Rossana...ad Hogwarts!

di DarkAeris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scoperta inattesa ***
Capitolo 2: *** Primo giorno ***



Capitolo 1
*** Scoperta inattesa ***


Salve a tutti, questa fanfiction nasce da un'idea malsana di mixare questi due universi, da me tanto amati. Il primo capitolo sarà per lo più sotto forma di copione, ma poi lo stile cambierà e ci saranno più descrizioni e più storia. Prendetela come un'introduzione.
Spero in tanti commentini, baci!

-Sai, Hayama, mamma mi ha detto che la mia vita, dopo questa estate, sarebbe cambiata del tutto. Ed io sono preoccupata.-
-Come pensi che avverrà questo cambiamento?-
Il biondo scrutò la ragazza, con il suo solito sguardo enigmatico e ripensò a una frase che, molto tempo prima, suo padre gli aveva sussurrato, mentre pensava che dormisse: “Sei diverso da noi, sarai più grande di quanto avrei mai pensato potesse succedere.”
Si era interrogato a lungo su questa affermazione, ma da anni l'aveva accantonata e, anche se non si spiegava il motivo, gli era rivenuta in mente solo dopo le parole di Rossana.
Quell'estate passò intensificando l'amicizia dei due compagni di classe a tal punto che non passava quasi un giorno senza che si vedessero.
Poi, un giorno afoso, una lettera dal sigillo scarlatto arrivò nelle camere di entrambi.
S: COOOOOSA?Una Scuola di Magia? Ma che razza di scherzo è questo? Mamma, non sei affatto divertente!
C: No, cara, è la pura verità. Da piccola facevi volteggiare gli oggetti per la stanza e io ero sicura che questo giorno sarebbe arrivato! E poi, guarda, anche il nostro caro Maru sta annuendo.
Cathrine indicò il suo scoiattolo che, in cima alla testa di lei, stava in effetti facendo sì con la testolina.
Da un'altra parte della città, invece, si levò un leggero “mmh?” di stupore.
Papà di Akito: Allora, figliolo, sei felice di questa notizia?Diventerai un grande mago e poi potrai far apparire tutto il sushi che vorrai!
A: Sushi?
E solo quella parola chiuse immediatamente la questione.
Uno squillo di telefono frenetico invase la casa, come faceva, anche se ancora non riusciva a spiegarselo, unicamente quando chiamava Sana.
S: Hayama!Sono talmente euforica, inorridita, sconvolta, felice!
A: Deciditi, scema!
S: Sorvolerò sullo scema solo per qualche secondo, per dirti che ho ricevuto una lettera incredibile.
A: Bene, siamo in due.
S: Ma come ti permetti?!
A: Eh?
S: L'avevo detto che avrei sorvolato sullo scema solo per poco.
A: Tu sei pazza. Ora deciditi a dirmi il motivo della chiamata o ti saluto qui.
S: Non oseresti.
TU TU TU TU

Qualche giorno dopo Sana ed Hayama si diressero all'aeroporto, per prendere l'aereo diretto a Londra.
C: Piccola Sana, divertiti, fai tutte le esperienze che riesci a fare, ma fermati ai baci, mi raccomando.
R: Maestra, la prego!
C: E dai, Rei, quanto sei antiquato!
Oliver: Maestra, il manoscrittoooo!
C: Addio!
Cathrine baciò la figlia e sparì sulla sua incredibile macchinetta rossa.
R:Sana, non dimenticare che per l'estate ti ho prenotato tantissimi programmi, per impedire che perdessi la tua notorietà! S: Grazie, Rei!Ci vediamo!
Akito salutò suo padre e sua sorella con un cenno della testa e loro lo abbracciarono, un po' commossi.
I due ragazzi passarono il metal detector e si diressero verso il gate del loro aereo.
S: Ci pensi, Hayama? Studieremo Pozioni, Incantesimi e roba simile!Sono così emozionata!
A: Sì, però sarà meglio per loro che ci sia il sushi.
S: Vedi che poi lo scemo sei tu, stiamo andando in Inghilterra, non ci sarà il sushi!
A: Addio.
Sana lo fermò con una scarpa in piena faccia che lo intontì abbastanza da poterlo acchiappare e farlo sedere vicino a lei.

A: Ma quindi dovremo andare in giro con i cappelli?
S: Così pare, ma io sono talmente femminile e bellissima che volteggerò con tutta la mia grazia, anche con il cappello.
A: Scema.
S: Non ti permetto! Tu entrerai sicuramente a far parte di quella Casa che tutti odiano, i Mangustaazzura!
A: I Serpeverde.
S: Vabbè, hai capito.
A: E tu dove pensi di andare?
S: Beh, io sono coraggiosa, quindi potrei finire a Grifoni, ma sono anche tanto intelligente, quindi potrei entrare nei Corvobianchi.
A: Sarebbe bello se ti presentassi conoscendo almeno i nomi delle Case...
S: Andiamo a prendere la bacchetta, piuttosto, che questo posto è pieno di ragazzi.
A: Non pensavo che dietro un bar potesse celarsi un intero quartiere di negozi.
S: Come hai detto che si chiama?
A: Diagon Alley e il negozio di bacchette è lì in fondo, sulla sinistra. Dovrebbe chiamarsi “Magie Ollivander”
S: Eccolo là, lo vedo.
I due ragazzi entrarono dentro al negozio, con in mano pile di libri e calderoni vari, che impedivano loro anche i movimenti più semplici.
Mentre Akito tentava di richiudere la porta alle sue spalle, gli cadde un pesante libro e, a giudicare dal gemito che ne seguì, finì addosso ad una persona.
A: Mi scusi.
H: Non fa niente, immagino che sia difficile andare in giro con tutti quegli oggetti. Anche io sono nuovo.
R: Un compagno di classeeee!
A:Non ci sono le classi, scema.
Mentre Sana urlava contro Akito per l'appellativo, il nuovo ragazzo si presentò:
H: Io mi chiamo Harry Potter e sono felice di conoscere qualcuno che non sgrani gli occhi al solo sentire il mio nome.
A: Che nome buffo.
H: Beh, qui non è così strano, ma voi siete asiatici, vero?
S: Siamo giapponesi, sì. Io mi chiamo Sana Kurata.
A: Io sono Akito Hayama.
H: Conoscete bene l'inglese, però.
A: Sana mi ha costretto a studiarlo questa estate e adesso riusciamo entrambi a capirlo e a parlarlo, più o meno.
S: Ovviamente io più di lui! Comunque, perché dovremmo conoscerti?
H: Mi hanno detto che ho sconfitto un certo Voldemort quando avevo solo un anno e nessuno si spiega ancora come sia accaduto.
S: Oh sì, ho letto quel nome su qualche libro che ho cercato in Giappone su Hogwarts. Ma come facevi a non saperlo?
H: I miei genitori sono morti a causa di questo mago e... i miei genitori adottivi non mi hanno voluto informare di niente.
S: Vedi, Hayama, siamo tutti messi bene in fatto di genitori. Sono certa che andremo d'accordo, Harry.

A: Alla fine siamo finiti nella stessa Casa, perciò sarà difficile che io riesca a evitarti, anche se ci speravo.
S: Ci deve essere un errore, io non posso essere una Mangustaazzura, io sono una ragazza per bene!
A: Serpeverde, almeno adesso che ne fai parte impara questo nome!
S: Ecco perché quel cappello mi diceva che non avevano senso i miei pensieri. Io gli avevo espressamente chiesto di non mettermi in questa Casa, ma continuavo a ripetere “non a Mangusta, non a Mangusta” e lui mi ha detto che avevo le idee confuse, ma che la mia astuzia sarebbe stata ben accetta nei Serpeverde. Sono sconvolta.
A: Non essere stupida, non diventerai cattiva solo perché alcuni maghi oscuri facevano parte della tua stessa Casa. E vedrai che ti starò accanto, per impedirlo.
S: Grazie, Akito...
E il primo anno iniziò per Sana e Akito in una nuova scuola, in nuovo Paese e in una nuova vita, ma tutto sarebbe sempre andato bene, perché loro erano, ancora una volta, inseparabili e sempre lo sarebbero stati.

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Capitolo 2
*** Primo giorno ***


La mattina dopo lo Smistamento, Sana si svegliò nel suo letto a baldacchino, sprizzando energia da tutti i pori, come era solita fare tutti i giorni.
Aveva conosciuto le sue tre compagne di stanza e non sembravano troppo simpatiche, a dire il vero.
Una aveva lunghi capelli rossi, grandi occhi grigi e il naso all'insù e pareva proprio che il mondo le si dovesse chinare ai piedi, anche se in realtà aveva risposto con un sorriso alla presentazione di Sana, perciò per adesso la situazione appariva tranquilla.
Si chiamava Eilen, ed era figlia di due nobili Purosangue della Gran Bretagna, e, da quanto aveva raccontato alle compagne, a quanto pare i genitori l'avevano già promessa in sposa ad un magnate russo, e la ragazza ne era alquanto contenta, perché quest'ultimo era molto ricco e decisamente affascinante.
Mostrò a tutte la foto del giovane, che doveva avere parecchi anni più di lei, perchè dimostrava almeno diciannove anni, ma in effetti sul suo aspetto fisico nessuna delle tre ebbe da ridire, visti i capelli corvini e gli occhi azzurri, di ghiaccio.
La seconda ragazza aveva capelli corti e biondi e due magnetici occhi marroni. Anche i suoi genitori erano famosi Purosangue e lavoravano entrambi al Ministero della Magia.
Raccontò alcuni aneddoti circa i preziosi giocattoli che le comprarono i suoi quando fece sollevare per la prima volta una tazzina da tè con la magia e si dimostrò molto interessata al futuro marito di Eilen e a tutti i ragazzi, in generale. Il suo nome era Judith.
La terza era la più alta del gruppo e appariva più grande di qualche anno rispetto all'età effettiva.
I suoi capelli erano lunghissimi e si delineavano in perfetti boccoli neri, talmente perfetti che sarebbero potuti appartenere ad una bambola di porcellana. Aveva una bocca rosea e carnosa e degli occhi verdi da mozzare il fiato.
Non parlò molto di sé, ma ogni tanto si soffermò a guardare fuori dalla finestra, come se stesse pensando a tutt'altro. Si chiama Lisle.
Ad ogni modo, a Sana non dispiacevano troppo, anche se si vedeva che l'incredibile bellezza di tutte e tre le allontanava un po' dalla sua genuina noncuranza.
Sapeva che non aveva niente da invidiare a quelle ragazze, che la sua mamma diceva sempre che lei era una bellissima bambina, ma era rimasta comunque sorpresa dell'accuratezza delle tre nel sistemarsi i capelli e nell'apparire meravigliose, anche se così piccole.
Tutti questi pensieri non le impedirono, tuttavia, di salutare energeticamente le tre compagne e di catapultarsi nel dormitorio maschile, per cercare Akito.
Alla terza camera sbagliata nella quale aveva svegliato e messo in imbarazzo tutti, finalmente lo trovò, ancora sonnacchiante e con gli occhi semi chiusi.
S:“Coraggio, Akito, cosa ci fai ancora nel letto, iniziano le lezioni!”
A:“mmm”
S: Akito? Akito? Akiiiiiito???
A: Sana, chiudi quella bocca!
S: Ma come ti permetti di parlarmi così, dovresti proprio tappartela tu la bocca!
Detto questo, acchiappò un calzino e lo infilò a forza nelle fauci aperte di Akito, mentre questo stava sbadigliando.
A: Mmmmm a l e d e tta!
Sputò il calzino e si mise in piedi, guardando l'amica con occhi minacciosi, che però non la impressionarono affatto.
“Ma insomma, che cosa succede?”
Una voce profonda maschile interruppe il bisticcio tra i due ragazzi e spinse Sana a voltarsi verso gli altri letti. Si era completamente dimenticata che le sue grida avrebbero potuto dare lievemente fastidio anche agli altri membri della stanza.
Vide che tutti e tre i ragazzi la stavano fissando, uno sembrava incuriosito, uno divertito e l'altro, quello che aveva parlato, decisamente seccato.
S: Oh, scusatemi, ero talmente presa da Akito, che non ho fatto caso a voi! Mi presento, sono Sana-Chan, piacere di fare la vostra conoscenza!
Il ragazzo che stava sorridendo da prima si alzò dal letto, le porse una mano e le disse che si chiamava Tancredi, che veniva dall'Italia e che trovava davvero molto carino il rapporto tra lei e Akito.
Lei gli sorrise e gli strinse la mano con forza.
Riluttante, il secondo ragazzo si alzò e si presentò anche lui, dicendole che si chiamava Steven e che era felice di fare la sua conoscenza.
Il terzo non si mosse dal suo letto e continuò a guardarla male, senza proferire parola.
Akito fece una specie di grugnito e mormorò:
A: Nessuno può ignorare Sana.
E sembrava aver voglia di sfoderare qualche mossa di karate, ma il ragazzo silenzioso si voltò, guardò nuovamente male sia lui che Sana e poi disse, con tono autorevole:
“Io sono Mark.”
Sana si stupì, ancora una volta, della bellezza dei ragazzi di quella scuola.
Anche i giovani compagni di Akito erano molto carini!
Tancredi aveva capelli castani arruffati e grandi occhi azzurri, Steven era biondo, con occhi tendenti al verde e Mark sembrava tutto tranne che inglese, con la sua pelle abbronzata, gli occhi e i capelli nerissimi e l'accento marcato.
Akito sbuffò, prese Sana per un braccio, e la trascinò giù nella Sala Comune.
Le tinte verdi e scure intimavano un po', ma erano decisamente imponenti e diedero a Sana un senso di importanza, ma la cosa che più le premeva in quel momento era andare a mangiare!
Salirono le scale che portavano alla Sala Grande e si andarono a sedere al tavolo dei Serpeverde.
La colazione era abbondante e c'era veramente di tutto: cereali, brioches, ciambelle, pasticcini, panini, torte salate e dolci, uova, bacon e altro ancora.
Sana addentò quasi tutto, mentre Akito assaggiò poca roba, anche perchè la ragazza gli tolse quasi tutto dalla mani.
S: Allora, vediamo un po' che lezioni abbiamo stamattina!
A: Abbiamo un'ora di Trasfigurazione, due di Pozioni, due di Difesa contro le Arti Oscure e una di Volo.
S: Volo?!
A: Sì, dovrebbero insegnarci a volare sulle scope.
S: Aaaah, che bello!
A: Sta zitta, che tutti ti guardano.
S: Beh, sono abituata ad essere guardata io!
Akito scosse la testa, e addentò l'ultimo pezzo di ciambella, per poi alzarsi all'arrivo dei suoi tre compagni di stanza.
Mentre si allontanava, Sana lo raggiunse e gli domandò:
S: Che ne pensi dei tuoi nuovi amici?
A: Ma quali amici, ci divido solo il luogo dove dormire.
S: Ma dai, Akito, dovrai passarci i prossimo sei anni insieme!
A: Beh, se per questo anche con te, ma spero di riuscire a liquidarti, prima o poi!
Sana afferrò il suo martelletto e lo diede in testa sonoramente all'amico, senza aggiungere altro.
Mentre raggiungevano l'aula di Trasfigurazione, si accorsero di dividere la lezione con studenti di un'altra Casa.
S: Oooooh, voi dovete essere dei Grifoni!
A: Grifondoro!
I ragazzi del Grifondoro la guardarono un po' tramortiti, ma qualcuno sorrise e, tra questi, Sana riconobbe Harry Potter.
S: Oh, rieccoti! Io ero convinta che sarei finita nella vostra squadra...
A: Casa
S: ma il Cappello deve essere impazzito.
Harry le disse che, per un attimo, aveva temuto di finire anche lui tra i Serpeverde, ma che, alla fine, l'importante era essere brave persone, e che non ci si doveva curare della proprio Casa, con così tanta convinzione.
S: Oh, sei così saggio.
A: Ma se te l'ho detto anche io ieri!
S: Zitto tu!
Harry presentò il suo amico Ron a Sana e Akito e, all'inizio della lezione, i quattro si sedettero vicini.
Sana si accorse che le sue tre compagne di stanza erano sedute dietro di lei e che Tancredi lanciava qualche sguardo ancora verso la sua direzione, sorridendo, mentre Mark si limitava a passarsi una mano tra i lunghi capelli corvini e a guardare la professoressa, con un'aria di strafottenza.
La lezione fu molto interessante, anche se Sana lanciò un urlo assordante, quando l'insegnante, la McGranitt, si trasformò in gatto davanti alla classe e non arrossì nemmeno un po', sotto lo sguardo di tutti i compagni.
Anche Pozioni andò bene, anche se Sana rimase colpita dal comportamento del professore, che a lei era parso decisamente affascinante, ma che invece trattò senza pietà Harry, tanto che Akito dovette tapparle la bocca, per impedirle di intervenire.
Una ragazza attirò l'attenzione di Sana per la sua bravura. Apparteneva ai Grifondoro e conosceva tutte le risposte che i professori ponevano alla classe, era davvero brava e Sana era decisa a fare amicizia con lei, sebbene Akito non la trovasse molto simpatica.
Difesa contro le Arti Oscure la teneva un professore alto e giovane, davvero molto simpatico, che suggerì loro di non legarsi mai troppo alle nozioni dei libri nelle situazioni di pericolo, ma di affidarsi alle conoscenze apprese durante la vita e al proprio coraggio, o, almeno, alla propria capacità di scappare.
L'ultima lezione si tenne in giardino, come era prevedibile, e i Serpeverde furono, grazie al cielo, da soli nel sostenere la prima prova di Volo.
Akito riuscì a librarsi in cielo per secondo, senza difficoltà e volteggiò accanto a Mark, che evidentemente volava già da tempo, vista la confidenza con la scopa.
Eilen e Sana furono le ultime a riuscire a salire, impacciate e terrorizzate, ma alla fine entrambe riuscirono a volteggiare per qualche secondo fino alla fine della lezione.
Per il primo anno il pomeriggio era libero due volte a settimane e quello era uno dei due giorni nei quali questo accadeva, quindi, dopo un lauto pranzo, Akito e Sana si diressero nuovamente in giardino, per ammirare tutto il castello dal di fuori e per chiacchierare del loro primo, incredibile, giorno.

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