C'ERA UNA VOLTA... CIOOCIOO-LAND

di Euterpe_12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Notte ***
Capitolo 2: *** 2-Un sogno divenuto realtà ***
Capitolo 3: *** 3-Una notizia improvvisa ***
Capitolo 4: *** 4-Un lavoro ***
Capitolo 5: *** 5-Chi sei? ***
Capitolo 6: *** 6-Una giornata faticosa ***
Capitolo 7: *** 7-Con lui... ***
Capitolo 8: *** 8-La verità ***
Capitolo 9: *** 9-L'appuntamento ***
Capitolo 10: *** 10-Innamorato... ***
Capitolo 11: *** 11-Tutta colpa del mare (part.1)
Capitolo 12: *** 11 (seconda parte) ***
Capitolo 13: *** 12-Il musical ***
Capitolo 14: *** 3-Il provino ***
Capitolo 15: *** 14-I sogni ***
Capitolo 16: *** 15-Lo scontro ***
Capitolo 17: *** 16-Il litigio ***



Capitolo 1
*** 1-Notte ***


C’ERA UNA VOLTA… CIOOCIOO-LAND

 

 

C’ERA UNA VOLTA… CIOOCIOO-LAND

 

 

1

 

Aria. Aria calda. Aria che ti entra dentro, e sembra non abbandonarti mai più. Aria cristallina, aria che sa d’amore, aria che vuole solo trapassarti il cuore. Ossigeno. Quello che ti permette di respirare, quello che ti dona la possibilità di camminare su questa terra. Poche molecole, tutte attaccate l’una all’altra, pronte a darti il loro sostegno. Ti donano la forza, le energie per andare avanti. Ti consentono di avere futuro, di continuare quella scalata che  hai deciso di intraprendere. Una scalata su di lei. Sui suoi seni, sulla sua pelle. Sui suoi capelli colore della notte, sui suoi occhi d’oceano.

Ed a lui, non importava niente. La corsa continuava, quell’incredibile scambio di fiati in ogni centimetro dei loro corpi. Erano belli, passionali. E nulla fuori aveva né colore né forma. C’erano solo loro. Lei, con quello sguardo innamorato. E lui, con quella foga e passione che in pochi possono trovare in profonde iridi color cioccolato. E labbra forti, ad accarezzare quella pelle nivea. Un sussurro, uno sguardo. Ed Arimi non si era mai sentita così bene. Anche se il fiato le mancava, l’aria scarseggiava, avrebbe potuto continuare a viaggiare sul suo corpo per sempre. Avrebbe potuto affondare ancora le proprie labbra nelle sue, nel suo petto sgabro, in quei capelli biondi. Era bello, troppo bello per abbandonarlo, per rinunciare a quel gesto così splendido. E lei, seria ragazza di provincia, non aveva pensato alle conseguenze. Non le importava in fondo, il suo scopo lo aveva raggiunto.

Ed i vetri s’appannarono, i loro corpi si fermarono. Sudore e stanchezza trasparirono dai loro occhi. Ed una lieve soddisfazione fece capolino nelle labbra di Yuri. Aveva ottenuto ciò che voleva, ed ora lei era là, stesa accanto a lui, a chiedere ancora il suo corpo. Stanca ma soddisfatta, innamorata, ma purtroppo a breve, infinitamente delusa. Aveva chiuso gli occhi la bella Arimi, ad aspettare un bacio che non sarebbe mai arrivato, ad attendere quel gesto romantico che purtroppo, avrebbe dovuto desiderare in eterno. Perché il giovane biondo posto accanto a lei, certe cose non le concedeva. Lui non amava, e mai avrebbe amato. Era troppo freddo, troppo cinico, troppo calcolatore per incontrare sentimenti deboli quali l’amore e l’affetto.

Chiuse i propri occhi d’ambra, mentre, stancamente, afferrava con malavoglia il proprio pacchetto di sigarette. Lo aprì con incredibile stanchezza, notando che purtroppo, esso era vuoto. Diede un leggero pugno al volante dell’automobile sulla quale in precedenza aveva fatto sesso con quella semi-amica. Decise di non guardarsi intorno. Non voleva vedere l’oceano di quegli occhi che a breve avrebbero fatto trasparire immensa delusione. Non che gli importasse, ovvio, ma non poteva anche solo immaginare quali storie gli avrebbe fatto quella ragazza, non appena avrebbe terminato quel fatidico discorso con lui. Tuttavia ben presto, sentì qualcosa di leggero sfiorargli la spalla da poco coperta con una leggera maglietta bianca. Il giovane si voltò, specchiandosi poi in leggere iridi azzurre, gentili, ma allo stesso tempo infinitamente maliziose. Successivamente abbassò lo sguardo sull’oggetto che gli veniva porto dalla ragazza: un pacchetto di sigarette nuovo di zecca, ancora da aprire. Sorrise leggermente, afferrandolo, ed aprendolo con soddisfazione.

-Ginta non deve sapere niente di questa storia.- affermò, sicuro. Successivamente s’infilò una sigaretta fra le labbra fini, accendendola con infinita tranquillità. Potè udire poi il movimento veloce che aveva fatto la ragazza nel mettersi la propria camicetta color crema, per poi voltarsi verso il giovane che amava da sempre. Lo squadrò, tentando di trovare un minimo di umanità su quel volto bellissimo. Purtroppo non la trovò, abbassando successivamente le proprie iridi. Gli e l’avrebbe davvero data vinta così?

-Quindi… quindi…- un attimo d’esitazione, prima di esplodere -Quindi questa notte per te… non significava nulla?- la voce tremava, il fiato si era fermato in gola. Il cuore che batteva senza esitazioni, quegli occhi che chiedevano disperatamente di piangere. Ma Yuri non disse nulla. Si limitò ad inserire la chiave della macchina, ed a partire tranquillamente fra le strade di Tokyo. Perché non diceva niente? Si sentiva troppo in colpa? Si era reso conto della tremenda cazzata commessa? Arimi questo purtroppo non lo sapeva; ma appunto per questo, tentò di trovare mille risposte.

-Vuoi rispondermi?- domandò così, alterata. Ma ancora nulla. La notte regnava incontrastata, mentre attento, il biondo gettava un po’ di cenere al di fuori del finestrino. un gesto d’assenso, né un minimo di reazione. Ed Arimi strinse i pugni, infiltrando le proprie unghie nella carne, provocando un gran male a sé stessa. -Rispondimi!- Lo incitò ancora, dandogli una forte pacca sul braccio. Ben presto si rese conto di quale errore avesse fatto, e non appena focalizzato quello sguardo infastidito, abbassò il proprio, alludendo a tacite scuse.

-Arimi…- la chiamò così, dando vaghi segni di vita. La giovane alzò il capo, rendendosi conto che finalmente, aveva vinto la propria battaglia -Pensi davvero che io questa notte…- s’interruppe ancora, curvando verso destra, ed imboccando una trafficata strada del centro -Volessi iniziare con te… qualcosa di serio?- domandò così, sarcastico. La ragazza lo fissò sconvolta: erano pensieri tanto strani da fare quando vai a letto con un’altra persona? Per questo decise che la propria risposta non era così strana, e non ci pensò due volte.

-Cos’altro avrei dovuto pensare?- chiese così, dandosi la zappa sui piedi da sola. Lo sguardo ambrato di Yuri infatti, si spostò dalla grande strada, agli occhi azzurri della giovane, perdendovisi  per qualche attimo, prima di scoppiare sonoramente a ridere.

-Non prendermi in giro!- soggiunse il biondo, continuando a ridere -Pensavi davvero che io volessi iniziare una relazione seria… e per di più con la ragazza del mio migliore amico?- continuò, ridendo a crepapelle. Non si era mai divertito tanto! Certo che le donne erano davvero strane: le seduci una o due volte, si concedono a te come se nulla fosse… e poi improvvisamente, vengono a letto con te, e credono di iniziare una relazione seria! Sorrise divertito, fermandosi davanti ad un grande palazzo che ormai, conosceva bene.

-Migliore amico?- Arimi cadde dalle nuvole. Davvero quel giovane così cinico e calcolatore poteva affermare di avere dei veri amici? Ma chi volevano prendere in giro? Non riusciva a mantenere una relazione sentimentale per più di due mesi, e pretendeva di definire i ragazzi con i quali usciva  qualche volta propri migliori amici? In quel gruppo naturalmente rientrava  anche Ginta, che Yuri conosceva da parecchi anni, e con il quale aveva instaurato un buon rapporto. Ora che la ragazza ci pensava in effetti, forse insieme a lei, Ginta era l’unica persona che lo potesse davvero sopportare; le ragazze con le quali si metteva non potevano resistere ai suoi continui tradimenti, mentre gli “amici” finivano per limitarsi a venerarlo quasi fosse un Dio. E perché? Semplicemente perché era ricco ed amato dalle donne? Sì, questo ci stava, ma allora perché non cambiava? Si piaceva davvero così com’era? La giovane non lo sapeva davvero, tuttavia si rendeva conto di amarlo sempre e comunque come il primo giorno che lo aveva incontrato.

Reclinò così il capo all’indietro in segno di sconfitta, attendendo che il giovane le desse una buona risposta.

-Certo.- sussurrò il ragazzo, gettando la cicca di sigaretta sul freddo asfalto. L’automobile ormai era stata spenta, mentre la tranquillità della notte avvolgeva entrambi, insieme ai loro problemi. Arimi così decise di rivelare tutto. Ogni preoccupazione, ogni sentimento. Tanto ormai… che aveva da perdere? Nulla, pensò, mentre con stanchezza, distoglieva il proprio sguardo dalla strada. Si voltò così convinta verso il biondo, che con indifferenza, attendeva che la giovane scendesse dall’automobile.

-Fammi capire una cosa.- disse allora, incrociando le braccia -Tu sostieni di essere il migliore amico di Ginta… anche se sei andato a letto con la sua ragazza?- domandò, sarcastica. Era stufa di tutti quei giochetti, ne avrebbe fatto sicuramente a meno. Yuri così, levò il proprio sguardo su di lei. La fissò per qualche istante, prima di riflettere davvero sulle parole pronunciate da quella bella ragazza. E non si soffermò solo a quello: squadrò per bene quel suo volto fine, quella sua pelle nivea, così bianca sotto i raggi leggeri della luna. Ma perché se era così bella, non riusciva proprio ad innamorarsi di lei? Non si soffermò troppo a quella domanda, facendo poi un leggero sorriso, di quelli che spesso, coloravano le sue labbra forti.

-Semplice.- disse, serio -Tu non lo meriti.- continuò ancora, poggiando nuovamente lo sguardo sulla strada -Se tu ci tenevi davvero a lui… non saresti venuta a letto con me. Questo significa che il vostro non è un rapporto serio, almeno da parte tua.- terminò, appoggiando il capo al sedile. Quel discorso, alquanto contorto, era il risultato di pensieri che da sempre affollavano la testa del biondo: se le ragazze dei suoi “amici” andavano a letto con lui, era semplicemente perché le storie che lui rovinava clamorosamente, non erano nulla di serio. Se le ragazze in questione, avessero davvero amato i ragazzi con i quali stavano, non li avrebbero certo traditi con il primo che capitava.

-Non scherzare Yuri.- sussurrò la giovane, alterata -Ora non vorrai anche farmi la scenetta del buon samaritano! Mi dispiace per te, ma ti viene davvero male!- ridacchiò, divertita. Successivamente si portò una mano davanti alla bocca, quasi volesse nascondere quella nervosa ilarità. E questo non fece nascere alcuna reazione al biondo. Al contrario infatti, il ragazzo si limitò ad aspettare che la giovane scendesse dall’auto, senza proferire alcuna parola.

-Yuri?- lo chiamò poi la ragazza, più che convinta di aver assolutamente ragione. Così lo sguardo ambrato del ragazzo si spostò su di lei, veloce, tagliente. Che voleva ancora?

-Pensala come vuoi Arimi. Tu per me comunque, non sei niente.- sussurrò, portando il busto in avanti, e chiudendo successivamente gli occhi. Era stanco. Stanco di discutere, di continuare a sentire parole, parole, parole.    

-Non credevo…- sibilò la giovane, abbassando il capo -Non credevo che tu fossi così insensibile. Allora… io questa notte sono stata la tua puttana. Il tuo giocattolo.- rialzò lo sguardo, spostandolo poi convinta verso il proprio interlocutore -Devo accettarlo giusto?- chiese conferma, mentre il ragazzo, non le concedeva una risposta. Yuri infatti, manteneva gli occhi chiusi, senza far trasparire alcun senso di colpa, alcun sentimento.

-Sì.- decise semplicemente di dire, mentre una lacrima malinconica percorreva la bianca guancia della giovane. L’asciugò subito, mentre il proprio orgoglio scompariva piano piano. Che stupida era stata, come aveva fatto a farsi manovrare così bene da quel tipo? -E quindi, se non vuoi perdere sia me, che Ginta, ti consiglio di non dirgli nulla.- finalmente gli occhi ambrati s’aprirono, mentre il loro proprietario, si avvicinava pericolosamente alla giovane interlocutrice -Sarebbe davvero brutto rovinare due anni di storia con il tuo ragazzo… no?- chiese, sarcastico. La sua forte mano aveva imprigionato il piccolo mento di lei, che imbarazzata, era arrossita. Ma ben presto pensò alle parole appena dette dal ragazzo: che ignobile, che infame. Come diavolo faceva ad amarlo? Purtroppo però, era spalle al muro. Non poteva che dire sì, ed annuire innocentemente.    

-Va bene…- sussurrò così, mentre la mano di Yuri si allontanava, lasciando spazio ad un largo sorriso sul volto del  proprietario. Purtroppo però, Arimi cedette. Il suo carattere che in precedenza poteva essere apparso forte, crollò come un castello di carte, mostrando quale debolezza si possa acquisire da innamorati.

-Però… però…- proferì, singhiozzando -Non… non è giusto…- sussurrò ancora, aprendo la portiera dell’automobile. E mille goccioline salate inondarono il suo volto baciato dalla fresca luna di fine aprile. E Yuri l’osservava, senza però provare nulla. Non ci riusciva, non riusciva davvero a provare sentimenti nei suoi confronti.

-Buona notte.- disse però, forse addolcito da quella visione. E l’unica reazione che potè avere quella giovane donna, fu quella di voltarsi verso di lui, e concedergli uno sguardo d’odio. Durò veramente poco, poiché successivamente, Arimi si lanciò fra le sue braccia, piangendo in continuazione.

-Che ti ho fatto? Che ti ho fatto?- domandava, sconvolta. Ma Yuri non l’ascoltava, limitandosi ad accarezzarle leggero i morbidi capelli color della notte, e chiudere piano gli occhi.

-Nulla.- sussurrò, attendendo che il pianto terminasse.

E nonostante quello sfogo, nonostante quelle parole, nonostante quel “Ti amo” che Arimi riuscì a sussurrare; Yuri non si sentiva affatto in colpa. Per lui era una notte come un’altra, una donna come un’altra. Fare l’amore con lei non gli aveva trasmesso nulla, se non puro piacere carnale. Qualcosa che sarebbe riuscito a trovare in qualsiasi altra donna, in qualsiasi altro sguardo. Ma lei ora si stringeva alle sue forti spalle, come se nonostante quel duro trattamento, non le importasse nulla. Bastava stare vicino a lui, riassaggiare ancora una volta il profumo della sua pelle. Ma Yuri era stanco, Yuri era stufo. Voleva tornare a casa, e porre fine a quella scenetta malinconica. La scansò così leggermente, mentre i loro profili si potevano intravedere attraverso i pallidi raggi lunari. Ed Arimi s’asciugò una leggera lacrima, una delle tante che purtroppo, non era riuscita a placare. Ed abbassò le proprie iridi blu, tentando di trovare un po’ d’orgoglio dentro stessa. Purtroppo però, quel giovane biondino, le aveva rubato tutto.

-Buona notte Yuri.- terminò così, uscendo dall’automobile, e sbattendo leggera la porta.

Il ragazzo non si fermò nemmeno a guardarla. Si limitò invece a sfiorarsi la maglietta, ed a notare che purtroppo, le dure lacrime di Arimi gli e l’avevano bagnata tutta. Pazienza, l’avrebbe lavata. Si mise così seduto meglio sul sedile della propria macchina, ed in poco l’accese. Successivamente inserì l’autoradio, ed essa concesse note di una canzone piuttosto romantica. Yuri non conosceva il nome di quella canzone, né tanto meno il cantante, ma tuttavia gli piacque, e non attese. Iniziò ad intonarla senza dar peso alle parole che ogni tanto finiva per sbagliare, senza ascoltarne il senso, senza rifletterci sopra. In fondo, dopo una notte come quella… di certo non aveva anche voglia di riflettere! Ingranò così le marce, partendo a tutta velocità. Era stufo di quella vita, era stanco  ed annoiato. Eppure, aveva tutto ciò che un ragazzo di 18 anni potesse desiderare. Una famiglia unita, soldi a volontà, buon rendimento scolastico, conoscenze a non finire, migliaia di ragazze ai suoi piedi. Ma allora perché voleva cambiare la propria esistenza? Era stufo di dover sopportare il cupo sguardo di suo padre ogni minimo momento della giornata? Odiava vedere sua madre più affaccendata a scegliere i propri abiti piuttosto che pensare a lui? Odiava non avere dei veri e propri amici? Una vera e propria ragazza? Eppure era stato lui a scegliere quella vita. Lui aveva deciso di essere cinico e calcolatore. Di tradire quelle poche persone che provavano vero affetto nei suoi confronti, di trattarli quasi fossero dei semplici stracci da gettare una volta utilizzati a sufficienza. E nonostante questo, non si sentiva un mostro; lui si definiva una semplice vittima di tutto quell’odio nascosto che temporeggiava all’interno delle persone. Tutto il mondo, compreso lui stesso, era continuamente mosso da un’incessante catena d’ira. Quella rabbia, quella terribile benzina che ogni uomo conservava dentro di sé, anche lui stesso. Eppure, sembrava essere l’unico che se ne fosse accorto. L’unico che avesse capito che tutte le persone, non erano davvero sensibili ai problemi degli altri. C’era la compassione, c’era il disprezzo, c’era la calma. Ma l’amore, l’affetto, erano sentimenti troppo belli e fiabeschi per far parte di quella macchina da guerra chiamata essere umano. S’asciugò un rigolo di sudore che lento gli attraversò una guancia abbronzata. No, non era davvero orario per fare tali pensieri. Entrò così all’interno del garage, spegnendo successivamente l’automobile. E ben presto, nel buio di quel luogo, s’abbandonò sul sedile della vettura. Voleva smettere di pensare. Era tanto difficile? E ben presto le mani forti raggiunsero il capo biondo, mentre nuovi rigagnoli di sudore attraversarono la sua pelle, il suo volto. Odiava dover assistere a spettacoli simili, nuove innumerevoli prove della debolezza umana. Perché Arimi lo amava? Perché non si rendeva conto che tutti quei sentimenti non avrebbero fatto che portarla in brutte esperienze? Sospirò pesantemente, decidendo così, che forse una lunga dormita era ciò che davvero ci voleva: la mattina dopo sicuramente, non avrebbe pensato a tutto questo.

Scese così dalla vettura, avviandosi poi a passi lenti verso la porta dell’immensa villetta da poco acquistata dai suoi genitori. Certo che la loro azienda stava fruttando veramente bene! S’infilò così una mano in tasca, estraendone poi un mazzo di chiavi. Tuttavia, nel compiere quel gesto, qualcosa cadde, facendolo chinare velocemente, per vedere cosa fosse. E ben presto, i suoi occhi d’ambra divennero incredibilmente sorpresi, scossi. No, non era possibile! Si rigirò fra le mani il preservativo che quella sera nella fretta, non aveva utilizzato.

-Cazzo.- sussurrò, sbattendo il pugno contro la porta di legno. Fortunatamente non svegliò nessuno, tuttavia, aprì con forza la porta, esprimendo sempre più, tutta la propria rabbia. Come diavolo avrebbe fatto? Ci riflettè un attimo, e pensò che in fondo erano problemi di Arimi. Non se ne era preoccupata? , avrebbe subito lei le conseguenze.

E con tali pensieri piuttosto egoistici, Yuri si addormentò nel proprio letto. Era stanco, distrutto. Eppure se n’era andato un giorno come un altro, un ennesimo tassello della sua vita. E ben presto, la preoccupazione per le conseguenze delle sue azioni andarono via, lasciando spazio alle morbide braccia di Morfeo, che calorose, lo accolsero come accadeva ormai da 18 anni. Chissà se un giorno qualcuno, o qualcosa, avrebbe reso quella vita diversa.

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Capitolo 2
*** 2-Un sogno divenuto realtà ***


2-Un sogno divenuto realtà

 

 

 

2-Un sogno divenuto realtà

 

Una sala bianca, forse troppo per i suoi gusti. Solo tre persone all’interno di quelle quattro mura che per la protagonista di questa storia, parevano peggio di una prigione. Attendeva un verdetto importantissimo, poche semplici parole che a seconda del loro senso, avrebbero reso la sua vita l’inferno od al contrario il paradiso. Si portò una ciocca mora dietro all’orecchio, attendendo che il medico alzasse il proprio sguardo su di lei. E pregò Cami che il paradiso, entrasse finalmente nella sua vita. Per questo serrò in fretta i grandi occhi da cerbiatta, prima di udire il verdetto che finalmente, avrebbe fatto concludere quella fitta catena di attesa.

-E’ con immenso piacere che vi dico che…- un momento di esitazione, quell’attimo che ogni medico si tiene per assaporare una propria vittoria in campo lavorativo. -Che la signorina ha superato in pieno la cura, e che è completamente fuori pericolo!- terminò l’uomo, posando sulla scrivania i documenti che rivelavano quella splendida verità.

E lacrime colorarono i volti di due donne d’età diverse, ma sicuramente molto simili dentro l’animo. Una speranza comune, che le aveva fatte spesso piangere per la disperazione, ma anche ridere, perché entrambe, avevano compreso quale  splendido valore avesse la vita. Miki è sua madre avevano saputo affrontare il tremendo gusto che offre una condanna di morte: la notizia che ben presto, il proprio cuore potrebbe smettere di battere perché troppo debole, o troppo stanco di lavorare. Tuttavia cure adeguate, e forza i di volontà resero la possibile quella speranza di vita che purtroppo, era diventata solo un punto da raggiungere.

-Davvero?-  chiese Miki, asciugandosi una lacrima capricciosa. E non appena vide il medico annuire, ella si voltò verso la madre, lanciandole uno sguardo complice. La complicità che hanno due persone felici, che erano pronte ad iniziare una nuova vita. E si gettò fra le braccia della donna che l’aveva cresciuta e fatta nascere, colei che mai e poi mai, l’avrebbe abbandonata. E piansero insieme, felici, piene di gocce di contentezza, che coloravano i loro volti. Volti sollevati, ed osservati da un medico soddisfatto per il proprio lavoro.

-Nonostante tutto però… mi raccomando… effettui sempre i controlli!- soggiunse l’uomo, alzandosi dalla propria poltrona. Entrambe le donne annuirono, mostrandosi parecchio convinte. Naturalmente nonostante avessero scampato il pericolo, era meglio non rischiare!

-La ringraziamo per la sua efficienza… e le prometto che prenderò tutte le medicine, e che farò tutti i controlli necessari!- esclamò Miki, alzandosi dalla poltrona. Il medico le sorrise, stringendole poi la piccola mano, e vedendola correre al di fuori del grande studio.

-Signora… ma dove…- sussurrò l’uomo, gettando uno sguardo incuriosito verso la donna posta accanto a lui. Lei sorrise, mostrandosi parecchio convinta.

-Ah… vede…- socchiuse gli occhi scuri, prima di prendere la borsa posta sulla poltrona sulla quale era seduta prima. -E’ andata dalla sua migliore amica!- 

Correva veloce, come da tempo non le era dato fare. Lente perle di sudore  si impadronirono della sua fronte, mentre le gambe procedevano spedite per le vie di quel piccolo paesino. Cioocioo-land lo chiamava lei, poiché famoso per la presenza di milioni e milioni di tipi di farfalle. Sorrise fra i suoi mille ricordi d’infanzia, mentre i suoi occhi si spostavano verso un piccolo palazzo di tre o quattro piani. Era normale che in quel paesino vi fossero edifici tanto bassi; edifici così diversi dai grandi grattacieli delle metropoli nipponiche, fredde gabbie di cemento che Miki davvero non sopportava. Si fermò davanti ad uno dei portoni posti in quel viale, andando poi a cercare il nome tra quelli proposti sui campanelli. E finalmente, riuscì a trovare quello di suo interesse. Sorrise: chissà che faccia avrebbe fatto Mari nell’apprendere la notizia! Ma prima di poter premere il pulsante, una voce dolce e semplice la fece bloccare.

-Ciao Miki-chan!- aveva detto Mari, da dietro le sue spalle. La giovane dai capelli nocciola s’irrigidì all’istante, prima di sorridere ampliamente, e voltarsi verso l’amica. Bastò uno sguardo. Ed anche le labbra di Mary si inclinarono in uno splendido quanto sincero sorriso.

-C’è l’ho fatta… c’è l’ho fatta!- urlò Miki, saltellando allegra. E leggere lacrime fecero capolino dagli occhi profondi di Mary, che contenta, unì le mani a preghiera, per ringraziare Cami della sua clemenza.

-Oh Miki-chan… sono così felice per te!- le disse l’amica, stringendola in un abbraccio sincero. L’altra ricambiò, versando ancora qualche lacrima emozionata. E solo in quell’attimo si rese conto di quanto avesse sofferto nella sua vita a causa di quel cuore troppo debole, di quelle cure assurde che non le avevano mai dato la possibilità di avere dei veri rapporti con i suoi coetanei. L’unica che fosse stata in grado di starle dietro, di consolarla, di darle una spalla su cui piangere era stata proprio Mari. Quella ragazza che inizialmente era una semplice compagna di classe, ma che con il tempo si era rivelata una persona profonda e sincera, per nulla approfittatrice, ma bensì pronta a dare sempre una mano nei momenti di bisogno. Miki davvero non sapeva se sarebbe riuscita a superare tutti gli ostacoli portati dalla malattia senza Mari. Quel forte appiglio, quella persona che si sa, non ci tradirà mai. L’abbraccio si sciolse, e l’elegante Mary si asciugò quell’ultima lacrima che aveva deciso di scendere lungo le sue guance. Sorrise nuovamente all’amica, stringendole forte una mano.

-Sapevo che ci saresti riuscita.- sussurrò, mentre Miki  annuiva, facendo l’occhiolino.

-Io sono forte cara Mary-chan… ma so che senza di te non ci sarei mai riuscita!- esclamò, serrando gli occhi, e ridacchiando.

-Ma non scherzare! Tu sei forte, e saresti guarita in ogni situazione!- le rispose l’amica, scansandosi leggermente, e voltandosi dalla parte opposta. -Non per niente… tu sei il mio idolo.- sussurrò successivamente, in tono talmente basso, che Miki ci mise qualche secondo prima di interpretare le sue parole.

-Ma che dici!- disse così, saltandole al collo. -Al massimo sei tu il mio idolo!- continuò, mentre Mary si dimenava per via della strett a troppo forte. -Ed ora… a festeggiare!- fece Miki, allontanandosi, e portandosi davanti a Mari.

-Al solito posto?- chiese l’amica, conoscendo bene la risposta.

-Certo! Al Cioocioo-home!- tuonò, alzando un pugno al cielo. Gli occhi serrati, a celare anche solo per metà quella felicità che aveva appena iniziato a stanziare nel suo cuore. Amava la vita, amava tutto ciò che la componeva, e sapeva che non avrebbe mai più potuto pensare al peggio. Si sentiva libera, libera di viaggiare come una farfalla, quell’animale che da sempre, aveva rappresentato per lei il sinonimo di bellezza e grazia.

-Va bene.- rispose ridacchiando Mari, contenta per la propria amica. Le faceva così male ripensare a tutte le volte che aveva detto alla sua amica di sperare; e Miki aveva sempre seguito il suo consiglio, lottando con forza e tenacia, così bene che la giovane riusciva a mala pena a crederci. E sorrise a quel pensiero la bella Mari, mentre felice, si avviava verso il Cioocioo-home. Era così che amavano chiamare il piccolo ristorantino specializzato nella preparazione di piatti tipici, posto nel pieno centro del piccolo paesino: tutti i giovani amavano riunirsi là, scambiandosi battute e segreti. Purtroppo Miki e Mari non facevano propriamente parte di uno di quei gruppi; data la sua malattia Miki non aveva mai avuto l’occasione di stringere amicizia con molta gente; mentre Mari, era estremamente timida, e preferiva avere pochi amici, seppur buoni. Erano calme, serene e gentili. Così amavano definirsi, e mai sarebbero cambiate.

In breve raggiunsero il piccolo locale, adornato con alcuni disegni tipici giapponesi, con grandi draghi rossi e gialli dipinti sulle pareti, e le porte a scorrimento. Vi era un’aria estremamente familiare al suo interno, e Miki adorava vedere quanto un paesino come Cioocioo-land potesse racchiudere così tanti giovani. Sorrise a quel pensiero, mentre il volto di Mari le si proponeva davanti.

-A che pensi?- le aveva domandato, prendendo dalla borsa il proprio portafoglio. Miki scosse il capo pensierosa, sorridendo successivamente.

-Niente… niente! Hei! Ma posa quel borsellino, per oggi pago io!- esclamò Miki, allungando una mano verso quella di Mari. Ma l’amica fu più veloce, spostandola verso l’alto ed iniziando a fare di no con la testa.

-No no, mi dispiace cara Miki-chan, ma per sta volta pago io… se itu la festeggiata oggi!- esclamò Mari, spostando la mano di Miki. L’altra sbuffò indignata, incrociando le braccia, e socchiudendo malignamente gli occhi nocciola.

-Ma mica è il mio compleanno!- protestò, fissando l’amica.

-Non importa, è comunque un giorno speciale.- spiegò Mari, zittendosi improvvisamente. Miki rimase alquanto stupita dal mutamento improvviso dell’amica, e ben presto, decise di indagare.

-HeiMari-chan… che succede?- domandò la giovane, allungando il busto in avanti, e fissando l’amica dritto dritto negli occhi.

-Niente.- sussurrò Mari,  mentre si zittiva nuovamente.

-Dai dai… dimmelo!- chiese Miki, al limite dell’impazienza. Era una persona estremamente curiosa, ed odiava dover rimanere con l’amaro in bocca in caso di un segreto!

-Buon giorno signorine.- disse una signora alquanto anziana, che si fece loro vicina. Miki si voltò a guardarla, notando che indossava una divisa blu e bianca, e che i suoi occhi azzurri, erano coperti da un paio di spessi occhiali. A quel punto la giovane comprese che Mari aveva smesso di parlare semplicemente perché la proprietaria del locale voleva prendere le ordinazioni! Arrossì a quella constatazione, abbassando leggermente il capo, e rendendosi conto di aver fatto una bella figuraccia.   

-Buon… buon giorno…- sussurrò Miki, lasciando che le proprie guance assumessero il tenero color porpora. Mari sorrise fra sé a quella scena, mentre l’anziana proprietaria del locale non sembrava affatto essere interessata all’accaduto.

-Allora… volete ordinare?- chiese la donna, agguantando la penna per scrivere le ordinazioni. Miki annuì subito; era da quando aveva circa 5 anni che quella donna la inquietava incredibilmente: era sempre stata una signora alquanto suscettibile, dal forte carisma e dai modi rudi. Da quanto si sapeva in paese viveva da sola, e da quando il marito era morto gestiva tutta sola quel ristorante, diventato ormai icona di Cioocioo-land.

-Vorrei un tè per favore.- fece Mari, osservando la donna. A differenza di Miki la giovane era sempre stata in grado di reggere lo sguardo di qualsiasi persona, che si trattasse di anziane signore un po’ fuori dai gangheri, o professori tutt’altro che buoni. Miki invidiava un sacco quel lato del carattere della sua amica, e se doveva essere sincera, non solo quello.

-E tu?- chiese la donna,  scrutando bene negli occhi la giovane Miki.- 

-Emmemm…- biascicò Miki, portandosi l’indice alle labbra. -Non lo so…- disse, sorridendo leggermente. Non era possibile: quella donna riusciva ogni volta a zittirla!

-Bè… a me non importa che tu non lo sai… io non posso certo passare tutto il pomeriggio ad aspettare i tuoi comodi! Perciò spicciati, e e prendi qualcosa!- urlò la donna, sbattendo la penna sul tavolo.

-Ma signora…- sussurrò Miki, abbassandosi per la paura.

-Cosa? Ma vedi quanta gente c’è? Io devo lavorare! Ah… voi giovani… non si sa mai cosa fare con voi! Siete la rovina di questo mondo!- continuò, allontanandosi. –Alla tua amica porto il tè… tu invece… te lo puoi scordare!- terminò, sparendo dietro la cucina. Miki a quel punto si passò una mano sulla fronte, sbuffando rumorosamente.

-Uffa… quella c’è l’ha con me… è sempre la stessa storia!- si lamentò, finendo poi con la fronte poggiata sul tavolino. Mari le sorrise, riflettendo per qualche istante.

-Appunto… Miki-chan… ogni volta che devi ordinare ti zittisci totalmente! La signora si deve essere stufata!- esclamò Mari, ridacchiando. Miki alzò leggermente il capo dal tavolo, scrutandola per qualche istante.

-Se lo dici tu… ma mi fa paura, cosa ci posso fare?- domandò, con aria supplichevole. -Ti prego Mari-chan, aiutami… in fondo tu sai sempre tutto!- disse, facendo l’occhiolino. Mari portò l’indice al mento, alzando lo sguardo verso l’alto, con aria riflessiva.

-Qualche psicologo dice che per eliminare una paura, bisogna affrontarla faccia a faccia!- esclamò la giovane dai lunghi capelli mori. Miki si mise ben dritta sulla sedia, iniziando a fare dei disegni immaginari con il dito, al di sopra della superficie del tavolino.

-MMh  è proprio quello il mio problema!- esclamò Miki, ormai sicura del fatto che se ne sarebbe sempre rimasta così com’era.

-No Miki-chan… puoi affrontarla: ricorda che hai superato una prova molto più grande, e devi essere orgogliosa di te stessa!- proferì l’amica, dandole un buffetto sulla fronte. Miki rimase della propria idea, andando a guardare fuori dalla finestra.

-Se lo dici tu…- soggiunse, con aria riflessiva.

-Te lo posso assicurare… affronterai anche la signora… vedrai… troveremo una soluzione anche a questa!-

 

Scusate… Ichi chiede infinitamente scusa!!!n Non venitemi a male vi prego… non ho avuto un attimo di tempo per poter scrivere questo capitolo!! Anzi… sono di fretta anche ora!! Quindi vi saluto, con la speranza di poter riuscire a scrivere anche il prossimo cap! E scusate anche se questi primi sono un po’ noiosi… ma vi prometto che quelli successivi saranno molto più avvincenti!

 

Ringrazio…

 

miki90: Ti chiedo scusa per il mio enorme ritardo, e spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo! Purtroppo in questo secondo trancio della mia storia non sono molti gli elementi che emergono, e la trama non si trasforma molto… ma questi capitoli iniziali ed un po’ noiosi sono essenziali per  far capire un po’ la storia dei personaggi principali!! Ti ringrazio per i tuoi complimenti, e ti prometto che il prossimo capitolo sarà ricco di colpi di scena!

 

helen912004: Chiedo scusa anche a te per il mio enorme ritardo!! Cercherò in futuro di non  creare questa situazione, e no… non voglio farvi aspettare…!! Spero che il cap ti sia piaciuto, e che risponda alle tue aspettative!

 

Spero commenterete in tanti… ho bisogno di consigli e di qualche dritta, od anche solo di un parere obiettivo! Bacioni!

 

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Capitolo 3
*** 3-Una notizia improvvisa ***


3-Una notizia improvvisa

 

 

3-Una notizia improvvisa

 

Una serie infinita di gente continuava a passare davanti ai suoi occhi. Un bambino aveva iniziato a giocare con il proprio palloncino azzurro, mentre la madre, apprensiva, gli aveva intimato di starle più vicino, e di non correre ai bordi  della strada. Pochi metri più avanti un barbone chiedeva l’elemosina, inscenando uno spettacolo con una chitarra mezza scassata. Ed ancora più avanti, dove forse nessuno avrebbe potuto vederli oltre a  lui, una giovane coppia di innamorati che parlava animatamente su un argomento apparentemente importante. Sorrise osservando la faccia sconvolta che aveva assunto quel ragazzo mentre la giovane “innamorata” gli ricordava quanto importante fosse un esame che stava tenendo all’università, e che quindi dovevano rimandare ogni tipo d’impegno. Gettò a terra il mozzicone di sigaretta, calpestandolo successivamente con il piede. Non sarebbe mai e poi mai voluto finire così: con una ragazza sclerata che ti urla in faccia il perché tutto le va male; pieno d’impegni, senza nemmeno avere il tempo di ricordarti che esisti. Voleva una vita tranquilla: fatta di divertimento, e di quel pizzico di serietà che a volte non fa poi così bene. Socchiuse gli occhi, notando la figura che si stava avvicinando. Una bella ragazza senza dubbio, con corti capelli color della notte, e gli occhi blu. Un fisico davvero niente male, e labbra carnose che sino a qualche settimana prima erano state sue. Abbassò il capo: perché diavolo aveva deciso di vederlo? Sentì sempre più vicini i suoi passi, tacchi veloci, piedi che non vedevano l’ora di raggiungere la sua figura.

-Ciao.- disse la ragazza, facendo un cenno con la mano. Lui ricambiò il gesto, osservandola con aria di chi non vuole perdere tempo.

-Allora di cosa volevi parlarmi?-  domandò, osservando gli occhi della giovane. E per la prima volta Yuri non seppe interpretare lo sguardo di una persona: un misto di sicurezza e di insicurezza allo stato puro. Un mix che non aveva alcun senso,  ma che purtroppo, Arimi non faceva altro che manifestare. Non la vedeva da quella fatidica notte, e sembrava cambiata, non sapeva per quale motivo, ma la vedeva estremamente diversa. 

-Ok, vieni, andiamo a sederci in quel bar.- proferì, indicando con l’indice l’edificio posto dall’altra parte della strada. Yuri annuì, iniziando ad incamminarsi con Arimi al proprio fianco. Entrambi muti come due pesci, con la strana consapevolezza che quella chiacchierata avrebbe sconvolto il destino di entrambi. Si sedettero all’interno di un semplice bar: era pieno di clientela, ed i camerieri non facevano altro che fare avanti ed indietro  da un tavolo all’altro. Arimi prese il menù, sospirando malamente. Yuri la osservò, e per un attimo ebbe paura di chiederle perché diavolo gli avesse chiesto di vederlo. Era così strana, così diversa, credeva di non poterla nemmeno immaginare così.

-Yuri.- sussurrò, chiudendo il menù, quasi avesse deciso che nascondersi dietro stupidi convenevoli fosse totalmente inutile.

-Ummh?- mugugnò in risposta, osservando quegli occhi serrati.

-E’ difficile, ma di certo non posso tenertelo nascosto.- spiegò la giovane, mentre i propri occhi incrociavano quelli profondi di lui.

-Allora non perderti in inutili chiacchiere.- rispose, nervoso. Odiava tutti quegli stupidi giri di parole, e non perdeva mai occasione per metterlo in evidenza. Tuttavia lo inquietò il sorriso strano che fece Arimi non appena udita quella frase: nessuno sorriderebbe per una cosa simile, ma lei lo fece, dimostrando un comportamento totalmente diverso da quello che conosceva lui.

-Come vuoi Yuri. Ricordi la notte in cui sono stata a letto con te?- domandò, socchiudendo gli occhi, quasi soddisfatta. Lui annuì, senza fare commenti: non gli piaceva parlare delle sue “avventure” soprattutto con coloro che ne erano state le dirette interessate insieme a lui. -E ricordi dov’era Ghinta in quel periodo?- domandò ancora, appoggiando il mento sulla mano sinistra. Yuri ci pensò per un attimo su, tentando di ricordare.

-Mi sembra che fosse andato... da sua madre ad Osaka.- spiegò, mentre uno strano dubbio lo coglieva.

-Sì, e torna sta sera. C’è un problema però: io...- abbassò lo sguardo, cedendo ad un pensiero forse più grande di lei. Un pensiero che ora era diventato concreto dentro di lei, in un esserino minuscolo, ma che sarebbe cresciuto a breve nel suo corpo.

-Tu?- domandò Yuri, osservandola in continuazione. E sperò dentro di sé, che non fosse ciò che sospettava.

-Yuri...- riuscì solo  a dire Arimi, mentre una lacrima le attraversava il volto. -Io... io non ti mentirei mai e lo sai...- e Yuri non ebbe il coraggio di chiederle cosa celasse la continuazione di quella frase. La sua bocca si aprì, rivelando stupore, paura. -Io sono in cinta, ed il bambino non può essere che tuo dato che Ginta è stato via per tutto il mese, ed io sono in cinta di due settimane.- e lo incastrò così. Con quelle parole che avrebbero cambiato totalmente la sua vita.

 

Trascorse un anno da quella chiacchierata. Un anno in cui crebbero bugie, dispiaceri, ed in cui venne alla luce uno splendido bambino di nome Yu. Sia Arimi che Yuri avevano deciso di fare in modo che Ginta non venisse a sapere nulla, e vissero con la speranza che il bambino somigliasse di più alla madre, in modo tale da nascondere il tutto al vero ragazzo di Arimi. Fu alquanto semplice all’inizio, ed i due furono contenti di notare che il bambino almeno per quel periodo, non somigliava molto a Yuri, o per lo meno, non presentava caratteristiche così simili. Tuttavia però, il padre del giovane venne a sapere del “terribile” segreto del figlio, e questo portò non poco scalpore.

-Yuri! Ne hai combinati di guai nella tua vita, ma questo è sicuramente il peggiore!- il signor Matsura iniziò a camminare avanti ed indietro per  tutto l’ufficio: le mani strette dietro la schiena, gli occhi bassi, le sopracciglia aggrottate. Era nervoso, e Yuri sapeva bene il perché. -Sino a quando havevi intenzione di tenermelo nascosto?- chiese, con aria accusatoria. Yuri dal canto suo, rimase seduto sulla poltrona dell’ufficio del  padre, ticchettando qualche volta con le dita sul bordo.

-Non lo so.- rispose, sapendo quale sarebbe stata la reazione dell’uomo.

-Certo! Tu fai i danni, me li tieni nascosti, ed io devo sapere di essere diventato nonno già da un anno da uno stupido test di paternità?- domandò l’uomo, alterato. Yuri non sapeva proprio cosa dire: aveva  deciso di comune accordo con Arimi di non dire niente proprio a nessuno, né ai genitori, né a nessun’altro dei parenti, almeno il segreto sarebbe rimasto tale.       

-E cosa ti devo dire? E’ successo, e dato che Arimi sta già con un altro, abbiamo deciso di fargli credere che fosse suo figlio.- rispose, tranquillo. Quasi come se le proprie parole fossero il ragionamento più semplice e normale del mondo. Tuttavia suo padre non era dello stesso avviso: il signor Matsura infatti prese in mano il telefono dell’ufficio, dicendo qualcosa sottovoce. Yuri lo osservava per nulla incuriosito, ma con la sola speranza che l’uomo  non volesse riconoscere Yu come suo nipote legittimo.

-Ora faremo i conti.- spiegò, aprendo la porta dell’ufficio. -Aspettami qua.- terminò, sbattendo con forza l’oggetto. Yuri cadde all’indietro sulla poltrona, serrando forte gli occhi: era possibile che capitassero tutte  a lui? Era diventato padre da un anno, e vedeva suo figlio praticamente ogni giorno; non era geloso di Ghinta, anche perché sapeva dentro di sé, che quella bugia non sarebbe durata in eterno. Era qualcosa di troppo grande, anche più grande di lui e di Arimi. Sospirò, pensando a cosa avrebbe fatto ora suo padre: era  un tipo molto impulsivo, e si chiese se non volesse fare di tutto per togliere il bambino ad Arimi, e fare in modo che vivesse con loro, e cresciuto come un Matsura a tutti gli effetti. E questa era una possibilità che Yuri non voleva per niente: per carità, voleva bene a quel bambino, ma non lo vedeva frutto di un amore, ma come una semplice vittima di due persone che hanno scelto di tradire la fiducia di Ghinta. Sorrise fra sé, pensando a quanto sarebbe stata diversa la situazione se non avesse deciso di andare a letto con Arimi: non sarebbe stato padre, ed ora non sarebbe rimasto seduto su quella scomoda poltrona, ad attendere un responso che sicuramente, non gli sarebbe piaciuto.

Passò qualche minuto, e Yuri tentò di non pensare più a nulla. Non faceva alcun movimento; l’unico artefice di un qualsiasi rumore era l’orologio  a pendolo che gli segnalava che erano già le cinque del pomeriggio. Yuri aprì gli occhi, udendo i passi di suo padre che veloce, camminava nel  corridoio della grande azienda della quale era l’unico proprietario.

-Bene, ho trovato la soluzione.- tuonò l’uomo, richiudendo la porta alle proprie spalle, tranquillo. Sembrava aver riacquistato una calma incredibile, come se i fattti appena venuti alla luce, non fossero mai esistiti.

-Io non ti ho mai chiesto di trovare una soluzione.- spiegò Yuri, accendendosi una sigaretta e socchiudendo piano gli occhi nocciola. L’uomo però, fece una faccia strana: di chi ha già previsto ed architettato la tua rovina. Yuri lo comprese, ed attese che pronunciasse una qualsiasi parola.

-Non importa, è normale che tu non me l’abbia chiesto, dato che sei uno sconsiderato.- spiegò, sedendosi alla scrivania, ed iniziando a prendere alcune scartoffie  da una cartellina.

-Bene, ora anche la predica.- commentò Yuri, sorridendo. Sapeva che avrebbe tirato fuori una frase simile, ma molto probabilmente non sapeva cosa aveva deciso suo padre.

-Parlando con tua madre, abbiamo compreso che non saresti mai e poi mai in grado di crescere un figlio; né con il nostro aiuto, né con quello della madre del bambino.- chiuse gli occhi l’uomo, appoggiando i documenti sulla scrivania. -Però, anche se sei una testa calda, e ti comporti come uno sconsiderato, abbiamo capito che bisogna dare sempre una seconda possibilità.- aprì gli occhi nocciola, così simili a quelli del figlio.

-Quindi?- decise di non attendere Yuri, per la prima volta interessato ad un discorso.

-Quindi andrai ad Akhu da tua nonna, almeno sino a quando non sarai diventato un uomo.- e la cenere della sigaretta cadde a terra, così come il morale del suo proprietario. Non era possibile! Yuri si alzò in fretta in piedi, sbattendo con forza il pugno sulla scrivania del padre.

-Io sono già un uomo! Non coprirti dietro a questa stupida scusa, la verità è che ti vuoi liberare di me!- tuonò, irato. Il padre tuttavia non sembrò fare una piega, rimanendo tranquillo.

-Ed anche se fosse? Non mi hai  mai dato una soddisfazione, a scuola sei sempre stato promosso per miracolo, non hai mai detto una parola gentile né a me né a tua madre, non hai mai mostrato interesse verso l’azienda di famiglia. Dimmi Yuri, io dovrei essere un padre orgoglioso?- domandò, zittendo il figlio. Il giovane riflettè per qualche istante, constatando subito che il padre non doveva avere qualche rotella.

-Io sono comunque tuo figlio, e non dovresti pensare di liberarti di me.- chiuse gli occhi, abbassando successivamente il capo biondo. Vedeva già il suo destino volato via, fra le montagne di un paesino dove era stato l’ultima volta dieci anni prima.

-Un padre perdona tutto di un figlio Yuri.- il capo del giovane si rialzò, notando nelle iridi del padre verità, convinzione. -Ma non so se posso perdonare ciò che stai facendo a quel povero bambino. Te ne sei lavato le mani come se nulla fosse, scaricandolo ad un altro uomo che non sa essere solo il terzo in comodo in questa situazione.- il signor Matsura si alzò in piedi, chiudendo gli occhi. -Io ti ho già perdonato di aver messo in cinta quella povera ragazza, ma non credo che riuscirò mai a perdonare il tuo comportamento con quella creatura. Yuri......- riaprì gli occhi, deluso. E quello sguardo fece male al ragazzo, che attese solo il colpo di grazia. -E’ tuo figlio, e non te ne è importato nulla.-

Si ritrovò a viaggiare per le strade di Tokyo con la propria automobile nuova di zecca. Lo stereo ad altissimo volume, i finestrini completamente chiusi, senza rispettare alcun semaforo o cartello. Avrebbe voluto prendere il mondo intero e gettarlo via, giù da un burrone, e rimanere solo, solo per sempre. Senza capire nulla della gente, di coloro che gli stavano intorno. Solo con sé stesso, era così che voleva vivere Yuri Matsura.  E tirò un sonoro pugno al volante, ripensando alla risposta che aveva dato a suo padre, riguardo la partenza verso il paesino nel quale viveva la nonna: uno stupido, fottutissimo sì. Una parola affermativa, che aveva fatto sorridere il padre, e gli aveva dato la possibilità di ricredersi almeno in parte riguardo al proprio figlio.

-Cazzo!- tuonò, fermandosi davanti alle strisce pedonali. Stava per investire una donna con il passeggino. Tirò un altro pugno al volante, mentre il vibro del cellulare si fece sentire. Abbassò il volume dello stereo, agguantandolo, e guardando chi fosse a chiamarlo. Forse suo padre si era ricreduto?

-Cazzo.- ripetè, vedendo il mittente. -Pronto?- chiese, fingendo indifferenza.

-Yuri?- riconobbe subito la voce, non appena lo fece, premette l’acceleratore, per gridare silenziosamente, la propria rabbia.

-Sì, ciao Ghinta-san.- disse, abbassando il tono.

-Che hai? Ti sento strano.- disse il giovane, tranquillo. Era straordinario quanto fosse cambiato da quando Arimi aveva dato alla luce il piccolo Yu: molto più responsabile, attento e premuroso, eppure, non era lui il padre!

-No, niente, ho avuto una discussione con il vecchio.- proferì, riferendosi a suo padre. S’impose di calmarsi, facendo un sospiro profondo, con la speranza che quella telefonata terminasse presto.    

-Ah capito! Ormai è routine in casa Matsura!-

-Già...- sussurrò Yuri, attendendo una risposta.

-Ascolta, domenica sera festeggiamo i tre mesi di Yu... ti va di venire? So che non sono cose per te ma...-

-Ci sono.- lo freddò subito l’amico, chiedendosi se sarebbe partito prima o dopo quel giorno. Non aveva chiesto niente a suo padre, ed ancora in quell’attimo, sperava di svegliarsi tra le proprie coperte, e venire a conoscenza del fatto che quello, era stato solo un brutto sogno.

-Bene! Allora ci vediamo!- disse l’altro, notando quanto l’amico volesse terminare la conversazione.

-Ok, ciao ci sentiamo.- chiuse la telefonata. Ed in quell’attimo Yuri posteggiò ad un angolo della strada, alzando gli occhi verso il finestrino. Alcune gocce di pioggia avevano iniziato a cadere, facendo piangere ancora di più il suo cuore. Ma gli occhi no, quelli rimanevano asciutti. Come se non importasse loro di nulla, anche se dentro di sé, Yuri sentiva un coctel micidiale di nervosismo, confusione e paura. Una fottuta paura che non riusciva a motivare. Forse non voleva ricominciare tutto da capo, forse non voleva abbandonare i suoi cari. Ma quali cari? Non riusciva a voler bene nemmeno a suo figlio, come diavolo poteva anche solo pensare di aver mai provato affetto verso qualcuno? E capì di aver sempre sbagliato a credere che l’uomo fosse solo una macchina capace di produrre solo male. Comprese che la sua vita era stata composta principalmente di errori, e si rese conto, che era ora di ricominciare.

 

Ciauu  a tutti!!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto… come potete vedere si inizia ad entrare nel vivo della storia!

 

Ringrazio…

 

helen91004: Ed eccoti accontentata… c’è il tuo Yuri!! Spero che questo capitolo ti sia risultato più interessante, e che non ti abbia delusa!

 

miki90: Ciao! Mi fa piacere che ti piacciano anche i capitoli “senza una vera trama” e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come quelli precedenti… la trama si sta pian piano andando a formare… dobbiamo solo avere un po’ di pazienza!

 

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Capitolo 4
*** 4-Un lavoro ***


4-Un lavoro “movimentato”

 

4-Un lavoro “movimentato”

 

-Ricordate di fare gli esercizi mi raccomando!- un professore alto e dai modi gentili aveva appena chiuso il registro di una seconda del liceo. La sua voce era stata sovrastata dalla campanella che spavalda, aveva ordinato ai giovani di uscire dall’edificio scolastico.

-Siì prof, non si preoccupi!- dissero alcuni ragazzi, prendendolo in giro. L’uomo tentò di non dar loro caso, sedendosi al proprio posto, ed iniziando a riordinare i propri libri. Tra i giovani che avevano abbandonato la classe vi erano anche due ragazze molto diverse fra loro, ma entrambe speciali. Mari e Michi infatti, avevano iniziato a camminare verso l’uscita di quell’edificio non molto grande.

-Oggi devi andare a lavoro?- domandò Mari all’amica. Era passato circa un anno da quando la giovane dai capelli mori aveva detto addio alla propria malattia, eppure non passava giorno che non ringraziasse Cami per la clemenza che aveva manifestato nei suoi confronti. E dato che aveva iniziato una nuova vita dopo la malattia, Michi aveva deciso di trovarsi un lavoretto da fare ogni tanto, anche solo per avere qualche banconota in più dentro il portafoglio. Ed il lavoro scelto era stato andare a fare le pulizie dalla signora Matsura, la proprietaria del Cioocioo-home! Michi infatti aveva imparato a superare la propria paura nei confronti dell’anziana donna, dimostrando di essere una ragazza volenterosa. Così andava ogni tanto a casa della signora, per aiutarla nel fare le pulizie.

-Sì... speriamo non sia  isterica come a suo solito!- esclamò Michi, chiudendo stancamente gli occhi.

-La vedo dura... quella è un’arpia!- una terza voce s’intromise nel discorso. Sia Mari che Michi si voltarono verso l’intruso, riconoscendo subito il volto.

-Steve?- dissero all’unisono, sbarrando gli occhi.

-Che c’è?- domandò il giovane. Egli era un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi d’ambra; un fisico messo piuttosto bene, caratterizzato da un’eleganza fuori dal comune. Il giovane sorrise sornione, avvicinandosi a Mari.

-Io oggi vado dalla signora Matsura... ma se vuoi disdico così ci andiamo a prendere un gelato insieme... che ne pensi?- domandò il ragazzo, a pochi millimetri dalla giovane. Mari prese un lungo sospiro, spingendo con forza Steve il più lontano possibile da lei.

-Quante volte devo ripeterti che non ho alcuna intenzione di uscire con te?- domandò la ragazza, irata. Era raro vedere Mari in un tale stato, e Steve era l’unico a farla arrabbiare tanto.

-Ma un semplice gelato, non ti chiedo tanto! So che lo vorresti!- esclamò l’altro, divertito. Gli piaceva davvero tanto quella ragazza elegante ed intelligente, e sentiva dentro di sé che prima o poi l’avrebbe conquistata.   

-Ti ho detto di no!- urlò la ragazza, voltandosi verso l’amica. -Forza Michi, andiamo.- proferì, voltandosi dalla parte opposta, ed iniziando a camminare a grandi passi.

-Prima o poi la conquisterò.- soggiunse Steve, sorridendo a Michi. L’altra lo squadrò con aria afflitta, superandolo.

-Sai meglio di me che Mari è una testa dura...  ti darà filo da torcere!- disse, avviandosi verso l’amica.

-Lo so... ma vedrai! Ci vediamo a casa dell’arpia!- se ne andò Steve, fischiettando.

Michi sorrise: non le dispiaceva in fondo quello Steve. Era testardo, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere un appuntamento con la sua amica. Michi avrebbe davvero voluto uno spasimante come lui: una persona che ti faccia sentire speciale e desiderata, qualcuno che mai e poi mai ti avrebbe lasciata andare. Tuttavia nonostante questo non spingeva mai la propria amica tra le braccia di Steve: Mari era libera di fare le proprie scelte, ed ora che ci pensava in effetti il ragazzo non era proprio il tipo per la sua amica. Decise di abbandonare quel pensiero: doveva andare a casa della signora Matsura, se chissà che baccano avrebbe piantato!

 

-Forza, pulisci quel mobile, riordina quella libreria!- una signora molto anziana stava impartendo mille ordini ad una ragazza molto più giovane di lei. Michi infatti, continuava a correre da una parte all’altra della villa occupata solo dall’anziana donna: spazzava, lavava e lucidava i pavimenti. La ragazza davvero non sopportava il comportamento autoritario che aveva la donna, però era la sua “datrice di lavoro” e non poteva contraddirla più di tanto. Michi comunque era convinta che prima o poi sarebbe cambiata, e che avrebbe ammesso che lei svolgeva bene il proprio lavoro. 

-Ma si può sapere cosa diavolo sta combinando quell’incapace di sopra?- domandò la donna, in preda ad una delle sue solite crisi isteriche.

-Non so signora.- replicò Michi, sperando con tutta se stessa che la donna andasse ad importunare un po’ Steve, che spesso andava a riparare i mobili della vecchia.

-E’ meglio che  vada a controllare.- disse la signora Matsura, iniziando a salire uno ad uno i gradini che avrebbero portato al piano superiore. -Tu continua a spazzare!- disse tuttavia, continuando a salire.

-Sì sì.- disse a bassa voce. Continuava a fare avanti ed indietro per tutta la casa, chiedendosi se davvero il suo futuro sarebbe stato così. Per anni il suo unico punto fisso era stato quello di guarire. Ed ora che da un anno poteva dire di aver realizzato il proprio sogno, Michi si sentiva vuota: come se mancasse qualcosa nella sua vita, qualcosa di sconosciuto, qualcosa che il suo cuore avrebbe voluto vivere sino in fondo. Le i conosceva la risposta a quel quisito, eppure aveva paura di rendersene conto. Socchiuse gli occhi, tentando di scacciare via quel pensiero: era una ragazza matura e profonda, non poteva farsi riempire la testa da mille pensieri. Tuttavia non avrebbe potuto continuare comunque: un urlo si udì dal piano superiore, facendole intuire che c’era qualcosa che non andava.

-Ragazza! Vieni subito qui!- urlava la signora Matsui, in preda alla collera. Michi si alzò in piedi, gettando a terra lo straccio e sospirando rumorosamente: che diavolo era accaduto ora?

-Sì signora, arrivo!- urlò, iniziando a salire la rampa di scale. Sicuramente Steve ne aveva combinata un’altra delle sue, ed ora entrambi ne avrebbero subito le conseguenze.

In breve giunse sino alla meta prestabilita, e la scena che si trovò di fronte la fece ridere a crepapelle: Steve seduto a terra ricoperto da una marea di libri! Michi rise in maniera contenuta, per paura di essere sgridata dalla signora.

-Emmh... mi dica!- disse, trattenendo le risate. La vecchia si voltò a guardarla, indicando poi il ragazzo che tentava di rialzarsi in piedi.

-Questo impiastro ha fatto cadere tutti i libri della mia libreria! Aiutalo, o vi denuncio!- tuonò, portando entrambe le mani ai fianchi.

-Ma signora! Erano messi male, mica è colpa mia!- soggiunse Steve, sbuffando. Quella donna lo faceva andare in bestia, ma sua madre lo aveva costretto a cercarsi un lavoretto e là in paese era davvero difficile avere un impiego.

-Raccontalo ad un altro! Voglio vedere tutto in ordine!- disse ancora la donna, sedendosi su una vecchia poltrona. -Forza ragazza, aiutalo.- continuò, guardando dritto negli occhi Michi. La giovane annuì, avvicinandosi all’amico.

-Certo che sei davvero un impiastro! Sarà la quarta volta in un mese che fai cadere tutti questi libri!- sorrise la ragazza, prendendo alcuni volumi da terra.

-Non sono io, è questa libreria che è da buttare. Prima o poi le cadrà addosso, ed io riderò come un matto!- proferì, sadico. Michi lo guardò malissimo, dandogli poi un leggero schiaffo sulla spalla.

-Zitto, potrebbe sentirti!- gli disse, ed in effetti le sue previsioni erano state vere: ben presto un cuscino color panna raggiunse la testa del ragazzo, che alzò il capo verso la persona che lo aveva lanciato.

-Sono vecchia, ma non certo sorda! Finisci il tuo lavoro impiastro!- tuonò ancora la donna, tornando a rammendare una vecchia coperta.

-Arpia.- sussurrò Steve, facendo sorridere Michi. Era sicura che in fondo quei due si volessero un gran bene, un po’ come nonna e nipote; solo che nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso.

-Sto aspettando una persona importante, quindi voglio tutto in ordine.- continuò la signora, alzandosi.

-Va bene.- rispose Michi, osservando quel che faceva la signora. Ella infatti iniziò a prendere alcuni volumi dalla libreria, iniziando a guardarli male.

-Non va bene affatto! Vanno in ordine, esattamente come erano prima!- urlò.

-Ma signora, non possiamo mica ricordarci come erano messi i libri!- controbattè Steve, al limite della sopportazione. La signora Matsura si voltò per controbattere, ma tuttavia non ne ebbe il tempo. Infatti ben presto uno scricchiolio si udì alle loro spalle  facendoli inquietare alquanto.

-Cosa...- Michi non ebbe il tempo di terminare la frase: la libreria cadde a terra, distrutta a metà. Essa finì inesorabilmente sulla gamba della signora Matsura, che iniziò ad urlare isterica.

-Ecco! Lo sapevo... voi volevate uccidermi!- urlava, mentre si dimenava al di sotto della libreria. Steve e michi dovettero spostare il mobile, e ben presto constatarono che la signora non poteva alzarsi in piedi. La ragazza così ordinò a Steve di prendere in braccio la signora e portarla di sotto, mentre lei avrebbe chiamato l’ambulanza.

-Io lo dicevo che quella libreria prima o poi avrebbe ceduto!- ringhiava Steve, mentre si metteva in spalle la vecchia.

-Zitto! Io ti denuncio!- controbattè l’altra, dandogli uno scappellotto sulla testa. Per quanto la scena potesse rivelarsi alquanto comica, dietro essa vi era anche un che di tragico: cosa avrebbero diagnosticato i medici alla signora? I due ragazzi salirono con la vecchia sull’ambulanza, ed i medici posti al suo interno furono spaventati dalle minacce che la signora continuava a lanciare contro i due ragazzi.

-Quella ci farà sbattere in prigione.- diceva Steve, mentre Michi tentava di calmarlo. La verità era che gli unici a poterla aiutare erano proprio loro, e non potevano certo abbandonarla proprio in quel momento.

All’ospedale i medici diagnosticarono una gamba rotta, e dato che la signora non poteva essere assistita da nessuno, preferirono farla trattenere là. La donna naturalmente si oppose: diceva di essere in grado di provvedere a se stessa anche senza braccia né gambe, ma nessuno naturalmente l’ascoltava.

-Signora, vado a prendere le sue cose, tornerò fra meno di un’ora gli e lo prometto.- disse Michi, mentre aggiustava il cuscino della vecchia.

-Nemmeno per sogno! Non voglio che un’estranea metta mani nei miei cassetti!- tuonò, con la voce più fiebile: era tutto il pomeriggio che strillava, e le forze ormai mancavano.

-E chi può aiutarla? La prego, lasci che mi occupi di lei.- chiese Michi, diventando ancora più gentile. La signora Matsura la guardò con occhi diversi: la ragazza se ne rese conto, e per qualche istante ebbe paura: cosa le avrebbe detto?

-Va bene. Certo che tu sei diversa da tutti quegli scellerati della tua generazione.- constatò la vecchia, mentre Michi si alzava in piedi.

-No signora, sono stati solo più fortunati.- ribattè l’altra, uscendo dalla stanza. La vecchia sapeva della sua malattia, di come era stata la sua infanzia, eppure non faceva altro che classificarla come tutti gli adolescenti: la verità era che lei era diversa, aveva visto in faccia la morte, ed aveva compreso quanto preziosa fosse la vita in ogni sua sfaccettatura. Sapeva quindi quanto fosse importante aiutare il prossimo, perché lei stessa era stata aiutata, e sapeva che avrebbe trascorso il resto della propria vita a fare del bene, anche se respinta come faceva con lei la signora.   

Decise di avviarsi quindi verso la fermata dell’autobus: Steve era dovuto rimanere all’ospedale, per vedere con la signora gli ultimi fogli da firmare. La donna avrebbe preferito sicuramente rimanere con la ragazza, ma era meglio una donna per i vestiti e la biancheria intima da portare all’ospedale. Si sedette quindi alla fermata, osservando il cielo: era diventato incredibilmente nuvoloso, e la pioggia sicuramente  non si sarebbe fatta attendere.

-Porca miseria!- imprecò Michi, mentre alcune gocce s’infrangevano sul freddo asfalto. Ci mancava solo l’acquazzone! Brutte parole uscirono dalla sua bocca, mentre sempre più perplessa, tentava di nascondere il capo con le braccia. Ben presto si sarebbe presa una bella polmonite! Tuttavia ben presto le gocce cessarono di cadere sulla sua nuca, e Michi aprì gli occhi, confusa. Eppure continuava a piovere davanti  a lei! Alzò lo sguardo, e ben presto si specchiò in splendide iridi azzurre, proprietà di un ragazzo alto e dai lineamenti fini.

-Ma chi...- sussurrò, confusa. Era rimasta ammaliata da quegli occhi, e se doveva dirla tutta, non sapeva come reagire davanti ad una situazione simile. Quello sconosciuto le aveva dato riparo con il proprio ombrello, facendole risparmiare sicuramente una bella polmonite.

-Ho pensato che avessi bisogno di un ombrello.- disse il giovane misterioso, sorridendo. Michi arrossì, certo che era stato davvero gentile.

-Ti... ti ringrazio.- rispose la ragazza, abbassando lo sguardo.

-Di niente, piacere il mio nome è Alessandro.- le allungò una mano, che la giovane strinse subito.

-Michi.- rispose, abbastanza imbarazzata.

-Tu sei di Akhu?- domandò il ragazzo, mentre si voltava a guardare la pioggia.

-Sì, da sempre. Tu no vero? Non ti ho mai visto da queste parti.- chiese Michi, interessata. Nel villaggio tutti i volti erano noti, ed era facile accorgersi di facce nuove.

-I miei genitori sì, ma ho trascorso parecchi anni in America, ed ora sono tornato.- disse l’altro, vedendo in lontananza il suo possibile autobus.

-Capisco...-

-Sai... mi sarebbe dispiaciuto se tu non fossi stata di Akhu.- Michi alzò lo sguardo a quell’affermazione, notando sul volto del ragazzo una nota di ilarità.

-E perché?- arrossì.

-Perché sarebbe stato molto più difficile rincontrarti.- si era abbassato sul suo orecchio per dirle quella frase. Le parole di Michi morirono in gola, mentre Alessandro prendeva la sua mano e vi poggiava sopra il proprio ombrello.

-Te lo lascio, io tanto non ne ho più bisogno. Ciao!- le disse ancora, senza darle il tempo di rispondere. Il ragazzo infatti era già entrato nel pullman, e con un cenno aveva salutato Michi. Lei ricambiò il gesto, mentre la bocca si era socchiusa. Ma chi diavolo era quel giovane? La ragazza era molto curiosa di saperlo, e non vedeva l’ora di scoprirlo. In verità non era detto che si sarebbero rincontrati, anche se ad Akhu le probabilità erano altissime. Prima o poi comunque gli avrebbe ridato il suo ombrello, e chissà, magari lo avrebbe ringraziato a dovere.   

Finalmente arrivò il suo pullman, ed in breve vi salì. Il tragitto fu parecchio lungo, e Michi decise che avrebbe atteso che la pioggia smettesse prima di recarsi nuovamente in ospedale. Corse, corse e non appena vide la villa della signora Matsura il suo cuore fu più calmo: la meta si stava avvicinando!

Ben presto vi entrò, iniziando a strizzarsi un po’ i vestiti. Notò che le luci al piano di sopra erano accese: evidentemente durante tutto il trambusto si erano dimenticati di spegnerle. Decise che non era una cosa così grave, ed iniziò ad avviarsi verso il bagno, dove per lo meno avrebbe tentato di darsi un’asciugata ai capelli. Si sciolse quindi l’alta coda di cavallo, cercando da qualche parte un pettine.

-Mi scusi signora matura, ma era una questione importante!- disse ad una immaginaria signora. Era strano stare in quella villa senza il trambusto della vecchia. Ben presto si rese conto che in quel bagno non vi era alcun pettine, decise quindi di tentare con il bagno del piano inferiore. Scese le scale, e fu parecchio strano quando vide che all’interno del bagno la luce era accesa. Non ci fece caso nemmeno in quel momento, e decise così di aprire la porta. E la scena che le si propose davanti probabilmente, non l’avrebbe mai dimenticata.

 

Ciao a tutti!! Ecco a voi il quarto capitolo della mia misera storia!! Cosa avrà visto Michi nel bagno? O_O ichi_chan… stai diventando piccante!! XDD Spero commenterete… baci baci!!

 

Ringrazio...

 

Usako89: ti ringrazio per i tuoi complimenti, e ti posso assicurare che il mio commento è stato più che meritato! La tua è una ff splendida!! Spero che leggerai anche questo cappi, e che lo commenterai, con sincerità!

 

helen912004: sisi… è meglio cambiare un po’… anche perché non credo di poter creare una ffc con presente un Yuri “originale” non ne sarei in grado. Chissà… poi magari ci riuscirò!

 

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Capitolo 5
*** 5-Chi sei? ***


5-Chi sei

 

 

5-Chi sei?

 

La bocca si prosciugò, le labbra si socchiusero in segno di stupore, gli occhi si spalancarono allibiti. Le mani raggiunsero il volto bianco, tentando di nascondere il più possibile la figura che si era posta davanti a lei. Un ragazzo. Sì, un bellissimo, attraentissimo ragazzo dai folti capelli biondi e magnetici occhi nocciola. Questa descrizione può essere considerata qualcosa di bellissimo, eccezionale da osservare, e forse anche... normale?  Ma non era normale il fatto che il ragazzo davanti a lei avesse in dosso solo un paio di boxer, e che nel momento in cui Michi aveva aperto la porta, il giovane era intento a toglierseli.

-Ma... ma chi sei?- disse, voltandosi dall’altra parte. -Ma certo, un  maniaco!- urlò ancora, spaventatissima. Si sentiva imbarazzata, e davvero la curiosità cresceva se pensava alle condizioni in cui lo aveva visto.

-Hei... certo che qui ad Aku c’è ne sono di belle sorprese!- disse la voce dietro di lei. Essa era forte, mascolina e profonda. Michi si tolse le mani da davanti al volto, senza però avere il coraggio di voltarsi a guardare colui che aveva da poco esclamato quella frase. Sentì poi dei passi dietro di lei, ed una risata trattenuta. -E no, non sono un maniaco. Non ho bisogno di fare sciocchi giochetti per conquistare le donne... quindi mi tolgo da quella categoria!- proruppe il ragazzo biondo, facendo alterare nettamente Michi. Non erano certo discorsi da fare!

-E allora chi sei? Questa non è certo casa tua!- domandò, serrando forte i pugni e gli occhi.  Udì successivamente la porta del bagno chiudersi, ed i passi farsi sempre più vicini alla propria figura. Ecco, ora era esattamente dietro di lei.

-Veramente dovrei essere io a fare questa domanda a te.- disse, divertito dal comportamento della ragazza. Ella aprì gli occhi, chiedendosi se fosse il caso di voltarsi finalmente. Purtroppo però non sapeva in quali condizioni il ragazzo biondo fosse uscito dal bagno, e questo era un gran problema.

-Questa è la casa della signora Matsura, ed io sono... io sono...- un momento di pausa. -Io sono una sua amica.- proferì, balbettando. Non sapeva davvero cos’era per la signora: in fondo non era una sua “dipendente” fissa, ma non poteva nemmeno definirsi una sua cara amica. Udì la forte risata del giovane,  e poi un nuovo passo verso la propria figura. Ora poteva sentire il volto del ragazzo all’altezza del proprio orecchio, ed il suo fiato caldo a stretto contatto con la sua spalla. Si sentiva ribollire, e per quanto lo avesse visto solo in una frazione di secondo, poteva già immaginare l’espressione del suo volto.

-Non pensavo che mia nonna avesse amiche così giovani.- ridacchiò il ragazzo, posando una mano sulla spalla della giovane, e facendola voltare. Di tutta risposta Michi serrò gli occhi preoccupata, chiedendosi se mai li avrebbe riaperti.

-No!- esclamò, sperando di non dover assistere alla scena di prima.

-Hei... apri gli occhi,  mi sono rivestito!- disse il ragazzo, facendo calmare Michi. La giovane si convinse che doveva fidarsi di lui, e decise di aprire gli occhi. Notò poi che lo sconosciuto si era infilato un pantalone della tuta, lasciando il petto completamente scoperto. Per quanto Michi non fosse una persona maliziosa, non furono certo casti i pensieri che le vennero alla mente non appena vide il fisico statuario del ragazzo che sfacciato le si proponeva davanti. Alzò poi lo sguardo sul suo volto: calde perle color cioccolato la osservavano, accompagnate da labbra carnose ed un naso piccolo e poco marcato. La frangetta bionda gli accarezzava appena la fronte non molto alta, conferendogli un’aria sbarazzina ma al contempo anche angelica. Sarebbe stato difficile definire quel ragazzo in una sola parola, e davvero Michi in quell’attimo non sapeva cosa fare.             

-Allora.- disse lo sconosciuto, portandosi entrambe le mani ai fianchi. -Mi  vuoi dire chi sei?- domandò, capovolgendo notevolmente la situazione: ora l’intrusa era diventata addirittura lei stessa! Socchiuse gli occhi, riflettendo: il giovane aveva ammesso di essere il nipote della signora Matsura, quindi in effetti, era anche suo diritto stare là. Così anche lei si portò entrambe le mani ai fianchi, assumendo un’aria rassegnata.

-Io faccio qualche lavoretto per tua... nonna giusto? Qualche ora fa però è stata vittima di un incidente, ed è stata ricoverata all’ospedale... ed io sono venuta qua a casa sua... per prendere le sue cose.- spiegò, mentre il giovane la oltrepassava. Si diresse dritto dritto verso la cucina, andando poi ad aprire il frigorifero, senza cambiare minimamente espressione. Questo fece insospettire molto Michi, che curiosa decise di chiarire i propri dubbi.

-Scusa... ma se sei suo nipote... com’è che non ti ho mai visto? E perché non sei dispiaciuto per lei? Se tua nonna dovresti almeno chiedermi qualcosa sulle sue condizioni!- esclamò la ragazza, seguendolo di fretta e furia in cucina. Il nuovo arrivato si voltò verso di lei, mantenendo quella sua espressione ferma, e continuando ad osservarla. Michi era ferma sul ciglio della porta, ed osservava il ragazzo con aria completamente irata, ma anche curiosa. -E poi...... come ti chiami?- chiese ancora, chiedendosi se con il proprio comportamento si sarebbe fatta mandare a quel paese. Ma la giovane moretta era famosa per quel suo essere estremamente curiosa, ed anche per quella sua voglia di dare una risposta ad ogni cosa, ad ogni comportamento, ogni sguardo.

-Yuri.- proferì il ragazzo, chiudendo gli occhi, e prendendo una bottiglia d’acqua sul ripiano della cucina. Michi iniziò a chiudere ed aprire più volte gli occhi, riflettendo.

-Yuri?- domandò, confusa.

-Sì, il mio nome è Yuri, il tuo?- chiese, tranquillo. La ragazza fece qualche passo, entrando definitivamente in cucina. Si guardò intorno per qualche istante, come se non avesse mai visto quel luogo, eppure lo aveva pulito un sacco di volte.

-Michi.- disse, sperando che le altre domande ottenessero una risposta.

-Mia nonna non deve aver avuto il tempo di avvisarmi, in fondo sono arrivato da poco. Ero convinto fosse andata a fare una passeggiata, e che in seguito all’acquazzone si fosse fermata da qualche parte, e dato che mi ero preso l’acqua pure io... ho deciso di farmi una doccia. Ma poi...- iniziò a fissarla con aria seccata. -Poi tu hai aperto la porta.- a quel punto le guance di Michi assunsero un forte color rosso, mentre iniziava a fare di no con il capo.

-Bè... io cercavo solo un pettine!- esclamò, portandosi le mani davanti alla faccia. Yuri ridacchiò, portandosi di fronte a lei, e prendendo una delle sue piccole mani. La scrutò per qualche istante, studiando bene il suo sguardo. Quella ragazzina aveva gli occhi profondi, ma in fondo molto sofferenti. Lo affascinarono praticamente subito, ma tentò di lasciar correre.

-Veramente...- sussurrò, prendendo anche l’altra sua mano, e lasciandola completamente in balia del suo sguardo profondo. -Veramente speravo che tu volessi fare un giretto nella doccia con me.- un sorriso malizioso colorò le sue labbra, mentre Michi, alquanto incredula, tentava di scansarsi dalla sua presa.

-Non dire cretinate! Allora... cosa devo dire alla signora Matsura quando arriverò da lei?- chiese, tentando di dimenticare ciò che in precedenza aveva detto quel tipo, non era abituata a doversi confrontare con personaggi simili, e questo le portava non pochi problemi.

-Guarda che io non stavo scherzando... anche se sono sicuro che potrei trovare di meglio qua ad... Akhu giusto?- domandò, seguendo Michi verso  la grande entrata della villa.                 

-O Cioocioo-land.- sussurrò la ragazza, infilandosi la giacca.

-Cioocioo che?- chiese il ragazzo, incuriosendosi. Michi aprì la porta: pioveva ancora abbastanza, ma non le andava proprio di  stare dentro quella casa con uno sconosciuto del genere.

-Niente.- proferì, non aveva voglia di raccontare la propria teoria legata alle farfalle che popolavano il paesino nel quale abitava da sempre. Lo diceva solo a chi era particolarmente affezionata, e dicerto non lo avrebbe detto a lui.

-Voglio saperlo.- Yuri chiuse la porta in precedenza aperta da Michi, e prese a fissarla.

-Sono fatti miei.- disse lei, piccata. Incrociò le braccia, attendendo che il ragazzo le aprisse, ma come prevedibile non lo fece.

-Dimmelo.- sussurrò il ragazzo, quasi divertito. La giovane con i capelli sconbinati lo guardò di storto, continuando un silenzio che a Yuri proprio non piacque. Le mise quindi le mani su entrambe le spalle, guardandola con occhi profondi, così profondi che Michi ebbe paura di perdersi al loro interno.

-Io da ora in avanti vivrò qua... voglio sapere tutto del posto... quindi spero che chiarirai questo mio piccolo dubbio.- Michi a quell’affermazione s’infuriò, e con uno scatto improvviso prese la sua mano e la scansò dalla propria spalla.

-Sono fatti miei! Ed ora vado a fare ciò che dovresti fare tu: cioè andare da tua nonna! Se ne hai voglia mi segui, oppure te ne stai qua ad aspettare di avere notizie, ma puoi star certo che non sarò io a dartele!- precisò la ragazza, aprendo di fretta la porta, ed iniziando a percorrere con passo svelto il vialetto. Yuri la seguì con lo sguardo per tutto il tempo, socchiudendo appena gli occhi, e pensando a quanto fosse irrimediabilmente piena d’energie. Mai nessuna ragazza gli aveva risposto così a tono, e questo gli piacque.

-Hai dimenticato l’ombrello!- le urlò, osservando l’oggetto ancora bagnato posto accanto alla porta.

-Non importa... tanto non è neanche mio!- tuonò, girando l’angolo, e finendo al di fuori della visuale del biondino. Yuri si appoggiò allo stipite della porta, osservando la strada bagnata, e le gocce di pioggia che pian piano cessavano di cadere dal cielo. Quella Michi era stata la prima sorpresa che gli aveva celato quel paesino sperduto tra le montagne... che sarebbe accaduto ancora?    

 

-Bene, la ringrazio.- un giovane biondo dai profondi occhi color cioccolato aveva appena concluso la conversazione con un medico dell’ospedale poco lontano dal paesino nel quale si era trovato. Non era proprio in una bella situazione: sua nonna sarebbe stata ricoverata per almeno una settimana, e lui non sapeva minimamente dove fosse l’ospedale, né tanto meno una possibile strada da percorrere per raggiungerlo. Da quanto ne sapeva là ad Akhu non esisteva nemmeno un servizio di taxi, quindi non avrebbe potuto contare neanche su quella risorsa. Si stravaccò completamente sul morbido divano del salotto, guardandosi intorno. Se avesse seguito quella ragazzina con i capelli mori almeno avrebbe potuto avere un minimo di spiegazione, o per lo meno avrebbe potuto sapere come raggiungere sua nonna. Se doveva essere sincero in quell’attimo non ci aveva pensato: era rimasto troppo scosso, o meglio sorpreso, dal temperamento della moretta per stare a pensare a quelle cose. Sorrise al ricordo della faccia completamente arrabbiata di Michi che piena di sé, gli aveva imposto di seguirla all’ospedale, oppure rimanere a casa come un deficiente. Morale? Era rimasto a casa esattamente come un deficiente. Quando aveva chiamato l’ospedale gli avevano detto più o meno cosa fare... quale strada percorrere, ma dopo le prime due indicazioni aveva rinunciato ad ascoltare, perché tanto non ci capiva niente. Senza la sua auto si sentiva perso, e per un attimo gli venne l’impulso di prendere i propri bagagli e di tornarsene dritto  dritto a Tokyo, là dai suoi amici, là nella sua casa, là da...

-Yu.- pensò a suo figlio, chiudendo forte gli occhi. No, non poteva tornare da lui. Sarebbe cresciuto con sua madre ed un padre che non era quello vero, tradito ancora prima che insieme potessero costruire qualcosa. Tentò di scacciare quel pensiero, tentando di trovare una possibile soluzione ai propri problemi. Alzò il capo verso destra, osservando l’apparecchio telefonico posto sopra al tavolino del salotto. Lo scrutò per qualche istante e l’idea di chiamare suo padre iniziò a stuzzicargli la mente. Tuttavia se lo avesse fatto avrebbe dimostrato di non avere un briciolo di maturità e senso di responsabilità, tutti difetti che era meglio non far notare a quel padre troppo orgoglioso. Abbandonò quindi quell’idea, riflettendo ancora.

-E mo che cazzo faccio?- si domandò, portandosi entrambe le mani al volto. Ecco, ci mancava solamente che rimanesse là, come un deficiente a contemplare il soffitto. Ben presto tuttavia il campanello suonò, indicandogli che forse una forma di vita era andata in suo soccorso. Si alzò in fretta e furia, convinto che oltre la porta avrebbe trovato una più che seccata Michi, pronta a fargli le scarpe.

-Sì?- domandò, aprendo la porta. Là trovò un ragazzo dai folti capelli corvini, ed un’espressione sveglia.

-Ciao.- disse, appoggiandosi allo stipite della porta. Yuri lo osservò con non poco stupore, chiedendosi chi diavolo fosse quel tipo.

-Scusa ma... chi sei?- chiese, privo d’imbarazzo. Lo sconosciuto sorrise, incrociando subito le braccia.

-Giusto, prima di tutto le presentazioni. Piacere, il mio nome è Steve.- proferì, porgendogli una mano. Yuri la strinse subito, chiedendosi sempre più chi diavolo fosse.

-Yuri.- precisò, senza aggiungere altro.

-Io sono un amico di Michi, ed un “conoscente” di tua nonna. Mi ci ha mandato lei qua.- disse, mentre Yuri si scansava per farlo entrare in casa. Il biondo notò che la pioggia aveva cessato di cadere, e questo lo fece sollevare.

-Come sta?- chiese a Steve, mentre il ragazzo si portava all’interno del salotto. Si comportò quasi fosse a casa propria, e ben presto si sedette sul divano, guardandosi intorno. Yuri lo imitò, attendendo una risposta.

-Direi bene... nonostante la botta parla sempre, non le mancano certo le energie!- spiegò Steve, ridacchiando. Quel tipo sembrava energico e solare, uno capace di portare a termine i propri obiettivi.

-Bene, e quando uscirà dall’ospedale?- chiese, sempre più incuriosito. La verità era che Yuri si sentiva molto spaesato, e  davvero non riusciva ad immaginarsi solo, là ad Akhu.

-Sinceramente? Non lo sappiamo. Potrebbe rimanere una settimana, due o tre... dipende tutto da come si riprende e da quanto si sarebbe disposti a seguirla una volta a casa.- continuò il nuovo arrivato, incrociando le braccia.

-Capisco. Io voglio parlare con lei, come faccio?-

-Dovresti venire con me. Ma ormai per sta sera l’orario di ricevimento è esaurito, potresti venire con me domani pomeriggio se ti va. Sai per caso dov’è la scuola del paese?- chiese Steve, tentando di progettare un piano che andasse bene per tutti.

-No, non conosco il posto.- rispose il biondo, poggiandosi sullo schienale del divano.

-Non è difficile da trovare...- il ragazzo spiegò precisamente la strada da percorrere, ed intanto Yuri cercava di “riesumare” i vecchi ricordi di bambino legati al paesino. Capì ben presto dov’era il luogo, e si diede appuntamento con Steve per il giorno dopo precisamente all’uscita di scuola. Parlarono per un po’, e ben presto il biondo si rese conto che quel tipo non era così male. Poteva essere un potenziale amico.  Anche Steve provava lo stesso sentimento, e sentiva che di quel tipo c’era da fidarsi. Yuri accompagnò l’ospite alla porta, pronto  a salutarlo.

-Mi raccomando, se hai bisogno fa uno squillo.- precisò Steve, mimando un telefono con le dita. Yuri sorrise poi annuì, rammentando che sicuramente non avrebbe avuto bisogno di nulla.

-Ascolta... un’ultima cosa.- disse solo, mentre l’ospite si voltava per andar via.

-Ummh?- fece, incuriosito.

-Com’è che mia nonna ha tanti amici così giovani?- chiese, molto incuriosito. Steve rise, chiudendo gli occhi scuri.

-Ah...... devi aver conosciuto Michi... in effetti mi aveva accennato qualcosa! Comunque no, ha solo me e lei come “amici” anche se in realtà facciamo ogni tanto dei lavoretti qua a casa di tua nonna. La verità è che è un po’ sola, e non avrei mai detto che avesse un nipote!- disse, stupendo parecchio il biondo. Yuri restò a fissare la figura di Steve che si allontanava, mentre pian piano il sole cessava di far luce con i propri raggi. Avrebbe passato la propria prima notte ad Akhu completamente solo, un buon inizio davvero!         

 

Ciao a tutti! Spero che questo quinto capitolo vi sia piaciuto! Che accadrà nel prossimo? … ne vedremo delle belle!

 

Ringrazio...

 

dinny: Mi  fa molto piacere che la mia storia ti piaccia! Per Yuri... so che fa uno strano effetto vederlo così, ma potrebbe cambiare, e soprattutto, il suo comportamento (come  hai intuito giustamente) portato dal fatto che mai nella sua vita è stato amato davvero, o per lo meno, non come voleva lui. Per Michi credo somigli abbastanza a quella del manga, stessa cosa per Mary, che è un personaggio che io stessa amo. Che accadrà? Spero  continuerai a seguire la mia storia per scoprirlo!  

 

leonessa: Mi fa piacere che la mia storia ti piaccia, e per aggiornare ho fatto il prima possibile! Spero che per quanto sia strano vedere Yuri sotto tale aspetto non siapoi così brutto, bisogna comunque contare che la storia è ancora agli inizi, e potrebbero ancora cambiare molte cose!

 

Helen912004: Ciao! Spero in questo capitolo di non averti delusa, ed anche se non sono stata molto piccante nella scena del bagno, spero davvero sia stata di tuo gradimento! Ho preferito usare Alessandro al posto del nome originale perché ho utilizzato i nomi italianiper tutti i personaggi (ad esempio Yuri= Yu) ed anche se sinceramente anche io preferisco Key, preferisco rispettare i nomi italiani... magari nella prossima ff cambierò!        

 

 

 

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Capitolo 6
*** 6-Una giornata faticosa ***


6-Una giornata stancante

 

 

6-Una giornata stancante

 

Un cielo azzurro salutava gli studenti di un paesino di montagna nipponico. Molti di loro sognavano ancora le coperte, tanti altri invece ripassavano una lezione che il giorno prima non avevano studiato. La campanella stava per suonare, ed una ragazza molto carina dai lunghi capelli mori aspettava l’amica davanti al cancello dell’edificio scolastico. Si guardava intorno stringendo nella mano sinistra la cartella, e con la destra si portava una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Era possibile che Michi fosse sempre in ritardo? Ormai si poneva quella domanda praticamente ogni giorno, ed ogni giorno non riusciva a trovare una risposta.

-Hei... che fai qua tutta sola? Credo che tu abbia bisogno di un prode cavaliere per difenderti!- disse una voce poco lontana. La ragazza serrò gli occhi, poggiando successivamente la cartella a terra, per poi andare ad incrociare le braccia. Sbuffò rumorosamente, con il solo intento di essere udita da colui che l’aveva appena importunata. 

-Smettila Steve, sai che non ti sopporto quando fai così!- ringhiò, con aria molto scocciata. Il proprio interlocutore le si fece più vicino, iniziando a fissarla con aria di apprezzamento.

-Su su Mari... so che non vedi l’ora di uscire con me!- disse in tutta risposta il ragazzo, senza demordere neanche un istante. Mari sciolse le braccia lungo il busto, con aria di sconfitta. Pochi secondi di trance, poi scattò, quasi avesse raccolto tutta la forza necessaria per dirgli ciò che pensava.

-Io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di te! Non importunarmi, sto solo aspettando Michi, lo sai! E tu sai anche un’altra cosa: non uscirò mai con te!- urlò ancora, prendendo la cartella, e voltandosi dalla parte opposta. -Ti consiglio di entrare in classe, o la professoressa ti metterà il ritardo.- terminò, entrando all’interno dell’edificio. Steve sbuffò: prima o poi l’avrebbe conquistata, ne era più che sicuro. Quando Mari gli urlava quelle parole contro non sentiva cattiveria, forse un briciolo di fastidio questo era vero, ma non qualcosa di così sgradevole da farlo dispiacere. Nacque quindi un lieve sorriso sul suo volto furbo, prima che iniziasse a progettare un nuovo piano per conquistarla. 

 

Il fiato corto portato da quella corsa stancante. I capelli mori, raccolti in una coda, ciondolavano ad ogni passo, gli occhi già stanchi di prima mattina rimpiangevano un letto morbido e caldo, mentre con grande attenzione tentava di fare uno slalom decente tra una pozzanghera e l’altra. Per fortuna l’acquazzone della sera prima era cessato, ma aveva lasciato delle tracce indesiderate. Corse ancora, notando in lontananza l’edificio scolastico. E per la prima volta nella sua vita Michi fu felice di trovarsi davanti alla propria scuola superiore. Si fermò un solo istante davanti alla grande scalinata che precedeva le porte dell’edificio, tentando di raccogliere un po’ di fiato. Il luogo era deserto, segno che la campanella era suonata ormai da un pezzo. Raccolse nuovamente le forze, ricordando che la prima ora avrebbe avuto musica, e quindi avrebbe potuto farsi trovare già nell’aula apposta, poiché quella mattina si aveva il programma di andare là. A quel punto avrebbe detto alla professoressa che si trovava in quella sala già da un po’, in attesa del loro arrivo.

-Brava Michi... sei un genio!- si complimentò con se stessa, aprendo la porta della grande sala. Essa era di forma circolare, ed al centro si trovava un grande pianoforte a coda. Ai lati si trovavano vari gruppi di sedie, mentre al fondo, dove era possibile per tutti vedere, si trovava la lavagna con la cattedra. In quella sala ci andavano una volta al mese per fare pratica di strumenti, ma la maggior parte delle volte finivano per fare solo la teoria, e gli strumenti erano in pochi a poterli sfiorare. Aprì la porta della grande sala, ed improvvisamente un suono  melodioso la pervase. I suoi occhi rimasero aperti a fissare la figura di un ragazzo di bell’aspetto che abile, suonava il pianoforte posto al centro della  grande sala circolare. Il suono che produceva era indescrivibile: melodioso, straordinario, bello. Un vortice di note e sensazioni molto particolari che la trasportarono in un mondo tutto suo. Michi si ritrovò a serrare gli occhi, ed a chiudere dietro di sé la porta, per poi tornare ad ascoltare quelle note melodiose. Per un istante le parve addirittura di essere tornata nella tranquillità delle proprie coperte, dove sino ad un’oretta scarsa prima aveva sognato.

-Che... che bello.- sussurrò, poggiandosi alla porta, e continuando ad ascoltare. Divenne talmente assorta che non si rese nemmeno conto che il giovane aveva cessato di suonare. Egli si voltò, notando Michi appoggiata alla porta. Gli occhi chiusi, e la mente chissà dove, forse alla ricerca del ricordo di quelle note che purtroppo avevano cessato di  spandere la loro magia.

-Buon giorno.- disse il ragazzo, facendo aprire gli occhi di Michi. Ella sobbalzò, accorgendosi ben presto di non aver fatto proprio una bella figura. Raccolse la cartella che in precedenza aveva poggiato in terra, ed in poco le sue guance divennero color della passione. Aprì leggermente la bocca, trovandosi a non riuscire a formulare neanche una sillaba.

-I... io...- balbettò, non del tutto sicura di essere ancora viva. Quel tipo era il ragazzo che il giorno prima le aveva prestato l’ombrello! Quel flash la fece cadere letteralmente dalle nuvole, facendola convincere del fatto che probabilmente anche lui l’avesse riconosciuta.

-Io ti ho già vista vero?- chiese il ragazzo, alzandosi dalla propria postazione. Michi fece qualche passo in avanti, cercando di avere per lo meno un passo decente. Certo che era proprio un bel ragazzo niente da dire; la sera prima non le aveva dato un’impressione tanto positiva. -Michi giusto?- domandò ancora il ragazzo, ormai vicino a lei. Ella annuì, assumendo un’aria riflessiva.

-E tu... Alessandro vero?- chiese la ragazza, mentre un ricordo tutto meno che piacevole la pervadeva. Il ricordo del giorno prima in cui aveva lasciato l’ombrello a casa della signora Matsura, poiché troppo irritata dalla presenza di quel biondino sconosciuto. Ma quante complicazioni stavano nascendo in quei giorni? Sperò con tutta se stessa che Alessandro non le domandasse di riavere l’oggetto, tuttavia sembrò che quello fosse l’ultimo pensiero del giovane che con disinvoltura annuiva.

-Non pensavo che ti avrei rincontrata!- esclamò il ragazzo, socchiudendo gli occhi, e sorridendo gentile. Certo che quel tipo aveva davvero un bel sorriso, e questo piacque parecchio a Michi che senza alcun ritegno arrossì ancora.

-Sinceramente? Neanche io! E cosa fai?- disse la ragazza, sorridendo a propria volta. Improvvisamente il cigolio della porta  si fece udire alle sue spalle, ed una terza voce s’intromise nel discorso.

-bene Michi, vedo che hai incontrato il nuovo assistente di musica.- proferì la professoressa, entrando a grandi passi all’interno della grossa sala. Dietro di lei un folto  gruppo di ragazzi, più precisamente la classe di Michi, che in breve prese posto all’interno della sala.

-Ecco, ora sai cosa faccio!- disse Alessandro, ridacchiando, e dandole poi un buffetto sul capo. -Parleremo dopo. Ora vai, che ti devo insegnare musica.- sussurrò ancora, mentre la moretta prendeva posto vicino a Mari. L’amica la guardò sconvolta, chiedendosi se Michi conoscesse anche solo lontanamente quel ragazzo che le pareva di aver già visto da qualche parte.

-Ciao Mari-chan!- disse Michi sedendosi al proprio posto.

-Ciao. Che ci facevi già qua?- chiese con la propria eleganza.

-Niente… è che sono arrivata in ritardo, come sicuramente sai, ed ho preferito farmi trovare già qua!- esclamò in risposta, ridacchiando un po’. Mari la osservò qualche istante, andando poi a guardare il nuovo assistente.         

-Hei... certo che il nuovo assistente è proprio carino! Quello di prima era un vecchio decrepito!- esclamò Mari, osservando l’amica.

-Hei... guarda che Steve potrebbe diventare geloso!-

-Smettila!- Mari le diede una botta sulla spalla, facendola piegare dalla parte opposta. Risero ancora qualche istante, prima che la professoressa iniziasse a parlare. Ella spiegò che Alessandro era il nuovo assistente dell’aula di musica, e disse  anche che il loro paesino si doveva sentire onorato perché il ragazzo aveva vinto parecchi concorsi all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, ed ora aveva deciso di entrare nella tranquillità della montagna. Avrebbe fatto da assistente per un tempo indefinito, almeno sino a quando non avrebbe deciso di iniziare nuovi lavori all’estero, dove era molto ricercato. Subito mille sguardi di apprezzamento pervasero il il giovane che tuttavia non staccava gli occhi da Michi. Questo non sfuggì a Mari che tuttavia preferì tenere quell’osservazione per sé.  In fondo aveva notato che l’amica se ne era resa conto, ed in fondo era quello l’importante. Portò quindi l’attenzione altrove, ed in poco s’accorse che Steve la stava osservando. Il suo sguardo divenne subito irritato, ed in un nano secondo gli fece una linguaccia che fece nascere sul volto del ragazzo un largo sorriso.

-Ieri sera...- Mari tornò a guardare l’amica che aveva appena pronunciato quella frase.

-Sì?- domandò, incuriosita.

-Ieri sera ho conosciuto Alessandro alla fermata dell’autobus.- disse l’amica, arrossendo. Avrebbe voluto dirglielo altrove, ma non c’è l’aveva fatta a trattenersi. Mari sorrise, capendo ben presto quale fosse il motivo di quegli sguardi d’interesse da parte del nuovo assistente.

-Bene... e come ti sembra?- domandò la ragazza, avvicinandosi a Michi. L’altra arrossì, facendo di no con il capo.

-Che vuoi che ne sappia io! L’unica cosa che posso dire con certezza è che è molto gentile... nulla di più.- terminò la moretta, stravaccandosi ben bene sul banco. Sospirò rumorosamente, alzando poi lo sguardo su quel ragazzo. Era strano, ma in un solo giorno aveva conosciuto due ragazzi completamente diversi: Alessandro, gentile e dall’apparenza molto disponibile; e Yuri, misterioso tutto meno che prevedibile! La moretta preferiva senza dubbio il primo, ma non era così disposta a fare una classifica. Si chiese infine se il biondo si sarebbe trattenuto ad Akhu per molto tempo: le aveva rivelato di doversi fermare là, ma non aveva specificato quanto. Ebbe quindi la paura di vederselo girare per la scuola, ma ben presto ripensò al fisico ed al suo volto maturi e capì che doveva aver già terminato le superiori. Per questo motivo un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle sue labbra fini, procurandole più calma e tranquillità. Le sei ore di lezione terminarono in fretta: Michi aveva salutato distrattamente Alessandro prima di uscire dall’aula di musica, ma nient’altro. Doveva riconoscere di essersi sentita molto osservata da lui, ma le piacque credere che doveva averlo fatto perché in fondo il proprio era un volto conosciuto.

Gli studenti del liceo uscirono dall’edificio in tutta fretta: era venerdì, il che indicava che sarebbe iniziato il fine settimana! In molti pensavano ai progetti più disparati per passare quei due giorni in completo relax, mentre Michi -piuttosto disperata- pensava a quanto avrebbe dovuto  faticare per badare alla signora Matsura. Il giorno prima infatti aveva deciso ,di comune accordo con Steve, che sarebbero stati loro due a darle una mano. Yuri era nuovo del posto, e sicuramente non avrebbe saputo andare da un posto all’altro per assolvere tutti i bisogni della signora.

-Chi va in ospedale oggi pomeriggio?- domandò la  ragazza, affiancandosi a Steve. Il giovane la guardò, andando poi ad  osservare Mari, posta accanto alla propria interlocutrice. Le sorrise leggermente, per poi porre nuovamente la propria attenzione verso Michi.

-Tecnicamente dovrei andarci io.- spiegò il ragazzo, poggiandosi elegantemente sul cancello che cingeva l’edificio scolastico.

-Ok, allora io me ne vado a casa... bravo Steve, non pensavo che tu avessi tutta questa buona volontà!- esclamò la ragazza, più che felice per l’affermazione appena udita dall’amico. L’altro tuttavia sorrise, mostrandosi totalmente estraneo dalla descrizione appena fatta da Michi.

-Lo so Michi-chan, lo so!- disse, ridacchiando.

-Hei... perché sghignazzi così?- domandò la moretta, suscitando gran curiosità anche su Mari che pose più attenzione al discorso.

-Perché quando noi saremo all’ospedale tu dovrai andare al locale della signora Matsura a ritirare gli ordini! Buon lavoro!- disse Steve, facendo qualche passo avanti, e superando quindi le due amiche.

-Noi? Hei... fermo!- lo rincorse, ma purtroppo il ragazzo era troppo veloce. Fece ancora qualche passo, urlando contro Steve. Tuttavia ben presto la propria corsa fu terminata per via di uno “scontro” avvenuto con un’altra persona. -Ecco, lo sapevo! Ora ti fermi anche in mezzo alla strada, e mi fai sbattere!- esclamò, arrabbiatissima. Aveva preso una bella botta cadendo a terra, e questo l’aveva fatta innervosire ancora di più.  Le bastò tuttavia alzare lo sguardo su colui che si era inginocchiato di fronte a lei per farle comprendere che non si era scontrata contro il proprio amico.

-Certo che sei proprio una furia!- esclamò il biondo posto di fronte a lei, Michi lo riconobbe subito.

-Yuri!- tuonò, portandosi una mano sulla testa.

-E brava, ti ricordi il mio nome.- spiegò il biondo, rialzandosi. Anche la giovane lo imitò, andando poi ad osservarlo.

-Che ci fai qua?- domandò, puntandogli l’indice contro.

-Devo accompagnarlo all’ospedale, tutto qua.  Oggi tu vai in negozio a ritirare gli ordini, mentre noi andiamo all’ospedale. Non appena avremo finito ti raggiungiamo là.- spiegò Steve, con aria quasi professionale. Michi andò su tutte le furie, scattando sulle punte ed iniziando ad osservare entrambi i ragazzi con sguardo assatanato.    

-E chi avrebbe deciso tutto questo?- domandò, irata. Sperò di far paura ad entrambi, ma come prevedibile non fu così. I due la guardarono senza alcuna piega sui volti, e pochi attimi dopo Steve si voltò verso il biondo, sorridendo leggermente.

-Allora, andiamo?- domandò, voltandosi dalla parte opposta. Yuri annuì, lanciando un ultimo sguardo a Michi, per poi seguire l’altro verso l’edificio ospedaliero.

-Aspettate!- li chiamò la ragazza, ma fu tutto inutile. Quei due erano già partiti verso la loro meta, mentre lei stessa si ritrovava a non sapere assolutamente cosa fare. Quali ordini avrebbe dovuto accettare? Come avrebbe trovato i soldi? Si abbandonò in un nervosismo incredibile, prima ancora di avere la possibilità di vedere Mari che l’aveva raggiunta.

-Michi-chan?- la chiamò, con la propria voce sottile. La moretta staccò il proprio sguardo sconvolto dal pavimento, andando poi ad osservare gli occhi profondi dell’amica.

-Ummh? Uffa! Non è giusto, mi hanno fregata!- esclamò la ragazza, sbattendo i piedi per terra.

-Ma chi era quel ragazzo biondo?- chiese Mari, particolarmente incuriosita. Aveva assistito alla scena da lontano, e davvero si chiedeva chi fosse quell’amico di Steve.

-Chi Yuri? E’ l’odiosissimo nipote della signora Matsura. L’ho conosciuto ieri, quando sono andata a prendere il necessario per sua nonna. Capito? Io le ho portato tutto, mica lui! Ma in questo mondo va tutto al  contrario!- tuonò ancora, voltandosi dalla parte opposta, ed iniziando a camminare a grandi passi.

-E dove vai ora?- chiese Mari, tentando di raggiungerla.

-Al locale della signora! Devo fare un lavoro che non è il mio!- disse, sempre più irritata. Quel pomeriggio non sarebbe certo stato dei migliori, ed il fatto di aver visto quel tipo ne era la conferma!

-Certo, vi porto subito l’ordinazione.- disse una ragazza dai lunghi capelli biondi e grandi occhi nocciola.

-Ti ringrazio!- fece un ragazzo che apprezzava nettamente la bellezza della giovane. Ella gli sorrise, prima di correre verso la cucina per prendere l’ordinazione di quel cliente.

-No, le ho detto quattro Kg, non certo due! Sì, va bene. Allora domani, mi raccomando ne abbiamo bisogno!- Michi era estremamente nervosa: da circa due ore litigava al telefono con decine di fornitori testardi che continuavano a far tardare gli ordini. La cosa più eccezionale era che lei non sapeva assolutamente nulla del mondo degli affari, né tanto meno come si amministrava  un locale. Ma non se ne poteva occupare Steve? O magari Yuri, in fondo era lui il nipote della signora. No invece: da bravi gentil uomini quali erano avevano lasciato tutto il lavoro a lei! Ma quando sarebbero tornati? -Ok, allora vi aspettiamo. A risentirla.- disse, attaccando la cornetta. Sbuffò visibilmente, andando poi a voltarsi verso l’uscita dello studio. Nel percorrere il corridoio si scontrò con una figura a lei conosciuta. -Uffa! E’ possibile che oggi mi scontro con tutti!- esclamò, irritata.

-Non credo che questa volta sia colpa mia, Mici giusto?- disse  la propria interlocutrice. La moretta alzò lo sguardo, riconoscendo l’altra come la cameriera del locale.

-Michi Susy, te lo avrò detto sì e no mille volte!- disse Michi, sempre più agitata. L’altra sorrise leggermente, poi portò entrambe le mani ai fianchi.

-Scusami ma... ho sempre tanti nomi da ricordare!- fece una faccia dispiaciuta. -Ma cosa ci fai qua? Non lo sai che i clienti solitamente stanno di là?- chiese, con aria divertita.

-Lo so, ma oggi non sono una cliente. La signora Matsura non sta bene, ed ora è in ospedale, quindi mi devo occupare di tutti gli ordini.-

-Ah... bene, allora quella vecchiaccia non romperà le scatole per un po’! Questo mi solleva molto.- disse la ragazza bionda, sorridendo visibilmente. -Bene, dato che ti occupi degli ordini... è finito il caffè, e non so cosa portare ai clienti. Spero troverai una soluzione, perché per quanto io sia carina e gentile prima o poi vorranno la loro ordinazione.- spiegò, con aria soddisfatta. Quella tizia si divertiva sempre a renderle la giornata storta, e quella volta ci stava riuscendo terribilmente bene.

-Capito. , togli il caffè dal menù.- spiegò, piatta. Susy non  ebbe il tempo di controbattere poiché Michi si era già portata sul retro del locale. Ormai fuori si sedette sulla gradinata di esso, osservando il cielo ormai buio. Mille stelle lo coloravano,  mentre una luna spezzata prendeva spazio  in quel tappeto blu. La scrutò per qualche istante, per poi chiudere stanca gli occhi. Cosa sarebbe accaduto ancora? Quei due giorni erano stati incredibilmente pesanti, e lei stessa non sapeva come diavolo stesse riuscendo a risolvere tutto. Aveva solo 17 anni, eppure le sembrava di aver vissuto come una donna di quaranta. Tutte le esperienze, le paure che l’avevano vista protagonista erano un semplice assaggio di tutto ciò che il suo animo aveva dovuto subire. Michi era una ragazza estremamente matura seppur molto spesso si dimostrasse incredibilmente testarda ed incapace di compiere dei ragionamenti pienamente razionali.

-Hei...  sai che quando non strilli sei addirittura carina?- domandò una voce poco lontano da lei. Michi aprì subito gli occhi, riconoscendo il proprio interlocutore.

-Non prendermi in giro.-  proferì, con tono scocciato. Ben presto l’alta figura  di Yuri comparve davanti ai propri occhi, dandole conferma di aver riconosciuto la persona.

-Guarda che dico sul serio. Ecco, ora sei arrabbiata e non sei più carina come prima. Sai una cosa? Se fossi rimasta in quella posizione con gli occhi chiusi ben presto ti avrei anche potuta baciare.- proferì il biondo, sedendosi accanto a lei. Michi arrossì visibilmente, ripensando alle parole del biondo. Non aveva mai avuto davvero il tempo di pensare a quelle cose, e davvero non riusciva ad immaginare il proprio primo bacio con quel mezzo-sconosciuto.          

-Io solitamente sono tranquilla... sei tu che mi fai saltare i nervi!- disse lei in tutta risposta. Yuri ridacchiò, osservando quel profilo leggero. In effetti era davvero carina, ma si era ripromesso di non avere alcuna stori  con alcuna ragazza là ad Akhu, almeno non avrebbe avuto altri casini da risolvere.

-Capisco, allora vedrò di fare il bravo bambino.- constatò lui, facendo sorridere leggermente Michi. Quell’umorismo sottile l’aveva colpita, facendo nascere in lei un gesto del quale non si era resa nemmeno conto. -Non ci posso credere, hai sorriso! Bene, oggi ho avuto una vittoria.- disse ancora Yuri, andando ad osservare il cielo buio.

-Visto? Non ci vuole molto  a farmi stare tranquilla. Hai visto tua nonna?- domandò, cambiando discorso.

-Sì, ma non sembrava molto contenta. S’ il suo carattere, quindi in fondo me lo aspettavo. La dimettono tra due settimane, poi sarà  come nuova.- spiegò il biondino, tornando ad osservarla.

-Ok...-

-Ascolta.- fece Yuri, ripensando al loro primo incontro.

-Ummh?- Michi si girò verso la sua parte, osservandolo con occhi incuriositi.

-Mi dici come mai chiami questo paesino “Cioocioo-land”?- domandò, con voce sottile. Michi voltò il capo verso il cielo, sorridendo nuovamente. Certo che quel tipo proprio non demordeva!

-No, io lo dico solo ai veri amici.- spiegò, chiudendo gli occhi, e facendosi cullare da quell’arietta leggera di montagna. Anche sul volto di Yurin nacque un sorriso, ed anche quel dubbio che cresceva sempre più in lui.

-Allora vedrò di diventare un tuo caro amico.- Sussurrò, osservandola con occhi convinti.

-Vedremo Matsura, vedremo!-    

 

Eccomi qua con un nuovo aggiornamento! Non ci ho messo tanto visto? (me molto soddisfatta XD) spero vi sia piaciuto, e che la mia storia vi appassioni sempre  di più!

 

Ringrazio...

 

helen912004: Ciao! Mi fa davvero molto piacere che il precedente cap ti sia piaciuto, e spero anche che tu pensi lo stesso anche di questo. Credo si sia  notato il mio amore incondizionato verso Key (amoreee!!) tuttavia in questa ff i protagonisti sono Michi e Yuri! Spero commenterai anche questa volta, per dirmi che ne pensi!

 

dinny: Già, finalmente qualcuno che tratta Yuri come una persona normale! Che sia proprio questo ad affascinarlo? Ci lo sa! Comunque spero che anche questo cap ti sia piaciuto, alla prossima!

 

leonessa: Ho tentato di fare il prima possibile! Spero che il risultato sia stato di tuo gradimento. Comunque non preoccuparti, odio lasciare le cose a metà, anche le mie fanfiction. Proprio per questo non c’è assolutamente il rischio che io la lasci incompiuta. 

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7-Con lui... ***


7-Con lui

 

 

7-Con lui...

 

-Lo spero davvero... ma sì, non ti preoccupare, certo che studio! Va bene, allora ci sentiamo, ti voglio bene!- premette il tastino rosso del telefono cellulare, andando poi ad osservarlo con cupa malinconia. Quanto le mancava sua sorella, ma non poteva certo chiederle di tornare a casa. Ormai aveva una propria vita a Tokyo, una famiglia, un lavoro. Sospirò: chissà se anche lei sarebbe stata in gradon di crearsi una vita che fosse su misura per lei. Sorrise a quel pensiero, mentre alcuni passi poco lontani l’accoglievano.

-Ciao Michi-chan!- disse una voce conosciuta. La protagonista della nostra storia si voltò verso la propria interlocutrice, poggiando una bianca mano sul morbido tappeto d’erba sul quale era seduta. Le sorrise, poi fece un cenno con la testa, invitandola a sedersi accanto a lei.

-Ciao!- le disse successivamente, mettendosi il telefono in tasca.

-Sapevo che ti avrei trovata qua.- soggiunse Mari osservando la propria amica. L’altra sorrise, andandosi poi a stiracchiare.

-Lo sai che adoro questo posto.-

-Già, e ci vieni quando sei stanca o hai bisogno di riflettere...- la interruppe la moretta, sorridendo divertita. Michi la guardò con aria incuriosita, non capendo la situazione.

-Scusa... a cosa ti stai riferendo?- domandò, aprendo e chiudendo più volte gli occhi. Mari rise di gusto, tentando di abbandonare il discorso.

-Lasciamo perdere! Allora, quando dimetteranno la signora Matsura?- chiese, terminando la propria risata. Michi assunse un’aria pensierosa, portandosi un dito all’altezza del mento, com’era solita fare.

-Probabilmente domani... lo spero con tutto il cuore!- esclamò, con aria irritata.

-Alludi al tuo lavoro al negozio?- chiese Mari, mentre la propria amica annuiva.

-Sì, quella Susy mi sta rendendo la vita impossibile, per non parlare del fatto che non ho mai lavorato all’interno di un locale. E poi ci si mettono anche Steve e Yuri... sono davvero insopportabili!- esclamò la ragazza incrociando le braccia. Mari non riuscì a trattenere un’ennesima risata, ripensando a tutti i battibecchi che avevano visti protagonisti Michi e Yuri.

-Sbaglio o Yuri e Steve stanno diventando ottimi amici?- chiese la moretta, osservando incuriosita l’amica.

-Sì purtroppo, e come al solito ci rimetto sempre io!- sbuffò Michi, alzandosi in piedi.

-Dove vai ora?- chiese Mari, osservando l’amica che siallontanava.

-Devo andare da Yuri, il signorino vuole che lo aiuti a preparare le ultime cose della signora Matsura... quindi lo devo accompagnare in ospedale! Uffa, che barba!- tuonò, allungando il passo, e facendolo diventare quasi come quello di un militare pronto per andare in guerra.

-Dai Michi, cerca di prenderla dal lato buono.- suggerì Mari, che la seguì a ruota.

-E cosa ci sarebbe di buono in tutto questo?-

-Bè... Yuri è senza dubbio un bel ragazzo... e sono sicura che lui pensa la stessa cosa di te.- un sorriso leggero colorò le sue labbra fini, mentre l’amica faceva diventare le proprie guance più rosse di un peperone.

-Ma che diavolo dici? Ti prego Mari-chan, non iniziare a parlare a vanvera anche tu, o sarò costretta a rinchiudermi in un manicomio! Io e Yuri? Tsk! Neanche per sogno!- svoltò verso destra, serrando forte i pugni, e tentando di calmare i propri bollenti spiriti.

-Bah... se lo dici tu... a domani!- esclamò l’altra, voltando dalla parte opposta.

Camminava così velocemente che il fiatone ben presto si fece sentire. Il fiato corto entrava ed usciva veloce dalle proprie labbra, rendendo la propria marcia ancor più frenetica. S’impose di stare calma, dicendosi che non doveva alterarsi così per una battuta fatta da Mari. Si fermò davanti all’entrata del parco-giochi del paese, osservando all’interno. Due giovani innamorati camminavano, tenendosi mano nella mano. Serrò gli occhi. Lei non aveva mai avuto il tempo di pensare a queste cose, lei era diversa, lei aveva lottato contro la morte, ed ora sapeva che non bisogna pensare a cose tanto futili come l’amore. Ma l’amore era davvero qualcosa di così futile? Esso era davvero tutto questo, od in realtà esse erano solo inutili scuse che la spingevano a non innamorarsi? Riprese la propria marcia. Finalmente il passo divenne più “normale” ed ebbe il tempo di riflettere. Non aveva mai voluto innamorarsi davvero: sì, aveva considerato più di una volta alcuni compagni di scuola, ragazzi gentili ed attraenti. Negli anni tuttavia ospedali e cure varie non le avevano mai dato il tempo di fissare un appuntamento con uno di loro, o di immaginarsi stretta in un abbraccio romantico. Per lei tutto ciò era assolutamente nuovo, se non sconosciuto. Non le erano mai interessati i film romantici, quelli dove la protagonista si innamora follemente di un uomo che da quel preciso istante, vorrà bene solo a lei. Odiava quella sciocca finzione; quei riflessi di vita falsa, di situazioni che vedono protagoniste veramente poche persone. Forse era diventata troppo realista, in un certo qual modo troppo fredda. Ma l’aver conosciuto quel tipo, quel Yuri Matsura aveva fatto nascere in lei non poche sensazioni, non pochi pensieri. Non lo considerava assolutamente come un “partito” ideale, eppure la sapeva far emozionare; sia in positivo che in negativo, sia in maniera buona che cattiva.               

-Eccoti finalmente, come al solito sei in ritardo!- esclamò un ragazzo biondo, fermo sul ciglio della porta di una grande villa. Michi lo osservò con aria irritata, portandosi entrambe le mani sui fianchi.

-Devo ricordarti che ti sto solo facendo un favore, o la tua testa ci può arrivare da sola?- chiese, entrando in casa senza chiedere il permesso. Yuri sorrise, chiudendo alle proprie spalle la porta, per poi seguire l’ospite.

-Non c’è il tuo amico?- chiese Michi, guardandosi in torno.

-No, oggi doveva seguire la mammina dai parenti... certe volte quel ragazzo mi stupisce!- proferì, riferendosi a Steve. Michi si bloccò esattamente a metà della rampa di scale che stava pian piano percorrendo: non era mai stata davvero sola con Yuri per molto tempo, o meglio, non ci era mai “uscita”. Quando si erano recati allo spedale in loro compagnia c’era sempre stato Steve, ma questa  volta no, questa volta totalmente soli. Le proprie guance divennero rosse, mentre uno strano sentimento iniziava a farle battere adrenalinico il cuore. Calma Michi, calma!

-Hei... che ti prende?- chiese Yuri, fermo dietro di lei. La ragazza potè sentire il suo fiato caldo sul collo, e questo le fece capire che doveva essere particolarmente vicino. Fece un sospiro veloce, e subito si precipitò a percorrere l’ultimo parte della rampa di scale. Ma che diavolo le stava accadendo? -Certo che sei proprio strana!- proferì Yuri, raggiungendola. La ragazza si voltò verso di lui, osservandolo con aria confusa, ma più di tutto arrabbiata.

-Lasciami perdere! Piuttosto scendi di sotto, e prendi delle bottigliette d’acqua da portare a tua nonna. Io faccio in fretta.- ed altrettanto in fretta si recò verso la camera della signora Matsura, sbattendo furiosamente la porta. Yuri rimase là impalato, chiedendosi cosa diavolo le fosse successo. Aveva ben compreso che Michi possedeva un caratterino davvero imprevedibile, ma non l’aveva mai vista così irritata e confusa senza un apparente motivo. Non trovò una risposta a quel quisito, e fischiettando tornò al piano di sotto.    

-Michi?- chiese il ragazzo biondo, mentre chiudeva a chiave la porta della villa. La moretta si voltò in sua direzione, osservandolo con aria piuttosto incuriosita.

-Ummh?- fece. Si era visibilmente calmata da prima; o per lo meno, non urlava come un’ossessa!

-Tu hai mai dato il tuo primo bacio?- chiese il ragazzo, percorrendo con calma assoluta il vialetto. Aveva tirato fuori quella domanda in una maniera talmente calma e naturale che pareva essere qualcosa di futile, come la lista della spesa od i regali che vorremmo per Natale. Michi rimase zitta per qualche istante, mentre il ragazzo tranquillo, camminava al suo fianco. Ci aveva messo proprio quei pochi istanti per comprendere davvero quella domanda, e far montare dentro di lei una rabbia assurda. Gli occhi si spalancarono; digrignò i denti quasi dovesse azzannare una preda;  i capelli stavano per diventare dritti come un gatto infuriato. Si fermò in mezzo alla strada, con Yuri che tranquillo, nemmeno si accorgeva del suo stato d’animo. -Brutto... brutto...- sussurrò la ragazza, stringendo forte i pugni. Yuri a quel punto si voltò verso di lei, mantenendo la propria aria disinteressata e le mani nelle tasche dei jeans.

-Che ti prende?- domandò, osservando la “trasformazione” che ebbe la ragazza in quei pochi istanti.

-Tu!- ella puntò il dito contro di lui, fissandolo con occhi colmi d’ira. -Come osi farmi delle domande così personali? Cosa credi, che io non abbia un cuore e non mi possa imbarazzare per una cosa simile?- chiese ancora, mentre le guance diventavano tutte rosse. Era brutto pensare a Yuri che le faceva una domanda simile, quasi fosse importante il fatto che le proprie labbra siano state poggiate su quelle di un altro. Il biondo sorrise, dandole un buffetto sulla fronte, ed osservandola con aria quasi affettuosa.

-L’ho trovata.- sussurrò, sorridendo in una maniera talmente naturale che per Michi parve un gesto quasi disumano quanto bello. Osservò i suoi occhi per brevi istanti, per poi vederlo allontanarsi, e camminare a passi lenti. Che diavolo significava quella frase? -Forza, andiamo, o non arriveremo mai all’ospedale.- disse, mentre la ragazza gli si faceva vicino. Quella Michi aveva un buon profumo: leggero, quasi morbido, come se avesse un’essenza floreale, magnifica. E poi l’aveva trovata. Yuri si era sempre chiesto se esistesse ancora in Giappone  una ragazza innocente.  Una che non avesse mai neanche dato il proprio primo bacio, che non avesse mai sentito il brivido della pelle di un altro al di sopra della propria. Quando l’aveva sentita urlargli contro ricca d’imbarazzo; quando aveva visto quelle guance divenire rosse aveva capito. Avva capito che forse quel mondo di falsità e cattiveria che aveva costruito dentro al proprio cuore in realtà non era poi così vero. Che forse c’era ancora qualcuno che desiderava o voleva un mondo migliore, che non fosse fatto solo di amore carnale, di troppe ingiustizie.  Mentre Michi camminava al suo fianco Yuri capì che doveva considerare il proprio modo di vedere il mondo, ed anche di vedere lei. Si voltò a scrutarla, mentre rigida come un soldatino di piombo, percorreva il marciapiede. I lineamenti fini, gli occhi grandi e profondi, i capelli legati in una folta coda di cavallo, pronti a ciondolare ad ogni passo. E quelle labbra imbronciate, labbra che in quell’istante si rese conto di voler baciare con tutto se stesso. Forza Yuri, cosa ti costa? Ti basterà fermarla, voltare il suo piccolo volto verso di te ed il gioco è fatto! Già facile, forse troppo. Fatto sta che Yuri Matsura non lo fece, e tornò a guardare la strada, maledicendosi per qualsiasi cosa avrebbe attraversato la propria mente da quel momento in poi.

L’ospedale era particolarmente tranquillo quel pomeriggio. Forse perché era domenica, forse perché tutti erano troppo presi a chiedersi  quale fosse il modo migliore per spendere il proprio tempo libero. Michi si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore che le si era formato. Chiuse gli occhi pochi istanti, ripensando al tragitto silenzioso che aveva fatto con il biondo pochi istanti prima. Dopo quella fatidica domanda entrambi avevano assunto un’aria confusa e pensierosa, ok lei, ma perché anche lui? Michi se lo chiedeva praticamente da quando aveva osservato i suoi occhi confusi, mentre il sole di aprile rendeva i suoi capelli ancora più biondi. Era bello Yuri, e questo lo doveva ammettere. Per quanto potesse essere insopportabile, incapace e maleducato, era pur sempre un ragazzo che si stava dimostrando pronto ad aiutare le persone alle quali voleva bene.

-Buon giorno nonna!- esordì il ragazzo, entrando all’interno della camera ospedaliera. Li accolse una signora inviperita, alle prese in una “furiosa” discussione con un’infermiera.

-No, non m’importa! Mi dovete dimettere domani capito? Domani! Mi rifiuto di stare ancora qua, in mezzo agli ammalati! Io sono sana, anzi sa che le dico? Sono anche molto più sana di lei!- sbraitava l’anziana donna, puntando l’indice contro la povera infermiera posta di fronte a lei.

-Ma signora Matsura, le ho detto semplicemente che non siamo sicuri che la dimetteranno domani, non certo che dovrà rimanere ancora qua per un mese!- rispose la signorina, con aria stanca. Era certo: la signora Matsura era capace di far  andare in panico chiunque! Yuri si schiarì la voce, facendo percepire la propria presenza. Entrambe le donne si voltarono verso di lui, e l’infermiera fece un sospiro di sollievo, notando che si trattava del nipote della signora. -Signora, ora le spiegherà tutto suo nipote ok? Così potrà capire che l’ospedale ed i medici non fanno altro che venirle in contro!- esclamò l’infermiera, voltandosi verso il biondo, e scambiando con un lui uno sguardo complice.

-Ciao nonna.-  disse il ragazzo, sedendosi nella sedia posta davanti al letto. La signora Matsura lo osservò quel poco che bastava per capire che era il proprio nipote, poi si voltò verso Michi, che si era introdotta da pochi istanti nella stanza.

-E dov’è quell’incapace di Steve?- chiese la donna, stupita. Michi sorrise a quella domanda: allora in fondo alla signora importava qualcosa di Steve! Anche Yuri sorrise, e ne approfittò per metterla alle strette.

-Allora t’importa di lui e nonna?- chiese il giovane, facendo l’occhiolino.

-Non scherzare!- ecco, aveva scatenato le sue ire! -A me non importa un fico secco di quel tizio ok? E’ che mi stupisce il fatto che non sia qui con voi. Dimmi ragazza, mio nipote sta facendo il bravo giovanotto?- domandò poi la signora, rivolgendosi a Michi. Ella spostò lo sguardo verso il ragazzo, osservandolo con aria stupita. Non pensava che la signora potesse fare una domanda simile sul proprio nipote.

-Sì signora, non si preoccupi!- esclamò, socchiudendo gli occhi. Tuttavia parve convincente, ed in breve la signora Matsura tornò a reclamare  il proprio diritto di essere subito dimessa dall’ospedale. I due ragazzi tentarono in ogni modo di calmarla, e naturalmente non ci riuscirono. La vecchietta dimostrava un carattere forte ed acido ogni giorno che passava, e questo spaventava non poco il povero Yuri, che si chiedeva che vita sarebbe stata con una nonna del genere. E dopo mille dubbi e perplessità, i due ragazzi uscirono dall’edificio allo stremo delle forze. Michi si passò per l’ennesima volta la mano sulla fronte, lasciando poi spazio ad un grande sospirone.

-Sei stata coraggiosa.- proferì Yuri, mentre camminavano verso la frrmata dell’autobus.

-Cosa intendi?- chiese lei, con aria incuriosita.

-Bè... tu non dovresti fare per forza tutto questo ma lo fai. E non certo perché mia nonna ti tratta come una figlia.- proferì il ragazzo, che in un certo qual modo la mise in imbarazzo. -Tu sei... generosa.- terminò, con aria pensierosa. E per la prima volta le guance di Michi divennero rosse non per la rabbia, ma  bensì per  l’imbarazzo di un complimento. -Io non riuscirei ad essere così con le persone che non conosco bene, o con coloro ai quali non voglio bene.-

-Scusa... ma chi ti dice che io non voglia bene a tua nonna?- chiese la ragazza, stupendo molto Yuri. Egli si voltò a guardarla, socchiudendo le labbra carnose, in segno di sorpresa. -E’ vero, è acida, molto spesso imprevedibile. Se ne esce fuori con insulti che non stanno in cielo né in terra, e tante altre volte mi chiede di fare cose che non sono alla mia portata. S’innervosisce facilmente, non sta mai ferma un momento e pretende di avere sempre ragione. Però... però è stata la prima a credere davvero in me, a farmi capire che... che posso farcela, e che sono come gli altri.- si aprì completamente a lui, dimostrando una sensibilità e dei sentimenti che neanche lei conosceva. Yuri rimase fermo ad osservarla, mentre tra quilla ed un po’ imbarazzata, si sedeva alla fermata del pullman. Tra quilla e serena, gli aveva dato la possibilità di riflettere. E non appena si rese conto di non poter distogliere lo sguardo da lei si rese conto di esser caduto in una brutta trappola dalla quale doveva uscire subito, seduta stante. Si rendeva conto di provare cose assolutamente diverse da quelle che in precedenza affollavano il proprio cuore, ed ebbe paura. Una fottuta paura di sbagliare di nuovo, di commettere gli stessi errori di prima. E più la guardava, più pensava a lei e più quella paura cresceva nel suo cuore, rendendolo completamente indifeso, alla mercè dei propri sentimenti.

-Perché... perché saresti dovuta essere diversa dagli altri?- domandò, più a se stesso che a lei. Michi alzò lo sguardo su di lui, capendo di non esser pronta a rivelargli le proprie sensazioni. Qualcosa di troppo forte, più grande anche di lei.

-Matsura, tu sei davvero convinto che io sia generosa?- chiese, mentre il giovane si sedeva accanto a lei.

-Sì, anche se sei piena di difetti, devo abbonarti questa bella caratteristica.- sorrise il ragazzo, dandole un ennesimo buffetto sulla fronte. Michi lo scansò quasi subito, comprendendo ben presto che quelle iridi calde che ora la osservavano, non sarebbero uscite tanto presto dalla propria vita.

-Allora grazie.-

-Michi-chan, che ne dici di andare a bere qualcosa?- domandò Yuri, sorridendole. Michi non potè rifiutare una proposta simile, e non riflettè nemmeno per un attimo prima di dire di sì.

Fecero un breve giro nel paesino,  e subito dopo si resero conto che l’unico luogo dove avrebbero potuto bere qualcosa di decente era proprio il locale della signora Matsura. Così si avviarono verso il caffè, ridendo e scherzando. Forse Michi aveva dimenticato momentaneamente quell’idea contorta e brutta che aveva sull’amore, forse la paura di Yuri stava diventando pian piano qualcosa di piacevole; non c’era una risposta, eppure entrambi stavano terribilmente bene, ed era quello l’importante.                                 

-Io prendo un caffè.- disse Yuri, ad una ragazza molto carina che si era fermata davanti al loro tavolino; più precisamente si trattava di Susy, che durante quei giorni aveva notato la presenza di Yuri, presenza che fu per lei di grande interesse.

-Ok, arriva subito.- disse Susy, osservandolo con aria di apprezzamento. Il ragazzo non sembrò affatto colpito dalla giovane, ritenendola forse troppo infantile.

-Emmh... aspetta, ci sono anche io!- protestò Michi, notando che la cameriera si stava già avviando verso la cucina. Susy la guardò strano, andando poi a socchiudere gli occhi.

-Ah giusto... scusa, ma non ti avevo vista.- sorrise, un sorriso furbo, tipico per quel suo volto infantile ma allo stesso tempo profondamente maligno.

-Un tè per favore.- la ragazza decise di lasciar correre: sapeva bene che se avesse litigato con lei avrebbe solo sprecato fiato. Era come una di quelle borse minuscole, dove puoi far stare solo il cellulare ed il portafoglio; qualsiasi cosa  le avrebbe detto quella ragazza l’avrebbe lasciata fuori, quasi non l’avesse mai neanche udita. La moretta poggiò il mento su di una mano, reggendolo: era stanca, ma più di tutto confusa.

-Non vi siete molto simpatiche vero?- domandò Yuri, sorridendo visibilmente.

-Per niente. Da quando ci conosciamo non fa altro che rompermi le scatole!- esclamò l’interlocutrice, sbattendo leggermente i palmi sul tavolino. Yuri non potè trattenere una risata, mentre con incredibile tranquillità si allungava in avanti, per sussurrare qualcosa a Michi.

-Sai che ti dico? Secondo me è una gallina!- risero entrambi, mentre Michi si rendeva conto che quel Yuri forse non era quel tipo superficiale e stupido che credeva; che dovesse riconsiderare le proprie idee nei suoi confronti? Non ci pensò più di tanto, mentre nella sala rientrava Susy con due tazze fumanti sul vassoio, ed uno sguardo tutto meno che rassicurante.

-Ecco qua.- disse la ragazza, poggiando l’ordinazione sul tavolino. Successivamente abbassò il vassoio all’altezza delle gambe, per poi andare ad osservare Michi che indifferente, aveva iniziato a bere la propria bevanda. -Sai Michi-chan... il tè non fa molto bene alla circolazione... sei sicura che il tuo medico ti permetta di berlo?- chiese Susy, sorridendo a trentadue denti. Le labbra di Michi si staccarono dal bordo della tazza, sino a quando gli occhi sconvolti si poggiarono su quelli tranquilli dell’interlocutrice.

-E tu da quando avresti una laurea in medicina?- domandò, alterata. Susy sorrise, per poi andare ad osservare per un solo istante Yuri, che assisteva impassibile alla scena.

-Guarda che l’ho detto solo perché m’interessa! Michi, è possibile che tu sia così acida? Vivi serena, o per lo meno, finchè ti è possibile.- socchiuse gli occhi malignamente, mentre le labbra si schiudevano in un ennesimo sorriso di soddisfazione. Le mani di Michi avevano iniziato a tremare convulsamente, mentre le labbra tentavano di pronunciare poche parole. Ma maledette... non riusciva a dirle.

-I... io...- e mentre la figura sinuosa della cameriera si allontanava, non le restò che precipitarsi al di fuori del locale. Non aveva guardato nemmeno per un istante quel ragazzo speciale che l’aveva fatta evadere da quell’osrrenda idea dell’amore, della vita. Era tutto perfetto, e come al solito la macchia della propria malattia l’aveva fatta soffrire. Sempre lei, maledetta!

-Michi! Michi!- Yuri la rincorreva con tutta la forza che aveva in corpo: aveva udito tutta la conversazione, ma davvero non riusciva a comprenderla. Cosa gli nascondeva Michi? La vide solo correre lontano da quel locale, così velocemente che ben presto il fiatone si fece sentire nel petto. -Michi fermati!- continuava ad urlare, ma niente da fare; non riusciva proprio a raggiungerla. Sembrava quasi che non lo sentisse.

Michi si fermò al centro di una collinetta poco lontana dal paesino. Aveva udito Yuri che la chiamava in lontananza poco prima, ma non le importava. Ed ora che si sentiva davvero sola, riuscì a versare tutte quelle lacrime che in precedenza aveva conservato ai lati degli occhi. S’accasciò sull’erba verde, ormai accarezzata dai raggi caldi del tramonto,  e subito dopo le ginocchia raggiunsero il petto, ed il capo si reclinò, per nascondere un pianto infinito e lacerante. Lacrime amare e sofferenti attraversarono le sue guance, caddero sui ciuffi d’erba, simulando una rugiada del mattino.

-Basta... basta...- sussurrava tra i singhiozzi. Era stufa di dover continuare a soffrire per colpa della gente, perché tutti dovevano ricordarle il suo triste passato?

Yuri correva, aveva perso le tracce di Michi da qualche minuto, eppure sentiva di doverla trovare. Non aveva capito molto del discorso che si erano fatte lei e la cameriera, tuttavia non gli importava. Sapeva che soffriva, e questo proprio non gli piaceva. Si fermò in mezzo ad un grande prato poco fuori dal paesino, proprio in quell’istante si chiese se fosse il caso di tornare in dietro. Tuttavia vide qualcosa che lo fece convincere ad avanzare: una farfalla, bianca e rosa che sbatteva le ali bellissima, accarezzata dai caldi raggi del tramonto. Yuri non riuscì a non seguirla, e pochi istanti dopo era già accanto a lei, che tornò a volare spensierata verso una nuova direzione. Qualche passo, ed i singhiozzi di Michi entrarono nelle sue orecchie. I suoi occhi si spalancarono, mentre le gambe veloci si muovevano verso la giovane. Possibile che la farfalla avesse deciso di guidarlo verso la sua direzione?  Finalmente la vide: seduta al suolo, il capo reclinato e le ginocchia al petto. Si precipitò verso di lei, ed in poco le sue mani alzarono il viso della giovane. Gli occhi lucidi, l’espressione sofferente.

-Michi...- riuscì solo a dire il ragazzo, che non aveva mai immaginato la moretta sotto tali panni. Pareva così indifesa, così sofferente. -Che diavolo ti ha fatto?- domandò, stringendola subito dopo a sé. Michi rimase stretta in quell’abbraccio, catturando con entrambe le mani la maglietta del ragazzo, e stringendola con forza, quasi fosse un appiglio sicuro.

-Non è giusto, non  è giusto!- urlò, piangendo. Forse la consolava il fatto che a stringerla fosse un mezzo estraneo. Una persona che no  conosceva come la “malata” quella che aveva passato l’intera infanzia  da un ospedale all’altro. Yuri la vedeva come una ragazza semplice, normale. Alzò appena lo sguardo per guardarlo negli occhi, e non appena le loro iridi si specchiarono, entrambi si resero conto di una tacita verità; una verità che sarebbe rimasta nascosta, ma che Yuri non riuscì a celare troppo a lungo. La bacio con così tanta dolcezza che Michi riuscì a mollare la presa dalla maglietta, e far scivolare le mani sul morbido prato. Che fosse proprio quel biondino  l’unica via di uscita da quella lacerante sofferenza?

 

Eccomii!!! Scusate tanto tanto per il ritardo... spero tuttavia che ne sia valsa la pena! Fatemi sapere! Ora vi lascio che sono mooolto di fretta… byebye… commentate per favore!               

 

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Capitolo 8
*** 8-La verità ***


8-La verità

 

 

 

8-La verità

 

Scansò appena le tendine azzurre, facendo in modo che la luce calda del sole la catturasse tutta. Si fece cullare da quella splendida sensazione di calma e calore, cose delle quali aveva molto bisogno in quel momento. Socchiuse appena le labbra, mentre le palpebre si abbassavano sempre più lentamente. Un leggero soffio di vento raggiunse i  capelli sciolti sulle spalle, facendole provare un brivido. Ora si che stava proprio bene. Ne aveva bisogno, tanto bisogno. Appoggiò la piccola fronte sulla parete gelida del vetro, facendo in modo che ogni più piccolo rumore catturasse la sua attenzione. Ma nulla: silenzio assoluto. In fondo era normale, erano appena le sei e mezza del mattino, e nel piccolo paesino di Akhu erano in pochi ad alzarsi prima delle sette. Michi fece una piccola lista delle possibili persone che avrebbe potuto incontrare per strada a quell’ora: probabilmente il panettiere, o magari quel pancione che aveva il negozio di verdura, alcuni ragazzi? Neanche per sogno... o magari... Yuri? Arrossì di botto, scansandosi dal vetro. No, non doveva assolutamente pensare a lui, cosa le veniva in mente? Arrossì ancora di più ripensando al bacio che le aveva dato la sera prima, ed alla corsa che aveva fatto subito dopo per il troppo imbarazzo. Chissà che figuraccia che aveva fatto nei suoi confronti! Ci aveva pensato tutta la notte, con la conclusione che non era riuscita a chiudere occhio, e non aveva trovato uno straccio di soluzione. Continuava a ripetersi che doveva fare finta di niente: dal suo modo di comportarsi si capiva che Yuri era un tipo che ci sapeva fare con le ragazze, uno pieno di esperienza insomma. E lei? Stupida ed ingenua si era precipitata a casa, sperando con tutta se stessa che lui si dimenticasse al più presto dell’accaduto. Raggiunse il proprio letto, iniziando a metterlo a posto. Sbagliava a pensare continuamente a quel bacio, magari il biondino lo aveva fatto così, solo per gioco. E se invece fosse stata una tacita dichiarazione d’amore? Sorrise a quel pensiero, ripetendosi per la testa che era solo una sciocca. In meno di venti minuti era già pronta per andare a scuola. Con lo stupore incredibile di sua madre prese le ultime cose ed uscì di casa. Non ricordava quale fosse stata l’ultima volta in cui era uscita in orario per andare a scuola! Percorse tranquilla il vialetto, sino a prendere la strada principale per raggiungere l’edificio. Per quanto non lo desiderasse la sua mente era sempre catturata da quel bacio, qualcosa che l’aveva scossa molto, forse perché inaspettata, forse perché troppo bella. Le sue guance continuarono a mantenere il colore della passione, mentre la speranza che quello fosse stato solo un sogno la prendeva totalmente.

-Hei... Michi-chan, che sorpresa!- esclamò una voce alle sue spalle. Michi si voltò di scatto, notando il volto di Mari che le si avvicinava.

-Oh... buon giorno...- sussurrò, quasi fosse caduta dalle nuvole. L’amica naturalmente se ne accorse, e le si avvicinò piano.

-Cosa ti è successo? Sei strana.- proferì, con aria indagatrice. Michi mantenne lo sguardo incollato a terra, chiedendosi se fosse il caso di raccontare tutto alla propria migliore amica.

-Emmh... no...perchè?- chiese, assumendo un’aria ingenua. Purtroppo per lei recitò male, e bastò veramente poco per far capire a Mari che era accaduto qualcosa di davvero importante.

-E no Michi-chan... tu non me la racconti giusta. Forza: sputa il rospo!- disse la moretta, osservandola curiosa.

-Davvero... non ho nulla!-

-Michi-chan, ascolta.- Mari la fermò, poggiandole una mano sulla spalla. -Io sono la tua migliore amica, e sai che non farei mai nulla che ti possa ferire. Al contrario: voglio che ti sfoghi, in modo tale che io possa verificare se posso esserti d’aiuto in qualche modo!- esclamò, facendo poi un largo sorriso. Piccole lacrime raggiunsero gli occhi di Michi, che si lanciò tra le braccia della grande amica.

-Grazie Mari-chan... non so davvero cosa farei senza di te!- disse, stringendola forte. L’altra sorrise, chiedendosi cosa potesse essere accaduto da far turbare tanto l’amica.

-Hei...la stessa cosa vale per me! Ma allora...... si può sapere perché sei così strana?- domandò la moretta, ricominciando a camminare.

-Allora...- le guance di Michi iniziarono a tingersi di rosso. –Allora... ieri sono andata con Yuri all’ospedale dalla signora Matsura...- iniziò a raccontare, guardando ininterrottamente la strada che scorreva sotto i suoi piedi.

-Si...- fece Mari, era sicurissima che in tutta cuesta storia centrasse Yuri!

-Bè... quando siamo usciti dall’ospedale Yuri mi ha voluto offrire da bere... tutto bene fino a qua, davvero mi trovavo molto bene con lui... anche se mi prendeva sempre in giro.- Michi alzò lo sguardo, andandolo a specchiare in quello dell’amica.

-E poi?- chiese Mari, sempre più incuriosita.

-Fino a là tutto ok...  però siamo andati a prendere da bere al caffè della signora Matsura... e là abbiamo incontrato Susy.-

-Ummh... quella vipera!- non stava simpatica nemmeno a Mari.

-Già... che ha iniziato a fare allusioni sulla mia malattia... davvero Mari, io credo che il motivo per cui stavo tanto bene con Yuri, era perché non mi vedeva come la ragazza malata, ma come una persona normalissima. Ma lei ha rovinato tutto. Quando ha cominciato a parlare in quel modo mi sono alzata a e piangendo me ne sono andata.- sussurrò, piena di tristezza. L’amica strinse i pugni: gli e l’avrebbe fatta pagare a quell’ochetta!

-E Yuri ti ha seguita?- chiese, tentando di trattenere la rabbia.

-Con mia grande sorpresa sì.- la voce rotta, era arrivata al momento più difficile da raccontare. -Ha tentato di consolarmi mentre piangevo... e non so perché ad un certo punto mi ha... mi ha...-

-Hei ciao ragazze!- la voce forte di Steve interruppe quell’importante conversazione. Michi fece un sospiro di sollievo, mentre Mari, furiosa, batteva un piede per terra per via della rabbia.

-Mmmh... Steve-kun! Ma dovevi arrivare proprio adesso?- chiese, incollerita. Il povero ragazzo, non capendo la situazione, indietreggiò di un passo, tentando di comprendere il motivo di tutta quella rabbia.

-Ma Mari-chan, fiorellino mio... ti ho solo salutata!- tentò di dire, assumendo un’espressione dolce e rassicurante che tuttavia, non servì a far placare le ire di Mari.

-Lo so... ma nel momento sbagliato!- tuonò, mentre un gruppo di studenti passava tra loro. -E non chiamarmi fiorellino!- terminò, raggiungendo la propria amica che intanto, si era avviata verso la scuola.

-Donne: chi le capisce è bravo!- disse Steve, avviandosi anche lui verso l’edificio scolastico.

-Allora... cosa ha fatto Yuri?- domandò Mari, ormai vicino alla propria amica.

-Mi ha baciata...- tentennò Michi, mentre l’amica la stringeva forte, contentissima.

-Davvero? Sono felicissima per te! Me lo sentivo che vi piacevate... sai le si intuiscono queste cose!- esclamò la moretta, mentre entrambe entravano in classe. Michi rimase silenziosa qualche istante, riflettendo.

-No Mari-chan... ti sbagli. Io non ho mai detto che ci siamo rivelati i nostri sentimenti.- sospirò, sedendosi al proprio banco.

-Sì, ma lui ti ha baciata... e tu non mi sembri così dispiaciuta. Tutto questo vorrà dire qualcosa no?- domandò, abbassando la voce.

-Non lo so... sai... dopo io sono scappata via per il troppo imbarazzo!- confessò, ancora più rossa di prima. Le braccia di Mari caddero lungo i fianchi, mentre la bocca si spalancava a dismisura.

-Oh Kami-sama! Ora quindi vi dovete chiarire!- disse, assumendo un’aria pensierosa.

-No, non c’è assolutamente nulla da chiarire!-

-Ma come...- Michi s’innervosì.

-Lui è uno che ci sa fare con le ragazze, un play-boy insomma... lo avrà fatto perché gli andava in quel momento, non certo perché gli piaccio!- esclamò, battendo una mano sul banco. Mari tuttavia, fece di no con il capo.

-Ti sbagli Michi-chan...- disse, abbassando successivamente la voce. -In queste settimane vi ho osservato... e sono più che sicura che lui prova qualcosa per te, puoi starne certa.- fece l’occhiolino. -E poi c’è anche un’altra cosa da tenere in considerazione... sono sicura che a te piace molto...-

-Ma che dici!- Arrossì.

-Si vede da come lo guardi, da come arrossisci di rabbia quando ti prende in giro... ti sei innamorata amica mia, e non sai quanto mi faccia piacere!- si mise a battere le mani, ma ben presto dovette smettere, poiché il professore di chimica aveva fatto la propria introduzione nell’aula.

Durante l’intera mattinata Michi non fece altro che riflettere sulle parole della propria amica: possibile che si fosse innamorata di Yuri e lei non se ne fosse accorta? E cosa ancora più incredibile... che Yuri si sia preso una bella cotta per lei? No, era tutto troppo assurdo. Non stavano bene insieme, avevano un sacco di cose che li mettevano l’uno contro l’altra, per non parlare del caratteraccio taciturno e scontroso del biondino. Però... certo che quando sorrideva riusciva proprio ad affascinarla. E quando la guardava con quegli occhi profondi? E quelle mani forti. Fu in quell’istante che se ne rese conto.

-Oh no!-  disse, dandosi uno scappellotto sulla testa, squarciando il silenzio che si era creato  in classe.

-Cosa è successo?- domandò il professore. Michi arrossì.

-Emmh... cosa? Oh... niente!- esclamò, mentre l’intera classe si metteva a ridere.

-Non ho intenzione di assistere a queste scene... due pagine in più da studiare per domani capito Michi?- tuonò il professore, visibilmente irritato.

-Ma...- Michi prese un tono piuttosto disperato.

-Nessun ma... in più voglio pagina 47 e 48!- il suono della campanella sovrastò le sue parole, ed anche l’idea di Michi di uscire quel pomeriggio.

All’uscita di scuola tutti i ragazzi erano felicissimi di tornare a casa. Correvano allegri verso le strade che li avrebbero portati al riposo ed allo svago. Michi e Mari camminavano tranquille, affrontando un discorso che ormai persisteva da una mattinata intera.

-So che c’è la puoi fare... basta che gli parli, vedrai che riuscirai subito ad intuire i suoi sentimenti.- la rassicurava Mari, mentre uscivano dalla scuola.

-Se lo dici tu... però hai ragione: non posso rimanere tutta la vita con il dubbio, o la va o la spacca!- tuonò, assumendo un’aria convinta che fece sorridere la propria amica.

-Hei Michi-chan, guarda che all’uscita c’è Yuri... voleva che andassimo con lui a prendere sua nonna in ospedale.- Steve incrociò le due ragazze, urlando quella frase nel pieno cortile della scuola. Gli occhi di Michi divennero enormi, ed ella si lanciò alle spalle della propria amica.

-Oh no! Forza...nascondimi!- esclamò, tentando di ripararsi dietro l’amica.

-Smettila! Michi-chan, avevi appena detto che gli avresti parlato!- Mari tentò di scansarsi.

-Sì... ma non oggi!- esclamò Michi, continuando a tenere in scacco l’amica. Fu dopo dieci minuti belli buoni di discussione che Mari riuscì a convincere l’amica.

-Dai... sarà il momento più adatto!-

-Se... con Steve in mezzo ai piedi?- Mari assunse un’aria pensierosa.

-Non ti preoccupare...a Steve ci penso io!- disse, prendendola per mano ed iniziando ad avviarsi con lei verso  l’uscita di scuola. Michi continuava a tenere lo sguardo basso,  chiedendosi come diavolo sarebbe andata quel pomeriggio. Era così emozionata! Sentiva il cuore batterle fortissimo, ed una strana sensazione che la rendeva eccitata e nervosa allo stesso tempo. Che tutto questo si chiamasse amore?

-Emmh...ciao Steve-kun!- Mari si avvicinò al moretto, che aveva iniziato a parlare con Yuri. Lo sguardo di Michi continuava a rimanere basso, cosa della quale si accorsero entrambi i ragazzi.

-Dimmi tesoro!- Steve le si avvicinò, mentre Mari  sospirava visibilmente. Doveva farlo per la sua amica!

-Ascolta... i miei oggi pomeriggio non ci sono, ed io avevo intenzione di riordinare la mia libreria... solo che ho bisogno di qualcuno di alto e forte come te... che ne diresti di aiutarmi?- socchiuse gli occhi, assumendo un’aria seducente. Tutto questo mandò letteralmente in visibilio Steve che annuì senza alcun problema.

-Certo fiorellino mio...nessun problema!- il moro si bloccò, voltandosi poi verso Yuri. -Emmh... capisci la situazione...vero?- sussurrò all’amico, assumendo un’aria da cane bastonato. IL biondo gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.

-Vai, e dacci dentro!- disse, mentre l’amico esplodeva di gioia. Successivamente il proprio sguardo si spostò verso Michi, che di fronte a lui continuava a guardare il cemento sottostante. -Se continuerai a guardare a terra... finirai per consumare il pavimento.- sussurrò Yuri, mentre la ragazza alzava lentamente il proprio sguardo. Inaspettatamente non disse nulla, si limitò invece a cambiare totalmente discorso.

-Dobbiamo andare a prendere tua nonna in ospedale?- domandò. Yuri la notò cambiatissima, e si chiese se la motivazione fosse il bacio della sera prima. Rimase di sasso nel solo pensarci, e si chiese se ora la ragazza di fronte a lui si aspettasse qualcosa. 

-Sì, ma purtroppo Steve ci abbandonati per seguire la sua principessa.- proferì il biondino, indicando i due ragazzi che si stavano allontanando. -Strano credevo che Mari non se lo filasse per niente.- sorrise, mentre entrambi si avviavano verso l’ospedale.

-Già... ma si cambia a volte.- proferì Michi, ripetendosi in continuazione che doveva essere quella di sempre. Quella che si arrabbiava alle battutacce del biondino, quella che riusciva a farlo emozionare. Sì, doveva essere quella di sempre, solo così avrebbe potuto comprendere quale fosse il loro rapporto ora. Annuì a quel pensiero, iniziando ad avere un passo più convinto, e la testa ben dritta. Sì, doveva essere naturale, solo così gli avrebbe dimostrato di essere una ragazza matura, che sa come comportarsi in tali situazioni. Tuttavia una sirena tuonò nella sua testa: lei in realtà non sapeva come comportarsi in tali situazioni! Arrossì di rabbia a quel pensiero, promettendosi che non appena avrebbe visto Mari gli e l’avrebbe fatta pagare: era tutta colpa sua! -Ascolta...- sussurrò, riabbassando lo sguardo. Il biondo si voltò a guardarla, chiedendosi se avrebbero affrontato il discorso che lui avrebbe voluto evitare a tutti i costi. Sapeva che con quella ragazza la parte più razionale della propria testa spariva, lasciando spazio a tutto ciò che desiderava il proprio cuore. Non gli era mai capitata una cosa del genere, ed il ragazzo era più che certo che non si trattasse d’amore: quel sentimento non esisteva, non faceva parte del genere umano, ne era più che sicuro. Ma allora perché amava guardarla quando era tranquilla o arrabbiata? Perché credeva che nulla fosse più bello di un suo sorriso? Perché il bacio che le aveva dato la sera precedente per lui pareva il primo che avesse dato nella propria vita? Troppe domande, troppi sentimenti che il ragazzo non si sentiva di affrontare, soprattutto per via dei guai che aveva combinato negli ultimi mesi.

-Sì?- proferì così, trattenendo il respiro.

-Emmh...io...- forza, Michi! C’è la puoi fare! -Sì ecco...- ancora una parola, forza.

-Hei... ciao Michi-san, che bella sorpresa!- esclamò una voce esterna. Il cuore di Yuri perse un battito, mentre la povera moretta lasciava precipitare le braccia lungo i fianchi. Ella alzò il capo, finendo poi per specchiarsi in fresche e lucenti iridi azzurre. Sorrise nel notare che il nuovo arrivato era Alessandro.

-Oh... ciao Alessandro-san!- esclamò, avvicinandosi al ragazzo. Yuri lo scrutò in maniera talmente fiscale che sembrò stesse facendo una radiografia di quel tale. Ma chi era? Si domandava, mentre i due iniziavano a parlare, lasciandolo in disparte.

-Dove vai di bello?- domandò il ragazzo a Michi.

-Dobbiamo andare all’ospedale... sai Michi mi dà una mano dato che mia nonna è stata ricoverata.- s’intromise il biondino, avvicinandosi a Michi, ed osservando con aria di sfida quel tale che doveva chiamarsi Alessandro. Il musicista portò il proprio sguardo verso la ragazza che lesse voglia di conferma, conferma che dovette dare subito annuendo.

-Già... io lavoro per la loro famiglia.- indicò con l’indice Yuri, che cambiò subito espressione.

-Sì, ma è anche mia amica naturalmente, è come una figlia per mia nonna.- sorrise osservando continuamente Alessandro. Quello annuì, senza sapere bene cosa dire.

-Capisco, me lo dovevo aspettare da te!- sorrise. -Bè... mi raccomando, non tornare troppo tardi a casa, che devi fare i compiti che ti ho assegnato!- si portò una mano dietro la nuca, mentre la moretta ridacchiava divertita.

-Va bene!- esclamò, portandosi una mano davanti alla bocca. -Ma guarda che tu sei troppo giovane per fare il professore... ti  vedevo meglio tra noi studenti!- disse ancora la ragazza, ignorando categoricamente Yuri. Aveva notato quella sua espressione stramba, ma non riusciva a capire se fosse per via di una grande gelosia, o per la grande fretta.

-Ah... quindi sei un suo insegnante.- il biondo portò il braccio intorno alle spalle di Michi, spingendola poi dolcemente verso di sé.

-Bè... non proprio.- Alessandro assunse un’aria riflessiva. -Sono l’assistente del laboratorio di musica...ma...- guardò Michi con aria interessata. -Diciamo che sono anche un ottimo amico degli studenti del liceo.- terminò, sorridendo. La ragazza ricambiò il gesto, chiedendosi se mai quel fuoco si sarebbe estirpato.

-Ah...ok.- Yuri mollò la presa dalla ragazza, prendendola poi per un polso. -Ma ora dobbiamo proprio andare, si è fatto tardi e l’ospedale non aspetta certo noi. E’ stato un piacere...Alessandro giusto?- disse, socchiudendo gli occhi mori.

-Sì, e tu? Come ti chiami? Michi non mi ha mai parlato di te...- fece un sorriso di sfida, forse il primo della sua vita.

-Yuri, Yuri Matsura.- si voltò tenendo saldamente Michi.

-Emmh... ciao Alessandro-san...ci vediamo domani!- esclamò Michi, mentre il biondino la trascinava in maniera quasi “naturale”.

-Ciao...Michi.- Alessandro parve rassegnato, e con passo contenuto tornò verso i propri passi.

-Hei...lasciami!- urlò Michi, dopo aver fatto parecchi metri trascinata da Yuri. Egli mollò la presa, continuando a fissare la strada di fronte a lui. -Allora?- chiese la ragazza, con aria molto incuriosita ed arrabbiata.

-Allora cosa?- chiese Yuri, voltandosi appena verso di lei.

-Non fare il finto tonto Matsura!-  esclamò, portandosi le mani ai fianchi. –Perché ti sei comportato in quel modo con Alessandro?- domandò, irritata.

-“Perché ti sei comportato in quel modo con Alessandro?”- le fece il verso, iniziando a camminare in maniera femminile. Sorrise, poi tornò a guardare la strada, alla ricerca di una risposta. Neanche lui sapeva perché si fosse comportato in una tale maniera: sapeva solo che quel tizio la guardava in una maniera troppo interessata, e questo gli aveva dato parecchio fastidio. Questo tuttavia non stava ad indicare che fosse geloso...giusto? Stette così a rifletterci, e si chiese se farla arrabbiare fosse il modo migliore per farle dimenticare l’accaduto. -A me non importa niente del tuo ragazzo. IO mi sono comportato in maniera naturale, come avrei fatto con qualunque altro ragazzo.-

-Non prendermi in giro! Con Steve non ti sei certo comportato in questo modo!- esclamò ancora Michi, presa dalla collera. Intanto il pullman era arrivato, e con il proprio rumore assordante aveva fatto da sfondo musicale a quella conversazione.                                                                                                               

-In quale modo scusa?- le chiese, mentre la ragazza si sedeva ad uno dei seggiolini, e lui rimaneva in piedi, aggrappato ad uno dei pali gialli.

-Eri...- arrossì, l’unica parola per definire quel comportamento era gelosia! Ma non poteva dirglielo così, quasi nulla fosse, Dio com’era difficile quella situazione!

 -Allora?- chiese Yuri, impaziente.

-Eri...- ci riflettè ancora, poi lo guardò. Un ghigno canzonatorio del perfetto “so-tutto-io” era stampato sulla sua faccia, ed era talmente strafottente che Michi avrebbe voluto toglierglielo all’istante, e finalmente sapeva come. -Geloso di me!- quella frase le costò un’ustione di terzo grado alla faccia, ma almeno ci era riuscita. Era riuscita a togliere quello stupido sorrisino, che si era spento non appena Yuri aveva udito quella parola. Il biondo rimase zitto tutto il tempo, e silenzioso si era seduto ad uno dei seggiolini dell’autobus. Michi si chiese se quel comportamento era dovuto ad imbarazzo oppure ad indifferenza, e sperò ardentemente dentro di sé che fosse la prima opzione. Avrebbe tanto voluto essere più dolce nei suoi confronti, dirgli cose carine come si fa con il ragazzo dei propri sogni, ma anche se non sapeva il motivo, con Yuri proprio non ci riusciva. Finalmente il bus raggiunse il punto desiderato dai due ragazzi, che scesero dal mezzo. Tutta la strada successiva la fecero in silenzio, un silenzio durante il quale Yuri rifletteva, e prendeva mille decisioni. La signora Matsura li accolse più pimpante che mai, urlando che avrebbe voluto vedere Steve per dargli una botta che gli facesse dimenticare ciò che le aveva fatto. Nonostante la tristezza e la confusione di quel momento Michi non potè che sorridere di fronte al comportamento della vecchietta che dopo il ricovero sembrava addirittura ringiovanita di qualche anno.

-Chissà come hai ridotto casa mia, Yuri!- esclamava, per tutto il tragitto. Il nipote le diceva di no, che non si doveva preoccupare perché era tutto a posto, ma naturalmente la signora non gli credeva fino all’ultimo. La villetta in fine si rivelò piuttosto in ordine: qualche vestito sparso qua e là, ma era ancora abitabile e la signora Matsura era molto sorpresa da questo. Con grande sorpresa della ragazza la donna la ringraziò, dicendole che in pochi avrebbero fatto tutto quel che aveva fatto lei. Michi si limitò ad annuire, ed a dire che lo avrebbe fatto chiunque. -Se lo dici tu, ragazza! Naturalmente tutto quello che hai fatto non ti verrà messo nella paga... non rientra certo nelle tue mansioni!- esclamò la donna, mentre Michi si alzava dal divanetto. Ella emise un sospiro, mentre si avviava verso la porta, accompagnata da Yuri. Non voleva rimanere sola con lui, ma purtroppo ormai il destino sembrava giocare a suo sfavore.

-Allora  ciao.- disse, ormai fuori dalla porta. Yuri si poggiò allo stipite, fissandola, senza dare una risposta. Dopo qualche attimo di silenzio Michi decise di andar via, e per questo si voltò. Tuttavia una mano la prese, facendola fermare.

-Io oggi non ero geloso, volevo solo vedere se il tuo fidanzato s’ingelosiva, ma con mia grande sorpresa ha dimostrato un ottimo temperamento.- disse, piatto. Michi annuì, senza far trasparire la propria sorpresa e delusione.

-Ah...ok, va bene allora storia chiusa.- disse, voltandosi nuovamente. Yuri la prese di nuovo per il polso, facendo incrociare nuovamente i loro occhi. Tuttavia preferì poggiarli a terra, mentre diceva una crudele bugia, studiata per tutto il pomeriggio.

-E se stai pensando al bacio di ieri...sappi che l’ho fatto solo per consolarti. Spero che tu non abbia pensato a chissà cosa...tipo che io sono innamorato di te o che mi piaci.- Michi si staccò, guardando gli occhi bassi del ragazzo.

-Certo che non ho pensato queste cose Matsura... tu sei uno che non sta certo a guardare quelle come me, e se devo essere sincera sei troppo insopportabile per i miei gusti. Non ti preoccupare, quel bacio non mi ha fatto né caldo né  freddo.- nessuno dei due sapeva se avesse mai partecipato ad una discussione più falsa. Entrambi si facevano del male, e l’unico che ne conosceva il motivo era proprio Yuri. Yuri che aveva deciso di farla soffrire. Yuri che in fondo, aveva paura.

Correva. Correva così forte che il gelido venticello di novembre non riusciva a scalfire le sue lacrime. Era stata una stupida, solo una stupida! Continuò a correre, chiedendosi se mai quelle sue sciocche fantasie si sarebbero volatilizzate dalla sua mente. Aveva sbagliato a credere nelle parole della sua migliore amica? Nell’aver letto in quel bacio non solo affetto, ma anche qualcosa di più? Eppure gli e lo aveva detto apertamente: lo aveva fatto solo per consolarla, in quel momento lei era stata un oggetto per Yuri, ed ora non poteva fare altro che accettare la realtà. Rallentò il passo non appena si rese conto di essere quasi sotto casa propria. Doveva asciugare alla meglio le lacrime, o sua madre avrebbe iniziato a farle una marea di domande sul perché di quella faccia triste. Si chiedeva tuttavia se sarebbe riuscita a smettere.

-Michi-chan, finalmente!- esclamò una voce ben conosciuta, poco lontano. Michi alzò lo sguardo, riconoscendo la propria grande amica posta proprio davanti al cancello di casa. Non emise alcuna parola, lesse semplicemente molta sorpresa nel volto dell’amica non appena ella la vide in lacrime.

-Ciao.- sussurrò, una volta raggiunta.

-Ti prego...dimmi che stai piangendo di gioia.- esclamò Mari, tentando di capire il più possibile dallo sguardo dell’amica. Tuttavia l’altra fece di no con il capo, facendo dondolare leggermente l’alta coda di cavallo.

-Per niente... oh Mari-chan...non avevo capito niente!- le si lanciò tra le braccia, stringendola forte. L’altra ricambiò il gesto, ascoltando il rumore delle lacrime sommesse dell’amica. Strano, eppure era così sicura che Yuri ricambiasse i sentimenti dell’amica; ne era talmente sicura che si era sacrificata nel trascorrere un intero pomeriggio in compagnia di quell’appiccicoso di Steve.

-Michi-chan...mi dispiace tanto.- sussurrò la ragazza, carezzando i capelli lisci dell’amica. Quel dispiacere era molto sincero, tanto che alla ragazza non potè che scappare una lacrima di sconforto. Era tutto talmente complicato. Tuttavia sentiva che l’amica avrebbe reagito bene a tutto quel dolore, ne era sicura.

Michi raccontò dettagliatamente cosa era successo. Mari rimase estremamente scossa dal fatto che Yuri si fosse dimostrato tanto geloso davanti alla presenza di Alessandro. Possibile che fosse cambiato tanto da un’ora all’altra? Eppure aveva rivelato alla propria amica di non provare assolutamente niente nei suoi confronti, né affetto, né tanto meno amore. Si rigirò nel proprio letto per parecchi minuti, sino a quando una cameriera bussò alla sua porta dicendole che era pronta la cena. I profondi occhi di Mari si  persero nel fissare il soffitto, ripensando allo sguardo di Yuri, al suo comportamento nei confronti di Michi. No, non era possibile che si fosse sbagliata. Sì alzò velocemente dal proprio letto, aprendo successivamente la porta della camera. In pochi attimi scese le scale, raggiungendo il piano inferiore.

-Mi dispiace, ma un’amica mi ha chiamata, ha bisogno del compito di storia che hanno dato per domani.- disse celermente, mentre s’infilava la giacca scura. La cameriera la guardò con occhi sorpresi, mentre si chiedeva cosa fare. I genitori della ragazza non erano presenti in casa come la maggior parte delle sere, e nessuno si sarebbe lamentato per l’assenza della signorina.

-Va bene, allora le tengo in caldo la cena.- rispose la cameriera, pacata ed attenta come al solito. Mari annuì convinta, uscendo velocemente dalla porta. Avrebbe dato un taglio a quella storia, o per lo meno dei chiarimenti.

-Domani verrai a lavorare al bar con me.- proferì la signora Matsura, bevendo un po’ d’acqua. Yuri posò la forchetta in mezzo al piatto, fissando con sguardo tranquillo la nonna.

-Sei sicura di riuscire già a lavorare?- domandò con aria poi non molto preoccupata.

-Come se a te importasse qualcosa della mia salute! E poi certo che mi sento in grado, non sono ancora da buttare, non ti preoccupare.- disse, poggiando il bicchiere sul tavolo. Il nipote annuì semplicemente, prendendo il proprio piatto ed inserendolo all’interno del lavandino. -Sai Yuri, ho un dubbio.- sussurrò la donna, facendo bloccare il ragazzo.

-Sarebbe?- tanto sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata.

-Mi chiedo come mai tuo padre ti abbia mandato qua ad Akhu.- s’interruppe solo per qualche istante, poi riprese. -Tuo padre ha sempre disprezzato questo paesino, tanto che non ti ha mai fatto venire nemmeno per le vacanze estive. Come mai quest’incredibile cambiamento?- domandò la donna, alzandosi a propria volta. Yuri evitò il suo sguardo torvo, chiedendosi se mai sarebbe riuscito ad uscire da quella situazione. Se suo padre non aveva raccontato niente alla nonna voleva dire che non voleva che nessuno lo sapesse, meno male che voleva riconoscere il proprio nipote! Improvvisamente dovette interrompere quel fitto filo di pensieri: qualcuno aveva suonato alla porta. -Forza, vai ad aprire. Ne parleremo dopo.- disse la donna, tornando al tavolo. Il nipote annuì, avviandosi verso la porta. Chi era a quell’ora? Che fosse...Michi? No, stupido, perché dovrebbe essere lei? Cosa verrebbe a fare, a darti l’ultimo schiaffo d’addio? Sorrise a quel pensiero, mentre le profonde iridi castane di Mari si facevano inaspettatamente spazio nella sua mente.

-C...ciao Mari-san, che sorpresa.- disse, sorridendo appena. Chissà cosa ci faceva là.

-Ciao Matsura-san, potrei parlarti solo per cinque minuti?- domandò, socchiudendo gli occhi scuri. Yuri annuì, chiedendole se volesse entrare. La ragazza tuttavia gli disse che avrebbe preferito parlare con lui fuori, tanto non faceva così freddo. Il biondino annuì a quella richiesta, chiudendo alle proprie spalle la porta della villetta.                       

-Allora, di cosa volevi parlarmi? Non dirmi che Steve ha fatto il maniaco perché questa volta lo picchio!- esclamò Yuri, sorridendo appena. Tuttavia il volto di Mari rimase impassibile, mentre gli occhi d’ambra lo scrutavano privi di qualsiasi forma di sentimento.

-No, vorrei parlarti di Michi.- proferì, piatta. Il venticello di novembre le carezzava capriccioso la pelle, muovendo i lunghi capelli mori che capricciosi, le toccavano appena il volto pallido. Yuri s’incupidì improvvisamente, distogliendo lo sguardo.

-Non capisco, che problema c’è?- chiese, fingendo. Sapeva quale problema presto avrebbero affrontato, e sicuramente non sarebbe stato così bello.

-Non fare il finto tonto, Matsura!- esclamò Mari, incrociando le braccia. -Sai bene qual è il problema!- terminò, cercando incessantemente lo sguardo dell’interlocutore.

-Se stai parlando del bacio... non capisco che problema ci sia. E’ successo, punto e basta. Non è detto che da un inutile gesto si possa dar vita ad una storia d’amore!- esclamò, alterato. –Epoi...lei è d’accordo con me.- terminò, chiedendosi quanto avrebbe mentito ancora. Non sentiva ciò che diceva, ma doveva farlo non solo per lui, ma anche per Michi.

-Non prendiamoci in giro. Io so che tu provi dei sentimenti nei suoi confronti, te lo si legge in faccia!- replicò la moretta, senza mai demordere.

-E da quando saresti diventata Cupido?- domandò, sarcastico.

-Da quando vedo un ragazzo che non fa altro che osservare con ammirazione un’altra ragazza. Che la và a prendere a scuola, che quando la vede piangere non può far altro che stringerla a sé e baciarla per donarle tutto quell’affetto ed amore di cui ha bisogno. Da quando vedo te, Yuri Matsura, abbassare lo sguardo e mentire spudoratamente mentre dici che non la ami. Ecco da quando.- disse, fredda ma emozionata. I pugni stretti, un brivido profondo che le percorreva la schiena. Non voleva che la propria amica buttasse all’aria una storia che sicuramente sarebbe potuta essere splendida se solo tutte le incomprensioni sarebbero state spazzate via.

Yuri fu costretto ad abbassare lo sguardo. Solo in quel momento comprendeva, solo in quel momento capiva. In fondo al suo cuore sapeva di provare qualcosa nei confronti di Michi, ma possibile che quello fosse amore? Ma allora quel sentimento così fresco e bello esisteva davvero? In realtà non era quello il problema.

-Anche se fosse...- sussurrò il ragazzo, nervoso. Si sedette su uno degli scalini che precedevano l’entrata della villa, agguantando una sigaretta dal pacchetto. Strano: era la prima volta da quando era ad Akhu che fumava.-Io non potrei mai stare con lei.- sussurrò, deluso. Mari gli si fece più vicino, sedendosi al suo fianco.

-E perché?- domandò, in maniera estremamente naturale. Quella domanda era uscita come un proiettile dalla sua bocca, talmente veloce e violenta che Yuri non potè che rispondere.

-Perché io sono padre di un bambino.- sussurrò, mentre una densa nuvoletta di fumo fuoriusciva dalle labbra carnose. Un silenzio di tomba seguì quell’affermazione che aveva stravolto completamente il modo di vedere quella faccenda di Mari. Un bambino? Dovette aprire e chiudere più volte gli occhi nocciola, per poi spostare la propria attenzione sullo sguardo cupo di Yuri. Non doveva essere stato facile per lui tutto questo.

-Ah... non lo sapevo...- chissà perché, il biondino si aspettava una frase diversa. Un:”Mi dispiace.” Non ne sapeva il motivo, ma la sua mente gli diceva solo questo. Reclinò quindi il capo in avanti, portandosi poi una mano sulla tempia. Della cenere crollò al suolo, senza provocare alcun rumore. -Tu stai con la madre del bambino?- continuò successivamente Mari. Yuri riaprì gli occhi profondi, iniziando a fare di no con il capo. -Non so quale storia ci sia dietro ma... non vedo che problemi ci siano.- si alzò in piedi, senza distogliere lo sguardo dal biondo. -Se Michi ti piace davvero, e per davvero intendo moltissimo, credo che il fatto che tu abbia un figlio non cambi per nulla il vostro rapporto. Io sono venuta perché voglio bene alla mia amica, e lei ne vuole a te. Riflettici Matsura-san, ti chiedo solo questo.- fece gli ultimi due gradini, poi si voltò verso il ragazzo.

-Buona notte Mari-san.- le disse semplicemente, gettando in terra la sigaretta, ed osservandola spegnersi dal venticello serale.             

-Buona notte.- una nota di delusione fuoriuscì dalle piccole labbra della ragazza che si aspettava molto altro dal biondo. Iniziò ad avviarsi verso casa propria, con la sola speranza che prima o poi Yuri Matsura riuscisse a mettere davvero in chiaro i propri sentimenti.

 

Ciao a tutti ^__^ chiedo venia per il mio incredibile ritardo... lo so...lo so... sono un’autrice ritardataria e poco affidabile… ma che ci possiamo fare?? Spero di essermi comunque potuta riscattare con questo capitolo, e proprio per questo vi chiedo di commentare! Anche una parolina per dirmi se è meglio che io la sospenda!  

 

Ringrazio...

 

leonessa: Anche se in ritardo ti auguro anche io un buon anno! Mi fa molto piacere che il precedente capitolo sia stato di tuo gradimento… e che anche questo saprà catturarti!

 

dinny: Hihi… sisi che Mari ha la vista lunga, hai visto che bella parte ha avuto in questo capitolo?? E’ un personaggio importante della storia… e darà spesso una mano… spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento… ciao!

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9-L'appuntamento ***


9-L’appuntamento

 

 

9-L’appuntamento

 

La guardava confusa. Gli occhi bassi, persi in chissà quale pensiero. Scosse il capo: sapeva benissimo quale fosse il protagonista dei pensieri della propria migliore amica. Erano passati due giorni da quel fattaccio: due giorni in cui i due ragazzi non si erano più né visti né sentiti, cosa piuttosto strana dato che da quando Yuri aveva messo piede ad Akhu, i due si vedevano praticamente ogni giorno. Michi voltò una nuova pagina del libro di giapponese: era assente e triste, e Mary avrebbe fatto davvero di tutto per aiutarla. Socchiuse gli occhi: possibile che Yuri ci mettesse così tanto a prendere una decisione? Tuttavia ripensò a quella breve chiacchierata. Quel giovane biondino era padre, e chissà quale triste storia avesse alle spalle. Data la delicatezza della situazione aveva deciso di non dire niente all’amica: se mai si fosse trovata una soluzione sarebbe stato Yuri a dirle tutto, non certo lei che in fondo, non centrava molto. Appoggiò quindi una mano a reggere la testa piena di pensieri, chiedendosi se non fosse il caso di lasciar perdere tutto, e tentare di ricominciare da capo. Ad un certo punto così le venne in mente un’idea.

“Che ne dici di venire alla mia casa al mare questo fine settimana? Sarebbe divertente!” scrisse su un bigliettino, che le passò velocemente. Michi lo lesse con attenzione, e dopo poco ecco la sua faccia riempirsi di stupore.

“Non ne ho molta voglia...” le rispose, lanciandole un nuovo bigliettino.

“Non scherzare, tu adori andare in spiaggia! E poi devi staccare un po’ so che pensi sempre a lui... non mi piace vederti così!” scrisse velocemente, per poi rispedirle il messaggio.

“Ho alternative?” rispose Michi, disegnando poi una faccina che faceva la linguaccia.

“Assolutamente no. Allora deciso.” Fu l’ultimo bigliettino, ma tuttavia quello più decisivo. Michi apprezzò parecchio il gesto di Mary, tuttavia si chiedeva se sarebbe stata una spiaggia a permetterle di dimenticare. Si stravaccò sul banco, riflettendo ancora su di lui. Non solo sul fatto che era estremamente delusa, ma anche che era sicura che lui avesse mentito spudoratamente mentre le diceva quelle cose. Era impensabile che fosse stato geloso solo per vedere la reazione di Alessandro, era inconcepibile. Quella scusa non stava né in cielo né in terra. Per non parlare del bacio. Socchiuse gli occhi rivivendo quel momento, ed autoconvincendosi che non avrebbe dovuto soffrire sempre per lui. Evidentemente quella era una storia che non doveva avere né un inizio né una fine.

-Partiremo la mattina presto, poi compreremo qualcosa da mangiare al supermercato là vicino.- Mary progettava la vacanza per filo e per segno, senza mancare alcun particolare. Voleva che andasse tutto nel migliore dei modi, per far stare la sua amica sempre meglio.

-Decidi tu...- sussurrò Michi, non troppo convinta. Lo sguardo era sempre basso, e questo stancava entrambe. Quel comportamento sempre cupo, sempre pensieroso.

-Non sai quanto mi dispiace.- rispose Mary, dando voce ad un pensiero che aveva ormai da quando era iniziata quella sofferenza. Michi alzò lo sguardo, osservandola bene.

-Grazie Mary... grazie di tutto!- le disse, abbracciandola là, in mezzo al cortile della scuola. L’amica la strinse a propria volta, dicendole che non doveva preoccuparsi e che l’importante era che lei stesse meglio.

-Devi dimenticarlo... magari trovando un nuovo amore!- le disse, scherzando. Michi si scansò, annuendo appena.

-Magari tra un po’ però!- si portò una mano dietro alla nuca, sorridendo. Una mano tuttavia le si posò sulla spalla, facendola sobbalzare. Si voltò di scatto, trovandosi gli occhi azzurri di Alessandro addosso.

-Ciao Michi-san.- le disse, gentile come sempre.

-Emmh... ciao Alessandro-san...- balbettò, più che sorpresa. Lo aveva visto a lezione quella stessa mattina, ma praticamente non si erano parlati.

-Ascolta... potrei parlarti solo un secondo?- le domandò con un sorriso. L’altra annuì, arrossendo appena.

-Certo...- fece, imbarazzata.

-Ok, allora io vado.- sorrise Mary, avvicinandosi all’amica. -Ecco... mi dirai tutto oggi... ci sentiamo!- le diede un lieve bacio sulla guancia, poi salutò con garbo il “professore” che ricambiò subito il gesto. In pochi attimi i due erano già in cammino verso casa di Michi, in una chiacchierata silenziosa e parecchio tranquilla.

-Posso farti una domanda?- chiese Alessandro, osservandola. Michi si voltò verso di lui, sorprendendosi.

-Sì, dimmi pure.- non sapeva perché le fosse venuto subito in mente di dargli del tu, evidentemente le sembrava naturale.

-Mi ritieni tanto più vecchio di te?- domandò, lievemente imbarazzato. Questa volta lo sguardo si era portato sulla strada, evidentemente aveva paura della reazione della ragazza. Questo divertì Michi non poco.

-Ahah... stai scherzando?- ridacchiò, portandosi una mano davanti alla bocca. Alessandro fu sorpreso da quella reazione, mentre la vedeva fermarsi in mezzo a quel viale alberato.

-Perché?- domandò, osservandola ridere.

-Bè... quanto ci passiamo io e te... tre, quattro anni al massimo... non mi sembra proprio che tu sia “vecchio”!- smise di ridere, facendo poi un leggero sorriso. Alessandro ricambiò il gesto, ricominciando con lei a camminare.

-Bene... questo mi fa piacere...- sussurrò, pensieroso.

-Ah...- stava per aggiungere altro, tuttavia venne interrotta da lui.

-Michi-san... vorresti uscire con me domani pomeriggio?- le domandò, tutto d’un fiato. Le parole della ragazza morirono in gola, mentre lo vedeva procedere tranquillamente, quasi non avesse detto alcuna parola. Sembrava essersi svuotato, e che qualunque sarebbe stata la sua reazione, per lui sarebbe andata bene.

-Bè... mi cogli di sorpresa...- sussurrò, portandosi una mano al mento. Si voltò poi verso di lui, guardandolo bene. Alessandro era certamente un bel ragazzo, dolce e garbato. Un genio della musica e degli studi, senza alcun difetto insomma. Riflettè anche sul fatto che doveva smetterla di soffrire così per Yuri, e che la storia del bacio era passata e doveva andare avanti in qualche modo.

-Sappi che sarebbe una semplice uscita tra amici... niente di più!- la rassicurò con un sorriso, mentre si fermavano di fronte a casa di lei.

-Va bene.- sussurrò così, convincendosi di conseguenza.

-Ummh?- Alessandro non intuì subito la reazione di lei, per questo cercò conferme.

-Sì, uscirò con te!- sorrise, osservandolo dritto negli occhi.

-Ah, bene! Allora domani davanti a casa tua? Tanto ora so dov’è!- esclamò, voltandosi dalla parte opposta.

-Va bene, a domani!- si salutarono così. Con Alessandro che sorrideva al fatto che fortunatamente quella dolce ragazza aveva accettato il suo invito, e con Michi che s’imponeva di non pensare più a Yuri.

-Davvero? Non posso crederci!- esclamò Mary, mentre camminava accanto alla propria amica. La faccia sorpresa, un gelato stretto nella mano destra.

-Sì, andremo al luna parck.- disse, sorridendo. Mary era estremamente felice per l’amica, ma più di tutto sorpresa. Non pensava che Alessandro, così affascinante e misterioso, fosse interessato a Michi.

-Sai Michi-chan...- sussurrò, infinitamente emozionata. L’amica si voltò in sua direzione, osservandola con infinita curiosità. -Sono felice che tu sia pronta a ricominciare!- esclamò in fine, sorridendo ampliamente. Un sorriso sincero, che fece in modo di aprire il cuore di Michi.

-Oh Mary-chan... ti ringrazio. Tuttavia bisogna anche considerare il fatto che in fondo, tra me e Yuri, non c’è stato niente di davvero importante. Forse ho sbagliato a farmi troppe favole in testa: avrei dovuto vivere le esperienze così come venivano, senza sperare che quella testa vuota ricambiasse i miei sentimenti.- abbassò il capo dicendo quelle parole, era la prima volta che si apriva così apertamente con la propria amica, ed anche con se stessa. -E comunque... non è detto che dopo questo appuntamento Alessandro diventerà il mio ragazzo!- commentò in fine, fermandosi di fronte a casa propria.

-Chissà... deciderà il destino!- si salutarono calorosamente, pronte ad affrontare una serata piena di esercizi di matematica per il giorno dopo. Ma Michi aveva anche da pensare al proprio appuntamento, anche se, Yuri non voleva saperne di uscire dalla propria testa.

Camminava per le vie tranquille di quel piccolo paesino. Gli occhi profondi persi in chissà quale pensiero, mentre i piedi si muovevano lentamente, quasi quella tranquilla passeggiata non dovesse aver fihne. Pensava alla propria amica, a tutto quel che era successo, ed all’infinita rabbia che aveva nei confronti di quel biondino. Possibile che non fosse in grado di instaurare una semplice relazione con una ragazza di sedici anni? Scosse il capo: chissà quale brutta storia aveva Yuri alle spalle... certo era che non poteva prima fare un passo in avanti e poi indietreggiare con la coda tra le gambe! Si convinse di ciò, mentre iniziava a camminare in maniera più veloce. Il tramonto aveva iniziato a farsi vedere più intenso che mai, mentre ogni ragazzo  rientrava a casa propria. Anche lui. Yuri, con le maniche della maglietta tirate su sino al gomito, era costretto a portare due casse d’acqua, contenenti sei bottiglie l’una. Una cosa piuttosto semplice in fondo, se non fosse stato che era tutto il giorno che lavorava come un mulo nel locale della nonna. Sospirò pensando alle avance un po’ troppo “spinte” che gli aveva fatto quella cameriera: Susy. Avance che avrebbe sicuramente apprezzato se solo non avesse pensato continuamente a Michi. Ogni volta che tentava di osservare le curve generose di quella cameriera maliziosa, non poteva che sentirsi in colpa, per poi desiderare di sentire il profumo ed i baci di Michi. Sospirò, scuotendo il capo. Non doveva, non poteva pensare a lei sotto un tale aspetto: aveva fatto la propria scelta, e quella doveva seguire.

-Ciao.- sentì alle proprie spalle. Non riconobbe subito la voce, ma non appena si voltò, notò gli occhi profondi di Mary osservarlo curiosi.

-Ciao.- disse semplicemente, sorridendole appena. -Sembra che non ci sia modo di stare lontani.- ironizzò, riferendosi evidentemente, alla visita fattagli dalla ragazza qualche giorno prima.

-Già...- fece lei, avanzando di qualche passo. -Purtroppo però, ogni nostro incontro pare inutile.- fu lei ad ironizzare questa volta, mentre Yuri poggiava le casse d’acqua in terra.

-Non direi... avrai avuto il tempo di raccontare i fatti miei alla tua amica... dopo il nostro “inutile” incontro.- abbassò lo sguardo, portando poi una mano a ravviare i folti capelli biondi.

-Ti sbagli Matsura-san.- ridacchiò Mary, socchiudendo gli occhi. -Io non le ho detto un bel niente!- Yuri sospirò, chissà perché si sentiva molto meglio. In effetti si era pentito di aver detto la propria storia a Mary, ma come aveva giustamente immaginato, quella ragazza sapeva tenere le cose per sé.

-Per fortuna... sei giudiziosa.- rialzò lo sguardo, specchiandolo in quello profondo di lei.               

-E’ una delle mie migliori caratteristiche.- sorrise leggermente, voltandosi dalla parte opposta, pronta a ricominciare la propria marcia. -Comunque... sappi che Michi sta molto meglio ora. Domani pomeriggio infatti, andrà al luna parck con un ragazzo.- s’incamminò, salutandolo con la propria solita grazia.

-Bene...- sentì una morsa priva di nome imbattergli lo stomaco, mentre anche lui se ne tornava a casa. E con chi usciva Michi? Gli occhi si socchiusero, mentre una strana ed alquanto pazza idea lo prendeva.

Era un po’ in anticipo, ma era meglio così. Si sistemò meglio la gonnellina di jeans che indossava, mentre controllava che il fiocco delle scarpe da ginnastica fosse ben stretto. Ma sì Michi... sei perfetta così! Si disse, mentre sentiva dei passi avvicinarsi. Si guardò intorno, notando che non c’era nessuno. “Sarà solo la mia immaginazione.” Si disse, osservando l’orologio. Era di qualche minuto di ritardo. Strano, non sembrava da lui. Udì nuovamente dei passi. Si guardò intorno, notando che finalmente, Alessandro era arrivato. Gli sorrise, avvicinandosi.

-Scusa per il ritardo Michi-san, ma purtroppo sono stato trattenuto a scuola!- esclamò, con aria cortese. Ella fece di no con il capo, iniziando ad incamminarsi con lui verso il luna parck, che era stato aperto nella città là vicino.

-No, non preoccuparti. So che la vita di un professore è parecchio impegnata!- esclamò, sorridendo.

-Aiuto professore. Purtroppo non ho ancora le qualifiche necessarie per insegnare.- rispose lui, con la sua solita aria gentile. Michi trovava che quel ragazzo fosse infinitamente speciale, un personaggio difficile da trovare.

Parlarono per tutto il tragitto del più e del meno, notando di avere parecchie cose in comune.

-Ho passato alcuni anni in America dopo essermi diplomato qua, in Giappone.- iniziò a raccontare lui, mentre Michi lo ascoltava ammirata. -In America ho collezionato parecchi successi, tanto che per anni non vidi più la mia famiglia. Sino a quando non mi resi conto di essermi allontanato troppo tempo, e presi la decisione di tornare nel mio Paese nativo.- sussurrò, senza ricevere risposta. Michi era talmente intenta nell’ascolto, da non poter neanche avere il tempo di rispondere. -Tuttavia me ne resi conto troppo tardi. Quando mancavano solo due settimane alla mia partenza verso il Giappone, ricevetti la notizia che i miei genitori erano morti in un incidente stradale.- questa storia triste la incupidì molto. Dopo una vita di successi, ecco arrivare la delusione, quella terribile morsa che davvero non si può eliminare dalla propria mente.

-Mi... mi dispiace...- sussurrò Michi, fermandosi a pochi passi dall’entrata del parco di divertimenti. Piccole lacrime le avevano bagnato gli occhi, così veloci da non darle nemmeno il tempo di rendersi conto di quel che stava accadendo.

-Oh Michi...- fece lui, avvicinandosi. Le asciugò una lacrima triste, alzandole poi il volto con sole due dita.

-Ognuno di noi ha una storia triste alle spalle... ma quando si perdono le persone più importanti... tutto diventa ancora più difficile ed incontrastabile...- pianse  lei, mentre il ragazzo l’osservava rapito.

-Michi...- sussurrò, osservandola dritto negli occhi. Si chiese se sarebbe stato troppo azzardato baciarla in quel momento. Forse era presto, ma sentiva di poterlo e quasi di doverlo fare. Si abbassò quindi alla sua altezza, pronto a congiungere le loro labbra. Tuttavia...            

-Gelati! Comprate gelati!- un uomo con degli strambi baffi ed i capelli biondi si fece loro vicino. Indossava un paio di buffi occhiali da sole, ed era impegnato a trasportare uno strambo carretto di gelati. I due ragazzi rimasero attoniti di fronte ad un tale personaggio, che senza alcun indugio mise una dozzina di gelati sotto i loro nasi. -Allora... lo comprate un gelato?- domandò, osservando entrambi con aria insistente.

-No, grazie!- fece Michi, perplessa. Non sapeva il motivo, ma le sembrava di aver già udito quella voce. Si disse che erano solo sue strambe idee, e mentre vedeva Alessandro contrattare con il venditore ambulante, le venne da sorridere. Si stavano per baciare, e quasi lei non se ne rendeva conto.

-Fiu... non riuscivamo a togliercelo dalle scatole!- esclamò Alessandro, dando i soldi per il biglietto.

-Già, questi venditori sono insistenti!- rispose Michi, pronta a scegliere una giostra. -Allora... in quale giostra andiamo?-

-Che ne dici di quella?- chiese Alessandro, indicando una giostra parecchio grande, in cui si rischiava di cadere se non ci si teneva stretti stretti al proprio compagno di seggiolino. Michi l’osservò rapita, pensando che sarebbe dovuta stare avvinghiata ad Alessandro per tutta la durata del giro. Stranamente l’idea non le dispiacque più di tanto, mentre si ripeteva che Yuri era solo storia passata, anzi mai iniziata.

-Va bene!- si avviarono verso la grande giostra, notando che vi era una lunghissima coda.

-Senta lei...- qualcuno battè un col pettino sulla spalla di Alessandro, facendolo voltare.

-Sì?- chiese quello, notando di fronte a lui un uomo coperto con un camice grigio, ed un cappello del medesimo colore. Il volto era nascosto da uhna sciarpa nera che riusciva a far intravedere appena la frangetta bionda.

-Vi consiglio di non fare un giro qua...- disse, catturando l’attenzione dell’interlocutore.

-E perché?-

-Perché ho saputo che non ha per nulla norme di protezione! Lei potrebbe cadere da là!- esclamò, indicando la giostra.

-Non dica sciocchezze!- rise Alessandro, voltandosi nuovamente verso Michi. Fra pochi istanti finalmente, sarebbe stato il loro turno.

-Ma le dico che è vero!- urlò l’uomo misterioso, senza avere tuttavia il tempo di fermare la coppietta. In poco i due pagarono il biglietto, pronti a salire a bordo.

-Che gente strana...- si disse il musicista, mentre la giostra iniziava amuoversi.

-Oh Kami-sama che paura!- urlò Michi, mentre il veicolo faceva degli sbalzi incredibili.

-Tieniti forte!- esclamò Alessandro, stringendola al proprio petto. Per la paura Michi non si fece prendere dall’imbarazzo, avvinghiandosi senza alcun ritegno alla maglietta del compagno, che apprezzò di buon grado il gesto.

-Che paura!- urlò Michi, stringendo forte gli occhi. Quella giostra era davvero troppo veloce per lei! E solo quando il giro finì, si rese conto della posizione non molto conveniente che aveva appreso: il volto e le mani incollati letteralmente al petto forte del ragazzo. Le braccia di lui che l’avvolgevano, calorose ed attente, senza lasciarle il modo di avere paura. Arrossì subito, scansandosi leggermente.

-Ok... ho capito che queste giostre non fanno per te!- disse il ragazzo, uscendo dala postazione della giostra.

-Emmh... no...- sussurrò lei di rimando, sospirando visibilmente. Come aveva potuto avvinghiarsi in una maniera così estrema a lui? Se fosse stata lucida non lo avrebbe mai fatto. Lo osservò mentre l’aiutava a scendere dal veicolo. In fondo non era stato così brutto stargli vicino. Le strinse la mano mentre la faceva scendere, tuttavia qualcosa, o meglio, qualcuno fece dividere le loro mani, facendo cadere Michi per terra. -Ahi!- esclamò, portandosi una mano sulla parte lesa. Spostò poi lo sguardo verso un tale caduto a terra insieme a lei, la stessa persona che evidentemente, aveva diviso lei ed Alessandro. -Cerchi di fare più attenzione!- gli urlò contro, mentre il tale si alzava.

-Faccia lei attenzione piuttosto.- il tizio si mostrò piuttosto scorbutico, e quasi... buffo. Indossava un paio di grossi occhiali da sole; un cappello in coordinato con il pesante impermeabile grigio; l’unica caratteristica che si riusciva ad intravedere erano i ciuffetti biondi della frangia, che sfuggivano capricciosi dalla presa del cappello.              

-Ma se è stato lei a venirmi addosso!- Michi strinse i pugni, osservandolo con aria a dir poco adirata. -Che gente!- continuò, portandosi entrambe le mani ai fianchi. Tuttavia poco dopo sentì la mano calda di Alessandro raggiungerle la spalla, provocandole un leggero brivido.

-Su Michi-san, lascia perdere.- le sorrise gentilmente, mentre il tale si voltava dall’altra parte, proseguendo la propria strada. -E’ molto strano...- riflettè Alessandro, portandosi una mano al mento.

-Cosa?- chiese la ragazza, osservandolo con aria curiosa.

-Quello stesso tale prima, mi aveva consigliato di non salire su questa giostra... ed ora hai importunato te.- riflettè, facendo incuriosire anche Michi. Sospirò, chiedendosi perché molte volte, certe persone dovessero rompere così le scatole!

-Lasciamo perdere... la gente è molto, troppo folle!- esclamò Michi, voltandosi nuovamente verso il proprio interlocutore. -Dai voglio provare un’altra giostra paurosa... ti prometto che questa volta non avrò fifa!- esclamò, tutta pimpante. Alessandro le sorrise leggermente, avviandosi con lei verso una nuova scelta.

-Questo è tutto da vedere!-

-Cosa?-

-Se non dovrai di nuovo stringerti a me per non morire di paura!- rise lui, meritandosi un leggero pugno di lei sulla spalla.

-Uffa!-

Ed il pomeriggio passò così. Un sorriso di lui. Una battutaccia di lei. Un gesto carino di Alessandro. Una figuraccia  di Michi. Due ragazzi che condividevano un pomeriggio pieno di divertimento e gioco, un gioco che Michi stava davvero iniziando ad apprezzare. Ma dentro di lei sempre quel blocco. Quell’infinita certezza che dentro tutto questo, ci fosse qualcosa di sbagliato.

-Ti ringrazio per la giornata!- esclamò Michi, fermandosi davanti alla fermata dell’autobus.

-Sei sicura che non vuoi che ti accompagni a casa?- chiese Alessandro, infilandosi una mano in tasca.

-Sì, non ti preoccupare. Hai detto che abiti qua vicino, è inutile che tu debba fare tutta quella strada solo per accompagnarmi!- sorrise lei, facendo di no con il capo.

-Bè...- sussurrò lui, avvicinandosi. -Almeno potrei godere ancora un po’ del tuo sorriso...- Michi arrossì visibilmente, udendo quella dolcissima frase. Lo osservò voltarsi, poi farle un cenno con la mano.

-Ci vediamo domani a scuola Michi-san!- esclamò, avviandosi verso casa.       Michi rimase là imbambolata, osservarlo andar via.

-C... cosa?- spalancò la bocca, osservando arrivare il proprio bus. Vi salì, pensando alla giornata trascorsa. Alessandro era stato davvero carino e gentile. Non perdeva occasione per esaudire ogni suo piccolo capriccio, come quel gelato gigante che si erano dovuti mangiare entrambi. Sorrise pensandoci, mentre passava una mano sul paletto giallo del pulman. Era sbagliato... se lo sentiva. Era come una morsa che sai non ti lascerà mai andare, ma che tuttavia ti è impossibile abbandonare. Voltò lo sguardo, notando dietro di lei una figura conosciuta. Un tale con un impermeabile ed un cappello grigi. La faccia divenne subito rossa di rabbia non appena lo riconobbe. -Lui!- notò, vedendolo alzarsi. Aveva continuato a girare intorno a lei ed ad Alessandro per tutto il pomeriggio, senza dar loro un attimo di tregua. Decise di scendere alla sua fermata, per chiedergli spiegazioni. Era pericoloso, ma dentro di lei sentiva di doverlo fare. -Tu!- lo richiamò, là in mezzo al marciapiede. Il tale non si voltò, dovendosi far richiamare dalla ragazza. Ma niente. Ella capì che in questo modo non l’avrebbe mai ascoltata, così gli corse incontro, tentando di ricevere un po’ d’attenzione. -Senta... lei!- lo chiamò ancora, portandosi di fronte a lui. Il tale alzò lo sguardo, facendo notare alla ragazza, ora che lo osservava meglio, che quel volto lo aveva già visto. Tuttavia esso era coperto da quegli scuri occhiali da sole, ed era difficile poter tirare delle conclusioni affrettate.

-Che vuole? Ho fretta!- esclamò il tizio, superandola.

-No, aspetti!- Michi gli corse nuovamente incontro, fermandolo.

-La smetta, ho da fare io!- si lamentò quello, nervoso.

-Però per girare intorno a me ed al mio amico oggi pomeriggio non aveva niente da fare!- esclamò lei, osservandolo bene. -Si può sapere cosa vuole? E chi è?- domandò, più curiosa che mai. Desiderò dentro di sé che si togliesse i pesanti occhiali da sole e quel ridicolo impermeabile, ma naturalmente non lo fece.

-Non sono affari che la riguardano.- tagliò corto, tentando di superarla. Ma Michi fu più veloce: all’istante gli tolse occhiali e cappello, dando fondamento a quelle che in fondo, erano le sue speranze.

-Yuri-kun?- fece, più che sconvolta. Lo vide raccogliere in fretta da terra entrambi gli oggetti, e rinfilarseli con estrema fretta.

-Non so chi sia.- sussurrò, ricominciando a camminare.

-Perché?- chiese lei, ormai convinta della sua identità. A quel punto il ragazzo si sentì con le spalle al muro: ormai non si poteva più fingere... tanto valeva affrontare subito la questione. Si voltò quindi verso di lei, togliendosi impermeabile, cappello ed occhiali da sole. La osservò con i propri occhi scuri, chiedendosi quale sarebbe stata la sua prossima reazione. -Yuri-kun... perché?- chiese lei, osservandolo con estrema confusione nello sguardo. Il cielo azzurro e la strada vuota erano gli unici spettatori di quel momento importante, che per Michi era pieno di punti interrogativi.

-Perché cosa?- tentò lui, osservandola con apparente indifferenza.

-Che razza di domande fai?- strinse i pugni, facendo un passo avanti, arrabbiata. -E’ tutto il pomeriggio che segui me ed Alessandro. Ci hai disturbato nei modi più disparati... perché?- domandò, più che mai pronta ad ascoltare la sua risposta. Yuri tuttavia rimase zitto, abbassando lo sguardo.

-Mi divertiva... era un gioco...- sorrise, dicendosi di aver trovato la scusa più adatta. Tuttavia non ebbe davvero il tempo di terminare quell’affermazione poiché uno schiaffo ben assestato gli raggiunse la guancia. Rialzando lo sguardo vide il volto seriamente arrabbiato di Michi, che con il fiato corto e le lacrime agli occhi, gli rivelava i propri pensieri.

-Avevo capito di non contare un fico secco per te ma... io non posso accettare tutto questo... non posso accettare di essere diventata anche un giocattolo per te! Yuri-kun, smettila di usarmi come se fossi una bambolina nelle tue mani, io non me lo merito!- tuonò ancora, serrando forte gli occhi. Non voleva che quel ragazzo vedesse le proprie lacrime, e tentava con ogni mezzo, di tenerle intrappolate negli occhi, quasi fossero un bene prezioso da non mostrare a nessuno.

-Non sei niente di tutto questo.- una frase veloce, e subito dopo ecco le mani di Yuri sulle sue spalle, e le labbra del ragazzo poggiate sulle proprie in un bacio morbido e pieno di passione. Un bacio inaspettato, molto più folle ed estremo di quello precedente. Un bacio che Yuri aspettava dentro di sé dalla prima volta che aveva avuto la fortuna di assaggiare il sapore di quella signorina speciale di cui purtroppo, si era reso conto di essersi innamorato. Quando si scansò lo sguardo di Michi era ancora incollato al proprio. No, questa volta non sarebbe scappata.

-E ora?- domandò, reggendo lo sguardo freddo di lui. Sentiva di dovergli fare quella fatidica domanda, una domanda che avrebbe dovuto fargli subito. -Anche questa volta lo hai fatto per consolarmi?- chiese ancora, sempre più incuriosita. Non le importava se era invadente, non le importava se si sarebbe potuta pentire un giorno. Gli e lo aveva chiesto, e questo era l’importante. Yuri rimase completamente zitto, mentre si voltava dalla parte opposta. Non aveva una risposta, e quindi non avrebbe potuto dargliela.

-Non lo so Michi, non lo so.-                    

 

 

Salve a tutti ^___^ chiedo venia per il mio tremendo ritardo (più di un mese XD) e nella speranza che ancora qualcuno si ricordi di questa mia storia… vi dico che spero che il capitolo vi sia piaciuto!! So che non aggiorno molto spesso… ma ho parecchie storie in sospeso ed è difficile stare dietro a tutte. Senza contare che con questa storia ultimamente, ho parecchi problemi. Vabè,  spero davvero tanto che commenterete, anche perché mi dareste un imput per continuare più in fretta ^__^ un bacione, Ichi-chan

 

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Capitolo 10
*** 10-Innamorato... ***


C’ERA UNA VOLTA CIOOCIOO-LAND

 

 

C’ERA UNA VOLTA CIOOCIOO-LAND

 

10-Innamorato...

 

In quella camera c’era un buon odore. Yuri lo respirò a fondo, gettandosi poi sul morbido letto.

-Ehi, non siamo mica in un albergo!- esclamò il proprietario della stanza, richiamando l’attenzione del biondo che alzò appena la testa in sua direzione.

-Humm...- bofonchiò semplicemente Yuri facendo nuovamente ricadere il capo all’indietro.

-Sei arrivato senza dire nulla... sei rimasto zitto come un pesce lesso... ed ora ti butti sul mio letto convinto, magari, che io non ti farò domande?- domandò ancora il moro, sedendosi sul letto accanto all’amico. Quello rimase zitto per un po’, poi puntò gli occhi castani al soffitto. Forse era davvero il caso che si sfogasse con qualcuno. E forse era anche meglio che quel qualcuno fosse proprio Steve.

-Non riesco a capire cosa  mi sta succedendo.- disse semplicemente, continuando a guardare il soffitto con aria assente. Steve lo imitò, ma più semplicemente per dare vita ad un gesto disperato.

-Potresti spiegarti meglio?-

Fosse facile... pensò il biondino, fissando ancora il soffitto. Più semplicemente avrebbe dovuto dire che sentiva il cuore scoppiargli nel petto ogni volta che gli occhi ridenti di quella ragazzina gli si presentavano davanti al viso. Doveva ammettere che quando la vedeva vicino a quel damerino dall’aria troppo per fettina gli veniva voglia di spaccare tutto. Avrebbe dovuto ricordare a se stesso che Michi gli piaceva, gli piaceva davvero. Strinse un pugno. Possibile che quella stramba situazione che sentiva esplodere dentro di sé la si potesse identificare con il termine amore? Era estremamente confuso, ma più di tutto spaventato. Era come se tutto ciò in cui aveva creduto per tanto tempo venisse gettato via, quasi non fosse mai esistito. Strinse forte gli occhi, mentre il suo amico lo incitava a parlare.

-Yuri-san?- lo chiamò ancora Steve, quasi convinto che il biondo si fosse addormentato.

-Sì.- Yuri si mise a sedere sul letto, spostando il proprio sguardo dal soffitto al pavimento. Gli sembrava davvero tutto tanto, troppo strano. Steve pareva confuso dalla situazione: Yuri sembrava essere stato appena catapultato in un mondo che non era il suo, in piena balia di una tempesta che lo spaventava a tal punto da togliergli ogni facoltà mentale. Steve scosse il capo, dicendosi che forse stava avendo pensieri troppo esagerati.

-Forza, raccontami tutto.- gli mise una mano sulla spalla, assumendo l’aria più rassicurante che potesse fare.

-Credo di essere un coglione.- ammise semplicemente Yuri stringendo forte i pugni. -Mi piace una ragazza.- nel sentire quelle parole Steve scoppiò in una grossa risata. Talmente grossa che Yuri inarcò un sopracciglio, sorpreso. -Che ti prende?- domandò il biondino, osservando con aria perplessa l’amico che, ormai, rideva con gusto.

-Ehi Yuri-san, non dirmi che è la prima volta che ti innamori di una ragazza!- esclamò Steve guardandolo con sempre più voglia di ridere. La faccia di Yuri in quel momento, in effetti, pareva la più sorpresa del mondo.

-Emmh... no.- disse semplicemente, convinto che fosse una cosa normale. Lui stesso fino a poco tempo prima era convinto che l’amore non esistesse!

-Eppure tu mi sembravi uno dalle tante conquiste.- disse Steve divenendo più serio in viso. Yuri annuì.

-Certo... non ho mai avuto problemi con le donne... ma non mi sono mai ecco...- aveva grandi problemi nel terminare quella frase.

-Innamorato?- per Steve invece fu più facile che rubare una caramella ad un bambino. Lo fissò con gli occhi sbarrati, di chi aveva appena udito una cosa assurda. Poi si passò una mano tra i capelli scuri, sorridendo appena. -Cioè, vorresti dirmi che non ti è mai venuto il batticuore mentre guardavi una ragazza? Che non hai mai desiderato di renderla felice... di averla al tuo fianco per il resto dei tuoi giorni?- Yuri ascoltava interessato,  quasi quelle parole fossero qualcosa di assolutamente nuovo per lui. Ed in effetti era così. Steve parlava, parlava e parlava... parlava di quanto fosse bello prenderla per mano, guardarla negli occhi e poi baciarla. E più Steve parlava più Yuri si rendeva conto che lui in effetti non aveva mai provato tutto questo. O per lo meno, prima d’allora.                

-Bè... allora direi che ora lo sono.-

-Lo sei cosa?- domandò Steve divenendo sempre più interessato al discorso. Yuri arrossì.

-Bè.. sì... ecco... innamorato!- Steve rise ancora.

-Oh Yuri-san... mi fai troppo ridere!-

-Se osi dirlo a qualcuno ti ammazzo!- e gli si lanciò contro. Iniziò tra loro una battaglia a cuscinate, una battaglia che sapeva d’amicizia e di nuove scoperte. Qualcosa che portava Yuri ad essere sempre più confuso, ma al contempo sempre più sicuro dei propri sentimenti.

-Quindi secondo te... dovrei dirle tutto?- chiese Yuri tentando di calmare il fiatone. Entrambi gli amici erano finiti sdraiati sul letto, a guardare quel soffitto  che in quel pomeriggio doveva sentirsi alquanto osservato.

-Certo. Ma dimmi una cosa... è Michi vero?- – sorrise furbo il moro. Yuri non rispose, facendo un gesto di non curanza.

-Ora vuoi sapere troppe cose. E comunque... allora lo faccio già sta sera.- Steve fece di no con il capo.

-Mi dispiace Cupido, ma se la tua donzella è Michi... lei  questa sera non c’è.- Yuri lo guardò con aria sorpresa.

-Cosa intendi?-

-Intendo che Michi e la mia bellissima Mary proprio in questo momento stanno salendo in macchina e si stanno avviando verso la casa al mare di Mary.- sospirò. -Quindi credo proprio che dovrai attendere il loro ritorno.-

-No!- Yuri era più che sicuro che se non gli e lo avesse detto entro poco, non avrebbe più avuto neanche il coraggio di rivolgerle la parola. Scattò quindi in piedi, fissando l’amico con aria attenta. Negli occhi color cioccolato una scintilla che sapeva di speranza e, forse, anche d’amore.         

-Ehi, che vorresti fare?- Steve lo fissava incerto, chiedendosi quale fosse il piano, probabilmente impossibile, che era passato per la testa dell’amico.

-Vieni con me.- lo tirò per un braccio, costringendolo a scendere al piano di sotto. Pochi minuti e Steve si era giocato quasi completamente la fiducia che i suoi genitori avevano maturato in lui in quei suoi 17 anni di vita.

-Mio padre mi ucciderà...- sussurrò il moro, mentre Yuri accendeva il motore dell’auto nuova di zecca del padre di Steve. Il biondino non lo degnò di uno sguardo, infilandosi gli occhiali da sole.

-Eddai, sarà divertente! E poi... scommetto che non ti dispiacerà trascorrere un fine settimana con la tua cara Mary!- detto ciò premette l’acceleratore, convinto che quella sua sfacciata avventura lo avrebbe portato verso una felicità sicura. 

L’unico rumore che si poteva udire in quella macchina era quello prodotto dal motore. Michi teneva il capo poggiato sul finestrino della vettura. Gli occhi chiusi, l’espressione cupa. Mary era stata davvero carina nel farle quell’invito: Michi era più che sicura che l’amica lo avesse fatto esclusivamente per farle togliere dalla testa Yuri. La moretta aprì gli occhi. Già... Yuri. Quel ragazzo complicato che amava incasinarle l’esistenza. Ci aveva riflettuto in quegli ultimi giorni: se quel biondino non fosse mai arrivato lei magari in quel momento sarebbe stata felice. Avrebbe conosciuto Alessandro, ci sarebbe uscita spesso insieme e chissà, magari tra loro sarebbe potuto nascere qualcosa di bello. Ed invece? Invece si ritrovava a pensare al biondino anche quando un ragazzo carino e gentile come Alessandro le donava tante attenzioni. Sei proprio una stupida, Michi! Si ritrovò a pensare, mentre scuoteva il capo. Non era giusto dover rovinare quel momento con le sue stupide paranoie e quel suo continuo essere così pessimista: si sarebbe divertita con la sua migliore amica, nient’altro. Si voltò quindi verso Mary, fissandola con aria convinta. La sua amica era seduta vicino a lei, tra le mani un romanzo rosa, di quelli che le piaceva tanto leggere.

-Mary-chan?- la chiamò, con la voce piu dolce che riuscisse a fare. Quella la guardò con aria sorpresa, più che convinta che la sua amica si fosse addormentata.

-Sì?- rispose, con quella sua solita aria posata. L’amica le sorrise, facendole poi l’occhiolino.

-Ti ringrazio tanto per avermi offerto questa vacanza.- disse, poi abbassò la voce. -E ti prometto che non terrò più il broncio!- terminò, facendo sorridere l’amica. Mary era felice che, finalmente, Michi si fosse resa conto che non c’era nulla per cui essere scontenti. Sì, era vero, Yuri le stava rendendo la vita impossibile... ma c’erano tante cose che potevano rendere la moretta felice: prima fra tutte l’amicizia che la legava a Mary.   

Circa un’ora dopo le ragazze avevano raggiunto la villa di Mary. Essa era una vera e propria reggia: era arredata in puro stile giapponese, con ogni sorta di confort e servizio. E la cosa che sicuramente la rendeva bellissima era il fatto che affacciava sul mare.

-Signorina, è sicura che non avrà alcun problema senza di noi?- chiese l’autista, affiancato da una delle cameriere.

-No, tornate pure a casa: mamma e papà avranno sicuramente più bisogno di voi.- sorrise gentilmente, poi salutò cortese i due. Essi ricambiarono il gesto, poi salirono in macchina, pronti per tornare a casa.

-Staremo sole tutto il fine settimana?- domandò Michi, incredula. Mary annuì, mentre tirava fuori dallo zainetto le chiavi per aprire la villa.

-Io direi che dovremo andare subito in spiaggia!- disse Mary aprendo la stanza di Michi. Essa era arredata di tutto punto, con lenzuola di seta e mobilio impeccabile. Michi si rendeva davvero conto che le ricchezze della famiglia della sua amica erano davvero immense: e la cosa più incredibile era che Mary non faceva mai nulla per darlo a vedere.

-Ok, mi metto il costume ed arrivo!- esclamò la moretta, poggiando il proprio zainetto sul letto. Mary annuì, poi se ne uscì dalla stanza, probabilmente per fare lo stesso. Michi si sedette qualche secondo sul letto. Diede una breve occhiata alla stanza, poi chiuse gli occhi.

-Forza Michi, che ti importa di Yuri?- si disse. Le pareva da stupida parlare da sola, ma era l’unica cosa che le sapesse infondere un po’ di sicurezza. Portò poi una mano bianca sulla superficie liscia delle lenzuola, sentendone la fresca morbidezza. No, non poteva lasciarsi calpestare da quel turbinio di emozioni che la rendevano solo... confusa! In quel fine settimana era sicura che sarebbe stata in grado di decidere molte cose: prima fra tutte avrebbe compreso quali erano i veri sentimenti che provava per il biondino. 

L’automobile grigia sfrecciava veloce per la grande autostrada.

-Steve, sei davvero sicuro che dovevamo girare a destra?- chiese Yuri fissando malamente l’amico dai capelli mori. Quello diede un’occhiata veloce alla cartina che teneva tra le mani, assumendo un’aria convinta.

-Certo! O... forse... no!- alzò lo sguardo sul biondino, guardandolo con aria poi non più così convinta. -Emmh... avevo letto la cartina al contrario!- Steve si portò una mano dietro alla nuca, l’espressione più simpatica possibile gli si colorò sulla faccia. Questo solo ed esclusivamente per calmare la reazione sicuramente violenta dell’amico.

-Steve!- tuonò Yuri dando un leggero pugno sul volante. Ed una sola domanda gli venne per la testa... avrebbero mai trovato la villa di Mary?

 

Note dell’autrice:

Vi chiedo immensamente scusa per il tremendo ritardo. Erano mesi che non aggiornavo... e se non seguirete più questa storia... posso dirvi che non avete torto! Tuttavia vi giuro e spergiuro che non farò più così tanto ritardo: ho avuto parecchi problemi con il pc, per non parlare di questa maledetta ispirazione che non si decideva ad arrivare! Comunque spero tanto che avrete voglia di seguire ancora la mia fanfic... e che commenterete... anche solo per mandarmi a quel paese… dati i miei rari aggiornamenti!

 

Ringrazio...

 

leonessa: ti ringrazio per i complimenti ^_^ e spero che ti andrà ancora di leggere questa fanfic, nonostantegli aggiornamenti sempre più rari!

 

Malia85: grazie tante! Sai, inizialmente pensavo che questo nuovo Yuri non sarebbe piaciuto… è nettamente diverso da quello che originale, ma noto con piacere che i miei timori erano infondati!

giadi92: mi fa piacere che questo Yuri ti piaccia ^_^ come vedi ora ha capito parecchie cose sul suo rapporto con Michi. E non ti preoccupare… questa fanfiction è una YurixMichi… anche se devo ammettere che a me questa coppia non piace molto (sono segretamente una fan sfegatata di Ginta e Key ç__ç).

muppello: ti ringrazio davvero tanto ^_^ è spero che anche i prossimi cap saranno di tuo gradimento!

dinny: ammetto di essere una fan sfegatata di Alessandro ç__ç ma questa è una YurixMichi… quindi devo darmi una calmata ^_^ spero ch anche questo cap ti sia piaciuto… e che anche il biondino non ti sia parso male!

miki90: nooo non ti piace Alessandro?? Ç__ç io lo trovo così puccioso XD! Comunque come vedi in questo cap non c’è… e ho dato ampio spazio al tuo Yuri ^__^ alla prossima!              

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Capitolo 11
*** 11-Tutta colpa del mare (part.1)


11-Tutta colpa del mare

 

 

11-Tutta colpa del mare (part.1)

 

 

L’arietta fresca che le solleticava la pelle. Le lenzuola morbide che accoglievano il suo corpo quasi lei fosse una principessa. Gli occhi serrati, mentre da fuori poteva soltanto udire il canto prodotto dalle onde del mare. Era tutto perfetto, tremendamente perfetto! Ma allora... perché non riusciva a dormire?

Miky aprì subito gli occhi, fissando con aria spaurita un punto indefinito davanti a sé. La stanza era ricoperta dal buio, ed i capelli avevano iniziato a cadere davanti al volto bianco, infastidendola. Li ricacciò in dietro, chiedendosi come mai non riuscisse a dormire. Vide sul comodino il proprio cellulare ancora acceso, ed in breve guardò l’ora: erano da poco le due del mattino! Lei e Mary si erano date la buona notte da almeno un’ora... eppure nulla, non riusciva proprio a prendere sonno! Richiuse gli occhi, dicendosi che esattamente tre secondi dopo si sarebbe addormentata. Quindi tornò a sdraiarsi, sospirando.

1, 2, 3!

Ok, sto dormendo?

Niente da fare... e le tentò tutte. Contò le pecore, pensò a tutte le cose più stupide ed immaginabili... eppure un’altra mezz’ora buona se n’era andata, senza cederle neanche un po’ di sonno. E mentre si rigirava in quel letto che pareva così comodo, le arrivò alla mente il possibile motivo di quell’insonnia.

Yuri.

Quel ragazzo impossibile che non la stava mollando un attimo. E lei che si era detta che grazie a quella breve vacanza lo avrebbe dimenticato! Scosse il capo. Niente da fare. Ma chi riuscirebbe davvero a dimenticare a comando quegli occhi profondi? Quel sorriso sbarazzino, quel volto d’angelo? Miki avrebbe davvero sfidato chiunque... ed era sicura che tutti avrebbero risposto un sonoro “no!”. Dopo qualche minuto sentì quel tipico pizzicare agli occhi che ti ricorda che sei umano, e che quindi devi dormire.

Finalmente... forse il sonno sta arrivando! Sperò la ragazza. Abbracciò più forte il cuscino, mentre sentiva un’onda particolarmente forte infrangersi contro la spiaggia. Miky si chiese dove potesse essere arrivata la marea in quel momento, ma dato che si rese conto che quello di prima era un falso allarme, si decise ad andare a vedere. Chissà, pensò, magari l’arietta fresca mi aiuterà.

Con solo il pigiama in dosso uscì sul balcone della camera, guardando di sotto. Il mare aveva assunto lo stesso colore del cielo: un blu notte intensissimo, che era capace di donarle grandi sensazioni. Stese le braccia verso l’alto, poi chiuse gli occhi, puntando il volto all’insù. Si stiracchiò con aria tranquilla, respirando quell’aria fresca che le piaceva tanto. La brezza le accarezzò prima il volto, poi le gambe coperte appena fino a metà coscia da un pantaloncino rosa. E le labbra si piegarono impercettibilmente in un sorriso dolcissimo non appena immaginò le braccia di Yuri che la sorprendevano da dietro le spalle, e la cingevano dolcemente, donandole sensazioni mai provate prima.

Amore, semplice amore.

Aprì subito gli occhi non appena si rese conto che quei pensieri non andavano affatto bene. Scosse violentemente il capo, poi battè un piede a terra.

-E basta, Miky!- strinse gli occhi, poi i pugni. -Yuri non deve far più parte della tua vita!- dopo poco annuì, dicendosi che finalmente era convinta. Ma non ebbe il tempo di terminare quel pensiero che qualcosa, o meglio, qualcuno la distrasse. Si avvicinò maggiormente al balcone, affacciandovisi. E proprio in quell’istante vide qualcosa che la stupì non poco proprio là, in quella spiaggia tranquilla.

Io lo dicevo che non eri capace...- disse Yuri afferrando un grosso sacco a pelo. Il compagno lo guardò smarrito, poi notò con quanta difficoltà il biondo stava cercando di rendere “abitabile” l’oggetto.       

-Yuri-san, non sarebbe meglio dormire in auto?- chiese Steve guardando ancora l’amico. Quello sospirò, poi continuò il proprio lavoro.

-Neanche per sogno. Non ho alcuna voglia di contorcermi nella macchina minuscola di tuo padre... e poi abbiamo i sacchi a pelo, perché non usarli?- chiese il biondo, cedendo una sola occhiata all’amico. Quello scrollò le spalle, poi si sedette sulla sabbia fredda.

-Cosa non si fa per gli amici...- disse, chiudendo gli occhi ed iniziando a giocherellare con le dita sulla sabbia. Dopo poco aveva scritto il suo nome e quello di Mary... e poi un grosso cuore! Li guardò soddisfatto, poi annuì. Yuri notò “l’opera d’arte” dell’amico, e scosse il capo. -Che c’è?- domandò Steve.

-Sei così sdolcinato...- Yuri assunse un’aria che non esprimeva molta ammirazione, poi indicò il disegno sulla sabbia. Steve guardò prima Yuri, poi il disegno, poi ancora Yuri. Ed in fine sorrise.

-Ha parlato... quello che si fa un viaggio di non so quanti chilometri solo per incontrare una ragazza che avrebbe potuto rivedere 48 ore dopo!- si vendicò Steve iniziando a ridere.

-La mia situazione è molto diversa!- si giustificò il biondo guardando storto l’amico. Quello gli fece il verso.

-La mia situazione è molto diversa!- iniziò a fare uno strano balletto con le braccia, mentre Yuri lo guardava sempre più irritato. Il biondo era più che sicuro che nessuno a Tokyo avrebbe avuto il coraggio di prenderlo in giro a quel modo. Ma né steve né nessun’altro sapeva la sua vera storia là ad Akhu, e forse era proprio per questo che aveva avuto la possibilità di mostrarsi come una persona molto diversa seppur sempre piuttosto fredda ed apatica. Ma guardare Steve che lo prendeva in giro a quel modo fece tirar fuori il teppista che era in lui: lo guardò un ultimo istante poi gli si lanciò letteralmente contro, iniziando con lui una lotta all’ultimo sangue sulla sabbia.

Miky guardava sempre più stupita la scena che le si proponeva di fronte: due ragazzi avevano iniziato a stendere dei sacchi a pelo sulla sabbia, poi uno di loro si era seduto, ed aveva iniziato a fare strani balletti. Successivamente il suo compagno doveva essersi arrabbiato, e gli si era lanciato contro. Ed ora? Si stavano picchiando sulla spiaggia! Miky si chiedeva seriamente se fosse il caso di intervenire: ma da quanto ne sapeva magari quei due erano dei criminali... ma se uno di loro si fosse fatto male? Aguzzò meglio lo sguardo, chiedendosi se li conosceva: ma era impossibile! In quel luogo per lei erano tutte facce sconosciute, figuriamoci due tizzi sulla spiaggia!    

-Miky-chan? Anche tu sveglia?- una voce tranquilla la destò. Per un attimo la moretta ebbbe un brivido, ma non appena si rese conto che si trattava della voce tranquilla e posata della sua migliore amica, il cuore rallentò i battiti.

-Ah... sei tu!- esclamò, quasi contenta. Aveva avuto paura che qualche amico di quei due sconosciuti della spiaggia l’avesse raggiunta! E mentre guardava Mary che era posta nel balcone accanto, si diceva che una probabilità simile era davvero nulla. Chiuse gli occhi, poi sospirò. -Non riuscivo a dormire.- disse così a bassa voce. L’altra annuì.

-Pure io!- esclamò. -Ma aspetta.- pochi secondi dopo l’amica si era trasferita in camera di Miky, e si era posta sul balcone insieme a lei.

-Mary-chan? Guarda!- disse Miky indicando i due sconosciuti della spiaggia che finalmente avevano smesso di far rissa. Ora erano seduti sulla sabbia, e si erano distesi su dei sacchi a pelo molto approssimati.

-Sì, li avevo notati! Ma devono essere giovani...- osservò Mary. Miky annuì, poi distolse lo sguardo dalla spiaggia.

-Saranno dei ragazzi in cerca d’avventura.- sorrise Miky chiedendosi se anche lei, prima o poi, combinerà una pazzia simile. Prendere un treno qualunque e scendere in una città qualunque... dormire in una spiaggia qualunque... con le persone che sai che ti vogliono bene. Miky si chiese se in quel gruppetto ci fosse anche Yuri... mi vuole bene? Si domandò. Poi scosse il capo. Sicuramente se me ne avesse voluto anche solo un pochino non soffrirei come sto facendo ora. E con questi pensieri sospirò, mentre l’amica la prendeva per mano dopo averla raggiunta.

-Miky-chan, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?- domandò Mary osservandola con aria compiaciuta. Miky piegò la testa su di un lato, incredibilmente stupita dalla proposta dell’amica: Mary era sempre stato un tipo amante delle regole, e sicuramente quella proposta per lei doveva essere estremamente eccitante. Ma Miky sorrise, dimenticando quel pensiero. Ci riflettè un solo istante: in effetti sentiva un certo languorino! Annuì, poi le due si avviarono al piano di sotto. Ma quando aprirono il frigorifero non trovarono nulla di facile da preparare, e che andasse bene loro.

-Humm…- biascicò Miky sedendosi al tavolo. -Ho voglia di sushi!- esclamò ancora, guardando la lampadina accesa sopra di sé. Il volto assunse un’aria sognante, mentre immaginava un piatto pieno di sushi pronto solo per essere mangiato. Mary ci pensò su.

-Nessun problema.- affermò. -Qua vicino, sul lungo-mare, c’è un banchetto che sta aperto anche la notte... e cucina il sushi!- esclamò la ragazza, mentre gli occhi di Miky si illuminavano.

-Davvero? Dobbiamo subito andare!- si alzò in piedi, entusiasta. Poi si fermò improvvisamente. -Ma mi sa che è troppo tardi per uscire.- ma Mary la fermò, scotendo il capo.

-Ma che dici, qua è un posto talmente tranquillo che non troveremo nessuno di pericoloso!-

Pochi attimi dopo le due amiche erano già sul lungo mare, alla ricerca del banchetto in cui veniva cucinato il sushi. E dopo un’astenuante ricerca ecco finalmente il luogo tanto desiderato.

-Ci voleva proprio!- esclamò Miky, mentre inseriva le bacchette nel piatto di pesce. Mary annuì, gustando la propria razione. Il cielo notturno sorrideva loro, e Miky era felice se solo pensava che neanche mezz’ora prima si stava rigirando nel letto. La sua mente vagò poi sui due sconosciuti che avevano iniziato a prendersi a botte nella spiaggia: chissà se se n’erano andati, o forse erano rimasti in spiaggia. Ci pensò su.

-A che pensi?- domandò Mary.

-Mi chiedevo se quei due sconosciuti nella spiaggia alla fine se ne erano andati.- sussurrò Miky, addentando un nuovo pezzo di pesce. Mary alzò gli occhi al cielo, poi pose lo sguardo sulla spiaggia poco lontana. 

-Bè... tra poco lo scopriremo, tanto ci passiamo davanti!- Miky annuì, sinceramente curiosa. Fecero ancora qualche metro, poi gettarono i contenitori di plastica in un cestino della spazzatura. Quando furono ai pressi della villa Miky gettò curiosa uno sguardo alla spiaggia, e notò che non c’era più nessuno.

-Se ne sono andati.- sussurrò.

-Bè, dato che non c’è nessuno... potremo andare a bagnarci i piedi!- esclamò Mary. Miky era davvero perplessa: due “pazzie” in una sola notte? Per Mary era sicuramente un record! Che lo stesse facendo per farle dimenticare Yuri? Bè, se era così non solo Mary era un’ottima amica, ma il suo tentativo stava venendo proprio bene.               

-Vedi se riesci a prendermi!- le scarpe abbandonate poco lontano, ed i piedi immersi nella sabbia fresca. Miky correva come una matta per quella spiaggia deserta, mentre l’amica l’inseguiva.

-Aspetta!- esclamò Mary.

-No!- durante la sua corsa Miky si voltò, poi fece la linguaccia all’amica.

-Miky-chan, attenzione!- ma Mary non fece in tempo. Miky inciampò su qual cosa, o meglio, qualcuno!

-Ahi!- udì, ma non fece in tempo ad ascoltare bene il proprietario della voce, poiché, era caduta a terra. Ma al posto di trovarsi sopra ad un manto di sabbia, come invece si aspettava, sentì sotto di sé una persona. Aprì gli occhi spaventata, e quasi non ci credette quando vide davanti a sé gli occhi profondi di Yuri.

-Sto sognando?- domandò a mezza voce. Ma quando il ragazzo sorrise capì che non doveva essere così.

-No!- e grazie a quella voce comprese che era veramente Yuri. -Ma ora ti dispiacerebbe alzarti? Non sei molto leggera!- esclamò, facendola infuriare. Il solito Yuri: capace solo a prendere in giro ed a rovinare i bei momenti come quello!

Ma ora che era sopra di lui, ora che lo fissava, non poteva che ricordare il loro ultimo incontro. Incontro durante il quale era stata davvero tanto, troppo male.

Cosa sarebbe successo? Perché poi Yuri era là!

 

Ringrazio...

 

Vera93: Ed eccoti accontentata, con un nuovo capitolo! Ok è solo la prima parte, ma la seconda non arriverà tanto tardi! Per quanto riguarda Alessandro... bè lui è il mio personaggio preferito di questa serie (insieme a Ginta-kun ç__ç) quindi se leggerai delle mie ff... credo lo troverai spesso!

daygum: bè dai questa volta ci ho messo molto meno ad aggiornare!! Comunque nell’altro sito non la posto più, quindi ti consiglio (se vuoi continuare a leggere la mia storia) di farlo qua, su efp!

giady92: mi dispiace che per colpa mia tua bbia dovuto sacrificare le tue unghiette ç__ç ora il cap è arrivato molto più presto... visto? Così non dovrò neanche sentirmi più in colpa!

miky90: meno male che non c’è l’hai con me ç__ç non mi piacerebbe che i miei lettori cospirassero di picchiarmi (scappa urlando) ma per fortuna mi hai detto il contrario!  

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Capitolo 12
*** 11 (seconda parte) ***


11-…

 

 

11-…

 

 

La notte è affascinante. Soprattutto se la si osserva cullati dal dolce rumore delle onde e se il cielo scuro ha sotto di sé  un‘immensa pozza d’acqua: il mare. Michi chiuse gli occhi. Non immaginava che in quella breve vacanza lo avrebbe incontrato. La cosa non le era molto chiara, sapeva solo che Mary aveva preso Steve di forza e lo aveva convinto a fare una passeggiata per il bagnasciuga. Naturalmente il giovane non se l’era fatto ripetere due volte, e con un sorrisetto ebete stampato sulla faccia aveva seguito la sua amica come un cagnolino. A quel punto sia lei sia Yuri avevano visto le loro guance colorarsi di rosso, Yuri più ancora di lei. Le sedeva accanto, una mano immersa nella sabbia a fare strani cerchietti. Lei con le ginocchia al petto e i capelli sciolti, che si lasciavano cullare dal dolce movimento delle onde. Chiuse gli occhi: si chiedeva se parlare con lui fosse la cosa migliore. Che poteva dirgli in fondo? Che lo amava? Non lo sapeva nemmeno lei. Abbassò lo sguardo, abbandonandosi nel dolce suono delle onde. E si chiese se Mary sarebbe tornata presto.

-Che strano…- disse Yuri. Lei rimase scossa dal suono leggero della voce del ragazzo, una voce che comunque non poteva togliere dalla propria mente. Michi si voltò in sua direzione, assumendo un’aria interrogativa.

-Cosa sarebbe strano?- domandò, inarcando un sopracciglio. Yuri sorrise.

-Che non mi hai chiesto che ci faccio qua…- disse semplicemente, mettendosi a sedere. Le gambe incrociate, lo sguardo perso tra le onde del mare. Michi si schiarì la voce, dandosi mentalmente della stupida per non averglielo ancora chiesto.

-Già…- disse a bassa voce. –Effettivamente… che ci fate qua?- chiese facendo ridacchiare il giovane.

-Ecco… speravo che me lo chiedessi… anche perché se no non avrei saputo come fare.- abbassò lo sguardo, non credendo a cosa stava perdire. Diresse poi le proprie iridi su quelle stupite di Michi che, ingenua, lo guardava. Le carezzò una mano con le dita un po’ sporche di sabbia poi sorrise. Forse il sorriso più sincero che fosse mai spuntato sul suo volto.

-Che… che intendi?- domandò lei stupita.

-Sono venuto per dirti che ti…- si trattenne un attimo. Michi poggiò la propria mano su quella di Yuri, che le stava ancora accarezzando la guancia. –Ti… ti amo…- si trattenne. –Ecco… l’ho detto.- e chiuse gli occhi, imbarazzato. A Michi invece gli occhi divennero lucidi. Lucidi di gioia.

-Ci hai messo così tanto per capirlo…- sorrise lei.

-E ora?- domandò lui.

-E ora… dovrei dirti che ti amo…-

-Dovresti perché devi, o lo pensi davvero?- Michi rise.

-Ti amo… davvero.- e lui non si trattenne. Sentì il bisogno fisico di allacciare le proprie labbra a quelle di Michi, senza volersi mai allontanare da lei. Era così bello. Così intenso… un bacio leggero, che sapeva di mare e d’amore. L’abbracciò. Respirò a pieno il suo profumo, e Yuri si sentì uno stupido nel pensare che fino a quel momento aveva rifiutato di innamorarsi. E quella sera aveva creduto all’amore: per la prima volta si era sentito umano, così umano da diventare improvvisamente felice. E si stupì nel pensare che l’amore era il sinonimo della felicità. E quasi soffrì nel trattenersi, perché voleva dirglielo. Voleva dirle che lei stava diventando il motivo della sua felicità. E dimenticò il piccolo Yu. Dimenticò Arimi, che pareva così lontana a Tokyo. Dimenticò Ginta, dimenticò il motivo stesso per cui la sua vita era cambiata totalmente. Perché ora che la guardava negli occhi poteva comprendere quale meraviglioso dono potesse essere una semplice persona. Quando il loro abbraccio s’interruppe sentirono alcuni passi venire verso di loro. E si stupirono nel comprendere che erano rimasti in quella posizione per un bel po’. Michi alzò lo sguardo, lanciando un’occhiata complice al suo ragazzo. E il solo pensiero che quel bel tipo biondo di fronte a lei era il suo ragazzo la fece arrossire. Le sfiorò la guancia. E Michi si disse di non averlo mai visto con aria così dolce. Quando Steve e Mary li raggiunsero guardandoli negli occhi capirono subito cosa era successo, quasi fosse scritto sul volto d’entrambi gli amici. Mary sorrise di gioia, dicendosi che i sentimenti di Yuri dovevano essere veramente forti se il ragazzo aveva dimenticato il bambino che ora era lontano. Steve invece si disse che se Yuri era riuscito a mettere in quadro la propria vita sentimentale allora, prima o poi, ci sarebbe riuscito anche lui. Per questo il suo sguardo scuro s’indirizzò verso la bella Mary che, accanto al ui, guardava la nuova coppia con aria felice. E gli venne in mente un’idea. Un’idea pazza. Incredibile. Frutto della sua giovane età e della sua incoscienza.

-Ragazzi…- disse il giovane. –Che ne direste di fare un bagno?- domandò il giovane sorridendo. Tutti si voltarono in sua direzione.

-Ma Steve-kun… siamo a novembre!- esclamò Mary dicendosi che doveva mancargli qualche rotella.

-Che t’importa… fa un caldo!- rispose Yuri che, tra un minuto e l’altro di contentezza, si era detto che fare una piccola pazzia sarebbe stata un’ottima idea. Guardò Michi.

-Che ne dici?- le chiese.

-Non ci penso proprio!- incrociò le braccia. I due ragazzi si guardarono solo un secondo, poi presero la stessa decisione nel medesimo istante. Michi e Mary in pochi attimi si ritrovarono tra le braccia dei due giovani, e vestite com’erano furono gettate in mare. La corsa tra la distesa di sabbia asciutta e il mare fu brevissima. Michi sentì in breve l’acqua che la inondava ovunque: i piedi, le gambe, le spalle e i capelli. Sentì in lontananza la sua amica Mary urlare una minaccia di omicidio nei confronti di Steve, poi più niente. Si lasciò cullare qualche istante dalle onde e dal corpo di Yuri che era legato al proprio anche dentro l’acqua. Finalmente riemerse, tutti i capelli scombinati e gli occhi brucianti. Per questo li tenne chiusi, protetta dal suolo che riusciva a toccare per bene con entrambi i piedi. Sentì poi le labbra morbide di Yuri accarezzare le proprie, e d’istinto allacciò le proprie braccia intorno al suo collo. Sentì il sapore di mare, di sale e di amore. Il sapore di Yuri era eccezionale: qualcosa che, sapeva, non si sarebbe mai scordata.

 

-Certo che un bagno notturno… non l’avevo mai fatto!- esclamò Mary mentre si pettinava i capelli. Michi, accanto a lei, si stava asciugando. La villa aveva due bagni ed avevano deciso di fare la doccia una dopo l’altra, lasciando l’altro bagno ai ragazzi. Se avessero aspettato per farsi la doccia sicuramente si sarebbero presi un accidenti.

-Però ci siamo divertite.. ammettilo.- rispose Michi iniziando a vestirsi. Mary ridacchiò.

-Certo che tu ti sei divertita… eri con il tuo bell’imbusto!- Michi arrossì.

-Emmh…-

-Credi che non vi abbia visti mentre vi baciavate in acqua? Amica mia… sono felicissima per te!- l’altra preferì non prolungare il discorso… la metteva molto in imbarazzo!

-E parliamo di te… con Steve? Cavoli, farebbe qualunque cosa per avere un po’ d’attenzione da te!- disse Michi facendo l’occhiolino. Mary divenne rossa.

-Non è che se tu sei fidanzata allora devo esserlo per forza pure io!- rispose quella accigliata. –Poi in realtà scherza… ne sono sicura!- il discorso di Mary non convinse Michi: era troppo imbarazzata per essere così indifferente al povero Steve che, secondo la giovane, era davvero innamorata della sua amica.

 

-Certo che quando eravamo in acqua… non vi staccavate un secondo!- esclamò Steve infilandosi i boxer. Per fortuna era riuscito a sciacquarli, non avevano pensato infatti che erano partiti senza cambio ed avevano avuto la brillante idea di fare il bagno vestiti. Yuri si passò una mano tra i capelli come gesto di non curanza.

-Non è vero…- bofonchiò.

-Cosa? Cavoli, avrei voluto farle pure io quelle cose con Mary… ma nuotava lontano da me…- disse Steve fingendo un pianto disperato. Yuri sorrise di fronte a quella buffa scena.

-Ma si… secondo me non le sei indifferente.- disse per rassicurarlo. Steve lo guardò speranzoso.

-Dici? Mah… Yuri-san, sono anni e anni che tento con lei!- disse. Yuri ci pensò su.

-Hai mai pensato che lei ti tratta così perché in fondo sa che tu le starai sempre dietro come un cagnolino?- Steve si interessò molto al discorso.

-Che intendi?-

-Intendo che la tattica che stai usando, ritengo da anni, per conquistarla è troppo… banale! Devi farla ingelosire.- Yuri schioccò le dita, e con questo parve fare una magia. Steve aprì e richiuse più volte gli occhi, sorridendo poi con l’aria un po’ da cretino.

-Devo provarci…- disse poi, con l’aria più convinta. –Ora che ho visto te e Michi poi… ho un’invidia!- Yuri aggrottò le sopracciglia.

-Già… ma basta che non la fai ingelosire con Michi!-

E risero. Risero da amici, come mai Yuri aveva fatto. E nemmeno comprendeva quanto Akhu, quel paesino che tanto aveva disprezzato, l’avesse cambiato: aveva trovato persone che lo facevano ridere. Persone che gli avevano donato mille sentimenti. Persone che lo avevano fatto sentire veramente vivo. E l’unica cosa che gli venne da fare fu di ringraziare: ringraziare forse i Kami ai quali non credeva, ma davvero, se un dio esisteva, era stato veramente gentile con lui a dargli una così bella seconda possibilità.

 

Lo so… lo so… sono veramente da linciare, prendere a pugni.. uccidere! Questa storia l’avevo mollata… messa nel dimenticatoio… le ero molto legata ed ho avuto il coraggio di… non continuarla! Ma ora ci risono, e spero che avrete voglia di tornare a seguirla. Lo spero con tutto il cuore. Questo capitolo era semplice, leggero… e un po’ sarà così la storia stessa fino ai prossimi guai!

Spero che commenterete… un bacio a tutti!

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Capitolo 13
*** 12-Il musical ***


12-La mia storia

Ciao a tutti! ^_^ chiedo veramente scusa per l’incredibile ritardo. So che è irrispettoso per voi lettori (sempre che c’è ne siano ancora -.-) ma purtroppo è stato un anno pesantissimo tra scuola e impegni vari. Spero con l’estate di rendere gli aggiornamenti più frequenti… sempre che ci sia ancora qualcuno che legge!

Vi lascio al dodicesimo capitolo. Un po’ leggero, ma che ci porta alla seconda parte di questa storia che no, non è ancora finita!

 

12-Il musical

 

Michi non aveva mai amato. Per lo meno, non aveva mai provato un sentimento simile a quello che le stava attraversando il cuore durante quei giorni. Dentro di sé era sempre stata consapevole che da quando aveva incontrato per la prima volta quel ragazzo biondo, mezzo nudo dentro il bagno della signora Matsura, nulla sarebbe stato come prima. Glie lo avevano suggerito quegli occhi. Profondi, immensi. Ma qualcosa l’aveva fermata. Non era paura, no. La malattia le aveva insegnato ad essere coraggiosa, ma quando ci si trova di fronte a degli occhi come quelli di Yuri Matsura , allora bisogna fare due conti. Michi chiuse gli occhi. Stavano ufficialmente insieme da una settimana e non era passato giorno che Yuri non fosse passato a casa sua per andarla a trovare o si faceva vedere di fronte alla scuola per andarla a prendere. Una mano dietro la nuca e un sorriso stampato in faccia, le prendeva la mano e si avviavano tranquilli tranquilli per la via, e lui che le prendeva la cartella e senza storie glie la portava fino a casa. A sua madre piaceva molto. Diceva che era un bel ragazzo e che la famiglia della signora Matsura era rispettabilissima.

-Michi, non ti voglio perdere.- le aveva detto una sera prima di lasciarla tornare a casa. Erano di fronte al cancello del palazzo dove abitava Michi, un edificio di non più di tre piani. Lei aveva sorriso.

-E perché dovresti perdermi?- aveva chiesto. Yuri aveva fatto spallucce.

-Perché sono un cretino…- guardò altrove. –E poi c’è quell’Alessandro… non mi piace come ti guarda!-

Già, Alessandro. Era un bel problema effettivamente. Non per Michi, ovvio, ma per Yuri rappresentava una minaccia parecchio temibile. Ogni volta che, uscendo da scuola, il musicista le faceva un sorriso o un saluto gentile Yuri lo fissava in cagnesco, stringendo i pugni. La ragazza lo incitava sempre cercando di convincerlo a stare calmo, ma la cosa era difficile da gestire. Michi non voleva perdere l’amicizia di Alessandro, era un bravo ragazzo e, nonostante non lo guardasse con occhi d’amore, per Yuri era una vera e propria malattia!

-Ciao Michi-chan.- l’aveva salutata Alessandro quella mattina. Michi era entrata nell’aula di musica con il compito di prendere degli spartiti da dentro un cassetto. Gli aveva sorriso poi aveva fatto un cenno con il capo.

-Ciao a Te Alessandro-kun.-

-Tutto bene? E’ da un po’ che non ho la possibilità di chiacchierare un po’ con te…- aveva sussurrato il giovane, alzandosi dalla cattedra. La ragazza diede un’occhiata al lavoro che stava facendo: stava scrivendo della musica!

-Già…- rispose tranquilla.

-Ogni volta che all’uscita cerco di avvicinarmi il tuo nuovo ragazzo mi guarda in cagnesco.- incrociò le braccia, socchiudendo poi gli occhi azzurri. Aveva dei begli occhi Alessandro, occhi che erano sempre stati in grado di ammaliarla. Occhi tristi, ai quali Michi voleva bene.

-Scusami, è un po’ geloso!- aveva risposto la ragazza facendo una risata un po’ isterica. Gli occhi le diventarono piccoli come due fessure, pensando alla tortura cinese più terrificante da usare contro Yuri la prossima volta che l’avrebbe visto.

-L’avevo notato.- Alessandro aveva guardato altrove, poi le aveva preso una mano. –Però nonostante questo non vorrei perdere la tua preziosa amicizia.- le sorrise dolcemente, poi le lasciò la mano. Michi si emozionò dopo quel gesto, convinta che quel ragazzo le volesse un bene sincero.

-La stessa cosa vale per me!- gli rispose quindi ,facendo un sorriso. Alessandro si voltò, prendendo poi un foglio da sopra la cattedra.

-Guarda, questa è la musica che sto scrivendo per lo spettacolo di fine anno.- disse il giovane.

-Di già?- chiese Michi, stupita. Allo spettacolo di fine anno mancavano ancora un sacco di mesi.

-Sì, il preside quest’anno vuole fare una cosa molto bella, poi sapendo di poter contare su di me… diciamo che ne ha approfittato!- ridacchiò.

-E cosa pensate di fare?- chiese la ragazza.

-Un musical.- divenne improvvisamente serio. –Michi-chan, a te piace cantare?- domandò allora a bruciapelo. Michi sbarrò gli occhi. Ricordò tutte quelle volte in cui, da bambina, sua  mamma le aveva fatto i complimenti per la sua vocina dolce. Ma non aveva mai approfondito questa sua qualità.

-Bè diciamo che…- balbettò.

-In questi giorni si terranno i provini per i protagonisti del musical, e il preside intende selezionare qualcuno disposto a scrivere il copione.- Alessandro spostò il peso da un piede all’altro. –So che Mary, la tua amica, ha vinto dei concorsi di scrittura qui a scuola… e so anche, ti anticipo, che il preside l’ha presa in considerazione.- a Michi vennero gli occhi lucidi per la contentezza: era orgogliosa della sua amica!

-E perché mi hai parlato dei provini?- domandò ancora, sempre più interessata al discorso.

-Mi piacerebbe partecipassi. Ho osservato tutte le ragazze della scuola, e sono convinto che tu saresti la migliore per interpretare la protagonista del musical.- Michi piegò la testa su di un lato.

-Di che storia si tratta?- chiese.

-Cenerentola!- sbarrò gli occhi.

-Cosa vorresti dire, che mi vedi bene vestita da servetta?- puntò un piede  a terra, poi incrociò le braccia. Alessandro rise, poi scosse il capo.

-Ma no sciocchina! Staresti bene con un bell’abito e una scarpetta di cristallo ai piedi.- Michi si immaginò vestita di tutto punto con il suo cavaliere, ovviamente con le sembianze di Yuri, che le infilava la scarpetta di cristallo. Le venne un’aria sognante.

-Che bello!- disse tutta contenta.

-Allora, posso segnalarti nei provini? Domani metteremo l’avviso in bacheca.- sorrise Alessandro, soddisfatto. Michi iniziò ad annuire. Chissà che non fosse un inizio per entrare nel mondo dell’arte?

-Dai, sarà divertente!- esclamò una Michi pimpante mentre camminava nel cortile della scuola.

-Per te di sicuro, ma per me? Non voglio scrivere la storia di Cenerentola!- le rispondeva Mary.

-Io potrei ispirarti…- le prese la mano Steve ammiccando.

-Scordatelo!- lo rimbeccò Mary tornando a guardare Michi. Steve rimase in dietro, fingendo un pianto disperato.

-Ma Mary, cucciolina mia!- diceva saltellando loro dietro. Mary lo ignorò categoricamente.

-Ci impegnerebbe solo un pomeriggio alla settimana.- disse Michi.

-Ma…- la sua amica  le prese la mano.

-E’ l’ultimo anno che passiamo assieme… vorrei che fosse speciale.- a Mary vennero in mente tutte le volte che Michi nei quattro anni di liceo aveva voluto partecipare alle attività extrascolastiche che però le venivano impedite dalla sua malattia al cuore. Ora che era sana forse era arrivato il momento di darle una mano. La giovane chiuse gli occhi scuri.

-E va bene.- disse.

-E va bene mi ami anche tu? Evviva!- disse Steve, abbracciandola così forte che pareva la stesse stritolando.

-Levati di dosso!- esclamava la poverina, dentro la morsa. Michi rideva felice: era davvero un bel periodo per lei.

-Cosa c’è tanto da ridere?- chiese Yuri arrivandole alle spalle. Nello stesso istante il suo buon profumo entrò nelle narici di Michi che ravvivò ancora di più il pensiero di Yuri in sembianze di principe azzurro. Lo strinse a sé poi lo sentì sospirare. La baciò dolcemente sulle labbra, carezzandole poi una guancia con il palmo della mano.

-Ho appena preso una decisione.- disse la giovane.

-Quale?- domandò Yuri interessato.

-Parteciperò al musical di fine anno della scuola!- esclamò lei tutta contenta. Yuri pareva felice.

-Che bella cosa! E di che musical si tratta?-

-Cenerentola.- rispose Michi.

-Ma non è un musical.- riflettè il suo ragazzo.

-Si, ma Alessandro si occuperà di scrivere la musica, e Mary canzoni e battute!-

-Ehi non è sicuro che sarò io a scrivere!- si aggiunse quella nel discorso. Michi la ignorò categoricamente.

-Sarà molto divertente.- sorrise.

-Ci sarà anche Alessandro quindi…- Yuri alzò un sopracciglio.

-Emmhsi.- riflettè Michi. Non aveva pensato che si sarebbe potuto rivelare un problema. Ingenua, Michi!

-Humm… non mi piace.- disse il giovane iniziando ad avviarsi verso il locale di sua nonna assieme a Mary, Michi e Steve. Ormai uscivano sempre assieme e Steve era convinto che questa situazione lo avrebbe aiutato nella sua conquista, apparentemente impossibile, della moretta.  

-Ma stai tranquillo.- Michi gli strinse una mano.

-Ma sì Yuri, ormai tu e Michi siete una coppietta… mancano solo le fedi del matrimonio!- rise Mary. Steve colse la palla al balzo.

-Giusto, manchiamo solo io e te a completare il quadro.- aggiunse. Mary scosse il capo, ignorandolo.

-Così mi metti in imbarazzo!- esclamò Michi.

-Il matrimonio porterebbe un mucchio di responsabilità.- riflettè Steve, finalmente serio. Yuri socchiuse gli occhi.

-Già… la casa, il lavoro…- disse Michi.

-E i figli!-

Steve, come al solito, aveva detto una cosa che non doveva dire.

Sia Yuri sia Mary si fermarono in mezzo alla strada, mentre gli altri due avanzavano. Michi si voltò in loro direzione, stupita.

-Che succede?- domandò, confusa.

-Che c’è Yuri, non vuoi figli?- rise Steve portandosi entrambe le mani dietro la nuca. Mary lo fissò con aria assorta, chiedendosi se Yuri avrebbe tirato un pugno in faccia a Steve o se semplicemente avrebbe fatto tralasciare il discorso.

-Mi sembra un po’ presto per questo discorso…- disse il ragazzo, tornando a camminare e prendendo Michi per mano. Quella rimase interdetta: perché quella reazione così gelida?

Yuri si era sentito male udendo quella parola. Figli. Bambini. E gli venne in mente Yu. Quella persona così importante ma del quale Michi non conosceva nemmeno l’esistenza. E si chiese se prima o poi glie ne avrebbe parlato. Aveva vissuto quel periodo di petto, senza pensare a niente perché l’unica cosa di cui gli importava qualcosa era Michi. La guardò. Una giovane dai principi morali solidissimi, che probabilmente avrebbe preso male la notizia che aveva avuto un figlio e lo aveva abbandonato per farlo crescere da un altro padre. Chiuse gli occhi, poi strinse a sé Michi che, continuava a non capire nulla.

-Ti amo.- fu solo in grado di dirle all’orecchio, prima di chiudere il discorso.

Ed in mezzo a quel casino, l’unica consapevolezza che aveva era proprio questa: l’amore per lei.

 

 

Ringrazio…

 

-leonessa: ti chiedo immensamente scusa perché il capitolo è arrivato così tardi… arriverà alla fine prima o poi, te lo prometto!! Non so quando però ç_ç  per ora ti posso dire che intendo rimettermi con l’estate e il tempo in più che avrò e mi impegnerò! Grazie mille per i complimenti, e spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento.

 

-ponpon: bravissima, hai intuito l’argomento di questo capitolo. Dopo l’imbarazzo di Yuri, perché si sa per quanto si possa essere gelidi nell’animo l’amore scioglie ^_^, arrivano i guai! E i nodi iniziano a venire al pettine… vedremo!

 

-jennyvava: grazie mille per i complimenti ^_^ si, le ha rivelato i suoi sentimenti, ma come vedi le bugie e i segreti potrebbero venire a galla… quindi la storia non finisce qui!

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Capitolo 14
*** 3-Il provino ***


13-Musica e gelosia

Ciao a tutti ^_^ eh no, non state sognando: sto veramente aggiornando dopo pochissimo tempo rispetto ai miei standard! Vi anticipo solo che in questo capitolo si farà riferimento ad una canzone di Mandy Moore, tratta dal film “I passi dell’amore” (che io personalmente adoro) quindi vi suggerisco di ascoltare la canzone che verrà citata mentre leggete il capitolo. Eccovi il link:

http://www.youtube.com/watch?v=Y3apT9uRiws

Buona lettura!!

I ringraziamenti al fondo ^_^

 

13-Il provino

 

I baci di Michi erano dolci. Parevano quelli di una piccola bimba, dalle labbra mai violate e dai pensieri puri. Ma quando voleva riusciva a diventare improvvisamente una donna, con i capelli sciolti sulle spalle e gli occhi accesi, di chi vorrebbe divorarti solo con lo sguardo. Il sorriso diventava improvvisamente più malizioso e quelle labbra, già di per sé invitanti, diventavano ancora più desiderabili. Yuri a quel punto veniva trascinato dentro una morsa dalla quale non sapeva, e non voleva, abbandonare. Le accarezzò un fianco, desiderando di toccare con la mano quella pelle liscia malamente nascosta dalla camicetta bianca che la giovane indossava. Era una bella giornata di sole ed i loro corpi venivano scaldati dai tiepidi raggi che si riflettevano sul prato sul quale erano sdragliati. La guardò un solo istante, poi gli sorrise.

-Mi ami?- le domandò, il freddo ragazzo di Tokyo.

-Immensamente.- gli rispose semplicemente, poi allungò una mano candida verso la guancia di lui. Yuri poggiò a propria volta la mano su quella di Michi, stringendola leggermente, quasi fosse un gesto di possesso. Era felice. E sapeva che con nessun’altra persona sarebbe mai potuto stare così.

-E allora me lo vuoi dire?- iniziò così Yuri sedendosi accanto a lei. Michi alzò appena il capo, fissandolo con aria sorpresa.

-Cosa dovrei dirti?- domandò.

-Perché chiami AkhuCioocioo-land”! Pensavi me ne fossi dimenticato vero?- chiese il ragazzo dandole un buffetto sul capo. Ripensando ad una conversazione che avevano avuto in un tempo che oramai pareva lontanissimo Michi sorrise.

-Cos’è quel sorrisetto sornione?- domandò il biondino socchiudendo gli occhi castani.

-Nulla, voglio aspettare ancora per dirtelo…- rise.

-Cattiva!- Yuri usò la scusa per avvolgerla in un abbraccio e per ripicca le morse il collo. Leggermente, sensualmente. Michi sentì un brivido avvolgerle la spina dorsale, mentre con tutta se stessa desiderava che ogni parte di lei appartenesse a Yuri. Sapeva bene che era un desiderio ben ricambiato anche dal giovane, ma dentro di sé non si sentiva ancora pronta, per questo le mani raggiunsero automaticamente il petto di Yuri spingendolo via, seppur dolcemente. 

-Ora devo andare.- disse alzandosi in piedi. Yuri alzò il capo in sua direzione.

-Dove devi andare?- le domandò.

-Ma come, te ne sei già dimenticato? Oggi ho il provino per il musichal!- esclamò lei portandosi le mani sui fianchi. A quel punto Yuri notò che la giovane era vestita di tutto punto, con un’accuratezza che non riservava alle solite giornate: in dosso, infatti, aveva una camicetta bianca un po’ scollata, una gonna nera e delle ballerine color panna, lucide. I capelli, sciolti sulle spalle, erano ordinati da un cerchietto bianco che metteva in risalto la pelle chiara e i lineamenti sottili. Al collo una collana d’oro. Michi notò che Yuri la stava fissando, per questo prese il ciondolo tra le dita. –Questa collana me l’ha regalata mia madre tempo fa, ha detto che è un porta-fortuna.- sorrise la giovane. Yuri notò che si trattava di una collanina d’oro, con il ciondolo a forma di luna. Semplice, come Michi.

-Ha scelto bene tua mamma.- disse il ragazzo. Michi si abbassò in sua direzione, schioccandogli un bacio sulle labbra.

-Appena mi dicono ti faccio sapere.- sorrise.

-Non vuoi che venga?- domandò lui sbarrando gli occhi. Michi fece di no con il capo.

-Meglio di no, voglio essere sola!- Yuri strinse gli occhi a due fessure. –E sì, ci sarà Alessandro… smettila di essere così geloso!- e ridendo corse via, innamorata di lui, della vita e del suo cioocioo-land.

-Le ragazze per il ruolo di Cenerentola vengano pure qui!- disse il professore di letteratura giapponese posto davanti all’aula conferenze della scuola. Essa ospitava anche un palco, dove, appunto, venivano svolti i provini. Michi era molto emozionata: tutte le ragazze che si erano presentate al provino, poi, erano quelle considerate più carine ed eleganti da tutti gli studenti della scuola.

-Ma che diavolo ci faccio qui?- disse fra sé meditando seriamente di andarsene al più presto.

-Ehi ciao!- sentì una voce alle proprie spalle e subito si voltò. Di fronte a sé vide Alessandro vestito elegantemente.

-Ciao! Cavoli, come sei elegante!- esclamò la ragazza davvero colpita. Alessandro sorrise e le guance gli divennero appena rosse.

-Ti ringrazio, ehi noto che anche tu non scherzi!- la guardò bene e Michi si sentì parecchio in imbarazzo. –Sei bellissima!- Michi si diede un contegno e cercò di non diventare più rossa di quanto già non fosse. –Ora scusami ma è meglio che vada, faccio parte della giuria per i provini!- il musicista prese a leggere un foglio che aveva tra le mani. –Inizi ad entrare Naoko Sajiwa per favore!- una ragazza alta e dai folti riccioli neri seguì con passo spedito Alessandro, sicura e piena di sé. Michi notò che era veramente bella e che sicuramente sarebbe stato difficile rubarle la parte. Peccato non poter assistere agli altri provini! Fece un bel sospiro: doveva stare tranquilla, non era certo il provino che le avrebbe cambiato la vita! Ma dentro di sé non riusciva a capire perché gli desse tanta importanza. Quando Reiko Akumi, una studentessa del primo anno, uscì dalla sala conferenze disse che era il suo turno. Un nuovo sospiro e Michi entrò a passi tranquilli dentro la sala. Vide delle file di sedie rosse ben ordinate, un grosso palco sopra al quale era posto un pianoforte a coda. Notò che le prime file erano occupate dal preside, da tre insegnanti di giapponese e da Alessandro. Quest’ultimo le fece un ampio sorriso non appena la giovane salì sul palco e salutò gentile tutti i presenti.

-Ti presenti per interpretare Cenerentola vero?- domandò il preside. Lei annuì.

-Come mai vuoi fare questo musichal Michi?- le domandò Alessandro. Non appena vide i suoi occhi Michi si sentì subito più tranquilla.

-Inizialmente l’ho presa come un gioco, poi ci ho riflettuto: fin da piccola mi è sempre piaciuto cantare e mia madre ha sempre detto che ho una bella voce. Probabilmente il fatto che io non abbia mai coltivato questa mia passione mi penalizza un po’, ma non mi dispiacerebbe iniziare proprio da questo spettacolo. E poi… questo è il mio ultimo anno al liceo e mi piacerebbe chiuderlo in bellezza!- sorrise, poi vide i presenti annuire.

-Che ne diresti di cantare allora?- propose Alessandro. Lei arrossì.

-Che cosa?- chiese lei, balbettando.

-Quel che vuoi! Che canzoni ascolti o canticchi spesso?- chiese il professore di giapponese di Michi.

-Humm…- ci pensò su. –Only hope di Mandy Moore?- propose.

-Benissimo, la so suonare!- acconsentì Alessandro salendo assieme a lei sul palco. Si sedette al piano poi guardò Michi dritto negli occhi. –Pronta?- chiese, un sorriso stampato in faccia. Michi si sentì improvvisamente emozionata, una scia di brividi che partivano dal cuore per poi confluire tutti agli occhi, dove quasi lacrime di gioia cercavano di uscire: si sentiva una star! Annuì. E pian piano la sua voce uscì dalla bocca. Note, brividi ed emozioni. Quella canzone così leggera, appena sussurrata in alcuni punti e che dovette interrompere dopo il primo ritornello perché tutti si stavano emozionando fin troppo. Alessandro era irriconoscibile in volto: i suoi occhi parevano voler piangere e le mani quasi tremavano di fronte a ciò che aveva appena avuto la fortuna di sentire. Cantava come un angelo. Cantava come se non avesse mai fatto altro nella sua vita, azzeccando praticamente tutte le note, come fosse la cosa più naturale del mondo. Lui aveva studiato anni per raggiungere questo risultato, invece lei era stata dotata di tutto ciò dalla natura. Si alzò, poi scambiò uno sguardo d’intesa con i colleghi.

-Va… va pure.- disse il preside, già conscio della propria decisione.

-Sei stata meravigliosa.- disse Alessandro passandole accanto. Un nuovo brivido attraversò la schiena di Michi che, emozionata, quasi inciampò nello scendere dal palco.  

Quando uscì dalla sala conferenze ancora non poteva crederci. Un gruppo di sue compagne di scuola si erano fermate a chiacchierare lì davanti, attendendo che il preside dicesse loro qualcosa.

-Com’è andata?- le domandò una ragazza piuttosto bassa che aveva fatto il provino ma della quale Michi non ricordava il nome.

-Non saprei!- disse sorridendo. Eppure dentro di sé sentiva che era andata meglio delle altre, pur nonavendo visionato il loro provini. Gli occhi di Alessandro le avevano detto più di quanto sarebbe stato necessario sapere e le avevano lasciato dentro qualcosa che non sapeva per nulla definire. Pochi attimi dopo i passi del preside si fecero sentire.

-Ragazze, andate pure. Domani mattina troverete i risultati scritti in bacheca. Andate a casa a studiare!- strizzò l’occhio poi tutte le aspiranti Cenerentole annuirono. Michi prese a camminare verso casa, ma al termine della cancellata esterna della scuola si sentì chiamare.

-Michi-san, Michi-san!- Alessandro le correva dietro tutto trafelato, timoroso di non poterla raggiungere. Michi si stupì nel notarlo con i capelli tutti arruffati ed il sudore che scendeva dalla fronte: un’immagine ben lontana dal distinto ed elegante Alessandro di tutti i giorni!

-Che succede?- chiese la ragazza stupita.

-Volevo…- Alessandro trattenne il fiato, guardandola negli occhi. Il tramonto intanto scendeva dietro le loro spalle, rendendo i capelli della giovane quasi biondi per via dei giochi di luce fatti dal sole. Non riusciva davvero a comprendere l’espressione trasognata e gli occhi accesi del giovane musicista che aveva di fronte: da quando aveva smesso di cantare era totalmente cambiato in viso e questo lo aveva compreso anche il resto della giuria.

-Che hai?- dato il silenzio prolungato di Alessandro Michi aveva cercato di richiamarlo. Lui si schiarì la voce.

-Niente, volevo solo dirti che lo sapevo…- sospirò il ragazzo.

-Sapevi cosa?- domandò Michi quasi irritata dalla mancanza di senso di quel discorso.

-Sapevo che eri una cantante nata. Sai, nei miei anni di studio ho potuto conoscere parecchia gente appassionata di musica. Michi-san, tu sei nata per cantare! I tuoi occhi me l’avevano suggerito, l’avevo compreso sin dall’inizio… da quando ti ho vista sotto la pioggia quel pomeriggio…- Michi rimase stupefatta da quelle parole: Alessandro ricordava esattamente il loro primo incontro, tanto da descriverglie lo. Improvvisamente le venne in mente il piglio gentile del ragazzo che, pur essendo uno sconosciuto, le aveva ceduto il suo ombrello evitandole un raffreddore assicurato. Le guance le divennero rosse a quel ricordo che, dati tutti gli eventi successivi, non aveva più tirato fuori dal cuore e dalla mente. SI sentì onorata e anche colma d’affetto per quel ragazzo speciale.

-Ti ringrazio tanto Alessandro-kun, sentirmi dire queste cose da un guru della musica come te… per me è qualcosa di assolutamente fantastico!- le sorrise. E Michi dovette ammettere che il sorriso di quel giovane era davvero affascinante.

-Sono sicuro che otterrai una parte importante.- si abbassò al suo orecchio. –E ammetto… che lo spero.- un nuovo sorriso, poi indietreggiò di un passo. –Ora ti devo salutare, a domani!- le fece un cenno con la mano, poi corse di nuovo verso l’edificio scolastico. Michi non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo a propria volta. Si limitò a chiudere gli occhi e sospirare forte: sentiva che la gelosia di Yuri da quel momento in poi sarebbe aumentata a dismisura!

 

Ringrazio…

 

-daygum: sono contentissima che ti piaccia il modo in cui descrivo la mia storia e spero davvero che anche andando avanti con la storia continuerà a piacerti! Purtroppo le pause e le interruzioni (soprattutto con questa storia) ci sono state, ma spero davvero chen on capiterà più. La voglia di terminarla si fa sentire più che mai e spero che mano a mano continuerò ad avere lettrici appassionate come voi. Un bacione ed alla prossima!

 

-laplop: fra vacanze e tutto il resto ho aggiornato prima che ho potuto ^_^ purtroppo questo capitolo non dà la risposta a tutti i tuoi dubbi, però penso tu abbia intuito che con Alessandro nei paraggi Yuri non potrà stare proprio tranquillo! , meglio che non anticipi troppo… spero di rileggerti presto e che mi dirai nuovamente la tua. Bacioni!

 

 

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Capitolo 15
*** 14-I sogni ***


14-I sogni

Ciao a tutti! Mi sto stupendo degli aggiornamenti continui di questa storia, ma spero vivamente che andranno avanti così fino alla sua fine (abbastanza lontana comunque ^_^) in questo capitolo non accade un granchè, ma mi piace scrivere dei due protagonisti… quindi vi sorbirete una bella scenetta romantica!!

I ringraziamenti al fondo. Bacioni!

 

14-I sogni

 

Mary camminava tranquilla per le strade di Akhu. Tutte le volte che doveva andare a sbrigare qualche faccenda poi nel tornare a casa con alle spalle il tramonto montanaro le metteva tanta, tanta serenità. Quel giorno però era un po’ diverso: la comunicazione datale dal preside di essere stata scelta per scrivere il copione del musichal di fine anno le metteva non poca ansia.

-Ho letto molti tuoi temi Mary-san, e devo dire che sei la persona più indicata alla quale affidare quest’incarico.- aveva detto il preside risoluto, accomodato al di là della grande scrivania del suo ufficio. Al suo fianco Alessandro annuiva tranquillo, gli occhi bagnati da una strana luce. Mary era un po’ intimorita dagli occhi di Alessandro, ma aveva sempre fatto attenzione a non farglie lo notare. In più dai racconti della sua amica Michi aveva compreso che la giovane non gli era per niente indifferente e dopo tutte le fatiche che aveva fatto per far unire Michi e Yuri proprio non voleva ostacoli tra loro!

-La ringrazio.- aveva fatto un inchino poi aveva sorriso gentile.

-Alessandro avrà bisogno del tuo aiuto per i testi delle canzoni…- precisò ancora il preside aggiustando alcuni fogli poggiati disordinatamente sulla scrivania. Mary aveva spostato lo sguardo su quello del musicista che le aveva sorriso tranquillo.

-Ogni tanto scrivo canzoni, ma non è propriamente il mio campo… una persona di talento come te mi sarà sicuramente di grande aiuto.- aveva affermato tranquillo, sicuramente convinto di averle fatto un piacere nel tesserle tutte quelle lodi.

Ma Alessandro non sapeva che Mary era una di quelle persone che delle lodi non se ne fanno proprio nulla.

I pensieri della giovane tornarono alla strada di fronte a lei. Una volta a casa avrebbe dato un’occhiata alla trama poi si sarebbe messa al lavoro. Aveva calcolato che se si fosse impegnata tutte le sere in meno di due settimane avrebbe avuto tutto pronto. Almeno si sarebbe levata quell’impegno anche se le richieste d’aiuto di Alessandro sarebbero potute giungere in qualunque istante. Sospirò: sarebbe stato un periodo ricco di stress.

 

° ° ° ° °

 

-Ti sei stancato oggi?- affermò una Michi tranquilla. In camera di Yuri tutto era in perfetto ordine,

compreso il letto ben rifatto. La giovane passò un dito sulla coperta leggera, cosa strana perché di notte ad Akhu quel periodo faceva piuttosto freddo.

-Ora che fa meno caldo la gente preferisce venire a bere qualcosa piuttosto che  passeggiare… penso sia per quello che le vendite sono aumentate…- fece il biondino seduto accanto a lei con aria riflessiva. Michi sorrise.

-Che bella questa espressione!- affermò.

-Che intendi?- chiese lui guardandola in maniera poco convinta.

-Parevi così cupo e pensieroso…- rispose la giovane facendo una voce tenebrosa. Yuri rise a propria volta poi le diede un buffetto sul naso. Da lì cominciò una seria lotta tra i due: il biondino le prese un polso bloccandolo; ma in breve Michi riuscì a liberarsi e a dargli uno schiaffo ben assestato proprio sul collo. Yuri, fingendo un dolore che non c’era, la guardò malissimo poi riuscì a bloccarla. Lui sopra, lei sotto. Sguardi dentro sguardi. Fiati corti.

Come sei bello, Yuri.

Michi l’aveva sempre pensato. E quella convinzione cresceva ancora di più ora che lo vedeva sopra di sé con i capelli tutti scombinati e le gote rosse per la fatica. La baciò. E pareva che Michi glie lo avesse chiesto con gli occhi quel bacio. Un bacio pieno d’amore, così potente ed energico che la ragazza quasi ne ebbe paura. Il cuore le scoppiava in petto, pareva urlarle di uscire, perché era stanco di battere sempre così forte. Le mani di Yuri corsero sui fianchi della ragazza, per poi giungere più su dove la pelle diviene sempre più liscia e candida e dove desiderava poggiare le mani tante e tante volte. Nessun ragazzo aveva mai osato spingersi a toccare Michi nei punti considerati inviolabili per una donna. Ma Yuri pareva conoscerla, pareva essere esperto, tanto esperto. Questo pensiero la bloccò improvvisamente e quando Michi lo pregò di fermarsi Yuri pensò che era per vergogna. La verità era che Michi non sapeva realmente quali fossero le esperienze precedenti di Yuri e questo l’aveva messa improvvisamente in seria difficoltà. Il biondino si distese accanto a lei, avvolgendola in un abbraccio.

-Yuri…- disse allora Michi nascosta dalla maglietta del giovane.

-Mmh?- mugugnò lui desiderando di rimanere in silenzio assieme a lei.

-Sei mai stato innamorato?- quella domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno nelle orecchie di Yuri che, d’improvviso, non seppe che dire. E guardò i suoi capelli, dicendosi che doveva dirle la verità.

-Sì.- disse allora.

-E lei era bella?- domandò un po’ delusa Michi.

-Oh, sì…- fece lui, sognante. Quell’espressione fece un po’ alterare Michi che, tuttavia, finse indifferenza.

-E desideri rivederla?- chiese.

-No.-

-Perché?- s’incuriosì lei.

-Perché tanto ora è qui con me.- Michi alzò la testa finalmente comprendendo che stava parlando di lei. Gli sorrise.

-Sono il tuo primo amore?- domandò con gli occhi lucidi. Yuri annuì. E Michi si chiese se nonostante quella scoperta, che la giovane non metteva in dubbio, Yuri era stato in grado di stringere a sé una ragazza. DI baciarla e di sussurrarle parole dolci all’orecchio, anche se non l’amava. Quante cose non sapeva del vecchio Yuri. E più se ne rendeva conto più sentiva dentro il bisogno di scoprire nuove cose di lui.

-Hai un sogno?- gli domandò allora. Michi era sinceramente convinta che i sogni fossero l’unica ricetta per rendere più che vera ed importante la vita di una persona. Erano tutto ciò che faceva muovere un passo alle persone, per questo appena aveva una possibilità domandava se avessero un qualche sogno nel cassetto. Il più delle volte la guardavano con gli occhi sgranati a chiedersi, probabilmente, da dove uscissero fuori dei pensieri così contorti. Ma Yuri non lo fece. Perché Yuri, nonostante non la conoscesse da molto, aveva imparato a leggerle dentro.

-No…- disse tuttavia non propriamente convinto. Michi si scansò, stupita. Si resse con entrambi i gomiti, guardandolo di sbieco. La testa di Yuri si spostò su di un lato. –Che c’è?- domandò.

-Non puoi non avere un sogno! Un obiettivo, qualcosa!- esclamò la ragazza sinceramente preoccupata. Yuri notò che i suoi sentimenti erano veramente sinceri e per questo rimase non poco perplesso.

-Capita di non avere dei sogni nel cassetto…- Michi fece di no con il capo.

-No, cioè dai… quando eri piccolo non desideravi fare una passione particolare o che ne so… aprire la fabbrica di caramelle più grande del mondo?- Yuri scoppiò a ridere. Di una risata cristallina e leggera che lo fece divertire come non mai.

Quanto stava bene assieme a lei?

-Michi, a quelle cose non ci penso più… sono da bambini, ora siamo grandi.- la giovane fece di no con il capo.

-E’ qui che ti sbagli: i sogni non hanno età, e tanto meno chi li desidera! Avanti, cosa sognavi di fare da bambino?- il biondino ci pensò su, decidendo finalmente di assecondarla.

-Volevo diventare architetto… progettare le case…- disse sognante. E per un momento gli venne in mente lo Yuri bambino, impegnato in complessi e lunghi disegni. Era sempre piegato su quel foglio bianco e suo padre si prendeva gioco di lui perché era sicuro che non avrebbe mai progettato le case. Ma fino ai dieci anni circa Yuri bambino non aveva mai ascoltato suo padre, e disegnava, disegnava finchè non aveva male alle manine.

-Ma è fantastico!- esclamò Michi in preda ad una crisi d’entusiasmo.

-Perché?- domandò il suo ragazzo.

-Come perché… ora stai studiando per diventare architetto?- chiese allora.

-No, ho abbandonato quel sogno da tanti anni.- si mise seduto a gambe incrociate. Michi di fronte a lui lo guardava seria.

-Perché?-

-Perché ho imparato che i sogni sono fatti per illudere la gente.- disse con lo sguardo basso. E per la prima volta dopo tanto tempo usciva nuovamente fuori lo Yuri cupo, quello continuamente pessimista, senza voglia di vivere la vita come quella tavolozza colorata che è in realtà. Presto sentì due dita accarezzargli il mento e sollevargli il volto piano piano. Gli occhi di Michi lo guardavano incantati, convinti.

-Non è vero… levati queste sciocche idee dalla mente.- lasciò la presa, poi si strinse al suo petto.

-Ti prometto che realizzeremo i nostri sogni… insieme…-

 

° ° ° ° °

 

La scuola di Ackhu quella mattina era particolarmente festosa. Vi era un’aria particolare causata dal fatto che, finalmente, si sarebbero saputi i risultati dei provini.

-Ma come!- affermò un deluso Steve. –Non mi hanno preso per fare il principe!- disse con quasi le lacrime agli occhi. Mary arrivò alle sue spalle.

-Perché avevi fatto il provino per fare il principe?- rise.

-Ci tenevo…- affermò dispiaciuto. Mary per la prima volta si intenerì di fronte alle iridi scure di Steve e decise, quindi, di consolarlo. Gli poggiò una mano sulla spalla.

-Dai…- e diede un’occhiata al foglio dove erano segnate le parti. –In compenso sei l’addetto alle luci, ed è una parte importantissima per lo spettacolo…- Steve si girò in sua direzione, gli occhi lucidi dall’emozione.

-Dici davvero?- chiese. Mary sorrise, poi annuì.

-Ne sono certa! Come farebbero le persone a seguire lo spettacolo senza le luci manovrate bene? Vedrai, sarà un bel passatempo…- e mentre Steve toccava il cielo con un dito d’improvviso si fece spazio tra la calca di studenti Alessandro con un foglio in mano. Dopo pochi attimi raggiunse la bacheca della scuola, dove affisse il foglio stesso. Mary aguzzò lo sguardo a fatica, ma nonostante le tante teste accalcate non ebbe dubbi quando lesse il nome di Michi per la parte di Cenerentola.

Chissà che stupore quando l’avrebbe saputo!

 

Ringrazio…

 

-daygum: cara, spero che anche questa volta tu sia contenta di vedere l’aggiornamento! Hai visto che la parte di Cenerentola è toccata a Michi? Per il principe era impossibile farlo toccare a Yuri… e chissà chi sarà!! Per ora li lascio tranquilli tranquilli come puoi vedere… circondo la fic di scene romantiche (non è da me ^_^) e attenzione… io sono una fan sfegatata di Alessandro, molto più di Yuri!! spero che leggerai anche questo cap e che mi saprai dire la tua… baci!!

 

-laplop: eccomi, sono arrivata il prima possibile! Sì, sono d’accordo con te, anche per me l’indifferenza totale di Yuri che si nota nell’anime è terrificante! Probabilmente è per questo che tra i maschietti di Marmalade boy lui si trova nel pessimo terzo posto (dopo Alessandro e Ginta *_*) comunque spero che continuerai a seguirmi bacioni!!

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Capitolo 16
*** 15-Lo scontro ***


15-…

Ciao a tutti! So di essere mancata in questo fandom per un sacco di tempo  e me ne dispiace ç_ç tuttavia sono riuscita a scrivere questo quindicesimo capitolo e posso ritenermi piuttosto soddisfatta ^_^ la figura di Alessandro torna a farsi sentire e ne vedrete delle belle!

Ne approfitto anche per farvi notare il mio cambiamento di nik: da Ichi_chan a Euterpe_12 la scelta è stata facile: adoro la musica e mi è sembrato un ottimo tributo scegliere come nik la musa della musica ^_^

Che altro dire? Buona lettura e grazie a tutti coloro che seguono ancora la storia!

Euterpe_12

 

15-Lo scontro

 

Ancora non era riuscita a crederci: quando aveva visto il foglio in bacheca e la faccia sorridente di Mary che lo indicava la gola le era diventata secca e le parole avevano deciso di non uscire dalle labbra. Avrebbe voluto urlare dalla gioia: non poteva davvero credere che era stata scelta per interpretare il ruolo di protagonista nel musichal della scuola!

Un ottimo modo per terminare il liceo, senza dubbio.

Sentì le braccia di Mary stringerla forte forte e sussurrarle che le voleva bene e che si meritava quella soddisfazione. Steve le battè un buffetto sul naso, sorridendo.

-Da oggi dovremo chiamarti star!- affermò contento. Mary rise dopo quella battuta, stranamente d’accordo con le affermazioni dell’amico.

Dovevano subito dirlo a Yuri.

Michi decise che non appena uscita da scuola sarebbe passata dal locale e gli avrebbe fatto una bella sorpresa: magari avrebbero potuto trascorrere un bel pomeriggio insieme!

Tuttavia durante la lezione di matematica un tranquillo Alessandro aveva fatto la sua introduzione nell’aula chiedendole di seguirlo. Michi aveva annuito tranquilla, ben contenta di non doversi sorbire tutti quei numeri dei quali non capiva un bel niente. Gli occhi attenti di Mary avevano osservato quelli azzurri di Alessandro, chiedendosi se aveva intenzione di combinare dei guai ora che avrebbe avuto la possibilità di trascorrere molto tempo con Michi.

La moretta uscì dall’aula.

-Dimmi pure!- esclamò tranquilla.

-Volevo chiederti di venire con me nel teatro della scuola, per metterci d’accordo sui giorni delle prove e su eventuali proposte.-

-Ah benissimo!- rispose Michi iniziando a camminare con l’amico verso la grande aula che fungeva, con il suo palco, da teatro per le recite studentesche.

-Sono molto contento che il preside abbia convenuto con me per la scelta di Cenerentola: tu eri senza dubbio l’elemento migliore.- affermò poi Alessandro ben tranquillo. Michi deglutì a fatica, molto imbarazzata: i complimenti di quel ragazzo non erano mai pochi. Sorrise.

-Ti ringrazio, anche se immagino che sarà dura.- affermò modesta.

-Ma tu puoi farcela.- disse il giovane, mentre Michi poggiava la mano sulla maniglia dell’aula-teatro. Alessandro coprì con la propria mano quella di Michi, accarezzando con il pollice la pelle bianca di lei. Fecero pressione insieme sulla maniglia per aprire la porta e Michi non si seppe spiegare quel gesto. Decise dentro di sé di non farci caso, ma quando passò davanti al finestrone sulla parete destra della grande aula notò di essersi tradita: il rossore sulle guance faceva denotare un certo imbarazzo. Chiuse gli occhi: non doveva assolutamente pensare che Alessandro avesse delle intenzioni non solo scolastiche nei suoi confronti.

Si sedettero vicino al pianoforte posto sul palco, Alessandro aveva dei fogli tra le mani.

-I personaggi sono circa 12 a meno che non ci siano dei cambiamenti di percorso.- affermò il ragazzo.

-Chi farà il principe?- chiese Michi interessata. Alessandro alzò lo sguardo dal foglio, sorridendo appena con le sue labbra sottili.

-Io.- Michi non poteva credere alle proprie orecchie.

-Tu?- chiese, incredula. Solo in quell’istante si rese conto che quell’immediata sorpresa poteva essere scambiata per qualcosa di male, quindi si affrettò subito a non far cadere Alessandro in inutili fraintendimenti. –Emmmh… ero convinta che alla recita partecipassero solo gli studenti.-

-Infatti è così.- puntualizzò Alessandro. –Ma tra i candidati non c’era nessuno con una voce adatta e le caratteristiche giuste per interpretare quel ruolo. Se avessimo scelto il “meno peggio” il lavoro non sarebbe venuto comunque come ce lo aspettiamo: di conseguenza il preside mi ha proposto di rivestire questo ruolo. In fondo Michi, io e te siamo quasi coetanei.- terminò allora, come se il suo discorso fosse assolutamente ovvio. La ragazza dovette convenire con lui. Solo allora le venne in mente l’improvvisa gelosia di Yuri nei confronti di Alessandro, una gelosia che non aveva mai portato particolari problemi, ma Michi non poteva immaginare la possibile reazione del suo ragazzo. –Hai paura che il tuo ragazzo si ingelosisca?- domandò allora il musicista, quasi le avesse letto nel pensiero.

Michi alzò lo sguardo, imbarazzata.

-N-no…- disse portandosi le mani davanti al viso e facendo di no con il capo. Alessandro la fissò senza fare una piega.

-E’ un tipo geloso?- si informò. Michi interruppe la propria danza imbarazzata, abbassando lo sguardo.

-Non particolarmente, ma mi vuole molto bene.- Alessandro allungò una mano verso quella di Michi, stringendola calorosamente.

-Io fossi in lui sarei molto geloso.- affermò. Michi alzò lo sguardo su di Alessandro, notando che era molto assorto. –Chiunque noti la scintilla che c’è nel tuo sguardo credo che farebbe qualunque cosa per averti tutta per sé.- sorrise, per calmare la tensione che si era creata.

Ma Michi rimase comunque piuttosto sconvolta da quell’affermazione, per questo si alzò d’improvviso in piedi, spaventata.

-Sta per suonare, tra poco avrò un compito quindi devo correre in classe!- con un balzo scese dal palco.

-E i  giorni delle prove?- domandò Alessandro dispiaciuto.

-Mettili quando vuoi, per me è indifferente!- disse allora aprendo la porta e volatilizzandosi quasi non vi fosse mai entrata.

Alessandro rimase in piedi sopra il palco, solo. Fece di no con il capo: stava sbagliando tutto con lei? Decise che doveva continuare ad insistere: Michi l’aveva colpito troppo nel profondo per lasciarsela scappare così.

-Vuoi dire che… che ti ha fatto una specie di dichiarazione?- domandò Mary stringendo forte la cartella. Una miriade di studenti stava correndo per il corridoio facendo a gara a chi sarebbe uscito prima da scuola.

-Shhh!!!- fece Michi ordinandole di stare zitta. –Più a bassa voce, o qualcuno sentirà!- esclamò ancora. Mary si guardò intorno con aria circospetta, poi più a bassa voce continuò.

-Se non ho capito male ti ha detto che lui farà il principe… e poi ti ha fatto dei complimenti piuttosto espliciti.- concluse la moretta. Michi annuì.

-Non so se sono io ad esagerare o se invece è davvero lampante il comportamento di Alessandro: quando mi ha detto quelle cose mi ha presa anche per mano!- uscirono dalla scuola, stupite che Steve non fosse con loro.

Ma Steve in realtà era vicino, abbastanza da sentire ciò che si erano dette. Si avvicinò alle due ragazze, con la semplice intenzione di tenere nascosto ciò che aveva appena sentito: doveva dirlo a Yuri, il prima possibile!

-Dove corri così?- domandarono le due giovani mentre Steve, veloce come un razzo, le salutava.

-Devo andare subito a casa… mia madre è stata male e ha bisogno di me!- Steve sapeva bene che Michi avrebbe accompagnato a casa Mary e che poi sarebbe andata da Yuri: era così praticamente tutti i giorni in cui non c’era da studiare. Per questo Steve si disse che avrebbe dovuto giungere prima lui al locale. Fortunatamente ci riuscì, mandando un sms a Yuri con la semplice richiesta di vedersi fuori dal locale.

-Che succede?- gli chiese il biondo vedendolo tutto trafelato.

-I… io…- Steve prese fiato. –Io ho saputo una cosa su Michi!- d’improvviso l’interesse di Yuri crebbe a dismisura. Si appoggiò al muro, guardando con i suoi occhi profondi l’amico. Steve si affrettò nel suo racconto. Man mano che parlava vedeva il viso di Yuri farsi sempre più paonazzo e le mani stringersi in due pugni sempre più stretti. Scattò in avanti, lanciando il grembiule del locale a Steve.-

Portalo dentro, e di a mia nonna che sono dovuto correre via.- disse incamminandosi.

-Dove corri?- chiese Steve preoccupato.

-Da quel maledetto!- e si infilò in macchina, sgommando per la rabbia.

Guidava come non aveva mai guidato ad Akhu. Mentre sentiva Steve raccontare solo un ragionamento gli balzava da una parte all’altra della testa: non devo perderla. Una paura che non aveva mai sentito, ma che ora era forte, troppo forte. L’immagine della mano di Michi stretta a qualcun altro quasi gli fece rigirare lo stomaco, mentre l’unica sua intenzione, ora come ora, era quella di andare da quel maledetto e riempirlo di pugni. Chiuse per un attimo gli occhi, fermo a uno dei pochissimi semafori di Akhu: la tremenda paura di perdere Michi non lo faceva quasi respirare. Il semplice fatto che qualcuno volesse privarlo di quella piccola oasi di felicità era per lui motivo di una sofferenza quasi indicibile. E per la prima volta si rese conto che Michi gli aveva insegnato l’amore, e che di quel sentimento non sarebbe mai più stato in grado di farne a meno.

Si fermò con l’auto davanti a scuola. Gli ultimi gruppetti di studenti ritardatari erano annidiati davanti ai cancelli, ma ben presto svanirono anche loro.

Yuri iniziò  a picchiettare con tre dita della mano sinistra sul volante, nervoso. Che fosse già andato a casa? Il giovane non aveva ancora ben capito quale fosse la mansione di quel guastafeste, l’unica cosa che sapeva era che doveva trovarlo il prima possibile.

E poi?

Suonarglie le?

Non lo sapeva. Michi gli aveva insegnato la comprensione e il valore della parola. Per questo, infilandosi una sigaretta in bocca, si disse che avrebbe fatto il superiore, parlando a chiare lettere. Lo vide uscire: camicia elegante e pantaloni neri in dosso, gli diede l’impressione di essere un piccolo Lord inglese.

-Alessandro?- lo chiamò aprendo la portiera dell’auto. Il musicista d’apprima si guardò intorno poi vide la figura del biondo di fronte a sé. Gli parve d’improvviso troppo muscoloso e alto per i suoi gusti, e questo gli piacque poco. Aveva sempre notato un’espressione apatica sul suo viso ed ora, invece, leggeva rabbia, tanta rabbia.

-Sì?- Alessandro si decise a fare il disinvolto: non poteva certo far trafelare le intenzioni che aveva con Michi. Tuttavia guardando in faccia quel tale si disse che doveva sapere quel che era successo quella mattina: ma come aveva fatto? Michi non era certo il tipo da correre tra le braccia del suo ragazzo e farsi difendere manco fosse un mostro cattivo.

-Ho solo una cosa da dirti.- si avvicinò Yuri calpestando il mozzicone di sigaretta appena finita. –Non osare mettere le tue sporche mani addosso alla mia ragazza!- esclamò. Ogni parola che diceva gli metteva addosso una voglia matta di prenderlo a pugni: quella sua faccia pulita, quel portamento perfetto gli facevano solo venire il nervoso.

-Io non ho fatto niente, né ho intenzione di farlo.- Alessandro incrociò le braccia, poi raccolse il coraggio: doveva essere uomo anche lui. –Michi correrà da me senza che io nemmeno glie lo chieda.-

-Come fai ad esserne così sicuro?- strinse i denti Yuri.

-Perché io e lei siamo uguali: appassionati, amanti della vita e dell’arte. Lei ha qualcosa Yuri, qualcosa che cerco da tempo e che di certo non mi farò portare via da qualche ragazzino che gioca a minacciare la gente.- chiuse gli occhi, poi li riaprì. Yuri tremava. Era rimasto basito davanti a quelle parole, indeciso se ammazzarlo o controbattere. Ma se avesse scelto la seconda opzione, non avrebbe saputo che dire.

Appassionati.

Amanti della vita.

E si sentì così diverso da Michi che quasi una paura lo prese, la terribile sensazione di non averla più vicina a sé.

Michi era arrivata da poco, ma aveva investito come un’onda la sua intera esistenza.

Alessandro camminò verso la propria auto. Yuri però non voleva darglie la vinta: ora era arrabbiato, e non solo con lui. Aveva bisogno di sfogarsi e per un attimo tornò lo stesso biondo taciturno di Tokyo.

-Stupido idiota!- e lo voltò di scatto, tirandogli un pugno in piena faccia. Il labbro di Alessandro iniziò a sanguinare, poi, dopo aver lanciato uno sguardo tagliente a Yuri, si volatilizzò in auto, correndo subito via.

Yuri rimase in mezzo al marciapiede con la mano ancora sollevata, mentre un paio di lacrime battevano per uscire dagli occhi: era sicuro che da quel momento in poi non sarebbe più riuscito a guardare Michi con gli stessi occhi.

Troppo diversi.

Eternamente diversi.

Eppure l’amava così tanto.

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Capitolo 17
*** 16-Il litigio ***


16-Il litigio

Salve a tutti ^_^ anche se di rado, aggiorno ancora questa storia. L’ispirazione non manca, ma ammetto che per questa storia sto trovando un po’ di difficoltà. Spero di ritrovare nel tempo l’interesse che avevo quando l’ho postata all’inizio! Intanto spero di ricevere le vostre opinioni… ho davvero il desiderio di sapere cosa ne pensate!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

16-Il litigio

 

 

-Salve Signora.- disse Michi entrando nella grande villa di Yuri. Ormai si sentiva a casa sua anche se la nonna metteva ancora molta soggezione.

-Yuri è in camera sua.- disse la vecchia seduta al tavolo di cucina. Reggeva tra le mani una tazza fumante di thè, intenta a leggere un articolo di giornale.

-La ringrazio!- le rispose Michi, raggiante. Non aveva ancora detto a Yuri della bella notizia della propria ammissione come Cenerentola allo spettacolo e voleva godersi la faccia del biondo quando gli avrebbe dato la notizia. Si era anche preparata con più attenzione quella sera per andare da lui: i capelli sciolti sulle spalle, un trucco leggero a colorarle le guance. –Yuri-kun, posso entrare?- chiese, bussando. Subito vide la porta aprirsi, uno Yuri cupo in viso ad accoglierla.

-Ciao.- le disse, freddo.

-Che succede?- la giovane aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava. Entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Yuri non la guardava nemmeno in faccia: seduto sul letto, volgeva lo sguardo castano altrove.

-Nulla.- rispose, freddo.

-Non prendermi in giro.- si sedette accanto a lui.

Yuri si sentiva ribollire: era evidente che Michi non era ancora venuta a conoscenza dell’incontro-scontro tra lui e Alessandro, quindi sarebbe stato lui a dirle tutto. Inoltre l’improvvisa consapevolezza del profondo affetto che provava per lei, la paura che aveva avuto quello stesso pomeriggio di perderla gli avevano fatto girare la testa.

Era come rendersi conto, d’improvviso, di essere persi totalmente e irrimediabilmente dentro il cuore di un’altra persona.

E gli dava fastidio.

Ma quando alzò gli occhi su Michi dovette parlare, perché vederla soffrire faceva stare maledettamente male anche lui.

-Oggi ho saputo di quel che è successo tra te e Alessandro a scuola.- disse freddo, notando l’aria di sorpresa dipingersi sul viso della sua ragazza. Michi strinse un pugno: chi poteva essere stato a dirgli tutto? Mary? No, era fuori discussione: la sua migliore amica non le avrebbe mai e poi mai giocato un colpo così basso.

-Ma chi…-

-Steve.- certo, non poteva essere stato che lui. Che idiota, ormai doveva capire che l’amicizia che legava quei due doveva superare di gran lunga la semplice indifferenza di due conoscenti. Michi abbassò il capo poi lo rialzò improvvisamente, in fondo, non aveva fatto niente di male quella mattina.

-Non te l’ho detto perché per me non ha la minima importanza.- puntualizzò, guardandolo dritto in faccia. –E prima di piantarmi il muso, dovresti chiedermi spiegazioni!- inveì poi, alzandosi in piedi. Portò entrambe le mani ai fianchi, mentre Yuri la fissava con apparente indifferenza. Chiuse gli occhi. Ed il fatto di sentire Michi soffrire a causa sua gli apriva una voragine nel cuore.

-Io non voglio che lui abbia più a che fare con te.- disse. Michi lo fissò, improvvisamente ferma.

-Ma…- sussurrò.

-Non puoi fare questo sacrificio per me?- chiese lui.

-Ma sono la protagonista dello spettacolo!- ringhiò allora Michi. –Cosa succede, vuoi dirmi che non ti fidi di me?-

-E’ diverso, io non mi fido di lui… è per questo che gli ho dato una bella lezione.- sussurrò Yuri rendendosi improvvisamente conto di aver parlato troppo.

-Quale lezione?- chiese Michi. Yuri proiettò lo sguardo altrove, facendo un gesto di indifferenza con la mano. –Nulla…-

-Non ci credo! Yuri-kun, dimmi cosa hai fatto…- Michi si inginocchiò a terra, entrambe le mani poggiate sulle ginocchia del biondino. Gli chiedeva, silenziosamente, di dirle la pura e semplice verità, in nome del loro amore. Le parole uscirono dalle labbra del ragazzo senza che nemmeno lui se ne rendesse conto. –L’ho picchiato.- disse, con la voce roca.

Michi si alzò improvvisamente in piedi, allontanandosi. Sul viso bianco si dipinse d’apprima una nota di stupore, poi di disgusto. Era davvero il ragazzo che sentiva di amare? Eppure era sicura che una persona così buona e sincera come lui non potesse fare una cosa del genere. Indietreggiò ancora.

-Michi…- disse lui, allungando una mano. Non pareva molto convinto sicuro, ormai, di averla persa.

La consapevolezza di non meritarla faceva sì che non muovesse un dito per fermarla. Per questo Michi pianse davanti a lui, sussurrando.

-Non pensavo saresti stato capace di una cosa così ignobile!- e corse via, lasciando la porta della camera aperta e correndo a casa propria, il cuore spezzato.

Yuri tirò un pugno al letto ormai disfatto: era sicuro che prima o poi avrebbe rovinato tutto. E sentì le lacrime battergli contro le palpebre chiuse ed il cuore urlarle di seguirla, di correre da lei e dirle che era uno stupido e che non avrebbe mai più fatto una cosa simile.

Ma, invece, fece tutt’altro: sdragliato sul letto passò la notte in bianco, la sola consapevolezza di aver perso Michi a portargli incubi ed inquietudine.

 

° ° ° ° °

 

Michi piangeva a dirotto. Una pioggerellina fastidiosa le bagnava i capelli sciolti sulle spalle, ma non le importava: avrebbe potuto diluviare ma il rumore prodotto dal suo cuore spezzato non l’avrebbe attutito niente e nessuno. Camminava verso casa con il capo chino e le lacrime agli occhi, la strana consapevolezza che Yuri l’aveva delusa nel profondo.

-Ehi, guarda chi si vede.- sentì una voce familiare. Alzò il capo, asciugandosi una lacrima. E davanti al cancello di casa sua vide la figura alta e snella di Steve che la fissava con sguardo interrogativo. –Sono arrivato tardi per chiedere il tuo perdono?- domandò il ragazzo dai capelli scuri, tendendole una mano.

-Perché l’hai fatto? Non era necessario che Yuri sapesse…- singhiozzò Michi sentendo di non poter reggere oltre tutte quelle emozioni.

-Ero sicuro che se l’avesse saputo da qualcun altro, Alessandro magari, avrebbe agito peggio di come ha fatto.- dichiarò il giovane portandosi entrambe le mani in tasca. Michi aprì e richiuse più volte gli occhi, scacciando le lacrime.

-Perché?- chiese, ingenua.

-Michi-chan, Yuri ha una tremenda paura di perderti! E dopo tutta la fatica che abbiamo fatto io e Mary per permettervi di mettervi insieme… mi sono innervosito al solo pensiero che un damerino straniero potesse rovinare tutto.- calciò un sasso, fissando il pavimento. –Michi-chan, io non volevo deluderti… e nemmeno Yuri lo vorrebbe. Lui ti ama.- rialzò lo sguardo scuro su di lei, che squoteva il capo.

-Yuri ha picchiato Alessandro.- dichiarò, gelida. –Non credevo fosse in grado di fare una cosa simile per una questione così… così stupida! Non dovrebbe mettere così tanto in dubbio i miei sentimenti, non sarei mai capace di tradirlo.- terminò sorprendendo Steve. –Tu avrai fatto tutto in buona fede, ma ora tutto ciò a cui riesco a pensare e che non lo conosco. Se è in grado di reagire in questo modo di fronte ad una questione così leggera… pensa in altre occasioni!- Michi aprì il cancello, fissando avanti a sé. –Credo di aver bisogno di riflettere.- sussurrò. Steve entrò nel cortile, superando il cancello, prendendo Michi per le spalle. La pioggia gli dava fastidio, ma doveva assolutamente risolvere il guaio combinato per colpa sua.

-Michi-chan, l’ha fatto perché tiene a te!- esclamò. Michi scosse il capo.

-Avrebbe dovuto venire da me e chiarire… e non picchiare le persone manco fossero dei criminali imperdonabili!- rispose di rimando lei, abbassando il capo. –Per favore, va a casa.- Steve mollò la presa, poi sentì i passi di Michi che rientrava in casa e richiudeva la porta dietro di sé. Il giovane alzò gli occhi al cielo, osservando le nuvole cariche di pioggia. Era una situazione che andava risolta il prima possibile.

 

° ° ° ° °

 

Camminava avanti e in dietro per il bagno del liceo, guardando a destra e a sinistra ogni volta che doveva tornare in dietro.

-Fammi capire.- disse Mary. –Michi e Yuri hanno litigato perché Yuri ha picchiato Alessandro?- domandò al suo amico Steve, poggiato al muro dello stesso bagno. Michi quella mattina non era andata a scuola e non aveva potuto raccontare niente alla sua migliore amica che, ora, veniva aggiornata da Steve. –Certo che non ne combini mai una buona!- esclamò la ragazza allargando le braccia e scagliandosi contro il giovane.

-Ho già dovuto implorare il perdono di Michi, ora devo farlo anche con te?- chiese il ragazzo, visibilmente dispiaciuto. –Ti ho già detto che l’ho fatto in buona fede…- sussurrò.

-Ok, ok…- Mary ricominciò a camminare. –Dobbiamo risolvere questo problema, o sono sicura che Yuri e Michi finiranno per non comprendersi… come fanno sempre!- incrociò le braccia al petto. –Certo, devo parlare con lui!- esclamò.

-E io?- domandò l’amico, puntando l’indice contro di sé.

-Tu non fare niente, hai già combinato abbastanza guai!- dichiarò Mary uscendo dal bagno. Steve lasciò cadere le braccia contro il busto: quanti casini! E la storia d’amore non era nemmeno la propria…

 

° ° ° ° °

 

Subito dopo la scuola Mary aveva deciso di correre a casa di Yuri. Era il giorno libero del ragazzo quindi era probabile che non si trovasse al locale, per questo suonò il campanello e la accolse uno Yuri visibilmente assonnato.

-Sì?- le disse il biondino, strofinandosi l’occhio destro con il pugno.

-Non dirmi che ti stai chiedendo che ci faccio qui.- esclamò la ragazza. Yuri fece spallucce.

-E’ inutile che ti racconti tutto allora…- rispose quello, rimanendo sulla soglia. Qualche istante dopo, soprattutto dopo aver notato l’espressione cupa di Mary, il giovane si portò in dietro, facendole cenno di entrare.

-No, mi ha già aggiornata Steve. Michi non l’ho ancora sentita ma non credo che servirebbe parlarle…- dichiarò la giovane sedendosi sull’elegante divano della villa. Yuri le si sedette al fianco, per nulla intimorito dal fatto di indossare solo i pantaloni della tuta. Sospirò.

-Immagino sia arrabbiata, ma la mia reazione contro Alessandro è stata più che giusta: lui non deve nemmeno pensare alla mia ragazza!- esclamò il giovane, giustificandosi. Mary strinse il pugno.

-E ti pare che per questo motivo devi picchiarlo? Michi odia la gente violenta… e sono sicura che a deluderla è stato proprio questo tuo comportamento.- Yuri si zittì. Sapeva bene che Mary aveva ragione, per questo sospirò e le confessò le proprie paure.

-Quando ho saputo cosa aveva cercato di fare Alessandro ho avuto paura.- con il capo chino, Yuri disse quella piccola verità. Gli occhi profondi di Mary si proiettarono sulla sua nuca bionda, gli occhi coperti dalla frangetta bionda. –Dio Mary-chan, ho avuto talmente paura che sentivo di morire… ho capito che io senza Michi non vivo!- dirlo ad alta voce uccideva ancor di più il suo orgoglio. Ma si sentiva stranamente libero da un blocco che gli aveva fatto male. Ora qualcun altro oltre a lui sapeva che amava Michi più di quanto chiunque potesse immaginare.

Ma Mary, dalla sua, fece un ampio sorriso.

Prese le mani del giovane, stringendole forte e richiamando il suo sguardo.

-Allora fatti perdonare e dille tutto questo: non è essere debole, è solo un modo per tenerla ancor più vicina a te.- gli fece un dolcissimo sorriso, ampio e splendido. E mentre Yuri la guardava si diceva che probabilmente quella giovane dai lunghi capelli castani era la prima ragazza che si era rivolta in maniera disinteressata a lui. Allora, si disse, era davvero un’amica. Annuì. Infondo, si ascoltano i consigli delle amiche.

-Lo farò.- rispose.

Mary si alzò in piedi, indicando la porta.

-Allora corri da lei, sono sicura che non aspetta che questo.- Yuri la imitò, correndo verso la rampa di scale, pronto a mettersi una maglietta ed un paio di scarpe da ginnastica. Ma a metà della rampa si voltò verso la giovane posta al centro del salone, richiamando la sua attenzione.

-Tu rimani qui, ho bisogno del tuo aiuto… ho un’idea!- 

 

 

Ringrazio…

 

-jennyvava: ciao cara ^_^ purtroppo anche se Yuri ha agito con il pugno per Michi alla nostra amica non piacciono questi comportamenti! Ti ringrazio molto per i tuoi complimenti, e per quanto riguarda i commenti hai ragione, non sono molti ma ti assicuro che le letture non sono per niente poche! Quindi chissà… fortunatamente non scrivo a seconda delle recensioni che ricevo, se no avrei interrotto questa storia molto tempo fa! Però ovviamente tendo ad aggiornare le fic con più recensioni, più che altro per una forma di rispetto per chi mi dice la propria opinione! Comunque alla prossima, spero di rileggerti!

 

-daygum: già… Steve non si è tirato in idetro a dire tutto al suo amico… io penso che qualunque amico l’avrebbe fatto a maggior ragione il fatto che io adoro il personaggio di Steve! Alla fine è un simpaticone ^_^ per Michi  Yuri non è stato per niente maturo però… spero di rileggerti cara, e di sapere cosa ne pensi anche di questo cap!  

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