno domani, non certo che dovrà rimanere ancora qua per
un mese!- rispose la signorina, con aria stanca. Era certo: la signora Matsura
era capace di farandare in panico
chiunque! Yuri si schiarì la voce, facendo percepire la propria presenza.
Entrambe le donne si voltarono verso di lui, e l’infermiera fece un sospiro di
sollievo, notando che si trattava del nipote della signora. -Signora, ora le
spiegherà tutto suo nipote ok? Così potrà capire che l’ospedale ed i medici non
fanno altro che venirle in contro!- esclamò l’infermiera, voltandosi verso il
biondo, e scambiando con un lui uno sguardo complice.
-Ciao nonna.-disse
il ragazzo, sedendosi nella sedia posta davanti al letto. La signora Matsura lo
osservò quel poco che bastava per capire che era il proprio nipote, poi si
voltò verso Michi, che si era introdotta da pochi istanti nella stanza.
-E dov’è quell’incapace di Steve?- chiese la donna, stupita.
Michi sorrise a quella domanda: allora in fondo alla signora importava qualcosa
di Steve! Anche Yuri sorrise, e ne approfittò per metterla alle strette.
-Allora t’importa di lui e nonna?- chiese il giovane,
facendo l’occhiolino.
-Non scherzare!- ecco, aveva scatenato le sue ire! -A me non
importa un fico secco di quel tizio ok? E’ che mi stupisce il fatto che non sia
qui con voi. Dimmi ragazza, mio nipote sta facendo il bravo giovanotto?-
domandò poi la signora, rivolgendosi a Michi. Ella spostò lo sguardo verso il
ragazzo, osservandolo con aria stupita. Non pensava che la signora potesse fare
una domanda simile sul proprio nipote.
-Sì signora, non si preoccupi!- esclamò, socchiudendo gli
occhi. Tuttavia parve convincente, ed in breve la signora Matsura tornò a
reclamareil proprio diritto di essere
subito dimessa dall’ospedale. I due ragazzi tentarono in ogni modo di calmarla,
e naturalmente non ci riuscirono. La vecchietta dimostrava un carattere forte
ed acido ogni giorno che passava, e questo spaventava non poco il povero Yuri,
che si chiedeva che vita sarebbe stata con una nonna del genere. E dopo mille
dubbi e perplessità, i due ragazzi uscirono dall’edificio allo stremo delle
forze. Michi si passò per l’ennesima volta la mano sulla fronte, lasciando poi
spazio ad un grande sospirone.
-Sei stata coraggiosa.- proferì Yuri, mentre camminavano
verso la frrmata dell’autobus.
-Cosa intendi?- chiese lei, con aria incuriosita.
-Bè... tu non dovresti fare per forza tutto questo ma lo
fai. E non certo perché mia nonna ti tratta come una figlia.- proferì il
ragazzo, che in un certo qual modo la mise in imbarazzo. -Tu sei... generosa.-
terminò, con aria pensierosa. E per la prima volta le guance di Michi divennero
rosse non per la rabbia, mabensì
perl’imbarazzo di un complimento. -Io
non riuscirei ad essere così con le persone che non conosco bene, o con coloro
ai quali non voglio bene.-
-Scusa... ma chi ti dice che io non voglia bene a tua
nonna?- chiese la ragazza, stupendo molto Yuri. Egli si voltò a guardarla,
socchiudendo le labbra carnose, in segno di sorpresa. -E’ vero, è acida, molto
spesso imprevedibile. Se ne esce fuori con insulti che non stanno in cielo né
in terra, e tante altre volte mi chiede di fare cose che non sono alla mia
portata. S’innervosisce facilmente, non sta mai ferma un momento e pretende di
avere sempre ragione. Però... però è stata la prima a credere davvero in me, a
farmi capire che... che posso farcela, e che sono come gli altri.- si aprì
completamente a lui, dimostrando una sensibilità e dei sentimenti che neanche
lei conosceva. Yuri rimase fermo ad osservarla, mentre tra quilla ed un po’
imbarazzata, si sedeva alla fermata del pullman. Tra quilla e serena, gli aveva
dato la possibilità di riflettere. E non appena si rese conto di non poter
distogliere lo sguardo da lei si rese conto di esser caduto in una brutta
trappola dalla quale doveva uscire subito, seduta stante. Si rendeva conto di
provare cose assolutamente diverse da quelle che in precedenza affollavano il
proprio cuore, ed ebbe paura. Una fottuta paura di sbagliare di nuovo, di
commettere gli stessi errori di prima. E più la guardava, più pensava a lei e
più quella paura cresceva nel suo cuore, rendendolo completamente indifeso,
alla mercè dei propri sentimenti.
-Perché... perché saresti dovuta essere diversa dagli
altri?- domandò, più a se stesso che a lei. Michi alzò lo sguardo su di lui,
capendo di non esser pronta a rivelargli le proprie sensazioni. Qualcosa di
troppo forte, più grande anche di lei.
-Matsura, tu sei davvero convinto che io sia generosa?-
chiese, mentre il giovane si sedeva accanto a lei.
-Sì, anche se sei piena di difetti, devo abbonarti questa
bella caratteristica.- sorrise il ragazzo, dandole un ennesimo buffetto sulla
fronte. Michi lo scansò quasi subito, comprendendo ben presto che quelle iridi
calde che ora la osservavano, non sarebbero uscite tanto presto dalla propria
vita.
-Allora grazie.-
-Michi-chan, che ne dici di andare a bere qualcosa?- domandò
Yuri, sorridendole. Michi non potè rifiutare una proposta simile, e non
riflettè nemmeno per un attimo prima di dire di sì.
Fecero un breve giro nel paesino,e subito dopo si resero conto che l’unico
luogo dove avrebbero potuto bere qualcosa di decente era proprio il locale
della signora Matsura. Così si avviarono verso il caffè, ridendo e scherzando.
Forse Michi aveva dimenticato momentaneamente quell’idea contorta e brutta che
aveva sull’amore, forse la paura di Yuri stava diventando pian piano qualcosa
di piacevole; non c’era una risposta, eppure entrambi stavano terribilmente
bene, ed era quello l’importante.
-Io prendo un caffè.- disse Yuri, ad una ragazza molto
carina che si era fermata davanti al loro tavolino; più precisamente si
trattava di Susy, che durante quei giorni aveva notato la presenza di Yuri,
presenza che fu per lei di grande interesse.
-Ok, arriva subito.- disse Susy, osservandolo con aria di
apprezzamento. Il ragazzo non sembrò affatto colpito dalla giovane, ritenendola
forse troppo infantile.
-Emmh... aspetta, ci sono anche io!- protestò Michi, notando
che la cameriera si stava già avviando verso la cucina. Susy la guardò strano,
andando poi a socchiudere gli occhi.
-Ah giusto... scusa, ma non ti avevo vista.- sorrise, un
sorriso furbo, tipico per quel suo volto infantile ma allo stesso tempo
profondamente maligno.
-Un tè per favore.- la ragazza decise di lasciar correre:
sapeva bene che se avesse litigato con lei avrebbe solo sprecato fiato. Era
come una di quelle borse minuscole, dove puoi far stare solo il cellulare ed il
portafoglio; qualsiasi cosale avrebbe
detto quella ragazza l’avrebbe lasciata fuori, quasi non l’avesse mai neanche
udita. La moretta poggiò il mento su di una mano, reggendolo: era stanca, ma
più di tutto confusa.
-Non vi siete molto simpatiche vero?- domandò Yuri,
sorridendo visibilmente.
-Per niente. Da quando ci conosciamo non fa altro che
rompermi le scatole!- esclamò l’interlocutrice, sbattendo leggermente i palmi
sul tavolino. Yuri non potè trattenere una risata, mentre con incredibile
tranquillità si allungava in avanti, per sussurrare qualcosa a Michi.
-Sai che ti dico? Secondo me è una gallina!- risero
entrambi, mentre Michi si rendeva conto che quel Yuri forse non era quel tipo
superficiale e stupido che credeva; che dovesse riconsiderare le proprie idee
nei suoi confronti? Non ci pensò più di tanto, mentre nella sala rientrava Susy
con due tazze fumanti sul vassoio, ed uno sguardo tutto meno che rassicurante.
-Ecco qua.- disse la ragazza, poggiando l’ordinazione sul
tavolino. Successivamente abbassò il vassoio all’altezza delle gambe, per poi
andare ad osservare Michi che indifferente, aveva iniziato a bere la propria
bevanda. -Sai Michi-chan... il tè non fa molto bene alla circolazione... sei
sicura che il tuo medico ti permetta di berlo?- chiese Susy, sorridendo a
trentadue denti. Le labbra di Michi si staccarono dal bordo della tazza, sino a
quando gli occhi sconvolti si poggiarono su quelli tranquilli dell’interlocutrice.
-E tu da quando avresti una laurea in medicina?- domandò,
alterata. Susy sorrise, per poi andare ad osservare per un solo istante Yuri,
che assisteva impassibile alla scena.
-Guarda che l’ho detto solo perché m’interessa! Michi, è
possibile che tu sia così acida? Vivi serena, o per lo meno, finchè ti è
possibile.- socchiuse gli occhi malignamente, mentre le labbra si schiudevano
in un ennesimo sorriso di soddisfazione. Le mani di Michi avevano iniziato a
tremare convulsamente, mentre le labbra tentavano di pronunciare poche parole.
Ma maledette... non riusciva a dirle.
-I... io...- e mentre la figura sinuosa della cameriera si
allontanava, non le restò che precipitarsi al di fuori del locale. Non aveva
guardato nemmeno per un istante quel ragazzo speciale che l’aveva fatta evadere
da quell’osrrenda idea dell’amore, della vita. Era tutto perfetto, e come al
solito la macchia della propria malattia l’aveva fatta soffrire. Sempre lei,
maledetta!
-Michi! Michi!- Yuri la rincorreva con tutta la forza che
aveva in corpo: aveva udito tutta la conversazione, ma davvero non riusciva a
comprenderla. Cosa gli nascondeva Michi? La vide solo correre lontano da quel
locale, così velocemente che ben presto il fiatone si fece sentire nel petto.
-Michi fermati!- continuava ad urlare, ma niente da fare; non riusciva proprio
a raggiungerla. Sembrava quasi che non lo sentisse.
Michi si fermò al centro di una collinetta poco lontana dal
paesino. Aveva udito Yuri che la chiamava in lontananza poco prima, ma non le
importava. Ed ora che si sentiva davvero sola, riuscì a versare tutte quelle
lacrime che in precedenza aveva conservato ai lati degli occhi. S’accasciò
sull’erba verde, ormai accarezzata dai raggi caldi del tramonto,e subito dopo le ginocchia raggiunsero il
petto, ed il capo si reclinò, per nascondere un pianto infinito e lacerante.
Lacrime amare e sofferenti attraversarono le sue guance, caddero sui ciuffi
d’erba, simulando una rugiada del mattino.
-Basta... basta...- sussurrava tra i singhiozzi. Era stufa
di dover continuare a soffrire per colpa della gente, perché tutti dovevano
ricordarle il suo triste passato?
Yuri correva, aveva perso le tracce di Michi da qualche
minuto, eppure sentiva di doverla trovare. Non aveva capito molto del discorso
che si erano fatte lei e la cameriera, tuttavia non gli importava. Sapeva che
soffriva, e questo proprio non gli piaceva. Si fermò in mezzo ad un grande
prato poco fuori dal paesino, proprio in quell’istante si chiese se fosse il
caso di tornare in dietro. Tuttavia vide qualcosa che lo fece convincere ad
avanzare: una farfalla, bianca e rosa che sbatteva le ali bellissima,
accarezzata dai caldi raggi del tramonto. Yuri non riuscì a non seguirla, e
pochi istanti dopo era già accanto a lei, che tornò a volare spensierata verso
una nuova direzione. Qualche passo, ed i singhiozzi di Michi entrarono nelle
sue orecchie. I suoi occhi si spalancarono, mentre le gambe veloci si muovevano
verso la giovane. Possibile che la farfalla avesse deciso di guidarlo verso la
sua direzione?Finalmente la vide:
seduta al suolo, il capo reclinato e le ginocchia al petto. Si precipitò verso
di lei, ed in poco le sue mani alzarono il viso della giovane. Gli occhi
lucidi, l’espressione sofferente.
-Michi...- riuscì solo a dire il ragazzo, che non aveva mai
immaginato la moretta sotto tali panni. Pareva così indifesa, così sofferente.
-Che diavolo ti ha fatto?- domandò, stringendola subito dopo a sé. Michi rimase
stretta in quell’abbraccio, catturando con entrambe le mani la maglietta del
ragazzo, e stringendola con forza, quasi fosse un appiglio sicuro.
-Non è giusto, nonè
giusto!- urlò, piangendo. Forse la consolava il fatto che a stringerla fosse un
mezzo estraneo. Una persona che noconosceva come la “malata” quella che aveva passato l’intera
infanziada un ospedale all’altro. Yuri
la vedeva come una ragazza semplice, normale. Alzò appena lo sguardo per
guardarlo negli occhi, e non appena le loro iridi si specchiarono, entrambi si
resero conto di una tacita verità; una verità che sarebbe rimasta nascosta, ma
che Yuri non riuscì a celare troppo a lungo. La bacio con così tanta dolcezza
che Michi riuscì a mollare la presa dalla maglietta, e far scivolare le mani
sul morbido prato. Che fosse proprio quel biondinol’unica via di uscita da quella lacerante
sofferenza?
Eccomii!!! Scusate tanto tanto per il ritardo... spero
tuttavia che ne sia valsa la pena! Fatemi sapere! Ora vi lascio che sono
mooolto di fretta… byebye… commentate per favore!
Scansò appena le tendine azzurre, facendo in modo che la
luce calda del sole la catturasse tutta. Si fece cullare da quella splendida
sensazione di calma e calore, cose delle quali aveva molto bisogno in quel
momento. Socchiuse appena le labbra, mentre le palpebre si abbassavano sempre
più lentamente. Un leggero soffio di vento raggiunse icapelli sciolti sulle spalle, facendole
provare un brivido. Ora si che stava proprio bene. Ne aveva bisogno, tanto
bisogno. Appoggiò la piccola fronte sulla parete gelida del vetro, facendo in
modo che ogni più piccolo rumore catturasse la sua attenzione. Ma nulla:
silenzio assoluto. In fondo era normale, erano appena le sei e mezza del
mattino, e nel piccolo paesino di Akhu erano in pochi ad alzarsi prima delle
sette. Michi fece una piccola lista delle possibili persone che avrebbe potuto
incontrare per strada a quell’ora: probabilmente il panettiere, o magari quel
pancione che aveva il negozio di verdura, alcuni ragazzi? Neanche per sogno...
o magari... Yuri? Arrossì di botto, scansandosi dal vetro. No, non doveva
assolutamente pensare a lui, cosa le veniva in mente? Arrossì ancora di più
ripensando al bacio che le aveva dato la sera prima, ed alla corsa che aveva
fatto subito dopo per il troppo imbarazzo. Chissà che figuraccia che aveva
fatto nei suoi confronti! Ci aveva pensato tutta la notte, con la conclusione
che non era riuscita a chiudere occhio, e non aveva trovato uno straccio di
soluzione. Continuava a ripetersi che doveva fare finta di niente: dal suo modo
di comportarsi si capiva che Yuri era un tipo che ci sapeva fare con le
ragazze, uno pieno di esperienza insomma. E lei? Stupida ed ingenua si era
precipitata a casa, sperando con tutta se stessa che lui si dimenticasse al più
presto dell’accaduto. Raggiunse il proprio letto, iniziando a metterlo a posto.
Sbagliava a pensare continuamente a quel bacio, magari il biondino lo aveva
fatto così, solo per gioco. E se invece fosse stata una tacita dichiarazione
d’amore? Sorrise a quel pensiero, ripetendosi per la testa che era solo una
sciocca. In meno di venti minuti era già pronta per andare a scuola. Con lo
stupore incredibile di sua madre prese le ultime cose ed uscì di casa. Non
ricordava quale fosse stata l’ultima volta in cui era uscita in orario per
andare a scuola! Percorse tranquilla il vialetto, sino a prendere la strada
principale per raggiungere l’edificio. Per quanto non lo desiderasse la sua
mente era sempre catturata da quel bacio, qualcosa che l’aveva scossa molto,
forse perché inaspettata, forse perché troppo bella. Le sue guance continuarono
a mantenere il colore della passione, mentre la speranza che quello fosse stato
solo un sogno la prendeva totalmente.
-Hei... Michi-chan, che sorpresa!- esclamò una voce alle sue
spalle. Michi si voltò di scatto, notando il volto di Mari che le si
avvicinava.
-Oh... buon giorno...- sussurrò, quasi fosse caduta dalle
nuvole. L’amica naturalmente se ne accorse, e le si avvicinò piano.
-Cosa ti è successo? Sei strana.- proferì, con aria
indagatrice. Michi mantenne lo sguardo incollato a terra, chiedendosi se fosse
il caso di raccontare tutto alla propria migliore amica.
-Emmh... no...perchè?- chiese, assumendo un’aria ingenua.
Purtroppo per lei recitò male, e bastò veramente poco per far capire a Mari che
era accaduto qualcosa di davvero importante.
-E no Michi-chan... tu non me la racconti giusta. Forza:
sputa il rospo!- disse la moretta, osservandola curiosa.
-Davvero... non ho nulla!-
-Michi-chan, ascolta.- Mari la fermò, poggiandole una mano
sulla spalla. -Io sono la tua migliore amica, e sai che non farei mai nulla che
ti possa ferire. Al contrario: voglio che ti sfoghi, in modo tale che io possa
verificare se posso esserti d’aiuto in qualche modo!- esclamò, facendo poi un
largo sorriso. Piccole lacrime raggiunsero gli occhi di Michi, che si lanciò
tra le braccia della grande amica.
-Grazie Mari-chan... non so davvero cosa farei senza di te!-
disse, stringendola forte. L’altra sorrise, chiedendosi cosa potesse essere
accaduto da far turbare tanto l’amica.
-Hei...la stessa cosa vale per me! Ma allora...... si può
sapere perché sei così strana?- domandò la moretta, ricominciando a camminare.
-Allora...- le guance di Michi iniziarono a tingersi di
rosso. –Allora... ieri sono andata con Yuri all’ospedale dalla signora
Matsura...- iniziò a raccontare, guardando ininterrottamente la strada che
scorreva sotto i suoi piedi.
-Si...- fece Mari, era sicurissima che in tutta cuesta
storia centrasse Yuri!
-Bè... quando siamo usciti dall’ospedale Yuri mi ha voluto
offrire da bere... tutto bene fino a qua, davvero mi trovavo molto bene con
lui... anche se mi prendeva sempre in giro.- Michi alzò lo sguardo, andandolo a
specchiare in quello dell’amica.
-E poi?- chiese Mari, sempre più incuriosita.
-Fino a là tutto ok...però siamo andati a prendere da bere al caffè della signora Matsura... e
là abbiamo incontrato Susy.-
-Ummh... quella vipera!- non stava simpatica nemmeno a Mari.
-Già... che ha iniziato a fare allusioni sulla mia
malattia... davvero Mari, io credo che il motivo per cui stavo tanto bene con
Yuri, era perché non mi vedeva come la ragazza malata, ma come una persona
normalissima. Ma lei ha rovinato tutto. Quando ha cominciato a parlare in quel
modo mi sono alzata a e piangendo me ne sono andata.- sussurrò, piena di
tristezza. L’amica strinse i pugni: gli e l’avrebbe fatta pagare a
quell’ochetta!
-E Yuri ti ha seguita?- chiese, tentando di trattenere la
rabbia.
-Con mia grande sorpresa sì.- la voce rotta, era arrivata al
momento più difficile da raccontare. -Ha tentato di consolarmi mentre
piangevo... e non so perché ad un certo punto mi ha... mi ha...-
-Hei ciao ragazze!- la voce forte di Steve interruppe
quell’importante conversazione. Michi fece un sospiro di sollievo, mentre Mari,
furiosa, batteva un piede per terra per via della rabbia.
-Mmmh... Steve-kun! Ma dovevi arrivare proprio adesso?-
chiese, incollerita. Il povero ragazzo, non capendo la situazione, indietreggiò
di un passo, tentando di comprendere il motivo di tutta quella rabbia.
-Ma Mari-chan, fiorellino mio... ti ho solo salutata!- tentò
di dire, assumendo un’espressione dolce e rassicurante che tuttavia, non servì
a far placare le ire di Mari.
-Lo so... ma nel momento sbagliato!- tuonò, mentre un gruppo
di studenti passava tra loro. -E non chiamarmi fiorellino!- terminò,
raggiungendo la propria amica che intanto, si era avviata verso la scuola.
-Donne: chi le capisce è bravo!- disse Steve, avviandosi
anche lui verso l’edificio scolastico.
-Allora... cosa ha fatto Yuri?- domandò Mari, ormai vicino
alla propria amica.
-Mi ha baciata...- tentennò Michi, mentre l’amica la
stringeva forte, contentissima.
-Davvero? Sono felicissima per te! Me lo sentivo che vi
piacevate... sai le si intuiscono queste cose!- esclamò la moretta, mentre
entrambe entravano in classe. Michi rimase silenziosa qualche istante,
riflettendo.
-No Mari-chan... ti sbagli. Io non ho mai detto che ci siamo
rivelati i nostri sentimenti.- sospirò, sedendosi al proprio banco.
-Sì, ma lui ti ha baciata... e tu non mi sembri così dispiaciuta.
Tutto questo vorrà dire qualcosa no?- domandò, abbassando la voce.
-Non lo so... sai... dopo io sono scappata via per il troppo
imbarazzo!- confessò, ancora più rossa di prima. Le braccia di Mari caddero
lungo i fianchi, mentre la bocca si spalancava a dismisura.
-Oh Kami-sama! Ora quindi vi dovete chiarire!- disse,
assumendo un’aria pensierosa.
-No, non c’è assolutamente nulla da chiarire!-
-Ma come...- Michi s’innervosì.
-Lui è uno che ci sa fare con le ragazze, un play-boy
insomma... lo avrà fatto perché gli andava in quel momento, non certo perché
gli piaccio!- esclamò, battendo una mano sul banco. Mari tuttavia, fece di no
con il capo.
-Ti sbagli Michi-chan...- disse, abbassando successivamente
la voce. -In queste settimane vi ho osservato... e sono più che sicura che lui
prova qualcosa per te, puoi starne certa.- fece l’occhiolino. -E poi c’è anche
un’altra cosa da tenere in considerazione... sono sicura che a te piace
molto...-
-Ma che dici!- Arrossì.
-Si vede da come lo guardi, da come arrossisci di rabbia
quando ti prende in giro... ti sei innamorata amica mia, e non sai quanto mi
faccia piacere!- si mise a battere le mani, ma ben presto dovette smettere,
poiché il professore di chimica aveva fatto la propria introduzione nell’aula.
Durante l’intera mattinata Michi non fece altro che
riflettere sulle parole della propria amica: possibile che si fosse innamorata
di Yuri e lei non se ne fosse accorta? E cosa ancora più incredibile... che
Yuri si sia preso una bella cotta per lei? No, era tutto troppo assurdo. Non
stavano bene insieme, avevano un sacco di cose che li mettevano l’uno contro
l’altra, per non parlare del caratteraccio taciturno e scontroso del biondino.
Però... certo che quando sorrideva riusciva proprio ad affascinarla. E quando
la guardava con quegli occhi profondi? E quelle mani forti. Fu in quell’istante
che se ne rese conto.
-Oh no!-disse,
dandosi uno scappellotto sulla testa, squarciando il silenzio che si era
creatoin classe.
-Cosa è successo?- domandò il professore. Michi arrossì.
-Emmh... cosa? Oh... niente!- esclamò, mentre l’intera
classe si metteva a ridere.
-Non ho intenzione di assistere a queste scene... due pagine
in più da studiare per domani capito Michi?- tuonò il professore, visibilmente
irritato.
-Ma...- Michi prese un tono piuttosto disperato.
-Nessun ma... in più voglio pagina 47 e 48!- il suono della
campanella sovrastò le sue parole, ed anche l’idea di Michi di uscire quel
pomeriggio.
All’uscita di scuola tutti i ragazzi erano felicissimi di
tornare a casa. Correvano allegri verso le strade che li avrebbero portati al
riposo ed allo svago. Michi e Mari camminavano tranquille, affrontando un
discorso che ormai persisteva da una mattinata intera.
-So che c’è la puoi fare... basta che gli parli, vedrai che
riuscirai subito ad intuire i suoi sentimenti.- la rassicurava Mari, mentre
uscivano dalla scuola.
-Se lo dici tu... però hai ragione: non posso rimanere tutta
la vita con il dubbio, o la va o la spacca!- tuonò, assumendo un’aria convinta
che fece sorridere la propria amica.
-Hei Michi-chan, guarda che all’uscita c’è Yuri... voleva
che andassimo con lui a prendere sua nonna in ospedale.- Steve incrociò le due
ragazze, urlando quella frase nel pieno cortile della scuola. Gli occhi di
Michi divennero enormi, ed ella si lanciò alle spalle della propria amica.
-Oh no! Forza...nascondimi!- esclamò, tentando di ripararsi
dietro l’amica.
-Smettila! Michi-chan, avevi appena detto che gli avresti
parlato!- Mari tentò di scansarsi.
-Sì... ma non oggi!- esclamò Michi, continuando a tenere in
scacco l’amica. Fu dopo dieci minuti belli buoni di discussione che Mari riuscì
a convincere l’amica.
-Dai... sarà il momento più adatto!-
-Se... con Steve in mezzo ai piedi?- Mari assunse un’aria
pensierosa.
-Non ti preoccupare...a Steve ci penso io!- disse,
prendendola per mano ed iniziando ad avviarsi con lei versol’uscita di scuola. Michi continuava a tenere
lo sguardo basso,chiedendosi come diavolo
sarebbe andata quel pomeriggio. Era così emozionata! Sentiva il cuore batterle
fortissimo, ed una strana sensazione che la rendeva eccitata e nervosa allo
stesso tempo. Che tutto questo si chiamasse amore?
-Emmh...ciao Steve-kun!- Mari si avvicinò al moretto, che
aveva iniziato a parlare con Yuri. Lo sguardo di Michi continuava a rimanere
basso, cosa della quale si accorsero entrambi i ragazzi.
-Dimmi tesoro!- Steve le si avvicinò, mentre Marisospirava visibilmente. Doveva farlo per la
sua amica!
-Ascolta... i miei oggi pomeriggio non ci sono, ed io avevo
intenzione di riordinare la mia libreria... solo che ho bisogno di qualcuno di
alto e forte come te... che ne diresti di aiutarmi?- socchiuse gli occhi,
assumendo un’aria seducente. Tutto questo mandò letteralmente in visibilio
Steve che annuì senza alcun problema.
-Certo fiorellino mio...nessun problema!- il moro si bloccò,
voltandosi poi verso Yuri. -Emmh... capisci la situazione...vero?- sussurrò
all’amico, assumendo un’aria da cane bastonato. IL biondo gli sorrise, dandogli
una pacca sulla spalla.
-Vai, e dacci dentro!- disse, mentre l’amico esplodeva di
gioia. Successivamente il proprio sguardo si spostò verso Michi, che di fronte
a lui continuava a guardare il cemento sottostante. -Se continuerai a guardare
a terra... finirai per consumare il pavimento.- sussurrò Yuri, mentre la
ragazza alzava lentamente il proprio sguardo. Inaspettatamente non disse nulla,
si limitò invece a cambiare totalmente discorso.
-Dobbiamo andare a prendere tua nonna in ospedale?- domandò.
Yuri la notò cambiatissima, e si chiese se la motivazione fosse il bacio della
sera prima. Rimase di sasso nel solo pensarci, e si chiese se ora la ragazza di
fronte a lui si aspettasse qualcosa.
-Sì, ma purtroppo Steve ci abbandonati per seguire la sua
principessa.- proferì il biondino, indicando i due ragazzi che si stavano
allontanando. -Strano credevo che Mari non se lo filasse per niente.- sorrise,
mentre entrambi si avviavano verso l’ospedale.
-Già... ma si cambia a volte.- proferì Michi, ripetendosi in
continuazione che doveva essere quella di sempre. Quella che si arrabbiava alle
battutacce del biondino, quella che riusciva a farlo emozionare. Sì, doveva
essere quella di sempre, solo così avrebbe potuto comprendere quale fosse il
loro rapporto ora. Annuì a quel pensiero, iniziando ad avere un passo più convinto,
e la testa ben dritta. Sì, doveva essere naturale, solo così gli avrebbe
dimostrato di essere una ragazza matura, che sa come comportarsi in tali
situazioni. Tuttavia una sirena tuonò nella sua testa: lei in realtà non sapeva
come comportarsi in tali situazioni! Arrossì di rabbia a quel pensiero,
promettendosi che non appena avrebbe visto Mari gli e l’avrebbe fatta pagare:
era tutta colpa sua! -Ascolta...- sussurrò, riabbassando lo sguardo. Il biondo
si voltò a guardarla, chiedendosi se avrebbero affrontato il discorso che lui
avrebbe voluto evitare a tutti i costi. Sapeva che con quella ragazza la parte
più razionale della propria testa spariva, lasciando spazio a tutto ciò che
desiderava il proprio cuore. Non gli era mai capitata una cosa del genere, ed
il ragazzo era più che certo che non si trattasse d’amore: quel sentimento non
esisteva, non faceva parte del genere umano, ne era più che sicuro. Ma allora
perché amava guardarla quando era tranquilla o arrabbiata? Perché credeva che
nulla fosse più bello di un suo sorriso? Perché il bacio che le aveva dato la
sera precedente per lui pareva il primo che avesse dato nella propria vita?
Troppe domande, troppi sentimenti che il ragazzo non si sentiva di affrontare,
soprattutto per via dei guai che aveva combinato negli ultimi mesi.
-Sì?- proferì così, trattenendo il respiro.
-Emmh...io...- forza, Michi! C’è la puoi fare! -Sì ecco...-
ancora una parola, forza.
-Hei... ciao Michi-san, che bella sorpresa!- esclamò una
voce esterna. Il cuore di Yuri perse un battito, mentre la povera moretta
lasciava precipitare le braccia lungo i fianchi. Ella alzò il capo, finendo poi
per specchiarsi in fresche e lucenti iridi azzurre. Sorrise nel notare che il
nuovo arrivato era Alessandro.
-Oh... ciao Alessandro-san!- esclamò, avvicinandosi al
ragazzo. Yuri lo scrutò in maniera talmente fiscale che sembrò stesse facendo
una radiografia di quel tale. Ma chi era? Si domandava, mentre i due iniziavano
a parlare, lasciandolo in disparte.
-Dove vai di bello?- domandò il ragazzo a Michi.
-Dobbiamo andare all’ospedale... sai Michi mi dà una mano
dato che mia nonna è stata ricoverata.- s’intromise il biondino, avvicinandosi
a Michi, ed osservando con aria di sfida quel tale che doveva chiamarsi
Alessandro. Il musicista portò il proprio sguardo verso la ragazza che lesse
voglia di conferma, conferma che dovette dare subito annuendo.
-Già... io lavoro per la loro famiglia.- indicò con l’indice
Yuri, che cambiò subito espressione.
-Sì, ma è anche mia amica naturalmente, è come una figlia
per mia nonna.- sorrise osservando continuamente Alessandro. Quello annuì,
senza sapere bene cosa dire.
-Capisco, me lo dovevo aspettare da te!- sorrise. -Bè... mi
raccomando, non tornare troppo tardi a casa, che devi fare i compiti che ti ho
assegnato!- si portò una mano dietro la nuca, mentre la moretta ridacchiava
divertita.
-Va bene!- esclamò, portandosi una mano davanti alla bocca.
-Ma guarda che tu sei troppo giovane per fare il professore... tivedevo meglio tra noi studenti!- disse ancora
la ragazza, ignorando categoricamente Yuri. Aveva notato quella sua espressione
stramba, ma non riusciva a capire se fosse per via di una grande gelosia, o per
la grande fretta.
-Ah... quindi sei un suo insegnante.- il biondo portò il
braccio intorno alle spalle di Michi, spingendola poi dolcemente verso di sé.
-Bè... non proprio.- Alessandro assunse un’aria riflessiva.
-Sono l’assistente del laboratorio di musica...ma...- guardò Michi con aria
interessata. -Diciamo che sono anche un ottimo amico degli studenti del liceo.-
terminò, sorridendo. La ragazza ricambiò il gesto, chiedendosi se mai quel
fuoco si sarebbe estirpato.
-Ah...ok.- Yuri mollò la presa dalla ragazza, prendendola
poi per un polso. -Ma ora dobbiamo proprio andare, si è fatto tardi e l’ospedale
non aspetta certo noi. E’ stato un piacere...Alessandro giusto?- disse,
socchiudendo gli occhi mori.
-Sì, e tu? Come ti chiami? Michi non mi ha mai parlato di
te...- fece un sorriso di sfida, forse il primo della sua vita.
-Yuri, Yuri Matsura.- si voltò tenendo saldamente Michi.
-Emmh... ciao Alessandro-san...ci vediamo domani!- esclamò
Michi, mentre il biondino la trascinava in maniera quasi “naturale”.
-Ciao...Michi.- Alessandro parve rassegnato, e con passo
contenuto tornò verso i propri passi.
-Hei...lasciami!- urlò Michi, dopo aver fatto parecchi metri
trascinata da Yuri. Egli mollò la presa, continuando a fissare la strada di
fronte a lui. -Allora?- chiese la ragazza, con aria molto incuriosita ed
arrabbiata.
-Allora cosa?- chiese Yuri, voltandosi appena verso di lei.
-Non fare il finto tonto Matsura!-esclamò, portandosi le mani ai fianchi.
–Perché ti sei comportato in quel modo con Alessandro?- domandò, irritata.
-“Perché ti sei comportato in quel modo con Alessandro?”- le
fece il verso, iniziando a camminare in maniera femminile. Sorrise, poi tornò a
guardare la strada, alla ricerca di una risposta. Neanche lui sapeva perché si
fosse comportato in una tale maniera: sapeva solo che quel tizio la guardava in
una maniera troppo interessata, e questo gli aveva dato parecchio fastidio.
Questo tuttavia non stava ad indicare che fosse geloso...giusto? Stette così a
rifletterci, e si chiese se farla arrabbiare fosse il modo migliore per farle
dimenticare l’accaduto. -A me non importa niente del tuo ragazzo. IO mi sono
comportato in maniera naturale, come avrei fatto con qualunque altro ragazzo.-
-Non prendermi in giro! Con Steve non ti sei certo
comportato in questo modo!- esclamò ancora Michi, presa dalla collera. Intanto
il pullman era arrivato, e con il proprio rumore assordante aveva fatto da
sfondo musicale a quella conversazione.
-In quale modo scusa?- le chiese, mentre la ragazza si sedeva
ad uno dei seggiolini, e lui rimaneva in piedi, aggrappato ad uno dei pali
gialli.
-Eri...- arrossì, l’unica parola per definire quel
comportamento era gelosia! Ma non poteva dirglielo così, quasi nulla fosse, Dio
com’era difficile quella situazione!
-Allora?- chiese
Yuri, impaziente.
-Eri...- ci riflettè ancora, poi lo guardò. Un ghigno
canzonatorio del perfetto “so-tutto-io” era stampato sulla sua faccia, ed era
talmente strafottente che Michi avrebbe voluto toglierglielo all’istante, e
finalmente sapeva come. -Geloso di me!- quella frase le costò un’ustione di
terzo grado alla faccia, ma almeno ci era riuscita. Era riuscita a togliere
quello stupido sorrisino, che si era spento non appena Yuri aveva udito quella
parola. Il biondo rimase zitto tutto il tempo, e silenzioso si era seduto ad
uno dei seggiolini dell’autobus. Michi si chiese se quel comportamento era
dovuto ad imbarazzo oppure ad indifferenza, e sperò ardentemente dentro di sé
che fosse la prima opzione. Avrebbe tanto voluto essere più dolce nei suoi
confronti, dirgli cose carine come si fa con il ragazzo dei propri sogni, ma
anche se non sapeva il motivo, con Yuri proprio non ci riusciva. Finalmente il
bus raggiunse il punto desiderato dai due ragazzi, che scesero dal mezzo. Tutta
la strada successiva la fecero in silenzio, un silenzio durante il quale Yuri
rifletteva, e prendeva mille decisioni. La signora Matsura li accolse più
pimpante che mai, urlando che avrebbe voluto vedere Steve per dargli una botta
che gli facesse dimenticare ciò che le aveva fatto. Nonostante la tristezza e
la confusione di quel momento Michi non potè che sorridere di fronte al
comportamento della vecchietta che dopo il ricovero sembrava addirittura
ringiovanita di qualche anno.
-Chissà come hai ridotto casa mia, Yuri!- esclamava, per
tutto il tragitto. Il nipote le diceva di no, che non si doveva preoccupare
perché era tutto a posto, ma naturalmente la signora non gli credeva fino
all’ultimo. La villetta in fine si rivelò piuttosto in ordine: qualche vestito sparso
qua e là, ma era ancora abitabile e la signora Matsura era molto sorpresa da
questo. Con grande sorpresa della ragazza la donna la ringraziò, dicendole che
in pochi avrebbero fatto tutto quel che aveva fatto lei. Michi si limitò ad
annuire, ed a dire che lo avrebbe fatto chiunque. -Se lo dici tu, ragazza!
Naturalmente tutto quello che hai fatto non ti verrà messo nella paga... non
rientra certo nelle tue mansioni!- esclamò la donna, mentre Michi si alzava dal
divanetto. Ella emise un sospiro, mentre si avviava verso la porta,
accompagnata da Yuri. Non voleva rimanere sola con lui, ma purtroppo ormai il
destino sembrava giocare a suo sfavore.
-Alloraciao.- disse,
ormai fuori dalla porta. Yuri si poggiò allo stipite, fissandola, senza dare
una risposta. Dopo qualche attimo di silenzio Michi decise di andar via, e per
questo si voltò. Tuttavia una mano la prese, facendola fermare.
-Io oggi non ero geloso, volevo solo vedere se il tuo
fidanzato s’ingelosiva, ma con mia grande sorpresa ha dimostrato un ottimo
temperamento.- disse, piatto. Michi annuì, senza far trasparire la propria
sorpresa e delusione.
-Ah...ok, va bene allora storia chiusa.- disse, voltandosi
nuovamente. Yuri la prese di nuovo per il polso, facendo incrociare nuovamente
i loro occhi. Tuttavia preferì poggiarli a terra, mentre diceva una crudele
bugia, studiata per tutto il pomeriggio.
-E se stai pensando al bacio di ieri...sappi che l’ho fatto
solo per consolarti. Spero che tu non abbia pensato a chissà cosa...tipo che io
sono innamorato di te o che mi piaci.- Michi si staccò, guardando gli occhi
bassi del ragazzo.
-Certo che non ho pensato queste cose Matsura... tu sei uno
che non sta certo a guardare quelle come me, e se devo essere sincera sei
troppo insopportabile per i miei gusti. Non ti preoccupare, quel bacio non mi
ha fatto né caldo néfreddo.- nessuno
dei due sapeva se avesse mai partecipato ad una discussione più falsa. Entrambi
si facevano del male, e l’unico che ne conosceva il motivo era proprio Yuri.
Yuri che aveva deciso di farla soffrire. Yuri che in fondo, aveva paura.
Correva. Correva così forte che il gelido venticello di
novembre non riusciva a scalfire le sue lacrime. Era stata una stupida, solo
una stupida! Continuò a correre, chiedendosi se mai quelle sue sciocche fantasie
si sarebbero volatilizzate dalla sua mente. Aveva sbagliato a credere nelle
parole della sua migliore amica? Nell’aver letto in quel bacio non solo
affetto, ma anche qualcosa di più? Eppure gli e lo aveva detto apertamente: lo
aveva fatto solo per consolarla, in quel momento lei era stata un oggetto per
Yuri, ed ora non poteva fare altro che accettare la realtà. Rallentò il passo
non appena si rese conto di essere quasi sotto casa propria. Doveva asciugare
alla meglio le lacrime, o sua madre avrebbe iniziato a farle una marea di
domande sul perché di quella faccia triste. Si chiedeva tuttavia se sarebbe
riuscita a smettere.
-Michi-chan, finalmente!- esclamò una voce ben conosciuta,
poco lontano. Michi alzò lo sguardo, riconoscendo la propria grande amica posta
proprio davanti al cancello di casa. Non emise alcuna parola, lesse
semplicemente molta sorpresa nel volto dell’amica non appena ella la vide in
lacrime.
-Ciao.- sussurrò, una volta raggiunta.
-Ti prego...dimmi che stai piangendo di gioia.- esclamò
Mari, tentando di capire il più possibile dallo sguardo dell’amica. Tuttavia
l’altra fece di no con il capo, facendo dondolare leggermente l’alta coda di
cavallo.
-Per niente... oh Mari-chan...non avevo capito niente!- le
si lanciò tra le braccia, stringendola forte. L’altra ricambiò il gesto,
ascoltando il rumore delle lacrime sommesse dell’amica. Strano, eppure era così
sicura che Yuri ricambiasse i sentimenti dell’amica; ne era talmente sicura che
si era sacrificata nel trascorrere un intero pomeriggio in compagnia di
quell’appiccicoso di Steve.
-Michi-chan...mi dispiace tanto.- sussurrò la ragazza,
carezzando i capelli lisci dell’amica. Quel dispiacere era molto sincero, tanto
che alla ragazza non potè che scappare una lacrima di sconforto. Era tutto
talmente complicato. Tuttavia sentiva che l’amica avrebbe reagito bene a tutto
quel dolore, ne era sicura.
Michi raccontò dettagliatamente cosa era successo. Mari
rimase estremamente scossa dal fatto che Yuri si fosse dimostrato tanto geloso
davanti alla presenza di Alessandro. Possibile che fosse cambiato tanto da
un’ora all’altra? Eppure aveva rivelato alla propria amica di non provare
assolutamente niente nei suoi confronti, né affetto, né tanto meno amore. Si
rigirò nel proprio letto per parecchi minuti, sino a quando una cameriera bussò
alla sua porta dicendole che era pronta la cena. I profondi occhi di Mari
sipersero nel fissare il soffitto,
ripensando allo sguardo di Yuri, al suo comportamento nei confronti di Michi.
No, non era possibile che si fosse sbagliata. Sì alzò velocemente dal proprio
letto, aprendo successivamente la porta della camera. In pochi attimi scese le
scale, raggiungendo il piano inferiore.
-Mi dispiace, ma un’amica mi ha chiamata, ha bisogno del
compito di storia che hanno dato per domani.- disse celermente, mentre
s’infilava la giacca scura. La cameriera la guardò con occhi sorpresi, mentre
si chiedeva cosa fare. I genitori della ragazza non erano presenti in casa come
la maggior parte delle sere, e nessuno si sarebbe lamentato per l’assenza della
signorina.
-Va bene, allora le tengo in caldo la cena.- rispose la
cameriera, pacata ed attenta come al solito. Mari annuì convinta, uscendo
velocemente dalla porta. Avrebbe dato un taglio a quella storia, o per lo meno
dei chiarimenti.
-Domani verrai a lavorare al bar con me.- proferì la signora
Matsura, bevendo un po’ d’acqua. Yuri posò la forchetta in mezzo al piatto,
fissando con sguardo tranquillo la nonna.
-Sei sicura di riuscire già a lavorare?- domandò con aria
poi non molto preoccupata.
-Come se a te importasse qualcosa della mia salute! E poi
certo che mi sento in grado, non sono ancora da buttare, non ti preoccupare.-
disse, poggiando il bicchiere sul tavolo. Il nipote annuì semplicemente,
prendendo il proprio piatto ed inserendolo all’interno del lavandino. -Sai
Yuri, ho un dubbio.- sussurrò la donna, facendo bloccare il ragazzo.
-Sarebbe?- tanto sapeva che prima o poi quella domanda
sarebbe arrivata.
-Mi chiedo come mai tuo padre ti abbia mandato qua ad Akhu.-
s’interruppe solo per qualche istante, poi riprese. -Tuo padre ha sempre
disprezzato questo paesino, tanto che non ti ha mai fatto venire nemmeno per le
vacanze estive. Come mai quest’incredibile cambiamento?- domandò la donna,
alzandosi a propria volta. Yuri evitò il suo sguardo torvo, chiedendosi se mai
sarebbe riuscito ad uscire da quella situazione. Se suo padre non aveva
raccontato niente alla nonna voleva dire che non voleva che nessuno lo sapesse,
meno male che voleva riconoscere il proprio nipote! Improvvisamente dovette
interrompere quel fitto filo di pensieri: qualcuno aveva suonato alla porta.
-Forza, vai ad aprire. Ne parleremo dopo.- disse la donna, tornando al tavolo.
Il nipote annuì, avviandosi verso la porta. Chi era a quell’ora? Che
fosse...Michi? No, stupido, perché dovrebbe essere lei? Cosa verrebbe a fare, a
darti l’ultimo schiaffo d’addio? Sorrise a quel pensiero, mentre le profonde
iridi castane di Mari si facevano inaspettatamente spazio nella sua mente.
-C...ciao Mari-san, che sorpresa.- disse, sorridendo appena.
Chissà cosa ci faceva là.
-Ciao Matsura-san, potrei parlarti solo per cinque minuti?-
domandò, socchiudendo gli occhi scuri. Yuri annuì, chiedendole se volesse
entrare. La ragazza tuttavia gli disse che avrebbe preferito parlare con lui
fuori, tanto non faceva così freddo. Il biondino annuì a quella richiesta,
chiudendo alle proprie spalle la porta della villetta.
-Allora, di cosa volevi parlarmi? Non dirmi che Steve ha
fatto il maniaco perché questa volta lo picchio!- esclamò Yuri, sorridendo
appena. Tuttavia il volto di Mari rimase impassibile, mentre gli occhi d’ambra
lo scrutavano privi di qualsiasi forma di sentimento.
-No, vorrei parlarti di Michi.- proferì, piatta. Il
venticello di novembre le carezzava capriccioso la pelle, muovendo i lunghi
capelli mori che capricciosi, le toccavano appena il volto pallido. Yuri
s’incupidì improvvisamente, distogliendo lo sguardo.
-Non capisco, che problema c’è?- chiese, fingendo. Sapeva
quale problema presto avrebbero affrontato, e sicuramente non sarebbe stato
così bello.
-Non fare il finto tonto, Matsura!- esclamò Mari,
incrociando le braccia. -Sai bene qual è il problema!- terminò, cercando
incessantemente lo sguardo dell’interlocutore.
-Se stai parlando del bacio... non capisco che problema ci
sia. E’ successo, punto e basta. Non è detto che da un inutile gesto si possa
dar vita ad una storia d’amore!- esclamò, alterato. –Epoi...lei è d’accordo con
me.- terminò, chiedendosi quanto avrebbe mentito ancora. Non sentiva ciò che
diceva, ma doveva farlo non solo per lui, ma anche per Michi.
-Non prendiamoci in giro. Io so che tu provi dei sentimenti
nei suoi confronti, te lo si legge in faccia!- replicò la moretta, senza mai
demordere.
-E da quando saresti diventata Cupido?- domandò, sarcastico.
-Da quando vedo un ragazzo che non fa altro che osservare
con ammirazione un’altra ragazza. Che la và a prendere a scuola, che quando la
vede piangere non può far altro che stringerla a sé e baciarla per donarle
tutto quell’affetto ed amore di cui ha bisogno. Da quando vedo te, Yuri
Matsura, abbassare lo sguardo e mentire spudoratamente mentre dici che non la
ami. Ecco da quando.- disse, fredda ma emozionata. I pugni stretti, un brivido
profondo che le percorreva la schiena. Non voleva che la propria amica buttasse
all’aria una storia che sicuramente sarebbe potuta essere splendida se solo
tutte le incomprensioni sarebbero state spazzate via.
Yuri fu costretto ad abbassare lo sguardo. Solo in quel
momento comprendeva, solo in quel momento capiva. In fondo al suo cuore sapeva
di provare qualcosa nei confronti di Michi, ma possibile che quello fosse
amore? Ma allora quel sentimento così fresco e bello esisteva davvero? In
realtà non era quello il problema.
-Anche se fosse...- sussurrò il ragazzo, nervoso. Si sedette
su uno degli scalini che precedevano l’entrata della villa, agguantando una
sigaretta dal pacchetto. Strano: era la prima volta da quando era ad Akhu che
fumava.-Io non potrei mai stare con lei.- sussurrò, deluso. Mari gli si fece
più vicino, sedendosi al suo fianco.
-E perché?- domandò, in maniera estremamente naturale.
Quella domanda era uscita come un proiettile dalla sua bocca, talmente veloce e
violenta che Yuri non potè che rispondere.
-Perché io sono padre di un bambino.- sussurrò, mentre una
densa nuvoletta di fumo fuoriusciva dalle labbra carnose. Un silenzio di tomba
seguì quell’affermazione che aveva stravolto completamente il modo di vedere
quella faccenda di Mari. Un bambino? Dovette aprire e chiudere più volte gli occhi
nocciola, per poi spostare la propria attenzione sullo sguardo cupo di Yuri.
Non doveva essere stato facile per lui tutto questo.
-Ah... non lo sapevo...- chissà perché, il biondino si
aspettava una frase diversa. Un:”Mi dispiace.” Non ne sapeva il motivo, ma la
sua mente gli diceva solo questo. Reclinò quindi il capo in avanti, portandosi
poi una mano sulla tempia. Della cenere crollò al suolo, senza provocare alcun
rumore. -Tu stai con la madre del bambino?- continuò successivamente Mari. Yuri
riaprì gli occhi profondi, iniziando a fare di no con il capo. -Non so quale
storia ci sia dietro ma... non vedo che problemi ci siano.- si alzò in piedi,
senza distogliere lo sguardo dal biondo. -Se Michi ti piace davvero, e per
davvero intendo moltissimo, credo che il fatto che tu abbia un figlio non cambi
per nulla il vostro rapporto. Io sono venuta perché voglio bene alla mia amica,
e lei ne vuole a te. Riflettici Matsura-san, ti chiedo solo questo.- fece gli
ultimi due gradini, poi si voltò verso il ragazzo.
-Buona notte Mari-san.- le disse semplicemente, gettando in
terra la sigaretta, ed osservandola spegnersi dal venticello serale.
-Buona notte.- una nota di delusione fuoriuscì dalle piccole
labbra della ragazza che si aspettava molto altro dal biondo. Iniziò ad
avviarsi verso casa propria, con la sola speranza che prima o poi Yuri Matsura
riuscisse a mettere davvero in chiaro i propri sentimenti.
Ciao a tutti ^__^ chiedo venia per il mio incredibile
ritardo... lo so...lo so... sono un’autrice ritardataria e poco affidabile… ma
che ci possiamo fare?? Spero di essermi comunque potuta riscattare con questo
capitolo, e proprio per questo vi chiedo di commentare! Anche una parolina per
dirmi se è meglio che io la sospenda!
Ringrazio...
leonessa: Anche se in ritardo ti auguro anche io un buon
anno! Mi fa molto piacere che il precedente capitolo sia stato di tuo
gradimento… e che anche questo saprà catturarti!
dinny: Hihi… sisi che Mari ha la vista lunga, hai visto che
bella parte ha avuto in questo capitolo?? E’ un personaggio importante della
storia… e darà spesso una mano… spero che il capitolo sia stato di tuo
gradimento… ciao!
La guardava confusa. Gli occhi bassi, persi in chissà quale
pensiero. Scosse il capo: sapeva benissimo quale fosse il protagonista dei
pensieri della propria migliore amica. Erano passati due giorni da quel
fattaccio: due giorni in cui i due ragazzi non si erano più né visti né
sentiti, cosa piuttosto strana dato che da quando Yuri aveva messo piede ad
Akhu, i due si vedevano praticamente ogni giorno. Michi voltò una nuova pagina
del libro di giapponese: era assente e triste, e Mary avrebbe fatto davvero di
tutto per aiutarla. Socchiuse gli occhi: possibile che Yuri ci mettesse così
tanto a prendere una decisione? Tuttavia ripensò a quella breve chiacchierata.
Quel giovane biondino era padre, e chissà quale triste storia avesse alle spalle.
Data la delicatezza della situazione aveva deciso di non dire niente all’amica:
se mai si fosse trovata una soluzione sarebbe stato Yuri a dirle tutto, non
certo lei che in fondo, non centrava molto. Appoggiò quindi una mano a reggere
la testa piena di pensieri, chiedendosi se non fosse il caso di lasciar perdere
tutto, e tentare di ricominciare da capo. Ad un certo punto così le venne in
mente un’idea.
“Che ne dici di venire alla mia casa al mare questo fine
settimana? Sarebbe divertente!” scrisse su un bigliettino, che le passò
velocemente. Michi lo lesse con attenzione, e dopo poco ecco la sua faccia
riempirsi di stupore.
“Non ne ho molta voglia...” le rispose, lanciandole un nuovo
bigliettino.
“Non scherzare, tu adori andare in spiaggia! E poi devi
staccare un po’ so che pensi sempre a lui... non mi piace vederti così!”
scrisse velocemente, per poi rispedirle il messaggio.
“Ho alternative?” rispose Michi, disegnando poi una faccina
che faceva la linguaccia.
“Assolutamente no. Allora deciso.” Fu l’ultimo bigliettino,
ma tuttavia quello più decisivo. Michi apprezzò parecchio il gesto di Mary,
tuttavia si chiedeva se sarebbe stata una spiaggia a permetterle di
dimenticare. Si stravaccò sul banco, riflettendo ancora su di lui. Non solo sul
fatto che era estremamente delusa, ma anche che era sicura che lui avesse
mentito spudoratamente mentre le diceva quelle cose. Era impensabile che fosse
stato geloso solo per vedere la reazione di Alessandro, era inconcepibile.
Quella scusa non stava né in cielo né in terra. Per non parlare del bacio.
Socchiuse gli occhi rivivendo quel momento, ed autoconvincendosi che non
avrebbe dovuto soffrire sempre per lui. Evidentemente quella era una storia che
non doveva avere né un inizio né una fine.
-Partiremo la mattina presto, poi compreremo qualcosa da
mangiare al supermercato là vicino.- Mary progettava la vacanza per filo e per
segno, senza mancare alcun particolare. Voleva che andasse tutto nel migliore
dei modi, per far stare la sua amica sempre meglio.
-Decidi tu...- sussurrò Michi, non troppo convinta. Lo
sguardo era sempre basso, e questo stancava entrambe. Quel comportamento sempre
cupo, sempre pensieroso.
-Non sai quanto mi dispiace.- rispose Mary, dando voce ad un
pensiero che aveva ormai da quando era iniziata quella sofferenza. Michi alzò
lo sguardo, osservandola bene.
-Grazie Mary... grazie di tutto!- le disse, abbracciandola
là, in mezzo al cortile della scuola. L’amica la strinse a propria volta,
dicendole che non doveva preoccuparsi e che l’importante era che lei stesse
meglio.
-Devi dimenticarlo... magari trovando un nuovo amore!- le
disse, scherzando. Michi si scansò, annuendo appena.
-Magari tra un po’ però!- si portò una mano dietro alla
nuca, sorridendo. Una mano tuttavia le si posò sulla spalla, facendola
sobbalzare. Si voltò di scatto, trovandosi gli occhi azzurri di Alessandro
addosso.
-Ciao Michi-san.- le disse, gentile come sempre.
-Emmh... ciao Alessandro-san...- balbettò, più che sorpresa.
Lo aveva visto a lezione quella stessa mattina, ma praticamente non si erano
parlati.
-Ascolta... potrei parlarti solo un secondo?- le domandò con
un sorriso. L’altra annuì, arrossendo appena.
-Certo...- fece, imbarazzata.
-Ok, allora io vado.- sorrise Mary, avvicinandosi all’amica.
-Ecco... mi dirai tutto oggi... ci sentiamo!- le diede un lieve bacio sulla
guancia, poi salutò con garbo il “professore” che ricambiò subito il gesto. In
pochi attimi i due erano già in cammino verso casa di Michi, in una
chiacchierata silenziosa e parecchio tranquilla.
-Posso farti una domanda?- chiese Alessandro, osservandola.
Michi si voltò verso di lui, sorprendendosi.
-Sì, dimmi pure.- non sapeva perché le fosse venuto subito
in mente di dargli del tu, evidentemente le sembrava naturale.
-Mi ritieni tanto più vecchio di te?- domandò, lievemente
imbarazzato. Questa volta lo sguardo si era portato sulla strada, evidentemente
aveva paura della reazione della ragazza. Questo divertì Michi non poco.
-Ahah... stai scherzando?- ridacchiò, portandosi una mano
davanti alla bocca. Alessandro fu sorpreso da quella reazione, mentre la vedeva
fermarsi in mezzo a quel viale alberato.
-Perché?- domandò, osservandola ridere.
-Bè... quanto ci passiamo io e te... tre, quattro anni al
massimo... non mi sembra proprio che tu sia “vecchio”!- smise di ridere,
facendo poi un leggero sorriso. Alessandro ricambiò il gesto, ricominciando con
lei a camminare.
-Bene... questo mi fa piacere...- sussurrò, pensieroso.
-Ah...- stava per aggiungere altro, tuttavia venne
interrotta da lui.
-Michi-san... vorresti uscire con me domani pomeriggio?- le
domandò, tutto d’un fiato. Le parole della ragazza morirono in gola, mentre lo
vedeva procedere tranquillamente, quasi non avesse detto alcuna parola.
Sembrava essersi svuotato, e che qualunque sarebbe stata la sua reazione, per
lui sarebbe andata bene.
-Bè... mi cogli di sorpresa...- sussurrò, portandosi una
mano al mento. Si voltò poi verso di lui, guardandolo bene. Alessandro era
certamente un bel ragazzo, dolce e garbato. Un genio della musica e degli
studi, senza alcun difetto insomma. Riflettè anche sul fatto che doveva
smetterla di soffrire così per Yuri, e che la storia del bacio era passata e
doveva andare avanti in qualche modo.
-Sappi che sarebbe una semplice uscita tra amici... niente
di più!- la rassicurò con un sorriso, mentre si fermavano di fronte a casa di
lei.
-Va bene.- sussurrò così, convincendosi di conseguenza.
-Ummh?- Alessandro non intuì subito la reazione di lei, per
questo cercò conferme.
-Sì, uscirò con te!- sorrise, osservandolo dritto negli occhi.
-Ah, bene! Allora domani davanti a casa tua? Tanto ora so
dov’è!- esclamò, voltandosi dalla parte opposta.
-Va bene, a domani!- si salutarono così. Con Alessandro che
sorrideva al fatto che fortunatamente quella dolce ragazza aveva accettato il
suo invito, e con Michi che s’imponeva di non pensare più a Yuri.
-Davvero? Non posso crederci!- esclamò Mary, mentre
camminava accanto alla propria amica. La faccia sorpresa, un gelato stretto
nella mano destra.
-Sì, andremo al luna parck.- disse, sorridendo. Mary era
estremamente felice per l’amica, ma più di tutto sorpresa. Non pensava che
Alessandro, così affascinante e misterioso, fosse interessato a Michi.
-Sai Michi-chan...- sussurrò, infinitamente emozionata.
L’amica si voltò in sua direzione, osservandola con infinita curiosità. -Sono
felice che tu sia pronta a ricominciare!- esclamò in fine, sorridendo
ampliamente. Un sorriso sincero, che fece in modo di aprire il cuore di Michi.
-Oh Mary-chan... ti ringrazio. Tuttavia bisogna anche
considerare il fatto che in fondo, tra me e Yuri, non c’è stato niente di
davvero importante. Forse ho sbagliato a farmi troppe favole in testa: avrei
dovuto vivere le esperienze così come venivano, senza sperare che quella testa
vuota ricambiasse i miei sentimenti.- abbassò il capo dicendo quelle parole,
era la prima volta che si apriva così apertamente con la propria amica, ed
anche con se stessa. -E comunque... non è detto che dopo questo appuntamento
Alessandro diventerà il mio ragazzo!- commentò in fine, fermandosi di fronte a
casa propria.
-Chissà... deciderà il destino!- si salutarono
calorosamente, pronte ad affrontare una serata piena di esercizi di matematica
per il giorno dopo. Ma Michi aveva anche da pensare al proprio appuntamento,
anche se, Yuri non voleva saperne di uscire dalla propria testa.
Camminava per le vie tranquille di quel piccolo paesino. Gli
occhi profondi persi in chissà quale pensiero, mentre i piedi si muovevano
lentamente, quasi quella tranquilla passeggiata non dovesse aver fihne. Pensava
alla propria amica, a tutto quel che era successo, ed all’infinita rabbia che
aveva nei confronti di quel biondino. Possibile che non fosse in grado di
instaurare una semplice relazione con una ragazza di sedici anni? Scosse il
capo: chissà quale brutta storia aveva Yuri alle spalle... certo era che non
poteva prima fare un passo in avanti e poi indietreggiare con la coda tra le
gambe! Si convinse di ciò, mentre iniziava a camminare in maniera più veloce.
Il tramonto aveva iniziato a farsi vedere più intenso che mai, mentre ogni
ragazzorientrava a casa propria. Anche
lui. Yuri, con le maniche della maglietta tirate su sino al gomito, era
costretto a portare due casse d’acqua, contenenti sei bottiglie l’una. Una cosa
piuttosto semplice in fondo, se non fosse stato che era tutto il giorno che
lavorava come un mulo nel locale della nonna. Sospirò pensando alle avance un
po’ troppo “spinte” che gli aveva fatto quella cameriera: Susy. Avance che
avrebbe sicuramente apprezzato se solo non avesse pensato continuamente a
Michi. Ogni volta che tentava di osservare le curve generose di quella
cameriera maliziosa, non poteva che sentirsi in colpa, per poi desiderare di
sentire il profumo ed i baci di Michi. Sospirò, scuotendo il capo. Non doveva,
non poteva pensare a lei sotto un tale aspetto: aveva fatto la propria scelta,
e quella doveva seguire.
-Ciao.- sentì alle proprie spalle. Non riconobbe subito la
voce, ma non appena si voltò, notò gli occhi profondi di Mary osservarlo
curiosi.
-Ciao.- disse semplicemente, sorridendole appena. -Sembra
che non ci sia modo di stare lontani.- ironizzò, riferendosi evidentemente,
alla visita fattagli dalla ragazza qualche giorno prima.
-Già...- fece lei, avanzando di qualche passo. -Purtroppo
però, ogni nostro incontro pare inutile.- fu lei ad ironizzare questa volta,
mentre Yuri poggiava le casse d’acqua in terra.
-Non direi... avrai avuto il tempo di raccontare i fatti
miei alla tua amica... dopo il nostro “inutile” incontro.- abbassò lo sguardo,
portando poi una mano a ravviare i folti capelli biondi.
-Ti sbagli Matsura-san.- ridacchiò Mary, socchiudendo gli
occhi. -Io non le ho detto un bel niente!- Yuri sospirò, chissà perché si
sentiva molto meglio. In effetti si era pentito di aver detto la propria storia
a Mary, ma come aveva giustamente immaginato, quella ragazza sapeva tenere le
cose per sé.
-Per fortuna... sei giudiziosa.- rialzò lo sguardo,
specchiandolo in quello profondo di lei.
-E’ una delle mie migliori caratteristiche.- sorrise
leggermente, voltandosi dalla parte opposta, pronta a ricominciare la propria
marcia. -Comunque... sappi che Michi sta molto meglio ora. Domani pomeriggio
infatti, andrà al luna parck con un ragazzo.- s’incamminò, salutandolo con la
propria solita grazia.
-Bene...- sentì una morsa priva di nome imbattergli lo
stomaco, mentre anche lui se ne tornava a casa. E con chi usciva Michi? Gli
occhi si socchiusero, mentre una strana ed alquanto pazza idea lo prendeva.
Era un po’ in anticipo, ma era meglio così. Si sistemò
meglio la gonnellina di jeans che indossava, mentre controllava che il fiocco
delle scarpe da ginnastica fosse ben stretto. Ma sì Michi... sei perfetta così!
Si disse, mentre sentiva dei passi avvicinarsi. Si guardò intorno, notando che
non c’era nessuno. “Sarà solo la mia immaginazione.” Si disse, osservando
l’orologio. Era di qualche minuto di ritardo. Strano, non sembrava da lui. Udì
nuovamente dei passi. Si guardò intorno, notando che finalmente, Alessandro era
arrivato. Gli sorrise, avvicinandosi.
-Scusa per il ritardo Michi-san, ma purtroppo sono stato
trattenuto a scuola!- esclamò, con aria cortese. Ella fece di no con il capo,
iniziando ad incamminarsi con lui verso il luna parck, che era stato aperto
nella città là vicino.
-No, non preoccuparti. So che la vita di un professore è
parecchio impegnata!- esclamò, sorridendo.
-Aiuto professore. Purtroppo non ho ancora le qualifiche
necessarie per insegnare.- rispose lui, con la sua solita aria gentile. Michi
trovava che quel ragazzo fosse infinitamente speciale, un personaggio difficile
da trovare.
Parlarono per tutto il tragitto del più e del meno, notando
di avere parecchie cose in comune.
-Ho passato alcuni anni in America dopo essermi diplomato
qua, in Giappone.- iniziò a raccontare lui, mentre Michi lo ascoltava ammirata.
-In America ho collezionato parecchi successi, tanto che per anni non vidi più
la mia famiglia. Sino a quando non mi resi conto di essermi allontanato troppo
tempo, e presi la decisione di tornare nel mio Paese nativo.- sussurrò, senza
ricevere risposta. Michi era talmente intenta nell’ascolto, da non poter
neanche avere il tempo di rispondere. -Tuttavia me ne resi conto troppo tardi.
Quando mancavano solo due settimane alla mia partenza verso il Giappone,
ricevetti la notizia che i miei genitori erano morti in un incidente stradale.-
questa storia triste la incupidì molto. Dopo una vita di successi, ecco
arrivare la delusione, quella terribile morsa che davvero non si può eliminare
dalla propria mente.
-Mi... mi dispiace...- sussurrò Michi, fermandosi a pochi
passi dall’entrata del parco di divertimenti. Piccole lacrime le avevano
bagnato gli occhi, così veloci da non darle nemmeno il tempo di rendersi conto
di quel che stava accadendo.
-Oh Michi...- fece lui, avvicinandosi. Le asciugò una
lacrima triste, alzandole poi il volto con sole due dita.
-Ognuno di noi ha una storia triste alle spalle... ma quando
si perdono le persone più importanti... tutto diventa ancora più difficile ed
incontrastabile...- pianselei, mentre
il ragazzo l’osservava rapito.
-Michi...- sussurrò, osservandola dritto negli occhi. Si
chiese se sarebbe stato troppo azzardato baciarla in quel momento. Forse era
presto, ma sentiva di poterlo e quasi di doverlo fare. Si abbassò quindi alla
sua altezza, pronto a congiungere le loro labbra. Tuttavia...
-Gelati! Comprate gelati!- un uomo con degli strambi baffi
ed i capelli biondi si fece loro vicino. Indossava un paio di buffi occhiali da
sole, ed era impegnato a trasportare uno strambo carretto di gelati. I due ragazzi
rimasero attoniti di fronte ad un tale personaggio, che senza alcun indugio
mise una dozzina di gelati sotto i loro nasi. -Allora... lo comprate un
gelato?- domandò, osservando entrambi con aria insistente.
-No, grazie!- fece Michi, perplessa. Non sapeva il motivo,
ma le sembrava di aver già udito quella voce. Si disse che erano solo sue
strambe idee, e mentre vedeva Alessandro contrattare con il venditore
ambulante, le venne da sorridere. Si stavano per baciare, e quasi lei non se ne
rendeva conto.
-Fiu... non riuscivamo a togliercelo dalle scatole!- esclamò
Alessandro, dando i soldi per il biglietto.
-Già, questi venditori sono insistenti!- rispose Michi,
pronta a scegliere una giostra. -Allora... in quale giostra andiamo?-
-Che ne dici di quella?- chiese Alessandro, indicando una
giostra parecchio grande, in cui si rischiava di cadere se non ci si teneva
stretti stretti al proprio compagno di seggiolino. Michi l’osservò rapita,
pensando che sarebbe dovuta stare avvinghiata ad Alessandro per tutta la durata
del giro. Stranamente l’idea non le dispiacque più di tanto, mentre si ripeteva
che Yuri era solo storia passata, anzi mai iniziata.
-Va bene!- si avviarono verso la grande giostra, notando che
vi era una lunghissima coda.
-Senta lei...- qualcuno battè un col pettino sulla spalla di
Alessandro, facendolo voltare.
-Sì?- chiese quello, notando di fronte a lui un uomo coperto
con un camice grigio, ed un cappello del medesimo colore. Il volto era nascosto
da uhna sciarpa nera che riusciva a far intravedere appena la frangetta bionda.
-Vi consiglio di non fare un giro qua...- disse, catturando
l’attenzione dell’interlocutore.
-E perché?-
-Perché ho saputo che non ha per nulla norme di protezione!
Lei potrebbe cadere da là!- esclamò, indicando la giostra.
-Non dica sciocchezze!- rise Alessandro, voltandosi
nuovamente verso Michi. Fra pochi istanti finalmente, sarebbe stato il loro
turno.
-Ma le dico che è vero!- urlò l’uomo misterioso, senza avere
tuttavia il tempo di fermare la coppietta. In poco i due pagarono il biglietto,
pronti a salire a bordo.
-Che gente strana...- si disse il musicista, mentre la
giostra iniziava amuoversi.
-Oh Kami-sama che paura!- urlò Michi, mentre il veicolo
faceva degli sbalzi incredibili.
-Tieniti forte!- esclamò Alessandro, stringendola al proprio
petto. Per la paura Michi non si fece prendere dall’imbarazzo, avvinghiandosi
senza alcun ritegno alla maglietta del compagno, che apprezzò di buon grado il
gesto.
-Che paura!- urlò Michi, stringendo forte gli occhi. Quella
giostra era davvero troppo veloce per lei! E solo quando il giro finì, si rese
conto della posizione non molto conveniente che aveva appreso: il volto e le
mani incollati letteralmente al petto forte del ragazzo. Le braccia di lui che
l’avvolgevano, calorose ed attente, senza lasciarle il modo di avere paura.
Arrossì subito, scansandosi leggermente.
-Ok... ho capito che queste giostre non fanno per te!- disse
il ragazzo, uscendo dala postazione della giostra.
-Emmh... no...- sussurrò lei di rimando, sospirando visibilmente.
Come aveva potuto avvinghiarsi in una maniera così estrema a lui? Se fosse
stata lucida non lo avrebbe mai fatto. Lo osservò mentre l’aiutava a scendere
dal veicolo. In fondo non era stato così brutto stargli vicino. Le strinse la
mano mentre la faceva scendere, tuttavia qualcosa, o meglio, qualcuno fece
dividere le loro mani, facendo cadere Michi per terra. -Ahi!- esclamò,
portandosi una mano sulla parte lesa. Spostò poi lo sguardo verso un tale
caduto a terra insieme a lei, la stessa persona che evidentemente, aveva diviso
lei ed Alessandro. -Cerchi di fare più attenzione!- gli urlò contro, mentre il
tale si alzava.
-Faccia lei attenzione piuttosto.- il tizio si mostrò
piuttosto scorbutico, e quasi... buffo. Indossava un paio di grossi occhiali da
sole; un cappello in coordinato con il pesante impermeabile grigio; l’unica
caratteristica che si riusciva ad intravedere erano i ciuffetti biondi della
frangia, che sfuggivano capricciosi dalla presa del cappello.
-Ma se è stato lei a venirmi addosso!- Michi strinse i
pugni, osservandolo con aria a dir poco adirata. -Che gente!- continuò,
portandosi entrambe le mani ai fianchi. Tuttavia poco dopo sentì la mano calda
di Alessandro raggiungerle la spalla, provocandole un leggero brivido.
-Su Michi-san, lascia perdere.- le sorrise gentilmente,
mentre il tale si voltava dall’altra parte, proseguendo la propria strada. -E’
molto strano...- riflettè Alessandro, portandosi una mano al mento.
-Cosa?- chiese la ragazza, osservandolo con aria curiosa.
-Quello stesso tale prima, mi aveva consigliato di non
salire su questa giostra... ed ora hai importunato te.- riflettè, facendo
incuriosire anche Michi. Sospirò, chiedendosi perché molte volte, certe persone
dovessero rompere così le scatole!
-Lasciamo perdere... la gente è molto, troppo folle!-
esclamò Michi, voltandosi nuovamente verso il proprio interlocutore. -Dai
voglio provare un’altra giostra paurosa... ti prometto che questa volta non
avrò fifa!- esclamò, tutta pimpante. Alessandro le sorrise leggermente,
avviandosi con lei verso una nuova scelta.
-Questo è tutto da vedere!-
-Cosa?-
-Se non dovrai di nuovo stringerti a me per non morire di
paura!- rise lui, meritandosi un leggero pugno di lei sulla spalla.
-Uffa!-
Ed il pomeriggio passò così. Un sorriso di lui. Una
battutaccia di lei. Un gesto carino di Alessandro. Una figuracciadi Michi. Due ragazzi che condividevano un
pomeriggio pieno di divertimento e gioco, un gioco che Michi stava davvero
iniziando ad apprezzare. Ma dentro di lei sempre quel blocco. Quell’infinita
certezza che dentro tutto questo, ci fosse qualcosa di sbagliato.
-Ti ringrazio per la giornata!- esclamò Michi, fermandosi
davanti alla fermata dell’autobus.
-Sei sicura che non vuoi che ti accompagni a casa?- chiese
Alessandro, infilandosi una mano in tasca.
-Sì, non ti preoccupare. Hai detto che abiti qua vicino, è
inutile che tu debba fare tutta quella strada solo per accompagnarmi!- sorrise
lei, facendo di no con il capo.
-Bè...- sussurrò lui, avvicinandosi. -Almeno potrei godere
ancora un po’ del tuo sorriso...- Michi arrossì visibilmente, udendo quella
dolcissima frase. Lo osservò voltarsi, poi farle un cenno con la mano.
-Ci vediamo domani a scuola Michi-san!- esclamò, avviandosi
verso casa.Michi rimase là imbambolata,
osservarlo andar via.
-C... cosa?- spalancò la bocca, osservando arrivare il
proprio bus. Vi salì, pensando alla giornata trascorsa. Alessandro era stato
davvero carino e gentile. Non perdeva occasione per esaudire ogni suo piccolo
capriccio, come quel gelato gigante che si erano dovuti mangiare entrambi.
Sorrise pensandoci, mentre passava una mano sul paletto giallo del pulman. Era
sbagliato... se lo sentiva. Era come una morsa che sai non ti lascerà mai
andare, ma che tuttavia ti è impossibile abbandonare. Voltò lo sguardo, notando
dietro di lei una figura conosciuta. Un tale con un impermeabile ed un cappello
grigi. La faccia divenne subito rossa di rabbia non appena lo riconobbe. -Lui!-
notò, vedendolo alzarsi. Aveva continuato a girare intorno a lei ed ad
Alessandro per tutto il pomeriggio, senza dar loro un attimo di tregua. Decise
di scendere alla sua fermata, per chiedergli spiegazioni. Era pericoloso, ma
dentro di lei sentiva di doverlo fare. -Tu!- lo richiamò, là in mezzo al
marciapiede. Il tale non si voltò, dovendosi far richiamare dalla ragazza. Ma
niente. Ella capì che in questo modo non l’avrebbe mai ascoltata, così gli
corse incontro, tentando di ricevere un po’ d’attenzione. -Senta... lei!- lo
chiamò ancora, portandosi di fronte a lui. Il tale alzò lo sguardo, facendo
notare alla ragazza, ora che lo osservava meglio, che quel volto lo aveva già
visto. Tuttavia esso era coperto da quegli scuri occhiali da sole, ed era
difficile poter tirare delle conclusioni affrettate.
-Che vuole? Ho fretta!- esclamò il tizio, superandola.
-No, aspetti!- Michi gli corse nuovamente incontro,
fermandolo.
-La smetta, ho da fare io!- si lamentò quello, nervoso.
-Però per girare intorno a me ed al mio amico oggi
pomeriggio non aveva niente da fare!- esclamò lei, osservandolo bene. -Si può
sapere cosa vuole? E chi è?- domandò, più curiosa che mai. Desiderò dentro di
sé che si togliesse i pesanti occhiali da sole e quel ridicolo impermeabile, ma
naturalmente non lo fece.
-Non sono affari che la riguardano.- tagliò corto, tentando
di superarla. Ma Michi fu più veloce: all’istante gli tolse occhiali e
cappello, dando fondamento a quelle che in fondo, erano le sue speranze.
-Yuri-kun?- fece, più che sconvolta. Lo vide raccogliere in
fretta da terra entrambi gli oggetti, e rinfilarseli con estrema fretta.
-Non so chi sia.- sussurrò, ricominciando a camminare.
-Perché?- chiese lei, ormai convinta della sua identità. A
quel punto il ragazzo si sentì con le spalle al muro: ormai non si poteva più
fingere... tanto valeva affrontare subito la questione. Si voltò quindi verso
di lei, togliendosi impermeabile, cappello ed occhiali da sole. La osservò con
i propri occhi scuri, chiedendosi quale sarebbe stata la sua prossima reazione.
-Yuri-kun... perché?- chiese lei, osservandolo con estrema confusione nello
sguardo. Il cielo azzurro e la strada vuota erano gli unici spettatori di quel
momento importante, che per Michi era pieno di punti interrogativi.
-Perché cosa?- tentò lui, osservandola con apparente
indifferenza.
-Che razza di domande fai?- strinse i pugni, facendo un
passo avanti, arrabbiata. -E’ tutto il pomeriggio che segui me ed Alessandro.
Ci hai disturbato nei modi più disparati... perché?- domandò, più che mai
pronta ad ascoltare la sua risposta. Yuri tuttavia rimase zitto, abbassando lo
sguardo.
-Mi divertiva... era un gioco...- sorrise, dicendosi di aver
trovato la scusa più adatta. Tuttavia non ebbe davvero il tempo di terminare
quell’affermazione poiché uno schiaffo ben assestato gli raggiunse la guancia.
Rialzando lo sguardo vide il volto seriamente arrabbiato di Michi, che con il
fiato corto e le lacrime agli occhi, gli rivelava i propri pensieri.
-Avevo capito di non contare un fico secco per te ma... io
non posso accettare tutto questo... non posso accettare di essere diventata
anche un giocattolo per te! Yuri-kun, smettila di usarmi come se fossi una
bambolina nelle tue mani, io non me lo merito!- tuonò ancora, serrando forte
gli occhi. Non voleva che quel ragazzo vedesse le proprie lacrime, e tentava
con ogni mezzo, di tenerle intrappolate negli occhi, quasi fossero un bene
prezioso da non mostrare a nessuno.
-Non sei niente di tutto questo.- una frase veloce, e subito
dopo ecco le mani di Yuri sulle sue spalle, e le labbra del ragazzo poggiate
sulle proprie in un bacio morbido e pieno di passione. Un bacio inaspettato,
molto più folle ed estremo di quello precedente. Un bacio che Yuri aspettava
dentro di sé dalla prima volta che aveva avuto la fortuna di assaggiare il
sapore di quella signorina speciale di cui purtroppo, si era reso conto di
essersi innamorato. Quando si scansò lo sguardo di Michi era ancora incollato
al proprio. No, questa volta non sarebbe scappata.
-E ora?- domandò, reggendo lo sguardo freddo di lui. Sentiva
di dovergli fare quella fatidica domanda, una domanda che avrebbe dovuto fargli
subito. -Anche questa volta lo hai fatto per consolarmi?- chiese ancora, sempre
più incuriosita. Non le importava se era invadente, non le importava se si
sarebbe potuta pentire un giorno. Gli e lo aveva chiesto, e questo era
l’importante. Yuri rimase completamente zitto, mentre si voltava dalla parte
opposta. Non aveva una risposta, e quindi non avrebbe potuto dargliela.
-Non lo so Michi, non lo so.-
Salve a tutti ^___^ chiedo venia per il mio tremendo ritardo
(più di un mese XD) e nella speranza che ancora qualcuno si ricordi di questa
mia storia… vi dico che spero che il capitolo vi sia piaciuto!! So che non
aggiorno molto spesso… ma ho parecchie storie in sospeso ed è difficile stare
dietro a tutte. Senza contare che con questa storia ultimamente, ho parecchi
problemi. Vabè,spero davvero tanto che
commenterete, anche perché mi dareste un imput per continuare più in fretta
^__^ un bacione, Ichi-chan
In quella camera c’era un buon odore. Yuri
lo respirò a fondo, gettandosi poi sul morbido letto.
-Ehi, non siamo mica in un albergo!- esclamò il proprietario
della stanza, richiamando l’attenzione del biondo che alzò appena la testa in
sua direzione.
-Humm...- bofonchiò semplicemente Yuri facendo nuovamente ricadere il capo all’indietro.
-Sei arrivato senza dire nulla... sei rimasto zitto come un
pesce lesso... ed ora ti butti sul mio letto convinto, magari, che io non ti
farò domande?- domandò ancora il moro, sedendosi sul letto accanto all’amico.
Quello rimase zitto per un po’, poi puntò gli occhi castani al soffitto. Forse
era davvero il caso che si sfogasse con qualcuno. E forse era anche meglio che
quel qualcuno fosse proprio Steve.
-Non riesco a capire cosami sta succedendo.- disse semplicemente, continuando a guardare il
soffitto con aria assente. Steve lo imitò, ma più
semplicemente per dare vita ad un gesto disperato.
-Potresti spiegarti meglio?-
Fosse facile... pensò il biondino, fissando ancora il
soffitto. Più semplicemente avrebbe dovuto dire che sentiva il cuore
scoppiargli nel petto ogni volta che gli occhi ridenti di quella ragazzina gli
si presentavano davanti al viso. Doveva ammettere che quando la vedeva vicino a
quel damerino dall’aria troppo per fettina gli veniva voglia di spaccare tutto.
Avrebbe dovuto ricordare a se stesso che Michi gli piaceva, gli piaceva
davvero. Strinse un pugno. Possibile che quella stramba situazione che sentiva
esplodere dentro di sé la si potesse identificare con il termine amore? Era
estremamente confuso, ma più di tutto spaventato. Era come se tutto ciò in cui
aveva creduto per tanto tempo venisse gettato via, quasi non fosse mai
esistito. Strinse forte gli occhi, mentre il suo amico lo incitava a parlare.
-Yuri-san?- lo chiamò ancora Steve, quasi convinto che il biondo si fosse addormentato.
-Sì.- Yuri si mise a sedere sul
letto, spostando il proprio sguardo dal soffitto al pavimento. Gli sembrava
davvero tutto tanto, troppo strano. Steve pareva
confuso dalla situazione: Yuri sembrava essere stato
appena catapultato in un mondo che non era il suo, in piena balia di una
tempesta che lo spaventava a tal punto da togliergli ogni facoltà mentale. Steve scosse il capo, dicendosi che forse stava avendo
pensieri troppo esagerati.
-Forza, raccontami tutto.- gli mise una mano sulla spalla,
assumendo l’aria più rassicurante che potesse fare.
-Credo di essere un coglione.-
ammise semplicemente Yuri stringendo forte i pugni. -Mi
piace una ragazza.- nel sentire quelle parole Steve
scoppiò in una grossa risata. Talmente grossa che Yuri
inarcò un sopracciglio, sorpreso. -Che ti prende?- domandò il biondino,
osservando con aria perplessa l’amico che, ormai, rideva con gusto.
-Ehi Yuri-san, non dirmi che è la
prima volta che ti innamori di una ragazza!- esclamò Steve
guardandolo con sempre più voglia di ridere. La faccia di Yuri
in quel momento, in effetti, pareva la più sorpresa del mondo.
-Emmh... no.- disse semplicemente,
convinto che fosse una cosa normale. Lui stesso fino a poco tempo prima era
convinto che l’amore non esistesse!
-Eppure tu mi sembravi uno dalle tante conquiste.- disse Steve divenendo più serio in viso. Yuri
annuì.
-Certo... non ho mai avuto problemi con le donne... ma non
mi sono mai ecco...- aveva grandi problemi nel terminare quella frase.
-Innamorato?- per Steve invece fu
più facile che rubare una caramella ad un bambino. Lo fissò con gli occhi
sbarrati, di chi aveva appena udito una cosa assurda. Poi si passò una mano tra
i capelli scuri, sorridendo appena. -Cioè, vorresti dirmi che non ti è mai
venuto il batticuore mentre guardavi una ragazza? Che non hai mai desiderato di
renderla felice... di averla al tuo fianco per il resto dei tuoi giorni?- Yuri ascoltava interessato,quasi quelle parole fossero qualcosa di assolutamente nuovo per lui. Ed
in effetti era così. Steve parlava, parlava e
parlava... parlava di quanto fosse bello prenderla per mano, guardarla negli
occhi e poi baciarla. E più Steve parlava più Yuri si rendeva conto che lui in effetti non aveva mai
provato tutto questo. O per lo meno, prima d’allora.
-Bè... allora direi che ora lo
sono.-
-Lo sei cosa?- domandò Steve
divenendo sempre più interessato al discorso. Yuri
arrossì.
-Bè.. sì... ecco... innamorato!- Steve rise ancora.
-Oh Yuri-san... mi fai troppo
ridere!-
-Se osi dirlo a qualcuno ti ammazzo!- e gli si lanciò
contro. Iniziò tra loro una battaglia a cuscinate,
una battaglia che sapeva d’amicizia e di nuove scoperte. Qualcosa che portava Yuri ad essere sempre più confuso, ma al contempo sempre
più sicuro dei propri sentimenti.
-Quindi secondo te... dovrei dirle tutto?- chiese Yuri tentando di calmare il fiatone. Entrambi gli amici
erano finiti sdraiati sul letto, a guardare quel soffittoche in quel pomeriggio doveva sentirsi
alquanto osservato.
-Certo. Ma dimmi una cosa... è Michi vero?- – sorrise furbo
il moro. Yuri non rispose, facendo un gesto di non
curanza.
-Ora vuoi sapere troppe cose. E comunque... allora lo faccio
già sta sera.- Steve fece di no con il capo.
-Mi dispiace Cupido, ma se la tua donzella è Michi...
leiquesta sera non c’è.- Yuri lo guardò con aria sorpresa.
-Cosa intendi?-
-Intendo che Michi e la mia bellissima Mary proprio in
questo momento stanno salendo in macchina e si stanno avviando verso la casa al
mare di Mary.- sospirò. -Quindi credo proprio che dovrai attendere il loro
ritorno.-
-No!- Yuri era più che sicuro che
se non gli e lo avesse detto entro poco, non avrebbe più avuto neanche il coraggio
di rivolgerle la parola. Scattò quindi in piedi, fissando l’amico con aria
attenta. Negli occhi color cioccolato una scintilla che sapeva di speranza e,
forse, anche d’amore.
-Ehi, che vorresti fare?- Steve lo
fissava incerto, chiedendosi quale fosse il piano, probabilmente impossibile,
che era passato per la testa dell’amico.
-Vieni con me.- lo tirò per un braccio, costringendolo a
scendere al piano di sotto. Pochi minuti e Steve si
era giocato quasi completamente la fiducia che i suoi genitori avevano maturato
in lui in quei suoi 17 anni di vita.
-Mio padre mi ucciderà...- sussurrò il moro, mentre Yuri accendeva il motore dell’auto nuova di zecca del padre
di Steve. Il biondino non lo degnò di uno sguardo,
infilandosi gli occhiali da sole.
-Eddai, sarà divertente! E poi...
scommetto che non ti dispiacerà trascorrere un fine settimana con la tua cara
Mary!- detto ciò premette l’acceleratore, convinto che quella sua sfacciata
avventura lo avrebbe portato verso una felicità sicura.
L’unico rumore che si poteva udire in quella macchina era
quello prodotto dal motore. Michi teneva il capo poggiato sul finestrino della
vettura. Gli occhi chiusi, l’espressione cupa. Mary era stata davvero carina
nel farle quell’invito: Michi era più che sicura che
l’amica lo avesse fatto esclusivamente per farle togliere dalla testa Yuri. La moretta aprì gli occhi. Già... Yuri.
Quel ragazzo complicato che amava incasinarle l’esistenza. Ci aveva riflettuto
in quegli ultimi giorni: se quel biondino non fosse mai arrivato lei magari in
quel momento sarebbe stata felice. Avrebbe conosciuto Alessandro, ci sarebbe
uscita spesso insieme e chissà, magari tra loro sarebbe potuto nascere qualcosa
di bello. Ed invece? Invece si ritrovava a pensare al biondino anche quando un
ragazzo carino e gentile come Alessandro le donava tante attenzioni. Sei
proprio una stupida, Michi! Si ritrovò a pensare, mentre scuoteva il capo. Non
era giusto dover rovinare quel momento con le sue stupide paranoie e quel suo
continuo essere così pessimista: si sarebbe divertita con la sua migliore
amica, nient’altro. Si voltò quindi verso Mary, fissandola con aria convinta.
La sua amica era seduta vicino a lei, tra le mani un romanzo rosa, di quelli
che le piaceva tanto leggere.
-Mary-chan?- la chiamò, con la
voce piu dolce che riuscisse a fare. Quella la guardò
con aria sorpresa, più che convinta che la sua amica si fosse addormentata.
-Sì?- rispose, con quella sua solita aria posata. L’amica le
sorrise, facendole poi l’occhiolino.
-Ti ringrazio tanto per avermi offerto questa vacanza.-
disse, poi abbassò la voce. -E ti prometto che non terrò più il broncio!-
terminò, facendo sorridere l’amica. Mary era felice che, finalmente, Michi si
fosse resa conto che non c’era nulla per cui essere scontenti. Sì, era vero, Yuri le stava rendendo la vita impossibile... ma c’erano
tante cose che potevano rendere la moretta felice: prima fra tutte l’amicizia
che la legava a Mary.
Circa un’ora dopo le ragazze avevano raggiunto la villa di
Mary. Essa era una vera e propria reggia: era arredata in puro stile
giapponese, con ogni sorta di confort e servizio. E la cosa che sicuramente la
rendeva bellissima era il fatto che affacciava sul mare.
-Signorina, è sicura che non avrà alcun problema senza di
noi?- chiese l’autista, affiancato da una delle cameriere.
-No, tornate pure a casa: mamma e papà avranno sicuramente
più bisogno di voi.- sorrise gentilmente, poi salutò cortese i due. Essi
ricambiarono il gesto, poi salirono in macchina, pronti per tornare a casa.
-Staremo sole tutto il fine settimana?- domandò Michi,
incredula. Mary annuì, mentre tirava fuori dallo zainetto le chiavi per aprire
la villa.
-Io direi che dovremo andare subito in spiaggia!- disse Mary
aprendo la stanza di Michi. Essa era arredata di tutto punto, con lenzuola di
seta e mobilio impeccabile. Michi si rendeva davvero conto che le ricchezze
della famiglia della sua amica erano davvero immense: e la cosa più incredibile
era che Mary non faceva mai nulla per darlo a vedere.
-Ok, mi metto il costume ed
arrivo!- esclamò la moretta, poggiando il proprio zainetto sul letto. Mary
annuì, poi se ne uscì dalla stanza, probabilmente per fare lo stesso. Michi si
sedette qualche secondo sul letto. Diede una breve occhiata alla stanza, poi
chiuse gli occhi.
-Forza Michi, che ti importa di Yuri?-
si disse. Le pareva da stupida parlare da sola, ma era l’unica cosa che le
sapesse infondere un po’ di sicurezza. Portò poi una mano bianca sulla
superficie liscia delle lenzuola, sentendone la fresca morbidezza. No, non
poteva lasciarsi calpestare da quel turbinio di emozioni che la rendevano
solo... confusa! In quel fine settimana era sicura che sarebbe stata in grado
di decidere molte cose: prima fra tutte avrebbe compreso quali erano i veri
sentimenti che provava per il biondino.
L’automobile grigia sfrecciava veloce per la grande
autostrada.
-Steve, sei davvero sicuro che
dovevamo girare a destra?- chiese Yuri fissando
malamente l’amico dai capelli mori. Quello diede un’occhiata veloce alla
cartina che teneva tra le mani, assumendo un’aria convinta.
-Certo! O... forse... no!- alzò lo sguardo sul biondino,
guardandolo con aria poi non più così convinta. -Emmh...
avevo letto la cartina al contrario!- Steve si portò
una mano dietro alla nuca, l’espressione più simpatica possibile gli si colorò
sulla faccia. Questo solo ed esclusivamente per calmare la reazione sicuramente
violenta dell’amico.
-Steve!- tuonò Yuri
dando un leggero pugno sul volante. Ed una sola domanda gli venne per la testa...
avrebbero mai trovato la villa di Mary?
Note dell’autrice:
Vi chiedo immensamente scusa per il tremendo ritardo. Erano
mesi che non aggiornavo... e se non seguirete più questa storia... posso dirvi
che non avete torto! Tuttavia vi giuro e spergiuro che non farò più così tanto
ritardo: ho avuto parecchi problemi con il pc, per
non parlare di questa maledetta ispirazione che non si decideva ad arrivare!
Comunque spero tanto che avrete voglia di seguire ancora la mia fanfic... e che commenterete... anche solo per mandarmi a
quel paese… dati i miei rari aggiornamenti!
Ringrazio...
leonessa: ti ringrazio per i complimenti ^_^ e spero che ti
andrà ancora di leggere questa fanfic, nonostantegli aggiornamenti sempre più rari!
Malia85: grazie tante! Sai, inizialmente pensavo che questo
nuovo Yuri non sarebbe piaciuto… è nettamente diverso
da quello che originale, ma noto con piacere che i miei timori erano infondati!
giadi92: mi fa piacere che questo Yuri
ti piaccia ^_^ come vedi ora ha capito parecchie cose sul suo rapporto con
Michi. E non ti preoccupare… questa fanfiction è una YurixMichi… anche se devo ammettere che a me questa coppia
non piace molto (sono segretamente una fan sfegatata di Ginta
e Key ç__ç).
muppello: ti ringrazio davvero
tanto ^_^ è spero che anche i prossimi cap saranno di
tuo gradimento!
dinny: ammetto di essere una fan
sfegatata di Alessandro ç__ç ma questa è una YurixMichi…
quindi devo darmi una calmata ^_^ spero ch anche
questo cap ti sia piaciuto… e che anche il biondino
non ti sia parso male!
miki90: nooo non ti piace
Alessandro?? Ç__ç io lo trovo così puccioso XD!
Comunque come vedi in questo cap non c’è… e ho dato
ampio spazio al tuo Yuri ^__^ alla prossima!
L’arietta fresca che le solleticava la pelle. Le lenzuola
morbide che accoglievano il suo corpo quasi lei fosse una principessa. Gli
occhi serrati, mentre da fuori poteva soltanto udire il canto prodotto dalle
onde del mare. Era tutto perfetto, tremendamente perfetto! Ma allora... perché
non riusciva a dormire?
Miky aprì subito gli occhi, fissando con aria spaurita un
punto indefinito davanti a sé. La stanza era ricoperta dal buio, ed i capelli
avevano iniziato a cadere davanti al volto bianco, infastidendola. Li ricacciò
in dietro, chiedendosi come mai non riuscisse a dormire. Vide sul comodino il
proprio cellulare ancora acceso, ed in breve guardò l’ora: erano da poco le due
del mattino! Lei e Mary si erano date la buona notte da almeno un’ora... eppure
nulla, non riusciva proprio a prendere sonno! Richiuse gli occhi, dicendosi che
esattamente tre secondi dopo si sarebbe addormentata. Quindi tornò a sdraiarsi,
sospirando.
1, 2, 3!
Ok, sto dormendo?
Niente da fare... e le tentò tutte. Contò le pecore, pensò a
tutte le cose più stupide ed immaginabili... eppure un’altra mezz’ora buona se
n’era andata, senza cederle neanche un po’ di sonno. E mentre si rigirava in
quel letto che pareva così comodo, le arrivò alla mente il possibile motivo di
quell’insonnia.
Yuri.
Quel ragazzo impossibile che non la stava mollando un
attimo. E lei che si era detta che grazie a quella breve vacanza lo avrebbe
dimenticato! Scosse il capo. Niente da fare. Ma chi riuscirebbe davvero a
dimenticare a comando quegli occhi profondi? Quel sorriso sbarazzino, quel
volto d’angelo? Miki avrebbe davvero sfidato chiunque... ed era sicura che
tutti avrebbero risposto un sonoro “no!”. Dopo qualche minuto sentì quel tipico
pizzicare agli occhi che ti ricorda che sei umano, e che quindi devi dormire.
Finalmente... forse il sonno sta arrivando! Sperò la
ragazza. Abbracciò più forte il cuscino, mentre sentiva un’onda particolarmente
forte infrangersi contro la spiaggia. Miky si chiese dove potesse essere arrivata
la marea in quel momento, ma dato che si rese conto che quello di prima era un
falso allarme, si decise ad andare a vedere. Chissà, pensò, magari l’arietta
fresca mi aiuterà.
Con solo il pigiama in dosso uscì sul balcone della camera,
guardando di sotto. Il mare aveva assunto lo stesso colore del cielo: un blu
notte intensissimo, che era capace di donarle grandi sensazioni. Stese le
braccia verso l’alto, poi chiuse gli occhi, puntando il volto all’insù. Si
stiracchiò con aria tranquilla, respirando quell’aria fresca che le piaceva
tanto. La brezza le accarezzò prima il volto, poi le gambe coperte appena fino
a metà coscia da un pantaloncino rosa. E le labbra si piegarono
impercettibilmente in un sorriso dolcissimo non appena immaginò le braccia di
Yuri che la sorprendevano da dietro le spalle, e la cingevano dolcemente,
donandole sensazioni mai provate prima.
Amore, semplice amore.
Aprì subito gli occhi non appena si rese conto che quei
pensieri non andavano affatto bene. Scosse violentemente il capo, poi battè un
piede a terra.
-E basta, Miky!- strinse gli occhi, poi i pugni. -Yuri non
deve far più parte della tua vita!- dopo poco annuì, dicendosi che finalmente
era convinta. Ma non ebbe il tempo di terminare quel pensiero che qualcosa, o
meglio, qualcuno la distrasse. Si avvicinò maggiormente al balcone,
affacciandovisi. E proprio in quell’istante vide qualcosa che la stupì non poco
proprio là, in quella spiaggia tranquilla.
Io lo dicevo che non eri capace...- disse Yuri afferrando un
grosso sacco a pelo. Il compagno lo guardò smarrito, poi notò con quanta
difficoltà il biondo stava cercando di rendere “abitabile” l’oggetto.
-Yuri-san, non sarebbe meglio dormire in auto?- chiese Steve
guardando ancora l’amico. Quello sospirò, poi continuò il proprio lavoro.
-Neanche per sogno. Non ho alcuna voglia di contorcermi
nella macchina minuscola di tuo padre... e poi abbiamo i sacchi a pelo, perché
non usarli?- chiese il biondo, cedendo una sola occhiata all’amico. Quello
scrollò le spalle, poi si sedette sulla sabbia fredda.
-Cosa non si fa per gli amici...- disse, chiudendo gli occhi
ed iniziando a giocherellare con le dita sulla sabbia. Dopo poco aveva scritto
il suo nome e quello di Mary... e poi un grosso cuore! Li guardò soddisfatto,
poi annuì. Yuri notò “l’opera d’arte” dell’amico, e scosse il capo. -Che c’è?-
domandò Steve.
-Sei così sdolcinato...- Yuri assunse un’aria che non
esprimeva molta ammirazione, poi indicò il disegno sulla sabbia. Steve guardò
prima Yuri, poi il disegno, poi ancora Yuri. Ed in fine sorrise.
-Ha parlato... quello che si fa un viaggio di non so quanti
chilometri solo per incontrare una ragazza che avrebbe potuto rivedere 48 ore
dopo!- si vendicò Steve iniziando a ridere.
-La mia situazione è molto diversa!- si giustificò il biondo
guardando storto l’amico. Quello gli fece il verso.
-La mia situazione è molto diversa!- iniziò a fare uno
strano balletto con le braccia, mentre Yuri lo guardava sempre più irritato. Il
biondo era più che sicuro che nessuno a Tokyo avrebbe avuto il coraggio di
prenderlo in giro a quel modo. Ma né steve né nessun’altro sapeva la sua vera
storia là ad Akhu, e forse era proprio per questo che aveva avuto la
possibilità di mostrarsi come una persona molto diversa seppur sempre piuttosto
fredda ed apatica. Ma guardare Steve che lo prendeva in giro a quel modo fece
tirar fuori il teppista che era in lui: lo guardò un ultimo istante poi gli si
lanciò letteralmente contro, iniziando con lui una lotta all’ultimo sangue
sulla sabbia.
Miky guardava sempre più stupita la scena che le si
proponeva di fronte: due ragazzi avevano iniziato a stendere dei sacchi a pelo
sulla sabbia, poi uno di loro si era seduto, ed aveva iniziato a fare strani
balletti. Successivamente il suo compagno doveva essersi arrabbiato, e gli si
era lanciato contro. Ed ora? Si stavano picchiando sulla spiaggia! Miky si
chiedeva seriamente se fosse il caso di intervenire: ma da quanto ne sapeva
magari quei due erano dei criminali... ma se uno di loro si fosse fatto male?
Aguzzò meglio lo sguardo, chiedendosi se li conosceva: ma era impossibile! In
quel luogo per lei erano tutte facce sconosciute, figuriamoci due tizzi sulla
spiaggia!
-Miky-chan? Anche tu sveglia?- una voce tranquilla la destò.
Per un attimo la moretta ebbbe un brivido, ma non appena si rese conto che si
trattava della voce tranquilla e posata della sua migliore amica, il cuore
rallentò i battiti.
-Ah... sei tu!- esclamò, quasi contenta. Aveva avuto paura
che qualche amico di quei due sconosciuti della spiaggia l’avesse raggiunta! E
mentre guardava Mary che era posta nel balcone accanto, si diceva che una
probabilità simile era davvero nulla. Chiuse gli occhi, poi sospirò. -Non
riuscivo a dormire.- disse così a bassa voce. L’altra annuì.
-Pure io!- esclamò. -Ma aspetta.- pochi secondi dopo l’amica
si era trasferita in camera di Miky, e si era posta sul balcone insieme a lei.
-Mary-chan? Guarda!- disse Miky indicando i due sconosciuti
della spiaggia che finalmente avevano smesso di far rissa. Ora erano seduti
sulla sabbia, e si erano distesi su dei sacchi a pelo molto approssimati.
-Sì, li avevo notati! Ma devono essere giovani...- osservò
Mary. Miky annuì, poi distolse lo sguardo dalla spiaggia.
-Saranno dei ragazzi in cerca d’avventura.- sorrise Miky
chiedendosi se anche lei, prima o poi, combinerà una pazzia simile. Prendere un
treno qualunque e scendere in una città qualunque... dormire in una spiaggia
qualunque... con le persone che sai che ti vogliono bene. Miky si chiese se in
quel gruppetto ci fosse anche Yuri... mi vuole bene? Si domandò. Poi scosse il
capo. Sicuramente se me ne avesse voluto anche solo un pochino non soffrirei
come sto facendo ora. E con questi pensieri sospirò, mentre l’amica la prendeva
per mano dopo averla raggiunta.
-Miky-chan, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?-
domandò Mary osservandola con aria compiaciuta. Miky piegò la testa su di un
lato, incredibilmente stupita dalla proposta dell’amica: Mary era sempre stato
un tipo amante delle regole, e sicuramente quella proposta per lei doveva essere
estremamente eccitante. Ma Miky sorrise, dimenticando quel pensiero. Ci
riflettè un solo istante: in effetti sentiva un certo languorino! Annuì, poi le
due si avviarono al piano di sotto. Ma quando aprirono il frigorifero non
trovarono nulla di facile da preparare, e che andasse bene loro.
-Humm…- biascicò Miky sedendosi al tavolo. -Ho voglia di
sushi!- esclamò ancora, guardando la lampadina accesa sopra di sé. Il volto
assunse un’aria sognante, mentre immaginava un piatto pieno di sushi pronto
solo per essere mangiato. Mary ci pensò su.
-Nessun problema.- affermò. -Qua vicino, sul lungo-mare, c’è
un banchetto che sta aperto anche la notte... e cucina il sushi!- esclamò la
ragazza, mentre gli occhi di Miky si illuminavano.
-Davvero? Dobbiamo subito andare!- si alzò in piedi,
entusiasta. Poi si fermò improvvisamente. -Ma mi sa che è troppo tardi per
uscire.- ma Mary la fermò, scotendo il capo.
-Ma che dici, qua è un posto talmente tranquillo che non
troveremo nessuno di pericoloso!-
Pochi attimi dopo le due amiche erano già sul lungo mare,
alla ricerca del banchetto in cui veniva cucinato il sushi. E dopo
un’astenuante ricerca ecco finalmente il luogo tanto desiderato.
-Ci voleva proprio!- esclamò Miky, mentre inseriva le
bacchette nel piatto di pesce. Mary annuì, gustando la propria razione. Il
cielo notturno sorrideva loro, e Miky era felice se solo pensava che neanche
mezz’ora prima si stava rigirando nel letto. La sua mente vagò poi sui due
sconosciuti che avevano iniziato a prendersi a botte nella spiaggia: chissà se
se n’erano andati, o forse erano rimasti in spiaggia. Ci pensò su.
-A che pensi?- domandò Mary.
-Mi chiedevo se quei due sconosciuti nella spiaggia alla
fine se ne erano andati.- sussurrò Miky, addentando un nuovo pezzo di pesce.
Mary alzò gli occhi al cielo, poi pose lo sguardo sulla spiaggia poco
lontana.
-Bè... tra poco lo scopriremo, tanto ci passiamo davanti!-
Miky annuì, sinceramente curiosa. Fecero ancora qualche metro, poi gettarono i
contenitori di plastica in un cestino della spazzatura. Quando furono ai pressi
della villa Miky gettò curiosa uno sguardo alla spiaggia, e notò che non c’era
più nessuno.
-Se ne sono andati.- sussurrò.
-Bè, dato che non c’è nessuno... potremo andare a bagnarci i
piedi!- esclamò Mary. Miky era davvero perplessa: due “pazzie” in una sola
notte? Per Mary era sicuramente un record! Che lo stesse facendo per farle
dimenticare Yuri? Bè, se era così non solo Mary era un’ottima amica, ma il suo
tentativo stava venendo proprio bene.
-Vedi se riesci a prendermi!- le scarpe abbandonate poco
lontano, ed i piedi immersi nella sabbia fresca. Miky correva come una matta
per quella spiaggia deserta, mentre l’amica l’inseguiva.
-Aspetta!- esclamò Mary.
-No!- durante la sua corsa Miky si voltò, poi fece la
linguaccia all’amica.
-Miky-chan, attenzione!- ma Mary non fece in tempo. Miky
inciampò su qual cosa, o meglio, qualcuno!
-Ahi!- udì, ma non fece in tempo ad ascoltare bene il
proprietario della voce, poiché, era caduta a terra. Ma al posto di trovarsi
sopra ad un manto di sabbia, come invece si aspettava, sentì sotto di sé una
persona. Aprì gli occhi spaventata, e quasi non ci credette quando vide davanti
a sé gli occhi profondi di Yuri.
-Sto sognando?- domandò a mezza voce. Ma quando il ragazzo
sorrise capì che non doveva essere così.
-No!- e grazie a quella voce comprese che era veramente
Yuri. -Ma ora ti dispiacerebbe alzarti? Non sei molto leggera!- esclamò,
facendola infuriare. Il solito Yuri: capace solo a prendere in giro ed a rovinare
i bei momenti come quello!
Ma ora che era sopra di lui, ora che lo fissava, non poteva
che ricordare il loro ultimo incontro. Incontro durante il quale era stata
davvero tanto, troppo male.
Cosa sarebbe successo? Perché poi Yuri era là!
Ringrazio...
Vera93: Ed eccoti accontentata, con un nuovo capitolo! Ok è
solo la prima parte, ma la seconda non arriverà tanto tardi! Per quanto
riguarda Alessandro... bè lui è il mio personaggio preferito di questa serie
(insieme a Ginta-kun ç__ç) quindi se leggerai delle mie ff... credo lo troverai
spesso!
daygum: bè dai questa volta ci ho messo molto meno ad
aggiornare!! Comunque nell’altro sito non la posto più, quindi ti consiglio (se
vuoi continuare a leggere la mia storia) di farlo qua, su efp!
giady92: mi dispiace che per colpa mia tua bbia dovuto
sacrificare le tue unghiette ç__ç ora il cap è arrivato molto più presto...
visto? Così non dovrò neanche sentirmi più in colpa!
miky90: meno male che non c’è l’hai con me ç__ç non mi
piacerebbe che i miei lettori cospirassero di picchiarmi (scappa urlando) ma
per fortuna mi hai detto il contrario!
La notte è affascinante. Soprattutto se la si osserva
cullati dal dolce rumore delle onde e se il cielo scuro ha sotto di séun‘immensa pozza d’acqua: il mare. Michi chiuse gli occhi. Non immaginava che in quella breve
vacanza lo avrebbe incontrato. La cosa non le era molto chiara, sapeva solo che
Mary aveva preso Steve di forza e lo aveva convinto a fare una passeggiata per
il bagnasciuga. Naturalmente il giovane non se l’era fatto ripetere due volte,
e con un sorrisetto ebete stampato sulla faccia aveva seguito la sua amica come
un cagnolino. A quel punto sia lei sia Yuri avevano
visto le loro guance colorarsi di rosso, Yuri più
ancora di lei. Le sedeva accanto, una mano immersa nella sabbia a fare strani
cerchietti. Lei con le ginocchia al petto e i capelli sciolti, che si
lasciavano cullare dal dolce movimento delle onde. Chiuse gli occhi: si
chiedeva se parlare con lui fosse la cosa migliore. Che poteva dirgli in fondo?
Che lo amava? Non lo sapeva nemmeno lei. Abbassò lo sguardo, abbandonandosi nel
dolce suono delle onde. E si chiese se Mary sarebbe tornata presto.
-Che strano…- disse Yuri. Lei
rimase scossa dal suono leggero della voce del ragazzo, una voce che comunque
non poteva togliere dalla propria mente. Michi si
voltò in sua direzione, assumendo un’aria interrogativa.
-Cosa sarebbe strano?- domandò, inarcando un sopracciglio. Yuri sorrise.
-Che non mi hai chiesto che ci faccio qua…- disse
semplicemente, mettendosi a sedere. Le gambe incrociate, lo sguardo perso tra
le onde del mare. Michi si schiarì la voce, dandosi
mentalmente della stupida per non averglielo ancora chiesto.
-Già…- disse a bassa voce. –Effettivamente… che ci fate
qua?- chiese facendo ridacchiare il giovane.
-Ecco… speravo che me lo chiedessi… anche perché se no non
avrei saputo come fare.- abbassò lo sguardo, non credendo a cosa stava perdire. Diresse poi le proprie iridi su quelle stupite di Michi che, ingenua, lo guardava. Le carezzò una mano con le
dita un po’ sporche di sabbia poi sorrise. Forse il sorriso più sincero che
fosse mai spuntato sul suo volto.
-Che… che intendi?- domandò lei stupita.
-Sono venuto per dirti che ti…- si trattenne un attimo. Michi poggiò la propria mano su quella di Yuri, che le stava ancora accarezzando la guancia. –Ti… ti
amo…- si trattenne. –Ecco… l’ho detto.- e chiuse gli occhi, imbarazzato. A Michi invece gli occhi divennero lucidi. Lucidi di gioia.
-Ci hai messo così tanto per capirlo…- sorrise lei.
-E ora?- domandò lui.
-E ora… dovrei dirti che ti amo…-
-Dovresti perché devi, o lo pensi davvero?- Michi rise.
-Ti amo… davvero.- e lui non si trattenne. Sentì il bisogno
fisico di allacciare le proprie labbra a quelle di Michi,
senza volersi mai allontanare da lei. Era così bello. Così intenso… un bacio
leggero, che sapeva di mare e d’amore. L’abbracciò. Respirò a pieno il suo
profumo, e Yuri si sentì uno stupido nel pensare che
fino a quel momento aveva rifiutato di innamorarsi. E quella sera aveva creduto
all’amore: per la prima volta si era sentito umano, così umano da diventare
improvvisamente felice. E si stupì nel pensare che l’amore era il sinonimo
della felicità. E quasi soffrì nel trattenersi, perché voleva dirglielo. Voleva
dirle che lei stava diventando il motivo della sua felicità. E dimenticò il
piccolo Yu. Dimenticò Arimi,
che pareva così lontana a Tokyo. Dimenticò Ginta,
dimenticò il motivo stesso per cui la sua vita era cambiata totalmente. Perché
ora che la guardava negli occhi poteva comprendere quale meraviglioso dono
potesse essere una semplice persona. Quando il loro abbraccio s’interruppe
sentirono alcuni passi venire verso di loro. E si stupirono nel comprendere che
erano rimasti in quella posizione per un bel po’. Michi
alzò lo sguardo, lanciando un’occhiata complice al suo ragazzo. E il solo
pensiero che quel bel tipo biondo di fronte a lei era il suo ragazzo la fece
arrossire. Le sfiorò la guancia. E Michi si disse di
non averlo mai visto con aria così dolce. Quando Steve e Mary li raggiunsero
guardandoli negli occhi capirono subito cosa era successo, quasi fosse scritto
sul volto d’entrambi gli amici. Mary sorrise di gioia, dicendosi che i
sentimenti di Yuri dovevano essere veramente forti se
il ragazzo aveva dimenticato il bambino che ora era lontano. Steve invece si
disse che se Yuri era riuscito a mettere in quadro la
propria vita sentimentale allora, prima o poi, ci sarebbe riuscito anche lui.
Per questo il suo sguardo scuro s’indirizzò verso la bella Mary che, accanto al
ui, guardava la nuova coppia con aria felice. E gli
venne in mente un’idea. Un’idea pazza. Incredibile. Frutto della sua giovane
età e della sua incoscienza.
-Ragazzi…- disse il giovane. –Che ne direste di fare un
bagno?- domandò il giovane sorridendo. Tutti si voltarono in sua direzione.
-Ma Steve-kun… siamo a novembre!-
esclamò Mary dicendosi che doveva mancargli qualche rotella.
-Che t’importa… fa un caldo!- rispose Yuri
che, tra un minuto e l’altro di contentezza, si era detto che fare una piccola
pazzia sarebbe stata un’ottima idea. Guardò Michi.
-Che ne dici?- le chiese.
-Non ci penso proprio!- incrociò le braccia. I due ragazzi
si guardarono solo un secondo, poi presero la stessa decisione nel medesimo
istante. Michi e Mary in pochi attimi si ritrovarono
tra le braccia dei due giovani, e vestite com’erano furono gettate in mare. La
corsa tra la distesa di sabbia asciutta e il mare fu brevissima. Michi sentì in breve l’acqua che la inondava ovunque: i
piedi, le gambe, le spalle e i capelli. Sentì in lontananza la sua amica Mary
urlare una minaccia di omicidio nei confronti di Steve, poi più niente. Si
lasciò cullare qualche istante dalle onde e dal corpo di Yuri
che era legato al proprio anche dentro l’acqua. Finalmente riemerse, tutti i
capelli scombinati e gli occhi brucianti. Per questo li tenne chiusi, protetta
dal suolo che riusciva a toccare per bene con entrambi i piedi. Sentì poi le
labbra morbide di Yuri accarezzare le proprie, e
d’istinto allacciò le proprie braccia intorno al suo collo. Sentì il sapore di
mare, di sale e di amore. Il sapore di Yuri era
eccezionale: qualcosa che, sapeva, non si sarebbe mai scordata.
-Certo che un bagno notturno… non l’avevo mai fatto!-
esclamò Mary mentre si pettinava i capelli. Michi,
accanto a lei, si stava asciugando. La villa aveva due bagni ed avevano deciso
di fare la doccia una dopo l’altra, lasciando l’altro bagno ai ragazzi. Se
avessero aspettato per farsi la doccia sicuramente si sarebbero presi un
accidenti.
-Però ci siamo divertite.. ammettilo.- rispose Michi iniziando a vestirsi. Mary ridacchiò.
-Certo che tu ti sei divertita… eri con il tuo
bell’imbusto!- Michi arrossì.
-Emmh…-
-Credi che non vi abbia visti mentre vi baciavate in acqua?
Amica mia… sono felicissima per te!- l’altra preferì non prolungare il
discorso… la metteva molto in imbarazzo!
-E parliamo di te… con Steve? Cavoli, farebbe qualunque cosa
per avere un po’ d’attenzione da te!- disse Michi
facendo l’occhiolino. Mary divenne rossa.
-Non è che se tu sei fidanzata allora devo esserlo per forza
pure io!- rispose quella accigliata. –Poi in realtà scherza… ne sono sicura!-
il discorso di Mary non convinse Michi: era troppo
imbarazzata per essere così indifferente al povero Steve che, secondo la
giovane, era davvero innamorata della sua amica.
-Certo che quando eravamo in acqua… non vi staccavate un
secondo!- esclamò Steve infilandosi i boxer. Per fortuna era riuscito a
sciacquarli, non avevano pensato infatti che erano partiti senza cambio ed
avevano avuto la brillante idea di fare il bagno vestiti. Yuri
si passò una mano tra i capelli come gesto di non curanza.
-Non è vero…- bofonchiò.
-Cosa? Cavoli, avrei voluto farle pure io quelle cose con
Mary… ma nuotava lontano da me…- disse Steve fingendo un pianto disperato. Yuri sorrise di fronte a quella buffa scena.
-Ma si… secondo me non le sei indifferente.- disse per
rassicurarlo. Steve lo guardò speranzoso.
-Dici? Mah… Yuri-san, sono anni e
anni che tento con lei!- disse. Yuri ci pensò su.
-Hai mai pensato che lei ti tratta così perché in fondo sa
che tu le starai sempre dietro come un cagnolino?- Steve si interessò molto al
discorso.
-Che intendi?-
-Intendo che la tattica che stai usando, ritengo da anni,
per conquistarla è troppo… banale! Devi farla ingelosire.- Yuri
schioccò le dita, e con questo parve fare una magia. Steve aprì e richiuse più
volte gli occhi, sorridendo poi con l’aria un po’ da cretino.
-Devo provarci…- disse poi, con l’aria più convinta. –Ora
che ho visto te e Michi poi… ho un’invidia!- Yuri aggrottò le sopracciglia.
-Già… ma basta che non la fai ingelosire con Michi!-
E risero. Risero da amici, come mai Yuri
aveva fatto. E nemmeno comprendeva quanto Akhu, quel
paesino che tanto aveva disprezzato, l’avesse cambiato: aveva trovato persone
che lo facevano ridere. Persone che gli avevano donato mille sentimenti.
Persone che lo avevano fatto sentire veramente vivo. E l’unica cosa che gli
venne da fare fu di ringraziare: ringraziare forse i Kami
ai quali non credeva, ma davvero, se un dio esisteva, era stato veramente
gentile con lui a dargli una così bella seconda possibilità.
Lo so… lo so… sono veramente da linciare, prendere a pugni..
uccidere! Questa storia l’avevo mollata… messa nel dimenticatoio… le ero molto
legata ed ho avuto il coraggio di… non continuarla! Ma ora ci risono, e spero
che avrete voglia di tornare a seguirla. Lo spero con tutto il cuore. Questo
capitolo era semplice, leggero… e un po’ sarà così la storia stessa fino ai
prossimi guai!
Ciao a tutti! ^_^ chiedo veramente scusa per l’incredibile
ritardo. So che è irrispettoso per voi lettori (sempre che c’è ne siano ancora
-.-) ma purtroppo è stato un anno pesantissimo tra scuola e impegni vari. Spero
con l’estate di rendere gli aggiornamenti più frequenti… sempre che ci sia
ancora qualcuno che legge!
Vi lascio al dodicesimo capitolo. Un po’ leggero, ma che ci
porta alla seconda parte di questa storia che no, non è ancora finita!
12-Il musical
Michi non aveva mai amato. Per lo
meno, non aveva mai provato un sentimento simile a quello che le stava
attraversando il cuore durante quei giorni. Dentro di sé era sempre stata
consapevole che da quando aveva incontrato per la prima volta quel ragazzo
biondo, mezzo nudo dentro il bagno della signora Matsura,
nulla sarebbe stato come prima. Glie lo avevano suggerito quegli occhi.
Profondi, immensi. Ma qualcosa l’aveva fermata. Non era paura, no. La malattia
le aveva insegnato ad essere coraggiosa, ma quando ci si trova di fronte a
degli occhi come quelli di YuriMatsurabè, allora bisogna fare due conti. Michi chiuse gli occhi. Stavano ufficialmente insieme da
una settimana e non era passato giorno che Yuri non
fosse passato a casa sua per andarla a trovare o si faceva vedere di fronte
alla scuola per andarla a prendere. Una mano dietro la nuca e un sorriso
stampato in faccia, le prendeva la mano e si avviavano tranquilli tranquilli per la via, e lui che le prendeva la cartella e
senza storie glie la portava fino a casa. A sua madre piaceva molto. Diceva che
era un bel ragazzo e che la famiglia della signora Matsura
era rispettabilissima.
-Michi, non ti voglio perdere.- le
aveva detto una sera prima di lasciarla tornare a casa. Erano di fronte al
cancello del palazzo dove abitava Michi, un edificio
di non più di tre piani. Lei aveva sorriso.
-E perché dovresti perdermi?- aveva chiesto. Yuri aveva fatto spallucce.
-Perché sono un cretino…- guardò altrove. –E poi c’è
quell’Alessandro… non mi piace come ti guarda!-
Già, Alessandro. Era un bel problema effettivamente. Non per
Michi, ovvio, ma per Yuri
rappresentava una minaccia parecchio temibile. Ogni volta che, uscendo da
scuola, il musicista le faceva un sorriso o un saluto gentile Yuri lo fissava in cagnesco, stringendo i pugni. La ragazza
lo incitava sempre cercando di convincerlo a stare calmo, ma la cosa era
difficile da gestire. Michi non voleva perdere
l’amicizia di Alessandro, era un bravo ragazzo e, nonostante non lo guardasse
con occhi d’amore, per Yuri era una vera e propria
malattia!
-Ciao Michi-chan.- l’aveva
salutata Alessandro quella mattina. Michi era entrata
nell’aula di musica con il compito di prendere degli spartiti da dentro un
cassetto. Gli aveva sorriso poi aveva fatto un cenno con il capo.
-Ciao a Te Alessandro-kun.-
-Tutto bene? E’ da un po’ che non ho la possibilità di
chiacchierare un po’ con te…- aveva sussurrato il giovane, alzandosi dalla
cattedra. La ragazza diede un’occhiata al lavoro che stava facendo: stava
scrivendo della musica!
-Già…- rispose tranquilla.
-Ogni volta che all’uscita cerco di avvicinarmi il tuo nuovo
ragazzo mi guarda in cagnesco.- incrociò le braccia, socchiudendo poi gli occhi
azzurri. Aveva dei begli occhi Alessandro, occhi che erano sempre stati in
grado di ammaliarla. Occhi tristi, ai quali Michi
voleva bene.
-Scusami, è un po’ geloso!- aveva risposto la ragazza
facendo una risata un po’ isterica. Gli occhi le diventarono piccoli come due
fessure, pensando alla tortura cinese più terrificante da usare contro Yuri la prossima volta che l’avrebbe visto.
-L’avevo notato.- Alessandro aveva guardato altrove, poi le
aveva preso una mano. –Però nonostante questo non vorrei perdere la tua
preziosa amicizia.- le sorrise dolcemente, poi le lasciò la mano. Michi si emozionò dopo quel gesto, convinta che quel ragazzo
le volesse un bene sincero.
-La stessa cosa vale per me!- gli rispose quindi ,facendo un
sorriso. Alessandro si voltò, prendendo poi un foglio da sopra la cattedra.
-Guarda, questa è la musica che sto scrivendo per lo
spettacolo di fine anno.- disse il giovane.
-Di già?- chiese Michi, stupita.
Allo spettacolo di fine anno mancavano ancora un sacco di mesi.
-Sì, il preside quest’anno vuole fare una cosa molto bella,
poi sapendo di poter contare su di me… diciamo che ne ha approfittato!-
ridacchiò.
-E cosa pensate di fare?- chiese la ragazza.
-Un musical.- divenne improvvisamente serio. –Michi-chan, a te piace cantare?- domandò allora a
bruciapelo. Michi sbarrò gli occhi. Ricordò tutte
quelle volte in cui, da bambina, suamamma le aveva fatto i complimenti per la sua vocina dolce. Ma non aveva
mai approfondito questa sua qualità.
-Bè diciamo che…- balbettò.
-In questi giorni si terranno i provini per i protagonisti
del musical, e il preside intende selezionare qualcuno disposto a scrivere il
copione.- Alessandro spostò il peso da un piede all’altro. –So che Mary, la tua
amica, ha vinto dei concorsi di scrittura qui a scuola… e so anche, ti
anticipo, che il preside l’ha presa in considerazione.- a Michi
vennero gli occhi lucidi per la contentezza: era orgogliosa della sua amica!
-E perché mi hai parlato dei provini?- domandò ancora,
sempre più interessata al discorso.
-Mi piacerebbe partecipassi. Ho osservato tutte le ragazze
della scuola, e sono convinto che tu saresti la migliore per interpretare la
protagonista del musical.- Michi piegò la testa su di
un lato.
-Di che storia si tratta?- chiese.
-Cenerentola!- sbarrò gli occhi.
-Cosa vorresti dire, che mi vedi bene vestita da servetta?-
puntò un piedea terra, poi incrociò le
braccia. Alessandro rise, poi scosse il capo.
-Ma no sciocchina! Staresti bene con un bell’abito e una
scarpetta di cristallo ai piedi.- Michi si immaginò
vestita di tutto punto con il suo cavaliere, ovviamente con le sembianze di Yuri, che le infilava la scarpetta di cristallo. Le venne
un’aria sognante.
-Che bello!- disse tutta contenta.
-Allora, posso segnalarti nei provini? Domani metteremo
l’avviso in bacheca.- sorrise Alessandro, soddisfatto. Michi
iniziò ad annuire. Chissà che non fosse un inizio per entrare nel mondo
dell’arte?
-Dai, sarà divertente!- esclamò una Michi
pimpante mentre camminava nel cortile della scuola.
-Per te di sicuro, ma per me? Non voglio scrivere la storia
di Cenerentola!- le rispondeva Mary.
-Io potrei ispirarti…- le prese la mano Steve ammiccando.
-Scordatelo!- lo rimbeccò Mary tornando a guardare Michi. Steve rimase in dietro, fingendo un pianto
disperato.
-Ma Mary, cucciolina mia!- diceva saltellando loro dietro.
Mary lo ignorò categoricamente.
-Ci impegnerebbe solo un pomeriggio alla settimana.- disse Michi.
-Ma…- la sua amicale
prese la mano.
-E’ l’ultimo anno che passiamo assieme… vorrei che fosse
speciale.- a Mary vennero in mente tutte le volte che Michi
nei quattro anni di liceo aveva voluto partecipare alle attività
extrascolastiche che però le venivano impedite dalla sua malattia al cuore. Ora
che era sana forse era arrivato il momento di darle una mano. La giovane chiuse
gli occhi scuri.
-E va bene.- disse.
-E va bene mi ami anche tu? Evviva!- disse Steve,
abbracciandola così forte che pareva la stesse stritolando.
-Levati di dosso!- esclamava la poverina, dentro la morsa. Michi rideva felice: era davvero un bel periodo per lei.
-Cosa c’è tanto da ridere?- chiese Yuri
arrivandole alle spalle. Nello stesso istante il suo buon profumo entrò nelle
narici di Michi che ravvivò ancora di più il pensiero
di Yuri in sembianze di principe azzurro. Lo strinse
a sé poi lo sentì sospirare. La baciò dolcemente sulle labbra, carezzandole poi
una guancia con il palmo della mano.
-Ho appena preso una decisione.- disse la giovane.
-Quale?- domandò Yuri interessato.
-Parteciperò al musical di fine anno della scuola!- esclamò
lei tutta contenta. Yuri pareva felice.
-Che bella cosa! E di che musical si tratta?-
-Cenerentola.- rispose Michi.
-Ma non è un musical.- riflettè il
suo ragazzo.
-Si, ma Alessandro si occuperà di scrivere la musica, e Mary
canzoni e battute!-
-Ehi non è sicuro che sarò io a scrivere!- si aggiunse
quella nel discorso. Michi la ignorò categoricamente.
-Sarà molto divertente.- sorrise.
-Ci sarà anche Alessandro quindi…- Yuri
alzò un sopracciglio.
-Emmh… si.-riflettèMichi. Non aveva
pensato che si sarebbe potuto rivelare un problema. Ingenua, Michi!
-Humm… non mi piace.- disse il
giovane iniziando ad avviarsi verso il locale di sua nonna assieme a Mary, Michi e Steve. Ormai uscivano sempre assieme e Steve era
convinto che questa situazione lo avrebbe aiutato nella sua conquista, apparentemente
impossibile, della moretta.
-Ma stai tranquillo.- Michi gli
strinse una mano.
-Ma sì Yuri, ormai tu e Michi siete una coppietta… mancano solo le fedi del
matrimonio!- rise Mary. Steve colse la palla al balzo.
-Giusto, manchiamo solo io e te a completare il quadro.-
aggiunse. Mary scosse il capo, ignorandolo.
-Così mi metti in imbarazzo!- esclamò Michi.
-Il matrimonio porterebbe un mucchio di responsabilità.- riflettè Steve, finalmente serio. Yuri
socchiuse gli occhi.
-Già… la casa, il lavoro…- disse Michi.
-E i figli!-
Steve, come al solito, aveva detto una cosa che non doveva
dire.
Sia Yuri sia Mary si fermarono in
mezzo alla strada, mentre gli altri due avanzavano. Michi
si voltò in loro direzione, stupita.
-Che succede?- domandò, confusa.
-Che c’è Yuri, non vuoi figli?-
rise Steve portandosi entrambe le mani dietro la nuca. Mary lo fissò con aria
assorta, chiedendosi se Yuri avrebbe tirato un pugno
in faccia a Steve o se semplicemente avrebbe fatto tralasciare il discorso.
-Mi sembra un po’ presto per questo discorso…- disse il
ragazzo, tornando a camminare e prendendo Michi per
mano. Quella rimase interdetta: perché quella reazione così gelida?
Yuri si era sentito male udendo
quella parola. Figli. Bambini. E gli venne in mente Yu.
Quella persona così importante ma del quale Michi non
conosceva nemmeno l’esistenza. E si chiese se prima o poi glie ne avrebbe
parlato. Aveva vissuto quel periodo di petto, senza pensare a niente perché
l’unica cosa di cui gli importava qualcosa era Michi.
La guardò. Una giovane dai principi morali solidissimi, che probabilmente
avrebbe preso male la notizia che aveva avuto un figlio e lo aveva abbandonato
per farlo crescere da un altro padre. Chiuse gli occhi, poi strinse a sé Michi che, continuava a non capire nulla.
-Ti amo.- fu solo in grado di
dirle all’orecchio, prima di chiudere il discorso.
Ed in mezzo a quel casino, l’unica consapevolezza che aveva
era proprio questa: l’amore per lei.
Ringrazio…
-leonessa: ti chiedo immensamente scusa perché il capitolo è
arrivato così tardi… arriverà alla fine prima o poi, te lo prometto!! Non so
quando però ç_çper ora ti posso dire che intendo rimettermi con l’estate e il tempo in
più che avrò e mi impegnerò! Grazie mille per i complimenti, e spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento.
-ponpon: bravissima, hai intuito
l’argomento di questo capitolo. Dopo l’imbarazzo di Yuri,
perché si sa per quanto si possa essere gelidi nell’animo l’amore scioglie ^_^,
arrivano i guai! E i nodi iniziano a venire al pettine… vedremo!
-jennyvava: grazie mille per i
complimenti ^_^ si, le ha rivelato i suoi sentimenti, ma come vedi le bugie e i
segreti potrebbero venire a galla… quindi la storia non finisce qui!
Ciao a tutti ^_^ eh no, non state sognando: sto veramente
aggiornando dopo pochissimo tempo rispetto ai miei standard! Vi anticipo solo
che in questo capitolo si farà riferimento ad una canzone di Mandy Moore, tratta dal film “I passi dell’amore” (che io personalmente
adoro) quindi vi suggerisco di ascoltare la canzone che verrà citata mentre
leggete il capitolo. Eccovi il link:
http://www.youtube.com/watch?v=Y3apT9uRiws
Buona lettura!!
I ringraziamenti al fondo ^_^
13-Il provino
I baci di Michi erano dolci.
Parevano quelli di una piccola bimba, dalle labbra mai violate e dai pensieri
puri. Ma quando voleva riusciva a diventare improvvisamente una donna, con i
capelli sciolti sulle spalle e gli occhi accesi, di chi vorrebbe divorarti solo
con lo sguardo. Il sorriso diventava improvvisamente più malizioso e quelle
labbra, già di per sé invitanti, diventavano ancora più desiderabili. Yuri a quel punto veniva trascinato dentro una morsa dalla
quale non sapeva, e non voleva, abbandonare. Le accarezzò un fianco,
desiderando di toccare con la mano quella pelle liscia malamente nascosta dalla
camicetta bianca che la giovane indossava. Era una bella giornata di sole ed i
loro corpi venivano scaldati dai tiepidi raggi che si riflettevano sul prato
sul quale erano sdragliati. La guardò un solo
istante, poi gli sorrise.
-Mi ami?- le domandò, il freddo ragazzo di Tokyo.
-Immensamente.- gli rispose semplicemente, poi allungò una
mano candida verso la guancia di lui. Yuri poggiò a
propria volta la mano su quella di Michi,
stringendola leggermente, quasi fosse un gesto di possesso. Era felice. E
sapeva che con nessun’altra persona sarebbe mai potuto stare così.
-E allora me lo vuoi dire?- iniziò così Yuri
sedendosi accanto a lei. Michi alzò appena il capo,
fissandolo con aria sorpresa.
-Cosa dovrei dirti?- domandò.
-Perché chiami Akhu “Cioocioo-land”! Pensavi me ne fossi dimenticato vero?-
chiese il ragazzo dandole un buffetto sul capo. Ripensando ad una conversazione
che avevano avuto in un tempo che oramai pareva lontanissimo Michi sorrise.
-Cos’è quel sorrisetto sornione?-
domandò il biondino socchiudendo gli occhi castani.
-Nulla, voglio aspettare ancora per dirtelo…- rise.
-Cattiva!- Yuri usò la scusa per
avvolgerla in un abbraccio e per ripicca le morse il collo. Leggermente,
sensualmente. Michi sentì un brivido avvolgerle la
spina dorsale, mentre con tutta se stessa desiderava che ogni parte di lei
appartenesse a Yuri. Sapeva bene che era un desiderio
ben ricambiato anche dal giovane, ma dentro di sé non si sentiva ancora pronta,
per questo le mani raggiunsero automaticamente il petto di Yuri
spingendolo via, seppur dolcemente.
-Ora devo andare.- disse alzandosi in piedi. Yuri alzò il capo in sua direzione.
-Dove devi andare?- le domandò.
-Ma come, te ne sei già dimenticato? Oggi ho il provino per
il musichal!- esclamò lei portandosi le mani sui
fianchi. A quel punto Yuri notò che la giovane era
vestita di tutto punto, con un’accuratezza che non riservava alle solite
giornate: in dosso, infatti, aveva una camicetta bianca un po’ scollata, una
gonna nera e delle ballerine color panna, lucide. I capelli, sciolti sulle
spalle, erano ordinati da un cerchietto bianco che metteva in risalto la pelle
chiara e i lineamenti sottili. Al collo una collana d’oro. Michi
notò che Yuri la stava fissando, per questo prese il
ciondolo tra le dita. –Questa collana me l’ha regalata mia madre tempo fa, ha
detto che è un porta-fortuna.- sorrise la giovane. Yuri
notò che si trattava di una collanina d’oro, con il ciondolo a forma di luna. Semplice,
come Michi.
-Ha scelto bene tua mamma.- disse il ragazzo. Michi si abbassò in sua direzione, schioccandogli un bacio
sulle labbra.
-Appena mi dicono ti faccio sapere.- sorrise.
-Non vuoi che venga?- domandò lui sbarrando gli occhi. Michi fece di no con il capo.
-Meglio di no, voglio essere sola!- Yuri
strinse gli occhi a due fessure. –E sì, ci sarà Alessandro… smettila di essere
così geloso!- e ridendo corse via, innamorata di lui, della vita e del suo cioocioo-land.
-Le ragazze per il ruolo di Cenerentola vengano pure qui!-
disse il professore di letteratura giapponese posto davanti all’aula conferenze
della scuola. Essa ospitava anche un palco, dove, appunto, venivano svolti i
provini. Michi era molto emozionata: tutte le ragazze
che si erano presentate al provino, poi, erano quelle considerate più carine ed
eleganti da tutti gli studenti della scuola.
-Ma che diavolo ci faccio qui?- disse fra sé meditando
seriamente di andarsene al più presto.
-Ehi ciao!- sentì una voce alle proprie spalle e subito si
voltò. Di fronte a sé vide Alessandro vestito elegantemente.
-Ciao! Cavoli, come sei elegante!- esclamò la ragazza
davvero colpita. Alessandro sorrise e le guance gli divennero appena rosse.
-Ti ringrazio, ehi noto che anche tu non scherzi!- la guardò
bene e Michi si sentì parecchio in imbarazzo. –Sei
bellissima!- Michi si diede un contegno e cercò di
non diventare più rossa di quanto già non fosse. –Ora scusami ma è meglio che
vada, faccio parte della giuria per i provini!- il musicista prese a leggere un
foglio che aveva tra le mani. –Inizi ad entrare NaokoSajiwa per favore!- una ragazza alta e dai folti
riccioli neri seguì con passo spedito Alessandro, sicura e piena di sé. Michi notò che era veramente bella e che sicuramente
sarebbe stato difficile rubarle la parte. Peccato non poter assistere agli
altri provini! Fece un bel sospiro: doveva stare tranquilla, non era certo il
provino che le avrebbe cambiato la vita! Ma dentro di sé non riusciva a capire
perché gli desse tanta importanza. Quando ReikoAkumi, una studentessa del primo anno, uscì dalla sala
conferenze disse che era il suo turno. Un nuovo sospiro e Michi
entrò a passi tranquilli dentro la sala. Vide delle file di sedie rosse ben
ordinate, un grosso palco sopra al quale era posto un pianoforte a coda. Notò
che le prime file erano occupate dal preside, da tre insegnanti di giapponese e
da Alessandro. Quest’ultimo le fece un ampio sorriso non appena la giovane salì
sul palco e salutò gentile tutti i presenti.
-Ti presenti per interpretare Cenerentola vero?- domandò il
preside. Lei annuì.
-Come mai vuoi fare questo musichalMichi?- le domandò Alessandro. Non appena vide i suoi
occhi Michi si sentì subito più tranquilla.
-Inizialmente l’ho presa come un gioco, poi ci ho
riflettuto: fin da piccola mi è sempre piaciuto cantare e mia madre ha sempre
detto che ho una bella voce. Probabilmente il fatto che io non abbia mai
coltivato questa mia passione mi penalizza un po’, ma non mi dispiacerebbe
iniziare proprio da questo spettacolo. E poi… questo è il mio ultimo anno al
liceo e mi piacerebbe chiuderlo in bellezza!- sorrise, poi vide i presenti
annuire.
-Che ne diresti di cantare allora?- propose Alessandro. Lei
arrossì.
-Che cosa?- chiese lei, balbettando.
-Quel che vuoi! Che canzoni ascolti o canticchi spesso?-
chiese il professore di giapponese di Michi.
-Humm…- ci pensò su. –Onlyhope di Mandy
Moore?- propose.
-Benissimo, la so suonare!- acconsentì Alessandro salendo
assieme a lei sul palco. Si sedette al piano poi guardò Michi
dritto negli occhi. –Pronta?- chiese, un sorriso stampato in faccia. Michi si sentì improvvisamente emozionata, una scia di
brividi che partivano dal cuore per poi confluire tutti agli occhi, dove quasi
lacrime di gioia cercavano di uscire: si sentiva una star! Annuì. E pian piano
la sua voce uscì dalla bocca. Note, brividi ed emozioni. Quella canzone così
leggera, appena sussurrata in alcuni punti e che dovette interrompere dopo il
primo ritornello perché tutti si stavano emozionando fin troppo. Alessandro era
irriconoscibile in volto: i suoi occhi parevano voler piangere e le mani quasi
tremavano di fronte a ciò che aveva appena avuto la fortuna di sentire. Cantava
come un angelo. Cantava come se non avesse mai fatto altro nella sua vita,
azzeccando praticamente tutte le note, come fosse la cosa più naturale del
mondo. Lui aveva studiato anni per raggiungere questo risultato, invece lei era
stata dotata di tutto ciò dalla natura. Si alzò, poi scambiò uno sguardo
d’intesa con i colleghi.
-Va… va pure.- disse il preside, già conscio della propria
decisione.
-Sei stata meravigliosa.- disse Alessandro passandole
accanto. Un nuovo brivido attraversò la schiena di Michi
che, emozionata, quasi inciampò nello scendere dal palco.
Quando uscì dalla sala conferenze ancora non poteva
crederci. Un gruppo di sue compagne di scuola si erano fermate a chiacchierare
lì davanti, attendendo che il preside dicesse loro qualcosa.
-Com’è andata?- le domandò una
ragazza piuttosto bassa che aveva fatto il provino ma della quale Michi non ricordava il nome.
-Non saprei!- disse sorridendo. Eppure dentro di sé sentiva
che era andata meglio delle altre, pur nonavendo
visionato il loro provini. Gli occhi di Alessandro le avevano detto più di
quanto sarebbe stato necessario sapere e le avevano lasciato dentro qualcosa
che non sapeva per nulla definire. Pochi attimi dopo i passi del preside si
fecero sentire.
-Ragazze, andate pure. Domani mattina troverete i risultati
scritti in bacheca. Andate a casa a studiare!- strizzò l’occhio poi tutte le
aspiranti Cenerentole annuirono. Michi prese a
camminare verso casa, ma al termine della cancellata esterna della scuola si
sentì chiamare.
-Michi-san, Michi-san!-
Alessandro le correva dietro tutto trafelato, timoroso di non poterla
raggiungere. Michi si stupì nel notarlo con i capelli
tutti arruffati ed il sudore che scendeva dalla fronte: un’immagine ben lontana
dal distinto ed elegante Alessandro di tutti i giorni!
-Che succede?- chiese la ragazza stupita.
-Volevo…- Alessandro trattenne il fiato, guardandola negli
occhi. Il tramonto intanto scendeva dietro le loro spalle, rendendo i capelli
della giovane quasi biondi per via dei giochi di luce fatti dal sole. Non
riusciva davvero a comprendere l’espressione trasognata e gli occhi accesi del
giovane musicista che aveva di fronte: da quando aveva smesso di cantare era
totalmente cambiato in viso e questo lo aveva compreso anche il resto della
giuria.
-Che hai?- dato il silenzio prolungato di Alessandro Michi aveva cercato di richiamarlo. Lui si schiarì la voce.
-Niente, volevo solo dirti che lo sapevo…- sospirò il
ragazzo.
-Sapevi cosa?- domandò Michi quasi
irritata dalla mancanza di senso di quel discorso.
-Sapevo che eri una cantante nata. Sai, nei miei anni di
studio ho potuto conoscere parecchia gente appassionata di musica. Michi-san, tu sei nata per cantare! I tuoi occhi me
l’avevano suggerito, l’avevo compreso sin dall’inizio… da quando ti ho vista
sotto la pioggia quel pomeriggio…- Michi rimase
stupefatta da quelle parole: Alessandro ricordava esattamente il loro primo
incontro, tanto da descriverglie lo. Improvvisamente
le venne in mente il piglio gentile del ragazzo che, pur essendo uno
sconosciuto, le aveva ceduto il suo ombrello evitandole un raffreddore
assicurato. Le guance le divennero rosse a quel ricordo che, dati tutti gli
eventi successivi, non aveva più tirato fuori dal cuore e dalla mente. SI sentì
onorata e anche colma d’affetto per quel ragazzo speciale.
-Ti ringrazio tanto Alessandro-kun,
sentirmi dire queste cose da un guru della musica come te… per me è qualcosa di
assolutamente fantastico!- le sorrise. E Michi
dovette ammettere che il sorriso di quel giovane era davvero affascinante.
-Sono sicuro che otterrai una parte importante.- si abbassò
al suo orecchio. –E ammetto… che lo spero.- un nuovo sorriso, poi indietreggiò
di un passo. –Ora ti devo salutare, a domani!- le fece un cenno con la mano,
poi corse di nuovo verso l’edificio scolastico. Michi
non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo a propria volta. Si limitò a chiudere
gli occhi e sospirare forte: sentiva che la gelosia di Yuri
da quel momento in poi sarebbe aumentata a dismisura!
Ringrazio…
-daygum: sono contentissima che ti
piaccia il modo in cui descrivo la mia storia e spero davvero che anche andando
avanti con la storia continuerà a piacerti! Purtroppo le pause e le
interruzioni (soprattutto con questa storia) ci sono state, ma spero davvero chen on capiterà più. La voglia di terminarla si fa sentire
più che mai e spero che mano a mano continuerò ad avere lettrici appassionate
come voi. Un bacione ed alla prossima!
-laplop: fra vacanze e tutto il
resto ho aggiornato prima che ho potuto ^_^ purtroppo questo capitolo non dà la
risposta a tutti i tuoi dubbi, però penso tu abbia intuito che con Alessandro
nei paraggi Yuri non potrà stare proprio tranquillo! Bè, meglio che non anticipi troppo… spero di rileggerti
presto e che mi dirai nuovamente la tua. Bacioni!
Ciao a tutti! Mi sto stupendo degli aggiornamenti continui
di questa storia, ma spero vivamente che andranno avanti così fino alla sua
fine (abbastanza lontana comunque ^_^) in questo capitolo non accade un granchè, ma mi piace scrivere dei due protagonisti… quindi
vi sorbirete una bella scenetta romantica!!
I ringraziamenti al fondo. Bacioni!
14-I sogni
Mary camminava tranquilla per le strade di Akhu. Tutte le volte che doveva
andare a sbrigare qualche faccenda poi nel tornare a casa con alle spalle il tramonto
montanaro le metteva tanta, tanta serenità. Quel giorno però era un po’
diverso: la comunicazione datale dal preside di essere stata scelta per
scrivere il copione del musichal di fine anno le
metteva non poca ansia.
-Ho letto molti tuoi temi Mary-san,
e devo dire che sei la persona più indicata alla quale affidare
quest’incarico.- aveva detto il preside risoluto, accomodato al
di là della grande scrivania del suo ufficio. Al suo fianco Alessandro
annuiva tranquillo, gli occhi bagnati da una strana luce. Mary era un po’
intimorita dagli occhi di Alessandro, ma aveva sempre fatto attenzione a non farglie lo notare. In più dai racconti della sua amica Michi aveva compreso che la giovane non gli
era per niente indifferente e dopo tutte le fatiche che aveva fatto per far
unire Michi e Yuri proprio
non voleva ostacoli tra loro!
-La ringrazio.- aveva fatto un
inchino poi aveva sorriso gentile.
-Alessandro avrà bisogno del tuo
aiuto per i testi delle canzoni…- precisò ancora il preside aggiustando alcuni
fogli poggiati disordinatamente sulla scrivania. Mary aveva spostato lo sguardo
su quello del musicista che le aveva sorriso tranquillo.
-Ogni tanto scrivo canzoni, ma non è propriamente il mio
campo… una persona di talento come te mi sarà sicuramente di grande aiuto.-
aveva affermato tranquillo, sicuramente convinto di averle fatto un piacere nel
tesserle tutte quelle lodi.
Ma Alessandro non sapeva che Mary
era una di quelle persone che delle lodi non se ne fanno proprio nulla.
I pensieri della giovane tornarono alla strada di fronte a
lei. Una volta a casa avrebbe dato un’occhiata alla
trama poi si sarebbe messa al lavoro. Aveva calcolato che se si fosse impegnata
tutte le sere in meno di due settimane avrebbe avuto tutto pronto. Almeno si
sarebbe levata quell’impegno anche se le richieste
d’aiuto di Alessandro sarebbero potute giungere in qualunque istante. Sospirò:
sarebbe stato un periodo ricco di stress.
° °°°°
-Ti sei stancato oggi?- affermò una Michi tranquilla. In camera di Yuri
tutto era in perfetto ordine,
compreso il letto ben rifatto. La
giovane passò un dito sulla coperta leggera, cosa strana perché di notte ad Akhu quel periodo faceva piuttosto freddo.
-Ora che fa meno caldo la gente preferisce venire a bere
qualcosa piuttosto chepasseggiare… penso sia per quello che le vendite sono aumentate…-
fece il biondino seduto accanto a lei con aria riflessiva. Michi
sorrise.
-Che bella questa espressione!- affermò.
-Che intendi?- chiese lui guardandola in maniera poco
convinta.
-Parevi così cupo e pensieroso…- rispose la giovane facendo
una voce tenebrosa. Yuri rise a propria volta poi le
diede un buffetto sul naso. Da lì cominciò una seria lotta tra i due: il
biondino le prese un polso bloccandolo; ma in breve Michi
riuscì a liberarsi e a dargli uno schiaffo ben assestato proprio sul collo. Yuri, fingendo un dolore che non c’era, la guardò malissimo
poi riuscì a bloccarla. Lui sopra, lei sotto. Sguardi dentro sguardi.
Fiati corti.
Come sei bello, Yuri.
Michi l’aveva sempre pensato. E
quella convinzione cresceva ancora di più ora che lo vedeva sopra di sé con i
capelli tutti scombinati e le gote rosse per la fatica. La baciò. E pareva che Michi glie lo avesse chiesto con gli occhi quel bacio. Un
bacio pieno d’amore, così potente ed energico che la ragazza quasi ne ebbe
paura. Il cuore le scoppiava in petto, pareva urlarle di uscire, perché era
stanco di battere sempre così forte. Le mani di Yuri
corsero sui fianchi della ragazza, per poi giungere più su dove la pelle
diviene sempre più liscia e candida e dove desiderava poggiare le mani tante e
tante volte. Nessun ragazzo aveva mai osato spingersi a toccare Michi nei punti considerati inviolabili per una donna. MaYuri pareva conoscerla, pareva
essere esperto, tanto esperto. Questo pensiero la bloccò improvvisamente e
quando Michi lo pregò di fermarsi Yuri
pensò che era per vergogna. La verità era che Michi non sapeva realmente quali fossero le esperienze
precedenti di Yuri e questo l’aveva messa
improvvisamente in seria difficoltà. Il biondino si distese accanto a lei,
avvolgendola in un abbraccio.
-Yuri…- disse allora Michi nascosta dalla maglietta del giovane.
-Mmh?- mugugnò lui desiderando di
rimanere in silenzio assieme a lei.
-Sei mai stato innamorato?- quella domanda arrivò come un
fulmine a ciel sereno nelle orecchie di Yuri che,
d’improvviso, non seppe che dire. E guardò i suoi capelli, dicendosi che doveva
dirle la verità.
-Sì.-
disse allora.
-E lei era bella?- domandò un po’ delusa Michi.
-Oh, sì…- fece lui, sognante. Quell’espressione fece un po’
alterare Michi che, tuttavia, finse indifferenza.
-E desideri rivederla?- chiese.
-No.-
-Perché?- s’incuriosì lei.
-Perché tanto ora è qui con me.-Michi alzò la testa
finalmente comprendendo che stava parlando di lei. Gli
sorrise.
-Sono il tuo primo amore?- domandò con gli occhi lucidi. Yuri annuì. E Michi si chiese se
nonostante quella scoperta, che la giovane non metteva in dubbio, Yuri era stato in grado di stringere a sé una ragazza. DI baciarla e di sussurrarle parole dolci all’orecchio,
anche se non l’amava. Quante cose non sapeva del
vecchio Yuri. E più se ne rendeva conto più sentiva
dentro sé il bisogno di scoprire nuove cose di lui.
-Hai un sogno?- gli domandò allora. Michi
era sinceramente convinta che i sogni fossero l’unica ricetta per rendere più
che vera ed importante la vita di una persona. Erano
tutto ciò che faceva muovere un passo alle persone, per questo appena aveva una
possibilità domandava se avessero un qualche sogno nel cassetto. Il più delle
volte la guardavano con gli occhi sgranati a chiedersi, probabilmente, da dove
uscissero fuori dei pensieri così contorti. MaYuri non lo fece. Perché Yuri, nonostante non la conoscesse da molto, aveva imparato
a leggerle dentro.
-No…- disse tuttavia non propriamente convinto. Michi si scansò, stupita. Si resse con entrambi i gomiti,
guardandolo di sbieco. La testa di Yuri si spostò su
di un lato. –Che c’è?- domandò.
-Non puoi non avere un sogno! Un obiettivo, qualcosa!-
esclamò la ragazza sinceramente preoccupata. Yuri
notò che i suoi sentimenti erano veramente sinceri e per questo rimase non poco
perplesso.
-Capita di non avere dei sogni nel cassetto…- Michi fece di no con il capo.
-No, cioè dai… quando eri piccolo
non desideravi fare una passione particolare o che ne so… aprire la fabbrica di
caramelle più grande del mondo?- Yuri scoppiò a
ridere. Di una risata cristallina e leggera che lo fece divertire come non mai.
Quanto stava bene assieme a lei?
-Michi, a quelle cose non ci penso più… sono da bambini, ora siamo grandi.- la giovane fece
di no con il capo.
-E’ qui che ti sbagli: i sogni non hanno età, e tanto meno
chi li desidera! Avanti, cosa sognavi di fare da bambino?- il biondino ci pensò
su, decidendo finalmente di assecondarla.
-Volevo diventare architetto… progettare le case…- disse
sognante. E per un momento gli venne in mente lo Yuri bambino, impegnato in complessi e lunghi disegni. Era
sempre piegato su quel foglio bianco e suo padre si prendeva gioco di lui
perché era sicuro che non avrebbe mai progettato le
case. Ma fino ai dieci anni circa Yuri bambino non
aveva mai ascoltato suo padre, e disegnava, disegnava finchè
non aveva male alle manine.
-Ma è fantastico!- esclamò Michi
in preda ad una crisi d’entusiasmo.
-Perché?- domandò il suo ragazzo.
-Come perché… ora stai studiando per diventare architetto?-
chiese allora.
-No, ho abbandonato quel sogno da tanti anni.- si mise seduto a gambe incrociate. Michi di fronte a lui lo guardava seria.
-Perché?-
-Perché ho imparato che i sogni sono fatti per illudere la
gente.- disse con lo sguardo basso. E per la prima volta dopo tanto tempo
usciva nuovamente fuori lo Yuri
cupo, quello continuamente pessimista, senza voglia di vivere la vita come
quella tavolozza colorata che è in realtà. Presto sentì due dita accarezzargli
il mento e sollevargli il volto piano piano. Gli
occhi di Michi lo guardavano incantati, convinti.
-Non è vero… levati queste sciocche idee dalla mente.-
lasciò la presa, poi si strinse al suo petto.
-Ti prometto che realizzeremo i nostri sogni… insieme…-
° °°°°
La scuola di Ackhu quella mattina
era particolarmente festosa. Vi era un’aria particolare causata dal fatto che,
finalmente, si sarebbero saputi i risultati dei provini.
-Ma come!- affermò un deluso Steve. –Non mi hanno preso per
fare il principe!- disse con quasi le lacrime agli occhi. Mary arrivò alle sue
spalle.
-Perché avevi fatto il provino per fare
il principe?- rise.
-Ci tenevo…- affermò dispiaciuto. Mary per la prima volta si intenerì di fronte alle iridi scure di Steve e decise,
quindi, di consolarlo. Gli poggiò una mano sulla spalla.
-Dai…- e diede un’occhiata al
foglio dove erano segnate le parti. –In compenso sei l’addetto alle luci, ed è
una parte importantissima per lo spettacolo…- Steve si girò in sua direzione,
gli occhi lucidi dall’emozione.
-Dici davvero?- chiese. Mary sorrise, poi annuì.
-Ne sono certa! Come farebbero le persone a seguire lo
spettacolo senza le luci manovrate bene? Vedrai, sarà un bel passatempo…- e
mentre Steve toccava il cielo con un dito d’improvviso
si fece spazio tra la calca di studenti Alessandro con un foglio in mano. Dopo
pochi attimi raggiunse la bacheca della scuola, dove affisse il foglio stesso.
Mary aguzzò lo sguardo a fatica, ma nonostante le tante teste accalcate non
ebbe dubbi quando lesse il nome di Michi per la parte
di Cenerentola.
Chissà che stupore quando l’avrebbe saputo!
Ringrazio…
-daygum: cara, spero che anche
questa volta tu sia contenta di vedere l’aggiornamento! Hai visto che la parte
di Cenerentola è toccata a Michi? Per il principe era
impossibile farlo toccare a Yuri… e chissà chi sarà!! Per ora li lascio tranquilli tranquilli come puoi vedere… circondo la fic di scene romantiche (non è da me ^_^) e attenzione… io
sono una fan sfegatata di Alessandro, molto più di Yuri!!
Bèspero che leggerai anche
questo cap e che mi saprai dire la tua… baci!!
-laplop: eccomi, sono arrivata il prima possibile! Sì, sono d’accordo con te,
anche per me l’indifferenza totale di Yuri che si
nota nell’anime è terrificante! Probabilmente è per
questo che tra i maschietti di Marmalade boy lui si
trova nel pessimo terzo posto (dopo Alessandro e Ginta
*_*) comunque spero che continuerai a seguirmi bacioni!!
Ciao a tutti! So di essere mancata in questo fandom per un sacco di tempoe me ne dispiace ç_ç
tuttavia sono riuscita a scrivere questo quindicesimo capitolo e posso
ritenermi piuttosto soddisfatta ^_^ la figura di Alessandro torna a farsi
sentire e ne vedrete delle belle!
Ne approfitto anche per farvi notare il mio cambiamento di nik: da Ichi_chan a Euterpe_12 la
scelta è stata facile: adoro la musica e mi è sembrato un ottimo tributo
scegliere come nik la musa della musica ^_^
Che altro dire? Buona lettura e grazie a tutti coloro che seguono ancora la storia!
Euterpe_12
15-Lo scontro
Ancora non era riuscita a crederci: quando aveva visto il
foglio in bacheca e la faccia sorridente di Mary che lo indicava la gola le era
diventata secca e le parole avevano deciso di non uscire dalle labbra. Avrebbe
voluto urlare dalla gioia: non poteva davvero credere che era stata scelta per
interpretare il ruolo di protagonista nel musichal
della scuola!
Un ottimo modo per terminare il liceo, senza dubbio.
Sentì le braccia di Mary stringerla forte forte e sussurrarle che le voleva bene e che si
meritava quella soddisfazione. Steve le battè un buffetto sul naso, sorridendo.
-Da oggi dovremo chiamarti star!- affermò contento. Mary
rise dopo quella battuta, stranamente d’accordo con le affermazioni dell’amico.
Dovevano subito dirlo a Yuri.
Michi decise che non appena uscita
da scuola sarebbe passata dal locale e gli avrebbe fatto una bella sorpresa:
magari avrebbero potuto trascorrere un bel pomeriggio insieme!
Tuttavia durante la lezione di matematica un tranquillo
Alessandro aveva fatto la sua introduzione nell’aula chiedendole di seguirlo. Michi aveva annuito tranquilla, ben contenta di non doversi
sorbire tutti quei numeri dei quali non capiva un bel niente. Gli occhi attenti
di Mary avevano osservato quelli azzurri di Alessandro, chiedendosi se aveva
intenzione di combinare dei guai ora che avrebbe avuto la possibilità di
trascorrere molto tempo con Michi.
La moretta uscì dall’aula.
-Dimmi pure!- esclamò tranquilla.
-Volevo chiederti di venire con me nel teatro della scuola,
per metterci d’accordo sui giorni delle prove e su eventuali proposte.-
-Ah benissimo!- rispose Michi
iniziando a camminare con l’amico verso la grande aula che fungeva, con il suo
palco, da teatro per le recite studentesche.
-Sono molto contento che il preside abbia convenuto con me
per la scelta di Cenerentola: tu eri senza dubbio l’elemento migliore.- affermò
poi Alessandro ben tranquillo. Michi deglutì a
fatica, molto imbarazzata: i complimenti di quel ragazzo non erano mai pochi.
Sorrise.
-Ti ringrazio, anche se immagino che sarà dura.- affermò
modesta.
-Ma tu puoi farcela.- disse il
giovane, mentre Michi poggiava la mano sulla maniglia
dell’aula-teatro. Alessandro coprì con la propria mano
quella di Michi, accarezzando con il pollice la pelle
bianca di lei. Fecero pressione insieme sulla maniglia per aprire la porta e Michi non si seppe spiegare quel gesto. Decise dentro di sé
di non farci caso, ma quando passò davanti al finestrone sulla parete destra
della grande aula notò di essersi tradita: il rossore
sulle guance faceva denotare un certo imbarazzo. Chiuse gli occhi: non doveva
assolutamente pensare che Alessandro avesse delle intenzioni non solo scolastiche nei suoi confronti.
Si sedettero vicino al pianoforte posto sul palco,
Alessandro aveva dei fogli tra le mani.
-I personaggi sono circa 12 a meno che non ci siano dei
cambiamenti di percorso.- affermò il ragazzo.
-Chi farà il principe?- chiese Michi
interessata. Alessandro alzò lo sguardo dal foglio, sorridendo appena con le
sue labbra sottili.
-Io.-Michi non poteva credere alle proprie orecchie.
-Tu?- chiese, incredula. Solo in quell’istante si rese conto
che quell’immediata sorpresa poteva essere scambiata per qualcosa di male,
quindi si affrettò subito a non far cadere Alessandro in inutili
fraintendimenti. –Emmmh… ero convinta che alla recita
partecipassero solo gli studenti.-
-Infatti è così.-
puntualizzò Alessandro. –Ma tra i candidati non c’era
nessuno con una voce adatta e le caratteristiche giuste per interpretare quel
ruolo. Se avessimo scelto il “meno peggio” il lavoro
non sarebbe venuto comunque come ce lo aspettiamo: di conseguenza il preside mi
ha proposto di rivestire questo ruolo. In fondo Michi,
io e te siamo quasi coetanei.- terminò allora, come se
il suo discorso fosse assolutamente ovvio. La ragazza dovette convenire con
lui. Solo allora le venne in mente l’improvvisa gelosia di Yuri
nei confronti di Alessandro, una gelosia che non aveva mai portato particolari problemi, maMichi non poteva
immaginare la possibile reazione del suo ragazzo. –Hai paura che il tuo ragazzo
si ingelosisca?- domandò allora il musicista, quasi le
avesse letto nel pensiero.
Michi alzò lo sguardo,
imbarazzata.
-N-no…-
disse portandosi le mani davanti al viso e facendo di no con il capo.
Alessandro la fissò senza fare una piega.
-E’ un tipo geloso?- si informò. Michi interruppe la propria danza imbarazzata, abbassando
lo sguardo.
-Non particolarmente, ma mi vuole molto bene.- Alessandro allungò una mano verso quella di Michi, stringendola calorosamente.
-Io fossi in lui sarei molto geloso.-
affermò. Michi alzò lo sguardo su di Alessandro,
notando che era molto assorto. –Chiunque noti la scintilla che c’è nel tuo
sguardo credo che farebbe qualunque cosa per averti tutta per sé.- sorrise, per calmare la
tensione che si era creata.
MaMichi
rimase comunque piuttosto sconvolta da quell’affermazione, per questo si alzò
d’improvviso in piedi, spaventata.
-Sta per suonare, tra poco avrò un compito quindi devo correre
in classe!- con un balzo scese dal palco.
-E igiorni delle prove?- domandò Alessandro dispiaciuto.
-Mettili quando vuoi, per me è indifferente!- disse allora
aprendo la porta e volatilizzandosi quasi non vi fosse mai entrata.
Alessandro rimase in piedi sopra il palco, solo. Fece di no
con il capo: stava sbagliando tutto con lei? Decise che doveva continuare ad insistere: Michi l’aveva
colpito troppo nel profondo per lasciarsela scappare così.
-Vuoi dire che… che ti ha fatto una specie di dichiarazione?-
domandò Mary stringendo forte la cartella. Una miriade di studenti stava
correndo per il corridoio facendo a gara a chi sarebbe uscito prima da scuola.
-Shhh!!!-
fece Michiordinandole di
stare zitta. –Più a bassa voce, o qualcuno sentirà!- esclamò ancora. Mary si
guardò intorno con aria circospetta, poi più a bassa voce continuò.
-Se non ho capito male ti ha detto che lui farà il principe…
e poi ti ha fatto dei complimenti piuttosto espliciti.-
concluse la moretta. Michi annuì.
-Non so se sono io ad esagerare o
se invece è davvero lampante il comportamento di Alessandro: quando mi ha detto
quelle cose mi ha presa anche per mano!- uscirono dalla scuola, stupite che
Steve non fosse con loro.
Ma Steve in realtà era vicino,
abbastanza da sentire ciò che si erano dette. Si avvicinò alle due ragazze, con
la semplice intenzione di tenere nascosto ciò che aveva appena sentito: doveva
dirlo a Yuri, il prima
possibile!
-Dove corri così?- domandarono le due giovani mentre Steve,
veloce come un razzo, le salutava.
-Devo andare subito a casa… mia madre è stata male e ha
bisogno di me!- Steve sapeva bene che Michi avrebbe
accompagnato a casa Mary e che poi sarebbe andata da Yuri:
era così praticamente tutti i giorni in cui non c’era
da studiare. Per questo Steve si disse che avrebbe dovuto
giungere prima lui al locale. Fortunatamente ci riuscì, mandando un sms a Yuri con la semplice richiesta di vedersi fuori dal locale.
-Che succede?- gli chiese il biondo vedendolo tutto
trafelato.
-I… io…- Steve prese fiato. –Io ho saputo una cosa su Michi!- d’improvviso l’interesse di Yuri
crebbe a dismisura. Si appoggiò al muro, guardando con i suoi occhi profondi
l’amico. Steve si affrettò nel suo racconto. Man mano che parlava vedeva il
viso di Yuri farsi sempre più paonazzo e le mani
stringersi in due pugni sempre più stretti. Scattò in avanti, lanciando il
grembiule del locale a Steve.-
Portalo dentro, e di a mia nonna
che sono dovuto correre via.- disse incamminandosi.
-Dove corri?- chiese Steve preoccupato.
-Da quel maledetto!- e si infilò in
macchina, sgommando per la rabbia.
Guidava come non aveva mai guidato
ad Akhu. Mentre sentiva Steve raccontare solo un
ragionamento gli balzava da una parte all’altra della testa: non devo perderla.
Una paura che non aveva mai sentito, ma che ora era forte, troppo forte.
L’immagine della mano di Michi stretta a qualcun
altro quasi gli fece rigirare lo stomaco, mentre l’unica sua
intenzione, ora come ora, era quella di andare da quel maledetto e riempirlo di
pugni. Chiuse per un attimo gli occhi, fermo a uno dei
pochissimi semafori di Akhu: la tremenda paura di
perdere Michi non lo faceva quasi respirare. Il
semplice fatto che qualcuno volesse privarlo di quella piccola oasi di felicità
era per lui motivo di una sofferenza quasi indicibile. E per la prima volta si
rese conto che Michi gli aveva insegnato l’amore, e
che di quel sentimento non sarebbe mai più stato in grado di farne a meno.
Si fermò con l’auto davanti a scuola. Gli ultimi gruppetti
di studenti ritardatari erano annidiati davanti ai
cancelli, ma ben presto svanirono anche loro.
Yuri iniziòa picchiettare con tre dita della mano
sinistra sul volante, nervoso. Che fosse già andato a casa? Il giovane non
aveva ancora ben capito quale fosse la mansione di quel guastafeste, l’unica
cosa che sapeva era che doveva trovarlo il prima possibile.
E poi?
Suonargliele?
Non lo sapeva. Michi gli aveva
insegnato la comprensione e il valore della parola. Per questo, infilandosi una
sigaretta in bocca, si disse che avrebbe fatto il
superiore, parlando a chiare lettere. Lo vide uscire: camicia elegante e
pantaloni neri in dosso, gli diede l’impressione di essere un piccolo Lord
inglese.
-Alessandro?- lo chiamò aprendo la
portiera dell’auto. Il musicista d’apprima si guardò
intorno poi vide la figura del biondo di fronte a sé. Gli parve d’improvviso
troppo muscoloso e alto per i suoi gusti, e questo gli piacque poco. Aveva
sempre notato un’espressione apatica sul suo viso ed
ora, invece, leggeva rabbia, tanta rabbia.
-Sì?- Alessandro si decise a fare il disinvolto: non poteva
certo far trafelare le intenzioni che aveva con Michi. Tuttavia guardando in faccia quel tale
si disse che doveva sapere quel che era successo quella mattina: ma come aveva
fatto? Michi non era certo il tipo da correre tra le
braccia del suo ragazzo e farsi difendere manco fosse un mostro cattivo.
-Ho solo una cosa da dirti.- si
avvicinò Yuri calpestando il mozzicone di sigaretta
appena finita. –Non osare mettere le tue sporche mani addosso alla mia
ragazza!- esclamò. Ogni parola che diceva gli metteva addosso
una voglia matta di prenderlo a pugni: quella sua faccia pulita, quel
portamento perfetto gli facevano solo venire il nervoso.
-Io non ho fatto niente, né ho intenzione di farlo.- Alessandro incrociò le braccia, poi raccolse il
coraggio: doveva essere uomo anche lui. –Michi
correrà da me senza che io nemmeno glie lo chieda.-
-Come fai ad esserne così sicuro?-
strinse i denti Yuri.
-Perché io e lei siamo uguali: appassionati, amanti della
vita e dell’arte. Lei ha qualcosa Yuri, qualcosa che
cerco da tempo e che di certo non mi farò portare via
da qualche ragazzino che gioca a minacciare la gente.- chiuse gli occhi, poi li
riaprì. Yuri tremava. Era rimasto basito davanti a
quelle parole, indeciso se ammazzarlo o controbattere. Ma se avesse scelto la
seconda opzione, non avrebbe saputo che dire.
Appassionati.
Amanti della vita.
E si sentì così diverso da Michi
che quasi una paura lo prese, la terribile sensazione di non averla più vicina
a sé.
Michi era arrivata da poco, ma aveva
investito come un’onda la sua intera esistenza.
Alessandro camminò verso la propria auto. Yuri però non voleva darglie la
vinta: ora era arrabbiato, e non solo con lui. Aveva bisogno di sfogarsi e per
un attimo tornò lo stesso biondo taciturno di Tokyo.
-Stupido idiota!- e lo voltò di scatto, tirandogli un pugno
in piena faccia. Il labbro di Alessandro iniziò a sanguinare, poi, dopo aver
lanciato uno sguardo tagliente a Yuri, si volatilizzò
in auto, correndo subito via.
Yuri rimase in mezzo al marciapiede
con la mano ancora sollevata, mentre un paio di lacrime battevano
per uscire dagli occhi: era sicuro che da quel momento in poi non sarebbe più
riuscito a guardare Michi con gli stessi occhi.
Salve a tutti ^_^ anche se di rado,
aggiorno ancora questa storia. L’ispirazione non manca, ma ammetto che per
questa storia sto trovando un po’ di difficoltà. Spero di ritrovare nel tempo
l’interesse che avevo quando l’ho postata all’inizio! Intanto spero di ricevere
le vostre opinioni… ho davvero il desiderio di sapere cosa ne pensate!
I ringraziamenti al fondo.
Buona lettura! Euterpe_12
16-Il litigio
-Salve Signora.- disse Michi
entrando nella grande villa di Yuri. Ormai si sentiva
a casa sua anche se la nonna metteva ancora molta
soggezione.
-Yuri è in camera sua.- disse la vecchia seduta al tavolo di cucina. Reggeva tra
le mani una tazza fumante di thè, intenta a leggere
un articolo di giornale.
-La ringrazio!- le rispose Michi,
raggiante. Non aveva ancora detto a Yuri della bella
notizia della propria ammissione come Cenerentola allo spettacolo e voleva
godersi la faccia del biondo quando gli avrebbe dato
la notizia. Si era anche preparata con più attenzione quella sera per andare da
lui: i capelli sciolti sulle spalle, un trucco leggero a colorarle le guance. –Yuri-kun, posso entrare?- chiese, bussando. Subito vide la
porta aprirsi, unoYuri cupo
in viso ad accoglierla.
-Ciao.-
le disse, freddo.
-Che succede?- la giovane aveva capito subito che c’era
qualcosa che non andava. Entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Yuri non la guardava nemmeno in faccia: seduto sul letto,
volgeva lo sguardo castano altrove.
-Nulla.- rispose, freddo.
-Non prendermi in giro.-
si sedette accanto a lui.
Yuri si sentiva ribollire: era
evidente che Michi non era ancora
venuta a conoscenza dell’incontro-scontro tra lui e Alessandro, quindi
sarebbe stato lui a dirle tutto. Inoltre l’improvvisa consapevolezza del
profondo affetto che provava per lei, la paura che aveva avuto quello stesso
pomeriggio di perderla gli avevano fatto girare la
testa.
Era come rendersi conto, d’improvviso, di essere persi
totalmente e irrimediabilmente dentro il cuore di un’altra persona.
E gli dava fastidio.
Ma quando alzò gli occhi su Michi dovette parlare, perché vederla soffrire faceva
stare maledettamente male anche lui.
-Oggi ho saputo di quel che è successo tra te e Alessandro a
scuola.- disse freddo, notando l’aria di sorpresa dipingersi sul viso della sua
ragazza. Michi strinse un pugno: chi poteva essere
stato a dirgli tutto? Mary? No, era fuori discussione: la sua migliore amica
non le avrebbe mai e poi mai giocato un colpo così basso.
-Ma chi…-
-Steve.-certo,
non poteva essere stato che lui. Che idiota, ormai doveva capire che l’amicizia
che legava quei due doveva superare di gran lunga la
semplice indifferenza di due conoscenti. Michi
abbassò il capo poi lo rialzò improvvisamente, in fondo, non aveva fatto niente
di male quella mattina.
-Non te l’ho detto perché per me non ha la minima
importanza.- puntualizzò, guardandolo dritto in faccia. –E prima di piantarmi
il muso, dovresti chiedermi spiegazioni!- inveì poi, alzandosi in piedi. Portò
entrambe le mani ai fianchi, mentre Yuri la fissava
con apparente indifferenza. Chiuse gli occhi. Ed il
fatto di sentire Michi soffrire a causa sua gli
apriva una voragine nel cuore.
-Io non voglio che lui abbia più a che fare con te.- disse. Michi
lo fissò, improvvisamente ferma.
-Ma…- sussurrò.
-Non puoi fare questo sacrificio per me?- chiese lui.
-Ma sono la protagonista dello spettacolo!- ringhiò allora Michi. –Cosa succede, vuoi dirmi
che non ti fidi di me?-
-E’ diverso, io non mi fido di lui… è per
questo che gli ho dato una bella lezione.- sussurrò Yuri
rendendosi improvvisamente conto di aver parlato troppo.
-Quale lezione?- chiese Michi. Yuri proiettò lo sguardo altrove, facendo un gesto di indifferenza con la mano. –Nulla…-
-Non ci credo! Yuri-kun, dimmi
cosa hai fatto…- Michisi inginocchiò
a terra, entrambe le mani poggiate sulle ginocchia del biondino. Gli chiedeva,
silenziosamente, di dirle la pura e semplice verità, in nome del loro amore. Le
parole uscirono dalle labbra del ragazzo senza che nemmeno lui se ne rendesse
conto. –L’ho picchiato.- disse, con la voce roca.
Michi si alzò improvvisamente in
piedi, allontanandosi. Sul viso bianco si dipinse d’apprima
una nota di stupore, poi di disgusto. Era davvero il ragazzo che sentiva di
amare? Eppure era sicura che una persona così buona e sincera come lui non
potesse fare una cosa del genere. Indietreggiò ancora.
-Michi…- disse lui, allungando una
mano. Non pareva molto convinto sicuro, ormai, di averla persa.
La consapevolezza di non meritarla faceva sì che non
muovesse un dito per fermarla. Per questo Michi
pianse davanti a lui, sussurrando.
-Non pensavo saresti stato capace di una cosa così
ignobile!- e corse via, lasciando la porta della camera aperta e correndo a
casa propria, il cuore spezzato.
Yuri tirò un pugno al letto ormai
disfatto: era sicuro che prima o poi avrebbe rovinato
tutto. E sentì le lacrime battergli contro le palpebre chiuse ed il cuore urlarle di seguirla, di correre da lei e dirle
che era uno stupido e che non avrebbe mai più fatto una cosa simile.
Ma, invece, fece tutt’altro: sdragliato
sul letto passò la notte in bianco, la sola
consapevolezza di aver perso Michi a portargli incubi
ed inquietudine.
° °°°°
Michi piangeva a dirotto. Una
pioggerellina fastidiosa le bagnava i capelli sciolti sulle spalle, ma non le
importava: avrebbe potuto diluviare ma il rumore prodotto dal suo cuore
spezzato non l’avrebbe attutito niente e nessuno. Camminava verso casa con il
capo chino e le lacrime agli occhi, la strana consapevolezza che Yuri l’aveva delusa nel profondo.
-Ehi, guarda chi si vede.- sentì una voce familiare. Alzò il
capo, asciugandosi una lacrima. E davanti al cancello di casa sua vide la
figura alta e snella di Steve che la fissava con sguardo interrogativo. –Sono
arrivato tardi per chiedere il tuo perdono?- domandò il ragazzo dai capelli
scuri, tendendole una mano.
-Perché l’hai fatto? Non era necessario che Yuri sapesse…- singhiozzò Michi
sentendo di non poter reggere oltre tutte quelle emozioni.
-Ero sicuro che se l’avesse saputo da qualcun altro,
Alessandro magari, avrebbe agito peggio di come ha fatto.- dichiarò il giovane
portandosi entrambe le mani in tasca. Michi aprì e
richiuse più volte gli occhi, scacciando le lacrime.
-Perché?- chiese, ingenua.
-Michi-chan,
Yuri ha una tremenda paura di perderti! E dopo tutta
la fatica che abbiamo fatto io e Mary per permettervi
di mettervi insieme… mi sono innervosito al solo pensiero che un damerino
straniero potesse rovinare tutto.- calciò un sasso, fissando il pavimento. –Michi-chan, io non volevo deluderti… e nemmeno Yuri lo vorrebbe. Lui ti ama.- rialzò lo sguardo scuro su di lei, che squoteva
il capo.
-Yuri ha picchiato Alessandro.-
dichiarò, gelida. –Non credevo fosse in grado di fare una cosa simile per una
questione così… così stupida! Non dovrebbe mettere così tanto
in dubbio i miei sentimenti, non sarei mai capace di tradirlo.- terminò
sorprendendo Steve. –Tu avrai fatto tutto in buona fede, ma
ora tutto ciò a cui riesco a pensare e che non lo conosco. Se è in grado di
reagire in questo modo di fronte ad una questione così leggera… pensa in altre
occasioni!- Michi aprì il cancello, fissando avanti a
sé. –Credo di aver bisogno di riflettere.- sussurrò.
Steve entrò nel cortile, superando il cancello, prendendo Michi
per le spalle. La pioggia gli dava fastidio, ma doveva assolutamente risolvere
il guaio combinato per colpa sua.
-Michi-chan,
l’ha fatto perché tiene a te!- esclamò. Michi scosse
il capo.
-Avrebbe dovuto venire da me e
chiarire… e non picchiare le persone manco fossero dei criminali
imperdonabili!- rispose di rimando lei, abbassando il capo. –Per favore, va a casa.- Steve mollò la presa, poi
sentì i passi di Michi che rientrava in casa e
richiudeva la porta dietro di sé. Il giovane alzò gli occhi al cielo,
osservando le nuvole cariche di pioggia. Era una situazione che andava risolta il prima possibile.
° °°°°
Camminava avanti e in dietro per il bagno del liceo,
guardando a destra e a sinistra ogni volta che doveva tornare in dietro.
-Fammi capire.- disse Mary. –Michi e Yuri hanno litigato
perché Yuri ha picchiato Alessandro?- domandò al suo
amico Steve, poggiato al muro dello stesso bagno. Michi
quella mattina non era andata a scuola e non aveva potuto raccontare niente
alla sua migliore amica che, ora, veniva aggiornata da
Steve. –Certo che non ne combini mai una buona!- esclamò la ragazza allargando
le braccia e scagliandosi contro il giovane.
-Ho già dovuto implorare il perdono di Michi,
ora devo farlo anche con te?- chiese il ragazzo, visibilmente dispiaciuto. –Ti
ho già detto che l’ho fatto in buona fede…- sussurrò.
-Ok, ok…- Mary ricominciò a
camminare. –Dobbiamo risolvere questo problema, o sono sicura che Yuri e Michi finiranno per non
comprendersi… come fanno sempre!- incrociò le braccia al petto. –Certo, devo
parlare con lui!- esclamò.
-E io?- domandò l’amico, puntando l’indice contro di sé.
-Tu non fare niente, hai già combinato abbastanza guai!-
dichiarò Mary uscendo dal bagno. Steve lasciò cadere le braccia contro il
busto: quanti casini! E la storia d’amore non era nemmeno la propria…
° °°°°
Subito dopo la scuola Mary aveva deciso di correre a casa di
Yuri. Era il giorno libero del ragazzo quindi era
probabile che non si trovasse al locale, per questo suonò il campanello e la
accolse unoYuri
visibilmente assonnato.
-Sì?- le disse il biondino, strofinandosi l’occhio destro
con il pugno.
-Non dirmi che ti stai chiedendo che ci faccio qui.- esclamò la ragazza. Yuri fece
spallucce.
-E’ inutile che ti racconti tutto allora…- rispose quello,
rimanendo sulla soglia. Qualche istante dopo, soprattutto dopo aver notato
l’espressione cupa di Mary, il giovane si portò in dietro, facendole cenno di
entrare.
-No, mi ha già aggiornata Steve. Michi non l’ho ancora sentita ma non credo che servirebbe
parlarle…- dichiarò la giovane sedendosi sull’elegante divano della villa. Yurile si sedette al fianco, per
nulla intimorito dal fatto di indossare solo i pantaloni della tuta. Sospirò.
-Immagino sia arrabbiata, ma la mia reazione contro
Alessandro è stata più che giusta: lui non deve
nemmeno pensare alla mia ragazza!- esclamò il giovane, giustificandosi. Mary
strinse il pugno.
-E ti pare che per questo motivo devi picchiarlo? Michi odia la gente violenta… e sono sicura che a deluderla
è stato proprio questo tuo comportamento.- Yuri si zittì. Sapeva bene che Mary aveva ragione, per
questo sospirò e le confessò le proprie paure.
-Quando ho saputo cosa aveva cercato di fare Alessandro ho
avuto paura.- con il capo chino, Yuridisse quella piccola verità. Gli occhi profondi di Mary si
proiettarono sulla sua nuca bionda, gli occhi coperti dalla frangetta bionda. –Dio Mary-chan, ho avuto
talmente paura che sentivo di morire… ho capito che io
senza Michi non vivo!- dirlo ad alta voce uccideva
ancor di più il suo orgoglio. Ma si sentiva
stranamente libero da un blocco che gli aveva fatto male. Ora qualcun altro
oltre a lui sapeva che amava Michi più di quanto
chiunque potesse immaginare.
Ma Mary, dalla sua, fece un ampio
sorriso.
Prese le mani del giovane, stringendole forte e richiamando
il suo sguardo.
-Allora fatti perdonare e dille tutto questo: non è essere debole, è solo un modo per tenerla ancor più vicina
a te.- gli fece un dolcissimo sorriso, ampio e
splendido. E mentre Yuri la guardava
si diceva che probabilmente quella giovane dai lunghi capelli castani era la
prima ragazza che si era rivolta in maniera disinteressata a lui. Allora, si
disse, era davvero un’amica. Annuì. Infondo, si ascoltano i consigli delle
amiche.
-Lofarò.-
rispose.
Mary si alzò in piedi, indicando la porta.
-Allora corri da lei, sono sicura che non
aspetta che questo.- Yuri la imitò, correndo
verso la rampa di scale, pronto a mettersi una maglietta ed
un paio di scarpe da ginnastica. Ma a metà della rampa
si voltò verso la giovane posta al centro del salone, richiamando la sua
attenzione.
-Tu rimani qui, ho bisogno del tuo aiuto… ho un’idea!-
Ringrazio…
-jennyvava: ciao
cara ^_^ purtroppo anche se Yuri ha agito con il
pugno per Michi… bè alla nostra
amica non piacciono questi comportamenti! Ti ringrazio molto per i tuoi complimenti,
e per quanto riguarda i commenti hai ragione, non sono molti ma ti assicuro che
le letture non sono per niente poche! Quindi chissà… fortunatamente non scrivo a seconda delle recensioni che ricevo, se no avrei interrotto
questa storia molto tempo fa! Però ovviamente tendo ad aggiornare le fic con più recensioni, più che altro per una forma di rispetto
per chi mi dice la propria opinione! Comunque alla prossima,
spero di rileggerti!
-daygum: già… Steve non si è tirato
in idetro a dire tutto al suo amico… io penso che qualunque
amico l’avrebbe fatto a maggior ragione il fatto che io
adoro il personaggio di Steve! Alla fine è un simpaticone ^_^ per MichiYuri non è stato per niente maturo però… spero di rileggerti
cara, e di sapere cosa ne pensi anche di questo cap!