Il Bivio

di winnie343
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - La locanda ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Vecchie Conoscenze ***
Capitolo 3: *** III - Due Strade ***
Capitolo 4: *** IV - Il Dipinto ***
Capitolo 5: *** V - Lettere ***
Capitolo 6: *** VI - Epilogo ***



Capitolo 1
*** I - La locanda ***




Capitolo I – La locanda





Ciao a tutti, era da un po’ di tempo che mi frullava in testa una storia su Ikki, uno dei personaggi che più adoro in Saint Seiya. Ci ho messo un po’, ma alla fine mi sono decisa a scriverla. La storia sarà breve, è ambientata nel post-Hades, ma non vi anticipo nulla. Ho solo una precisazione da fare. Lo spunto mi è venuto da un libro che lessi ormai secoli fa: la poesia contenuta in essa mi ha lasciato alcuni ricordi bellissimi. Il libro era Oceano Mare di Alessandro Baricco e gli elementi che ho ripreso in questa storia al momento sono la locanda in riva al mare e il pittore che dipinge il mare, ma come dicevo prima è solo uno spunto, la storia è differente.





Una locanda sulla riva del mare, che cosa bizzarra!

Aveva camminato per ore senza una meta precisa. Una delle cose che più apprezzava della Grecia era il mare limpido e cristallino, immutabile e indifferente al tempo e allo scorrere di tutte le tragedie umane.

Fratello … dove sei?

Ehi Fratello … non so … vedo una locanda

Mi manchi

A volte sentiva la sua voce che lo chiamava, che lo scongiurava di tornare. Era quella voce, che andava dritta alla sua anima, a richiamarlo. Quel suono rappresentava il suo faro, la sua linea guida. Era grazie alla voce melodica di Shun che bussava alla sua anima ogni volta che sentiva il bisogno di vederlo che gli aveva permesso in tutti gli anni trascorsi di vegliare su di lui. Non era necessario, lo sapeva, l’aveva capito quel giorno in cui Shun aveva sconfitto Aphrodite: Il cavaliere di Andromeda sapeva vegliare su se stesso; ma proteggere suo fratello era l’unica cosa che sapeva fare.

Ti sbagli Fratello

Vuoi dire che non sono stato in grado di farlo?

Voglio dire che non è l’unica cosa che sai fare

Eppure in tutto il resto ho fallito

Ikki non era mai stato un propenso all’allegria; nella sua vita aveva dovuto cavarsela da solo fin dalla tenera età ed inoltre aveva dovuto farsi carico anche di suo fratello. Ma non aveva mai considerato il dolce Shun un peso. Era il suo faro, la sua linea guida e al tempo stesso la croce che aveva deciso volontariamente di portare sulle sue spalle. Non per volontà di Shun, solo per suo desiderio. Si era nominato ed eletto guardia del corpo e protettore, come se il cavaliere di Andromeda non fosse in grado di difendersi da solo.

Ridicolo!

Cominciò a chiedersi se forse non avesse fallito anche in questo.

In fin dei conti se Shun è capace di difendersi da solo, il mio intervento è sempre stato superfluo … e allora?

E allora, semplicemente, aveva fallito anche in questo. Che senso aveva avuto dunque la sua vita?

Sei troppo severo con te stesso, cavaliere

Mia Signora!

Torna da me, cavaliere della Fenice

Dove siete, mia Signora?

Torna da me e da Shun

Io non so dove sono … c’e’ una locanda vicino al mare … non so altro

Torna Ikki … prima che sia troppo tardi

Ma dove sono? Voi sapete dirmelo?

Si guardò intorno, con sguardo perso. Per la prima volta nella sua giovane vita, vissuta con rabbia, si sentì smarrito. Dove era non lo sapeva, eppure quello che più lo preoccupava era scoprire di non essere riuscito a combinare nulla di buono in tutti quegli anni, immersi nel dolore e nella battaglia. Quanti avevano sofferto per lui? Quanti cavalieri aveva ucciso? Tanti. E quante vite innocenti aveva dovuto sacrificare? Troppe.

Esmeralda, dove sei? Perché non riesco più a sentirti?

Forse non erano i cavalieri morti … le altre persone …. Solo Esmeralda, era solo lei che gli interessava. Come aveva potuto permettere che le accadesse? Una giovane vita innocente spezzata per colpa sua.

Ikki trasalì.

Qualcuno alle sue spalle lo chiamò.

Voltandosi non vide nessuno

Eppure gli era sembrato di sentire una voce chiamarlo.

Tutto ciò che vide, invece, fu un tizio sulla riva del mare, in piedi di fronte ad un cavalletto su cui era appoggiata una tela, che stava dipingendo. Era concentrato, ma sorridente. Sereno, il termine più corretto.

Ikki si avvicinò, rapito da quel volto rilassato. L’uomo doveva avere all’incirca una cinquantina di anni e aveva l’espressione tipica di colui che sa di aver fatto una grande scoperta. Una volta giunto al suo fianco, il ragazzo cominciò ad osservare la tela.

Curioso! E’ così felice mentre dipinge triangoli?

  • Ehi … cosa dipingi?

  • Non lo vedi ragazzo? … Il mare

No, Ikki non lo vedeva. Il mare non c’era sulla tela. Davanti ad uno sfondo bianco tutto quello che riusciva a vedere erano dei triangoli colorati. Avrebbe voluto chiedergli come diavolo potesse pensare di dipingere il mare, ma il sorriso felice dell’uomo lo distrasse nuovamente.

Sospirò

Se era un gioco

Allora

Bisognava giocare

Voltò le spalle allo pseudo pittore e si diresse a passo spedito verso la locanda. Entrò senza pensarci e trovò ad attenderlo un uomo anziano tutta barba. Ikki non ci avrebbe giurato, ma l’idea era che quell’uomo avesse più di 100 anni.

  • 99 ragazzo

  • Cosa? – Ikki lo guardò sorpreso

  • Ho 99 anni

  • Ma come? …

  • Come faccio a sapere che volevi sapere quanti anni avevo? Tutti vogliono sapere sempre le stesse cose .. .tutti monotoni, grigi, spenti

  • Io non sono…

  • Non sei grigio e spento? Questo lo dici tu! – il vecchio gli porse una chiava – e comunque fidati … sono qui da secoli e non è cambiato nulla

  • Da secoli? – sul volto del ragazzo comparve un sorriso canzonatorio – ma se avete detto che avete 99 anni? Questo significa che non avete vissuto neanche un secolo!

  • Ragazzo io ho 99 anni da moooolto tempo. E ora va … la tua stanza ti aspetta … dormi che domani avrai una giornata impegnata.

Ikki avrebbe voluto fargli altre domande, ma il vecchio, senza permettergli di aggiungere altro si voltò e sparì dietro una porta alle sue spalle. Era confuso e indeciso; lui che era stato sempre un ragazzo d’azione, era confuso e smarrito. Cosa avrebbe dovuto fare?

Torna da me

Atena

Torna fratello

Shun

Non proseguire oltre!

Lo sapeva, ne era certo, avrebbe dovuto seguire i suggerimenti delle persone che lo amavano, ma nessuno poteva dire al cavaliere della Fenice cosa fare e la Fenice aveva voglia di scoprire che diavolo fosse quel posto sospeso sul mare. Sentiva che senza quella risposta non avrebbe potuto tornare indietro ne proseguire oltre.

Afferrò le chiavi dal bancone e si voltò per raggiungere la scala che lo avrebbe portato al piano superiore. Una ragazza, vestita di nero, con dei capelli neri, lisci e lucidi e con indosso un enorme cappello viola che le copriva parzialmente il viso, lo superò. Per un istante i loro corpi si sfiorarono; a quel contatto Ikki fu percorso da un brivido ed ebbe una sensazione di dejavù: conosceva quella ragazza, ma dove l’aveva incontrata prima di allora? Se solo fosse riuscito a vedere il suo volto, avrebbe potuto riconoscerla. Si voltò nuovamente per tornare sui suoi passi. La ragazza si era appoggiata al bancone in attesa che il vecchio matusa, comparso all’improvviso, le porgesse le chiavi di una camera. Ikki la raggiunse, avrebbe voluto afferrarla per una spalla e voltarla. Sapeva che vedendola in volto l’avrebbe riconosciuta. Ma il destino aveva piani diversi per lui. Mentre stava allungando il braccio per fare la sua mossa, venne travolto da un uomo di mezza età, grasso e pelato, che non avvedendosi della sua presenza gli franò addosso. Il ragazzo lo scansò in malo modo, facendolo rotolare di lato. L’uomo nel l’impatto perse dalla mani un cofanetto che aprendosi, permise ai fogli contenuti in esso di sparpagliarsi su tutto il pavimento. Ikki, istintivamente, lo aiutò a raccogliere tutti quei fogli, mentre l’uomo si profuse in mille scuse e giustificazioni. Quando ebbero finito di raccogliere tutto, il ragazzo si guardò intorno, della ragazza non c’era più traccia. Sospirò, pensando che probabilmente l’avrebbe incontrata nei giorni successivi.



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Capitolo 2
*** Capitolo II - Vecchie Conoscenze ***


Capitolo II - Vecchie conoscenze



La prima cosa che vide, aprendo gli occhi, fu il mare. Era così limpido, brillante sotto la luce del sole e così calmo da rasserenare il suo animo.

Aveva avuto un sonno irrequieto e dei sogni agitati. Le immagini che si erano cominciate ad accavallare pochi istanti dopo che i suoi occhi si erano chiusi, lo avevano tormentato per ore. La donna dai capelli corvini, il pittore di quadri indecifrabili, l’uomo con il cofanetto, tutti a tormentarlo senza un attimo di tregua. Ed in lontananza una bambina dai capelli biondi che correva sulla spiaggia.

Ikki si alzò pigramente. Non era abituato a dormire fino a quell’ora tarda, ma in effetti non è che avesse riposato molto, per cui considerò che tutto sommato il suo sonno fosse durato poco per considerarsi pigro. Si affacciò alla finestra e rimase sbalordito.

Esmeralda!

Le labbra si mossero per gridare quel nome, che rimase però fermo sulla sua gola. Una bambina dai capelli biondi stava correndo sulla spiaggia. La bambina del sogno, che ora vedeva davanti ai suoi occhi, era Esmeralda. Rimase sconvolto. Come poteva essere lei? La sua Esmeralda non era più una bambina e soprattutto non era più viva. Eppure era lei, non aveva alcun dubbio.

Ti sbagli, Ikki

Mia Signora!

Torna a casa, Ikki

Lei è Esmeralda

E’ morta e non può tornare da te

Ma lei è qui

Quella è una bambina

E’ lei

Ikki si chiuse con le mani le orecchie per non ascoltare oltre le parole di Atena. Quella era Esmeralda e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Corse fuori dalla Locanda, travolgendo all’entrata l’uomo con il cofanetto. Possibile che quel tizio si ritrovasse sulla sua strada nei momenti meno opportuni? E possibile che si portasse appresso quel maledetto bauletto? Osservandolo, provò il curioso istinto di chiedergli cosa mai avessero d’importante tutti quei foglietti scribacchiati che si portava dietro, ma aveva un'altra priorità ora e non aveva tempo da perdere in stupidaggini. Lasciò l’uomo arrancare dietro i foglietti persi e trascinati via dal vento e riprese la sua corsa verso la spiaggia.

Arrivato sulla riva, la risata della bambina lo fece voltare verso destra. La piccola, che aveva all’incirca 6 anni, stava correndo allegramente a piedi nudi sul bagnasciuga, mentre una vecchia signora, seduta sulla sabbia la osservava da lontano. Benchè Ikki sentisse il desiderio di correre dalla bambina, optò per andare dalla vecchia, aveva bisogno di risposte e dopo essersi seduto accanto a lei, la salutò con cortesia:

  • Buongiorno signora – la vecchia non lo guardò – è per caso vostra nipote?

  • No – la vecchia si voltò finalmente, mostrando due occhi bianchi e stanchi – ma non è neanche chi tu stai cercando

  • Cosa? – Ikki la guardò sorpreso, dovette però abbassare lo sguardo, perché gli occhi della vecchia lo mettevano a disagio – io non so di cosa stiate parlando

  • E’ tempo che lei parta. Deve partire. E invece siamo ancorate su questa maledetta spiaggia … ormai da anni!

La vecchia si alzò e si allontanò velocemente. La bambina smise di giocare per osservare la donna allontanò. Ikki si tirò su, confuso e dopo essersi ripulito dalla sabbia, si diresse verso la piccola. Le sorrise e lei ricambiò. Era Esmeralda, non aveva alcun dubbio. Quel sorriso, che portava ormai da anni nel suo cuore, lo avrebbe riconosciuto ovunque. Trasalì alle parole della bimba.

  • E’ da molto che sei qui?

  • No. Da ieri – addolcì la sua voce, non voleva spaventarla – e tu?

  • Non so. Non ricordo.

  • Come ti chiami?

  • Non lo so.

  • Veramente non sai come ti chiami? – Ikki la guardò sorpresa

  • Voi? Come vi chiamate?

  • Ikki – la bambina sbattè gli occhi un paio di volte

  • Che nome curioso. E cosa significa?

  • Non lo so. Perché me lo chiedi?

  • Perché se qualcuno si è disturbato a darvi un nome, immagino che lo abbia scelto con un significato

  • Cosa?

  • Io non ho nome perché nessuno ha saputo darmene uno. Immagino perché non siano riusciti a trovarne uno con un bel significato

  • Chi doveva darti il nome?

  • Non so. – la bambina sorrise divertita – non so signore, e non mi interessa. Io voglio solo giocare. E voi?

  • Io …

La bambina non attese la risposta del giovane e riprese la sua corsa sul bagnasciuga. Ikki si sedette nuovamente sulla sabbia e rimase ad osservarla correre e ridere. Era Esmeralda, non aveva alcun dubbio. Anche se lei non ricordava il suo nome e non ricordava chi lui fosse, quella era Esmeralda.

E’ impossibile, fratello, è troppo giovane

E’ lei, Shun. Sai che io non sbaglio

E’ troppo giovane, fratello.

E’ lei

Torna da me. Non ha più importanza

Ikki mosse la mano a scacciare la voce fastidiosa del fratello. Aveva importanza. Eccome. Quella era Esmeralda e lui sarebbe rimasto su quella spiaggia finchè non avesse capito cosa diavolo stesse succedendo.

All’improvviso, dopo ore spese ad osservare la bambina giocare sulla riva, la sua attenzione fu attirata dalla vista di un cappello che volava. Ikki si alzò meccanicamente, nel tentativo di afferrarlo. Senza successo. Il cappello, sospinto da un vento impertinente volò via. Ikki vide in lontananza la ragazza dai capelli corvini correre dietro al cappello. Anche in questa occasione non riuscì a vederla in volto. Fu tentato di seguirla, ma la risata della bambina attirò nuovamente la sua attenzione. Decise di restare. Non poteva perdere di vista la piccola Esmeralda. Al diavolo quella ragazza dai capelli corvini. Se anche la conosceva, non aveva importanza. Evidentemente, se non riusciva a riconoscerla, non era stata per lui nulla di importante. Il suo sguardo, però, continuò a seguire lei ed il cappello, fino al punto in cui, quest’ultimo venne afferrato dal pittore che, con molte cerimonie, lo restituì alla ragazza dai capelli corvini. Ikki sentì dirle in lontananza “il modo in cui dipingete il mare è favoloso!”. Sorrise; evidentemente quella ragazza non capiva nulla di arte. Come si poteva scambiare una tela bianca con un capolavoro?

E se fossi tu a non capire nulla di arte?

Shaka!

Ikki si voltò velocemente, ma non vide nessuno alle sue spalle. Eppure quella che aveva sentito era la voce del cavaliere di Virgo. Scrollò le spalle e sorrise. Figuriamoci se un tipo come Shakamuni potesse finire in un posto come quello?

Perché, cosa ha di diverso questo posto rispetto ad un altro?

Ikki si voltò nuovamente alle sue spalle. Aveva sentito nuovamente la voce di Shaka. Eppure dietro di lui non c’era nessuno.

  • Dove sei cavaliere di Virgo? E’ uno dei tuoi soliti trucchi?

La bambina, sentendo il giovane urlare, si bloccò all’istante. Ikki le sorrise, non voleva spaventarla.

Segui la mia voce, giovane Fenice

Ikki, come se fosse sotto l’effetto di una sorta di magia, cominciò a muovere i suoi passi in direzione della Locanda. Era da lì che proveniva la voce di Shaka. Ne era sicuro. Durante il tragitto incrociò il vecchio matusa, che sorridendogli lo incitò ad affrettare il passo. Ikki, senza spiegarsi il perché, fece quanto suggerito, ma una volta giunto alla Locanda non trovò nulla che indicasse la presenza di Virgo in quel posto. Un sussurro nel vento lo fece voltare verso il portico, dove, sbigottito, vide Seiya seduto su una sedia a dondolo, con lo sguardo fisso verso il mare. Lo chiamò, ma il cavaliere di Pegasus non si voltò. Lo chiamò nuovamente senza ottenere nessun risultato. Sembrava che il suo amico non lo sentisse. Lo sguardo perso in direzione del mare ed il corpo rigido ed immobile. Ikki fece un passo verso il suo amico, ma una voce alle sue spalle lo fermò

  • Non sei qui per lui, Ikki

  • Shaka

Il cavaliere della Fenice si voltò, per trovarsi di fronte il custode della Vi casa, il cavaliere più potente con cui mai si fosse battuto in tutta la sua vita.



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Capitolo 3
*** III - Due Strade ***


III – Due Strade





  • Che cosa gli è successo? – Ikki fissò Shaka

  • Non è cosa che ti riguardi

  • Chi sei tu per dirmi cosa mi riguarda o meno?

  • Sono colui che un tempo ti riportò indietro dal mondo ai confini dell’Universo

Ikki lo osservò, in silenzio. Quell’uomo lo aveva sempre messo in soggezione. Durante il loro scontro, alle Dodici Case, aveva mostrato sicurezza e spavalderia, ma la verità era che era terrorizzato da Shakamuni, come un bambino di 5 anni lo è del buio. Per lui il cavaliere di Virgo rimaneva un mistero insondabile. L’aria eterea, i lunghi capelli biondi e la calma che mostrava in ogni situazione, ai suoi occhi, lo rendevano più inquietante di un orco che mangia i bambini. E poi quei suoi occhi sempre chiusi. Aveva degli occhi bellissimi, del colore del cielo, eppure li teneva sempre chiusi. Un vero spreco.

  • Grazie

  • Per cosa? – Ikki lo guardò perplesso

  • Per aver pensato che i miei occhi sono belli – Shaka sorrise

  • Non è bello spiare i pensieri degli altri

  • Devo capire a che punto sei – il cavaliere di Virgo tornò serio e aprì i suoi occhi

  • A che punto sono? Di cosa?

  • Del tuo cammino

  • Io … non capisco





Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe essendo uno solo, a lungo mi fermai
una di esse finchè potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava





  • Cosa diavolo stai dicendo? – Ikki cominciò a spazientirsi

  • Io non ho detto nulla – Shaka lo guardò impassibile



Poi, presi l’altra, che era buona ugualmente
E aveva forse i titoli migliori
Perché era erbosa e poco segnata sembrava;
Benchè, in fondo, il passare della gente
Le avesse davvero segnate più o meno lo stesso,

Perché nessuna in quella mattina mostrava
Sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno !
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
Dubitavo se mai sarei tornato.



  • Smettila – Ikki si fece sempre più scuro in volto

  • Ikki, ma cosa ti prende?

  • Smettila di dirmi quelle parole

  • Quali parole? – Shaka lo guardò intensamente

  • Lascia perdere. Perché sei qui?

  • Perché hai bisogno di qualcuno che ti riporti al giusto punto di partenza

  • Ma di cosa stai parlando?

  • Ti stai facendo distrarre, Ikki.

  • Distrarre?

Il cavaliere della Fenice guardò nella direzione in cui il cavaliere di Virgo aveva volto il suo sguardo. La bambina che assomigliava Esmeralda … che era Esmeralda, continuava a correre sulla battigia. Ikki si voltò velocemente.

  • E’ lei, vero?

  • Lei? – Shaka lo guardò indifferente

  • Si … lei è Esmeralda!

  • Chi è Esmeralda? – il cavaliere di Virgo richiuse i suoi occhi

  • Non fare il finto tonto con me. Sono sicuro che tu sai qualcosa – Ikki sorrise beffardo - tu sai sempre tutto

  • L’immensità delle cose che non so riempirebbe mille volte questo oceano – Shaka riaprì i suoi occhi e rimase a fissarlo per un po’, poi sospirò – lei un tempo fu Esmeralda. Ma ora non più

  • Lo sapevo! – Ikki sorrise trionfante – tornerà ad esserlo. Per me!

  • Fermati – Shaka bloccò il braccio del cavaliere di Phoenix, impedendogli di dirigersi verso la bambina – non puoi cambiare il Tempo.

  • Io non voglio cambiare proprio niente. Voglio solo stare con lei.

  • La tua vita non dipende più dalla sua – Shaka lasciò il braccio di Ikki – come, del resto la sua dalla tua

  • Senti santone – Ikki stava perdendo la pazienza – non me ne frega nulla del tuo filosofeggiare, dei tuoi sermoni e di che diavolo di posto è mai questo. Paradiso. Inferno. Fa lo stesso per me. L’unica cosa che voglio e che avrò è Esmeralda.

  • Quella bambina non è lei

  • Prima hai detto che un tempo lo fu … a me basta

  • Guardala Ikki, guardala bene. Non è più lei e tu la stai bloccando qui

  • Cosa? – il ragazzo guardò il suo interlocutore, stupito – cosa vuoi dire?

  • Lei è qui da tempo .. troppo tempo, Ikki – Shaka sospirò – sono i tuoi ricordi a tenerla bloccata qui. Lasciala andare verso la sua nuova vita

  • Non dire stronzate

  • Ikki – Shaka tentò di bloccare nuovamente il ragazzo, ma quest’ultimo si ribellò, assumendo la posizione d’attacco

  • Come vuoi tu – il cavaliere di Virgo alzò le braccia in senso di resa

  • Vuoi dire che rinunci a combattere? – sul volto di Ikki comparve un sorriso sghembo

  • Voglio dire che un giorno rinsavirai. Io ho fiducia in te. Ti devo salutare. Il mio Tempo è finito

  • Aspetta! – Ikki ebbe un brivido di paura – che vuoi dire che il tuo tempo è finito

  • Che io non appartengo a questo mondo – il volto di Shaka era sereno

  • Quale mondo? – Ikki sorrise sarcastico – e poi a quale apparterresti, allora?

  • Non a questo e non a quello che un tempo calpestai. Sono andato oltre, amico mio – sul bellissimo volto etereo del cavaliere di Virgo comparve la malinconia, ma dopo poco venne cancellato dalla solita espressione impassibile

  • E io? Quanto ancora dovrò stare qui?



Questa storia racconterò con un sospiro
Chissà dove tra molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, e io…..
Io presi la meno battuta,
E di qui tutta la differenza è venuta



Ikki si voltò alle sue spalle, cercando di comprendere da dove provenisse quella voce, ma non vide nulla se non il mare. Voltandosi nuovamente, si rese conto che il cavaliere di Virgo era sparito, dileguato. Fu più lo sconforto di rimanere nuovamente solo che la paura a farlo crollare in ginocchio. Per un attimo si sentì smarrito, ma poi, sentendo le risate di Esmeralda bambina, si rialzò fiducioso: insieme a lei avrebbe superato anche questa difficoltà

Sei proprio deciso a non voler tornare da me, Fratello?

  • Tu non c’entri nulla con tutto questo, Shun. Ti prometto che tornerò, non so quando, ma lo farò

Ikki si incamminò verso la riva, ma la visione della ragazza dal largo cappello, seduta vicino al signore con il cofanetto, lo incuriosì, distraendolo. Si ritrovò, così, a camminare verso la loro direzione. Avvicinandosi, sentì chiaramente le risate della ragazza dai capelli corvini. Aveva l’aria di una che si stava divertendo molto in compagnia di quell’uomo grasso. Questo disturbò il ragazzo. Quando giunse di fronte a loro, utilizzò dei modi bruschi per attirare la loro attenzione. Finalmente, la ragazza si voltò ad osservarlo e lui rimase folgorato da quegli occhi luminosi. Un dejavù lo assalì nuovamente: era sicuro di conoscerla. Eppure non riusciva a ricordare; perché non ricordava?

  • Quale è il vostro nome, signorina?

  • Io non do mai il mio nome a sconosciuti – la ragazza tornò ad ignorarlo

  • Io sono Ikki. Così, sapendo il mio nome, non mi considererete più uno sconosciuto.

  • Non è sufficiente sapere il nome per conoscere qualcuno. A volte penso che non basterebbe l’eternità per conoscerlo – la ragazza sospirò

  • Vi prego. Ditemi il vostro nome – i due si guardarono intensamente

  • Scordatevelo – la ragazza tornò a mostrare indifferenza – inoltre vi prego di lasciarci in pace. Mr. Bartleboom mi sta mostrando il suo tesoro

Ikki abbassò lo sguardo sul tavolo, ma tutto ciò che vide furono delle lettere sgualcite e logore

  • Quello sarebbe un tesoro? – il ragazzo sorrise – delle lettere stropicciate?

  • In esse sono contenuti i sentimenti più profondi che qualcuno possa provare – la ragazza rispose freddamente

  • E quali sarebbero? – Ikki si sedette accanto a lei

  • Sentimenti d’amore

  • Cosa? – la guardò stupita

  • Queste – la ragazza sorrise affabilmente – sono lettere d’amore

  • Tzseè

  • Ma cosa ne volete sapere voi – gli occhi della ragazza divennero delle fessure e il suo sguardo si fece ancora più severo – non pensate che alla morte e alle battaglie. Pensate alla vita! Sempre! Smettetela con i vostri pensieri lugubri

  • Voi non mi conoscete affatto!

Ikki la strattonò con violenza, innervosito da quel suo commento. Mentre stava per mollare la presa, colpito dal suo gesto, si sentì schiaffeggiare. Voltandosi si ritrovò ad osservare il proprietario del cofanetto che sventolava un guanto bianco

  • Io vi sfido!

  • Voi – Ikki sorrise – mi sfidate?

  • Beh, giovanotto? Che avete da ridere? – Mr. Bartleboom lo guardò con sdegno – solo perché sono basso, grasso e pelato, questo non significa che non conosca l’arte del combattimento. Perciò seguitemi! La sfida avrà inizio tra dieci minuti

  • Cosa? Ora? – Ikki si voltò ad osservare la ragazza, che non mostrò alcun segno di reazione

  • Ora! Io non ho tempo da perdere!

  • Come volete

Il ragazzo alzò le spalle, indifferente. Fece passare Mister Bartleboom e seguendolo, si incamminò verso la collina che sovrastava la Locanda. Gli veniva da ridere al pensiero di dover malmenare un povero vecchio pancione. Un po’ gli dispiaceva, in fondo, lui non era cattivo e odiava dover picchiare quelli inferiori a lui

  • Io non sarei così sicuro di vincere, se fossi in te

Ikki sussultò. Avrebbe riconosciuto quella voce fra milioni. Voltandosi alle su spalle, rimase esterrefatto nel trovarsi di fronte l’uomo che era riuscito ad ingannare gli Dei.

  • Cosa diavolo ci fai tu qui, Kanon?







Oh finalmente un nuovo capitolo. Ammetto che ho avuto un po’ di difficoltà a proseguire la storia, ma visto che odio lasciarle a metà, mi sono sforzata di aggiornare questo capitolo. Spero che la storia vi continui a piacere. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che l’hanno recensita, purtroppo al momento non ho tempo di rispondere, ma credetemi, mi fa molto piacere leggerle.

Il personaggio di Mr. Bartleboom è ispirato ad uno dei personaggi di Oceano Mare di Alessandro Baricco, ma non vi dico altro, soprattutto a tutti coloro che non hanno letto questo libro. La poesia che leggete in questo capitolo è di Frost e si intitola, se non ricordo male, Due Strade.







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Capitolo 4
*** IV - Il Dipinto ***


IV – Il Dipinto



Kanon sorrise al giovane cavaliere della Fenice

  • Cosa ci fai tu QUI, Ikki

  • Cosa vuoi dire? – il ragazzo lo guardò con sospetto

  • Che questo non è posto per te – Kanon si avvicinò, offrendogli la mano – l’indecisione non è cosa per te

  • Dove siamo? – Ikki ignorò il suo gesto

  • Ancora non lo hai capito? – Kanon lo guardò sempre più divertito

  • Ehi! Io, gentlemen, sto aspettando

Ikki e Kanon si voltarono ad osservare Mr. Bartleboom che sbracciandosi, stava cercando di attirare la loro attenzione. Il cavaliere di Gemini invitò quello della Fenice a proseguire. Fu così che Ikki si ritrovò in cima alla collina, pronto ad affrontare un uomo grasso e basso in combattimento. Quello che il ragazzo non sapeva e che gli impedì di vincere, fu che non si trattava di un combattimento tra Saint, ma di un duello tra gentiluomini e così, nel momento in cui Kanon, nominatosi arbitro, senza che nessuno glielo chiedesse, gridò “che incomincino le danze”, Ikki si ritrovò ad osservare, costernato, il suo avversario estrarre dalla tasca del panciotto una pistola enorme e puntarla verso di lui. In quel momento il cavaliere della Fenice si domandò se, in quel posto, le persone potessero sopravvivere allo sparo di un arma da fuoco, ma con suo grande stupore, quando Mr. Bartleboom schiacciò il grilletto, non fu un colpo a partire dalla canna, ma spuntò una bandierina con scritto “Bang”. L’uomo grasso lo guardò sornione

  • Ho vinto

  • Cosa? – Ikki, ripresosi dallo sconcerto, si infervorò – ma cosa diavolo dite?

  • Arbitro? – Mr. Bartleboom, con un gesto scenografico, si girò verso Kanon – voi che dite?

  • Avete vinto

  • Cosa?? Kanon ma sei impazzito?

  • Ti ha sparato Ikki, in pieno torace. E tu sei morto!

Il ragazzo, incredulo, abbassò lo sguardo verso il punto del suo corpo indicato dal dito di Kanon. Fu così che ebbe il tempo di vedere il sangue uscirgli copiosamente dal torace, poi svenne senza poter fare altro.

Quando riaprì i suoi occhi, si rese conto di trovarsi nella sua camera, sdraiato sul suo letto. Tentò di alzarsi, ma la mano di una donna glielo impedì. Alzando gli occhi, incontrò lo sguardo della ragazza dai capelli corvini, che sorridendogli, gli offrì una tazza di tè.

  • Gentile omaggio di Mister Bartleboom

  • Non bevo tè

  • Sapete che rifiutare un gesto così cortese è sinonimo di profonda maleducazione?

  • E’ evidente dunque che io sono una persona maleducata – Ikki allontanò bruscamente la tazza che la ragazza gli stava porgendo

  • Che cosa vi rende così arrabbiato?

  • Cosa? – Ikki si voltò ad osservarla

  • Voi siete sempre arrabbiato e corrucciato – la ragazza puntò i suoi profondi occhi su di lui – perché?

  • Perché nella vita non ho avuto altro che sofferenza e dolore

  • Possibile che non ci sia mai stato nulla di bello? – la ragazza si alzò – pensateci

  • Dove andate?

  • Il pittore mi ha promesso di farmi un ritratto – la ragazza sorrise – dice che così fermerà il tempo

  • E’ così che vi prendete cura di me?

  • Cura? – la ragazza lo guardò sorpresa

  • Della mia ferita

  • Quale ferita? – la ragazza sorrise – non prendetevi gioco di me

  • Questa ferita

Ikki si aprì la casacca del pigiama, per mostrarle la ferita causata dal colpo di pistola, ma con suo grande stupore non trovò nulla se non la sua pelle, piena di cicatrici dovute ai ripetuti combattimenti affrontati. La ragazza sospirò, uscendo dalla stanza senza salutarlo.

  • Tu si che sai trattare con le donne – Ikki si voltò ad osservare Kanon appoggiato alla finestra

  • Da quanto sei qui?

  • Mhh .. non so … il concetto di tempo qui è un po’ vago

  • Anche tu sei qui per dirmi che sto perdendo “tempo”? – Ikki storse la bocca

  • No. Sono venuto qui solo a prendere un po’ di sole e di iodio

  • Mi stai prendendo in giro?

  • Assolutamente – Kanon sorrise – avanti alzati, che l’ozio non ti si addice

Ikki, meccanicamente, eseguì l’ordine impartitogli da Kanon e i due uscirono all’aria. Guardando la riva, il cavaliere della Fenice vide la ragazza dai capelli corvini seduta sulla sabbia, immobile, mentre il pittore la stava ritraendo sulla tela. La luce del sole rendeva i suoi capelli luminosi e brillanti e il ragazzo pensò che in vita sua non gli era mai capitato di vedere una ragazza così bella.

  • E’ bella vero? – Kanon lo affiancò, ma Ikki non rispose – gli è stata concessa un’altra possibilità

  • Tu la conosci? – il cavaliere della Fenice si voltò sorpreso

  • Anche tu, la conosci – il gemello di Saga lo guardò perplesso – vuoi dirmi che non ti ricordi di lei?

  • Io … no. Chi è? Quale è il suo nome?

  • Il suo nome non ha importanza. Vedi di ricordarti, Ikki, altrimenti passerai qui il resto della tua non vita

  • Non …? Ma di cosa stai parlando?

  • Ora devo andare. Non mi è possibile dirti di più – Kanon si voltò e fece per andarsene

  • Aspetta! Non puoi lasciarmi così. Non in questo modo.

  • Senti ragazzino – Kanon sospirò – io ho pagato i miei debiti. Ora sono a posto. Non ero tenuto a venire qui, ma l’ho fatto ….

  • Perché? – Ikki lo bloccò

  • Perché? Vallo a capire – Kanon sorrise – forse perché in fondo mi sei sempre stato simpatico o forse perché, per certi versi, tu mi hai sempre ricordato mio fratello. Non so. Comunque sono venuto, ma non posso aiutarti. Ha ragione Shaka. Devi trovare la via da solo. Non posso essere io ad indicartela. Però posso darti un consiglio

  • E quale sarebbe? – Ikki pronunciò la domanda con scetticismo

  • Volgi il tuo sguardo al futuro e cerca di ricordare il tuo passato recente, cancellando quello remoto

  • Mi stai prendendo in giro?

  • Addio, Ikki!

  • Aspetta!

  • Cosa vuoi ancora? – Kanon si voltò a guardarlo

  • Ma tu dove stai andando?

  • Io ho pagato il fio per i miei peccati. La mia anima è libera, ma il mio corpo non mi permette di tornare indietro – Kanon sorrise – ma va bene così, credimi, ragazzo, va bene così.

Senza aggiungere altro, quello che un tempo fu la causa delle battaglie contro Atena, si girò e si allontanò, lasciando Ikki con la testa piena di pensieri sconnessi e molta confusione nell’animo. In lontananza sentì l’echo delle risate della bambina

  • Esmeralda

Provò il desiderio di raggiungerla, di andare da lei, ma la voce di Mr. Bartleboom lo fermò.

  • Vedo che vi siete rimesso

  • Di cosa state parlando? – Ikki lo guardò con sospetto

  • Della vostra ferita – l’uomo indicò il fianco del ragazzo – sarei stato triste nel sapermi causa del vostro male. Per fortuna quella soave ragazza è riuscita a guarirvi

  • Ma di cosa state parlando? – il ragazzo cominciava ad essere stanco perla frustrazione che stava provando in quel maledetto posto

  • L’amore è uno strumento potente di guarigione – Mr. Bartleboom guardò la ragazza sulla riva del fiume, poi volse il suo sguardo verso la bambina – ma può anche essere la catena che ci tiene imprigionati ad un destino segnato ma non previsto

  • Voi siete pazzo. Questo posto è pieno di gente pazza

  • La vita è pazza, ragazzo mio – l’uomo gli sorrise bonariamente – e voi ne siete l’esempio lampante

  • Che volete dire?

  • Come chiamereste uno che va in giro con un’armatura a forma di Fenice a fare a botte con altri tizi vestiti con armature ridicole quasi quanto la sua?

  • Io difendo il mondo dall’ingiustizia!

  • Questo lo fa anche Superman. Ciò non toglie che la calzamaglia che indossa sia, comunque, ridicola. Non trovate? – Ikki lo guardò stupito. Quell’uomo era disarmante – in ogni caso, ragazzo mio, voi mi siete simpatico. Tenete

  • Che cosa è? – Ikki guardò verso il cofanetto che l’uomo gli stava porgendo

  • Un cadeaux per voi. Servirà ad esprimere tutto il vostro amore alla donna amata. Mi raccomando, fatene buon uso

L’uomo si allontanò, senza permettergli di fargli ulteriori domande. Ikki sospirò. Doveva assolutamente trovare il modo di andarsene da quel posto di matti

E allora fai la tua scelta

La voce di Shaka lo fece sussultare. Cominciava ad essere stanco anche di sentire le voci dei suoi amici, perfino quella di suo fratello. Tutti sembravano saperne più di lui e tutti volevano costringerlo a fare una scelta che lui non pensava di dover fare

  • Oh si che dovrete farla?

  • Cosa? – Ikki si voltò, trovandosi davanti l’uomo anziano con la barba – ora anche voi verrete a farmi la paternale?

  • No, mio caro.

  • E allora cosa volete?

  • Dirvi che è il caso che vi decidiate – l’uomo sorrise – mi serve la vostra stanza perché stanno arrivando nuovi ospiti. Se non farete voi la vostra scelta, sarò costretto a farla io. Ma non so se questo vi piacerà.

L’uomo se ne andò, lasciando Ikki affranto e sconcertato. Una sensazione di impotenza lo avvolse. Non riusciva a capire il perché, ma quell’uomo gli infondeva una paura mai provata prima

Devi avere paura

  • Mia Signora!

Ikki non permettere che sia lui a scegliere. Non lo farà per il bene

  • Atena, chi è quell’uomo?

E’ colui che comanda nella Locanda

  • Ma cosa vuole da me

Lo sai, cavaliere di Phoenix



L’attenzione di Ikki venne richiamata dalla ragazza dai capelli corvini, che lo stava salutando e gli sorrideva dalla riva della spiaggia. Il ragazzo decise di raggiungerla, per cercare di capire cosa avesse fatto per togliergli ogni traccia della ferita infertagli da Mr. Bartleboom. Passando di fronte al pittore, si soffermò ad osservare la tela che stava dipingendo. Un sorriso comparve sul suo volto. Possibile che quell’uomo non riuscisse a fare un qualsiasi tipo di scarabocchio su quella tela? Tutto ciò che lui vedeva era il cappello viola che la ragazza indossava. Per il resto, la tela appariva bianca. La ragazza, giungendo alle sue spalle per osservare il quadro, si complimentò con il pittore per l’ottimo lavoro. Ikki la guardò sconcertato

  • Ma su questa tela non ce’ dipinto null’altro che un cappello viola

  • Se voi non vedete nulla, ragazzo, non vuol dire che non ci sia – il pittore rispose con calma

  • Sentite, amico

  • Non sono un vostro amico

  • Comunque sia. Su questa tela non c’e’ dipinto nulla

  • E voi siete un ottuso – il pittore lo guardò con compassione, poi si rivolse alla sua musa – mia cara, se volete lo porto nella vostra camera

  • Vi ringrazio. Mi fareste immensamente contenta

  • E ricordate … i quadri fermano il tempo

L’uomo, sorridendo, prese il cavalletto, la tela e i pennelli e si incamminò verso la locanda. Ikki lo guardò andarsene senza riuscire a dire nulla. Lì erano tutti matti e lui stava impazzendo come loro

  • E così ho sentito dire che vogliono cacciarvi da qui – la ragazza si incamminò verso il bagnasciuga e Ikki la seguì, come in trance

  • E voi come fate a saperlo?

  • Le voci corrono da queste parti

  • E voi? Quando sarete cacciata via? – Ikki sorrise

  • Io? Me ne andrò domani – la ragazza lo guardò malinconicamente – ho atteso, ma non posso rimanere oltre. Rischierei di seguire la strada sbagliata. Il passato non ritorna

  • Anche voi parlate di strade, di passato … ditemi la verità, è una congiura nei miei confronti

  • No.

La ragazza si avvicinò ad Ikki. Con la sua bianca mano, accarezzò i bicipiti del ragazzo, poi, alzando lo sguardo, passò ad accarezzargli il torace, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la ferita.

  • Come avete fatto? – Ikki sussultò a quel contatto

  • Semplicemente toccandovi – la ragazza sorrise – come sto facendo in questo momento

Ikki provò una sensazione di piacere e il desiderio di stringere la ragazza a se e di baciarla. Le risate in lontananza della bambina, però, attirarono nuovamente la sua attenzione. La ragazza dai capelli corvini smise di sorridere. Prese il volto di Ikki tra le sue mani, voltando verso di lei, per catturare nuovamente la sua attenzione. Poi, attaccò il suo corpo a quello del ragazzo e mettendosi in punta di piedi, raggiunse il suo volto. Le sue labbra si adagiarono sulla bocca del cavaliere e premettero per imprimere il suo rossetto sulle sue labbra. Ikki percepì il sapore di ciliegia e ne fu deliziato. Il ricordo di lui bambino, intento a rubare le ciliegie nei campi dei contadini lo assalì. La ragazza si separò lentamente, sorridendogli nuovamente

  • Non posso più aspettare. Voglio vivere, Ikki. Non sceglierò il passato

  • Che cosa volete dire

  • Se volete – la ragazza si voltò in direzione della Locanda – questa notte potete venire da me. Vi offro un posto dove stare. Almeno avrete un altro giorno per pensare. Domani partirò. Domani la vostra scelta sarà fatta.

La ragazza si allontanò, lasciando Ikki ancora più confuso. Il desiderio di un bacio più lungo e di qualcosa in più da prendere, lo stava invadendo, ma la risata della bambina attirò nuovamente la sua attenzione.





Ecco un nuovo capitolo di questa strana storia. E ora? Che ne pensate? Vi farà piacere sapere che il prossimo sarà l’ultimo.



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Capitolo 5
*** V - Lettere ***


V - Lettere





Ikki rimase a giocare sulla spiaggia con la bambina dai capelli biondi fino a sera. Era Esmeralda, ne era sicuro e il suo ricordo aveva invaso tutti i suoi pensieri. Gli balenò l’idea di poter passare il resto della sua esistenza in quella Locanda a giocare per sempre con lei. La signora che accompagnava la bambina e che fino a quel momento aveva mantenuto le distanze da loro due, lo guardò con sguardo severo. Possibile che anche lei potesse ascoltare i suoi pensieri?

Non sono tutti sensitivi

  • Ti diverti a prendermi in giro cavaliere di Virgo? - Ikki pronunciò quelle parole ad alta voce, senza riflettere

  • Avete detto qualcosa? – la donna lo guardò con più severità

  • No. Stavo pensando ad alta voce

Sei un libro aperto Ikki

Che voleva dire Shaka con quelle parole? Che gli si leggeva in faccia la sua intenzione? E se anche fosse stato così, che male c’era a desiderare di fermare il tempo per poter passare ancora dei momenti felici con la donna amata? Ikki si voltò velocemente, trovandosi vicino il pittore. Come aveva fatto quell’uomo a giungere a pochi passi da lui, senza che se ne accorgesse? L’uomo aveva aperto il suo cavalletto e aveva cominciato a dipingere il mare; o almeno questo fu il pensiero di Ikki, perché la tela, benché l’uomo vi passasse sopra il pennello, continuava a rimanere bianca

  • Dipende da ciò che si vuole vedere, ragazzo. – il pittore gli sorrise

  • Che volete dire? – Ikki lo guardò scettico in volto

  • Che la predisposizione dell’animo aiuta a vedere le possibilità che ci vengono offerte.

  • Parlate a vanvera – Il ragazzo gli rispose stizzito

  • La vostra è tutta invidia. Avete una mente ristretta giovanotto – il pittore sorrise, sarcastico – per questo non vedete i miei quadri. E tanto per la cronaca, è un delitto pensare di fermare il tempo. Nessuno può e deve farlo. Solo l’arte.

  • Voi siete pazzo!

  • E voi siete ottuso. E ora sparite. Mi state solo facendo perdere tempo

Ikki fu tentato di prenderlo a pugni, ma notando che la bambina era sparita, lasciò perdere il pittore e si mise alla sua ricerca. Si ritrovò a costeggiare tutta la riva, senza successo. Un vuoto si formò nel suo cuore. Dove era finita Esmeralda?

Decreterai la sua fine e la tua

Lasciami in pace, Shaka.

Non posso. Tengo troppo a te. Lascia scorrere il tempo, Ikki

Io non voglio lasciarla andare

Tu devi lasciarla andare. Per vivere

Ikki si bloccò alle ultime parole del cavaliere di Virgo. Vivere. Che senso aveva vivere senza la sua Esmeralda? Si voltò verso la Locanda ed incontrò lo sguardo severo del vecchio con la barba. Quell’uomo incuteva paura, ma Ikki si era ripromesso, nella sua infanzia, di non provare mai quel sentimento. Un lampo attraversò la sua mente

  • Pandora!

Era quello il nome della ragazza dai capelli corvini. Come aveva fatto a dimenticarsi di lei? Di quel mostro che aveva aiutato Hades nella sua folle idea di conquistare il mondo? Quella strega che aveva tentato di rendere suo fratello Shun un fantoccio nelle mani del Dio degli Inferi? Preso dalla rabbia, Ikki cominciò a correre in direzione della Locanda. Passò di fronte all’uomo con la barba senza dire nulla, lo superò, entrò, salì le scale e si fermò di fronte alla porta della camera della ragazza. Era aperta e di fronte a lui vide il quadro realizzato dal pittore, appeso sul camino. Rimase senza fiato ad osservarlo. I colori sembravano uscire dalla tela e la ragazza dai capelli corvini dipinta era talmente bella da togliere il fiato. Ikki si domandò come fosse stato possibile non riuscire a vedere un tale capolavoro prima.

  • Semplicemente non volevi vedere

  • Pandora! – il ragazzo si voltò a guardare la ragazza, nascosta nella penombra

  • Che bel nome – le si avvicinò – è così che vuoi chiamarmi?

  • Questo è il tuo nome – Ikki le rispose stizzito – non sono io a volerti chiamare così.

Lei sorrise, senza dire nulla. Fece un altro passo verso di lui, occupando il suo spazio. Il ragazzo si ritrovò le labbra della giovane a distanza ravvicinata. La tentazione di baciarla fu grande

  • Perché non lo fai?

  • Fare cosa?

  • Baciarmi

  • Non sono quel tipo di uomo

  • Uomo? – la ragazza alzò un sopracciglio – non sei un po’ giovane per definirti “uomo”?

  • La vita che ho fatto giustifica tale affermazione

  • La tua anima, però, no

  • Cosa vuoi dire? – Ikki la guardò sorpreso

  • Sei su un baratro, ragazzo. Devi decidere se saltare giù o spiccare il volo. Finchè non prenderai questa decisione, non potrai definirti uomo

La ragazza dai capelli corvini coprì la distanza fra di loro, muovendo un passo e le loro labbra si incontrarono. Ikki non rifiutò il bacio: era una sensazione piacevole da sentire. La mora si discostò, poi, voltandosi, si diresse verso il letto e una volta raggiunto, dopo aver tolto le coperte, si sedette sul bordo

  • Non pensi di correre un po’ troppo? – Ikki le domandò con sarcasmo

  • Mi sto semplicemente preparando

  • A cosa?

  • A volare con te … oppure a dormire da sola

Ikki si voltò ed uscì dalla stanza, nessuno poteva e doveva dirgli cosa fare, ne dovevano spingerlo a prendere una decisione

Sei un idiota

  • Sta zitto, Kanon!

Ti capita una così bella occasione e tu cosa fai? Ti giri e te ne vai

  • Ti ho detto di stare zitto!

Tzsè! … uomo … . non sai nemmeno fare due passi … lascia perdere

  • Vuoi stare ZITTO?

  • Ce l’avete con me?

Ikki, si voltò, trovandosi Mr. Bartleboom tra i piedi. Non ne poteva più di tutta quella gente assurda che gli girava intorno.

  • No, non ce l’ho con voi

  • Preoccupante, allora

  • Che volete dire?

  • Quando la gente qui comincia a parlare da sola .. .significa che – l’uomo picchiettò il dito sulla tempia

  • Non sono matto, se è questo che volete dire

  • Ah, ma lo diventerete presto

L’uomo si voltò per andarsene, ma poi, ripensandoci, si girò e lo guardò con sguardo malinconico

  • Sentite … non lasciate che il vostro amore la tenga ferma in questo posto

  • Di cosa state parlando

  • Avete capito benissimo – l’uomo puntò i suoi occhi sottili su di lui – avete ancora il mio cofanetto?

  • Si

  • Leggete … leggete e comprenderete

L’uomo si allontanò. Un altro tizio che gli diceva cosa doveva fare. Era stufo. Decise di cercare la bambina. Aveva voglia di giocare con lei e di non pensare ad altro

Segui il suo consiglio, leggi

Se il cavaliere più potente del Grande Tempio gli diceva di fare qualcosa, forse, pensò Ikki era arrivato il momento di seguire il suo consiglio. Tornò nella sua stanza, afferrò il cofanetto e ne estrasse una quantità impressionante di fogli, tutti rigorosamente scritti a mano. Cominciò a leggerne un paio a caso. Via via che i suoi occhi scorrevano sulle righe, si rendeva conto che quelle che aveva sotto mano erano lettere d’amore. Lettere scritte tutte dalla stessa persona. Parlavano delle gioie e degli strazi che può portare l’amare una persona più della propria vita. Erano talmente tanto struggenti che perfino il duro cavaliere della Fenice ebbe un tremito nel suo cuore.

  • Erano tutte indirizzate a mia moglie

  • Cosa? – Ikki si voltò, trovandosi, seduto sul suo letto Mr. Bartleboom – come avete fatto ad entrare?

  • La porta era aperta – possibile che lui non lo avesse neanche sentito entrare?

  • Che cosa volete?

  • Spiegarvi – l’uomo indicò le lettere – sapete, ho cominciato a scrivere quelle lettere prima ancora di conoscere mia moglie. Sapevo che, da qualche parte nel mondo, avrei trovato una donna da amare e così, in gioventù, cominciai a scrivere i miei sentimenti per lei. Quelli che avrei sentito e provato quando l’avessi conosciuta. E ho continuato per tutta la nostra splendida vita insieme. Tutt’ora le scrivo. Ho molti di questi cofanetti. Tutti colmi delle mie lettere per lei.

  • Perché mi dite questo? – Ikki non sapeva decidersi se considerare l’uomo terribilmente romantico o decisamente pazzo

  • Io, mio caro, direi che sono un folle molto romantico

  • Cosa?

  • Non stavate pensando questo? – Mr. Bartleboom sorrise

  • Io … si – era inutile negare

  • Comunque vi ho raccontato questo perché di fatto, mio caro, voi siete me.

  • Non credo proprio – Ikki si ribellò a quell’idea

  • Oh, si invece. Voi siete me. La vostra ossessione per la bionda non vi permette di voltare il vostro sguardo verso il futuro. Come me, sperate di poter fermare il tempo. Ma credetemi non è così – l’uomo si alzò, avvicinandosi alla finestra – mia moglie è morta di una malattia incurabile ed io l’ho seguita di mia spontanea volontà, benché non fosse giunto il mio momento. Comprendete le mie parole?

  • Non lo so – Ikki lo guardò confuso – volete dire che questo è l’aldilà?

  • Non proprio. In ogni caso, sono arrivato qui, convinto che avrei potuto passare l’eternità con lei

  • Ma se non è l’adilà che posto è?

  • Non distraetevi dal mio racconto! – l’uomo lo rimproverò e Ikki si sentì come quando a 5 anni veniva ripreso da Tatsumi – cosa dicevo? Ah, si … pensavo di rimanere con mia moglie. Per un po’ fu così … lei ringiovaniva e io rimanevo come sono ora. Ma che importanza poteva avere? Ero con lei, questo contava. Alla fine però, un giorno, lei sparì ed io rimasi qui, imprigionato in questo posto, senza possibilità di andare avanti o tornare indietro.

  • Io non sono qui di mia spontanea volontà.

  • Vero – L’uomo si fece pensieroso – ma ti è stato concesso di scegliere tra rimanere a guardare indietro oppure volgere il tuo sguardo avanti

  • E comunque Esmeralda non è vostra moglie.

  • Vero anche questo, mia moglie era meglio – l’uomo sospirò – comunque osservarmi bene, ragazzo, osservarmi senza remore, perché quello che io sono ora, sarai tu domani

  • Volete dire grasso e stempiato? – Ikki sorrise

  • Voglio dire … patetico. Da uomo romantico, con i miei cofanetti, sono diventato … patetico.

L’uomo non aggiunse altro; si alzò ed uscì, lasciando il ragazzo perplesso. Lui non sarebbe mai diventato come Mr. Bartleboom

Questo è sicuro: non riusciresti a scrivere 5 righe d’amore neanche sotto tortura

Ikki sorrise al commento di Kanon, ma il punto era un altro. Lui non pensava di essere patetico. Ripensando a tutta la giornata appena trascorsa, gli venne un forte mal di testa. Doveva trovare qualcosa per farselo passare. Uscì sul corridoio e seguendo il suo istinto che mai lo aveva tradito, si ritrovò ad entrare in una delle stanze di quel piano.

  • Sei tornato da me

La ragazza dai capelli corvini, sorridendo, si alzò dal letto, lo avvicinò e prendendolo per mano, lo condusse sul suo letto, senza dargli la possibilità di dire o fare nulla.



Si svegliò urlando. Guardandosi intorno non riconobbe nulla. Non sentiva il rumore del mare e i mobili in arte povera, disseminati in tutte le stanze della locanda, erano stati sostituiti da altri moderni. Si voltò ed incontrò lo sguardo di suo fratello Shun e della sua Dea, che gli sorridevano.





Ciao a tutti, avevo affermato che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo. Mi sono sbagliata, anche se non del tutto. La storia si concluderà con un epilogo. Scusatemi, ma questo capitolo è stato più lungo di quanto pensassi. Vi prometto che nonv i farò aspettare tanto .



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Capitolo 6
*** VI - Epilogo ***


VI – Epilogo



La prima cosa che Ikki pensò fu che aveva avuto un brutto incubo. Doveva essere per forza così. Osservò la stanza in cui si trovava: era una camera d’ospedale. Poteva sentire l’odore dei medicinali e dell’antisettico usato per pulire i corridoi. Suo fratello gli porse un bicchiere d’acqua che trangugiò tutto d’un fiato. Si schiarì la voce

  • Che ci faccio qui?

  • Ho avuto così tanta paura per te, fratello. Che cosa ricordi?

  • Cosa ricordo? – avrebbe voluto raccontargli della Locanda, ma decise che forse era meglio di no – non molto.

  • Ti ricordi della guerra contro Hades? – Ikki annuì – e dei Campi Elisi?

  • Si

  • Bene. Dopo aver sconfitto Hades, Atena ci ha riportato a casa. Non riprendevi conoscenza e così abbiamo deciso di farti ricoverare. Apparentemente non avevi nulla e i medici non sapevano cosa fare. Sembravi in coma, ma non erano sicuri che lo fossi veramente e così ci hanno detto di aspettare.

  • Poi cosa è successo?

  • Ti sei svegliato – negli occhi di Shun comparvero le lacrime – avevo paura che non ti saresti più svegliato

Ikki si intenerì nel vedere suo fratello sopraffatto dalle emozioni. Shun era così, capace di portare sulle sue spalle tutto il dolore del mondo, e lui, incapace di provare gli stessi sentimenti, aveva sempre tentato di sentirli attraverso quell’essere delicato e devastante. Si fece pensieroso, era evidente, quindi, che tutto quello che aveva vissuto non era stato altro che un sogno. Sospirò

  • E gli altri?

  • Shiryu e Hyoga sono fuori al corridoio – Shun gli sorrise – stanno bene

  • E Seiya? – lo sguardo del fratello si fece triste

  • Seiya è in coma. Riposa nella stanza accanto. Ferito dalla spada di Hades, da quando siamo tornati non ha più ripreso conoscenza – fu Atena a rispondere

  • Ferito?

Tornò alla mente del ragazzo l’immagine del suo amico, seduto su una sedia a rotelle, con lo sguardo vuoto, rivolto verso il mare. Lo aveva chiamato, ma lui non si era voltato. Possibile che anche lui fosse bloccato in quella dimensione? Ikki scrollò vigorosamente la testa per scacciare quel pensiero, aveva da poco stabilito che la Locanda faceva parte di un sogno, dunque anche quell’immagine di Seiya era parte di esso. Eppure quel ricordo e le emozioni provate erano talmente forti da sembrare così reali e poi come faceva a sapere che anche il suo amico avrebbe potuto trovarsi a lottare tra la vita e la morte? Semplice, sapeva che Hades lo aveva ferito mortalmente. Appunto. Mortalmente. Sospirò per l’ennesima volta.

  • Cosa agita il tuo animo, cavaliere? – Atena sorrise amorevolmente

  • Nulla – neanche con lei si sentiva pronto a parlare della Locanda – e i cavalieri d’oro?

  • I cavalieri d’oro – Shun trattene a stento le lacrime – sono morti, sacrificandosi per noi. Non ricordi?

  • Già

Ikki ricordava benissimo il muro del pianto, ma allora Kanon e Shaka si erano presentati a lui liberi dal loro corpo? Non soggiornavano nella Locanda perché era già morti, dunque? Quali erano state le parole del cavaliere di Virgo? Non apparteneva più a questo mondo, ma neanche a quello della Locanda. Voleva forse dire che la sua anima era ormai raminga? In fondo, con la morte di Hades, l’Inferno era scomparso e le anime in esso soggiornanti, erano trasmigrate.

Bene, vorresti dire che non mi sono guadagnato neanche i campi elisi?

Ikki si voltò velocemente verso la sua destra, con la voce di Shaka che gli rimbombava nelle orecchie. Doveva essere impazzito, ora sentiva la voce di Virgo anche nella vita reale. Shun lo guardò con perplessità

  • Fratello, tutto bene?

  • Si. Sono … solo un po’ stanco

Il cavaliere della Fenice accennò un sorriso e poi si appoggiò più comodamente al cuscino, non voleva dare l’idea di essere impazzito. Atena, dopo avergli sorriso a sua volta, chiese a Shun di andarle a prendere un tè caldo ed il ragazzo, sempre ben disposto verso il prossimo e soprattutto verso la sua Dea, acconsentì. Così il cavaliere si ritrovò solo con la sua Signora

  • Raccontami Ikki – Atena si sedette sul bordo del letto – cosa hai visto?

  • Che volete dire? – il ragazzo si mise sulla difensiva

  • E’ evidente che qualcosa ti turba – la Dea sorrise – e così mi sono convinta che nel tuo … sonno … hai visto qualcosa. Sarei curiosa di conoscere quello che ti ha turbato

  • Io – Ikki soppesò le parole – ho sognato … si … ho sognato

  • Cosa hai sognato?

  • Una Locanda … un pittore che dipingeva tele bianche che bianche non erano … un vecchio con la barba che si credeva Dio … - Ikki sorrise – Esmeralda bambina … correva felice … rideva tanto … correva sempre

  • Ma rimaneva sempre ferma nello stesso punto

  • Come fate a saperlo? …

  • Hai fatto la cosa migliore – Atena non pose attenzione alla sua domanda – ognuno ha diritto ad una seconda possibilità su questa terra

  • Ho visto Shaka e … Kanon …. anche loro avranno una seconda possibilità? – la Dea mostrò un sorriso triste, ma non rispose – e Bartleboom? … Lui avrà un’altra possibilità?

  • Chi è Bartleboom? – Atena lo guardò meravigliata

  • Un tizio che ho visto …. – Ikki borbottò quelle parole, infastidito

  • E cosa altro hai visto?

  • Pandora – la parola gli venne di getto. Non avrebbe voluto aggiungere altro, vista la reticenza con la quale Atena si stava muovendo lungo quella conversazione, ma non era riuscito a frenare la sua lingua

  • Pandora – la Dea non pose la domanda, fece un affermazione – anche lei ha avuto diritto ad una seconda possibilità

  • Perché? – Ikki la guardò indispettito – perché lei si e Shaka o Kanon no? In fondo è lei che voleva il trionfo del male

  • Non lei … Hades

  • Lei ha soggiogato Shun

  • Perché è stata soggiogata da Hades

  • Shaka erano un uomo onesto e puro

  • Shakamuni era il cavaliere di Virgo, un combattente

  • E i combattenti non hanno diritto ad una seconda possibilità?

I combattenti bruciano la loro vita troppo velocemente per avere una seconda chance



La voce del vecchio con la barba risuonò nella sua testa, mentre la sua Dea rimase in silenzio ad osservarlo. Ikki si domandò come fosse possibile che un cavaliere, disposto a sacrificare la propria vita per il bene, non avesse poi diritto ad una seconda possibilità su questa Terra

  • Tu l’hai avuta … - Atena sorrise

  • Che cosa?

  • Una seconda chance

  • Ma io …. – Ikki avrebbe voluto dirle che lui non l’aveva chiesta, ma la testa cominciava a scoppiargli ed un senso di vuoto lo stava assalendo, non voleva discutere, non in quel momento e così chiese la prima cosa che gli venne in mente – perché Pandora ha una seconda possibilità?

  • Perché ti ha salvato – gli occhi della Dea si spostarono sul suo braccio

  • Salvato? – Ikki osservò l’oggetto che portava sul polso. Non se ne era reso conto prima, ma indossava ancora la collana che Pandora gli aveva donato per permettergli di raggiungere i Campi Elisi. Si morse il labbro in un gesto di nervosismo – voleva solo che salvassi lei

  • E così hai fatto … e lei ha salvato te

Ikki chiuse gli occhi, sopraffatto dalle emozioni. Si rese conto di aver perso tutti i suoi riferimenti: l’amore per Esmeralda, l’amicizia di Seiya, Shaka, Kanon, la paura che suo fratello Shun potesse non cavarsela. Che cosa gli rimaneva? Era questa la domanda che lo stava uccidendo

  • Te stesso – Atena sospirò

  • Che cosa volete dire? – il ragazzo la guardò distrattamente

  • Non essere triste, Ikki, per tutto quello che hai perso, qualcosa rimarrà sempre

  • Dove sono stato fino ad ora mia Signora? Che posto è quello in cui si trova quella Locanda?

  • Un tuo sogno … deve essere un tuo sogno

  • Volete dire che è tutto frutto della mia fantasia? E allora voi come fate a sapere tante cose?

  • Io conosco il tuo cuore, cavaliere. – Atena si alzò – ma non ho mai sentito parlare di una Locanda sul mare. Ora riposa, Ikki, hai bisogno di riprenderti.

La Dea uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Il cavaliere della Fenice chiuse i suoi occhi per dormire un po’: era molto stanco e sentiva il bisogno di riposarsi. Un lampo, però, attraversò improvvisamente la sua mente. Spalancò gli occhi per la sorpresa: lui non aveva mia detto ad Atena che la Locanda si trovava sul mare, ma lei lo sapeva. Il ragazzo si mise seduto, in preda ai dubbi. La sua attenzione venne catturata da un oggetto posato sul comodino. Voltandosi, notò un cofanetto mal ridotto; era quello regalatogli da Mr. Bartleboom, lo avrebbe riconosciuto tra mille. Lo afferrò e lo aprì velocemente, alla ricerca delle lettere ingiallite, scritte di pugno da quell’uomo assurdo. L’interno del cofanetto era vuoto, ad eccezione di una singola lettera. Ikki la aprì ed un profumo di gelsomino lo assalì. La calligrafia era minuta e delicata ed apparteneva sicuramente ad una donna. Erano poche righe, scritte con un inchiostro viola. Cominciò a leggerla:



Dal primo istante in cui ti ho visto, sapevo che saresti stato la mia condanna e la mia salvezza. La mia redenzione ha attraversato il tuo pentimento. Il giorno in cui dimenticherai, cercami, io mi farò trovare

Pandora

Ikki ripiegò la lettera, sorridendo. Aveva scelto di vivere, liberandosi del peso del dolore. I ricordi lo avrebbero sempre accompagnato, ma non avrebbe avuto un’altra possibilità, ad un cavaliere che bruciava la vita come stava facendo lui, questo non era concesso. Voleva e doveva vivere, però. Ripose la lettera nel cofanetto, sicuro che un giorno la sua definitiva redenzione si sarebbe lasciata trovare. Si sdraiò sul letto e per la prima volta, dopo molti anni, si addormentò immediatamente e profondamente. Sapeva di aver bisogno di un sonno senza sogni ne incubi per rigenerare la sua anima.



Ciao a tutti, ed ecco l’ultimo capitolo, l’epilogo a questa storia un po’ strana. Non era previsto che questa sera riuscissi a completarlo. L’ho fatto per permettere di leggerlo ad una mia amica che ci teneva tanto e a cui dico di non pensarci troppo, non ne vale la pena ;-). Spero, comunque, che vi sia piaciuta. Un saluto a tutti e un ringraziamento per aver perso un po’ del vostro tempo a leggerla. Un saluto particolare a quelli che l’hanno recensita, mi ha fatto molto piacere sapere quali sono state le emozioni che vi ha portato questa storia.





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