I giorni dell'amore

di Claire Marie Blanchard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 10 Giugno ***
Capitolo 2: *** 11 Giugno ***
Capitolo 3: *** 14 Giugno (1^ parte) ***
Capitolo 4: *** 14 Giugno (2^ parte) ***
Capitolo 5: *** 15 Giugno (1^ parte) ***
Capitolo 6: *** 15 Giugno (2^ parte) ***
Capitolo 7: *** 16 Giugno ***
Capitolo 8: *** 17 Giugno ***
Capitolo 9: *** 19 Giugno ***
Capitolo 10: *** 21 Giugno ***
Capitolo 11: *** 22 Giugno ***
Capitolo 12: *** 23 Giugno ***
Capitolo 13: *** 25 Giugno ***
Capitolo 14: *** 27/28 Giugno ***
Capitolo 15: *** 28/29 Giugno ***
Capitolo 16: *** 30 Giugno (e non solo) ***



Capitolo 1
*** 10 Giugno ***


Un grazie in particolare a Kate_88 e a Demy84 per avermi incoraggiata a scrivere. E... alla prof. Baisi, perchè mentre faceva le sue interrogazioni, stamattina, ho ricevuto l'ispirazione!






Capitolo 1 - 10 Giugno

10 Giugno (pomeriggio) – lei

Gli alberi fioriti adornano questo bellissimo paradiso. Il parco di Ueno è uno dei posti più magici di Tokyo. Mancano esattamente venti giorni al mio diciottesimo compleanno e, nonostante l’euforia e il conto alla rovescia, mi sento un pò giù. Ho appuntamento con le altre al Crown, da Motoki. Percorro questo parco, mentre vengo avvolta dal profumo dei petali dei ciliegi. Sono arrivata in anticipo. È strano, non è da me. Mentre cerco di guardare nella direzione di Ami, per vederla arrivare, noto una coppia di fidanzati. Come vorrei essere al posto di quella ragazza. Anch’io vorrei che il mio lui mi amasse come quel ragazzo ama la sua. Come vorrei che quella coppia fossimo io e lui. Guardandomi intorno, al Crown, vedo che lui non c’è. Che sciocca! Come può pensare al divertimento? Lui è molto più responsabile di me. Colleziona degli ottimi voti all’Università. Come può pensare di volere una come me? Così pasticciona e sbadata. Non devo pensare a lui, ma non posso fare a meno di sperare di incontrarlo. Lui. Il mio baka. Mamoru Chiba. Ecco, come regalo di compleanno, vorrei una tregua con le nostre litigate. Anche se, ciò significherebbe rinunciare alle sue attenzioni. Vorrei tanto che lui si accorgesse di me, che non mi prendesse più in giro ma che mi guardi per la ragazza che sto diventando. E se ciò non dovesse accadere, non importa. Dopotutto, a me sono sempre piaciuti i nostri battibecchi. Ricomincio a sognare ad occhi aperti, ricominciando a fissare quella giovane coppia. Dopo qualche minuto, la mia mente viene riportata al presente, al Crown, da una voce a me molto familiare.

-“Ciao, Odango…”
-“Baka…”
-“Vedo che oggi siamo sole…”
-“Ti correggo… Sono in anticipo”
-“Non è da te, testolina buffa! Sicura che quelli non siano odango, ma bernoccoli?”
-“Lasciami in pace, baka! Non hai altro da fare?”

Sento le guance in fiamme, un po’ per la rabbia, un po’ per l’imbarazzo.

-“Come vuoi. Ci vediamo, Odango!”

10 Giugno (pomeriggio) – lui

E anche questo esame è passato. Sono di buon umore oggi. Sarà per l’esame? Chissà se anche Usagi andrà all’Università… Ecco, c’è di nuovo lei nei miei pensieri. Ma che mi fai, Odango? Sei tu a causarmi questa sensazione di benessere? Perché ho questa maledetta voglia di vederti, di punzecchiarti, di prenderti in giro? Sarà perché è solo così che io e te comunichiamo? Non mi sono mai avvicinato a nessuno dopo la morte dei miei genitori, tantomeno l’ho fatto con te. Per poco non escludo anche Motoki dalla mia vita, eppure lui è mio migliore amico. La voglia di stringerti è sempre tanta, come la voglia di confidarti tutti i miei pensieri, tutti i miei desideri. Tutto. Tu sei diventata tutto. Tutto il mio mondo. È vero, il proprietario del Crown è il mio migliore amico, ma se c’è un vero motivo per cui vado sempre lì, è proprio perché voglio incontrarti, Usagi… Voglio ancora respirare il profumo dei tuoi capelli. Voglio ancora privilegiarmi del rossore delle tue gote di quando ti arrabbi. Voglio ancora sentire la tua voce, anche se i tuoi sono insulti, ma per ora mi bastano quelli per sentirti vicina. Chiamalo fato, chiamalo destino, ma tu sei lì, seduta ad un tavolino da sola… Chissà se sei da sola. Chissà se stai aspettando qualcuno. Mi piacerebbe farti compagnia. Davanti a me vedo una coppia di giovani fidanzati scambiarsi dolci sguardi. Un codice a noi segreto, ma a loro del tutto consapevole. Come vorrei essere al posto di quel ragazzo ed essere amato da te, Usako. Ora posso solo entrare e prenderti in giro, perché tanto è questo quello che io e te facciamo ogni volta che ci incontriamo. Ti guardo assorta nei tuoi pensieri. Vorrei tanto sapere cosa ti passa per la testa, Usako. Vorrei entrare nella tua mente e scoprire ogni tuo piccolo segreto, così da divenirne, insieme a te, il custode. A malincuore, ti riporto alla realtà.

-“Ciao, Odango…”
-“Baka…”
-“Vedo che oggi siamo sole…”
-“Ti correggo… Sono in anticipo”
-“Non è da te, testolina buffa! Sicura che quelli non siano odango, ma bernoccoli?”
-“Lasciami in pace, baka! Non hai altro da fare?”

Dio che meraviglia! Mi mancava il tuo rossore. Anche se so che è per rabbia. Ce l’hai con me, ma io non posso fare a meno di punzecchiarti. Ormai è diventata la mia droga. Una droga da cui non vorrei mai disintossicarmi. Vorrei tanto restare ancora qui con te, per assaporare al meglio quel cocktail di allegria e ingenuità, ma so che tu vuoi che ti lasci sola ad aspettare quel qualcuno che non sono io…

-“Come vuoi. Ci vediamo, Odango!”

10 Giugno (sera) – lei

Ormai è finita anche questa giornata. Chissà cosa starai facendo. Chissà se sei ancora sveglio, o se invece starai facendo un sogno. Se stai facendo un sogno, spero che c’entri anch’io. Se potessi far avverare uno mio di sogno, vorrei che ti innamorassi di me. Vorrei essere io la protagonista dei tuoi sogni. Vorrei essere la tua confidente, la tua amante. Vorrei essere io l’unica ragazza che possa starti accanto. So che questo altro non è che uno stupido sogno da ragazzina. Perché, per te, io sono solo questo. Una stupida ragazzina. Quanto vorrei che cambiassi idea. Quanto vorrei riuscire a colpirti a tal punto da amarmi. Per ora, mi limiterò a sognare. Ovunque tu sia, buona notte Mamo-chan.

10 Giugno (sera) – lui

Stasera la Luna ha voluto trascinare con sé tutte le stelle più belle che aveva intorno. Come vorrei poter guardare le stelle e sognare insieme a te, Usako. Chissà se e quando potrò chiamarti così. Una volta, lessi una frase che mi colpì immediatamente: “Le persone sono un po’ simili alle stelle: magari brillano lontane, ma brillano, e hanno sempre qualcosa di interessante da raccontare…però ci vuole tempo, a volte tanto tempo, perchè le storie arrivino al nostro cuore, come la luce agli occhi.” Tu sei questo per me, Usako. Sei una di quelle stelle. Anzi, sei la stella più luminosa. Hai sempre tante cose da raccontare. Vorrei tanto che mi raccontassi qualcosa, ogni tanto, invece che stare lì a punzecchiarci. Stanotte spero che tu, Usako, la stella più luminosa, non mi abbandoni, che mi culli, perché voglio sognarti. Ho bisogno di sognarti, Usako. Perché solo nei sogni posso viverti come vorrei. Sogni d’oro, mia piccola Usagi.




Note: la frase sulle stelle non è mia, ma di Alessandro d'Avenia

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Capitolo 2
*** 11 Giugno ***


Capitolo 2 - 11 Giugno

11 Giugno (pomeriggio) – lei

Mancano diciannove giorni al mio compleanno, e il mio umore non è cambiato. Il nostro professore ci ha affidato un progetto a coppie. Se c’è una cosa, anzi, qualcuno, che non sopporto, è Seiya, il mio compagno di progetto. Mi ha sempre fatto il filo, sin dal suo primo giorno nella nostra scuola. Lui e i suoi fratelli, Taiki e Yaten, si sono trasferiti qui quasi due anni fa.

Minako si è presa una bella cotta per Yaten, e con la scusa di fare una bell’uscita di gruppo, mi spinge sempre tra le braccia di Seiya, come sta facendo adesso. Vorrei tanto poter confessare quello che provo per te, Mamo-chan. Chissà se mi starai pensando. Ne dubito fortemente, anzi, no, scommetto che mi starai pensando, certo, ma starai pensando soprattutto alla nuova tattica per umiliarmi davanti a tutti.
Sebbene questo mi ferisca superficialmente, solo tu hai il permesso di umiliarmi. Solo tu hai il permesso di farmi arrabbiare. Solo tu hai diritto di farmi alzare la voce. Perché non c’è momento più bello della giornata di quando litigo con te, Mamoru. Solo tu hai il permesso di entrare nella mia mente e nel mio cuore. Solo tu.

Nel frattempo, Minako si è allontanata insieme a Yaten. Si è inventata la scusa di dover comprare un regalo e di aver bisogno del parere di un ragazzo, lasciandomi qui da sola con Seiya. Sento di non essere tranquilla qui con lui, da soli. Ho una strana sensazione, Mamo. Vorrei tanto tu fossi qui con me. Vorrei tanto che diventassi il mio principe, pronto a salvarmi in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione.

-“Ehi, Odango atama… A che pensi?”

“Odango”. Perché mi chiama così? Solo tu, Mamo-chan, hai permesso di chiamarmi “Odango”. Mi infastidisce il fatto che anche lui mi chiami così, non provoca in me nessuna sensazione, cosa che, invece, con te accade.

-“N-niente, Seiya… Va tutto bene.”

Seiya cerca in tutti i modi di avere un contatto fisico diretto come a un abbraccio, o, peggio, ad un bacio. Quanto vorrei che ci fossi tu al posto suo, in questo momento, Mamoru. Quanto vorrei che le sue braccia fossero le tue. Che i suoi occhi fossero i tuoi. Che le sue mani fossero le tue. Che la sua bocca fosse la tua. Comincio a sentirmi rigida. Vorrei scappare, ma le gambe sembrano pietrificate, come se avessi letteralmente messo le radici. Sento le dita di Seiya sfiorarmi la guancia delicatamente, prendendomi dolcemente il viso. Non riesco a muovermi e lui sta avvicinandomi, sta provando a baciarmi. Il suo volto si fa sempre più vicino. Perchè non posso muovermi? Io non voglio questo bacio. Giusto in tempo, mi sblocco dalla mia postazione scansandomi e tirando un sospiro di sollievo. Sono sconvolta. D’accordo, Seiya non è un brutto ragazzo, e posso anche rimanere lusingata da questo suo gesto, ma non è te. Certo, forse ti somiglia. Hai i capelli del tuo stesso nero corvino, e gli occhi del tuo stesso blu mare, ma non è te. Lui non è te, Mamo-chan. Vorrei tanto dirgli di te, di un noi tanto sperato da me. Ma se gli raccontassi di te, lo verrebbero a sapere anche le mie amiche, e non credo sia una buona idea. Preferisco custodire ancora questo segreto dentro di me.

-“Scusami… Perdonami, pensavo lo volessi anche tu.”
-“Non fa niente. Sta tranquillo. Meglio che torni a casa ora, si sta facendo tardi.”

Seiya è riuscito a farmi arrossire. Ma non è quel rossore che provo quando sono con te, Mamo-chan. Si vede che con te è diverso. In questo momento ho solo voglia di scappare. Credo sia meglio tornare a casa. Ad un tratto mi sento osservata, come se qualcuno mi stesse fissando, mi stesse controllando, mi stesse seguendo. Che sia la soggezione, l’imbarazzo provocatomi da Seiya, oppure il fatto che qualcuno mi stia davvero seguendo?

Non mi sento per niente tranquilla. Preferisco correre e tornare a casa. Vorrei tanto che tu fossi qui a proteggermi, Mamo-chan.
Riuscirò a conquistarti, Mamoru? Riuscirò a far breccia nel tuo cuore, apparentemente, freddo? Sarò in grado di scioglierlo?
Sarò all’altezza di stare al tuo fianco?
Fino a quando mi basterà solo viverti come desidero nei miei sogni?

11 Giugno (sera) – lui

Perché mi sento così? Perché sento di dover esplodere da un momento all’altro? È forse rabbia? Sarà frustrazione? Che cos’è? Che cos’è, Usako? Riesci a spiegarmelo? Chi era quel tipo? Perché ti era così vicino? Avrei tanto voluto allontanarlo da te, dirgli che sei sempre stata, sei e sarai sempre mia. Mia e di nessun altro. Ma che sto dicendo? Tu non sei mai stata mia, non lo sei e non lo sarai mai. Quanto vorrei, invece, che lo fossi.

Sarei disposto a tutto per te, Usagi Tsukino. Morirei, pur di saperti felice. Preferirei morire, sacrificare me stesso per te. Credo di aver capito cosa mi avvolge, quale sentimento mi sta travolgendo. La gelosia. Esatto, Usako. Quel diavoletto che, quando ti prende, ti morde lo stomaco, dandoti una sensazione di morire. Succede quando vedi qualcuno che ami accanto a una persona che non sei tu. Chi è, per te, quel ragazzo? Vorrei tanto sapere che ruolo ha nella tua vita. Se dovessi scoprire che si tratta, in realtà, del tuo ragazzo, sappi che io non mi arrenderò. Non posso rinunciare così a te. Senza aver prima combattuto. Ho sentito dire da qualcuno che bisogna lottare per le cose e le persone che amiamo.

Tu sei la cosa più importante per me, Usagi. Mi nutro con i tuoi sorrisi, con i tuoi dolci sguardi che, ahimè, non sono rivolti a me. Quanto vorrei che mi regalassi uno dei tuoi angelici sguardi. Non sai quanto desidero che tu mi rivolga un tuo dolce sorriso. Sei la mia aurora, il mio Sole, il mio tramonto, la mia Luna. Già, la Luna. Non c’è un satellite più bello della Luna. È così dolce. Ma non lo sarà mai quanto te, mia piccola Usagi. Non ho mai conosciuto al mondo un angelo più dolce e più bello di te.

Riuscirò a conquistarti, Usagi? Riuscirò a rubarti quel cuore da me tanto aspirato?
Potrò vederti sorridere accanto a me? Potrai mai accettare l’amore di colui che non fa altro che ridere di te, nascondendo dentro di sé un amore immenso nei tuoi confronti? Riuscirò a farmi bastare questi sogni per viverti come vorrei tanto? Chissà.

Spero solo che, almeno nei miei sogni, tu non fugga via da me.

Buona notte, mia dolce Usako.





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Capitolo 3
*** 14 Giugno (1^ parte) ***


Capitolo 3 – 14 Giugno (1^ parte)



14 Giugno (mattino) – lui

Sto andando fisicamente all’Università, questo è il periodo degli esami; ma con la mente, vorrei venire da te, in fondo, questo è anche il periodo degli amori. Sono tre giorni che non ti vedo, Usagi. Dove sei finita? Ammetto di avere paura ad incontrarti. Non ho il coraggio di rivederti, Usako*. Non saprei cosa fare. Dirti tutto quello che provo per te? Oppure limitarmi a prenderti in giro? Se ti prendessi solo in giro, per te sarebbe normale. Ma per me no. Mi fa male litigare con te. Da un lato, non voglio che tu sia arrabbiata con me, voglio che mi ami come io amo te. Non ti nascondo invece, che, dall’altra parte, mi fa piacere vederti rossa come un peperone, mi rende felice sapere che tu ce l’abbia con me, in un certo senso, perché così almeno pensi un po’ a me.

Chissà se adesso, invece, starai pensando al tipo dell’altro giorno. Dio, quanto vorrei tirargli un pugno. Muoio dalla voglia di sapere chi è per te. Anzi, no, non voglio saperlo. Potrebbe farmi ancora più male. Ma non farà mai male come un tuo rifiuto. Sì, perché sono sicuro che mi rifiuteresti se ti dicessi tutto. Come faccio a rivelarti i miei sentimenti? Come faccio a dirti tutto quello che provo se poi tu ti metti a ridere? Oh, sì. Perché, non appena lo saprai, tu riderai di me. E farai solo bene. In fondo, all’inizio, mi divertivo a ridere di te. Ora non più. Ma non posso fare altrimenti. Senza le mie prese in giro, non posso attirare la tua attenzione.
Tuttavia, non voglio privarmi del tuo prezioso tempo. Perché, per te, io sono una perdita di tempo, mentre tu per me no. Mi piace dedicarti quei 10 minuti scarsi del mio tempo. Anzi, vorrei dedicartene di più, molto di più. Vorrei dedicarti tutto il tempo che vuoi. Mi basta un’ora al giorno. Un’ora al giorno è molto di più di 10 semplici, scarsi, miserabili minuti.

Come posso rubarti altro tempo? Cosa posso fare per passare più tempo con te? Ho bisogno di stare più tempo con te. Sei una medicina. Nel vero senso della parola. Positiva, da un lato, perché sei cura alla mia malattia; ma negativa, dall’altro, perché sei una droga. Una droga che vorrei fosse sempre presente nel mio organismo.

Dubito che tu voglia trascorrere il tuo prezioso tempo con me. Scommetto che preferisci passare il tempo a riempirti di gelato. Almeno il gelato è dolce, non è amaro come il trattamento che ti riservo.
Spero che tu non voglia passare il tempo, invece, con quel tipo con il codino. Dio, quanto lo odio. Lui può starti vicino. Lui può permettersi di provare a baciarti. Lui può sentire il profumo della tua pelle. Lui può godere dei tuoi sorrisi e della tua allegra risata. Lui può guardarti nell’azzurro limpido dei tuoi occhi e perdersi in essi. Io no. Non ho la possibilità di godere di questi tesori. Ora non mi resta che entrare nell’edificio, fingere un sorriso smagliante per nascondere la tristezza che alberga dentro di me e cercare di stare calmo, cercare di non pensarti. Perché ormai, mi fa male pensarti. Mi turba il pensiero di non poterti avere.


14 Giugno (pomeriggio) – lei

Ancora una volta, sono qui, al Crown, ma tu non ci sei. Che fine hai fatto, Mamoru? Mi mancano i tuoi occhi. Mi manca la tua voce. Mi mancano le nostre litigate. Sono giorni che non ti vedo. Ho tue notizie da Makoto, che a sua volta le chiede a Motoki. Dice che fisicamente stai bene, ma che sembri strano. Che ti succede, Mamo-chan? Vorrei poterti raggiungere, essere colei con cui puoi confidarti. Vorrei che ti fidassi di me, che mi confidassi tutti i tuoi pensieri più segreti. Vorrei che mi parlassi a cuore aperto. Vorrei sapere a cosa pensi quando sei da solo. Non so quale sia il tuo film preferito, tantomeno quale colore preferisci. Non so nemmeno quale sia la materia che ti affascina di più.

Ok, so che sei laureato in Medicina, ma in cosa stai specializzandoti? Non so niente di te. So solo che ti chiami Mamoru Chiba, che sei uno studente universitario, che hai un’auto, che hai anche una moto, che abiti in pieno centro; ma queste sono tutte informazioni comuni, che tutti sanno perché hanno parlato con Motoki, o perché, magari, come me, ti conoscono a sufficienza per poterti parlare, o forse, invece, semplicemente perché ti hanno visto. Io voglio conoscerti davvero, Mamo-chan. Voglio davvero scoprire chi sei. Voglio sapere tutto di te. Rei si è accorta del mio strano umore.

Oggi, subito dopo scuola, prima di venire qui, sono andata al tempio e ho pregato. Ho pregato perché tu ti innamorassi di me. Ho pregato perché tu mi parli in modo calmo, qualche volta. Ho pregato di incontrarti. Comincio ad essere seriamente preoccupata. Dove sei, Mamo? Muoio dalla voglia di venire a cercarti. Vorrei tanto venire da te, dirti tutto quello che provo. Purtroppo non è possibile. Devo andare a casa di Ami. Dobbiamo studiare. Vengono anche Minako e Makoto. Studiamo tutte insieme per il compito in classe di Inglese. Mi dispiace non poter correre fisicamente, ma solo mentalmente, da te, Mamoru.


14 Giugno (sera) – lui

Anche quest’altro esame è andato. Non c’è niente di meglio di una bella doccia per rilassare i nervi. Ora mi vesto. Non mi va di starmene chiuso in casa. Stasera è una serata così bella. Fa caldo, ma non troppo. Fa abbastanza caldo da mangiare cibi freschi. Ho deciso. Esco. Ho bisogno di distrarmi, anche se, dubito fortemente che non penserò a te, Usagi.

Tutto mi ricorda te. Questi fiori, questi prati, questi ciliegi. Il parco di Ueno, di sera, è spettacolare. Sembra che sia avvolto da un mistero. Un dolce, romantico, intrigante mistero. I ciliegi donano all’ambiente un profumo così dolce e naturale. Mi ricorda tanto il tuo di profumo, Usako.

Credo di avere le allucinazioni. Sei tu quella figura femminile che si sta avvicinando a me? Sei davvero tu, Usako? Sì! Certo che sei tu. Riconoscerei quei lunghi e biondi codini ovunque. Destino beffardo! Un attimo fa stavo pensandoti, e ora ti trovo qui, di fronte a me, che stai camminando con la tua cartella, indossando la tua divisa da liceale. Quanto sei bella, mia dolce Usako. Questo parco è meraviglioso, ma non ha niente a che vedere con la tua bellezza. Passo dopo passo, ti avvicini a me sempre di più… Il mio cuore sta impazzendo. Credo che anche i cani lo stiano sentendo per quanto forte sia il suo battito.
È bello rivederti, Usagi…

-“Ciao… Usagi.”
-“Ciao, Ba… Aspetta, come mi hai chiamata?”

Ti guardo perplessa. Incredula. Come se avessi detto chissà quale cosa assurda. In effetti, hai ragione, non ti ho mai chiamata così… Non davanti a te.

-“Usagi. Ti ho chiamata Usagi. È il tuo nome, o sbaglio?”
-“Sì! No… Non sbagli, ma… Non mi hai mai chiamata così.”
-“Diciamo che è arrivato il momento, per noi due, di comportarci come due persone adulte.”

Vedo che le tue gote si sono tinte di nuovo di rosso fragola. Sei una visione, Usako. Dovresti vederti. Anche i ciliegi ti stanno ammirando per la bellezza che hai, ne sono certo. Sono tentato nel portarti via. Via, lontano. Lontano da tutto e da tutti; per poter essere, egoisticamente, l’unico a godere di un tesoro così prezioso.

-“Oh. Capisco. In effetti, hai ragione.”
-“Ti va se riportiamo indietro il tempo di 3 minuti e ricominciamo col salutarci?”
-“D’accordo.”

Mi stai sorridendo, e io non posso fare altro che ricambiare questo dolce sorriso. Eccolo, era questo il sorriso a cui mi riferivo. Finalmente, mi hai regalato il tuo sorriso. Non sai la gioia che sto provando in questo momento, Usagi. Entrambi sembriamo impacciati davanti a questa nuova presentazione. Facciamo che parto io. Sono sicuro che sei d’accordo.

-“Allora… Ciao, Usagi.”
-“Ciao… Mamoru.”

Il mio nome, pronunciato da te, è musica per le mie orecchie. Una melodia che vorrei non finisse mai. Ti prego, Usagi, continua a suonare quella melodia, continua a pronunciare il mio nome.

-“Come stai?”
-“Bene. E tu come stai?”
-“Bene, ti ringrazio. Ti va se facciamo due passi insieme? Ti accompagnerò io a casa, se dovesse farsi troppo tardi.”

Te l’ho chiesto davvero? Ti ho davvero chiesto se vuoi fare due passi con me? Ti ho davvero proposto di farti accompagnare a casa? Non so come ho fatto, ma è uscito spontaneo. Una proposta del tutto naturale. Ecco, adesso mi dirai di no. Ti supplico, non dirmi no. Ti prego, Usako. Dì di sì. Dì di sì! Ti scongiuro, dì di sì.

-“D’accordo.”

Ho sentito bene? Hai detto… Hai detto di sì. Non ci posso credere. Sei diversa, Usagi. Non so se è merito del parco, o se è merito della mia proposta…


14 Giugno (sera) – lei

Certo che abbiamo studiato proprio tanto. Sono stanchissima, non vedo l’ora di tornare a casa e dormire. Per fortuna, c’era Makoto. Ha cucinato il suo mitico donburi**. La madre di Ami non c’era, e ne abbiamo approfittato. Ho mangiato meno del solito. Normalmente, chiedo il bis. Stasera, però, a stento ho mangiato metà piatto. Sarà a causa tua, Mamoru? È tardi. Vorrei venire da te, se solo potessi. I miei genitori tra poco mi chiameranno al cellulare chiedendomi dove sono. Ho ancora un po’ di tempo. Ne approfitto per fare una passeggiata. Stasera sento qualcosa di positivo nell’aria. Stasera è la serata ideale per stare all’aria aperta. Non voglio tornare subito a casa. L’aria che si respira in questo parco è profumatissima. Sarà merito dei ciliegi che donano al mondo il profumo dei loro fiori. Il laghetto è calmo. Blu. Di un blu inconfondibile. Un blu identico a quello dei tuoi occhi, Mamo-chan.

No. Non è possibile. Sei tu, Mamo? Possibile che la mia voglia di starti accanto ti abbia spinto fin qui? Ti prego, Mamoru. Dimmi che non è un sogno. Più vedo che ti avvicini, più il mio cuore batte forte e più mi rendo conto che non sto sognando. So già che appena mi saluterai, inizieremo a litigare.

Quanto sei bello, Mamo. Sembri così forte, ma allo stesso tempo così dolce. Forse, fuori non si vede, ma dentro lo so che sei dolcissimo. Vorrei tanto che mi risparmiassi un pò, solo un pò di quella dolcezza che tieni nascosta dentro di te. Ci troviamo l’uno di fronte all’altro. Il mio cuore manca di un battito. Mi sento morire. Ti prego, dimmi che non è un sogno, e se lo è, non svegliarmi. Sogno o realtà, inizi a parlare…

-“Ciao… Usagi.”
-“Ciao, Ba… Aspetta, come mi hai chiamata?”

Usagi. Mi hai chiamata Usagi. Con il mio vero nome. In questo momento, Usagi è la parola più bella del mondo. Sei tu, Mamo, a renderla tale. Non posso crederci. Mi hai davvero chiamata così? Oppure me lo sono immaginato?

-“Usagi. Ti ho chiamata Usagi. È il tuo nome, o sbaglio?”
-“Sì! No… Non sbagli, ma… Non mi hai mai chiamata così.”
-“Diciamo che è arrivato il momento, per noi due, di comportarci come due persone adulte.”

Allora non ho immaginato. Non era un’allucinazione. Ciò che mi dici mi sorprende, e un po’, mi rende felice. Sento uno strano caldo improvviso. Sono un pò agitata. Imbarazzata, davanti a questa affermazione. Me ne accorgo da come mi guardi. Ok. Ora devo solo fare finta di niente e andare avanti.

-“Oh. Capisco. In effetti, hai ragione.”
-“Ti va se riportiamo indietro il tempo di 3 minuti e ricominciamo col salutarci?”
-“D’accordo.”

Un sorriso mi sporge spontaneo. Non posso fare altrimenti. Il tuo sguardo è sempre stato magnetico, ma stasera lo è ancor di più. Ti prego, continua a guardarmi così. Voglio perdermi in quel mare blu.

-“Allora… Ciao, Usagi.”
-“Ciao… Mamoru.”

Perché mi basta parlare con te per avere i brividi? Quei brividi? Dio, Mamo-chan. Sento che sto per svenire. Mi tremano le gambe. Ti prego, non prendermi in giro. Non prenderti gioco di me, perché non lo sopporterei.

-“Come stai?”
-“Bene. E tu come stai?”
-“Bene, ti ringrazio. Ti va se facciamo due passi insieme? Ti accompagnerò io a casa, se dovesse farsi troppo tardi.”

Me l’hai chiesto davvero? Me l’hai chiesto davvero, Mamo? Ok, Usagi. Ora svegliati. Stai sognando. Mamoru non può averti fatto davvero una proposta simile… Oppure sì? Provo a dire sì. Vediamo cosa succede.

-“D’accordo.”

Ho accettato? Ho accettato davvero? E poi lui non si è tirato indietro. Allora mi ha chiesto davvero di stare un po’ di tempo con lui, stasera. Dentro di me, sento di non poter fare a meno di gioire. Ma devo stare calma. Perciò, mi limito a sorridere dolcemente.
Vorrei che il tempo si fermasse… ti prego, Mamo. Blocca il tempo. Per un pò. Solo per un pò…


Note:
*= frase tratta dal manga, volume 2.
**= è un piatto unico casalingo tipico giapponese.


I miei pensieri:

Ok! Ora (come si dice a Reggio) “mi starete tirando dei cancheri” per aver interrotto sul più bello, ma, d’altronde, se avessi continuato, non vi avrei dato motivo per continuare a leggere la storia. Spero di avervi soddisfatto! È stato un lungo travaglio. Credetemi, non sapevo come cominciare! Ho già qualche idea sul continuo, ma ora devo dedicarmi ad Inglese (infatti l’ho citata come materia di studio nel capitolo). Domani sarò interrogata! XD

Un bacio e un abbraccio a tutte voi.


La vostra Manu.

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Capitolo 4
*** 14 Giugno (2^ parte) ***


Capitolo 4 – 14 Giugno (2^ parte)

14 Giugno (sera) – lui

Sto forse sognando, Usako? Sto camminando, fianco a fianco, con te. Ti sto riaccompagnando a casa. Non mi sembra vero. Vorrei stringerti a me, dirti tutto quello che sento, ma mi rendo conto che non è ancora arrivato il momento di rivelarti tutto. È troppo presto. Prima di conquistare il tuo cuore, ho bisogno di riconquistare la tua fiducia.

Questo silenzio mi mette solo ansia. L’attesa mi sta uccidendo. Ok, forse sarebbe meglio se iniziassi a parlare…

-“Come mai sei ancora in giro?”

-“Ho studiato con le ragazze a casa di Ami-chan.”
-“Ah, ecco. Cosa avete studiato?”
-“Inglese. Domani abbiamo un compito in classe.”
-“Sai, io sono un vero asso in Inglese!”
-“Lo immaginavo…”
-“Sono così prevedibile?”
-“Beh… Tutti sanno dei tuoi ottimi voti! O lo vengono a sapere da te, o chiedono a Motoki…”
-“E tu? Hai chiesto anche tu a Motoki?”


Ti ho spiazzata. Lo capisco da come hai trattenuto il respiro. Dio quanto sei bella quando arrossisci così. Perché sei già di un altro? Perché non posso averti, Usako?

-“Veramente… Quella che chiede a Motoki di te è Mako-chan!”

Che significa, Usagi? Vuol dire che non chiedi mai di me a Motoki? Vuol dire che non ti interessa sapere di cosa faccio? Non ti interessa sapere con chi esco? Non ti importa niente di me?


-“Capisco…”

Sei diventata ancora più rossa. Ma come faccio a guarire dalla mia Usagi-dipendenza se tu sei così dolce, così infantile, eppure, così ingenuamente donna.

-“Già…”


Sento un pizzico di imbarazzo nella tua voce. Capisco che è meglio cambiare discorso… Improvvisamente prendi coraggio e inizi a cambiarlo tu.

-“Vieni spesso qui?”

La tua domanda mi sorprende. Nessuno sa che vengo qui quando ho bisogno di distrarmi. Nessuno sa cosa faccio quando voglio pensare a te…

-“Abbastanza. E tu?”

-“Anch’io…”
-“Usagi… da quanto tempo ci conosciamo, più o meno?”
-“Credo, da quattro anni ormai…”


Quattro anni? Sono innamorato di te da circa quattro anni, Usako? Perché in questi quattro anni non ti ho mai detto niente? Perché ho aspettato così a lungo a guardare in faccia la realtà? Avevo davvero così paura di amare qualcuno, dopo la morte dei miei genitori?

-“Sai che, dopo quattro anni, io di te so veramente poco?”
-“Posso dire lo stesso anch’io di te…”


La tua frase mi lascia senza parole. Abbiamo davvero perso quattro preziosissimi anni a prenderci in giro, piuttosto che conoscerci davvero, Usagi?

-“Che ne dici se rimediassimo?”
-“Che vuoi dire?”
-“Voglio dire… Iniziamo col parlarci un po’ l’uno dell’altra. Che ne dici?”
-“Perché vuoi che lo facciamo?”


Sento un po’ di tremore in quella tua angelica voce. Voglio rassicurarti, Usagi.

-“Perché…”

Ecco. Che faccio? Le mento? Oppure, semplicemente le dico la verità? Ad un tratto, mi vengono in mente le parole di quel moralista di Motoki: “La verità è sempre la cosa migliore. Dicendo la verità, trarrai solo benefici. Vedrai che dopo essere stato sincero, verrai appagato…”
Dopotutto, tentar non nuoce…

-“Perché… Voglio conoscerti.”
-“Conoscermi?”


Annuisco. Mi sento un totale idiota. Mi manca improvvisamente la voce. Annuisco e basta.

-“Ah…”

Che vuol dire “Ah…”, Usako? Stai per dirmi di no? Che non vuoi farti conoscere? Stai per dirmi, forse, che può conoscerti soltanto lui? Soltanto il tizio dell’altro giorno?


-“Cosa vuoi sapere?”

Meno male. Per fortuna, mi sbagliavo. Sto cercando di trattenere la gioia che in questo momento sto provando dentro, limitandomi, invece, a risponderti seriamente.

-“Tutto quello che vuoi farmi sapere…”


Ci metti un po’ a parlare… Ma , come quando parli alle tue amiche, parti decisa.

-“Mi chiamo Usagi Tsukino. Il 30 giugno compirò 18 anni. Sono del cancro. Amo i gelati, ma questo già lo saprai. Non sono un genio a scuola, ma me la cavo. Adoro le rose rosse e passare i pomeriggi con le mie amiche. Ho un fratello più piccolo, Shingo. Ha quattordici anni. Più che un fratello lo definirei un impiastro…”

Mi esce una risata spontanea. Per la prima volta, Usagi, stai raccontandomi di te. E, ad essere sincero, non mi sembri molto intimidita. Non voglio interromperti. Ti lascio continuare ascoltandoti. Mi interessa davvero sapere tutto di te…


-“… E poi ho una gatta, Runa*.”
-“Runa? Perché proprio Runa?”
-“Perché, sulla fronte, hai una macchia a forma di Luna crescente.”
-“Davvero? Insolito. Curioso, direi.”
-“Già… ora, però, tocca a te.”


È vero. Tocca a me. Cosa posso dirti, Usagi? Posso dirti che sono perdutamente innamorato di te? Posso dirti che rodo dalla gelosia, sapendoti accanto a quel ragazzo? No. Non posso dirti questo. Almeno, non adesso. Non è ancora giunto il momento.

-“Allora? Sto aspettando. Io ti ho detto un po’ di cose su di me. Ora tu devi fare lo stesso.”

È una mia impressione o sei impaziente? Ma no, che sto pensando. Non stai morendo dalla voglia di sapere di me. La tua è solo curiosità. Dolce, ingenua e semplice curiosità.


-“Mmhh… Vediamo. Sono Mamoru Chiba. Ho quasi 23 anni. Sono nato il 3 agosto, sotto il segno del leone. Mi piace leggere. Sono laureato in Medicina e sto specializzandomi in Chirurgia d’Urgenza. Non ho fratelli o sorelle…”

Voglio aprirmi del tutto con te, Usagi. È giusto che ti dica davvero tutto su di me…

-“… Sono rimasto orfano all’età di sei anni. Dopo la morte dei miei genitori, mi sono trasferito a Yokosuka, sono cresciuto con degli zii di mio padre, fino a quando non ho terminato le medie..."

Respira profondamente, Mamoru. È doloroso ricordare. Lo so benissimo, ma preferisci nasconderle il tuo passato e continuare a renderti odioso davanti ai suoi occhi? No. Preferisco riesaminare una ferita non ancora del tutto cicatrizzata, pur di non tenerti nascosto il passato, la mia vita prima di incontrarti...

-"...I miei genitori mi hanno lasciato un’enorme eredità, così sono tornato a Tokyo. Dovevo tornare. Qui ci vivevano i miei genitori. Anzi, dovrei dire, vivono, perché vivono ancora dentro di me..."

Continua, Mamoru. Continua. Devi continuare... Usagi ha il diritto di sapere. Sì, Usako. Ti ho tenuta lontana per troppo, dannazione, troppo tempo. Come faccio a riconquistare la tua fiducia se non ti confesso tutto? Tutto il mio passato?

-"...È qui che ho vissuto la mia prima infanzia, è qui che ho conosciuto Motoki. Prima della morte dei miei, passavamo molte giornate insieme alla sua famiglia. Diciamo che, è la mia seconda famiglia, dato che la prima non può prendersi cura di me.”


Sul tuo viso leggo un espressione di sincero dispiacere. Non volevo rattristarti, Usagi. Perdonami se l’ho fatto.

-“Mi dispiace, Mamoru. Non avevo idea…”
-“Non devi scusarti di nulla, Usagi… È giusto farmi conoscere, anche se ciò significa dover ricordare… Devi sapere che a me non piacciono i musi lunghi.”

Ti prego, Usagi. Donami di nuovo uno dei tuoi sorrisi allegri. Non capisci che se tu sorridi, sorrido anch’io? Che se tu piangi, piango anch’io? Il mio umore dipende dal tuo. La mia felicità dipende dalla tua. Io, tutto me stesso, dipende da te. Finalmente cerchi di sorridere, e lo fai dolcemente.


-“Va bene…”

Grazie Usako. Mi basta il tuo sorriso per sentirmi meglio. Ormai devo lasciarti. Il nostro percorso sta per giungere al capolinea. Il tempo è volato. Vola sempre quando siamo insieme.

-“Siamo arrivati.”


Anche la tua voce mi ricorda che devo lasciarti andare. Non siamo esattamente sotto casa tua, ma ti sei fermata un po’ prima. Non vedi l’ora di sbarazzarti di me per caso? Perché non posso accompagnarti fino al cancello?

-“Meglio non andare oltre. Altrimenti, potresti scontrarti con Kenji!”
-“Kenji? È il tuo fidanzato?”
-“No…”


Meno male. Tiro un sospiro di sollievo. Pensavo di dover affrontare il tipo dell’altro giorno…

-“Kenji… Kenji Tsukino è mio padre.”

Ok. Come non detto. Ancora peggio.


-“Forse è meglio che vada…”
-“Forse sì.”
-“Allora… Ciao, Usagi.”
-“Ciao, Mamoru.”


Entrambi ci giriamo per andare nella rispettiva direzione. Sento che tu inizi a fare qualche passo, ma è più forte di me. Devo assolutamente chiederti…

-“Usagi!”

Ti giri immediatamente.

-“Sì, Mamoru?”


Non riesco a parlare. Avanti, Mamoru! O adesso o mai più!

-“Ti andrebbe di ripetere la passeggiata, uno di questi giorni? Magari, potremmo anche continuare la nostra chiacchierata…”

Dai, Usako. Non deludermi. Dimmi di sì. Accetta, ti prego.

-“Va bene!”


Hai accettato sorridendomi. Mi hai regalato un altro dei tuoi sorrisi. Forse allora, nulla è perduto. Forse posso ancora conquistarti. Anche se, mi rendo conto che, per il momento, sia meglio salutarci.

-“Bene! Allora buona notte, Usagi.”
-“Buona notte, Mamoru.”


Vorrei darti di più della semplice “buona notte”, Usagi. Vorrei abbracciarti, stringerti a me fino a farti male. Ma sarebbe un dolcissimo dolore, perché in quell’abbraccio ci metterei tutto l’amore e il calore di cui hai bisogno. Vorrei baciare quelle rosse, dolci e calde labbra. Vorrei trasmetterti tutto l’amore che provo. Ma non posso. Non ora. Non adesso. Sono felice di aver passato altro tempo insieme. È stato bello parlare con te, stasera. Mi mancherai da morire stanotte.

Sogni d’oro,Usako.



14 Giugno (sera) – lei

Sto davvero passeggiando con te, Mamo? Mi stai davvero facendo compagnia nel tragitto fino a casa? Perché hai voluto accompagnarmi? Sembri diverso, stasera, Mamo-chan. Non sei il solito Mamoru. Non sei il Mamoru che mi prende in giro. Non sei il Mamoru che si diverte a ridere di me. Chi sei, in realtà, Mamoru Chiba?


Che silenzio imbarazzante. Che faccio? Cosa gli dico? Non so che fare. So solo che ho il cuore che mi batte come un tamburo durante il reclamato rullo. Sei tu il primo a parlare…

-“Come mai sei ancora in giro?”
-“Ho studiato con le ragazze a casa di Ami-chan.”
-“Ah, ecco. Cosa avete studiato?”
-“Inglese. Domani abbiamo un compito in classe.”
-“Sai, io sono un vero asso in Inglese!”
-“Lo immaginavo…”
-“Sono così prevedibile?”
-“Beh… Tutti sanno dei tuoi ottimi voti! O lo vengono a sapere da te, o chiedono a Motoki…”
-“E tu? Hai chiesto anche tu a Motoki?”



Oh no. Non posso certo dirgli che ogni tanto chiedo di lui. Ecco, gli dico che quella è Makoto. Sì dai. È comunque una mezza verità… In fondo, non sto mentendo… Dopotutto, è vero.

-“Veramente… Quella che chiede a Motoki di te è Mako-chan!”

Oh no. Adesso penserà che Mako-chan gli faccia il filo. Ma Makoto non gli fa filo! Lo fa a Motoki! Che faccio adesso? Io e la mia stupida boccaccia…

-“Capisco…”


Che situazione imbarazzante. Ecco, ora ho caldo. Quel caldo che viene quando divento tutta rossa. Ora cosa faccio?
Devo assolutamente prendere le redini e pilotare la situazione. Intanto posso approfittarne per fargli qualche domanda.


-“Vieni spesso qui?”

Sembri sorpreso. Forse non ti aspettavi una domanda del genere. Sembri voler nascondere qualcosa, Mamo-chan. Che cos’hai?


-“Abbastanza. E tu?”
-“Anch’io…”
-“Usagi… da quanto tempo ci conosciamo, più o meno?”
-“Credo, da quattro anni ormai…”


Perché me lo chiedi, Mamoru? A cosa stai pensando? Vorrei tanto poterlo sapere… certo che, quattro anni sono tanti considerando che io ne ho quasi 18 e tu quasi 23. siamo giovani. Troppo giovani. Per noi, quattro dei nostri pochissimi anni, sono tanti. E sono anche volati via come il soffio del vento che espande il profumo dei ciliegi…

-“Sai che, dopo quattro anni, io di te so veramente poco?”
-“Posso dire lo stesso anch’io di te…”

Dove vuoi arrivare, Mamoru? In questi quattro anni non abbiamo fatto altro che gridarci addosso. Possibile che tu sia cambiato così, dall’oggi al domani?


-“Che ne dici se rimediassimo?”
-“Che vuoi dire?”
-“Voglio dire… Iniziamo col parlarci un po’ l’uno dell’altra. Che ne dici?”
-“Perché vuoi che lo facciamo?”

Perché vuoi parlare, Mamoru? Possibile che tu… No. No, non è possibile. Tu mi consideri una ragazzina. Non vuoi conoscermi, tantomeno posso piacerti. O sì? No. Ma cosa vado a pensare… non devi illuderti, Usagi.


-“Perché…”

Perché?... Avanti, Mamoru. Non tenermi sulle spine… dimmi la verità. Perché vuoi parlare?

-“Perché… Voglio conoscerti.”
-“Conoscermi?”

Non me l’aspettavo. Davvero. Tu, Mamoru Chiba, vuoi davvero conoscermi? Incredibile.

-“Ah…”


È tutto ciò che riesco a dire. Beh, ormai, Usagi, hai fatto trenta, fai anche trentuno.

-“Cosa vuoi sapere?”
-“Tutto quello che vuoi farmi sapere…”

Quindi, posso dirti tutto quello che voglio? Se ti dicessi quello che provo, rideresti di me. Ok, direi di scartare una possibile confessione. D’accordo, Mamoru. Hai detto di voler conoscermi… Ebbene, mi conoscerai.


-“Mi chiamo Usagi Tsukino. Il 30 giugno compirò 18 anni. Sono del cancro. Amo i gelati, ma questo già lo saprai. Non sono un genio a scuola, ma me la cavo. Adoro le rose rosse e passare i pomeriggi con le mie amiche. Ho un fratello più piccolo, Shingo. Ha quattordici anni. Più che un fratello lo definirei un impiastro… E poi ho una gatta, Runa.”
-“Runa? Perché proprio Runa?”
-“Perché, sulla fronte hai una macchia a forma di Luna crescente.”
-“Davvero? Insolito. Curioso, direi.”
-“Già… ora, però, tocca a te.”


Che fai ora, Mamo? Non puoi tirarti indietro. Tu hai voluto che ci conoscessimo. Avanti, io mi sono aperta con te. Ti ho dato delle informazioni su di me. È gusto che anche tu faccia lo stesso.

-“Allora? Sto aspettando. Io ti ho detto un po’ di cose su di me. Ora tu devi fare lo stesso.”

Andiamo, Mamoru. Muoio dalla curiosità di sapere qualcosa su di te. Come fai a non capirlo? È la mia occasione.


-“Mmhh… Vediamo. Sono Mamoru Chiba. Ho quasi 23 anni. Sono nato il 3 agosto, sotto il segno del leone. Mi piace leggere. Sono laureato in Medicina e sto specializzandomi in Chirurgia d’Urgenza. Non ho fratelli o sorelle…”

Le ultime due cose non le sapevo… Quindi sei figlio unico…

-“… Sono rimasto orfano all’età di sei anni. Dopo la morte dei miei genitori, mi sono trasferito a Yokosuka, sono cresciuto con degli zii di mio padre, fino a quando non ho terminato le medie..."

Oh, Mamoru. Perdonami. Non ne sapevo niente. Non sai quanto mi faccia male sapere questo. Ero preparata a tutto, ma non a questo.

-"... I miei genitori mi hanno lasciato un’enorme eredità, così sono tornato a Tokyo. Dovevo tornare. Qui ci vivevano i miei genitori. Anzi, dovrei dire, vivono, perché vivono ancora dentro di me..."

Se per te è difficile ricordare, non continuare la tua storia, Mamoru. Mi fa male vederti soffrire. Preferisco che tu chiuda l'argomento, se è questo quello che vuoi. Rimango zitta. Non voglio interromperti o contraddirti. Non è rispettoso nei tuoi confronti. In fondo tu mi hai ascoltata...

-"...È qui che ho vissuto la mia prima infanzia, è qui che ho conosciuto Motoki. Prima della morte dei miei, passavamo molte giornate insieme alla sua famiglia. Diciamo che, è la mia seconda famiglia, dato che la prima non può prendersi cura di me.”


Hai preferito continuare. Mi fa piacere sapere che hai voluto rendermi partecipe della tua vita passata raccontandomi la tua tragedia. Non sai quanto questa confessione mi faccia stare male, Mamo.

-“Mi dispiace, Mamoru. Non avevo idea…”
-“Non devi scusarti di nulla, Usagi… È giusto farmi conoscere, anche se ciò significa dover ricordare… Devi sapere che a me non piacciono i musi lunghi.”.


Vuoi che sorrida, Mamo? Come faccio? Mi fa male sapere che hai sofferto molto. Però, se penso a te, se penso che in questo momento ti ho accanto, come faccio a non sorridere?

-“Va bene…”


Ormai, Mamo, anche per te è facile sorridermi. Ma che ci sta succedendo? Non litighiamo da… Quattro giorni. Esattamente dall’ultima volta che ci siamo visti. Sarà un caso?
Ormai, dobbiamo salutarci. Che peccato. Stavo così bene con te, Mamo-chan.

-“Siamo arrivati.”


Meglio fermarci qui. Se ti vedesse mio padre, darebbe i numeri! Non potevo avere un padre più geloso? Credimi, Mamo. È meglio così. Se ti vedesse mio padre, probabilmente non vorresti più vedermi per la paura di doverlo riaffrontare.

-“Meglio non andare oltre. Altrimenti, potresti scontrarti con Kenji!”
-“Kenji? È il tuo fidanzato?”
-“No…”


Il mio fidanzato? Perché mi hai chiesto se era il mio fidanzato? C’è qualcosa di diverso in te, Mamoru.

-“Kenji… Kenji Tsukino è mio padre.”


Sei letteralmente sbiancato. Come se avessi visto un fantasma. Davvero il nominare mio padre ti fa questo effetto?

-“Forse è meglio che vada…”
-“Forse sì.”
-“Allora… Ciao, Usagi.”
-“Ciao, Mamoru.”

Mi giro, a malincuore, ma devo farlo, perché altrimenti sarebbe più difficile, per me, vederti andare via. Sto per andare via. Ti prego, fermami.

-“Usagi!”

Dio ti ringrazio!

-“Sì, Mamoru?”

Ti prego, non andare via. Chiedimi almeno di rivederti, ti prego.

-“Ti andrebbe di ripetere la passeggiata, uno di questi giorni? Magari, potremmo anche continuare la nostra chiacchierata…”


È come se mi leggessi nel pensiero, Mamo-chan. Ma come fai?

-“Va bene!”

Come posso rifiutare, Mamo? Come posso dirti di no? Sono stata così bene con te, stasera.

-“Bene! Allora buona notte, Usagi.”
-“Buona notte, Mamoru.”


Ora devo proprio andare, ma credimi, la voglia di girarmi e correre verso di te per abbracciarti, per stringerti e per cercare di non farti andare via, è enorme. Vorrei con tutta me stessa restare tra le tue braccia per un pò. Solo per pochi minuti. Giusto per sentirmi in Paradiso in quella manciata di minuti. Ma tu questo non lo vuoi.
Non vedo l’ora di stendermi sul letto e addormentarmi pensando a te. Dovrò accontentarmi dei miei sogni, anche se, nemmeno i sogni potranno colmare la tua mancanza.

Sogni d’oro, Mamo-chan.



Note:
*= Runa è il nome giapponese di Luna, la gatta di Usagi. Ovviamente, come avrete già capito, in questa storia i personaggi non hanno nessun potere, di conseguenza, la macchia sulla fronte di Runa è una pura e semplice "stranezza".


I miei pensieri:

Eccomi qui. Sono arrivata, miracolosamente, al quarto capitolo. Questo sabato sera l'ho passato in casa, con un pò di influenza, quindi ci ho dato dentro. Spero di avervi soddisfatto! Non potrò aggiornare per qualche giorno a causa della scuola. Ma prometto di aggiornare appena mi libero! Ringrazio tutte per avermi incoraggiata e per avermi dedicato quel poco di tempo necessario per una lettura e, perchè no, anche per una recensione.

Un abbraccio forte a tutte.

La vostra Manu ;)

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Capitolo 5
*** 15 Giugno (1^ parte) ***


Capitolo 5 - 15 Giugno (1^ parte)

15 Giugno (mattino) - lei

"Usako... Svegliati, Usako... Altrimenti farai tardi..."
"No, Mamo-chan. Non voglio. Non posso..."
"Sì che puoi... Devi..."

Il sole mi sveglia illuminandomi il viso. Sento il suo calore baciarmi le labbra. È già mattina.
Buon giorno, Mondo! Usagi a rapporto!
Se è già mattina, allora, significa che era solo un sogno. Un bellissimo, meraviglioso sogno. Ti ho di nuovo sognato, Mamo-chan. Ieri sera è stato bellissimo parlare con te. Avrei voluto non finisse mai. Speravo non finisse mai. Avrei voluto passare tutta la notte a parlare con te.

Stamattina ho anticipato il fastidioso suono della sveglia. Mi giro verso il comodino e la guardo. 6:15.
Non ci posso credere. Mi sono svegliata, di mia spontanea volontà, un'ora prima della sveglia.
Non so se è la maturazione che sto raggiungendo come persona adulta, o se è l'effetto che mi fa l'amore nei tuoi confronti, Mamoru, ma so che sono diversa. Mangio meno, dormo meglio, sogno di più, studio di più... Addirittura, mi piace muovermi. Ora non mi pesa l'idea di andare al parco a correre, cosa che prima, invece, detestavo solo al pensiero.

Mi vesto velocemente. Il dover indossare una divisa del liceo, a volte, può risultare utile. Così, non devo decidermi su cosa mettere al mattino. Anche se, non mi dispiacerebbe vestirmi diversamente, una volta ogni tanto.

Scendo di corsa le scale. La mamma non si è ancora svegliata, e nemmeno papà. Immagino che Shingo starà combattendo nel sonno contro un mostro dei suoi videogiochi.
Anche Runa sta dormendo.

Mi piace essere mattiniera. Mi piace ancora di più dell'essere dormigliona. C'è da dire, però, che è più facile restare a letto a poltrire piuttosto che alzarsi prima.

Già che ci sono, preparo la colazione per tutti.
A me basta un'omelette e un tè per affrontare la giornata.
Nel
caso dovesse venirmi fame, metto nella cartella due onigiri*, anche se dubito che il mio stomaco vorrà anche del cibo in più, al suo interno. È già occupato a tenere a bada le farfalle a causa tua, Mamo-chan.

Sarà meglio che vada. Non mi va di rischiare di svegliare gli altri che dormono.
Lascio un biglietto alla mamma e vado. La scuola mi aspetta...
Un momento, l'ho detto davvero? Se mi sentissero le mie amiche, le farei preoccupare seriamente...

Tokyo al mattino è così piacevole. Piacevole come la nostra passeggiata di ieri sera, Mamo.
Non vedo l'ora di ripeterla. Mi sentivo così leggera, spensierata.
In questo momento, Tokyo mi trasmette questo.

La stessa tranquillità e la stessa serenità che provo quando sono con te, Mamo-chan.



15 Giugno (pomeriggio) - lui

Stanotte ti ho di nuovo sognata, Usagi. Grazie a te, il mio risveglio è stato ottimo. Mi sono svegliato con i raggi del Sole sul viso. Gli stessi riflessi nei tuoi lunghi capelli biondi.
Era come se il richiamo dei raggi fosse, in realtà, un tuo bacio.
Magari lo fosse stato davvero.

Qui al Crown, Motoki sta lavorando come un pazzo. Dice di vedermi più allegro, oggi. Come se fossi l'uomo più felice del mondo. Ed è vero. Tutto questo lo devo a te, Usako. Mi è bastata la nostra passeggiata e la nostra conversazione a farmi sperare ancor di più.
Motoki, tra un cliente e l'altro, sta cercando di cavarmi le parole di bocca. Vuole sapere il motivo di questo mio cambiamento. Preferisco non sbilanciarmi.

-"E dai, Mamoru. Che ti costa dirmelo? Ti conosco, tu mi nascondi qualcosa..."
-"Motoki, dai, piantala."

La sua pausa mi fa pensare. Forse ci ha rinunciato... O forse no. Il mio sorriso, però, lo lascia ancora insospettito, me ne rendo conto.
Viene distratto dai clienti. Dopo averli serviti e soddisfatti, si mette ad asciugare i bicchieri lavati poco prima.
Sembra che abbia mollato la presa...

-"Guarda che la voglio conoscere..."

Ho parlato troppo presto.

-"Chi?"
-"Come chi? La ragazza che ti sta facendo perdere la testa... Non sono mica stupido."

Fa una piccola pausa e mi guarda sorridendo.

-"Sei il mio migliore amico. Ci conosciamo da una vita. Io voglio solo che tu sia felice, e se questa ragazza ti rende felice, allora credo che valga la pena di conoscerla..."

Le tue parole, Motoki, mi colpiscono. Grazie. Sei un vero amico. Ma adesso è troppo presto per poterti confessare di Usagi. Nel frattempo, faccio finta di non capire.

-"Io non so di cosa tu stia parlando..."

Mi guardi divertito. Tu mi conosci meglio di chiunque altro, a volte, meglio di me stesso.

Ad un tratto, veniamo distratti dall'entrata nel locale di due ragazze che noi conosciamo molto bene...

-"Salve, ragazze! Come mai da sole, oggi?"
-"Ciao, Motoki! Ciao anche a te, Mamoru."
-"Ciao, Minako. Makoto..."

Sono un pò dispiaciuto nel vedere le tue amiche, Usagi, ma non te.
I miei pensieri, però, vengono subito distratti da Minako, che
riprende la parola...

-"Mako-chan ed io volevamo chiederti una cosa, Moto..."

Mina sembra una bambina che vuole chiedere ai genitori un nuovo giocattolo per regalo.
È più forte di me. Sento che devo ascoltarla.

-"Ditemi tutto..."

Stavolta, è Makoto a rispondere...

-"Tra poco sarà il compleanno di Usa-chan..."
-"Sì, il 30 giugno..."

Tutti e tre si voltano a guardarmi. Sembrano sorpresi, sbalorditi. Beh, non hanno tutti i torti...

-"E tu come fai a saperlo?"

Ora che mi invento? Non posso certo dire loro di ieri sera... Però, una mezza verità ci può stare...

-"Me l'ha detto lei, una volta..."

Motoki mi guarda con uno sguardo interrogativo, finchè non gli si accende la lampadina...
Dopo aver capito, apre la bocca inspirando prima, e comincia puntarmi il dito indicandomi...

-"Tu... Tu...Meno male che non sapevi di cosa stessi parlando!"

Sembra che Minako e Makoto non abbiamo capito ancora del motivo di questa reazione da parte di Motoki...
Makoto mi guarda perplessa.

-"Mamoru, che sta dicendo?"
-"Oh no, niente. Nulla. Vero, Motoki?"

Lancio un'occhiata a Motoki per fargli capire di tacere. Ormai ha capito che nella mia mente e nel mio cuore ci sei solo tu, Usako...
Dopodichè, invito le ragazze a continuare il discorso da dove erano state interrotte...

-"Stavate dicendo, Mako-chan..."

-"Sì, giusto... Vorremmo organizzarle una festa a sorpresa..."
-"Ragazze, avete avuto una splendida idea, vero Motoki?"

Motoki mi guarda e comprende al volo...

-"Ah sì sì, certo. Contate pure di noi, vi daremo una mano molto volentieri... Vero Mamoru?"
-"Certo!"

Le ragazze rivolgono uno sguardo perplesso prima a me, poi a Motoki, dopodichè si guardano tra di loro, cercando di capirci qualcosa...

Dopo esserci scambiati le idee ed esserci messi d'accordo sui nostri compiti perchè tutto sia perfetto, quel 30 giugno, le ragazze abbandonano il Crown, lasciando di nuovo me e Motoki da soli.
Quest'ultimo mi guarda sorridendo. Ormai sa di te, Usagi.

-"Potresti essere tu il suo regalo di compleanno..."
-"A cosa ti riferisci?"
-"Andiamo, Mamoru... Non sono un idiota. L'ho capito quando hai precisato la data del suo compleanno..."
-"Motoki, io devo andare. Ci vediamo in questi giorni!"
-"Sì, certo... Tu stai semplicemente scappando da te.......... stesso."

Non gli lascio finire la frase che mi ritrovo fuori dal locale.
Forse Motoki ha ragione. Devo affrontarti, Usako.
Forse è giusto che tu sappia quello che provo per te...

Non ci posso credere. Ancora una volta, il destino ci mette sulla stessa strada.
Vuole forse mettermi alla prova? Forse anche lui vuole che mi dichiari...
Immagino che starai tornando a casa da scuola. Vorrei tanto che mi fermassi per parlare con te.
Un momento... E se lo facessi io? Ma sì, dai. Appena ti avvicini, ti fermo e te lo chiedo.

15 Giugno - lei

Chissà dove dovevano andare Minako e Makoto. Sono scappate così, senza dire altro. "Abbiamo una cosa urgente da fare" ha detto Mina-chan. Chissà cosa dovevano fare di così tanto urgente. Se non sbaglio, le ho viste venire in questa direzione, verso il Crown.
Ma no, Usagi. Non andiamo mai divise, al Crown. Ci andiamo sempre tutte insieme.

Ho tanta voglia di rivederti, Mamo-chan...
Sai, il compito di Inglese è andato bene. Anzi, è andato benissimo, ne sono sicura. Come sono sicura che sia stato tu a portarmi fortuna, stamattina. Pensandoci, forse non è un caso. Ieri sera siamo stati insieme, dal parco fino a casa mia, beh, non proprio casa mia, ma più o meno. Poi, stanotte, ti ho sognato, e stamattina, mi sono svegliata pensandoti. Mi fa bene al corpo e alla mente pensare a te, Mamo.

Sto immaginandoti? Oppure sei reale? Sei tu. Sei di nuovo sui miei passi. Come fai, Mamo?
Ti prego, fermami e chiedimi di passare altro tempo con te, ti supplico.
Ci troviamo di nuovo l'uno di fronte all'altra.
Dopo un imbarazzo reciproco, parti tu...

-"Ciao, Usagi..."
-"Ciao, Mamoru..."

(Mamoru) Oddio, ora che le dico? Glielo chiedo? Oppure lo faccio alla prossima occasione? Si, ma quando sarà la prossima occasione?

(Usagi) Oh, mamma. E se glielo chiedessi io? No, risulterei troppo sfacciata... Se mi limtassi a salutarlo e andare via? No, sembrerebbe scortese... Che faccio?.......... Trovato! Tiro avanti la conversazione chiedendogli come sta, intanto...

-"Come stai?"
-"Bene! Grazie. E tu?"
-"Bene, grazie."

(Mamoru) Ok, Mamoru. Hai già passato del tempo insieme a lei, ieri sera. Ed è stato bellissimo. Perchè non trovi il coraggio di proporle una replica di ieri sera?

(Usagi) E dai, Usagi. Prova a chiederglielo tu. Sì, potresti risultare sfacciata, ma, in fondo, lui ieri sera ti ha chiesto di rifarlo, prima o poi. Dai, tentar non nuoce...

-"Ti va una replica di ieri sera?"

(Mamoru) Fa che accetti. Ti prego, Usako, accetta!

(Usagi) Come non detto. Mi hai preceduto, togliendomi dall'imbarazzo. Grazie, Mamo-chan!

-"Certo. Perchè no?"

(Mamoru) Hai accettato nuovamente. E, ancora una volta, mi guardi con quel tuo angelico viso rivolgendomi un sorriso, lo stesso sorriso di cui mi sono innamorato quattro anni fa. Il tuo è un viso così delicato, come quello di una bambola di porcellana da custodire come se fosse il tesoro di una bambina, anzi, in questo caso, di un bambino. Perchè il bambino in questione sono io. E, come legittimo padrone di questa preziosa bambolina, sono geloso del mio gioiello. Comincio a credere che qualcuno, lassù, mi voglia davvero bene. Sarà un vostro regalo, mamma e papà? Siete voi ad aiutarmi? Oppure, sei tu, dolce Usako? Ti fa davvero piacere stare in mia compagnia?
Spero che si tratti dell'ultima opzione.
Ho deciso dove andare. Ti porto dove tutto è iniziato. Al nostro parco, Usako.
Anche il vento ci guida lì. In questo momento, ti sta accarezzando passando tra i tuoi biondi capelli e una ciocca va a finire proprio sulle tue labbra. Come vorrei essere solo uno di quei fili dorati per poterti anche solo rubare un piccolo, dolce e casto bacio...

(Usagi) Non posso crederci. Passerò di nuovo del tempo con te, Mamo. Non vorrei sbagliarmi, ma ho letto nei tuoi occhi felicità. Pura felicità. Spero tanto sia così, Mamo. Non sai la gioia che sto provando dentro di me, Mamo-chan. Non potevi farmi un regalo più bello. Sai, per caso, leggere nel pensiero, Mamo?
Insieme, ci stiamo incamminando verso il parco di Ueno. Il profumo dei suoi ciliegi sembra ci stia richiamando verso il parco. Esso, ormai, è il solo ed unico testimone dei nostri discorsi calmi, tranquilli, della mia gioia, della mia speranza, del mio amore per te, Mamo-chan.
Arrivati al parco, il vento ci raggiunge, come se non stesse aspettando altro che il nostro arrivo. Ti accarezza passando tra i tuoi capelli neri. Come vorrei che quel soffio di vento fosse il tocco della mia mano...







Note:

*= è un piatto tipico giapponese. In Giappone, la colazione è un pò come quella inglese, o quella americana: a base di cibi salati. Questo piatto, tuttavia, consistono in involtini, ed è composto alla base da riso e alghe, e può avere un ripieno di pesce o carne.

I miei pensieri:

Eccoci qui, tra un momento di studio e uno di pausa, con un nuovo capitolo. Minako e Makoto hanno dato un'occasione in più, a Mamoru, per poter conquistare la sua Usagi, e quest'ultimo, non si lascia certo sfuggire quest'occasione. Ormai Motoki ha capito che Mamoru si sta innamorando. E Usagi, infine, comincia a sentire i cambiamenti che l'amore verso Mamoru la sta portando.
So che ora mi "starete tirando altri cancheri" perchè, ancora una volta, vi ho lasciati in bilico... :) Ma devo pur farlo, altrimenti, non alimento in voi la voglia di coninuare a leggere la storia...
Ora vi lascio, domani ho la seconda parte della verifica di Diritto!

Un bacio e un abbraccio a tutte!

La vostra Manu ;)

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Capitolo 6
*** 15 Giugno (2^ parte) ***


Capitolo 6 - 15 Giugno (2^ parte)

(Usagi) Mamo-chan, sto camminando fianco fianco con te, ma è sempre come la prima volta. Riesci a farmi emozionare come nessun altro sa fare. Un tuo semplice sguardo mi mette in soggezione. L'effetto che hai su di me, di totale travolgimento, vorrei tanto averlo io su di te. Chissà a cosa starai pensando, o a chi.

(Mamoru) Usagi, non potevo essere in un posto più bello insieme a te. Non desideravo altro che stare con te, anche se, solo camminando vicini. Come vorrei poterti stringere in questo momento. Mi sei così vicina fisicamente, ma così lontana con il cuore. A che pensi, anzi, forse dovrei dire a chi pensi, mia dolce Usako. Se solo potessi entrare nei tuo pensieri...

-"Com'è andato il compito?"
-"Bene, ti ringrazio."

(Mamoru) Sembri imbarazzata. Sei così dolce, Usagi. Apparentemente sei una donna, ma dentro conservi ancora quell'ingenuità e quella purezza che solo una dolce, fragile ed innocente bambina può avere.


(Usagi) Non credevo te ne fossi ricordato, Mamo-chan. Pensavo te ne fossi già dimenticato e, invece, ti sei ricordato del mio compito di Inglese. Le cose sono due: o tu hai un'ottima memoria, oppure ti interessa qualcosa di me...
Nel mio cuore, in questo momento, alberga la speranza che sia la seconda ipotesi.

-"Non pensavo te ne fossi ricordato..."
-"Io mi ricordo tutto... Sempre..."

(Usagi) Allora non è perchè ti interessa la mia vita, ma è perchè hai una memoria di ferro... Cosa intendevi dire con quel sempre, Mamo?

(Mamoru) Il silenzio torna a governare su questo incontro. Sembri dispiaciuta. Cosa c'è che non va, Usako? Ho detto qualcosa di sbagliato?

-"Mi sembra di averti già detto che a me i musi lunghi non vanno a genio!"

(Usagi) Te ne sei accorto, Mamoru? Come hai fatto?

-"Scusami, è che spero di aver raggiunto la sufficienza!"

(Usagi) Mi basta solo incrociare il tuo sguardo, che subito torno a sorridere.


-"Ecco. Così va meglio!"

(Mamoru) Ecco che rivedo spuntare il tuo angelico sorriso. Ora va già molto meglio, Usako.
Mentre camminiamo, ogni tanto ti spio e vedo che rivolgi il tuo sguardo verso il laghetto...
È così calmo, limpido. Come i tuoi occhi, Usako. Non mi piace rimanere in silenzio. Voglio parlare con te.

-"Sbaglio, o mancano quindici giorni al tuo compleanno?"
-"No, non sbagli."
-"E non sei elettrizzata?"
-"Sì! Da un lato non vedo l'ora , ma..."
-"Ma...?"
-"No, niente."
-"Dai, Usagi."
-"Cosa?"
-"Andiamo. Ormai siamo amici, giusto?"

(Usagi) Già, Mamoru. L'hai detto. Siamo amici. Siamo solo amici. Ma io, per te, voglio essere molto di più di una semplice amica. come faccio a fartelo capire?

(Mamoru) Che cosa vuoi dirmi, Usagi? Ti prego, dimmi che ti manca qualcosa. Dimmi che ti manca qualcosa e che io posso riempire questa mancanza. Ti prego.


(Usagi) Ora che gli dico? "Mamoru, mi manchi tu."? "Mamoru, quello che vorrei è stare con te."? No. Non posso. Mi mostrerei ridicola davanti ai tuoi occhi, Mamo.

-"Niente, Mamoru. Sul serio. Solo che, solo ora mi rendo conto di non essere più una bambina."

(Mamoru) Ma che dici, Usagi? Tu resterai sempre una bambina. La mia bambina. Sarai sempre la mia bambina. Io non voglio che tu cambi.

-"Ah. Capisco. Beh, in fondo, stai per compiere diciotto anni. È giusto che una persona sia più matura a quest'età."

(Usagi) Cosa? Mi stai dicendo che anche ai tuoi occhi non sono più una ragazzina? Oh, Mamo-chan. Allora non è ancora tutto perduto. Allora posso ancora conquistarti. Non sai quanto forte stia battendo il mio cuore dalla gioia in questo momento, al suono di queste parole.

(Mamoru) Sembri rallegrata. Sono contento che tu abbia inteso le mie parole come un complimento, anche se, vorrei che tu non cambiassi mai il tuo carattere da fanciulla, Usagi.

-"Detto da te è un complimento!"

(Mamoru) Le tue parole sono la conferma del mio pensiero.


-"Ciò significa che non posso fartene?"

(Usagi) Perchè mi chiedi questo, Mamoru?

-"Non ho detto questo. Ho solo detto che, per me, è strano ricevere un complimento da te. Cosa che, tra l'altro, non posso nascondere che mi faccia piacere."

(Mamoru) Dio, quanto adoro il tuo viso quando è tinto di quel rosso così acceso. Un mio bacio potrebbe calmarti? O forse, potrebbe agitarti ancor di più? Ci sarebbe solo un modo per scoprirlo...

-"Tuo padre è a casa?"

(Usagi) Perchè mi fai questa domanda, Mamoru?

-"No. È in redazione. Sai, lui è un giornalista."
-"Oh, capisco. Quindi, non ci sarebbero problemi se ti accompagnassi a casa anche oggi..."
-"No, nessun problema."
-"Fino al cancello, stavolta?"
-"Fino al cancello."

(Usagi) Non posso fare a meno di sorriderti, Mamo. Non sai quanta gioia mi dà l'idea che tu mi riaccompagni a casa. Stavolta, poi, non c'è neanche papà nei dintorni che possa darti la caccia, perchè è a lavoro.

(Mamoru) Ancora una volta, mi doni il tuo sorriso. Sembri contenta all'idea che di accompagnarti di nuovo a casa. Spero tanto che sia così.

-"Sbaglio, o io e te dobbiamo ancora conoscerci del tutto?"

(Usagi) È vero. Dobbiamo ancora dirci molte cose.

-"Cos'altro vuoi sapere?"

(Mamoru) Vediamo, Mamoru. Cos'altro vuoi sapere riguardo alla tua Usako...

-"Il tuo colore preferito, intanto... O il tuo animale preferito... Le cose che ti interessano e quelle che ti danno più noia, per fare un altro esempio..."

(Usagi) Perchè vuoi sapere tuttte queste cose, Mamo?

-"Vediamo... Adoro il bianco e il rosa, i cani e i gatti. Mi piace stare all'aria aperta, il mare, ascoltare Yiruma* sul mio iPod per rilassarmi..."
-"Aspetta... Ti piace Yiruma?"
-"Sì. Perchè?"
-"Perchè anch'io ne vado matto!"
-"Dici sul serio?"
-"Davvero!"
-"Abbiamo qualcosa in comune? Wow!"
-"Incredibile... Ad ogni modo, continua, ti prego..."
-"Dov'ero rimasta... Ah sì, mi piace ascoltarlo quando voglio rilassarmi... Odio la Matematica! Impazzisco per gli onigiri**. Non sopporto litigare, con nessuno..."
-"Quindi... Non ti piace litigare neanche con me?"

(Mamoru) Ti prego, Usagi. Dimmi che non sopporti l'idea di litigare con me. Dimmi che non vuoi più litigare con me. Ti supplico, dimmelo...

(Usagi) Oh no. E adesso cosa faccio? Ma perchè ho questa maledetta lingua? Perchè non so starmene zitta? Se gli mentissi lo capirebbe, ma se gli dicessi la verità potrebbe ridere di te. Ecco a cosa servono le mezze verità...

-"Non lo so..."

(Mamoru) Che vuoi dire "Non lo so...", Usagi?


(Usagi) Meglio se depisto i tuoi pensieri...

-"E tu? A parte il nostro pianista preferito?"

(Mamoru) Ho capito. Vuoi cambiare discorso. Forse hai ragione, forse è meglio.

-"Adoro l'atletica. Al liceo ero un campione, ma, dopotutto, sono un tipo sportivo. Accetto le sconfitte esattamente come le vittorie... Non mi arrendo se voglio conquistare qualcosa... O qualcuno... Preferisco lottare, prima. E neanche a me piace litigare..."

(Usagi) Non ti arrendi se vuoi conquistare qualcosa... O qualcuno... Senza aver prima lottato, comunque. E non ti piace litigare... È forse un messaggio, il tuo? Stai forse dicendomi che vuoi me, Mamoru?
Ma no, Usagi. Non può essere vero. Ti stai sbagliando. Lui non prova nessun tipo di interesse per te... Almeno, credo.
Ormai, anche questa passeggiata sta per concludersi. Intravedo la ferrata di casa mia.
Come vorrei poter passare più tempo insieme a te, Mamo.
Non mi basta più solo pensarti...
Già non vedo l'ora di rivederti, Mamo-chan.

(Mamoru) Possibile che tu non riesca a recepire il messaggio? Io voglio stare con te, Usako. Perchè non vuoi capirlo? Perchè fai di tutto pur di non esporti? Ti interesso? Se sì, ti interesso abbastanza a tal punto di piacerti? Ti prego, Usagi. Dammi un segno. Fammi capire, in un modo o in un altro se tieni a me come io tengo a te.
Oh, no. Devo lasciarti. Non voglio, Usako, ma devo. Vorrei tanto poter passare il resto della giornata e della notte insieme a te.
Ti prometto che penserò sempre a te. Non ci sarà un solo istante in cui io non penserò a te, Usagi...
Aspetterò con ansia il nostro prossimo incontro.

-"Siamo arrivati.."

(Mamoru) La tua voce rende queste parole meno taglienti di quanto lo siano già.

-"Già... Posso chiederti una cosa?"
-"Dimmi..."
-"Potresti darmi il tuo cellulare per un secondo?"
-"Ecco... Tieni."

(Usagi) Stai digitando un numero. Il tuo, Mamoru? Ti prego, fa che sia così.

(Mamoru) Ecco... (digitando il suo numero) così posso rintracciarti.

-"Tieni. Grazie!"
-"Allora... A presto, Mamoru..."
-... Ciao, Usagi."

(Usagi) Non posso fare a meno di guardarti negli occhi. Siamo l'uno di fronte all'altra. Non posso impedire ai tuoi occhi di rapirmi... Il tuo sguardo mi ha conquistata ancora una volta. Non posso fare altro che essere rapita dal mare dei tuoi occhi e lasciarmi andare...
Ti stai avvicinando. Di più, sempre di più. Io non oppongo resistenza... Dopotutto, lo voglio anch'io. Non fermarti, Mamochan, non fermarti...

(Mamoru) Non posso fare altro che fissare in quel cielo azzurro racchiuso nei tuoi occhi, Usako. I tuoi dolci, luminosi ed eterei occhi mi hanno letteralmente catturato. Il mio istinto mi dice di prenderti, stringerti, e baciarti con tutta la dolcezza e tutto l'amore che la tua dolce e splendida anima necessita. Ma devo resistere. Devo aspettare. Mi sto avvicinando. Lentamente. I nostri visi si fanno sempre più vicini... Non posso baciarti sulle labbra. Non posso divorare così quelle due rosse, caldi ed invitanti labbra, che sembrano non aspettare altro un bacio carico di amore e dolcezza. Lo stesso bacio che vorrei rubarti, Usagi.


(Usagi) Non sai quanto desidero un tuo bacio, Mamo-chan. Ti prego. come vorrei che me ne donassi uno. Ti supplico, donami un tuo piccolo, minuscolo, insignificante bacio. Più ti avvicini, più ci spero.

(Mamoru) I nostri visi sono separati giusto da pochi, pochissimi millimetri. E il mio cuore sta andando come un treno, anzi, forse un treno non sarebbe così veloce. Non posso baciarti, Usagi. Non lo vorresti. O, invece, sì? In fondo, non ti sei allontanata. Mi stai dicendo che potrei baciarti, Usagi? Mi stai dicendo che non aspetti altro che un mio bacio? E se, invece, non fosse così? Forse so cosa è meglio fare, per stavolta...

(Usagi) Ho il cuore che sta impazzendo. Sento che sta per esplodere. Ormai non so più dove finisce il mio viso e dove inizia il tuo per quanto siamo vicini. Non posso far a meno di socchiudere gli occhi, finchè...
... Ad un tratto, sento il calore delle tue labbra accarezzarmi la guancia.
Mi hai baciata, Mamoru? Mi hai davvero baciata?

(Mamoru) Il profumo della tua pelle color pesca è inconfondibile. Riesco a sentirlo chiaramente. Le mie labbra hanno potuto assaporarne anche il gusto. Credimi, è davvero buono. Molto di più di quanto avessi immaginato.
Ti ho solo sfiorata con le labbra, Usagi...
Ma, per me, è già tanto...

-"... Usagi... Ci vediamo domani pomeriggio al Crown?"
-"... D'accordo."
-"Allora... A domani."
-"A domani."







Note:

*= Yiruma è un pianista coreano. Ha composte moltissime melodie, tra cui "Kiss the rain", "River flows in you" e "May be". Ha davvero un talento straordinario.
**= piatto tipico giapponese, vedi capitolo 5.



I miei pensieri:

Ok. :) Spero di aver soddisfatto le vostre aspettative... Avevo tante idee per questo capitolo, e alla fine ho pensato di far accadere una sorta di "appuntamento romantico". Ora vi saluto, la mia sorellona mi sta pregando di spegnere! :) Buona notte a tutte!
A presto.

La vostra Manu ;)

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Capitolo 7
*** 16 Giugno ***


Capitolo 7 - 16 Giugno

16 Giugno (mattino) - lui

Usako, ieri avrei voluto non lasciarti mai. Ma quando hai promesso anche tu che oggi ci saremmo rivisti, mi sono sentito meglio. Ormai ho nascosto per troppo tempo il mio amore per te. L'ho nascosto a tutti: a te, a Motoki, ma soprattutto a me stesso. Ora che finalmente posso sperare in un noi, ho finalmente il coraggio di farmi avanti.
Sto camminando per le vie di questa caotica città, con l'intento di andare all'Università, ma ho una maledettissima voglia di correre da te, Usako.
Prima dell'Università faccio un salto da Motoki. Quasi quasi prendo un altro caffè, come se gli altri due di stamattina non mi fossero stati sufficienti. Questo nervosismo che ho addosso sarà causato dai caffè? Oppure sei tu, Usagi?
Spero solo che Motoki, non appena mi vedrà, non mi farà un interrogatorio...

-"Buondì, Mamoru!"
-"Buon giorno, Motoki."
-"Hai sentito le ultime notizie? Pare che ieri un cane abbia salvato i suoi padroni da un incendio... Leggi qua."

Motoki mi porge l'articolo pubblicato sul giornale. Non faccio in tempo a leggerne l'inizio, che i miei occhi fissano un nome a me familiare: Kenji Tsukino. Ecco dove avevo già sentito quel nome. Avevo letto più volte il
nome del padre di Usagi sullo Yomiuri Shimbun*. In effetti, ieri Usagi mi ha detto che suo padre è un giornalista.

-"Ti senti bene? Hai due occhiaie..."

La voce di Motoki mi riporta alla realtà.

-"Sì. Sì, va tutto bene, ti ringrazio..."

Cerco di sorridergli, ma si vede lontano un miglio che stanotte non ho chiuso occhio. Mi hai proprio stregato, Usagi.

-"Non è che una certa biondina, di quasi diciotto anni, ti abbia fatto passare la notte in bianco?"

Bingo! Ma come hai fatto, Motoki? Ti giri verso la macchina del caffè, preparandone due per alcuni clienti.

-"Cosa?"
-"Sai benissimo di cosa sto parlando..."
-"Hai ragione. Ormai è inutile nasconderti altro."
-"Altro? Che vuoi dire? C'è dell'altro?"
-"L'altra sera ho riaccompagnato Usagi a casa... E anche ieri pomeriggio"

Improvvisamente ti blocchi, ti rigiri verso di me, alzi le sopracciglia e inizi a guardarmi incredulo. Nel frattempo, mi porgi il mio caffè amaro bollente.

-"Ah... Però, è una cosa seria, allora!"
-"Credo proprio di sì."

Sento il tuo sospiro, Motoki.

-"Finalmente uno dei due si è fatto avanti!"
-"Che vuoi dire?"
-"Voglio dire che sono quattro anni che vi vedo litigare, ammazzarvi, gridarvi addosso. Avete fatto di tutto per nascondere agli altri e, soprattutto, a voi stessi i vostri sentimenti!"

Cavoli. Non credevo che fosse così palese questo sentimento.

-"Ascoltami, Mamoru. Cerca di tenertela stretta. Ormai ragazze come Usagi sono difficili da trovare. Un'altra Usagi non la troveresti nemmeno se la scegliessi su un catalogo matrimoniale sotto la sezione fidanzate e mogli perfette. Ti prego, non fartela scappare, ne soffrireste entrambi!".
-"Quindi, tu mi stai consigliando..."
-"Io ti sto consigliando di andare da lei, dirle tutto quello che provi e non aspettare oltre!"
-"E se lei mi rifiutasse?"
-"Andiamo, Mamoru! Non dormi che non ti sei accorto di nulla!"
-"Lei ha un altro!"
-"Ne sei sicuro?"
-"Sì! Li ho visti insieme."
-"Magari era solo un amico..."
-"Sì, un amico che la baciava."

Hai lo stesso identico sguardo che ho avuto io nel vederli insieme. Anche il tuo di sguardo sembra incredulo.

-"Scusami, ma ora devo scappare all'Università... Ci vediamo oggi pomeriggio!"

Motoki alza il braccio per salutarmi, e io mi avvio in Facoltà.
E se Motoki avesse ragione? E se potessi ancora fare qualcosa?
Io non riesco a capirti, Usagi. Stai con quel tipo, ma ti piace stare in mia compagnia...


16 Giugno (pomeriggio) - lei

Lo sapevo! Ottantasei centesimi! Questo compito non poteva andarmi meglio. Scommetto che è grazie a te, Mamoru. Sei tu ad avermi portato fortuna. Tra poco ti rivedrò. Non vedo l'ora di poter stare ancora un pò con te, di dirti di questo compito di Inglese andato magnificamente. Non vedo l'ora di perdermi in quel mare così blu e così profondo racchiuso nei tuoi occhi. Non vedo l'ora di poter ricevere un altro tuo bacio. Non importa se non è sulle labbra ma sulla guancia. Anche se quello di ieri non è stato esattamente come volevo, credimi, è stato già tanto. Ho avuto, così, l'occasione di poter sentire ancora quel tuo profumo al muschio bianco. Le tue labbra mi sono sembrate così dolci, così calde, così maledettamente travolgenti. Non potevi farmi un regalo più bello, Mamo. Avrei voluto che quel momento nostro non finisse mai. Avrei preferito che il tempo si fermasse nel preciso istante in cui tu mi hai donato quell'unico, dolce, casto e delicato bacio.
Rapita dai miei pensieri e dai miei desideri, cerco di sgattaiolare fuori dalla scuola, ma, ad un tratto...

-"Usa-chan!"

Minako. Chissà cosa vuole...

-"Dimmi, Mina-chan..."
-"Stavamo pensando di andare al Crown tutte insieme. Vengono anche Yaten e Seiya. Ti va?"

Al Crown? Oh no. Io devo vedermi con Mamo lì, oggi pomeriggio. Che faccio? Rifiuto? Ma se rifiutassi e andassi lì, potrebbero rimanerci male...
Un momento. Mamoru mi ha salvato un numero. Il suo numero. Potrei avvertirlo e dirgli che per oggi non si può fare.
Ma sì, dai. In fondo, credo che abbia di meglio da fare che vedersi con me.

-"Allora, Usa-chan?"
-"D'accordo!"

Dalla cartella prendo subito il cellulare e gli mando un messaggio. Spero solo di non averlo fatto già aspettare.

"Mi dispiace, Mamoru. Credo sia meglio fare un'altra volta.
Ho avuto un contrattempo.
Mi dispiace.
Usagi."

La voce di Makoto mi riporta alla realtà.

-"Allora, Usa-chan? Che fai? Non vieni?"
-"Sì! Eccomi!"

Mi dispiace, Mamoru. Mi dispiace davvero tanto, ma non posso fare altrimenti. Non sai quanto mi costi rinunciare al nostro... Come dovrei chiamarlo? Appuntamento?

16 Giugno (sera) - lui


"Mi dispiace, Mamoru. Credo sia meglio fare un'altra volta.
Ho avuto un contrattempo.
Mi dispiace.
Usagi."

Ti dispiace. Hai detto che ti dispiace. E allora perchè sei venuta lì con le tue amiche? C'era anche quello, per di più. Sapessi che rabbia vederlo appiccicato a te. Anche Motoki si è accorto della mia gelosia. Ha fatto di tutto per calmarmi. Perchè mi hai mentito? Forse perchè non volevi passare un altro pomeriggio insieme a me? Volevi forse scaricarmi in modo carino?

Quando ho letto il tuo messaggio, lo ammetto, ci sono rimasto male. Ma poi ho pensato che fosse una cosa urgente, che ti sarebbe dispiaciuto davvero non venire al nostro appuntamento.
Ma che ti ho fatto, Usagi? Credi che quello ti meriti davvero? Lui lo sa che ogni mattina ho delle occhiaie spaventose perchè trascorro le notti pensandoti? Lui lo sa qual'è il profumo della tua pelle? Lo sa com'è il tuo sapore? Lui ha mai sentito il profumo di quella lunga cascata dorata?
Purtroppo non posso saperlo. Ma so che non voglio rinunciare a questi diritti. Non posso, non voglio e non devo rinunciare a te. Io non rinuncio a te. Rinuncerò a te solo se e quando mi dirai in faccia che sei innamorata di quello.
Ma fino ad allora, continuerò a sognare e a sperare in un noi. Perchè, io ci credo veramente, Usako.
Chissà dove sarai ora. Sarai a casa? Oppure ti starai abbandonando tra le sue braccia, Usagi? Possibile che quel tipo sia così importante per te? Chi è? Cosa vuole da te? Sarà in grado di renderti felice?
No. Non posso mollare. Non ora che ci siamo riavvicinati.

16 Giugno (sera) - lei

Che figuraccia. Dovevo immaginarlo che lui potesse essere lì ugualmente. Ok, se mi avesse vista con le mie amiche forse avrebbe capito, ma Seiya?
Immagino che ora mi odierai, Mamo-chan. E non posso darti tutti i torti. Come ho fatto a preferire Seiya a te?
Io amo solo te, Mamo. Forse la mia è solo paura. Non lo so.
Mi sento così confusa. Spero di rivederti presto, Mamo-chan. Ho bisogno di vederti, di chiarire, di spiegarti che non avevo intenzione di ferirti. Perchè il tuo volto mi è sembrato così: ferito, amareggiato, deluso. E, non vorrei sbagliarmi, geloso. Stavolta l'ho combinata davvero grossa. Non avrei mai voluto che accadesse una cosa del genere, con nessuno, tantomeno con te. Con te che sei l'unico grande amore della mia vita. L'unico che sia riuscito a rapirmi il cuore. Come faccio a spiegarti che sono totalmente, completamente pazza di te, Mamoru? Come posso dirti che spero in tutti i modi di conquistare il tuo animo tenebroso e cupo, in apparenza? Spero che tu possa sentirmi.
Non posso dormire bene sapendoti arrabbiato con me. Non posso fare nulla sapendoti arrabbiato con me.
E la cosa che mi fa male di più, è che so benissimo di aver sbagliato.
Ovunque tu ti trovi, buona notte, Mamo-chan.

16/17 Giugno (notte) - lei


Non riesco a dormire. Non so se è il mio senso di colpa, se è il mio dispiacere, o se è il mio digiuno. Già, perchè non ho toccato cibo, stasera, a cena. Il mio stomaco, stasera, non voleva sentir parlare di cibo. Come se fosse una sorta di punizione. Ho sbagliato, lo so. Perdonami, Mamo. Non avrei dovuto comportarmi così...
Come posso rimediare al danno che ho commesso?.............. Ho trovato!


"Scusami per questo pomeriggio.
Ho bisogno di chiarire. Ci tengo, credimi.
Sogni d'oro.
Usagi."


Spero che tu lo legga in tempo reale, Mamo. Certo, non potrà fare molto, ma è giusto che tu sappia che mi dispiace davvero molto. E se non riuscissi a leggerlo in questo momento... Sogni d'oro, Mamoru.





Note:
*= è il giornale più importante e più venduto a Tokyo.


I miei pensieri:

Buona sera a tutte voi! :) Oggi pomeriggio ho parlato con la amica Usa-chan, la quale mi ha confessato di volere un colpo di scena. Ebbene, ho cercato di soddisfare la sua richiesta! ;) Spero, nel frattempo, di non aver deluso nessun altro!

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Capitolo 8
*** 17 Giugno ***


Capitolo 8 - 17 Giugno


17 Giugno (notte) - lui

Non riesco a chiudere occhio. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Riesci sempre a farmi passare la notte in bianco, Usagi. Sia per felicità che per sofferenza.
Perchè non mi dici chiaramente che sei fidanzata? Perchè continui ad illudermi, Usako?
Quando, questo pomeriggio, ti ho vista entrare al Crown, ho pensato che fossi venuta con le tue amiche, e che non volessi che fraintendessero il rapporto che stava creandosi tra noi due. Potevo capire... Voi ragazze siete così pettegole di natura.
Ma lui. Lui no. Lui non riesco ad accettarlo. Non posso digerire il fatto che non solo tu sia uscita con lui, ma che non mi abbia ancora detto che state insieme. D'accordo, non devo arrendermi, ma è mio diritto sapere se lui è importante per te. Ho il diritto di sapere se lui è mio rivale, mio nemico.
Sembravi a tuo agio quando parlavate, ridevate, scherzavate. Sembravi felice, serena. Il tuo viso, però, ha cambiato espressione quando mi hai visto. Non ti aspettavi di vedermi lì,  forse?
Sembravi mortificata, dispiaciuta, ma allo stesso tempo determinata a non mostrare le tue emozioni. Avrei tanto voluto prenderti, portarti via, stare con te, solo io e te, da soli. Vederti sorridere ai suoi discorsi è stato come una pugnalata alle spalle, una ferita mortale.


Ho sentito il sangue scorrere più veloce nelle vene, dandomi la voglia e la forza di tirargli un pugno. Credimi, avrei voluto tanto farlo ma Motoki, fortunatamente, mi ha preparato due camomille per calmarmi. Avrei voluto prendere a schiaffi quel tipo, digli di lasciarti in pace, che sta rovinando tutto tra di noi, ma poi, ripensandoci, io non so quello che provi tu nei suoi confronti. E non so neanche cosa provi per me. Non so che fare, Usagi. Vorrei chiederti se tra di voi c'è qualcosa di serio, ma ho anche paura di rendermi ridicolo.

Sento il mio cellulare suonare. Che stupido, l'ho lasciato acceso. È un tuo messaggio, Usagi.

"Scusami per questo pomeriggio.
Ho bisogno di chiarire. Ci tengo, credimi.
Sogni d'oro.
Usagi." 


Me l'hai mandato adesso, quindi sei ancora sveglia. Non riesci a dormire nemmeno tu, non è vero? Immagino che il motivo della tua insonnia sia diverso dal mio, ma comunque, questa notte in bianco è un'altra cosa che abbiamo in comune, a quanto pare.
Respiro profondamente. Il tuo messaggio mi fa riflettere. Ci tieni a chiarire. Che vuoi dire, Usako? Vuoi finalmente dirmi che state insieme? Hai trovato il coraggio di dirmelo?
Dopo che vi ho visti insieme per ben due volte?
D'accordo. Meglio rispondere.

"Vediamoci domani sera al parco.
Lì saremo più tranquilli.
Buona notte."

Passano cinque, dieci, venti, trenta minuti, ma tu non rispondi. Ti sarai addormentata.
Non mi resta che augurarti buona notte, Usako.


17 Giugno (ora di pranzo) - lui

Mancano poche ore e finalmente saprò la verità, Usako. Finalmente saprò di che morte devo morire.
So già che quello che mi dirai mi farà male, non è vero? So già che mi dirai che state insieme, che non devo illudermi, che sei confusa...
Lo so già. È così, non è vero?
Ma io non mi arrendo. No. Ho diritto anch'io ad avere una possibilità. La mia pausa pranzo sta per finire, e l'ho trascorsa tutta pensandoti...

Il mio cellulare inizia a squillare.... Sei tu, Usako?
Guardo il display, e rimango incredulo...
Non capisco il motivo della telefonata e rispondo, preso dalla curiosità.

-"Pronto... Ciao, dimmi... Davvero?... D'accordo, facciamo domattina?... Ah, allora stasera sul tardi?... Perfetto, a stasera, allora."

Questo significa che devo chiederti di anticipare il nostro appuntamento, Usako.

"Possiamo anticipare a oggi pomeriggio?
Ho avuto un contrattempo, mi dispiace."


La tua risposta mi arriva quasi subito.

"D'accordo! Facciamo oggi pomeriggio.
Alle cinque va bene?"


Le mie dita si muovono veloci sulla tastiera del telefono, come se non vedessero l'ora di risponderti.

"Alle cinque è perfetto.
A più tardi."


Non mi aspettavo questa telefonata. Chissà cosa vorrà da me...

17 Giugno (pomeriggio) - lei

Sono passate ventiquattro ore circa, e mi sento sempre peggio. Fino a quando non avrò chiarito con te, non chiarirò mai con me stessa. Non credevo davvero che ti avrei trovato lì, seduto al bancone, sorseggiando il tuo solito caffè amaro. Allora volevi davvero rivedermi, altrimenti non ti avrei trovato lì da solo. Che stupida che sono stata. Non è che sei geloso, Mamoru? Non vorrei illudermi, ma il tuo viso diceva questo ieri. Diceva: rabbia, frustrazione, gelosia, paura. Era un mix di sentimenti. Non si capiva quello che volevi fare. Ora penserai che io e Seiya stiamo insieme, ma devi credermi, non è così.
Non avrei mai dovuto accettare l'invito di Minako, non avrei mai dovuto darti buca. Ora avrai perso fiducia in me. Non vorrai più vedermi. Penserai che sono una bugiarda, un'opportunista, una che infila il piede in due scarpe. Sembravi davvero geloso ieri. Non è che ti stai innamorando di me? Ti prego, fa che sia così.
Manca meno di un'ora al nostro appuntamento.
Il tempo di andare a casa, fare una doccia, cambiarmi e sono subito da te.

La porta d'ingresso è chiusa a chiave. Non c'è nessuno in casa. Sicuramente, la mamma sarà uscita per delle commissioni, papà a lavoro e Shingo sarà andato da un amico a studiare, o comunque a giocare ai videogiochi.
Corro subito in camera mia, prendo tutto il necessario per la doccia, il cambio e corro in bagno.

L'acqua scorre veloce sul mio corpo. Di solito il suo getto mi dà una sensazione di benessere, di relax, ma oggi sono talmente tesa che questo effetto non arriva.
L'unica cosa che può calmarmi è chiarirmi con te.

Ci metto poco ad asciugarmi e vestirmi.
Sono talmente nervosa. Quando ho i nervi tesi faccio tutto più in fretta.
Mancano venti minuti all'appuntamento. Inizio ad avviarmi, magari ti incontrerò per strada.

Questo parco ci ha visti discutere, litigare, ma ci ha visti anche parlare con calma, ci ha visti sorridere, ci ha visti felici, ci ha visti imbarazzati, ci ha visti tristi. Sa tutto di noi. Ci conosce come se fossimo suoi figli, Mamo. È qui che è iniziato tutto, quattro anni fa.

Mi ricordo che ero con Minako. Eravamo felici perchè avevamo appena saputo di aver superato l'anno scolastico. Ricordo benissimo di aver lanciato la cartella dalla felicità, e per sbaglio è finita sulla tua gamba.
Eri sdraiato sotto ad un ciliegio, leggendo uno dei tuoi noiosissimi libri.
Ricordo come ti sei avvicinato a me arrabbiato, dolorante per quella gamba colpita da una cartella nera che pesava circa un chilo e mezzo, tra libri e varie cose.
Ricordo che iniziammo ad insultarci sotto quel ciliegio, e tu iniziasti a chiamarmi "Odango atama", io che diventai una furia, Minako che cercava di allontanarci l'uno dall'altra.
Ricordo tutto.

Ironia della sorte, mi ritrovo esattamente sotto quello stesso ciliegio. Sarà destino, Mamo-chan?
Mi siedo in attesa del tuo arrivo, guardando più volte il cellulare. Un po' per controllare l'orario e un po' per controllare se tu mi abbia scritto nel frattempo.

Chiudo gli occhi. Cerco di rilassarmi, non voglio che tu mi veda così nervosa. Ho bisogno di calmarmi un po', e questo ciliegio sembra aiutarmi.

Non devo aspettare molto per il tuo arrivo.

17 Giugno (pomeriggio) - lui

Eccomi qui, al parco di Ueno. Sto attraversando questo viale cercando di scaricare la tensione che sto provando.
E pensare che, esattamente quattro anni fa, ci siamo visti per la prima volta qui, sotto il cilegio che mi faceva compagnia durante le letture.
E proprio sotto quello stesso ciliegio, ci sei tu, Usako.

-"Usagi..."
-"Mamoru..."

(Mamoru) Mi dispiace disturbare i tuoi pensieri, ma è arrivato il momento...
(Usagi) Finalmente sei arrivato, Mamo-chan...

-"Mi aspettavi da molto?"
-"No. Sono appena arrivata."

(Mamoru) Sembri tesa, nervosa. Hai paura a dirmi la verità?
(Usagi) Sembri triste, Mamo. Non voglio vederti così. So che è colpa mia.

-"Allora? Cosa volevi dirmi?"

(Mamoru) Hai detto che volevi chiarire, che ci tenevi. Perciò, togliamoci questo dente, no?
(Usagi) Forza, Usagi. Digli tutto, ha il diritto di sapere.

-"Volevo scusarmi per ieri... Ho capito di aver sbagliato. Non ti ho detto la verità, o meglio, te ne ho detta solo una parte, e invece avrei dovuto dirti tutta la verità..."
-"Non serve... So già cosa vuoi dirmi..."
-"No, credimi... Non è come pensi tu..."
-"Come fai a sapere quello che penso?"
-"E tu come fai a sapere già cosa voglia dirti io?"

(Mamoru) Che vuoi dire, Usako? Forse dovrei lasciarti finire di parlare.
(Usagi) Mamo, ti prego, ascoltami, lasciami finire.
(Mamoru) Forse è meglio se facciamo due passi... Ti prego, Usagi, accetta, perchè non riesco a stare fermo con questi nervi.

-"Ti va di fare due passi?"
-"D'accordo..."

(Usagi) Respira, Usagi. Cerca di stare calma. Dopotutto, l'avete già fatto. Avete già camminato e parlato insieme su questo stesso viale.
(Mamoru) Forza. Avanti, Usako. Sono pronto. Sono pronto a scoprire la verità.

-"Ti ascolto, Usagi. Dimmi tutto..."
-"Mamoru..."

(Usagi) Ce la puoi fare, Usagi. Avanti! Su... Non è difficile. Basta che tu gli dica la verità... Tutta la verità...
(Mamoru) Che cos'hai, Usagi? Di cosa hai paura?

-"Ieri mi è sembrato di vederti arrabbiato. E hai tutte le ragioni di questo mondo per esserlo, ma c'è una cosa che vorrei sapere, prima di dirti la verità..."
-"Cosa vorresti sapere?"
-"Ecco... Vedi... Ieri, le mie amiche mi hanno messo con le spalle al muro, mi è dispiaciuto davvero non venire all'appuntamento. E dalla tua espressione, al Crown, mi è sembrato di avvertire rabbia, dispiacere..."

(Mamoru) Mi dispiace interromperti, ma devo chiedertelo...

-"Usagi, chi è quel tipo?"

(Usagi) Vuoi saperlo perchè sei geloso, Mamoru? Fammi capire, ti prego... Sei così diffidente.

-"Chi? Seiya? È un mio compagno di classe. Perchè?"
-"No, niente. Pensavo fosse il tuo ragazzo. Sai, mi sembravate molto affiatati ieri..."

(Usagi) Prima mio padre, e adesso Seiya. Perchè sei convinto che io sia fidanzata, Mamo?
(Mamoru) È o non è il tuo fidanzato? Ti prego, dammi la conferma che non è il tuo fidanzato.

-"No, dobbiamo solo fare un compito insieme per un progetto di scuola."

(Mamoru) Non è il tuo fidanzato... Non è il tuo fidanzato! Mi sento sollevato. Grazie, Usako. Intanto, Mamoru, continua a mostrarti diffidente.

-"Ah. Capisco... Senti, facciamo finta che non sia successo niente. Ok?"

(Usagi) Oh, meno male. Il tuo sorriso mi rassicura. Il tuo tono sembra tranquillo. Allora, non sei arrabbiato con me, Mamo?

-"Quindi, non sei arrabbiato?"

(Mamoru) No, Usako, non più.

-"Perchè dovrei esserlo?"

(Usagi) Dovevo immaginarlo. Era troppo bello per essere vero. Cerca di nascondere la delusione di questa reazione, Usagi. Non mostrarti dispiaciuta. Avresti dovuto immaginare che Mamoru, in realtà, non prova nulla per te.

-"Non lo so..."

(Mamoru) Sbaglio, o sei dispiaciuta, Usagi? Forse sarebbe meglio se ti mettessi al corrente di una cosa...

-"Senti, Usagi... Io devo partire. Starò via qualche tempo, non so quando tornerò."

(Usagi) Cosa? Vai via? E dove?

-"Dove vai? Se posso chiedere..."
-"Devo occuparmi di alcune cose fuori città... Potrei metterci qualche giorno come potrei metterci una settimana intera. Non lo so. So soltanto che vorrei che ci incontrassimo, al mio ritorno. Ti va?"
-"Certo che mi va!"

(Mamoru) Sarà difficile senza di te. Mi mancherai in questi giorni... Mi mancherà tutto di te, Usako.
(Usagi) Come farò senza vederti? Senza parlarti? So già che, se anche si trattasse di un giorno, per me sarebbe un'eternità. Mi mancherai, Mamo. Non so nemmeno quando ti rivedrò.

-"Quando parti?"
-"Stasera. Per questo ti ho chiesto di anticipare l'appuntamento."

(Mamoru) Mi dispiace, Usako. Dovrò fare a meno dei tuoi sorrisi e della tua voce per un po'. Sono la mia droga. So già che avrò subito una crisi d'astinenza. Impazzirò, lo so.
(Usagi) Vorrei tanto poter venire con te. Non so cosa tu debba fare in questo viaggio, ma so che vorrei farlo insieme a te. Vorrei poterti stare accanto. Forse è meglio salutarci qui. Sarebbe troppo difficile, per me, andare oltre...

-"Perchè ti sei fermata? Qualcosa non va?"

(Usagi) Il tuo tono è così dolce. Mi mancherà anche quello. Credimi, Mamo. È meglio fermarsi qui.
(Mamoru) In fondo, mi farà bene. Ci farà bene. A te farà bene perchè non mi avrai tra i piedi, e a me perchè così mi disintossicherò un po' da te. Cosa c'è, Usako? Ho detto qualcosa che non va? Sul tuo viso leggo dispiacere. Ti dispiace che me ne vada per un po'?

-"Pensavo che forse è meglio se ci fermiamo qui."
-"Sei sicura? Posso accompagnarti a casa..."
-"No, davvero. Dovrai fare i bagagli, e poi io abito di qui a due passi. Non preoccuparti..."

(Usagi) Sforzati di sorridere, Usagi. Devi mostrargli che va tutto bene, almeno apparentemente.
(Mamoru) Quello non è il tuo vero sorriso, Usako. C'è qualcosa che non va, vero?

-"Sei sicura? Davvero, io..."
-"No, sul serio. Non devi preoccuparti. Torna pure a casa."


(Usagi) L'unica cosa che vorrei, è abbracciarti, come fosse una sorta di saluto.
(Mamoru) Vorrei tanto poterti stringerti, salutarti in modo affettuoso.
(Usagi) Ti stati avvicinando, passo dopo passo.
(Mamoru) Andrà tutto bene, Usako. L'importante, adesso, è che siamo qui, insieme.
(Usagi) Ormai ci troviamo uno di fronte all'altra. Ti prego, Mamo. Stringimi.
(Mamoru) Non posso ignorare questa forte voglia che ho di stringerti, perdonami, Usako.
(Usagi) Mi hai abbracciata. Lo hai fatto davvero?
(Mamoru) Sembri sorpresa ma, allo stesso tempo, contenta del mio gesto, Usagi.
(Usagi) Ti stringo anch'io, Mamoru. Vorrei che restassi qui, con me.
(Mamoru) Sento le tue piccole braccia stringermi. Volevi anche tu questo contatto, Usagi?
(Usagi) Un'ultima stretta. La più forte, l'abbiamo data insieme, mi sembra impossibile. Dopodiché iniziamo a lasciarci. È durato troppo poco questo momento, Mamo. Avrei voluto fosse durato di più.
(Mamoru) Ti stringo un'ultima volta. Ci stringiamo fortemente a vicenda, non posso crederci. Ora devo lasciarti, Usagi. Peccato che sia durato così poco. Ti vedo indietreggiare e accarezzarti la fronte.

-"Io... È meglio che vada."
-"Va bene..."
-"Allora... Buon viaggio, Mamoru."
-"Grazie, Usagi."

(Mamoru) Ti guardo correre verso casa. Per un attimo, mi è sembrato di vedere i tuoi occhi lucidi. Vorrei poterti tenere ancora un momento, solo un attimo, con me. Ma mi rendo conto che sarebbe sbagliato. È già difficile l'idea di separarmi da te. Arrivederci, Usagi...
(Usagi) Non riesco a voltarmi. Non ce la farei. Abbi cura di te in questi giorni. Mi mancherai da morire. Ciao, Mamo.




I miei pensieri:

Ora mi starete odiando... Sto facendo partire Mamo-chan. Ma state tranquille: tornerà presto (al contrario della quinta serie). Deve solo affrontare una questione importante; per lui è difficile lasciare (non si sa se per quanti giorni esattamente) la sua Usako.

Usagi, a sua volta, soffre ma cerca di non mostrarglielo.
Questo periodo di tempo in cui saranno separati potrebbe essere d'aiuto o potrebbe complicare le cose? Mah... Chissà...
Nel frattempo, vi ringrazio tutte (un ringraziamento in particolare a Demy84 per il suo prezioso aiuto e supporto).
A presto!

Baci.

La vostra Manu ;)

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Capitolo 9
*** 19 Giugno ***


  

 Capitolo 9 - 19 Giugno


19
Giugno (mattino) - lui

Sono passate circa trentasei ore da quando ti ho lasciata lì, su quello stesso viale dove ti ho rivelato la mia vita passata. Mi manchi, Usako.
Avrei preferito rimanere lì, con te, piuttosto che venire qui, da solo, a Yokosuka.
L'altra sera, quando sono arrivato, zio Takashi e zia Saori mi hanno abbracciato dicendomi che avrebbero preferito chiamarmi per un altro motivo.


La telefonata dello zio Takashi mi ha colto di sorpresa. Erano settimane che non sentivo lo zio, ed erano passati soli pochi giorni dall'ultima telefonata della zia.

 

Lo zio Takashi. È uno zio acquisito, ma è stato anche un buon padre acquisito. Nonostante sia un orso fuori.

La zia Saori. È stava bravissima nel suo ruolo di vice-mamma.

 

Ricordo che, quando decisi di tornare a Tokyo, pensavo che stessi facendo un torto a loro, all’amore e all’affetto che mi hanno sempre donato. Ricordo anche che lo zio mi portò a pescare al lago, con la scusa di avere bisogno di altre due braccia per le reti, dove mi disse: “Qualsiasi uccellino deve abbandonare il nido. Ognuno ha il diritto di andare e volare con le proprie ali, altrimenti la sua stessa esistenza non ha alcun senso.”

Quelle parole mi fecero capire il suo consenso, ed io non potrò mai ringraziarlo abbastanza per questo.

Non mi hanno ancora spiegato il motivo per cui mi hanno voluto trattenere qui, lontano da te.

 

Sono seduto sul mio letto, fissando il mio cellulare. Sento il calore del Sole passare attraverso le tende e poggiarsi sul mio viso. La tentazione di chiamarti per sentire la tua voce è tanta, credimi, forse troppa. Vorrei tanto potermi sfogare con te, Usagi. Non hai la minima idea di quanto tu mi manchi in questo momento.

 

Improvvisamente, sento qualcuno bussare alla mia porta.

 

-“Mamoru…”

 

Riconosco quella voce. È la zia Saori.

 

-“Vieni pure, obasan*.”

 

Mi alzo dal letto, nel frattempo lei apre piano la porta, con movimenti così silenziosi che non si direbbe che stia entrando qualcuno nella camera.

 

-“Buon giorno, Mamoru… a colazione è pronta in tavola. Ti aspettiamo.”

 

La sua voce ha sempre avuto un tono dolce, tranquillo, pacato.

 

-“Buon giorno, obasan. Grazie… Arrivo subito.”

 

Detto questo, la zia esce, lasciandomi di nuovo solo.

Respiro profondamente e decido di lasciare il cellulare sul comodino, accanto al letto.

 

Scendo di corsa le scale, non mi piace fare aspettare troppo chi mi aspetta.

Lo zio è seduto a capotavola, e la zia al suo fianco. Quest’ultima mi rivolge ancora un sorriso ed io ricambio, dopodiché do il buongiorno anche allo zio.

 

-“Buon giorno, ojisan**!”

-“Buon giorno a te, Mamoru!”

 

Mi siedo e iniziamo a mangiare. Consumiamo il pasto in silenzio. Io odio il silenzio.

Durante la colazione, scorgo lo sguardo che mi rivolge la zia, e quello che rivolge allo zio. Lo zio fa lo stesso.

Sembra che mi stiano nascondendo qualcosa. Non vorrei mancar loro di rispetto, perciò non chiedo nessuna spiegazione. So già che, prima o poi, mi spiegheranno loro tutto.

 

-“Mamoru…”

 

La voce dello zio mi riporta al presente.

 

-“Sì, zio?”

-“Vorrei che mi raggiungessi in garage, dopo la colazione… Ti dispiace?”

-“No, affatto, zio. Volentieri.”

 

Appena finita la colazione, vado a lavarmi denti e faccia, fissando lo specchio, mi sembra di intravedere una figura femminile a me molto familiare…

Una donna dai capelli neri che si gira verso la porta. Ora ho anche le allucinazioni.

 

Non conosco nessuna donna con quel colore e quel taglio… Nessuna, a parte una… Ma la mia non può essere un’ipotesi plausibile… Lei è morta. Tanto tempo fa…

 

Scendo. Corro dallo zio. Sembrava essere molto seria la faccenda.

Il pick up degli zii è parcheggiato davanti al garage, accanto alla mia auto. Lo zio, invece, è all’interno di esso.

 

-“Eccomi, zio.”

-“Vieni, Mamoru…”

 

Lo zio mi invita ad avvicinarmi agli scaffali in acciaio fissati al muro. Sono pieni di scatoloni.

 

-“Come procedono gli studi?”

-“Bene, grazie. Questo è il periodo degli esami, ma va tutto bene.”

 

Il mio è un sorriso sforzato. Preferisco lasciargli pensare che sto bene, che va tutto bene.

 

-“Bene! Sono contento. Ascolta…Ti va di aiutarmi ad aggiustare la porta della mansarda?”

-“Certo! Con vero piacere…”

 

Detto questo, prende gli attrezzi e si dirige al piano di sopra. Io lo seguo, e gli faccio compagnia mentre ripara la maniglia della porta.

 

-“Sai Mamoru… Mi sono sempre chiesto cosa si prova ad essere un medico.”

 

Lo zio sta smontando la maniglia, per poter guardare all’interno della serratura.

 

-“Beh… Io posso dirti che, con il tirocinio, ho imparato che devi amare davvero questo lavoro, per poterlo esercitare al meglio… Un po’ come tutti i mestieri.”

-“E tu ami il tuo mestiere?”

-“Sì!”

 

La mia risposta arriva automatica. È sempre stato il mio sogno quello di diventare medico… Diventare medico significa rendere omaggio a mio padre, rendere orgogliosi di me anche i miei genitori. Ammiravo mio padre. Mi piaceva quando mia madre mi portava in ospedale a trovare papà, per quel poco che mi ricordo…

Ricordo che dicevo sempre di voler diventare come papà, da grande. Ero solo un bambino, ma capii già qual’era la mia strada… Seguire le orme di mio padre… Salvare vite umane… Mi è sembrato bello… Mi è sembrato giusto.

 

-“È bello che un figlio segua le orme di suo padre…”

 

  Lo zio l’ha sempre saputo. Ha sempre saputo che volevo essere come mio padre.

 

-“Fatto… Si trattava di una stupida vite arrugginita.”

Annuisco, cercando di mostrargli il mio interesse, nonostante stia pensando ad altro in questo momento.

-“Ora vieni, torniamo in garage.”


Lo seguo senza fiatare.

Tornati in garage, lo zio mi invita di nuovo ad avvicinarmi davanti agli scaffali. Comincia a prendere alcuni scatoloni. Tra tutti questi, ne noto uno in particolare…


Ha la scritta “Mamoru”.

Non può essere roba mia. Ho traslocato anni fa, non ricordo di aver lasciato qualcosa qui.

Lo zio Takashi prende quello scatolone, e mi guarda dolcemente, come un padre guarda il proprio figlio. Dal suo sguardo noto la sua fierezza in quello che sono diventato.

Io gli sorrido, come un figlio sorride al proprio padre…

Dopo qualche secondo, lui riposa il suo sguardo sullo scatolone dicendomi:

-“ È giusto che le abbia tu queste. Le abbiamo trovate su, in mansarda, facendo un po’ di ordine.”

Detto ciò, mi porge lo scatolone, io lo prendo e mi rivolgo di nuovo a mio zio.

-“Grazie…”

Ho già una vaga idea di chi siano i proprietari degli oggetti contenuti in questo scatolone, così decido di dirigermi in camera, dove posso curiosare tranquillo.

Entrato nella stanza, appoggio lo scatolone per terra, ed io mi inginocchio davanti ad esso.

Lo apro piano. Ho paura di quello che potrò trovarvi dentro.

Faccio un respiro profondo e immagino che tu sia qui, Usagi, a donarmi la tua forza, il tuo sostegno. Pensare a te mi solleva già un po’ di questo grande peso.

Lo apro. Vedere gli oggetti contenuti mi provoca un pizzico agli occhi.

Vedo una cornice di vetro. La foto riposta all’interno ritrae me ed i miei genitori al mare, sul bagnasciuga. La mamma ha un pareo nero e un costume blu. Mi ricordo quel costume.

Papà ha un costume a righe nere e viola, mentre, io, ho un costumino arancione. Sono in mezzo a loro due. Giro la foto per vedere la data: 4 luglio 1994.

Esattamente poche settimane prima dell’incidente. Poche settimane prima del mio compleanno.

Non posso fare a meno di piangere.

Sento bussare alla mia porta.

-“Mamoru…”

So già chi è.

Non voglio aprirle. Non voglio vederla. Non voglio parlarle.

L’unica persona che vorrei vedere e con cui vorrei parlare, in questo momento, sei tu Usagi.

-“Scusami, obasan, ma ho bisogno di stare da solo…”

-“D’accordo, caro. Ricordati che, qualsiasi cosa tu abbia bisogno, noi siamo di sotto…”

Non rispondo. Non ce la faccio.

Mi porto le mani in viso, stropicciandolo.

Dopo qualche minuto prendo coraggio e ricomincio a frugare in quello scatolone.

Trovo un berretto di mio padre, un foulard di mia madre, vari libri di entrambi…

Finchè non trovo un’agenda… Più che un’agenda sembra un quaderno…

Lo apro piano, come se avessi paura a leggerne il contenuto…

12 Aprile 1988

Caro piccolo,

anzi no. È troppo scontato. Vogli darti un nome. Perché quando ti parlerò, parlerò al mio bambino. Al piccolo esserino che in questo momento sta crescendo nella mia pancia.

Ho deciso. Ti chiamerai Mamoru. Mamoru… Mi è sempre piaciuto come nome. È bello, e ha anche un significato importante. Significa: “Colui che protegge”. Non puoi avere nessun altro nome, se non questo, perché sarai tu a proteggermi, piccolo mio, proprio come fa tuo padre.

Mamma. È la tua calligrafia. Non sapevo che tenessi un diario…

Oggi ho saputo che nella mia pancia c’è un bellissimo giovanotto: tu, amore. Anche a papà piace l’idea di chiamarti Mamoru, perciò, aggiudicato.

Non sai che emozione quando ho sentito il tuo cuore battere oggi, dal medico. Ogni volta è come la prima. Tuo padre era così felice. Ho intravisto cadere dai suoi occhi una lacrima, anche se, orgoglioso com’è, non lo ammetterà mai. L’ha asciugata subito, non appena ha visto che mi stavo girando. Spero solo tu non erediti la sua stessa testardaggine. Quando, tre mesi fa, scoprii di essere incinta, mia madre mi regalò questo quaderno, dicendomi che avrei potuto scriverci tutte le emozioni che la gravidanza mi avesse portato.

Pensavo fosse una cosa banale, scontata. E, invece, ora, a distanza di tre mesi, mi sono ricreduta. Mi sono resa conto che sarebbe bello se scrivessi delle mie sensazioni durante la gravidanza, che sarebbe giusto. Soprattutto per te. Vorrei che, quando diventerai grande, leggessi queste righe.

Ti prometto che te le farò leggere. Ti prometto che cercherò di essere la migliore delle madri…

Oh, mamma. Avrei tanto voluto averti qui. Avrei tanto voluto fossi tu a darmi questo quaderno. Credimi, anche se non sei riuscita a vedermi crescere, per quel poco che mi ricordo di te, sei stata la migliore mamma che un figlio potesse mai desiderare…

Mi immagino già il tuo viso, sai? Sono sicura che sarai bello, come tuo padre. Avrai sicuramente il suo carattere apparentemente chiuso, come la maggior parte dei Chiba, ma sotto sotto, avrai la mia dolcezza e la mia sensibilità, come molti della famiglia Hiroi.

Avrai la mia curiosità, la mia voglia di scoprire e di viaggiare. Avrai l’intelligenza e la razionalità di Masami, oltre la sua corazza e la sua testa dura.

Un giorno incontrerai anche tu la tua Yumi.

Per caso eri una veggente, mamma? Quasi tutto questo si è avverato. Compresa l’ultima parte…

Yumi e Masami. Chi l’avrebbe mai detto?

Non facevamo altro che litigare.

Allora posso ancora sperare, secondo te, mamma?

E invece, il destino ha voluto unirci, ha voluto congiungerci. Non so come sia successo.

Non so cosa mi fece svegliare tardi, quella mattina di novembre. Non so perché abbia perso quell’autobus, facendo tardi all’Università e facendomi correre come una disperata e scontrarmi con tuo padre nel cortile dell’Università.

Mi sporge spontaneo un sorriso, tra le lacrime. Allora anche papà aveva un debole per le ritardatarie e le sbadate…

Ma so il motivo, la ragione, il perché per cui il fato ci ha messo sulla stessa strada: TU.

Anche tu, un giorno, per mezzo del destino, incontrerai una ragazza. Io sarò gelosissima, lo so già. Ma a me basta che quella ragazza sia speciale, come lo sei tu.

Ti piacerebbe Usagi, mamma. Ti somiglia molto… Mi ricorda la tua dolcezza, la tua forza, la tua voglia di vivere… Non potevo non innamorarmi di lei…

Ti prometto che sarò un’ottima confidente. Ti prometto che non sarò troppo invadente, che non invaderò i tuoi spazi. Ti prometto che non ti chiederò nulla, sarai tu a parlarmi di quello che vorrai. Voglio solo, come ogni mamma, che il mio bambino cresca forte, sano, felice e, soprattutto, amato.

Mi fa male il fatto che tu non sia riuscita a mantenere tutte queste promesse. Avrei tanto voluto che tu l’avessi fatto, mamma. Ma so che non è stata colpa tua…

Scommetto che sarai preciso e ordinato come tuo padre e anche che sarai un figlio perfetto.

Sarai uno studente modello. Papà ti aiuterà nella Matematica e nelle materie scientifiche, in fondo, è pur sempre un medico.

Io, invece, ti aiuterò con il Giapponese, l’Inglese e, se sarà necessario, nella Filosofia e nelle altre lingue.

Hai sempre cercato di farmi piacere la scuola. Cercavi di renderla sempre un gioco.

Ti appoggeremo in qualsiasi decisione tu prenderai sul tuo futuro.

Non avrai solo il mio naso, gli occhi di tuo padre, il mio mento e i suoi capelli…

Avrai, sempre con te, anche il nostro amore, bambino mio.

Ti ameremo sempre e comunque. Qualsiasi cosa accada.

Ti proteggeremo sempre, come tu proteggerai noi.

Ti aspettiamo con gioia, Mamoru.

Yumi.

Anzi, no.

Mamma.

Sento gli occhi pieni di lacrime. No, mamma. Quella notte non vi ho protetti. Non ho potuto fare niente.

Leggere questa sorta di lettera mi ha aperto gli occhi.

Grazie, mamma. Io lo so che riesci a sentirmi.

19 Giugno (pomeriggio) – lei

Sono passati due giorni, Mamoru. Non mi hai nemmeno chiamata. Non che tu abbia detto che lo avresti fatto, ma sono preoccupata.

Che fine hai fatto?

Mi mancano le passeggiate fatte con te. Mi mancano i tuoi occhi, le nostre litigate, i nostri discorsi. Ormai ci stavo facendo l’abitudine, sai?

E se ti cercassi io? Io non posso stare qui senza avere tue notizie…

Ho bisogno di sapere se stai bene, se ti è successo qualcosa.

Ho bisogno di sapere cosa ti ha spinto ad andare non so dove.

L’altro giorno mi è sembrato di intravedere preoccupazione nei tuoi occhi.

Ti prego, Mamoru… Ho bisogno di sapere cosa ti sta succedendo. Vorrei aiutarti.

Vorrei starti accanto.

Basta! Ho deciso. Non ti fai sentire tu? Sei cocciuto?

Bene! Io lo sono il doppio, perciò, sarò io a farmi viva.

“Come stai? È da un po’ che sei sparito.

Tutto bene?”

Rispondimi, Mamo… Ti prego. Rispondimi…

Passano cinque, venti, quaranta, cinquanta minuti e tu non rispondi.

Perché?

D’accordo… Forse non vorrai vedermi o sentirmi, ma sappi che, in qualsiasi momento, io sarò qui ad aspettarti. Pronta ad ascoltarti, qualsiasi cosa tu vorrai dirmi…

19 Giugno (sera) – lui

“Come stai? È da un po’ che sei sparito.

Tutto bene?”

Non potevo risponderti, Usako. Guidavo.

Non avevo più motivo per restare a Yokosuka. Ormai, quello che gli zii dovevano darmi me l’hanno dato. Ed io l’ho portato a Tokyo, insieme alla mia speranza.

Ora penserai che non mi interessa niente di te.

Invece, ti sbagli. Ho apprezzato davvero il tuo interessamento. Anzi, ci speravo.

Non sai quanto mi sia mancata la tua voce, Usagi.

Non sai quanto avrei voluto ancora perdermi nei tuoi occhi.

Non sai quanto avrei voluto ancora sentire il profumo alla vaniglia dei tuoi capelli…

La lettera della mamma mi ha aperto gli occhi.

È giusto che tu sappia cosa provo.

Non posso più nascondermi…

Sono seduto sul divano di casa e fisso il mio cellulare, indeciso se chiamarti o no.

Che faccio? Ti chiamo? Ti mando un messaggio?

Ok, Mamoru… È arrivato il momento.

Rubrica, Usagi, chiama.



Uno squillo… Due squilli… Tre squilli…




-"Pronto?..."

Respira profondamente, Mamoru…. E soprattutto, cerca di stare calmo…

-“Ciao, Usagi…” 

Note:

* = suffisso onorifico giapponese, sta ad indicare “zia

** = suffisso onorifico giapponese, sta ad indicare “zio”.

I miei pensieri:

Ok! :) Finalmente, Mamoru si decide… Il passato non si può cancellare e, a volte, ci aiuta a riflettere per evitare errori futuri. Sarà anche in questo caso? Mah! :)

Vi avevo detto che Mamoru sarebbe tornato presto… :) comunque, ora che vi ho svelato il vero motivo della partenza di Mamoru, spero non mi odierete più ;) :P :)

Anche perché, torna subito, dopo aver capito, grazie alla lettera di sua madre, che lei, essendo la cosa più importante, deve sapere la verità…

Buona notte a tutte! :)

A presto! :)

La vosra Manu ;)

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Capitolo 10
*** 21 Giugno ***


Capitolo 10 – 21 Giugno


19 Giugno (ore 23:47)

-“Pronto?”
-“Usagi…”

(Usagi) Mamo-chan. Sei tu. Che bello poter risentire la tua voce.
(Mamoru) La tua voce riesce sempre a mozzarmi il fiato. Ma che mi fai, Usagi?

- “Mamoru… Come stai?”
- “Bene, grazie…”

(Usagi) Ok. Il silenzio non è il mio passatempo preferito… Spero che non sia nemmeno il tuo.
(Mamoru) Odio il silenzio. Non sopporto l’ansia che porta.

-“… Volevo chiederti scusa per oggi pomeriggio!"

(Usagi) Chiedermi scusa? Per cosa, Mamo?
(Mamoru) Già… Potevo anche avvertirti che sarei tornato oggi a Tokyo…

-“Stavo guidando e non potevo rispondere. Mi dispiace. Tu come stai?”

(Usagi) Ah, ma certo! Beh, non è necessario, Mamo.
(Mamoru) Della serie: scuse banali per potermi giustificare.

-“Tranquillo! Non ti preoccupare… Io sto bene. Sei a casa adesso? Hai già fatto quello che dovevi fare?”

(Mamoru) Cosa faccio? Ti racconto tutto così, per telefono? Su due piedi? No no… Non è il modo adatto…
(Usagi) Che succede? Perché non rispondi? Mamo-chan, così mi spaventi.

-“…Mamoru? Ci sei ancora?”
-“Sì. Sì, scusami.”

(Mamoru) Scusami, Usagi. Ma se ti raccontassi tutto, non ci crederesti nemmeno tu.
(Usagi) Sembri strano, Mamo. Come se volessi fare tutto, tranne che parlare con me al telefono.

-“Sicuro di sentirti bene? Ti sento strano…”
-“Sì. Sì, scusa. Sono a casa. E tu?... Se posso chiedere…”
-“A casa. Non mi andava di uscire… Perché?”

(Usagi) Perché vuoi sapere se sono a casa? Ti preoccupi per me, Mamoru?
(Mamoru) Ecco, ora penserai che voglio impicciarmi dei fatti tuoi. Ora penserai che voglio sapere tutto di te, che sono geloso, che sono un maniaco. Oh Dio, chissà cosa starai pensando…

-“No, così. Pura curiosità…”

(Mamoru) Meno male. Mi sento sollevato nel sapere che sei a casa, al sicuro. Non sopporto l’idea di saperti in giro a quest’ora, Usako. Almeno, non quando non ci sono io nelle vicinanze, pronto in qualsiasi momento ad intervenire per proteggerti… Oh Dio, adesso Mamoru devi piantarla. Lei non è tua; vorresti che lo fosse, ma non lo è, perciò piantala di essere geloso. Non ne hai nessun diritto, per ora… Quindi, perché esserlo? Giusto? Giusto, Mamoru?
(Usagi) Non so se fidarmi del mio istinto, ma nella tua voce ho sentito qualcosa… Sarà stata, forse, felicità? Sollievo? Speranza? Oppure, semplicemente curiosità?

-“Sbaglio o eri tu quello che odiava i musi lunghi?”
-“Hai ragione. Scusami, sono solo un po’ sconvolto…”

(Usagi) Sconvolto? Perché? Che è successo?
Vorrei tanto che tu me ne parlassi, sai?
Vorrei tanto che mi confidassi un po’ dei tuoi pensieri… soltanto una minima parte. Non chiedo molto, dopotutto. O, forse, sì?
Certo che chiedo troppo! Non sono niente per te, o meglio, sono solo tua amica. Già, tua amica. Chissà per quanto riuscirò a coprire questo ruolo, per me, insignificante, ma allo stesso tempo così importante. Abbastanza importante da poterti stare accanto, in qualche modo.
(Mamoru) Aaahhh! Al diavolo la ragione. Come si fa a non essere gelosi di te, Usagi? Sei troppo preziosa per chi ti ha accanto. Come si fa a non essere gelosi della tua dolcezza, oltre che della tua bellezza? Non posso non esserlo.

-“… Ne vuoi parlare? Siamo amici. L’hai detto anche tu.”
-“Già, siamo amici. No… cioè, sì. Ma non ora. Non al telefono. Sono cose di cui preferisco parlare a quattrocchi…”

(Usagi) A quattrocchi? Cos’è successo di così sconvolgente? Hai incontrato qualcun’altra? Sei stato con qualcun’altra, Mamo-chan?
Ti prego, fa che non sia così. Sento la gelosia percorrermi tutte le arterie e tutte le vene… Le ultime sono dolorose, perché arrivano dritte al cuore. Mentre, le prime, sono ancora più dolorose, perché partono dal cuore. Non voglio che la gelosia prenda il sopravvento sui sentimenti che provo per te. Voglio rimanere lucida, ma ho anche la necessità di scoprire davvero cos'è successo, Mamo.

-“… E poi adesso è tardi. Anche se lo volessi, non mi permetterei di disturbarti solo per una storia lunga e noiosa, proprio a quest’ora…”

(Usagi) Una storia lunga e noiosa? Che significa, Mamoru? Tutto ciò che ti riguarda non è noia. È un piacere, per me, poter ascoltare le tue storie. A prescindere da ciò che riguardano. Credevo l’avessi capito…

-“… Che ne dici diresti di vederci, martedì?”
-“Mi dispiace, Mamoru. Mi piacerebbe, ma ho promesso a Minako che l’avrei accompagnata in giro per negozi, martedì. Facciamo domani o lunedì?”
-“Purtroppo domani devo studiare per un esame e lunedì devo sbrigare delle commissioni…”
-“Oh…”
-“Però… Promettimi che… Promettimi che ci sentiremo in questi giorni per rivederci. Ho bisogno di parlarti…”

(Usagi) È una mia impressione, o ci tieni davvero a vedermi? Cosa vuoi dirmi, Mamo-chan? È qualcosa di piacevole o spiacevole? Perché il tuo tono mi è sembrato così impaziente? Come se non vedessi l’ora di rivedermi…
Spero solo che non sia una delle mie solite illusioni.
In campo di sogni, sono una vera esperta. Peccato che non possa dire lo stesso dell’amore…
Quello, vorrei scoprirlo insieme a te, Mamo.
(Mamoru) Ti prego, Usako. Promettimelo. Ho bisogno di rivederti, di parlarti. Ho bisogno di tenerti al corrente. Hai il diritto di sapere perché me ne son andato così, all’improvviso..

-“D’accordo. Promesso.”

(Usagi) Come posso dirti di no? Mi sei sembrato così dolce, poco fa. Spero solo che le mie speranze si materializzino. Credimi, Mamo-chan. Sei l’unico regalo di compleanno che vorrei ricevere. Solo tu. Solo io. Solo noi. Nient’altro.
(Mamoru) L’hai promesso, Usako. Non potevi farmi un regalo più bello. Grazie…

-“Ok… Allora… Buona notte, Usagi.”
-“Buona notte, Mamoru.”

(Mamoru) Vorrei tanto non doverti lasciare. Vorrei continuare a parlare con te tutta la notte. Vorrei stare qui a parlare con te tutto il tempo che vorrai, mia piccola Usagi. Ma è tardi. Preferisco lasciarti riposare, anche se mi costa molto questa rinuncia.
Stringo forte il mio cellulare nel mio pugno, come se il tuo ricordo ancora fresco fosse intrappolato nel palmo della mano.
Sogni d’oro, Usako…
(Usagi)Faccio fatica a staccare il cellulare. Vorrei non doverlo fare. Credo che, grazie alla tua telefonata, non dormirò più, stanotte. Avrò la mente e il cuore troppo impegnati a pensarti.
Stringo forte al mio petto il cellulare, come se una parte di te fosse ancora qui con me e la stessi stringendo forte…
Sarà meglio che vada a dormire.
Sogni d’oro, Mamo-chan.


21 Giugno (pomeriggio) – lei


-“Mina-chan, quanti negozi dobbiamo ancora perlustrare? Sono due ore che camminiamo, comincio ad essere stanca!”
-“Oh, andiamo, Usa-chan! Non sarai di certo così stanca! E poi non ho ancora trovato il vestito!”
-“Uffa! Ti vuoi decidere a scegliere questo maledetto vestito?”
-“Usa-chan, guarda che scegliere un vestito non è semplice! Devi verificarne il tessuto, devi accertarti che il colore e il taglio si abbinino perfettamente ai tuoi caratteri, per non parlare della borsa e delle scarpe da abbinarci…”

Ascoltare i discorsi sulla moda che fa Minako diventa sempre fastidioso dopo i primi dieci secondi. Non la sopporto quando parla di moda. Che sarà mai scegliere un vestito? Non sarà certo la fine del mondo, no?
Ok, devi stare attenta al colore. Non puoi permetterti di andare ad un funerale vestita di giallo canarino… Ma non puoi nemmeno ridurti in schiavitù per un vestito che metterai quante volte? Due o tre in tutta la tua vita? Uff… Negozio numero sette: perdonami in anticipo per la cliente che sta entrando insieme a me…

-“… E vogliamo anche considerare gli accessori? Un ciondolo blu elettrico stona con un rosa confetto… e la pettinatura? Ogni vestito ha la sua pettinatura; un tubino sta bene con i capelli raccolti, ma con i capelli sciolti è tutta un’altra storia. Per un longuette, invece, è più indifferente…”
-“Insomma, Minako. Basta! Cosa cerchi esattamente? Hai provato ventisette vestiti! Dico, ventisette! Li ho contati!”
-“Non essere ridicola, Usa-chan. Ne saranno stati sì e no un paio! Ad ogni modo… Perché non dai un’occhiata anche tu?”
-“Scherzi? Perché mai dovrei?”
-“Perché te lo meriti! Tutte le ragazze meritano di sentirsi belle e mostrare anche agli altri la loro bellezza. E, a volte, un vestito è sufficiente perché questo accada!”
-“Fammi capire, mi stai dando dello sgorbio, Mina-chan?”
-“Ma no! Che dici? Hai frainteso le mie parole! Intendevo dire che la tua bellezza potrebbe essere messa in risalto con un semplice vestito. E poi, così hai qualcosa da mettere nel caso in cui dovesse presentarsi un’occasione…”

Che intendi dire, Mina-chan? Quale occasione? Oh no, ora stai per dirmi che hai organizzato un’altra delle tue uscite a quattro con Yaten e Seiya…

-“Un’occasione?”
-“Sì! Arriva sempre quando meno te lo aspetti… Uh, bello questo!”

Vorrei sapere da dove le prendi tutte queste energie, Minako. Sarà il tuo amore per Yaten? Dovresti vedere la tua faccia ogni volta che vedi un vestito che ti piace. Ormai le conosco tutte. So riconoscere quale vestito ti piace, quale no e quale, invece, non sapresti dire con certezza. Perché, come dici tu, a volte il vestito devi vedertelo addosso per poterlo giudicare al meglio.
Ecco che entri di nuovo nel camerino, intenta a provarti questo vestito rosso fuoco.

-“Mina-chan. Solo una domanda: a cosa ti serve un altro vestito?”
-“Te l’ho detto! Sono stata invitata insieme a mia madre ad una festa, da una sua collega.”
-“E perché non c’è tua madre qui con te, adesso?”
-“Perché volevo il tuo di parere, non il suo. E poi, mi andava di passare un pomeriggio di shopping sfrenato con la mia migliore amica. Non posso?”

La tua affermazione mi fa sorridere, Mina-chan. Sei la migliore amica che si possa mai desiderare. Sai sempre come far sentire importanti le persone che ami.

-“Certo che puoi… Altra domanda…”
-“Usa-chan, te l’hanno mai detto che fai troppe domande?... Come sto?”

Il rumore della tendina del camerino mi fa voltare nella sua direzione.
Sei stupenda, amica mia. Yaten è un vero stupido. Non sa che sarebbe un ragazzo fortunato, se solo si decidesse a darti qualche certezza.

-“Allora? Usa-chan, sto aspettando!”
-“Sei… Sei da mozzare il fiato, Mina-chan!”
-“Davvero?”
-“Certo!”
-“Grazie!”
-“Prego!”
-“Però non ne sono ancora convinta…”

Ecco! Tanto per cambiare. Anch’io non sono ancora convinta. Vorrei poterti dire di Mamoru, Minako… Ma non so se sia una buona idea.
Dopotutto, voi sapete che ci odiamo. Non sapete del rapporto che si sta creando tra noi due… Certo, non è il rapporto che speravo avessimo, ma a me sta bene così…
Dovrebbero darti una medaglia d’oro per la velocità con cui ti cambi vestito! Solo trenta secondi fa avevi quel vestito rosso, mentre, ora hai di nuovo la divisa addosso. Ma come fai?

-“Carino questo! Dai, provatelo! La taglia dovrebbe essere quella giusta.”
-“Co-come scusa?”
-“Sì! Il bianco è decisamente in tuo colore… E poi guarda, ha una tonalità sull’avorio, e questa fascia dorata sotto il seno è divina… Si intona con il biondo dei tuoi capelli e l’azzurro dei tuoi occhi. Unica pecca: l’acconciatura. Dovresti tenerli sciolti.”

Santo cielo, Minako. Sembri più esperta di quelle della tv! Ok, mi fido!

-“D’accordo. Anche se non credo che mi stia bene addosso.”
-“Io non sbaglio mai riguardo all’abbigliamento!... o meglio, quasi mai!”
Chiudo la tendina del camerino e appoggio su di me il vestito, guardandomi allo specchio. Forse non hai tutti i torti. È davvero bello.

-“Usagi…”
-“Cosa?”
-“È vero che hai rivelato a Mamoru la tua data di nascita?”
-“Perché me lo chiedi?”
-“Perché è stato lui a dirmelo…”

Lui? E quando, scusa? Forse si saranno incontrati… Sì ma, come sono finiti a parlare del mio compleanno?

-“Beh… Sì. È andata così.”
-“Non sapevo foste così in confidenza…”
-“Beh, ecco… Vedi… Stiamo cercando di avere un rapporto di amicizia.”
-“Ah ecco. Quindi, ora siete amici.”
-“Esattamente. Siamo amici.”
-“Solo amici…”
-“Già…”
-“Niente di più e niente di meno…”
-“Proprio così…”
-“E dimmi, Usagi… Da quando io avrei scritto sulla fronte “Sono una stupida!”?”
-“Cosa?”
-“Credi davvero che me la beva? Voi due non potete essere amici. Vi odiate. Il vostro è un odio reciproco… A meno che…”

Conosco quel tono. Il tuo tono. E non mi piace…

-“A meno che… Cosa?”
-“A meno che tu non rifiuti Seiya per amor suo!”
-“Co-cosa? Minako, sei impazzita? Non capisco…”
-“Oh, andiamo, Usagi. Guarda che l’ho capito benissimo che ti piace. E anche tanto!”
-“Ma che dici? Tu sei tutta matta.”
-“Sì sì. Certo, come no. Piuttosto, hai finito?”

-"Sì… Eccomi. Come sto?”
-“Oh mio Dio!”
-“Bene, e nella lingua dei vestiti è tradotto?”
-“La traduzione è: sei… Tremendamente… Semplicemente… Sei una visione!”
-“Davvero? Lo prendo? Che ne dici?”
-“Dico che dovresti andare a casa sua vestita così!”
-“A casa di chi?”
-“Come di chi, Usa-chan? Di Mamoru! Mi sembra ovvio!”
-“Mina-chan! Ok, ok. Messaggio ricevuto.”

-"Dai, ormai devi solo ammetterlo a te stessa. E poi, secondo me, lui è interessato.”
-“Dici? No, secondo me, lui vuole solo essere amici.”
-“Allora lo ammetti!”
-“Sì, lo ammetto! Ma tu dovrai essere una tomba, altrimenti ti farò diventare il cadavere da metterci dentro!”
-“Prometto che manterrò il segreto!”
-“Bene. Ora sbrighiamoci e pensiamo al tuo vestito…”
-“Non serve. Metterò qualcosa che ho già!”
-“Ma come? Eravamo venute apposta per te!”
-“Lo so, ma non c’è niente che mi interessi davvero.”
-“E il vestito rosso? Che fine ha fatto?... dì la verità… l’hai fatto per me.”
-“Cosa? No! No, no. Dai, andiamo, altrimenti non studieremo mai!”
-“Va bene. Farò finta di crederti. Comunque… Grazie Mina-chan!”

Non posso fare altro che abbracciarti, mentre ci avviamo verso la cassa, e dirti “Grazie”, Minako. Se non ci fossi tu su questo mondo, pagherei il migliore degli scienziati per poterti creare!

-“È stato un piacere. Su, andiamo ora. Ho ancora una cosa da fare.”
-“Vuoi che ti aiuti?”
-“No! No, no! Tranquilla! Tu và pure a casa.”
-“Sei sicura? Davvero, potrei…”
-“No, sta tranquilla.”
-“Allora, a domani.”
-“A domani.”
Mi incammino verso casa, chiedendomi il perché di così tanta ostinazione nel voler farmi prendere questo vestito. Devo ammettere che è davvero molto bello. Ma perché hai voluto che lo prendessi? Sì, sei un’esperta in fatto in moda. Ma chissà quando potrò sfoggiare questo meraviglioso abito! Magari, potrò farlo per te, Mamo…


(Davanti al negozio di abbigliamento)
-“Sì… Sì, Mako-chan. Adesso arrivo!... Ero con Usagi. Abbiamo preso un vestito stupendo… Comunque, dammi al massimo dieci minuti e sono lì.”


I miei pensieri:


Premessa: anche se tu odi queste cose, questo capitolo è dedicato a te, alla mia compagna di figure di m****, alla mia compagna di verifiche ;) (il nostro famoso detto “chi fa da sé, prende tre!”), alla mia compagna di risate, alla mia compagna di pianti (anche se è da un anno che non piango!), alla mia compagna di viaggi, alla mia compagna di sogni, alla mia compagna di Maturità, alla mia compagna di Università (si spera!), semplicemente, alla mia compagna di banco. A te, Fra. Anche se non sei iscritta a questo sito, anche se non sopporti quando ti parlo di Sailor Moon (ti ho fatto una testa così! XD), anche se siamo così diverse, ma in fondo, così uguali, questo è per te.

Eccomi! Sono tornata! Purtroppo ho dovuto dichiarare il decesso del mio vecchio pc. Ora mi tocca solo chiamare il parroco per la cerimonia funebre! XD Ahahahahahahahah!
A parte gli scherzi… Torniamo alla storia…
Mamoru è tornato e il suo primo pensiero, ovviamente, è stato Usagi.
Usagi, nel frattempo, è uscita con Minako, la quale, da buona migliore amica cerca di dedicarle più tempo possibile, e comprende i suoi sentimenti verso Mamoru.
Ora vi lascio, devo ancora preparare lo zaino, domani si va in piscina! :)

Un abbraccio forte a tutte.
La vostra Manu ;)

P.S. La parte con la scena del negozio e della descrizione dei dettagli sui vestiti e le loro caratteristiche, quella è vera! Io e la mia amica Francesca abbiamo vissuto un’esperienza simile a quella di Minako ed Usagi! (era lei Minako, ed io Usagi, in quella occasione) XD

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Capitolo 11
*** 22 Giugno ***


Capitolo 11 – 22 Giugno
 

 
22 Giugno (pomeriggio) – lui
 
È da sabato sera che non ti sento, Usako. Non ci sei qui al Crown, e tutta la gente presente sembra non interessarsi alla tua assenza. Mancano otto giorni al tuo compleanno. Vorrei farti un regalo speciale. Un regalo solo mio, oltre quello che ti faremo io, Motoki e le ragazze. Un indumento? No, non ti ho vista molte volte vestita con qualcosa che non fosse la tua divisa scolastica, perciò non posso sapere cosa ti possa piacere e cosa no. Un libro? Mmhh… No, dubito che ti piaccia leggere qualcosa che non siano dei manga. Un film? Eh… L’idea non è male, ma di quale genere?
Cosa faccio? Cosa posso regalarti, Usagi? Vorrei poterti regalare qualcosa che tu non potrai mai dimenticare… Qualcosa che ti possa piacere. Qualcosa che mi aiuti a conquistarti. Qualcosa che riesca a farti capire cosa provo davvero per te.
Vediamo… Ma sì! Certo. Perché non ci ho pensato prima?
 
Percorro questa via del centro di Tokyo. Non mi rendo conto di quanto sia caotica questa immensa città.
A quest’ora starai tornando a casa da scuola, Usagi. Mi piacerebbe venirti a prendere, ogni tanto e riaccompagnarti io, oppure andare in giro per la città e parlare con te.
Scommetto che se fossi qui con me, adesso, rimarresti incollata alle vetrine dei negozi, conoscendoti.
Adoro la tua curiosità, la tua ingenuità, la tua allegria. Sei tu che rendi più belli e più allegri i miei giorni e la mia vita.
Se non ti avessi incontrata, a quest’ora sarei ancora un orso, un ragazzo freddo, incapace di provare sentimenti. È grazie a te se ho scoperto di poter amare qualcuno. È grazie a te se ho scoperto che la vita non ti offre solo cose brutte, negative, ma ti offre anche ottimismo, sorriso, gioia. Quello che mi offri tu.
 
Ecco. Forse qui ho trovato il regalo giusto per te. Sì, credo di aver fatto un’ottima scelta… Credo che sia il regalo perfetto.
Ok, Mamoru. Respira. Entri, chiedi e lo acquisti. Non è difficile, vero? E allora perché sono così nervoso nel comprarglielo?
 
-“Ciao, Mamoru!”
 
Conosco questa voce. Ho paura a voltarmi…
 
-“Minako! Makoto! Che ci fate qui?”
 
Oh, cavoli. Questa non ci voleva. E ora cosa dico?
 
-“Sai potremmo farti la stessa domanda…”
 
La voce di Makoto inizia a preoccuparmi. Ha uno strano tono sospettoso.
 
-“Sono venuto a prendere… Sono venuto per delle commissioni…”
-“Mmhh… Interessante, hai bisogno di un aiuto, vero? Meno male che ci hai incontrate!”
-“Ma certo! Vi ringrazio, ragazze, ma non ce n’è bisogno! Davvero!”
-“Ma noi insistiamo!”
 
Ok. Quello sguardo minatorio non mi piace. Meglio se le do ascolto. Ecco, posso dire addio al regalo per Usagi.
Minako non mi ha proposto di venire con me. Me l’ha imposto, il che è decisamente differente.
 
-“Allora, Mamoru… Che commissioni devi sbrigare?”
 
Makoto sembra decisa e determinata nel pormi questa domanda. Potrei dire la verità… Magari potrebbero aiutarmi. E se, invece, mi diranno la verità? Una verità che mi farà solo male? Una realtà nella quale Usagi non prova alcun tipo di sentimento nei miei confronti?
 
-“Mamoru?”
-“… Sì, scusami. Dovevo prendere una cosa.”
-“Una cosa cosa?”
-“Una cosa, Minako. Una semplice cosuccia. Una cosa da niente. Solo che è un tantino personale. Non è che potreste, per favore, rimanere qui?”
-“Come vuoi, Mamoru…”
 
Minako sta per rispondere quando, Makoto, risponde per entrambe.
Meno male. Posso andare tranquillo, allora.
 
-“Solo una domanda…”
 
Ecco. Come non detto… Makoto non molla di certo la presa.
 
-“È per Usagi, vero?”
 
Colpito e affondato. Come avete fatto a capirlo?
 
-“Co-cosa?”
-“E dai, Mamoru. L’abbiamo capito che ti interessa, e anche parecchio, direi.”
 
Minako sembra stia parlando di una cosa ormai risaputa, come e tutti si fossero accorti del sentimento che provo nei confronti di Usako.
 
-“Come… Come avete fatto a…”
-“A capirlo? Mamoru, siamo pur sempre delle ragazze. Certe cose ce le sentiamo. Motoki ce l’ha confermato. E poi, ultimamente, il tuo comportamento nei confronti di Usagi era alquanto bizzarro!”
 
Makoto finisce la mia domanda prima che me ne accorga e, subito dopo, mi fornisce anche la risposta. Possibile che tutte si siano accorte di tutto, tranne Usagi? Allora, questo significa che per Usagi non sono nient’altro che un amico?
Istintivamente, chiudo gli occhi, abbasso la testa, inspiro, la rialzo ed espiro, aprendo di nuovo gli occhi.
 
-“Siete venute qui a dirmi che è tutto inutile, vero?”
 
Dai, ormai, l’ho capito. Ditemelo. Toglietemi questo dubbio. Toglietemi quest’altro dente.
Proprio ora che avevo trovato il coraggio e la speranza…
 
-“Che intenzioni hai con lei?”
 
Cosa? Chiedete voi a me su che intenzioni ho con Usagi? Che razza di domanda è? Io amo Usagi. Voglio solo lei. Voglio stare con lei, poterla amare alla luce del sole, senza paura di stare male, senza aver paura di poterla deludere. Non la voglio deludere, e sono sicuro che non accadrebbe mai, se solo lei mi desse una possibilità.
 
-“Cosa vuoi sapere?”
-“Esattamente ciò che ti ho chiesto… Quanto tieni a lei?”
 
Mamoru, ora o mai più. Dì loro che non dormi la notte per lei e che, se dormi, la sogni ogni volta. Dì loro che quella volta, al Crown, bruciavi di gelosia solo perché lei era seduto a fianco a quel suo compagno di classe. Dì loro di quanto sia stato difficile per te partire senza poterla nemmeno incontrare per caso. Dì loro quanto sia stato bello il vostro abbraccio. Di quanto avresti voluto che non finisse mai.  Di quanto avresti voluto riceverne altri come quello. Di quanto vorresti riceverne.
 
No. Non posso dir loro tutte queste cose. Perché tutto questo riguardo solo me e Usagi. Riguarda solo me e lei. Non è giusto che loro sappiano prima di lei.
 
-“Allora? Che fai? Non rispondi?”
 
Non voglio rispondere con le parole, ma con il cuore.
Per questo guardo prima Minako negli occhi, poi in quelli di Makoto e dico:
 
-“Moltissimo. Ci tengo davvero moltissimo.”
-“Allora è vero che non la odi. Io lo sapevo. L’ho sempre saputo. Dai, vai. Entra. E ricorda: una parola sbagliata e ti ritroverai a dover cambiare Stato!”
-“Mina-chan, non esagerare. Al massimo se la vedrà con la sottoscritta. Vero, Mamoru?”
 
Minako non è brava con le minacce. Ha un viso troppo buffo e simpatico. Makoto, invece… Ecco, lei, invece, mi fa paura. Lei sarebbe capace di picchiare un ragazzo, se questo fa soffrire una delle sue migliori amiche.
 
-“Grazie, ragazze.”
-“Forza, che fai qui impalato? Entra! Il regalo di Usa-chan aspetta solo te!”
-“Vado, allora. A presto, e… Grazie ancora.”
 
Entrambe mi sorridono soddisfatte. Si voltano e riprendono la loro strada felici di aver sentito quanto tenga ad Usagi.
 
Ecco. Ora devo solo farmi coraggio, calmarmi ed entrare nel negozio…
 
 
22 Giugno (pomeriggio) – lei
 
Che caldo. Aiutare Rei al santuario mi fa piacere, sempre. Ma con questo caldo, sinceramente, non è il massimo. 22 Giugno. Oggi è il 22 Giugno. Ancora otto giorni e compirò diciotto anni. Già diciotto. Sembra ieri che andavo ancora alle medie, e ora sto per finire il liceo. Mancano pochi giorni anche alla cerimonia dei diplomi. La tradizione vuole che ogni ragazza vada a chiedere il secondo bottone della giacca del ragazzo di cui sono innamorate, e ogni ragazzo, invece, vada a donare il secondo bottone della sua giacca alla ragazza di cui sono innamorati. Vorrei tanto poterlo chiedere a te, Mamo-chan, il tuo bottone. Ieri, Minako è stata proprio folle nel convincermi a comprare quel vestito… Beh, io però non sono da meno.
Se non avessi seguito il suo consiglio, me ne sarei pentita, lo so già.
Ho fatto bene a seguire il suo suggerimento. Sì, forse è stato un po’ azzardato.
 
-“E poi, così hai qualcosa da mettere nel caso in cui dovesse presentarsi un’occasione…”
-“Un’occasione?”
-“Sì! Arriva sempre quando meno te lo aspetti… Uh, bello questo!”
 
Mi chiedo solo a cosa si riferisse.
Mah… Non credo che metterò quel vestito alla cerimonia dei diplomi.
È troppo elegante, ma allo stesso tempo, troppo stravagante per una cerimonia così formale.
 
Però, potrei organizzare una festa, invitare tutti: Motoki, le ragazze, Mamoru… Ecco. Mamoru. Bel punto interrogativo…
Cosa faccio con lui? Gli dico tutto? Ormai, credo che abbia capito che mi interessa… O forse, invece, no?
Dio, ma perché è così difficile esternare i propri sentimenti in modo così esplicito?
Finisco sempre col pensare a lui. Soprattutto in questo parco… Ormai è il nostro posto.
Un momento… Parli del diavolo…
 
 
-“Mamoru… Mamoru! Mamoru!”
 
 
(Usagi) Possibile che tu sia un telepatico? Appena mi ritrovo a pensare a te, tu, come per magia, spunti dal nulla, così, all’improvviso.
(Mamoru) Usako. È la tua voce. Mi giro nella sua direzione. Eccoti. Bellissima come sempre, nella tua divisa da liceale. Stai correndo verso di me. Sei una visione. I fiori delle aiuole, poste al tuo fianco, ti donano un bellissimo sfondo. Quanto sei bella, Usagi.
 
-“Usagi! Ti credevo a casa già da un pezzo, ormai.”
-“Sì, è che… Stavo aiutando Rei… La stavo aiutando con il santuario.”
 
(Mamoru) Il tuo bellissimo rossore del viso ti ha raggiunto, insieme all’affanno. Prendi fiato, Usagi. Non scappo…
(Usagi) Respira, Usagi. Ok, il cuore ti batte all’impazzata. Colpa della corsa? Può essere, ma la colpa non è solo della corsa... La causa è ben più segreta…
 
-“Piano, piano. Tranquilla. Non devo scappare da nessuna parte. Prendi pure fiato.”
 
(Usagi) Dio, quanto adoro quando mi rassicuri, Mamo. Non scappi? Sei sicuro? Lo spero, sai?
(Mamoru) Sorridiamo insieme. Apparentemente, sembriamo in sintonia. Lo saremo davvero?
 
-“Sai, Usagi, ci speravo ad incontrarti.”
-“Davvero?”
-“Sì…”
-“Anch’io…”
 
(Mamoru) Anche tu? E per quale motivo? Sicuramente il tuo sarà diverso dal mio. Perché volevi vedermi, Usagi?
(Usagi) Volevi vedermi, Mamo. Chissà perché… C’entra forse la telefonata dell’altra sera?
 
-“… Anche se non ho mantenuto la promessa dell’altra sera.”
-“Non importa. In fondo, neanche io l’ho mantenuta. Dai, facciamo due passi. Ti va?”
 
(Usagi) Annuisco. Il mio sorriso parla per me.
(Mamoru) È bello poter rivedere il tuo sorriso, Usako. Mi è mancato molto.
 
-“Come va?”
-“Bene, grazie. Hai visto? Sono tornato subito.”
-“Sì, ho visto. Hai fatto presto…”
-“Già…
 
(Mamoru) Avanti, Mamoru. Adesso o mai più.
 
-“… Mi mancavano le nostre passeggiate…”
 
(Usagi) Ti sono davvero mancate, Mamoru?
(Mamoru) Bravo. Continua così. Calmo, mi raccomando.
 
-“Mi sei mancata tu…”
 
(Mamoru) Guardo il tuo splendido viso mentre pronuncio queste parole. Per un attimo, mi è sembrato che tu sia rimasta pietrificata. Non andare via, ti prego. Non voglio spaventarti. Voglio solo amarti.
(Usagi) Ci sono volte, in cui la perdita di un battito fa male, altre invece, che sono piacevoli. Questa è una di quelle. Mi giro di scatto al suono di queste parole. Forse non ho sentito bene…
 
-“C-che… Che cosa?”
 
(Mamoru) Ti ho spaventata, vero? Mi stai guardando come una dolce, stupenda, meravigliosa bambina impaurita. Ora avrai paura di me. Ti prego, non devi averne, Usako.
(Usagi) È un sogno. È un sogno, Usagi. Soltanto un sogno, un bellissimo, dolce, meraviglioso sogno. Ora, però, devi svegliarti, altrimenti farai tardi a scuola.
 
-“Ho detto che mi sei mancata…”
 
(Usagi) Ok, Usagi. Respira. Te l’ha detto davvero. Te l’ha detto lui. Lui. Mamoru. Mamoru Chiba.
(Mamoru) Che cos’hai, Usako? Ti ho forse turbata? Non mi piacciono le pause troppo lunghe.
 
-“Dav… Davvero, Mamoru?”
 
(Mamoru) È una cosa così assurda, Usagi?
(Usagi) Ti prego, ridimmelo. Ho bisogno di sentirmelo dire di nuovo.
 
-“Sì, Usagi. Davvero… Mi sei mancata davvero.”
-“Oh…”
 
(Usagi) Calmati. Cerca di rilassarti, prendi coraggio e digli tutto. È giusto così.
(Mamoru) Ecco, lo sapevo. Non avrei dovuto ditelo. Avrei dovuto tenerti tutto per me. Dovevo immaginarlo che sarebbe andata così.

-“… A dir la verità… Anche tu.”
 
(Mamoru) Anch’io ti sono mancato? Ti prego, Usagi. Dimmi che è così.
 
-“Anch’io cosa?”
-“Anche tu mi sei mancato.”
 
(Usagi) Brava, Usagi. Bravissima. Continua a mantenere la calma. Andrà tutto bene.
(Mamoru) Non ci credo. È forse un sogno? Sto dormendo, vero? Sto sognando tutto. Non è possibile che tu mi stia dicendo questo.
 
-“Sul serio?”
-“Sul serio.”
 
(Mamoru) Non sai quanto ciò mi rende felice, Usako.
(Usagi) Sembri incredulo, Mamo-chan.
 
-“Posso accompagnarti a casa?”
-“Va bene.”
 
(Usagi) Mamo, non sai quanto tu mi abbia reso felice. Potrei toccare il cielo con un dito, in questo momento.
(Mamoru) Sono così felice. Non posso crederci. Mamoru, sta calmo. Cerca di mostrarti il più rilassato possibile. L’hai già accompagnata a casa. Più di una volta. Ok, la prima volta, forse, non l’hai accompagnata fino sotto casa. Ma la seconda sì… Un momento. Ho il terrore che possa…
 
-“Tuo padre non è a casa, vero?”
-“No, sta tranquillo.”
 
(Mamoru) La tua risposta è divertita, ma vorrei vedere te nei miei panni.
(Usagi) Hai così paura di papà, Mamo?
 
-“Allora? Volevi parlarmi, l’altra sera. Che volevi dirmi?”
-“Che… Che mi sei mancata…”
-“E nient’altro?”
-“Cioè?”
-“Ti ho sentito sconvolto, l’altra sera.”
-“Beh… Sì, in effetti, ci sarebbe dell’altro… Ma non mi va di parlarne adesso. Facciamo la prossima volta?”
-“Mmh… E quando sarebbe la prossima volta?”
-“Quando vuoi…”
 
(Usagi) Sai che potrei prenderti sulla parola?
(Mamoru) Ti prego, Usagi.  Continua a permettermi di starti accanto, di vederti, di frequentarti.
 
-“… Come sta Runa?”
-“Ti ricordi di lei?”
-“Cosa ti dissi qualche tempo fa? Che io…”
-“… Ricordi tutto!”
 
(Usagi) Riesci a farmi ridere. Mi piaci anche per questo. Mi piace questa bellissima sensazione. Mi sento così serena, quando sono con te, Mamo-chan. Ti prego, non smettere mai di farmi sentire così.
(Mamoru) È bello vederti felice. Vorrei poterti vedere così in ogni momento.
 
-“Comunque, sta bene. Grazie!”
-“E la sua padroncina? Che novità mi porta? Altre insufficienze?”
-“No! Stranamente, no. Ultimamente mi sto impegnando, sai?”
-“Bene! Sono contento. Lo vedi che, quando ti ci metti, sai essere anche brava a scuola?”
 
(Usagi) Un altro complimento. Ma cosa ci sta succedendo, Mamo-chan? Sembriamo diversi. Prima non facevamo altro che darci addosso. Adesso, invece, non vediamo l’ora di vederci. Non è che ci stiamo innamorando del tutto entrambi? O meglio, tu, ti stai innamorando di me?
(Mamoru) Un altro sorriso. Sai che non resisto, se mi sorridi così? Sei un veleno. Un buonissimo, bellissimo, dolcissimo veleno. Stai forse innamorandoti, anche tu, di me?
Mi rigiro prima che tu te ne accorga, e guardo verso le aiuole. Quella rosa bianca sembra sbocciata apposta per te. Devo assolutamente prenderla.
 
-“Che fai?”
-“Aspetta. Ecco. Tieni…”
 
(Usagi) Una rosa. Hai preso una rosa. Per me. L’hai fatto davvero?
(Mamoru) Accettala, ti prego.
 
-“Ma è un rosa…”
-“Sì.”
-“Una rosa bianca.”
-“Sai cosa significa?”
-“Sì. Significa: purezza.”
-“Esatto. Ma significa anche: silenzio, segretezza…”
 
(Mamoru) Amore puro, innocenza, fedeltà. Tutto ciò che mi viene in mente, se penso a te, Usagi.
 (Usagi) Segretezza? Silenzio? Cosa stai cercando di dirmi, Mamo-chan?
 
-“Mia madre era una patita per i fiori, sai?”
-“Davvero? Anche mia madre ha il pollice verde.”
-“Wow! Altra cosa in comune.”
 
(Usagi) Già. Mamo-chan, se continui così, finirai col farmi svenire. Mi tremano le gambe come se stessi avendo le convulsioni. Non riesco a stare calma quando sono con te. Come il vento che causa agitazione al mare, mandandolo in tempesta… io sono il mare e tu il mio vento.
(Mamoru) Mi sento come un uragano, Usako. Non vedo l’ora di dirti tutto. Prometto che la prossima volta ti dirò tutto. Ora voglio solo goderti. Voglio solo essere sereno, insieme a te. Anche se so che durerà ancora per poco. Stiamo per lasciarci, ormai…
 
-“Posso farti una domanda, Mamoru?”
-“Certo…”
-“Come si chiamava?”
-“Mia madre? Yumi…”
 
 
(Usagi) Hai cambiato espressione. Ti fa ancora molto male parlare di lei, non è vero? Meglio se cambio discorso…
(Mamoru) Giusto. Tu non sapevi nemmeno come si chiamasse. Nonostante mi faccia ancora male, mi fa piacere renderti partecipe della mia vita. È come se ti sentissi ancora più vicina.
 
-“… E l’Università? Come sta andando?”
-“Bene! A breve dovrei iniziare il tirocinio da specializzando… e tu? Cosa farai dopo?”
-“Dopo il diploma intendi?... Non lo so ancora…”
-“Ancora non lo sai?”
 
(Usagi) Nego con la testa. Sono sicura che ora mi farai uno dei tuoi rimproveri.
(Mamoru) Mmhh… Beh, è comprensibile.
 
-“Ti capisco. È difficile scegliere.”
 
(Usagi) Cosa? Nessuna ramanzina?
 
-“Anche a me venne un dubbio, durane l’ultimo anno.”
-“E come hai capito che dovevi andare a Medicina?”
-“… Quando ero piccolo, mia madre mi portava sempre a trovare papà in ospedale. Era un chirurgo anche lui.”
 
(Usagi) Oh, Mamo-chan. Perdonami.
(Mamoru) Respira, Mamoru. Prima o poi dovevi dirglielo.
 
-“… È bello che tu segua le orme di tuo padre. Io non so se sarei una brava giornalista come papà.”
-“Ti piace scrivere?”
-“Molto. Solo che ho sempre preferito poltrire…”
-“Immagino. Hai mai pensato di laurearti in giornalismo?”
-“Ora che mi ci fai pensare, no.”
-“Pensaci. Non è una cattiva idea.”
 
(Usagi) Grazie per la tua fiducia, Mamo-chan. Significa molto per me. Ecco. Siamo arrivati. Arriviamo a casa sempre sul più bello. Non è giusto.
(Mamoru) Dovresti essere più sicura di te, Usako. Ecco. Proprio adesso che ci stavamo sciogliendo un po’ di più, dobbiamo lasciarci. Succede sempre così. Sarà destino?
 
-“Grazie per il consiglio…”
-“È stato un piacere.”
-“Allora…”
-“… Ci vediamo domani?”
-“D’accordo. Facciamo sempre al parco?”
-“Al parco.”
-“Grazie… Per il consiglio, per la rosa, per tutto…”
-“Te l’ho detto. Per me è un piacere.”
-“Allora, a domani, Mamoru…”
 
(Usagi) Mi giro verso il cancello di casa mia quando, ad un tratto…
 
-“Usagi…”
 
(Mamoru) Non posso lasciarti così, senza averti prima dato un’ultima cosa.
(Usagi) Sento il tuo braccio cingermi la vita. Mi stai abbracciando, Mamo-chan?
(Mamoru) Scusami, ma ne avevo bisogno. Desideravo con tutto me stesso questo abbraccio.
(Usagi) Ti prego, Mamo. Continua a stringermi. Non chiedevo altro.
(Mamoru) Vorrei non doverti lasciare mai, la mia presa parla per me.
(Usagi) Basta essere razionali. Ti stringo anch’io. Lo voglio anch’io. Ne ho bisogno.
(Mamoru) Riesco a sentire il tuo dolcissimo profumo. Il tuo profumo alla vaniglia. Vorrei che rimanesse impregnato nei miei vestiti per l’eternità.
(Usagi) Devo proprio andare, Mamo. Perdonami… Un’ultima stretta e ti lascio.
(Mamoru) So che tra poco dovrai lasciarmi. Ho bisogno di stringerti ancora.
(Usagi) Ancora un’altra stretta. Com’è difficile lasciarti, Mamo.
(Mamoru) Devo lasciarti, anche se non lo vorrei. L’ultima stretta e poi questo…
(Usagi) Sento che ci stiamo lasciando nello stesso momento. Sembriamo leggerci nel pensiero, fino a quando sento il leggero tocco delle tue labbra sfiorarmi la fronte.
 
-“A domani, Usagi.”
-“A domani, Mamoru.”
 
 
 
 
 
 
 

I miei pensieri:
 
Eccoci qui con l’undicesimo capitolo! :) Finalmente ho dato una svolta alla loro storia…
Mamoru ha fatto il primo passo, incoraggiato anche da Minako e Makoto. Usagi non si è tirata indietro e, come Mamoru, si fa avanti. Spero di avervi soddisfatto!
Nel frattempo…
Vi auguro una buona notte e tanti sogni dolci!
 
Un abbraccio.
 
La vostra Manu ;)
  

 

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Capitolo 12
*** 23 Giugno ***


Capitolo 12 – 23 Giugno
 
 
22 Giugno (22:14) – lui
 
Usako, oggi avrei voluto non finisse mai. Speravo in un nostro incontro, in una nostra conversazione, in un nostro abbraccio. E, come per magia, tutto questo si è avverato. Ti sembrerà stupido, ma spero che quella rosa bianca sia, per te, un oggetto prezioso. Un tesoro da custodire, da proteggere da occhi indiscreti, come quelli di tuo padre.
Oggi, finalmente, ho scoperto che può esistere un noi, che il mio desiderio può essere esaudito. Non sai quanto questo mi abbia reso felice, Usako.
Vorrei che le mie paure svaniscano tutte d’un colpo, dopo oggi pomeriggio, ma mi rendo conto che, effettivamente, c’è bisogno di tempo. Ancora un po’ di tempo, e forse potrò viverti come ho sempre desiderato viverti.
Scommetto che ora starai già dormendo, ma non riesco a resistere. Ho una maledetta voglia di sentirti. La tentazione di chiamarti è fortissima, come quella di oggi pomeriggio di stringerti. Forse, adesso, è un po’ tardi. Credo sia meglio augurarti la buona notte così:
 
“So che ora starai già dormendo.
Sono stato davvero bene, oggi pomeriggio.
Buona notte, Usako.”
 
Oggi pomeriggio, avrei voluto che quel turbine di emozioni non finissero mai. Ho sentito, per la seconda volta, il calore del tuo abbraccio. E, credimi, niente riesce a farmi stare meglio.
Ora posso dormire sogni tranquilli.
Ti auguro sogni d’oro, mia piccola e dolce Usagi.
 
 
22 Giugno (22:16) – lei
 
Mamo, oggi pomeriggio è stato splendido. Non vedevo l’ora di rivederti. Non vedo l’ora di incontrarti. Spero che la prossima volta arrivi il più presto possibile. Mi sono sentita al sicuro, oggi, tra le tue braccia. Mi sentivo protetta, priva di paure. Il terrore di non poterti stare accanto è svanito così, all’improvviso. Grazie, Mamo-chan.
Sono così felice. Non sai quanto sia gelosa della rosa che hai preso per me. Appena sono entrata in casa, sono corsa subito in camera mia, nascondendola da mio fratello, da mia madre, ma soprattutto, da mio padre. Se solo la vedesse, gli verrebbe un infarto, geloso com’è. Per lui sarò sempre la sua bambina. Mi dispiace solo per te, perché sei così dolce, così sicuro, così rassicurante. Sei perfetto, Mamo-chan…
 
Il suono del cellulare mi risveglia dai miei pensieri. Ultimamente l’ho lascio sempre acceso, anche di notte.
È un tuo messaggio, Mamo.
 
“So che ora starai già dormendo.
Sono stato davvero bene, oggi pomeriggio.
Buona notte, Usako.”
 
Come posso non rispondere? Non sai quanto sia stata bene io, oggi, Mamoru.
Usako… Mi hai chiamata Usako. Usako è così dolce… Intimo. Mamoru, mi fai sentire come il burro sul pane appena tostato…
 
“Mi spiace deluderti. Sono ancora sveglia. :)
Sono stata benissimo anch’io.
Sogni d’oro, Mamo.”
 
Non posso credere a tutto questo. Mi sembra ancora un sogno. Ti sono mancata, mi hai regalato una rosa, mi hai accompagnata a casa, mi hai abbracciata, mi hai baciata. Non vorrei svegliarmi e rendermi conto che è solo un sogno. Sarebbe troppo crudele.
Forse, da stasera, invece, potrò dormire più serenamente, o forse, invece, sarò ancora più nervosa. Comunque…
Sogni d’oro, Mamo-chan.
 
 
23 Giugno (mattino) – lui
 
Allora eri sveglia. Certo che sei imprevedibile! Ho spento il cellulare subito dopo aver ricevuto la tua risposta.
Mi hai chiamato Mamo. Immagino che ti piaccia il fatto che ti chiami Usako. Non vedo l’ora di rivederti. Non resisto. Devo rivederti, Usako. Devo assolutamente rivederti. Ne ho bisogno.
Prendo subito il cellulare, senza pensarci troppo.
Menu, messaggi, nuovo messaggio, sms.
 
“Ti va di rivederci oggi pomeriggio?
Così ti aiuto un po’ con lo studio. Ci stai? :)”
 
Invio. Rispondimi, Usagi. Ti prego rispondimi.
 
“Certo! A che ora? :)”
 
A che ora ci vediamo Usako?...
Idea! Ti faccio una sorpresa.
 
“Facciamo subito dopo la scuola?”
 
Dai, Usako. Rispondi. Ti prego.
 
“D’accordo! Solito posto?”
 
Ti faccio credere di sì.
 
“Perfetto! Solito posto, subito dopo la scuola. :)
A più tardi, Usako.”
 
Sono sicuro che non te lo aspetti.
 
“A dopo, Mamo. :)”
 
Mancano esattamente sette giorni al tuo compleanno. E il regalo l’ho trovato. Ora devo solo dimostrarti il mio amore, e renderlo più forte giorno dopo giorno, contagiando anche te.
Beh, in fondo mancano meno di quattro ore. Ce la posso fare. Posso ancora resistere.
 
23 Giugno (pomeriggio) – lei
 
Finalmente la campanella è suonata. Non vedevo l’ora che suonasse. Ho contato le ore, i minuti e anche i secondi che si separavano da te. Tutto il tempo.
Seiya, ormai, ha capito che non ha speranze. Dopo tanto tempo, si è messo l’anima in pace.
Minako sa tutto. E di questo, mi fa solo piacere. Mi sento sollevata, libera. Come se mi fossi tolta un peso troppo grosso per il mio corpo fin troppo esile.
Makoto ad Ami sono corse via. Hanno detto che avevano una cosa urgente da fare insieme a Rei. Ultimamente le mie amiche sono molto impegnate. Sarà un caso?
Esco dalla classe con Minako che mi prende alla sprovvista, e ci avviamo verso l’uscita.
 
-“Usa-chan! Ti va un gelato?”
-“No, Mina. Ho preso un impegno.”
-“Un impegno eh? E sentiamo… C’entra per caso il futuro Dott. Chiba? Eh eh eh?”
-“Mina-chan! Smettila!”
 
Non posso fare a meno di ridere. Anche se sa già tutto, provo ancora molto imbarazzo nel confessarle del nostro appuntamento.
 
-“E dai, Usagi. Ormai a me puoi dirlo…”
 
È vero. Ormai posso dirglielo. Ma allora perché mi vergogno così tanto? Perché non riesco a dirglielo? Forse è perché ho paura di correre troppo? Sì, forse è questo. Dai, Usagi. Devi stare tranquilla. Minako ti coprirà con le altre. Siete state sempre così complici. Vedrai che anche stavolta sarà così.
 
-“Ok. È vero. Oggi ci vediamo. Contenta adesso?”
-“Io sono contenta solo se lo sei anche tu. E tu? Sei contenta tu, Usagi?”
-“Vuoi sapere se sono contenta di vederlo? Di parlarci? Di avere un rapporto stabile con lui, finalmente?... Ebbene, sì. Ne sono più che felice. Non desideravo altro che questo.”
 
Il mio sorriso contagia anche te. Sembri serena nel sapere che sono felice. E questo alimenta in me ancora di più questa mia felicità.
 
-“Allora sono felice anch’io per te.”
-“Grazie, Mina-chan.”
 
Mi sembra doveroso un abbraccio. È il minimo che possa fare dopo queste tue parole.
Chiudo gli occhi, augurandomi che anche tu possa essere felice, al più presto, con il tuo Yaten.
Improvvisamente, sento la tua voce allegra che mi dice:
 
-“Credo che tu ora debba andare… Guarda chi c’è.”
 
Non posso non mostrare il mio stupore a queste tue parole, mentre ci lasciamo. Ti guardo incredula e tu, con fare molto dolce, mi indichi una direzione.
Lui. È lì. Appoggiato al cancello con una spalla. Sta solo aspettando qualcuno.
 
-“Credo che stia aspettando qualcuno… Credo che stia aspettando te.”
 
Sorrido e mi giro verso di te, Minako. Il mio sorriso si allarga ancora di più, accompagnato da un leggero imbarazzo per la circostanza.
 
-“Allora, ci vediamo domani.”
-“A domani, Usa-chan.”
 
(Usagi) Dopo aver lasciato Minako davanti all’ingresso della scuola, avanzo verso di te. Dio, quanto sei bello, Mamo-chan. Riesco a scorgere molti occhi indiscreti squadrarti. Non mi piace. Nessuna può guardati come ti guardo io, Mamo. Meglio che andiamo via. Voglio solo rimanere sola con te.
 
(Mamoru) Eccoti. Bella come sempre. Stai venendo verso di me. Riesco ad intravedere la tua faccia stupita. Non te l’aspettavi, vero? Riesco anche a vedere le occhiate che lanci alle ragazze. Dio, quanto mi fa felice questo. Mi vorresti solo per te, Usagi?
 
-“Ma tu che ci fai qui?”
 
(Mamoru) La tua voce angelica sembra leggermente imbarazzata.
(Usagi) Avevamo appuntamento al parco e, invece, mi sei venuto a prendere, Mamo. Non sai quanto mi sia piaciuta questa sorpresa.
 
-“Ho voluto farti una sorpresa. Ti dispiace?”
 
(Mamoru) Mentre dico questo mi avvicino a te e poso un leggero bacio, casto, ma carico d’amore sulla tua fronte coperta dalla frangia bionda, sfiorando con la mano la tua guancia rosea.
(Usagi) Dio, Mamoru. Non resisto quando fai così. Ho già il cuore che batte forte.
 
-“No. No, anzi.”
-“Bene. Andiamo?”
-“Sì.”
 
(Usagi) Sì, Mamo-chan. Andiamo, prima che compi un omicidio. Non mi piacciono come ti stanno guardando le ragazze della scuola. Sto morendo di gelosia, Mamo. Andiamo via. Ti prego.
(Mamoru) Sembri infastidita, Usako. Che ti succede? È per le ragazze? Sei gelosa?
 
-“Com’è andata oggi all’Università?”
-“Bene. E a te? Com’è andata oggi?”
-“Bene, grazie.”
 
(Mamoru) Sembri felice, Usako. Spero che sia merito mio.
(Usagi) Non immagini quanto mi abbia resa felice la tua sorpresa, Mamo.
 
-“Ormai manca una settimana al tuo compleanno. Scommetto che non vedi l’ora di scartare i regali.”
-“Ebbene, sì. Lo ammetto. Mi fa sempre piacere ricevere regali. Soprattutto, se provengono dalle persone che amo…”
-“Cosa ti piacerebbe ricevere?”
-“Perché me lo chiedi?”
-“Così…”
-“Vuoi, forse, farmi un regalo?”
-“Può darsi… Chi lo sa.”
 
(Mamoru) Te ne ho già preso uno. Ma magari può servire per il regalo che dovremo farti tutti insieme.
(Usagi) Un regalo. Un tuo regalo. Sarebbe bellissimo, ma c’è solo una cosa che vorrei ricevere da te, Mamo: il tuo amore. Per me sarebbe tanto, se non tutto.
 
-“Mmhh… Vediamo… Direi… Niente.”
-“Come niente? Non ti serve qualcosa in particolare?”
-“Ad esempio?”
-“Non lo so. Un’agenda? Una sveglia, forse?”
-“A cosa vuoi alludere, Mamoru?”
 
(Usagi) Una sveglia perché arrivo sempre in ritardo, vero? La cosa mi diverte. Ma se fosse un tuo regalo, mi alzerei subito al suono dell’ipotetica sveglia che mi regalerai tu.
(Mamoru) Sembri divertita. La tua risata cristallina continua a ricordarmi di quanto io ti ami già, e mi trascina, contagiando anche me.
 
-“A niente… Davvero. Sul serio, cosa ti piacerebbe ricevere come regalo?”
-“Non mi serve nulla, davvero.”
-“E dai, Usako…”
 
(Usagi) Ecco. Mi hai di nuovo chiamata così. Sto per svenire. Tu che mi chiami così. Questo nomignolo mi provoca dei piacevolissimi brividi.
 
-“U-Usako…?”
 
(Mamoru) Ti ho chiamata Usako? Davvero? L’ho fatto davanti a te? Non me ne sono reso nemmeno conto. Ecco, ora ti avrò spaventata.
 
-“Ecco… Sì…”
-“Perché mi hai chiamata così, Mamoru?”
-“Beh, perché…”
 
(Usagi) Perché…? Perché, Mamoru? Ti prego. È importante.
(Mamoru) Devo dirtelo. Ho aspettato troppo tempo… Ma non qui. Non in mezzo alla strada.
 
-“Vieni…”
 
(Usagi) Non mi hai risposto. Hai direttamente preso il mio braccio e mi hai invitata a correre. Dove mi stai portando?
 
-“Mamoru, dove mi stai portando?”
-“Come dove ti sto portando? Al parco! Avevamo appuntamento lì, non ricordi?”
-“Sì, ma perché stiamo correndo? Che fretta c’è?”
-“Usagi, te l’hanno mai detto che fai troppe domande?”
 
(Usagi) È la stessa identica cosa che mi ha detto Minako al negozio, l’altro giorno.
Cos’è? Vi siete messi d’accordo, per caso?
(Mamoru) Non ce la faccio più. Devo dirtelo. Devo dirti che ti amo. Ma non posso farlo da nessuna parte, se non al parco. Al nostro parco. Là, dove, più o meno, è iniziato tutto. Dove, più o meno, ci sono state le tappe importanti del nostro rapporto.
(Usagi) Continuiamo a correre. Mano nella mano. Stiamo andando verso il parco, ma ancora non riesco a spiegarmi il motivo per cui mi hai chiamata Usako. Credimi, non fa che farmi piacere. Spero solo che il motivo, per cui lo hai fatto, sia quello che sto pensando. Spero che tu ti stia innamorando, Mamo. Che tu ti stia innamorando di me.
(Mamoru) Ormai siamo arrivati. Ecco. Ora posso dirtelo.
 
-“Siam… Siamo arrivati.”
 
(Usagi) Hai l’affanno. Abbiamo corso un po’, ma continuo a non capire. Perché abbiamo corso per venire qui?
(Mamoru) Voglio portarti lì, dove tutto è iniziato.
 
-“Vieni…”
 
(Usagi) Stiamo cercando entrambi di riprendere fiato. Stringi la mia mano e io mi lascio condurre da te che, delicatamente, mi guidi verso il nostro ciliegio. Il ciliegio dove tutto iniziò, dove io lanciai la mia cartella, dove tu ti facesti male alla gamba, dove tu mi desti, per la prima volta, il soprannome “Odango atama”. Il ciliegio dove mi sedetti ad aspettarti, quasi una settimana fa.
 
-“Perché mi hai portato qui?”
-“Perché voglio che tu sappia una cosa…”
-“Cosa?”
 
(Usagi) Cosa? Cosa, Mamo-chan?
(Mamoru) Avanti, Mamoru. È giunto il momento, per te, di rivelarle la verità. Respira, prendi fiato e coraggio, dopodiché, confessale tutto. Su, non è difficile… o meglio, a parole è difficile.
(Usagi) Mamo-chan, mi stai fissando dritto negli occhi. Leggo un po’ di paura e di timidezza in essi.
 
-“Volevi sapere perché ti ho chiamata Usako, giusto?”
-“Sì, ma…”
 
(Mamoru) Ecco il perché…
(Usagi) Sento le tue labbra dolci e morbide premere contro le mie. Un bacio. Un dolce, piccolo, leggero bacio. Non posso crederci, Mamo-chan. Non posso fare altro che chiudere gli occhi e godermi questo momento.
(Mamoru) Questo vale più di mille parole, Usagi. Finalmente, posso assaporare il gusto delle tue labbra. Non sai quanto mi piaccia, mia dolce principessa. Il tuo sapore è un misto tra vaniglia e pesca. Dolce, ma fresco. Il tutto accompagnato dal rosso fragola delle tue labbra.
(Usagi) Ci stacchiamo l’uno dall’altra. Non vorrei, ma devo farlo. Ho bisogno di chiarimenti, di spiegazioni. Comincio ad essere confusa. Ho bisogno che tu mi chiarisca la situazione, Mamo-chan. Vivo già di troppi dubbi.
 
-“Ecco il perché…”
 
(Usagi) Ecco perché mi hai chiamata Usako? Ciò significa che, forse…
 
-“Significa che ti amo, Usagi…”
 
(Usagi) mi manca il fiato. Ecco un'altra mancanza di battito. Le tue parole mi provocano brividi lungo la schiena. Non riesco a credere che sia tutto vero.
(Mamoru) Sento un tuo respiro morirti in gola. Ti ho forse spaventata, Usako? Ti prego, dì qualcosa…
(Usagi) Ora tocca a te, Usagi…
 
-“Mamoru…”
-“Lo so, sono stato un idiota. Ora penserai che sono ridicolo, che ti ho presa in giro. Ma ti giuro, che non l’ho fatto. Non lo farei mai, non potrei…”
 
(Usagi) Mi viene da ridere. Non sei ridicolo, Mamoru. Non mi sono sentita presa in giro. Forse, all’inizio, ma solo un po’, quando mi chiamavi “Odango”, ma quando abbiamo iniziato a conoscerci meglio, ho cambiato opinione su di te…
(Mamoru) Ecco. Come volevasi dimostrare. Stai ridendo. Ora ti sembrerò uno stupido, e hai ragione a pensare una cosa del genere.
 
-“Mamoru… Scusami, non rido per te. Credimi, non penso che tu sia uno stupido, o ridicolo, tantomeno che tu mi abbia presa in giro…”
-“Ah no? E allora perché ridi?”
-“Perché sono stata io una stupida…”
 
(Usagi) Non l’hai ancora capito. Lo leggo dalla tua espressione confusa. Forse è meglio se ti chiarisco io la situazione.
 
-“Hai detto che mi ami, giusto?”
-“Sì… Da sempre.”
-“Bene. Io mi sono messa a ridere, perché mi sono sentita una stupida nel non confessarti quello che provo io…”
-“Che vuoi dire?”
-“Voglio dire che… Ti amo anch’io, Mamo-chan… Da sempre.”
 
(Mamoru) Cosa? Non mi stai prendendo in giro, vero? Non mi stai dicendo una bugia?
(Usagi)  c’è una luce abbagliante nei tuoi occhi, Mamo-chan. Una luce diversa da quella che emani solitamente. Sembra una luce che esprime felicità, gioia. Sei felice?
 
-“Non mi stai mentendo, vero?”
-“No. Non lo farei mai. Potrei dirtelo altre mille volte guardandoti negli occhi… Ti amo, Mamo-chan.”
-“Ti amo anch’io, Usako.”
 
(Mamoru) Ora, non può mancare un altro bacio. Dio, Usako. Non sai quanto sia felice in questo momento. Potrei volare, per quanta gioia io stia provando in questo momento. Non posso non stringerti a me, Usako. Non posso fare a meno di tenerti tra le mie braccia, con il forte desiderio di non lasciarti più andare via. Siamo stati due perfetti idioti. Due sciocchi, ignoranti, innamorati idioti. Abbiamo aspettato tanto. Troppo. Avremmo dovuto farci avanti prima. Quattro anni sono un’infinità. Non avremmo dovuto aspettare così tanto.
(Usagi) Ecco che mi regali un altro bacio. Perché non posso muovermi? Mi sento come se fossi al posto giusto, al momento giusto. È così, in fondo. Sono al parco più bello di Tokyo, con il ragazzo che amo, che mi sta baciando, e che mi sta stringendo con tutta la forza e tutto l’amore che ha. È un sogno? No, Usagi. È la realtà. Allora, forse, la mamma ha ragione quando dice, che se i sogni sono belli, è più facile e più giusto che si realizzano, se tu ci credi veramente? Eppure, io non ci credevo. Non immaginavo nemmeno un cambiamento nel nostro rapporto. Ma eccoci qui, sotto questo ciliegio, a sigillare l’amore che abbiamo provato per tutto questo tempo, nascondendolo stupidamente l’uno all’altra, con un bacio. Ci stiamo staccando, ma non voglio più separarmi da te, Mamo-chan. Ma… Devo andare…
 
-“Mamo-chan…”
-“Dimmi…”
-“Dobbiamo andare… Non vorrei, ma dobbiamo.”
-“Non lo voglio nemmeno io, ma dobbiamo. Posso accompagnarti a casa, vero?”
-“Purtroppo, oggi è meglio di no. Papà è a casa. Oggi è in vacanza. Ma, ti prometto che, ci rivedremo presto.”
 
(Mamoru) Non voglio lasciarti, Usako. Mi dispiace non poterti accompagnare. Sento il bisogno di accarezzarti…
(Usagi) È difficile lasciarti Mamo. Non sai quanto vorrei rimanere con te. Sento la tua mano leggera sfiorarmi il viso con dolcezza. Non resisto alle tue premure, lo sai.
 
-“Presto, quando?”
-“Non lo so. Domani ho un pranzo in famiglia…”
-“Purtroppo io domenica vado da miei zii… A proposito, devo ancora raccontarti del mio viaggio.”
-“Non vedo l’ora.”
 
(Usagi) La tua mano sta accarezzandomi i capelli. Se continui così, sarà ancora più difficile separarmi da te.
(Mamoru) Ho bisogno di rivederti al più presto, Usako. Non riesco a stare lontano da te. Come farò in questi giorni?
 
-“Ora sarà meglio che vada…”
-“D’accordo… Allora, ci sentiamo in questi giorni?”
 
(Usagi) Come posso rifiutare, Mamo-chan?
 
-“Ci conto!”
-“A presto, Usako…”
-“A presto, Mamo-chan…”
 
 
23 Giugno (sera) – lui
 
Mi hai reso il ragazzo più felice del mondo, Usako. Non sai che gioia sentirmi dire che mi ami. Mi ami. Non posso crederci. Ho aspettato oltre quattro anni, quando tu già mi amavi. Sono stato un allocco. Avrei dovuto dare ascolto prima al mio cuore. Non avrei dovuto fare lo stupido.
È stato bellissimo baciarti e poterti stringere. Ho provato una sensazione magnifica quando ti ho stretta. Volevo non finisse mai.
L’unica cosa che mi dispiace, è che non posso starti accanto sempre. Domani non possiamo vederci, e nemmeno domenica. Vorrei poterti vedere tutti i giorni.
Spero che un giorno potrò farti dormire stretta a me. Voglio poterti proteggere anche durante il sonno, in modo da proteggere anche tutti i tuoi sogni.
Nel frattempo:
 
“Avrei voluto che quegli attimi non finissero mai, che fossero stati per l’eternità.
Ti amo.
Buona notte, mia piccola Usagi.”
 
Invio.
 
Buona notte, angelo mio.
 
 
23 Giugno (sera) – lei
 
Mamo-chan, mi sento come se stessi volando. Non sai quanto sia felice. Mi ami. Non riesco a rendermene conto. Abbiamo aspettato quattro anni per dircelo? Come abbiamo potuto essere così sciocchi? Non sai che emozione ho provato quando mi hai baciata. Non sai che felicità, che gioia. Non mi sarei mai aspettata tutto questo! Credimi, Mamo. Mi sono sentita una principessa quando mi hai baciata e quando mi hai stretta a te. Speravo tanto che tu diventassi il mio principe,e finalmente il mio desiderio si è avverato.
Peccato che non ti vedrò per un paio di giorni. Sarà difficile, lo so già, ma non possiamo fare altrimenti.
 
Un nuovo messaggio.
 
“Avrei voluto che quegli attimi non finissero mai, che fossero stati per l’eternità.
Ti amo.
Buona notte, mia piccola Usagi.”
 
Oh, Mamo-chan. Quanto vorrei dormire stretta a te, questa notte e tutte le notti che verranno.
 
“Credimi, avrei voluto anch’io.
Spero che quell’eternità arrivi presto.
Ti amo anch’io.
Sogni d’oro, Mamo-chan.”
 
 Buona notte, Mamo-chan.
 
 
 
 
 
 
I miei pensieri:
 
Finalmente li ho fatti dichiarare! :) Spero sarete contente! :) Il loro amore è stato esternato, ed entrambi hanno scoperto di essere ricambiati!
Non potranno vedersi per un po’… O meglio, è quello che si è capito fin’ora, ma chissà… ;)
Conoscendomi, ho già qualche idea… ;)
Ne approfitto per ringraziare le splendide ragazze che ho conosciuto sul fandom di Sailor Moon.
Vi voglio bene davvero, ragazze! ;) <3
Vi lascio. Vado a studiare Autismo ed Epilessia in Inglese! XD
Buona serata a tutte! :)
Un bacione a tutte.
 
La vostra Manu ;) 

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Capitolo 13
*** 25 Giugno ***


Capitolo 13 – 25 Giugno
 

 
25 Giugno (sera) – lui
 
Sono appena tornato da Yokosuka. La zia Saori ha notato la mia euforia, la mia espressione felice. Forse, ha capito anche lei qualcosa. In fondo, è pur sempre una mamma.
Sono tornato alle nove e, con tutto quello che ho mangiato oggi dagli zii, non ho avuto proprio voglia di cenare.
Se poi, vogliamo considerare quello che mi dai tu, Usagi, allora non avrò mai fame di cibo, ma di te.
Mi sei mancata. Sì, ci siamo sentiti spesso in questi due giorni, e quando ti sentivo, mi sentivo più sereno. Ma quando ti ho con me è totalmente diverso. Mi sento più felice, più tranquillo, più vivo. Preferisco pensarti stretta a me piuttosto che lì, a casa tua, sola in camera tua, sul tuo letto, tra il calore artificiale delle lenzuola.
Cerco di immaginarti qui, sdraiata accanto a me, che ti lasci stringere. Non mi è difficile. Mi basta pensare all’altro pomeriggio, a quando ti tenevo tra le mie braccia, cercando di non farti andare via. Mi basta pensare al profumo della tua pelle, a quello dei tuoi capelli, alle tue labbra, al sapore che ho gustato baciandoti. Mi basta pensare ai tuoi occhi. Ai tuoi splendidi e limpidi occhi dove, navigandoci, spesso mi ci sono perso.
È come se ti avessi qui. È come se potessi ancora avere te, la creatura più perfetta al mondo, tra le mie insignificanti mani.
È come se potessi sentire ancora sotto le mie dita quel tuo bianco e dolce corpo, tanto esile quanto perfetto e bramoso d’amore. Tanto caldo quanto bisognoso di protezione.
 
Non resisto, Usako. Ho assolutamente bisogno di sentirti accanto. Ho realmente bisogno di vederti, di poterti stringere ancora. Sto per andare il tilt.
 
E mentre penso, tra me e me, di scoppiare come il Big Bang* da un momento all’altro, mi dirigo verso il bagno, pronto per essere accolto dal tiepido getto della doccia.
 
 
25 Giugno (sera) – lei
 
Sono passati due giorni. Due interminabili, odiosi, insopportabili, irritanti giorni.
Per quanto fosse stato rassicurante sentirti, non è mai come quando mi stringi tu. Quando lo fai, mi sento protetta, al sicuro, come se niente e nessuno possa farmi del male, possa portarmi via, lontano da te. Tantomeno tu.
Vorrei tanto tu fossi qui. Con me.
Ormai sono le dieci passate, meglio che mi prepari per andare a dormire.
Il bagno è sempre rilassante. Mi dispiace abbandonarlo, ma devo asciugarmi e vestirmi. Fa troppo caldo per il pigiama primaverile, quasi quasi, opto per la camicia da notte estiva. Non sopporto l’idea di soffrire il caldo durante il sonno, per non parlare del sudore per i giri interminabili nel letto per trovare un minimo di freschezza.
Per questo, preferisco dormire sopra le lenzuola. Nel caso in cui, si alzasse il vento stanotte e iniziassi ad avere freddo, mi coprirò con queste.
Se fossi qui e io avessi freddo, tu mi scalderesti, non è vero, Mamo-chan?
Sì. Ne sono sicura. Mi basterebbe un tuo abbraccio per scaldarmi anima e corpo, nel caso in cui cominciassi a tremare.
Prima di incontrarti, quattro anni fa, mi chiedevo spesso chi e come potesse essere il mio principe azzurro. Mi domandavo spesso chi potesse essere colui che sarebbe entrato nella mia vita e nel mio cuore senza uscirne più. Mi chiedevo se sarebbe stato biondo o moro, con gli occhi color nocciola o azzurro cielo come i miei. Se fosse stato un mio compagno di studi o un po’ più grande. Mi chiedevo se l’avessi incontrato in questi anni o se l’avessi conosciuto da sempre.
E poi, ad un tratto, sei arrivato tu. Non appena ti ho visto, sei entrato nella mia vita, come un uragano. E come un uragano, hai lasciato un segno indelebile nella mia vita e nel mio cuore. Un segno che non potrò più cancellare. Ma che mi hai fatto, Mamoru? Hai, per caso, un diploma di qualche scuola di stregoneria?
Ora sono qui, seduta accanto alla finestra e continuo a pensare a te, a noi. Finalmente, sento che posso pensare di progettare un futuro insieme a te, quel futuro che tanto speravo e tanto sognavo.
Il futuro, per alcuni, è solo un tempo... Ma che cos’è davvero, in realtà? Io voglio scoprirlo. Con te. Non so che cosa ci aspetta, Mamo. Spero solo che il futuro ci riservi una vita insieme. Quella vita che non desidero altro che scoprire e vivere.
E tu? Tu sei disposto a scoprirlo insieme a me?
 
Stasera c’è la luna piena. La sua luce è bellissima, chiara, brilla.
Il chiaro di luna mi trasmette la sua serenità, la sua stessa tranquillità. Non solo mi sta illuminando il viso, ma mi sta indicando anche il letto, con un suo raggio. Come se fosse una sorta di richiamo, di rimprovero. Come se la luna stessa mi stia dicendo: “È ora di andare a letto, Usagi. È tardi.”
Forse sarebbe meglio se le dessi retta.
 
Si sono fatte le undici. Mi dirigo verso il letto, ma prima voglio dare un’ultima occhiata fuori dal vetro. Sento il cellulare suonare.
È un tuo messaggio:
 
“Finestra o balcone?”
 
Finestra  o balcone? Che significa, Mamo-chan?
 
“In che senso?”
 
“La tua camera. Ha la finestra o il balcone?”
 
La mia camera? Perché vuoi saperlo?
 
“Ha la finestra. Perché?” Che cos’hai in mente, Mamo?
 
“Quella sulla strada? Quella rivolta verso i cancello? Al primo piano?”
 
Sì, ma a cosa ti serve scoprirlo?
 
“Sì. È quella. Ma, cosa devi farci, Mamo-chan?”
 
Passano cinque, dieci, venti minuti, ma non mi rispondi più. Ti sarai addormentato, penso. Sto per inviarti la buona notte, ma un rumore mi distrae, facendomi appoggiare il telefono sul comodino. Sento il rumore di un motore avvicinarsi. Il motore di una moto. Sicuramente sarà quella del vicino. A volte, torna anche più tardi. Il rumore è cessato. Probabilmente, il signor Watanabe sarà tornato prima stasera.
Mi rilasso, sono sdraiata sul letto. Mi giro sull’altro fianco, sto per addormentarmi quando, ad un tratto, qualcosa attira la mia attenzione.
 
Grandine? No, è impossibile. Non grandina da mesi, e poi, siamo a giugno. Pioggia? Potrebbe darsi, ma non credo, dopo aver visto il meraviglioso cielo stellato di stasera. Mi rifiuto di credere che delle nuvole siano arrivate qui in poco più di un quarto d’ora.
Mi alzo immediatamente dal letto e corro verso la finestra.
Grandine non è, pioggia neppure…
A meno che… A meno che non siano…
 
Sassolini! Sono dei sassolini. Qualcuno si sta divertendo lanciandoli contro il vetro della mia finestra da fuori, ma… Chi può essere?
 
Spalanco la finestra che prima era socchiusa. Mi affaccio. I sassolini non volano più. Mi guardo intorno, profondamente curiosa di sapere chi stia cercando di dirmi cosa. Perché sono sicurissima che si tratti di un segnale.
 
Il mio sguardo curioso si posa su una figura umana seduta a cavalcioni sul muretto del cancello.
 
Sei tu, Mamo-chan.
 
Ti guardo felice. Stupita, ma felice. Non posso fare a meno di sorridere.
 
-“E tu che ci fai qui?”
 
(Usagi) Cerco di non farmi sentire per non svegliare mio padre. Se solo ti scoprisse, Mamo… Ti ridurrebbe in cenere con lo sguardo.
 
-“Principessa principessa,
   Non vi potevo non vedere…
   Lasciatemi entrare.
   Siate clemente, sto per cadere!”
 
(Mamoru) Ti prego, Usako. Ho bisogno di sentirti vicina. Non potevo resistere ancora.
 
-“Avete vinto, cavaliere.
   Un attimo e scenderò…
   Avete, forse, atteso molto?
   Alla porta sul retro vi aprirò!”
-“E qual è la porta sul retro?”
-“Devi fare il giro intorno alla casa. È la porta che dà sulla cucina.”
-“Ok, ti aspetto lì.”
 
(Usagi) Sembriamo due evasi di prigione. Non posso credere che ti sia arrampicato sul muretto del cancello. Mi ami così tanto, Mamo-chan?
(Mamo-chan) Devo stare attento a non fare rumore. Sai che figura ci farei con i miei futuri suoceri? Ma che mi fai fare, Usako?
(Usagi) Credo che sia meglio coprirmi con la vestaglia. D’accordo che stiamo insieme, ma è un po’ prestino per farsi vedere così dal proprio fidanzato…
(Mamoru) Ti ho vista in camicia da notte. Non ho visto molto. Ma da quello che ho potuto vedere, sei una visione. Non ti ho mai vista con i capelli sciolti. È la prima volta per me. Dio, quanto sei bella, Usako. Quella cascata bionda, sciolta, ti dà l’aria di una dea. Non che tu non sia già bellissima, ma quei capelli liberi ti rendono più dolce, più bella, più donna, più sensuale… Mamoru, smettila con questi pensieri! Ok, d’accordo. State insieme e siete innamorati, ma è presto per pensare a certe cose.
Eccoti. Stai arrivando, amore. Non puoi immaginare quanto vorrei poter rimanere a dormire qui, con te. Senza fare nient’altro. Giusto per sentirti vicina anche di notte.
 
-“Entra. Fa piano, però, mi raccomando.”
-“I tuoi dormono?”
-“Sì, ma se vuoi, vado a svegliarli…”
-“Tranquilla. Non ne ho nessuna voglia!”
-“Immagino.”
 
(Mamoru) Ridiamo piano. Non sai quanto mi sia mancata la tua risata.
(Usagi) Mi hai stretto la mano. Non sai quanto mi sia mancato questo gesto, Mamo-chan. Vieni con me…
(Mamoru)  Dove mi porti, Usako?
(Usagi) In camera saremo più tranquilli.
 
-“Dove mi stai portando, Usako?”
-“Mamo-chan, vedo che non sono l’unica a fare troppe domande.”
-“E dai… mi dici dove stiamo andando?”
-“Dove vuoi che stiamo andando? In camera mia, no? Attento alle scale…”
-“Ok… Per caso, camera tua è vicino a quella dei tuoi?”
-“È sullo stesso piano, ma è tutt’altra parte del corridoio, sta tranquillo.”
 
(Usagi) Eccoci arrivati in camera mia. Perché ho il cuore che mi batte a mille? Siamo soli, io e te, nella mia camera da letto. Oh mio Dio, Usagi, sta calma. Non sei obbligata a fare ciò che non vuoi. Ma perché ti ho portato in camera mia? Semplice, perché ti è sembrato naturale. Ma allora, perché sono così nervosa?
(Mamoru) Ecco. Sei entrato in camera sua, Mamoru. Cerca di stare calmo. Sei nervoso, ma non devi darlo a vedere. È una normale camera da letto. Ad essere sincero, me l’aspettavo piena di pupazzi, con pareti pieni di poster e scritte. Invece, c’è qualche pupazzo, ma vedo anche molte foto con le tue amiche. È la prima volta che entro in camera di una ragazza. Ed è con te, Usako. Ma perché mi sento così impacciato?
 
-“Mi raccomando, facciamo piano, altrimenti si sveglieranno.”
-“Sì… Giusto.”
-“Come mai sei qui?”
 
(Mamoru) E me lo chiedi anche, Usako? Come facevo a restare ancora lontano da te?
(Usagi) Mi prendi per la vita. Ed io mi lascio prendere. Anzi, non desideravo altro.
 
-“E me lo chiedi anche?”
 
(Mamoru) Dopo questi due giorni trascorsi lontano da te, pensi che mi sarebbe bastato solo sentirti?
(Usagi) Mamo, non resisto quando mi sfiori il viso come sai fare solo tu.
 
-“Sbaglio, o non ci siamo nemmeno salutati?”
-“Hai ragione. Scusa. Che sciocca.”
-“Ciao, Usako.”
-“Ciao, Mamo-chan.”
 
(Usagi) Mi mancavano le tue labbra. Mi mancava il tuo sapore. Non sai quanto li ho sognati durante questi due giorni. Avevo bisogno di un tuo bacio. Mi ero dimenticata di quanto fosse buono il suo gusto. Mi mancava il tocco della tua mano tra i miei capelli. Come mi mancava anche la tua stretta. I tuoi capelli… I tuoi morbidi, soffici e profumati capelli. Non so come sia riuscita ad evitare una crisi di astinenza da tutto questo.
(Mamoru) Non riuscivo a resistere ancora. Stavo andando in crisi di astinenza. Avevo necessariamente bisogno delle tua rosse labbra. Mentre gusto il tuo sapore, lascio la mia mano scivolare tra i tuoi capelli sciolti, accarezzandoli. Sono così lunghi. Non sai quanto mi piaccia giocare con questi fili dorati. Non riesco a smettere di attorcigliarli tra le mie dita. Con l’altra mano, invece, ti avvicino sempre di più a me, stringendoti.
(Usagi) Ci stacchiamo, lentamente. Abbiamo tante cose da dirci. Mi sei mancato, Mamo-chan. In tutto.
(Mamoru) Ci allontaniamo piano piano. Devo ancora dirti il perché ti ho lasciata sola lo scorso week-end. Non vedevo l’ora di rivederti, Usako.
 
-“Mi sei mancata, Usako.”
-“Mi sei mancato anche tu, Mamo-chan… Vieni. Siediti.”
-“Ho talmente tante cose da raccontarti, che non so che da dove devo cominciare…”
-“Parlami di tutto quello che vuoi…”
 
(Mamoru) Forse è meglio iniziare con il raccontarti di mia madre…
 
-“Sono stato a Yokosuka…”
-“Sì, questo lo so.”
-“Intendo dire la scorsa settimana…”
-“Ti riferisci a quando sei andato via dopo esserci visti?”
 
(Mamoru) Sì. Esatto, Usako. Quella volta. Quella volta avrei voluto rimanere con te.
 
-“Sì.”
 
(Mamoru) Non avrei voluto abbandonarti, Usako. Mi sento un verme. Non riesco nemmeno a guardarti negli occhi. Quello che posso fare è tenere lo sguardo basso e fissarmi le scarpe.
Ad un tratto, sento la tua mano che, dolcemente, mi prende il viso, rivolgendolo verso di te.
(Usagi) Che cos’hai, Mamo-chan? Sembri triste. Mi nascondi qualcosa? Vuoi parlarne? Coraggio…
 
-“Ehi… Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, io ti ascolterò. Sarò sempre pronta ad ascoltarti. D’accordo?”
 
(Mamoru) Come posso dirti di no? Non posso nasconderti il mio passato. È parte di me. Tu sei parte di me, adesso. Devo dirti quello che ho vissuto dagli zii.
 
-“Usako…”
 
(Mamoru) Ho bisogno di stringerti la mano. Ho bisogno di sentirti più vicina possibile.
 
-“… La settimana scorsa, quando sono andato dai miei zii…”
 
(Usagi) Continua, Mamo. Ti prego… Ho bisogno che tu ti apra con me. Ho bisogno di sentirti a tuo agio con me.
 
-“… Ho trovato degli oggetti. Degli oggetti che…”
 
(Mamoru) Avanti, Mamoru. In fondo, tu volevi parlarle. Tu vuoi renderla partecipe della tua vita. Tu vuoi che lei conosca tutto di te. Avanti…
 
-“… Degli oggetti che appartenevano ai miei genitori.”
 
(Usagi) Oh, Mamo-chan. Che sciocca sono stata…
 
-“Oh, Mamo-chan…”
-“No, Usako. È tutto a posto. Davvero. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.”
-“Sei sicuro? Se non vuoi parlarne, ti capisco…”
-“No. Davvero. Voglio che tu mi conosca davvero. Ti ho nascosto troppe cose, per troppo tempo...”
 
(Usagi) Che vuoi dire, Mamo-chan? Cosa mi nascondi?
 
-“… Ho trovato dei loro libri, dei loro effetti personali, ma quello che mi ha scosso di più, è stato il diario di mia madre.”
 
(Usagi) Immagino che, per te, non sia stato facile.
 
-“Ti fatto male, non è vero?”
-“Un po’. Ma quello che c’era scritto, mi ha fatto sentire subito meglio, sai?”
 
(Usagi) Chissà cosa c’era scritto. Sono curiosa, ma se non vuoi parlarne non insisterò…
(Mamoru) Vorrei dirti cosa c’era scritto…
 
-“… Era il diario che mia madre teneva quando aspettava me…”
 
(Usagi) Mamoru…
 
-“… Diceva che voleva il meglio per me, e raccontava di come ha incontrato mio padre… Pensa, il loro incontro è stato simile al nostro.”
 
(Mamoru) Non posso non sorridere. Non sai quanto tu le somigli caratterialmente, Usako…
(Usagi) Credo che ogni madre voglia il meglio per suo figlio. Allora, forse, era destino, Mamo-chan?
 
-“Davvero?”
-“Sì. Le saresti piaciuta, sai?”
-“Scommetto che era una donna fantastica.”
-“Lo era, infatti… Comunque… Gli zii li hanno trovati nella loro mansarda, ed hanno ritenuto giusto tenermi al corrente...”
-“… Così, ti hanno chiamato per dirtelo nel migliore dei modi…”
 
(Mamoru) Riesci a finire le mie frasi come nessun altro sa fare. Allora, la sensazione che tu sia il pezzo che completa il mio puzzle, non è solo frutto della mia immaginazione.
 
-“… Esatto.”
 
(Usagi) Non avevo idea che potesse trattarsi di questo…
 
-“Mamo-chan, voglio che tu sappia che, qualsiasi cosa tu voglia dirmi, in qualsiasi momento, puoi farlo liberamente. Intesi?”
 
(Mamoru) Ma come faccio a non amarti, Usako? Non fai altro che rinnovare i miei pensieri sul tuo conto: dolce, comprensiva, semplicemente… Adorabile. Ti fai amare da tutti.
 
-“Intesi.”
 
(Usagi) Voglio che tu sappia, Mamo-chan, che qualsiasi cosa accada, sarò sempre al tuo fianco. Ma adesso, godiamoci questo momento. Non hai idea di quanto desideravo riabbracciarti.
(Mamoru) Eccolo. Il profumo dei tuoi capelli. Finalmente posso risentirlo. E, mentre ti stringo, mi rendo conto di quanto tu sia cresciuta in questi anni. Ti consideravo una ragazzina e, invece, ho scoperto una vera donna. Una piccola grande donna. Sono fortunato ad averti, Usako.
(Usagi) Mentre ci lasciamo, mi sfiori di nuovo il viso sorridendomi. Il tuo sorriso. Il dolce sorriso. Accarezzandoti la guancia sbarbata, provo dei brividi lungo la schiena. Sarà la situazione? Sarà il contesto? Non ne ho idea… Ma so che ho un irrefrenabile voglia di baciarti.
(Mamoru) la tua mano è così delicata. Sembra il tocco di una nuvola. Beh, non mi stupisco più di tanto, sei pur sempre un angelo. Il mio angelo. E le tue labbra… le tue dolci, calde, delicate labbre. Ogni volta, con te, è come andare in Paradiso.
 
-“E tu? Hai studiato in questi giorni?”
-“Certo! Se voglio laurearmi alla Todai e diventare una giornalista, devo!”
-“Hai deciso, allora.”
-“Sì. Ho ripensato a quello che mi hai detto qualche tempo fa… E ho capito che ce la posso fare. Devo solo crederci.”
-“Brava la mia Odango!”
-“Ehi… Anche se stiamo insieme, non significa che sei autorizzato a chiamarmi ancora con quel nomignolo!”
-“Scusa… È che, per me, tu resterai sempre Odango. La mia Odango.”
-“Allora, non ti dispiacerà essere chiamato Baka.”
-“Ecco… Baka è diverso… Baka…”
-“E no eh! Io sarò anche la tua Odango, ma tu sarai anche il mio Baka!”
-“Ok. Hai vinto. Se dovessi chiamarti Odango, sei autorizzata a chiamarmi Baka. Contenta?”
-“Sì!”
 
(Mamoru) Puoi chiamarmi Baka ogni volta che vorrai… Ma questo non lo ammetterò mai davanti a te.
(Usagi) Sarò sempre la tua Odango. Andrà bene lo stesso, ma questo non te lo dirò mai.
 
-“Credo che ora sia meglio che vada.”
-“Di già?”
-“Vuoi che tuo padre mi scopra in camera tua e mi uccida?”
-“Mmhh… Meglio di no, lo farà poi quando vi presenterò.”
-“Grazie, Usako. Incoraggiante da parte tua!”
-“E dai, Mamo-chan. Scherzavo…”
-“Bene…”
-“… Lo farà anche se dovesse solo vederci insieme.”
-“… Ok. Ho capito. Vado.”
-“No, non voglio che tu vada via.”
-“E se i tuoi dovessero svegliarsi?”
-“Sta tranquillo. Mio padre ha il sonno pesante. Mia madre mi coprirebbe e mio fratello si girerebbe dall’altra parte e tornerebbe subito a dormire.”
-“Beh, almeno ho una brava suocera.”
 
(Mamoru) Ti ho fatta sorridere. Ancora una volta. Il tuo sorriso è contagioso. Se sorridi tu, allora sorrido annch’io.
(Usagi) Nessuno riesce a farmi sorridere come ci riesci tu.
 
-“Credo che sia meglio andare ora.”
-“Se proprio devi…”
 
(Mamoru) No, ti prego… Non farlo.
 
-“No, ti supplico, non farlo.”
 
(Usagi) Che cosa?
 
-“Cosa?”
-“Quel tuo sguardo triste. Lo sai che non mi piace.”
-“Ma non sono triste.”
-“Sicura?”
-“… Forse solo un po’.”
-“Ti prometto che domani ci vedremo.”
-“Prometti?”
-“Ti do la mia parola. Basta che ora torni a sorridere.”
-“D’accordo, papà! Dai, vieni. Ti accompagno giù.”
 
(Mamoru) Mentre andiamo al piano di sotto, verso la porta della cucina, penso che vorrei urlare al mondo intero quanto ti amo. Ti amo, Usako. È naturale che abbia bisogno di vederti sorridere. Di vederti felice. Anche se ciò significa prendermi in giro chiamandomi papà. Papà. Già, papà. Tuo padre mi ammazzerebbe se ti vedesse con me, vestita con camicia da notte e vestaglia. Un giorno, però, anche lui saprà di me, di te, di noi. Saprà tutto. Spero solo che sia presto, perché voglio viverti alla luce del sole.
 
-“A domani, allora.”
-“A domani.”
 
(Usagi) Devi andare. Non vorrei, ma devi. Non vedo l’ora che arrivi domani.
(Mamoru) Prima di andare, però…
(Usagi) Giusto. Il bacio della buona notte. Come potevo dimenticarlo?
 
-“Buona notte, Mamo-chan.”
-“Sogni d’oro, Usako.”
 
(Usagi) Così come sei venuto, te ne sei andato. È stata una meravigliosa sorpresa. Peccato che tu debba recitare la parte del ladro per potermi vedere.
(Mamoru) Lasciarti mi è difficile, ma devo farlo. Conterò le ore, i minuti e anche i secondi che mi separeranno da te, stanotte.
(Usagi) Sogni d’oro, Mamo-chan.
(Mamoru) Buona notte, amore mio.
 
 
 
 
 
 
Note:
 
*= è lo scoppio nell’Universo che generò tutti i pianeti e le galassie, milioni e milioni di anni fa.

 
 
 
 
I miei pensieri:

 
Premetto chiedendovi perdono. Sono un po’ in ritardo con gli aggiornamenti, ma sono giustificata perché ieri ho saputo di essere stata ammessa alla maturità, quindi, nel frattempo, ho dovuto impegnarmi seriamente.
 
Mi dispiace avervi fatto attendere così tanto, ma credo che, con questo capitolo, io mi sia fatta già perdonare ;)
Mamoru non riesce a resistere e va dalla sua Usako, nonostante sia quasi notte.
Mi sono ispirata al film “Principe Azzurro cercasi”, ciò significa che non ho diritti a riguardo.
Spero di non avervi deluse.
Vi anticipo già che ci sarà una pausa, poiché il 22 giugno iniziano le prove scritte e io devo studiare…
 
 
Come sempre, ringrazio tutte coloro che mi seguono e mi recensiscono.
Ringrazio anche e soprattutto le meravigliose ragazze che ho conosciuto qui nel fandom.
 
Un bacione e un abbraccio a tutte voi.
 
La vostra Manu ;)
 
(Per Roberta, Minako/Mina-chan ;) ) 

 

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Capitolo 14
*** 27/28 Giugno ***


Capitolo 14 – 27/28 Giugno
 
 
27 Giugno (pomeriggio) – lei
 
Mamo-chan, anche il test di Biologia è andato benissimo, grazie alla lezione che mi hai dato: 83/100!
Oggi mi sento particolarmente allegra… Mancano due giorni al mio compleanno e, stranamente, credo di avere la sensazione di aver ricevuto già il più bel regalo che mi si potesse fare: tu. Cammino, percorrendo questo profumatissimo parco, pensando a me, a te, a noi. A quel noi che potevamo far nascere tanto tempo fa. A quel noi che abbiamo, inconsapevolmente, soffocato. A quel noi che stiamo cercando di proteggere nascondendolo da occhi indiscreti. Anche se, forse sarebbe meglio uscire allo scoperto. Non mi piace tenere dei segreti con le mie amiche.
Se lo venisse a sapere, Makoto ti farebbe giurare e spergiurare di non farmi soffrire, altrimenti te la farebbe pagare lei stessa. Ma poi, più avanti, si renderebbe conto che sei il ragazzo giusto per me e ti darebbe il suo benvenuto con un dolce cucinato da lei. Magari, ti cucinerebbe dei Sakura mochi*.
Ami sarebbe più riflessiva. Ovviamente, mi sussurrerebbe all’orecchio che dovrei pensare di più allo studio e ad impegnarmi per passare l’anno e riuscire ad entrare alla Todai**, ma conoscendo la tua fama di studente modello, mi direbbe anche che ho fatto un’ottima scelta e che mi aiuterai se avrò bisogno di una mano nello studio, arrossendo come un pomodoro maturo.
La più saggia sarebbe Rei. Mi darebbe tutti i consigli più utili per mantenere un equilibrio nel nostro rapporto, rimanendo sorpresa del fatto che non abbiamo fatto altro che litigare ed ammazzarci per tutto questo tempo, piuttosto che affrontarci. Cercherebbe di aiutarmi e mi consiglierebbe, se e quando (spero il meno possibile) avremo le nostre discussioni e le nostre incomprensioni.
Invece, la mia “gemella”, la mia compagna di avventure e di insufficienze, Minako, no. Lei sarà la più impulsiva, colei che mi consiglierà quale vestito indossare per il nostro anniversario, o magari, quale profumo regalarti per il compleanno. In questo preciso istante, sta morendo dalla voglia di sapere. Muore dalla voglia di scoprire fino a che punto siamo arrivati nel nostro rapporto, nuovo anche a noi stessi. Nonostante non abbia detto mai niente riguardo a te, nonostante lei mi abbia lasciata da sola con Seiya mentre cercava di passare un po’ di tempo con il suo Yaten che, finalmente, si è deciso a darle una possibilità. Lei ha sempre saputo. Sin da quel giorno al parco, quattro anni fa. Mi ha sempre guardata con un’aria di complicità ogni volta che io e te litigavamo. Si è accorta subito che tra me e te c’era qualcosa di più…
Tra un pensiero e l’altro, eccomi qui. Davanti al Crown. Solitamente, sono impaziente di entrare, prendermi un frappè o una coppa gelato e prestare attenzione ai videogiochi, ma oggi non mi va niente di tutto questo. Oggi sono più titubante. Più esitante. Sarà perché non ci sei tu.
Casa tua non è lontana. E anche la mia voglia di stringerti è presente, forse troppo.
L’istinto mi dice di venire da te e fare ciò che sento dentro, ma la ragione mi dice di rimanere qui al Crown oppure di tornare a casa.
Non riesco a decidermi… Seguire la mia impulsività o la razionalità? Bella domanda…
Basta! La voglia che ho di te è troppa! Preferisco ignorare il cervello e seguire il cuore. Sento mancarmi l’aria se non respiro di nuovo il tuo profumo, e la sensazione di fame. Fame di te, del tuo sapore. Quel sapore di cui non riesco mai a saziarmi.
 
27 Giugno (pomeriggio) – lui
 
Chissà com’è andato il tuo test di Biologia.
Ah, Usagi. Il mio uragano Usagi.
L’altro giorno, mentre ti aiutavo a studiare, ho fatto davvero fatica a trattenermi. Avevo voglia di stringerti, di coccolarti, di amarti come solo io so fare, ma non potevo distrarti. Avevi il compito. Dovevi avere la massima concentrazione.
Oggi, in facoltà, le lezioni sono state davvero pesanti. Ho muscoli e nervi tesi come se fossero corde di violino. E questo caldo non aiuta affatto. Mi ci vorrebbe proprio una bella doccia per rilassarmi e rinfrescarmi.
Corro subito in bagno. L’acqua che mi investe il viso mi da una sensazione di benessere, di purificazione. Piano piano che l’acqua scorre sul mio corpo, sento che tutti i muscoli prima irrigiditi, ora sono molto più rilassati.
Ad incentivare ulteriormente questa sensazione di puro benessere è anche la tua presenza nei miei pensieri, Usako.
Esco dal bagno, asciutto e vestito. Mi dirigo verso la cucina, quando…
Il suono del campanello mi fa scattare. Chi può essere a quest’ora? Non aspetto nessuno.
 
-“Chi è?... Ciao! Che sorpresa! Sali pure.”
 
Non ci posso credere. Che ci fa qui? Non mi aspettavo questa sua visita.
 
-“Ehi… E tu che ci fai qui?”
-“Ciao, Mamoru. Passavo da queste parti e ho pensato di passare per un saluto.”
-“Sono davvero felice di vederti, Setsuna!”
-“Anch’io, sai?”
 
(Mamoru) Non posso crederci. Da quant’è che non ci vedevamo? Come sei cambiata. Sei sempre stata molto carina, ma adesso devo proprio ammetterlo: sei davvero bella!
Che stupido, ero talmente felice di rivederti che ho dimenticato la porta aperta.
Oh, no. Usagi.
 
-“Usagi…”
-“Scusa, avrei dovuto avvisare…”
-“No, tranquilla. Non è come pensi.”
-“Ah no? A me sembra tutto chiaro.”
-“Usagi… Aspetta!... Scusa un secondo, Setsuna”
 
(Usagi) Che sciocca. Come ho potuto essere così ingenua?
(Mamoru) Oh, no. Chissà cosa avrai pensato.
(Usagi) Avrei dovuto immaginarlo. Ed io che ho creduto a tutte le frottole che mi ha raccontato.
(Mamoru) Ma quando la finirà di correre? Ora capisco come fa a rimanere magra.
 
-“Us… Usagi!”
 
(Usagi) Non fermarti, Usagi. Evitalo. Fa finta che lui non esista. E non piangere, non sei più una bambina e lui non merita le tue lacrime.
Può scordarseli i manicaretti di Makoto, anzi, dovrà stare attento a lei. Sono sicura che Ami non lo stimerebbe più come prima. Rei mi consiglierebbe di lasciarlo perdere. Minako, invece, farebbe di tutto per non farmi pensare a lui.
 
-“Usagi… Per favore… Fermati!”
-“Cos’è? Non riesci a starmi dietro? Meglio così! Lasciami in pace!”
-“Usako…”
 
(Usagi) Eh no eh. Non può chiamarmi di nuovo così dopo quello che ho visto.
(Mamoru) Finalmente si è fermata. Oh, Dio. È arrabbiata. Chissà cosa avrà creduto.
(Usagi) Ora mi sente.
 
-“Non ti azzardare mai più a chiamarmi in quel modo, sono stata chiara?”
-“Se tu mi lasciassi spiegare…”
-“Cosa vuoi spiegare? Eh? Cosa? Sentiamo…”
-“Quello che hai visto… Aspetta. Tu sei gelosa!”
-“Cosa?”
-“Sì! Tu sei gelosa! Ammettilo!”
-“Io non sono gelosa!”
-“Sì che lo sei. Dai, ammettilo…”
-“Vorrei vedere te… vedere la tua ragazza avvinghiata ad un perfetto sconosciuto”
-“Non serve. Conosco la gelosia. Ti ho già vista nelle braccia di qualcun altro”
-“Cosa? E quando mi avresti vista, sentiamo?”
-“Tempo fa, quel Seiya ha provato a baciarti. Ho visto tutto. Passavo di lì”
-“Ah… Quindi, sei geloso?”
-“Per quanto mi sia difficile ammetterlo… Sì. Da morire”
-“Chi era quella?”
-“Intendi Setsuna? La ragazza che stavo abbracciando?
-“Sì. Lei.”
-“Usako…”
-“Rispondi!”
 
(Mamoru) Mi viene spontaneo ridere.
 
-“Perché ridi adesso?
 
(Mamoru) Rido per la situazione. Rido perché sei gelosa. Rido perché sono geloso anch’io, anche se so di non doverlo essere. Dopotutto, tu hai scelto me. Rido perché vorrei che non cambiassi mai. Rido perché riesci a rendermi allegro ogni giorno. Ma, soprattutto…
 
-“Rido perché… È mia cugina, Usagi. Setsuna è mia cugina.”
 
(Usagi) Oh mio Dio. Davvero?
 
-“Sei sicuro, Mamo-chan?”
 
(Mamoru) Sei tornata ad essere la dolce e tenera Usagi. Non sei più arrabbiata, anzi. Sembri dispiaciuta, mortificata.
 
-“Sicurissimo! È la figlia dei miei zii di Yokosuka. È come una sorella per me”
 
(Usagi) Oh, no! Che figuraccia! Che stupida. Potevo anche chiederti semplicemente chi fosse, piuttosto che fare questa brutta, anzi, bruttissima figura.
 
-“Scusa, Mamo-chan. È che… Quando vi ho visti abbracciati ho pensato subito al peggio”
-“Non importa, Usako. Davvero. Forse anch’io avrei reagito così. Anzi, ne sono certo”
-“Mi perdoni?”
 
(Mamoru) A volte mi chiedo se la gelosia serva davvero a mantenere saldo il rapporto, o se serva solo a distruggerlo. Spero che tra noi accada solo la prima parte.
 
-“Non dovresti nemmeno chiederlo. Su, vieni qui. Forza.”
 
(Usagi) Mi ci voleva proprio un tuo abbraccio. Ora mi sento completamente al sicuro. Protetta. Si è guadagnato di nuovo tutto. La stima di Ami, i consigli di Rei e di Minako, la cucina di Makoto. Ma, soprattutto, la mia fiducia. Come ho fatto a dubitare di lui? Si trattava solo di un abbraccio. Sta abbracciando anche me, certo. E poi, un gesto può avere una miriade di significati. Quello che ha dato a sua cugina era differente da quello che sta dando a me adesso. Possibile che me ne sia resa conto solo ora? Ero così accecata dalla gelosia?
 
(Mamoru) Piano piano ci lasciamo. Spero solo che tu abbia capito. Mi dispiace averti fatto stare male, anche se solo per cinque minuti. Sono stati i cinque minuti più brutti di questa giornata. Sono convinto che Setsuna sarebbe felice di conoscerti.
 
-“Che ne dici di tornare da me e conoscerla? Sono sicuro che le farebbe piacere”
-“Mi sembra il minimo”
-“Solo per curiosità, ma cosa ci facevi a casa mia? Non che non mi faccia piacere, lo sai. Solo che, non me lo aspettavo di trovarti lì”
-“Ero passata a dirti una cosa. Una cosa molto bella”
-“Cosa?”
-“Che ho preso 83/100 nel compito di Biologia”
-“Brava la mia Odango!”
 
(Usagi) Non sopporto questo nomignolo. Penso che tu lo abbia capito dal mio sguardo assassino.
 
-“Ok, scusami... Torniamo da Setsuna, ora”
 
 
27 Giugno (sera) – lei
 
Che stupida.
 
-“Oggi ho fatto una figura orrenda con la cugina di Mamoru, sai, Runa? Pensa… Ha 23 anni, come Mamo. È sposata e aspetta anche un bambino. Era venuta apposta a Tokyo per una visita e ne ha approfittato per dirlo di persona a Mamoru…”
 
Era come se la conoscessi da sempre. Come se fossimo vecchie amiche.
È stata dolcissima. Si è scusata quando, invece, dovevo scusarmi solo io. Mi ha detto che non dovevo preoccuparmi, che forse anche lei avrebbe avuto la mia stessa identica reazione e che, forse, sarebbe stato meglio avvisare. Io dico che avrei dovuto semplicemente chiedere chi fosse.
Mi sento in colpa. Una ladra. Mi vergogno così tanto. Come ho fatto a dubitare di Mamo?
 
-“Come ho fatto a dubitare della buona fede di Mamo, Runa?”
-“Ron-ron”
-“Fai le fusa, eh? Ti piace essere coccolata…. Birbante!”
 
Mi sento un verme. Non riesco a credere di aver avuto dei dubbi. Certo che sono proprio innamorata cotta, eh?
Forse è meglio andare a dormire.
Buona notte, Mamo-chan.
 
 
27 Giugno (sera) – lui
 
Incinta. Mia cugina è incinta. Sono davvero contento. E pensare che Usagi l’ha scambiata per la mia amante. Beh, in effetti, la scena poteva risultare equivocabile.
Usagi è stata tenera, però. È gelosa di me. Non può che farmi piacere. Certo, forse, la prossima volta sarebbe meglio che mi chiedesse prima spiegazioni.
Aveva un’espressione dolce e tenera quando le ho detto che Setsuna è mia cugina. Era mortificata. Povera. Però, devo dire che hanno fatto subito amicizia.
Erano carine insieme. Sembravano amiche di vecchia data chissà come sarà Usagi tra cinque anni.
Chissà se anche lei tra cinque anni, come Setsuna, si sposerà, avrà dei figli. Chissà se, tutto questo, accadrà con me. In fondo, lo spero.
Sarebbe bello stare con lei per sempre, finché morte non ci separi.
Sarebbe bello veder correre per casa un figlio nostro o, magari, una figlia nostra.
Una piccola Usagi. Magari, con i suoi stessi odango.
Sarebbe bello, tutto questo.
 
Che fai, Mamoru? Ti metti già a fantasticare cose simili? È un po’ prestino per parlare di matrimonio e di figli. Dopotutto, state insieme da qualche giorno. Anche se, è come se fossimo sempre stati insieme.
È come se fossimo sempre stati legati da qualcosa. Da qualcosa che è difficile, se non impossibile, spezzare.
Per stasera, basta sognare ad occhi aperti.
Sogni d’oro, Usako.
 
 
 
28 Giugno (pomeriggio) – lui
 
“Oggi pomeriggio andiamo a prendere il regalo di compleanno per Usagi, insieme alle ragazze.
Alle quattro da me, al Crown.”
 
Sono le quattro e un quarto e, al Crown, non vedo nessuno.
Meno male che Motoki aveva detto alle quattro! Al cellulare non risponde, il Crown è chiuso… Chissà che sta combinando.
Ah… Finalmente! Eccolo che arriva. Aspetta. Quella non è Makoto?
 
-“Era ora!”
-“Sì, scusa. Io e Mako-chan siamo andati a prendere un gelato. C’era troppo caldo”
-“Ciao, Mamoru!”
-“Ciao, Makoto. Motoki… Mako-chan?”
-“Ehm… Sì… Beh, ecco, noi…”
-“Ehm… Non è il momento per parlare di questo. Dove sono le altre?”
-“Makoto ha ragione. Non sono ancora arrivate, io sono qui da oltre venti minuti… Ah eccole…”
 
Cos’è questa storia di Motoki e Makoto insieme? Beh, da un lato sono felice per loro. Almeno, così, Makoto sarà distratta qualcos’altro. O meglio, da qualcun altro, e non penserà solo a minacciarmi per difendere una delle sue migliori amiche.
Chissà cosa starà facendo la mia Odango, in questo momento…
 
-“… Mamoru? Ci sei?
-“Cosa?”
 
Ami mi risveglia dai miei pensieri.
 
-“Ti ho chiesto, secondo te, quale libro potrebbe interessare Usagi…”
-“Beh…”
-“Ami-chan, ti ricordo che io ed Usa-chan siamo molto simili e ti assicuro che a noi interessano ben poco i libri!”
-“Minako ha ragione. Non credo che Usako legga qualcosa che non siano manga…”
-“Aspetta aspetta aspetta. Mamoru… Hai detto Usako?”
 
Ecco. Bravo, Mamoru! Hai vinto il premio per il migliore deficiente della Terra!
Ti sei fatto beccare.
 
-“Sì… Beh…”
-“Ma come, Ami? Non lo sai che, finalmente, si è formata la coppia Usagi-Mamoru?”
-“Minako! Sei sempre la solita”
-“Scusa, Mako, ma è la verità! Tanto prima o poi l’avrebbe saputo!... A proposito, Mamoru… L’avete reso ufficiale?”
-“Minako!”
-“Non preoccuparti, Ami. Comunque, lo rendo ufficiale io adesso: sì. Io ed Usagi stiamo insieme”
-“Oh! Finalmente!”
-“Potrei dire lo stesso di voi due, Motoki! Ad ogni modo, andiamo e decidiamo in fretta. Non vorrei che lei ci vedesse e capisse che ci siamo visti per prenderle il regalo”
-“Tranquillo, Rei l’ha convinta a rimanere al tempio con lei ad aiutarla”
 
La risposta di Makoto dovrebbe tranquillizzarmi, ma, l’altro giorno, Usagi mi ha detto che, per liberarsi in fretta di Rei, sbriga le faccende in un lampo.
 
-“Ah…”
-“Qualcosa non va?”
-“No. No, niente. Andiamo”
 
Spero solo di non doverla incontrare.
Ad ogni modo, c’è sempre il mio regalo. Quello non può scoprirlo. Quello lo scoprirà direttamente giovedì, alla festa.
 
 
28 Giugno (pomeriggio tardi) – lei
 
Non ne posso più. Rei mi fa fare i lavori più stancanti e più noiosi.
Non mi interessa riordinare i talismani per ordine di colori e significati.
Non mi importa di spazzare quell’infinità di scalini che si trovano all’ingresso.
Non ho voglia di preparare il tè per i fedeli che vengono a pregare.
E, tantomeno, mi interessa piegare le vesti tradizionali della religione shintoista.
Tutto questo lo direi se Rei non fosse una mia carissima amica.
Lei è sempre disponibile, se le chiedo aiuto in qualcosa. È vero, siamo diverse. Abbiamo caratteri diversi, ma ci siamo sempre l’una per l’altra. Mi sembra giusto aiutarla, ogni tanto. E poi, per me è un piacere.
Ricordo ancora come ci siamo conosciute.
Makoto si era già presa una bella cotta per Motoki, e aveva saputo che qui vendevano dei talismani che aiutavano in amore.
Ovviamente, io l’accompagnai. Venne con noi anche Minako, mentre, Ami doveva studiare, come sempre.
Rei stava spazzando gli scalini. Io li stavo percorrendo all’indietro, come i gamberi. Makoto mi aveva avvertita. Mi aveva detto che mi sarei fatta male, ma non l’ascoltai. Inciampai grazie a delle foglie che Rei aveva raccolto. Per fortuna, il suo corpo aveva reso meno violenta la caduta. Povera Rei.
 
-“… Usagi? Ehi, Usagi? Pronto?”
-“Cosa, Rei?”
-“Ti eri incantata, per caso?”
-“Scusa, ero sovrappensiero”
-“Scommetto che la tua distrazione si chiama Mamoru Chiba”
-“Che cosa…”
-“Dai, Usagi. Guarda che l’abbiamo capito, non siamo stupide. E poi, Motoki è il suo migliore amico”
-“Insomma… Lo sapete già”
-“Non prendertela. Anche perché, scusa se te lo dico, ma ci avete fatto sudare sette camicie negli ultimi quattro anni!”
-“Ma come? Nessuna presa in giro? Nessun rimprovero?"
-“E perché dovrei? Hai semplicemente fatto ciò che sentiva il tuo cuore. Giusto? E poi, mi conosci. Sotto sotto, anch’io sono una romanticona.”
-“Grazie, Rei. Sul serio”
-“Ma figurati. A che servono le amiche?...  Dai, ora vai. Mi hai già aiutata molto”
-“Sei sicura? Non è poi così tardi”
-“Tranquilla. Và pure a casa.”
 
Dopo avermi congedata, ti saluto abbracciandoti e riprendo le mie cose. Nel frattempo, mi chiedo come ho fatto a non accorgermi di niente per tutto questo tempo. Siamo stati due veri sciocchi.
Sto andando a casa, ma prima, mi rigiro verso di te. Ci scambiamo un sorriso. Un solo semplice sorriso, come se con quel piccolo gesto ci fossimo già capite.
Mi guardi dolcemente. Come si fa con una sorella minore. Tutti i tuoi rimproveri, tutti i tuoi consigli, in fondo, sono per il mio bene, questo lo so. E ti ringrazio per questo, anzi, forse, non ti ringrazierò mai abbastanza. Ricambio anch’io il tuo stesso sguardo dolce, delicato, ma, allo stesso tempo, pieno di rispetto e di gratitudine.
Mi rivolto verso la strada che mi riporta a casa.
 
Percorro le vie della città senza più nessun timore o nessun senso di colpa.
È come se mi sentissi libera, finalmente.
Nascondere una cosa, per me, così importante alle mie amiche non è facile. Anzi, mi pesava parlare, ridere e scherzare con loro per tante cose, tranne che confidare loro del mio rapporto con Mamoru.
 
Non mi sento più una ladra. Non mi sento più una prigioniera. Ora sento di poter stare con lui alla luce del sole, senza più nasconderci.
Unico neo: mio padre.
Mia madre, invece, ha già capito qualcosa. L’altra sera si è svegliata e ha sentito che non ero sola. Ma papà…
Papà è convinto che io non abbia nessun fidanzato, che non abbia mai dato un bacio, che non sia innamorata di nessuno.
Per lui, resterò sempre la sua bambina. Ma non capisce che ormai sono cresciuta.
 
Mentre chiudo il cancello, vedo una cosa che mi lascia sorpresa. Che strano. La macchina di papà è già a casa.
 
-“Mamma, sono a casa!”
 
Non sento nessuna risposta. Vado in cucina, per vedere se mamma fosse in cucina a preparare la cena. Ma, per mia sorpresa, non ci trovo mamma, ma…
 
-“Ciao, tesoro”
-“Papà! Come mai già a casa? Mamma dov’è?”
-“Oggi ho finito prima, così, ho preferito tornare a casa dalla mia famiglia. Mamma, invece, è di sopra a farsi una doccia”
-“Oh… Com’è andata oggi a lavoro?
-“Benissimo, grazie! Mi hanno affidato un articolo in più. Riguarda l’imperatore”
-“Bene! Sono davvero contenta per te”
-“E tu? Che mi racconti di nuovo?”
 
Ho una voglia matta di confessargli tutto. Beh, non proprio tutto. Ovviamente, non gli confesserò mai che Mamoru è stato qui e poi in camera mia, l’altra notte.
Kenji Tsukino, per quanto sia geloso, è sempre stato un papà attento a non invadere i miei spazi. Miei e quelli di Shingo.
Con lui è difficile rimanere arrabbiati per più di cinque minuti.
 
-“Papà… Vorrei che tu sapessi una cosa”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
* = I Sakura mochi sono dei dolci tipici giapponesi. Consistono in un mochi rosa (una frittata sottile di riso) con all’interno crema di fagioli (azuki) rossi immerso in un pezzo autentico di ciliegia. Tutto coperto da una foglia di sakura (ciliegio).
** = la Todai  è una tra le Università più prestigiose del Giappone, ed è situata a Tokyo.

 
 
 
 
I miei pensieri:
 
Inizio scusandomi per avermi fatto attendere molto, se non troppo. Mi rendo conto che un mese, effettivamente, è tanto. ma, in questo mese, ho affrontato la maturità e l’ho passata diplomandomi con un bell’80/100. Ora posso ritenermi soddisfatta.
In questo capitolo, ho voluto inserire il rapporto che Usagi ha con le sue amiche e quello che ha con suo padre (o meglio, quest’ultimo l’ho solo accennato).
All’inizio, ho voluto mettere anche una “scenata di gelosia”, perché noi tutte conosciamo una Usagi gelosissima del suo Mamo-chan.
Per quanto riguarda Mamo-chan, l’ho disegnato un po’ come viene rappresentato nel manga. E cioè: geloso, innamorato pazzo, e con una voglia matta di poter creare insieme ad Usagi quella famiglia che lui, tempo addietro, ha perso.
Spero di non avervi fatto aspettare invano e di avervi soddisfatto.
Mi auguro di tornare ad aggiornare come prima, o meglio, molto più velocemente.
 
Colgo l’occasione per ringraziare le dolcissime ragazze che ho conosciuto qui sul fandom di Sailor Moon.
 
Vi auguro una buona serata.
Nel frattempo, io mi preparo a godermi dal balcone di casa mia il concerto di Ligabue al Campovolo ;)
 
Un abbraccio forte a tutte voi.
La vostra Manu ;)
 
 
 
 
P.S. Per gli aggiornamenti in tempo reale, potete collegarvi alle mie due paginette su FB:

 

 
*La stanza di Manu*
&
I Petali del Tempo 

 

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Capitolo 15
*** 28/29 Giugno ***


Capitolo 15 – 28/29 Giugno
 
 
 
28 Giugno (pomeriggio tardi) – lei
 
-“T-tu… Innamorata?”
-“Sì, papà. Innamorata… E ricambiata, oltretutto”
-“Ri-ricambiata hai detto…”
 
Più passa il tempo, più il mio odio verso questi silenzi imbarazzanti aumenta.
Avanti, papà. Dì qualcosa. Non tenermi sulle spine.
C’è da dire, però, che il tuo viso lascia trasparire tutto. Riesco a leggere tutti i tuoi pensieri, tutti i tuoi stati d’animo: gelosia, preoccupazione, ansia, paura.
 
Sei geloso del tuo coniglietto lunare*. Della tua bambina. Della tua Usagi.
Puoi stare certo che non cambierà niente. Perché io resterò sempre tutto questo per te.
Sarò sempre il tuo coniglietto lunare; il coniglio della luna che porta gioia e pace nella tua vita e nel tuo cuore.
Sarò sempre la tua bambina; cercherò ancora rifugio tra le tue braccia se e quando avrò paura. Correrò ancora da te se sarò insicura riguardo alle mie capacità. Verrò da te, quando vorrò imparare a essere una brillante giornalista così come lo sei tu, o se e quando avrò bisogno di un consiglio su come impostare un articolo.
Sarò sempre la tua Usagi; sarò sempre tua figlia. Non mi perderai mai. Sarai sempre papà. Il mio papà.
Io e mamma siamo le persone più importanti per te. So che, per te, è difficile sapermi innamorata di un uomo che non sia tu. Che non sia il mio papà.
 
Sei preoccupato perché pensi che qualcuno mi stia portando via da te; e questo giustifica, a sua volta, la tua ansia e la tua paura. Paura di vedermi crescere. Paura di lasciarmi vivere questa nuova e dolcissima esperienza. Paura che questa si trasformi in un’esperienza dolorosissima. Paura di vedermi soffrire.
No, papà. Puoi stare tranquillo. Mamoru mi ama davvero. Lo so. Lo sento. Ne sono più che sicura. Se solo tu lo conoscessi veramente…
 
-“H-ho… Ho dimenticato una cosa in macchina…”
 
Che ti prende, papà? Immagino che, questa, sia una scusa per allontanarti.
Ho capito. Vuoi stare da solo, ed io rispetto questa tua volontà.
E così, ti lascio andare via. Mentre esci, sconvolto, prendi le chiavi della tua auto. Corri verso la porta d’ingresso e sparisci.
Vado in salotto, e mi dirigo verso la finestra. Scosto un po’ la tenda per poter vedere meglio.
Ad un tratto, sento un tocco delicato, leggero, sfiorarmi la spalla.
Mi volto come se sapessi già di chi possa provenire un così dolce gesto, quel gesto pieno di amore. Quell’amore e quella comprensione che solo una madre può offrire.
 
-“Vedrai, gli passerà.”
 
Il mio sorriso risponde per me.
Sì, capirà. E presto anche.
Papà capirà che sono cresciuta.
Capirà che, prima o poi, sarebbe successo.
Capirà che è normale, soprattutto alla mia età.
Capirà che, in cuor suo, sa che gli vorrò bene sempre e comunque. A prescindere da Mamoru.
 
 
 
28 Giugno (sera) – lui
 
Passeggio per le vie del centro, tornando a casa.
L’aria calda di questa prima estate ha un piacevole aroma. Questo profumo è proprio quello dell’estate. È un profumo di nuovo, di fresco, di natura appena sbocciata.
È l’autentico profumo dell’estate.
 
Alla fine, ci siamo decisi per il tuo regalo: una radiosveglia a forma di mezzaluna, di luna crescente.
Scommetto che ti sembrerà banale. Infatti, io non ero molto entusiasta. Ma, dopotutto, c’è sempre il mio regalo che riuscirà a stupirti.
 
Faccio un salto da Motoki. Così, per salutarlo, prima di tornare a casa.
Entro, lo saluto, mi siedo al solito posto, davanti al bancone e noto qualcosa, o meglio, qualcuno, seduto di fianco a me.
 
-“Ehilà, Mamoru! Quanto tempo!”
 
Il tono di Motoki è ironico. Già. Ci siamo già visti oggi pomeriggio per il tuo regalo, Usako.
 
-“Già! Un’eternità…”
 
Anche la mia risposta, ovviamente, è ironica.
 
Noto che, l’uomo seduto qui di fianco, ci guarda con disinteresse. Avrà pressappoco quarant’anni.
Mi volto, inconsapevolmente, verso di lui e gli sorrido educatamente. Anch’egli, educatamente, mi ricambia.
Chi è costui? L’ho già visto… Ha un’area familiare…
 
-“Motoki, portamene un altro.”
 
La sua voce, per quanto quest’uomo sembri innocuo, suscita in me una strana agitazione.
 
-“Ne è sicuro? Questo che ha bevuto, era il quarto. Mi sembra già abbastanza nervoso… Potrebbe farle male tutto questo caffè, sa?”
-“Ti ringrazio per l’interessamento, Motoki. Ma, credimi, ne ho bisogno.”
 
Ha l’aria di essere sconvolto. Come se avesse appena appreso la peggiore delle notizie.
Non so il perché, ma mi piacerebbe scoprire il motivo di questo suo nervosismo…
 
-“Motoki, portacene due. Il prossimo lo offro io al signore…”
-“Ma no! Non è necessario…”
-“Insisto! Mi creda, è un piacere!”
 
Faccio capire a questo emerito sconosciuto di essere testardo almeno quanto lui, se non di più.
 
-“D’accordo. Allora… Ti ringrazio, ragazzo.”
-“Si figuri!”
 
Dopo un piccolo silenzio, riprendo la parola presentandomi e offrendo la mano…
 
-“Mi chiamo Mamoru.”
-“Lieto di conoscerti. Kenji.”
 
Kenji… Kenji…
Dove ho già sentito questo nome?
Motoki comincia a farmi delle facce strane, come se mi stesse avvertendo. Come se mi fossi appena messo nei guai da solo.
Non riesco a capire.
Decido di rimandare il mio gioco di sguardi con Motoki e di ricominciare a parlare con questo tale, di nome Kenji.
 
-“Ne vuole parlare?”
 
La mia domanda lo ha colto di sorpresa. Non se l’aspettava.
Non è da me farmi gli affari degli altri, ma quest’uomo sembra davvero disperato.
 
-“Beh… Non c’è molto da dire…”
-“ Sa, a volte, ci si può aiutare meglio tra sconosciuti che tra amici. Mi dica quello che vuole… Se vuole.”
 
Lo sconosciuto di nome Kenji mi guarda smarrito.
Io continuo a bermi il mio caffè amaro e lascio che sia lui a parlare. Non voglio costringerlo a parlare, se non vuole.
 
-“Ho appena scoperto di essere vecchio.”
-“Lei vecchio? Io dico che si hanno gli anni che ci si sente di avere…”
-“Allora, io dovrei avere cento anni, ragazzo.”
 
Rimango in silenzio. Quest’uomo è davvero disperato.
Ma sono sicuro che, se vorrà, sarà lui a sfogarsi, parlando liberamente, a ruota libera.
 
-“Vedi… Io mi sono innamorato di mia moglie nel preciso istante in cui la guardai negli occhi, poco più di vent’anni fa…”
 
Ah… È sua moglie il problema…
 
-“… Con lei e per lei, ho fatto cose assurde, dettate dall’amore e dalla spensieratezza che caratterizzano l’età della giovinezza…”
 
Risposta sbagliata. Non è sua moglie. C’è dell’altro…
 
-“… Ci siamo sposati diciannove anni fa. Abbiamo due figli: di diciotto e quattordici anni…”
 
Continuo a non capire dove stia il problema…
 
-“… Oggi ho scoperto che mia figlia, la mia bambina… È cresciuta.”
 
Ecco qual è il problema: sua figlia è cresciuta e lui non vuole accettarlo.
Motoki, nel frattempo, continua e farmi strani segni…
 
-“Capisco…”
-“Tu sei padre?”
-“No, ma…
-“Allora, senza offesa, ma non credo tu possa capirmi.”
 
Beh, effettivamente, non posso sapere cosa possa provare un padre. Ma, forse, posso capire sua figlia…
 
-“Sicuramente, no. Non sono un padre. O meglio, non ancora… Spero di diventarlo, un giorno… Nel frattempo, però, potrei aiutarla a capire cosa possa passare per la testa di sua figlia.”
-“Tu credi?”
-“Tentar non nuoce.”
 
Pronuncio solennemente queste parole sorseggiando il mio caffè. Dopodiché, appoggio la tazza sul piattino e mi giro verso Kenji, notando, così, il suo sguardo interrogativo su di me.
 
-“Purtroppo, so già cosa le passa per la testa. Solo che, per me è ancora presto per lasciarla andare…”
-“Sa… Mio zio, qualche tempo fa, mi ha detto una frase che non dimenticherò mai…”
 
Riprendo la mia tazza, consapevole del fatto che, in questo momento, Kenji mi sta guardando in attesa che io continui a parlare.
Riprendo il discorso dopo aver fatto un altro sorso.
 
-“Mi ha detto: << Qualsiasi uccellino deve abbandonare il nido. Ognuno ha il diritto di andare e volare con le proprie ali, altrimenti la sua stessa esistenza non ha alcun senso >> .”
-“Tuo zio deve essere un uomo saggio.”
-“Oh, lo è. Mi ha aiutato a crescere. È stato un padre, per me…”
 
Rimaniamo in silenzio, ma solo per pochi secondi, fino a che non è lui a parlare.
 
-“Mi stai dicendo cose che già so, ma che voglio a tutti i costi ignorare. Ho sempre considerato mia figlia un uccellino, senza considerare il fatto che, prima o poi, sarebbe cresciuta, e che avrebbe spiccato il volo senza di me.”
-“Tocca a tutti, prima o poi.”
-“Sì. Tocca a tutti, prima o poi.”
 
Kenji si sta alzando. Sta tirando fuori il portafogli, intento a pagare il caffè, ma lo blocco con un gesto della mano.
 
-“Lasci, davvero.”
 
Mi guarda dritto negli occhi, dopodiché abbassa lo sguardo, per poi rialzarlo e sorridermi grato.
 
-“Grazie, Mamoru… E non parlo solo del caffè.”
-“È stato un piacere. Mi creda.”
 
Non so perché, ma mi ha fatto piacere questa piccola chiacchierata con quest’uomo. Mi ha fatto piacere aiutarlo, sempre che io ci sia riuscito.
 
-“A presto, allora.”
-“Arrivederci, Kenji.”
-“Ciao, Motoki. Alla prossima!”
-“Arrivederci… Tsukino-san!”
 
Mi volto di scatto verso Motoki. Aspetta. Ha detto Tsukino-san? Guardo il mio migliore amico spaventato. Quello era Tsukino Kenji? Il padre di Usagi? Il brillante giornalista? Ecco dove avevo sentito quel nome. Ecco dove lo avevo già visto.
Ho letto vari articoli scritti da lui, e di fianco c’era sempre un’immagine che lo ritraeva.
 
Motoki aspetta che il signor Tsukino esca dal locale per non farsi sentire. Dopodiché, scoppia in una fragorosa risata.
 
-“Baka! Perché non me l’hai detto subito?”
-“Scu… Ahahahahahahahahahahahahahah! Scusa… Ahahahahahahahahahahah! Mamoru, scusami, ma era troppo divertente! Avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto! Ahahahahahahahahahahahahah! È stato esilarante, davvero esilarante, vedere suocero e genero fare, inconsapevolmente, comunella!”
-“Non è divertente, Motoki!”
 
Con questa affermazione e questo tono, faccio presente al mio migliore amico che sono agitato, e lui smette di ridere.
 
-“Se non altro, almeno, per adesso, sei entrato nelle sue grazie!”
-“Ma se non sa nemmeno che sto con sua figlia!”
-“Appunto! Ho detto per adesso…”
-“Sei proprio un amico, Motoki… Davvero. Vado a casa! Ci vediamo domani.”
-“Ciao, Mamoru!”
 
Mi alzo ed esco dal Crown per tornare a casa.
 
Ho appena fatto quattro chiacchiere, da uomo a uomo, con il mio futuro suocero.
Nessuno sapeva chi fosse, in realtà, l’altro. Ecco perché quella sensazione di inquietudine.
C’è da dire, però, che ho provato una senso di soddisfazione nel consigliargli.
Non credevo stesse parlando di Usagi. Non sapevo che Usagi e sua figlia erano, in realtà, la stessa persona.
Mi sono aiutato da solo, senza nemmeno saperlo.
 
Dopo la tua visita di ieri, quando entro in questo appartamento, mi sembra che questo sia vuoto.
Mi sembra che manchi qualcosa. Mi sembra che manchi solo tu.
 
Al mattino, vorrei potermi svegliare e trovarti al mio fianco, sull’altro lato di questo letto.
Un letto troppo grande per una persona sola. Un letto che vorrei condividere con te, in futuro.
Un letto che, ogni sorgere del sole, mi ricorda che sarei solo, perso, se non ci fossi tu.
 
Il pensiero di te mi funge da ninna nanna, cullandomi ed affidandomi alle braccia di Morfeo.
 
Sogni d’oro, Usako.
 
 
29 Giugno (mattino) – lei
 
Buon giorno, Sole!
Anche oggi, il mondo mi aspetta. Oggi è l’ultimo giorno che passerò da diciassettenne…
Da domani sarò una diciottenne. Una sbadata e pasticciona diciottenne che tenterà di diventare una giornalista. Un’innamorata diciottenne che, fino a ieri, aveva paura di dire a tutti di essere, finalmente, felice con la persona che ama.
 
Ieri sera,, papà è rientrato solo dopocena.
È stato strano sedersi a tavola senza di lui, per me e mamma. Sapevamo entrambe il motivo della sua assenza, ma Shingo…
Shingo non ha avuto il minimo sospetto, né ha indagato molto. si è limitato a chiedere la ragione per cui papà non fosse ancora rientrato. Mamma ha inventato la scusa che è stato trattenuto n redazione per la revisione di qualche articolo. Questa scusa funziona sempre. Shingo se l’è sempre bevuta, quelle poche volte che l’abbiamo usata. Fortunatamente, mio fratello è tornato a casa dopo che papà è uscito.
 
Quando papà è tornato, dal corridoio, ho sentito che parlava di me con mamma, in camera da letto.
 
-“Kenji, caro. Cosa c’è che non va? Sapevamo tutti e due che questo giorno sarebbe arrivato…”
-“Sì, Ikuko, ma… Non pensavo che sarebbe successo così presto.”
-“Così presto? Tesoro, Usagi ha diciotto anni, ormai. Non è più una bambina.”
-“Lo so, ma per me lo sarà sempre.”
-“Oh, Kenji. Usagi sarà sempre la nostra bambina. Ma dobbiamo accettare il fatto che lei sia cresciuta, che stia diventando una donna, ormai…”
-“Forse, hai ragione, amore. Devo solo accettare la realtà dei fatti, anche se non è facile…”
-“Vedrai che, col tempo, si sistemerà tutto. E poi, da donna, devo fare i complimenti a nostra figlia...”
-“E perché mai?”
-“Perché si è scelta proprio un bel ragazzo!”
-“Perché? Tu l’hai visto?”
-“Certo! L’ha riaccompagnata a casa, qualche volta. E posso assicurarti che mi è sembrato un ragazzo a posto.”
-“E tu come fai a dirlo? Magari, è solo apparenza.”
-“No. Mi è sembrato un ragazzo posato, garbato. Sono sicura che ama davvero Usagi.”
 
Almeno, mamma è dalla mia parte.
Eh, sì. Devo darti ragione: Mamoru è il più bel ragazzo della città.
 
Cammino per questa Tokyo ancora mezz’addormentata. Intenta ad andare a svolgere il mio dovere, viaggiando, però, con la mente.
Penso a cosa potrei fare in questo ultimo giorno da diciassettenne.
Vediamo un po’…
 
-         Dire a papà di Mamoru (fatto);
-         Dire a Mamoru che ho detto a papà di lui;
-         Far capire a Mina-chan di smetterla di usarmi come palo per uscire con Yaten;
-         Convincere Ami-chan a staccarsi dai libri per più di due ore;
-         Convincere Makoto ad insegnarmi a cucinare;
 
Vediamo… Poi, cos’altro potrei fare?…
 
 
29 Giugno (pomeriggio) – lui
 
Ormai, il programma che Motoki e le ragazze hanno definito per domani lo so a memoria: devo andare a prendere Usako a scuola, anche se lo faccio più che volentieri, distrarla un po’, e con una scusa portarla al santuario da Rei.
La voglia di vederti anche adesso, però, è tanta.
Quasi quasi ti faccio una sorpresa.
 
29 Giugno (pomeriggio) – lei
 
Anche questa giornata di scuola è finita. Ora devo dire a Minako di smetterla di coinvolgermi nelle sue uscite a quattro.
Eccola. Sta per parlare. Sono sicura che sta per dirmi che si è messa d’accordo con Yaten per un’altra delle sue uscite. Ah, ma adesso gliene dico quattro.
 
-“Mina-chan, ti voglio bene, lo sai. Sei una sorella per me, ma devi smetterla di coinvolgermi. Io sto Mamoru, punto e basta, non si discute. Smettila di cercare di farmi avvicinare a Seiya! Intesi?”
-“Usagi…”
-“Non voglio sentire storie. Per la prima volta, in vita mia, sono felice con la persona che amo, perciò, non permetterò che questa stabilità venga distrutta.”
-“Usa-chan, ma io…”
-“Niente ma. Sono stata chiara?”
-“Hai finito?”
-“Sì.”
-“Posso parlare, adesso?”
-“Certo.”
-“Stavo per dirti: << Guarda chi c’è all’ingresso >> , ma vedo che non ti interessa molto vedere che il tuo principe azzurro ti sta aspettando al cancello del liceo. Anzi, vedo che sei più interessata a rimproverarmi di una cosa che, per tua informazione, già sapevo…”
-“Scusa, Mina. È che sono un po’ nervosa…”
-“Non preoccuparti. Colgo l’occasione per scusarmi anch’io. Sono stata un po’ egoista… Dai, Giulietta, ma cosa fai ancora qui? Romeo ti sta aspettando! Corri!”
 
Sorrido e ti bacio sulla guancia, abbracciandoti. Ma come faccio ad essere arrabbiata con te?
 
Mollo tutto e corro da Mamo. È l’unica cosa che voglio fare.
 
-“Ciao! E tu che ci fai qui?”
-“Sorpresa! Ero da queste parti e ho pensato di farti un’improvvisata.”
 
(Usagi) Un tuo abbraccio, un tuo bacio, un tuo minimo contatto, e riesco a dimenticarmi di tutto ciò che circonda.
(Mamoru) Walt Whitman diceva “Eravamo insieme. Tutto il resto l’ho scordato.” È sempre così con te.
(Usagi) Mi mancavano le tue labbra.
(Mamoru) Avevo bisogno di sentire di nuovo i tuo sapore.
 
-“Andiamo al parco? Ti va? Dovrei parlarti.”
-“Anch’io… È successo qualcosa? Devi partire di nuovo?”
-“No. No, puoi stare tranquilla. È che… È successa una cosa bizzarra…”
-“Ah… D’accordo. Andiamo, allora!”
 
 
29 Giugno (pomeriggio tardi)
 
-“Tu cosa?”
-“Mi hai sentito… Ho parlato con tuo padre.”
-“Oh mio Dio…”
 
(Mamoru) Che hai da ridere tanto?
 
-“Che c’è di così divertente? Guarda che sono terrorizzato!”
 
(Usagi) Non ci posso credere…
 
-“Scusa, Mamo-chan. È che… Ieri anch’io ho parlato con papà.”
-“E cosa gli hai detto?”
 
(Mamoru) Mi piacerebbe sapere come mai tuo padre fosse così sconvolto…
 
-“Gli ho detto di te.”
-“Ok. Preparo il testamento.”
-“E dai, Mamo-chan… Papà, in fondo, è un pezzo di pane.”
-“Sì… Di pane raffermo tirato in testa.”
-“Non conosci papà. Se lo sai prendere, non è così male!”
-“Dici così perché sei sua figlia. È normale che lui si preoccupi per te.”
 
(Usagi) Un conto è preoccuparsi, un altro è essere gelosi marci della propria figlia.
 
-“Sì, ma lui non è solo preoccupato. È anche e, soprattutto, geloso. Pensa che sia ancora una bambina.”
-“Ah, questo lo so…”
 
(Usagi) Mi piacerebbe proprio sapere che cosa vi siete detti…
 
-“… Posso assicurarti, però, che ha capito che non lo sei più, ormai.”
-“E come fai a dirlo?”
-“Beh… Diciamo che, sono stato convincente. Anche se, non sapevamo chi fosse l’altro.”
 
(Usagi) Mamo-chan, sei incredibile.
 
-“Non potevo desiderare un fidanzato migliore… Grazie.”
 
(Mamoru) Spero solo che tuo padre non mi uccida quando scoprirà che il tizio con cui ha parlato di sua figlia, in realtà, è il fidanzato della figlia stessa.
 
-“È stato un piacere… Vieni qui.”
 
(Usagi) Che bella sensazione stringerti. Ho ancora i brividi, come se fosse sempre la prima volta.
(Mamoru) Vorrei poterti stringere sempre così, in ogni istante.
(Usagi) Non c’è bisogno di dimostrarmi quanto amore provi per me. Io lo so già. E anche se non lo sapessi, lo capirei da questo bacio carico d’amore e di dolcezza datomi sulla fronte.
(Mamoru) Adoro il profumo dei tuoi capelli. Quando ti ho tra le mie braccia, sembri ancora più piccola di quanto tu non lo sia già.
 
-“Allora, principessa? Posso accompagnarti a casa?”
 
(Usagi) Ormai, non ho più paura. Papà sa tutto, ormai. E poi, come posso dirti di no? Soprattutto se me lo chiedo con così tanta dolcezza…
 
-“Certo che puoi.”
 
(Mamoru) Non mi importa se tuo padre ci vedrà. L’importante siamo noi, quello che proviamo, quello che sentiamo. Importa solo che siamo insieme. Con te, non provo più nessuna paura.
 
-“Allora, andiamo…”
-“Andiamo…”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
* = Un’antica leggenda giapponese narra che un in una foresta, una volpe, una scimmia ed un coniglio vollero aiutare un pellegrino a sfamarsi. La volpe cacciò un uccello, la scimmia raccolse dei gustosi frutti, ma il coniglio, non potendo fare molto, si fece aiutare dai due animali a cercare degli arbusti per accendere il fuoco. Una volta acceso il fuoco, si sacrificò per sfamare il pellegrino che, in realtà, era una reincarnazione di una Divinità. Quest'ultima apprese la bontà e il senso del sacrificio che aveva il coniglio. Prese il suo corpo e lo portò sulla Luna, imprimendo la sua immagine su di essa, affinché il suo gesto eroico non fosse dimenticato, anzi, che venisse preso da esempio da tutti gli esseri viventi, umani compresi. Per questo, Usagi si chiama Tsukino Usagi (Tsuki = Luna, no= della, usagi= coniglio).




 
 

I miei pensieri:
 
Eccoci qua! :) Mi sono sempre chiesta come si sarebbero conosciuti Kenji e Mamoru in una storia alternativa all’anime e/o al manga e, giocando un po’ con la fantasia, ho provato a buttarla giù così.
Confesso che stavo lavorando a questo capitolo dalla pubblicazione del quattordicesimo, ma l’ispirazione l’ho avuta ieri sera! xD
Vi anticipo già che farò una pausa (causa: vacanze in Sardegna di dieci giorni), quindi riprenderò a pubblicare a partire dall’ultima settimana di Agosto. :)
Ringrazio: le 16 persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le 6 persone che l’hanno inserita tra le ricordate, le 28 che l’hanno inserita tra le seguite e le 9 persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti (vi ringrazio di cuore, davvero!).
Ringrazio di cuore, inoltre, le mie amiche/colleghe per il loro sostegno e i loro consigli: Demy, Gabry, Giuly, Ely, e, per ultima ma non meno importante, Ele.
Vi auguro buone vacanze! ;)
 
Un bacio e un abbraccio a tutte voi.
 
La vostra Manu ;)
 
P.S. Per Roberta u_u: Mina sa già cosa stai pensando (ne parliamo poi al telefono xD).
 
Vi ricordo, infine, le mie due paginette su FB:
 

*La stanza di Manu*
 
http://www.facebook.com/home.php#!/pages/La-stanza-di-Manu/153017524770108
 
&
 
“I Petali del Tempo”
 
http://www.facebook.com/home.php#!/pages/I-Petali-Del-Tempo/229017633776301

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Capitolo 16
*** 30 Giugno (e non solo) ***


 
Capitolo 16 – 30 Giugno (e non solo)

 
 
30 Giugno (mattino) – lui
 
Buon giorno, mondo. I raggi della stella più grande entrano prepotentemente nella mia stanza, attraverso le piccole fessure aperte delle persiane.
Oggi, mio caro Sole, devi splendere più che puoi.
Questo è un giorno importante: è il compleanno di Usako.
Già… Usako… oggi si sveglierà un anno più grande.
Da oggi, avrà un anno in più, e io sono sempre più convinto che sia la persona giusta per me.
Cerco disperatamente di tornare tra le braccia di Morfeo, ma invano.
 
Mi arrendo. Il risveglio ha prevalso sul sonno. Mi alzo, ancora intorpidito, da questo letto ancora impregnato del mio calore.
Guardo la radiosveglia, consapevole del fatto di aver anticipato il suo stesso suono, e disattivo la sveglia.
 
Le sei in punto. Scosto le tende per godermi, anche se per poco, del panorama che si affaccia sulla città, ancora per metà addormentata.
Chissà se Usagi sarà già sveglia.
Chissà se, invece, starà ancora dormendo.
Chissà se è consapevole di avere già diciotto anni, guardando il sole.
Chissà se, invece, pensa ancora di avere diciassette anni; se è ancora nel mondo dei sogni.
 
Mi stacco dalla finestra, a malincuore, e guardo di nuovo la radiosveglia: le sei e dieci.
È presto, c’è uno splendido sole, non c’è ancora molto caldo, e la città è tranquilla. Decido di approfittare di questo sole, di questa leggera brezza mattutina e, soprattutto, di questa quiete.
Non rimarrà a lungo. E poi, ho bisogno di scaricare un po’ di tensione con un po’ di jogging. Anche perché, oggi non ho lezione…
Oggi voglio dedicarmi solo a lei.
 
 
 
30 Giugno – mattino (lei)
 
Buon giorno, Sole.
E così, anche questo grande giorno è arrivato: sono, ufficialmente, una diciottenne.
Anche oggi, ci hai pensato tu a svegliarmi, eh?
Meglio così. Il tuo richiamo è molto più dolce, molto più delicato e, soprattutto, molto più piacevole del più traumatico suono della sveglia.
La mezzaluna segna le sei e mezzo: l’ho di nuovo battuta!
Mi viene un sorriso spontaneo.
Non so perché, ma adoro svegliarmi presto. Mi piace ascoltare il cinguettio degli uccellini.
Adoro ascoltare il silenzio che rende ancora addormentata la città.
È piacevole ascoltare il rumore delle foglie muovermi leggermente, quando un uccellino vola via dal ramo di un albero.
E poi, la sensazione di calore sul viso che mi regala il sole è semplicemente unica.
 
Ormai, sono sveglia, ed è giusto che mi alzi.
Mamma e papà ci hanno fatto l’abitudine nel vedermi alzata a quest’ora.
 
-“Buon giorno, famiglia.”
-“Buon giorno, amore… Vieni qui, fatti abbracciare… Ah, la mia piccolina è diventata grande, ormai. Tanti auguri, tesoro.”
-“Grazie, mamma.”
-“Auguri, amore.”
-“Grazie, papà.”
 
Anche papà mi abbraccia. Sembra che non sia successo nulla. Forse, però, è anche merito di mamma.
Mi sbagliavo. Non è cambiato molto. È decisamente nervoso, agitato. Tutto, ovviamente, è successo dopo l’altra sera. L’ho capito da come mi ha stretta e da come mi ha guardata. Mamma l’ha fulminato con gli occhi, me ne sono accorta.
Non voglio nemmeno provare ad immaginare come reagirebbe se scoprisse, oggi, che lo stesso ragazzo con cui ha parlato l’altra sera, in realtà, è lo stesso che lo ha sconvolto.
Che gelosone il mio papà…
Mi chiedo se, un giorno, questo “strazio” toccherà anche ad una mia eventuale figlia.
Già. Chissà…
Magari, nemmeno la avrò…
O, forse, sì, ma non con Mamoru…
Oppure sì, chi può dirlo?
 
Basta pensare a queste cose. Ho solo diciotto anni e ho tutta la vita davanti.
Scaccio questi pensieri troppo precoci e mi preparo per il mio dovere più importante: lo studio.
Apro delicatamente la porta e, con mia dolce sorpresa, sento il profumo dell’estate.
La città dorme ancora, ma non manca molto. tra poco sentirò di nuovo il suono fastidioso dei clacson e il rumore assordante dei motori accendersi. Per non parlare delle loro sgommate.
 
-“Usagi…”
 
Mi giro sorpresa. Ho già salutato mia madre prima. Non capisco perché mi abbia chiamata.
 
-“Cosa c’è, mamma?”
 
Mi guarda sorridendo, ma con un’aria furbetta.
 
-“Senti… e se, per oggi… solo per oggi… tu restassi qui?”
 
La guardo stupita. Mamma non mi ha mai proposto di rimanere a casa. D’accordo che è il mio compleanno, ma non è mai arrivata a farti un regalo simile.
 
-“Mamma, ti senti bene? Hai la febbre, forse?”
-“No, tesoro. No, sta tranquilla… è tutto ok! Davvero. Sto bene. Solo che… oggi è il tuo compleanno e ho pensato di farti fare un giorno di assenza.”
 
Ok. È ufficiale. Mamma è malata. Altrimenti, non riuscirei a spiegarmi un comportamento simile.
 
-“Uhm… Papà… puoi venire un secondo?”
-“Che succede?”
-“Mamma sta male.”
-“Non sto male!”
-“Che hai, tesoro? Ti gira la testa? Vuoi che chiami un dottore?”
-“No, amore. Ho semplicemente detto a tua figlia che oggi poteva non andare a scuola perché è il suo compleanno. E lei ha pensato subito che stessi male, ma non è così…”
 
Mio padre guarda prima mamma, poi me. Poi di nuovo mamma, e poi di nuovo me.
 
-“Amore… sicura di sentirti bene? Forse, ha ragione Usagi. Vuoi che rimanga a casa oggi?”
-“Ma come devo dirvelo: io non sono malata!”
-“Papà, non ti preoccupare. Rimango io con mamma.”
-“Sicura? Posso chiamare il direttore e spiegargli la faccenda…”
-“Papà… non ti preoccupare. Davvero.”
 
Mamma sta male. Questo è poco, ma sicuro. Non mi avrebbe mai fatto una proposta del genere se non fosse stato così.
Papà è andato a lavoro e Shingo a scuola. Oggi sono tutti strani…
Mamma che mi invita a rimanere a casa… papà che continua ad essere nervoso, agitato. E Shingo…
Shingo mi ha abbracciata e dato un bacio sulla guancia facendomi anche gli auguri.
Di questo passo, un ricovero in Psichiatria non me lo toglie nessuno. Ma cosa prende a tutti quanti, oggi? Sembra di essere finiti in un manicomio.
 
Sono le nove e mezzo. Mamma ha voluto fare comunque le pulizie, nonostante il suo malessere.
Continua a dire che sta bene, ma secondo me è un po’ stressata.
Stasera dirò a papà che è giusto che la mamma si faccia una vacanza… magari loro due da soli, alle terme…
 
Il suono del campanello mi costringe ad andare ad aprire.
Non capisco chi possa essere a quest’ora.
Davanti a me c’è un ragazzo alto, con un paio di jeans e una polo azzurrina, con il volto coperto da un mazzo di rose rosse grande quanto una casa.
 
-“Ho una consegna per la signorina Tsukino Usagi.”
-“Sì, sono io…”
 
Mi chiedo chi possa averli mandati…
Aspetta… ma io questa voce la conosco, e anche molto bene.
Sposto il mazzo per vederlo in faccia e, come immaginavo, ci trovo lui. Mamoru.
 
-“E tu che ci fai qui?”
-“Sbaglio, o oggi è il tuo compleanno?”
-“Sì, ma…”
 
(Usagi) Vengo zittita da un suo bacio. Un suo dolce, caldo e tenero bacio. È il primo regalo della giornata che ricevo e che, soprattutto, mi piace.
(Mamoru) Credevi me ne fossi dimenticato, e invece…
 
-“Tanti auguri, Usako.”
 
(Usagi) Non posso fare altro che sorriderti, guardandoti negli occhi, e risponderti…
 
-“Grazie, Mamo-chan.”
 
(Mamoru) Qualcosa mi dice che la mia sorpresa ti è piaciuta. Ne sono contento…
(Usagi) Mi sento osservata…
(Mamoru) Beccati…
 
-“Ehm ehm…”
 
(Usagi) Allora non mi ero sbagliata… mamma ci ha visti.
 
-“Mam… mamma! Uhm… lui è…”
 
(Mamoru) Usako ha ragione ad agitarsi così… lei non lo sa che…
 
-“Mamoru. Lo so. Ciao!”
-“Buon giorno, Ikuko-san.”
 
(Mamoru) Saluto Ikuko-san con un inchino e torno a guardarti. Immaginavo che avresti reagito così. Non riesci a capire… perché è  una sorpresa…
 
-“Scusa e come fai saperlo? Come fai a conoscerlo?”
-“Chi credi che gli abbia detto di venire a quest’ora?”
 
(Usagi) Ah… ho capito. Allora era vero che non stavi male. Guardo mia madre che sorride e, poi, Mamoru che annuisce sorridendo.
 
-“Quindi dicevi sul serio prima, perché… scusami, io pensavo…”
-“Ci siamo sentiti al telefono, l’altro giorno, dicendomi che avrebbe voluto farti una sorpresa, e io l’ho aiutato. Ora, sai cosa devi fare? Devi darmi questo meraviglioso mazzo di fiori, in modo io che lo metta in un bel vaso con dell’acqua, e andare con lui.”
 
(Usagi) Guardo mia madre sbalordita. Non posso crederci. Si è messa d’accordo con il mio ragazzo per farmi una sorpresa, il giorno del mio compleanno. Ho o non ho la migliore mamma del mondo?
 
-“Mamma… sei la migliore!”
-“Vai vai…”
 
(Usagi) La guardo con complicità e lei ricambia. Prendo la mano di Mamoru e vado.
 
-“Allora, andiamo… ciao, mamma!”
-“Arrivederci, Ikuko-san!”
-“Chiamami solo Ikuko! Divertitevi ragazzi…”
-“Va bene… Ikuko.”
 
(Mamoru) Ripeto il mio inchino in segno di rispetto, oltre che di saluto. La madre di Usagi è davvero molto comprensiva… mi ricorda un po’ di, mamma.
 
-“Ah… Mamoru!”
-“Sì?”
-“Se non vuoi incontrare mio marito, ti consiglio di non andare a Shibuya!”
-“Non è lì che siamo diretti, fortunatamente.”
-“Bene… andate, ora. E, mi raccomando, la prudenza non è mai troppa!”
-“D’accordo… arrivederci!”
 
(Mamoru) Finalmente, posso portarti dove voglio.
(Usagi) Non ci posso credere. È il giorno del mio compleanno, sono insieme al ragazzo dei miei sogni e mia madre mi lascia stare tutta la giornata fuori con lui. È un sogno! Ma…
 
-“Perché sei venuto in macchina?”
-“Perché voglio portarti in un posto.”
 
(Usagi) E dove, Mamo.chan?
(Mamoru) Scommetto che muori dalla curiosità di sapere…
 
-“E dove?”
-“Segreto! È una sorpresa. Prego, salga pure, signorina!”
-“Ma così mi vizi! Mi tieni addirittura la portiera aperta?”
 
(Mamoru) Quel tuo sguardo vispo… mi fa sorridere. Sembri una bambina che ha appena scartato il regalo più desiderato. Questo mi fa sorridere.
 
-“Prego…”
-“E dai, Mamo-chan! Mi vuoi dire dove stiamo andando? Sto morendo dalla curiosità!”
-“Eh no… mi dispiace. Te l’ho detto: è una sorpresa. Anzi, chiudi gli occhi.”
-“Perché?”
-“Ti fidi di me?”
-“Mi fido di te.”
-“Bene… allora, chiudi gli occhi. Vedrai, non te ne pentirai.”
 
(Usagi) Ti accontento. Chiudo gli occhi, sospiro rassegnata e lascio che tu prenda le redini del gioco.
(Mamoru) Devo bendarti… altrimenti, potresti aprirli e rovinare la sorpresa.
(Usagi) Cosa stai facendo?... è tutto buio… Mi hai bendata!
 
-“Perché mi hai coperto gli occhi?”
-“Perché, così, non potrai aprirli. E voglio che tu li tenga chiusi fino a che non sarò io a dirtelo.”
-“Uffa… ma così non vale. Non posso nemmeno sbirciare?”
-“No, altrimenti ti riporto a casa.”
-“Uff… Sei antipatico, Mamo-chan!”
-“Ok, allora ti riporto a casa…”
-“No no no no no! Scherzavo, giuro.”
 
(Mamoru) Credi davvero che ti riporterei a casa?”
 
-“Davvero pensi che ti riporterei a casa?”
-“Perché? Non lo faresti davvero?”
-“Secondo te, lo farei sul serio?”
-“Non lo so… sì?”
 
(Mamoru) Ah sì, è così… adesso mi vendico.
 
-“Bene! Pensavo di scherzare, ma se tu vuoi che faccia sul serio…”
 
(Usagi) Oh no, scherzavi! Ecco… ora mi riporterai davvero a casa.
 
-“Scusami, Mamo-chan. Ti prego, non mi va di tornare subito a casa…”
 
(Mamoru) Mi viene spontaneo ridere… Usako, sei adorabile quando hai quell’espressione capricciosa.
(Usagi) E ora perché ti sei messo a ridere? Non capisco…
 
-“Perché ridi, adesso?”
-“Perché sei davvero buffa! Non ti riporterei indietro adesso. Neanche morto! Devi prima venire in un posto.”
-“Quindi non torniamo a casa?”
-“No, Usako.”
-“Siamo arrivati?”
-“No.”
-“Posso togliermi la benda?”
-“No.”
-“Uffa… e io la tolgo lo stesso. È decisamente fastidiosa!”
-“Usako!”
-“Che c’è?”
 
(Mamoru) Sei davvero buffa, Usako. Sembri una di quei bambini ansiosi di vedere Babbo Natale.
(Usagi) Ridi perché mi sto comportando come una bambina, vero?
 
-“Scusami…”
-“E per cosa?”
-“A volte dimentico gli anni che ho.”
-“Lo sai, vero, che mi sono innamorato di te anche per questo tuo lato infantile?”
-“Davvero?”
-“Davvero.”
 
(Usagi) Non mi guardi negli occhi perché pensi alla strada, ma come posso non crederti, Mamo-chan? Sei sempre così attento…
(Mamoru) So che in questo momento mi stai guardando, ma non posso incontrare i tuoi occhi in questo momento. Devo pensare a guidare.
(Usagi) Hai uno sguardo così attento... Mi piace quel tuo sguardo… Basta, Usagi! Deve guidare, non distrarlo!
 
-“D’accordo. Mi rimetto la benda sugli occhi.”
-“Fa lo stesso, basta che tu non apra gli occhi…”
-“Oh, beh… allora, a maggior ragione devo rimetterla. Non resisto, lo sai!”
-“D’accordo.”
 
(Usagi) Sembri sereno, Mamo-chan. Riesci a trasmettere questa pace anche a me. Sei incredibile!
(Mamoru) Spero che la sorpresa, anzi, le sorprese, ti rendano felice…
(Usagi) Uff… ma quanto manca?
 
-“Mamo-chan, siamo arrivati?”
-“Quasi, ancora un po’ di pazienza... eccoci arrivati!”
-“Mmhh, ma non è che mi abbandonerai da qualche parte, vero?... Mamo-chan? Mamo-chan??”
 
(Usagi) Ma dov’è andato? È sceso dalla macchina, ma dov’è adesso? Che mi avesse lasciato qui? No, è impossibile. Non lo farebbe mai… ma dove sono? Vorrei proprio saperlo…
 
-“Prego… può scendere dalla macchina.”
 
(Usagi) Lo sapevo. Mamo-chan, sei proprio un galantuomo!
 
-“Mamo-chan?”
-“Dimmi, Usako.”
-“Posso togliere la benda?”
-“Aspetta ancora un secondo: te lo dico io quando puoi toglierla.”
-“D’accordo.”
 
(Usagi) Sento le tue mani prendere le mie. Le tue caldi e soffici mani… il loro tocco mi danno una sensazione di rinnovo, come se mi desi tu stesso la forza di rigenerarmi da sola.
(Mamoru) Ci siamo quasi… scommetto che stai morendo dalla voglia d toglierti quella benda.
 
-“Attenta alle scale!”
-“Oh, no… ci sono anche le scale?”
 
(Mamoru) Riesco a trattenere una risata.
 
-“Dai, Usako… sono solo pochi gradini.”
-“Sì, ma sono bendata, ricordi? Non vedo niente…”
-“Usako, ci sono io qui. Puoi stare tranquilla. Me lo hai detto anche tu: ti fidi di me.”
-“Infatti, è così. Davvero…”
-“Allora non devi temere nulla.”
-“D’accordo, Mamo-chan.”
 
(Usagi) È vero. Con te al mio fianco, posso sentirmi protetta, posso sentirmi al sicuro.
 
-“Ecco… le scale sono finite. Ora c’è un lungo corridoio.”
-“Perfetto! Almeno le scale non ci sono più.”
-“Bene. Direi che puoi vedere, adesso.”
 
(Usagi) Sento qualcuno parlare, ma non so chi sia o di cosa stia parlando…
 
-“Se analizziamo questo documento, cosa possiamo dedurre da queste affermazioni?”
 
(Usagi) Non posso crederci! Sono senza parole…
 
-“Mamo-chan! Ma questa è un’aula universitaria!”
 
(Usagi) ti guardo sorpresa, riuscendo comunque a mantenere un tono adeguato.
 
-“Sì. Siamo alla Todai, ad una lezione di Giornalismo. Vuoi ancora iscriverti lì, vero?”
-“Sì…”
-“Se vuoi, possiamo rimanere ad ascoltare. Così, puoi farti un’idea di come sarà…”
-“Oh, Mamo-chan! Certo che lo voglio!”
 
(Mamoru) Mi hai stretto in uno di quegli abbracci che vorrei sempre darti io. Ciò significa che ti è piaciuta la sorpresa?
(Usagi) Oh, Mamo-chan! È stata una bellissima sorpresa… adoro stringerti così.
 
 
 
30 Giugno (pomeriggio, 13:02)
 
-“Ti è piaciuta la lezione?”
-“Sì! Non credevo potesse essere così interessante! Ora ho ancora più voglia di iscrivermi!”
-“Bene! Questo non può che farmi piacere!”
-“Mamo-chan…”
-“Sì?”
-“Grazie! Davvero. È stata una bellissima sorpresa!”
 
(Usagi) Sei stato dolcissimo, Mamo-chan… Non posso non baciarti…
(Mamoru) Sarà la circostanza, ma il tuo sapore è più buono. Più maturo.
 
-“È stato un vero piacere! Anche se, in realtà, le sorprese non sono ancora finite…”
-“Cosa intendi dire? C’è un’altra sorpresa?”
 
(Mamoru) Mamoru, resta sul misterioso.
 
-“Forse…”
 
(Usagi) Forse? Che significa forse?
 
-“E dai, Mamo-chan…”
-“Tu seguimi!”
 
(Usagi) Mi hai fatto l’occhiolino? Oddio… mi sento strana… mi sento ancora più attratta… perché? Un particolare così piccolo può provocare una simile sensazione?
Dunque, c’è un’altra sorpresa… sì, la cosa non mi dispiace, ma sinceramente a me basta stare con te oggi. È questo il regalo più bello.
(Mamoru) Sono contento di passare insieme questo giorno, per te, così importante.
 
-“Ora, però, devo coprirti gli occhi di nuovo…”
-“Quindi lo ammetti: c’è un’altra sorpresa!”
 
(Mamoru) Sospiro rassegnato e sorrido… Ok, mi arrendo.
 
-“Va bene, hai vinto! Sì! C’è un’altra sorpresa…”
 
(Usagi) Lo sapevo!
 
-“Però, ora che ci penso… prima della sorpresa, dato che ormai si è fatta ora di pranzo, potremmo andare a pranzo. Che ne dici?”
-“E la sorpresa?”
-“Dopo pranzo…”
-“Uffa…”
 
 
30 Giugno (pomeriggio, 16:23)
 
-“Siamo arrivati?”
-“Quasi…”
-“Non puoi nemmeno darmi un indizio?”
-“No…”
-“Dai, Mamo… uno piccolo piccolo! Un minuscolo indizio! Un indizio microscopico!”
-“Ok… ok, hai vinto. Se te lo do, la smetti poi di farmi domande?”
-“Sì!”
-“Promesso?”
-“Promesso!”
-“Giurin giurello?”
-“Croce sul cuore, dovessi morire all’istante!”
-“D’accordo. Hai promesso e giurato, ricorda!”
-“Sì… però, voglio l’indizio!”
-“Vediamo… cartella!”
-“Cartella…”
 
(Mamoru) Siamo arrivati. Tiro il freno a mano e ti guardo. Sembri una bambina che deve rispondere ad un indovinello, con quell’indice che picchia dolcemente le tue labbra.”
 
-“Siamo arrivati…”
-“Meglio, perché non mi viene in mente altro che la scuola, e la cosa non mi piace! Almeno, adesso potrò vedere con i miei occhi…”
 
(Mamoru) Ti aiuto a scendere e ti guido là, dove tutto ebbe inizio.
 
-“Vieni… attenta… ecco. Ora puoi toglierti la benda.”
-“Finalmente.. non ne potevo più. Ma qui è…”
 
(Mamoru) Non potevo non baciarti qui.
(Usagi) Qui… dove tutto iniziò, quattro anni fa… se i tuoi baci, solitamente, valgono oro… qui valgono come diamanti.
 
-“La cartella di cui parlavi prima, quindi, era…”
-“Era la tua, sì. Quella con cui mi feci male, quattro anni fa.”
-“Scusa… se non l’avessi lanciata, non ti saresti fatto male…”
-“Sì, ma non ti avrei mai parlato. Sarei rimasto in disparte e non mi sarei mai preso nessuna confidenza. È stata una vera fortuna quella cartella!”
 
(Usagi) Forse, è vero. Forse, sono stata brava a lanciarla…
(Mamoru) È grazie a lei se oggi sono qui, con te.
 
-“E ora, se mi permette, vorrei darle il mio regalo di compleanno…”
-“Credevo che il regalo fosse la giornata insieme…”
-“Beh, sono contento di sapere che ti basta stare con me, ma non potevo non farti un regalo, Usako…”
-“Oh, no… Mamo-chan… non dovevi…”
-“Credimi, se ti ho fatto un regalo, è perché voglio che tu lo riceva, non credi?”
-“D’accordo…”
 
(Mamoru) Brava…
(Usagi) Perché, Mamo-chan? Non era necessario…
(Mamoru) Ti guardo. Sei incredula… non ti aspettavi un regalo simile, vero?
(Usagi) Una scatolina. Una scatolina blu oltremare, come quelle che contengono gli anelli… oddio, Mamo… non sarà mica un anello?
 
-“Che fai? Non lo apri?”
-“Mamo-chan… io…”
-“Usako, credimi… voglio che tu lo abbia. Perché ho voluto fartelo col cuore, perché è il tuo compleanno… e perché ti amo.”
 
(Mamoru) Ti prego, Usagi. Accettalo…
(Usagi) Oh, Mamoru… non so se posso.
 
-“Avanti… aprilo!... spero ti piaccia.”
-“D’accordo.”
 
(Mamoru) Bene…
(Usagi) Io, invece, spero che non sia un anello… no. non è un anello… è un piccolo ciondolo con i bordi a forma di cuore, con al centro un brillantino. È davvero un piccolo, ma dolcissimo pensiero…
 
-“Ti piace?”
-“Oh, Mamo-chan… è stupendo! Dico davvero. Grazie!”
-“Posso?”
 
(Usagi) immagino tu voglia mettermelo al collo. Annuisco sorridendo e scosto i capelli… il tocco delicato delle tue dita sulla mia pelle suscita ancora in me dei brividi. Ogni volta come la prima.
(Mamoru) Sono davvero contento che ti piaccia. Ti sta d’incanto… ne ero sicuro, sai? Appena l’ho visto ho pensato subito di regalartelo. E, questa, mi è sembrata l’occasione giusta.
(Usagi) Non posso fare altro che ringraziarti, Mamo-chan, e baciarti sotto questo stesso ciliegio che ci ha visti insieme sin dall’inizio.
 
-“Ti amo, Usagi.”
-“Ti amo anch’io, Mamoru… e grazie. Per oggi, per i regali, per essere qui, con me… per tutto.”
-“Grazie a te, perché se tu che mi rendi vivo solo parlandomi, solo guardandomi… ora, però, dobbiamo tornare. Ho promesso a tua madre che non ti avrei fatta rientrare tardi per farti recuperare la mattinata.”
-“D’accordo.”
 
 
30 Giugno (pomeriggio, 16:30)
 
-“Allora, io vado. Grazie ancora, Mamo-chan, di tutto.”
-“È stato un piacere, credimi.”
-“Ciao, Mamo-chan.”
-“A presto, Usako.”
 
(Usagi) Non potevo passare un compleanno migliore… anche se, preferirei stare ancora con te, Mamo-chan… voglio salutarti almeno con un ultimo bacio…
(Mamoru) Sono felice di averti resa felice, Usako.
 
 
30 Giugno (pomeriggio, 16:33)
 
-“Mamma… sono a casa!”
-“Ah… Ben tornata, amore! Ti sei divertita?”
-“Tantissimo! Mamo-chan mi ha portata…”
-“Alla Todai, lo so… e so anche che è un bravissimo ragazzo. E… che rimanga tra noi… è anche un bellissimo ragazzo. I miei complimenti!”
-“Grazie, mamma.”
 
(Usagi) Grazie, mamma… lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.
 
-“Ah… prima che me ne dimentichi. Ha telefonato Minako. Dice che è arrivata una lettera che dovete leggere tutte insieme e che ti aspetta al tempio di Rei… non preoccuparti, va pure!”
-“Oh… d’accordo… probabilmente avrà mandato le sue foto a qualche agenzia di moda… allora, io vado.”
 
 
30 giugno (pomeriggio, 16:37)
 
-“Usako, stai uscendo di nuovo?”
-“Ah… credevo fossi andato via. Minako ha telefonato a casa dicendo che mi aspetta da Rei.”
-“Mi hanno chiamato al cellulare, per questo mi sono trattenuto. Vuoi un passaggio?”
-“Tranquillo, farò due passi a piedi…”
-“Insisto…”
-“D’accordo, non voglio mettermi a litigare il giorno del mio compleanno…”
 
 
30 Giugno (17:03)
 
 
-“Sei sicura che Minako abbia detto di venire qui?”
-“Me l’ha detto mia madre… Forse, non è ancora arrivata.”
-“Non vedo nessuno, però… nemmeno Rei!”
-“Già, strano…”
-“Tu prova a vedere in camera sua, io cerco il nonno.”
-“D’accordo…”
 
(Usagi) Ma dove siete finite tutte? In camera di Rei, forse?
 
-“Rei… Mina… siete qui?”
-“Usagi!”
-“Mina! Allora? Questa lettera?”
-“Lettera?... Ah! Sì! Quella lettera… sì, la leggeremo tutte insieme. Intanto, puoi farmi un favore? Di là ci sono le altre con un pubblicitario, potresti mettere questo?”
-“Cos’è?”
-“Come cos’è? È il vestito che abbiamo comprato insieme, non ricordi?”
-“Cosa? Ma come fai ad averlo tu?”
-“Poi ti spiego… Indossalo, io intanto penso ai capelli e al trucco…”
-“Mina..”
-“Shhh! Usagi, non c’è tempo… il pubblicitario potrebbe andarsene!”
 
(Usagi) Oh, santo cielo, Mina! Tranquilla! Vedrai, si accorgerà di te…”
 
 
30 Giugno (17:26)
 
 
-“Ecco fatto. Spruzzati un po’ di questo, io intanto vado di là a vedere come va… ah. A proposito… bel ciondolo!”
 
(Usagi) Mina, pensavo tu fossi pazza… ora ne ho la certezza! Ecco. Il profumo l’ho spruzzato, ho indosso l’abito più bello mai visto prima, e porto sul viso un filo di trucco… proprio come vuole Mina… ma poi, perché mi devo truccare e preparare per qualcuno di cui non mi importa?
Sono da sola… la camera di Rei è illuminata dai raggi del sole… sono pronta. Meglio che vada di là, anche se non capisco perché mi debba presentare così… mah…
 
-“Eccomi, Mina… sono pronta!... ma… dove sei?... Mina? Ragazze? Mamo-chan?”
 
(Usagi) È tutto buio qui… non mi piace il buio. Preferisco la luce. Chissà che fine ha fatto Mamo-chan… non vedo più nemmeno lui… ma dov’è l’interruttore?... trovato…
 
-“SORPRESAAAAA!!!”
 
(Usagi) Cosa?
 
-“Auguri, Usagi!”
-“Tanti auguri, Usa-chan!”
-“Buon compleanno, Usagi!
-“Tanti auguri, Usagi!”
-“Grazie, ragazzi… ma… Rei … come…”
-“Come abbiamo fatto? Beh, Diciamo che Mamoru ci è stato molto utile… e anche quella pazza sclerata di Minako!”
-“Ti ho sentita!... buon compleanno, Usa-chan!”
-“Grazie… ma quindi, era tutto calcolato… la lettera, il vestito…”
-“Ma certo! Credevi ce ne fossimo dimenticate, vero?”
-“A dir il vero… sì!”
-“Rei, Mina… lasciate stare la festeggiata! Dopotutto, oggi è il suo giorno!”
-“Makoto… dì la verità… vuoi sapere le nostre opinioni sulle tue abilità culinarie, vero?”
-“Ok… lo ammetto, sì!”
-“Non vorrei essere la solita guastafeste, ma è tardi… dobbiamo ancora dare il regalo ad Usagi-chan, mangiare la torta e correre…”
-“… A studiare, lo sappiamo Ami-chan!”
-“Usagi… questo è il nostro regalo.”
-“Oh… grazie, Motoki! Ma non dovevate!”
-“Scherzi? Dai, aprilo…”
-“Ok…”
 
(Usagi) Non posso crederci. Ragazzi, siete stati fantastici, dico davvero. Non potevo desiderare degli amici migliori. Chissà cosa si nasconde dietro questo pacchetto ben incartato…
 
-“Oh! Grazie! Una fotocamera!”
-“Così potrai immortalare tutti momenti belli! È stata una mia idea, sai?”
-“Certo, Minako… una delle tue numerose idee!”
-“Rei… tutte le ragazze hanno il set per manicure e pedicure elettronico!”
-“Sì, ma Usagi non sarebbe servito!”
-“Ragazze…”
-“Invece, la tua pianta sì?”
-“Ragazze…”
-“Makoto era d’accordo con me! E anche Ami!”
-“Ragazze!! Basta litigare… comunque, il regalo è bellissimo! E anche questa festa… davvero. Siete stati meravigliosi!”
-“Usagi ha ragione! Forse, c’è la mia torta al cioccolato con decorazioni floreali di zucchero e diciotto candeline da spegnere che ci aspettano!”
 
-“Forza, Usagi… esprimi un desiderio, dopodiché, soffia!”
-“Allora… vediamo…”
 
(Usagi) Desidero di vivere il resto dei miei giorni con Mamoru, in modo da vivere solo giorni d’amore.
 
 
-“E tu che ci fai qui fuori?”
-“Hai espresso il desidero?”
-“Sì…”
-“Non si può dire, lo sai… altrimenti, non si avvera.”
-“Tranquillo… non lo svelerò… tu, quindi, sapevi tutto…”
-“Già…”
-“È stata una giornata meravigliosa, grazie a te, Mamo-chan.”
-“Ne sono felice… Sei bellissima.”
-“Sai che il tuo regalo l’ho ricevuto una settimana fa?”
-“In che senso?”
-“Eri tu il regalo che volevo… che voglio… e che vorrò sempre.”
 
(Mamoru) Usako… piccola e dolce Usagi… non ti lascerò più andare.
(Usagi) Mamo-chan… Spero mi stringerai sempre così, ogni volta che ne avrò bisogno…
 
 
13 Giugno 2015 (Usagi)
 
Sono passati esattamente quattro anni da quando ho espresso quel desiderio.
Ora vi chiederete: e poi? Com’è finita?
Io e Mamoru ci siamo amati… davvero tanto. Ma, come tutte le coppie, abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Per un periodo, abbiamo temuto di separarci, perché il suo lavoro in ospedale lo prendeva troppo e l’Università mi impediva di avere un attimo per noi.
Però, non ci siamo arresi. Anzi, abbiamo tenuto duro. Perché c’era l’amore a tenerci uniti. L’amore c’è ancora, e rimarrà per sempre…
Ora lui è il più giovane primario dell’ospedale, a soli ventisette anni. E io, a ventidue, ho iniziato a lavorare nello stesso giornale di mio padre.
Papà ha scoperto, poi, chi era quel ragazzo… e, conoscendolo meglio, l’ha “adottato”. Stravede per lui.
Io, invece, sono qui, nella mia vecchia camera, vestita di bianco, che aspetto il via per poterlo raggiungere.
Ora lui è in chiesa, mi sta aspettando. Ha già aspettato abbastanza, in passato… è giusto che gli regali questa felicità. La stessa che lui sta regalando a me.
Se penso ai giorni passati con lui e ai giorni che dobbiamo ancora vivere, insieme, penso che quei giorni siano i giorni dell’amore.
Ora devo andare. Mio padre mi sta aspettando. Mi accompagnerà lui dalla persona con cui ho vissuto, vivo, e vivrò i giorni dell’amore.
 
 
 
 
30 Giugno 2016 (Mamoru)
 
È iniziato tutto cinque anni fa.
Non avrei mai creduto che potesse accadere, ma ho dovuto ricredermi.
Sono tornato da poco in questa casa vuota, perché devo prendere giusto un paio di cose.
Questa casa… l’abbiamo comprata io ed Usako, prima di sposarci. Ora è vuota.
È vuota perché Usagi Tsukino, mia moglie, in questo momento, è in ospedale. Stamattina ha dato alla luce colei che riempirà di gioia e risate questa stessa casa: nostra figlia.
Ora capisco la gelosia che prova mio suocero nei confronti di Usagi. È la stessa che provo io, ogni volta che un uomo, che non sono io, prende in braccio mia figlia.
Sarò geloso di lei, quando andrà a scuola e l’ammireranno tutti per la bellezza che, sicuramente, avrà ereditato da sua madre. Sarò geloso quando, al liceo, avrà il suo primo ragazzo…
Spero di poterle insegnare più di quello che mi hanno insegnato…
Di una cosa, sono sicuro che le parlerò: le parlerò della storia che è nata con sua madre. Perché, è grazie a lei se, ogni giorno, vivo i giorni dell’amore.
 
 
 
 
 
 
 
 
I miei pensieri:
 
Alleluia! Non posso crederci! È finito il travaglio! >.< Ho finito questa fic!... anche se, sinceramente, non mi piace com’è stata scritta! >.< 
Allora… voglio iniziare col chiedervi scusa per aver allungato di tanto, anzi, TROPPO, i tempi!
 
Ringrazio le mie amiche/colleghe Miss Demy e Ily94_Sun86 per il loro supporto e il loro affetto.
 
Voglio ringraziare le 12 persone che mi hanno inserita negli autori preferiti:
 
1 - alebibi85
2 - Aqua_Stone
3 - Bene91
4 - criss90
5 - Federika21
6 - Gessy92
7 - magata
8 - miss moonlight
9 - misterywoman92
10 - Oro95  
11 - SognanteAmy
12 - usako77
 
Le 16 persone che hanno inserito questa storie tra le preferite:
 
1 - Aqua_Stone
2 - biusy
3 - bunny 92
4 - criss90
5 - dudy
6 - francylibellula
7 - Gaia
8 - Ippy
9 - KatNbdwife
10 - lulu85
11 - luna88
12 - magata
13 - Marisa92
14 - Miss Demy
15 - princesss
16 - SweetBunny91
 
Le 31 persone che l’hanno inserita tra le seguite:
 
1 - Aqua_Stone
2 - bunny1987
3 - cochi85
4 - Cri cri
5 - DeepDerk
6 - donata
7 - dudy
8 - erika215
9 - Fairfax
10 - Federika21
11 - francylibellula
12 - GiulyIchigo
13 - kika86
14 - Lisanechan
15 - love_vampire
16 - lulu85
17 - mari113
18 - micina82
19 - Moons Tear
20 - Neroghiaccio
21 - nina_
22 - Paine
23 - sailor crystal
24 - saki85
25 - serenitas
26 - sophiesilver
27 - SweetBunny91
28 - TheLastUnicorn
29 - Usagi91
30 - usako77
31 - VaLeNtInA1993
 
Grazie di cuore anche a chi ha recensito, o a chi ha semplicemente letto.
 
Vi aspetto alle altre mie storie, se vi va! ;)
 
Un abbraccio.
 
La vostra Manu! ;) 

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