Il piccolo Harry e il principe Draco

di Infinity19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco Titolo: Il piccolo Harry e il principe Draco
Autrice: infinity19
Rating: Pg13
Pairing: Draco/Harry
Trama: Draco riesce a fare chiarezza nei sentimenti che cela nel cuore grazie ad Harry, che tornato bambino, lo considera il suo Principe dei sogni.
Nota dell’ autrice: Una storia per dire grazie: a Harry e Draco che amo alla follia, a quanti hanno letto e commentato la mia prima storia, convincendomi a scrivere ancora…
Spero che vi piaccia e attendo davvero con piacere di sapere cosa ne pensiate.


Il piccolo Harry e il principe Draco

1  CAPITOLO

Harry non capiva dove si trovasse, aveva come la sensazione di essere appena uscito da un brutto incubo, anche se ancora non riusciva ad aprire gli occhi.
Provò allora a percepire attraverso gli altri sensi quello che gli era intorno per farsene un’idea.
Sentiva di trovarsi steso su qualcosa di morbido e di essere avvolto da una calda coperta. Sembrava quasi il letto di Dudley, sul quale una volta si era sdraiato per qualche minuto, vinto dalla tentazione di scoprire cosa si provasse a stare su un letto vero e non su quel misero e duro materasso su cui lo zio lo costringeva a dormire ogni notte.
L’ aria non puzzava di chiuso, come accadeva ogni mattina che si svegliava nel suo angusto stanzino, ma era fresca e sul suo viso sentiva il tiepido calore del sole, quindi probabilmente doveva trovarsi in una stanza più grande della sua e con addirittura una finestra!
Un altro odore però percepì distintamente, era un lieve e delicato profumo di Gardenia: il suo fiore preferito.
Non era solo, constatò. Udiva infatti che intorno a sé qualcuno stava bisbigliando, forse per timore di svegliarlo, ma con stupore si accorse di non riconoscere nessuna di quelle voci, tra le quali, una in particolare anche se strascicata, trovò molto bella e simpatica.
L’ultima cosa che ricordava era che zia Petunia l’aveva mandato a fare la spesa, che poi si era rivelata pesare più di lui, senza dargli l’ombrello nonostante il cielo promettesse tempesta. E come aveva previsto, una volta uscito dal supermercato caricato con le pesanti buste, aveva cominciato letteralmente a diluviare tra terrificanti lampi e tremendi tuoni di cui il piccolo Harry aveva un’ immensa paura. Bagnato come un pulcino e tremante sia per il freddo che per lo spavento, dopo un tempo che gli sembrò infinito, finalmente era giunto a casa, ma suonato il campanello, sfinito si era accasciato a terra e da lì in poi non ricordava più niente.  
Sapeva solo che adesso si sentiva bene, come forse non era mai stato in tutta la sua vita, ed era una sensazione così meravigliosa che ovunque si trovasse, avrebbe fatto carte false per rimanerci.
Si rammentò all’improvviso di una bella storia che gli aveva raccontato la maestra e gli venne un leggero dubbio. Che forse si trovava proprio in…?
Finalmente trovò l’ energia per uscire da quello stato di torpore e lentamente aprì gli occhi.
Ciò che vide fu un intenso biancore che lo circondava tutto e un bellissimo ragazzo al suo fianco con biondi capelli e occhi argentati.
Il piccolo Harry sorrise di gioia e gratitudine. Aveva ragione: era davvero in Paradiso!

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“Draco, ma come diamine hai fatto a ridurlo così?” Chiese Pansy guardando incredula un bambino dormire placidamente in uno dei letti dell’infermeria della scuola. “Guarda sembra così carino!” Sospirò soprappensiero. Poi resasi conto di quanto affermato, gridò: “Ahh!!! Ho detto che Harry Potter è carino! Che Salasar mi perdoni!”
Ma Blaise provvide subito a zittirla con una mano avanti alla bocca. “Sta zitta, Parkinson! Che se il marmocchio si sveglia e Madama Chips ci sgama qui, finiremo in guai ancora più grossi di quanto già non siamo.”  
“Uffa, Blaise, lo so anch’io. Ma ti rendi conto che forse Draco ha scoperto l’incantesimo per far tornare giovani? Voglio solo sapere come ci è riuscito.” Disse eccitata la ragazza, già immaginandosi i vantaggi di quella meravigliosa scoperta.
Ma Malfoy non stava prestando loro la benché minima attenzione, troppo concentrato a fissare quel bimbo, di sì e no sei anni, che sole due ore prima era stato invece un ragazzo di diciassette.
Non sapeva neanche lui cos’era accaduto di preciso o come fosse riuscito a fare tutto quel casino. Ricordava solamente che mentre stava camminando per i fatti suoi sotto il porticato della scuola, aveva notato Potter e la sorella del Pezzente che tornavano correndo dal campo di Quidditch a causa della pioggia battente. Niente di strano se non per il fatto che i due si tenevano per mano e il moro non faceva che girarsi verso la compagna di Casa con, stampato sul volto, sempre quel maledetto sorriso che Draco odiava più dello stesso Grifondoro.
Una strana rabbia si era impadronita di lui e, spinto dall’insano desiderio di fargli del male, gli aveva scagliato il primo incantesimo che gli era passato per la testa, il Reducto, che però aveva fatto da catalizzatore per un fulmine scoppiato nello stesso istante nel cielo.
Il moretto era stato colpito da un potente fascio li luce bianca e un forte boato era risuonato lungo le mura del cortile.
Il giovane Draco aveva sentito un dolore forte al petto, una sensazione straziante che mai prima aveva provato nella sua vita, e convinto di averlo ucciso gli era corso immediatamente accanto con gli occhi vacui e privi di espressione. Ma al posto dell’Harry Potter che conosceva, aveva trovato quel bambino con gli stessi inconfondibili capelli neri e la cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Anche la professoressa McGranitt, che aveva assistito all’incidente, era subito accorsa per prestare i primi soccorsi al Salvatore del Mondo Magico e lo aveva malamente allontanato, comunicandogli l’immediata espulsione. Ma a Draco non importava, mentre restava in ginocchio sulla terra bagnata e lasciava che la pioggia gli scrollasse di dosso quell’ angoscia struggente che gli aveva pervaso il cuore e aggrovigliato le viscere.
Perché quel bambino respirava: Potter era ancora vivo!
E adesso era nella stanza dell’infermeria insieme a Blaise e a Pansy, perché non aveva resistito a vederlo di nuovo, probabilmente per l’ultima volta.
“Sembra così magro e piccolo.” Sussurrò mentre con una mano gli scostava di poco il colletto del pigiama che Madama Chips gli aveva messo, constatando più ossa che pelle.
“Mi hanno detto che Potter non ha avuto una bella infanzia, ma per quale motivo non l’ ho mai saputo, né sinceramente me ne sono interessato.” Fece il moro Serpeverde.
“Questo lo sapevo anch’io!” Strascicò il biondino. “Ma pensavo cose tipo, che non gli dessero tutti i giocattoli che voleva, o che magari fosse capriccioso e qualche volta gli facevano saltare la cena, o stupidaggini simili. Ma qui sembra che addirittura Potter facesse la fame da piccolo. Come è possibile?” Domandò Malfoy infuriato stringendo le mani a pugno per la stizza. “Come ha potuto Silente permettere tanta crudeltà nei confronti di un bambino, che aveva appena liberato il mondo magico dal mago più spietato e crudele dell’ultimo secolo? E poi guarda gli occhiali sul comodino, Blaise, hanno i vetri rotti e sono tenuti insieme con lo scotch! Potter da piccolo veniva maltrattato dalla sua famiglia babbana!!!” Esclamò, fuori di sé. “E poi ci si scandalizza se il Signore Oscuro voleva farli tutti fuori!”
“Draco, calmati! Sicuramente c’è una spiegazione e comunque non è detto che Potter fosse proprio così da piccolo, magari è una conseguenza del tuo incantesimo.” Cercò di rassicurarlo l’amica, ma alla prospettiva di essere lui la causa delle condizioni emaciate di quel piccoletto, Draco sentì la nausea salirgli alla gola.
Stavano ancora discutendo, cercando di mantenere i toni bassi, quando all’improvviso si accorsero che il bambino stava per aprire gli occhi. Blaise e Pansy preferirono nascondersi dietro un paravento, per paura che Potter una volta risvegliato denunciasse anche loro magari per tentato omicidio, ma Draco non si mosse, perché doveva assolutamente vedere il colore dei suoi occhi.
Quando Harry finalmente si svegliò e vide il biondino accanto a sé, la prima cosa che fece fu donargli un magnifico sorriso di fronte al quale il cuore di Draco cominciò a battergli furioso nel petto.
“Sei un angelo?” Domandò il bimbo con sguardo innocente e pieno di gioia.
“Un angelo?” Draco cercò di ghignare, ma contro la sua volontà gli uscì un tenue sorriso. “Ti sembro un angelo, Potter?”
Il bambino fece una faccina stupita. “Ma certo! Sei bellissimo e poi conosci anche il mio nome!” Sorrise dolcemente.
Draco arrossì furiosamente e fu costretto a distogliere lo sguardo da quegli occhi di smeraldo, i suoi occhi, per non permettere loro di leggergli l’anima.
“No, lui non è un angelo, ma un principe. Il principe dei Serpeverde!” Esclamò ghignando Pansy che, insieme al moro Serpeverde, era uscita dal suo nascondiglio intuendo che non c’era pericolo.
“Ohh!!!” Fece un po’ deluso il bimbo continuando a guardare quel ragazzo stupendo. Ma allora chi erano quelle persone e dove si trovava veramente?
“Allora questo non è il Paradiso, Principe?”
“No, Potter. È l’infermeria della scuola. Ma non ti ricordi nulla? Non mi riconosci?” Chiese spaventato il biondino, sperando di non avergli danneggiato irreversibilmente il cervello con quel maledetto incantesimo.
“No, signor Malfoy. Harry non la riconosce, perché non la conosce affatto.” Affermò il Preside, che aveva assistito a quello scambio di battute con sguardo sereno, senza che nessuno di loro se ne fosse accorto.
Con passo lento si avvicinò al bambino, che incosciamente si era spostato sul lettino per stare il più vicino possibile al biondo Serpeverde, quasi a richiederne la protezione.
“Signor Harry Potter, piacere di conoscerla. Sono Albus Silente e sono il preside di una scuola molto speciale di cui lei sarà ospite per qualche giorno, finché non si rimetterà completamente.”
Il moretto sembrava un po’ spaventato, ripensando a cosa intendesse suo zio per scuola speciale, e allungò una manina per afferrare quella grande e sicura del bellissimo Principe biondo.
Draco a quel contatto sentì che presto gli sarebbero scoppiate le coronarie se non scioglieva immediatamente quella stretta, ma lo sguardo del preside, che chiaro gli intimava di non provarci nemmeno, lo persuase a desistere e anzi involontariamente la rese ancora più salda.
In cambio Potter gli sorrise ancora.
Chissà perché ma adesso non trovava più tanto odiosi quei sorrisi.
Silente continuò la sua spiegazione: “Vede a causa del temporale e della troppa acqua presa, lei è svenuto e i suoi zii l’hanno portata da me, perché qui c’è la miglior infermiera di tutta la Gran Bretagna: Madama Chips, che tra poco conoscerà. Oh, eccola. Adesso che è arrivata però devo lasciarla per qualche minuto da solo con lei, perché devo parlare con questi miei tre studenti di una cosa molto importante.”
Harry afferrò il braccio di Draco con anche l’altra mano e lo trascinò più vicino a sé.
“No, ti prego Principe, non te ne andare!” Supplicò con le lacrime agli occhi.
“Potter… io…” Malfoy non sapeva che dire né tanto meno come comportarsi, poi non sopportando oltre di vederlo tutto rosso per lo sforzo di non piangere, si mise seduto sul lettino e con la mano libera gli alzò il mento per guardarlo negli occhi.
“Devo andare però torno di nuovo, ma solo se fai tutto quello che ti dice Madama Chips. D’accordo?”
Il bambino sembrava esitante e la sua morsa non si era ancora allentata, spaventato che quel bel Principe avesse preferito invece lasciarlo lì in quel posto sconosciuto tutto da solo.
“Ti fidi di me, Potter?” Chiese titubante il biondino. Aveva compreso che quello che aveva davanti non era propriamente il ragazzo con cui aveva litigato per quasi sette anni, ma ugualmente la risposta a quella domanda aveva in quel momento un importanza vitale, perché non sapeva se avrebbe retto all’ennesimo rifiuto che era la costante nel suo rapporto col Grifondoro.
“Sì!” Rispose invece senza esitazione il moretto.
Draco si sentì più leggero e una dolce euforia si impadronì di lui.
Non si accorse comunque che alle sue spalle Pansy e Blaise avevano trattenuto il respiro, scioccati per il suo anomalo comportamento così dolce e gentile nei confronti di quel bambino che, fino a qualche ora prima, era stato il suo nemico giurato. Il preside invece aveva osservato il tutto con un benevolo sorriso.
“Mmm? Allora vuoi lasciarmi andare?”
Il piccolo Harry abbatté la testa di lato e continuò a fissarlo in quegli stupendi occhi argentati e, senza che alcun suono uscisse dalla sua bocca, le sue labbra mimarono un ‘No’, ma poi sorridendo sciolse comunque la presa.
Draco allora si alzò immediatamente da quel letto e quasi scappò dall’infermeria, per impedire che qualcuno vedesse il suo viso in fiamme.      



Disclaimer: Harry Potter e tutti i suoi personaggi sono proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa non è una storia scritta al fine di lucro, né intende infrangere la legge sui diritti di autore o di copyright.


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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 2 2  CAPITOLO

Una volta fuori Draco fu subito raggiunto dai suoi amici e dal preside che li invitò a seguirli nel suo studio, probabilmente per confermare la sua espulsione e punire Pansy e Blaise per essere stati trovati in infermeria, dopo che era stato severamente vietato a tutti.
Trovarono ad attenderli nella presidenza il professor Piton e la professoressa McGranitt, ma c’erano anche Weasley e la Granger.
Perfetto! Pensò la bionda Serpe. E così il preside voleva cacciarlo con quell’ ultima umiliazione avanti al Pezzente e alla Zannuta, meno male che non aveva radunato tutta la maledettissima scuola!
“Bastardo, cosa hai fatto ad Harry! Mia sorella è ancora sotto shock!!!” Lo aggredì immediatamente appena lo vide il rosso Grifondoro.
Draco fece finta di niente e continuò a guardare dritto, preferendo rimanere in silenzio: voleva che quella storia finisse il prima possibile e poi aveva un appuntamento importante da rispettare.
“Signor Weasley, si calmi o sarò costretto a metterla in punizione.” Ghignò Severus. “E dieci punti tolti a Grifondoro per aver offeso un suo compagno.”
“Ma…” Il ragazzo avrebbe voluto replicare ma non lo fece grazie ad Hermione, che riuscì a bloccarlo sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
Il preside si accomodò dietro la scrivania e invitò a fare lo stesso anche ai tre Serpeverdi sulle tre sedie libere, poste accanto a quelle dei due Grifondoro.
“Bene, direi di cominciare da quanto accaduto oggi al Signor Potter.” Iniziò Silente ottenendo così la completa attenzione dei presenti.
“Di norma gli incantesimi non interagiscono direttamente con gli elementi naturali, a meno che non si usino determinate formule, tipo Agumenti per far apparire l’acqua, Incendio per il fuoco e così via. Ma ci sono particolari giorni dell’ anno, nello specifico quattro, in cui questa tesi per rare eccezioni non sempre vale: i Solstizi di Inverno ed Estate e gli Equinozi di Autunno e Primavera. E guarda caso oggi è il 23 di Settembre, Equinozio d’ Autunno. Se il mago è potente, e nessuno può mettere in dubbio che lei non lo sia Draco, e lo stato d’animo nel momento in cui si lancia la magia in qualche modo ha delle caratteristiche simili all’elemento della natura predominante, può succedere che le due forze si attraggano l’un l’altra e divengano una sol cosa. Nella storia i casi in cui ciò è accaduto sono molto pochi, però si sa che ogni volta in cui è avvenuta questa unione tra la Magia e la Natura, le conseguenze sono sempre state qualcosa di magicamente e naturalmente impossibile. Esattamente come è accaduto oggi al giovane Harry.”
Il preside fece una piccola pausa ed osservò con quanta intensità Draco fosse concentrato per non perdersi il significato delle sue parole.  
“Ho spedito una lettera alla zia babbana del signor Potter e dalla sua riluttante risposta ho avuto conferma della mia ipotesi. Sembra che undici anni fa Harry, dopo essere stato per parecchie ore sotto la pioggia di una tempesta molto simile a quella che c’è oggi qui, sia inspiegabilmente entrato in coma per circa una settimana. Ma una volta uscitone aveva cominciato a parlare di un mondo fantastico dove gli oggetti volavano e i quadri parlavano, ma soprattutto continuava a ripetere di aver incontrato un bellissimo principe biondo.” Concluse guardando con sguardo sornione verso il biondo Serpeverde, il cui viso era tornato a tingersi di rosso.
“Ma quindi l’Harry che sta in infermeria è il bambino di undici anni fa o è l’Harry di adesso però tornato bambino?” Chiese confusa al massimo Hermione.
“Mmm… Direi entrambi, signorina Granger. È come se l’incantesimo lanciato dal signor Malfoy unito al fulmine abbia creato uno squarcio spazio-temporale, per cui l’Harry di adesso è diventato quel bambino che undici anni fa è entrato in coma.”
Ma visto lo sguardo smarrito della maggior parte degli astanti, aggiunse: “Il bambino che sta nella nostra infermeria non è altri che il corpo del nostro Harry tornato ad avere sei anni, a causa dell’incantesimo Reducto, anche se ben sappiamo che non è questo il risultato comune di tale magia. Ma la sua anima, la sua essenza, il suo spirito è proprio quella dell’ Harry bambino che ha varcato i cancelli del tempo e dello spazio fino a giungere a noi. Dato che sua zia ci ha confermato che dopo cinque, sei giorni, il nipote si svegliò, suppongo che tra una settimana avremo di nuovo tra noi l’Harry diciassettenne.”
“Mi scusi, ma quindi l’anima del nostro Potter, cioè…” si corresse imbarazzato il giovane Draco, “…del Potter adulto, in questo momento si trova nel bambino in coma di undici anni fa?”    
“Esattamente. Diciamo che il Salvatore del nostro mondo, si sta finalmente prendendo quella pausa tanto agognata, dopo la sconfitta di Voldemort avvenuta appena il mese scorso.”
“Quindi Albus, mi confermi che tutto si sistemerà per il meglio?” Domandò apprensiva la professoressa di Trasfigurazione.
“Sì Minerva, ne sono convinto al cento per cento.” La rassicurò, notando il viso adesso rilassato del biondo Serpeverde.
“Però ora penso sia il caso di passare alla sua punizione signor Malfoy. Come sa per un’azione tanto grave meriterebbe l’espulsione, come le ha già annunciato la professoressa McGranitt, ma io ho preferito diversamente. Lei, insieme al signor Zabini e alla signorina Parkinson, è stato di grande aiuto nella guerra contro Voldemort, e non posso dimenticare i suoi innumerevoli sforzi per convincere e portare la Casa di Serpeverde dalla nostra parte. L’unica cosa che ahimé proprio non le riesce è andare d’accordo col signor Potter. Quindi è decisione mia e dei professori Piton e McGranitt di darle una seconda opportunità, che lei comunque è liberissimo di non accettare, ma in tal caso sappia che sarà costretto ad abbandonare per sempre la scuola e a rinunciare a sostenere i suoi M.A.G.O.”
Malfoy annuì sollevato di avere una chance per restare, pronto ad affrontare qualsiasi punizione.
“Lei dovrà prendere sotto custodia il piccolo Harry per tutto il tempo necessario fino a quando non ritornerà l’ Harry adulto.”
‘Ok, rettifichiamo, non proprio qualsiasi punizione!’ Pensò sconvolto il Serpeverde. Ma a Silente gli aveva dato di volta il cervello? Lui non poteva assolutamente restare tutto quel tempo col piccolo Grifondoro, altrimenti c’era il rischio che… che non riuscisse più a controllare quel marasma di emozioni contrastanti che da mesi si agitavano furiose nella sua mente e… e nel suo cuore.
“Cosa???” Esclamarono sbalorditi all’unisono la Granger e Weasley.
“Ma preside, nelle mani di Malfoy, Harry sarà in costante pericolo, per di più adesso che è un bambino e ancora non è padrone della propria magia! Non avrà alcun mezzo per difendersi contro la spietatezza di quella lurida Serpe!” Insorse infuriato Ron.
“E poi Malfoy non ci sa fare con i bambini. Harry vivrebbe in continua soggezione e paura, mentre se stesse con noi sarebbe costantemente coccolato e amato, cosa che con un qualsiasi freddo Serpeverde non è possibile!” Esclamò sprezzante Hermione.
Blaise e Pansy si sentirono tirati in causa e cominciarono ad attaccarsi con i due Grifondoro.
Nel frattempo invece Draco si era estraniato dallo scambio di insulti e, mentre guardava la piccola Fanny pulirsi le ali con il becco, gli tornò prepotente alla mente il ricordo del sorriso luminoso del piccolo Potter appena sveglio e quel suo no sussurrato ad indicare che non voleva lasciarlo andare.
Chiuse gli occhi e sospirò: aveva deciso.
“D’ accordo. Accetto!”   
Sperava solo di non star combinando l’ errore più grande della sua vita.

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Dopo un tempo che gli era sembrato interminabile, il preside aveva costretto di mala voglia ad accettare la sua scelta ai due Grifondoro e aveva sciolto la piccola riunione, invitandolo ad andare insieme in infermeria per chiedere a Madama Chips se il bambino poteva uscirne.
In caso affermativo Draco era obbligato a prenderlo con sé per i giorni a seguire.
Ma Silente sembrava una lentissima lumaca e ogni due passi trovava sempre qualcuno da salutare o con cui scambiare quattro chiacchiere e il Serpeverde, non capiva perché, ma si stava rodendo il fegato per l’impazienza, desideroso di arrivare il prima possibile da quel bimbo dagli occhi di smeraldo.
Eppure Malfoy proprio non si spiegava il motivo di tanta agitazione, visto che quel bambino non rappresentava nient’altro se non la peggiore punizione possibile per evitare l’espulsione.
O almeno così credeva, ma appena ebbe varcata la soglia dell’infermeria il dubbio cominciò ad intaccare le fondamenta di tale teoria, quando trovò ad attenderlo il sorriso raggiante del piccolo Potter.
“Oh Principe sei tornato!” Esultò dalla gioia il bambino.
Il biondino annuì, incapace di rispondere perché improvvisamente gli si era seccata la gola.
“Come si sente Harry?” Domandò il preside.
Ma non ottenne risposta perché il piccino era troppo intento a rimirare l’effettiva bellezza di quel ragazzo biondo, ora che indossava gli occhiali.
“Sta bene Albus e la cosa è sconvolgente data la straordinaria potenza dell’incantesimo. Volendo può uscire, solo che è molto denutrito e deve mangiare assolutamente e in modo abbondante.” Intervenne l’infermiera.
“D’accordo Poppy. Signor Malfoy ha capito?”
“Sì preside.” Rispose strascicata la Serpe.
“Harry le ho già detto che questa scuola in realtà è un antico castello scozzese? Le va di visitarlo?” Domandò frapponendosi tra lui e il Serpeverde in modo da ottenere un po’ di attenzione.
“Sì, certamente signor preside.” Fece il bimbo voltando la testa a destra e a sinistra, provando così ad oltrepassare l’ostacolo con lo sguardo.
“E mi dica, preferirebbe che l’ accompagnassi io o il mio alunno Draco Malfoy?”
“Draco Malfoy? Ma chi è preside?” Chiese dubbioso Harry che avrebbe invece voluto stare un po’ con quel Principe tanto bello e dolce.
“Potter, sono io Draco Malfoy.” Rispose il Serpeverde incrociando le braccia, stufo di tanta venerazione da parte sua. E pensare che da grande quel moccioso l’odiava a morte.
“Oh, allora voglio andare con il Principe Draco!” Affermò sicuro mentre si alzava velocemente dal lettino in cerca dei suoi vestiti, che purtroppo non trovò.
“Harry, non abbia tanta fretta che il suo Principe non scappa.” Sorrise Silente guardando apertamente la bionda Serpe che non riuscì ad impedire di arrossire ancora, maledicendo quel vecchiaccio dal profondo del cuore.
“Prima di andare le devo spiegare una cosa molto importante. Vede, come le avevo accennato prima, questa è una scuola molto speciale, in cui vengono insegnate cose straordinarie che non troverà mai nei suoi libri di testo, perché in questo castello si insegna la Magia!”
“La Magia?” Chiese sbalordito il piccino a bocca aperta, ma poi, resosi conto della parola appena pronunciata, subito spaventato si mise una mano avanti alla bocca.
“Cosa c’è Harry?”
Il piccolo Potter abbassò il capo mortificato. “È che zio Vernon mi ha proibito di usare questa parola e a casa nostra è proibita. Quando mi scappa di dirla lui… lui…” Ma non terminò la frase e anzi strinse forte gli occhi e racchiuse stretto il suo corpicino tremante tra le esili braccia, quasi a volersi proteggere da un nemico immaginario.
Draco era letteralmente fuori di sé. Quegli stronzi babbani picchiavano Potter? Maledetti figli di puttana!!! Li avrebbe ammazzati con le sue stesse mani e al diavolo Azkaban o il bacio dei dissennatori! Merlino, neanche suo padre si era mai permesso di alzare un solo dito su di lui quando era bambino.     
Non capiva da dove gli usciva tutta quella rabbia ma al momento, di fronte a quel bambino terrorizzato, neanche gli importava, perché adesso l’unica cosa che veramente desiderava era rivederlo sorridere.
Incurante della presenza del preside, si sedette sulla sponda del letto e con delicatezza gli prese le piccole spalle ossute tra le mani. A quel tocco gentile Harry alzò il viso e riaprì gli occhi arrossati.
“Potty, qui nessuno ti farà del male!” Lo rassicurò Malfoy con quanta convinzione aveva in corpo e poi un po’ balbettante aggiunse: “Io non… non lo permetterò!”
“Oh, grazie tante Principe Draco!” Esultò grato Harry abbracciandolo di slancio.
Draco si lasciò circondare impotente dalle piccole braccia, ma non riuscì a ricambiare quell’ abbraccio né tanto meno ad allontanarsi, perché il suo corpo si era irrigidito come un pezzo di ghiaccio, anche se al contrario nel petto sentì diffondersi un tenue e lieve calore che gli scaldò il cuore.
“E un’altra cosa,” disse il biondino mentre se lo staccava di dosso non troppo brutalmente, “qui sarai liberissimo di usare la parola magia quanto vorrai.”
“Ma esiste veramente?” Il piccino chiese con gli occhi pieni di speranza e aspettativa.
“Mmm! Vuoi che te ne faccia una? Guarda attentamente che ora te lo dimostro.”
La Serpe prese dal mantello la sua bacchetta e la puntò contro il viso del bambino e poi pronunciò la formula “Oculus Reparo” e i suoi occhiali tornarono come nuovi.
Harry era al settimo cielo per la felicità. Aveva appena ricevuto la prova evidente che la magia esisteva davvero, proprio come nel profondo del suo cuore aveva sempre creduto.
E poi il Principe Draco era così bello, buono e meraviglioso, esattamente come i protagonisti delle fiabe che zia Petunia leggeva a Dudley ogni sera prima di andare a dormire.
Forse non era un angelo, ma gli somigliava tantissimo, e ogni minuto che passava gli piaceva sempre di più. Sperava davvero con tutto se stesso di poter un giorno diventare suo amico.    

Il preside aveva assistito con commozione a quel gesto di generosità da parte del giovane Draco nei confronti del piccolo Harry.
Albus sapeva delle brutali condizioni in cui era cresciuto quel bambino tanto dolce e desideroso unicamente di un po’ d’affetto, ma purtroppo l’aveva scoperto solamente al suo arrivo ad Hogwarts, quando ormai era troppo tardi. E a nulla serviva il sapere che la scelta di farlo vivere con i suoi parenti babbani, era stata presa unicamente per proteggerlo dal pericolo del ritorno di Voldemort, perché nessun bambino al mondo meritava di crescere nel disprezzo e nella solitudine, nell’indifferenza e nella totale mancanza d’ Amore.
Eppure mentre osservava, con gli occhi offuscati da lacrime mai versate, l’altero e freddo Draco Malfoy abbassare le proprie difese e togliersi un po’ alla volta la maschera di superbia e presunzione che indossava ogni giorno, per trasmettere calore e conforto a quel bimbo smarrito e impaurito, una lieve consolazione attenuò quel dolore che da sette anni portava nel cuore.
Nel mare della sofferenza della sua triste infanzia il piccolo Harry aveva trovato e afferrato con forza la fune dell’ Amore del suo Principe Draco.




N.A.: Salve! Spero di esser riuscita a rendere comprensibile il passaggio in cui spiego la dinamica dell’incidente di Harry e del perché e del per come è tornato bambino, in caso contrario fatemelo sapere e magari proverò a riscriverlo in modo diverso. A volte purtroppo mi vengono delle idee un po' tortuose e il mio modo di renderle non è da meno, per cui mi capita che riesca a capirmi solo io ^___^
Se invece il tutto è abbastanza chiaro, anche un semplice commento al capitolo mi farebbe piacere.
Grazie infinite a quanti già lo hanno fatto, alle tante persone che hanno letto la storia e a chi addirittura l'ha messa tra i preferiti.
Baci, Infinity19









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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 3

“Avanti Potter, sbrigati o ti lascio qui!” Lo minacciò Draco per l’ennesima volta.
Merlino, quel bambino non faceva che stupirsi per ogni minima cosa. Erano usciti dall’infermeria da meno di una decina di minuti, ma non avevano fatto che pochi metri, perché il piccolo Potter non faceva che fermarsi ogni due passi, guardando affascinato i quadri le cui figure si muovevano e parlavano. E probabilmente se non era per lui che tornava indietro e gli intimava di spicciarsi, sarebbero rimasti nello stesso corridoio per ore. E quante risate si era fatto mentre guardava con occhi estasiati le grandi scale del castello spostarsi e cambiare direzione o le maestose armature luccicanti che imponenti erano poste a guardia dei lunghi corridoi.
Harry non faceva che correre di qua e di là curioso di scoprire le meraviglie che celava il castello incantato per poi, quando Draco lo richiamava, tornare dal suo Principe e prendergli la mano.
E Malfoy non allontanava mai quella manina che si aggrappava con tanta energia alla sua, perché, anche se non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, era dal giorno stesso in cui il Grifondoro gliela aveva rifiutata, insieme all’opportunità di diventare amici, che aveva desiderato quel contatto con tutto se stesso.
Erano le cinque del pomeriggio e un tiepido sole aveva fatto breccia tra le grigie nuvole della tempesta, che continuava a minacciare all’orizzonte. Il piccolo Harry adesso si era affacciato da uno dei finestroni che davano sul parco e stava guardando con gli occhioni spalancati le immense distese verdi e il placido lago in lontananza, beandosi del calore della luce pomeridiana.
I suoi occhi brillavano come Draco non gli aveva mai visto da quando lo conosceva, e più lo osservava e più gli sembrava di vedere un uccellino spaurito, costretto per anni in una misera e stretta gabbia, desideroso adesso di spalancare le ali e assaporare quella libertà che la malvagità di altri gli aveva precluso. Per questo, quando con un dolcissimo sorriso il bimbo gli chiese se potevano uscire fuori all’aperto, non ebbe il coraggio di dire di no, consapevole che quella libertà non sarebbe durata che pochi giorni e quei sorrisi, più luminosi del sole stesso, sarebbero volati via con lei.
Si stavano dirigendo verso il portone della scuola quando due persone glielo impedirono.
“Ciao Harry, come stai?” Domandò Hermione chinandosi a terra per stare alla sua altezza.
Il piccino si avvicinò ancora di più a Draco e mentre gli stringeva una mano, con quella libera gli afferrò con forza un lembo del mantello.
“Bene.” Sussurrò timido.
“Cosa c’è Harry? Perché sembra che tu abbia paura di noi? Che ti ha fatto Malfoy? Ti ha forse minacciato o fatto del male?” Domandò Ron, estraendo la bacchetta e puntandola sul biondino, che dal canto suo si stava invece chiedendo che cosa cazzo gli avessero mai fatto quei maledetti babbani, per rendere Potter così insicuro e timoroso. Quel bambino non assomigliava affatto a quel ragazzo dallo sguardo determinato e sicuro, che aveva incontrato alla sartoria di Madama Mc.Clain sette anni prima.
Il bambino alzò il viso verso quello del suo Principe e gli sorrise radioso, poi tornò a guardare quello dello strano ragazzo dai capelli rossi, che chissà perché adesso sembrava avesse visto un fantasma, e rispose con fervore: “No! No! Il Principe Draco è tanto buono e gentile! Mi ha fatto anche una bella magia, sai? Mi ha aggiustato gli occhiali? Vuoi vedere?” Fece tutto contento Harry. “E poi è così bello, dolce, simpa…” Ma Malfoy gli tappò la bocca con una mano, con un leggero rossore sul viso che non sfuggì all’attenzione della riccia Grifondoro.
“Ok, Potter ora basta! Andiamo? O vuoi che ti lasci qui con loro?” Domandò ghignando apertamente verso Weasley, che probabilmente in quel momento si stava rodendo il fegato per la bile.
“No, Principe, vengo con te!” Disse Harry salutando sbrigativamente i due ragazzi e seguendo Malfoy che non fece nulla per nascondere le loro mani unite, godendo di soddisfazione di fronte alla faccia ormai verde del Pezzente e a quella sconcertata della Granger. E maggior piacere fu, quando si furono allontanati ma non abbastanza per il suo udito, sentire la voce strozzata di Weasley chiedere attonito: “Ma che ha detto Harry? Malfoy bello e gentile? Non è possibile! Vuoi vedere che gli ha lanciato un Confundus, quello stronzo? E Poi…” Aggiunse con voce stridula: “…lo ha chiamato Principe!”
Draco ghignò divertito: forse quella storia gli sarebbe servita per togliersi un bel po’ di pietrine dalle scarpe, anche se aveva la netta sensazione che chi ci avrebbe realmente rimesso alla fine era proprio lui.
“Sei felice, Principe?” Domandò il piccolino contento di avergli visto quell’ espressione sul viso.
Malfoy inarcò un sopracciglio: era felicità quella? Osservò di sfuggita le loro mani unite, percependo con intensità che una strana ma piacevole sensazione si irradiava nel suo corpo da quella piccola del futuro Grifondoro, e quegli occhi luminosi che lo guardavano con tanta fiducia e… qualcos’ altro che non riusciva, o più probabilmente non voleva riuscire, proprio ad identificare.
Forse non era vera e propria felicità, ma ci andava veramente vicina.
“Non direi, ma soddisfatto sì. I due ragazzi di prima sono miei acerrimi nemici sin dal primo anno di scuola e prima ho ottenuto inaspettatamente una piccola rivincita.” Sorrise ferino il Serpeverde.
“Oh ma allora sono maghi cattivi!” Si stupì il bimbo voltandosi indietro, aspettandosi di vederli ancora. Eppure non l’avrebbe mai detto: infondo quella ragazza dai capelli ricci e castani sembrava simpatica, anche se, sbagliava o il ragazzo con i capelli rossi aveva estratto la bacchetta puntandola contro il suo Principe?
Draco si fermò: “E chi ti dice che non lo sia io invece?” Domandò leggermente teso.
Il piccolo Potter alzò il viso e lo studiò attentamente per qualche minuto, quasi a voler trovare traccia di malvagità su quel volto così bello eppure tanto serio, poi scosse la testa e con sincerità rispose: “Tu non puoi essere cattivo Principe Draco!”
Il biondino rise scettico: “Potter, non mi conosci che da un paio d’ore, come fai ad affermarlo con tanta sicurezza?”
“I tuoi occhi me lo dicono Principe. Sono grigi, proprio come il colore della tempesta che mi fa tanta paura, però di te non ne ho neanche un po’, perché se guardo bene vedo anche dei riflessi azzurri, come quelli del cielo sereno che mi rassicura dopo ogni temporale.” Gli sorrise raggiante.
Draco, col cuore che batteva a mille, si chinò in modo da avere il suo viso avanti al proprio, facendo l’espressione più crudele e maligna che avesse e che era in grado di terrorizzare a morte anche i primini più coraggiosi, se non addirittura anche qualcuno del settimo anno.
“Beh, ti consiglio di guardare meglio, Potter, perché io non sono affatto buono!” Strascicò cattivo.
Ma il piccino non si spaventò affatto, anzi prese tra le mani quel volto così delicato e avvicinandosi ulteriormente a lui, sorrise di cuore.
“Principe, sei così divertente! Mi fai ridere un sacco!”
Malfoy arrossì furiosamente quando avvertì il tocco gentile del piccolo Potter, il cui volto ora era a pochi centimetri dal suo, e senza riuscire ad opporsi rimase del tutto abbagliato e incatenato dal suo sguardo limpido e innocente, eppure così magnetico e attraente, e da quel suo sorriso tanto dolce e tenero.
Non era mai stato a così stretta vicinanza con il vero Potter, o almeno quando era capitato, era sempre stato troppo occupato a sferrare pugni per soffermarsi a riflettere sulla delicatezza e bellezza dei suoi lineamenti, come invece poteva fare adesso con quel piccoletto.
E con prepotenza non poté negare che quel bambino era davvero splendido… proprio come l’ Harry adulto!
“Beh ti sbagli Potter! E per dimostrartelo ho deciso che non andremo più fuori.” Ghignò deciso a fargli un dispetto, ma il bambino non sembrò affatto turbato e il suo sorriso non scomparve.
“Arg! E smettila con questi sorrisi, sei irritante!” Ordinò, incapace di sostenere ulteriormente lo scombussolamento interiore che gli provocavano.  
Il bimbo ubbidì, ma le sue manine erano posate ancora sulle pelle liscia e bianca del suo volto, i loro occhi erano uniti da uno strano legame che Draco non riusciva a spezzare, e i loro visi erano sempre più vicini. Harry inclinò di poco il capo di lato e chiuse gli occhi, avvicinandosi lentamente al suo Principe per dargli un bacio sulla guancia. Ma il Serpeverde, quando capì cosa stava per accadere, fu colto da un puro e sano terrore e con grande sforzo riuscì a vincere quella forza ipnotizzante che lo teneva bloccato e si spinse all’indietro, finendo col sedere per terra e lasciando il moretto con le braccia tese nel vuoto e gli occhi spalancati colmi di tristezza.
A quello sguardo deluso e sofferente, il giovane Malfoy provò una fitta al cuore, ma il suo volto rimase impassibile mentre si rialzava e si scuoteva i pantaloni dalla polvere. Era convinto d’aver fatto la cosa giusta: non avrebbe mai permesso a Potter, bambino o adulto che fosse, di baciarlo, pensò arrossendo, eppure di fronte all’ espressione affranta di quel bambino si sentì un verme.
Lo afferrò per un braccio: “Vieni Potter, ho deciso che invece adesso ti porto nelle cucine.” Sbottò trascinandoselo dietro, convinto di condurlo in un luogo dove avrebbe ritrovato il buon umore, dato che se non sbagliava al Grifondoro piacevano un sacco gli elfi domestici e poi, così, gli avrebbe fatto mangiare qualcosa di buono, magari un budino al cioccolato, di cui sapeva il moretto andava pazzo. Non vide però che adesso gli occhi del piccino erano gonfi di silenziose lacrime.
Era troppo bello per essere vero, pensò sconfortato Harry mentre seguiva mesto il Principe. Glielo ripeteva sempre zio Vernon che lui era un buon a nulla e che mai nessuno gli avrebbe voluto bene, perché portava in sé qualcosa di cattivo e malvagio. Era davvero fortunato che lui l’avesse accolto in casa sua, continuava a dirgli ogni giorno, però se non voleva rischiare di finire in un orribile orfanotrofio o in mezzo ad una strada, come tutti i bambini orfani e inutili come lui, doveva meritarsi la sua generosità facendo le faticose faccende di casa e preparando la colazione, svegliandosi all’alba ogni mattina.
Evidentemente non era degno neanche di stare in quel bel castello fatato e anche lì avrebbe dovuto guadagnarsi la possibilità di restarci lavorando nelle cucine. Eppure… eppure aveva creduto, si era illuso, che il suo Principe fosse diverso, che almeno lui non lo detestasse come la sua famiglia e che forse... forse avrebbe potuto donargli un po’ di quell’ affetto che mai nessuno gli aveva dato, a parte i suoi genitori di cui però non aveva alcun ricordo. Ma era solo uno sciocco che mai nessuno avrebbe voluto accanto, neanche il bel Principe dagli occhi di cielo.
Il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto e lasciò la mano di Draco.
Il Serpeverde rimase di sasso ascoltando inorridito l’eco di quelle lacrime che gli risuonavano nel cuore come potenti esplosioni di dolore. Merlino ma che aveva fatto? Perché aveva permesso che quel bambino piangesse in un modo così disperato?
Si voltò a rallentatore e rimase del tutto sconvolto nel vedergli il faccino arrossato bagnato di lacrime, le manine chiuse a pugno a sfregarsi gli occhi e il piccolo corpicino scosso da violenti singulti.  
Lui non desiderava che soffrisse, non voleva che Potter provasse dolore.
Guidato da quella nuova consapevolezza gli si inginocchiò davanti e per prima cosa gli allontanò le mani dal volto rivelando gli occhioni verdissimi e profondi, contornati dal rosso acceso delle guance sotto le lenti ormai appannate degli occhiali. Raccolse il proprio fazzoletto di seta dalle tasche del mantello e gli asciugò quelle lacrime che imperterrite continuavano a scendere su quel viso bellissimo.
Con tutta la delicatezza e dolcezza di cui era capace, senza alcuna sfumatura di arroganza o strafottenza, chiese poi al piccolo e meraviglioso tesoro che aveva dinanzi: “Perché all’ improvviso stai piangendo così, Potty? Sei triste perché non ti porto più fuori sul prato?”
Harry fece no con la testa.
“E allora perché voglio portarti nelle cucine?”
Il bimbo continuò a non rispondere con le parole, ma questa volta annuì facendo capire alla Serpe che quello era il motivo, poi tra i singhiozzi e la voce arrochita per il pianto, sussurrò fievole: “Ti prego Principe, non voglio andare a lavorare nelle cucine!”
Draco credette di aver frainteso: “Lavorare, Potty? Ma perché dovrei volerti far lavorare o perché mai dovresti lavorare in generale? Tu sei solo un bambino!”
Il piccino lo stava osservando con sguardo perplesso, come se avesse appena sentito tutte cose che non avevano alcun senso, e il biondo Serpeverde finalmente comprese.
Il suo cuore fu pervaso da due contrastanti emozioni: l’odio feroce per la famiglia babbana di quel bambino tanto fragile e indifeso e una profonda tenerezza nei suoi confronti, sentimento questo che scoprì di star provando per la prima volta in vita sua.
Avrebbe voluto stringerlo a sé per proteggerlo da qualsiasi minaccia e donargli quel calore che un destino crudele gli aveva impedito di sentire. Ma ne era in grado proprio lui che per anni si era impegnato per costruire un muro insormontabile di chiusura e indifferenza intorno al proprio cuore? Non lo sapeva, ma mentre di slancio prese il piccolo Potter e lo abbracciò forte al petto, sentì che le lacrime di quel bimbo e i suoi sorrisi e quel bacio mancato, avevano già creato delle profonde crepe in quella barriera di orgoglio e superbia che portava dentro sé, e che sarebbe bastato un semplice soffio di vento per abbatterla definitivamente: il vento impetuoso e travolgente dell’ Amore.
E forse era solo un’ impressione, ma mentre il moretto si aggrappava con forza a lui e posava il capo sulla sua spalla smettendo di piangere e anzi cominciando di nuovo a sorridere, gli parve di udirne il sibilo.    
“Meglio così! Se non vuoi andare nelle cucine, vorrà dire che ci andrò da solo e gli elfi domestici prepareranno solo a me un gustosissimo budino al cioccolato.” Affermò il Serpeverde con finta indifferenza, con l’unico scopo però di ricreare quel clima di allegria e spensieratezza che aleggiava solo pochi minuti prima intorno al piccolo Harry.
“Elfi domestici? Budino al cioccolato?” Domandò il bimbo allontanandosi di poco dall’ abbraccio per poter vedere il Principe negli occhi e accertarsi che non stesse scherzando.
“Ah, ah!” Confermò Draco. “Gli elfi domestici sono degli esserini bruttissimi e vestiti di stracci, con orecchie a punta e bassini quanto te, ma in compenso sanno cucinare divinamente ogni tipo di pietanza o dolce desideri.”
“Anche il gelato?” Chiese eccitato il piccoletto.
“Mmm… sì, suppongo di sì. Anzi, buona idea, sai che ti dico insieme al budino mi faccio preparare anche un bel cono di gelato con panna e cioccolata. Mmm… delizioso!” Fece languido mentre si rialzava e guardava con piacere l’espressione estasiata del piccino. “Però visto che non vuoi venire, aspettami qui e non ti muovere.” Ordinò avviandosi, ma con un ghigno stampato sul viso.  
Non passarono che pochi secondi che si ritrovò il bambino accanto.
“Ehi, ti avevo ordinato di non muoverti Potty! E a me non piace chi mi disubbidisce!”
“Ma Principe, penso che sia meglio che venga con te. Devo controllare che non mangi troppa cioccolata, altrimenti rischi di diventare come mio cugino Dudley!” Questa volta fu il piccolo Harry a ghignare.
Malfoy non capì subito che volesse dire, poi si ricordò di aver visto una volta il cugino di Potter alla stazione di Londra e fu colpito da una profonda indignazione e sdegno.
“Tu, piccola peste! Come osi insinuare che io possa diventare un ciccione come quell’ enorme pachiderma di tuo cugino?”
Il bambino scoppiò a ridere, pensando che probabilmente il Principe avesse visto Dudley quando i suoi zii l’avevano condotto svenuto al castello, e poi cominciò a correre sempre ridendo per sfuggirgli, visto il suo sguardo oltraggiato e minaccioso, anche se ben sapeva che il suo Principe non gli avrebbe mai fatto del male: ora ne era sicuro!   
“Potty è inutile che scappi! Appena ti acchiappo, nella cioccolata ti ci faccio affogare!” Gridò Draco, mentre lo inseguiva felice per aver udito di nuovo l’ allegra risata del suo piccolo Potter.

Hermione a stento riuscì a trattenere un sussulto.
Per la barba di Merlino, quello non era Malfoy!
Non poteva essere lui, lo stesso arrogante e presuntuoso ragazzo che conosceva da ben sette anni, pensò scioccata la ragazza mentre lo vedeva correre sorridendo dietro Harry e afferrarlo per fargli il solletico!
Dopo aver rassicurato Ron, la Grifoncina aveva deciso di seguire il Serpeverde e il loro piccolo amico con il mantello dell’ invisibilità di Harry, e aveva assistito sia alla scena del bacio mancato sia a quella del pianto del piccolo Potter con il seguente abbraccio rassicurante del biondino, e l’unica conclusione sensata a cui era pervenuta era che probabilmente il Confundus era stato Harry a lanciarlo a Malfoy.
Come era stato possibile non lo sapeva, ma quella era la soluzione meno paradossale a cui era arrivata, perché l’altra superava davvero i limiti dello spazio e del tempo per l’assurdità: Malfoy non poteva essersi affezionato ad Harry! No, davvero non poteva…


N.A.: Mi scuso davvero per quanto piccolo fosse il carattere della storia nei due capitoli precedenti: sinceramente non me ne ero proprio accorta, ma quando sono andata a leggerli mi è venuto il mal di testa nonostante io porti gli occhiali. Ringrazio quindi immensamente Ginny W e Metis per avermelo fatto notare e spero che ora la lettura vi sia più agevolata e che continuate numerosi a seguirma e, se vi va, anche di commentare. #____#
P.S. Ho provveduto sia ad ingrandire il carattere nei cap 1 e 2, sia nell'altra fanfiction che ho scritto "IL BOCCINO DI CIOCCOLATA", quindi se per caso vi va di rileggerli con più calma e senza cecarvi gli occhi come una talpa, adesso non dovreste più incontrare problemi.
Vi abbraccio, Infinity19

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 4

Harry e Draco erano seduti sotto l’ombra di una grande quercia sulla riva del lago a rimirare i colori caldi del tramonto del sole, che lentamente si celava dietro le imponenti montagne per cedere il posto alla chiara notte. Un leggero venticello smuoveva le fronde degli alberi e increspava le onde delle placide acque e sembrava che l’ intera natura si fosse fermata in un religioso silenzio, per rendere omaggio all’eterna bellezza di quello spettacolo: silenzio che era interrotto dalle risate cristalline di un bambino dagli occhi di giada e dal battito furioso del cuore di un giovane dai capelli dorati, che più che della natura era completamente perso a rimirare e scoprire quanto splendido e meraviglioso fosse quel fanciullo che aveva accanto.  
“Potty, sei un impiastro! Hai gelato fin dentro ai capelli!” Sospirò esasperato il biondino guardando con disappunto cadere l’ennesima macchia di cioccolata.  
“Scusa, Principe. Ma c’è una ragazza che nuota nel lago e ha i capelli verdi!” Esclamò il bimbo col faccino stupito. “Però è andata sott’acqua e adesso non sale più!” Sussurrò ansioso il piccolo Harry che non riusciva a distogliere lo sguardo dal Lago Nero, in attesa di rivederla tornare a galla e incurante che il gelato gli si stesse sciogliendo tra le mani.
Draco non riuscì a trattenere un piccolo sorriso di fronte all’ innocente meraviglia che risplendeva negli occhi di quel bambino tanto tenero e sensibile.
“Beh, allora mentre aspetti che la tua sirena si faccia rivedere, dallo a me il gelato che almeno me lo mangio io.” Ghignò il biondino già immaginandosi la reazione del piccoletto.
Il bimbo infatti si girò di scatto verso Draco: “Sirena, Principe?” Ma inavvertitamente nel movimento precipitoso, alzò il braccio che manteneva il gelato all’altezza del viso del Serpeverde e un po’ di panna finì sulla punta del suo naso.
Per qualche istante i due trattennero il respiro: il giovane Malfoy incapace di credere a quanto appena accaduto e il piccolo Harry timoroso della reazione negativa del suo Principe. Ma poi non resistendo oltre, il piccino scoppiò in una fragorosa risata: “Sei così buffo, Principe Draco!”, mentre Draco imprecava a bassa voce e sibilava un: “Potter, guarda che hai combinato!”
Il Serpeverde ancora borbottando abbassò il volto intento a recuperare il fazzoletto per pulirsi, quando sentì sulla guancia il tocco fresco della manina del bimbo che sorridendo sussurrò: “Non preoccuparti Principe, adesso ci penso io.” E due labbra si posarono delicate sul suo naso, imprigionando tra di esse la panna e impossessandosi prepotenti dei battiti accelerati del suo cuore.
Draco chiuse gli occhi, accecato da una luce abbagliante dai riflessi smeraldini e, completamente stordito da quella piccola bocca che soffice come una piuma gli aveva carezzato l’ anima, un intenso rossore gli imporporò il viso. E a nulla servì ripetersi che quello era solo un bambino, perché la travolgente sensazione che sentì al centro del petto, continuava dolcemente a ripetergli che non era vero: quel bimbo dallo sguardo così dolce, dai modi così innocenti e inconsapevoli di quanto turbamento erano capaci di causargli, era Potter… lo stesso ragazzino che da grande l’ avrebbe odiato!
E Draco lo ricambiava alla stessa maniera e prova ne era quel desiderio accecante che aveva sentito di ferirlo mentre sorrideva ad un’ altra. Beh, anche se questo non era il motivo per cui lo aveva fatto, quasi gridò imbarazzata la sua mente. Ma forse, se ci avesse riflettuto attentamente, avrebbe capito che maggior soddisfazione sarebbe stata se la fattura l’avesse invece indirizzata alla rossa Weasley.
Ma con quel bambino era tutto diverso, i suoi sorrisi disarmanti, quello sguardo privo di quell’ astio e di quel rancore in cui si rifletteva ogni volta che incontrava il Grifondoro, gli rendevano impossibile il solo pensiero di fargli del male.
Il giovane Malfoy dovette ammettere a se stesso che non odiava affatto il piccolo Potter… beh, ma questo non significava neanche il contrario, aggiunse immediatamente per far tacere una strana melodia che sembrava stesse suonando il suo cuore.
La sua era pura e semplice indifferenza, tutto qui, si disse.
“Oh, no!”
Draco aprì immediatamente gli occhi e allarmato domandò: “Che è successo, Potty?”
Il bimbo si stava leccando le ditina sporche di cioccolata e un po’ dispiaciuto guardava in terra dove era riverso il suo gelato.
“È caduto!” Fece rammaricato e con lo sguardo basso perché timoroso che il Principe questa volta si arrabbiasse davvero.
Il Serpeverde gli si avvicinò sospirando di sollievo, ma il piccino strinse gli occhi convinto che fosse venuto a sgridarlo, come faceva zia Petunia ogni volta che sprecava il cibo. Passarono alcuni secondi e non successe nulla, al ché il bimbo azzardò a riaprire un occhio e si ritrovò a specchiarsi in quelli argentati del suo Principe che si era chinato e ora stava prendendo la bacchetta.
“Gratta e netta.” Pronunciò il biondino ed Harry si sentì di nuovo avvolto dalla fantastica sensazione che produceva una magia e da un lieve tepore che lo fece arrossire di felicità e che, il cuore gli disse, non era dovuto ai raggi del sole, ma dal bellissimo volto del suo Principe Draco illuminato dai colori del tramonto.
“Non sei arrabbiato Principe?” Chiese allora il piccino, constatando con gioia che ogni macchia sui suoi vestiti era scomparsa.
“Certo che lo sono, Potter! Infondo me lo immaginavo. Che ti avevo detto: cosa sei?” Draco inarcò un sopracciglio con sguardo severo, anche se dubitava di sortire un po’ di timore in quel bambino che adesso sorrideva di nuovo.
“Una piccola peste e un impiastro?” Rispose con aria furbetta il piccino.
“Esatto e adesso ci aggiungiamo anche disastro.”
“Sai Principe, invece zio Vernon e zia Petunia, quando si arrabbiano, mi chiamano mostro e a me viene sempre tanto da piangere perché non è vero. E poi mi mettono in punizione facendomi saltare la cena o rinchiudendomi per tante ore nel sottoscala. Però non mi sento triste se tu mi chiami disastro o impiastro.” Sorrise il piccino mentre gli occhi di Draco stranamente si inumidivano. “Adesso però anche tu mi metterai in punizione?”
“No.” Rispose con voce roca il Serpeverde. “Però, se la prossima volta non fai il bravo, faccio venire qui le sirene e ti faccio portare in pasto alla Piovra Gigante!” Cercò di ghignare il biondino, anche se non gli riuscì tanto bene.
“Oh ma allora esistono anche le sirene, proprio come gli elfi domestici?” Domandò eccitato Harry voltandosi verso il lago. “E c’ è anche una Piovra Gigante? Ed è tanto grande, Principe? Può mangiarsi anche un bambino?” Nella sua voce non c’era alcuna traccia di paura, semmai il contrario.
“Ah, ah.” Confermò il biondino con voce flebile, pensando che in effetti la Piovra poteva benissimo mangiare anche esseri adulti e, in quel preciso momento, aveva proprio in mente il nome di due persone che avrebbero saziato l’invertebrato per un anno intero; anche se probabilmente l’ animale le avrebbe rigettate per il disgusto: maledetti… maledetti babbani!
“Allora farò il buono!” Sussurrò il piccino lasciandosi andare all’indietro dove c’era l’ accogliente torace del suo bellissimo Principe e accostando sereno il suo volto a quello del biondino.
E mentre gli ultimi raggi di sole davano addio al giorno e si confondevano col blu della notte, Draco si ripeté che ciò che lo legava al piccolo Potter era solo e unicamente indifferenza, ma quel calore e quella pace che sentiva nel cuore, per il solo averlo tra le braccia, gli rivelò che stava mentendo…
… probabilmente da sempre… ma questo scelse di fingere di non averlo sentito…

*****

“Avanti Blaise, infondo sarà divertente.”
“Non credo proprio, Pansy. Forse per te, ma di certo non per me.” Fece seccato il moro Serpeverde.
“Eh dai, ti prometto che saranno solo scherzi innocui, giusto per farci due risate.” Replicò la ragazza. “E poi se stai rifiutando unicamente per rispetto al tuo Grifondoro non penso che farebbe alcuna differenza, infondo non sa neanche che esisti e non credo se ne accorgerebbe così.”
“Grazie tante, Pansy! È davvero commovente come ogni volta cerchi di risollevarmi il morale: ora scusami ma devo correre da Madama Chips prima che il tuo veleno faccia effetto.” Fece ironico Zabini, ma con una chiara nota adirata.
“Salasar, quanto sei suscettibile! Quasi fosse colpa mia! Li hai sentiti anche tu la Granger e Weasley, no? Non conta nulla che ci siamo schierati dalla parte di Silente, per loro non siamo nient’ altro che freddi calcolatori, privi di sentimenti e capaci anche di far del male ad un bambino inerme.” Affermò indignata la Parkinson.
Blaise inarcò un sopracciglio: “Beh, perché non è questo quello che stai cercando di convincermi a fare da quasi un’ora? E cioè prenderci gioco di Potter ora che non è in grado di difendersi e reagire?”
“Oh, non la vedrei proprio così. Semplicemente ti sto proponendo di approfittare, in modo innocente,” sottolineò con un ghigno poco rassicurante, “di un’ occasione d’oro che non si ripeterà mai più: il Golden Boy di Grifondoro indifeso tra le spire dei Serpeverde. Sono convinta che neanche Draco avrà nulla da ridire e che anzi si unirà a noi.” Affermò sicura la corvina.
“A te, Pansy. Non a noi, perché io non voglio entrarci affatto nelle tue macchinazioni per far svagare la nostra Casa. E fossi in te non conterei neanche sull’ appoggio di Draco.” Le comunicò serio e poi con enfasi aggiunse: “Merlino, Parkinson ma non ci sei arrivata? Non lo hai visto in infermeria con quel bambino? Non hai sentito Silente? Il suo Reducto ha attirato un fulmine! Un fulmine, per diamine! E lo sai perché?”
“Certo che lo so, Blaise! Perché Draco odia Potter!” Rispose annoiata la Serpeverde.
Il moretto scosse il capo ma non replicò, si limitò semplicemente a ridere scettico e ad alzarsi della poltrona, su cui era seduto, per dirigersi all’uscita della Sala Comune, ma prima di imboccarla si voltò un’ ultima volta verso l’ amica.
“Forse è come dici tu, ma pensaci bene: cosa stava facendo Potter prima che l’incantesimo di Draco lo colpisse?”
“Stava tornando dagli allenamenti con quella babbanofila di una Weasley, e allora?”
“E allora? E allora è tutto qui Pansy.”
“Ma che vuoi dire Blaise? Ehi,Blaise, aspetta non te ne andare!”
Ma Zabini aveva già abbandonato la stanza, lasciando dietro di sé la ragazza attonita e confusa.

*****

“Su forza, Potty! È ora di andare a cena, torniamo al castello.”
“No, ti prego Principe, restiamo un altro po’: voglio vedere la sirena!” Supplicò il bimbo con occhioni da cerbiatto a cui il biondino non credeva sarebbe stato in grado di resistere a lungo, ma si stava facendo davvero tardi, il vento aveva cominciato a farsi più freddo e all’ orizzonte le nuvole nere avevano cominciato ad ammassarsi, minacciando il ritorno di una nuova tempesta durante la notte.
“Fa come vuoi, ma io nel frattempo mi avvio.” Replicò il Serpeverde alzandosi lentamente da terra e volgendosi verso il castello. “Mmm! Adesso però, vorrà dire che dovrò trovare qualcun altro a cui concedere il grande onore di sedersi alla mia tavolata.” Meditò pensieroso, ma segretamente ghignando in cuor suo il biondino.
Il piccino distolse immediatamente lo sguardo dalle ormai scure acque del lago, completamente dimentico di qualsiasi sirena.
“Perché avevi scelto di far sedere me, Principe Draco?” Domandò euforico Harry.
“Già, ma visto che preferisci rimanere fuori, sono costretto a scegliere qualcun altro.” Pronunciò con voce seccata.
“No, no! Principe voglio venire con te!” Esclamò il bimbo prendendo la mano di Draco e accelerando il passo per giungere prima al castello.
“E la tua sirena?” Ghignò soddisfatto Malfoy.
“No, non mi importa, voglio stare con te e sedermi alla tua tavolata.” Rispose con sicurezza il bambino, pensando che tutte le sirene del mondo non valevano un solo minuto del tempo passato col suo bellissimo Principe Draco.
“Ma è tanto lunga e il mio posto sarà molto lontano dal tuo?” Chiese poi un po’ preoccupato di doversi dividere da lui.
“In verità c’è un posto libero proprio accanto al mio.” Sogghignò la Serpe guardando il viso ora illuminato di gioia del piccino.
“Oh, ma allora è un posto importante!” Si stupì Harry, consapevole che i grandi Re e i Principi permettevano di sedere al loro fianco solo ad altrettanti illustri personaggi, come coraggiosi cavalieri o consiglieri fidati, oppure a bellissime dame. E il Principe Draco voleva invece concedere proprio a lui questo immenso onore?
“Ah, ah, infatti è riservato solo ad un ristrettissimo numero di persone e alla mia tavolata siedono solo i Serpeverde, di cui io sono l’incontrastato e indiscusso Principe.” Si vantò, dato che infondo gli piaceva che quel Potter in miniatura lo considerasse tale. “Tutti gli altri studenti siedono invece in altre tre tavolate tra cui, la più lontana dalla nostra, è quella dei Grifondoro, i nostri nemici giurati.”
“E Principe, vuoi concedere proprio a me questo grande privilegio?”
Merlino benedetto! Quel bambino aveva una così grande stima di lui da considerare un privilegio il solo potergli sedere accanto? No, così non andava bene. Quella storia stava assumendo dei contorni troppo assurdi e Draco odiava non avere una chiara percezione della realtà: realtà che voleva che Potter lo odiasse e non che lo venerasse quasi fosse un dio. Non… non ci era abituato e sinceramente non sapeva neanche bene come reagire. Probabilmente avrebbe dovuto cambiare atteggiamento nei suoi confronti, essere più duro e meno tenero: che Salasar lo perdonasse, lo aveva addirittura abbracciato, pensò sgomento. Ma proprio non ci riusciva, perché, in quelle poche ore in cui erano stati insieme, aveva scoperto che le emozioni di quel piccino erano contagiose, quasi come una malattia: la sofferenza di Potter diventava anche sua, così come quei sorrisi colmi di gioia che, anche se non trovavano il proprio riflesso sul volto del Serpeverde, lo avevano invece nel suo cuore.
“Mmm… in effetti, ripensandoci non sei un Serpeverde e forse è il caso che tu vada a sederti da un’altra parte,” Volle sbeffeggiarlo un po’. “Magari insieme ai due ragazzi che abbiamo incontrato prima: Hermione Zannuta e Ron Lenticchia.” Aggiunse ghignando.
Il bimbo fece un’ espressione imbronciata: “No, no Principe voglio sedere vicino a te. E poi non mi piacciono le lenticchie!” Disse col faccino disgustato e Draco a stento riuscì a reprimere una risata. “Ti prego, ti prego! Farò tutto ciò che vuoi!” Implorò poi aggrappandosi a lui.
“Mmm! Non saprei…” Disse Draco fingendo di rifletterci sopra.
“Ti farò il letto tutte le mattine. Principe!” Harry aggiunse cercando di convincerlo.
“Non serve, ci pensano già gli elfi domestici.”
“Allora… allora, ti preparo la colazione! Sono bravo sai?” Continuò speranzoso.
“Elfi domestici, Potty!” Fece petulante il biondino, che in realtà si stava divertendo tantissimo: quel bambino era proprio uno spasso nella sua cocciutaggine.
Il bimbo stava per aprir bocca per suggerire qualcos’altro ma Malfoy lo bloccò ripetendo “Elfi domestici!”, al ché si fermò al centro del corridoio alla ricerca di una buona idea per convincere il Principe, finché non gliene venne una stupenda.
“Allora Principe Draco, d’ora in poi sarò io il tuo elfo domestico!” Esclamò sicuro e con un sorriso malandrino sul volto.
Draco lo guardò negli occhi e non resistette oltre scoppiando in una fragorosa risata, mentre nella sua mente echeggiava un’ unica frase: ‘Assurdo: il Salvatore del mondo magico elfo domestico della sua nemesi Serpeverde!’
E con una leggera carezza, di cui non si rese neanche conto che stava facendo, sulla testa del bambino ancora ridendo suggellò quello strano patto.
“D’accordo Potty, d’ ora in poi, finché non ti libererò donandoti un mio indumento, sarai il mio personale elfo domestico ed io in cambio ti farò sedere al posto accanto al mio, fino a quando resterai al castello.”
Harry annuì felice e, con un mega sorriso e il cuore colmo di una gioia infinita nel constatare quanto ancora più bello fosse il suo Principe Draco quando rideva, intrecciò di nuovo la sua manina con quella grande e sicura del biondino, la stessa che gli aveva donato quella lieve carezza… la prima che avesse ricevuto da che aveva memoria.



N.A: Grazie infinite a quanti commentano, leggono e addirittura hanno messo questa storia nei loro preferiti. Vi abbraccio tutti con immensa gratitudine! Baci, Infinity19

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 5

Non appena varcata la soglia della Sala Grande, lo sguardo del piccolo Harry fu immediatamente attratto dall’ immensa volta dell’alto soffitto trapuntato di stelle e dalla luce brillante delle tante candele che, sfidando la forza di gravità, volteggiavano tranquille su nell’aria e illuminavano la stanza. E incapace di rendere a parole le meravigliose sensazioni che si agitavano nel suo cuore, il piccino riuscì solamente a sussurrare incantato e con gli occhi luccicanti un fievole: “Ohhh!!!”
Ma in tutto quello splendore il bambino registrò che qualcosa non andava: non udiva alcun rumore, cosa che trovò molto strana visto che lì avrebbero dovuto mangiare tutti gli studenti del castello, e soprattutto il suo Principe gli aveva improvvisamente e bruscamente lasciato la mano.
Deviò allora il suo sguardo sul viso del biondino e rimase del tutto impietrito nell’osservare i delicati lineamenti, adesso rigidi in un’espressione dura e severa, senza più neanche l’ombra della dolcezza che vi aveva letto in quelle stupende ore che avevano passato insieme.
Ma che era successo tutto ad un tratto? Perché l’eco dell’ allegra risata di poco prima si era spenta senza lasciare alcuna traccia su quelle labbra ora serrate in una morsa di freddo distacco?
Non capiva il motivo di quel repentino cambiamento, ma sperava davvero tanto che il Principe non rivolgesse a lui i suoi occhi che, intravedeva, essere diventati gelidi come il ghiaccio, privi di quel calore che gli aveva avvolto e riscaldato il cuore fino a quel momento.
Draco in effetti non stava guardando il bambino ma il suo sguardo era fisso in avanti e il piccino, alla ricerca di una qualche spiegazione, volle seguirne la direzione: la sorpresa e il timore furono ancora più grandi quando Harry si ritrovò centinaia di occhi che lo stavano fissando in un modo strano.
L’intera scolaresca infatti, preventivamente avvertita dal preside Silente di quanto accaduto quel pomeriggio, non appena Harry e Draco avevano fatto la loro comparsa in Sala Grande, era ammutolita ed ora era tutta intenta ad osservare sorpresa quell’ insolita coppia, domandandosi, chi scioccato, chi curioso, chi invidioso o arrabbiato, com’ era possibile che quel bambino, che sapevano essere il Golden Boy di Grifondoro, fosse così tranquillo e sereno accanto al ben noto, gelido e insensibile Serpeverde, suo nemico da sempre e fautore dell’incantesimo di cui il piccino era stato proprio la vittima.
Il piccolo Potter però, che mai in vita sua si era ritrovato ad essere al centro dell’ attenzione di così tante persone, d’ istinto si nascose dietro al suo Principe stringendo le manine ai suoi pantaloni, ma con una fitta al petto avvertì che al suo tocco il corpo del biondino si era irrigidito.
‘Oh, no! Oh no!’ Pensò spaventato il piccino, mentre il cuore gli si spaccava in due tra la tristezza e la paura: le stesse emozioni che provava ogni volta che vedeva i suoi zii riempire di coccole e attenzioni suo cugino Dudley e riservare invece a lui sguardi pieni di disprezzo e totale indifferenza. Che anche il Principe Draco stava prendendo in considerazione di fare lo stesso, decidendo di lasciarlo da solo?
Il bimbo non voleva… non voleva! La stretta sulla stoffa divenne ancora più ferrea e con un magone che cresceva di secondo in secondo, accentuato dalla strana atmosfera che regnava in quella grande Sala e dall’ impassibilità del suo Principe, Harry pregò con tutto se stesso di non doversi dividere da lui: la prima persona che gli aveva sorriso, che lo aveva consolato, che lo aveva abbracciato e gli aveva donato la sua prima carezza… che lo aveva fatto sentire amato e voluto.

Draco era entrato nella Sala Grande, senza minimamente preoccuparsi di cosa avrebbero pensato gli altri nel vederlo mano nella mano con Potter, convinto che non gliene fregasse niente della loro opinione. Ma una volta ritrovatosi oggetto dei loro sguardi, per la maggior parte sprezzanti e increduli, si era sentito ad un tratto indifeso e scoperto e, il timore che potessero leggergli nel cuore rivelando quelle sensazioni e emozioni che credeva ormai sopite da anni, gli aveva portato ad indossare di nuovo l’abituale maschera di scherno e disprezzo, che lo proteggeva dall’ invadenza altrui e dalla conseguente sofferenza che ciò poteva comportarne.
Non avrebbe permesso che scoprissero quella debolezza che lui aveva realizzato di avere solo quel pomeriggio: non voleva che capissero che lui non odiava quel bambino, che era pur sempre Potter… la sua unica e vera debolezza da sempre…
Ma non aveva per nulla considerato la reazione del bimbo quando aveva bruscamente lasciato la sua mano, per cui, quando aveva avvertito con quanta forza si era aggrappato a lui, il suo corpo si era irrigidito, mentre il suo sguardo era diventato ancora più truce e minaccioso, quasi a sfidare chiunque degli astanti anche solo a provare ad andare oltre la barriera che circondava il suo cuore che, al contrario ancora una volta, sembrava sul punto di cedere mentre veniva dilaniata dalle ondate di dolcezza e… qualcos’altro… che provava nello stare con il piccolo Potter.
Draco non osò rivolgere i suoi occhi verso quel bambino, la cui stretta ora sembrava quasi disperata, consapevole che di fronte a quelli limpidi e stupendi di Potty, la sua maschera si sarebbe sciolta come neve al sole.

Quel momento di stasi non durò che pochi minuti e la giovane Serpe, che aveva finalmente deciso di dirigersi al suo posto, si ritrovò invece circondato e bloccato dai quattro Grifondoro per eccellenza.
Ron ed Hermione, infatti, insieme a Ginny e Neville, si erano alzati dal loro posto e si erano avvicinati al loro inconsapevole compagno di Casa, che ancora si nascondeva dietro Malfoy, adducendo il suo sguardo triste alle probabili ore strazianti che aveva sicuramente passato con il biondino.
“Malfoy aspetta!” Gli ordinò il rossino.
“O per Salazar! Ma mi darai il tormento per tutta la settimana?” Domandò esasperato il Serpeverde. “Sto andando a cena se non l’hai notato.” Strascicò Draco infastidito nell’ osservare con quanto trasporto la Piattola Weasley stesse guardando il suo Potter.
“Oh per quanto mi riguarda tu puoi anche andartene a fan…”
“Ron!!! C’è un bambino!” Esclamò la Granger, impedendo appena in tempo al fidanzato di continuare.
Weasley arrossì per la vergogna: “O, ehm, sì scusa Harry.” Anche se il bimbo non lo stava considerando per niente.
“Siamo qui per portare Harry a mangiare alla nostra tavolata.” Continuò poi presuntuoso.
Gli occhi del biondino si socchiusero in due fessure minacciose: “Non puoi! Lo hai sentito Silente: Potter è affidato alla mia custodia.”
Il bambino a sentire quelle parole si fece più avanti e indirizzò al suo Principe un sorriso pieno di speranza, ma nessuno se ne avvide, tranne Hermione e Neville.
“E se lui venisse con voi è solo perché lo farei anch’io e puoi scordarti che una cosa del genere possa mai avvenire, nemmeno nei miei incubi peggiori.” Continuò con voce irrisoria la Serpe.
“E chi ti vuole Malfoy!” Rispose arrogante come il fratello, Ginny. “Comunque, se lo vuoi sapere, abbiamo il permesso del Preside.”
Harry rivolse fiducioso i suoi occhi verso il volto del Principe, che imperterrito continuava a non ricambiare i suoi sguardi, in attesa di una sua replica o che dicesse chiaro a tutti che lui doveva sedersi al tavolo dei Serpeverdi: avevano stretto un patto, no? Ma quando capì che il biondino non aveva alcuna intenzione di obiettare, la delusione tornò e il suo sorriso si spense.
Neville, dall’animo molto sensibile, intuì che il piccolo Harry doveva sentirsi frastornato e confuso tra persone che non conosceva, ma dal suo atteggiamento sembrava invece essersi in qualche modo legato a Malfoy, prova ne erano i suoi sguardi pieni di aspettativa e fiducia e le sue mani che non avevano mai abbandonato il Serpeverde.
“Forse dovrebbe decidere Harry a quale tavolata sedersi.” Suggerì timido.
“Splendida idea.” Concordò Hermione, che non aveva potuto che intristirsi notando l’ espressione mogia del bambino e al contempo arrabbiarsi per l’insensibilità di Malfoy. Altro che affetto, probabilmente in quel corridoio quel pomeriggio aveva avuto le allucinazioni.
“Ciao Harry, io sono Neville.” Lo salutò il Grifondoro con un sorriso rassicurante che riuscì a mettere a suo agio il bambino. “Lui invece è Ron, la ragazza con i capelli rossi è sua sorella Ginny, mentre quella con i capelli castani è Hermione.” I tre ragazzi menzionati gli sorrisero a loro volta e il piccino timidamente rispose con un semplice “Ciao.”
“Siamo venuti qui perché vogliamo diventare tuoi amici e ci farebbe davvero tanto piacere se stasera volessi cenare con noi alla nostra tavolata.” Propose entusiasta Paciock.
“Amici? Davvero? Io non ho mai avuto degli amici: i bambini del mio quartiere e della mia classe pensano tutti che io sia strano.” Sussurrò triste volgendo ancora una volta lo sguardo verso il Serpeverde, che strinse adirato le mani a pugno nell’ascoltare l’ennesima ingiustizia a cui era sottoposto il piccolo Potter. I quattro Grifondoro, che al contrario conoscevano la triste storia della sua infanzia, non poterono che rivolgergli sguardi dispiaciuti pieni di compassione.
“Oh, sì, sì! Vogliamo essere tutti tuoi amici, Harry! E alla nostra tavolata ci sono tanti altri ragazzi che sarebbero felicissimi di fare la tua conoscenza e di mostrarti, nei giorni che sarai qui, le bellezze del Mondo della Magia.” Esclamò con passione la Granger.
“E anche il Principe Draco può venire?” Domandò speranzoso il bambino, lasciando di stucco i quattro Grifondoro e completamente esterrefatto Malfoy.
“No!” Proruppe indignato Ron. “Malfoy non è il ben venuto alla nostra tavolata.”
“Bene e allora non vengo neanch’ io!” Affermò sicuro il piccoletto, per poi aggiungere: “Io voglio stare con il Principe Draco!”
Malfoy sentì il cuore battergli all’impazzata, mentre l’eco della frase del piccolo Harry rimbombava sulle pareti e alle orecchie di tutti i presenti nella Sala Grande.
“Ma, mio dolce Harry, Malfoy è cattivo! Lui vuole solo farti del male. Chi sa quanto avrai sofferto in queste poche ore con lui.” Disse con voce accorata Ginny.
Il biondino, anche se sentiva la rabbia aumentare a dismisura, non replicò perché farlo avrebbe significato ammettere a se stesso e agli altri che si era aff… attaccato al marmocchio e questo, si ripeté per l’ennesima volta, non era vero.
Ma quanto vigliacco e vile si sentì quando ascoltò invece sbigottito la risposta di Potter, che insorse contro i suoi futuri migliori amici per prendere le sue difese.
“Non è vero! Non è vero” Quasi urlò con le lacrime agli occhi il bambino. “Il Principe Draco è tanto buono con me! Mi ha aggiustato gli occhiali, mi ha portato dagli elfi domestici e poi mi ha fatto mangiare il gelato al cioccolato…” Continuò tra i singulti “Io… io non avevo mai mangiato il gelato! E poi… e poi mi ha portato al lago e abbiamo visto la Sirena. Tu… tu non capisci niente! E non sono il tuo dolce Harry e tu mi stai antipatica.” Il bimbo concluse, fronteggiando la rossina e frapponendosi tra lei e il biondino con il viso rosso per la rabbia e rigato di lacrime.
Un intenso mormorio scioccato si alzò contemporaneamente dalle quattro tavolate, al tavolo dei professori Piton e la McGranitt avevano le facce sconvolte, mentre Silente si gustava la scena con un sorriso sereno.
“No, Harry! Malfoy sta fingendo, non lo capisci? Solo noi Grifondoro ci teniamo veramente a te!” Gli disse dolce la Weasley chinandosi a terra e prendendolo tra le braccia.
“No, no! I Grifondoro sono i nemici del Principe. Io voglio stare con i Serpeverde.” Sussurrò sempre più fievole mentre inutilmente cercava di liberarsi da quell’ abbraccio e, quando poi vide che quella Ginny stava per dargli un bacio, chiuse impotente gli occhi.
Ma quelle labbra non sfiorarono mai il suo viso perché una potente energia lo fece sollevare per aria e lo fece finire avvolto tra le braccia di un’altra persona che profumava di Gardenia.
Harry riaprì gli occhi e si ritrovò a specchiarsi in quelli del suo Principe, adesso di nuovo dolci e bellissimi.
“Potter deve mangiare alla mia tavolata, non è così Potty?” Domandò il Serpeverde, mentre con il pollice della mano portava via le lacrime dal suo viso.
“Sì.” Annuì il bimbo tornando finalmente a sorridere felice, perché stava di nuovo con il suo Principe: quello vero però, non quello finto di prima.
“E dillo pure a tutti il perché.” Lo spronò Malfoy rivolgendo un ghigno ferino in direzione dei quattro Grifondoro, in particolare verso la Piattola e il fratello Pezzente.
“Perché io sono l’elfo domestico del Principe Draco!” Esclamò contento aggrappandosi forte al collo del biondino e poggiando sereno il capo sulla sua spalla.  
“Esatto! E che se fa il cattivo…?” Draco non concluse la frase.
“Verranno le Sirene e mi porteranno in pasto alla Piovra Gigante.” Sussurrò dolcemente il piccino.
“Ancora bravo. E ora, visto che sembra chiaro chi Potter abbia scelto,” sottolineò sprezzante guardando direttamente il rosso Grifondoro negli occhi, “possiamo finalmente andare.”
Detto questo Malfoy si diresse alla tavolata Serpeverde con il cuore più leggero e il piccolo Potter ancora stretto tra le braccia.

Ron e Ginny erano letteralmente lividi di rabbia, increduli che quel farabutto e doppiogiochista di Malfoy fosse riuscito ad imbrogliare l’animo sensibile di Harry e ad avvelenarlo con le sue bugie.
Hermione era invece, per la prima volta in vita sua, incerta su cosa credere: se a quello che le suggeriva la mente, e cioè che era tutto davvero un’ enorme farsa che il biondino stava mettendo in scena per ottenere la fiducia di Harry e poi ferirlo al momento opportuno, o quello che invece le indicava con forza il cuore, e cioè che Malfoy si fosse realmente affezionato a quel bimbo tanto dolce. Ma se era così, quel sentimento sarebbe rimasto anche al ritorno dell’ Harry diciassettenne o sarebbe scomparso insieme a quel bambino, o peggio ancora: possibile che fosse un qualcosa che esisteva già da tempo? La Granger non era certa di volerne sapere la risposta.
Comunque, nessuno dei tre Grifondoro poté trovare alcuna obiezione che contestaste le parole di Neville.
“Non ho mai visto Harry rivolgere un sorriso così innamorato a qualcuno, come quel piccino ha fatto invece col suo Principe Draco.”

*****

“Ahia, Potter!” Esclamò Malfoy dopo che Harry gli aveva dato un pizzicotto sul braccio.
“Così impari, Principe!” Fece corrucciato il bambino.
“Perché, che avrei fatto?” Domandò curioso il ragazzo.
“Credevo che mi volevi far andare con i Grifondoro!” Esclamò piccato il fanciullo incrociando le braccia e mettendo su un broncio, che il Serpeverde trovò tenerissimo.
“E poi prima eri proprio brutto!”
Il biondino inarcò un sopracciglio: “Ma come, non sono…? Aspetta cos’è che hai detto quando ti sei svegliato? A sì, bellissimo e che assomiglio ad un angelo?”  
“Sì ora lo sei, ma prima quando hai fatto quella faccia tanto seria e arrabbiata e ho visto i tuoi occhi tanto freddi, mi sono spaventato.”
“E ora non lo sei più?” Domandò incerto Draco, che non era più tanto sicuro di voler esser temuto dal piccino.
“No!” Harry scosse il capo per accentuare la sua risposta. “Perché adesso i tuoi occhi sono tornati gentili. Però quando fai finta di essere cattivo, sei brutto.”
Fai finta di essere cattivo? Perché quel bambino era l’unico a non credere che lo fosse davvero? Che potere possedeva quel piccolo Potter in grado di annullare, con la semplicità di un sorriso o con il suono assordante di una lacrima, la sua maschera, che era impregnata di anni di continue incomprensioni e odio verso un mondo, che lo aveva sempre e solo catalogato per il suo cognome e che mai si era sforzato di capire se dietro vi si nascondesse una persona diversa?
Il piccino gli prese il viso tra le mani e con sguardo preoccupato gli chiese: “Principe mi prometti che non farai più gli occhi cattivi? Perché mi fa davvero tanto arrabbiare quando quei Grifondoro dicono tutte quelle cose brutte su di te.”
Il cuore di Draco fu ancora una volta circondato dalla dolcezza e dall’ innocenza di quel bambino che si preoccupava per lui, ma ciò che gli stava chiedendo era qualcosa di troppo difficile… almeno con gli altri.
“Mi dispiace Potty, ma non posso.” Gli rispose dolcemente quasi a voler in questo modo rendere più sopportabile la sicura delusione.
Il bimbo incrociò di nuovo le braccia e girò il capo di lato.
“Allora adesso sono arrabbiato anche con te!” Fece con voce offesa.
Il biondino sorrise divertito e ghignando disse: “Potty, sei il mio elfo domestico e ti ordino di non essere più arrabbiato!”
Il piccino rivolse di nuovo lo sguardo al Serpeverde e col faccino risentito: “Non è valido Principe Draco!” e imbronciato aggiunse “E comunque non funziona, sono ancora arrabbiato!”
Draco sorrise di cuore. “Va bene e allora sentiamo: che dovrei fare nel caso, molto remoto, in cui volessi farmi perdonare? Tranne naturalmente quello che mi hai chiesto prima?”
Il bambino ci rifletté qualche secondo e poi i suoi occhi si illuminarono: “Allora, devi darmi un bacio!”
Il Serpeverde arrossì: “Scordatelo Potter! E poi se proprio ci tieni tanto vattene dalla sorella di Lenticchia.”
Il bimbo fece un’ espressione schifata: “Naaa! A me non piacciono le femmine!”
“A no! E allora sentiamo chi ti piace?” Domandò ingenuamente la Serpe.
“Tu, Principe Draco!” Sussurrò con un dolce sorriso il piccolo Harry.
E il biondino si perse completamente in quel sorriso.





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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco N.A. Scusatemi davvero se vi ho fatto aspettare ben 10 giorni per aggiornare, ma vi assicuro che ho trascorso una settimana davvero impossibile, in cui non ho trovato un attimo per scrivere. Per farmi perdonare ho passato però l’intero Sabato per la stesura del sesto Capitolo, che addirittura è uscito anche più lungo dei precedenti.
Ringrazio davvero col cuore tutti/e voi che mi seguite così numerosi/e e un abbraccio speciale va a chi decide di farmi l’ inesplicabile dono di lasciarmi un commento, che vi assicuro attendo e apprezzo davvero con gioia. Io personalmente, non l’ho mai lasciato, anche per storie che amo e adoro quanto e più della saga di Harry Potter scritto dalla Rowling, però grazie a voi mi sono resa conto di quanto sia importante per chi pubblica un racconto. Per meritarmi il prezioso regalo che è una recensione (positiva/negativa non importa!) mi impegno quindi a fare del mio meglio per scrivere storie originali e nell’ italiano più corretto possibile: sempre e solo Draco-Harry, naturalmente ^___^
Vi abbraccio davvero con tanto affetto! infinity19


Il piccolo Harry e il principe Draco



CAPITOLO 6


“Tu, Principe Draco!”
Piaceva a quel bambino, no peggio… o meglio sarebbe stato più giusto dire date le sensazioni travolgenti che si agitavano furiose al centro del suo petto… piaceva a Potter!
E Potter voleva un suo bacio! E anche se quello che glielo aveva chiesto era solo il Potter bambino e il bacio non sarebbe stato che un semplice sfiorarsi delle sue labbra con la guancia del piccino, alla sola prospettiva il cuore di Draco fu pervaso da un’ emozione così intensa, che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva provato quando aveva dato il suo primo bacio a chi, in quel momento, non ricordava neanche il nome.
Ma la cosa più assurda, rifletté il biondino mentre si lasciava dolcemente cullare da quell’ idea, era che non ne era affatto né aborrito né disgustato, come per logica sarebbe dovuto essere, la stessa logica che lo aveva spinto per sette anni a cercare lo scontro e la lite con il Golden Boy di Grifondoro, ma al contrario ne era affascinato e irrazionalmente e al contempo irresistibilmente attratto.
Era inspiegabilmente tentato ad accondiscendere all’ innocente richiesta del fanciullo.
Non si accorse comunque, mentre era perso nei suoi pensieri, d’esser giunto alla tavolata Serpeverde, ma un insolito baccano proveniente proprio da questa lo fece riscuotere e tornare alla realtà.
Il bimbo che era in attesa del suo bacio, fu anch’ esso distratto dal vociare e dalle risate che provenivano dagli alunni seduti all’ultima tavolata nella Sala, dalla quale sentì distintamente più volte pronunciato il suo nome. A veder meglio si accorse poi che tutti quei ragazzi stavano guardando proprio lui e dalle loro facce allegre sembravano tutti contenti per la sua presenza lì con loro.
“Principe! Principe! Ma questi sono i Serpeverde?” Domandò elettrizzato il bambino.
“Sì!” Rispose confuso Malfoy che stentava a credere che quella fosse proprio la sua Casa, dato che raramente i suoi compagni, così come lui, si abbandonavano a slanci di sincera ilarità al di fuori della propria Sala Comune, non era l’unico infatti a portare una maschera. Ma dai vari commenti o esclamazioni che stava sentendo, sembrava che l’intera Casa delle Serpi fosse rimasta piacevolmente colpita dal comportamento del piccolo Potter, che chiaro aveva dichiarato all’intera Sala Grande la sua preferenza per i Serpeverde e ostilità verso i Grifondoro.
Ma la cosa non gli quadrava e sperava solo che quel clima di benevola accoglienza non celasse invece qualche subdolo piano per far del male al bambino. Inconsapevolmente Draco se lo strinse più forte al petto e, quando se ne rese conto, quasi si spaventò per la violenza con cui percepì il bisogno incontenibile che sentiva di proteggere Potter, quel bimbo dolce e indifeso che aveva affrontato un’ infanzia terribile, che desiderava solo un po’ d’affetto e che ora sorrideva, convinto di poterne trovare proprio tra i Serpeverde e con lui, che al contrario gli avrebbero reso un inferno l’ adolescenza.
Per la prima volta, da quando conosceva il Golden Boy di Grifondoro, Malfoy provò la cupa e asfissiante sensazione del rimorso.
“Principe, ma perché ti sei fermato? Dai, dai! Andiamo a sederci tra i Serpeverde.” Pretese emozionato il piccino che non vedeva l’ora di conoscere i sudditi del suo Principe, che, dal caloroso benvenuto che gli stavano riservando, immaginava essere buoni e gentili proprio come lui.
Draco represse a stento un sorriso amaro, nato dalla delusione che il piccolo Potter si fosse già dimenticato del suo bacio… ma forse era meglio… peggio… così, cercò invano di convincersi mentre si dirigeva verso i suoi compagni del settimo anno.
Come era prassi ormai dal primo anno il suo posto, che era spalle al muro e permetteva un ottima visuale sull’ intera Sala Grande, era libero, ma diversamente dal solito si ritrovò affiancato a sinistra da Pansy, che aveva a sua volta accanto Blaise, e a destra da Vincent, seduto invece vicino Gregory. L’ elemento inconsueto era proprio la Parkinson che per tutti quegli anni gli si era sempre seduta di fronte insieme a Zabini, il quale però era dall’inizio di Settembre che aveva cominciato invece a preferire il suo lato della tavolata, dalla quale poteva avere un’ indisturbata visione di un certo Grifondoro di cui, orrore degli orrori, l’amico sembrava essere innamorato perso.
Ma come potesse un Serpeverde innamorarsi di un Grifondoro, Malfoy proprio non se lo spiegava.
Perché ogni volta che il biondino sentiva la parola Grifondoro, la prima immagine che la sua mente gli associava era il volto di Potter, e nessuno, e con nessuno intendeva proprio nessuno, doveva permettersi… ehm, no voleva dire, poteva avere il coraggio, di innamorarsi di quel decelerato con gli occhi più belli… ehm, brutti, che avesse mai visto in tutta la sua vita. E non ne comprendeva il motivo, ma ogni volta che provava a pensare all’assurda situazione di Blaise, finiva sempre con un gran mal di testa, il desiderio spasmodico di cruciare il mondo intero, un odio atavico per Potter e un intenso rossore che gli imporporava il viso, accompagnato dal battito furioso del suo cuore.
Comunque tornando con l’attenzione alla Sala Grande, l’ aver trovato la compagna ad occupare il posto accanto al suo provò a Draco che effettivamente i suoi sospetti sulle vere intenzioni delle Serpi erano fondate e, ulteriore conferma, fu notare un posto isolato lasciato libero proprio a capotavola, che era parecchio distante da dove sedeva solitamente lui.
Ma qualsiasi cosa stessero escogitando a discapito del piccino, Malfoy glielo avrebbe impedito e non avrebbe permesso loro di sfiorare il piccolo Potter neanche con un dito.
Con voce melliflua e sguardo minaccioso, che il piccoletto non stava guardando ma che i suoi compagni potevano invece vedere benissimo interpretando con chiarezza la serietà delle sue parole, Draco affermò perentorio e in modo che tutti avessero ben precisa la situazione: “Vi presento Harry Potter, mio personale ed esclusivo elfo domestico.” Il bambino gongolò contento, perché si era convinto che essere elfo domestico nel mondo della magia equivalesse ad essere lo scudiero e aiutante personale del suo Principe Draco, ma, diversamente dal biondino, non si accorse dei ghigni malevoli che erano spuntati sui volti di parecchi Serpeverde.
“E con mio,” Malfoy strascicò in tono possessivo “intendo che nessun altro potrà assumersi il diritto di trattarlo come tale.” Sottolineò quest’ ultima parola ad indicare che nessuno di loro doveva osare dare ordini o peggio ancora maltrattare il piccino.
“Il piccolo Potter sarà, per tutto il tempo della sua permanenza ad Hogwarts, ospite di riguardo della Casa di Serpeverde e se mai qualcuno di voi non dovesse trattarlo col dovuto rispetto, la riterrò un’ offesa personale.” Concluse, specificando che quello che stava dicendo riguardava unicamente il periodo in cui l’ inconsapevole Grifondoro restava bambino e che, chiunque avesse disubbidito ai suoi ordini, gliel’ avrebbe fatta pagare molto cara.
Dai volti seri e spaventati e privi di qualsiasi voglia anche solo di ridere dell’ intera tavolata, sembrava che il messaggio fosse stato chiaro e soprattutto recepito: Tiger e Goyle avevano grugnito un “Sì, Capo!”, anche se Draco non era propriamente convinto che avessero afferrato tutti i sottintesi; Blaise invece aveva assunto un’ espressione decisamente ironica che sembrava indicare di aver compreso più di quanto il biondino avesse detto o sottinteso; Pansy al contrario aveva ancora sul viso un ghigno sprezzante e, dal suo sguardo malevolo nei confronti del bambino, sembrava proprio non avesse capito un cazzo del suo discorso.
Ma ciò che gli fece perdere qualche battito, fu il sorriso radioso del piccolo Potter che si era voltato di nuovo verso di lui e gli aveva stretto le braccine al collo, sussurrandogli dolce: “Oh, sei così generoso con me Principe Draco!”
“Sì, sì! Però ora scendi e andiamo a sederci.” Disse la bionda Serpe, con le gote tinte da un leggero rossore.
“Oh, ma questo è il tuo posto?” Harry domandò mesto quando vide che i posti accanto a quelli del suo Principe erano già occupati. Quando intravide poi che l’ unico altro spazio lasciato libero era a capotavola, il suo faccino si fece ancora più triste e le sue manine si strinsero forte sulla stoffa del mantello del biondino.
“Principe, devo andarmi a sedere a quel posto tanto lontano?” Pigolò mogio mogio.
“Esatto, Potter!” Rispose ghignante la Parkinson. “In qualità di ospite importante della nostra Casa, noi Serpeverde abbiamo voluto riservarti un posto davvero speciale.” Ma l’ espressione preoccupata e seria di Blaise rese a Draco una precisa idea, di cosa la sua perfida amica intendesse con quel ‘speciale’.
Il bimbo invece sussurrò fievole: “Grazie tante, davvero! Però io…” e rivolse ancora una volta i suoi occhi supplichevoli verso il suo Principe.
Draco ricambiò con dolcezza quello sguardo e senza distogliere l’attenzione dai quei profondi e preziosi smeraldi, che quel piccino aveva al posto degli occhi, ordinò alla Parkinson di alzarsi.
“Cosa?” Protestò indignata la ragazza. “Ma Draco stai scherzando, vero?”
“No, Pansy! Ho promesso a Potty che si sarebbe seduto sempre al mio fianco, quindi ora alzati che stai occupando il suo posto.” Rispose con un’ innaturale calma il biondino.
“Ma sei impazzito, Draco? Lui è Sfregiato!” Esclamò esterrefatta la mora Serpeverde.
Il biondino si voltò a guardarla con sguardo truce e si chinò per parlarle all’ orecchio, in modo che il bambino non potesse sentirlo.
“Prova a ripeterlo ancora o a torcere un solo capello a Potter e giuro che ti farò passare il resto dei tuoi giorni al San Mungo, Pansy! E ora alzati prima che mi incazzi veramente!”
Il piccino che non sapeva cosa il suo Principe e quella Pansy si stessero dicendo, nel guardarli così vicini, scoprì di provare una strana sensazione che assomigliava tanto alla rabbia ma anche alla tristezza: non gli piaceva che il suo Principe Draco stesse così attaccato a quella ragazza.
Ma quella brutta sensazione scomparve nel momento in cui vide la moretta alzarsi e il suo Principe invitarlo con un piccolo sorriso a sederglisi accanto.
Gli occhi del piccolo Potter si spalancarono per la sorpresa quando finalmente vide le meraviglie culinarie che celava l’ immenso tavolo dei Serpeverde, tra piatti e calici dorati e cibi e bevande di ogni tipo, che dai profumi speziati e inebrianti sembravano tutti ottimi e gustosi.
“Ciao Potter!” Lo salutò il ragazzo che era seduto alla sua sinistra e che se non sbagliava aveva già incontrato quel pomeriggio in infermeria. “Io, sono Blaise!” Si presentò Zabini.
Diversamente che con i ragazzi che aveva conosciuto dei Grifondoro, Harry si sentiva più sicuro e meno impacciato con i Serpeverde, merito del fatto che fossero amici del suo Principe, quindi con entusiasmo ricambiò il saluto.
“Io, invece sono Daphne! E ti trovo davvero tanto carino, Harry!” Cinguettò la bionda Serpeverde che gli era seduta di fronte.
“Oh, grazie Daphne! Anche tu sei molto carina.” Rispose un po’ impacciato e rosso in viso il bimbo, senza notare gli occhi stretti a due fessure di Draco, che all’improvviso avrebbe tanto voluto incenerire la Greengrass con lo sguardo.      
“Però il più bello di tutti è il Principe Draco!” Volle precisare con fervore il piccino, anche se poi non capì il perché ma i ragazzi che lo avevano ascoltato scoppiarono improvvisamente a ridere, tutti tranne il Principe che era invece diventato tutto rosso.
“Oh, sei proprio un amore, piccolo Harry! Vorrei strapazzarti di coccole!” Fece la biondina allungandosi sul tavolo per fargli una carezza, ma la sua mano fu intercettata da Malfoy che la invitò gentilmente a tornarsene a sedere, ed Harry non comprese molto bene che intendesse dire, ma il Principe le aggiunse anche di tenere apposto le mani, borbottando qualcosa del tipo che lui non fosse un peluche ma il suo elfo domestico… suo e basta, ma quest’ ultima parta la sentì soltanto il piccino e il suo cuore cominciò a battergli forte per la felicità.
“Non l’avrei detto, ma sembri più sveglio adesso!” Esclamò la voce di un altro ragazzo, che stava seduto vicino a Daphne.
“Adesso?” Chiese confuso il bambino.
“Non gli dar retta Potter! Theo a volte straparla quando ha fame. Comunque piacere, io sono Millicent!” Si presentò una ragazza davvero molto alta, seduta anch’ ella al lato della bionda Serpeverde. “Ma è vero che non ti piacciono i Grifondoro?” Domandò poi un tantino incredula.
“Non conosco tutti i Grifondoro, però se sono tutti come Ron e Ginny Lenticchia, allora no, non mi piacciono!” Rispose sinceramente il bambino, ricordandosi tutte le cose cattive che quei due avevano detto sul suo Principe Draco, però ripensandoci non aveva conosciuto solo loro.
“Anche se Neville sembra simpatico!” Aggiunse innocentemente.
A sentir quelle parole, a Zabini andò di traverso il succo di zucca che stava bevendo e scoppiò in una tosse convulsa, mentre il suo viso si imporporava di un intenso rossore e i suoi compagni scoppiavano in una nuova e più fragorosa risata.
Harry fu l’unico a non capire che avesse detto di così strano e si spaventò tantissimo quando sentì Blaise tossire così forte.
“Non preoccuparti, Potty!” Gli sussurrò dolce Draco, avendo notato la sua preoccupazione. “Blaise sta bene, solo che è un po’ imbarazzato perché trova anche lui molto simpatico Paciock.”  
“Oh!” Fece stupito il piccino. “Ma Neville è un Grifondoro e i Grifondoro non sono i nemici dei Sepeverde?”
“Già è quello che penso anch’io, ma per Blaise, Paciock è una persona davvero speciale e non gli interessa che sia un Grifondoro.”
E senza sapere il turbamento che avrebbe scatenato all’interno del cuore di Draco, Harry chiese ingenuamente: “E anche per te c’è una persona speciale tra i Grifondoro, Principe Draco?”
Il biondino chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì il piccino vi scorse di nuovo quello sguardo freddo che non gli piaceva per niente.
“No, Potter! Nessuno.” Ma ad Harry quella risposta parve tanto una bugia.
“Ora però ti finisco di presentare i miei amici e poi iniziamo a mangiare!” Propose il biondino e il piccolino fu sollevato di rivedere i suoi occhi tornati normali.
“Questi due qui sono Vincent e Gregory.” Disse indicando Tiger e Goyle, ma di fronte al faccino impaurito del piccino, che dalla loro stazza aveva immediatamente pensato a suo zio Vernon e a Dudley, aggiunse rassicurante: “Lo so fanno impressione, ma non temere: non ti faranno alcun male.”
“E io sono Pansy, la regina dei Serpeverde!” Esclamò altezzosa la Parkinson, che si era seduta di forza tra Nott e la Greengrass, lasciando vuoto quel posto a capotavola, che il biondo Serpeverde immaginò essere stregato per fare sortilegi crudeli a chiunque ci si sedesse.
“Non si dicono le bugie!” Replicò indispettito Harry, che non riusciva proprio a farsi trovare simpatica quella ragazza. “Hai i capelli neri e poi non sei bella come il Principe Draco e non gli assomigli neanche un po’. Non puoi essere tu la sua mamma!”
Ancora una volta l’ intera tavolata verde-argento cominciò a ridere come mai le altre tre Case o Piton l’ avessero mai sentita, e in tutti l’ unica domanda che sorgeva spontanea era: ‘Ma che diamine stava succedendo tra i Serpeverde?’
“Potty, sei uno spasso!” Fece Blaise.
“Hai sentito Pansy? Sei troppo brutta per essere una regina!” Esclamò ghignante Daphne.
“O per essere la madre di Draco o dei suoi figli.” Replicò invece Theo, che, così come i suoi compagni, conosceva a cosa realmente mirasse da una vita la mora Serpeverde.
Pansy non ci vide più dalla rabbia: non sopportava di essere presa in giro! Prese quindi la bacchetta per punire quel moccioso insolente, ma si ritrovò le braccia bloccate, da un lato dalla presa ferrea di Nott e dall’ altro da quella della Greengrass e della Bullstrode, e in più le bacchette di Zabini, Malfoy, Tiger e Goyle puntate contro.
“Questo è il mio ultimo avvertimento Parkinson! Un solo graffio sul piccolo Potter e sai già come andrà a finire!” La minacciò Draco, che istintivamente aveva stretto a sé il bambino per proteggerlo. Non si era aspettato comunque l’appoggio e l’ aiuto dei suoi amici, e ancora una volta si chiese quale grande potere possedesse quel piccino, in grado di spezzare con la sua ingenua dolcezza le maschere create dall’ animo umano e penetrare con tanta facilità nei cuori delle persone.
“Ma che succede Principe?” Domandò spaventato il bimbo.
“Nulla Potty, questo è un gioco che facciamo ogni tanto noi Serpeverde.” Rispose Draco carezzandolo gentilmente fra i capelli. “Ora però non ci pensare e mangiamo. Ti va il pollo con le patate?” Provò a distrarlo.
“Sì, Principe! E posso avere anche i piselli con le carote?” Domandò entusiasta il piccino.
“Potty, qui puoi mangiare tutto ciò che desideri.” Spiegò Malfoy mentre si adoperava, sotto gli occhi stupiti dei suoi compagni, a riempire il piatto del bambino.
Harry tutto contento afferrò con le manine la sua bella coscia di pollo e cominciò a mangiare, sporcandosi così tutta la faccia e i vestiti. Quando il biondino se ne accorse il suo “Potteeeeeer!!!!!!!!” rimbombò lungo tutta la Sala Grande, con il conseguente sgomento dei Grifondoro che tutta la serata non avevano toccato cibo, immaginandosi chissà quali grandi sofferenze stesse patendo il loro piccolo e inconsapevole amico, senza sapere però che quel piccoletto si stava invece divertendo come un matto, mentre il suo Principe gli puliva il pollo con forchetta e coltello, sotto lo sguardo attonito e allibito della sua intera Casa Serpeverde, che non riusciva a credere ai propri occhi.

Il piccolo Harry non aveva mai mangiato così tanto in tutta la sua vita né aveva mai trascorso una serata così bella e piacevole come quella passata insieme ai Serpeverde, ma soprattutto al suo bellissimo Principe Draco.
Incurante che gli fosse permesso o meno, il piccino si mise seduto sulle gambe del biondino e poggiò mollemente la testa sul suo torace cominciando a sbadigliare.
“Sei stanco, Potty?” Sussurrò Draco che, dopo l’iniziale sorpresa, aveva stretto le braccia intorno al corpicino del bimbo.
“Sì, un po’ Principe.” Rispose lievemente Harry. “Sai, Principe? Sono davvero simpatici i Serpeverde!” Aggiunse poi il piccoletto tra i continui sbadigli, senza notare lo stupore sui visi dei verde-argento.
“Ma stanotte dormiremo insieme, vero Principe?”
Draco per l’ ennesima volta avvampò, quando vide i suoi compagni ghignare.
“Non lo so, Potty.” Rispose il biondino, che non ci aveva affatto pensato.
Il bambino cominciò ad inquietarsi.
“Non preoccuparti, Harry! Puoi dormire con me: il mio letto è tanto grande!” Fece innocentemente Daphne, provocando l’ilarità delle Serpi, tranne naturalmente quella di Malfoy.
“Non essere sciocca, Daphne!” La riprese la Parkinson. “Potter non è un Serpeverde e non può dormire con noi!” Esclamò maligna la moretta, invidiosa di tutte le attenzioni che il marmocchio stava ricevendo da Draco. “Probabilmente stanotte starà in uno dei letti dell’ infermeria e credo che Silente stia venendo qui proprio per prenderselo.”
Harry vide che in effetti il preside si stava dirigendo proprio nella loro direzione e, travolto da un improvviso panico, con tutte le forze che gli erano rimaste, dopo quella fantastica ma spossante giornata, si aggrappò al collo del biondino e scoppiò a piangere disperato.
“No, Principe… ti prego… ti prego… non voglio andare… non sono stanco… ti prego… voglio restare con te… per piacere… per piacere… non farmi andare via… non lasciarmi da solo… io… io… voglio stare sempre con te… Principe Draco…”
“Shh, Potty! Calmati! Non piangere. Andrà tutto bene: ci parlo io col preside. Non ti faccio andare via.” Malfoy aveva sentito una morsa allo stomaco nell’ avvertire con quanta disperazione quel piccino si stesse stringendo a lui per impedire che qualcuno li separasse e, con la stessa intensità, percepì nel suo cuore che neanche lui lo voleva.
Gli sguardi dei verde-argento del settimo anno che accolsero Silente al tavolo Serpeverde furono ostili e minacciosi, a parte quello di Pansy che era decisamente soddisfatto.
“Harry sono qui…” Cominciò Silente.
“Non mi interessa!” Draco si alzò stringendo con energia il piccolo Harry tra le braccia e non permise al preside di continuare, convinto che volesse portarglielo via.
“Ha detto che Potter è affidato alla mia custodia per tutto il tempo che rimarrà qui ad Hogwarts, e questo implica anche le notti. Quindi, vuole o non vuole, stanotte, così come nelle prossime, Potty resterà con me!” Dichiarò deciso e risoluto il biondino, pronto a sfidare chiunque avesse provato anche solo ad avvicinarsi al bimbo in quel momento.
“… per augurarle la buona notte!” Concluse pacato il preside, con sguardo commosso. “Avevo comunque già predisposto un secondo letto, nella sua stanza signor Malfoy.” Aggiunse prima di lasciare col cuore colmo di gioia quell’ immagine bellissima che era il piccolo Harry abbracciato dall’ Amore del giovane Draco.
“Potty hai sentito? Dormi con me!” Malfoy gli sussurrò dolce all’ orecchio, ma il piccino provato dalle troppe emozioni non riusciva a smettere di piangere, né tanto meno a sciogliere la morsa con cui era aggrappato al suo Principe.
Draco affondò il viso nella massa di soffici capelli del piccino e continuando a sussurrare dolci parole di conforto si avviò alle sue stanze, incurante degli sguardi attoniti e basiti dell’ intera Sala Grande.

“Non avrei mai creduto che Draco potesse rendersi così ridicolo pur di evitare l’espulsione.” Affermò irritata e indignata Pansy.
“Pansy, a volte mi chiedo proprio dove hai il cervello. Ma non lo hai capito neanche stasera? Per Salazar, mi sa che ci sono arrivati persino Tiger e Goyle!” Esclamò esterrefatto Blaise, incapace di credere che l’amica fosse così ottusa. “Draco, se stai morendo di sete, non ti passa la brocca di acqua che gli sta vicina, neanche se lo preghi in ginocchio e stasera invece quasi lo imboccava Potter! E poi non hai visto con che occhi guarda quel bambino, Pansy? Lo ha addirittura protetto col suo corpo, quando ha pensato che volessi fargli del male!”
“Tutta scena, Blaise, per convincere Silente a lasciarglielo e non avere problemi con i Grifondoro.”
“Pansy, apri gli occhi!” Le gridò Zabini sbattendo i pugni sul tavolo, per poi continuare a voce più bassa, ma volgendo uno sguardo triste verso Neville.
“Non sono l’ unico Serpeverde a soffrire d’ Amore per un Grifondoro, solo che io, a differenza di Draco, ne sono consapevole.”



N.A. Spero non vogliate linciarmi per la scena del bacio mancato, ma vi assicuro che ho pensato di scriverla per un momento più bello e speciale, ma soprattutto più intimo e non con l’intera scuola come testimone!
Kiss! Infinity19
 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 7

Il piccolo Harry aveva smesso di piangere, il capo era dolcemente poggiato sulla spalla di Draco e gli occhi erano chiusi, il respiro era lieve, le gote ancora tutte rosse erano attraversate da due umide scie lasciate dalle lacrime da poco versate, anche la morsa con cui lo aveva stretto fino a qualche minuto prima si era allentata e le sue manine erano ora delicatamente intrecciate tra i suoi capelli biondi.
Il piccino si era addormentato placidamente tra le braccia rassicuranti del suo Principe, sopraffatto dal turbinio di emozioni provate quel giorno.
I passi del Serpeverde si erano fatti più lenti, in modo da non turbarne il sonno leggero, e, sotto la fievole luce delle candele, il ragazzo lasciava che la sensazione di pace e tranquillità, che traspariva dall’ arrendevolezza con cui quel bambino si era abbandonato a lui, placasse il battito accelerato del suo cuore.
Ancora non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto in Sala Grande: si era opposto e aveva contrastato la volontà, o almeno quella che credeva che fosse, di Silente avanti a tutta la Sala Grande per non far piangere e soffrire Potter.
E fortuna voleva che il preside non si era azzardato a dividerli, altrimenti, con la rabbia che ancora sentiva pulsare feroce nel petto, avrebbe messo a ferro e fuoco l’intero castello, sfidando chiunque, Piton compreso, avesse osato allontanarlo da quel bambino.
Esattamente come avrebbe fatto un lupo per proteggere i suoi cuccioli.
Ma Potty non era il suo cucciolo, non era il suo niente! Quasi gridò sgomenta la sua mente.
Draco si fermò di botto al centro del corridoio, spaventato a morte dai suoi pensieri, ma soprattutto dai sentimenti da cui questi erano stati generati.
Oh cazzo… cazzo… cazzo! Non poteva essersi affezionato a quel bambino, non dopo appena mezza giornata che lo aveva incontrato, anche se qualcosa al centro del cuore gli sussurrò che in realtà lo conosceva da molto più tempo… sette anni per la precisione.
Ma quel bimbo non era il suo Potter, cioè intendeva dire quello diciassettenne.
Non si assomigliavano per niente!
Potty era dolce e gentile, tenero e premuroso, Potter al contrario presuntuoso e arrogante nascosto dietro quelle sue arie di falsa modestia e finto perbenismo: per Salazar, Draco si era fatto in quattro per convincere la Casa di Serpeverde a schierarsi dalla sua parte, non da quella di Silente, e il Grifondoro mai che avesse fatto il minimo sforzo per avvicinarsi o conoscere meglio lui o i verde-argento, arroccato in quel suo castello di carta fatto di pregiudizi millenari, che il biondino però ammetteva aveva alimentato col suo comportamento altezzoso e superbo in tutti quegli anni di scuola.
Eppure, con amarezza Malfoy constatò, si era aspettato dal moretto qualcosa di diverso, quel qualcosa che aveva invece trovato nell’ innocenza di quel bambino: la possibilità di essere e essere visto e accettato per ciò che era veramente.
Non che ricercasse o tenesse all’ approvazione e al consenso di Potter, si ripeté per l’ennesima volta da quando era finita la guerra, però il suo decidere di sostenerlo, andando contro agli insegnamenti intolleranti e razzisti inculcatigli sin da piccolo dai suoi genitori e sfidando e deludendo per questo la sua famiglia, di cui da sempre aveva cercato l’ appoggio e la stima, era stato un primo ma soprattutto difficile passo per dimostrare… a lui… di essere una persona diversa.
Ma quell’ idiota non aveva capito un bel niente e il muro di impassibilità e freddezza del Golden Boy di Grifondro contro cui il biondino si era inaspettatamente e duramente scontrato, gli aveva lascito una ferita così profonda che nemmeno l’ orgoglio e l’indifferenza con cui aveva provato a sanarla era riuscita a cicatrizzarla, lasciando che ogni tanto stille di cocente delusione tornassero a farla copiosamente sanguinare.
Ma quel piccino aveva stravolto tutto col suo candore e la sua ingenuità, con i suoi stupendi occhi puri e sinceri, con le sue lacrime e i suoi sorrisi solari.
Potty gli sorrideva, Potter no…
Potty gli stringeva con naturalezza la mano, Potter non l’aveva né l’avrebbe mai fatto.
Potty si arrabbiava con i Grifondoro perché parlavano male di lui, Potter al contrario li spalleggiava se non era addirittura il primo a cominciare.
Malfoy era consapevole che l’atteggiamento del moretto nei suoi confronti era pienamente giustificabile se comparato a come lo trattava lui di rimando, ma ciò che proprio non gli scendeva, né in realtà comprendeva, era quel retrogusto amaro che sentiva dopo ogni loro lite, dopo ogni pacca amichevole sulla spalla del Pezzente, gli abbracci con la Granger o i sorrisi con la Piattola.
Carezze, abbracci e sorrisi che ora quel bambino dedicava solo a lui…
A Potty lui piaceva, Potter invece lo odiava.
Potty era bellissimo, Potter era… era… lo stesso.
Draco fece un profondo respiro, cercando di ritrovare quella calma che il suo cuore sembrava avesse perso e provando a spegnere l’ incendio che era scoppiato sul suo viso.
Potty non era Potter per il semplice fatto che lui se ne era affezionato, riuscì finalmente ad ammettere.
Ed era assolutamente inconcepibile il solo pensare che Malfoy provasse il medesimo attaccamento per il Grifondoro, quindi non c’era nulla di male o di cui stupirsi se sentiva il desiderio opprimente di proteggere e stare accanto al piccino o di fare il possibile per renderlo felice, in quanto il piccolo Potter non era per nulla somigliante, se non per l’aspetto fisico, al ragazzo che conosceva e odiava da sempre.
E se invece andava tutto collegato alla sua maschera? Gli domandò dal nulla una vocina al centro del suo petto, dallo stesso punto sul quale si era posata d’un tratto la mano del bimbo.
La stessa maschera che con il bambino non riusciva proprio ad indossare? Per quale motivo, questo Draco ancora non capiva, anche se a quanto sembrava anche i suoi compagni di Casa, tranne Pansy, avevano il suo medesimo problema.
E se l’avesse tolta anche con l’adulto, sarebbe potuto piacere anche a lui?
Con il cuore che batteva a mille, il Serpeverde si disse con forza che a lui non fregava niente di piacere o meno allo Sfregiato, il problema era piuttosto quel trasporto emotivo che sentiva in quel momento di provare per il bambino, e solo per lui, che se già adesso percepiva essere così intenso, non immaginava quanto ancora sarebbe potuto crescere nei giorni a seguire, o cosa avrebbe invece fatto quando il piccolo Potter sarebbe scomparso.
“Mmm…” Sentì all’ improvviso provenire dal bimbo che si stava agitando tra le sue braccia.
“Principe…” Sussurrò fievole il piccoletto.
“Potty, ti ho svegliato?” Ricambiò dolce Malfoy abbassando il viso per guardarlo negli occhi.
“Sì, mi stai stringendo troppo forte.” Si lamentò Harry.
Il Serpeverde non se ne era reso conto, ma trascinato dal flusso dei suoi pensieri, aveva serrato esageratamente l’abbraccio con cui teneva il piccolo Potter legato a sé. Provvide immediatamente a rallentare la presa.
“Dove stiamo andando, Principe Draco?” Domandò il piccino tra gli sbadigli dopo qualche minuto, in cui il biondino era convinto si fosse addormentato di nuovo.
“Nei sotterranei, dove abitano i Serpeverde e si trova la mia stanza.”
Il bambino cominciò eccitato a guardarsi intorno con occhi vispi e attenti, completamente dimentico di ogni stanchezza.
“Allora stanotte posso davvero dormire con te Principe? Nella tua stanza?” Sorrise di gioia il bimbo. “Grazie tante, Principe Draco!” Esclamò il piccino cingendo di slancio il collo del biondino, per poi avvicinarsi al suo viso e sussurrare dolce: “Sono così felice!”
E Draco, mentre si specchiava negli occhi smeraldini di Harry, percepì chiaramente nel suo cuore che lo era anche lui.
“Principe, ma perché ci siamo fermati davanti ad un muro?” Domandò perplesso Harry, quando vide che il loro percorso era terminato di fronte ad una parete piena di quadri dai colori scuri e dai paesaggi bui e tempestosi.
“Se ripeti ad alta voce Cor Serpentis vedrai.” Sghignazzò il giovane, immaginandosi la scena che sarebbe avvenuta di lì a poco.
“Cor Ser…?” Provò a ripetere Harry non molto convinto.
“Serpentis, Potty.” Lo aiutò incoraggiante Malfoy.
“Ma che significa Principe?” Volle sapere curioso.
“È latino, una lingua molto antica nata in Italia, e vuol dire Cuore di Serpe.” Spiegò pazientemente Draco: e pensare che solitamente la sua pazienza era approssimativamente sempre vicina allo zero.
“Oh, Serpe come Serpeverde?” Intuì Harry.
“Esatto, Potty. Beh, ma ora che stai facendo?” Chiese imbarazzato il biondino.
Il bimbo aveva poggiato l’orecchio sulla parte sinistra del suo torace e aveva chiuso gli occhi in ascolto.
“Sto ascoltando il tuo cuore di Serpeverde, Principe.” Rispose con voce sommessa il piccoletto. “Batte forte forte!” Esclamò poi, mentre Draco sperava che il piccino, con quegli strani poteri che si ritrovava in grado di annullare gli effetti della sua maschera, non fosse anche capace di oltrepassare le barriere del suo cuore e scoprire ciò che vi aveva celato nel profondo.
“Sembra dire… Principe?” Il biondino lo aveva gentilmente allontanato dal suo petto e fatto scendere a terra.
“Ma ho fatto qualcosa di sbagliato?” Domandò preoccupato e dispiaciuto Harry per non essere più avvolto tra le braccia del suo Principe.
“No, Potty.” Rispose rassicurante Malfoy, facendogli una carezza tra i capelli e con le gote un po’ rosse. “Ma non volevo che ascoltassi il mio cuore, piuttosto che ripetessi quelle due paroline al muro.”
“Al muro?” Domandò stupito il bimbo voltandosi con sguardo confuso verso la parete.
“Al muro.” Confermò Draco.
Harry un po’ incerto, ma desideroso di accontentare il Principe, gridò ad alta voce “Cor Serpentis!”, rimanendo completamente di stucco quando poi vide il muro aprirsi e lasciare libero un passaggio per entrare in una grande stanza con il camino.
“Principe, Principe! Ho fatto una magia!” Esultò di gioia Potter per poi prendere la mano di Draco ed entrare raggiante nella Sala Comune dei Serpeverde.   
“Oh, che bella!” Furono le prime parole che pronunciò non appena varcata la soglia.
La stanza era bassa e completamente in pietra, sia il soffitto che le pareti, appese a catene c’erano delle lampade rotonde e verdastri, vi erano anche molte sedie scolpite attorno a dei lunghi tavoli e un camino in cui, nonostante il clima tiepido di Settembre, scoppiettava il fuoco, e poi delle poltrone e dei divani dall’aspetto molto comodo, infine c’erano due file di scale che salivano e andavano in due direzioni opposte.
Nonostante in apparenza sembrasse un po’ fredda, era una stanza molto accogliente, constatò il piccino, anche se mancava qualcosa che gli fece tornare tristemente in mente il suo sgabuzzino.
“Ma non ci sono finestre qui?” Domandò leggermente abbattuto.
“No Potty, perché la Sala Comune dei Serpeverde si trova nei sotterranei del castello e oltre queste mura ci sono le acque del Lago Nero. Però nelle stanze da letto abbiamo delle finestre incantate che, come il soffitto della Sala Grande, ti mostrano una parte del paesaggio che circonda Hogwarts. La mia ad esempio guarda proprio sul lago e sulle montagne che lo circondano.”
“Davvero? Meno male.” Fece sollevato Harry. “Non mi piacciono proprio le stanze senza finestra, mi ricordano troppo il sottoscala dove dormo a casa mia.” Pronunciò innocentemente, come se fosse normale per un bambino dormire in un sottoscala.
“Tu dormi in un sottoscala, Potter?” Proruppe infuriata la Serpe afferrando il piccino per le spalle.
“Sì Principe, però non ti arrabbiare.” Fece il bimbo che si era spaventato per la reazione spropositata e improvvisa del ragazzo e che ora aveva le lacrime agli occhi. “Non è colpa mia, ma… l’unica stanza libera serve… serve per metterci tutti i giochi di Dudley e io… io devo dormire nel sottoscala perché sono piccolo mentre invece la stanza è tanto grande e… e i giochi sono così tanti… e zio Vernon e zia Petunia…”
“Oh, Merlino benedetto! Vieni qui, Potty!” Lo invitò più calmo ma con voce roca tra le sue braccia Malfoy dopo essersi reso conto, dallo sguardo atterrito e spaurito del piccino, d’aver esagerato, ma proprio non era riuscito a contenere la collera nell’ ascoltare l’ennesima crudeltà a cui il bambino era sottoposto proprio dai suoi unici parenti rimastigli. 
Ma che tipo di persone erano questi babbani capaci di arrivare a tanto? Come era possibile preferire dei giocattoli inanimati ed inutili al proprio unico e orfano nipote, costringendolo a dormire in un misero sgabuzzino invece che in una vera e propria stanza?
“Non sei arrabbiato con me, Principe?” Domandò Harry mentre accoglieva con gioia l’invito a tornare nell’alcova sicura dell’ abbraccio del Serpeverde.
“No Potty, no! Però ti assicuro che un giorno i tuoi zii la pagheranno molto cara per tutto il male che ti hanno fatto.” Promise con enfasi e fermezza Draco e il bimbo gli credette, mentre già immaginava il suo Principe arrivare a Privet Drive numero 4, bellissimo e stupendo in una lucente armatura e sopra ad un cavallo bianco, estrarre la bacchetta magica per punire i suoi zii e Dudley e poi prenderlo con sé per vivere sempre insieme, felici e contenti nel suo castello fatato, proprio come accadeva nelle fiabe.
“Ora però dormirai nella mia stanza, che è sicuramente molto più grande di un piccolo e buio sottoscala.” Volle confortarlo Malfoy.
“Non mi importa Principe, anche se è piccola o non ci sono finestre, a me basta solo stare con te.” Rispose candidamente il piccolino e sebbene il biondino non replicò nulla, Harry suppose dal battito di nuovo accelerato del suo cuore che anche per lui valeva lo stesso.

Draco amava la sua stanza, per il semplice fatto che era sua e basta.
Con gli anni aveva instaurato un rapporto di amicizia con Blaise, Theo, Gragory e Vince davvero molto forte, ma quello che non aveva mai sopportato era il dover condividere la propria camera, retaggio probabilmente dell’ essere figlio unico.
Era stato abituato sin da piccolo all’ avere a disposizione grandi spazi, al silenzio e all’ordine e adattarsi al russare di Tiger e Goyle, o a Zabini che parlava nel sonno e a Theo che nonostante fosse capitato nei Serpeverde aveva una propensione al disordine e al caos tipico dei Grifondoro, non era stato affatto facile, anzi non lo era stato per niente. Aveva risolto un po’ imparando gli incantesimi tacitanti, ma l’indisposizione e il fastidio del dover dividere erano comunque rimasti.
Per cui la nomina di Prefetto al quinto anno era stata per il biondino una vera e propria manna scesa dal cielo, perché finalmente poteva abbandonare l’odiata camerata.
Ma questa volta quando trovò nella sua stanza la presenza di un secondo letto a baldacchino, di un altro comodino e quella di un piccolo armadio, l’ immediata seccatura, che provò nel ritrovarsi i propri spazi dimezzati, eclissò nello stesso attimo in cui si specchiò negli occhi estasiati e incantati del piccolo Harry, che fremeva incontenibile per l’emozione tra le sue braccia.
Ebbe la netta sensazione che, diversamente che con i suoi compagni, non avrebbe avuto alcun problema a dividere la stanza con quel bambino.
“Potty, dalla tua faccia sembra che la stanza ti piaccia.” Ghignò Draco osservando il volto stupito del bimbo, che per la meraviglia, alla prospettiva che quella sarebbe stata la sua stanza nei giorni a seguire, non riusciva a spiccicare parola. “Questo è il tuo letto.” Continuò poi posandolo gentilmente sul letto a una piazza, posto alla destra del suo da una piazza e mezzo.
“Il mio letto?” Domandò incredulo il piccino, che quasi non credeva a quanto fosse soffice. Alla conferma del biondino, ci si stese sopra chiudendo gli occhi per assaporare meglio quella morbidezza che mai aveva provato, se non quel pomeriggio stesso nell’infermeria della scuola.
“Allora ti piace?” Domandò Malfoy sedendosi accanto a lui e facendogli una dolce carezza sul viso.
Il bimbo riaprì gli occhi raggianti, luminosi e splendenti.
“Sì, tanto Principe.” Rispose soffusamente, per poi con un sorriso radioso, incapace di contenere tutta la gioia che provava nel cuore, per la stanza, per il suo nuovo letto, ma soprattutto per la fortuna di aver incontrato una persona così buona, dolce e bellissima, tendere le braccia e intrecciarle dietro la nuca del biondo Serpeverde.
Il piccolo Harry, approfittando della confusione nello sguardo del biondino, avvicinò lentamente i loro visi e, lieve come una piuma, posò un bacio leggero sulla guancia del suo Principe.
E fu la volta di Draco di chiudere gli occhi, mentre il suo cuore traboccava per un’ emozione così intensa e profonda, che chiamare Affetto non le avrebbe per niente reso giustizia, ma che la vocina gli sussurrò aveva la stessa iniziale…


N.A. Lo so, sono passati altri 10 giorni! Mi scuso davvero, ma vi assicuro che questa settimana non è stata meno impegnativa della precedente. Mi impegno comunque ad essere più celere la prossima volta e di dare una bella conclusione a questa prima ma fantastica giornata tra il piccolo Harry e il suo Principe Draco.
Ringrazio ancora infinitamente tutti le persone che seguono questa storia, a chi mi ha donato un commento e a chi deciderà di farlo ancora.
Vi abbraccio con affetto, Infinity19

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 8

“Principe ma non ti senti bene? Sei diventato rosso rosso!” Esclamò preoccupato Harry quando vide che dopo il suo bacio il giovane aveva chiuso gli occhi e le sue pallide guance avevano assunto lo stesso colore del tramonto.
“Non ti è piaciuto il mio bacio, forse?” Aggiunse poi con una vocina tesa ed ansiosa.
“Da impazzire!” Si lasciò sfuggire il biondino con un leggero sospiro, per poi divenire di un rosso ancora più acceso quando si rese conto di cosa aveva appena detto e di quanto però corrispondesse al vero.
“Allora posso dartene ancora, Principe? Tutte le volte che voglio?” Disse eccitato il bimbo abbracciando di slancio il ragazzo, per poi aprirsi in un dolce sorriso.
“No!!!” Rispose con voce strozzata Malfoy spalancando gli occhi.
‘A meno che non vuoi vedermi morire d’infarto, Potter!’ Pensò Draco, con la mente ancora scombussolata per l’ intensità delle emozioni che gli aveva scatenato un semplice bacetto! Sulla guancia, per di più!
E se invece fosse stato sulla bocca?...
Alla sola ipotesi i battiti del suo cuore accelerarono a tal punto che il Serpeverde si convinse che la sua fine stesse veramente arrivando.
Merlino, sarebbe potuto morirne al solo pensiero, figurarsi se accadeva davvero…
Eppure quello era Potter!... la sua mente gli ricordò oltraggiata.
Potter… gli ripeté invece dolcemente la strana vocina al centro del cuore.
Ma il piccino, che non sapeva nulla della battaglia tra sentimenti e ragione che stava imperversando all’interno del biondino, sussurrò un fievole “Ohh!” dispiaciuto e mise su un’espressione talmente triste e delusa, che Draco avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la propria insensibilità.
“Ok, d’accordo.” Acconsentì con un sospiro, quasi il suo fosse un enorme privilegio che gli stava concedendo, anche se poi, quando vide il sorriso raggiante spuntato di nuovo sul faccino del bimbo, si chiese se non fosse invece il contrario.
Merlino, stava diventando peggio di un Tassorosso, ma proprio non sopportava di vedere quel bambino infelice, non dopo soprattutto aver ascoltato dalle sue innocenti labbra quanto cattivo era il mondo in cui viveva.
“Ma a due condizioni.” Volle precisare. “Uno: solo quando siamo da soli e due…”
“Perché solo quando siamo da soli, Principe Draco?” Lo interruppe Harry un po’ risentito. “Non vuoi che gli altri vedano che io ti do un bacio?”
“Esatto!” Rispose impulsivamente Malfoy.
“Oh, ho capito. Ti vergogni di me, Principe.” Aggiunse con voce sommessa.
Infondo era normale, il piccino si disse. Lui era solo un bambino bruttino e insignificante, come gli ripeteva sempre zia Petunia, e soprattutto senza alcun potere magico, mentre quel ragazzo così bello era un Principe e per di più un grande Mago, di cui tutti i Serpeverde ubbidivano gli ordini. Probabilmente solo le persone speciali come il Principe potevano dargli un bacio senza che lui se ne vergognasse, qualcuno magari come quella Pansy, che aveva detto di essere la regina dei Serpeverde. Che in realtà avesse sbagliato a capire e la ragazza intendeva dire invece futura regina?
Al solo pensiero, Harry sentì di nuovo quella brutta sensazione provata quando li aveva visti vicini in Sala Grande, un misto tra tristezza e rabbia a cui proprio non riusciva a dare un nome, ma che, se ne avesse provato a descrivere i sintomi ad alta voce, l’unica diagnosi che avrebbe ricevuto da chiunque sarebbe stata gelosia.
“No, Potty! Non è questo!” Esclamò con enfasi Draco, alzandogli il viso in modo che potesse leggergli negli occhi che stava affermando la verità. “È solo che io…” Arrossì di nuovo, ma adesso distogliendo lo sguardo. “… insomma, se gli altri vedessero che tu puoi darmi un bacio liberamente, chiunque potrebbe sentirsi autorizzato a fare lo stesso.” Mentì spudoratamente, conscio che questa sua giustificazione comunque era senza senso.
In realtà la sua vera motivazione era molto più meschina e codarda: ‘È solo che io non sono pronto a mostrare agli altri questo groviglio di emozioni che mi fai provare.’  
Rimase comunque davvero sorpreso quando vide il faccino del bimbo rasserenarsi, inconsapevole che con questa sua piccola bugia aveva tolto un gran peso dal cuore di Harry.
“Allora va bene, Principe.” Acconsentì il piccino, che con sguardo corrucciato aggiunse poi: “Non voglio che Pansy ti dia i baci.”
“Pansy?” Domandò confuso il biondino. Ma che c’ entrava lei adesso.
“Principe, ma non l’hai sentita a tavola?” Chiese alterato Potter. “Ha detto che è la regina dei Serpeverde! Però se tu sei il Principe, la regina può essere solo la tua mamma. Allora ho pensato che avesse detto una bugia. Ma forse…” Il bimbo divenne rosso in viso e le sue manine cominciarono a tremare. “… forse voleva dire che lo diventerà perché… perché vi dovete sposare?” Sussurrò quest’ ultima parola con voce incrinata.
“Sposare?” Ripeté ironico Draco, che non resistendo scoppiò in una fragorosa risata, smettendo però non appena si accorse del volto rabbuiato del bambino.
Ma perché Potter sembrava così infastidito e turbato dall’ idea che lui potesse sposare la Parkinson? Aveva solo sei anni, non poteva mica essere geloso? O sì?
Si rammentò all’improvviso la bruciante delusione che aveva provato sette anni prima, quando furente era tornato nel suo scompartimento dell’ Hogwarts Express, con ancora davanti l’immagine di Potter che aveva preferito Weasley a lui. Delusione che si era mista ad una profonda tristezza perché Potter era proprio quel ragazzo, di cui fino a poche ore prima non conosceva neanche il nome, che aveva popolato i suoi sogni da quando si erano incontrati da Madama McClain e di cui inconsciamente aveva davvero sperato poter diventare amico una volta a scuola.
Ora, leggendola col senno di poi, anche quella poteva essere interpretata come gelosia…
Alt!... Oh che Salazar e tutti i maghi oscuri lo fulminassero! Ma che cazzo aveva pensato?
Gelosia??? Lui non aveva mai provato quella sensazione in vita sua! E di certo mai per Potter!
Figuriamoci! La gelosia era una conseguenza dell’ Amore e lui non poteva… insomma non era proprio concepibile che fosse inn… Merlino, non riusciva neanche a pensarlo… di Potter!!!
Ma nonostante sapesse che era impossibile, perché quello era solo un bambino, la possibilità che Potty lo fosse invece di lui, gli scaldò il cuore.
Quindi, anche se sicuramente aveva sbagliato ad interpretare la sua espressione, con ancora quella dolce sensazione nel petto gli si accostò all’orecchio e sussurrò lieve: “Non temere, Potty! Pansy non potrà mai diventare mia moglie.”
“Davvero?” Domandò con tono incerto il piccino.
“Ah, ah!” Confermò Malfoy. “E vuoi sapere il perché?” Chiese poi leggermente imbarazzato, mentre l’odore dei capelli del futuro Grifondoro gli annebbiava la mente.
“Ti svelo un segreto che nessuno sa, Potty. Neanche a me piacciono le femmine!”
Il cuore del piccolo Harry cominciò a battergli forte forte, pervaso da un’ emozione che non poteva chiamare né gioia né felicità, perché era entrambe ma ancora di più, e che al contempo però sapeva di tenera speranza per un futuro che sembrava profumare di Gardenia.
“Ora, però a letto!” Disse Draco allontanandosi frettolosamente dal bambino, resosi improvvisamente conto di essersi spinto un po’ troppo oltre.
Perché diamine si era confidato con tanta spontaneità proprio con Potter e non con uno dei suoi migliori amici? E perché mai sentiva il cuore tanto leggero, per il semplice fatto che lo avesse detto proprio a lui?
“Sì, Principe.” Acconsentì il piccino con ancora un’ espressione incantata sul viso. “Ma non devi dirmi anche la seconda condizione?”   
“Lascia stare! Ci ho ripensato e la condizione è solo una.” Rispose il Serpeverde con il viso di nuovo imporporato, ma per fortuna nascosto dall’ anta dell’armadio da cui stava prendendo un pigiama per il bambino. In realtà il secondo requisito sarebbe dovuto essere la concessione di un solo bacio al giorno, ma riflettendoci bene se pure erano duo o tre… o molti di più, gli suggerì la solita vocina facendolo arrossire… non cambiava molto.
“Oh Merlino, Potter! E ora che stai facendo?” Sussultò il biondino quando si girò e lo vide.
Harry che si era appena sfilata la manica destra della sua maglia e ora si accingeva a togliersi anche l’altra si bloccò e guardò in modo confuso verso il ragazzo, per poi rispondere con tutta l’innocenza possibile: “Mi sto spogliando, Principe!” E poi con un dolce sorriso aggiunse: “Ma forse sei timido? Non devi sai? In fondo siamo due maschi e io non mi vergogno se ti spogli anche tu.”
Malfoy chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, provando inutilmente a non avvampare, ma non servì a niente, perché nel buio delle sue palpebre apparve come un lampo l’immagine di Potter, quello diciassettenne però, che gli sussurrava le medesime cose dette dal piccino, ma in un modo che di casto e innocente non avevano proprio nulla.
Cominciò a iperventilare sul punto di un, adesso sicuro, attacco di cuore.
“Non sono timido!” Strascicò poi riaprendo gli occhi con ancora il viso arrossato. “Ma prima di metterti il pigiama devi lavarti. Quindi ti cambierai in bagno.” Sottolineò quest’ ultima parola.
Ma il piccino sembrava distratto e ora che, per l’imbarazzo inspiegabile di Draco, si era tolto del tutto la maglia, non faceva che rimirarsi e tastare le proprie esili braccia.
“Non ci sono più!” Esclamò stupito.
“Cosa, Potty?” Domandò Malfoy andandoglisi a sedere accanto con sguardo serio.
“I lividi, Principe.” Sussurrò con voce flebile Harry.
“I lividi?” Sibilò minaccioso il Serpeverde, ma quando si accorse dell’irrigidimento del piccino gli accarezzò lievemente i capelli e in tono più dolce aggiunse: “Di che parli, Potty?”
“Mio cugino Dudley mi usa come un punching-ball. Il suo amico Piers Polkiss mi afferra per le braccia e lui mi prende a pugni.” Rispose con sguardo basso. “Però di solito sono veloce e riesco a scappare.” Aggiunse con fervore, non voleva infatti che il Principe pensasse che lui fosse una mammoletta. “Ma non sempre sono fortunato.” Sorrise triste.
Draco non riusciva a parlare: gli si era formato un groppo alla gola, perché mentre ascoltava l’ennesima malvagità a cui il piccino era sottoposto, il suo sguardo si era posato sulle cicatrici, probabilmente di ferite non curate bene o più certamente non curate affatto, sul corpo esile del piccolo Potter.
Però una cosa proprio non se la spiegava.
“Ma quando accadono queste cose, o quando i tuoi zii ti puniscono, non succede mai nulla di strano? Tipo oggetti che scoppiano senza un motivo o forze invisibili che li allontanano da te?” Gli chiese mentre delicato lo abbracciava e lo stringeva più vicino a sé.
“No mai, Principe. Ma perché me lo chiedi?”
“Niente, Potty. Anzi fa finta che non ti abbia chiesto nulla. Piuttosto ora sul serio: fila di corsa in bagno, cambiati e poi subito a dormire. La doccia la facciamo domani mattina.” Ordinò il biondino.
Gli occhi del piccino si illuminarono
“Facciamo?” Esultò infatti gioioso. “Allora domani faremo la doccia insieme, Principe?”
Il viso di Malfoy andò in fiamme. “Scordatelo, Potter!”
Ma il bimbo con un sorriso sornione aveva già chiuso la porta del bagno.
Rimasto solo nella sua stanza, Draco si mise le mani avanti agli occhi per impedire alle lacrime, che sentiva premere con prepotenza dietro le palpebre chiuse, di scendere.
Una però non riuscì proprio ad evitarla…

Quando Harry si fu sistemato sotto le coperte, Draco si preoccupò di abbassare le luci delle candele.
“Principe, ti siedi vicino a me finché non mi addormento?” Domandò supplice il piccino.
“Certo, Potty” Rispose il Serpeverde mentre si accomodava sul letto accanto a lui gli carezzava dolce i capelli, cosa che aveva scoperto gli dava un senso di pace e tranquillità.
“E mi tieni anche la mano?” Chiese ancora.
Il biondino annuì e strinse la mano libera con quella piccola ma calda del bimbo.
“E mi puoi dare anche…” Ma questa volta non terminò.
“Cosa?” Lo incitò Malfoy.
“Niente, una sciocchezza. Lascia stare.” Ma anche con la fievole luce, Draco intravide che il volto del bambino era arrossito e la vocina nel suo cuore gli rivelò cos’è che il piccolo Potty desiderava: il bacino della Buona Notte!
E con tutto quel sentimento, di cui per adesso conosceva solo l’iniziale, Draco posò un bacio delicato sulla fronte del piccolo Harry e non appena le sue labbra sfiorarono il viso di quel bellissimo angelo… oh sì, Potty lo era davvero… percepì con chiarezza nel cuore che avrebbe voluto baciarlo in eterno.  
Ma quando stava, con rammarico, per allontanarsi si ritrovò dolcemente imprigionato dalle braccia del piccino che si erano intrecciate dietro al suo collo.
Harry stava di nuovo piangendo.
“Principe! Principe! Mi giuri che non sei solo un sogno? Ti prego! Ti prego! Dimmi che tutto questo è vero! E promettimi che domani ci sarai tu accanto a me al mio risveglio… e che potremo stare ancora insieme! Giuramelo! Ti prego, Principe Draco!” Lo implorò straziato Harry tra le lacrime.
“Sì, Potty! Sì! Te lo giuro!” Rispose con fervore la giovane Serpe riempiendolo di tanti piccoli baci sulle guance, sulla fronte, sugli occhi, tra i capelli.
“Non è tutto un sogno! Non può essere! Non voglio che tu lo sia!” Affermò con dentro la stessa disperazione del bambino. “Però ti prego! Smettila di piangere! Ti scongiuro!”
Ma il bambino anche se pigolò un debole “Sì.”, non riusciva proprio a smettere e le sue lacrime bagnarono anche le guance del suo amato Principe, che nel cuore piangeva anche lui.

*****

Quando il piccino si fu finalmente addormentato, Draco si scostò delicatamente da lui e andò in bagno a sciacquarsi il viso, dopodiché accertatosi che tutto fosse tranquillo e nulla potesse turbarne il sonno, si diresse nella Sala Comune.
Aveva bisogno di calmarsi, ma sulle labbra e nel cuore sentiva ancora il sapore di sale delle lacrima di dolore del bambino.
I suoi amici erano tutti radunati sui divani intorno al camino e, da quanto intuì dai loro sguardi, erano tutti in sua attesa, ma soprattutto del loro nuovo piccolo ospite.
“E il piccolo Harry dov’è?” Domandò subito Daphne quando vide che era da solo.
“Sta dormendo.” Rispose solamente con voce incolore.
“Oh che peccato!” Fece delusa la bionda Serpeverde. “Però scommetto che è ancora più dolce mentre dorme. Voglio vederlo!” Continuò poi, esclamando eccitata.
“Tu non andrai a vedere proprio nessuno!” Tuonò adirato Malfoy pietrificando tutti sul posto.
“Nessuno è autorizzato ad avvicinarsi alla mia stanza!” Intimò minaccioso ai presenti nella Sala. “E voi filate immediatamente a dormire!” Ordinò perentorio e con sguardo truce a tutti gli studenti dal sesto anno in giù, i quali senza minimamente protestare, anche se erano solo le nove e trenta, ubbidirono immediatamente, terrorizzati dai suoi occhi carichi di ira.
I suoi amici rimasero completamente esterrefatti, dato che mai da quando lo conoscevano lo avevano visto così scosso, sconvolto e arrabbiato e anche Daphne, che tra loro era la più spensierata e giovale, assunse un’ espressione seria, intuendo che doveva essere successo qualcosa di veramente grave.
Che fosse colpa di quel bambino?
Eppure nessuna Serpe del settimo anno, ripensando alla cena di quella sera e di quanto vero e dolce il loro biondo e amato amico fosse stato con il piccolo Potter, riusciva a crederci… beh, nessuno a parte Pansy.
La moretta infatti, lanciò un ghigno sprezzante in direzione di Blaise e, senza che Draco sentisse, soffiò ironica: “Soffrire d’ Amore, Blaise? Ma per favore! Draco trasuda odio da ogni poro. Odio per Potter. Come vedi, avevo ragione io!”
Zabini non replicò né reagì, perché il problema principale in quel momento era lo stato emotivo, che non sembrava per niente stabile, del suo migliore amico che ora si era seduto sulla sua abituale poltrona, chiudendo gli occhi; a risolvere l’ottusità della Parkinson ci avrebbe pensato un’ altra volta, anche se probabilmente la sua sarebbe stata una fatica inutile.
“Tutto bene, Draco?” Gli domandò dolce ma con cautela la Greengrass dopo alcuni minuti di silenzio, in cui avevano atteso tutti con apprensione che il biondino dicesse qualcosa.
Ma Malfoy continuò a tacere.
“È forse successo qualcosa?” Provò ancora, ma non ottenne alcuna risposta.
Poi quando si convinsero che non c’era nulla da fare, Draco sussurrò: “Dorme in un sottoscala.”
“Di chi parli?” Domandò confuso Theo.
“Di POTTER!!!” Gridò il biondino spalancando gli occhi e sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona.
“Dorme in un sottoscala perché l’unica stanza libera serve per i giocattoli di quel ciccione del cugino, che per di più lo prende anche a pugni. Quei due bastardi che si ritrova per zii lo chiamano mostro e lo puniscono se parla della magia, rinchiudendolo per ore in una stanza buia o non dandogli la cena.” Elencò con voce sempre più alta.
“Ah, e dimenticavo: deve pure cucinargli a quei babbani di merda!” Aggiunse con rabbia sempre maggiore.
“Ma come è possibile? Lui è Potter! Il bambino sopravvissuto!” Esclamò del tutto scioccata Millicent, con la stessa meraviglia che traspariva dagli occhi di quasi tutti i suoi compagni.
“Ma allora perché lo hanno affidato a te, Capo?” Chiese invece Vince.
“Già, non era meglio se stava con i suoi amici di Grifondoro?” Lo appoggiò Gregory.
Il viso del biondino sbiancò e le sue mani cominciarono leggermente a tremare.
Qualsiasi fosse la ragione che aveva spinto Silente a compiere quella scelta, ormai era fatta e lui non avrebbe mai permesso che il bimbo finisse adesso tra le mani dei Grifondoro… o di chicchessia.
Eppure in effetti non aveva molto senso: se ciò che gli aveva raccontato il piccino era vero, perché il preside lo aveva dato in custodia proprio a lui che Potter lo odiava? A meno che neanche Silente conoscesse le reali condizioni in cui il suo pupillo era cresciuto. Ma anche questa ipotesi sembrava alquanto assurda.
C’era forse allora qualche altro motivo?
Il suono della risata sarcastica di Pansy però, lo distolse dalle sue riflessioni.
“Draco, apri gli occhi!” Gli disse la moretta volgendo per un attimo un ghigno verso Blaise. “Potter ora è un bambino e come tutti i bambini è alla costante ricerca di attenzione. Sei così dolce a preoccuparti per lui.” Strascicò quest’ultima parte con fare disgustato. “Ma non dovresti sprecare tante energie, perché le sue sono soltanto bugie.” Concluse con un sorriso derisorio.
“Non è vero!” Insorse Millicent.
“Già! Io trovo che il piccolo Harry sia davvero un tesoro! Sei solo invidiosa perché lui riesce ad ottenere quelle attenzioni che vorresti tu, Pansy!” Esclamò piccata Daphne.
“Bah! Mi sa che devo dare ragione a loro, cara. Il marmocchio sembra proprio un tipo in gamba.” Disse invece Theo.
“E dolce!” Aggiunse Tiger.
“E molto gentile.” Concluse Goyle.
L’ unico che non si espresse fu Zabini che, mentre i suoi compagni inconsapevolmente stavano difendendo il Golden Boy di Grifondoro, osservava il viso di Draco che, da furente per l’esternazione di Pansy, diveniva sempre più rilassato e luminoso ad ogni parola di Millicent e Daphne, con l’ accenno di un piccolo sorriso nell’ ascoltare Nott, Tiger e Goyle e con gli occhi che raggianti e pieni d’ Amore… ormai non ne aveva più alcun dubbio… non guardavano veramente loro né a un particolare qualsiasi della Sala Comune, ma quel bambino che con la sua pura bellezza era riuscito finalmente a creare una breccia nel suo cuore.
Non comprese però quel suo improvviso rossore quando con due dita il biondino si era distrattamente sfiorato una guancia.
Draco per un attimo aveva preso davvero in considerazione le parole di Pansy: in fondo le cicatrici che aveva notato, Potter poteva essersele fatte una volta divenuto più grande, dato che il corpo del piccino era proprio quello dell’adulto però tornato bambino. Ecco, di disse, perché Potty non si era più ritrovato i lividi sulle braccia.
Ma mentre ascoltava stupito i suoi amici prendere le parti di quel bimbo stupendo e descriverne le qualità di cui lui aveva beneficiato gli effetti l’intero pomeriggio e quella sera stessa con quel dolcissimo e fantastico bacio, sentì di nuovo pulsare il proprio cuore che con i suoi battiti frenetici aveva azzittito e distrutto quel veleno prodotto dal risentimento e dall’astio della Parkinson.
“Potty è il mio piccolo elfo domestico.” Sorrise di cuore senza neanche rendersene conto.
Un sorriso che nessuna delle Serpi del settimo anno gli aveva mai visto, ma che intuirono avrebbero osservato ancora nei giorni a seguire.
Almeno finché sarebbe rimasto con loro il piccolo Potter, rifletté Blaise, temeva però per il dopo…
Pansy invece indurì il viso, logorata da un’invidia che non aveva uguali: il suo Draco non aveva mai sorriso così per lei… quel piccolo mostriciattolo gliel’ avrebbe pagata molto cara…

*****

Prima di mettersi a letto, Draco passò quasi un quarto d’ora ad osservare il piccino che dormiva placidamente: sul suo viso aleggiava ancora quel sorriso che non lo aveva abbandonato dalla Sala Comune, ma che comunque ancora non si era reso conto di avere.
Dopo avergli lasciato un’ ultima delicata carezza sul viso, decise finalmente di andarsi a coricare, senza accorgersi però che in lontananza, dalla sua finestra incantata, fulgidi bagliori illuminavano il cielo.
Nel giro di poche ore, mentre tutti gli abitanti del castello riposavano tra le braccia di Morfeo, il primo tuono squarciò il silenzio della notte e svegliò tra le urla spaventate il piccolo Harry.
“Principe! Principe!” Gridò il piccino nel buio della stanza.
Draco si svegliò immediatamente e allarmato, ancora tentennante per il sonno, accese subito la bacchetta ritrovandosi addosso poco dopo il corpicino tremante del bambino, che si era rifugiato tra le sue braccia.
“Principe, ti prego fallo smettere. Ho paura!” Supplicò il bimbo tra le lacrime, riferendosi al temporale o forse a qualche brutto incubo.
Malfoy lo strinse forte a sé e con la bacchetta pronunciò la formula “Silencio.” impedendo così al fragore dei tuoni e di un mondo troppo crudele di spaventare il suo piccolo Potty.
“Hai visto è tutto finito.” Gli sussurrò dolcemente, ma il piccino, avvolto e sicuro dal suo abbraccio, si era già riaddormentato, cullato dalla melodia del battito del cuore del suo Principe.
Ed è così che quella notte Harry e Draco dormirono insieme, avvolti e riscaldati dall’ abbraccio dell’Amore…



N.A. Come promesso sono riuscita ad aggiornare prima dei soliti 10 giorni. Spero davvero che la conclusione a questa prima giornata tra il piccolo Harry e il Principe Draco vi sia piaciuta e che vi abbia donato tutto quell’ affetto che sento io nel leggere in quanti seguite questa storia e in quanti ancora mi fanno l’immenso dono di un bellissimo commento.
Grazie di cuore! Vi abbraccio forte!
Infinity19


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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 9 CAPITOLO 9

Draco era seduto ai piedi di una grande quercia le cui foglie, smosse da un fresco venticello primaverile, si riflettevano sulle placide acque di un lago che conosceva sin da bambino. Non molto lontano si ergeva infatti imponente un immenso castello, che avrebbe riconosciuto ovunque perché parte integrante del suo stesso essere, in quanto impregnato da secoli dell’antica magia della sua famiglia: il Malfoy Manor.
Il sole era al tramonto, ma non era suo il calore che sentiva riscaldargli il cuore e inebriargli le membra col suo dolce tepore, ma la presenza di qualcuno accanto sé.
Ma più che accanto, gli avverbi giusti erano dietro e davanti.
Infatti la sua schiena non poggiava sulla ruvida superficie dell’albero secolare, ma era posata gentilmente su un qualcosa di più morbido e accogliente: il torace di un ragazzo di cui chiaro sentiva il respiro sul collo, che gli procurava tanti piccoli brividi di piacere, e una mano che lieve gli carezzava i capelli.
Sentiva inoltre il dolce peso di qualcuno più piccolo, un bambino probabilmente, che gli sedeva sulle gambe e che le sue braccia stringevano giocosamente al petto.
Le sue però erano solamente percezioni perché il piccino era come avvolto in una nebbia soffusa che gli impediva di definirne i particolari e di capire quindi chi fosse.
Sentiva solo il proprio cuore cullato da una sensazione di pace e dolcezza, di gioia e tenerezza, ma soprattutto di quella A… che provava unicamente con il piccolo Potty.
Che fosse lui quel bambino le cui manine erano posate gentilmente sulle sue? E se sì, perché non riusciva a vederlo?
E chi era invece la persona tra le cui braccia si era abbandonato con tanta fiducia?
Ma nel momento in cui stava per girarsi per scoprirne l’identità, un dolcissimo bacio lo risvegliò dal suo sogno.
“Potty.” Sussurrò quando, riaperti gli occhi, si ritrovò a specchiarsi nell’ espressione sorridente e felice del bimbo, il cui viso era vicinissimo al suo.
Quella notte, quando il piccino tremante e spaventato per il temporale si era rifugiato nell’ antro sicuro del suo abbraccio addormentandosi subito dopo, il Serpeverde non aveva avuto il coraggio di allontanarlo dal suo letto, né soprattutto si era sentito di staccarsi da lui, per cui erano finiti ad addormentarsi stretti l’uno all’altro.
Il constatare che al mattino nulla era cambiato e che il loro abbraccio non si era spezzato neanche durante l’incoscienza del sonno, provocò in Draco un attimo di smarrimento alimentato dal desiderio assurdo di volersi svegliare sempre così, vicino a Potter, per i restanti giorni della sua vita.
Harry lo stava guardando stupito e meravigliato con la bocca leggermente socchiusa, quasi non credesse a ciò che vedeva dinanzi ai suoi occhioni spalancati.
La sua manina, per accertarsi che quel ragazzo bellissimo non fosse solo frutto della sua immaginazione, aveva cominciato a sfiorargli il volto: prima i biondi capelli, poi la fronte, il naso, una guancia, finché le sue piccole dita non avevano disegnato leggere i contorni delle sue labbra, per poi ritrarsi immediatamente.
Il bambino era arrossito imbarazzato e commosso ripensando alla sera precedente: nessuno, da che ricordasse, gli aveva mai dato il bacio della Buona Notte!
“Principe.” Disse dolce aprendosi in un sorriso più luminoso e splendente di mille e più soli. “Non sei solo un sogno!” Sospirò felice prima di eliminare la poca distanza che li divideva e donargli un altro fantastico bacino, senza volerlo, a lato della sua bocca.
Draco sentì a quel tocco leggero, unito alle carezze di prima, il cuore esplodergli nel petto, mentre invano si ripeteva che i gesti di quel piccino erano frutto unicamente della sua pura innocenza e innata ingenuità e in essi non bisognava leggerci alcunché di malizioso e sensuale. In più stava provando inutilmente a convincere la vocina che quello era Potty, solo un bambino, e non il Potter diciassettenne che prepotente la maledetta continuava a sussurrargli alle orecchie del cuore.
Ma l’ andare a fuoco delle sue guance gli comunicò che la sua opera di persuasione era miseramente fallita.
“Allora è tutto vero!” Trillò eccitato Harry che si era scostato dal biondino, sedendoglisi a cavalcioni sui fianchi, e volgendo curioso il capo in ogni dove nella stanza, mentre i meravigliosi ricordi del giorno precedente gli tornavano alla mente accompagnati da una frenetica contentezza.
“La magia, il castello incantato, gli elfi domestici, la sirena, la grande sala con tutti gli studenti, i Serpeverde!” Elencò intervallando ad ogni ricordo un sorriso sempre più radioso che illuminava lo sguardo di Draco.
“Ma soprattutto…” Il piccino tornò a guardare il biondino con negli occhi una strana emozione che sapeva di gratitudine e di qualcosa di ancora più profondo ed indefinibile, almeno per Malfoy, e con dolcezza aggiunse: “…tu, Principe Draco! I tuoi abbracci, le tue carezze e i tuoi tanti baci.”
“Tanti baci.” Ripeté con voce soffocata il Serpeverde, avvampando all’inverosimile.
“Non so di che stai parlando, Potter!” Provò a negare più a se stesso che al bambino.
Maledizione, rifletté infatti, Potty o non Potty, quello era pur sempre Potter, la persona che più odiava al mondo, e lui, Draco Malfoy la sua nemesi per eccellenza, lo aveva riempito di baci.
Fortuna che da grande il Grifondoro non avrebbe ricordato più niente.
Ma quel pensiero che doveva essere di consolazione, gli lasciò invece un retrogusto amaro nella gola.
“Non scherzare Principe!” Replicò il bimbo con voce allegra. “Però se vuoi darmi i baci anche tu devi rispettare una condizione.” Affermò con sguardo birichino.
“Come osi, piccolo impertinente!” Esclamò Draco capovolgendo le lo loro posizioni e portando il piccino sotto di sé facendogli il solletico.
“No, Principe! Basta! Basta!” Gridava tra le risate Harry.
“Esatto, Potty. Io sono un Principe e in quanto tale faccio tutto quello che desidero!” Continuò il biondino ridendo anche lui, contagiato dalla gioia del bimbo.
“Quindi ti darò tutti i baci che voglio e quando voglio! E tu non potrai impedirmelo in alcun modo. Mai!
Quando la portata del significato di quelle parole dette per gioco arrivarò al suo cervello, Draco si bloccò e il suo sorriso si spense.
“Ma Principe, proprio questa è la mia condizione!” Affermò ilare il piccoletto del tutto ignaro del turbamento emotivo negli occhi del Serpeverde.
“Devi darmi tanti baci, quante…” Harry non sapeva ancora contare, però immaginò qualcosa che avrebbe espresso a pieno quel tanto che desiderava ricevere di baci dal suo amato Principe: “…sono le stelle del cielo!” 
Ma forse erano troppe? Si chiese, vedendo con che sguardo serio e strano il biondino lo stava adesso guardando.
I loro visi erano di nuovo vicini e Draco, come in trance, non poté evitare di soffermarsi ad osservare gli occhi color smeraldo del bambino, gli stessi di Potter, e di scendere poi e rimanere imbambolato a fissare la sua bocca, la stessa di Potter.
“Potty, forse non ti rendi conto di ciò che mi chiedi.” Pronunciò con voce suadente riducendo ulteriormente, ma senza toccare, la distanza tra le sue labbra e quelle del piccino… no, di Potter.
“Le stelle sono infinite e se provassi anche solo a darti tanti baci per quante ne riuscissi a contare in una sola notte, non mi basterebbe una vita.” Sussurrò sempre più fievole.
Ormai pochi millimetri dividevano dallo sfiorare le loro bocche.
“Allora va bene Principe, vorrà dire che per tutta la tua vita io resterò sempre con te per ricevere i miei baci.” Rispose innocentemente il fanciullo.
E quel ‘sempre’ pronunciato con tanta leggerezza, dal significato letterale diametralmente opposto a quel ‘Mai’ che lui aveva detto poco prima, ma che esprimeva lo stesso concetto di tempo senza fine né limite, spezzò l’incanto e Draco tornò in sé.
Perché una fine esisteva e sarebbe arrivata entro cinque, massimo sei giorni.
Il Serpeverde si allontanò repentinamente dal bimbo e con la scusa di volersi fare una doccia si rinchiuse nel bagno, ma neanche lo scrosciare dell’acqua sulla pelle riuscì a lavare via del tutto quel miscuglio di emozioni contrastanti che feroci si stavano abbattendo sulle pareti del suo cuore.
Draco era spaventato per ciò che era stato in procinto di fare, inorridito dalle sue azioni perché quello era solo un bambino, confuso da morire perché per un attimo non era più riuscito a fare distinzione tra l’adulto e il piccino, ma soprattutto stravolto per quell’ intenso e bruciante desiderio, che aveva provato, di… di… baciare Potter…
Harry, dal canto suo, non capì cos’era successo così all’improvviso, seppe solo che il bacio, che aveva tanto sperato di avere e che era convinto il Principe stesse per donargli, non era arrivato.
Ma non si rattristò né preoccupò più di tanto, perché aveva tutta l’intenzione di mantenere quell’impegno preso e restare per sempre con il suo Principe Draco: in fondo in un per sempre si potevano contare infiniti baci, proprio come le stelle.

Quando Draco uscì dal bagno trovò Harry che stava rifacendo i letti.
“Per Merlino, Potter! Perché mi stai aggiustando il letto?”
“Perché sono il tuo elfo domestico, no?” Rispose insicuro il piccino.
“Sì, però questo vuol dire che devi fare solo quello che ti ordino io. E non mi sembra di averti chiesto di rifarmi il letto o rimettere in ordine la stanza.” Il biondino non voleva assolutamente che il piccolo Potty facesse le stesse mansioni crudeli o rivivesse le stesse ingiuste condizioni a cui era costretto a casa della sua famiglia babbana.
“Non sono come i tuoi zii, io.” Volle precisare un po’ rosso in viso.
Il bimbo sorrise di cuore di fronte alla preoccupazione evidente che il Principe dimostrava per lui. Nessuno mai si era curato prima dei suoi bisogni o disagi.
Anche se aveva tastato a mano che quel ragazzo bellissimo e buonissimo era davvero reale, Harry pensò proprio di star vivendo in un fantastico sogno ad occhi aperti.
“Lo so Principe Draco.” Affermò dolce ma con fermezza. “Allora quali sono i tuoi ordini adesso?”
“Per il momento voglio che ti vai a fare la doccia, ti vesti e scendiamo a fare colazione. E adesso cos’è quella faccia arrabbiata?” Domandò sorpresa la Serpe.
“E che pensavo che la doccia la facevamo insieme, Principe!” Si lamentò il piccino.
E di fronte a tanto candore la calma emotiva, che con tanta fatica Malfoy era riuscito a ritrovare, eclissò.
“Potty.” Gli disse accostandosi al suo orecchio. “Ti assicuro che per te è stato solo un bene, almeno se ci tieni a conservare la tua adorata innocenza.”
“Ma che intendi Principe? Non capisco.” Chiese confuso Harry.
“Se ti dico che non lo so neanch’ io, mi credi Potty?” Negli occhi di Draco si rifletteva lo stesso smarrimento del bambino. “Ora su, fila in bagno!” Il piccino, anche se borbottando, ubbidì.
Ma che cazzo gli stava prendendo? Si chiese sempre più turbato il biondino. Quello era solo un bambino… un bambino per Morgana!
E allora perché aveva provato quegli impulsi e aveva pronunciato quelle frasi, di cui per fortuna il piccino non aveva compreso il senso reale?
Sentì lo scroscio dell’acqua della doccia e quel rumore sembrò tranquillizzarlo. Probabilmente si disse, il suo scombussolamento e la sua confusione erano dovuti unicamente a quella nuova versione di Potter a cui non era proprio abituato.
All’improvviso però sentì un frastuono, come di vetro infranto, e il grido di Harry.
“Potter! Cosa è…” Urlò spalancando la porta del bagno, ma le sue parole gli morirono in gola, non tanto però, per i suoi costosissimi profumi e bagnoschiuma riversi sul pavimento, le bottiglie distrutte, ma per la visione di Potter nudo e bagnato al centro della stanza.
“Scusa Principe!” Chiese dispiaciuto il piccino. “Ma volevo usare il tuo sapone, per profumare di gardenia come te, ma avevo le mani bagnate e la bottiglia è caduta ed è scivolata sopra le altre e si sono rotte tutte quante. Scusa, scusa davvero! Però adesso rimetto tutto a posto, giuro!” Disse abbassandosi per raccogliere i cocci.
“Non ti muovere, Potty!” Gli ordinò Draco, agguantando un asciugamano e avvolgendoglielo intorno, per poi prenderlo in braccio e portarlo di là al sicuro sul letto.
“Ti sei fatto male?” Gli domandò allarmato, non sentendosi di constatarlo di persona.
“No, Principe! Però ti sei fatto un’altra volta tutto rosso. Ti sei arrabbiato adesso, non è vero? Ti prego, scusami! Giuro che te li comprerò di nuovo i tuoi profumi, e anche se non ho i soldi troverò un lavoro e poi…” Ma l’inaspettato bacio del Principe sulla sua guancia non gli fece terminare la frase.
“Potter, non me ne frega niente dei profumi!” Gli disse dolcemente Draco con una piccola carezza tra i capelli, che grondavano ancora acqua.
Allora perché era arrossito? Si chiese ancora una volta il bimbo gongolante per il bacio appena ricevuto. Forse…? Ma certo! Tutto adesso era chiaro, compresa quella strana scusa per cui il biondino non aveva voluto fare la doccia con lui.
“Principe, ma allora è vero! Tu sei timido!” Esclamò sicuro Harry con un gran sorriso.
“Già, Potty! Mi hai scoperto.” Sorrise anche Draco, pur sapendo che il suo rossore non era affatto dovuto alla timidezza.
“E tu, per mia fortuna, sei solo un bambino.” Aggiunse a voce bassissima alzandosi per recuperare dei vestiti per il piccino, che aveva notato la sera prima nell’armadio.
Il suo cuore intanto batteva ancora forte e il suo battito non riusciva proprio a placarsi, perché appena entrato in bagno, per un attimo, i suoi occhi non gli avevano mostrato subito il piccolo, ma l’ immagine illusoria del Potter diciassettenne.
Ma perché mai la sua mente aveva cominciato a lanciargli questi scherzi tanto idioti e per nulla divertenti? E perché quella visione lo aveva turbato così tanto?

“Principe, ma questi abiti sono davvero per me?” Domandò elettrizzato Harry, mentre si rimirava festante allo specchio. Neanche i suoi vestiti della Domenica erano così belli.
Draco invece di rispondergli, gli si avvicinò da dietro con un sadico sorriso sulle labbra.
“Principe ma che…” Poi il piccino notò cos’è che il Serpeverde stringeva tra le mani e spalancò gli occhi terrorizzati.
“No, Principe! No! Non voglio! Mi fai male!” Gridò il bimbo provando a sfuggirgli.
“Ma se ancora devo cominciare!” Sibilò ferino il giovane afferrandolo tra le braccia e conducendolo di forza sul letto, mentre il piccolo Potter scalciava per tentare di liberarsi.
“No, ti prego! No! Farò tutto ciò che vuoi, Principe!” Lo implorò il bimbo sull’orlo delle lacrime.
“Mmm… Potty! Allettante proposta, ma ti assicuro che non c’è null’altro che desideri al momento più di questo. Quindi ora sta zitto e fermo!” Ordinò il biondino.
“Ma Principe, io… io odio il pettine!” Provò ad impietosirlo, ma inutilmente.
“Avanti non fare storie e vieni qui!” Disse Draco, che sedutosi anche lui sul letto, indicò le proprie gambe, su cui il bimbo, con la faccia di un condannato a morte, si andò a sedere.
Ma diversamente da come lo pettinava zia Petunia, il tocco del Principe era molto delicato e non forzava il pettine se incontrava un nodo tra i capelli, né si innervosiva per la sua folta chioma tanto intricata.
“Non sai da quanto tempo desideravo poterti mettere le mani tra i capelli, Potty. Probabilmente dalla prima volta che ci siamo incontrati da Madama McClain.” Sussurrò distrattamente Draco.
Sbagliava o il preside aveva detto che l’infermiera si chiamava Madama Chips? Si chiese confuso il bambino, anche se poi non espose a parole questo suo dubbio in quanto troppo rilassato per le carezze gentili che il Principe stava facendo alla sua cute.
Draco però era insoddisfatto, perché non riusciva proprio a trovare la pettinatura giusta che stesse bene al piccolo Potter, e nemmeno l’ausilio di lacca o della gelatina gli erano d’ aiuto. Provò diverse acconciature, finché fiero non trovò quella che stava cercando.
“Guardati, Potty! Sei perfetto!” Il biondino gli indicò un piccolo specchio con sguardo orgoglioso.
“Ma Principe! Sono esattamente come prima!” Esclamò stupito il piccino.
“Beh, ti confido un altro piccolo segreto!” Sussurrò Malfoy arrossendo. “Ho sempre adorato i tuoi capelli!”
Il piccino sorrise di gioia e donò al Principe un piccolo bacio di ringraziamento per quel bel complimento.
“Potty, ora scendiamo e andiamo a fare colazione. Però prima voglio che mi prometti che ti atterrai alla mia condizione sui baci. Nessun bacio sulla guancia avanti agli altri.” Pretese col volto ancora più rosso.
“Lo giuro, Principe Draco.”
“Bene, allora andiamo.” Disse alzandosi e afferrando la borsa con i libri.
“Principe, la posso portare io?” Il piccino chiese indicando la borsa.
“Dai, ti prego! Sono o non sono il tuo elfo domestico?” Domandò poi, vista l’indecisione nello sguardo di Draco che stava ponderando il peso dei suoi libri, forse un po’ esagerato da far portare ad un bambino.
Poi visti gli occhi supplicanti del piccino e vinto ancora una volta dalla loro purezza, decise di accontentarlo.
Ma in effetti la borsa era davvero pesante e quando il Principe gli avvolse la tracolla attorno al collo e al braccio, Harry rischiò di abbattersi in avanti a causa dell’eccessiva mole.
Per fortuna però riuscì ad impedirlo e con grande sforzo, di cui sperava il Principe non si accorgesse, fece quei pochi passi per arrivare alla porta, ma prima di oltrepassarla il biondino lo fermò ed estrasse dalla borsa un tomo davvero grande.
“Principe, ma io ce la faccio!” Esclamò leggermente risentito il piccino.
“Potter non è per aiutarti che l’ho preso! Semplicemente devo ripetere una cosa per le lezioni.” Disse con noncuranza Draco aprendo il libro.
Ma il libro, osservò il piccolo Harry, era messo al contrario e il suo cuore si sentì più leggero, proprio come la borsa che ora portava sulla spalla.
Il Principe Draco, si convinse, doveva essere proprio un principe molto giusto e generoso, soprattutto con lui, il suo piccolo e fedele elfo domestico.
Sperò con tutto il cuore che quello non fosse davvero solo un bellissimo sogno, perché se era così non avrebbe mai più voluto svegliarsi. Un mondo senza il Principe Draco sarebbe stato infinitamente più triste e doloroso di quello in cui lui già viveva.
Ma la mano che il Principe dei Serpeverde gli stava tendendo e il calore infinito che provò nello stringerla, gli fece desiderare che quel sogno potesse diventare la sua realtà per sempre.



N.A. Lo so, vi avevo fatto illudere con lo scorso capitolo che sarei stata più veloce nell’aggiornare, ma davvero per cause di forza maggiore proprio non ho potuto. Ma vi assicuro però che non supererò mai i 10 giorni!
Vorrei precisare inoltre che, nonostante il tono che ha preso la storia per il comportamento di Draco verso il piccolo, e sottolineo piccolo, Harry, non sarà mai raiting rosso! Mi dispiace quindi se qualcuno avrebbe preferito il contrario ^___^
Vi abbraccio tutti con affetto: a chi semplicemente legge, a chi ha messo la storia nei preferiti e a chi, soprattutto, mi lascia un commento!
A quest’ultime volevo riservare un grazie speciale, a:

Anto Chan

antote
ariannardb
Axyna
bic
clod88
dark89
devilangel
Felicity89
FrAnCy160
Friz
Ginny W
hay_chan
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piccolaluna
pink rose
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SHUN DI ANDROMEDA
strega_del_lago
Vale Lovegood
ximeng
xla
yuke

Vi chiedo immensamente perdono se non vi ho mai risposto, ma prometto che dal prossimo capitolo rimedierò per chiunque vorrà continuare a farmi questo immenso dono.
Un bacio a tutti, Infinity19







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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 10

Erano da poco passate le sette e mezza del mattino eppure sembrava che l’intera Casa Serpeverde si fosse radunata nella Sala Comune, attirata dal rimbombo di qualcuno che stava provando a forzarne ed aprirne l’ingresso. Più di uno studente aveva estratto la bacchetta e la teneva puntata con sguardo nervoso verso l’entrata, nel caso chiunque ci fosse dall’altra parte del muro fosse riuscito a penetrarlo invadendo i loro sotterranei.
Gli unici che sembravano indifferenti alla tensione che pesante si respirava nella stanza, constatò Draco, erano i suoi amici che, comodamente seduti agli stessi posti dove li aveva lasciati la sera prima, piuttosto che preoccuparsi di quanto stesse accadendo e rassicurare i più piccoli, stavano osservando con ghigni alquanto maliziosi in direzione delle scale che conducevano ai dormitori maschili.
C’era persino Daphne, che solitamente era l’ultima a scendere a colazione perché troppo impegnata a prepararsi e truccarsi per rendersi bella per le lezioni, il cui sorriso sfacciato, che indirizzò al piccolo Harry non appena lo vide, fece fastidiosamente intuire al biondino che la sua presenza tanto mattiniera quel giorno nella loro Sala Comune non era affatto attribuibile all’ insolita confusione che vi stava regnando.
“Ma che sta succedendo?” Domandò, attirando su di sé gli sguardi di tutte le Serpi i cui occhi immediatamente si spostarono da lui al piccino.
Più di un Serpeverde, nel vedere Potter che sorrideva e stringeva la mano di Malfoy con tanta naturalezza, sospirò sollevato, chi teneva la bacchetta alzata l’ abbassò e il clima di nervosismo sembrò lentamente distendersi.
“Allora?” Draco chiese sempre più irritato, non gradendo in che modo fossero tutti concentrati ad osservare il bambino, che istintivamente aveva nascosto dietro di sé. Probabilmente era un effetto di quel nuovo istinto protettivo che si era ritrovato a provare per il piccolo Potty ma, dopo essersi fatto un conto mentale di quante persone erano presenti, si ritrovò distrattamente a pensare che, anche se erano troppi da affrontare da solo, non avrebbe permesso a nessuno di loro di far soffrire quel bimbo, a costo… a costo della vita!
“Oh mio piccolo Harry, ti ha fatto del male quel cattivone di Draco?” Esclamò divertita e con tono sarcastico la Greengrass che si era alzata e si era avvicinata al bambino.
Malfoy inarcò un sopracciglio, registrando che più di una Serpe aveva trattenuto il fiato a quella domanda.
Harry con la sua spudorata innocenza e volendo far sapere a tutti quanto bravo e gentile era il suo Principe, replicò accorato: “No, no, Daphne! Il Principe Draco è stato buonissimo: stanotte mi ha fatto addirittura dormire con lui nel suo letto e poi…” aggiunse con un dolce sorriso “… mi ha dato tanti, tanti baci!”
Blaise, Theo, Millicent e persino Tiger e Goyle scoppiarono in una fragorosa risata, Pansy divenne ancora più livida di rabbia di quanto già non fosse, Daphne invece mise su un’espressione imbronciata e disse: “Anch’io voglio darti tanti baci!”, i ragazzi di Serpeverde più piccoli sbiancarono, le ragazze invece sospirarono estasiate, mentre il viso di Draco si tinse di una gradazione di rosso mai raggiunto prima da alcuno.
“Potter!” Sussurrò con voce strozzata il biondo Serpeverde, maledicendosi nel frattempo per non avergli ordinato di tacere sulla questione dei baci e domandandosi poi sconcertato, come dannazione era possibile che quel bambino avesse la capacità di esprimersi e comportarsi a volte in modi così equivoci e per lui tanto imbarazzanti.
“Oh Salasar!” Esclamò invece Adam Davis, un moro Serpeverde dagli occhi azzurri del quinto anno, immaginando, così come le altre Serpi, chissà cosa fosse successo nella camera da letto del loro Capocasa. “Questo è anche peggio! Adesso i Grifondoro ci ammazzano sul serio!” Continuò guardando davvero preoccupato verso l’entrata estraendo di nuovo la bacchetta.
“Questo? Grifondoro?” Domandò interdetto Draco, provando a ritrovare la sua naturale compostezza.
“Merlino, adesso capisco perché Piton se ne è andato con la faccia così schifata e dal colore verdastro di uno in procinto di vomitare!” Farfugliò invece Blaise tra le risate.
“Piton?” Balbettò adesso impallidendo Malfoy, sperando con tutto il cuore che quello che stava pensando non fosse vero e soprattutto che il professore non avesse spiato nella sua stanza.
Merlino, il biondino cominciò a sudare freddo, se solo ripensava che stava per baciare Potter!
“Oh, sì! Circa un’oretta fa è passato a controllare che Potter fosse ancora vivo. Non so cos’abbia visto, so solo che è salito giusto due minuti e poi se ne è quasi scappato dalla Sala Comune con il viso stravolto, quasi avesse assistito ad occhi aperti al suo peggior incubo, bisbigliando qualcosa a proposito di Azkaban e della fine di una delle più antiche famiglie purosangue a causa di Potter.” Spiegò ilare Zabini.
Arg! Arrossì di nuovo furiosamente Draco: un’ora prima era proprio quando lui e Potty si erano svegliati e lui…
“Credevamo che lo avessi torturato o qualcosa del genere.” Fece con voce ironica Nott.
“E invece… invece… Oh povero, piccolo Harry! Allontanati subito da quel malvagio e pervertito di Draco!” Disse indignata Daphne, con un sorriso che diceva tutto il contrario e prendendo il piccino in braccio.
“Non so cosa vuol dire pervertito, Daphne. Ma il Principe non è malvagio!” Lo difese con fervore Harry. “Stanotte avevo tanta paura dei tuoni e dei lampi e mi sono svegliato. Sono corso nel letto del Principe, che con una magia ha fatto passare la tempesta, ma poi stavo così bene e al caldo lì con lui che mi sono addormentato tra le sue braccia. Ed è stato davvero tanto bello stamattina ritrovarmici ancora vicino. Sai…” Aggiunse un po’ più triste. “… è davvero tanto brutto, risvegliarsi ogni giorno sempre da solo.”
I Serpeverde ascoltavano le parole del piccino con sguardi allibiti, meravigliandosi ancora una volta, dopo la cena della sera precedente, di quanto affettuoso e premuroso fosse proprio Malfoy con Potter. Eppure più il bimbo continuava nell’elogiare le qualità del suo principe e più si convincevano che forse non c’era tanto da stupirsi nel suo atteggiamento così diverso dal consueto, perché con quel piccolo nessuno di loro riusciva a provare lo stesso risentimento o astio che sentivano invece per il grande.
Il piccolo Potter aveva in sé qualcosa di davvero speciale.
“E i baci me li ha dati, perché stavo piangendo. Temevo che tutto questo fosse solo un bel sogno e non mi volevo risvegliare di nuovo a casa mia, dove tutti mi trattano male e non c’è nessuno di così buono e gentile come lo è il Principe Draco con me. E poi…”
“Ora basta, Potty!” Lo interruppe Draco, non sopportando oltre gli sguardi delle giovani Serpi. Se Potter non l’avesse finita di parlare mettendo in luce quella sua debolezza che per lui era l’essere teneri, probabilmente avrebbe perso anche quel poco di rispetto che ancora gli dovevano. Eppure, ad osservarli bene, nei loro occhi non gliene aveva mai letto così tanto come in quel momento.
“Ma perché Principe? Non voglio che pensino che tu sei cattivo! Perché non è vero!” Insorse piccato il piccino, poi quando vide che il volto del Principe era tutto rosso, comprese. “Oh, scusa! Mi ero dimenticato che sei timido!”
L’intera Casa Serpeverde guardò prima Malfoy, poi Potter e poi di nuovo Malfoy e tutti, Pansy esclusa, non riuscirono ad evitare di mettersi a ridere e, al suono di quelle risate, i rumori che provenivano dall’altra parte del muro d’ingresso cessarono.
“Ma è vero!” Si irritò il bimbo. “Anche quando è entrato in bagno mentre mi facevo la doccia il Principe è diventato tutto rosso.”
Il livello sonoro delle risate generali aumentò esponenzialmente di decibel e Draco si chiese se fosse possibile morire di autocombustione.
“Un vero e proprio depravato!” Confermò Millicent con le lacrime agli occhi per non aver mai visto prima d’ora il suo biondo amico così impacciato ed imbarazzato, proprio a causa della sua futura nemesi Grifondoro.
Il piccolo Potty mise su un’ espressione corrucciata non capendo che volesse dire quella parola, ma convinto che qualsiasi fosse il suo significato non si adattava al suo Principe Draco.
“Harry, nessuno di noi pensa che Draco sia cattivo e probabilmente oggi ne abbiamo avuto, grazie a te, una prova più che evidente.” Cercò di rasserenarlo la Greengrass andandosi a sedere sul divano e portandoselo con sé, mentre parecchie Serpi approvavano annuendo alle sue parole e stupendo grandemente il giovane Malfoy.
“Ma stamattina sembra che in Sala Grande sia giunta la voce che ieri sera, dopo la cena, Draco era davvero tanto arrabbiato e furioso e ora quasi tutti i Grifondoro, insieme a molti altri studenti delle altre due Case, Tassorosso e Corvonero, sono qui fuori, credendo che ti abbia fatto del male.” Intervenne Blaise.
“Chi è stato?” Draco domandò accomodandosi sulla propria poltrona e osservando tutti i Serpeverde negli occhi con sguardo truce. Solo loro avevano assistito la sera prima in che condizioni era uscito dalla sua stanza dopo aver ascoltato le crudeltà che subiva il piccolo Potter.  
Ma nessuno rispose, né fece il minimo gesto per farsi scoprire.
“Blaise? Hai detto che un’ora fa eri già nella Sala Comune.”
“Sì, ma non per quello che pensi.” Rispose calmo il moretto dato che, dal tono usato dall’amico, non sembrava che stesse incolpando lui, piuttosto che gli chiedesse implicitamente, se lo sapeva, chi fosse il colpevole.
Zabini lanciò uno sguardo eloquente verso Pansy e Draco capì, con una strana ondata di calore nel petto, che l’amico si era alzato prima per tenere sottocontrollo la Serpeverde e quindi proteggere Potter.
Possibile che anche Blaise, così come i suoi amici e parecchie Serpi, che osservavano il piccino con sguardo amichevole, provassero per il piccolo Potty quella stessa emozione che sentiva prepotente lui nel cuore e di cui conosceva solo l’iniziale A?
Questo pensiero inaspettatamente turbò parecchio il biondo Serpeverde, molto più di quanto avesse immaginato, e senza rendersene conto si ritrovò all’improvviso geloso, perché quel sentimento portava in sé una sensazione di possesso che chiaro e forte gli gridava che Potter era solo suo!
Ehm… e quando diceva Potter, intendeva il bambino, anche se la vocina, che si stava ribellando furiosamente all’interno del suo cuore, gli urlò altrettanto forte di non essere per niente d’accordo.
“E comunque non ero solo. Ad esempio Pansy era già qui.” Continuò Blaise.
“Io non sono stata!” Si difese fin troppo velocemente la Parkinson.
Ma prima che il biondino potesse replicare, i rumori di incantesimi infranti all’ingresso ricominciarono e l’attenzione di tutti si spostò sul problema principale: i Grifondoro.
“Malfoy, penso che adesso non sia il momento di scoprire chi sia stato a mettere in giro la voce, piuttosto dobbiamo capire come poter uscire da qui senza essere affatturati. Anche se avrei una voglia matta di mettere le mani addosso a MacArthur.” Intervenne nervoso Davis.
“Chi è MacArthur? E perché quel ragazzo ti chiama Malfoy e non Principe?” Domandò Harry che era sceso dalle gambe di Daphne e ora si stava sedendo su quelle di Malfoy, senza che questi facesse una piega, mentre alcune Serpi, Pansy in primis, assistevano alla scena con occhi stralunati.
Nessuno di loro però immaginava che quel disagio che il biondino aveva sentito nel ritrovarsi geloso, per un desiderio di possesso così nuovo eppure così incontenibile e travolgente, si era adesso acquietato, trasformandosi in una dolce sensazione, che gli stava avvolgendo il cuore, per la sola vicinanza del bambino; né potevano minimamente sospettare che anche il piccolo aveva provato la medesima sensazione, desideroso di essere l’unico destinatario delle attenzioni del suo Principe Draco.
“Già Davis, perché non mi chiami Principe?” Fece con un ghigno il biondo Serpeverde mentre racchiudeva stretto il bimbo tra le sue braccia e poggiava il capo sulla sua spalla.
“Dai, Malfoy! Non scherzare.” Rispose annoiato il moretto.
“Principe! Ti ha chiamato di nuovo Malfoy!” Esclamò interdetto il piccino. “Adesso lo devi punire?”
“Mmm… buona idea. Secondo te cosa potremmo fargli?” Disse dolce il biondino sorridendo ad Harry, con quello stesso tenero sorriso, di cui erano stati testimoni i suoi amici la sera prima e che adesso letteralmente scioccò l’intera Casa Serpeverde.        
Il piccino gli si accostò all’orecchio e gli sussurrò qualcosa.
“Adam, sei fortunato che mi va di accontentare Potty. Ti poteva andare molto peggio!” Sogghignò Draco prima di estrarre la bacchetta e rendere il colore dei capelli di Davis da neri a fucsia.
Harry scoppiò a ridere.
“Cazzo! Malfoy!!!” Si lamentò invece il quindicenne.
“Principe! Principe! L’ha fatto ancora e poi ha detto anche una brutta parola!” Proruppe sconvolto il bimbo e poi con un piccolo ghigno, non molto differente da quello del suo Principe, aggiunse birichino: “Adesso anche verde e azzurro!” E Malfoy, sotto gli occhi stupiti ma i volti ilari e sorridenti di tutti, lo accontentò.
“Ah, Davis. Non provarci neanche a tornare normale, perché la prossima punizione la sceglierò io.” Sottolineò Draco mentre si univa all’ilarità del piccino.
“Arg! No, Mal… Principe!” Riuscì a rimediare, fermando appena in tempo Potter che stava già per aprir bocca, “Adesso MacArthur mi prenderà in giro in eterno!”
“Ma chi è MacArthur, Principe?” Ripeté la domanda di prima Harry.
“Julius MacArthur è un Grifondoro della stessa età di Adam, ed è anche, diciamo, il suo peggior nemico.” Rispose la Bulldstrode.
“Vedi Potter, gli studenti di Serpeverde e Grifondoro sono in rivalità tra loro da sempre, sin dalla fondazione più di mille anni fa delle due Case ad opera di Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro che, anche se inizialmente erano molto amici, per alcune divergenze di pensiero divennero poi invece nemici giurati. L’ odio dei due fondatori è rimasto nei secoli e così anche il bisogno di cercare un nemico tra i nemici. Tutti noi infatti tra i Grifondoro abbiamo una persona che sopportiamo meno degli altri.” Continuò Theo.
“Ma non è giusto!” Insorse dispiaciuto Harry, affermazione che colpì tutti i Serpeverde, Malfoy incluso.
“Eppure è così Potter!” Rispose arrabbiato Blaise. “Un Serpeverde e un Grifondoro non riusciranno mai ad andare d’accordo, perché ci sono secoli di incomprensioni a dividerli.” Continuò volgendo uno sguardo triste verso quei rumori incessanti che testimoniavano la veridicità delle sue parole, convinto che dietro quel muro ci fosse anche Neville.
“Ma non potete parlare per conoscervi meglio e diventare amici?” Protestò con veemenza il bambino. “Non voglio che i Grifondoro pensino che i Serpeverde ed il Principe siano cattivi! Perché non è vero!” Disse quasi tra le lacrime, per poi, volgendosi e guardando negli occhi il biondino, sussurrare dolce: “Siete le persone più buone che io abbia mai conosciuto!”
Nessun Serpeverde riuscì a trattenere la sorpresa nell’udire quelle parole, ma non solo per il loro significato, ma piuttosto per la persona che le stava pronunciando: proprio Harry Potter, il loro nemico numero uno.
“Beh, nessuno ci ha mai provato, Potty. Ma ti assicuro, per esperienza personale, che non servirebbe a nulla: abbiamo caratteri e modi di fare troppo diversi.” Affermò con tono irritato e dal retrogusto amaro Draco, ripensando che nemmeno il voltafaccia alla propria famiglia era servito a cambiare qualcosa.
Eppure Blaise, mentre osservava il suo biondo amico stringere a sé con tanta dolcezza quel bambino e gli sguardi di affetto sincero che si rivolgevano l’un l’altro, si convinse che forse c’era ancora una speranza.
“Principe Draco, ma i Grifondoro non ce l’ hanno anche loro un principe? Magari potresti provare a diventare suo amico e poi riuscire, insieme, a convincere i vostri sudditi a fare lo stesso.” Propose ingenuamente Harry, senza sapere della fitta di profondo dolore che avrebbe attraversato il cuore di Draco.
“Oh, sì che ce l’ hanno!” Sorrise furbescamente Daphne. “E magari per fare la pace potrebbero darsi anche loro tanti bacetti.”
Il bimbo incrociò le braccia e fece un faccino arrabbiato.
“No, niente bacetti con il Principe Draco!” Esclamò alterato e inconsapevolmente geloso, provocando il divertimento di parecchie Serpi e il batticuore in Malfoy.
“Perché no, Harry? Pensaci con un bacio tra Draco e il loro principe, Grifondoro e Serpevede potrebbero diventare per sempre amici, proprio come desideri tu.” Lo punzecchiò ancora la Greengrass per vedere la sua reazione, ma soprattutto quella del biondino.
“Perché no! Ho detto!” Quasi gridò il piccino, rosso in viso. “Nessuno deve dar baci al Principe Draco!” Continuò per poi nascondere timido il viso nell’incavo del collo del biondino e sussurrare, in modo che solo lui sentisse: “Solo io!”  
“Sì, Potty, solo tu!” Gli rispose in un sospiro e altrettanto silenziosamente in un orecchio Draco, con il petto devastato da un’ incontenibile gioia.
Nella Sala Comune di Serpeverde scese uno strano silenzio, permeato da meraviglia e da una soffusa contentezza, nel rimirare Draco Malfoy insieme al piccolo Harry Potter.
Più di una Serpe si ritrovò infatti, con un inspiegabile sorriso sulle labbra, così diverso dall’abituale ghigno che mostravano al di là dei loro sotterranei, mentre affascinati contemplavano il loro Principe, che tutti dai più piccoli ai più grandi stimavano, ammiravano e consideravano un punto di riferimento, circondato da una luce riflessa che lo illuminava tutto e lo rendeva ancora più bello e maestoso, di quanto già per loro non fosse.
Luce il cui Sole era proprio quel piccino.
E nessuno di loro non poté che rimanere incantato di fronte a questo straordinario spettacolo, dinanzi al quale la furia di Pansy raggiunse invece il limite, perché il tarlo del dubbio aveva cominciato ad intaccare le sue certezze, dimostrando che forse le parole di Blaise, sul legame che univa Draco a Potter, erano vere.
“Principe!” Esclamò all’improvviso il bambino, come folgorato da una fantastica idea.
“Posso diventare anch’io un Serpeverde?” Domandò con un sorriso raggiante e gli occhi ricolmi di tanta speranza, spiazzando non poco tutti i presenti.
“Ora basta!!!” Tuonò adirata la Parkinson, accortasi che il biondino, nonostante la faccia inizialmente scioccata, non sembrava intenzionato a negare quell’ assurda richiesta. “Draco, questa storia è inammissibile. Lui non può diventare un Serpeverde, perché…” Ma si bloccò nel bel mezzo della frase e al suo posto continuò con voce più calma Blaise: “… perché prima deve avere il consenso dell’ intera Casa Serpeverde. Vedi Potter, questa non è una decisione che può prendere solo Draco.”
Harry annuì comprensivo, senza minimamente rendersi conto di quanto in realtà era veramente accaduto.
Zabini infatti, aveva puntata la bacchetta contro la Parkinson e nessuna Serpe si era smossa minimamente rimanendone impassibile e indifferente.
Il bimbo cominciò quindi a chiedere l’approvazione agli amici del Principe.
“Se ti dico sì, in cambio tu cosa mi dai, Harry?” Domandò Daphne con un sorriso impertinente.
“Ma io non ho niente.” Fece mogio il piccino.
“Potresti sempre darmi un bacio.” Propose maliziosa, fingendo di non vedere lo sguardo assassino di Malfoy.
Il bimbo sentì invece la stretta, con cui Draco lo teneva tra le braccia, farsi più forte, come a trattenerlo a sé e impedirgli di andare dalla ragazza. Dolcemente, quasi a rassicurarlo, posò il capo sul suo torace, da cui si accorse che il cuore del biondino batteva tanto forte, e rispose con fermezza che non voleva.
Il battito della bionda Serpe allora rallentò, la presa con cui teneva il piccino si fece più lenta, e il bimbo si sentì veramente felice mentre nel suo cuore risuonava ancora, come una dolce melodia, quel solo tu, che poco prima il suo Principe gli aveva sussurrato.
La Greengrass comunque, anche se mise su un broncio offeso, diede il suo sì.
Theo e Millicent invece, prima di acconsentire, gli chiesero, dato che voleva diventare un Serpeverde, chi avrebbe scelto come suo peggior nemico tra i Grifondoro ed Harry, anche se quella storia dei nemici non gli piaceva per niente, si rese conto che in effetti anche lui aveva una persona, anzi due, che gli stavano antipatiche.
Con un po’ di esitazione rispose: “Ron e Ginny Lenticchia.” E tutti i Serpeverde, non capì perché, ma trovarono la cosa così esilarante, che scoppiarono di nuovo a ridere, tranne il Principe il cui corpo al contrario si irrigidì.
Anche Tiger e Goyle, dopo aver rivolto uno sguardo timoroso al loro capo, diedero la loro approvazione, così come Blaise che però pronunciò una frase parecchio strana, di cui ancora una volta Harry non comprese il vero significato.
“Forse, potresti riuscirci proprio tu, piccolo Potter, dal cuore metà Grifondoro e metà Serpeverde, a far cessare la rivalità tra le due Case e a creare un legame tra di esse basato sul sentimento opposto all’ odio.” Quest’ultima parte Zabini l’aveva detta però guardando negli occhi Malfoy, che però aveva immediatamente distolto i suoi.
I restanti Serpeverde furono interpellati per alzata di mano e nessuno, per la gioia del piccino e per l’ennesima sorpresa di Draco, si pronunciò sfavorevole.
Mancavano adesso solo Pansy ed il Principe.
Harry quindi, con tutto il coraggio che possedeva il suo piccolo cuore, si rivolse alla moretta.
“Pansy, posso essere anch’io un Serpeverde?”
La Parkinson avrebbe voluto gridare il suo ‘NO!’ così forte da farne arrivare l’eco fin sulla torre di Astronomia, ma la bacchetta di Zabini le premeva dietro la schiena proprio all’altezza del cuore, non che credesse che il moretto fosse capace di ucciderla, ma soprattutto le bacchette che la tenevano sotto tiro erano moltiplicate.
E per quanto quella situazione era del tutto paradossale, perché l’intera Casa Serpeverde si era schierata da parte di Harry-Sfregiato-Potter, la ragazza fu costretta ad annuire, ma nemmeno il sorriso pieno di gratitudine che il piccino le donò riuscì a scalfire l’intenso e bruciante desiderio che sentiva, adesso più che mai, di vendetta!
Harry si voltò e strinse forte il Principe in un caldo abbraccio.
“Hai sentito. Principe? Hanno detto tutti di sì!” Esclamò radioso. “Ti prego, posso diventare un Serpeverde come te?”
Non c’era nulla di divertente, eppure Draco aveva una voglia matta di ridere: Potter che desiderava essere un Serpeverde, che chiamava loro buoni e li preferiva ai Grifondoro, che aveva scelto lui e non Ron Weasley ma soprattutto, cosa che gli aveva fatto perdere inspiegabilmente qualche battito cardiaco rendendolo irrazionalmente soddisfatto e felice, Ginny Weasley.
Era tutto così assurdo che faticava a credere che quel bambino fosse vero.
Potty, con la sua disarmante, pura e ingenua bellezza stava riuscendo dove nulla prima era servito: lenire quel dolore profondo che da sette anni gli dilaniava l’anima.
Ma prima di accordargli il suo sicuro sì, volle stuzzicarlo ancora un po’.
“Non so, Potty. Dovresti prima dimostrarmi che saresti un degno Serpeverde.”
Harry si guardò in torno, in cerca di qualcosa che gli ispirasse come convincere il Principe, ma non trovò nulla. Poi il suo sguardo si soffermò sullo stemma che il biondino aveva sul petto e i suoi occhi cominciarono a fissare intensi il serpente argentato.
“Ssshassatasttassatssaashà.” Risuonò il suo sibilo agghiacciando tutti i presenti nella Sala Comune.
“Che hai detto, Potty?” Domandò con voce insicura e tremante Draco, alzandogli il mento e volgendo così il suo sguardo all’altezza dei suoi occhi.
“Ma come, non mi hai sentito Principe?” Chiese invece confuso il piccino, aggrottando le sopracciglia.
“No! Ripetilo, però stavolta guardando me.”
“Ho detto solamente: Ti prego Principe Draco!”
“Ridillo, ma questa volta solo il mio nome e guardando il serpente sullo stemma.” Pretese quasi balbettante.
“Solo il tuo nome, come fanno gli amici?” Domandò il bimbo con la voce incrinata per l’emozione.
“Sì!” Draco rispose solo, perché travolto dalla stessa prepotente sensazione che stava provando il bambino.
Harry fece come voleva il Principe, senza però capirne bene il motivo e lento, in una lingua diversa e per molti oscura, che non sapeva però nemmeno di conoscere, pronunciò: “Ssaashà!”
E con il cuore che batteva a mille vide il Principe prendere la propria bacchetta e con questa staccarsi lo stemma dal suo maglione e cucirlo sul suo.
“Potter, adesso sei ufficialmente un membro della Casa di Serpeverde e questo che porti sul petto è il nostro simbolo: un serpente argentato su uno sfondo verde!” Gli spiegò con negli occhi un misto tra orgoglio e affetto.
Harry per la gioia abbracciò stretto il suo Principe e gli diede un bacino sul collo.
“Potteeer!” Lo allontanò da sé col viso in fiamme. “Ti avevo detto niente baci avanti ad altre persone.” Si lasciò sfuggire.
Ma quando sentì gli ‘Ohhh!!!’ meravigliati e attoniti dei suoi compagni e le seguenti risate, desiderò tanto poter sprofondare e nascondersi sottoterra.
“Non è vero Principe, tu avevi parlato solo dei baci sulle guance! E io te l’ho dato sul collo!” Precisò con un broncio il piccino.
“Potty, forse tu non lo sai, ma per Draco il collo è una delle sue parti più sensibili e prova davvero sempre tanto piacere quando lo si bacia proprio lì.” Gli rivelò ridacchiando la Greengrass.
Le reazioni di Harry e di Draco furono le stesse, anche se per motivi diversi: arrossirono furiosamente entrambi, il primo per l’emozione di aver fatto tanto felice il suo Principe, il secondo per un devastante imbarazzo.
Ed è questa la scena a cui si ritrovarono ad assistere a bocca aperta e sguardi increduli, Severus Piton, con dietro la Granger e i due fratelli Weasley: tutti gli studenti di Sepeverde, che si stavano sbellicando dalle risate, accomodati in modo da avere al centro la poltrona su cui erano seduti Malfoy e il piccolo Potter.
Proprio, pensò distrattamente Hermione, come sudditi alla corte dei loro due Principi.





N.A. Mi dispiace davvero immensamente per non essere riuscita a rispettare i tempi di aggiornamento che vi avevo promesso, ma tra impegni vari e un caldo asfissiante, ho trovato davvero difficile avere abbastanza tempo per scrivere.
Comunque grazie infinite per l’affetto che mi dimostrate nel leggere così numerosi la mia storia e per quanti mi hanno donato il loro parere nei meravigliosi commenti che ho letto.
Perdonatemi anche se non rispondo neanche oggi alle vostre recensioni, ma vi assicuro che ogni vostra parola è stato per me un piccolo ma prezioso regalo che avete fatto al mio cuore.
Quindi un grazie di vero cuore a hay_chan, Vale Lovegood, Ina, antote, Anto Chan, ninny, Nihal, dark89, strega_del_lago, dracodraconis, xla!
Vi abbraccio con tanto affetto! Infinity19








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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco CAPITOLO 11

Nel giro di meno di ventiquattro ore gli aggettivi o i sinonimi per descrivere il suo stato d’animo, che Severus Piton aveva utilizzato per definire la circostanza che aveva trasformato Harry Potter in un bambino, erano man mano cambiati mutando di significato col passare del tempo: il tutto accompagnato da diverse espressioni gestuali del suo corpo.
La prima parola era stata divertente: non aveva potuto farci niente, ma di fronte alle rimostranze della McGranitt, che agitata raccontava l’episodio incriminato e pretendeva l’immediata espulsione di Draco Malfoy, non aveva potuto evitare di ghignare apertamente e anzi, cosa che non avveniva da anni, era stato addirittura sul punto di ridere. E più la bocca gli si storceva in quell’espressione ilare e più la professoressa si irritava: ma era normale, si disse. Minerva era priva dello humor tipico dei Serpeverde, che chiaro, nell’incantesimo usato dal suo figlioccio, le avrebbe mostrato invece un semplice ed innocuo scherzetto! Una burla infondo, tanto per divertirsi: cosa che lui per l’appunto stava facendo con vero piacere.
La seconda era stata perplesso: il preside, proprio come la professoressa di Trasfigurazione, era un Grifondoro fin nelle punte dei suoi bianchi capelli, e a rigor di logica non avrebbe dovuto trovarci nulla di tanto spassoso in quella storia, eppure, mentre come lui ascoltava le lamentele della donna, Silente non aveva fatto altro che sorridere e la sua giovialità si rifletteva anche nei suoi occhi, che però risplendevano di una luce sinistra che era riuscita a congelare il ghigno sul viso del pozionista, trasformandola in un’espressione tesa e preoccupata.
Aveva seguito la parola sconcerto: “Ho deciso che il piccolo Harry sarà affidato al giovane Draco. Non c’è infatti nel castello persona più giusta per quest’incarico.” Aveva dichiarato Silente, dopo aver letto una missiva consegnatagli da poco da un gufo della scuola, letteralmente ghignando, e non sorridendo come suo solito, aveva osservato allibito Piton, lasciando sia lui che la McGranitt a bocca aperta, perché incapaci di assorbire il senso reale di quell’ enigmatica e folle affermazione, o di gestirne la portata.
Malfoy era assolutissimamente la persona meno adatta di tutta la scuola, o dell’universo intero, per prendersi cura di qualcun altro che non fosse se stesso: figuriamoci poi, proprio di Harry Potter!
Assurdo era stata la quarta: perché diamine Draco aveva accettato quella proposta senza minimamente obiettare, come invece avevano fatto la Granger e Weasley? Va bene che rischiava l’espulsione, ma perché neanche una protesta o una lamentela, come la sua indole capricciosa e viziata gli suggeriva di fare ogni qualvolta era costretto in una situazione per lui sgradevole o ripugnante? Che quella, non la considerasse tale? Fu il fugace ma sconvolgente pensiero del professore.
Severus aveva inarcato un sopracciglio, cominciando a sospettare che qualcosa di veramente importante e fondamentale gli sfuggisse: qualcosa che, a quanto sembrava, Silente aveva invece già intuito.
Quando il biondo Serpeverde e il bambino avevano fatto il loro ingresso nella Sala Grande per la cena, assurdo fu sostituito in rapida successione, prima da sollievo: aveva riconosciuto infatti immediatamente il gelo penetrante che traspariva dallo sguardo del suo pupillo e questo lo aveva rassicurato, confermandogli che i suoi dubbi erano infondati e che nel ragazzo nulla era cambiato, soprattutto nei suoi sentimenti di odio verso il moretto; poi da shock, quando quel moccioso aveva dichiarato all’intera Sala la sua simpatia per i Serpeverde e antipatia per i Grifondoro, ma soprattutto la sua netta preferenza e predilezione per Draco e il rifiuto dei suoi migliori amici e della sua pseudo-ragazza; infarto invece, come quello che sentì presto gli sarebbe venuto, quando vide con sguardo incredulo Malfoy che, con occhi carichi di ira, aveva pronunciato un Accio per impedire che la rossa Weasley desse un bacio al piccino, per poi stringerlo tra le sue braccia, quasi fosse il più prezioso dei tesori, e condurlo alla sua tavolata, con un viso dai lineamenti così dolci e rilassati, che mai prima d’ora gli aveva visto.
E durante il percorso non aveva sentito cosa si dicessero, ma per un attimo gli era sembrato di intravedere negli occhi del giovane Malfoy i barlumi di un fuoco la cui causa poteva essere solo una e che con la parola odio non aveva nulla a che fare, ma che molti a volte, anzi troppe, non erano in grado di distinguerne la differenza.
Sperò con tutto se stesso d’aver avuto un abbaglio, ma adesso la parola giusta per giustificare il senso di nausea che gli aveva preso all’improvviso alla bocca dello stomaco e che gli stava impedendo di godersi la cena, era malessere.
Malessere che si acuì nel momento in cui osservò quelle stesse fiamme avvampare e divampare minacciose, quasi a creare una barriera, che impedisse a Silente, o a chiunque fosse stato così pazzo da provare, ad allontanare il piccolo Potter dalle braccia di Draco.
Ma cosa Morgana stava accadendo? Non poteva essere! Non soprattutto proprio quello!!! La sua mente continuava a ripetergli provando a negare l’evidenza di quello che i suoi occhi avevano accertato, ma che lei strenuamente non riusciva proprio a concepire, né figuriamoci ad accettare.
Severus Piton aveva passato una notte insonne, crogiolato dal dubbio e dall’incertezza e, nemmeno i ricordi dei numerosi scontri tra Potter e Malfoy in tutti quegli anni, erano riusciti a placare la sua agitazione.
Doveva capire: avere conferme sicure e certe!
Per cui appena spuntata l’alba, il professore di Pozioni era uscito dalle sue stanze e si era diretto nella Sala Comune dei Serpeverde, notando da lontano che la Parkinson, venuta da chissà dove, era anch’essa appena rientrata. Ma su questo episodio avrebbe indagato più tardi.
Con passo rapido era salito su ai dormitori maschili e piano e il più silenziosamente possibile aveva aperto la porta della stanza del Capocasa delle Serpi.
Ma forse, per la sua quiete mentale, sarebbe stato meglio non farlo.
“…” Non esisteva infatti alcuna parola per descrivere quello che vide in quel momento.
Con orrore constatò che Draco e il piccolo Potter dormivano nello stesso letto abbracciati stretti l’uno all’altro e se questo non bastasse assistette sgomento e allibito al loro risveglio.
Dovette richiudere immediatamente quella porta perché abbagliato da una luce che non era del Sole, impossibile da vedere nei bui e profondi sotterranei del castello, ma di quella A…, di cui lui conosceva le restanti quattro lettere, ma che non riusciva proprio a pronunciare.
A… che riluceva intensa e splendente negli occhi di Draco.
Senza minimamente notare la presenza di Zabini seduto in una delle poltrone della Sala, il professor Piton era ritornato velocemente nei suoi appartamenti, maledicendo l’intera stirpe Malfoy per aver generato un discendente tanto imbecille e sconsiderato come quel mentecatto che aveva per figlioccio.
Innamorarsi di un bambino? Ma come dannazione era stato possibile? Se per i babbani esistevano le carceri a vita, per il loro mondo c’era direttamente un biglietto di sola andata per il bacio dei dissennatori, senza  neanche una sola notte ad Azkaban, se l’innocenza di un fanciullo veniva intaccata.
Ma il vero problema non era che quello fosse un bambino, dovette ammettere mentre con rabbia e frustrazione si sedeva sulla poltrona accanto al camino, non credeva infatti che il giovane Malfoy fosse così stupido, piuttosto chi quel piccino fosse.
Perché non era concepibile, né razionalmente pensabile, che Draco potesse provare qualcosa per Harry Potter: non dopo tutti quegli anni di screzi, astio e dissapori e infine la totale indifferenza da parte del moretto, durante la guerra, per il biondino.
Eppure mentre adesso assisteva a quella scena nella Sala Comune, richiamato ad intervenire a gran voce dai Grifondoro per la presunta diceria che Malfoy avesse fatto del male a Potter, finalmente con sofferenza capì che invece era tutto vero. Ora infatti le parole erano due: comprensione e dolore.
Perché quel bambino era il passato di un Potter che non risplendeva, né mai avrebbe rifulso, della stessa luce del suo amato Draco, e che presto sarebbe tornato rompendo l’incanto e spezzandogli il cuore.
Ma come un fulmine a ciel sereno, mentre osservava attonito in che modo quei due si guardassero negli occhi, si accorse di qualcosa che prima non aveva affatto notato: quella luce aveva riflessi smeraldini!
Una sensazione che ormai credeva morta, nell’attimo stesso in cui occhi simili e dallo stesso intenso e vivido verde di Potter si erano chiusi, dando addio alla vita a causa di quella A…, che lui da allora tanto odiava e di cui non era stato più capace di pronunciarne il nome, cominciò di nuovo a pulsare nel suo petto: la speranza.
Forse per Draco ce ne era ancora una, che guarda caso, sorridente, gli era seduta proprio sulle ginocchia.

“Principe, ci sono un signore tutto vestito di nero e i Grifondoro!” Esclamò Harry attirando l’attenzione di tutte le Serpi sui nuovi arrivati.
Più di un Serpeverde estrasse allora la bacchetta, alzandosi e formando inconsapevolmente una barriera protettiva intorno alla poltrona dove stavano Malfoy e il piccolo Potter.
Ron, Ginny ed Hermione, ancora increduli e ammutoliti per la scena a cui avevano appena assistito, estrassero le loro. Ma lo scontro, di cui nell’area si sentiva il profumo, fu evitato dal professore di Pozioni.
“Come potete constatare, Potter sta bene.” Strascicò in tono disgustato. “Quindi ora uscite di qui immediatamente, senza emettere suono, e andate nella Sala Grande o direttamente a lezione: non mi interessa! L’importante è che non debba ancora vedere le vostre facce o sentire la vostra voce, per l’intero giorno!” Ordinò perentorio e senza discussione ai tre Grifondoro.
“Ma professore! Noi…” Cercò di obiettare Ron.
“Trenta punti tolti a Grifondoro.” Ghignò l’insegnante. “Continui pure signor Weasley e le sottrarrò dieci punti per ogni parola che le uscirà dalla bocca.” Aggiunse in tono maligno. “Lo stesso vale per sua sorella e la signorina Granger. Così imparerete a non disturbarmi ancora a causa di fandonie insensate sui vostri compagni di Serpeverde.”
Hermione, mentre Piton parlava, era riuscita a districarsi con lo sguardo tra i vari Serpeverde e a trovare un angolo da cui potesse osservare il loro inconsapevole amico.
Emise un sospiro di sollievo quando capì che stava realmente bene e guardando Malfoy, non riuscì a negare che probabilmente Harry stesse davvero in ottime mani. Ma il terrore si impadronì di lei, quando notò lo stemma che il piccino portava sulla maglia e ringraziò Merlino che Ron non se ne fosse invece ancora accorto. E prima che lo facesse e che una sicura guerra scoppiasse nella Sala Comune dei verde-argento, afferrò i due fratelli Weasley e uscì dalla stanza, ordinando poi a quelli che ne erano rimasti fuori di allontanarsi subito, se non volevano intercorrere nelle ire del professore di Pozioni.
Tutti repentinamente seguirono il suo consiglio.
Piton aggrottò le sopracciglia di fronte allo strano comportamento della riccia Grifondoro e, per capirne la causa, seguì la direzione di quello che era stato il suo sguardo, ma si ritrovò semplicemente ad osservare ancora quel paradosso che erano Potter e Malfoy insieme. Non si avvide però, né trovò strano, la mano del biondino posata aperta all’altezza del cuore del piccino, quasi come se sotto avesse voluto nascondervi qualcosa.
A differenza del professore, Draco infatti sapeva cos’è che aveva spaventato la Grifoncina e, per quanto si ritrovò mentalmente a ringraziarla per non aver palesato la questione e quindi turbato Potty, volle evitare di aver problemi anche con il suo padrino, che sicuramente avrebbe osteggiato la scelta di accettazione dei Serpeverde e impedito al bambino di portare il loro simbolo, cosa che lo aveva reso tanto felice.
E il biondino desiderava con tutto se stesso che quel bimbo felice lo fosse sempre, quindi non avrebbe permesso ad alcuno di privarlo di quei meravigliosi e dolci sorrisi, nemmeno alla persona che considerava come un padre.
“E voi? Cosa ci fate ancora qua? Avanti, andate immediatamente a fare colazione!” Tuonò scontroso Piton ai suoi studenti, ma prima di uscire dalla Sala Comune si rigirò verso Malfoy con l’intenzione di dirgli di stare attento e non fare sciocchezze, ma poi desistette perché inutile.
Quel maledetto A… era capace di farti commettere le azioni più assurde: la massima fra tutte, sacrificare la vita per proteggere il destinatario del proprio cuore.     
E pensare che se fosse servito o avesse potuto, sedici anni prima l’avrebbe fatto anche lui…

“Ma chi è quel signore, Principe?” Volle sapere Harry, dopo che l’uomo se ne fu andato.
“È il professore Severus Piton, il responsabile della Casa dei Serpeverde.”
“Sembra tanto triste!” Proruppe il bimbo in tono abbattuto.
Le poche Serpi rimaste, tranne Draco, ghignarono.
“Potter, Piton tutto è tranne che triste! È quasi sempre arrabbiato, se non addirittura infuriato, ma mai veramente felice o dispiaciuto per qualcosa.” Gli rispose Teo.
“E questo non è triste?” Fece mogio il piccino. “Forse anche lui vorrebbe un abbraccio o un bacino, ma nessuno glieli dà. Magari si sente tanto solo.”
I ghigni scomparvero venendo sostituiti da espressioni più serie, dato che nessuno di loro, tranne Malfoy, si era mai veramente preoccupato o interessato della felicità del loro professore.
“Forse hai ragione, Potty!” Gli sussurrò il biondino. “Probabilmente anche il professor Piton ha bisogno solo di un po’ d’affetto per esser più felice. Basta solo che non sia tu a dargli i bacini.”
“Perché io no?” Domandò confuso Harry.
“Perché devi darli solo a me!” Gli confidò, arrossendo, in un orecchio.
Solo a te!” Gli promise, stringendogli forte le braccia intorno al collo e posando con un sorriso pieno di gioia il capo sulla spalla.
“Ora su, andiamo a fare colazione! Tu non hai fame?” Draco chiese imbarazzato, notando gli strani sorriseti sui volti dei suoi amici e facendo scendere Harry dalle sue gambe.
“Sì, Principe! Tanta!” Rispose il piccino prendendogli una mano e con l’altra afferrando la borsa con i suoi libri.
E mentre anche loro lasciavano la Sala Comune, rimasti soli, Blaise abbassò la sua bacchetta  e lasciò libera la Parkinson.
“Zabini, questa me la paghi! Anzi me la pagheranno tutti!” Sibilò velenosa la ragazza. “Come avete osato minacciarmi e permettere a quel moccioso di indossare il nostro stemma!” Proruppe indignata. “Quello è Sfregiato, è il Grifondoro che tutti noi odiamo al di sopra di qualsiasi altro appartenente alla sua Casa, è nostro nemico, è…”
“È l’ Amore di Draco, Pansy!” Le urlò afferrandola per le braccia.
“No!!! Non può essere!” Si ribellò all’ evidenza la Serpeverde.
“Pansy, ascoltami.” Le disse con più calma. “Se veramente ci tieni a Draco, lascia stare quel bambino! Siamo amici da una vita, ma non ti permetterò di rovinare questi pochi attimi di felicità che gli sono stati concessi da un destino, purtroppo crudele. Sì perché quando gli effetti della magia spariranno, Draco sarà disperato nella consapevolezza che ciò che veramente prova, e che è riuscito a sentire solo grazie all’innocenza e al sincero affetto di quel piccino, non è corrisposto dal Potter adulto. Se lo ami davvero, lascia che viva almeno questi pochi giorni di vera gioia, perché dopo, tutto svanirà insieme ai ricordi che quel bambino, a quanto sembra da quanto accaduto in questi anni, non porterà mai con sé.”
Detto questo il moretto, lasciando un ultimo sguardo pieno di significato alla ragazza e sperando d’esser stato chiaro, si avviò nella Sala Grande.
Pansy, prima di seguirlo, chiuse gli occhi indecisa su cosa fare.

Nel mentre Blaise raggiunse i suoi amici, che stavano risalendo i lunghi corridoi dei sotterranei, il piccolo Harry scorse da lontano Neville e lasciando la mano di Draco, si allontanò dal gruppetto dei Serpeverde e sorridendo gli corse incontro.
Diciamo che il giovane Malfoy non gradì affatto quel distacco e un’improvvisa stizza e un inspiegabile nervosismo si impossessarono di lui. Come Merlino era possibile che quel Paciock potesse anche solo interessare a Zabini, proprio non se lo spiegava: lui lo trovava così insulso e irritante, che non capiva come mai non gli avesse ancora lanciato una fattura. Ma il prurito che sentì alla mano che stringeva la bacchetta, mentre osservava, con le palpebre degli occhi strette in due fessure, quel deficiente fare una carezza tra i capelli del suo Potty, gli confermò che avrebbe provveduto entro breve.
Blaise invece provò qualcosa di simile, ma indirizzato al bambino, geloso, lui riusciva ad ammetterlo, del fatto che il piccolo Potter potesse avvicinarsi al suo amato Grifondoro con tanta semplicità e senza problemi, e ricevere tutte quelle attenzioni che avrebbe tanto invece desiderato potessero essere solo per sé.
“Neville! Neville!” Gli gridò contento il piccino andandogli incontro.
“Harry, ciao!” Gli sorrise gioviale il leoncino facendogli una leggera carezza sul capo.
“Ma stamattina non sei venuto anche tu a vedere se i Serpeverde mi avevano fatto del male?” Domandò innocentemente il piccino, che aveva trovato strano non trovare anche lui nella Sala Comune insieme agli altri tre Grifondoro.
Neville voltò il viso verso le Serpi, che ancora lontani li stavano raggiungendo, e leggermente arrossì, poi girandosi di nuovo verso Harry, rispose un po’ balbettando: “Ehm… no! N-non credevo c-che quella voce fosse v-vera.” Poi allarmatosi continuò: “Perché te ne hanno fatto Harry?”
Il bimbo scosse la testa: “No! Sono stati tutti tanto buoni e gentili, soprattutto il Principe Draco! Stanotte c’era il temporale e io avevo tanta paura, ma il Principe con una magia l’ha fatto finire e poi mi ha lasciato dormire con sé nel suo letto. E ieri sera mi ha dato anche il bacino della buonanotte! Sai, nessuno mai, da che mi ricordi, me ne aveva mai dato uno.” Il bimbo raccontò con un sorriso smagliante ed emozionato.
“Sul serio?” Chiese invece stupito il Grifondoro che, nonostante dopo la cena della sera precedente si era convinto che Malfoy non fosse un reale pericolo per il suo piccolo amico, non avrebbe mai creduto che l’algida Serpe potesse essere così comprensiva e affettuosa con Harry.
“Sì, davvero! E poi guarda qui!” Il piccino disse indicandosi il maglioncino. “Adesso anch’io sono un Serpeverde come loro!” Fece tutto orgoglioso mostrando lo stemma con dentro un serpente argentato. 
Ma il timido Paciock, dopo l’iniziale meraviglia, assunse un’espressione più triste.
“Che c’è Neville? Sei arrabbiato perché adesso dobbiamo essere nemici?”
“Oh no, Harry!” Rispose con enfasi e abbassandosi per dargli un bacio sulla fronte, senza notare però gli sguardi carichi di odio e invidia di due particolari Serpeverde. “Non pensarlo nemmeno! È solo che tu…” Ma non continuò: avrebbe voluto dirgli che era anche lui un Grifondoro, ma non vi riuscì rendendosi conto di quanto felice fosse il piccino proprio per quello stemma, che da grande invece avrebbe tanto disprezzato.
“… sei un bellissimo Serpeverde!” Preferì invece concludere, allietandosi poi del sorriso gioioso e luminoso che in cambio il bimbo gli fece.
“Oh Neville, grazie! Sai, anche se tu sei un Grifondoro e ora dovremmo essere nemici, anche a me stai tanto simpatico!”
“Ne sono davvero onorato! Ma perché dici ‘anche a me’, Harry? A qualcun altro sono simpatico?” Domandò confuso il Grifoncino.
“Oh sì!” Annuì il piccoletto. “Anche Blaise ti trova tanto, tanto simpatico!”
Paciock si voltò di nuovo verso il gruppetto dei verde-argento, sempre più vicini, e quando incontrò gli occhi di zaffiro del moro Serpeverde, arrossì furiosamente.
“Za-Zabini?” Balbettò il ragazzo, prossimo allo svenimento.
“Oh… ehm… Harry o-ora d-devo andare! C-ci vediamo d-dopo!” Pronunciò poi, prima di scappare via e lasciare il bambino confuso al centro del corridoio.
“Potter!!!” Fece invece con tono minaccioso Zabini, che raggiuntolo lo aveva sollevato da terra per poterlo tenere viso contro viso. “Che cosa gli hai detto?” Strascicò lentamente.
Il piccino non si spaventò, perché si era convinto che quando i Serpeverde si comportavano in questo modo era solo per nascondere la propria timidezza.
Quindi candidamente rispose: “Niente! Solo che anche tu lo trovi tanto simpatico!”
Il moretto arrossì, proprio come pochi attimi prima aveva fatto il Grifondoro, mentre i suoi compagni scoppiarono a ridere.
“Io ti ammazzo Potter!”
“Tu non ammazzi proprio nessuno, Blaise!” Dichiarò con occhi fiammeggianti Draco strappandogli il bambino dalle braccia e circondandolo possessivamente con le sue.
“Perché lo ammazzo prima io!” Fece guardando arcigno il bimbo, che però continuava a sorridere.
“Perché che ho fatto di male, Principe Draco?”
Malfoy arrossì imbarazzato. “I Serpeverde non lasciano che i Grifondoro, o chicchessia,” Sottolineò geloso. “gli diano i baci! Mi hai capito bene, Potter?”
Harry si strinse forte al biondino e poggiò il capo sul suo petto.
Solo tu, Principe Draco!” Ripeté quella dolce e fantastica promessa.
Solo io!” Gli confermò sommessamente il giovane Malfoy, ed Harry non capì com’era possibile, ma quella voce sembrava gli fosse uscita direttamente dal cuore.



N.A. Finalmente ho trovato il tempo di rispondere ai commenti! Scusate davvero se non ho potuto prima! Un bacio a tutti!
Ina: Grazie di cuore per i tuoi bei complimenti! Ammetto che all’inizio immedesimarmi in un bambino non è stato affatto semplice, dato che io non lo sono da un bel po’ di tempo, però man mano che la storia procedeva, ho trovato sempre meno difficoltà, proprio come se fosse lo stesso Harry a dettarmi le battute o quei suoi atteggiamenti tanto imbarazzanti per Draco. Mi fa quindi davvero tanto piacere che apprezzi così tanto come descrivo questo piccino e che la fanfiction ti appassioni così tanto. Ti abbraccio con affetto!
antote: Ehm… mi sa che Pansy non ti piaccia proprio: è così? Beh, allora siamo in due! ^___^ Comunque vedrò di provvedere e di accontentarti, nel frattempo grazie davvero per i tuoi complimenti! Un bacione grande grande!
hay_chan: Sono contenta che il cap ti sia piaciuto così tanto da farti sorridere, e che soprattutto trovi così teneri il piccolo Harry e il principe Draco. Grazie infinite per i tuoi sempre entusiastici commenti. Baci! Baci!
_G0tik4_: Grazie davvero per i tuoi complimenti! Purtroppo per quanto riguarda il ritorno di Harry adulto non posso dirti niente, se non: non temere! Infondo nei generi mica ho scritto Triste o Malinconico? Solo che prima che questo momento arrivi, ci vuole un po’ di tempo, perché con questa mia storia voglio donare una settimana di vera felicità alla triste infanzia del piccolo Harry. Spero allora che continuerai a seguirmi e che se ne avrai voglia, tu voglia lasciarmi ancora un tuo parere. Un bacio affettuoso!
Metis: Grazie infinite perché trovi così belli questi miei capitoli! Ammetto che, quando devo descrivere le scene con i Serpeverde, mi diverto anch’io tantissimo, nonostante la mia natura sia nettamente Grifondoro! ^__- Purtroppo non posso svelarti cosa accadrà quando Harry tornerà adulto, altrimenti rovinerei la sorpresa. Però pensaci, come tu stessa mi hai una volta ricordato, in questo momento il Potter adulto è in coma: chissà che starà sognando! ^___^ Ti abbraccio con affetto sincero. Kiss!    
strega_del_lago: Ti ringrazio di vero cuore perché trovi così teneri il piccolo Harry e il principe Draco, ma soprattutto perché li adori così tanto. Un bacio affettuoso!
dark89: Spero che quello che sto per scriverti ti dia le rassicurazioni che stai cercando: questa è una Draco/Harry e non una Harry/Ginny! ^___^ Grazie davvero, perché da quando hai deciso di commentare nel capitolo 8, non sei mai mancata di farlo anche nei successivi! Ti abbraccio di cuore! Baci!
Vale Lovegood: In effetti se Harry non ricorda di questa settimana con il Principe Draco c’è un motivo, che però verrà svelato più in là. Purtroppo per il momento, mi dispiace, ma non posso dirti nulla. Grazie davvero per i tuoi commenti e per i tuoi tanti e bei complimenti. Ti abbraccio con affetto sincero. Un bacione!
Anto Chan: Grazie davvero per i tuoi sempre bei complimenti, che apprezzo davvero tanto. Ricambio con calore il tuo affetto e ci aggiungo una scatola di Baci!
Hollina: Grazie davvero per aver deciso di lasciarmi un commento. In effetti Draco è protettivo con il piccolo Harry, non solo perché ora sa che cosa ha subito nella sua triste infanzia, ma anche perché infondo ne è geloso e inconsapevolmente innamorato. Cioè lo è del grande, ma al momento non riesce a distinguere il bambino dall’adulto. Ti abbraccio con vero affetto e perdonami se non riesco ad aggiornare nei tempi brevi che vorresti, ma ti assicuro che prima proprio non posso. Baci!







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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 12 Efp CAPITOLO 12

Dannazione! Com’era possibile che fosse passato ancora solamente uno stramaledetto minuto?
Si chiese arrabbiato e sempre più nervoso Draco, che dal suo orologio tornò a posare, per l’ennesima volta, lo sguardo sul portone della Sala Grande.
Stava fremendo di impazienza e proprio non capiva come avesse fatto quel moccioso a convincerlo ad acconsentire a lasciarlo andare.
E poi maledizione, rifletté imprecando mentalmente per la sua stupida e improvvisa debolezza, non gli aveva neppure detto dove era diretto!
Oh, ma appena fosse tornato non gli sarebbero bastati tutti i suoi luminosi sorrisi, o quei teneri occhioni da piccolo cucciolo, o i suoi soffici bacini… che avevano il potere di accendergli il fuoco dentro, gli aggiunse sospirando la vocina al centro del petto… per evitargli la sonora sgridata, che aveva tutte le intenzioni di fargli.
Beh, forse i baci sì, ammise arrossendo leggermente.
Ma il rossore fu sostituito immediatamente dal pallore e il suo umore si fece ancora più cupo, quando la sua mente, sconquassata tra agitazione e straziante preoccupazione, gli fece notare che la lancetta dei minuti si era spostata unicamente di un’altra sola tacchetta e non di sessanta, come la percezione sballata del tempo, che aveva in quel momento, gli indicava.
Ma perché diamine Potter non tornava?
“Malfoy, smettila di torturare quell’orologio! Sono passati appena, soli dieci minuti!” Fece con un ghigno ironico la bionda Daphne.
“E poi se non la smetti di guardare con quegli occhi il portone, scommetto che tra un po’ prenderà fuoco!” Aggiunse Millicent con lo stesso tono divertito della Greengrass.
“Dai non ti preoccupare, Draco. Vedrai che adesso arrivano.” Blaise gli poggiò una mano sulla spalla, notando quanto teso fosse il suo biondo amico e, nonostante anche sul suo viso vi fosse la presenza di un tenue e genuino sorriso, la sua voce era comprensiva.
Diversamente dai suoi amici infatti, che si stavano divertendo come matti ad osservare il biondo purosangue così ansioso a causa di quel bambino, l’espressione serena del moretto era dovuta invece alla constatazione di quanto quel profondo sentimento stesse riuscendo a cambiare in meglio e così tanto il suo migliore amico, il cui viso, solitamente impassibile e imperturbabile di fronte a qualsiasi situazione, mai come in quel momento mostrava così chiare e trasparenti le sue emozioni.
Era davvero felice per Draco e forse lo sarebbe stato maggiormente anche per se stesso, se solo avesse voltato il capo e avesse notato il cipiglio indispettito del Grifondoro dei suoi sogni, che guardava con malcelato fastidio l’intimità con cui la sua mano stava carezzando il biondino.
“Io non sono preoccupato!” Digrignò Malfoy tra i denti, minacciando tutti con lo sguardo e sfidandoli a sostenere il contrario.
Ma le parole di Blaise, contrariamente ai suoi reali intenti, erano riuscite ad acuire esponenzialmente il suo livello di irritazione ed inquietudine.

Già perché Potter, quando erano arrivati di fronte alla Sala Grande e stavano per varcarne la soglia, aveva espresso il desiderio di andare prima da un’altra parte e nonostante lui avesse provato a proibirglielo, giustificandosi che avessero appena mezz’ora per fare colazione prima che iniziassero le lezioni, e che non aveva tempo per portarlo in giro per il castello, il fanciullo con tutto il suo candore aveva replicato che la sua presenza non era affatto necessaria, ma che anzi al contrario lui dovesse assolutamente aspettarlo dentro seduto alla tavolata dei Serpeverde.
“Voglio farti una bella sorpresa, Principe Draco!” Aveva affermato con un caldo sorriso e con gli occhi che brillavano di aspettativa ed emozione nella speranza di rendere, con il dono che aveva ideato di fargli, felice il suo amato Principe e più buona la sua giornata.
Al ché il biondino aveva inarcato un sopracciglio, pensieroso e indeciso se accontentarlo o meno: lui adorava le sorprese ma al contempo non voleva che il piccolo Potter gironzolasse da solo per quell’immenso castello, dove c’erano più pericoli che stanze e dove soprattutto si aggiravano i Grifondoro.
“Ti prometto Principe che non ci metterò tanto!” Provò ancora il piccino, accortosi della titubanza del Serpeverde. “E poi non sarò da solo: mi accompagneranno Gregory e Vince!”
I due ragazzi, che stavano occhieggiando con brama e desiderio il portone della Sala, impazienti di potervici entrare e fare finalmente un’ abbondante colazione, spalancarono esterrefatti la bocca e si voltarono a guardare il piccoletto, che era ancora in braccio a Malfoy.
Ma mentre il bimbo li osservava con sguardo tranquillo, sicuro che per loro non ci fossero problemi, quello del biondino era così inquietante e minaccioso che i due sentirono un tremito angosciante salirgli su per la schiena, perché anche se alcuna parola era stata pronunciata, quegli occhi di ghiaccio gli assicuravano un’atroce e terribile vendetta se al piccolo Potter fosse successo qualcosa.  
E convinto che il messaggio fosse stato recepito, visti i volti pallidi e spaventati di Tiger e Goyle, Draco aveva concesso il permesso al bambino di andare, ma prima di farlo scendere a terra gli aveva sussurrato mellifluo all’orecchio: “Potty, non mi piace aspettare. Quindi ti conviene metterci il minor tempo possibile, altrimenti…” Si girò verso Pansy, che li aveva appena raggiunti. “… potrei decidere di concedere i miei baci a qualcun altro!” Sottintendendo col suo sguardo a chi si riferisse.
Sapeva che quell’intimidazione era proprio una bastardata, perché, seppur non vera, avrebbe fatto soffrire il piccino, ma la prospettiva di doverlo lasciare, anche solo per qualche minuto, gli aveva provocato una fitta al petto. Non capiva da dove gli uscivano quelle nuove ma così intense emozioni, ma quel senso di possessività misto al suo innato egoismo gli urlavano che Potty era solo suo e che le sue attenzioni, così come la sua presenza, dovevano essere esclusivamente e unicamente per lui
Né per Paciock, né per i suoi amici, né per qualsiasi altro stramaledettissimo essere vivente sulla faccia della Terra…
Ma, contrariamente alle sue aspettative, l’espressione di Harry non era affatto dispiaciuta, né minimamente triste, piuttosto scocciata.
Il bimbo aveva infatti incrociato le braccia e aveva sbuffato!
“Principeee!” Aveva detto con tono lamentoso. “Non si dicono le bugie!” Aveva esclamato cantilenando e poi con un piccolo sorriso, furbetto aveva aggiunto: “Ricordi? Io conosco il tuo segreto!” Dopodiché gli aveva dato un bacio sul naso e approfittando dello sbigottimento del giovane, che era stato letteralmente preso in contropiede, era riuscito a scivolare dalle sue braccia e, prendendo per mano i due giganteschi Serpeverde, era scappato via.
“Potter!!! Avevo detto niente baci!” Gli aveva gridato dietro il biondino, rossissimo in viso, quando era riuscito finalmente a riprendersi. E con un ghigno felice aveva ascoltato le risate cristalline del bimbo e la sua vocina che da lontana gli urlava: “Scusa, Principe!”
Poi con un dito si era sfiorato il naso e, con gli occhi persi a fissare l’ultimo punto in cui lo aveva visto, aveva esclamato con intonazione orgogliosa: “Quel bambino è proprio un degno Serpeverde!”
“Draco, ma di che segreto parlava Potter?” Aveva chiesto Pansy, invidiosa e disgustata per quell’ulteriore nauseante scena a cui aveva assistito.
“Non sono fatti tuoi, Parkinson!” Aveva risposto truce Malfoy per poi varcare la soglia della Sala Grande.

Ed ora era seduto al suo posto alla tavolata Serpeverde, pentendosi amaramente d’ aver affidato il suo Potty a quei due enormi energumeni. E al solo pensiero che avessero potuto fargli del male, gli era salita la nausea.
“Oh, io fossi in te, invece mi preoccuperei!” Disse scherzando Theo. “Dalla fame che avevano Tiger e Goyle, probabilmente adesso il piccolo Potter sarà stato già divorato e anche digerito.” Continuò provocando l’ilarità di parecchie Serpi, tranne di Blaise, di Daphne, di Pansy e naturalmente di Draco, che cominciò visibilmente a tremare… di rabbia e paura!
“Dai Draco, non lo stare a sentire! Lo sai che Theo stava solo giocando.” Provò a calmarlo la Greengrass, consapevole e spaventata di quanto terribile e pericoloso il giovane Malfoy potesse diventare, quando si arrabbiava veramente.
“E poi Potter sicuramente sta bene! Vince e Gragory non si permetterebbero mai di contravvenire ad un tuo ordine!” Aggiunse Zabini, con nel cuore lo stesso timore della biondina.
Fortunatamente le loro parole riuscirono a placare l’agitazione che imperversava furiosa nel petto del biondo Serpeverde e più di un verde-argento emise un sospiro di sollievo, compreso Nott che aveva intuito di essere stato sul punto di innescare una vera e propria catastrofe.
Ma la quiete durò breve come il battito di una ciglia, almeno fino a quando Pansy non disse la sua.
“Non fare lo sciocco e controllati, Draco!” Strascicò infatti la moretta. “Quello di cui ti preoccupi tanto è Harry Potter! Il tuo opposto, il tuo nemico, la persona il cui nome è sinonimo del tuo o-d-i-o!” Sillabò quest’ultima parola più per Blaise che per Draco stesso.
Il biondino strinse allora gli occhi, sprofondando nell’abisso nero e impenetrabile del dubbio e dell’incertezza, non riuscendo a capire se quella fosse ancora la sua verità. Ma nel buio più fitto e spesso all’improvviso si accese una piccola luce che, man mano che il giovane si lasciava trasportare dai ricordi, diveniva sempre più forte e splendente illuminando qualcuno che sorridendo gli tendeva le mani…
Quella luce era quella A… che col suo calore aveva evaporato il catrame, intriso dell’odio dalle parole di Pansy, che gli aveva ostruito le vie del cuore e quel qualcuno era il suo piccolo e amato Potty…
“Potty non è Potter e io non lo odio!” Draco finalmente confessò la sua verità!
Anche se nel suo petto gli parve di percepire che la vocina non era del tutto d’accordo, perché nella sua frase, a quanto sembrava, c’era una parola di troppo: nello specifico, un avverbio di negazione.
Ma il biondino in quel momento non era pronto a capire quale dei due ‘non’ era da eliminare, per cui preferì ascoltare il consiglio di un improvviso terrore che gli stava rivoltando le viscere, che con forza lo supplicò di zittire la vocina.  
Stranamente però nessun Serpeverde rimase scioccato da questa sua affermazione, quasi loro lo avessero capito prima di lui, e anzi i suoi amici gli stavano sorridendo compiaciuti, tranne Pansy i cui occhi brillavano di una luce sinistra e carica di rancore.
“E ora…” Continuò alzandosi. “… andrò a cercar…” Ma il giovane si interruppe perché udì la voce melodiosa del suo piccolo Potty che aveva appena fatto il suo ingresso nella grande stanza.
Ogni traccia di preoccupazione scomparve allora dal suo viso, lasciando il posto ad un tenue ed innamorato sorriso: questa almeno fu l’unica parola che venne in mente a chiunque lo vide per descriverlo.
“Principe Draco! Principe Draco!” Lo chiamò esultante Harry, appena varcata la soglia. “Guarda come sono alto!” Gongolò felice.
Il bambino infatti era seduto sulle spalle di Goyle, le cui mani erano saldamente serrate intorno alle sue gambe per non farlo cadere. Tiger invece gli camminava accanto e mentre usava una mano per sorreggere un vassoio, teneva l’altra sulla schiena del fanciullo, per essere di ulteriore supporto al compagno, quando Potter, proprio come in quel momento, si agitava un po’ troppo.
Cosa che stupì non poco l’intera scolaresca, tranne Malfoy che era completamente perso a rimirare il piccino, erano i volti sorridenti e divertiti dei due giganti Serpeverde, la cui stazza incuteva paura in molti, ma soprattutto la loro accortezza nell’ evitare che Harry si potesse far male.
“Vieni qui Potty!” Gli disse Draco, che fregandosene degli sguardi e dei sussurri meravigliati dell’intera Sala, gli era andato incontro e ora stendeva le braccia per stringerlo a sé.
Il piccoletto accolse senza esitazioni l’invito del suo Principe e con un sorriso smagliante si lasciò avvolgere dal suo dolce abbraccio: a quel contatto il giovane Malfoy sentì migliaia di farfalle volargli festanti nello stomaco.
“Hai visto, Principe? Ero alto come un gigante! Sai me lo ha detto Vince che esistono i giganti!” Raccontò entusiasta il bambino mentre ritornavano alla tavolata verde-argento. “Tu lo hai mai visto un gigante Principe Draco? Ah e poi, e poi…” Continuò tutto eccitato con gli occhioni che gli brillavano. “… Gregory mi ha detto che esistono anche i draghi! Lui ne ha visti quattro!!!” Fece col faccino sbalordito. “Li volevo vedere anch’io però Vince dice che adesso sono in Romania. Ma è lontana la Romania, Principe Draco? Ti prego! Ti prego! Mi ci porti? Voglio vedere un drago! E poi ci sono anche i Troll di montagna e i licantropi! Quelli però non li voglio vedere: Gragory ha detto che sono pericolosi, anche se io non ho paura!” Poi un po’ rosso in viso aggiunse: “Forse un po’, sì!” Ma il sorriso gli tornò mentre elencava le altre fantastiche creature che Tiger e Goyle gli avevano descritto: come le fate, i cavalli alati, gli unicorni, gli gnomi e i folletti.
E Draco non lo interruppe mai, mentre lasciava che quella stupenda sensazione, che provava nell’ascoltare la sua voce eccitata e gioiosa, nell’osservare la calda luce che gli illuminava il volto con quei meravigliosi sorrisi o nel sentire il tocco gentile delle sue delicate manine che gli carezzavano i capelli, gli scaldasse il cuore col fuoco della felicità.
Quando si furono accomodati il bambino, che sedeva sulle gambe del biondino, smise però di parlare e timidamente avvicinò il vassoio che Vincent aveva poggiato sul tavolo.   
Con mani tremanti, un po’ per l’emozione e un po’ per la paura che il suo pensiero non piacesse, Harry ne sollevò il coperchio, svelando dei caldi e profumati biscotti con le macchie di cioccolata.
“Ti piace la mia sorpresa, Principe? Ti ho preparato i biscotti!” Fece rosso in viso il bimbo, porgendogliene uno con un sorriso insicuro. Sorriso che però scomparve quando il piccino constatò che il biondino non aveva avuto alcuna reazione e soprattutto non si era avvicinato per assaggiare il suo dolce.
Tiger e Goyle indurirono allora i tratti del viso e per la prima volta da che conoscevano Draco, praticamente da sempre, gli insorsero contro.
“Malfoy, perché diamine non mangi quei biscotti? Potter ci ha messo tanto impegno e gioia per farteli!” Esclamò adirato Vince.
“E poi li ha realizzati unicamente per te! Non ha voluto farcene assaggiare nemmeno uno, perché diceva che erano per il suo Principe Draco!” Proruppe non meno arrabbiato dal compagno, Gragory.
“Pft!” Fece invece ghignante Pansy. “Che c’è avete dimenticato che è da quando è finita la guerra che Draco non mangia più dolci? Potevate risparmiargliela a Potter tutta questa fatica.” Aggiunse con disprezzo e malcelata soddisfazione nel constatare lo sguardo ora dispiaciuto del piccoletto.
I Serpeverde che sapevano il motivo della scelta del biondino di non assaggiare più i dolci, misero su un’espressione rattristata, rivolta in parte al giovane Malfoy e in parte alla delusione del piccolo Potter.
Harry avendo compreso d’aver fatto un errore e che forse sarebbe stato meglio chiedere prima, abbassò mogio la testa e lentamente anche la mano che manteneva il biscotto, ma prima di poterlo riporre nel vassoio, la mano grande del Principe gli afferrò con delicatezza il braccio e lo rialzò, in modo d’avere il dolcetto a portata di bocca.
E con una gioia che aumentava di morso in morso, il bambino osservò eccitato il biondino finire tutto il suo biscotto e prenderne un altro.
“Mmm!!! Potter sono deliziosi!” Esclamò estasiato e sincero il ragazzo.
“Davvero ti piacciono Principe?” Domandò contento Harry avvolgendogli strette le braccia intorno al collo.
“Da impazzire!” Confermò Draco mangiandosi il secondo e ricambiando forte l’abbraccio, assaporando quei dolci e al contempo riprovando lo stesso calore e lo stesso affetto che sentiva ogni qualvolta assaggiava i pasticcini che sua madre faceva preparare appositamente per lui.
Sensazioni fantastiche che pensava, dopo la guerra e la morte dei suoi genitori, non avrebbe mai più potuto provare.
Ma il sapore dei biscotti del piccolo Potty era lo stesso di quelli di sua madre: la loro fragranza raggiungeva direttamente il cuore.
Occhi attenti avrebbero giurato che lo sguardo di Malfoy era commosso.
Blaise e Daphne sorrisero, comprendendo che per il loro amato amico non doveva essere facile gestire la portata di sentimenti così intensi e travolgenti, ma quel bambino, con il potere del suo infinito Amore per il suo Principe Draco, stava creando delle magie incredibili, più potenti di qualsiasi incantesimo sarebbe mai potuto uscire dalle loro bacchette, riportando nella sua vita quella felicità e quelle dolci emozioni che per troppo gli erano state precluse.

Anche se con profonda riluttanza Draco, sotto insistenza del piccino dispiaciuto di non averne fatto anche per i Serpeverde, aveva accettato di condividere i suoi biscotti con i suoi amici: ma la condizione era che potevano prenderne solo uno, i restanti rimanevano a lui.
Con meraviglia vide Harry afferrarne uno e, stendendosi praticamente sulla tavola, darlo con un timoroso sorriso anche a Pansy, ringraziandola ancora per averlo accettato tra i Serpeverde.
Quel bambino era troppo buono, ma soprattutto ingenuo: fortuna che non si accorse che la moretta non mangiò il suo dolcino.
Il bimbo, ancora avvolto tra le braccia del biondino, alzò il viso per poterlo guardare negli occhi.
“Vedrai Principe, domani te ne faccio tanti, tanti di più!”
Draco abbassò il suo di viso ritrovandosi a pochi centimetri da quello del bimbo.
“Non credo che mangerò biscotti domani.” Disse con uno strano e giocoso sorriso.
Harry mise su un’espressione delusa.
“Ohh! Allora che cosa?”
“Credo che mangerò te, mio piccolo Potty!” Gli sussurrò con voce sensuale.
Il piccino sorrise divertito. “Principe ma io non sono buono come un biscotto!”
Malfoy chiuse gli occhi e deglutì mentre la visione che aveva avuto nel bagno quella mattina gli tornava alla mente.
“Mmm… Invece mi sa, che tu sia molto più buono!” Poi riaperti gli occhi si ritrovò a fissare quella piccola e innocente bocca.
“Ti cospargerò di cioccolata e ti mangerò di baci!” Sospirò fievole riducendo ulteriormente la distanza che li divideva.
“Allora va bene!” Sussurrò dolce il bimbo consapevole che adesso avrebbe ricevuto sicuramente un bacio, anche se il Principe stava guardando dalla parte sbagliata: lì c’era la sua bocca, mica la sua guancia!
Ma non ci fu alcun bacio, perché il biondino si ritrovò all’improvviso zuppo di acqua: Daphne infatti gliene aveva versato addosso un’intera brocca.  
“Greengrass, ma sei impazzita!” Fece scioccato il ragazzo, allontanandosi da Harry e del tutto inconsapevole di quello che stava per fare, perché ancora una volta caduto in quella specie di trance.
“Ehm… Scusa Draco! Non l’ho fatto a posta?” Domandò, conscia che non reggeva come scusa. Per fortuna però le risate divertite del piccolo Harry distrassero il Serpeverde e le evitarono una sicura sfuriata con conseguente lancio di fattura.
“Principe Draco, sei così buffo!”
“Piccolo insolente come osi? Un Malfoy non è buffo, ma bellissimo sempre e comunque!” Il Serpeverde disse con espressione altezzosa e aria di sfida, avvicinandosi di nuovo al viso del piccino, scuotendo la testa e bagnandolo con le goccioline d’acqua che scappavano dai suoi capelli.
“No! No! Principe! Basta! Basta!” Fece tra le risate il piccino che con le manine cercava di fermare il ragazzo.
“Esatto, basta!” Affermò invece con voce strozzata Blaise, interrompendo i loro giochi. “Su forza, dobbiamo andare a lezione Draco. È meglio andare ora.”
La bionda Serpe annuì e, dopo aver usato un incantesimo per asciugare entrambi, prese per mano il piccolo Potty e insieme uscirono dalla Sala Grande. Zabini con un cenno del capo, ordinò alla Buldstrode, a Nott, Tiger e Goyle di andare con loro.
Pian piano la Sala si svuotò e al tavolo Serpeverde rimasero solo la Greengrass, Blaise e la Parkinson.
“Cazzo!” Esclamò il moretto preoccupato.
“Salazar, hai visto gli occhi di Draco, Blaise? Bruciavano di… di… desiderio!” Proruppe sconvolta Daphne.
“Già, purtroppo l’ho notato anch’io! Non credevo fosse possibile con Potter bambino, ma a quanto sembra anche il suo lato passionale sta uscendo allo scoperto e non solo quello emotivo e sentimentale.”
“E credi che potrebbe approfittare del piccolo Harry?” Domandò spaventata la biondina.
“No!” Zabini rispose sicuro. “Però sembra che in questo momento Draco sia piuttosto confuso. Lo hai sentito no? Per lui quel bambino non è il Potter che conosce da anni. Semplicemente, credo che dobbiamo stare attenti e fermarlo nel caso ci accorgessimo che sta oltrepassando il limite.” Consigliò saggiamente il ragazzo, per poi voltarsi verso Pansy e aggiungere arrabbiato: “E tu, a quanto pare non hai capito un cazzo di quello che ti ho detto prima. Però ti avverto per l’ultima volta: fa tutte le battutine velenose che vuoi, anche se non penso ti convengano in quanto ti si stanno ritorcendo sempre contro, ma non toccare Potter!”
Detto questo Blaise e Daphne si alzarono anche loro e si diressero a lezione.

Erano rimasti nella Sala Grande solo pochi studenti e del settimo anno solo la Parkinson e la Granger, ma la professoressa McGranitt, che era appena entrata nella stanza quasi correndo, non si avvide di Hermione e si diresse direttamente dalla mora Serpeverde.
“Sia ringraziato Merlino d’averla trovata, signorina Parkinson! Deve correre immediatamente dal signor Malfoy e comunicargli che lui e il piccolo Harry sono esentati dalla prima ora di lezione di Storia della Magia!” Disse tutto d’un fiato la donna.
“Ma perché professoressa?” Domandò curiosa la ragazza.
“Il professor Ruf…” Ansimò. “… è un fantasma ed io e il preside riteniamo che il bambino non dovrebbe vederlo. E ora su corra, faccia presto!” La incitò la professoressa con sguardo ansioso.
Pansy annuì, ma prima di alzarsi sbriciolò con la mano il biscotto che le aveva dato il moccioso e sul suo viso comparve un sadico sorriso, che purtroppo la Capocasa di Grifondoro non vide.
Per percorrere la distanza dalla Sala Grande alla classe di Storia della Magia ci volevano al massimo cinque minuti, se si correva e si avevano le gambe forti e agili di un’ adolescente e non quelle più lente e stanche di un’anziana professoressa di Trasfigurazione, si poteva arrivare addirittura a tre, Pansy ce ne impiegò invece quindici.
Anche se le sue intenzioni erano di non andare proprio, la ragazza temeva la dolorosa punizione che avrebbe ricevuto da Draco se avesse saputo che lei aveva ricevuto l’incarico di avvertirlo, e quindi aveva deciso semplicemente di arrivare un po’ in ritardo.
Non era stupida e amaramente aveva compreso che le parole di Blaise erano tutte vere, però a tutti i costi doveva impedire che il giovane Malfoy si rendesse conto di quello che realmente provava, cosa che, da quanto successo solo in quelle poche ore, sarebbe avvenuta entro prima.
Doveva trovare un modo per allontanare quel bambino dal suo amato, ma nel frattempo si sarebbe divertita un po’, osservandolo mentre frignava per la paura dei fantasmi.
Ma quando aprì la porta dell’aula quello che vide non era minimamente paragonabile alla paura…
Era invece il dolore puro e straziante di un piccolo cuore che tra le lacrime gridava:
“Voglio la mia mamma e il mio papà!”






N.A. Lo so, penserete che sono cattiva per come ho concluso il capitolo, visto soprattutto come diversamente era iniziato. E probabilmente avete ragione, anche perché per una settimana non ci sarò e quindi non potrò né scrivere e quindi aggiornare, prima della metà di Agosto. Però per farmi perdonare giuro che la restante parte della giornata per il piccolo Harry sarà meravigliosa, per Draco… ehm questo non ve lo dico! ^__^ Ricordate: sono cattiva! Un bacione affettuoso a tutti! Infinity19

Passiamo ai ringraziamenti:
Ina: E sì, come te anch’io adoro le Blaise/Neville, ma vado letteralmente pazza per le Draco/Harry, di cui sono letteralmente innamorata! *__* Grazie infinite per i bei complimenti e scusami se non ho colto ancora il tuo invito a leggere la tua storia: ti assicuro che appena avrò un po’ di tempo, non mancherò. Un bacio affettuoso!
dark89: Scusa, probabilmente l’altra volta mi sono espressa un po’ male, ma volevo solo assicurarti che alla fine andrà tutto bene e che Ginny non riuscirà ad ostacolare il vero Amore… Purtroppo però la museruola alla Parkinson non è servita, probabilmente ci riuscirebbe solo un’Avada, che ti assicuri in molti sono propensi a lanciarle. Grazie per il commento ma soprattutto di esserci sempre! Ti abbraccio forte e con affetto!
MissChocoHolic: Non sai che gioia e che onore leggere che questa addirittura è la tua fanfiction preferita in assoluto! Mi hai fatto arrossire e gongolare come una scema! *__* Ti ringrazio di cuore per i bei complimenti e sai che ti dico invece che mio, un bel bacino te lo faccio mandare dal piccolo Harry… Ehm no, meglio di no, Draco non sembra tanto d’accordo e il suo sguardo, ma soprattutto la bacchetta che stringe fra le mani, mi fanno un po’ paura. Mi dispiace ma dovrai accontentarti del mio ^__* Kiss!
Hollina: Sono contenta che la parte su Piton ti sia piaciuta! Io adoro questo personaggio, anche se ammetto che la mia venerazione per lui è cominciata solo dopo aver letto il settimo libro. E grazie davvero per i complimenti! Ti abbraccio con affetto e ti mando un grande bacio!
antote: Grazie per i complimenti! In realtà quando ho pensato di scrivere questa storia avevo immaginato di realizzare un capitolo, massimo due, per ogni giorno che Harry restava bambino. Ma con l’evolversi del tempo altre idee si sono aggiunte e come vedi siamo al dodicesimo capitolo e abbiamo appena iniziato la prima ora della prima lezione del primo giorno! Sinceramente non so proprio dirti tra quando potrai vedere la parola fine, ma ti posso assicurare che ci vorrà ancora un po’. Nel frattempo ti abbraccio e ti mando un bacio con tanto affetto!     
Anto Chan: Che dire i bambini con la loro innocenza sono la bocca della verità e non si fanno gli stessi problemi degli adulti a manifestare i loro sentimenti. Probabilmente sia Blaise, che Draco o anche lo stesso Piton, dovrebbero imparare dal piccolo Harry, l’unico per il momento a cui, quella parola che inizia con la A…, non fa affatto paura! Ricambio con calore il tuo affetto e ti mando un dolce abbraccio!
Vale Lovegood: È bello sapere che trovi così dolce questo piccino, che con i suoi occhi tanto puri, riesce a leggere fin dentro ai cuori delle persone più chiuse e fredde e a manifestare innocentemente tutto quello che sente. Ti ringrazio davvero perché hai trovato la parte su Piton perfetta, stupenda la scena con Neville e la gelosia di Draco e Blaise tanto divertente. La mia gioia è sapere che questa storia ti piace così tanto. Ti abbraccio con immenso affetto!

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 13 EFP CAPITOLO 13

Il piccolo Harry era a dir poco elettrizzato alla prospettiva di poter seguire le lezioni del Principe, impaziente di poter finalmente scoprire e assistere alle bellezze della magia, di cui inspiegabilmente si sentiva attratto quasi fosse parte di sé.
Era una sensazione strana eppure, da quando era arrivato in quel castello fatato, il bimbo sentiva scorrergli nelle vene un’energia travolgente e bellissima, che sembrava catalizzarsi tutta sulle punte delle dita delle sue mani. Un’energia fantastica che profumava di storia antica e di legami indissolubili, che sapeva di famiglia e che da sempre custodiva nel cuore.
Theo però gli aveva detto che la prima ora era di Storia e che l’insegnante di quella materia era talmente noioso che nell’ascoltarlo si rischiava di prender sonno, ma nonostante questo il piccino attraversò la soglia dell’aula con un sorriso eccitato, desideroso di apprendere il più possibile da quel mondo stupendo e meraviglioso.
Ma non ebbe fatto che pochi passi che Harry si fermò registrando qualcosa di davvero incredibile, se non addirittura impossibile: il professore, o almeno così credeva dati i capelli e la barba bianchi, fluttuava nell’aria e soprattutto era semitrasparente.
Il sorriso con cui era entrato si spense, venendo sostituito da un’espressione triste e malinconica.
“Potty, dai vieni? Perché ti sei fermato?” Gli chiese Draco che, non accortosi di nulla, lo guidò fino al suo posto e lo fece accomodare accanto a sé, senza notare che per tutto il tempo il piccino aveva tenuto lo sguardo fisso sulla cattedra.
Ma dopo qualche minuto, in cui il bambino non aveva proferito parola, il biondino intuì che qualcosa non andava, soprattutto quando si avvide che sul suo dolce visino era scomparsa ogni traccia di allegria.
“Potty che succede?” Gli domandò con voce allarmata e seguendo confuso la direzione del suo sguardo.
Harry però non rispose, perso in chissà quali pensieri, e il giovane Malfoy cominciò realmente a preoccuparsi quando con una mano gli afferrò gentilmente il mento e lo voltò verso sé per poterlo guardare in faccia, e si accorse che i suoi occhi erano umidi per lacrime che sembrava, entro breve, sarebbero sgorgate copiose.
“Potty, piccolo, che c’è? Parlami!” Pretese accorato, prendendogli il viso tra entrambe le mani, visto che il bimbo non faceva che girarsi e sfuggire il suo sguardo, calamitato da qualcosa, che il biondino non riusciva ancora ad identificare, che stava attirando tutta la sua attenzione.
Ma Harry continuava a tacere e quel suo silenzio stava letteralmente spaventando il Serpeverde, perché seppur dalla sua bocca non usciva alcun suono, quegli occhi stupendi, dal colore dello smeraldo, sembravano bruciare per un dolore troppo intenso e così grande da sostenere per un bambino tanto buono e dolce, come il suo adorato e bellissimo Potty.
Un dolore immenso che gridava e si ribellava, che con le sue urla era giunto al cuore di Draco e con voce disperata raccontava storie di ingiustizia e di solitudine e chiedeva straziato ‘Perché?’.
“Draco, che gli hai fatto?” Domandò infuriata Daphne appena arrivata in classe con Blaise.
“Lui non c’entra.” Rispose Millicent. “È da quando siamo entrati che Potter si comporta così.”
Intanto il biondino aveva cominciato a fargli dolci carezze tra i capelli e sulle guance, spronandolo gentilmente a rivelare qual’era il problema, finché rendendosi conto che il suo sguardo mirava sempre dalla stessa parte, cauto suppose: “Potty, è il professor Ruf che ti ha fatto dispiacere, non è così?”
Il bambino finalmente sembrò accorgersi di lui e guardandolo negli occhi lentamente annuì.
“È perché è un fantasma?”
Harry fece ancora sì con la testa.
“E tu hai paura, Potty? Hai paura dei fantasmi? Per questo i tuoi begli occhioni sono pieni di lacrime?” Malfoy proseguì con un sorriso rassicurante sperando fosse quello il motivo.
Questa volta però il bimbo negò e con voce tremula sussurrò piano: “Principe, ma è morto?”
“Sì, Potty.” Draco rispose fievole per poi impallidire subito dopo, mentre con una fitta al cuore cominciava amaramente a comprendere e a dare un senso a quel dolore che sentiva dentro, e che non era altro che un debole riflesso di quello smisurato che stava provando in quel momento il bambino.
“E… e non… non ci è andato in Paradiso?” Il piccino domandò sconvolto e incredulo.
“No, Potty. No!” Dracò affermò con enfasi afferrandolo per le spalle, ma le sue parole non erano una risposta alla sua domanda, piuttosto una supplica affinché non continuasse quel discorso di cui lui purtroppo conosceva già dolorosamente la storia, e che non voleva assolutamente che il suo Potty rivivesse.
“Però ora basta parlare di queste cose.” Dichiarò con voce decisa. “Adesso io e te ce ne andiamo fuori a fare una bella passeggiata e a vedere la sirena da vicino. Vuoi, Potty?” Propose, sperando di distrarlo e fargli cambiare argomento. “Oppure…” Continuò con voce incrinata e sempre più spaventata perché Harry adesso aveva cominciato a piangere. “… ti faccio vedere le fatine e gli unicorni e dopo… e dopo prenderò la mia scopa e voleremo su alti nel cielo.”
Ma il bimbo non lo stava più ascoltando, mentre il suo corpicino tremava perché scosso da un pianto dirotto.
“Anche… anche la mia mamma e… e il mio papà sono… sono morti, Principe Draco!” Riuscì a farfugliare con difficoltà tra i singhiozzi. “Io… io… non me li ricordo perché… perché ero tanto piccolo, però… però… mi mancano così tanto!!!” Gridò disperato, e Draco si sentì morire di fronte a quel dolore tanto atroce e straziante.
Voleva distruggere qualcosa, prendere a calci e a pugni il mondo intero, fare qualsiasi cosa pur di scaricare la profonda ira che provava in quel momento per quel fato, tanto crudele e terribile, che aveva fatto soffrire il suo amato Potty.
Draco non sopportava il dolore in generale, non solo quello fisico ma anche quello dell’anima e del cuore, e pur di non sentirlo si riempiva di potenti pozioni antidolorifiche o fingeva di considerare Odio ciò che invece era Amore, imbottendosi di flaconi di falsa Indifferenza, o ancora si impuntava con cocciutaggine a non voler completare quella parola che iniziava con la A… e che provava unicamente e solamente per Potter, e non solo il bambino.
Eppure adesso, di fronte a quelle lacrime, Draco percepì con chiarezza che avrebbe di gran lunga preferito portare lui stesso il pesante carico che opprimeva il cuore del suo piccolo Potty, pur di poterlo vedere sempre felice: proprio come avrebbe fatto un vero Principe delle fiabe.
Se fosse servito a cambiare gli eventi e a ritornargli indietro la sua famiglia, sarebbe stato disposto a tutto…
…anche a sacrificare la propria vita…
L’atto più assurdo, come lo avrebbe definito Piton, del vero Amore, ma che Malfoy imperterrito preferiva continuare a chiamare solo A…
“Ma… forse anche… anche la mia… mamma e… e il mio papà sono… sono fantasmi, proprio come… come il professore. Eh, Principe Draco?” Si illuminò all’improvviso Harry con negli occhi una speranza che fece ancora più male al biondino e ai suoi amici, che stavano assistendo a quella scena col cuore stretto in una pena infinita.
I Serpeverde, notoriamente tanto freddi, non riuscirono infatti a restare insensibili di fronte a quel piccino, che disperato si aggrappava a quella fievole, ma loro con tristezza sapevano irrealizzabile, speranza di poter riavere, anche se in una forma effimera, i suoi genitori: e mentre i ragazzi stringevano i pugni per la frustrazione e la rabbia, Daphne e Millicent avevano gli occhi rossi e lucidi.
Il giovane Malfoy era rimasto invece impietrito senza riuscire a proferire parola, non sapendo, ma soprattutto non volendo, dare risposta a quella domanda, che avrebbe distrutto quell’ illusione creata dal bisogno sconfinato di affetto che Harry aveva.
Merlino! Anche lui aveva perso i suoi genitori in quell’assurda guerra, ma a differenza del piccolo Potter, Draco aveva avuto la possibilità di averli accanto per ben diciassette anni, e davvero non sapeva come avrebbe potuto mai fare se invece gli fosse capitata la stessa crudele sorte del salvatore del mondo magico.
Anche se era necessario ed indispensabile dirgli la verità, la bionda Serpe avrebbe tanto voluto non dovergli arrecare un’ulteriore e ancora più truce sofferenza.
Ma qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe comunque servita a niente, perché il bambino non lo avrebbe minimamente ascoltato, né preso in considerazione: non ora, infervorato com’era dalla convinzione che quella sua ipotesi era invece concreta e che presto avrebbe rivisto la sua mamma e il suo papà.
Non potevano infatti averlo lasciato solo, non con i Dursley che erano così tanto cattivi con lui, ne era certo. Sicuramente erano diventati fantasmi per potergli restare sempre vicino, solo che non era mai riuscito a vederli perché probabilmente serviva la magia, o un posto magico come quel castello, affinché ciò avvenisse. E non li aveva ancora visti da quando vi era arrivato perché magari non sapevano che ora era lì o come fare per raggiungerlo, e forse bastava semplicemente che qualcuno che fosse come loro li andasse a chiamare. Sì doveva essere di certo così!
La sua mente desunse fomentata e incentivata unicamente dalle ragioni del cuore e dal suo disperato e irrazionale bisogno di riunirsi alla sua famiglia.
Nel giro di pochi attimi, il piccino allora si liberò della morsa con cui lo stringeva il Principe e, senza che questi potesse fermarlo, corse verso la cattedra col cuore che gli batteva forte per l’emozione.
Ma quel professore doveva essere stato in vita una persona davvero molto cattiva, proprio come lo era da fantasma, perché continuava a negare di conoscere i suoi genitori e a ripetergli di tornare a posto, perché si era fatto tardi e doveva cominciare subito la sua lezione: non aveva tempo per quelle sciocchezze.
Ma la sua mamma e il suo papà non erano una sciocchezza! Harry cominciò di nuovo a piangere disperato.
“La… la prego! Per… per piacere! Li vada a… a chiamare! Io… io li voglio… vedere! Per favore! Gli devo… dire tan… tante cose! Del Principe… Draco e… e della… della Magia!” Lo supplicò il bambino con gli occhi pieni di lacrime e nel farlo, provò ad aggrapparsi alle sue vesti, ma tra le sue mani trovò solo aria e per lo slancio che si era dato cadde rovinosamente inginocchiato a terra.
Adesso Daphne e Millicent stavano anche loro silenziosamente piangendo, mentre i ragazzi di Serpeverde avevano tutti lo sguardo basso e provavano invano a nascondere la loro commozione.
Gli studenti del settimo anno di Corvonero, che condividevano con loro l’ora di Storia della Magia, guardavano invece ora il piccolo Potter, ora i verde-argento, con espressioni tristi e a tratti sconvolte.
Il professore Ruf al contrario, borbottando che non era ammissibile fare lezione con dei bambini capricciosi che creavano solo confusione, indispettito lasciò l’aula avviandosi in presidenza per portare le sue rimostranze a Silente.
Draco invece aveva dovuto chiudere gli occhi, per impedirsi di lasciar libero sfogo a quelle lacrime che, pur di uscire, prepotenti provavano a forzare le sue palpebre; avrebbe anche voluto poter perdere il senso dell’udito, perché le parole straziate del piccolo Harry e il suo pianto addolorato gli avevano spaccato il cuore, frantumandolo in tanti pezzettini.
Quanto stronzo, bastardo e insensibile era stato in tutti quegli anni con Potter per tutte le volte che aveva preso in giro i suoi genitori, che aveva permesso al suo rancore di avventarsi spietato su quell’anima già squarciata dalle ferite di un’infanzia terribile e da un destino meschino e atroce.
Aveva commesso un imperdonabile errore, adesso riusciva a riconoscerlo, e né il suo orgoglio, né la scusa che non immaginava cos’è che il Grifondoro celava davvero nel cuore, servivano a giustificare le sue azioni tanto malvagie.
Non c’era da stupirsi se Harry Potter non era diventato, né sarebbe mai stato, suo amico…
E quel pensiero, per il momento preferiva non chiedersene il perché, gli fece ancora più male…
Ma se ormai era troppo tardi con il diciassettenne, Draco si ripromise di rimediare invece con il bambino.
Il Serpeverde riaprì gli occhi e, determinato e spinto da quella nuova decisione, si alzò dal suo posto e si diresse dal piccino.
Non poteva permettere che provasse ancora quella sensazione di fragile solitudine, lasciarlo inerme e indifeso accovacciato su quel sudicio pavimento. Doveva, voleva assolutamente abbracciarlo, accarezzarlo, essergli vicino, consolarlo con tanti baci, farlo sentire protetto e al sicuro, condividere con lui il suo dolore e lenirlo con il suo A… affetto!
Purtroppo però non giunse in tempo, non che la distanza fosse molta, ma lo aveva preceduto Ron Weasley, che era appena arrivato in aula insieme alla Granger e a Paciock. Il rossino infatti, mentre Hermione e Neville erano rimasti bloccati sulla porta atterriti per la scena inaspettata a cui si erano trovati ad assistere, si era precipitato immediatamente sul suo inconsapevole amico e prevenendo Draco ancora una volta, proprio come sette anni prima, gli si era inginocchiato accanto e lo aveva stretto tra le sue braccia.
Di nuovo lui! Constatò con invidia e frustrazione il biondo Serpeverde.
“Malfoy, perché diamine non lo hai portato fuori, come ti era stato detto di fare?” Gli domandò infuriata la riccia Grifondoro.
“Granger, non so di che Merlino stai parlando!” Esclamò altrettanto arrabbiato Malfoy, mentre i suoi occhi osservavano con astio e odio cocente il Pezzente, che stava sfiorando con le sue sporche e indegne mani il suo, e soltanto suo, Potty.
“Lascia stare, Hermione! Te lo avevo detto che di questa infida Serpe non ci si poteva fidare! A lui di Harry non gliene frega niente!” Proruppe Ron continuando a stringere a sé il bambino, ma senza rendersi conto che il fanciullo non stava ricambiando il suo abbraccio.
“Non è vero Weasley! Tu non sai niente di Draco e di quanto vuol be…
“Sta zitta, Daphne!” La interruppe con sguardo gelido il biondino, che non voleva che anche i Grifondoro scoprissero quella che lui riteneva una devastante e fin troppo attaccabile debolezza. Anche se quel ‘Non è vero!’ lo stava gridando con forza anche il suo cuore.
“E poi, come dannazione avrei mai potuto immaginare che sarebbe successo tutto questo casino se Potty avesse visto un fantasma? Ieri sera in Sala Grande non è accaduto nulla di tutto ques…” Draco però non terminò la frase, ritornato col pensiero alla sera precedente e resosi conto che…
“Ma non c’erano fantasmi ieri sera in Sala Grande!” Affermò, come folgorata, la Granger che aveva fatto lo stesso percosso mentale del Serpeverde, per poi continuare: “Probabilmente Silente aveva già preso provvedimenti. Comunque questo non ti giustifica Malfoy! La McGranitt ti aveva ordinato chiaramente di saltare la lezione di Storia della Magia, per impedire che Harry vedesse il professor Ruf!”
“Te lo continuo a ripetere, Granger! Non so di che diamine stai parlando! A me nessuno ha detto niente!” Digrignò tra i denti Malfoy.
“Non ti credo!” Fece la Grifoncina con occhi dardeggianti fuoco. “Ho sentito io stessa la professoressa dir…”
“Aspetta Hermione!” La fermò Neville, che per tutto il tempo era rimasto a guardare impotente il suo piccolo amico che stava continuando, anche se di meno, a piangere. “Guarda bene: lei non c’è!”
La ragazza supervisionò l’intera stanza e si accorse che in effetti il compagno aveva ragione.
“Di chi stai parlando, Paciock?” Gli chiese in tono gentile Blaise.
“Della Parkinson. È a lei che la professoressa ha ordinato di venire a chiamare Harry e Malfoy.” Rispose timido il ragazzo.
“Quella stronza me la pagherà cara!” Sussurrò a bassa voce, per non farsi sentire dal piccolo, e inviperito il giovane Malfoy, trovando consenso e approvazione negli occhi dei suoi compagni Serpeverde.
“Questo non cambia nulla!” Disse invece con un ghigno di superiorità Ron, guardando con sfrontatezza il biondino. “Malfoy non è adatto a tenere un bambino e soprattutto, da quanto appena accaduto, non di avere la custodia dal piccolo Harry. D’ora in poi non permetterò più che si avvicini anche di un solo passo a lui.” Concluse senza notare lo sguardo ora atterrito e terrorizzato del piccino. “ E poi…” Aggiunse, ma subito si paralizzò quando si accorse di una cosa orribile e terrificante, che gli fece letteralmente strabuzzare gli occhi e diventar rossa di rabbia la faccia: lo stemma di Serpeverde sul petto di Harry Potter.
“E que-questo che… che cos’è, Harry?” Balbettò stravolto il rosso Grifondoro. “Oh, Merlino santissimo! Quel maledetto deve averti fatto il lavaggio del cervello! Harry toglitelo immediatamente! Tu non sei un Serpeverde, tu sei un Grifondoro!” Gli urlò contro, provando con una mano a staccargli l’emblema dei verde-argento dal maglioncino, e il piccino a quel punto non capì più niente.
In Harry si sommarono contemporaneamente più emozioni intense e impetuose: una profonda collera, per le parole cattive che il Grifondoro aveva usato contro il suo dolcissimo Angelo biondo e perché voleva togliergli il suo stemma; una tremenda paura che le sue minacce potessero divenire realtà, impedendogli così di stare ancora insieme a quel ragazzo bellissimo dagli occhi di cielo; e infine un dolore sordo, alla prospettiva che anche il suo amato Principe Draco lo avrebbe lasciato solo, proprio come i suoi genitori.
E tutte quelle emozioni unite innescarono una reazione a catena che portarono la potente energia, che sentiva scorrergli dentro, ad esplodere creando una magia!
“No! No! No! Vattene! VATTENE!” Gridò Harry con tutta la voce che aveva in gola e intorno a lui si creò per incanto una potentissima barriera protettiva che scaraventò Ron lontano, facendolo finire rovinosamente contro i banchi.
“Oh, Merlino! Harry!!!” Urlarono allo stesso tempo Daphne e Neville che, spaventati per il piccino, si erano avvicinati da lati opposti a quella cupola dorata che gli faceva da scudo, senza però poterla oltrepassare, perché quando avevano teso le mani per poterlo prendere in braccio, queste erano state scottate dalla barriera, che bruciava rovente per chiunque provasse ad avvicinarsi.
Harry che non capiva cosa stesse succedendo e non sapendo che il fautore di quella magia fosse proprio lui, scosso per i troppi avvenimenti e per le forti emozioni, ritornò a piangere, mentre con le lacrime agli occhi avvilito si vedeva separato dal suo Principe da quella recinzione fatta di magia.
“Io… io voglio… Voglio la mia mamma e il mio papà!” Sussurrò tra i singulti, sfregandosi i pugnetti sugli occhi.
Nessuno notò che Pansy era appena entrata.
“E… voglio… voglio stare… sempre con… con il Principe Draco!” Aggiunse con voce disperata.
“Sono qui, Potty! Sono qui! Non ti lascio solo!” Sospirò accorato il giovane Malfoy che si era inginocchiato accanto alla barriera, fregandosene del pericolo. “Vieni qui, Potty!” Disse poi dolce tendendo le braccia e attraversando incolume, per lo shock di Hermione, lo scudo protettivo senza riportare scottature. “Vieni da me, mio preziosissimo tesoro!” Sussurrò con calore, mentre il piccino accoglieva con uno stupendo e tenue sorriso il suo invito e si stringeva forte al suo petto, accoccolandosi a lui sereno e felice come avrebbe fatto tra le braccia amorevoli della sua mamma e del suo papà.  
“Me lo prometti che staremo sempre insieme, Principe Draco? E che non mi lascerai anche tu da solo?” Mormorò fievole il bimbo, tranquillizzato finalmente nel sentire il dolce profumo di fiori del giovane.
Draco ebbe però un sussulto e, nascondendo il viso tra i folti capelli del piccino, lasciò che qualche lacrima prendesse il sopravvento.
Avrebbe voluto gridare il suo “Sì!” così forte da farne arrivare l’eco su fino alle stelle.
Ma non poteva, perché quel maledetto e dannato destino aveva concesso a lui e a quel bambino un solo e breve attimo di eternità insieme: parentesi felice tra il nulla e le distanze degli errori passati e il vuoto di un A... senza futuro.
Il piccino però sospirò contento, perché quel , che non era arrivato alle stelle, era invece giunto al suo cuore, sospirato dal battito frenetico del cuore del Principe e da quelle lacrime che, dai suoi capelli, erano scese sulle sue guance unendosi alle sue, che adesso cadevano di gioia e non più di dolore.
La gioia di aver trovato la sua famiglia tra le braccia del suo Principe Draco…







Leggete: IMPORTANTE!!!
N.A.: Dopo aver letto con un po’ di apprensione alcuni commenti al capitolo precedente, credo che sia meglio per voi e per me, che metta in chiaro alcune cose.
Draco non vuole baciare un bambino, ma Harry!
Lo so che adesso potreste contestare che Harry è un bambino: ma c’è differenza. Credo che abbiate letto la scena, in cui il Serpeverde sta per baciare il piccino, con gli occhi di Blaise e di Daphne e non con quelli di Draco, che nella sua confusione non stava affatto vedendo il piccolo, ma il ragazzo diciassettenne! Quando il biondino ha questi flash mentali ha quasi sempre gli occhi chiusi; quando li riapre il suo sguardo non si posa mai sul viso intero del piccolo Potter, ma su parti di esso, come gli occhi o la bocca che, anche se più piccoli, sono gli stessi del Potter adulto.  
Draco in realtà non si rende conto di desiderare il giovane Grifondoro, non di certo un bimbo di 6 anni!!!
Solo che per l’appunto Harry adesso è un bambino, ma a questo punto ritorno a ripetere, dopo le note al capitolo 9, che questa storia non sarà mai una Nc17 (per N.A.) o di raiting rosso (per E.F.P.)! Il biondo Serpeverde non farà mai nulla di davvero sconveniente e sbagliato con il piccino, almeno nulla che il piccolo Harry non veda come un gesto d’Amore da parte del suo adorato Principe Draco.
Infine chiedo scusa a chi si fosse turbato nel leggere questa piccola, e per me innocentissima, parte del capitolo 12: vi assicuro che erano altri gli argomenti che speravo catturassero maggiormente la vostra attenzione.

Ehm… detto questo, spero che anche il capitolo 13 vi sia piaciuto. Non sono tornata ancora più cattiva dalle vacanze, però ci tenevo a descrivere questo mare di sofferenza e dolore che il piccolo Harry porta nel cuore. E soprattutto volevo assolutamente che Draco vedesse coi propri occhi e sperimentasse sulla propria pelle, le conseguenze ingiuste e terribili che un fato crudele aveva determinato nella vita di quel bambino innocente: in modo così da comprendere il perché di determinati atteggiamenti e scelte del Potter diciassettenne.
Un caloroso e affettuoso abbraccio a tutti! Infinity19
Risposte ai commenti:
Miss Slytheryn: Oh, grazie davvero! È sempre un piacere leggere di una nuova persona a cui piace questa storia. Sono contenta anche della tua impazienza, sinonimo di quanto apprezzi e ti appassionino i dolci momenti tra il principe Draco e il suo piccolo Harry. Un bacione affettuoso! Ciao!
_G0tik4_: Non temere, come ho scritto nella nota d’Autore, prometto che Draco non esagererà con il piccino (col grande però non ti assicuro nulla, ma da come si comporta già da adesso, puoi ben immaginare!^__^). Ricambio con affetto il bacio e ci aggiungo un dolce abbraccio! Kiss!!!
clod88: Mannaggia e io che nella mia smisurata cattiveria godevo nell’immaginarvi tutti in attesa del prox cap. Non è giusto ke te ne sei andata in vacanza! Scherzo naturalmente, però grazie di cuore (questo è vero!!!) dei complimenti! Per Pansy non so che dirti: forse il suo amore per Draco (osserva che l’ho scritto con la a minuscola) non è vero come l’Amore del piccolo Harry. Ti abbraccio con affetto! Baci!
MissChocoHolic: Niente da fare, come hai potuto notare nel cap precedente, Draco sta diventando fin troppo possessivo con il piccolo Harry e quindi non credo proprio che acconsentirebbe a lasciare il bambino a mandarti un bacio. Però ti assicuro che non demordo e vedrai che prima o poi lo convinco! ^__* Felice cmq che ti piacciano i miei. Anch’io apprezzo di cuore i baci ke mi mandi tu! Ti abbraccio con affetto! P.S. non sai quanto ho trovato divertente e adorabile la tua proporzione! Io adoro la matematica e Harry Potter e tu sei stata in grado di trovare un legame tra entrambi! Grazie davvero!
Axyna: Grazie per i complimenti! E non preoccuparti se non commenti spesso, l’importante è che la storia ti piaccia: a me va bene così! Se poi ti va di donarmi una recensione la accetto davvero con gratitudine e gioia. Ti mando un abbraccio affettuoso accompagnato da tanti baci!
Avan: Ehm… Draco vuole baciare non un bambino, ma Harry. Il piccino aiuterà semplicemente, con la sua dolcezza e la sua purezza, il Serpeverde a chiarire ciò che porta nel cuore, facendogli rendere conto che ama il Potter diciassettenne. E non temere, finche il biondino non avrà piena consapevolezza dei suoi reali sentimenti, il bambino sarà al sicuro! Non permetterò che gli accada nulla di male. Ti abbraccio con affetto e ti mando una confezione di baci al cioccolato! Kiss!!!
Hollina: Felice che il capitolo ti sia piaciuto! Credo che più in là capiterà ancora a Draco di perdere il controllo, però ti assicuro che se non sarà Daphne, ci sarà sempre qualcuno o il biondino stesso che si renderà conto, ad impedire che le cose sorpassino determinati limiti. Ti abbraccio con affetto sincero! Baci!
dark89: Oh, un cuore ce lo abbiamo tutti, solo che c’è chi, come Pansy, fa finta di non ascoltarlo! Però chissà che la moretta prima o poi non decida di cambiare. Scusa perché in effetti avevo promesso un capitolo diverso, ma ci tenevo a raccontare come si deve, e non con un breve paragrafo come era la mia idea originale, cosa aveva fatto piangere così disperatamente il piccolo Harry. Mi dispiace davvero perché penso che questo cap ti abbia rattristato ancora di più, però sxo ti sia piaciuto comunque. Grazie per la recensione e per la sicurezza che ho nel cuore di trovarne sempre una dopo ogni aggiornamento. Ti abbraccio davvero con affetto sincero! Bacioni!
xla: Eh sì, Draco ci ha provato, ma Daphne è intervenuta prima che le cose precipitassero. Ti confesso però, che a volte la tentazione di non bloccare gli eventi mi viene, ma poi mi ritrovo ad immaginare il piccolo Harry con gli occhioni spalancati che scioccato non comprende e il Serpeverde nelle medesime condizioni, e con un nuovo rimorso da aggiungere a quelli che ha già con il Potter diciassettenne. I tempi non sono ancora maturi, ma chissà che più in là le circostanze non cambino e che non sia proprio il bambino a dare un bacio al suo Principe… ^__^ Ti abbraccio con affetto! Baci!
Anto Chan: Grazie a te invece! In effetti erano proprio queste le parti che speravo vi interessassero di più: Harry che fa i biscotti a Draco e l’atteggiamento gentile e protettivo di Goyle e Tiger con il bambino. Grazie infinite per i complimenti e spero con questo cap di averti fatto comprendere il perché del pianto del piccino. Ricambio con affetto il tuo forte abbraccio!
Vale Lovegood: Praticamente ho letto il tuo commento cinque minuti prima di partire per le mie vacanze, quindi grazie per gli auguri. Ti assicuro che ho passato una bellissima settimana. E grazie anche per il commento in cui hai azzeccato in pieno il motivo del pianto disperato del bambino. Cmq hai perfettamente ragione anche sul fatto che il piccolo Harry sa fare i biscotti a 6 anni: da una parte è tanto dolce dall’altra tanto triste e ingiusto. Ingiusta come la sua infanzia senza i genitori. Un abbraccio grande grande e carico d’affetto! Baci!!!
hay_chan: È davvero tanto triste che il piccino pianga desiderando i suoi genitori, però come hai visto c’è il suo Principe Draco a consolarlo. Draco, che non potrebbe mai fare, in alcun modo, male a quel dolcissimo bambino. Quindi non temere e grazie per il commento! Ti abbraccio forte e con affetto! Baci!
Mione1194: Ti assicuro che questa bella recensione vale per tutte quelle che non hai scritto! ^__^ Sono contenta che la mia storia ti piaccia così tanto e forse non lo sai, ma i punti che più ti hanno appassionato sono gli stessi che anch’io adoro maggiormente: soprattutto la parte di Piton e la gelosia tra Harry e Draco. Anche a me Ron piace, però ti premetto (ma lo avrai già capito da questo capitolo) che non verrà trattato molto bene in questa storia, perché cerca in ogni modo di strappare il piccolo Harry dall’Amore del suo Principe Draco e questo, né il bambino né il Serpeverde, riescono ad accettarlo. Grazie davvero di cuore per i bei complimenti! Ti abbraccio con affetto! Kiss!!!
Ina: Non lo sai che gli ultimi sono i primi? E poi non mi importa se sei la prima, o la seconda e così via, ma per me è stupendo e un dono speciale che ci sei sempre! Grazie di cuore, anche e soprattutto perché ami così tanto il piccolo Harry e il principe Draco. Ti abbraccio con affetto infinito. Un mare di baci!!!

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 14 Efp CAPITOLO 14

Pansy fece qualche passo all’indietro, sperando di poter uscire inosservata dall’aula senza che alcuno si accorgesse di lei. La porta non era distante, le sarebbe semplicemente bastato arrivarci il più silenziosamente possibile, oltrepassarla, svoltare l’angolo e poi, una volta al sicuro dalla possibilità di essere scoperta dai suoi, non più tanto certa, amici, correre lontano e barricarsi sulla sua inespugnabile rocca di menzogne che l’avrebbero salvata ancora una volta.
Si era sentita improvvisamente male dopo aver lasciato la Sala Grande, ragione per la quale non era riuscita a raggiungere ed avvisare in tempo Draco: questo avrebbe confessato a fatica tra le lacrime e i gemiti di falso dolore quando i suoi compagni l’avrebbero ritrovata agonizzante nel suo letto.
Ma forse per rendere più veritiera quella sceneggiata, per cui nessuno avrebbe potuto accusarla di alcunché, sarebbe stato il caso di utilizzare una di quelle pasticche vomitose dei gemelli Weasley.
Le ripugnava il solo pensiero di dover ricorrere a quegli squallidi mezzucci: lo trovava infatti, disgustosamente umiliante, soprattutto perché il suo aiuto insperato risiedeva in un oggetto di fabbricazione Grifondoro e, se questo non era già abbastanza mortificante, di due babbanofili traditori del sangue puro.
E no, lei non lo era! La sua mente si ribellò, mentre centimetro dopo centimetro si avvicinava alla salvezza.
Il suo cambio di schieramento nella guerra contro il Signore Oscuro non era di certo dipeso dalla realizzazione di quanto buona e giusta fosse la causa di quello sciocco e vecchio sognatore di Silente e dei suoi ridicoli seguaci. Figuriamoci! Ma piuttosto l’astuta macchinazione di un piano ben articolato che la vedeva, in un tempo molto prossimo, come la futura Lady Malfoy.
Piano che purtroppo quell’ odioso marmocchio stava bellamente sgretolando con le sue moine da piccolo bambino incompreso e maltrattato.
Eppure mentre osservava nauseata quella cupola dorata che adesso avvolgeva anche il biondino, chinato ad abbracciare lo Sfregiato, finalmente realizzò che quel mostriciattolo era il vero motivo per cui Draco aveva scelto il Bene…
No, non il bene… ma lui!
Draco aveva scelto Harry Potter!
La mano della mora Serpeverde si strinse nervosa sulla bacchetta.
Oh se solo non ci fossero stati quella maledetta barriera protettiva e tutti quei testimoni, avrebbe dato a quel piccolo impiastro una vera e propria ragione per piangere!
Voleva rivedere la sua mamma e il suo papà? Bene, lo avrebbe volentieri accontentato!
Ma per l’appunto non era quello il momento più adatto. Doveva aspettare ed escogitare un piano, che le avrebbe definitivamente tolto quella fastidiosa zecca di torno, senza però che alcuno potesse sospettare di lei.
Infondo il corpo di quel moccioso era quello dell’adulto giusto?
Se malauguratamente fosse successo qualcosa a quel bambino, San Potter non sarebbe più tornato e Draco sarebbe stato finalmente soltanto e per sempre suo.
Pansy ghignò malefica.
Per adesso però non aveva tempo da perdere, doveva sbrigarsi ad andarsene da lì il più in fretta possibile, perché era disposta a subire qualsiasi cosa, persino abbassarsi ad usare una Merendina Marinara dei fratelli Weasley, piuttosto che affrontare le conseguenze, o in questo caso essere l’obiettivo, dell’ira funesta del giovane Malfoy.
Fortuna voleva che tutti gli occupanti della stanza fossero al momento distratti: la Mezzosangue era infatti accorsa a prestare soccorso al Pezzente, che sembrava versare in uno stato di semicoscienza; Theo si era avvicinato a Daphne e le stava visionando le mani, così come Blaise che si era precipitato d’istinto e senza tentennamenti dall’inutile Paciock, per poi arrossire, proprio come l’imbarazzatissimo Grifoncino, quando si era reso conto di aver preso, e di stringere ancora tra le sue, le mani del ragazzo; i restanti della classe erano invece tutti intenti e imbambolati a rimirare ciò che accadeva al di sotto della cupola difensiva, creata da Potter, ma che adesso sembrava impregnata di una magia ancora più potente.
Una magia che sembrava sprigionata al contempo dal piccolo Harry e dal suo Principe Draco.  
Ma ogni suo tentativo, per non attirare l’attenzione dei Serpeverde e dei Grifondoro, fallì miseramente.
Nel suo incedere all’indietro Pansy non si era infatti ricordata di aver lasciato la porta della classe semiaperta, per cui, andataci a finire contro di schiena, l’aveva fatta richiudere con un sonoro tonfo, precludendosi così ogni via di fuga e attirando di conseguenza su di sé lo sguardo di tutti i presenti.
Prima che potesse anche solo pensare a come reagire, la Parkinson, per la seconda volta in meno di due ore quella giornata, si ritrovò sotto il tiro di una decina di bacchette, ma ciò che davvero la terrorizzò non furono tanto gli occhi pieni di astio e di rabbia dei verde-argento e dei rosso-oro, ma lo sguardo omicida e di puro odio di Draco.
In essi Pansy vi lesse con chiarezza e terrore la sua fine imminente.
Lo scudo difensivo, la cui magia creatrice era adesso in effetti l’inconsapevole unione tra il bisogno di essere protetto del piccino e quella di proteggere del Serpeverde, era svanito, perché né il bimbo né il giovane ne avevano più nel cuore la necessità: Harry si sentiva finalmente al sicuro tra le braccia del suo Principe, Draco sapeva invece che il bambino sarebbe stato protetto per il semplice fatto che adesso era con lui, che mai e poi mai avrebbe permesso a qualcos’altro di farlo soffrire o a qualcuno di fargli del male, ma che anzi avrebbe provveduto personalmente a punire chiunque ci avesse provato.
Quando però provò a rialzarsi, i suoi occhi rivolti verso la moretta, il piccolino glielo impedì.
“Potty, ascoltami. Devo andare fuori a dire una cosa a Pansy.” Draco strascicò adirato il nome della ragazza. “Tu nel frattempo dovrai rimanere qui buono, buono, finché non torno. Faccio subito, però.” Continuò facendogli dolci carezze per tranquillizzarlo.
“No! No! No! No! Principe Draco!” Pigolò agitato Harry stringendo più forte la presa intorno al suo collo. “Voglio stare con te!”
“Potty…” Il giovane avrebbe voluto protestare, ma si bloccò quando sentì che il piccino aveva di nuovo cominciato a tremare. Harry era ancora troppo scosso e non voleva staccarsi dal ragazzo, il cui profumo e il cui contatto erano l’unica cosa che in quel momento gli dessero tranquillità e sicurezza.
Draco, avendo compreso, sospirò: “Va bene. Ti porterò in braccio, però mi devi promettere che terrai gli occhi chiusi finché non te lo dico io!” Pretese perentorio anche se con tono gentile.
Il bimbo, anche se non capiva il perché di quella richiesta, accettò: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dover lasciare la calda e rassicurante alcova dell’abbraccio del suo Principe Draco.
Di certo non immaginava le vere intenzioni del giovane, il cui pensiero, su quale incantesimo usare per punire quella stronza della Parkinson, variava unicamente tra la Cruciatus e l’Avada Kedavra, (spettacolo da non mostrare ad un bambino!) anche se poi era in fine giunto alla conclusione che la Maledizione che uccide era troppo sbrigativa e soprattutto indolore.
Quella infida vipera velenosa meritava invece di patire atroci sofferenze e pagare con straziante dolore per ogni lacrima versata dal suo piccolo e dolcissimo Potty.
“Parkinson, perché non sei venuta immediatamente ad avvertire Malfoy di portare via Harry?” Domandò infuriata Hermione, dopo essersi accertata che Ron era semplicemente svenuto e non correva pericoli.
“Io non devo dare conto a te Mezzosangue!” Rispose la moretta con una fermezza che in realtà non aveva.
“E invece sì, Pansy. E non devi dare conto solo a lei, ma a tutti noi che teniamo a quel piccino, perché hai fatto piangere il piccolo Harry!” Daphne affermò altrettanto arrabbiata, facendo trasparire con chiarezza l’attaccamento dei Serpeverde ad Harry e, per l’ulteriore meraviglia della Grifoncina, prendendo le sue parti.
“Io… io non… non ho fatto piangere nessuno!” Provò a discolparsi. “È stato il professor Ruf, io non c’entro!”
“Non è vero, non mentire. Tu avresti potuto evitarlo! Ma nella tua immensa perfidia e invidia di quel bimbo innocente, pur sapendo cosa sarebbe successo, non hai fatto nulla per impedirlo. Sei solo una str…” Ma Blaise, guardando il bambino, che tra le braccia di Draco teneva il capo posato sulla sua spalla, non continuò.
“Non… non l’ho fatto apposta. È che dopo la colazione mi… mi sono sentita ma-male!” Balbettò, sempre più spaventata dai loro sguardi minacciosi, la mora Serpeverde.
“Blaise ti ha detto di non mentire, Pansy!” Affermò imperioso Vince mentre le si avvicinava stringendo le mani a pugno.
“Sei stata crudele! Hai fatto piangere il piccoletto! E io non posso accettarlo!” Aggiunse altrettanto adirato Gregory, che come Tiger, in quel momento era più propenso ad usare le mani che la bacchetta.
“Io… io… non è colpa mia! Sta-stavo male… so-sono accorsa appe-appena ho potuto. Lo… lo giuro!”
Ma nessuno credette alle sue bugie, neanche Theo e Millicent, che solitamente erano quelli che più facilmente la moretta riusciva a manovrare e ad abbindolare a suo piacimento.
“Draco, ti prego! Credimi al-almeno tu!” Pansy supplicò infine col volto sbiancato.
“Parkinson. Hai. Fatto. Soffrire. Il. Mio. Potty!” Il biondino scandì lentamente ogni parola con voce furente e occhi in cui infuriava una violenta tempesta che non prometteva scampo su chiunque si sarebbe abbattuta; non si avvide però che Hermione e Neville lo avevano prima guardato con visi meravigliati e poi gli avevano sorriso sereni e compiaciuti.
“Adesso me la pagherai cara!” Il Serpeverde le puntò la bacchetta contro sul punto di lanciare un potente Stupeficium, anche se in realtà avrebbe voluto lanciare ben altro e più doloroso incantesimo; i Serpeverde probabilmente lo avrebbero anche aiutato, i Grifondoro forse avrebbero fatto storie, ma la Granger sembrava talmente incazzata per cosa era avvenuto al bambino, che magari avrebbe anche chiuso un occhio, Weasley era fuori gioco e a Paciock avrebbe provveduto Blaise con suo immenso piacere. Il reale problema erano invece i Corvonero che, per quanto per il momento stavano assistendo a quello scambio di battute senza intervenire, non poteva essere sicuro che non lo avrebbero denunciato in seguito se avesse usato una Maledizione senza Perdono.
E anche se lo desiderava davvero intensamente, il gioco non valeva la candela: il rischio era infatti di doversi separare dal bimbo e, come ormai era fin troppo chiaro nel suo cuore, non poteva né voleva!
Ma la vocina, che da un po’ non si faceva sentire, triste gli sussurrò: “E cosa farai il giorno in cui il tuo Potty se ne andrà via?”
Draco ebbe la sensazione di non aver più aria nei polmoni e gli sembrò che per qualche istante il suo cuore avesse smesso di battere, mentre gli appariva dinanzi agli occhi l’immagine dell’Harry diciassettenne che gli voltava indifferente le spalle con un ghigno derisorio.
“Asp-aspetta! Ti… ti, prego! Pensaci Dra-Draco! Se anche fo-fossi arrivata su-subito, sarebbe co-comunque stato tr-troppo tardi!” Provò in extremis la moretta e, osservando che il biondino si era come bloccato, ritenendo che quel suo tentennamento fosse dovuto a quello che aveva detto e non immaginando che la causa fosse ben altra cosa, si tranquillizzò. Più sicura allora continuò: “Scommetto che quando sono arrivati in classe Blaise e Daphne, lo Sfre… Potter…” Si corresse subito per evitare di essere schiantata dai suoi compagni. “… aveva già visto il professore. E io sono uscita dalla Sala Grande un paio di minuti dopo di loro.” Concluse con un piccolo ghigno, avendo capito, dallo sguardo ora non più tanto determinato di Malfoy, che aveva appena trovato la sua scappatoia.
Hermione non trovò purtroppo nulla da obiettare. “Purtroppo credo che sia vero.”
“È colpa della McGranitt. È lei che mi ha avvertito troppo tardi!” Pansy continuò con voce sfrontata convinta di avere ormai la vittoria in tasca.
La Grifoncina, anche se avesse voluto contestare, si ritrovò senza argomentazioni: in effetti, anche se sicuramente non l’aveva fatto di proposito, la professoressa di Trasfigurazione era arrivata quando ormai Harry aveva già visto il fantasma, dato che il professore di Storia della Magia era sempre in classe ancor prima che cominciassero le lezioni.
“Non mi interessano le tue scuse, Pansy!!!” Gridò invece invasato Draco, che ripresosi adesso stava stringendo con un braccio più forte a sé il piccolo Harry, mentre nel suo sguardo all’ira si era aggiunto uno straziante dolore per un futuro concreto e purtroppo non molto lontano. “Sei arrivata comunque tardi e questo significa un’unica casa: vuoi fare del male al mio Potty! E nessuno… nessuno deve anche solo provare a osare, neanche col pensiero, a sfiorarlo! Mi hai capito bene, Parkinson? Nessuno!!!” Disse con voce sempre più alta, spaventando il piccino che adesso teneva le palpebre degli occhi chiuse strette, strette. “Altrimenti dovrà vedersela con me! Stupef…
“No, ti prego Principe Draco! Perdonala!!!” Implorò Harry che con una manina coprì la bocca del Serpeverde per impedirgli di continuare. I suoi occhi ancora chiusi.
Draco si immobilizzò, sorpreso da quel gesto e dalle parole del bimbo.
“Non… non ho capito cosa ha fatto di male Pansy nel venire più tardi a lezione, Principe. Però non l’ha fatto a posta! Hai sentito, no? Non si è sentita bene!” La difese Potty con voce tremante e vicino di nuovo al pianto.
“Ma è una bugia, Harry!” Esclamò sconvolto ed esterrefatto Zabini, un po’ come tutti compresa la Parkinson, per quell’inaspettato intervento difensivo proprio da parte del bambino.
“Non è vero!” Affermò con sicurezza il piccolo Potter. “Pansy è una Serpeverde e i Serpeverde sono tutti buoni! Mi… mi ha anche dato il consenso di diventare un Serpeverde come lei! Non può essere una bugia, ne sono sicuro! E poi… e poi non la sentite che ha tanta paura?”
Pansy sussultò e fu costretta a distogliere lo sguardo da quel piccino, mentre una forte nausea le saliva alla gola, ma non per il disgusto ma piuttosto per aver provato per un attimo una sensazione che mai prima la giovane aveva sentito e che, preferì, non chiamare col suo vero nome: il rimorso. Gli occhi le si fermarono sullo stemma della propria Casa che portava sulla divisa all’altezza del cuore e le sue labbra si strinsero in una linea sottile quando notò che sopra, proprio accanto al serpente argentato, vi erano delle briciole: le briciole di quel biscotto al cioccolato che quel bambino le aveva donato disinteressatamente e che, solo ora comprendeva, aveva per lui lo stesso valore di un ‘Grazie!’ per averlo accettato tra di loro.
Biscotto che lei però non aveva voluto mangiare.
Pansy adesso avvertì davvero delle fitte di dolore allo stomaco.
“Ti prego Principe, perdonala! Non voglio che stai arrabbiato con lei! Non è colpa sua se mi sono messo a piangere. È che mi mancano così tanto la… mia mamma… e il… mio papà!” Harry scoppiò di nuovo in lacrime. “Lei… lei non… non lo sapeva! Perdonala, per… per piacere!” Sussurrò tra i singhiozzi.
La mano di Draco che stringeva la bacchetta cominciò a tremare: quella stronza della Parkinson non meritava tanta bontà da parte di quel bambino dolcissimo e stupendo! Avrebbe… sì, avrebbe dovuto impedirgli anche di sentire, si rimproverò mentalmente, perché il piccolo Potty vedeva e ascoltava il mondo unicamente con la purezza e la fiducia del suo cuore tanto grande e coraggioso. Era paradossale, visto quanto crudele e feroce quello stesso mondo era stato con lui, eppure Harry Potter, in tutte le sue età, aveva sempre creduto nella Speranza e nell’Amore, sentimenti che, al giovane Malfoy era stato insegnato sin da piccolo, non esistevano.
Non esistevano! La sua mente gli ripeté con forza.
La Speranza era infatti la mera illusione degli sciocchi che non accettavano la realtà così com’era…
‘…era credere che una volta tornato adulto, Potter avrebbe ricordato quei giorni in cui per lui era stato il suo amato Principe Draco e non l’odiato Furetto e tutto tra loro sarebbe stato diverso… diverso dall’odio e dalla solita indifferenza…’ La vocina del suo cuore provò ad insinuarsi tra le errate convinzioni della sua ragione.  
E l’Amore… l’Amore era un’emerita stronzata! Solo una parola vuota e per lui priva di significato…
‘…ma che iniziava con la lett…’
Ma Draco la zittì terrorizzato, conscio che la sua vocina era stata sul punto di svelargli una verità dolorosa che non era ancora disposto a conoscere.
L’unica cosa che davvero gli importava in quel momento era che il suo piccolo Potty stava di nuovo piangendo e, poiché a quanto sembrava la causa della sua sofferenza adesso era proprio lui, con disappunto abbassò la bacchetta. Il suo sguardo però continuò a fulminare la mora Serpeverde, promettendole che la questione tra loro non era affatto conclusa ma che, la prossima volta, quel piccolo Angelo non ci sarebbe stato ad impedirgli, con la sua innocente dolcezza, di dar libero sfogo a tutta la rabbia, al dolore e alla frustrazione che sentiva dentro.
Riposta la bacchetta nelle tasche della sua divisa, Dracò posò allora delicatamente la propria mano su quella piccola del bimbo, che ancora teneva posata sulla sua bocca, e prima di portarsela sulla guancia, sotto l’irrefrenabile desiderio di riceverne una carezza, gli diede un bacio leggero sul palmo e sulle piccole dita.
Il bambino, che ancora aveva gli occhi chiusi, percepì tutto col senso del tatto e smise di piangere, tornando teneramente a sorridere, mentre un immenso calore, che dalla sua mano gli arrivava direttamente al cuore, lo avvolgeva tutto.
“Solo per te, mio dolcissimo Potty!” Draco gli sussurrò dolce all’orecchio. “Solo per te!” Disse, stringendoselo ancora più forte al petto, prima di lasciare la stanza e avviarsi verso l’uscita della scuola, senza notare che dall’altra parte del corridoio stava sopraggiungendo il preside Silente.
L’anziano professore, dopo aver lasciato un ultimo sorriso benevolo e soddisfatto verso il biondo Serpeverde e il piccolo Harry, entrò nell’aula di Storia della Magia.
Ciò che vi trovò all’interno furono i Corvonero che stavano bisbigliando tra loro con volti scioccati, Ron Weasley che giaceva disteso in terra in un angolo della stanza tra panche e banchi rovesciati, la Parkinson che, a quanto sembrava, si stava ripulendo con stizza e indignazione la divisa, gli sguardi adirati dei verde-argento che avevano ancora le bacchette puntate verso la loro mora compagna, e gli occhi commossi e inteneriti di Hermione e Neville.
Il sorriso di Silente si allargò divenendo ancora più compiaciuto: le cose erano andate meglio di quanto avesse immaginato!
“Preside Silente!” Lo richiamò la Granger quando si accorse della sua presenza.
Tutti si bloccarono da qualsiasi cosa stessero facendo e si voltarono verso di lui.
“Mi dica mia cara ragazza, cosa mi sono perso?” Domandò gioviale il professore indicando con un gesto della mano ai Serpeverde di riporre le bacchette.
Hermione provvide immediatamente a spiegare in sommi capi quanto era accaduto.
“Nient’altro?” Chiese infine pacato il professore, alla conclusione del racconto, leggendole negli occhi una domanda inespressa.
“Sì professore. Come… Come è possibile che qualcuno possa passare incolume attraverso una potentissima barriera protettiva?” Domandò confusa la riccia Grifondoro, che non riusciva ancora razionalmente a spiegarsi quell’episodio, dato che mai nei suoi libri ricordava di aver letto di qualcosa del genere.
“Qualcuno?” Silente chiese col tono di chi volesse maggiori delucidazioni, pur immaginando di cosa la ragazza stesse parlando.
“Malfoy!” Specificò la Grifondoro, resasi conto di aver precedentemente omesso questo particolare. “Malfoy è passato senza alcun problema nello scudo difensivo creato dalla magia innata di Harry! Mentre Neville e la Greengrass si sono bruciati le mani quando ci hanno provato.” Spiegò meglio.
Blaise e Daphne ghignarono mentre Pansy digrignò i denti, dato che tutti e tre credevano di conoscerne il reale motivo, che ritenevano risiedeva proprio nei veri sentimenti di Draco.
“Magia, signorina Granger!” Rispose semplicemente l’anziano mago.
Hermione inarcò le sopracciglia continuando a non capire.
“La stessa Magia capace di rendere possibile l’impossibile e creare delle brecce nello spazio-tempo o superare in potenza qualsiasi altro incantesimo. Una magia la cui fonte, di Harry per il suo Principe e di Draco per quel bambino…” ‘e non solo’ il preside aggiunse sorridendo sereno tra sé, “… è illimitata.”
La Grifoncina e Neville sussultarono.
“È la Magia del cuore, o più comunemente chiamato…”
“Amore!” Sussurrò sommesso Neville perdendosi per qualche istante negli occhi blu di Blaise, per poi abbassare subito timido il viso arrossato e perdersi il piccolo ma gioioso sorriso del moro Serpeverde.
“Amore.” Confermò serafico il preside Silente.


“Principe adesso posso riaprire gli occhi?” Chiese Harry essendosi accorto che erano lontani dall’aula, dato che non sentiva più le voci degli altri studenti.
“Sì, Potty. Ora sì.” Acconsentì il giovane Malfoy.
Il bimbo spalancò finalmente i suoi occhioni e si beò della bellezza del viso del ragazzo che aveva a pochi centimetri dal suo, poi cominciò a guardarsi intorno e constatò che in effetti erano soli.
Fantastico, si disse. Con delicatezza posò le sue manine tra i capelli del Serpeverde e cominciò ad accarezzarglieli, facendo sospirare rilassata la bionda Serpe.
Lo sguardo del bimbo si perse allora in quello argentato del biondino e Draco arrossì, fermandosi al centro del corridoio, mentre permetteva alla dolcezza di quei due smeraldi di abbattere le barriere della sua ragione e di cullargli l’anima.
Harry lentamente si avvicinò al volto del suo Principe e il giovane sentì il cuore esplodergli nel petto, mentre osservava quella boccuccia di rose sempre più vicina alla sua. Dovette chiudere gli occhi e quasi sospirò deluso quando avvertì il tocco delicato del bacio che aspettava, però sulla guancia.
Merlino desiderava sentire il sapore delle labbra di Potter sulle sue! Esalò la vocina e, per quanto fosse assurdo, anche la sua parte razionale per una volta era d’accordo, finché riaperti gli occhi non si ritrovò, confuso e spaventato da se stesso, a specchiarsi in quelli stupendi e innocenti del bambino.
“Grazie Principe Draco per la tua immensa bontà nei miei confronti!” Sussurrò con un sorriso raggiante il piccino, riferendosi sia al fatto che avesse perdonato Pansy, sia perché con lui non si sentiva più solo.
“Anche per me tu sei tanto importante!” Aggiunse poi arrossendo e nascondendo il volto nell’incavo del collo del biondino.
“Importante?” Domandò perplesso il Serpeverde.
“Sì, Principe! Prima… prima mi hai chiamato ‘mio preziosissimo tesoro!’” Il bimbo pigolò imbarazzato. “Vuol dire questo no? Che per te sono importante!” Harry esclamò con voce adesso non più tanto sicura.
Draco però quando rispose non ebbe alcuna incertezza mentre posava un bacio lieve sulla fronte del piccino.
“Sì, mio piccolo Potty! Tu per me sei una persona importantissima e…” Aggiunse fievole, quasi lui stesso non volesse sentire quelle parole, che portavano in loro un sottofondo di amarezza. “… lo sei sempre stato e lo sarai sempre!”

Draco preferiva non credere nell’ Amore perché quel nome per lui era sinonimo di dolore…
… di una stretta di mano mai avvenuta…
… dei suoi sorrisi negati…
… del sogno infranto di un bambino ricco e viziato, che possedeva tutto ma che in realtà non aveva niente, se non solitudine e maschere di effimera felicità, che però desiderava unicamente, dal profondo del cuore, di poter avere la sua amicizia…
… della ferita incurabile di non essere l’unico e solo destinatario del suo A…
Eppure mentre quella intensa e fantastica sensazione, per l’avere accanto il suo piccolo Potty, gli riscaldava il cuore, la vocina chiese dolcemente a Draco se, per lui, il significato della parola Amore non potesse diventare proprio quel bambino…
…o meglio, specificò furbetta la piccola voce: Harry…






N.A. Scusate immensamente il ritardo ma, causa impedimenti vari, tra cui niente computer per alcuni giorni, non ho potuto aggiornare prima!
Passando al capitolo… Ok, Pansy si è comportata da vera stronza, il piccolo Harry è un Angelo nel vero senso della parola, Draco è completamente fuso e per quel piccoletto farebbe ormai qualunque cosa, compreso regalargli la Luna, se solo il bimbo glielo chiedesse, ma Silente, che è la vera causa per cui il bambino ha visto il fantasma?
Io ho una teoria: una stessa azione va condannata o meno in base alle intenzioni. Voi che ne pensate?
Ringraziando tutti per il sentito affetto che ricevo nel vedere in quanti seguite la storia e in quanti ancora mi donate un commento, vi abbraccio con immenso e sincero affetto. Baci, Infinity19
Risposte ai commenti:
DarkPoison: Mi sembri al quanto impaziente! Grazie! *__*Questo significa che la storia ti piace davvero e ciò mi rende molto felice. E Ron, poverino, in fondo si comporta così perché vuole il bene di Harry e non sa che Draco prova lo stesso desiderio. Però chissà che il piccoletto non riesca a far aprire gli occhi anche al suo inconsapevole migliore amico. Baci e un abbraccio carico di simpatia!
Elyonchan: Grazie infinite per i bei complimenti! È bello leggere che ti piace come descrivo i sentimenti dei personaggi e che hai trovato commovente il mio modo di tratteggiare il dolore del piccolo Harry. Ron cerca di allontanare il piccino da Malfoy solo perché, come dici tu, vuole il suo bene e, diversamente da noi, non si rende conto che l’attaccamento del biondino per il bimbo è genuino e sincero, ma soprattutto dettato dall’infinito Amore che prova per il Potter diciassettenne. E Pansy trabocca di invidia e cattiveria, perché vede in quel bambino un ostacolo sul suo cammino per diventare la futura signora Malfoy, però chissà che con il tempo non cambi anche lei: in fondo anche se non ha voluto chiamarlo per nome, anche lei ha provato rimorso per quel piccoletto, che a differenza dei suoi amici da una vita, le ha creduto. Ciao e un abbraccio pieno di affetto! Baci!
antote: Non preoccuparti x non aver commentato la scorsa volta: l’importante per me è sapere che la storia vi piace e che continuate a seguirla con affetto. Per soddisfare i tuoi punti: il numero 1, come vedi, ho dovuto fare i conti con il piccolo Harry e la sua sconfinata fiducia nel prossimo e, come Draco, ne sono uscita sconfitta (per il momento almeno, dato che credo che Pansy non si fermerà qui!); il num. 2, non puoi dare tutti i torti al povero Ron, infondo lui, diversamente dai serpe-verde, conosce solo gli aspetti negativi di Malfoy, al quale per esperienza non affiderebbe mai la custodia del suo inconsapevole migliore amico; punto num. 3, beh, vedrai alla fine, però terrò conto delle tue minacce e della tua salute mentale ^__^! Baci affettuosi!
hay_chan: Grazie per la tua attesa e perdono ancora, se per avere quest’altro capitolo hai dovuto aspettare ancora di più. Felice che trovi triste e al contempo dolce la descrizione del dolore del piccolo Harry e del rimorso e dell’Amore del principe Draco. Un bacione carico di affetto e tenerezza! Kiss!!!
dany23: Grazie! Anche il tuo commento mi ha lasciato una dolce carezza sul viso. Sono contenta che ti piaccia il rapporto d’Amore, anche se nessuno dei due ancora sa, tra il piccolo Harry e il principe Draco. Pansy invece se ne è accorta e la sua invidia e il suo rancore sono aumentati a dismisura, ma oggi per un attimo ha provato qualcosa di radicalmente diverso: rimorso per quel bambino. Chissà che anche lei non si lasci avvincere dalla dolcezza disarmante del piccolo Grifondoro/Serpeverde. Ti abbraccio con affetto! Baci!
Miss Slytherin: Grazie infinite per i complimenti! Il piccolo Harry non è riuscito a trattenere il suo dolore, che da sempre porta nel cuore, ma questa volta, diversamente dalla freddezza dei suoi parenti babbani, ha trovato conforto e calore tra le braccia del suo Principe, che anche se non vuole ancora dargli il suo nome, agisce ormai spinto e guidato unicamente dall’Amore che prova per Harry in tutte le sue età. Ron si comporta così pensando di fare il bene del bambino, senza capire che l’unica persona, di cui il piccino sente il bisogno d’affetto, è proprio Malfoy. Pansy e il professore dimostrano un cuore di pietra. Ti abbraccio con affetto e ti mando tanti baci!
Ina: Da una parte mi dispiace di averti rattristata, dall’altra mi fa piacere (ma non perché sono davvero cattiva!) perché desideravo che dalle mie parole trasparisse tutto il dolore che prova il piccolo Harry, e dal tuo commento credo di esserci riuscita. E sì, mi rincresce anche ma il fazzoletto dovrai usarlo ancora e non solo alla fine. Ehm… poi vedrai. Ricambio con affetto sincero il tuo bacio grosso e ci aggiungo un cesto di ringraziamenti per la tua costante presenza!  
ladyash: Apprezzo la tua sfacciataggine e, sperando ti faccia piacere, ti comunico che ci avevo già pensato, ma prima vorrei finire questa fan fiction che sta uscendo fuori più lunga e intricata (di trama) di quanto avrei immaginato. Quindi non ti confermo nulla di preciso, però sappi che avrei già in testa una mezza idea… vedremo! Cmq grazie per i complimenti e perché non hai frainteso le mie parole sul rapporto che sta nascendo, in alcuni tratti un po’ equivoco, tra la bionda Serpe e il bambino. Un bacione carico di affetto!
strega_del_lago: Oddio, mi sono davvero emozionata immaginandomi il tuo bacio sanguinolento: adoro i vampiri! Se non sbaglio tu stai scrivendo una storia proprio su di loro e con pairing Draco/Harry: ammetto di non averla ancora letta, ma appena mi libererò dai miei fin troppi impegni, che mi impediscono di aggiornare in tempi brevi, ne approfitterò e me la “berrò” tutta. Cmq grazie infinite per i complimenti e perché non hai equivocato il mio messaggio d’Amore tra il piccolo Harry e il suo principe Draco.
dark89: Spero che con questo capitolo il tuo dubbio, su come abbia fatto Draco a passare attraverso lo scudo protettivo, sia stato soddisfatto: grazie al potere dell’Amore, che secondo me è in grado di superare qualsiasi altra magia. Di proposito non lo avevo specificato nel cap 13 (quindi non è colpa del raffreddore!) perché volevo che queste parole uscissero da Silente e venissero finalmente recepite da tutti… tranne Ron (per quale motivo questo lo vedremo più in là). ^__^ Purtroppo prima di fare progetti su Pansy, su cui ti appoggio in pieno, devi fare i conti con il piccolo Harry, che nella sua infinita bontà non riesce a vedere il male nelle persone e pensa che tutti abbiano diritto al perdono. Anch’io adoro Neville e, come te, sono d’accordo che nei sette libri della Rowling come personaggio avrebbe dovuto avere maggiore rilevanza: ha ucciso o no Nagini impugnando la spada di Godric Grifondoro? Cmq grazie di cuore per il commento e i complimenti. Ti abbraccio e ti bacio con affetto sincero!
Draco Malfoy: Rinnovo la mia simpatia nel ritrovarti sia qui che su Nocturne Alley. Se non lo avessi letto ti ho risposto anche di là! Non preoccuparti se non hai commentato prima, l’importante per me è sapere che man mano che la storia procede trova sempre nuove e appassionate lettrici come te. Ti ringrazio perché apprezzi i caratteri che ho dato al piccolo Harry e a Draco, e anche se ammetto che quest’ultimo l’ho reso un po’ troppo dolce, confesso che io l’ho sempre immaginato così sotto la sua falsa maschera di freddezza e ostilità. E i due Weasley non sono tanto male, solo che non vedono ciò che per Blaise e gli altri Serpeverde, compresa l’invidiosissima Pansy, è ormai evidente: l’Amore che lega il bambino e il suo Principe. Ti abbraccio con affetto e complimenti ancora per i tuoi due nickname! Baci!!!
PiccolaSerpe: Quanto entusiasmo! Non so perché, ma mentre leggevo il tuo commento, anche se non so come sei fatta, mi immaginavo te che scrivevi con un sorriso raggiante sulle labbra e con gli occhi illuminati dall’affetto che dalle tue parole traspare per questo racconto e per i due protagonisti. Grazie infinite per i complimenti e fortuna mia che hai aperto proprio la mia storia e che ti sia piaciuta così tanto! *__* Purtroppo per soddisfare la tua curiosità dovrai aspettare ancora un bel po’, dato che stiamo al quattordicesimo capitolo e ho a malapena descritto l’inizio del primo giorno intero sui cinque sei in cui presumibilmente Harry è rimasto, secondo Silente, ad Hogwarts. Ti abbraccio con affetto e perdonami ancora se impiego così tanto per aggiornare, ma ti assicuro che i miei impegni non mi permettono di pubblicare prima. Baci ricolmi di dolcezza!
tesar: Grazie perché stai leggendo il Piccolo Harry e il principe Draco e perché mi hai lasciato un commento! Perdonami però se non riesco ad aggiornare presto, ma ti assicuro che ho tutte le intenzioni di portare a termine la storia, anche se non nei tempi brevi che vorrei. Baci affettuosi!
Mione1194: Premetto dicendoti che non ho ancora msn, ma che provvederò entro breve e quando lo farò, metterò subito il tuo contatto. Anche a me piacerebbe conoscerti. ^__^ E Grazie davvero per avermelo chiesto! *__* Passando al commento: anch’io adoro quel pezzo che piace anche a te! Incredibile la nostra affinità! E mi piace molto anche quando solo Draco può passare attraverso lo scudo protettivo di Harry. So che sono io a scrivere la storia eppure, rileggendola, alcuni momenti mi emozionano più di altri. Riguardo a Pansy, in questo nuovo capitolo ha mostrato per un attimo di non essere di pietra, però purtroppo su questo suo nuovo aspetto non ci conterei molto per le sue azioni future. E Ron purtroppo vede Malfoy con il risentimento di anni di screzi e di insulti, è normale quindi che, diversamente da Neville che è più innocente e meno impetuoso rispetto al rossino, non comprenda subito ciò che realmente Draco prova per il piccolo, ma anche grande, Harry. Ti abbraccio con sincero e caloroso affetto! Baci!!!
Anto Chan: Grazie di cuore per i complimenti! Sì perché il sapere di averti fatto commuovere per me è davvero un complimento, dato che era proprio questo lo scopo del cap 13: riuscire a far trasparire e comprendere, a Droco e a voi che leggete, l’immenso dolore che il piccolo Harry cela nel cuore. Mi fa piacere che ti sia piaciuto da matti! Ricambio con sentito affetto il tuo bacio! Ti abbraccio!
pei_chan: Ti ringrazio infinitamente per questo tuo bellissimo e lungo commento! ^__^ Mi fa piacere che tu abbia scoperto questa storia e l’abbia trovata bellissima. È per me sempre un onore leggere di quanto il piccolo Harry e il suo principe Draco riescano ad entrare cosi facilmente, ma prepotentemente, nei vostri cuori. *__* Nella tua recensione hai sottolineato molti momenti belli tra i vari capitoli e la cosa che più mi ha colpita, e che non avevo trovato prima, era il riferimento al nome Potty, che adesso per Draco è divenuto in effetti un modo affettuoso, e non più dispregiativo, di chiamare il Grifondoro. In più ho apprezzato il tuo osservare degli innumerevoli stravolgimenti che il piccino sta causando a tutte le persone che gli sono intorno: tra l’uscir fuori del vero carattere e dei sentimenti dei Serpeverde, compresa Pansy che sta mostrando la sua vera faccia, alla gentilezza e alla dolcezza dell’animo del giovane Malfoy, che un passo alla volta, grazie a rossori e batticuori per semplici bacetti sulla guancia, sta arrivando a scoprire cosa cela realmente nel cuore. Sono davvero felice che questa storia ti piaccia così tanto, e spero continui ad appassionarti fino alla fine. Ti abbraccio con affetto e ti mando tanti dolci baci!
eles: Premetto scusandomi per non aver aggiornato presto come volevi, ma a causa di impedimenti vari, tra cui niente computer per un paio di giorni, non ho potuto postare prima. Cmq grazie per i complimenti e anche per la delusione che ho scorto nel tuo non aver potuto continuare a leggere la storia, perché ho così capito quanto davvero ti piace. Quindi grazie infinite per il commento e perche non hai frainteso il rapporto che sta nascendo tra Harry e Draco. Ti abbraccio con dolce affetto! Baci!     
Vale Lovegood: Ehm… a quanto pare niente punizioni per Pansy, spero non ne rimarrai delusa, ma quel piccino mi sa che riuscirebbe ad ottenere anche le stelle dal suo Principe Draco, se solo gliele chiedesse. ^__^ Baci affettuosi e grazie infinite per il commento! Ti abbraccio!

 



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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 15 N.A.: Piccola e probabilmente inutile nota iniziale, dato che credo si capirà dal contesto, ma quando troverete la parola ‘Mc’, leggetela Mek e non emmeci! Se no sembra brutto e non rende l’idea! Poi capirete! ^__^ Un bacione affettuoso a tutti! Infinity19



CAPITOLO 15


Proprio come gli stava accadendo sempre più spesso da alcune settimane, Draco trasalì e spalancò inorridito gli occhi: reazioni queste che stava avendo ogni volta che si ritrovava all’improvviso a prendere coscienza, in Sala Grande, in aula, per i corridoi e persino in volo sulla scopa, di aver appena fissato intensamente Potter, o meglio, più che fissare l’espressione giusta era mangiare letteralmente con gli occhi. E anche se poi lo negava con tutto se stesso o lo imputava ad episodi di momentanea pazzia, la realizzazione di cosa stava in realtà facendo, avveniva sempre nell’attimo immediatamente dopo alla conclusione del pensiero: “Potter è davvero bellissimo!”
L’agitazione e il profondo turbamento che ne conseguivano poi, passavano solamente nel momento in cui il Serpeverde si convinceva che non era stato veramente lui a formulare quella frase illogica e irrazionale, ma quella stupida e inetta vocina, di cui non conosceva ancora la provenienza, ma che da mesi, all’incirca da quando si era ritrovato di fronte ad un bivio e non aveva più potuto rimandare e attardare la sua scelta da che parte stare tra il Signore Oscuro e Pot…, cioè voleva dire Silente, gli stava rompendo l’anima con frasi e pensieri sempre più assurdi e idioti.
Maledetta vocina che adesso aveva raggiunto l’apice della follia pura pronunciando e associando insieme le due parole, una più insensata dell’altra, Amore e Harry.
Ma Harry, chi?
Potter? No, lui non di certo! Si ribellò con veemenza la sua mente.
Perché, nonostante il moretto fosse l’unica persona che il biondino conosceva a portare quel dannatissimo e irritante nome, Potter era l’ emblema del suo viscerale e sincero Odio, sentimento che con la parola Amore non condivideva null’altro se non che iniziavano entrambi per vocale: vocali che per di più non erano neanche le stesse.
Ed era oltremodo stufo di ripetere sempre la stessa cosa, e cioè che lui il Grifondoro lo detestava dal profondo del cuore, eppure sembrava che nulla riuscisse ancora a convincere e zittire definitivamente quell’essere mostruoso, che gli stava confondendo e torturando il cervello con i suoi melliflui e ingannevoli sussurri, impregnati di bugie e mere illusioni.
E allora chi altro poteva essere?
‘Il bambino!’ Tentò a suggerirgli con esasperazione quel suono malefico, che gli parlava da qualche parte all’altezza del petto.
Potty? No, neanche per sogno! Questa volta la sua mente protestò ferocemente.
Neanche questo era possibile, perché quel piccino che si stringeva e si aggrappava con tanta fiducia e sicurezza a lui era il suo Potty e basta, senza alcun nome: e di certo non proprio quello!
Perché ammettere che quel piccoletto si chiamasse Harry, era lo stesso che accettare che fosse in realtà la versione rimpicciolita di Potter: e non era così, di questo il Serpeverde ne era ormai certissimo, e la prova evidente era stata proprio quella barriera difensiva che il bimbo aveva creato per difendersi da Weasley, il migliore amico del moro diciassettenne, e non da lui che al contrario era la sua nemesi da ben sette anni.
Anche se, finalmente con orrore Draco si rese conto, la parola Amore iniziava proprio con la lettera A…!
Era forse questo il nome di quel miscuglio di sentimenti che aveva scoperto di sentire per quel bambino e che non aveva mai provato prima? Possibile che l’Amore racchiudesse in sé così tante emozioni contrastanti, come il bisogno viscerale di rendere l’altro felice, la sensazione che la vita non abbia un senso e sia priva di ogni attrattiva, se lui non ti è accanto, o che il sole che illumina la tua giornata risplenda nel suo sorriso e nel suo limpido sguardo e che i suoi baci siano i riflessi della vera felicità?...
Il giovane Malfoy sussultò di nuovo, sopraffatto adesso da un qualcosa più grande di lui, da una consapevolezza che non poteva, ma soprattutto non voleva accettare. Ed è per questo che sul suo viso comparve un ghigno sarcastico, un sorriso amaro e sprezzante che indicava il suo rifiuto a considerare vera quella che doveva essere un’altra menzogna, ulteriore frutto di quella dannata vocina.
Quella parola che iniziava con la A… non poteva essere Amore, doveva essere assolutamente qualcos’altro, perché il piccolo Potty era una stella splendente, la più bella che avrebbe mai osservato nel cielo della sua intera vita, ma con dolore era anche una stupenda stella cadente, di cui a lui sarebbe rimasto per sempre unicamente il ricordo di quel breve ma meraviglioso e indimenticabile attimo, in cui era rimasto abbagliato dalla calda luce della sua scia.
“Principe Draco!” Pigolò il bambino distogliendolo dai suoi pensieri. “Cosa c’è? C’è forse qualcosa che non va? Sei strano!” Specificò con espressione preoccupata.
Il Serpeverde inarcò un sopracciglio non capendo.
“La tua bocca sorride, ma sembra che i tuoi occhi stiano sul punto di piangere.” Il bimbo sussurrò sfiorandogli delicatamente le labbra con le sue piccole dita.
Il biondino arrossì e, nascondendo il suo imbarazzo, duro replicò: “Piangere è una debolezza, Potty! E io non piango mai.”
“Ma prima?” Il piccino domandò perplesso e sottosotto rattristato: che il Principe lo ritenesse un debole, perché non aveva fatto che piangere da quando si erano incontrati? Magari, non gli piacevano i bambini piagnucolosi! Si sarebbe potuto stancare di lui se non fosse diventato più forte e coraggioso?
“Non so di cosa stai parlando!” Negò con fermezza e un po’ troppo bruscamente Draco, confermando col suo tono deciso le paure del bambino, che mogio riposò il capo sulla sua spalla, ma voltata in modo che il Principe vedesse la sua nuca e non i suoi occhi che erano di nuovo in procinto di lacrimare.
Ma Malfoy se ne era già accorto e quando sentì che il corpicino del bimbo stava leggermente sussultando, si diede mentalmente dello stronzo: si era comportato proprio come sin da piccolo si era ripromesso di non fare, e cioè esattamente come suo padre, che con la sua freddezza e la sua impassibilità alle emozioni aveva plasmato la maschera che ora portava sul cuore.
Maschera che avrebbe tolto, o almeno ci avrebbe provato, se serviva a non far soffrire ulteriormente il suo piccolo Potty.
“Anche se…” Gli soffiò a fatica tra i capelli. “… a volte piango anche io.”
“Davvero?” Domandò meravigliato il bambino, sempre col capo voltato.
“Sì, però solo quando nessuno mi vede o se ne può accorgere.”
“Perché la ritieni una debolezza?” Chiese Harry con voce incrinata.
“No! Beh… io…” Draco cercò di spiegarsi un po’ impacciato.
Il bimbo si voltò e con un dolcissimo sorriso, che fece sciogliere il cuore del biondino, allegro esclamò: “È perché sei timido!”
“Già!” Sorrise di rimando il Serpeverde. “Perché sono timido. Quindi mi raccomando che rimanga un segreto tra noi due.”
“Oh che bello un altro segreto!” Trillò entusiasta il piccino, per poi calmarsi dopo qualche secondo, quando insicuro e rosso in viso gli domandò: “Allora non pensi che io sia un debole perché piango sempre?”
“No! Al contrario!!!” Draco confermò con voce sicura. “Credo che tu…” Continuò portandogli via le lacrime da poco versate con lievi baci. “… mio piccolo Potty, sia davvero bellissimo!
Harry si sentì invaso da un calore infinito, un emozione così meravigliosa che adesso avrebbe voluto piangere ma dalla felicità.
“Però…” Malfoy sottolineò con un ultimo bacio sulla guancia. “Mi piaci di più quando sorridi!”      
Il piccino adesso non riuscì proprio a trattenere le lacrime, ma questa volta proprio perché davvero non sapeva come contenere la sua gioia immensa e, nonostante piangesse, le sue labbra erano dischiuse in un fantastico sorriso.
“Anche tu… anche tu, Principe Draco, mi piaci tantissimo e poi… e poi, sei il più bellissimo di tutti!” Esclamò con occhi sinceri.
“Potty, non si dice il più bellissimo!” Lo corresse bonariamente e sorridendo il Serpeverde.
“Ah, allora sei il più, più, più, più, più, più, più, più, più, bellissimissimo di tutti!”
Questa volta al biondino scappò una vera e propria risata e il piccino, anche se non ne comprendeva il motivo dato che non conosceva alcunché delle regole grammaticali, degli aggettivi e dei superlativi assoluti, ne fu ancora più contento.
Draco internamente sospirò sollevato, perché quello che aveva detto lo pensava davvero: lui adorava da impazzire i sorrisi di Potter e, senza rendersi conto che in quel Potter aveva inteso adulto e bambino, si ripromise che avrebbe fatto di tutto per vederne ancora molti nei giorni futuri. Guarda caso, una buona occasione per far dimenticare al piccoletto la straziante ora appena passata, stava poggiata nervosa accanto alla porta dell’aula di Trasfigurazione.
Con un ghigno ferino si avvicinò quindi ad Adam Davis che, con ancora i capelli colorati di verde, fucsia e azzurro, quando vide il suo sguardo e notò chi teneva tra le braccia, sbiancò peggio di un fantasma.
“Ciao, Adam!” Lo salutò gentile il bimbo.
“Potter!” Ricambiò il quindicenne, però con sulla faccia un’espressione sospettosa.
“Davis.” Fece invece Draco con un sorriso agghiacciante.
“Salve Pr…” Il moretto stava per chiamarlo principe, ma si bloccò quando vide la testa del suo Caposcuola scuotersi, indicando che dovesse fermarsi, e la sua bocca che mimava la parola Malfoy. Ma gli stava dando di volta il cervello appresso a quel bambino? Se lo avesse chiamato Malfoy, quella piccola peste gli avrebbe reso la testa ancora più ridicola di quanto già non era o, con la fortuna che aveva, anche peggio!
“Adam, tutto bene?” Si sincerò preoccupato Harry.
“Tutto bene? Chiedi a me se va tutto bene, Potter?” Domandò sconvolto il moro Serpeverde. “Potter, con i tuoi begli occhioni fatati, stai rendendo Malfoy più scemo di un Tassorosso!” Esclamò esterrefatto, per poi assumere un colore ancora più pallido quando vide lo stesso ghigno divertito sui volti del piccino e di Draco.
“Principe! Principe! Adam ti ha chiamato Malfoy! E poi ha detto che sei scemo e pure un Tassorosso!” Gongolò contento il bimbo, per poi riflettere e chiedere incerto: “Ma Tassorosso è un’ offesa?”
“Oh sì, Potty! Per un Serpeverde essere chiamati Tassorosso è un’offesa gravissima!” Affermò con voce grave la bionda Serpe, però facendo contemporaneamente un occhiolino scherzoso al piccoletto e poi aggiungendo, chiaramente geloso: “E inoltre Davis, determinati complimenti a Potty posso farli solo io!”
Harry non collegò che quella frase era riferita a ciò che Adam aveva detto sui suoi occhi, però la ritenne un altro buon motivo affinché il biondino acconsentisse alla sua richiesta di ‘punire’ il suo nuovo compagno di Casa, quindi con un mega sorriso esclamò: “Allora, lo devi punire Principe Draco!”
“Assolutamente!” Concordò il giovane purosangue estraendo la bacchetta, mentre Davis si guardava intorno per cercare, purtroppo inutilmente, una via di fuga.
“Ti prego! Ti prego, Principe! Facci i capelli di tutti i colori come l’arcobaleno!” Chiese tra le risate il bimbo, venendo immediatamente accontentato.
“Oh Salazar! E adesso chi ce l’ha più il coraggio di entrare!” Gemette sconsolato Adam, mentre Potty e il suo Principe se la spassava nodi gusto. “Se entro in questo stato, la McGranitt mi metterà in punizione a vita con Gazza e MacArthur me lo rinfaccerà in eterno, prendendomi in giro insieme ai suoi amichetti Grifondoro.”
“La McGranitt?” Chiese con voce ora severa Draco, senza più tracce di allegria sul viso.
“Sì.” Confermò il moretto. “Adesso noi Serpi del quinto abbiamo lezione di Trasfigurazione insieme ai Grifondoro. Oggi tratteremo delle trasformazioni Animagus e purtroppo non posso mancare, ma con i capelli così...”
“Muoviti Davis, entra!” Gli ordinò perentorio Malfoy. “E noi verremo con te. Devo fare due chiacchiere con la professoressa!” Il biondo Serpeverde sibilò con sguardo minaccioso, spaventando non poco, sia il bambino che il quindicenne, per il suo cambio repentino di espressione da divertito a serio.
Quando Adam aprì la porta dell’aula, Harry però notò una cosa stranissima: non c’era infatti nessun adulto e quindi nessuna professoressa, e le uniche persone presenti erano gli studenti che, seduti nei propri banchi, guardavano tutti attenti in direzione della cattedra, su cui era disteso un buffissimo gatto soriano.
“Principe, guarda c’è un gatto!” Esclamò gioioso il piccino, al ché tutti quanti, compreso il felino, si girarono verso i nuovi arrivati.
“Ti piacciono i gatti, Potty?” Gli chiese gentile Draco.
“Sì tanto, Principe! Mi porti da lui? Lo voglio accarezzare!” Pregò dolcemente il bimbo.
“Mmm…” Fece perplesso il biondino, non più tanto convinto che fosse quello il momento più adatto per chiedere spiegazioni alla McGranitt su quanto accaduto a Storia della Magia, visto che il piccoletto non sembrava essersi ancora ripreso del tutto. Ma soprattutto non voleva che si ripetesse la stessa scena che era avvenuta poco prima con Pansy, perché al ricordo del pianto dirotto del bambino e del suo straziato desiderio di rivedere i genitori, sentiva ancora una profonda rabbia scorrergli nelle vene. Non credeva che sarebbe riuscito a rimanere calmo per molto se avesse affrontato l’argomento con la professoressa e di conseguenza, chi ne avrebbe risentito, sarebbe stato ancora una volta il piccino. Probabilmente, si disse, era meglio rimandare quel confronto a più tardi. Poiché però, sembrava che Potty ci tenesse ad andare dal gatto, ingenuamente per accontentarlo propose: “Perché invece non scendi e ci vai da solo? Io ti aspetto qui.”  
“No! Principe!!!” Si oppose con fervore Harry, stringendo di nuovo con forza la presa con cui era abbracciato a lui. “Non voglio scendere, voglio stare in braccio a te! Se tu non vieni con me, allora non vado neanch’io!” Esclamò agitato nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, senza notare, a differenza di Draco, i volti meravigliati dei Grifondoro e quelli divertiti dei Serpeverde, o il gatto che aveva cacciato i suoi piccoli artigli, senza però dare l’impressione di volersi ancora trasformare.
Malfoy sospirò: probabilmente Adam aveva ragione e alla fine di quella storia avrebbe perso il rispetto e il timore dell’intera scuola, però davvero non riusciva a non assecondare i bisogni di quel bambino: “Ok, Potty! Non ti lascio e vengo con te dal gatto, però tu adesso ti calmi, va bene?”
Il bimbo gli sorrise e più tranquillo gli sussurrò un sentito: “Grazie!”
“Ciao gattino!” Quando il Principe si fu seduto sulla cattedra, il piccoletto salutò il micio facendogli gentili carezze sul muso, e il felino, sotto lo sguardo disgustato dei Serpeverde, compreso Draco, e quello intenerito dei Grifondoro, gli face le fusa. Però quando l’animagus si avvide che il bambino aveva pianto, drizzò il pelo e cominciò a soffiare verso la bionda Serpe.
“No gatto! Fai il buono con il Principe Draco!” Fece indispettito Harry dando dei leggeri buffetti sulla testa del micio, che in cambio cominciò a miagolare offeso, mentre i verde-argento ghignavano di nuovo divertiti e i rosso-oro osservavano allibiti il Golden Boy di Grifondoro schiaffeggiare, anche se lievemente, la loro Capocasa.
“Sì gatto, fai il bravo! Che non sono io la causa di queste lacrime.” Sibilò adirato Malfoy, incurante di star parlando con una professoressa. “Ma di chi non si è degnato di avvisarmi in tempo!”
La McGranitt, che adesso stava tra le braccia del bimbo, chiuse gli occhi. Non ce l’aveva fatta! E pensare che per avvertire la Parkinson aveva addirittura contravvenuto ad un esplicito ordine di Silente, ma era arrivata comunque troppo tardi. Oh, povero… povero bambino! Chissà quanto aveva dovuto soffrire! Però su una cosa il preside aveva avuto ragione, e lo vedeva da come il Serpeverde stringeva a sé il piccino: Draco Malfoy era realmente affezionato al piccolo Harry!
“Ah!” Aggiunse poi il biondino in tono di avvertimento, per l’ulteriore sofferenza della donna, facendole intendere di aver commesso un grave errore. “Se tiene all’incolumità di Potty, nell’avvenire non conti più sull’aiuto della Parkinson.”
“Principe, ma perché parli così ad un gatto? Lui mica ti capisce?” Domandò dubbioso il bimbo, provocando l’ilarità delle Serpi e accendendo un sorriso sul volto di Malfoy, che ancora una volta si tranquillizzò grazie all’innocenza e all’ingenuità del suo piccolo Angelo.
Intuendo che non avrebbe ottenuto risposta, Harry fece allora un’altra domanda molto più importante: “Ma ha un nome questo gatto, Principe Draco?”
“Sì, Potty!” Rispose il Serpeverde con un ghigno. “Si chiama Mc!”
Il gatto cominciò di nuovo a soffiare in segno di protesta.
“Principe, forse al gattino non piace questo nome e ha ragione, sai? Mc è un nome da maschio, ma lei è una femmina. Guarda!” Harry disse prendendo il felino sotto le zampe anteriori e sollevandola in aria, anche se con sforzo, in modo che tutti potessero vederla. “Non ce l’ha il pipino!”
Nell’aula tutto si congelò e scese un silenzio irreale, finché i Serpeverde non scoppiarono in una fragorosa risata e i Grifondoro gemettero, divenendo rossi di imbarazzo. Anche il bimbo, seppure per l’ennesima volta non ne comprendeva il motivo, si unì all’ilarità dei suoi nuovi compagni di Casa e Draco, mentre letteralmente si stava sbellicando dalle risate, come forse non gli era mai capitato prima in vita sua, notò, con ancora più gusto, che la professoressa aveva sbarrato i suoi occhi felini e ora stava soffiando adirata verso l’intera aula minacciandola con le sue unghia affilate che, nonostante tutto, teneva in modo da non ferire il piccino.
E per far divertire ulteriormente il piccoletto, gli chiese di posare di nuovo la gatta sulla cattedra.
“Vedi Potty, questo è un gatto speciale. Se gli tiri la coda, fa una magia!”
La McGranitt, che se avesse avuto la sua forma umana, adesso sarebbe stata rossa per l’indignazione e la vergogna, capì cosa volesse fargli fare il Serpeverde, ma questa volta non protestò in alcun modo: anche se non approvava i metodi, in fondo si disse, Malfoy stava agendo per il bene del bambino e poi, sottosotto, la donna si sentiva in parte responsabile per quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia.
“Principe, ma poi si fa male!” Si oppose Harry, che nell’animo era un vero e coraggioso Grifondoro, si disse compiaciuta la professoressa, sebbene, aveva finalmente notato, portava inspiegabilmente sul maglioncino lo stemma dei verde-argento.
“Però, farò come mi dici tu!” Fece poi curioso e con un sorriso biricchino il piccoletto, al ché, mentre riprendeva ‘dolorosamente’ le sue sembianze umane, Minerva si convinse che l’animo di quel bambino, in effetti, doveva essere anche un po’ Serpeverde.    
“Oh!!!” Esclamò stupito il bimbo. “Il gatto si trasforma in una nonna!” Era così che infatti Harry preferiva chiamare le persone anziane, per non offenderle.
Nell’aula si fece di nuovo silenzio, ma questa volta nessuno osò far rumore o interrompere quello strano e dolcissimo momento in cui tutti osservarono Minerva McGranitt che, con occhi commossi, un po’ impacciata ricambiava l’abbraccio di quel bimbo stupendo.
“Ahia! Signor Potter!” Si lamentò però all’improvviso la donna, dopo che il piccino le aveva tirato lo chignon.
“Chiamami Harry, nonna Mc!” Le disse birbante il piccolo Potter, per poi aggiungere con ingenuità: “Scusami, nonna Mc! Non volevo farti male. Però se voglio di nuovo il gatto cosa ti devo tirare?”
“Beh di certo non i capelli, Sign… ehm… Harry. Basta chiedere educatamente!”
Il bimbo annuì e con un tenero sorriso le chiese: “Ti prego, nonna Mc! Puoi diventare di nuovo un gattino?”
La professoressa, completamente scioltasi per quel ‘nonna Mc’ e intenerita da quel sorriso, lo accontentò.
Harry allora riprese di nuovo tra le braccia il felino e con occhi da cerbiatto si girò verso il suo Principe, che sotto quello sguardo arrossì leggermente.
“Ce lo possiamo tenere Principe Draco?”
Malfoy spalancò inorridito gli occhi, proprio come il soriano. “Non se ne parla proprio! Non la voglio quella palla di peli in giro per il nostro dormitorio! E poi, Potty, quella è una persona!” Esclamò il biondino, prima di ricevere un morso sulla mano dalla gatta che si era offesa, per come l’ aveva definita.
“Sì ma solo se le tiri la coda! Ti prego, Principe Draco! Ti giuro, che non gliela tir…”
Ma il bimbo non terminò la frase perché si accorse di una cosa orribile: un ragazzo castano dagli occhi verdi, stava prendendo in giro Adam.
“Principe, ma quello è MacArthur?”
“Sì, Potty!” Rispose Draco, che avendo seguito il suo sguardo e osservato cosa stava accadendo, adesso stava prendendo la propria bacchetta.
“Ed è un Grifondoro?”
Il biondino annuì di nuovo.
“E i Serpeverde possono fare gli scherzi ai Grifondoro?”
Malfoy si girò a guardare in faccia il bambino con un ghigno davvero poco rassicurante, ghigno che trovò il suo riflesso sulle labbra del suo piccolo Potty.  
La McGranitt non riuscì a credere a quanto stava sentendo, mentre ascoltava impotente, visto che non poteva tornare normale se non voleva ritrovarsi a schiacciare col suo peso il piccino, Harry Potter suggerire uno scherzo da fare ad un componente della Casa rosso-oro… della Casa di cui proprio lui era il rappresentante più significativo.
Esterrefatta assistette in seguito ad un episodio che probabilmente non aveva precedenti in tutti quei secoli in cui era stata fondata la scuola: Grifondoro e Serpeverde giocare… esattamente, proprio giocare… e divertirsi insieme.
Sotto suggerimento del bambino, Malfoy aveva infatti lanciato un incantesimo per far colorare anche i capelli del castano Julius MacArthur che, a sua volta ne aveva lanciato uno simile a Davis perché non sopportava di essere deriso da lui: ma la magia del Grifondoro era stata deviata da un incantesimo scudo, creato dal moro Serpeverde, ed era finito sui capelli di una ragazza dallo stemma rosso oro. Da qui in poi era iniziata una vera e propria reazione a catena che, tra risate e barriere difensive, che più volte si erano ritrovate a proteggere contemporaneamente sotto lo stesso scudo studenti appartenenti alle due Case rivali, aveva coinvolto tutti in un gioco divertente e senza imbrogli di sorta o incantesimi per fare del male, ma caratterizzato da tanti veri e sinceri sorrisi dipinti dai fantastici e variopinti colori, che erano presi dalla bellissima tavolozza che erano i cuori del piccolo Harry e del suo Principe Draco.   
Forse, rifletté Minerva, Albus non aveva poi così tanto torto: quei due, insieme, possedevano davvero una Magia potentissima, in grado di cambiare il mondo…





Risposte ai commenti:

pay_chan: E sì, il piccolo Harry è davvero dolcissimo e buono, e Draco farebbe per lui qualsiasi cosa, dal punire dolorosamente la Parkinson perché lo ha fatto soffrire, ad acconsentire, anche se a malincuore, alla sua preghiera di non farle del male… tutto perché il Serpeverde è ormai completamente perso e ammaliato da quel piccino stupendo. Per quanto riguarda Silente, probabilmente qualcosina si è capita già nel cap 15, però verrà tutto chiarito meglio in uno dei prossimi capitoli, non temere. Ti ringrazio per la recensione e ci conto davvero per leggerne ancora. ^__^ Ti abbraccio di cuore! Un bacione affettuoso!
Ina: Ehm… mi dispiace aver commentato la shot sbagliata! Non so quando, causa mancanza di tempo anche per scrivere la mia, ma un giorno provvederò a leggere quella giusta. ^__* Cmq non sono sparita, ma ho avuto un po’ di problemi ad aggiornare in tempi brevi e, in previsione delle sofferenze future, spero ti sia almeno un po’ consolata leggendo e divertendoti con la scenetta con nonna Mc.  Ti abbraccio con affetto sincero e ti mando un bacio ricoperto di tanta dolcezza!
Axyna: Non hai bisogno di alcun perdono, a me fa semplicemente felice ricevere un commento ma mi basta cmq solo sapere che questa storia piaccia, quindi grazie davvero per i complimenti! ^__^ Pansy non credo che, anche se dovrebbe, ricoprirà il piccoletto d’oro, perché seppure l’ha salvata dalla furia di Draco quel bambino costituisce una minaccia per i suoi piani futuri. E sì, il biondo Serpeverde è ormai in balia dell’Amore, anche se ancora non ammette di esserlo, e Silente ne sa una più del diavolo… Ti abbraccio con immenso affetto e ti mando tanti calorosi baci!
dark89: Oh Merlino, non voglio che ingrassi a causa mia! Ti assicuro che la mia intenzione non è affatto rattristarti, anzi… solo che il piccolo Harry ha avuto un’infanzia terribile e la colpa non è né mia né tanto meno di Voldemort, ma di quella crudele scrittrice che è la Rowling! Eppure nonostante tutto quel piccoletto è dolcissimo e tanto buono e con la sua ingenuità e purezza è riuscito a far breccia nel cuore di Draco, che però, imperterrito continua a negare, per paura di soffrire, ciò che realmente prova. Lo so, Silente a volte agisce in modi che andrebbero condannati, però a differenza di Pansy che desidera (e desidererà ancora) il male di Harry, il suo intento, nel fargli vedere un fantasma e quindi ricordargli il dolore della perdita dei genitori, è quello di costruire la strada per la vera felicità del bambino: felicità che è racchiusa nel cuore di Draco e nell’Amore che prova per lui. Ti abbraccio con tanto e caloroso affetto! Un bacione grande, grande!
Draco Malfoy: Grazie infinite per i complimenti! E non temere per Pansy, mi sa che ci saranno altre occasioni per ottenere la punizione che sia tu, che tutti i Serpeverde desiderate darle, però prima assicuratevi che non sia presente il piccolo Harry! ^__^ Ti mando tanti affettuosissimi baci! Ciao!!!
Hollina: cap13) Mi sembrava strano non aver trovato un tuo commento la scorsa volta, però grazie davvero di avermelo lasciato ora e di non aver recensito solo il 14. *__* Sono felice che ti sia piaciuto! Ricambio il bacio! Cap14) Pansy è stata davvero crudele con il piccolo Harry e se ne infischia che sia solo un bambino, ma nonostante ciò il piccino, nella sua immensa bontà e innocenza, impedisce a Draco di punirla. Il Serpeverde è ormai completamente perso e affascinato dal suo piccolo Angelo dagli occhi di giada! Ti ringrazio ancora e ti abbraccio con affetto infinito, donandoti tanti baci ricoperti di dolcezza!
Selene_Malfoy: Ti assicuro che non è affatto mia intenzione farti piangere! Però se in cambio ci ho guadagnato una recensione, ben per me! ^__* Forse chissà magari Hermione e Neville sanno più di quanto lo stesso Harry immagini, un po’ come Blaise e Daphne con Draco, però io, che sono l’autrice della storia, per il momento non ne ho ancora idea:mmm… però ci devo pensare, perché a dir la verità la tua supposizione non è affatto male. Grazie per lo spunto! ^__^ E Ron in fondo, anche se alcune volte si è comportato in modo odioso con l’amico Potter (Ex: vedi quarto e settimo libro!) in realtà, ci tiene molto a lui e desidera il suo bene, bene che pensa di fare anche con il piccino allontanandolo da Malfoy. Ti abbraccio con affetto! Baci!
dany23: Grazie di cuore per i bei complimenti! In effetti Harry e Draco possiedono la Magia più potente di tutte e cioè quella dell’Amore, sentimento che il biondino si ostina a non riconoscere per la paura di non essere corrisposto e quindi di soffrire. Pansy non credo metterà per il momento la testa a posto, perché purtroppo serba nel cuore troppa invidia e ambizione. E per quanto riguarda la tua curiosità, mi sa che dovrai aspettare ancora un po’. ^__^ Nel frattempo però spero continuerai a seguirmi con piacere. Un bacio grande e un abbraccio affettuoso! Kiss!
hay_chan: Grazie perché trovi tutti teneri, tranne Pansy! Ma in quel tutti è compreso anche Silente? Io credo di sì, dato che anche lui si sta dando da fare per rendere più bello il futuro del suo amato pupillo Grifondoro. Grazie infinite per il commento! Un bacione grande, grande! Ti abbraccio!
antote: Anch’io come te, leggo in ogni gesto di Draco la dimostrazione affettiva del profondo Amore che prova per Harry: l’unico però, che purtroppo ancora non lo comprende è proprio il Serpeverde. Ma c’è tempo, ma soprattutto ci sono parecchie persone che proveranno a fargli aprire gli occhi… e non ci crederai, ma tra queste è compreso Silente. Il preside infatti, agisce per il bene e la felicità del suo amato Harry, bene che è racchiuso proprio nel cuore della bionda Serpe. E su Pansy, devo darti ragione: non finirà qui… Ti abbraccio di cuore! Baci!
PiccolaSerpe: La mia speranza è che anche tu trovi presto una persona che ti coccoli e ti ami come si amano Draco e Harry. È bello tenere sempre sveglio il proprio lato coccoloso e per me, lo è ancora di più, sapere che proprio la mia storia ti infonde tanta dolcezza nel cuore. Ti ringrazio per questo tuo commento, perché quando l’ho letto anch’io ho sorriso deliziata, mentre le tue parole le sentivo scorrermi addosso come lievi carezze. ^__^ Ti abbraccio con affetto e ti mando tanti teneri baci!
strega_del_lago: Nel profondo Draco la pensa come te e cioè che l’Amore con Harry non è affatto male, e ciò lo dimostra quella vocina che sempre più insistente sta cercando di farglielo capire. Il problema è la sua paura che lo blocca, paura che quando il piccolo Potty tornerà adulto tutto tornerà normale e ciò che lo unirà al Grifondoro potrà essere solo Odio e non Amore, paura di soffrire perché il ragazzo che ama dal profondo del cuore non lo corrisponderà mai. Però chissà che con il tempo qualcosa non cambi. Ti abbraccio e ricambio con affetto il tuo bacio sanguinolento! ^__^
Vale Lovegood: La penso esattamente come te: la miglior vendetta è il perdono e in questo caso la consapevolezza che la Parkinson non potrà mai fare nulla per eclissare l’Amore vero che unisce Harry e Draco. Grazie per il commento e per i complimenti, sono contenta che ti piacciano così tanto il piccino e la storia. *__* Un bacione ricolmo di affetto! Baci!
Angel_Silver: Merlino quanti bei complimenti! Grazie davvero! *__* Sono sinceramente onorata per tutto ciò che mi hai scritto, anche se credo di non meritare tutti questi begli elogi. (Soprattutto la parte sulla Rowling!) Ti ringrazio per la fiducia che riponi in me e in questa fan fiction, nonostante non abbia capito tanto bene la storia della firmo (non è che conosca poi tanto bene il Web! ^__^), quindi, se è possibile non è che mi manderesti l’indirizzo o mi spiegassi meglio di che si tratta? Cmq sono davvero contenta che il piccolo Harry e il suo Principe Draco ti abbiano conquistata e affascinata così tanto. Questo per me è il massimo degli onori. Ti abbraccio forte, con la speranza di poter leggere ancora una tua recensione. Tanti Baci, ricolmi di affetto e dolcezza!
eles: Non posso svelarti il finale, però una cosa posso dirtela per certo: Harry non ricorda nulla della sua fantastica settimana passata con il Principe Draco, per un buon motivo, che svelerò più in là. Ti ringrazio di cuore per i complimenti al capitolo, perché trovi dolcissimo il piccolo Potty e perché comprendi le ragioni del mio ritardo a postare. ^__^ Ti abbraccio con affetto sincero! Bacioni!
Anto_Chan: Perdonami, ma quando mi sono immaginata la scena di te e tua mamma, mi è scappata una buffa risata. ^__^ Anch’io avrei voluto far punire Pansy con tutto il cuore e, come te, avevo pensato ad una morte dolorosa e cruenta per mano di Draco. Il problema è che quel bambino è troppo buono e generoso e quando ha implorato di perdonarla, la bacchetta di Draco si è abbassata e le mie mani si sono alzate dalla tastiera, impedendo così alla Parkinson di ricevere la giusta punizione. Però non credo che la moretta si sia placata, quindi mi sa, che sia io che il biondo Serpeverde, avremo modo di rimediare più in là. ^__* Ti abbraccio con affetto infinito! Bacioni!

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 16 Efp CAPITOLO 16

L’aula di Trasfigurazione era un vero e proprio tripudio di sgargianti e vivaci colori che, come il più bello degli arcobaleni, sembravano stessero dipingendo il cielo sereno di un futuro diverso, in cui le nere nubi della discordia e della divisione, che per secoli avevano tempestato nei cuori di Serpeverde e Grifondoro, avrebbero lasciato il posto ad un sole radioso e splendente, nato dall’Am… amicizia tra Harry e Draco…
Questa almeno, fu la nuova e calda speranza che invase con prepotenza il cuore della professoressa McGranitt. Anche se, osservando con profonda commozione, per entrambi, i sinceri e affettuosi sorrisi che si rivolgevano l’un l’altro e la dolcezza e la tenerezza di ogni loro reciproco gesto, Minerva intuì che la parola Amicizia era ben lontana dall’esprimere il vero significato di ciò che realmente legava quel piccino e il suo principe biondo.
Ma il filo dei suoi ragionamenti, con la conseguente realizzazione del nome giusto da dare a quel sentimento, fu spezzato nel momento in cui il bambino rilasciò la presa, con cui la teneva stretta tra le braccia, e lei poté finalmente tornare in forma umana, cosa che, ripensandoci, sarebbe stata molto meglio non fare. Infatti, mentre tra i ragazzi imperversava la battaglia di colori, il piccolo Harry, protetto da una barriera protettiva creata dalla bionda Serpe, incitava, tra squillanti risate, il giovane Malfoy a colpire indiscriminatamente ora un verde-argento, ora un rosso-oro, e il biondino con un ghigno sempre più divertito lo accontentava. Conclusione: con un tacito accordo e ghigni poco rassicuranti, i componenti delle due Case avevano infine deciso di rivolgere contemporaneamente i loro ‘attacchi’ verso la cattedra, dato che non era affatto giusto che proprio Potter e Malfoy, che erano stati quelli a cominciare, fossero gli unici a non avere alcuna traccia di colore tra i capelli. Fu quindi una questione di secondi: sempre ridendo, perché non si era mai divertito così tanto, Harry vide tutte le bacchette puntategli contro e con un trillo gioioso si era stretto maggiormente tra le braccia del suo Principe, ma così facendo aveva sia fatto perdere la concentrazione a Draco e quindi dissolvere lo scudo, sia fatto scappare la gatta, che ne aveva approfittato per ritrasformarsi. Caso volle però, che la professoressa si ritrovò proprio tra i due fuochi e che tutti gli incantesimi dei Serpeverde e Grifondoro del quinto anno le si infrangessero contro.
Anche se provarono a trattenersi, arrivando quasi alle lacrime, persino gli appartenenti alla Casa di Godric questa volta non riuscirono a non scoppiare a ridere unendosi all’ilarità dei verde-argento, mentre il piccino alle spalle della vicepreside se la rideva come un matto, nel constatare affascinato i suoi capelli grigi sfumati adesso da tanti fantastici colori.
“Sei così buffa, nonna Mc!”
La professoressa assunse allora un’aria severa e uno sguardo minaccioso, tanto che le risate scemarono e tutta la classe, ammutolita e adesso sul serio spaventata, presagì un’incombente e devastante punizione; ma, invece di proferire parola, la McGranitt lentamente si girò verso quei due, che con due identici ghigni impertinenti sedevano sulla sua cattedra, pronunciò due semplici incantesimi e infine, con un sorriso soddisfatto, si spostò in modo che potessero vederli tutti.
Un’ ovazione di approvazione per il suo operato si alzò allora da tutti gli studenti, compresi, per l’immensa sorpresa e piacere della vicepreside, che era leggermente arrossita per questo, anche le Serpi; qualcuno, al suono di un “E brava nonna Mc!”, pronunciato proprio da un compiaciutissimo Adam Davis, batté addirittura le mani, mentre le risate ritornarono ad echeggiare tra le mura dell’aula di Trasfigurazione e tutti gli occhi erano fissi a rimirare un Malfoy, dal viso inorridito e i capelli rosso e oro, e il piccolo Potter, che invece se la stava spassando come non mai e aveva le ciocche dei capelli tinti con i colori delle quattro Case di Hogwarts.
“Malfoy non c’è che dire, con la tua bionda capigliatura, il rosso ti dona!” Esclamò Adam con le lacrime agli occhi per il troppo ridere. “Mi sa che staresti proprio bene tra i Grifondoro!”
“Sì, Malfoy, se vuoi ti rendiamo membro onorario della nostra Casa!” Fece anch’egli divertito MacArthur, sorridendo complice al quindicenne, sua nemesi, per poi rendersene conto e arrossire entrambi. “Potremmo usarti come mascotte agli incontri di Quidditch! Almeno saresti utile a qualcosa, visto che a prendere il Boccino proprio non ti riesce!” Aggiunse poi, spezzando così quel momento di imbarazzo che si era creato con il verde-argento. Questa volta però a ridere furono solo i rosso-oro, mentre i Serpeverde persero ogni traccia di allegria e assunsero tutti degli sguardi torvi e ostili.
Infondo, si disse Minerva, c’era da aspettarselo: errori commessi in secoli di storia non potevano cancellarsi in un’unica ora, soprattutto poi se si finiva a parare sull’argomento Quidditch. Ma ancora una volta il piccolo Harry, con la sua irresistibile ingenuità, provvide a stemperare la tensione che si stava creando.
“Principe Draco! Adam e MacArthur ti hanno chiamato Malfoy e non principe!” Constatò offeso il bimbo, al ché Davis perse ogni traccia di colore dal viso, mentre Julius inarcò confuso un sopracciglio, non comprendendo il perché dell’improvvisa espressione di terrore comparsa sul volto del suo antagonista Serpeverde.
“Già!” Fece alterato Draco e con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. “E peggio ancora mi hanno dato del Grifondoro! Quindi si meritano di non uscire vivi da questa stanza!” Strascicò poi, incavolato nero.
Il piccino mise su un’espressione pensierosa e poi, con un sorriso malandrino, propose: “Mmm… e invece, visto che i capelli ce li hanno già tutti colorati, perché adesso… adesso…” Meditò facendo aumentare l’angoscia in Adam e ora anche in MacArthur. “Adesso non glieli tagli via tutti?” Concluse birichino e il biondino, o meglio il purtroppo adesso rossino-dorato, ghignò ferino e, compiaciuto per quel suggerimento, provvide immediatamente ad eseguire, provocando così di conseguenza l’ilarità dell’intera classe, tranne dei due malcapitati, che adesso erano quasi completamente calvi, e della McGranitt, che non era riuscita ad intervenire in tempo, perché troppo sorpresa per la monelleria del piccolo salvatore del mondo magico.
“Harry!” Esclamò infatti sconvolta la professoressa, con tono di rimprovero. “Non sono cose da fare queste e neanche da pensare! Chiedi subito scusa ai tuoi compagni.”
“Ma nonna Mc! Hanno offeso il Principe Draco!” Sbuffò il bimbo, incrociando indispettito le braccia e gonfiando le guancia, mentre Malfoy sogghignava nel vedere con quanta decisione il bambino continuava a difenderlo.
“Mmm… Guarda che essere un Grifondoro non è per niente un’offesa, Harry. Pensa che da grande potresti diventarlo anche tu!” Aggiunse poi con un tenero e saputo sorriso la professoressa.
Ciò che non si era aspettata però, fu che al termine delle sue parole il giovane Draco aveva assunto di nuovo la sua abituale espressione di fredda impassibilità, che purtroppo la donna conosceva da ben sette anni, e che ogni traccia di allegria era scomparsa dal suo volto, così come la dolcezza nel suo sguardo, lasciando il posto ad un gelo impenetrabile che non conosceva emozioni.
Ma al “NO!!! Non voglio essere un Grifondoro! Ma un Serpeverde come il Principe Draco!” gridato con veemenza da Harry, vide negli occhi del biondino accendersi un fuoco così potente da sciogliere il ghiaccio eterno che imprigionava il suo cuore; un fuoco che bruciava d’Amore… adesso Minerva aveva finalmente capito…
Il piccino allacciò strette le braccia intorno al collo della bionda Serpe e, sebbene la sua voce fosse attutita perché il suo capo aveva trovato rifugio nell’incavo del collo di Malfoy, tutti, con gli occhi spalancati, soprattutto i rosso-oro, sentirono le sue parole accorate: “Il Principe odia i Grifondoro e io non voglio che mi odi!” Nessuno però capì cosa gli aveva sussurrato invece Draco all’orecchio, ma doveva essere stato qualcosa di davvero molto bello, si disse commossa la professoressa di Trasfigurazione, perché mai aveva visto sul viso del suo amato studente, Harry Potter, un sorriso così raggiante e luminoso…

“Io non potrei mai odiarti, Potty! Nemmeno… nemmeno se da grande tu diventassi un Grifondoro!”
Ma l’immagine del Potter diciassettenne gli comparve avanti agli occhi e il giovane Malfoy sentì il cuore stringerglisi nel petto e una straziante fitta di dolore dilaniargli l’anima.
E per non sentire più male, fu costretto a dirsi un’altra bugia: “Ma solo tu Potty, non… non Potter!”
Ma Harry non comprese, né diede peso a quest’ultima frase, perché cullato da una dolcissima speranza: forse se non lo odiava il suo Principe Draco gli voleva tanto bene, proprio come sentiva volergliene lui…

Per la gioia del piccino la professoressa McGranitt, nella restante ora che aveva con quella classe, non andò avanti con la lezione sugli animagus, ma permise ai suoi studenti di ripetere incantesimi anche degli anni precedenti. Ed è così che il piccolo Harry si vide richiamato ora da un ragazzo ora da un altro, che, quasi come in una gara, si sfidavano a chi riuscisse a meravigliarlo e a farlo sorridere di più.
Di positivo ci fu che il bambino si tranquillizzò del tutto, rasserenandosi completamente dopo l’episodio avvenuto nell’ aula di Storia della Magia e che addirittura riuscì a staccarsi dal suo Principe, per guardare da vicino una matita che, con gambe e braccia e una gomma per cappello, ballava il tip-tap sul banco di una Grifondoro dalle origini babbane.
Anche se un po’ gli dispiacque, perché il contatto con il bimbo rasserenava anche lui, Draco rilasciò un sospiro di sollievo e fu davvero felice nel constatare che il suo Potty stava finalmente bene.
Felicità che però scomparve del tutto quando, ancora una volta, parlò la vicepreside che, dopo aver lanciato un “Finite Incantatem!” e fatto scomparire ogni colore dalle teste di tutti e fatto tornare i capelli ad Adam e Julius, per rincuorare il bimbo, che per questo aveva fatto un faccino deluso, disse: “Harry, ora ti andrebbe di vedere tanti animali fatti di magia?”
Il piccoletto spalancò gli occhioni eccitato. “Sì! Sì, nonna Mc!”
“Bene! Allora signor Malfoy, invece di perdere altre delle sue ore di lezione, vada immediatamente a seguire quella di Difesa contro le Arti Oscure.” E vedendo il viso insofferente del biondino, aggiunse: “E questo è un ordine: la consideri una punizione per lo scompiglio che ha portato nella mia aula. E per domani, oltre alla ricerca che già deve portarmi, aggiunga altri trenta centimetri di pergamena sull’importanza degli animagus nella storia.”
Draco stava per replicare ma fu bloccato dall’ulteriore intervento della McGranitt, che con uno strano sorriso disse: “E se scopro che non ci è andato, provvederò personalmente ad impedirle di giocare la partita di Domenica contro i Corvonero.”
“Cosa?!” Insorsero indignate le Serpi.
“Va bene!” Rispose invece duro il biondino, intuendo che la professoressa era seria. “Però sappia che quelle lezioni sono solamente una perdita di tempo e che non risponderò delle mie azioni, se anche uno solo degli altri proverà a prendere in giro me o i miei amici!” Detto questo prese la mano di Harry, il quale un po’ sorpreso dal cambio d’umore del suo Principe si limitò semplicemente a salutare agitando la manina libera, e lasciò come una furia l’aula di Trasfigurazione.
Quando Minerva constatò che anche gli altri Serpeverde, rimasti in aula, avevano sui volti delle espressioni irritate, con calma replicò: “Non temete, questa volta sono convinta che andrà tutto bene! Qualcosa mi dice che il signor Malfoy ha trovato finalmente il suo ricordo felice!”

Anche se era un provvedimento che sarebbe stato più utile prendere prima, nonostante la guerra fosse appena finita, quell’anno si era deciso di mettere tra le attività scolastiche, ufficialmente e obbligatoriamente per tutti anche per gli anni avvenire, ‘Il Club dei Duellanti’, per prevenire ed essere pronti per minacce future. Solo che il preside, per renderla anche un’ occasione in cui poter creare maggior unione e coesione tra Case, aveva pensato che dovessero essere gli alunni più grandi ad insegnare a quelli più piccoli, indipendentemente dai colori dello stemma di appartenenza: un po’ come era già avvenuto con l’ES. Vi erano inoltre, durante la settimana, un paio d’ore di Difesa in cui gli studenti dello stesso anno di Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero, si ritrovavano per ripetere ed esercitarsi con gli incantesimi, che poi avrebbero dovuto spiegare successivamente nelle lezioni di duello magico.
Nessuno all’interno della scuola si era mostrato ostile all’idea, tranne proprio l’intera Casa di Serpeverde, che aizzata dal suo settimo anno, Malfoy in primis, si rifiutava di essere aiutato o aiutare i membri delle altre Case. E la cosa era alquanto strana, dato che era anche merito loro se Voldemort e i suoi seguaci erano stati sconfitti, eppure ogni volta che vi erano state queste lezioni, capitava sempre che la bionda Serpe, anche per motivi banali, provocava pesantemente Potter in qualche modo e che i due finivano a rotolarsi a terra tra pugni e calci, mentre il restante della scuola si fermava da ogni tipo di apprendimento e si divideva e schierava a fare il tifo o per l’uno o per l’altro.
Se questo non era già abbastanza, la situazione si era poi ulteriormente aggravata quando si era scoperto che nessun Serpeverde del settimo anno era in grado di eseguire un Incanto Patronus. Gli sfottò e le prese in giro erano stati tali, che le attività del Club dei Duellanti erano state sospese, perché l’intera Casa verde-argento, racchiusasi in una rocca difensiva, aveva cominciato ad affatturare chiunque osava insultare il suo Principe o i suoi compagni.
Dopo quell’episodio i professori, compreso un riluttante Piton, erano stati praticamente costretti a ricorrere, volta per volta, a minacce di severe punizioni pur di convincere le giovani Serpi a continuare a seguire il corso dei duellanti, mentre l’anziano professor Smith, insegnante provvisorio di Difesa contro le Arti Oscure e dal cuore Tassorosso, insisteva nelle sue ore con i ragazzi del settimo anno a riproporre di continuo quel maledetto, almeno per i verde-argento, incantesimo di protezione che, anche se non per tutti in forma corporea, persisteva a non riuscire solo ai Serpeverde.
E la cosa stava diventando alquanto ridicola, Draco questo lo ammetteva, ma ogni volta che provava a concentrarsi per trovare un ricordo felice, la sua mente si svuotava e non appariva nulla; ma soprattutto percepiva sempre la sensazione che lui lo stesse guardando, però quando riapriva gli occhi, per formulare l’incantesimo, e constatava che invece il suo sguardo era rivolto altrove, con un profondo senso di cocente delusione si rendeva conto che la magia non era riuscita.
E la delusione, ovviamente, era dovuta all’ incantesimo fallito! Non di certo all’indifferenza di Potter, che non lo considerava minimamente!
“Principe Draco?” Lo richiamò il bimbo, distogliendolo dai suoi pensieri. “Ma sei preoccupato perché non hai fatto i compiti?” Domandò ingenuamente provocando un lieve sorriso sul viso del biondino.
“Già, Potty.” Ammise un po’ in imbarazzo. “Purtroppo c’è un particolare incantesimo che né io, né Blaise o Daphne o gli altri miei amici riusciamo a fare.”
“Perché è tanto difficile?”
Malfoy si limitò ad annuire.
“Ohhh!” Esclamò un po’ sorpreso Harry, per poi, con gli occhi pieni di fiducia e convinzione, continuare: “Però sono sicuro che ci riuscirai, perché tu sei il mago più bravissimissimo di tutti!”
Draco questa volta sorrise apertamente e sollevò in aria il bambino. “Non sono il mago più bravissimissimo, Potty!” Questa volta però la sua affermazione non voleva essere una correzione alla grammatica del bimbo.
“Non è vero! Tu sei… sei…” Ma il piccino non continuò perché il suo Principe gli diede un dolce bacio sulla fronte, proprio su quella strana cicatrice a forma si saetta che aveva sin da piccolissimo.    
“Perché lo sei tu!” Il Serpeverde gli sussurrò flebile come un fruscio, tanto che il piccolo Potter si chiese se per caso non se lo fosse immaginato. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma erano appena entrati nell’ aula di Difesa che un gruppo di ragazzi li avevano subito circondati.
“Harry stai bene?” Gli chiese con apprensione Daphne strappandolo letteralmente dalle braccia del biondino. Il bimbo annuì e, con un mega sorriso, si mise poi a raccontare a degli scioccati Grifondoro, divertiti Serpeverde e increduli Tassorosso e Corvonero, delle due ore spassose passate con nonna Mc. Nel frattempo Malfoy prese Blaise da parte e gli chiese, insospettito dall’assenza della Parkinson, dove fosse la ragazza.
“Non preoccuparti, Draco. È in infermeria. Quando te ne sei andato è arrivato Silente, che dopo aver ricevuto il resoconto di quanto accaduto, ha mandato tutti i feriti da Madama Chips, compresa lei, per sincerarsi, così ha detto il preside, che la sua indisposizione, che le aveva impedito di arrivare in tempo ad avvertirti, fosse passata veramente!” Sogghignò il moretto.
“Che ci trovi tanto da ridere? Silente è un completo imbecille se le ha creduto!” Si indispose la bionda Serpe.
“Oh, non penso affatto che sia così. Da quanto ci ha raccontata Daphne, l’unica ad esser tornata insieme a Nev… Paciock,…” Blaise arrossì leggermente, mentre Draco alzò esasperato gli occhi al cielo. “… il preside ha raccomandato a Madama Chips di farle un check-up completo. E puoi ben immaginarti che faccia abbia fatto la Parkinson quando si è ritrovata a dover ingurgitare tutte quelle pozioni una più disgustosa dell’altra. Quando Daphne ha lasciato l’infermeria, Pansy stava ancora distesa su un lettino, accanto a quello di Weasley, e delirava frasi sconnesse tra i conati di vomito.” Adesso sogghignò anche il biondino.
“Ma la cattiva notizia è che sia lei che Lenticchia saranno di nuovo in circolazione per l’ora di pranzo. Ah, e sembra anche che Weasley, dopo essersi ripreso, abbia chiesto a Silente un piacere riguardante Potter e che il preside abbia acconsentito. Purtroppo però, Daphne non ha potuto sentire di cosa si trattasse.” Adesso il tono di del moro Serpeverde era serio e leggermente preoccupato.
“Beh, qualsiasi cosa sia, non riuscirà a portarmi via Potty! Se non è servito quello scudo difensivo a farglielo entrare in quella testa bacata, la prossima volta ci penserà la mia bacchetta!” Esclamò deciso Draco, facendo inorgoglire il suo moro amico per l’attaccamento sincero per quel bambino, che traspariva dalle sue parole. Ma la loro attenzione fu però all’improvviso riportata a quanto stava accadendo nel gruppetto che circondava il bimbo.
“Oh, mi dispiace tanto Daphne, che tu e Neville vi siete fatti male.” Harry affermò intristito osservando le loro mani fasciate da delle bende.
“Mmm… Però sai Harry? Ci sarebbe un metodo davvero veloce per far passare ogni dolore.” Disse ingenuamente Paciock.
“Davvero?” Domandò interessato il piccino.
“Sì! La mia nonna, quand’ero piccolo, mi raccontava sempre che un bacio può far passare qualsiasi malattia.” Spiegò il moro Grifondoro.
“Un bacio?” Ripeté il bimbo.
“Sì, Harry!” Trillò emozionata la Greengrass, cogliendo al volo l’occasione che le stava involontariamente dando Paciock. “Se ci dai un bel bacio sulla guancia, non sentiremo più male alle mani.” Neville con un dolce sorriso annuì.
“NO!!!” Gridarono contemporaneamente Blaise e Draco. Quest’ultimo poi si fece spazio tra la piccola folla che attorniava il piccoletto e se lo riprese tra le braccia.
“Ma Principe Draco!” Esclamò il bimbo, fraintendendo il gesto geloso del biondino e credendo che in realtà fosse arrabbiato con lui.
“I tuoi baci sono solo miei, Potty!” Gli sussurrò possessivo all’orecchio, al ché in cambio il piccino gli sorrise di vero cuore e ricambiò con un dolce: “Solo tuoi!” Poi con voce più alta aggiunse: “Però con un bacio Daphne e Neville non soffriranno più!” E rivolgendosi verso quest’ultimi richiese: “Ma prima dovete chiudere gli occhi e li dovete tenere così finché non avrete il vostro bacio.”
La Greengrass con uno sguardo che gridava vittoria, rivolto al suo decisamente infuriato biondo amico, eseguì subito. Paciock invece prima, diede una fugace sbirciatina in direzione di Zabini, e le sue guance divennero di fuoco nel constatare quanto bramosi e possessivi fossero i sentimenti che trasparivano dagli occhi del moro Serpeverde.
A questo punto Harry indicò silenziosamente al suo Principe di farlo scendere e questi, anche se sospettoso lo accontentò. Il bimbo andò quindi da Blaise e lo portò avanti a Naville e poi si girò verso tutti quei ragazzi che stavano in aula, incerto su chi scegliere per Daphne, finché non decise per Theo che, notò, la stava guardando in un modo strano. Adesso, sicuro di aver fatto le scelte giuste, in quanto Nott e la Greengrass erano amici e a Zabini stava simpatico il Grifondoro, indicò ai due ragazzi selezionati di dare un bacio alla persona che gli stava di fronte.
Blaise, ringraziando Salasar, e persino Godric Grifondoro, per quel bambino meraviglioso, delicatamente posò le sue labbra su quelle del ragazzo, che da mesi popolava i suoi sogni e gli faceva battere forte il cuore. E Neville, sorpreso da quel contatto che non si aspettava, spalancò meravigliato gli occhi ma, per la gioia del moro Serpeverde, non si allontanò né rifiutò quel loro dolce, ma purtroppo breve, primo bacio.
Qualcosa di molto simile, se non uguale, accadde anche tra Theo e Daphne.
In tutto questo il bambino rimase a bocca aperta, soprattutto per il bacio scambiatosi tra Zabini e Paciock, e mentre il biondo Serpeverde lo riprendeva tra le braccia e lo stringeva forte a sé, allontanandolo dal gruppetto di ragazzi, si chiese se magari un giorno avrebbe potuto anche lui dare un bacio così al suo amato Principe Draco. Non sapeva che anche il biondino stava sperando la stessa cosa.

L’ingresso del professor Smith, impedì a Blaise e a Neville di spiegare quanto accaduto tra loro, e diede modo di convincere Daphne che il bacio ricevuto da Theo era stato un dolcissimo gesto, derivato dalla sincera e profonda amicizia che li legava. In tutto questo gli occhi attenti di Hermione avevano seguito ogni passo, parola ed emozioni del piccolo Harry per Malfoy e viceversa. E ciò che aveva visto l’ aveva infine convinta a fare il possibile pur di impedire e fermare ad ogni costo il piano escogitato da Ron.
Come era prassi ormai da due settimane, l’insegnante incitò gli alunni dell’ultimo anno delle quattro Case a creare un Patronus e tutti, tranne i Serpeverde che si rifiutarono a priori di provarci, ci riuscirono. Ed è così che il piccino si ritrovò estasiato a rimirare bacchette, da cui usciva una bellissima luce argentata, e tanti fantastici animali fatti di magia, che correvano o volano tra le mura della grande stanza.
Per la prima volta anche uno sbalordito Neville riuscì ad evocare un Patronus Corporeo, facendo apparire un lucentissimo Leone. Tutti i suoi compagni gli fecero i complimenti, dato che fino ad allora non ci era mai riuscito, e il moretto, ancora con gli occhi fissi sull’enorme felino, si sfiorò le labbra con le dita mentre le sue guance cominciarono ad arrossire prepotentemente.
I verde-argento intanto si erano messi in disparte e stavano guardando, con malcelata invidia, le varie realizzazione di quell’incantesimo, che a loro proprio non veniva.
“Principe? È questo il compito che non riuscite a fare?” Chiese il bambino, un po’ dispiaciuto e anche un po’ arrabbiato, perché aveva visto alcuni ragazzi, con lo stesso stemma di Neville, ridere dietro ai suoi nuovi compagni Serpeverde.
Draco si limitò ad annuire.
“E perché è tanto difficile?” Volle sapere poi.
“Vedi Harry,…” Gli spiegò Hermione, che lo aveva appena raggiunto, spinta dalla curiosità di constatare se era realizzabile una strana idea, che le era venuta in mente dopo Storia della Magia. “… per fare questo incantesimo, serve pensare al ricordo più felice che hai.”
“Oh! E tu non ce l’hai un ricordo felice, Principe Draco?” Il bimbo chiese triste.
Malfoy sussultò, quasi vergognandosi.
Poi il piccino si soffermò un po’ a riflettere e si rese conto che in effetti, fino al mattino precedente, neanche lui ne avrebbe trovato uno, però poi tutto era cambiato quando si era ritrovato in quel castello fatato e aveva incontrato il suo bellissimo Principe Draco.
E con un dolce sorriso e rosso in viso disse: “Il mio ricordo felice sei tu, Principe Draco!” Per poi abbassare il capo imbarazzato, mentre il cuore del biondino cominciò a fargli tante capriole di gioia nel petto.
“Davvero Harry?” Gli domandò commossa Hermione.
“Sì!” Confermò timido il piccoletto e poi aggiunse: “Secondo me i ricordi felici sono i nostri amici e le persone che vogliamo bene.” Sussurrò sempre più fievole e tutti i Serpeverde ebbero come la sensazione che quella fosse la risposta che stavano cercando da settimane.
“Chissà, magari il piccoletto ha ragione!” Esclamò Vincent.
“Si potrebbe provare.” Propose Gragory.
“Sì, perché no!” Fece sicura Millicent.
“Io, ci sto!” Disse invece Daphne, guardando di sottecchi Theo.
“Io, pure!” Concordò Nott, ricambiando lo sguardo e arrossendo leggermente.
“Io, credo di aver appena vissuto il mio ricordo più felice. Magari, stavolta mi riesce.” Affermò con un ghigno Blaise, estraendo come gli altri suoi compagni la bacchetta.
Dopo alcuni momenti di intensa concentrazione, i sei ragazzi gridarono allora il loro “EXPECTO PATRONUM!!!”, e per la sorpresa di tutti e la gioia di Harry, ne uscirono sei Patronus Corporei.
E chi si aspettava comparire serpenti o altre mostruose creature, rimase sorprendentemente deluso.
A Millicent apparve infatti una delicata farfalla, cosa che stupì non pochi, dato che la ritenevano tutti una ragazzona un po’ troppo ‘grossa’ e imperiosa, soprattutto quando giocava a Quidditch.
A Tiger e Goyle, per la meraviglia generale, che, date le loro fisionomie imponenti e minacciose, tutto si aspettavano tranne che quello, comparvero invece un lupo e un cane pastore, animali fedeli al proprio compagno e alle persone che dovevano proteggere.
Il Patronus di Daphne fu invece un incantevole e bellissimo cigno, un boccone fin troppo amaro da digerire per tutte quelle ragazze che erano invidiose della sua bellezza e che malignavano sul suo conto.
Quello di Nott fu… beh, anch’esso un cigno, ma dai lineamenti più maschili. Al ché la bionda Serpeverde, trillò di gioia come una bambina e di slancio lo abbracciò, esclamando entusiasta: “Oh, che bello Theo, abbiamo lo stesso Patronus! Chissà se c’è una spiegazione!” Ma solo i pochi che notarono, tra cui tutti i loro amici verde-argento, il leggero rossore apparso sul viso del, di solito inespressivo, moretto e la luce che brillava nei suoi occhi nel guardare la Greengrass, intuì quale fosse.
Per quello di Blaise invece, Neville rischiò seriamente di svenire per l’imbarazzo: sì perché anche il moro Serpeverde, dagli occhi di cobalto, aveva evocato un maestoso e magnifico leone… quasi identico al suo!
“Principe Draco, ti prego! Ti prego! Ora provaci anche tu! Sono convinto che il tuo sarà l’animale più bellissimissimo di tutti!” Lo incitò con fervore il piccolo Harry.
Il giovane Malfoy, davvero entusiasta e galvanizzato dal successo dei suoi amici, estrasse allora la sua bacchetta e chiuse gli occhi, alla ricerca del suo ricordo felice, e questa volta finalmente riuscì a trovarlo!
Era il suo Potty, quel bambino stupendo e meraviglioso, che in meno di ventiquattrore, gli aveva fatto sentire per la prima volta sensazioni ed emozioni travolgenti, erano i suoi baci e i suoi abbracci, era quella A… che palpitava forte nel suo cuore, era quello strano sogno fatto quella mattina, che seppure non ne conosceva i particolari, nel suo intimo sentiva essere la realizzazione della sua vera felicità; era… Draco riaprì le palpebre e vide finalmente ciò che da sempre stava cercando…
Erano gli occhi e lo sguardo del suo Potter…
“EXPECTO PATRONUM!!!” Malfoy gridò abbagliato completamente dalla luce smeraldina dello sguardo del suo preziosissimo Angelo e il suo Patronus infine apparve, lasciando del tutto ammutolita l’intera aula per la sua bellezza e per il suo accecante splendore.
“Merlino benedetto!!!” Quasi si strozzò il Serpeverde quando si rese conto di cosa aveva evocato.
“Ma è l’animale più bello che abbia mai visto!” Esclamò eccitato il bimbo. “Ma che cos’è?” Domandò poi.
“Credo che sia tu, Harry!” Gli rispose una scioccata e sconvolta Granger, che si era aspettata al massimo un cervo come il Patronus del suo migliore amico, ma non quello!
“Ma che dici, Hermione! Io sono un bambino, non un uccello!” Fece il bimbo scuotendo la testa .
“E invece credo che la Granger abbia ragione, sai?” Gli disse Daphne, con un sorriso sincero ed orgoglioso rivolto verso il suo biondo amico. “Ed è anche il Patronus più potente, dopo il tuo, che io abbia mai visto!”
Adesso il piccino davvero non capiva.
“È una Fenice, Harry!” Gli svelò finalmente Blaise.
Harry, rimase incantato e affascinato a guardarla in volo. Lui la storia della fenice la sapeva, gliela aveva raccontata la maestra a scuola. La fenice era un uccello della mitologia, in grado di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte, inoltre era anche molto forte ed era in grado di guarire le ferite con le sue lacrime… non capiva proprio che c’entrasse con lui…
“Ora, Harry, ti andrebbe di vedere anche un bel cervo?” Gli domandò a bassa voce Hermione, estraendo una seconda bacchetta dalla sua borsa e porgendogliela. Il bimbo contento annuì.
“Ma Granger, sbaglio o quella è la sua bacchetta?” Le chiese sospettoso Zabini.
“Esattamente! Sono convinta che con il potenziale magico che ha Harry in questo momento, che è lo stesso di quello diciassettenne, dato che a cambiare sono state solo le loro menti, riuscirà ad evocare il suo Patronus!”
“Ma di che state parlando, Blaise?” Volle sapere il piccino sempre più confuso.
“Non ti preoccupare Harry e stammi bene a sentire. Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo ricordo felice, poi riaprili e grida, come ha fatto il tuo Principe, ‘Expecto Patronum!’ e vedrai che comparirà un bellissimo cervo!” Lo spronò la riccia Grifondoro.
Harry non ne era tanto sicuro, però decise di fidarsi.  
Draco nel frattempo non si era accorto di nulla, scioccato com’era per il suo Patronus: che non era per niente da Serpeverde! Avrebbe preferito di gran lunga un Basilisco, un pitone magari, o probabilmente gli sarebbe bastata anche una semplice biscia, ma non proprio una fenice che gridava Grifondoro da qualsiasi lato la si vedesse… o peggio, più che Grifondoro, il nome giusto era Harry Potter…  
Ma l’attenzione dalla sua nuova tragedia personale fu distolta altrove dalla voce del bimbo, dalla cui bacchetta… Bacchetta??? Era appena uscito un…
“Per Salazar, ma che diamine sta succedendo oggi?” Domandò completamente sconvolto il biondino. “Che fine ha fatto il cervo di Potter?”
“Oh per la barba di Merlino! Perché non è comparso Ramoso?” Fece un’altrettanto esterrefatta Hermione.
“Principe! Principe! Ma che cos’è quello? Non è per niente un cervo.” Gli chiese il bambino. Draco non riusciva a parlare, si limitò semplicemente a prenderselo in braccio e a stringerselo forte al petto.
“Credo che sia Draco, il tuo ricordo felice, Harry!” Gli rispose con un sorriso felice Blaise.
“È un Unicorno!” Gli svelò altrettanto contenta, Daphne.
“Sono bellissimi!” Riuscì finalmente a proferire Draco mentre, con il suo piccolo Potty, che aveva poggiato sereno e felice la testa sulla sua spalla, guardava, con qualcosa di molto vicino alla commozione, la Fenice e l’ Unicorno, illuminati dalla splendente luce d’Amore che li aveva generati, inseguirsi e rincorrersi insieme…







N.A.: Merlino, da quanto non aggiorno! Vi chiedo immensamente scusa per il tremendo ritardo, ma gli impegni, con la fine dell’estate, sono triplicati e il tempo per scrivere è ormai molto vicino allo zero. Spero comunque che questo capitolo, più lungo del solito per farmi perdonare ^__^, vi sia piaciuto, nella speranza che abbiate apprezzato i vari Patroni che ho associato ai Serpeverde, (soprattutto la fenice per Draco!) e che non vogliate linciarmi perché ho cambiato quello di Harry: una spiegazione naturalmente c’è, ed è molto simile al motivo per cui Theo e Blaise hanno creato i loro uguali a quelli di Daphne e Neville, o quello di Piton sia identico a quello di Lily, ma approfondirò il concetto più in là. Per quanto riguarda quello del giovane Paciock, ho cercato anche su Internet, ma da nessuna parte ho trovato quale sia il suo, quindi la mia scelta è ricaduta sul Leone, l’animale più adatto per me a descriverlo. Inoltre anche se non l’ho scritto, ma me ne sono accorta a capitolo concluso, questo primo giorno del bimbo ad Hogwarts è Giovedì… quindi Harry potrebbe ancora esserci quando ci sarà la partita di Quidditch del suo Principe Draco… Poi vorrei specificare che questo professor Smith è un pinco pallino che ho dovuto inserire per esigenze di copione. L’unico vero e degno professore di Difesa contro le Arti Oscure é Remus Lupin, ma poiché quando ho scritto i primi capitoli di questa storia, non avevo affatto pensato alla scena dei Patroni, non potevo aggiungerlo ora come personaggio, dato che, visto l’affetto paterno che il licantropo prova per Harry, non era normale che non fosse stato accanto al suo letto in infermeria, dopo che aveva subito l’incantesimo di Malfoy. Ma come ho specificato il prof. Smith è un insegnante provvisorio, quindi chissà che non riesca a farlo sostituire prima che il racconto si concluda. ^__* Credo di aver detto tutto e sperando in tanti bei commenti (di spunti, oltre ai Patroni, ce ne sono abbastanza in questo capitolo) vi ringrazio davvero tutti per la vostra presenza, che vedo aumentare di capitolo in capitolo, e per le stupende recensioni che mi lasciate ogni volta. Un abbraccio affettuoso! Baci!
P.S.: Mi auguro poi, per chi ci teneva e me l’ha gentilmente richiesto, che abbiate apprezzato anche la parte tra Blaise e Neville. Naturalmente, comunque, i loro momenti insieme non si fermeranno qui. Ancora tanti baci! Infinity19
Risposte commenti:
dany23: Mi ha fatto davvero piacere il tuo “diversa dalle altre”. Ne sono proprio contenta, perché ammetto che questo è uno degli scopi che si prefigge la mia storia. Felice sul serio che tu la consideri tale. E grazie di cuore per i bei complimenti che fai a me, al piccolo Harry e al bel Principe Draco. Ti abbraccio con calore! Baci!
hay-chan: Io invece vorrei i miei capelli viola con qualche spruzzatina di azzurro e verde, i tre colori che più preferisco. ^__^ Cmq, provvederò a mandarti il Principe Draco così ti farà l’incantesimo che desideri. Ti saluto con un arcobaleno di colori! Baci!
ladyash: Ammetto che anch’io avevo bisogno di qualche capitolo più soft, come spero sia stato anche il sedicesimo: in fondo desidero che per Harry sia una settimana stupenda e non piena di sofferenza, che ti anticipo ci sarà ancora nel proseguo. E per quanto riguarda la tua richiesta ci sto seriamente pensando, magari avrai una bella sorpresa più in là ^__*, ma per il momento non posso dirti altro, se non grazie per i complimenti e perché cap dopo cap questa fiaba ti piace sempre di più! Ti abbraccio di vero cuore! Baci!
bic: Non penso che nonna Mc l’abbia trovato altrettanto spassoso, però ammetto che anch’io ho riso tantissimo mentre scrivevo la parte sul pipino. Felice davvero che ti sia piaciuta così tanto e che hai trovato splendido il capitolo. Ti abbraccio con tanto affetto! Bacioni!
Ina: Un genio addirittura? Mi lusinghi troppo, però è davvero un immenso piacere leggere ogni volta quanto cap dopo cap questa storia ti entusiasmi sempre più. Ehm… e per quanto riguarda le nozze… beh, Draco deve prima fare completa chiarezza nei suoi sentimenti e mi sa che ci vorrà ancora un po’ ^__^. Ti abbraccio con immenso affetto! Baci! Baci!  
pei_chan: E sì anche Draco, pur provandoci, non riesce proprio ad indossare la sua maschera con quel bambino stupendo e con la sua infinita innocenza. E come può, proprio come te, non scoppiare a ridere quando Harry gli spiega che il gatto è in realtà una femmina in quanto non ha il pipino, sapendo chi si cela dietro le sembianze del felino? Contenta davvero che ti sia piaciuto sia il cap che la scena con nonna Mc, grazie davvero per i complimenti. Ah, e per Piton non temere l’incontro tra lui e il piccoletto ci sarà… ^__^ Ti saluto facendoti le fusa! Miao! Miao!
antote: Ciao! Premetto chiarendoti, credo un fraintendimento. Immagino tu abbia letto la risposta che ho dato ad eles, che nel cap 14 mi ha chiesto se per caso Harry ricordava questa storia ma era rimasto deluso da Draco perché non aveva mantenuto la promessa di restare insieme. Ma questa sua supposizione era riferita al periodo prima che il Grifondoro ricevesse l’incantesimo con cui Malfoy lo ha reso bambino, per essere più precisi, perché credo che mi sto confondendo anch’io ^__*, da quando Harry si è risvegliato dal suo coma a sei anni fino a agli anni successivi in cui poi ha frequentato Hogwarts. Quindi il mio risponderle che Potter non ricordava era riferito a questo periodo non a quando l’incantesimo finirà e l’Harry adulto tornerà nel presente in cui ha diciassette anni, di cui non posso dire ancora nulla e cioè se a quel punto il nostro amato Grifondoro ricorderà o meno dei bellissimi momenti passati insieme al suo amato Principe Draco quand’era bambino. Però non temere a proposito perché anch’io amo solo storie a lieto fine! Felice comunque che ti sei divertita leggendo la parte di nonna Mc e per quanto riguarda Pansy, hai perfettamente ragione: non si fermerà qui. Ti abbraccio con immenso affetto, sperando che questa mia risposta ti abbia risollevata un po’ per il futuro e la conclusione della storia. Un bacione grande, grande!!!
Hollina: Grazie davvero per la tua costante presenza e per i tuoi bei complimenti! E sono d’accordo con te, la McGranitt avrebbe riscoperto il suo istinto felino nel dormitorio Serpeverde e avrebbe cominciato a graffiare e a mordere tutti i Serpentelli. ^__^ Ti abbraccio con affetto sincero e ti mando una confezione di ripiena di baci saporiti.
Metis: Grazie di cuore perché trovi i miei capitoli bellissimi. Sono veramente contenta che ti siano piaciuti e che ti abbiano appassionato e coinvolti i vari momenti raccontati, dalla tristezza provata con il dolore del piccolo Harry al divertimento con la scena con nonna Mc. Se ti va, fammi sapere anche cosa ne pensi della scena dei Patroni, sperando che tu l’abbia apprezzata. Attendo sempre con piacere i tuoi commenti. Ti abbraccio con affetto! Baci!
clod88: Non sai che emozione sapere che la mia storia ti ha fatto adorare le Draco/Harry, di cui io ormai sono completamente dipendente! Per me è un complimento immenso. ^__^ E felice anche che aspetti sempre con trepidazione gli aggiornamenti, io in cambio, leggo e attendo con la stessa emozione ogni tuo commento che decidi donarmi. Mi fa piacere inoltre che ti sei divertita con la scena di nonna Mc e ti anticipo che più in là ci sarà anche l’incontro, che desideri, con il temuto professore di Pozioni. E sì, questo è il primo giorno intero di Harry ad Hogwarts. Grazie ancora per i complimenti in attesa di leggere ancora cosa ne pensi dei miei capitoli futuri, compreso questo! ^__* Un bacione carico di affetto!
eles: Purtroppo la McGranitt, come ogni buon Grifondoro, si fida delle persone e di certo non poteva immaginare l’astio e il rancore che cela il cuore di Pansy per quel bellissimo bambino. Però infondo, infondo, oltre all’episodio del pipino, credo si sia divertita anche lei con l’innocenza e la dolcezza disarmante del piccolo Harry. E per quanto riguarda il ‘buon motivo’, presto, prima di quanto immagini, si comincerà a capire qualcosa. Grazie per i complimenti! Ti abbraccio con dolce affetto! Kiss!
Vale Lovegood: Non ho la più pallida idea di come mi sia venuta in mente la scena del pipino, però mi fa immensamente piacere che tu l’abbia apprezzata e ti sia divertita così tanto. ^__^ Grazie con sincero affetto per il commento e spero, anche se non è arrivato molto presto, che ti sia piaciuto anche questo capitolo. Ti abbraccio con calore e ti mando tanti dolcissimi baci!    
PAMPAM: Mi fai arrossire! *__* Addirittura super, GRAZIE!!! E felice, sia che ti sia piaciuta la scena di nonna Mc, sia soprattutto di aver trovato un tuo commento, che io considero un immenso dono.^__^Ti abbraccio con affetto, sperando di ricevere ancora una tua recensione! Bacioni!!!
Anto Chan: Certo che mi fa sempre piacere ricevere una tua recensione, non metterlo mai in dubbio! E non mi interessa affatto se sei la prima o l’ultima, per me l’importante è che ci sei! ^__^ Sono poi davvero contenta che apprezzi anche tu così tanto l’ingenuità del piccolo Harry, che non si rende neanche conto dell’effetto benefico che porta nelle persone che lo circondano, soprattutto nel suo adorato Principe Draco. Grazie di cuore per i bei complimenti e ricambio con sincero affetto il tuo abbraccio forte, forte! Bacioni!
Draco Malfoy: Figurati! Perdonami ancora tu per l’immenso ritardo! E non preoccuparti ti capisco davvero, anche se non sono gli stessi, anch’io ho mille impegni che mi impediscono di fare ciò che amo di più, e cioè leggere e scrivere di Harry e Draco! Cmq grazie mille per i bei complimenti, ti assicuro che l’attaccamento di Draco per Harry e viceversa aumenterà di cap in cap. E felice davvero che ti sia divertita con la scena della McGranitt in versione gatto. ^__^ Sì forse hai ragione, Draco è un po’ egoista, ma lo è unicamente per l’immenso Amore che prova per Harry e per il desiderio sconfinato che sente nel cuore di proteggerlo. Ti abbraccio con affetto sincero! Tanti dolci Baci!!!




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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 17 Efp CAPITOLO 17

Non può essere! Questo fu il pensiero che attraversò le menti della gran parte degli studenti e dei professori presenti nella Sala Grande, nell’attimo stesso in cui udirono e compresero quella parola che mai avrebbero immaginato, nemmeno nei loro incubi peggiori, poter essere accostata ad Harry Potter, il coraggioso e intrepido Salvatore del Mondo Magico.
E se all’inizio sull’intera Sala era sceso un silenzio irreale, permeato di incredulità e sorpresa, adesso si era scatenato un vero e proprio putiferio di esclamazioni e di voci, dai toni che variavano, da tavolata in tavolata, tra l’indignato, l’attonito, lo scioccato e l’esultante.
Sì, perché c’era anche chi, in quel momento, stava sinceramente gioendo di cuore per quell’avvenimento che aveva dell’incredibile, e a festeggiare non era solamente l’intera Casa Serpeverde, esclusa naturalmente una sempre più stizzita e infuriata Pansy Parkinson.
Draco Malfoy, che aveva atteso quel responso con i gomiti poggiati sul tavolo e il viso nascosto tra le mani intrecciate, per celare il profondo dolore che stava sentendo nel cuore nella convinzione di aver perso definitivamente il suo Potty, adesso aveva sbattuto con violenza i pugni sulla superficie lignea, scaricando così la profonda tensione che gli si era accumulata al centro del petto insieme ad una devastante paura.
“Salazar!!! Lo sapevo!!! Lo sapevo!!!” Il biondino gridò con fervore, mentre i suoi compagni si alzavano in piedi applaudendo e acclamando tripudianti il nome del bambino. “Lui non è Potter! Non è Potter!!!” Sussurrò con una risata liberatoria.
“Miseriaccia!!!” Esclamò invece un pallidissimo Ron Weasley, che, fermo e imbambolato accanto al tavolo verde-argento, aveva gli occhi sbarrati all’inverosimile e le labbra tremanti. “Deve esserci un errore! Harry non… non può essere un… un…” Il rosso Grifondoro era talmente sotto shock, che quella parola non riusciva proprio a concepirla, figuriamoci poi a pronunciarla. “Lui è… è…”
“È MIO!!!” Draco gli urlò con rabbia afferrandolo con forza per la divisa e strattonandolo con furia. “E tu non potrai più portarmelo via!” Continuò, per poi assestargli un potente pugno nello stomaco che lo fece stendere dolorante a terra. Fortuna volle che nella concitazione generale nessuno, tranne i Serpeverde del settimo anno, se ne accorsero. “Merlino Weasley, neanche immagini da quanto tempo desideravo farlo!” Il biondino aggiunse con un ghigno mentre si massaggiava la mano dolente e la sua vocina interiore, soddisfatta per il suo operato, festante gli ricordava: ‘Da ben sette anni!’
“Draco, lascia perdere Weasley e corri da Harry, adesso! Prima che i Grifondoro combinino un casino!” Gli suggerì Daphne, accortasi del tumulto scoppiato al tavolo rosso-oro, e Malfoy, senza pensarci un attimo, eseguì subito.
“E tu, Weasley!” Gli intimò aggressivo Blaise con l’appoggio degli sguardi minacciosi dei suoi amici. “D’ora in poi non osare più avvicinarti al bambino, se non vuoi intercorrere nell’ira funesta dell’intera Casa Serpeverde e del suo Principe! Perché Harry Potter adesso è uno di noi!

*****

UN’ORA PRIMA…

“Ron, aspetta! Non lo fare!” Tentò per l’ennesima volta Hermione.
“È inutile che insisti. Sai anche tu che questa è la cosa migliore per Harry!” Replicò con fermezza il rosso Grifondoro.
“E invece no! Dopo tutto quello che è accaduto stamattina, non ne sono più tanto convinta.” Affermò con uguale risolutezza la ragazza, ma con sguardo triste rivolto a ciò che il suo fidanzato stringeva tra le mani.
“Ma come puoi dire, proprio tu, una cosa del genere? Ti rendi conto che il nostro migliore amico è affidato alle cure del Furetto? Di colui che, dopo Voldemort, gli ha reso questi anni ad Hogwarts un vero inferno?” Il giovane Weasley domandò allibito, non spiegandosi il repentino cambiamento di comportamento della compagna.
“Sì, è vero! Ma con il bambino Malfoy è diverso. Io credo… credo che gli voglia bene!” Hermione sussurrò guardandolo decisa negli occhi.
Ron si bloccò a pochi passi dal portone della Sala Grande e strinse con stizza quell’oggetto che tra poco avrebbe riportato ogni cosa alla normalità: normalità che voleva che Harry Potter creasse scudi protettivi per difendersi dal maledetto Serpeverde e non da lui!
Ancora gli bruciava e non riusciva a credere a quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia, ma soprattutto allo stemma che il piccino portava con orgoglio sul petto e che aveva difeso con tanta enfasi ed energia. E se solo ripensava alle sue parole, a quel suo “VATTENE!!!” gridato con tanta forza, sentiva lo stomaco rodergli dalla bile. Doveva intervenire, porre un freno a quell’assurdità e far finalmente aprire gli occhi a quel bambino, per potergli mostrare la verità dietro le infinite bugie con cui Malfoy e i dannati Serpeverde lo stavano sicuramente abbindolando, convincendolo che loro erano i buoni mentre lui e i Grifondoro al contrario i cattivi. Bugie che, a quanto sembrava, stavano sorprendentemente facendo presa anche su Hermione.
“Herm, sai che questo è impossibile!” Weasley digrignò tra i denti. “Malfoy odia Harry! È sempre stato così e così sarà sempre. E questo lo sai anche tu, perché lo hai visto in tutti questi anni!”
Chissà perché ma a sentire quelle parole alla Grifoncina vennero in mente il Sole e il suo moto apparente nel cielo: anche se ad occhio umano sembrava il contrario, era in realtà la Terra a girarvi intorno e non la stella a ruotare intorno al pianeta. Non tutto ciò che si vede corrisponde sempre alla realtà e la parola ‘odia’, pronunciata da Ron, era in verità ‘ama’.
‘Malfoy ama Harry! È sempre stato così e così sarà sempre.’
Che aveva inteso questo Silente? Che l’Amore di cui parlava il preside e di cui lei aveva appena avuto l’evidenza nel Patronus del Serpeverde, fosse qualcosa di più profondo dell’affetto sincero e disinteressato che una persona può provare per un bambino? Che ciò che Malfoy sentiva per il suo moro amico non fosse nato semplicemente con la comparsa del piccino, come lei aveva ipotizzato, ma fosse un sentimento già preesistente?
Oh Merlino!!! Hermione spalancò sconcertata gli occhi.
Che Malfoy fosse in realtà innamorato di Harry?... Da sempre? E Harry, invece? La ragazza si chiese poi, percependo però, subito dopo, che la risposta era racchiusa nel bellissimo Unicorno che il piccino aveva evocato e nei ricordi, di cui era certissima, inspiegabilmente il suo amico non conservava affatto dei giorni in cui da piccolo era stato ad Hogwarts.
Non aveva dubbi però: quello stupendo animale leggendario, così diverso dal suo cervo, non poteva simbolizzare nient’altro per il piccolo Potter che il suo Principe Draco! Ma che dietro quel Patronus si celasse anche un ben altro e più importante significato? Magari, un Amore corrisposto? Ma che tipo di Amore e soprattutto: l’Amore del bambino, o dell’adolescente? O addirittura di entrambi? Oddio, a questo punto la Granger era davvero confusa, ma il suo cuore le rivelò che avrebbe trovato chiarezza unicamente col ritorno del suo moro e coetaneo amico.
Intanto Ron, credendo, visto che non aveva replicato, di aver finalmente convinta la fidanzata della giustezza del suo piano, l’aveva sorpassata e aveva raggiunto il portone della Sala, ma prima di entrarvi, la mano della ragazza lo bloccò afferrandolo per un braccio.
“Oggi Malfoy è riuscito finalmente ad evocare un Patronus, e non ci crederai, ma è una Fenice: l’anima della bacchetta di Harry!” Il giovane Weasley sussultò scioccato. “E se questo non è già abbastanza sconcertante anche Harry è riuscito ad evocare il suo, solo che non è comparso Ramoso, ma un Unicorno! E non chiedermi come lo so, ma lo so e basta, ma l’anima della bacchetta di Draco è proprio il crine di un Unicorno!” Il rosso Grifondoro adesso spalancò sconvolto la bocca. “Sono uno il ricordo felice dell’altro, Ron! E se proverai a dividerli, renderai infelici entrambi! E se anche sei convinto che agendo così stai facendo la cosa giusta, non è questo il bene per il bambino che, ormai ne sono convintissima, si è profondamente affezionato al suo Principe biondo.”
“E allora Hermione, non vedi che dobbiamo intervenire immediatamente?” Proruppe infuriato e indignato il ragazzo. “Forse non te ne rendi conto, ma mi hai appena dato un motivo ancora più valido per perseguire con la mia idea. Harry ha avuto un’infanzia orribile e dolorosissima, priva dell’ Amore di una vera famiglia. E io, che gli voglio bene,…” Sottolineò con enfasi. “…ho il compito di proteggerlo da un’ulteriore sofferenza! E non capisco come abbia fatto quel dannato Serpeverde ad imbrogliare anche te, ma bisogna separarli subito, prima che l’ennesima e più amara delusione, quando Malfoy mostrerà in fine la sua vera, crudele ed egoistica natura, spezzerà il cuore al nostro indifeso e innocente amico.”
Detto ciò il rosso Grifondoro, con occhi carichi di rabbia e le mani tremanti, si diresse alla tavolata Serpeverde, senza accorgersi dello sguardo colmo di tristezza e sconforto della sua Hermione.


Appena varcata la soglia della Sala Grande, Minerva McGranitt si volse con passo spedito e deciso verso la tavolata dei professori, determinata, con energica risolutezza e sguardo battagliero, a fare una bella sfuriata al preside per tutta la sofferenza che, a causa sua, il piccolo e dolcissimo Harry aveva dovuto provare quella mattina.
Ma quando proprio il bambino, seduto tra i Serpeverde, la vide e si sbracciò per salutarla con un gioioso: “Ciao, Nonna Mc! Buon appetito!” il suo incedere si fece più lento e sul suo viso, dall’espressione severa, sorse spontaneo un tenero sorriso.
“Nonna Mc, Minerva?” Fece un allegro Silente, con accanto un Piton dallo sguardo torvo.
“Non ridere Albus! Che non ne hai affatto motivo! Stamattina Harry ha visto il professor Ruf ed ha pianto tantissimo!” Fece di nuovo seria la professoressa.
Il preside non perse il suo sorriso e guardando verso la tavolata dei verde-argento, ma soprattutto ascoltando le risate che da lì provenivano, sereno replicò: “Già, mi è stato riferito. Nonostante tu abbia provato ad impedirlo, purtroppo è successo lo stesso.”
La donna adesso si infuriò veramente e, anche se mantenne i toni bassi per non farsi sentire dagli alunni, la sua voce era ricolma di indignazione. “Nessun purtroppo Albus! Tu volevi proprio questo! Ed anche se ho provato ad avvertire in tempo il giovane Draco, tramite Pansy Parkinson, credo fosse già troppo tardi, visto che poi quanto temevo è comunque accaduto!”
Ma come già le aveva detto il biondo Serpeverde, anche se con parole diverse, Silente affermò: “Credo mia cara che tu, stamane, abbia riposto la tua fiducia nella persona sbagliata e sicuramente la meno indicata tra i Serpeverde. La signorina Parkinson, con l’esatta intenzione di arrivare tardi di proposito, ha finto infatti un malore, in modo così da permettere al bambino, con voluta crudeltà, di vedere il fantasma. Così come sempre lei ha fatto girare la voce questa mattina delle presunte torture che il piccolo Grifondoro stava subendo nel covo dei suoi nemici Serpeverde: tutto, per allontanare Harry dal nascente e sempre più profondo affetto di quello che per il piccino è ormai diventato il suo Principe Draco.”
Piton indurì lo sguardo a quest’ultime parole.
“Oh!” Esclamò invece addolorata la McGranitt. “Non lo sapevo! Io non immaginavo che ci fosse qualcuno capace anche solo di desiderare il male di quel piccolo Angelo! Questa volta però Pansy Parkinson avrà una punizione esemplare e guai se proverà ancora a far soffrire il mio piccino!”
“Tuo, Minerva?” La professoressa arrossì. “Noto con piacere che hai preso davvero a cuore le sorti del nostro piccolo Harry, quasi direi come una vera e dolce nonna.” Albus sorrise di cuore nel constatare l’imbarazzo della donna, mentre invece Piton sospirò esasperato. “Comunque non sei la sola. Suppongo da quanto ho sentito e assistito da questa mattina, che l’intera Casa Serpeverde la pensi esattamente come te! Ritengo però che in effetti sia necessario tenerla, d’ora in poi, sotto stretto controllo. Non vorrei infatti, che la nostra giovane signorina Parkinson commetta qualche sciocchezza irreparabile a discapito della vita del bambino. Tu che ne dici Severus?” Silente gli chiese, facendogli intendere che quel compito spettasse a lui.
“Pft!” Il professore mormorò stizzito. “Figuriamoci se adesso devo mettermi a fare pure il baby-sitter per quel moccioso Grifondoro!”
I due insegnanti di Pozione e Trasfigurazione si guardarono in cagnesco e per evitare il peggio, l’anziano preside, che sedeva tra loro, si mise a narrare di quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia e successivamente in Infermeria, omettendo però la richiesta che gli aveva fatto Ron Weasley. L’aveva tralasciata di proposito, perché curioso di assistere alle reazioni, sicuramente opposte, della McGranitt e di Piton nel momento in cui il rosso Grifondoro avrebbe fatto il suo ingresso nella Sala Grande con quell’oggetto che, a detta del diciassettenne, avrebbe riportato ogni cosa alla normalità, ma che invece, secondo lui, avrebbe al contrario rivelato una strabiliante e inaspettata sorpresa per tutti.
Dopo aver ascoltato il raccontò di Silente, della dimostrazione di profondo affetto e attaccamento dimostrato dall’intero settimo anno Serpeverde, tranne naturalmente la Parkinson, per quello che fino al giorno prima era stato il loro peggior nemico, e dello scudo protettivo creato dal piccolo Harry per proteggersi dalla minaccia di dover abbandonare il suo amato Principe Draco, Minerva aveva lo sguardo commosso, Severus al contrario disgustato.
“Bhe! Questo comunque non ti giustifica, Albus! Per smuovere le loro coscienze e far cessare definitivamente ogni tipo di ostilità tra i Serpeverde ed Harry Potter, e quindi di conseguenza i Grifondoro, non avresti dovuto far leva sul dolore del piccino! Avresti potuto trovare altri modi!” Fece comunque ancora crucciata la professoressa. “Dovevi vederlo povero piccolo, aveva gli occhi rossi di lacrime e non voleva assolutamente staccarsi più, per nessun motivo, dall’abbraccio protettivo e sicuro del giovane Draco.” Silente invece di dispiacersi per quanto sentiva, al contrario se ne rallegrò, mentre l’umore del professore di Pozioni si incupì sempre più.
“Oh, e Malfoy!” Adesso la McGranitt continuò con un tono quasi sognante. “Se avesse potuto avrebbe incenerito l’intera scuola, per quello che era accaduto al bimbo! Ma come è stato premuroso e gentile con Harry, attento a soddisfare ogni sua piccola richiesta, mentre lo stringeva a sé e i suoi occhi brillavano per il bambino di una dolcezza e di un affetto che mai prima gli avevo visto.”
Silente guardando verso la tavolata dei verde-argento con quel sorriso, che Minerva adesso trovava decisamente irritante, candidamente se ne uscì: “Non mi sembra però che Harry adesso stia tanto male!”
“Beh, di certo non per merito tuo, Albus! Ma di Draco Malfoy che, ormai ne sono convinta, si è davvero affezionato al piccolo Harry!”
Piton adesso strinse convulsamente le mani a pugno e una vena, sintomo di profonda incazzatura, cominciò a pulsargli pericolosamente sulla fronte.
“Esattamente Minerva!” Esclamò con entusiasmo il preside. “Quel bambino è riuscito in qualcosa di davvero strabiliante, scatenando una vera e propria rivoluzione emotiva nel giovane Draco e nei suoi compagni di Casa. Questi ragazzi sono stati educati per anni dai loro genitori ad indossare delle maschere per nascondere al mondo le loro emozioni, in modo da non poter essere feriti o attaccati per quei sentimenti, come la dolcezza o la generosità, la compassione o l’affetto sincero, l’amicizia e l’Amore, che è stato inculcato loro dalla nascita essere delle debolezze. E a forza di costruire strati su strati di barriere difensive, fatte di indifferenza e ostilità, dietro cui celare il proprio cuore, molti di loro non riescono neanche più a sentirne il battito. La guerra contro Voldemort ha richiesto purtroppo gravi sacrifici, tra cui l’anima di troppi figli innocenti! Ma ora tutto è finito e sull’odio ha finalmente trionfato l’Amore: il disinteressato e immenso Amore del cuore di Harry Potter, contro la cui purezza, innocenza e purtroppo anche sincero dolore del suo essere bambino, anche le difese più ostiche e impenetrabili stanno in fine cedendo. E credimi, la mia scelta di fargli vedere un fantasma e quindi di sentire la straziante sofferenza della perdita dei genitori, non è stata voluta solo per far uscire allo scoperto i veri e buoni sentimenti di Draco o dei suoi amici, ma è stata presa per il bene di Harry stesso, affinché trovasse nell’Amore del suo Principe la forza per affrontare con meno tormento e angoscia il dolore stesso, con la consapevolezza di non essere più solo.”
Silente fece una piccola pausa e non poté non notare che i due professori, mentre ascoltavano le sue parole, avevano entrambi lo sguardo rivolto nella stessa direzione verso il tavolo verde-argento, e che, mentre Minerva sorrideva commossa e felice al bambino, il viso di Severus continuava a non mostrare emozioni, ma i suoi occhi, rivolti al figlioccio, erano lucidi di lacrime antiche che non sapevano per nulla di gioia.    
“Oggi, grazie all’aiuto del piccolo Harry, i Serpeverde del settimo anno sono riusciti finalmente a sentire la voce del proprio cuore e sono stati in grado di evocare per la prima volta degli stupendi Patronus Corporei, che, nelle loro inaspettate forme, hanno rivelato ciò che realmente questi ragazzi sono e provano dentro. Quello del giovane Malfoy è una Fenice, animale leggendario che senz’ombra di dubbio più rappresenta il nostro caro Potter: per la sua innegabile capacità di affrontare e superare le difficoltà della vita, se non effettivamente la morte stessa quando era solo un neonato, per la sua incommensurabile forza interiore, capace di fargli sostenere dei pesi gravissimi e trasportare dolori immensi, e infine per le sue lacrime che stanno riuscendo a guarire le profonde ferite dell’anima e del cuore del giovane Serpeverde. Ma ciò che è davvero strabiliante e magnificente è che anche Harry è riuscito ad evocare il suo Patronus, che ora non è più un cervo, ma un bellissimo e leggiadro Unicorno, simbolo innegabile del suo Amore per Draco e del…”
“Ora basta con queste idiozie!” Tuonò spazientito e adirato Piton che non riuscì più a trattenersi, attirando su di sé più di uno sguardo. “Come è tuo solito Albus i tuoi magnifici piani…” Affermò ironico. “…sono sempre e solo a vantaggio del tuo adorato Grifondoro!” Strascicò mellifluo. “Draco, quella maschera non deve togliersela!!!” Sibilò quasi minaccioso. “E non perché io non desideri il suo bene, ma perché quando questa ‘dolce fiaba’ sarà conclusa lui, a causa del marmocchio, si ritroverà con la consapevolezza di provare quello stramaledetto sentimento, però a quel punto non avrà più alcuna difesa per proteggersi dall’indifferenza e dall’odio del Potter adulto. E non prendermi in giro, raccontandomi che non è vero, perché sappiamo entrambi che le cose finiranno esattamente così! E la logica conseguenza di tutto questo sarà unicamente il suo cuore in frantumi!” Severus concluse stringendo con rabbia un libro poggiato sul tavolo, di cui solo adesso Minerva aveva notato la presenza: un antico libro che lei aveva già visto, se non ricordava male, in biblioteca nella sezione proibita e il cui argomento principale, se non sbagliava ancora, erano le pozioni in grado di manipolare la mente umana, soprattutto la sfera dei ricordi.
Minerva si rese conto che avrebbe dovuto chiedere, cercare spiegazioni, nel momento stesso in cui si accorse dello sguardo ora affranto e addolorato negli occhi di Silente che rimirava mestamente quel tomo dall’antica magia, ma ogni suo pensiero o domanda al riguardo fu distolto altrove dall’ingresso in Sala Grande di Ron Weasley e di ciò che stringeva tra le mani.
“Oh, Albus!” La professoressa esclamò triste, intuendo le intenzioni del rosso Grifondoro.
Al ché anche il preside e il professore volsero il capo verso il portone d’entrata e Severus ghignò ferino.
“Non credevo avrei mai potuto pronunciare parole del genere, ma Weasley è un maledettissimo genio! Finalmente ogni cosa tornerà al suo posto!” Affermò l’insegnante di Pozioni con un sorriso compiaciuto.
“Sì, lo credo anch’io!” Concordò enigmatico l’anziano preside con negli occhi una luce divertita.


Terminata l’ora di Difesa, Draco aveva mandato avanti i suoi compagni e si era attardato un po’ con il bambino prima di recarsi a pranzare.
Allo sconcerto per il suo Patronus e per il pensiero felice che lo aveva evocato che, non poteva più negarlo, non era stato solo il ricordo dei fantastici momenti passati col piccino, nel cuore del Serpeverde si era sostituita una più profonda e devastante emozione: un sano e puro terrore per l’Unicorno creato dal piccolo Potty ma con la bacchetta di Potter. Cosa questa che lo aveva letteralmente sconvolto, perché in un niente aveva minato e messo in crisi la sua rassicurante convinzione per cui quel bambino stupendo e l’odiato Grifondoro in realtà erano due persone distinte e diverse.
E Draco non poteva accettare che le cose non fossero proprio così, la sua ragione infatti si rifiutava categoricamente di ammettere di provare quella A… anche per Potter, o di riconoscere che la sua Fenice era la prova evidente di ciò che da sempre sentiva nel cuore per il moretto dagli stupendi occhi smeraldini, ma soprattutto il biondino non poteva, né voleva credere che il suo piccolo Potty da grande lo avrebbe dimenticato del tutto, cosa questa comprovata dal fatto che il Patronus del Grifondoro era un cervo e non più l’Unicorno, probabilmente scomparso nei meandri della sua memoria insieme ai suoi ricordi di lui.
La ferita, che già profonda gli solcava il cuore, gli procurò a quel pensiero un nuovo e più intenso dolore.
“Principe, guarda! Si sono presi il tuo posto!” Fece allegramente Harry, quando furono entrati nella Sala Grande, completamente all’oscuro della sconfinata sofferenza che in quel momento stava dilaniando l’anima del biondino.
Draco, abbandonando il filo dei suoi angosciosi pensieri, notò allora che alla sua tavolata in effetti tutti i suoi compagni di Casa erano seduti ammassati vicini l’uno all’altro, tanto da lasciare parecchi posti liberi alle due estremità del lungo tavolo, intenti ad ascoltare, con avida attenzione e in uno strano e religioso silenzio, ciò che stavano raccontando loro Daphne e Adam Davis.
La cosa singolare era che il resto della Sala era invece un insieme di brusii e sussurri meravigliati, perché di bocca in bocca dai Corvonero, che erano quelli seduti più vicini ai Serpeverde e potevano sentire meglio, ai Tassorosso e per ultimi i Grifondoro, ogni studente stava ripetendo le parole dette dalla Greengrass e da Davis, che non stavano facendo null’altro se non riportare alla Casa verde-argento quanto accaduto a Draco e al piccolo Harry quella mattina.
Quando poi si giunse al momento in cui la bionda serpentella svelò al suo attento uditorio la forma del Patronus di Malfoy, un “Ohhh!!!” scioccato si elevò da ogni angolo della stanza, dato che la sorpresa fu immensa per tutti nello scoprire che, quello che la maggior parte di loro consideravano un’infida e perfida Serpe, era stato invece in grado di evocare un animale stupendo come una Fenice, le cui caratteristiche non rispecchiavano affatto, ciò che essi ritenevano essere, la vera natura del biondo Serpeverde.
“Principe hai visto?” Chiese invece ammirato il piccino, avendo interpretato quell’esclamazione stupita come il riconoscimento da parte degli studenti della bravura e maestria del suo Principe Draco. “Te lo avevo detto che il tuo sarebbe stato l’animale più bello di tutti, perché tu sei il mago più bravissimissimo del mondo!” Harry trillò entusiasta con negli occhi lo stesso orgoglio che Draco lesse nello sguardo dei suoi compagni di Casa, i quali, accortisi della loro presenza grazie all’intervento del bambino, avevano adesso tutti dipinti sul viso la stessa espressione raggiante, che sembrava dire a chiare lettere: ‘Siamo fieri di te!’
E Malfoy sorrise internamente inorgoglito per la stima e il rispetto che le sue Serpi gli stavano dimostrando, conscio comunque che il merito era tutto e solo del suo piccolo e amato Potty.
“Certo però che un Patronus tutto rosso e oro sa tanto di… Grifondoro, Malfoy!” Scandì irriverente Davis, facendo adesso irritare e arrossire offeso il biondino e sogghignare al contempo gli alunni verde-argento, che avevano da poco sentito dello scherzo dei colori che gli aveva fatto la McGranitt.
“Uffa!” Fece invece piccato il piccoletto, incrociando le braccia e gonfiando indispettito le guancia. “Adam smettila di chiamare il mio Principe, Malfoy! Se no dico a Gragory di farti dare un bel morso dal suo cane argentato e poi ti faccio mangiare dal lupo di Vince e dal leone di Blaise!”
I tre ragazzi citati arrossirono vergognosamente, consci che i loro Patronus non erano meno Grifondoro della Fenice di Draco, mentre quasi tutti i presenti in Sala, compreso un allibito Piton, che stava osservando e ascoltando tutto dal tavolo professori insieme ad un sempre più divertito Silente, spalancarono gli occhi o la bocca sconvolti, increduli per le assurde parole che stavano udendo.
Nott nel frattempo, nel constatare i suoi amici in palese imbarazzo, se la stava decisamente spassando, ma il suo buon umore non ebbe lunga vita, almeno finché il piccino col suo irritante candore, davvero dispiaciuto, non se ne uscì con: “Scusa Theo se non ho detto anche il tuo, ma beh… un cigno non è un animale tanto spaventoso o pericoloso! Però…” Il bimbo aggiunse con un sorriso incoraggiante perché credeva di averlo offeso, visto che il moretto era impallidito e aveva strabuzzato gli occhi. “… è davvero tanto bello e gentile proprio come il cigno di Daphne e la dolcissima farfalla di Millicent!”
A questo punto la Greengrass, dato che tutti i suoi amici sembravano sul punto di un sicuro suicidio tanto era l’ imbarazzo, non riuscì proprio ad evitarlo e le scappò una risata talmente spontanea che coinvolse un po’ alla volta tutta la sua tavolata e di seguito anche le altre tre e tutti, dai più piccoli ai più grandi, esclusi un sempre più angustiato Piton ed una oltraggiata Ginny, risero di vero cuore; nell’aria non risuonava però alcuna nota di scherno o presa in giro, ma piuttosto un sincero divertimento permeato da una nuova e inaspettata, per molti, consapevolezza: ‘Che i tanto temuti e freddi Serpeverde non dovevano essere poi così male se erano in grado di evocare Patronus del genere! E forse chissà doveva essere anche grazie al piccolo Harry Potter, che li stava contagiando con la sua infinita bontà!’  
Nessun alunno del settimo anno osò però rivelare o dire ad alta voce dell’ultimo e strabiliante Patronus che era stato evocato nella loro ora di Difesa, quasi a voler conservare nel cuore, come il più prezioso dei segreti, il ricordo di quel magico Unicorno, che non credevano avrebbero rivisto mai più; nulla però impedì al professor Smith di vantarsene invece con un compiaciutissimo e soddisfatto Silente.
Draco, dopo aver riportato ordine tra le Serpi, scacciato con uno sguardo assassino due primini che avevano osato sedersi al suo posto e a quello di Potty e accomodatosi insieme al bambino, cominciò tranquillamente a pranzare e, deliziato dall’armonia e dalla pace che gli infondevano la presenza e la voce del piccino, riuscì un po’ alla volta a rilassarsi del tutto. Quel piccoletto era una ventata di aria fresca per lo spirito e chi gli era accanto rimaneva completamente abbagliato dalla sua purezza e innocente bellezza, e ad ogni suo sorriso anche gli sguardi più truci o arrabbiati, proprio come il biondino constatò essere accaduto alla McGranitt appena entrata in Sala Grande, si raddolcivano e rasserenavano.  
E fu così che, contagiato dall’allegria del bimbo, Malfoy dimenticò ogni sua preoccupazione per l’immediato futuro e anzi, per qualche minuto, credette addirittura che il suo avvenire con Potty sarebbe stato radicalmente opposto da come se lo era catastroficamente immaginato solo poco prima.
All’improvviso infatti, il piccino chiese curioso e sinceramente interessato: “Blaise, ma tu e Neville siete fidanzati?”
Il moro Serpeverde, che stava beatamente mangiando, rischiò seriamente di morire per combustione interna, tanto la faccia gli si accese di rosso, ma non solo per l’imbarazzo per quella domanda improvvisa e inaspettata, ma anche per i sogghigni malefici e divertiti comparsi sui volti dei suoi ‘solidali e comprensivi’ amici. Comunque, dopo essersi un po’ ripreso, con lo sguardo rivolto verso il tavolo Grifondoro, Zabini sospirò un affranto “No!”
Il bambino lo osservò stranito. “Però ti piace, non è così? Anche… anche se è un maschio?”
“Sì!” Questa volta Blaise sussurrò con un sorriso ebete sotto lo sguardo disgustato di Draco, per poi rendersi conto di cosa aveva appena confessato ed esclamare ancora più rosso in viso: “Potter, questi comunque non sono affari tuoi!”
Ma il piccino già non lo stava più ascoltando, perché ricevuta la risposta che desiderava, adesso aveva posto tutta la sua attenzione su Nott, che, accortosene, stava adesso pregando tutti i numi del cielo affinché lo facessero scomparire, sicuro com’era che quella piccola peste era in procinto di fargli fare un’altra brutta e pessima figura avanti a tutta la sua Casa, ma soprattutto a ‘lei’.
“Theo, neanche tu e Daphne siete fidanzati, giusto?” Harry domandò innocentemente senza capire, per l’ennesima volta, perché i Serpeverde si erano messi di nuovo a ridere: forse, si disse, la causa poteva essere la faccia buffa e rossissima che aveva fatto il moretto.
“No!” Questa volta a rispondere fu proprio la biondina, che aveva anche lei le gote imporporate.
“Bene!” Esclamò soddisfatto il piccino e Malfoy inarcò sospettoso un sopracciglio, non capendo dove Potty voleva andare a parare con tutte quelle strane domande.
“Però la trovi tanto simpatica?” Il piccoletto aggiunse poi.
“Sì, Harry!” Gli assicurò Millicent, guadagnandosi un occhiataccia da Nott. “E Theo pensa anche che Daphne sia davvero bellissima!” Continuò per poi ricevere due calci, non proprio indolori e provenienti da due direzioni diverse, da sotto al tavolo. Dalle facce che avevano Nott e la Greengrass, la Buldstrode non ebbe dubbi su chi era stato.
“Oh!” Trillò allora emozionato e felice Harry, con due occhi luminosi e raggianti. “Allora se c’è una persona che trovi molto simpatica e bellissima e che ti piace davvero tanto, puoi darle un bacio sulla bocca, anche se è un maschio e non è il tuo fidanzato!” Trasse infine contentissimo le sue conclusioni riflettendo sullo scambio di baci avvenuti nell’ora precedente.
“Sì!” Confermarono ingenuamente Tiger, Goyle e Millicent, senza comprendere le reali implicazioni di quella frase. “No!” quasi gridarono al contrario Blaise, Theo e Daphne, atterriti e terrorizzati dalle intenzioni del bambino, che seppure innocenti, perché inconsapevoli della reale portata e del profondo significato di quel gesto, potevano avere ripercussioni e conseguenze catastrofiche sia per lui, ma soprattutto per la psiche del loro biondo amico. “Dipende!” Sibilò invece geloso e irritato Draco.
“Da cosa, Principe?” Volle sapere il piccoletto.
“Da a chi vuoi darlo!” Strascicò Malfoy avvicinandosi minaccioso al viso del piccino.
“A te, Principe Draco! Io lo darei solo a te!” Sussurrò il piccolo Potter, con uno splendido e dolcissimo sorriso, poggiando le manine sulle guance del biondino.
“Allora va bene!” Sospirò lieve il Serpeverde, completamente accecato dalla luce abbagliante dei suoi magnifici occhi verdi e perdutamente attratto dalle sue labbra.
Ma fortuna volle, almeno così pensarono Zabini, Nott e la Greengrass, che, proprio mentre stava per accadere l’inevitabile, il professor Piton urlò qualcosa dal tavolo professori che riuscì a ridestare Draco dal suo sogno ad occhi aperti. I tre Serpeverde rilasciarono un sospiro di sollievo, accertandosi che ora tutta l’attenzione di Malfoy era rivolta verso gli insegnanti e non più sulla bocca del piccolo, e ringraziarono col profondo del cuore il loro Capo Casa che aveva evitato loro di schiantare l’amico: cosa che, anche se a malincuore, avrebbero fatto di sicuro pur di evitare che quel bacio si avverasse.
Draco stava ancora cercando di capire cosa Severus, la McGranitt e il preside si stessero dicendo, quando sentì che Harry praticamente gli si era seduto addosso, avvolgendogli le braccia dietro la nuca e nascondendo il capo nell’incavo del suo collo: il piccino stava tremando.
Gli bastò allora seguire la direzione dello sguardo dei tre professori, per capirne la causa.
Ron Weasley, con un ghigno poco rassicurante, era infatti appena entrato in Sala Grande e si stava dirigendo verso la tavolata Serpeverde: tra le sue mani stringeva il Cappello Parlante!
Il giovane Malfoy si sentì morire e, mentre il suo cuore batteva a mille disperato, strinse con forza il bambino contro il suo petto, convinto che quel bastardo aveva trovato l’unico modo per portarglielo via, perché se Potty in realtà era Potter quel maledetto Cappello, nel sicuro Smistamento che da lì a pochi minuti ci sarebbe stato, avrebbe gridato senza esitazione: Grifondoro! E a quel punto quel dannato Pezzente avrebbe avuto ogni potere e diritto di allontanarli per sempre, col bene placido consenso di quello stronzo di Silente.
Ma come già era accaduto quella mattina presto, l’intera Casa Serpeverde si pose in difesa del bimbo e del loro indiscusso Principe, e tutti i verde-argento estrassero la bacchetta contro Ron, che dovette fermarsi.
A quella scena Neville ed Hermione, che si era appena seduta accanto all’amico, sorrisero compiaciuti e sotto al tavolo, all’insaputa dei loro compagni rosso-oro, si strinsero la mano in un gesto di mutuo conforto e preghiera, nella speranza di poter presto assistere all’ennesima prova del vero Amore che, ormai ne erano convinti, univa Harry e Draco.
L’attenzione di tutta la Sala fu però presto spostata sul preside. “Abbassate le bacchette miei cari ragazzi, perché vi assicuro che il signor Weasley non ha affatto cattive intenzioni, piuttosto stamane mi ha fatto notare che il nostro piccolo Harry sta indossando impropriamente lo stemma della Casa Serpeverde.” Piton strabuzzò gli occhi basito, accortosi solo ora che era vero.
“Ma prima di risolvere questa piccola disquisizione con l’arguta soluzione trovata dal giovane Ron, credo sia il caso di premiare con dieci punti ciascuno i signori Nott, Zabini, Malfoy, Goyle,Tiger e le signorine Greengrass e Buldstrode per essere finalmente riusciti ad evocare sette bellissimi e potenti Patronus Corporei.”
Settanta sfavillanti smeraldi si riversarono allora nella clessidra dei Serpeverde.
“Direi infine di assegnare dieci punti anche al piccolo Potter, per l’ottimo consiglio che ha dato e che è stato d’aiuto ai Serpeverde affinché l’incantesimo riuscisse.”
Tutti gli occhi erano puntati sulla clessidra dei Grifondoro, ma nessun rubino apparve, piuttosto si sentì un rumore dalla clessidra dei verde-argento, quasi come se altri smeraldi stessero per essere aggiunti, ma neanche qui accadde nulla.
“Interessante! Davvero molto interessante!” Ponderò compiaciuto ed estremamente divertito Silente, mentre nell’intera stanza si elevava un sussulto stupito. “Harry, posso sapere come mai indossa… ehm, indossi…” Il preside preferì usare il tu, dato che il piccino sembrava al quanto spaventato e fin troppo smarrito. “… lo stemma dei Serpeverde?”
Il bambino più sicuro ora, perché tra le braccia del Principe si sentiva protetto, rispose con tono riconoscente e col capo poggiato sulla spalla di Draco: “Ho chiesto il permesso a tutti i Serpeverde e poi al Principe se potevo diventare anch’io un Serpeverde come loro, e tutti hanno detto di sì.”   
Albus sorrise di vero cuore per quell’evento che fino al giorno prima nessuno avrebbe mai potuto credere possibile: Harry Potter accettato come componente dall’intera Casa di Salazar Serpeverde. E la stessa espressione felice e commossa era anche sui volti della McGranitt, la Granger e Paciock, mentre a Severus tornò di nuovo, come la sera precedente e per gli stessi motivi, la nausea.  
“Ma tu non sei un Serpeverde, Harry!” Esclamò invece infuriato Ron che, approfittando della distrazione generale, gli si era avvicinato.
Prima che gli animi si surriscaldassero e Malfoy e i suoi compagni commettessero una sciocchezza, evenienza molto probabile visti i loro sguardi molto poco amichevoli, il preside intervenne di nuovo.
“Vedi Harry, nessuno può decidere se una persona può stare in una Casa o in un’altra, ma lo sceglie il Cappello magico, che il signor Weasley stringe tra le mani. Anche se ritengo che oggi…” Silente dedusse guardando le clessidre dei punti. “… abbiamo scoperto che in determinate circostanze, probabilmente quando l’intera Casa è unanimemente d’accordo, questa regola millenaria della scuola non vale.” E poi più a bassa voce, in modo che lo sentissero solo i professori, aggiunse. “Sembra infatti che adesso Hogwarts non sappia più se ritenere Harry Potter un Grifondoro, come era stato smistato sette anni fa, oppure un Serpeverde.”
“Questo buffo cappello?” Domandò invece incerto e dubbioso il bimbo, inserendo un ditino in una piega della stoffa. Piega che si rivelò essere una bocca, dato che da essa, per l’emozione e l’eccitazione del piccino per l’ennesima magia a cui stava assistendo, uscì una voce. “Un po’ di rispetto, giovanotto! Io non sono affatto buffo, ma un Cappello unico nel suo genere e davvero speciale, creato mille anni addietro dai fondatori di questa scuola!”
“Oh! Hai visto Principe, parla!” Trillò gioioso il bambino strappandolo praticamente dalle mani di Ron e cominciandoci a giocare ridendo felice, mettendo le dita nelle altre pieghe o tirandone la punta, mentre il cappello oltraggiato si lamentava chiedendogli di smetterla e di non accecarlo, e bofonchiando, sottosotto divertito, che lui non era un giocattolo.
“Harry, ti andrebbe di venire qui e di provarlo per vedere a che Casa appartieni?” Gli propose il preside in un tono che a molti, a ragione, sembrò alquanto impaziente: l’anziano professore infatti, non vedeva l’ora di verificare se la sua supposizione, su dove il piccino questa volta sarebbe stato smistato, si sarebbe verificata o meno.
Il piccolo Potter smise però di ridere e il suo viso si fece più triste. “No!” Scosse la testa guardando negli occhi Malfoy. “Perché ho paura, anche se mi ha detto che non sarà così, che il mio Principe mi odierà e non mi vorrà più con lui, se divento un Grifondoro!” Sussurrò per lo sconcerto generale: i Grifondoro del quinto anno però, si guardarono a vicenda e, ricordando quanto accaduto nell’ora di Trasfigurazione e la gioia sincera del loro Golden Boy col Principe delle Serpi, si domandarono se non era il caso di lasciare le cose così come erano: infondo preferivano di gran lunga il loro amato Harry con lo stemma dei Serpeverde ma felice, che quel piccino con il simbolo di Grifondoro sul petto ma le lacrime agli occhi e la tristezza nel cuore.
“E poi...” Il bimbo aggiunse stringendosi di nuovo con forza tra le braccia sicure e confortevoli del suo Principe. “…non ce n’è bisogno! Perché io sono già un Serpeverde!”
Draco sentì allora quella A… brucargli ardente nel petto e, anche se ancora si rifiutava di chiamare quel sentimento col suo vero nome, il suo cuore, riscaldato dal dolce tepore dell’affetto sincero e puro del bambino, riuscì ad abbattere un altro pezzo di muro di quella prigione che da sempre recludeva le sue emozioni: Malfoy comprese finalmente che voleva un bene infinito al suo piccolo e adorato Potty, e che gliene avrebbe voluto comunque anche se il suo dolce Angelo in realtà era Potter.
Il Serpeverde sollevò delicatamente il mento del bambino e con un tenero sorriso e, del tutto indifferente alla confusione scoppiata tra gli studenti per la precedente affermazione di Harry, gli sussurrò un po’ impacciato e rosso in viso, dato non lo aveva mai detto prima in vita sua: “Potty, io… io ti voglio b…!”
Ma quel dannato, inetto, imbranato, stupido e demente di un Weasley, almeno così lo definirono gli amici del biondino, che stavano aspettando con trepidazione quel momento in cui finalmente il loro più caro amico avrebbe confessato il suo sincero affetto per il bimbo, ruppe l’incanto.
“E allora dimostralo!” Ron esclamò la prima cosa che gli era venuta per la testa per impedire, roso dalla gelosia, che il Furetto concludesse quella frase, che, non aveva dubbi, era sicuramente un’enorme e falsa bugia.
“Cosa?” Domandarono contemporaneamente Draco ed Harry, il primo infuriato, il secondo confuso.
“Harry, dimostrami che sei un Serpeverde e io ti assicuro che non proverò più a portarti via da Malfoy!” Il rossino gli propose, ma con un ghigno ferino rivolto al biondino.
“Davvero? Me lo prometti?” Il piccino cercò emozionato l’assicurazione che non stesse mentendo e che facesse sul serio.
“Te lo giuro! Se il Cappello Parlante ti sceglierà tra i Serpeverde, o anche tra i Tassorosso o i Corvonero, non ti darò più fastidio, ma se finirai tra i Grifondoro, allora dovrai venire con me!” Ron aggiunse con un sorriso che gridava vittoria.
“Va bene!” Harry accettò avventatamente decidendo di fidarsi, esattamente come un vero e degno Grifondoro, pensò ormai con l’animo distrutto Draco.
“Non farlo, Potty!” Lo supplicò poi con la voce incrinata e afferrandolo per un braccio, impedendogli di andare da Silente per svolgere la cerimonia dello Smistamento avanti a tutta la scuola, come era prassi da secoli.
“Non temere Principe! Vedrai che torno subito!” Il piccino lo rassicurò con un dolce sorriso, per poi, con il Cappello tra le mani, correre dal preside.
“E invece non tornerà! Vero, Malfoy? Perché Harry Potter è e sarà sempre un Grifondoro!” Sibilò crudele il rosso Weasley e Draco si nascose il viso tra le mani, sicuro che al responso del Cappello Parlante, il suo cuore si sarebbe spezzato del tutto… perché lo avrebbe perso di nuovo e questa volta per sempre…
“Sei solo un bastardo, Weasley!” Esclamò infuriato Blaise.
“Non meriti l’amicizia del dolce Harry!” Gli sussurrò con le lacrime agli occhi Daphne, ritrovando poi conforto tra le braccia di Theo, mentre tutte le Serpi, tranne una felicissima Pansy, appena entrata in Sala per godersi lo spettacolo della disfatta di Potter, avevano lo sguardo triste e addolorato: tutto il loro dolore però non era che un’infinitesima straziante parte di ciò che stava provando adesso il loro Principe.

*****

Il Cappello Parlante questa volta non ebbe esitazioni e, mentre il piccino sotto di lui continuava a ripetere: “No, Grifondoro! No, Grifondoro!”, dichiarò e sentenziò soddisfatto con tutta la sua voce: “SERPEVERDE!!!”
Le reazioni furono allora le più disparate: dall’indignazione dell’intera Casa Grifondoro, tranne Neville ed Hermione, che per la gioia si erano abbracciati; alla commozione di Minerva e all’esultanza sincera di tutta la Casa dei verde-argento. Piton invece aveva dato un pugno ad un libro e poi furibondo aveva lasciato la stanza, i suoi occhi però erano velati di profonda sofferenza; Silente al contrario era rimasto imperturbabile nel suo sorriso sereno ed era stato l’unico a notare che dei dieci punti che aveva assegnato a Potter, cinque erano divenuti smeraldo, gli altri cinque invece rubino: testimonianza del fatto che il moretto era il primo alunno nella storia di Hogwarts ad appartenere a due Case contemporaneamente.
Harry Potter era infatti sia Grifondoro che Serpeverde.
Il Cappello inoltre non si lamentò né si arrabbiò quando il bambino per la felicità lo aveva praticamente buttato incurante per terra per potersi gettare esultante tra braccia di un raggiante Draco Malfoy, perché nella confusione che sovrana stava regnando sull’intera Sala Grande, aveva chiaramente distinto la voce del fanciullo chiamare “Principe!” il biondo Serpeverde.
E finalmente l’antico e magico copricapo diede un senso a quel desiderio che aveva percepito ben sette anni prima nel profondo del cuore dell’Harry undicenne, in una parte talmente nascosta e protetta, che il ragazzo non ne era neanche consapevolmente cosciente: “Da grande voglio sposare e vivere per sempre felice e contento con il mio bellissimo Principe dei sogni!”





N.A.: Lo so, ci ho messo un’altra eternità per aggiornare! Chiedo immensamente scusa! Però, sperando di farmi perdonare, ho deciso che d’ora in poi, più vi farò aspettare e più i capitoli saranno lunghi. ^__^ Mi auguro inoltre che anche questo cap. vi sia piaciuto, anche se ammetto che forse rispetto agli altri è un po’ più pesante, e che vogliate lasciarmi un vostro parere. Ringrazio infinitamente chi segue questa storia, chi l’ha messa tra i preferiti e chi soprattutto mi dona un commento! Un bacione e alla prossima, che ci sarà di sicuro anche se non nei tempi brevi che vorrei! Vi abbraccio di cuore! Infinity19
Risposte ai commenti:  
ladyash: Come vedi Ron deve fare i conti con la forza dell’Amore quando prova a dividere Harry e Draco, quindi non ha alcuna speranza esattamente come Ginny e Pansy. Personalmente Hermione invece la vedo bene, oltre che con il rosso Grifondoro, solo con Blaise che al momento è fin troppo perdutamente innamorato di Neville. Quindi mi sa che in questa storia la Grifoncina dovrà rimanere per forza di cose con Weasley che ti assicuro, anche se non sembra, non è tanto male. Grazie infinite per il commento, per i complimenti e per il tuo entusiasmo nell’attendere i miei aggiornamenti. Ti abbraccio con affetto!
dany23: Sono davvero contenta che ti siano piaciuti i due Patronus leggendari e la scena dei baci: grazie di cuore per i complimenti! Purtroppo non posso rivelarti quale sarà il Patronus dell’Harry adulto, posso solo dirti che dovrai aspettare ancora un bel po’ prima di scoprirlo: spero però che nel frattempo tu non smetta di seguirmi e che la storia del piccolo Harry e del suo Principe Draco, continui ad entusiasmarti. Un bacione carico d’affetto!
Hollina: Grazie di cuore per la spinta a continuare! Sono profondamente felice che questa storia ti piaccia e ti commuova ogni capitolo che passa. Un bacione grande grande!
hay_chan: E avresti il coraggio di prenderti Draco e di far soffrire il dolce piccolo Harry! Che cattiva! Però, grazie lo stesso per i complimenti e che trovi bellissima la storia! ^__^ Ti abbraccio con affetto!
strega_del_lago: *__* Grazie! E io adorooo i tuoi commenti e i tuoi bei complimenti! Un abbraccio carico d’affetto e un dolce bacio!
Draco Malfoy: Sono contenta che ti siano piaciuti i due Patronus di Harry e Draco: per la scelta della Fenice ho dato in questo cap una spiegazione tramite Silente, che stava per spiegare anche il significato dell’Unicorno ma che Piton ha interrotto. Ma non temere, più in là ci sarà modo di approfondire meglio la questione. Ti assicuro poi che mi è piaciuto da impazzire il soprannome che hai dato al piccino, che trovo davvero azzeccatissimo. ‘Angelo dell’Amore’: davvero fantastico!!! ^__^ Grazie davvero per il commento e per la tua comprensione per il mio ritardo nel postare. Ti abbraccio con affetto!
Axyna: Mi dispiace perché penso d’averti fatto sudare anche questa volta per leggere l’aggiornamento, però mi fa piacere che nonostante l’estenuante attesa, tu ti emozioni e ti entusiasmi ogni volta per ogni nuovo capitolo postato. Grazie davvero di cuore! Ti abbraccio con tanto sincero affetto! Baci!
Mione1194: Premetto ringraziandoti di vero cuore perché hai commentato anche “IL BOCCINO DI CIOCCOLATA”, storia a cui sono particolarmente legata. Come già ho notato in altri tuoi commenti, noi ci somigliamo tantissimo, dato che anch’io vado pazza per la cioccolata fondente al 70%. *__* Quindi non ti dispiacere se non avevi commentato il quindicesimo cap, perché ti assicuro che mi avevi fatto un regalo ancora più grande. Cmq grazie anche per i bei complimenti che mi hai fatto in quest’altra fanfic, da nonna Mc al bacio tra Blaise e Neville e ai Patronus. Sono davvero felice che “Il piccolo Harry e il principe Draco” ti piaccia così tanto. Ti mando un cesto pieno di dolci baci! Alla prossima!
pei_chan: La Fenice e l’Unicorno sono l’espressione evidente del puro e sincero sentimento che unisce Draco e Harry e il biondino adesso non può più negare quello che davvero sente, anche se, per il momento, prova a convincersi che questa A… che gli batte nel petto è indirizzata solo al fanciullo. Ma arriverà ad un punto in cui non potrà più nascondersi dalla verità e cioè che lui ama Harry Potter, quello grande. Sono contenta poi che ti sia piaciuto Silente per come l’ho descritto, che anch’io come te ritengo un grande mago però dai metodi un po’ discutibili, e che hai apprezzato nonna Mc e la sua ripicca dei colori. Ti saluto con tanto affetto. Bacioni!   
PAMPAM: Sento il bisogno impellente di gridarti un forte “Grazie!!!” E non solo per il commento al cap 16, ma anche e soprattutto perché hai recensito “IL BOCCINO DI CIOCCOLATA”, mia prima storia a cui sono profondamente affezionata. Non lo immagini, ma mi hai fatto un immenso regalo. *__* Grazie davvero! Ti abbraccio con affetto!
antote: Ron ha provato a sciogliere un legame che però è indistruttibile, perché forgiato dall’Amore di Draco per Harry e viceversa. Speriamo solo che finalmente dopo quanto accaduto nel cap 17 se ne renda finalmente conto, anche se, come per Pansy e Ginny, non ne sono tanto sicura. Vedremo… Un bacione forte forte! E grazie per il commento! Kiss!
Metis: Anch’io all’inizio avevo pensato che il Patronus di Draco doveva essere un cervo, ma poi mi sono ricordata dell’ anima della bacchetta di Harry e spontanea mi è venuta l’idea ‘Fenice’, lo stesso per l’Unicorno del bambino. Naturalmente dietro questi due incantesimi c’è un significato più grande, che in parte ho provato a spiegare tramite Silente nel cap 17. Sono davvero felice che hai apprezzato le associazioni che ho fatto poi tra i Serpeverde e i loro animali e che inoltre hai trovato questo capitoli pieno di emozioni e sentimenti. I tuoi complimenti emozionano me. ^__^ Un bacione carico d’affetto!
eles: Herm è talmente intelligente che nonostante l’iniziale sorpresa, ha subito intuito che dietro il nuovo Patronus di Harry si cela l’Amore che prova per Draco. L’unica incognita ora è sapere che tipo d’Amore sia e se si è conservato nel cuore del suo coetaneo amico, nonostante non ricordi nulla di quella settimana che da piccolo ha passato ad Hogwarts. Grazie infinite perché l’idea della Fenice e dell’Unicorno ti è piaciuta così tanto: ne sono sinceramente contenta. Bacioni ricolmi di affetto!
Ina: Non temere un passo alla volta Draco si sta rendendo conto che il piccino e Potter sono in realtà la stessa persona, e quando ne avrà piena coscienza capirà anche che quel che prova per Potty, in realtà lo sente anche per il diciassettenne. L’unica incognita è se l’adulto Grifondoro prova ancora per il biondino ciò che da piccolo sentiva per il suo Principe… Vedremo ^__* Bacioni pieni d’affetto e gratitudine per i sempre bei commenti e complimenti! Ti abbraccio!
fannyfenix: Ringrazio te e la tua amica per la passione con cui mi seguite. ^__^ Ti rassicuro inoltre, dillo anche a lei, che non ho alcuna intenzione di interrompere questa storia, solo che davvero non riesco ad aggiornare in tempi brevi. Mi dispiace! Ti abbraccio con affetto e grazie per il commento e per i complimenti. Un dolce saluto anche alla tua amica! Kiss!  
dark90: Grazie infinite per i complimenti alla storia e che ti è piaciuta la mia idea dei Patronus! *__* E per quanto riguarda Pansy, vedrò se posso accontentarti, magari con l’aiuto di tutti i Serpeverde e naturalmente senza far sapere nulla al piccolo Harry! ^__* Un bacione affettuoso e tanti dolci baci! Alla prossima!
madamina: All’inizio che ho cominciato a leggere fan fiction su Harry Potter, la mia coppia preferita era Ron/Hermione e leggevo storie solo su di loro, poi più per curiosità che per altro ho dato un’occhiata ad una Harry/Draco e da allora me ne sono completamente e perdutamente innamorata e non li ho più lasciati. Quindi considero un immenso complimento il fatto che grazie a questa dolce fiaba, al piccolo Harry e al suo amato Principe Draco, anche tu ti sia avvicinata e abbia apprezzato questa coppia che io letteralmente adoro da impazzire. Grazie di cuore per il commento e per le belle parole che mi hai donato: sono davvero felice che il piccino e il biondo Serpeverde e l’Amore che li unisce ti siano piaciuti al punto da rimanerne stregata. Un abbraccio fortissimo, sperando di sentirci ancora. Un bacione!
Anto_chan: Ahimè! Mi dispiace non riuscire ad aggiornare presto come vorresti, però grazie perché nonostante questo, tu continui a seguirmi e mi lasci sempre dolci commenti farciti di bei complimenti. Grazie infinite! Un bacione ricolmo d’affetto! Alla prossima!

 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 18 efp CAPITOLO 18

Harry si domandò per l'ennesima volta che avesse di così strano la sua fronte: non era sporca, aveva controllato, né c'era qualcosa di diverso dal solito che non fossero le ciocche dei suoi ribelli capelli o quella strana cicatrice a forma di saetta, che portava da che aveva memoria. Eppure era sempre lì, che di sottecchi e ogni due minuti, gli amici del Principe lanciavano circospetti i loro sguardi, per poi scuotere la testa e continuare concitati un discorso assurdo su un certo lui, di cui però nessuno aveva ancora pronunciato il nome, che era inconcepibile e un controsenso fosse diventato un Serpeverde perché in realtà era il Golden Boy dei Grifondoro. Che avesse ragione Draco a pensare che lui in verità non era proprio lui? Aveva chiesto un confuso Gragory. E sopratutto alla fine di quella storia a quale Casa sarebbe realmente appartenuto?
Il bambino, curioso e anche un po' sospettoso, aveva chiesto allora a Daphne di chi stessero parlando e lei gli aveva dolcemente risposto, ma rossa in viso e senza guardarlo direttamente negli occhi, che era una persona che non conosceva e di non preoccuparsi, ma anzi di fare un bel disegno mentre aspettava il ritorno del suo Principe. Il piccino annuì e volgendo un'occhiata triste all'entrata della sua, ora ufficiale, Sala Comune, si alzò dalla comoda poltrona accanto al camino dove stava seduto e, prese delle matite colorate e dei fogli prestatigli da Theo, si andò ad accomodare invece su una sedia posta vicino ad un lungo tavolo di mogano scuro, dove altri ragazzi stavano studiando.
Non sapeva cosa raffigurare, però decise di cominciare con un bel Sole: era il giallo infatti, l'unico colore che in quel momento lo attirava. Ma ad ogni rumore i suoi occhi si spostavano con trepidazione verso quel muro da cui sperava veder spuntare il biondo Serpeverde, e il non trovarlo stava pian piano facendo aumentare la sua preoccupazione ed inquietudine. Il biondino infatti era andato a prendere dei libri in biblioteca per una ricerca per nonna Mc e, assicurandogli che non ci avrebbe messo molto e che era meglio se lui aspettava in Sala Comune, aveva invece portato con sé Adam, di cui il piccolo Harry si sentiva inspiegabilmente geloso, proprio come lo può essere un bambino che si vede privo di quelle attenzioni che desidererebbe essere esclusivamente sue e basta.
Il problema era però che, più i minuti passavano e più l'assenza del Serpeverde stava incrementando quel senso di insicurezza che, seppur flebile, albergava nel suo cuore.
Insicurezza nata da tutte le cattiverie che ogni santo giorno i suoi zii gli ripetevano da sempre, e se non a parole nei loro gesti crudeli, per cui nessuno mai gli si sarebbe affezionato veramente, perché dentro di sé custodiva un segreto mostruoso e orribile che avrebbe allontanato chiunque avesse avuto la disgrazia di avvicinarglisi.
Il piccino strinse con forza la matita che teneva tra le dita, assalito dall'improvviso e asfissiante timore che anche il suo Principe, prima o poi, l'avrebbe abbandonato se questo suo dono oscuro fosse venuto alla luce. E purtroppo nemmeno i dolci ricordi del sorriso sincero e radioso che il biondino gli aveva donato quando il Cappello Parlante lo aveva smistato tra i verde-argento, tutte le sue tenere parole, i suoi abbracci e i baci ricevuti quel giorno, riuscirono a placare l'irrazionale paura che d'un tratto gli aveva così prepotentemente invaso il cuore. Paura di perdere la persona che ami.
Harry si rese conto di voler un bene infinito al suo dolce Angelo dagli occhi di cielo, probabilmente al pari del sentimento sconfinato che provava per i suoi genitori, anche se intuiva in qualche modo essere di natura diversa. E seppure si erano incontrati da poco più di un solo giorno, il bambino ebbe la chiara certezza che non avrebbe retto a vivere il resto della sua vita senza la presenza avvolgente e luminosa del suo Principe Draco accanto, perché oramai il suo bisogno di lui era divenuto essenziale e indispensabile, proprio come per la Terra la luce del Sole.
Il piccolo Serpeverde era così concentrato in questi pensieri che non si accorse che Draco era finalmente tornato, ma non appena si sentì circondare da dietro da due forti braccia e le sue narici respirarono il lieve e delicato profumo di Gardenia, il suo cuore cominciò a battergli furioso nel petto e tutte le preoccupazioni e i timori si dissolsero, venendo sostituiti da una felicità incontenibile.
"Stai facendo un bel disegno, Potty?" Gli domandò dolcemente il biondino, posandogli un bacio delicato tra i capelli.
Il bambino alzò lo sguardo verso l'alto e, specchiandosi nell'argento fuso degli occhi stupendi del suo Principe, arrossì prepotentemente per la vergogna d' aver anche solo considerato lo sciocco pensiero che il biondo Serpeverde avrebbe potuto decidere di lasciarlo solo, perché in quelle magnifiche iridi grigie brillava una luce più splendente di quella della Fenice e dell'Unicorno, visti quella stessa mattina, messi insieme, e in essi il piccino vi lesse le stesse travolgenti emozioni che ormai con prepotenza avevano preso possesso del suo cuore.
Harry di slancio si alzò sulla sedia e ricambiò con forza l'abbraccio. "Mi sei mancato tanto, Principe!"
"Ma se sono stato fuori solo dieci minuti!" Esclamò perplesso Malfoy inarcando un sopracciglio.
"Non è vero! Sono sicuro che era molto di più!" Ribatté corrucciato il bimbo. "Non farlo più!" Pretese poi con sguardo supplice.
Draco intimamente sorrise e si ricordò che anche per lui, quella mattina a colazione, il tempo senza Potty era sembrato eterno.
"Come preferisci, vorrà dire che la prossima volta ci penserò due volte prima di farti una sorpresa." Fece con voce offesa, ma con espressione divertita e un sorriso sornione sul viso.
"Una sorpresa! Per me?" Domandò incredulo il piccolo.
"Sì!" Annuì la Serpe per poi chiamare a sé Adam che, il piccino notò solo adesso, portava tra le braccia tantissimi libri.
Draco aspettò che il quindicenne li avesse poggiati sul tavolo per poi prendere quello in cima alla pila e mostrarlo un po' rosso in volto al bambino. "Ti ho portato qualche libro che puoi leggere magari per non annoiarti mentre devo studiare e tu preferisci restare con me piuttosto che andare fuori a giocare. E sono convinto che ti piaceranno, perché vedi questi sono tutti racconti di fiabe e favole sulle magiche creature di cui ti hanno parlato Tiger e Goyle stamattina. E questo..." Aggiunse indicando il tomo che stringeva tra le mani. "... è quello che da piccolo era il mio preferito: le storia all'interno parla delle avventure di un potentissimo drago e di un coraggiosissimo principe."
Harry con un ditino sfiorò l'immagine disegnata sulla copertina, che raffigurava in effetti un bellissimo ed elegante principe, dai neri capelli ed occhi dal colore simile ai suoi, che volava nel cielo a groppa di un enorme e imponente, ma dallo sguardo gentile, drago verde con le squame argentate. Nulla però nel suo viso fece intuire al biondino se il suo gesto gli fosse piaciuto o meno.
"Dentro vi troverai delle illustrazioni davvero fantastiche, così piene di particolari che quando ero piccino quanto te mi sembrava di far parte anch'io della storia." Il biondo Serpeverde continuò con un piccolo sorriso incoraggiante. Ma il bimbo continuò a non mostrare reazioni.
"Ma forse non ti piacciono." Malfoy constatò con tono lievemente incrinato: eppure aveva creduto davvero che quei libri gli avrebbero fatto piacere e, immaginandosi la sua gioia, li aveva scelti uno ad uno con un ebete sorriso sulle labbra, tanto che Adam più di una volta gli aveva chiesto se si sentisse bene e se non era il caso che andasse a farsi un giro da Madama Chips.
In realtà il piccino era rimasto senza parole, colpito nel profondo da quel gesto così inaspettato e, seppur nella sua semplicità, per lui tanto importante e speciale: da che ricordava infatti, mai nessuno si era dimostrato così premuroso e affettuoso nei suoi confronti da fargli una sorpresa così bella. Solo che Harry non aveva ancora imparato a leggere: conosceva infatti sì e no le lettere dell'alfabeto e probabilmente non le ricordava neanche tutte. Ma decise di non dirlo al Principe perché non voleva che si dispiacesse, o peggio ancora offendesse, ritenendo che non aveva apprezzato quel suo pensiero tanto dolce.
Malfoy stava già per riporre il libro e chiedere a Devis di riportarli indietro quando il bambino gli si strinse forte al collo e lo ringraziò con un bacio a schiocco sulla guancia e un tenero: "Grazie infinite Principe Draco! Mi piacciono tanto!"
"Non c'è di che!" La Serpe rispose mentre si sedeva sulla sedia accanto alla sua, e cominciava la sua ricerca di Trasfigurazione per l'indomani: il suo viso di nuovo illuminato da un ebete sorriso felice.
Adam nel frattempo si era avvicinato ai Serpeverde del settimo anno e con sguardo allucinato, ma a bassa voce in modo che solo loro potessero sentirlo, esclamò: "Vi prego, ditemi che non è vero!"
"Cosa, Adam?" Domandò una divertita Daphne. Blaise al contrario aveva uno sguardo serio avendo compreso, come d'altronde i suoi amici, cos'è che stava turbando il quindicenne.
"Malfoy sembra... sembra innamorato!" Proruppe con voce roca. "Di quel bambino!" Aggiunse poi sconvolto e incredulo.
"Non del bambino, Davis." Rispose con calma Zabini. "Ma di Potter!"
Il ragazzo sbarrò all'inverosimile gli occhi. "Beh, ma allora le cose sono anche peggiori di quanto immaginassi! Potter lo odia!!! Ci odia tutti!"
"Già!" Confermò Blaise osservando però con attenzione quanta armonia, pace e dolcezza si irradiavano dalla visione di Draco e del piccolo Harry insieme. "Ma quel bambino, no! Quindi dobbiamo fare in modo, per il bene di Draco, che il Potter diciassettenne ricordi di questa settimana!"
Adam annuì e con determinazione affermò: "Se posso esservi d'aiuto, potete contare anche su di me!"
I sei diciassettenne gli sorrisero complici: ce l'avrebbero fatta, di questo ne erano sicuri, ora però bisognava elaborare un piano d'azione.

Draco nonostante desiderasse terminare il suo compito il prima possibile, non riusciva proprio a concentrarsi: i suoi occhi indugiavano ogni cinque minuti sul piccino, che concentrato e con un cipiglio indispettito, sfogliava le pagine del libro di fiabe sul drago. E non gli ci volle molto per intuire che qualcosa non andava. Il bambino infatti si era rigirato più volte i vari fogli avanti e indietro, ma dalla velocità con cui svoltava le pagine era chiaro che non stesse affatto leggendo, piuttosto sembrava che fosse alla ricerca di qualcosa in particolare, ma che, dal suo visino imbronciato, evidentemente non era ancora riuscito a trovare.
"Cos'è la storia non ti piace?" Gli chiese all'improvviso, tanto che il bimbo sussultò e arrossì miseramente.
"No!" Harry scosse la testa, senza però guardarlo negli occhi. "È che non trovo le figure!"
Il biondino inarcò un sopracciglio stranito, dato che nella biblioteca del suo castello lui ne possedeva l'originale, ed era certo al cento per cento che quel libro era illustrato. Aveva passato serate intere della sua infanzia a chiedere a sua madre di continuare a ripetere ancora e ancora la lettura di quelle magnifiche avventure, solo per il piacere di poter vedere quel bellissimo principe, le cui gesta lo avevano sempre affascinato perché lui del drago non aveva paura. E finalmente capì perché Potty non riusciva a vedere le immagini.
"Potty guarda! E' scritto qui sulla copertina. Questo è un racconto magicamente illustrato e le immagini compaiono solo nel momento in cui si legge la storia."  
"Ohh!" Il piccino si fece ancora più rosso e abbassò affranto lo sguardo.
Draco adesso aggrottò la fronte, davvero confuso per il comportamento del bimbo, finché ritornando con la memoria alle sue serate passate, ricordò che le fiabe gliele doveva per forza leggere sua madre perché lui non poteva.
"Potty, ma tu non hai ancora imparato a leggere?" Gli chiese alzandogli il viso con una mano.
"No!" Confermò il piccino temendo che adesso il Principe si sarebbe adirato.
"E non me lo hai detto, perché...?"
"Perché non volevo farti dispiacere o arrabbiare, Principe Draco! Sei stato così buono e gentile con me e io invece... invece..." Harry era sul punto di mettersi a piangere.
Malfoy sospirò rassegnato. "Sei davvero uno sciocco, Potty!" Ma le sue parole erano dolci e non severe. Con una carezza sul viso poi, lo prese in braccio e lo fece sedere sulle sue gambe. "Se me lo avessi detto prima, a quest'ora saremmo arrivati già alla parte del principe e del drago nella valle dei giganti."
"Saremmo?" Ripeté confuso il piccoletto. "Nel senso che me la leggerai tu la storia?" Trillò adesso contento.
"Sì, piccola peste!" Confermò con un ghigno il Serpeverde, di nuovo sereno per riflesso della contentezza del piccino.
"E i tuoi compiti?"
"Beh, a quelli penseremo più tardi!" Ma Draco se ne dimenticò completamente, perché per l'enorme felicità del bambino cominciò a narrare le avventure fantastiche del principe e del suo amico drago, estraniandosi completamente dal mondo che lo circondava, dai suoi compagni di Casa, che lo guardavano con un misto di sconcerto e sorpresa, e dai suoi amici i cui occhi a tratti risplendevano di gioia, a tratti di tristezza: in quella Sala Comune per Draco in quel momento esisteva solo il suo piccolo Potty, per Harry solo il suo dolcissimo Principe.  
Il cuore del piccino traboccava ormai di un affetto così grande per il biondino, da non potersi più contenere. Quanti doni immensi il suo Principe Draco gli stava facendo, cose che mai nessuno, da che ricordava, si era mai preso la briga anche solo di considerare: come tipo leggergli una fiaba.
Aveva deciso, doveva e voleva confessargli tutto il bene che sentiva per lui, ma non aveva il coraggio di dirlo a voce alta, così, avendo imparato a scuola almeno a scrivere il suo nome e bene o male a riconoscere le varie lettere, ricordandosi di una frase di cui si era fatto vanto Dudley per una settimana intera, dicendo che gliela aveva scritta una bambina più grande sul diario, e ascoltando attentamente il Serpeverde e osservando quali immagini apparivano al suono delle sue parole, preso un foglio di pergamena e una matita verde, compose il suo messaggio frutto del suo puro e candido Amore; concluse il tutto con un simbolo dal colore rosso, che forse a pensarci era un po' esagerato, però sapeva che gli innamorati, e le persone che desideravano dimostrare i loro sentimenti d'affetto sincero ad un'altra, ne disegnavano tanti.
Rossissimo in viso interruppe quindi la lettura del biondino e imbarazzatissimo gli porse il foglio.   
Draco nel leggerlo prima sorrise inorgoglito, Potty infatti aveva scritto il suo nome, anche se con la g invece che con la c; poi osservò la pergamena con sguardo confuso, dato che seguivano un insieme di lettere in stampatello maiuscolo ma puntate e tre x in corsivo minuscolo, di cui però proprio non capiva il significato probabilmente perché facevano parte dell'idioma babbano; e infine si incupì e i tratti del suo viso si irrigidirono quando lesse con quale nome si era firmato: Harry Potter!
Turbato, non notò poi il simbolo rosso, perché il suo cuore gli si era stretto disperato nel petto, incapace di credere e di accettare che fino ad allora si era semplicemente illuso e che in realtà il suo piccolo Angelo era invece la sua nemesi Grifondoro.
Aveva bisogno di capire e in mente gli venne l'unica idea possibile per accertarsi di quale fosse la verità.
"Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui o meno!" Esclamò freddo, per poi, piegata la pergamena e messasela in una tasca, alzarsi e afferratolo per una mano, andare nella sua stanza, prendere la sua Nimbus 2000 dall'armadio e dirigersi come una furia fuori all'aperto.
Harry seguì tutti gli spostamenti del Principe senza però rendersi conto di cosa realmente stesse accadendo. Che, senza saperlo, aveva scritto qualcosa di male che lo aveva offeso? Il biondino non sembrava infatti né arrabbiato né felice, le uniche due reazioni che si era immaginato potesse assumere dopo avergli confessato il suo affetto, ma piuttosto preoccupato e parecchio agitato, e poi il fatto che avesse preso quella strana scopa che significava? Che letto il suo messaggio, volesse ricordargli che lui era solo il suo elfo domestico e non doveva prendersi determinate libertà, perché lui era invece un Principe? Fargli capire che non poteva accettare i suoi sentimenti perché non era del suo stesso rango? Questi e altri simili furono i dubbi che accompagnarono i passi arrancati del bimbo, finché senza sapere come, dato che per tutto il tempo aveva camminato a sguardo basso e gli occhi lucidi di lacrime, si ritrovò in un enorme stadio dove in ogni angolo facevano bella mostra le bandiere delle quattro Case di Hogwarts.
"Principe, ma dove siamo?" Gli domandò leggermente intimorito, non intuendo affatto le intenzioni del ragazzo.
Ma Draco non gli rispose, semplicemente, con due occhi che mostravano al loro interno un misto tra paura, indecisione e sofferenza, gli porse la scopa e quasi tremando gli disse: "Bene Potty, adesso... adesso fammi vedere se sai volare!"

*****

Sulla torre di Grifondoro regnava uno strano silenzio, circostanza alquanto inusuale per quei ragazzi solitamente così vivaci e pieni di brio, ma quanto accaduto in Sala Grande, lo smistamento a Serpeverde del loro Harry, aveva abbattuto il morale dell'intera Casa, tranne quello di Ginny che, come una furia, si aggirava per la Sala Comune, borbottando frasi sconnesse a proposito di imbrogli e di vendetta.
Nel dormitorio maschile del settimo anno stava invece avvenendo un'accesa discussione tra Seamus, Dean ed Hermione, mentre Ron era disteso sul suo letto e ancora sotto shock continuava a ripetere:" No, non può essere! Harry è un Grifondoro!!! Un Grifondoro! Non un... un..." e Neville invece era seduto sul davanzale della finestra che dava sul parco e un tenero e raggiante sorriso dipingeva le sue labbra.
Non poteva farci niente, ma nonostante fosse più che consapevole che in quel momento la sua compagna avesse bisogno del suo appoggio, nel convincere Finnigan e Thomas a non commettere stupidaggini per rappresaglia contro i Serpeverde, i pensieri del giovane Paciock erano tutti rivolti a quello che era stato il suo primo dolcissimo bacio con Blaise Zabini, il ragazzo di cui era da sempre profondamente e irrimediabilmente innamorato.
Quanto stupore quando, in attesa dell' innocente e giocoso bacio del piccolo Harry sulla guancia, aveva sentito invece il tocco leggero di due soffici labbra che lievi lambivano le sue e, non appena aveva aperto gli occhi e aveva visto a chi quella bocca apparteneva, il suo cuore gli era esploso nel petto e la sua volontà, così come la sua timidezza, si erano arrese totalmente alle ragioni dell'Amore e aveva corrisposto a quel tanto desiderato e sognato primo bacio, di cui gli sembrava sentire ancora adesso il delicato e inebriante sapore.
Questo il ricordo che aveva permesso al suo Expecto Patronus di prendere la forma corporea di un magnifico leone e non più quella di semplice fumo argentato.
Il leone: Neville arrossì imbarazzatissimo. Anche il Patronus di Blaise era un maestoso e lucente leone, praticamente quasi simile al suo, e se ciò che aveva studiato su quell'incanto era vero, allora possibile che anche il tenebroso e affascinante Serpeverde, che fino ad allora aveva ritenuto irraggiungibile, provava invece i suoi stessi sentimenti?
Il sorriso sul suo viso si fece ancora più grande mentre le sue gote si imporporavano di un intenso rossore per quei pensieri intrisi di dolce Speranza.
E il merito era tutto di quel fantastico piccino che, nella sua innocenza e candore, era stato lo strumento che aveva reso reale quel suo sogno bellissimo, che lui però, mai avrebbe creduto poter vedere realizzato.
Sogno che si infranse, riportandolo alla cruda realtà, quando le parole di Seamus gli arrivarono all'orecchio.
"E invece Hermione, quelle maledette Serpi ce la devono pagare, non solo perché stanno deviando con le loro bugie la mente di Harry, ma anche per quello che Zabini ha fatto a Neville!" L'Irlandese affermò con fervore avvicinandosi all'impacciato Grifondoro e stringendogli una mano sulla spalla in un gesto di conforto. "Li ho visti i sorrisetti di scherno che i suoi amichetti hanno fatto quando quel bastardo ha osato baciarlo e non ho dubbi sul fatto che l'unico scopo di Zabini era mettere in ridicolo il nostro dolce Neville avanti a tutti i suoi compagni di Casa!" Aggiunse con rabbia, spalleggiato dall'assenso dello sguardo di Dean ma senza minimamente notare, a differenza di Hermione, gli occhi ora spalancati e pieni di sofferenza e amarezza del giovane Paciock.
La ragazza sospirò esasperata per l'ennesima volta da quando era entrata in quella stanza: non era affatto d'accordo con Seamus ma anzi riteneva il contrario. Li aveva visti anche lei quei sorrisi e non le erano parsi affatto di scherno o derisione, piuttosto le era sembrato che la Bulstrode, Tiger e Goyle erano stati davvero e sinceramente contenti per lo scambio di baci che stava avvenendo avanti ai loro occhi: proprio come lo può essere un amico quando vede un altro amico che fa qualcosa che lo rende felice. Ma soprattutto aveva osservato la luce che brillava nello sguardo di Zabini per Neville e, solo adesso comprendeva, del suo timido compagno per il moro Serpeverde, ed era la stessa che splendeva negli occhi di Draco per Harry, e ora finalmente aveva la certezza assoluta di quale ne fosse la fonte: l'Amore!
Ma vallo a spiegare ai suoi amici che erano così ottusi e pieni di pregiudizi verso i verde-argento che, seppure avesse raccontato loro la verità, non le avrebbero mai creduto. E supponeva che nemmeno Neville avrebbe considerato vere le sue parole, data la sua profonda insicurezza.
Qualcosa però andava detto, con cautela e accortezza certo, ma andava detto, almeno se voleva evitare che i suoi amici combinassero un casino irreparabile.
"Vorrei ricordarvi che i Serpeverde quest'estate si sono schierati dalla nostra parte e hanno combattuto, a rischio della vita, accanto a noi. E fossi in te Seamus, non sarei così precipitoso nell'emettere giudizi negativi nei loro confronti perché, se non l'avessi notato, a parte i continui litigi tra Malfoy ed Harry, da quando è cominciata la scuola nessuno di loro ha cercato la rissa per primo con i Grifondoro o le altre due Case, a meno che non siano stati prima pesantemente provocati: ad esempio nel momento in cui il loro settimo anno è stato preso in giro per non essere in grado di praticare il Patronus, incanto però che oggi è riuscito ad ognuno di loro, rivelando delle forme d'animale tutt'altro che spaventose e terribili. Quindi fossi in voi prima di fare gesti inconsulti e avventati ci penserei due volte, soprattutto perché adesso colpireste non solo i Serpeverde ma anche il piccolo Harry che, per uno strano scherzo del destino,..." O meglio dire dell' Amore, sarebbe stato più giusto dire, pensò la Granger. "...è divenuto uno di loro! E poi è indubbio, dai suoi sorrisi e dalla gioia nei suoi occhi, che si è affezionato a Draco Malfoy e che Draco a sua volta..."
"Hermione, smettila!" La interruppe imperioso Ron, risvegliatosi dal suo stato di trans. "Harry alla fine piange sempre!" Aggiunse poi quasi in un sussurro, pentitosi d'aver alzato la voce con la sua ragazza.
"Ma che vuoi dire Ron?" La Grifoncina gli domandò confusa, mentre altrettanto stupore compariva sul viso di Neville ma non su quello di Seamus e Dean, come se loro due già sapessero di cosa l'amico stesse parlando.
Il rosso Grifondoro sospirò rassegnato, ma senza guardarla negli occhi spiegò: "Non avevo collegato subito, ma quando ieri ho sentito il piccolo Harry chiamare Malfoy Principe, ho un po' alla volta cominciato a ricordare e ho cercato quindi, di conseguenza e in tutti i modi, di allontanarli prima che l'irreparabile accada."
Hermione continuò a non capire.
"E con irreparabile non intendo solo che il nostro amico si affezioni a quella lurida e infida Serpe, di cui non mi fiderò mai, è solo che in questi sette anni, in cui praticamente io ed Harry abbiamo dormito sempre assieme a meno di un metro di distanza, mi è capitato più volte di sentirlo vaneggiare nel sonno, soprattutto quando agitato, ma non sempre i suoi sogni erano provocati da Voldemort, perché..." Ron arrossì. "...perché ci sono state delle volte, non tante però, in cui lui invocava a chiara voce il nome Principe!"
"Sì, anche a me è capitato di sentirlo!" Confermò Seamus. "Io pure!" Si associò Dean.
"Oh, ma allora Harry ricorda!" Esclamò contenta Hermione, per poi rabbuiarsi subito dopo, ripensando all'atteggiamento tanto ostile in tutti quegli anni del suo migliore amico verso Malfoy.
"No! E di questo ne sono sicuro, perché il giorno dopo ho sempre cercato di sapere chi avesse sognato, solo che Harry non ricordava alcunché della notte precedente e le sue parole erano sincere, così come era vero l'astio e il rancore che provava verso il biondino, cosa questa che neanche tu puoi negare." Ron confermò i timori della riccia Grifondoro, anche se aveva omesso che l'ultima volta che il moretto aveva sognato il Principe, era stata la notte dopo che avevano saputo che Malfoy e i suoi compagni erano entrati a far parte dell'Ordine della Fenice.
"Ma perché dici che alla fine piange sempre? Il piccolo Harry sembra davvero tanto felice col suo Principe Draco!" Domandò Neville, che era invece molto più preoccupato per questo particolare che non del fatto che il Potter adulto ricordasse o meno.
"Non ho idea del perché, ma ogni qualvolta sogna il Principe, Harry ride come mai l'ho sentito prima, proprio come un bambino il giorno di Natale quando rimira estasiato i doni sotto l'albero, ma poi, poco prima di svegliarsi, la gioia svanisce e viene sostituita da un pianto dirotto e straziato, quasi come se lo stessero torturando strappandogli le carni di dosso!" E in questa sua similitudine Ron non stava affatto esagerando, perché in quei pianti e in quei lamenti sembrava proprio che qualcuno gli stesse facendo in quel momento un male indicibile e insopportabile.
'Oh più probabilmente,...' Rifletté tra sé la Granger. '...gli stanno semplicemente spezzando il cuore allontanandolo dal suo amato Principe Draco!'
"Quindi come vedi, Herm, dobbiamo intervenire prima che quel bastardo gli faccia del male!" Sostenne deciso Finnigan. "E tu Neville ci aiuter... Aspetta! Ma quello è Malfoy! E sta con Harry! Ma perché va tanto di fretta e soprattutto, che diamine deve farci con la sua Nimbus 2000?" Proruppe poi agitato quando all'improvviso notò dalla finestra, su cui era seduto Paciock, il Serpeverde e il bambino attraversare, quasi di corsa, il parco.
"Forse..." Ipotizzò Dean, che gli si era avvicinato per vedere anche lui. "... con la scusa di fare un giro in volo, vuole usarla per avere l'opportunità di far cadere il piccino da una grande altezza, facendolo passare per un incidente!"
L'Irlandese assunse un'espressione terrorizzata. "Ma certo! Allora presto, andiamo! Prima che sia troppo tardi!" Esclamò precipitandosi insieme all'amico oltre la porta del dormitorio.
Rimasero nella stanza solo Neville, Hermione e Ron, che stranamente non aveva seguito i suoi due compagni.
"Io non penso che Malfoy possa fare del male al piccolo Harry." Quasi si giustificò il giovane Paciock per non essere andato anche lui. "Non intenzionalmente, almeno!"
"Già, neanch'io lo credo!" Gli assicurò la Grifondoro, per poi guardare negli occhi il suo fidanzato, che fino ad allora aveva evitato il suo sguardo, e aggiungere: "E mi sa che non ci credi neanche più tu Ron, non dopo che hai assistito e compreso la portata e il significato di quanto è accaduto oggi in Sala Grande!"
Il giovane Weasley chiuse con forza le mani a pugno, incapace di ammettere che Hermione avesse ragione, e quasi disperato disse: "Ma Harry alla fine piange sempre!"
"Sì, Ron. Ma non per i motivi che pensi!" Gli rispose gentile e con un tenero e comprensivo sorriso, conscia del profondo turbamento che il ragazzo stava attraversando. "Ma se andiamo anche noi a vedere cosa sta facendo Draco col nostro piccolo amico, e osservi con attenzione la luce che brilla nei loro occhi, sono sicura che capirai anche tu finalmente la vera ragione del pianto straziato di Harry alla fine del sogno!"




N.A.: Perdono! Perdono! Perdono! Moltiplicato all’infinito!!!
So di avervi fatto aspettare un’ eternità, ma tra il poco tempo e l’entusiasmo per l’idea nuova che mi è venuta con “Anime Gemelle”, ho messo un po’ da parte questa storia per dedicarmi all’altra. Chiedo poi infinitamente scusa per non aver risposto ai commenti del cap17. Vi ringrazio di vero cuore per il dono immenso che mi fate con una recensione e vi assicuro che per quando pubblicherò il cap19, risponderò sia ai commenti del 17 sia a quelli che vorrete lasciarmi per questo.
Per quanto riguarda questo nuovo aggiornamento, se a fine lettura sentite un senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, in verità è così, dato che il cap 18 doveva prevedere tutto il pomeriggio e la sera del primo giorno intero del piccolo Harry ad Hogwaerts. Ma poiché non è ancora terminato e non avrò occasione di finirlo prima della fine delle vacanze, ho preferito postarvi questa “prima parte”, almeno per farvi sapere che ci sono ancora e che la storia continua.
Vi abbraccio tutti con sincero affetto e col cuore vi auguro: BUONE NATALE e FELICE ANNO NUOVO!!!
Baci, Infinity19


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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 19 Efp CAPITOLO 19

"Principe, non vale stai ridendo di me!" Fece un offeso Harry gonfiando indispettito le rosse guancia e mettendo su un broncio, che Draco non poté che ritenere dolcissimo.
Eppure il piccolino ci stava mettendo davvero tutto il suo impegno ma, nonostante questo, quella dispettosa scopa incantata non faceva che farlo cadere ogni qualvolta provava a salirvi. Fortuna che almeno non si faceva alcun male, dato che il Principe, dopo il suo primo per fortuna illeso capitombolo, aveva provveduto a fare un incantesimo che non lo faceva alzare più di un metro da terra e un altro che gli permetteva di giungere al suolo molto lentamente e dolcemente, nello stesso modo in cui accadeva per le piume.
Il bimbo, dopo l'ennesimo insuccesso, era comunque giunto alla conclusione che la scopa lo stava facendo apposta, per l'unico scopo di far divertire il suo biondo padroncino. Sì perché non appena lui veniva disarcionato, il Serpeverde rideva tantissimo e più lui cadeva e più il sorriso del Principe aumentava, al punto che adesso la sua gioia sincera la si poteva leggere fin dentro ai suoi magnifici occhi argentati.
In effetti ad ogni caduta del piccino, il cuore di Draco si stava liberando un po' alla volta di quel peso opprimente, permeato di dubbi e paure, che gli si era formato al centro del petto nel momento in cui aveva letto quel nome sulla pergamena, sì perché il piccolo Potty era un vero e proprio imbranato sulla sua Nimbus 2000 e questo significava un'unica, fantastica e meravigliosa cosa: che quel bambino non era Harry Potter!
E non lo era di sicuro, ormai nulla più lo avrebbe convinto del contrario, perché il Serpeverde ricordava come se fosse stato solo il giorno precedente quella prima lezione di volo del suo primo anno ad Hogwarts e di quanto forte era stata la sua malcelata invidia, frustrazione e indignazione, nell'ammettere che Potter era davvero bravo sulla scopa mentre, con estrema facilità, scioltezza e maestria, era andato all'inseguimento della ricordella di Paciock. Il suo stomaco a quel ricordo gli ribollì con la medesima rabbia che aveva provato quel giorno di sette anni prima, perché ancora non riusciva a credere e a concepire come diamine avesse fatto quel dannato Grifondoro a volare meglio di lui sebbene, fino a mezz'ora prima, era stato completamente all'oscuro anche solo del fatto che le scope volassero.
Comunque se Potter a undici anni era stato in grado, con profonda irritazione della bionda Serpe, di diventare il più giovane Cercatore di Quidditch dell'ultimo secolo, nonostante nessuno mai gli avesse mostrato o spiegato in precedenza come governare una scopa, allora anche a sei avrebbe dovuto poter esprimere le sue innegabili abilità nel librarsi nel cielo, dato che le condizioni di partenza o la sua ignoranza in materia erano le medesime.
Ma l'incapacità del bimbo, anche solo di restare in equilibrio sul manico di legno, stava inequivocabilmente dimostrando che lui non poteva essere assolutamente Potter e Draco non poteva che esserne estremamente felice, perché questo significava che il suo famoso Reducto aveva davvero realizzato qualcosa di magicamente e naturalmente impossibile, facendo apparire un fanciullo adorabile e delizioso che dell'odiato Grifondoro aveva solo l'aspetto fisico... ma soprattutto
... aggiunse la sua vocina... gli aveva donato una seconda opportunità...
"Già, è vero!" Confermò impunemente il biondino mentre gli tendeva una mano per farlo alzare da terra. "È che sei talmente una frana!" Aggiunse aumentando a dismisura il suo sorriso.
Harry, piccato nell'orgoglio, fu tentato di rifiutare l'aiuto del Principe ma, nonostante non ne capisse il motivo, anche il suo cuore batteva della stessa gioia del ragazzo quindi, senza indugio, ricambiò la stretta e poi trillò contento quando si vide prendere in braccio da Draco. Fu poi costretto a nascondere il capo nell'incavo del collo del ragazzo, sopraffatto dalla commozione, quando il Principe con un dolce bacio sulla fronte gli sussurrò tenero e al contempo possessivo all'orecchio: "Il mio Potty! Il mio bellissimo, piccolo Potty!"
Il piccolo Harry aveva voglia di ridere e al contempo di piangere travolto da emozioni così intense che il suo cuore credeva non avrebbe mai più risentito: quell'Amore di cui la sua vita si era vista privata da un destino crudele e ingiusto, che non aveva avuto alcuna pietà verso un piccolo bimbo innocente e inconsapevole della malvagità dell'uomo.
E rise tantissimo insieme al Serpeverde, quando questi lo prese da sotto le braccia e girando su se stesso lo fece volare in alto facendogli fare l'aeroplanino e rise ancora e ancora anche quando il biondino perse l'equilibrio e caddero entrambi distesi l'uno tra le braccia dell'altro sull'erba verde del campo di Quidditch.
I lori occhi rivolti verso un cielo i cui colori, che dall'azzurro stavano sfumando al rosso e all'arancio del tramonto, sussurravano al cuore promesse di un futuro diverso, di un domani felice e soprattutto insieme, costellato da quell'Amore che prepotente aveva già avvolto le loro anime e legato da sempre e per sempre le loro vite.
L'eco delle loro risate riverberò nei cuori di quanti preoccupati, tra Serpeverde e Grifondoro, erano accorsi allo stadio e quasi come un'invisibile barriera impedì a tutti di avvicinarsi, perché consci di star assistendo a qualcosa di straordinario e di troppo grande, a qualcosa a cui non tutti volevano o riuscivano a dare un nome.   
Pansy, nascosta dietro le tribune degli spalti, assottigliò minacciosamente gli occhi e strinse le mani a pugno così forte, da ferirsi a sangue con le unghia.
Piton sopraggiunto insieme alla McGranitt, perché richiamato da alcune Serpi più piccole spaventate dall'improvviso cambio d'umore di Malfoy nella Sala Comune verso il piccolo Potter, ebbe la chiara visione che presto Draco avrebbe portato sul cuore la stessa ferita che profonda e sanguinante lacerava da sedici anni la sua anima.
Ginny, così come Seamus, Dean e parecchi suoi compagni di Casa, assistette a quella scena convinta che Malfoy stesse solamente fingendo allo scopo di farsi voler bene dal bambino, per poi ferirlo nel momento più impensato rivelando la sua vera natura malvagia. Il Serpeverde non poteva infatti essere sincero, continuava a ripetersi la rossa Grifondoro, perché una persona non può passare dall'odio cocente e puro, perpetrato da sette anni di continui scontri, a quelle manifestazioni d'affetto nel giro di ventiquattrore.
Ma ciò che fece in seguito Draco, non appena lui e il piccolino si furono alzati da terra, fece impallidire i Serpeverde e sghignazzare i Grifondoro.
"Finnigan!" Esclamò un divertito MacArthur. "Altro che far del male al piccolo Harry! Sembra piuttosto invece che Malfoy si stia adoperando per il bene della nostra Casa!"
L'Irlandese non rispose, ma rimase a bocca aperta nel constatare incredulo che in effetti era proprio questo ciò che la bionda Serpe con le sue azioni stava facendo in quel momento.
"Lo sapevo! Lo sapevo! Draco è completamente impazzito!" Gemette invece un sempre più incavolato Adam Davis, allibito e sconcertato per quanto stavano guardando i suoi occhi. "Quel bambino gli ha letteralmente mandato in pappa il cervello! Insomma, che Salasar lo perdoni, non è possibile che gli stia... che gli stia..." Ma lo shock e la profonda incredulità gli impedirono di terminare la frase.
"Per la barba di Merlino! Chi l'avrebbe mai detto!" Proruppe invece raggiante la professoressa McGrannit. "Scommetto che il nostro Harry ci rimarrà di sasso quando ricorderà chi gli ha insegnato..."
"Ti assicuro Minerva che Potter non ricorderà nulla!" La interruppe con sguardo truce ed espressione livida Piton. "Né di questo, né di tutta questa ridicola e assurda storia!"
"Ma che intendi Severus?" Chiese allarmata l'insegnate di Trasfigurazione, ma non ottenne alcuna risposta perché il professore di Pozioni aveva già intrapreso altero la via del ritorno al castello.
La McGrannit volse allora un ultimo sguardo sereno verso il bimbo e il suo Principe e ordinò a tutti, visto che non c'era alcun motivo serio di preoccuparsi, di tornare alle rispettive Sale Comuni in attesa della cena: lei intanto sarebbe andata dall'unica persona che poteva darle una spiegazione per quelle ambigue parole di Piton, che le avevano stretto il cuore nella morsa di una strana inquietudine che non presagiva nulla di buono.
Rimasero solo i Serpeverde del settimo anno, esclusa Pansy, e Seamus, quest'ultimo perché convinto che con le Serpi, Malfoy in primis, non bisognava mai abbassare la guardia.
Ed è a loro che si avvicinarono Hermione, Ron e Neville, appena giunti con tutta calma dalla torre Grifondoro.
Ma non appena il giovane Weasley si accorse di cosa stava avvenendo tra Draco ed Harry strabuzzò all'inverosimile gli occhi e basito domandò: "Ma che diamine sta facendo Malfoy?"
"Oh!" Rispose con tono sognante Daphne. "Draco sta insegnando ad Harry a volare sulla scopa!"
Ron non resistette e scoppiò in una fragorosa risata, che per sua fortuna non arrivò alle orecchie della bionda Serpe, dato che erano piuttosto lontani, però, incurante di avere accanto i suoi amici Serpeverde, quasi tra le lacrime per il troppo ridere, se ne uscì: "Malfoy è veramente un'idiota!"
"Weasley, che c'è il pugno di Draco non ti è bastato? Che ci fai qui?" Proruppe adirato Zabini. "Ti avevo detto di non avvicinarti più né a lui né al bambino!" Aggiunse adesso in tono difensivo, estraendo la bacchetta e scegliendo così di sfruttare l'occasione per scaricare la tensione prendendosela col rossino piuttosto che andare da quel mentecatto del suo migliore amico e riempirlo di Cruciatus.
Per Salasar, non era possibile che era proprio grazie e sopratutto merito di Draco se Potter sarebbe divenuto il più giovane cercatore di Quidditch dell'ultimo secolo, situazione questa che aveva del paradossale. Ma la cosa ancor più sconvolgente era che il biondino sembrava completamente inconsapevole della portata di quelle lezioni di volo che ora stava impartendo al futuro Grifondoro.
"Blaise, calmati! Guarda che Weasley ha ragione: Draco è veramente un idiota!" Affermò con espressione seccata Theo. "Insomma, come la definisci tu una persona che è capace di insegnare al proprio peggior rivale a Quidditch a come batterti ed umiliarti senza pietà nei futuri anni successivi, con lo stesso ebete sorriso che adesso Draco ha sul viso?"
"Io invece lo trovo così romantico!" Squittì eccitata la Greengrass.
"Già!" Confermò Hermione con voce incrinata per la commozione e la gioia. "Non avrei saputo trovare definizione migliore!"
Ron invece alzò confuso un sopracciglio e smise di botto di ridere, non capendo cosa le due ragazze, che ora si sorridevano complici, avessero voluto intendere con quella parola.
Ma ciò che placò definitivamente il nervosismo di Zabini che, pur non volendolo ammette, era concorde sia su ciò che aveva affermato il rosso Grifondoro che Nott, soprattutto se ripensava alle infinite e tediose notti in cui era dovuto rimanere sveglio per sorbirsi le lamentele e i piagnistei di Draco, dopo l'ennesima umiliante sconfitta contro Grifondoro e quindi contro quel pallone gonfiato di Potter, fu l'intervento del suo bellissimo Neville che, a protezione del compagno, si era frapposto, ma rosso in viso e sguardo basso, tra lui e Weasley.
"Ti prego, non prendertela con Ron. Sia... Siamo venuti qui solamente per... per stare un po' con Harry, però non abbiamo cat... cattive intenzioni." Sussurrò con voce sempre più fievole. "E poi..." Aggiunse alzando il viso e mostrando un luminoso e stupendo sorriso, che fece battere forte il cuore di Blaise. "... trovo che questo gesto, che Malfoy sta facendo per Harry, sia davvero molto bello e dolcissimo!"
"Molto bello e dolcissimo!" Ripeté in un sospiro il moro Serpeverde mentre, ammaliato dagli occhi nocciola del Grifoncino e completamente dimentico della presenza degli altri attorno a sé, fu travolto dall'impetuoso e impellente bisogno di ripetere l'esaltante esperienza di quella mattina, attirato come un ape al miele da quelle invitanti e morbidissime labbra.  
E Neville, sopraffatto dalle medesime emozioni, mentre col battito a mille osservava la bocca del Serpeverde farsi sempre più vicina, abbandonò ogni resistenza e insicurezza e si arrese al puro desiderio di rivivere le magiche sensazioni di un bacio del suo amato Blaise. Ma come per il peggiore dei risvegli, prima che le loro labbra potessero incontrarsi, si sentì avvolto da un braccio intorno alla vita e poi tirato lontano dal moretto.
"Nev, sta attento!" Lo ammonì Seamus, ma con un tono di voce così affettuoso che fece andare letteralmente in bestia Zabini, il cui sangue stava già ribollendo di collera per il bacio mancato ma soprattutto perché quel dannato Finnigan aveva ancora stretto tra le braccia il suo Neville.
"Non voglio che quella infida Serpe si prenda gioco di te, approfittando della tua ingenua bontà, per farsi quattro risate coi suoi compagni!" L'Irlandese aggiunse dolcemente, al ché le Serpi si irrigidirono tutte nell'osservare, con crescente preoccupazione, l'abbassare del capo di Paciock, in un gesto di muto assenso per le parole del compagno, e il conseguente pallore del viso di Blaise.
Ma una vocina, non molto lontana, gridò con fervore: "Neville, non è vero!!!"
Il gruppetto allora si voltò e vide che il piccolo Harry, volando ancora un tantino insicuro sulla scopa, li stava raggiungendo con accanto Draco che lo accompagnava a piedi.
E quando fu vicino al Grifoncino con una spontaneità unica il bimbo continuò: "Blaise ha detto che, anche se sei un maschio, tu gli piaci tanto!" E rosso in viso per l'innocente imbarazzo, ma mai quanto quello che provarono in quel momento Blaise e Neville, timidamente aggiunse: "E poi ti guarda sempre quando mangiamo a tavola e sono sicuro che vuole darti ancora tanti ba..." Ma la mano, che il moro Serpeverde gli poggiò sulle labbra, gli impedì di continuare.
"Ora piantala, piccolo ficcanaso! Sta zitto!" Gli intimò minaccioso, anche se non proprio seriamente, Zabini.
"E tu non lo toccare!" Esclamò invece veramente alterato Draco che, spinto da un improvviso istinto protettivo, allontanò con un leggero spintone il compagno dal bambino e poi lo abbracciò da dietro in modo che il piccoletto, che era ancora sospeso in aria, potesse poggiare il capo sul suo petto.
Gesto questo così esplicitamente ricco di tenerezza e possessione, che fece arrossire e sorridere Millicent, Hermione e Daphne e impallidire Seamus e Ron.   
“E tu levati quell'espressione beota dalla faccia, Draco!” Soffiò spazientito Theo. “Insomma ti rendi conto che hai appena insegnato a Potter a volare?”
“E allora?” Domandò confusa la bionda Serpe. “Forse non l'avete visto ma Potty è davvero un disastro con la scopa.” Sottolineò poi con un ghigno accarezzando giocosamente i capelli del bimbo per evitare le sicure proteste.
“Potty non è lui!” Sussurrò infine sovrappensiero: il suo ghigno si era ora trasformato in un luminoso e genuino sorriso.
E mentre i Serpeverde compresero a pieno il senso di quella frase, Harmione ne rimase invece turbata perché, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo, ebbe la strana sensazione che il significato delle criptiche parole di Malfoy, per lei al momento ancora oscuro, era di vitale importanza per la futura felicità del suo amico Harry.
Chi comunque non badò affatto a ciò che Draco aveva appena detto fu però proprio il diretto interessato: il piccino infatti, confortato e riscaldato dall'abbraccio del Principe, non aveva neanche per un attimo distolto la sua attenzione dal volto di Neville riuscendo a scorgere chiaramente il cambio di espressioni che aveva attraversato il suo viso, prima allarmato quando Blaise aveva ricevuto lo spintone e poi subito dopo sollevato quando si era reso conto che il moretto non si era fatto alcun male.
Al bambino inoltre non erano sfuggite le continue e furtive occhiate che il timido Grifoncino lanciava di soppiatto al moro Serpeverde, né il conseguente rossore che imporporava le sue guance o la calda e intensa luce che brillava nei suoi occhi ogni qualvolta il suo sguardo si posava sui lineamenti e sulla figura di Zabini.
Tutte cose queste che avevano portato ad un eccitato e contento Harry a trarre le sue ovvie conclusioni.
Quindi emozionato, mentre i pensieri del gruppetto che lo circondava erano rivolti da tutt'altra parte, il piccoletto esclamò: “Neville, anche a te piace Blaise!”
Il Grifondoro colto di sorpresa sussultò e il suo viso si tinse di un rosso intenso, mentre il suo corpo si irrigidì tutto sotto lo sguardo indagatore e mordace di un Blaise, che frenetico sembrava cercare nei suoi occhi la conferma delle parole del piccino.
Conferma che purtroppo non ci fu a causa della risata divertita che scappò dalle labbra di Ron.
“Harry ma cosa dici? Neville è un maschio e ai maschi piacciono le ragazze e non i ragazzi come loro!”
Il bimbo guardò il rossino con espressione stupita poi alzò il faccino verso l'alto per specchiarsi negli occhi argentati del suo Principe e un sorriso smagliante illuminò il suo volto. E lasciando la presa dal manico della scopa le sue mani si intrecciarono intorno al collo del biondino e il suo capo si poggiò sul suo petto proprio all'altezza del cuore di Draco.
“A me invece piace tanto il Principe Draco!” Sussurrò dolce. “E non mi importa se è un maschio come me!”
A quella tenera e candida confessione Draco si sentì ancora una volta travolto dalla dolce sensazione di quella A... che forte gli faceva palpitare il cuore di gioia, mentre Ron al contrario sbiancò.
“Harry, non è possibile!” Il giovane Weasley quasi gridò con durezza. “A te piacciono le ragazze e da grande ti fidanzerai con mia sor...”
“NO!!!” Si ribellò digrignando tra i denti come una furia Malfoy. “Il mio Potty non è lui!” Soffiò adirato poi stringendo più forte a sé il bimbo e salendo anche lui a cavalcioni sulla scopa. “Non è lui!” Ripeté ancora prima di spiccare il volo, i suoi occhi lucidi per un misto tra una rabbia accecante e un'infinita tristezza.
Dalle sue tasche, senza che se ne accorgesse, cadde comunque una pergamena che finì proprio ai piedi di una sconcertata e ancora più perplessa Hermione, che senza pensarci la raccolse da terra e la aprì ritrovando il sorriso subito dopo che ebbe finito di leggerla.
“Oh!” Trillò eccitata Daphne. “Deve essere la pergamena di Harry!”
I ragazzi allora circondarono la Granger per leggere il contenuto del foglietto, i Serpeverde perché desiderosi di sapere cos'è che il piccino aveva scritto e che aveva innescato quella strana reazione di Draco nella Sala Comune, e i Grifondoro perché spinti dalla loro innata curiosità. Ma a parte Seamus, che come Hermione aveva origini babbane, nessun altro 'purosangue' comprese il fulcro del messaggio o meglio il significato delle lettere puntate o delle tre x.
La Grifoncina provvide quindi a spiegare e quando ebbe finito tutti, tranne Ron che si era incupito ancor di più e Seamus che sembrava sotto shock per l'incredulità, stavano sorridendo o avevano sul viso espressioni serene e contente.
I loro occhi si volsero allora verso il sole al tramonto contro cui si stagliavano le ombre lontane di Harry e Draco che volteggiavano su nel cielo e ridevano felici... felici di essere insieme, l'uno tra le braccia dell'altro.  


Quella sera nella Sala Grande il bimbo, tutto entusiasta, non fece che rievocare ai suoi compagni Serpeverde le strabilianti emozioni provate quel pomeriggio sulla scopa, di quanto superbravissimo ed eccezionale era il suo Principe a volare e delle tante e pericolose acrobazie che avevano fatto insieme, delle Sirene che aveva visto quando avevano volato a pelo d'acqua sul Lago Nero o dei tentacoli della Piovra Gigante che il biondo Serpeverde aveva evitato per un soffio con una manovra magistrale. Ed era così grande la sua eccitazione che gli occhi gli brillavano e quasi dimenticava di mangiare, al punto che, se non fosse stato per Draco che lo aveva imboccato tra un racconto e l'altro, non avrebbe affatto cenato.
E anche se faticava ad ammetterlo, anche Ron, dalla tavolata Grifondoro, dovette riconoscere che mai prima d'allora aveva visto il suo migliore amico così sinceramente e profondamente felice.
Quando arrivò poi il momento di rientrare nei dormitori, Harry, che si sentiva animato da un'immensa euforia per le fantastiche avventure vissute quel giorno e che non voleva ancora andare a dormire, domandò al Principe se poteva finirgli di leggere la fiaba del drago ma nella Sala Comune. Draco acconsentì ma a patto che fosse andato prima in camera a prepararsi per andare a letto e mettersi il pigiama.
Il bambino lo ringraziò con un bacino sulla guancia e salì di corsa nella loro stanza.
Quando poi Malfoy si fu accomodato sulla sua poltrona accanto al camino e i suoi amici presero posto sui divani vicini a lui, Daphne gli restituì la pergamena che la bionda Serpe non si era nemmeno reso conto di aver perso.  
“Suppongo che neanche tu ci abbia capito molto del significato di questa frase.” Constatò la ragazza notando il cipiglio indispettito del biondino quando aveva provato di nuovo a leggerla e a decifrarla, senza però nemmeno questa volta riuscirvi.
“Pft!” Soffiò sarcastico Draco. “Dovevo immaginarmelo che non avresti resistito a scoprire che c'era scritto. Comunque credo che queste abbreviazioni abbiano a che fare con un modo di scrivere babbano.”
“Esattamente!” Esclamò con un mega sorriso la Greengrass. “Per essere precisi questo è un linguaggio da SMS, o qualcosa del genere, ovvero dei messaggi molto brevi che i babbani scrivono su degli aggeggi che usano per comunicare tra loro anche a lunghe distanze.”
“E tu sai queste cose, perché... ?” Malfoy domandò con un tono leggermente stizzito già immaginandosi la risposta.
“Perché ce l'ha spiegato la Granger, insieme al significato del dolcissimo messaggio che ti ha scritto il piccolo Harry.”
“Che cosa?” Tuonò infuriato Draco. “Hai fatto leggere la mia pergamena a quell'impicciona della Granger? E che vuol dire 'ce l'ha spiegato'? Quante altre persone l'hanno letta?”
“Praticamente tutti quelli che erano presenti quando sei volato via per fare un giro romantico sulla scopa insieme al tuo Harry Potter!” Sogghignò la Serpentella ottenendo l'effetto sperato e cioè l'imporporarsi delle guance del suo biondo amico.
“Io non ho fatto alcun giro romantico con Harry Potter! Ma con il mio piccolo Potty, che è differente!” Ci tenne a precisare Malfoy, ma con il viso che ormai aveva preso fuoco, perché per un piccolissimo istante si era visto con gli occhi della mente a volare sulla scopa insieme al diciassettenne Grifondoro e non al bambino.  
“Già, piccolo Potty che guarda caso però su quella pergamena si firma proprio Harry Potter!” Lo provocò ancora Daphne.
“Beh, questa è solo una coincidenza!” Mentì di nuovo a se stesso Draco, incapace di accettare la verità dei suoi sentimenti, e la Greengrass preferì allora non insistere, anche perché Zabini con uno sguardo poco rassicurante le aveva imposto di smetterla.
E proprio Blaise, che fra i suoi amici era quello che meglio comprendeva la feroce lotta interiore che stava imperversando nell'animo di Draco, per tranquillizzare il compagno propose: “Se vuoi ti diciamo che significa il messaggio.”
Malfoy, che davvero moriva dalla voglia di sapere cos'è che il suo piccolo Potty gli aveva scritto, annuì e assunse una posizione sulla poltrona di nuovo più rilassata.
“Le tre x vogliono dire 'Baci', mentre le lettere puntate...” Ma l'arrivo in mezzo a loro di Pansy Parkinson impedì al moro Serpeverde di continuare.


Quando il piccolo Harry tornò nella Sala Comune, con indosso il pigiamino e portando con sé un plaid leggero e il libro di fiabe, assistette ad una scena che gli procurò tantissima tristezza.
Pansy era di fronte al Principe e aveva una mano tesa, probabilmente perché voleva fargli una carezza, ma il biondino glielo stava proibendo stringendole il polso e impedendole così di toccarlo.
“Parkinson, non mi incanti! E soprattutto non osare toccarmi mai più neanche solo con un dito!” Il tono di Draco era serio e disgustato. “D'ora in poi nessuno più è autorizzato anche solo a sfiorarmi e non ammetterò né baci, né abbracci, né carezze da parte di alcuno!”
A quelle parole il bambino sbarrò gli occhioni addolorato e abbassò affranto il capo. Non sapeva che nel suo cuore Malfoy aveva continuato: “... A meno che non siano da parte del mio piccolo Potty!”
Pansy comunque non si scompose, ma fu anzi la prima ad accorgersi della presenza del piccino e scaltra ne approfittò.
“Oh, piccolo Potter! Sono felice che ci sia anche tu!” La ragazza disse districandosi dalla presa del biondino e avvicinandosi al bimbo. “Sono davvero dispiaciuta per lo spiacevole incidente di questa mattina e per farmi perdonare avevo pensato di organizzare domani sera una bella festa tutta in tuo onore!” Affermò con un sorriso che sapeva tanto di falso.
Falsità che il piccoletto, dal cuore traboccante di fiducia nel prossimo, non lesse.
“Una festa?” Chiese anzi sbalordito. “Davvero? Per me?” Domandò con intonazione incredula. “Non ho mai avuto una festa tutta mia.” Disse adesso guardando la Parkinson con sguardo pieno di gratitudine.
Draco sussultò nel sentire l'ennesima ingiustizia subita dal bambino mentre Daphne triste e con le lacrime agli occhi chiese: “Proprio mai? Neanche per il tuo compleanno?”
Il bambino si limitò semplicemente a negare col capo.
“Oh, ma allora è proprio un peccato che Draco mi abbia esplicitamente ordinato di non far proprio nulla.” Continuò Pansy con aria dispiaciuta.
Il piccino guardò il Principe ma invece di intristirsi gli sorrise dolcemente. “Se il Principe non vuole, allora non fa niente.” Disse sommesso.
La bionda Serpe strinse con forza le mani a pugno e indirizzò alla Parkinson uno sguardo ricolmo di odio: lui non era affatto contrario alla festa, anzi riteneva che fosse una splendida idea, piuttosto non voleva che fosse proprio quella vipera ad organizzarla, sicuro com'era che la ragazza ne avrebbe approfittato per tirare un altro brutto scherzo per far del male al bambino.     
“La festa si farà.” Decretò infine. “Ma Pansy, la organizzeremo tutti quanti insieme.” Sibilò mellifluo.
“Come vuoi tu Draco!” Accondiscese la moretta senza batter ciglio. “Vedrai, ti dimostrerò che non ho affatto cattive intenzioni e ti assicuro che non darò più fastidio al piccolo Potter, ora soprattutto che è ufficialmente un Serpeverde come noi.”
Nessuna delle Serpi presenti nella Sala Comune le credette, tranne il piccolo Harry che felice la abbracciò stretta e con fervore la ringraziò di cuore. “Grazie infinite Pansy! Lo sapevo che anche tu sei tanto buona!”
La Parkinson, che mai aveva ricevuto un complimento del genere, colta di sorpresa da quel gesto tanto affettuoso arrossì leggermente e con una scusa allontanò il piccino da sé e letteralmente scappò nelle sue stanze.
Il bimbo allora si rivolse al Principe e ringraziò anche lui per la festa, ma non gli si avvicinò né gli sorrise o lo abbracciò come aveva fatto con Pansy, e Draco non riuscì a nascondere la punta di delusione che lo colpì al centro del petto.
Delusione che si trasformò in un vero e proprio boccone amaro quando Harry, piuttosto che sedersi sulle sue gambe come era solito fare, si era limitato a porgergli il libro e poi si era accomodato sul divano tra Daphne e Theo condividendo con loro il plaid.
“Potty perché non vieni qui?” Lo invitò allora esplicitamente, indicandosi le ginocchia, ma con fare indifferente anche se dentro, in realtà, una strana inquietudine aveva cominciato a rimestarglisi nel petto.
Il piccino per un attimo prese in considerazione la possibilità di accettare, dato che prima aveva fatto veramente uno sforzo immane per non sedersi tra le braccia del Principe, unico posto dove desiderava davvero e per sempre stare, e stava anche per alzarsi, quando poi gli tornarono alla mente le parole che il biondino aveva detto in precedenza a Pansy.
Harry era sicuro che a contatto col Principe non avrebbe resistito alla tentazione di abbracciarlo, accarezzarlo o baciarlo, gesti questi che il Serpeverde aveva chiaramente affermato non volere da nessuno, quindi, non volendolo far arrabbiare, con la pena nel cuore declinò la sua offerta.
“No, grazie Principe. Sto bene qui.” Rispose con gli occhi bassi per nascondere la sua tristezza.
Draco, che era certo che il piccolo avrebbe accolto il suo invito con gioia, a quel rifiuto ci rimase sinceramente male.
“Ma da dove sei non vedrai bene le figure.” Insistette ancora, la voce ormai priva di ogni calma.
Il bimbo strinse con forza le manine sulla coperta e si accoccolò più vicino a Daphne, la quale, come anche i suoi amici, trovò al quanto strano questo suo atteggiamento tanto schivo verso il biondo Serpeverde.
“Non fa niente, mi basta ascoltare.” Harry ribatté semplicemente, ma con voce fievole e senza, neanche per un attimo, guardare il ragazzo negli occhi.
“Fa come vuoi!” Disse allora Draco stizzito aprendo con rabbia il libro di fiabe.
Infondo non c'era nulla di male se il suo Potty, suo e basta sottolineò mentalmente e con passione Malfoy, ogni tanto preferiva stare accanto a qualcun altro che non fosse lui. Non c'era davvero alcun motivo di innervosirsi tanto se preferiva abbracciare Pansy, Daphne o qualsiasi altro fortunato bastardo, piuttosto che lasciarsi stringere unicamente dalle sue braccia.
O che non fosse lui l'unico e assoluto destinatario dei suoi stupendi e dolcissimi sorrisi pieni d'Amore, ma quella... quella maledetta e dannata Ginny Weasley...
No! No, aspetta... Ma questo era Potter, non Potty! E poi a lui che diamine gliene fregava a chi quel mentecatto Grifondoro donava  i suoi sorrisi o il suo... il suo Amore?
L' Amore di Potter...
Draco si sentì mancare il fiato per quegli assurdi pensieri, impallidì e avvertì che presto il cuore gli si sarebbe esploso nel petto tanta era la confusione... il dolore... il bisogno e... il desiderio struggente di quell'Amore...
… ma l'Amore del piccolo Potty, non dell'altro, mentì ancora...
Si stava sentendo male e la colpa era tutta di quel bambino... e di Potter, provò a suggerirgli ancora una volta, ma inutilmente, la sua vocina interiore... perché non poteva o doveva dare ad altri quelle attenzioni che Draco desiderava egoisticamente ed esclusivamente solo per sé...
“Draco tutto bene?” Gli chiese apprensivo Blaise, riportandolo con la mente alla realtà della sua Sala Comune.
Ma Malfoy non rispose, si limitò ad alzare di scatto gli occhi dal libro e a guardare con sguardo truce Daphne e Theo per poi ruggir loro di alzarsi immediatamente dal divano.
I due repentini ubbidirono e osservarono poi, con sguardo allucinato, il loro biondo amico alzarsi dalla sua poltrona, stendersi sul divano trascinando un allibito e confuso Harry con sé stringendolo forte tra le braccia e obbligandolo praticamente a posare il capo sul suo petto, ricoprire entrambi con il leggero plaid, aprire il libro di fiabe e infine sospirare contento.
“Ecco, adesso va meglio!” Draco concluse con un piccolo sorriso, mentre con la sua mano libera cominciò a fare dolci e delicate carezze tra i soffici capelli del bimbo.
E i Serpeverde presenti nella stanza, con gli occhi spalancati per lo stupore, memori anche delle lezioni di volo che nel pomeriggio il biondino aveva impartito al loro nemico numero uno a Quidditch, si convinsero tutti che oramai Malfoy era completamente e del tutto fuori di testa; Blaise invece si ripeté sconfortato che Draco era veramente un grandissimo idiota: oh sì, un'idiota per Amore!
“Principe Draco, però... però così non vale!” Protestò con veemenza il piccino mentre, con un magone alla gola, provò a scostarsi dal ragazzo e ad alzarsi dal divano, tentativi che però fallirono perché il Serpeverde lo costrinse a tornare disteso accanto a sé.
“No! No! Lasciami Principe! Non mi devi abbracciare!” Lo implorò allora il bambino mentre con le lacrime agli occhi cercava di nuovo di allontanarsi da lui.
Le mani di Draco, che stringevano tra loro l'esile corpicino del bimbo, a quelle parole tremarono e i suoi occhi si riempirono dell'oscura e soffocante ombra del terrore: terrore di ricevere un rifiuto anche dal piccolo Potty. Paura che quel piccolino, proprio come sette anni prima Potter, avesse deciso di vivere la sua vita senza di lui.
Ma questa volta non avrebbe retto al dolore, quindi con rabbia e disperazione chiese “Perché?”
Il piccino chiuse gli occhi e il suo viso divenne tutto rosso, quello del Serpeverde invece si fece sempre più pallido.
“Perché non so se poi riesco a resistere, Principe!” Pigolò Harry.
“A cosa?” Digrignò il biondino tra i denti.
“Ad abbracciati anch'io e a darti tanti baci!” Confessò fievole il piccoletto spalancando gli occhioni verdi, ma voltando il capo di lato non avendo il coraggio di sostenere lo sguardo, adesso sicuramente arrabbiato, del suo amato Principe.
Ma Malfoy non era affatto arrabbiato, o almeno ora non lo era più, perché ogni traccia di ira e paura erano adesso scomparse venendo sostituite da una calda e avvolgente sensazione che gli aveva riempito il cuore.
“Ma perché mai dovresti resistere Potty?” Gli domandò allora prendendogli il viso tra le mani e facendogli tante dolci carezze.
“Perché tu hai detto a Pansy che non ne vuoi più da nessuno!” Rispose con voce affranta il bimbo.
E Draco allora comprese, e la gioia e il sollievo furono tali che non resistette ad abbracciare più stretto, rischiando quasi di soffocarlo, il bambino e a riempirlo di tanti piccoli baci sul viso.
“Che sciocco! Che sciocco che sei mio piccolo Potty!” Gli disse tra le risate che spontanee gli nacquero dal cuore.
“Ma non sei arrabbiato Principe?” Chiese allora confuso il piccino.
E di tutta risposta Draco gli sussurrò all'orecchio: “Nessuno... che non sia tu, mio piccolo e sciocco Potty! Tu puoi darmi tutti gli abbracci, i baci e le carezze che vuoi. E anzi mi arrabbierò tanto se non lo farai.”
“Davvero Principe?” Volle accertarsi il bimbo che, per esser sicuro che non stesse scherzando, si era scostato dall'abbraccio per potergli leggere la risposta nei suoi bellissimi occhi argentati.
“Sì, Potty! Ma solo tu!” Gli confermò dolce la Serpe.
Il piccino trattenne il fiato tanta fu la felicità che gli invase il cuore per l'ennesimo gesto d'Amore che il suo Principe gli aveva donato quel giorno e tutto l'imbarazzo o i timori, che nel pomeriggio gli avevano impedito di dire a parole il profondo sentimento d'Affetto che prepotente gli batteva nel petto per il suo dolce Angelo dagli occhi di cielo, scomparve.  
E con le gote rosse per l'emozione e un magico e luminoso sorriso, il piccolo Harry, racchiudendo il viso del ragazzo tra le sue piccole manine e guardandolo direttamente negli occhi, per mostrargli che era sincero, tenero e con tutta la passione che conteneva il suo cuore, dolce confessò: “Principe Draco, ti voglio tanto, tanto, tantissimo Bene!”
Poi gli posò un lieve bacino sulla guancia e poggiato il capo sul suo petto, cullato dal battito frenetico del cuore di Draco, in fine si assopì.  
Il giovane Serpeverde non aveva mai creduto fosse possibile che si potesse essere così felici da piangere, eppure erano proprio lacrime quelle che lente stavano scendendo sul suo viso e che con un braccio stava nascondendo ai suoi amici.
Eppure... eppure se quella era felicità, cos'era quella fitta di dolore che sentiva pulsare intensa al centro del petto?
E perché... perché mai all'immagine del piccolo Potty che gli svelava il suo affetto, la sua mente... o più probabilmente il suo cuore... con insistenza gli sovrapponeva quella del Potter diciassettenne?
'Perché è l'Amore di Potter ciò che veramente desid...' Provò a rispondergli la sua vocina interiore, ma lui la zittì ancora una volta e anzi abbracciò più stretto il piccino, quasi come per afferrarsi a lui, unica ancora di salvezza in quel mare di sofferenza e confusione.  


Quando arrivò il momento di tornare nelle sue stanze, Draco lasciò la Sala Comune senza proferire alcuna parola e senza notare le espressioni preoccupate dei suoi amici. Delicatamente e senza pensarci un attimo, posò poi il bambino dormiente sotto le coperte del suo letto e, dopo essersi preparato per la notte, lo raggiunse accoccolandosi con forza a lui.
L'ultimo pensiero cosciente che fece, prima di cadere nel mondo dei sogni, fu rievocare alla mente la pergamena che gli aveva scritto nel pomeriggio il piccino e di cui adesso finalmente conosceva il significato.

Principe Drago

T.V.T.T.T.B. xxx

Harry Potter

Sul suo viso cadde ancora qualche piccola lacrima, proprio come quelle che stava piangendo un dolce e tenero bambino in un altro tempo e in un altro luogo, che nel buio della notte invocava incessante il nome: “Malfoy!”.
Bambino che dormiva di un sonno magico in un freddo letto d'ospedale ma che, tra le lacrime, stava ora sorridendo col medesimo stupendo sorriso del piccolo Potty che, felice, stava riposando riscaldato dall'abbraccio e dall'Amore del suo adorato Principe Draco.





N.A.: Mi scuso immensamente per il ritardo e anche per non aver, ancora una volta, risposto ai commenti, che vi assicuro mi riempiono di gioia e che provvederò a recensire il prima possibile.
Spero comunque di essermi fatta perdonare con questo capitolo. ^__^
Purtroppo non posso assicurarvi, per vari motivi, una presenza più costante nel pubblicare, però sappiate che non ho alcuna intenzione di sospendere questa storia, ma che desidero con tutto il cuore continuarla fino ad una giusta e bella conclusione.
Quindi mi auguro che vogliate essere pazienti e che continuate a seguirmi con passione e gioia.
Un bacio grande e un grazie infinito a tutti voi, che mi donate un commento e che leggete numerosi le dolci avventure del piccolo Harry e del suo Principe Draco. Infinity19


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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 20 EFP N.A. È passato davvero tanto, troppo tempo dal mio ultimo aggiornamento. I motivi sono tanti e più o meno gravi, ma ora sembra davvero tutto risolto. Ho ritrovato finalmente la tranquillità per continuare con tutta calma questa storia a cui sono sinceramente affezionate e che, ripeto di nuovo, ho tutte le intenzioni di portare a termine.
Per farmi perdonare per questo prolungato periodo di assenza, e perché ancora una volta mi trovo impossibilitata a rispondere ai vostri commenti, ho comunque deciso di pubblicare contemporaneamente 2 capitoli, che però al loro interno raccontano ciò che in realtà avrei potuto scrivere in 3. Il cap 20, per essere più chiari, è l'unione di 2 capitoli; il 21 invece è il terzo, o almeno una prima parte di ciò che pubblicherò più in là.
Spero quindi che apprezziate e che così possiate perdonarmi. ^___^
Qualcuno mi ha accusato, a parte di essere troppo lenta ad aggiornare (le do pienamente ragione!) di aver scritto gli ultimi capitoli “di un melenso quasi insopportabile” e che per questo “sto esagerando”. Non so se qualcun altro la pensi allo stesso modo, ma io ci tengo davvero a donare al piccolo Harry e a Draco, con questa storia, un po' di genuina felicità e se questo vuol dire descrivere ogni loro attimo insieme, o i sentimenti che si celano dietro ogni loro gesto di reciproco, candido e puro Amore, allora io lo faccio. In più, credo ve ne sarete già accorti, senza che io l'avessi premeditato prima di ideare questa fanfiction, accanto al filone principale tra il bambino e il suo Principe, si sono create collaterali alcune altre storie secondarie che io, adesso, ho tutte le intenzioni di continuare a sviluppare.
Mi auguro quindi che non ve la prendiate se dopo, con oggi, 21 capitoli siamo solo all'inizio del terzo giorno, perché davvero sono ancora tante, e purtroppo non tutte belle, le esperienze che voglio far vivere a questi meravigliosi personaggi, creati dalla magica penna di J.K. Rowling.
Detto questo, dato che di seguito da leggere ce n'è davvero un bel po', vi abbraccio tutti, con un saluto speciale a chi ha continuato a recensire e a chiedermi di aggiornare dopo mesi di totale silenzio.
Con affetto sincero, Infinity19



Il piccolo Harry e il principe Draco


CAPITOLO 20


Erano da poco passate le cinque del mattino e l'intera Casa Serpeverde, all'esclusione di Draco ed Harry, tra sbadigli e occhi ancora gonfi dal sonno, era tutta presente nella Sala Comune, perché richiamata a raccolta dal suo settimo anno.
Blaise, Daphne, Theo, Millicent, Grag e Vince, avevano trascorso tutta la notte a riflettere su come organizzare la festa per il piccolo Potter e al metodo più opportuno per poter coinvolgere tutte le Serpi senza rimostranze o proteste di alcun tipo. Per quanto fino a quel momento nessun verde-argento in particolare, all'infuori di Pansy, aveva assunto atteggiamenti ostili verso il bambino, molti probabilmente per timore delle ripercussioni da parte di Malfoy, Blaise e compagni ritenevano comunque necessario, per prima cosa, mettere in chiaro e definitivamente quella questione di massima e fondamentale importanza.
“Il piccolo Harry Potter è un Serpeverde!” Dichiarò con tono deciso Zabini.
“Neppure noi ne comprendiamo il motivo, ma è così. E prova ne è, che è stato lo stesso Cappello Parlante a dichiararlo di fronte all'intera Hogwarts. Quindi non consideratelo né uno scherzo né un gioco.” Continuò serio Nott.
“Non sappiamo se, quando ritornerà adulto, resterà uno di noi o se preferirà, come purtroppo siamo più propensi a credere, ritornarsene tra i Grifondoro, come è sempre stato fino a prima che Draco con un incantesimo lo rendesse bambino.” Aggiunse Daphne con la voce velata da una tenue tristezza.
“Ma finché tale eventualità non si presenterà dovrete accogliere e considerare Harry Potter come uno di voi, e cioè come un vostro compagno Serpeverde a tutti gli effetti. E nel caso vi fossero, sarete costretti a mettere da parte qualsiasi tipo di contrasto o divergenza che avete con lui o con lo stemma che ha indossato fino a due giorni fa.” Affermò con espressione ferma e determinata Blaise, per poi concludere minaccioso, guardando in direzione della Parkinson: “Perché se oserete torcere anche solo un capello al piccolo Potter, vi assicuro che rimpiangerete amaramente il giorno che siete nati. In quel caso infatti, vi ritroverete a fare i conti non solo con con l'ira implacabile e funesta di Draco Malfoy, ma anche con quella di tutti quanti noi!”  Disse indicando sé e i suoi amici del settimo anno.
Più di una Serpe a quella prospettiva si ritrovò involontariamente a tremare.
Dato poi che nessuno ebbe nulla da ribattere, ma che anzi a molti allettava ed eccitava parecchio l'idea di poter vantare che il grande Harry Potter, l'eroe del Mondo Magico, era anche lui un verde-argento, Daphne provvide ad illustrare le varie idee per la festa e a suddividere i vari compiti. E neanche su questo vi furono obiezioni, in quanto Zabini aveva escogitato di unire l'utile al dilettevole pur di coinvolgere tutti, nel senso che per la realizzazione della festa e per un piccolo spettacolo che avrebbero messo in scena quella sera, ognuno avrebbe dovuto utilizzare incantesimi e magie che avrebbe studiato successivamente anche a lezione, trovandosi così in vantaggio con le altre Case nel momento in cui quegli stessi argomenti li avessero spiegati in classe i professori.
Il moretto si occupava degli effetti speciali con Difesa contro le Arti Oscure, insegnando l'Incanto Patronus alle Serpi di quinta e sesta, nella speranza di averne il più possibile, e se erano in forma corporea anche meglio, entro fine giornata; Millicent aveva affidati i ragazzi di prima e seconda ai quali impartiva lezioni di Incantesimi: con un gruppetto infatti, utilizzando incanti di Levitazione, avrebbe dovuto cambiare la disposizione di mobili e poltrone, con gli altri invece avrebbe dovuto realizzare festoni magici in grado di cambiare forme e colori; Grag e Vince avevano avuto l'incarico di andare nelle cucine ed istruire gli elfi domestici su cosa preparare per il buffet che avrebbero tenuto nella Sala Comune, dato che quella sera nessun Serpeverde sarebbe andato a cenare con il resto della scuola; infine Daphne, dato che tra i verde-argento era la migliore in Astronomia e Trasfigurazione, aiutata da quelli di terza e quarta, avrebbe provveduto al soffitto, che avrebbe incantato come quello della Sala Grande, e a confezionare il vestito di Draco.   
Sì perché Draco quella sera sarebbe stato, per la gioia di Harry, un vero e proprio Principe, con tanto di corona, spada e indumenti regali!
La Greengrass, per tale scopo, si era fatta portare più bottoni possibili, che sarebbero diventati, ma solo per ventiquattr'ore e tanta complicata magia, pietre preziose, con le quali avrebbe adornato gli abiti e gli accessori, che sempre con la Trasfigurazione, dato che non c'era abbastanza tempo per ordinarli da Madama McClain e farli arrivare in giornata, avrebbe realizzato. L'unico problema era che, dopo aver visionato parecchi libri di Storia Babbana, la ragazza era ancora piuttosto indecisa su quale modello, in base a periodo e Paese, fosse più adatto per il suo biondo e straviziato amico.
La parte più divertente era stata però decidere l'incarico da affidare a Pansy, la quale, pur facendo la faccia verde di rabbia e stentando un falso sorriso quando le era stato comunicato da un divertito Zabini, non aveva osato rifiutare, per evitare di innescare la reazione dell'intera Casa verde-argento, nella quale, ormai ne era consapevole, non avrebbe trovato più alcun alleato nella sua causa contro il moccioso: vero ed effettivo scopo del discorso dei suoi compagni quella mattina sull'accettazione da parte di tutti dell'appartenenza del marmocchio a Serpeverde.
La materia di cui si sarebbe interessata la Parkinson, e solo lei, era Cura delle Creature Magiche: Pansy avrebbe dovuto insieme ad Hagrid, di cui la ragazza non sopportava nemmeno la vista tanto la riteneva disgustosa e ripugnante, andare alla ricerca di fatine all'interno della Foresta Proibita, compito questo che prevedeva tanta fatica, sudore e sporcizia, esattamente le cose che la mora Serpeverde detestava anche più del suo enorme insegnante.
“E tu Theo, invece cosa farai?” Cinguettò una ragazzina del quinto anno avvicinandosi, decisamente troppo per l'opinione di Daphne, al ragazzo che stava posizionando un cavalletto con sopra una tela intonsa accanto al camino, in un posticino isolato dove non sarebbe stato di alcun intralcio con le varie attività.
“Io sono l'addetto al regalo per il bambino.” Nott rispose semplicemente controllando di avere tutto l'occorrente.
“Un quadro? Che splendida idea! Non è che posso darti una mano?” La quindicenne chiese con voce suadente, o piuttosto da oca gracchiante, rifletté la Greengrass che si ritrovò ad osservare quella scena con un malcelato fastidio.
Theo invece inarcò un sopracciglio data l'assurdità e la sfrontatezza di quella proposta, poiché tutti sapevano quanto odiasse avere gente intorno quando dipingeva. Stava per declinare l'offerta di quella ragazzina di cui non ricordava neanche il nome, ma lo prevenne, a sorpresa e facendogli perdere qualche battito di cuore, Daphne.
“Mi dispiace Stevenson, ma Theo non ha bisogno dell'aiuto di nessuno.” La bionda Serpe affermò con sguardo di sfida      frapponendosi tra i due, per poi aggiungere con tono più dolce ma decisamente falso: “Ma tu non dovresti esercitarti con Blaise? O forse preferisci aiutare Pansy?”
La ragazzina capì l'antifona, ma prima di andare da Zabini, con un caldo, odioso e sgraziato per Daphne, sorriso augurò buon lavoro al moro Serpeverde.
“Cara,” Disse allora calma la biondina, colta però in realtà da un improvviso desiderio di prenderla a schiaffi, “forse prima che tu vada sarebbe il caso che ti occupassi del tuo naso. Vedi tesoro, non vorrei essere scortese,” Continuò con espressione falsamente preoccupata, “ma sento il dovere di dirti che hai un brufolo davvero enorme che ti ricopre la faccia.”
La quindicenne si rese conto che era vero e rossa in viso per l'imbarazzo corse via, mentre Theo scoppiò a ridere e di getto, senza pensarci, abbracciò da dietro la Greengrass e le posò un bacio leggero sulla guancia.
“Sei stata insolitamente crudele, Daphne! Degna proprio del titolo di regina delle Serpi!” La prese un po' in giro, approfittandone per tenerla più stratta a sé ed inebriarsi del delicato profumo dei suoi bellissimi capelli.
“Lo so. Ma vedrai, troverò il modo di farmi perdonare.” Disse adesso sinceramente dispiaciuta la biondina. “Ma è che mi è venuto un nervoso a vederla con te...” Pronunciò accorata mentre le sue gote si tingevano di rosso. “Si, insomma a non darsi da fare per stasera.” Ci tenne a precisare, rifuggendo però lo sguardo da quello limpido di Nott, per celare il suo imbarazzo. “E poi tu non permetti ad alcuno di guardarti mentre lavori, soprattutto a me, che sono la tua migliore amica.” Si lamentò adesso con un piccolo e dolcissimo broncio.
E fu Theo a quel punto a distogliere lo sguardo per nascondere il suo rossore, dato che il motivo della sua ritrosia, nel mostrare i suoi dipinti e disegni, era perché la protagonista delle sue opere era sempre la stessa e chiunque, se li avesse visti, avrebbe compreso la reale natura dei suoi sentimenti per quella bellissima ninfa che gli aveva rubato il cuore e che adesso stringeva tra le braccia.
“Ehi, piccioncini! Non dite che sia giunto il momento di darvi da fare? Vi ricordo che questa festa non si prepara da sola!” Li richiamò all'ordine Zabini facendoli separare di colpo, mentre Millicent, che stava osservando con attenzione e soddisfazione il tutto da lontano, maledisse silenziosamente il compagno, consapevole che aveva rovinato un'occasione d'oro tra Daphne e Theo.
Comunque Nott, prima che la ragazza ritornasse tra i suoi libri di Storia e Trasfigurazione, la afferrò per una mano e le disse che se voleva, quando aveva un po' di tempo, era liberissima di andare a guardarlo mentre dipingeva il quadro per Harry e Draco.
Daphne ringraziò e corse nella sua postazione di lavoro: il viso illuminato da uno stupendo e solare sorriso, uguale a quello che aveva Theo mentre, pennello alla mano, osservava la sua tavolozza, indeciso se usare prima il rosso per cominciare il dipinto dalla Fenice o il celeste chiaro per tratteggiare i contorni dell'Unicorno.


Intorno alle sei, quando ormai le varie attività erano tutte a buon punto, un ragazzino di prima, messo a guardia della stanza del Caposcuola Malfoy, annunciò all'intera Sala che il piccolo Potter stava arrivando. Tutti allora sospesero qualsiasi cosa stessero facendo e, nascondendone ogni traccia visibile, presero posto sulle poltrone o accanto ai tavoli fingendo di studiare: il tutto per non far insospettire il piccino.
Il bimbo fece il suo ingresso con le gote ancora arrossate per il sonno e, strofinandosi gli occhioni con i pugnetti e un dolce sorriso, augurò a tutti il buongiorno, ritrovandosi poi subito dopo circondato da un gruppetto di Serpi, che ne approfittarono per ricambiare il saluto e per presentarsi, cosa questa che avevano evitato fino a quel momento perché intimoriti dall'evidente gelosia e possessività nei suoi confronti da parte di Draco.  
“Harry e Draco dov'è?” Gli domandò invece Millicent.
“Il Principe sta ancora dormendo.” Il piccolo rispose abbassando la voce.
“E tu perché ti sei alzato così presto? Forse non ti senti bene, Harry?” Quasi urlò apprensiva Daphne.
“Shhh!” Il bimbo si mise un ditino avanti alla bocca e guardò preoccupato in direzione delle scale del dormitorio maschile, quando poi fu certo che dalla sua nuova stanza non proveniva alcun rumore sospetto, spiegò il motivo del suo gesto.
“Io sto bene. Però per piacere non gridate.” Disse rivolgendosi a tutti con espressione concitata. “Se no poi il Principe si sveglia e rovinate la sorpresa!”
“Quale sorpresa, Potter?” Gli chiese curioso Blaise.
“La colazione a letto!” Il bambino mormorò rosso in viso per l'imbarazzo, ma con un sorriso sornione e lo sguardo illuminato da una luce ricolma d'affetto, prima di scappare letteralmente dalla Sala Comune e correre nelle cucine, senza udire i sospiri deliziati di parecchie ragazze o i brontolii lamentosi di Daphne che invidiava l'immeritata fortuna del suo biondo amico.
Biondo amico che fece la sua comparsa una mezz'oretta dopo con sguardo allucinato e visibilmente sconvolto.
“Dov'è?” Sibilò con voce melliflua Draco, non appena entrato nella Sala Comune e averla supervisionata velocemente con lo sguardo da cima in fondo, senza però aver trovato alcuna traccia del piccino. La sua espressione era livida e minacciosa, i suoi occhi, infervorati da una luce gelida e pericolosa, chiaro promettevano che entro breve dalla sua bacchetta sarebbero uscite maledizioni, possibilmente tra le più dolorose.
Ma nonostante il suo aspetto tanto intimidatorio, i Serpeverde presenti nella stanza non si scomposero minimamente e anzi, dopo una fugace, e per alcuni compassionevole e sconfortante, occhiata nella sua direzione, tornarono tutti concitati a continuare ciò che stavano facendo prima della comparsa del loro biondo Caposcuola.
Le palpebre del ragazzo si ridussero allora in due lame sottili, mentre alla sua già profonda agitazione si aggiunse ora una cocente arrabbiatura. Ripeté quindi la domanda digrignandola tra i denti, ma nessuno questa volta fece anche solo finta di averlo ascoltato. E solo allora Draco si soffermò ad osservare cos'è che stava in effetti accadendo nella sua Sala Comune, notando che, esattamente come il giorno precedente e nonostante l'ora tanto mattiniera, vi erano presenti quasi tutti i suoi compagni di Casa.
Al centro della Sala Millicent stava impartendo ordini ai ragazzini di prima e di seconda su come e dove spostare la mobilia della stanza utilizzando magie di levitazione; in un angolo Blaise stava mostrando il suo Patronus alle Serpi di quinta e sesta, dalle cui bacchette alla gran parte di loro era apparso del fumo argentato; dal lato opposto invece c'era Daphne circondata dagli studenti di terza e quarta, tra i quali alcuni stavano lanciando incanti verso il basso soffitto di pietra, e da una montagna di tomi, che Draco dopo una più attenta occhiata, lesse essere di Trasfigurazione, di Astronomia e qualcuno addirittura di Storia Babbana.
“Ma che diamine state combinando?” Malfoy ruggì furibondo. “E dov'è Potty?” Chiese di nuovo con voce adirata e stizzita.
Ma la Greengrass, piuttosto che rispondergli, noncurante della sua evidente tensione e preoccupazione, gli si avvicinò metro alla mano e gli prese le misure per poi a sua volta chiedere: “Draco preferisci il Medioevo o il Rinascimento Italiano?”
Draco la guardò stralunato e incredulo, incapace di dare un senso a quella domanda stupida e assurda che non placava per nulla il suo bisogno struggente di sapere dov'era il bambino. Fu costretto a fare un profondo respiro alla ricerca di un po' di calma e lucidità per affrontare l'ottusità e l'insensibilità dei suoi compagni nei confronti del dolore soffocante che sentiva al centro del petto, ma non vi riuscì.
“Medioevo!” Sibilò allora il ragazzo, persa ormai ogni traccia di pazienza. “In quel periodo sono stati scritti parecchi libri di Incantesimi di Magia Oscura, che si dia il caso io conosca alla perfezione e che al momento ho tutte le intenzioni di utilizzare se qualcuno non mi dice immediatamente dov'è il mio Potty!” Gridò quest'ultima parte con voce esasperata.
Il cuore che gli batteva a mille, sopraffatto dal terrore natogli da quel primo pensiero, quando non se lo era ritrovato accanto riaperti gli occhi, che il bambino fosse ritornato adulto e che lo avesse abbandonato, rifiutandolo di nuovo, per tornarsene da lei...
Blaise allora, che ancora una volta fu il primo a comprendere lo stato emotivo del compagno, finalmente gli rispose: “Non preoccuparti Draco, il piccolo Harry è nelle cucine con Greg e Vince, mentre noi stiamo preparando la festa per stasera.”
Nell'udire 'il piccolo Harry' l'anima inquieta e spaventata di Draco ritrovò pace e serenità.
“E che ci fa Potty nelle cucine? E perché mai non mi ha svegliato?” Malfoy però insisté, ancora sottosopra per la sgradevole sensazione dell'essersi risvegliato in un letto vuoto senza il piccino.
“Se te ne torni a letto, lo scoprirai tra poco!” Quasi sbuffò infastidita Daphne.
Malfoy inarcò un sopracciglio confuso e stava per chiederle spiegazioni, quando fu distratto dalle pagine aperte dei libri di Storia che la Greengrass in quel momento stava sfogliando, sulle quali erano raffigurate immagini di uomini risalenti a diverse epoche, per l'esattezza dal Medioevo all'inizio Novecento, che Draco constatò essere in realtà tutti Principi babbani.
Questa volta allora, vinto dalla curiosità di scoprire cos'è che i suoi amici stavano organizzando e, allontanando per un momento la preoccupazione per il bambino, dato che se era con i suoi due scagnozzi non c'era nulla da temere, pretese delle delucidazioni sulla festa.
“Va bene ti dirò l'essenziale, ma poi corri subito nella tua stanza e fingi di dormire.” Accondiscese Daphne per poi aggiungere con un piccolo broncio: “Non capisco proprio che ci veda di così tanto bello e buono in te quel piccolo Angelo! Non li meriti affatto i suoi gesti così pieni d'affetto!”
Draco non capì di che diamine l'amica stesse parlando, però si ritrovò decisamente soddisfatto nell'udire poi le varie idee per l'organizzazione dei festeggiamenti in onore del bambino e soprattutto accolse con un ghigno compiaciuto la prospettiva di lui come principe della serata, già immaginandosi la sorpresa e la felicità del piccolo Potty nel momento in cui lo avesse visto in abiti regali.
L'unica cosa che Daphne comunque omise di dire, e che per fortuna Malfoy non notò, era il compito che era stato affidato a Theo, il cui dipinto non era solo un regalo per il piccino, ma anche e soprattutto un messaggio per Draco stesso: osservando quel dipinto infatti, i suoi amici speravano che la bionda Serpe avesse trovato il modo di uscire da quello stato confusionale per cui si era convinto che il piccolo Potty non era Harry Potter, e ad accettare la vera natura dei suoi sentimenti per il moretto adolescente dagli occhi di giada.
Ciò che però il biondino non gradì e che rifiutò a priori di fare fu: “Naturalmente anche tu Draco, stasera dovrai evocare il tuo Patronus.” Lo informò un divertito Zabini. E mentre tutte le Serpi presenti si voltarono verso di lui con negli occhi una malcelata ammirazione, rispetto reverenziale e una luce ricolma di desiderio e di aspettativa, nell'attesa fremente di vedere la sua Fenice, Malfoy, arrossendo leggermente, semplicemente obiettò: “Scordatevelo!”
Ma una bambinetta di prima impudente replicò: “Io invece credo proprio che lo vedremo! Basterà semplicemente convincere il piccolo Potter e Malfoy farà tutto ciò che che quel bambino gli chiede.” Sorrise sfacciata mentre molti suoi compagni, in realtà quasi tutti, assentirono ghignando o concordando esclamando che era vero.
“Piccola vipera insolente, sei in punizione!” Il biondino le comunicò con espressione truce, mentre un involontario e imbarazzante rossore gli imporporava le guance per la consapevolezza che la ragazzina aveva, purtroppo, perfettamente ragione. Ma mentre ragionava se era meglio e più crudele farle passare una serata con Gazza o una nella Foresta Proibita, l'immagine scaturitagli nella mente dal menzionare la parola vipera gli fece perdere un battito di cuore, perché con apprensione si avvide che anche Pansy mancava tra i Serpeverde presenti nella Sala Comune.
“Dov'è invece la Parkinson?” Domandò allora serio a Daphne, la quale a sentir quel nome scoppiò a ridere.
“Oh, non temere Draco! A lei è capitato Cura delle Creature Magiche! Dovevi vedere che faccia che ha fatto quando le abbiamo detto che doveva andare da Hagrid per procurarsi un po' di fatine per la serata.” La Greengrass rispose divertita motivando la sua ilarità.
Ilarità che però Draco non riuscì a condividere, affatto tranquillo nel saperla lontana dai sotterranei e probabilmente più vicina al piccolo di quanto non lo fosse lui in quel momento; quindi senza pensarci un attimo o ascoltare le proteste dei suoi compagni a proposito di sorprese rovinate se usciva dalla Sala Comune, andò alla ricerca del bimbo, col cuore travolto dall'inquietudine e il pensiero che stranamente tornava al sogno che aveva rifatto quella notte.
Nel tumulto per non aver trovato il piccino accanto appena sveglio se ne era dimenticato, ma quella notte aveva rifatto lo stesso sogno di quella precedente, solo che questa volta era riuscito a scorgerne qualche particolare in più: tra le sue braccia stringeva realmente un bambino di cui, anche se non era riuscito ancora a scorgerne il viso, aveva riconosciuto l'inconfondibile nera capigliatura, disordinata e scompigliata, tipica e unica del piccolo Potty... e di Potter, gli suggerì la sua vocina interiore... solo che quel bimbo non aveva affatto sei anni ma al massimo due. Inoltre aveva intravisto le mani della persona che lo abbracciava da dietro e che inconfutabilmente erano mani maschili appartenenti ad un ragazzo che, ad occhio e croce, doveva avere la sua stessa età. Ciò che però aveva attirato la sua attenzione, convincendolo che lui quelle mani le aveva già viste prima anche se proprio non riusciva a ricollegare a chi appartenessero, era stata la mano destra sul cui dorso, a mo di cicatrice, vi aveva letto una scritta: “Non devo dire bugie
Frase quella che lui aveva già sicuramente letto, ma perché e dove proprio non lo ricordava.
Che senso però avesse quel sogno ricorrente o perché in esso Potty era ancora più piccolo di quanto già non lo fosse adesso, Draco proprio non riusciva a spiegarselo, sapeva solo che in essi provava una felicità davvero infinita.
La stessa felicità che invase il suo cuore non appena scorse da lontano il suo piccoletto.
Il piccolo Harry stava camminando portando a fatica un vassoio ricolmo di leccornie, scortato a destra e a sinistra da Tiger e Goyle, che guardavano con malcelata bramosia e l'acquolina alla gola quelle prelibatezze dal profumo davvero invitante.
Malfoy stava per raggiungerli, spinto dall'irrefrenabile e incontenibile desiderio di abbracciare il suo piccolo Angelo e bearsi della luce splendente dei suoi sorrisi e dei suoi occhi smeraldini, che tanto gli erano mancati appena risvegliatosi, ma non si fu avvicinato di molto che notò che qualcun altro lo aveva preceduto. Decise allora d'istinto di nascondersi in un corridoio laterale per osservare con attenzione cosa diamine volesse Silente da Potty.
“Ciao, Harry!” Salutò l'anziano mago.
“Buongiorno, preside!” Ricambiò gioviale il piccino.
“Vi dispiace lasciarci da soli?” Domandò poi Silente ai due Serpeverde, i quali si guardarono l'un l'altro con espressioni preoccupate ed indecise, dato che avevano ricevuto l'incarico da Blaise di non allontanarsi mai da Potter per prevenire agguati da Pansy o dai Grifondoro. E il preside, quasi leggendo loro nella mente, aggiunse: “Voglio solo scambiare due chiacchiere con Harry. Non ci metteremo molto e poi provvederò personalmente a riaccompagnarlo alla vostra Sala Comune.”
I due allora annuirono, ma prima di andarsene Tiger chiese al piccolo: “Potter vuoi che ti diamo una mano e te lo portiamo noi il tuo vassoio, visto quanto è pesante?”    
“No!!!” Replicò con veemenza il bimbo, stringendone ancora più forte i manici. “Se no, sono sicuro, che poi vi mangiate tutti i dolci e non ne lasciate neanche uno al Principe Draco!” Il bambino non voleva essere egoista, però era consapevole di quanto i due Serpeverde erano golosi e non si sentiva affatto sicuro a lasciar loro anche la colazione del Principe. E poi lui dopotutto i biscotti per loro li aveva già cucinati, e anche in tanti, ma le due Serpi li avevano finiti in un battibaleno.  
I due ragazzi, che comunque ci avevano provato, se ne ritornarono allora nei sotterranei.
“Mmm... quante cose buone!” Esclamò estasiato il preside osservando il contenuto del vassoio e guardando di sottecchi il piccino. “Mi sa proprio che devo andare nelle cucine e fare i complimenti agli elfi domestici per le gustose delizie che hanno preparato questa mattina.”
Il bimbo arrossì. “No, questi dolci li ho fatti io.” Ammise imbarazzato, per poi aggiungere con orgoglio e un grande sorriso: “Io sono l'elfo domestico del Principe Draco e questi biscotti sono tutti per lui!”
“Davvero, Harry? Tu sei l'elfo domestico di Draco?” Albus chiese conferma con una luce divertita negli occhi. “Interessante compromesso!” Confabulò poi tra sé, riflettendo che una cosa del genere era da aspettarsela dal giovane Malfoy nei confronti di un Harry Potter non proprio in sé.
“E dimmi il tuo Principe ti ordina di fare molte cose? Ad esempio ti ha detto lui di preparargli la colazione stamattina?”
“No! No! Il Principe non mi ordina mai di fargli niente.” Il bimbo negò con forza. “Anzi...” Continuò con un sorriso ricolmo di gratitudine. “... mi tratta quasi come se un principe lo fossi io e poi mi riempie sempre di tante dolci attenzioni. Ieri per esempio...” Il piccino narrò emozionato di tutte le meravigliose esperienze vissute il giorno precedente e di quanto grande e profondo era stato l'affetto che il suo cuore aveva sentito per la prima volta grazie alla bontà e alla dolcezza del biondo Serpeverde.
E Silente ascoltò quel racconto con sguardo commosso, per l'evidente felicità che brillava negli occhi del piccolo Harry  per l'incondizionato Amore che traspariva da ogni gesto nei suoi confronti da parte del suo Principe Draco, ma anche con tanto rammarico nel cuore, adesso conscio più che mai di quanto male quel bambino stupendo aveva dovuto ricevere nella sua infanzia, in gran parte a causa sua e delle sue scelte. Per un attimo Albus si chiese se le cose non sarebbero potute andare diversamente, ma poi con tristezza si rispose che purtroppo non c'era più nulla da fare perché il passato non si può cambiare.
“... E stamattina mi sono svegliato tanto presto così, volendogli fare una bella sorpresa e per farlo felice, ho deciso di preparargli la colazione e di portargliela a letto.” Il bimbo infine dichiarò timidamente, mentre Draco, con gli occhi chiusi e il capo poggiato al muro, si ritrovò a sorridere come uno scemo, mentre nel petto la sua vocina interiore faceva le fusa e dolcemente gli sussurrava quanto sconfinato era il bene che voleva a quel bambino.
“E invece con i Serpeverde come va, Harry? Anche loro ti trattano tutti bene?” Il preside gli chiese sinceramente interessato, prendendogli il vassoio dalle mani, in effetti piuttosto pesante, e facendolo galleggiare in aria, per la gioia del piccino, con un Wingardium Leviosa.
“Oh, sì!” Il bimbo confermò sicuro senza esitazioni. “Mi stanno anche preparando una festa!” Disse tutto eccitato. “E io a Blaise, a Daphne, a Milly, a Theo, a Grag, a Vince e a Pansy, ci voglio tanto bene!” Affermò stendendo e allargando le braccia il più possibile per far intendere la grandezza del suo bene.
“E Draco?” Albus inarcò un sopracciglio, sinceramente curioso di sapere perché nel suo elenco il piccino avesse omesso proprio il nome del giovane Malfoy. Il Serpeverde, da parte sua, si sentì invece profondamente ferito per quella dimenticanza.
Harry avvampò e, con lo sguardo illuminato da una calda luce, dolce sussurrò: “Il Principe Draco è di più! A lui gli voglio più, più, più bene di tutti! Come...” Il piccino cercò un esempio abbastanza grande per spiegare quanto invece era sconfinato il sentimento di puro affetto che sentiva per il suo Angelo biondo, ma tutto sembrava fin troppo piccolo. Infine risolse con: “... come tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora... ancora di più!”  
Il preside allora sorrise di vero cuore mentre quello di Draco, per quell'ennesima e bellissima confessione, sembrava sul punto di scoppiargli nel petto, tanta era forte l'emozione di gioia che lo pervase. 'E probabilmente morto per la troppa felicità lo sarebbe stato di sicuro se solo quelle stesse parole gliele avesse rivelate anche l'altro Potter!' La sua vocina interiore gli confermò.
“E lui te ne vuole, Harry?” Questa volta lo sguardo del preside si volse in direzione del corridoio dove si trovava Malfoy.
“Io credo di sì, anche se...” Il piccino tentennò per qualche secondo ripensando all'episodio della pergamena. “... a volte mi guarda in un modo strano e dice che io non sono un certo lui, anche se non ho capito a chi si riferisce. E poi...” Aggiunse con voce un po' più triste. “... non mi chiama mai per nome.”
“Capisco!” Rifletté allora enigmatico e adesso più serio Silente, per poi aggiungere: “In questo caso Harry, se così stanno le cose, mi chiedo se non sia il caso che tu venga affidato invece ai Grifondoro. Forse ripensandoci il signor Malfoy non è la persona più adatta ad occuparsi di te.”
Contemporaneamente il Serpeverde e il bimbo spalancarono gli occhi inorriditi a quella prospettiva, ma mentre il primo afferrò deciso la bacchetta per affrontare a viso aperto il preside e riprendersi il bambino con la forza, il piccolo Potter, con un coraggio mai avuto prima, si oppose fermamente a quella decisione.
“No!!! Io voglio rimanere con il Principe Draco!!!” La sua voce era ferma e priva di alcun dubbio, le manine strette a pugno, lo sguardo determinato: atteggiamento questo che rese Albus Silente estremamente soddisfatto. Le sue parole infatti erano state semplicemente una mera provocazione per accertarsi di una cosa, e cioè che il piccolo Harry, grazie a Draco, stava diventando più forte e sicuro di sé! Solo due sere prima infatti, al solo pensiero di dover dormire lontano dal suo Principe, il bimbo era scoppiato in un pianto dirotto, adesso invece non si faceva problemi a dissentire e a contestare apertamente le decisioni del preside della scuola.
Il giovane Malfoy non lo immaginava, ma la sua presenza e il suo Amore stavano letteralmente salvando quel piccino: era infatti grazie ad essi che il piccolo Potter avrebbe trovato in futuro la forza e la speranza per non soccombere definitivamente alle ingiustizie e ai soprusi dei Dursley e di Voldemort, il coraggio per lottare e per difendere strenuamente e senza esitazioni il Bene.
Triste... davvero molto triste però, che di quell'Amore Harry non ne avrebbe avuto alcun ricordo cosciente, ma, Albus si ripeté per l'ennesima volta, non si poteva fare altrimenti perché, anche se sembrava un controsenso, era proprio per suo il bene
che era meglio se dimenticava.
“Voglio restare sempre con lui.” Il bimbo continuò ora con espressione quasi supplice. “Perché il Principe mi piace tanto e io da grande... ” Adesso sussurrò talmente a bassa voce che a stento il preside riuscì a sentirlo, mentre Draco non vi riuscì affatto. Il Serpeverde poté solo constatare quanta luce emanavano adesso i suoi bellissimi occhi verde e le sue gote accese da un intensissimo rossore, mentre Silente, dapprima sorpreso, ora sorrideva compiaciuto proprio e stranamente nella sua direzione.
...da grande lo voglio sposare!” Harry confessò tutto d'un fiato.
“Sogno davvero molto bello, Harry!” L'anziano professore non poté trattenersi dal posare una lieve carezza sul capo del bambino. “E ora ti svelo un segreto!” Continuò con aria furba chinandosi per parlare direttamente nell'orecchio del piccoletto, in modo da impedire ancora una volta al giovane Malfoy di comprendere cosa si stessero dicendo. “Io sono in grado di prevedere il futuro e qualcosa mi dice che il tuo sogno si avvererà! E tu ne avrai la certezza assoluta nel momento in cui il tuo Principe Draco ti confesserà, di sua spontanea volontà e senza costrizioni, di volerti bene chiamandoti per nome!”  
Il piccino spalancò allora gli occhioni fuori di sé per la gioia e di slancio abbracciò il preside ringraziandolo di cuore, mentre Draco nel suo angolino si mordeva le mani, desideroso com'era di sapere cos'è che quei due si erano rivelati a vicenda.
“Quindi posso restare sempre qui con il Principe?” Chiese ora conferma Harry con la voce piena di speranza.
“Sì.” Silente rispose semplicemente con un sorriso gentile, anche se quel 'sempre qui' gli intristì l'anima.
“Grazie! Grazie infinite!” Il bimbo esclamò contentissimo. “Anche tu sei tanto buono e voglio tanto bene anche a te!” Ammise con un tenero e stupendo sorriso, porgendo al preside un biscotto.  
Gesto questo che toccò nel profondo l'anziano mago: non aveva infatti mai ricevuto un dono più bello e speciale di quello, in grado di scaldargli il cuore e inumidirgli gli occhi.
Lo aveva sempre pensato, ma ancora una volta Harry Potter gli dimostrava di essere una persona davvero stupenda e meravigliosa, dall'animo gentile e generoso, dal cuore puro e bellissimo per la sua innocenza e il suo candore.
Quel piccino incantevole meritava davvero di essere felice e di vedere i suoi sogni realizzati.
Albus Silente non era affatto un veggente e per nulla capace di predire realmente profezie per il futuro, però credeva fortemente nella Magia dell'Amore e qualcosa gli diceva che era proprio grazie a questo incommensurabile e infinito potere, superiore a qualsiasi altro incantesimo d'uomo, che le sue parole di poco prima, dettate dall'unico desiderio di donare un po' di gioia a quel bambino, sarebbero potute divenire realtà.
“Ora però possiamo andare? Non vorrei che il Principe si fosse già svegliato!” Il piccino domandò concitato ed apprensivo, distraendolo dalle sue considerazioni e facendo comprendere quanto grande era la sua premura nel ritornare al più presto dal biondo Serpeverde.
Il preside aspettò qualche attimo prima di rispondere, ma non appena da lontano si sentì il rumore dei passi di qualcuno che stava decisamente correndo in direzione dei sotterranei, acconsentì con un' espressione alquanto divertita e un sorriso sornione.


Draco raggiunse come un forsennato la sua Sala Comune e nel mentre correva ne approfittò per sfilarsi la divisa e aprirsi i bottoni della camicia. Quando però Daphne lo vide in quello stato lo bloccò prima che potesse salire le scale del dormitorio.
“Draco, che stai facendo?”
“Quello che mi hai detto tu prima: andare di sopra e far finta di dormire.” Rispose di fretta il biondino e con un ghigno stampato sul viso.
“Sì, ma perché vai in giro praticamente a torso nudo?” La ragazza domandò confusa, notando gli sguardi per nulla casti che parecchie Serpentelle, e non solo, gli stavano lanciando.
“Ma che domande stupide fai, Daphne? Credi forse che io dorma vestito?” Il Serpeverde chiese a sua volta inarcando un sopracciglio. “Potty sta per arrivare e non ho tempo da perdere in chiacchiere con te. Quindi sbrigati a farmi passare e pensa piuttosto a nascondere i preparativi per la festa con Incantesimi di disillusione!” Le disse ancora prendendola per le spalle e sorpassandola.
“Oh Merlino!” Esclamò però sconvolta la Greengrass, che si era bloccata col pensiero al fatto che il biondino non dormisse vestito, fraintendendone il significato e arrivando alla conclusione, vista la sua attuale mise, che piuttosto lo facesse nudo. “Ma il piccolo Harry dorme con te! E tu non dormi vestito?” Il suo tono adesso era decisamente infuriato.
“Beh e allora? Se per questo neanche Potty dorme vestito!” Draco rispose scocciato, data la sua ovvietà, mentre saliva le scale. Non immaginava d'aver così fomentato ulteriormente l'equivoco. Sentì solo, mentre entrava nella sua stanza, la voce lontana della Greengrass minacciarlo di farlo finire ad Azkaban se solo osava toccare il bambino.
Ma di che diamine stesse parlando la ragazza proprio non lo capì e nemmeno in quel momento gli interessava: non aveva tempo adesso per dare un senso alle nevrosi di Daphne, piuttosto aveva meno di un minuto per rimettere in ordine la stanza, messa a soqquadro quando non aveva trovato il piccino, indossare il suo pigiama di seta e rimettersi a letto.
E non appena riuscì finalmente a mettersi sotto le coperte, non dovette aspettare che pochi secondi prima di sentire la porta aprirsi lentamente e il suono tenue e attutito di una piccola risata.
Draco aveva gli occhi chiusi, ma il suo cuore aveva cominciato a battergli sempre più rapido nel petto, aumentando di battito per ogni passo che sentiva avvicinarsi del bimbo. Batticuore che raggiunse il suo apice quando il Serpeverde avvertì il peso leggero del piccolo sul letto, il tocco gentile e delicato delle sue manine tra i suoi capelli e il suo respiro sul viso.
Dolce soffio, dal profumo di cioccolata e marmellata di albicocche, che lieve sfiorava la sua bocca e che sembrava farsi ogni attimo sempre più forte e... e vicino.
Draco spalancò gli occhi, non resistendo al bisogno di accertarsi e vedere ciò che sentiva entro breve sarebbe accaduto, e si ritrovò ad osservare a pochissimi centimetri da sé il visino del bambino, le sue gote arrossate, le palpebre chiuse, le sue labbra socchiuse pronte a donare un bacio.
Bacio che il giovane Malfoy agognava con tutta l'anima.  
“Potty.” Sussurrò però sommesso e, andando a malincuore contro il suo stesso desiderio, decise di ascoltare invece la sua vocina interiore, che chiaro lo avvertiva di non commettere idiozie perché quello non era né il momento né l'età giusta per quel tipo di bacio; preferì allora dargliene uno lui, ma sulla punta del nasino.
Harry, colto di sorpresa, spiazzato aprì i suoi occhioni verdi, incatenandoli con quelli argentati del ragazzo.
Con espressione imbarazzata e un timido, ma tenero, sorriso, esclamò poi: “Oh, che peccato! Ti sei svegliato da solo, Principe Draco!” Fece con un tenerissimo broncio e la vocina delusa. “E io che volevo svegliarti come il Principe delle fiabe sveglia la Bella Addormentata!” Adesso si aprì in un sorriso più grande e luminoso.
Ma Malfoy, che non conosceva affatto le fiabe babbane, non rispose alcunché perché totalmente rapito dal contemplare la bellezza di quel piccino stupendo, la cui sola presenza donava a tutto il suo essere tanta armonia e felicità. Emozioni che aveva compreso quella stessa mattina, quando si era ritrovato da solo nel suo letto, sarebbero scomparse per sempre dalla sua vita nel momento in cui non avesse avuto più accanto il suo amato piccolo Potty.
Al loro posto solo una disperazione straziante e un inconsolabile dolore... perché l'altro non gli avrebbe mai detto: “Ti voglio bene!”... non avrebbe mai riservato solo a lui quegli stupendi sorrisi e affettuosissimi gesti... non avrebbe mai e poi mai corrisposto al suo A...
“Però Principe, guarda! Ti ho portato la colazione.” Il bambino disse adesso tutto contento, indicando il vassoio poggiato sul comodino. “Stamattina presto sono andato nelle cucine e ti ho preparato tanti tipi di biscotti diversi e ti ho fatto anche il caffè, che ti piace tanto, e bollito il latte e il tè, perché non sapevo se bevi anche quelli a colazione. In più, per sicurezza, ti ho portato anche il succo di zucca che, Daphne dice, fa tanto bene alla salute. E l'elfo Dobby, alla fine, ha fatto un incantesimo per mantenere tutto con la giusta temperatura.” Harry spiegò eccitato, mentre il Serpeverde, il cui viso non mostrava alcuna particolare emozione, lo ascoltava silenzioso.
E dopo questo piccolo resoconto, il piccino decise quindi di alzarsi per prendere il vassoio e darlo al biondino, ma non appena provò anche solo a fare il gesto di allontanarsi un po' dal Principe, le sue forti braccia glielo impedirono e il piccolo Harry si ritrovò invece circondato dal possessivo e stretto abbraccio del ragazzo.
“Non farlo mai più!!!” Draco ordinò a denti stretti e con voce adirata, tanto che il piccino si spaventò.
“Non osare mai più andare via da me senza prima avermi avvisato!!!” Il Serpeverde continuò in tono serio.
“Ma io...” Pigolò quasi tra le lacrime il piccolo. “... volevo solo farti una bella sorpresa.”
“Niente 'ma'! Non ci sono scuse che reggono!!! Non farlo mai più, ti ho detto!!!” Adesso la voce di Draco era tremula e l'abbraccio, con cui stringeva ancora più forte a sé il bimbo, quasi disperato.
“La prossima volta sveglia anche me!” Pretese tassativo senza ammettere discussioni. “Perché tu neanche immagini...” Disse adesso prendendo il viso del bambino tra le mani e rivelando i suoi occhi rossi e umidi. “... quanto immensi e atroci sarebbero lo strazio, la pena e la sofferenza che proverei...” Sensazioni che in realtà aveva già provato. “... se non ti trovassi accanto a me!”
E il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto perché mai, come in quel momento, si era sentito più desiderato a amato da qualcuno.
“Promettimi... promettimi che non mi lascerai mai solo, Potty!” Adesso Draco implorò, vicino anche lui alle lacrime.
“Te lo prometto! Te lo prometto, Principe Draco!!!” Il piccino, tra i singulti, rispose con forza, ricambiando l'abbraccio del ragazzo e ripetendo a gran voce, più e più volte, quanto gli voleva bene, mentre il biondino, ora più tranquillo grazie a quelle ennesime dimostrazioni d'affetto, lo riempiva di carezze e dolcissimi baci.
Passarono così alcuni minuti, finché il Serpeverde scostò da sé il piccoletto e, asciugandogli le ultime lacrime con il lenzuolo, con un ghigno divertito disse: “Adesso, però, ti meriti di essere punito!”
“Sì!” Acconsentì senza proteste il piccino, in realtà contento di vedere quell'espressione più serena sul viso del biondino.
“Perché ricordi, vero, cos'è che volevo mangiare a colazione stamattina?”
Il bimbo ci pensò su, poi avvampando rispose: “Me, di baci?”
“Esattamente!” Sogghignò il Serpeverde, facendo arrivare a sé il vassoio con un incantesimo d'appello. “Ma vista la buona colazione che mi hai preparato, sarebbe uno spreco non mangiarla. Quindi ti ordino di imboccarmi ma, per ogni morso, dovrai dare tu a me un bacio.” Fece adesso di nuovo serio, anche se i suoi occhi stavano ridendo felici. “E ti comunico che ho tutta l'intenzione di finire ogni cosa.” Aggiunse ora con un sorriso sornione.
Harry osservò il vassoio e i tanti dolci da lui cucinati e, immaginando che da essi ne sarebbero usciti ancora e molti più baci, con un mega sorriso si adoperò immediatamente ad ubbidire agli ordini.
Adorava le punizioni del suo Principe Draco!


Daphne, che aveva osservato tutta la scena da uno spiraglio della porta lasciata aperta, per accertarsi che l'amico non dormisse veramente nudo e per fermarlo nel caso avesse avuto atteggiamenti poco consoni con il bambino, a quel punto decise che poteva andarsene, perché ormai convinta e sicura che non c'era nulla da temere.
Silenziosamente si avviò alla Sala Comune, ma tra le scale trovò Theo che era venuto a vedere perché non fosse ancora tornata.
“Daphne, ma che è successo?” Domandò però apprensivo il ragazzo, prendendola tra le braccia. “Perché stai piangendo?”
La ragazza, sorpresa, si sfiorò il viso e si ritrovò le mani bagnate di lacrime, constatando così che Nott aveva ragione.    
“Oh, Theo!” Riuscì allora a sussurrare a stento tra i singulti. “È che sono così belli insieme!”
E dopo un po', mentre le lacrime si facevano più copiose e l'abbraccio di Theo più forte e comprensivo, la ragazza triste sospirò: “A Draco gli si spezzerà il cuore quando il piccolo Harry non ci sarà più!”







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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 21 EFP N.A. Nel caso aveste cominciato a leggere da qui, vi comunico che ho aggiornato contemporaneamente il cap 20 e 21, quindi vi consiglio di aprire prima l'altro capitolo! Un abbraccio, Infinity19



Il piccolo Harry e il principe Draco


CAPITOLO 21


Quando Draco ed Harry uscirono dalla Sala Comune, insieme ai Serpeverde del settimo anno, per recarsi a lezione, trovarono ad attenderli Hermione, Ron e Neville.
“Buongiorno!” Salutarono i tre Grifondoro.
“Ciao!” Ricambiò gioviale il piccino, che contento camminava mano nella mano con il suo Principe.
“Buongiorno!” Risposero cortesemente al saluto le restanti Serpi, tranne Draco che infastidito invece se ne uscì: “Ma sempre tra i piedi voi tre?” La stretta con cui teneva il bambino si fece più forte.
“Beh, di certo non siamo venuti qui per vedere te, Malfoy! Piuttosto per sapere perché il piccolo Harry non è salito a colazione stamattina.” Fece con sguardo battagliero il giovane Weasley, che però perse ogni sua baldanza nel momento in cui vide disegnarsi un ghigno ferino sul viso della bionda Serpe.
E quando il biondino, con estrema soddisfazione, gliene raccontò il motivo, il rosso Grifondoro imprecò tra sé rimpiangendo di non essersi fatto gli affaracci suoi, divenendo verde d'invidia perché in sette anni che si conoscevano a lui, il suo migliore amico, Harry non glieli aveva mai cucinati i biscotti, figuriamoci poi preparargli la colazione e portargliela addirittura a letto.
E mentre i due continuavano a battibeccare tra loro, il piccolo Potty dall'animo molto sensibile si avvide però di una cosa strana.
“Daphne, ma hai pianto? I tuoi occhi sembrano tanto tristi!” Il bimbo constatò sinceramente preoccupato, tanto che la ragazza fu sul punto di scoppiare a piangere di nuovo, perché quel bambino era davvero bellissimo e dolcissimo e quella mattina, nelle parole accorate e disperate di Draco, aveva avuto più che mai chiara la percezione che non sarebbe rimasto con loro per sempre. E lei non voleva, perché le sarebbe mancato tantissimo.
Ma la mano che delicata Theo le poggiò su una spalla le diede un grande conforto e le impedì di crollare.
“No, Potter. Non ti preoccupare. Daphne sta bene, le è solo entrata un po' di polvere negli occhi.” Nott provò a rassicurare il piccino.
“Davvero?” Domandò poco convinto Harry.
“Sì!” Confermò con un sorriso la ragazza.
“Però ti fa male non è così?” Il bambino insisté, intuendo che comunque qualcosa non andava.
“Un pochino sì.” Ammise allora la Greengrass.
“Mmm...” Fece pensieroso il piccoletto. “Ma se ti do un bacino, ti passa?”
“Oh sì, sono sicura di sì!” Esclamò ora con un ghigno la Serpeverde, osservando lo sguardo omicida di Draco nell'udire quella proposta.
“Potty, non ci provare!” Disse infatti possessivo il biondino, prendendoselo in braccio, per evitare che potesse avvicinarsi all'amica. “Ricordi vero, di chi sono tutti i tuoi baci?” Chiese poi geloso.
“Tutti tuoi!” Harry rispose deciso, dandogliene uno sulla guancia avanti ad un Ron sconvolto e ad un Hermione deliziata.
“Ma non è giusto Malfoy! Anch'io voglio il mio bacio!” Si lamentò la Greengrass intendendo che ne voleva uno dal piccolo Harry, ma il piccino al contrario propose contento, credendo d'aver trovato un'ottima soluzione: “Oh, ma può dartelo Theo! Proprio come quello di ieri!”
Al ricordo del bacio scambiatosi il giorno precedente, nell'ora di Difesa contro le Arti Oscure, la bionda Serpeverde e il moretto arrossirono miseramente.
“E perché proprio Theo, Potter?” Domandò una divertita Bullstrode, curiosa di conoscere la risposta del piccino, il cui limpido sguardo era capace di leggere nei cuori delle persone.
“Oh perché Theo guarda Daphne, proprio come Blaise guarda Neville!” Spiegò semplicemente Harry, come se la cosa fosse tanto ovvia.
Zabini e il giovane Paciock, che inconsapevolmente stavano camminando uno di fianco all'altro, lanciandosi occhiatine furtive e timidi sorrisi, nel sentirsi nominare sussultarono a vicenda, credendo di essere stati scoperti.
“E cioè come un innam...” Proseguì il bambino, la cui frase fu però interrotta da Theo e Blaise, le cui mani si erano posate contemporaneamente sulla sua bocca, digrignando entrambi a denti stretti: “Sta zitto, Potter!”
Ma il bimbo riuscì a liberarsi da quelle mani, aiutato da un Draco inviperito coi suoi compagni, e soffermata la sua attenzione su qualcos'altro, agitato chiese: “Principe! Principe! Cos'è quella stanza?”
Malfoy seguì con attenzione la direzione del suo sguardo. “Oh, quella è l'aula di Pozioni, Potty, il cui insegnante è il professor Piton.”
Il piccino annuì, ricordandosi perfettamente di quel professore dai neri vestiti, bui quasi quanto la sua aula, e dagli occhi tristi, triste proprio come gli sembrava la sua classe priva di sgargianti colori, che aveva incontrato la mattina precedente nella Sala Comune dei Serpeverde.    
“Comunque la vedrai meglio più tardi, dato che alle ultime due ore abbiamo anche lezione di Pozione.” Continuò Draco.
Per tutto il tragitto poi, prima che i due gruppetti si dividessero, sia i tre Grifondoro che i Serpeverde gli descrissero un po' il professore, i primi attaccandolo apertamente i secondi, il Principe soprattutto, difendendolo dalle calunnie dei rosso-oro.
Harry ascoltò tutto molto interessato, finché Ron se ne uscì con: “Piton odia a morte i Grifondoro, quindi sta attento Harry!”
“E perché mai?” Domandò confuso il bimbo. “Io sono un Serpeverde, mica un Grifondoro!” Esclamò gongolante, mostrando orgoglioso, per l'ulteriore infelicità del rossino ma la gioia di Malfoy, il suo stemma verde col serpente argentato.
“Weasley però potrebbe aver ragione, Draco.” Rifletté preoccupata la Greengrass. “Lo sai benissimo anche tu quanto Piton lo detesti. Potrebbe approfittarne per far del male al piccino.”
“Non ti ci mettere anche tu, Daphne! Vi ho detto che Potty non è lui!” Il biondo Serpeverde sibilò adirato. “E vedrete che lo capirà anche Severus.” Aggiunse invece sorridendo, ora rassicurante, ad un piccoletto sempre più perplesso.
Hermione allora rallentò il passo e afferrò per una manica la divisa di Blaise. “Zabini, dimmi se devo preoccuparmi o meno. Perché mai Malfoy continua a ripetere che quel bambino non è Harry Potter?”
Il moro Serpeverde le sorrise amaramente. “Perché ama a dismisura quel piccino e non può ammettere di provare lo stesso anche per l'adulto.”
La riccia Grifondoro sbarrò all'inverosimile gli occhi, ricevuta la conferma di quanto già in parte sospettava.
“Comunque non c'è da temere per il momento: per eliminare la confusione di Draco stiamo già provvedendo noi. L'unico problema è che ancora non abbiamo capito il motivo per cui Potter non ricorda nulla di questa storia, né come fare per fargli tornare la memoria.”
“Già, neanch'io riesco a darmene una spiegazione, ma credo di avere la soluzione giusta affinché Harry ricordi.” Hermione affermò con sguardo deciso. “Se per te va bene, magari più tardi ne possiamo discutere insieme ai tuoi amici.”
Il ragazzo la guardò indeciso se fidarsi o meno. “Prima di fare accordi è meglio che tu sappia però, che il nostro reale scopo è quello di rendere felice Draco e questo prevede che Potter scelga lui e non la Weasley.” Blaise volle mettere in chiaro.
“E il mio desiderio invece è quello di rendere felice Harry.” Disse con espressione seria la grifoncina. “E io voglio che lui possa scegliere liberamente la persona giusta per la sua vita futura, con la consapevolezza però che non c'è solo Ginny, ma anche Malfoy, o chiunque altro ci tenga veramente a lui e che lo ami al di sopra di ogni altra cosa.”
Il Serpeverde ghignò. “A me sta bene!” Disse stendendo la mano alla Granger in un gesto che sanciva la loro unione per la realizzazione di quello scopo 'quasi' comune.
“Sta bene anche a me.” Confermò la ragazza stringendo saldamente la mano del moretto.
“Tanto...” Blaise si espresse sicuro. “... se Potter ricorderà anche solo un decimo di quanto idiota Draco si sta comportando con quel bambino, non ho alcun dubbio che sceglierà lui!”
Hermione non rispose, si limitò semplicemente ad osservare i sorrisi sinceri che si scambiavano il piccolo Harry e il suo Principe Draco e il suo cuore le sussurrò dolce che anche lei la pensava esattamente come Zabini.


La prima ora di lezione dei Serpeverde, quel Venerdì mattina, era Trasfigurazione insieme ai Tassorosso.
Quando la professoressa McGranitt riprese avanti a tutta la classe Draco Malfoy, perché non le aveva consegnato le due ricerche assegnategli, il piccolo Harry si sentì in dovere di prendersi le sue responsabilità.
“Nonna Mc ti prego: non lo sgridare! È tutta colpa mia!” Lo difese con forza. “Ieri il Principe Draco stava studiando, ma io l'ho distratto costringendolo a leggermi le fiabe, dato che da solo non ne sono ancora in grado!” Il piccoletto disse tutto dispiaciuto.
Ma nell'udire di quel gesto tanto dolce e inaspettato del biondino nei suoi confronti, le romanticissime Tassorosso sospirarono estasiate, le Serpi al contrario arrossirono mortificate. Minerva invece sorrise compiaciuta.
“E poi mi ha portato in un grande campo pieno di bandiere colorate e mi ha insegnato a volare sulla scopa.” Il piccino raccontò eccitato. “E oggi mi ha detto che mi spiegherà anche le regole di un gioco bellissimo, dal nome difficile, che però fanno solo i maghi e che mi insegnerà poi, personalmente, a prendere il boccino.” Continuò sempre più emozionato.
I Serpeverde allora si girarono tutti verso di il giovane Malfoy con sguardo omicida, i Tassorosso invece se ne innamorarono totalmente, proclamandolo idolo indiscusso della loro Casa, la professoressa di Trasfigurazione con estrema soddisfazione, invece di toglierglieli, gli assegnò al contrario cinquanta punti per, Harry non capì bene, essere stato la vera causa delle vittorie a Quidditch dei Grifondoro degli ultimi sette anni.   
Draco imbestialito cercò in tutta l'ora, essendo il più odioso possibile con tutti, di perdere quei cinquanta punti.
Non fu accontentato.
La seconda ora era Erbologia con i Corvonero, i quali, dopo aver constatato il giorno precedente quanto potente fosse la magia di Malfoy, perché in grado di attraversare incolume la barriera magica creata dal Salvatore del Mondo Magico, assunsero per tutto il tempo nei confronti della bionda Serpe un atteggiamento del tutto reverenziale, a tratti quasi servile.
Il piccolo Harry, quando invece vide l'immensità e la varietà di fiori che conteneva la serra della professoressa Sprite, gentile le domandò se poteva prenderne qualcuno. La donna, avvinta dalla dolcezza del bambino, gli diede il permesso di raccoglierne quanti ne voleva e di farsi aiutare dai suoi compagni Serpeverde.
Aiuto che in effetti era essenziale, dato che gli innocui e bellissimi fiori, dagli sfavillanti e sgargianti colori, che più attiravano l'attenzione del piccino, appartenevano quasi sempre a piante velenose e nocive, di cui era necessario ed indispensabile conoscerne le caratteristiche.
Quando il bimbo indicò un fiore rosso dall'intenso profumo di fragola, nessuna Serpe osò però avvicinarglisi perché consapevoli delle proprietà estremamente orticanti e irritanti delle sue foglie.
“Avanti, non lamentatevi e continuate a raccogliere i fiori per il mio bouquet.” Sogghigno sfacciato Draco, che tra i Serpeverde era l'unico a non far nulla, dato che Harry non poteva sopportare che il suo Principe si sporcasse le mani di terreno.
“Oh, ma questi fiori non sono per te!” Il piccino gli disse serioso, donandogli però una bianca Gardenia che aveva raccolto lui stesso.
“E per chi sarebbero allora?” Domandò geloso il biondino.
Il bambino rispose un po' rosso in viso, e quando le Serpi udirono a chi erano destinati quei fiori seguirono successivamente le indicazioni del piccolo in silenzio e senza più protestare. Persino Draco decise di dare una mano.


Erano finalmente giunte le ultime due ore di lezione che i Serpeverde avrebbero dovuto condividere con i Grifondoro.
Avrebbero perché l'ora di Pozioni era già cominciata da cinque minuti, ma, per l'irritazione e l'indignazione di Piton, in aula erano presenti solo i rosso-oro.
Quei mentecatti, indegni di portare lo stemma di Salazar Serpeverde se si lasciavano abbindolare dalle moine di quel marmocchio, erano in evidente ritardo.
E quando fecero finalmente la loro comparsa, con i capelli scarmigliati e le divise in disordine, il professore assottigliò pericolosamente lo sguardo.
“Trenta punti tolti a Serpeverde!” Sibilò mellifluo, andando contro la sua stessa politica di premiare sempre e comunque i verde-argento. “Cinque per il ritardo e venticinque perché mi sembrate un branco di Grifondoro!” Aggiunse con espressione disgustata.  
I rosso-oro non osarono protestare per l'evidente insulto nei loro confronti, consapevoli che adirato com'era in quel momento, Piton a loro di punti ne avrebbe tolti invece il triplo.
“E ora ricomponetevi e andate immediatamente a sedervi ai vostri posti!!!” Il professore tuonò imperioso, notando la nera capigliatura di Potter nascosta dietro la divisa di un fin troppo calmo Malfoy.
“Draco tu dovrai lavorare ad una diversa pozione insieme alla Granger. Troverai tutto l'occorrente ai primi banchi. Gli altri invece,
seguite le istruzioni che stanno scritte sulla lavagna!” Ordinò perentorio. “E il primo che osa fiatare resterà in punizione con me fino a Natale!” Minacciò infine, dopodiché Severus tornò a lavorare concentrato sulla complicata e difficile pozione che bolliva sulla sua cattedra.
Nell'aula scese realmente il silenzio, interrotto solo dai tipici rumori che producevano i vari strumenti in fase di lavorazione, cosa questa che però insospettì parecchio il pozionista, il quale si azzardò ad alzare per un attimo lo sguardo dall'antico libro che stava utilizzando e a dare un'occhiata in giro per controllare che stesse facendo, o più probabilmente tramando alle sue spalle, quella piccola peste. Ma tra gli alunni, e nemmeno vicino a Malfoy, ne trovò alcuna traccia.
Ma dove diamine si era cacciato quel piccolo impiastro? Non finì neanche di pensare quella frase che Piton si sentì tirare per la veste.
Abbassò lo sguardo e si ritrovò a rimirare un fascio di fiori colorati sorretti da un Potter che... Piton inarcò confuso e allibito un sopracciglio... che si stava goffamente chinando a lui con il capo.
“Che scherzo è questo, Potter? E che diamine significano questi fiori?” L'uomo domandò in tono tagliente.
“Questi fiori sono un regalo per te!” Il piccino rispose sereno e senza alcuna paura per l'atteggiamento in apparenza tanto ostile del professore, perché convinto che quel suo modo di porsi era dovuto unicamente all'eccessiva timidezza tipica di tutti i Serpeverde. “Con la speranza che con i loro brillanti e vivaci colori e il loro dolce profumo tu possa provare tanta gioia e allegria.”
Il bimbo sorrise luminoso e Piton, più che dal colore dei fiori, rimase completamente abbagliato dal verde smeraldo dei suoi occhi... gli stessi di Lily.
Severus fu costretto a distogliere lo sguardo. “Gioia? Allegria? Potter! Ma lo sai io chi sono?” Digrignò tra i denti, convinto che probabilmente nessuno glielo avesse spiegato: in quel caso infatti, avrebbe provveduto personalmente e non nel migliore dei modi.
“Sì! Sì!” Harry rispose sicuro, tornando in posizione retta. “Tu sei il Capo indiscusso di tutti i Serpeverde e tutti loro ti devono ubbidire, persino il Principe Draco!” Piton aggrottò le sopracciglia. Ok, forse sapeva chi era, ma allora perché quel bambino non era per nulla intimorito da lui?
“Tu sei il nemico numero uno dei Grifondoro, che hanno tutti un'immensa paura di te! Neville ad esempio, solo al sentirti nominare, trema tutto!” Piton non resistette e, con un ghigno compiaciuto, lanciò il suo sguardo più torvo verso Paciock, il quale, quando incrociò i suoi occhi, fu sul punto di svenire.
“Ron invece pensa che sei ingiusto e crudele e che le tue punizioni sono le più spietate e cattive di tutte.”
Il rosso Grifondoro sbiancò, già immaginando la sicura vendetta di Piton che da quelle parole sarebbe seguita, e atterrito gemette: “Harry, ma da che parte stai?”
“Però in realtà ti rispettano e ti stimano molto. Hermione infatti ritiene che, nonostante i tuoi capelli unti e la faccia da pipistrello, tu sia un ottimo e capace professore.” Harry continuò, dimostrando vero quel detto babbano che diceva che i bimbi sono la bocca della verità. La Granger si pentì amaramente di essersene completamente dimenticata quella mattina, quando lei e i suoi amici gli avevano descritto il professore di Pozioni.  
Severus invece sogghignò: stranamente, e succedeva raramente, si stava sinceramente divertendo.
Appuntandosi quindi mentalmente di farla pagare al più presto ai quei presuntuosi Grifondoro, con espressione, adesso per nulla contrariata, invitò poi la piccola peste a continuare con la sua descrizione.
“Tu sei il professore di Pozioni e i sotterranei sono il tuo regno, su cui governi incontrastato.” Il viso del pozionista era sempre più compiaciuto e soddisfatto.
“Tu sei un combattente valoroso che ha difeso, in una lunga e ingiusta guerra, a rischio della vita e tanta sofferenza, le persone  buone da un mago cattivissimo.” Il bimbo concitato riportò quanto, in poche parole, gli avevano raccontato Daphne e Theo.
“E poi sei il padrino del Principe Draco, che ti vuole tanto bene e che ti difende sempre quando qualcuno parla male di te.”
Piton ormai non stava più sorridendo e il suo volto era tornato di nuovo serio, mentre al centro del petto qualcosa, di cui da tempo aveva dimenticato l'esistenza, cominciò a dar segni di vita, iniziando a battere sempre più forte.
“Tu sei Severus Piton... il Re dei Serpeverde!” Concluse il piccino con orgoglio, ripetendo l'inchino con il capo.
Severus a quell'ultima e inaspettata affermazione ci rimase totalmente di sasso e per la prima volta in vita sua non seppe come replicare.
Il suo sguardo esterrefatto e scioccato si posò allora su Malfoy e gli altri verde-argento e, per la sua enorme sorpresa, trovò che anche tutti loro si stavano inchinando con il capo a lui, riconoscendo come vere le parole di quel bambino.
Piton non lo immaginava, ma da quel momento in poi fino al suo ultimo giorno di scuola, e di vita, tutti i Serpeverde avrebbero continuato a salutarlo così, legittimando in quel modo, ad Hogwarts e a tutto il mondo magico, il riconoscimento che gli aveva attribuito il valoroso e prode eroe, Harry Potter.
“Visto che sapevo chi sei, Re Severus?” Il bambino fece infine gongolante, con un candido e genuino sorriso. “Adesso, allora li accetti i miei fiori?” Chiese però incerto e con lo sguardo supplice.
Piton glieli strappò praticamente di mano, sibilando minaccioso: “Ora, però: SPARISCI POTTER!!!”  
Ma fu invece con estrema delicatezza e attenzione che li posò poi in una boccetta vuota, che utilizzò come vaso.
Draco giurò d'aver intravisto per un attimo le, di solito pallide ed inespressive, guance del suo padrino, tingersi di un tenue rosa.
E quella fu l'ennesima riprova che il suo piccolo Potty non era Harry Potter, ma al contrario un bellissimo Angelo, capace di compiere dei veri e propri miracoli, venuto dal cielo per restare per sempre con lui...
Il piccino glielo aveva promesso...
Il biondino sfiorò con delicatezza i bianchi petali della Gardenia che aveva appuntato dove prima c'era stato il suo stemma...
Sì... per sempre insieme...




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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 22 Efp N.A.: Avevo giurato che avrei terminato questa storia ed eccomi qui che mi accingo a mantenere la promessa postando un nuovo capitolo…
Mi dispiace solo che abbiate dovuto aspettare così tanto per questo aggiornamento, ma vi assicuro che di motivi ne ho avuti, tanti e anche difficili e dolorosi da affrontare, però non mi sono arresa, anche se ammetto che la tentazione in alcuni momenti è stata forte, e ho scritto quest’ennesimo capitolo che spero vi piaccia…
La dedico a tutti voi, che dopo più di due anni di assenza, state ora leggendo queste mie parole, che comunque non potranno mai esprimere abbastanza le scuse che vi devo per avervi fatto attendere così tanto tempo… a voi che mi avete sostenuto in questi momenti difficili ridonandomi la voglia, con le vostre richieste, a continuare… a voi, che come me amate il piccolo Harry e il suo principe Draco…
Buona lettura e grazie di cuore!



Il piccolo Harry e il principe Draco


CAPITOLO 22

Il piccolo Harry si allontanò dalla cattedra convintissimo che avrebbe passato le restanti due ore di lezione accanto al suo Principe, prospettiva questa che nel pensiero del piccino era naturale e quasi scontata, quindi fu con un misto di disappunto e dispiacere che dovette invece constatare che per questa volta proprio non era possibile: il bel Serpeverde infatti aveva da un lato Hermione e dall'altro la parete. L'unico modo che avrebbe avuto per potergli restare vicino era unicamente sederglisi in braccio, opportunità che però il bimbo scartò immediatamente in quanto non voleva essergli causa di distrazione per quel lavoro di massima importanza che gli aveva affidato Re Severus.
Il bambino perciò non riuscì proprio ad evitare di metter su un faccino davvero abbattuto e imbronciato, broncio che si trasformò poco dopo in vero e proprio sconforto, quando notò che l’unico sgabello libero era in fondo all’aula vicino a Ron il Grifondoro, in un posto davvero tanto lontano dal suo Principe, che sedeva invece al primo banco, e diametralmente opposto a dove stavano lavorando i suoi nuovi amici Serpeverde.
Il piccino avvilito sbuffò contrariato ma non si perse d’animo, piuttosto scrutò con attenzione l’intera classe alla ricerca di una scappatoia, dato che lui, tranne che con Neville che però aveva già un compagno di banco, proprio e per nessun motivo voleva trattenersi più del dovuto con i nemici del Principe: in special modo e soprattutto col rosso Grifondoro, che il giorno prima aveva tentato più volte di allontanarlo dai verde-argento.
Il suo sguardo si posò infine e di nuovo sulla cattedra e qui si fermò, perché fulminato da una fantastica idea.
Draco nel frattempo, che era intento a tagliare minuziosamente le radici dell’Artiglio del Diavolo, una pianta africana dall’uso prettamente per pozioni antidolorifiche, incuriosito del perché il bambino non fosse ancora tra le sue braccia, alzò il capo e lo vide con lo sguardo rivolto verso Piton e un sorriso birichino sul viso. Quando i loro occhi finalmente si incontrarono gli sorrise e gli indicò con un gesto delle mani di andarsi a sedere sulle sue ginocchia, ma il bimbo scosse il capo in segno di diniego e, seppur ricambiando il suo sorriso, si diresse invece risoluto verso Weasley. 
Malfoy assottigliò allora pericolosamente lo sguardo e l’espressione sul suo volto si fece sempre più scura e furente per ogni passo che il bambino faceva verso il Grifondoro, e la causa non era la gelosia, almeno non solo quella, ma la consapevolezza, che spontanea gli stava nascendo dentro, che fosse normale e naturale che Potty andasse da Weasley… perché era il suo migliore amico!
Infine il suo cuore sembrò dolorosamente fermarglisi nel petto quando udì il piccolo Potty chiedere gentile se poteva usare lo sgabello libero accanto al rossino… il suo sgabello… e Weasley rispondere con soddisfazione e compiacimento: “Ma certo Harry che puoi sederti qui, d'altronde questo è il tuo posto, no?”
Dalle labbra di Draco uscì fievole ma sconvolta la domanda: “Potter?!” E da quel momento in poi la bionda Serpe non riuscì a capire più niente, né a concentrarsi su ciò che gli era intorno, né persino a comprendere il senso o dare un significato alle istruzioni sulla pozione che dovevano preparare lui e la Granger, talmente scosso e turbato lo aveva lasciato quella subitanea realizzazione. Realizzazione che ancora una volta, in una strenua lotta tra le paure del cuore e la logica impugnabile della ragione, Draco provò a negare: il suo dolcissimo Potty e l’odiato Potter non potevano essere la stessa persona.
Il Serpeverde comunque, ormai completamente distratto dalla sua battaglia interiore, non udì la replica risentita, quasi offesa, del bambino: “Ma io non voglio sedermi qui! A me serve solo lo sgabello.” Volle esser chiaro, allorché Ron, confuso e un tantino ferito, gli disse che poteva prendersi tutto ciò che desiderava.
“Grazie.” Harry disse adesso più cortese prima di sollevare lo sgabello e dirigersi verso la cattedra. “E poi io non ci voglio stare vicino ai Grifondoro cattivi che trattano male il mio Principe Draco, che invece è tanto dolce e buono.” Aggiunse piccato, facendo sorgere un ghigno sui volti dei Serpeverde e lo sconforto su quello dei rosso-oro.
“Andrò piuttosto a sedermi vicino a Re Severus, che è una persona tanto gentile e simpatica!” Concluse infine, senza alcun ironia od ombra sul viso che stesse scherzando, e sconvolgendo adesso l’intera classe, professore incluso.
Piton infatti, strabuzzò esterrefatto gli occhi e solo per poco non rovesciò l’intera boccetta di Essenza di Fior di Loto che stringeva tra le dita nel calderone a cui stava lavorando, rischiando così di rovinarne il contenuto. Ma la sorpresa non durò che pochi istanti, il suo viso infatti riassunse immediatamente la sua espressione più truce e minacciosa e le sue palpebre si socchiusero a fessura, nella speranza che guardandolo in faccia quel piccolo impiastro si fosse pietrificato dalla paura, desiderando piuttosto di sparire sul serio dalla sua vista come poco prima gli aveva suggerito.
Ma niente, il bambino non sembrò minimamente turbarsi o spaventarsi mentre, incurante del potenziale pericolo che stava correndo, si avvicinava a lui con passo tranquillo ed espressione serena.
E figuriamoci, pensò sempre più nervoso il pozionista, tipico di Potter, che non smentiva mai, piccolo o grande che fosse, di mostrarsi arrogante e sfrontato proprio come il suo degno presuntuoso e tronfio padre.
Ma non fu a James Potter che Piton pensò quando il piccino accostò lo sgabello alla cattedra e vi si sedette sopra sicuro, appoggiando i gomiti sul banco e il viso tra le mani e rivolgendogli un caldo e radioso sorriso in cambio, o quando, quasi a giustificarsi della sua presenza lì, il piccolo Potter chiese dolcemente: “Posso restare qui con te, vero Re Severus? Così… così non do fastidio a nessuno!” I suoi occhi limpidi privi di ogni traccia di disprezzo o di quell’odio che tante volte aveva fomentato lui stesso in quei sette anni.
No, in quel momento la sua mente non riusciva proprio e per niente a paragonare quel bambino all’odiato Grifondoro, che aveva reso un inferno la sua adolescenza ad Hogwarts prima e la sua giovinezza dopo, quando fuori da quelle mura gli aveva rubato per sempre ciò che di più prezioso aveva il suo cuore.
Quel bambino lo guardava con la stessa dolcezza e mite benevolenza che tante volte gli avevano rivolto i bellissimi occhi di Lily.
E per la prima volta da che lo aveva incontrato, Severus pensò davvero che Harry Potter assomigliasse a sua madre.
Pensiero questo che lo sconvolse profondamente ma che si disse, ritrovata la lucidità dopo un profondo respiro, dovuto all’odore intossicante di quegli stupidi fiori che gli stavano sicuramente annebbiando il cervello con i loro profumi che, ci scommetteva, avevano proprietà allucinogene.
Più tardi, magari a fine lezione quando tutti fossero andati a pranzo, li avrebbe bruciati.
Anzi, rifletté maligno, perché diavolo non lo aveva già fatto? O non lo faceva adesso?
Bastava un semplice tocco di bacchetta, un po’ di fuoco, e di quei fiori sarebbe rimasto unicamente un mucchietto di cenere e il loro ricordo sarebbe scomparso insieme al dissolversi del fumo. E così, Piton ghignò, avrebbe dimostrato a quella piccola piaga che lui non era affatto né buono né simpatico. Figuriamoci!
Ma una strana sensazione, un rimorso per qualcosa che non aveva neanche nemmeno ancora fatto, gli procurò una fitta al petto mostrandogli il viso addolorato del bambino se avesse compiuto quel gesto tanto… crudele!
E qual’era il problema adesso? Si domandò sempre più turbato. Lui era crudele, lo era sempre stato, e adorava da impazzire far soffrire e umiliare Potter, e quando ci riusciva provava una soddisfazione e un compiacimento davvero sconfinato. Ma soprattutto lui della parola rimorso non conosceva nemmeno il significato, o meglio, sicuramente non quando si trattava del ragazzo sfortunatamente sopravvissuto, ora disgraziatamente eroe del mondo Magico! E allora cos’era quel malessere che stava provando forte all’altezza del cuore?
Piton guardò con sospetto e diffidenza il bambino, che stava aspettando ancora una sua risposta, convinto di trovarlo a stringere la bacchetta con cui, in qualche modo, doveva averlo stregato e confuso, ma le due manine erano posate sul piano ligneo della sua cattedra e al loro interno non contenevano alcunché.
Il professore si ripeté allora che l’unica causa dei suoi assurdi pensieri dovevano essere i fiori, che avrebbe bruciato… ma non adesso!... e assolutamente non la calda luce smeraldina che finalmente, dopo tanti anni di buio, era ritornata di nuovo ad illuminarlo e a riscaldargli l’anima.
E per dimostrarlo avvicinò il viso a quello del piccino e sibilò: “Bene! Ma non credere di poter con questo dar fastidio a me. Ci siamo capiti bene, Potter? Altrimenti scoprirai a caro prezzo quanto Weasley e Paciock abbiano ragione ad essere terrorizzati da me e dalle mie punizioni.”
Piton ci mise tutta la cattiveria possibile nella sua minaccia e vide che in molti si irrigidirono alle sue parole, che sapevano vere, e alcuni, per l’esattezza Weasley e… la Greengrass?... strinsero con forza le proprie bacchette, decisi probabilmente ad usargliele contro in caso avesse fatto del male al bambino.
La Parkinson invece aveva un’espressione selvaggia e feroce nello sguardo, che chiaro esprimeva quanto grande fosse il suo desiderio di vederlo punire nel modo più atroce possibile Potter. Sguardo, indirizzato al piccino, che aveva un ché di pericoloso e maligno. Mmm… Severus si rammentò seccato dell’ulteriore compito affidatogli dal preside.
Malfoy al contrario aveva lo sguardo basso e sembrava del tutto disinteressato a quanto stava accadendo nell’aula. Sul suo volto però c’erano tracce di profondo turbamento, misto a rabbia e dolore. Emozioni che, il professore immaginava, il suo figlioccio avrebbe provato con sempre più forza e maggiore intensità nei giorni avvenire. 
L’unica che sembrava completamente indifferente alle sue minacce era Hermione Granger che, come aveva previsto, era concentrata piuttosto a scoprire cos’era la sconosciuta pozione che stava bollendo sulla sua cattedra. Eventualità impossibile però perché, a meno che non ne avesse letto o sentito il nome, il libro su cui ne era scritta la preparazione era al momento tra le sue mani e quindi fuori dalla sua portata, e il pozionista avrebbe fatto in modo che restasse tale per il restante tempo della sua lezione.
Naturalmente Piton rimase del tutto spiazzato, ancora una volta, dalla reazione del bambino.
Il piccolo Harry infatti, per niente spaventato… dannatissimo coraggio Grifondoro!… aveva annuito in segno d’assenso alle sue parole e poi, vista la vicinanza tra loro, con cipiglio curioso aveva affondato le sue manine tra i neri capelli del professore.
L’intera classe raggelò per la paura di quanto, tutti immaginavano, sarebbe successo entro poco e persino Draco alzò il capo dando segni di essere finalmente tornato in sé.
Severus non si mosse, impietrito per la sorpresa, mentre le dita del piccino continuavano ad accarezzare e massaggiare gentilmente la sua cute.
Finché Harry borbottò indispettito: “Hermione ha torto! I tuoi capelli non sono affatto unti, ma anzi tanto morbidi e lisci.” Poi gli si avvicinò sempre più e lo annusò un paio di volte.
Piton cominciò a tremare, ma non per la collera.
Quando il bimbo si allontanò di nuovo, sorridendogli compiaciuto riprese: “E poi non puzzi nemmeno! Hai un così buon profumo!” Esclamò contento, dopodiché prese le ciocche che gli pendevano a destra e a sinistra del suo volto e le alzò ai lati del suo capo scoppiando in una buffa risata. “Anche se così sembri davvero un pipistrello!”
Piton assunse una strana colorazione tra il verdognolo e il grigiastro mentre i volti dei suoi studenti, questa volta nessuno escluso, si dipinsero letteralmente di viola, mentre provavano in tutti i modi a trattenersi.
“Il primo che ride, giuro che lo Crucio!” Digrignò tra i denti Piton e in molti tremando per lo sforzo si ritrovarono a piangere, Seamus rischiò invece di soffocare non riuscendo a respirare.
“E tu Potter, considerati in punizione con me fino alla fine dei tuoi giorni! E toglimi immediatamente le mani dai capelli!” Sibilò inviperito e il bambino ubbidì solo che per fare in fretta, come gli era stato ordinato, gliene tirò un po’ e il professore questa volta si fece di brace per il dolore.
“Scusa! Scusa, Re Severus! Non l’ho fatto a posta!” Piton a quel punto non ci avrebbe giurato.
“Però non ti devi arrabbiare! Io volevo solo farti dei complimenti! Beh, anche se…” Il piccino ammise adesso imbarazzato. “… quello del pipistrello non lo era! Però era per dirti che secondo me sei una persona incompresa! È per questo che i Grifondoro pensano tutti male di te! Forse…” Harry meditò attentamente. “… se cambiassi un po’ aspetto… ma hai solo vestiti neri?” Domandò pensieroso e poi si illuminò. “Sì, sono sicuro che piaceresti di più se indossassi qualcosa di più colorato… magari verde? E poi per evitare che offendano ancora i tuoi capelli potresti mettere un bel cappello simpatico…”
“… con sopra un avvoltoio impagliato, una borsetta rossa e poi sarebbe perfetto!” Finnigan concluse non resistendo più e scoppiando in una fragorosa risata, contagiando i suoi compagni di Casa e provocando il sogghigno in alcuni Serpeverde, mentre il pensiero di tutti andava al molliccio che al terzo anno si era trasformato in un Piton con indosso i vestiti della nonna di Neville.
Severus si sentì inondare da una collera e da un senso di umiliazione che non provava dai tempi della scuola quando, ancora studente, veniva costantemente preso in giro e messo in ridicolo da Potter e dai suoi arroganti e odiosi amici, di cui quel piccolo moccioso sembrava a tutti gli effetti aver ereditato l’insolenza e la presunzione. Si era ripromesso ormai da tempo però che una cosa del genere non sarebbe più accaduta e furente afferrò la bacchetta, deciso a punire severamente il bambino e tutti quelli che lo stavano deridendo.
Ma prima di agire, avvenne qualcosa che gli ricordò come si concludevano sempre, ogni singola volta, gli scherzi a suo danno provocati da Potter, Black, Lupin e l’insulso Minus.
Il piccolo Harry si alzò sullo sgabello e guardò con odio cocente tutti quelli che ancora ridevano e, con le lacrime agli occhi per la rabbia, gridò: “SMETTETELA DI RIDERE!!! Non c’è proprio niente di divertente! Siete davvero tanto cattivi e crudeli se prendete in giro Re Severus! Non vi ha fatto niente di male!” E poi incrociando le braccia, furente continuò: “Fa proprio bene a mettervi in punizione allora!”
La bella Lily correva sempre in suo soccorso per difenderlo, proprio come adesso suo figlio!
I Grifondoro ammutolirono di colpo, pentiti e colpiti dalle parole del bambino. Draco, che non aveva affatto sorriso alla battuta di Finnegan, fulminò con lo sguardo Tiger, Goyle e la Buldstrode che al contrario avevano osato sghignazzare e poi rivolse un’espressione compiaciuta in direzione del suo padrino, in attesa di osservare quale sarebbe stata la sua prossima mossa nei confronti dell’innocente candore e ardore del suo piccolo Potty.
Piton inarcò gelido un sopracciglio, mentre al contrario un tenue calore si diffondeva nel suo petto e cancellava come per magia ogni traccia di collera provata fino a qualche istante prima, e mellifluo, ma decisamente con tono beffardo e non serio, disse al bambino: “Davvero ammirevole da parte tua, Potter, incolpare altri di qualcosa che è cominciato da te! Dovresti essere tu il primo che dovrei punire!”
 “Ah!” Esclamò sinceramente dispiaciuto Harry. “Ma io non volevo offenderti! Lo giuro!!! Però se pensi che devo essere punito, allora va bene.” Aggiunse con tono dimesso e sguardo abbattuto.
Piton vacillò insicuro per qualche istante, mentre osservava quel ragazzino, che gli aveva dato filo da torcere dal primo giorno che si erano incontrati, adesso così docile e remissivo.
Ma era davvero Potter? Si domandò sconcertato all’improvviso.
“Sì, lo penso davvero.” Ghignò: non riuscì proprio ad evitarlo. “Levicorpus.” E il piccolo Potter si ritrovò capovolto e sollevato a mezz’aria, appeso per una caviglia.
Hermione e Daphne si alzarono da posto, sconvolte. “Professore!!!”
Draco invece non si scompose minimamente: immaginava già cosa avrebbe detto il bambino. E infatti…
“Oh, ma è tanto divertente!” Rise di cuore il piccino, mentre sempre più rosso per il sangue che gli stava scendendo alla testa, guardava divertito il mondo sottosopra e salutava gioioso il suo Principe.
“A quanto sembra!” Disse seccato Severus, assottigliando le palpebre. “Una punizione non dovrebbe essere piacevole, Potter! Altrimenti non è affatto una punizione. Magari dovrei usare il Sectumsempra!” Ponderò fintamente convinto il professore fra sé, compiacendosi invero dell’indignazione e dello spavento comparsi sui volti dei suoi alunni. Non di tutti però: almeno non di Draco, o della Parkinson e naturalmente...
“Sì! Sì! Fallo, Re Severus! Voglio vedere che cosa fa.” Chiese davvero eccitato il fanciullo, curioso di scoprire una nuova magia.
E il ghigno di Piton inevitabilmente si allargò, e non perché stesse seriamente considerando di accontentarlo e di approfittare quindi di quella irripetibile occasione per farla finalmente pagare all’odioso Grifondoro… ok, in realtà per un attimo la tentazione lo aveva sfiorato… ma piuttosto perché Severus capì, con suo sommo orrore nell’stante in cui se ne rese conto, che quel piccoletto stava cominciando seriamente a piacergli…
Maledizione! Doveva ricorrere al riparo, prima che ce ne andasse di mezzo la sua salute mentale e facesse la stessa stomachevole fine di quell’idiota del suo figlioccio.
“Non temere Potter. Più tardi, con mio sommo piacere, vedrò di accontentarti!” Soffiò acido, scandendo lentamente ogni sillaba, quasi quella fosse una dolce promessa.
In cambio il piccolo Harry gli restituì uno sguardo ricolmo di aspettativa e fiduciosa speranza, sotto il quale Severus, sempre più frustrato, provò l’impellente e improvviso desiderio di fuggire dalla sua aula e nascondersi nei meandri più bui del castello, per impedire a quegli occhi verde brillante di fargli ancora del male. Percepiva infatti, che qualcosa dentro di lui si stava irreparabilmente spezzando e non si sentiva per nulla pronto ad affrontarne le conseguenze.
Fu con una certa stizza allora che liberò Potter dall’incantesimo, obbligandolo a sedersi sullo sgabello e intimandolo a non aprire più bocca, e che si occupò poi di riportare ordine e silenzio nell’aula, provvedendo immancabilmente, con espressione dura e inflessibile, a dare le giuste punizioni a Finnegan e a chi lo aveva deriso, e ottenendo inoltre, con suo enorme disappunto e qualcos’altro dalla natura decisamente del tutto opposta, l’approvazione ghignante dell’irritante marmocchio.


Ma il silenzio non durò che pochi minuti e a interromperlo fu proprio il professore che non riuscì più a sopportare e a reggere oltre l’espressione adesso piena di ammirazione e meraviglia con cui lo stava guardando il piccino, che attento e pieno di accesa curiosità osservava ogni suo gesto mentre lavorava alla sua pozione.
Con quella stessa stupita espressione che tanto tempo addietro, quando piccolo lo era stato lui, Severus aveva visto nello sguardo di una bambina dai fulgidi capelli rossi, nel momento in cui le aveva rivelato di essere una strega e le aveva svelato i segreti del Mondo Magico.
Ancora una volta quel bambino gli aveva portato alla mente i ricordi più dolci del suo passato, con quegli occhi che erano sempre stati la sua unica e più grande debolezza, perché i soli, nella sua intera vita, che erano riusciti a penetrare nelle profondità celate e oscure del suo animo e accendervi l’ardente e impetuoso fuoco dell’A…
Cosa che decisamente, rifletté adesso veramente inorridito e sgomento Piton per l’ennesima pazzia prodotta dalla sua mente ormai del tutto andata… non c’erano infatti altre spiegazioni per un pensiero del genere… non sarebbe certo accaduta di nuovo con quel piccolo… piccolo… non riuscì a trovare aggettivi abbastanza sgradevoli e offensivi… Potter! 
“Immagino tu non abbia mai visto una pozione prima d’ora, giusto Potter? Che c’è? Desideroso di sfidare la sorte e assaggiarne una?” Strascicò con fare invitante, prendendo un mestolo e riempiendolo della sostanza nera melmosa che bolliva nel suo calderone e mettendoglielo poi avanti alla bocca in una chiara sfida a berlo.
Harry osservò sospettoso la sostanza e poi rivolse al professore un piccolo ghigno. “Naaa!” Rifiutò con fare saputo, quasi a dirgli che lo sapeva che stava solo scherzando e che non voleva fargliela bere per davvero.
Piton, per tutta risposta, non poté evitare allora di metter su una faccia delusa e contrariata, quando dovette riversare di nuovo il contenuto del mestolo nel pentolone. “Peccato! Ma c’è tempo.” Borbottò però piano tra sé.
“Pensavo solo che sei davvero tanto bravo, sai Re Severus!” Esclamò convinto e sincero il bambino. “Perché quella pozione deve esser tanto difficile, non è così?” E poi, osservando concentrato le pagine aperte dell’antico tomo che era posato sulla cattedra e su cui erano riportate le istruzioni, sbuffò contrariato: “Io qui non ci capisco proprio niente!” Cercò di spiegarsi meglio, lanciando al professore uno sguardo fiero e orgoglioso, perché lui al contrario ci riusciva.
“Cosa che non mi sorprende affatto, Potter!” Sbottò ironico l’insegnate, deciso a negare a tutti i costi di aver apprezzato l’ennesimo complimento ricevuto dal moccioso. “Mi sarei meravigliato piuttosto del contrario.” Aggiunse malevolo nel chiaro intento di offendere il bambino, cosa che in effetti avvenne e che no, non lo rese per nulla soddisfatto.    
La luce negli occhi del piccino infatti si offuscò e Piton sentì di nuovo i sensi di colpa divorargli lo stomaco.
“Anche zia Petunia dice sempre che sono troppo idiota per capire qualsiasi cosa.” Il piccolo ammise tristemente.
“Beh, tua zia ha la stessa intelligenza di una caccola di un Troll di montagna, Potter! Quindi, fossi in te, non farei alcun affidamento su quello che dice o non dice.” Ringhiò adirato Piton, fomentato dall’antico rancore che aveva sempre provato per quell’odiosa babbana dal viso cavallino e ritrovandosi però, inconsapevolmente, a difendere Harry.
“E questo è latino!” Concluse indicando le parole scritte sul libro e rincuorando così… maledicendosi subito dopo averlo fatto… il piccino, che gli dedicò il suo sorriso più grato.
Non registrò comunque che gli studenti delle due Case avevano osservato preoccupati quello scambio di battute, ma che adesso ne erano rimasti talmente shoccati che alcuni faticavano ancora a credere a ciò che avevano appena visto.
Draco invece aveva sentito il suo cuore farsi sempre più leggero, per quanto percepiva ancora che la pesante zavorra del dubbio non lo aveva abbandonato del tutto.
“Oh, allora Ob-li-v-io A-ni… ani-ma-e…” Lesse incerto la parte iniziale in neretto, quella che il bimbo pensò essere il titolo della pagina. “… è latino come Cor Serpentis? Quindi è normale che non lo capivo, no?” Constatò candidamente fra sé il piccino, senza minimamente immaginare che aveva appena pronunciato il nome della pozione che, destinata a lui, avrebbe cambiato il suo intero futuro.
Severus chiuse di botto il libro e imprecò mentalmente contro Salazar, Morgana e chiunque altro mago oscuro conoscesse, per la sua disattenzione… il marmocchio gliela aveva fatta di nuovo… mentre la Granger, che solo questo stava aspettando, assunse un’espressione di puro, raggiante trionfo. Sempre più esasperato, Piton si trattenne a stento dal realizzare poi il fervente desiderio, che sentiva sempre più forte, di ammazzare all’istante quel piccolo impiastro, rimpiangendo amaramente di aver impedito in tutti quegli anni che lo facesse invece il Signore Oscuro.
Il piccolo comunque, che non badò affatto al gesto stizzito del professore, abbandonò qualsiasi interesse avuto fino a quel momento sul libro, per lui intraducibile, e spostò piuttosto la sua attenzione sui vari ingredienti che circondavano il calderone, che ritenne non aver per nulla un aspetto rassicurante: tra quelle boccette ce ne doveva essere sicuramente qualcuna dalle proprietà altamente nocive. 
E vinto dalla sua innata curiosità, quindi domandò a chiara voce: “Re Severus, questa pozione è anche tanto pericolosa, vero?”
Piton lo squadrò da capo a piedi, truce. “Mortale, Potter!” Mentì con tutto l’astio che sentiva in corpo. “Una sola goccia e di chi la beve non rimarrà neanche il ricordo.” E in senso lato, questa non era neanche tanto una bugia.
Ma nessuno, in realtà nemmeno Hermione, che però era decisa a scoprirlo entro breve per quanto dal nome se ne era già fatta un’idea, aveva mai sentito nominare prima quella pozione o ne conosceva gli effetti.
Il bambino però sorrise per nulla intimorito. “Oh! E la userai contro i Grifondoro cattivi?” Chiese divertito indirizzando uno sguardo torvo verso Seamus e Ron, che impallidirono preoccupati mentre le Serpi ghignarono di gusto.
“Mmm… probabile!” Replicò aspro Severus, incrociando lo sguardo della Granger. “Ma potrei usarla anche per dare una lezione a piccoli Serpeverde ficcanaso!” Disse ora, rivolgendosi direttamente al piccino e accorgendosi troppo tardi di aver ammesso all’intera classe, ma soprattutto a se stesso, di riconoscere il piccolo Harry Potter come appartenente della Casa verde-argento.  
Dannazione!
Il bimbo, che non comprese la portata di quell’involontaria ammissione, giurò allora di fare il buono e con un sorriso smagliante si propose piuttosto di dargli una mano. Ma Piton, che non reggeva più la sua vicinanza, i suoi sdolcinati sorrisi e quegli occhi così pieni di buoni sentimenti con cui continuava a guardarlo… lo facevano sentire strano, come ormai da anni non gli era più capitato… gli ordinò invece di togliersi dai piedi, perché la sua presenza lo distraeva, e di sedersi buono in un angolo della stanza senza proferir più parola fino a quando la lezione non fosse terminata. 
Harry protestando un pochino lo accontentò, ma quando posò lo sgabello dove gli era stato indicato, e cioè vicino ad un armadio su cui giacevano tante boccette ripiene di diverse pozioni dagli svariati colori, non si lamentò più, perché da dove stava scoprì di avere una visuale privilegiata per poter guardare tranquillo e indisturbato il suo Principe lavorare.
Cosa che fece con gioia, almeno finché il suo sguardo non fu calamitato in alto su un piccolo arcobaleno scintillante, che d’impulso decise di toccare con mano.


Severus che era stato nervoso per tutto il tempo in cui il bambino gli era stato accanto, percepì che averlo allontanato non aveva affatto cambiato la spiacevole sensazione, semmai l’aveva peggiorata aggiungendovi un senso di irrequietezza e apprensione. Presentimenti che trovarono la loro conferma nel momento in cui si voltò per osservare cosa stesse facendo e lo trovò che si era letteralmente arrampicato sugli scaffali dell’armadio delle pozioni per afferrare qualcosa e che, se non era ancora rovinato a terra, era  unicamente perché teneva la punta di un piede poggiato sullo sgabello. Sgabello che stava traballando pericolosamente e che sembrava in procinto di abbattersi entro poco, portando con sé quel piccolo incosciente.
E se questo non accadde fu solo perché Piton, istintivamente, appellò il bambino tra le sue braccia.
Irritato uno e mortificato l’altro per il disastro provocato, osservarono poi lo sgabello per l’appunto cadere e sciogliersi per effetto del contenuto di alcune ampolle che gli si erano infrante sopra.
“Ops!” Esclamò, ora seriamente preoccupato il piccino.
“Ops? Questo è tutto quello che sai dire Potter? Cosa, diamine, ti credevi di fare?” Tuonò adirato Piton.
Harry adesso si spaventò sul serio e abbassò il capo affranto. “Scusa Re Severus! Io… io volevo solo toccare l’arcobaleno.”
“L’arc… Cosa?”
Il bimbo gli mostrò cos’è che stringeva tra le mani: una pozione trasparente che brillava con appunto i sette colori dell’arcobaleno.
Piton gliela prese stranamente gentile dalle mani, la osservò attentamente e poi guardò pensoso la mistura che bolliva sulla cattedra: gli stava venendo in mente una strana idea.
“È proprio tanto bella. Ma che cos’è?” Domandò timidamente il bimbo.
“Un’ Acchiappasogni o Acchiapparicordi. Fa lo stesso.” Rispose distrattamente l’insegnante, ancora concentrato sulle due pozioni. “Serve a recuperare ricordi perduti trasformandoli in sogni.” Rammentò più a se stesso che al bambino. 
“Oh! E l’hai fatta tu?” Harry chiese ancora una volta ammirato.
“Certo, come tutte quelle che mi hai distrutto!” Gli sibilò Severus, interrompendo il filo di pensieri che stava seguendo e decidendo di rifletterci meglio una volta da solo.
Harry guardò di nuovo lo sgabello, o meglio la poltiglia marrone che ne era rimasta, e poi si girò di nuovo per fronteggiare Piton, che lo teneva ancora abbracciato.
“Re Severus, ma tu mi hai salvato la vita!” Constatò emozionato.
“Puro… sfortuito… caso, Potter!” Piton digrignò seccato tra i denti.
“Grazie! Grazie infinite.” Il piccolo Potter sussurrò guardandolo dolce e allacciando le braccia attorno al suo collo per poi lentamente avvicinarsi.
Quando Severus capì quali erano le sue immediate intenzioni, spalancò inorridito gli occhi.
“Non… ci… provare!” Lo fermò imbarazzato, portando all’indietro la propria testa e allontanando contemporaneamente quella del piccino con un dito sulla fronte. “Tu, non mi baci!”
Sentirono appena che una voce strascicata nell’aula aveva approvato sibilando un: “Infatti!”
“Mi hai capito bene Potter?” E poi, visto che quel moccioso faceva comunque tutto quel che gli girava per la testa, per essere più sicuro che non ci riprovasse di nuovo, aggiunse afferrando la bacchetta: “Altrimenti stanotte ti lego intorno ad un albero della Foresta Proibita e ti lascio in pasto ai Lupi Mannari!”
“Mmm… va bene allora non te lo do!” Il bambino disse imbronciato. “Perché stasera voglio andare alla mia festa e non mi va invece di essere mangiato dai Lupi.” 
“Festa?” Domandò ora sospettoso Severus.
Harry arrossì. “Sì, la festa che mi stanno preparando tutti i Serpeverde.” Chiarì eccitato.
“Commovente!” L’insegnante lanciò con sguardo disgustato agli appartenenti della sua Casa. “Un’idea di Malfoy, suppongo.”
“No, no! Di Pansy!” Rispose gioioso il piccino. “Ma tu sei il Re dei Serpeverde e non sei stato invitato?” Chiese ora alquanto sorpreso.
Piton guardò diffidente la mora Serpeverde e ponderò che se l’iniziativa era partita da lei, qualcosa doveva esserci nascosto dietro e di certo non qualcosa di buono per il bambino.
“No, la signorina Parkison non mi ha accennato nulla della festa. E per punizione, per essersi dimenticata di avvisarmi, non ci andrà neanche lei. Passerà piuttosto la serata a riordinare la mia aula e ripulire i calderoni che verranno utilizzati dagli studenti nelle lezioni pomeridiane. Senza bacchetta, naturalmente.” Stabilì perentorio senza ammettere replica.
Il volto di Pansy diventò livido di rabbia, ma non osò protestare. La ragazza, come anche Blaise, Daphne, Draco ed Hermione, comprese che Piton si era appena schierato dalla parte del moccioso.
Ma che diamine aveva quel bambino per incantare tutti quanti con le sue stupide moine? Pensò sempre più inviperita la Serpeverde.
“Oh, peccato!” Il piccoletto esclamò triste. “Però tu vieni, vero Re Severus? Così ci divertiremo tanto! E poi…” Harry accennò adesso un po’ più insicuro. “… può venire anche qualche Grifondoro?”
Severus inarcò sarcastico un sopracciglio. “Se sono così idioti da andare volontariamente nella tana delle Serpi, perché no? E di grazia, chi vorresti invitare?”
“Beh, Hermione perché infondo è molto simpatica, Ron che così capisce finalmente che i Serpeverde sono tanto buoni e Neville perché Blaise ne è tanto innamorato!” Il piccino rispose con tutta l’innocenza e il candore possibile, senza immaginare il caos che dalla sua affermazione si sarebbe scatenato.
Dal calderone di Paciock, che era diventato tutto rosso per l’imbarazzo, iniziò ad uscire un sinistro e preoccupante fumo viola, mentre i Grifondoro attorno a lui cominciarono a confabulare tra loro concitati e increduli.
Zabini invece si mise disperato le mani avanti alla faccia, probabilmente dello stesso colore di quella del Grifondoro, per celarla ai suoi compagni che stavano bellamente ridendo divertiti.
“Quel piccolo infido Serpentello! Appena ce lo avrò tra le mani, giuro che lo strangolo e se provi a fermarmi Draco, uccido anche te.” Il moro Serpeverde sibilò minaccioso, ma nessuno dei suoi amici lo prese sul serio. “In appena tre giorni ha rovinato ogni cosa!” Lo sentirono poi farfugliare.
“Oh, avanti Blaise non prendertela così a male! Infondo Harry ha cercato semplicemente, in modo del tutto innocente, di aiutarti.” Daphne prese le difese del bambino.
“Già, amico! Quel piccoletto ti ha fatto un favore! Ha avuto il fegato di dire, a chiara voce e soprattutto al diretto interessato, quello di cui ci hai tediato fino allo stremo per tutte queste settimane. Fossi in te, lo ringrazierei!” Asserì sghignazzante e ironico Theo.
Zabini lo guardò truce: “Beh allora, non vedo l’ora che Potter riveli, ‘a chiara voce e alla diretta interessata’…” Ripeté sprezzante le parole del compagno. “… anche chi piace a te! Perché hai notato vero che ci sta provando con la stessa intensità con cui ci ha provato per tutto questo tempo con me e Neville?”
Nott sbiancò e accortosi che il piccino stava guardando nella loro direzione cercò di mimetizzarsi dietro le schiene di Tiger e Goyle.
“Cosa?” Proruppe però furiosa la Greengrass. “Theo ti piace qualcuno? E io non ne sapevo niente? Ma chi è?” Gli domandò incredula e agitata la ragazza, che sentì il proprio cuore stringersi dolorosamente al pensiero del suo migliore amico innamorato di un’altra.
Ma Theo non dovette rispondere, perché graziato dall’intervento di Piton che riportò di nuovo la quiete nella stanza togliendo punti sia ai verde-argento che ai rosso-oro per l’ennesima confusione creata. 
“Molto imbarazzante, direi.” Non riuscì però a trattenersi, rivolgendosi poi pungente verso Blaise. “Mi meraviglia signor Zabini che anche lei abbia gusti così discutibili da trovare apprezzabile un qualsivoglia Grifondoro.”
Harry inarcò confuso le sopracciglia: “Perché a qualche altro Serpeverde piace un Grifondoro?”
“Sì, Potter! Al tuo principe Draco.” La voce di Pansy risuonò melliflua nel silenzio dell’aula.
“A Draco piace…” Continuò facendo una breve pausa, non sapendo come spiegarsi bene per farsi capire dal bambino e così ferirlo. “… il Principe di Grifondoro!” Risolse infine.
Il bimbo sussultò, Draco pure.
“Non dire idiozie Pansy!” La bionda Serpe le ringhiò contro. “Io, quel dannato Grifondoro lo odio con tutto me stesso e se solo me lo ritrovassi di nuovo davanti questa volta lo spedirei al San Mungo a vita… se non peggio.” Calcò deciso l’ultima parte.
Sì perché per il giovane Malfoy il ritorno dell’adulto, che lo odiava, significava la scomparsa del bambino che al contrario gli voleva bene.
I Grifondoro iniziarono ad agitarsi preoccupati e arrabbiati, convintisi definitivamente dalle parole di Malfoy che il piccolo Harry fosse seriamente in pericolo. Piton invece sembrava interdetto: non capì cosa diavolo stesse blaterando il ragazzo.
“Beh, non mi sembra da come lo tratti!” Controbatté imperterrita la Parkinson, per quanto Blaise con uno sguardo poco rassicurante le aveva ordinato di finirla.
“Come lo tratto? Ma che Merlino stai blaterando? Ti è forse andato di volta il cervello, Parkinson?” Draco cominciò ad incazzarsi davvero, perché le parole della compagna stavano fomentando di nuovo i focolai del dubbio.
“Il bambino, Draco! Il bambino.” La ragazza si spiegò con tono ora amabile e dolce, quasi non volesse traumatizzarlo una volta risvegliatosi dal sogno. “Quel bambino è Potter!” Infierì comunque.
Malfoy chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì in essi c’era tanta confusione e inquietudine. “No, non è lui!” Sibilò con rabbia, ma le sue parole questa volta sembravano prive di reale convinzione.
Severus a quell’affermazione provò nel petto un moto di compassione per il proprio figlioccio, avendo riconosciuto nel suo sguardo disperato il profondo dolore del suo giovane cuore non corrisposto dall’Amore.
“Ma chi è questo Principe dei Grifondoro?” Domandò aspra e adirata la voce di Harry che guardò torvo l’intera classe, alla ricerca di un senso per quelle parole così enigmatiche che il suo Principe continuava a ripetere e che lui non riusciva proprio a capire.
Nessuno sembrò sapere come o cosa rispondergli, finché non se ne occupò Hermione. “Vedi Harry, il nostro Principe adesso non è qui. È…” La ragazza stava per inventarsi qualcosa, quando Ron terminò per lei la frase.
“… in ospedale. E ce l’ha mandato proprio quel vigliacco del tuo principino, che l’ha colpito con un incantesimo a tradimento senza alcun motivo!”
Malfoy serrò forte le mani a pugno, mentre il ricordo tornava al pomeriggio di due giorni prima, quando… Potter era diventato il piccolo Potty…
“Il Principe Draco non è un vigliacco!!!” Insorse infuriato il piccino. “Scommetto…” Continuò con gli occhi accesi di rabbia. “… Anzi, sono sicuro che se lo meritava proprio di andare in ospedale! Deve essere proprio cattivo e antipatico il vostro Principe!” Disse poi rivolto serio e duro ai Grifondoro. “E lo odio anch’io perché fa dispiacere il mio Principe, che è la persona più bella e dolce che io abbia mai conosciuto!”
E poi aggiunse con voce fredda rivolta a Piton: “Re Severus, quando quel Principe cattivo ritorna gli devi dare la pozione più pericolosa, brutta e amara che hai, se fa arrabbiare ancora il mio Principe.”
“Con immenso piacere.” Ghignò l’insegnante, divertito dal fatto che fosse proprio il piccino a dargli quel suggerimento per farsi del male da solo; dopodiché lo fece scendere dalle sue braccia, tra le quali non si era nemmeno reso conto di averlo tenuto per tutto quel tempo, forse perché la cosa non lo aveva né disturbato né pesato, e lo vide correre ad abbracciare Malfoy.
E riscaldati dal reciproco calore, Harry e Draco si sentirono entrambi meglio. Quando poi il biondino lo fece sedere sulle proprie ginocchia e lo strinse ancora più forte a sé, il piccino facendogli una dolce carezza sul viso, promise: “Non ti preoccupare, Principe Draco. Se quello stupido Principe ti darà ancora fastidio quando torna, gli facciamo bere la pozione più dolorosa e crudele di Re Severus e poi io… io ci do tanti pugni e calci!”
Draco non riuscì a rispondere: si limitò semplicemente a sorridergli gentile e grato, mentre nel suo cuore la voce velenosa e crudele della Realtà soffocava sempre più quella dolce e ingannevole della Speranza, sussurrandole malevolo che le parole del bambino erano pura illusione.


La restante mezz’ora di lezione continuò in un silenzio teso e nervoso, dato che le menti di tutti, chi per un motivo chi per un’altro, erano ora occupate a processare ed elaborare le tante e diverse informazioni ricevute in poco meno di due ore, a dare loro un senso per stabilirne la veridicità o meno e trovarne infine delle soluzioni.
Ma a una decina di minuti dalla fine, approfittando del fatto che Piton fosse concentrato nel dosare attentamente alcune sostanze nel suo calderone e che Malfoy si fosse alzato per riporre a posto gli ingredienti della pozione antidolorifica che lui e la Granger avevano terminato, Zabini, che sedeva dietro di loro accanto a Daphne, afferrò il bambino per il maglioncino e lo tirò bruscamente a sé. Con sguardo minaccioso e truce gli sussurrò poi a bassa voce: “Potter, lo sai vero che hai combinato un super-mega casino? E che ora quegli imbecilli dei suoi amici Grifondoro mi impediranno anche solo di guardarlo da lontano, figuriamoci di avvicinarlo per potermi confes… spiegare?” Digrignò imbarazzato il moro Serpeverde, indicando Paciock. “E che lo infarciranno di così tante cazz…” Il ragazzo fece un profondo respiro per non imprecare. “… bugie sul mio conto, che probabilmente sarà proprio lui a decidere di non darmi neanche una chance per potergli parlare?” L’espressione del suo viso si fece ora più mesta e desolata, mentre quella del piccino divenne un tantino smarrita e confusa: Harry infatti stava pensando che Blaise stesse un po’ esagerando, perché era chiaro come il sole che anche a Neville lui piacesse. Ma prima di poterlo rassicurare, il Serpeverde continuò: “La cosa andava gestita con più lentezza e scrupolosità. Credi forse che non avrei voluto già dirglielo io in tutto questo tempo? Il problema è che non è facile vincere la loro diffidenza e mancanza di fiducia che nutrono per noi Serpi. Soprattutto Neville, che sembra intimorito e spaventato dalla nostra Casa. E prova ne è che ogni volta che ho fatto qualche passo per andargli incontro lui è sempre fuggito a rifugiarsi da…”
… Te!... Ma Blaise non lo disse, anche se insieme alla frustrazione e alla rabbia che stava provando in quel momento, si aggiunse adesso quel pizzico di gelosia che aveva sempre nutrito per Potter.
Dovette fare uno sforzo enorme per non prendersela ora con l’ignaro fanciullo.
“Ma tu e la tua linguetta biforcuta adesso avete rovinato ogni cosa. Quindi se non vuoi fare una brutta fine ti conviene rimediare a questo pasticcio.” Blaise asserì serio e Harry annuì, convinto però che non avrebbe dovuto impegnarsi chissà quanto perché sicuro che da parte di Neville non avrebbe incontrato alcuna resistenza od opposizione.
“Bene!” Fece adesso più calmo Zabini. “Per il momento portagli queste radici di Asfodelo, senza farti scoprire da Piton, e digli di versarle nella sua pozione e di girarla poi due volte in senso antiorario. Non dovrebbe riuscirgli perfetta ma almeno questo eviterà di fargli esplodere il calderone.” Disse ora un tantino preoccupato, notando che per le continue disattenzioni di Paciock, il fumo prodotto dalla sua pozione era diventato di un preoccupante grigio scuro.
“E poi oggi pomeriggio penserò a qualcos’altro da farti fare per convincere Neville a concedermi una possibilità. E chissà Potter che, se col tuo aiuto riusciremo a metterci insieme, tu non diventi un giorno il padrino del nostro primo figlio.” Zabini ghignò, per poi imprecare mentalmente quando si rese conto di aver avuto e pronunciato quell’ardito pensiero.
Ma Harry, per quanto sorpreso, volse immediatamente il suo sguardo verso il Principe, ancora occupato a sistemare gli ingredienti, e dopo su Piton e ghignò birichino anche lui.
“Ora però va, prima che sia troppo tardi.” Lo incitò Zabini, ma prima che potesse allontanarsi Daphne gli chiese accorata: “Harry dopo però ritorna di nuovo qui, perché devo chiederti una cosa molto importante.” Disse l’ultima parte girandosi indietro a fissare, accigliata e preoccupata, Theo.
E Pansy, che sedeva poco distante da loro e aveva sentito ogni cosa, sorrise ferina, decisa ora più che mai a vendicarsi dell’odioso marmocchio.
Conscia ormai di non poter avere il sostegno dalla sua Casa, aveva infatti capito che la miglior cosa era ottenere l’inconsapevole appoggio di quella nemica dei rosso-oro.
Per prima cosa avrebbe fatto in modo che i Grifondoro separassero definitivamente il moccioso da Draco, smaniosa com’era di vederlo piangere e soffrire nel modo più crudele possibile, e poi…
La ragazza si accertò di avere ancora, nella tasca della sua divisa, l’essere inanimato che aveva pietrificato quella mattina nel bosco della Foresta Proibita all’insaputa del bifolco Mezzogigante.
… in seguito avrebbe provveduto ad attuare il suo piano per toglierselo finalmente e per sempre di torno.
Naturalmente questa volta senza alcuna opposizione da parte del biondo Serpeverde che, come aveva prima dimostrato, era ancora convinto di odiare a morte il Potter adulto: bisognava solo convincerlo e ricordargli che per l’appunto grande e piccino erano la stessa persona e il gioco era fatto. Malfoy alla fine l’avrebbe addirittura ringraziata.
Approfittando quindi della momentanea distrazione di Zabini e della Greengrass, intenti ad osservare il bambino, la Parkinson si preparò per far levitare nel calderone della bionda Serpeverde una sostanza altamente incompatibile con la pozione che avevano dovuto preparare quel giorno.
Il bimbo nel frattempo era andato spedito da Neville, riportando diligentemente le istruzioni ricevute, e il Grifondoro le aveva eseguite senza pensarci un attimo, perché convinto che il suo aiuto insperato venisse da Hermione. E quando la sua pozione si fu stabilizzata assumendo una colorazione bianco opaco, molto più vicina al trasparente richiesto rispetto al grigio scuro che aveva prima, per la gioia abbracciò di slancio il piccolo Harry. 
“Oh cielo, Harry! Che Merlino ti benedica! E ringrazia tanto anche Hermione! Giuro, farò qualsiasi cosa pur di sdebitarmi con voi.” Promise accorato Paciock.
“Un bacio allora!” Propose il piccino con fare furbo, registrando però che da dietro Zabini gli stava lanciando sguardi di fuoco così intensi che, se avessero potuto, lo avrebbero incenerito sul posto. “Ma non a me!” Precisò poi, quando vide il Grifoncino avvicinarsi al suo viso. “E nemmeno ad Hermione: lei non c’entra niente!”
“Oh, ma allora chi…?” Domandò confuso Neville.
“A Blaise! È lui che mi ha mandato qui ad aiutarti.” Il bimbo rispose con un sorriso giocoso, che si intensificò quando vide le guance di Neville divenire sempre più rosse e i suoi occhi illuminarsi di dolce Speranza quando incontrarono quelli cobalto del moro Serpeverde.
“Harry, ma allora pensi davvero… davvero che Zabini sia… sia… sì, insomma credi sul serio a quello che hai detto prima al professor Piton su quello che lui prova… prova per me?” Il timido Grifondoro farfugliò imbarazzato.
Il bambino annuì convinto. “Sì! Però Blaise non te l’ha mai detto perché pensa che hai paura di lui!”
“Oh, no! Non di Blaise… mai!” Esclamò con ardore Neville. “Ma di me.” Aggiunse poi portandosi una mano sul cuore e continuando nella sua mente: ‘E del mio Amore, perché non ho mai pensato che fossi abbastanza degno e meritevole di esser corrisposto da lui.’
“Allora ci parlerai con Blaise, vero?” Harry chiese conferma, ottenendola subito dopo con un fievole “Sì!” sussurrato. “Così ci dici anche tu che piace tanto anche a te e poi vi date tanti, tanti baci!” Concluse prima di scappare con un sorriso birichino al tavolo di Zabini e la Greengrass e perdersi il timido cenno affermativo del viso rossissimo di Neville: cosa che però non sfuggì al sempre più frustrato Serpeverde, che non era riuscito a sentire nulla dell’ultima parte della loro conversazione.
“Potter, cosa Salazar gli hai raccontato per farlo arrossire in quel modo? E a che cosa ti ha risposto di ‘sì’ per ben due volte?” Blaise lo assalì non appena lo ebbe a portata di mano.
Il piccino ghignò e stava per rispondere quando intervenne spazientita Daphne: “Oh per l’amor del cielo, Blaise! Lascialo stare! Harry ha già fatto ciò che gli avevi chiesto, ora deve parlare con me! Non è così picc…”
Ma la frase della ragazza fu interrotta dallo strano sibilo che uscì all’improvviso dal suo calderone, il cui contenuto trasparente divenne rosso cremisi e da quiete che era cominciò a sobbollire pericolosamente.
Fu poi una questione di pochi istanti e la pozione esplose fragorosamente, producendo un forte boato e facendo schizzare pezzi acuminati di legno, vetro e metallo in ogni angolo della stanza.
E se nessuno si ferì gravemente fu solo perché chi fu abbastanza veloce da capire cosa stava accadendo, pronunciò incantesimi scudo per proteggere sé e i propri compagni.
Il piccolo Harry fu di nuovo salvato dal pronto intervento di Piton, ma a differenza degli altri il piccino si ritrovò sollevato a mezz’aria circondato da un’impenetrabile sfera di luce argentata.
“Potty!!!” Gridò allarmato Draco, corso immediatamente ad accertarsi che stesse bene. Ma a pochi centimetri dalla sfera magica si ritrovò bloccato ad andare oltre da un’ulteriore invisibile barriera.
“Finite Incantatem!” Pronunciò allora, ma non accadde nulla: la magia utilizzata per quell’incanto protettivo doveva essere di livello molto elevato.
“Lo faccia uscire, professore!” Pretese quindi verso l’insegnante, ma questi assottigliò lo sguardo e non si mosse, piuttosto cambiò leggermente l’angolazione della propria bacchetta, che teneva ancora alzata verso lo scudo appena creato, in modo che sembrasse però puntare ora anche sul biondo Serpeverde.
Il ragazzo si bloccò per la sorpresa.
Nel frattempo la campanella di fine lezione suonò ma nessuno lasciò l’aula, piuttosto dissolti gli incantesimi Scudo i Grifondoro cominciarono vivacemente a protestare.
“Professor Piton, questo è stato un chiaro attentato dei Serpeverde alla vita di Harry!” Esclamò adirato Ron.
“Il bambino deve essere affidato a noi! Non può darlo di nuovo a loro! Non soprattutto a Malfoy!” Si accodò Dean.
“Sì, è vero! Con Malfoy, Harry è in serio pericolo! Lo ha sentito prima!” Continuò concitata Lavanda Brown.
“Ed è disposto a tutto, anche a ferire quelli della sua stessa Casa pur di fargli del male! Non c’è dubbio infatti, che questa esplosione sia opera sua! Non si spiega altrimenti perché lui fosse l’unico ad essere al di fuori del raggio d’azione dello scoppio quando questo è avvenuto.” Aggiunse Seamus, per una volta veramente serio.
“No, la prego professore, non li ascolti! Non è vero, Draco non c’entra!” Obiettò con voce affranta Daphne, che stretta dall’abbraccio di Theo, andato immediatamente a soccorrerla, pensava di essere l’unica responsabile di quel disastro. “Io… io non so cosa sia successo! La mia pozione era riuscita perfetta!” Ma di fronte allo sguardo accusatore e incredulo dei Grifondoro, aggiunse arrabbiata: “Noi Serpeverde non faremmo mai del male al piccolo Harry!” 
Ma i rosso-oro e decisamente anche Severus erano di tutt’altro avviso.
Nel frattempo il piccino, che aveva ascoltato tutto ma che non aveva potuto difendere il suo Principe e i suoi amici a causa di quella stupida sfera incantata, provò a distruggerla picchiandoci contro con tutta la sua energia con pugni e calci, ma inutilmente perché ogni suo sforzo non era valso nemmeno a scalfirla.
E quando infine si era reso conto di non poter fare nulla per liberarsi e che, a causa delle bugie crudeli dei Grifondoro, rischiava sul serio di venire allontanato dal suo Angelo biondo, fu sopraffatto dalla paura e scoppiò in un pianto dirotto.
Finché non udì la dolce voce del suo Principe sussurrare gentile il suo nome: non Harry, né Potter, ma quel ‘Potty’ che per il bambino era divenuto oramai sinonimo di affetto e accettazione.
“Non piangere. Io sono qui, non ti lascio.” Il Serpeverde disse con tono sereno e pacato, quasi tutto quello che al momento li teneva divisi non avesse per lui alcun significato, dato che non c’era nulla per Draco che avrebbe potuto a quel punto separarli davvero: non esisteva infatti forza, persona o magia così potente in grado di poter spezzare il legame che univa ora i loro cuori.
E per dimostrarlo, per comunicarlo al piccino, tranquillizzarlo e fargli sentire la sua vicinanza, alzò una mano sulla barriera all’altezza del suo viso bagnato di lacrime, quasi avesse voluto portargliele via, e gli sorrise giocoso facendogli l’occhiolino o alzando gli occhi al cielo e sbuffando ironico quando i Grifondoro ripresero ad insultarlo.
Ed Harry finalmente si calmò e cominciò addirittura a ridere di fronte alle facce buffe che stava facendo il suo Principe, mentre una sua manina spontanea si era posata sulla sfera in corrispondenza di quella del ragazzo e la sua anima veniva accarezzata dalla calda e intensa luce sprigionata da quei bellissimi occhi argentati.
Scena così dolce, innocente e piena d’A… che Piton ponderò per la prima volta se non era il caso di far bere anche a Draco l’Oblivio Animae: il ragazzo, se così rimanevano le cose, non avrebbe infatti retto al dolore della perdita del fanciullo che, al contrario dell’adulto, lo ricambiava.
Ecco spiegato perché già da ora la sua mente, supportata dall’incapacità del suo cuore di accettare l’evidenza, gli mostrava il bambino e il Potter diciassettenne come due persone distinte e diverse.
Ma quella scelta non andava presa subito, Severus sapeva infatti di avere ancora abbastanza tempo per decidere: sicuro un paio di giorni, se quel che aveva confermato il preside era corretto. Risolse piuttosto che nel frattempo ne avrebbe approfittato per cercare di rinsavire il Serpeverde, in modo da aiutarlo a prepararsi ad affrontare con meno sofferenza e disperazione la scomparsa del bambino e il conseguente ritorno del Grifondoro.
E forse l’idea di separarlo per un po’ dal piccolo non era poi tanto male: anzi probabilmente al momento era anche l’unica soluzione, dato che in effetti c’era davvero qualcuno tra le Serpi che stava attentando alla vita di Potter, che sentiva paradossalmente voler proteggere, e non aveva prove che fosse solo la Parkinson.
Determinato quindi, mise fine a quella scenetta disgustosamente sdolcinata tra i due e avvicinò a sé la sfera, per poi dissolverla e prendere di nuovo imbraccio il piccino, ma usando un braccio solo in modo che l’altro fosse libero per muoversi in caso avesse avuto bisogno di utilizzare la bacchetta.
“Beh, finalmente! Pensavo non mi volevi più liberare.” Si lamentò corrucciato Harry e Piton mise su un’espressione seccata che indicava che in effetti ne era stato fortemente tentato.
“Però prima mi hai salvato di nuovo quindi, grazie mille Re Severus!” Il bimbo disse adesso con un gran sorriso anche se i suoi occhi verdi, ancora più grandi e arrossati per il pianto, conservavano tra le ciglia due piccole lacrime, di cui Piton con un’assurda e irrazionale fitta al cuore si sentì responsabile e colpevole, perché sapeva che entro breve avrebbe fatto versare.
“Ora però fammi scendere, per piacere. Voglio andare dal mio Principe Draco.” Il piccino cominciò ad agitarsi e a ribellarsi fra le sue braccia, provando invano a divincolarsi dalla stretta ferrea con cui lo teneva il pozionista.
“Potter, tu non tornerai più da Malfoy!” Piton decretò con voce ferma e risoluta.
“Professore! Me lo dia.” Ruggì allora adirato e minaccioso Draco afferrando la bacchetta.
“Sì, lasciami! Lasciami, Re Severus! Non ci credere anche tu a quei bugiardi Grifondoro.” Harry provò ancora a liberarsi. “Questo scherzo non è divertente. Io voglio stare solo con il mio Principe e con nessun altro!”
“No!” Fu la secca risposta di Piton ad entrambi.
E prima che Draco potesse reagire, il piccino, stanco e arrabbiato che tutti provassero ad allontanarlo dall’unica persona con cui si era sentito per la prima volta davvero e sinceramente amato e voluto, prese l’iniziativa contro quell’ingiustizia, da buon Grifondoro che in fondo era, e cominciò a sferrare calci al professore dandogli infine un morso sul braccio.
Per il dolore Severus fu costretto a lasciarlo andare ed Harry corse immediatamente da Draco e, prendendolo per la mano, disse concitato: “Presto Principe, scappiamo!” E i due, con lo stesso ghigno divertito stampato sul viso, abbandonarono l’aula.
Per dare loro poi un po’ di vantaggio e impedire che i Grifondoro o Piton li inseguissero, Blaise, con il seguente aiuto di Hermione e Daphne, usò la magia per far cadere per terra alcuni calderoni e boccette di ingredienti, i cui contenuti mescolatisi crearono una spessa cortina di fumo nero e pestilenziale che non permise a nessuno di vedere per qualche minuto.
E quando Piton finalmente se ne liberò, la prima cosa di cui si accertò fu controllare che la pozione antidolorifica della Granger e di Malfoy fosse ancora integra e dopo, rivolgendosi ai tre che avevano provocato il trambusto, con tutta la rabbia e l’ansia per quello che ormai era certo sarebbe accaduto alla fine di quella storia, digrignò aspro: “Mossa molto stupida e insensata la vostra. Non lo capite, vero, quanto sia pericoloso che quei due rimangano insieme?”
I Grifondoro si allarmarono ancora di più, vedendo confermate le loro paure nell’ammissione del professore.
“Draco non farà del male al bambino.” Ripeté però sicura e decisa la Greengrass.
Severus le rivolse una piccolo ghigno scettico. “Oh, ma io non parlo di Potter!” Esclamò sarcastico.
‘Certo’ pensò tra sé inviperita Hermione, osservando disgustata la pozione che bolliva ancora sulla cattedra ‘perché Harry a causa sua dimenticherà tutto, giusto?’
“E di chi altri sennò?” Domandò confuso Ron, anche se le Serpi avevano compreso che Piton stava parlando del loro biondo amico.
Ma il professore non rispose, piuttosto con sguardo truce cacciò tutti dalla sua aula, assicurando comunque che la questione non era finita lì ma che l’avrebbe risolta, questa volta però, dopo averne discusso col preside, in modo che Malfoy, o chi per lui, non avrebbe potuto più opporsi.
I Grifondoro tuttavia, all’esclusione di Paciock e la Granger, decisero che non avrebbero aspettato fino a tanto: avrebbero agito subito, ma non prima d’aver avvisato l’unica persona che tra tutti loro era l’unica ad aver a pieno il diritto di riprendersi Harry.





N.A.: ^___^ Spero con questo capitolo d’essermi fatta un pochino perdonare, ma naturalmente sta a voi decidere.
Se dessi un nome ai vari capitoli, questo e il prossimo li avrei intitolati: ”Harry/Severus”, dato che in essi cercherò di descrivere il tipo di legame che secondo me dovrebbe unire il professore e il Grifondoro e che, credo, abbiate già cominciato ad intuire da quanto letto qui…
Un’ultima precisazione: l’Oblivio Animae, per chi non ha studiato il latino, si legge ‘Oblivio Anime’, l’Artiglio del Diavolo è una pianta africana che esiste realmente e che viene usata per medicinali antidolorifici, mentre il Fior di Loto nell’Odissea di Omero viene descritto come il fiore dell’oblio e della dimenticanza…
Un grande abbraccio! Infinity19




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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 ***


Il piccolo Harry e il principe Draco 23 EFP N.A. Prima che iniziate a leggere, è obbligatorio per me porgervi le mie più sentite scuse  per avervi fatto attendere per l’ennesima volta tutto questo tempo per avere l’aggiornamento. Spero comunque che apprezziate anche questo capitolo che avrei intitolato, nel caso lo avessi fatto anche con gli altri, “Scacco al Re” e che non lo troviate, come suggerisce Piton, ‘uno spettacolo oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico!” ^__^ Buona lettura!




Il piccolo Harry e il principe Draco



CAPITOLO 23

“Maledizione! Dobbiamo trovare quei due prima che lo facciano quei dannati Grifondoro! Ma dove diavolo saranno? Questo castello è peggio di un labirinto!” Blaise spazientito inveì ad alta voce verso i suoi compagni, mentre veloci percorrevano i bui corridoi dei sotterranei.  
“Mmm… non molto lontano.” Rispose la voce pacata e tranquilla di Hermione, che stava leggendo una vecchia mappa ingiallita.
Le Serpi si voltarono sorprese, notando solo ora che la ragazza e Paciock li avevano seguiti per tutto il tempo camminando silenziosi qualche passo dietro di loro.
“E voi cosa volete? Siete venuti a spiarci per poi riferire ai vostri compagni dove sono Draco e Potter?” Li accusò sospettosa la Buldstrode.
“No. In effetti, no. Siamo qui perché…” Hermione alzò lo sguardo dalla Mappa del Malandrino per guardare negli occhi i Serpeverde e mostrare d’essere sincera. “… direi che siamo dalla stessa parte. Vogliamo anche noi che Harry rimanga con Malfoy.”
“Certo! E noi dovremmo credervi, perché…?!” Fece con tono sarcastico Nott.
“Perché…” Neville attinse a tutto il suo coraggio Grifondoro per continuare. “… ci fidiamo di Malfoy e di voi Serpeverde…” Ammise guardando fisso Zabini, il cui cuore cominciò a battergli all’impazzata nel petto perché pervaso di nuova speranza.
“… e abbiamo compreso che tenete sul serio alla felicità di Harry.”
Il timido Grifoncino adesso abbassò gli occhi incapace di sostenere oltre la dolcezza e il calore dello sguardo di Blaise, ma in questo modo si perse l’espressione dura e gelosa che attraversò le iridi cobalto del moretto, quando sentì il nome di Potter uscire dalle sue labbra con tanta tenerezza e affetto.
“Va bene. Va bene, vi crediamo. Ora però Granger, ti prego, dimmi subito dove sono Draco e il piccolo Harry. Sono da soli? O li hanno trovati? E stanno bene?” Chiese ansiosa e pallida Daphne, che ancora non riusciva a darsi pace per l’esplosione avvenuta dal suo calderone e che aveva rischiato di ferire gravemente il bambino.
“Greengrass, siamo qui.” Le rispose la voce strascicata di Draco che insieme al piccino stava raggiungendo il gruppetto da un corridoio laterale. Ed Harry, non appena la scorse, lasciò immediatamente la mano che stringeva del Principe e le corse incontro per poi abbracciarla strettissima.
“Daphne!!! Daphne, stai bene?” Le domandò agitato. “Ero così tanto preoccupato per te! Il Principe diceva che dovevo stare tranquillo e che non ti eri fatta niente. Però lo scoppio è stato davvero tanto brutto e io ti volevo vedere subito, perché prima in quella stupida sfera magica non ci sono riuscito.”
“Oh, piccolo! Tu eri preoccupato per me?” Fece sinceramente commossa la bionda Serpeverde, prendendoselo in braccio e tastandolo frenetica sul viso per accertarsi che anche lui stesse bene. “Allora non ci credi, vero, che l’abbia fatto apposta a far esplodere il calderone per farti del male?”
“Lui, no!” Rispose per Harry Draco, ma usando un tono accusatorio che indicò chiaramente a tutti che lui al contrario la pensava diversamente.
“Malfoy, lei non c’entra!” La difese immediatamente Theo.
“Sì, Draco. La sua pozione era ottima, senza errori. E se io e Nott non l’avessimo protetta contemporaneamente con i nostri incantesimo Scudo, adesso Daphne sarebbe sicuramente al San Mungo in condizioni critiche.” Aggiunse con tono conciliante Blaise.
“Beh, allora se non è stata lei, è stato sicuramente uno di voi!” Desunse con sguardo gelido Draco.
“E perché non potresti essere stato davvero tu invece, come ti hanno accusato i Grifondoro? Infondo poco fa lo hai ammesso tu stesso che odi Potter e che lo vorresti morto!” Contrattaccò Pansy, facendo in modo da sviare il discorso e non essere subito scoperta, dato che tra le Serpi lei era l’unica ad aver mostrato sin dall’inizio ostilità e antipatia verso il moccioso.
“A che gioco stai giocando, Parkinson?” Le domandò però diffidente e sospettoso Zabini, ripensando anche a quanto accaduto in aula.
“Io, non parlavo del bambino!” Ripeté invece ancora più frustrato il biondino, la cui confusione non fece che aumentare.
Tra i Serpeverde scese un silenzio teso e nervoso, permeato di dubbio e sospetto, che fu però interrotto dall’improvviso e sonoro brontolio dello stomaco di Harry.
“Hai fame piccolino?” Gli chiese premurosa Daphne, con una carezza gentile tra i capelli.
“Sì, tanta.” Ammise il piccino con un lieve pigolio e poggiando imbarazzato la testa sulla sua spalla, perché consapevole d’aver interrotto qualcosa di molto importante.
Draco si avvicinò alla ragazza e sfiorò con un dito la guancia del bambino notando quanto fosse pallida, probabilmente per lo spavento di prima, e dando al piccolo la precedenza perché preoccupato, suggerì di andare in Sala Grande per il pranzo e di rimandare a più tardi il confronto con i compagni.
E prima che potesse scendere: “Harry, ti ci posso portare io tenendoti ancora un po’ in braccio?” La bionda Serpeverde chiese un tantino insicura, bisognosa ancora di rassicurazioni per esser certa che il piccino non ce l’avesse davvero con lei.
Il bimbo annuì sereno, dato che gli piaceva proprio tanto il suo delicato profumo e come la ragazza lo stringeva a sé: era una bella sensazione, proprio come quando ad abbracciarlo era il Principe, eppure diversa, perché tutto era più… morbido e confortevole e lo faceva sentire stranamente avvolto e sicuro.
Harry, che non ricordava d’aver mai ricevuto quel tipo di attenzioni e premure, si chiese se era questo ciò che si provava a stare in braccio alla propria mamma.
“D’accordo, basta solo che non diventi un’abitudine!” Acconsentì anche Draco, ma con tono decisamente infastidito e geloso.
“Guarda Malfoy, che non mi serve il tuo permesso!” Fece piccata la ragazza per poi assumere un’espressione altezzosa e aggiungere, col chiaro intento di stuzzicare e provocare il biondino ma in realtà con l’inconscio desiderio di ferire Theo: “E sappi che non ne ho neanche bisogno, dato che ho deciso che diventerò la fidanzata di questo bel tesoro! Vuoi anche tu piccolo Harry?”
Draco si rabbuiò ma anche se non pronunciò parola, la sua vocina interiore gridò inferocita: ‘No!!! Potter è mio!!!’ Ma la rabbia si trasformò in timore e insicurezza quando vide il bambino rifuggire il suo sguardo e nascondere imbarazzato, in un gesto del tutto innocente e senza malizia, il viso rossissimo tra le pieghe della veste di lei proprio all’altezza del suo seno.
Non immaginava che il motivo di tanto impaccio e rossore era perché il piccino non aveva avuto il coraggio di ammettere, e rivelare al diretto interessato, il suo sogno di sposare da grande il suo amato Principe Draco.  
Le due bionde Serpi cominciarono allora a battibeccare tra loro, contendendosi il bambino e su chi avesse dovuto portarlo in Sala Grande finché Potter, stanco e affamato, non volendo deludere nessuno dei due, scese dalle braccia della ragazza e prese entrambi per mano.
E così, con identici ghigni compiaciuti e soddisfatti, ma continuando a guardarsi in cagnesco, Daphne e Draco si avviarono a pranzo tenendo tra loro il piccino che sorrideva loro gioioso.
Visti da dietro sembravano davvero una bella famiglia felice: questo almeno è ciò che pensarono le restanti Serpi e i due Grifondoro.
Il viso di Theo di conseguenza assunse lo stesso scuro colore di Blaise: solo che Nott, a differenza di Zabini, non sapeva se essere più geloso di Potter o di Malfoy.
La Parkinson invece, osservando quanto complici e amabili erano gli sguardi che, nonostante l’apparente ostilità, si lanciavano ora Draco e Daphne per far divertire il moccioso, intuì che probabilmente oltre a Potter aveva una nuova rivale: si chiese quindi, mentre insieme agli altri si incamminava verso la Sala Grande, se non era più saggio cercare un modo per sbarazzarsi anche di lei.
Comunque, contrariamente a quanto avevano previsto, una volta varcata la soglia della sala da pranzo nessuno provò ad attaccarli, piuttosto trovarono l’intera scolaresca seduta alle rispettive tavolate compresa la Casa di Grifondoro, i cui componenti però sembravano parecchio agitati.
E la causa di tanto nervosismo era dovuta all’ansia e alla preoccupazione per quell’unica persona, la più pericolosa probabilmente a giudizio di Malfoy, che li aveva invece attesi in piedi proprio in direzione a dove stava la loro tavolata e che non potevano evitare se volevano andare a sedersi.
E quando inevitabilmente le furono di fronte il Serpeverde non le permise neppure di parlare, piuttosto con voce fredda e sguardo gelido, tanto che il piccino se ne spaventò, le intimò di levarsi immediatamente di torno se non voleva rischiare di essere affatturata.
La ragazza però non si mosse, piuttosto gli restituì uno sguardo carico di sfida e si inginocchiò avanti al bambino.  
“Harry, piccolo, ho sentito cosa è successo nell’aula di Pozioni. Come stai? Ti sei spaventato? Senti male da qualche parte? Vuoi che andiamo in Infermeria?” Chiese ora con occhi ricolmi di dolcezza e sincera apprensione e tendendo una mano per accarezzarne il viso, ma Malfoy portò il bimbo con irruenza dietro di sé e le impedì anche solo di sfiorarlo.
“Weasley, non toccarlo!” Sibilò minaccioso, puntandole contro la bacchetta.
Ginny si costrinse allora a fare qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato: anche se le mani le tremavano di stizza e avversione per ciò che era in procinto di dire, non reagì, ma anzi, con espressione triste e sinceramente preoccupata, implorò con tono supplice: “Ti prego Malfoy, lasciamelo vedere. Voglio solo accertarmi che stia bene! Sai… che ne ho tutto il diritto.” Gli occhi castani che le brillavano di tutto… l’Amore che provava per Potter… il suo Potty…
E Draco, mai come in quel momento, la odiò con tutto se stesso perché, crudele e spietata con le sue poche parole, gli aveva rammentato che il bambino, Potter o non Potter, non era veramente suo…
In Harry invece, che era rimasto profondamente colpito da quello sguardo così limpido e sincero, i sentimenti di avversione e antipatia, provati fin dal primo istante verso la ragazza, scomparvero venendo sostituiti da un’emozione del tutto diversa, che lo portarono a dispiacersi per lei per come ingiustamente il Principe la stava trattando.
“Avanti, per piacere!” Ginny provò ancora vista l’indecisione del Serpeverde. “E poi guardami: sono sola e disarmata! E sai che non potrei mai ferirlo. Quindi non capisco perché continui a puntarmi contro la bacchetta: gesto questo da parte tua che non trovo affatto né nobile né molto cavalleresco. Non lo pensi anche tu, Harry?” Osservò sarcastica rivolgendosi ora però direttamente al bambino, che sussultò riconoscendo vere le sue parole.
D’impulso allora, Harry si staccò da Draco e si frappose tra lui e la rossa Grifondoro, nell’istintivo tentativo di prenderne le difese. Con sguardo triste e un pizzico di delusione lo pregò poi di lasciarla stare e non farle del male.
E quel gesto ferì Draco più di mille Cruciatus, perché davanti a sé non vide più il bambino, ma il Potter diciassettenne ergersi a scudo della Weasley… con la forza del suo Amore per lei…
Con mano tremante abbassò quindi la bacchetta e distolse lo sguardo, incapace di sostenere oltre l’evidenza della propria disfatta, ma così facendo si perse il sorriso fiero e orgoglioso che gli rivolse il piccino e il ghigno gridante vittoria di Ginny.
“Visto?” Harry fece ora voltandosi verso la ragazza ancora inginocchiata. “Il mio Principe è davvero tanto, tanto, tanto nobile e generoso!” Calcò con enfasi ogni parola con vanto e incrociando le braccia, quasi a sfidarla ad ammettere il contrario, tanto che Malfoy percepì il proprio cuore accelerare e la vocina della speranza divenire di nuovo più forte e squillante.
“Ed è anche bellissimo, bravo e…” Il bimbo continuò ad elencare le sue lodi finché l’improvviso e avvolgente abbraccio, in cui lo strinse Ginny, non lo fece ammutolire di colpo.
“Oh, Harry! Finalmente! Mi sei mancato così tanto!” La piccola Weasley esclamò con voce incrinata ed Harry ancora una volta non capì che senso avesse quell’ennesima frase: com’era possibile che persone per lui del tutto sconosciute sembrassero invece essergli così affezionate o trattarlo come se lo conoscessero da sempre?
Ma neppure adesso decise di palesare ad alta voce i suoi dubbi perché, ritrovatosi col viso circondato dai rossi capelli di Ginny, fu  sopraffatto di nuovo dalla stessa forte sensazione provata tra le braccia di Daphne: quella dolce malinconia che profumava di Amore materno.
Socchiudendo le palpebre il bimbo allora si rilassò completamente nell’abbraccio della Grifondoro e, abbandonatosi a quelle intense emozioni frutto di ricordi lontani e confusi, le carezzò gentilmente i capelli e lieve sussurrò: “Sì anche tu!” Per poi riprendersi immediatamente e continuare imbarazzato: “Cioè…, no… Scusa! È che i tuoi capelli rossi sono davvero tanto belli e... lo so è strano… ma è come se li avessi già visti… toccati… tanto tempo fa però…” Disse sempre più scarlatto in viso perché consapevole che le sue parole non avessero alcun senso, benché Ginny aveva continuato a sorridergli gentile e i suoi occhi sembravano adesso essere diventati un po’ più lucidi. “Mi piacciono così tanto!” Ammise infine. “Anche se…non so perché… ma mi fanno venire tanta voglia di ridere e allo stesso tempo anche di piangere.”
E gli occhi di Hermione inevitabilmente si inumidirono e fievole anche lei, in modo che solo chi le era accanto riuscì a sentirla, tra cui anche Draco, disse: “ Oh Merlino! Lily, la mamma di Harry: anche lei aveva i capelli dello stesso colore di Ginny!”   
E Malfoy percepì il proprio cuore spaccarsi a metà, tra la compassione e la sofferenza per l’infelice infanzia del piccolo Potty e l’invidia sempre più forte verso la Weasley e quel legame, così speciale e ricco di un significato ancora più profondo, che la univa con Potter.
“Sì Harry, lo so. Me lo dici spesso quando siamo da soli.” Sospirò invece distrattamente la sedicenne Grifondoro, che per un istante, ripensando a  quei complimenti che tante volte il moretto le aveva rivolto su quanto adorava i suoi capelli, aveva creduto di riavere tra le braccia l’Harry adulto.
Ma questo ebbe l’effetto di rompere l’incanto che si era creato tra loro, spezzando il filo sottile di fiducia che il bambino aveva cominciato a tendere verso di lei.
Harry infatti si allontanò leggermente dalla ragazza per poterla guardare negli occhi e, un tantino arrabbiato e seccato, replicò: “Non è vero: non te l’ho mai detto prima! E noi non siamo mai stati da soli! È una bugia, proprio come quando parli male del mio Principe Draco!”
“No Harry, è tutto vero! Ascolta, adesso… adesso non posso spiegarti! È complicato… una magia… Però credimi, non ti sto mentendo. Così come quando ti dico che Malfoy è cattivo e crudele.” Ginny provò a persuaderlo, mentre concitata si sforzava a non farlo scappare dal suo abbraccio. “Aspetta! Non tornare da lui! È troppo pericoloso, perché il suo desiderio più grande è da sempre stato ferirti e farti del male.”
E se Draco, i Serpeverde, Hermione e Neville a quel punto non intervennero per separarli, fu perché scoprirono troppo tardi di essere sotto il tiro di decine di bacchette, che si erano alzate verso di loro non appena la rossa Grifondoro aveva preso il bambino con sé, e perché soprattutto, per come erano vicini l’una all’altro, rischiavano di colpire il piccino se avessero provato a lanciare un incantesimo contro la Weasley.
Nel contempo il preside e i professori, all’esclusione di Piton che non era ancora arrivato, erano rimasti ad osservare il tutto senza intervenire o battere ciglio.
“Non è vero!!!” Gridò ora esasperato Harry. “Il mio Principe... lui mi vuole tanto…”  
“Cosa? Bene, Harry? Te lo ha mai detto chiaramente?” Domandò scettica Ginny ed Harry non rispose subito, perché solo in quel momento si rese conto che, nonostante i tanti gesti pieni di premure e affetto, il Principe non aveva mai pronunciato ad alta voce quelle parole.
Ma in fondo era lo stesso, no? Tutte quelle attenzioni significavano proprio questo, non era così?
Ragionò adesso un pochino insicuro il piccino, mentre nel contempo Draco si rimproverava e pentiva di non essere stato più esplicito con il bambino sui propri sentimenti.
Ma prima che uno dei due potesse controbattere, la ragazza continuò: “No, giusto? E sai perché? Perché chi ti sta mentendo è lui piccolo. So che ora non ti appare così, ma la sua gentilezza, le sua bontà nei tuoi confronti sono solo una messinscena, una finzione! Malfoy in realtà ti odia!” Cercò imperterrita di convincerlo Ginny.
“No, lui odia solamente il vostro stupido Principe Grifondoro!” Rispose risoluto e deciso il piccino.
Ginny sembrò allora per un attimo indecisa su come replicare: mordendosi un labbro si volse verso Hermione per poi distogliere subito lo sguardo con fare colpevole.
“Ma Harry, sei proprio tu…”
“No Ginny, non farlo!!!” Le urlò la Granger, pallida in volto. “È troppo rischioso! Non sappiamo quali conseguenze avrebbe con l’incantesimo spazio-temporale di Malfoy! Potremmo non rivedere più il nostro Harry!!!”
Draco, così come l’intera Sala all’esclusione di un fin troppo sereno Silente, non afferrò il senso di quelle parole, al contrario di Ginny che però decise di ignorarle, convinta com’era che l’unico modo per salvare Harry da Malfoy era raccontargli la verità.
“Harry, sei tu il Principe dei Grifondoro!” Rivelò infine la piccola Weasley. “È te che Malfoy odia dal profondo del cuore e chiama Sfregiato per la cicatrice che porti sulla fronte!”
Il bimbo sbarrò gli occhi e automaticamente portò una mano ai capelli per nascondere quella cicatrice a forma di saetta, di cui si era da sempre sentito orgoglioso perché lo rendeva unico e speciale.
‘Sfregiato’… lui quella parola l’aveva già sentita… lo aveva chiamato così Pansy quando era andato per la prima volta al tavolo Serpeverde… Ma era un’offesa davvero tanto brutta! Non era possibile che l’avesse pronunciata o anche solo pensata il suo amato Principe Draco! Così come era impossibile che lui fosse  il Principe di Grifondoro, vero?
Eppure qualcosa non tornava: tutte quelle mezze frasi ascoltate che lo paragonavano ad un lui senza nome… l’insistenza e l’ostinazione di Ron e i Grifondoro ad allontanarlo a tutti i costi da quello che loro ritenevano il più spietato dei Serpeverde… quegli sguardi che ogni tanto il Principe gli lanciava in cui però sembrava vedere, cercare, qualcun altro nei suoi occhi… tutti quei “No, non è lui!”, o quel: “Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui o meno!", pronunciata dal Principe con tanta rabbia giusto il giorno prima, quando di forza lo aveva trascinato all’aperto per dimostrargli se sapesse volare o meno con la scopa… lo scambio di battute avvenute quella stessa mattina tra Pansy e il biondino nell’aula di Pozioni… tutto sembrava acquistare un senso se Ginny avesse detto la verità.
Eppure, non poteva essere… non doveva essere! Sì perché Harry non voleva assolutamente essere il Principe di Grifondoro!!!
“È una bugia, vero? È solo una bugia, vero?!” Il piccino domandò allora con voce insicura e tremolante all’intera Sala Grande, ansioso di trovare qualcuno che smentisse quell’ennesima assurdità e che gli dicesse che quello era solo uno stupido scherzo per prenderlo un po’ in giro.
Ma il silenzio fu l’unica risposta che ottenne e anzi, a parte Ginny, nessuno sembrava capace di sostenere il suo sguardo per più di qualche frazione di secondo, compresi i suoi amici Serpeverde.
E il suo mondo crollò definitivamente e la disperazione si impadronì del suo cuore con la conferma che era invece tutto vero, quando incontrò il muro di ghiaccio che erano diventate le iridi grigie del suo Principe, in cui ogni traccia di dolcezza e affetto erano scomparse per lasciare il posto a quella stessa fredda indifferenza e a quell’ostilità che tante volte aveva già trovato nello sguardo di zia Petunia, zio Vernon e Dudley.
Occhi che non risplendevano più d’Amore e accettazione ma di rifiuto e disprezzo… e per la prima volta, da che si era risvegliato in quel magico castello, il piccino provò di nuovo le asfissianti e opprimenti sensazioni di solitudine e abbandono, che tante volte avevano tormentato le sue notti nel buio del suo piccolo stanzino.
Ma questa volta il suo dolore e la sua paura, ancora più intensi e devastanti perché il suo cuore non poteva accettare di essere detestato anche dal suo amato Principe Draco, non si manifestarono solo sotto forma di cocenti lacrime, che Harry cominciò a versare copiose, ma esplosero letteralmente con la potenza della sua magia innata che, incontrollata, fece tremare i tavoli più vicini, sollevandone tutto ciò che vi era sopra, e incrinando i vetri degli alti finestroni.
Solo che più il pianto dirompeva e diveniva forte, più la sua magia si faceva instabile: gli oggetti cominciarono infatti a vorticare sempre più velocemente e alcuni studenti dovettero usare incantesimi per proteggersi e non esserne colpiti, ma soprattutto l’aria intorno al piccino cominciò ad arroventarsi, tanto che per l’eccessivo calore Ginny fu costretta ad allontanarsi.
Nella Sala Grande scoppiò di nuovo il caos.
“Albus, direi che ora basta!” Minerva si alzò dalla sedia e insieme con lei anche altri professori decisi ad andare ad aiutare gli studenti. “Serpeverde e Grifondoro non potranno mai scendere a compromessi pacifici e non riesco ancora a credere come tu abbia fatto a convincerci a concedere loro anche solo una possibilità, soprattutto poi se a rimetterci deve essere quel piccolo bimbo innocente. Non possiamo restarcene fermi qui a guardare oltre senza intervenire!”
“E invece mia cara, vi pregherei tutti di pazientare ancora qualche istante e di non agire in alcun modo per arginare la situazione che, a mio giudizio, è ancora sottocontrollo. Vi assicuro comunque che provvederò immediatamente a sistemare ogni cosa non appena lo riterrò strettamente necessario.” Il preside replicò con tono serio e perentorio, mentre attento osservava l’evolversi di quanto stava accadendo in fondo al salone. “Prima però…” Silente adesso aggiunse sovrappensiero, quasi stesse ragionando più fra sé che non con gli insegnati. “… devo constatare un’ultima cosa… anche perché a questo punto ritengo che nessuno di noi sia in grado di contenere, affrontare e placare la magia del piccolo Harry!” E poi dopo un mesto sospiro, che allarmò maggiormente la McGranitt, concluse con espressione rassegnata e triste: “E a quanto pare nemmeno il Signor Malfoy…”
Nel frattempo infatti: “Draco, fa qualcosa! Fermalo! Solo tu puoi!” Blaise aveva afferrato il compagno per le spalle per smuoverlo ad intervenire, ma questi si era limitato a sorridergli beffardo e a rispondere con sarcasmo: “No, non è vero! Non posso, quello… quello è Potter!” E nella sua ironia, in quegli occhi che sembravano così imperturbabili, quasi assenti, Zabini vi lesse la dolorosa consapevolezza di un’illusione infranta.
Draco si era finalmente risvegliato dal suo idilliaco sogno di un Amore possibile, per ricadere nella crudele realtà in cui non esisteva alcun piccolo e dolce Potty, ma un Potter adulto che non lo avrebbe mai ricambiato…
Probabilmente il suo cuore in quel momento stava piangendo disperato proprio come il bambino, e la sua indifferenza non era altro che l’ennesima maschera, per nascondere a se stesso e al mondo, di essere innamorato follemente, e probabilmente da sempre, della sua nemesi Grifondoro…
E se lo capiva con tutto se stesso, perché la situazione per lui non era affatto diversa, Blaise possedeva però quel pizzico di speranza in più rispetto all’amico, che lo portava a credere che per un sentimento così travolgente e sincero, come quello che lui e Draco provavano per Neville e Potter, doveva esistere almeno una possibilità.  
Possibilità che dovevano fare di tutto per cogliere prima di arrendersi definitivamente al destino avverso.
“Bella scoperta, idiota! Quel bambino è sempre stato Potter e ti vuole bene!” Zabini riprese con fermezza e decisione, sogghignando quando vide il suo amico tornare in sé e il suo viso tingersi di rosso per il significato delle sue parole.
Potter, non mi vuol…” Cominciò ad obbiettare, decisamente in imbarazzo e arrabbiato, Draco, per poi essere immediatamente contraddetto.
“Certo che sì! O almeno sicuramente quel bambino! E anche tu, mio stupido amico, vuoi bene a Potter!
“No! Non è vero!” Si rifiutò categoricamente di ammettere Malfoy con le guance sempre più accese. “Io odio quel maledetto Sfregiato!”
Blaise allora lo afferrò di prepotenza con una mano sotto al mento e lo volse in direzione del piccino, che ancora piangeva racchiuso nel suo bozzolo di magia protettiva, mentre, impotenti, Daphne, la Granger e Paciock provavano invano a calmarlo.
“Dannazione Draco! Credevo ci fossi finalmente arrivato! È quel bambino il tuo Sfregiato!!!”
“Non chiamarlo così!!!” Malfoy ruggì con tutta la rabbia che teneva in corpo.
“Beh, tu lo hai fatto per ben sette anni, non capisco quale sia il problema adesso!” Blaise lo provocò ulteriormente.
Draco chiuse allora gli occhi incapace di sostenere oltre la vista di quelle lacrime, che sentiva sue, e sopraffatto dai ricordi e dalle troppe e belle emozioni provate con quel meraviglioso piccolo Angelo in quei pochi giorni, non riuscì più a mentire a se stesso: amava il piccolo Potty pur sapendo che era Potter!!!
“Per Potty è diverso!” Sospirò riaprendo gli occhi.
“E tu non lo odi giusto?”
“No!” Draco finalmente confessò ad alta voce, sentendo il proprio petto alleggerirsi di un peso. “Anche se è Potter, non odio quel bambino!”
“Bene! Allora va là e diglielo!” Lo incitò Zabini con un sorriso soddisfatto. “E fermalo prima che l’intera Sala Grande ci crolli addosso! Poi penseremo insieme a trovare una soluzione per il dopo…” Adesso lo spinse letteralmente verso la barriera magica con un ghigno sul viso, mentre Malfoy arrossiva ulteriormente per il significato implicito di quel dopo.
Ma quando si inginocchiò e provò a penetrare lo scudo magico, come era già successo nell’ora di Storia della Magia, Draco scoprì, con suo enorme sgomento, che questa volta era inaccessibile anche per lui.
“Ma cosa…? Potty, sono io… il tuo Principe… fammi entrare!” Implorò con voce sempre più angosciata.
Ma il piccino non gli rispose né lo guardò in viso, troppo spaventato di rincontrare ancora quegli occhi cattivi, piuttosto il suo pianto divenne ancora più straziato e intenso.
“No, ti prego Potty, non piangere…” Malfoy provò ancora ad oltrepassare la barriera, ma una mano lieve si poggiò sulla sua e gli impedì di compiere quel gesto che non avrebbe portato a nulla.
Era stata la Granger, che ora scuoteva la testa. “No. È inutile Malfoy. Questa volta lo scudo protettivo, che la magia di Harry ha creato, è scaturito dal desiderio di quel bambino di difendersi proprio e unicamente da te… o meglio dal tuo odio!” Gli disse a voce più bassa in modo che il bimbo non potesse sentirli.
Draco adesso sbiancò: “Ma io non…”
“Sì, lo so! L’ho capito che non lo odi ed è per questo che ora mi fido di te, ma per un attimo ti sei lasciato sopraffare dai sentimenti che invece provi…” ‘O pensi di provare’, pensò fra sé Harmione. “… per l’adulto che un giorno sarà quel piccino, ma di cui quel bambino non sa nulla. Ed Harry, che è cresciuto tra persone che lo hanno sempre detestato apertamente facendolo sentire un peso, soffrendo per anni per la mancanza di affetto e calore umano, adesso che finalmente pensava di averli trovati in te, è terrorizzato dall’idea di scoprire che invece anche il suo amato Principe non lo voglia più.”  
“Maledizione! Maledizione!!!” Esclamò amareggiato Draco. “Come faccio allora a convincerlo che non è così?”
Harmione sorrise di fronte a quell’ennesima dimostrazione d’affetto che il Serpeverde provava per il suo migliore amico e, proprio come Blaise, provocatrice rispose: “In effetti è abbastanza complicato. La cosa migliore sarebbe convincerlo che la storia di Ginny sia davvero solo una bugia, il problema però è che Harry adesso è troppo confuso e non sa più in cosa credere o di chi fidarsi. Penso quindi che l’unica soluzione sia che tu ammetta di volergli bene anche se è il Principe di Grifondoro, proprio perché è il Principe di Grifondoro!
“Granger, non ti seguo!” Digrignò tra i denti Draco, ma arrossendo sul viso e dimostrando così alla ragazza che aveva invece capito tutto.
“Sarò più chiara allora.” Fece adesso seria Harmione. “Devi dire a quel bambino che tieni e sei affezionato anche alla sua versione adulta!”
Draco trasalì e involontariamente portò il suo sguardo sulla Weasley: tutta la furia allora, che aveva provato due giorni prima quando Potter nel parco le sorrideva e le teneva la mano, tornò a galla e si avvinghiò forte al suo cuore impedendogli di confessare ciò che realmente sentiva.
“Non lo farò mai!!!” Tuonò con veemenza. “Io quel dannato Grifondoro lo odio con tutto me stesso!!!”
“Beh, e allora levati dai piedi Malfoy!” La Granger adesso, con espressione dura, gli puntò la bacchetta contro frapponendosi tra lui e la barriera magica. “Se è così che veramente la pensi non ti permetterò di avvicinarti oltre ad Harry, perché ora che sei riuscito a fare breccia nel suo cuore di bambino con la tua codardia e ottusità verso l’adulto puoi ferirlo molto di più di quanto, da piccolo o da grande, non abbia già sofferto fino ad oggi.”
“Codardo io?” Sibilò stizzito Draco. “Io non ho mai avuto paura di Potter!”
‘Ma dei sentimenti che provi per lui, sì!’ Harmione però non riuscì a formulare in parole questo suo pensiero, perché interrotta dal fragoroso rumore che fece il portone della Sala Grande quando si spalancò per far entrare il professor Piton.
“Cosa diamine sta succedendo adesso?” L’insegnante tuonò tagliente e con sguardo truce non appena si accorse della confusione che stava regnando nella Sala, con le tavolate di Corvonero e Serpeverde completamente svuotate, piatti e bicchieri che volavano in aria veloci come proiettili, gli studenti assiepati in due angoli nella stanza, con quelli più grandi che con incantesimi Scudo proteggevano i più piccoli dalle posate impazzite, e fra tutto questo, protetto da una potente barriera dorata, la causa di tutto quel casino che naturalmente non poteva essere nessun’altro se non...  
“Potteeer!!!” Piton sibilò con voce aspra avvicinandosi al bambino. “Smettila immediatamente!”
Ma il piccino, che non sapeva nemmeno che tutta quella magia fosse opera sua e quindi neanche come fermarla, non appena sentì la voce del professore alzò finalmente il volto, che aveva tenuto basso tutto quel tempo, e di slancio fece quei pochi passi che li separavano e lo abbracciò stretto.    
E Severus che, per l’imprevedibilità e la velocità dell’azione del bimbo, non aveva potuto proteggersi in tempo ed era quindi convinto che si sarebbe scontrato dolorosamente contro la barriera magica, scoprì  invece, con sua enorme stupore, di non essersi fatto nulla e non perché lo scudo incantato fosse scomparso, ma perché vi era passato attraverso incolume.
E questo significava un’unica dannatissima cosa: il moccioso si era affezionato e si fidava di lui!
Silente sorrise di nuovo, Draco invece si incupì ancora di più per la nascente gelosia che sentì crescere verso il proprio padrino: non immaginava però che i sentimenti che il bambino cominciava a nutrire per l’insegnante erano di tutt’altra natura rispetto a quelli che invece provava per lui.  
“Re Severus!” Harry pigolò ancora tra le lacrime. “Ginny ha detto che sono il principe di Grifondoro e adesso… adesso il Principe Draco mi odia!!!” Riuscì a farfugliare tra i singhiozzi. “Però è una bugia, vero? Vero?” Gridò aggrappandosi speranzoso alle vesti del professore alla ricerca disperata di rassicurazioni. “Io… io non voglio essere il principe dei Grifondoro! Ti prego Re Severus… dimmi che non è vero… Non voglio che… che il mio Principe mi odi!!! Ti prego…” E le sue parole accorate e imploranti toccarono e commossero i cuori di tutti i presenti nella Sala Grande, tranne apparentemente del professore di Pozioni che in tutta risposta, invece di donargli il conforto che cercava, sogghignò crudele.
“E tu continui a dubitarne?” Fu infatti la sprezzante risposta di Piton.
Questa era infatti l’occasione perfetta per separare definitivamente Potter e Malfoy e quindi deciso l’insegnate maligno confermò: “Certo che è vero!”
Ma non era nemmeno ancora svanito nell’aria il riverbero delle sue ultime sillabe pronunciate che quella strana inquietudine, quel malessere lancinante che lo aveva già colpito durante le ultime due ore di lezione, tornò prepotente tormentandolo con sensi di colpa così devastanti che Severus si sentì il fiato mancare e una fitta lancinante partire dalle ginocchia, dove distintamente avvertiva la sensazione umidiccia della stoffa bagnata sulla pelle, e arrivargli diritta al cuore.
Maledizione! Perché diamine quel bambino cercava conforto proprio da lui? E perché le sue lacrime sembravano conficcarglisi nel petto come tante pugnalate?
E poi Harry alzò il viso mostrando i suoi occhioni verdi traboccanti di sofferenza e disperazione e finalmente Severus capì: Potter lo guardava con gli stessi bellissimi occhi della sua Lily e lui non poteva tollerare che quel verde speranza, che tanto aveva amato in passato, fosse offuscato ancora dalle ombre scure del dolore.
Lo aveva già fatto una volta per vigliaccheria e perché accecato dall’invidia, ma ora non lo avrebbe permesso mai più.
Il gelo nel suo petto, che per anni aveva racchiuso e indurito il suo cuore, lentamente cominciò a dissolversi, facendo fuoriuscire emozioni che l’uomo credeva aver dimenticato da tempo.
“Proprio come è vero che hai diciassette anni, Potter!” Piton aggiunse con tono forzatamente ironico, dopo un sospiro che sancì la sua resa momentanea a quel sentimento che cominciava con la A…  “E che hai passato i tuoi ultimi sei di scuola in questo castello magico che, come naturalmente immagino non sai, è in Scozia!”  
Il bimbo trasalì e gli oggetti, pur rimanendo sospesi in aria, smisero di muoversi. “No, io…” Harry aprì tutte e cinque le dita della mano sinistra e il pollice di quella destra mostrandole poi al professore. “… ne ho sei di anni!” Constatò con voce un tantino insicura. “E non sono mai andato più lontano di Londra né visitato un vero castello prima d’ora, figuriamoci poi uno magico!”
“O vero come il fatto che Ginny Weasley è la tua fidanzata e suo fratello Ron il tuo migliore amico!” Piton sputò fuori con espressione disgustata.
Harry smise di botto di piangere e un piccolo sorriso illuminò di nuovo il suo viso, mentre le varie posate, non trattenute più dalla magia, precipitavano a terra. “Naa! Non è possibile! A me non piacciono le femmine e Ron il Grifondoro è mio nemico!” Esclamò con fervore.
“O vero come è vero che il Cappello Parlante ti ha smistato a Grifondoro, giusto piccolo idiota?” Severus questa volta domandò assottigliando le palpebre con uno sguardo carico di commiserazione e compatimento, sotto il quale il piccino avvampò per l’imbarazzo di non averci pensato lui stesso.
Con gli occhi accesi di gioia e la mano sullo stemma, che orgoglioso portava sul maglioncino all’altezza del cuore, Harry ricordò quindi fiero: “No, io sono un Serpeverde!”
“Quindi, Potter?” Digrignò infine con voce infastidita il professore per l’ovvia ed evidente conclusione a cui portavano tutte quelle affermazioni.
“Io non posso essere il Principe di Grifondoro!” Harry mormorò ancora rosso in viso per la vergogna d’averci invece creduto, ma con lo sguardo raggiante e ricolmo di gratitudine e adorazione che fece perdere qualche battito al neoritrovato cuore di Piton.
Piton che però fece una faccia letteralmente schifata quando vide quel piccolo impiastro, che da quando aveva smesso di piangere aveva continuato imperterrito a tirare su col naso, cercare di asciugarselo infine sulla manica del suo golfino producendo un inguacchio ancora peggiore.
E poiché stranamente la barriera magica non era ancora scomparsa, Severus, incurante degli sguardi allibiti dell’intera scuola ma con sentimenti del tutto opposti al disgusto che invece mostrava il suo volto, fu obbligato a fare qualcosa che scioccò l’intera Sala per la dolcezza intrinseca del gesto: prese il proprio fazzoletto e pulì la faccia del bambino, asciugandogli, naturalmente non proprio delicatamente, il naso e portandovi via le ultime tracce delle lacrime che ancora gli bagnavano le guance.
“No ragazzo, non lo sei!” Borbottò rassegnato tra i denti il professore, provando invano a convincere più se stesso che non il bambino, con quella che lui sapeva essere una bugia, e cercando al contempo di giustificarsi con la sua parte razionale per quella sua azione così intima e familiare che sarebbe stata del tutto inconcepibile con l’altro Potter!
Ed ecco qui: questa era la prova che era impazzito anche lui, proprio come Draco, se cominciava a non discernere più tra adulto e bambino.
Almeno, si rincuorò, gli rimaneva la magra consolazione di non esserne innamorato! Lui Potter lo odiava di sicuro!!! Qualsiasi età avesse!!! Ci tenne ad aggiungere la sua ragione.
Ma gli bastò incontrare per un solo attimo lo sguardo del piccino, perché la luce smeraldina dei suoi occhi desse la forza al proprio cuore di contestare irremovibile che no, le cose stavano ben diversamente!
Ma quanto diversamente Piton non dovette scoprirlo immediatamente.
“No, non lo sei! Anche perché tu non mi odi, vero mio piccolo Potty?” Risuonò dolce la voce di Draco che, proprio come Harry, aveva creduto alla bugia di Severus, trovando in essa l’ennesimo appiglio che il suo cuore dilaniato agognava per rifuggire dalla cruda e spietata realtà.
Il biondo Serpeverde si era inchinato di nuovo accanto alla barriera magica e stava provando a forzarla ma, solo quando il piccino si voltò e i loro occhi finalmente si ritrovarono, scoprì nel legame che li univa il potere per infrangerla.
“Vieni da me!” Draco abbracciò Harry a sé con tutta la forza di quel sentimento che iniziava con la A…, di cui aveva ormai capito il nome, per quanto però non riuscisse ancora a pronunciarlo col piccino, ammetterlo per l’adulto.
Ed Harry ricambiò la stretta con altrettanta intensità, intossicandosi dell’odore di fiori del suo amato Principe e desiderando di non doversi sciogliere mai più dal calore delle sue braccia.
“No Principe Draco, non ti odio! Non ti odio!!! Io ti voglio tanto, tanto bene come… come tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora, ancora di più!!!” Harry professò ancora, ma questa volta al vero e unico destinatario del suo affetto, l’ innocente dichiarazione d’Amore del suo cuore bambino.
E Draco si sentì travolgere da una gioia così immensa che spontanee gli salirono alle labbra quelle parole che troppo a lungo aveva tenute celate. Prese allora il viso del piccino tra le mani e lo avvicinò al suo affinché potesse leggere nell’intensità del suo sguardo la sincerità dei suoi sentimenti.
“Anch’io…” Rotto dall’emozione cominciò con voce tremula, per poi schiarirsela e continuare più sicuro. “… anch’io ti voglio…”
Ma proprio come il giorno precedente il giovane Serpeverde fu di nuovo interrotto: questa volta non da Ron Weasley ma dalla sorella.
“Malfoy!!!” Ruggì inviperita la ragazza. “Smettila con le tue menzogne! Non ti permetterò di fargli ancora del male!!! Allontanati immediatamente da Harry!!!” Disse ora puntandogli la bacchetta contro, mentre Draco si rialzava e metteva al sicuro dietro di sé il piccolo. “Ridammelo e restituiscilo alla sua vera Casa!” Aggiunse ora indicando la tavolata Grifondoro.
Ma inaspettatamente, persino per Silente, molti componenti delle altre tre Case si schierarono dalla parte di Draco e più di una voce gridò: “No, lascialo stare con i Serpeverde!” “Non lo vedi che Potter vuole stare con Malfoy?” “Malfoy non gli farà del male!” “Siete voi Grifondoro che gliene state facendo!” E altre frasi ancora che testimoniavano quanto il palese affetto di Draco e Harry avesse rivalutato l’opinione generale e negativa che molti studenti avevano avuto fino a quel momento sulle Serpi e sul loro altezzoso Principe biondo.
Ma la stoccata finale, per la meraviglia generale ma soprattutto del preside, che in cuor suo gioì per la commozione, fu però di Piton.
“Signorina Weasley, mi rincresce ricordarle che il moccioso Potter è un Serpeverde! E disgraziatamente per me che ne subirò le conseguenze, la colpa è proprio di suo fratello Ron! Quindi se la prenda con lui se la cosa non le sta bene.” Sbottò seccato Severus. “Per cui, come le regole della scuola impongono e come lei giustamente richiede…” Adesso continuò chiaramente infastidito. “…ma contrariamente alla mia volontà, Potter rimarrà nella sua vera Casa, ovvero la mia!” Silente a questo punto sorrise riconoscendo nell’avversione evidente delle parole del suo professore di Pozioni tutt’altre emozioni, come un pizzico di orgoglio e anche compiacimento.  
“Ma professore, perché? Lei lo sa che questa è solo una bugia! Harry è uno di noi!!!” Provò ancora ostinata Ginny, incurante di qualsiasi punizione potesse ricevere e spinta unicamente dal puro desiderio di salvare il bambino dalle grinfie di Malfoy. “E con Malfoy rischia un serio pericolo!”
Piton le restituì uno sguardo tagliente e replicò: “Nessuna bugia, non per quel bambino almeno, che non è la persona che lei vorrebbe…”
“Ma…” La Grifondoro tentò di protestare.
“Non lo è ancora!” Si spiegò meglio Severus, ottenendo però di turbare così nuovamente Draco. “Ma presto, entro massimo due, tre giorni, le assicuro che avremo, per mio ulteriore disappunto, il dispiacere di riavere di nuovo indietro il suo tanto agognato Grifondoro.” Questa volta l’inquietudine non prese solo il biondo Serpeverde ma anche Daphne, che impallidita afferrò con forza un braccio di Blaise, al punto da conficcargli letteralmente le unghia nella carne, e agitata domandò: “Che vuol dire?”
Il moro Serpeverde sospirò preoccupato per i suoi due amici, ricordando la conversazione udita nello studio del preside qualche giorno prima riguardo la breve permanenza del piccolo Potter ad Hogwarts, ma prima di poter rispondere Piton continuò: “Ma su una questione ha ragione: questo bambino è in serio pericolo, lo è per se stesso e per chi lo circonda, perché dotato di un potere troppo grande e incontrollabile che da solo non può gestire. E per quanto la causa scatenante della sua magia innata è proprio l’instabilità emotiva che lo lega al signor Malfoy, purtroppo questi, da quanto abbiamo potuto tutti constatare, è anche l’unico che sembri in grado di poterlo placare.”
Severus a questo punto però omise di ricordare, perché troppo imbarazzato ad ammetterlo, che malauguratamente ne era capace anche lui.
“Quindi a meno che, signorina Weasley, non voglia prendersi la responsabilità dei gravi incidenti che potrebbero occorrere se li separassimo, la custodia di Potter rimane a Draco ma, per essere più sicuri che la situazione non degeneri nuovamente a causa della possibile volubilità di sentimenti proprio di quest’ultimo, anche alla Greengrass e a Zabini!" Perentorio ordinò.
Le due Serpi nominate assentirono, mentre Harry, che non aveva capito proprio tutto ma che aveva afferrato la cosa più importante e cioè che poteva rimanere col suo Principe, donò al professore di Pozioni il suo sorriso più bello.
Severus sentì per questo infonderglisi nel petto un’euforica sensazione di contentezza dovuta unicamente alla consapevolezza di aver reso felice l’odiato marmocchio, quindi sempre più frustrato e avvilito di fronte a quelle emozioni per lui del tutto nuove e inammissibili, visto chi ne era la causa, decise che più tardi se ne sarebbe punito!
“Professore!” Intervenne adesso Hermione. “Sarebbe consigliabile, per acquietare la giustificabile preoccupazione della nostra Casa, che anche a qualcuno di noi sia permesso di constatare che in effetti Harry non corre rischi a stare con i Serpeverde. Visti i trascorsi passati a molti Grifondoro riesce piuttosto difficile fidarsi di loro, soprattutto poi quanto riguarda Malfoy. E non posso escludere che scontri come quelli avvenuti oggi o ieri tra i componenti delle nostre due Case accadano ancora. Ma se avessimo la sicurezza che tutto procede per il meglio, nessuno di noi avrebbe più motivo per richiedere l’allontanamento del bambino dai Serpeverde. Nel caso però riscontrassimo che le cose stiano diversamente…” Adesso la ragazza guardò seria Malfoy negli occhi. “… e che l’incolumità di Harry non sia sicura con loro, chiedo formalmente che il bambino venga affidato a noi Grifondoro.”   
“Concesso.” Acconsentì Piton giudicandola una buona soluzione, sia per tenere sotto controllo la tensione fin troppo palpabile che rimaneva tra i verde-argento e i rosso-oro, sia per avere la certezza che, con la presenza della fin troppo attenta e scrupolosa Grifondoro, la Parkinson, o chi per lei, ci avesse pensato due volte prima di agire a discapito della sicurezza di Potter.
“Lei Granger e…” L’insegnante si guardò intorno alla ricerca di qualcun altro altrettanto ponderato e riflessivo come la ragazza e non impulsivo e avventato come i due fratelli Weasley, che escluse a priori. “Paciock…” Decise infine, ritenendolo l’unica opzione accettabile per entrambe le Case. “… se lo riterrete necessario avete il permesso di affiancarvi a chiunque Serpeverde accompagni Potter durante le ore diurne, comprese lezioni, i pranzi, le cene e persino, se siete così incoscienti da provarci, di intrattenervi nella Sala Comune Serpeverde ma non oltre il coprifuoco. Per le notti non ammetto eccezioni di alcun tipo. Farete poi rapporto prima a me o alla Professoressa McGranitt e solo noi…” Severus calcò con decisione sul pronome personale. “… decideremo se è il caso o meno di allontanare Potter dalla mia Casa. Ingerenze o interventi da parte di terzi sono quindi severamente vietate e nel caso avvenissero, provvederò personalmente affinché le punizioni siano tali…” E l’espressione del suo volto non fu mai più minacciosa. “… da rimanere impresse a vita nella mente e nel corpo del o dei trasgressori di turno.”
Harmione, più che soddisfatta, annuì compiaciuta; Neville invece, immaginando la “forzata” vicinanza che nei giorni a seguire avrebbe avuto con Blaise, arrossì violentemente divenendo quasi viola quando sentì il commento entusiasta proprio di quest’ultimo.
“Bene!” Esclamò infatti Zabini prendendo il piccolo Potter in braccio. “D’ora in poi sarò la tua ombra Potty!” Ghignò, usando con fin troppa confidenza il nomignolo con cui Draco chiamava il bambino e ottenendo per questo in cambio uno sguardo assassino da parte proprio del biondo Serpeverde. “Staremo sempre insieme!” Aggiunse infine con voce suadente e il piccino notò che, mentre parlava, gli occhi blu di Blaise non guardavano lui ma bensì il timido Grifondoro.
“Oh, no! Lui starà sempre con me! Vero Harry?” Chiese ora con voce entusiasta Daphne, prendendosi il piccolo dalle braccia di Blaise e stritolandolo letteralmente tra le sue, col conseguente aumento di irritazione di Draco e gelosia per Theo. “E stanotte dormiremo insieme nel mio letto tanto grande!” A questo punto più di un sospiro carico d’invidia provenne dalla popolazione maschile della scuola.
“Non ci provare Greengrass! Potty è mio!!! E starà unicamente con me!” Dichiarò Malfoy con ardore, fregandosene che l’intera Sala l’avesse sentito, ma volendo mettere per l’appunto in chiaro per tutti, soprattutto i suoi amici, quanto forte e sincero era il suo desiderio, bisogno, di avere tutto per sé il piccino: inaspettatamente però, la sua possessiva dichiarazione provocò parecchi gridolini eccitati da parte di molte ragazze.
“Già è suo!” Non riuscì a non intromettersi un sempre più adirato Nott. “O di chiunque altro lo voglia, per quanto me ne freghi!” Borbottò sempre più nervoso per le occhiatacce che ricevette dai Grifondoro. “Quindi lascialo!” Le ordinò con uno sguardo poco rassicurante che Daphne ricambiò con altrettanta fermezza e stizza.
“Non ci penso neanche! Preferisco un milione di volte stare col mio piccolo e dolce Harry,” Affermò con tono affettuoso, accarezzando sul capo il bambino e facendo contemporaneamente perdere definitivamente le staffe a Draco e Theo. “… che con persone false che mi nascondono le cose dietro le spalle!” Daphne asserì con tutta l’amarezza che sentiva dentro. “Piuttosto perché non ti levi tu dai piedi e vai a dare fastidio alla tua nuova fiamma?” La voce fredda ma gli occhi chiari incandescenti di una furia e di una gelosia che il moro Serpeverde, confuso e ferito, però non vide né comprese.  
“Ora basta! Finitela!” Draco sibilò infine, intromettendosi in quella che non era altro che una schermaglia d’Amore fra i due, in cui però ci stava andando di mezzo l’ignaro piccino.
“No! Ora basta lo dico io!” Tuonò aspra e decisa la voce di Piton, mettendo fine al litigio tra i componenti del settimo anno della sua Casa. “State dando di voi e della Casa Serpeverde uno spettacolo, oserei dire, oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico. E la causa, naturalmente, non poteva essere che tua, Potter!”
Il bimbo, che di tutta quella storia era l’unico innocente, strabuzzò un po’ offeso gli occhi.
“Vieni qui, ragazzo!” Ordinò poi ad Harry indicandogli di allontanarsi da Daphne e avvicinarsi a lui.     
“Se non la smettete immediatamente di contendervi quest’irritante moccioso…” Adesso sogghignò di fronte alla faccia imbronciata di Potter. “… mi vedrò costretto a prenderne personalmente la custodia: prospettiva questa, infondo, alquanto allettante, vista la sua propensione a provare i miei incantesimi. E neanche potete immaginare quante belle fatture divertenti…” Tutta la Sala tremò terrorizzata, supponendo che la parola divertente per Piton doveva essere sicuramente sinonimo di dolore e atroci grida straziate. “… abbia da sempre desiderato sperimentare su Potter!” Concluse compiacendosi con se stesso per il panico che lesse negli occhi di tutti i suoi studenti.
O meglio… quasi di tutti!
Sentì infatti all’improvviso qualcosa avvolgergli una mano: qualcosa di piccolo e caldo, il cui calore però ebbe l’effetto contrario di fargli venire i brividi alla schiena.
Severus quasi ebbe paura di abbassare lo sguardo e constatare con gli occhi quello che il suo cuore invece già sapeva.
Ma poi lo fece e trovò il bambino che gli stava sorridendo, ancora con quel suo sorriso così luminoso e sincero, e che con naturalezza e candore gli stringeva la mano con la sua piccolina.
“Per me va bene, Re Severus!” Harry acconsentì sereno, con lo sguardo ricolmo di fiducia e aspettativa.
“No che non va bene!” Obbiettarono però, allarmati e contemporaneamente, Draco e Daphne.
“Non vuoi più stare con me, Potty?”
“O con me, piccolino?”
Chiesero prima Malfoy e poi la Greengrass, con uguale espressione dispiaciuta sul viso e stesso intento celato di far sentire un po’ in colpa il piccino, per quindi approfittarne e così allontanarlo il più possibile da Piton e dalle sue indubbie pericolose macchinazioni.
E il bimbo infatti, proprio come speravano, perse un po’ del suo entusiasmo e accorato replicò: “Certo che voglio stare anche con voi!”
“Perfetto!” Fece allora sollevato Malfoy, prendendoselo di nuovo in braccio e sciogliendo così, con sua ulteriore soddisfazione, il legame creato dalle mani unite tra il piccino e il professore.
“Non deve preoccuparsi professor Piton, d’ora in poi ce ne prenderemo cura noi del piccolo Harry senza più litigare, vero Draco?” Aggiunse poi con voce dolce Daphne, poggiando delicata una mano sulla spalla del biondo Serpeverde e sorridendogli complice, urtando ancor di più Theo che furioso li lasciò per andarsene alla propria tavolata senza più degnarli di uno sguardo.
“Sì, naturalmente.” Confermò adesso veramente serio Draco, mostrando però il suo sorriso più vero e sincero al piccolo Potter, che lo ricambiò raggiante.
E fu in quel momento che Severus prese definitiva la decisione di far bere ad entrambi l’Oblivio Animae: non poteva permettere che anche Draco provasse il suo stesso inestinguibile e atroce dolore, frutto della consapevolezza di non poter avere accanto la persona amata, a cui era senza alcuna speranza destinato.
Con pochi colpi di bacchetta provvide poi a rimettere ordine alla Sala Grande e impose a tutti di andare a mangiare senza più creare problemi, ma per meglio prevenire ulteriori incidenti, prima di andarsene anche lui alla tavolata degli insegnati, tolse punti ai Grifondoro e assegnò una punizione ben più severa ai Serpeverde.
“Per tutto il caos che avete osato creare in questa scuola, ma soprattutto nella mia aula,…” Disse con espressione dura, che non ammetteva repliche. “… stasera la vostra ridicola e patetica festicciola è cancellata!”
Dopodiché Piton si voltò e deciso si ostinò a ripetere, mentre si dirigeva da Silente, che il suo improvviso bruciore di stomaco non era per nulla dovuto ai sensi di colpa per la delusione e la tristezza comparsi negli occhi di Potter e che non, assolutamente, aveva per un istante sentito la mancanza del contatto con la mano del moccioso quando Draco lo aveva allontanato da lui. Eppure, questo non riuscì in alcun modo a negarlo, il suo cuore ne ricordava ancora il calore e la dolce sensazione: il ghiaccio nel suo petto oramai si era sciolto del tutto, ma cocciuto e testardo Severus finse di non vedere e capire cosa da esso ne era fuoriuscito.


Mentre tutto ciò accadeva, l’attenzione di Hermione, contrariamente da quella di tutti i presenti nella Sala, non era stata attirata dalla contesa da parte delle Serpi su chi accaparrarsi l’esclusiva sul suo piccolo amico e nemmeno dalle prevedibili minacce da parte del professore di Pozioni ad Harry, piuttosto si era concentrata unicamente su Ginny, la cui reazione e il cui comportamento, nell’osservare quelle medesime cose, le erano parsi molto strani e alquanto sospettosi.
La piccola Weasley sembrava infatti studiare con meticolosa concentrazione ogni gesto e parola di Malfoy verso il piccino, cosa questa che la Granger all’inizio aveva ritenuto decisamente normale e comprensibile.
Infondo, se per un incantesimo errato bambino lo fosse diventato Ron e Malfoy o qualsiasi altro Serpeverde si fosse mostrato improvvisamente così affezionato e interessato al suo fidanzato, anche lei avrebbe pensato ad un inganno per fargli in realtà del male e quindi ne sarebbe stata naturalmente molto preoccupata.
Ma ecco qui l’anomalia: Ginny non sembrava affatto preoccupata o ansiosa, almeno non come chi ha la sicurezza che il proprio ragazzo sia attorniato da persone pericolose e dalle cattive intenzioni, né si mostrava particolarmente gelosa per le fin troppo evidenti dimostrazioni d’affetto di Harry per Draco e viceversa, piuttosto l’espressione del suo viso appariva corrucciata e indispettita.
Harmione aveva avuto per questo l’impressione che c’era qualcosa che non quadrava.
Ciò che infine l’aveva convinta che la sua rossa amica doveva essere a conoscenza di qualche particolare in più su tutta quella storia, era stato il suo mormorio sommesso, mentre sotto ordine di Piton gli studenti tornavano ognuno al proprio posto, in cui distintamente l’aveva sentita pronunciare: “Non è possibile! Non può essere davvero Malfoy il Principe dei sogni di Harry! Devo dimostrargli a tutti i costi che non è così!”


Piton ricambiò con odio cocente la luce giocosa e ilare che brillava abbagliante oltre le lenti a mezzaluna degli occhiali di Silente e la tenerezza e la commozione con cui lo guardava invece Minerva.
“Non… una… parola!” Sibilò mentre prendeva posto, disgraziatamente per lui, proprio in mezzo a loro.
“Come desideri.” Acconsentì con tono pacato il preside, mentre con tutta nonchalance si versava un po’ d’acqua in un calice. “Re Severus!” Aggiunse però con altrettanta naturalezza, dopo averne assaggiato un sorso.
Le labbra che a stento trattenevano un sorriso: cosa che invece non riuscì proprio alla McGranitt, che sembrava ringiovanita dieci anni tanto era felice.
Una vena sulla tempia del professore cominciò pericolosamente ad ingrossarsi.
“Ah! Ah! Molto divertente Albus!” Disse decisamente ironico Piton. “Non c’è gioia più grande per me…” Il suo viso però era più furibondo che mai. “… che sapere di aver contribuito ad allietarti la giornata, prendendo parte al deplorevole spettacolo che è diventata questa scuola grazie a quel mentecatto di Potter e quell’idiota di Draco. Ma nulla mi persuade dal pensare che siamo tutti attori di una sceneggiatura di cui solo tu conosci la trama.” Fece adesso inarcando sospettoso un sopracciglio.
“Così mi offendi, amico mio! Come se io avessi mai complottato alle spalle dei miei due collaboratori più stretti!” In risposta Silente ottenne due uguali occhiatacce da entrambi gli insegnanti, che però non riuscirono a spegnere il suo sorriso ancora più ampio.
“D’accordo forse in passato l’ho fatto.” Ammise poi il preside. “Ma non questa volta. Vi ho raccontato tutto ciò che so su questa magica circostanza, non saprei come meglio descriverla, che ci ha permesso di conoscere il piccolo Harry. Ammetto comunque, che le parti mancanti di questa storia le stia scoprendo un po’ alla volta, giorno dopo giorno.”
“E sentiamo, qual è la rivelazione di og…” Ma Piton si interruppe perché avvertì qualcosa tirargli la veste da dietro. “E ora che altro c’è?” Digrignò tra i denti, voltandosi rabbioso per vedere quale fosse adesso il problema.
E poi fu una questione di attimi.
Due esili braccia si avvolsero strette intorno al suo collo e il piccolo Harry, in punta di piedi e con gli occhi illuminati di affetto sincero, gli posò delicato un bacio sulla guancia.
Severus, impietrito per lo shock, riuscì unicamente a chiudere gli occhi, sopraffatto dall’A… nel suo cuore che rifulse incontenibile ed intenso proprio come tanti anni addietro per la sua Lily.
“Grazie infinite Re Severus per tutto l’aiuto che mi hai dato oggi, anche se era la prima volta che ci incontravamo. Non avevo mai conosciuto prima d’ora, un adulto così meraviglioso e buono come te. Sai…” Adesso Harry continuò impacciato e imbarazzato e col viso cremisi. “… quando grande lo sarò io voglio diventare forte, coraggioso e intelligente, proprio come te,…” Calcò con enfasi. “… e poi… e poi voglio sposare il mio Principe Draco!” Il piccino rivelò per la seconda volta ad alta voce il suo sogno, svelando anche quanta stima e ammirazione provava per quel professore, dall’apparenza rude ma dall’animo indubbiamente gentile, che sentiva già voler bene, nonostante l’avesse appena conosciuto. “E quando accadrà, vuoi…” A questo punto il bimbo però si bloccò un istante, ma Severus avvertì chiaramente, visto che ancora lo stringeva, che adesso stava leggermente tremando. “… vuoi diventare anche il mio padrino, come col Principe?”
Piton sbarrò, sconcertato e al contempo inorridito, gli occhi, ma Harry fraintese, reputandolo ingenuamente un segnale positivo, e con le gote imporporate e un timido sorriso con trasporto ammise: “Io ne sarei davvero, tanto, tanto felice!” E poi ricordando le parole di Blaise, sul renderlo padrino del loro primo figlio se lo avesse aiutato a mettersi con Neville, ma generalizzandole dando loro il giusto significato, il bambino, con gli occhi di nuovo lucidi, concluse: “Sono sicuro che, se ti avessero conosciuto scoprendo le tue tante belle qualità, anche la mia mamma e il mio papà sarebbero stati d’accordo con me.”
Ma questa fu la stoccata finale che fece completamente perdere la testa di Piton, che non ci vide più dalla rabbia e dal dolore, tornati prepotenti a ricordargli perché aveva da sempre detestato Harry Potter: il frutto dell’unione tra la donna che aveva amato più della sua stessa vita e l’uomo che invece aveva odiato più di chiunque altro al mondo.
Padrino del figlio di James Potter?
Al solo pensiero Piton si sentì ribollire dall’ira! Forse doveva svelare a quel piccolo mezzosangue che suo padre aveva già scelto un cane per quell’ infausto compito?
Stava per formulare la frase nel modo più offensivo possibile, quando avvertì la magia impedirgli di emettere suono: era stata la McGranitt.
Provò allora ad afferrare la bacchetta deciso a Cruciare qualcuno, ma si ritrovò questa volta impedito a fare qualsiasi movimento, causa il Pietrificus Totalus lanciatogli silenzioso da Silente.
Maledetti! Maledetti tutti e tre! Imprecò mentalmente Piton. Maledetto Potter e tutta la sua discendenza! Maledetto il fato crudele che gli aveva precluso ogni felicità con la sua unica ragione di vita, ma maledetto soprattutto quel dannato A… che, nonostante tutta la furia che gli stava rimestando il sangue nelle vene, non si era ancora dissolto ma che spietato, con la sua esasperante dolcezza, continuava venefico ad infettargli il cuore e la mente con le sue menzognere illusioni.
Improvviso infatti un assurdo e sconvolgente pensiero che cambiò radicalmente le sue emozioni, trasformandolo da furioso a letteralmente terrorizzato: Padrino del figlio di Lily!
‘Ma non padrino!’ Ci tenne immediatamente a correggere l’A… nel suo petto. “Ma… padre!”
Il viso di Severus sbiancò, ma prima di poter avere la possibilità di ragionare sulle implicazioni di cosa questo significasse, il professore scoprì di essere libero da ogni incantesimo e che Potter, convinto dalla professoressa di Trasfigurazione che il suo Re per il momento era rimasto senza parole per l’inaspettata sorpresa dovuta alla sua proposta, era tornato alla tavolata Serpeverde in paziente attesa di ricevere più tardi una sua risposta.
Del tutto indifferente allora agli sguardi preoccupati di Silente e della McGranitt, ma deciso a mettere più distanza possibile tra sé e il bambino, Piton si alzò quindi da posto intenzionato a lasciare immediatamente la Sala Grande.
“Severus!” Lo bloccò però allarmata Minerva. “Dove vai? Non vorrai mica prendertela con Harry per la sua innocente richiesta? Povero piccolo…” Sospirò ora con voce affranta. “Ti ricordo che quel bambino è del tutto ignaro del difficile e contrastante rapporto che avete instaurato in questi anni di scuola o quale sia stato il passato dei suoi genitori con te. Quindi, se proprio ci tieni a rivalerti su qualcuno, fallo unicamente con me, che ti ho impedito di rispondergli. È solo che, non volevo…”
“Immagino…” La interruppe però seccato il pozionista. “… che gli spezzassi il suo dolce cuoricino, pieno di fantasticherie e belle speranze, col mio netto rifiuto e fattura finale!” Disse ora guardando in cagnesco Silente, nei cui occhi lesse la conferma che era proprio questo ciò che, a ben ragione, preside e professoressa avevano previsto.  
“Ma forse è bene che ti ricordi io,…” Piton tornò a rivolgersi alla McGranitt. “… che non importa affatto cosa io faccia o non faccia con quel pestifero moccioso insolente, perché tanto entro la prossima settimana Potter avrà completamente e irrimediabilmente perso qualsiasi memoria dei giorni vissuti qui ad Hogwarts da bambino. E se ora vuoi scusarmi, adesso vado ad premurarmi che questo avvenga nel modo più efficiente possibile, completando la mia pozione!”
“L’Oblivio Animae?” Domandò avvilita la donna.
“Esattamente.” Confermò con sguardo truce il professore. “Ah!” Aggiunse poi, questa volta verso il preside. “Ho deciso che la berrà anche Draco. È il minimo che posso fare per evitargli l’inevitabile ed inestinguibile dolore che ne conseguirà per lui dal tragico finale di questa storia.”
“Come credi.” Concesse Silente. “Quindi suppongo che ne prenderai anche tu?” Chiese ora con quella sua espressione serena, che Piton trovava così irritante.
“Perché Salazar dovrei?” L’insegnante sibilò infatti con stizza. “Non penserai mica che mi importi qualcosa di quell’insopportabile marmocchio o che mi sia lasciato abbindolare dai suoi begli occhioni dolci…” Adesso non riuscì a non arrossire. “… come è successo con Draco? Sappi che non vedo l’ora di levarmelo di torno con tutte le sue insulse smancerie, le sue assurde e inconcepibili richieste d’affetto e quei suoi dannatissimi fiori!” Elencò sovrappensiero guardando torvo in direzione della tavolata Serpeverde, mentre le sue gote prendevano sempre più colore. “A me quel bambino non mancherà neanche un po’!” Decretò infine prima di lasciare definitivamente la Sala Grande, senza notare lo sguardo intenerito di Silente e quello teso e agitato della McGranitt.
La professoressa infatti, non appena Piton ebbe varcato il portone della Sala, angosciata domandò: “È davvero necessario che Harry dimentichi?”
Il preside tornò nuovamente serio. “Sì! Mi dispiace Minerva, ma da come già ti ho spiegato ieri pomeriggio, non c’è altra soluzione e il perché avresti dovuto capirlo bene da quanto accaduto poco fa proprio avanti ai nostri occhi. Quel bambino tra qualche giorno, indipendentemente da ogni nostro potere o desiderio, si risveglierà in un letto d’ospedale circondato dall’indifferenza dei suoi parenti babbani, senza più accanto l’affetto del suo Principe Draco e dei suoi nuovi amici. Il suo dolore sarà straziante, proprio come ci ha appena dimostrato, e probabilmente il suo senso di abbandono e la sua solitudine aumenteranno a dismisura nel momento in cui a undici anni varcherà di nuovo le soglie di questa scuola e non troverà affatto ad accoglierlo il suo amato Principe, il suo Re, i suoi vecchi amici Serpeverde e purtroppo, mia cara, nemmeno te o me! Ma un piccolo Malfoy viziato ed arrogante copia rimpicciolita di Lucius, un professore che lo odierà dal primo istante per il solo cognome che porta, nemici di una diversa Casa, una professoressa che lo punirà per la sfacciataggine e l’impudenza di essere stata chiamata Nonna Mc avanti all’intera scolaresca e un vecchio preside, un po’ troppo ossessionato da un certo mago oscuro, che interpreterà i racconti fantastici di questi giorni di quel bambino come il risultato di qualche potente incantesimo lanciato da Voldemort o dai suoi Mangiamorte per chissà quale scopo malvagio. Ecco perché, per evitargli un ulteriore sofferenza, ho escluso a priori anche la possibilità di rivelare a quel piccino la verità del come e perché è arrivato qui e del motivo per cui purtroppo non può restare. Non oso neanche immaginare quanto profondi ed intensi sarebbero infatti, la sua delusione e la sua prostrazione nel momento in cui dovesse scoprire che nel suo futuro non esiste alcuna traccia di quel Principe, che tanta forza e speranza sta dando al suo cuore col suo sconfinato affetto, ma solo un Serpeverde dagli occhi cattivi che detesta con tutto se stesso la sua nemesi Grifondoro.”
La tristezza della voce di Silente era riflessa negli occhi lucidi della McGranitt, che proprio non riusciva a capacitarsi del perché le cose non potessero andare diversamente.
“Sì.” Alla fine si arrese la donna, non riuscendo a trovare un’altra scappatoia. “Non è giusto che Harry debba portare il carico di quest’ennesima sofferenza: è meglio che dimentichi per il momento. Ma perché proprio l’Oblivio Animae? Una volta ingerito non esiste sortilegio, fattura o pozione che possa restituirgli i ricordi perduti. Non è meglio un Oblivion, o un qualche altro incantesimo di memoria i cui effetti siano poi reversibili?” Tentò ancora.
Silente sospirò. “Purtroppo gli incantesimi di cui parli agiscono sulla corteccia celebrale della persona colpita, e il problema, in questo caso, è che non sono affatto adatti perché il corpo del piccolo Harry, come ben sai, è quello del diciassettenne rimpicciolito per il Reducto del giovane Draco, quindi chi dimenticherebbe sarebbe l’adulto di oggi e non il bambino di undici anni fa. L’unica opzione, sfortunatamente, sembrerebbe unicamente l’Oblivio Animae che, come il nome suggerisce, agisce proprio sull’anima, sull’essenza, di chi la beve. Ma…”
“Deve esserci un’alternativa, qualcosa di meno definitivo!” Proruppe però la professoressa, interrompendolo e alzandosi di scatto da tavola. “Non permetterò che tutta la felicità di quel piccino, che sta contagiando l’intera scuola, vada perduta per sempre! Magari…” Ragionò adesso sovrappensiero. “… troverò qualcosa nella sezione proibita!” Dopodiché lasciò anche lei la Sala Grande senza finire di ascoltare ciò che l’anziano mago stava dicendo.
‘Peccato!’ Pensò un fin troppo tranquillo Silente, che finalmente riuscì ad addentare un boccone del delizioso roast beef con patate preparato dagli elfi domestici. Se fosse rimasta infatti, le avrebbe rivelato il simpatico episodio riferitogli dalla professoressa Sprite sui fiori nominati da Piton e la sorprendente scoperta fatta quel giorno.
L’Oblivio Animae era una pozione molto pericolosa che, oltre a cancellare totalmente i ricordi, creava un’evidente instabilità emotiva nell’equilibrio mentale e caratteriale di chi la ingeriva, effetti questi che il preside però non aveva mai riscontrato in Harry in tutti quegli anni: quindi questo voleva dire un’unica cosa e cioè che il giovane Potter non l’aveva mai bevuta! Ma tutto ciò Silente lo aveva già desunto dalla lettera che aveva ricevuto da Petunia Evans, in cui la donna scriveva che il nipote, appena svegliatosi dal coma, aveva cominciato a raccontare di un mondo fantastico e di un bellissimo principe biondo.
Harry quindi, non aveva completamente perso la memoria dei giorni trascorsi ad Hogwarts da bambino, ma neanche aveva mai mostrato, dai suoi undici anni fino al tempo presente, di ricordarsene. Quindi? A quel punto le congetture elaborate dal preside erano state tante, una più plausibile dell’altra. E quel giorno, anche se ancora non era arrivato ad una risposta certa sul come, aveva invece capito grazie a chi i ricordi del piccolo Harry non erano scomparsi del tutto.
Quell’incantevole fanciullo era infatti riuscito a fare breccia nei cuori dell’intera Casa Serpeverde, ammaliando col suo Amore e il suo innocente candore, non solo il suo Principe Draco, ma anche e soprattutto il suo burbero Re Severus!






N.A.: Che ne pensate se cambio il pairing di questa storia da Harry/Draco a Harry/Severus? ^___^ Il titolo cambierebbe quindi in “Il piccolo Harry e il re Severus”. Quest’idea al momento è alquanto allettante, non trovate?
Ma naturalmente sto scherzando. Se c’è una cosa che proprio non cambierei del romanzo della Rowling è l’Amore struggente, passionale e senza tempo di Piton per Lily. Ecco perché adoro le fan fiction in cui il rapporto tra il professore di Pozioni ed Harry è quello di padre e figlio e non amanti: padrino per l’appunto. Non appena finito di leggere il capitolo “LA STORIA DEL PRINCIPE” in Harry Potter e i doni della morte, ho immediatamente pensato che se Sirius lo era stato col cuore, Piton era stato inconsapevolmente padrino di Harry con la sua stessa vita. E chissà perché ma me lo sarei immaginato bene anche nella scena in cui Harry con la Pietra della Resurrezione fa comparire i suoi genitori, Sirius e Remus; magari messo un po’ più in disparte rispetto a Potter e ai quattro fantasmi, con le braccia incrociate borbottando contro il cielo che non poteva esserci inferno peggiore che ritrovare proprio quei Grifondoro dopo la morte, per poi ripensarci, domandandosi se quello non era piuttosto il Paradiso, non appena scorge il sorriso di Lily che lo ringrazia di cuore per essersi sacrificato in tutti quegli anni per il bene di suo figlio. Beh, ma ammetto che questo avrebbe reso il tutto un po’ meno drammatico.
È solo che mi sarebbe davvero piaciuto se anche lui, dopo tanto dolore, avesse provato un po’ di felicità.
L’unica consolazione, nella sua tragicità, è che almeno negli ultimi istanti di vita Piton sia morto guardando la sua Lily negli occhi di Harry.
Davvero, davvero un personaggio stupendo e così complesso nella sua maschera che ho avuto un sacco di problemi a descriverlo (e non penso affatto di esserci comunque riuscita per bene), per cui ho cambiato e ricambiato più volte le sue battute dilungandomi tutto questo tempo per finire il capitolo.      
Spero comunque che vi sia piaciuto e che vogliate ancora avere un po’ di pazienza in attesa del prossimo aggiornamento. Ah e spero anche che abbiate apprezzato quel filo di speranza per il finale di questa storia, che vi dato con le ultime battute del pensiero di Silente. Sappiate comunque che per arrivare all’happy end i nostri protagonisti dovranno affrontare ancora molte prove…
Un abbraccio di cuore a tutti e grazie perché continuate a seguirmi con così tanto affetto! Infinity19

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