Il ritorno degli Olimpi di Mpc_Pao (/viewuser.php?uid=128645)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** L'ira di Era *Tuono* Il ritorno. ***
Capitolo 3: *** Lo scriviamo dopo ***
Capitolo 4: *** Per ora tutto fila... male che vada Nike! ***
Capitolo 5: *** Programma Rivergination: Il trenino della Cuccagna ***
Capitolo 6: *** Giochi di società e missioni impossibili ***
Capitolo 1 *** Premessa ***
Il
ritorno degli Olimpi
TRATTO DA UNA STORIA
VERA
Premessa
Nunc est
bibendum
Un
giorno lontano
lontano, in una terra lontana lontana, durante una seduta di alcolisti
anonimi,
una donna alquanto incazz .. arrabbiata narrava
l’elenco di concubine
del marito.
La
psicoterapeuta
Ebe, alcolista anche lei, la consolava. Dopo ore di chiacchiere importantissime tra Ebe, Era e due
strane infiltrate (Ilizia e Elena -
della sacra Ilio-), questo è il risultato..
Buona lettura!
Guida all'
INcomprensione del testo
Prima che vi appropinquiate a iniziare a leggere
il primo coso capitolo per quei fortunati
disgraziati carissimi fanciulli/e
che non hanno avuto la sfiga il privilegio di sorbirsi
appassionarsi
a queste meraviglie, lasceremo delle brevi spiegazioni
all’INcomprensione dei
seguenti “brani”.
Nella
premessa non
riteniamo ci sia niente da spiegare ma qualora non capiste qualcosa
alzate la
mano e parlate (?) uno alla volta.
Per non stare sempre a spiegare chi é figlio di chi (o che cosa) inseriamo l'albero genealogico..
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Capitolo 2 *** L'ira di Era *Tuono* Il ritorno. ***
L'ira di Era
*Tuono*
Il ritorno
Se non puoi convincerli, confondili.
Tutto iniziò durante un incontro nudico di gruppo, indetto da Zeus, per l’appunto nella città di Troia. Il ‘’potente’’ deo dell’Olimpo, dopo essersi divertito a lungo, vide un fanciullo (o una fanciulla, non si capiva bene) molto affascinante e trash che ballava su un palo per lap - dance.
Incuriosito, ma non volendosi esporre troppo, mandò Ermes alla CIA per raccogliere informazioni sull’esserino del palo.
Non staremo qui a cianciare a lungo sulle disavventure di Ermes alla CIA per due buoni motivi:
-Primo: a nessuno interessa di Ermes;
-Secondo: a nessuno interessa di Ermes.
Diremo solo che fu molto persuasivo e i MEN IN BLACK, intimoriti, non esitarono nemmeno un momento ad accontentare il dio.
Ma se così non fosse stato, vi ricordiamo [a voi, i nostri millemila lettori (non siamo mica come Manzoni, siamo più realiste..)] che Ermes è anche il dio dei ladri.
Torniamo, comunque, a cose più importanti. Vedendo che Ermes non tornava, Zeus ne approfittò (non avendo testimoni) per mettere un paio di centoni nelle mutande del fanciullo\a.
Ermes tornò vittorioso dopo quaranta giorni e quaranta notti, passati in un centro benessere. Era una notte di luna piena, pioveva e c’era un sole che spaccava le pietre. Dopo aver camminato per lunghe, corte, strette, larghe strade egli arrivò nella discoteca più IN di Troia (dove, lo ricordiamo a scanso di equivoci, era stato organizzato l’incontro nudico su citato). Qua Zeus stava ancora guardando Ganimede, le cui mutande erano ormai strapiene di centoni.
Ermes, stupito da quanti centoni le mutande di Ganimede potessero contenere, chiamò Apollo, facendo il segno del cellulare con le dita e portandosele all’orecchio, per chiedergli di venire a spettegolare con lui.
Subito rispose la centralinista di turno di Apollo: “Qui Apollo 14, come posso esserle utile?”. E Ermes disse, cortesemente: “Bando alle ciance, essere inutile, sono il Signor Ermes! Dì a Febuccio che urge la sua presenza al mio cospetto!” e riattaccò galantemente il telefono in faccia alla povera disgraziata. Aiutato da Goku, che lo teletrasportò in meno di dieci secondi, Apollo arrivò in accappatoio a Troia.
Dopo aver passato ore e ore a spettegolare come brave comari, decisero finalmente di agire. Ermes andò a conferire privatamente con Zeus, mentre Apollo era appostato fuori dal palazzo – discoteca con il suo carro, aspettando le news. Quel giorno ci fu un eclissi solare.
Zeus scoprì che Ganimede era un ragazzo simpatico e sechisi, pieno di qualità e potenzialità, da approfondire nei suoi appartamenti privati.
Dopo circa mezz’oretta Ermes uscì scioccato dalla discoteca e urlò ad Apollo:
“Zeus ha trovato un nuovo concubino: Ganimede!”
Apollo partì immediatamente, diretto sull’Olimpo, si recò da Era e le diede la grande notizia. La più equilibrata dea dell’Olimpo, in risposta, prese la prima cosa che le capitò fra le mani – per sfortuna di Febuccio, i suoi capelli – e iniziò a sbatacchiarla da una parte all’altra della stanza.
Si sa come corrono le voci e così ben presto tutto l’Olimpo scoprì che Era era di nuovo una cerva.
Zeus tornò sull’Olimpo tre minuti dopo (perché era noto che Zeus non durava molto) e convo cò ὁ ἀ γών θέων(il concilio degli dei).
Erano tutti presenti: Afrodite, Ade, Ebe, Era, Venere, Proserpina, Atena, Ermes, Apollo, Ilizia, Ares e Elena di Troia. Mancava solo Poseidone. Il fanciullino\a era nascosto dietro un altare dedicato al dio del mare e tremava di paura.
Zeus si alzò in piedi e disse con aria solenne: “State zitti, inetti!” e Afrodite gli fece eco: “Siete tutti cessi!”.
Zeus fulminò con uno sguardo Afrodite, che si passò una mano tra i capelli con aria indifferente e tornò a sedersi.
Il grande capo si schiarì la voce e iniziò il suo discorso:
“Cari miei più o meno adorati dei è giunto il momento di rinnovare il nostro staff! Vi informo, anche se non ero costretto a farlo, che da oggi Ebe è licenziata e ad occupare il suo posto è l’affascinante Ganimede o, come tutti voi, probabilmente, lo conoscete Gianni Medde”.
Zeus lanciò uno sguardo cuccioloso a Ganimede, mentre Ebe scoppiava a piangere e rompeva una brocca di vino in testa a Ganimede, sbraitando in greco antico: “VENDETTA!! Vostra Magnificenza, fate qualcosa!”.
Era, sentendosi chiamata in causa, si alzò dal suo posto e, indicando Zeus e l’usurpratore\ice, gridò:
“Tu! Lurido verme! Come osi sminuire la mia autorità? Concubinati chi vuoi, ma non cambiare le mie disposizioni! Basta! Voglio il divorzio!”.
Ebe in sottofondo gridava e strepitava, picchiando a tratti Ilizia, a tratti Ganimede.
Alla fine la situazione precipitò nel caos:
* Era lanciava bicchierini di Martini e giocava a freccette con gli stecchini e le olive con Zeus, che ormai sembrava un porcospino;
* Ebe rincorreva Ilizia e Gianni Medde, riempiendoli di botte e lanciando loro coppe di ambrosia e insulti poco carini; quando Ilizia le chiedeva cosa avesse fatto, le sbraitava contro: “SEI NATA!”
* Apollo scoprì di essere da sempre attratto intensamente da Ermes e si mise a rincorrerlo con il carro, emettendo schiamazzi cavallereschi;
* Afrodite promuoveva i suoi libri: “Anche i soldati fuggono – Kamasutra militare”, “Sulle orge di Pompeo”, “Manuale: come farsi crescere il pene pregando Afrodite” e il best seller che aveva conquistato i critici di ogni dove “Siete tutti cessi”;
* Elena, Ade e Proserpina giocavano al gioco dei puffi: avevano una tinozza con tre poveri malcapitati al suo interno. Il gioco consisteva nel tenere la tersa sotto l’acqua a quegli esserini e, il primo che riusciva a farli diventare blu, vinceva.
* Ares attentava alla vita di tutti.
Tutti erano in crisi e nessuno capiva gli altri, giocavano tutti a chi urlava più forte. Poseidone comparve all'improvviso coperto di alghe e grondante d’acqua e Era, come lo vide gocciolare sul suo nuovissimissimo tappeto persiano, per poco non ebbe un collasso. Poseidone, vedendo solo Ganimede, fece: BU! Il ragazzo1a, che si era di nuovo nascosto dietro l'altare del dio del mare, a causa della furia omicida di Ebe, vedendo quell'imponente e potente figura, riprese a correre decidendo che i colpi di quella psicopatica erano meno pericolosi. Uno dei bicchierini di martini di Era arrivò per sbaglio a Poseidone, che non fece attendere molto la sua timida reazione: spaccò con un gran casino l'altare e salì su una delle due estremità per farsi vedere meglio (come se fosse basso), iniziando il suo discorso:
“Miei cari fratelli, siamo oggi qui riuniti per la stoltezza del nostro re. Quell'uomo" E qua Poseidone lanciò uno sguardo molto significativo a Zeus, che lo guardava arrabbiato. "ha deciso di chiamarci tutti a raccolta per le sue perversioni, fregandosene del più grande problema che tutti noi, e ripeto TUTTI potremmo mai affrontare." A questo punto il dio del mare fece silenzio e si guardò attorno per controllare se aveva la completa attenzione di tutti gli dei.
Tutti pendevano dalle sue labbra, così Poseidone continuò a parlare: "Oggi sono arrivato in ritardo per un motivo molto serio: le balene azzurre cisalpine narbonensi si stanno estinguendo. Ah! So che a voi altri non importa niente! Ma questa è una cosa molto grave! Tutto è dovuto all'inquinamento di Zeus che butta in mare enormi quantità di preservativi usati, tra l’altro anche bucati, come testimonia la sua grande prole sull’Olimpo!"
Atena, che da tempo si batteva con gli ambientalisti e il WWF, non sapendo come poter contraddire il dio del mare che gli stava sugli zebedei, sbuffava rumorosamente, mentre gli lanciava occhiatacce. E alle rivelazioni di Poseidone guardava sempre più scioccata Zeus, chiedendosi come il padre potesse non fare la raccolta differenziata. Si, non le interessava sapere che il re tradiva la Venerabile Maestà (VM).
Poi decise finalmente di agire: ok ambientalisti, ma qua si stava superando il limite!
Era lei ad appianare le discussioni e ad illuminare d'immenso il popolo dell'Olimpo.
Non poteva farsi battere da quello sciocco di Poseidone!
Così, si alzò dal suo scranno, dopo aver battuto un cucchiaino contro una coppa d'oro e disse:
"Grazie Poseidone per averci deliziato con queste storielle. Ora vorrei passare alle cose serie. Come tutti voi sapete" disse guardandoli con aria minacciosa "Perché lo sapete, vero?! Dobbiamo pensare a cose più urgenti. E non mi riferisco alla nuova edizione di “Ulisse” condotta da Alberto Angela, no signore e signori qui c’è in ballo qualcosa di più serio. Tutto quello che ci ha raccontato Poseidone può essere risolto tagliando i fondi-preservativi a Zeus, che tanto – anche se glieli facciamo comprare – non ha ancora capito come si usano.” Lo sguardo di Atena tornò a farsi serio e per un attimo i suoi capelli sembrarono circondati da elettricità.
Era colpa di Poseidone, che la pettinava.
La nostra dea della giustizia e della sapienza iniziò a fare le fusa dimenticandosi per un po’ del suo discorso. Fino a quando Ebe (che stava prendendo a padellate Gianni Medde) si schiarì la voce.
Allora Atena si riprese dall'estasi del momento e continuò in tono ispirato:
"La verità è che ormai a questo mondo va tutto a catafascio. Insomma, Afrodite ha imparato a scrivere! Afrodite e scrivere!Ma chi avrebbe mai pensato di vedere queste due parole nella stessa frase senza almeno una negazione?"
Afrodite a questo punto cominciò una filippica contro Atena, ma nessuno l'ascoltava: erano tutti presi dalla chioma di capelli elettrica di Atena, che era quasi trash quanto Gianni!
Zeus, nel mentre, era stato legato dalla moglie a una sedia e la dea si concentrava sull’ennesimo assassinio del marito che avrebbe dovuto compiere a breve.
Appena Era vide Atena, convinta che quell’elettricità fosse un dono di Zeus, si infuriò ancora di più, iniziando a conficcargli il tacco a spillo.. nel... Avete capito, no? nel naso.
Atena nel frattempo continuava il suo discorso. Doveva trovare qualcosa di intelligente da dire entro cinque minuti! Altrimenti avrebbe perso l'appoggio del pubblico!
Non sapendo come risolvere il problema della mancanza di argomenti decise di fare l'unica cosa che avrebbe assicurato l'attenzione su di se e che, ne era certa, avrebbe lasciato tutti a bocca aperta.
Cominciò a denudarsi in pubblico e fu seguita a ruota anche da Ganimede e Poseidone (geloso del fatto che quel pervertito potesse toccare la SUA Atena), che la baciò appassionatamente.
Tutti gli dei dell’Olimpo si fermarono e li guardarono con faccia scioccata,quasi terrorizzata. E, come se questo fatto non fosse già abbastanza traumatizzante, i tre iniziarono un balletto nudico di gruppo.
Atena aveva ragione stava succedendo qualcosa di terribile e questa ne era la prova.
Guida all' INcomprensione del testo
Prima che vi appropinquiate a iniziare a leggere il prossimo coso capitolo per quei fortunati disgraziati carissimi fanciulli/e che non hanno avuto la sfiga il privilegio di sorbirsi appassionarsi a queste meraviglie, lasceremo delle brevi spiegazioni all’INcomprensione dei seguenti “brani”.
Ganimede: Bellissimo (...) giovanetto, figlio del re troiano Troo, fu rapito e trasportato in cielo da un'aquila (o Zeus sotto forma di aquila). Il re dell'Olimpo gli affidò l'incarico di coppiere degli dei al posto di Ebe.
Vostra Maginificenza (o VM): nuovo epiteto di Era, ideato da questo momento in poi, e molto in voga nella nostra storia. (copyright: Ebe-te).
In questo capitolo non riteniamo ci sia altro da spiegare ma qualora non capiste qualcosa alzate la mano e parlate (?) uno alla volta.
Angolo in cui noi parliamo senza coerenza:
Questa storia nasce da seghe mentali fatte durante un anno e mezzo. E come tutte le seghe mentali non ha senso quasi in nessun punto. Chi di voi studia o ha studiato al classico (Ma anche chi stoltamente ha consegnato l’iscrizione in questa prigione. Ma no, ma no, venite!) capirà quanto queste stupidaggini siano necessarie.
Ci siano assegnati, nella nostra classe, l’identità di un personaggio mitologico, per passare il tempo in modo costruttivo e proficuo per i nostri voti. (o.O Ma quando?)
Io sono Ebe. Io VM Era.
Se avete tempo (ma soprattutto se avete voglia) lasciate una recensione, anche solo per correggere gli attentati alla lingua italiana che potremmo aver fatto.
Considerate che è stata corretta (nonché scritta) durante le interrogazioni degli altri!!
Non sapendo che altro dire …
…
…
…
Ciao Ciao
|
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Capitolo 3 *** Lo scriviamo dopo ***
Lo
scriviamo dopo
“L’importante
non è
vincere. L’importante è competere, senza perdere
né pareggiare.”
Sappiamo
che a questo
punto vi interesserebbe solo sapere come finisce la Love Story tra
Poseidone e
Atena, ma riteniamo sia più corretto tornare un
po’ indietro nel tempo, per
schiarirvi le idee riguardo alcuni avvenimenti passati.
Dovevamo trovare un modo intelligente e obbiettivo per dare lavoro a
quei tre
sfaticati dei figli XY di Crono. Dopo aver escluso la gara a chi piscia
più
lontano, perché si sa, gli dei sono troppo dei per pisciare
o simili, giunsero
(NdA: eventuali cambiamenti di soggetto sono puramente voluti)
a una
sola soluzione del problema: una partita di Strip Poker.
I nostri tre organizzatori di giochi nudici di gruppo si trovavano in
una
“chiamiamolacripta”, con un tavolo verde e tondo al
centro e alle spalle di
Zeus un quadro di cani che giocavano a poker. Ora non vi possiamo
spiegare
perché in una “chiamiamolacripta”
c’era un quadro di cani che giocavano a
poker, primo perché voi siete degli inetti e non capireste,
secondo perché chi
siamo noi per giudicare i desideri di un defunto?
Mentre
gli dei erano
vestiti con un sobrio smoking personalizzato – colorato [NdA:
insomma, non
abbiamo voglia di descriverli, immaginateveli!], le dee erano state
più
originali. Afrodite indossava, o meglio non indossava, un costume (su
richiesta
di Ade) che da questo giorno in poi passerà alla storia come
“costume da
coniglietta di Playboy”, con tanto di codino e orecchie. Era,
poiché non doveva essere
neutrale, aveva un
costume da cheerleader, o pon pon e uno stand di souvenir a forma di
saetta,
con scritto: “Date il benvenuto alla
nuova signora dell’Olimpo!”
All’epico scontro era stata richiesta come giudicia
Rea, tornata per l’occasione dall’Isola
dei Beati. Si era presentata ai
cancelli dell’Olimpo con un tuono disegnato sul petto, un
cappellino con una
molla alla quale era attaccata una nuvola, dalla quale spuntava Zeus
con una
saetta in mano e un dito di gomma gigante con scritto: “Vai,
bambino mio!”, ma
sfortunatamente era stata intercettata dal corpo di polizia della moda,
le Ore.
Questo corpo di polizia era stato istituito dalla capricciosa,
razionale,
bellissima e gentilissima
[NdA: Questa parte è stata –forse- manomessa e
riformulata da qualcuno
NdEra: Io sono innocente!
NdEbe: Certo, mamma, come no … Hai la coda di paglia?]
Era, che impediva l’accesso sull’Olimpo a chi non
era propriamente vestito.
Le tre dee le avevano legato i capelli in un elegante chignon e
l’avevano
costretta ad indossare una finissima tunica bianca, i cui veli erano
fermati da
una spilla tridimensionale
[NdEbe: perché, di solito come sono?! * sopracciglio
inarcato *]
con scritto “Io sono imparziale”, stessa scritta
che le era stata tatuata in
fronte con un delicato ed elegante arancione evidenziatore.
Rea aveva poi percorso le vie dell’Olimpo con una cartina
turistica del luogo,
mentre rifletteva sul fatto che fosse passato troppo tempo
dall’ultima volta
che lo aveva visitato, alla ricerca della
“Chiamiamolacripta”. Come la
rintracciò, stracciò la cartina, lanciandole in
aria i pezzi come fossero stati
coriandoli e iniziò a battere le mani allegramente.
[NdEra: come una comune plebea!]
Dopo aver manifestato i suoi sentimenti in modo così regale
e discreto, iniziò
a scattarsi foto da sola con la “chiamiamolacripta”
sullo sfondo per
documentare questa sua scampagnata.
Si ricompose e si rassettò i vestiti con noncuranza poco
dopo e dunque si avviò
ancheggiando verso la porta. E, essendo una gran fan di “Le
follie
dell’Imperatore”, molto in voga su tutte le Isole
dei Beati del mondo, non
riuscì a trattenersi dal fare un’entrata come
quella di Kuzco.
Tirò un poderoso calcio alla porta, spalancandola,
e gridò: “Bam Bum
Baby!”, e poi decise di dare un tocco personale alla
recitazione. “E’ qui la
festa?!”. E tutti si girarono a guardarla perplessi, mentre i
grilli facevano
cri cri.
Appena i nostri nullafacenti preferiti si furono ripresi dall'ingresso
trionfale del giudice, Era - da brava lecchina
futura padrona del mondo
- si avvicinò per dare il benvenuto alla madre.
Esordì, con un sorriso molto
gelido, dicendo: "Mamma, ma che bello averti qui! chi ti ha
chiamato?".
Lanciandole un caldo e affettuoso sguardo da
BruttaVaccaGuardaCheLoSoCheL'HaiDecisoTu Rea rispose: "Sono stata
convocata dalle Moire. Si richiedeva un po' di saggezza tra voi giovani
sconsiderati."
"Ah, certo... Ma che bello, vuoi un drink?" E le porse un bicchierino
pieno di un liquido color delle feci, poi lo fece per sbaglio
cadere
addosso alla donna e subito emise strilli, che suonarono circa come:
"Oh
no! Che disdetta! I tuoi, cioè MIEI! Vestiti!"
Facendo un fischio molto "femminile", Era chiamò allora le
ore, che
arrivarono in un attimo con lo smacchiatore. Dopo aver fissato con
orrore le
macchie sulla candida veste circondarono Rea con aria minacciosa.
"Signora Rea, ma ha idea di quanto costi quella veste? C'è
criiiiisi! Lei
sperpera il denaro dell'Olimpo!" .
E avrebbero continuato per ore se Zeus non si fosse alzato e avesse
annunciato:
"Credo sia giunto il momento di iniziare la partita. Conosciamo tutti
le
regole?"
A quelle parole tutti si voltarono verso di lui: i cuori galoppavano le
speranze si infiammavano e le carte furono mischiate! La partita aveva
inizio!
Scriveremo
un breve
riassunto della partita per non annoiarvi troppo.
Breve
riassunto.
Alla
fine, per la gioia
delle nostre divine dee, i tre erano rimasti come mamma li aveva fatti.
Prima
dell’annuncio del vincitore, passarono alcuni minuti, per
aumentare la
suspense.
Alcuni minuti.
Alcuni minuti.
Alcuni minuti.
Alcuni minuti.
Alcuni minuti.
Alcuni minuti dopo, Era si alzò dal suo posto in prima fila,
posò i pon pon con
aria molto trash e, posizionando le mani in stile Mr Burns dei Simpson,
annunciò:
“La regia mi ha appena recapitato i risultati, a breve
scopriremo il vincitore
di questa esaltante partita, che ci ha coinvolti tutti”,
fisso i tre
partecipanti negli occhi ad uno ad uno e continuò:
“Al terzo posto, poiché
rimasto completamente nudo … Ade!”
Ade era scioccato! Sapeva di essere rimasto nudo, ma non credeva di
perdere.
Rea, comparve dalla sua postazione di giudicia
e disse: “Ad Ade spetta dunque il Regno dei
Morti!”.
Ade mise il broncio, con gli occhi che gli si riempivano di lacrime.
Lanciò uno
sguardo triste ai suoi allegri e colorati vestiti, abbandonati a terra.
Avrebbe
dovuto dire loro addio per sempre e iniziare a vestirsi come si
conveniva a un
Signore dei Morti: con borchie e pelle!
Rea, da brava madre premurosa quale era [NdEbe: Non
nel senso di quale era la dea u.u], fece pat
pat sul naso ad Ade e lo ignorò [NdEra: si vede che
è la mia mammina!]. Era si
schiarì la voce per attirare nuovamente
l’attenzione su di sé: “Decidere chi
inserire al secondo posto è stato difficoltoso, dopo aver a
lungo discusso
riguardo questo problema, abbiamo deciso che gli occhiali da sole
valgono come
abiti.” Mentre Posidone iniziava ad imprecare e a prendere a
calci il tavolo
verde, Rea uscì di nuovo dall’ombra e disse:
“Perciò a Poseidone, il secondo classificato,
andrò il Mare!”
Poseidone interruppe la madre e urlò irritato: “Io
con i pesci non ci voglio
stare! Non so nemmeno nuotare!”
Ma le sue parole (e anche quella vergognosa ammissione) andarono
sprecate,
perché Rea sovrastò le sue urla, dicendo:
“Mi sembra evidente chi sia stato a
vincere questa partita e dunque ad avere il comando
sull’Olimpo e sui cieli!”
Mentre Era ballava la samba, Afrodite consolava i due perdenti e Rea
gongolava
tutta gasata, Zeus sorprese tutti e se ne uscì con:
“Mamma, scusa … Io non ho capito … Chi
è che ha vinto?”
Era si
tirò un colpo sulla fronte,
rendendosi conto per la prima volta, che barare per far vincere quel
“……” non
era stata una delle sue idee migliori.
[NdEra: Perché nessuna delle mie idee è cattiva!]
L’unica a provare abbastanza affetto nei confronti di Zeus e
anche che potesse
accollarsi il gravoso compito, era quella beata dea di Rea.
Tirò fuori tre barbie e iniziò a spiegare al suo
figlioletto le questioni della
vita.
Sì, aveva LEGGERMENTE perso il filo del discorso.
Alla fine. Dopo sei ore di interminabili mimo – spiegazioni,
Rea lo lasciò a
meditare da solo. Un lampo di genio attraversò la mente di
Zeus, che si alzò
rovesciando il tavolo e ruggì: “Sono il re del
mondo! Grrrr!”
Rendendosi conto, troppo tardi, che tutti se ne erano già
andati da un pezzo,
si rannicchiò in un angolo, mentre si dondolava e si
succhiava il pollice e a
intervalli regolari mugolava: “Nessuno mi apprezza! Non
dovremmo festeggiare?
Ma sono solo!”
A tratti si sentiva anche il suono della sua trombetta da party.
Prrrrr.
Guida
all’INcomprensione del testo
Come
potete notare questo capitolo è un flash back! Tratta,
appunto, di come venne diviso l’Olimpo … Farli
giocare a dadi ci sembrava
troppo banale, ecco!u.u
Abbiamo
messo tutti gli dei che (teoricamente) a quel tempo dovevano
già essere
nati, tutti gli altri a quel tempo non c’erano!:)
Rea
è la madre di Zeus e anche di tutti i presenti in questo
capitolo, salvo
Afrodite.
Zeus
è naturalmente il suo prediletto!xD (come si può
intuire!)
Se
c’è ancora qualcosa che vi è poco
chiara, chiedete!:D
Angolo
in cui le autrici parlano senza coerenza
In realtà oggi parlo
solo io, MPC, perché sto pubblicando
io!xD Sì, faremo a turno..Ci scusiamo per
l’immenso ritardo! Solo che abbiamo
avuto problemi con il mio computer. Che ha deciso di rompersi,
facendomi
perdere un bel po’ di lavoro.
Ma non temete! Ho dovuto solo faticare il doppio per ricopiare una
seconda
volta!
Aggiorneremo ogni due settimane, probabilmente nel fine settimana,
salvo
eccezioni (che speriamo segnalino un anticipo e non un ritardo).
Che ne dite di questo capitolo? La storia si farà sempre
più demenziale, eh!xD
(a partire dal titolo, sì..xD) (che è quello
vero, non un titolo
provvisorio!u.u)
Se l'HTML è sballato fate finta di non notarlo, eh?xD NVU ce l'ha con me!ç_ç
Grazie infinite a chi ha letto e anche a chi ha addirittura recensito!
* commozione
generale *
Ciao, al prossimo capitolo!:)
(e se volete magari recensite! In cambio saremo più
incentivate, eh!xD Anche solo per segnalare errori o disappunto!)
|
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Capitolo 4 *** Per ora tutto fila... male che vada Nike! ***
Per ora tutto Fila ... male che vada Nike!
Resta di stucco, è un barbatrucco!
Ora, che conoscete il passato e l'origine dei poteri dell'Olimpo, è giunto il momento di tornare al presente. Vi ricordate, no? Atena e Poseidone si stavano 'coccolando' e Ganimede faceva il terzo incomodo (o la terza incomoda, la questione è ancora irrisolta), sotto gli sguardi esterrefatti di tutti gli olimpi.
La scena continuò invariata per circa dieci minuti. A far cessare quell'illidio fu l'arrivo di una pallina piagnucolante, che spalancò le porte della Sala con malagrazia e si buttò ai piedi di Zeus (per chi non se lo ricordasse, il pover uomo dio era legato come un salame!).
Zeus, cercando di darsi un contegno e un'aria importante, la guardò dall'alto in basso (NdEra: O, come dice Ebe, da sotto in su) cercando di capire chi fosse a annacquargli i piedi.
"Chi sei tu, o giovane fanciulla?", chiese Zeus, accorgendosi di aver al suo cospetto una possibile concubinatrice. "Non mi sembra di averti mai ... ehm ... conosciuto!" (NdA: CHE VISCHIDO!)
Era, a quell'ultima affermazione di Zeus, iniziò a picchiarlo con un martello di gomma gigante e rosso.
La donzella palleggiante alzò lo sguardo verso il sommo Zeus e rispose, con un pigolio e gli occhioni languidi: "oh, Sire di tutti gli dei, Maestà Eccelsa. Grande Toro Bianco, Verro Meraviglioso ..."
Sentendo quell'ultimo epiteto Ebe picchiò la fanciulla sconosciuta (non c'era da fidarsi: anche lei voleva rubarle il posto?) e urlò qualcosa riguardo a una verità sacrosanta e indiscutibile: di VM ce n'era, ce n'è e ce ne sarà una sola.
Era alzò educatamente una mano e, accordatosi da sola il permesso di parlare, puntualizzò: "Sì, ma la 'V' del mio epiteto non sta per verro, ci tenevo a precisarlo!"
La svergognata intrusa iniziò a piangere nuovamente, rotolandosi avanti e indietro, e a singhiozzare.
"Vi prego, perdono, chiedo asilo olimpionico!"
Zeus, attizzat intenerito dalla bellezza della fanciul ... dal suo pianto straziante, le chiese premuroso:
"Cosa ti turba, signorina ...?", qui si bloccò un attimo perplesso, nel rendersi conto che non conosceva il nome di un postulante del suo Olimpo.
La piccola palletta alzò i suoi occhi da cerbiatta, colmi di lacrime versate e non e iniziò a raccontare la sua sfortunata e infelice e misera e tapina sorte.
"Venere, mi chiamo Venere, e questa è la mia storia", stava per iniziare a raccontarla rappando, ma un'ulteriore e premurosa martellata di Ebe la fece desistere.
"Era una giornata come le altre a Tarocchiland: il sole splendeva alto, gli uccellini cantavano e tutti noi eravamo davanti al maxi schermo di Mercurio, a mangiare caramelline a forma di orsetto e guardare la tredicesima puntata della seconda stagione dei Barbapapà. Stavo abbracciata a Bubù, il mio orsetto preferito, emozionata per la nuova trasformazione di Barbamamma in una Barbacuoca, quando Giove scese in pantofole e vestaglia al piano inferiore. Si vedeva che era di cattivo umore, infatti il latte e i suoi cereali preferiti erano finiti e aveva dovuto bere del succo di arancia (lui odia il succo di arancia) e biscotti dietetici. Così ha iniziato a insultare la Barbacuoca, insinuando fosse colpa sua se i suoi choco-pet erano finiti. Non potevo stare in un angolino e lasciare che il mio re prendesse in giro la mia paladina, perciò mi sono alzata dal mio seggiolino e l'ho fronteggiato: 'Giove, ora hai oltrepassato il limite! Ti permetto di trattare male il mio Bubù mentre facciamo le nostre cose, ma non puoi prendere in giro Barbamamma!'
Giove era sorpreso dalla mia reazione violenta, ma aveva urgente bisogno di sfogarsi, perciò mi apostrofò con parole cattive e se ne tornò a letto con la televisione, come se niente fosse. Mai l'avesse fatto. Tutti quegli ingrati dei miei ex - best mi incolparono di aver fatto perfere loro la fine del Barba - episodio! Si rivoltarono tutti contro di me e scrissero in quattro e quattro nove una richiesta di esilio forzata nei miei confronti. La portarono poco dopo a Giove, mentre io mi trovavo in punizione sopra i ceci. Giove mi tradì ulteriormente e firmò quell'obbrobrioso documento. Prima della seconda puntata dei Barbapapà della giornata, io venni cacciata dalla mia casa. E la cosa peggiore di tutte è che sono stata costretta ad abbandonare Bubù!
Ho vagato per circa seicentoventiquattro secondi senza meta, finché non venni avvicinata da un losco individuo con un uovo di drago, che voleva sapere come fare ad addormentare un cane a tre teste e che era pure brutto.
Così sono scappata e mi sono ritrovata davanti a un manifesto con scritto:
Vieni a visitare i veri dei dell'Olimpo,
gli originali,
i migliori,
gli unici e
i soli ...
I best of the best of the best of the best of the best of the best...
Dopo il quinto best mi ero persa, ma una cosa l'avevo capita: c'erano dei nuovi best in città e io dovevo raggiungerli. Dopo essermi prestata per trovare i soldi per pagare un taxi, decisi che era meglio prestarmi anche al taxista, tanto per andare sul sicuro.
E ora eccomi qui ... Cosa ne dite di avere un'esclusiva dea della bellezza tra voi? Ok,
Sono tarocca,
ma posso imparare,
ti prego Zeus,
da quei brutti cattivi
non voglio tornare!"
Afrodite, sentendo che quello scricciolo tarocco voleva prendere il suo posto, si erse in tutta la sua altezza per sovrastare Venere (non che ci volesse molto) e sbraitò: "Ma zitta, cesso! Qua la dea della bellezza sono io! Torna da Bubù, patetica!". E iniziò a ridere in modo malvagio. Venere, intuendo che la sua fine era vicina, scoppiò a piangere e a rotolare attorno all'altare rotto di Poseidone.
Ebe, nella sua infinita magnosità, la fermò con un piede e le sorrise dolcemente. Venere, con l'impronta della scarpa di Ebe sulla faccia, si spaventò ulteriormente alla vista di quel sorriso [NdEbe: Cioè, faccio così paura?]. La figlia preferita di Era, [NdEra: Chi, Ilizia?] Ebe, guardò il padre nelle palle degli occhi e disse: "Daddy, ho io la soluzione, come sempre", tutti reagirono a questa affermazione con un tsk tsk generale. "Forse ve ne siete scordati, ma la proposta è sempre valida. Ho creato un esclusivo programma ... Il Programma Rivergination. Venere, se vuole, può entrarne a far parte e rendere se stessa pura, casta, bianca, original marines .... Tutto. Quando finirò con lei i Barbapapà saranno solo un fantasma nella sua vita passata. Potrà assumere le fattezze di una vera dea, ancora non so quale, dipende dall'allineamento dei pianeti ... Dovrò discuterne con Loro", si girò verso Ilizia e continuò: "Ilizia, le Moire sulla linea 3! Dì loro che mi chiamino il primo lunedì libero!". Poi riposrtò lo sguardo sul padre e iniziò: "Va bene questa proposta", per poi girarsi all'ultimo momento verso Era e concludere: "VM?"
Mentre Zeus era affranto perché neanche la sua bambina lo considerava, Era accettò la proposta di Ebe con entusiasmo. Venere si chiedeva invece in che guaio si era cacciata. Ebe, accorgendosi della sua titubanza, le si avvicinò e le fece pat pat sulla testa, poi le sussurrò all'orecchio: "Venere, sta cominciando per te una grande e magica avventura e ricorda: QUESTA E' SPARTA!"
Guida all'INcomprensione del testo
1) Gli dei Tarocchi, residenti a Tarocchiland, non sono altro che gli dei romani, considerati delle brutte copie dai VERI dei Greci! Ma pensiamo si capisca!:)
2) Il tipo con un uovo di drago in mano e che vuole addormentare un cane a tre testa è un omaggio a Harry Potter ovviamente (*W* Harry! *W* *Maria Paola che venera il suo libro preferito*)
3) Non sappiamo se esiste la seconda serie di Barbapapà, né di cosa parli la tredicesima puntata di questa - sempre se esiste -, né se Barbamamma si sia mai trasformata in una Cuoca! Però "Barbapapà" è un cartone per bambini, lo sapete tutti?xD
(NdP: queste delucidazioni illuminanti, delle quali, sono certa, non avreste potuto fare a meno, vi sono state offerte da Maria Paola!)
Angolo in cui le autrici parlano senza coerenza
Io dovrei scirvere qui qualcosa di almeno vagamente sensato, ma in realtà non ho niente da dire perché i discorsi senza coerenza escono meno coerenti quando almeno li faccio con qualcuno.
Prendiamo Mpc, non che le sue utilità siano molto, ma almeno la si può insultare!
Se anche insultassi "la non qui presente" Maria Paola non mi potrebbe rispondere.
Capite quanto codesta cosa mandi in frantumi il mio piccolo cuore?!
Ma tornando a dire cose un tantino più sensate mi scuso per il titolo, ma mentre stavamo scrivendo questo capitolo Mp ha affermato "Per ora tutto fila.." e una nostra compagna ha commentato "Male che vada Nike" e quindi ci è sembrato giusto renderle omaggio.
Ora che ci penso è stata "Venere" a dirlo, quindi beh, come potevamo non lasciare che scegliesse almeno il titolo del suo capitolo?!
Questa volta ho davvero finito le cose da dire, almeno quelle che riguardano anche vagamente questa storia quindi me ne vado..
Spero che il capitolo vi sia piaciuto..
A presto..
Ciao..
TO BE CONTINUED
NdP: Oh bè volevo metterlo!! xD Ah e tra parentesi doveva essere più grande e in rosso, ma non riesco a metterlo, magari lo farò in un secondo momento. Che delusione però..
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Capitolo 5 *** Programma Rivergination: Il trenino della Cuccagna ***
Ai nostri mannari
preferiti, solo loro
sanno perché (noi no di certo), con tanto
affetto.
Ma
no dai! Era l’idea della trasformazione! I mannari si
trasformano, Venere si trasforma …
Ah
sì? Questo non lo sapevo!
T.T
Comunque!
Ai
nostri mannari preferiti:
Richard & Remus
Jason
& Nathaniel
e Luke, no, non ti
abbiamo dimenticato
Il quarto capitolo
come si scrive?
Da solo?!
No, come si
intitola!?
Programma Rivergination: Il trenino della Cuccagna
Amare
se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita.
Il primo lunedì mattina seguente, Ebe, vestita in un
inguardabile elegantissimo tailleur e gli occhiali sulla punta del
naso, chiacchierava amabilmente con le Moire.
«Mi è stato detto dal padre del figlio del nonno
del macellaio di Zeus che Saturno non è correttamente
allineato con Marte, ma Vostre Grazie ritenete questo possa influire
metaforicamente sul mio lavoro con Venere?»
Una sola fu la risposta delle tre sorelle:
«Eeeeh?!?»
«Oh, al diavolo vecchiacce! Sapete bene che, per far entrare
Venere nell’Olimpo, devo trasformarla. In cosa,
dunque?»
Le tre sorelle entrarono in Moire mode-on e iniziarono il loro
oracoloso oracolo: «La notte dell’equinozio di
primavera di trent’anni fa i pianeti ci hanno manifestato il
loro volere. La leggiadra fanciulla, che viene da
quell’eccentrica regione in cui monti sorridono e le caprette
fanno ciao, ha tre possibilità di evolversi in
un’entità superiore: Pikachu, Doraemon e
Artemide.»
«Mmh, opzioni interessanti, allora … Riflettiamoci
con calma: Pikachu mi sento di escluderlo perché, nonostante
l’altezza sia la stessa, con il tuono shock potrebbe far
entrare in crisi Zeus e solo gli dei sanno quanto possa essere
fastidioso. Doraemon sarebbe perfetto, ma Era ha bandito i gatti blu
dall’Olimpo (NdA: questa è
un’altra lunga e appassionante storia). E così ci
rimane solo la scelta più insignificante: Artemide, la dea
della caccia, che è casta! Dovrò faticare
assai!»
Poi con una grazia pari a quella di Ermes, Ebe chiuse le dita in faccia
alle Moire. Si sedette a terra e si mise a scarabocchiare un programma
con tempere e acquarelli.
PROGRAMMA
RIVERGINATION
Docenti
esterni:
-
Apollo
-
Atena
-
Le Ore
-
Afrodite
Giudici:
-
Poseidone
-
Ade
-
Zeus
(in
ordine di importanza)
Dal
lunedì al venerdì:
5.30: Sveglia
6.00:
Colazione
6.30:
Corsa inseguita
dai Mostrini dell'Inferno
9.00: Doccia
9.10:
Lezione del giorno
13.00:
Pranzo
14.00:
Corsa con i cani
15.00: Compiti guidati da Ebe
19.00:
Corsa
20.00:
A letto!
Nel
weekend:
6.30:
Sveglia
7.00:
Colazione
7.30:
Corsa
9.00:
Babysitteraggio
22.00:
Mettere a nanna i
Deini
Guardando la grande meridiana della sua cameretta si rese
conto che era giunto, per Venere, il momento di iniziare la sua nuova
vita! In un mese l’avrebbe trasformata in una dea con i
fiocchi!
Ebe camminò velocemente diretta ad una porta tappezzata di
foto di bambini appena nati. Bussò ripetutamente per circa
sette secondi e trentaquattro decimi, fino a quando Ilizia non si
affacciò alla porta con una faccia molto addormentata.
«Che c’è? Sta per nascere un nuovo
bimbo?»
«Non dire sciocchezze sorella … Mi servi! Da oggi
in poi sarai la mia segretaria! Ti pagherò in …
affetto! »
Ilizia inarcò un sopracciglio e iniziò a
risponderle, ma ormai Ebe-te era già fuggita via intimandole
di prendere una tromba e di raggiungerla nello stanzino
negli appartamenti per le scope
di Venere.
La Povera Pallina Piagnucolante era rannicchiata in un
angolino dello sgab
della stanza e sognava tanti Barbapapà che
giocavano [NdPosy: Con le palle di Zeus? NdEra: Che maleducato! *]con lei e
Bubu, quando una tenera secchiata d’acqua ghiacciata le fu
schiaffata sopra.
Venere si svegliò: era bagnata e circondata da un fastidioso
rumore di tromba.
A spiegarle cosa stesse accadendo fu Ebe che urlava come una psicopatica dittatrice
simpatica e dolce insegnante di greco.
«Svegliati! Una nuova giornata è iniziata!
E’ iniziata la TUA giornata! ChiamiamotiArtemide ti voglio
fra trenta minuti lavata, in tenuta da corsetta leggera e pronta per
fare colazione, nelle cucine!»
Uscì sbattendo la porta e le urlò dal corridoio:
«E mettiti il deodorante!»
***
La colazione fu un pasto molto abbondante di praticamente niente. Il
problema era che c’era molta roba da mangiare, ma non era per
Venere. Davanti al suo posto (tra l’altro non le avevano
concesso un seggiolino) Ares e Eris si abbuffavano, chiacchierando di
future guerre.
Ebe mangiò una fiesta al volo, non le fece finire la sua
insalata scondita e la portò in giardino.
Là fuori c’era freddo, nonostante fosse primavera,
però c’erano bellissime statue (NdEra: Ma questo
che cosa c’entra?) che ritraevano Afrodite in millemila pose
e Zeus dal suo lato migliore (NdEra: Perché ha un lato
migliore?! NdZeus: I miei lati sono tutti migliori! NdA: Cosa ci fai tu
qua? A te non è concesso fare Nd!).
Venere rimase a fantasticare per qualche minuto, nel portico, al
momento in cui avrebbe avuto anche lei tante statue che la ritraevano,
unendo le mani al petto e chiudendo gli occhi con aria mistica, ma la
nuvoletta in cui si susseguivano i suoi pensieri (NdA: Come quella dei
cartoni!!) fu spazzata via da una freccia scagliata da Ebe che per poco
non l’aveva ammazzata.
«Non c’è tempo per sognare!»,
tirò fuori da una tasca la sua meridiana portatile e sorrise
malignamente. «Fossi in te inizierei a correre. I
Mostrini dell’Inferno saranno qui fra dieci sec …
- si sentì un ringhiare inquietante – Oh! Che
cuccioli! Sono in anticipo!»
Venere la guardò con gli occhi spalancati per la paura e,
dopo aver lanciato un grido disumano, iniziò a sfrecciare
tra le pose di settembre di Afrodite. Ebe la guardava con aria
sognante, convinta di aver svolto un ottimo lavoro. Il giorno
precedente aveva chiesto alla madre delle belve feroci da sguinzagliare
dietro Venere e lei le aveva consigliato i Mostrini
dell’Inferno (NdEra: Mastini! Avevo detto mastini!). Erano
così teneri! Si accomodò nella sdraio in giardino
e sfogliò con aria svogliata
"θεός & you”,
attendendo che passassero due ore e mezza. Cosa le toccava fare! Anche
aspettare che trascorresse quel tempo interminabile! Finita la rivista
contattò il docente del giorno e chiacchierò
amabilmente con lui per una mezz’oretta, dandogli
disposizioni per la lezione che avrebbe tenuto.
Venere tornò alla base, col fiato mozzo e con due macchie
enormi di sudore nella vestaglia. I Mostrini avvistarono Ebe e si
bloccarono improvvisamente, cominciando a fare le feste. Ilizia
arrivò con tanti bocconcini gustosi e li fece allontanare
dalla dea e un quarto (NB: Ebe - la Dea – e
VenereChiamiamolaArtemide - un quarto di dea -).
Venere stava per scoppiare a piangere e buttarsi su un’altra
sdraio, quando Ebe la arpionò per un orecchio e la
trascinò dentro il palazzo.
«Allora, tesoro. Hai dieci minuti per farti una doccia, non
c’è acqua calda PER TE, quindi non provare a
girare le manopole. Il bagno è la terza porta a destra, nel
secondo corridoio a sinistra di quello a destra al terzo piano.
Veloce!»
***
Tornata dalla doccia o, per meglio dire, dallo spruzzo
d’acqua, la Pallina trovò ad attenderla Febuccio
che aveva uno sguardo assassino e un arco puntato contro di lei. La
Piccola Pallina Piagnucolante strabuzzò gli occhi e chiese
con voce tremolante: «Chi sei? Cosa stai facendo e
dov’è Ebe?» (NdA: la Povera Pall
… La P3
era così spaventata da rimpiangere quella dittatrice di Ebe,
questo è grave)
Febuccio, oltraggiato perché non era stato riconosciuto,
tirò fuori una sua foto autografata e dopo averla attaccata
a una freccia gliela lanciò contro:
«Così ti ricorderai di me!»
La P3
nella sua infinita intelligenza iniziò a girare in tondo
anziché rinchiudersi da qualche parte. Febuccio
iniziò a piangere e a lanciarle frecce contro pensando che
la sua futura sorellina non lo apprezzasse. E mentre la prendeva di
mira piagnucolava, perché quello non poteva essere definito
parlare, la storia della loro famiglia (NdEbe: Vedi?! Si vede che sono
fratelli, stanno piagnucolando entrambi!).
«Devi sapere che quando Ebe riuscirà nella sua
disper … Ehm, grande impresa, tu diventerai la mia sorellina
gemella! Siamo stati separati alla nascita per colpa della metatesi
quantitativa, ma ora torneremo insieme! Certo, tu non sarai mai brava
come me con le frecce, ma insomma sono dettagli!»
La P3
non si capacitava della sua sfortuna: suo fratello la voleva uccidere
già prima di conoscerla??
Cercando di negare la sua parentela con quel maleducato che le lanciava
frecce di un colore non accettabile, invocando Ebe affinché
la salvasse, poi maledicendola (NdEbe: E si aspettava la salvassi?!) e
soprattutto correndo per la stanza piangendo isterica. Alla fine Ilizia
entrò nella sala spalancando le porte e ululando
«Arriva il pranzo!!» e lanciando panini in aria.
***
Come prevedeva la tabella di marcia dopo pranzo le toccava nuovamente
una “rilassante” corsetta, stavolta ad inseguirla
non erano Mostrini dell’Inferno (NdEra: Qualcosa di
più terribile, tipo … Non so, Ebe-te appena
svegliata?!?) ma “semplici” cani affamati. La sua
007 missione era portare nel laboratorio di chimica un bidoncino di
carne fresca. Se avesse perso la carne, prima i cani la avrebbero
sbranata e poi sarebbe stata esiliata dall’Olimpo. La
Palletta, nonostante avesse consultato tutti i punti informazione
sull’Olimpo, non riusciva ad arrivare a destinazione. Tutti
quanti alle sue richieste di aiuto le davano indicazioni
contraddittorie, assolutamente ignari dell’esistenza di un
posto simile, ma non disposti ad ammettere la loro ignoranza (NdEra:
Abbiamo un laboratorio di chimica? Ma soprattutto
cos’è questa chimica? Si mangia?). Potremmo
seguire il rotoloso rotolamento della Piccola Palletta Piagnucolante
per tutto l’Olimpo, ma per questioni puramente cartacee non
lo faremo (NdEbe: Abbiamo finito i fogli? NdA: Abbastanza). Alla fine
dell’ora prestabilita per la corsa i cani andarono a prendere
una coca al bar, scusandosi perché non si poteva trattenere
ulteriormente, avevano anche un altro Importantissimo Impegno
Irrevocabile (I3)
in tribunale.
Ebe si avvicinò con aria arcigna alla P3,
puntandole un dito contro e - con molto stile –
sbraitò: «Tu mi hai profondamente
delusa!»
La P3
la guardò da sotto in su con i suoi grandi e spaesati
occhioni color cioccolato milka alle nocciole aromatizzato alla menta
e, stringendo forte il bidoncino con la carne al petto,
piagnucolò: «Io ci ho provato, ma non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato, non
l’ho trovato, non l’ho trovato, non l’ho
trovato, non l’ho trovato, non l’ho trovato
… »
Ebe reagì a questa scena di estrema tenerosa tenerezza nel
modo più consono. Le mollò un sonoro ceffone che
per la settimana successiva le lasciò le impronte digitali
di Ebe sulla faccia. Poi la Dea della giovinezza si erse in tutta la
sua altezza e disse: «Sei veramente stupida! E ora muoviti,
è il momento dei compiti!»
In seguito a questo sfoggio di autocontrollo e razionalità
le due si diressero all’interno verso una nuova (NdVenere:
Magica avventura? NdEra: Stanza delle torture?) enorme stanza vuota. Di
quelle quattro ore la Palletta ricordò in seguito solo le
scene meno agghiaccianti (NdVenere: Io ho visto cose che voi Olimpi non
potete nemmeno immaginare). Si era ritrovata, e non sapeva come, seduta
su un banco con solo un foglio e una penna davanti e con Ebe, che
girava intorno al suo banco come gli squali fanno attorno ai gommoni
nei film di serie B, che le assegnava da risolvere cruciverba senza
indicazioni e paraequazioni nasiociscalve che solo i maniaci monaci
più acuti e pelatoni dell’Himalaya post moderna
sapevano fare. E quando lei insinuava anche solo lontanamente di volere
una gomma, Ebe sbatteva in modo isterico la bacchetta alla lavagna
appesa al muro: «Non devi usare la matita, poi non hai tempo
per ricopiare e ti lamenti!»
Tanto per riempire l’ora che mancava al Coprifuoco, per
andare a letto senza cena (NdA: Perché ci siamo dimenticate
di inserirla nel programma e mica possiamo cambiarlo per lei. Quindi va
bene così!), la Palletta corricchiò un altro
po’ inseguita dalla più terribile, secondo
ChiamiamolaVenere, creatura dell’Olimpo: Ebe! (NdEbe: Lo
faccio solo perché devo smaltire il pranzo! NdEra: Seh
… seh …)
Arrivata al suo giaciglio la Piccola Cosina si appallottolò,
contò i Barbapapà e, arrivata al numero cinque,
che come tutti sanno viene dopo il quattro**, si
addormentò.
***
Per un mese intero tutte le giornate furono organizzate in questo modo,
cambiavano solo il docente esterno e la materia del giorno.
Con Atena, dea della saggezza, del WWF e di Piero Angela, era costretta
a vedersi ogni martedì, le teneva delle interessantissime e
illuminanti lezioni di dizione. Praticamente si ritrovò ad
imparare il sacro linguaggio universale (NdA: Quello che ancora oggi
riesce a torturare milioni di ignari studenti) : Il Greco.
E per sua sfortuna non aveva una buona memoria, né una
particolare simpatia per gli accenti (NdA: Un po’ come tutti
i suicidati su citati studenti).
Il martedì notte aveva sempre gli incubi sul paradigma di
οράω e sull’aoristo gnomico,
che immaginava fare amicizia con David Gnomo, mentre chiacchieravano
amabilmente di tema verbali e raddoppiamenti: una cosa aberrante.
Il mercoledì era giornata di shopping selvaggio di Ebe e le
Ore che creavano il suo nuovo guardaroba, mentre lei veniva trattata
alla stregua di una barbie fra le mani di un fratellino minore
dispettoso. ChiamiamolaVenere
ringraziava solo che quel marmocchio malefico non avesse in mano le
forbici.
L’aggettivo selvaggio associato alla parola shopping non era
un’esagerazione, infatti il suo look assomigliava sempre di
più a quello di Tarzan.
Il giovedì veniva traumatizzata da Afrodite, che
l’aveva presa in antipatia, così nelle sue lezioni
di resistenza, che dovevano riguardare la sfera sessuale, era piuttosto
crudele. Infatti le faceva sfilare davanti camerieri che variavano tra
il semi e il nudo completo, che trasportavano prelibatose prelibatezze,
mentre il suo stomaco eseguiva un concerto degno della Scala di Milano.
Per quanto questi giorni possano sembrare malignamente atroci erano
niente paragonati al venerdì. Non vi descriveremo nessuna
delle scene cruente vissute dall’infelice perché
sono orribili da sopportare per la flebile mente umana, vi diremo solo
che la lezione del giorno era portamento e l’unica docente
era Ebe.
(NdAde: Du palle) (NdZeus: Ma povera piccola, mandatela da me!) (NdA:
Tu stai zitto ti abbiamo già detto che non puoi fare le Nd
Nessuno, pedofilo!)
***
Se c’era differenza nel week-end la situazione peggiorava, si
svegliava un’ora dopo e non vedeva Ebe tutto il giorno, ma le
toccava sostituire Ilizia nella nursery dell’Olimpo. Inoltre
gli unici momenti in cui riusciva a mangiare erano quando un Deino
lasciava una merendina mezzo mangiucchiata in giro. Ovviamente non
mancavano le corse e l’abbondante colazione altrui.
Il mese passò grosso modo tutto in questa maniera. Le sue
giornate erano abbastanza simili, ma nessuno si sarebbe azzardato a
insinuare che erano monotone o oziose, anche perché Ebe li
avrebbe mangiati vivi con olio e aceto e, siccome erano dei, digeriti
per l’eternità.
***
Durante questo periodo buio della sua vita (dopo due giorni si era
fulminata la lampadina del suo alloggio e nessuno aveva pensato di
cambiarla), sorprendentemente, ChiamiamolaArtemideTendenteAlVenere
aveva imparato alcune cose.
Prima di tutto (non sappiamo per quale ragione - ma si sa,
l’itagliano è una lingua difficile-, ma leggesi:
first of all) il lunedì per evitare le frecce del gemello
puccioso Apollo aveva escogitato un piano geniale (NdEbe:che le fosse
stato suggerito?! Chi ha osato?!). Ogni lunedì si alzava
alle 3, per trafugare una torta dalle cucine, la mattina dopo la
offriva ad Apollo. Mentre lui era in estasi mistica, lei rubava
l’arco del fratello e lo sostituiva con un arco rovinato in
un punto (NdMPC: Questo ‘con un arco rovinato in un
punto’ mi piace un sacco, della serie: noi non sappiamo nulla
di archi, quindi decidete voi in che punto volete che lo roviniamo! I sooooogni son deeeeesideri di
f … NdP *Porta via il pc*).
Apollo rompeva inspiegabilmente gli archi ogni lunedì. Ebe,
l’ultimo lunedì del mese, apparve
all’improvviso nella ‘classe’ di Apollo,
con un bloc-notes in mano, mentre Apollo sbraitava contro la palletta
(avendo scoperto i suoi sotterfugi) e, guardandoli soddisfatta,
mormorò: «Finalmente! Ora sì che
sembrate veramente fratelli!»
Il martedì la nostra studentessa preferita
boicottò le lezioni di Atena. Mentre questa ascoltava
scettica le serenate di Poseidone, ChiamiamolaArtemide tirava fuori
bigliettini dai posti più improponibili e copiava fedelmente
tutte le declinazioni. Ebe osservò a lungo
l’ultimo compito della P3,
poi sottolineò con una matita rossa la frase
“nella pergamena 52 trovate la seconda
declinazione” e scrisse una nota lunghissima nel suo
bloc-notes. Visto che la nostra P3
non aveva realmente imparato il greco non capì che cosa
avesse scritto Ebe (NdA: e noi non perderemo tempo a tradurlo,
perché Ebe ci ha dato la traduzione in italiano).
Il mercoledì non si rese nemmeno conto di aver raffrontato
la lezione nel modo adeguato. Si limitò ad assecondare le
Ore nel loro folle shopping e a fare le richieste più
assurde, pretendendo tutto l’arsenale di armi da caccia, con
la cintura rigorosamente griffata D&G (NB: Daini &
Gazzelle). Alla fine la carta di credito delle Ore si era esaurita e
piangeva miseria. Ebe, vuoi per non far crollare la Borsa
dell’Olimpo, vuoi perché doveva salvare le
apparenze (NdEbe: Quali apparenze? NdEra: Se non lo sai tu! Bo, come
“altra frase” ci sta sempre bene! Non passa mai di
moda! ^_^), decise di annunciarle che aveva superato brillantemente
(ora non esageriamo) anche quella lezione.
Nella lezione con la sua acerrima nemica Afrodite riciclava i
bigliettini che usava per copiare greco il martedì e, dopo
averci scribacchiato su proposte oscene, li lanciava addosso ai
camerieri.
I poveretti però si fermavano alle terribili apparenze e
pensavano che la sciagurata volesse donare loro una cultura e,
terrorizzati da quest’eventualità, emettevano urla
beduine e scappavano facendo cadere i vassoi pieni di prelibatose
prelibatezze.
La P3
si consolava con il cibo, riuscendo finalmente a riempire il suo povero
stomaco brontolante.
Fu un traguardo su tutti i fronti perché, anche se
inconsapevolmente, aveva resistito senza avere un incontro nudico con
un bel giovine e quindi passato l’esame.
*******************************************************************************
Angolo dell’incoerenza
all’interno della storia
Abbiamo il
blocco dello scrittore.. (10.43)
Lasceremo
codesta “meraviglia” work in progress.. (10.43)
Bene,
ora continuiamo! (10.45)
Meno male
che ci passano in fretta certe cose … E’
perché siamo in due. (10.45)
o.O xD
*******************************************************************************
Per quanto riguarda i Mostrini dell’Inferno, trovò
un modo semplice ed efficace per …
No, non ci siamo dimenticate del venerdì e di Ebe (NdMPC:
Come si potrebbe dimenticarla?!), ma se la vostra flebile mente umana
non poteva sopportare ciò che quella dittatrice faceva fare
alla Povera Palletta, come potrebbe ora sopportare le terribili e
drastiche soluzioni che la disgraziata aveva trovato?!
Sappiate solo che guadagnò il rispetto di Ebe, anche se lei
non l’avrebbe mai ammesso davanti ad anima viva (o morta).
Come dicevamo …
Per quanto riguarda i Mostrini dell’Inferno, trovò
un modo semplice ed efficace per sfuggire loro.
Iniziava a correre come se avesse l’inferno alle calcagna
(come in effetti aveva) e così scendeva giù ai
piedi dell’Olimpo, ogni mattina, e, dopo aver rubato un
cavallo a un contadino ignaro di averne uno, risaliva al galoppo e
trottava allegramente senza sudare o farsi addentare il posteriore.
Quando l’unico pensiero di Fred, il suo unico neurone, era
come fuggire dai cani col bidoncino di carne datole in consegna e
portarlo al laboratorio di chimica, le lacrime solcavano a volte
solitarie, a volte a branchi, a volte a stormi, per non parlare delle
mandrie, il suo viso. Mentre errava accecata da questa cucciolata di
lacrime (NdAfrodite: sul suo viso cesso, vorrei sottolineare!),
incontrò la luce. La sua esasperazione aveva raggiunto il
limite, così si fermò in mezzo a un
viale statuato, intervallato da alberato e, mentre i raggi del sole
creavano ombre birichine sulle sue guance, urlò:
«Laboratorio di Chimica, scelgo Te!»
Nemmeno nelle sue più purpuree aspettative si sarebbe mai
aspettata quello che si ritrovò davanti, anche
perché non aveva idea di cosa fosse.
Il terreno si aprì e da lì cominciò a
spuntare, come un fungo (wacciuwà), una strana costruzione a
vetri, da cui scaturì all’improvviso una strana
musichetta che le annunciava che quello era il laboratorio di chimica.
Alla Piccola Palletta Piagnucolante non sembrava vero (NdEra: E infatti
non lo era? NdA: Come non è vero???), iniziò a
correre felice verso la porta, ci si schiantò sopra e dopo
averla aperta, essercisi schiantata nuovamente perché non
c’è uno senza due, entrò nel
laboratorio. Chiuse la porta a chiave con tre mandate e quattro
chiavistelli, spiaccicò il naso al vetro e iniziò
a fare le boccacce ai cani. Dal canto loro, visto che erano cani
veramente impegnati, dopo una veloce fiesta, i cani decisero di tornare
dove erano veramente apprezzati: in tribunale.
Dietro un cespuglio una strana individua, con un cappellino di foglie,
un binocolo, delle strisciate nere lungo le guance e un bloc-notes a
portata di mano, aveva assistito a tutta la scena e dopo essersi
asciugata una lacrimuccia dovuta al troppo sole, si
allontanò furtivamente com’era arrivata ma con
l’aria molto più soddisfatta.
Nel week-end la P3
adottò un sistema veramente dolce e premuroso per far stare
calmi i deini. Liberava i suoi amici gattini e al posto loro, nelle
gabbie, inseriva i suoi flagelli. Poi li portava al laboratorio di
chimica, che era ormai diventato la sua cuccia antiatomica e che era
insonorizzata, li abbandonava lì e andava a caccia di
merendine selvagge.
***
Dietro le quinte, Ebe si congratulava con se stessa per
l’ottima riuscita del suo piano e iniziò a
scarabocchiare il suo discorso con gli acquarelli. Già,
perché ormai la Piccola Pallina era pronta per il suo
debutto in società.
Su tutti i muri dell’Olimpo, dei laboratori di Chimica e
delle cucce antiatomiche comparvero pomposi annunci che annunciavano
una futura festa al Palazzo di Era: la reggia di Versailles. Si sarebbe
tenuta il ventordici del mese camminante, nessuno sapeva quale fosse la
ragione di questi festeggiamenti, ma - visto che era organizzata da Ebe
- ci si doveva aspettare un’introduzione abbastanza noiosa.
**********************************************************************
P3 che corre felice
sui prati
nel suo bel mondo
che pare fatato
e poi
d’incanto non è più Pallina,
ma si risveglia che
è già una deina.
***********************************************************************
Guida
all’INcomprensione del testo:
* Questa
insulsaggine volgare e inutile non è stata partorita dalle
nostre menti bacate, che sono più sofisticate, ma da una
più salata, quasi algosa. Si, quella del Poseidoine reale (NdP:
“Del Poseidone reale”? o.O NdMpc : No, no,
quello del Poseidone della vita reale! NdP:
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah! No va bè ora lo lascio
… Ci conversiamo nel computer, che cosa triste! xD Ma
andiamo avanti!) che, senza leggere quello che avevamo scritto in
precedenza ci ha lasciato una sua pillola di saggezza e dato che
“aveva senso” l’abbiamo lasciata per voi!
*-* Che dolci!!
Morale: se devi copiare i compiti non lasciare storie in giro.
Non fatelo a casa senza la supervisione di un adulto o di un paio di
forbici dalla punta arrotondata. (Da leggere velocemente come nelle
pubblicità quando dicono “Può avere
effetti collaterali anche gravi”)
APPROVED BY GIOVANNI
MUCIACCIA
** NdMPC:
Facciamo le superiori e diciamo che avevamo completato da secoli il
capitolo quattro … ?
NdP:
Non mi sembra il caso …
Come di certo voi non saprete anche per le autrici il 4 viene dopo il
5, infatti questo capitolo, che in questo momento è ancora
in via di stenditura (mentre scriviamo quest’illuminosa perla
di saggezza), sarà completato dopo il quinto. Si, ci siamo
spoilerate un capitolo! T.T
Angolo
in cui le autrici parlano senza coerenza (anche
più del solito):
Comunque questa qui
(Mpc) mi ha bocciato, per la dedica ai nostri mannari preferiti, la
scrittuta papyrus e ne ha messo una che si chiama perpetua, non mi pare
giusto ù_ù
Volevo lamentarmi xD
Porgo le
più sentite scuse, ma veramente, Papyrus non ci stava per
niente bene. Ritengo Perpetua sia una brava persona, capace di rendere
al meglio le nostre dediche (la
Perpetua ho salutato e sono quaaaaa…)
*Mpc cerca di
cancellare il pezzo della canzone che ha scritto, ma me la ferma.*
Minchia, dobbiamo
smetterla di risponderci nelle note e nel capitolo.
ù_ù
Che maleducata!
Dovremo mettere rating rosso per questo! Sei logorroica.
Ah. Io.
Ti sei offesa?
…
*Autrici rotolano sul letto mentre ridono (Innocentemente brutta
pervertita! Ma
cosa stai dicendo?!)*
Basta.
Parliamo seriamente.
Non abbiamo nulla di
significativo da dire, però se volete possiamo continuare a
vaneggiare!
Mi sono ricordata
una cosa da dire!!
Oh, abbiamo finito il
capitolo, ma te ne rendi conto?
Si, ma non era
quello che volevo dire.. ù_ù Ci stiamo dedicando
alla lista (Ah
già!) dei 101 modi per uccidere Zeus, siamo
arrivate al numero 46, sentitevi liberi di suggerire qualche modo
strano, divertente e doloroso per uccidere il carissimo maritino di
Era. *-*
Ringraziamo tanto chi
leggerà (anche dopo il nostro mostruoso
ritardo!^^’’ Capiranno
ù_ù Quando la vacanza chiama, io rispondo!Io
mi sento ingrata a deluderla e non assecondarla, la vacanza, dico!),
chi ci aiuterà a sterminare l’Usurpatore
dell’Olimpo e chi avrà la cortilezza di
recensirci, nostri personaggi compresi.
MPC
& Paola
P.S. Sperando di aver
battuto NVU! U_U
|
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Capitolo 6 *** Giochi di società e missioni impossibili ***
Capitolo
sicuramente cinque
Giochi di società
e missioni impossibili
«Il mio motto è ...» disse Isabelle con
un sorriso sensuale «"mai
meno di diciotto centimetri"»
Mentre
tutti quanti si preparavano per l’esclusivo party,
dove ci sarebbe stato il Martini, perché No Martini
– No Party, Afrodite si guardava allo specchio. Dopo essersi
complimentata con se stessa, con lo specchio che le rimandava
l’immagine di una creatura dalla bellezza superba,
iniziò a leccare un bastoncino, con le lacrime agli occhi.
Il bastoncino
all’improvviso si spezzò e
riempì la stanza completamente vuota e desolata con uno
schiocco sonoro, così Afrodite realizzò che nella
sua vita mancava qualcosa: quella troia di Elena di Troia [* (?)NdEra:
Ma voi cosa ne pensate delle sirene? Secondo ,e sono tutte delle gran
troie.] aveva una collana che si sarebbe abbinata in modo magnifico al
suo vestito.
Decise
perciò di andare in missione per il bene
superiore.
Passò
un’altra oretta davanti al suo guardaroba, a
scegliere cosa indossare per la sua impresa piena di insidie e
imprevisti: andare a rubar … prendere in prestito la collana
di Era. Arrivò alla conclusione che fosse più
saggio vestirsi in modo sobrio al fine di non dare
nell’occhio. Rivestì il suo corpo con morbida
pelle nera, che definire aderente sarebbe stato come dire che lei era
un po’
vanitosa,
calzò stivali di pelle fino alle ginocchia, col tacco a
spillo all’incirca di diciotto centimetri e in testa mise una
papalina e degli occhialini da piscina, tutto rigorosamente nero.
Inizio a
muoversi con aria circospetta per i corridoi
dell’Olimpo con la musica di James
Blond
nelle orecchie. Afrodite stava al 69esimo piano e doveva arrivare,
senza farsi notare da nessuno, al 34esimo, il piano di Elena. Avrebbe
dovuto attraversare luoghi oscuri e impervi,
perché avrebbe fatto poco effetto utilizzare
l’ascensore.
Cominciò
a salire le scale rasente ai muri e, giunta al
settimo angolo del trentacinquesimo corridoio del settantesimo piano,
la sua missione andò a sbattere contro un’
impotente imponente figura bluastra che spruzzava acqua da tutti pori.
Indietreggiò alla velocità della luce tanto che
per lei il tempo fece oooolè! Si nascose dietro uno scoglio
air week (Scala 1:1) mentre Poseidone camminando con aria indifferente
esclamò:«Ciao Afrodite»
Afrodite
riprese a correre insieme alla luce e salì un
centinaio di rampe di scale come se fosse rincorsa dai Mostrini
dell’Inferno.
Si
fermò davanti a una fighissima porta a vetri di Murene,
controllata da due giganti.
Superandoli
con aria stizzita, iniziò a flirtare con la
porta finché questa non cedette alle sue lusinghe e si
aprì arrossendo lievemente sulle maniglie.
Afrodite
entrò nella stanza e vide una cosa che non si
aspettava e che non avrebbe voluto vedere: due losche figure la stavano
ignorando, Ebe e Era.
Le due
giocavano al gioco dell’oca, con dei curiosi
teschietti sotto i quali c’erano scritti i nomi
“Zeus” e “Gianni”.
«Possiamo
ucciderlo qui.»
«No,
qua potrebbe usare la linguetta di una lattina
per salvarsi.»
«Questo
piano non s’ha da fare, né
domani, né mai. E’ troppo stupido, figlia
mia.»
Quanto erano
carine!
Se non avesse
avuto una missione di vitale importanza, si sarebbe unita
a loro, anche se le sembrava che alcune regole del gioco fossero
cambiate.
«Scusate
se vi interrompo, Vostra Magnificenza e …
compagnia? – chiese alzando la mano – Per il
mare?»
Ebe
alzò lo sguardo dal tabellone e la fissò con
aria persa: «Al settantesimo piano, da zio Poseidone, trenta
piani sotto di noi … »
Afrodite si
toccò il mento con un dito e rifletté
a voce alta: «C’è qualcosa che non va,
io sarei dovuta scendere!»
Era la
guardò scocciata, sbraitando: «Senti,
Afrodite, vedi di risolvere i tuoi problemi esistenziali da
un’altra parte, qua stiamo tentando di organizzare un
assassinio come dea, cioè io, comanda», e le
indicò l’ascensore.
Afrodite
flirtò anche con le porte dell’ascensore,
un poco amareggiata per la poca comprensione che aveva ricevuto dalle
due dee.
Quando si
aprirono le porte entrò nell’ascensore,
lasciò Era e Ebe ad analizzare le diverse armi da taglio e
cliccò il pulsante trentaquattro, mentre
l’ascensore emetteva un sospiro estasiato.
Questo
rincuorò la dea della bellezza: aveva ancora un tocco
magico.
I numeri dei
piani scorrevano lentamente, il conto alla rovescia le
faceva palpitare il cuore e quando arrivò a destinazione
emise un urletto a metà tra la disperazione e la gioia.
Si
ritrovò catapultata in un bordello vecchio stile e
ricompose la sua camminata da 007, facendo lo slalom tra i clienti che
erano in fila. A un certo punto uno, scocciato, le intimò di
prendere il numero e di non superare. Afrodite gli rivolse uno sguardo
orripilato come se le avesse detto che aveva le doppie punte e prese il
biglietto. Le era capitato il numero sessantanove e tre quarti e
l’ultima persona entrata era il -50, e inoltre la fila non ne
voleva sapere di muoversi. Aspettò per circa due
minuti prima di rendersi conto di quello che stava facendo.
Appallottolò il numero, dopo aver imprecato in modo molto
colorito, spalancò le porte del bordello con un calcio da
agente segreto, poi le chiuse silenziosamente per non destare sospetti.
Si
lanciò alla ricerca della camera da letto.
In giro era
pieno di cose strane, strane davvero: parrucche bionde,
tette finte e preserv …
No, quello non
era strano.
Che Elena
stesse nascondendo qualcosa a tutti gli dei?
Era un
travestito?
Era calva?
Era grassa?
Era pazza?
Ma
… era davvero una lei?
Insomma, la
prima ipotesi era quella che la convinceva di
più.
Si sarebbe
occupata del mistero appena trovata la collana che stava in
un portagioie, sepolto sotto una marea di perizoma e boxer usati.
Cosa
nascondeva quell’insidiosa creatura?
Si comportava
in modo sospetto.
Afrodite si
mise la collana dentro il reggiseno e sgattaiolò
in giro per gli appartamenti della troiana, alla ricerca di indizi.
Le giunse alle
orecchie una melodiosa vocina (quanto le unghie che
graffiano la lavagna, per intenderci), che cantava:
«Il
triangolo no, non l'avevo consideratoooo ...»
Capendo che la
sospettata era in bagno, dove c'erano di certo indizi
succulenti, Afrodite entrò di soppiatto in quella stanza e
si ritrovò davanti a Eris, in accappatoio, che si metteva
una parrucca bionda.
Urlarono tutte
e due nello stesso momento:
«Elena?
Eris? Troia!!! Perché tu hai due
appartamenti e io uno solo?! - Afrodite sembrò riflettere un
attimo su qualcosa. - Per non parlare del budget vestiti! - questa
volta il suo tono grondava odio. - Brutta vacca!»
«Mostro
nero sconosciuto!!»
Afrodite
rimuginò un attimo sulle parole di Eris\Elena, la
situazione richiedeva un lampione
di genio
o sarebbe finita male: la violazione di
toilette non non passava inosservata sull'Olimpo. Sfilò
velocemente il bigliettino che aveva preso all'entrata da una tasca e
con voce tranquilla annunciò: «Sono il
numero sessantanove e tre quarti!»
L'altra si
tranquillizzò ed esclamò, rivolgendole
il suo sorriso più professionale: «Ah, perfetto!
Aspettami un attimo in camera, mi sistemo e arrivo!»
Afrodite
approfittò dell'occasione e uscì
velocemente dal bagno. Prima di chiudere la porta alle sue spalle la
dea dai mille volti gridò: «Rossa o
bionda?»
Dopo aver
risposto distrattamente alla domanda, Afrodite si
addentrò nella stanza delle malefatte. Si guardò
intorno e decise di sedersi in una poltroncina vicino alla quale c'era
una lampada.
Passavano le
stagioni e, quando le prime foglie iniziarono a
germogliare sull'albero fuori dalla finestra, una nuvola di vapore
viohoola uscì dalla porta del bagno, mentre quest'ultima si
apriva.
Ne
uscì una fanciulla dalla bellezza abbagliante. Il vapore
fa brutti scherzi. Elena, o Eris che dir si voglia, si
avvicinò con passo felpato (tutto merito dei calzini di
lana) al suo letto, i capelli rossi scompigliati da un vento
immaginario, noleggiato da Eolo proprio per occasioni come queste.
Si accorse
troppo tardi che nessuno poteva ammirare quello spettacolo
perché tutte le luci erano spente.
Una luce
inquietante illuminò improvvisamente il volto di un
ancor più inquietante figura: Afrodite.
Elena la
guardò perplessa, mentre arraffava una mutanda.
«Frody,
che ci fai qua? Hai per caso fatto scappare l'Omino
Nero?»
Afrodite
inarcò una delle sue due sopracciglia perfette, non
sapendo se a scioccarla di più fosse il nomignolo o la
stupidità di Elena.
«Elena,
l'Omino Nero ero io.»
Elena
continuò a fissarla stupita e così Afrodite
sbuffò in modo poco deoso
«Rifacciamola»
e spense nuovamente la luce.
Si
sentì un fruscio nell'oscurità, mentre i
neuroni di Elena tentavano di arrivare ad una conclusione accettabile.
La luce si
riaccese e un solo grido riempì la stanza:
«L'OMINO
NERO!!»
Elena
additò nuovamente l'occupante della poltrona e
continuò, con un tono di voce isterico: «Cosa ne
hai fatto di Afrodite? Era qua fino a un momento fa ... Te la sei
mangiata? Non le lo sarei mai aspettata da te!»
Afrodite,
spazientita, si tolse gli occhialini.
«Dobbiamo
andare avanti ancora per molto? Rifaremo la scena
un'ultima volta, vedi di comportarti in modo adeguato
stavolta»
Mentre i
neuroni di Elena avevano finalmente raggiungo la comprensione
(oh, agognata sinapsi!), la luce si spense e si riaccese.
Dalla
poltroncina la voce di Afrodite esclamò, mentre la dea
guardava l'altra con sguardo minaccioso:«Mi devi qualche
spiegazione, signorinella!»
****
Nel covo delle VIG
(Very
Important Godess ♥) si trattava un argomento molto
gettonato: come le nostre due dee preferite dovessero occupare il tempo
libero. Avevano finito quello che -erroneamente- Afrodite aveva
considerato il gioco dell'oca, Ebe non aveva più lavoro,
visto che aveva finito la missione pro-Artemide e Era era annoiata,
perché aveva troppi impegni da non svolgere. Ebe, con la
testa fra le mani e l'aria di una che avrebbe voluto torturare qualcuno
ma non poteva, chiese alla madre: «Mamma, cosa facciamo
quest'oggi?»
Era, come
presa da un'improvvisa illuminazione, rispose:
«Quello
che facciamo tutti i giorni, figliuola cara,
progettare la prossima morte di tuo padre!»
«Ma
lui è intoccabile, almeno per un po'. Lasciamolo vivere per
qualche altro mesetto, fino al mio compleanno, così mi apre
il fondo fiduciario che mi ha promesso. Dedichiamoci a qualcun altro
che, ultimamente, sta complicando la vita di noi Olimpi ... Che so,
Gianni!»
Era
guardò Ebe con aria ancora più annoiata, come se
sua figlia le avesse proposto di dedicarsi al punto croce.
«Quel
ragazzo non mi dà alcun fastidio al momento e non credo
potrebbe mai riuscirci».
Le porte del
covo non tanto segreto (dovevano rivedere il loro sistema di allarme!)
si spalancarono per la seconda volta in quella serata e tre baldi
giovani fecero irruzione, con strane coreografie.
Apollo si
posizionò al centro, Ermes alla sua destra e Eolo si
catapultò sotto le gambe di Apollo (che erano leggermente
divaricate) sgambettando allegramente come una ragazzina innamorata.
Ebe
guardò malissimo i tre nuovi arrivati, che avevano
interrotto un discorso della massima importanza: erano arrivate le due
comari dell'Olimpo e il loro tirocinante.
Era
sorseggiò un po' di ambrosia e applaudì
distrattamente, come si fa per dare un contentino a un bambino. Tutto
questo prima che i tre ruzzolassero per terra, guadagnandosi
un'occhiata di puro disprezzo dalla regina.
I tre si
ricomposero velocemente e squittirono in coro estasiati:
«Mie
signore il falco è nel nido!»
Ebe e Era si
guardarono perplesse ed esclamarono all'unisono:
«Il
cosa è dove?!»
Mentre Eolo si
lanciava nella spiegazione inopportuna di cosa fosse un falco, Apollo
replicò prontamente:
«Il pacco è
alle poste!»
«Eh?»,
chiese Ebe sempre più scioccata.
«Se
ti ho chiesto di farmi spedire qualcosa, manda Ilizia a ritirare il
pacco e non stressarmi», fece Era.
«Ma
no! Non capite! La pagnotta è nel forno!»
«Senti
carciofo, se non mi spieghi subito di cosa stai parlando ti ci infilo
io in un forno!»
Ermes
fermò tempestivamente il suo compagno, che voleva continuare
a pronunciare frasi prive di senso e prese una pergamena da una borsa
azzurra a strisce argentate, con riflessi dorati e pagliuzze di rame,
che portava a tracolla, la quale era rigorosamente gialla a pois viola
con baricentro in E.
Si
schiarì la voce e iniziò a elencare:
«Come
saprai le nostre fonti sono certe, infatti c'è stato detto
dal padrino della nipote di secondo grado (o era di
terzo?)...»
«No,
no, era di secondo, Ermy, l'ho letto su YouGod».
«Ok,
di secondo, grazie, Polly».
«Ti
ho detto di non chiamarmi Polly!»
«Va
bene, Feby».
«Ti
ho detto di non chiamarmi Feby!»
«Zitto,
Babbuccio! Dicevamo, questa ragazza, veramente squisita, ti consiglio
di conoscerla, non so se lo sai, da poco ha avuto due gemelli che ha
battezzato quella tua amica ... Come si chiama?»
«Ma
chi, Tea? Aaah, me ne ha parlato proprio bene, dice che fa delle torte
veramente deliziose. Poveretta, ha avuto una storia proprio
tristissima».
«Ah,
sì? Perché? Cosa le è
successo?»
«Sono
scappati i genitori quando aveva solo 23 anni, sai volevano vivere
all'avventura. Lei ha dovuto procurarsi i beni di prima
necessità da sola ...»
«Ma
poi è stata fortunata, ha conosciuto quel giovine che l'ha
sposata ...»
«Sì,
ma non è affidabile, sai. L'altro giorno sono andato a
trovare i genitori di lui e non sai cosa mi hanno raccontato».
«I
genitori di lui? Chi quei gentili signori delle focacce al nettare di
eucalipto? Fanno bene alla gola, le focacce non i signori, ne ho
comprato a centinaia quando avevo perso la voce ...»
«Sì,
sono proprio quelli, tu avevi perso la voce durante la guerra, vero?
Mio nonno lì ha perso una gamba!»
«Nooo,
poverino, ma poi l'ha ritrovata?»
In sottofondo
Ebe si schiarì la voce, mentre Eolo prendeva freneticamente
appunti di ciò che dicevano Apollo e Ermes.
«Sì,
sì, era sotto le macerie del vecchio Partenone, una donnola
cercava di portarsela via».
«Mai
fidarsi delle donnole, una mi ha mangiato le galline!»
«Ma
erano di peluche!»
«Come
erano di peluche?! Loro avevano un'anima!»
«Lo
so, Erm, ma le donnole non le capiscono certe cose!»
«Io
me ne sono fatto una ragione, ormai mi sono convinto che tutti gli
animali siano loschi».
Un
imbarazzante momento di silenzio seguì le parole di Eolo, a
spezzare la lastra di ghiaccio che il tirocinante aveva provocato ci
pensò Ebe, che chiese:
«Volete
finalmente spiegarc ...»
«Ti
stavo dicendo, Erm, la pentola a pressione che ho comprato da
Olimpyonix ...»
Era si
alzò in piedi e sbraitò, lanciando loro contro la
sedia in cui era seduta e facendo strike:
«Ora
basta! Ho addirittura finito tutta quanta l'ambrosia. Le vostre
chiacchiere mi fanno venire l'emicrania, come quando sento la
genealogia della mia famiglia. Dunque» e a questo punto
scoccò loro una dolce occhiata che avrebbe ucciso il
più impavido guerriero, «tacchini, arrivate al
punto o non sarà il giorno del Ringraziamento quello di cui
dovrete preoccuparvi!»
I tre aprirono
bocca, poi la richiusero, non avevano evidentemente capito il
collegamento tra un tacchino e la loro sorte.
Ebe
schioccò le dita ripetutamente e li riporto alla ragione.
«Ragazzi,
ragazzi, avanti cosa siete venuti a dirci? Veloci, non vogliamo avere
altre tre morti sulla coscienza ... Cioè, le nostre prime
tre!»
Il gruppetto,
dimostrando che Ebe si sapeva spiegare meglio di Era, si consultarono
per qualche minuto, come a voler scegliere un ambasciatore e alla fine
spinsero Ermes davanti a Era, borbottando qualcosa come "ambasciator
non porta pena".
Ermes
guardò le due reali con sguardo cuccioloso e disse, con voce
tremante: «Zeus è stato avvistato correre mano
nella mano con Ganimede, felice sui prati. Alcuni aggiungono che i
monti sorridevano». Poi, come pentendosi di ciò
che aveva affermato, aggiunse precipitosamente: «Ma
sono solo voci, per me era un ghigno beffardo».
La faccia di
Era assunse varie tonalità, una dopo l'altra e le orecchie
iniziarono a fumarle. Ebe, da brava figlia previdente, si rese conto
della gravità della situazione, buttò fuori in
tutta fretta i tre, ringraziandoli per la visita inattesa, invitandoli
a non tornare mai più, spronandoli a vincere il record
"abbandona la stanza il più velocemente possibile", con
minacce di morte, urla isteriche e un coltello.
Si
liberò dei tre scocciatori abbastanza velocemente, chiuse le
porte alla loro spalle e si girò lentamente verso la madre,
che ricambiò il suo sguardo impassibile.
Finalmente la
regina di tutti gli dei sembrava essersi calmata e, sorridendo in modo
malefico alla sua figlia più malvagia, ringhiò:
«Ok,
prendi il bazooka, faremo le cose in grande stile».
****
«Non
è come sembra ... Io sono innocente!»
Afrodite in risposta alle parole dell'altra dea si esibì nel
suo gesto tipico: inarcò un sopracciglio.
Elena\Eris la indicò e affermò in tono solenne:
«Non
parlerò se non in presenza del mio avvocato!»
Poi prese delle ventose e iniziò ad arrampicarsi su una
parete a specchio comparsa dal nulla (i misteri dell'Olimpo).
Afrodite la guardò perplessa, alzò gli occhi al
cielo ed esclamò:
«Smettila di
arrampicarti sugli specchi!»
La Travestita scese mogia dalla parete e dopo un profondo sospiro
iniziò a raccontare.
«E va bene, la mia
storia ha iniziò tanto tempo fa»,
spiegò la Disgraziata coi capelli rosso, guardando Afrodite
dritto negli occhi. «Devi sapere che fin da
piccolina mi sono sentita esclusa da tutti i giochi, non ero amica
proprio di nessuno. Tutti mi disprezzavano perché adoravo
fare i dispetti, ma era un semplice segno d'affetto. Le conseguenze
delle mie innocenti azioni furono disastrose. Giunta al mio
settantesimo compleanno, ormai appena maggiorenne, gli dei mi evitavano
per strada, ero esclusa dalla vita di corte. Così mi dedicai
alla cura delle barbabietole. Anche le barbabietole non mi volevano e
dopo qualche secolo si suicidarono. Cominciai a vivere alla giornata,
senza preoccuparmi del mio futuro, che mi appariva sempre
più grigio. Passavo il mio tempo in compagnia di un albero
di miele e delle zucchine. Ben presto fui costretta a scegliere tra di
loro - in questo momento non mi ricordo perché - e scelsi le
mele. Fu una sofferenza abnorme
abbandonare le mie care zucchine, erano le più preziose
amiche che avessi mai avuto, ma l'amore è cieco e la torte
di mele mi aveva conquistato.
«Un giorno
stavo andando a rubare le uova delle galline di Ermes quando, ferma
dietro la buca delle lettere delle galline, sentii un discorso
scioccante tra il messaggero degli dei e il suo fidatissimo amico
Apollo. Leggendo tra le righe dei loro discorsi, che variavano ogni
secondo e toccavano ogni tipo di problema mondiale, capii che ero stata
esclusa per l'ennesima volta dagli affari della mia cosiddetta famiglia».
La Sfortunata bevve un bicchiere d'acqua, asciugandosi una lacrimuccia
che solitaria solcava il suo viso e riprese:
«Scusa ma adesso vorrei
passare a parlare di me in terza persona, perché il dolore
è troppo grande: non posso sopportare che sia successo a
me!»
Afrodite le accordò il permesso annuendo con la testa.
«Quella *colpo di
tosse* di Teti e quel *colpo di tosse* di Peleo stavano organizzando
sotto il suo naso un matrimonio coi fiocchi senza invitarla! Decise
così di fare qualcosa per ricordare a tutti quanti la sua
esistenza. I suoi piccoli furti e le sue schermaglie quotidiane
sembravano non sortire l'effetto desiderato: continuavano tutti ad
ignorarla. Il giorno del matrimonio si presentò al banchetto
nuziale vestita di tutto punto (nel vero senso della parola: tutto
ciò che indossava era a pois), era persino andata dalla
parrucchiera per l'occasione, che le aveva fatto un morbido chignon
fermato da due lame. Visto che non aveva avuto il tempo di comprare un
regalo e non poteva presentarsi a mani vuote, colse una mela dal suo
albero delle mele d'oro e, arrivata al banchetto, decise di recapitare
il regalo in modo originale e aerodinamico. Lanciò la mela
in mezzo al tavolo in cui erano seduti gli sposi, Era, Zeus, Afrodite,
Atena, Ade, Poseidone, Persefone e Ilizia. Accompagnò il
lancio dicendo "alla più bella". Tutti quanti cominciarono a
spostare le sedie con un gran fracasso per afferrare la mela - brutti
egocentrici - e così il resto della sua frase, "Teti, al
volo, è per te!", si perse nel chiasso».
Afrodite sbottò, guardando l'altra dea, oltraggiata:
«Ma lei è un
cesso, come tutti voi! Non dovevi mentirle solo perché era
il giorno del suo matrimonio!»
«Volevo
soltanto essere carina, va bene? E comunque Zeus me l'ha fatta pagare
per questo slancio di affettuosità: vedendo che ben tre dee
dell'Olimpo avevano iniziato a litigare per l'ambito titolo di Miss
Olimpo - le altre si erano ritirate dopo aver scoperto chi erano le
loro avversarie, non perché si reputassero meno belle, ma
per paura delle conseguenze - il nostro benamato Re decise che io avevo
superato ogni limite. Brutto bamboccione babbeo, mi bandì
dall'Olimpo, quando è lui l'unico che se ne dovrebbe andare!
«Così per
non perdere i gossip dell'Olimpo e non sentirmi esclusa dalle news
più piccanti, decisi di assumere le sembianze di una ragazza
che da lì a poco diventò una specie
di VIG: Elena di Troia. Incontrai qualche difficoltà
...»
«Aspetta, ma che fine
ha fatto Elena?»
«Che sciocca che sei.
Non è mai esistita, fino a quando io non ho deciso di
crearla. Ti dicevo delle mie difficoltà. Stavo per entrare
nelle grazie di Priamo per arrivare al suo pargoletto, quando tale
Menelao mi costrinse a sposarlo. Dopo la mia giustificatissima fuga si
scatenò una guerra. Che ci posso fare, sono la dea della
Discordia, non è colpa mia. Durante quei dieci anni di
atroci battaglie ricevetti una lettera di Zeus, tramite Ermes, che
spiegava come Era si annoiasse senza di me sull'Olimpo e lo stesse
costringendo a organizzare duelli clandestini di galli per
intrattenerla. Urgeva dunque la mia presenza e io fui riammessa
sull'Olimpo. Non potevo smettere i panni di Elena, cara ragazza, mi ero
affezionata e poi ... Dieci anni di guerra! Quei poveretti ... Non mi
sentivo di lasciarli così. Dunque decisi di dividere il mio
tempo tra Elena e Eris. Ero Elena in Grecia e Eris sull'Olimpo, ma
presto ho capito che tutti quei continui viaggi erano insostenibili. Tu
ti eri da poco messa con Ares e avevi smesso di intrattenere i nostri
ospiti, ci è voluto poco per convincere Zeus che era
doveroso trovarti una sostituta al più presto: l'altra me. E
tutto ha funzionato benissimo, fino ad ora, quando tu mi hai scoperto.
Brutta impicciona!»
Ad Afrodite brillavano gli occhi: iniziò ad applaudire e a
gridare, come una fan esagitata: «Brava! Ottima
interpretazione! Meriteresti l'Oscar! Ma io come ti devo chiamare? Oh,
va be', non importa! Comunque» e prese in mano il famoso
biglietto «ho preso questo coso
all'entrata, non avrò sprecato il mio tempo per
niente?»
«Afrodite, noi non
possiamo ...»
«Non vorrai che vengano
a conoscenza di questa umiliante storia strappalacrime?»
«Non
oseresti!»
«Io oso eccome! Sono la
dea della Bellezza!»
«Questo non c'entra
niente!»
«E quindi?»
Afrodite guardò Eris come se avesse appena detto
un'assurdità. «Lo facciamo o
no?»
Eris le
lanciò uno sguardo afflitto e si avvicinò con
aria sensuale ad un armadio, dal quale prese una scatola che
lanciò ad Afrodite.
La dea della bellezza la afferrò al volo e balzò
sul letto a gambe incrociate, con la faccia di una bambina la mattina
di Natale.
Eris si sedette sul letto, aprì la scatola e
biascicò:
«Lo sai che questo non
porterà a niente, vero? Stiamo facendo una
sciocchezza!»
«Non tutto deve portare
a qualcosa!»
Eris sospirò, rassegnata:
«Poi non prendertela
con me se non riusciremo a mettere la parola fine a questa
faccenda».
Afrodite la guardò scocciata e la rossa borbottò
contrariata:
«Almeno voglio Parco
della Vittoria!»
Detto questo aprì il cartellone del Monopoli e
iniziò a contare i soldi e dividere i terreni.
Guida
all'INcomprensione del testo:
* NdEra:
Ma voi cosa ne pensate delle sirene? Secondo me sono tutte delle gran
troie.
Angolo in cui le Autrici
parlano senza coerenza:
Ebbene sì! Eccoci qui!
Non siamo neanche tanto in ritardo!;) Abbiamo aggiornato presto, no?:)
Vi informiamo però che il sesto capitolo è ancora
in cantiere...
Sì, ok, non l'abbiamo nemmeno iniziato. Ma lo inizieremo e
lo finiremo! Fidatevi!
MPC
& Pao.
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