Riflessi di _Arthur_ (/viewuser.php?uid=118093)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Melinda e... Sora? ***
Capitolo 2: *** VOGLIO DORMIRE! ***
Capitolo 3: *** Novità! ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Prove ***
Capitolo 6: *** Arrivi ***
Capitolo 7: *** Stranezze rosse ***
Capitolo 8: *** Arrivi e fughe! ***
Capitolo 9: *** Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 10: *** Di incubi reali (Pt. 1) ***
Capitolo 11: *** Di incubi reali (Pt. 2) ***
Capitolo 12: *** Dov'è la mamma? ***
Capitolo 1 *** Melinda e... Sora? ***
Prologo:
Melinda e... Sora?
Sora credeva
che fosse l’unico modo, anche se desiderava
che non fosse così difficile:
doveva salvare Kairi, restituirle il cuore, e anche le principesse;
doveva pure
sacrificarsi per Riku, sebbene ancora lui non capisse.
Prese
“via per l’alba”, ovvero la strana arma
del Ragazzo
dai capelli d’argento, e la esaminò per un attimo:
la sua elsa aveva per
crociato due ali, una di un angelo e una di un diavolo, e la lama era
un’incisione della stessa ala diabolica dalla quale si
staccava una piccola
coppia di alette bianche e candide. Non sapeva se fosse stata forgiata
da lui
stesso, ma pensò che rappresentasse bene colui che, in
fondo, molto in fondo
magari, era ancora suo amico.
Malefica era
sconfitta e Riku, se ancora voleva bene a
Kairi, non sarebbe stato un problema: Sora decise che poteva
sacrificarsi.
Sorrise ai due strani cartoni che, fino a quel momento, lo avevano
accompagnato
e lesse la loro preoccupazione.
“Kairi…”
pensò infine…
…e
fece scorrere la scura lama nel suo petto…
Roxas nacque,
se “nascere” si può dire di un Nessuno,
in
quel momento: proprio quando un piccolo Heartless, nel castello di
Malefica,
stava saltellando verso la sua amata, riprendendo, inconsciamente, le
proprie
sembianze di ragazzo.
Nessuno dei
due, che, in fondo, erano uno solo, si era preoccupato,
però, del loro Riflesso.
…
Un anno dopo…
Melinda aveva
avuto una giornata terribile: da due giorni un
fantasma, che mandava terribili visoni di tagli di teste, la
ossessionava e
solo un’ora prima era riuscita a farlo passare oltre,
naturalmente dopo
un’emicrania pazzesca e dopo aver girato per mezza contea.
Ma ora tutto
era a posto: Jim dormiva nel loro letto, Aiden
pure. Niente e nessuno avrebbe potuto disturbarla li, nella sua vasca,
immersa
in un bagno caldissimo. Chiuse appena gli occhi beandosi di quel
bellissimo
momento. Riaprendoli, se non avesse avuto anni e anni di esperienza,
avrebbe
urlato per l’improvvisa apparizione di un ragazzino, seduto
sul bordo opposto
della vasca.
- Ciao!
– Disse quello con una voce scherzosa. Fortuna che
l’acqua era coperta di schiuma, altrimenti…
- non credi - rispose
Melinda, acida – di essere nel posto
sbagliato al momento sbagliato?
–
- Ah, su questo
non ti devi proprio preoccupare, non sei per
niente il mio tipo! – aveva un non so che di birichino,
come avrebbe detto a suo figlio di appena cinque anni,
negli occhi e nella voce.
Lo
guardò per un secondo… Sembrava un cartone
umano, i capelli biondi erano radunati in ciocche tutte
appuntite, non osò immaginare quanti chili
di gel dovesse usare. E i vestiti poi? Erano un guazzabuglio di neri,
grigi,
gialli e rossi con delle scarpe completamente GIALLE!
Ma ciò che attirava più
la sua attenzione era una strana …cosa…
a metà tra un bastone e una spada, che teneva in mano. In
realtà Melinda volle
sperare che il suo primo pensiero vedendo quell’oggetto non
rispecchiasse la
realtà: “ma è una CHIAVE
GIGANTE!”
Si decise
quindi a parlare, rassegnata:
- Chi sei? -.
- - - - -
Mi affaccio per la prima volta nel mondo dei Crossover, con
una fic che oserei definire impossibile. Allora per chi non conoscesse
una
delle due parti vedrò di fare una cosa veloce:
Melinda, presa dalla serie televisiva “Ghost
Whisperer”, è
una donna in grado di vedere i fantasmi, per ora non dovrebbe servirvi
altro,
comunque se volete un riassunto più dettagliato ci
aiuterà la cara e vecchia
wiki: http://it.wikipedia.org/wiki/Ghost_Whisperer_-_Presenze
Sora e compagnia bella, invece, sono tratti dalla serie di
giochi Kindom Hearts (KH); siccome la storia è
troooooooooppo lunga (e anche
complicatina) per essere riassunta ci rifacciamo sempre alla nostra
cara “amica”:
http://it.wikipedia.org/wiki/Kingdom_Hearts
con le seguenti...
…AVVERTENZE
Per quel
che riguarda
KH la mia storia, a parte il momento iniziale del prologo che
è riferito alla
fine del primo gioco, è riferita, come tempi, in uno spazio
“non ben
identificato” durante il secondo gioco IGNORANDO,
però, tutti gli altri, chain
of memories, birth by sleep, ecc (che non ho mai giocato ergo non ne so
una
cippa lippa). In poche parole Sora conosce i Nessuno e
l’organizzazione XIII e
i loro scopi ma ancora non si sono incontrati. Secondo la mia pura fantasia
è passato un anno dall’auto
pugnalazione di Sora al tempo che tratto io (ho sparato a
caso….).
Per quel che riguarda Melinda Gordon… beh mi
rifaccio, come
tempi, alla 5a serie dove troviamo un Jim
“morto e risorto asceso al
cielo e siede…” ... No aspetta… ok Jim
è nel corpo di quell’altro, ma a noi
tanto che ce ne frega?!?, hanno avuto un figlio che è
allegro come uno
spaventapasseri, Aiden, Ned, il figlio di Delia, amica di Melinda,
è un
dongiovanni assetato di donne e Delia è sull’orlo
di una crisi di nervi. Eli,
invece, non lo insulto perché è un grande. Ma non
so se serviranno tutte queste
informazioni XDXD.
Concludo dicendo che so di avere un’altra storia
in ballo,
ma siccome quella sta finendo, dovrò pure vedere se la mia
idea va bene?
Ok passo alle dediche: Questa fic è dedicata a
Tikal e Arthemisian
(cercatele su EFP!!) che mi hanno fatto giocare a KH per la prima volta
e hanno
sopportato tutte le mie richieste di chiarimenti (no non ce la posso
fare…. È troppo
difficile quel videogioco da capire) e che adesso che ho iniziato
questa storia
ne dovranno sopportare ancora di più! (alle quali dico
anche… THE GAME!!)
Via, facciamo che ho finito questo spazio, lunghino in
effetti (ma avevo molte cose da dire), di note dell’autore,
più avanti vi dirò
anche come è nata questa storia.
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE :D
BuonCiao a tutti!
_Arthur_
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Capitolo 2 *** VOGLIO DORMIRE! ***
Capitolo 1
VOGLIO
DORMIRE!
- mi chiamo Sora! – Il ragazzo biondo sorrise.
- bene, Sora, chiudi gli occhi che devo uscire, anzi aspettami
di sotto, se proprio non si può rimandare a
domani…
-Temo di no!- detto questo scomparve.
Melinda, rivestendosi e asciugandosi, pensò che quel Sora
sarebbe riuscito a farla uscire dai gangheri molto presto, se non fosse
riuscita a farlo passare oltre. Si rivestì con
ciò che aveva tenuto per quella
giornata, non aveva voglia di tirare fuori la vestaglia, e scese al
piano di
sotto dove la stava aspettando il suo
“ospite”… o almeno lei credeva. Sora,
infatti, era andato via! Lo chiamò per un paio di minuti poi
si rassegnò. Di
nuovo, e come sempre, i fantasmi facevano quello che volevano.
Scocciata tornò
su a dormire senza neanche togliersi i vestiti…
Aprendo gli occhi, l’attimo o la mattina dopo?, non
riuscì a
vedere niente, era tutto buio. Stava viaggiando, o era ferma?? Era una
sensazione strana, come quando sei su un treno e, chiudendo gli occhi,
non sai
se ti stai muovendo o se sei fermo. La prima cosa che pensò
fu: “non un altro
sogno-visione, ti prego!!”, poi, però, le venne in
mente che non si poteva pensare
nelle visioni, non puoi decidere
nei sogni!
Mosse appena un braccio, stabilendo così effettivamente di
poter decidere per se.
- Buon Giorno… o pomeriggio… o notte!
Vabbè buon tutto! - la
voce di Sora la fece sobbalzare.
- Tu!! Cosa mi stai facendo? VOGLIO DORMIRE!!!-
- Ma sei hai dormito per ben dodici ore consecutive! -
- ma qui fuori è tutto buio! –
- strano, io vedo solo luce! – Stava parlando con un
sorrisino che non piacque per niente alla donna.
- Dove siamo? -
- Dove vuoi essere, tu? –
- smettila di parlare per enigmi!! –
- cosa sono? –
- cosa? –
- gli enigmi! – Melinda scoppiò a ridere: davvero
non sapeva
cos’è un enigma?
- lasciamo perdere che è meglio, dimmi dove siamo –
Durante questo dialogo aveva potuto alzarsi, ma guardando
bene i suoi piedi non appoggiavano su niente. Sentiva un rumore
fortissimo, ma
era come se in realtà fosse solo silenzio. E poi quella
sensazione di
movimento…
Di cose strane le erano capitate con i fantasmi, ma mai così.
- tecnicamente – Sora riprese – non
siamo, ma siccome non voglio passare per un enigma
posso dirti che stiamo viaggiando
tra due dimensioni! -
- su quale autostrada? –
- auto-che?? –
- oh-mio-dio, -
- allora facciamo così – era la prima buona idea
del ragazzo
– non parliamoci ancora per qualche minuto, o secondo, o
ora…boh non lo so,
quando saremo arrivati ti spiegherò tutto –
- Ore, minuti? DIMENSIONI? ARRIVATI? Nono! Tu ora parli con
me! –
Ma il ragazzo non rispose, era concentrato ad osservare un
puntino luminoso in lontananza che diventava sempre più
grande.
- Melinda, tu non puoi passare da sveglia, impazziresti,
quindi scusami, scusami davvero! – così dicendo la
colpì con la mega-chiave.
Rinvenne, con un mal
di testa assurdo, in un letto: per un attimo sperò
di essere nel suo…
ma si sbagliava. Era in una camera, più o meno.
C’erano strani aggeggi, un
forno, tanti fogliettini con formule strane scritte sopra, uno strano
bambolotto bianco con due piccole aluccie da pipistrello e un simpatico
pon pon
attaccato con una molla alla testa, un tavolino di legno, una scala che
scendeva
di sotto, un altro di quei bambolotti simatici...
- Kupò?! - Fece un
salto di mezzo metro: quella cosa
aveva parlato!! Era viva!! Adesso
che
ci faceva caso sbatteva anche le ali e si muoveva su e giù,
giù e su...
- Moguri!! Andate via! La spaventate!- la voce di Sora
giunse dalle sue spalle.
- Sora, dove mi hai portata questa volta?!?- non ne poteva
più di queste simpaticissime sveglie.
- benvenuta nella città di mezzo, Melinda! –
Si sforzò, si sforzò davvero di ricordarsi una
città del suo
mondo che si chiamasse in quel modo,
ma non ci riuscì. Beh, poco male, sai quante
città non conosceva…
Avevano viaggiato troppo poco, credeva, sperava, per essere
andata tanto lontano:
- siamo ancora in America vero? -
- cos’è? –
- cosa? –
- l’ America!-
No, no… così era troppo. Pazienza gli enigmi,
l’autostrada…
ma l’AMERICA? Non si può non conoscere
l’America, non ci si può perdere
l’America. Melinda iniziò a
pensare che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che non capiva, non
sarebbe stata
la prima volta. Rassegnata si voltò verso Sora:
- spiegami… tutto-
-finalmente!- sembrava contento di poter spiegare.
- inizio a dirti dove siamo, però ti chiedo di fare meno
domande possibili, se no non ci capisco niente - Melinda era seriamente
preoccupata che quel ragazzo fosse spastico
-Allora; prima di tutto ti devo dire che non
siete gli unici voi uomini ad essere
intelligenti, o meglio: esistono più dimensioni, ognuna di
esse è costituita da
un suo universo, quindi un suo spazio, e un suo tempo.
A sua volta ogni universo è ricco di mondi
diversi. Per esempio, nella vostra dimensione c’è
un mondo che si chiama terra:
dove sei nata tu.
Nella nostra dimensione, ci sono molti mondi abitati.
Però non ti immaginare pianeti
grandi e grossi come il tuo: nel nostro universo sono molto piccoli,
poiché
ruotano da molto più tempo. Per esempio noi ci troviamo
nella città di mezzo
che, sebbene il nome possa ingannare, altro non è che un
piccolissimo pianeta,
grande quanto una città. Ecco, quindi, poi cercare di andare
lontano ma, gira e
rigira, ti ritroverei in poco tempo. Altri mondi sono un po’
più fortunati: ce
n’è uno che comprende anche una serie di montagne!
Domande?-
- almeno un centinaio -
- rifaccio: domande importanti? –
- si: come faccio a crederti? – la situazione, in effetti,
non stava ne in cielo ne in terra.
- alzati in piedi –
Melinda scese dal letto e, stranamente, si sentì
più
leggera, provò a fare un passo ma si ritrovò
dall’altra parte della
stanza.
- si c’è da migliorare, ma credo che,
più tardi, ci sarà
qualcuno che ti potrà aiutare.- la consolò
Sora
- Intanto prova a ritornare nel letto. –
Riuscì a tornare con un unico balzo. La luna, comunque,
avrebbe atteso ancora per un po’.
- va bene, ammettiamo che io ti creda; cosa vuoi da me?
Spiegami, non ho mai visto un fantasma come te: vedi la luce? Entraci!
Mi sembra
tanto semplice!-
- Di questo ne parleremo dopo, intanto rispondo alla tua
prima domanda; sarà lungo e difficile quindi sforzati di
capire e di crederci. –
- tanto ormai! –
- ammetto che tu, più di altri, ne sei abituata,
quindi…
…Tutto ruota attorno alla morte, un argomento in cui tu,
sebbene
sappia molte cose, non sai ancora tutto. Dimmi, cosa succede alla persona quando muore? –
- la sua anima, la sua identità, si stacca e, normalmente,
va verso la luce. Se ha dei conti in sospeso con il mondo non
può passare oltre
e rimane come un fantasma, che, solitamente vengono da me, purtroppo.-
- Si ci sei andata vicino, ma non hai mai pensato ad altre due cose: il Cuore? E il corpo? Che fine
fanno?-
- beh il cuore rimane dentro
al corpo dentro alla tomba
–
- no…. Mi hai frainteso, o meglio, il corpo si, è
quello
fisico che, secondo le vostre tradizioni, viene seppellito. Ma il Cuore
non è
ciò che tu credi:
Una persona vivente,
e ti spiego tutto ciò solo per quel poco che io
conosco, è diviso in tre parti: Corpo, che è il
centro
operativo, che interagisce con il mondo, Anima, che possiede il
carattere,
l’intelligenza e i ricordi, e il Cuore, che non pompa il
sangue, bensì è il
centro delle sensazioni, dell’istinto e, quindi, dei
sentimenti. Quando una
persona muore queste tre parti si dividono: l’anima, come hai
detto tu, va
quasi sempre nella luce, se no diventa un fantasma.
Per il Cuore e per il corpo ci sono più cose che non sai;
Certamente sarai cosciente che ogni uomo può essere votato
al male, che noi chiamiamo Oscurità, e al bene, che noi
chiamiamo Luce. Ma
nessuno può dirsi SOLO buono o SOLO cattivo, vi sono solo
sette eccezioni a
questa regola, quindi persiste in ogni Cuore sempre un minimo di
oscurità e, si
spera che non sia solo un minimo, di luce. Quando il Cuore si separa
dal resto
inizia una lotta al suo interno: se la luce vince esso va a finire in
Kingdom
Hearts –
- il “regno dei cuori”? -
- si, il regno dei cuori. –
- quindi mi vuoi dire che i Cuori buoni si trovano tutti in
un posto unico?- Tutto ciò scardinava a pieno tutte le sue
precedenti
convinzioni
- Si. Se, al contrario, l’Oscurità ha il
sopravvento, il
cuore si trasforma in un esserino costituito solo di
Oscurità e istinto che noi
chiamiamo Heartless, purtroppo penso che li potrai incontrare presto.-
- ma questi possono morire a loro volta? –
- … perspicace eh?... possono essere sconfitti, si, un modo
c’è –
- e, fammi indovinare, il Cuore finisce in Kingdom Hearts,
vero?-
- esattamente, perché la loro parte di oscurità
è stata
messa a tacere e quindi quella di Luce prevale. Pensi di aver capito
fino
adesso?-
- Si, sono piuttosto brava a capire –
- bene, perché manca ancora il Corpo: qui le cose si fanno
più interessanti; quasi sempre avviene che il corpo rimanga
li dov’è,
seppellito, cremato che sia. Vi sono dei casi, però, in cui
ciò non è vero. Si
tratta di quegli uomini che hanno una volontà molto forte,
che propendono, in
vita, a cercare la Luce talmente tanto da lasciarsi sopraffare
dall’ Oscurità.
I loro corpi, in questo caso, si animano, grazie a quei residui di
volontà che
hanno portato con se. Diventano, così, dei Nobodies, dei
Nessuno. Quelli che in
vita avevano una volontà molto più forte degli
altri, una sorta di “forza
d’animo” maggiore, riescono a diventare
intelligenti quanto gli uomini, anzi, molto
di più. Naturalmente non hanno i ricordi di come sono
vissuti prima, ne il loro
Cuore, quindi niente sentimenti, tantomeno la loro anima; comunque non
farti
ingannare: sebbene abbiano alcuni tratti in comune non sono uguali a
quando
erano vivi e sicuramente possono essere molto più forti e
intelligenti. Ne
conosciamo solo tredici che, insieme, formano l’
Organizzazione XIII. Il loro
scopo è di violare Kingdom Hearts per riprendersi il loro
cuore, sperando,
così, di poter ricomporre il loro corpo originale. Vogliono
raggiungere questo
scopo nel modo più spregevole: aumentando
l’Oscurità dentro ai cuori presenti
in quel luogo di modo che
l’essenza
stessa di Kingdom Hearts sia disfatta. – Sora fece una pausa.
- va bene… ho capito tutto, tranne una cosa: cosa
c’entro
io? Cosa c’entri Tu? Sei un fantasma?-
- si… no… più o meno. Tecnicamente
sono un Riflesso, un
fantasma che non può
passare oltre
perché il suo corpo è ancora vivo. Ti viene in
mente qualcosa?-
-Sei il fantasma di un Nessuno!-
-non precisamente… ma io sono un caso particolare,
in effetti, quindi penso che tu abbia ragione: esclusi
due casi, e io sono uno di quelli, i
Riflessi sono i fantasmi legati al corpo dei Nessuno, in particolare,
dei
membri dell’ Organizzazione XIII. –
- e perché tu, e chi so altro, sareste
un’eccezione?-
- beh… perché, in effetti, Sora e Kairi sarebbero
ancora
vivi!-
Melinda non sapeva più a cosa credere. Erano tutti fatti
nuovi, di cui non aveva mai sentito parlare, e come avrebbe potuto??
Non sapeva cosa fare, ma il suo “istinto” le diceva
di
crederci. - va bene - disse - facciamo
che ti creda per la storia dell'altro mondo, ma tutto questo? Poi,
scusami, mi
dici di essere un Riflesso ma non sei mai morto? come è
possibile?-
Sora sospirò per un
secondo
-non lo so: dopo che
mi sono ucciso il mio Heartless è riuscito, in qualche modo,
a ritornare a
vivere, come se la morte non lo avesse toccato, ma io, quella che in
teoria
doveva essere la sua anima, e il suo Nessuno non siamo mai tornati.-
- Ma, allora, come fa
a vivere senza Anima e Corpo? -
- Non si sa, vive
normalmente, mantiene il suo carattere e i suoi ricordi. Penso che ci
sia stata
una forza così potente da farlo "ritornare". Tutto
ciò vale anche per
Kairi -
La donna notò che
tutte le volte che citava quella Kairi la sua voce aveva un tremito;
doveva
scoprire qualcosa di più su di lei, ma senza chiederglielo,
non avrebbe
ottenuto risposta.
- Ancora non capisco
cosa vuoi che io faccia: non puoi tornare nel tuo corpo, sei morto, ne
puoi
passare oltre, dico bene?
- Si, dici bene. Per
adesso dobbiamo trovarti un modo per muoverti, poi...-
-Poi?-
- ah… niente di che: l’Organizzazione XIII ha da
poco
scoperto l’esistenza dei riflessi; quello che devi fare tu
è, semplicemente,
vietare che ci trovino!-
-vietare che vi trovino?-
-si… una cosuccia da nulla, basti pensare a quello che
potrebbero farci. – il tono leggero con cui parlava piacque molto poco a Melina
- ossia? –
- beh, dato che non possono farci ritornare in loro, penso
che ci vorranno, come dire… distruggere!-
- - - - - - - - - -
Ciao a tutti!
Eccomi ancora qua. Immagino che questo capitolo sia
risultato un po’ noioso; ecco perché ho voluto
scrivere tutti gli aspetti, come
li posso chiamare…., tecnici solo
in
questo, così che la lettura dei prossimi risulti
più scorrevole.
Non so quante castronerie abbia scritto, ma ho tentato prima
di capire poi di riportare
tutte quelle questioni che mi serviranno. Va bene, dai,
per questo giro ho finito; ringrazio tutti quelli che hanno recensito e
anche i
lettori silenziosi!
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!!!! :D
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. no.... non siete malati voi!! sono io che ho messo per sbaglio un capitolo sbagliato come terzo!! scusate!!!!
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Capitolo 3 *** Novità! ***
Capitolo
2
Novità!
Xemnas faticava a crederci, ancora.
Tutti i loro studi, fino a quel momento, tutti i loro piani,
erano incompleti, fini a se stessi. Da soli non avrebbero mai portato a
nulla.
Erano passati due giorni da quando Marluxia gli aveva portato uno
strano
disegno della Prigioniera: rappresentava un uomo, morto, le cui
fattezze non si
riuscivano a captare poiché erano perse nel buio. Accanto a
quello vi era lui,
Xemnas, ripreso nel momento in cui veniva
“strappato” dal morto. Fin qui non vi
era nulla di strano; Naminè, in quanto padrona dei ricordi, disegnava
spesso
momenti della vita precedente dei suoi carcerieri, sebbene non si
riuscisse mai
a capire chi fossero prima. Tuttavia questa volta era diverso: accanto
allo
Xemnas disegnato, infatti, si poteva notare una nuova figura, non molto
dettagliata, di un uomo, o qualcosa di simile, che aveva parzialmente
le sue
sembianze, solo più umane.
Aveva
pensato molto a quel disegno, ancora di più quando, il
giorno dopo, gli vennero
portati altri sei disegni rappresentanti altri membri
dell’Organizzazione.
Tutti uguali; il morto, il suo Nessuno che
“nasceva” e quel…
fantasma. Si, ora che ci pensava
sembravano fantasmi: i tratti poco decisi, le forme confuse e
tremolanti, quasi
trasparenti. Era bastato poco e Xemnas aveva iniziato a capire e a
ricevere le
risposte alle domande che si era posto per tanto tempo: “Dove
sono finiti i
nostri ricordi? Dov’è la nostra vecchia
personalità? Sono cose che ne noi
Nessuno, ne gli Heartless possono avere!”. Namine non
mentiva, mai. Magari era
un po’ criptica ma non
si sbagliava:
i fantasmi esistevano ed era logico che se avessero voluto ricomporre
la loro
persona non sarebbero bastati i cuori… Se solo ne avesse
avuto uno, di cuore,
il suo cuore, si sarebbe fatto
prendere dallo sconforto; ma i sentimenti non erano cosa per
lui…
Convocò subito gli altri: c’erano grosse
novità!
--
Roxas era rimasto sconvolto: un altro pezzo del se stesso
originale stava tranquillamente vagando per i mondi? Già che
era diventato il
XIII dell’Organizzazione da pochi giorni e ancora non si
fidava di nessuno
(nessuno fra i Nessuno),
come era
possibile anche la storia dei fantasmi? Si fermò davanti ad
una vetrata, per
osservare la grande luna a forma di cuore.
Era l’unico fra i Nessuno a conoscere il proprio passato; si
ricordava perfettamente quando Xemnas, il grande capo, il numero uno,
lo aveva
chiamato nel suo “studio” per spiegargli come aveva
vissuto precedentemente: si
ricordava come gli aveva detto di Sora, di come lo avessero sempre
seguito in
quanto possessore del Keyblade, si
ricordava di come gli avesse detto che, per loro, il Prescelto era un
nemico,
che, quindi, avrebbe dovuto scegliere tra la fedeltà
all’Organizzazione e la
fedeltà ad un passato che nemmeno si ricordava.
Ancora non aveva fatto la sua scelta; si era limitato a
rimanere in quel luogo solo per inerzia. Credeva che ci fosse qualcosa
di “stonato”
negli altri Nessuno, facevano cose che lui ancora non capiva, cose
malvagie. Pensò
che, prima o poi, sarebbe fuggito, se non avesse trovato uno
scopo…
… il suo sguardo incrociò in quel momento Axel.
Era l’unico
con cui si trovasse d’accordo. Si, si può dire che
erano “amici
--
Sebbene il letto fosse molto comodo, Melinda iniziò ad
agitarsi.
-Cosa? E io dovrei affrontare un’intera organizzazione DA
SOLA? Per lo più senza poter camminare? Scordatelo!-
Sora non si scompose
- …a parte che ci sono io con te…-
- Ah sai che aiuto! Non vorrei riportarti troppo bruscamente
alla realtà ma ti devo ricordare che SEI UN FANTASMA!-
- … e comunque entro poco tempo ti troverò
qualcuno più vivo
di me che ti possa aiutare!-
- e io mi dovrei fidare, vero? – Poi Melinda
ragionò un
attimo: aveva scelta? No, nessuna. Sapeva perfettamente che
finchè non avesse
risolto il suo problemino Sora non
l’avrebbe
mai lasciata il pace e, soprattutto, non l’avrebbe mai fatta
tornare a casa…
prese un profondo respiro e disse:
- Va bene…. Trovami un modo per muovermi e ti
seguirò. –
Sora si alzò e si avvicinò ad uno di quei
“batuffolini
svolazzanti” che prima aveva chiamato Moguri.
- Loro – le disse – sono in grado di fabbricare
tantissimi utili
oggetti. Prima di partire per venirti a prendere gli ho chiesto di fare
un’elaborazione
adatta allo scopo-
- E come hai comunicato con loro? –
- Sono esserini molto intelligenti ma, soprattutto, vedono
molte più cose compresi, evidentemente, i fantasmi.
– Successivamente indicò
una catenella che un piccolo Moguri aveva appena finito:
- Prendi quella! –
L’orsetto-pipistrello le svolazzò accanto
porgendole l’oggetto.
Era piccola e sottile, fatta di un materiale strano che sembrava appena
baluginare
dei colori dell’arcobaleno. Non vi era nessun pendaglio.
- Questo dovrebbe risolvere i tuoi problemi – le disse Sora
–
Mettilo, su! –
Melinda fece passare la catena attorno al collo e appena
quella toccò la sua pelle il metallo assunse una leggera
colorazione marroncina.
- Vediamo un po’ – la giovane donna era un
po’ scettica. Alzandosi
in piedi, però, si dovette ricredere; sentiva
che la gravità era “tornata”. Dovette,
però, fare qualche passo incerto, una
paio di salti e un accenno di corsa prima di convincersi
definitivamente che i
Moguri avevano effettivamente fatto un buon lavoro.
Sora, a quel punto, le si avvicinò dicendo:
- In realtà quella catena
ha un’altra particolarità-
Ancora? Melinda non riusciva più a stare dietro a tutte le
novità
- Ti ricordi – stava dicendo il ragazzo – quando
parlavamo
degli altri mondi “abitati” in questa dimensione?
–
- Si –
- bene, dovremo viaggiare anche in quelli. Però il problema
è spostarsi: per noi Riflessi è semplice,
possiamo desiderare di essere li e
ci arriveremmo subito; per i Nessuno è
ancora facile poiché sfruttano nei varchi oscuri…
- varchi che? –
- varchi oscuri…. Sono un passaggio che permette, passando
nel mondo dell’oscurità, di collegarsi da un luogo
agli altri. Comunque… i
vivi, invece, usano delle… voi le chiamereste astronavi.
–
- si ma noi non ne possediamo nessuna –
- ecco perché i Moguri hanno fatto un egregio lavoro: quella
catenina non solo ti permette di adeguarti a qualsiasi attrazione
gravitazionale ma anche di spostarti da un mondo all’altro
viaggiando
attraverso lo spazio in pochi attimi, ad una velocità molto,
moooolto alta. –
- e come funziona? – Melinda cominciava ad essere curiosa:
fino a quel punto tutto ciò che Sora le aveva detto a
proposito di quell’oggetto
si era rivelato vero.
- ogni mondo è caratterizzato da un colore: per esempio
questo corrisponde al marrone. Quando vorrai cambiare mondo ti
basterà togliere
la catenina e aspettare che essa assuma
il colore del mondo in cui vorrai andare. Comunque dopo vedrai come.
C’è solo
un accorgimento: lo devi usare solo, no aspetta… Ti deve
rimanere ben
impresso: SOLO all’esterno, solo se sulla tua testa
c’è il cielo; non vorrai
mica sbattere contro un soffitto e doverlo trapassare, vero? –
La donna ebbe un moto di repulsione a quell’idea.
- E se dovessi perderla? –
- non puoi perderla. Ti ritornerebbe dopo qualche secondo.
L’unico
rischio è che si rompa, o che qualcuno
te la distrugga. Avrai, allora una sola e unica possibilità.
Prendi questo
sacchetto – le diede una piccola sacchettina di pelle
– contiene una formula
scritta dai Moguri e i materiali necessari alla creazione di
un’altra catenina
uguale. In ogni mondo, da qualche parte, c’è un
Moguri: dovrai cercarlo e consegnargli
la sacchetta. Speriamo di non doverlo fare. Capito tutto? -
Non che la cosa non la inquietasse un po’.
- e ora dove andiamo? – non era voglia di partire a
muoverla…
era ansia di concludere quella storia. Voglia di tornare a casa.
- Per adesso usciamo all’aria aperta, poi ti dirò.
–
Scesero una piccola rampa di scale e si trovarono in quello
che doveva assomigliare ad un bar. Non c’era nessuno.
Uscirono anche da li e si
ritrovarono in una piccola piazza, deserta: li si che si vedeva il cielo.
- Se ci dovessimo perdere ci ritroveremo qui, nella stanza
che abbiamo appena lasciato, chiaro? –
Melinda guardò bene la casa e se la impresse nella mente.
- ok! –
- no ti ho chiesto se è tutto chiaro… -
- eh e io ti ho risposto…-
- “Orfei”? è una risposta? –
- ok!! O.C.C.H.E.I!! Vuol dire “va bene”!-
- ok, ok!!- Melinda fece passare lentamente la sua mano
sulla faccia, in maniera quasi plateale.
- dimmi_cosa_dobbiamo_fare –
- Togliti la catenina e guarda –
Fece passare ancora la catena fuori dal collo e sentì di
nuovo la gravità svanire
- e se per caso si dovesse rompere io dovrei cercare i Moguri
in questo stato?-
- te l’ho già detto, speriamo che non succeda
– Davvero,
davvero Melinda lo sperò. Guarò a quel punto la
catenina; aveva ripreso a
cambiare colore, circa un colore ogni cinque secondi.
- ora – le disse il Riflesso – appena vedrai il
giallo
mettiti velocemente la catena –
Passarono alcuni secondi: verde, azzurro, rosa, giallo,
GIALLO!
Melinda, velocemente, si fece passare la catenina attorno al
collo. Qualche secondo più tardi avrebbe voluto non averlo
fatto.
- - - - -
Ta tadaaaaaaaaaan
Rieccomi! Innanzitutto scusatemi perché avevo sbagliato
storia… il capitolo che avevo messo al posto di questo era
destinato a tutt’altro
argomento!! Solo io posso fare una roba del genere -.-
Va bien…. Ora però il capitolo è
quello giusto e, come
sempre, spero che vi sia piaciuto. Un grazie particolare è
dovuto al mio prof
di Arte che tenendo la sua lezione, come al solito, guardando solo il
libro e
fregandosene altamente degli studenti, mi ha dato la
possibilità di scrivere il
tutto…
Ok devo solo dire una cosa: non è un reato recensire,
anzi!!! Non andrete in galera solo per questo! XDXD
Naturalmente scherzo… era per dirvi che mi farebbe molto
piacere sapere cosa ne pensate!
Un saluto, alla prossima!
BuonCiao!
_Arthur_
|
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Capitolo 4 *** Incontri ***
Capitolo 3
Incontri
Il sole al tramonto, la cui luce traspirava tra i tetti e i
comignoli delle case, era sempre bello. Era capace di far scurire le
facciate
di tutte le abitazioni, di modo che l’unica nota di colore
potesse essere solo
il suo arancione. Non era, però, per quel tramonto che Roxas
si era seduto sul
campanile della stazione di Crepuscopoli. O meglio, guardava il
tramonto ma non
poteva essere coinvolto dalla sua bellezza. Era li solo per pensare,
niente di
più. Da quando aveva scoperto la vera
città, dove lui non esisteva, ne poteva essere visto, veniva
spesso a pensare
in quel luogo. Stranamente, strano per un Nessuno che non poteva capire
certe
cose, riusciva a schiarirsi meglio le idee seduto li. In quel momento
stava
ragionando, come da alcuni tempi, sulla scelta che doveva ancora
compiere. Era
un po’ che pensava di cercare, in segreto, il vero Sora, per
metterlo alla
prova e vedere se valeva la pena di essere suo alleato; in fondo erano
sullo
stesso livello, entrambi avevano la stessa arma.
Appoggiò
la schiena al muro, continuando a guardare il
cielo; vide una stella, prematura, cadere velocemente per poi
scomparire dietro
ad un tetto. Chiuse gli occhi per qualche secondo e riprese a pensare.
Aveva sempre
pensato che potesse essere possibile sparare un razzo,
tutt’al più entrare in un
razzo… certamente non diventare un razzo.
Nel momento
stesso in cui la catenina gialla aveva toccato
la sua pelle, Melinda era stata sparata
dalla Città di Mezzo, verso l’universo e, in meno
di dieci secondi, si era
ritrovata su un altro pianeta. Aveva pensato, se in quei secondi di
“volo” si
potesse pensare, che si sarebbe
schiantata, invece, a poco meno di dieci metri dal suolo aveva fatto
una brusca
frenata, per poi cadere lentamente…
La prima cosa
che fece, una volta in piedi, fu cercare un contenitore. Trovato un piccolo
bidone
vomitò quel poco che aveva nello stomaco. Avrebbe dovuto
fare di nuovo quella
cosa?
- Susu, col
tempo ti ci abituerai!- La voce di Sora arrivò
dalle sue spalle… La donna avrebbe voluto saltargli addosso,
strangolarlo o
chissà cos’altro, ma sapeva benissimo che non
potava fargli nulla
- TU!
perchè DIAVOLO NON MI HAI
AVVISATA?!?-
-
L’avresti messa, se te lo avessi detto? –
No, non lo
avrebbe fatto… ma ciò non giustificava…
-
Massì, su con la vita, almeno tu che puoi!-
Su…
su con la vita? Lei era agonizzante a terra, davanti ad
un bidone e lui aveva il coraggio di dirle “Su con la
vita”? Richiamò a se
tutta la pazienza necessaria a non urlargli contro.
Stava un
po’ meglio, però, riusciva a respirare molto bene
e
i conati del vomito si erano calmati. Riuscì a tirarsi su,
con le gambe appena
tremanti, per guardarsi attorno: si trovava in una specie di terrazzino
rialzato, sotto il quale passavano dei binari di un treno, dietro di
lei una
stradina sterrata conduceva alla città che si poteva vedere
da quello che
doveva essere un luogo panoramico.
- Dove siamo?
– chiese Melinda, curiosa.
- Ci troviamo
a Crepuscopoli! –
La donna
pensò che il nome fosse adeguato: il tramonto che
poteva vedere da li, infatti, era molto suggestivo. Si fermò
sulla balaustra
qualche secondo per osservarlo.
- Vieni,
Melinda! – Sora parlo dopo un minuto –
c’è qualcuno
che devi incontrare, prima che se ne vada -
Sempre a
rovinare i momenti belli… I due si rimisero in
cammino in quella che, per la donna era una città
completamente nuova. La
“passeggiatina” serale permise a Melinda di
guardarsi un po’ attorno: sembrava
un qualunque paese marittimo del suo mondo, con tanto di gabbiani
svolazzanti.
Le poche persone che aveva potuto notare erano assolutamente comuni,
intenti a
fare cose comuni…
-
un’altra particolarità – aveva ripreso
Sora – di quella
fantastica catenina è che ti permette di avere un dialogo
con tutti gli
abitanti del pianeta in cui ti trovi, lo sai? –
- hai pensato
proprio a tutto, eh? Peccato che ancora non
sappia con CHI devo parlare, ne COSA devo dirgli…-
Erano giunti
in quel momento davanti ad una scala che li
avrebbe condotti ad una piccola piazzetta
- Fermiamoci
qui – disse il Riflesso – un attimo. Ti devo
spiegare qualcosa –
- giusto
qualcosa…-
- La
persona… si dai, per ora possiamo considerarla una persona, che stiamo per
incontrare non
può essere vista da tutti, anzi, da nessun umano tranne te
–
- Un altro
fantasma?!? Non dovevamo trovare qualcuno di vivo che mi aiutasse?-
- Avevo detto più vivo
di me,
e comunque no, nessun fantasma –
- Ma allora
perché posso vederlo solo… - Ancora una volta
era arrivata alla soluzione da sola, e ancora una volta non le piaceva
per
niente:
-
No… oh no, no e ancora no!
-Ma…-
- Un Nessuno?
Ma non siamo nemici dei membri dell’Organizzazione?
–
- Si ma lui
è diverso! –
- Non ha un
cuore! Come può capire cos’è la
bontà? –
- Posso
garantire io per lui –
- ah..
– Non se lo aspettava. Da quando Sora gli aveva detto
che esisteva, da qualche parte, il suo Nobodies, in un certo senso
aveva saputo
che lo avrebbero incontrato. Pensava, però, che sarebbe
stato solo alla fine,
fra le file nemiche, magari, in una battaglia che sarebbe stata
molto…. Particolare.
- Si chiama
Roxas – la voce di Sora era leggermente scossa
dall’emozione – E, per adesso, è meglio
che non sappia che io sono con te –
- Non
può vederti? –
-
Perché ti avrei cercata, allora? –
Melinda
raramente aveva odiato il suo dono come in quel
momento….
- Cosa devo
dirgli? –
- Innanzi
tutto mostrati spavalda, poi digli che conosci la
sua storia, ma non come. Stuzzicalo e mettigli una, come dite voi,
“pulce nell’orecchio”
sul fatto che non si trova bene dove sta, con gli altri membri
dell’Organizzazione.
Digli che c’è un altro modo per trovare
ciò che cerca e che se ti seguirà sarà
più probabile l’incontro con il Prescelto
–
- Prescelto?
–
- Si,
è ciò che in realtà vuole: incontrare
il me ancora vivente
–
- E noi lo
incontreremo? –
- Forse, alla
fine; sicuramente, però, c’è
più probabilità
di incontrarlo fuori da un castello…-
- Mi
chiederà cosa dovremo fare… -
- Comunque sia
io sarà di fianco a te, se non saprai
qualcosa te lo dirò. L’importante è che
tu gli dica di vedervi dopo un’ ora
nella piazza di Radiant Garden –
- Dove?!?
–
- Radiant
Garden! Capirà. –
- Si, ma non
io!! – Si sentiva un po’ esclusa
-
Eh…. Ma tu avrai tutto il tempo per capire! – Sora
le
aveva strizzato l’occhio.
- Ma tu
guarda… -
Rassegnata,
Melinda, riprese a camminare; salì le scale e si
trovò in una piccola piazza, su cui si affacciava la
stazione, con il suo
piccolo campanile con tanto di Nessuno arrampicato sopra
Dal momento
stesso in cui aveva visto quella donna salire le
scale, Roxas l’aveva seguita con gli occhi lungo il suo
percorso nella piazza:
lo stava guardando!
No…
certamente no, stava guardando l’orologio dietro le sue
spalle…
- Non
è un po’ freschino, lassù? –
Il Nessuno era
strabiliato: quella donna non solo lo vedeva, ma gli aveva anche
parlato! Finse
di non sentire, magari si sbagliava…
- Si, Roxas,
dico a te! Non li facevo così stupidi i Nessuno
–
Non vi erano
più dubbi; un’umana, al centro della piazza,
stava guardando verso di lui, lo vedeva gli stava parlando e,
soprattutto,
conosceva il suo nome e la sua identità. La situazione era
più che drammatica,
ma curiosa…
- Cosa vuoi?!
– urlò lui di rimando.
- Scendi!
–
Sinceramente
Melinda pensava che Roxas sarebbe scomparso, o
non l’avrebbe ascoltata; ma così non avvenne: lo
vide spiccare un salto e
atterrare, dopo una caduta di dieci metri, come una piuma davanti a lei.
- Molto
plateale, lo riconosco… -
- Cosa vuoi?
– Nella sua voce c’era più
curiosità che
costrizione.
- Sediamoci su
quella panchina –
In quei pochi
momenti in cui aveva avuto di fronte il
ragazzo che non esiste lei aveva avuto
l’opportunità di osservarlo meglio: una
lunga mantella, nera, lo copriva interamente, fino agli scarponi,
sempre neri,
opachi. L’unico ornamento era una catenella. Il suo viso
ricordava le sembianze
di Sora, aveva gli stessi identici occhi, ma i capelli, invece di un
castano
chiaro, erano biondissimi, praticamente gialli.
Seduti
entrambi sulla panchina, Roxas chiese:
- se sei
un’umana, come puoi vedermi? –
- è quello che
sono: posso vedere molto più degli altri uomini…
non chiedermi il perché: non
posso risponderti. Ora, io conosco la tua storia, la tua posizione.
Sono qui
per proporti un’alternativa –
- alternativa
a cosa? – la conversazione aveva attirato
molto l’attenzione del Nessuno
- Digli
– intervenne Sora da dietro – che la sua
condizione,
a metà fra il bene e il male, non può durare a
lungo –
- Alla tua
condizione, alla tua ricerca – riprese Melinda –
Al male che i membri dell’Organizzazione compiono. So che non
lo approvi
completamente. Ho bisogno di un aiuto, se vuoi avere un’altra
possibilità, io
sono qui –
- Cosa
dovremmo fare? –
La domanda
tanto temuta… Sora, da dietro, le stava, però,
suggerendo la risposta:
- Digli che
sarà un passo più vicino ad incontrare il
Prescelto,
perché starete dalla sua parte, ma che lui non lo sa, digli
anche che
lavorerete per il bene e per salvare delle anime… speriamo
che non chieda altro.
Il suo aiuto consisterà nel proteggerti dagli Heartless-
Melinda, che
per non far vedere che ascoltava le parole di qualcun
altro, si era girata a guardare il mare, riprese a parlare, rivolta al
Nessuno:
- Staremo
dalla parte di Sora, probabilmente lo incontreremo,
più avanti - Negli occhi del Nessuno si era accesa una luce
– dovremo salvare
delle anime. Il resto te lo posso dire solo se accetterai -
osò Melinda
- Cosa fai? Mi aiuterai? –
Roxas
pensò, per qualche attimo, per poi rispondere:
- Dove?
–
La donna
sorrise:
- Tra
un’ora, a Radiant Garden, nella piazza – Ovunque
fosse
quel luogo.
Bastò
un secondo che il ragazzo che non esiste sparisse,
perso in un vortice oscuro. Melinda si rivolse al fantasma:
-
Verrà? –
- Credo
proprio di si –
- - - - - -
Scusate il madornale ritardo! Ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere
durante le vacanze e poi a scuola è iniziato un periodaccio.
Però ora sono qui, con un capitolo che non esito a definire difficile. L'incontro
tra Melinda e Roxas era veramente difficile da rendere al meglio, c'era
sempre un problema... e la presenza di Sora (fantasma) era un
po' ingombrante.
Spero, comunque, che vi sia piaciuto. Vorrei sapere, per questo vi
invito caldamente a recensire (XDXD), di farmi
sapere se lo svolgimento si riesce a capiree,
perchè ho notato che le mie storie sono sempre un po' incasinate.
Vabbuò ho finito, dai. un salutone a tutti!!
BuonCiao!!
_Arthur_
|
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Capitolo 5 *** Prove ***
Capitolo
4
Prove
Partire?
Si
Fidarsi?
Forse
Parlarne?
No
Erano,
queste, le tre domande che rimbombavano nella testa
del Nessuno. Era tornato al Castello Che Non Esiste solo per
controllare gli
altri membri… Girò per un po’ di tempo
nel grande salone, per poi salire
qualche rampa di scale e frugare nella biblioteca, e in alcune altre
stanze.
Fece qualche domanda agli altri e ricevette le risposte che voleva.
Nessuno di
loro si sarebbe accorto della sua assenza, concluse, non prima che lui
potesse
far perdere le proprie tracce. Sapeva dov’erano tutti: cinque
erano in
missione, altri quattro stavano per partire mentre Zexion stava facendo
i suoi
soliti studi e Demyx… beh, Demyx non sarebbe stato un
problema neanche se fosse
stato, come dire, “vigile”. Tutti sotto controllo,
tranne…
- Roxy!!-
…
Axel.
- Axel!
– si sforzò di mantenere un tono neutrale
– Dove te
ne vai? – Sempre meglio saperlo.
- Sono nel bel
mezzo di una missione – La notizia sollevò
l’animo di Roxas
- E allora
– gli chiese - cosa ci fai qui? –
- Mi sono
dimenticati i miei Chackran –
Il biondino a
malapena represse una risata; quel ragazzo dai
capelli rossi era l’unico che gli sarebbe mancato, e
potenzialmente l’unico che
poteva venirlo a cercare, essendo il solo a cui importasse qualcosa
della sua
non-esistenza.
All’improvviso
gli venne in mente un’idea
- Axel, senti;
devo andarmene da qui per un po’ di tempo, da
solo. So di non esserne autorizzato… ma… avrei
bisogno che tu mi coprissi, per
più tempo possibile, dagli altri. –
Aveva chiesto
troppo?
Il rosso si
era fermato per qualche istante a ragionare, in
silenzio. Non chiese cosa dovesse fare, eppure Roxas era certo che
sapesse che
era un qualcosa che andava contro all’organizzazione. Disse
solo
- Non farmene
pentire –
- Non posso
promettertelo –
Axel se ne
andò camminando, serio più del solito.
“Tanto;
se funziona, bene, se no… non ci perdo nulla” E
anche il Tredicesimo scomparve.
- Immagino,
quindi, di dover ripetere l’esperienza della
catenella, vero? – La prospettiva non era molto allettante,
per Melinda. Roxas
se n’era appena andato e adesso lei e il Riflesso stavano
passeggiando verso
uno dei tanti luoghi ancora sconosciuti.
- Si; temo
proprio che si così – Il divertimento sul suo
viso mostrava tutt’altro avviso.
- Subito?
–
- No, prima
dobbiamo visitare un altro luogo; vieni con me!
–
Detto questo
la accompagnò, attraverso un tunnel
sotterraneo, in un’altra zona della città, una
piazza, questa volta più grande,
circondata da alcune case; era attraversata da alcuni binari di un
autobus. Si
sentiva un burattino, Melinda, a girare di qua e di la, senza sapere
bene dove
stava andando; sperò di capire ben presto. Da li passando in
una crepa nel muro si
ritrovarono,
incredibilmente per la donna, in una grotta al cui interno si trovava
un
piccolo boschetto
- a
cosa… Un bosco nel bel mezzo di una città?
–
- Strano,
vero? Guarda adesso! –
Dopo cinque
minuti di passeggiata, il bosco finì
improvvisamente, lasciando spazio ad un piccolo parco, e una villetta
poco
lontano.
- Chi abita
qui?-
- Chi abitava,
qui… e comunque è disabitata; è caduta
in disuso molto tempo fa, per poi
diventare un luogo di ritrovo e di “stallo” per
l’Organizzazione XIII. –
La notizia
rimbombò un attimo nella testa di Melinda, per
poi lasciarla di sasso
- Comunque
– continuò Sora, dopo aver visto la sua faccia
–
Al momento non c’è proprio nessuno, nel
vero senso del termine; ne vivo ne morto –
- E noi cosa
dobbiamo farci? –
- Eliminare
delle prove –
Prove?
La donna non
sapeva di cosa stesse parlando, ma si limitò a
seguire il Riflesso lungo i corridoi, attraverso quelli che, un tempo,
dovevano
essere stati dei lussuosi ambienti. Melinda non aveva mai visto nessun
luogo in
cui regnava la decadenza come in quello, già
all’entrata il grande lampadario
era a terra, sfasciato; pezzi di vetro, o cristallo, intonaco e arazzi
erano
sparsi qua e la. In una stanza che avevano attraversato, un tavolo era
completamente spezzato a metà,
come
se qualcuno lo avesse spaccato con un’ascia.
- Cosa
è successo in questa villa? –
- Ah, niente
di speciale. È solo molto, molto tempo che non
vi abita nessuno. Ecco, siamo arrivati-
…
ad una porta chiusa.
- Arrivati
dove non possiamo entrare? –
Per rispondere
allo scetticismo di Melinda, Sora fece
comparire, la donna non seppe come, la sua chiave-spada
- Ah, ecco,
una cosa che volevo chiederti: cos’è? –
- Un Keyblade:
la sua storia è molto lunga, e, in questo
momento, non ci interessa. Sappi solo che, se fossi vivo, e quindi
potessi
usarla su esseri “viventi”, non avremmo bisogno
anche di Roxas, beh, adesso che
ci penso, se fossi vivo non avrei neanche avuto bisogno di te, no?
–
- immagino che
sia così -
Il Riflesso
alzò l’arma e la puntò contro la porta.
Incredibilmente
la donna, un attimo dopo, potè sentire la serratura
sbloccarsi.
- Prego, prima
le signore! –
Si
affacciarono nell’altra stanza che, questa volta, era
molto ordinata e pulita: i modili erano tutti intatti ma coperti da un
sottilissimo strato di polvere, come se chi avesse abitato in quella
stanza la
avesse lasciata da poco tempo. Ciò che, però,
colpiva di più agli occhi era… il
bianco. Ovunque giravano la testa trovavano del candido, come la neve;
muri,
mobili, pavimento, tende, persino il vaso di fiori sul tavolo e i fiori
stessi.
L’unica nota di colore proveniva dalla grande finestra che
dava sull’esterno e
da alcuni… molti… disegni attaccati
sul muro, o sparsi sul tavolo. Melinda si avvicinò ad uno di
quelli e poté
vedere un ritratto di Sora visto da lontano, con altre due persone,
intenti ad
attraversare quella che doveva essere una stradina di campagna. Melinda
si
perse, per qualche minuto, fra quegli strani disegni, fino a
quando…
-
Oh… ma questa.. –
- Si, sei
proprio tu! –
Li, in un
disegno a cera attaccato al muro di un improbabile
villetta, al centro di una città sconosciuta, di un mondo
completamente nuovo,
nel bel mezzo di un universo parallelo, c’era lei, ripresa
nel momento in cui,
nella sua vasca da bagno, incontrava il Riflesso di Sora. E non era il
solo,
anzi, era il primo di una lunga serie: quando era nella casa della
città di
Mezzo, la consegna della catenina, quando era atterrata a Crepuscopoli,
durante
la conversazione con roxas, e altri ancora…
- Ma io, qui,
non ci sono mai stata! – Alcuni disegni che
seguivano, infatti la ritraevano in dei luoghi che ancora non aveva mai
visto.
- Non importa,
ci andremo, prima o poi, Naminè non sbaglia
mai! Ora, su, stacca e raccogli tutti i disegni in cui ci sei tu e
sbrighiamoci
ad uscire –
Per un minuto,
circa, cercarono insieme tutti i disegni
“incriminati”.
Finita questa
operazione, Melinda chiese:
- ma chi
ha…-
E purtroppo
non riuscì a finire la frase;
dal pavimento,
dai muri, dal soffitto, tutto intorno a loro
avevano preso a spuntare dal nulla degli strani esserini: neri, come la
pece,
brutti, come la morte, e, sembravano, feroci, come un piccolo leone.
Sora si
lasciò sfuggire un ‘imprecazione, per poi
riprendersi dicendo:
- Heartless!
–
- Cosa?
– non era la domanda più opportuna,
pensò subito
dopo Melinda, avrebbe dovuto chiedere “cosa dobbiamo
fare?”
Ma Sora
sembrò aver capito lo stesso e così, prese una
sedia
- Non ti
sembra un po’ troppo piccola e un po’ troppo bassa
per difenderci entrambi da questi cosi?...-
….
SBAM…
Neanche il
tempo di finire la frase che Sora aveva lanciato
la sedia contro la finestra che, in quel momento, era al loro fianco.
Subito
l’aria entrò potentemente nella stanza, facendo
oscillare un poco la donna.
Allora Melinda si sentì dire:
- togliti
quella catenina e aspetta il rosa, capito?!? Il
ROSA! –
Non sapeva
cosa fare; i mostricciattoli erano ad un passo da
loro e ne arrivavano sempre di più, aveva preso a scalciare
e dimenarsi per
poterli mandare via, e in più, Melinda, mentre eseguiva gli
ordini del Riflesso
potè anche vedere l’ombra di un uomo,
incappucciato, che la … guardava?
Aspettò
il colore giusto: giallo, verde, blu, rosso, ROSA
Proprio nel
momento in cui stava facendo scivolare
nuovamente l’oggetto attorno al suo collo, si chiese
“perché mi devo mettere la
catenina se sono al chiuso?”
La risposta a
questo enigma giunse insieme alla spinta che
Sora le diede un attimo dopo, e grazie ad essa, si trovò di
fuori dalla
villetta.
Fortunatamente il
metallo rosa toccò la sua pelle prima che il suo corpo
toccasse terra.
- - - - -
si, lo so
sono in terribile ritardo. chiedo PERDONOoOoOoOoOoOoOo. Non ho potuto
fare di meglio!
questo periodo è stato pienissimo di cose da fare tra la
fine della scuola, una settimana in Croazia, e la partenza di un mio
amico. è già un miracolo se sono riuscito a
postare adesso!
Per di più è solo un altro capitolo di transito
...
avete tutte le autorizzazioni per volermi un po' male, solo un po',
però!
ok dai, la chiudo qui. fatemi sapere se vi è piaciuto!! ergo
RECENSITE!!
anzi no, mi sono dimenticato di una cosa importante!!
devo ringraziare Tikal che mi ha pubblicizzato sulla sua storia!! per
ringraziarla faccio lo stesso! si tratta di un bel racconto, sempre in
tema KH, in cui, però, vi è il punto di vista, un
po' insolito, di Malefica. l'unica cosa è che è
una storia già avviata da un bel po'... ma ne vale davvero
la pena! :D
So... andate >>>> QUI!
ora ho finito davvero!
BuonCiao a tutti!!
_Arthur_
P.S. ho leggermente cambiato il titolo della storia... trovo che "Riflessi" sia più bello!
|
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Capitolo 6 *** Arrivi ***
Capitolo
5
Arrivi
Il mantello
purpureo strisciava sul pavimento, proprio
dietro ai suoi piedi, sul pavimento di quello che una volta era
l’imponente
castello di Malefica.
Lei non
avrebbe commesso i gli stessi errori della strega, si
disse, non si sarebbe messa contro il Prescelto, ma lo avrebbe
sfruttato, lo
stava già sfruttando.
E ora che era
arrivato anche il tassello mancante il suo piano
procedeva a gonfie vele.
"nessuno mi
fermerà, questa volta"
Di nuovo per
terra, di
nuovo
in un altro mondo ma,
questa volta, il senso di vomito era meno forte.
Melinda si era
ritrovata in un vicolo di quello che doveva essere sicuramente
un mondo nuovo.
- non dire
niente – Anticipò il commento sarcastico del
Riflesso.
- Non ho
parlato! –
- stavi per
farlo –
-
Cos’erano quei mostri, nella villa? –
- Te
ne ho già
parlato, ricordi? Ti avevo detto che molto presto li avremmo
visti… Erano
Heartless, carini, vero? –
- Taci -
Sora rise e la
guardò rialzarsi da terra. Quando fu
debolmente in piedi sulle sue gambe, la donna, poté
osservare attorno a se.
Notò subito il piccolo moguri che svolazzava, come immerso
in una luce
azzurrina, poco lontano da li.
- che ci fa,
qui? –
- come ti ho
già detto ce n’è sempre uno in ogni
mondo!
Principalmente vendono piccoli oggettini come la tua collana, che
creano loro
stessi!-
Ancora per
qualche secondo guardò il piccolo
pipistrello-orsacchiotto, per poi uscire dal viale e trovarsi in una
piazzetta.
Se non fosse stata maledettamente certa di trovarsi in un altro mondo,
avrebbe
potuto accantonare quel senso di abbandono, misto a rabbia e a una non
indifferente dose di paura, che la pervadeva, poiché il
luogo sembrava non aver
niente di particolare. Alcuni negozietti di cianfrusaglie si
affacciavano nel
piccolo spazio, circondato da alcune case, e di li a pochi passi un
papero ben
vestito, con tuba e bastone, stava assaggiando un batecco di
gelato…
“un
papero ben vestito che assaggia un batecco di
gelato?!?!”
Melinda
fissò la figura per alcuni secondi, sbatté le
palpebre, certa di avere avuto una brutta allucinazione e, solo dopo
aver
costatato che la sua vista rispondeva perfettamente al cervello,
poté
concedersi il lusso di rassegnarsi all’idea.
“beh,
perché non ci dovrebbe essere un papero con tuba e
bastone? Tanto ormai…”
La sua mente
accantonò il problema in un profondo recesso e
li rimase, decisa a non lasciarsi sconvolgere.
A quel punto
la donna allargò l’orizzonte di vista e
un’altra prova del fatto che non poteva
essere nel suo mondo le giunse agli occhi: in mezzo a quello che doveva
essere
un deserto, o il mare, o qualche assurda diavoleria, una grandissima
cascata
scendeva a picco dai basamenti di un castello che, visto in quel modo,
sembrava
galleggiare nell’aria. Sembrava che qualcosa avesse devastato
le mura di quel
luogo, una forza invisibile ma molto potente, almeno era quello che
sentiva
Melinda, tutt’ora lo sovrastava.
Istintivamente
il suo corpo venne percosso dai brividi.
- Cosa
è successo laggiù? – chiese
-
Uh… una lunga storia, magari quando ho tempo te la racconto
–
- Per quale
motivo tutti questi segreti?? –
- Con chi stai
parlando? – La voce di Roxas la sorprese alla
sua destra: non lo aveva sentito arrivare.
Melinda non
sapeva cosa rispondergli… ma Sora le giunse in
aiuto:
- Digli la
verità!-
“La
verità? E sia”
- Ciao, Roxas
–
- Ciao. con
chi stavi parlando? –
- Vedo che non
demordi, eh. –
-
Già –
- Con Sora,
stavo parlando con Sora –
La notizia
travolse Roxas, in una maniera che non sfuggì
alla donna
- O meglio
– Continuò Melinda – Con il suo riflesso
–
- Il
suo… Riflesso? –
- Si, cosa ne
sai, in proposito?-
- Niente; a
meno che… non si tratti del suo fantasma. Come
diceva Xemnas –
Alla parola
“fantasma”, Melinda capì che anche Roxas
conosceva la storia dei Riflessi
- Si, proprio
così. Il fantasma di Sora, un concentrato di
ricordi, emozioni e modi di essere. Purtroppo, però,
“Fantasma” non è il
termine adatto, visto che l’ ”originale”
è ancora vivo, e che bene o malo lo
sei anche tu – lo sguardo che gli mandò
significava solo una cosa: “so chi
sei”.
-
Perciò lui e le altre Anime dei membri
dell’organizzazione
si chiamano Riflessi: riflessi di una vita passata, riflessi di corpi
che non
sono raggiungibili, e cuori sparsi chissà dove –
Roxas
capì subito che Xemnas ci aveva visto giusto anche
quella volta: La descrizione che la donna aveva appena dato era
esattamente
quella del capo dei tredici. I Riflessi erano la parte mancante,
ciò che ancora
mancava nelle loro non-esistenze.
- E quindi
– disse il Nessuno – mi vuoi dire che, in questo
momento, il Riflesso di Sora, il mio
riflesso è qui? E perché tu lo vedi? –
- Per lo
stesso motivo per cui vedo te! –
- E
perché non me lo hai detto, prima, a Crepuscopoli?
–
- è
stato lui a vietarmi di farlo; se vuoi posso farmi dire
il perché –
- Fallo, e,
già che ci sei, chiedigli una cosa che solo lui
può sapere –
- Non mi
credi, eh? – Non poteva biasimarlo, in fondo.
Si
girò verso Sora, e lui rispose alle richieste:
- Una cosa che
posso sapere solo io? Digli che proprio lì –
ed indicò il castello – è stato il
posto in cui Sora si è ucciso, dopo aver
combattuto con il suo amico di infanzia, Riku. E digli anche che,
probabilmente, è stato il primo luogo che ha visto nella sua
nuova “non
esistenza”-
Melinda
riferì il tutto al Nessuno.
- E
– continuò seguendo ciò che le diceva
il fantasma – ti
chiede se, avendoti detto che lui era con me, saresti venuto o avresti
istantaneamente deciso di dire tutto a Xemnas
Chiunque lui
sia-
“ e
così “ Roxas pensò “ero
già abbastanza furbo, anche da
vivo” Anche un Nessuno riusciva a sentire la stranezza di
quella situazione.
Nessuno, nella storia dell’Organizzazione, aveva mai potuto
venire in contatto
con il suo io originale, anche se un quella, “mezza
forma”.
- Ve lo
concedo, Xemnas, che tanto per la cronaca è il capo
dell’Organizzazione, ci aveva comandato che, nel caso
avessimo avuto anche solo
il minimo presentimento che un Riflesso, come li chiami tu, fosse stato
vicino
a noi, avremmo dovuto istantaneamente chiamarlo –
- e
perchè, ora, non lo fai? –
Ma la risposta
le giunse dal Riflesso:
- non lo sa.
Non è come gli altri Nessuno che non provano
emozioni ne sensazioni, in lui rimane ancora qualcosa; forse
perché Sora, dopotutto, è ancora vivo. Roxas
prova
alcune sensazioni ma non le capisce. –
Da tutte le
descrizioni che Sora le aveva fatto dei membri
dell’organizzazione, Melinda aveva pensato a Roxas molto
diversamente a come lo
trovava. Forse era quella coscienza
che gli leggeva negli occhi, o quella strana sensazione di
“mancanza” che gli
vedeva in viso. Non era quell’essere senza sentimenti che si
aspettava, e ora
capiva il perché.
- Quindi? Cosa
dobbiamo fare? – il non-ragazzo biondo
platino si stava guardando attorno, in attesa di sapere quale fosse la
“missione”.
- Secondo il
nostro Sora in questo mondo si è nascosto uno
dei Riflessi, dobbiamo trovarlo e portarlo con noi –
- e dopo?
–
- e dopo
troveremo gli altri… e ognuno di loro ci seguirà.
E
Poi non so cosa faremo; va bene, così –
- Poi avrai
fatto il gioco di Xemnas! Radunare tutti i
Riflessi… è come offrirglieli su un piatto
d’argento! –
- non abbiamo
alternative –
- …
vorrei sapere chi te lo ha fatto fare! –
- è
una lunga storia – disse girandosi verso il fantasma
- non
guardarmi così! – si lamentò Sora - Sai
che non avevo
altra scelta! –
- beh -
Rassegnata, Melinda si voltò verso il castello - andiamo,
quello è il luogo più probabile in cui troveremo
qualcuno –
La Dama Rossa
abbassò piano il cappuccio del mantello e
osservò, sotto di lei, le tre figure allontanarsi. Subito
dopo parlò all’aria,
dietro di lei:
- Quindi,
Myde, avevi ragione… è arrivata fino a qui. Ne ha
fatta di strada! –
Se Melinda
avesse potuto sentirla, si sarebbe voltata e
avrebbe visto una donna parlare a tre figure, peccato che sarebbe stata
l’unica
a vederli.
- - - -
Scusate il
ritardo
ma le cosa da
fare in estate si moltiplicano, senza considerare che l'esame di
solfeggio si avvicina (qualcuno mi salvi).
e quindi
questo quinto capitolo è arrivato in ritardo, inoltre la
storia inizia un po' a sfuggirmi, e mi tocca aggiungere elementi
nuovi (che quindi riichiedono tempo per essere pensati XD)
Spero di
essere più bravo, per il prossimo capitolo. Ma non
garantisco niente.
Intanto vi
chiedo se questo capitolo vi è piaciuto!! Fatemi sapere, mi
raccomando, ergo, Recensite!!
Un saluto a
tutti!
BuonCiao!
:D
_Arthur_
P.S. Ma, scusatemi, anzichè chiamarli "Nessuno" non potevano usare un altro nome? ciò non agevola la scrittura, no...
|
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Capitolo 7 *** Stranezze rosse ***
Capitolo 6
Stranezze
rosse
- Ora, Namine, è giunto il momento che tu mi dica la
verità!
-
La piccola
Nessuno chinò la testa
- Tu, li vedi,
vero? -
Di nuovo lei
non rispose, al che Marluxia perse
definitivamente la pazienza:
- RISPONDIMI!
NON PENSARE DI POTER MANTENERE CHIUSA QUELLA
BOCCA ANCORA PER MOLTO TEMPO! -
- Cosa vuoi
farmi, allora, se non parlo, uccidermi?
Accomodati, non aspetto altro! -
La frase
colpì come uno schiaffo il Nobodie dai capelli
rosa. Sbuffò e lentamente si costrinse a rilassarsi.
- No di certo,
Namine. Ora, se vorresti essere...-
ma non
terminò mai la frase. Le parole gli morirono nella
gola, quando sentì una voce femminile che non aveva
provenienza ne profondità;
sembrava essere ovunque in quella stanza:
- No, no, no,
così proprio non va bene... Non pensavo che un
membro dell'Organizzazione non sapesse neanche trattare con una
bambina.
Marluxia, mi deludi! -
Dopo
qualche attimo
di esitazione rispose
- Chi sei,
mostrati! come hai trovato questo castello? -
Nessuno poteva trovare il Castello Oblivion, fortezza inespugnabile
quanto
introvabile. Come poteva, la donna che stava parlando essere arrivata
fin li?
- Oh, si, sono
assolutamente sicura che sarebbe una bella
storia da raccontare. Ma purtroppo, non è questo il momento,
no... Naminè, per favore, seguimi; so che puoi
vedermi-
e infatti la
bambina aveva assunto un'aria molto sorpresa,
rivolta verso un angolo buio di quel luogo.
-
Naminè – sussurrò lui – non
andare, rimani qui! –
Ma lei non
rispose; i suoi occhi erano ancora fissi verso
quel punto, ma, questa volta erano colmi di terrore.
Di nuovo la
voce della Dama Rossa risuonò fra le mura
- Avanti,
ragazzina, sai che non puoi rifiutarti. O io mi
occuperò personalmente di lei –
- lei chi?!?
–Marluxia non sapeva cosa stava succedendo –
Naminè, qualunque cosa ti stia facendo vedere non muoverti!
–
-
non… non… devo andare –
Qualche attimo
e anche la piccola bambina scomparve.
Il Nobodie
sapeva che, in condizioni normali, Naminè non
sarebbe potuta sparire da quella stanza.
E questo lo
preoccupava assai più della scomparsa stessa.
- Avanti Sora!
Se stiamo nascosti qui non c’è nulla che
potremo fare!! –
Assistere al
battibecco tra Roxas e il Riflesso di Sora non
era molto divertente per Melinda. Non era facile rispondere prontamente
a ciò
che il Nobodie diceva al Riflesso, e il tutto le mandava in palla il
cervello
perché nessuno dei due le permetteva di dire ciò
che voleva dire.
- Si ma
– stava riprendendo il fantasma – digli che se ci
avviciniamo troppo all’ingresso
potrebbe esserci qualcuno che ci vede –
- Sora dice
che potrebbe esserci qualcuno che ci vede, se ci
avviciniamo troppo. Ma… -
-Ah dice
così?!?… allora come facciamo a trovare il
Riflesso
di chi so io? –
- Digli
che… -
- NO! BASTA!
Non ho intenzione di continuare così!! –
L’urlo
ruppe il silenzio attorno ad Hollow Bastion. Erano
arrivati da qualche minuto all’ingresso del castello e
avevano scelto di
nascondersi per poter decidere cosa fare; o meglio, Melinda era stata
costretta
a nascondersi perché Sora era troppo fifone per continuare.
Non che le
dispiacesse, in fondo. Dal punto in cui avevano trovato riparo
riusciva a vedere tutto l’imponente quanto diroccato
castello, nonché l’unica
via d’accesso. Se qualcuno avesse voluto sorprenderli lo
avrebbero visto.
Eppure rimanere li non avrebbe portato a niente. I Fantasmi, e lei lo
sapeva
per esperienza, non si mostravano dal nulla, bisognava cercarli, farsi
vedere.
- allora
– si decise a parlare – facciamo così:
Roxas, lo so che non ti piace,
ma tu rimani qui, così potrai coprirci le spalle. Io e Sora
andremo la, davanti
al portone e ci faremo vedere. Proverò a sentire qualcosa.
Magari, se siamo
fortunati, riuscirò a convincere il Riflesso a mostrarsi.
–
Non volle
ascoltare ciò che gli altri due avevano da dire:
fino a prova contraria era lei l’esperta di Fantasmi.
Il portone era
qualcosa di maestoso; Melinda se ne accorse
solo quando ci fu sotto. Non sembravano esserci fessure, quindi nessuna
entrata, ma ormai non si preoccupava più delle stranezze di
quell’universo, per
quello che ne sapeva lei la porta poteva semplicemente sparire se
qualcuno
avesse voluto entrare, per poi riapparire una volta varcata la soglia;
oppure
poteva aprirsi a spirale come un avveniristico
portale; o…
- Sei in
ritardo – Una voce la sorprese dalle spalle.
Melinda si
girò di scatto, procurandosi anche un certo dolore al collo,
e trovò
davanti a se una nuova figura. Non ci voleva molto per capire che
chiunque
avesse davanti a se non era vivo ma un fantasma. Era comparso, infatti,
dove un
attimo prima non c’era nessuno
- In ritardo
per cosa? –
- Ti ha
scoperto, non avremo via di scampo, è già qui!
–
I due poveri
ignari si scambiarono un occhiata, il volto di
Sora tradiva una certa preoccupazione, quello di Melinda vera e propria
ansia.
L’ ex-prescelto si azzardò a chiedere
- chi sei? Chi
è già qui? Cosa stai… -
Ma ancora una
volta una voce, di donna, interruppe il
dialogo. Non aveva provenienza, ma variava come il vento stesso; era
mielosa e
avrebbe avuto il potere di attirare l‘ attenzione, Melinda
non ne dubitava,
anche se fosse stata nel bel mezzo di un concerto.
-
Ilamaru… Ilamaru, non vorrai mica dire tutto!? –
la poca
ironia raggelava il sangue nelle vene, dell’unica persona che
ancora lo aveva -
Su, su, vieni ora, vieni da me, vieni dalla Dama Rossa! –
E in quel
momento, la Dama Rossa apparve.
Il fascino
è un concetto poco concreto; certo, vi sono
alcune accortezze o alcuni canoni che permettono ad una persona di
rendersi
apprezzabile, ma ad un certo punto bisogna avere qualcosa di personale,
nel
corpo, nella conformazione, nei modi, nella voce, che attira
l’attenzione;
qualcosa di tentatore, adatto a stregare i sensi; la comparsa della
Dama Rossa
era stata la cosa più fascinosa che Melinda avesse mai
visto, ma non quel fascino
che si gradisce; ma quel genere di richiamo verso un qualcosa che
sappiamo
benissimo di dover disprezzare. Sarà stato il lungo mantello
purpureo che la
copriva elegantemente dal capo, o come lo stesso sia comparso
svolazzando
perfettamente; o sarà stata l’elegante figura che
si scorgeva a malapena fra le
pieghe del vestito, sarà stato il momento e il modo in cui
era apparsa, o la
sua voce; ma Melinda era certa di una cosa; quella era una donna che
poteva
avere tutto ciò che voleva, e, in quel momento,
ciò che voleva era metterle i
bastoni tra le ruote, o peggio.
In poco
più di una frazione di secondo seppe che la Dama
Rossa era un mortale nemico.
- Vieni,
Ilamaru, vieni da me; sai benissimo che non puoi
rifiutarti –
Il Riflesso
che avevano appena incontrato li guardò; il
panico dipinto sul suo volto spinse Melinda a parlare:
-
Ila… Ilamaru, se così ti chiami, non muoverti
–
- è
troppo tardi! Tu… tu non sai… -
- qualunque
cosa possa averti detto, o fatto non sei
costretta a seguirla –
-oh…
si che lo è – rispose mellifluamente la Dama Rossa
- lo sono
–confermò
-
però, ritengo che chiunque non sia stato ancora trovato
debba rimanere nascosto… si –
- Che cosa?
Chi…? Non… non può essere qui, no?
Nascosto… -
era evidente che sotto il rosso cappuccio ci sarebbe stato, a poterlo
vedere,
un viso molto incerto; se questo fosse stato vero, però, a
giudicare da quel
che disse dopo, quel momento era passato velocemente come era venuto.
-
Bene… ho trovato queste parole molto illuminanti. Ora,
Terrestre, puoi cercare di sfuggirmi, o nascondere qualcuno o qualcosa;
ma
sappi che ci rivedremo: molto prima di quello che tu pensi,
perché, vedi, al
contrario tuo, io posso controllare i
fantasmi… - e dicendo
questo fece comparire una nuova figura, una bambina, di fianco a se.
Sembrava
impaurita e frustrata per qualcosa; i suoi corti capelli biondi
tremavano
lievemente, come il vestitino bianco.
- eppure,
Melinda Gordon, tu mi servi, stranamente, quindi,
per ora, ti lascerò vivere. Ora, mia cara – e si
rivolse all’ultima arrivata –
sai quello che devi fare –
La bambinetta
si guardò intorno frustrata; quando i suoi
occhi si posarono su Sora lo sguardo le si accese lievemente, come se
non si
fosse aspettata di vederlo li, ma si premurò di cancellare
subito
quell’espressione dal viso, senza farla vedere alla Dama
Rossa; poi, piano
piano alzò la mano verso Ilamaru. Il Riflesso, nello stesso
istante, iniziò a
lottare contro una forza invisibile agli occhi di Melinda
- non.. non
farlo, ti prego, non voglio venire –
E nuovamente
il fascino malefico proruppe dalla figura
incappucciata, sotto forma di una risata cristallina, pura quasi
all’inverosimile. Terrificante.
- non penso
che nessuno di voi due abbia scelta – e appena
la bambina toccò il Riflesso tutti e tre scomparvero.
Improvvisamente
tornarono i suoni, improvvisamente
l’attenzione era attratta da altre cose: un uccellino, il
lento passeggiare di
una formica, il sole in lontananza, il posarsi lieve di un petalo di
rosa a
terra, comparso nel punto esatto in cui erano sparite le tre figure.
Melinda dopo
qualche secondo corse verso Roxas, ancora
nascosto
- Di tutto
quello che è successo, tu, cosa hai visto? –
Mai, nella sua
breve non-esistenza, il nobodie si era
trovato di fronte ad una domanda così difficile: cosa aveva
visto?!?
Aveva visto
Melinda che, come al solito, parlava verso
l’aria, rivolta ad un fantasma sicuramente; l’aveva
sentita dire una frase
senza senso
- in
ritardo per cosa? –
Aveva sentito
una voce di donna irrompere da chissà dove, e
non ne aveva mai visto la provenienza e poi la cosa più
strana, ad un certo
punto…
- e poi la
cosa più strana, ad un certo punto è
comparsa… -
-
Naminè – completò Sora.
“Fantastico”
pensò Melinda “un altro… essere che loro conoscono e
io no…” Brevemente gli spiegò come
erano andate le cose.
- quindi
–disse – ricapitolando: la famigerata Dama Rossa
è
un fantasma! Ma di chi? è un fantasma o un riflesso?
–
- non lo so
–risposero gli altri due all’unisono
- e poi chi
era quella Bambina… l’avete chiamata
Naminè, ma
chi…cos’è? Un fantasma no sicuro
visto che l’abbiamo vista tutti –
- è
un Nessuno! Come me –
- non uno
qualunque – precisò Sora –ma è
- il nessuno
di Kairi –
Di nuovo
avevano parlato contemporaneamente
-
Kairi… - Melinda sapeva che se anche avesse domandato
nessuno dei due avrebbe risposto con la verità, quindi si
decise a chiedere:
- e, infine,
Ilamaru, come faceva sapere che c’era anche
Roxas? –
- sapeva di
me? –
- Si, ha
detto, poco prima di essere costretta a sparire, un
monito che solo noi potevamo capire: “ritengo
che chiunque non sia stato ancora trovato debba rimanere nascosto” era
chiaro che si riferiva…-
- a me
–
E a
parlare era stato Sora.
- - - -
Ok, non uccidetemi.
anche se avreste molte ragioni:
Primo, il ritardo: lo so lo so lo so lo so. vi chiedo perdono!! ma il
periodo è stato veramente pessimo (l'inizio della scuola lo
è sempre) e tra esami e verifiche iniziali e impegni vari
sono riuscito a ritagliarmi un ora per scrivere oggi grazie ad un
miracolo divino. scusateeeee
Secondo, l'incasinatezza: questo capitolo è un casino. Ho
fatto fatica a capirci qualcosa anche io. Devo, però,
precisare alcune cose sulla piega che sta prendendo il
racconto. spero vi aiutino!
innanzitutto, Ilamaru: mi capiterà di usare nomi che non
sono stati ufficializzati. Infatti, a parte per alcuni membri, nessuno
si è mai dato la briga di chiarire una volta per tutte i
nomi che quelli dell'Organizzazione avevano da vivi. Per questo io uso
i primi che ho trovato (o per meglio dire quelli che mi sono stati
detti da Tikal (che ringrazio per questo (e le dico anche THE GAME))).
Comunque se non sapete chi sia, o se non lo avete capito dal sottile
indizio che vi ho dato, nel prossimo capitolo dirò chi
è (come farò sempre anche con gli altri) quindi
NO PROBLEM
un'altra cosa da dire è che ho finito di giocare a Chain of
memories. Ora vi starete chidendo "ma a me che me ne frega?". Il fatto
è che nelle avvertenze del primo capitolo vi ho detto che
non avrei aggiunto elementi tipici di questo gioco
perchè non lo conoscevo. Ora che ne so qualcosa potrebbero
scapparmi alcuni elementi, come il castello oblivion o il "rapporto"
Marluxia-naminè. In linea di massima spero di attenermi solo
ai due giochi principali, ma se dovesse sfuggirmi qualcosa scusatemi.
Comunque se avete qualche dubbio potete sempre chiedere!! :D
ok, finisco qua... Un saluto a tutti e, come al solito, un bollente invito a recensire.
Grazie e arrivederci
BuonCiao!
_Arthur_
|
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Capitolo 8 *** Arrivi e fughe! ***
Capiolo 7
Arrivi e
fughe!
Aiden stava
correndo… era strano per lui, che era ancora un
bambino e certe cose non le capiva, ma sentiva che qualcosa non andava,
c’era
troppa calma. Così aveva deciso di correre nella stanza
della madre. Passando
davanti al bagno, notò che dall’acqua della vasca
saliva del fumo in lente,
lentissime spirali… praticamente immobili. Era una vecchia
abitudine della
mamma fare il bagno la sera, quando nessuno la disturbava.
Aprì
lentamente la porta della camera e il suo sguardo volò
subito al lettone. Suo padre Jim dormiva beatamente, sembrava
addirittura che
non respirasse neanche, ma accanto a lui una figura molto lontana da
quella di
sua madre lo stava osservando.
- Ti stavo
aspettando, Aiden – lo accolse una vocina
stridula.
Melinda si
svegliò di scatto.
Era costato
parecchio a Sora e Roxas ammetterlo, ma anche
lei aveva bisogno di dormire. Ma il sogno la aveva disturbata dopo
neanche tre
ore. Era pienamente cosciente del fatto che non era stato semplicemente
un
incubo.
- Cosa
succede? – Sora le sbucò proprio di fianco
-
Dov’eri? –
- a vedere
come sta il mio io originale! Che domande… -
- e come sta?
–
- non troppo
bene; è appena uscito dalla macchinetta di
Naminè… ma questo te lo spiegherò
un'altra volta. Cosa è successo a te? Se non mi ricordo
male, gli uomini
dormono almeno sette ore!-
Melinda
pensò per qualche istante a come formulare la
domanda.
- Sora, dimmi
la verità; come hai fatto a raggiungermi,
voglio dire, nella mia dimensione? Come ci si muove da questa a quella?
–
-
Beh… è importante? –
- Molto, si
–
Il Riflesso
sospirò piano, pensieroso.
- non scattare
troppo, però… diciamo che ho dovuto aprirmi un varco. –
- e come hai
fatto di preciso? –
-
uff… quante domande! Va bene! Ti ho trasportata fino a qui
nel sonno. E per fare ciò ho dovuto tagliuzzare il tempo
nella tua dimensione!
–
- tagliuzzare?
–
- Si!
È un po’ complesso da spiegare: Tu appartieni
ancora a
quella dimensione, però ho fatto in modo di poterti tagliare via dal legame che avevi
con il tuo tempo; appena sei
entrata in questa dimensione ti sei riallacciata al nostro tempo, ecco
perché ho dovuto farti “riaddormentare”!
L’unico
modo per strappare una persona all’attrazione del tempo
è mentre dorme. Quindi
ti ho “presa” quando ti eri appena addormentata!
Capito?–
Questa frase
colpì come uno schiaffo la donna.
-
Tu… tu non sai cosa hai fatto! –
Topolino aveva
appena finito di raccontare i fatti al
piccolo Aiden.
Era sempre
strano parlare con i bambini, non capivano
certe cose e ogni tanto aveva l’impressione che perdessero
dei pezzi... ma il
Re era rimasto piacevolmente colpito da quel piccolo umano. Certo, non
aveva
potuto spiegargli tutto... non gli aveva accennato minimamente alla
faccenda
dei Riflessi, ne all'Organizzazione... in effetti si era limitato a
dirgli che
sua madre era in pericolo e aveva bisogno della sua forza e di tutto il
suo
coraggio. Stranamente Aiden gli aveva risposto con un "lo so, cosa devo
fare?". Quel bambino sapeva molte cose, probabilmente aveva percepito
di
non essere più legato al suo tempo, di seguire un andamento
del tutto diverso.
"Accidenti a
quel fantasma" pensò Topolino " perchè fa le cose
senza pensare?!?"
Ma, il caso
volle, quel piccolo errore di valutazione che aveva commesso si era
rivelato una grande fortuna.
"combattere il
caso con il caso; fino a un'ora fa ero
molto sfortunato; ma ora abbiamo una possibilità. Spero solo
non sia troppo
difficile"
- Allora,
Aiden, cosa hai deciso, verrai con me? -
Non
trovò paura sul suo volto, ma solo una ferrea
decisione
- Si -
“Pazienza
essere portata in una dimensione sconosciuta,
attaccata da mostriciattoli neri orripilanti, seguita da un fantasma e
un
non-essere dalla dubbia provenienza, minacciata da una tizia vestita di
rosso e
spedita a in stile shuttle fra un pianeta ed un altro… ma
Aiden non doveva
esserne coinvolto!!” Melinda era spazientita e decisamente
arrabbiata
- quindi mi
vuoi dire – gli stava chiedendo per l’ennesima
volta Sora – che portando te qui,
avrei scollegato anche tuo figlio dal suo tempo? E ora vaga, collegato
a questo
tempo
per un pianeta
completamente immobile? –
- SI! E tutto
questo perché tu non ti sei preso la briga di
controllare che io e mio figlio non fossimo
“collegati”! –
- …
e questo è grave? –
- GRAVE?!? DI
PIÙ!! Anche perché qualcuno di questa dimensione
lo ha convinto a venire anche lui! –
- Puoi
descrivermelo? –
La donna
pensò per qualche secondo. La visione era durata
talmente poco che non avrebbe saputo dire cosa
effettivamente
aveva visto
- Aveva una
voce molto squillante… ma del corpo…
dall’ombra
si intravedevano due enormi cerchi, proprio dove dovrebbero esserci
delle
orecchie! –
Sora
pensò per qualche attimo:
- Voce
squillante e cerchi… orecchie… Ma si!! –
- cosa?!?
–
- Beh, devi
sapere che non sono molte le persone vive che potrebbero
attraversare una
dimensione e tornare con qualcun altro… una in questo
momento è con il vero
Sora, il mago della corte, l’altra non può che
essere il Re, Topolino che,
guarda caso, corrisponde esattamente alla tua descrizione! –
E poi si mise
a ridere.
- beh, cosa
c’è da ridere? –
-
No… ahah… è che… quelle
sono davvero delle orecchie!
Comunque, se in questo momento il Re lo sta
portando qui, vuol dire che è al sicuro, più che
al sicuro… probabilmente lo
porterà al castello e lo terrà finchè
noi non avremo finito! –
- e adesso
dimmi, sapientone – rispose acida Melinda – come
faccio
io ad esserne sicura?!?
–
Ma quella che
probabilmente sarebbe stata una bellissima
discussione venne interrotta dall’arrivo di Roxas:
- VIA! VIA!
Dobbiamo andarcene
subito! –
- Roxas!
Dov’eri? –
- al castello
che non esiste! hanno capito qual è il nostro
piano e vogliono strapparci i Riflessi da sotto gli occhi! In
questo momento sta arrivando Marluxia! –
Se non fosse
assolutamente certa che i nobodie non potessero
provare terrore, Melinda avrebbe cercato di calmare la paura di Roxas.
- e chi
è? –
- è
il nobodie del Riflesso che ci siamo fatti sfuggire… il
corpo che conteneva l’anima che… ahhhhh non ci
capisco più niente! –
Evitarono di
chiedere come aveva fatto a saperlo, evitarono
di parlare di Aiden, evitarono di guardarsi in faccia.
Avevano un
problema: fuggire all’istante verso un posto che
non sapevano
Fu Sora a
parlare:
- Melinda, di
a Roxas che andiamo ad halloweentown! Tu aspetta
il NERO e parti subito!
Questa frase
causò una doppia emozione in Melinda:
repulsione all’idea di usare nuovamente la catenella, paura
per il nome appena
pronunciato dal Riflesso.
- Roxas, ad
halloweentown, subito! –
Non se lo fece
ripetere due volte. Entrambi sparirono all’istante.
E mentre anche
Melinda partiva alla velocità della luce,
potè notare un turbinio di petali, proprio dove prima non
c’era nulla.
-
- - -
Questa volta
sono stato bravo, vero?
cioè...
più o meno
per quel che
riguarda la rapidità si,... per quel che riguarda
l'incasinatezza no... ho solo peggiorato la situazione!
Però
ho aggiunto un terreste alla trama, dai... il nostro spirito
"PIANETONALISTA" dovrebbe esserne contento!
ok dopo questa
brutta cosa che ho scritto vi invito a recensire, soprattutto se non
avete capito qualcosa! sono disposto a chiarire qualunque dubbio voi
vogliate presentarmi!!
la chiudo qua,
vah!
un salutone e
un GRAZIE a tutti! :D
BuonCiao!
_Arthur_
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Capitolo 9 *** Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 8
Scheletri nell'armadio
-Molto bene, Ilamaru; come si suol dire in questi casi: Benvenuta!
fa pure come se fossi a casa tua!!-
- Non è mia abitudine essere legata ad una sedia a casa mial
-
Sul volto della Dama Rossa si dipinse un sorriso divertito;
le era sempre piaciuto un mondo giocare con il cibo prima di
mangiarselo,
certo, non era questo il caso, ma le vecchie abitudini non si perdono
mai,
neanche dopo la morte.
Lentamente si girò verso i suoi prigionieri... per fortuna
nessuno di loro era visibile agli occhi degli umani perché
sarebbero parsi,
come dire, alquanto strani; no, non avevano bisogno di altre
attenzioni. Il
piano procedeva a gonfie vele, nessuno doveva intromettersi.
Eppure le Dama Rossa era leggermente inquieta, una strana
sensazione le impediva di sentirsi realizzata pienamente. Come se un
qualcosa
di terribile e inevitabile le sarebbe successo di li a poco;
" Smettitela " si disse " non c'e nulla che
non vada, appena la donna farà ciò che vuoi tutto
sarà finalmente pronto "
Parlare e se stessa era un'altra vecchia abitudine, ma
stavolta non le fu di consolazione.
Halloweentown
La prima cosa che notò Melinda era che, questa volta, non
aveva sofferto il viaggio minimamente, neanche un lieve mal di pancia
-Facciamo progressi, vedo! - Sora, come al solito si stava
prendendo gioco di lei.
- Si, miglioro a vista d'occhio! -
- sono d’accordo - Anche Roxas era presente alla festa.
- d’accordo su COSA? –
- su quello che ha detto Sora! –
Ma la donna non ebbe tempo di pensare a cosa le aveva detto:
"Ma dove sono finita?!?"
E quello fu il momento della triste verità, il preciso
istante in cui, alzando gli occhi, si rese conto di dove fosse.
Se nel suo mondo qualcuno le avesse detto "Mi può
indicare la via più veloce per una città dove non
ci sono umani ma solo
scheletri, dove la piazza cittadina è provvista di una
ghigliottina e di una
fontana che spruzza uno strano liquido verde, dove vi è
sempre la notte, dove
il sindaco non ha solo una faccia ma ben due (una triste e impaurita e
l'altra
felice) e dove il mestiere per eccellenza è quello di
inventare scherzi via via
sempre più orribili?” sicuramente gli avrebbe
consigliato la via più veloce,
si, ma per il manicomio.
Ma, questa volta, non poteva negare l'evidenza, era finita
dritta dritta in un incubo, e non sapeva se era possibile venirne fuori
in
breve tempo.
Dovettero passare parecchi secondi prima che Melinda
riuscisse a riprendere il controllo del fiume dei propri pensieri, e la
prima
cosa che le uscì dalle labbra fu:
- No -
Avrebbe potuto dimostrare la sua rabbia, oppure un pensiero
lungo e filosofico su quanto fosse difficile abituarsi a quell'idea, un
urlo
magari, ma
niente di tutto ciò le uscì spontaneo quanto quel
"No".
- dove-cavolo-mi-hai-fatto-piombare-questa-volta?! -
Ma la risposta aveva il timbro molto diverso da quello di
Sora, ancora di più da quello di Roxas; era profonda, ma
stranamente
irrealistica:
- benvenuti ad Halloweentown! -
Si, Jack Skeletron era sempre stato bravo nelle comparse a
sorpresa; ci riusciva talmente bene che, chiunque capitasse sotto il
suo
sfortunato tiro, sarebbe stato vicino all'infarto molto di
più che in tutto il
resto della sua vita.
Lo stesso, naturalmente, era successo a Melinda.
Gli spaventi facevano parte di quello che era il suo
"mestiere"; ma il momento, il tono di voce, l'impossibilità
di vedere
cosa fosse successo, rendevano quell'occasione unica nel suo genere.
- ahahahah... divertente... ahah, molto molto divertente -
dal buio provenivano delle risate di scherno. Fu quel suono,
in netto contrasto con tutte il resto, a riscuotere Melinda
- chi.. chi sei?? —
e comparve...
uno scheletro...
…parlante;
- no - si lamentò Melinda - non può essere vero!
non può,
no... pazienza tutto quello che ho visto finora, ma questo e
decisamente
TROPPO! —
- su su - Sora provò anche a batterle una mano sulla spalla,
in vano - vedrai che entro poco ti ci farai l'abitudine, anche io ci ho
messo
un po’ all'... -
- e quando PENSAVI DI DIRMI CHE SAREMMO DOVUTI VENIRE A
CONTATTO CON UNO SCHELETRO?? -
e intanto Roxas sogghignava divertito...
- Se ti do fastidio - disse lo scheletro - posso andarmene!
c'è tanto spazio quaggiù! -
- No no - gli rispose Sora rimani... abbiamo bisogno di te!
-
- ah ecco... comunque benvenuti, eh! -
- beh per quel che mi riguarda, è un felice ritorno - Il
Riflesso sembrava particolarmente felice di essere ritornato in quel
luogo;
Melinda pensò che ci dovesse essere qualcosa di molto
divertente fra quelle
terre, considerando lo scintillio nei suoi occhi.
Poi capì che c'era qualcosa che non tornava...
- Ma - intervenne improvvisamente - come riesci a sentirlo?
-
lo scheletro-non-così-morto fece un sorrisetto
- presto detto, siamo due morti che, in qualche modo
continuano a vivere, siamo quasi fratelli, no?... ci intendiamo alla
perfezione! -
e con quella battuta la paura di Melinda si disciolse,
spazzata via dalle risate.
- Come con il biondino la, che, a dirtela tutta, assomiglia
un po’ troppo al fantasma, lo può vedere, non
è così? –
Melinda si girò di scatto verso il Nobodie, giusto in tempo
per vederlo annuire.
- E così, questo ero
io… che sensazione strana-
Una novità: Roxas poteva vedere Sora. La giovane donna
cominciava a capire perché l’avevano condotta in
quel luogo…
- Come ti chiami? - in fondo, se dovevi avere a che fare con
uno scheletro, tanto valeva conoscerlo!
- piacere, Jack... Jack Skeletron! Qui per servirvi - e
anziché
togliersi il cappello come segno di saluto, si tolse tutta la testa.
- Ora, Aiden, ascoltami bene. Dovrai essere bravo, ma ce la
farai, ne sono certo... da qualche parte qua attorno ci deve essere un
uomo,
uno che puoi vedere solo tu. Hai capito di cosa parlo? –
- Si.. –
- bene, una volta che
lo avrai visto, corri da lui e
convincilo ad ascoltarti. Voglio che tu gli dica queste parole, Aiden,
non
dimenticartele; e non avere paura di cosa succederà dopo,
ricordati quello che
ti dico…
-
- - - - -
cavoli...
sono in ritardo! Ma tanto in ritardo...
Chiedo
umilmente perdono... ma quest'inverno sta andando veramente di...
*completare con epiteti coloriti qui*
E
il momento di scrivere si allontana continuamente, e mi dispiace un
sacco... anche perchè mi dimentico cosa ho scritto!!
Comunque,
non pensate che abbia abbandonato la storia!! Essa è ancora
calda... anche se viene servita in ritardo (questi paragoni culinari
fanno capire quanta fame io abbia in questo momento) .
Quindi, abbiate fede!! Ora vi lascio (vado a magnà), spero
vi sia piaciuto (ah... COMMENTATE!!!)
*spazio
di spam* se avete voglia di leggere qualcosa di più veloce
ho pubblicato due oneshot...
fateci un salto!!
qui
e qui
*/spazio
di spam*
Grazie
a tutti e alla prossima!
BuonCiao!!
_Arthur_
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Capitolo 10 *** Di incubi reali (Pt. 1) ***
capitolo 9
Di incubi
reali (Pt. 1)
“svanito,
perso… cosa
ne è stato di me? Era tutta una bugia? Non sono
esistito… o forse si? Si! Ho
sentito la vita scorrere come un fiume!! Ma allora, questa bugia,
questa
assurda menzogna? Cosa ero? ora nulla più, come deve essere!
ora torno al
niente… ora torno al tutto”
Melinda si riscosse
- ok, Jack. Cosa c’è da fare, qui dalle tue parti?
–
- Ah, speravo me lo diceste voi! Non succede mai niente qui
ad Halloweentown!-
Il che era assolutamente vero. Halloweentown, infatti, non
poteva essere definita una città allegra
ne movimentata. A parte il 31
ottobre, e da pochi mesi prima, non succedeva nulla. Tutti i non morti
giravano
tranquillamente per le strade facendo il solito e piatto nulla. La cara
e
vecchia fontana zampillava il suo acido allegramente e la ghigliottina
ogni tanto
si attivava da sola. Tutto qui.
- E allora – Roxas si girò verso l riflesso di
Sora – ci vuoi spiegare perché
siamo venuti proprio qui?-
Sora sembrò pensarci per un momento.
- Beh, innanzitutto perché sono talmente bello che anche tu
meritavi di vedermi
–
Naturalmente a questa frase seguì un silenzio sbigottito
- poi perché qui, almeno, tutti potranno vedere se quella
carissima signora vestita di rosso compare. E accorgerci di quali
Riflessi ha
con se -
- Non fa una piega, anche se non ho la più pallida idea di
che cosa stiate dicendo – anche jack voleva dire la sua.
Melinda si riscosse per un attimo pensando che Sora non
avesse detto tutto a proposito di quel luogo. C’era un
atmosfera troppo strana,
li, perché potesse essere dappertutto così. Non
aveva ancora visto i confini
del pianeta (come le era successo già precedentemente)
eppure era certa che non
potesse esistere solo quella città: quel pianeta sarebbe
esploso in neanche un
secolo, con tutti quei mostri in giro!
Mentre era assorta in questi pensieri, la donna poté vedere
arrivare un omino,
basso, tutto trafelato; e con una faccia da funerale
- Signori e signori il nostro sindaco! -
- sisi, jack, saltiamo il cerimoniale – disse il sindaco con
la sua vocetta preoccupata – abbiamo un problema –
-un problema? E da quando ci sono problemi in questa città?-
- JACK!! IL BAU BAU!! ALLE PORTE DELLA CITTA’ –
Roxas e Melinda non riuscirono a spiegarsi l’espressione
preoccupata che assunse il viso un attimo prima allegro di Jack.
- Non può essere – disse Sora –
l’ho sconfitto l’ultima
volta… mi ricordo tutti quei vermetti che saltavano da tutte
le parti-
- Ma di che diavolo state parlando? –
- E’ IL MOSTRO DI QUESTA CITTA’! -
Il sindaco la metteva sempre sul tragico, si. Però Melinda e
Roxas vennero informati in poco tempo dell’esistenza di un
essere cattivo che
infestava quella città già di per se poco
infestata. “Quasi a dire che i mali
non vengono mai da soli!” pensò Melinda.
- dov’è in questo momento? –
Prima di svenire il sindaco indicò il bosco, proprio al
margine della città e nello stesso istante uno stormo di
uccelli si librò in
alto, dalle fronde degli alberi.
Il bosco era proprio come la città appena lasciata, o
probabilmente è il
problema di tutti i boschi in inverno in una notte nebbiosa; ma a
Melinda non
preoccupava tanto l’atmosfera, quanto l’espressione
terrorizzata che mano a
mano si dipingeva sul volto di Jack “cosa può
spaventare così uno scheletro? “
- Dimmi, Jack – parlò Roxas, che, probabilmente
stava facendo gli stessi
ragionamenti – di che genere di mostro si tratta? –
- Il Bau bau è fatto di incubi -
- il Bau bau è fatto di mostri –
- il Bau bau è fatto di odio -
Tre vocette, che sicuramente non erano di Jack.
Tre piccoli… cosi
avevano appena
circondato Roxas e Sora, puntandogli addosso alcune armi improvvisate.
- Vado, Vedo, Prendo! Piccole pesti andatevene da qui! – Jack
sembrava molto
arrabbiato con i tre piccoletti, che, tra l’altro, non
accennavano minimamente
ad andarsene.
- oh no – disse uno di loro – non credo che lo
faremo, sai? –
- Melinda – la voce sussurrata all’orecchio della
donna era
quella di Sora – C’è qualcosa che non
torna… io avevo già sconfitto questi tre,
nel mio ultimo viaggio qui! –
- Beh, sarebbe fantastico ripetere l’impresa, che ne dici?
–
Il Riflesso fece comparire nel suo solito modo il suo
keyblade: dal nulla. Alla vista dell’arma, però, i
tre piccoli scapparono via,
senza voler minimamente combattere.
Ripresasi dallo spavento la compagnia ricominciò a marciare,
fino a che Jack
non si frenò bruscamente:
- Stava ridendo -
- ma di chi stai parlando? –
- Prendo… quando sono scappati non aveva paura…
stava
ridendo! –
Non riuscirono a registrare la frase che Melinda, guardando
a terra disse:
- Qui c’è qualcosa! -
Un orma, grande e tonda, seguita da un’altra poco distante.
Lo scheletro si girò verso la direzione della traccia
sussurrando:
- non va bene, non va bene per niente! –
E ad un tratto lo videro.
Il Bau Bau, formato solamente di un lurido pezzo di iuta. La posizione
era
piuttosto strana, con un piede dentro
un albero e l’altro ancora poggiato a terra.
Anche lui li vide, al che allontanò i tre ragazzetti con
cui, probabilmente,
stava parlando fino a qualche attimo prima, e, sorridendo crudelmente,
saltò
dentro il tronco del grosso albero.
- Christmastown? –
- Si, una città in cui si vive sempre il Natale –
Le idee di Melinda erano più confuse che mai. Stando a
quello che Sora le aveva appena detto, al di la di quel buco
nell’albero,
davanti al quale ora si trovavano, c’era una città
completamente dedicata al Natale,
quanto quella che aveva alle spalle era dedicata ad Halloween.
- e il Bau bau cosa vuole farci? –
- tremo solo al pensiero -
Rassegnata, la donna si girò verso il panorama al di la dell’albero; il
classico freddo
invernale, quello asciutto della neve, usciva a bufere dal buco nel
tronco e
ancora erano visibili, nonostante la grande nevicata, le tracce
lasciate due
minuti prima dal Bau bau.
- Essìa – disse Melinda – Andiamo nella
città del Natale! -
Aveva mai detto una cosa più strana?
- Da questa parte, voi, non perdetevi in questa bufera! -
Peccato che riuscissero solo a sentire la voce di Jack. Era
proprio come i brutti sogni, quelli che iniziano con il buio e il
freddo, la
nebbia e la pioggia e puntualmente finiscono con te steso per terra
agonizzante
e con un risveglio precipitoso, la stessa atmosfera, ma nessun
risveglio. A
tentoni, trascinando a stento i piedi nella neve, la piccola compagnia
aveva
raggiunto una piazzetta, affiancata da alcune case ben ordinate.
- Melinda, Roxas… occhi ben aperti! – Di Sora, la
donna
riuscì a sentire solo la voce, per questo rispose:
- Fosse facile! –
- cosa dici? – il Nobody apparve dietro la donna.
- sto rispondendo a Sora! –
Ma Roxas non lo aveva sentito
- Cosa succede? -
- Credo – stava dicendo Sora -
che non
possa vederci, Melinda... siamo fuori da Halloweentown, ora!
–
- è così, Roxas? –
- Cosa? –
- Sempre meglio, sempre meglio – Melinda era ottimista.
- Oh Si -
La sua voce era terrore puro, fatta degli incubi più
nascosti, quelli che la
notte non vorresti mai sognare, non perché hai paura di
ciò che vedi, ma perché
hai il terrore di non svegliarti più.
- sempre meglio –
Il Bau bau.
Neanche il tempo di rendersi conto di lui e già non
c’era più; neanche il tempo
di capire che non c’era più che Melinda si era
ritrovata per terra, colpita da
una pesantissima pietra
-Melinda, ma che cosa… -
- Io… non l’ho capito. -
La donna sentiva che Sora le stava dicendo qualcosa, ma non riusciva a
capirlo.
Un’oscurità sempre più pesante stava
cominciando ad avvolgerle gli occhi. Svenne.
Roxas non capiva più nulla
Melinda era svenuta, dopo che un masso partito da chissà
dove l’aveva colpita. Jack era stupito quanto lui.
Nient’altro. Sora era
scomparso.
L’unico aspetto positivo era che la nebbia cominciava a
diradarsi. Il Nobody
poteva ora vedere tutta la piazza e anche le facciate delle case. Nel
mezzo esatto,
del piccolo spiazzo, un pozzetto.
- Jack, cosa sta succedendo? –
- Non ne ho idea… -
L’acqua gorgogliava, nel pozzo.
sempre più forte, come se…
Un muro d’acqua esplose dal piccolo buca, ma non era come un
gaiser impazzito,
no. Era controllato perfettamente, come fosse parte di un braccio
invisibile. E
avanzava verso i due quasi-morti.
Vennero travolsi. Roxas lottava contro l’immensa forza, con
la lucidità tipica
di un membro dell’Organizzazione. Ad un tratto si
ritrovò con il suo keyblade
in mano, quella strana arma che ogni tanto compariva, come se un
desiderio
profondo potesse richiamarla. Brillò di uno strano potere
per alcuni
interminabili secondi, fino che tutto fu finito. Neanche il tempo di
rendersene
conto.
In quel tempo Melinda si era svegliata ma ancora non si muoveva.
- COSA STA SUCCEDENDO, Melinda?? –
- Sbrigati! Non c’è tempo! Ne sta rapendo un
altro!! –
- ma cosa dici? –
- Il BAU BAU!! È solamente un riflesso, per questo non lo
vedi! –
- Ma allora… -
E una risata, gelida e dal fascino non dimenticato irruppe dal
silenzio.
- - -
Tanti auguri fanfic, tanti auguri fanfic, tanti auguri
fanfictioooooooon, tanti auguri a teeeeeeeee! (con un po' di ritardo)
e anche a me, visto che ci siamo!
si, per il mio compleanno vi regalo un nuovo capitolo della fanfiction.
Tra l'altro questo è solo un pezzo del capitolo, che doveva
essere molto più lungo... ma vi stavo facendo aspettare
troppo, e poi non so perchè ma ultimamente non riesco a
cavare una parola dietro l'altra... non ce la faccio proprio, infatti
questo capitolo non mi piace come l'ho scritto. Ma tante volte
è come se la storia si scrivesse da sola... e
così si è voluta scrivere, caotica e
confusionaria... per qualunque chiarimento chiedete pure!
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo
dell'anniversario, eh!!
via, per ora vi lascio... spero di essere un po' più veloce,
per il prossimo!
un salutone!!
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. ho visto che molti hanno aggiunto questa storia tra le seguite o preferite o ricordate. Un gigantesco GRAZIE a tutti! (se avete un po' di tempo mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate!)
|
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Capitolo 11 *** Di incubi reali (Pt. 2) ***
Capitolo 9
Di
incubi
reali (Pt. 2)
Roxas non credeva alle sue orecchie : Ancora
risuonava
quella risata malvagia? Non poteva vedere la donna che la emanava, ma
era certo
che, se mai l'avesse incontrata, si sarebbe subito pentito di
Aver posato i suoi occhi su di lei.
Melinda, invece, non si stupì di trovare la Dama Rossa in
quella piazza; infatti aveva capito quasi subito, cioè prima
che il Bau Bau le
tirasse quel masso enorme in testa, che il loro nemico non era del
tutto "vivo";
ma ora non poteva fare nulla... solo ascoltare le parole della donna
fantasma
che le stava di fronte.
- e cosi intralci nuovamente il mio percorso, umana! Sai,
non posso dirmi sorpresa, in fin dei conti, avete quella vostra strana
abitudine
di intromettervi negli affari che non vi competono... -
- che ne hai fatto di tutti gli altri? - '
- Gli altri fantasmini, dici? sono tutti in un posto sicuro,
non temere... il che, in fin dei conti, non si può dire di
te! -
Dietro la donna una porta sbattè violentemente; da quella
che doveva senza alcun dubbio essere la casa di Babbo Natale
uscì il Bau Bau, o
meglio, il suo riflesso. E sulle spalle portava...
- Ienzo... benvenuto alla festa! -
un nuovo riflesso. Era un tipo particolare, affrontava la
situazione con gli occhi chiusi, concentrato su un qualcosa di non
chiaro…
La Dama Rossa lo guardò, allo stesso modo in cui una
tarantola osserva la sua preda prima di finirla. Sorrise leggermente
prima di
rivolgersi al Bau Bau:
- Bravo, ben fatto! -
- grazie mia signora -
Era la prima volta che Melinda sentiva la voce di quel
particolare Riflesso e, sinceramente, la trovava decisamente stupida,
come se
ad un grosso cane avessero messo la vocina di un canarino. Ma la donna
non poteva
fare niente, se non girarsi a guardare Roxas e Sora, e sperare che
nessuno dei
due venisse visto da Lei.
- Bene; Melinda Gordon, è stato un piacere conoscerti, ma,
vedi... le cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo
incontrate... ho trovato
un modo tutto mio di individuare i Riflessi e di avvicinarli
senza che si preoccupino, quindi, non credo di aver più
bisogno
della tua persona, per giocare a questo gioco! Da questo momento puoi
reputarti
espulsa... Mio caro... procedi pure! -
Sora, nel frattempo, si stava chiedendo perchè Melinda non
scappasse; la Dama Rossa aveva appena ordinato al Bau Bau di andarla ad
uccidere
ma lei ancora non si muoveva dal terreno, come se non fosse stata
capace di
alzarsi o qualcosa la trattenesse a terra... fu in quel momento che
notò il
collo della donna, e la catenina magica, spezzata.
Per un folle attimo pensò di correre a salvarla; ma poi gli
venne in mente che ancora la Dama Rossa non conosceva la sua esistenza
e, visto
che nella sua condizione di fantasma non sarebbe comunque stato in
grado di
fare nulla, tanto valeva rimanere nascosti;
Penso anche di avvisare in qualche modo Roxas, ma nuovamente
l'idea gli sembro stupida: "poverino " pensò "
chissà cosa starà
capendo di ciò che vede!"
Ormai il Bau Bau era sul corpo di Melinda, che lo guardava
terrorizzata. Il logoro sacco di iuta strisciava sul corpo della donna
mortale,
come se volesse coprirlo per l’ultima volta. Melinda chiuse
gli occhi pensando
che se proprio doveva morire li, in quella piazza innevata, non avrebbe
visto
ciò che la bocca del mostro nascondeva. Fu proprio in quel
momento che, dai
residui di foschia, sbucò una sagoma conosciuta, che la
donna non vide subito. La
sagoma di un grosso topo dalle orecchie tondissime.
Sora non era ancora riuscito a capire che Topolino era
comparso in quella piazzetta, che già lui era saltato sopra
il Bau Bau e lo
aveva fatto esplodere all’istante, senza sguainare il
keyblade, ma
semplicemente sussurrando qualcosa all'orecchio del mostro.
Poche parole all'orecchio, ed era volatilizzato. Topolino
aveva provato anche a correre nella direzione della Dama Rossa, ma lei,
con un
urlo agghiacciante di rabbia, era fuggita scomparendo
nel nulla.
Sora non capiva cosa fosse successo, Melinda tantomeno. Un
attimo prima stava per morire, e ora era sana e salva, e i suoi nemici
erano
scomparsi.
Topolino, corse verso Ienzo (solo più tardi la donna seppe
che era il riflesso di un certo Zexion)
e, dopo avergli sussurrato le stesse parole evanescenti, lo
vece fece sparire nel nulla
Sora uscì alle scoperto
- Maestà, ma cosa...
Ma Topolino era già andato via, lasciandoli con troppe
domande. Ancora una volta Roxas, Melinda e Sora si trovavano soli...
anche se...
dove era stato in tutto quel tempo Jack?
Quando il Bau Bau aveva inondato la piazza con l'acqua del
pozzo, Jack era stato trascinato (rischiando seriamente che tutte le
sue ossa
si staccassero dalle altre) davanti alla casa di Babbo Natale. Decise
di
entrare, per vedere se all'interno il vecchietto stava bene. Qui
incontrò il
Bau Bau, o meglio... bisognerebbe dire che il Bau Bau
incontrò lui, poiché Jack
non riusciva in alcun modo vederlo.
Un incontro che, al povero scheletro, costò uno svenimento
prolungato,
dal quale rinvenne quando Roxas lo schiaffeggiò malsanamente:
- Jack! JACK svegliati! -
lo scatto che lo scheletro fece portò a fargli cadere la
testa, che rotolò solitaria per tutta la stanza.
- Potresti riportare la mia testa a posto?`- (perchè, dovete
sapere, le teste degli scheletri possono parlare anche senza corpo).
Roxas
esegui. Mentre completava l'ingrato compito spiegò con due
parole quello che lo scheletro si era perso della vicenda,
per poi chiedergli:
- non è che, da qualche parte, hai avuto modo di vedere un
Moguri? -
- un Mo... che?!? -
- un MOGURI... da qualche parte dovrebbe esserci un esserino
che sembra un orsacchiotto con le ali da pipistrello e un pom pom in
testa...
lo hai visto? -
- beh - rispose Jack - di cose strane da queste parti se ne
vedono, ma mai fino a questo punto, perchè me lo chiedi,
comunque? -
- Quindi non lo hai visto? -
- no... non c'è mai stato nessun Moguri qui da queste
parti!! -
- MERDA! — imprecò il Nobody.
corse di fuori e diede la brutta notizia a Melinda:
- Siamo capitati nell'unico pianeta in cui i moguri hanno
paura di venire -
là donna accolse la notizia con stupore...per poi fare un
segno
inaspettato, ma inequivocabile:
"'non ho capito“
"sempre meglio!” stava pensando Sora in quel momento
" la collana si è rotta e ora non capisce ciò che
dice Roxas"
- Melinda - gli disse il riflesso - mi capisci? -
- oh, grazie al cielo, si, ma non comprendo una sola parola
di quello che sta dicendo Roxas! -
- va bene, farò da interprete.. Roxas stava dicendo che in
questo mondo non ci sono i moguri! -
- MERDA - anche Melinda imprecò - e ora che facciamo? -
- non lo so... devo pensarci - pur non vedendolo in quel
momento Roxas aveva iniziato a parlare con Sora, in una lingua strana
che la
donna non riusciva a capire. Ma lo sguardo di stupore che si
dipinse sul volto del Riflesso le riuscì subito
chiaro… come
se le sventure potessero parlare una lingua universale.
- Roxas dice che un modo per cambiare mondo ci sarebbe... ma
è molto difficile... -
- Scusami, ma non puoi cambiare mondo tu e farmi costruire
la catenina per poi portarmela? –
- Quello che non sai – le rispose il Riflesso —
è che quando
eri svenuta, a città di mezzo, i Moguri prepararono la
catena facendoti delle
misure strane ma essenziali... quindi il moguri che
ricostruirà quell'oggetto dovrà
per forza farti le stesse misurazioni...
Segui un attimo di silenzio in cui Melinda registrava la sua
ennesima sfortuna. “Fantastico” pensò
“probabilmente qualcuno mi ha molestato
senza che io me ne accorgessi…”
- Dimmi cosa vuole che faccia e perchè sarà
difficile –
provò a cancellare tutto il tono rassegnato e ricco di
sconforto dalla sua voce…
ma non ci riuscì un gran che.
In quel mentre Roxas stava iniziando a parlare di nuovo…
- fai segno di starsene zitto! ·
Melinda eseguì, mentre Sora riprese a spiegare la tattica
del
Nobody
- Il nostro amico qui, vuole farti passare in uno dei suoi
varchi di oscurità…verso un altro mondo..
–
- E quale è… -
- il problema, è che attraversare un varco oscuro senza
farsi condizionare dall’oscurità non è
così facile… dovrai attraversare,
nessuno sa per quanto tempo, il suo regno! Potresti uscirne pazza,
depressa,
maniaca, affranta, delusa, demoniaca, malvagia, crudele, sadica,
masochista…
- ok, OK! ho capito! –
- o potresti non uscirne affatto. Potresti innamorarti
dell’oscurità
o volerti uccidere solo per averla incontrata… -
La proposta era terribilmente reale e terribilmente
difficile da accettare. Melinda aveva avuto a che fare con
l’oscurità molte
volte, in tutta la sua vita. C’erano momenti in cui si
presentava come un
fantasma cattivo, che rapiva tutti gli altri spiriti erranti, o
semplicemente
poteva presentarsi come un mal di testa improvviso, quando si rifiutava
di
aiutare uno di loro. C’era abituata, in fondo… ma
la prospettiva di calare
tutte le difese, di farsi avvolgere da essa e di entrare nel suo regno
non la
ispirava affatto, qualunque cosa avesse incontrato dall’altra
parte.
Ma, in fin dei conti, non avevano altra scelta. Non aveva neanche
bisogno di
chiedere, per sapere che non potevano far venire un moguri li, in quel
mondo…
ci sarebbe voluto troppo tempo e la dama rossa lo avrebbe usato per
trovare
tutti i Riflessi rimanenti… e completare il suo piano.
“che ancora” concluse Melinda “non ho
idea di quale sia!”
prese la sua decisione.
- Va bene, Sora, andiamo avanti –
- Quindi attraverserai un varco nell’oscurità?
Fino all’isola
che non c’è? –
- Si, lo faro… ma.. –
- Ma? –
- l’isola che non c’è? Non è
quella di –
- Peter Pan, si. Lo dovresti conoscere! –
A quanto pare anche le storie per bambini, a volte,
diventano realtà.
- - - -
E così eccoci ancora qua!
ormai non credo valgano più le scuse per il ritardo... ho
duecento miliardi di cose da fare ultimamente (tra cui 4 esami da
preparare) e i miracoli che mi consentono di mettermi a scrivere sono
veramente rari.
Comunque, a parte questi dettagli poco gratificanti sulla mia vita
privata, spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo... e che vi abbia
chiarito (almeno in parte) tutti i dubbi che sicuramente vi avevo
fatto venire con la prima parte!!
che altro ho da dire? niente di che, in effetti... solo che dopo un
anno e passa dalla pubblicazione di questa storia ancora non ne vedo
chiaramente la fine. Per adesso ho la trama nella testa, ma come
verrà sviluppata è un altro paio di maniche.
Quindi, carissimi lettori, non vi faccio promesse alcune! ;)
Continuo, però, a ringraziare tutti perchè so che
ci siete... da qualche parte c'è ancora qualcuno che legge
questo crossover! Ah, scusate tutti gli errori di battitura che ci
saranno nel testo... l'ho scritto con la macchina da scrivere, per poi
convertirlo con l'OCR. E, purtroppo, non ho avuto molto tempo per
ricontrollarlo meglio!
Via, dai, vi lascio... un salutone a tutti e, come al solito, l'invito a
recensire!!
BuonCiao a tutti!
_Arthur_
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Capitolo 12 *** Dov'è la mamma? ***
Capitolo
10
Dov'è la mamma?
- Preparatevi, tutti
quanti… -
- Mia signora,
crede sia giunto il momento? –
La dama Rossa
alzò la schiena, mostrandosi in tutto il suo
fascino malefico.
- Uncino,
uncino… credo di dover essere io a decidere. Non
pensi? –
E anche se il
capitano avesse voluto rispondere “no” non
avrebbe potuto: Naminè era sempre li, accanto a lei, pronta a fare
qualunque cosa le ordinasse.
- Ora, miei
cari… invadete l’isola che non
c’è. Nessun
angolo deve essere risparmiato… Nascondetevi come meglio
credete, vi do tre
ore. Io, intanto, farò in modo che quella donna venga a
cercarci; di sua
spontanea volontà… –
Il viaggio
nell’oscurità
Molte volte,
in seguito, Melinda cercò di descrivere quei
momenti, da quando era entrata, titubante, nel varco oscuro di Roxas,
fino a
quando era uscita, un attimo o un secolo dopo.
Più
volte usò questa metafora per parlarne: è come
trovarsi al centro esatto di
una immensa folla di persone che ti urlano la strada da prendere,
l’una in
disaccordo con l’altra, sempre. Per uscirne devi sgomitare e
scalciare, ma anche
stare ferma e aspettare; devi non ascoltare quello che ti dicono, ma
anche
cogliere frammenti vaganti di conversazione, sapendo che qualcuno ti
sta
dicendo davvero la strada giusta.
La sua mente
era entrata in confusione in meno di un attimo, e per tutto il
tragitto aveva sentito cose che da un lato la orripilavano, ma
dall’altro
l’attraevano, fascinose. Solo di una cosa era certa, alla
fine del suo viaggio
in quel luogo: se mai esistesse un luogo in cui la Dama Rossa era nata,
quello
era il regno dell’oscurità, che lei aveva varcato.
Cadde faccia a
terra, svenuta.
-
Melinda… Melinda! –
Le immagini
vorticavano nella sua testa: un sogno, probabilmente… Aiden
che correva tra le
stanze di… erano fatte di legno, e questo è
sicuro. Ma… non poteva essere una casa,
o un castello.
-
Melinda…svegliati!!! –
Aiden correva a
fatica, come se il pavimento sotto di lui stesse oscillando, seguendo
la scia
di un’ombra, di un qualcosa di oscuro, vagamente umano. Delle
candele ad olio
illuminavano il suo percorso
- MELINDAAA!
–
Si
svegliò di soprassalto. Era stesa, a terra. Vera terra
umidiccia e profumata le premeva insistentemente sul volto. Attorno a
lei Sora
e Roxas avevano ancora le mani sulla bocca, pronti ad urlare nuovamente
il suo
nome se non si fosse svegliata.
- Tutto bene?
–
Primo aspetto
positivo: capiva quello che Roxas le diceva.
Si
guardò al collo: la sua catenina,
di uno spiccante color oro, era nuovamente al suo posto.
- Mentre eri
svenuta – le stava dicendo il Riflesso – Sono
andato a
procurartene un’altra… non sei contenta?
–
- Si,
guarda… una pasqua! –
- CHE????
–
- Lasciamo
perdere, vah… quanto tempo sono stata svenuta? –
Roxas
chinò il capo con fare colpevole
- tre ore; ho
temuto che non ti svegliassi più -
Ancora scossa
dal viaggio attraverso l’oscurità, Melinda si
alzò in piedi
- una cosa
è certa – disse – preferisco di gran
lunga
viaggiare tramite catenina, il che è tutto dire! –
Sora
ridacchiò.
Il paesaggio
che le stava attorno, quando si concesse un attimo per guardarlo,
non aveva nulla di strano in se: una boscaglia, neanche troppo fitta,
di alti
faggi con quel poco di sottobosco che si riusciva a creare, neanche
troppo
lontano un uccello aveva appena ripreso a cantare, interrotto dalle
urla dei
suoi amici. Doveva essere appena mattina, a giudicare dalla rugiada
fresca che
copriva le foglie morte. In compenso un quadretto piuttosto tranquillo
Solo
l’atmosfera era diversa: un’aria immobile
circondava
tutto e anche il viver lento della foresta sembrava essersi perso in
un’immobilità assurda come se…
“come
se qui non scorresse il tempo” però la donna. E
infine si ricordò
dov’era: l’isola che non c’è,
un luogo in cui si rimane sempre bambini.
Il primo
impatto con questa idea fu di divertimento: si immaginò
ancora una
volta bambina, mentre ascoltava la storia di Peter Pan e sognava di
vederlo
arrivare, un giorno, alla sua finestra e volare via con lui verso quel
posto.
-
Melinda… stai sognando ad occhi aperti! –
- Scusami,
Sora. Mi fa strano essere in questo posto, sai è
da… -
Ma la frase
rimase in sospeso.
-
WENDYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY –
-
MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA –
Bambini
Scalmanati
Che correvano.
Subito la
donna capì di chi si trattava: Peter Pan e i suoi
bambini sperduti.
Sembravano
avere una certa fretta, a giudicare da come correvano, ma Peter
ordinò comunque l’alt appena riuscì a
vedere Melinda.
Solo, un unico
bambino, non sentì l’ordine e continuò
a correre. Allora Peter
si mise una mano sulla bocca e…
-
PEEEEEEEEEEEEEEEENNYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!! –
E anche
l’ultimo bambino si aggiunse alla comitiva.
- Ci scusi
signorina – diceva intanto Peter – ha per caso
visto una bambina da
queste parti? –
Melinda,
ancora scossa dall’incontro, negò con la testa
- no, temo
di… -
- uffaa.. -
- che
barbaa - - Peter, ci avevi promesso
una mamma! –
I bambini
sperduti sembravano tristi…
- signorina
– l’ultimo arrivato si era rivolto a lei
– lei è
per caso la nostra mamma? –
Probabilmente
era un affermazione che non doveva dire…
perché da dietro gli arrivò un grosso
scappellotto dal capo banda, Peter Pan.
- Penny,
scemo! Non vedi che è grande? Mi scusi
signorina, ora dobbiamo proprio
andare… sa, Wendy è tornata e io devo andare a
cercarla! Penny, Leo,
Inchiostro, Bandito… salutate e andiamo!-
- salve
signorina! -
- Arrivederci signorina!! -
- ciaociaoooo! –
- Ehi,
aspetta! - Melinda quasi fermò Peter per un braccio -
Penny, Leo, Inchiostro e Bandito… che ne è stato
degli altri bambini sperduti?
–
- gli altri?
Quali altri? –
- Come quali?
Bombolone, pennino, pochino… i gemelli! –
A giudicare
dallo sguardo che ricevette, carico di rimorso
e… rimpianto?, Melinda
capì di non
aver fatto la domanda giusta
- arrivederci
–
E anche Peter
corse via.
Ultimo un
luccichio veloce, uno svolazzo luminoso, segno equivocabile del
passaggio
di Trilly.
Melinda si
rivolse subito ai suoi compagni
- e ora cosa
facciamo? –
- SEGUI
TRILLY!!!!!! – Sora urlò come se ne andasse della
propria vita.
Dall’alto
della sua posizione la Dama Rossa poteva vedere
tutta la strana colonna di persone che correva nella foresta. Primi i
cinque
bambini, con le loro corte gambette, vedendoli pensò a
quanto fosse stato
facile ingannarli con poco: “verranno qui, e si porteranno
dietro ciò che sto
cercando…”. Poco dopo l’umana con il suo
amichetto, il nobodie, e…
“non
ci credo” la Dama Rossa scattò in piedi
velocissima “no… non può essere
con lei.” Poi però raccolse le idee a coppie; era
un esercizio che aiutava ad
organizzare le idee, lo usava sempre nei suoi esercizi da
maga…
Melinda e il
prescelto
Giunti fino a
qui
Era una
conseguenza logica, in effetti. Quell’umana, da
sola, non sarebbe riuscita a fare nulla, non sarebbe mai arrivata fino
a quel
punto solo in compagnia del nobodie.
“in
fondo non mi va così male. Potrebbe conoscere qualche
dettaglio, sebbene di
tutti i Riflessi sia il più inutile”
Prima di
girarsi a verificare il nascondiglio dei suoi
“uomini”, guardò gli ultimi elementi
della fila…
“finalmente”
pensò “sono arrivati”
un sorriso le
si dipinse in volto
“ora
ci siamo tutti”
ma forse, e
lei non poteva saperlo, c’era qualcuno in
più…
- - - - - - - -
Ciao a tutti...
non so, credo
che sia piuttosto incasinato come capitolo, ma ho una scusa valida:
è il capitolo di transito prima del "gran finale". Quindi
è normale che abbia messo qualche pulce nell'orecchio, senza
rivelarmi troppo... spero di non tardare con la pubblicazione del
prossimo capitolo; anche perchè sebbene sia arrivata
l'estate ho duecento miliardi di cose da fare e poco tempo per
scrivere. Ma non disperate, come già detto questa storia
avrà una fine, prima o poi...
Ringrazio
ancora tutti, i seguiti, preferiti, recensiti, letti, cotti e mangiati!
fatemi sapere
che ne pensate!
BuonCiao!!
_Arthur_
((P.S. Ho
perso....))
Scusate l'enorme ritardo per il prossimo capitolo, ho troppo poco tempo da dedicare a questa storia, lontano da quanto vorrei...
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