You own my heart and my soul

di Veronica Annie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


“ Je suis malade
Complètement malade
Comme quand ma mère sortait le soir
Et qu'elle me laissait seule avec mon désespoir ”
 
I riflettori dalla luce bianca puntati sul mio viso illuminavano i miei occhi. È una canzone triste e mentre la interpretavo , o almeno cercavo di farlo, speravo di trasmettere l’angoscia della musicalità.
 
“Je suis malade
C'est ça
Je suis malade
Tu m'as privée de tous mes chants
Tu m'as vidée de tous mes mots ”
 
È una canzone che mi rispecchia in parte. O meglio mi rispecchiava. Circa un anno fa avrei pianto sentendo già solo le prime parole della canzone . Già un anno fa, quando John , il mio ex ragazzo , mi lasciò scoprendo che ero incinta. Avevamo 19 anni entrambe. Ma in quel momento no. Ero felice di come sono andate le cose e vivevo bene sola con mia figlia.
 
“Et j'ai le coeur complètement malade
Cerné de barricades
T'endends
Je suis malade”
Gli applausi e i complimenti del pubblico mi riportarono al presente e , mostrando il mio vero stato d’animo sorridendo, salutai e ringraziai tutti per avermi ascoltata augurando loro un buon proseguimento di serata. Scesi dal palco contenta di ciò che avevo fatto quella sera e non potei fare a meno di ringraziare nella mia testa quell’uomo, quel mito che mi aveva fatto apprezzare tanto la muisca.
-Michael…- sussurrai quasi tra me e me. Infatti sin dalle prime volte ,Michael Jackson , aveva avuto una grande influenza su di me e non potevo fare a meno di ricordarlo ogni giorno. Era il mio mito. Ma da 5 mesi la mia vita non era più la stessa. Maledetto 25 Giugno.   
Salutai con un gesto della mano repentino ed un sorriso il mio datore di lavoro e uscii dal locale. Dopo che partorii ,infatti, decisi di trovarmi un lavoro per pagare l’affitto della casa e per poter crescere bene mia figlia . Fortunatamente madre natura mi aveva regalato sin dalla nascita un bella voce , buona musicalità e della passione per l’arte del canto e trovare un lavoro in questo campo non è stato poi così difficile, anche se non era il massimo. Mi sento bene quando canto, mi diverto , esprimo me stessa e guadagnare anche soldi per farlo era ottimo. Aprii la porta sul retro del locale e imboccai la strada che mi avrebbe condotta a casa. Era una  sera abbastanza tranquilla , e una leggera nebbia avvolgeva tutta New York. Continuavo a percorrere il vicoletto ma non mi accorsi che qualcuno che era uscito dopo di me dal locale mi stava seguendo.
- Hey cantante !- una voce dura e roca alle mie spalle mi fece sobbalzare e non potei fare a meno di sentire delle risatine.  Iniziai a sperare che non ce l’avessero con me ma, guardandomi intorno e non vedendo nessuno, dovetti affrontare la realtà.  Con la coda dell’occhio vidi che tre uomini sulla trentina  mi seguivano a grandi passi. Tuttavia continuai per la mia strada ignorandoli accelerando il ritmo della camminata.
- Dove scappi bellezza?!- disse un altro accompagnato dagli amici che lo seguivano a ruota con domande del genere.
- E dai vieni qui …siamo brave persone- Disse un altro ancora ridendo su quest’ultima affermazione. Nascosi il viso nella sciarpa. Ad essere sincera non era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere ma me l’ero sempre cavata. Sono i classici tipi che escono dai bar a mezzanotte ubriachi e che vagano in giro per la città sparando a raffica affermazioni senza senso. Scossi il capo e proseguii. Ma ben presto dovetti arrestarmi dato che uno di quei tizi mi aveva afferrata per un braccio. Aveva un berretto blu in testa , i capelli mori e una barba altrettanto scura sul mento.
- Ciao Pupa… - Mi sorrise maligno mentre io lo fulminai con lo sguardo peggiore che avevo. Non sembrò intimorirsi minimamente , anzi iniziò a ridere un po’ più  forte seguito dagli altri due che si stavano avvicinando a me.  La mia espressione non mutava. “Sono ubriachi fradici ben presto cadranno a terra dalla debolezza” anche se non nascondo che iniziai a sudare freddo. Ma le cose non miglioravano Mi avvicinarono al muro facendo mici sbattere contro . Cercai di dimenarmi, strattonando le mie braccia per cercare di strapparle da quella morsa ma senza risultato. Riuscii a tirare qualche calcio ma gli avrò provocato solo qualche livido sulle ginocchia. Il primo si avvicinò al mio viso e impose le sue dure e screpolate labbra alle mie . Sentii il suo alito non molto profumato ma , purtroppo non puzzava di alcol. E questo mi terrorizzò ancora di più. Erano perfettamente lucidi. Anche se agitavo il viso riusciva a tenermi ferma. Dopo un po’ mi gettò letteralmente contro l’amico che ,con foga , mi tolse via la sciarpa facendomi non poco male. Mi baciò sul collo sempre più violentemente fino a mordermi . Ero dolorante. Dopo un po’ smisi di lottare contro quella terribile forza e di lasciare che in mano al destino gli avvenimenti di quella sera. Sapevo a cosa andavo in contro. Ma la mia forza aveva fallito ed era diminuita. Mi sciolsi e subii quegli atti volgari e crudi a cui ero sottoposta. Chiusi gli occhi piangendo. Ma ad un certo punto avvertii lo scemare della presa di quei loschi tizi e rimasi a terra con gli occhi chiusi. Anche il dolore sembrava svanire pian piano. Mi chiesi se stessi morendo, a questo punto, finalmente.
- E tu che vuoi …levati di torno!-
- Lasciatela stare… - Furono le ultime parole che sentii.
 
Aprii gli occhi lentamente . Mi sentivo al caldo ed evidentemente non ero più in mezzo alla strada. Che sia davvero finita in paradiso? D’improvviso avvertii delle fitte lancinanti al collo e al viso. Girai il volto e vidi affianco a me una persona, o forse era un angelo. Aveva dei capelli neri e ricciolini legati con un elastico mentre due ciocche di essi gli si posavano delicatamente sul viso. Gli occhi color marroni e lucidi si erano posati su di me speranzosi e felici di incontrare finalmente i miei. Il resto del viso era coperto da uno scalda collo  ,credo, nero e non potevo capire bene chi era il mio salvatore.
- Ciao …come ti senti?- mi disse all’improvviso quell’uomo dall’aria buona. Mi stroppicciai gli occhi come dopo un lungo sonno ma smisi subito a causa del dolore che mi aveva provocato quel gesto. Sentii la mia guancia gonfia e rossa e all’improvviso mi ritornò in mente tutto nei minimi dettagli. Mi asciugai le lacrime che iniziarono a scorrere sul mio viso. L’uomo rimaneva lì, indeciso su cosa dovesse fare. Dalla sua espressione capii che si sentiva impotente e pure qualcosa avrebbe voluto fare , anche se per me , aveva già fatto tanto. Mi sedetti sul morbido letto su cui ero stesa poco prima , un letto che non era il mio.
-Io …ti …ti ringrazio.- dissi a quell’uomo che mi aveva salvata dai tre violentatori , tra una lacrima e l’altra.
- Figurati…non potevo lasciare che una ragazza con una così bella voce subisse quel trattamento.- Riuscii a capire che un sorriso aveva fatto capolino sul suo viso dal restringimento delle palpebre e dall’alzamento dei suoi zigomi. Cercai di imitarlo ,non so con quali risultati però Mi faceva male buona parte del corpo.
- Piacere Jodie …Jane…Jodie Jane- dissi cercando di non apparire troppo frastornata. Mi presentai . In fondo era come un gesto di cortesia.
- Io sono… - un lampo di esitazione passò nei suoi occhi ma dopo un po’ rispose – Sono Joseph.- Gli sorrisi questa volta più apertamente. Aveva una voce così soave e candida ma allo stesso tempo suadente. Mi era familiare. Abbassai gli occhi.
- Vuoi …vuoi restare qui stanotte Jodie? – chiese lui con un filo di imbarazzo, cortesemente. Realizzai di essere nella sua camera in quel momento e mi sentii un po’ a disagio.
- No grazie…mia figlia mi aspetta a casa e non so se la baby sitter può rimanere tutta la notte. Ti ringrazio lo stesso.- Cercai di alzarmi dal letto.
- Ai…- dissi fallendo miseramente il mio tentativo – accidenti, ci mancavano solo loro- sussurrai in seguito frustrata . Joseph mi fissò triste capendo il mio dolore, anche se non sapevo come . Mi aiutò a scivolare già dal letto  con calma in modo da sentire meno il dolore.
- Vieni …ti riaccompagno a casa-
 
Usciti dalla casa in cui mi aveva portata a passi lievi , vidi un auto nera davanti al cancello. Salimmo in macchina , entrambe sui sedili posteriori e notai che al posto di guida c’era una persona . Accidenti Joseph doveva essere una persona abbastanza importante Mi rivolse un sorriso lieve e io feci lo stesso. Dopo avergli dato l’indirizzo di casa mia , partimmo abbastanza celermente. Percorrevamo una via abbastanza nuova per me. Non ero mai stata in quella zona se non solo di passaggio. Non potevo far a meno di ricordare l’orrenda fine che ebbe quella serata e al sol pensiero mi venivano le lacrime agli occhi e Joseph sembrò accorgersene.
- Hey Jodie?! ..- mi chiese con voce comprensiva . Mi lasciai andare in un ennesimo pianto e ,non so perché, lo abbracciai. Irrigidì il suo corpo, segno che fu colto di sorpresa da quel gesto. Ma come potevo non ringraziare così quell’angelo? Mi accarezzò in seguito i capelli con una mano . Aveva un tatto abbastanza cauto e flebile. Guardai l’altra mano che cingeva la mia spalla . Sembra strano ma io…conoscevo quella mano. Giungemmo davanti la mia casa . Non volevo staccarmi dalle sue braccia . Mi facevano sentire protetta. Ma none ro più una bambina e non potevo fare caprici del genere “no io resto qui !”. Mal volentieri staccai il mio volto dal petto del mio angelo custode inspirando un'altra e forse un ultima volta quel suo dolce profumo.  Dai suoi movimenti sembrava quasi che anche lui non volesse lasciarmi andar via ma sarà stata solo una mia impressione. D’altronde quella sera non ero proprio capace di fare considerazioni normali.
- Grazie ancora Joseph … mi hai salvata. A presto- lo salutai guardandolo negli occhi .
- A presto Jodie- . Scesi dalla macchina e , ancora un po’ dolorante rientrai a casa. Fortunatamente trovai mia figlia che dormiva già e affianco a lei la baby sitter, Sarah. Mi avvicinai piano alla mia piccolina e le diedi un bacio sulla guancia. Mi assomigliava particolarmente. Stessi capelli mori , stessi occhi chiari. Flavia Annie. Annie in memoria della prima canzone che sentii del mio mito , Smooth Criminal. Spesso la chiamavo solo con questo nome e le piaceva tanto. Ripensando che se oggi non fosse stato per Joseph non l’avrei mai più rivista , le lacrime iniziarono a scendere e io non feci sforzi per trattenerle. Mi allontanai per lasciar riposare le due e mi infilai nel letto senza neanche infilare il pigiama. Forse ora mi addormenterò e domani capirò che è stato tutto un sogno. Capirò che io non rischiavo di morire a causa delle violenze di tre tipacci dopo il lavoro, capirò che non ho segni e morsi e graffi sul corpo. E capirò anche che  non c’era stato nessun angelo che mi aveva salvata . Un angelo che si chiamava Joseph ma che mi ricordava fin troppo Michael Jackson.
 
Spazio autrice: Ciao a tutti …sono tornata con un’altra fan fiction ! Spero vi piaccia almeno un po’ come le altre! Buon proseguimento ^^
 


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                                                                Capitolo 2
 
 
Era un sogno. Era un sogno? Fu il primo dilemma della giornata. Ero stesa sul letto , sveglia da qualche secondo e già fissavo con sguardo assente il soffitto cercando di capire se ciò che era successo la sera prima era la realtà oppure solo frutto della mia immaginazione. Ripensai a quegli uomini, così volgari e duri. Pensai al dolore che mi avevano provocato , sia interno che esterno. E la mia mente non potè naturalmente fare a meno di tornare al mio salvatore , Joseph. Era proprio lui che mi faceva dubitare maggiormente della mia sanità mentale. Ero davvero così malata che avevo scambiato un sogno per verità oppure avevo davvero potuto sentire quel tatto delicato , avvertire quella forza d’animo e affetto verso di me seppur non mi conoscesse? Mi sembrò molto strano . Mi alzai e mi misi davanti allo specchio . La mia immagine riflessa portava  graffi e i lividi , che erano addirittura  più accentuati di come me li ricordassi. Mi accorsi conto che piangevo di nuovo guardando il mio volto riflesso solcato da lacrime.  Una delle esperienze peggiori non c’è dubbio . L’unica cosa bella era stata Joseph .Già se non mi avessero… com’è brutto dirlo…violentata , non lo avrei mai conosciuto forse. Ma allora è vero che non tutti i mali vengono per nuocere?
Andai in sala dove Sarah e la mia piccola Flavia Annie dormivano ancora. Sarah sembrò sentirmi e si svegliò a poco a poco.
- Buongiorno Jodie …com’è andata la serata?- mi chiese con voce ancora impastata dal sonno e gli occhi socchiusi
- Buongiorno Sarah. È andata bene .- Mi girai in cerca di qualcosa da fare per non mostrarle le mie ferite. Estrassi i soldi dalla borsa posata su una sedia e li porsi con il volto chinato a Sarah.
- Ecco il tuo stipendio. Grazie Sarah-
- Grazie a lei Jodie . A presto- e si avviò verso la porta per uscire. Sembrava uno zombie , la voce flebile e assonnata, e mi chiesi se sarebbe stata in grado di tornare a casa senza andare a sbattere contro qualche palo .
Intanto la bambina si era svegliata e voleva la colazione. Mi avvicinai a lei dandole un piccolo bacio sulla guancia.
- Hey buongiorno piccolina mia- sorrise teneramente e iniziò a posare le sue manine sulle ferite e sul livido che avevo in viso , ispezionandoli e studiandoli curiosa, come se mi volesse chiedere cos’erano. Baciai la sua manina e la presi in braccio. Non era giusto che una bimba così piccola dovesse vedere la crudeltà di certe persone , soprattutto sulla sua mamma.  Le feci bere il latte e poi , dopo averla lavata e vestita dopo di me , uscimmo insieme di casa, mano per la mano.
- Oggi la mamma ti porta al parco giochi Annie- le dissi una volta in macchina ,cercando di svagarmi anche io dall’accaduto di ieri . Avevo coperto i segni sul volto con del fondotinta e non ce ne era voluto poco. Giungemmo al parco giochi per bambini . Annie sembrava felice . Mi sorrideva allegra e ingenua. E come sempre riuscii a tornare bambina anche io. Avevo quasi dimenticato l’accaduto della sera precedente , e anche il ricordo di Joseph sembrava allontanarsi , come in un sogno al mattino.  Portai Annie sull’altalena e sul dondolo.
- Aspetta un attimo tesoro – dissi cercando il cellulare in borsa che stava squillando facendo sedere sulla fresca erba mia figlia .- Non ti muovere- Non conoscevo questo numero ma risposi lo stesso.
- Pronto?-
- Pronto…Jodie- ebbi un fremito al cuore. Quella voce così calda e melodiosa … la voce di Joseph . Era un ennesima conferma della realtà.
- Joseph?- chiesi quasi sbalordita e sembrò stupirsi di questo. Sembrò tirare un sospiro , forse pensava che non l’avrei riconosciuto, che mi fossi scordata di lui. O magari pensava anche lui che era un sogno.
- Si sono io. Come stai Jodie?- mi chiese evidentemente sorridendo . Adoravo il modo premuroso in cui pronunciava il mio nome.
- Sto …sto meglio Joseph, grazie a te.-  si sentì il suo cauto respiro attraverso il telefono . Sembrava tranquillizzato. – pensa…ora …ora sono al parco con mia figlia- gli dissi come per dargli una conferma della mia buona salute.  Stava per dirmi qualcosa.Mi girai lentamente per guardare Annie ma , con terrore , notai che non c’era più. Evidentemente Joseph deve aver sentito il fiato che mi si era spezzato in gola.
- Jodie?...Hey Jodie?- Mi chiese preoccupato.
-…Annie… chiusi il telefono e mi misi a camminare a  chiamare il nome della piccola , aumentando talvolta il passo. Avrei richiamato dopo Joseph per spiegargli l’accaduto.
- Annie…Annie!- la chiamavo a gran voce. Le lacrime iniziavano a riempire i miei occhi. Quando si trattava di mia figlia diventavo completamente un’altra persona. Come una leonessa che protegge i suoi cuccioli, un po’ come tutte le mamme del resto. Di Annie non c’era traccia.  Mi allontanai dai giochi per bambini e mi spinsi verso il boschetto ai margini del parco. Poteva essere andata solo lì. Corsi affannosamente.
- Annie…dove sei?- cercavo di chiamare con tutto il fiato , anche se poco, che avevo dentro. Sentii una risata. Era una risata fanciullesca e femminile , una risata nota. La risata della mia Flavia Annie. Sorrisi impercettibilmente anche io.
- Annie!- Provai a richiamarla  lasciandomi guidare dalla sua risata per raggiungerla. Ai piedi di un albero c’era lei . Tirai un sospiro di sollievo. Ma non era sola. C’era Joseph con lei. Il mio angelo. Il nostro angelo.
 


 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

 
-Mamma!- Annie mi corse incontro abbracciandomi e sorridendomi. La presi in braccio e le diedi un bacio
- Ti avevo detto di non muoverti …potevi farti male- le dissi un po’ apprensiva ma premurosa. La gioia era tale che dalla mia bocca non riuscii ad emettere un suono cattivo. I miei occhi si spostarono su Joseph che ci aveva fissate fino ad ora con un sorriso felice. Lo riuscii sempre a capire dai suoi occhi perché il suo viso era ancora semicoperto . Gli sorrisi.
- Sei forse il mio angelo custode ?- gli chiesi ironicamente ammirando quegli occhi così dolci.
- No è solo casualità- mi rispose lui sciogliendo le sue labbra in un sorriso tenero. - ti va di fare una passeggiata?- mi chiese dopo qualche secondo e io fui colta abbastanza di sorpresa.
- Certo…- . Camminammo lungo tutto il margine del bosco, dove non c’era molta gente. Lasciai mia figlia scorrazzare l’ intorno , tenendola d’occhio. Era piuttosto rilassante come luogo e mi sentivo tranquilla e protetta, forse perché affianco a me c’era Joseph.
- Devi avere una grande forza d’animo…- affermò dopo un po’ che passeggiavamo ,l’uno accanto all’altra. Lo guardai con aria interrogativa e aggiunse: - è successo tutto solo ieri sera e tu … il mattino dopo , sei già sorridente . Sembra che non ti sia successo nulla.- non lo diceva con cattiveria, quasi con ammirazione mista a sorpresa. Abbassai il volto. Sapevo benissimo cosa era successo ma  cercavo di non darlo a vedere.
- Devo essere forte per mia figlia Joseph . Non è giusto che si porti dietro per tutta la vita l’immagine di sua madre con l’aria disperata e spenta.  Lei è piccola e deve vivere con spensieratezza .- gli confidai convinta. Un lampo di un ricordo freddo gli attraversò lo sguardo. Forse era proprio ciò che era successo a lui e poco dopo le sue parole me lo confermarono.
- Si capisco benissimo cosa intendi. È giusto. E ti confesso che non mi è mai appartenuta un infanzia così fanciullesca . Ho cercato di colmare questo vuoto durante la mia intera vita ma, non ci sono mai riuscito del tutto.- Chinò il volto. Non volevo sembrare invadente chiedendogli più particolari, infondo lo conoscevo da troppo poco tempo. Ma tentai di distrarlo un po’ da quel suo ricordo.
- Sai ,anche il mio cantante preferito, il mio mito , da bambino non poteva divertirsi, non poteva giocare con gli altri bambini . è questo ha influito molto sulla sua vita .- affermai chinando il capo a quel pensiero. Michael…erano già trascorsi 5 mesi senza te.
- Chi è questo tuo mito?- mi chiese con aria quasi speranzosa . E stranamente sembrava che mi stesse facendo una domanda retorica.
- Lui era Michael Jackson….- uno sprizzo di vitalità sembrò accendersi nei suoi occhi. Quegli occhi scuri…come quelli di Michael. – Sai è Michael che mi ha fatto conoscere e apprezzare la musica ed è solo grazie a lui se io oggi amo tanto cantare. – Rise forte e non capivo perché. Che mi stesse prendendo in giro? Il suo sguardo sembrava così contento però che rimasi in silenzio. Era come se stessi facendo un complimento a lui anzi che a Michael.
- Sono sicuro che a Michael farebbe piacere sapere queste cose . L’anima della musica era ciò che aveva sempre voluto trasmettere… -
- Tu conosci le sue canzoni?- gli domandai dopo un grande sorriso anche da parte mia.
- Qualcuna …-  ammise lui con aria vaga ,in modo strano , come se in realtà sapesse molto di più delle canzoni. – Qual è la tua canzone preferita?- mi chiese
- Mmmm… credo proprio Come together … è meravigliosa e lui era così sexy quando la cantava, con quella camicia arancione…- subito mi venne in mente il video  della canzone , visto per la prima volta in Moonwalker . Forse era la mia aria sognante, forse l’affermazione in se per se , ma suscitò in Joseph una grande risata, anche più forte di quella precedente. Sorrisi anche io. – Michael era davvero l’essere più perfetto sulla faccia della terra . Generosità , allegria, genialità, talento e amore chiusi in una sola persona . Anche mia figlia Annie ha il nome della prima canzone che ho sentito di Michael, Smooth Criminal. –  dissi gesticolando con le mani come per mostrare qualcosa di esageratamente stupendo. E Joseph sembrava ascoltare interessato e anche lusingato, non so perché. Camminammo ancora sempre più vicini. Quell’uomo per me era come una calamita . E’ buffo dato che non so neanche che forma completa ha il suo viso.
- Joseph posso chiederti una cosa?- gli chiesi . Stavo davvero per chiederglielo?
- Certo Jodie-
- Perché…beh si …perché hai il volto sempre semicoperto?- Oddio glielo avevo davvero chiesto? Se andava girando così era ovvio che voleva nascondere una parte di sé. Ma che idiota che sono. Mi mortificai ancora di più quando mi guardò serio ,dopo tanto ridere. Fortunatamente la sua espressione si alleggerì.
- Un giorno forse te lo dirò– mi annunciò, disse calmo. Gli sorrisi in segno di approvazione. L’ora di pranzo si avvicinava , il sole si faceva più forte e Annie iniziava ad essere stanca . Infatti si avvicinò a me e allargò le braccia , volendosi far sollevare e tenere in braccio.
- Credo sia giunto il momento di salutarci … - affermai. – è stato davvero bello rivederti. Grazie ancora per tutto.-
- Grazie a te per il tempo trascorso insieme. A presto spero.- Ci salutammo e mi diede un bacio sulla testa. – Ciao piccola Annie –  si rivolse a mia figlia accarezzandole la guancia.
- Ciao Michael…-ricambiò mia figlia. Il mio sorriso divenne una smorfia di pura sorpresa . I miei occhi sbarrati fissavano Joseph , che sembrò non  preoccuparsi più di tanto del  modo in cui la mia bambina lo aveva chiamato . Ma si limitò a mettersi un dito davanti alla bocca :-Shhh- le disse sorridendo e mia figlia lo imitò. Ma cosa stava succedendo? Perché lo aveva chiamato in quel modo? Mi passarono in mente i suoi occhi, le sue mani , la sua infanzia, la sua espressione…e ora anche il suo nome .Michael Joseph Jackson.. C’era una ragione, seppur remota , seppur strana o assurda per cui Annie aveva chiamato così Joseph. Non volevo crederci. Era un ‘ assurdità. Michael era morto. Scossi la testa violentemente e prima che potessi fare domande Joseph era già in procinto di andarsene . Ci sorrise un’ultima volta e si incamminò verso la strada prima intrapresa insieme. Joseph, o Michael ,era reale? Stavo impazzendo?. Chissà se gli altri mi vedevano come una donna con le occhiaie, alcolizzata e fumatrice, stanca e uscita di testa, con vestiti esageratamente ridicoli . Magari ero tanto pazza che neanche me ne accorgevo. Decisi di tornare a casa più in fretta possibile.
 


 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4

 
E anche per questa sera il mio lavoro al locale è finito. Mi accingo a salutare tutti dal palco, ringraziando calorosamente. Oggi è giorno di paga, finalmente. Mi avvicino al bancone del locale e John , il proprietario , mi fa entrare nell’ufficio sul retro .
- Bene, ecco a te il tuo stipendio Jodie. Brava , continua così.- mi sorrise . Di solito abbassava la testa e a me non rimaneva che dare la buonanotte e andare via. Ma c’era dell’altro quella notte.
- Grazie . A domani- dissi già apprestandomi ad uscire dal locale.
- Aspetta , aspetta Jodie. Volevo ricordarti che domani c’è la serata karaoke qui. - è vero, la serata karoke. Una volta al mese, nel bar in cui lavoro , si organizza una serata in cui i clienti possono salire sul palco e cantare. Di solito in serate così la frequente clientela si dimezzava , e chi cantava non era proprio il massimo, ma a John piacevano tanto che non gli interessava.
- Oh si è vero… d’accordo , va bene…a domani capo- gli feci segno portandomi la mano posta orizzontalmente sulla mia fronte per poi allontanarla , imitando il saluto militare. Uscii nella fredda notte e tornai a casa . Entrai e vidi una scena inquietante . Sembrava tratta dal film “L’esorcista”.
- Sarah …siete ancora sveglie?!- dissi preoccupata e sorpresa , riferendomi alla babysitter. Sarah aveva le mani nei capelli.
- Si ! Annie non ne vuole sapere di dormire …continua a dire di voler sentire la sua ninna nanna …non so che fare!- esclamò lei esasperata .
- Ninna nanna?- chiesi io un po’ preoccupata .
 – Jodie visto che sei tornata io vado a dormire a casa …- annunciò dopo un po’ – ci vediamo domani.- Prese il cappotto e la borsa e si avventurò nel buio della notte . Non sapevo cosa fare , Annie piangeva ,sdraiata a pancia in su sul divano del soggiorno. Mi avvicinai cautamente a lei e la presi in braccio.
- Hey piccola cosa c’è ? Perché ti dimeni come una pazza?- continuava il suo pianto , anche se stavolta più leggermente.
- Mamma… ninna nanna con mio nome!- tentava di dire lei.
- Ma di che parli? Non ti ho mai cantato una ninna nanna con il tuo no…- sbarrai gli occhi . Non poteva essere? Conosceva quella canzone ma non aveva mai associato il suo nome ad essa. Inserii subito il cd di Michael Jackson nello stereo e feci partire Smooth Criminal. Il suo pianto si placò e al ritornello iniziò addirittura a sorridere. Ma che diavolo era successo? Iniziò a battere le manine felice ripetendo più volte lo stesso nome: Michael. Non ci capivo più niente. Com’era possibile che di punto in bianco sapesse che il suo nome era presente in Smooth Criminal e affermasse perfino che appartenesse a Michael? La poggiai sul divano e guardavo la scena allibita e spiazzata. Sul finire della canzone , Annie iniziò a socchiudere gli occhi e a mostrare un sorriso molto più flebile sino a quando ,pochi secondi dopo la fine della canzone crollò in un sonno profondo. E adesso. Cosa avrei dovuto fare? Insomma mi ritrovo davanti il mio idolo creduto morto da ben 5 mesi che prima mi salva da un’aggressione e poi ritrova mia figlia di un anno e come se non bastasse le rivelava anche la sua vera identità!  . Decisi di capire chi era davvero, come se fossi sicura che non sarei rimasta delusa. Mi piegai sulle ginocchia con i capelli tra le mani e il volto chino sul pavimento. Mi ricordai i pianti davanti al televisore mentre guardavo il memorial organizzato per Michael, il naso gonfio e rosso a furia di soffiarlo con decine e decine di fazzoletti, la stanchezza … mi stavo illudendo. Mi stavo decisamente illudendo. Se solo lo avessi potuto sentire cantare , se solo Joseph , o Michael, mi avrebbe fatto sentire la sua voce … Di colpo mi si accese la lampadina. Sorrisi flebilmente, poi sempre più allegramente fino a trasformarlo in una vera e propria risata di soddisfazione. Mi alzai in posizione eretta e ,prima portando le braccia in alto , tese, e poi posandole sui fianchi con sicurezza, mi attivai per far iniziare il mio piano. Il mio geniale piano. Joseph avrebbe cantato ,domani sera , alla serata karaoke al locale ! Afferrai il telefono e digitai il numero del mio nuovo amico . Lo portai all’orecchio e attesi la sua risposta. Mi sentii una specie di investigatrice segreta che doveva svelare un chissà quanto importante mistero. Beh , per me era importante.
- Jodie?!- disse lui con aria stanca . Lanciai un’occhiata veloce all’orologio. Cavolo erano le 2 di notte.
- Hey Mic…- mi bloccai di colpo. Stavo per chiamarlo Michael?!?! Non ci credo che idiota che sono. Cercai tuttavia di risalire la fossa che mi stavo lentamente scavando con quelle parole senza un risultato decente – cioè volevo dire , Joseph…si Joseph…- lo sentii ridacchiare ma non sono sicura . – lo so che è tardi e di sicuro stavi dormendo e ti chiedo scusa…non ..non che insomma io ti ritenga un tipo che va a dormire presto la sera…anche se tanto presto non è…- Ma che diavolo stavo blaterando?Rose ancora. Scossi la testa dopo aver dato quella mediocre performance .
- Tranquilla Jodie non dormivo..dimmi tutto- mi chiese comprensivo. Feci un respiro profondo. Dov’era finita quell’aria da spia misteriosa che avevo assunto poco prima? “non devo cambiare atteggiamento nei suoi confronti solo perché c’è il 70 % che lui sia Michael Jackson…” sfortunatamente questo non mi aiutò , anzi mi ricordò solo la causa del mio disagio.
- Volevo dirti, domani sera al locale in cui lavoro , ci sarà una serata …- stavo per continuare dicendo la parola “karaoke”ma mi fermai. Insomma non sarebbe di certo venuto a cantare per far scoprire a tutti chi era davvero. Avrebbe fatto prima ad andare in giro per tutta la città con un cartello che diceva “sono Michael Jackson , la grande star che tutti credono morta ma in realtà non lo è !” . Quindi decisi di fare un discorso più generale. Ottima idea.
- Ah si? Che serata?- mi chiese lui curioso. Rettifico : pessima idea.
- Che serata?!... beh si una …una serata!- ritentai io con un espressione e un tono di voce completamente da idiota sorridendo nervosamente. Respirai profondamente per la seconda volta . Rise abbastanza forte.
- D’accordo…credo che ci sarò- affermò
- Davvero?- chiesi quasi incredula
- Si …se ti fa piacere-
- Ma certo…certo che mi fa piacere…buonanotte a domani- dissi riattaccando dopo i suoi saluti.
Saltai pimpante per tutta la casa. Sarebbe venuto e di certo non avrebbe potuto rinunciare a cantare dopo che io lo avrei invitato esplicitamente. Nel profondo mi sentii un po’ crudele. Vidi un immagine di me vestita da diavolo che ride maleficamente sfregandosi le mani . Mandai via quel pensiero dalla testa. In fondo non volevo fare del male a nessuno, volevo solo capire se Joseph era davvero il mio idolo. Il mio Michael. 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
La sera del giorno dopo era arrivata ed io mi sentivo lentamente mangiata dalla curiosità. Mi domandavo se avrei potuto resistere ancora quei dieci minuti ,quando lo spettacolo sarebbe iniziato. Ero già al locale, ci ero da mezz’ora ormai tanta era l’agitazione. Mi ero anche vestita meglio del solito, come se avessi incontrato Michael per la prima volta. Teoricamente era così ,io avevo conosciuto Joseph non Michael Jackson, ma praticamente sarebbe stato così. Forse. Avevo indossato un tubino nero con la vita alta che finiva sopra al ginocchio con una gonna leggermente gonfia , la parte di sopra tagliata a cuore. Ma se poi Joseph non è Michael ? E se io sarei rimasta solo delusa nuovamente? Le poche e solite persone iniziavano ad arrivare. Si erano le stesse delle altre serate come questa , quelle persone che afferrano il microfono e non se ne staccano più. Alcuni erano così buffi che spesso ero io la prima ad incitarli a continuare a cantare per ridere un altro pò, ma sembravano non accorgersene presi dall’emozione. In fondo questa è l’emozione che ti da il palco scenico. Ci si sente così leggeri, così pronti a mostrare al mondo chi sei. Andai a salutare una buffa ma dolce signora sulla cinquantina abbastanza in sovrappeso, avvolta nella sua larga veste rossa con sfumature arancioni. Il rossetto e i capelli ovviamente del medesimo colore. Aveva due passioni. Cantare e fumare come una turca. Diciamo che la seconda cosa le riusciva meglio della prima. Si chiamava Joanna e veniva sempre al locale con un gruppetto , sempre diverso , di amici.
- Ciao Jo …pronta per cantare?- le dissi trattenendo l’ironia nella mia testa. Lei voleva che tutti la chiamassero Jo . La faceva sentire più giovane e ribbelle.
- Certo tesoro ! Stasera si faranno scintille.- Mi rispose. Le sorrisi scuotendo il capo e pensando “ma quanto è matta?”.  Mi sorrise a sua volta. - Ti vedo nervosa bellezza .Stai aspettando qualcuno?- mi chiese lei con l’aria di chi la sa lunga. Ma come aveva fatto a capire?
- Si …diciamo che sono preoccupata perché non so se verrà.- le sorrisi dopo aver sciolto la mia faccia stupita in una mossa calma.
- Capito Jodie. Beh , buona fortuna- mi augurò lei aspirando il fumo della sua ennesima sigaretta.
- Grazie Jo - . le risposi.
John, il proprietario , mi fece segno con la mano di iniziare, mentre abbassava le luci nel locale. Era ora di dare il via alla serata ma di Joseph non c’è ancora traccia. Infatti dovetti ascoltare ben 3 canzoni prima che finalmente la porta del locale si aprisse e io potessi intravedere i suoi riccioli neri . Ebbi un fremito che mi percorse la colonna vertebrale e i miei occhi si illuminarono. Gli andai incontro con espressione luminosa incrociando il suo sguardo.
- Jodie perché non sei tu a cantare su quel palco? Ti hanno licenziata?...- mi chiese preoccupato. Oddio è vero ora devo dirgli che è una serata karaoke.
- No tranquillo. Vieni accomodati qui …- lo condussi ad un tavolino di fronte al parco cercando di rimandare l’argomento e se era possibile ,non affrontarlo proprio.
- Grazie- disse lui sedendosi – E allora perché c’è quella buffa donna sul palco?- disse riferendosi a Joanna senza mutare espressione.
-Beh vedi… sta cantando lei perché …le piace . E in serate come queste è bello che il pubblico canti- dissi vaga .
- Serate come?- mi chiese lui non capendo o solo volendo solo una conferma di ciò che pensava. Chinai il capo e mi guardai le mani rosse aggrappate alle mie  ginocchia.
- Seratekaraoke- dissi in maniera un po’ attaccata non volendo far comprendere ciò che dicevo aggiungendosi tanto di colpo di tosse alla fine. Ma non servì.
- Serate karaoke?- disse serio e anche un po’ sorpreso.
- Già , è un problema?- gli chiesi rendendomi conto del perché lui avesse quell’espressione?
- No …no tranquilla- disse lui risollevandosi ma non lasciando da parte una punta di malinconia. – è solo che, sai ,io tempo fa cantavo-
- Davvero?- Diamine cantava pure ! Se non era Michael Jackson lo avrei incoronato come sua perfetta reincarnazione. – E ora non più?- mi azzardai a chiedere. Ci penso su fissando il vuoto come se stesse guardando un film.
-Vedi Jodie…- iniziò lui sospirando. Oddio sta per dirmi qualcosa. Ma cosa? - Jodie, Jodie tesoro!- Io e Joseph ci voltammo verso il palco sentendo che Jo mi stava chiamando a gran voce.
- Ha finito la canzone …credo sia  ora che vada a staccare Jo dal microfono. Torno subito – dissi sorridendo dolcemente a Michael che cercò di imitarmi. Mi alzai e salii sul palco facendo un applauso e sorridendo. Presi il secondo microfono  e ,mentre la mia grossa amica faceva inchini e lanciava baci al pubblico come se avesse appena terminato di eseguire un opera lirica, mi resi conto che per scoprire se Joseph era Michael non c’era bisogno di farlo cantare …stava per dirmelo . Credo. E se poi non fosse stato così?
- Ora tocca a te cantare dolcezza- mi incitò Jodie suscitando gli applausi del suo gruppetto di amici. Caspita proprio ora che Joseph doveva parlarmi?!
- No Jo non ti preoccupare …non mi sognerei mai di togliere il microfono ad una voce come la tua- le dissi sapendo che così l’avrei lusingata a tal punto che non avrebbe resistito a cantare un’altra canzone. Ma era troppo tardi . Joanna e il suo gruppetto di amici gridavano già il mio nome . Guardai Joseph che con un cenno della testa mi diede “il consenso”.
- d’accordo…d’accordo-Una lampadina mi si accese improvvisamente nella testa. Avrei cantato una canzone del mio mito e avrei cantato proprio con Joseph. – Sono lieta di annunciarvi che qui abbiamo una persona …- guardai Joseph e tutti si girarono verso di lui – che ,tempo fa cantava – dissi facendo riferimento alle sue stesse parole. Sbarrò gli occhi e scuoteva il capo negativamente . Così avrei preso due piccioni con una fava : Avrei scoperto se Joseph era MJ e se non fosse stato lui gli avrei comunque ridonato la gioia di cantare.
- Avanti non essere timido… che ne dici di cantare una canzone di …Michael Jackson! Hai detto che ne conosci qualcuna- lo spronai e il gruppetto di Jo mi seguì a ruota
- No ..ehm…io ho *cof*- fece finta di tossire – ho la tosse e non canterei bene- Lo guardai sorridendo come per infondergli coraggio ma lui continuava.
-Dai zuccherino facci vedere cosa sai fare- lo spronò Jo con il suo “solito tatto”
–No mi dispiace ..anzi io …io devo andare via- Si alzò di scatto e ,aperta la porta del locale, andò via. Rimanemmo tutti pietrificati a quella reazione. Jo mi guardò e notò la mia espressione sconvolta . E lo ero davvero. Non credevo di poter suscitare in Joseph una reazione simile. Jo risalì sul palco .
- Ci penso io Jodie…va da lui- mi sussurrò comprensiva Jo ed io non me lo feci ripetere. Corsi fuori dal locale e vidi Joseph che si allontanava.
- Joseph ! Joseph!-lo chiamai a gran voce fino a quando non si arrestò avendomi finalmente sentita. Gli andai incontro. – Joseph io sono mortificata , non pensavo che avrebbe risvegliato in te brutti ricordi…- iniziai
- è tutto ok Jodie- mi disse stranamente non in maniera fredda, girandosi.- Anzi scusa se ho avuto questa reazione.- il suo tono era dolce anche se si avvertiva un po’ di malinconia.  Abbassai la testa . Come ero potuta essere così egoista? Avrei dovuto saperlo che avrebbe potuto avere questo atteggiamento. Che stupida. Sembrò capire il mio enorme disagio e ,come se fosse lui a dover consolare me , mi alzò il viso con le sue grandi e morbide mani. Ci guardammo per un attimo negli occhi. Era un angelo e io dovevo avere pazienza. Volevo godermi Joseph a prescindere se fosse stato il mio mito o no. Lo abbracciai affondano il mio viso nella sua giacca nera. Io dovevo volere bene a Joseph perché è stato lui quello che mi ha salvata quella sera e ha fatto si che io riabbracciassi mia figlia . Se poi Joseph corrispondeva a Michael era meglio ancora , ovvio , ma per ora non doveva interessarmi . 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 
Capitolo 6
 
- Grazie per avermi riaccompagnata a casa Joseph …- gli dissi dopo che la sua auto nera si fermò davanti il mio palazzo.
- Di nulla Jodie …grazie a te per la bella serata- Rispose lui dolcemente. Alla fine eravamo rientrati nel locale , io dovevo ancora lavorare, ma non insistetti a farlo cantare . Ci limitammo a scherzare e a divertirci facendo commenti ,forse a volte anche un po’ cattivelli, sulle persone che cantavano.
- Lo è stata davvero – affermai io. Scesi dalla macchina e mi volsi nuovamente verso Joseph.
- Allora…che ne dici… si potrebbe rifare ?- mi domandò un po’ imbarazzato. Era un appuntamento?
- Ma certo, sarebbe bello.- gli risposi serena. – Notte Joseph.-
- Notte Jodie .Ti chiamo- Mi avviai verso la porta del palazzo e ,dopo aver salito le scale, potei finalmente abbandonarmi ad un sonno rigeneratore, dopo una lunga ma divertente serata.
 
- Pronto?- alzai la cornetta e l’avvicinai all’orecchio con tono speranzoso.
- Pronto Jodie sono Sarah , volevo dirti che domani mattina non posso venire per guardare Annie… ho una visita- disse lei con tono di scuse.
- Oh accidenti come faccio ora?...va bene non preoccuparti Sarah. A domani sera- la salutai
- Scusa… a domani Jodie.- Riattaccai la cornetta. Era mezza giornata che aspettavo una chiamata, la chiamata di Joseph. Ma al posto della sua ne arrivavano altre dici mila. Sembrava che il mondo si era messo d’accordo oggi per chiamarmi e farmi illudere almeno per un attimo che Joseph stava finalmente chiamando. Prima era “Laura della vodafone”che ha chiamato circa 3 volte, poi mia madre , poi la signora delle pulizie del condominio e alla fine Sarah. Stavo già ipotizzando su chi potesse essere il prossimo a chiamare , ormai persa la speranza , quando mi accorsi che il mio telefono squillò per un ennesima volta. Era un numero che non conoscevo…
- Senti Laura della Vodafone, ti ho risposto educatamente tutte e 4 le volte che mi hai chiamata oggi solo perché non conoscevo il tuo numero, ho detto che le tue promozioni non mi interessano! Ora ti prego, ti prego , ti prego , senza aggiungere altro chiudi questa sacrosanta e millesima chiamata perché sto aspettando la chiamata di una persona importante d’accordo?e…- non mi accorgevo della rabbia che avevo accumulato aspettando la telefonata di Joseph, la stavo scaricando su quella poveretta che mi starò prendendo per una pazza sclerotica.
- Jodie…?!- Strabuzzai gli occhi e serrai le labbra . Dall’altra parte del telefono proveniva una voce maschile e io sapevo di chi fosse.
-Oh merda- dissi cercando di sussurrare il più possibile, ma ben presto mi accorsi di non riuscirci in quanto sentii Joseph ridacchiare.
- Joseph?! Scusa io stavo…- tentai di giustificarmi.
- …attaccando con rabbia una tizia della Vodafone - ridacchiò ancora. Mi posai la mano sul viso . Cielo, ma tutte a me capitavano?
- No…no io …. Si – ammisi. In effetti mi aveva colta con le mani nel sacco. Fortunatamente la prese a ridere e io lo imitai nervosamente.
- A quanto ho capito stavi aspettando una telefonata importante..vuoi che ti richiami do…-
- No!- urlai di corsa .
- ok …- disse lui quasi disarmato.
- no Joseph…è che …la chiamata che aspettavo era la tua.- gli rivelai e lui sembrò stupirsi.
- Oh …beh…grazie …mi fa piacere..si insomma…- questa volta fui io a ridacchiare ovviamente mi imitò.- Bene ..ehm…allora ti va di uscire con me domani sera?- mi chiese lui d’improvviso.
- Si certo Joseph.- gli riconfermai
- Ok va bene se passo sotto casa tua per le  20.30? – ero strafelice e non capivo perché. Ero emozionata a sentirgli dire ciò ma non sapevo spiegarmi come mai? Stavo impazzendo dentro ma cercai di mascherarlo con nonchalance.
- mmm ..20.30? fammi controllare sull’agenda…sai sono una donna impegnata- dissi con fare professionale per poi scoppiare a ridere seguito a ruota da lui.
- Ok , controlla pure- disse felice
- beh sei un uomo fortunato , sono libera …- annunciai con lo stesso tono di prima ,ironizzandolo.- Ora scusa devo andare assolutamente in cerca di una baby sitter …-
- Una baby sitter? Perché dov’è Sarah?- le avevo parlato di Sarah la sera prima, dopo che mi chiese con chi era mia figlia.
- Domani ha un impegno e quindi non può venire…io devo stare fuori tutta la mattina- gli spiegai.
- Oh capisco…beh se ti fidi, posso venire io a dare un occhio ad Annie…- i miei occhi si illuminarono a quella sua richiesta.
- Davvero lo faresti?- mi accertai
- Sicuro… mi piacciono i bambini- mi assicurò lui dolcemente.
- Dio grazie ! Sei un angelo Joseph… -
- Di nulla figurati…allora ci vediamo domani mattina- disse lui con un tono contento, come se stessi dando ad un bimbo le sue caramele preferite.
- Certo vieni quando vuoi… a domani Joseph- richiusi la telefonata ! Ero davvero felice che Joseph mi avesse fatto quella proposta e io ero sicura di lasciare Annie in buone mani. Il resto della giornata trascorse stranamente tranquilla. 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
Joseph sarà qui a momenti e io voglio farmi trovare pronta . Avevo appena finito di asciugarmi i capelli ,mancava solo l’abbigliamento e sarei stata pronta. Pronta… dovevo andare ad un raduno di fan del mio mito che si sarebbe tenuto in una piazza di un città vicina a Los Angeles. Con gli altri fans , con altre decine di persona come me ,avrei potuto ricantare quelle canzoni che mi trapassavano il cuore ogni volta che le ascoltavo. Era la terza volta che partecipavo ad un raduno del genere per Michael, ormai a 5 mesi dalla sua morte.  Ma questo non volevo che Joseph lo sapesse. I miei sospetti verso la sua vera identità si affievolivano, come se facesse parte di un ricordo lontano, come se mi fossi accorta di aver preso un enorme abbaglio e avevo scambiato quel semplice uomo per il mio mito. Forse era la mia mente che cercava di trovare una strada meno dolorosa per superare quel momento.
 
Indossai principalmente cose nere con qualche accessorio rosso e naturalmente non poteva mancare il cappello, quello che il mio mito era riuscito a farne un simbolo. Un filo di matita nera e fui pronta. Suonarono al campanello e non mi sorpresi, ovviamente di vedere Joseph che mi sorrideva candidamente ,lo capii sempre dalle pieghe vicino i suoi occhi, eccitato come un bambino all’entrata di un luna park. Gli sorrisi a mia volta inclinando la testa su un lato e lo feci entrare.
- Buongiorno Jodie- mi disse
- Buongiorno Joseph- gli risposi. Ci salutammo con due baci sulle guancie . – Vieni , Annie è in sala che ti aspetta- lo condussi nel salotto che si apriva subito dopo l’ingresso, separati solo da un quarto di muro.
- Annie… indovina chi c’è ?- le dissi avvicinandomi . Spalancò gli occhi curiosa. Era molto sveglia e perspicace per essere una bambina di un anno. Joseph sbucò da dietro la parte di muro salutando con un gesto della sua grande mano e il brillio dei suoi occhi. Annie tese le braccia verso di lui sorridendo felice.
- Ciao piccolina !- le disse lui avvicinandosi e accarezzandole la guancia. Sorrisi teneramente a quella scena e li stetti a guardare per una trentina di secondi.
- Bene… io devo andare. Ci vediamo pomeriggio- dissi salutando tutti e due con un sorriso , già intenta ad avviarmi verso l’uscita. Ma sentii il mio braccio essere immobilizzato , certo , in modo delicato, ma protettivo. Mi voltai sorpresa e vidi Joseph affianco a me che mi fissava , e la sua mano che mi cingeva il braccio. Aveva un’ espressione seria ma che man mano si sciolse in leggera preoccupazione.
- Tu dove andrai Jodie- sembrò subito essersi pentito di quell’iper protezione e quella atteggiamento duro che aveva assunto, ma si raddolcì.
- Io vado ad un raduno…- gli dissi genericamente, sorridendo.
- Oh…d’accordo…- mi riavviai verso la porta ma ben presto dovetti riarrestarmi.
- Ed è tranquillo? Cioè mica ci si drog…-questa volta sembrava un padre che cercava di mascherare domande imbarazzanti facendole alla figlia che usciva a divertirsi. Lo guardai amorevolmente …si preoccupava per me!
-No ,no,no Joseph …nulla di tutto ciò.- gli dissi comprensiva. Accennò un si con la testa e mi lasciò andare, ma nella sua espressione leggevo maggiore curiosità.
- è un raduno per Michael Jackson. Da quando è morto è il terzo a cui partecipo… si cantano le sue canzoni vicino la sua mattonella alla walk of fame.- sembrò tranquillizzarsi del tutto. Gli sorrisi e lo abbracciai forte. Fu un po’ spiazzato da quel mio gesto, lo avvertivo dalla rigidezza del suo corpo, ma ricambiò affettuosamente.
 
 
Ormai il raduno era finito e io stavo tornando a casa con gli occhi rossi per gli inevitabili pianti. E normale piangere in certe occasioni: ti senti come in una grande famiglia che ha perso un componente di essa, è triste. In macchina mi asciugavo ancora gli occhi con il dorso della mano. Era sempre così. Rilessi il messaggio che mi aveva inviato Joseph dopo 5 minuti che ero uscita di casa : “non devi piangere …lui ti ama” . Era naturalmente riferito a Michael ma non capivo cosa voleva intendere. Scossi il capo e dopo aver recuperato la mia borsa sul sedile posteriore dell’auto, entrai nel portone del palazzo. Salii silenziosamente e mi appoggiai alla porta del mio appartamento per ascoltare cosa stavano facendo. Annie sembrava così contenta . Sentii la voce di Michael e… un attimo la voce di Michael? Di Michael ???Spalancai gli occhi. Non proveniva di certo dallo stereo in quanto era cantata a cappella , non si sentiva alcun strumento musicale , solo una calda e melodiosa voce che intonava Speechless. Misi le chiavi nell’uscio della porta e girai delicatamente per aprirla, senza farmi sentire. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
 
Entrai quasi di soppiatto e davanti a me vidi una scena molto simile a quella di prima. Joseph con Annie in braccio ma questa volta avevo la certezza più assoluta che l’uomo che mi aveva salvato la vita, che aveva impedito che Annie si perdesse e che stava facendo proprio in quel momento da baby sitter alla piccola non era altro che il mio idolo assoluto. Michael Jackson. Lo avevo riconosciuto sentendolo cantare ma adesso , vedendo il suo viso intero, senza quello scalda collo o sciarpa che gli copriva metà volto, potevo esserne certa. Vampate di calore mi percorsero tutto il corpo e i miei occhi e la mia bocca sembravano essere diventati autonomi in quanto avevano deciso di spalancarsi. Non sapevo assolutamente cosa fare se mettermi ad urlare , se saltargli addosso o se piangere dalla felicità. Mi limitai a lasciar uscire dalla mia bocca in un sussurro solo “Michael…!?!” con tono incredulo, come se un cieco dalla nascita , ad un certo punto della sua vita , all’improvviso, iniziasse a vedere. E che visione !
 
- Michael!?!..Joseph?!…Michael?!- mi lasciai scappare. Come avrei dovuto chiamarlo? Si voltò verso di me e sembrava non essere colto per niente di sorpresa. Mi sorrise. Finalmente potevo vedere davvero quel sorriso così splendente, aperto e speciale che tanto avevo desiderato. Mi misi una mano davanti alla bocca e delle lacrime di emozione mi scivolarono sulle guancie accaldate . Michael si limitò ad abbracciarmi stretta e ,dopo un attimo, lo feci anche io ,ma con maggiore foga, come per sfogare una delle più forti emozioni della mia vita sul suo caldo corpo. Dopo un minuto che restammo in quella posizione ,si staccò da me , mi prese il volto fra le mani e mi guardò negli occhi.
- Mi dispiace non avertelo detto prima …volevo solo che  mi conoscessi per come sono davvero.- si giustificò un po’ mortificato ma non ne vedevo il bisogno. - .. Se non hai più intenzione di rivolgermi la parola , se ti sei arrabbiata perché non te l’ho detto prima…-iniziò lui.
- Michael ti sembra che io sia arrabbiata?!?- gli dissi sorridendo ancora tra le lacrime. Sorrise a sua volta . Ci ristringemmo in un abbraccio che durò solo qualche secondo questa volta. – Voglio dirtelo : tu , Michael …o Joseph…- dissi questo nome quasi  ironizzandolo e questo suscitò un sorriso ad entrambe – sei una persona fantastica , e non solo perché sei la più grande stella della musica , ma perché sei buono ,altruista… insomma tu mi hai salvato la vita !- dissi quasi con foga ridendo. Ora erano i suoi occhi ad essere pieni di lacrime di commozione. – Grazie –
- Sono io che devo ringraziarti… non è da tutti stringere amicizia con un uomo che mostra di se solo gli occhi…- disse lui.
- Gli occhi sono lo specchio dell’anima Michael… mi bastava- conclusi riabbracciandolo. Un abbraccio che durò un altro minuto. Fino a quando non scoppiai nuovamente a ridere . Michael mi guardò curioso di sapere il motivo di tanta ilarità.
- Oddio , ho appena finito di piangere ad un raduno per la morte del mio mito musicale e adesso mi trovo in casa mia ad abbracciarlo… è una sensazione stranissima.- Rise anche lui guardandomi dolcemente. Annie ci venì vicino piano piano ancora un po’ instabile dato che ha imparato da poco a camminare. La guardammo entrambe e lei tese le braccia verso di me per farsi prendere in braccio. La accontentai.
- Così tu hai detto prima a mia figlia di un anno chi sei veramente e poi a me?- dissi facendo la finta offesa ,quasi in tono di rimprovero. Mi sorrise.
- Se te lo avessi detto mi avresti preso per un pazzo che crede di essere Michael Jackson, non mi avresti creduto- rispose. Pensandoci…beh gli avrei creduto. Lo sospettavo addirittura per un po’ di tempo. Forse sono troppo ingenua. Michael sembrò leggermi tra i pensieri, forse guardando la mia espressione ,il mio sguardo vago e rise delicatamente.
- Sei carina quando ti senti ingenua. – cosa cosa cosa???? Ha detto che sono carina? O buoni dei del cielo , della terra e dell’olimpo. Non mi interessava che mi avesse dato dell’ingenua . Credo che detto in questa frase non abbia un accezione tanto negativa. E poi con quel carina aveva ovviato al problema.- Mi ricordi una bambina – Ma che tenero! I miei occhi erano praticamente diventate stelline , provavo una gioia immensa. Era così tenero. Gli sorrisi cercando di contenere il fremito di felicità che mi stava attraversando.
- Spero sia un complimento…!?- dissi ,non sapendo se rispondere un semplice “grazie” oppure ricambiare un complimento. Sorridemmo.
- Ma certo Jodie- mi rispose abbracciandomi. Il mio cuore fece una capriola nel petto. – C’è una cosa che devo dirti…non so se per te va bene ….- disse cambiando argomento con il tono di un bimbo che aveva appena combinato qualche guaio.
- Cosa hai combinato?- gli chiesi con un falso tono severo.
- Ehm…ti …ti ho preparato il pranzo…però l’ho pulita la cucina- Sorrisi mentre mi salirono le lacrime agli occhi e mi venne il magone per la tanta dolcezza che esprimeva quell’uomo. Lo guardai scuotendo la testa. Si sentiva “in colpa” per questo?!Ma che persona dolce ! Gli diedi un bacio sulla guancia destra. Michael… la mia star del cuore , il miglior cantante che esista sulla faccia della terra , il ballerino più strabiliante del mondo e ora , lo sapevo per certo , anche la persona più carina e gentile di questa galassia! 


Angolo autrice: Ciao a tutti scusate per l'attesa ma volevo riuscire ad esprimere questa parte al meglio ,non tralasciando dettagli, dato che è una delle parti più importanti del racconto. Spero di esserci riuscita. Un bacio   Veronica Annie

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


capitolo 9

Il pranzo di quel giorno? Beh inutile dire che fu il migliore della mia vita. Ero davvero...
felice. Quella felicità pura che prova un bambino il giorno di Natale mentre scarta i regali,
quella felicità commovente che si prova guardando un tramonto splendido. Quella felicità
che ti riempie il cuore quando sai che la persona che ami di più al mondo ti è accanto.

- Perchè sorridi ?- mi chiese Michael mentre eravamo sul divano del salotto e tenendo Annie
in braccio, dopo che ebbe notato la mia espressione.

- Non lo so ...-gli risposi dopo un pò - è tutto così ... non riesco a descriverlo- ammisi.
è una felicità che si può solo provare ,non esprimere a parole. Sorrise anche lui.

- Io comunque volevo scusarmi Jodie ...- disse dopo un pò chinando il capo

- Scusarti? E di cosa?- gli chiesi sorpresa non capendo assolutamente a cosa potesse
riferirsi.

- So quanto sei stata male in questi mesi, dopo la mia "morte". Te lo leggevo in faccia ogni
volta che ne parlavi.Mi dispiace aver provocato tanto dolore a te e a tutti gli altri fan
ma capiscimi io non avevo scel...- Iniziò a dire sempre con maggior rammarico .

- Michael, Michael...nella tua vita hai fatto di tutto per non deluderci e per non causarci
dispiaceri...e ci sei riuscito.è normale che tutti i fans siano stati malissimo per la tua
"morte" ma se davvero così fosse stato non sarebbe stata colpa tua lo stesso.Tu non sai il
piacere che può fare ad un tuo fan sapendo che tu sei vivo e stai bene.- Le parole più
sincere che potessi dire. Lui guardava ancora il pavimento ,forse stava pensando a ciò che
avevo detto.Passammo qualche secondo in silenzo.

- Cosa devo fare secondo te Jodie ?Vorrei far sapere che sto bene- mi chiese  con sguardo
speranzoso di una risposta.

- Fai quello che ti senti Mike- gli dissi e lo abbracciai.Ricambiò il gesto .

Forse ho sbagliato a dirgli così. Mi sentivo come se non volessi che gli altri lo sapessero,
come se improvvisamente mi bastava che lo sapessi io. Quanto mi sentivo egoista ,accidenti.
Non mi ero di certo dimenticata come ci si sentiva a vivere nel lancinante dubbio se il
proprio idolo era morto o no,è ovvio. I fans lo avrebbero apprezzato ma i tabloid?
i paparazzi? la legge? lo avrebbero solo finito di distruggere. In fondo lo avevano sempre
fatto.

-Potremmo trovare un modo per far sapere solo ai fans che sei vivo?- gli chiesi come se
improvvisamente illuminata.

- Non saprei...ci ho già provato ma non aono riuscito a convincere tutti.Ognuno è fatto
a modo suo.-  mi rispose quasi rassegnato. Mi morsi il labbro inferiore come per pensare.
Cosa potevo fare per aiutarlo?

Angolo autrice: ciao ecco il 9 capitolo :D dato che sto scrivendo anche l'altra fan fiction
"the giza's love" colta da un'improvvisa ispirazione (xD), ho deciso che questa la scriverò
meno frequentemente,giusto per portarla a termine dato che non mi piace lasciare le cose
in sospeso :) spero vi faccia piacere :) a presto
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Il mattino dopo mi svegliai verso le 8 e,appena mi girai vidi Michael dormire affianco a me.
Il ricordo della sera precedente fu dolcissimo. Niente di trascendentale ma io lo ricordo con piacere.
Dopo aver cenato ci siamo seduti sul divano per guardare la televisione e ,dopo che mi fece stendere
sulle sue gambe devo essere crollata dalla stanchezza e lui mi deve aver portata a letto.
Che carino è rimasto per la notte!Forse era stanco morto anche lui. Sorrisi a quel pensiero.
Mi alzai dal letto silenziosamente.Indossavo ancora i vestiti di ieri sera dato che non mi ero
ancora infilata il pigiama.
Lanciai un ultimo sguardo al mio angelo e andai nella cameretta di Annie.Anche lei ieri sera
si era abbandonata al sonno sul divano con me e Michael.Ha messo a letto anche lei.Diedi
un bacio sulla guancia a mia figlia e ,dato che tutti dormivano ancora,decisi di andare a fare
una doccia.
Arrivata in bagno mi svestii e ,aperta l'acqua leggermente calda ,lasciai che l'acqua battesse
sulla mia schiena.Il bello della doccia è che ogni volta che la fai,anche se ogni giorno, ti
sembra come se fosse un piacere unico...la cosa più rilassante del mondo.E una volta entrata
vorresti restare lì per sempre,anche se sai che non si può.
Uscita dalla doccia mi avvolsi intorno al corpo un asciugamano lasciando le spalle e le gambe,
dalle ginocchia in giù scoperte.Mi guardai intorno. Accidenti! Per i pensieri che avevo in testa
mi ero dimenticata di prendere i panni puliti.
Dovevo fare una corsa veloce in camera da letto e prendere il necessario per vestirmi.
In punta di piedi entrai in camera e con mia grande sorpresa vidi che Michael non era più nel letto.
che sia stato solo il continuo di un bellissimo sogno al mattino?
Buttai giù le spalle ,dovevo saperlo,che scema che sono.Michael è morto,devo farmene una ragione.

-Buongiorno Jodie!- una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.

-Michael! Allora non eri un sogno!- urlai abbracciandolo. Mi guardò dubbioso ma poi capì le mie
sensazioni.

-No ,non credo- disse sorridendo- scusa se sono piombato così alle tue spalle mi dispiace ,non volevo...-
iniziò a scusarsi,rosso in viso, vedendo che indosso avevo solo un telo.

-Tranquillo non c'è problema...mi vesto e vengo in sala ok?- lo tranquillizzai sorridendo.

-certo- mi rispose prima che chiudessi la porta alle mie spalle


Scesi giù in sala e notai che Michael aveva preparato la colazione .

- Tu sei un angelo!- esclamai vedendo quella tavola imbandita.

- Dai è il minimo...mi sono praticamente imposto a casa tua-disse -scusa ma ieri avevo un sonno tremendo-

- Macchè imposto. Sei sempre il benvenuto qui...e poi sono io a doverti ringraziare.Se non fosse stato per te
questa mattina mi sarei alzata con un torcicollo pazzesco poichè avrei dormito sul divano- ridemmo insieme
guardandoci negli occhi e man mano che il nostro sguardo si faceva più intenso le nostre risa si scioglievano.

- come sei bella la mattina Jodie- disse senza staccare i suoi occhi dai miei. Arrossì leggermente anche se
dentro di me il mio cuore stava facendo doppia capriola e un urlettino di felicità mi stava uscendo dalla gola.
Gli sorrisi.


-Oggi ti porto in un posto speciale - mi disse Michael una volta usciti di casa. Per fortuna oggi Sarah era
disponibile e ,nascondendo Michael nell'armadio per evitare che la baby sitter svenisse seduta stante, ho
potuto lasciarle Annie.

- Ah si? e che posto è?- chiesi curiosa

- Lo vedrai a breve-mi rispose con gli occhi che gli splendevano  

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