Sogno ad occhi chiusi

di charblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo a Kanagawa ***
Capitolo 2: *** ritardi, attentati e rossi irascibili, ovvero: che materia inutile il giapponese antico! ***
Capitolo 3: *** tensai e belle addormentate, ovvero: le presentazioni non finiscono mai! ***
Capitolo 4: *** confidenze, occhi blu e occhi azzurri, ovvero: ma che razza di giapponesi siete?! ***
Capitolo 5: *** risse, amiche traditrici e confessioni, ovvero: ma un bell'infarto quando serve? ***



Capitolo 1
*** Arrivo a Kanagawa ***


 

Salve a tutti!

Mi chiamo Charly e questa è la prima storia che pubblico su EFP.

Vorrei giusto dire due cose prima di iniziare. Questa storia non ha alcun scopo di lucro e (ahimé) i diritti non mi appartengono. Non possiedo quei bonaccioni dei giocatori, tranne forse il porcospino,sto ancora contrattando con quel sant'uomo che è Takehiko Inoue.

Inoltre vorrei farvi sapere che è una storia senza pretese, nel senso che l'ho scritta per farmi due risate e sollevarmi un po' il morale. È un periodo parecchio stressante.

Spero vi divertiate a leggerla come io mi sono divertita a scriverla.

 

 

 

- Arrivo a Kanagawa -

 

 

Sono in Giappone.

Ancora non riesco a credere alla fortuna sfacciata che ho avuto. Sinceramente, sono una di quelle persone che nemmeno nella tombola natalizia, dove si sa, tutti arraffano qualcosa, riesce a vincere. Io e la sfiga si può dire che siamo grandi amicone.

È per questo motivo che ancora non riesco a credere di essere qui.

In Giappone.

Più precisamente Kanagawa.

Più precisamente ancora all'aeroporto di Kanagawa ad aspettare Akira Sendo, il mio amico di mail.

Mi guardo intorno con occhi sbrilluccicosi, seduta sulla mie enorme valigia blu.

Ho conosciuto Akira Sendo grazie ad un gemellaggio virtuale delle nostre scuole. È da parecchi mesi che ci scambiamo mail e non vedo l'ora di conoscerlo personalmente. Quando abbiamo cominciato a scambiarci messaggi, abbiamo deciso di comune accordo di non mandare nostre foto. Mi era sembrata una grande trovata all'inizio, ora non ne sono più tanto sicura.

Mi chiedo come farò a riconoscerlo. Di lui so che è alto, dopotutto è un giocatore di basket, moro e occhi blu. Beh, non dovrebbe essere difficile trovare un giapponese con gli occhi blu, ma non posso certo fermare tutti i ragazzi che mi passano di fronte accertandomi del colore dei loro occhi!

Pazienza, mi troverà lui. Gli ho detto che mi avrebbe trovato seduta sopra un'enorme valigia blu. Mi do un'occhiata intorno...niente valigie blu. Perfetto! Sono l'unica!

Appoggio stancamente la testa sulle mani e mi perdo tra i miei pensieri.

Giappone.

Kanagawa.

Scuola giapponese.

Divisa scolastica.

Akir...

-Charly!-

Sussultò e mi alzo di botto in piedi. Chi mi ha chiamato?! Chi? Da che parte?

Mi guardo attorno freneticamente fino a che i miei occhi non incontrano la figura di un ragazzo dalla strana capigliatura.

Akira Sendo? Mazza che figo! Se fossi in un manga probabilmente mi uscirebbe sangue dal naso!

Il ragazzo che mi causerà un infarto mi sorride incerto, come se aspettasse qualcosa.

Mi do mentalmente una sberla in faccia ricordandomi che non gli ho ancora risposto. Ok Charly, calma e sangue freddo. È Akira, il ragazzo con cui hai messaggiato per mesi. Sa tutto di te, perfino le cose più imbarazzanti. Ricordati, è come un fratello acquisito. Da stupro, ma un fratello.

-Akira?- perfetto! Nessun tono da ragazzina demente o con qualche problema cerebrale. Sei quasi sembrata una persona normale. Complimenti!

Akira si apre in un sorriso che mi fa tremare le ginocchia, per poi stritolarmi in un abbraccio, sollevandomi perfino da terra.

Ora muoio.

-Charly! Meno male, pensavo di aver fatto la figura dell'idiota!- esclama mollandomi, in modo che possa tornare a respirare.

-tranquillo, saresti bello anche così-

Momento di gelo. L'ho detto davvero?

Akira mi guarda e scoppia a ridere, divertito più dalla mie espressione che dalla battuta. Ok Charly, prendi una pala e sotterrati.

Passato il momento di imbarazzo, Akira prende in mano la situazione, e la valigia, trascinandomi fuori dall'aeroporto.

-come è andato il viaggio?- mi chiede sorridendo.

Ripenso alle mie otto ore di aereo con un mezzo sorriso divertito. Ho fatto dannare le hostess facendo finta di sentirmi male e poi ho piazzato una scenata perché non trovavo più il mio peluche portafortuna, lamentandomi che non sarei mai riuscita a dormire senza di lui. Da notare che io non ho assolutamente un peluche portafortuna.

Racconto tutto ad Akira e ridiamo al pensiero di quelle povere hostess in preda al panico.

-...e poi ad un certo punto c'è stata una turbolenza e mi sono messa a gridare.-

Akira ride scuotendo la testa ed io mi gaso.

-sei tutta matta te!-

Lo guardo fintamente offesa, pizzicandogli il fianco.

-senti chi parla! Quello che fa esasperare il suo allenatore arrivando in ritardo!-

-ma non è che lo faccio apposta!- si difende lui, -non mi rendo conto del tempo che passa!-

Già, me lo riesco ad immaginare bene. Lui che cammina tranquillo per la strada a passo lento, col suo immancabile sorriso (sì, ho già capito che il sorriso è perennemente sul suo volto), mani in tasca e sguardo perso. Povero Taoka, quasi mi dispiace per lui.

Nel frattempo siamo saliti su un taxi. Per tutto il viaggio non abbiamo fatto altro che chiacchierare. Mi aspettavo che sarebbe calato un silenzio imbarazzante, dopotutto non ci eravamo mai parlati prima, invece la conversazione è venuta da sé. Sarà perché siamo entrambi delle persone espansive, del suo sorriso o del mio gesticolare frenetico (lo ammetto, quando parlo gesticolo molto, a volte anche troppo), ma non c'è stato un singolo momento di silenzio.

Il taxi si ferma davanti ad una graziosa villetta bianca dal tetto blu. Il tetto blu! Oh, io adoro il blu! Mi fermo ad osservarla inebetita mentre Akira scarica la valigia e mi affianca.

-ti piace?-

-ha il tetto blu!- sorrido come un'ebete mentre entriamo. Akira ridacchia per poi fare un sorriso enigmatico.

-e non hai visto niente! Andiamo, ti faccio vedere la tua camera- sembra impaziente mentre mi trascina su per le scale, valigia compresa. Mi sento per un attimo in colpa, perché so che è pesante, ma lui non sembra fare nessuno sforzo. Mi sorride, notando il mio sguardo.

Akira Sendo, l'uomo dei sorrisi.

Apre la porta della camera con un gesto teatrale ed io rimango sulla porta, incredula.

La stanza ha le pareti di un tenue azzurrino, il letto all'occidentale ha le coperte blu, blu come le tende alla finestra e le mensole in legno. Il resto della mobilia, un armadio ed una scrivania, è in legno chiaro.

-Akira...ma è...- davvero, non trovo le parole per descriverlo.

Akira si gratta la nuca imbarazzato, pur continuando a sorridere.

-quando mamma ha saputo che il tuo colore preferito è il blu si è data alla pazza gioia. Ha ridipinto le pareti e le mensole. Io e papà avevamo quasi paura di avvicinarci...-

Non lo lascio neanche finire che lo abbraccio, affondando il viso contro il suo petto.

-grazie, è tutto meraviglioso- E lo è davvero. Sono in Giappone, il mio sogno da sempre, pronta a passare un anno fantastico con quello che considero un fratello. Potrebbe andarmi meglio?

 

Due ore più tardi siamo stravaccati sul divano a guardare una partita di basket. Eh sì, posso dire che anch'io sono un'appassionata. Certo, non arrivo ai livelli di Akira, ma mi ci avvicino.

Ho conosciuto i suoi genitori e basti dire che sono due forze della natura. Akira ha preso il sorriso da sua madre e gli occhi da suo padre. Abbiamo cenato in allegria e finalmente ho mangiato il vero giapponese. Mica come quello che ti danno nei ristoranti in Italia!

Nanako (la madre) mi ha fatto promettere di cucinare qualche piatto italiano. Ho accettato, anche se non ne sono molto sicura. Io e la cucina non andiamo molto d'accordo. Akira ha ridacchiato, capendo benissimo il mio dilemma e sono stata costretta a punirlo. Il suo fianco domani sarà un livido unico, i miei pizzicotti non risparmiano! Buahahahahahah!!!

Dopo cena mia ha fatto vedere la divisa che dovrò indossare. È cosa più orribile che abbia mai visto in vita mia! Ma chi è quello sfigato che l'ha disegnata? E dire che ero tanto felice di indossare la divisa, nei manga le ragazze sembravano tutte così carine!

Fulminata da un'idea improvvisa corro su per le scale, fiondandomi nella mia nuova camera. Raccatto la divisa e corro nuovamente, stavolta diretta in cucina.

Ed eccola lì, Nanako, la mia salvezza.

-dimmi tutto Charly- mi sorride questa, capendo che ho qualcosa in mente.

-la divisa è orribile, così ho pensato di modificarla un po'. Però non so cucire- Decisamente non sono una ragazza da sposare. Non cucio, cucino poco e io e le pulizie di casa siamo acerrime nemiche. In compenso non vado malaccio a scuola, ho una passione viscerale per i jeans e i felponi extralarge e gioco a basket. Un maschio mancato insomma.

-ho capito, dai qua-

Allungo la divisa a Nanako, che si morde un labbro pensierosa. Stessa espressione di Akira, è troppo adorabile. Non le daresti più di trentanni. Ha il viso da ragazzina, con quei corti capelli sbarazzini e grandi occhi scuri. Potrebbe passare per mia sorella maggiore.

-ti accorcio un po' la gonna e magari tolgo quell'orribile fiocco rosso- Nanako si imbroncia un attimo, per poi guardarmi disgustata.

-mi chiedo chi abbia disegnato questa divisa. È orribile!-

Ci guardiamo per qualche istante per poi scoppiare a ridere. Conosco questa donna da meno di un giorno e già la amo!

Le nostre risate richiamano Akira, che già mi aveva guardato incuriosito quando era schizzata in camera, e Soichiro, il padre.

-perché ridete?- chiede quest'ultimo avvicinandosi alla moglie e stampandogli un bacio in fronte. Oh, sono così carini!

-niente tesoro, cose tra donne- risponde lei facendomi ridacchiare.

I due maschi vedono la divisa ed alzano gli occhi al cielo, poi Akira sospira abbattuto, ma sempre col sorriso sulle labbra.

-è un peccato che tu non venga al Ryonan- borbotta socchiudendo gli occhi.

Già, è stata una vera delusione scoprire che al Ryonan non c'erano più posti disponibili. Ed io che contavo di stare appiccicata ad Akira per tutto il tempo! Può non sembrare, ma sono una persona estremamente timida.

-dispiace anche a me, ma da come mi hai descritto lo Shohoku, non dev'essere tanto male-

Lo Shohoku era l'unica alternativa possibile, era l'unico ad avere accettato una domanda d'iscrizione ad anno già iniziato, anche se avevo dovuto fare un test d'ammissione. Cavolo, in Giappone mica scherzavano! Avevo passato mesi in uno stato ansiogeno per paura di non essere passata.

E poi, altra cosa fondamentale, lo Shohoku non era molto distante né dal Ryonan né da casa Sendo.

Akira sorrise rincuorato alla mia ultima affermazione.

-no, non lo è. E poi ha una buona squadra di basket- E figurati se l'argomento non cadeva su quello.

Alzo gli occhi alcielo mentre parte l'ennesima discussione sul basket. Pure Soichiro e Nanako si intromettono, lanciando qualche battuta qua e là. E guardandoli, non posso fare a meno di pensare che sarà un anno fantastico.

Sono in Giappone dopotutto.


 

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Capitolo 2
*** ritardi, attentati e rossi irascibili, ovvero: che materia inutile il giapponese antico! ***


 

E siamo al secondo capitolo!

È un capitolo più di passaggio, ma serve per introdurre qualche personaggio e delineare meglio il carattere della protagonista.

Il prossimo sarà più divertente, prometto!

Volevo ringraziare kiara823 per la sua recensione, mi ha fatto molto piacere, spero che continuerai a seguire!

 

 

 

 

 

-ritardi, attentati e rossi irascibili, ovvero: che materia inutile il giapponese antico!-

 

 

 

Sbadiglio, girandomi nel letto e aprendo un occhio per controllare la sveglia.

7:30

Inebetita, rimango a fissare le lancette finché, con un urlo disumano, non mi lancio giù dal letto, fiondandomi in bagno.

-è tardiiii!! Porca miseria, il primo giorno no!-borbotto mentre mi sciacquo la faccia e mi do una veloce pettinata ai capelli.

Poi un dubbio mi assale. Perché nessuno mi ha svegliato?

Uscendo dal bagno mi fiondo in camera di Akira senza neanche bussare. Nella mia mente non c'è neanche la possibilità di trovarlo in boxer o in qualunque altra situazione imbarazzante.

Imbarazzante per me ovviamente. Akira non è proprio il tipo.

Fortunatamente, per una volta la sfiga ha deciso che ne avevo avute abbastanza. Possibile che sia rimasta in Italia?

Comunque, Akira è disteso a pancia in giù, la testa di lato appoggiata al cuscino e un dolcissimo sorriso sul volto.

Un vero peccato che debba svegliarlo, ma è tardi!

-Aki?- lo scuoto leggermente, ma lui non fa una piega. Sospiro, decidendo di passare alle maniere forti. Me l'aveva detto che ha il sonno pesante.

-Akira muovi il culo!-

Ok, forse sono stata troppo brusca, ma è servito.

Apre piano gli occhi, mettendomi a fuoco. Si gratta la testa, in viso un'espressione serena.

-siamo in ritardo?- chiede con voce tranquilla.

Oddio, questo è scemo! Cioè, sapevo già che non era tanto normale, dopotutto ho passato mesi a messaggiare con lui, ma qui si sfiora il ridicolo.

-sì, e gradirei arginare il disastro, quindi se ti dai una mossa...- lascio la frase in sospeso, uscendo dalla camera di Aki ed entrando nella mia. Spero solo che non si riaddormenti.

Mi vesto velocemente, cercando di non far caso all'obrobrio che sto indossando. È certamente migliorato grazie all'intervento di Nanako, ma fa parecchio schifo comunque.

Sotto la gonna, che ora mi arriva poco più su delle ginocchia, indosso dei corti pantaloncini neri elasticizzati. Mi infilo un paio di scaldamuscoli che andranno a coprire perfettamente gli orribili mocassini e mi allaccio velocemente la camicia.

Guardo con disgusto il fiocco rosso abbandonato sul letto, prendo la tracolla coi libri e scendo le scale, diretta in cucina.

Trovo Akira vestito di tutto punto che sta tranquillamente bevendo una tazza di latte. Appena mi vede mi lancia una lunga occhiata, osservando il mio abbigliamento.

Sorride e mi fa l'occhiolino.

-stai bene-

-anche tu- rispondo occhieggiandolo. E in effetti, se non fosse il mio quasi fratello un pensierino ce lo farei. Non faccio fatica a credere che al Ryonan tutte siano innamorate di lui.

Mi riscuoto dai miei pensieri controllando un'altra volta l'orologio, che segna le 7:50.

-Aki presto! Non abbiamo tempo per fare colazione! E poi mi devi ancora spiegare come arrivare allo Shohoku e...-

So che probabilmente sto andando nel panico, ma è il mio primo giorno di scuola in un sistema scolastico totalmente diverso dal mio. E poi odio essere in ritardo, è una questione caratteriale. Ironico che io sia capitata in casa del ragazzo più ritardatario di Kanagawa.

Akira assume un'espressione preoccupata, passandomi un braccio intorno alle spalle.

-tranquilla Charly, ti accompagno io. È il tuo primo giorno, i prof non ne faranno una tragedia-

Mi calmo leggermente e ricambio l'abbraccio. Poi rifletto su quello che ha detto, accigliandomi.

-come mi accompagni tu? Non devi essere a scuola per le 8?-

Akira ridacchia, prendendo la cartella e spingendomi verso la porta.

-entrerò alla seconda ora, tanto ormai sono abituati-

Ridacchio anch'io prendendolo a braccetto e camminando veloce per tenere il suo passo. Certo che la differenza di altezza si vede.

-senti un po', ma i tuoi che fine hanno fatto?- Me lo chiedo da quando mi sono svegliata.

-si alzano presto per andare al lavoro. È probabile che li vedrai solo alla sera-

Gli lancio una frecciatina, anche perché me l'ha servita su un piatto d'argento.

-scommetto che tu la mattina non li vedi mai-

Akira scoppia a ridere, grattandosi una guancia. Camminiamo tranquilli per una decina di minuti, finché ad un certo punto Akira frena di botto, costringendomi a fare altrettanto.

-beh? Perché ti fermi?-

Akira mi guarda col suo immancabile sorriso, ma riesco a scorgere nei suoi occhi un lampo di preoccupazione.

-è meglio se non mi avvicino troppo allo Shohoku per ora, tra le nostre scuole non tira buona aria. Se ti vedessero con me potrebbero trattarti in modo diverso-

Abbasso gli occhi, capendo quello che sta cercando di dirmi. Mi aveva accennato qualcosa sulle rivalità scolastiche, ma non pensavo arrivassero fino a sto punto.

-quindi non posso parlare a nessuno di te?- Capisco la situazione, ma non vuol dire che l'accetti.

Akira continua a sorridere posandomi una mano sulla testa e scompigliandomi i capelli. Mi fa sentire un cagnolino quando fa così. Scommetto che se spettinassi i suoi di capelli, griderebbe alla tragedia universale. E allora mi chiedo...ma quanto gel ci vorrà per farli stare su?

-tranquilla, solo per qualche giorno, il tempo di farti degli amici-

-allora ci vorranno mesi- borbotto sempre più sconsolata. Conoscendo la mia timidezza...

Ci salutiamo e mentre lo vedo correre via, non posso fare a meno di sentire un nodo allo stomaco. Ora sono veramente sola.

Scuoto la testa, scacciando quei tristi pensieri e svolto l'angolo, trovandomi ad una decina di metri dal cancello della scuola. Appena sorpasso la targa con il nome della scuola, un urlo mi blocca sul posto. Vedo una ragazza sbracciarsi nella mia direzione, indicando qualcosa dietro di me.

Perplessa mi volto, scoprendo che una bicicletta rosa sta per investirmi. Con un piccolo grido mi scanso appena in tempo, osservando come il ragazzo sulla bici non abbia fatto una piega, continuando a pedalare come se niente fosse.

Lo seguo con lo sguardo, incuriosita, finché il tipo non investe un ragazzo enorme dai capelli rossi. Ovviamente il rosso si incazza di brutto e i due cominciano a litigare. O meglio, il rosso sbraita insulti, mentre il ciclista pazzo, un ragazzo moro, lo guarda indifferente.

Scuoto la testa allibita. Possibile che nessuno cerchi di fermarli?

-stai bene?-

Mi volto, notando nel frattempo che la ragazza che mi ha avvertito si è avvicinata. È carina e sembra la tipica giapponese. Capelli mori medio lunghi con frangetta, occhi scuri amichevoli e un sorriso appena accennato. È più bassa di me di una decina di centimetri e la sua divisa scolastica è impeccabile, al contrario della mia.

-sì, grazie dell'avvertimento- rispondo con un sorriso. E le sono davvero grata. Sarei finita all'ospedale, mica come quel rosso che si è ripreso subito.

-senti, ma non li dovremmo fermare?- chiedo indicando i due che hanno cominciato a picchiarsi.

La ragazza scuote la testa guardandoli.

-non ti preoccupare, è normale-

Mah...se lo dice lei.

-comunque io sono Mei Watari, la tua capoclasse. Tu sei quella nuova, giusto?-

-sì, sono Carlotta, ma chiamami pure Charly- le porgo una mano che viene stretta con un po' d'indecisione. Guardo Mei perplessa e lei sembra capire la mia muta domanda.

-si vede che sei straniera-

Non capisco dove voglia arrivare finché non ricordo tutte le raccomandazioni della mia prof di giapponese. Per prima cosa mi sono presentata solo col nome, poi le ho detto subito che poteva chiamarmi col mio nomignolo e per finire le ho stretto la mano. Insomma, ho praticamente fatto il contrario di quello che avrei dovuto.

Abbasso lo sguardo imbarazzata. Almeno so cosa chiedere per il mio compleanno. Una pala per sotterrarmi!

-scusa Mei...cioè volevo dire Watari- balbetto dandomi mentalmente dell'idiota. Brava Charly, chiamala pure per nome senza il suo permesso! Sai come sono i giapponesi su queste cose, no?

Mei ridacchia, battendomi una mano sulla spalla. La fisso stupita, mentre lei mi guarda rassicurante.

-non ti preoccupare, è normale che tu faccia fatica. E chiamami pure Mei-

Sorrido raggiante e mi trattengo dall'abbracciarla. Contegno Charly, contegno!

Insieme entriamo nell'edificio, dirigendoci verso la nostra classe. Nel frattempo Mei mi spiega che era fuori ad aspettarmi, perché sapeva che non avevo la più pallida idea di dove andare e voleva evitare di farmi andare nel panico.

È tutto l'opposto di come me la immaginavo. Sembrava tanto timida invece si è dimostrata una gran chiacchierona. In più la differenza di cultura non si nota neanche un po'.

Arriviamo di fronte all'aula. Mei bussa ed entra, seguita da me che nel frattempo sto andando nel panico. Di nuovo.

Ad accoglierci è il professore di giapponese antico, un signore dai capelli bianchi e un'aria arcigna sul volto. Giapponese antico? E che razza di materia è? È come dire italiano antico. Mah! Che razza di materia inutile, so già che la detesterò.

Mei mi fa un cenno di incoraggiamento prima di andarsi a sedere ed io resto il balia del prof, che sta squadrando apertamente il mio abbigliamento.

-ragazzi, questa è la nuova studentessa, Carlotta C. viene dall'Italia e resterà con noi per tutto l'anno- mi lancia un'ultima occhiata e mi indica un banco.

Sotto le occhiate curiose di tutti, mi fiondo al mio posto e cerco di farmi piccola. Chissà, forse così la smetteranno di fissarmi.

Il prof riprende la sua spiegazione e pian piano tutti tornano a seguire. Quando sono sicura che nessuno mi stia più fissando, alzo lo sguardo dandomi un'occhiata intorno. Intercetto il sorriso di Mei, che mi fa il segno dell'ok e torna a seguire la lezione.

Sorrido rincuorata e, proprio mentre sono dell'idea di cominciare a seguire il prof, lancio un'occhiata ai miei vicini di banco.

...o santo cielo!

Sono quei due pazzi di stamattina!


 

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Capitolo 3
*** tensai e belle addormentate, ovvero: le presentazioni non finiscono mai! ***


 

Primo incontro (o è meglio dire secondo) con Hana&Ru!

Ringrazio Dark_Glo e Koa_chan per i commenti, mi ha fatto molto piacere il fatto che pensiate che Akira sia IC. Io me lo immagino proprio così!

Spero apprezziate anche il do'hao e la kitsune.

 

 

 

 

 

-tensai e belle addormentate, ovvero: le presentazioni non finiscono mai!-

 

 

 

Quando la campanella dell'intervallo suona, mi rendo conto che ho passato tutta la lezione di giapponese antico a fissare i miei due vicini di banco.

O meglio, l'unico che rimaneva.

Sì, perché il rosso, quello che teoricamente sarebbe dovuto essere alla mia sinistra, è stato buttato fuori dall'aula dopo dieci minuti dall'inizio della lezione, urlando qualcosa a proposito di un Tensai.

Che poi, ma Tensai non significa poi genio in giapponese? Mah!

Quindi ho concentrato tutta la mia attenzione sull'altro ragazzo, alla mia sinistra, che non ha fatto altro che dormire. E allora mi chiedo, ma c'è qualcuno di normale qui in mezzo?

A rispondermi sopraggiunge Mei che, con un sorriso, mi incoraggia ad uscire dall'aula.

Noto solo in quell'istante che i miei compagni mi fissano curiosi a debita distanza, come se avessero paura.

-ma lo sanno che non mordo?- chiedo in tono ironico, facendo schioccare la lingua in disappunto.

La mia nuova amica per tutta risposta si mette a ridere. Andrebbe d'accordo con Akira, quasi quasi gliela faccio conoscere.

-è solo perché sei nuova- mi rassicura Mei.

Non rispondo, anche perché non saprei cosa dire. Passo l'intervallo con Mei, chiedendole aggiornamenti sul programma scolastico e sul regolamento. Non che muoia dalla voglia, ma certe cose è meglio saperle subito. Scopro così che in fisica sono due moduli più avanti, mentre per quanto riguarda l'inglese non c'è pericolo. Ho avuto la dimostrazione (grazie ad Akira) che i giapponesi sono completamente negati per le lingue occidentali. O quantomeno lo è la loro pronuncia. Sono praticamente schiattata dalle risate quando Aki mi ha cantato una canzone straniera!

-ah, e poi devi scegliere un club scolastico entro tre giorni- mormora velocemente Mei notando il prof appena entrato. Se ne va al suo posto senza darmi il tempo di replicare e non mi resta che sedermi, notando solo in quel momento che il rosso è rientrato e mi sta fissando perplesso.

Mi giro completamente verso di lui, incurante del prof, e piego leggermente la testa in una muta domanda.

A dispetto dei fatti di stamattina (la rissa con il moro e il casino durante la lezione), sembra un tipo simpatico. Ha tratti giapponesi, ma tra i capelli rossi e i caldi occhi castani, qualcosa mi dice che ha parenti occidentali. A meno che i capelli non siano tinti.

-e tu chi sei?-

Ora, se fossimo in un fumetto probabilmente sarei gambe all'aria con un mega gocciolone sulla testa. Come chi sono? Eppure c'era quando il prof mi ha presentato.

-ehm, la nuova studentessa, il prof di giapponese antico mi ha presentato prima. Mi chiamo Carlotta C.- borbotto lievemente irritata. Va bene che sono una persona timida, ma a tutto c'è un limite. E poi odio essere ignorata così bellamente.

Vedo il rosso grattarsi la testa imbarazzato e poi tendermi una mano.

-oi scusa! È che non ascolto quasi mai quel vecchiaccio malefico! Io comunque sono il Tensai del basket, Hanam...-

Non fa in tempo a finire la frase che qualcosa di bianco lo colpisce alla testa.

-Sakuragi! Zitto là in fondo!- gli urla dietro il prof.

Vedo il rosso inalberarsi e alzarsi dal suo posto, cominciando a sbraitare contro quello che ho capito solo ora essere il prof di matematica. Guardo la scena con un mezzo sorriso sulle labbra, trovandola comica, finché uno spostamento alla mia destra non mi fa girare verso l'altro vicino di banco.

Mi ritrovo a fissare i due occhi più belli che abbia mai visto. Ho già accennato al particolare che adoro il blu? Inconsciamente li paragono a quelli di Akira, ma quelli del mio amico sono più chiari e decisamente più espressivi. Quelli del mio compagno di banco invece sono di un blu glaciale.

Lo vedo spostare la testa in direzione del rosso e poi riportare gli occhi assonnati su di me.

-do'hao- lo sento borbottare prima di riaddormentarsi.

….come do'hao?! Mi ha forse dato della stupida?! Ma io questo lo disintegro! E tanti saluti alla mia timidezza!

Sto giusto per afferrarlo per un braccio quando l'ennesimo urlo mi fa voltare.

-Sakuragi! Fuori!-

E vedo il mio quasi amico voltarsi nella mia direzione,farmi un cenno sconsolato e poi uscire a spalle basse, continuando a maledire l'insegnante.

Insegnante che si volta di scatto verso di me, accigliato.

-in quanto a lei C. veda di non dare troppa confidenza a certa gente-

Borbotto un sì poco convinto mentre cerco di trattenere le risate e mi appresto a seguire la lezione.

 

Dopo due ore posso affermare con certezza che odio la matematica. Già lo sapevo, ma è bello avere delle certezze nella vita.

Non so come sono riuscita a sopravvivere alla mattina ed è arrivata ora di pranzo. La fame comincia a farsi sentire, anche perché mi ricordo che non ho mangiato nulla a colazione.

Mi alzo, pronta a raggiungere Mei che mi sta aspettando sulla porta, quando noto che il mio vicino moro sta ancora dormendo.

Che fare? Svegliarlo o non svegliarlo?

Prendo il mio panino, pronta ad andarmene, dopotutto mi ha chiamato do'hao, quando la coscienza si fa sentire. No, non sono proprio quel tipo di persona.

Mi avvicino e gli scuoto leggermente una spalla, ma niente. Questo è peggio di Akira, e non so neppure il suo nome.

-ehi! Sveglia!- continuo a scuoterlo sempre più forte, finché non lo vedo aprire un occhio. Ci sono quasi. Apro la bocca per urlargli qualcos'altro quando mi sento afferrare il polso.

Ok, il tipo si è svegliato e sembra parecchio incazzato.

-non perdono chi disturba il mio sonno-

Attimo di silenzio e poi scoppio a ridere. Davvero, rido come una matta finché non lo sento lasciare il mio polso. Ma che razza di frase è? Non perdono chi disturba il mio sonno! Oddio, sto tizio mi farà morire. Non solo ha dormito per tutta la mattina, ma se ne esce con una frase del genere e crede che uno possa restare serio?

-va bene ciclista pazzo, come vuoi. Volevo solo avvertirti che è ora di pranzo-

Gli lancio un'ultima occhiata ed esco dalla classe seguita da una Mei meravigliata.

-ma lo sai chi è quello?- esclama una volta in giardino.

Cenno di diniego da parte mia mentre addento il mio panino. E come posso saperlo? È il mio primo giorno.

-quello è Kaede Rukawa- mormora con tono quasi reverenziale.

-buono a sapersi, almeno so come chiamarlo la prossima volta che devo svegliarlo-

Non sto seguendo molto la conversazione, sono più preoccupata della scelta del club da frequentare. Quale potrei scegliere? Ci fosse un club di basket femminile potrei tentare, anche se la mia goffaggine è leggenda. Forse è meglio niente club sportivi, allora uno culturale? No, non voglio ritrovarmi chiusa in un laboratorio di scienze con dei cervelloni. Cavolo, ma sta cosa è proprio obbligatoria?

-ah, non capisci! È la super matricola di basket! Grazie a lui forse quest'anno abbiamo qualche possibilità al...-

-basket?- la interrompo con gli occhi che brillano. Quel tipo gioca a basket?

Mei mi guarda, sorpresa dal mio entusiasmo.

-sì, si può dire che è l'asso dello Shohoku, anche se è solo al primo anno-

-ma sei sicura che giochi bene? No, perché se gioca come segue le lezioni...- non sono molto convinta, non mi è sembrato un tipo molto sveglio.

Mei sembra cogliere il riferimento.

-personalmente non l'ho mai visto giocare, non m'interessa molto il basket, ma dicono sia davvero bravo-

Sogghigno divertita, mandando giù l'ultimo boccone.

-non ti interessi di basket ma ti interessi di questo Rukawa!-

-non è vero!- esclama completamente in imbarazzo Mei. Scoppio a ridere quando la vedo guardarsi intorno accertandosi che nessuno ci abbia sentito.

Mi guarda con un broncio adorabile, gonfiando le guance e puntandomi un dito contro.

-non mi piace, ma ammetto che è un bel ragazzo. Osi dire il contrario?-

Beh, che sia bello è innegabile. Dovrei forse confessare a Mei che il mio tipo ideale è moro con gli occhi blu? Meglio di no, partirebbe con fantasie assurde. Che poi, pensandoci bene, anche Akira è moro, con la sua pettinatura antigravità, e ha pure gli occhi blu, anche se più chiari di quelli di Rukawa. Significa forse che anche lui è il mio tipo ideale? Provo a pensare a me e Akira in atteggiamenti intimi, ma proprio non ci riesco.

Scuoto la testa. Aki è troppo simile a un fratello.

Provo allora ad immaginarmi assieme a Rukawa, ma mi ritrovo a sbuffare divertita.

-no, non è proprio il tipo- borbotto alzando gli occhi al cielo.

-come scusa?- domanda Mei che ovviamente non può aver seguito i miei ragionamenti.

-niente và, lascia perdere. Piuttosto parlami dei club scolastici-

Tento di cambiare abilmente discorso, ma credo che se ne sia accorta, perché mi lancia uno sguardo poco rassicurante, facendomi capire che non è finita qui.

-è piuttosto semplice, abbiamo i club culturali che comprendono scienze, cucito, cucina, arte e musica. Poi ci sono quelli sportivi, basket, ma solo maschile, pallavolo, tennis e tiro con l'arco-

Meglio di quanto mi aspettassi.

Arte! Ma perché non ci avevo pensato subito? In Italia frequentavo il liceo artistico e non mi era passato per l'anticamera del cervello che potesse esserci un club di arte?

Anche se...tiro con l'arco mi aveva fatto tornare in mente un sacco di cose. Era da due anni che non lo praticavo, ma non potevo dimenticare tutti gli allenamenti e tutti gli sforzi passati. Che fosse il momento di ricominciare?

-tutto a posto?- domanda Mei passandomi un braccio intorno alle spalle. Probabilmente il mio sguardo si era incupito.

Sorrido, cercando di scacciare la tristezza. Non è proprio il momento di pensarci, ne avrei parlato con Akira quella sera.

-sì, è solo che sono indecisa. Tu che club frequenti?-

-cucito, sai, sono un po' negata- risponde imbarazzata Mei.

-beh, che centra? Anch'io. Proprio per questo non ho nessuna intenzione di sceglierlo!-

Riesco nell'intento di alleggerire la situazione e scoppiamo tutte e due a ridere. Mei non mi chiede più niente sui club scolastici e passiamo ad argomenti più leggeri.

Alla fine della pausa pranzo posso dire che ho trovato una buona amica. Mei è proprio fantastica, molto meglio di certe persone che ho lasciato in Italia. La cosa davvero sconcertante è che da quando sono in Giappone, anche se solo da due giorni, le cose mi stanno andando meravigliosamente bene.

Che davvero la sfiga sia rimasta a casa?

 

Pronta ad altre due, ed ultime, ore di lezione, sto per entrare in classe, quando vengo bloccata sulla soglia dal mio vicino di banco rosso, di cui so solo il cognome.

Sento Mei trattenere il fiato, come se fosse preoccupata e me ne chiedo il motivo. Sakuragi sembra un tipo simpatico. Un po' irruento ma simpatico.

-prima non ho avuto il tempo di presentarmi, quel dannato mi ha buttato fuori senza un valido motivo, ma devi sapere che di fronte a te hai il grande genio del basket! La stella nascente di Kanagawa! La migliore matricola che lo Shohoku possa mai avere!- e scoppia a ridere come un ossesso.

Sto tizio è completamente esaltato. Uhm, e vagamente megalomane, ma solo vagamente.

E in tutta questa filippica non mi ha ancora detto il suo nome.

-scusa, ma quindi come ti chiami?-

Il rosso smette di ridere all'improvviso, guardandomi confuso per qualche istante per poi aprirsi in un sorriso.

-sono Hanamichi Sakuragi, il tensai!-

Questo tizio mi piace. Aki aveva ragione, allo Shohoku c'è gente interessante.

Dopo che ci siamo accordati che posso chiamarlo Hana e lui può chiamarmi Charly, sotto lo sguardo terrorizzato di Mei, ce ne andiamo al posto, continuando a chiacchierare del più e del meno.

Vengo quindi a sapere che si è iscritto da qualche settimana al club di basket, di cui dice di essere un vero genio, e che è innamorato della sorella del capitano, una certa Harukina, anche se dubito sia il suo vero nome. Soprattutto per quell'ina finale.

Continua poi a blaterare su una certa kitsune maledetta e davvero, mi chiedo se non abbia preso una botta in testa, lanciando poi occhiate omicide a Rukawa, che, udite udite, è sveglio.

In un momento di pausa di Hana, mi volto ad osservare il moro, che ricambia con quella che sembra una punta di curiosità nello sguardo.

Faccio due più due e arrivo alla conclusione che al momento della presentazione stava dormendo. Certo che tra lui e Hana...

Decido di prendere l'iniziativa e allungo una mano. Beh, teoricamente dovrei fare un inchino, ma già mi sento a disagio a farlo quando sono in piedi, figurarsi da seduta.

-sono Carlotta C., dormivi quando mi hanno presentata-

Rukawa mi fissa e dopo qualche secondo di immobilità ritiro la mano imbarazzata.

Quando capisco che non ha intenzione di rispondere, mi volto scocciata verso la prof, tutta intenta a scrivere alla lavagna qualcosa in inglese. Non mi prendo neanche la briga di prendere appunti, queste cose le ho già fatte.

-sei quella di stamattina- mi rigiro di scatto verso Rukawa. Ha parlato! Immagino sia una data da segnare sul calendario. Fortunatamente mi riprendo quasi subito dallo stato di catalessi in cui sono caduta. Parla poco ma ha una bella voce.

-intendi quella che ti ha svegliato? Sì, sono io-

Silenzio.

Sospiro scocciata per i suoi tempi di reazione. Quasi quasi torno a parlare con Hana, almeno lui risponde subito. Certo, è un pelettino logorroico ed esaltato, ma almeno mi diverto.

Gli lancio una breve occhiata e lo scopro a parlare con un ragazzo dalla faccia simpatica dietro di noi. Probabilmente un suo amico.

Nel frattempo sembra che Rukawa abbia elaborato la mia frase e dato addirittura una risposta. Ma come, in così poco tempo?

-quella della bicicletta- borbotta seccato. O almeno, sembra seccato.

Ah, quindi si ricorda che mi ha quasi investito con la bici.

-sì, sono sempre io-

-hn-

Hn? E che cazzo significa hn?!

Vedo che continua a fissarmi e una lampadina mi si accende nel cervello. Che stia cercando di scusarsi? Avrebbe senso dato che mi ha fatto capire che si ricorda di me per via del quasi incidente in bici ma....perché ora mi sento improvvisamente in imbarazzo?

Oh diamine! Non dovrei sentirmi affatto imbarazzata, non è vero? Basta, calma e sangue freddo Charly. Ora ti tiri fuori da questa situazione. Possibilmente senza arrossire!

Troppo tardi, posso quasi giurare che la mia faccia sia dello stesso colore dei capelli di Hana.

-beh, è un bene che mi sia spostata in tempo allora. Non pensiamoci più!- ridendo istericamente mi volto di scatto verso la lavagna e comincio a scrivere. E chissenefrega se sono cose che so già!

Sento il suo sguardo su di me ancora per qualche istante, poi con la coda nell'occhio lo vedo aprire il libro e seguire la lezione.

Sono sbalordita. Sta davvero seguendo la lezione invece di dormire?

 

 


 

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Capitolo 4
*** confidenze, occhi blu e occhi azzurri, ovvero: ma che razza di giapponesi siete?! ***


 

ARGH!

Io...io....io non dovrei essere qui! O meglio, il capitolo non dovrebbe essere qui, non dovrebbe esistere! Perché mi ero ripromessa che oggi avrei fatto i compiti e cominciato quella beneamata mini tesina che devo consegnare fra una settimana!

Dannazione! Ma cosa ci posso fare se mi compare davanti Akira che mi guarda e sorride, invitandomi a scrivere il seguito perché è curioso....ma anch'io sono curiosa, perché i personaggi stanno prendendo possesso della storia! Non doveva finire cosììììì!!!!!!!

Eh-ehm...comunque ringrazio Koa_chan e Dark_Glo per le recensioni e...ah, quasi dimenticavo!

Per Dark_Glo...il fatto che a Charly piacciano i mori con gli occhi azzurri non significa niente! Cioè...forse sì...forse no....^___^

 

 

 

 

 

 

-confidenze, occhi blu e occhi azzurri, ovvero: ma che razza di giapponesi siete?!-

 

 

 

Il mio primo giorno allo Shohoku è finito e mi ritrovo a pensare al fatto che non è andata poi così male come pensavo.

Mei è una ragazza fantastica, l'amica che oh sempre voluto, mentre Hana è semplicemente un uragano. Con lui non ti annoi di certo.

In questo momento mi trovo a mollo nella vasca, che personalmente adoro. A casa mia avevo solo la doccia e bagni così rilassanti me li sognavo.

Sto ripensando alla faccia che ha fatto Mei quando, alla fine delle lezioni, mi sono fiondata fuori dalla scuola salutandola a malapena. Un comportamento maleducato da parte mia, anche se so che non se l'è presa...e che domani probabilmente mi farà il terza grado.

Ma...perché sì, c'è un ma...avevo una buona ragione per filarmela, ovvero non far sapere a quelle belve dello Shohoku che Akira Sendo era nei paraggi.

Insomma, ho appena trovato un fratello, mica voglio diventare subito figlia unica!

Quando ho raccontato la mia giornata ad Aki riuscite ad immaginare cosa ha fatto? Ebbene sì, è scoppiato a ridere.

Gli ha fatto piacere sapere che mi sono fatta un'amica e mi ha confermato che sia Hana che Rukawa fanno parte della squadra di basket. Ed io che non volevo crederci!

Beh, avevo ovviamente degli ottimi motivi per non farlo, dopotutto per come si erano presentati quei due! Cosa ci si può aspettare da uno che dorme per tutta la mattina e da uno che si presenta come il Tensai del basket?

-Charly sei affogata?-

Borbotto un mezzo insulto ad Akira, dietro la porta del bagno. Dal suo tono posso scommettere che sta sorridendo.

-adesso esco!-

-è meglio, perché fra dieci minuti è pronta la cena! Ti aspettiamo giù-

O...porca...miseria!

Ma quanto tempo sono stata in bagno? No, perché quando sono entrata Nanako e Soichiro non erano ancora tornati...miseriaccia!

Nel tentativo di uscire dalla vasca, prendere l'asciugamano e cercare di non sgocciolare a terra -il tutto contemporaneamente ovviamente- rischio di rompermi l'osso del collo cadendo a terra come un sacco di patate.

Un tonfo e domani mi ritroverò un bel paio di lividi.

Mi fiondo nella mia stanza coperta solo da un asciugamano e mi infilo velocemente intimo e tuta. Do un'occhiata alla stanza e, anche se sono qui solo da due giorni, è già in disordine. Le numerose foto incorniciate spopolano sulle mensole e posso dire lo stesso dei libri, soprattutto quelli scolastici, sparsi sul pavimento. Mamma mi ha detto prima di partire che quando si è lontani si capisce l'importanza dell'ordine...beh, che dire...sono l'eccezione che conferma la regola.

Scendo con calma le scale, accorgendomi che da quando Aki mi ha chiamato sono passati due minuti scarsi. Nuovo record.

Mi siedo a tavola, salutando con un sorriso Soichiro e Nanako, che ricambiano. Lei sembra anche parecchio curiosa di sapere come è andata la giornata, perché appena mette in tavola la cena, non mi molla più.

-allora, com'è lo Shohoku? I compagni sono apposto? Ti sei fatta qualche amica?-

Sorrido, pensando se raccontarle la versione integrale, quella che comprende il mio quasi investimento o passare ad una versione più soft.

Akira non mi lascia il tempo di pensare. Maledetto uomo-dentifricio!

-è stata quasi investita da Rukawa- esclama sorridendo mentre i suoi si guardano perplessi.

-Rukawa non è quel ragazzo che gioca a basket?- domanda Soichiro confuso.

-sì,- mi intrometto io, -ed è un gran dormiglione! Ha dormito tutta la mattina senza che nessuno gli dicesse nulla-

Faccio una smorfia pensando che se fosse successo nella mia vecchia scuola Rukawa si sarebbe ritrovato con una spatola conficcata in gola. Una spatola esatto, di quelle preferite dalla nostra prof di modellato.

-siete in classe assieme?- sbaglio o Nanako mi sta fissando maliziosa? E perché dovrebbe poi, lei mica conosce Rukawa...vero?

-uhm, sì, insieme ad Hanamichi, un altro giocatore di basket-

-ah sì, Aki me ne ha parlato-

C'è un attimo di silenzio, mentre siamo tutti troppo occupati a mangiare, poi Nanako torna all'attacco.

-e dimmi, com'è?-

Cado dalle nuvole. -com'è chi? Hana?-

-no, Rukawa!- esclama la donna. Poi si fa pensierosa, prima di sbottare con un -e anche Hana!-

Due sospiri identici mi fanno girare verso i maschi di casa Sendo, che stanno alzando entrambi gli occhi al cielo. Con un sorriso sulle labbra ovviamente.

Non so perché ma esprimere un giudizio su qualcuno, a voce alta, mi mette sempre in imbarazzo. Soprattutto se si parla di ragazzi.

-uhm...Hana è simpatico e completamente pazzo. E non è male fisicamente, se non fosse per quella pettinatura orribile. Se si tagliasse i capelli forse...- mi interrompo, osservando le occhiate interessate degli adulti (o che almeno dovrebbero esserlo). Aki invece mi fissa come se mi fossi scavata la fossa da sola.

-e Rukawa- chiede Nanako con un sorriso da gatto soddisfatto.

-beh...- già, beh. Che dire di Rukawa?

-lui è...il contrario di Akira- e con questo concludo, perché non so davvero che altro dire. Non ci ho parlato quanto Hana, perciò non posso giudicare il suo carattere, anche se mi è sembrato parecchio rincoglionito.

Nanako sembra delusa dalla mancanza di dettagli.

-ma almeno è carino?-

Un attimo di silenzio e poi sorrido.

-oh, in quello invece è come Akira-

 

-sei stata grande!-

E' questo che mi urla Akira prima di buttarsi sul mio letto.

-aaaahh! Attento che me lo sfasci!-

Questa invece sono io che, cercando di fermare l'uomo-dentifricio, inciampo su un libro e cado con lui sul letto.

Ha inizio così un'epica battaglia di solletico che non vede nessuno dei due come vincitori, perché crolliamo ansanti uno affianco all'altro, continuando a ridacchiare come scemi.

-è davvero tutto a posto?- mi domanda ad un certo punto Akira, passandomi un braccio intorno alle spalle.

Sospiro, appoggiando la testa sul suo petto. La situazione potrebbe sembrare equivoca ad occhi esterni, ma in realtà non c'è nessuna malizia.

-sì, è solo che...- non riesco a finire la frase che un altro sospiro esce dalle mie labbra.

-solo che?-

Alzò leggermente la testa, fino ad incontrare gli occhi di Akira che mi guardano preoccupati.

-solo che entro dopodomani devo iscrivermi ad un club e...- rafforzo la presa su Akira, -e...Akira, allo Shohoku hanno il tiro con l'arco-

Capisce al volo. Si sporge, fino a darmi un bacio sulla fronte e mi sorride lievemente, come a rassicurarmi. Quando parla la sua voce è comprensiva.

-vorresti ricominciare?-

-sì- rispondo senza un attimo di esitazione. -ma non so se ce la faccio. La spalla...-

-la spalla è guarita- mi interrompe lui.

-lo so. Ma ho paura-

-non devi- mormora lui rafforzando l'abbraccio.

-me l'hai detto tu, ricordi? L'arco è l'estensione del tuo braccio, come la palla lo è del mio-

Sorrido, mentre ricordo ciò che gli ho scritto quasi più di sei mesi fa. È stato quando gli ho raccontato dell'incidente, mentre cercavo di spiegargli cos'era il tiro con l'arco per me. Akira a quel tempo non capiva, preso com'era dal basket. Dopo quel paragone però ha capito, ed è forse lì che la nostra amicizia ha avuto inizio.

-sì, lo ricordo. Ed è strano che uno sbadato come te non l'abbia dimenticato!-

-non potrei mai!- esclama mentre scoppiamo nuovamente a ridere. È inutile, Akira riesce ad alleggerire qualsiasi situazione.

-hai ragione comunque- mormoro dopo un po', quando ci siamo calmati. Akira mi guarda perplesso. Sorrido.

-forse ce la faccio-

 

Non posso credere che quel demente di un uomo-dentifricio si sia ricordato solo ora che oggi non può venire a prendermi prima delle sei, orario in cui smette gli allenamenti. Cioè, ma è cretino! Neanche si ricorda che deve allenarsi! È inutile, Taoka mi fa pena. Probabilmente quando lo conoscerò gli farò le condoglianze. Se lo tenga per altri due anni e mezzo quello scemo di Akira!

Anche se forse non tutti i mali vengono per nuocere.

Mentre aspetterò Akira, e so che sarà una lunga attesa, potrò dare un'occhiata al club di tiro con l'arco e decidere se ne vale la pena. Cioè, va bene che ho deciso di riniziare, ma se poi il club è composto da quattro gatti con due archi sbilenchi? Se proprio devo mettermi in gioco voglio almeno che sia decente.

Borbotto qualcosa d'indistinto mentre mi avvicino al cancello d'ingresso, sistemandomi meglio la tracolla.

Uno stridio e un rumore di freni mi fanno voltare. Per poco non urlo quando una bicicletta rosa inchioda a meno di dieci centimetri dalla mia persona.

Ho trattenuto il fiato, ma ora scoppio.

-Rukawa!- esclamo forse con tono troppo sorpreso.

-hn-

Ci guardiamo per qualche secondo negli occhi, io troppo sorpresa per dire qualcosa e lui troppo addormentato. Poi, come se nulla fosse, Rukawa sposta la bici e prosegue, entrando a scuola e investendo, come da copione, Hanamichi.

Ma lo fa apposta?

-scampata di nuovo alla morte!- esclama Mei raggiungendomi. Probabilmente ha visto tutta la scena.

-io quello lo ammazzo! No, lo trasformo in uno...beh, non che si possa fare molto, uno zombie lo è già- borbotto mentre osservo Rukawa ed Hana che si picchiano. E come il giorno prima mi chiedo se non sia il caso di fermarli.

...ma no! Hana ha la pelle dura e Rukawa...beh, lui se lo merita.

-ok, andiamo in classe così mi spieghi perché ieri sei fuggita-

Mi volto verso la mia amica, che in questo momento mi sta guardando diabolica. Oh cavolo, sono fregata. Questa non mi molla finché non le racconto tutto. Forse era meglio essere investite.

Sospiro. Mi fido di Mei e comunque è una persona perbene. Inoltre non sembra interessata particolarmente al basket, perciò non ne farà un dramma.

-Mei, questa cosa che ti sto per dire non la deve sapere nessuno, almeno per il momento, ok?- la vedo annuire, seria.

-ok, devi sapere che io...-

Dieci minuti più tardi Mei si sta ancora sganasciando dalle risate, mentre io cerco di non prenderle la testa e sbatterla contro il muro. Così, per vedere se la smette.

-Mei, non è divertente- borbotto contrariata. Insomma, sta ridendo delle mie disgrazie!

-lo sai che se a scuola lo vengono a sapere sei morta?-

E ne è pure consapevole!

-ecco perché non dirai ad anima viva ciò che ti ho detto-

Ci guardiamo e sorridiamo, complici. Ci salutiamo entrando in classe e, mentre lei va a sedersi in prima fila, io mi dirigo al mio posto, che al momento è al centro di una guerra.

Mi siedo, a fatica, mentre i miei due vicini di banco fanno a gara di insulti. Anche se Hanamichi sembra l'unico a prendersela.

-stupida kitsune! Non sai chi hai davanti!

-do'hao-

-COME OSI DARE DEL DO'HAO AL GRANDE TENSAI?!-

-hn-

-MALEDETTA KITSUNE SURGELATA!-

-hn-

-AAAAAHH! IL TENSAI DI UMILIERA' DAVANTI A TUTTI! PREPARATI STUPIDA KITSUNE!-

Ah...quindi è Rukawa la “kitsune”? E ieri Rukawa non ha dato del do'hao a me ma ad Hana? Uhm...ma qualcuno non dovrebbe fermarli? O fermare Hana? No, perché la lezione sta per cominciare e non vorrei che...

-SAKURAGI! RUKAWA! FUORI!!-

Ecco, appunto.

Vedo Rukawa alzarsi, impassibile, ed uscire dall'aula sotto lo sguardo adorante della popolazione femminile. Hana invece sembra incazzarsi ancora di più ed è pronto ad urlare contro il prof quando mi vede e di colpo si calma.

-oh, Charly-chan! Ciao!-

Nascondo un sorriso, osservando l'espressione furiosa del professore.

-ciao Hana! Tutto bene?- Hanamichi si gratta la testa con fare superiore, mentre lancia un'occhiatina al prof, a cui ormai hanno diagnosticato un'ulcera fulminante.

-oh sì, ma cosa vuoi che sia! Il grande Tensai non si abbatte certo per...-

Un cancellino sfreccia a tutta velocità verso la testa del rosso, colpendolo e imbiancandolo tutto. La classe scoppia ovviamente a ridere ed io non sono da meno, guardando come il mio amico sbraita contro il professore.

-HO DETTO FUORI!!-

E questa volta Hana è davvero costretto ad uscire, perché ci manca poco che il prof non lo prenda di peso e lo sbatta fuori. Anche se sarebbe difficile, considerata la stazza del rosso.

Stiamo ancora tutti ridendo quando qualcuno mi appoggia una mano sulla spalla. Mi giro, incontrando sue occhi azzurri sorridenti.

Ora, non per lagnarmi, dopotutto sapete che amo questo colore, ma come è possibile trovare tre, e dico tre ragazzi con gli occhi azzurri/blu, nello stesso paese, in meno di tre giorni e soprattutto in Giappone?! Che diavolo danno alle donne incinta?

A parte lo sfogo, il ragazzo non è male. Moro occhi azzurri. Toh! Che coincidenza.

Comunque sembra amichevole, con un bel sorriso sulle labbra, come Hana per intenderci, solo che sembra meno esaltato.

-non preoccuparti, Hana è fatto così, ma non è cattivo-

Sorrido, quando lo sento difendere il rosso e poi mi ricordo che è lui il ragazzo con cui parlava Hana ieri.

-sì, questo l'avevo già capito-

Il ragazzo lascia la mia spalla, porgendomi la mano.

-Yohei Mito, molto piacere. Faccio parte dell'armata Sakuragi-

Armata Sakuragi? E che diavolo è?

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo all'inizio non molto divertente, ma spero che il siparietto comico alla fine vi sia piaciuto.

Mentre scrivevo mi è venuta in mente un'idea, giusto per movimentare un po' la trama...avevo pensato di inserire altri personaggi (soprattutto ragazze, perché c'è carenza) e mi chiedevo se qualcuna di voi non volesse entrare nella storia...se l'idea vi stuzzica mandatemi un messaggio privato che ne parliamo.

Sono aperta a tutte le possibilità, ovviamente mantenendo un minimo la trama che ho in mente.

Grazie e alla prossima! ^____^

 


 

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Capitolo 5
*** risse, amiche traditrici e confessioni, ovvero: ma un bell'infarto quando serve? ***


 

Salve mondo! ^___^

C'è il sole, gli uccellini cinguettano e io ho pensato di inserire un nuovo capitolo. Contenti?

Per Koa_chan: neanch'io credo che Akira e Kaede siano molto diversi, ma Charly si basa su quello che ha visto e sentito finora. Cambierà idea, forse. Comunque, la storia non è yaoi, anche se la mia mente lavora e ho già pronta un'altra storia...

Per Zakurio: sì, avevo cominciato senza particolari pretese, ma mi sto appassionando anch'io (e vorrei vedere dato che sono l'autrice XD). Comunque, per la spalla lo saprai direttamente in questo capitolo, contenta?

 

 

 

 

 

-risse, amiche traditrici e confessioni, ovvero: ma un bell'infarto quando serve?-

 

 

 

Ho passato l'intera mattinata ad ascoltare le imprese dell'armata e le numerose figuracce di Hana. Da morire dal ridere! Anche se sono rimasta un po' perplessa quando Yohei -sì, siamo entrati in confidenza- mi ha raccontato che è stato rifiutato da ben 50 ragazze.

Ora, principalmente due cose non mi spiego. Per prima cosa come è possibile che Hana si sia innamorato 50 volte in sedici anni di vita? Cioè, cavolo, io avrò avuto...due cotte in totale?

Va beh, soprassediamo. Seconda cosa, come è possibile che tutte, e dico tutte, l'abbiano rifiutato? Hana non è un brutto ragazzo e tutto sommato è gentile. Certo, un po' esuberante, ma non è cattivo. Yohei mi ha spiegato che è tutta colpa della sua fama, quella che lo vede come un teppista. E che sarà mai, non mi sembra proprio il tipo che se le va a cercare, anche se col carattere che si ritrova...

Morale della favola?

Il professore probabilmente mi ha associato ad Hana &Co. perché mi ha fissato male per tutto il tempo. Non ha detto niente a me e Yohei, ma penso sia perché abbiamo avuto l'accuratezza di parlare a bassa voce.

Quando la campanella è suonata mi sono ritrovata a sussultare. Decisamente, il tempo è volato.

Vedo Mei che mi si avvicina titubante ed ora capisco cos'era tutta quell'insicurezza davanti ad Hana. Probabilmente è preoccupata dalle voci che corrono sul conto del rosso e dell'armata.

-Mei, forza vieni! Ti voglio presentare una persona!- esclamo alla mia amica prendendola per un braccio e trascinandola davanti a Yohei. Quest'ultimo continua a sorridere con aria maliziosa, come succede ogni volta che si presenta ad una bella ragazza. Ma guarda in che razza di classe sono capitata!

-Mei, ti presento Yohei Mito. Yohei, ti presento Mei Watase-

Li vedo stringersi la mano -ho deciso di abolire gli inchini-, Mei è decisamente imbarazzata mentre gurada il ragazzo di sottecchi, mentre Yohei sembra interessato. Ma che carini, magari potrei fare qualcosa...

In realtà volevo presentare la mia amica ad Aki, ma forse hanno caratteri troppo simili. Staremo a vedere.

-bene, ora sbloccatevi per favore. Ho fame- e la mia timidezza ovviamente se ne va quando la fame sopraggiunge.

-recuperiamo Hana?- mi chiede il moro mentre vedo Mei torturarsi le mani. Forse è meglio parlarle e farle capire che non sono degli assassini psicopatici. Chissà quali assurde storie si sono inventati!

-ok, hai un'idea di dove potrebbe essere?- chiedo, non trovando il rosso fuori dall'aula. Anche Rukawa è sparito.

-in terrazza- Ecco una cosa preoccupante: Yohei ha tirato fuori un sorrisino per niente rassicurante.

Mentre ci dirigiamo in terrazza, riesco a prendere da parte la mia amica e spiegarle che non ci uccideranno appena svoltato l'angolo e lei sembra credermi. Sghignazzo compiaciuta quando vedo la folla in corridoio aprirsi al passaggio di Yohei. La scena strappa un sorriso anche a Mei, che continua a guardare il moro di sottecchi.

-quindi...ti interessa Yohei?- buttò lì con noncuranza, mentre saliamo le scale.

Lei arrossisce, balbetta qualcosa, poi si riprende e mi fulmina con lo sguardo.

-no, assolutamente no!- ribatte categorica. Lascio cadere il discorso, perché ho già capito che non mi dirà niente. Ah, povero Akira, dovrò trovargli un'altra ragazza!

Quando Yohei apre la porta che dà sulla terrazza, la scena che ci troviamo davanti è alquanto...bizzarra.

Disteso in un angolo, apparentemente addormentato, se ne sta Rukawa, mani dietro la testa ed espressione indifferente. Di fronte a lui, invece, se ne sta un Hanamichi rosso di rabbia, che sbraita contro il moro parole senza senso.

Mi volto verso Yohei, che si sta grattando una guancia, probabilmente indeciso sul da farsi.

-tu lo sapevi- e la mia non è una domanda.

-non ci crederai, ma la terrazza è il posto preferito di entrambi-

Sto per ribattere quando uno strillo di Mei non mi fa voltare verso i due ragazzi. Hana ha appena colpito Rukawa che ovviamente non se lo aspettava, dato che aveva gli occhi chiusi.

C'è un momento di gelo improvviso quando Rukawa apre gli occhi, trucidando Hana con lo sguardo.

-non perdono chi disturba il mio sonno- Questa l'ho già sentita. Intuendo che sta per succedere qualcosa di molto brutto, mi volto di scatto verso Yohei.

-Yo, blocca Hana, io penso a Rukawa- non mi accorgo nemmeno di averlo chiamato Yo, ma quando la sua espressione si fa allarmata, capisco che non è quello l'importante.

-e muoviti!- gli urlo mentre scatto verso i miei vicini di banco.

Premetto, quello che sto facendo non è assolutamente nel mio carattere. Non sono una che dà ordini alle persone, soprattutto se le conosco da meno di un giorno. Non sono una tipa bellicosa e soprattutto non mi intrometto nelle risse.

Kanagawa mi ha dato alla testa. Decisamente.

Sento Hana sbraitare ancor più forte quando il suo amico lo prende per le spalle, mentre io mi piazzo tra i due litiganti. Certo, non è la cosa più saggia da fare visto quanto è alto Rukawa ma...caspiterina, ma quanto cavolo è alto? Diamine, è alto quasi quanto Akira, ma non so se il mio amico valga, considerati i suoi capelli.

E ora che faccio? Oddio, questo mi ammazza, mi passa sopra!

Vedo Rukawa spostare il suo sguardo da Hana a me, accigliandosi. Probabilmente non si era neanche accorto di noi. Questo mi dà un po' di coraggio, anche perché non mi ha ancora calpestato.

-uhm, ciao- ma che eloquenza, complimenti Charly! Ora cosa gli dirai? “che bella giornata”?

-che ne dici se vi calmate tutti e due?- chiedo, rivolgendomi più al rosso dietro di me.

-calmarmi?! CALMARMI?! MA QUEL MALEDETTO VOLPINO E' SEMPRE IN MEZZO AI PIEDI!-

Sì, ehm...si è davvero messo a litigare perché si trovavano tutti e due in terrazza? Lo sguardo di Yo sembra confermarlo. Gli faccio un cenno verso la porta e lui capisce al volo, cominciando a trascinare Hana dentro la scuola. Sono ammirata dalla sua forza, io probabilmente non riuscirei neanche a muovergli un braccio.

In tutto questo Mei ha guardato la scena ad occhi sbarrati, pensando quasi certamente che sono tutti pazzi. Non le do torto.

-senti, io vado con Mito e Sakuragi- mormora dopo un attimo, scomparendo giù per le scale in un attimo.

Che?! Perché ha seguito quei due? Perché mi ha lasciato sola con...oh merda...

Mi volto a fissare Rukawa, che è tornato alla sua espressione indifferente. Anche se lo vedo che è ancora teso. Grazie Mei, grazie davvero, ora che non ci sono testimoni Rukawa può buttarmi giù dal terrazzo senza problemi.

Sto giusto calcolando se potrei sopravvivere, dopotutto non sembra così alto, quando il ragazzo fa una cosa che mi spiazza. Ovvero, si siede a terra e chiude gli occhi.

Ma che...sta dormendo?!

Il mio corpo, ovviamente non collegato al cervello, si muove e mi ritrovo seduta di fianco a Rukawa, girata verso di lui.

Il mio vicino di banco sembra percepire qualcosa, perché apre gli occhi e mi fissa.

-hn?-

Monosillabo interrogativo. Cerco di interpretarlo con un “perché sei ancora qui?”, giusto per non cadere nel volgare.

-sanguini- borbotto io imbarazzata, anche perché mi sono accorta solo ora che gli scende un rivolo di sangue dallo zigomo colpito. Ero troppo preoccupata per la mia sorte per accorgermene.

Rukawa non cambia espressione.

-hn-

Che potrebbe essere interpretato con un “ah, ho capito”.

Sospiro, prendendo dal sacchettino che contiene il mio pranzo -che non ho ancora mangiato- una bottiglietta d'acqua e un fazzoletto di carta.

-sta fermo-

Bagno il fazzoletto e glielo passo sullo zigomo, tenendo premuto cercando di fermare il sangue. Rukawa non dice niente, mettendomi a disagio. No, per una volta non sono imbarazzata, ma solo a disagio, perché è sceso un silenzio sgradevole.

E nel frattempo mi chiedo cosa stiano combinando quei tre e sperando che Hana non abbia presentato a Mei il resto dell'armata. Per la mia amica potrebbe essere troppo in un sol giorno.

Stizzita che Rukawa non abbia ancora detto una parola, gli prendo una mano e gliela piazzo sul fazzoletto. Rimane così, mentre io prendo il mio panino e comincia a mangiare. Mancano meno di dieci minuti alla fine della pausa pranzo e tanto vale mangiare qui. Almeno c'è silenzio.

Tra l'altro dovrò decidermi a preparare qualcosa di più diverso da un panino, perché non va affatto bene mangiare così tutti i giorni. Mi toccherà mettermi ai fornelli, oppure potrei chiedere a Nanako, ma quella povera donna torna a casa la sera e non mi sembra giusto appiopparle anche i miei problemi alimentari.

Finisco il panino e mi alzo, decisa a tornarmene in classe.

-hn-

Mi volto verso Rukawa che ha mugugnato il suo solito monosillabo. Se devo andare a sentimento opterei per un “grazie”. Beh, a modo suo è gentile.

-prego-

 

-quindi ti tocca aspettarlo qui a scuola?- mi chiede Mei mentre la accompagno all'uscita.

-sì, Aki finisce gli allenamenti intorno alle sei. Ma non c'è problema, darò un'occhiata ai club-

La vedo occhieggiarmi curiosa. -hai già qualche idea?-

Non la guardo, mentre sorrido misteriosa.

-forse...oh, ma guarda, c'è Yohei!- esclamo indicandole il ragazzo in compagnia dell'armata al completo.

Alla fine, quando ero rientrata in classe, quel pomeriggio, avevo scoperto che Hanamichi non solo le aveva presentato l'armata, ma l'aveva addirittura invitata al Pachinko, una specie di sala giochi. Anche se sospettavo fosse stata un'idea di Yohei. L'invito si era poi esteso anche a me, che avevo gentilmente declinato. Dovevo dare un'occhiata al club di tiro con l'arco e decidere se iscrivermi. Dovevo dare una risposta entro domani e volevo esserne ben sicura.

-poi mi racconti- la saluto mentre raggiunge i ragazzi.

Torno dentro la scuola per cercare qualcuno che sappia indicarmi il club di tiro con l'arco. Meno di dieci minuti dopo, mi ritrovo esattamente dall'altra parte dell'edificio, le mani aggrappate alla recinzione metallica che mi separa dal campo di tiro.

Due tiratrici stanno montando gli archi con movimenti secchi e precisi, dovuti all'esperienza. Una studentessa è seduta dietro la scrivania, intenta a fabbricare frecce, mentre l'ultima ragazza sta sistemando i bersagli sui paglioni, attaccandoli con piccole puntine.

Non ho pensato all'effetto che mi avrebbe fatto rivedere quella scena dopo tanto tempo. Non ci ho voluto pensare, ad essere più precisi.

Sono una stupida, mi dico, perché non sono minimamente preparata alle lacrime. Sono felice, ma la scena a cui sto assistendo mi porta indietro a quel giorno, quando sono stata costretta ad abbandonare la gara. È stato terribile, un durissimo colpo alla mia anima che amava alla follia quello sport.

Ricordo ogni singolo movimento, ogni singolo respiro.

Mi manca terribilmente, ma non posso. Non ne ho la forza.

Faccio qualche passo indietro, pronta a fuggire, quando qualcosa, un corpo, si abbatte su di me, facendomi cadere malamente a terra. Rimango bloccata così, in ginocchio, le mani a terra nel tentativo di proteggere la faccia, le lacrime che non accennano a smettere.

-ehi, tutto a posto?- due braccia mi sollevano in piedi, come se non pesassi niente. Non ho alzato la testa, ancora troppo stordita, ma quello con cui mi sono scontrata è sicuramente uno studente. Indossa infatti la divisa scolastica e mi chiedo cosa ci faccia in giro dato che le lezioni sono finite da un po'. A meno che non faccia parte di un club.

-scusa, andavo di fretta e non ti ho vista- continua il ragazzo con voce calma.

Alzo la testa e non appena registra il mio aspetto, la sua espressione si fa preoccupata.

-ti sei fatta male?- il tono ansioso mi imbarazza. Non è assolutamente colpa sua, ma solo della mia stupidità.

Lancio una breve occhiata al campo di tiro, occhiata che non sfugge al ragazzo. Spero solo che non ci legga tutta la mia disperazione.

-no, io...non è colpa tua- mormoro con voce tremolante.

-sei sicura di stare bene?- il ragazzo non accenna a lasciarmi le braccia, forse per paura che sarei nuovamente sfrombolata a terra, o forse perché ha paura che possa scappare.

-io...-

-due minuti inizio tiri!- la voce della ragazza dietro la scrivania, intenta a sistemare le frecce spennate, mi arriva chiara e forte, facendomi tremare.

Quante volte ho sentito quella frase? Quante volte a quelle parole è seguita una scarica di adrenalina che riusciva ad inibire qualsiasi paura? Quante volte, durante una gara, quella frase mi ha fatto fremere di anticipazione?

Chiudo gli occhi, piegandomi su me stessa, in una parodia di inchino. Devo sfogarmi. Ho bisogno di Akira. Solo lui sa. Solo a lui ho raccontato tutto.

Ma Akira è al Ryonan, non so neanche da che parte sia.

Mi sono completamente scordata del ragazzo, almeno finché non mi cinge la vita con un braccio, sorreggendomi. Mi lascio trascinare sotto un albero del giardino, abbastanza lontano da non sentire ancora la ragazza urlare, ma abbastanza vicino da vedere il campo di tiro.

-ora, so che non sai chi io sia, ma conosco quello sguardo. E non porta niente di buono-

Sussulto, guardando per la prima volta negli occhi il ragazzo. Mi specchio in due pozzi scuri e profondi, uno strano miscuglio tra blu e nero. Se la situazione non fosse così pessima scoppierei a ridere. Prima Akira, poi Rukawa, Yohei e infine il tizio sconosciuto. Gli occhi blu stanno diventando una persecuzione!

Non rispondo, troppo occupata a guardarlo. È un bel ragazzo, sicuramente più grande di me. Ha i capelli corti neri, ma non sembra abituato a portarli così, perché continua a passarsi una mano in testa, come a verificare che ci siano ancora. Ha una piccola cicatrice sul mento che attira l'attenzione e un sorriso sfrontato che ora è intriso di serietà. C'è qualcosa nel suo sguardo che lo rende simile a me, solo che in lui è più visibile ed opaco, come se stesse ritrovando sé stesso.

-cosa ti è successo?- domanda ancora.

-niente, solo un momento di debolezza- rispondo velocemente, troppo. Non ci credo io, figurati se ci crede lui.

Infatti sospira e mi sorride rassicurante, anche se un po' esitante.

-stavi osservando le ragazze con lo sguardo di una che sa di cosa sta parlando, quindi posso supporre che tiri. O tiravi-

Sussulto, cercando di farmi forza e di non rimettermi a piangere. Non sono il tipo che piange, e questo sfogo proprio non me lo spiego.

-perché hai smesso?-

-cosa ti fa credere che abbia smesso?-

Il ragazzo mi guarda, eloquente, e non posso fare a meno di arrossire. Sono patetica.

-perché hai smesso quando è evidente che ti piace?-

-credi che sia stata una mia scelta?!- gli urlo contro, improvvisamente infuriata. Come diavolo si permette questo tizio?! Che diavolo ne sa lui di quello che ho passato?!

-no, non è mai una nostra scelta- mormora lui a bassa voce, con una nota malinconica nel tono.

-sai, alle medie giocavo a basket. Non te la farò tanto lunga, sappi che ho avuto un incidente al ginocchio. Il medico mi disse che non avrei più potuto giocare. Ho perso due anni della mia vita finché qualcuno non mi ha tirato fuori dal baratro in cui ero caduto. Ora gioco nuovamente e sono felice. Vedo nei tuoi occhi la stessa ombra che c'era nei miei, perciò vorrei poterti aiutare, perché so esattamente come ci si sente quando tutto ti cade addosso-

Rimango immobile, colpita dalle sua parole. Forse lui può davvero aiutarmi. Non lo conosco e potrebbe avermi raccontato un sacco di balle, ma qualcosa mi spinge a credergli. Forse è solo la voglia di raccontarlo a qualcuno che davvero mi capisca. Ripenso ad Akira. Lui mi ha certamente aiutato malgrado la distanza, ma non l'ha vissuto sulla propria pelle e non può comprendermi appieno.

-sono straniera, ma questo l'avrai già capito,- parlo, senza realmente vedere qualcosa di fronte a me, persa nei ricordi. -ho cominciato a tirare alle medie e ho subito capito che era quello che faceva per me. Era qualcosa che andava al di là della semplice forza o concentrazione. Era questione di spirito e mi sembrava così...bello, incoccare e scoccare, sapendo che avrebbe colpito esattamente il punto mirato-

Mi fermo per un istante, cercando di riordinare i pensieri. Non è per niente facile raccontare qualcosa che sai ti farà male. Lanciò una breve occhiata al ragazzo, che mi guarda concentrato, prima di ricominciare a parlare.

-ero brava e non lo dico per presunzione. Era quello che affermavano gli altri. Arrivai alle nazionali, decisamente un grosso traguardo per una che aveva iniziato a tirare per divertimento. Ero eccitata e anche parecchio spaventata a dire il vero, ma quando cominciò la gara mi sentì in pace con me stessa, come se fossi esattamente dove dovessi essere. Verso metà gara cominciai a sentire un indolenzimento alla spalla sinistra, quella che teneva l'arco. Non ci feci caso, mi era già capitato che la tensione mi facesse stancare più del previsto. Al tiro successivo...beh, al tiro successivo la spalla cedette. Così, all'improvviso. Un attimo prima tenevo l'arco in mano, quello dopo ero a terra, piegata da un dolore lancinante alla spalla. Dovetti interrompere la gara a metà e venni portata all'ospedale. Dissero che era un semplice stiramento, ma faceva troppo male per esserlo. Seguì comunque le indicazioni dei medici e stetti a riposo. Cominciai poi a fare esercizi per la riabilitazione, ma quando venne il momento di riprendere in mano l'arco, il dolore si fece risentire-

Lo guardo, non sapendo se continuare.

-Fu un periodo orribile. Non potevo prendere in mano l'arco e i dottori continuavano a dire che non era niente di grave. Non cadetti in depressione solo perché...- Perché c'erano stati la scuola, e l'esame finale, e poi era arrivato Akira. Non so come sarebbe finita altrimenti. Quando mi avevano detto che avrei passato un anno in Giappone, ero stata felice. Felice di abbandonare la mia vecchia vita, credendo di poter dimenticare. Ma forse dimenticare non era il modo per andare avanti.

Guardo il ragazzo negli occhi, temendo di leggervi pena, compassione o indifferenza.

L'unica cosa che scorgo è un velo di malinconia e un triste sorriso sul volto.

-so che sarà banale, ma ti capisco- mormora dopo un attimo, ricambiando la mia occhiata.

-almeno te non hai fatto niente di stupido-

Sbatto gli occhi perplessa alla sua ultima affermazione. Dovrei sentirmi triste per ciò che ho appena ricordato, invece mi sento libera e con un peso in meno sulle spalle, come se il raccontarlo a qualcuno avesse fatto in modo che la tristezza pesasse meno.

-niente di stupido?- Inarco un sopracciglio, ricordandomi di certi comportamenti decisamente stupidi.

-dopo l'incidente sono stata l'incubo dei professori. Rispondevo male, entravo in ritardo, non facevo i compiti. Devono essere stati sollevati quando ho passato l'esame-

Mi interrompe la risata del ragazzo. Ha una risata roca e sensuale, di quelle che ti fanno scorrere dei brividi sottopelle. Ed è proprio la risata che mi fa tornare in me.

Ricapitolando: sono con un ragazzo sconosciuto, a cui ho raccontato uno dei fatti più importanti della mia vita, siamo in un posto abbastanza isolato e mi sono accorta solo ora che è davvero sexy. Devo avere dei seri problemi mentali. O come ho già detto è tutta colpa di Kanagawa.

-siamo più simili di quel che credevo. Comunque io ho fatto di peggio- Sorride mentre lo dice, un sorriso strafottente, come se non gli importasse veramente. Ma scorgo un fondo di amarezza negli occhi.

-cos'è, diventata una gara?- domando sarcastica, cercando di alleggerire l'atmosfera. Ci riesco, perché scoppia nuovamente a ridere mentre io mi concedo un mezzo sorriso. Mi sono asciugata le lacrime e il mio viso non è più sconvolto come prima, ma non sono ancora tornata in forma.

-cos'hai intenzione di fare ora?- mi domanda serio, il divertimento svanito. Torno seria anch'io, lanciando un'occhiata al campo di tiro.

In questo momento le tre ragazze sono sulla linea di tiro, mentre quella che era dietro la scrivania sta dando le ultime direttive. Sorrido, malinconica.

-pensavo di essere abbastanza forte, ma evidentemente...- lascio la frase in sospeso, perché tanto so che ha capito. Credevo di essere forte e mi sono ritrovata a piangere come una stupida.

-basta solo che qualcuno ti dica che lo sei-

Ci guardiamo, sorridendo, comprendendoci perfettamente.

-me lo dici tu?-

Il ragazzo sorride.

-sei forte-

Sì, ora mi sento meglio. Scoppio a ridere, cancellando totalmente l'espressione seria e triste. Proprio non mi si addice.

-ti rendi conto che non conosco nemmeno il tuo nome?- esclamo tra una risata e l'altra.

Lo vedo sorridere, prima che si alzi in piedi e mi aiuti a fare altrettanto. Certo che è davvero alto. Dopotutto è un giocatore di basket.

Che poi, ora che ci penso, oltre che dagli occhi blu, sono anche perseguitata dai giocatori di basket. Porca miseria, solo in classe da me c'è ne sono due!

-e io non conosco il tuo, rimediamo subito- mi porge la mano, che sia anche lui allergico agli inchini?

-Hisashi Mitsui, chiamami Hisashi e facciamola finita-

-che onore!- esclamo ironica per il tono con cui me l'ha concesso.

-io sono carlotta C., Charly per tutti-

Ci stringiamo la mano, continuando a sorridere come due idioti. Almeno finché Hisashi non sussulta, guardandosi intorno con aria confusa.

-scusa, ma che ore sono?-

-le cinque e qualcosa- rispondo controllando il cellulare.

-oh merda! Il gorilla mi ammazza!- esclama cominciando a camminare per quella che per me è una direzione a caso.

Sbaglio, o ha detto gorilla?

Hisashi si ferma e torna indietro.

-quindi che farai?-

Sorrido. Certo che è testone.

-domani vado a iscrivermi-

 

 


 

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