Il piccolo Harry e il principe Draco di Infinity19 (/viewuser.php?uid=10097)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
Titolo: Il piccolo Harry e il principe Draco
Autrice: infinity19
Rating: Pg13
Pairing: Draco/Harry
Trama: Draco riesce a fare
chiarezza nei sentimenti che cela nel cuore grazie ad Harry, che
tornato bambino, lo considera il suo Principe dei sogni.
Nota dell’ autrice: Una
storia per dire grazie: a Harry e Draco che amo alla follia, a quanti
hanno letto e commentato la mia prima storia, convincendomi a scrivere
ancora…
Spero che vi piaccia e attendo davvero con piacere di sapere cosa ne pensiate.
Il piccolo Harry e il principe Draco
1 CAPITOLO
Harry non capiva dove si trovasse, aveva come la sensazione di essere
appena uscito da un brutto incubo, anche se ancora non riusciva ad
aprire gli occhi.
Provò allora a percepire attraverso gli altri sensi quello che gli era intorno per farsene un’idea.
Sentiva di trovarsi steso su qualcosa di morbido e di essere avvolto da
una calda coperta. Sembrava quasi il letto di Dudley, sul quale una
volta si era sdraiato per qualche minuto, vinto dalla tentazione di
scoprire cosa si provasse a stare su un letto vero e non su quel misero
e duro materasso su cui lo zio lo costringeva a dormire ogni notte.
L’ aria non puzzava di chiuso, come accadeva ogni mattina che si
svegliava nel suo angusto stanzino, ma era fresca e sul suo viso
sentiva il tiepido calore del sole, quindi probabilmente doveva
trovarsi in una stanza più grande della sua e con addirittura
una finestra!
Un altro odore però percepì distintamente, era un lieve e delicato profumo di Gardenia: il suo fiore preferito.
Non era solo, constatò. Udiva infatti che intorno a sé
qualcuno stava bisbigliando, forse per timore di svegliarlo, ma con
stupore si accorse di non riconoscere nessuna di quelle voci, tra le
quali, una in particolare anche se strascicata, trovò molto
bella e simpatica.
L’ultima cosa che ricordava era che zia Petunia l’aveva
mandato a fare la spesa, che poi si era rivelata pesare più di
lui, senza dargli l’ombrello nonostante il cielo promettesse
tempesta. E come aveva previsto, una volta uscito dal supermercato
caricato con le pesanti buste, aveva cominciato letteralmente a
diluviare tra terrificanti lampi e tremendi tuoni di cui il piccolo
Harry aveva un’ immensa paura. Bagnato come un pulcino e tremante
sia per il freddo che per lo spavento, dopo un tempo che gli
sembrò infinito, finalmente era giunto a casa, ma suonato il
campanello, sfinito si era accasciato a terra e da lì in poi non
ricordava più niente.
Sapeva solo che adesso si sentiva bene, come forse non era mai stato in
tutta la sua vita, ed era una sensazione così meravigliosa che
ovunque si trovasse, avrebbe fatto carte false per rimanerci.
Si rammentò all’improvviso di una bella storia che gli
aveva raccontato la maestra e gli venne un leggero dubbio. Che forse si
trovava proprio in…?
Finalmente trovò l’ energia per uscire da quello stato di torpore e lentamente aprì gli occhi.
Ciò che vide fu un intenso biancore che lo circondava tutto e un
bellissimo ragazzo al suo fianco con biondi capelli e occhi argentati.
Il piccolo Harry sorrise di gioia e gratitudine. Aveva ragione: era davvero in Paradiso!
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“Draco, ma come diamine hai fatto a ridurlo così?”
Chiese Pansy guardando incredula un bambino dormire placidamente in uno
dei letti dell’infermeria della scuola. “Guarda sembra
così carino!” Sospirò soprappensiero. Poi resasi
conto di quanto affermato, gridò: “Ahh!!! Ho detto che
Harry Potter è carino! Che Salasar mi perdoni!”
Ma Blaise provvide subito a zittirla con una mano avanti alla bocca.
“Sta zitta, Parkinson! Che se il marmocchio si sveglia e Madama
Chips ci sgama qui, finiremo in guai ancora più grossi di quanto
già non siamo.”
“Uffa, Blaise, lo so anch’io. Ma ti rendi conto che forse
Draco ha scoperto l’incantesimo per far tornare giovani? Voglio
solo sapere come ci è riuscito.” Disse eccitata la
ragazza, già immaginandosi i vantaggi di quella meravigliosa
scoperta.
Ma Malfoy non stava prestando loro la benché minima attenzione,
troppo concentrato a fissare quel bimbo, di sì e no sei anni,
che sole due ore prima era stato invece un ragazzo di diciassette.
Non sapeva neanche lui cos’era accaduto di preciso o come fosse
riuscito a fare tutto quel casino. Ricordava solamente che mentre stava
camminando per i fatti suoi sotto il porticato della scuola, aveva
notato Potter e la sorella del Pezzente che tornavano correndo dal
campo di Quidditch a causa della pioggia battente. Niente di strano se
non per il fatto che i due si tenevano per mano e il moro non faceva
che girarsi verso la compagna di Casa con, stampato sul volto, sempre
quel maledetto sorriso che Draco odiava più dello stesso
Grifondoro.
Una strana rabbia si era impadronita di lui e, spinto dall’insano
desiderio di fargli del male, gli aveva scagliato il primo incantesimo
che gli era passato per la testa, il Reducto, che però aveva
fatto da catalizzatore per un fulmine scoppiato nello stesso istante
nel cielo.
Il moretto era stato colpito da un potente fascio li luce bianca e un forte boato era risuonato lungo le mura del cortile.
Il giovane Draco aveva sentito un dolore forte al petto, una sensazione
straziante che mai prima aveva provato nella sua vita, e convinto di
averlo ucciso gli era corso immediatamente accanto con gli occhi vacui
e privi di espressione. Ma al posto dell’Harry Potter che
conosceva, aveva trovato quel bambino con gli stessi inconfondibili
capelli neri e la cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Anche la professoressa McGranitt, che aveva assistito
all’incidente, era subito accorsa per prestare i primi soccorsi
al Salvatore del Mondo Magico e lo aveva malamente allontanato,
comunicandogli l’immediata espulsione. Ma a Draco non importava,
mentre restava in ginocchio sulla terra bagnata e lasciava che la
pioggia gli scrollasse di dosso quell’ angoscia struggente che
gli aveva pervaso il cuore e aggrovigliato le viscere.
Perché quel bambino respirava: Potter era ancora vivo!
E adesso era nella stanza dell’infermeria insieme a Blaise e a
Pansy, perché non aveva resistito a vederlo di nuovo,
probabilmente per l’ultima volta.
“Sembra così magro e piccolo.” Sussurrò
mentre con una mano gli scostava di poco il colletto del pigiama che
Madama Chips gli aveva messo, constatando più ossa che pelle.
“Mi hanno detto che Potter non ha avuto una bella infanzia, ma
per quale motivo non l’ ho mai saputo, né sinceramente me
ne sono interessato.” Fece il moro Serpeverde.
“Questo lo sapevo anch’io!” Strascicò il
biondino. “Ma pensavo cose tipo, che non gli dessero tutti i
giocattoli che voleva, o che magari fosse capriccioso e qualche volta
gli facevano saltare la cena, o stupidaggini simili. Ma qui sembra che
addirittura Potter facesse la fame da piccolo. Come è
possibile?” Domandò Malfoy infuriato stringendo le mani a
pugno per la stizza. “Come ha potuto Silente permettere tanta
crudeltà nei confronti di un bambino, che aveva appena liberato
il mondo magico dal mago più spietato e crudele
dell’ultimo secolo? E poi guarda gli occhiali sul comodino,
Blaise, hanno i vetri rotti e sono tenuti insieme con lo scotch! Potter
da piccolo veniva maltrattato dalla sua famiglia babbana!!!”
Esclamò, fuori di sé. “E poi ci si scandalizza se
il Signore Oscuro voleva farli tutti fuori!”
“Draco, calmati! Sicuramente c’è una spiegazione e
comunque non è detto che Potter fosse proprio così da
piccolo, magari è una conseguenza del tuo incantesimo.”
Cercò di rassicurarlo l’amica, ma alla prospettiva di
essere lui la causa delle condizioni emaciate di quel piccoletto, Draco
sentì la nausea salirgli alla gola.
Stavano ancora discutendo, cercando di mantenere i toni bassi, quando
all’improvviso si accorsero che il bambino stava per aprire gli
occhi. Blaise e Pansy preferirono nascondersi dietro un paravento, per
paura che Potter una volta risvegliato denunciasse anche loro magari
per tentato omicidio, ma Draco non si mosse, perché doveva
assolutamente vedere il colore dei suoi occhi.
Quando Harry finalmente si svegliò e vide il biondino accanto a
sé, la prima cosa che fece fu donargli un magnifico sorriso di
fronte al quale il cuore di Draco cominciò a battergli furioso
nel petto.
“Sei un angelo?” Domandò il bimbo con sguardo innocente e pieno di gioia.
“Un angelo?” Draco cercò di ghignare, ma contro la
sua volontà gli uscì un tenue sorriso. “Ti sembro
un angelo, Potter?”
Il bambino fece una faccina stupita. “Ma certo! Sei bellissimo e poi conosci anche il mio nome!” Sorrise dolcemente.
Draco arrossì furiosamente e fu costretto a distogliere lo
sguardo da quegli occhi di smeraldo, i suoi occhi, per non permettere
loro di leggergli l’anima.
“No, lui non è un angelo, ma un principe. Il principe dei
Serpeverde!” Esclamò ghignando Pansy che, insieme al moro
Serpeverde, era uscita dal suo nascondiglio intuendo che non
c’era pericolo.
“Ohh!!!” Fece un po’ deluso il bimbo continuando a
guardare quel ragazzo stupendo. Ma allora chi erano quelle persone e
dove si trovava veramente?
“Allora questo non è il Paradiso, Principe?”
“No, Potter. È l’infermeria della scuola. Ma non ti
ricordi nulla? Non mi riconosci?” Chiese spaventato il biondino,
sperando di non avergli danneggiato irreversibilmente il cervello con
quel maledetto incantesimo.
“No, signor Malfoy. Harry non la riconosce, perché non la
conosce affatto.” Affermò il Preside, che aveva assistito
a quello scambio di battute con sguardo sereno, senza che nessuno di
loro se ne fosse accorto.
Con passo lento si avvicinò al bambino, che incosciamente si era
spostato sul lettino per stare il più vicino possibile al biondo
Serpeverde, quasi a richiederne la protezione.
“Signor Harry Potter, piacere di conoscerla. Sono Albus Silente e
sono il preside di una scuola molto speciale di cui lei sarà
ospite per qualche giorno, finché non si rimetterà
completamente.”
Il moretto sembrava un po’ spaventato, ripensando a cosa
intendesse suo zio per scuola speciale, e allungò una manina per
afferrare quella grande e sicura del bellissimo Principe biondo.
Draco a quel contatto sentì che presto gli sarebbero scoppiate
le coronarie se non scioglieva immediatamente quella stretta, ma lo
sguardo del preside, che chiaro gli intimava di non provarci nemmeno,
lo persuase a desistere e anzi involontariamente la rese ancora
più salda.
In cambio Potter gli sorrise ancora.
Chissà perché ma adesso non trovava più tanto odiosi quei sorrisi.
Silente continuò la sua spiegazione: “Vede a causa del
temporale e della troppa acqua presa, lei è svenuto e i suoi zii
l’hanno portata da me, perché qui c’è la
miglior infermiera di tutta la Gran Bretagna: Madama Chips, che tra
poco conoscerà. Oh, eccola. Adesso che è arrivata
però devo lasciarla per qualche minuto da solo con lei,
perché devo parlare con questi miei tre studenti di una cosa
molto importante.”
Harry afferrò il braccio di Draco con anche l’altra mano e lo trascinò più vicino a sé.
“No, ti prego Principe, non te ne andare!” Supplicò con le lacrime agli occhi.
“Potter… io…” Malfoy non sapeva che dire
né tanto meno come comportarsi, poi non sopportando oltre di
vederlo tutto rosso per lo sforzo di non piangere, si mise seduto sul
lettino e con la mano libera gli alzò il mento per guardarlo
negli occhi.
“Devo andare però torno di nuovo, ma solo se fai tutto quello che ti dice Madama Chips. D’accordo?”
Il bambino sembrava esitante e la sua morsa non si era ancora
allentata, spaventato che quel bel Principe avesse preferito invece
lasciarlo lì in quel posto sconosciuto tutto da solo.
“Ti fidi di me, Potter?” Chiese titubante il biondino.
Aveva compreso che quello che aveva davanti non era propriamente il
ragazzo con cui aveva litigato per quasi sette anni, ma ugualmente la
risposta a quella domanda aveva in quel momento un importanza vitale,
perché non sapeva se avrebbe retto all’ennesimo rifiuto
che era la costante nel suo rapporto col Grifondoro.
“Sì!” Rispose invece senza esitazione il moretto.
Draco si sentì più leggero e una dolce euforia si impadronì di lui.
Non si accorse comunque che alle sue spalle Pansy e Blaise avevano
trattenuto il respiro, scioccati per il suo anomalo comportamento
così dolce e gentile nei confronti di quel bambino che, fino a
qualche ora prima, era stato il suo nemico giurato. Il preside invece
aveva osservato il tutto con un benevolo sorriso.
“Mmm? Allora vuoi lasciarmi andare?”
Il piccolo Harry abbatté la testa di lato e continuò a
fissarlo in quegli stupendi occhi argentati e, senza che alcun suono
uscisse dalla sua bocca, le sue labbra mimarono un ‘No’, ma
poi sorridendo sciolse comunque la presa.
Draco allora si alzò immediatamente da quel letto e quasi
scappò dall’infermeria, per impedire che qualcuno vedesse
il suo viso in fiamme.
Disclaimer: Harry Potter e
tutti i suoi personaggi sono proprietà di JK Rowling e di
chiunque ne possieda i diritti. Questa non è una storia scritta
al fine di lucro, né intende infrangere la legge sui diritti di
autore o di copyright.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 2
2 CAPITOLO
Una volta fuori Draco fu subito raggiunto dai suoi amici e dal preside
che li invitò a seguirli nel suo studio, probabilmente per
confermare la sua espulsione e punire Pansy e Blaise per essere stati
trovati in infermeria, dopo che era stato severamente vietato a tutti.
Trovarono ad attenderli nella presidenza il professor Piton e la
professoressa McGranitt, ma c’erano anche Weasley e la Granger.
Perfetto! Pensò la bionda Serpe. E così il preside voleva
cacciarlo con quell’ ultima umiliazione avanti al Pezzente e alla
Zannuta, meno male che non aveva radunato tutta la maledettissima
scuola!
“Bastardo, cosa hai fatto ad Harry! Mia sorella è ancora
sotto shock!!!” Lo aggredì immediatamente appena lo vide
il rosso Grifondoro.
Draco fece finta di niente e continuò a guardare dritto,
preferendo rimanere in silenzio: voleva che quella storia finisse il
prima possibile e poi aveva un appuntamento importante da rispettare.
“Signor Weasley, si calmi o sarò costretto a metterla in
punizione.” Ghignò Severus. “E dieci punti tolti a
Grifondoro per aver offeso un suo compagno.”
“Ma…” Il ragazzo avrebbe voluto replicare ma non lo
fece grazie ad Hermione, che riuscì a bloccarlo sussurrandogli
qualcosa all’orecchio.
Il preside si accomodò dietro la scrivania e invitò a
fare lo stesso anche ai tre Serpeverdi sulle tre sedie libere, poste
accanto a quelle dei due Grifondoro.
“Bene, direi di cominciare da quanto accaduto oggi al Signor
Potter.” Iniziò Silente ottenendo così la completa
attenzione dei presenti.
“Di norma gli incantesimi non interagiscono direttamente con gli
elementi naturali, a meno che non si usino determinate formule, tipo
Agumenti per far apparire l’acqua, Incendio per il fuoco e
così via. Ma ci sono particolari giorni dell’ anno, nello
specifico quattro, in cui questa tesi per rare eccezioni non sempre
vale: i Solstizi di Inverno ed Estate e gli Equinozi di Autunno e
Primavera. E guarda caso oggi è il 23 di Settembre, Equinozio
d’ Autunno. Se il mago è potente, e nessuno può
mettere in dubbio che lei non lo sia Draco, e lo stato d’animo
nel momento in cui si lancia la magia in qualche modo ha delle
caratteristiche simili all’elemento della natura predominante,
può succedere che le due forze si attraggano l’un
l’altra e divengano una sol cosa. Nella storia i casi in cui
ciò è accaduto sono molto pochi, però si sa che
ogni volta in cui è avvenuta questa unione tra la Magia e la
Natura, le conseguenze sono sempre state qualcosa di magicamente e
naturalmente impossibile. Esattamente come è accaduto oggi al
giovane Harry.”
Il preside fece una piccola pausa ed osservò con quanta
intensità Draco fosse concentrato per non perdersi il
significato delle sue parole.
“Ho spedito una lettera alla zia babbana del signor Potter e
dalla sua riluttante risposta ho avuto conferma della mia ipotesi.
Sembra che undici anni fa Harry, dopo essere stato per parecchie ore
sotto la pioggia di una tempesta molto simile a quella che
c’è oggi qui, sia inspiegabilmente entrato in coma per
circa una settimana. Ma una volta uscitone aveva cominciato a parlare
di un mondo fantastico dove gli oggetti volavano e i quadri parlavano,
ma soprattutto continuava a ripetere di aver incontrato un bellissimo
principe biondo.” Concluse guardando con sguardo sornione verso
il biondo Serpeverde, il cui viso era tornato a tingersi di rosso.
“Ma quindi l’Harry che sta in infermeria è il
bambino di undici anni fa o è l’Harry di adesso
però tornato bambino?” Chiese confusa al massimo Hermione.
“Mmm… Direi entrambi, signorina Granger. È come se
l’incantesimo lanciato dal signor Malfoy unito al fulmine abbia
creato uno squarcio spazio-temporale, per cui l’Harry di adesso
è diventato quel bambino che undici anni fa è entrato in
coma.”
Ma visto lo sguardo smarrito della maggior parte degli astanti,
aggiunse: “Il bambino che sta nella nostra infermeria non
è altri che il corpo del nostro Harry tornato ad avere sei anni,
a causa dell’incantesimo Reducto, anche se ben sappiamo che non
è questo il risultato comune di tale magia. Ma la sua anima, la
sua essenza, il suo spirito è proprio quella dell’ Harry
bambino che ha varcato i cancelli del tempo e dello spazio fino a
giungere a noi. Dato che sua zia ci ha confermato che dopo cinque, sei
giorni, il nipote si svegliò, suppongo che tra una settimana
avremo di nuovo tra noi l’Harry diciassettenne.”
“Mi scusi, ma quindi l’anima del nostro
Potter, cioè…” si corresse imbarazzato il giovane
Draco, “…del Potter adulto, in questo momento si trova nel
bambino in coma di undici anni fa?”
“Esattamente. Diciamo che il Salvatore del nostro mondo, si sta
finalmente prendendo quella pausa tanto agognata, dopo la sconfitta di
Voldemort avvenuta appena il mese scorso.”
“Quindi Albus, mi confermi che tutto si sistemerà per il
meglio?” Domandò apprensiva la professoressa di
Trasfigurazione.
“Sì Minerva, ne sono convinto al cento per cento.”
La rassicurò, notando il viso adesso rilassato del biondo
Serpeverde.
“Però ora penso sia il caso di passare alla sua punizione
signor Malfoy. Come sa per un’azione tanto grave meriterebbe
l’espulsione, come le ha già annunciato la professoressa
McGranitt, ma io ho preferito diversamente. Lei, insieme al signor
Zabini e alla signorina Parkinson, è stato di grande aiuto nella
guerra contro Voldemort, e non posso dimenticare i suoi innumerevoli
sforzi per convincere e portare la Casa di Serpeverde dalla nostra
parte. L’unica cosa che ahimé proprio non le riesce
è andare d’accordo col signor Potter. Quindi è
decisione mia e dei professori Piton e McGranitt di darle una seconda
opportunità, che lei comunque è liberissimo di non
accettare, ma in tal caso sappia che sarà costretto ad
abbandonare per sempre la scuola e a rinunciare a sostenere i suoi
M.A.G.O.”
Malfoy annuì sollevato di avere una chance per restare, pronto ad affrontare qualsiasi punizione.
“Lei dovrà prendere sotto custodia il piccolo Harry per
tutto il tempo necessario fino a quando non ritornerà l’
Harry adulto.”
‘Ok, rettifichiamo, non proprio qualsiasi punizione!’
Pensò sconvolto il Serpeverde. Ma a Silente gli aveva dato di
volta il cervello? Lui non poteva assolutamente restare tutto quel
tempo col piccolo Grifondoro, altrimenti c’era il rischio
che… che non riuscisse più a controllare quel marasma di
emozioni contrastanti che da mesi si agitavano furiose nella sua mente
e… e nel suo cuore.
“Cosa???” Esclamarono sbalorditi all’unisono la Granger e Weasley.
“Ma preside, nelle mani di Malfoy, Harry sarà in costante
pericolo, per di più adesso che è un bambino e ancora non
è padrone della propria magia! Non avrà alcun mezzo per
difendersi contro la spietatezza di quella lurida Serpe!” Insorse
infuriato Ron.
“E poi Malfoy non ci sa fare con i bambini. Harry vivrebbe in
continua soggezione e paura, mentre se stesse con noi sarebbe
costantemente coccolato e amato, cosa che con un qualsiasi freddo
Serpeverde non è possibile!” Esclamò sprezzante
Hermione.
Blaise e Pansy si sentirono tirati in causa e cominciarono ad attaccarsi con i due Grifondoro.
Nel frattempo invece Draco si era estraniato dallo scambio di insulti
e, mentre guardava la piccola Fanny pulirsi le ali con il becco, gli
tornò prepotente alla mente il ricordo del sorriso luminoso del
piccolo Potter appena sveglio e quel suo no sussurrato ad indicare che non voleva lasciarlo andare.
Chiuse gli occhi e sospirò: aveva deciso.
“D’ accordo. Accetto!”
Sperava solo di non star combinando l’ errore più grande della sua vita.
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Dopo un tempo che gli era sembrato interminabile, il preside aveva
costretto di mala voglia ad accettare la sua scelta ai due Grifondoro e
aveva sciolto la piccola riunione, invitandolo ad andare insieme in
infermeria per chiedere a Madama Chips se il bambino poteva uscirne.
In caso affermativo Draco era obbligato a prenderlo con sé per i giorni a seguire.
Ma Silente sembrava una lentissima lumaca e ogni due passi trovava
sempre qualcuno da salutare o con cui scambiare quattro chiacchiere e
il Serpeverde, non capiva perché, ma si stava rodendo il fegato
per l’impazienza, desideroso di arrivare il prima possibile da
quel bimbo dagli occhi di smeraldo.
Eppure Malfoy proprio non si spiegava il motivo di tanta agitazione,
visto che quel bambino non rappresentava nient’altro se non la
peggiore punizione possibile per evitare l’espulsione.
O almeno così credeva, ma appena ebbe varcata la soglia
dell’infermeria il dubbio cominciò ad intaccare le
fondamenta di tale teoria, quando trovò ad attenderlo il sorriso
raggiante del piccolo Potter.
“Oh Principe sei tornato!” Esultò dalla gioia il bambino.
Il biondino annuì, incapace di rispondere perché improvvisamente gli si era seccata la gola.
“Come si sente Harry?” Domandò il preside.
Ma non ottenne risposta perché il piccino era troppo intento a
rimirare l’effettiva bellezza di quel ragazzo biondo, ora che
indossava gli occhiali.
“Sta bene Albus e la cosa è sconvolgente data la
straordinaria potenza dell’incantesimo. Volendo può
uscire, solo che è molto denutrito e deve mangiare assolutamente
e in modo abbondante.” Intervenne l’infermiera.
“D’accordo Poppy. Signor Malfoy ha capito?”
“Sì preside.” Rispose strascicata la Serpe.
“Harry le ho già detto che questa scuola in realtà
è un antico castello scozzese? Le va di visitarlo?”
Domandò frapponendosi tra lui e il Serpeverde in modo da
ottenere un po’ di attenzione.
“Sì, certamente signor preside.” Fece il bimbo
voltando la testa a destra e a sinistra, provando così ad
oltrepassare l’ostacolo con lo sguardo.
“E mi dica, preferirebbe che l’ accompagnassi io o il mio alunno Draco Malfoy?”
“Draco Malfoy? Ma chi è preside?” Chiese dubbioso
Harry che avrebbe invece voluto stare un po’ con quel Principe
tanto bello e dolce.
“Potter, sono io Draco Malfoy.” Rispose il Serpeverde
incrociando le braccia, stufo di tanta venerazione da parte sua. E
pensare che da grande quel moccioso l’odiava a morte.
“Oh, allora voglio andare con il Principe Draco!”
Affermò sicuro mentre si alzava velocemente dal lettino in cerca
dei suoi vestiti, che purtroppo non trovò.
“Harry, non abbia tanta fretta che il suo
Principe non scappa.” Sorrise Silente guardando apertamente la
bionda Serpe che non riuscì ad impedire di arrossire ancora,
maledicendo quel vecchiaccio dal profondo del cuore.
“Prima di andare le devo spiegare una cosa molto importante.
Vede, come le avevo accennato prima, questa è una scuola molto
speciale, in cui vengono insegnate cose straordinarie che non
troverà mai nei suoi libri di testo, perché in questo
castello si insegna la Magia!”
“La Magia?” Chiese sbalordito il piccino a bocca aperta, ma
poi, resosi conto della parola appena pronunciata, subito spaventato si
mise una mano avanti alla bocca.
“Cosa c’è Harry?”
Il piccolo Potter abbassò il capo mortificato. “È
che zio Vernon mi ha proibito di usare questa parola e a casa nostra
è proibita. Quando mi scappa di dirla lui…
lui…” Ma non terminò la frase e anzi strinse forte
gli occhi e racchiuse stretto il suo corpicino tremante tra le esili
braccia, quasi a volersi proteggere da un nemico immaginario.
Draco era letteralmente fuori di sé. Quegli stronzi babbani
picchiavano Potter? Maledetti figli di puttana!!! Li avrebbe ammazzati
con le sue stesse mani e al diavolo Azkaban o il bacio dei
dissennatori! Merlino, neanche suo padre si era mai permesso di alzare
un solo dito su di lui quando era bambino.
Non capiva da dove gli usciva tutta quella rabbia ma al momento, di
fronte a quel bambino terrorizzato, neanche gli importava,
perché adesso l’unica cosa che veramente desiderava era
rivederlo sorridere.
Incurante della presenza del preside, si sedette sulla sponda del letto
e con delicatezza gli prese le piccole spalle ossute tra le mani. A
quel tocco gentile Harry alzò il viso e riaprì gli occhi
arrossati.
“Potty, qui nessuno ti farà del male!” Lo
rassicurò Malfoy con quanta convinzione aveva in corpo e poi un
po’ balbettante aggiunse: “Io non… non lo
permetterò!”
“Oh, grazie tante Principe Draco!” Esultò grato Harry abbracciandolo di slancio.
Draco si lasciò circondare impotente dalle piccole braccia, ma
non riuscì a ricambiare quell’ abbraccio né tanto
meno ad allontanarsi, perché il suo corpo si era irrigidito come
un pezzo di ghiaccio, anche se al contrario nel petto sentì
diffondersi un tenue e lieve calore che gli scaldò il cuore.
“E un’altra cosa,” disse il biondino mentre se lo
staccava di dosso non troppo brutalmente, “qui sarai liberissimo
di usare la parola magia quanto vorrai.”
“Ma esiste veramente?” Il piccino chiese con gli occhi pieni di speranza e aspettativa.
“Mmm! Vuoi che te ne faccia una? Guarda attentamente che ora te lo dimostro.”
La Serpe prese dal mantello la sua bacchetta e la puntò contro
il viso del bambino e poi pronunciò la formula “Oculus
Reparo” e i suoi occhiali tornarono come nuovi.
Harry era al settimo cielo per la felicità. Aveva appena
ricevuto la prova evidente che la magia esisteva davvero, proprio come
nel profondo del suo cuore aveva sempre creduto.
E poi il Principe Draco era così bello, buono e meraviglioso,
esattamente come i protagonisti delle fiabe che zia Petunia leggeva a
Dudley ogni sera prima di andare a dormire.
Forse non era un angelo, ma gli somigliava tantissimo, e ogni minuto
che passava gli piaceva sempre di più. Sperava davvero con tutto
se stesso di poter un giorno diventare suo amico.
Il preside aveva assistito con commozione a quel gesto di
generosità da parte del giovane Draco nei confronti del piccolo
Harry.
Albus sapeva delle brutali condizioni in cui era cresciuto quel bambino
tanto dolce e desideroso unicamente di un po’ d’affetto, ma
purtroppo l’aveva scoperto solamente al suo arrivo ad Hogwarts,
quando ormai era troppo tardi. E a nulla serviva il sapere che la
scelta di farlo vivere con i suoi parenti babbani, era stata presa
unicamente per proteggerlo dal pericolo del ritorno di Voldemort,
perché nessun bambino al mondo meritava di crescere nel
disprezzo e nella solitudine, nell’indifferenza e nella totale
mancanza d’ Amore.
Eppure mentre osservava, con gli occhi offuscati da lacrime mai
versate, l’altero e freddo Draco Malfoy abbassare le proprie
difese e togliersi un po’ alla volta la maschera di superbia e
presunzione che indossava ogni giorno, per trasmettere calore e
conforto a quel bimbo smarrito e impaurito, una lieve consolazione
attenuò quel dolore che da sette anni portava nel cuore.
Nel mare della sofferenza della sua triste infanzia il piccolo Harry
aveva trovato e afferrato con forza la fune dell’ Amore del suo
Principe Draco.
N.A.: Salve! Spero di esser
riuscita a rendere comprensibile il passaggio in cui spiego la dinamica
dell’incidente di Harry e del perché e del per come
è tornato bambino, in caso contrario fatemelo sapere e magari
proverò a riscriverlo in modo diverso. A volte purtroppo mi
vengono delle idee un po' tortuose e il mio modo di renderle non
è da meno, per cui mi capita che riesca a capirmi solo io ^___^
Se invece il tutto è abbastanza chiaro, anche un semplice commento al capitolo mi farebbe piacere.
Grazie infinite a quanti già lo hanno fatto, alle tante persone
che hanno letto la storia e a chi addirittura l'ha messa tra i
preferiti.
Baci, Infinity19
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 3
“Avanti Potter, sbrigati o ti lascio qui!” Lo minacciò Draco per l’ennesima volta.
Merlino, quel bambino non faceva
che stupirsi per ogni minima cosa. Erano usciti dall’infermeria
da meno di una decina di minuti, ma non avevano fatto che pochi metri,
perché il piccolo Potter non faceva che fermarsi ogni due passi,
guardando affascinato i quadri le cui figure si muovevano e parlavano.
E probabilmente se non era per lui che tornava indietro e gli intimava
di spicciarsi, sarebbero rimasti nello stesso corridoio per ore. E
quante risate si era fatto mentre guardava con occhi estasiati le
grandi scale del castello spostarsi e cambiare direzione o le maestose
armature luccicanti che imponenti erano poste a guardia dei lunghi
corridoi.
Harry non faceva che correre di qua
e di là curioso di scoprire le meraviglie che celava il castello
incantato per poi, quando Draco lo richiamava, tornare dal suo Principe
e prendergli la mano.
E Malfoy non allontanava mai quella
manina che si aggrappava con tanta energia alla sua, perché,
anche se non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, era dal
giorno stesso in cui il Grifondoro gliela aveva rifiutata, insieme
all’opportunità di diventare amici, che aveva desiderato
quel contatto con tutto se stesso.
Erano le cinque del pomeriggio e un
tiepido sole aveva fatto breccia tra le grigie nuvole della tempesta,
che continuava a minacciare all’orizzonte. Il piccolo Harry
adesso si era affacciato da uno dei finestroni che davano sul parco e
stava guardando con gli occhioni spalancati le immense distese verdi e
il placido lago in lontananza, beandosi del calore della luce
pomeridiana.
I suoi occhi brillavano come Draco
non gli aveva mai visto da quando lo conosceva, e più lo
osservava e più gli sembrava di vedere un uccellino spaurito,
costretto per anni in una misera e stretta gabbia, desideroso adesso di
spalancare le ali e assaporare quella libertà che la
malvagità di altri gli aveva precluso. Per questo, quando con un
dolcissimo sorriso il bimbo gli chiese se potevano uscire fuori
all’aperto, non ebbe il coraggio di dire di no, consapevole che
quella libertà non sarebbe durata che pochi giorni e quei
sorrisi, più luminosi del sole stesso, sarebbero volati via con
lei.
Si stavano dirigendo verso il portone della scuola quando due persone glielo impedirono.
“Ciao Harry, come stai?” Domandò Hermione chinandosi a terra per stare alla sua altezza.
Il piccino si avvicinò
ancora di più a Draco e mentre gli stringeva una mano, con
quella libera gli afferrò con forza un lembo del mantello.
“Bene.” Sussurrò timido.
“Cosa c’è Harry?
Perché sembra che tu abbia paura di noi? Che ti ha fatto Malfoy?
Ti ha forse minacciato o fatto del male?” Domandò Ron,
estraendo la bacchetta e puntandola sul biondino, che dal canto suo si
stava invece chiedendo che cosa cazzo gli avessero mai fatto quei
maledetti babbani, per rendere Potter così insicuro e timoroso.
Quel bambino non assomigliava affatto a quel ragazzo dallo sguardo
determinato e sicuro, che aveva incontrato alla sartoria di Madama
Mc.Clain sette anni prima.
Il bambino alzò il viso
verso quello del suo Principe e gli sorrise radioso, poi tornò a
guardare quello dello strano ragazzo dai capelli rossi, che
chissà perché adesso sembrava avesse visto un fantasma, e
rispose con fervore: “No! No! Il Principe Draco è tanto
buono e gentile! Mi ha fatto anche una bella magia, sai? Mi ha
aggiustato gli occhiali? Vuoi vedere?” Fece tutto contento Harry.
“E poi è così bello, dolce, simpa…” Ma
Malfoy gli tappò la bocca con una mano, con un leggero rossore
sul viso che non sfuggì all’attenzione della riccia
Grifondoro.
“Ok, Potter ora basta!
Andiamo? O vuoi che ti lasci qui con loro?” Domandò
ghignando apertamente verso Weasley, che probabilmente in quel momento
si stava rodendo il fegato per la bile.
“No, Principe, vengo con
te!” Disse Harry salutando sbrigativamente i due ragazzi e
seguendo Malfoy che non fece nulla per nascondere le loro mani unite,
godendo di soddisfazione di fronte alla faccia ormai verde del Pezzente
e a quella sconcertata della Granger. E maggior piacere fu, quando si
furono allontanati ma non abbastanza per il suo udito, sentire la voce
strozzata di Weasley chiedere attonito: “Ma che ha detto Harry?
Malfoy bello e gentile? Non è possibile! Vuoi vedere che gli ha
lanciato un Confundus, quello stronzo? E Poi…” Aggiunse
con voce stridula: “…lo ha chiamato Principe!”
Draco ghignò divertito:
forse quella storia gli sarebbe servita per togliersi un bel po’
di pietrine dalle scarpe, anche se aveva la netta sensazione che chi ci
avrebbe realmente rimesso alla fine era proprio lui.
“Sei felice, Principe?” Domandò il piccolino contento di avergli visto quell’ espressione sul viso.
Malfoy inarcò un
sopracciglio: era felicità quella? Osservò di sfuggita le
loro mani unite, percependo con intensità che una strana ma
piacevole sensazione si irradiava nel suo corpo da quella piccola del
futuro Grifondoro, e quegli occhi luminosi che lo guardavano con tanta
fiducia e… qualcos’ altro che non riusciva, o più
probabilmente non voleva riuscire, proprio ad identificare.
Forse non era vera e propria felicità, ma ci andava veramente vicina.
“Non direi, ma soddisfatto
sì. I due ragazzi di prima sono miei acerrimi nemici sin dal
primo anno di scuola e prima ho ottenuto inaspettatamente una piccola
rivincita.” Sorrise ferino il Serpeverde.
“Oh ma allora sono maghi
cattivi!” Si stupì il bimbo voltandosi indietro,
aspettandosi di vederli ancora. Eppure non l’avrebbe mai detto:
infondo quella ragazza dai capelli ricci e castani sembrava simpatica,
anche se, sbagliava o il ragazzo con i capelli rossi aveva estratto la
bacchetta puntandola contro il suo Principe?
Draco si fermò: “E chi ti dice che non lo sia io invece?” Domandò leggermente teso.
Il piccolo Potter alzò il
viso e lo studiò attentamente per qualche minuto, quasi a voler
trovare traccia di malvagità su quel volto così bello
eppure tanto serio, poi scosse la testa e con sincerità rispose:
“Tu non puoi essere cattivo Principe Draco!”
Il biondino rise scettico:
“Potter, non mi conosci che da un paio d’ore, come fai ad
affermarlo con tanta sicurezza?”
“I tuoi occhi me lo dicono
Principe. Sono grigi, proprio come il colore della tempesta che mi fa
tanta paura, però di te non ne ho neanche un po’,
perché se guardo bene vedo anche dei riflessi azzurri, come
quelli del cielo sereno che mi rassicura dopo ogni temporale.”
Gli sorrise raggiante.
Draco, col cuore che batteva a
mille, si chinò in modo da avere il suo viso avanti al proprio,
facendo l’espressione più crudele e maligna che avesse e
che era in grado di terrorizzare a morte anche i primini più
coraggiosi, se non addirittura anche qualcuno del settimo anno.
“Beh, ti consiglio di guardare meglio, Potter, perché io non sono affatto buono!” Strascicò cattivo.
Ma il piccino non si
spaventò affatto, anzi prese tra le mani quel volto così
delicato e avvicinandosi ulteriormente a lui, sorrise di cuore.
“Principe, sei così divertente! Mi fai ridere un sacco!”
Malfoy arrossì furiosamente
quando avvertì il tocco gentile del piccolo Potter, il cui volto
ora era a pochi centimetri dal suo, e senza riuscire ad opporsi rimase
del tutto abbagliato e incatenato dal suo sguardo limpido e innocente,
eppure così magnetico e attraente, e da quel suo sorriso tanto
dolce e tenero.
Non era mai stato a così
stretta vicinanza con il vero Potter, o almeno quando era capitato, era
sempre stato troppo occupato a sferrare pugni per soffermarsi a
riflettere sulla delicatezza e bellezza dei suoi lineamenti, come
invece poteva fare adesso con quel piccoletto.
E con prepotenza non poté negare che quel bambino era davvero splendido… proprio come l’ Harry adulto!
“Beh ti sbagli Potter! E per
dimostrartelo ho deciso che non andremo più fuori.”
Ghignò deciso a fargli un dispetto, ma il bambino non
sembrò affatto turbato e il suo sorriso non scomparve.
“Arg! E smettila con questi
sorrisi, sei irritante!” Ordinò, incapace di sostenere
ulteriormente lo scombussolamento interiore che gli provocavano.
Il bimbo ubbidì, ma le sue
manine erano posate ancora sulle pelle liscia e bianca del suo volto, i
loro occhi erano uniti da uno strano legame che Draco non riusciva a
spezzare, e i loro visi erano sempre più vicini. Harry
inclinò di poco il capo di lato e chiuse gli occhi,
avvicinandosi lentamente al suo Principe per dargli un bacio sulla
guancia. Ma il Serpeverde, quando capì cosa stava per accadere,
fu colto da un puro e sano terrore e con grande sforzo riuscì a
vincere quella forza ipnotizzante che lo teneva bloccato e si spinse
all’indietro, finendo col sedere per terra e lasciando il moretto
con le braccia tese nel vuoto e gli occhi spalancati colmi di tristezza.
A quello sguardo deluso e
sofferente, il giovane Malfoy provò una fitta al cuore, ma il
suo volto rimase impassibile mentre si rialzava e si scuoteva i
pantaloni dalla polvere. Era convinto d’aver fatto la cosa
giusta: non avrebbe mai permesso a Potter, bambino o adulto che fosse,
di baciarlo, pensò arrossendo, eppure di fronte all’
espressione affranta di quel bambino si sentì un verme.
Lo afferrò per un braccio:
“Vieni Potter, ho deciso che invece adesso ti porto nelle
cucine.” Sbottò trascinandoselo dietro, convinto di
condurlo in un luogo dove avrebbe ritrovato il buon umore, dato che se
non sbagliava al Grifondoro piacevano un sacco gli elfi domestici e
poi, così, gli avrebbe fatto mangiare qualcosa di buono, magari
un budino al cioccolato, di cui sapeva il moretto andava pazzo. Non
vide però che adesso gli occhi del piccino erano gonfi di
silenziose lacrime.
Era troppo bello per essere vero,
pensò sconfortato Harry mentre seguiva mesto il Principe. Glielo
ripeteva sempre zio Vernon che lui era un buon a nulla e che mai
nessuno gli avrebbe voluto bene, perché portava in sé
qualcosa di cattivo e malvagio. Era davvero fortunato che lui
l’avesse accolto in casa sua, continuava a dirgli ogni giorno,
però se non voleva rischiare di finire in un orribile
orfanotrofio o in mezzo ad una strada, come tutti i bambini orfani e
inutili come lui, doveva meritarsi la sua generosità facendo le
faticose faccende di casa e preparando la colazione, svegliandosi
all’alba ogni mattina.
Evidentemente non era degno neanche
di stare in quel bel castello fatato e anche lì avrebbe dovuto
guadagnarsi la possibilità di restarci lavorando nelle cucine.
Eppure… eppure aveva creduto, si era illuso, che il suo Principe
fosse diverso, che almeno lui non lo detestasse come la sua famiglia e
che forse... forse avrebbe potuto donargli un po’ di quell’
affetto che mai nessuno gli aveva dato, a parte i suoi genitori di cui
però non aveva alcun ricordo. Ma era solo uno sciocco che mai
nessuno avrebbe voluto accanto, neanche il bel Principe dagli occhi di
cielo.
Il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto e lasciò la mano di Draco.
Il Serpeverde rimase di sasso
ascoltando inorridito l’eco di quelle lacrime che gli risuonavano
nel cuore come potenti esplosioni di dolore. Merlino ma che aveva
fatto? Perché aveva permesso che quel bambino piangesse in un
modo così disperato?
Si voltò a rallentatore e
rimase del tutto sconvolto nel vedergli il faccino arrossato bagnato di
lacrime, le manine chiuse a pugno a sfregarsi gli occhi e il piccolo
corpicino scosso da violenti singulti.
Lui non desiderava che soffrisse, non voleva che Potter provasse dolore.
Guidato da quella nuova
consapevolezza gli si inginocchiò davanti e per prima cosa gli
allontanò le mani dal volto rivelando gli occhioni verdissimi e
profondi, contornati dal rosso acceso delle guance sotto le lenti ormai
appannate degli occhiali. Raccolse il proprio fazzoletto di seta dalle
tasche del mantello e gli asciugò quelle lacrime che
imperterrite continuavano a scendere su quel viso bellissimo.
Con tutta la delicatezza e dolcezza
di cui era capace, senza alcuna sfumatura di arroganza o strafottenza,
chiese poi al piccolo e meraviglioso tesoro che aveva dinanzi:
“Perché all’ improvviso stai piangendo così,
Potty? Sei triste perché non ti porto più fuori sul
prato?”
Harry fece no con la testa.
“E allora perché voglio portarti nelle cucine?”
Il bimbo continuò a non
rispondere con le parole, ma questa volta annuì facendo capire
alla Serpe che quello era il motivo, poi tra i singhiozzi e la voce
arrochita per il pianto, sussurrò fievole: “Ti prego
Principe, non voglio andare a lavorare nelle cucine!”
Draco credette di aver frainteso:
“Lavorare, Potty? Ma perché dovrei volerti far lavorare o
perché mai dovresti lavorare in generale? Tu sei solo un
bambino!”
Il piccino lo stava osservando con
sguardo perplesso, come se avesse appena sentito tutte cose che non
avevano alcun senso, e il biondo Serpeverde finalmente comprese.
Il suo cuore fu pervaso da due
contrastanti emozioni: l’odio feroce per la famiglia babbana di
quel bambino tanto fragile e indifeso e una profonda tenerezza nei suoi
confronti, sentimento questo che scoprì di star provando per la
prima volta in vita sua.
Avrebbe voluto stringerlo a
sé per proteggerlo da qualsiasi minaccia e donargli quel calore
che un destino crudele gli aveva impedito di sentire. Ma ne era in
grado proprio lui che per anni si era impegnato per costruire un muro
insormontabile di chiusura e indifferenza intorno al proprio cuore? Non
lo sapeva, ma mentre di slancio prese il piccolo Potter e lo
abbracciò forte al petto, sentì che le lacrime di quel
bimbo e i suoi sorrisi e quel bacio mancato, avevano già creato
delle profonde crepe in quella barriera di orgoglio e superbia che
portava dentro sé, e che sarebbe bastato un semplice soffio di
vento per abbatterla definitivamente: il vento impetuoso e travolgente
dell’ Amore.
E forse era solo un’
impressione, ma mentre il moretto si aggrappava con forza a lui e
posava il capo sulla sua spalla smettendo di piangere e anzi
cominciando di nuovo a sorridere, gli parve di udirne il
sibilo.
“Meglio così! Se non
vuoi andare nelle cucine, vorrà dire che ci andrò da solo
e gli elfi domestici prepareranno solo a me un gustosissimo budino al
cioccolato.” Affermò il Serpeverde con finta indifferenza,
con l’unico scopo però di ricreare quel clima di allegria
e spensieratezza che aleggiava solo pochi minuti prima intorno al
piccolo Harry.
“Elfi domestici? Budino al
cioccolato?” Domandò il bimbo allontanandosi di poco
dall’ abbraccio per poter vedere il Principe negli occhi e
accertarsi che non stesse scherzando.
“Ah, ah!”
Confermò Draco. “Gli elfi domestici sono degli esserini
bruttissimi e vestiti di stracci, con orecchie a punta e bassini quanto
te, ma in compenso sanno cucinare divinamente ogni tipo di pietanza o
dolce desideri.”
“Anche il gelato?” Chiese eccitato il piccoletto.
“Mmm… sì,
suppongo di sì. Anzi, buona idea, sai che ti dico insieme al
budino mi faccio preparare anche un bel cono di gelato con panna e
cioccolata. Mmm… delizioso!” Fece languido mentre si
rialzava e guardava con piacere l’espressione estasiata del
piccino. “Però visto che non vuoi venire, aspettami qui e
non ti muovere.” Ordinò avviandosi, ma con un ghigno
stampato sul viso.
Non passarono che pochi secondi che si ritrovò il bambino accanto.
“Ehi, ti avevo ordinato di non muoverti Potty! E a me non piace chi mi disubbidisce!”
“Ma Principe, penso che sia
meglio che venga con te. Devo controllare che non mangi troppa
cioccolata, altrimenti rischi di diventare come mio cugino
Dudley!” Questa volta fu il piccolo Harry a ghignare.
Malfoy non capì subito che
volesse dire, poi si ricordò di aver visto una volta il cugino
di Potter alla stazione di Londra e fu colpito da una profonda
indignazione e sdegno.
“Tu, piccola peste! Come osi
insinuare che io possa diventare un ciccione come quell’ enorme
pachiderma di tuo cugino?”
Il bambino scoppiò a ridere,
pensando che probabilmente il Principe avesse visto Dudley quando i
suoi zii l’avevano condotto svenuto al castello, e poi
cominciò a correre sempre ridendo per sfuggirgli, visto il suo
sguardo oltraggiato e minaccioso, anche se ben sapeva che il suo
Principe non gli avrebbe mai fatto del male: ora ne era sicuro!
“Potty è inutile che
scappi! Appena ti acchiappo, nella cioccolata ti ci faccio
affogare!” Gridò Draco, mentre lo inseguiva felice per aver udito di nuovo l’ allegra risata del suo piccolo Potter.
Hermione a stento riuscì a trattenere un sussulto.
Per la barba di Merlino, quello non era Malfoy!
Non poteva essere lui, lo stesso
arrogante e presuntuoso ragazzo che conosceva da ben sette anni,
pensò scioccata la ragazza mentre lo vedeva correre sorridendo dietro Harry e afferrarlo per fargli il solletico!
Dopo aver rassicurato Ron, la
Grifoncina aveva deciso di seguire il Serpeverde e il loro piccolo
amico con il mantello dell’ invisibilità di Harry, e aveva
assistito sia alla scena del bacio mancato sia a quella del pianto del
piccolo Potter con il seguente abbraccio rassicurante del biondino, e
l’unica conclusione sensata a cui era pervenuta era che
probabilmente il Confundus era stato Harry a lanciarlo a Malfoy.
Come era stato possibile non lo
sapeva, ma quella era la soluzione meno paradossale a cui era arrivata,
perché l’altra superava davvero i limiti dello spazio e
del tempo per l’assurdità: Malfoy non poteva essersi
affezionato ad Harry! No, davvero non poteva…
N.A.: Mi scuso davvero per
quanto piccolo fosse il carattere della storia nei due capitoli
precedenti: sinceramente non me ne ero proprio accorta, ma quando sono
andata a leggerli mi è venuto il mal di testa nonostante io
porti gli occhiali. Ringrazio quindi immensamente Ginny W e Metis
per avermelo fatto notare e spero che ora la lettura vi sia più
agevolata e che continuate numerosi a seguirma e, se vi va, anche di
commentare. #____#
P.S. Ho provveduto sia ad ingrandire il carattere nei cap 1 e 2, sia
nell'altra fanfiction che ho scritto "IL BOCCINO DI CIOCCOLATA", quindi
se per caso vi va di rileggerli con più calma e senza cecarvi
gli occhi come una talpa, adesso non dovreste più incontrare problemi.
Vi abbraccio, Infinity19
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 4
Harry e Draco erano seduti sotto
l’ombra di una grande quercia sulla riva del lago a rimirare i
colori caldi del tramonto del sole, che lentamente si celava dietro le
imponenti montagne per cedere il posto alla chiara notte. Un leggero
venticello smuoveva le fronde degli alberi e increspava le onde delle
placide acque e sembrava che l’ intera natura si fosse fermata in
un religioso silenzio, per rendere omaggio all’eterna bellezza di
quello spettacolo: silenzio che era interrotto dalle risate cristalline
di un bambino dagli occhi di giada e dal battito furioso del cuore di
un giovane dai capelli dorati, che più che della natura era
completamente perso a rimirare e scoprire quanto splendido e
meraviglioso fosse quel fanciullo che aveva accanto.
“Potty, sei un impiastro! Hai
gelato fin dentro ai capelli!” Sospirò esasperato il
biondino guardando con disappunto cadere l’ennesima macchia di
cioccolata.
“Scusa, Principe. Ma
c’è una ragazza che nuota nel lago e ha i capelli
verdi!” Esclamò il bimbo col faccino stupito.
“Però è andata sott’acqua e adesso non sale
più!” Sussurrò ansioso il piccolo Harry che non
riusciva a distogliere lo sguardo dal Lago Nero, in attesa di rivederla
tornare a galla e incurante che il gelato gli si stesse sciogliendo tra
le mani.
Draco non riuscì a
trattenere un piccolo sorriso di fronte all’ innocente meraviglia
che risplendeva negli occhi di quel bambino tanto tenero e sensibile.
“Beh, allora mentre aspetti
che la tua sirena si faccia rivedere, dallo a me il gelato che almeno
me lo mangio io.” Ghignò il biondino già
immaginandosi la reazione del piccoletto.
Il bimbo infatti si girò di
scatto verso Draco: “Sirena, Principe?” Ma inavvertitamente
nel movimento precipitoso, alzò il braccio che manteneva il
gelato all’altezza del viso del Serpeverde e un po’ di
panna finì sulla punta del suo naso.
Per qualche istante i due
trattennero il respiro: il giovane Malfoy incapace di credere a quanto
appena accaduto e il piccolo Harry timoroso della reazione negativa del
suo Principe. Ma poi non resistendo oltre, il piccino scoppiò in
una fragorosa risata: “Sei così buffo, Principe
Draco!”, mentre Draco imprecava a bassa voce e sibilava un:
“Potter, guarda che hai combinato!”
Il Serpeverde ancora borbottando
abbassò il volto intento a recuperare il fazzoletto per pulirsi,
quando sentì sulla guancia il tocco fresco della manina del
bimbo che sorridendo sussurrò: “Non preoccuparti Principe,
adesso ci penso io.” E due labbra si posarono delicate sul suo
naso, imprigionando tra di esse la panna e impossessandosi prepotenti
dei battiti accelerati del suo cuore.
Draco chiuse gli occhi, accecato da
una luce abbagliante dai riflessi smeraldini e, completamente stordito
da quella piccola bocca che soffice come una piuma gli aveva carezzato
l’ anima, un intenso rossore gli imporporò il viso. E a
nulla servì ripetersi che quello era solo un bambino,
perché la travolgente sensazione che sentì al centro del
petto, continuava dolcemente a ripetergli che non era vero: quel bimbo
dallo sguardo così dolce, dai modi così innocenti e
inconsapevoli di quanto turbamento erano capaci di causargli, era Potter… lo stesso ragazzino che da grande l’ avrebbe odiato!
E Draco lo ricambiava
alla stessa maniera e prova ne era quel desiderio accecante che aveva
sentito di ferirlo mentre sorrideva ad un’ altra. Beh, anche se
questo non era il motivo per cui lo aveva fatto, quasi gridò
imbarazzata la sua mente. Ma forse, se ci avesse riflettuto
attentamente, avrebbe capito che maggior soddisfazione sarebbe stata se
la fattura l’avesse invece indirizzata alla rossa Weasley.
Ma con quel bambino era tutto
diverso, i suoi sorrisi disarmanti, quello sguardo privo di
quell’ astio e di quel rancore in cui si rifletteva ogni volta
che incontrava il Grifondoro, gli rendevano impossibile il solo
pensiero di fargli del male.
Il giovane Malfoy dovette ammettere
a se stesso che non odiava affatto il piccolo Potter… beh, ma
questo non significava neanche il contrario, aggiunse immediatamente
per far tacere una strana melodia che sembrava stesse suonando il suo
cuore.
La sua era pura e semplice indifferenza, tutto qui, si disse.
“Oh, no!”
Draco aprì immediatamente gli occhi e allarmato domandò: “Che è successo, Potty?”
Il bimbo si stava leccando le
ditina sporche di cioccolata e un po’ dispiaciuto guardava in
terra dove era riverso il suo gelato.
“È caduto!” Fece
rammaricato e con lo sguardo basso perché timoroso che il
Principe questa volta si arrabbiasse davvero.
Il Serpeverde gli si
avvicinò sospirando di sollievo, ma il piccino strinse gli occhi
convinto che fosse venuto a sgridarlo, come faceva zia Petunia ogni
volta che sprecava il cibo. Passarono alcuni secondi e non successe
nulla, al ché il bimbo azzardò a riaprire un occhio e si
ritrovò a specchiarsi in quelli argentati del suo Principe che
si era chinato e ora stava prendendo la bacchetta.
“Gratta e netta.”
Pronunciò il biondino ed Harry si sentì di nuovo avvolto
dalla fantastica sensazione che produceva una magia e da un lieve
tepore che lo fece arrossire di felicità e che, il cuore gli
disse, non era dovuto ai raggi del sole, ma dal bellissimo volto del
suo Principe Draco illuminato dai colori del tramonto.
“Non sei arrabbiato
Principe?” Chiese allora il piccino, constatando con gioia che
ogni macchia sui suoi vestiti era scomparsa.
“Certo che lo sono, Potter!
Infondo me lo immaginavo. Che ti avevo detto: cosa sei?” Draco
inarcò un sopracciglio con sguardo severo, anche se dubitava di
sortire un po’ di timore in quel bambino che adesso sorrideva di
nuovo.
“Una piccola peste e un impiastro?” Rispose con aria furbetta il piccino.
“Esatto e adesso ci aggiungiamo anche disastro.”
“Sai Principe, invece zio Vernon e zia Petunia, quando si arrabbiano, mi chiamano mostro
e a me viene sempre tanto da piangere perché non è vero.
E poi mi mettono in punizione facendomi saltare la cena o
rinchiudendomi per tante ore nel sottoscala. Però non mi sento
triste se tu mi chiami disastro o impiastro.” Sorrise il piccino
mentre gli occhi di Draco stranamente si inumidivano. “Adesso però anche tu mi metterai in punizione?”
“No.” Rispose con voce
roca il Serpeverde. “Però, se la prossima volta non fai il
bravo, faccio venire qui le sirene e ti faccio portare in pasto alla
Piovra Gigante!” Cercò di ghignare il biondino, anche se
non gli riuscì tanto bene.
“Oh ma allora esistono anche
le sirene, proprio come gli elfi domestici?” Domandò
eccitato Harry voltandosi verso il lago. “E c’ è
anche una Piovra Gigante? Ed è tanto grande, Principe?
Può mangiarsi anche un bambino?” Nella sua voce non
c’era alcuna traccia di paura, semmai il contrario.
“Ah, ah.”
Confermò il biondino con voce flebile, pensando che in effetti
la Piovra poteva benissimo mangiare anche esseri adulti e, in quel
preciso momento, aveva proprio in mente il nome di due persone che
avrebbero saziato l’invertebrato per un anno intero; anche se
probabilmente l’ animale le avrebbe rigettate per il disgusto:
maledetti… maledetti babbani!
“Allora farò il
buono!” Sussurrò il piccino lasciandosi andare
all’indietro dove c’era l’ accogliente torace del suo
bellissimo Principe e accostando sereno il suo volto a quello del
biondino.
E mentre gli ultimi raggi di sole
davano addio al giorno e si confondevano col blu della notte, Draco si
ripeté che ciò che lo legava al piccolo Potter era solo e
unicamente indifferenza, ma quel calore e quella pace che sentiva nel
cuore, per il solo averlo tra le braccia, gli rivelò che stava
mentendo…
… probabilmente da sempre… ma questo scelse di fingere di non averlo sentito…
*****
“Avanti Blaise, infondo sarà divertente.”
“Non credo proprio, Pansy. Forse per te, ma di certo non per me.” Fece seccato il moro Serpeverde.
“Eh dai, ti prometto che
saranno solo scherzi innocui, giusto per farci due risate.”
Replicò la ragazza. “E poi se stai rifiutando unicamente
per rispetto al tuo
Grifondoro non penso che farebbe alcuna differenza, infondo non sa
neanche che esisti e non credo se ne accorgerebbe così.”
“Grazie tante, Pansy!
È davvero commovente come ogni volta cerchi di risollevarmi il
morale: ora scusami ma devo correre da Madama Chips prima che il tuo
veleno faccia effetto.” Fece ironico Zabini, ma con una chiara
nota adirata.
“Salasar, quanto sei
suscettibile! Quasi fosse colpa mia! Li hai sentiti anche tu la Granger
e Weasley, no? Non conta nulla che ci siamo schierati dalla parte di
Silente, per loro non siamo nient’ altro che freddi calcolatori,
privi di sentimenti e capaci anche di far del male ad un bambino
inerme.” Affermò indignata la Parkinson.
Blaise inarcò un
sopracciglio: “Beh, perché non è questo quello che
stai cercando di convincermi a fare da quasi un’ora? E
cioè prenderci gioco di Potter ora che non è in grado di
difendersi e reagire?”
“Oh, non la vedrei proprio
così. Semplicemente ti sto proponendo di approfittare, in modo
innocente,” sottolineò con un ghigno poco rassicurante,
“di un’ occasione d’oro che non si ripeterà
mai più: il Golden Boy di Grifondoro indifeso tra le spire dei
Serpeverde. Sono convinta che neanche Draco avrà nulla da ridire
e che anzi si unirà a noi.” Affermò sicura la
corvina.
“A te, Pansy. Non a noi,
perché io non voglio entrarci affatto nelle tue macchinazioni
per far svagare la nostra Casa. E fossi in te non conterei neanche
sull’ appoggio di Draco.” Le comunicò serio e poi
con enfasi aggiunse: “Merlino, Parkinson ma non ci sei arrivata?
Non lo hai visto in infermeria con quel bambino? Non hai sentito
Silente? Il suo Reducto ha attirato un fulmine! Un fulmine, per
diamine! E lo sai perché?”
“Certo che lo so, Blaise! Perché Draco odia Potter!” Rispose annoiata la Serpeverde.
Il moretto scosse il capo ma non
replicò, si limitò semplicemente a ridere scettico e ad
alzarsi della poltrona, su cui era seduto, per dirigersi
all’uscita della Sala Comune, ma prima di imboccarla si
voltò un’ ultima volta verso l’ amica.
“Forse è come dici tu,
ma pensaci bene: cosa stava facendo Potter prima che
l’incantesimo di Draco lo colpisse?”
“Stava tornando dagli allenamenti con quella babbanofila di una Weasley, e allora?”
“E allora? E allora è tutto qui Pansy.”
“Ma che vuoi dire Blaise? Ehi,Blaise, aspetta non te ne andare!”
Ma Zabini aveva già abbandonato la stanza, lasciando dietro di sé la ragazza attonita e confusa.
*****
“Su forza, Potty! È ora di andare a cena, torniamo al castello.”
“No, ti prego Principe,
restiamo un altro po’: voglio vedere la sirena!”
Supplicò il bimbo con occhioni da cerbiatto a cui il biondino
non credeva sarebbe stato in grado di resistere a lungo, ma si stava
facendo davvero tardi, il vento aveva cominciato a farsi più
freddo e all’ orizzonte le nuvole nere avevano cominciato ad
ammassarsi, minacciando il ritorno di una nuova tempesta durante la
notte.
“Fa come vuoi, ma io nel
frattempo mi avvio.” Replicò il Serpeverde alzandosi
lentamente da terra e volgendosi verso il castello. “Mmm! Adesso
però, vorrà dire che dovrò trovare qualcun altro a
cui concedere il grande onore di sedersi alla mia tavolata.”
Meditò pensieroso, ma segretamente ghignando in cuor suo il
biondino.
Il piccino distolse immediatamente lo sguardo dalle ormai scure acque del lago, completamente dimentico di qualsiasi sirena.
“Perché avevi scelto di far sedere me, Principe Draco?” Domandò euforico Harry.
“Già, ma visto che
preferisci rimanere fuori, sono costretto a scegliere qualcun
altro.” Pronunciò con voce seccata.
“No, no! Principe voglio
venire con te!” Esclamò il bimbo prendendo la mano di
Draco e accelerando il passo per giungere prima al castello.
“E la tua sirena?” Ghignò soddisfatto Malfoy.
“No, non mi importa, voglio
stare con te e sedermi alla tua tavolata.” Rispose con sicurezza
il bambino, pensando che tutte le sirene del mondo non valevano un solo
minuto del tempo passato col suo bellissimo Principe Draco.
“Ma è tanto lunga e il
mio posto sarà molto lontano dal tuo?” Chiese poi un
po’ preoccupato di doversi dividere da lui.
“In verità
c’è un posto libero proprio accanto al mio.”
Sogghignò la Serpe guardando il viso ora illuminato di gioia del
piccino.
“Oh, ma allora è un
posto importante!” Si stupì Harry, consapevole che i
grandi Re e i Principi permettevano di sedere al loro fianco solo ad
altrettanti illustri personaggi, come coraggiosi cavalieri o
consiglieri fidati, oppure a bellissime dame. E il Principe Draco
voleva invece concedere proprio a lui questo immenso onore?
“Ah, ah, infatti è
riservato solo ad un ristrettissimo numero di persone e alla mia
tavolata siedono solo i Serpeverde, di cui io sono
l’incontrastato e indiscusso Principe.” Si vantò,
dato che infondo gli piaceva che quel Potter in miniatura lo
considerasse tale. “Tutti gli altri studenti siedono invece in
altre tre tavolate tra cui, la più lontana dalla nostra,
è quella dei Grifondoro, i nostri nemici giurati.”
“E Principe, vuoi concedere proprio a me questo grande privilegio?”
Merlino benedetto! Quel bambino
aveva una così grande stima di lui da considerare un privilegio
il solo potergli sedere accanto? No, così non andava bene.
Quella storia stava assumendo dei contorni troppo assurdi e Draco
odiava non avere una chiara percezione della realtà:
realtà che voleva che Potter lo odiasse e non che lo venerasse
quasi fosse un dio. Non… non ci era abituato e sinceramente non
sapeva neanche bene come reagire. Probabilmente avrebbe dovuto cambiare
atteggiamento nei suoi confronti, essere più duro e meno tenero:
che Salasar lo perdonasse, lo aveva addirittura abbracciato,
pensò sgomento. Ma proprio non ci riusciva, perché, in
quelle poche ore in cui erano stati insieme, aveva scoperto che le
emozioni di quel piccino erano contagiose, quasi come una malattia: la
sofferenza di Potter diventava anche sua, così come quei sorrisi
colmi di gioia che, anche se non trovavano il proprio riflesso sul
volto del Serpeverde, lo avevano invece nel suo cuore.
“Mmm… in effetti,
ripensandoci non sei un Serpeverde e forse è il caso che tu vada
a sederti da un’altra parte,” Volle sbeffeggiarlo un
po’. “Magari insieme ai due ragazzi che abbiamo incontrato
prima: Hermione Zannuta e Ron Lenticchia.” Aggiunse ghignando.
Il bimbo fece un’ espressione
imbronciata: “No, no Principe voglio sedere vicino a te. E poi
non mi piacciono le lenticchie!” Disse col faccino disgustato e
Draco a stento riuscì a reprimere una risata. “Ti prego,
ti prego! Farò tutto ciò che vuoi!” Implorò
poi aggrappandosi a lui.
“Mmm! Non saprei…” Disse Draco fingendo di rifletterci sopra.
“Ti farò il letto tutte le mattine. Principe!” Harry aggiunse cercando di convincerlo.
“Non serve, ci pensano già gli elfi domestici.”
“Allora… allora, ti preparo la colazione! Sono bravo sai?” Continuò speranzoso.
“Elfi domestici,
Potty!” Fece petulante il biondino, che in realtà si stava
divertendo tantissimo: quel bambino era proprio uno spasso nella sua
cocciutaggine.
Il bimbo stava per aprir bocca per
suggerire qualcos’altro ma Malfoy lo bloccò ripetendo
“Elfi domestici!”, al ché si fermò al centro
del corridoio alla ricerca di una buona idea per convincere il
Principe, finché non gliene venne una stupenda.
“Allora Principe Draco,
d’ora in poi sarò io il tuo elfo domestico!”
Esclamò sicuro e con un sorriso malandrino sul volto.
Draco lo guardò negli occhi
e non resistette oltre scoppiando in una fragorosa risata, mentre nella
sua mente echeggiava un’ unica frase: ‘Assurdo: il
Salvatore del mondo magico elfo domestico della sua nemesi
Serpeverde!’
E con una leggera carezza, di cui
non si rese neanche conto che stava facendo, sulla testa del bambino
ancora ridendo suggellò quello strano patto.
“D’accordo Potty,
d’ ora in poi, finché non ti libererò donandoti un
mio indumento, sarai il mio personale elfo domestico ed io in cambio ti
farò sedere al posto accanto al mio, fino a quando resterai al
castello.”
Harry annuì felice e, con un
mega sorriso e il cuore colmo di una gioia infinita nel constatare
quanto ancora più bello fosse il suo Principe Draco quando
rideva, intrecciò di nuovo la sua manina con quella grande e
sicura del biondino, la stessa che gli aveva donato quella lieve
carezza… la prima che avesse ricevuto da che aveva memoria.
N.A:
Grazie infinite a quanti commentano, leggono e addirittura hanno messo
questa storia nei loro preferiti. Vi abbraccio tutti con immensa
gratitudine! Baci, Infinity19
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 5
Non appena varcata la soglia della
Sala Grande, lo sguardo del piccolo Harry fu immediatamente attratto
dall’ immensa volta dell’alto soffitto trapuntato di stelle
e dalla luce brillante delle tante candele che, sfidando la forza di
gravità, volteggiavano tranquille su nell’aria e
illuminavano la stanza. E incapace di rendere a parole le meravigliose
sensazioni che si agitavano nel suo cuore, il piccino riuscì
solamente a sussurrare incantato e con gli occhi luccicanti un fievole:
“Ohhh!!!”
Ma in tutto quello splendore il
bambino registrò che qualcosa non andava: non udiva alcun
rumore, cosa che trovò molto strana visto che lì
avrebbero dovuto mangiare tutti gli studenti del castello, e
soprattutto il suo Principe gli aveva improvvisamente e bruscamente
lasciato la mano.
Deviò allora il suo sguardo
sul viso del biondino e rimase del tutto impietrito
nell’osservare i delicati lineamenti, adesso rigidi in
un’espressione dura e severa, senza più neanche
l’ombra della dolcezza che vi aveva letto in quelle stupende ore
che avevano passato insieme.
Ma che era successo tutto ad un
tratto? Perché l’eco dell’ allegra risata di poco
prima si era spenta senza lasciare alcuna traccia su quelle labbra ora
serrate in una morsa di freddo distacco?
Non capiva il motivo di quel
repentino cambiamento, ma sperava davvero tanto che il Principe non
rivolgesse a lui i suoi occhi che, intravedeva, essere diventati gelidi
come il ghiaccio, privi di quel calore che gli aveva avvolto e
riscaldato il cuore fino a quel momento.
Draco in effetti non stava
guardando il bambino ma il suo sguardo era fisso in avanti e il
piccino, alla ricerca di una qualche spiegazione, volle seguirne la
direzione: la sorpresa e il timore furono ancora più grandi
quando Harry si ritrovò centinaia di occhi che lo stavano
fissando in un modo strano.
L’intera scolaresca infatti,
preventivamente avvertita dal preside Silente di quanto accaduto quel
pomeriggio, non appena Harry e Draco avevano fatto la loro comparsa in
Sala Grande, era ammutolita ed ora era tutta intenta ad osservare
sorpresa quell’ insolita coppia, domandandosi, chi scioccato, chi
curioso, chi invidioso o arrabbiato, com’ era possibile che quel
bambino, che sapevano essere il Golden Boy di Grifondoro, fosse
così tranquillo e sereno accanto al ben noto, gelido e
insensibile Serpeverde, suo nemico da sempre e fautore
dell’incantesimo di cui il piccino era stato proprio la vittima.
Il piccolo Potter però, che
mai in vita sua si era ritrovato ad essere al centro dell’
attenzione di così tante persone, d’ istinto si nascose
dietro al suo Principe stringendo le manine ai suoi pantaloni, ma con
una fitta al petto avvertì che al suo tocco il corpo del
biondino si era irrigidito.
‘Oh, no! Oh no!’
Pensò spaventato il piccino, mentre il cuore gli si spaccava in
due tra la tristezza e la paura: le stesse emozioni che provava ogni
volta che vedeva i suoi zii riempire di coccole e attenzioni suo cugino
Dudley e riservare invece a lui sguardi pieni di disprezzo e totale
indifferenza. Che anche il Principe Draco stava prendendo in
considerazione di fare lo stesso, decidendo di lasciarlo da solo?
Il bimbo non voleva… non voleva!
La stretta sulla stoffa divenne ancora più ferrea e con un
magone che cresceva di secondo in secondo, accentuato dalla strana
atmosfera che regnava in quella grande Sala e dall’
impassibilità del suo Principe, Harry pregò con tutto se
stesso di non doversi dividere da lui: la prima persona che gli aveva
sorriso, che lo aveva consolato, che lo aveva abbracciato e gli aveva
donato la sua prima carezza… che lo aveva fatto sentire amato e voluto.
Draco era entrato nella Sala
Grande, senza minimamente preoccuparsi di cosa avrebbero pensato gli
altri nel vederlo mano nella mano con Potter, convinto che non gliene
fregasse niente della loro opinione. Ma una volta ritrovatosi oggetto
dei loro sguardi, per la maggior parte sprezzanti e increduli, si era
sentito ad un tratto indifeso e scoperto e, il timore che potessero
leggergli nel cuore rivelando quelle sensazioni e emozioni che credeva
ormai sopite da anni, gli aveva portato ad indossare di nuovo
l’abituale maschera di scherno e disprezzo, che lo proteggeva
dall’ invadenza altrui e dalla conseguente sofferenza che
ciò poteva comportarne.
Non avrebbe permesso che
scoprissero quella debolezza che lui aveva realizzato di avere solo
quel pomeriggio: non voleva che capissero che lui non odiava quel
bambino, che era pur sempre Potter… la sua unica e vera
debolezza da sempre…
Ma non aveva per nulla considerato
la reazione del bimbo quando aveva bruscamente lasciato la sua mano,
per cui, quando aveva avvertito con quanta forza si era aggrappato a
lui, il suo corpo si era irrigidito, mentre il suo sguardo era
diventato ancora più truce e minaccioso, quasi a sfidare
chiunque degli astanti anche solo a provare ad andare oltre la barriera
che circondava il suo cuore che, al contrario ancora una volta,
sembrava sul punto di cedere mentre veniva dilaniata dalle ondate di
dolcezza e… qualcos’altro… che provava nello stare con il piccolo Potter.
Draco non osò rivolgere i
suoi occhi verso quel bambino, la cui stretta ora sembrava quasi
disperata, consapevole che di fronte a quelli limpidi e stupendi di
Potty, la sua maschera si sarebbe sciolta come neve al sole.
Quel momento di stasi non
durò che pochi minuti e la giovane Serpe, che aveva finalmente
deciso di dirigersi al suo posto, si ritrovò invece circondato e
bloccato dai quattro Grifondoro per eccellenza.
Ron ed Hermione, infatti, insieme a
Ginny e Neville, si erano alzati dal loro posto e si erano avvicinati
al loro inconsapevole compagno di Casa, che ancora si nascondeva dietro
Malfoy, adducendo il suo sguardo triste alle probabili ore strazianti
che aveva sicuramente passato con il biondino.
“Malfoy aspetta!” Gli ordinò il rossino.
“O per Salazar! Ma mi darai
il tormento per tutta la settimana?” Domandò esasperato il
Serpeverde. “Sto andando a cena se non l’hai notato.”
Strascicò Draco infastidito nell’ osservare con quanto
trasporto la Piattola Weasley stesse guardando il suo Potter.
“Oh per quanto mi riguarda tu puoi anche andartene a fan…”
“Ron!!! C’è un
bambino!” Esclamò la Granger, impedendo appena in tempo al
fidanzato di continuare.
Weasley arrossì per la
vergogna: “O, ehm, sì scusa Harry.” Anche se il
bimbo non lo stava considerando per niente.
“Siamo qui per portare Harry a mangiare alla nostra tavolata.” Continuò poi presuntuoso.
Gli occhi del biondino si
socchiusero in due fessure minacciose: “Non puoi! Lo hai sentito
Silente: Potter è affidato alla mia custodia.”
Il bambino a sentire quelle parole
si fece più avanti e indirizzò al suo Principe un sorriso
pieno di speranza, ma nessuno se ne avvide, tranne Hermione e Neville.
“E se lui venisse con voi
è solo perché lo farei anch’io e puoi scordarti che
una cosa del genere possa mai avvenire, nemmeno nei miei incubi
peggiori.” Continuò con voce irrisoria la Serpe.
“E chi ti vuole
Malfoy!” Rispose arrogante come il fratello, Ginny.
“Comunque, se lo vuoi sapere, abbiamo il permesso del
Preside.”
Harry rivolse fiducioso i suoi
occhi verso il volto del Principe, che imperterrito continuava a non
ricambiare i suoi sguardi, in attesa di una sua replica o che dicesse
chiaro a tutti che lui doveva sedersi al tavolo dei Serpeverdi: avevano
stretto un patto, no? Ma quando capì che il biondino non aveva
alcuna intenzione di obiettare, la delusione tornò e il suo
sorriso si spense.
Neville, dall’animo molto
sensibile, intuì che il piccolo Harry doveva sentirsi
frastornato e confuso tra persone che non conosceva, ma dal suo
atteggiamento sembrava invece essersi in qualche modo legato a Malfoy,
prova ne erano i suoi sguardi pieni di aspettativa e fiducia e le sue
mani che non avevano mai abbandonato il Serpeverde.
“Forse dovrebbe decidere Harry a quale tavolata sedersi.” Suggerì timido.
“Splendida idea.”
Concordò Hermione, che non aveva potuto che intristirsi notando
l’ espressione mogia del bambino e al contempo arrabbiarsi per
l’insensibilità di Malfoy. Altro che affetto,
probabilmente in quel corridoio quel pomeriggio aveva avuto le
allucinazioni.
“Ciao Harry, io sono
Neville.” Lo salutò il Grifondoro con un sorriso
rassicurante che riuscì a mettere a suo agio il bambino.
“Lui invece è Ron, la ragazza con i capelli rossi è
sua sorella Ginny, mentre quella con i capelli castani è
Hermione.” I tre ragazzi menzionati gli sorrisero a loro volta e
il piccino timidamente rispose con un semplice “Ciao.”
“Siamo venuti qui
perché vogliamo diventare tuoi amici e ci farebbe davvero tanto
piacere se stasera volessi cenare con noi alla nostra tavolata.”
Propose entusiasta Paciock.
“Amici? Davvero? Io non ho
mai avuto degli amici: i bambini del mio quartiere e della mia classe
pensano tutti che io sia strano.” Sussurrò triste volgendo
ancora una volta lo sguardo verso il Serpeverde, che strinse adirato le
mani a pugno nell’ascoltare l’ennesima ingiustizia a cui
era sottoposto il piccolo Potter. I quattro Grifondoro, che al
contrario conoscevano la triste storia della sua infanzia, non poterono
che rivolgergli sguardi dispiaciuti pieni di compassione.
“Oh, sì, sì!
Vogliamo essere tutti tuoi amici, Harry! E alla nostra tavolata ci sono
tanti altri ragazzi che sarebbero felicissimi di fare la tua conoscenza
e di mostrarti, nei giorni che sarai qui, le bellezze del Mondo della
Magia.” Esclamò con passione la Granger.
“E anche il Principe Draco
può venire?” Domandò speranzoso il bambino,
lasciando di stucco i quattro Grifondoro e completamente esterrefatto
Malfoy.
“No!” Proruppe indignato Ron. “Malfoy non è il ben venuto alla nostra tavolata.”
“Bene e allora non vengo
neanch’ io!” Affermò sicuro il piccoletto, per poi
aggiungere: “Io voglio stare con il Principe Draco!”
Malfoy sentì il cuore
battergli all’impazzata, mentre l’eco della frase del
piccolo Harry rimbombava sulle pareti e alle orecchie di tutti i
presenti nella Sala Grande.
“Ma, mio dolce Harry, Malfoy
è cattivo! Lui vuole solo farti del male. Chi sa quanto avrai
sofferto in queste poche ore con lui.” Disse con voce accorata
Ginny.
Il biondino, anche se sentiva la
rabbia aumentare a dismisura, non replicò perché farlo
avrebbe significato ammettere a se stesso e agli altri che si era aff… attaccato al marmocchio e questo, si ripeté per l’ennesima volta, non era vero.
Ma quanto vigliacco e vile si
sentì quando ascoltò invece sbigottito la risposta di
Potter, che insorse contro i suoi futuri migliori amici per prendere le
sue difese.
“Non è vero! Non
è vero” Quasi urlò con le lacrime agli occhi il
bambino. “Il Principe Draco è tanto buono con me! Mi ha
aggiustato gli occhiali, mi ha portato dagli elfi domestici e poi mi ha
fatto mangiare il gelato al cioccolato…” Continuò
tra i singulti “Io… io non avevo mai mangiato il gelato! E
poi… e poi mi ha portato al lago e abbiamo visto la Sirena.
Tu… tu non capisci niente! E non sono il tuo dolce Harry e tu mi
stai antipatica.” Il bimbo concluse, fronteggiando la rossina e
frapponendosi tra lei e il biondino con il viso rosso per la rabbia e
rigato di lacrime.
Un intenso mormorio scioccato si
alzò contemporaneamente dalle quattro tavolate, al tavolo dei
professori Piton e la McGranitt avevano le facce sconvolte, mentre
Silente si gustava la scena con un sorriso sereno.
“No, Harry! Malfoy sta
fingendo, non lo capisci? Solo noi Grifondoro ci teniamo veramente a
te!” Gli disse dolce la Weasley chinandosi a terra e prendendolo
tra le braccia.
“No, no! I Grifondoro sono i
nemici del Principe. Io voglio stare con i Serpeverde.”
Sussurrò sempre più fievole mentre inutilmente cercava di
liberarsi da quell’ abbraccio e, quando poi vide che quella Ginny
stava per dargli un bacio, chiuse impotente gli occhi.
Ma quelle labbra non sfiorarono mai
il suo viso perché una potente energia lo fece sollevare per
aria e lo fece finire avvolto tra le braccia di un’altra persona
che profumava di Gardenia.
Harry riaprì gli occhi e si ritrovò a specchiarsi in quelli del suo Principe, adesso di nuovo dolci e bellissimi.
“Potter deve mangiare alla
mia tavolata, non è così Potty?” Domandò il
Serpeverde, mentre con il pollice della mano portava via le lacrime dal
suo viso.
“Sì.”
Annuì il bimbo tornando finalmente a sorridere felice,
perché stava di nuovo con il suo Principe: quello vero però, non quello finto di prima.
“E dillo pure a tutti il
perché.” Lo spronò Malfoy rivolgendo un ghigno
ferino in direzione dei quattro Grifondoro, in particolare verso la
Piattola e il fratello Pezzente.
“Perché io sono
l’elfo domestico del Principe Draco!” Esclamò
contento aggrappandosi forte al collo del biondino e poggiando sereno
il capo sulla sua spalla.
“Esatto! E che se fa il cattivo…?” Draco non concluse la frase.
“Verranno le Sirene e mi porteranno in pasto alla Piovra Gigante.” Sussurrò dolcemente il piccino.
“Ancora bravo. E ora, visto
che sembra chiaro chi Potter abbia scelto,” sottolineò
sprezzante guardando direttamente il rosso Grifondoro negli occhi,
“possiamo finalmente andare.”
Detto questo Malfoy si diresse alla
tavolata Serpeverde con il cuore più leggero e il piccolo Potter
ancora stretto tra le braccia.
Ron e Ginny erano letteralmente
lividi di rabbia, increduli che quel farabutto e doppiogiochista di
Malfoy fosse riuscito ad imbrogliare l’animo sensibile di Harry e
ad avvelenarlo con le sue bugie.
Hermione era invece, per la prima
volta in vita sua, incerta su cosa credere: se a quello che le
suggeriva la mente, e cioè che era tutto davvero un’
enorme farsa che il biondino stava mettendo in scena per ottenere la
fiducia di Harry e poi ferirlo al momento opportuno, o quello che
invece le indicava con forza il cuore, e cioè che Malfoy si
fosse realmente affezionato a quel bimbo tanto dolce. Ma se era
così, quel sentimento sarebbe rimasto anche al ritorno
dell’ Harry diciassettenne o sarebbe scomparso insieme a quel
bambino, o peggio ancora: possibile che fosse un qualcosa che esisteva
già da tempo? La Granger non era certa di volerne sapere la
risposta.
Comunque, nessuno dei tre Grifondoro poté trovare alcuna obiezione che contestaste le parole di Neville.
“Non ho mai visto Harry rivolgere un sorriso così innamorato a qualcuno, come quel piccino ha fatto invece col suo Principe Draco.”
*****
“Ahia, Potter!” Esclamò Malfoy dopo che Harry gli aveva dato un pizzicotto sul braccio.
“Così impari, Principe!” Fece corrucciato il bambino.
“Perché, che avrei fatto?” Domandò curioso il ragazzo.
“Credevo che mi volevi far
andare con i Grifondoro!” Esclamò piccato il fanciullo
incrociando le braccia e mettendo su un broncio, che il Serpeverde
trovò tenerissimo.
“E poi prima eri proprio brutto!”
Il biondino inarcò un
sopracciglio: “Ma come, non sono…? Aspetta
cos’è che hai detto quando ti sei svegliato? A sì,
bellissimo e che assomiglio ad un angelo?”
“Sì ora lo sei, ma
prima quando hai fatto quella faccia tanto seria e arrabbiata e ho
visto i tuoi occhi tanto freddi, mi sono spaventato.”
“E ora non lo sei
più?” Domandò incerto Draco, che non era più
tanto sicuro di voler esser temuto dal piccino.
“No!” Harry scosse il
capo per accentuare la sua risposta. “Perché adesso i tuoi
occhi sono tornati gentili. Però quando fai finta di essere
cattivo, sei brutto.”
Fai finta di essere cattivo?
Perché quel bambino era l’unico a non credere che lo fosse
davvero? Che potere possedeva quel piccolo Potter in grado di
annullare, con la semplicità di un sorriso o con il suono
assordante di una lacrima, la sua maschera, che era impregnata di anni
di continue incomprensioni e odio verso un mondo, che lo aveva sempre e
solo catalogato per il suo cognome e che mai si era sforzato di capire
se dietro vi si nascondesse una persona diversa?
Il piccino gli prese il viso tra le
mani e con sguardo preoccupato gli chiese: “Principe mi prometti
che non farai più gli occhi cattivi? Perché mi fa davvero
tanto arrabbiare quando quei Grifondoro dicono tutte quelle cose brutte
su di te.”
Il cuore di Draco fu ancora una
volta circondato dalla dolcezza e dall’ innocenza di quel bambino
che si preoccupava per lui, ma ciò che gli stava chiedendo era
qualcosa di troppo difficile… almeno con gli altri.
“Mi dispiace Potty, ma non
posso.” Gli rispose dolcemente quasi a voler in questo modo
rendere più sopportabile la sicura delusione.
Il bimbo incrociò di nuovo le braccia e girò il capo di lato.
“Allora adesso sono arrabbiato anche con te!” Fece con voce offesa.
Il biondino sorrise divertito e
ghignando disse: “Potty, sei il mio elfo domestico e ti ordino di
non essere più arrabbiato!”
Il piccino rivolse di nuovo lo
sguardo al Serpeverde e col faccino risentito: “Non è
valido Principe Draco!” e imbronciato aggiunse “E comunque
non funziona, sono ancora arrabbiato!”
Draco sorrise di cuore. “Va
bene e allora sentiamo: che dovrei fare nel caso, molto remoto, in cui
volessi farmi perdonare? Tranne naturalmente quello che mi hai chiesto
prima?”
Il bambino ci rifletté qualche secondo e poi i suoi occhi si illuminarono: “Allora, devi darmi un bacio!”
Il Serpeverde arrossì:
“Scordatelo Potter! E poi se proprio ci tieni tanto vattene dalla
sorella di Lenticchia.”
Il bimbo fece un’ espressione schifata: “Naaa! A me non piacciono le femmine!”
“A no! E allora sentiamo chi ti piace?” Domandò ingenuamente la Serpe.
“Tu, Principe Draco!” Sussurrò con un dolce sorriso il piccolo Harry.
E il biondino si perse completamente in quel sorriso.
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
N.A.
Scusatemi davvero se vi ho fatto aspettare ben 10 giorni per
aggiornare, ma vi assicuro che ho trascorso una settimana davvero
impossibile, in cui non ho trovato un attimo per scrivere. Per farmi
perdonare ho passato però l’intero Sabato per la stesura
del sesto Capitolo, che addirittura è uscito anche più
lungo dei precedenti.
Ringrazio davvero col cuore tutti/e voi che mi seguite così
numerosi/e e un abbraccio speciale va a chi decide di farmi l’
inesplicabile dono di lasciarmi un commento, che vi assicuro attendo e
apprezzo davvero con gioia. Io personalmente, non l’ho mai
lasciato, anche per storie che amo e adoro quanto e più della
saga di Harry Potter scritto dalla Rowling, però grazie a voi mi
sono resa conto di quanto sia importante per chi pubblica un racconto.
Per meritarmi il prezioso regalo che è una recensione
(positiva/negativa non importa!) mi impegno quindi a fare del mio
meglio per scrivere storie originali e nell’ italiano più
corretto possibile: sempre e solo Draco-Harry, naturalmente ^___^
Vi abbraccio davvero con tanto affetto! infinity19
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 6
“Tu, Principe Draco!”
Piaceva a quel bambino, no peggio… o meglio
sarebbe stato più giusto dire date le sensazioni travolgenti che
si agitavano furiose al centro del suo petto… piaceva a Potter!
E Potter voleva un suo
bacio! E anche se quello che glielo aveva chiesto era solo il Potter
bambino e il bacio non sarebbe stato che un semplice sfiorarsi delle
sue labbra con la guancia del piccino, alla sola prospettiva il cuore
di Draco fu pervaso da un’ emozione così intensa, che non
era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva provato quando
aveva dato il suo primo bacio a chi, in quel momento, non ricordava
neanche il nome.
Ma la cosa più assurda,
rifletté il biondino mentre si lasciava dolcemente cullare da
quell’ idea, era che non ne era affatto né aborrito
né disgustato, come per logica sarebbe dovuto essere, la stessa
logica che lo aveva spinto per sette anni a cercare lo scontro e la
lite con il Golden Boy di Grifondoro, ma al contrario ne era
affascinato e irrazionalmente e al contempo irresistibilmente attratto.
Era inspiegabilmente tentato ad accondiscendere all’ innocente richiesta del fanciullo.
Non si accorse comunque, mentre era
perso nei suoi pensieri, d’esser giunto alla tavolata Serpeverde,
ma un insolito baccano proveniente proprio da questa lo fece riscuotere
e tornare alla realtà.
Il bimbo che era in attesa del suo
bacio, fu anch’ esso distratto dal vociare e dalle risate che
provenivano dagli alunni seduti all’ultima tavolata nella Sala,
dalla quale sentì distintamente più volte pronunciato il
suo nome. A veder meglio si accorse poi che tutti quei ragazzi stavano
guardando proprio lui e dalle loro facce allegre sembravano tutti
contenti per la sua presenza lì con loro.
“Principe! Principe! Ma questi sono i Serpeverde?” Domandò elettrizzato il bambino.
“Sì!” Rispose
confuso Malfoy che stentava a credere che quella fosse proprio la sua
Casa, dato che raramente i suoi compagni, così come lui, si
abbandonavano a slanci di sincera ilarità al di fuori della
propria Sala Comune, non era l’unico infatti a portare una
maschera. Ma dai vari commenti o esclamazioni che stava sentendo,
sembrava che l’intera Casa delle Serpi fosse rimasta
piacevolmente colpita dal comportamento del piccolo Potter, che chiaro
aveva dichiarato all’intera Sala Grande la sua preferenza per i
Serpeverde e ostilità verso i Grifondoro.
Ma la cosa non gli quadrava e
sperava solo che quel clima di benevola accoglienza non celasse invece
qualche subdolo piano per far del male al bambino. Inconsapevolmente
Draco se lo strinse più forte al petto e, quando se ne rese
conto, quasi si spaventò per la violenza con cui percepì
il bisogno incontenibile che sentiva di proteggere Potter, quel bimbo
dolce e indifeso che aveva affrontato un’ infanzia terribile, che
desiderava solo un po’ d’affetto e che ora sorrideva,
convinto di poterne trovare proprio tra i Serpeverde e con lui, che al
contrario gli avrebbero reso un inferno l’ adolescenza.
Per la prima volta, da quando
conosceva il Golden Boy di Grifondoro, Malfoy provò la cupa e
asfissiante sensazione del rimorso.
“Principe, ma perché
ti sei fermato? Dai, dai! Andiamo a sederci tra i Serpeverde.”
Pretese emozionato il piccino che non vedeva l’ora di conoscere i
sudditi del suo Principe, che, dal caloroso benvenuto che gli stavano
riservando, immaginava essere buoni e gentili proprio come lui.
Draco represse a stento un sorriso
amaro, nato dalla delusione che il piccolo Potter si fosse già
dimenticato del suo bacio… ma forse era meglio… peggio… così, cercò invano di convincersi mentre si dirigeva verso i suoi compagni del settimo anno.
Come era prassi ormai dal primo
anno il suo posto, che era spalle al muro e permetteva un ottima
visuale sull’ intera Sala Grande, era libero, ma diversamente dal
solito si ritrovò affiancato a sinistra da Pansy, che aveva a
sua volta accanto Blaise, e a destra da Vincent, seduto invece vicino
Gregory. L’ elemento inconsueto era proprio la Parkinson che per
tutti quegli anni gli si era sempre seduta di fronte insieme a Zabini,
il quale però era dall’inizio di Settembre che aveva
cominciato invece a preferire il suo lato della tavolata, dalla quale
poteva avere un’ indisturbata visione di un certo Grifondoro di
cui, orrore degli orrori, l’amico sembrava essere innamorato
perso.
Ma come potesse un Serpeverde innamorarsi di un Grifondoro, Malfoy proprio non se lo spiegava.
Perché ogni volta che il
biondino sentiva la parola Grifondoro, la prima immagine che la sua
mente gli associava era il volto di Potter, e nessuno, e con nessuno
intendeva proprio nessuno, doveva permettersi… ehm, no voleva dire, poteva avere il coraggio, di innamorarsi di quel decelerato con gli occhi più belli…
ehm, brutti, che avesse mai visto in tutta la sua vita. E non ne
comprendeva il motivo, ma ogni volta che provava a pensare
all’assurda situazione di Blaise, finiva sempre con un gran mal
di testa, il desiderio spasmodico di cruciare il mondo intero, un odio
atavico per Potter e un intenso rossore che gli imporporava il viso,
accompagnato dal battito furioso del suo cuore.
Comunque tornando con
l’attenzione alla Sala Grande, l’ aver trovato la compagna
ad occupare il posto accanto al suo provò a Draco che
effettivamente i suoi sospetti sulle vere intenzioni delle Serpi erano
fondate e, ulteriore conferma, fu notare un posto isolato lasciato
libero proprio a capotavola, che era parecchio distante da dove sedeva
solitamente lui.
Ma qualsiasi cosa stessero
escogitando a discapito del piccino, Malfoy glielo avrebbe impedito e
non avrebbe permesso loro di sfiorare il piccolo Potter neanche con un
dito.
Con voce melliflua e sguardo
minaccioso, che il piccoletto non stava guardando ma che i suoi
compagni potevano invece vedere benissimo interpretando con chiarezza
la serietà delle sue parole, Draco affermò perentorio e
in modo che tutti avessero ben precisa la situazione: “Vi
presento Harry Potter, mio personale ed esclusivo elfo
domestico.” Il bambino gongolò contento, perché si
era convinto che essere elfo domestico nel mondo della magia
equivalesse ad essere lo scudiero e aiutante personale del suo Principe
Draco, ma, diversamente dal biondino, non si accorse dei ghigni
malevoli che erano spuntati sui volti di parecchi Serpeverde.
“E con mio,”
Malfoy strascicò in tono possessivo “intendo che nessun
altro potrà assumersi il diritto di trattarlo come tale.”
Sottolineò quest’ ultima parola ad indicare che nessuno di
loro doveva osare dare ordini o peggio ancora maltrattare il piccino.
“Il piccolo
Potter sarà, per tutto il tempo della sua permanenza ad
Hogwarts, ospite di riguardo della Casa di Serpeverde e se mai qualcuno
di voi non dovesse trattarlo col dovuto rispetto, la riterrò
un’ offesa personale.” Concluse, specificando che quello
che stava dicendo riguardava unicamente il periodo in cui l’
inconsapevole Grifondoro restava bambino e che, chiunque avesse
disubbidito ai suoi ordini, gliel’ avrebbe fatta pagare molto
cara.
Dai volti seri e spaventati e privi
di qualsiasi voglia anche solo di ridere dell’ intera tavolata,
sembrava che il messaggio fosse stato chiaro e soprattutto recepito:
Tiger e Goyle avevano grugnito un “Sì, Capo!”, anche
se Draco non era propriamente convinto che avessero afferrato tutti i
sottintesi; Blaise invece aveva assunto un’ espressione
decisamente ironica che sembrava indicare di aver compreso più
di quanto il biondino avesse detto o sottinteso; Pansy al contrario
aveva ancora sul viso un ghigno sprezzante e, dal suo sguardo malevolo
nei confronti del bambino, sembrava proprio non avesse capito un cazzo
del suo discorso.
Ma ciò che gli fece perdere
qualche battito, fu il sorriso radioso del piccolo Potter che si era
voltato di nuovo verso di lui e gli aveva stretto le braccine al collo,
sussurrandogli dolce: “Oh, sei così generoso con me
Principe Draco!”
“Sì, sì!
Però ora scendi e andiamo a sederci.” Disse la bionda
Serpe, con le gote tinte da un leggero rossore.
“Oh, ma questo è il
tuo posto?” Harry domandò mesto quando vide che i posti
accanto a quelli del suo Principe erano già occupati. Quando
intravide poi che l’ unico altro spazio lasciato libero era a
capotavola, il suo faccino si fece ancora più triste e le sue
manine si strinsero forte sulla stoffa del mantello del biondino.
“Principe, devo andarmi a sedere a quel posto tanto lontano?” Pigolò mogio mogio.
“Esatto, Potter!”
Rispose ghignante la Parkinson. “In qualità di ospite
importante della nostra Casa, noi Serpeverde abbiamo voluto riservarti
un posto davvero speciale.” Ma l’ espressione preoccupata e
seria di Blaise rese a Draco una precisa idea, di cosa la sua perfida
amica intendesse con quel ‘speciale’.
Il bimbo invece sussurrò
fievole: “Grazie tante, davvero! Però io…” e
rivolse ancora una volta i suoi occhi supplichevoli verso il suo
Principe.
Draco ricambiò con dolcezza
quello sguardo e senza distogliere l’attenzione dai quei profondi
e preziosi smeraldi, che quel piccino aveva al posto degli occhi,
ordinò alla Parkinson di alzarsi.
“Cosa?” Protestò indignata la ragazza. “Ma Draco stai scherzando, vero?”
“No, Pansy! Ho promesso a
Potty che si sarebbe seduto sempre al mio fianco, quindi ora alzati che
stai occupando il suo posto.” Rispose con un’ innaturale
calma il biondino.
“Ma sei impazzito, Draco? Lui è Sfregiato!” Esclamò esterrefatta la mora Serpeverde.
Il biondino si voltò a
guardarla con sguardo truce e si chinò per parlarle all’
orecchio, in modo che il bambino non potesse sentirlo.
“Prova a ripeterlo ancora o a
torcere un solo capello a Potter e giuro che ti farò passare il
resto dei tuoi giorni al San Mungo, Pansy! E ora alzati prima che mi
incazzi veramente!”
Il piccino che non sapeva cosa il
suo Principe e quella Pansy si stessero dicendo, nel guardarli
così vicini, scoprì di provare una strana sensazione che
assomigliava tanto alla rabbia ma anche alla tristezza: non gli piaceva
che il suo Principe Draco stesse così attaccato a quella ragazza.
Ma quella brutta sensazione
scomparve nel momento in cui vide la moretta alzarsi e il suo Principe
invitarlo con un piccolo sorriso a sederglisi accanto.
Gli occhi del piccolo Potter si
spalancarono per la sorpresa quando finalmente vide le meraviglie
culinarie che celava l’ immenso tavolo dei Serpeverde, tra piatti
e calici dorati e cibi e bevande di ogni tipo, che dai profumi speziati
e inebrianti sembravano tutti ottimi e gustosi.
“Ciao Potter!” Lo
salutò il ragazzo che era seduto alla sua sinistra e che se non
sbagliava aveva già incontrato quel pomeriggio in infermeria.
“Io, sono Blaise!” Si presentò Zabini.
Diversamente che con i ragazzi che
aveva conosciuto dei Grifondoro, Harry si sentiva più sicuro e
meno impacciato con i Serpeverde, merito del fatto che fossero amici
del suo Principe, quindi con entusiasmo ricambiò il saluto.
“Io, invece sono Daphne! E ti
trovo davvero tanto carino, Harry!” Cinguettò la bionda
Serpeverde che gli era seduta di fronte.
“Oh, grazie Daphne! Anche tu
sei molto carina.” Rispose un po’ impacciato e rosso in
viso il bimbo, senza notare gli occhi stretti a due fessure di Draco,
che all’improvviso avrebbe tanto voluto incenerire la Greengrass
con lo sguardo.
“Però il più
bello di tutti è il Principe Draco!” Volle precisare con
fervore il piccino, anche se poi non capì il perché ma i
ragazzi che lo avevano ascoltato scoppiarono improvvisamente a ridere,
tutti tranne il Principe che era invece diventato tutto rosso.
“Oh, sei proprio un amore,
piccolo Harry! Vorrei strapazzarti di coccole!” Fece la biondina
allungandosi sul tavolo per fargli una carezza, ma la sua mano fu
intercettata da Malfoy che la invitò gentilmente
a tornarsene a sedere, ed Harry non comprese molto bene che intendesse
dire, ma il Principe le aggiunse anche di tenere apposto le mani,
borbottando qualcosa del tipo che lui non fosse un peluche ma il suo
elfo domestico… suo e basta,
ma quest’ ultima parta la sentì soltanto il piccino e il
suo cuore cominciò a battergli forte per la felicità.
“Non l’avrei detto, ma
sembri più sveglio adesso!” Esclamò la voce di un
altro ragazzo, che stava seduto vicino a Daphne.
“Adesso?” Chiese confuso il bambino.
“Non gli dar retta Potter!
Theo a volte straparla quando ha fame. Comunque piacere, io sono
Millicent!” Si presentò una ragazza davvero molto alta,
seduta anch’ ella al lato della bionda Serpeverde. “Ma
è vero che non ti piacciono i Grifondoro?” Domandò
poi un tantino incredula.
“Non conosco tutti i
Grifondoro, però se sono tutti come Ron e Ginny Lenticchia,
allora no, non mi piacciono!” Rispose sinceramente il bambino,
ricordandosi tutte le cose cattive che quei due avevano detto sul suo
Principe Draco, però ripensandoci non aveva conosciuto solo loro.
“Anche se Neville sembra simpatico!” Aggiunse innocentemente.
A sentir quelle parole, a Zabini
andò di traverso il succo di zucca che stava bevendo e
scoppiò in una tosse convulsa, mentre il suo viso si imporporava
di un intenso rossore e i suoi compagni scoppiavano in una nuova e
più fragorosa risata.
Harry fu l’unico a non capire
che avesse detto di così strano e si spaventò tantissimo
quando sentì Blaise tossire così forte.
“Non preoccuparti,
Potty!” Gli sussurrò dolce Draco, avendo notato la sua
preoccupazione. “Blaise sta bene, solo che è un po’
imbarazzato perché trova anche lui molto simpatico Paciock.”
“Oh!” Fece stupito il
piccino. “Ma Neville è un Grifondoro e i Grifondoro non
sono i nemici dei Sepeverde?”
“Già è quello
che penso anch’io, ma per Blaise, Paciock è una persona
davvero speciale e non gli interessa che sia un Grifondoro.”
E senza sapere il turbamento che
avrebbe scatenato all’interno del cuore di Draco, Harry chiese
ingenuamente: “E anche per te c’è una persona
speciale tra i Grifondoro, Principe Draco?”
Il biondino chiuse per un attimo
gli occhi e quando li riaprì il piccino vi scorse di nuovo
quello sguardo freddo che non gli piaceva per niente.
“No, Potter! Nessuno.” Ma ad Harry quella risposta parve tanto una bugia.
“Ora però ti finisco
di presentare i miei amici e poi iniziamo a mangiare!” Propose il
biondino e il piccolino fu sollevato di rivedere i suoi occhi tornati
normali.
“Questi due qui sono Vincent
e Gregory.” Disse indicando Tiger e Goyle, ma di fronte al
faccino impaurito del piccino, che dalla loro stazza aveva
immediatamente pensato a suo zio Vernon e a Dudley, aggiunse
rassicurante: “Lo so fanno impressione, ma non temere: non ti
faranno alcun male.”
“E io sono Pansy, la regina
dei Serpeverde!” Esclamò altezzosa la Parkinson, che si
era seduta di forza tra Nott e la Greengrass, lasciando vuoto quel
posto a capotavola, che il biondo Serpeverde immaginò essere
stregato per fare sortilegi crudeli a chiunque ci si sedesse.
“Non si dicono le
bugie!” Replicò indispettito Harry, che non riusciva
proprio a farsi trovare simpatica quella ragazza. “Hai i capelli
neri e poi non sei bella come il Principe Draco e non gli assomigli
neanche un po’. Non puoi essere tu la sua mamma!”
Ancora una volta l’ intera
tavolata verde-argento cominciò a ridere come mai le altre tre
Case o Piton l’ avessero mai sentita, e in tutti l’ unica
domanda che sorgeva spontanea era: ‘Ma che diamine stava
succedendo tra i Serpeverde?’
“Potty, sei uno spasso!” Fece Blaise.
“Hai sentito Pansy? Sei troppo brutta per essere una regina!” Esclamò ghignante Daphne.
“O per essere la madre di
Draco o dei suoi figli.” Replicò invece Theo, che,
così come i suoi compagni, conosceva a cosa realmente mirasse da
una vita la mora Serpeverde.
Pansy non ci vide più dalla
rabbia: non sopportava di essere presa in giro! Prese quindi la
bacchetta per punire quel moccioso insolente, ma si ritrovò le
braccia bloccate, da un lato dalla presa ferrea di Nott e dall’
altro da quella della Greengrass e della Bullstrode, e in più le
bacchette di Zabini, Malfoy, Tiger e Goyle puntate contro.
“Questo è il mio
ultimo avvertimento Parkinson! Un solo graffio sul piccolo Potter e sai
già come andrà a finire!” La minacciò Draco,
che istintivamente aveva stretto a sé il bambino per
proteggerlo. Non si era aspettato comunque l’appoggio e l’
aiuto dei suoi amici, e ancora una volta si chiese quale grande potere
possedesse quel piccino, in grado di spezzare con la sua ingenua
dolcezza le maschere create dall’ animo umano e penetrare con
tanta facilità nei cuori delle persone.
“Ma che succede Principe?” Domandò spaventato il bimbo.
“Nulla Potty, questo è
un gioco che facciamo ogni tanto noi Serpeverde.” Rispose Draco
carezzandolo gentilmente fra i capelli. “Ora però non ci
pensare e mangiamo. Ti va il pollo con le patate?” Provò a
distrarlo.
“Sì, Principe! E posso avere anche i piselli con le carote?” Domandò entusiasta il piccino.
“Potty, qui puoi mangiare
tutto ciò che desideri.” Spiegò Malfoy mentre si
adoperava, sotto gli occhi stupiti dei suoi compagni, a riempire il
piatto del bambino.
Harry tutto contento afferrò
con le manine la sua bella coscia di pollo e cominciò a
mangiare, sporcandosi così tutta la faccia e i vestiti. Quando
il biondino se ne accorse il suo “Potteeeeeer!!!!!!!!”
rimbombò lungo tutta la Sala Grande, con il conseguente sgomento
dei Grifondoro che tutta la serata non avevano toccato cibo,
immaginandosi chissà quali grandi sofferenze stesse patendo il
loro piccolo e inconsapevole amico, senza sapere però che quel
piccoletto si stava invece divertendo come un matto, mentre il suo
Principe gli puliva il pollo con forchetta e coltello, sotto lo sguardo
attonito e allibito della sua intera Casa Serpeverde, che non riusciva
a credere ai propri occhi.
Il piccolo Harry non aveva mai
mangiato così tanto in tutta la sua vita né aveva mai
trascorso una serata così bella e piacevole come quella passata
insieme ai Serpeverde, ma soprattutto al suo bellissimo Principe Draco.
Incurante che gli fosse permesso o
meno, il piccino si mise seduto sulle gambe del biondino e
poggiò mollemente la testa sul suo torace cominciando a
sbadigliare.
“Sei stanco, Potty?”
Sussurrò Draco che, dopo l’iniziale sorpresa, aveva
stretto le braccia intorno al corpicino del bimbo.
“Sì, un po’
Principe.” Rispose lievemente Harry. “Sai, Principe? Sono
davvero simpatici i Serpeverde!” Aggiunse poi il piccoletto tra i
continui sbadigli, senza notare lo stupore sui visi dei verde-argento.
“Ma stanotte dormiremo insieme, vero Principe?”
Draco per l’ ennesima volta avvampò, quando vide i suoi compagni ghignare.
“Non lo so, Potty.” Rispose il biondino, che non ci aveva affatto pensato.
Il bambino cominciò ad inquietarsi.
“Non preoccuparti, Harry!
Puoi dormire con me: il mio letto è tanto grande!” Fece
innocentemente Daphne, provocando l’ilarità delle Serpi,
tranne naturalmente quella di Malfoy.
“Non essere sciocca,
Daphne!” La riprese la Parkinson. “Potter non è un
Serpeverde e non può dormire con noi!” Esclamò
maligna la moretta, invidiosa di tutte le attenzioni che il marmocchio
stava ricevendo da Draco. “Probabilmente stanotte starà in
uno dei letti dell’ infermeria e credo che Silente stia venendo
qui proprio per prenderselo.”
Harry vide che in effetti il
preside si stava dirigendo proprio nella loro direzione e, travolto da
un improvviso panico, con tutte le forze che gli erano rimaste, dopo
quella fantastica ma spossante giornata, si aggrappò al collo
del biondino e scoppiò a piangere disperato.
“No, Principe… ti
prego… ti prego… non voglio andare… non sono
stanco… ti prego… voglio restare con te… per
piacere… per piacere… non farmi andare via… non
lasciarmi da solo… io… io… voglio stare sempre con
te… Principe Draco…”
“Shh, Potty! Calmati! Non
piangere. Andrà tutto bene: ci parlo io col preside. Non ti
faccio andare via.” Malfoy aveva sentito una morsa allo stomaco
nell’ avvertire con quanta disperazione quel piccino si stesse
stringendo a lui per impedire che qualcuno li separasse e, con la
stessa intensità, percepì nel suo cuore che neanche lui
lo voleva.
Gli sguardi dei verde-argento del
settimo anno che accolsero Silente al tavolo Serpeverde furono ostili e
minacciosi, a parte quello di Pansy che era decisamente soddisfatto.
“Harry sono qui…” Cominciò Silente.
“Non mi interessa!”
Draco si alzò stringendo con energia il piccolo Harry tra le
braccia e non permise al preside di continuare, convinto che volesse
portarglielo via.
“Ha detto che Potter è
affidato alla mia custodia per tutto il tempo che rimarrà qui ad
Hogwarts, e questo implica anche le notti. Quindi, vuole o non vuole,
stanotte, così come nelle prossime, Potty resterà con me!”
Dichiarò deciso e risoluto il biondino, pronto a sfidare
chiunque avesse provato anche solo ad avvicinarsi al bimbo in quel
momento.
“… per augurarle la
buona notte!” Concluse pacato il preside, con sguardo commosso.
“Avevo comunque già predisposto un secondo letto, nella
sua stanza signor Malfoy.” Aggiunse prima di lasciare col cuore
colmo di gioia quell’ immagine bellissima che era il piccolo
Harry abbracciato dall’ Amore del giovane Draco.
“Potty hai sentito? Dormi con
me!” Malfoy gli sussurrò dolce all’ orecchio, ma il
piccino provato dalle troppe emozioni non riusciva a smettere di
piangere, né tanto meno a sciogliere la morsa con cui era
aggrappato al suo Principe.
Draco affondò il viso nella
massa di soffici capelli del piccino e continuando a sussurrare dolci
parole di conforto si avviò alle sue stanze, incurante degli
sguardi attoniti e basiti dell’ intera Sala Grande.
“Non avrei mai creduto che
Draco potesse rendersi così ridicolo pur di evitare
l’espulsione.” Affermò irritata e indignata Pansy.
“Pansy, a volte mi chiedo
proprio dove hai il cervello. Ma non lo hai capito neanche stasera? Per
Salazar, mi sa che ci sono arrivati persino Tiger e Goyle!”
Esclamò esterrefatto Blaise, incapace di credere che
l’amica fosse così ottusa. “Draco, se stai morendo
di sete, non ti passa la brocca di acqua che gli sta vicina, neanche se
lo preghi in ginocchio e stasera invece quasi lo imboccava Potter! E
poi non hai visto con che occhi guarda quel bambino, Pansy? Lo ha
addirittura protetto col suo corpo, quando ha pensato che volessi
fargli del male!”
“Tutta scena, Blaise, per convincere Silente a lasciarglielo e non avere problemi con i Grifondoro.”
“Pansy, apri gli
occhi!” Le gridò Zabini sbattendo i pugni sul tavolo, per
poi continuare a voce più bassa, ma volgendo uno sguardo triste
verso Neville.
“Non sono l’ unico
Serpeverde a soffrire d’ Amore per un Grifondoro, solo che io, a
differenza di Draco, ne sono consapevole.”
N.A. Spero non vogliate linciarmi per la scena del bacio mancato, ma vi assicuro che ho pensato di scriverla per un momento più bello e speciale, ma soprattutto più intimo e non con l’intera scuola come testimone!
Kiss! Infinity19
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 7
Il piccolo Harry aveva smesso di
piangere, il capo era dolcemente poggiato sulla spalla di Draco e gli
occhi erano chiusi, il respiro era lieve, le gote ancora tutte rosse
erano attraversate da due umide scie lasciate dalle lacrime da poco
versate, anche la morsa con cui lo aveva stretto fino a qualche minuto
prima si era allentata e le sue manine erano ora delicatamente
intrecciate tra i suoi capelli biondi.
Il piccino si era addormentato
placidamente tra le braccia rassicuranti del suo Principe, sopraffatto
dal turbinio di emozioni provate quel giorno.
I passi del Serpeverde si erano
fatti più lenti, in modo da non turbarne il sonno leggero, e,
sotto la fievole luce delle candele, il ragazzo lasciava che la
sensazione di pace e tranquillità, che traspariva dall’
arrendevolezza con cui quel bambino si era abbandonato a lui, placasse
il battito accelerato del suo cuore.
Ancora non riusciva a credere a
quello che aveva appena fatto in Sala Grande: si era opposto e aveva
contrastato la volontà, o almeno quella che credeva che fosse,
di Silente avanti a tutta la Sala Grande per non far piangere e
soffrire Potter.
E fortuna voleva che il preside non
si era azzardato a dividerli, altrimenti, con la rabbia che ancora
sentiva pulsare feroce nel petto, avrebbe messo a ferro e fuoco
l’intero castello, sfidando chiunque, Piton compreso, avesse
osato allontanarlo da quel bambino.
Esattamente come avrebbe fatto un lupo per proteggere i suoi cuccioli.
Ma Potty non era il suo cucciolo, non era il suo niente! Quasi gridò sgomenta la sua mente.
Draco si fermò di botto al
centro del corridoio, spaventato a morte dai suoi pensieri, ma
soprattutto dai sentimenti da cui questi erano stati generati.
Oh cazzo… cazzo… cazzo! Non poteva essersi affezionato
a quel bambino, non dopo appena mezza giornata che lo aveva incontrato,
anche se qualcosa al centro del cuore gli sussurrò che in
realtà lo conosceva da molto più tempo… sette anni
per la precisione.
Ma quel bimbo non era il suo Potter, cioè intendeva dire quello diciassettenne.
Non si assomigliavano per niente!
Potty era dolce e gentile, tenero e
premuroso, Potter al contrario presuntuoso e arrogante nascosto dietro
quelle sue arie di falsa modestia e finto perbenismo: per Salazar,
Draco si era fatto in quattro per convincere la Casa di Serpeverde a
schierarsi dalla sua parte,
non da quella di Silente, e il Grifondoro mai che avesse fatto il
minimo sforzo per avvicinarsi o conoscere meglio lui o i verde-argento,
arroccato in quel suo castello di carta fatto di pregiudizi millenari,
che il biondino però ammetteva aveva alimentato col suo
comportamento altezzoso e superbo in tutti quegli anni di scuola.
Eppure, con amarezza Malfoy
constatò, si era aspettato dal moretto qualcosa di diverso, quel
qualcosa che aveva invece trovato nell’ innocenza di quel
bambino: la possibilità di essere e essere visto e accettato per
ciò che era veramente.
Non che ricercasse o tenesse
all’ approvazione e al consenso di Potter, si ripeté per
l’ennesima volta da quando era finita la guerra, però il
suo decidere di sostenerlo, andando contro agli insegnamenti
intolleranti e razzisti inculcatigli sin da piccolo dai suoi genitori e
sfidando e deludendo per questo la sua famiglia, di cui da sempre aveva
cercato l’ appoggio e la stima, era stato un primo ma soprattutto
difficile passo per dimostrare… a lui… di essere una persona diversa.
Ma quell’ idiota non aveva
capito un bel niente e il muro di impassibilità e freddezza del
Golden Boy di Grifondro contro cui il biondino si era inaspettatamente
e duramente scontrato, gli aveva lascito una ferita così
profonda che nemmeno l’ orgoglio e l’indifferenza con cui
aveva provato a sanarla era riuscita a cicatrizzarla, lasciando che
ogni tanto stille di cocente delusione tornassero a farla copiosamente
sanguinare.
Ma quel piccino aveva stravolto
tutto col suo candore e la sua ingenuità, con i suoi stupendi
occhi puri e sinceri, con le sue lacrime e i suoi sorrisi solari.
Potty gli sorrideva, Potter no…
Potty gli stringeva con naturalezza la mano, Potter non l’aveva né l’avrebbe mai fatto.
Potty si arrabbiava con i
Grifondoro perché parlavano male di lui, Potter al contrario li
spalleggiava se non era addirittura il primo a cominciare.
Malfoy era consapevole che
l’atteggiamento del moretto nei suoi confronti era pienamente
giustificabile se comparato a come lo trattava lui di rimando, ma
ciò che proprio non gli scendeva, né in realtà
comprendeva, era quel retrogusto amaro che sentiva dopo ogni loro lite,
dopo ogni pacca amichevole sulla spalla del Pezzente, gli abbracci con
la Granger o i sorrisi con la Piattola.
Carezze, abbracci e sorrisi che ora quel bambino dedicava solo a lui…
A Potty lui piaceva, Potter invece lo odiava.
Potty era bellissimo, Potter era… era… lo stesso.
Draco fece un profondo respiro,
cercando di ritrovare quella calma che il suo cuore sembrava avesse
perso e provando a spegnere l’ incendio che era scoppiato sul suo
viso.
Potty non era Potter per il semplice fatto che lui se ne era affezionato, riuscì finalmente ad ammettere.
Ed era assolutamente inconcepibile
il solo pensare che Malfoy provasse il medesimo attaccamento per il
Grifondoro, quindi non c’era nulla di male o di cui stupirsi se
sentiva il desiderio opprimente di proteggere e stare accanto al
piccino o di fare il possibile per renderlo felice, in quanto il
piccolo Potter non era per nulla somigliante, se non per
l’aspetto fisico, al ragazzo che conosceva e odiava da sempre.
E se invece andava tutto collegato alla sua maschera?
Gli domandò dal nulla una vocina al centro del suo petto, dallo
stesso punto sul quale si era posata d’un tratto la mano del
bimbo.
La stessa maschera che con il bambino non riusciva proprio ad indossare?
Per quale motivo, questo Draco ancora non capiva, anche se a quanto
sembrava anche i suoi compagni di Casa, tranne Pansy, avevano il suo
medesimo problema.
E se l’avesse tolta anche con l’adulto, sarebbe potuto piacere anche a lui?
Con il cuore che batteva a mille,
il Serpeverde si disse con forza che a lui non fregava niente di
piacere o meno allo Sfregiato, il problema era piuttosto quel trasporto
emotivo che sentiva in quel momento di provare per il bambino, e solo per lui,
che se già adesso percepiva essere così intenso, non
immaginava quanto ancora sarebbe potuto crescere nei giorni a seguire,
o cosa avrebbe invece fatto quando il piccolo Potter sarebbe scomparso.
“Mmm…” Sentì all’ improvviso provenire dal bimbo che si stava agitando tra le sue braccia.
“Principe…” Sussurrò fievole il piccoletto.
“Potty, ti ho svegliato?” Ricambiò dolce Malfoy abbassando il viso per guardarlo negli occhi.
“Sì, mi stai stringendo troppo forte.” Si lamentò Harry.
Il Serpeverde non se ne era reso
conto, ma trascinato dal flusso dei suoi pensieri, aveva serrato
esageratamente l’abbraccio con cui teneva il piccolo Potter
legato a sé. Provvide immediatamente a rallentare la presa.
“Dove stiamo andando,
Principe Draco?” Domandò il piccino tra gli sbadigli dopo
qualche minuto, in cui il biondino era convinto si fosse addormentato
di nuovo.
“Nei sotterranei, dove abitano i Serpeverde e si trova la mia stanza.”
Il bambino cominciò eccitato a guardarsi intorno con occhi vispi e attenti, completamente dimentico di ogni stanchezza.
“Allora stanotte posso
davvero dormire con te Principe? Nella tua stanza?” Sorrise di
gioia il bimbo. “Grazie tante, Principe Draco!”
Esclamò il piccino cingendo di slancio il collo del biondino,
per poi avvicinarsi al suo viso e sussurrare dolce: “Sono
così felice!”
E Draco, mentre si specchiava negli occhi smeraldini di Harry, percepì chiaramente nel suo cuore che lo era anche lui.
“Principe, ma perché
ci siamo fermati davanti ad un muro?” Domandò perplesso
Harry, quando vide che il loro percorso era terminato di fronte ad una
parete piena di quadri dai colori scuri e dai paesaggi bui e tempestosi.
“Se ripeti ad alta voce Cor Serpentis vedrai.” Sghignazzò il giovane, immaginandosi la scena che sarebbe avvenuta di lì a poco.
“Cor Ser…?” Provò a ripetere Harry non molto convinto.
“Serpentis, Potty.” Lo aiutò incoraggiante Malfoy.
“Ma che significa Principe?” Volle sapere curioso.
“È latino, una lingua
molto antica nata in Italia, e vuol dire Cuore di Serpe.”
Spiegò pazientemente Draco: e pensare che solitamente la sua
pazienza era approssimativamente sempre vicina allo zero.
“Oh, Serpe come Serpeverde?” Intuì Harry.
“Esatto, Potty. Beh, ma ora che stai facendo?” Chiese imbarazzato il biondino.
Il bimbo aveva poggiato l’orecchio sulla parte sinistra del suo torace e aveva chiuso gli occhi in ascolto.
“Sto ascoltando il tuo cuore
di Serpeverde, Principe.” Rispose con voce sommessa il
piccoletto. “Batte forte forte!” Esclamò poi, mentre
Draco sperava che il piccino, con quegli strani poteri che si ritrovava
in grado di annullare gli effetti della sua maschera, non fosse anche
capace di oltrepassare le barriere del suo cuore e scoprire ciò
che vi aveva celato nel profondo.
“Sembra dire… Principe?” Il biondino lo aveva gentilmente allontanato dal suo petto e fatto scendere a terra.
“Ma ho fatto qualcosa di
sbagliato?” Domandò preoccupato e dispiaciuto Harry per
non essere più avvolto tra le braccia del suo Principe.
“No, Potty.” Rispose
rassicurante Malfoy, facendogli una carezza tra i capelli e con le gote
un po’ rosse. “Ma non volevo che ascoltassi il mio cuore,
piuttosto che ripetessi quelle due paroline al muro.”
“Al muro?” Domandò stupito il bimbo voltandosi con sguardo confuso verso la parete.
“Al muro.” Confermò Draco.
Harry un po’ incerto, ma
desideroso di accontentare il Principe, gridò ad alta voce
“Cor Serpentis!”, rimanendo completamente di stucco quando
poi vide il muro aprirsi e lasciare libero un passaggio per entrare in
una grande stanza con il camino.
“Principe, Principe! Ho fatto
una magia!” Esultò di gioia Potter per poi prendere la
mano di Draco ed entrare raggiante nella Sala Comune dei
Serpeverde.
“Oh, che bella!” Furono le prime parole che pronunciò non appena varcata la soglia.
La stanza era bassa e completamente
in pietra, sia il soffitto che le pareti, appese a catene c’erano
delle lampade rotonde e verdastri, vi erano anche molte sedie scolpite
attorno a dei lunghi tavoli e un camino in cui, nonostante il clima
tiepido di Settembre, scoppiettava il fuoco, e poi delle poltrone e dei
divani dall’aspetto molto comodo, infine c’erano due file
di scale che salivano e andavano in due direzioni opposte.
Nonostante in apparenza sembrasse
un po’ fredda, era una stanza molto accogliente, constatò
il piccino, anche se mancava qualcosa che gli fece tornare tristemente
in mente il suo sgabuzzino.
“Ma non ci sono finestre qui?” Domandò leggermente abbattuto.
“No Potty, perché la
Sala Comune dei Serpeverde si trova nei sotterranei del castello e
oltre queste mura ci sono le acque del Lago Nero. Però nelle
stanze da letto abbiamo delle finestre incantate che, come il soffitto
della Sala Grande, ti mostrano una parte del paesaggio che circonda
Hogwarts. La mia ad esempio guarda proprio sul lago e sulle montagne
che lo circondano.”
“Davvero? Meno male.”
Fece sollevato Harry. “Non mi piacciono proprio le stanze senza
finestra, mi ricordano troppo il sottoscala dove dormo a casa
mia.” Pronunciò innocentemente, come se fosse normale per
un bambino dormire in un sottoscala.
“Tu dormi in un sottoscala, Potter?” Proruppe infuriata la Serpe afferrando il piccino per le spalle.
“Sì Principe,
però non ti arrabbiare.” Fece il bimbo che si era
spaventato per la reazione spropositata e improvvisa del ragazzo e che
ora aveva le lacrime agli occhi. “Non è colpa mia,
ma… l’unica stanza libera serve… serve per metterci
tutti i giochi di Dudley e io… io devo dormire nel sottoscala
perché sono piccolo mentre invece la stanza è tanto
grande e… e i giochi sono così tanti… e zio Vernon
e zia Petunia…”
“Oh, Merlino benedetto! Vieni
qui, Potty!” Lo invitò più calmo ma con voce roca
tra le sue braccia Malfoy dopo essersi reso conto, dallo sguardo
atterrito e spaurito del piccino, d’aver esagerato, ma proprio
non era riuscito a contenere la collera nell’ ascoltare
l’ennesima crudeltà a cui il bambino era sottoposto
proprio dai suoi unici parenti rimastigli.
Ma che tipo di persone erano questi
babbani capaci di arrivare a tanto? Come era possibile preferire dei
giocattoli inanimati ed inutili al proprio unico e orfano nipote,
costringendolo a dormire in un misero sgabuzzino invece che in una vera
e propria stanza?
“Non sei arrabbiato con me,
Principe?” Domandò Harry mentre accoglieva con gioia
l’invito a tornare nell’alcova sicura dell’ abbraccio
del Serpeverde.
“No Potty, no! Però ti
assicuro che un giorno i tuoi zii la pagheranno molto cara per tutto il
male che ti hanno fatto.” Promise con enfasi e fermezza Draco e
il bimbo gli credette, mentre già immaginava il suo Principe
arrivare a Privet Drive numero 4, bellissimo e stupendo in una lucente
armatura e sopra ad un cavallo bianco, estrarre la bacchetta magica per
punire i suoi zii e Dudley e poi prenderlo con sé per vivere
sempre insieme, felici e contenti nel suo castello fatato, proprio come
accadeva nelle fiabe.
“Ora però dormirai
nella mia stanza, che è sicuramente molto più grande di
un piccolo e buio sottoscala.” Volle confortarlo Malfoy.
“Non mi importa Principe,
anche se è piccola o non ci sono finestre, a me basta solo stare
con te.” Rispose candidamente il piccolino e sebbene il biondino
non replicò nulla, Harry suppose dal battito di nuovo accelerato
del suo cuore che anche per lui valeva lo stesso.
Draco amava la sua stanza, per il semplice fatto che era sua e basta.
Con gli anni aveva instaurato un
rapporto di amicizia con Blaise, Theo, Gragory e Vince davvero molto
forte, ma quello che non aveva mai sopportato era il dover condividere
la propria camera, retaggio probabilmente dell’ essere figlio
unico.
Era stato abituato sin da piccolo
all’ avere a disposizione grandi spazi, al silenzio e
all’ordine e adattarsi al russare di Tiger e Goyle, o a Zabini
che parlava nel sonno e a Theo che nonostante fosse capitato nei
Serpeverde aveva una propensione al disordine e al caos tipico dei
Grifondoro, non era stato affatto facile, anzi non lo era stato per
niente. Aveva risolto un po’ imparando gli incantesimi tacitanti,
ma l’indisposizione e il fastidio del dover dividere erano
comunque rimasti.
Per cui la nomina di Prefetto al
quinto anno era stata per il biondino una vera e propria manna scesa
dal cielo, perché finalmente poteva abbandonare l’odiata
camerata.
Ma questa volta quando trovò
nella sua stanza la presenza di un secondo letto a baldacchino, di un
altro comodino e quella di un piccolo armadio, l’ immediata
seccatura, che provò nel ritrovarsi i propri spazi dimezzati,
eclissò nello stesso attimo in cui si specchiò negli
occhi estasiati e incantati del piccolo Harry, che fremeva
incontenibile per l’emozione tra le sue braccia.
Ebbe la netta sensazione che,
diversamente che con i suoi compagni, non avrebbe avuto alcun problema
a dividere la stanza con quel bambino.
“Potty, dalla tua faccia
sembra che la stanza ti piaccia.” Ghignò Draco osservando
il volto stupito del bimbo, che per la meraviglia, alla prospettiva che
quella sarebbe stata la sua stanza nei giorni a seguire, non riusciva a
spiccicare parola. “Questo è il tuo letto.”
Continuò poi posandolo gentilmente sul letto a una piazza, posto
alla destra del suo da una piazza e mezzo.
“Il mio letto?”
Domandò incredulo il piccino, che quasi non credeva a quanto
fosse soffice. Alla conferma del biondino, ci si stese sopra chiudendo
gli occhi per assaporare meglio quella morbidezza che mai aveva
provato, se non quel pomeriggio stesso nell’infermeria della
scuola.
“Allora ti piace?” Domandò Malfoy sedendosi accanto a lui e facendogli una dolce carezza sul viso.
Il bimbo riaprì gli occhi raggianti, luminosi e splendenti.
“Sì, tanto
Principe.” Rispose soffusamente, per poi con un sorriso radioso,
incapace di contenere tutta la gioia che provava nel cuore, per la
stanza, per il suo nuovo letto, ma soprattutto per la fortuna di aver
incontrato una persona così buona, dolce e bellissima, tendere
le braccia e intrecciarle dietro la nuca del biondo Serpeverde.
Il piccolo Harry, approfittando
della confusione nello sguardo del biondino, avvicinò lentamente
i loro visi e, lieve come una piuma, posò un bacio leggero sulla
guancia del suo Principe.
E fu la volta di Draco di chiudere
gli occhi, mentre il suo cuore traboccava per un’ emozione
così intensa e profonda, che chiamare Affetto non le avrebbe per niente reso giustizia, ma che la vocina gli sussurrò aveva la stessa iniziale…
N.A.
Lo so, sono passati altri 10 giorni! Mi scuso davvero, ma vi assicuro
che questa settimana non è stata meno impegnativa della
precedente. Mi impegno comunque ad essere più celere la prossima
volta e di dare una bella conclusione a questa prima ma fantastica
giornata tra il piccolo Harry e il suo Principe Draco.
Ringrazio ancora infinitamente
tutti le persone che seguono questa storia, a chi mi ha donato un
commento e a chi deciderà di farlo ancora.
Vi abbraccio con affetto, Infinity19
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 8
“Principe ma non ti senti
bene? Sei diventato rosso rosso!” Esclamò preoccupato
Harry quando vide che dopo il suo bacio il giovane aveva chiuso gli
occhi e le sue pallide guance avevano assunto lo stesso colore del
tramonto.
“Non ti è piaciuto il mio bacio, forse?” Aggiunse poi con una vocina tesa ed ansiosa.
“Da impazzire!” Si
lasciò sfuggire il biondino con un leggero sospiro, per poi
divenire di un rosso ancora più acceso quando si rese conto di
cosa aveva appena detto e di quanto però corrispondesse al vero.
“Allora posso dartene ancora,
Principe? Tutte le volte che voglio?” Disse eccitato il bimbo
abbracciando di slancio il ragazzo, per poi aprirsi in un dolce sorriso.
“No!!!” Rispose con voce strozzata Malfoy spalancando gli occhi.
‘A meno che non vuoi vedermi
morire d’infarto, Potter!’ Pensò Draco, con la mente
ancora scombussolata per l’ intensità delle emozioni che
gli aveva scatenato un semplice bacetto! Sulla guancia, per di
più!
E se invece fosse stato sulla bocca?...
Alla sola ipotesi i battiti del suo
cuore accelerarono a tal punto che il Serpeverde si convinse che la sua
fine stesse veramente arrivando.
Merlino, sarebbe potuto morirne al solo pensiero, figurarsi se accadeva davvero…
Eppure quello era Potter!... la sua mente gli ricordò oltraggiata.
Potter… gli ripeté invece dolcemente la strana vocina al centro del cuore.
Ma il piccino, che non sapeva nulla
della battaglia tra sentimenti e ragione che stava imperversando
all’interno del biondino, sussurrò un fievole
“Ohh!” dispiaciuto e mise su un’espressione talmente
triste e delusa, che Draco avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la
propria insensibilità.
“Ok, d’accordo.”
Acconsentì con un sospiro, quasi il suo fosse un enorme
privilegio che gli stava concedendo, anche se poi, quando vide il
sorriso raggiante spuntato di nuovo sul faccino del bimbo, si chiese se
non fosse invece il contrario.
Merlino, stava diventando peggio di
un Tassorosso, ma proprio non sopportava di vedere quel bambino
infelice, non dopo soprattutto aver ascoltato dalle sue innocenti
labbra quanto cattivo era il mondo in cui viveva.
“Ma a due condizioni.” Volle precisare. “Uno: solo quando siamo da soli e due…”
“Perché solo quando
siamo da soli, Principe Draco?” Lo interruppe Harry un po’
risentito. “Non vuoi che gli altri vedano che io ti do un
bacio?”
“Esatto!” Rispose impulsivamente Malfoy.
“Oh, ho capito. Ti vergogni di me, Principe.” Aggiunse con voce sommessa.
Infondo era normale, il piccino si
disse. Lui era solo un bambino bruttino e insignificante, come gli
ripeteva sempre zia Petunia, e soprattutto senza alcun potere magico,
mentre quel ragazzo così bello era un Principe e per di
più un grande Mago, di cui tutti i Serpeverde ubbidivano gli
ordini. Probabilmente solo le persone speciali come il Principe
potevano dargli un bacio senza che lui se ne vergognasse, qualcuno
magari come quella Pansy, che aveva detto di essere la regina dei
Serpeverde. Che in realtà avesse sbagliato a capire e la ragazza
intendeva dire invece futura regina?
Al solo pensiero, Harry
sentì di nuovo quella brutta sensazione provata quando li aveva
visti vicini in Sala Grande, un misto tra tristezza e rabbia a cui
proprio non riusciva a dare un nome, ma che, se ne avesse provato a
descrivere i sintomi ad alta voce, l’unica diagnosi che avrebbe
ricevuto da chiunque sarebbe stata gelosia.
“No, Potty! Non è
questo!” Esclamò con enfasi Draco, alzandogli il viso in
modo che potesse leggergli negli occhi che stava affermando la
verità. “È solo che io…”
Arrossì di nuovo, ma adesso distogliendo lo sguardo.
“… insomma, se gli altri vedessero che tu puoi darmi un
bacio liberamente, chiunque potrebbe sentirsi autorizzato a fare lo
stesso.” Mentì spudoratamente, conscio che questa sua
giustificazione comunque era senza senso.
In realtà la sua vera
motivazione era molto più meschina e codarda: ‘È
solo che io non sono pronto a mostrare agli altri questo groviglio di
emozioni che mi fai provare.’
Rimase comunque davvero sorpreso
quando vide il faccino del bimbo rasserenarsi, inconsapevole che con
questa sua piccola bugia aveva tolto un gran peso dal cuore di Harry.
“Allora va bene,
Principe.” Acconsentì il piccino, che con sguardo
corrucciato aggiunse poi: “Non voglio che Pansy ti dia i
baci.”
“Pansy?” Domandò confuso il biondino. Ma che c’ entrava lei adesso.
“Principe, ma non l’hai
sentita a tavola?” Chiese alterato Potter. “Ha detto che
è la regina dei Serpeverde! Però se tu sei il Principe,
la regina può essere solo la tua mamma. Allora ho pensato che
avesse detto una bugia. Ma forse…” Il bimbo divenne rosso
in viso e le sue manine cominciarono a tremare. “… forse
voleva dire che lo diventerà perché… perché
vi dovete sposare?” Sussurrò quest’ ultima parola
con voce incrinata.
“Sposare?”
Ripeté ironico Draco, che non resistendo scoppiò in una
fragorosa risata, smettendo però non appena si accorse del volto
rabbuiato del bambino.
Ma perché Potter sembrava
così infastidito e turbato dall’ idea che lui potesse
sposare la Parkinson? Aveva solo sei anni, non poteva mica essere
geloso? O sì?
Si rammentò
all’improvviso la bruciante delusione che aveva provato sette
anni prima, quando furente era tornato nel suo scompartimento
dell’ Hogwarts Express, con ancora davanti l’immagine di
Potter che aveva preferito Weasley a lui. Delusione che si era mista ad
una profonda tristezza perché Potter era proprio quel ragazzo,
di cui fino a poche ore prima non conosceva neanche il nome, che aveva
popolato i suoi sogni da quando si erano incontrati da Madama McClain e
di cui inconsciamente aveva davvero sperato poter diventare amico una
volta a scuola.
Ora, leggendola col senno di poi, anche quella poteva essere interpretata come gelosia…
Alt!... Oh che Salazar e tutti i maghi oscuri lo fulminassero! Ma che cazzo aveva pensato?
Gelosia??? Lui non aveva mai provato quella sensazione in vita sua! E di certo mai per Potter!
Figuriamoci! La gelosia era una
conseguenza dell’ Amore e lui non poteva… insomma non era
proprio concepibile che fosse inn… Merlino, non riusciva neanche a pensarlo… di Potter!!!
Ma nonostante sapesse che era
impossibile, perché quello era solo un bambino, la
possibilità che Potty lo fosse invece di lui, gli scaldò
il cuore.
Quindi, anche se sicuramente aveva
sbagliato ad interpretare la sua espressione, con ancora quella dolce
sensazione nel petto gli si accostò all’orecchio e
sussurrò lieve: “Non temere, Potty! Pansy non potrà
mai diventare mia moglie.”
“Davvero?” Domandò con tono incerto il piccino.
“Ah, ah!”
Confermò Malfoy. “E vuoi sapere il perché?”
Chiese poi leggermente imbarazzato, mentre l’odore dei capelli
del futuro Grifondoro gli annebbiava la mente.
“Ti svelo un segreto che nessuno sa, Potty. Neanche a me piacciono le femmine!”
Il cuore del piccolo Harry
cominciò a battergli forte forte, pervaso da un’ emozione
che non poteva chiamare né gioia né felicità,
perché era entrambe ma ancora di più, e che al contempo
però sapeva di tenera speranza per un futuro che sembrava
profumare di Gardenia.
“Ora, però a
letto!” Disse Draco allontanandosi frettolosamente dal bambino,
resosi improvvisamente conto di essersi spinto un po’ troppo
oltre.
Perché diamine si era
confidato con tanta spontaneità proprio con Potter e non con uno
dei suoi migliori amici? E perché mai sentiva il cuore tanto
leggero, per il semplice fatto che lo avesse detto proprio a lui?
“Sì, Principe.”
Acconsentì il piccino con ancora un’ espressione incantata
sul viso. “Ma non devi dirmi anche la seconda
condizione?”
“Lascia stare! Ci ho
ripensato e la condizione è solo una.” Rispose il
Serpeverde con il viso di nuovo imporporato, ma per fortuna nascosto
dall’ anta dell’armadio da cui stava prendendo un pigiama
per il bambino. In realtà il secondo requisito sarebbe dovuto
essere la concessione di un solo bacio al giorno, ma riflettendoci bene
se pure erano duo o tre… o molti di più, gli suggerì la solita vocina facendolo arrossire… non cambiava molto.
“Oh Merlino, Potter! E ora che stai facendo?” Sussultò il biondino quando si girò e lo vide.
Harry che si era appena sfilata la
manica destra della sua maglia e ora si accingeva a togliersi anche
l’altra si bloccò e guardò in modo confuso verso il
ragazzo, per poi rispondere con tutta l’innocenza possibile:
“Mi sto spogliando, Principe!” E poi con un dolce sorriso
aggiunse: “Ma forse sei timido? Non devi sai? In fondo siamo due
maschi e io non mi vergogno se ti spogli anche tu.”
Malfoy chiuse gli occhi e fece un
respiro profondo, provando inutilmente a non avvampare, ma non
servì a niente, perché nel buio delle sue palpebre
apparve come un lampo l’immagine di Potter, quello diciassettenne
però, che gli sussurrava le medesime cose dette dal piccino, ma
in un modo che di casto e innocente non avevano proprio nulla.
Cominciò a iperventilare sul punto di un, adesso sicuro, attacco di cuore.
“Non sono timido!”
Strascicò poi riaprendo gli occhi con ancora il viso arrossato.
“Ma prima di metterti il pigiama devi lavarti. Quindi ti
cambierai in bagno.” Sottolineò quest’ ultima
parola.
Ma il piccino sembrava distratto e
ora che, per l’imbarazzo inspiegabile di Draco, si era tolto del
tutto la maglia, non faceva che rimirarsi e tastare le proprie esili
braccia.
“Non ci sono più!” Esclamò stupito.
“Cosa, Potty?” Domandò Malfoy andandoglisi a sedere accanto con sguardo serio.
“I lividi, Principe.” Sussurrò con voce flebile Harry.
“I lividi?”
Sibilò minaccioso il Serpeverde, ma quando si accorse
dell’irrigidimento del piccino gli accarezzò lievemente i
capelli e in tono più dolce aggiunse: “Di che parli,
Potty?”
“Mio cugino Dudley mi usa
come un punching-ball. Il suo amico Piers Polkiss mi afferra per le
braccia e lui mi prende a pugni.” Rispose con sguardo basso.
“Però di solito sono veloce e riesco a scappare.”
Aggiunse con fervore, non voleva infatti che il Principe pensasse che
lui fosse una mammoletta. “Ma non sempre sono fortunato.”
Sorrise triste.
Draco non riusciva a parlare: gli
si era formato un groppo alla gola, perché mentre ascoltava
l’ennesima malvagità a cui il piccino era sottoposto, il
suo sguardo si era posato sulle cicatrici, probabilmente di ferite non
curate bene o più certamente non curate affatto, sul corpo esile
del piccolo Potter.
Però una cosa proprio non se la spiegava.
“Ma quando accadono queste
cose, o quando i tuoi zii ti puniscono, non succede mai nulla di
strano? Tipo oggetti che scoppiano senza un motivo o forze invisibili
che li allontanano da te?” Gli chiese mentre delicato lo
abbracciava e lo stringeva più vicino a sé.
“No mai, Principe. Ma perché me lo chiedi?”
“Niente, Potty. Anzi fa finta
che non ti abbia chiesto nulla. Piuttosto ora sul serio: fila di corsa
in bagno, cambiati e poi subito a dormire. La doccia la facciamo domani
mattina.” Ordinò il biondino.
Gli occhi del piccino si illuminarono
“Facciamo?” Esultò infatti gioioso. “Allora domani faremo la doccia insieme, Principe?”
Il viso di Malfoy andò in fiamme. “Scordatelo, Potter!”
Ma il bimbo con un sorriso sornione aveva già chiuso la porta del bagno.
Rimasto solo nella sua stanza,
Draco si mise le mani avanti agli occhi per impedire alle lacrime, che
sentiva premere con prepotenza dietro le palpebre chiuse, di scendere.
Una però non riuscì proprio ad evitarla…
Quando Harry si fu sistemato sotto le coperte, Draco si preoccupò di abbassare le luci delle candele.
“Principe, ti siedi vicino a me finché non mi addormento?” Domandò supplice il piccino.
“Certo, Potty” Rispose
il Serpeverde mentre si accomodava sul letto accanto a lui gli
carezzava dolce i capelli, cosa che aveva scoperto gli dava un senso di
pace e tranquillità.
“E mi tieni anche la mano?” Chiese ancora.
Il biondino annuì e strinse la mano libera con quella piccola ma calda del bimbo.
“E mi puoi dare anche…” Ma questa volta non terminò.
“Cosa?” Lo incitò Malfoy.
“Niente, una sciocchezza.
Lascia stare.” Ma anche con la fievole luce, Draco intravide che
il volto del bambino era arrossito e la vocina nel suo cuore gli
rivelò cos’è che il piccolo Potty desiderava: il
bacino della Buona Notte!
E con tutto quel sentimento, di cui
per adesso conosceva solo l’iniziale, Draco posò un bacio
delicato sulla fronte del piccolo Harry e non appena le sue labbra
sfiorarono il viso di quel bellissimo angelo… oh sì,
Potty lo era davvero… percepì con chiarezza nel cuore che
avrebbe voluto baciarlo in eterno.
Ma quando stava, con rammarico, per
allontanarsi si ritrovò dolcemente imprigionato dalle braccia
del piccino che si erano intrecciate dietro al suo collo.
Harry stava di nuovo piangendo.
“Principe! Principe! Mi giuri che non sei
solo un sogno? Ti prego! Ti prego! Dimmi che tutto questo è
vero! E promettimi che domani ci sarai tu accanto a me al mio
risveglio… e che potremo stare ancora insieme! Giuramelo! Ti
prego, Principe Draco!” Lo implorò straziato Harry tra le
lacrime.
“Sì, Potty! Sì!
Te lo giuro!” Rispose con fervore la giovane Serpe riempiendolo
di tanti piccoli baci sulle guance, sulla fronte, sugli occhi, tra i
capelli.
“Non è tutto un sogno! Non può essere! Non voglio che tu
lo sia!” Affermò con dentro la stessa disperazione del
bambino. “Però ti prego! Smettila di piangere! Ti
scongiuro!”
Ma il bambino anche se
pigolò un debole “Sì.”, non riusciva proprio
a smettere e le sue lacrime bagnarono anche le guance del suo amato
Principe, che nel cuore piangeva anche lui.
*****
Quando il piccino si fu finalmente
addormentato, Draco si scostò delicatamente da lui e andò
in bagno a sciacquarsi il viso, dopodiché accertatosi che tutto
fosse tranquillo e nulla potesse turbarne il sonno, si diresse nella
Sala Comune.
Aveva bisogno di calmarsi, ma sulle labbra e nel cuore sentiva ancora il sapore di sale delle lacrima di dolore del bambino.
I suoi amici erano tutti radunati
sui divani intorno al camino e, da quanto intuì dai loro
sguardi, erano tutti in sua attesa, ma soprattutto del loro nuovo
piccolo ospite.
“E il piccolo Harry dov’è?” Domandò subito Daphne quando vide che era da solo.
“Sta dormendo.” Rispose solamente con voce incolore.
“Oh che peccato!” Fece
delusa la bionda Serpeverde. “Però scommetto che è
ancora più dolce mentre dorme. Voglio vederlo!”
Continuò poi, esclamando eccitata.
“Tu non andrai a vedere proprio nessuno!” Tuonò adirato Malfoy pietrificando tutti sul posto.
“Nessuno è autorizzato
ad avvicinarsi alla mia stanza!” Intimò minaccioso ai
presenti nella Sala. “E voi filate immediatamente a
dormire!” Ordinò perentorio e con sguardo truce a tutti
gli studenti dal sesto anno in giù, i quali senza minimamente
protestare, anche se erano solo le nove e trenta, ubbidirono
immediatamente, terrorizzati dai suoi occhi carichi di ira.
I suoi amici rimasero completamente
esterrefatti, dato che mai da quando lo conoscevano lo avevano visto
così scosso, sconvolto e arrabbiato e anche Daphne, che tra loro
era la più spensierata e giovale, assunse un’ espressione
seria, intuendo che doveva essere successo qualcosa di veramente grave.
Che fosse colpa di quel bambino?
Eppure nessuna Serpe del settimo
anno, ripensando alla cena di quella sera e di quanto vero e dolce il
loro biondo e amato amico fosse stato con il piccolo Potter, riusciva a
crederci… beh, nessuno a parte Pansy.
La moretta infatti, lanciò
un ghigno sprezzante in direzione di Blaise e, senza che Draco
sentisse, soffiò ironica: “Soffrire d’ Amore,
Blaise? Ma per favore! Draco trasuda odio da ogni poro. Odio per
Potter. Come vedi, avevo ragione io!”
Zabini non replicò né
reagì, perché il problema principale in quel momento era
lo stato emotivo, che non sembrava per niente stabile, del suo migliore
amico che ora si era seduto sulla sua abituale poltrona, chiudendo gli
occhi; a risolvere l’ottusità della Parkinson ci avrebbe
pensato un’ altra volta, anche se probabilmente la sua sarebbe
stata una fatica inutile.
“Tutto bene, Draco?”
Gli domandò dolce ma con cautela la Greengrass dopo alcuni
minuti di silenzio, in cui avevano atteso tutti con apprensione che il
biondino dicesse qualcosa.
Ma Malfoy continuò a tacere.
“È forse successo qualcosa?” Provò ancora, ma non ottenne alcuna risposta.
Poi quando si convinsero che non c’era nulla da fare, Draco sussurrò: “Dorme in un sottoscala.”
“Di chi parli?” Domandò confuso Theo.
“Di POTTER!!!” Gridò il biondino spalancando gli occhi e sbattendo un pugno sul bracciolo della poltrona.
“Dorme in un sottoscala
perché l’unica stanza libera serve per i giocattoli di
quel ciccione del cugino, che per di più lo prende anche a
pugni. Quei due bastardi che si ritrova per zii lo chiamano mostro e lo
puniscono se parla della magia, rinchiudendolo per ore in una stanza
buia o non dandogli la cena.” Elencò con voce sempre
più alta.
“Ah, e dimenticavo: deve pure cucinargli a quei babbani di merda!” Aggiunse con rabbia sempre maggiore.
“Ma come è possibile?
Lui è Potter! Il bambino sopravvissuto!” Esclamò
del tutto scioccata Millicent, con la stessa meraviglia che traspariva
dagli occhi di quasi tutti i suoi compagni.
“Ma allora perché lo hanno affidato a te, Capo?” Chiese invece Vince.
“Già, non era meglio se stava con i suoi amici di Grifondoro?” Lo appoggiò Gregory.
Il viso del biondino sbiancò e le sue mani cominciarono leggermente a tremare.
Qualsiasi fosse la ragione che
aveva spinto Silente a compiere quella scelta, ormai era fatta e lui
non avrebbe mai permesso che il bimbo finisse adesso tra le mani dei
Grifondoro… o di chicchessia.
Eppure in effetti non aveva molto
senso: se ciò che gli aveva raccontato il piccino era vero,
perché il preside lo aveva dato in custodia proprio a lui che
Potter lo odiava? A meno che neanche Silente conoscesse le reali
condizioni in cui il suo pupillo era cresciuto. Ma anche questa ipotesi
sembrava alquanto assurda.
C’era forse allora qualche altro motivo?
Il suono della risata sarcastica di Pansy però, lo distolse dalle sue riflessioni.
“Draco, apri gli
occhi!” Gli disse la moretta volgendo per un attimo un ghigno
verso Blaise. “Potter ora è un bambino e come tutti i
bambini è alla costante ricerca di attenzione. Sei così
dolce a preoccuparti per lui.” Strascicò
quest’ultima parte con fare disgustato. “Ma non dovresti
sprecare tante energie, perché le sue sono soltanto
bugie.” Concluse con un sorriso derisorio.
“Non è vero!” Insorse Millicent.
“Già! Io trovo che il
piccolo Harry sia davvero un tesoro! Sei solo invidiosa perché
lui riesce ad ottenere quelle attenzioni che vorresti tu, Pansy!”
Esclamò piccata Daphne.
“Bah! Mi sa che devo dare ragione a loro, cara. Il marmocchio sembra proprio un tipo in gamba.” Disse invece Theo.
“E dolce!” Aggiunse Tiger.
“E molto gentile.” Concluse Goyle.
L’ unico che non si espresse
fu Zabini che, mentre i suoi compagni inconsapevolmente stavano
difendendo il Golden Boy di Grifondoro, osservava il viso di Draco che,
da furente per l’esternazione di Pansy, diveniva sempre
più rilassato e luminoso ad ogni parola di Millicent e Daphne,
con l’ accenno di un piccolo sorriso nell’ ascoltare Nott,
Tiger e Goyle e con gli occhi che raggianti e pieni d’
Amore… ormai non ne aveva più alcun dubbio… non
guardavano veramente loro né a un particolare qualsiasi della
Sala Comune, ma quel bambino che con la sua pura bellezza era riuscito
finalmente a creare una breccia nel suo cuore.
Non comprese però quel suo
improvviso rossore quando con due dita il biondino si era
distrattamente sfiorato una guancia.
Draco per un attimo aveva preso
davvero in considerazione le parole di Pansy: in fondo le cicatrici che
aveva notato, Potter poteva essersele fatte una volta divenuto
più grande, dato che il corpo del piccino era proprio quello
dell’adulto però tornato bambino. Ecco, di disse,
perché Potty non si era più ritrovato i lividi sulle
braccia.
Ma mentre ascoltava stupito i suoi
amici prendere le parti di quel bimbo stupendo e descriverne le
qualità di cui lui aveva beneficiato gli effetti l’intero
pomeriggio e quella sera stessa con quel dolcissimo e fantastico bacio,
sentì di nuovo pulsare il proprio cuore che con i suoi battiti
frenetici aveva azzittito e distrutto quel veleno prodotto dal
risentimento e dall’astio della Parkinson.
“Potty è il mio piccolo elfo domestico.” Sorrise di cuore senza neanche rendersene conto.
Un sorriso che nessuna delle Serpi
del settimo anno gli aveva mai visto, ma che intuirono avrebbero
osservato ancora nei giorni a seguire.
Almeno finché sarebbe rimasto con loro il piccolo Potter, rifletté Blaise, temeva però per il dopo…
Pansy invece indurì il viso,
logorata da un’invidia che non aveva uguali: il suo Draco non
aveva mai sorriso così per lei… quel piccolo
mostriciattolo gliel’ avrebbe pagata molto cara…
*****
Prima di mettersi a letto, Draco
passò quasi un quarto d’ora ad osservare il piccino che
dormiva placidamente: sul suo viso aleggiava ancora quel sorriso che
non lo aveva abbandonato dalla Sala Comune, ma che comunque ancora non
si era reso conto di avere.
Dopo avergli lasciato un’
ultima delicata carezza sul viso, decise finalmente di andarsi a
coricare, senza accorgersi però che in lontananza, dalla sua
finestra incantata, fulgidi bagliori illuminavano il cielo.
Nel giro di poche ore, mentre tutti
gli abitanti del castello riposavano tra le braccia di Morfeo, il primo
tuono squarciò il silenzio della notte e svegliò tra le
urla spaventate il piccolo Harry.
“Principe! Principe!” Gridò il piccino nel buio della stanza.
Draco si svegliò
immediatamente e allarmato, ancora tentennante per il sonno, accese
subito la bacchetta ritrovandosi addosso poco dopo il corpicino
tremante del bambino, che si era rifugiato tra le sue braccia.
“Principe, ti prego fallo
smettere. Ho paura!” Supplicò il bimbo tra le lacrime,
riferendosi al temporale o forse a qualche brutto incubo.
Malfoy lo strinse forte a sé
e con la bacchetta pronunciò la formula “Silencio.”
impedendo così al fragore dei tuoni e di un mondo troppo crudele
di spaventare il suo piccolo Potty.
“Hai visto è tutto
finito.” Gli sussurrò dolcemente, ma il piccino, avvolto e
sicuro dal suo abbraccio, si era già riaddormentato, cullato
dalla melodia del battito del cuore del suo Principe.
Ed è così che quella
notte Harry e Draco dormirono insieme, avvolti e riscaldati dall’
abbraccio dell’Amore…
N.A.
Come promesso sono riuscita ad aggiornare prima dei soliti 10 giorni.
Spero davvero che la conclusione a questa prima giornata tra il piccolo
Harry e il Principe Draco vi sia piaciuta e che vi abbia donato tutto
quell’ affetto che sento io nel leggere in quanti seguite questa
storia e in quanti ancora mi fanno l’immenso dono di un
bellissimo commento.
Grazie di cuore! Vi abbraccio forte!
Infinity19
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 9
CAPITOLO 9
Draco era seduto ai piedi di una
grande quercia le cui foglie, smosse da un fresco venticello
primaverile, si riflettevano sulle placide acque di un lago che
conosceva sin da bambino. Non molto lontano si ergeva infatti imponente
un immenso castello, che avrebbe riconosciuto ovunque perché
parte integrante del suo stesso essere, in quanto impregnato da secoli
dell’antica magia della sua famiglia: il Malfoy Manor.
Il sole era al tramonto, ma non era
suo il calore che sentiva riscaldargli il cuore e inebriargli le membra
col suo dolce tepore, ma la presenza di qualcuno accanto sé.
Ma più che accanto, gli avverbi giusti erano dietro e davanti.
Infatti la sua schiena non poggiava
sulla ruvida superficie dell’albero secolare, ma era posata
gentilmente su un qualcosa di più morbido e accogliente: il
torace di un ragazzo di cui chiaro sentiva il respiro sul collo, che
gli procurava tanti piccoli brividi di piacere, e una mano che lieve
gli carezzava i capelli.
Sentiva inoltre il dolce peso di
qualcuno più piccolo, un bambino probabilmente, che gli sedeva
sulle gambe e che le sue braccia stringevano giocosamente al petto.
Le sue però erano solamente
percezioni perché il piccino era come avvolto in una nebbia
soffusa che gli impediva di definirne i particolari e di capire quindi
chi fosse.
Sentiva solo il proprio cuore
cullato da una sensazione di pace e dolcezza, di gioia e tenerezza, ma
soprattutto di quella A… che provava unicamente con il piccolo
Potty.
Che fosse lui quel bambino le cui
manine erano posate gentilmente sulle sue? E se sì,
perché non riusciva a vederlo?
E chi era invece la persona tra le cui braccia si era abbandonato con tanta fiducia?
Ma nel momento in cui stava per
girarsi per scoprirne l’identità, un dolcissimo bacio lo
risvegliò dal suo sogno.
“Potty.”
Sussurrò quando, riaperti gli occhi, si ritrovò a
specchiarsi nell’ espressione sorridente e felice del bimbo, il
cui viso era vicinissimo al suo.
Quella notte, quando il piccino
tremante e spaventato per il temporale si era rifugiato nell’
antro sicuro del suo abbraccio addormentandosi subito dopo, il
Serpeverde non aveva avuto il coraggio di allontanarlo dal suo letto,
né soprattutto si era sentito di staccarsi da lui, per cui erano
finiti ad addormentarsi stretti l’uno all’altro.
Il constatare che al mattino nulla
era cambiato e che il loro abbraccio non si era spezzato neanche
durante l’incoscienza del sonno, provocò in Draco un
attimo di smarrimento alimentato dal desiderio assurdo di volersi
svegliare sempre così, vicino a Potter, per i restanti giorni
della sua vita.
Harry lo stava guardando stupito e
meravigliato con la bocca leggermente socchiusa, quasi non credesse a
ciò che vedeva dinanzi ai suoi occhioni spalancati.
La sua manina, per accertarsi che
quel ragazzo bellissimo non fosse solo frutto della sua immaginazione,
aveva cominciato a sfiorargli il volto: prima i biondi capelli, poi la
fronte, il naso, una guancia, finché le sue piccole dita non
avevano disegnato leggere i contorni delle sue labbra, per poi ritrarsi
immediatamente.
Il bambino era arrossito
imbarazzato e commosso ripensando alla sera precedente: nessuno, da che
ricordasse, gli aveva mai dato il bacio della Buona Notte!
“Principe.” Disse dolce
aprendosi in un sorriso più luminoso e splendente di mille e
più soli. “Non sei solo un sogno!” Sospirò
felice prima di eliminare la poca distanza che li divideva e donargli
un altro fantastico bacino, senza volerlo, a lato della sua bocca.
Draco sentì a quel tocco
leggero, unito alle carezze di prima, il cuore esplodergli nel petto,
mentre invano si ripeteva che i gesti di quel piccino erano frutto
unicamente della sua pura innocenza e innata ingenuità e in essi
non bisognava leggerci alcunché di malizioso e sensuale. In
più stava provando inutilmente a convincere la vocina che quello
era Potty, solo un bambino, e non il Potter diciassettenne che
prepotente la maledetta continuava a sussurrargli alle orecchie del
cuore.
Ma l’ andare a fuoco delle sue guance gli comunicò che la sua opera di persuasione era miseramente fallita.
“Allora è tutto
vero!” Trillò eccitato Harry che si era scostato dal
biondino, sedendoglisi a cavalcioni sui fianchi, e volgendo curioso il
capo in ogni dove nella stanza, mentre i meravigliosi ricordi del
giorno precedente gli tornavano alla mente accompagnati da una
frenetica contentezza.
“La magia, il castello
incantato, gli elfi domestici, la sirena, la grande sala con tutti gli
studenti, i Serpeverde!” Elencò intervallando ad ogni
ricordo un sorriso sempre più radioso che illuminava lo sguardo
di Draco.
“Ma
soprattutto…” Il piccino tornò a guardare il
biondino con negli occhi una strana emozione che sapeva di gratitudine
e di qualcosa di ancora più profondo ed indefinibile, almeno per
Malfoy, e con dolcezza aggiunse: “…tu, Principe Draco! I
tuoi abbracci, le tue carezze e i tuoi tanti baci.”
“Tanti baci.” Ripeté con voce soffocata il Serpeverde, avvampando all’inverosimile.
“Non so di che stai parlando, Potter!” Provò a negare più a se stesso che al bambino.
Maledizione, rifletté
infatti, Potty o non Potty, quello era pur sempre Potter, la persona
che più odiava al mondo, e lui, Draco Malfoy la sua nemesi per
eccellenza, lo aveva riempito di baci.
Fortuna che da grande il Grifondoro non avrebbe ricordato più niente.
Ma quel pensiero che doveva essere di consolazione, gli lasciò invece un retrogusto amaro nella gola.
“Non scherzare
Principe!” Replicò il bimbo con voce allegra.
“Però se vuoi darmi i baci anche tu devi rispettare una
condizione.” Affermò con sguardo birichino.
“Come osi, piccolo
impertinente!” Esclamò Draco capovolgendo le lo loro
posizioni e portando il piccino sotto di sé facendogli il
solletico.
“No, Principe! Basta! Basta!” Gridava tra le risate Harry.
“Esatto, Potty. Io sono un
Principe e in quanto tale faccio tutto quello che desidero!”
Continuò il biondino ridendo anche lui, contagiato dalla gioia
del bimbo.
“Quindi ti darò tutti i baci che voglio e quando voglio! E tu non potrai impedirmelo in alcun modo. Mai!”
Quando la portata del significato
di quelle parole dette per gioco arrivarò al suo cervello, Draco
si bloccò e il suo sorriso si spense.
“Ma Principe, proprio questa
è la mia condizione!” Affermò ilare il piccoletto
del tutto ignaro del turbamento emotivo negli occhi del Serpeverde.
“Devi darmi tanti baci,
quante…” Harry non sapeva ancora contare, però
immaginò qualcosa che avrebbe espresso a pieno quel tanto che desiderava ricevere di baci dal suo amato Principe: “…sono le stelle del cielo!”
Ma forse erano troppe? Si chiese, vedendo con che sguardo serio e strano il biondino lo stava adesso guardando.
I loro visi erano di nuovo vicini e
Draco, come in trance, non poté evitare di soffermarsi ad
osservare gli occhi color smeraldo del bambino, gli stessi di Potter, e di scendere poi e rimanere imbambolato a fissare la sua bocca, la stessa di Potter.
“Potty, forse non ti rendi
conto di ciò che mi chiedi.” Pronunciò con voce
suadente riducendo ulteriormente, ma senza toccare, la distanza tra le
sue labbra e quelle del piccino… no, di Potter.
“Le stelle sono infinite e se
provassi anche solo a darti tanti baci per quante ne riuscissi a
contare in una sola notte, non mi basterebbe una vita.”
Sussurrò sempre più fievole.
Ormai pochi millimetri dividevano dallo sfiorare le loro bocche.
“Allora va bene Principe, vorrà dire che per tutta la tua vita io resterò sempre con te per ricevere i miei baci.” Rispose innocentemente il fanciullo.
E quel ‘sempre’ pronunciato con tanta leggerezza, dal significato letterale diametralmente opposto a quel ‘Mai’
che lui aveva detto poco prima, ma che esprimeva lo stesso concetto di
tempo senza fine né limite, spezzò l’incanto e
Draco tornò in sé.
Perché una fine esisteva e sarebbe arrivata entro cinque, massimo sei giorni.
Il Serpeverde si allontanò
repentinamente dal bimbo e con la scusa di volersi fare una doccia si
rinchiuse nel bagno, ma neanche lo scrosciare dell’acqua sulla
pelle riuscì a lavare via del tutto quel miscuglio di emozioni
contrastanti che feroci si stavano abbattendo sulle pareti del suo
cuore.
Draco era spaventato per ciò
che era stato in procinto di fare, inorridito dalle sue azioni
perché quello era solo un bambino, confuso da morire
perché per un attimo non era più riuscito a fare
distinzione tra l’adulto e il piccino, ma soprattutto stravolto
per quell’ intenso e bruciante desiderio, che aveva provato,
di… di… baciare Potter…
Harry, dal canto suo, non
capì cos’era successo così all’improvviso,
seppe solo che il bacio, che aveva tanto sperato di avere e che era
convinto il Principe stesse per donargli, non era arrivato.
Ma non si rattristò
né preoccupò più di tanto, perché aveva
tutta l’intenzione di mantenere quell’impegno preso e
restare per sempre con il suo Principe Draco: in fondo in un per sempre
si potevano contare infiniti baci, proprio come le stelle.
Quando Draco uscì dal bagno trovò Harry che stava rifacendo i letti.
“Per Merlino, Potter! Perché mi stai aggiustando il letto?”
“Perché sono il tuo elfo domestico, no?” Rispose insicuro il piccino.
“Sì, però
questo vuol dire che devi fare solo quello che ti ordino io. E non mi
sembra di averti chiesto di rifarmi il letto o rimettere in ordine la
stanza.” Il biondino non voleva assolutamente che il piccolo
Potty facesse le stesse mansioni crudeli o rivivesse le stesse ingiuste
condizioni a cui era costretto a casa della sua famiglia babbana.
“Non sono come i tuoi zii, io.” Volle precisare un po’ rosso in viso.
Il bimbo sorrise di cuore di fronte
alla preoccupazione evidente che il Principe dimostrava per lui.
Nessuno mai si era curato prima dei suoi bisogni o disagi.
Anche se aveva tastato a mano che
quel ragazzo bellissimo e buonissimo era davvero reale, Harry
pensò proprio di star vivendo in un fantastico sogno ad occhi
aperti.
“Lo so Principe Draco.” Affermò dolce ma con fermezza. “Allora quali sono i tuoi ordini adesso?”
“Per il momento voglio che ti
vai a fare la doccia, ti vesti e scendiamo a fare colazione. E adesso
cos’è quella faccia arrabbiata?” Domandò
sorpresa la Serpe.
“E che pensavo che la doccia la facevamo insieme, Principe!” Si lamentò il piccino.
E di fronte a tanto candore la calma emotiva, che con tanta fatica Malfoy era riuscito a ritrovare, eclissò.
“Potty.” Gli disse
accostandosi al suo orecchio. “Ti assicuro che per te è
stato solo un bene, almeno se ci tieni a conservare la tua adorata
innocenza.”
“Ma che intendi Principe? Non capisco.” Chiese confuso Harry.
“Se ti dico che non lo so
neanch’ io, mi credi Potty?” Negli occhi di Draco si
rifletteva lo stesso smarrimento del bambino. “Ora su, fila in
bagno!” Il piccino, anche se borbottando, ubbidì.
Ma che cazzo gli stava prendendo?
Si chiese sempre più turbato il biondino. Quello era solo un
bambino… un bambino per Morgana!
E allora perché aveva
provato quegli impulsi e aveva pronunciato quelle frasi, di cui per
fortuna il piccino non aveva compreso il senso reale?
Sentì lo scroscio
dell’acqua della doccia e quel rumore sembrò
tranquillizzarlo. Probabilmente si disse, il suo scombussolamento e la
sua confusione erano dovuti unicamente a quella nuova versione di
Potter a cui non era proprio abituato.
All’improvviso però sentì un frastuono, come di vetro infranto, e il grido di Harry.
“Potter! Cosa
è…” Urlò spalancando la porta del bagno, ma
le sue parole gli morirono in gola, non tanto però, per i suoi
costosissimi profumi e bagnoschiuma riversi sul pavimento, le bottiglie
distrutte, ma per la visione di Potter nudo e bagnato al centro della
stanza.
“Scusa Principe!”
Chiese dispiaciuto il piccino. “Ma volevo usare il tuo sapone,
per profumare di gardenia come te, ma avevo le mani bagnate e la
bottiglia è caduta ed è scivolata sopra le altre e si
sono rotte tutte quante. Scusa, scusa davvero! Però adesso
rimetto tutto a posto, giuro!” Disse abbassandosi per raccogliere
i cocci.
“Non ti muovere,
Potty!” Gli ordinò Draco, agguantando un asciugamano e
avvolgendoglielo intorno, per poi prenderlo in braccio e portarlo di
là al sicuro sul letto.
“Ti sei fatto male?” Gli domandò allarmato, non sentendosi di constatarlo di persona.
“No, Principe! Però ti
sei fatto un’altra volta tutto rosso. Ti sei arrabbiato adesso,
non è vero? Ti prego, scusami! Giuro che te li comprerò
di nuovo i tuoi profumi, e anche se non ho i soldi troverò un
lavoro e poi…” Ma l’inaspettato bacio del Principe
sulla sua guancia non gli fece terminare la frase.
“Potter, non me ne frega
niente dei profumi!” Gli disse dolcemente Draco con una piccola
carezza tra i capelli, che grondavano ancora acqua.
Allora perché era arrossito?
Si chiese ancora una volta il bimbo gongolante per il bacio appena
ricevuto. Forse…? Ma certo! Tutto adesso era chiaro, compresa
quella strana scusa per cui il biondino non aveva voluto fare la doccia
con lui.
“Principe, ma allora è vero! Tu sei timido!” Esclamò sicuro Harry con un gran sorriso.
“Già, Potty! Mi hai
scoperto.” Sorrise anche Draco, pur sapendo che il suo rossore
non era affatto dovuto alla timidezza.
“E tu, per mia fortuna, sei
solo un bambino.” Aggiunse a voce bassissima alzandosi per
recuperare dei vestiti per il piccino, che aveva notato la sera prima
nell’armadio.
Il suo cuore intanto batteva ancora
forte e il suo battito non riusciva proprio a placarsi, perché
appena entrato in bagno, per un attimo, i suoi occhi non gli avevano
mostrato subito il piccolo, ma l’ immagine illusoria del Potter
diciassettenne.
Ma perché mai la sua mente
aveva cominciato a lanciargli questi scherzi tanto idioti e per nulla
divertenti? E perché quella visione lo aveva turbato così
tanto?
“Principe, ma questi abiti
sono davvero per me?” Domandò elettrizzato Harry, mentre
si rimirava festante allo specchio. Neanche i suoi vestiti della
Domenica erano così belli.
Draco invece di rispondergli, gli si avvicinò da dietro con un sadico sorriso sulle labbra.
“Principe ma
che…” Poi il piccino notò cos’è che il
Serpeverde stringeva tra le mani e spalancò gli occhi
terrorizzati.
“No, Principe! No! Non voglio! Mi fai male!” Gridò il bimbo provando a sfuggirgli.
“Ma se ancora devo
cominciare!” Sibilò ferino il giovane afferrandolo tra le
braccia e conducendolo di forza sul letto, mentre il piccolo Potter
scalciava per tentare di liberarsi.
“No, ti prego! No!
Farò tutto ciò che vuoi, Principe!” Lo
implorò il bimbo sull’orlo delle lacrime.
“Mmm… Potty!
Allettante proposta, ma ti assicuro che non c’è
null’altro che desideri al momento più di questo. Quindi
ora sta zitto e fermo!” Ordinò il biondino.
“Ma Principe, io… io odio il pettine!” Provò ad impietosirlo, ma inutilmente.
“Avanti non fare storie e
vieni qui!” Disse Draco, che sedutosi anche lui sul letto,
indicò le proprie gambe, su cui il bimbo, con la faccia di un
condannato a morte, si andò a sedere.
Ma diversamente da come lo
pettinava zia Petunia, il tocco del Principe era molto delicato e non
forzava il pettine se incontrava un nodo tra i capelli, né si
innervosiva per la sua folta chioma tanto intricata.
“Non sai da quanto tempo
desideravo poterti mettere le mani tra i capelli, Potty. Probabilmente
dalla prima volta che ci siamo incontrati da Madama McClain.”
Sussurrò distrattamente Draco.
Sbagliava o il preside aveva detto
che l’infermiera si chiamava Madama Chips? Si chiese confuso il
bambino, anche se poi non espose a parole questo suo dubbio in quanto
troppo rilassato per le carezze gentili che il Principe stava facendo
alla sua cute.
Draco però era
insoddisfatto, perché non riusciva proprio a trovare la
pettinatura giusta che stesse bene al piccolo Potter, e nemmeno
l’ausilio di lacca o della gelatina gli erano d’ aiuto.
Provò diverse acconciature, finché fiero non trovò
quella che stava cercando.
“Guardati, Potty! Sei perfetto!” Il biondino gli indicò un piccolo specchio con sguardo orgoglioso.
“Ma Principe! Sono esattamente come prima!” Esclamò stupito il piccino.
“Beh, ti confido un altro
piccolo segreto!” Sussurrò Malfoy arrossendo. “Ho
sempre adorato i tuoi capelli!”
Il piccino sorrise di gioia e donò al Principe un piccolo bacio di ringraziamento per quel bel complimento.
“Potty, ora scendiamo e
andiamo a fare colazione. Però prima voglio che mi prometti che
ti atterrai alla mia condizione sui baci. Nessun bacio sulla guancia
avanti agli altri.” Pretese col volto ancora più rosso.
“Lo giuro, Principe Draco.”
“Bene, allora andiamo.” Disse alzandosi e afferrando la borsa con i libri.
“Principe, la posso portare io?” Il piccino chiese indicando la borsa.
“Dai, ti prego! Sono o non
sono il tuo elfo domestico?” Domandò poi, vista
l’indecisione nello sguardo di Draco che stava ponderando il peso
dei suoi libri, forse un po’ esagerato da far portare ad un
bambino.
Poi visti gli occhi supplicanti del piccino e vinto ancora una volta dalla loro purezza, decise di accontentarlo.
Ma in effetti la borsa era davvero
pesante e quando il Principe gli avvolse la tracolla attorno al collo e
al braccio, Harry rischiò di abbattersi in avanti a causa
dell’eccessiva mole.
Per fortuna però
riuscì ad impedirlo e con grande sforzo, di cui sperava il
Principe non si accorgesse, fece quei pochi passi per arrivare alla
porta, ma prima di oltrepassarla il biondino lo fermò ed
estrasse dalla borsa un tomo davvero grande.
“Principe, ma io ce la faccio!” Esclamò leggermente risentito il piccino.
“Potter non è per
aiutarti che l’ho preso! Semplicemente devo ripetere una cosa per
le lezioni.” Disse con noncuranza Draco aprendo il libro.
Ma il libro, osservò il
piccolo Harry, era messo al contrario e il suo cuore si sentì
più leggero, proprio come la borsa che ora portava sulla spalla.
Il Principe Draco, si convinse,
doveva essere proprio un principe molto giusto e generoso, soprattutto
con lui, il suo piccolo e fedele elfo domestico.
Sperò con tutto il cuore che
quello non fosse davvero solo un bellissimo sogno, perché se era
così non avrebbe mai più voluto svegliarsi. Un mondo
senza il Principe Draco sarebbe stato infinitamente più triste e
doloroso di quello in cui lui già viveva.
Ma la mano che il Principe dei
Serpeverde gli stava tendendo e il calore infinito che provò
nello stringerla, gli fece desiderare che quel sogno potesse diventare
la sua realtà per sempre.
N.A.
Lo so, vi avevo fatto illudere con lo scorso capitolo che sarei stata
più veloce nell’aggiornare, ma davvero per cause di forza
maggiore proprio non ho potuto. Ma vi assicuro però che non
supererò mai i 10 giorni!
Vorrei precisare inoltre che,
nonostante il tono che ha preso la storia per il comportamento di Draco
verso il piccolo, e sottolineo piccolo, Harry, non sarà mai
raiting rosso! Mi dispiace quindi se qualcuno avrebbe preferito il
contrario ^___^
Vi abbraccio tutti con affetto: a
chi semplicemente legge, a chi ha messo la storia nei preferiti e a
chi, soprattutto, mi lascia un commento!
A quest’ultime volevo riservare un grazie speciale, a:
Anto Chan
antote
ariannardb
Axyna
bic
clod88
dark89
devilangel
Felicity89
FrAnCy160
Friz
Ginny W
hay_chan
IlyAngel
Ina
Kayley
Kel
layla84
Metis
Niahl
ninny
piccolaluna
pink rose
Selene_Malfoy
SHUN DI ANDROMEDA
strega_del_lago
Vale Lovegood
ximeng
xla
yuke
Vi chiedo immensamente perdono se
non vi ho mai risposto, ma prometto che dal prossimo capitolo
rimedierò per chiunque vorrà continuare a farmi questo
immenso dono.
Un bacio a tutti, Infinity19
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 10
Erano da poco passate le sette e
mezza del mattino eppure sembrava che l’intera Casa Serpeverde si
fosse radunata nella Sala Comune, attirata dal rimbombo di qualcuno che
stava provando a forzarne ed aprirne l’ingresso. Più di
uno studente aveva estratto la bacchetta e la teneva puntata con
sguardo nervoso verso l’entrata, nel caso chiunque ci fosse
dall’altra parte del muro fosse riuscito a penetrarlo invadendo i
loro sotterranei.
Gli unici che sembravano
indifferenti alla tensione che pesante si respirava nella stanza,
constatò Draco, erano i suoi amici che, comodamente seduti agli
stessi posti dove li aveva lasciati la sera prima, piuttosto che
preoccuparsi di quanto stesse accadendo e rassicurare i più
piccoli, stavano osservando con ghigni alquanto maliziosi in direzione
delle scale che conducevano ai dormitori maschili.
C’era persino Daphne, che
solitamente era l’ultima a scendere a colazione perché
troppo impegnata a prepararsi e truccarsi per rendersi bella per le
lezioni, il cui sorriso sfacciato, che indirizzò al piccolo
Harry non appena lo vide, fece fastidiosamente intuire al biondino che
la sua presenza tanto mattiniera quel giorno nella loro Sala Comune non
era affatto attribuibile all’ insolita confusione che vi stava
regnando.
“Ma che sta
succedendo?” Domandò, attirando su di sé gli
sguardi di tutte le Serpi i cui occhi immediatamente si spostarono da
lui al piccino.
Più di un Serpeverde, nel
vedere Potter che sorrideva e stringeva la mano di Malfoy con tanta
naturalezza, sospirò sollevato, chi teneva la bacchetta alzata
l’ abbassò e il clima di nervosismo sembrò
lentamente distendersi.
“Allora?” Draco chiese
sempre più irritato, non gradendo in che modo fossero tutti
concentrati ad osservare il bambino, che istintivamente aveva nascosto
dietro di sé. Probabilmente era un effetto di quel nuovo istinto
protettivo che si era ritrovato a provare per il piccolo Potty ma, dopo
essersi fatto un conto mentale di quante persone erano presenti, si
ritrovò distrattamente a pensare che, anche se erano troppi da
affrontare da solo, non avrebbe permesso a nessuno di loro di far
soffrire quel bimbo, a costo… a costo della vita!
“Oh mio piccolo Harry, ti ha
fatto del male quel cattivone di Draco?” Esclamò divertita
e con tono sarcastico la Greengrass che si era alzata e si era
avvicinata al bambino.
Malfoy inarcò un sopracciglio, registrando che più di una Serpe aveva trattenuto il fiato a quella domanda.
Harry con la sua spudorata
innocenza e volendo far sapere a tutti quanto bravo e gentile era il
suo Principe, replicò accorato: “No, no, Daphne! Il
Principe Draco è stato buonissimo: stanotte mi ha fatto
addirittura dormire con lui nel suo letto e poi…” aggiunse
con un dolce sorriso “… mi ha dato tanti, tanti
baci!”
Blaise, Theo, Millicent e persino
Tiger e Goyle scoppiarono in una fragorosa risata, Pansy divenne ancora
più livida di rabbia di quanto già non fosse, Daphne
invece mise su un’espressione imbronciata e disse:
“Anch’io voglio darti tanti baci!”, i ragazzi di
Serpeverde più piccoli sbiancarono, le ragazze invece
sospirarono estasiate, mentre il viso di Draco si tinse di una
gradazione di rosso mai raggiunto prima da alcuno.
“Potter!”
Sussurrò con voce strozzata il biondo Serpeverde, maledicendosi
nel frattempo per non avergli ordinato di tacere sulla questione dei
baci e domandandosi poi sconcertato, come dannazione era possibile che
quel bambino avesse la capacità di esprimersi e comportarsi a
volte in modi così equivoci e per lui tanto imbarazzanti.
“Oh Salasar!”
Esclamò invece Adam Davis, un moro Serpeverde dagli occhi
azzurri del quinto anno, immaginando, così come le altre Serpi,
chissà cosa fosse successo nella camera da letto del loro
Capocasa. “Questo è anche peggio! Adesso i Grifondoro ci
ammazzano sul serio!” Continuò guardando davvero
preoccupato verso l’entrata estraendo di nuovo la bacchetta.
“Questo? Grifondoro?” Domandò interdetto Draco, provando a ritrovare la sua naturale compostezza.
“Merlino, adesso capisco
perché Piton se ne è andato con la faccia così
schifata e dal colore verdastro di uno in procinto di vomitare!”
Farfugliò invece Blaise tra le risate.
“Piton?”
Balbettò adesso impallidendo Malfoy, sperando con tutto il cuore
che quello che stava pensando non fosse vero e soprattutto che il
professore non avesse spiato nella sua stanza.
Merlino, il biondino cominciò a sudare freddo, se solo ripensava che stava per baciare Potter!
“Oh, sì! Circa
un’oretta fa è passato a controllare che Potter fosse
ancora vivo. Non so cos’abbia visto, so solo che è salito
giusto due minuti e poi se ne è quasi scappato dalla Sala Comune
con il viso stravolto, quasi avesse assistito ad occhi aperti al suo
peggior incubo, bisbigliando qualcosa a proposito di Azkaban e della
fine di una delle più antiche famiglie purosangue a causa di
Potter.” Spiegò ilare Zabini.
Arg! Arrossì di nuovo
furiosamente Draco: un’ora prima era proprio quando lui e Potty
si erano svegliati e lui…
“Credevamo che lo avessi torturato o qualcosa del genere.” Fece con voce ironica Nott.
“E invece…
invece… Oh povero, piccolo Harry! Allontanati subito da quel
malvagio e pervertito di Draco!” Disse indignata Daphne, con un
sorriso che diceva tutto il contrario e prendendo il piccino in braccio.
“Non so cosa vuol dire
pervertito, Daphne. Ma il Principe non è malvagio!” Lo
difese con fervore Harry. “Stanotte avevo tanta paura dei tuoni e
dei lampi e mi sono svegliato. Sono corso nel letto del Principe, che
con una magia ha fatto passare la tempesta, ma poi stavo così
bene e al caldo lì con lui che mi sono addormentato tra le sue
braccia. Ed è stato davvero tanto bello stamattina ritrovarmici
ancora vicino. Sai…” Aggiunse un po’ più
triste. “… è davvero tanto brutto, risvegliarsi
ogni giorno sempre da solo.”
I Serpeverde ascoltavano le parole
del piccino con sguardi allibiti, meravigliandosi ancora una volta,
dopo la cena della sera precedente, di quanto affettuoso e premuroso
fosse proprio Malfoy con Potter. Eppure più il bimbo continuava
nell’elogiare le qualità del suo principe e più si
convincevano che forse non c’era tanto da stupirsi nel suo
atteggiamento così diverso dal consueto, perché con quel
piccolo nessuno di loro riusciva a provare lo stesso risentimento o
astio che sentivano invece per il grande.
Il piccolo Potter aveva in sé qualcosa di davvero speciale.
“E i baci me li ha dati,
perché stavo piangendo. Temevo che tutto questo fosse solo un
bel sogno e non mi volevo risvegliare di nuovo a casa mia, dove tutti
mi trattano male e non c’è nessuno di così buono e
gentile come lo è il Principe Draco con me. E poi…”
“Ora basta, Potty!” Lo
interruppe Draco, non sopportando oltre gli sguardi delle giovani
Serpi. Se Potter non l’avesse finita di parlare mettendo in luce
quella sua debolezza che per lui era l’essere teneri,
probabilmente avrebbe perso anche quel poco di rispetto che ancora gli
dovevano. Eppure, ad osservarli bene, nei loro occhi non gliene aveva
mai letto così tanto come in quel momento.
“Ma perché Principe?
Non voglio che pensino che tu sei cattivo! Perché non è
vero!” Insorse piccato il piccino, poi quando vide che il volto
del Principe era tutto rosso, comprese. “Oh, scusa! Mi ero
dimenticato che sei timido!”
L’intera Casa Serpeverde
guardò prima Malfoy, poi Potter e poi di nuovo Malfoy e tutti,
Pansy esclusa, non riuscirono ad evitare di mettersi a ridere e, al
suono di quelle risate, i rumori che provenivano dall’altra parte
del muro d’ingresso cessarono.
“Ma è vero!” Si
irritò il bimbo. “Anche quando è entrato in bagno
mentre mi facevo la doccia il Principe è diventato tutto
rosso.”
Il livello sonoro delle risate
generali aumentò esponenzialmente di decibel e Draco si chiese
se fosse possibile morire di autocombustione.
“Un vero e proprio
depravato!” Confermò Millicent con le lacrime agli occhi
per non aver mai visto prima d’ora il suo biondo amico
così impacciato ed imbarazzato, proprio a causa della sua futura
nemesi Grifondoro.
Il piccolo Potty mise su un’
espressione corrucciata non capendo che volesse dire quella parola, ma
convinto che qualsiasi fosse il suo significato non si adattava al suo
Principe Draco.
“Harry, nessuno di noi pensa
che Draco sia cattivo e probabilmente oggi ne abbiamo avuto, grazie a
te, una prova più che evidente.” Cercò di
rasserenarlo la Greengrass andandosi a sedere sul divano e portandoselo
con sé, mentre parecchie Serpi approvavano annuendo alle sue
parole e stupendo grandemente il giovane Malfoy.
“Ma stamattina sembra che in
Sala Grande sia giunta la voce che ieri sera, dopo la cena, Draco era
davvero tanto arrabbiato e furioso e ora quasi tutti i Grifondoro,
insieme a molti altri studenti delle altre due Case, Tassorosso e
Corvonero, sono qui fuori, credendo che ti abbia fatto del male.”
Intervenne Blaise.
“Chi è stato?”
Draco domandò accomodandosi sulla propria poltrona e osservando
tutti i Serpeverde negli occhi con sguardo truce. Solo loro avevano
assistito la sera prima in che condizioni era uscito dalla sua stanza
dopo aver ascoltato le crudeltà che subiva il piccolo Potter.
Ma nessuno rispose, né fece il minimo gesto per farsi scoprire.
“Blaise? Hai detto che un’ora fa eri già nella Sala Comune.”
“Sì, ma non per quello
che pensi.” Rispose calmo il moretto dato che, dal tono usato
dall’amico, non sembrava che stesse incolpando lui, piuttosto che
gli chiedesse implicitamente, se lo sapeva, chi fosse il colpevole.
Zabini lanciò uno sguardo
eloquente verso Pansy e Draco capì, con una strana ondata di
calore nel petto, che l’amico si era alzato prima per tenere
sottocontrollo la Serpeverde e quindi proteggere Potter.
Possibile che anche Blaise,
così come i suoi amici e parecchie Serpi, che osservavano il
piccino con sguardo amichevole, provassero per il piccolo Potty quella
stessa emozione che sentiva prepotente lui nel cuore e di cui conosceva
solo l’iniziale A?
Questo pensiero inaspettatamente
turbò parecchio il biondo Serpeverde, molto più di quanto
avesse immaginato, e senza rendersene conto si ritrovò
all’improvviso geloso, perché quel sentimento portava in
sé una sensazione di possesso che chiaro e forte gli gridava che
Potter era solo suo!
Ehm… e quando diceva Potter,
intendeva il bambino, anche se la vocina, che si stava ribellando
furiosamente all’interno del suo cuore, gli urlò
altrettanto forte di non essere per niente d’accordo.
“E comunque non ero solo. Ad esempio Pansy era già qui.” Continuò Blaise.
“Io non sono stata!” Si difese fin troppo velocemente la Parkinson.
Ma prima che il biondino potesse
replicare, i rumori di incantesimi infranti all’ingresso
ricominciarono e l’attenzione di tutti si spostò sul
problema principale: i Grifondoro.
“Malfoy, penso che adesso non
sia il momento di scoprire chi sia stato a mettere in giro la voce,
piuttosto dobbiamo capire come poter uscire da qui senza essere
affatturati. Anche se avrei una voglia matta di mettere le mani addosso
a MacArthur.” Intervenne nervoso Davis.
“Chi è MacArthur? E
perché quel ragazzo ti chiama Malfoy e non Principe?”
Domandò Harry che era sceso dalle gambe di Daphne e ora si stava
sedendo su quelle di Malfoy, senza che questi facesse una piega, mentre
alcune Serpi, Pansy in primis, assistevano alla scena con occhi
stralunati.
Nessuno di loro però
immaginava che quel disagio che il biondino aveva sentito nel
ritrovarsi geloso, per un desiderio di possesso così nuovo
eppure così incontenibile e travolgente, si era adesso
acquietato, trasformandosi in una dolce sensazione, che gli stava
avvolgendo il cuore, per la sola vicinanza del bambino; né
potevano minimamente sospettare che anche il piccolo aveva provato la
medesima sensazione, desideroso di essere l’unico destinatario
delle attenzioni del suo Principe Draco.
“Già Davis,
perché non mi chiami Principe?” Fece con un ghigno il
biondo Serpeverde mentre racchiudeva stretto il bimbo tra le sue
braccia e poggiava il capo sulla sua spalla.
“Dai, Malfoy! Non scherzare.” Rispose annoiato il moretto.
“Principe! Ti ha chiamato di
nuovo Malfoy!” Esclamò interdetto il piccino.
“Adesso lo devi punire?”
“Mmm… buona idea.
Secondo te cosa potremmo fargli?” Disse dolce il biondino
sorridendo ad Harry, con quello stesso tenero sorriso, di cui erano
stati testimoni i suoi amici la sera prima e che adesso letteralmente
scioccò l’intera Casa
Serpeverde.
Il piccino gli si accostò all’orecchio e gli sussurrò qualcosa.
“Adam, sei fortunato che mi
va di accontentare Potty. Ti poteva andare molto peggio!”
Sogghignò Draco prima di estrarre la bacchetta e rendere il
colore dei capelli di Davis da neri a fucsia.
Harry scoppiò a ridere.
“Cazzo! Malfoy!!!” Si lamentò invece il quindicenne.
“Principe! Principe!
L’ha fatto ancora e poi ha detto anche una brutta parola!”
Proruppe sconvolto il bimbo e poi con un piccolo ghigno, non molto
differente da quello del suo Principe, aggiunse birichino:
“Adesso anche verde e azzurro!” E Malfoy, sotto gli occhi
stupiti ma i volti ilari e sorridenti di tutti, lo accontentò.
“Ah, Davis. Non provarci
neanche a tornare normale, perché la prossima punizione la
sceglierò io.” Sottolineò Draco mentre si univa
all’ilarità del piccino.
“Arg! No, Mal…
Principe!” Riuscì a rimediare, fermando appena in tempo
Potter che stava già per aprir bocca, “Adesso MacArthur mi
prenderà in giro in eterno!”
“Ma chi è MacArthur, Principe?” Ripeté la domanda di prima Harry.
“Julius MacArthur è un
Grifondoro della stessa età di Adam, ed è anche, diciamo,
il suo peggior nemico.” Rispose la Bulldstrode.
“Vedi Potter, gli studenti di
Serpeverde e Grifondoro sono in rivalità tra loro da sempre, sin
dalla fondazione più di mille anni fa delle due Case ad opera di
Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro che, anche se inizialmente erano
molto amici, per alcune divergenze di pensiero divennero poi invece
nemici giurati. L’ odio dei due fondatori è rimasto nei
secoli e così anche il bisogno di cercare un nemico tra i
nemici. Tutti noi infatti tra i Grifondoro abbiamo una persona che
sopportiamo meno degli altri.” Continuò Theo.
“Ma non è
giusto!” Insorse dispiaciuto Harry, affermazione che colpì
tutti i Serpeverde, Malfoy incluso.
“Eppure è così
Potter!” Rispose arrabbiato Blaise. “Un Serpeverde e un
Grifondoro non riusciranno mai ad andare d’accordo, perché
ci sono secoli di incomprensioni a dividerli.” Continuò
volgendo uno sguardo triste verso quei rumori incessanti che
testimoniavano la veridicità delle sue parole, convinto che
dietro quel muro ci fosse anche Neville.
“Ma non potete parlare per
conoscervi meglio e diventare amici?” Protestò con
veemenza il bambino. “Non voglio che i Grifondoro pensino che i
Serpeverde ed il Principe siano cattivi! Perché non è
vero!” Disse quasi tra le lacrime, per poi, volgendosi e
guardando negli occhi il biondino, sussurrare dolce: “Siete le
persone più buone che io abbia mai conosciuto!”
Nessun Serpeverde riuscì a
trattenere la sorpresa nell’udire quelle parole, ma non solo per
il loro significato, ma piuttosto per la persona che le stava
pronunciando: proprio Harry Potter, il loro nemico numero uno.
“Beh, nessuno ci ha mai
provato, Potty. Ma ti assicuro, per esperienza personale, che non
servirebbe a nulla: abbiamo caratteri e modi di fare troppo
diversi.” Affermò con tono irritato e dal retrogusto amaro
Draco, ripensando che nemmeno il voltafaccia alla propria famiglia era
servito a cambiare qualcosa.
Eppure Blaise, mentre osservava il
suo biondo amico stringere a sé con tanta dolcezza quel bambino
e gli sguardi di affetto sincero che si rivolgevano l’un
l’altro, si convinse che forse c’era ancora una speranza.
“Principe Draco, ma i Grifondoro non ce l’ hanno anche loro un principe? Magari potresti provare a diventare suo amico e poi riuscire, insieme,
a convincere i vostri sudditi a fare lo stesso.” Propose
ingenuamente Harry, senza sapere della fitta di profondo dolore che
avrebbe attraversato il cuore di Draco.
“Oh, sì che ce
l’ hanno!” Sorrise furbescamente Daphne. “E magari
per fare la pace potrebbero darsi anche loro tanti bacetti.”
Il bimbo incrociò le braccia e fece un faccino arrabbiato.
“No, niente bacetti con il
Principe Draco!” Esclamò alterato e inconsapevolmente
geloso, provocando il divertimento di parecchie Serpi e il batticuore
in Malfoy.
“Perché no, Harry?
Pensaci con un bacio tra Draco e il loro principe, Grifondoro e
Serpevede potrebbero diventare per sempre amici, proprio come desideri
tu.” Lo punzecchiò ancora la Greengrass per vedere la sua
reazione, ma soprattutto quella del biondino.
“Perché no! Ho
detto!” Quasi gridò il piccino, rosso in viso.
“Nessuno deve dar baci al Principe Draco!” Continuò
per poi nascondere timido il viso nell’incavo del collo del
biondino e sussurrare, in modo che solo lui sentisse: “Solo io!”
“Sì, Potty, solo tu!”
Gli rispose in un sospiro e altrettanto silenziosamente in un orecchio
Draco, con il petto devastato da un’ incontenibile gioia.
Nella Sala Comune di Serpeverde
scese uno strano silenzio, permeato da meraviglia e da una soffusa
contentezza, nel rimirare Draco Malfoy insieme al piccolo Harry Potter.
Più di una Serpe si
ritrovò infatti, con un inspiegabile sorriso sulle labbra,
così diverso dall’abituale ghigno che mostravano al di
là dei loro sotterranei, mentre affascinati contemplavano il
loro Principe, che tutti dai più piccoli ai più grandi
stimavano, ammiravano e consideravano un punto di riferimento,
circondato da una luce riflessa che lo illuminava tutto e lo rendeva
ancora più bello e maestoso, di quanto già per loro non
fosse.
Luce il cui Sole era proprio quel piccino.
E nessuno di loro non poté
che rimanere incantato di fronte a questo straordinario spettacolo,
dinanzi al quale la furia di Pansy raggiunse invece il limite,
perché il tarlo del dubbio aveva cominciato ad intaccare le sue
certezze, dimostrando che forse le parole di Blaise, sul legame che
univa Draco a Potter, erano vere.
“Principe!” Esclamò all’improvviso il bambino, come folgorato da una fantastica idea.
“Posso diventare anch’io un Serpeverde?” Domandò con un sorriso raggiante e gli occhi ricolmi di tanta speranza, spiazzando non poco tutti i presenti.
“Ora basta!!!”
Tuonò adirata la Parkinson, accortasi che il biondino,
nonostante la faccia inizialmente scioccata, non sembrava intenzionato
a negare quell’ assurda richiesta. “Draco, questa storia
è inammissibile. Lui non può diventare un Serpeverde,
perché…” Ma si bloccò nel bel mezzo della
frase e al suo posto continuò con voce più calma Blaise:
“… perché prima deve avere il consenso dell’
intera Casa Serpeverde. Vedi Potter, questa non è una decisione
che può prendere solo Draco.”
Harry annuì comprensivo, senza minimamente rendersi conto di quanto in realtà era veramente accaduto.
Zabini infatti, aveva puntata la
bacchetta contro la Parkinson e nessuna Serpe si era smossa minimamente
rimanendone impassibile e indifferente.
Il bimbo cominciò quindi a chiedere l’approvazione agli amici del Principe.
“Se ti dico sì, in cambio tu cosa mi dai, Harry?” Domandò Daphne con un sorriso impertinente.
“Ma io non ho niente.” Fece mogio il piccino.
“Potresti sempre darmi un bacio.” Propose maliziosa, fingendo di non vedere lo sguardo assassino di Malfoy.
Il bimbo sentì invece la
stretta, con cui Draco lo teneva tra le braccia, farsi più
forte, come a trattenerlo a sé e impedirgli di andare dalla
ragazza. Dolcemente, quasi a rassicurarlo, posò il capo sul suo
torace, da cui si accorse che il cuore del biondino batteva tanto
forte, e rispose con fermezza che non voleva.
Il battito della bionda Serpe
allora rallentò, la presa con cui teneva il piccino si fece
più lenta, e il bimbo si sentì veramente felice mentre
nel suo cuore risuonava ancora, come una dolce melodia, quel solo tu, che poco prima il suo Principe gli aveva sussurrato.
La Greengrass comunque, anche se mise su un broncio offeso, diede il suo sì.
Theo e Millicent invece, prima di
acconsentire, gli chiesero, dato che voleva diventare un Serpeverde,
chi avrebbe scelto come suo peggior nemico tra i Grifondoro ed Harry,
anche se quella storia dei nemici non gli piaceva per niente, si rese
conto che in effetti anche lui aveva una persona, anzi due, che gli
stavano antipatiche.
Con un po’ di esitazione
rispose: “Ron e Ginny Lenticchia.” E tutti i Serpeverde,
non capì perché, ma trovarono la cosa così
esilarante, che scoppiarono di nuovo a ridere, tranne il Principe il
cui corpo al contrario si irrigidì.
Anche Tiger e Goyle, dopo aver
rivolto uno sguardo timoroso al loro capo, diedero la loro
approvazione, così come Blaise che però pronunciò
una frase parecchio strana, di cui ancora una volta Harry non comprese
il vero significato.
“Forse, potresti riuscirci
proprio tu, piccolo Potter, dal cuore metà Grifondoro e
metà Serpeverde, a far cessare la rivalità tra le due
Case e a creare un legame tra di esse basato sul sentimento opposto
all’ odio.” Quest’ultima parte Zabini l’aveva
detta però guardando negli occhi Malfoy, che però aveva
immediatamente distolto i suoi.
I restanti Serpeverde furono
interpellati per alzata di mano e nessuno, per la gioia del piccino e
per l’ennesima sorpresa di Draco, si pronunciò sfavorevole.
Mancavano adesso solo Pansy ed il Principe.
Harry quindi, con tutto il coraggio che possedeva il suo piccolo cuore, si rivolse alla moretta.
“Pansy, posso essere anch’io un Serpeverde?”
La Parkinson avrebbe voluto gridare
il suo ‘NO!’ così forte da farne arrivare
l’eco fin sulla torre di Astronomia, ma la bacchetta di Zabini le
premeva dietro la schiena proprio all’altezza del cuore, non che
credesse che il moretto fosse capace di ucciderla, ma soprattutto le
bacchette che la tenevano sotto tiro erano moltiplicate.
E per quanto quella situazione era
del tutto paradossale, perché l’intera Casa Serpeverde si
era schierata da parte di Harry-Sfregiato-Potter, la ragazza fu
costretta ad annuire, ma nemmeno il sorriso pieno di gratitudine che il
piccino le donò riuscì a scalfire l’intenso e
bruciante desiderio che sentiva, adesso più che mai, di vendetta!
Harry si voltò e strinse forte il Principe in un caldo abbraccio.
“Hai sentito. Principe? Hanno
detto tutti di sì!” Esclamò radioso. “Ti
prego, posso diventare un Serpeverde come te?”
Non c’era nulla di
divertente, eppure Draco aveva una voglia matta di ridere: Potter che
desiderava essere un Serpeverde, che chiamava loro buoni e li preferiva
ai Grifondoro, che aveva scelto lui e non Ron Weasley ma soprattutto,
cosa che gli aveva fatto perdere inspiegabilmente qualche battito
cardiaco rendendolo irrazionalmente soddisfatto e felice, Ginny Weasley.
Era tutto così assurdo che faticava a credere che quel bambino fosse vero.
Potty, con la sua disarmante, pura
e ingenua bellezza stava riuscendo dove nulla prima era servito: lenire
quel dolore profondo che da sette anni gli dilaniava l’anima.
Ma prima di accordargli il suo sicuro sì, volle stuzzicarlo ancora un po’.
“Non so, Potty. Dovresti prima dimostrarmi che saresti un degno Serpeverde.”
Harry si guardò in torno, in
cerca di qualcosa che gli ispirasse come convincere il Principe, ma non
trovò nulla. Poi il suo sguardo si soffermò sullo stemma
che il biondino aveva sul petto e i suoi occhi cominciarono a fissare
intensi il serpente argentato.
“Ssshassatasttassatssaashà.” Risuonò il suo sibilo agghiacciando tutti i presenti nella Sala Comune.
“Che hai detto, Potty?”
Domandò con voce insicura e tremante Draco, alzandogli il mento
e volgendo così il suo sguardo all’altezza dei suoi occhi.
“Ma come, non mi hai sentito Principe?” Chiese invece confuso il piccino, aggrottando le sopracciglia.
“No! Ripetilo, però stavolta guardando me.”
“Ho detto solamente: Ti prego Principe Draco!”
“Ridillo, ma questa volta solo il mio nome e guardando il serpente sullo stemma.” Pretese quasi balbettante.
“Solo il tuo nome, come fanno gli amici?” Domandò il bimbo con la voce incrinata per l’emozione.
“Sì!” Draco rispose solo, perché travolto dalla stessa prepotente sensazione che stava provando il bambino.
Harry fece come voleva il Principe,
senza però capirne bene il motivo e lento, in una lingua diversa
e per molti oscura, che non sapeva però nemmeno di conoscere,
pronunciò: “Ssaashà!”
E con il cuore che batteva a mille
vide il Principe prendere la propria bacchetta e con questa staccarsi
lo stemma dal suo maglione e cucirlo sul suo.
“Potter, adesso sei
ufficialmente un membro della Casa di Serpeverde e questo che porti sul
petto è il nostro simbolo: un serpente argentato su uno sfondo
verde!” Gli spiegò con negli occhi un misto tra orgoglio e
affetto.
Harry per la gioia abbracciò stretto il suo Principe e gli diede un bacino sul collo.
“Potteeer!” Lo
allontanò da sé col viso in fiamme. “Ti avevo detto
niente baci avanti ad altre persone.” Si lasciò sfuggire.
Ma quando sentì gli
‘Ohhh!!!’ meravigliati e attoniti dei suoi compagni e le
seguenti risate, desiderò tanto poter sprofondare e nascondersi
sottoterra.
“Non è vero Principe,
tu avevi parlato solo dei baci sulle guance! E io te l’ho dato
sul collo!” Precisò con un broncio il piccino.
“Potty, forse tu non lo sai,
ma per Draco il collo è una delle sue parti più sensibili
e prova davvero sempre tanto piacere quando lo si bacia proprio lì.” Gli rivelò ridacchiando la Greengrass.
Le reazioni di Harry e di Draco
furono le stesse, anche se per motivi diversi: arrossirono furiosamente
entrambi, il primo per l’emozione di aver fatto tanto felice il
suo Principe, il secondo per un devastante imbarazzo.
Ed è questa la scena a cui
si ritrovarono ad assistere a bocca aperta e sguardi increduli, Severus
Piton, con dietro la Granger e i due fratelli Weasley: tutti gli
studenti di Sepeverde, che si stavano sbellicando dalle risate,
accomodati in modo da avere al centro la poltrona su cui erano seduti
Malfoy e il piccolo Potter.
Proprio, pensò distrattamente Hermione, come sudditi alla corte dei loro due Principi.
N.A.
Mi dispiace davvero immensamente per non essere riuscita a rispettare i
tempi di aggiornamento che vi avevo promesso, ma tra impegni vari e un
caldo asfissiante, ho trovato davvero difficile avere abbastanza tempo
per scrivere.
Comunque grazie infinite per
l’affetto che mi dimostrate nel leggere così numerosi la
mia storia e per quanti mi hanno donato il loro parere nei meravigliosi
commenti che ho letto.
Perdonatemi anche se non rispondo
neanche oggi alle vostre recensioni, ma vi assicuro che ogni vostra
parola è stato per me un piccolo ma prezioso regalo che avete
fatto al mio cuore.
Quindi un grazie di vero cuore a hay_chan, Vale Lovegood, Ina, antote, Anto Chan, ninny, Nihal, dark89, strega_del_lago, dracodraconis, xla!
Vi abbraccio con tanto affetto! Infinity19
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 11
Nel giro di meno di ventiquattro
ore gli aggettivi o i sinonimi per descrivere il suo stato
d’animo, che Severus Piton aveva utilizzato per definire la
circostanza che aveva trasformato Harry Potter in un bambino, erano man
mano cambiati mutando di significato col passare del tempo: il tutto
accompagnato da diverse espressioni gestuali del suo corpo.
La prima parola era stata divertente:
non aveva potuto farci niente, ma di fronte alle rimostranze della
McGranitt, che agitata raccontava l’episodio incriminato e
pretendeva l’immediata espulsione di Draco Malfoy, non aveva
potuto evitare di ghignare apertamente e anzi, cosa che non avveniva da
anni, era stato addirittura sul punto di ridere. E più la bocca
gli si storceva in quell’espressione ilare e più la
professoressa si irritava: ma era normale, si disse. Minerva era priva
dello humor tipico dei Serpeverde, che chiaro, nell’incantesimo
usato dal suo figlioccio, le avrebbe mostrato invece un semplice ed
innocuo scherzetto! Una burla infondo, tanto per divertirsi: cosa che
lui per l’appunto stava facendo con vero piacere.
La seconda era stata perplesso:
il preside, proprio come la professoressa di Trasfigurazione, era un
Grifondoro fin nelle punte dei suoi bianchi capelli, e a rigor di
logica non avrebbe dovuto trovarci nulla di tanto spassoso in quella
storia, eppure, mentre come lui ascoltava le lamentele della donna,
Silente non aveva fatto altro che sorridere e la sua giovialità
si rifletteva anche nei suoi occhi, che però risplendevano di
una luce sinistra che era riuscita a congelare il ghigno sul viso del
pozionista, trasformandola in un’espressione tesa e preoccupata.
Aveva seguito la parola sconcerto:
“Ho deciso che il piccolo Harry sarà affidato al giovane
Draco. Non c’è infatti nel castello persona più
giusta per quest’incarico.” Aveva dichiarato Silente, dopo
aver letto una missiva consegnatagli da poco da un gufo della scuola,
letteralmente ghignando, e non sorridendo come suo solito, aveva
osservato allibito Piton, lasciando sia lui che la McGranitt a bocca
aperta, perché incapaci di assorbire il senso reale di
quell’ enigmatica e folle affermazione, o di gestirne la portata.
Malfoy era assolutissimamente la
persona meno adatta di tutta la scuola, o dell’universo intero,
per prendersi cura di qualcun altro che non fosse se stesso:
figuriamoci poi, proprio di Harry Potter!
Assurdo
era stata la quarta: perché diamine Draco aveva accettato quella
proposta senza minimamente obiettare, come invece avevano fatto la
Granger e Weasley? Va bene che rischiava l’espulsione, ma
perché neanche una protesta o una lamentela, come la sua indole
capricciosa e viziata gli suggeriva di fare ogni qualvolta era
costretto in una situazione per lui sgradevole o ripugnante? Che
quella, non la considerasse tale? Fu il fugace ma sconvolgente pensiero
del professore.
Severus aveva inarcato un
sopracciglio, cominciando a sospettare che qualcosa di veramente
importante e fondamentale gli sfuggisse: qualcosa che, a quanto
sembrava, Silente aveva invece già intuito.
Quando il biondo Serpeverde e il
bambino avevano fatto il loro ingresso nella Sala Grande per la cena,
assurdo fu sostituito in rapida successione, prima da sollievo:
aveva riconosciuto infatti immediatamente il gelo penetrante che
traspariva dallo sguardo del suo pupillo e questo lo aveva rassicurato,
confermandogli che i suoi dubbi erano infondati e che nel ragazzo nulla
era cambiato, soprattutto nei suoi sentimenti di odio verso il moretto;
poi da shock, quando quel
moccioso aveva dichiarato all’intera Sala la sua simpatia per i
Serpeverde e antipatia per i Grifondoro, ma soprattutto la sua netta
preferenza e predilezione per Draco e il rifiuto dei suoi migliori
amici e della sua pseudo-ragazza; infarto
invece, come quello che sentì presto gli sarebbe venuto, quando
vide con sguardo incredulo Malfoy che, con occhi carichi di ira, aveva
pronunciato un Accio per impedire che la rossa Weasley desse un bacio
al piccino, per poi stringerlo tra le sue braccia, quasi fosse il
più prezioso dei tesori, e condurlo alla sua tavolata, con un
viso dai lineamenti così dolci e rilassati, che mai prima
d’ora gli aveva visto.
E durante il percorso non aveva
sentito cosa si dicessero, ma per un attimo gli era sembrato di
intravedere negli occhi del giovane Malfoy i barlumi di un fuoco la cui
causa poteva essere solo una e che con la parola odio non aveva nulla a
che fare, ma che molti a volte, anzi troppe, non erano in grado di
distinguerne la differenza.
Sperò con tutto se stesso
d’aver avuto un abbaglio, ma adesso la parola giusta per
giustificare il senso di nausea che gli aveva preso
all’improvviso alla bocca dello stomaco e che gli stava impedendo
di godersi la cena, era malessere.
Malessere che si acuì nel
momento in cui osservò quelle stesse fiamme avvampare e
divampare minacciose, quasi a creare una barriera, che impedisse a
Silente, o a chiunque fosse stato così pazzo da provare, ad
allontanare il piccolo Potter dalle braccia di Draco.
Ma cosa Morgana stava accadendo? Non poteva essere! Non soprattutto proprio quello!!!
La sua mente continuava a ripetergli provando a negare l’evidenza
di quello che i suoi occhi avevano accertato, ma che lei strenuamente
non riusciva proprio a concepire, né figuriamoci ad accettare.
Severus Piton aveva passato una
notte insonne, crogiolato dal dubbio e dall’incertezza e, nemmeno
i ricordi dei numerosi scontri tra Potter e Malfoy in tutti quegli
anni, erano riusciti a placare la sua agitazione.
Doveva capire: avere conferme sicure e certe!
Per cui appena spuntata
l’alba, il professore di Pozioni era uscito dalle sue stanze e si
era diretto nella Sala Comune dei Serpeverde, notando da lontano che la
Parkinson, venuta da chissà dove, era anch’essa appena
rientrata. Ma su questo episodio avrebbe indagato più tardi.
Con passo rapido era salito su ai
dormitori maschili e piano e il più silenziosamente possibile
aveva aperto la porta della stanza del Capocasa delle Serpi.
Ma forse, per la sua quiete mentale, sarebbe stato meglio non farlo.
“…” Non esisteva infatti alcuna parola per descrivere quello che vide in quel momento.
Con orrore constatò che
Draco e il piccolo Potter dormivano nello stesso letto abbracciati
stretti l’uno all’altro e se questo non bastasse assistette
sgomento e allibito al loro risveglio.
Dovette richiudere immediatamente
quella porta perché abbagliato da una luce che non era del Sole,
impossibile da vedere nei bui e profondi sotterranei del castello, ma
di quella A…, di cui lui conosceva le restanti quattro lettere, ma che non riusciva proprio a pronunciare.
A… che riluceva intensa e splendente negli occhi di Draco.
Senza minimamente notare la
presenza di Zabini seduto in una delle poltrone della Sala, il
professor Piton era ritornato velocemente nei suoi appartamenti,
maledicendo l’intera stirpe Malfoy per aver generato un
discendente tanto imbecille e sconsiderato come quel mentecatto che
aveva per figlioccio.
Innamorarsi di un bambino?
Ma come dannazione era stato possibile? Se per i babbani esistevano le
carceri a vita, per il loro mondo c’era direttamente un biglietto
di sola andata per il bacio dei dissennatori, senza neanche una
sola notte ad Azkaban, se l’innocenza di un fanciullo veniva
intaccata.
Ma il vero problema non era che
quello fosse un bambino, dovette ammettere mentre con rabbia e
frustrazione si sedeva sulla poltrona accanto al camino, non credeva
infatti che il giovane Malfoy fosse così stupido, piuttosto chi quel piccino fosse.
Perché non era concepibile,
né razionalmente pensabile, che Draco potesse provare qualcosa
per Harry Potter: non dopo tutti quegli anni di screzi, astio e
dissapori e infine la totale indifferenza da parte del moretto, durante
la guerra, per il biondino.
Eppure mentre adesso assisteva a
quella scena nella Sala Comune, richiamato ad intervenire a gran voce
dai Grifondoro per la presunta diceria che Malfoy avesse fatto del male
a Potter, finalmente con sofferenza capì che invece era tutto vero. Ora infatti le parole erano due: comprensione e dolore.
Perché quel bambino era il
passato di un Potter che non risplendeva, né mai avrebbe
rifulso, della stessa luce del suo amato Draco, e che presto sarebbe
tornato rompendo l’incanto e spezzandogli il cuore.
Ma come un fulmine a ciel sereno,
mentre osservava attonito in che modo quei due si guardassero negli
occhi, si accorse di qualcosa che prima non aveva affatto notato:
quella luce aveva riflessi smeraldini!
Una sensazione che ormai credeva
morta, nell’attimo stesso in cui occhi simili e dallo stesso
intenso e vivido verde di Potter si erano chiusi, dando addio alla vita
a causa di quella A…,
che lui da allora tanto odiava e di cui non era stato più capace
di pronunciarne il nome, cominciò di nuovo a pulsare nel suo
petto: la speranza.
Forse per Draco ce ne era ancora una, che guarda caso, sorridente, gli era seduta proprio sulle ginocchia.
“Principe, ci sono un signore
tutto vestito di nero e i Grifondoro!” Esclamò Harry
attirando l’attenzione di tutte le Serpi sui nuovi arrivati.
Più di un Serpeverde
estrasse allora la bacchetta, alzandosi e formando inconsapevolmente
una barriera protettiva intorno alla poltrona dove stavano Malfoy e il
piccolo Potter.
Ron, Ginny ed Hermione, ancora
increduli e ammutoliti per la scena a cui avevano appena assistito,
estrassero le loro. Ma lo scontro, di cui nell’area si sentiva il
profumo, fu evitato dal professore di Pozioni.
“Come potete constatare,
Potter sta bene.” Strascicò in tono disgustato.
“Quindi ora uscite di qui immediatamente, senza emettere suono, e
andate nella Sala Grande o direttamente a lezione: non mi interessa!
L’importante è che non debba ancora vedere le vostre facce
o sentire la vostra voce, per l’intero giorno!”
Ordinò perentorio e senza discussione ai tre Grifondoro.
“Ma professore! Noi…” Cercò di obiettare Ron.
“Trenta punti tolti a
Grifondoro.” Ghignò l’insegnante. “Continui
pure signor Weasley e le sottrarrò dieci punti per ogni parola
che le uscirà dalla bocca.” Aggiunse in tono maligno.
“Lo stesso vale per sua sorella e la signorina Granger.
Così imparerete a non disturbarmi ancora a causa di fandonie
insensate sui vostri compagni di Serpeverde.”
Hermione, mentre Piton parlava, era
riuscita a districarsi con lo sguardo tra i vari Serpeverde e a trovare
un angolo da cui potesse osservare il loro inconsapevole amico.
Emise un sospiro di sollievo quando
capì che stava realmente bene e guardando Malfoy, non
riuscì a negare che probabilmente Harry stesse davvero in ottime
mani. Ma il terrore si impadronì di lei, quando notò lo
stemma che il piccino portava sulla maglia e ringraziò Merlino
che Ron non se ne fosse invece ancora accorto. E prima che lo facesse e
che una sicura guerra scoppiasse nella Sala Comune dei verde-argento,
afferrò i due fratelli Weasley e uscì dalla stanza,
ordinando poi a quelli che ne erano rimasti fuori di allontanarsi
subito, se non volevano intercorrere nelle ire del professore di
Pozioni.
Tutti repentinamente seguirono il suo consiglio.
Piton aggrottò le
sopracciglia di fronte allo strano comportamento della riccia
Grifondoro e, per capirne la causa, seguì la direzione di quello
che era stato il suo sguardo, ma si ritrovò semplicemente ad
osservare ancora quel paradosso che erano Potter e Malfoy insieme. Non
si avvide però, né trovò strano, la mano del
biondino posata aperta all’altezza del cuore del piccino, quasi
come se sotto avesse voluto nascondervi qualcosa.
A differenza del professore, Draco
infatti sapeva cos’è che aveva spaventato la Grifoncina e,
per quanto si ritrovò mentalmente a ringraziarla per non aver
palesato la questione e quindi turbato Potty, volle evitare di aver
problemi anche con il suo padrino, che sicuramente avrebbe osteggiato
la scelta di accettazione dei Serpeverde e impedito al bambino di
portare il loro simbolo, cosa che lo aveva reso tanto felice.
E il biondino desiderava con tutto
se stesso che quel bimbo felice lo fosse sempre, quindi non avrebbe
permesso ad alcuno di privarlo di quei meravigliosi e dolci sorrisi,
nemmeno alla persona che considerava come un padre.
“E voi? Cosa ci fate ancora
qua? Avanti, andate immediatamente a fare colazione!”
Tuonò scontroso Piton ai suoi studenti, ma prima di uscire dalla
Sala Comune si rigirò verso Malfoy con l’intenzione di
dirgli di stare attento e non fare sciocchezze, ma poi desistette
perché inutile.
Quel maledetto A…
era capace di farti commettere le azioni più assurde: la massima
fra tutte, sacrificare la vita per proteggere il destinatario del
proprio cuore.
E pensare che se fosse servito o avesse potuto, sedici anni prima l’avrebbe fatto anche lui…
“Ma chi è quel signore, Principe?” Volle sapere Harry, dopo che l’uomo se ne fu andato.
“È il professore Severus Piton, il responsabile della Casa dei Serpeverde.”
“Sembra tanto triste!” Proruppe il bimbo in tono abbattuto.
Le poche Serpi rimaste, tranne Draco, ghignarono.
“Potter, Piton tutto è
tranne che triste! È quasi sempre arrabbiato, se non addirittura
infuriato, ma mai veramente felice o dispiaciuto per qualcosa.”
Gli rispose Teo.
“E questo non è
triste?” Fece mogio il piccino. “Forse anche lui vorrebbe
un abbraccio o un bacino, ma nessuno glieli dà. Magari si sente
tanto solo.”
I ghigni scomparvero venendo
sostituiti da espressioni più serie, dato che nessuno di loro,
tranne Malfoy, si era mai veramente preoccupato o interessato della
felicità del loro professore.
“Forse hai ragione,
Potty!” Gli sussurrò il biondino. “Probabilmente
anche il professor Piton ha bisogno solo di un po’
d’affetto per esser più felice. Basta solo che non sia tu
a dargli i bacini.”
“Perché io no?” Domandò confuso Harry.
“Perché devi darli solo a me!” Gli confidò, arrossendo, in un orecchio.
“Solo a te!”
Gli promise, stringendogli forte le braccia intorno al collo e posando
con un sorriso pieno di gioia il capo sulla spalla.
“Ora su, andiamo a fare
colazione! Tu non hai fame?” Draco chiese imbarazzato, notando
gli strani sorriseti sui volti dei suoi amici e facendo scendere Harry
dalle sue gambe.
“Sì, Principe!
Tanta!” Rispose il piccino prendendogli una mano e con
l’altra afferrando la borsa con i suoi libri.
E mentre anche loro lasciavano la
Sala Comune, rimasti soli, Blaise abbassò la sua bacchetta
e lasciò libera la Parkinson.
“Zabini, questa me la paghi!
Anzi me la pagheranno tutti!” Sibilò velenosa la ragazza.
“Come avete osato minacciarmi e permettere a quel moccioso di
indossare il nostro stemma!” Proruppe indignata. “Quello
è Sfregiato, è il Grifondoro che tutti noi odiamo al di
sopra di qualsiasi altro appartenente alla sua Casa, è nostro
nemico, è…”
“È l’ Amore di Draco, Pansy!” Le urlò afferrandola per le braccia.
“No!!! Non può essere!” Si ribellò all’ evidenza la Serpeverde.
“Pansy, ascoltami.” Le
disse con più calma. “Se veramente ci tieni a Draco,
lascia stare quel bambino! Siamo amici da una vita, ma non ti
permetterò di rovinare questi pochi attimi di felicità
che gli sono stati concessi da un destino, purtroppo crudele. Sì
perché quando gli effetti della magia spariranno, Draco
sarà disperato nella consapevolezza che ciò che veramente
prova, e che è riuscito a sentire solo grazie
all’innocenza e al sincero affetto di quel piccino, non è
corrisposto dal Potter adulto. Se lo ami davvero, lascia che viva
almeno questi pochi giorni di vera gioia, perché dopo, tutto
svanirà insieme ai ricordi che quel bambino, a quanto sembra da
quanto accaduto in questi anni, non porterà mai con
sé.”
Detto questo il moretto, lasciando
un ultimo sguardo pieno di significato alla ragazza e sperando
d’esser stato chiaro, si avviò nella Sala Grande.
Pansy, prima di seguirlo, chiuse gli occhi indecisa su cosa fare.
Nel mentre Blaise raggiunse i suoi
amici, che stavano risalendo i lunghi corridoi dei sotterranei, il
piccolo Harry scorse da lontano Neville e lasciando la mano di Draco,
si allontanò dal gruppetto dei Serpeverde e sorridendo gli corse
incontro.
Diciamo che il giovane Malfoy non
gradì affatto quel distacco e un’improvvisa stizza e un
inspiegabile nervosismo si impossessarono di lui. Come Merlino era
possibile che quel Paciock potesse anche solo interessare a Zabini,
proprio non se lo spiegava: lui lo trovava così insulso e
irritante, che non capiva come mai non gli avesse ancora lanciato una
fattura. Ma il prurito che sentì alla mano che stringeva la
bacchetta, mentre osservava, con le palpebre degli occhi strette in due
fessure, quel deficiente fare una carezza tra i capelli del suo Potty, gli confermò che avrebbe provveduto entro breve.
Blaise invece provò qualcosa
di simile, ma indirizzato al bambino, geloso, lui riusciva ad
ammetterlo, del fatto che il piccolo Potter potesse avvicinarsi al suo
amato Grifondoro con tanta semplicità e senza problemi, e
ricevere tutte quelle attenzioni che avrebbe tanto invece desiderato
potessero essere solo per sé.
“Neville! Neville!” Gli gridò contento il piccino andandogli incontro.
“Harry, ciao!” Gli sorrise gioviale il leoncino facendogli una leggera carezza sul capo.
“Ma stamattina non sei venuto
anche tu a vedere se i Serpeverde mi avevano fatto del male?”
Domandò innocentemente il piccino, che aveva trovato strano non
trovare anche lui nella Sala Comune insieme agli altri tre Grifondoro.
Neville voltò il viso verso
le Serpi, che ancora lontani li stavano raggiungendo, e leggermente
arrossì, poi girandosi di nuovo verso Harry, rispose un
po’ balbettando: “Ehm… no! N-non credevo c-che
quella voce fosse v-vera.” Poi allarmatosi continuò:
“Perché te ne hanno fatto Harry?”
Il bimbo scosse la testa:
“No! Sono stati tutti tanto buoni e gentili, soprattutto il
Principe Draco! Stanotte c’era il temporale e io avevo tanta
paura, ma il Principe con una magia l’ha fatto finire e poi mi ha
lasciato dormire con sé nel suo letto. E ieri sera mi ha dato
anche il bacino della buonanotte! Sai, nessuno mai, da che mi ricordi,
me ne aveva mai dato uno.” Il bimbo raccontò con un
sorriso smagliante ed emozionato.
“Sul serio?” Chiese
invece stupito il Grifondoro che, nonostante dopo la cena della sera
precedente si era convinto che Malfoy non fosse un reale pericolo per
il suo piccolo amico, non avrebbe mai creduto che l’algida Serpe
potesse essere così comprensiva e affettuosa con Harry.
“Sì, davvero! E poi
guarda qui!” Il piccino disse indicandosi il maglioncino.
“Adesso anch’io sono un Serpeverde come loro!” Fece
tutto orgoglioso mostrando lo stemma con dentro un serpente
argentato.
Ma il timido Paciock, dopo l’iniziale meraviglia, assunse un’espressione più triste.
“Che c’è Neville? Sei arrabbiato perché adesso dobbiamo essere nemici?”
“Oh no, Harry!” Rispose
con enfasi e abbassandosi per dargli un bacio sulla fronte, senza
notare però gli sguardi carichi di odio e invidia di due
particolari Serpeverde. “Non pensarlo nemmeno! È solo che
tu…” Ma non continuò: avrebbe voluto dirgli che era
anche lui un Grifondoro, ma non vi riuscì rendendosi conto di
quanto felice fosse il piccino proprio per quello stemma, che da grande
invece avrebbe tanto disprezzato.
“… sei un bellissimo
Serpeverde!” Preferì invece concludere, allietandosi poi
del sorriso gioioso e luminoso che in cambio il bimbo gli fece.
“Oh Neville, grazie! Sai,
anche se tu sei un Grifondoro e ora dovremmo essere nemici, anche a me
stai tanto simpatico!”
“Ne sono davvero onorato! Ma
perché dici ‘anche a me’, Harry? A qualcun altro
sono simpatico?” Domandò confuso il Grifoncino.
“Oh sì!” Annuì il piccoletto. “Anche Blaise ti trova tanto, tanto simpatico!”
Paciock si voltò di nuovo
verso il gruppetto dei verde-argento, sempre più vicini, e
quando incontrò gli occhi di zaffiro del moro Serpeverde,
arrossì furiosamente.
“Za-Zabini?” Balbettò il ragazzo, prossimo allo svenimento.
“Oh… ehm… Harry
o-ora d-devo andare! C-ci vediamo d-dopo!” Pronunciò poi,
prima di scappare via e lasciare il bambino confuso al centro del
corridoio.
“Potter!!!” Fece invece
con tono minaccioso Zabini, che raggiuntolo lo aveva sollevato da terra
per poterlo tenere viso contro viso. “Che cosa gli hai
detto?” Strascicò lentamente.
Il piccino non si spaventò,
perché si era convinto che quando i Serpeverde si comportavano
in questo modo era solo per nascondere la propria timidezza.
Quindi candidamente rispose: “Niente! Solo che anche tu lo trovi tanto simpatico!”
Il moretto arrossì, proprio
come pochi attimi prima aveva fatto il Grifondoro, mentre i suoi
compagni scoppiarono a ridere.
“Io ti ammazzo Potter!”
“Tu non ammazzi proprio
nessuno, Blaise!” Dichiarò con occhi fiammeggianti Draco
strappandogli il bambino dalle braccia e circondandolo possessivamente
con le sue.
“Perché lo ammazzo prima io!” Fece guardando arcigno il bimbo, che però continuava a sorridere.
“Perché che ho fatto di male, Principe Draco?”
Malfoy arrossì imbarazzato.
“I Serpeverde non lasciano che i Grifondoro, o
chicchessia,” Sottolineò geloso. “gli diano i baci!
Mi hai capito bene, Potter?”
Harry si strinse forte al biondino e poggiò il capo sul suo petto.
“Solo tu, Principe Draco!” Ripeté quella dolce e fantastica promessa.
“Solo io!”
Gli confermò sommessamente il giovane Malfoy, ed Harry non
capì com’era possibile, ma quella voce sembrava gli fosse
uscita direttamente dal cuore.
N.A. Finalmente ho trovato il tempo di rispondere ai commenti! Scusate davvero se non ho potuto prima! Un bacio a tutti!
Ina:
Grazie di cuore per i tuoi bei complimenti! Ammetto che
all’inizio immedesimarmi in un bambino non è stato affatto
semplice, dato che io non lo sono da un bel po’ di tempo,
però man mano che la storia procedeva, ho trovato sempre meno
difficoltà, proprio come se fosse lo stesso Harry a dettarmi le
battute o quei suoi atteggiamenti tanto imbarazzanti per Draco. Mi fa
quindi davvero tanto piacere che apprezzi così tanto come
descrivo questo piccino e che la fanfiction ti appassioni così
tanto. Ti abbraccio con affetto!
antote:
Ehm… mi sa che Pansy non ti piaccia proprio: è
così? Beh, allora siamo in due! ^___^ Comunque vedrò di
provvedere e di accontentarti, nel frattempo grazie davvero per i tuoi
complimenti! Un bacione grande grande!
hay_chan:
Sono contenta che il cap ti sia piaciuto così tanto da farti
sorridere, e che soprattutto trovi così teneri il piccolo Harry
e il principe Draco. Grazie infinite per i tuoi sempre entusiastici
commenti. Baci! Baci!
_G0tik4_:
Grazie davvero per i tuoi complimenti! Purtroppo per quanto riguarda il
ritorno di Harry adulto non posso dirti niente, se non: non temere!
Infondo nei generi mica ho scritto Triste o Malinconico? Solo che prima
che questo momento arrivi, ci vuole un po’ di tempo,
perché con questa mia storia voglio donare una settimana di vera
felicità alla triste infanzia del piccolo Harry. Spero allora
che continuerai a seguirmi e che se ne avrai voglia, tu voglia
lasciarmi ancora un tuo parere. Un bacio affettuoso!
Metis:
Grazie infinite perché trovi così belli questi miei
capitoli! Ammetto che, quando devo descrivere le scene con i
Serpeverde, mi diverto anch’io tantissimo, nonostante la mia
natura sia nettamente Grifondoro! ^__- Purtroppo non posso svelarti
cosa accadrà quando Harry tornerà adulto, altrimenti
rovinerei la sorpresa. Però pensaci, come tu stessa mi hai una
volta ricordato, in questo momento il Potter adulto è in coma:
chissà che starà sognando! ^___^ Ti abbraccio con affetto
sincero. Kiss!
strega_del_lago:
Ti ringrazio di vero cuore perché trovi così teneri il
piccolo Harry e il principe Draco, ma soprattutto perché li
adori così tanto. Un bacio affettuoso!
dark89:
Spero che quello che sto per scriverti ti dia le rassicurazioni che
stai cercando: questa è una Draco/Harry e non una Harry/Ginny!
^___^ Grazie davvero, perché da quando hai deciso di commentare
nel capitolo 8, non sei mai mancata di farlo anche nei successivi! Ti
abbraccio di cuore! Baci!
Vale Lovegood:
In effetti se Harry non ricorda di questa settimana con il Principe
Draco c’è un motivo, che però verrà svelato
più in là. Purtroppo per il momento, mi dispiace, ma non
posso dirti nulla. Grazie davvero per i tuoi commenti e per i tuoi
tanti e bei complimenti. Ti abbraccio con affetto sincero. Un bacione!
Anto Chan:
Grazie davvero per i tuoi sempre bei complimenti, che apprezzo davvero
tanto. Ricambio con calore il tuo affetto e ci aggiungo una scatola di
Baci!
Hollina:
Grazie davvero per aver deciso di lasciarmi un commento. In effetti
Draco è protettivo con il piccolo Harry, non solo perché
ora sa che cosa ha subito nella sua triste infanzia, ma anche
perché infondo ne è geloso e inconsapevolmente
innamorato. Cioè lo è del grande, ma al momento non
riesce a distinguere il bambino dall’adulto. Ti abbraccio con
vero affetto e perdonami se non riesco ad aggiornare nei tempi brevi
che vorresti, ma ti assicuro che prima proprio non posso. Baci!
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 12 Efp
CAPITOLO 12
Dannazione! Com’era possibile che fosse passato ancora solamente uno stramaledetto minuto?
Si chiese arrabbiato e sempre
più nervoso Draco, che dal suo orologio tornò a posare,
per l’ennesima volta, lo sguardo sul portone della Sala Grande.
Stava fremendo di impazienza e
proprio non capiva come avesse fatto quel moccioso a convincerlo ad
acconsentire a lasciarlo andare.
E poi maledizione, rifletté
imprecando mentalmente per la sua stupida e improvvisa debolezza, non
gli aveva neppure detto dove era diretto!
Oh, ma appena fosse tornato non gli
sarebbero bastati tutti i suoi luminosi sorrisi, o quei teneri occhioni
da piccolo cucciolo, o i suoi soffici bacini… che avevano il
potere di accendergli il fuoco dentro, gli aggiunse sospirando la
vocina al centro del petto… per evitargli la sonora sgridata,
che aveva tutte le intenzioni di fargli.
Beh, forse i baci sì, ammise arrossendo leggermente.
Ma il rossore fu sostituito
immediatamente dal pallore e il suo umore si fece ancora più
cupo, quando la sua mente, sconquassata tra agitazione e straziante
preoccupazione, gli fece notare che la lancetta dei minuti si era
spostata unicamente di un’altra sola tacchetta e non di sessanta,
come la percezione sballata del tempo, che aveva in quel momento, gli
indicava.
Ma perché diamine Potter non tornava?
“Malfoy, smettila di
torturare quell’orologio! Sono passati appena, soli dieci
minuti!” Fece con un ghigno ironico la bionda Daphne.
“E poi se non la smetti di
guardare con quegli occhi il portone, scommetto che tra un po’
prenderà fuoco!” Aggiunse Millicent con lo stesso tono
divertito della Greengrass.
“Dai non ti preoccupare,
Draco. Vedrai che adesso arrivano.” Blaise gli poggiò una
mano sulla spalla, notando quanto teso fosse il suo biondo amico e,
nonostante anche sul suo viso vi fosse la presenza di un tenue e
genuino sorriso, la sua voce era comprensiva.
Diversamente dai suoi amici
infatti, che si stavano divertendo come matti ad osservare il biondo
purosangue così ansioso a causa di quel bambino,
l’espressione serena del moretto era dovuta invece alla
constatazione di quanto quel profondo sentimento stesse riuscendo a
cambiare in meglio e così tanto il suo migliore amico, il cui
viso, solitamente impassibile e imperturbabile di fronte a qualsiasi
situazione, mai come in quel momento mostrava così chiare e
trasparenti le sue emozioni.
Era davvero felice per Draco e
forse lo sarebbe stato maggiormente anche per se stesso, se solo avesse
voltato il capo e avesse notato il cipiglio indispettito del Grifondoro
dei suoi sogni, che guardava con malcelato fastidio
l’intimità con cui la sua mano stava carezzando il
biondino.
“Io non sono
preoccupato!” Digrignò Malfoy tra i denti, minacciando
tutti con lo sguardo e sfidandoli a sostenere il contrario.
Ma le parole di Blaise,
contrariamente ai suoi reali intenti, erano riuscite ad acuire
esponenzialmente il suo livello di irritazione ed inquietudine.
Già perché Potter,
quando erano arrivati di fronte alla Sala Grande e stavano per varcarne
la soglia, aveva espresso il desiderio di andare prima da
un’altra parte e nonostante lui avesse provato a proibirglielo,
giustificandosi che avessero appena mezz’ora per fare colazione
prima che iniziassero le lezioni, e che non aveva tempo per portarlo in
giro per il castello, il fanciullo con tutto il suo candore aveva
replicato che la sua presenza non era affatto necessaria, ma che anzi
al contrario lui dovesse assolutamente aspettarlo dentro seduto alla
tavolata dei Serpeverde.
“Voglio farti una bella
sorpresa, Principe Draco!” Aveva affermato con un caldo sorriso e
con gli occhi che brillavano di aspettativa ed emozione nella speranza
di rendere, con il dono che aveva ideato di fargli, felice il suo amato
Principe e più buona la sua giornata.
Al ché il biondino aveva
inarcato un sopracciglio, pensieroso e indeciso se accontentarlo o
meno: lui adorava le sorprese ma al contempo non voleva che il piccolo
Potter gironzolasse da solo per quell’immenso castello, dove
c’erano più pericoli che stanze e dove soprattutto si
aggiravano i Grifondoro.
“Ti prometto Principe che non
ci metterò tanto!” Provò ancora il piccino,
accortosi della titubanza del Serpeverde. “E poi non sarò
da solo: mi accompagneranno Gregory e Vince!”
I due ragazzi, che stavano
occhieggiando con brama e desiderio il portone della Sala, impazienti
di potervici entrare e fare finalmente un’ abbondante colazione,
spalancarono esterrefatti la bocca e si voltarono a guardare il
piccoletto, che era ancora in braccio a Malfoy.
Ma mentre il bimbo li osservava con
sguardo tranquillo, sicuro che per loro non ci fossero problemi, quello
del biondino era così inquietante e minaccioso che i due
sentirono un tremito angosciante salirgli su per la schiena,
perché anche se alcuna parola era stata pronunciata, quegli
occhi di ghiaccio gli assicuravano un’atroce e terribile vendetta
se al piccolo Potter fosse successo qualcosa.
E convinto che il messaggio fosse
stato recepito, visti i volti pallidi e spaventati di Tiger e Goyle,
Draco aveva concesso il permesso al bambino di andare, ma prima di
farlo scendere a terra gli aveva sussurrato mellifluo
all’orecchio: “Potty, non mi piace aspettare. Quindi ti
conviene metterci il minor tempo possibile, altrimenti…”
Si girò verso Pansy, che li aveva appena raggiunti.
“… potrei decidere di concedere i miei baci a qualcun
altro!” Sottintendendo col suo sguardo a chi si riferisse.
Sapeva che
quell’intimidazione era proprio una bastardata, perché,
seppur non vera, avrebbe fatto soffrire il piccino, ma la prospettiva
di doverlo lasciare, anche solo per qualche minuto, gli aveva provocato
una fitta al petto. Non capiva da dove gli uscivano quelle nuove ma
così intense emozioni, ma quel senso di possessività
misto al suo innato egoismo gli urlavano che Potty era solo suo e che
le sue attenzioni, così come la sua presenza, dovevano essere
esclusivamente e unicamente per lui…
Né per Paciock, né
per i suoi amici, né per qualsiasi altro stramaledettissimo
essere vivente sulla faccia della Terra…
Ma, contrariamente alle sue
aspettative, l’espressione di Harry non era affatto dispiaciuta,
né minimamente triste, piuttosto scocciata.
Il bimbo aveva infatti incrociato le braccia e aveva sbuffato!
“Principeee!” Aveva
detto con tono lamentoso. “Non si dicono le bugie!” Aveva
esclamato cantilenando e poi con un piccolo sorriso, furbetto aveva
aggiunto: “Ricordi? Io conosco il tuo segreto!”
Dopodiché gli aveva dato un bacio sul naso e approfittando dello
sbigottimento del giovane, che era stato letteralmente preso in
contropiede, era riuscito a scivolare dalle sue braccia e, prendendo
per mano i due giganteschi Serpeverde, era scappato via.
“Potter!!! Avevo detto niente
baci!” Gli aveva gridato dietro il biondino, rossissimo in viso,
quando era riuscito finalmente a riprendersi. E con un ghigno felice
aveva ascoltato le risate cristalline del bimbo e la sua vocina che da
lontana gli urlava: “Scusa, Principe!”
Poi con un dito si era sfiorato il
naso e, con gli occhi persi a fissare l’ultimo punto in cui lo
aveva visto, aveva esclamato con intonazione orgogliosa: “Quel
bambino è proprio un degno Serpeverde!”
“Draco, ma di che segreto
parlava Potter?” Aveva chiesto Pansy, invidiosa e disgustata per
quell’ulteriore nauseante scena a cui aveva assistito.
“Non sono fatti tuoi, Parkinson!” Aveva risposto truce Malfoy per poi varcare la soglia della Sala Grande.
Ed ora era seduto al suo posto alla
tavolata Serpeverde, pentendosi amaramente d’ aver affidato il
suo Potty a quei due enormi energumeni. E al solo pensiero che avessero
potuto fargli del male, gli era salita la nausea.
“Oh, io fossi in te, invece
mi preoccuperei!” Disse scherzando Theo. “Dalla fame che
avevano Tiger e Goyle, probabilmente adesso il piccolo Potter
sarà stato già divorato e anche digerito.”
Continuò provocando l’ilarità di parecchie Serpi,
tranne di Blaise, di Daphne, di Pansy e naturalmente di Draco, che
cominciò visibilmente a tremare… di rabbia e paura!
“Dai Draco, non lo stare a
sentire! Lo sai che Theo stava solo giocando.” Provò a
calmarlo la Greengrass, consapevole e spaventata di quanto terribile e
pericoloso il giovane Malfoy potesse diventare, quando si arrabbiava
veramente.
“E poi Potter sicuramente sta
bene! Vince e Gragory non si permetterebbero mai di contravvenire ad un
tuo ordine!” Aggiunse Zabini, con nel cuore lo stesso timore
della biondina.
Fortunatamente le loro parole
riuscirono a placare l’agitazione che imperversava furiosa nel
petto del biondo Serpeverde e più di un verde-argento emise un
sospiro di sollievo, compreso Nott che aveva intuito di essere stato
sul punto di innescare una vera e propria catastrofe.
Ma la quiete durò breve come il battito di una ciglia, almeno fino a quando Pansy non disse la sua.
“Non fare lo sciocco e
controllati, Draco!” Strascicò infatti la moretta.
“Quello di cui ti preoccupi tanto è Harry Potter! Il tuo
opposto, il tuo nemico, la persona il cui nome è sinonimo del
tuo o-d-i-o!” Sillabò quest’ultima parola più per Blaise che per Draco stesso.
Il biondino strinse allora gli
occhi, sprofondando nell’abisso nero e impenetrabile del dubbio e
dell’incertezza, non riuscendo a capire se quella fosse ancora la
sua verità. Ma nel buio più fitto e spesso
all’improvviso si accese una piccola luce che, man mano che il
giovane si lasciava trasportare dai ricordi, diveniva sempre più
forte e splendente illuminando qualcuno che sorridendo gli tendeva le
mani…
Quella luce era quella A…
che col suo calore aveva evaporato il catrame, intriso dell’odio
dalle parole di Pansy, che gli aveva ostruito le vie del cuore e quel
qualcuno era il suo piccolo e amato Potty…
“Potty non è Potter e io non lo odio!” Draco finalmente confessò la sua verità!
Anche se nel suo petto gli parve di
percepire che la vocina non era del tutto d’accordo,
perché nella sua frase, a quanto sembrava, c’era una
parola di troppo: nello specifico, un avverbio di negazione.
Ma il biondino in quel momento non
era pronto a capire quale dei due ‘non’ era da eliminare,
per cui preferì ascoltare il consiglio di un improvviso terrore
che gli stava rivoltando le viscere, che con forza lo supplicò
di zittire la vocina.
Stranamente però nessun
Serpeverde rimase scioccato da questa sua affermazione, quasi loro lo
avessero capito prima di lui, e anzi i suoi amici gli stavano
sorridendo compiaciuti, tranne Pansy i cui occhi brillavano di una luce
sinistra e carica di rancore.
“E ora…”
Continuò alzandosi. “… andrò a
cercar…” Ma il giovane si interruppe perché
udì la voce melodiosa del suo piccolo Potty che aveva appena
fatto il suo ingresso nella grande stanza.
Ogni traccia di preoccupazione scomparve allora dal suo viso, lasciando il posto ad un tenue ed innamorato sorriso: questa almeno fu l’unica parola che venne in mente a chiunque lo vide per descriverlo.
“Principe Draco! Principe
Draco!” Lo chiamò esultante Harry, appena varcata la
soglia. “Guarda come sono alto!” Gongolò felice.
Il bambino infatti era seduto sulle
spalle di Goyle, le cui mani erano saldamente serrate intorno alle sue
gambe per non farlo cadere. Tiger invece gli camminava accanto e mentre
usava una mano per sorreggere un vassoio, teneva l’altra sulla
schiena del fanciullo, per essere di ulteriore supporto al compagno,
quando Potter, proprio come in quel momento, si agitava un po’
troppo.
Cosa che stupì non poco
l’intera scolaresca, tranne Malfoy che era completamente perso a
rimirare il piccino, erano i volti sorridenti e divertiti dei due
giganti Serpeverde, la cui stazza incuteva paura in molti, ma
soprattutto la loro accortezza nell’ evitare che Harry si potesse
far male.
“Vieni qui Potty!” Gli
disse Draco, che fregandosene degli sguardi e dei sussurri meravigliati
dell’intera Sala, gli era andato incontro e ora stendeva le
braccia per stringerlo a sé.
Il piccoletto accolse senza
esitazioni l’invito del suo Principe e con un sorriso smagliante
si lasciò avvolgere dal suo dolce abbraccio: a quel contatto il
giovane Malfoy sentì migliaia di farfalle volargli festanti
nello stomaco.
“Hai visto, Principe? Ero
alto come un gigante! Sai me lo ha detto Vince che esistono i
giganti!” Raccontò entusiasta il bambino mentre
ritornavano alla tavolata verde-argento. “Tu lo hai mai visto un
gigante Principe Draco? Ah e poi, e poi…” Continuò
tutto eccitato con gli occhioni che gli brillavano. “…
Gregory mi ha detto che esistono anche i draghi! Lui ne ha visti
quattro!!!” Fece col faccino sbalordito. “Li volevo vedere
anch’io però Vince dice che adesso sono in Romania. Ma
è lontana la Romania, Principe Draco? Ti prego! Ti prego! Mi ci
porti? Voglio vedere un drago! E poi ci sono anche i Troll di montagna
e i licantropi! Quelli però non li voglio vedere: Gragory ha
detto che sono pericolosi, anche se io non ho paura!” Poi un
po’ rosso in viso aggiunse: “Forse un po’,
sì!” Ma il sorriso gli tornò mentre elencava le
altre fantastiche creature che Tiger e Goyle gli avevano descritto:
come le fate, i cavalli alati, gli unicorni, gli gnomi e i folletti.
E Draco non lo interruppe mai,
mentre lasciava che quella stupenda sensazione, che provava
nell’ascoltare la sua voce eccitata e gioiosa,
nell’osservare la calda luce che gli illuminava il volto con quei
meravigliosi sorrisi o nel sentire il tocco gentile delle sue delicate
manine che gli carezzavano i capelli, gli scaldasse il cuore col fuoco
della felicità.
Quando si furono accomodati il
bambino, che sedeva sulle gambe del biondino, smise però di
parlare e timidamente avvicinò il vassoio che Vincent aveva
poggiato sul tavolo.
Con mani tremanti, un po’ per
l’emozione e un po’ per la paura che il suo pensiero non
piacesse, Harry ne sollevò il coperchio, svelando dei caldi e
profumati biscotti con le macchie di cioccolata.
“Ti piace la mia sorpresa,
Principe? Ti ho preparato i biscotti!” Fece rosso in viso il
bimbo, porgendogliene uno con un sorriso insicuro. Sorriso che
però scomparve quando il piccino constatò che il biondino
non aveva avuto alcuna reazione e soprattutto non si era avvicinato per
assaggiare il suo dolce.
Tiger e Goyle indurirono allora i
tratti del viso e per la prima volta da che conoscevano Draco,
praticamente da sempre, gli insorsero contro.
“Malfoy, perché
diamine non mangi quei biscotti? Potter ci ha messo tanto impegno e
gioia per farteli!” Esclamò adirato Vince.
“E poi li ha realizzati
unicamente per te! Non ha voluto farcene assaggiare nemmeno uno,
perché diceva che erano per il suo Principe Draco!”
Proruppe non meno arrabbiato dal compagno, Gragory.
“Pft!” Fece invece
ghignante Pansy. “Che c’è avete dimenticato che
è da quando è finita la guerra che Draco non mangia
più dolci? Potevate risparmiargliela a Potter tutta questa
fatica.” Aggiunse con disprezzo e malcelata soddisfazione nel
constatare lo sguardo ora dispiaciuto del piccoletto.
I Serpeverde che sapevano il motivo
della scelta del biondino di non assaggiare più i dolci, misero
su un’espressione rattristata, rivolta in parte al giovane Malfoy
e in parte alla delusione del piccolo Potter.
Harry avendo compreso d’aver
fatto un errore e che forse sarebbe stato meglio chiedere prima,
abbassò mogio la testa e lentamente anche la mano che manteneva
il biscotto, ma prima di poterlo riporre nel vassoio, la mano grande
del Principe gli afferrò con delicatezza il braccio e lo
rialzò, in modo d’avere il dolcetto a portata di bocca.
E con una gioia che aumentava di
morso in morso, il bambino osservò eccitato il biondino finire
tutto il suo biscotto e prenderne un altro.
“Mmm!!! Potter sono deliziosi!” Esclamò estasiato e sincero il ragazzo.
“Davvero ti piacciono Principe?” Domandò contento Harry avvolgendogli strette le braccia intorno al collo.
“Da impazzire!”
Confermò Draco mangiandosi il secondo e ricambiando forte
l’abbraccio, assaporando quei dolci e al contempo riprovando lo
stesso calore e lo stesso affetto che sentiva ogni qualvolta assaggiava
i pasticcini che sua madre faceva preparare appositamente per lui.
Sensazioni fantastiche che pensava, dopo la guerra e la morte dei suoi genitori, non avrebbe mai più potuto provare.
Ma il sapore dei biscotti del
piccolo Potty era lo stesso di quelli di sua madre: la loro fragranza
raggiungeva direttamente il cuore.
Occhi attenti avrebbero giurato che lo sguardo di Malfoy era commosso.
Blaise e Daphne sorrisero,
comprendendo che per il loro amato amico non doveva essere facile
gestire la portata di sentimenti così intensi e travolgenti, ma
quel bambino, con il potere del suo infinito Amore
per il suo Principe Draco, stava creando delle magie incredibili,
più potenti di qualsiasi incantesimo sarebbe mai potuto uscire
dalle loro bacchette, riportando nella sua vita quella felicità
e quelle dolci emozioni che per troppo gli erano state precluse.
Anche se con profonda riluttanza
Draco, sotto insistenza del piccino dispiaciuto di non averne fatto
anche per i Serpeverde, aveva accettato di condividere i suoi biscotti con i suoi amici: ma la condizione era che potevano prenderne solo uno, i restanti rimanevano a lui.
Con meraviglia vide Harry
afferrarne uno e, stendendosi praticamente sulla tavola, darlo con un
timoroso sorriso anche a Pansy, ringraziandola ancora per averlo
accettato tra i Serpeverde.
Quel bambino era troppo buono, ma
soprattutto ingenuo: fortuna che non si accorse che la moretta non
mangiò il suo dolcino.
Il bimbo, ancora avvolto tra le braccia del biondino, alzò il viso per poterlo guardare negli occhi.
“Vedrai Principe, domani te ne faccio tanti, tanti di più!”
Draco abbassò il suo di viso ritrovandosi a pochi centimetri da quello del bimbo.
“Non credo che mangerò biscotti domani.” Disse con uno strano e giocoso sorriso.
Harry mise su un’espressione delusa.
“Ohh! Allora che cosa?”
“Credo che mangerò te, mio piccolo Potty!” Gli sussurrò con voce sensuale.
Il piccino sorrise divertito. “Principe ma io non sono buono come un biscotto!”
Malfoy chiuse gli occhi e deglutì mentre la visione che aveva avuto nel bagno quella mattina gli tornava alla mente.
“Mmm… Invece mi sa,
che tu sia molto più buono!” Poi riaperti gli occhi si
ritrovò a fissare quella piccola e innocente bocca.
“Ti cospargerò di
cioccolata e ti mangerò di baci!” Sospirò fievole
riducendo ulteriormente la distanza che li divideva.
“Allora va bene!”
Sussurrò dolce il bimbo consapevole che adesso avrebbe ricevuto
sicuramente un bacio, anche se il Principe stava guardando dalla parte
sbagliata: lì c’era la sua bocca, mica la sua guancia!
Ma non ci fu alcun bacio,
perché il biondino si ritrovò all’improvviso zuppo
di acqua: Daphne infatti gliene aveva versato addosso un’intera
brocca.
“Greengrass, ma sei
impazzita!” Fece scioccato il ragazzo, allontanandosi da Harry e
del tutto inconsapevole di quello che stava per fare, perché
ancora una volta caduto in quella specie di trance.
“Ehm… Scusa Draco! Non
l’ho fatto a posta?” Domandò, conscia che non
reggeva come scusa. Per fortuna però le risate divertite del
piccolo Harry distrassero il Serpeverde e le evitarono una sicura
sfuriata con conseguente lancio di fattura.
“Principe Draco, sei così buffo!”
“Piccolo insolente come osi?
Un Malfoy non è buffo, ma bellissimo sempre e comunque!”
Il Serpeverde disse con espressione altezzosa e aria di sfida,
avvicinandosi di nuovo al viso del piccino, scuotendo la testa e
bagnandolo con le goccioline d’acqua che scappavano dai suoi
capelli.
“No! No! Principe! Basta! Basta!” Fece tra le risate il piccino che con le manine cercava di fermare il ragazzo.
“Esatto, basta!”
Affermò invece con voce strozzata Blaise, interrompendo i loro
giochi. “Su forza, dobbiamo andare a lezione Draco. È
meglio andare ora.”
La bionda Serpe annuì e,
dopo aver usato un incantesimo per asciugare entrambi, prese per mano
il piccolo Potty e insieme uscirono dalla Sala Grande. Zabini con un
cenno del capo, ordinò alla Buldstrode, a Nott, Tiger e Goyle di
andare con loro.
Pian piano la Sala si svuotò e al tavolo Serpeverde rimasero solo la Greengrass, Blaise e la Parkinson.
“Cazzo!” Esclamò il moretto preoccupato.
“Salazar, hai visto gli occhi di Draco, Blaise? Bruciavano di… di… desiderio!” Proruppe sconvolta Daphne.
“Già, purtroppo
l’ho notato anch’io! Non credevo fosse possibile con Potter
bambino, ma a quanto sembra anche il suo lato passionale sta uscendo
allo scoperto e non solo quello emotivo e sentimentale.”
“E credi che potrebbe approfittare del piccolo Harry?” Domandò spaventata la biondina.
“No!” Zabini rispose
sicuro. “Però sembra che in questo momento Draco sia
piuttosto confuso. Lo hai sentito no? Per lui quel bambino non è
il Potter che conosce da anni. Semplicemente, credo che dobbiamo stare
attenti e fermarlo nel caso ci accorgessimo che sta oltrepassando il
limite.” Consigliò saggiamente il ragazzo, per poi
voltarsi verso Pansy e aggiungere arrabbiato: “E tu, a quanto
pare non hai capito un cazzo di quello che ti ho detto prima.
Però ti avverto per l’ultima volta: fa tutte le battutine
velenose che vuoi, anche se non penso ti convengano in quanto ti si
stanno ritorcendo sempre contro, ma non toccare Potter!”
Detto questo Blaise e Daphne si alzarono anche loro e si diressero a lezione.
Erano rimasti nella Sala Grande
solo pochi studenti e del settimo anno solo la Parkinson e la Granger,
ma la professoressa McGranitt, che era appena entrata nella stanza
quasi correndo, non si avvide di Hermione e si diresse direttamente
dalla mora Serpeverde.
“Sia ringraziato Merlino
d’averla trovata, signorina Parkinson! Deve correre
immediatamente dal signor Malfoy e comunicargli che lui e il piccolo
Harry sono esentati dalla prima ora di lezione di Storia della
Magia!” Disse tutto d’un fiato la donna.
“Ma perché professoressa?” Domandò curiosa la ragazza.
“Il professor Ruf…” Ansimò. “… è un fantasma
ed io e il preside riteniamo che il bambino non dovrebbe vederlo. E ora
su corra, faccia presto!” La incitò la professoressa con
sguardo ansioso.
Pansy annuì, ma prima di
alzarsi sbriciolò con la mano il biscotto che le aveva dato il
moccioso e sul suo viso comparve un sadico sorriso, che purtroppo la
Capocasa di Grifondoro non vide.
Per percorrere la distanza dalla
Sala Grande alla classe di Storia della Magia ci volevano al massimo
cinque minuti, se si correva e si avevano le gambe forti e agili di
un’ adolescente e non quelle più lente e stanche di
un’anziana professoressa di Trasfigurazione, si poteva arrivare
addirittura a tre, Pansy ce ne impiegò invece quindici.
Anche se le sue intenzioni erano di
non andare proprio, la ragazza temeva la dolorosa punizione che avrebbe
ricevuto da Draco se avesse saputo che lei aveva ricevuto
l’incarico di avvertirlo, e quindi aveva deciso semplicemente di
arrivare un po’ in ritardo.
Non era stupida e amaramente aveva
compreso che le parole di Blaise erano tutte vere, però a tutti
i costi doveva impedire che il giovane Malfoy si rendesse conto di
quello che realmente provava, cosa che, da quanto successo solo in
quelle poche ore, sarebbe avvenuta entro prima.
Doveva trovare un modo per
allontanare quel bambino dal suo amato, ma nel frattempo si sarebbe
divertita un po’, osservandolo mentre frignava per la paura dei
fantasmi.
Ma quando aprì la porta dell’aula quello che vide non era minimamente paragonabile alla paura…
Era invece il dolore puro e straziante di un piccolo cuore che tra le lacrime gridava:
“Voglio la mia mamma e il mio papà!”
N.A.
Lo so, penserete che sono cattiva per come ho concluso il capitolo,
visto soprattutto come diversamente era iniziato. E probabilmente avete
ragione, anche perché per una settimana non ci sarò e
quindi non potrò né scrivere e quindi aggiornare, prima
della metà di Agosto. Però per farmi perdonare giuro che
la restante parte della giornata per il piccolo Harry sarà
meravigliosa, per Draco… ehm questo non ve lo dico! ^__^
Ricordate: sono cattiva! Un bacione affettuoso a tutti! Infinity19
Passiamo ai ringraziamenti:
Ina:
E sì, come te anch’io adoro le Blaise/Neville, ma vado
letteralmente pazza per le Draco/Harry, di cui sono letteralmente
innamorata! *__* Grazie infinite per i bei complimenti e scusami se non
ho colto ancora il tuo invito a leggere la tua storia: ti assicuro che
appena avrò un po’ di tempo, non mancherò. Un bacio
affettuoso!
dark89:
Scusa, probabilmente l’altra volta mi sono espressa un po’
male, ma volevo solo assicurarti che alla fine andrà tutto bene
e che Ginny non riuscirà ad ostacolare il vero Amore…
Purtroppo però la museruola alla Parkinson non è servita,
probabilmente ci riuscirebbe solo un’Avada, che ti assicuri in
molti sono propensi a lanciarle. Grazie per il commento ma soprattutto
di esserci sempre! Ti abbraccio forte e con affetto!
MissChocoHolic:
Non sai che gioia e che onore leggere che questa addirittura è
la tua fanfiction preferita in assoluto! Mi hai fatto arrossire e
gongolare come una scema! *__* Ti ringrazio di cuore per i bei
complimenti e sai che ti dico invece che mio, un bel bacino te lo
faccio mandare dal piccolo Harry… Ehm no, meglio di no, Draco
non sembra tanto d’accordo e il suo sguardo, ma soprattutto la
bacchetta che stringe fra le mani, mi fanno un po’ paura. Mi
dispiace ma dovrai accontentarti del mio ^__* Kiss!
Hollina:
Sono contenta che la parte su Piton ti sia piaciuta! Io adoro questo
personaggio, anche se ammetto che la mia venerazione per lui è
cominciata solo dopo aver letto il settimo libro. E grazie davvero per
i complimenti! Ti abbraccio con affetto e ti mando un grande bacio!
antote:
Grazie per i complimenti! In realtà quando ho pensato di
scrivere questa storia avevo immaginato di realizzare un capitolo,
massimo due, per ogni giorno che Harry restava bambino. Ma con
l’evolversi del tempo altre idee si sono aggiunte e come vedi
siamo al dodicesimo capitolo e abbiamo appena iniziato la prima ora
della prima lezione del primo giorno! Sinceramente non so proprio dirti
tra quando potrai vedere la parola fine, ma ti posso assicurare che ci
vorrà ancora un po’. Nel frattempo ti abbraccio e ti mando
un bacio con tanto affetto!
Anto Chan:
Che dire i bambini con la loro innocenza sono la bocca della
verità e non si fanno gli stessi problemi degli adulti a
manifestare i loro sentimenti. Probabilmente sia Blaise, che Draco o
anche lo stesso Piton, dovrebbero imparare dal piccolo Harry,
l’unico per il momento a cui, quella parola che inizia con la
A…, non fa affatto paura! Ricambio con calore il tuo affetto e
ti mando un dolce abbraccio!
Vale Lovegood:
È bello sapere che trovi così dolce questo piccino, che
con i suoi occhi tanto puri, riesce a leggere fin dentro ai cuori delle
persone più chiuse e fredde e a manifestare innocentemente tutto
quello che sente. Ti ringrazio davvero perché hai trovato la
parte su Piton perfetta, stupenda la scena con Neville e la gelosia di
Draco e Blaise tanto divertente. La mia gioia è sapere che
questa storia ti piace così tanto. Ti abbraccio con immenso
affetto!
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 13 EFP
CAPITOLO 13
Il piccolo Harry era a dir poco
elettrizzato alla prospettiva di poter seguire le lezioni del Principe,
impaziente di poter finalmente scoprire e assistere alle bellezze della
magia, di cui inspiegabilmente si sentiva attratto quasi fosse parte di
sé.
Era una sensazione strana eppure,
da quando era arrivato in quel castello fatato, il bimbo sentiva
scorrergli nelle vene un’energia travolgente e bellissima, che
sembrava catalizzarsi tutta sulle punte delle dita delle sue mani.
Un’energia fantastica che profumava di storia antica e di legami
indissolubili, che sapeva di famiglia e che da sempre custodiva nel
cuore.
Theo però gli aveva detto
che la prima ora era di Storia e che l’insegnante di quella
materia era talmente noioso che nell’ascoltarlo si rischiava di
prender sonno, ma nonostante questo il piccino attraversò la
soglia dell’aula con un sorriso eccitato, desideroso di
apprendere il più possibile da quel mondo stupendo e
meraviglioso.
Ma non ebbe fatto che pochi passi
che Harry si fermò registrando qualcosa di davvero incredibile,
se non addirittura impossibile: il professore, o almeno così
credeva dati i capelli e la barba bianchi, fluttuava nell’aria e
soprattutto era semitrasparente.
Il sorriso con cui era entrato si spense, venendo sostituito da un’espressione triste e malinconica.
“Potty, dai vieni?
Perché ti sei fermato?” Gli chiese Draco che, non
accortosi di nulla, lo guidò fino al suo posto e lo fece
accomodare accanto a sé, senza notare che per tutto il tempo il
piccino aveva tenuto lo sguardo fisso sulla cattedra.
Ma dopo qualche minuto, in cui il
bambino non aveva proferito parola, il biondino intuì che
qualcosa non andava, soprattutto quando si avvide che sul suo dolce
visino era scomparsa ogni traccia di allegria.
“Potty che succede?” Gli domandò con voce allarmata e seguendo confuso la direzione del suo sguardo.
Harry però non rispose,
perso in chissà quali pensieri, e il giovane Malfoy
cominciò realmente a preoccuparsi quando con una mano gli
afferrò gentilmente il mento e lo voltò verso sé
per poterlo guardare in faccia, e si accorse che i suoi occhi erano
umidi per lacrime che sembrava, entro breve, sarebbero sgorgate copiose.
“Potty, piccolo, che
c’è? Parlami!” Pretese accorato, prendendogli il
viso tra entrambe le mani, visto che il bimbo non faceva che girarsi e
sfuggire il suo sguardo, calamitato da qualcosa, che il biondino non
riusciva ancora ad identificare, che stava attirando tutta la sua
attenzione.
Ma Harry continuava a tacere e quel
suo silenzio stava letteralmente spaventando il Serpeverde,
perché seppur dalla sua bocca non usciva alcun suono, quegli
occhi stupendi, dal colore dello smeraldo, sembravano bruciare per un
dolore troppo intenso e così grande da sostenere per un bambino
tanto buono e dolce, come il suo adorato e bellissimo Potty.
Un dolore immenso che gridava e si
ribellava, che con le sue urla era giunto al cuore di Draco e con voce
disperata raccontava storie di ingiustizia e di solitudine e chiedeva
straziato ‘Perché?’.
“Draco, che gli hai fatto?” Domandò infuriata Daphne appena arrivata in classe con Blaise.
“Lui non
c’entra.” Rispose Millicent. “È da quando
siamo entrati che Potter si comporta così.”
Intanto il biondino aveva
cominciato a fargli dolci carezze tra i capelli e sulle guance,
spronandolo gentilmente a rivelare qual’era il problema,
finché rendendosi conto che il suo sguardo mirava sempre dalla
stessa parte, cauto suppose: “Potty, è il professor Ruf
che ti ha fatto dispiacere, non è così?”
Il bambino finalmente sembrò accorgersi di lui e guardandolo negli occhi lentamente annuì.
“È perché è un fantasma?”
Harry fece ancora sì con la testa.
“E tu hai paura, Potty? Hai
paura dei fantasmi? Per questo i tuoi begli occhioni sono pieni di
lacrime?” Malfoy proseguì con un sorriso rassicurante
sperando fosse quello il motivo.
Questa volta però il bimbo
negò e con voce tremula sussurrò piano: “Principe,
ma è morto?”
“Sì, Potty.”
Draco rispose fievole per poi impallidire subito dopo, mentre con una
fitta al cuore cominciava amaramente a comprendere e a dare un senso a
quel dolore che sentiva dentro, e che non era altro che un debole
riflesso di quello smisurato che stava provando in quel momento il
bambino.
“E… e non… non ci è andato in Paradiso?” Il piccino domandò sconvolto e incredulo.
“No, Potty. No!”
Dracò affermò con enfasi afferrandolo per le spalle, ma
le sue parole non erano una risposta alla sua domanda, piuttosto una
supplica affinché non continuasse quel discorso di cui lui
purtroppo conosceva già dolorosamente la storia, e che non
voleva assolutamente che il suo Potty rivivesse.
“Però ora basta
parlare di queste cose.” Dichiarò con voce decisa.
“Adesso io e te ce ne andiamo fuori a fare una bella passeggiata
e a vedere la sirena da vicino. Vuoi, Potty?” Propose, sperando
di distrarlo e fargli cambiare argomento. “Oppure…”
Continuò con voce incrinata e sempre più spaventata
perché Harry adesso aveva cominciato a piangere. “…
ti faccio vedere le fatine e gli unicorni e dopo… e dopo
prenderò la mia scopa e voleremo su alti nel cielo.”
Ma il bimbo non lo stava più ascoltando, mentre il suo corpicino tremava perché scosso da un pianto dirotto.
“Anche… anche la mia mamma e… e il mio papà sono… sono morti, Principe Draco!”
Riuscì a farfugliare con difficoltà tra i singhiozzi.
“Io… io… non me li ricordo perché…
perché ero tanto piccolo, però…
però… mi mancano così tanto!!!” Gridò disperato, e Draco si sentì morire di fronte a quel dolore tanto atroce e straziante.
Voleva distruggere qualcosa,
prendere a calci e a pugni il mondo intero, fare qualsiasi cosa pur di
scaricare la profonda ira che provava in quel momento per quel fato,
tanto crudele e terribile, che aveva fatto soffrire il suo amato Potty.
Draco non sopportava il dolore in
generale, non solo quello fisico ma anche quello dell’anima e del
cuore, e pur di non sentirlo si riempiva di potenti pozioni
antidolorifiche o fingeva di considerare Odio ciò che invece era Amore,
imbottendosi di flaconi di falsa Indifferenza, o ancora si impuntava
con cocciutaggine a non voler completare quella parola che iniziava con
la A… e che provava unicamente e solamente per Potter, e non solo il bambino.
Eppure adesso, di fronte a quelle
lacrime, Draco percepì con chiarezza che avrebbe di gran lunga
preferito portare lui stesso il pesante carico che opprimeva il cuore
del suo piccolo Potty, pur di poterlo vedere sempre felice: proprio
come avrebbe fatto un vero Principe delle fiabe.
Se fosse servito a cambiare gli eventi e a ritornargli indietro la sua famiglia, sarebbe stato disposto a tutto…
…anche a sacrificare la propria vita…
L’atto più assurdo, come lo avrebbe definito Piton, del vero Amore, ma che Malfoy imperterrito preferiva continuare a chiamare solo A…
“Ma… forse
anche… anche la mia… mamma e… e il mio papà
sono… sono fantasmi, proprio come… come il professore.
Eh, Principe Draco?” Si illuminò all’improvviso
Harry con negli occhi una speranza che fece ancora più male al
biondino e ai suoi amici, che stavano assistendo a quella scena col
cuore stretto in una pena infinita.
I Serpeverde, notoriamente tanto
freddi, non riuscirono infatti a restare insensibili di fronte a quel
piccino, che disperato si aggrappava a quella fievole, ma loro con
tristezza sapevano irrealizzabile, speranza di poter riavere, anche se
in una forma effimera, i suoi genitori: e mentre i ragazzi stringevano
i pugni per la frustrazione e la rabbia, Daphne e Millicent avevano gli
occhi rossi e lucidi.
Il giovane Malfoy era rimasto
invece impietrito senza riuscire a proferire parola, non sapendo, ma
soprattutto non volendo, dare risposta a quella domanda, che avrebbe
distrutto quell’ illusione creata dal bisogno sconfinato di
affetto che Harry aveva.
Merlino! Anche lui aveva perso i
suoi genitori in quell’assurda guerra, ma a differenza del
piccolo Potter, Draco aveva avuto la possibilità di averli
accanto per ben diciassette anni, e davvero non sapeva come avrebbe
potuto mai fare se invece gli fosse capitata la stessa crudele sorte
del salvatore del mondo magico.
Anche se era necessario ed
indispensabile dirgli la verità, la bionda Serpe avrebbe tanto
voluto non dovergli arrecare un’ulteriore e ancora più
truce sofferenza.
Ma qualsiasi cosa avesse detto non
sarebbe comunque servita a niente, perché il bambino non lo
avrebbe minimamente ascoltato, né preso in considerazione: non
ora, infervorato com’era dalla convinzione che quella sua ipotesi
era invece concreta e che presto avrebbe rivisto la sua mamma e il suo
papà.
Non potevano infatti averlo
lasciato solo, non con i Dursley che erano così tanto cattivi
con lui, ne era certo. Sicuramente erano diventati fantasmi per
potergli restare sempre vicino, solo che non era mai riuscito a vederli
perché probabilmente serviva la magia, o un posto magico come
quel castello, affinché ciò avvenisse. E non li aveva
ancora visti da quando vi era arrivato perché magari non
sapevano che ora era lì o come fare per raggiungerlo, e forse
bastava semplicemente che qualcuno che fosse come loro li andasse a
chiamare. Sì doveva essere di certo così!
La sua mente desunse fomentata e
incentivata unicamente dalle ragioni del cuore e dal suo disperato e
irrazionale bisogno di riunirsi alla sua famiglia.
Nel giro di pochi attimi, il
piccino allora si liberò della morsa con cui lo stringeva il
Principe e, senza che questi potesse fermarlo, corse verso la cattedra
col cuore che gli batteva forte per l’emozione.
Ma quel professore doveva essere
stato in vita una persona davvero molto cattiva, proprio come lo era da
fantasma, perché continuava a negare di conoscere i suoi
genitori e a ripetergli di tornare a posto, perché si era fatto
tardi e doveva cominciare subito la sua lezione: non aveva tempo per
quelle sciocchezze.
Ma la sua mamma e il suo papà non erano una sciocchezza! Harry cominciò di nuovo a piangere disperato.
“La… la prego!
Per… per piacere! Li vada a… a chiamare! Io… io li
voglio… vedere! Per favore! Gli devo… dire tan…
tante cose! Del Principe… Draco e… e della… della
Magia!” Lo supplicò il bambino con gli occhi pieni di
lacrime e nel farlo, provò ad aggrapparsi alle sue vesti, ma tra
le sue mani trovò solo aria e per lo slancio che si era dato
cadde rovinosamente inginocchiato a terra.
Adesso Daphne e Millicent stavano
anche loro silenziosamente piangendo, mentre i ragazzi di Serpeverde
avevano tutti lo sguardo basso e provavano invano a nascondere la loro
commozione.
Gli studenti del settimo anno di
Corvonero, che condividevano con loro l’ora di Storia della
Magia, guardavano invece ora il piccolo Potter, ora i verde-argento,
con espressioni tristi e a tratti sconvolte.
Il professore Ruf al contrario,
borbottando che non era ammissibile fare lezione con dei bambini
capricciosi che creavano solo confusione, indispettito lasciò
l’aula avviandosi in presidenza per portare le sue rimostranze a
Silente.
Draco invece aveva dovuto chiudere
gli occhi, per impedirsi di lasciar libero sfogo a quelle lacrime che,
pur di uscire, prepotenti provavano a forzare le sue palpebre; avrebbe
anche voluto poter perdere il senso dell’udito, perché le
parole straziate del piccolo Harry e il suo pianto addolorato gli
avevano spaccato il cuore, frantumandolo in tanti pezzettini.
Quanto stronzo, bastardo e
insensibile era stato in tutti quegli anni con Potter per tutte le
volte che aveva preso in giro i suoi genitori, che aveva permesso al
suo rancore di avventarsi spietato su quell’anima già
squarciata dalle ferite di un’infanzia terribile e da un destino
meschino e atroce.
Aveva commesso un imperdonabile
errore, adesso riusciva a riconoscerlo, e né il suo orgoglio,
né la scusa che non immaginava cos’è che il
Grifondoro celava davvero nel cuore, servivano a giustificare le sue
azioni tanto malvagie.
Non c’era da stupirsi se Harry Potter non era diventato, né sarebbe mai stato, suo amico…
E quel pensiero, per il momento preferiva non chiedersene il perché, gli fece ancora più male…
Ma se ormai era troppo tardi con il diciassettenne, Draco si ripromise di rimediare invece con il bambino.
Il Serpeverde riaprì gli
occhi e, determinato e spinto da quella nuova decisione, si alzò
dal suo posto e si diresse dal piccino.
Non poteva permettere che provasse
ancora quella sensazione di fragile solitudine, lasciarlo inerme e
indifeso accovacciato su quel sudicio pavimento. Doveva, voleva
assolutamente abbracciarlo, accarezzarlo, essergli vicino, consolarlo
con tanti baci, farlo sentire protetto e al sicuro, condividere con lui
il suo dolore e lenirlo con il suo A… affetto!
Purtroppo però non giunse in
tempo, non che la distanza fosse molta, ma lo aveva preceduto Ron
Weasley, che era appena arrivato in aula insieme alla Granger e a
Paciock. Il rossino infatti, mentre Hermione e Neville erano rimasti
bloccati sulla porta atterriti per la scena inaspettata a cui si erano
trovati ad assistere, si era precipitato immediatamente sul suo
inconsapevole amico e prevenendo Draco ancora una volta, proprio come
sette anni prima, gli si era inginocchiato accanto e lo aveva stretto
tra le sue braccia.
Di nuovo lui! Constatò con invidia e frustrazione il biondo Serpeverde.
“Malfoy, perché
diamine non lo hai portato fuori, come ti era stato detto di
fare?” Gli domandò infuriata la riccia Grifondoro.
“Granger, non so di che
Merlino stai parlando!” Esclamò altrettanto arrabbiato
Malfoy, mentre i suoi occhi osservavano con astio e odio cocente il
Pezzente, che stava sfiorando con le sue sporche e indegne mani il suo,
e soltanto suo, Potty.
“Lascia stare, Hermione! Te
lo avevo detto che di questa infida Serpe non ci si poteva fidare! A
lui di Harry non gliene frega niente!” Proruppe Ron continuando a
stringere a sé il bambino, ma senza rendersi conto che il
fanciullo non stava ricambiando il suo abbraccio.
“Non è vero Weasley! Tu non sai niente di Draco e di quanto vuol be…”
“Sta zitta, Daphne!” La
interruppe con sguardo gelido il biondino, che non voleva che anche i
Grifondoro scoprissero quella che lui riteneva una devastante e fin
troppo attaccabile debolezza. Anche se quel ‘Non è
vero!’ lo stava gridando con forza anche il suo cuore.
“E poi, come dannazione avrei
mai potuto immaginare che sarebbe successo tutto questo casino se Potty
avesse visto un fantasma? Ieri sera in Sala Grande non è
accaduto nulla di tutto ques…” Draco però non
terminò la frase, ritornato col pensiero alla sera precedente e
resosi conto che…
“Ma non c’erano
fantasmi ieri sera in Sala Grande!” Affermò, come
folgorata, la Granger che aveva fatto lo stesso percosso mentale del
Serpeverde, per poi continuare: “Probabilmente Silente aveva
già preso provvedimenti. Comunque questo non ti giustifica
Malfoy! La McGranitt ti aveva ordinato chiaramente di saltare la
lezione di Storia della Magia, per impedire che Harry vedesse il
professor Ruf!”
“Te lo continuo a ripetere,
Granger! Non so di che diamine stai parlando! A me nessuno ha detto
niente!” Digrignò tra i denti Malfoy.
“Non ti credo!” Fece la
Grifoncina con occhi dardeggianti fuoco. “Ho sentito io stessa la
professoressa dir…”
“Aspetta Hermione!” La
fermò Neville, che per tutto il tempo era rimasto a guardare
impotente il suo piccolo amico che stava continuando, anche se di meno,
a piangere. “Guarda bene: lei non c’è!”
La ragazza supervisionò l’intera stanza e si accorse che in effetti il compagno aveva ragione.
“Di chi stai parlando, Paciock?” Gli chiese in tono gentile Blaise.
“Della Parkinson. È a
lei che la professoressa ha ordinato di venire a chiamare Harry e
Malfoy.” Rispose timido il ragazzo.
“Quella stronza me la
pagherà cara!” Sussurrò a bassa voce, per non farsi
sentire dal piccolo, e inviperito il giovane Malfoy, trovando consenso
e approvazione negli occhi dei suoi compagni Serpeverde.
“Questo non cambia
nulla!” Disse invece con un ghigno di superiorità Ron,
guardando con sfrontatezza il biondino. “Malfoy non è
adatto a tenere un bambino e soprattutto, da quanto appena accaduto,
non di avere la custodia dal piccolo Harry. D’ora in poi non
permetterò più che si avvicini anche di un solo passo a
lui.” Concluse senza notare lo sguardo ora atterrito e
terrorizzato del piccino. “ E poi…” Aggiunse, ma
subito si paralizzò quando si accorse di una cosa orribile e
terrificante, che gli fece letteralmente strabuzzare gli occhi e
diventar rossa di rabbia la faccia: lo stemma di Serpeverde sul petto
di Harry Potter.
“E que-questo che… che
cos’è, Harry?” Balbettò stravolto il rosso
Grifondoro. “Oh, Merlino santissimo! Quel maledetto deve averti
fatto il lavaggio del cervello! Harry toglitelo immediatamente! Tu non
sei un Serpeverde, tu sei un Grifondoro!” Gli urlò contro,
provando con una mano a staccargli l’emblema dei verde-argento
dal maglioncino, e il piccino a quel punto non capì più
niente.
In Harry si sommarono
contemporaneamente più emozioni intense e impetuose: una
profonda collera, per le parole cattive che il Grifondoro aveva usato
contro il suo dolcissimo Angelo biondo e perché voleva
togliergli il suo stemma; una
tremenda paura che le sue minacce potessero divenire realtà,
impedendogli così di stare ancora insieme a quel ragazzo
bellissimo dagli occhi di cielo; e infine un dolore sordo, alla
prospettiva che anche il suo amato Principe Draco lo avrebbe lasciato
solo, proprio come i suoi genitori.
E tutte quelle emozioni unite
innescarono una reazione a catena che portarono la potente energia, che
sentiva scorrergli dentro, ad esplodere creando una magia!
“No! No! No! Vattene!
VATTENE!” Gridò Harry con tutta la voce che aveva in gola
e intorno a lui si creò per incanto una potentissima barriera
protettiva che scaraventò Ron lontano, facendolo finire
rovinosamente contro i banchi.
“Oh, Merlino! Harry!!!”
Urlarono allo stesso tempo Daphne e Neville che, spaventati per il
piccino, si erano avvicinati da lati opposti a quella cupola dorata che
gli faceva da scudo, senza però poterla oltrepassare,
perché quando avevano teso le mani per poterlo prendere in
braccio, queste erano state scottate dalla barriera, che bruciava
rovente per chiunque provasse ad avvicinarsi.
Harry che non capiva cosa stesse
succedendo e non sapendo che il fautore di quella magia fosse proprio
lui, scosso per i troppi avvenimenti e per le forti emozioni,
ritornò a piangere, mentre con le lacrime agli occhi avvilito si
vedeva separato dal suo Principe da quella recinzione fatta di magia.
“Io… io voglio… Voglio la mia mamma e il mio papà!” Sussurrò tra i singulti, sfregandosi i pugnetti sugli occhi.
Nessuno notò che Pansy era appena entrata.
“E… voglio… voglio stare… sempre con… con il Principe Draco!” Aggiunse con voce disperata.
“Sono qui, Potty! Sono qui!
Non ti lascio solo!” Sospirò accorato il giovane Malfoy
che si era inginocchiato accanto alla barriera, fregandosene del
pericolo. “Vieni qui, Potty!” Disse poi dolce tendendo le
braccia e attraversando incolume, per lo shock di Hermione, lo scudo
protettivo senza riportare scottature. “Vieni da me, mio preziosissimo tesoro!”
Sussurrò con calore, mentre il piccino accoglieva con uno
stupendo e tenue sorriso il suo invito e si stringeva forte al suo
petto, accoccolandosi a lui sereno e felice come avrebbe fatto tra le
braccia amorevoli della sua mamma e del suo papà.
“Me lo prometti che staremo
sempre insieme, Principe Draco? E che non mi lascerai anche tu da
solo?” Mormorò fievole il bimbo, tranquillizzato
finalmente nel sentire il dolce profumo di fiori del giovane.
Draco ebbe però un sussulto
e, nascondendo il viso tra i folti capelli del piccino, lasciò
che qualche lacrima prendesse il sopravvento.
Avrebbe voluto gridare il suo “Sì!” così forte da farne arrivare l’eco su fino alle stelle.
Ma non poteva, perché quel
maledetto e dannato destino aveva concesso a lui e a quel bambino un
solo e breve attimo di eternità insieme: parentesi felice tra il
nulla e le distanze degli errori passati e il vuoto di un A... senza futuro.
Il piccino però sospirò contento, perché quel Sì,
che non era arrivato alle stelle, era invece giunto al suo cuore,
sospirato dal battito frenetico del cuore del Principe e da quelle
lacrime che, dai suoi capelli, erano scese sulle sue guance unendosi
alle sue, che adesso cadevano di gioia e non più di dolore.
La gioia di aver trovato la sua famiglia tra le braccia del suo Principe Draco…
Leggete: IMPORTANTE!!!
N.A.: Dopo
aver letto con un po’ di apprensione alcuni commenti al capitolo
precedente, credo che sia meglio per voi e per me, che metta in chiaro
alcune cose.
Draco non vuole baciare un bambino, ma Harry!
Lo so che adesso potreste
contestare che Harry è un bambino: ma c’è
differenza. Credo che abbiate letto la scena, in cui il Serpeverde sta
per baciare il piccino, con gli occhi di Blaise e di Daphne e non con
quelli di Draco, che nella sua confusione non stava affatto vedendo il
piccolo, ma il ragazzo diciassettenne! Quando il biondino ha questi
flash mentali ha quasi sempre gli occhi chiusi; quando li riapre il suo
sguardo non si posa mai sul viso intero del piccolo Potter, ma su parti
di esso, come gli occhi o la bocca che, anche se più piccoli,
sono gli stessi del Potter adulto.
Draco in realtà non si rende conto di desiderare il giovane Grifondoro, non di certo un bimbo di 6 anni!!!
Solo che per l’appunto Harry
adesso è un bambino, ma a questo punto ritorno a ripetere, dopo
le note al capitolo 9, che questa storia non sarà mai una Nc17
(per N.A.) o di raiting rosso (per E.F.P.)! Il biondo Serpeverde non
farà mai nulla di davvero sconveniente e sbagliato con il
piccino, almeno nulla che il piccolo Harry non veda come un gesto
d’Amore da parte del suo adorato Principe Draco.
Infine chiedo scusa a chi si fosse
turbato nel leggere questa piccola, e per me innocentissima, parte del
capitolo 12: vi assicuro che erano altri gli argomenti che speravo
catturassero maggiormente la vostra attenzione.
Ehm… detto questo, spero che
anche il capitolo 13 vi sia piaciuto. Non sono tornata ancora
più cattiva dalle vacanze, però ci tenevo a descrivere
questo mare di sofferenza e dolore che il piccolo Harry porta nel
cuore. E soprattutto volevo assolutamente che Draco vedesse coi propri
occhi e sperimentasse sulla propria pelle, le conseguenze ingiuste e
terribili che un fato crudele aveva determinato nella vita di quel
bambino innocente: in modo così da comprendere il perché
di determinati atteggiamenti e scelte del Potter diciassettenne.
Un caloroso e affettuoso abbraccio a tutti! Infinity19
Risposte ai commenti:
Miss Slytheryn: Oh,
grazie davvero! È sempre un piacere leggere di una nuova persona
a cui piace questa storia. Sono contenta anche della tua impazienza,
sinonimo di quanto apprezzi e ti appassionino i dolci momenti tra il
principe Draco e il suo piccolo Harry. Un bacione affettuoso! Ciao!
_G0tik4_:
Non temere, come ho scritto nella nota d’Autore, prometto che
Draco non esagererà con il piccino (col grande però non
ti assicuro nulla, ma da come si comporta già da adesso, puoi
ben immaginare!^__^). Ricambio con affetto il bacio e ci aggiungo un
dolce abbraccio! Kiss!!!
clod88:
Mannaggia e io che nella mia smisurata cattiveria godevo
nell’immaginarvi tutti in attesa del prox cap. Non è
giusto ke te ne sei andata in vacanza! Scherzo naturalmente,
però grazie di cuore (questo è vero!!!) dei complimenti!
Per Pansy non so che dirti: forse il suo amore per Draco (osserva che
l’ho scritto con la a minuscola) non è vero come
l’Amore del piccolo Harry. Ti abbraccio con affetto! Baci!
MissChocoHolic:
Niente da fare, come hai potuto notare nel cap precedente, Draco sta
diventando fin troppo possessivo con il piccolo Harry e quindi non
credo proprio che acconsentirebbe a lasciare il bambino a mandarti un
bacio. Però ti assicuro che non demordo e vedrai che prima o poi
lo convinco! ^__* Felice cmq che ti piacciano i miei. Anch’io
apprezzo di cuore i baci ke mi mandi tu! Ti abbraccio con affetto! P.S.
non sai quanto ho trovato divertente e adorabile la tua proporzione! Io
adoro la matematica e Harry Potter e tu sei stata in grado di trovare
un legame tra entrambi! Grazie davvero!
Axyna:
Grazie per i complimenti! E non preoccuparti se non commenti spesso,
l’importante è che la storia ti piaccia: a me va bene
così! Se poi ti va di donarmi una recensione la accetto davvero
con gratitudine e gioia. Ti mando un abbraccio affettuoso accompagnato
da tanti baci!
Avan:
Ehm… Draco vuole baciare non un bambino, ma Harry. Il piccino
aiuterà semplicemente, con la sua dolcezza e la sua purezza, il
Serpeverde a chiarire ciò che porta nel cuore, facendogli
rendere conto che ama il Potter diciassettenne. E non temere, finche il
biondino non avrà piena consapevolezza dei suoi reali
sentimenti, il bambino sarà al sicuro! Non permetterò che
gli accada nulla di male. Ti abbraccio con affetto e ti mando una
confezione di baci al cioccolato! Kiss!!!
Hollina:
Felice che il capitolo ti sia piaciuto! Credo che più in
là capiterà ancora a Draco di perdere il controllo,
però ti assicuro che se non sarà Daphne, ci sarà
sempre qualcuno o il biondino stesso che si renderà conto, ad
impedire che le cose sorpassino determinati limiti. Ti abbraccio con
affetto sincero! Baci!
dark89:
Oh, un cuore ce lo abbiamo tutti, solo che c’è chi, come
Pansy, fa finta di non ascoltarlo! Però chissà che la
moretta prima o poi non decida di cambiare. Scusa perché in
effetti avevo promesso un capitolo diverso, ma ci tenevo a raccontare
come si deve, e non con un breve paragrafo come era la mia idea
originale, cosa aveva fatto piangere così disperatamente il
piccolo Harry. Mi dispiace davvero perché penso che questo cap
ti abbia rattristato ancora di più, però sxo ti sia
piaciuto comunque. Grazie per la recensione e per la sicurezza che ho
nel cuore di trovarne sempre una dopo ogni aggiornamento. Ti abbraccio
davvero con affetto sincero! Bacioni!
xla:
Eh sì, Draco ci ha provato, ma Daphne è intervenuta prima
che le cose precipitassero. Ti confesso però, che a volte la
tentazione di non bloccare gli eventi mi viene, ma poi mi ritrovo ad
immaginare il piccolo Harry con gli occhioni spalancati che scioccato
non comprende e il Serpeverde nelle medesime condizioni, e con un nuovo
rimorso da aggiungere a quelli che ha già con il Potter
diciassettenne. I tempi non sono ancora maturi, ma chissà che
più in là le circostanze non cambino e che non sia
proprio il bambino a dare un bacio al suo Principe… ^__^ Ti
abbraccio con affetto! Baci!
Anto Chan:
Grazie a te invece! In effetti erano proprio queste le parti che
speravo vi interessassero di più: Harry che fa i biscotti a
Draco e l’atteggiamento gentile e protettivo di Goyle e Tiger con
il bambino. Grazie infinite per i complimenti e spero con questo cap di
averti fatto comprendere il perché del pianto del piccino.
Ricambio con affetto il tuo forte abbraccio!
Vale Lovegood:
Praticamente ho letto il tuo commento cinque minuti prima di partire
per le mie vacanze, quindi grazie per gli auguri. Ti assicuro che ho
passato una bellissima settimana. E grazie anche per il commento in cui
hai azzeccato in pieno il motivo del pianto disperato del bambino. Cmq
hai perfettamente ragione anche sul fatto che il piccolo Harry sa fare
i biscotti a 6 anni: da una parte è tanto dolce dall’altra
tanto triste e ingiusto. Ingiusta come la sua infanzia senza i
genitori. Un abbraccio grande grande e carico d’affetto! Baci!!!
hay_chan:
È davvero tanto triste che il piccino pianga desiderando i suoi
genitori, però come hai visto c’è il suo Principe
Draco a consolarlo. Draco, che non potrebbe mai fare, in alcun modo,
male a quel dolcissimo bambino. Quindi non temere e grazie per il
commento! Ti abbraccio forte e con affetto! Baci!
Mione1194:
Ti assicuro che questa bella recensione vale per tutte quelle che non
hai scritto! ^__^ Sono contenta che la mia storia ti piaccia
così tanto e forse non lo sai, ma i punti che più ti
hanno appassionato sono gli stessi che anch’io adoro
maggiormente: soprattutto la parte di Piton e la gelosia tra Harry e
Draco. Anche a me Ron piace, però ti premetto (ma lo avrai
già capito da questo capitolo) che non verrà trattato
molto bene in questa storia, perché cerca in ogni modo di
strappare il piccolo Harry dall’Amore del suo Principe Draco e
questo, né il bambino né il Serpeverde, riescono ad
accettarlo. Grazie davvero di cuore per i bei complimenti! Ti abbraccio
con affetto! Kiss!!!
Ina:
Non lo sai che gli ultimi sono i primi? E poi non mi importa se sei la
prima, o la seconda e così via, ma per me è stupendo e un
dono speciale che ci sei sempre! Grazie di cuore, anche e soprattutto
perché ami così tanto il piccolo Harry e il principe
Draco. Ti abbraccio con affetto infinito. Un mare di baci!!!
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 14 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 14 Efp
CAPITOLO 14
Pansy fece qualche passo all’indietro, sperando di poter uscire
inosservata dall’aula senza che alcuno si accorgesse di lei. La
porta non era distante, le sarebbe semplicemente bastato arrivarci il
più silenziosamente possibile, oltrepassarla, svoltare
l’angolo e poi, una volta al sicuro dalla possibilità di
essere scoperta dai suoi, non più tanto certa, amici, correre
lontano e barricarsi sulla sua inespugnabile rocca di menzogne che
l’avrebbero salvata ancora una volta.
Si era sentita improvvisamente male dopo aver lasciato la Sala Grande,
ragione per la quale non era riuscita a raggiungere ed avvisare in
tempo Draco: questo avrebbe confessato a fatica tra le lacrime e i
gemiti di falso dolore quando i suoi compagni l’avrebbero
ritrovata agonizzante nel suo letto.
Ma forse per rendere più veritiera quella sceneggiata, per cui
nessuno avrebbe potuto accusarla di alcunché, sarebbe stato il
caso di utilizzare una di quelle pasticche vomitose dei gemelli Weasley.
Le ripugnava il solo pensiero di dover ricorrere a quegli squallidi
mezzucci: lo trovava infatti, disgustosamente umiliante, soprattutto
perché il suo aiuto insperato risiedeva in un oggetto di
fabbricazione Grifondoro e, se questo non era già abbastanza
mortificante, di due babbanofili traditori del sangue puro.
E no, lei non lo era! La sua mente si ribellò, mentre centimetro dopo centimetro si avvicinava alla salvezza.
Il suo cambio di schieramento nella guerra contro il Signore Oscuro non
era di certo dipeso dalla realizzazione di quanto buona e giusta fosse
la causa di quello sciocco e vecchio sognatore di Silente e dei suoi
ridicoli seguaci. Figuriamoci! Ma piuttosto l’astuta
macchinazione di un piano ben articolato che la vedeva, in un tempo
molto prossimo, come la futura Lady Malfoy.
Piano che purtroppo quell’ odioso marmocchio stava bellamente
sgretolando con le sue moine da piccolo bambino incompreso e
maltrattato.
Eppure mentre osservava nauseata quella cupola dorata che adesso
avvolgeva anche il biondino, chinato ad abbracciare lo Sfregiato,
finalmente realizzò che quel mostriciattolo era il vero motivo
per cui Draco aveva scelto il Bene…
No, non il bene… ma lui!
Draco aveva scelto Harry Potter!
La mano della mora Serpeverde si strinse nervosa sulla bacchetta.
Oh se solo non ci fossero stati quella maledetta barriera protettiva e
tutti quei testimoni, avrebbe dato a quel piccolo impiastro una vera e
propria ragione per piangere!
Voleva rivedere la sua mamma e il suo papà? Bene, lo avrebbe volentieri accontentato!
Ma per l’appunto non era quello il momento più adatto.
Doveva aspettare ed escogitare un piano, che le avrebbe definitivamente
tolto quella fastidiosa zecca di torno, senza però che alcuno
potesse sospettare di lei.
Infondo il corpo di quel moccioso era quello dell’adulto giusto?
Se malauguratamente fosse
successo qualcosa a quel bambino, San Potter non sarebbe più
tornato e Draco sarebbe stato finalmente soltanto e per sempre suo.
Pansy ghignò malefica.
Per adesso però non aveva tempo da perdere, doveva sbrigarsi ad
andarsene da lì il più in fretta possibile, perché
era disposta a subire qualsiasi cosa, persino abbassarsi ad usare una
Merendina Marinara dei fratelli Weasley, piuttosto che affrontare le
conseguenze, o in questo caso essere l’obiettivo, dell’ira
funesta del giovane Malfoy.
Fortuna voleva che tutti gli occupanti della stanza fossero al momento
distratti: la Mezzosangue era infatti accorsa a prestare soccorso al
Pezzente, che sembrava versare in uno stato di semicoscienza; Theo si
era avvicinato a Daphne e le stava visionando le mani, così come
Blaise che si era precipitato d’istinto e senza tentennamenti
dall’inutile Paciock, per poi arrossire, proprio come
l’imbarazzatissimo Grifoncino, quando si era reso conto di aver
preso, e di stringere ancora tra le sue, le mani del ragazzo; i
restanti della classe erano invece tutti intenti e imbambolati a
rimirare ciò che accadeva al di sotto della cupola difensiva,
creata da Potter, ma che adesso sembrava impregnata di una magia ancora
più potente.
Una magia che sembrava sprigionata al contempo dal piccolo Harry e dal suo Principe Draco.
Ma ogni suo tentativo, per non attirare l’attenzione dei Serpeverde e dei Grifondoro, fallì miseramente.
Nel suo incedere all’indietro Pansy non si era infatti ricordata
di aver lasciato la porta della classe semiaperta, per cui, andataci a
finire contro di schiena, l’aveva fatta richiudere con un sonoro
tonfo, precludendosi così ogni via di fuga e attirando di
conseguenza su di sé lo sguardo di tutti i presenti.
Prima che potesse anche solo pensare a come reagire, la Parkinson, per
la seconda volta in meno di due ore quella giornata, si ritrovò
sotto il tiro di una decina di bacchette, ma ciò che davvero la
terrorizzò non furono tanto gli occhi pieni di astio e di rabbia
dei verde-argento e dei rosso-oro, ma lo sguardo omicida e di puro odio
di Draco.
In essi Pansy vi lesse con chiarezza e terrore la sua fine imminente.
Lo scudo difensivo, la cui magia creatrice era adesso in effetti
l’inconsapevole unione tra il bisogno di essere protetto del
piccino e quella di proteggere del Serpeverde, era svanito,
perché né il bimbo né il giovane ne avevano
più nel cuore la necessità: Harry si sentiva finalmente
al sicuro tra le braccia del suo Principe, Draco sapeva invece che il
bambino sarebbe stato protetto per il semplice fatto che adesso era con
lui, che mai e poi mai avrebbe permesso a qualcos’altro di farlo
soffrire o a qualcuno di fargli del male, ma che anzi avrebbe
provveduto personalmente a punire chiunque ci avesse provato.
Quando però provò a rialzarsi, i suoi occhi rivolti verso la moretta, il piccolino glielo impedì.
“Potty, ascoltami. Devo andare fuori a dire una cosa a
Pansy.” Draco strascicò adirato il nome della ragazza.
“Tu nel frattempo dovrai rimanere qui buono, buono, finché
non torno. Faccio subito, però.” Continuò
facendogli dolci carezze per tranquillizzarlo.
“No! No! No! No! Principe Draco!” Pigolò agitato
Harry stringendo più forte la presa intorno al suo collo.
“Voglio stare con te!”
“Potty…” Il giovane avrebbe voluto protestare, ma si
bloccò quando sentì che il piccino aveva di nuovo
cominciato a tremare. Harry era ancora troppo scosso e non voleva
staccarsi dal ragazzo, il cui profumo e il cui contatto erano
l’unica cosa che in quel momento gli dessero tranquillità
e sicurezza.
Draco, avendo compreso, sospirò: “Va bene. Ti
porterò in braccio, però mi devi promettere che terrai
gli occhi chiusi finché non te lo dico io!” Pretese
perentorio anche se con tono gentile.
Il bimbo, anche se non capiva il perché di quella richiesta,
accettò: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dover lasciare
la calda e rassicurante alcova dell’abbraccio del suo Principe
Draco.
Di certo non immaginava le vere intenzioni del giovane, il cui
pensiero, su quale incantesimo usare per punire quella stronza della
Parkinson, variava unicamente tra la Cruciatus e l’Avada Kedavra,
(spettacolo da non mostrare ad un bambino!) anche se poi era in fine
giunto alla conclusione che la Maledizione che uccide era troppo
sbrigativa e soprattutto indolore.
Quella infida vipera velenosa meritava invece di patire atroci
sofferenze e pagare con straziante dolore per ogni lacrima versata dal
suo piccolo e dolcissimo Potty.
“Parkinson, perché non sei venuta immediatamente ad
avvertire Malfoy di portare via Harry?” Domandò infuriata
Hermione, dopo essersi accertata che Ron era semplicemente svenuto e
non correva pericoli.
“Io non devo dare conto a te Mezzosangue!” Rispose la moretta con una fermezza che in realtà non aveva.
“E invece sì, Pansy. E non devi dare conto solo a lei, ma
a tutti noi che teniamo a quel piccino, perché hai fatto
piangere il piccolo Harry!” Daphne affermò altrettanto
arrabbiata, facendo trasparire con chiarezza l’attaccamento dei
Serpeverde ad Harry e, per l’ulteriore meraviglia della
Grifoncina, prendendo le sue parti.
“Io… io non… non ho fatto piangere nessuno!”
Provò a discolparsi. “È stato il professor Ruf, io
non c’entro!”
“Non è vero, non mentire. Tu avresti potuto evitarlo! Ma
nella tua immensa perfidia e invidia di quel bimbo innocente, pur
sapendo cosa sarebbe successo, non hai fatto nulla per impedirlo. Sei
solo una str…” Ma Blaise, guardando il bambino, che tra le
braccia di Draco teneva il capo posato sulla sua spalla, non
continuò.
“Non… non l’ho fatto apposta. È che dopo la
colazione mi… mi sono sentita ma-male!” Balbettò,
sempre più spaventata dai loro sguardi minacciosi, la mora
Serpeverde.
“Blaise ti ha detto di non mentire, Pansy!” Affermò
imperioso Vince mentre le si avvicinava stringendo le mani a pugno.
“Sei stata crudele! Hai fatto piangere il piccoletto! E io non
posso accettarlo!” Aggiunse altrettanto adirato Gregory, che come
Tiger, in quel momento era più propenso ad usare le mani che la
bacchetta.
“Io… io… non è colpa mia! Sta-stavo
male… so-sono accorsa appe-appena ho potuto. Lo… lo
giuro!”
Ma nessuno credette alle sue bugie, neanche Theo e Millicent, che
solitamente erano quelli che più facilmente la moretta riusciva
a manovrare e ad abbindolare a suo piacimento.
“Draco, ti prego! Credimi al-almeno tu!” Pansy supplicò infine col volto sbiancato.
“Parkinson. Hai. Fatto. Soffrire. Il. Mio. Potty!”
Il biondino scandì lentamente ogni parola con voce furente e
occhi in cui infuriava una violenta tempesta che non prometteva scampo
su chiunque si sarebbe abbattuta; non si avvide però che
Hermione e Neville lo avevano prima guardato con visi meravigliati e
poi gli avevano sorriso sereni e compiaciuti.
“Adesso me la pagherai cara!” Il Serpeverde le puntò
la bacchetta contro sul punto di lanciare un potente Stupeficium, anche
se in realtà avrebbe voluto lanciare ben altro e più
doloroso incantesimo; i Serpeverde probabilmente lo avrebbero anche
aiutato, i Grifondoro forse avrebbero fatto storie, ma la Granger
sembrava talmente incazzata per cosa era avvenuto al bambino, che
magari avrebbe anche chiuso un occhio, Weasley era fuori gioco e a
Paciock avrebbe provveduto Blaise con suo immenso piacere. Il reale
problema erano invece i Corvonero che, per quanto per il momento
stavano assistendo a quello scambio di battute senza intervenire, non
poteva essere sicuro che non lo avrebbero denunciato in seguito se
avesse usato una Maledizione senza Perdono.
E anche se lo desiderava davvero intensamente, il gioco non valeva la
candela: il rischio era infatti di doversi separare dal bimbo e, come
ormai era fin troppo chiaro nel suo cuore, non poteva né voleva!
Ma la vocina, che da un po’ non si faceva sentire, triste gli sussurrò: “E cosa farai il giorno in cui il tuo Potty se ne andrà via?”
Draco ebbe la sensazione di non aver più aria nei polmoni e gli
sembrò che per qualche istante il suo cuore avesse smesso di
battere, mentre gli appariva dinanzi agli occhi l’immagine
dell’Harry diciassettenne che gli voltava indifferente le spalle
con un ghigno derisorio.
“Asp-aspetta! Ti… ti, prego! Pensaci Dra-Draco! Se anche
fo-fossi arrivata su-subito, sarebbe co-comunque stato tr-troppo
tardi!” Provò in extremis la moretta e, osservando che il
biondino si era come bloccato, ritenendo che quel suo tentennamento
fosse dovuto a quello che aveva detto e non immaginando che la causa
fosse ben altra cosa, si tranquillizzò. Più sicura allora
continuò: “Scommetto che quando sono arrivati in classe
Blaise e Daphne, lo Sfre… Potter…” Si corresse
subito per evitare di essere schiantata dai suoi compagni.
“… aveva già visto il professore. E io sono uscita
dalla Sala Grande un paio di minuti dopo di loro.” Concluse con
un piccolo ghigno, avendo capito, dallo sguardo ora non più
tanto determinato di Malfoy, che aveva appena trovato la sua
scappatoia.
Hermione non trovò purtroppo nulla da obiettare. “Purtroppo credo che sia vero.”
“È colpa della McGranitt. È lei che mi ha avvertito
troppo tardi!” Pansy continuò con voce sfrontata convinta
di avere ormai la vittoria in tasca.
La Grifoncina, anche se avesse voluto contestare, si ritrovò
senza argomentazioni: in effetti, anche se sicuramente non
l’aveva fatto di proposito, la professoressa di Trasfigurazione
era arrivata quando ormai Harry aveva già visto il fantasma,
dato che il professore di Storia della Magia era sempre in classe ancor
prima che cominciassero le lezioni.
“Non mi interessano le tue scuse, Pansy!!!” Gridò
invece invasato Draco, che ripresosi adesso stava stringendo con un
braccio più forte a sé il piccolo Harry, mentre nel suo
sguardo all’ira si era aggiunto uno straziante dolore per un
futuro concreto e purtroppo non molto lontano. “Sei arrivata
comunque tardi e questo significa un’unica casa: vuoi fare del
male al mio Potty! E nessuno… nessuno deve anche solo provare a
osare, neanche col pensiero, a sfiorarlo! Mi hai capito bene,
Parkinson? Nessuno!!!” Disse con voce sempre più alta,
spaventando il piccino che adesso teneva le palpebre degli occhi chiuse
strette, strette. “Altrimenti dovrà vedersela con me! Stupef…”
“No, ti prego Principe Draco! Perdonala!!!”
Implorò Harry che con una manina coprì la bocca del
Serpeverde per impedirgli di continuare. I suoi occhi ancora chiusi.
Draco si immobilizzò, sorpreso da quel gesto e dalle parole del bimbo.
“Non… non ho capito cosa ha fatto di male Pansy nel venire
più tardi a lezione, Principe. Però non l’ha fatto
a posta! Hai sentito, no? Non si è sentita bene!” La
difese Potty con voce tremante e vicino di nuovo al pianto.
“Ma è una bugia, Harry!” Esclamò sconvolto ed
esterrefatto Zabini, un po’ come tutti compresa la Parkinson, per
quell’inaspettato intervento difensivo proprio da parte del
bambino.
“Non è vero!” Affermò con sicurezza il
piccolo Potter. “Pansy è una Serpeverde e i Serpeverde
sono tutti buoni! Mi…
mi ha anche dato il consenso di diventare un Serpeverde come lei! Non
può essere una bugia, ne sono sicuro! E poi… e poi non la
sentite che ha tanta paura?”
Pansy sussultò e fu costretta a distogliere lo sguardo da quel
piccino, mentre una forte nausea le saliva alla gola, ma non per il
disgusto ma piuttosto per aver provato per un attimo una sensazione che
mai prima la giovane aveva sentito e che, preferì, non chiamare
col suo vero nome: il rimorso.
Gli occhi le si fermarono sullo stemma della propria Casa che portava
sulla divisa all’altezza del cuore e le sue labbra si strinsero
in una linea sottile quando notò che sopra, proprio accanto al
serpente argentato, vi erano delle briciole: le briciole di quel
biscotto al cioccolato che quel bambino le aveva donato
disinteressatamente e che, solo ora comprendeva, aveva per lui lo
stesso valore di un ‘Grazie!’ per averlo accettato tra di loro.
Biscotto che lei però non aveva voluto mangiare.
Pansy adesso avvertì davvero delle fitte di dolore allo stomaco.
“Ti prego Principe, perdonala! Non voglio che stai arrabbiato con
lei! Non è colpa sua se mi sono messo a piangere. È che
mi mancano così tanto la… mia mamma… e il…
mio papà!” Harry scoppiò di nuovo in lacrime.
“Lei… lei non… non lo sapeva! Perdonala,
per… per piacere!” Sussurrò tra i singhiozzi.
La mano di Draco che stringeva la bacchetta cominciò a tremare:
quella stronza della Parkinson non meritava tanta bontà da parte
di quel bambino dolcissimo e stupendo! Avrebbe… sì,
avrebbe dovuto impedirgli anche di sentire, si rimproverò
mentalmente, perché il piccolo Potty vedeva e ascoltava il mondo
unicamente con la purezza e la fiducia del suo cuore tanto grande e
coraggioso. Era paradossale, visto quanto crudele e feroce quello
stesso mondo era stato con lui, eppure Harry Potter, in tutte le sue
età, aveva sempre creduto nella Speranza e nell’Amore, sentimenti che, al giovane Malfoy era stato insegnato sin da piccolo, non esistevano.
Non esistevano! La sua mente gli ripeté con forza.
La Speranza era infatti la mera illusione degli sciocchi che non accettavano la realtà così com’era…
‘…era credere che una
volta tornato adulto, Potter avrebbe ricordato quei giorni in cui per
lui era stato il suo amato Principe Draco e non l’odiato Furetto
e tutto tra loro sarebbe stato diverso… diverso dall’odio
e dalla solita indifferenza…’ La vocina del suo cuore provò ad insinuarsi tra le errate convinzioni della sua ragione.
E l’Amore… l’Amore era un’emerita stronzata!
Solo una parola vuota e per lui priva di significato…
‘…ma che iniziava con la lett…’
Ma Draco la zittì terrorizzato, conscio che la sua vocina era
stata sul punto di svelargli una verità dolorosa che non era
ancora disposto a conoscere.
L’unica cosa che davvero gli importava in quel momento era che il
suo piccolo Potty stava di nuovo piangendo e, poiché a quanto
sembrava la causa della sua sofferenza adesso era proprio lui, con
disappunto abbassò la bacchetta. Il suo sguardo però
continuò a fulminare la mora Serpeverde, promettendole che la
questione tra loro non era affatto conclusa ma che, la prossima volta,
quel piccolo Angelo non ci sarebbe stato ad impedirgli, con la sua
innocente dolcezza, di dar libero sfogo a tutta la rabbia, al dolore e
alla frustrazione che sentiva dentro.
Riposta la bacchetta nelle tasche della sua divisa, Dracò
posò allora delicatamente la propria mano su quella piccola del
bimbo, che ancora teneva posata sulla sua bocca, e prima di portarsela
sulla guancia, sotto l’irrefrenabile desiderio di riceverne una
carezza, gli diede un bacio leggero sul palmo e sulle piccole dita.
Il bambino, che ancora aveva gli occhi chiusi, percepì tutto col
senso del tatto e smise di piangere, tornando teneramente a sorridere,
mentre un immenso calore, che dalla sua mano gli arrivava direttamente
al cuore, lo avvolgeva tutto.
“Solo per te, mio dolcissimo Potty!” Draco gli sussurrò dolce all’orecchio. “Solo per te!”
Disse, stringendoselo ancora più forte al petto, prima di
lasciare la stanza e avviarsi verso l’uscita della scuola, senza
notare che dall’altra parte del corridoio stava sopraggiungendo
il preside Silente.
L’anziano professore, dopo aver lasciato un ultimo sorriso
benevolo e soddisfatto verso il biondo Serpeverde e il piccolo Harry,
entrò nell’aula di Storia della Magia.
Ciò che vi trovò all’interno furono i Corvonero che
stavano bisbigliando tra loro con volti scioccati, Ron Weasley che
giaceva disteso in terra in un angolo della stanza tra panche e banchi
rovesciati, la Parkinson che, a quanto sembrava, si stava ripulendo con
stizza e indignazione la divisa, gli sguardi adirati dei verde-argento
che avevano ancora le bacchette puntate verso la loro mora compagna, e
gli occhi commossi e inteneriti di Hermione e Neville.
Il sorriso di Silente si allargò divenendo ancora più compiaciuto: le cose erano andate meglio di quanto avesse immaginato!
“Preside Silente!” Lo richiamò la Granger quando si accorse della sua presenza.
Tutti si bloccarono da qualsiasi cosa stessero facendo e si voltarono verso di lui.
“Mi dica mia cara ragazza, cosa mi sono perso?”
Domandò gioviale il professore indicando con un gesto della mano
ai Serpeverde di riporre le bacchette.
Hermione provvide immediatamente a spiegare in sommi capi quanto era accaduto.
“Nient’altro?” Chiese infine pacato il professore,
alla conclusione del racconto, leggendole negli occhi una domanda
inespressa.
“Sì professore. Come… Come è possibile che
qualcuno possa passare incolume attraverso una potentissima barriera
protettiva?” Domandò confusa la riccia Grifondoro, che non
riusciva ancora razionalmente a spiegarsi quell’episodio, dato
che mai nei suoi libri ricordava di aver letto di qualcosa del genere.
“Qualcuno?” Silente chiese col tono di chi volesse maggiori
delucidazioni, pur immaginando di cosa la ragazza stesse parlando.
“Malfoy!” Specificò la Grifondoro, resasi conto di
aver precedentemente omesso questo particolare. “Malfoy è
passato senza alcun problema nello scudo difensivo creato dalla magia
innata di Harry! Mentre Neville e la Greengrass si sono bruciati le
mani quando ci hanno provato.” Spiegò meglio.
Blaise e Daphne ghignarono mentre Pansy digrignò i denti, dato
che tutti e tre credevano di conoscerne il reale motivo, che ritenevano
risiedeva proprio nei veri sentimenti di Draco.
“Magia, signorina Granger!” Rispose semplicemente l’anziano mago.
Hermione inarcò le sopracciglia continuando a non capire.
“La stessa Magia capace di rendere possibile l’impossibile
e creare delle brecce nello spazio-tempo o superare in potenza
qualsiasi altro incantesimo. Una magia la cui fonte, di Harry per il
suo Principe e di Draco per quel bambino…” ‘e non solo’ il preside aggiunse sorridendo sereno tra sé, “… è illimitata.”
La Grifoncina e Neville sussultarono.
“È la Magia del cuore, o più comunemente chiamato…”
“Amore!”
Sussurrò sommesso Neville perdendosi per qualche istante negli
occhi blu di Blaise, per poi abbassare subito timido il viso arrossato
e perdersi il piccolo ma gioioso sorriso del moro Serpeverde.
“Amore.” Confermò serafico il preside Silente.
“Principe adesso posso riaprire gli occhi?” Chiese Harry
essendosi accorto che erano lontani dall’aula, dato che non
sentiva più le voci degli altri studenti.
“Sì, Potty. Ora sì.” Acconsentì il giovane Malfoy.
Il bimbo spalancò finalmente i suoi occhioni e si beò
della bellezza del viso del ragazzo che aveva a pochi centimetri dal
suo, poi cominciò a guardarsi intorno e constatò che in
effetti erano soli.
Fantastico, si disse. Con delicatezza posò le sue manine tra i
capelli del Serpeverde e cominciò ad accarezzarglieli, facendo
sospirare rilassata la bionda Serpe.
Lo sguardo del bimbo si perse allora in quello argentato del biondino e
Draco arrossì, fermandosi al centro del corridoio, mentre
permetteva alla dolcezza di quei due smeraldi di abbattere le barriere
della sua ragione e di cullargli l’anima.
Harry lentamente si avvicinò al volto del suo Principe e il
giovane sentì il cuore esplodergli nel petto, mentre osservava
quella boccuccia di rose sempre più vicina alla sua. Dovette
chiudere gli occhi e quasi sospirò deluso quando avvertì
il tocco delicato del bacio che aspettava, però sulla guancia.
Merlino desiderava sentire il sapore delle labbra di Potter sulle sue! Esalò
la vocina e, per quanto fosse assurdo, anche la sua parte razionale per
una volta era d’accordo, finché riaperti gli occhi non si
ritrovò, confuso e spaventato da se stesso, a specchiarsi in
quelli stupendi e innocenti del bambino.
“Grazie Principe Draco per la tua immensa bontà nei miei
confronti!” Sussurrò con un sorriso raggiante il piccino,
riferendosi sia al fatto che avesse perdonato Pansy, sia perché
con lui non si sentiva più solo.
“Anche per me tu sei tanto importante!” Aggiunse poi
arrossendo e nascondendo il volto nell’incavo del collo del
biondino.
“Importante?” Domandò perplesso il Serpeverde.
“Sì, Principe! Prima… prima mi hai chiamato
‘mio preziosissimo tesoro!’” Il bimbo pigolò
imbarazzato. “Vuol dire questo no? Che per te sono
importante!” Harry esclamò con voce adesso non più
tanto sicura.
Draco però quando rispose non ebbe alcuna incertezza mentre posava un bacio lieve sulla fronte del piccino.
“Sì, mio piccolo Potty! Tu per me sei una persona
importantissima e…” Aggiunse fievole, quasi lui stesso non
volesse sentire quelle parole, che portavano in loro un sottofondo di
amarezza. “… lo sei sempre stato e lo sarai sempre!”
Draco preferiva non credere nell’ Amore perché quel nome per lui era sinonimo di dolore…
… di una stretta di mano mai avvenuta…
… dei suoi sorrisi negati…
… del sogno infranto di un bambino ricco e viziato, che
possedeva tutto ma che in realtà non aveva niente, se non
solitudine e maschere di effimera felicità, che però
desiderava unicamente, dal profondo del cuore, di poter avere la sua amicizia…
… della ferita incurabile di non essere l’unico e solo destinatario del suo A…
Eppure mentre quella intensa e fantastica sensazione, per l’avere
accanto il suo piccolo Potty, gli riscaldava il cuore, la vocina chiese
dolcemente a Draco se, per lui, il significato della parola Amore non
potesse diventare proprio quel bambino…
…o meglio, specificò furbetta la piccola voce: Harry…
N.A. Scusate
immensamente il ritardo ma, causa impedimenti vari, tra cui niente
computer per alcuni giorni, non ho potuto aggiornare prima!
Passando al capitolo… Ok, Pansy si è comportata da vera
stronza, il piccolo Harry è un Angelo nel vero senso della
parola, Draco è completamente fuso e per quel piccoletto farebbe
ormai qualunque cosa, compreso regalargli la Luna, se solo il bimbo
glielo chiedesse, ma Silente, che è la vera causa per cui il
bambino ha visto il fantasma?
Io ho una teoria: una stessa azione va condannata o meno in base alle intenzioni. Voi che ne pensate?
Ringraziando tutti per il sentito affetto che ricevo nel vedere in
quanti seguite la storia e in quanti ancora mi donate un commento, vi
abbraccio con immenso e sincero affetto. Baci, Infinity19
Risposte ai commenti:
DarkPoison: Mi sembri al quanto
impaziente! Grazie! *__*Questo significa che la storia ti piace davvero
e ciò mi rende molto felice. E Ron, poverino, in fondo si
comporta così perché vuole il bene di Harry e non sa che
Draco prova lo stesso desiderio. Però chissà che il
piccoletto non riesca a far aprire gli occhi anche al suo inconsapevole
migliore amico. Baci e un abbraccio carico di simpatia!
Elyonchan: Grazie infinite per
i bei complimenti! È bello leggere che ti piace come descrivo i
sentimenti dei personaggi e che hai trovato commovente il mio modo di
tratteggiare il dolore del piccolo Harry. Ron cerca di allontanare il
piccino da Malfoy solo perché, come dici tu, vuole il suo bene
e, diversamente da noi, non si rende conto che l’attaccamento del
biondino per il bimbo è genuino e sincero, ma soprattutto
dettato dall’infinito Amore che prova per il Potter
diciassettenne. E Pansy trabocca di invidia e cattiveria, perché
vede in quel bambino un ostacolo sul suo cammino per diventare la
futura signora Malfoy, però chissà che con il tempo non
cambi anche lei: in fondo anche se non ha voluto chiamarlo per nome,
anche lei ha provato rimorso per quel piccoletto, che a differenza dei
suoi amici da una vita, le ha creduto. Ciao e un abbraccio pieno di
affetto! Baci!
antote: Non preoccuparti x non
aver commentato la scorsa volta: l’importante per me è
sapere che la storia vi piace e che continuate a seguirla con affetto.
Per soddisfare i tuoi punti: il numero 1, come vedi, ho dovuto fare i
conti con il piccolo Harry e la sua sconfinata fiducia nel prossimo e,
come Draco, ne sono uscita sconfitta (per il momento almeno, dato che
credo che Pansy non si fermerà qui!); il num. 2, non puoi dare
tutti i torti al povero Ron, infondo lui, diversamente dai serpe-verde,
conosce solo gli aspetti negativi di Malfoy, al quale per esperienza
non affiderebbe mai la custodia del suo inconsapevole migliore amico;
punto num. 3, beh, vedrai alla fine, però terrò conto
delle tue minacce e della tua salute mentale ^__^! Baci affettuosi!
hay_chan: Grazie per la tua
attesa e perdono ancora, se per avere quest’altro capitolo hai
dovuto aspettare ancora di più. Felice che trovi triste e al
contempo dolce la descrizione del dolore del piccolo Harry e del
rimorso e dell’Amore del principe Draco. Un bacione carico di
affetto e tenerezza! Kiss!!!
dany23: Grazie! Anche il tuo
commento mi ha lasciato una dolce carezza sul viso. Sono contenta che
ti piaccia il rapporto d’Amore, anche se nessuno dei due ancora
sa, tra il piccolo Harry e il principe Draco. Pansy invece se ne
è accorta e la sua invidia e il suo rancore sono aumentati a
dismisura, ma oggi per un attimo ha provato qualcosa di radicalmente
diverso: rimorso per quel bambino. Chissà che anche lei non si
lasci avvincere dalla dolcezza disarmante del piccolo
Grifondoro/Serpeverde. Ti abbraccio con affetto! Baci!
Miss Slytherin: Grazie infinite
per i complimenti! Il piccolo Harry non è riuscito a trattenere
il suo dolore, che da sempre porta nel cuore, ma questa volta,
diversamente dalla freddezza dei suoi parenti babbani, ha trovato
conforto e calore tra le braccia del suo Principe, che anche se non
vuole ancora dargli il suo nome, agisce ormai spinto e guidato
unicamente dall’Amore che prova per Harry in tutte le sue
età. Ron si comporta così pensando di fare il bene del
bambino, senza capire che l’unica persona, di cui il piccino
sente il bisogno d’affetto, è proprio Malfoy. Pansy e il
professore dimostrano un cuore di pietra. Ti abbraccio con affetto e ti
mando tanti baci!
Ina: Da una parte mi dispiace
di averti rattristata, dall’altra mi fa piacere (ma non
perché sono davvero cattiva!) perché desideravo che dalle
mie parole trasparisse tutto il dolore che prova il piccolo Harry, e
dal tuo commento credo di esserci riuscita. E sì, mi rincresce
anche ma il fazzoletto dovrai usarlo ancora e non solo alla fine.
Ehm… poi vedrai. Ricambio con affetto sincero il tuo bacio
grosso e ci aggiungo un cesto di ringraziamenti per la tua costante
presenza!
ladyash: Apprezzo la tua
sfacciataggine e, sperando ti faccia piacere, ti comunico che ci avevo
già pensato, ma prima vorrei finire questa fan fiction che sta
uscendo fuori più lunga e intricata (di trama) di quanto avrei
immaginato. Quindi non ti confermo nulla di preciso, però sappi
che avrei già in testa una mezza idea… vedremo! Cmq
grazie per i complimenti e perché non hai frainteso le mie
parole sul rapporto che sta nascendo, in alcuni tratti un po’
equivoco, tra la bionda Serpe e il bambino. Un bacione carico di
affetto!
strega_del_lago: Oddio, mi sono
davvero emozionata immaginandomi il tuo bacio sanguinolento: adoro i
vampiri! Se non sbaglio tu stai scrivendo una storia proprio su di loro
e con pairing Draco/Harry: ammetto di non averla ancora letta, ma
appena mi libererò dai miei fin troppi impegni, che mi
impediscono di aggiornare in tempi brevi, ne approfitterò e me
la “berrò” tutta. Cmq grazie infinite per i
complimenti e perché non hai equivocato il mio messaggio
d’Amore tra il piccolo Harry e il suo principe Draco.
dark89: Spero che con questo
capitolo il tuo dubbio, su come abbia fatto Draco a passare attraverso
lo scudo protettivo, sia stato soddisfatto: grazie al potere
dell’Amore, che secondo me è in grado di superare
qualsiasi altra magia. Di proposito non lo avevo specificato nel cap 13
(quindi non è colpa del raffreddore!) perché volevo che
queste parole uscissero da Silente e venissero finalmente recepite da
tutti… tranne Ron (per quale motivo questo lo vedremo più
in là). ^__^ Purtroppo prima di fare progetti su Pansy, su cui
ti appoggio in pieno, devi fare i conti con il piccolo Harry, che nella
sua infinita bontà non riesce a vedere il male nelle persone e
pensa che tutti abbiano diritto al perdono. Anch’io adoro Neville
e, come te, sono d’accordo che nei sette libri della Rowling come
personaggio avrebbe dovuto avere maggiore rilevanza: ha ucciso o no
Nagini impugnando la spada di Godric Grifondoro? Cmq grazie di cuore
per il commento e i complimenti. Ti abbraccio e ti bacio con affetto
sincero!
Draco Malfoy: Rinnovo la mia
simpatia nel ritrovarti sia qui che su Nocturne Alley. Se non lo avessi
letto ti ho risposto anche di là! Non preoccuparti se non hai
commentato prima, l’importante per me è sapere che man
mano che la storia procede trova sempre nuove e appassionate lettrici
come te. Ti ringrazio perché apprezzi i caratteri che ho dato al
piccolo Harry e a Draco, e anche se ammetto che quest’ultimo
l’ho reso un po’ troppo dolce, confesso che io l’ho
sempre immaginato così sotto la sua falsa maschera di freddezza
e ostilità. E i due Weasley non sono tanto male, solo che non
vedono ciò che per Blaise e gli altri Serpeverde, compresa
l’invidiosissima Pansy, è ormai evidente: l’Amore
che lega il bambino e il suo Principe. Ti abbraccio con affetto e
complimenti ancora per i tuoi due nickname! Baci!!!
PiccolaSerpe: Quanto
entusiasmo! Non so perché, ma mentre leggevo il tuo commento,
anche se non so come sei fatta, mi immaginavo te che scrivevi con un
sorriso raggiante sulle labbra e con gli occhi illuminati
dall’affetto che dalle tue parole traspare per questo racconto e
per i due protagonisti. Grazie infinite per i complimenti e fortuna mia
che hai aperto proprio la mia storia e che ti sia piaciuta così
tanto! *__* Purtroppo per soddisfare la tua curiosità dovrai
aspettare ancora un bel po’, dato che stiamo al quattordicesimo
capitolo e ho a malapena descritto l’inizio del primo giorno
intero sui cinque sei in cui presumibilmente Harry è rimasto,
secondo Silente, ad Hogwarts. Ti abbraccio con affetto e perdonami
ancora se impiego così tanto per aggiornare, ma ti assicuro che
i miei impegni non mi permettono di pubblicare prima. Baci ricolmi di
dolcezza!
tesar: Grazie perché
stai leggendo il Piccolo Harry e il principe Draco e perché mi
hai lasciato un commento! Perdonami però se non riesco ad
aggiornare presto, ma ti assicuro che ho tutte le intenzioni di portare
a termine la storia, anche se non nei tempi brevi che vorrei. Baci
affettuosi!
Mione1194: Premetto dicendoti
che non ho ancora msn, ma che provvederò entro breve e quando lo
farò, metterò subito il tuo contatto. Anche a me
piacerebbe conoscerti. ^__^ E Grazie davvero per avermelo chiesto! *__*
Passando al commento: anch’io adoro quel pezzo che piace anche a
te! Incredibile la nostra affinità! E mi piace molto anche
quando solo Draco può passare attraverso lo scudo protettivo di
Harry. So che sono io a scrivere la storia eppure, rileggendola, alcuni
momenti mi emozionano più di altri. Riguardo a Pansy, in questo
nuovo capitolo ha mostrato per un attimo di non essere di pietra,
però purtroppo su questo suo nuovo aspetto non ci conterei molto
per le sue azioni future. E Ron purtroppo vede Malfoy con il
risentimento di anni di screzi e di insulti, è normale quindi
che, diversamente da Neville che è più innocente e meno
impetuoso rispetto al rossino, non comprenda subito ciò che
realmente Draco prova per il piccolo, ma anche grande, Harry. Ti
abbraccio con sincero e caloroso affetto! Baci!!!
Anto Chan: Grazie di cuore per
i complimenti! Sì perché il sapere di averti fatto
commuovere per me è davvero un complimento, dato che era proprio
questo lo scopo del cap 13: riuscire a far trasparire e comprendere, a
Droco e a voi che leggete, l’immenso dolore che il piccolo Harry
cela nel cuore. Mi fa piacere che ti sia piaciuto da matti! Ricambio
con sentito affetto il tuo bacio! Ti abbraccio!
pei_chan: Ti ringrazio
infinitamente per questo tuo bellissimo e lungo commento! ^__^ Mi fa
piacere che tu abbia scoperto questa storia e l’abbia trovata
bellissima. È per me sempre un onore leggere di quanto il
piccolo Harry e il suo principe Draco riescano ad entrare cosi
facilmente, ma prepotentemente, nei vostri cuori. *__* Nella tua
recensione hai sottolineato molti momenti belli tra i vari capitoli e
la cosa che più mi ha colpita, e che non avevo trovato prima,
era il riferimento al nome Potty, che adesso per Draco è
divenuto in effetti un modo affettuoso, e non più dispregiativo,
di chiamare il Grifondoro. In più ho apprezzato il tuo osservare
degli innumerevoli stravolgimenti che il piccino sta causando a tutte
le persone che gli sono intorno: tra l’uscir fuori del vero
carattere e dei sentimenti dei Serpeverde, compresa Pansy che sta
mostrando la sua vera faccia, alla gentilezza e alla dolcezza
dell’animo del giovane Malfoy, che un passo alla volta, grazie a
rossori e batticuori per semplici bacetti sulla guancia, sta arrivando
a scoprire cosa cela realmente nel cuore. Sono davvero felice che
questa storia ti piaccia così tanto, e spero continui ad
appassionarti fino alla fine. Ti abbraccio con affetto e ti mando tanti
dolci baci!
eles: Premetto scusandomi per
non aver aggiornato presto come volevi, ma a causa di impedimenti vari,
tra cui niente computer per un paio di giorni, non ho potuto postare
prima. Cmq grazie per i complimenti e anche per la delusione che ho
scorto nel tuo non aver potuto continuare a leggere la storia,
perché ho così capito quanto davvero ti piace. Quindi
grazie infinite per il commento e perche non hai frainteso il rapporto
che sta nascendo tra Harry e Draco. Ti abbraccio con dolce affetto!
Baci!
Vale Lovegood: Ehm… a
quanto pare niente punizioni per Pansy, spero non ne rimarrai delusa,
ma quel piccino mi sa che riuscirebbe ad ottenere anche le stelle dal
suo Principe Draco, se solo gliele chiedesse. ^__^ Baci affettuosi e
grazie infinite per il commento! Ti abbraccio!
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 15 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 15
N.A.:
Piccola e probabilmente inutile nota iniziale, dato che credo si
capirà dal contesto, ma quando troverete la parola
‘Mc’, leggetela Mek e non emmeci! Se no sembra brutto e non rende l’idea! Poi capirete! ^__^ Un bacione affettuoso a tutti! Infinity19
CAPITOLO 15
Proprio come gli stava accadendo
sempre più spesso da alcune settimane, Draco trasalì e
spalancò inorridito gli occhi: reazioni queste che stava avendo
ogni volta che si ritrovava all’improvviso a prendere coscienza,
in Sala Grande, in aula, per i corridoi e persino in volo sulla scopa,
di aver appena fissato intensamente Potter, o meglio, più che
fissare l’espressione giusta era mangiare letteralmente con gli
occhi. E anche se poi lo negava con tutto se stesso o lo imputava ad
episodi di momentanea pazzia, la realizzazione di cosa stava in
realtà facendo, avveniva sempre nell’attimo immediatamente
dopo alla conclusione del pensiero: “Potter è davvero bellissimo!”
L’agitazione e il profondo
turbamento che ne conseguivano poi, passavano solamente nel momento in
cui il Serpeverde si convinceva che non era stato veramente lui a
formulare quella frase illogica e irrazionale, ma quella stupida e
inetta vocina, di cui non conosceva ancora la provenienza, ma che da
mesi, all’incirca da quando si era ritrovato di fronte ad un
bivio e non aveva più potuto rimandare e attardare la sua scelta
da che parte stare tra il Signore Oscuro e Pot…, cioè
voleva dire Silente, gli stava rompendo l’anima con frasi e
pensieri sempre più assurdi e idioti.
Maledetta vocina che adesso aveva
raggiunto l’apice della follia pura pronunciando e associando
insieme le due parole, una più insensata dell’altra, Amore
e Harry.
Ma Harry, chi?
Potter? No, lui non di certo! Si ribellò con veemenza la sua mente.
Perché, nonostante il
moretto fosse l’unica persona che il biondino conosceva a portare
quel dannatissimo e irritante nome, Potter era l’ emblema del suo
viscerale e sincero Odio, sentimento che con la parola Amore non
condivideva null’altro se non che iniziavano entrambi per vocale:
vocali che per di più non erano neanche le stesse.
Ed era oltremodo stufo di ripetere
sempre la stessa cosa, e cioè che lui il Grifondoro lo detestava
dal profondo del cuore, eppure sembrava che nulla riuscisse ancora a
convincere e zittire definitivamente quell’essere mostruoso, che
gli stava confondendo e torturando il cervello con i suoi melliflui e
ingannevoli sussurri, impregnati di bugie e mere illusioni.
E allora chi altro poteva essere?
‘Il bambino!’
Tentò a suggerirgli con esasperazione quel suono malefico, che
gli parlava da qualche parte all’altezza del petto.
Potty? No, neanche per sogno! Questa volta la sua mente protestò ferocemente.
Neanche questo era possibile,
perché quel piccino che si stringeva e si aggrappava con tanta
fiducia e sicurezza a lui era il suo Potty e basta, senza alcun nome: e
di certo non proprio quello!
Perché ammettere che quel
piccoletto si chiamasse Harry, era lo stesso che accettare che fosse in
realtà la versione rimpicciolita di Potter: e non era
così, di questo il Serpeverde ne era ormai certissimo, e la
prova evidente era stata proprio quella barriera difensiva che il bimbo
aveva creato per difendersi da Weasley, il migliore amico del moro
diciassettenne, e non da lui che al contrario era la sua nemesi da ben
sette anni.
Anche se, finalmente con orrore Draco si rese conto, la parola Amore iniziava proprio con la lettera A…!
Era forse questo il nome di quel
miscuglio di sentimenti che aveva scoperto di sentire per quel bambino
e che non aveva mai provato prima? Possibile che l’Amore
racchiudesse in sé così tante emozioni contrastanti, come
il bisogno viscerale di rendere l’altro felice, la sensazione che
la vita non abbia un senso e sia priva di ogni attrattiva, se lui non
ti è accanto, o che il sole che illumina la tua giornata
risplenda nel suo sorriso e nel suo limpido sguardo e che i suoi baci
siano i riflessi della vera felicità?...
Il giovane Malfoy sussultò
di nuovo, sopraffatto adesso da un qualcosa più grande di lui,
da una consapevolezza che non poteva, ma soprattutto non voleva
accettare. Ed è per questo che sul suo viso comparve un ghigno
sarcastico, un sorriso amaro e sprezzante che indicava il suo rifiuto a
considerare vera quella che doveva essere un’altra menzogna,
ulteriore frutto di quella dannata vocina.
Quella parola che iniziava con la
A… non poteva essere Amore, doveva essere assolutamente
qualcos’altro, perché il piccolo Potty era una stella
splendente, la più bella che avrebbe mai osservato nel cielo
della sua intera vita, ma con dolore era anche una stupenda stella
cadente, di cui a lui sarebbe rimasto per sempre unicamente il ricordo
di quel breve ma meraviglioso e indimenticabile attimo, in cui era
rimasto abbagliato dalla calda luce della sua scia.
“Principe Draco!”
Pigolò il bambino distogliendolo dai suoi pensieri. “Cosa
c’è? C’è forse qualcosa che non va? Sei
strano!” Specificò con espressione preoccupata.
Il Serpeverde inarcò un sopracciglio non capendo.
“La tua bocca sorride, ma sembra che i tuoi occhi stiano sul punto di piangere.” Il bimbo sussurrò sfiorandogli delicatamente le labbra con le sue piccole dita.
Il biondino arrossì e,
nascondendo il suo imbarazzo, duro replicò: “Piangere
è una debolezza, Potty! E io non piango mai.”
“Ma prima?” Il piccino
domandò perplesso e sottosotto rattristato: che il Principe lo
ritenesse un debole, perché non aveva fatto che piangere da
quando si erano incontrati? Magari, non gli piacevano i bambini
piagnucolosi! Si sarebbe potuto stancare di lui se non fosse diventato
più forte e coraggioso?
“Non so di cosa stai
parlando!” Negò con fermezza e un po’ troppo
bruscamente Draco, confermando col suo tono deciso le paure del
bambino, che mogio riposò il capo sulla sua spalla, ma voltata
in modo che il Principe vedesse la sua nuca e non i suoi occhi che
erano di nuovo in procinto di lacrimare.
Ma Malfoy se ne era già
accorto e quando sentì che il corpicino del bimbo stava
leggermente sussultando, si diede mentalmente dello stronzo: si era
comportato proprio come sin da piccolo si era ripromesso di non fare, e
cioè esattamente come suo padre, che con la sua freddezza e la
sua impassibilità alle emozioni aveva plasmato la maschera che
ora portava sul cuore.
Maschera che avrebbe tolto, o almeno ci avrebbe provato, se serviva a non far soffrire ulteriormente il suo piccolo Potty.
“Anche se…” Gli soffiò a fatica tra i capelli. “… a volte piango anche io.”
“Davvero?” Domandò meravigliato il bambino, sempre col capo voltato.
“Sì, però solo quando nessuno mi vede o se ne può accorgere.”
“Perché la ritieni una debolezza?” Chiese Harry con voce incrinata.
“No! Beh… io…” Draco cercò di spiegarsi un po’ impacciato.
Il bimbo si voltò e con un
dolcissimo sorriso, che fece sciogliere il cuore del biondino, allegro
esclamò: “È perché sei timido!”
“Già!” Sorrise
di rimando il Serpeverde. “Perché sono timido. Quindi mi
raccomando che rimanga un segreto tra noi due.”
“Oh che bello un altro
segreto!” Trillò entusiasta il piccino, per poi calmarsi
dopo qualche secondo, quando insicuro e rosso in viso gli
domandò: “Allora non pensi che io sia un debole
perché piango sempre?”
“No! Al contrario!!!” Draco confermò con voce sicura. “Credo che tu…” Continuò portandogli via le lacrime da poco versate con lievi baci. “… mio piccolo Potty, sia davvero bellissimo!”
Harry si sentì invaso da un
calore infinito, un emozione così meravigliosa che adesso
avrebbe voluto piangere ma dalla felicità.
“Però…” Malfoy sottolineò con un ultimo bacio sulla guancia. “Mi piaci di più quando sorridi!”
Il piccino adesso non riuscì
proprio a trattenere le lacrime, ma questa volta proprio perché
davvero non sapeva come contenere la sua gioia immensa e, nonostante
piangesse, le sue labbra erano dischiuse in un fantastico sorriso.
“Anche tu… anche tu,
Principe Draco, mi piaci tantissimo e poi… e poi, sei il
più bellissimo di tutti!” Esclamò con occhi sinceri.
“Potty, non si dice il più bellissimo!” Lo corresse bonariamente e sorridendo il Serpeverde.
“Ah, allora sei il
più, più, più, più, più, più,
più, più, più, bellissimissimo di tutti!”
Questa volta al biondino
scappò una vera e propria risata e il piccino, anche se non ne
comprendeva il motivo dato che non conosceva alcunché delle
regole grammaticali, degli aggettivi e dei superlativi assoluti, ne fu
ancora più contento.
Draco internamente sospirò
sollevato, perché quello che aveva detto lo pensava davvero: lui
adorava da impazzire i sorrisi di Potter
e, senza rendersi conto che in quel Potter aveva inteso adulto e
bambino, si ripromise che avrebbe fatto di tutto per vederne ancora
molti nei giorni futuri. Guarda caso, una buona occasione per far
dimenticare al piccoletto la straziante ora appena passata, stava
poggiata nervosa accanto alla porta dell’aula di Trasfigurazione.
Con un ghigno ferino si
avvicinò quindi ad Adam Davis che, con ancora i capelli colorati
di verde, fucsia e azzurro, quando vide il suo sguardo e notò
chi teneva tra le braccia, sbiancò peggio di un fantasma.
“Ciao, Adam!” Lo salutò gentile il bimbo.
“Potter!” Ricambiò il quindicenne, però con sulla faccia un’espressione sospettosa.
“Davis.” Fece invece Draco con un sorriso agghiacciante.
“Salve Pr…” Il
moretto stava per chiamarlo principe, ma si bloccò quando vide
la testa del suo Caposcuola scuotersi, indicando che dovesse fermarsi,
e la sua bocca che mimava la parola Malfoy. Ma gli stava dando di volta
il cervello appresso a quel bambino? Se lo avesse chiamato Malfoy,
quella piccola peste gli avrebbe reso la testa ancora più
ridicola di quanto già non era o, con la fortuna che aveva,
anche peggio!
“Adam, tutto bene?” Si sincerò preoccupato Harry.
“Tutto bene? Chiedi a me se
va tutto bene, Potter?” Domandò sconvolto il moro
Serpeverde. “Potter, con i tuoi begli occhioni fatati, stai
rendendo Malfoy più scemo di un Tassorosso!”
Esclamò esterrefatto, per poi assumere un colore ancora
più pallido quando vide lo stesso ghigno divertito sui volti del
piccino e di Draco.
“Principe! Principe! Adam ti
ha chiamato Malfoy! E poi ha detto che sei scemo e pure un
Tassorosso!” Gongolò contento il bimbo, per poi riflettere
e chiedere incerto: “Ma Tassorosso è un’
offesa?”
“Oh sì, Potty! Per un
Serpeverde essere chiamati Tassorosso è un’offesa
gravissima!” Affermò con voce grave la bionda Serpe,
però facendo contemporaneamente un occhiolino scherzoso al
piccoletto e poi aggiungendo, chiaramente geloso: “E inoltre
Davis, determinati complimenti a Potty posso farli solo io!”
Harry non collegò che quella
frase era riferita a ciò che Adam aveva detto sui suoi occhi,
però la ritenne un altro buon motivo affinché il biondino
acconsentisse alla sua richiesta di ‘punire’ il suo nuovo
compagno di Casa, quindi con un mega sorriso esclamò:
“Allora, lo devi punire Principe Draco!”
“Assolutamente!”
Concordò il giovane purosangue estraendo la bacchetta, mentre
Davis si guardava intorno per cercare, purtroppo inutilmente, una via
di fuga.
“Ti prego! Ti prego,
Principe! Facci i capelli di tutti i colori come
l’arcobaleno!” Chiese tra le risate il bimbo, venendo
immediatamente accontentato.
“Oh Salazar! E adesso chi ce
l’ha più il coraggio di entrare!” Gemette sconsolato
Adam, mentre Potty e il suo Principe se la spassava nodi gusto.
“Se entro in questo stato, la McGranitt mi metterà in
punizione a vita con Gazza e MacArthur me lo rinfaccerà in
eterno, prendendomi in giro insieme ai suoi amichetti Grifondoro.”
“La McGranitt?” Chiese con voce ora severa Draco, senza più tracce di allegria sul viso.
“Sì.”
Confermò il moretto. “Adesso noi Serpi del quinto abbiamo
lezione di Trasfigurazione insieme ai Grifondoro. Oggi tratteremo delle
trasformazioni Animagus e purtroppo non posso mancare, ma con i capelli
così...”
“Muoviti Davis, entra!”
Gli ordinò perentorio Malfoy. “E noi verremo con te. Devo
fare due chiacchiere con la professoressa!” Il biondo Serpeverde
sibilò con sguardo minaccioso, spaventando non poco, sia il
bambino che il quindicenne, per il suo cambio repentino di espressione
da divertito a serio.
Quando Adam aprì la porta
dell’aula, Harry però notò una cosa stranissima:
non c’era infatti nessun adulto e quindi nessuna professoressa, e
le uniche persone presenti erano gli studenti che, seduti nei propri
banchi, guardavano tutti attenti in direzione della cattedra, su cui
era disteso un buffissimo gatto soriano.
“Principe, guarda
c’è un gatto!” Esclamò gioioso il piccino, al
ché tutti quanti, compreso il felino, si girarono verso i nuovi
arrivati.
“Ti piacciono i gatti, Potty?” Gli chiese gentile Draco.
“Sì tanto, Principe! Mi porti da lui? Lo voglio accarezzare!” Pregò dolcemente il bimbo.
“Mmm…” Fece
perplesso il biondino, non più tanto convinto che fosse quello
il momento più adatto per chiedere spiegazioni alla McGranitt su
quanto accaduto a Storia della Magia, visto che il piccoletto non
sembrava essersi ancora ripreso del tutto. Ma soprattutto non voleva
che si ripetesse la stessa scena che era avvenuta poco prima con Pansy,
perché al ricordo del pianto dirotto del bambino e del suo
straziato desiderio di rivedere i genitori, sentiva ancora una profonda
rabbia scorrergli nelle vene. Non credeva che sarebbe riuscito a
rimanere calmo per molto se avesse affrontato l’argomento con la
professoressa e di conseguenza, chi ne avrebbe risentito, sarebbe stato
ancora una volta il piccino. Probabilmente, si disse, era meglio
rimandare quel confronto a più tardi. Poiché però,
sembrava che Potty ci tenesse ad andare dal gatto, ingenuamente per
accontentarlo propose: “Perché invece non scendi e ci vai
da solo? Io ti aspetto qui.”
“No! Principe!!!” Si
oppose con fervore Harry, stringendo di nuovo con forza la presa con
cui era abbracciato a lui. “Non voglio scendere, voglio stare in
braccio a te! Se tu non vieni con me, allora non vado
neanch’io!” Esclamò agitato nascondendo il viso
nell’incavo del suo collo, senza notare, a differenza di Draco, i
volti meravigliati dei Grifondoro e quelli divertiti dei Serpeverde, o
il gatto che aveva cacciato i suoi piccoli artigli, senza però
dare l’impressione di volersi ancora trasformare.
Malfoy sospirò:
probabilmente Adam aveva ragione e alla fine di quella storia avrebbe
perso il rispetto e il timore dell’intera scuola, però
davvero non riusciva a non assecondare i bisogni di quel bambino:
“Ok, Potty! Non ti lascio e vengo con te dal gatto, però
tu adesso ti calmi, va bene?”
Il bimbo gli sorrise e più tranquillo gli sussurrò un sentito: “Grazie!”
“Ciao gattino!” Quando
il Principe si fu seduto sulla cattedra, il piccoletto salutò il
micio facendogli gentili carezze sul muso, e il felino, sotto lo
sguardo disgustato dei Serpeverde, compreso Draco, e quello intenerito
dei Grifondoro, gli face le fusa. Però quando l’animagus
si avvide che il bambino aveva pianto, drizzò il pelo e
cominciò a soffiare verso la bionda Serpe.
“No gatto! Fai il buono con
il Principe Draco!” Fece indispettito Harry dando dei leggeri
buffetti sulla testa del micio, che in cambio cominciò a
miagolare offeso, mentre i verde-argento ghignavano di nuovo divertiti
e i rosso-oro osservavano allibiti il Golden Boy di Grifondoro
schiaffeggiare, anche se lievemente, la loro Capocasa.
“Sì gatto,
fai il bravo! Che non sono io la causa di queste lacrime.”
Sibilò adirato Malfoy, incurante di star parlando con una
professoressa. “Ma di chi non si è degnato di avvisarmi in
tempo!”
La McGranitt, che adesso stava tra
le braccia del bimbo, chiuse gli occhi. Non ce l’aveva fatta! E
pensare che per avvertire la Parkinson aveva addirittura contravvenuto
ad un esplicito ordine di Silente, ma era arrivata comunque troppo
tardi. Oh, povero… povero bambino! Chissà quanto aveva
dovuto soffrire! Però su una cosa il preside aveva avuto
ragione, e lo vedeva da come il Serpeverde stringeva a sé il
piccino: Draco Malfoy era realmente affezionato al piccolo Harry!
“Ah!” Aggiunse poi il
biondino in tono di avvertimento, per l’ulteriore sofferenza
della donna, facendole intendere di aver commesso un grave errore.
“Se tiene all’incolumità di Potty,
nell’avvenire non conti più sull’aiuto della
Parkinson.”
“Principe, ma perché
parli così ad un gatto? Lui mica ti capisce?”
Domandò dubbioso il bimbo, provocando l’ilarità
delle Serpi e accendendo un sorriso sul volto di Malfoy, che ancora una
volta si tranquillizzò grazie all’innocenza e
all’ingenuità del suo piccolo Angelo.
Intuendo che non avrebbe ottenuto
risposta, Harry fece allora un’altra domanda molto più
importante: “Ma ha un nome questo gatto, Principe Draco?”
“Sì, Potty!” Rispose il Serpeverde con un ghigno. “Si chiama Mc!”
Il gatto cominciò di nuovo a soffiare in segno di protesta.
“Principe, forse al gattino
non piace questo nome e ha ragione, sai? Mc è un nome da
maschio, ma lei è una femmina. Guarda!” Harry disse
prendendo il felino sotto le zampe anteriori e sollevandola in aria,
anche se con sforzo, in modo che tutti potessero vederla. “Non ce
l’ha il pipino!”
Nell’aula tutto si
congelò e scese un silenzio irreale, finché i Serpeverde
non scoppiarono in una fragorosa risata e i Grifondoro gemettero,
divenendo rossi di imbarazzo. Anche il bimbo, seppure per
l’ennesima volta non ne comprendeva il motivo, si unì
all’ilarità dei suoi nuovi compagni di Casa e Draco,
mentre letteralmente si stava sbellicando dalle risate, come forse non
gli era mai capitato prima in vita sua, notò, con ancora
più gusto, che la professoressa aveva sbarrato i suoi occhi
felini e ora stava soffiando adirata verso l’intera aula
minacciandola con le sue unghia affilate che, nonostante tutto, teneva
in modo da non ferire il piccino.
E per far divertire ulteriormente il piccoletto, gli chiese di posare di nuovo la gatta sulla cattedra.
“Vedi Potty, questo è un gatto speciale. Se gli tiri la coda, fa una magia!”
La McGranitt, che se avesse avuto
la sua forma umana, adesso sarebbe stata rossa per l’indignazione
e la vergogna, capì cosa volesse fargli fare il Serpeverde, ma
questa volta non protestò in alcun modo: anche se non approvava
i metodi, in fondo si disse, Malfoy stava agendo per il bene del
bambino e poi, sottosotto, la donna si sentiva in parte responsabile
per quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia.
“Principe, ma poi si fa
male!” Si oppose Harry, che nell’animo era un vero e
coraggioso Grifondoro, si disse compiaciuta la professoressa, sebbene,
aveva finalmente notato, portava inspiegabilmente sul maglioncino lo
stemma dei verde-argento.
“Però, farò
come mi dici tu!” Fece poi curioso e con un sorriso biricchino il
piccoletto, al ché, mentre riprendeva
‘dolorosamente’ le sue sembianze umane, Minerva si convinse
che l’animo di quel bambino, in effetti, doveva essere anche un
po’ Serpeverde.
“Oh!!!” Esclamò stupito il bimbo. “Il gatto si trasforma in una nonna!” Era così che infatti Harry preferiva chiamare le persone anziane, per non offenderle.
Nell’aula si fece di nuovo
silenzio, ma questa volta nessuno osò far rumore o interrompere
quello strano e dolcissimo momento in cui tutti osservarono Minerva
McGranitt che, con occhi commossi, un po’ impacciata ricambiava
l’abbraccio di quel bimbo stupendo.
“Ahia! Signor Potter!”
Si lamentò però all’improvviso la donna, dopo che
il piccino le aveva tirato lo chignon.
“Chiamami Harry, nonna Mc!”
Le disse birbante il piccolo Potter, per poi aggiungere con
ingenuità: “Scusami, nonna Mc! Non volevo farti male.
Però se voglio di nuovo il gatto cosa ti devo tirare?”
“Beh di certo non i capelli, Sign… ehm… Harry. Basta chiedere educatamente!”
Il bimbo annuì e con un tenero sorriso le chiese: “Ti prego, nonna Mc! Puoi diventare di nuovo un gattino?”
La professoressa, completamente scioltasi per quel ‘nonna Mc’ e intenerita da quel sorriso, lo accontentò.
Harry allora riprese di nuovo tra
le braccia il felino e con occhi da cerbiatto si girò verso il
suo Principe, che sotto quello sguardo arrossì leggermente.
“Ce lo possiamo tenere Principe Draco?”
Malfoy spalancò inorridito
gli occhi, proprio come il soriano. “Non se ne parla proprio! Non
la voglio quella palla di peli in giro per il nostro dormitorio! E poi,
Potty, quella è una persona!” Esclamò il biondino,
prima di ricevere un morso sulla mano dalla gatta che si era offesa,
per come l’ aveva definita.
“Sì ma solo se le tiri la coda! Ti prego, Principe Draco! Ti giuro, che non gliela tir…”
Ma il bimbo non terminò la
frase perché si accorse di una cosa orribile: un ragazzo castano
dagli occhi verdi, stava prendendo in giro Adam.
“Principe, ma quello è MacArthur?”
“Sì, Potty!”
Rispose Draco, che avendo seguito il suo sguardo e osservato cosa stava
accadendo, adesso stava prendendo la propria bacchetta.
“Ed è un Grifondoro?”
Il biondino annuì di nuovo.
“E i Serpeverde possono fare gli scherzi ai Grifondoro?”
Malfoy si girò a guardare in
faccia il bambino con un ghigno davvero poco rassicurante, ghigno che
trovò il suo riflesso sulle labbra del suo piccolo Potty.
La McGranitt non riuscì a
credere a quanto stava sentendo, mentre ascoltava impotente, visto che
non poteva tornare normale se non voleva ritrovarsi a schiacciare col
suo peso il piccino, Harry Potter suggerire uno scherzo da fare ad un
componente della Casa rosso-oro… della Casa di cui proprio lui
era il rappresentante più significativo.
Esterrefatta assistette in seguito
ad un episodio che probabilmente non aveva precedenti in tutti quei
secoli in cui era stata fondata la scuola: Grifondoro e Serpeverde giocare… esattamente, proprio giocare… e divertirsi insieme.
Sotto suggerimento del bambino,
Malfoy aveva infatti lanciato un incantesimo per far colorare anche i
capelli del castano Julius MacArthur che, a sua volta ne aveva lanciato
uno simile a Davis perché non sopportava di essere deriso da
lui: ma la magia del Grifondoro era stata deviata da un incantesimo
scudo, creato dal moro Serpeverde, ed era finito sui capelli di una
ragazza dallo stemma rosso oro. Da qui in poi era iniziata una vera e
propria reazione a catena che, tra risate e barriere difensive, che
più volte si erano ritrovate a proteggere contemporaneamente
sotto lo stesso scudo studenti appartenenti alle due Case rivali, aveva
coinvolto tutti in un gioco divertente e senza imbrogli di sorta o
incantesimi per fare del male, ma caratterizzato da tanti veri e
sinceri sorrisi dipinti dai fantastici e variopinti colori, che erano
presi dalla bellissima tavolozza che erano i cuori del piccolo Harry e
del suo Principe Draco.
Forse, rifletté Minerva, Albus non aveva poi così tanto torto: quei due, insieme, possedevano davvero una Magia potentissima, in grado di cambiare il mondo…
Risposte ai commenti:
pay_chan:
E sì, il piccolo Harry è davvero dolcissimo e buono, e
Draco farebbe per lui qualsiasi cosa, dal punire dolorosamente la
Parkinson perché lo ha fatto soffrire, ad acconsentire, anche se
a malincuore, alla sua preghiera di non farle del male… tutto
perché il Serpeverde è ormai completamente perso e
ammaliato da quel piccino stupendo. Per quanto riguarda Silente,
probabilmente qualcosina si è capita già nel cap 15,
però verrà tutto chiarito meglio in uno dei prossimi
capitoli, non temere. Ti ringrazio per la recensione e ci conto davvero
per leggerne ancora. ^__^ Ti abbraccio di cuore! Un bacione affettuoso!
Ina:
Ehm… mi dispiace aver commentato la shot sbagliata! Non so
quando, causa mancanza di tempo anche per scrivere la mia, ma un giorno
provvederò a leggere quella giusta. ^__* Cmq non sono sparita,
ma ho avuto un po’ di problemi ad aggiornare in tempi brevi e, in
previsione delle sofferenze future, spero ti sia almeno un po’
consolata leggendo e divertendoti con la scenetta con nonna Mc.
Ti abbraccio con affetto sincero e ti mando un bacio ricoperto di tanta
dolcezza!
Axyna:
Non hai bisogno di alcun perdono, a me fa semplicemente felice ricevere
un commento ma mi basta cmq solo sapere che questa storia piaccia,
quindi grazie davvero per i complimenti! ^__^ Pansy non credo che,
anche se dovrebbe, ricoprirà il piccoletto d’oro,
perché seppure l’ha salvata dalla furia di Draco quel
bambino costituisce una minaccia per i suoi piani futuri. E sì,
il biondo Serpeverde è ormai in balia dell’Amore, anche se
ancora non ammette di esserlo, e Silente ne sa una più del
diavolo… Ti abbraccio con immenso affetto e ti mando tanti
calorosi baci!
dark89:
Oh Merlino, non voglio che ingrassi a causa mia! Ti assicuro che la mia
intenzione non è affatto rattristarti, anzi… solo che il
piccolo Harry ha avuto un’infanzia terribile e la colpa non
è né mia né tanto meno di Voldemort, ma di quella
crudele scrittrice che è la Rowling! Eppure nonostante tutto
quel piccoletto è dolcissimo e tanto buono e con la sua
ingenuità e purezza è riuscito a far breccia nel cuore di
Draco, che però, imperterrito continua a negare, per paura di
soffrire, ciò che realmente prova. Lo so, Silente a volte agisce
in modi che andrebbero condannati, però a differenza di Pansy
che desidera (e desidererà ancora) il male di Harry, il suo
intento, nel fargli vedere un fantasma e quindi ricordargli il dolore
della perdita dei genitori, è quello di costruire la strada per
la vera felicità del bambino: felicità che è
racchiusa nel cuore di Draco e nell’Amore che prova per lui. Ti
abbraccio con tanto e caloroso affetto! Un bacione grande, grande!
Draco Malfoy:
Grazie infinite per i complimenti! E non temere per Pansy, mi sa che ci
saranno altre occasioni per ottenere la punizione che sia tu, che tutti
i Serpeverde desiderate darle, però prima assicuratevi che non
sia presente il piccolo Harry! ^__^ Ti mando tanti affettuosissimi
baci! Ciao!!!
Hollina: cap13)
Mi sembrava strano non aver trovato un tuo commento la scorsa volta,
però grazie davvero di avermelo lasciato ora e di non aver
recensito solo il 14. *__* Sono felice che ti sia piaciuto! Ricambio il
bacio! Cap14) Pansy è
stata davvero crudele con il piccolo Harry e se ne infischia che sia
solo un bambino, ma nonostante ciò il piccino, nella sua immensa
bontà e innocenza, impedisce a Draco di punirla. Il Serpeverde
è ormai completamente perso e affascinato dal suo piccolo Angelo
dagli occhi di giada! Ti ringrazio ancora e ti abbraccio con affetto
infinito, donandoti tanti baci ricoperti di dolcezza!
Selene_Malfoy:
Ti assicuro che non è affatto mia intenzione farti piangere!
Però se in cambio ci ho guadagnato una recensione, ben per me!
^__* Forse chissà magari Hermione e Neville sanno più di
quanto lo stesso Harry immagini, un po’ come Blaise e Daphne con
Draco, però io, che sono l’autrice della storia, per il
momento non ne ho ancora idea:mmm… però ci devo pensare,
perché a dir la verità la tua supposizione non è
affatto male. Grazie per lo spunto! ^__^ E Ron in fondo, anche se
alcune volte si è comportato in modo odioso con l’amico
Potter (Ex: vedi quarto e settimo libro!) in realtà, ci tiene
molto a lui e desidera il suo bene, bene che pensa di fare anche con il
piccino allontanandolo da Malfoy. Ti abbraccio con affetto! Baci!
dany23:
Grazie di cuore per i bei complimenti! In effetti Harry e Draco
possiedono la Magia più potente di tutte e cioè quella
dell’Amore, sentimento che il biondino si ostina a non
riconoscere per la paura di non essere corrisposto e quindi di
soffrire. Pansy non credo metterà per il momento la testa a
posto, perché purtroppo serba nel cuore troppa invidia e
ambizione. E per quanto riguarda la tua curiosità, mi sa che
dovrai aspettare ancora un po’. ^__^ Nel frattempo però
spero continuerai a seguirmi con piacere. Un bacio grande e un
abbraccio affettuoso! Kiss!
hay_chan:
Grazie perché trovi tutti teneri, tranne Pansy! Ma in quel tutti
è compreso anche Silente? Io credo di sì, dato che anche
lui si sta dando da fare per rendere più bello il futuro del suo
amato pupillo Grifondoro. Grazie infinite per il commento! Un bacione
grande, grande! Ti abbraccio!
antote:
Anch’io come te, leggo in ogni gesto di Draco la dimostrazione
affettiva del profondo Amore che prova per Harry: l’unico
però, che purtroppo ancora non lo comprende è proprio il
Serpeverde. Ma c’è tempo, ma soprattutto ci sono parecchie
persone che proveranno a fargli aprire gli occhi… e non ci
crederai, ma tra queste è compreso Silente. Il preside infatti,
agisce per il bene e la felicità del suo amato Harry, bene che
è racchiuso proprio nel cuore della bionda Serpe. E su Pansy,
devo darti ragione: non finirà qui… Ti abbraccio di
cuore! Baci!
PiccolaSerpe:
La mia speranza è che anche tu trovi presto una persona che ti
coccoli e ti ami come si amano Draco e Harry. È bello tenere
sempre sveglio il proprio lato coccoloso e per me, lo è ancora
di più, sapere che proprio la mia storia ti infonde tanta
dolcezza nel cuore. Ti ringrazio per questo tuo commento, perché
quando l’ho letto anch’io ho sorriso deliziata, mentre le
tue parole le sentivo scorrermi addosso come lievi carezze. ^__^ Ti
abbraccio con affetto e ti mando tanti teneri baci!
strega_del_lago: Nel profondo Draco
la pensa come te e cioè che l’Amore con Harry non è
affatto male, e ciò lo dimostra quella vocina che sempre
più insistente sta cercando di farglielo capire. Il problema
è la sua paura che lo blocca, paura che quando il piccolo Potty
tornerà adulto tutto tornerà normale e ciò che lo
unirà al Grifondoro potrà essere solo Odio e non Amore,
paura di soffrire perché il ragazzo che ama dal profondo del
cuore non lo corrisponderà mai. Però chissà che
con il tempo qualcosa non cambi. Ti abbraccio e ricambio con affetto il
tuo bacio sanguinolento! ^__^
Vale Lovegood:
La penso esattamente come te: la miglior vendetta è il perdono e
in questo caso la consapevolezza che la Parkinson non potrà mai
fare nulla per eclissare l’Amore vero che unisce Harry e Draco.
Grazie per il commento e per i complimenti, sono contenta che ti
piacciano così tanto il piccino e la storia. *__* Un bacione
ricolmo di affetto! Baci!
Angel_Silver:
Merlino quanti bei complimenti! Grazie davvero! *__* Sono sinceramente
onorata per tutto ciò che mi hai scritto, anche se credo di non
meritare tutti questi begli elogi. (Soprattutto la parte sulla
Rowling!) Ti ringrazio per la fiducia che riponi in me e in questa fan
fiction, nonostante non abbia capito tanto bene la storia della firmo
(non è che conosca poi tanto bene il Web! ^__^), quindi, se
è possibile non è che mi manderesti l’indirizzo o
mi spiegassi meglio di che si tratta? Cmq sono davvero contenta che il
piccolo Harry e il suo Principe Draco ti abbiano conquistata e
affascinata così tanto. Questo per me è il massimo degli
onori. Ti abbraccio forte, con la speranza di poter leggere ancora una
tua recensione. Tanti Baci, ricolmi di affetto e dolcezza!
eles:
Non posso svelarti il finale, però una cosa posso dirtela per
certo: Harry non ricorda nulla della sua fantastica settimana passata
con il Principe Draco, per un buon motivo, che svelerò
più in là. Ti ringrazio di cuore per i complimenti al
capitolo, perché trovi dolcissimo il piccolo Potty e
perché comprendi le ragioni del mio ritardo a postare. ^__^ Ti
abbraccio con affetto sincero! Bacioni!
Anto_Chan:
Perdonami, ma quando mi sono immaginata la scena di te e tua mamma, mi
è scappata una buffa risata. ^__^ Anch’io avrei voluto far
punire Pansy con tutto il cuore e, come te, avevo pensato ad una morte
dolorosa e cruenta per mano di Draco. Il problema è che quel
bambino è troppo buono e generoso e quando ha implorato di
perdonarla, la bacchetta di Draco si è abbassata e le mie mani
si sono alzate dalla tastiera, impedendo così alla Parkinson di
ricevere la giusta punizione. Però non credo che la moretta si
sia placata, quindi mi sa, che sia io che il biondo Serpeverde, avremo
modo di rimediare più in là. ^__* Ti abbraccio con
affetto infinito! Bacioni!
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Capitolo 16 *** CAPITOLO 16 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 16 Efp
CAPITOLO 16
L’aula di Trasfigurazione era
un vero e proprio tripudio di sgargianti e vivaci colori che, come il
più bello degli arcobaleni, sembravano stessero dipingendo il
cielo sereno di un futuro diverso, in cui le nere nubi della discordia
e della divisione, che per secoli avevano tempestato nei cuori di
Serpeverde e Grifondoro, avrebbero lasciato il posto ad un sole radioso
e splendente, nato dall’Am… amicizia tra Harry e Draco…
Questa almeno, fu la nuova e calda
speranza che invase con prepotenza il cuore della professoressa
McGranitt. Anche se, osservando con profonda commozione, per entrambi,
i sinceri e affettuosi sorrisi che si rivolgevano l’un
l’altro e la dolcezza e la tenerezza di ogni loro reciproco
gesto, Minerva intuì che la parola Amicizia era ben lontana
dall’esprimere il vero significato di ciò che realmente
legava quel piccino e il suo principe biondo.
Ma il filo dei suoi ragionamenti,
con la conseguente realizzazione del nome giusto da dare a quel
sentimento, fu spezzato nel momento in cui il bambino rilasciò
la presa, con cui la teneva stretta tra le braccia, e lei poté
finalmente tornare in forma umana, cosa che, ripensandoci, sarebbe
stata molto meglio non fare. Infatti, mentre tra i ragazzi imperversava
la battaglia di colori, il piccolo Harry, protetto da una barriera
protettiva creata dalla bionda Serpe, incitava, tra squillanti risate,
il giovane Malfoy a colpire indiscriminatamente ora un verde-argento,
ora un rosso-oro, e il biondino con un ghigno sempre più
divertito lo accontentava. Conclusione: con un tacito accordo e ghigni
poco rassicuranti, i componenti delle due Case avevano infine deciso di
rivolgere contemporaneamente i loro ‘attacchi’ verso la
cattedra, dato che non era affatto giusto che proprio Potter e Malfoy,
che erano stati quelli a cominciare, fossero gli unici a non avere
alcuna traccia di colore tra i capelli. Fu quindi una questione di
secondi: sempre ridendo, perché non si era mai divertito
così tanto, Harry vide tutte le bacchette puntategli contro e
con un trillo gioioso si era stretto maggiormente tra le braccia del
suo Principe, ma così facendo aveva sia fatto perdere la
concentrazione a Draco e quindi dissolvere lo scudo, sia fatto scappare
la gatta, che ne aveva approfittato per ritrasformarsi. Caso volle
però, che la professoressa si ritrovò proprio tra i due
fuochi e che tutti gli incantesimi dei Serpeverde e Grifondoro del
quinto anno le si infrangessero contro.
Anche se provarono a trattenersi,
arrivando quasi alle lacrime, persino gli appartenenti alla Casa di
Godric questa volta non riuscirono a non scoppiare a ridere unendosi
all’ilarità dei verde-argento, mentre il piccino alle
spalle della vicepreside se la rideva come un matto, nel constatare
affascinato i suoi capelli grigi sfumati adesso da tanti fantastici
colori.
“Sei così buffa, nonna Mc!”
La professoressa assunse allora
un’aria severa e uno sguardo minaccioso, tanto che le risate
scemarono e tutta la classe, ammutolita e adesso sul serio spaventata,
presagì un’incombente e devastante punizione; ma, invece
di proferire parola, la McGranitt lentamente si girò verso quei
due, che con due identici ghigni impertinenti sedevano sulla sua
cattedra, pronunciò due semplici incantesimi e infine, con un
sorriso soddisfatto, si spostò in modo che potessero vederli
tutti.
Un’ ovazione di approvazione
per il suo operato si alzò allora da tutti gli studenti,
compresi, per l’immensa sorpresa e piacere della vicepreside, che
era leggermente arrossita per questo, anche le Serpi; qualcuno, al
suono di un “E brava nonna Mc!”, pronunciato proprio da un
compiaciutissimo Adam Davis, batté addirittura le mani, mentre
le risate ritornarono ad echeggiare tra le mura dell’aula di
Trasfigurazione e tutti gli occhi erano fissi a rimirare un Malfoy, dal
viso inorridito e i capelli rosso e oro,
e il piccolo Potter, che invece se la stava spassando come non mai e
aveva le ciocche dei capelli tinti con i colori delle quattro Case di
Hogwarts.
“Malfoy non c’è
che dire, con la tua bionda capigliatura, il rosso ti dona!”
Esclamò Adam con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
“Mi sa che staresti proprio bene tra i Grifondoro!”
“Sì, Malfoy, se vuoi
ti rendiamo membro onorario della nostra Casa!” Fece
anch’egli divertito MacArthur, sorridendo complice al
quindicenne, sua nemesi, per poi rendersene conto e arrossire entrambi.
“Potremmo usarti come mascotte agli incontri di Quidditch! Almeno
saresti utile a qualcosa, visto che a prendere il Boccino proprio non
ti riesce!” Aggiunse poi, spezzando così quel momento di
imbarazzo che si era creato con il verde-argento. Questa volta
però a ridere furono solo i rosso-oro, mentre i Serpeverde
persero ogni traccia di allegria e assunsero tutti degli sguardi torvi
e ostili.
Infondo, si disse Minerva,
c’era da aspettarselo: errori commessi in secoli di storia non
potevano cancellarsi in un’unica ora, soprattutto poi se si
finiva a parare sull’argomento Quidditch. Ma ancora una volta il
piccolo Harry, con la sua irresistibile ingenuità, provvide a
stemperare la tensione che si stava creando.
“Principe Draco! Adam e
MacArthur ti hanno chiamato Malfoy e non principe!”
Constatò offeso il bimbo, al ché Davis perse ogni traccia
di colore dal viso, mentre Julius inarcò confuso un
sopracciglio, non comprendendo il perché dell’improvvisa
espressione di terrore comparsa sul volto del suo antagonista
Serpeverde.
“Già!” Fece
alterato Draco e con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
“E peggio ancora mi hanno dato del Grifondoro! Quindi si meritano
di non uscire vivi da questa stanza!” Strascicò poi,
incavolato nero.
Il piccino mise su
un’espressione pensierosa e poi, con un sorriso malandrino,
propose: “Mmm… e invece, visto che i capelli ce li hanno
già tutti colorati, perché adesso…
adesso…” Meditò facendo aumentare l’angoscia
in Adam e ora anche in MacArthur. “Adesso non glieli tagli via
tutti?” Concluse birichino e il biondino, o meglio il purtroppo
adesso rossino-dorato, ghignò ferino e, compiaciuto per quel
suggerimento, provvide immediatamente ad eseguire, provocando
così di conseguenza l’ilarità dell’intera
classe, tranne dei due malcapitati, che adesso erano quasi
completamente calvi, e della McGranitt, che non era riuscita ad
intervenire in tempo, perché troppo sorpresa per la monelleria
del piccolo salvatore del mondo magico.
“Harry!” Esclamò
infatti sconvolta la professoressa, con tono di rimprovero. “Non
sono cose da fare queste e neanche da pensare! Chiedi subito scusa ai
tuoi compagni.”
“Ma nonna Mc! Hanno offeso il
Principe Draco!” Sbuffò il bimbo, incrociando indispettito
le braccia e gonfiando le guancia, mentre Malfoy sogghignava nel vedere
con quanta decisione il bambino continuava a difenderlo.
“Mmm… Guarda che
essere un Grifondoro non è per niente un’offesa, Harry.
Pensa che da grande potresti diventarlo anche tu!” Aggiunse poi
con un tenero e saputo sorriso la professoressa.
Ciò che non si era aspettata
però, fu che al termine delle sue parole il giovane Draco aveva
assunto di nuovo la sua abituale espressione di fredda
impassibilità, che purtroppo la donna conosceva da ben sette
anni, e che ogni traccia di allegria era scomparsa dal suo volto,
così come la dolcezza nel suo sguardo, lasciando il posto ad un
gelo impenetrabile che non conosceva emozioni.
Ma al “NO!!! Non voglio essere un Grifondoro! Ma un Serpeverde come il Principe Draco!”
gridato con veemenza da Harry, vide negli occhi del biondino accendersi
un fuoco così potente da sciogliere il ghiaccio eterno che
imprigionava il suo cuore; un fuoco che bruciava d’Amore… adesso Minerva aveva finalmente capito…
Il piccino allacciò strette
le braccia intorno al collo della bionda Serpe e, sebbene la sua voce
fosse attutita perché il suo capo aveva trovato rifugio
nell’incavo del collo di Malfoy, tutti, con gli occhi spalancati,
soprattutto i rosso-oro, sentirono le sue parole accorate: “Il
Principe odia i Grifondoro e io non voglio che mi odi!” Nessuno
però capì cosa gli aveva sussurrato invece Draco
all’orecchio, ma doveva essere stato qualcosa di davvero molto
bello, si disse commossa la professoressa di Trasfigurazione,
perché mai aveva visto sul viso del suo amato studente, Harry
Potter, un sorriso così raggiante e luminoso…
“Io non potrei mai odiarti, Potty! Nemmeno… nemmeno se da grande tu diventassi un Grifondoro!”
Ma l’immagine del Potter
diciassettenne gli comparve avanti agli occhi e il giovane Malfoy
sentì il cuore stringerglisi nel petto e una straziante fitta di
dolore dilaniargli l’anima.
E per non sentire più male, fu costretto a dirsi un’altra bugia: “Ma solo tu Potty, non… non Potter!”
Ma Harry non comprese, né
diede peso a quest’ultima frase, perché cullato da una
dolcissima speranza: forse se non lo odiava il suo Principe Draco gli voleva tanto bene, proprio come sentiva volergliene lui…
Per la gioia del piccino la
professoressa McGranitt, nella restante ora che aveva con quella
classe, non andò avanti con la lezione sugli animagus, ma
permise ai suoi studenti di ripetere incantesimi anche degli anni
precedenti. Ed è così che il piccolo Harry si vide
richiamato ora da un ragazzo ora da un altro, che, quasi come in una
gara, si sfidavano a chi riuscisse a meravigliarlo e a farlo sorridere
di più.
Di positivo ci fu che il bambino si
tranquillizzò del tutto, rasserenandosi completamente dopo
l’episodio avvenuto nell’ aula di Storia della Magia e che
addirittura riuscì a staccarsi dal suo Principe, per guardare da
vicino una matita che, con gambe e braccia e una gomma per cappello,
ballava il tip-tap sul banco di una Grifondoro dalle origini babbane.
Anche se un po’ gli
dispiacque, perché il contatto con il bimbo rasserenava anche
lui, Draco rilasciò un sospiro di sollievo e fu davvero felice
nel constatare che il suo Potty stava finalmente bene.
Felicità che però
scomparve del tutto quando, ancora una volta, parlò la
vicepreside che, dopo aver lanciato un “Finite Incantatem!”
e fatto scomparire ogni colore dalle teste di tutti e fatto tornare i
capelli ad Adam e Julius, per rincuorare il bimbo, che per questo aveva
fatto un faccino deluso, disse: “Harry, ora ti andrebbe di vedere
tanti animali fatti di magia?”
Il piccoletto spalancò gli occhioni eccitato. “Sì! Sì, nonna Mc!”
“Bene! Allora signor Malfoy,
invece di perdere altre delle sue ore di lezione, vada immediatamente a
seguire quella di Difesa contro le Arti Oscure.” E vedendo il
viso insofferente del biondino, aggiunse: “E questo è un
ordine: la consideri una punizione per lo scompiglio che ha portato
nella mia aula. E per domani, oltre alla ricerca che già deve
portarmi, aggiunga altri trenta centimetri di pergamena
sull’importanza degli animagus nella storia.”
Draco stava per replicare ma fu
bloccato dall’ulteriore intervento della McGranitt, che con uno
strano sorriso disse: “E se scopro che non ci è andato,
provvederò personalmente ad impedirle di giocare la partita di
Domenica contro i Corvonero.”
“Cosa?!” Insorsero indignate le Serpi.
“Va bene!” Rispose
invece duro il biondino, intuendo che la professoressa era seria.
“Però sappia che quelle lezioni sono solamente una perdita
di tempo e che non risponderò delle mie azioni, se anche uno
solo degli altri proverà a prendere in giro me o i miei
amici!” Detto questo prese la mano di Harry, il quale un
po’ sorpreso dal cambio d’umore del suo Principe si
limitò semplicemente a salutare agitando la manina libera, e
lasciò come una furia l’aula di Trasfigurazione.
Quando Minerva constatò che
anche gli altri Serpeverde, rimasti in aula, avevano sui volti delle
espressioni irritate, con calma replicò: “Non temete,
questa volta sono convinta che andrà tutto bene! Qualcosa mi
dice che il signor Malfoy ha trovato finalmente il suo ricordo
felice!”
Anche se era un provvedimento che
sarebbe stato più utile prendere prima, nonostante la guerra
fosse appena finita, quell’anno si era deciso di mettere tra le
attività scolastiche, ufficialmente e obbligatoriamente per
tutti anche per gli anni avvenire, ‘Il Club dei Duellanti’,
per prevenire ed essere pronti per minacce future. Solo che il preside,
per renderla anche un’ occasione in cui poter creare maggior
unione e coesione tra Case, aveva pensato che dovessero essere gli
alunni più grandi ad insegnare a quelli più piccoli,
indipendentemente dai colori dello stemma di appartenenza: un po’
come era già avvenuto con l’ES. Vi erano inoltre, durante
la settimana, un paio d’ore di Difesa in cui gli studenti dello
stesso anno di Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero, si
ritrovavano per ripetere ed esercitarsi con gli incantesimi, che poi
avrebbero dovuto spiegare successivamente nelle lezioni di duello
magico.
Nessuno all’interno della
scuola si era mostrato ostile all’idea, tranne proprio
l’intera Casa di Serpeverde, che aizzata dal suo settimo anno,
Malfoy in primis, si rifiutava di essere aiutato o aiutare i membri
delle altre Case. E la cosa era alquanto strana, dato che era anche
merito loro se Voldemort e i suoi seguaci erano stati sconfitti, eppure
ogni volta che vi erano state queste lezioni, capitava sempre che la
bionda Serpe, anche per motivi banali, provocava pesantemente Potter in
qualche modo e che i due finivano a rotolarsi a terra tra pugni e
calci, mentre il restante della scuola si fermava da ogni tipo di
apprendimento e si divideva e schierava a fare il tifo o per
l’uno o per l’altro.
Se questo non era già
abbastanza, la situazione si era poi ulteriormente aggravata quando si
era scoperto che nessun Serpeverde del settimo anno era in grado di
eseguire un Incanto Patronus. Gli sfottò e le prese in giro
erano stati tali, che le attività del Club dei Duellanti erano
state sospese, perché l’intera Casa verde-argento,
racchiusasi in una rocca difensiva, aveva cominciato ad affatturare
chiunque osava insultare il suo Principe o i suoi compagni.
Dopo quell’episodio i
professori, compreso un riluttante Piton, erano stati praticamente
costretti a ricorrere, volta per volta, a minacce di severe punizioni
pur di convincere le giovani Serpi a continuare a seguire il corso dei
duellanti, mentre l’anziano professor Smith, insegnante
provvisorio di Difesa contro le Arti Oscure e dal cuore Tassorosso,
insisteva nelle sue ore con i ragazzi del settimo anno a riproporre di
continuo quel maledetto, almeno per i verde-argento, incantesimo di
protezione che, anche se non per tutti in forma corporea, persisteva a
non riuscire solo ai Serpeverde.
E la cosa stava diventando alquanto
ridicola, Draco questo lo ammetteva, ma ogni volta che provava a
concentrarsi per trovare un ricordo felice, la sua mente si svuotava e
non appariva nulla; ma soprattutto percepiva sempre la sensazione che lui lo stesse guardando, però quando riapriva gli occhi, per formulare l’incantesimo, e constatava che invece il suo sguardo era rivolto altrove, con un profondo senso di cocente delusione si rendeva conto che la magia non era riuscita.
E la delusione, ovviamente, era dovuta all’ incantesimo fallito! Non di certo all’indifferenza di Potter, che non lo considerava minimamente!
“Principe Draco?” Lo
richiamò il bimbo, distogliendolo dai suoi pensieri. “Ma
sei preoccupato perché non hai fatto i compiti?”
Domandò ingenuamente provocando un lieve sorriso sul viso del
biondino.
“Già, Potty.”
Ammise un po’ in imbarazzo. “Purtroppo c’è un
particolare incantesimo che né io, né Blaise o Daphne o
gli altri miei amici riusciamo a fare.”
“Perché è tanto difficile?”
Malfoy si limitò ad annuire.
“Ohhh!” Esclamò
un po’ sorpreso Harry, per poi, con gli occhi pieni di fiducia e
convinzione, continuare: “Però sono sicuro che ci
riuscirai, perché tu sei il mago più bravissimissimo di
tutti!”
Draco questa volta sorrise
apertamente e sollevò in aria il bambino. “Non sono il
mago più bravissimissimo, Potty!” Questa volta però
la sua affermazione non voleva essere una correzione alla grammatica
del bimbo.
“Non è vero! Tu
sei… sei…” Ma il piccino non continuò
perché il suo Principe gli diede un dolce bacio sulla fronte,
proprio su quella strana cicatrice a forma si saetta che aveva sin da
piccolissimo.
“Perché lo sei tu!”
Il Serpeverde gli sussurrò flebile come un fruscio, tanto che il
piccolo Potter si chiese se per caso non se lo fosse immaginato.
Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma erano appena entrati
nell’ aula di Difesa che un gruppo di ragazzi li avevano subito
circondati.
“Harry stai bene?” Gli
chiese con apprensione Daphne strappandolo letteralmente dalle braccia
del biondino. Il bimbo annuì e, con un mega sorriso, si mise poi
a raccontare a degli scioccati Grifondoro, divertiti Serpeverde e
increduli Tassorosso e Corvonero, delle due ore spassose passate con
nonna Mc. Nel frattempo Malfoy prese Blaise da parte e gli chiese,
insospettito dall’assenza della Parkinson, dove fosse la ragazza.
“Non preoccuparti, Draco.
È in infermeria. Quando te ne sei andato è arrivato
Silente, che dopo aver ricevuto il resoconto di quanto accaduto, ha
mandato tutti i feriti da Madama Chips, compresa lei, per sincerarsi,
così ha detto il preside, che la sua indisposizione, che le
aveva impedito di arrivare in tempo ad avvertirti, fosse passata
veramente!” Sogghignò il moretto.
“Che ci trovi tanto da
ridere? Silente è un completo imbecille se le ha creduto!”
Si indispose la bionda Serpe.
“Oh, non penso affatto che
sia così. Da quanto ci ha raccontata Daphne, l’unica ad
esser tornata insieme a Nev… Paciock,…” Blaise
arrossì leggermente, mentre Draco alzò esasperato gli
occhi al cielo. “… il preside ha raccomandato a Madama
Chips di farle un check-up completo. E puoi ben immaginarti che faccia
abbia fatto la Parkinson quando si è ritrovata a dover
ingurgitare tutte quelle pozioni una più disgustosa
dell’altra. Quando Daphne ha lasciato l’infermeria, Pansy
stava ancora distesa su un lettino, accanto a quello di Weasley, e
delirava frasi sconnesse tra i conati di vomito.” Adesso
sogghignò anche il biondino.
“Ma la cattiva notizia
è che sia lei che Lenticchia saranno di nuovo in circolazione
per l’ora di pranzo. Ah, e sembra anche che Weasley, dopo essersi
ripreso, abbia chiesto a Silente un piacere riguardante Potter e che il
preside abbia acconsentito. Purtroppo però, Daphne non ha potuto
sentire di cosa si trattasse.” Adesso il tono di del moro
Serpeverde era serio e leggermente preoccupato.
“Beh, qualsiasi cosa sia, non
riuscirà a portarmi via Potty! Se non è servito quello
scudo difensivo a farglielo entrare in quella testa bacata, la prossima
volta ci penserà la mia bacchetta!” Esclamò deciso
Draco, facendo inorgoglire il suo moro amico per l’attaccamento
sincero per quel bambino, che traspariva dalle sue parole. Ma la loro
attenzione fu però all’improvviso riportata a quanto stava
accadendo nel gruppetto che circondava il bimbo.
“Oh, mi dispiace tanto
Daphne, che tu e Neville vi siete fatti male.” Harry
affermò intristito osservando le loro mani fasciate da delle
bende.
“Mmm… Però sai
Harry? Ci sarebbe un metodo davvero veloce per far passare ogni
dolore.” Disse ingenuamente Paciock.
“Davvero?” Domandò interessato il piccino.
“Sì! La mia nonna,
quand’ero piccolo, mi raccontava sempre che un bacio può
far passare qualsiasi malattia.” Spiegò il moro Grifondoro.
“Un bacio?” Ripeté il bimbo.
“Sì, Harry!”
Trillò emozionata la Greengrass, cogliendo al volo
l’occasione che le stava involontariamente dando Paciock.
“Se ci dai un bel bacio sulla guancia, non sentiremo più
male alle mani.” Neville con un dolce sorriso annuì.
“NO!!!”
Gridarono contemporaneamente Blaise e Draco. Quest’ultimo poi si
fece spazio tra la piccola folla che attorniava il piccoletto e se lo
riprese tra le braccia.
“Ma Principe Draco!”
Esclamò il bimbo, fraintendendo il gesto geloso del biondino e
credendo che in realtà fosse arrabbiato con lui.
“I tuoi baci sono solo miei, Potty!” Gli
sussurrò possessivo all’orecchio, al ché in cambio
il piccino gli sorrise di vero cuore e ricambiò con un dolce: “Solo tuoi!”
Poi con voce più alta aggiunse: “Però con un bacio
Daphne e Neville non soffriranno più!” E rivolgendosi
verso quest’ultimi richiese: “Ma prima dovete chiudere gli
occhi e li dovete tenere così finché non avrete il vostro
bacio.”
La Greengrass con uno sguardo che
gridava vittoria, rivolto al suo decisamente infuriato biondo amico,
eseguì subito. Paciock invece prima, diede una fugace
sbirciatina in direzione di Zabini, e le sue guance divennero di fuoco
nel constatare quanto bramosi e possessivi fossero i sentimenti che
trasparivano dagli occhi del moro Serpeverde.
A questo punto Harry indicò
silenziosamente al suo Principe di farlo scendere e questi, anche se
sospettoso lo accontentò. Il bimbo andò quindi da Blaise
e lo portò avanti a Naville e poi si girò verso tutti
quei ragazzi che stavano in aula, incerto su chi scegliere per Daphne,
finché non decise per Theo che, notò, la stava guardando
in un modo strano. Adesso,
sicuro di aver fatto le scelte giuste, in quanto Nott e la Greengrass
erano amici e a Zabini stava simpatico il Grifondoro, indicò ai
due ragazzi selezionati di dare un bacio alla persona che gli stava di
fronte.
Blaise, ringraziando Salasar, e
persino Godric Grifondoro, per quel bambino meraviglioso, delicatamente
posò le sue labbra su quelle del ragazzo, che da mesi popolava i
suoi sogni e gli faceva battere forte il cuore. E Neville, sorpreso da
quel contatto che non si aspettava, spalancò meravigliato gli
occhi ma, per la gioia del moro Serpeverde, non si allontanò
né rifiutò quel loro dolce, ma purtroppo breve, primo
bacio.
Qualcosa di molto simile, se non uguale, accadde anche tra Theo e Daphne.
In tutto questo il bambino rimase a
bocca aperta, soprattutto per il bacio scambiatosi tra Zabini e
Paciock, e mentre il biondo Serpeverde lo riprendeva tra le braccia e
lo stringeva forte a sé, allontanandolo dal gruppetto di
ragazzi, si chiese se magari un giorno avrebbe potuto anche lui dare un
bacio così al suo amato Principe Draco. Non sapeva che anche il
biondino stava sperando la stessa cosa.
L’ingresso del professor
Smith, impedì a Blaise e a Neville di spiegare quanto accaduto
tra loro, e diede modo di convincere Daphne che il bacio ricevuto da
Theo era stato un dolcissimo gesto, derivato dalla sincera e profonda
amicizia che li legava. In tutto questo gli occhi attenti di Hermione
avevano seguito ogni passo, parola ed emozioni del piccolo Harry per
Malfoy e viceversa. E ciò che aveva visto l’ aveva infine
convinta a fare il possibile pur di impedire e fermare ad ogni costo il
piano escogitato da Ron.
Come era prassi ormai da due
settimane, l’insegnante incitò gli alunni
dell’ultimo anno delle quattro Case a creare un Patronus e tutti,
tranne i Serpeverde che si rifiutarono a priori di provarci, ci
riuscirono. Ed è così che il piccino si ritrovò
estasiato a rimirare bacchette, da cui usciva una bellissima luce
argentata, e tanti fantastici animali fatti di magia, che correvano o
volano tra le mura della grande stanza.
Per la prima volta anche uno
sbalordito Neville riuscì ad evocare un Patronus Corporeo,
facendo apparire un lucentissimo Leone. Tutti i suoi compagni gli
fecero i complimenti, dato che fino ad allora non ci era mai riuscito,
e il moretto, ancora con gli occhi fissi sull’enorme felino, si
sfiorò le labbra con le dita mentre le sue guance cominciarono
ad arrossire prepotentemente.
I verde-argento intanto si erano
messi in disparte e stavano guardando, con malcelata invidia, le varie
realizzazione di quell’incantesimo, che a loro proprio non veniva.
“Principe? È questo il
compito che non riuscite a fare?” Chiese il bambino, un po’
dispiaciuto e anche un po’ arrabbiato, perché aveva visto
alcuni ragazzi, con lo stesso stemma di Neville, ridere dietro ai suoi
nuovi compagni Serpeverde.
Draco si limitò ad annuire.
“E perché è tanto difficile?” Volle sapere poi.
“Vedi Harry,…”
Gli spiegò Hermione, che lo aveva appena raggiunto, spinta dalla
curiosità di constatare se era realizzabile una strana idea, che
le era venuta in mente dopo Storia della Magia. “… per
fare questo incantesimo, serve pensare al ricordo più felice che
hai.”
“Oh! E tu non ce l’hai un ricordo felice, Principe Draco?” Il bimbo chiese triste.
Malfoy sussultò, quasi vergognandosi.
Poi il piccino si soffermò
un po’ a riflettere e si rese conto che in effetti, fino al
mattino precedente, neanche lui ne avrebbe trovato uno, però poi
tutto era cambiato quando si era ritrovato in quel castello fatato e
aveva incontrato il suo bellissimo Principe Draco.
E con un dolce sorriso e rosso in viso disse: “Il mio ricordo felice sei tu, Principe Draco!” Per poi abbassare il capo imbarazzato, mentre il cuore del biondino cominciò a fargli tante capriole di gioia nel petto.
“Davvero Harry?” Gli domandò commossa Hermione.
“Sì!”
Confermò timido il piccoletto e poi aggiunse: “Secondo me
i ricordi felici sono i nostri amici e le persone che vogliamo
bene.” Sussurrò sempre più fievole e tutti i
Serpeverde ebbero come la sensazione che quella fosse la risposta che
stavano cercando da settimane.
“Chissà, magari il piccoletto ha ragione!” Esclamò Vincent.
“Si potrebbe provare.” Propose Gragory.
“Sì, perché no!” Fece sicura Millicent.
“Io, ci sto!” Disse invece Daphne, guardando di sottecchi Theo.
“Io, pure!” Concordò Nott, ricambiando lo sguardo e arrossendo leggermente.
“Io, credo di aver appena
vissuto il mio ricordo più felice. Magari, stavolta mi
riesce.” Affermò con un ghigno Blaise, estraendo come gli
altri suoi compagni la bacchetta.
Dopo alcuni momenti di intensa
concentrazione, i sei ragazzi gridarono allora il loro “EXPECTO
PATRONUM!!!”, e per la sorpresa di tutti e la gioia di Harry, ne
uscirono sei Patronus Corporei.
E chi si aspettava comparire serpenti o altre mostruose creature, rimase sorprendentemente deluso.
A Millicent apparve infatti una
delicata farfalla, cosa che stupì non pochi, dato che la
ritenevano tutti una ragazzona un po’ troppo ‘grossa’
e imperiosa, soprattutto quando giocava a Quidditch.
A Tiger e Goyle, per la meraviglia
generale, che, date le loro fisionomie imponenti e minacciose, tutto si
aspettavano tranne che quello, comparvero invece un lupo e un cane
pastore, animali fedeli al proprio compagno e alle persone che dovevano
proteggere.
Il Patronus di Daphne fu invece un
incantevole e bellissimo cigno, un boccone fin troppo amaro da digerire
per tutte quelle ragazze che erano invidiose della sua bellezza e che
malignavano sul suo conto.
Quello di Nott fu… beh,
anch’esso un cigno, ma dai lineamenti più maschili. Al
ché la bionda Serpeverde, trillò di gioia come una
bambina e di slancio lo abbracciò, esclamando entusiasta:
“Oh, che bello Theo, abbiamo lo stesso Patronus! Chissà se
c’è una spiegazione!” Ma solo i pochi che notarono,
tra cui tutti i loro amici verde-argento, il leggero rossore apparso
sul viso del, di solito inespressivo, moretto e la luce che brillava
nei suoi occhi nel guardare la Greengrass, intuì quale fosse.
Per quello di Blaise invece,
Neville rischiò seriamente di svenire per l’imbarazzo:
sì perché anche il moro Serpeverde, dagli occhi di
cobalto, aveva evocato un maestoso e magnifico leone… quasi
identico al suo!
“Principe Draco, ti prego! Ti
prego! Ora provaci anche tu! Sono convinto che il tuo sarà
l’animale più bellissimissimo di tutti!” Lo
incitò con fervore il piccolo Harry.
Il giovane Malfoy, davvero
entusiasta e galvanizzato dal successo dei suoi amici, estrasse allora
la sua bacchetta e chiuse gli occhi, alla ricerca del suo ricordo
felice, e questa volta finalmente riuscì a trovarlo!
Era il suo Potty,
quel bambino stupendo e meraviglioso, che in meno di ventiquattrore,
gli aveva fatto sentire per la prima volta sensazioni ed emozioni
travolgenti, erano i suoi baci e i suoi abbracci, era quella A…
che palpitava forte nel suo cuore, era quello strano sogno fatto quella
mattina, che seppure non ne conosceva i particolari, nel suo intimo
sentiva essere la realizzazione della sua vera felicità;
era… Draco riaprì le palpebre e vide finalmente
ciò che da sempre stava cercando…
Erano gli occhi e lo sguardo del suo Potter…
“EXPECTO PATRONUM!!!”
Malfoy gridò abbagliato completamente dalla luce smeraldina
dello sguardo del suo preziosissimo Angelo e il suo Patronus infine
apparve, lasciando del tutto ammutolita l’intera aula per la sua
bellezza e per il suo accecante splendore.
“Merlino benedetto!!!” Quasi si strozzò il Serpeverde quando si rese conto di cosa aveva evocato.
“Ma è l’animale
più bello che abbia mai visto!” Esclamò eccitato il
bimbo. “Ma che cos’è?” Domandò poi.
“Credo che sia tu, Harry!”
Gli rispose una scioccata e sconvolta Granger, che si era aspettata al
massimo un cervo come il Patronus del suo migliore amico, ma non quello!
“Ma che dici, Hermione! Io sono un bambino, non un uccello!” Fece il bimbo scuotendo la testa .
“E invece credo che la
Granger abbia ragione, sai?” Gli disse Daphne, con un sorriso
sincero ed orgoglioso rivolto verso il suo biondo amico. “Ed
è anche il Patronus più potente, dopo il tuo, che io
abbia mai visto!”
Adesso il piccino davvero non capiva.
“È una Fenice, Harry!” Gli svelò finalmente Blaise.
Harry, rimase incantato e
affascinato a guardarla in volo. Lui la storia della fenice la sapeva,
gliela aveva raccontata la maestra a scuola. La fenice era un uccello
della mitologia, in grado di rinascere dalle proprie ceneri dopo la
morte, inoltre era anche molto forte ed era in grado di guarire le
ferite con le sue lacrime… non capiva proprio che c’entrasse con lui…
“Ora, Harry, ti andrebbe di
vedere anche un bel cervo?” Gli domandò a bassa voce
Hermione, estraendo una seconda bacchetta dalla sua borsa e
porgendogliela. Il bimbo contento annuì.
“Ma Granger, sbaglio o quella è la sua bacchetta?” Le chiese sospettoso Zabini.
“Esattamente! Sono convinta
che con il potenziale magico che ha Harry in questo momento, che
è lo stesso di quello diciassettenne, dato che a cambiare sono
state solo le loro menti, riuscirà ad evocare il suo
Patronus!”
“Ma di che state parlando, Blaise?” Volle sapere il piccino sempre più confuso.
“Non ti preoccupare Harry e
stammi bene a sentire. Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo ricordo
felice, poi riaprili e grida, come ha fatto il tuo Principe,
‘Expecto Patronum!’ e vedrai che comparirà un
bellissimo cervo!” Lo spronò la riccia Grifondoro.
Harry non ne era tanto sicuro, però decise di fidarsi.
Draco nel frattempo non si era
accorto di nulla, scioccato com’era per il suo Patronus: che non
era per niente da Serpeverde! Avrebbe preferito di gran lunga un
Basilisco, un pitone magari, o probabilmente gli sarebbe bastata anche
una semplice biscia, ma non proprio una fenice che gridava Grifondoro
da qualsiasi lato la si vedesse… o peggio, più che
Grifondoro, il nome giusto era Harry Potter…
Ma l’attenzione dalla sua nuova tragedia personale fu distolta altrove dalla voce del bimbo, dalla cui bacchetta… Bacchetta??? Era appena uscito un…
“Per Salazar, ma che diamine
sta succedendo oggi?” Domandò completamente sconvolto il
biondino. “Che fine ha fatto il cervo di Potter?”
“Oh per la barba di Merlino!
Perché non è comparso Ramoso?” Fece
un’altrettanto esterrefatta Hermione.
“Principe! Principe! Ma che
cos’è quello? Non è per niente un cervo.” Gli
chiese il bambino. Draco non riusciva a parlare, si limitò
semplicemente a prenderselo in braccio e a stringerselo forte al petto.
“Credo che sia Draco, il tuo ricordo felice, Harry!” Gli rispose con un sorriso felice Blaise.
“È un Unicorno!” Gli svelò altrettanto contenta, Daphne.
“Sono bellissimi!”
Riuscì finalmente a proferire Draco mentre, con il suo piccolo
Potty, che aveva poggiato sereno e felice la testa sulla sua spalla,
guardava, con qualcosa di molto vicino alla commozione, la
Fenice e l’ Unicorno, illuminati dalla splendente luce
d’Amore che li aveva generati, inseguirsi e rincorrersi
insieme…
N.A.:
Merlino, da quanto non aggiorno! Vi chiedo immensamente scusa per il
tremendo ritardo, ma gli impegni, con la fine dell’estate, sono
triplicati e il tempo per scrivere è ormai molto vicino allo
zero. Spero comunque che questo capitolo, più lungo del solito
per farmi perdonare ^__^, vi sia piaciuto, nella speranza che abbiate
apprezzato i vari Patroni che ho associato ai Serpeverde, (soprattutto
la fenice per Draco!) e che non vogliate linciarmi perché ho
cambiato quello di Harry: una spiegazione naturalmente
c’è, ed è molto simile al motivo per cui Theo e
Blaise hanno creato i loro uguali a quelli di Daphne e Neville, o
quello di Piton sia identico a quello di Lily, ma approfondirò
il concetto più in là. Per quanto riguarda quello del
giovane Paciock, ho cercato anche su Internet, ma da nessuna parte ho
trovato quale sia il suo, quindi la mia scelta è ricaduta sul
Leone, l’animale più adatto per me a descriverlo. Inoltre
anche se non l’ho scritto, ma me ne sono accorta a capitolo
concluso, questo primo giorno del bimbo ad Hogwarts è
Giovedì… quindi Harry potrebbe ancora esserci quando ci
sarà la partita di Quidditch del suo Principe Draco… Poi
vorrei specificare che questo professor Smith è un pinco pallino
che ho dovuto inserire per esigenze di copione. L’unico vero e
degno professore di Difesa contro le Arti Oscure é Remus Lupin,
ma poiché quando ho scritto i primi capitoli di questa storia,
non avevo affatto pensato alla scena dei Patroni, non potevo
aggiungerlo ora come personaggio, dato che, visto l’affetto
paterno che il licantropo prova per Harry, non era normale che non
fosse stato accanto al suo letto in infermeria, dopo che aveva subito
l’incantesimo di Malfoy. Ma come ho specificato il prof. Smith
è un insegnante provvisorio, quindi chissà che non riesca
a farlo sostituire prima che il racconto si concluda. ^__* Credo di
aver detto tutto e sperando in tanti bei commenti (di spunti, oltre ai
Patroni, ce ne sono abbastanza in questo capitolo) vi ringrazio davvero
tutti per la vostra presenza, che vedo aumentare di capitolo in
capitolo, e per le stupende recensioni che mi lasciate ogni volta. Un
abbraccio affettuoso! Baci!
P.S.:
Mi auguro poi, per chi ci teneva e me l’ha gentilmente richiesto,
che abbiate apprezzato anche la parte tra Blaise e Neville.
Naturalmente, comunque, i loro momenti insieme non si fermeranno qui.
Ancora tanti baci! Infinity19
Risposte commenti:
dany23:
Mi ha fatto davvero piacere il tuo “diversa dalle altre”.
Ne sono proprio contenta, perché ammetto che questo è uno
degli scopi che si prefigge la mia storia. Felice sul serio che tu la
consideri tale. E grazie di cuore per i bei complimenti che fai a me,
al piccolo Harry e al bel Principe Draco. Ti abbraccio con calore! Baci!
hay-chan:
Io invece vorrei i miei capelli viola con qualche spruzzatina di
azzurro e verde, i tre colori che più preferisco. ^__^ Cmq,
provvederò a mandarti il Principe Draco così ti
farà l’incantesimo che desideri. Ti saluto con un
arcobaleno di colori! Baci!
ladyash:
Ammetto che anch’io avevo bisogno di qualche capitolo più
soft, come spero sia stato anche il sedicesimo: in fondo desidero che
per Harry sia una settimana stupenda e non piena di sofferenza, che ti
anticipo ci sarà ancora nel proseguo. E per quanto riguarda la
tua richiesta ci sto seriamente pensando, magari avrai una bella
sorpresa più in là ^__*, ma per il momento non posso
dirti altro, se non grazie per i complimenti e perché cap dopo
cap questa fiaba ti piace sempre di più! Ti abbraccio di vero
cuore! Baci!
bic:
Non penso che nonna Mc l’abbia trovato altrettanto spassoso,
però ammetto che anch’io ho riso tantissimo mentre
scrivevo la parte sul pipino. Felice davvero che ti sia piaciuta
così tanto e che hai trovato splendido il capitolo. Ti abbraccio
con tanto affetto! Bacioni!
Ina:
Un genio addirittura? Mi lusinghi troppo, però è davvero
un immenso piacere leggere ogni volta quanto cap dopo cap questa storia
ti entusiasmi sempre più. Ehm… e per quanto riguarda le
nozze… beh, Draco deve prima fare completa chiarezza nei suoi
sentimenti e mi sa che ci vorrà ancora un po’ ^__^. Ti
abbraccio con immenso affetto! Baci! Baci!
pei_chan:
E sì anche Draco, pur provandoci, non riesce proprio ad
indossare la sua maschera con quel bambino stupendo e con la sua
infinita innocenza. E come può, proprio come te, non scoppiare a
ridere quando Harry gli spiega che il gatto è in realtà
una femmina in quanto non ha il pipino, sapendo chi si cela dietro le
sembianze del felino? Contenta davvero che ti sia piaciuto sia il cap
che la scena con nonna Mc, grazie davvero per i complimenti. Ah, e per
Piton non temere l’incontro tra lui e il piccoletto ci
sarà… ^__^ Ti saluto facendoti le fusa! Miao! Miao!
antote:
Ciao! Premetto chiarendoti, credo un fraintendimento. Immagino tu abbia
letto la risposta che ho dato ad eles, che nel cap 14 mi ha chiesto se
per caso Harry ricordava questa storia ma era rimasto deluso da Draco
perché non aveva mantenuto la promessa di restare insieme. Ma
questa sua supposizione era riferita al periodo prima che il Grifondoro
ricevesse l’incantesimo con cui Malfoy lo ha reso bambino, per
essere più precisi, perché credo che mi sto confondendo
anch’io ^__*, da quando Harry si è risvegliato dal suo
coma a sei anni fino a agli anni successivi in cui poi ha frequentato
Hogwarts. Quindi il mio risponderle che Potter non ricordava era
riferito a questo periodo non a quando l’incantesimo
finirà e l’Harry adulto tornerà nel presente in cui
ha diciassette anni, di cui non posso dire ancora nulla e cioè
se a quel punto il nostro amato Grifondoro ricorderà o meno dei
bellissimi momenti passati insieme al suo amato Principe Draco
quand’era bambino. Però non temere a proposito
perché anch’io amo solo storie a lieto fine! Felice
comunque che ti sei divertita leggendo la parte di nonna Mc e per
quanto riguarda Pansy, hai perfettamente ragione: non si fermerà
qui. Ti abbraccio con immenso affetto, sperando che questa mia risposta
ti abbia risollevata un po’ per il futuro e la conclusione della
storia. Un bacione grande, grande!!!
Hollina:
Grazie davvero per la tua costante presenza e per i tuoi bei
complimenti! E sono d’accordo con te, la McGranitt avrebbe
riscoperto il suo istinto felino nel dormitorio Serpeverde e avrebbe
cominciato a graffiare e a mordere tutti i Serpentelli. ^__^ Ti
abbraccio con affetto sincero e ti mando una confezione di ripiena di
baci saporiti.
Metis:
Grazie di cuore perché trovi i miei capitoli bellissimi. Sono
veramente contenta che ti siano piaciuti e che ti abbiano appassionato
e coinvolti i vari momenti raccontati, dalla tristezza provata con il
dolore del piccolo Harry al divertimento con la scena con nonna Mc. Se
ti va, fammi sapere anche cosa ne pensi della scena dei Patroni,
sperando che tu l’abbia apprezzata. Attendo sempre con piacere i
tuoi commenti. Ti abbraccio con affetto! Baci!
clod88:
Non sai che emozione sapere che la mia storia ti ha fatto adorare le
Draco/Harry, di cui io ormai sono completamente dipendente! Per me
è un complimento immenso. ^__^ E felice anche che aspetti sempre
con trepidazione gli aggiornamenti, io in cambio, leggo e attendo con
la stessa emozione ogni tuo commento che decidi donarmi. Mi fa piacere
inoltre che ti sei divertita con la scena di nonna Mc e ti anticipo che
più in là ci sarà anche l’incontro, che
desideri, con il temuto professore di Pozioni. E sì, questo
è il primo giorno intero di Harry ad Hogwarts. Grazie ancora per
i complimenti in attesa di leggere ancora cosa ne pensi dei miei
capitoli futuri, compreso questo! ^__* Un bacione carico di affetto!
eles:
Purtroppo la McGranitt, come ogni buon Grifondoro, si fida delle
persone e di certo non poteva immaginare l’astio e il rancore che
cela il cuore di Pansy per quel bellissimo bambino. Però
infondo, infondo, oltre all’episodio del pipino, credo si sia
divertita anche lei con l’innocenza e la dolcezza disarmante del
piccolo Harry. E per quanto riguarda il ‘buon motivo’,
presto, prima di quanto immagini, si comincerà a capire
qualcosa. Grazie per i complimenti! Ti abbraccio con dolce affetto!
Kiss!
Vale Lovegood:
Non ho la più pallida idea di come mi sia venuta in mente la
scena del pipino, però mi fa immensamente piacere che tu
l’abbia apprezzata e ti sia divertita così tanto. ^__^
Grazie con sincero affetto per il commento e spero, anche se non
è arrivato molto presto, che ti sia piaciuto anche questo
capitolo. Ti abbraccio con calore e ti mando tanti dolcissimi
baci!
PAMPAM:
Mi fai arrossire! *__* Addirittura super, GRAZIE!!! E felice, sia che
ti sia piaciuta la scena di nonna Mc, sia soprattutto di aver trovato
un tuo commento, che io considero un immenso dono.^__^Ti abbraccio con
affetto, sperando di ricevere ancora una tua recensione! Bacioni!!!
Anto Chan:
Certo che mi fa sempre piacere ricevere una tua recensione, non
metterlo mai in dubbio! E non mi interessa affatto se sei la prima o
l’ultima, per me l’importante è che ci sei! ^__^
Sono poi davvero contenta che apprezzi anche tu così tanto
l’ingenuità del piccolo Harry, che non si rende neanche
conto dell’effetto benefico che porta nelle persone che lo
circondano, soprattutto nel suo adorato Principe Draco. Grazie di cuore
per i bei complimenti e ricambio con sincero affetto il tuo abbraccio
forte, forte! Bacioni!
Draco Malfoy:
Figurati! Perdonami ancora tu per l’immenso ritardo! E non
preoccuparti ti capisco davvero, anche se non sono gli stessi,
anch’io ho mille impegni che mi impediscono di fare ciò
che amo di più, e cioè leggere e scrivere di Harry e
Draco! Cmq grazie mille per i bei complimenti, ti assicuro che
l’attaccamento di Draco per Harry e viceversa aumenterà di
cap in cap. E felice davvero che ti sia divertita con la scena della
McGranitt in versione gatto. ^__^ Sì forse hai ragione, Draco
è un po’ egoista, ma lo è unicamente per
l’immenso Amore che prova per Harry e per il desiderio sconfinato
che sente nel cuore di proteggerlo. Ti abbraccio con affetto sincero!
Tanti dolci Baci!!!
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Capitolo 17 *** CAPITOLO 17 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 17 Efp
CAPITOLO 17
Non può essere!
Questo fu il pensiero che attraversò le menti della gran parte
degli studenti e dei professori presenti nella Sala Grande,
nell’attimo stesso in cui udirono e compresero quella parola
che mai avrebbero immaginato, nemmeno nei loro incubi peggiori, poter
essere accostata ad Harry Potter, il coraggioso e intrepido Salvatore
del Mondo Magico.
E se all’inizio
sull’intera Sala era sceso un silenzio irreale, permeato di
incredulità e sorpresa, adesso si era scatenato un vero e
proprio putiferio di esclamazioni e di voci, dai toni che variavano, da
tavolata in tavolata, tra l’indignato, l’attonito, lo
scioccato e l’esultante.
Sì, perché
c’era anche chi, in quel momento, stava sinceramente gioendo di
cuore per quell’avvenimento che aveva dell’incredibile, e a
festeggiare non era solamente l’intera Casa Serpeverde, esclusa
naturalmente una sempre più stizzita e infuriata Pansy Parkinson.
Draco Malfoy, che aveva atteso quel responso
con i gomiti poggiati sul tavolo e il viso nascosto tra le mani
intrecciate, per celare il profondo dolore che stava sentendo nel cuore
nella convinzione di aver perso definitivamente il suo Potty, adesso
aveva sbattuto con violenza i pugni sulla superficie lignea, scaricando
così la profonda tensione che gli si era accumulata al centro
del petto insieme ad una devastante paura.
“Salazar!!! Lo sapevo!!! Lo
sapevo!!!” Il biondino gridò con fervore, mentre i suoi
compagni si alzavano in piedi applaudendo e acclamando tripudianti il
nome del bambino. “Lui non è Potter! Non è
Potter!!!” Sussurrò con una risata liberatoria.
“Miseriaccia!!!”
Esclamò invece un pallidissimo Ron Weasley, che, fermo e
imbambolato accanto al tavolo verde-argento, aveva gli occhi sbarrati
all’inverosimile e le labbra tremanti. “Deve esserci un
errore! Harry non… non può essere un…
un…” Il rosso Grifondoro era talmente sotto shock, che
quella parola non riusciva proprio a concepirla, figuriamoci poi a pronunciarla. “Lui è… è…”
“È MIO!!!” Draco gli urlò con rabbia afferrandolo con forza per la divisa e strattonandolo con furia. “E tu
non potrai più portarmelo via!” Continuò, per poi
assestargli un potente pugno nello stomaco che lo fece stendere
dolorante a terra. Fortuna volle che nella concitazione generale
nessuno, tranne i Serpeverde del settimo anno, se ne accorsero.
“Merlino Weasley, neanche immagini da quanto tempo desideravo
farlo!” Il biondino aggiunse con un ghigno mentre si massaggiava
la mano dolente e la sua vocina interiore, soddisfatta per il suo
operato, festante gli ricordava: ‘Da ben sette anni!’
“Draco, lascia perdere
Weasley e corri da Harry, adesso! Prima che i Grifondoro combinino un
casino!” Gli suggerì Daphne, accortasi del tumulto
scoppiato al tavolo rosso-oro, e Malfoy, senza pensarci un attimo,
eseguì subito.
“E tu, Weasley!” Gli
intimò aggressivo Blaise con l’appoggio degli sguardi
minacciosi dei suoi amici. “D’ora in poi non osare
più avvicinarti al bambino, se non vuoi intercorrere
nell’ira funesta dell’intera Casa Serpeverde e del suo
Principe! Perché Harry Potter adesso è uno di noi!”
*****
UN’ORA PRIMA…
“Ron, aspetta! Non lo fare!” Tentò per l’ennesima volta Hermione.
“È inutile che
insisti. Sai anche tu che questa è la cosa migliore per
Harry!” Replicò con fermezza il rosso Grifondoro.
“E invece no! Dopo tutto
quello che è accaduto stamattina, non ne sono più tanto
convinta.” Affermò con uguale risolutezza la ragazza, ma
con sguardo triste rivolto a ciò che il suo fidanzato stringeva
tra le mani.
“Ma come puoi dire, proprio
tu, una cosa del genere? Ti rendi conto che il nostro migliore amico
è affidato alle cure del Furetto? Di colui che, dopo Voldemort,
gli ha reso questi anni ad Hogwarts un vero inferno?” Il giovane
Weasley domandò allibito, non spiegandosi il repentino
cambiamento di comportamento della compagna.
“Sì, è vero! Ma con il bambino Malfoy è diverso. Io credo… credo che gli voglia bene!” Hermione sussurrò guardandolo decisa negli occhi.
Ron si bloccò a pochi passi
dal portone della Sala Grande e strinse con stizza quell’oggetto
che tra poco avrebbe riportato ogni cosa alla normalità:
normalità che voleva che Harry Potter creasse scudi protettivi
per difendersi dal maledetto Serpeverde e non da lui!
Ancora gli bruciava e non riusciva
a credere a quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia, ma
soprattutto allo stemma che il piccino portava con orgoglio sul petto e
che aveva difeso con tanta enfasi ed energia. E se solo ripensava alle
sue parole, a quel suo “VATTENE!!!” gridato con tanta
forza, sentiva lo stomaco rodergli dalla bile. Doveva intervenire,
porre un freno a quell’assurdità e far finalmente aprire
gli occhi a quel bambino, per potergli mostrare la verità dietro
le infinite bugie con cui Malfoy e i dannati Serpeverde lo stavano
sicuramente abbindolando, convincendolo che loro erano i buoni mentre
lui e i Grifondoro al contrario i cattivi. Bugie che, a quanto
sembrava, stavano sorprendentemente facendo presa anche su Hermione.
“Herm, sai che questo
è impossibile!” Weasley digrignò tra i denti.
“Malfoy odia Harry! È sempre stato così e
così sarà sempre. E questo lo sai anche tu, perché
lo hai visto in tutti questi anni!”
Chissà perché ma a
sentire quelle parole alla Grifoncina vennero in mente il Sole e il suo
moto apparente nel cielo: anche se ad occhio umano sembrava il
contrario, era in realtà la Terra a girarvi intorno e non la
stella a ruotare intorno al pianeta. Non tutto ciò che si vede
corrisponde sempre alla realtà e la parola ‘odia’,
pronunciata da Ron, era in verità ‘ama’.
‘Malfoy ama Harry! È sempre stato così e così sarà sempre.’
Che aveva inteso questo Silente?
Che l’Amore di cui parlava il preside e di cui lei aveva appena
avuto l’evidenza nel Patronus del Serpeverde, fosse qualcosa di
più profondo dell’affetto sincero e disinteressato che una
persona può provare per un bambino? Che ciò che Malfoy
sentiva per il suo moro amico non fosse nato semplicemente con la
comparsa del piccino, come lei aveva ipotizzato, ma fosse un sentimento
già preesistente?
Oh Merlino!!! Hermione spalancò sconcertata gli occhi.
Che Malfoy fosse in realtà innamorato
di Harry?... Da sempre? E Harry, invece? La ragazza si chiese poi,
percependo però, subito dopo, che la risposta era racchiusa nel
bellissimo Unicorno che il piccino aveva evocato e nei ricordi, di cui
era certissima, inspiegabilmente il suo amico non conservava affatto
dei giorni in cui da piccolo era stato ad Hogwarts.
Non aveva dubbi però: quello
stupendo animale leggendario, così diverso dal suo cervo, non
poteva simbolizzare nient’altro per il piccolo Potter che il suo
Principe Draco! Ma che dietro quel Patronus si celasse anche un ben
altro e più importante significato? Magari, un Amore corrisposto? Ma che tipo di Amore e soprattutto: l’Amore del bambino, o dell’adolescente? O addirittura di entrambi?
Oddio, a questo punto la Granger era davvero confusa, ma il suo cuore
le rivelò che avrebbe trovato chiarezza unicamente col ritorno
del suo moro e coetaneo amico.
Intanto Ron, credendo, visto che
non aveva replicato, di aver finalmente convinta la fidanzata della
giustezza del suo piano, l’aveva sorpassata e aveva raggiunto il
portone della Sala, ma prima di entrarvi, la mano della ragazza lo
bloccò afferrandolo per un braccio.
“Oggi Malfoy è
riuscito finalmente ad evocare un Patronus, e non ci crederai, ma
è una Fenice: l’anima della bacchetta di Harry!” Il
giovane Weasley sussultò scioccato. “E se questo non
è già abbastanza sconcertante anche Harry è
riuscito ad evocare il suo, solo che non è comparso Ramoso, ma
un Unicorno! E non chiedermi come lo so, ma lo so e basta, ma
l’anima della bacchetta di Draco è proprio il crine di un
Unicorno!” Il rosso Grifondoro adesso spalancò sconvolto
la bocca. “Sono uno il ricordo felice dell’altro, Ron! E se
proverai a dividerli, renderai infelici entrambi! E se anche sei
convinto che agendo così stai facendo la cosa giusta, non
è questo il bene per il bambino che, ormai ne sono
convintissima, si è profondamente affezionato al suo Principe
biondo.”
“E allora Hermione, non vedi
che dobbiamo intervenire immediatamente?” Proruppe infuriato e
indignato il ragazzo. “Forse non te ne rendi conto, ma mi hai
appena dato un motivo ancora più valido per perseguire con la
mia idea. Harry ha avuto un’infanzia orribile e dolorosissima,
priva dell’ Amore di una vera famiglia. E io, che gli voglio
bene,…” Sottolineò con enfasi. “…ho il
compito di proteggerlo da un’ulteriore sofferenza! E non capisco
come abbia fatto quel dannato Serpeverde ad imbrogliare anche te, ma
bisogna separarli subito, prima che l’ennesima e più amara
delusione, quando Malfoy mostrerà in fine la sua vera, crudele
ed egoistica natura, spezzerà il cuore al nostro indifeso e
innocente amico.”
Detto ciò il rosso
Grifondoro, con occhi carichi di rabbia e le mani tremanti, si diresse
alla tavolata Serpeverde, senza accorgersi dello sguardo colmo di
tristezza e sconforto della sua Hermione.
Appena varcata la soglia della Sala
Grande, Minerva McGranitt si volse con passo spedito e deciso verso la
tavolata dei professori, determinata, con energica risolutezza e
sguardo battagliero, a fare una bella sfuriata al preside per tutta la
sofferenza che, a causa sua, il piccolo e dolcissimo Harry aveva dovuto
provare quella mattina.
Ma quando proprio il bambino,
seduto tra i Serpeverde, la vide e si sbracciò per salutarla con
un gioioso: “Ciao, Nonna Mc! Buon appetito!” il suo
incedere si fece più lento e sul suo viso,
dall’espressione severa, sorse spontaneo un tenero sorriso.
“Nonna Mc, Minerva?” Fece un allegro Silente, con accanto un Piton dallo sguardo torvo.
“Non ridere Albus! Che non ne
hai affatto motivo! Stamattina Harry ha visto il professor Ruf ed ha
pianto tantissimo!” Fece di nuovo seria la professoressa.
Il preside non perse il suo sorriso
e guardando verso la tavolata dei verde-argento, ma soprattutto
ascoltando le risate che da lì provenivano, sereno
replicò: “Già, mi è stato riferito.
Nonostante tu abbia provato ad impedirlo, purtroppo è successo
lo stesso.”
La donna adesso si infuriò
veramente e, anche se mantenne i toni bassi per non farsi sentire dagli
alunni, la sua voce era ricolma di indignazione. “Nessun
purtroppo Albus! Tu volevi proprio questo! Ed anche se ho provato ad
avvertire in tempo il giovane Draco, tramite Pansy Parkinson, credo
fosse già troppo tardi, visto che poi quanto temevo è
comunque accaduto!”
Ma come già le aveva detto
il biondo Serpeverde, anche se con parole diverse, Silente
affermò: “Credo mia cara che tu, stamane, abbia riposto la
tua fiducia nella persona sbagliata e sicuramente la meno indicata tra
i Serpeverde. La signorina Parkinson, con l’esatta intenzione di
arrivare tardi di proposito, ha finto infatti un malore, in modo
così da permettere al bambino, con voluta crudeltà, di
vedere il fantasma. Così come sempre lei ha fatto girare la voce
questa mattina delle presunte torture che il piccolo Grifondoro stava
subendo nel covo dei suoi nemici Serpeverde: tutto, per allontanare
Harry dal nascente e sempre più profondo affetto di quello che
per il piccino è ormai diventato il suo Principe Draco.”
Piton indurì lo sguardo a quest’ultime parole.
“Oh!” Esclamò
invece addolorata la McGranitt. “Non lo sapevo! Io non immaginavo
che ci fosse qualcuno capace anche solo di desiderare il male di quel
piccolo Angelo! Questa volta però Pansy Parkinson avrà
una punizione esemplare e guai se proverà ancora a far soffrire
il mio piccino!”
“Tuo, Minerva?” La
professoressa arrossì. “Noto con piacere che hai preso
davvero a cuore le sorti del nostro piccolo Harry, quasi direi come una
vera e dolce nonna.” Albus sorrise di cuore nel constatare
l’imbarazzo della donna, mentre invece Piton sospirò
esasperato. “Comunque non sei la sola. Suppongo da quanto ho
sentito e assistito da questa mattina, che l’intera Casa
Serpeverde la pensi esattamente come te! Ritengo però che in
effetti sia necessario tenerla, d’ora in poi, sotto stretto
controllo. Non vorrei infatti, che la nostra giovane signorina
Parkinson commetta qualche sciocchezza irreparabile a discapito della
vita del bambino. Tu che ne dici Severus?” Silente gli chiese,
facendogli intendere che quel compito spettasse a lui.
“Pft!” Il professore
mormorò stizzito. “Figuriamoci se adesso devo mettermi a
fare pure il baby-sitter per quel moccioso Grifondoro!”
I due insegnanti di Pozione e
Trasfigurazione si guardarono in cagnesco e per evitare il peggio,
l’anziano preside, che sedeva tra loro, si mise a narrare di
quanto accaduto nell’ora di Storia della Magia e successivamente
in Infermeria, omettendo però la richiesta che gli aveva fatto
Ron Weasley. L’aveva tralasciata di proposito, perché
curioso di assistere alle reazioni, sicuramente opposte, della
McGranitt e di Piton nel momento in cui il rosso Grifondoro avrebbe
fatto il suo ingresso nella Sala Grande con quell’oggetto che, a
detta del diciassettenne, avrebbe riportato ogni cosa alla
normalità, ma che invece, secondo lui, avrebbe al contrario rivelato una strabiliante e inaspettata sorpresa per tutti.
Dopo aver ascoltato il
raccontò di Silente, della dimostrazione di profondo affetto e
attaccamento dimostrato dall’intero settimo anno Serpeverde,
tranne naturalmente la Parkinson, per quello che fino al giorno prima
era stato il loro peggior nemico, e dello scudo protettivo creato dal
piccolo Harry per proteggersi dalla minaccia di dover abbandonare il
suo amato Principe Draco, Minerva aveva lo sguardo commosso, Severus al
contrario disgustato.
“Bhe! Questo comunque non ti
giustifica, Albus! Per smuovere le loro coscienze e far cessare
definitivamente ogni tipo di ostilità tra i Serpeverde ed Harry
Potter, e quindi di conseguenza i Grifondoro, non avresti dovuto far
leva sul dolore del piccino! Avresti potuto trovare altri modi!”
Fece comunque ancora crucciata la professoressa. “Dovevi vederlo
povero piccolo, aveva gli occhi rossi di lacrime e non voleva
assolutamente staccarsi più, per nessun motivo,
dall’abbraccio protettivo e sicuro del giovane Draco.”
Silente invece di dispiacersi per quanto sentiva, al contrario se ne
rallegrò, mentre l’umore del professore di Pozioni si
incupì sempre più.
“Oh, e Malfoy!” Adesso
la McGranitt continuò con un tono quasi sognante. “Se
avesse potuto avrebbe incenerito l’intera scuola, per quello che
era accaduto al bimbo! Ma come è stato premuroso e gentile con
Harry, attento a soddisfare ogni sua piccola richiesta, mentre lo
stringeva a sé e i suoi occhi brillavano per il bambino di una
dolcezza e di un affetto che mai prima gli avevo visto.”
Silente guardando verso la tavolata
dei verde-argento con quel sorriso, che Minerva adesso trovava
decisamente irritante, candidamente se ne uscì: “Non mi
sembra però che Harry adesso stia tanto male!”
“Beh, di certo non per merito
tuo, Albus! Ma di Draco Malfoy che, ormai ne sono convinta, si è
davvero affezionato al piccolo Harry!”
Piton adesso strinse convulsamente
le mani a pugno e una vena, sintomo di profonda incazzatura,
cominciò a pulsargli pericolosamente sulla fronte.
“Esattamente Minerva!”
Esclamò con entusiasmo il preside. “Quel bambino è
riuscito in qualcosa di davvero strabiliante, scatenando una vera e
propria rivoluzione emotiva nel giovane Draco e nei suoi compagni di
Casa. Questi ragazzi sono stati educati per anni dai loro genitori ad
indossare delle maschere per nascondere al mondo le loro emozioni, in
modo da non poter essere feriti o attaccati per quei sentimenti, come
la dolcezza o la generosità, la compassione o l’affetto
sincero, l’amicizia e l’Amore, che è stato inculcato
loro dalla nascita essere delle debolezze. E a forza di costruire
strati su strati di barriere difensive, fatte di indifferenza e
ostilità, dietro cui celare il proprio cuore, molti di loro non
riescono neanche più a sentirne il battito. La guerra contro
Voldemort ha richiesto purtroppo gravi sacrifici, tra cui l’anima
di troppi figli innocenti! Ma ora tutto è finito e
sull’odio ha finalmente trionfato l’Amore: il
disinteressato e immenso Amore del cuore di Harry Potter, contro la cui
purezza, innocenza e purtroppo anche sincero dolore del suo essere
bambino, anche le difese più ostiche e impenetrabili stanno in
fine cedendo. E credimi, la mia scelta di fargli vedere un fantasma e
quindi di sentire la straziante sofferenza della perdita dei genitori,
non è stata voluta solo per far uscire allo scoperto i veri e
buoni sentimenti di Draco o dei suoi amici, ma è stata presa per
il bene di Harry stesso, affinché trovasse nell’Amore del
suo Principe la forza per affrontare con meno tormento e angoscia il
dolore stesso, con la consapevolezza di non essere più
solo.”
Silente fece una piccola pausa e
non poté non notare che i due professori, mentre ascoltavano le
sue parole, avevano entrambi lo sguardo rivolto nella stessa direzione
verso il tavolo verde-argento, e che, mentre Minerva sorrideva commossa
e felice al bambino, il viso di Severus continuava a non mostrare
emozioni, ma i suoi occhi, rivolti al figlioccio, erano lucidi di
lacrime antiche che non sapevano per nulla di gioia.
“Oggi, grazie all’aiuto
del piccolo Harry, i Serpeverde del settimo anno sono riusciti
finalmente a sentire la voce del proprio cuore e sono stati in grado di
evocare per la prima volta degli stupendi Patronus Corporei, che, nelle
loro inaspettate forme, hanno rivelato ciò che realmente questi
ragazzi sono e provano dentro. Quello del giovane Malfoy è una
Fenice, animale leggendario che senz’ombra di dubbio più
rappresenta il nostro caro Potter: per la sua innegabile
capacità di affrontare e superare le difficoltà della
vita, se non effettivamente la morte stessa quando era solo un neonato,
per la sua incommensurabile forza interiore, capace di fargli sostenere
dei pesi gravissimi e trasportare dolori immensi, e infine per le sue
lacrime che stanno riuscendo a guarire le profonde ferite
dell’anima e del cuore del giovane Serpeverde. Ma ciò che
è davvero strabiliante e magnificente è che anche Harry
è riuscito ad evocare il suo Patronus, che ora non è
più un cervo, ma un bellissimo e leggiadro Unicorno, simbolo
innegabile del suo Amore per Draco e del…”
“Ora basta con queste
idiozie!” Tuonò spazientito e adirato Piton che non
riuscì più a trattenersi, attirando su di sé
più di uno sguardo. “Come è tuo solito Albus i tuoi
magnifici piani…” Affermò ironico.
“…sono sempre e solo a vantaggio del tuo adorato
Grifondoro!” Strascicò mellifluo. “Draco, quella
maschera non deve togliersela!!!” Sibilò quasi minaccioso.
“E non perché io non desideri il suo bene, ma
perché quando questa ‘dolce fiaba’ sarà
conclusa lui, a causa del marmocchio, si ritroverà con la
consapevolezza di provare quello stramaledetto sentimento, però
a quel punto non avrà più alcuna difesa per proteggersi
dall’indifferenza e dall’odio del Potter adulto. E non
prendermi in giro, raccontandomi che non è vero, perché
sappiamo entrambi che le cose finiranno esattamente così! E la
logica conseguenza di tutto questo sarà unicamente il suo cuore
in frantumi!” Severus concluse stringendo con rabbia un libro
poggiato sul tavolo, di cui solo adesso Minerva aveva notato la
presenza: un antico libro che lei aveva già visto, se non
ricordava male, in biblioteca nella sezione proibita e il cui argomento
principale, se non sbagliava ancora, erano le pozioni in grado di
manipolare la mente umana, soprattutto la sfera dei ricordi.
Minerva si rese conto che avrebbe
dovuto chiedere, cercare spiegazioni, nel momento stesso in cui si
accorse dello sguardo ora affranto e addolorato negli occhi di Silente
che rimirava mestamente quel tomo dall’antica magia, ma ogni suo
pensiero o domanda al riguardo fu distolto altrove dall’ingresso
in Sala Grande di Ron Weasley e di ciò che stringeva tra le mani.
“Oh, Albus!” La professoressa esclamò triste, intuendo le intenzioni del rosso Grifondoro.
Al ché anche il preside e il professore volsero il capo verso il portone d’entrata e Severus ghignò ferino.
“Non credevo avrei mai potuto
pronunciare parole del genere, ma Weasley è un maledettissimo
genio! Finalmente ogni cosa tornerà al suo posto!”
Affermò l’insegnante di Pozioni con un sorriso compiaciuto.
“Sì, lo credo
anch’io!” Concordò enigmatico l’anziano
preside con negli occhi una luce divertita.
Terminata l’ora di Difesa,
Draco aveva mandato avanti i suoi compagni e si era attardato un
po’ con il bambino prima di recarsi a pranzare.
Allo sconcerto per il suo Patronus
e per il pensiero felice che lo aveva evocato che, non poteva
più negarlo, non era stato solo il ricordo dei fantastici
momenti passati col piccino, nel cuore del Serpeverde si era sostituita
una più profonda e devastante emozione: un sano e puro terrore
per l’Unicorno creato dal piccolo Potty ma con la bacchetta di
Potter. Cosa questa che lo aveva letteralmente sconvolto, perché
in un niente aveva minato e messo in crisi la sua rassicurante
convinzione per cui quel bambino stupendo e l’odiato Grifondoro
in realtà erano due persone distinte e diverse.
E Draco non poteva accettare che le
cose non fossero proprio così, la sua ragione infatti si
rifiutava categoricamente di ammettere di provare quella A…
anche per Potter, o di riconoscere che la sua Fenice era la prova
evidente di ciò che da sempre
sentiva nel cuore per il moretto dagli stupendi occhi smeraldini, ma
soprattutto il biondino non poteva, né voleva credere che il suo
piccolo Potty da grande lo avrebbe dimenticato del tutto, cosa questa
comprovata dal fatto che il Patronus del Grifondoro era un cervo e non
più l’Unicorno, probabilmente scomparso nei meandri della
sua memoria insieme ai suoi ricordi di lui.
La ferita, che già profonda
gli solcava il cuore, gli procurò a quel pensiero un nuovo e
più intenso dolore.
“Principe, guarda! Si sono
presi il tuo posto!” Fece allegramente Harry, quando furono
entrati nella Sala Grande, completamente all’oscuro della
sconfinata sofferenza che in quel momento stava dilaniando
l’anima del biondino.
Draco, abbandonando il filo dei
suoi angosciosi pensieri, notò allora che alla sua tavolata in
effetti tutti i suoi compagni di Casa erano seduti ammassati vicini
l’uno all’altro, tanto da lasciare parecchi posti liberi
alle due estremità del lungo tavolo, intenti ad ascoltare, con
avida attenzione e in uno strano e religioso silenzio, ciò che
stavano raccontando loro Daphne e Adam Davis.
La cosa singolare era che il resto
della Sala era invece un insieme di brusii e sussurri meravigliati,
perché di bocca in bocca dai Corvonero, che erano quelli seduti
più vicini ai Serpeverde e potevano sentire meglio, ai
Tassorosso e per ultimi i Grifondoro, ogni studente stava ripetendo le
parole dette dalla Greengrass e da Davis, che non stavano facendo
null’altro se non riportare alla Casa verde-argento quanto
accaduto a Draco e al piccolo Harry quella mattina.
Quando poi si giunse al momento in
cui la bionda serpentella svelò al suo attento uditorio la forma
del Patronus di Malfoy, un “Ohhh!!!” scioccato si
elevò da ogni angolo della stanza, dato che la sorpresa fu
immensa per tutti nello scoprire che, quello che la maggior parte di
loro consideravano un’infida e perfida Serpe, era stato invece in
grado di evocare un animale stupendo come una Fenice, le cui
caratteristiche non rispecchiavano affatto, ciò che essi
ritenevano essere, la vera natura del biondo Serpeverde.
“Principe hai visto?”
Chiese invece ammirato il piccino, avendo interpretato
quell’esclamazione stupita come il riconoscimento da parte degli
studenti della bravura e maestria del suo Principe Draco. “Te lo
avevo detto che il tuo sarebbe stato l’animale più bello
di tutti, perché tu sei il mago più bravissimissimo del
mondo!” Harry trillò entusiasta con negli occhi lo stesso
orgoglio che Draco lesse nello sguardo dei suoi compagni di Casa, i
quali, accortisi della loro presenza grazie all’intervento del
bambino, avevano adesso tutti dipinti sul viso la stessa espressione
raggiante, che sembrava dire a chiare lettere: ‘Siamo fieri di
te!’
E Malfoy sorrise internamente
inorgoglito per la stima e il rispetto che le sue Serpi gli stavano
dimostrando, conscio comunque che il merito era tutto e solo del suo
piccolo e amato Potty.
“Certo però che un
Patronus tutto rosso e oro sa tanto di… Grifondoro,
Malfoy!” Scandì irriverente Davis, facendo adesso irritare
e arrossire offeso il biondino e sogghignare al contempo gli alunni
verde-argento, che avevano da poco sentito dello scherzo dei colori che
gli aveva fatto la McGranitt.
“Uffa!” Fece invece
piccato il piccoletto, incrociando le braccia e gonfiando indispettito
le guancia. “Adam smettila di chiamare il mio Principe, Malfoy!
Se no dico a Gragory di farti dare un bel morso dal suo cane argentato
e poi ti faccio mangiare dal lupo di Vince e dal leone di
Blaise!”
I tre ragazzi citati arrossirono
vergognosamente, consci che i loro Patronus non erano meno Grifondoro
della Fenice di Draco, mentre quasi tutti i presenti in Sala, compreso
un allibito Piton, che stava osservando e ascoltando tutto dal tavolo
professori insieme ad un sempre più divertito Silente,
spalancarono gli occhi o la bocca sconvolti, increduli per le assurde
parole che stavano udendo.
Nott nel frattempo, nel constatare
i suoi amici in palese imbarazzo, se la stava decisamente spassando, ma
il suo buon umore non ebbe lunga vita, almeno finché il piccino
col suo irritante candore, davvero dispiaciuto, non se ne uscì
con: “Scusa Theo se non ho detto anche il tuo, ma beh… un
cigno non è un animale tanto spaventoso o pericoloso!
Però…” Il bimbo aggiunse con un sorriso
incoraggiante perché credeva di averlo offeso, visto che il
moretto era impallidito e aveva strabuzzato gli occhi. “…
è davvero tanto bello e gentile proprio come il cigno di Daphne
e la dolcissima farfalla di Millicent!”
A questo punto la Greengrass, dato
che tutti i suoi amici sembravano sul punto di un sicuro suicidio tanto
era l’ imbarazzo, non riuscì proprio ad evitarlo e le
scappò una risata talmente spontanea che coinvolse un po’
alla volta tutta la sua tavolata e di seguito anche le altre tre e
tutti, dai più piccoli ai più grandi, esclusi un sempre
più angustiato Piton ed una oltraggiata Ginny, risero di vero
cuore; nell’aria non risuonava però alcuna nota di scherno
o presa in giro, ma piuttosto un sincero divertimento permeato da una
nuova e inaspettata, per molti, consapevolezza: ‘Che i tanto
temuti e freddi Serpeverde non dovevano essere poi così male se
erano in grado di evocare Patronus del genere! E forse chissà
doveva essere anche grazie al piccolo Harry Potter, che li stava
contagiando con la sua infinita bontà!’
Nessun alunno del settimo anno
osò però rivelare o dire ad alta voce dell’ultimo e
strabiliante Patronus che era stato evocato nella loro ora di Difesa,
quasi a voler conservare nel cuore, come il più prezioso dei
segreti, il ricordo di quel magico Unicorno, che non credevano
avrebbero rivisto mai più; nulla però impedì al
professor Smith di vantarsene invece con un compiaciutissimo e
soddisfatto Silente.
Draco, dopo aver riportato ordine
tra le Serpi, scacciato con uno sguardo assassino due primini che
avevano osato sedersi al suo posto e a quello di Potty e accomodatosi
insieme al bambino, cominciò tranquillamente a pranzare e,
deliziato dall’armonia e dalla pace che gli infondevano la
presenza e la voce del piccino, riuscì un po’ alla volta a
rilassarsi del tutto. Quel piccoletto era una ventata di aria fresca
per lo spirito e chi gli era accanto rimaneva completamente abbagliato
dalla sua purezza e innocente bellezza, e ad ogni suo sorriso anche gli
sguardi più truci o arrabbiati, proprio come il biondino
constatò essere accaduto alla McGranitt appena entrata in Sala
Grande, si raddolcivano e rasserenavano.
E fu così che, contagiato
dall’allegria del bimbo, Malfoy dimenticò ogni sua
preoccupazione per l’immediato futuro e anzi, per qualche minuto,
credette addirittura che il suo avvenire con Potty sarebbe stato
radicalmente opposto da come se lo era catastroficamente immaginato
solo poco prima.
All’improvviso infatti, il
piccino chiese curioso e sinceramente interessato: “Blaise, ma tu
e Neville siete fidanzati?”
Il moro Serpeverde, che stava
beatamente mangiando, rischiò seriamente di morire per
combustione interna, tanto la faccia gli si accese di rosso, ma non
solo per l’imbarazzo per quella domanda improvvisa e inaspettata,
ma anche per i sogghigni malefici e divertiti comparsi sui volti dei
suoi ‘solidali e comprensivi’ amici. Comunque, dopo essersi
un po’ ripreso, con lo sguardo rivolto verso il tavolo
Grifondoro, Zabini sospirò un affranto “No!”
Il bambino lo osservò
stranito. “Però ti piace, non è così?
Anche… anche se è un maschio?”
“Sì!” Questa
volta Blaise sussurrò con un sorriso ebete sotto lo sguardo
disgustato di Draco, per poi rendersi conto di cosa aveva appena
confessato ed esclamare ancora più rosso in viso: “Potter,
questi comunque non sono affari tuoi!”
Ma il piccino già non lo
stava più ascoltando, perché ricevuta la risposta che
desiderava, adesso aveva posto tutta la sua attenzione su Nott, che,
accortosene, stava adesso pregando tutti i numi del cielo
affinché lo facessero scomparire, sicuro com’era che
quella piccola peste era in procinto di fargli fare un’altra
brutta e pessima figura avanti a tutta la sua Casa, ma soprattutto a
‘lei’.
“Theo, neanche tu e Daphne
siete fidanzati, giusto?” Harry domandò innocentemente
senza capire, per l’ennesima volta, perché i Serpeverde si
erano messi di nuovo a ridere: forse, si disse, la causa poteva essere
la faccia buffa e rossissima che aveva fatto il moretto.
“No!” Questa volta a rispondere fu proprio la biondina, che aveva anche lei le gote imporporate.
“Bene!” Esclamò
soddisfatto il piccino e Malfoy inarcò sospettoso un
sopracciglio, non capendo dove Potty voleva andare a parare con tutte
quelle strane domande.
“Però la trovi tanto simpatica?” Il piccoletto aggiunse poi.
“Sì, Harry!” Gli
assicurò Millicent, guadagnandosi un occhiataccia da Nott.
“E Theo pensa anche che Daphne sia davvero bellissima!”
Continuò per poi ricevere due calci, non proprio indolori e
provenienti da due direzioni diverse, da sotto al tavolo. Dalle facce
che avevano Nott e la Greengrass, la Buldstrode non ebbe dubbi su chi
era stato.
“Oh!” Trillò
allora emozionato e felice Harry, con due occhi luminosi e raggianti.
“Allora se c’è una persona che trovi molto simpatica
e bellissima e che ti piace davvero tanto, puoi darle un bacio sulla bocca,
anche se è un maschio e non è il tuo fidanzato!”
Trasse infine contentissimo le sue conclusioni riflettendo sullo
scambio di baci avvenuti nell’ora precedente.
“Sì!”
Confermarono ingenuamente Tiger, Goyle e Millicent, senza comprendere
le reali implicazioni di quella frase. “No!” quasi
gridarono al contrario Blaise, Theo e Daphne, atterriti e terrorizzati
dalle intenzioni del bambino, che seppure innocenti, perché
inconsapevoli della reale portata e del profondo significato di quel
gesto, potevano avere ripercussioni e conseguenze catastrofiche sia per
lui, ma soprattutto per la psiche del loro biondo amico.
“Dipende!” Sibilò invece geloso e irritato Draco.
“Da cosa, Principe?” Volle sapere il piccoletto.
“Da a chi vuoi darlo!” Strascicò Malfoy avvicinandosi minaccioso al viso del piccino.
“A te, Principe Draco! Io lo
darei solo a te!” Sussurrò il piccolo Potter, con uno
splendido e dolcissimo sorriso, poggiando le manine sulle guance del
biondino.
“Allora va bene!”
Sospirò lieve il Serpeverde, completamente accecato dalla luce
abbagliante dei suoi magnifici occhi verdi e perdutamente attratto
dalle sue labbra.
Ma fortuna volle, almeno
così pensarono Zabini, Nott e la Greengrass, che, proprio mentre
stava per accadere l’inevitabile, il professor Piton urlò
qualcosa dal tavolo professori che riuscì a ridestare Draco dal
suo sogno ad occhi aperti. I tre Serpeverde rilasciarono un sospiro di
sollievo, accertandosi che ora tutta l’attenzione di Malfoy era
rivolta verso gli insegnanti e non più sulla bocca del piccolo,
e ringraziarono col profondo del cuore il loro Capo Casa che aveva
evitato loro di schiantare l’amico: cosa che, anche se a
malincuore, avrebbero fatto di sicuro pur di evitare che quel bacio si
avverasse.
Draco stava ancora cercando di
capire cosa Severus, la McGranitt e il preside si stessero dicendo,
quando sentì che Harry praticamente gli si era seduto addosso,
avvolgendogli le braccia dietro la nuca e nascondendo il capo
nell’incavo del suo collo: il piccino stava tremando.
Gli bastò allora seguire la direzione dello sguardo dei tre professori, per capirne la causa.
Ron Weasley, con un ghigno poco
rassicurante, era infatti appena entrato in Sala Grande e si stava
dirigendo verso la tavolata Serpeverde: tra le sue mani stringeva il Cappello Parlante!
Il giovane Malfoy si sentì
morire e, mentre il suo cuore batteva a mille disperato, strinse con
forza il bambino contro il suo petto, convinto che quel bastardo aveva
trovato l’unico modo per portarglielo via, perché se Potty
in realtà era Potter quel maledetto Cappello, nel sicuro
Smistamento che da lì a pochi minuti ci sarebbe stato, avrebbe
gridato senza esitazione: Grifondoro! E a quel punto quel dannato
Pezzente avrebbe avuto ogni potere e diritto di allontanarli per
sempre, col bene placido consenso di quello stronzo di Silente.
Ma come già era accaduto
quella mattina presto, l’intera Casa Serpeverde si pose in difesa
del bimbo e del loro indiscusso Principe, e tutti i verde-argento
estrassero la bacchetta contro Ron, che dovette fermarsi.
A quella scena Neville ed Hermione,
che si era appena seduta accanto all’amico, sorrisero compiaciuti
e sotto al tavolo, all’insaputa dei loro compagni rosso-oro, si
strinsero la mano in un gesto di mutuo conforto e preghiera, nella
speranza di poter presto assistere all’ennesima prova del vero
Amore che, ormai ne erano convinti, univa Harry e Draco.
L’attenzione di tutta la Sala
fu però presto spostata sul preside. “Abbassate le
bacchette miei cari ragazzi, perché vi assicuro che il signor
Weasley non ha affatto cattive intenzioni, piuttosto stamane mi ha
fatto notare che il nostro piccolo Harry sta indossando impropriamente lo stemma della Casa Serpeverde.” Piton strabuzzò gli occhi basito, accortosi solo ora che era vero.
“Ma prima di risolvere questa
piccola disquisizione con l’arguta soluzione trovata dal giovane
Ron, credo sia il caso di premiare con dieci punti ciascuno i signori
Nott, Zabini, Malfoy, Goyle,Tiger e le signorine Greengrass e
Buldstrode per essere finalmente riusciti ad evocare sette bellissimi e
potenti Patronus Corporei.”
Settanta sfavillanti smeraldi si riversarono allora nella clessidra dei Serpeverde.
“Direi infine di assegnare
dieci punti anche al piccolo Potter, per l’ottimo consiglio che
ha dato e che è stato d’aiuto ai Serpeverde
affinché l’incantesimo riuscisse.”
Tutti gli occhi erano puntati sulla
clessidra dei Grifondoro, ma nessun rubino apparve, piuttosto si
sentì un rumore dalla clessidra dei verde-argento, quasi come se
altri smeraldi stessero per essere aggiunti, ma neanche qui accadde
nulla.
“Interessante! Davvero molto
interessante!” Ponderò compiaciuto ed estremamente
divertito Silente, mentre nell’intera stanza si elevava un
sussulto stupito. “Harry, posso sapere come mai indossa…
ehm, indossi…” Il preside preferì usare il tu, dato
che il piccino sembrava al quanto spaventato e fin troppo smarrito.
“… lo stemma dei Serpeverde?”
Il bambino più sicuro ora,
perché tra le braccia del Principe si sentiva protetto, rispose
con tono riconoscente e col capo poggiato sulla spalla di Draco:
“Ho chiesto il permesso a tutti i Serpeverde e poi al Principe se
potevo diventare anch’io un Serpeverde come loro, e tutti hanno
detto di sì.”
Albus sorrise di vero cuore per
quell’evento che fino al giorno prima nessuno avrebbe mai potuto
credere possibile: Harry Potter accettato come componente
dall’intera Casa di Salazar Serpeverde. E la stessa espressione
felice e commossa era anche sui volti della McGranitt, la Granger e
Paciock, mentre a Severus tornò di nuovo, come la sera
precedente e per gli stessi motivi, la nausea.
“Ma tu non sei un Serpeverde,
Harry!” Esclamò invece infuriato Ron che, approfittando
della distrazione generale, gli si era avvicinato.
Prima che gli animi si
surriscaldassero e Malfoy e i suoi compagni commettessero una
sciocchezza, evenienza molto probabile visti i loro sguardi molto poco
amichevoli, il preside intervenne di nuovo.
“Vedi Harry, nessuno
può decidere se una persona può stare in una Casa o in
un’altra, ma lo sceglie il Cappello magico, che il signor Weasley
stringe tra le mani. Anche se ritengo che oggi…” Silente
dedusse guardando le clessidre dei punti. “… abbiamo
scoperto che in determinate circostanze, probabilmente quando
l’intera Casa è unanimemente d’accordo, questa
regola millenaria della scuola non vale.” E poi più a
bassa voce, in modo che lo sentissero solo i professori, aggiunse.
“Sembra infatti che adesso Hogwarts non sappia più se
ritenere Harry Potter un Grifondoro, come era stato smistato sette anni
fa, oppure un Serpeverde.”
“Questo buffo
cappello?” Domandò invece incerto e dubbioso il bimbo,
inserendo un ditino in una piega della stoffa. Piega che si
rivelò essere una bocca, dato che da essa, per l’emozione
e l’eccitazione del piccino per l’ennesima magia a cui
stava assistendo, uscì una voce. “Un po’ di
rispetto, giovanotto! Io non sono affatto buffo, ma un Cappello unico
nel suo genere e davvero speciale, creato mille anni addietro dai
fondatori di questa scuola!”
“Oh! Hai visto Principe,
parla!” Trillò gioioso il bambino strappandolo
praticamente dalle mani di Ron e cominciandoci a giocare ridendo
felice, mettendo le dita nelle altre pieghe o tirandone la punta,
mentre il cappello oltraggiato si lamentava chiedendogli di smetterla e
di non accecarlo, e bofonchiando, sottosotto divertito, che lui non era
un giocattolo.
“Harry, ti andrebbe di venire
qui e di provarlo per vedere a che Casa appartieni?” Gli propose
il preside in un tono che a molti, a ragione, sembrò alquanto
impaziente: l’anziano professore infatti, non vedeva l’ora
di verificare se la sua supposizione, su dove il piccino questa volta
sarebbe stato smistato, si sarebbe verificata o meno.
Il piccolo Potter smise però
di ridere e il suo viso si fece più triste. “No!”
Scosse la testa guardando negli occhi Malfoy. “Perché ho
paura, anche se mi ha detto che non sarà così, che il mio
Principe mi odierà e non mi vorrà più con lui, se
divento un Grifondoro!” Sussurrò per lo sconcerto
generale: i Grifondoro del quinto anno però, si guardarono a
vicenda e, ricordando quanto accaduto nell’ora di Trasfigurazione
e la gioia sincera del loro Golden Boy col Principe delle Serpi, si
domandarono se non era il caso di lasciare le cose così come
erano: infondo preferivano di gran lunga il loro amato Harry con lo
stemma dei Serpeverde ma felice, che quel piccino con il simbolo di
Grifondoro sul petto ma le lacrime agli occhi e la tristezza nel cuore.
“E poi...” Il bimbo
aggiunse stringendosi di nuovo con forza tra le braccia sicure e
confortevoli del suo Principe. “…non ce n’è
bisogno! Perché io sono già un Serpeverde!”
Draco sentì allora quella
A… brucargli ardente nel petto e, anche se ancora si rifiutava
di chiamare quel sentimento col suo vero nome, il suo cuore, riscaldato
dal dolce tepore dell’affetto sincero e puro del bambino,
riuscì ad abbattere un altro pezzo di muro di quella prigione
che da sempre recludeva le sue emozioni: Malfoy comprese finalmente che
voleva un bene infinito al suo piccolo e adorato Potty, e che gliene avrebbe voluto comunque anche se il suo dolce Angelo in realtà era Potter.
Il Serpeverde sollevò
delicatamente il mento del bambino e con un tenero sorriso e, del tutto
indifferente alla confusione scoppiata tra gli studenti per la
precedente affermazione di Harry, gli sussurrò un po’
impacciato e rosso in viso, dato non lo aveva mai detto prima in vita
sua: “Potty, io… io ti voglio b…!”
Ma quel dannato, inetto, imbranato,
stupido e demente di un Weasley, almeno così lo definirono gli
amici del biondino, che stavano aspettando con trepidazione quel
momento in cui finalmente il loro più caro amico avrebbe
confessato il suo sincero affetto per il bimbo, ruppe l’incanto.
“E allora dimostralo!”
Ron esclamò la prima cosa che gli era venuta per la testa per
impedire, roso dalla gelosia, che il Furetto concludesse quella frase,
che, non aveva dubbi, era sicuramente un’enorme e falsa bugia.
“Cosa?” Domandarono contemporaneamente Draco ed Harry, il primo infuriato, il secondo confuso.
“Harry, dimostrami che sei un
Serpeverde e io ti assicuro che non proverò più a
portarti via da Malfoy!” Il rossino gli propose, ma con un ghigno
ferino rivolto al biondino.
“Davvero? Me lo
prometti?” Il piccino cercò emozionato
l’assicurazione che non stesse mentendo e che facesse sul serio.
“Te lo giuro! Se il Cappello
Parlante ti sceglierà tra i Serpeverde, o anche tra i Tassorosso
o i Corvonero, non ti darò più fastidio, ma se finirai
tra i Grifondoro, allora dovrai venire con me!” Ron aggiunse con
un sorriso che gridava vittoria.
“Va bene!” Harry
accettò avventatamente decidendo di fidarsi, esattamente come un
vero e degno Grifondoro, pensò ormai con l’animo distrutto
Draco.
“Non farlo, Potty!” Lo
supplicò poi con la voce incrinata e afferrandolo per un
braccio, impedendogli di andare da Silente per svolgere la cerimonia
dello Smistamento avanti a tutta la scuola, come era prassi da secoli.
“Non temere Principe! Vedrai
che torno subito!” Il piccino lo rassicurò con un dolce
sorriso, per poi, con il Cappello tra le mani, correre dal preside.
“E invece non tornerà!
Vero, Malfoy? Perché Harry Potter è e sarà sempre
un Grifondoro!” Sibilò crudele il rosso Weasley e Draco si
nascose il viso tra le mani, sicuro che al responso del Cappello
Parlante, il suo cuore si sarebbe spezzato del tutto… perché lo avrebbe perso di nuovo e questa volta per sempre…
“Sei solo un bastardo, Weasley!” Esclamò infuriato Blaise.
“Non meriti l’amicizia
del dolce Harry!” Gli sussurrò con le lacrime agli occhi
Daphne, ritrovando poi conforto tra le braccia di Theo, mentre tutte le
Serpi, tranne una felicissima Pansy, appena entrata in Sala per godersi
lo spettacolo della disfatta di Potter, avevano lo sguardo triste e
addolorato: tutto il loro dolore però non era che
un’infinitesima straziante parte di ciò che stava provando
adesso il loro Principe.
*****
Il Cappello Parlante questa volta
non ebbe esitazioni e, mentre il piccino sotto di lui continuava a
ripetere: “No, Grifondoro! No, Grifondoro!”,
dichiarò e sentenziò soddisfatto con tutta la sua voce: “SERPEVERDE!!!”
Le reazioni furono allora le
più disparate: dall’indignazione dell’intera Casa
Grifondoro, tranne Neville ed Hermione, che per la gioia si erano
abbracciati; alla commozione di Minerva e all’esultanza sincera
di tutta la Casa dei verde-argento. Piton invece aveva dato un pugno ad
un libro e poi furibondo aveva lasciato la stanza, i suoi occhi
però erano velati di profonda sofferenza; Silente al contrario
era rimasto imperturbabile nel suo sorriso sereno ed era stato
l’unico a notare che dei dieci punti che aveva assegnato a
Potter, cinque erano divenuti smeraldo, gli altri cinque invece rubino:
testimonianza del fatto che il moretto era il primo alunno nella storia
di Hogwarts ad appartenere a due Case contemporaneamente.
Harry Potter era infatti sia Grifondoro che Serpeverde.
Il Cappello inoltre non si
lamentò né si arrabbiò quando il bambino per la
felicità lo aveva praticamente buttato incurante per terra per
potersi gettare esultante tra braccia di un raggiante Draco Malfoy,
perché nella confusione che sovrana stava regnando
sull’intera Sala Grande, aveva chiaramente distinto la voce del
fanciullo chiamare “Principe!” il biondo Serpeverde.
E finalmente l’antico e
magico copricapo diede un senso a quel desiderio che aveva percepito
ben sette anni prima nel profondo del cuore dell’Harry undicenne,
in una parte talmente nascosta e protetta, che il ragazzo non ne era neanche consapevolmente cosciente: “Da grande voglio sposare e vivere per sempre felice e contento con il mio bellissimo Principe dei sogni!”
N.A.:
Lo so, ci ho messo un’altra eternità per aggiornare!
Chiedo immensamente scusa! Però, sperando di farmi perdonare, ho
deciso che d’ora in poi, più vi farò aspettare e
più i capitoli saranno lunghi. ^__^ Mi auguro inoltre che anche
questo cap. vi sia piaciuto, anche se ammetto che forse rispetto agli
altri è un po’ più pesante, e che vogliate
lasciarmi un vostro parere. Ringrazio infinitamente chi segue questa
storia, chi l’ha messa tra i preferiti e chi soprattutto mi dona
un commento! Un bacione e alla prossima, che ci sarà di sicuro
anche se non nei tempi brevi che vorrei! Vi abbraccio di cuore! Infinity19
Risposte ai commenti:
ladyash:
Come vedi Ron deve fare i conti con la forza dell’Amore quando
prova a dividere Harry e Draco, quindi non ha alcuna speranza
esattamente come Ginny e Pansy. Personalmente Hermione invece la vedo
bene, oltre che con il rosso Grifondoro, solo con Blaise che al momento
è fin troppo perdutamente innamorato di Neville. Quindi mi sa
che in questa storia la Grifoncina dovrà rimanere per forza di
cose con Weasley che ti assicuro, anche se non sembra, non è
tanto male. Grazie infinite per il commento, per i complimenti e per il
tuo entusiasmo nell’attendere i miei aggiornamenti. Ti abbraccio
con affetto!
dany23:
Sono davvero contenta che ti siano piaciuti i due Patronus leggendari e
la scena dei baci: grazie di cuore per i complimenti! Purtroppo non
posso rivelarti quale sarà il Patronus dell’Harry adulto,
posso solo dirti che dovrai aspettare ancora un bel po’ prima di
scoprirlo: spero però che nel frattempo tu non smetta di
seguirmi e che la storia del piccolo Harry e del suo Principe Draco,
continui ad entusiasmarti. Un bacione carico d’affetto!
Hollina:
Grazie di cuore per la spinta a continuare! Sono profondamente felice
che questa storia ti piaccia e ti commuova ogni capitolo che passa. Un
bacione grande grande!
hay_chan:
E avresti il coraggio di prenderti Draco e di far soffrire il dolce
piccolo Harry! Che cattiva! Però, grazie lo stesso per i
complimenti e che trovi bellissima la storia! ^__^ Ti abbraccio con
affetto!
strega_del_lago: *__* Grazie! E io adorooo i tuoi commenti e i tuoi bei complimenti! Un abbraccio carico d’affetto e un dolce bacio!
Draco Malfoy:
Sono contenta che ti siano piaciuti i due Patronus di Harry e Draco:
per la scelta della Fenice ho dato in questo cap una spiegazione
tramite Silente, che stava per spiegare anche il significato
dell’Unicorno ma che Piton ha interrotto. Ma non temere,
più in là ci sarà modo di approfondire meglio la
questione. Ti assicuro poi che mi è piaciuto da impazzire il
soprannome che hai dato al piccino, che trovo davvero azzeccatissimo.
‘Angelo dell’Amore’: davvero fantastico!!! ^__^
Grazie davvero per il commento e per la tua comprensione per il mio
ritardo nel postare. Ti abbraccio con affetto!
Axyna:
Mi dispiace perché penso d’averti fatto sudare anche
questa volta per leggere l’aggiornamento, però mi fa
piacere che nonostante l’estenuante attesa, tu ti emozioni e ti
entusiasmi ogni volta per ogni nuovo capitolo postato. Grazie davvero
di cuore! Ti abbraccio con tanto sincero affetto! Baci!
Mione1194:
Premetto ringraziandoti di vero cuore perché hai commentato
anche “IL BOCCINO DI CIOCCOLATA”, storia a cui sono
particolarmente legata. Come già ho notato in altri tuoi
commenti, noi ci somigliamo tantissimo, dato che anch’io vado
pazza per la cioccolata fondente al 70%. *__* Quindi non ti dispiacere
se non avevi commentato il quindicesimo cap, perché ti assicuro
che mi avevi fatto un regalo ancora più grande. Cmq grazie anche
per i bei complimenti che mi hai fatto in quest’altra fanfic, da
nonna Mc al bacio tra Blaise e Neville e ai Patronus. Sono davvero
felice che “Il piccolo Harry e il principe Draco” ti
piaccia così tanto. Ti mando un cesto pieno di dolci baci! Alla
prossima!
pei_chan:
La Fenice e l’Unicorno sono l’espressione evidente del puro
e sincero sentimento che unisce Draco e Harry e il biondino adesso non
può più negare quello che davvero sente, anche se, per il
momento, prova a convincersi che questa A… che gli batte nel
petto è indirizzata solo al fanciullo. Ma arriverà ad un
punto in cui non potrà più nascondersi dalla
verità e cioè che lui ama Harry Potter, quello grande.
Sono contenta poi che ti sia piaciuto Silente per come l’ho
descritto, che anch’io come te ritengo un grande mago però
dai metodi un po’ discutibili, e che hai apprezzato nonna Mc e la
sua ripicca dei colori. Ti saluto con tanto affetto. Bacioni!
PAMPAM:
Sento il bisogno impellente di gridarti un forte
“Grazie!!!” E non solo per il commento al cap 16, ma anche
e soprattutto perché hai recensito “IL BOCCINO DI
CIOCCOLATA”, mia prima storia a cui sono profondamente
affezionata. Non lo immagini, ma mi hai fatto un immenso regalo. *__*
Grazie davvero! Ti abbraccio con affetto!
antote:
Ron ha provato a sciogliere un legame che però è
indistruttibile, perché forgiato dall’Amore di Draco per
Harry e viceversa. Speriamo solo che finalmente dopo quanto accaduto
nel cap 17 se ne renda finalmente conto, anche se, come per Pansy e
Ginny, non ne sono tanto sicura. Vedremo… Un bacione forte
forte! E grazie per il commento! Kiss!
Metis:
Anch’io all’inizio avevo pensato che il Patronus di Draco
doveva essere un cervo, ma poi mi sono ricordata dell’ anima
della bacchetta di Harry e spontanea mi è venuta l’idea
‘Fenice’, lo stesso per l’Unicorno del bambino.
Naturalmente dietro questi due incantesimi c’è un
significato più grande, che in parte ho provato a spiegare
tramite Silente nel cap 17. Sono davvero felice che hai apprezzato le
associazioni che ho fatto poi tra i Serpeverde e i loro animali e che
inoltre hai trovato questo capitoli pieno di emozioni e sentimenti. I
tuoi complimenti emozionano me. ^__^ Un bacione carico d’affetto!
eles:
Herm è talmente intelligente che nonostante l’iniziale
sorpresa, ha subito intuito che dietro il nuovo Patronus di Harry si
cela l’Amore che prova per Draco. L’unica incognita ora
è sapere che tipo d’Amore sia e se si è conservato
nel cuore del suo coetaneo amico, nonostante non ricordi nulla di
quella settimana che da piccolo ha passato ad Hogwarts. Grazie infinite
perché l’idea della Fenice e dell’Unicorno ti
è piaciuta così tanto: ne sono sinceramente contenta.
Bacioni ricolmi di affetto!
Ina:
Non temere un passo alla volta Draco si sta rendendo conto che il
piccino e Potter sono in realtà la stessa persona, e quando ne
avrà piena coscienza capirà anche che quel che prova per
Potty, in realtà lo sente anche per il diciassettenne.
L’unica incognita è se l’adulto Grifondoro prova
ancora per il biondino ciò che da piccolo sentiva per il suo
Principe… Vedremo ^__* Bacioni pieni d’affetto e
gratitudine per i sempre bei commenti e complimenti! Ti abbraccio!
fannyfenix:
Ringrazio te e la tua amica per la passione con cui mi seguite. ^__^ Ti
rassicuro inoltre, dillo anche a lei, che non ho alcuna intenzione di
interrompere questa storia, solo che davvero non riesco ad aggiornare
in tempi brevi. Mi dispiace! Ti abbraccio con affetto e grazie per il
commento e per i complimenti. Un dolce saluto anche alla tua amica!
Kiss!
dark90:
Grazie infinite per i complimenti alla storia e che ti è
piaciuta la mia idea dei Patronus! *__* E per quanto riguarda Pansy,
vedrò se posso accontentarti, magari con l’aiuto di tutti
i Serpeverde e naturalmente senza far sapere nulla al piccolo Harry!
^__* Un bacione affettuoso e tanti dolci baci! Alla prossima!
madamina:
All’inizio che ho cominciato a leggere fan fiction su Harry
Potter, la mia coppia preferita era Ron/Hermione e leggevo storie solo
su di loro, poi più per curiosità che per altro ho dato
un’occhiata ad una Harry/Draco e da allora me ne sono
completamente e perdutamente innamorata e non li ho più
lasciati. Quindi considero un immenso complimento il fatto che grazie a
questa dolce fiaba, al piccolo Harry e al suo amato Principe Draco,
anche tu ti sia avvicinata e abbia apprezzato questa coppia che io
letteralmente adoro da impazzire. Grazie di cuore per il commento e per
le belle parole che mi hai donato: sono davvero felice che il piccino e
il biondo Serpeverde e l’Amore che li unisce ti siano piaciuti al
punto da rimanerne stregata. Un abbraccio fortissimo, sperando di
sentirci ancora. Un bacione!
Anto_chan:
Ahimè! Mi dispiace non riuscire ad aggiornare presto come
vorresti, però grazie perché nonostante questo, tu
continui a seguirmi e mi lasci sempre dolci commenti farciti di bei
complimenti. Grazie infinite! Un bacione ricolmo d’affetto! Alla
prossima!
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Capitolo 18 *** CAPITOLO 18 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 18 efp
CAPITOLO 18
Harry si domandò per
l'ennesima volta che avesse di così strano la sua fronte: non
era sporca, aveva controllato, né c'era qualcosa di diverso dal
solito che non fossero le ciocche dei suoi ribelli capelli o quella
strana cicatrice a forma di saetta, che portava da che aveva memoria.
Eppure era sempre lì, che di sottecchi e ogni due minuti, gli
amici del Principe lanciavano circospetti i loro sguardi, per poi
scuotere la testa e continuare concitati un discorso assurdo su un
certo lui, di cui però
nessuno aveva ancora pronunciato il nome, che era inconcepibile e un
controsenso fosse diventato un Serpeverde perché in
realtà era il Golden Boy dei Grifondoro. Che avesse ragione
Draco a pensare che lui in verità non era proprio lui? Aveva
chiesto un confuso Gragory. E sopratutto alla fine di quella storia a
quale Casa sarebbe realmente appartenuto?
Il bambino, curioso e anche un po'
sospettoso, aveva chiesto allora a Daphne di chi stessero parlando e
lei gli aveva dolcemente risposto, ma rossa in viso e senza guardarlo
direttamente negli occhi, che era una persona che non conosceva e di
non preoccuparsi, ma anzi di fare un bel disegno mentre aspettava il
ritorno del suo Principe. Il piccino annuì e volgendo
un'occhiata triste all'entrata della sua, ora ufficiale, Sala Comune,
si alzò dalla comoda poltrona accanto al camino dove stava
seduto e, prese delle matite colorate e dei fogli prestatigli da Theo,
si andò ad accomodare invece su una sedia posta vicino ad un
lungo tavolo di mogano scuro, dove altri ragazzi stavano studiando.
Non sapeva cosa raffigurare,
però decise di cominciare con un bel Sole: era il giallo
infatti, l'unico colore che in quel momento lo attirava. Ma ad ogni
rumore i suoi occhi si spostavano con trepidazione verso quel muro da
cui sperava veder spuntare il biondo Serpeverde, e il non trovarlo
stava pian piano facendo aumentare la sua preoccupazione ed
inquietudine. Il biondino infatti era andato a prendere dei libri in
biblioteca per una ricerca per nonna Mc e, assicurandogli che non ci
avrebbe messo molto e che era meglio se lui aspettava in Sala Comune,
aveva invece portato con sé Adam, di cui il piccolo Harry si
sentiva inspiegabilmente geloso, proprio come lo può essere un
bambino che si vede privo di quelle attenzioni che desidererebbe essere
esclusivamente sue e basta.
Il problema era però che,
più i minuti passavano e più l'assenza del Serpeverde
stava incrementando quel senso di insicurezza che, seppur flebile,
albergava nel suo cuore.
Insicurezza nata da tutte le
cattiverie che ogni santo giorno i suoi zii gli ripetevano da sempre, e
se non a parole nei loro gesti crudeli, per cui nessuno mai gli si
sarebbe affezionato veramente, perché dentro di sé
custodiva un segreto mostruoso e orribile che avrebbe allontanato
chiunque avesse avuto la disgrazia di avvicinarglisi.
Il piccino strinse con forza la
matita che teneva tra le dita, assalito dall'improvviso e asfissiante
timore che anche il suo Principe, prima o poi, l'avrebbe abbandonato se
questo suo dono oscuro fosse venuto alla luce. E purtroppo nemmeno i
dolci ricordi del sorriso sincero e radioso che il biondino gli aveva
donato quando il Cappello Parlante lo aveva smistato tra i
verde-argento, tutte le sue tenere parole, i suoi abbracci e i baci
ricevuti quel giorno, riuscirono a placare l'irrazionale paura che d'un
tratto gli aveva così prepotentemente invaso il cuore. Paura di
perdere la persona che ami.
Harry si rese conto di voler un
bene infinito al suo dolce Angelo dagli occhi di cielo, probabilmente
al pari del sentimento sconfinato che provava per i suoi genitori,
anche se intuiva in qualche modo essere di natura diversa. E seppure si
erano incontrati da poco più di un solo giorno, il bambino ebbe
la chiara certezza che non avrebbe retto a vivere il resto della sua
vita senza la presenza avvolgente e luminosa del suo Principe Draco
accanto, perché oramai il suo bisogno di lui era divenuto
essenziale e indispensabile, proprio come per la Terra la luce del Sole.
Il piccolo Serpeverde era
così concentrato in questi pensieri che non si accorse che Draco
era finalmente tornato, ma non appena si sentì circondare da
dietro da due forti braccia e le sue narici respirarono il lieve e
delicato profumo di Gardenia, il suo cuore cominciò a battergli
furioso nel petto e tutte le preoccupazioni e i timori si dissolsero,
venendo sostituiti da una felicità incontenibile.
"Stai facendo un bel disegno, Potty?" Gli domandò dolcemente il biondino, posandogli un bacio delicato tra i capelli.
Il bambino alzò lo sguardo
verso l'alto e, specchiandosi nell'argento fuso degli occhi stupendi
del suo Principe, arrossì prepotentemente per la vergogna d'
aver anche solo considerato lo sciocco pensiero che il biondo
Serpeverde avrebbe potuto decidere di lasciarlo solo, perché in
quelle magnifiche iridi grigie brillava una luce più splendente
di quella della Fenice e dell'Unicorno, visti quella stessa mattina,
messi insieme, e in essi il piccino vi lesse le stesse travolgenti
emozioni che ormai con prepotenza avevano preso possesso del suo cuore.
Harry di slancio si alzò sulla sedia e ricambiò con forza l'abbraccio. "Mi sei mancato tanto, Principe!"
"Ma se sono stato fuori solo dieci minuti!" Esclamò perplesso Malfoy inarcando un sopracciglio.
"Non è vero! Sono sicuro che
era molto di più!" Ribatté corrucciato il bimbo. "Non
farlo più!" Pretese poi con sguardo supplice.
Draco intimamente sorrise e si
ricordò che anche per lui, quella mattina a colazione, il tempo
senza Potty era sembrato eterno.
"Come preferisci, vorrà dire
che la prossima volta ci penserò due volte prima di farti una
sorpresa." Fece con voce offesa, ma con espressione divertita e un
sorriso sornione sul viso.
"Una sorpresa! Per me?" Domandò incredulo il piccolo.
"Sì!" Annuì la Serpe
per poi chiamare a sé Adam che, il piccino notò solo
adesso, portava tra le braccia tantissimi libri.
Draco aspettò che il
quindicenne li avesse poggiati sul tavolo per poi prendere quello in
cima alla pila e mostrarlo un po' rosso in volto al bambino. "Ti ho
portato qualche libro che puoi leggere magari per non annoiarti mentre
devo studiare e tu preferisci restare con me piuttosto che andare fuori
a giocare. E sono convinto che ti piaceranno, perché vedi questi
sono tutti racconti di fiabe e favole sulle magiche creature di cui ti
hanno parlato Tiger e Goyle stamattina. E questo..." Aggiunse indicando
il tomo che stringeva tra le mani. "... è quello che da piccolo
era il mio preferito: le storia all'interno parla delle avventure di un
potentissimo drago e di un coraggiosissimo principe."
Harry con un ditino sfiorò
l'immagine disegnata sulla copertina, che raffigurava in effetti un
bellissimo ed elegante principe, dai neri capelli ed occhi dal colore
simile ai suoi, che volava nel cielo a groppa di un enorme e imponente,
ma dallo sguardo gentile, drago verde con le squame argentate. Nulla
però nel suo viso fece intuire al biondino se il suo gesto gli
fosse piaciuto o meno.
"Dentro vi troverai delle
illustrazioni davvero fantastiche, così piene di particolari che
quando ero piccino quanto te mi sembrava di far parte anch'io della
storia." Il biondo Serpeverde continuò con un piccolo sorriso
incoraggiante. Ma il bimbo continuò a non mostrare reazioni.
"Ma forse non ti piacciono." Malfoy
constatò con tono lievemente incrinato: eppure aveva creduto
davvero che quei libri gli avrebbero fatto piacere e, immaginandosi la
sua gioia, li aveva scelti uno ad uno con un ebete sorriso sulle
labbra, tanto che Adam più di una volta gli aveva chiesto se si
sentisse bene e se non era il caso che andasse a farsi un giro da
Madama Chips.
In realtà il piccino era
rimasto senza parole, colpito nel profondo da quel gesto così
inaspettato e, seppur nella sua semplicità, per lui tanto
importante e speciale: da che ricordava infatti, mai nessuno si era
dimostrato così premuroso e affettuoso nei suoi confronti da
fargli una sorpresa così bella. Solo che Harry non aveva ancora
imparato a leggere: conosceva infatti sì e no le lettere
dell'alfabeto e probabilmente non le ricordava neanche tutte. Ma decise
di non dirlo al Principe perché non voleva che si dispiacesse, o
peggio ancora offendesse, ritenendo che non aveva apprezzato quel suo
pensiero tanto dolce.
Malfoy stava già per riporre
il libro e chiedere a Devis di riportarli indietro quando il bambino
gli si strinse forte al collo e lo ringraziò con un bacio a
schiocco sulla guancia e un tenero: "Grazie infinite Principe Draco! Mi
piacciono tanto!"
"Non c'è di che!" La Serpe
rispose mentre si sedeva sulla sedia accanto alla sua, e cominciava la
sua ricerca di Trasfigurazione per l'indomani: il suo viso di nuovo
illuminato da un ebete sorriso felice.
Adam nel frattempo si era
avvicinato ai Serpeverde del settimo anno e con sguardo allucinato, ma
a bassa voce in modo che solo loro potessero sentirlo, esclamò:
"Vi prego, ditemi che non è vero!"
"Cosa, Adam?" Domandò una
divertita Daphne. Blaise al contrario aveva uno sguardo serio avendo
compreso, come d'altronde i suoi amici, cos'è che stava turbando
il quindicenne.
"Malfoy sembra... sembra innamorato!" Proruppe con voce roca. "Di quel bambino!" Aggiunse poi sconvolto e incredulo.
"Non del bambino, Davis." Rispose con calma Zabini. "Ma di Potter!"
Il ragazzo sbarrò
all'inverosimile gli occhi. "Beh, ma allora le cose sono anche peggiori
di quanto immaginassi! Potter lo odia!!! Ci odia tutti!"
"Già!" Confermò
Blaise osservando però con attenzione quanta armonia, pace e
dolcezza si irradiavano dalla visione di Draco e del piccolo Harry
insieme. "Ma quel bambino, no! Quindi dobbiamo fare in modo, per il
bene di Draco, che il Potter diciassettenne ricordi di questa
settimana!"
Adam annuì e con determinazione affermò: "Se posso esservi d'aiuto, potete contare anche su di me!"
I sei diciassettenne gli sorrisero
complici: ce l'avrebbero fatta, di questo ne erano sicuri, ora
però bisognava elaborare un piano d'azione.
Draco nonostante desiderasse
terminare il suo compito il prima possibile, non riusciva proprio a
concentrarsi: i suoi occhi indugiavano ogni cinque minuti sul piccino,
che concentrato e con un cipiglio indispettito, sfogliava le pagine del
libro di fiabe sul drago. E non gli ci volle molto per intuire che
qualcosa non andava. Il bambino infatti si era rigirato più
volte i vari fogli avanti e indietro, ma dalla velocità con cui
svoltava le pagine era chiaro che non stesse affatto leggendo,
piuttosto sembrava che fosse alla ricerca di qualcosa in particolare,
ma che, dal suo visino imbronciato, evidentemente non era ancora
riuscito a trovare.
"Cos'è la storia non ti
piace?" Gli chiese all'improvviso, tanto che il bimbo sussultò e
arrossì miseramente.
"No!" Harry scosse la testa, senza però guardarlo negli occhi. "È che non trovo le figure!"
Il biondino inarcò un
sopracciglio stranito, dato che nella biblioteca del suo castello lui
ne possedeva l'originale, ed era certo al cento per cento che quel
libro era illustrato. Aveva passato serate intere della sua infanzia a
chiedere a sua madre di continuare a ripetere ancora e ancora la
lettura di quelle magnifiche avventure, solo per il piacere di poter
vedere quel bellissimo principe, le cui gesta lo avevano sempre
affascinato perché lui del drago non aveva paura. E finalmente
capì perché Potty non riusciva a vedere le immagini.
"Potty guarda! E' scritto qui sulla
copertina. Questo è un racconto magicamente illustrato e le
immagini compaiono solo nel momento in cui si legge la storia."
"Ohh!" Il piccino si fece ancora più rosso e abbassò affranto lo sguardo.
Draco adesso aggrottò la
fronte, davvero confuso per il comportamento del bimbo, finché
ritornando con la memoria alle sue serate passate, ricordò che
le fiabe gliele doveva per forza leggere sua madre perché lui
non poteva.
"Potty, ma tu non hai ancora imparato a leggere?" Gli chiese alzandogli il viso con una mano.
"No!" Confermò il piccino temendo che adesso il Principe si sarebbe adirato.
"E non me lo hai detto, perché...?"
"Perché non volevo farti
dispiacere o arrabbiare, Principe Draco! Sei stato così buono e
gentile con me e io invece... invece..." Harry era sul punto di
mettersi a piangere.
Malfoy sospirò rassegnato.
"Sei davvero uno sciocco, Potty!" Ma le sue parole erano dolci e non
severe. Con una carezza sul viso poi, lo prese in braccio e lo fece
sedere sulle sue gambe. "Se me lo avessi detto prima, a quest'ora
saremmo arrivati già alla parte del principe e del drago nella
valle dei giganti."
"Saremmo?" Ripeté confuso il piccoletto. "Nel senso che me la leggerai tu la storia?" Trillò adesso contento.
"Sì, piccola peste!"
Confermò con un ghigno il Serpeverde, di nuovo sereno per
riflesso della contentezza del piccino.
"E i tuoi compiti?"
"Beh, a quelli penseremo più
tardi!" Ma Draco se ne dimenticò completamente, perché
per l'enorme felicità del bambino cominciò a narrare le
avventure fantastiche del principe e del suo amico drago, estraniandosi
completamente dal mondo che lo circondava, dai suoi compagni di Casa,
che lo guardavano con un misto di sconcerto e sorpresa, e dai suoi
amici i cui occhi a tratti risplendevano di gioia, a tratti di
tristezza: in quella Sala Comune per Draco in quel momento esisteva
solo il suo piccolo Potty, per Harry solo il suo dolcissimo Principe.
Il cuore del piccino traboccava
ormai di un affetto così grande per il biondino, da non potersi
più contenere. Quanti doni immensi il suo Principe Draco gli
stava facendo, cose che mai nessuno, da che ricordava, si era mai preso
la briga anche solo di considerare: come tipo leggergli una fiaba.
Aveva deciso, doveva e voleva
confessargli tutto il bene che sentiva per lui, ma non aveva il
coraggio di dirlo a voce alta, così, avendo imparato a scuola
almeno a scrivere il suo nome e bene o male a riconoscere le varie
lettere, ricordandosi di una frase di cui si era fatto vanto Dudley per
una settimana intera, dicendo che gliela aveva scritta una bambina
più grande sul diario, e ascoltando attentamente il Serpeverde e
osservando quali immagini apparivano al suono delle sue parole, preso
un foglio di pergamena e una matita verde, compose il suo messaggio
frutto del suo puro e candido Amore; concluse il tutto con un simbolo
dal colore rosso, che forse a pensarci era un po' esagerato,
però sapeva che gli innamorati, e le persone che desideravano dimostrare i loro sentimenti d'affetto sincero ad un'altra, ne disegnavano tanti.
Rossissimo in viso interruppe quindi la lettura del biondino e imbarazzatissimo gli porse il foglio.
Draco nel leggerlo prima sorrise
inorgoglito, Potty infatti aveva scritto il suo nome, anche se con la g
invece che con la c; poi osservò la pergamena con sguardo
confuso, dato che seguivano un insieme di lettere in stampatello
maiuscolo ma puntate e tre x in corsivo minuscolo, di cui però
proprio non capiva il significato probabilmente perché facevano
parte dell'idioma babbano; e infine si incupì e i tratti del suo
viso si irrigidirono quando lesse con quale nome si era firmato: Harry
Potter!
Turbato, non notò poi il
simbolo rosso, perché il suo cuore gli si era stretto disperato
nel petto, incapace di credere e di accettare che fino ad allora si era
semplicemente illuso e che in realtà il suo piccolo Angelo era
invece la sua nemesi Grifondoro.
Aveva bisogno di capire e in mente gli venne l'unica idea possibile per accertarsi di quale fosse la verità.
"Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui
o meno!" Esclamò freddo, per poi, piegata la pergamena e
messasela in una tasca, alzarsi e afferratolo per una mano, andare
nella sua stanza, prendere la sua Nimbus 2000 dall'armadio e dirigersi
come una furia fuori all'aperto.
Harry seguì tutti gli
spostamenti del Principe senza però rendersi conto di cosa
realmente stesse accadendo. Che, senza saperlo, aveva scritto qualcosa
di male che lo aveva offeso? Il biondino non sembrava infatti né
arrabbiato né felice, le uniche due reazioni che si era
immaginato potesse assumere dopo avergli confessato il suo affetto, ma
piuttosto preoccupato e parecchio agitato, e poi il fatto che avesse
preso quella strana scopa che significava? Che letto il suo messaggio,
volesse ricordargli che lui era solo il suo elfo domestico e non doveva
prendersi determinate libertà, perché lui era invece un
Principe? Fargli capire che non poteva accettare i suoi sentimenti
perché non era del suo stesso rango? Questi e altri simili
furono i dubbi che accompagnarono i passi arrancati del bimbo,
finché senza sapere come, dato che per tutto il tempo aveva
camminato a sguardo basso e gli occhi lucidi di lacrime, si
ritrovò in un enorme stadio dove in ogni angolo facevano bella
mostra le bandiere delle quattro Case di Hogwarts.
"Principe, ma dove siamo?" Gli domandò leggermente intimorito, non intuendo affatto le intenzioni del ragazzo.
Ma Draco non gli rispose,
semplicemente, con due occhi che mostravano al loro interno un misto
tra paura, indecisione e sofferenza, gli porse la scopa e quasi
tremando gli disse: "Bene Potty, adesso... adesso fammi vedere se sai
volare!"
*****
Sulla torre di Grifondoro regnava
uno strano silenzio, circostanza alquanto inusuale per quei ragazzi
solitamente così vivaci e pieni di brio, ma quanto accaduto in
Sala Grande, lo smistamento a Serpeverde del loro Harry, aveva
abbattuto il morale dell'intera Casa, tranne quello di Ginny che, come
una furia, si aggirava per la Sala Comune, borbottando frasi sconnesse
a proposito di imbrogli e di vendetta.
Nel dormitorio maschile del settimo
anno stava invece avvenendo un'accesa discussione tra Seamus, Dean ed
Hermione, mentre Ron era disteso sul suo letto e ancora sotto shock
continuava a ripetere:" No, non può essere! Harry è un
Grifondoro!!! Un Grifondoro! Non un... un..." e Neville invece era
seduto sul davanzale della finestra che dava sul parco e un tenero e
raggiante sorriso dipingeva le sue labbra.
Non poteva farci niente, ma
nonostante fosse più che consapevole che in quel momento la sua
compagna avesse bisogno del suo appoggio, nel convincere Finnigan e
Thomas a non commettere stupidaggini per rappresaglia contro i
Serpeverde, i pensieri del giovane Paciock erano tutti rivolti a quello
che era stato il suo primo dolcissimo bacio con Blaise Zabini, il
ragazzo di cui era da sempre profondamente e irrimediabilmente
innamorato.
Quanto stupore quando, in attesa
dell' innocente e giocoso bacio del piccolo Harry sulla guancia, aveva
sentito invece il tocco leggero di due soffici labbra che lievi
lambivano le sue e, non appena aveva aperto gli occhi e aveva visto a
chi quella bocca apparteneva, il suo cuore gli era esploso nel petto e
la sua volontà, così come la sua timidezza, si erano
arrese totalmente alle ragioni dell'Amore e aveva corrisposto a quel
tanto desiderato e sognato primo bacio, di cui gli sembrava sentire
ancora adesso il delicato e inebriante sapore.
Questo il ricordo che aveva
permesso al suo Expecto Patronus di prendere la forma corporea di un
magnifico leone e non più quella di semplice fumo argentato.
Il leone: Neville arrossì
imbarazzatissimo. Anche il Patronus di Blaise era un maestoso e lucente
leone, praticamente quasi simile al suo, e se ciò che aveva
studiato su quell'incanto era vero, allora possibile che anche il
tenebroso e affascinante Serpeverde, che fino ad allora aveva ritenuto
irraggiungibile, provava invece i suoi stessi sentimenti?
Il sorriso sul suo viso si fece
ancora più grande mentre le sue gote si imporporavano di un
intenso rossore per quei pensieri intrisi di dolce Speranza.
E il merito era tutto di quel
fantastico piccino che, nella sua innocenza e candore, era stato lo
strumento che aveva reso reale quel suo sogno bellissimo, che lui
però, mai avrebbe creduto poter vedere realizzato.
Sogno che si infranse, riportandolo alla cruda realtà, quando le parole di Seamus gli arrivarono all'orecchio.
"E invece Hermione, quelle
maledette Serpi ce la devono pagare, non solo perché stanno
deviando con le loro bugie la mente di Harry, ma anche per quello che
Zabini ha fatto a Neville!" L'Irlandese affermò con fervore
avvicinandosi all'impacciato Grifondoro e stringendogli una mano sulla
spalla in un gesto di conforto. "Li ho visti i sorrisetti di scherno
che i suoi amichetti hanno fatto quando quel bastardo ha osato baciarlo
e non ho dubbi sul fatto che l'unico scopo di Zabini era mettere in
ridicolo il nostro dolce Neville avanti a tutti i suoi compagni di
Casa!" Aggiunse con rabbia, spalleggiato dall'assenso dello sguardo di
Dean ma senza minimamente notare, a differenza di Hermione, gli occhi
ora spalancati e pieni di sofferenza e amarezza del giovane Paciock.
La ragazza sospirò
esasperata per l'ennesima volta da quando era entrata in quella stanza:
non era affatto d'accordo con Seamus ma anzi riteneva il contrario. Li
aveva visti anche lei quei sorrisi e non le erano parsi affatto di
scherno o derisione, piuttosto le era sembrato che la Bulstrode, Tiger
e Goyle erano stati davvero e sinceramente contenti per lo scambio di
baci che stava avvenendo avanti ai loro occhi: proprio come lo
può essere un amico quando vede un altro amico che fa qualcosa
che lo rende felice. Ma soprattutto aveva osservato la luce che
brillava nello sguardo di Zabini per Neville e, solo adesso
comprendeva, del suo timido compagno per il moro Serpeverde, ed era la
stessa che splendeva negli occhi di Draco per Harry, e ora finalmente
aveva la certezza assoluta di quale ne fosse la fonte: l'Amore!
Ma vallo a spiegare ai suoi amici
che erano così ottusi e pieni di pregiudizi verso i
verde-argento che, seppure avesse raccontato loro la verità, non
le avrebbero mai creduto. E supponeva che nemmeno Neville avrebbe
considerato vere le sue parole, data la sua profonda insicurezza.
Qualcosa però andava detto,
con cautela e accortezza certo, ma andava detto, almeno se voleva
evitare che i suoi amici combinassero un casino irreparabile.
"Vorrei ricordarvi che i Serpeverde
quest'estate si sono schierati dalla nostra parte e hanno combattuto, a
rischio della vita, accanto a noi. E fossi in te Seamus, non sarei
così precipitoso nell'emettere giudizi negativi nei loro
confronti perché, se non l'avessi notato, a parte i continui
litigi tra Malfoy ed Harry, da quando è cominciata la scuola
nessuno di loro ha cercato la rissa per primo con i Grifondoro o le
altre due Case, a meno che non siano stati prima pesantemente
provocati: ad esempio nel momento in cui il loro settimo anno è
stato preso in giro per non essere in grado di praticare il Patronus,
incanto però che oggi è riuscito ad ognuno di loro,
rivelando delle forme d'animale tutt'altro che spaventose e terribili.
Quindi fossi in voi prima di fare gesti inconsulti e avventati ci
penserei due volte, soprattutto perché adesso colpireste non
solo i Serpeverde ma anche il piccolo Harry che, per uno strano scherzo
del destino,..." O meglio dire dell' Amore, sarebbe stato più
giusto dire, pensò la Granger. "...è divenuto uno di
loro! E poi è indubbio, dai suoi sorrisi e dalla gioia nei suoi
occhi, che si è affezionato a Draco Malfoy e che Draco a sua
volta..."
"Hermione, smettila!" La interruppe imperioso Ron, risvegliatosi dal suo stato di trans. "Harry alla fine piange sempre!" Aggiunse poi quasi in un sussurro, pentitosi d'aver alzato la voce con la sua ragazza.
"Ma che vuoi dire Ron?" La
Grifoncina gli domandò confusa, mentre altrettanto stupore
compariva sul viso di Neville ma non su quello di Seamus e Dean, come
se loro due già sapessero di cosa l'amico stesse parlando.
Il rosso Grifondoro sospirò
rassegnato, ma senza guardarla negli occhi spiegò: "Non avevo
collegato subito, ma quando ieri ho sentito il piccolo Harry chiamare
Malfoy Principe, ho un po' alla volta cominciato a ricordare e ho
cercato quindi, di conseguenza e in tutti i modi, di allontanarli prima
che l'irreparabile accada."
Hermione continuò a non capire.
"E con irreparabile non intendo
solo che il nostro amico si affezioni a quella lurida e infida Serpe,
di cui non mi fiderò mai, è solo che in questi sette
anni, in cui praticamente io ed Harry abbiamo dormito sempre assieme a
meno di un metro di distanza, mi è capitato più volte di
sentirlo vaneggiare nel sonno, soprattutto quando agitato, ma non
sempre i suoi sogni erano provocati da Voldemort, perché..." Ron
arrossì. "...perché ci sono state delle volte, non tante
però, in cui lui invocava a chiara voce il nome Principe!"
"Sì, anche a me è capitato di sentirlo!" Confermò Seamus. "Io pure!" Si associò Dean.
"Oh, ma allora Harry ricorda!"
Esclamò contenta Hermione, per poi rabbuiarsi subito dopo,
ripensando all'atteggiamento tanto ostile in tutti quegli anni del suo
migliore amico verso Malfoy.
"No! E di questo ne sono sicuro,
perché il giorno dopo ho sempre cercato di sapere chi avesse
sognato, solo che Harry non ricordava alcunché della notte
precedente e le sue parole erano sincere, così come era vero
l'astio e il rancore che provava verso il biondino, cosa questa che
neanche tu puoi negare." Ron confermò i timori della riccia
Grifondoro, anche se aveva omesso che l'ultima volta che il moretto
aveva sognato il Principe, era stata la notte dopo che avevano saputo
che Malfoy e i suoi compagni erano entrati a far parte dell'Ordine
della Fenice.
"Ma perché dici che alla
fine piange sempre? Il piccolo Harry sembra davvero tanto felice col
suo Principe Draco!" Domandò Neville, che era invece molto
più preoccupato per questo particolare che non del fatto che il
Potter adulto ricordasse o meno.
"Non ho idea del perché, ma
ogni qualvolta sogna il Principe, Harry ride come mai l'ho sentito
prima, proprio come un bambino il giorno di Natale quando rimira
estasiato i doni sotto l'albero, ma poi, poco prima di svegliarsi, la
gioia svanisce e viene sostituita da un pianto dirotto e straziato,
quasi come se lo stessero torturando strappandogli le carni di dosso!"
E in questa sua similitudine Ron non stava affatto esagerando,
perché in quei pianti e in quei lamenti sembrava proprio che
qualcuno gli stesse facendo in quel momento un male indicibile e insopportabile.
'Oh più probabilmente,...'
Rifletté tra sé la Granger. '...gli stanno semplicemente
spezzando il cuore allontanandolo dal suo amato Principe Draco!'
"Quindi come vedi, Herm, dobbiamo
intervenire prima che quel bastardo gli faccia del male!" Sostenne
deciso Finnigan. "E tu Neville ci aiuter... Aspetta! Ma quello è
Malfoy! E sta con Harry! Ma perché va tanto di fretta e
soprattutto, che diamine deve farci con la sua Nimbus 2000?" Proruppe
poi agitato quando all'improvviso notò dalla finestra, su cui
era seduto Paciock, il Serpeverde e il bambino attraversare, quasi di
corsa, il parco.
"Forse..." Ipotizzò Dean,
che gli si era avvicinato per vedere anche lui. "... con la scusa di
fare un giro in volo, vuole usarla per avere l'opportunità di
far cadere il piccino da una grande altezza, facendolo passare per un
incidente!"
L'Irlandese assunse un'espressione
terrorizzata. "Ma certo! Allora presto, andiamo! Prima che sia troppo
tardi!" Esclamò precipitandosi insieme all'amico oltre la porta
del dormitorio.
Rimasero nella stanza solo Neville, Hermione e Ron, che stranamente non aveva seguito i suoi due compagni.
"Io non penso che Malfoy possa fare
del male al piccolo Harry." Quasi si giustificò il giovane
Paciock per non essere andato anche lui. "Non intenzionalmente, almeno!"
"Già, neanch'io lo credo!"
Gli assicurò la Grifondoro, per poi guardare negli occhi il suo
fidanzato, che fino ad allora aveva evitato il suo sguardo, e
aggiungere: "E mi sa che non ci credi neanche più tu Ron, non
dopo che hai assistito e compreso la portata e il significato di quanto
è accaduto oggi in Sala Grande!"
Il giovane Weasley chiuse con forza
le mani a pugno, incapace di ammettere che Hermione avesse ragione, e
quasi disperato disse: "Ma Harry alla fine piange sempre!"
"Sì, Ron. Ma non per i
motivi che pensi!" Gli rispose gentile e con un tenero e comprensivo
sorriso, conscia del profondo turbamento che il ragazzo stava
attraversando. "Ma se andiamo anche noi a vedere cosa sta facendo Draco
col nostro piccolo amico, e osservi con attenzione la luce che brilla
nei loro occhi, sono sicura che capirai anche tu finalmente la vera
ragione del pianto straziato di Harry alla fine del sogno!"
N.A.: Perdono! Perdono! Perdono! Moltiplicato all’infinito!!!
So di avervi fatto aspettare
un’ eternità, ma tra il poco tempo e l’entusiasmo
per l’idea nuova che mi è venuta con “Anime
Gemelle”, ho messo un po’ da parte questa storia per
dedicarmi all’altra. Chiedo poi infinitamente scusa per non aver
risposto ai commenti del cap17. Vi ringrazio di vero cuore per il dono
immenso che mi fate con una recensione e vi assicuro che per quando
pubblicherò il cap19, risponderò sia ai commenti del 17
sia a quelli che vorrete lasciarmi per questo.
Per quanto riguarda questo nuovo
aggiornamento, se a fine lettura sentite un senso di vuoto, come se
mancasse qualcosa, in verità è così, dato che il
cap 18 doveva prevedere tutto il pomeriggio e la sera del primo giorno
intero del piccolo Harry ad Hogwaerts. Ma poiché non è
ancora terminato e non avrò occasione di finirlo prima della
fine delle vacanze, ho preferito postarvi questa “prima
parte”, almeno per farvi sapere che ci sono ancora e che la
storia continua.
Vi abbraccio tutti con sincero affetto e col cuore vi auguro: BUONE NATALE e FELICE ANNO NUOVO!!!
Baci, Infinity19
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Capitolo 19 *** CAPITOLO 19 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 19 Efp
CAPITOLO 19
"Principe, non vale stai ridendo di
me!" Fece un offeso Harry gonfiando indispettito le rosse guancia e
mettendo su un broncio, che Draco non poté che ritenere
dolcissimo.
Eppure il piccolino ci stava
mettendo davvero tutto il suo impegno ma, nonostante questo, quella
dispettosa scopa incantata non faceva che farlo cadere ogni qualvolta
provava a salirvi. Fortuna che almeno non si faceva alcun male, dato
che il Principe, dopo il suo primo per fortuna illeso capitombolo,
aveva provveduto a fare un incantesimo che non lo faceva alzare
più di un metro da terra e un altro che gli permetteva di
giungere al suolo molto lentamente e dolcemente, nello stesso modo in
cui accadeva per le piume.
Il bimbo, dopo l'ennesimo
insuccesso, era comunque giunto alla conclusione che la scopa lo stava
facendo apposta, per l'unico scopo di far divertire il suo biondo
padroncino. Sì perché non appena lui veniva disarcionato,
il Serpeverde rideva tantissimo e più lui cadeva e più il
sorriso del Principe aumentava, al punto che adesso la sua gioia
sincera la si poteva leggere fin dentro ai suoi magnifici occhi
argentati.
In effetti ad ogni caduta del
piccino, il cuore di Draco si stava liberando un po' alla volta di quel
peso opprimente, permeato di dubbi e paure, che gli si era formato al
centro del petto nel momento in cui aveva letto quel nome sulla
pergamena, sì perché il piccolo Potty era un vero e
proprio imbranato sulla sua Nimbus 2000 e questo significava un'unica,
fantastica e meravigliosa cosa: che quel bambino non era Harry Potter!
E non lo era di sicuro, ormai nulla
più lo avrebbe convinto del contrario, perché il
Serpeverde ricordava come se fosse stato solo il giorno precedente
quella prima lezione di volo del suo primo anno ad Hogwarts e di quanto
forte era stata la sua malcelata invidia, frustrazione e indignazione,
nell'ammettere che Potter era davvero bravo sulla scopa mentre, con
estrema facilità, scioltezza e maestria, era andato
all'inseguimento della ricordella di Paciock. Il suo stomaco a quel
ricordo gli ribollì con la medesima rabbia che aveva provato
quel giorno di sette anni prima, perché ancora non riusciva a
credere e a concepire come diamine avesse fatto quel dannato Grifondoro
a volare meglio di lui sebbene, fino a mezz'ora prima, era stato
completamente all'oscuro anche solo del fatto che le scope volassero.
Comunque se Potter a undici anni
era stato in grado, con profonda irritazione della bionda Serpe, di
diventare il più giovane Cercatore di Quidditch dell'ultimo
secolo, nonostante nessuno mai gli avesse mostrato o spiegato in
precedenza come governare una scopa, allora anche a sei avrebbe dovuto
poter esprimere le sue innegabili abilità nel librarsi nel
cielo, dato che le condizioni di partenza o la sua ignoranza in materia
erano le medesime.
Ma l'incapacità del bimbo,
anche solo di restare in equilibrio sul manico di legno, stava
inequivocabilmente dimostrando che lui non poteva essere assolutamente
Potter e Draco non poteva che esserne estremamente felice,
perché questo significava che il suo famoso Reducto aveva
davvero realizzato qualcosa di magicamente e naturalmente impossibile,
facendo apparire un fanciullo adorabile e delizioso che dell'odiato
Grifondoro aveva solo l'aspetto fisico... ma soprattutto... aggiunse la sua vocina... gli aveva donato una seconda opportunità...
"Già, è vero!"
Confermò impunemente il biondino mentre gli tendeva una mano per
farlo alzare da terra. "È che sei talmente una frana!" Aggiunse
aumentando a dismisura il suo sorriso.
Harry, piccato nell'orgoglio, fu
tentato di rifiutare l'aiuto del Principe ma, nonostante non ne capisse
il motivo, anche il suo cuore batteva della stessa gioia del ragazzo
quindi, senza indugio, ricambiò la stretta e poi trillò
contento quando si vide prendere in braccio da Draco. Fu poi costretto
a nascondere il capo nell'incavo del collo del ragazzo, sopraffatto
dalla commozione, quando il Principe con un dolce bacio sulla fronte
gli sussurrò tenero e al contempo possessivo all'orecchio: "Il
mio Potty! Il mio bellissimo, piccolo Potty!"
Il piccolo Harry aveva voglia di
ridere e al contempo di piangere travolto da emozioni così
intense che il suo cuore credeva non avrebbe mai più risentito:
quell'Amore di cui la sua vita si era vista privata da un destino
crudele e ingiusto, che non aveva avuto alcuna pietà verso un
piccolo bimbo innocente e inconsapevole della malvagità
dell'uomo.
E rise tantissimo insieme al
Serpeverde, quando questi lo prese da sotto le braccia e girando su se
stesso lo fece volare in alto facendogli fare l'aeroplanino e rise
ancora e ancora anche quando il biondino perse l'equilibrio e caddero
entrambi distesi l'uno tra le braccia dell'altro sull'erba verde del
campo di Quidditch.
I lori occhi rivolti verso un cielo
i cui colori, che dall'azzurro stavano sfumando al rosso e all'arancio
del tramonto, sussurravano al cuore promesse di un futuro diverso, di
un domani felice e soprattutto insieme, costellato da quell'Amore che
prepotente aveva già avvolto le loro anime e legato da sempre e
per sempre le loro vite.
L'eco delle loro risate
riverberò nei cuori di quanti preoccupati, tra Serpeverde e
Grifondoro, erano accorsi allo stadio e quasi come un'invisibile
barriera impedì a tutti di avvicinarsi, perché consci di
star assistendo a qualcosa di straordinario e di troppo grande, a
qualcosa a cui non tutti volevano o riuscivano a dare un nome.
Pansy, nascosta dietro le tribune
degli spalti, assottigliò minacciosamente gli occhi e strinse le
mani a pugno così forte, da ferirsi a sangue con le unghia.
Piton sopraggiunto insieme alla
McGranitt, perché richiamato da alcune Serpi più piccole
spaventate dall'improvviso cambio d'umore di Malfoy nella Sala Comune
verso il piccolo Potter, ebbe la chiara visione che presto Draco
avrebbe portato sul cuore la stessa ferita che profonda e sanguinante
lacerava da sedici anni la sua anima.
Ginny, così come Seamus,
Dean e parecchi suoi compagni di Casa, assistette a quella scena
convinta che Malfoy stesse solamente fingendo allo scopo di farsi voler
bene dal bambino, per poi ferirlo nel momento più impensato
rivelando la sua vera natura malvagia. Il Serpeverde non poteva infatti
essere sincero, continuava a ripetersi la rossa Grifondoro,
perché una persona non può passare dall'odio cocente e
puro, perpetrato da sette anni di continui scontri, a quelle
manifestazioni d'affetto nel giro di ventiquattrore.
Ma ciò che fece in seguito
Draco, non appena lui e il piccolino si furono alzati da terra, fece
impallidire i Serpeverde e sghignazzare i Grifondoro.
"Finnigan!" Esclamò un
divertito MacArthur. "Altro che far del male al piccolo Harry! Sembra
piuttosto invece che Malfoy si stia adoperando per il bene della nostra
Casa!"
L'Irlandese non rispose, ma rimase
a bocca aperta nel constatare incredulo che in effetti era proprio
questo ciò che la bionda Serpe con le sue azioni stava facendo
in quel momento.
"Lo sapevo! Lo sapevo! Draco
è completamente impazzito!" Gemette invece un sempre più
incavolato Adam Davis, allibito e sconcertato per quanto stavano
guardando i suoi occhi. "Quel bambino gli ha letteralmente mandato in
pappa il cervello! Insomma, che Salasar lo perdoni, non è
possibile che gli stia... che gli stia..." Ma lo shock e la profonda
incredulità gli impedirono di terminare la frase.
"Per la barba di Merlino! Chi
l'avrebbe mai detto!" Proruppe invece raggiante la professoressa
McGrannit. "Scommetto che il nostro Harry ci rimarrà di sasso
quando ricorderà chi gli ha insegnato..."
"Ti assicuro Minerva che Potter non ricorderà nulla!"
La interruppe con sguardo truce ed espressione livida Piton. "Né
di questo, né di tutta questa ridicola e assurda storia!"
"Ma che intendi Severus?" Chiese
allarmata l'insegnate di Trasfigurazione, ma non ottenne alcuna
risposta perché il professore di Pozioni aveva già
intrapreso altero la via del ritorno al castello.
La McGrannit volse allora un ultimo
sguardo sereno verso il bimbo e il suo Principe e ordinò a
tutti, visto che non c'era alcun motivo serio di preoccuparsi, di
tornare alle rispettive Sale Comuni in attesa della cena: lei intanto
sarebbe andata dall'unica persona che poteva darle una spiegazione per
quelle ambigue parole di Piton, che le avevano stretto il cuore nella
morsa di una strana inquietudine che non presagiva nulla di buono.
Rimasero solo i Serpeverde del
settimo anno, esclusa Pansy, e Seamus, quest'ultimo perché
convinto che con le Serpi, Malfoy in primis, non bisognava mai
abbassare la guardia.
Ed è a loro che si avvicinarono Hermione, Ron e Neville, appena giunti con tutta calma dalla torre Grifondoro.
Ma non appena il giovane Weasley si
accorse di cosa stava avvenendo tra Draco ed Harry strabuzzò
all'inverosimile gli occhi e basito domandò: "Ma che diamine sta
facendo Malfoy?"
"Oh!" Rispose con tono sognante Daphne. "Draco sta insegnando ad Harry a volare sulla scopa!"
Ron non resistette e scoppiò
in una fragorosa risata, che per sua fortuna non arrivò alle
orecchie della bionda Serpe, dato che erano piuttosto lontani,
però, incurante di avere accanto i suoi amici Serpeverde, quasi
tra le lacrime per il troppo ridere, se ne uscì: "Malfoy
è veramente un'idiota!"
"Weasley, che c'è il pugno
di Draco non ti è bastato? Che ci fai qui?" Proruppe adirato
Zabini. "Ti avevo detto di non avvicinarti più né a lui
né al bambino!" Aggiunse adesso in tono difensivo, estraendo la
bacchetta e scegliendo così di sfruttare l'occasione per
scaricare la tensione prendendosela col rossino piuttosto che andare da
quel mentecatto del suo migliore amico e riempirlo di Cruciatus.
Per Salasar, non era possibile che
era proprio grazie e sopratutto merito di Draco se Potter sarebbe
divenuto il più giovane cercatore di Quidditch dell'ultimo
secolo, situazione questa che aveva del paradossale. Ma la cosa ancor
più sconvolgente era che il biondino sembrava completamente
inconsapevole della portata di quelle lezioni di volo che ora stava
impartendo al futuro Grifondoro.
"Blaise, calmati! Guarda che
Weasley ha ragione: Draco è veramente un idiota!" Affermò
con espressione seccata Theo. "Insomma, come la definisci tu una
persona che è capace di insegnare al proprio peggior rivale a
Quidditch a come batterti ed umiliarti senza pietà nei futuri
anni successivi, con lo stesso ebete sorriso che adesso Draco ha sul
viso?"
"Io invece lo trovo così romantico!" Squittì eccitata la Greengrass.
"Già!" Confermò
Hermione con voce incrinata per la commozione e la gioia. "Non avrei
saputo trovare definizione migliore!"
Ron invece alzò confuso un
sopracciglio e smise di botto di ridere, non capendo cosa le due
ragazze, che ora si sorridevano complici, avessero voluto intendere con
quella parola.
Ma ciò che placò
definitivamente il nervosismo di Zabini che, pur non volendolo ammette,
era concorde sia su ciò che aveva affermato il rosso Grifondoro
che Nott, soprattutto se ripensava alle infinite e tediose notti in cui
era dovuto rimanere sveglio per sorbirsi le lamentele e i piagnistei di
Draco, dopo l'ennesima umiliante sconfitta contro Grifondoro e quindi
contro quel pallone gonfiato di Potter, fu l'intervento del suo
bellissimo Neville che, a protezione del compagno, si era frapposto, ma
rosso in viso e sguardo basso, tra lui e Weasley.
"Ti prego, non prendertela con Ron.
Sia... Siamo venuti qui solamente per... per stare un po' con Harry,
però non abbiamo cat... cattive intenzioni." Sussurrò con
voce sempre più fievole. "E poi..." Aggiunse alzando il viso e
mostrando un luminoso e stupendo sorriso, che fece battere forte il
cuore di Blaise. "... trovo che questo gesto, che Malfoy sta facendo
per Harry, sia davvero molto bello e dolcissimo!"
"Molto bello e dolcissimo!"
Ripeté in un sospiro il moro Serpeverde mentre, ammaliato dagli
occhi nocciola del Grifoncino e completamente dimentico della presenza
degli altri attorno a sé, fu travolto dall'impetuoso e
impellente bisogno di ripetere l'esaltante esperienza di quella
mattina, attirato come un ape al miele da quelle invitanti e
morbidissime labbra.
E Neville, sopraffatto dalle
medesime emozioni, mentre col battito a mille osservava la bocca del
Serpeverde farsi sempre più vicina, abbandonò ogni
resistenza e insicurezza e si arrese al puro desiderio di rivivere le
magiche sensazioni di un bacio del suo amato Blaise. Ma come per il
peggiore dei risvegli, prima che le loro labbra potessero incontrarsi,
si sentì avvolto da un braccio intorno alla vita e poi tirato
lontano dal moretto.
"Nev, sta attento!" Lo
ammonì Seamus, ma con un tono di voce così affettuoso che
fece andare letteralmente in bestia Zabini, il cui sangue stava
già ribollendo di collera per il bacio mancato ma soprattutto
perché quel dannato Finnigan aveva ancora stretto tra le braccia
il suo Neville.
"Non voglio che quella infida Serpe
si prenda gioco di te, approfittando della tua ingenua bontà,
per farsi quattro risate coi suoi compagni!" L'Irlandese aggiunse
dolcemente, al ché le Serpi si irrigidirono tutte
nell'osservare, con crescente preoccupazione, l'abbassare del capo di
Paciock, in un gesto di muto assenso per le parole del compagno, e il
conseguente pallore del viso di Blaise.
Ma una vocina, non molto lontana, gridò con fervore: "Neville, non è vero!!!"
Il gruppetto allora si voltò
e vide che il piccolo Harry, volando ancora un tantino insicuro sulla
scopa, li stava raggiungendo con accanto Draco che lo accompagnava a
piedi.
E quando fu vicino al Grifoncino
con una spontaneità unica il bimbo continuò: "Blaise ha
detto che, anche se sei un maschio, tu gli piaci tanto!" E rosso in
viso per l'innocente imbarazzo, ma mai quanto quello che provarono in
quel momento Blaise e Neville, timidamente aggiunse: "E poi ti guarda
sempre quando mangiamo a tavola e sono sicuro che vuole darti ancora
tanti ba..." Ma la mano, che il moro Serpeverde gli poggiò sulle
labbra, gli impedì di continuare.
"Ora piantala, piccolo ficcanaso! Sta zitto!" Gli intimò minaccioso, anche se non proprio seriamente, Zabini.
"E tu non lo toccare!"
Esclamò invece veramente alterato Draco che, spinto da un
improvviso istinto protettivo, allontanò con un leggero spintone
il compagno dal bambino e poi lo abbracciò da dietro in modo che
il piccoletto, che era ancora sospeso in aria, potesse poggiare il capo
sul suo petto.
Gesto questo così
esplicitamente ricco di tenerezza e possessione, che fece arrossire e
sorridere Millicent, Hermione e Daphne e impallidire Seamus e
Ron.
“E tu levati
quell'espressione beota dalla faccia, Draco!” Soffiò
spazientito Theo. “Insomma ti rendi conto che hai appena
insegnato a Potter a volare?”
“E allora?”
Domandò confusa la bionda Serpe. “Forse non l'avete visto
ma Potty è davvero un disastro con la scopa.”
Sottolineò poi con un ghigno accarezzando giocosamente i capelli
del bimbo per evitare le sicure proteste.
“Potty non è lui!” Sussurrò infine sovrappensiero: il suo ghigno si era ora trasformato in un luminoso e genuino sorriso.
E mentre i Serpeverde compresero a
pieno il senso di quella frase, Harmione ne rimase invece turbata
perché, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo, ebbe la
strana sensazione che il significato delle criptiche parole di Malfoy,
per lei al momento ancora oscuro, era di vitale importanza per la
futura felicità del suo amico Harry.
Chi comunque non badò
affatto a ciò che Draco aveva appena detto fu però
proprio il diretto interessato: il piccino infatti, confortato e
riscaldato dall'abbraccio del Principe, non aveva neanche per un attimo
distolto la sua attenzione dal volto di Neville riuscendo a scorgere
chiaramente il cambio di espressioni che aveva attraversato il suo
viso, prima allarmato quando Blaise aveva ricevuto lo spintone e poi
subito dopo sollevato quando si era reso conto che il moretto non si
era fatto alcun male.
Al bambino inoltre non erano
sfuggite le continue e furtive occhiate che il timido Grifoncino
lanciava di soppiatto al moro Serpeverde, né il conseguente
rossore che imporporava le sue guance o la calda e intensa luce che
brillava nei suoi occhi ogni qualvolta il suo sguardo si posava sui
lineamenti e sulla figura di Zabini.
Tutte cose queste che avevano portato ad un eccitato e contento Harry a trarre le sue ovvie conclusioni.
Quindi emozionato, mentre i
pensieri del gruppetto che lo circondava erano rivolti da tutt'altra
parte, il piccoletto esclamò: “Neville, anche a te piace
Blaise!”
Il Grifondoro colto di sorpresa
sussultò e il suo viso si tinse di un rosso intenso, mentre il
suo corpo si irrigidì tutto sotto lo sguardo indagatore e
mordace di un Blaise, che frenetico sembrava cercare nei suoi occhi la
conferma delle parole del piccino.
Conferma che purtroppo non ci fu a causa della risata divertita che scappò dalle labbra di Ron.
“Harry ma cosa dici? Neville è un maschio e ai maschi piacciono le ragazze e non i ragazzi come loro!”
Il bimbo guardò il rossino
con espressione stupita poi alzò il faccino verso l'alto per
specchiarsi negli occhi argentati del suo Principe e un sorriso
smagliante illuminò il suo volto. E lasciando la presa dal
manico della scopa le sue mani si intrecciarono intorno al collo del
biondino e il suo capo si poggiò sul suo petto proprio
all'altezza del cuore di Draco.
“A me invece piace tanto il Principe Draco!” Sussurrò dolce. “E non mi importa se è un maschio come me!”
A quella tenera e candida
confessione Draco si sentì ancora una volta travolto dalla dolce
sensazione di quella A... che forte gli faceva palpitare il cuore di
gioia, mentre Ron al contrario sbiancò.
“Harry, non è
possibile!” Il giovane Weasley quasi gridò con durezza.
“A te piacciono le ragazze e da grande ti fidanzerai con mia
sor...”
“NO!!!” Si ribellò digrignando tra i denti come una furia Malfoy. “Il mio Potty non è lui!” Soffiò adirato poi stringendo più forte a sé il bimbo e salendo anche lui a cavalcioni sulla scopa. “Non è lui!”
Ripeté ancora prima di spiccare il volo, i suoi occhi lucidi per
un misto tra una rabbia accecante e un'infinita tristezza.
Dalle sue tasche, senza che se ne
accorgesse, cadde comunque una pergamena che finì proprio ai
piedi di una sconcertata e ancora più perplessa Hermione, che
senza pensarci la raccolse da terra e la aprì ritrovando il
sorriso subito dopo che ebbe finito di leggerla.
“Oh!” Trillò eccitata Daphne. “Deve essere la pergamena di Harry!”
I ragazzi allora circondarono la
Granger per leggere il contenuto del foglietto, i Serpeverde
perché desiderosi di sapere cos'è che il piccino aveva
scritto e che aveva innescato quella strana reazione di Draco nella
Sala Comune, e i Grifondoro perché spinti dalla loro innata
curiosità. Ma a parte Seamus, che come Hermione aveva origini
babbane, nessun altro 'purosangue' comprese il fulcro del messaggio o
meglio il significato delle lettere puntate o delle tre x.
La Grifoncina provvide quindi a
spiegare e quando ebbe finito tutti, tranne Ron che si era incupito
ancor di più e Seamus che sembrava sotto shock per
l'incredulità, stavano sorridendo o avevano sul viso espressioni
serene e contente.
I loro occhi si volsero allora
verso il sole al tramonto contro cui si stagliavano le ombre lontane di
Harry e Draco che volteggiavano su nel cielo e ridevano felici...
felici di essere insieme, l'uno tra le braccia dell'altro.
Quella sera nella Sala Grande il
bimbo, tutto entusiasta, non fece che rievocare ai suoi compagni
Serpeverde le strabilianti emozioni provate quel pomeriggio sulla
scopa, di quanto superbravissimo ed eccezionale era il suo Principe a
volare e delle tante e pericolose acrobazie che avevano fatto insieme,
delle Sirene che aveva visto quando avevano volato a pelo d'acqua sul
Lago Nero o dei tentacoli della Piovra Gigante che il biondo Serpeverde
aveva evitato per un soffio con una manovra magistrale. Ed era
così grande la sua eccitazione che gli occhi gli brillavano e
quasi dimenticava di mangiare, al punto che, se non fosse stato per
Draco che lo aveva imboccato tra un racconto e l'altro, non avrebbe
affatto cenato.
E anche se faticava ad ammetterlo,
anche Ron, dalla tavolata Grifondoro, dovette riconoscere che mai prima
d'allora aveva visto il suo migliore amico così sinceramente e
profondamente felice.
Quando arrivò poi il momento
di rientrare nei dormitori, Harry, che si sentiva animato da un'immensa
euforia per le fantastiche avventure vissute quel giorno e che non
voleva ancora andare a dormire, domandò al Principe se poteva
finirgli di leggere la fiaba del drago ma nella Sala Comune. Draco
acconsentì ma a patto che fosse andato prima in camera a
prepararsi per andare a letto e mettersi il pigiama.
Il bambino lo ringraziò con un bacino sulla guancia e salì di corsa nella loro stanza.
Quando poi Malfoy si fu accomodato
sulla sua poltrona accanto al camino e i suoi amici presero posto sui
divani vicini a lui, Daphne gli restituì la pergamena che la
bionda Serpe non si era nemmeno reso conto di aver perso.
“Suppongo che neanche tu ci
abbia capito molto del significato di questa frase.”
Constatò la ragazza notando il cipiglio indispettito del
biondino quando aveva provato di nuovo a leggerla e a decifrarla, senza
però nemmeno questa volta riuscirvi.
“Pft!” Soffiò
sarcastico Draco. “Dovevo immaginarmelo che non avresti resistito
a scoprire che c'era scritto. Comunque credo che queste abbreviazioni
abbiano a che fare con un modo di scrivere babbano.”
“Esattamente!”
Esclamò con un mega sorriso la Greengrass. “Per essere
precisi questo è un linguaggio da SMS, o qualcosa del genere,
ovvero dei messaggi molto brevi che i babbani scrivono su degli aggeggi
che usano per comunicare tra loro anche a lunghe distanze.”
“E tu sai queste cose,
perché... ?” Malfoy domandò con un tono leggermente
stizzito già immaginandosi la risposta.
“Perché ce l'ha
spiegato la Granger, insieme al significato del dolcissimo messaggio
che ti ha scritto il piccolo Harry.”
“Che cosa?”
Tuonò infuriato Draco. “Hai fatto leggere la mia pergamena
a quell'impicciona della Granger? E che vuol dire 'ce l'ha spiegato'?
Quante altre persone l'hanno letta?”
“Praticamente tutti quelli
che erano presenti quando sei volato via per fare un giro romantico
sulla scopa insieme al tuo Harry Potter!” Sogghignò la
Serpentella ottenendo l'effetto sperato e cioè l'imporporarsi
delle guance del suo biondo amico.
“Io non ho fatto alcun giro
romantico con Harry Potter! Ma con il mio piccolo Potty, che è
differente!” Ci tenne a precisare Malfoy, ma con il viso che
ormai aveva preso fuoco, perché per un piccolissimo istante si
era visto con gli occhi della mente a volare sulla scopa insieme al
diciassettenne Grifondoro e non al bambino.
“Già, piccolo Potty
che guarda caso però su quella pergamena si firma proprio Harry
Potter!” Lo provocò ancora Daphne.
“Beh, questa è solo
una coincidenza!” Mentì di nuovo a se stesso Draco,
incapace di accettare la verità dei suoi sentimenti, e la
Greengrass preferì allora non insistere, anche perché
Zabini con uno sguardo poco rassicurante le aveva imposto di smetterla.
E proprio Blaise, che fra i suoi
amici era quello che meglio comprendeva la feroce lotta interiore che
stava imperversando nell'animo di Draco, per tranquillizzare il
compagno propose: “Se vuoi ti diciamo che significa il
messaggio.”
Malfoy, che davvero moriva dalla
voglia di sapere cos'è che il suo piccolo Potty gli aveva
scritto, annuì e assunse una posizione sulla poltrona di nuovo
più rilassata.
“Le tre x vogliono dire
'Baci', mentre le lettere puntate...” Ma l'arrivo in mezzo a loro
di Pansy Parkinson impedì al moro Serpeverde di continuare.
Quando il piccolo Harry
tornò nella Sala Comune, con indosso il pigiamino e portando con
sé un plaid leggero e il libro di fiabe, assistette ad una scena
che gli procurò tantissima tristezza.
Pansy era di fronte al Principe e
aveva una mano tesa, probabilmente perché voleva fargli una
carezza, ma il biondino glielo stava proibendo stringendole il polso e
impedendole così di toccarlo.
“Parkinson, non mi incanti! E
soprattutto non osare toccarmi mai più neanche solo con un
dito!” Il tono di Draco era serio e disgustato. “D'ora in
poi nessuno più è autorizzato anche solo a sfiorarmi e
non ammetterò né baci, né abbracci, né
carezze da parte di alcuno!”
A quelle parole il bambino
sbarrò gli occhioni addolorato e abbassò affranto il
capo. Non sapeva che nel suo cuore Malfoy aveva continuato: “...
A meno che non siano da parte del mio piccolo Potty!”
Pansy comunque non si scompose, ma fu anzi la prima ad accorgersi della presenza del piccino e scaltra ne approfittò.
“Oh, piccolo Potter! Sono
felice che ci sia anche tu!” La ragazza disse districandosi dalla
presa del biondino e avvicinandosi al bimbo. “Sono davvero
dispiaciuta per lo spiacevole incidente di questa mattina e per farmi
perdonare avevo pensato di organizzare domani sera una bella festa
tutta in tuo onore!” Affermò con un sorriso che sapeva
tanto di falso.
Falsità che il piccoletto, dal cuore traboccante di fiducia nel prossimo, non lesse.
“Una festa?” Chiese
anzi sbalordito. “Davvero? Per me?” Domandò con
intonazione incredula. “Non ho mai avuto una festa tutta
mia.” Disse adesso guardando la Parkinson con sguardo pieno di
gratitudine.
Draco sussultò nel sentire
l'ennesima ingiustizia subita dal bambino mentre Daphne triste e con le
lacrime agli occhi chiese: “Proprio mai? Neanche per il tuo
compleanno?”
Il bambino si limitò semplicemente a negare col capo.
“Oh, ma allora è
proprio un peccato che Draco mi abbia esplicitamente ordinato di non
far proprio nulla.” Continuò Pansy con aria dispiaciuta.
Il piccino guardò il
Principe ma invece di intristirsi gli sorrise dolcemente. “Se il
Principe non vuole, allora non fa niente.” Disse sommesso.
La bionda Serpe strinse con forza
le mani a pugno e indirizzò alla Parkinson uno sguardo ricolmo
di odio: lui non era affatto contrario alla festa, anzi riteneva che
fosse una splendida idea, piuttosto non voleva che fosse proprio quella
vipera ad organizzarla, sicuro com'era che la ragazza ne avrebbe
approfittato per tirare un altro brutto scherzo per far del male al
bambino.
“La festa si
farà.” Decretò infine. “Ma Pansy, la
organizzeremo tutti quanti insieme.” Sibilò mellifluo.
“Come vuoi tu Draco!”
Accondiscese la moretta senza batter ciglio. “Vedrai, ti
dimostrerò che non ho affatto cattive intenzioni e ti assicuro
che non darò più fastidio al piccolo Potter, ora
soprattutto che è ufficialmente un Serpeverde come noi.”
Nessuna delle Serpi presenti nella
Sala Comune le credette, tranne il piccolo Harry che felice la
abbracciò stretta e con fervore la ringraziò di cuore.
“Grazie infinite Pansy! Lo sapevo che anche tu sei tanto
buona!”
La Parkinson, che mai aveva
ricevuto un complimento del genere, colta di sorpresa da quel gesto
tanto affettuoso arrossì leggermente e con una scusa
allontanò il piccino da sé e letteralmente scappò
nelle sue stanze.
Il bimbo allora si rivolse al
Principe e ringraziò anche lui per la festa, ma non gli si
avvicinò né gli sorrise o lo abbracciò come aveva
fatto con Pansy, e Draco non riuscì a nascondere la punta di
delusione che lo colpì al centro del petto.
Delusione che si trasformò
in un vero e proprio boccone amaro quando Harry, piuttosto che sedersi
sulle sue gambe come era solito fare, si era limitato a porgergli il
libro e poi si era accomodato sul divano tra Daphne e Theo condividendo
con loro il plaid.
“Potty perché non
vieni qui?” Lo invitò allora esplicitamente, indicandosi
le ginocchia, ma con fare indifferente anche se dentro, in
realtà, una strana inquietudine aveva cominciato a rimestarglisi
nel petto.
Il piccino per un attimo prese in
considerazione la possibilità di accettare, dato che prima aveva
fatto veramente uno sforzo immane per non sedersi tra le braccia del
Principe, unico posto dove desiderava davvero e per sempre stare, e
stava anche per alzarsi, quando poi gli tornarono alla mente le parole
che il biondino aveva detto in precedenza a Pansy.
Harry era sicuro che a contatto col
Principe non avrebbe resistito alla tentazione di abbracciarlo,
accarezzarlo o baciarlo, gesti questi che il Serpeverde aveva
chiaramente affermato non volere da nessuno, quindi, non volendolo far
arrabbiare, con la pena nel cuore declinò la sua offerta.
“No, grazie Principe. Sto bene qui.” Rispose con gli occhi bassi per nascondere la sua tristezza.
Draco, che era certo che il piccolo avrebbe accolto il suo invito con gioia, a quel rifiuto ci rimase sinceramente male.
“Ma da dove sei non vedrai bene le figure.” Insistette ancora, la voce ormai priva di ogni calma.
Il bimbo strinse con forza le
manine sulla coperta e si accoccolò più vicino a Daphne,
la quale, come anche i suoi amici, trovò al quanto strano questo
suo atteggiamento tanto schivo verso il biondo Serpeverde.
“Non fa niente, mi basta
ascoltare.” Harry ribatté semplicemente, ma con voce
fievole e senza, neanche per un attimo, guardare il ragazzo negli occhi.
“Fa come vuoi!” Disse allora Draco stizzito aprendo con rabbia il libro di fiabe.
Infondo non c'era nulla di male se
il suo Potty, suo e basta sottolineò mentalmente e con passione
Malfoy, ogni tanto preferiva stare accanto a qualcun altro che non
fosse lui. Non c'era davvero alcun motivo di innervosirsi tanto se
preferiva abbracciare Pansy, Daphne o qualsiasi altro fortunato
bastardo, piuttosto che lasciarsi stringere unicamente dalle sue
braccia.
O che non fosse lui l'unico e
assoluto destinatario dei suoi stupendi e dolcissimi sorrisi pieni
d'Amore, ma quella... quella maledetta e dannata Ginny Weasley...
No! No, aspetta... Ma questo era
Potter, non Potty! E poi a lui che diamine gliene fregava a chi quel
mentecatto Grifondoro donava i suoi sorrisi o il suo... il suo
Amore?
L' Amore di Potter...
Draco si sentì mancare il
fiato per quegli assurdi pensieri, impallidì e avvertì
che presto il cuore gli si sarebbe esploso nel petto tanta era la
confusione... il dolore... il bisogno e... il desiderio struggente di quell'Amore...
… ma l'Amore del piccolo Potty, non dell'altro, mentì ancora...
Si stava sentendo male e la colpa
era tutta di quel bambino... e di Potter, provò a suggerirgli
ancora una volta, ma inutilmente, la sua vocina interiore...
perché non poteva o doveva dare ad altri quelle attenzioni che
Draco desiderava egoisticamente ed esclusivamente solo per sé...
“Draco tutto bene?” Gli
chiese apprensivo Blaise, riportandolo con la mente alla realtà
della sua Sala Comune.
Ma Malfoy non rispose, si
limitò ad alzare di scatto gli occhi dal libro e a guardare con
sguardo truce Daphne e Theo per poi ruggir loro di alzarsi
immediatamente dal divano.
I due repentini ubbidirono e
osservarono poi, con sguardo allucinato, il loro biondo amico alzarsi
dalla sua poltrona, stendersi sul divano trascinando un allibito e
confuso Harry con sé stringendolo forte tra le braccia e
obbligandolo praticamente a posare il capo sul suo petto, ricoprire
entrambi con il leggero plaid, aprire il libro di fiabe e infine
sospirare contento.
“Ecco, adesso va
meglio!” Draco concluse con un piccolo sorriso, mentre con la sua
mano libera cominciò a fare dolci e delicate carezze tra i
soffici capelli del bimbo.
E i Serpeverde presenti nella
stanza, con gli occhi spalancati per lo stupore, memori anche delle
lezioni di volo che nel pomeriggio il biondino aveva impartito al loro
nemico numero uno a Quidditch, si convinsero tutti che oramai Malfoy
era completamente e del tutto fuori di testa; Blaise invece si
ripeté sconfortato che Draco era veramente un grandissimo
idiota: oh sì, un'idiota per Amore!
“Principe Draco,
però... però così non vale!” Protestò
con veemenza il piccino mentre, con un magone alla gola, provò a
scostarsi dal ragazzo e ad alzarsi dal divano, tentativi che
però fallirono perché il Serpeverde lo costrinse a
tornare disteso accanto a sé.
“No! No! Lasciami Principe!
Non mi devi abbracciare!” Lo implorò allora il bambino
mentre con le lacrime agli occhi cercava di nuovo di allontanarsi da
lui.
Le mani di Draco, che stringevano
tra loro l'esile corpicino del bimbo, a quelle parole tremarono e i
suoi occhi si riempirono dell'oscura e soffocante ombra del terrore:
terrore di ricevere un rifiuto anche dal piccolo Potty. Paura che quel
piccolino, proprio come sette anni prima Potter, avesse deciso di
vivere la sua vita senza di lui.
Ma questa volta non avrebbe retto al dolore, quindi con rabbia e disperazione chiese “Perché?”
Il piccino chiuse gli occhi e il suo viso divenne tutto rosso, quello del Serpeverde invece si fece sempre più pallido.
“Perché non so se poi riesco a resistere, Principe!” Pigolò Harry.
“A cosa?” Digrignò il biondino tra i denti.
“Ad abbracciati anch'io e a
darti tanti baci!” Confessò fievole il piccoletto
spalancando gli occhioni verdi, ma voltando il capo di lato non avendo
il coraggio di sostenere lo sguardo, adesso sicuramente arrabbiato, del
suo amato Principe.
Ma Malfoy non era affatto
arrabbiato, o almeno ora non lo era più, perché ogni
traccia di ira e paura erano adesso scomparse venendo sostituite da una
calda e avvolgente sensazione che gli aveva riempito il cuore.
“Ma perché mai
dovresti resistere Potty?” Gli domandò allora prendendogli
il viso tra le mani e facendogli tante dolci carezze.
“Perché tu hai detto a Pansy che non ne vuoi più da nessuno!” Rispose con voce affranta il bimbo.
E Draco allora comprese, e la gioia
e il sollievo furono tali che non resistette ad abbracciare più
stretto, rischiando quasi di soffocarlo, il bambino e a riempirlo di
tanti piccoli baci sul viso.
“Che sciocco! Che sciocco che sei mio piccolo Potty!” Gli disse tra le risate che spontanee gli nacquero dal cuore.
“Ma non sei arrabbiato Principe?” Chiese allora confuso il piccino.
E di tutta risposta Draco gli sussurrò all'orecchio: “Nessuno... che non sia tu, mio piccolo e sciocco Potty! Tu puoi darmi tutti gli abbracci, i baci e le carezze che vuoi. E anzi mi arrabbierò tanto se non lo farai.”
“Davvero Principe?”
Volle accertarsi il bimbo che, per esser sicuro che non stesse
scherzando, si era scostato dall'abbraccio per potergli leggere la
risposta nei suoi bellissimi occhi argentati.
“Sì, Potty! Ma solo tu!” Gli confermò dolce la Serpe.
Il piccino trattenne il fiato tanta
fu la felicità che gli invase il cuore per l'ennesimo gesto
d'Amore che il suo Principe gli aveva donato quel giorno e tutto
l'imbarazzo o i timori, che nel pomeriggio gli avevano impedito di dire
a parole il profondo sentimento d'Affetto che prepotente gli batteva
nel petto per il suo dolce Angelo dagli occhi di cielo, scomparve.
E con le gote rosse per l'emozione
e un magico e luminoso sorriso, il piccolo Harry, racchiudendo il viso
del ragazzo tra le sue piccole manine e guardandolo direttamente negli
occhi, per mostrargli che era sincero, tenero e con tutta la passione
che conteneva il suo cuore, dolce confessò: “Principe Draco, ti voglio tanto, tanto, tantissimo Bene!”
Poi gli posò un lieve bacino
sulla guancia e poggiato il capo sul suo petto, cullato dal battito
frenetico del cuore di Draco, in fine si assopì.
Il giovane Serpeverde non aveva mai
creduto fosse possibile che si potesse essere così felici da
piangere, eppure erano proprio lacrime quelle che lente stavano
scendendo sul suo viso e che con un braccio stava nascondendo ai suoi
amici.
Eppure... eppure se quella era felicità, cos'era quella fitta di dolore che sentiva pulsare intensa al centro del petto?
E perché... perché
mai all'immagine del piccolo Potty che gli svelava il suo affetto, la
sua mente... o più probabilmente il suo cuore... con insistenza
gli sovrapponeva quella del Potter diciassettenne?
'Perché è l'Amore di Potter ciò che veramente desid...'
Provò a rispondergli la sua vocina interiore, ma lui la
zittì ancora una volta e anzi abbracciò più
stretto il piccino, quasi come per afferrarsi a lui, unica ancora di
salvezza in quel mare di sofferenza e confusione.
Quando arrivò il momento di
tornare nelle sue stanze, Draco lasciò la Sala Comune senza
proferire alcuna parola e senza notare le espressioni preoccupate dei
suoi amici. Delicatamente e senza pensarci un attimo, posò poi
il bambino dormiente sotto le coperte del suo letto e, dopo essersi
preparato per la notte, lo raggiunse accoccolandosi con forza a lui.
L'ultimo pensiero cosciente che
fece, prima di cadere nel mondo dei sogni, fu rievocare alla mente la
pergamena che gli aveva scritto nel pomeriggio il piccino e di cui
adesso finalmente conosceva il significato.
Principe Drago
T.V.T.T.T.B. xxx
Harry Potter ♥
Sul suo viso cadde ancora qualche
piccola lacrima, proprio come quelle che stava piangendo un dolce e
tenero bambino in un altro tempo e in un altro luogo, che nel buio
della notte invocava incessante il nome: “Malfoy!”.
Bambino che dormiva di un sonno
magico in un freddo letto d'ospedale ma che, tra le lacrime, stava ora
sorridendo col medesimo stupendo sorriso del piccolo Potty che, felice,
stava riposando riscaldato dall'abbraccio e dall'Amore del suo adorato
Principe Draco.
N.A.:
Mi scuso immensamente per il ritardo e anche per non aver, ancora una
volta, risposto ai commenti, che vi assicuro mi riempiono di gioia e
che provvederò a recensire il prima possibile.
Spero comunque di essermi fatta perdonare con questo capitolo. ^__^
Purtroppo non posso assicurarvi,
per vari motivi, una presenza più costante nel pubblicare,
però sappiate che non ho alcuna intenzione di sospendere questa
storia, ma che desidero con tutto il cuore continuarla fino ad una
giusta e bella conclusione.
Quindi mi auguro che vogliate essere pazienti e che continuate a seguirmi con passione e gioia.
Un bacio grande e un grazie
infinito a tutti voi, che mi donate un commento e che leggete numerosi
le dolci avventure del piccolo Harry e del suo Principe Draco. Infinity19
|
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Capitolo 20 *** CAPITOLO 20 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 20 EFP
N.A.
È passato davvero tanto, troppo tempo dal mio ultimo aggiornamento. I
motivi sono tanti e più o meno gravi, ma ora sembra davvero tutto
risolto. Ho ritrovato finalmente la tranquillità per continuare con
tutta calma questa storia a cui sono sinceramente affezionate e che,
ripeto di nuovo, ho tutte le intenzioni di portare a termine.
Per
farmi perdonare per questo prolungato periodo di assenza, e perché
ancora una volta mi trovo impossibilitata a rispondere ai vostri
commenti, ho comunque deciso di pubblicare contemporaneamente 2
capitoli, che però al loro interno raccontano ciò che in realtà avrei
potuto scrivere in 3. Il cap 20, per essere più chiari, è l'unione di 2
capitoli; il 21 invece è il terzo, o almeno una prima parte di ciò che
pubblicherò più in là.
Spero quindi che apprezziate e che così possiate perdonarmi. ^___^
Qualcuno
mi ha accusato, a parte di essere troppo lenta ad aggiornare (le do
pienamente ragione!) di aver scritto gli ultimi capitoli “di un melenso
quasi insopportabile” e che per questo “sto esagerando”. Non so se
qualcun altro la pensi allo stesso modo, ma io ci tengo davvero a
donare al piccolo Harry e a Draco, con questa storia, un po' di genuina
felicità e se questo vuol dire descrivere ogni loro attimo insieme, o i
sentimenti che si celano dietro ogni loro gesto di reciproco, candido e
puro Amore, allora io lo faccio. In più, credo ve ne sarete già
accorti, senza che io l'avessi premeditato prima di ideare questa
fanfiction, accanto al filone principale tra il bambino e il suo
Principe, si sono create collaterali alcune altre storie secondarie che
io, adesso, ho tutte le intenzioni di continuare a sviluppare.
Mi
auguro quindi che non ve la prendiate se dopo, con oggi, 21 capitoli
siamo solo all'inizio del terzo giorno, perché davvero sono ancora
tante, e purtroppo non tutte belle, le esperienze che voglio far vivere
a questi meravigliosi personaggi, creati dalla magica penna di J.K.
Rowling.
Detto
questo, dato che di seguito da leggere ce n'è davvero un bel po', vi
abbraccio tutti, con un saluto speciale a chi ha continuato a recensire
e a chiedermi di aggiornare dopo mesi di totale silenzio.
Con affetto sincero, Infinity19
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 20
Erano
da poco passate le cinque del mattino e l'intera Casa Serpeverde,
all'esclusione di Draco ed Harry, tra sbadigli e occhi ancora gonfi dal
sonno, era tutta presente nella Sala Comune, perché richiamata a
raccolta dal suo settimo anno.
Blaise,
Daphne, Theo, Millicent, Grag e Vince, avevano trascorso tutta la notte
a riflettere su come organizzare la festa per il piccolo Potter e al
metodo più opportuno per poter coinvolgere tutte le Serpi senza
rimostranze o proteste di alcun tipo. Per quanto fino a quel momento
nessun verde-argento in particolare, all'infuori di Pansy, aveva
assunto atteggiamenti ostili verso il bambino, molti probabilmente per
timore delle ripercussioni da parte di Malfoy, Blaise e compagni
ritenevano comunque necessario, per prima cosa, mettere in chiaro e
definitivamente quella questione di massima e fondamentale importanza.
“Il piccolo Harry Potter è un Serpeverde!” Dichiarò con tono deciso Zabini.
“Neppure
noi ne comprendiamo il motivo, ma è così. E prova ne è, che è stato lo
stesso Cappello Parlante a dichiararlo di fronte all'intera Hogwarts.
Quindi non consideratelo né uno scherzo né un gioco.” Continuò serio
Nott.
“Non
sappiamo se, quando ritornerà adulto, resterà uno di noi o se
preferirà, come purtroppo siamo più propensi a credere, ritornarsene
tra i Grifondoro, come è sempre stato fino a prima che Draco con un
incantesimo lo rendesse bambino.” Aggiunse Daphne con la voce velata da
una tenue tristezza.
“Ma
finché tale eventualità non si presenterà dovrete accogliere e
considerare Harry Potter come uno di voi, e cioè come un vostro
compagno Serpeverde a tutti gli effetti. E nel caso vi fossero, sarete
costretti a mettere da parte qualsiasi tipo di contrasto o divergenza
che avete con lui o con lo stemma che ha indossato fino a due giorni
fa.” Affermò con espressione ferma e determinata Blaise, per poi
concludere minaccioso, guardando in direzione della Parkinson: “Perché
se oserete torcere anche solo un capello al piccolo Potter, vi assicuro
che rimpiangerete amaramente il giorno che siete nati. In quel caso
infatti, vi ritroverete a fare i conti non solo con con l'ira
implacabile e funesta di Draco Malfoy, ma anche con quella di tutti
quanti noi!” Disse indicando sé e i suoi amici del settimo anno.
Più di una Serpe a quella prospettiva si ritrovò involontariamente a tremare.
Dato
poi che nessuno ebbe nulla da ribattere, ma che anzi a molti allettava
ed eccitava parecchio l'idea di poter vantare che il grande Harry
Potter, l'eroe del Mondo Magico, era anche lui un verde-argento, Daphne
provvide ad illustrare le varie idee per la festa e a suddividere i
vari compiti. E neanche su questo vi furono obiezioni, in quanto Zabini
aveva escogitato di unire l'utile al dilettevole pur di coinvolgere
tutti, nel senso che per la realizzazione della festa e per un piccolo
spettacolo che avrebbero messo in scena quella sera, ognuno avrebbe
dovuto utilizzare incantesimi e magie che avrebbe studiato
successivamente anche a lezione, trovandosi così in vantaggio con le
altre Case nel momento in cui quegli stessi argomenti li avessero
spiegati in classe i professori.
Il
moretto si occupava degli effetti speciali con Difesa contro le Arti
Oscure, insegnando l'Incanto Patronus alle Serpi di quinta e sesta,
nella speranza di averne il più possibile, e se erano in forma corporea
anche meglio, entro fine giornata; Millicent aveva affidati i ragazzi
di prima e seconda ai quali impartiva lezioni di Incantesimi: con un
gruppetto infatti, utilizzando incanti di Levitazione, avrebbe dovuto
cambiare la disposizione di mobili e poltrone, con gli altri invece
avrebbe dovuto realizzare festoni magici in grado di cambiare forme e
colori; Grag e Vince avevano avuto l'incarico di andare nelle cucine ed
istruire gli elfi domestici su cosa preparare per il buffet che
avrebbero tenuto nella Sala Comune, dato che quella sera nessun
Serpeverde sarebbe andato a cenare con il resto della scuola; infine
Daphne, dato che tra i verde-argento era la migliore in Astronomia e
Trasfigurazione, aiutata da quelli di terza e quarta, avrebbe
provveduto al soffitto, che avrebbe incantato come quello della Sala
Grande, e a confezionare il vestito di Draco.
Sì
perché Draco quella sera sarebbe stato, per la gioia di Harry, un vero
e proprio Principe, con tanto di corona, spada e indumenti regali!
La
Greengrass, per tale scopo, si era fatta portare più bottoni possibili,
che sarebbero diventati, ma solo per ventiquattr'ore e tanta complicata
magia, pietre preziose, con le quali avrebbe adornato gli abiti e gli
accessori, che sempre con la Trasfigurazione, dato che non c'era
abbastanza tempo per ordinarli da Madama McClain e farli arrivare in
giornata, avrebbe realizzato. L'unico problema era che, dopo aver
visionato parecchi libri di Storia Babbana, la ragazza era ancora
piuttosto indecisa su quale modello, in base a periodo e Paese, fosse
più adatto per il suo biondo e straviziato amico.
La
parte più divertente era stata però decidere l'incarico da affidare a
Pansy, la quale, pur facendo la faccia verde di rabbia e stentando un
falso sorriso quando le era stato comunicato da un divertito Zabini,
non aveva osato rifiutare, per evitare di innescare la reazione
dell'intera Casa verde-argento, nella quale, ormai ne era consapevole,
non avrebbe trovato più alcun alleato nella sua causa contro il
moccioso: vero ed effettivo scopo del discorso dei suoi compagni quella
mattina sull'accettazione da parte di tutti dell'appartenenza del
marmocchio a Serpeverde.
La
materia di cui si sarebbe interessata la Parkinson, e solo lei, era
Cura delle Creature Magiche: Pansy avrebbe dovuto insieme ad Hagrid, di
cui la ragazza non sopportava nemmeno la vista tanto la riteneva
disgustosa e ripugnante, andare alla ricerca di fatine all'interno
della Foresta Proibita, compito questo che prevedeva tanta fatica,
sudore e sporcizia, esattamente le cose che la mora Serpeverde
detestava anche più del suo enorme insegnante.
“E
tu Theo, invece cosa farai?” Cinguettò una ragazzina del quinto anno
avvicinandosi, decisamente troppo per l'opinione di Daphne, al ragazzo
che stava posizionando un cavalletto con sopra una tela intonsa accanto
al camino, in un posticino isolato dove non sarebbe stato di alcun
intralcio con le varie attività.
“Io sono l'addetto al regalo per il bambino.” Nott rispose semplicemente controllando di avere tutto l'occorrente.
“Un
quadro? Che splendida idea! Non è che posso darti una mano?” La
quindicenne chiese con voce suadente, o piuttosto da oca gracchiante,
rifletté la Greengrass che si ritrovò ad osservare quella scena con un
malcelato fastidio.
Theo
invece inarcò un sopracciglio data l'assurdità e la sfrontatezza di
quella proposta, poiché tutti sapevano quanto odiasse avere gente
intorno quando dipingeva. Stava per declinare l'offerta di quella
ragazzina di cui non ricordava neanche il nome, ma lo prevenne, a
sorpresa e facendogli perdere qualche battito di cuore, Daphne.
“Mi
dispiace Stevenson, ma Theo non ha bisogno dell'aiuto di nessuno.” La
bionda Serpe affermò con sguardo di sfida frapponendosi tra i due,
per poi aggiungere con tono più dolce ma decisamente falso: “Ma tu non
dovresti esercitarti con Blaise? O forse preferisci aiutare Pansy?”
La
ragazzina capì l'antifona, ma prima di andare da Zabini, con un caldo,
odioso e sgraziato per Daphne, sorriso augurò buon lavoro al moro
Serpeverde.
“Cara,”
Disse allora calma la biondina, colta però in realtà da un improvviso
desiderio di prenderla a schiaffi, “forse prima che tu vada sarebbe il
caso che ti occupassi del tuo naso. Vedi tesoro, non vorrei essere
scortese,” Continuò con espressione falsamente preoccupata, “ma sento
il dovere di dirti che hai un brufolo davvero enorme che ti ricopre la
faccia.”
La
quindicenne si rese conto che era vero e rossa in viso per l'imbarazzo
corse via, mentre Theo scoppiò a ridere e di getto, senza pensarci,
abbracciò da dietro la Greengrass e le posò un bacio leggero sulla
guancia.
“Sei
stata insolitamente crudele, Daphne! Degna proprio del titolo di regina
delle Serpi!” La prese un po' in giro, approfittandone per tenerla più
stratta a sé ed inebriarsi del delicato profumo dei suoi bellissimi
capelli.
“Lo
so. Ma vedrai, troverò il modo di farmi perdonare.” Disse adesso
sinceramente dispiaciuta la biondina. “Ma è che mi è venuto un nervoso
a vederla con te...” Pronunciò accorata mentre le sue gote si tingevano
di rosso. “Si, insomma a non darsi da fare per stasera.” Ci tenne a
precisare, rifuggendo però lo sguardo da quello limpido di Nott, per
celare il suo imbarazzo. “E poi tu non permetti ad alcuno di guardarti
mentre lavori, soprattutto a me, che sono la tua migliore amica.” Si
lamentò adesso con un piccolo e dolcissimo broncio.
E
fu Theo a quel punto a distogliere lo sguardo per nascondere il suo
rossore, dato che il motivo della sua ritrosia, nel mostrare i suoi
dipinti e disegni, era perché la protagonista delle sue opere era
sempre la stessa e chiunque, se li avesse visti, avrebbe compreso la
reale natura dei suoi sentimenti per quella bellissima ninfa che gli
aveva rubato il cuore e che adesso stringeva tra le braccia.
“Ehi,
piccioncini! Non dite che sia giunto il momento di darvi da fare? Vi
ricordo che questa festa non si prepara da sola!” Li richiamò
all'ordine Zabini facendoli separare di colpo, mentre Millicent, che
stava osservando con attenzione e soddisfazione il tutto da lontano,
maledisse silenziosamente il compagno, consapevole che aveva rovinato
un'occasione d'oro tra Daphne e Theo.
Comunque
Nott, prima che la ragazza ritornasse tra i suoi libri di Storia e
Trasfigurazione, la afferrò per una mano e le disse che se voleva,
quando aveva un po' di tempo, era liberissima di andare a guardarlo
mentre dipingeva il quadro per Harry e Draco.
Daphne
ringraziò e corse nella sua postazione di lavoro: il viso illuminato da
uno stupendo e solare sorriso, uguale a quello che aveva Theo mentre,
pennello alla mano, osservava la sua tavolozza, indeciso se usare prima
il rosso per cominciare il dipinto dalla Fenice o il celeste chiaro per
tratteggiare i contorni dell'Unicorno.
Intorno
alle sei, quando ormai le varie attività erano tutte a buon punto, un
ragazzino di prima, messo a guardia della stanza del Caposcuola Malfoy,
annunciò all'intera Sala che il piccolo Potter stava arrivando. Tutti
allora sospesero qualsiasi cosa stessero facendo e, nascondendone ogni
traccia visibile, presero posto sulle poltrone o accanto ai tavoli
fingendo di studiare: il tutto per non far insospettire il piccino.
Il
bimbo fece il suo ingresso con le gote ancora arrossate per il sonno e,
strofinandosi gli occhioni con i pugnetti e un dolce sorriso, augurò a
tutti il buongiorno, ritrovandosi poi subito dopo circondato da un
gruppetto di Serpi, che ne approfittarono per ricambiare il saluto e
per presentarsi, cosa questa che avevano evitato fino a quel momento
perché intimoriti dall'evidente gelosia e possessività nei suoi
confronti da parte di Draco.
“Harry e Draco dov'è?” Gli domandò invece Millicent.
“Il Principe sta ancora dormendo.” Il piccolo rispose abbassando la voce.
“E tu perché ti sei
alzato così presto? Forse non ti senti bene, Harry?” Quasi
urlò apprensiva Daphne.
“Shhh!”
Il bimbo si mise un ditino avanti alla bocca e guardò preoccupato in
direzione delle scale del dormitorio maschile, quando poi fu certo che
dalla sua nuova stanza non proveniva alcun rumore sospetto, spiegò il
motivo del suo gesto.
“Io
sto bene. Però per piacere non gridate.” Disse rivolgendosi a tutti con
espressione concitata. “Se no poi il Principe si sveglia e rovinate la
sorpresa!”
“Quale sorpresa, Potter?” Gli chiese curioso Blaise.
“La
colazione a letto!” Il bambino mormorò rosso in viso per l'imbarazzo,
ma con un sorriso sornione e lo sguardo illuminato da una luce ricolma
d'affetto, prima di scappare letteralmente dalla Sala Comune e correre
nelle cucine, senza udire i sospiri deliziati di parecchie ragazze o i
brontolii lamentosi di Daphne che invidiava l'immeritata fortuna del
suo biondo amico.
Biondo amico che fece la sua comparsa una mezz'oretta dopo con sguardo allucinato e visibilmente sconvolto.
“Dov'è?”
Sibilò con voce melliflua Draco, non appena entrato nella Sala Comune e
averla supervisionata velocemente con lo sguardo da cima in fondo,
senza però aver trovato alcuna traccia del piccino. La sua espressione
era livida e minacciosa, i suoi occhi, infervorati da una luce gelida e
pericolosa, chiaro promettevano che entro breve dalla sua bacchetta
sarebbero uscite maledizioni, possibilmente tra le più dolorose.
Ma
nonostante il suo aspetto tanto intimidatorio, i Serpeverde presenti
nella stanza non si scomposero minimamente e anzi, dopo una fugace, e
per alcuni compassionevole e sconfortante, occhiata nella sua
direzione, tornarono tutti concitati a continuare ciò che stavano
facendo prima della comparsa del loro biondo Caposcuola.
Le
palpebre del ragazzo si ridussero allora in due lame sottili, mentre
alla sua già profonda agitazione si aggiunse ora una cocente
arrabbiatura. Ripeté quindi la domanda digrignandola tra i denti, ma
nessuno questa volta fece anche solo finta di averlo ascoltato. E solo
allora Draco si soffermò ad osservare cos'è che stava in effetti
accadendo nella sua Sala Comune, notando che, esattamente come il
giorno precedente e nonostante l'ora tanto mattiniera, vi erano
presenti quasi tutti i suoi compagni di Casa.
Al
centro della Sala Millicent stava impartendo ordini ai ragazzini di
prima e di seconda su come e dove spostare la mobilia della stanza
utilizzando magie di levitazione; in un angolo Blaise stava mostrando
il suo Patronus alle Serpi di quinta e sesta, dalle cui bacchette alla
gran parte di loro era apparso del fumo argentato; dal lato opposto
invece c'era Daphne circondata dagli studenti di terza e quarta, tra i
quali alcuni stavano lanciando incanti verso il basso soffitto di
pietra, e da una montagna di tomi, che Draco dopo una più attenta
occhiata, lesse essere di Trasfigurazione, di Astronomia e qualcuno
addirittura di Storia Babbana.
“Ma che diamine state
combinando?” Malfoy ruggì furibondo. “E dov'è
Potty?” Chiese di nuovo con voce adirata e stizzita.
Ma
la Greengrass, piuttosto che rispondergli, noncurante della sua
evidente tensione e preoccupazione, gli si avvicinò metro alla mano e
gli prese le misure per poi a sua volta chiedere: “Draco preferisci il
Medioevo o il Rinascimento Italiano?”
Draco
la guardò stralunato e incredulo, incapace di dare un senso a quella
domanda stupida e assurda che non placava per nulla il suo bisogno
struggente di sapere dov'era il bambino. Fu costretto a fare un
profondo respiro alla ricerca di un po' di calma e lucidità per
affrontare l'ottusità e l'insensibilità dei suoi compagni nei confronti
del dolore soffocante che sentiva al centro del petto, ma non vi riuscì.
“Medioevo!”
Sibilò allora il ragazzo, persa ormai ogni traccia di pazienza. “In
quel periodo sono stati scritti parecchi libri di Incantesimi di Magia
Oscura, che si dia il caso io conosca alla perfezione e che al momento
ho tutte le intenzioni di utilizzare se qualcuno non mi dice
immediatamente dov'è il mio Potty!” Gridò quest'ultima parte con voce
esasperata.
Il
cuore che gli batteva a mille, sopraffatto dal terrore natogli da quel
primo pensiero, quando non se lo era ritrovato accanto riaperti gli
occhi, che il bambino fosse ritornato adulto e che lo avesse
abbandonato, rifiutandolo di nuovo, per tornarsene da lei...
Blaise
allora, che ancora una volta fu il primo a comprendere lo stato emotivo
del compagno, finalmente gli rispose: “Non preoccuparti Draco, il
piccolo Harry è nelle cucine con Greg e Vince, mentre noi stiamo
preparando la festa per stasera.”
Nell'udire 'il piccolo Harry' l'anima inquieta e spaventata di Draco ritrovò pace e serenità.
“E
che ci fa Potty nelle cucine? E perché mai non mi ha svegliato?” Malfoy
però insisté, ancora sottosopra per la sgradevole sensazione
dell'essersi risvegliato in un letto vuoto senza il piccino.
“Se te ne torni a letto, lo scoprirai tra poco!” Quasi sbuffò infastidita Daphne.
Malfoy
inarcò un sopracciglio confuso e stava per chiederle spiegazioni,
quando fu distratto dalle pagine aperte dei libri di Storia che la
Greengrass in quel momento stava sfogliando, sulle quali erano
raffigurate immagini di uomini risalenti a diverse epoche, per
l'esattezza dal Medioevo all'inizio Novecento, che Draco constatò
essere in realtà tutti Principi babbani.
Questa
volta allora, vinto dalla curiosità di scoprire cos'è che i suoi amici
stavano organizzando e, allontanando per un momento la preoccupazione
per il bambino, dato che se era con i suoi due scagnozzi non c'era
nulla da temere, pretese delle delucidazioni sulla festa.
“Va
bene ti dirò l'essenziale, ma poi corri subito nella tua stanza e fingi
di dormire.” Accondiscese Daphne per poi aggiungere con un piccolo
broncio: “Non capisco proprio che ci veda di così tanto bello e buono
in te quel piccolo Angelo! Non li meriti affatto i suoi gesti così
pieni d'affetto!”
Draco
non capì di che diamine l'amica stesse parlando, però si ritrovò
decisamente soddisfatto nell'udire poi le varie idee per
l'organizzazione dei festeggiamenti in onore del bambino e soprattutto
accolse con un ghigno compiaciuto la prospettiva di lui come principe
della serata, già immaginandosi la sorpresa e la felicità del piccolo
Potty nel momento in cui lo avesse visto in abiti regali.
L'unica
cosa che Daphne comunque omise di dire, e che per fortuna Malfoy non
notò, era il compito che era stato affidato a Theo, il cui dipinto non
era solo un regalo per il piccino, ma anche e soprattutto un messaggio
per Draco stesso: osservando quel dipinto infatti, i suoi amici
speravano che la bionda Serpe avesse trovato il modo di uscire da
quello stato confusionale per cui si era convinto che il piccolo Potty
non era Harry Potter, e ad accettare la vera natura dei suoi sentimenti
per il moretto adolescente dagli occhi di giada.
Ciò
che però il biondino non gradì e che rifiutò a priori di fare fu:
“Naturalmente anche tu Draco, stasera dovrai evocare il tuo Patronus.”
Lo informò un divertito Zabini. E mentre tutte le Serpi presenti si
voltarono verso di lui con negli occhi una malcelata ammirazione,
rispetto reverenziale e una luce ricolma di desiderio e di aspettativa,
nell'attesa fremente di vedere la sua Fenice, Malfoy, arrossendo
leggermente, semplicemente obiettò: “Scordatevelo!”
Ma
una bambinetta di prima impudente replicò: “Io invece credo proprio che
lo vedremo! Basterà semplicemente convincere il piccolo Potter e Malfoy
farà tutto ciò che che quel bambino gli chiede.” Sorrise sfacciata
mentre molti suoi compagni, in realtà quasi tutti, assentirono
ghignando o concordando esclamando che era vero.
“Piccola
vipera insolente, sei in punizione!” Il biondino le comunicò con
espressione truce, mentre un involontario e imbarazzante rossore gli
imporporava le guance per la consapevolezza che la ragazzina aveva,
purtroppo, perfettamente ragione. Ma mentre ragionava se era meglio e
più crudele farle passare una serata con Gazza o una nella Foresta
Proibita, l'immagine scaturitagli nella mente dal menzionare la parola
vipera gli fece perdere un battito di cuore, perché con apprensione si
avvide che anche Pansy mancava tra i Serpeverde presenti nella Sala
Comune.
“Dov'è invece
la Parkinson?” Domandò allora serio a Daphne, la quale a
sentir quel nome scoppiò a ridere.
“Oh,
non temere Draco! A lei è capitato Cura delle Creature Magiche! Dovevi
vedere che faccia che ha fatto quando le abbiamo detto che doveva
andare da Hagrid per procurarsi un po' di fatine per la serata.” La
Greengrass rispose divertita motivando la sua ilarità.
Ilarità
che però Draco non riuscì a condividere, affatto tranquillo nel saperla
lontana dai sotterranei e probabilmente più vicina al piccolo di quanto
non lo fosse lui in quel momento; quindi senza pensarci un attimo o
ascoltare le proteste dei suoi compagni a proposito di sorprese
rovinate se usciva dalla Sala Comune, andò alla ricerca del bimbo, col
cuore travolto dall'inquietudine e il pensiero che stranamente tornava
al sogno che aveva rifatto quella notte.
Nel
tumulto per non aver trovato il piccino accanto appena sveglio se ne
era dimenticato, ma quella notte aveva rifatto lo stesso sogno di
quella precedente, solo che questa volta era riuscito a scorgerne
qualche particolare in più: tra le sue braccia stringeva realmente un
bambino di cui, anche se non era riuscito ancora a scorgerne il viso,
aveva riconosciuto l'inconfondibile nera capigliatura, disordinata e
scompigliata, tipica e unica del piccolo Potty... e di Potter, gli
suggerì la sua vocina interiore... solo che quel bimbo non aveva
affatto sei anni ma al massimo due. Inoltre aveva intravisto le mani
della persona che lo abbracciava da dietro e che inconfutabilmente
erano mani maschili appartenenti ad un ragazzo che, ad occhio e croce,
doveva avere la sua stessa età. Ciò che però aveva attirato la sua
attenzione, convincendolo che lui quelle mani le aveva già viste prima
anche se proprio non riusciva a ricollegare a chi appartenessero, era
stata la mano destra sul cui dorso, a mo di cicatrice, vi aveva letto
una scritta: “Non devo dire bugie”
Frase quella che lui aveva già sicuramente letto, ma perché e dove proprio non lo ricordava.
Che
senso però avesse quel sogno ricorrente o perché in esso Potty era
ancora più piccolo di quanto già non lo fosse adesso, Draco proprio non
riusciva a spiegarselo, sapeva solo che in essi provava una felicità
davvero infinita.
La stessa felicità che invase il suo cuore non appena scorse da lontano il suo piccoletto.
Il
piccolo Harry stava camminando portando a fatica un vassoio ricolmo di
leccornie, scortato a destra e a sinistra da Tiger e Goyle, che
guardavano con malcelata bramosia e l'acquolina alla gola quelle
prelibatezze dal profumo davvero invitante.
Malfoy
stava per raggiungerli, spinto dall'irrefrenabile e incontenibile
desiderio di abbracciare il suo piccolo Angelo e bearsi della luce
splendente dei suoi sorrisi e dei suoi occhi smeraldini, che tanto gli
erano mancati appena risvegliatosi, ma non si fu avvicinato di molto
che notò che qualcun altro lo aveva preceduto. Decise allora d'istinto
di nascondersi in un corridoio laterale per osservare con attenzione
cosa diamine volesse Silente da Potty.
“Ciao, Harry!” Salutò l'anziano mago.
“Buongiorno, preside!” Ricambiò gioviale il piccino.
“Vi
dispiace lasciarci da soli?” Domandò poi Silente ai due Serpeverde, i
quali si guardarono l'un l'altro con espressioni preoccupate ed
indecise, dato che avevano ricevuto l'incarico da Blaise di non
allontanarsi mai da Potter per prevenire agguati da Pansy o dai
Grifondoro. E il preside, quasi leggendo loro nella mente, aggiunse:
“Voglio solo scambiare due chiacchiere con Harry. Non ci metteremo
molto e poi provvederò personalmente a riaccompagnarlo alla vostra Sala
Comune.”
I
due allora annuirono, ma prima di andarsene Tiger chiese al piccolo:
“Potter vuoi che ti diamo una mano e te lo portiamo noi il tuo vassoio,
visto quanto è pesante?”
“No!!!”
Replicò con veemenza il bimbo, stringendone ancora più forte i manici.
“Se no, sono sicuro, che poi vi mangiate tutti i dolci e non ne
lasciate neanche uno al Principe Draco!” Il bambino non voleva essere
egoista, però era consapevole di quanto i due Serpeverde erano golosi e
non si sentiva affatto sicuro a lasciar loro anche la colazione del
Principe. E poi lui dopotutto i biscotti per loro li aveva già
cucinati, e anche in tanti, ma le due Serpi li avevano finiti in un
battibaleno.
I due ragazzi, che comunque ci avevano provato, se ne ritornarono allora nei sotterranei.
“Mmm...
quante cose buone!” Esclamò estasiato il preside osservando il
contenuto del vassoio e guardando di sottecchi il piccino. “Mi sa
proprio che devo andare nelle cucine e fare i complimenti agli elfi
domestici per le gustose delizie che hanno preparato questa mattina.”
Il
bimbo arrossì. “No, questi dolci li ho fatti io.” Ammise imbarazzato,
per poi aggiungere con orgoglio e un grande sorriso: “Io sono l'elfo
domestico del Principe Draco e questi biscotti sono tutti per lui!”
“Davvero,
Harry? Tu sei l'elfo domestico di Draco?” Albus chiese conferma con una
luce divertita negli occhi. “Interessante compromesso!” Confabulò poi
tra sé, riflettendo che una cosa del genere era da aspettarsela dal
giovane Malfoy nei confronti di un Harry Potter non proprio in sé.
“E dimmi il tuo Principe ti
ordina di fare molte cose? Ad esempio ti ha detto lui di preparargli la
colazione stamattina?”
“No!
No! Il Principe non mi ordina mai di fargli niente.” Il bimbo negò con
forza. “Anzi...” Continuò con un sorriso ricolmo di gratitudine. “...
mi tratta quasi come se un principe lo fossi io e poi mi riempie sempre
di tante dolci attenzioni. Ieri per esempio...” Il piccino narrò
emozionato di tutte le meravigliose esperienze vissute il giorno
precedente e di quanto grande e profondo era stato l'affetto che il suo
cuore aveva sentito per la prima volta grazie alla bontà e alla
dolcezza del biondo Serpeverde.
E
Silente ascoltò quel racconto con sguardo commosso, per l'evidente
felicità che brillava negli occhi del piccolo Harry per
l'incondizionato Amore che traspariva da ogni gesto nei suoi confronti
da parte del suo Principe Draco, ma anche con tanto rammarico nel
cuore, adesso conscio più che mai di quanto male quel bambino stupendo
aveva dovuto ricevere nella sua infanzia, in gran parte a causa sua e
delle sue scelte. Per un attimo Albus si chiese se le cose non
sarebbero potute andare diversamente, ma poi con tristezza si rispose
che purtroppo non c'era più nulla da fare perché il passato non si può
cambiare.
“...
E stamattina mi sono svegliato tanto presto così, volendogli fare una
bella sorpresa e per farlo felice, ho deciso di preparargli la
colazione e di portargliela a letto.” Il bimbo infine dichiarò
timidamente, mentre Draco, con gli occhi chiusi e il capo poggiato al
muro, si ritrovò a sorridere come uno scemo, mentre nel petto la sua
vocina interiore faceva le fusa e dolcemente gli sussurrava quanto
sconfinato era il bene che voleva a quel bambino.
“E
invece con i Serpeverde come va, Harry? Anche loro ti trattano tutti
bene?” Il preside gli chiese sinceramente interessato, prendendogli il
vassoio dalle mani, in effetti piuttosto pesante, e facendolo
galleggiare in aria, per la gioia del piccino, con un Wingardium
Leviosa.
“Oh,
sì!” Il bimbo confermò sicuro senza esitazioni. “Mi stanno anche
preparando una festa!” Disse tutto eccitato. “E io a Blaise, a Daphne,
a Milly, a Theo, a Grag, a Vince e a Pansy, ci voglio tanto bene!”
Affermò stendendo e allargando le braccia il più possibile per far
intendere la grandezza del suo bene.
“E
Draco?” Albus inarcò un sopracciglio, sinceramente curioso di sapere
perché nel suo elenco il piccino avesse omesso proprio il nome del
giovane Malfoy. Il Serpeverde, da parte sua, si sentì invece
profondamente ferito per quella dimenticanza.
Harry
avvampò e, con lo sguardo illuminato da una calda luce, dolce sussurrò:
“Il Principe Draco è di più! A lui gli voglio più, più, più bene di
tutti! Come...” Il piccino cercò un esempio abbastanza grande per
spiegare quanto invece era sconfinato il sentimento di puro affetto che
sentiva per il suo Angelo biondo, ma tutto sembrava fin troppo piccolo.
Infine risolse con: “... come tutto il mondo e le stelle del cielo e
ancora... ancora di più!”
Il
preside allora sorrise di vero cuore mentre quello di Draco, per
quell'ennesima e bellissima confessione, sembrava sul punto di
scoppiargli nel petto, tanta era forte l'emozione di gioia che lo
pervase. 'E probabilmente morto per la troppa felicità lo sarebbe stato
di sicuro se solo quelle stesse parole gliele avesse rivelate anche
l'altro Potter!' La sua vocina interiore gli confermò.
“E lui te ne vuole,
Harry?” Questa volta lo sguardo del preside si volse in direzione
del corridoio dove si trovava Malfoy.
“Io
credo di sì, anche se...” Il piccino tentennò per qualche secondo
ripensando all'episodio della pergamena. “... a volte mi guarda in un
modo strano e dice che io non sono un certo lui,
anche se non ho capito a chi si riferisce. E poi...” Aggiunse con
voce un po' più triste. “... non mi chiama mai per
nome.”
“Capisco!”
Rifletté allora enigmatico e adesso più serio Silente, per poi
aggiungere: “In questo caso Harry, se così stanno le cose, mi chiedo se
non sia il caso che tu venga affidato invece ai Grifondoro. Forse
ripensandoci il signor Malfoy non è la persona più adatta ad occuparsi
di te.”
Contemporaneamente
il Serpeverde e il bimbo spalancarono gli occhi inorriditi a quella
prospettiva, ma mentre il primo afferrò deciso la bacchetta per
affrontare a viso aperto il preside e riprendersi il bambino con la
forza, il piccolo Potter, con un coraggio mai avuto prima, si oppose
fermamente a quella decisione.
“No!!!
Io voglio rimanere con il Principe Draco!!!” La sua voce era ferma e
priva di alcun dubbio, le manine strette a pugno, lo sguardo
determinato: atteggiamento questo che rese Albus Silente estremamente
soddisfatto. Le sue parole infatti erano state semplicemente una mera
provocazione per accertarsi di una cosa, e cioè che il piccolo Harry,
grazie a Draco, stava diventando più forte e sicuro di sé! Solo due
sere prima infatti, al solo pensiero di dover dormire lontano dal suo
Principe, il bimbo era scoppiato in un pianto dirotto, adesso invece
non si faceva problemi a dissentire e a contestare apertamente le
decisioni del preside della scuola.
Il
giovane Malfoy non lo immaginava, ma la sua presenza e il suo Amore
stavano letteralmente salvando quel piccino: era infatti grazie ad essi
che il piccolo Potter avrebbe trovato in futuro la forza e la speranza
per non soccombere definitivamente alle ingiustizie e ai soprusi dei
Dursley e di Voldemort, il coraggio per lottare e per difendere
strenuamente e senza esitazioni il Bene.
Triste...
davvero molto triste però, che di quell'Amore Harry non ne avrebbe
avuto alcun ricordo cosciente, ma, Albus si ripeté per l'ennesima
volta, non si poteva fare altrimenti perché, anche se sembrava un
controsenso, era proprio per suo il bene
che era meglio se dimenticava.
“Voglio
restare sempre con lui.” Il bimbo continuò ora con espressione quasi
supplice. “Perché il Principe mi piace tanto e io da grande... ” Adesso
sussurrò talmente a bassa voce che a stento il preside riuscì a
sentirlo, mentre Draco non vi riuscì affatto. Il Serpeverde poté solo
constatare quanta luce emanavano adesso i suoi bellissimi occhi verde e
le sue gote accese da un intensissimo rossore, mentre Silente, dapprima
sorpreso, ora sorrideva compiaciuto proprio e stranamente nella sua
direzione.
“...da grande lo voglio sposare!” Harry confessò tutto d'un fiato.
“Sogno
davvero molto bello, Harry!” L'anziano professore non poté trattenersi
dal posare una lieve carezza sul capo del bambino. “E ora ti svelo un
segreto!” Continuò con aria furba chinandosi per parlare direttamente
nell'orecchio del piccoletto, in modo da impedire ancora una volta al
giovane Malfoy di comprendere cosa si stessero dicendo. “Io sono in
grado di prevedere il futuro e qualcosa mi dice che il tuo sogno si
avvererà! E tu ne avrai la certezza assoluta nel momento in cui il tuo
Principe Draco ti confesserà, di sua spontanea volontà e senza
costrizioni, di volerti bene chiamandoti per nome!”
Il
piccino spalancò allora gli occhioni fuori di sé per la gioia e di
slancio abbracciò il preside ringraziandolo di cuore, mentre Draco nel
suo angolino si mordeva le mani, desideroso com'era di sapere cos'è che
quei due si erano rivelati a vicenda.
“Quindi posso restare sempre qui con il Principe?” Chiese ora conferma Harry con la voce piena di speranza.
“Sì.” Silente
rispose semplicemente con un sorriso gentile, anche se quel 'sempre
qui' gli intristì l'anima.
“Grazie!
Grazie infinite!” Il bimbo esclamò contentissimo. “Anche tu sei tanto
buono e voglio tanto bene anche a te!” Ammise con un tenero e stupendo
sorriso, porgendo al preside un biscotto.
Gesto
questo che toccò nel profondo l'anziano mago: non aveva infatti mai
ricevuto un dono più bello e speciale di quello, in grado di scaldargli
il cuore e inumidirgli gli occhi.
Lo
aveva sempre pensato, ma ancora una volta Harry Potter gli dimostrava
di essere una persona davvero stupenda e meravigliosa, dall'animo
gentile e generoso, dal cuore puro e bellissimo per la sua innocenza e
il suo candore.
Quel piccino incantevole meritava davvero di essere felice e di vedere i suoi sogni realizzati.
Albus
Silente non era affatto un veggente e per nulla capace di predire
realmente profezie per il futuro, però credeva fortemente nella Magia
dell'Amore e qualcosa gli diceva che era proprio grazie a questo
incommensurabile e infinito potere, superiore a qualsiasi altro
incantesimo d'uomo, che le sue parole di poco prima, dettate dall'unico
desiderio di donare un po' di gioia a quel bambino, sarebbero potute
divenire realtà.
“Ora
però possiamo andare? Non vorrei che il Principe si fosse già
svegliato!” Il piccino domandò concitato ed apprensivo, distraendolo
dalle sue considerazioni e facendo comprendere quanto grande era la sua
premura nel ritornare al più presto dal biondo Serpeverde.
Il
preside aspettò qualche attimo prima di rispondere, ma non appena da
lontano si sentì il rumore dei passi di qualcuno che stava decisamente
correndo in direzione dei sotterranei, acconsentì con un' espressione
alquanto divertita e un sorriso sornione.
Draco
raggiunse come un forsennato la sua Sala Comune e nel mentre correva ne
approfittò per sfilarsi la divisa e aprirsi i bottoni della camicia.
Quando però Daphne lo vide in quello stato lo bloccò prima che potesse
salire le scale del dormitorio.
“Draco, che stai facendo?”
“Quello
che mi hai detto tu prima: andare di sopra e far finta di dormire.”
Rispose di fretta il biondino e con un ghigno stampato sul viso.
“Sì,
ma perché vai in giro praticamente a torso nudo?” La ragazza domandò
confusa, notando gli sguardi per nulla casti che parecchie Serpentelle,
e non solo, gli stavano lanciando.
“Ma
che domande stupide fai, Daphne? Credi forse che io dorma vestito?” Il
Serpeverde chiese a sua volta inarcando un sopracciglio. “Potty sta per
arrivare e non ho tempo da perdere in chiacchiere con te. Quindi
sbrigati a farmi passare e pensa piuttosto a nascondere i preparativi
per la festa con Incantesimi di disillusione!” Le disse ancora
prendendola per le spalle e sorpassandola.
“Oh
Merlino!” Esclamò però sconvolta la Greengrass, che si era bloccata col
pensiero al fatto che il biondino non dormisse vestito, fraintendendone
il significato e arrivando alla conclusione, vista la sua attuale mise,
che piuttosto lo facesse nudo. “Ma il piccolo Harry dorme con te! E tu
non dormi vestito?” Il suo tono adesso era decisamente infuriato.
“Beh
e allora? Se per questo neanche Potty dorme vestito!” Draco rispose
scocciato, data la sua ovvietà, mentre saliva le scale. Non immaginava
d'aver così fomentato ulteriormente l'equivoco. Sentì solo, mentre
entrava nella sua stanza, la voce lontana della Greengrass minacciarlo
di farlo finire ad Azkaban se solo osava toccare il bambino.
Ma
di che diamine stesse parlando la ragazza proprio non lo capì e nemmeno
in quel momento gli interessava: non aveva tempo adesso per dare un
senso alle nevrosi di Daphne, piuttosto aveva meno di un minuto per
rimettere in ordine la stanza, messa a soqquadro quando non aveva
trovato il piccino, indossare il suo pigiama di seta e rimettersi a
letto.
E
non appena riuscì finalmente a mettersi sotto le coperte, non dovette
aspettare che pochi secondi prima di sentire la porta aprirsi
lentamente e il suono tenue e attutito di una piccola risata.
Draco
aveva gli occhi chiusi, ma il suo cuore aveva cominciato a battergli
sempre più rapido nel petto, aumentando di battito per ogni passo che
sentiva avvicinarsi del bimbo. Batticuore che raggiunse il suo apice
quando il Serpeverde avvertì il peso leggero del piccolo sul letto, il
tocco gentile e delicato delle sue manine tra i suoi capelli e il suo
respiro sul viso.
Dolce
soffio, dal profumo di cioccolata e marmellata di albicocche, che lieve
sfiorava la sua bocca e che sembrava farsi ogni attimo sempre più forte
e... e vicino.
Draco
spalancò gli occhi, non resistendo al bisogno di accertarsi e vedere
ciò che sentiva entro breve sarebbe accaduto, e si ritrovò ad osservare
a pochissimi centimetri da sé il visino del bambino, le sue gote
arrossate, le palpebre chiuse, le sue labbra socchiuse pronte a donare
un bacio.
Bacio che il giovane Malfoy agognava con tutta l'anima.
“Potty.”
Sussurrò però sommesso e, andando a malincuore contro il suo stesso
desiderio, decise di ascoltare invece la sua vocina interiore, che
chiaro lo avvertiva di non commettere idiozie perché quello non era né
il momento né l'età giusta per quel tipo di bacio; preferì allora
dargliene uno lui, ma sulla punta del nasino.
Harry, colto di sorpresa, spiazzato aprì i suoi occhioni verdi, incatenandoli con quelli argentati del ragazzo.
Con
espressione imbarazzata e un timido, ma tenero, sorriso, esclamò poi:
“Oh, che peccato! Ti sei svegliato da solo, Principe Draco!” Fece con
un tenerissimo broncio e la vocina delusa. “E io che volevo svegliarti
come il Principe delle fiabe sveglia la Bella Addormentata!” Adesso si
aprì in un sorriso più grande e luminoso.
Ma
Malfoy, che non conosceva affatto le fiabe babbane, non rispose
alcunché perché totalmente rapito dal contemplare la bellezza di quel
piccino stupendo, la cui sola presenza donava a tutto il suo essere
tanta armonia e felicità. Emozioni che aveva compreso quella stessa
mattina, quando si era ritrovato da solo nel suo letto, sarebbero
scomparse per sempre dalla sua vita nel momento in cui non avesse avuto
più accanto il suo amato piccolo Potty.
Al loro posto solo una disperazione straziante e un inconsolabile dolore... perché
l'altro non gli avrebbe mai detto: “Ti voglio bene!”... non avrebbe mai
riservato solo a lui quegli stupendi sorrisi e affettuosissimi gesti...
non avrebbe mai e poi mai corrisposto al suo A...
“Però
Principe, guarda! Ti ho portato la colazione.” Il bambino disse adesso
tutto contento, indicando il vassoio poggiato sul comodino. “Stamattina
presto sono andato nelle cucine e ti ho preparato tanti tipi di
biscotti diversi e ti ho fatto anche il caffè, che ti piace tanto, e
bollito il latte e il tè, perché non sapevo se bevi anche quelli a
colazione. In più, per sicurezza, ti ho portato anche il succo di zucca
che, Daphne dice, fa tanto bene alla salute. E l'elfo Dobby, alla fine,
ha fatto un incantesimo per mantenere tutto con la giusta temperatura.”
Harry spiegò eccitato, mentre il Serpeverde, il cui viso non mostrava
alcuna particolare emozione, lo ascoltava silenzioso.
E
dopo questo piccolo resoconto, il piccino decise quindi di alzarsi per
prendere il vassoio e darlo al biondino, ma non appena provò anche solo
a fare il gesto di allontanarsi un po' dal Principe, le sue forti
braccia glielo impedirono e il piccolo Harry si ritrovò invece
circondato dal possessivo e stretto abbraccio del ragazzo.
“Non farlo mai
più!!!” Draco ordinò a denti stretti e con voce
adirata, tanto che il piccino si spaventò.
“Non osare mai più
andare via da me senza prima avermi avvisato!!!” Il Serpeverde
continuò in tono serio.
“Ma io...” Pigolò quasi tra le lacrime il piccolo. “... volevo solo farti una bella sorpresa.”
“Niente
'ma'! Non ci sono scuse che reggono!!! Non farlo mai più, ti ho
detto!!!” Adesso la voce di Draco era tremula e l'abbraccio, con cui
stringeva ancora più forte a sé il bimbo, quasi disperato.
“La
prossima volta sveglia anche me!” Pretese tassativo senza ammettere
discussioni. “Perché tu neanche immagini...” Disse adesso prendendo il
viso del bambino tra le mani e rivelando i suoi occhi rossi e umidi.
“... quanto immensi e atroci sarebbero lo strazio, la pena e la
sofferenza che proverei...” Sensazioni che in realtà aveva già provato.
“... se non ti trovassi accanto a me!”
E
il piccolo Harry scoppiò in un pianto dirotto perché mai, come in quel
momento, si era sentito più desiderato a amato da qualcuno.
“Promettimi... promettimi che
non mi lascerai mai solo, Potty!” Adesso Draco implorò,
vicino anche lui alle lacrime.
“Te
lo prometto! Te lo prometto, Principe Draco!!!” Il piccino, tra i
singulti, rispose con forza, ricambiando l'abbraccio del ragazzo e
ripetendo a gran voce, più e più volte, quanto gli voleva bene, mentre
il biondino, ora più tranquillo grazie a quelle ennesime dimostrazioni
d'affetto, lo riempiva di carezze e dolcissimi baci.
Passarono
così alcuni minuti, finché il Serpeverde scostò da sé il piccoletto e,
asciugandogli le ultime lacrime con il lenzuolo, con un ghigno
divertito disse: “Adesso, però, ti meriti di essere punito!”
“Sì!”
Acconsentì senza proteste il piccino, in realtà contento
di vedere quell'espressione più serena sul viso del biondino.
“Perché ricordi, vero, cos'è che volevo mangiare a colazione stamattina?”
Il bimbo ci pensò su, poi avvampando rispose: “Me, di baci?”
“Esattamente!”
Sogghignò il Serpeverde, facendo arrivare a sé il vassoio con un
incantesimo d'appello. “Ma vista la buona colazione che mi hai
preparato, sarebbe uno spreco non mangiarla. Quindi ti ordino di
imboccarmi ma, per ogni morso, dovrai dare tu a me un bacio.” Fece
adesso di nuovo serio, anche se i suoi occhi stavano ridendo felici. “E
ti comunico che ho tutta l'intenzione di finire ogni cosa.” Aggiunse
ora con un sorriso sornione.
Harry
osservò il vassoio e i tanti dolci da lui cucinati e, immaginando che
da essi ne sarebbero usciti ancora e molti più baci, con un mega
sorriso si adoperò immediatamente ad ubbidire agli ordini.
Adorava le punizioni del suo Principe Draco!
Daphne,
che aveva osservato tutta la scena da uno spiraglio della porta
lasciata aperta, per accertarsi che l'amico non dormisse veramente nudo
e per fermarlo nel caso avesse avuto atteggiamenti poco consoni con il
bambino, a quel punto decise che poteva andarsene, perché ormai
convinta e sicura che non c'era nulla da temere.
Silenziosamente si avviò
alla Sala Comune, ma tra le scale trovò Theo che era venuto a
vedere perché non fosse ancora tornata.
“Daphne, ma che è
successo?” Domandò però apprensivo il ragazzo,
prendendola tra le braccia. “Perché stai piangendo?”
La ragazza, sorpresa, si
sfiorò il viso e si ritrovò le mani bagnate di lacrime,
constatando così che Nott aveva ragione.
“Oh, Theo!”
Riuscì allora a sussurrare a stento tra i singulti.
“È che sono così belli insieme!”
E
dopo un po', mentre le lacrime si facevano più copiose e l'abbraccio di
Theo più forte e comprensivo, la ragazza triste sospirò: “A Draco gli
si spezzerà il cuore quando il piccolo Harry non ci sarà più!”
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Capitolo 21 *** CAPITOLO 21 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 21 EFP
N.A.
Nel caso aveste cominciato a leggere da qui, vi comunico che ho
aggiornato contemporaneamente il cap 20 e 21, quindi vi consiglio di
aprire prima l'altro capitolo! Un abbraccio, Infinity19
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 21
Quando
Draco ed Harry uscirono dalla Sala Comune, insieme ai Serpeverde del
settimo anno, per recarsi a lezione, trovarono ad attenderli Hermione,
Ron e Neville.
“Buongiorno!” Salutarono i tre Grifondoro.
“Ciao!” Ricambiò gioviale il piccino, che contento camminava mano nella mano con il suo Principe.
“Buongiorno!”
Risposero cortesemente al saluto le restanti Serpi, tranne Draco che
infastidito invece se ne uscì: “Ma sempre tra i piedi voi tre?” La
stretta con cui teneva il bambino si fece più forte.
“Beh,
di certo non siamo venuti qui per vedere te, Malfoy! Piuttosto per
sapere perché il piccolo Harry non è salito a colazione stamattina.”
Fece con sguardo battagliero il giovane Weasley, che però perse ogni
sua baldanza nel momento in cui vide disegnarsi un ghigno ferino sul
viso della bionda Serpe.
E
quando il biondino, con estrema soddisfazione, gliene raccontò il
motivo, il rosso Grifondoro imprecò tra sé rimpiangendo di non essersi
fatto gli affaracci suoi, divenendo verde d'invidia perché in sette
anni che si conoscevano a lui, il suo migliore amico, Harry non glieli
aveva mai cucinati i biscotti, figuriamoci poi preparargli la colazione
e portargliela addirittura a letto.
E
mentre i due continuavano a battibeccare tra loro, il piccolo Potty
dall'animo molto sensibile si avvide però di una cosa strana.
“Daphne,
ma hai pianto? I tuoi occhi sembrano tanto tristi!” Il bimbo constatò
sinceramente preoccupato, tanto che la ragazza fu sul punto di
scoppiare a piangere di nuovo, perché quel bambino era davvero
bellissimo e dolcissimo e quella mattina, nelle parole accorate e
disperate di Draco, aveva avuto più che mai chiara la percezione che
non sarebbe rimasto con loro per sempre. E lei non voleva, perché le
sarebbe mancato tantissimo.
Ma la mano che delicata Theo le poggiò su una spalla le diede un grande conforto e le impedì di crollare.
“No,
Potter. Non ti preoccupare. Daphne sta bene, le è solo entrata un po'
di polvere negli occhi.” Nott provò a rassicurare il piccino.
“Davvero?” Domandò poco convinto Harry.
“Sì!” Confermò con un sorriso la ragazza.
“Però ti fa male non
è così?” Il bambino insisté, intuendo che
comunque qualcosa non andava.
“Un pochino sì.” Ammise allora la Greengrass.
“Mmm...” Fece pensieroso il piccoletto. “Ma se ti do un bacino, ti passa?”
“Oh
sì, sono sicura di sì!” Esclamò ora con un ghigno la Serpeverde,
osservando lo sguardo omicida di Draco nell'udire quella proposta.
“Potty,
non ci provare!” Disse infatti possessivo il biondino, prendendoselo in
braccio, per evitare che potesse avvicinarsi all'amica. “Ricordi vero,
di chi sono tutti i tuoi baci?” Chiese poi geloso.
“Tutti tuoi!” Harry
rispose deciso, dandogliene uno sulla guancia avanti ad un Ron
sconvolto e ad un Hermione deliziata.
“Ma
non è giusto Malfoy! Anch'io voglio il mio bacio!” Si lamentò la
Greengrass intendendo che ne voleva uno dal piccolo Harry, ma il
piccino al contrario propose contento, credendo d'aver trovato
un'ottima soluzione: “Oh, ma può dartelo Theo! Proprio come quello di
ieri!”
Al
ricordo del bacio scambiatosi il giorno precedente, nell'ora di Difesa
contro le Arti Oscure, la bionda Serpeverde e il moretto arrossirono
miseramente.
“E
perché proprio Theo, Potter?” Domandò una divertita Bullstrode, curiosa
di conoscere la risposta del piccino, il cui limpido sguardo era capace
di leggere nei cuori delle persone.
“Oh
perché Theo guarda Daphne, proprio come Blaise guarda Neville!” Spiegò
semplicemente Harry, come se la cosa fosse tanto ovvia.
Zabini
e il giovane Paciock, che inconsapevolmente stavano camminando uno di
fianco all'altro, lanciandosi occhiatine furtive e timidi sorrisi, nel
sentirsi nominare sussultarono a vicenda, credendo di essere stati
scoperti.
“E
cioè come un innam...” Proseguì il bambino, la cui frase fu però
interrotta da Theo e Blaise, le cui mani si erano posate
contemporaneamente sulla sua bocca, digrignando entrambi a denti
stretti: “Sta zitto, Potter!”
Ma
il bimbo riuscì a liberarsi da quelle mani, aiutato da un Draco
inviperito coi suoi compagni, e soffermata la sua attenzione su
qualcos'altro, agitato chiese: “Principe! Principe! Cos'è quella
stanza?”
Malfoy
seguì con attenzione la direzione del suo sguardo. “Oh, quella è l'aula
di Pozioni, Potty, il cui insegnante è il professor Piton.”
Il
piccino annuì, ricordandosi perfettamente di quel professore dai neri
vestiti, bui quasi quanto la sua aula, e dagli occhi tristi, triste
proprio come gli sembrava la sua classe priva di sgargianti colori, che
aveva incontrato la mattina precedente nella Sala Comune dei
Serpeverde.
“Comunque la vedrai meglio
più tardi, dato che alle ultime due ore abbiamo anche lezione di
Pozione.” Continuò Draco.
Per
tutto il tragitto poi, prima che i due gruppetti si dividessero, sia i
tre Grifondoro che i Serpeverde gli descrissero un po' il professore, i
primi attaccandolo apertamente i secondi, il Principe soprattutto,
difendendolo dalle calunnie dei rosso-oro.
Harry ascoltò tutto molto
interessato, finché Ron se ne uscì con: “Piton odia
a morte i Grifondoro, quindi sta attento Harry!”
“E
perché mai?” Domandò confuso il bimbo. “Io sono un Serpeverde, mica un
Grifondoro!” Esclamò gongolante, mostrando orgoglioso, per l'ulteriore
infelicità del rossino ma la gioia di Malfoy, il suo stemma verde col
serpente argentato.
“Weasley però potrebbe
aver ragione, Draco.” Rifletté preoccupata la Greengrass.
“Lo sai benissimo anche tu quanto Piton lo detesti. Potrebbe approfittarne per far del male al piccino.”
“Non ti ci mettere anche tu, Daphne! Vi ho detto che Potty non è lui!”
Il biondo Serpeverde sibilò adirato. “E vedrete che lo capirà anche
Severus.” Aggiunse invece sorridendo, ora rassicurante, ad un
piccoletto sempre più perplesso.
Hermione
allora rallentò il passo e afferrò per una manica la divisa di Blaise.
“Zabini, dimmi se devo preoccuparmi o meno. Perché mai Malfoy continua
a ripetere che quel bambino non è Harry Potter?”
Il
moro Serpeverde le sorrise amaramente. “Perché ama a dismisura quel
piccino e non può ammettere di provare lo stesso anche per l'adulto.”
La riccia Grifondoro sbarrò all'inverosimile gli occhi, ricevuta la conferma di quanto già in parte sospettava.
“Comunque
non c'è da temere per il momento: per eliminare la confusione di Draco
stiamo già provvedendo noi. L'unico problema è che ancora non abbiamo
capito il motivo per cui Potter non ricorda nulla di questa storia, né
come fare per fargli tornare la memoria.”
“Già,
neanch'io riesco a darmene una spiegazione, ma credo di avere la
soluzione giusta affinché Harry ricordi.” Hermione affermò con sguardo
deciso. “Se per te va bene, magari più tardi ne possiamo discutere
insieme ai tuoi amici.”
Il
ragazzo la guardò indeciso se fidarsi o meno. “Prima di fare accordi è
meglio che tu sappia però, che il nostro reale scopo è quello di
rendere felice Draco e questo prevede che Potter scelga lui e non la
Weasley.” Blaise volle mettere in chiaro.
“E
il mio desiderio invece è quello di rendere felice Harry.” Disse con
espressione seria la grifoncina. “E io voglio che lui possa scegliere
liberamente la persona giusta per la sua vita futura, con la
consapevolezza però che non c'è solo Ginny, ma anche Malfoy, o chiunque
altro ci tenga veramente a lui e che lo ami al di sopra di ogni altra
cosa.”
Il
Serpeverde ghignò. “A me sta bene!” Disse stendendo la mano alla
Granger in un gesto che sanciva la loro unione per la realizzazione di
quello scopo 'quasi' comune.
“Sta bene anche a me.” Confermò la ragazza stringendo saldamente la mano del moretto.
“Tanto...”
Blaise si espresse sicuro. “... se Potter ricorderà anche solo un
decimo di quanto idiota Draco si sta comportando con quel bambino, non
ho alcun dubbio che sceglierà lui!”
Hermione
non rispose, si limitò semplicemente ad osservare i sorrisi sinceri che
si scambiavano il piccolo Harry e il suo Principe Draco e il suo cuore
le sussurrò dolce che anche lei la pensava esattamente come Zabini.
La prima ora di lezione dei Serpeverde, quel Venerdì mattina, era Trasfigurazione insieme ai Tassorosso.
Quando
la professoressa McGranitt riprese avanti a tutta la classe Draco
Malfoy, perché non le aveva consegnato le due ricerche assegnategli, il
piccolo Harry si sentì in dovere di prendersi le sue responsabilità.
“Nonna
Mc ti prego: non lo sgridare! È tutta colpa mia!” Lo difese con forza.
“Ieri il Principe Draco stava studiando, ma io l'ho distratto
costringendolo a leggermi le fiabe, dato che da solo non ne sono ancora
in grado!” Il piccoletto disse tutto dispiaciuto.
Ma
nell'udire di quel gesto tanto dolce e inaspettato del biondino nei
suoi confronti, le romanticissime Tassorosso sospirarono estasiate, le
Serpi al contrario arrossirono mortificate. Minerva invece sorrise
compiaciuta.
“E
poi mi ha portato in un grande campo pieno di bandiere colorate e mi ha
insegnato a volare sulla scopa.” Il piccino raccontò eccitato. “E oggi
mi ha detto che mi spiegherà anche le regole di un gioco bellissimo,
dal nome difficile, che però fanno solo i maghi e che mi insegnerà poi,
personalmente, a prendere il boccino.” Continuò sempre più emozionato.
I
Serpeverde allora si girarono tutti verso di il giovane Malfoy con
sguardo omicida, i Tassorosso invece se ne innamorarono totalmente,
proclamandolo idolo indiscusso della loro Casa, la professoressa di
Trasfigurazione con estrema soddisfazione, invece di toglierglieli, gli
assegnò al contrario cinquanta punti per, Harry non capì bene, essere
stato la vera causa delle vittorie a Quidditch dei Grifondoro degli
ultimi sette anni.
Draco imbestialito cercò in
tutta l'ora, essendo il più odioso possibile con tutti, di
perdere quei cinquanta punti.
Non fu accontentato.
La
seconda ora era Erbologia con i Corvonero, i quali, dopo aver
constatato il giorno precedente quanto potente fosse la magia di
Malfoy, perché in grado di attraversare incolume la barriera magica
creata dal Salvatore del Mondo Magico, assunsero per tutto il tempo nei
confronti della bionda Serpe un atteggiamento del tutto reverenziale, a
tratti quasi servile.
Il
piccolo Harry, quando invece vide l'immensità e la varietà di fiori che
conteneva la serra della professoressa Sprite, gentile le domandò se
poteva prenderne qualcuno. La donna, avvinta dalla dolcezza del
bambino, gli diede il permesso di raccoglierne quanti ne voleva e di
farsi aiutare dai suoi compagni Serpeverde.
Aiuto
che in effetti era essenziale, dato che gli innocui e bellissimi fiori,
dagli sfavillanti e sgargianti colori, che più attiravano l'attenzione
del piccino, appartenevano quasi sempre a piante velenose e nocive, di
cui era necessario ed indispensabile conoscerne le caratteristiche.
Quando
il bimbo indicò un fiore rosso dall'intenso profumo di fragola, nessuna
Serpe osò però avvicinarglisi perché consapevoli delle proprietà
estremamente orticanti e irritanti delle sue foglie.
“Avanti,
non lamentatevi e continuate a raccogliere i fiori per il mio bouquet.”
Sogghigno sfacciato Draco, che tra i Serpeverde era l'unico a non far
nulla, dato che Harry non poteva sopportare che il suo Principe si
sporcasse le mani di terreno.
“Oh,
ma questi fiori non sono per te!” Il piccino gli disse serioso,
donandogli però una bianca Gardenia che aveva raccolto lui stesso.
“E per chi sarebbero allora?” Domandò geloso il biondino.
Il
bambino rispose un po' rosso in viso, e quando le Serpi udirono a chi
erano destinati quei fiori seguirono successivamente le indicazioni del
piccolo in silenzio e senza più protestare. Persino Draco decise di
dare una mano.
Erano finalmente giunte le ultime due ore di lezione che i Serpeverde avrebbero dovuto condividere con i Grifondoro.
Avrebbero
perché l'ora di Pozioni era già cominciata da cinque minuti, ma, per
l'irritazione e l'indignazione di Piton, in aula erano presenti solo i
rosso-oro.
Quei
mentecatti, indegni di portare lo stemma di Salazar Serpeverde se si
lasciavano abbindolare dalle moine di quel marmocchio, erano in
evidente ritardo.
E
quando fecero finalmente la loro comparsa, con i capelli scarmigliati e
le divise in disordine, il professore assottigliò pericolosamente lo
sguardo.
“Trenta
punti tolti a Serpeverde!” Sibilò mellifluo, andando contro la sua
stessa politica di premiare sempre e comunque i verde-argento. “Cinque
per il ritardo e venticinque perché mi sembrate un branco di
Grifondoro!” Aggiunse con espressione disgustata.
I
rosso-oro non osarono protestare per l'evidente insulto nei loro
confronti, consapevoli che adirato com'era in quel momento, Piton a
loro di punti ne avrebbe tolti invece il triplo.
“E
ora ricomponetevi e andate immediatamente a sedervi ai vostri posti!!!”
Il professore tuonò imperioso, notando la nera capigliatura di Potter
nascosta dietro la divisa di un fin troppo calmo Malfoy.
“Draco
tu dovrai lavorare ad una diversa pozione insieme alla Granger.
Troverai tutto l'occorrente ai primi banchi. Gli altri invece,
seguite
le istruzioni che stanno scritte sulla lavagna!” Ordinò perentorio. “E
il primo che osa fiatare resterà in punizione con me fino a Natale!”
Minacciò infine, dopodiché Severus tornò a lavorare concentrato sulla
complicata e difficile pozione che bolliva sulla sua cattedra.
Nell'aula
scese realmente il silenzio, interrotto solo dai tipici rumori che
producevano i vari strumenti in fase di lavorazione, cosa questa che
però insospettì parecchio il pozionista, il quale si azzardò ad alzare
per un attimo lo sguardo dall'antico libro che stava utilizzando e a
dare un'occhiata in giro per controllare che stesse facendo, o più
probabilmente tramando alle sue spalle, quella piccola peste. Ma tra
gli alunni, e nemmeno vicino a Malfoy, ne trovò alcuna traccia.
Ma
dove diamine si era cacciato quel piccolo impiastro? Non finì neanche
di pensare quella frase che Piton si sentì tirare per la veste.
Abbassò
lo sguardo e si ritrovò a rimirare un fascio di fiori colorati sorretti
da un Potter che... Piton inarcò confuso e allibito un sopracciglio...
che si stava goffamente chinando a lui con il capo.
“Che scherzo è questo,
Potter? E che diamine significano questi fiori?” L'uomo
domandò in tono tagliente.
“Questi
fiori sono un regalo per te!” Il piccino rispose sereno e senza alcuna
paura per l'atteggiamento in apparenza tanto ostile del professore,
perché convinto che quel suo modo di porsi era dovuto unicamente
all'eccessiva timidezza tipica di tutti i Serpeverde. “Con la speranza
che con i loro brillanti e vivaci colori e il loro dolce profumo tu
possa provare tanta gioia e allegria.”
Il
bimbo sorrise luminoso e Piton, più che dal colore dei fiori, rimase
completamente abbagliato dal verde smeraldo dei suoi occhi... gli stessi di Lily.
Severus
fu costretto a distogliere lo sguardo. “Gioia? Allegria? Potter! Ma lo
sai io chi sono?” Digrignò tra i denti, convinto che probabilmente
nessuno glielo avesse spiegato: in quel caso infatti, avrebbe
provveduto personalmente e non nel migliore dei modi.
“Sì!
Sì!” Harry rispose sicuro, tornando in posizione retta. “Tu sei il Capo
indiscusso di tutti i Serpeverde e tutti loro ti devono ubbidire,
persino il Principe Draco!” Piton aggrottò le sopracciglia. Ok, forse
sapeva chi era, ma allora perché quel bambino non era per nulla
intimorito da lui?
“Tu
sei il nemico numero uno dei Grifondoro, che hanno tutti un'immensa
paura di te! Neville ad esempio, solo al sentirti nominare, trema
tutto!” Piton non resistette e, con un ghigno compiaciuto, lanciò il
suo sguardo più torvo verso Paciock, il quale, quando incrociò i suoi
occhi, fu sul punto di svenire.
“Ron invece pensa che sei ingiusto e crudele e che le tue punizioni sono le più spietate e cattive di tutte.”
Il
rosso Grifondoro sbiancò, già immaginando la sicura vendetta di Piton
che da quelle parole sarebbe seguita, e atterrito gemette: “Harry, ma
da che parte stai?”
“Però
in realtà ti rispettano e ti stimano molto. Hermione infatti ritiene
che, nonostante i tuoi capelli unti e la faccia da pipistrello, tu sia
un ottimo e capace professore.” Harry continuò, dimostrando vero quel
detto babbano che diceva che i bimbi sono la bocca della verità. La
Granger si pentì amaramente di essersene completamente dimenticata
quella mattina, quando lei e i suoi amici gli avevano descritto il
professore di Pozioni.
Severus invece sogghignò: stranamente, e succedeva raramente, si stava sinceramente divertendo.
Appuntandosi
quindi mentalmente di farla pagare al più presto ai quei presuntuosi
Grifondoro, con espressione, adesso per nulla contrariata, invitò poi
la piccola peste a continuare con la sua descrizione.
“Tu
sei il professore di Pozioni e i sotterranei sono il tuo regno, su cui
governi incontrastato.” Il viso del pozionista era sempre più
compiaciuto e soddisfatto.
“Tu
sei un combattente valoroso che ha difeso, in una lunga e ingiusta
guerra, a rischio della vita e tanta sofferenza, le persone buone da
un mago cattivissimo.” Il bimbo concitato riportò quanto, in poche
parole, gli avevano raccontato Daphne e Theo.
“E poi sei il padrino del
Principe Draco, che ti vuole tanto bene e che ti difende sempre quando
qualcuno parla male di te.”
Piton ormai non stava più sorridendo e il suo volto era tornato di nuovo serio, mentre al centro del petto qualcosa,
di cui da tempo aveva dimenticato l'esistenza, cominciò a dar
segni di vita, iniziando a battere sempre più forte.
“Tu sei Severus Piton... il Re dei Serpeverde!” Concluse il piccino con orgoglio, ripetendo l'inchino con il capo.
Severus
a quell'ultima e inaspettata affermazione ci rimase totalmente di sasso
e per la prima volta in vita sua non seppe come replicare.
Il
suo sguardo esterrefatto e scioccato si posò allora su Malfoy e gli
altri verde-argento e, per la sua enorme sorpresa, trovò che anche
tutti loro si stavano inchinando con il capo a lui, riconoscendo come
vere le parole di quel bambino.
Piton
non lo immaginava, ma da quel momento in poi fino al suo ultimo giorno
di scuola, e di vita, tutti i Serpeverde avrebbero continuato a
salutarlo così, legittimando in quel modo, ad Hogwarts e a tutto il
mondo magico, il riconoscimento che gli aveva attribuito il valoroso e
prode eroe, Harry Potter.
“Visto che sapevo chi sei, Re Severus?”
Il bambino fece infine gongolante, con un candido e genuino sorriso.
“Adesso, allora li accetti i miei fiori?” Chiese però incerto e con lo
sguardo supplice.
Piton glieli strappò
praticamente di mano, sibilando minaccioso: “Ora, però:
SPARISCI POTTER!!!”
Ma fu invece con estrema delicatezza e attenzione che li posò poi in una boccetta vuota, che utilizzò come vaso.
Draco
giurò d'aver intravisto per un attimo le, di solito pallide ed
inespressive, guance del suo padrino, tingersi di un tenue rosa.
E
quella fu l'ennesima riprova che il suo piccolo Potty non era Harry
Potter, ma al contrario un bellissimo Angelo, capace di compiere dei
veri e propri miracoli, venuto dal cielo per restare per sempre con
lui...
Il piccino glielo aveva promesso...
Il biondino sfiorò con
delicatezza i bianchi petali della Gardenia che aveva appuntato dove
prima c'era stato il suo stemma...
Sì... per sempre insieme...
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Capitolo 22 *** CAPITOLO 22 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 22 Efp
N.A.:
Avevo giurato che avrei terminato questa storia ed eccomi qui che mi
accingo a mantenere la promessa postando un nuovo capitolo…
Mi dispiace solo che abbiate dovuto aspettare così tanto per
questo aggiornamento, ma vi assicuro che di motivi ne ho avuti, tanti e
anche difficili e dolorosi da affrontare, però non mi sono
arresa, anche se ammetto che la tentazione in alcuni momenti è
stata forte, e ho scritto quest’ennesimo capitolo che spero vi
piaccia…
La dedico a tutti voi, che dopo più di due anni di assenza,
state ora leggendo queste mie parole, che comunque non potranno mai
esprimere abbastanza le scuse che vi devo per avervi fatto attendere
così tanto tempo… a voi che mi avete sostenuto in questi
momenti difficili ridonandomi la voglia, con le vostre richieste, a
continuare… a voi, che come me amate il piccolo Harry e il suo
principe Draco…
Buona lettura e grazie di cuore!
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 22
Il piccolo Harry si allontanò dalla cattedra convintissimo che
avrebbe passato le restanti due ore di lezione accanto al suo Principe,
prospettiva questa che nel pensiero del piccino era naturale e quasi
scontata, quindi fu con un misto di disappunto e dispiacere che dovette
invece constatare che per questa volta proprio non era possibile: il
bel Serpeverde infatti aveva da un lato Hermione e dall'altro la
parete. L'unico modo che avrebbe avuto per potergli restare vicino era
unicamente sederglisi in braccio, opportunità che però il
bimbo scartò immediatamente in quanto non voleva essergli causa
di distrazione per quel lavoro di massima importanza che gli aveva
affidato Re Severus.
Il bambino perciò non riuscì proprio ad evitare di metter
su un faccino davvero abbattuto e imbronciato, broncio che si
trasformò poco dopo in vero e proprio sconforto, quando
notò che l’unico sgabello libero era in fondo
all’aula vicino a Ron il Grifondoro, in un posto davvero tanto
lontano dal suo Principe, che sedeva invece al primo banco, e
diametralmente opposto a dove stavano lavorando i suoi nuovi amici
Serpeverde.
Il piccino avvilito sbuffò contrariato ma non si perse
d’animo, piuttosto scrutò con attenzione l’intera
classe alla ricerca di una scappatoia, dato che lui, tranne che con
Neville che però aveva già un compagno di banco, proprio
e per nessun motivo voleva trattenersi più del dovuto con i
nemici del Principe: in special modo e soprattutto col rosso
Grifondoro, che il giorno prima aveva tentato più volte di
allontanarlo dai verde-argento.
Il suo sguardo si posò infine e di nuovo sulla cattedra e qui si
fermò, perché fulminato da una fantastica idea.
Draco nel frattempo, che era intento a tagliare minuziosamente le radici dell’Artiglio del Diavolo,
una pianta africana dall’uso prettamente per pozioni
antidolorifiche, incuriosito del perché il bambino non fosse
ancora tra le sue braccia, alzò il capo e lo vide con lo sguardo
rivolto verso Piton e un sorriso birichino sul viso. Quando i loro
occhi finalmente si incontrarono gli sorrise e gli indicò con un
gesto delle mani di andarsi a sedere sulle sue ginocchia, ma il bimbo
scosse il capo in segno di diniego e, seppur ricambiando il suo
sorriso, si diresse invece risoluto verso Weasley.
Malfoy assottigliò allora pericolosamente lo sguardo e
l’espressione sul suo volto si fece sempre più scura e
furente per ogni passo che il bambino faceva verso il Grifondoro, e la
causa non era la gelosia, almeno non solo quella, ma la consapevolezza,
che spontanea gli stava nascendo dentro, che fosse normale e naturale che Potty andasse da Weasley… perché era il suo migliore amico!
Infine il suo cuore sembrò dolorosamente fermarglisi nel petto
quando udì il piccolo Potty chiedere gentile se poteva usare lo
sgabello libero accanto al rossino… il suo
sgabello… e Weasley rispondere con soddisfazione e
compiacimento: “Ma certo Harry che puoi sederti qui, d'altronde
questo è il tuo posto, no?”
Dalle labbra di Draco uscì fievole ma sconvolta la domanda: “Potter?!”
E da quel momento in poi la bionda Serpe non riuscì a capire
più niente, né a concentrarsi su ciò che gli era
intorno, né persino a comprendere il senso o dare un significato
alle istruzioni sulla pozione che dovevano preparare lui e la Granger,
talmente scosso e turbato lo aveva lasciato quella subitanea
realizzazione. Realizzazione che ancora una volta, in una strenua lotta
tra le paure del cuore e la logica impugnabile della ragione, Draco
provò a negare: il suo dolcissimo Potty e l’odiato Potter
non potevano essere la stessa persona.
Il Serpeverde comunque, ormai completamente distratto dalla sua
battaglia interiore, non udì la replica risentita, quasi offesa,
del bambino: “Ma io non voglio sedermi qui! A me serve solo lo
sgabello.” Volle esser chiaro, allorché Ron, confuso e un
tantino ferito, gli disse che poteva prendersi tutto ciò che
desiderava.
“Grazie.” Harry disse adesso più cortese prima di
sollevare lo sgabello e dirigersi verso la cattedra. “E poi io
non ci voglio stare vicino ai Grifondoro cattivi che trattano male il
mio Principe Draco, che invece è tanto dolce e buono.”
Aggiunse piccato, facendo sorgere un ghigno sui volti dei Serpeverde e
lo sconforto su quello dei rosso-oro.
“Andrò piuttosto a sedermi vicino a Re Severus, che
è una persona tanto gentile e simpatica!” Concluse infine,
senza alcun ironia od ombra sul viso che stesse scherzando, e
sconvolgendo adesso l’intera classe, professore incluso.
Piton infatti, strabuzzò esterrefatto gli occhi e solo per poco non rovesciò l’intera boccetta di Essenza di Fior di Loto
che stringeva tra le dita nel calderone a cui stava lavorando,
rischiando così di rovinarne il contenuto. Ma la sorpresa non
durò che pochi istanti, il suo viso infatti riassunse
immediatamente la sua espressione più truce e minacciosa e le
sue palpebre si socchiusero a fessura, nella speranza che guardandolo
in faccia quel piccolo impiastro si fosse pietrificato dalla paura,
desiderando piuttosto di sparire sul serio dalla sua vista come poco
prima gli aveva suggerito.
Ma niente, il bambino non sembrò minimamente turbarsi o
spaventarsi mentre, incurante del potenziale pericolo che stava
correndo, si avvicinava a lui con passo tranquillo ed espressione
serena.
E figuriamoci, pensò sempre più nervoso il pozionista,
tipico di Potter, che non smentiva mai, piccolo o grande che fosse, di
mostrarsi arrogante e sfrontato proprio come il suo degno presuntuoso e
tronfio padre.
Ma non fu a James Potter che Piton pensò quando il piccino
accostò lo sgabello alla cattedra e vi si sedette sopra sicuro,
appoggiando i gomiti sul banco e il viso tra le mani e rivolgendogli un
caldo e radioso sorriso in cambio, o quando, quasi a giustificarsi
della sua presenza lì, il piccolo Potter chiese dolcemente:
“Posso restare qui con te, vero Re Severus? Così…
così non do fastidio a nessuno!” I suoi occhi limpidi
privi di ogni traccia di disprezzo o di quell’odio che tante
volte aveva fomentato lui stesso in quei sette anni.
No, in quel momento la sua mente non riusciva proprio e per niente a
paragonare quel bambino all’odiato Grifondoro, che aveva reso un
inferno la sua adolescenza ad Hogwarts prima e la sua giovinezza dopo,
quando fuori da quelle mura gli aveva rubato per sempre ciò che
di più prezioso aveva il suo cuore.
Quel bambino lo guardava con la stessa dolcezza e mite benevolenza che
tante volte gli avevano rivolto i bellissimi occhi di Lily.
E per la prima volta da che lo aveva incontrato, Severus pensò davvero che Harry Potter assomigliasse a sua madre.
Pensiero questo che lo sconvolse profondamente ma che si disse,
ritrovata la lucidità dopo un profondo respiro, dovuto
all’odore intossicante di quegli stupidi fiori che gli stavano
sicuramente annebbiando il cervello con i loro profumi che, ci
scommetteva, avevano proprietà allucinogene.
Più tardi, magari a fine lezione quando tutti fossero andati a pranzo, li avrebbe bruciati.
Anzi, rifletté maligno, perché diavolo non lo aveva già fatto? O non lo faceva adesso?
Bastava un semplice tocco di bacchetta, un po’ di fuoco, e di
quei fiori sarebbe rimasto unicamente un mucchietto di cenere e il loro
ricordo sarebbe scomparso insieme al dissolversi del fumo. E
così, Piton ghignò, avrebbe dimostrato a quella piccola
piaga che lui non era affatto né buono né simpatico.
Figuriamoci!
Ma una strana sensazione, un rimorso per qualcosa che non aveva neanche
nemmeno ancora fatto, gli procurò una fitta al petto
mostrandogli il viso addolorato del bambino se avesse compiuto quel
gesto tanto… crudele!
E qual’era il problema adesso? Si domandò sempre
più turbato. Lui era crudele, lo era sempre stato, e adorava da
impazzire far soffrire e umiliare Potter, e quando ci riusciva provava
una soddisfazione e un compiacimento davvero sconfinato. Ma soprattutto
lui della parola rimorso non conosceva nemmeno il significato, o
meglio, sicuramente non quando si trattava del ragazzo sfortunatamente
sopravvissuto, ora disgraziatamente eroe del mondo Magico! E allora
cos’era quel malessere che stava provando forte all’altezza
del cuore?
Piton guardò con sospetto e diffidenza il bambino, che stava
aspettando ancora una sua risposta, convinto di trovarlo a stringere la
bacchetta con cui, in qualche modo, doveva averlo stregato e confuso,
ma le due manine erano posate sul piano ligneo della sua cattedra e al
loro interno non contenevano alcunché.
Il professore si ripeté allora che l’unica causa dei suoi
assurdi pensieri dovevano essere i fiori, che avrebbe bruciato…
ma non adesso!... e assolutamente non la calda luce smeraldina che
finalmente, dopo tanti anni di buio, era ritornata di nuovo ad
illuminarlo e a riscaldargli l’anima.
E per dimostrarlo avvicinò il viso a quello del piccino e
sibilò: “Bene! Ma non credere di poter con questo dar
fastidio a me. Ci siamo capiti bene, Potter? Altrimenti scoprirai a
caro prezzo quanto Weasley e Paciock abbiano ragione ad essere
terrorizzati da me e dalle mie punizioni.”
Piton ci mise tutta la cattiveria possibile nella sua minaccia e vide
che in molti si irrigidirono alle sue parole, che sapevano vere, e
alcuni, per l’esattezza Weasley e… la Greengrass?...
strinsero con forza le proprie bacchette, decisi probabilmente ad
usargliele contro in caso avesse fatto del male al bambino.
La Parkinson invece aveva un’espressione selvaggia e feroce nello
sguardo, che chiaro esprimeva quanto grande fosse il suo desiderio di
vederlo punire nel modo più atroce possibile Potter. Sguardo,
indirizzato al piccino, che aveva un ché di pericoloso e
maligno. Mmm… Severus si rammentò seccato
dell’ulteriore compito affidatogli dal preside.
Malfoy al contrario aveva lo sguardo basso e sembrava del tutto
disinteressato a quanto stava accadendo nell’aula. Sul suo volto
però c’erano tracce di profondo turbamento, misto a rabbia
e dolore. Emozioni che, il professore immaginava, il suo figlioccio
avrebbe provato con sempre più forza e maggiore intensità
nei giorni avvenire.
L’unica che sembrava completamente indifferente alle sue minacce
era Hermione Granger che, come aveva previsto, era concentrata
piuttosto a scoprire cos’era la sconosciuta pozione che stava
bollendo sulla sua cattedra. Eventualità impossibile però
perché, a meno che non ne avesse letto o sentito il nome, il
libro su cui ne era scritta la preparazione era al momento tra le sue
mani e quindi fuori dalla sua portata, e il pozionista avrebbe fatto in
modo che restasse tale per il restante tempo della sua lezione.
Naturalmente Piton rimase del tutto spiazzato, ancora una volta, dalla reazione del bambino.
Il piccolo Harry infatti, per niente spaventato… dannatissimo
coraggio Grifondoro!… aveva annuito in segno d’assenso
alle sue parole e poi, vista la vicinanza tra loro, con cipiglio
curioso aveva affondato le sue manine tra i neri capelli del professore.
L’intera classe raggelò per la paura di quanto, tutti
immaginavano, sarebbe successo entro poco e persino Draco alzò
il capo dando segni di essere finalmente tornato in sé.
Severus non si mosse, impietrito per la sorpresa, mentre le dita del
piccino continuavano ad accarezzare e massaggiare gentilmente la sua
cute.
Finché Harry borbottò indispettito: “Hermione ha
torto! I tuoi capelli non sono affatto unti, ma anzi tanto morbidi e
lisci.” Poi gli si avvicinò sempre più e lo
annusò un paio di volte.
Piton cominciò a tremare, ma non per la collera.
Quando il bimbo si allontanò di nuovo, sorridendogli compiaciuto
riprese: “E poi non puzzi nemmeno! Hai un così buon
profumo!” Esclamò contento, dopodiché prese le
ciocche che gli pendevano a destra e a sinistra del suo volto e le
alzò ai lati del suo capo scoppiando in una buffa risata.
“Anche se così sembri davvero un pipistrello!”
Piton assunse una strana colorazione tra il verdognolo e il grigiastro
mentre i volti dei suoi studenti, questa volta nessuno escluso, si
dipinsero letteralmente di viola, mentre provavano in tutti i modi a
trattenersi.
“Il primo che ride, giuro che lo Crucio!” Digrignò
tra i denti Piton e in molti tremando per lo sforzo si ritrovarono a
piangere, Seamus rischiò invece di soffocare non riuscendo a
respirare.
“E tu Potter, considerati in punizione con me fino alla fine dei
tuoi giorni! E toglimi immediatamente le mani dai capelli!”
Sibilò inviperito e il bambino ubbidì solo che per fare
in fretta, come gli era stato ordinato, gliene tirò un po’
e il professore questa volta si fece di brace per il dolore.
“Scusa! Scusa, Re Severus! Non l’ho fatto a posta!” Piton a quel punto non ci avrebbe giurato.
“Però non ti devi arrabbiare! Io volevo solo farti dei
complimenti! Beh, anche se…” Il piccino ammise adesso
imbarazzato. “… quello del pipistrello non lo era!
Però era per dirti che secondo me sei una persona incompresa!
È per questo che i Grifondoro pensano tutti male di te!
Forse…” Harry meditò attentamente. “…
se cambiassi un po’ aspetto… ma hai solo vestiti
neri?” Domandò pensieroso e poi si illuminò.
“Sì, sono sicuro che piaceresti di più se
indossassi qualcosa di più colorato… magari verde? E poi
per evitare che offendano ancora i tuoi capelli potresti mettere un bel
cappello simpatico…”
“… con sopra un avvoltoio impagliato, una borsetta rossa e
poi sarebbe perfetto!” Finnigan concluse non resistendo
più e scoppiando in una fragorosa risata, contagiando i suoi
compagni di Casa e provocando il sogghigno in alcuni Serpeverde, mentre
il pensiero di tutti andava al molliccio che al terzo anno si era
trasformato in un Piton con indosso i vestiti della nonna di Neville.
Severus si sentì inondare da una collera e da un senso di
umiliazione che non provava dai tempi della scuola quando, ancora
studente, veniva costantemente preso in giro e messo in ridicolo da
Potter e dai suoi arroganti e odiosi amici, di cui quel piccolo
moccioso sembrava a tutti gli effetti aver ereditato l’insolenza
e la presunzione. Si era ripromesso ormai da tempo però che una
cosa del genere non sarebbe più accaduta e furente
afferrò la bacchetta, deciso a punire severamente il bambino e
tutti quelli che lo stavano deridendo.
Ma prima di agire, avvenne qualcosa che gli ricordò come si
concludevano sempre, ogni singola volta, gli scherzi a suo danno
provocati da Potter, Black, Lupin e l’insulso Minus.
Il piccolo Harry si alzò sullo sgabello e guardò con odio
cocente tutti quelli che ancora ridevano e, con le lacrime agli occhi
per la rabbia, gridò: “SMETTETELA DI RIDERE!!! Non
c’è proprio niente di divertente! Siete davvero tanto
cattivi e crudeli se prendete in giro Re Severus! Non vi ha fatto
niente di male!” E poi incrociando le braccia, furente
continuò: “Fa proprio bene a mettervi in punizione
allora!”
La bella Lily correva sempre in suo soccorso per difenderlo, proprio come adesso suo figlio!
I Grifondoro ammutolirono di colpo, pentiti e colpiti dalle parole del
bambino. Draco, che non aveva affatto sorriso alla battuta di Finnegan,
fulminò con lo sguardo Tiger, Goyle e la Buldstrode che al
contrario avevano osato sghignazzare e poi rivolse un’espressione
compiaciuta in direzione del suo padrino, in attesa di osservare quale
sarebbe stata la sua prossima mossa nei confronti dell’innocente
candore e ardore del suo piccolo Potty.
Piton inarcò gelido un sopracciglio, mentre al contrario un
tenue calore si diffondeva nel suo petto e cancellava come per magia
ogni traccia di collera provata fino a qualche istante prima, e
mellifluo, ma decisamente con tono beffardo e non serio, disse al
bambino: “Davvero ammirevole da parte tua, Potter, incolpare
altri di qualcosa che è cominciato da te! Dovresti essere tu il
primo che dovrei punire!”
“Ah!” Esclamò sinceramente dispiaciuto Harry.
“Ma io non volevo offenderti! Lo giuro!!! Però se pensi
che devo essere punito, allora va bene.” Aggiunse con tono
dimesso e sguardo abbattuto.
Piton vacillò insicuro per qualche istante, mentre osservava
quel ragazzino, che gli aveva dato filo da torcere dal primo giorno che
si erano incontrati, adesso così docile e remissivo.
Ma era davvero Potter? Si domandò sconcertato all’improvviso.
“Sì, lo penso davvero.” Ghignò: non
riuscì proprio ad evitarlo. “Levicorpus.” E il
piccolo Potter si ritrovò capovolto e sollevato a
mezz’aria, appeso per una caviglia.
Hermione e Daphne si alzarono da posto, sconvolte. “Professore!!!”
Draco invece non si scompose minimamente: immaginava già cosa avrebbe detto il bambino. E infatti…
“Oh, ma è tanto divertente!” Rise di cuore il
piccino, mentre sempre più rosso per il sangue che gli stava
scendendo alla testa, guardava divertito il mondo sottosopra e salutava
gioioso il suo Principe.
“A quanto sembra!” Disse seccato Severus, assottigliando le
palpebre. “Una punizione non dovrebbe essere piacevole, Potter!
Altrimenti non è affatto una punizione. Magari dovrei usare il
Sectumsempra!” Ponderò fintamente convinto il professore
fra sé, compiacendosi invero dell’indignazione e dello
spavento comparsi sui volti dei suoi alunni. Non di tutti però:
almeno non di Draco, o della Parkinson e naturalmente...
“Sì! Sì! Fallo, Re Severus! Voglio vedere che cosa
fa.” Chiese davvero eccitato il fanciullo, curioso di scoprire
una nuova magia.
E il ghigno di Piton inevitabilmente si allargò, e non
perché stesse seriamente considerando di accontentarlo e di
approfittare quindi di quella irripetibile occasione per farla
finalmente pagare all’odioso Grifondoro… ok, in
realtà per un attimo la tentazione lo aveva sfiorato… ma
piuttosto perché Severus capì, con suo sommo orrore
nell’stante in cui se ne rese conto, che quel piccoletto stava cominciando seriamente a piacergli…
Maledizione! Doveva ricorrere al riparo, prima che ce ne andasse di
mezzo la sua salute mentale e facesse la stessa stomachevole fine di
quell’idiota del suo figlioccio.
“Non temere Potter. Più tardi, con mio sommo piacere,
vedrò di accontentarti!” Soffiò acido, scandendo
lentamente ogni sillaba, quasi quella fosse una dolce promessa.
In cambio il piccolo Harry gli restituì uno sguardo ricolmo di
aspettativa e fiduciosa speranza, sotto il quale Severus, sempre
più frustrato, provò l’impellente e improvviso
desiderio di fuggire dalla sua aula e nascondersi nei meandri
più bui del castello, per impedire a quegli occhi verde
brillante di fargli ancora del male. Percepiva infatti, che qualcosa
dentro di lui si stava irreparabilmente spezzando e non si sentiva per
nulla pronto ad affrontarne le conseguenze.
Fu con una certa stizza allora che liberò Potter
dall’incantesimo, obbligandolo a sedersi sullo sgabello e
intimandolo a non aprire più bocca, e che si occupò poi
di riportare ordine e silenzio nell’aula, provvedendo
immancabilmente, con espressione dura e inflessibile, a dare le giuste
punizioni a Finnegan e a chi lo aveva deriso, e ottenendo inoltre, con
suo enorme disappunto e qualcos’altro dalla natura decisamente del tutto opposta, l’approvazione ghignante dell’irritante marmocchio.
Ma il silenzio non durò che pochi minuti e a interromperlo fu
proprio il professore che non riuscì più a sopportare e a
reggere oltre l’espressione adesso piena di ammirazione e
meraviglia con cui lo stava guardando il piccino, che attento e pieno
di accesa curiosità osservava ogni suo gesto mentre lavorava
alla sua pozione.
Con quella stessa stupita espressione
che tanto tempo addietro, quando piccolo lo era stato lui, Severus
aveva visto nello sguardo di una bambina dai fulgidi capelli rossi, nel
momento in cui le aveva rivelato di essere una strega e le aveva
svelato i segreti del Mondo Magico.
Ancora una volta quel bambino gli aveva portato alla mente i ricordi più dolci del suo passato, con quegli occhi
che erano sempre stati la sua unica e più grande debolezza,
perché i soli, nella sua intera vita, che erano riusciti a
penetrare nelle profondità celate e oscure del suo animo e
accendervi l’ardente e impetuoso fuoco dell’A…
Cosa che decisamente, rifletté adesso veramente inorridito e
sgomento Piton per l’ennesima pazzia prodotta dalla sua mente
ormai del tutto andata… non c’erano infatti altre
spiegazioni per un pensiero del genere… non sarebbe certo
accaduta di nuovo con quel piccolo… piccolo… non
riuscì a trovare aggettivi abbastanza sgradevoli e
offensivi… Potter!
“Immagino tu non abbia mai visto una pozione prima d’ora,
giusto Potter? Che c’è? Desideroso di sfidare la sorte e
assaggiarne una?” Strascicò con fare invitante, prendendo
un mestolo e riempiendolo della sostanza nera melmosa che bolliva nel
suo calderone e mettendoglielo poi avanti alla bocca in una chiara
sfida a berlo.
Harry osservò sospettoso la sostanza e poi rivolse al professore
un piccolo ghigno. “Naaa!” Rifiutò con fare saputo,
quasi a dirgli che lo sapeva che stava solo scherzando e che non voleva
fargliela bere per davvero.
Piton, per tutta risposta, non poté evitare allora di metter su
una faccia delusa e contrariata, quando dovette riversare di nuovo il
contenuto del mestolo nel pentolone. “Peccato! Ma
c’è tempo.” Borbottò però piano tra
sé.
“Pensavo solo che sei davvero tanto bravo, sai Re Severus!”
Esclamò convinto e sincero il bambino. “Perché
quella pozione deve esser tanto difficile, non è
così?” E poi, osservando concentrato le pagine aperte
dell’antico tomo che era posato sulla cattedra e su cui erano
riportate le istruzioni, sbuffò contrariato: “Io qui non
ci capisco proprio niente!” Cercò di spiegarsi meglio,
lanciando al professore uno sguardo fiero e orgoglioso, perché
lui al contrario ci riusciva.
“Cosa che non mi sorprende affatto, Potter!” Sbottò
ironico l’insegnate, deciso a negare a tutti i costi di aver
apprezzato l’ennesimo complimento ricevuto dal moccioso.
“Mi sarei meravigliato piuttosto del contrario.” Aggiunse
malevolo nel chiaro intento di offendere il bambino, cosa che in
effetti avvenne e che no, non lo rese per nulla
soddisfatto.
La luce negli occhi del piccino infatti si offuscò e Piton sentì di nuovo i sensi di colpa divorargli lo stomaco.
“Anche zia Petunia dice sempre che sono troppo idiota per capire qualsiasi cosa.” Il piccolo ammise tristemente.
“Beh, tua zia ha la stessa intelligenza di una caccola di un
Troll di montagna, Potter! Quindi, fossi in te, non farei alcun
affidamento su quello che dice o non dice.” Ringhiò
adirato Piton, fomentato dall’antico rancore che aveva sempre
provato per quell’odiosa babbana dal viso cavallino e
ritrovandosi però, inconsapevolmente, a difendere Harry.
“E questo è latino!” Concluse indicando le parole
scritte sul libro e rincuorando così… maledicendosi
subito dopo averlo fatto… il piccino, che gli dedicò il
suo sorriso più grato.
Non registrò comunque che gli studenti delle due Case avevano
osservato preoccupati quello scambio di battute, ma che adesso ne erano
rimasti talmente shoccati che alcuni faticavano ancora a credere a
ciò che avevano appena visto.
Draco invece aveva sentito il suo cuore farsi sempre più
leggero, per quanto percepiva ancora che la pesante zavorra del dubbio
non lo aveva abbandonato del tutto.
“Oh, allora Ob-li-v-io A-ni… ani-ma-e…”
Lesse incerto la parte iniziale in neretto, quella che il bimbo
pensò essere il titolo della pagina. “… è
latino come Cor Serpentis? Quindi è normale che non lo capivo,
no?” Constatò candidamente fra sé il piccino, senza
minimamente immaginare che aveva appena pronunciato il nome della
pozione che, destinata a lui, avrebbe cambiato il suo intero futuro.
Severus chiuse di botto il libro e imprecò mentalmente contro
Salazar, Morgana e chiunque altro mago oscuro conoscesse, per la sua
disattenzione… il marmocchio gliela aveva fatta di nuovo…
mentre la Granger, che solo questo stava aspettando, assunse
un’espressione di puro, raggiante trionfo. Sempre più
esasperato, Piton si trattenne a stento dal realizzare poi il fervente
desiderio, che sentiva sempre più forte, di ammazzare
all’istante quel piccolo impiastro, rimpiangendo amaramente di
aver impedito in tutti quegli anni che lo facesse invece il Signore
Oscuro.
Il piccolo comunque, che non badò affatto al gesto stizzito del
professore, abbandonò qualsiasi interesse avuto fino a quel
momento sul libro, per lui intraducibile, e spostò piuttosto la
sua attenzione sui vari ingredienti che circondavano il calderone, che
ritenne non aver per nulla un aspetto rassicurante: tra quelle boccette
ce ne doveva essere sicuramente qualcuna dalle proprietà
altamente nocive.
E vinto dalla sua innata curiosità, quindi domandò a
chiara voce: “Re Severus, questa pozione è anche tanto
pericolosa, vero?”
Piton lo squadrò da capo a piedi, truce. “Mortale,
Potter!” Mentì con tutto l’astio che sentiva in
corpo. “Una sola goccia e di chi la beve non rimarrà
neanche il ricordo.” E in senso lato, questa non era neanche
tanto una bugia.
Ma nessuno, in realtà nemmeno Hermione, che però era
decisa a scoprirlo entro breve per quanto dal nome se ne era già
fatta un’idea, aveva mai sentito nominare prima quella pozione o
ne conosceva gli effetti.
Il bambino però sorrise per nulla intimorito. “Oh! E la
userai contro i Grifondoro cattivi?” Chiese divertito
indirizzando uno sguardo torvo verso Seamus e Ron, che impallidirono
preoccupati mentre le Serpi ghignarono di gusto.
“Mmm… probabile!” Replicò aspro Severus,
incrociando lo sguardo della Granger. “Ma potrei usarla anche per
dare una lezione a piccoli Serpeverde ficcanaso!”
Disse ora, rivolgendosi direttamente al piccino e accorgendosi troppo
tardi di aver ammesso all’intera classe, ma soprattutto a se
stesso, di riconoscere il piccolo Harry Potter come appartenente della
Casa verde-argento.
Dannazione!
Il bimbo, che non comprese la portata di quell’involontaria
ammissione, giurò allora di fare il buono e con un sorriso
smagliante si propose piuttosto di dargli una mano. Ma Piton, che non
reggeva più la sua vicinanza, i suoi sdolcinati sorrisi e quegli
occhi così pieni di buoni sentimenti con cui continuava a
guardarlo… lo facevano sentire strano, come ormai da anni non
gli era più capitato… gli ordinò invece di
togliersi dai piedi, perché la sua presenza lo distraeva, e di
sedersi buono in un angolo della stanza senza proferir più
parola fino a quando la lezione non fosse terminata.
Harry protestando un pochino lo accontentò, ma quando
posò lo sgabello dove gli era stato indicato, e cioè
vicino ad un armadio su cui giacevano tante boccette ripiene di diverse
pozioni dagli svariati colori, non si lamentò più,
perché da dove stava scoprì di avere una visuale
privilegiata per poter guardare tranquillo e indisturbato il suo
Principe lavorare.
Cosa che fece con gioia, almeno finché il suo sguardo non fu
calamitato in alto su un piccolo arcobaleno scintillante, che
d’impulso decise di toccare con mano.
Severus che era stato nervoso per tutto il tempo in cui il bambino gli
era stato accanto, percepì che averlo allontanato non aveva
affatto cambiato la spiacevole sensazione, semmai l’aveva
peggiorata aggiungendovi un senso di irrequietezza e apprensione.
Presentimenti che trovarono la loro conferma nel momento in cui si
voltò per osservare cosa stesse facendo e lo trovò che si
era letteralmente arrampicato sugli scaffali dell’armadio delle
pozioni per afferrare qualcosa e che, se non era ancora rovinato a
terra, era unicamente perché teneva la punta di un piede
poggiato sullo sgabello. Sgabello che stava traballando pericolosamente
e che sembrava in procinto di abbattersi entro poco, portando con
sé quel piccolo incosciente.
E se questo non accadde fu solo perché Piton, istintivamente, appellò il bambino tra le sue braccia.
Irritato uno e mortificato l’altro per il disastro provocato,
osservarono poi lo sgabello per l’appunto cadere e sciogliersi
per effetto del contenuto di alcune ampolle che gli si erano infrante
sopra.
“Ops!” Esclamò, ora seriamente preoccupato il piccino.
“Ops? Questo è tutto quello che sai dire Potter? Cosa,
diamine, ti credevi di fare?” Tuonò adirato Piton.
Harry adesso si spaventò sul serio e abbassò il capo
affranto. “Scusa Re Severus! Io… io volevo solo toccare
l’arcobaleno.”
“L’arc… Cosa?”
Il bimbo gli mostrò cos’è che stringeva tra le
mani: una pozione trasparente che brillava con appunto i sette colori
dell’arcobaleno.
Piton gliela prese stranamente gentile dalle mani, la osservò
attentamente e poi guardò pensoso la mistura che bolliva sulla
cattedra: gli stava venendo in mente una strana idea.
“È proprio tanto bella. Ma che cos’è?” Domandò timidamente il bimbo.
“Un’ Acchiappasogni o Acchiapparicordi.
Fa lo stesso.” Rispose distrattamente l’insegnante, ancora
concentrato sulle due pozioni. “Serve a recuperare ricordi
perduti trasformandoli in sogni.” Rammentò più a se
stesso che al bambino.
“Oh! E l’hai fatta tu?” Harry chiese ancora una volta ammirato.
“Certo, come tutte quelle che mi hai distrutto!” Gli
sibilò Severus, interrompendo il filo di pensieri che stava
seguendo e decidendo di rifletterci meglio una volta da solo.
Harry guardò di nuovo lo sgabello, o meglio la poltiglia marrone
che ne era rimasta, e poi si girò di nuovo per fronteggiare
Piton, che lo teneva ancora abbracciato.
“Re Severus, ma tu mi hai salvato la vita!” Constatò emozionato.
“Puro… sfortuito… caso, Potter!” Piton digrignò seccato tra i denti.
“Grazie! Grazie infinite.” Il piccolo Potter
sussurrò guardandolo dolce e allacciando le braccia attorno al
suo collo per poi lentamente avvicinarsi.
Quando Severus capì quali erano le sue immediate intenzioni, spalancò inorridito gli occhi.
“Non… ci… provare!” Lo fermò
imbarazzato, portando all’indietro la propria testa e
allontanando contemporaneamente quella del piccino con un dito sulla
fronte. “Tu, non mi baci!”
Sentirono appena che una voce strascicata nell’aula aveva approvato sibilando un: “Infatti!”
“Mi hai capito bene Potter?” E poi, visto che quel moccioso
faceva comunque tutto quel che gli girava per la testa, per essere
più sicuro che non ci riprovasse di nuovo, aggiunse afferrando
la bacchetta: “Altrimenti stanotte ti lego intorno ad un albero
della Foresta Proibita e ti lascio in pasto ai Lupi Mannari!”
“Mmm… va bene allora non te lo do!” Il bambino disse
imbronciato. “Perché stasera voglio andare alla mia festa
e non mi va invece di essere mangiato dai Lupi.”
“Festa?” Domandò ora sospettoso Severus.
Harry arrossì. “Sì, la festa che mi stanno preparando tutti i Serpeverde.” Chiarì eccitato.
“Commovente!” L’insegnante lanciò con sguardo
disgustato agli appartenenti della sua Casa. “Un’idea di
Malfoy, suppongo.”
“No, no! Di Pansy!” Rispose gioioso il piccino. “Ma
tu sei il Re dei Serpeverde e non sei stato invitato?” Chiese ora
alquanto sorpreso.
Piton guardò diffidente la mora Serpeverde e ponderò che
se l’iniziativa era partita da lei, qualcosa doveva esserci
nascosto dietro e di certo non qualcosa di buono per il bambino.
“No, la signorina Parkison non mi ha accennato nulla della festa.
E per punizione, per essersi dimenticata di avvisarmi, non ci
andrà neanche lei. Passerà piuttosto la serata a
riordinare la mia aula e ripulire i calderoni che verranno utilizzati
dagli studenti nelle lezioni pomeridiane. Senza bacchetta,
naturalmente.” Stabilì perentorio senza ammettere replica.
Il volto di Pansy diventò livido di rabbia, ma non osò
protestare. La ragazza, come anche Blaise, Daphne, Draco ed Hermione,
comprese che Piton si era appena schierato dalla parte del moccioso.
Ma che diamine aveva quel bambino per incantare tutti quanti con le sue
stupide moine? Pensò sempre più inviperita la Serpeverde.
“Oh, peccato!” Il piccoletto esclamò triste.
“Però tu vieni, vero Re Severus? Così ci
divertiremo tanto! E poi…” Harry accennò adesso un
po’ più insicuro. “… può venire anche
qualche Grifondoro?”
Severus inarcò sarcastico un sopracciglio. “Se sono
così idioti da andare volontariamente nella tana delle Serpi,
perché no? E di grazia, chi vorresti invitare?”
“Beh, Hermione perché infondo è molto simpatica,
Ron che così capisce finalmente che i Serpeverde sono tanto
buoni e Neville perché Blaise ne è tanto
innamorato!” Il piccino rispose con tutta l’innocenza e il
candore possibile, senza immaginare il caos che dalla sua affermazione
si sarebbe scatenato.
Dal calderone di Paciock, che era diventato tutto rosso per
l’imbarazzo, iniziò ad uscire un sinistro e preoccupante
fumo viola, mentre i Grifondoro attorno a lui cominciarono a
confabulare tra loro concitati e increduli.
Zabini invece si mise disperato le mani avanti alla faccia,
probabilmente dello stesso colore di quella del Grifondoro, per celarla
ai suoi compagni che stavano bellamente ridendo divertiti.
“Quel piccolo infido Serpentello! Appena ce lo avrò tra le
mani, giuro che lo strangolo e se provi a fermarmi Draco, uccido anche
te.” Il moro Serpeverde sibilò minaccioso, ma nessuno dei
suoi amici lo prese sul serio. “In appena tre giorni ha rovinato
ogni cosa!” Lo sentirono poi farfugliare.
“Oh, avanti Blaise non prendertela così a male! Infondo
Harry ha cercato semplicemente, in modo del tutto innocente, di
aiutarti.” Daphne prese le difese del bambino.
“Già, amico! Quel piccoletto ti ha fatto un favore! Ha
avuto il fegato di dire, a chiara voce e soprattutto al diretto
interessato, quello di cui ci hai tediato fino allo stremo per tutte
queste settimane. Fossi in te, lo ringrazierei!” Asserì
sghignazzante e ironico Theo.
Zabini lo guardò truce: “Beh allora, non vedo l’ora
che Potter riveli, ‘a chiara voce e alla diretta
interessata’…” Ripeté sprezzante le parole
del compagno. “… anche chi piace a te! Perché hai
notato vero che ci sta provando con la stessa intensità con cui
ci ha provato per tutto questo tempo con me e Neville?”
Nott sbiancò e accortosi che il piccino stava guardando nella
loro direzione cercò di mimetizzarsi dietro le schiene di Tiger
e Goyle.
“Cosa?” Proruppe però furiosa la Greengrass.
“Theo ti piace qualcuno? E io non ne sapevo niente? Ma chi
è?” Gli domandò incredula e agitata la ragazza, che
sentì il proprio cuore stringersi dolorosamente al pensiero del
suo migliore amico innamorato di un’altra.
Ma Theo non dovette rispondere, perché graziato
dall’intervento di Piton che riportò di nuovo la quiete
nella stanza togliendo punti sia ai verde-argento che ai rosso-oro per
l’ennesima confusione creata.
“Molto imbarazzante, direi.” Non riuscì però
a trattenersi, rivolgendosi poi pungente verso Blaise. “Mi
meraviglia signor Zabini che anche lei abbia gusti così
discutibili da trovare apprezzabile un qualsivoglia Grifondoro.”
Harry inarcò confuso le sopracciglia: “Perché a qualche altro Serpeverde piace un Grifondoro?”
“Sì, Potter! Al tuo principe Draco.” La voce di Pansy risuonò melliflua nel silenzio dell’aula.
“A Draco piace…” Continuò facendo una breve pausa, non sapendo come spiegarsi bene per farsi capire dal bambino e così ferirlo. “… il Principe di Grifondoro!” Risolse infine.
Il bimbo sussultò, Draco pure.
“Non dire idiozie Pansy!” La bionda Serpe le ringhiò
contro. “Io, quel dannato Grifondoro lo odio con tutto me stesso
e se solo me lo ritrovassi di nuovo davanti questa volta lo spedirei al
San Mungo a vita… se non peggio.” Calcò deciso
l’ultima parte.
Sì perché per il giovane Malfoy il ritorno
dell’adulto, che lo odiava, significava la scomparsa del bambino
che al contrario gli voleva bene.
I Grifondoro iniziarono ad agitarsi preoccupati e arrabbiati,
convintisi definitivamente dalle parole di Malfoy che il piccolo Harry
fosse seriamente in pericolo. Piton invece sembrava interdetto: non
capì cosa diavolo stesse blaterando il ragazzo.
“Beh, non mi sembra da come lo tratti!” Controbatté
imperterrita la Parkinson, per quanto Blaise con uno sguardo poco
rassicurante le aveva ordinato di finirla.
“Come lo tratto? Ma che Merlino stai blaterando? Ti è
forse andato di volta il cervello, Parkinson?” Draco
cominciò ad incazzarsi davvero, perché le parole della
compagna stavano fomentando di nuovo i focolai del dubbio.
“Il bambino, Draco! Il bambino.” La ragazza si
spiegò con tono ora amabile e dolce, quasi non volesse
traumatizzarlo una volta risvegliatosi dal sogno. “Quel bambino è Potter!” Infierì comunque.
Malfoy chiuse gli occhi per un attimo, e quando li riaprì in
essi c’era tanta confusione e inquietudine. “No, non
è lui!” Sibilò con rabbia, ma le sue parole questa
volta sembravano prive di reale convinzione.
Severus a quell’affermazione provò nel petto un moto di
compassione per il proprio figlioccio, avendo riconosciuto nel suo
sguardo disperato il profondo dolore del suo giovane cuore non
corrisposto dall’Amore.
“Ma chi è questo Principe dei Grifondoro?”
Domandò aspra e adirata la voce di Harry che guardò torvo
l’intera classe, alla ricerca di un senso per quelle parole
così enigmatiche che il suo Principe continuava a ripetere e che
lui non riusciva proprio a capire.
Nessuno sembrò sapere come o cosa rispondergli, finché
non se ne occupò Hermione. “Vedi Harry, il nostro Principe
adesso non è qui. È…” La ragazza stava per
inventarsi qualcosa, quando Ron terminò per lei la frase.
“… in ospedale. E ce l’ha mandato proprio quel
vigliacco del tuo principino, che l’ha colpito con un incantesimo
a tradimento senza alcun motivo!”
Malfoy serrò forte le mani a pugno, mentre il ricordo tornava al
pomeriggio di due giorni prima, quando… Potter era diventato il
piccolo Potty…
“Il Principe Draco non è un vigliacco!!!” Insorse
infuriato il piccino. “Scommetto…” Continuò
con gli occhi accesi di rabbia. “… Anzi, sono sicuro che
se lo meritava proprio di andare in ospedale! Deve essere proprio
cattivo e antipatico il vostro Principe!” Disse poi rivolto serio
e duro ai Grifondoro. “E lo odio anch’io perché fa
dispiacere il mio Principe, che è la persona più bella e
dolce che io abbia mai conosciuto!”
E poi aggiunse con voce fredda rivolta a Piton: “Re Severus,
quando quel Principe cattivo ritorna gli devi dare la pozione
più pericolosa, brutta e amara che hai, se fa arrabbiare ancora
il mio Principe.”
“Con immenso piacere.” Ghignò l’insegnante,
divertito dal fatto che fosse proprio il piccino a dargli quel
suggerimento per farsi del male da solo; dopodiché lo fece
scendere dalle sue braccia, tra le quali non si era nemmeno reso conto
di averlo tenuto per tutto quel tempo, forse perché la cosa non
lo aveva né disturbato né pesato, e lo vide correre ad
abbracciare Malfoy.
E riscaldati dal reciproco calore, Harry e Draco si sentirono entrambi
meglio. Quando poi il biondino lo fece sedere sulle proprie ginocchia e
lo strinse ancora più forte a sé, il piccino facendogli
una dolce carezza sul viso, promise: “Non ti preoccupare,
Principe Draco. Se quello stupido Principe ti darà ancora
fastidio quando torna, gli facciamo bere la pozione più dolorosa
e crudele di Re Severus e poi io… io ci do tanti pugni e
calci!”
Draco non riuscì a rispondere: si limitò semplicemente a
sorridergli gentile e grato, mentre nel suo cuore la voce velenosa e
crudele della Realtà soffocava sempre più quella dolce e
ingannevole della Speranza, sussurrandole malevolo che le parole del
bambino erano pura illusione.
La restante mezz’ora di lezione continuò in un silenzio
teso e nervoso, dato che le menti di tutti, chi per un motivo chi per
un’altro, erano ora occupate a processare ed elaborare le tante e
diverse informazioni ricevute in poco meno di due ore, a dare loro un
senso per stabilirne la veridicità o meno e trovarne infine
delle soluzioni.
Ma a una decina di minuti dalla fine, approfittando del fatto che Piton
fosse concentrato nel dosare attentamente alcune sostanze nel suo
calderone e che Malfoy si fosse alzato per riporre a posto gli
ingredienti della pozione antidolorifica che lui e la Granger avevano
terminato, Zabini, che sedeva dietro di loro accanto a Daphne,
afferrò il bambino per il maglioncino e lo tirò
bruscamente a sé. Con sguardo minaccioso e truce gli
sussurrò poi a bassa voce: “Potter, lo sai vero che hai
combinato un super-mega casino? E che ora quegli imbecilli dei suoi
amici Grifondoro mi impediranno anche solo di guardarlo da lontano,
figuriamoci di avvicinarlo per potermi confes… spiegare?”
Digrignò imbarazzato il moro Serpeverde, indicando Paciock.
“E che lo infarciranno di così tante cazz…”
Il ragazzo fece un profondo respiro per non imprecare. “…
bugie sul mio conto, che probabilmente sarà proprio lui a
decidere di non darmi neanche una chance per potergli parlare?”
L’espressione del suo viso si fece ora più mesta e
desolata, mentre quella del piccino divenne un tantino smarrita e
confusa: Harry infatti stava pensando che Blaise stesse un po’
esagerando, perché era chiaro come il sole che anche a Neville
lui piacesse. Ma prima di poterlo rassicurare, il Serpeverde
continuò: “La cosa andava gestita con più lentezza
e scrupolosità. Credi forse che non avrei voluto già
dirglielo io in tutto questo tempo? Il problema è che non
è facile vincere la loro diffidenza e mancanza di fiducia che
nutrono per noi Serpi. Soprattutto Neville, che sembra intimorito e
spaventato dalla nostra Casa. E prova ne è che ogni volta che ho
fatto qualche passo per andargli incontro lui è sempre fuggito a
rifugiarsi da…”
… Te!... Ma Blaise non
lo disse, anche se insieme alla frustrazione e alla rabbia che stava
provando in quel momento, si aggiunse adesso quel pizzico di gelosia
che aveva sempre nutrito per Potter.
Dovette fare uno sforzo enorme per non prendersela ora con l’ignaro fanciullo.
“Ma tu e la tua linguetta biforcuta adesso avete rovinato ogni
cosa. Quindi se non vuoi fare una brutta fine ti conviene rimediare a
questo pasticcio.” Blaise asserì serio e Harry
annuì, convinto però che non avrebbe dovuto impegnarsi
chissà quanto perché sicuro che da parte di Neville non
avrebbe incontrato alcuna resistenza od opposizione.
“Bene!” Fece adesso più calmo Zabini. “Per il
momento portagli queste radici di Asfodelo, senza farti scoprire da
Piton, e digli di versarle nella sua pozione e di girarla poi due volte
in senso antiorario. Non dovrebbe riuscirgli perfetta ma almeno questo
eviterà di fargli esplodere il calderone.” Disse ora un
tantino preoccupato, notando che per le continue disattenzioni di
Paciock, il fumo prodotto dalla sua pozione era diventato di un
preoccupante grigio scuro.
“E poi oggi pomeriggio penserò a qualcos’altro da
farti fare per convincere Neville a concedermi una possibilità.
E chissà Potter che, se col tuo aiuto riusciremo a metterci
insieme, tu non diventi un giorno il padrino del nostro primo
figlio.” Zabini ghignò, per poi imprecare mentalmente
quando si rese conto di aver avuto e pronunciato quell’ardito
pensiero.
Ma Harry, per quanto sorpreso, volse immediatamente il suo sguardo
verso il Principe, ancora occupato a sistemare gli ingredienti, e dopo
su Piton e ghignò birichino anche lui.
“Ora però va, prima che sia troppo tardi.” Lo
incitò Zabini, ma prima che potesse allontanarsi Daphne gli
chiese accorata: “Harry dopo però ritorna di nuovo qui,
perché devo chiederti una cosa molto importante.” Disse
l’ultima parte girandosi indietro a fissare, accigliata e
preoccupata, Theo.
E Pansy, che sedeva poco distante da loro e aveva sentito ogni cosa,
sorrise ferina, decisa ora più che mai a vendicarsi
dell’odioso marmocchio.
Conscia ormai di non poter avere il sostegno dalla sua Casa, aveva
infatti capito che la miglior cosa era ottenere l’inconsapevole
appoggio di quella nemica dei rosso-oro.
Per prima cosa avrebbe fatto in modo che i Grifondoro separassero
definitivamente il moccioso da Draco, smaniosa com’era di vederlo
piangere e soffrire nel modo più crudele possibile, e poi…
La ragazza si accertò di avere ancora, nella tasca della sua
divisa, l’essere inanimato che aveva pietrificato quella mattina
nel bosco della Foresta Proibita all’insaputa del bifolco
Mezzogigante.
… in seguito avrebbe provveduto ad attuare il suo piano per toglierselo finalmente e per sempre di torno.
Naturalmente questa volta senza alcuna opposizione da parte del biondo
Serpeverde che, come aveva prima dimostrato, era ancora convinto di
odiare a morte il Potter adulto: bisognava solo convincerlo e
ricordargli che per l’appunto grande e piccino erano la stessa
persona e il gioco era fatto. Malfoy alla fine l’avrebbe
addirittura ringraziata.
Approfittando quindi della momentanea distrazione di Zabini e della
Greengrass, intenti ad osservare il bambino, la Parkinson si
preparò per far levitare nel calderone della bionda Serpeverde
una sostanza altamente incompatibile con la pozione che avevano dovuto
preparare quel giorno.
Il bimbo nel frattempo era andato spedito da Neville, riportando
diligentemente le istruzioni ricevute, e il Grifondoro le aveva
eseguite senza pensarci un attimo, perché convinto che il suo
aiuto insperato venisse da Hermione. E quando la sua pozione si fu
stabilizzata assumendo una colorazione bianco opaco, molto più
vicina al trasparente richiesto rispetto al grigio scuro che aveva
prima, per la gioia abbracciò di slancio il piccolo Harry.
“Oh cielo, Harry! Che Merlino ti benedica! E ringrazia tanto
anche Hermione! Giuro, farò qualsiasi cosa pur di sdebitarmi con
voi.” Promise accorato Paciock.
“Un bacio allora!” Propose il piccino con fare furbo,
registrando però che da dietro Zabini gli stava lanciando
sguardi di fuoco così intensi che, se avessero potuto, lo
avrebbero incenerito sul posto. “Ma non a me!”
Precisò poi, quando vide il Grifoncino avvicinarsi al suo viso.
“E nemmeno ad Hermione: lei non c’entra niente!”
“Oh, ma allora chi…?” Domandò confuso Neville.
“A Blaise! È lui che mi ha mandato qui ad aiutarti.”
Il bimbo rispose con un sorriso giocoso, che si intensificò
quando vide le guance di Neville divenire sempre più rosse e i
suoi occhi illuminarsi di dolce Speranza quando incontrarono quelli
cobalto del moro Serpeverde.
“Harry, ma allora pensi davvero… davvero che Zabini
sia… sia… sì, insomma credi sul serio a quello che
hai detto prima al professor Piton su quello che lui prova…
prova per me?” Il timido Grifondoro farfugliò imbarazzato.
Il bambino annuì convinto. “Sì! Però Blaise
non te l’ha mai detto perché pensa che hai paura di
lui!”
“Oh, no! Non di Blaise… mai!” Esclamò con
ardore Neville. “Ma di me.” Aggiunse poi portandosi una
mano sul cuore e continuando nella sua mente: ‘E del mio Amore,
perché non ho mai pensato che fossi abbastanza degno e
meritevole di esser corrisposto da lui.’
“Allora ci parlerai con Blaise, vero?” Harry chiese
conferma, ottenendola subito dopo con un fievole
“Sì!” sussurrato. “Così ci dici anche
tu che piace tanto anche a te e poi vi date tanti, tanti baci!”
Concluse prima di scappare con un sorriso birichino al tavolo di Zabini
e la Greengrass e perdersi il timido cenno affermativo del viso
rossissimo di Neville: cosa che però non sfuggì al sempre
più frustrato Serpeverde, che non era riuscito a sentire nulla
dell’ultima parte della loro conversazione.
“Potter, cosa Salazar gli hai raccontato per farlo arrossire in
quel modo? E a che cosa ti ha risposto di ‘sì’ per
ben due volte?” Blaise lo assalì non appena lo ebbe a
portata di mano.
Il piccino ghignò e stava per rispondere quando intervenne
spazientita Daphne: “Oh per l’amor del cielo, Blaise!
Lascialo stare! Harry ha già fatto ciò che gli avevi
chiesto, ora deve parlare con me! Non è così
picc…”
Ma la frase della ragazza fu interrotta dallo strano sibilo che
uscì all’improvviso dal suo calderone, il cui contenuto
trasparente divenne rosso cremisi e da quiete che era cominciò a
sobbollire pericolosamente.
Fu poi una questione di pochi istanti e la pozione esplose
fragorosamente, producendo un forte boato e facendo schizzare pezzi
acuminati di legno, vetro e metallo in ogni angolo della stanza.
E se nessuno si ferì gravemente fu solo perché chi fu
abbastanza veloce da capire cosa stava accadendo, pronunciò
incantesimi scudo per proteggere sé e i propri compagni.
Il piccolo Harry fu di nuovo salvato dal pronto intervento di Piton, ma
a differenza degli altri il piccino si ritrovò sollevato a
mezz’aria circondato da un’impenetrabile sfera di luce
argentata.
“Potty!!!” Gridò allarmato Draco, corso
immediatamente ad accertarsi che stesse bene. Ma a pochi centimetri
dalla sfera magica si ritrovò bloccato ad andare oltre da
un’ulteriore invisibile barriera.
“Finite Incantatem!” Pronunciò allora, ma non
accadde nulla: la magia utilizzata per quell’incanto protettivo
doveva essere di livello molto elevato.
“Lo faccia uscire, professore!” Pretese quindi verso
l’insegnante, ma questi assottigliò lo sguardo e non si
mosse, piuttosto cambiò leggermente l’angolazione della
propria bacchetta, che teneva ancora alzata verso lo scudo appena
creato, in modo che sembrasse però puntare ora anche sul biondo
Serpeverde.
Il ragazzo si bloccò per la sorpresa.
Nel frattempo la campanella di fine lezione suonò ma nessuno
lasciò l’aula, piuttosto dissolti gli incantesimi Scudo i
Grifondoro cominciarono vivacemente a protestare.
“Professor Piton, questo è stato un chiaro attentato dei
Serpeverde alla vita di Harry!” Esclamò adirato Ron.
“Il bambino deve essere affidato a noi! Non può darlo di
nuovo a loro! Non soprattutto a Malfoy!” Si accodò Dean.
“Sì, è vero! Con Malfoy, Harry è in serio
pericolo! Lo ha sentito prima!” Continuò concitata Lavanda
Brown.
“Ed è disposto a tutto, anche a ferire quelli della sua
stessa Casa pur di fargli del male! Non c’è dubbio
infatti, che questa esplosione sia opera sua! Non si spiega altrimenti
perché lui fosse l’unico ad essere al di fuori del raggio
d’azione dello scoppio quando questo è avvenuto.”
Aggiunse Seamus, per una volta veramente serio.
“No, la prego professore, non li ascolti! Non è vero,
Draco non c’entra!” Obiettò con voce affranta
Daphne, che stretta dall’abbraccio di Theo, andato immediatamente
a soccorrerla, pensava di essere l’unica responsabile di quel
disastro. “Io… io non so cosa sia successo! La mia pozione
era riuscita perfetta!” Ma di fronte allo sguardo accusatore e
incredulo dei Grifondoro, aggiunse arrabbiata: “Noi Serpeverde
non faremmo mai del male al piccolo Harry!”
Ma i rosso-oro e decisamente anche Severus erano di tutt’altro avviso.
Nel frattempo il piccino, che aveva ascoltato tutto ma che non aveva
potuto difendere il suo Principe e i suoi amici a causa di quella
stupida sfera incantata, provò a distruggerla picchiandoci
contro con tutta la sua energia con pugni e calci, ma inutilmente
perché ogni suo sforzo non era valso nemmeno a scalfirla.
E quando infine si era reso conto di non poter fare nulla per liberarsi
e che, a causa delle bugie crudeli dei Grifondoro, rischiava sul serio
di venire allontanato dal suo Angelo biondo, fu sopraffatto dalla paura
e scoppiò in un pianto dirotto.
Finché non udì la dolce voce del suo Principe sussurrare
gentile il suo nome: non Harry, né Potter, ma quel
‘Potty’ che per il bambino era divenuto oramai sinonimo di
affetto e accettazione.
“Non piangere. Io sono qui, non ti lascio.” Il Serpeverde
disse con tono sereno e pacato, quasi tutto quello che al momento li
teneva divisi non avesse per lui alcun significato, dato che non
c’era nulla per Draco che avrebbe potuto a quel punto separarli
davvero: non esisteva infatti forza, persona o magia così
potente in grado di poter spezzare il legame che univa ora i loro cuori.
E per dimostrarlo, per comunicarlo al piccino, tranquillizzarlo e
fargli sentire la sua vicinanza, alzò una mano sulla barriera
all’altezza del suo viso bagnato di lacrime, quasi avesse voluto
portargliele via, e gli sorrise giocoso facendogli l’occhiolino o
alzando gli occhi al cielo e sbuffando ironico quando i Grifondoro
ripresero ad insultarlo.
Ed Harry finalmente si calmò e cominciò addirittura a
ridere di fronte alle facce buffe che stava facendo il suo Principe,
mentre una sua manina spontanea si era posata sulla sfera in
corrispondenza di quella del ragazzo e la sua anima veniva accarezzata
dalla calda e intensa luce sprigionata da quei bellissimi occhi
argentati.
Scena così dolce, innocente e piena d’A… che Piton ponderò per la prima volta se non era il caso di far bere anche a Draco l’Oblivio Animae:
il ragazzo, se così rimanevano le cose, non avrebbe infatti
retto al dolore della perdita del fanciullo che, al contrario
dell’adulto, lo ricambiava.
Ecco spiegato perché già da ora la sua mente, supportata
dall’incapacità del suo cuore di accettare
l’evidenza, gli mostrava il bambino e il Potter diciassettenne
come due persone distinte e diverse.
Ma quella scelta non andava presa subito, Severus sapeva infatti di
avere ancora abbastanza tempo per decidere: sicuro un paio di giorni,
se quel che aveva confermato il preside era corretto. Risolse piuttosto
che nel frattempo ne avrebbe approfittato per cercare di rinsavire il
Serpeverde, in modo da aiutarlo a prepararsi ad affrontare con meno
sofferenza e disperazione la scomparsa del bambino e il conseguente
ritorno del Grifondoro.
E forse l’idea di separarlo per un po’ dal piccolo non era
poi tanto male: anzi probabilmente al momento era anche l’unica
soluzione, dato che in effetti c’era davvero qualcuno tra le
Serpi che stava attentando alla vita di Potter, che sentiva
paradossalmente voler proteggere, e non aveva prove che fosse solo la
Parkinson.
Determinato quindi, mise fine a quella scenetta disgustosamente
sdolcinata tra i due e avvicinò a sé la sfera, per poi
dissolverla e prendere di nuovo imbraccio il piccino, ma usando un
braccio solo in modo che l’altro fosse libero per muoversi in
caso avesse avuto bisogno di utilizzare la bacchetta.
“Beh, finalmente! Pensavo non mi volevi più
liberare.” Si lamentò corrucciato Harry e Piton mise su
un’espressione seccata che indicava che in effetti ne era stato
fortemente tentato.
“Però prima mi hai salvato di nuovo quindi, grazie mille
Re Severus!” Il bimbo disse adesso con un gran sorriso anche se i
suoi occhi verdi, ancora più grandi e arrossati per il pianto,
conservavano tra le ciglia due piccole lacrime, di cui Piton con
un’assurda e irrazionale fitta al cuore si sentì
responsabile e colpevole, perché sapeva che entro breve avrebbe
fatto versare.
“Ora però fammi scendere, per piacere. Voglio andare dal
mio Principe Draco.” Il piccino cominciò ad agitarsi e a
ribellarsi fra le sue braccia, provando invano a divincolarsi dalla
stretta ferrea con cui lo teneva il pozionista.
“Potter, tu non tornerai più da Malfoy!” Piton decretò con voce ferma e risoluta.
“Professore! Me lo dia.” Ruggì allora adirato e minaccioso Draco afferrando la bacchetta.
“Sì, lasciami! Lasciami, Re Severus! Non ci credere anche
tu a quei bugiardi Grifondoro.” Harry provò ancora a
liberarsi. “Questo scherzo non è divertente. Io voglio
stare solo con il mio Principe e con nessun altro!”
“No!” Fu la secca risposta di Piton ad entrambi.
E prima che Draco potesse reagire, il piccino, stanco e arrabbiato che
tutti provassero ad allontanarlo dall’unica persona con cui si
era sentito per la prima volta davvero e sinceramente amato e voluto,
prese l’iniziativa contro quell’ingiustizia, da buon
Grifondoro che in fondo era, e cominciò a sferrare calci al
professore dandogli infine un morso sul braccio.
Per il dolore Severus fu costretto a lasciarlo andare ed Harry corse
immediatamente da Draco e, prendendolo per la mano, disse concitato:
“Presto Principe, scappiamo!” E i due, con lo stesso ghigno
divertito stampato sul viso, abbandonarono l’aula.
Per dare loro poi un po’ di vantaggio e impedire che i Grifondoro
o Piton li inseguissero, Blaise, con il seguente aiuto di Hermione e
Daphne, usò la magia per far cadere per terra alcuni calderoni e
boccette di ingredienti, i cui contenuti mescolatisi crearono una
spessa cortina di fumo nero e pestilenziale che non permise a nessuno
di vedere per qualche minuto.
E quando Piton finalmente se ne liberò, la prima cosa di cui si
accertò fu controllare che la pozione antidolorifica della
Granger e di Malfoy fosse ancora integra e dopo, rivolgendosi ai tre
che avevano provocato il trambusto, con tutta la rabbia e l’ansia
per quello che ormai era certo sarebbe accaduto alla fine di quella
storia, digrignò aspro: “Mossa molto stupida e insensata
la vostra. Non lo capite, vero, quanto sia pericoloso che quei due
rimangano insieme?”
I Grifondoro si allarmarono ancora di più, vedendo confermate le loro paure nell’ammissione del professore.
“Draco non farà del male al bambino.” Ripeté però sicura e decisa la Greengrass.
Severus le rivolse una piccolo ghigno scettico. “Oh, ma io non parlo di Potter!” Esclamò sarcastico.
‘Certo’ pensò tra sé inviperita Hermione,
osservando disgustata la pozione che bolliva ancora sulla cattedra
‘perché Harry a causa sua dimenticherà tutto,
giusto?’
“E di chi altri sennò?” Domandò confuso Ron,
anche se le Serpi avevano compreso che Piton stava parlando del loro
biondo amico.
Ma il professore non rispose, piuttosto con sguardo truce cacciò
tutti dalla sua aula, assicurando comunque che la questione non era
finita lì ma che l’avrebbe risolta, questa volta
però, dopo averne discusso col preside, in modo che Malfoy, o
chi per lui, non avrebbe potuto più opporsi.
I Grifondoro tuttavia, all’esclusione di Paciock e la Granger,
decisero che non avrebbero aspettato fino a tanto: avrebbero agito
subito, ma non prima d’aver avvisato l’unica persona che
tra tutti loro era l’unica ad aver a pieno il diritto di
riprendersi Harry.
N.A.: ^___^ Spero con questo capitolo d’essermi fatta un pochino perdonare, ma naturalmente sta a voi decidere.
Se dessi un nome ai vari capitoli, questo e il prossimo li avrei
intitolati: ”Harry/Severus”, dato che in essi
cercherò di descrivere il tipo di legame che secondo me dovrebbe
unire il professore e il Grifondoro e che, credo, abbiate già
cominciato ad intuire da quanto letto qui…
Un’ultima precisazione: l’Oblivio Animae, per chi non ha
studiato il latino, si legge ‘Oblivio Anime’,
l’Artiglio del Diavolo è una pianta africana che esiste
realmente e che viene usata per medicinali antidolorifici, mentre il
Fior di Loto nell’Odissea di Omero viene descritto come il fiore
dell’oblio e della dimenticanza…
Un grande abbraccio! Infinity19
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Capitolo 23 *** CAPITOLO 23 ***
Il piccolo Harry e il principe Draco 23 EFP
N.A.
Prima che iniziate a leggere, è obbligatorio per me porgervi le
mie più sentite scuse per avervi fatto attendere per
l’ennesima volta tutto questo tempo per avere
l’aggiornamento. Spero comunque che apprezziate anche questo
capitolo che avrei intitolato, nel caso lo avessi fatto anche con gli
altri, “Scacco al Re” e che non lo troviate, come
suggerisce Piton, ‘uno spettacolo oltremodo imbarazzante e
disgustosamente patetico!” ^__^ Buona lettura!
Il piccolo Harry e il principe Draco
CAPITOLO 23
“Maledizione! Dobbiamo
trovare quei due prima che lo facciano quei dannati Grifondoro! Ma dove
diavolo saranno? Questo castello è peggio di un
labirinto!” Blaise spazientito inveì ad alta voce verso i
suoi compagni, mentre veloci percorrevano i bui corridoi dei
sotterranei.
“Mmm… non molto
lontano.” Rispose la voce pacata e tranquilla di Hermione, che
stava leggendo una vecchia mappa ingiallita.
Le Serpi si voltarono sorprese,
notando solo ora che la ragazza e Paciock li avevano seguiti per tutto
il tempo camminando silenziosi qualche passo dietro di loro.
“E voi cosa volete? Siete
venuti a spiarci per poi riferire ai vostri compagni dove sono Draco e
Potter?” Li accusò sospettosa la Buldstrode.
“No. In effetti, no. Siamo
qui perché…” Hermione alzò lo sguardo dalla
Mappa del Malandrino per guardare negli occhi i Serpeverde e mostrare
d’essere sincera. “… direi che siamo dalla stessa
parte. Vogliamo anche noi che Harry rimanga con Malfoy.”
“Certo! E noi dovremmo credervi, perché…?!” Fece con tono sarcastico Nott.
“Perché…”
Neville attinse a tutto il suo coraggio Grifondoro per continuare.
“… ci fidiamo di Malfoy e di voi Serpeverde…”
Ammise guardando fisso Zabini, il cui cuore cominciò a battergli
all’impazzata nel petto perché pervaso di nuova speranza.
“… e abbiamo compreso che tenete sul serio alla felicità di Harry.”
Il timido Grifoncino adesso
abbassò gli occhi incapace di sostenere oltre la dolcezza e il
calore dello sguardo di Blaise, ma in questo modo si perse
l’espressione dura e gelosa che attraversò le iridi
cobalto del moretto, quando sentì il nome di Potter uscire dalle
sue labbra con tanta tenerezza e affetto.
“Va bene. Va bene, vi
crediamo. Ora però Granger, ti prego, dimmi subito dove sono
Draco e il piccolo Harry. Sono da soli? O li hanno trovati? E stanno
bene?” Chiese ansiosa e pallida Daphne, che ancora non riusciva a
darsi pace per l’esplosione avvenuta dal suo calderone e che
aveva rischiato di ferire gravemente il bambino.
“Greengrass, siamo
qui.” Le rispose la voce strascicata di Draco che insieme al
piccino stava raggiungendo il gruppetto da un corridoio laterale. Ed
Harry, non appena la scorse, lasciò immediatamente la mano che
stringeva del Principe e le corse incontro per poi abbracciarla
strettissima.
“Daphne!!! Daphne, stai
bene?” Le domandò agitato. “Ero così tanto
preoccupato per te! Il Principe diceva che dovevo stare tranquillo e
che non ti eri fatta niente. Però lo scoppio è stato
davvero tanto brutto e io ti volevo vedere subito, perché prima
in quella stupida sfera magica non ci sono riuscito.”
“Oh, piccolo! Tu eri
preoccupato per me?” Fece sinceramente commossa la bionda
Serpeverde, prendendoselo in braccio e tastandolo frenetica sul viso
per accertarsi che anche lui stesse bene. “Allora non ci credi,
vero, che l’abbia fatto apposta a far esplodere il calderone per
farti del male?”
“Lui, no!” Rispose per
Harry Draco, ma usando un tono accusatorio che indicò
chiaramente a tutti che lui al contrario la pensava diversamente.
“Malfoy, lei non c’entra!” La difese immediatamente Theo.
“Sì, Draco. La sua
pozione era ottima, senza errori. E se io e Nott non l’avessimo
protetta contemporaneamente con i nostri incantesimo Scudo, adesso
Daphne sarebbe sicuramente al San Mungo in condizioni critiche.”
Aggiunse con tono conciliante Blaise.
“Beh, allora se non è stata lei, è stato sicuramente uno di voi!” Desunse con sguardo gelido Draco.
“E perché non potresti
essere stato davvero tu invece, come ti hanno accusato i Grifondoro?
Infondo poco fa lo hai ammesso tu stesso che odi Potter e che lo
vorresti morto!” Contrattaccò Pansy, facendo in modo da
sviare il discorso e non essere subito scoperta, dato che tra le Serpi
lei era l’unica ad aver mostrato sin dall’inizio
ostilità e antipatia verso il moccioso.
“A che gioco stai giocando,
Parkinson?” Le domandò però diffidente e sospettoso
Zabini, ripensando anche a quanto accaduto in aula.
“Io, non parlavo del
bambino!” Ripeté invece ancora più frustrato il
biondino, la cui confusione non fece che aumentare.
Tra i Serpeverde scese un silenzio
teso e nervoso, permeato di dubbio e sospetto, che fu però
interrotto dall’improvviso e sonoro brontolio dello stomaco di
Harry.
“Hai fame piccolino?” Gli chiese premurosa Daphne, con una carezza gentile tra i capelli.
“Sì, tanta.”
Ammise il piccino con un lieve pigolio e poggiando imbarazzato la testa
sulla sua spalla, perché consapevole d’aver interrotto
qualcosa di molto importante.
Draco si avvicinò alla
ragazza e sfiorò con un dito la guancia del bambino notando
quanto fosse pallida, probabilmente per lo spavento di prima, e dando
al piccolo la precedenza perché preoccupato, suggerì di
andare in Sala Grande per il pranzo e di rimandare a più tardi
il confronto con i compagni.
E prima che potesse scendere:
“Harry, ti ci posso portare io tenendoti ancora un po’ in
braccio?” La bionda Serpeverde chiese un tantino insicura,
bisognosa ancora di rassicurazioni per esser certa che il piccino non
ce l’avesse davvero con lei.
Il bimbo annuì sereno, dato
che gli piaceva proprio tanto il suo delicato profumo e come la ragazza
lo stringeva a sé: era una bella sensazione, proprio come quando
ad abbracciarlo era il Principe, eppure diversa, perché tutto
era più… morbido e confortevole e lo faceva sentire
stranamente avvolto e sicuro.
Harry, che non ricordava
d’aver mai ricevuto quel tipo di attenzioni e premure, si chiese
se era questo ciò che si provava a stare in braccio alla propria
mamma.
“D’accordo, basta solo
che non diventi un’abitudine!” Acconsentì anche
Draco, ma con tono decisamente infastidito e geloso.
“Guarda Malfoy, che non mi
serve il tuo permesso!” Fece piccata la ragazza per poi assumere
un’espressione altezzosa e aggiungere, col chiaro intento di
stuzzicare e provocare il biondino ma in realtà con
l’inconscio desiderio di ferire Theo: “E sappi che non ne
ho neanche bisogno, dato che ho deciso che diventerò la
fidanzata di questo bel tesoro! Vuoi anche tu piccolo Harry?”
Draco si rabbuiò ma anche se non pronunciò parola, la sua vocina interiore gridò inferocita: ‘No!!! Potter è mio!!!’
Ma la rabbia si trasformò in timore e insicurezza quando vide il
bambino rifuggire il suo sguardo e nascondere imbarazzato, in un gesto
del tutto innocente e senza malizia, il viso rossissimo tra le pieghe
della veste di lei proprio all’altezza del suo seno.
Non immaginava che il motivo di
tanto impaccio e rossore era perché il piccino non aveva avuto
il coraggio di ammettere, e rivelare al diretto interessato, il suo
sogno di sposare da grande il suo amato Principe Draco.
Le due bionde Serpi cominciarono
allora a battibeccare tra loro, contendendosi il bambino e su chi
avesse dovuto portarlo in Sala Grande finché Potter, stanco e
affamato, non volendo deludere nessuno dei due, scese dalle braccia
della ragazza e prese entrambi per mano.
E così, con identici ghigni
compiaciuti e soddisfatti, ma continuando a guardarsi in cagnesco,
Daphne e Draco si avviarono a pranzo tenendo tra loro il piccino che
sorrideva loro gioioso.
Visti da dietro sembravano davvero
una bella famiglia felice: questo almeno è ciò che
pensarono le restanti Serpi e i due Grifondoro.
Il viso di Theo di conseguenza
assunse lo stesso scuro colore di Blaise: solo che Nott, a differenza
di Zabini, non sapeva se essere più geloso di Potter o di Malfoy.
La Parkinson invece, osservando
quanto complici e amabili erano gli sguardi che, nonostante
l’apparente ostilità, si lanciavano ora Draco e Daphne per
far divertire il moccioso, intuì che probabilmente oltre a
Potter aveva una nuova rivale: si chiese quindi, mentre insieme agli
altri si incamminava verso la Sala Grande, se non era più saggio
cercare un modo per sbarazzarsi anche di lei.
Comunque, contrariamente a quanto
avevano previsto, una volta varcata la soglia della sala da pranzo
nessuno provò ad attaccarli, piuttosto trovarono l’intera
scolaresca seduta alle rispettive tavolate compresa la Casa di
Grifondoro, i cui componenti però sembravano parecchio agitati.
E la causa di tanto nervosismo era
dovuta all’ansia e alla preoccupazione per quell’unica
persona, la più pericolosa probabilmente a giudizio di Malfoy,
che li aveva invece attesi in piedi proprio in direzione a dove stava
la loro tavolata e che non potevano evitare se volevano andare a
sedersi.
E quando inevitabilmente le furono
di fronte il Serpeverde non le permise neppure di parlare, piuttosto
con voce fredda e sguardo gelido, tanto che il piccino se ne
spaventò, le intimò di levarsi immediatamente di torno se
non voleva rischiare di essere affatturata.
La ragazza però non si
mosse, piuttosto gli restituì uno sguardo carico di sfida e si
inginocchiò avanti al bambino.
“Harry, piccolo, ho sentito
cosa è successo nell’aula di Pozioni. Come stai? Ti sei
spaventato? Senti male da qualche parte? Vuoi che andiamo in
Infermeria?” Chiese ora con occhi ricolmi di dolcezza e sincera
apprensione e tendendo una mano per accarezzarne il viso, ma Malfoy
portò il bimbo con irruenza dietro di sé e le
impedì anche solo di sfiorarlo.
“Weasley, non toccarlo!” Sibilò minaccioso, puntandole contro la bacchetta.
Ginny si costrinse allora a fare
qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato: anche se le mani le
tremavano di stizza e avversione per ciò che era in procinto di
dire, non reagì, ma anzi, con espressione triste e sinceramente
preoccupata, implorò con tono supplice: “Ti prego Malfoy,
lasciamelo vedere. Voglio solo accertarmi che stia bene! Sai…
che ne ho tutto il diritto.” Gli occhi castani che le brillavano
di tutto… l’Amore che provava per Potter… il suo
Potty…
E Draco, mai come in quel momento,
la odiò con tutto se stesso perché, crudele e spietata
con le sue poche parole, gli aveva rammentato che il bambino, Potter o
non Potter, non era veramente suo…
In Harry invece, che era rimasto
profondamente colpito da quello sguardo così limpido e sincero,
i sentimenti di avversione e antipatia, provati fin dal primo istante
verso la ragazza, scomparvero venendo sostituiti da un’emozione
del tutto diversa, che lo portarono a dispiacersi per lei per come
ingiustamente il Principe la stava trattando.
“Avanti, per piacere!”
Ginny provò ancora vista l’indecisione del Serpeverde.
“E poi guardami: sono sola e disarmata! E sai che non potrei mai
ferirlo. Quindi non capisco perché continui a puntarmi contro la
bacchetta: gesto questo da parte tua che non trovo affatto né
nobile né molto cavalleresco. Non lo pensi anche tu,
Harry?” Osservò sarcastica rivolgendosi ora però
direttamente al bambino, che sussultò riconoscendo vere le sue
parole.
D’impulso allora, Harry si
staccò da Draco e si frappose tra lui e la rossa Grifondoro,
nell’istintivo tentativo di prenderne le difese. Con sguardo
triste e un pizzico di delusione lo pregò poi di lasciarla stare
e non farle del male.
E quel gesto ferì Draco
più di mille Cruciatus, perché davanti a sé non
vide più il bambino, ma il Potter diciassettenne ergersi a scudo
della Weasley… con la forza del suo Amore per lei…
Con mano tremante abbassò
quindi la bacchetta e distolse lo sguardo, incapace di sostenere oltre
l’evidenza della propria disfatta, ma così facendo si
perse il sorriso fiero e orgoglioso che gli rivolse il piccino e il
ghigno gridante vittoria di Ginny.
“Visto?” Harry fece ora
voltandosi verso la ragazza ancora inginocchiata. “Il mio
Principe è davvero tanto, tanto, tanto nobile e generoso!”
Calcò con enfasi ogni parola con vanto e incrociando le braccia,
quasi a sfidarla ad ammettere il contrario, tanto che Malfoy
percepì il proprio cuore accelerare e la vocina della speranza
divenire di nuovo più forte e squillante.
“Ed è anche
bellissimo, bravo e…” Il bimbo continuò ad elencare
le sue lodi finché l’improvviso e avvolgente abbraccio, in
cui lo strinse Ginny, non lo fece ammutolire di colpo.
“Oh, Harry! Finalmente! Mi
sei mancato così tanto!” La piccola Weasley esclamò
con voce incrinata ed Harry ancora una volta non capì che senso
avesse quell’ennesima frase: com’era possibile che persone
per lui del tutto sconosciute sembrassero invece essergli così
affezionate o trattarlo come se lo conoscessero da sempre?
Ma neppure adesso decise di
palesare ad alta voce i suoi dubbi perché, ritrovatosi col viso
circondato dai rossi capelli di Ginny, fu sopraffatto di nuovo
dalla stessa forte sensazione provata tra le braccia di Daphne: quella
dolce malinconia che profumava di Amore materno.
Socchiudendo le palpebre il bimbo
allora si rilassò completamente nell’abbraccio della
Grifondoro e, abbandonatosi a quelle intense emozioni frutto di ricordi
lontani e confusi, le carezzò gentilmente i capelli e lieve
sussurrò: “Sì anche tu!” Per poi riprendersi
immediatamente e continuare imbarazzato: “Cioè…,
no… Scusa! È che i tuoi capelli rossi sono davvero tanto
belli e... lo so è strano… ma è come se li avessi
già visti… toccati… tanto tempo fa
però…” Disse sempre più scarlatto in viso
perché consapevole che le sue parole non avessero alcun senso,
benché Ginny aveva continuato a sorridergli gentile e i suoi
occhi sembravano adesso essere diventati un po’ più
lucidi. “Mi piacciono così tanto!” Ammise infine.
“Anche se…non so perché… ma mi fanno venire
tanta voglia di ridere e allo stesso tempo anche di piangere.”
E gli occhi di Hermione
inevitabilmente si inumidirono e fievole anche lei, in modo che solo
chi le era accanto riuscì a sentirla, tra cui anche Draco,
disse: “ Oh Merlino! Lily, la mamma di Harry: anche lei aveva i
capelli dello stesso colore di Ginny!”
E Malfoy percepì il proprio
cuore spaccarsi a metà, tra la compassione e la sofferenza per
l’infelice infanzia del piccolo Potty e l’invidia sempre
più forte verso la Weasley e quel legame, così speciale e
ricco di un significato ancora più profondo, che la univa con
Potter.
“Sì Harry, lo so. Me
lo dici spesso quando siamo da soli.” Sospirò invece
distrattamente la sedicenne Grifondoro, che per un istante, ripensando
a quei complimenti che tante volte il moretto le aveva rivolto su
quanto adorava i suoi capelli, aveva creduto di riavere tra le braccia
l’Harry adulto.
Ma questo ebbe l’effetto di
rompere l’incanto che si era creato tra loro, spezzando il filo
sottile di fiducia che il bambino aveva cominciato a tendere verso di
lei.
Harry infatti si allontanò
leggermente dalla ragazza per poterla guardare negli occhi e, un
tantino arrabbiato e seccato, replicò: “Non è vero:
non te l’ho mai detto prima! E noi non siamo mai stati da soli!
È una bugia, proprio come quando parli male del mio Principe
Draco!”
“No Harry, è tutto
vero! Ascolta, adesso… adesso non posso spiegarti! È
complicato… una magia… Però credimi, non ti sto
mentendo. Così come quando ti dico che Malfoy è cattivo e
crudele.” Ginny provò a persuaderlo, mentre concitata si
sforzava a non farlo scappare dal suo abbraccio. “Aspetta! Non
tornare da lui! È troppo pericoloso, perché il suo
desiderio più grande è da sempre stato ferirti e farti
del male.”
E se Draco, i Serpeverde, Hermione
e Neville a quel punto non intervennero per separarli, fu perché
scoprirono troppo tardi di essere sotto il tiro di decine di bacchette,
che si erano alzate verso di loro non appena la rossa Grifondoro aveva
preso il bambino con sé, e perché soprattutto, per come
erano vicini l’una all’altro, rischiavano di colpire il
piccino se avessero provato a lanciare un incantesimo contro la Weasley.
Nel contempo il preside e i
professori, all’esclusione di Piton che non era ancora arrivato,
erano rimasti ad osservare il tutto senza intervenire o battere ciglio.
“Non è vero!!!”
Gridò ora esasperato Harry. “Il mio Principe... lui mi
vuole tanto…”
“Cosa? Bene, Harry? Te lo ha
mai detto chiaramente?” Domandò scettica Ginny ed Harry
non rispose subito, perché solo in quel momento si rese conto
che, nonostante i tanti gesti pieni di premure e affetto, il Principe
non aveva mai pronunciato ad alta voce quelle parole.
Ma in fondo era lo stesso, no? Tutte quelle attenzioni significavano proprio questo, non era così?
Ragionò adesso un pochino
insicuro il piccino, mentre nel contempo Draco si rimproverava e
pentiva di non essere stato più esplicito con il bambino sui propri sentimenti.
Ma prima che uno dei due potesse
controbattere, la ragazza continuò: “No, giusto? E sai
perché? Perché chi ti sta mentendo è lui piccolo.
So che ora non ti appare così, ma la sua gentilezza, le sua
bontà nei tuoi confronti sono solo una messinscena, una
finzione! Malfoy in realtà ti odia!” Cercò
imperterrita di convincerlo Ginny.
“No, lui odia solamente il vostro stupido Principe Grifondoro!” Rispose risoluto e deciso il piccino.
Ginny sembrò allora per un
attimo indecisa su come replicare: mordendosi un labbro si volse verso
Hermione per poi distogliere subito lo sguardo con fare colpevole.
“Ma Harry, sei proprio tu…”
“No Ginny, non
farlo!!!” Le urlò la Granger, pallida in volto.
“È troppo rischioso! Non sappiamo quali conseguenze
avrebbe con l’incantesimo spazio-temporale di Malfoy! Potremmo
non rivedere più il nostro Harry!!!”
Draco, così come
l’intera Sala all’esclusione di un fin troppo sereno
Silente, non afferrò il senso di quelle parole, al contrario di
Ginny che però decise di ignorarle, convinta com’era che
l’unico modo per salvare Harry da Malfoy era raccontargli la
verità.
“Harry, sei tu il Principe dei Grifondoro!”
Rivelò infine la piccola Weasley. “È te che Malfoy
odia dal profondo del cuore e chiama Sfregiato per la cicatrice che
porti sulla fronte!”
Il bimbo sbarrò gli occhi e
automaticamente portò una mano ai capelli per nascondere quella
cicatrice a forma di saetta, di cui si era da sempre sentito orgoglioso
perché lo rendeva unico e speciale.
‘Sfregiato’… lui
quella parola l’aveva già sentita… lo aveva
chiamato così Pansy quando era andato per la prima volta al
tavolo Serpeverde… Ma era un’offesa davvero tanto brutta!
Non era possibile che l’avesse pronunciata o anche solo pensata
il suo amato Principe Draco! Così come era impossibile che lui
fosse il Principe di Grifondoro, vero?
Eppure qualcosa non tornava: tutte quelle mezze frasi ascoltate che lo paragonavano ad un lui
senza nome… l’insistenza e l’ostinazione di Ron e i
Grifondoro ad allontanarlo a tutti i costi da quello che loro
ritenevano il più spietato dei Serpeverde… quegli sguardi
che ogni tanto il Principe gli lanciava in cui però sembrava
vedere, cercare, qualcun altro nei suoi occhi… tutti quei
“No, non è lui!”, o quel: “Vieni con me, Potty! Adesso vedremo se sei veramente lui
o meno!", pronunciata dal Principe con tanta rabbia giusto il giorno
prima, quando di forza lo aveva trascinato all’aperto per
dimostrargli se sapesse volare o meno con la scopa… lo scambio
di battute avvenute quella stessa mattina tra Pansy e il biondino
nell’aula di Pozioni… tutto sembrava acquistare un senso
se Ginny avesse detto la verità.
Eppure, non poteva essere… non doveva essere! Sì perché Harry non voleva assolutamente essere il Principe di Grifondoro!!!
“È una bugia, vero?
È solo una bugia, vero?!” Il piccino domandò allora
con voce insicura e tremolante all’intera Sala Grande, ansioso di
trovare qualcuno che smentisse quell’ennesima assurdità e
che gli dicesse che quello era solo uno stupido scherzo per prenderlo
un po’ in giro.
Ma il silenzio fu l’unica
risposta che ottenne e anzi, a parte Ginny, nessuno sembrava capace di
sostenere il suo sguardo per più di qualche frazione di secondo,
compresi i suoi amici Serpeverde.
E il suo mondo crollò
definitivamente e la disperazione si impadronì del suo cuore con
la conferma che era invece tutto vero, quando incontrò il muro
di ghiaccio che erano diventate le iridi grigie del suo Principe, in
cui ogni traccia di dolcezza e affetto erano scomparse per lasciare il
posto a quella stessa fredda indifferenza e a
quell’ostilità che tante volte aveva già trovato
nello sguardo di zia Petunia, zio Vernon e Dudley.
Occhi che non risplendevano
più d’Amore e accettazione ma di rifiuto e
disprezzo… e per la prima volta, da che si era risvegliato in
quel magico castello, il piccino provò di nuovo le asfissianti e
opprimenti sensazioni di solitudine e abbandono, che tante volte
avevano tormentato le sue notti nel buio del suo piccolo stanzino.
Ma questa volta il suo dolore e la
sua paura, ancora più intensi e devastanti perché il suo
cuore non poteva accettare di essere detestato anche dal suo amato
Principe Draco, non si manifestarono solo sotto forma di cocenti
lacrime, che Harry cominciò a versare copiose, ma esplosero
letteralmente con la potenza della sua magia innata che, incontrollata,
fece tremare i tavoli più vicini, sollevandone tutto ciò
che vi era sopra, e incrinando i vetri degli alti finestroni.
Solo che più il pianto
dirompeva e diveniva forte, più la sua magia si faceva
instabile: gli oggetti cominciarono infatti a vorticare sempre
più velocemente e alcuni studenti dovettero usare incantesimi
per proteggersi e non esserne colpiti, ma soprattutto l’aria
intorno al piccino cominciò ad arroventarsi, tanto che per
l’eccessivo calore Ginny fu costretta ad allontanarsi.
Nella Sala Grande scoppiò di nuovo il caos.
“Albus, direi che ora
basta!” Minerva si alzò dalla sedia e insieme con lei
anche altri professori decisi ad andare ad aiutare gli studenti.
“Serpeverde e Grifondoro non potranno mai scendere a compromessi
pacifici e non riesco ancora a credere come tu abbia fatto a
convincerci a concedere loro anche solo una possibilità,
soprattutto poi se a rimetterci deve essere quel piccolo bimbo
innocente. Non possiamo restarcene fermi qui a guardare oltre senza
intervenire!”
“E invece mia cara, vi
pregherei tutti di pazientare ancora qualche istante e di non agire in
alcun modo per arginare la situazione che, a mio giudizio, è
ancora sottocontrollo. Vi assicuro comunque che provvederò
immediatamente a sistemare ogni cosa non appena lo riterrò
strettamente necessario.” Il preside replicò con tono
serio e perentorio, mentre attento osservava l’evolversi di
quanto stava accadendo in fondo al salone. “Prima
però…” Silente adesso aggiunse sovrappensiero,
quasi stesse ragionando più fra sé che non con gli
insegnati. “… devo constatare un’ultima cosa…
anche perché a questo punto ritengo che nessuno di noi sia in
grado di contenere, affrontare e placare la magia del piccolo
Harry!” E poi dopo un mesto sospiro, che allarmò
maggiormente la McGranitt, concluse con espressione rassegnata e
triste: “E a quanto pare nemmeno il Signor Malfoy…”
Nel frattempo infatti:
“Draco, fa qualcosa! Fermalo! Solo tu puoi!” Blaise aveva
afferrato il compagno per le spalle per smuoverlo ad intervenire, ma
questi si era limitato a sorridergli beffardo e a rispondere con
sarcasmo: “No, non è vero! Non posso, quello…
quello è Potter!” E nella sua ironia, in quegli occhi che
sembravano così imperturbabili, quasi assenti, Zabini vi lesse
la dolorosa consapevolezza di un’illusione infranta.
Draco si era finalmente risvegliato
dal suo idilliaco sogno di un Amore possibile, per ricadere nella
crudele realtà in cui non esisteva alcun piccolo e dolce Potty,
ma un Potter adulto che non lo avrebbe mai ricambiato…
Probabilmente il suo cuore in quel
momento stava piangendo disperato proprio come il bambino, e la sua
indifferenza non era altro che l’ennesima maschera, per
nascondere a se stesso e al mondo, di essere innamorato follemente, e
probabilmente da sempre, della sua nemesi Grifondoro…
E se lo capiva con tutto se stesso,
perché la situazione per lui non era affatto diversa, Blaise
possedeva però quel pizzico di speranza in più rispetto
all’amico, che lo portava a credere che per un sentimento
così travolgente e sincero, come quello che lui e Draco
provavano per Neville e Potter, doveva esistere almeno una
possibilità.
Possibilità che dovevano fare di tutto per cogliere prima di arrendersi definitivamente al destino avverso.
“Bella scoperta, idiota! Quel
bambino è sempre stato Potter e ti vuole bene!” Zabini
riprese con fermezza e decisione, sogghignando quando vide il suo amico
tornare in sé e il suo viso tingersi di rosso per il significato
delle sue parole.
“Potter,
non mi vuol…” Cominciò ad obbiettare, decisamente
in imbarazzo e arrabbiato, Draco, per poi essere immediatamente
contraddetto.
“Certo che sì! O almeno sicuramente quel bambino! E anche tu, mio stupido amico, vuoi bene a Potter!”
“No! Non è
vero!” Si rifiutò categoricamente di ammettere Malfoy con
le guance sempre più accese. “Io odio quel maledetto
Sfregiato!”
Blaise allora lo afferrò di
prepotenza con una mano sotto al mento e lo volse in direzione del
piccino, che ancora piangeva racchiuso nel suo bozzolo di magia
protettiva, mentre, impotenti, Daphne, la Granger e Paciock provavano
invano a calmarlo.
“Dannazione Draco! Credevo ci fossi finalmente arrivato! È quel bambino il tuo Sfregiato!!!”
“Non chiamarlo così!!!” Malfoy ruggì con tutta la rabbia che teneva in corpo.
“Beh, tu lo hai fatto per ben
sette anni, non capisco quale sia il problema adesso!” Blaise lo
provocò ulteriormente.
Draco chiuse allora gli occhi
incapace di sostenere oltre la vista di quelle lacrime, che sentiva
sue, e sopraffatto dai ricordi e dalle troppe e belle emozioni provate
con quel meraviglioso piccolo Angelo in quei pochi giorni, non
riuscì più a mentire a se stesso: amava il piccolo Potty pur sapendo che era Potter!!!
“Per Potty è diverso!” Sospirò riaprendo gli occhi.
“E tu non lo odi giusto?”
“No!” Draco finalmente
confessò ad alta voce, sentendo il proprio petto alleggerirsi di
un peso. “Anche se è Potter, non odio quel bambino!”
“Bene! Allora va là e
diglielo!” Lo incitò Zabini con un sorriso soddisfatto.
“E fermalo prima che l’intera Sala Grande ci crolli
addosso! Poi penseremo insieme a trovare una soluzione per il
dopo…” Adesso lo spinse letteralmente verso la barriera
magica con un ghigno sul viso, mentre Malfoy arrossiva ulteriormente
per il significato implicito di quel dopo.
Ma quando si inginocchiò e
provò a penetrare lo scudo magico, come era già successo
nell’ora di Storia della Magia, Draco scoprì, con suo
enorme sgomento, che questa volta era inaccessibile anche per lui.
“Ma cosa…? Potty, sono
io… il tuo Principe… fammi entrare!” Implorò
con voce sempre più angosciata.
Ma il piccino non gli rispose
né lo guardò in viso, troppo spaventato di rincontrare
ancora quegli occhi cattivi, piuttosto il suo pianto divenne ancora
più straziato e intenso.
“No, ti prego Potty, non
piangere…” Malfoy provò ancora ad oltrepassare la
barriera, ma una mano lieve si poggiò sulla sua e gli
impedì di compiere quel gesto che non avrebbe portato a nulla.
Era stata la Granger, che ora
scuoteva la testa. “No. È inutile Malfoy. Questa volta lo
scudo protettivo, che la magia di Harry ha creato, è scaturito
dal desiderio di quel bambino di difendersi proprio e unicamente da
te… o meglio dal tuo odio!” Gli disse a voce più
bassa in modo che il bimbo non potesse sentirli.
Draco adesso sbiancò: “Ma io non…”
“Sì, lo so! L’ho
capito che non lo odi ed è per questo che ora mi fido di te, ma
per un attimo ti sei lasciato sopraffare dai sentimenti che invece
provi…” ‘O pensi di provare’, pensò fra
sé Harmione. “… per l’adulto che un giorno
sarà quel piccino, ma di cui quel bambino non sa nulla. Ed
Harry, che è cresciuto tra persone che lo hanno sempre detestato
apertamente facendolo sentire un peso, soffrendo per anni per la
mancanza di affetto e calore umano, adesso che finalmente pensava di
averli trovati in te, è terrorizzato dall’idea di scoprire
che invece anche il suo amato Principe non lo voglia più.”
“Maledizione!
Maledizione!!!” Esclamò amareggiato Draco. “Come
faccio allora a convincerlo che non è così?”
Harmione sorrise di fronte a
quell’ennesima dimostrazione d’affetto che il Serpeverde
provava per il suo migliore amico e, proprio come Blaise, provocatrice
rispose: “In effetti è abbastanza complicato. La cosa
migliore sarebbe convincerlo che la storia di Ginny sia davvero solo
una bugia, il problema però è che Harry adesso è
troppo confuso e non sa più in cosa credere o di chi fidarsi.
Penso quindi che l’unica soluzione sia che tu ammetta di volergli
bene anche se è il Principe di Grifondoro, proprio perché è il Principe di Grifondoro!”
“Granger, non ti
seguo!” Digrignò tra i denti Draco, ma arrossendo sul viso
e dimostrando così alla ragazza che aveva invece capito tutto.
“Sarò più
chiara allora.” Fece adesso seria Harmione. “Devi dire a
quel bambino che tieni e sei affezionato anche alla sua versione
adulta!”
Draco trasalì e
involontariamente portò il suo sguardo sulla Weasley: tutta la
furia allora, che aveva provato due giorni prima quando Potter nel
parco le sorrideva e le teneva la mano, tornò a galla e si
avvinghiò forte al suo cuore impedendogli di confessare
ciò che realmente sentiva.
“Non lo farò
mai!!!” Tuonò con veemenza. “Io quel dannato
Grifondoro lo odio con tutto me stesso!!!”
“Beh, e allora levati dai
piedi Malfoy!” La Granger adesso, con espressione dura, gli
puntò la bacchetta contro frapponendosi tra lui e la barriera
magica. “Se è così che veramente la pensi non ti
permetterò di avvicinarti oltre ad Harry, perché ora che
sei riuscito a fare breccia nel suo cuore di bambino con la tua
codardia e ottusità verso l’adulto puoi ferirlo molto di
più di quanto, da piccolo o da grande, non abbia già
sofferto fino ad oggi.”
“Codardo io?” Sibilò stizzito Draco. “Io non ho mai avuto paura di Potter!”
‘Ma dei sentimenti che provi
per lui, sì!’ Harmione però non riuscì a
formulare in parole questo suo pensiero, perché interrotta dal
fragoroso rumore che fece il portone della Sala Grande quando si
spalancò per far entrare il professor Piton.
“Cosa diamine sta succedendo
adesso?” L’insegnante tuonò tagliente e con sguardo
truce non appena si accorse della confusione che stava regnando nella
Sala, con le tavolate di Corvonero e Serpeverde completamente svuotate,
piatti e bicchieri che volavano in aria veloci come proiettili, gli
studenti assiepati in due angoli nella stanza, con quelli più
grandi che con incantesimi Scudo proteggevano i più piccoli
dalle posate impazzite, e fra tutto questo, protetto da una potente
barriera dorata, la causa di tutto quel casino che naturalmente non
poteva essere nessun’altro se non...
“Potteeer!!!” Piton sibilò con voce aspra avvicinandosi al bambino. “Smettila immediatamente!”
Ma il piccino, che non sapeva
nemmeno che tutta quella magia fosse opera sua e quindi neanche come
fermarla, non appena sentì la voce del professore alzò
finalmente il volto, che aveva tenuto basso tutto quel tempo, e di
slancio fece quei pochi passi che li separavano e lo abbracciò
stretto.
E Severus che, per
l’imprevedibilità e la velocità dell’azione
del bimbo, non aveva potuto proteggersi in tempo ed era quindi convinto
che si sarebbe scontrato dolorosamente contro la barriera magica,
scoprì invece, con sua enorme stupore, di non essersi
fatto nulla e non perché lo scudo incantato fosse scomparso, ma
perché vi era passato attraverso incolume.
E questo significava un’unica dannatissima cosa: il moccioso si era affezionato e si fidava di lui!
Silente sorrise di nuovo, Draco
invece si incupì ancora di più per la nascente gelosia
che sentì crescere verso il proprio padrino: non immaginava
però che i sentimenti che il bambino cominciava a nutrire per
l’insegnante erano di tutt’altra natura rispetto a quelli
che invece provava per lui.
“Re Severus!” Harry
pigolò ancora tra le lacrime. “Ginny ha detto che sono il
principe di Grifondoro e adesso… adesso il Principe Draco mi
odia!!!” Riuscì a farfugliare tra i singhiozzi.
“Però è una bugia, vero? Vero?” Gridò
aggrappandosi speranzoso alle vesti del professore alla ricerca
disperata di rassicurazioni. “Io… io non voglio essere il
principe dei Grifondoro! Ti prego Re Severus… dimmi che non
è vero… Non voglio che… che il mio Principe mi
odi!!! Ti prego…” E le sue parole accorate e imploranti
toccarono e commossero i cuori di tutti i presenti nella Sala Grande,
tranne apparentemente del professore di Pozioni che in tutta risposta,
invece di donargli il conforto che cercava, sogghignò crudele.
“E tu continui a dubitarne?” Fu infatti la sprezzante risposta di Piton.
Questa era infatti
l’occasione perfetta per separare definitivamente Potter e Malfoy
e quindi deciso l’insegnate maligno confermò: “Certo
che è vero!”
Ma non era nemmeno ancora svanito
nell’aria il riverbero delle sue ultime sillabe pronunciate che
quella strana inquietudine, quel malessere lancinante che lo aveva
già colpito durante le ultime due ore di lezione, tornò
prepotente tormentandolo con sensi di colpa così devastanti che
Severus si sentì il fiato mancare e una fitta lancinante partire
dalle ginocchia, dove distintamente avvertiva la sensazione umidiccia
della stoffa bagnata sulla pelle, e arrivargli diritta al cuore.
Maledizione! Perché diamine
quel bambino cercava conforto proprio da lui? E perché le sue
lacrime sembravano conficcarglisi nel petto come tante pugnalate?
E poi Harry alzò il viso
mostrando i suoi occhioni verdi traboccanti di sofferenza e
disperazione e finalmente Severus capì: Potter lo guardava con
gli stessi bellissimi occhi della sua Lily e lui non poteva tollerare
che quel verde speranza, che tanto aveva amato in passato, fosse
offuscato ancora dalle ombre scure del dolore.
Lo aveva già fatto una volta
per vigliaccheria e perché accecato dall’invidia, ma ora
non lo avrebbe permesso mai più.
Il gelo nel suo petto, che per anni
aveva racchiuso e indurito il suo cuore, lentamente cominciò a
dissolversi, facendo fuoriuscire emozioni che l’uomo credeva aver
dimenticato da tempo.
“Proprio come è vero
che hai diciassette anni, Potter!” Piton aggiunse con tono
forzatamente ironico, dopo un sospiro che sancì la sua resa momentanea a quel sentimento che cominciava con la A…
“E che hai passato i tuoi ultimi sei di scuola in questo castello
magico che, come naturalmente immagino non sai, è in
Scozia!”
Il bimbo trasalì e gli
oggetti, pur rimanendo sospesi in aria, smisero di muoversi. “No,
io…” Harry aprì tutte e cinque le dita della mano
sinistra e il pollice di quella destra mostrandole poi al professore.
“… ne ho sei di anni!” Constatò con voce un
tantino insicura. “E non sono mai andato più lontano di
Londra né visitato un vero castello prima d’ora,
figuriamoci poi uno magico!”
“O vero come il fatto che
Ginny Weasley è la tua fidanzata e suo fratello Ron il tuo
migliore amico!” Piton sputò fuori con espressione
disgustata.
Harry smise di botto di piangere e
un piccolo sorriso illuminò di nuovo il suo viso, mentre le
varie posate, non trattenute più dalla magia, precipitavano a
terra. “Naa! Non è possibile! A me non piacciono le
femmine e Ron il Grifondoro è mio nemico!” Esclamò
con fervore.
“O vero come è vero
che il Cappello Parlante ti ha smistato a Grifondoro, giusto piccolo
idiota?” Severus questa volta domandò assottigliando le
palpebre con uno sguardo carico di commiserazione e compatimento, sotto
il quale il piccino avvampò per l’imbarazzo di non averci
pensato lui stesso.
Con gli occhi accesi di gioia e la
mano sullo stemma, che orgoglioso portava sul maglioncino
all’altezza del cuore, Harry ricordò quindi fiero:
“No, io sono un Serpeverde!”
“Quindi, Potter?”
Digrignò infine con voce infastidita il professore per
l’ovvia ed evidente conclusione a cui portavano tutte quelle
affermazioni.
“Io non posso essere il
Principe di Grifondoro!” Harry mormorò ancora rosso in
viso per la vergogna d’averci invece creduto, ma con lo sguardo
raggiante e ricolmo di gratitudine e adorazione che fece perdere
qualche battito al neoritrovato cuore di Piton.
Piton che però fece una
faccia letteralmente schifata quando vide quel piccolo impiastro, che
da quando aveva smesso di piangere aveva continuato imperterrito a
tirare su col naso, cercare di asciugarselo infine sulla manica del suo
golfino producendo un inguacchio ancora peggiore.
E poiché stranamente la
barriera magica non era ancora scomparsa, Severus, incurante degli
sguardi allibiti dell’intera scuola ma con sentimenti del tutto
opposti al disgusto che invece mostrava il suo volto, fu obbligato
a fare qualcosa che scioccò l’intera Sala per la dolcezza
intrinseca del gesto: prese il proprio fazzoletto e pulì la
faccia del bambino, asciugandogli, naturalmente non proprio
delicatamente, il naso e portandovi via le ultime tracce delle lacrime
che ancora gli bagnavano le guance.
“No ragazzo, non lo sei!”
Borbottò rassegnato tra i denti il professore, provando invano a
convincere più se stesso che non il bambino, con quella che lui
sapeva essere una bugia, e cercando al contempo di giustificarsi con la
sua parte razionale per quella sua azione così intima e
familiare che sarebbe stata del tutto inconcepibile con l’altro
Potter!
Ed ecco qui: questa era la prova
che era impazzito anche lui, proprio come Draco, se cominciava a non
discernere più tra adulto e bambino.
Almeno, si rincuorò, gli
rimaneva la magra consolazione di non esserne innamorato! Lui Potter lo
odiava di sicuro!!! Qualsiasi età avesse!!! Ci tenne ad
aggiungere la sua ragione.
Ma gli bastò incontrare per
un solo attimo lo sguardo del piccino, perché la luce smeraldina
dei suoi occhi desse la forza al proprio cuore di contestare
irremovibile che no, le cose stavano ben diversamente!
Ma quanto diversamente Piton non dovette scoprirlo immediatamente.
“No, non lo sei! Anche
perché tu non mi odi, vero mio piccolo Potty?”
Risuonò dolce la voce di Draco che, proprio come Harry, aveva
creduto alla bugia di Severus, trovando in essa l’ennesimo
appiglio che il suo cuore dilaniato agognava per rifuggire dalla cruda
e spietata realtà.
Il biondo Serpeverde si era
inchinato di nuovo accanto alla barriera magica e stava provando a
forzarla ma, solo quando il piccino si voltò e i loro occhi
finalmente si ritrovarono, scoprì nel legame che li univa il
potere per infrangerla.
“Vieni da me!” Draco
abbracciò Harry a sé con tutta la forza di quel
sentimento che iniziava con la A…, di cui aveva ormai capito il
nome, per quanto però non riuscisse ancora a pronunciarlo col
piccino, ammetterlo per l’adulto.
Ed Harry ricambiò la stretta
con altrettanta intensità, intossicandosi dell’odore di
fiori del suo amato Principe e desiderando di non doversi sciogliere
mai più dal calore delle sue braccia.
“No Principe Draco, non ti
odio! Non ti odio!!! Io ti voglio tanto, tanto bene come… come
tutto il mondo e le stelle del cielo e ancora, ancora di
più!!!” Harry professò ancora, ma questa volta al
vero e unico destinatario del suo affetto, l’ innocente
dichiarazione d’Amore del suo cuore bambino.
E Draco si sentì travolgere
da una gioia così immensa che spontanee gli salirono alle labbra
quelle parole che troppo a lungo aveva tenute celate. Prese allora il
viso del piccino tra le mani e lo avvicinò al suo
affinché potesse leggere nell’intensità del suo
sguardo la sincerità dei suoi sentimenti.
“Anch’io…”
Rotto dall’emozione cominciò con voce tremula, per poi
schiarirsela e continuare più sicuro. “…
anch’io ti voglio…”
Ma proprio come il giorno
precedente il giovane Serpeverde fu di nuovo interrotto: questa volta
non da Ron Weasley ma dalla sorella.
“Malfoy!!!”
Ruggì inviperita la ragazza. “Smettila con le tue
menzogne! Non ti permetterò di fargli ancora del male!!!
Allontanati immediatamente da Harry!!!” Disse ora puntandogli la
bacchetta contro, mentre Draco si rialzava e metteva al sicuro dietro
di sé il piccolo. “Ridammelo e restituiscilo alla sua vera
Casa!” Aggiunse ora indicando la tavolata Grifondoro.
Ma inaspettatamente, persino per
Silente, molti componenti delle altre tre Case si schierarono dalla
parte di Draco e più di una voce gridò: “No,
lascialo stare con i Serpeverde!” “Non lo vedi che Potter
vuole stare con Malfoy?” “Malfoy non gli farà del
male!” “Siete voi Grifondoro che gliene state
facendo!” E altre frasi ancora che testimoniavano quanto il
palese affetto di Draco e Harry avesse rivalutato l’opinione
generale e negativa che molti studenti avevano avuto fino a quel
momento sulle Serpi e sul loro altezzoso Principe biondo.
Ma la stoccata finale, per la
meraviglia generale ma soprattutto del preside, che in cuor suo
gioì per la commozione, fu però di Piton.
“Signorina Weasley, mi
rincresce ricordarle che il moccioso Potter è un Serpeverde! E
disgraziatamente per me che ne subirò le conseguenze, la colpa
è proprio di suo fratello Ron! Quindi se la prenda con lui se la
cosa non le sta bene.” Sbottò seccato Severus. “Per
cui, come le regole della scuola impongono e come lei giustamente
richiede…” Adesso continuò chiaramente infastidito.
“…ma contrariamente alla mia volontà, Potter
rimarrà nella sua vera Casa, ovvero la mia!”
Silente a questo punto sorrise riconoscendo nell’avversione
evidente delle parole del suo professore di Pozioni tutt’altre
emozioni, come un pizzico di orgoglio e anche compiacimento.
“Ma professore,
perché? Lei lo sa che questa è solo una bugia! Harry
è uno di noi!!!” Provò ancora ostinata Ginny,
incurante di qualsiasi punizione potesse ricevere e spinta unicamente
dal puro desiderio di salvare il bambino dalle grinfie di Malfoy.
“E con Malfoy rischia un serio pericolo!”
Piton le restituì uno
sguardo tagliente e replicò: “Nessuna bugia, non per quel
bambino almeno, che non è la persona che lei
vorrebbe…”
“Ma…” La Grifondoro tentò di protestare.
“Non lo è ancora!”
Si spiegò meglio Severus, ottenendo però di turbare
così nuovamente Draco. “Ma presto, entro massimo due, tre
giorni, le assicuro che avremo, per mio ulteriore disappunto, il
dispiacere di riavere di nuovo indietro il suo tanto agognato
Grifondoro.” Questa volta l’inquietudine non prese solo il
biondo Serpeverde ma anche Daphne, che impallidita afferrò con
forza un braccio di Blaise, al punto da conficcargli letteralmente le
unghia nella carne, e agitata domandò: “Che vuol
dire?”
Il moro Serpeverde sospirò
preoccupato per i suoi due amici, ricordando la conversazione udita
nello studio del preside qualche giorno prima riguardo la breve
permanenza del piccolo Potter ad Hogwarts, ma prima di poter rispondere
Piton continuò: “Ma su una questione ha ragione: questo
bambino è in serio pericolo, lo è per se stesso e per chi
lo circonda, perché dotato di un potere troppo grande e
incontrollabile che da solo non può gestire. E per quanto la
causa scatenante della sua magia innata è proprio
l’instabilità emotiva che lo lega al signor Malfoy,
purtroppo questi, da quanto abbiamo potuto tutti constatare, è
anche l’unico che sembri in grado di poterlo placare.”
Severus a questo punto però
omise di ricordare, perché troppo imbarazzato ad ammetterlo, che
malauguratamente ne era capace anche lui.
“Quindi a meno che, signorina
Weasley, non voglia prendersi la responsabilità dei gravi
incidenti che potrebbero occorrere se li separassimo, la custodia di
Potter rimane a Draco ma, per essere più sicuri che la
situazione non degeneri nuovamente a causa della possibile
volubilità di sentimenti proprio di quest’ultimo, anche
alla Greengrass e a Zabini!" Perentorio ordinò.
Le due Serpi nominate assentirono,
mentre Harry, che non aveva capito proprio tutto ma che aveva afferrato
la cosa più importante e cioè che poteva rimanere col suo
Principe, donò al professore di Pozioni il suo sorriso
più bello.
Severus sentì per questo
infonderglisi nel petto un’euforica sensazione di contentezza
dovuta unicamente alla consapevolezza di aver reso felice l’odiato
marmocchio, quindi sempre più frustrato e avvilito di fronte a
quelle emozioni per lui del tutto nuove e inammissibili, visto chi ne
era la causa, decise che più tardi se ne sarebbe punito!
“Professore!”
Intervenne adesso Hermione. “Sarebbe consigliabile, per
acquietare la giustificabile preoccupazione della nostra Casa, che
anche a qualcuno di noi sia permesso di constatare che in effetti Harry
non corre rischi a stare con i Serpeverde. Visti i trascorsi passati a
molti Grifondoro riesce piuttosto difficile fidarsi di loro,
soprattutto poi quanto riguarda Malfoy. E non posso escludere che
scontri come quelli avvenuti oggi o ieri tra i componenti delle nostre
due Case accadano ancora. Ma se avessimo la sicurezza che tutto procede
per il meglio, nessuno di noi avrebbe più motivo per richiedere
l’allontanamento del bambino dai Serpeverde. Nel caso però
riscontrassimo che le cose stiano diversamente…” Adesso la
ragazza guardò seria Malfoy negli occhi. “… e che
l’incolumità di Harry non sia sicura con loro, chiedo
formalmente che il bambino venga affidato a noi
Grifondoro.”
“Concesso.”
Acconsentì Piton giudicandola una buona soluzione, sia per
tenere sotto controllo la tensione fin troppo palpabile che rimaneva
tra i verde-argento e i rosso-oro, sia per avere la certezza che, con
la presenza della fin troppo attenta e scrupolosa Grifondoro, la
Parkinson, o chi per lei, ci avesse pensato due volte prima di agire a
discapito della sicurezza di Potter.
“Lei Granger e…”
L’insegnante si guardò intorno alla ricerca di qualcun
altro altrettanto ponderato e riflessivo come la ragazza e non
impulsivo e avventato come i due fratelli Weasley, che escluse a
priori. “Paciock…” Decise infine, ritenendolo
l’unica opzione accettabile per entrambe le Case. “…
se lo riterrete necessario avete il permesso di affiancarvi a chiunque
Serpeverde accompagni Potter durante le ore diurne, comprese lezioni, i
pranzi, le cene e persino, se siete così incoscienti da
provarci, di intrattenervi nella Sala Comune Serpeverde ma non oltre il
coprifuoco. Per le notti non ammetto eccezioni di alcun tipo. Farete
poi rapporto prima a me o alla Professoressa McGranitt e solo noi…”
Severus calcò con decisione sul pronome personale.
“… decideremo se è il caso o meno di allontanare
Potter dalla mia Casa. Ingerenze o interventi da parte di terzi sono
quindi severamente vietate e nel caso avvenissero, provvederò
personalmente affinché le punizioni siano tali…” E
l’espressione del suo volto non fu mai più minacciosa.
“… da rimanere impresse a vita nella mente e nel corpo del
o dei trasgressori di turno.”
Harmione, più che
soddisfatta, annuì compiaciuta; Neville invece, immaginando la
“forzata” vicinanza che nei giorni a seguire avrebbe avuto
con Blaise, arrossì violentemente divenendo quasi viola quando
sentì il commento entusiasta proprio di quest’ultimo.
“Bene!” Esclamò
infatti Zabini prendendo il piccolo Potter in braccio.
“D’ora in poi sarò la tua ombra Potty!”
Ghignò, usando con fin troppa confidenza il nomignolo con cui
Draco chiamava il bambino e ottenendo per questo in cambio uno sguardo
assassino da parte proprio del biondo Serpeverde. “Staremo sempre
insieme!” Aggiunse infine con voce suadente e il piccino
notò che, mentre parlava, gli occhi blu di Blaise non guardavano
lui ma bensì il timido Grifondoro.
“Oh, no! Lui starà
sempre con me! Vero Harry?” Chiese ora con voce entusiasta
Daphne, prendendosi il piccolo dalle braccia di Blaise e stritolandolo
letteralmente tra le sue, col conseguente aumento di irritazione di
Draco e gelosia per Theo. “E stanotte dormiremo insieme nel mio
letto tanto grande!” A questo punto più di un sospiro
carico d’invidia provenne dalla popolazione maschile della scuola.
“Non ci provare Greengrass!
Potty è mio!!! E starà unicamente con me!”
Dichiarò Malfoy con ardore, fregandosene che l’intera Sala
l’avesse sentito, ma volendo mettere per l’appunto in
chiaro per tutti, soprattutto i suoi amici, quanto forte e sincero era
il suo desiderio, bisogno, di avere tutto per sé il piccino:
inaspettatamente però, la sua possessiva dichiarazione
provocò parecchi gridolini eccitati da parte di molte ragazze.
“Già è
suo!” Non riuscì a non intromettersi un sempre più
adirato Nott. “O di chiunque altro lo voglia, per quanto me ne
freghi!” Borbottò sempre più nervoso per le
occhiatacce che ricevette dai Grifondoro. “Quindi
lascialo!” Le ordinò con uno sguardo poco rassicurante che
Daphne ricambiò con altrettanta fermezza e stizza.
“Non ci penso neanche!
Preferisco un milione di volte stare col mio piccolo e dolce
Harry,” Affermò con tono affettuoso, accarezzando sul capo
il bambino e facendo contemporaneamente perdere definitivamente le
staffe a Draco e Theo. “… che con persone false che mi
nascondono le cose dietro le spalle!” Daphne asserì con
tutta l’amarezza che sentiva dentro. “Piuttosto
perché non ti levi tu dai piedi e vai a dare fastidio alla tua
nuova fiamma?” La voce fredda ma gli occhi chiari incandescenti
di una furia e di una gelosia che il moro Serpeverde, confuso e ferito,
però non vide né comprese.
“Ora basta! Finitela!”
Draco sibilò infine, intromettendosi in quella che non era altro
che una schermaglia d’Amore fra i due, in cui però ci
stava andando di mezzo l’ignaro piccino.
“No! Ora basta lo dico
io!” Tuonò aspra e decisa la voce di Piton, mettendo fine
al litigio tra i componenti del settimo anno della sua Casa.
“State dando di voi e della Casa Serpeverde uno spettacolo,
oserei dire, oltremodo imbarazzante e disgustosamente patetico. E la
causa, naturalmente, non poteva essere che tua, Potter!”
Il bimbo, che di tutta quella storia era l’unico innocente, strabuzzò un po’ offeso gli occhi.
“Vieni qui, ragazzo!”
Ordinò poi ad Harry indicandogli di allontanarsi da Daphne e
avvicinarsi a lui.
“Se non la smettete
immediatamente di contendervi quest’irritante
moccioso…” Adesso sogghignò di fronte alla faccia
imbronciata di Potter. “… mi vedrò costretto a
prenderne personalmente la custodia: prospettiva questa, infondo,
alquanto allettante, vista la sua propensione a provare i miei
incantesimi. E neanche potete immaginare quante belle fatture
divertenti…” Tutta la Sala tremò terrorizzata,
supponendo che la parola divertente per Piton doveva essere sicuramente
sinonimo di dolore e atroci grida straziate. “… abbia da
sempre desiderato sperimentare su Potter!” Concluse compiacendosi
con se stesso per il panico che lesse negli occhi di tutti i suoi
studenti.
O meglio… quasi di tutti!
Sentì infatti
all’improvviso qualcosa avvolgergli una mano: qualcosa di piccolo
e caldo, il cui calore però ebbe l’effetto contrario di
fargli venire i brividi alla schiena.
Severus quasi ebbe paura di abbassare lo sguardo e constatare con gli occhi quello che il suo cuore invece già sapeva.
Ma poi lo fece e trovò il
bambino che gli stava sorridendo, ancora con quel suo sorriso
così luminoso e sincero, e che con naturalezza e candore gli
stringeva la mano con la sua piccolina.
“Per me va bene, Re Severus!” Harry acconsentì sereno, con lo sguardo ricolmo di fiducia e aspettativa.
“No che non va bene!” Obbiettarono però, allarmati e contemporaneamente, Draco e Daphne.
“Non vuoi più stare con me, Potty?”
“O con me, piccolino?”
Chiesero prima Malfoy e poi la
Greengrass, con uguale espressione dispiaciuta sul viso e stesso
intento celato di far sentire un po’ in colpa il piccino, per
quindi approfittarne e così allontanarlo il più possibile
da Piton e dalle sue indubbie pericolose macchinazioni.
E il bimbo infatti, proprio come
speravano, perse un po’ del suo entusiasmo e accorato
replicò: “Certo che voglio stare anche con voi!”
“Perfetto!” Fece allora
sollevato Malfoy, prendendoselo di nuovo in braccio e sciogliendo
così, con sua ulteriore soddisfazione, il legame creato dalle
mani unite tra il piccino e il professore.
“Non deve preoccuparsi
professor Piton, d’ora in poi ce ne prenderemo cura noi del
piccolo Harry senza più litigare, vero Draco?” Aggiunse
poi con voce dolce Daphne, poggiando delicata una mano sulla spalla del
biondo Serpeverde e sorridendogli complice, urtando ancor di più
Theo che furioso li lasciò per andarsene alla propria tavolata
senza più degnarli di uno sguardo.
“Sì,
naturalmente.” Confermò adesso veramente serio Draco,
mostrando però il suo sorriso più vero e sincero al
piccolo Potter, che lo ricambiò raggiante.
E fu in quel momento che Severus
prese definitiva la decisione di far bere ad entrambi l’Oblivio
Animae: non poteva permettere che anche Draco provasse il suo stesso
inestinguibile e atroce dolore, frutto della consapevolezza di non
poter avere accanto la persona amata, a cui era senza alcuna speranza
destinato.
Con pochi colpi di bacchetta
provvide poi a rimettere ordine alla Sala Grande e impose a tutti di
andare a mangiare senza più creare problemi, ma per meglio
prevenire ulteriori incidenti, prima di andarsene anche lui alla
tavolata degli insegnati, tolse punti ai Grifondoro e assegnò
una punizione ben più severa ai Serpeverde.
“Per tutto il caos che avete
osato creare in questa scuola, ma soprattutto nella mia
aula,…” Disse con espressione dura, che non ammetteva
repliche. “… stasera la vostra ridicola e patetica
festicciola è cancellata!”
Dopodiché Piton si
voltò e deciso si ostinò a ripetere, mentre si dirigeva
da Silente, che il suo improvviso bruciore di stomaco non era per nulla
dovuto ai sensi di colpa per la delusione e la tristezza comparsi negli
occhi di Potter e che non, assolutamente, aveva per un istante sentito
la mancanza del contatto con la mano del moccioso quando Draco lo aveva
allontanato da lui. Eppure, questo non riuscì in alcun modo a
negarlo, il suo cuore ne ricordava ancora il calore e la dolce
sensazione: il ghiaccio nel suo petto oramai si era sciolto del tutto,
ma cocciuto e testardo Severus finse di non vedere e capire cosa da
esso ne era fuoriuscito.
Mentre tutto ciò accadeva,
l’attenzione di Hermione, contrariamente da quella di tutti i
presenti nella Sala, non era stata attirata dalla contesa da parte
delle Serpi su chi accaparrarsi l’esclusiva sul suo piccolo amico
e nemmeno dalle prevedibili minacce da parte del professore di Pozioni
ad Harry, piuttosto si era concentrata unicamente su Ginny, la cui
reazione e il cui comportamento, nell’osservare quelle medesime
cose, le erano parsi molto strani e alquanto sospettosi.
La piccola Weasley sembrava infatti
studiare con meticolosa concentrazione ogni gesto e parola di Malfoy
verso il piccino, cosa questa che la Granger all’inizio aveva
ritenuto decisamente normale e comprensibile.
Infondo, se per un incantesimo
errato bambino lo fosse diventato Ron e Malfoy o qualsiasi altro
Serpeverde si fosse mostrato improvvisamente così affezionato e
interessato al suo fidanzato, anche lei avrebbe pensato ad un inganno
per fargli in realtà del male e quindi ne sarebbe stata
naturalmente molto preoccupata.
Ma ecco qui l’anomalia: Ginny
non sembrava affatto preoccupata o ansiosa, almeno non come chi ha la
sicurezza che il proprio ragazzo sia attorniato da persone pericolose e
dalle cattive intenzioni, né si mostrava particolarmente gelosa
per le fin troppo evidenti dimostrazioni d’affetto di Harry per
Draco e viceversa, piuttosto l’espressione del suo viso appariva
corrucciata e indispettita.
Harmione aveva avuto per questo l’impressione che c’era qualcosa che non quadrava.
Ciò che infine l’aveva
convinta che la sua rossa amica doveva essere a conoscenza di qualche
particolare in più su tutta quella storia, era stato il suo
mormorio sommesso, mentre sotto ordine di Piton gli studenti tornavano
ognuno al proprio posto, in cui distintamente l’aveva sentita
pronunciare: “Non è possibile! Non può essere davvero Malfoy il Principe dei sogni di Harry! Devo dimostrargli a tutti i costi che non è così!”
Piton ricambiò con odio
cocente la luce giocosa e ilare che brillava abbagliante oltre le lenti
a mezzaluna degli occhiali di Silente e la tenerezza e la commozione
con cui lo guardava invece Minerva.
“Non… una…
parola!” Sibilò mentre prendeva posto, disgraziatamente
per lui, proprio in mezzo a loro.
“Come desideri.”
Acconsentì con tono pacato il preside, mentre con tutta
nonchalance si versava un po’ d’acqua in un calice. “Re Severus!” Aggiunse però con altrettanta naturalezza, dopo averne assaggiato un sorso.
Le labbra che a stento trattenevano
un sorriso: cosa che invece non riuscì proprio alla McGranitt,
che sembrava ringiovanita dieci anni tanto era felice.
Una vena sulla tempia del professore cominciò pericolosamente ad ingrossarsi.
“Ah! Ah! Molto divertente
Albus!” Disse decisamente ironico Piton. “Non
c’è gioia più grande per me…” Il suo
viso però era più furibondo che mai. “… che
sapere di aver contribuito ad allietarti la giornata, prendendo parte
al deplorevole spettacolo che è diventata questa scuola grazie a
quel mentecatto di Potter e quell’idiota di Draco. Ma nulla mi
persuade dal pensare che siamo tutti attori di una sceneggiatura di cui
solo tu conosci la trama.” Fece adesso inarcando sospettoso un
sopracciglio.
“Così mi offendi,
amico mio! Come se io avessi mai complottato alle spalle dei miei due
collaboratori più stretti!” In risposta Silente ottenne
due uguali occhiatacce da entrambi gli insegnanti, che però non
riuscirono a spegnere il suo sorriso ancora più ampio.
“D’accordo forse in
passato l’ho fatto.” Ammise poi il preside. “Ma non
questa volta. Vi ho raccontato tutto ciò che so su questa magica
circostanza, non saprei come meglio descriverla, che ci ha permesso di
conoscere il piccolo Harry. Ammetto comunque, che le parti mancanti di
questa storia le stia scoprendo un po’ alla volta, giorno dopo
giorno.”
“E sentiamo, qual è la
rivelazione di og…” Ma Piton si interruppe perché
avvertì qualcosa tirargli la veste da dietro. “E ora che
altro c’è?” Digrignò tra i denti, voltandosi
rabbioso per vedere quale fosse adesso il problema.
E poi fu una questione di attimi.
Due esili braccia si avvolsero
strette intorno al suo collo e il piccolo Harry, in punta di piedi e
con gli occhi illuminati di affetto sincero, gli posò delicato
un bacio sulla guancia.
Severus, impietrito per lo shock,
riuscì unicamente a chiudere gli occhi, sopraffatto
dall’A… nel suo cuore che rifulse incontenibile ed intenso
proprio come tanti anni addietro per la sua Lily.
“Grazie infinite Re Severus
per tutto l’aiuto che mi hai dato oggi, anche se era la prima
volta che ci incontravamo. Non avevo mai conosciuto prima d’ora,
un adulto così meraviglioso e buono come te. Sai…”
Adesso Harry continuò impacciato e imbarazzato e col viso
cremisi. “… quando grande lo sarò io voglio
diventare forte, coraggioso e intelligente, proprio come
te,…” Calcò con enfasi. “… e
poi… e poi voglio sposare il mio Principe Draco!” Il
piccino rivelò per la seconda volta ad alta voce il suo sogno,
svelando anche quanta stima e ammirazione provava per quel professore,
dall’apparenza rude ma dall’animo indubbiamente gentile,
che sentiva già voler bene, nonostante l’avesse appena
conosciuto. “E quando accadrà, vuoi…” A
questo punto il bimbo però si bloccò un istante, ma
Severus avvertì chiaramente, visto che ancora lo stringeva, che
adesso stava leggermente tremando. “… vuoi diventare anche il mio padrino, come col Principe?”
Piton sbarrò, sconcertato e
al contempo inorridito, gli occhi, ma Harry fraintese, reputandolo
ingenuamente un segnale positivo, e con le gote imporporate e un timido
sorriso con trasporto ammise: “Io ne sarei davvero, tanto, tanto
felice!” E poi ricordando le parole di Blaise, sul renderlo
padrino del loro primo figlio se lo avesse aiutato a mettersi con
Neville, ma generalizzandole dando loro il giusto significato, il
bambino, con gli occhi di nuovo lucidi, concluse: “Sono sicuro
che, se ti avessero conosciuto scoprendo le tue tante belle
qualità, anche la mia mamma e il mio papà sarebbero stati
d’accordo con me.”
Ma questa fu la stoccata finale che
fece completamente perdere la testa di Piton, che non ci vide
più dalla rabbia e dal dolore, tornati prepotenti a ricordargli
perché aveva da sempre detestato Harry Potter: il frutto
dell’unione tra la donna che aveva amato più della sua
stessa vita e l’uomo che invece aveva odiato più di
chiunque altro al mondo.
Padrino del figlio di James Potter?
Al solo pensiero Piton si
sentì ribollire dall’ira! Forse doveva svelare a quel
piccolo mezzosangue che suo padre aveva già scelto un cane per quell’ infausto compito?
Stava per formulare la frase nel
modo più offensivo possibile, quando avvertì la magia
impedirgli di emettere suono: era stata la McGranitt.
Provò allora ad afferrare la
bacchetta deciso a Cruciare qualcuno, ma si ritrovò questa volta
impedito a fare qualsiasi movimento, causa il Pietrificus Totalus
lanciatogli silenzioso da Silente.
Maledetti! Maledetti tutti e tre!
Imprecò mentalmente Piton. Maledetto Potter e tutta la sua
discendenza! Maledetto il fato crudele che gli aveva precluso ogni
felicità con la sua unica ragione di vita, ma maledetto
soprattutto quel dannato A… che, nonostante tutta la furia che
gli stava rimestando il sangue nelle vene, non si era ancora dissolto
ma che spietato, con la sua esasperante dolcezza, continuava venefico
ad infettargli il cuore e la mente con le sue menzognere illusioni.
Improvviso infatti un assurdo e
sconvolgente pensiero che cambiò radicalmente le sue emozioni,
trasformandolo da furioso a letteralmente terrorizzato: Padrino del
figlio di Lily!
‘Ma non padrino!’ Ci tenne immediatamente a correggere l’A… nel suo petto. “Ma… padre!”
Il viso di Severus sbiancò,
ma prima di poter avere la possibilità di ragionare sulle
implicazioni di cosa questo significasse, il professore scoprì
di essere libero da ogni incantesimo e che Potter, convinto dalla
professoressa di Trasfigurazione che il suo Re per il momento era
rimasto senza parole per l’inaspettata sorpresa dovuta alla sua
proposta, era tornato alla tavolata Serpeverde in paziente attesa di
ricevere più tardi una sua risposta.
Del tutto indifferente allora agli
sguardi preoccupati di Silente e della McGranitt, ma deciso a mettere
più distanza possibile tra sé e il bambino, Piton si
alzò quindi da posto intenzionato a lasciare immediatamente la
Sala Grande.
“Severus!” Lo
bloccò però allarmata Minerva. “Dove vai? Non
vorrai mica prendertela con Harry per la sua innocente richiesta?
Povero piccolo…” Sospirò ora con voce affranta.
“Ti ricordo che quel bambino è del tutto ignaro del
difficile e contrastante rapporto che avete instaurato in questi anni
di scuola o quale sia stato il passato dei suoi genitori con te.
Quindi, se proprio ci tieni a rivalerti su qualcuno, fallo unicamente
con me, che ti ho impedito di rispondergli. È solo che, non
volevo…”
“Immagino…” La
interruppe però seccato il pozionista. “… che gli
spezzassi il suo dolce cuoricino, pieno di fantasticherie e belle
speranze, col mio netto rifiuto e fattura finale!” Disse ora
guardando in cagnesco Silente, nei cui occhi lesse la conferma che era
proprio questo ciò che, a ben ragione, preside e professoressa
avevano previsto.
“Ma forse è bene che
ti ricordi io,…” Piton tornò a rivolgersi alla
McGranitt. “… che non importa affatto cosa io faccia o non
faccia con quel pestifero moccioso insolente, perché tanto entro
la prossima settimana Potter avrà completamente e
irrimediabilmente perso qualsiasi memoria dei giorni vissuti qui ad
Hogwarts da bambino. E se ora vuoi scusarmi, adesso vado ad premurarmi
che questo avvenga nel modo più efficiente possibile,
completando la mia pozione!”
“L’Oblivio Animae?” Domandò avvilita la donna.
“Esattamente.”
Confermò con sguardo truce il professore. “Ah!”
Aggiunse poi, questa volta verso il preside. “Ho deciso che la
berrà anche Draco. È il minimo che posso fare per
evitargli l’inevitabile ed inestinguibile dolore che ne
conseguirà per lui dal tragico finale di questa storia.”
“Come credi.” Concesse
Silente. “Quindi suppongo che ne prenderai anche tu?”
Chiese ora con quella sua espressione serena, che Piton trovava
così irritante.
“Perché Salazar
dovrei?” L’insegnante sibilò infatti con stizza.
“Non penserai mica che mi importi qualcosa di
quell’insopportabile marmocchio o che mi sia lasciato abbindolare
dai suoi begli occhioni dolci…” Adesso non riuscì a
non arrossire. “… come è successo con Draco? Sappi
che non vedo l’ora di levarmelo di torno con tutte le sue insulse
smancerie, le sue assurde e inconcepibili richieste d’affetto e
quei suoi dannatissimi fiori!” Elencò sovrappensiero
guardando torvo in direzione della tavolata Serpeverde, mentre le sue
gote prendevano sempre più colore. “A me quel bambino non
mancherà neanche un po’!” Decretò infine
prima di lasciare definitivamente la Sala Grande, senza notare lo
sguardo intenerito di Silente e quello teso e agitato della McGranitt.
La professoressa infatti, non
appena Piton ebbe varcato il portone della Sala, angosciata
domandò: “È davvero necessario che Harry
dimentichi?”
Il preside tornò nuovamente
serio. “Sì! Mi dispiace Minerva, ma da come già ti
ho spiegato ieri pomeriggio, non c’è altra soluzione e il
perché avresti dovuto capirlo bene da quanto accaduto poco fa
proprio avanti ai nostri occhi. Quel bambino tra qualche giorno,
indipendentemente da ogni nostro potere o desiderio, si
risveglierà in un letto d’ospedale circondato
dall’indifferenza dei suoi parenti babbani, senza più
accanto l’affetto del suo Principe Draco e dei suoi nuovi amici.
Il suo dolore sarà straziante, proprio come ci ha appena
dimostrato, e probabilmente il suo senso di abbandono e la sua
solitudine aumenteranno a dismisura nel momento in cui a undici anni
varcherà di nuovo le soglie di questa scuola e non
troverà affatto ad accoglierlo il suo amato Principe, il suo Re,
i suoi vecchi amici Serpeverde e purtroppo, mia cara, nemmeno te o me!
Ma un piccolo Malfoy viziato ed arrogante copia rimpicciolita di
Lucius, un professore che lo odierà dal primo istante per il
solo cognome che porta, nemici di una diversa Casa, una professoressa
che lo punirà per la sfacciataggine e l’impudenza di
essere stata chiamata Nonna Mc avanti all’intera scolaresca e un
vecchio preside, un po’ troppo ossessionato da un certo mago
oscuro, che interpreterà i racconti fantastici di questi giorni
di quel bambino come il risultato di qualche potente incantesimo
lanciato da Voldemort o dai suoi Mangiamorte per chissà quale
scopo malvagio. Ecco perché, per evitargli un ulteriore
sofferenza, ho escluso a priori anche la possibilità di rivelare
a quel piccino la verità del come e perché è
arrivato qui e del motivo per cui purtroppo non può restare. Non
oso neanche immaginare quanto profondi ed intensi sarebbero infatti, la
sua delusione e la sua prostrazione nel momento in cui dovesse scoprire
che nel suo futuro non esiste alcuna traccia di quel Principe, che
tanta forza e speranza sta dando al suo cuore col suo sconfinato
affetto, ma solo un Serpeverde dagli occhi cattivi che detesta con
tutto se stesso la sua nemesi Grifondoro.”
La tristezza della voce di Silente
era riflessa negli occhi lucidi della McGranitt, che proprio non
riusciva a capacitarsi del perché le cose non potessero andare
diversamente.
“Sì.” Alla fine
si arrese la donna, non riuscendo a trovare un’altra scappatoia.
“Non è giusto che Harry debba portare il carico di
quest’ennesima sofferenza: è meglio che dimentichi per il
momento. Ma perché proprio l’Oblivio Animae? Una volta
ingerito non esiste sortilegio, fattura o pozione che possa
restituirgli i ricordi perduti. Non è meglio un Oblivion, o un
qualche altro incantesimo di memoria i cui effetti siano poi
reversibili?” Tentò ancora.
Silente sospirò.
“Purtroppo gli incantesimi di cui parli agiscono sulla corteccia
celebrale della persona colpita, e il problema, in questo caso,
è che non sono affatto adatti perché il corpo del piccolo
Harry, come ben sai, è quello del diciassettenne rimpicciolito
per il Reducto del giovane Draco, quindi chi dimenticherebbe sarebbe
l’adulto di oggi e non il bambino di undici anni fa.
L’unica opzione, sfortunatamente, sembrerebbe unicamente
l’Oblivio Animae che, come il nome suggerisce, agisce proprio
sull’anima, sull’essenza, di chi la beve. Ma…”
“Deve esserci
un’alternativa, qualcosa di meno definitivo!” Proruppe
però la professoressa, interrompendolo e alzandosi di scatto da
tavola. “Non permetterò che tutta la felicità di
quel piccino, che sta contagiando l’intera scuola, vada perduta
per sempre! Magari…” Ragionò adesso sovrappensiero.
“… troverò qualcosa nella sezione proibita!”
Dopodiché lasciò anche lei la Sala Grande senza finire di
ascoltare ciò che l’anziano mago stava dicendo.
‘Peccato!’ Pensò
un fin troppo tranquillo Silente, che finalmente riuscì ad
addentare un boccone del delizioso roast beef con patate preparato
dagli elfi domestici. Se fosse rimasta infatti, le avrebbe rivelato il
simpatico episodio riferitogli dalla professoressa Sprite sui fiori
nominati da Piton e la sorprendente scoperta fatta quel giorno.
L’Oblivio Animae era una
pozione molto pericolosa che, oltre a cancellare totalmente i ricordi,
creava un’evidente instabilità emotiva
nell’equilibrio mentale e caratteriale di chi la ingeriva,
effetti questi che il preside però non aveva mai riscontrato in
Harry in tutti quegli anni: quindi questo voleva dire un’unica
cosa e cioè che il giovane Potter non l’aveva mai bevuta!
Ma tutto ciò Silente lo aveva già desunto dalla lettera
che aveva ricevuto da Petunia Evans, in cui la donna scriveva che il
nipote, appena svegliatosi dal coma, aveva cominciato a raccontare di
un mondo fantastico e di un bellissimo principe biondo.
Harry quindi, non aveva
completamente perso la memoria dei giorni trascorsi ad Hogwarts da
bambino, ma neanche aveva mai mostrato, dai suoi undici anni fino al
tempo presente, di ricordarsene. Quindi? A quel punto le congetture
elaborate dal preside erano state tante, una più plausibile
dell’altra. E quel giorno, anche se ancora non era arrivato ad
una risposta certa sul come, aveva invece capito grazie a chi i ricordi
del piccolo Harry non erano scomparsi del tutto.
Quell’incantevole fanciullo era infatti riuscito a fare breccia nei cuori dell’intera
Casa Serpeverde, ammaliando col suo Amore e il suo innocente candore,
non solo il suo Principe Draco, ma anche e soprattutto il suo burbero
Re Severus!
N.A.:
Che ne pensate se cambio il pairing di questa storia da Harry/Draco a
Harry/Severus? ^___^ Il titolo cambierebbe quindi in “Il piccolo
Harry e il re Severus”. Quest’idea al momento è
alquanto allettante, non trovate?
Ma naturalmente sto scherzando. Se
c’è una cosa che proprio non cambierei del romanzo della
Rowling è l’Amore struggente, passionale e senza tempo di
Piton per Lily. Ecco perché adoro le fan fiction in cui il
rapporto tra il professore di Pozioni ed Harry è quello di padre
e figlio e non amanti: padrino per l’appunto. Non appena finito
di leggere il capitolo “LA STORIA DEL PRINCIPE” in Harry Potter e i doni della morte,
ho immediatamente pensato che se Sirius lo era stato col cuore, Piton
era stato inconsapevolmente padrino di Harry con la sua stessa vita. E
chissà perché ma me lo sarei immaginato bene anche nella
scena in cui Harry con la Pietra della Resurrezione fa comparire i suoi
genitori, Sirius e Remus; magari messo un po’ più in
disparte rispetto a Potter e ai quattro fantasmi, con le braccia
incrociate borbottando contro il cielo che non poteva esserci inferno
peggiore che ritrovare proprio quei
Grifondoro dopo la morte, per poi ripensarci, domandandosi se quello
non era piuttosto il Paradiso, non appena scorge il sorriso di Lily che
lo ringrazia di cuore per essersi sacrificato in tutti quegli anni per
il bene di suo figlio. Beh, ma ammetto che questo avrebbe reso il tutto
un po’ meno drammatico.
È solo che mi sarebbe davvero piaciuto se anche lui, dopo tanto dolore, avesse provato un po’ di felicità.
L’unica consolazione, nella
sua tragicità, è che almeno negli ultimi istanti di vita
Piton sia morto guardando la sua Lily negli occhi di Harry.
Davvero, davvero un personaggio
stupendo e così complesso nella sua maschera che ho avuto un
sacco di problemi a descriverlo (e non penso affatto di esserci
comunque riuscita per bene), per cui ho cambiato e ricambiato
più volte le sue battute dilungandomi tutto questo tempo per
finire il capitolo.
Spero comunque che vi sia piaciuto
e che vogliate ancora avere un po’ di pazienza in attesa del
prossimo aggiornamento. Ah e spero anche che abbiate apprezzato quel
filo di speranza per il finale di questa storia, che vi dato con le
ultime battute del pensiero di Silente. Sappiate comunque che per
arrivare all’happy end i nostri protagonisti dovranno affrontare
ancora molte prove…
Un abbraccio di cuore a tutti e grazie perché continuate a seguirmi con così tanto affetto! Infinity19
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