Prima Donna

di ItsFabio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: You Made Me A Prima Donna ***
Capitolo 2: *** You,The Greatest Part Of Me ***
Capitolo 3: *** 2: You broke my heart ***



Capitolo 1
*** Prologo: You Made Me A Prima Donna ***


«Così la prossima volta forse imparerai che il crimine non paga.» Così dicendo prese dai capelli lo spacciatore,ormai quasi svenuto,e lo trascinò fino al finto cassonetto dei rifiuti. Lasciò cadere il capo del malvivente e appoggiò il pollice destro a quella che sarebbe sembrata una targhetta caduta lì per qualche motivo,ma che in realtà era un identificatore delle impronte digitali. Con un piccolo Clack il cassonetto si aprì,fece fuoriuscire uno strano odore di carbonio bruciato con zolfo ed emise un fumo verdastro. La ragazza avvolse con le braccia l’uomo e lo trascinò su,finché non riuscì a spingerlo completamente nell’acido. Il liquido emise un paio di bolle che scoppiarono a contatto con l’aria troppo ossigenata e,solo allora,lei lo richiuse. Le venne in mente quando,in una delle sue prime missioni,sigillò il cassonetto prima che il liquido fece scoppiare le bolle: Queste ultime,dopo aver assorbito tutto il poco ossigeno presento sotto il coperchio del cassonetto,fecero scoppiare l’intero contenitore. Fu difficile per la polizia spiegarsi come fosse potuto succedere e lo fu ancora di più spiegarsi la presenza di scheletri di organismi viventi,alcuni non ancora del tutto decomposti. I tacchi,ad ogni passo,risuonavano; la gonna a pieghe svolazzava nel buio strisciando sui collant e facendole un lieve solletico; la pancia,completamente scoperta,aveva la pelle d’oca per il freddo di quella notte uggiosa di Novembre; il top nero e argentato,dello stesso colore di tutti gli altri indumenti,l’avvolgeva così stretta da non aver bisogno di spalline per rimanere dove doveva stare. La ragazza si sfilò la maschera e si grattò la testa: quella sera ne aveva passate di ogni tipo e i capelli lo dimostravano. Quelli che una volta erano dei boccoli biondi e castano chiaro ora erano diventati delle ciocche disordinate e sudate. Senza fatica riuscì ad arrampicarsi ad un edificio di mattoni rossi che trasmetteva un senso di monotono,di ordinario,di…diverso da lei. Lei,imprevedibile. Lei,Prima Donna,l’unica eroina in maschera che avesse davvero sconfitto la malavita di Miami.

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Capitolo 2
*** You,The Greatest Part Of Me ***



«Tesoro,svegliati»
La voce di sua madre fu la prima cosa che la bambina sentì quella mattina.
Strano,di solito la sentiva rientrare di notte,dopo le missioni, e,se era anche solo minimamente ferita,suonava una campanella attaccata all’interruttore della luce del corridoio per svegliare la figlia e chiederle soccorso. Era successo poche volte,fortunatamente, giusto una o due.
«Mamma?» Chiese la piccola,con la voce bassa ed ancora addormentata.
«Amore,ti prego,farai tardi a scuola.» Le disse dolcemente accarezzandole la fronte ed abbassandole un ciuffo ribelle della sua folta chioma rossa.
Annabelle,così si chiamava la bimba,si stropicciò gli occhi con i pugni e,guardando enigmaticamente la madre,constatò: «Mamma,non mi piace il trucco nuovo che ti dai..»
«Annabelle,non è un trucco,è la conseguenza ad una notte passata a rincorrere i criminali,purtroppo,» le spiegò con voce stanca «Vieni,ti ho già tirato fuori i cereali» aggiunse baciandola sulla testa.
La bambina giunse in cucina e si arrampicò su uno dei due sgabelli del bancone che fungeva da tavolo da pranzo. Dopo qualche secondo riuscì a salirci e si mise comoda,versando il latte nella tazza piena di cereali che la mamma le aveva già tirato fuori e riempito.
«Prima Donna,posso accendere la televisione?» Chiese alla mamma coricata sul divano con la bocca piena di cereali.
«Annabelle! Sai che non devi chiamarmi con quel nome! E se ci fosse qualcuno nell’appartamento senza che tu lo sapessi? E se qualcuno ci stesse ascoltando?Fai la brava,te l’ho già spiegato mille volte,su!» Sbottò mettendosi a sedere.
«Mami,non hai risposto!» Esclamò concentrata sui suoi cereali.
«A volume basso. Io ho passato la notte in bianco.» Rispose coprendosi la testa con un cuscino e sdraiandosi di nuovo sul divano.
 «Hai cambiato costume e l’hai preso bianco?!» Le chiese con voce sognante voltandosi per vederla.
La madre si portò una mano alla testa: «Amore,mangia,è meglio.»
La piccola afferrò il telecomando un po’ più in là dei suoi cereali e digitò il numero 6 verso il piccolo plasma della cucina.
“Prima Donna ha colpito ancora? Sparito un altro importante rappresentante della droga locale,detto James Dean per lo spirito ribelle e l’eccessiva attenzione per il gentil sesso.”
La ragazza,sentito il nome della sua parte “cattiva” provenire dalla televisione scattò in piedi e si diresse verso il televisore per ascoltare tutto il servizio. Non veniva pagata per tutto il lavoro che faceva per la città,anche perché quasi nessuno sapeva qual era la sua vera identità,ma quando si vedeva ai telegiornali,o meglio,vedeva dei disegni di artisti professionisti che provavano a riprodurla,visto che nessuno era mai riuscito a scattarle una foto,si sentiva ricompensata a pieno.
«Annabelle,alza il volume per favore.» Disse senza muovere gli occhi dal televisore.
«Mami,mi hai detto di tenere il volume basso,ricordi?» Riusciva quasi ad odiarla quando sua figlia usava quel tono,anche se non ci riusciva completamente.
Si sporse,prese il telecomando e alzò il volume da sola.
Mentre scorrevano le immagini pensò “Che bell’uomo però” non se n’era neanche accorta mentre combatteva contro di lui,anche se erano stati a faccia a faccia per lungo tempo.
Una delle cose di cui era sempre terrorizzata era il fatto che un criminale riuscisse a sopravvivere e cercarla per annientarla,mentre lei era disarmata..O peggio: prendere Annabelle,sua figlia,l’unica persona importante della sua vita.
L’aveva partorita sei anni prima e l’aveva concepita con un uomo di cui credeva di essere innamorata,ma poi,a sue spese,aveva capito che non era così.
Persa nei suoi pensieri si era dimenticata che il tempo scorreva: Erano ormai le sette e quaranta.
«Veloce,cambiati! Tra dieci minuti devi essere qui,pulita e vestita,così ti posso portare a scuola.»
La bimba saltò giù dallo sgabello e corse in camera sua,dove trovò già i vestiti per la giornata; se li mise e la madre l’accompagnò a scuola

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Capitolo 3
*** 2: You broke my heart ***




La ragazza che segretamente vestiva i panni di Prima Donna stava attraversando le trafficate strade di Miami con in un mano un cellulare e un caffè doppio,per risvegliarsi dalla notte insonne.
Si stava dirigendo alla sua casa discografica,la RCA Records,nella quale lavorava da circa 4 anni,insieme al suo amico d'infanzia Robin,l'unico,oltre ad Annabelle,che sapeva della usa seconda personalità.
Là si occupava di scoprire nuovi talenti,perciò era molto spesso in viaggio,anche da un momento all'altro,in viaggi improvvisati. Robin adorava Annabelle,era il suo padrino e,quando la madre doveva partire improvvisamente,lui badava alla bambina.
Entrò nell'alto grattacielo dove era situata la sede verso le 8.30.
Indossava un vestito viola con le maniche corte aderente che arrivava fino alle ginocchia,una cintura nera di cuoio lasciata cadere dolcemente sotto il bacino e calzava dei tacchi abbastanza alti che le avvolgevano l'intero piede,dello stesso colore della cintura.
Entrando dipinse sul suo viso un finto sorriso col quale salutò Margareth,l’addetta all’entrata dell’edifico: «Ciao Margareth..» disse aumentando il passo,sperando di non iniziare un lungo discorso che l’avrebbe stressata ancora di più.
«Ali!» Il nome della nostra eroina è Allyson Roth,ma tutti la chiamavano Ali per abbreviare.
«Come stai figliola?» riprese,cercando di attirare la sua attenzione fissandola insistentemente.
La signora Margareth Perry era una donna single di ormai 68 anni. Non si era mai sposata,né c’aveva mai provato: lei stava bene da sola,con i suoi 7 gatti nel suo minuscolo appartamento nella periferia della città. Quel giorno indossava un maglione blu sotto ad uno scialle di lana con disegni improbabili,sull’azzurro,il rosa e il verde che probabilmente aveva cucito lei. Ali si stupiva sempre da come si vestiva,in contrasto ad ogni singola stagione. Era quasi estate,erano i primi di giugno,in città soffiava già un caldo vento provenente da sud e lei indossava capi così pesanti?
Aveva un carattere dolce,adorabile e premuroso,ma non era decisamente una persona con senso dello stile. Ah,cosa ancora peggiore: aveva la parlantina molto,molto facile.
«Bene,grazie Maggie!» Agli occhi della signora sembrò entusiasta,come se volesse continuare il discorso,perciò riprese: «Annabelle? Sta bene anche lei?» Ali annuì soltanto.
«A più tardi!» Le disse con un sorriso,mentre si dirigeva all’ascensore.
 
Entrata nel suo ufficio si accorse che qualcosa era cambiato. Si girò un po’ intorno finché si accorse che la cornice dorata che racchiudeva una foto sua con la figlia era sparita.
Ed anche la poltrona girevole,di solito la lasciava verso la scrivania in mogano lucido,mentre in quel momento era girata verso la vetrata; sembrava anche schiacciata,come se qualcuno ci fosse seduto sopra.
Allarmata chiese con tono sicuro: «Chi sei?!» non ottenne risposta,allora riprovò: «Chiamo la sorveglianza!»
E fu allora che rivide,dopo 6 anni,il suo primo amore: il padre di Annabelle

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