Il tesoro di Venezia

di Khalan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Revanos ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Evans ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Revanos ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Revanos ***


ANGOLO DELL'AUTORE: Ho finito da poco di leggere l'ultimo libro uscito della serie di Bartimeus, L'Anello di Salomone, e mentre lo leggevo, mi sono venute tantissime idee. Talmente tante infatti, che ho deciso di scriverci una fanfic. I protagonisti sono un OC (Evans) e un mezzo OC (Revanos). La storia è ambientata 4 anni dopo "La porta di Tolomeo" e contiene spoiler di quel libro e de "L'Anello di Salomone". Detto questo, enjoy!

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La mia musica risuonò potente nella stanza quando apparii nel pentacolo. Pensavo che magari mi sarei liberato in fretta da questa convocazione se il mago si fosse preso un bell’attacco di panico sentendo all’improvviso la macabra musica di un organo a canne sparata a tutto volume da un vecchio gobbo incappucciato(1). Ciò che non mi aspettavo però era di essere stato riconvocato da Evans, il mio ultimo padrone, il quale, dopo aver prontamente pronunciato tutte le formule di rito, mi disse:

“Devi rivedere il tuo repertorio, Revanos! Stai diventando prevedibile!”

Ridemmo entrambi. Devo confessare che lavorare con Evans era stato tutto sommato meno…doloroso del solito: non era in cerca di ricchezze personali e non voleva ammazzare nessuno. Solo qualche entità che lo aiutasse a mantenere alto il prestigio della sua famiglia nella gerarchia inglese(2), e la cosa, benché molto noiosa, era anche molto semplice. Ma sto divagando…
Dopo questo piccolo scambio di convenevoli, io dissi un po’ stizzito:

“Sai, non dovevi per forza pronunciare il rito di schiavitù: non ti avrei certo ammazzato!”
Lui fece spallucce e disse:

“Vero, ma scommetto che mi saresti saltato addosso e decapitato prima di renderti conto che ero io.”
Feci per parlare, ma non dissi nulla. Forse stavo davvero diventando prevedibile…

”Comunque. Che cosa vuoi da me stavolta?”

Mi feci serio e lui fece altrettanto:

“Si tratta di una cosa completamente diversa da ciò che ti ho fatto fare finora e me ne spiaccio.”
Nonostante non fossimo in cattivi rapporti, lo trovavo molto difficile da credere: se non voleva evocarmi, poteva semplicemente convocare qualcun altro! Si schiarì la voce e parlò di nuovo:

“Ti ho convocato per due motivi. Primo: ho bisogno di uno spirito degno di fiducia. E secondo: anche volendo, non avrei potuto convocare nessun altro.”

Non capivo e la mia espressione quando mi trasformai in un giovane dai corti capelli neri e dai bei vestiti doveva essere molto eloquente, dato che la spiegazione arrivò subito dopo:

“Dopo il grande incidente di quattro anni fa, c’è stato un ridimensionamento nelle regole dei maghi e nell’ordine costituito: ora i maghi possono evocare solo foliot, senza eccezione alcuna. I jinn e le altre entità superiori sono stati dichiarati troppo pericolosi e così i registri con i loro nomi sono andati distrutti, forse in ogni angolo dell’Impero Britannico.”

Il grande incidente…era così che lo chiamavano? Non potevano sforzarsi di essere più originali(3)? Tuttavia questo lo ricordo come fosse ieri: un jinn invasato aveva convito dei maghi a convocare gli spiriti nei loro corpi e presto se ne pentirono, sempre se sono sopravvissuti. In quell’occasione, Evans fece lo stesso, non era uno che disubbidiva agli ordini di un superiore, ma non appena vide il caos che si scatenò poco dopo a Whitehall, mi implorò di portarlo al sicuro, lontano da quel posto e cercando di portare in salvo chiunque incontrassimo per strada. Riuscii a condurlo solo fino Calais, oltre la Manica, prima di venire congedato.

“Ora ti presento la persona che mi ha chiesto questo: venga avanti, signorina Jones!” disse Evans dirigendosi verso la porta e la aprì. Nella stanza giunse una ragazza che a occhio e croce doveva aver avuto vent’anni o giù di lì e mi sembrava di averla intravista durante il “grande incidente” assieme a John Mandrake, scomparso in quella tragica circostanza. La ragazza si sedette davanti a me e Evans prese posto accanto a lei.

“Bene ora può finalmente dirci perché ci ha cercato fino a qui in Italia, signorina Jones.”

 La ragazza annuì e iniziò a parlare, senza giri di parole:

“Grazie. Allora…chiedo il vostro aiuto per recuperare alcuni artefatti magici che sono stati rubati dall’abbazia di Westminster: l’Amuleto di Samarcanda e il Bastone di Gladstone.”

Improvvisamente l’atmosfera si raggelò. Primo: come cavolo potevano essere stati rubati degli artefatti del genere? E secondo: perché? A dire il vero, di risposte ne avevo moltissime, ma nessuna era piacevole… Evans rise nervosamente e disse:

“Ahah…state scherzando, spero. Noi dovre…insomma…andiamo! L’Amuleto e il Bastone! Chiunque li possieda ora avrà un potere immenso, non abbiamo speranze! E poi perché è venuta proprio da me e non da qualche mago più competente?”

La signorina Jones guardò il giovane mago con uno sguardo che non ammetteva repliche:

“Io…vi ho visti a Londra. Dopo aver sganciato la bomba e dopo l’inizio della rivolta: a differenza di tu…di molti altri maghi, vi ho visti collaborare; nessun mago poi avrebbe cercato di salvare altre persone. E un lavoro come questo richiede molta collaborazione, senza che ci sia qualcuno che tenga il broncio per la sua schiavitù.”

Si girò verso di me e io, istintivamente, mi girai indietro anche se era chiaro stesse parlando di me, che dissi:

“Beh…non è che mi piaccia stare qui. Però prima iniziamo, prima finiamo. Quando e dove si comincia?”

La signorina Jones si alzò e si avvicinò alla finestra per poi scostarla.

“Esattamente da qui.” disse.

Io feci per avvicinarmi, ma una barriera invisibile mi fece cadere sul pavimento con violenza. Evans rimediò presto alla situazione, scusandosi profusamente e pronunciando le formule per liberarmi dal pentacolo. Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori: vedevo una distesa tetti di tegole più o meno bassi, intervallati qua e là da qualche campanile o cupola; un panorama che conoscevo molto bene: Venezia. Era dai tempi del mio ultimo padrone, nel ‘700, che non ci tornavo. Era strano vedere come fosse rimasta sempre la stessa: stesse chiese, stesse case e quasi le stesse imbarcazioni. La signorina Jones mi risvegliò dalla mia nostalgia dandoci una prima pista:

“Scotland Yard pensa che il ladro, o i ladri, si siano rifugiati in un luogo ad alta concentrazione magica(4) e questo era il più vicino. Inoltre uno dei ladri ha perso un messaggio in codice che indicava come punto di ritrovo Venezia per “qualcosa di grosso.””

Riflettei. Cosa poteva esserci di tanto potente e magico da essere accoppiato a Bastone di Gladstone e all’Amuleto? Lavorare solo come il capocantiere dell’Arsenale non ti dà accesso a tutti i segreti della città, purtroppo, anche se sapevo che il doge qualcosa lo teneva, nascosto nel suo palazzo.
“Revanos, tu hai servito a Venezia prima che io ti convocassi a Londra. Qualche idea?” chiese Evans, rigirando il coltello nella piaga. Improvvisamente mentire sulla vera natura delle mie convocazioni non mi sembrava più una grande idea…tuttavia non lo diedi a vedere e pensai rapidamente a una risposta:

“Non mi posso ricordare ogni cosa. Però sono sicuro che alla Biblioteca Nazionale Marciana troveremo qualcosa…” dissi tranquillamente. Mi ricordavo che ci andavo spesso quando avevo qualche dubbio sulla costruzione di una nave, come la decorazione della polena. Era un bel posto e anche ben fornito. Se fossimo andati lì, qualcosa lo avremmo di certo trovato.


NOTE:
(1)Lo facevo sempre e quasi sempre funzionava. Con Evans no però, dato che suo nonno era un organista e a lui piacevano le storie dell’orrore.
(2)In realtà erano solo dei Lord senza alcun potere materiale, ma ci tenevano al loro posto a Whitehall.
(3)Nella mia vita, ci sono stati principalmente tre “grandi incidenti”: l’incendio di Roma dopo che Nerone rovesciò una lampada durante una litigata (poi sfruttò la cosa per fare pulizia), il tentato colpo di stato al palazzo di Simon Lovelace e ultimo, la rivolta degli spiriti di Nouda e Faquarl, che è quello a cui ci si riferisce qui.
(4)Luoghi ad alta concentrazione magica: luoghi con alcune peculiari caratteristiche geografiche che li rendono, metafisicamente, più “vicini” all’Altro Luogo. In tali luoghi le magie sono più potenti del normale e la nostra essenza si logora più lentamente. Ne esistono cinque al mondo: Venezia, Petra, Gerusalemme, l’Antartide e il Triangolo delle Bermuda.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Evans ***


Non ero esattamente sicuro del perché la signorina Jones fosse così sicura che Revanos avrebbe collaborato: dopotutto anche quando gli chiesi di portarci fuori dal palazzo di Lovelace subito prima che quest’ultimo rivelasse il suo pentacolo nascosto sotto il pavimento, ha cercato prima di salvare se stesso! Egoista…ma credo sia nella loro natura: dopotutto se il loro padrone morisse, loro ritornerebbero nell’Altro Luogo immediatamente. Eppure mi sentivo dire quanto fossi fortunato ad avere un demone docile come Revanos. Credo che anche Mandrake stesso ne fosse rimasto impressionato anche se non mi rivolse mai la parola, ma lui non faceva testo: a sentire quel che si diceva in giro sembrava che si fosse voluto complicare la vita inutilmente, convocando uno spirito molto poco incline a farsi comandare e alla fine sembra abbia fatto il passo più lungo della gamba.

Pensavo di starmene tranquillo allontanandomi da Londra, ma evidentemente mi sbagliavo. Questa Jones…mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Però ora avevamo del lavoro da fare e finché si trattava di fare ricerche andava anche bene: dopotutto ero sempre stato il migliore in questo campo.
Dopo che mi fui pettinato e cambiato, mettendo jeans blu, maglia bianca e impermeabile dello stesso colore, aprii la porta e invitai Revanos a fare strada. In fondo lui era stato schiavo del doge in passato quindi conosceva bene la città. Quando sia lui che la signorina Jones furono usciti, chiusi la porta e iniziai a camminare con aria indifferente accanto alla ragazza mentre Revanos ci precedeva. Ogni tanto mi guardavo intorno per assicurarmi che non ci seguisse nessuno, ma dopo un po’ smisi: le calli erano talmente strette e affollate che seguire qualcuno sarebbe stato molto difficile. Arrivammo dunque alla Biblioteca Nazionale Marciana dopo una mezz’oretta circa di cammino quando il giovane che ci precedeva si fermò di colpo davanti all’ingresso.

“Che hai?” chiesi leggermente irritato da quell’improvviso stop. Lui si limitò a indicare l’ingresso, o meglio le due statue di guerrieri armati che lo affiancavano e disse:

“Afrit. Non voglio averci niente a che fare. Perfino passarci accanto mi fa star male.”

Splendido! Di tutti i jinn che potevo convocare, proprio quello pauroso e paranoico dovevo beccarmi! Sospirai e iniziai a spingerlo in avanti.

“Ehi, ma che cacchio stai facendo?” disse sorpreso, al ché io gli risposi:

“Non mi avevi detto che ammiravi un jinn che aveva affrontato alcuni afrit e aveva vinto? Avanti! Sii uomo!” cercai di essere il più persuasivo possibile e ce la feci: Revanos passò tranquillo accanto alle due statue, le quali si limitarono ad abbassare leggermente la testa in saluto. Noi lo seguimmo e una volta dentro io e la signorina Jones prendemmo un taccuino e una penna e, dopo aver ricevuto dei guanti con cui maneggiare le opere antiche, ci dividemmo i compiti: io avrei cercato nella sezione di storia, Revanos in quella mitologica e la signorina Jones in quella archeologica.

Come prima cosa cercai dei registri degli artefatti magici e non fatti recapitare a Palazzo Ducale negli anni tra il ‘300 e l ‘800. Ci vollero due ore buone prima che trovassi qualcosa di utile: un medaglione templare dei tempi delle Crociate era giunto a Venezia nel 1450 e a quanto stava scritto proveniva da un ricco signore di Damasco. Andando avanti ne altri: una statuetta dorata del leone San Marco commissionata a un orafo locale nel 1578 e, più interessante, un modellino della Basilica di San Marco e Palazzo Ducale realizzato completamente in vetro di Murano. Ce ne furono altri, ma furono principalmente questi tre che attirarono la mia attenzione, il resto erano gingilli di poco conto, come vini o antiche anfore ripescate nel Mediterraneo. Guardando fuori da una grande finestra, vidi le sagome dei tetti della città stagliarsi contro la luce arancione del tramonto. Con cura rimisi i libri al loro posto e, restituiti i guanti, andai verso l’ingresso dove incontrai sia la signorina Jones che Revanos.
A quanto pare avevano finito anche loro, così tornammo a casa mia. Durante il tragitto calò la notte e le calli e i rii della città erano desolatamente vuoti, e l’unico rumore che si sentiva era il frusciare delle onde.
Eravamo ormai arrivati, quando sentii qualcosa saltarmi addosso e buttarmi a terra, anche se non vedevo niente.

“Ah! Vattene! Vattene!” urlai cercando di colpire un qualcosa che sentivo sul mio petto, ma che non riuscivo a vedere.
Non ebbi molto successo e continuavo ad agitarmi fino a quando non vidi una Deflagrazione colpire qualunque cosa fosse e scaraventarla contro un muro. Mi rialzai e vidi Revanos ancora con la mano protesa in avanti. Feci per parlare, ma lui disse.

“Mi ringrazierai più tardi. Per ora indossa le tue lenti: abbiamo compagnia!”

Velocemente estrassi dalla tasca le mie lenti da mago (sapevo mi sarebbero tornate utili) e le indossai, vedendo un gruppo di folletti che ci bloccava ogni via di scampo. Cautamente mi avvicinai chiesi.

“Ch…che volete?” la mia voce era tremante, ma cercai di non darlo a vedere: questo era il genere di situazioni che mi sarebbe piaciuto evitare…
Per tutta risposta uno di loro mi saltò addosso e io istintivamente mi parai con un braccio, prima di venire strattonato indietro e vedere un coltello d’argento piantato nel petto di quella creatura, prima che esplodesse in un nugolo di luci.

“Stupido! Non è chiaro? Ti vogliono morto!” disse la signorina Jones guardandomi dall’alto in basso come se avessi fatto la più grande scemenza della mia vita. Fu allora che uno di quei bavosi disgustosi parlò:

“Errore, mia cara. Noi non vogliamo ssolo lui morto, ma anche te e quello sstupido jinn lagg…” Non ebbe il tempo di finire la frase che un gigantesco lupo gli fu addosso e gli staccò la testa a morsi, ringhiando poi contro i suoi compagni e dicendo:

“Allora…CHI. SAREBBE. LO. STUPIDO?!”

La reazione di Revanos poteva essere stata giusto un tantino esagerata, ma ottenne l’effetto desiderato: costringere i folletti a una decisione, e dato che, come avevo origliato da Mandrake tempo prima, la loro intelligenza è pari a quella di una mattonella, si lanciarono contro il lupo, ma prima che alcuni lo potessero raggiungere, la signorina Jones estrasse una pistola e sparò due colpi che colpirono altri due folletti facendoli esplodere, mentre gli altri vennero sbranati in modo più o meno violento da Revanos, mentre io me ne stavo inginocchiato in un angolo con le mani sulle orecchie: non volevo questo! Non volevo nulla di questo!
Quando il trambusto terminò, Revanos tornò il giovane che era fino a qualche istante prima e si avvicinò a me aiutandomi ad alzarmi. Quindi ci affrettammo a percorrere il resto della strada e una volta dentro, chiusi a chiave la porta e tutte le finestre.
Entrammo dunque nella mia camera e chiusi la finestra anche lì, per appoggiare di qua e di là amuleti d’argento e altre cose metalliche.

“Evans…stai iniziando a spaventarmi: tutto questo argento è davvero necessario?” chiese Revanos con una nota di preoccupazione: essendo un jinn non si trovava a suo agio in mezzo a tutta quella sostanza potenzialmente letale per lui, ma volevo essere sicuro al 200% di non essere spiato. Chiamatemi paranoico, io preferisco definirmi cauto. Per completare il tutto chiesi a Revanos di estendere una cappa insonorizzante e iniziammo a confrontare i nostri ritrovamenti.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Revanos ***


Alcuni jinn mi avrebbero detto che ad uccidere quel folletto che aveva fatto l’errore di insultarmi ero stato fin troppo buono. Uno che conobbi tempo fa, alla mia prima convocazione (quella non si scorda mai), mi raccontò di come ne avesse catturati sei e li avesse appesi a testa in giù sopra il cratere di un vulcano fino a quando non si furono scusati oppure di come avesse reso impossibile la vita a un altro che aveva commesso lo stesso errore. Ma a me piacevano le soluzioni dirette, semplici ed efficaci.
Dopo l’agguato fallito, Evans era diventato odiosamente paranoico: si comportava come un pazzo ossessivo e improvvisamente sembrava vedere pericoli ovunque, aveva anche riempito la stanza di argento! Io ODIO l’argento! Ovviamente glielo feci notare, ma lui parve ignorarmi. Sospirai rassegnato e decisi di parlare per primo, in modo da poter uscire quanto prima da quella stanza.

“Io ho trovato alcune cose interessanti; ho scritto tutto qui, con tanto di disegni.” dissi lanciando il taccuino a Evans, che lo prese al volo. “Io il mio lavoro l’ho fatto. Ora posso anche andarmene.”

Il mio padrone annuì e fece per pronunciare la formula di congedo, quando venne fermato dalla ragazza.

“Aspetta! Che fai? Il lavoro non è ancora finito!”

E ti pareva…le disgrazie non vengono mai da sole! E le cose non sono mai semplici come sembrano.

“Come non è finito? Certo che è finito! Ricerche hai chiesto e ricerche abbiamo fatto!” le urlai contro.

“Dobbiamo recuperare gli artefatti rubati e scoprire quale sarà il loro prossimo colpo!” disse lei di rimando. Grave errore.

“Dobbiamo?! DOBBIAMO?! Da quando questo è un MIO problema, eh?!” Stavo iniziando leggermente ad alterarmi e, badate bene, non sono sarcastico(1). Lei però sembrava non avere paura e mi disse, stavolta con voce più calma.

“Lo sarà se non recuperiamo gli artefatti.”

La logica umana con noi spiriti non funziona, eppure era divertente vederli tentare. Anche se in quest’occasione non mi stavo affatto divertendo quanto passando dall’alterato all’arrabbiato.

“Che cavolo vai dicendo?”

“Dicono che il potere di quegli artefatti è talmente grande da poter aprire un varco tra questo mondo e l’Altro Luogo. Se fosse vero, voi sareste nei guai tanto quanto noi e potrete dire addio al vostro tranquillo vagare nel nulla.”

“Vagare nel nulla è tutto ciò che desideriamo, la tranquillità assoluta. Ma cosa può capire una come te di certe cose…”

“Lo so. Ci sono stata.”

Io e Evans (che si stava bevendo una tazza di tè che sputò subito non appena ebbe sentito questa frase) rimanemmo fermi immobili. In circostanze normali, le avrei riso in faccia, ma il tono con cui lo aveva detto e il suo sguardo lasciavano trasparire che quello che diceva era vero(2). Anche se non mi seppi spiegare come. Stranamente quelle poche parole mi calmarono un po’ e riuscii a non pensare alla fastidiosissima ARGENTERIA sparsa ovunque.
Evans era più spaesato di me e aveva iniziato a balbettare cose sul perché e per come, ecc…poveretto, ma in fondo lui non era mai stato sottoposto a questioni così pressanti, quindi po’ lo capivo.

“C’è anche uno spirito che conosce questa storia, quando ritorni potrai chiedere a lui. Adesso però passiamo ai fatti!”

E così facemmo. Scoprimmo che tutti e tre avevamo trovato informazioni sulle stesse cose: un medaglione templare, una statuetta di San Marco e un modellino della basilica e del Palazzo Ducale in vetro di Murano. Il medaglione sembrava avere una sorta di spirito (o spiriti) che avevano la funzione di creare illusioni per distrarre i nemici o fare scherzi stupidi.
La statuetta sembrava essere una potente fonte di magia che all’occorrenza fungeva anche da risana-essenza, chissà perché ne avevano fatta solo una…
Infine c’era il modellino di vetro: stando a quanto lessi nella biblioteca doveva essere un collegamento fra il mondo terreno e l’Altro Luogo, ma era rimasto vuoto e tutti gli esperimenti per usarlo fallirono, quindi rimase un bel cimelio. Secondo le informazioni del libro serviva un “catalizzatore” abbastanza potente da poter tenere aperto il varco per almeno trenta minuti prima che fosse possibile trasferirsi da un piano all’altro.

Non rimasi ad ascoltare cosa disse la ragazza: finii di parlare e uscii dalla stanza, quindi dalla casa attraverso una finestra aperta e diventai un gatto. Mi misi quindi a scrutare il panorama notturno della città e a godermi la quiete. Mi piaceva stare lì a non far niente ogni tanto: mi ricordava l’Altro Luogo. Presi tempo per godermi quella vista: probabilmente non ne avrei avuta la possibilità per molto tempo se la ragazza fosse riuscita a convincere Evans e dato che lui era, francamente, una mammoletta, la cosa era molto probabile, quasi certa. A quel punto tutto ciò che avrei potuto fare sarebbe stato aiutarlo e finire il lavoro quanto prima; non volevo ucciderlo: a parte convocarmi non mi aveva fatto alcun torto e mi aveva trattato anche bene(3).
Ad un certo punto sentii delle voci provenire da una calle vicina che ovviamente non appartenevano né al mio padroncino né alla ragazza.

“No, non abbiamo ancora trovato il modellino. Forse dovremo cercarlo a Murano.”

Il gatto saltò agilmente sul tetto di fianco e senza fare alcun rumore, rimase in ascolto da una buona posizione e vide che a parlare erano due foliot di cui uno seduto su un’orribile nube viola e che credevo di aver già visto da qualche parte.

“Taci tu! Non sei stato convocato per pensare! Cosa fare lo deciderà il capo! Piuttosto, come va con quei guastafeste?” disse il foliot sulla nube con un tono di comando.

“Li...li abbiamo persi.” Rispose l’altro, evidentemente dispiaciuto, al ché il foliot volante disse adirato e gesticolando come un ossesso.

“Cosa?! Persi?! Hai idea di quello che hanno sentito?! Potrebbero farci passare parecchie noie! Lo riferirò al capo immediatamente! E ringrazia che lei non sia cattiva come il mio ultimo padrone!”

In quel momento varie immagini, troppe e troppo veloci mi passarono davanti agli occhi, che si spalancarono. Ora me lo ricordavo! Quel modo autoritario e pomposo di porsi, quel fetore assurdo, quella vocetta odiosa! Era il secondo in comando del mio primo padrone! Nella mia testa tutto scomparve a parte un nome: Gezeri.
Ma come poteva essere possibile? Ricordo perfettamente che quella ragazza lo aveva fatto esplodere facendogli ingoiare dell’argento! Decisi che non m’importava e che comunque lo avrei scoperto presto. Con prodigioso balzo il gatto si trasformò in un grande lupo nero e si lanciò verso il foliot. Lui però sembrò accorgersi di me e balzò di lato per evitare il colpo, mentre il suo compagno venne travolto e scomparve.

“Ihihi…e così, dopo tanto tempo ci incontriamo ancora, stupido jinn!” disse lui, al ché io risposi.

“Attento: l’ultimo che ha parlato così è finito male!”

“Non è un problema, sennò non sarei qui! Lo sapevi che l’argento è molto amaro?!” ponendo enfasi sulle ultime due parole mi scagliò contro una debole Deflagrazione, facilmente deviata da un colpo di coda ben piazzato. Ringhiai e lui si mise a ridere.

“Ooh…che paura…”

“Stai attento, verme! Qui non c’è il tuo caro Khaba con la Frusta Essenziale a difenderti! Siamo solo io e te!” dissi lentamente e scandendo bene le parole mentre mi avvicinavo lentamente. Poi balzai in avanti e stavolta fui più veloce io: lo inchiodai a terra e vidi la sua brutta faccia con un’espressione di terrore. La cosa mi piaceva. Parecchio.

“Come hai fatto a sopravvivere? Dimmelo!”

“He.he…stupido! Non te lo dirò! E non credere di aver vinto così in fretta!”

Quanto lo odiavo! Avrei potuto riservargli lo stesso trattamento del suo simile di poco prima, ma mi sentii strattonare indietro e in pochissimo tempo la mia essenza inziò a bruciare e a farmi molto male: qualcuno aveva fatto calare una rete d’argento su di me!
Tentai di liberarmi, ma più mi muovevo, più mi ferivo. Ormai ero allo stremo delle forze e prima di svenire, potei sentire la risatina di Gezeri e un suono indistinto di magie che venivano lanciate.
 
NOTE:
 (1)L’unico che mi ha visto veramente incavolato era stato un jinn che aveva deciso di spingersi oltre gli ordini del suo padrone e insultarmi ad ogni occasione. Non posso scendere nei dettagli, quindi dirò solo che è stata un’esperienza lunga e dannatamente soddisfacente.
(2)Sono sempre stato bravo a leggere le emozioni umane: Adriano mi teneva come la sua macchina della verità personale. Ma a dire il vero io sono molto meglio di quegli aggeggi.
(3)Chiamatemi pure fragile, ma quando passi i secoli sotto padroni che ti trattano come sterco e all’improvviso ne trovi uno che non lo fa, un po’ ti ci affezioni.
 
ANGOLO DELL’AUTORE: Ed eccoci al classico capitolo cliffhanger! E nel prossimo scoprirete finalmente chi è (o meglio era) Revanos

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