Who owns my heart?

di Kat Logan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Auditions ***
Capitolo 2: *** Uniti da una meta ***
Capitolo 3: *** Piacere di ri-conoscerti ***
Capitolo 4: *** First day ***
Capitolo 5: *** Feelings ***
Capitolo 6: *** All the right moves ***
Capitolo 7: *** Beautiful Soul ***
Capitolo 8: *** Butterflies ***
Capitolo 9: *** The Prom ***
Capitolo 10: *** Parole ***
Capitolo 11: *** Who owns my heart? - Finale ***



Capitolo 1
*** Auditions ***


 
 
Dedicata alla mia best Giddy.
Che mi ha incontrata per caso in un giorno di ottobre all'università, un pò come capiterà a Kat e Charlotte.
 
 
 
Central Park
Manhattan, New York.
 
 
L'autunno era alle porte, pronto ad invadere anche la grande New York.
I colori caldi delle foglie dei grandi alberi di Central Park ne erano un ulteriore conferma.
Giallo, rosso, marrone...
Un ragazzo pallido, dai lunghi capelli neri era seduto sopra ad una panchina grigia, in contemplazione alle sfumature che offriva il parco.
Gli occhi verdi grandi guizzavano da una parte all'altra come per scrutare ogni minimo dettaglio del paesaggio.
Un vento tiepido gli scompigliò alcune ciocche ribelli che gli scivolarono sul volto, mentre si stiracchiò tirandosi le braccia dietro la nuca e facendosi scappare un piccolo sbadiglio.
Sorrise. 
Quello era un gran giorno.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte a causa dell'adrenalina e dall'emozione che lo aveva pervaso, a testimonianza di quello, due leggere occhiaie sfumavano il contorno di quegli occhi ugualmente belli anche se stanchi.
Cercò di godersi gli ultimi momenti di calma. Per lui stare a Central Park era come uscire dal caos della città, lì tutti i rumori del traffico sembravano essere attutiti ed una sorta di pace aleggiava in quel posto che ai suoi occhi aveva del surreale.
"GEE!" 
Addio, al silenzio e alla pace interiore.
La voce del suo migliore amico ebbe l'effetto di un fastidioso trillo alle sue orecchie.
Sentire di prima mattina Frank era come essere svegliati da una secchiata di acqua gelida in pieno viso.
Il ragazzo seduto si voltò in direzione della voce.
Frank stava correndo verso di lui, i capelli corvini spettinati incorniciavano un viso che aveva l'aria di appartenere ad un bambino. Le gote erano rosse per la corsa sfrenata in cui si era lanciato ed erano semicoperte da una sciarpa leggera nera.
Dopo qualche metro si piegò tirando il fiato, appoggiando le mani alle ginocchia coperte da un paio di Jeans scuri strappati in più punti.
"Dio Gerard, questo posto mi ucciderà!" disse tirando un lungo respiro.
"Ti sei perso ancora una volta?"
"Bingo! Ma...che ore sono? ho dimenticato da qualche parte il cellulare!"
Gerard sorrise scuotendo la testa.
Con un gesto veloce tirò fuori dalle tasche dei suoi pantaloni neri il suo nokia premendo il tasto per illuminare lo schermo, ma quando i suoi occhi si soffermarono sui numeri che segnavano l'ora, i tratti del suo viso mutarono in una smorfia che aveva dell'allucinato.
"Merda!"
Gerard ha detto merda? Sono io quello che spara parolacce qui!
Frank si drizzò a quella parola.
"E' tardissimo! Maledetto! Sei sempre in ritardo tu!"
"Ma...ma...IO TE L'HO DETTO CHE MI ERO PERSO!"
"Frankie, cazzo!"
"WOW, Gerard questo posto ti sta facendo diventare uno scaricatore di porto! A Belleville non sapevi l'esistenza di queste parole! Cosa direbbe tua madre se ti sentisse?"
"Probabilmente che non sei una buona compagnia! E avrebbe ragione! Dai tappo muoviamoci!"
"Ehi non sono un tappo!" protestò l'altro sistemandosi meglio sulle spalle la chitarra che era chiusa in una custodia nera.
"Lo sei! Un tappo ritardatario! Muoviamoci! Non possiamo fare tardi!"
Gerard con un gesto secco si portò la sua cartellina da disegno sotto il braccio e cominciò a correre inseguito dall'amico.
 
 
5th Avenue
New york
 
 
Il rumore del traffico e dei clacson che suonavano nervosamente sovrastarono il suono della sua voce.
"Taxìììì!!" Una ragazza dai lunghi capelli castani scuri agitò le braccia a bordo della strada per attirare l'attenzione dell'autista che però la superò senza degnarla di uno sguardo.
Inutile.
Eppure negli episodi di Sex on the city sembrava così facile fermare uno di quei maledetti mezzi gialli.
"merde!" imprecò ad alta voce ravvivandosi in modo nervoso i capelli con la mano libera.
Esercitò una lieve pressione sul bicchierone di caffè su cui si stagliava lo stemma verde di Sturbucks che stringeva e tirò un lungo sorso e cercando di calmarsi.
Non poteva permettersi di fare tardi quella mattina.
Non poteva permettersi di non entrare al New York Institute of Arts.
Aveva lavorato una vita per quel cortometraggio che sperava potesse essere il suo biglietto da visita per entrare in quell'accademia.
L'accademia migliore in cui si poteva venir preparati in tutti i tipi di arte per poi un giorno essere qualcuno.
Amava il cinema ed ora non voleva solo coltivarlo come una passione. Voleva diventare una professionista, voleva farne il suo lavoro.
Gettò un'altra occhiata alla strada, vide la sagoma di un altro taxi giallo in arrivo, si buttò in mezzo sbracciandosi, mentre alla sua voce si sovrapposero quelle di due ragazzi "Taxiiiii! Ehi fermo! fermati bastardo!"
Oh no, non lo avrete voi!
L'autò frenò bruscamente, i due fecero per avvicinarsi alla portiera, ma lei riuscì ad essere più veloce e a salire sul sedile posteriore.
"Ehi! Ehi! E' nostro!" i due ragazzi mori sembravano contrariati e iniziarono a battere le mani sul vetro.
Charlotte riuscì a chiudersi dentro.
"Je ne comprends pas!" disse in un sorriso.
Diavolo, hanno tutti fretta?! 
"Dai Gerard maledizione! Dovevi spingerla! Cos'è sta cavalleria!" il ragazzo più basso stava continuando a gridare verso l'altro fuori dalla vettura.
"Non è cavalleria! E' stata più veloce!"
"1049 5th Avenue, mercì!" Comunicò all'autista la ragazza lasciandosi alle spalle i due con il loro litigio.
 
 
Upper East Side
New York
 
 
In un palazzo elegante e dalla facciata antica in pietra bianca e rossa, il brano di Ciaikovski suonava dalle cinque di mattina ininterrotamente.
"Di più! Devi stendere di più quelle dita, sii più morbida!" Una donna dai capelli biondi tinti raccolti in una crocchia sulla nuca continuava a ripetere da almeno cinque minuti quella stessa frase.
"Katherine! Non mi stai ascoltando!" il tono di voce si fece più alto e la donna spense bruscamente la musica.
Qualcuno la faccia stare zitta!
"Io ho un nome!"
"Si anche io, mamma!" disse sarcastica la ragazza mentre si accingeva a raccogliere le sue cose.
"Non puoi permetterti di fare brutta figura all'audizione! Sei figlia di una prima ballerina!"
Una condanna.
"Vedrai, andrà bene, però devi lasciarmi andare o farò tardi!"
La donna lanciò un'occhiata veloce al suo orologio da polso.
Socchiuse gli occhi scuri e annuì con il capo "Si, hai ragione, vai!"
Kathrine fece per uscire dalla stanza quando venne fermata ancora una volta dalla voce severa di sua madre.
"Come ti sei conciata quei capelli...sembra tu lo faccia apposta a mettermi in difficoltà!"
La ragazza fece cadere con un tonfo sordo il borsone sul pavimento lucido della sala adornata da numerosi specchi in cui danzava fin da piccola.
"Metterti...in difficoltà? mettere...TE, in difficoltà?"
"La gente si aspetta..."
"COSA? Cosa diavolo si aspetta da me?! mh?! devono giudicare come ballo! Non il TUO nome, non i MIEI capelli!"
"Signorina...non parlarmi in questo modo!"
Fanculo.
Un lungo rumoroso respiro uscì dalle labbra rosee della ragazza che si passò una mano tra i lunghi capelli blu.
"Ciao" disse in tono asciutto senza guardare in faccia la madre e uscendo dalla porta di casa.
 
 
New York Institute of Arts
- Audizioni -
 
 
I larghi corridoi sembravano essersi rimpiccioliti di colpo a causa dell'enorme afflusso di ragazzi presenti, che correvano da una parte all'altra agitati, impacciati e smarriti.
Ogni anno a Settembre si tenevano le audizioni delle varie discipline artistiche per poter selezionare gli studenti del nuovo anno.
Se ne presentavano da tutto il paese e anche da fuori ma solo un massimo di venti studenti per corso potevano superare le selezioni e far parte della più rinomata scuola di New York.
Una segretaria sull'orlo di una crisi di nervi passò l'ennesimo numero ad un ragazzo asiatico che doveva aspettare il suo turno per dare il meglio di sé.
"Gerard, non credo più sia una buona idea!" Frank si passò una mano tra i capelli visibilmente nervoso.
"Vuoi diventare un musicista come si deve o fare il rocker cazzone nel New Jersey per tutta la vita?"
L'amico sbuffò.
"Che palle, mi sale l'ansia!"
"Andrà benone!"
"Come fai a stare così calmo?"
Gerard sorrise lievemente stringendo la cartelletta piena di bozzetti e disegni a cui aveva lavorato tutta la notte.
"Faccio solo finta, Frankie! Sto sudando freddo! Anzi, a dir il vero potrei svenire da un momento all'altro!"
"Mi fa strano sai?!"
"Cosa?" lo incalzò l'altro.
"Che tu non faccia l'audizione per cantante ma per il nuovo corso da disegnatore!"
"Non credo di essere all'altezza per il canto. Non qui per lo meno. Insomma mi ha insegnato a cantare mia nonna!"
"Ma potrebbero perferzionarti qui non trovi?!"
Nella parole di Frank c'era un sincero interessamento, oltre al sogno nel cassetto di fondare una band con il suo migliore amico.
"Non posso rischiare..."
Sapevano entrambi che perdere un anno lì dentro non avrebbe certo spianato loro la strada.
"Ehy, permesso! Non posso perdere tempo!"
Una ragazza dai capelli blu, li superò passando davanti a loro per prendere il numero per l'audizione.
"Oh c'è una fila!" sbottò Frank.
"Si, che tu stai rallentando!" le rispose l'altra.
"No, ma dico Gee, tu oggi le fai passare tutte?!"
"Non prendertela con me amico! Sembra che a New York le ragazze sappiano farsi valere!" rispose Gerard facendogli un occhiolino.
La segretaria chiese i dati necessari alla ragazza, che ripetè in un filo di voce il suo nome e cognome.
"Kathrine, Kathrine Lewis."
"Oh signorina Lewis, sua madre è..."
"Si." La interruppe senza troppi complimenti "devo assolutamente fare l'audizione come ballerina, mi dica c'è ancora posto..."
"Certo, è ancora in tempo. E' entrata proprio ora la prima, è la numero 56 ha tutto il tempo per riscaldarsi, deve seguire il corridoio, salire le scale fino al secondo piano e troverà tutti gli altri per il corso di danza".
"Perfetto, la ringrazio!"
Kathrine si voltò facendo per andare per la sua strada quando Frank le gridò dietro "Buona fortuna ballerina! Anche se superi la gente con poca grazia!"
Gerard gli diede una spinta intimandolo al silenzio.
La ragazza sorrise "Anche a te musicista! Parla poco, ti stanno già rubando il posto!"
"Co...cosa?" Frank girò su se stesso.
"Ti sta prendendo in giro!" ridacchiò Gerard.
"mpf!" si fece scappare un grugnito di disappunto.
"Ehy come sapevi..." lasciò cadere la frase, ormai la ragazza era sparita sulla rampa di scale verso il suo destino "che sono un musicista?" finì in un sussurro.
"La chitarra Frank, hai la chitarra...la dimentichi sempre sulla schiena!"
"Oh...giusto!" 
 
 
***
 
"No, no, no!" Charlotte camminava tentando di non scivolare sul pavimento in marmo lucido che era stato lavato da poco.
"Dove diavolo sta la sezione cinema?! Dove!"
Fece qualche passo svoltando l'angolo dove si trovavano i bagni delle ragazze e davanti a lei si ritrovò numerosi ragazzi e ragazze con scaldamuscoli alle caviglie in procinto ad esibirsi.
La maggior parte sembravano fatte con lo stampino.
Bionde, alte, magre all'inverosimile, aggraziate.
Si fermò un momento ad osservarle, avevano un'aria quasi irreale, alzò un sopracciglio sentendosi fuori luogo quando qualcuno le prese contro con il proprio borsone.
"Ahi!"
Una ragazza bassa dai capelli lunghi raccolti in una coda blu con i ciuffetti che le ricadevano ai lati del viso si voltò chiedendole scusa.
"Ti sei fatta male? Scusa, il pavimento è terribile! soprattutto con queste!" indicò le scarpette da ballo con la punta in cera.
Anche lei balla!
Evidentemente Charlotte assunse un'espressione sorpresa perchè l'altra le disse subito "si, sembra strano! ma sono come quelle! Anche se non sono alta e pelle e ossa!" sorrise.
Un sorriso un pò amaro in fondo.
"Credo tu non abbia nulla da invidiare loro!" disse di rimando.
Qualcuno con un briciolo di personalità! si ritrovò a pensare mentre non perse tempo a presentarsi.
"Sono Charlotte!" esclamò tendendole la mano.
"Piacere, Kathrine! Meglio Kat! hai un accento..."
"Si, sono per metà francese!"
"Oh, tutto chiaro! Beh, balli?!"
"Oh no no! Io sono venuta per cinema! A proposito, sai aiutarmi? Mi sono persa! Questo posto è immenso!"
Kathrine frugò nel borsone alla ricerca di qualcosa. Lanciò un'imprecazione e poi i suoi occhi s'illuminarono nel prendere in mano un foglio un pò stropicciato.
"Tieni! E' la piantina! L'ho sfilata in mano a un ragazzo che stava prima in fila!" scoppiò a ridere aggiungendo un "poveraccio!" in tono scherzoso.
"Guarda..." gliela porse indicando un punto della cartina "noi siamo qui!"
Charlotte annuì col capo.
"Secondo questa...se prosegui dritta e scendi le scale...dovresti arrivare alle aule di cinema!"
"Ottimo! mercì!"
"Di nulla!"
Charlotte le fece un cenno con la mano avviandosi.
"Ah in bocca al lupo! e occhio a non farti infilzare dalle scope lì!" disse Kat riferendosi alle ballerine classiche che Charlotte aveva notato poco prima.
"Buona fortuna anche a te!" rispose ridendo.
Charlotte rimase colpita dalla ragazza, nel profondo sperò di rincontrarla. 
Era un tipo che capiva a pelle le persone con cui si sarebbe trovata bene e a lei aveva fatto un'ottima impressione con solo poche parole.
 
***
 
"Ok Gerard!" cominciò Frank con l'aria di chi sta andando al patibolo "qui le nostre strade si dividono!"
"Oddio fratello! Come sei tragico!"
"Credo di essere sull'orlo del baratro!"
"Ed io di una crisi di nervi se non ti dai una calmata!"
Il ragazzo più basso si frugò nell tasche esprimendo il suo disappunto con un sonoro "Cazzo".
"Moderi il linguaggio!" Lo riprese un'uomo dai capelli radi biachi ben piazzato. Il tono era severo ed autoritario.
Subito una bella figura con un professore! pensò Gerard ormai abituato a scene di un certo tipo.
"Mi...mi scusi signore!" tentò di rimediare l'amico con fare remissivo.
L'uomo si allontanò borbottando qualcosa d'incomprensibile e alzando le mani al cielo.
"Non ho più la piantina!" sbottò Frank con gli occhi sgranati.
"Perdi sempre tutto!"
Gerard lo guardò, contò fino a tre ed ecco arrivare lo sbuffo che aveva previsto. Lo conosceva troppo bene. Meglio delle sue tasche, meglio di chiunque altro.
"Il signor...Frank Iero, numero 60!"
La voce apparteneva all'uomo di poco prima. 
Frank sbiancò sentendosi mancare.
Non è possibile.
"So...sono io!" disse sbracciandosi e raccogliendo tutto il suo coraggio allontanandosi dall'amico.
"Oh il musicista sboccato! Cominciamo bene! Entri...e mi faccia sentire, se è degno di entrare qui dentro!"
La porta si chiuse dietro di loro.
Gerard tirò un lungo, profondo, respiro.
Si augurò con tutto se stesso che l'amico sapesse cavarsela nonostante lo sfortunato incontro. Senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa.
Era troppo abituato alla sua costante presenza, al suo supporto e anche se si considerò troppo smielato si ritrovò a pensare che quel ragazzo era irrimediabilmente una parte di lui.
Buona fortuna amico.
 
 
 
Note dell'autrice:
Eccomi qui con un'altra ff sui My Chemical Romance. 
Come avete notato in questo racconto non sono una band, volevo provare a scrivere di loro in un contesto un pò diverso, spero non vi dispiaccia :D
L'idea mi è venuta mentre sta mattina studiavo i quadri di Degas. Così il mio cervello malato a collegato l'immagine delle ballerine (rappresentate da Kat a quanto pare :P) a tutta sta cosa! Cosa può fare la preparazione di un esame universitario! ahahaah!

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Capitolo 2
*** Uniti da una meta ***



 
 
 
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
 
 
Il professore di musica August Schmitz prese posto alla cattedra facendo scivolare rumorosamente la sedia sotto di lui. 
Si accomodò incrociando le mani sulla superficie scura e scrutò rapidamente da dietro le lenti degli occhiali da vista Frank, che si stava torturando nervosamente un braccio.
"Si sieda." Gli ordinò l'uomo in tono asciutto prima di riportare la sua attenzione su un foglio che lo studente del secondo anno, suo pupillo, gli passò velocemente.
Quello è il ragazzo più simile ad Harry Potter che io abbia mai visto!
I pensieri di Frank erano totalmente sconnessi e fuori luogo a causa dell' ansia che lo stava paralizzando.
Per un momento pensò che anche solo il gesto di sfilare la chitarra dalla custodia fosse troppo per lui e che sarebbe stato giudicato anche per quello.
"mmh..." L'uomo emise un suono gutturale, portandosi una mano alla tempia senza staccare gli occhi dal documento.
"Frank Iero."
"Si...sissignore!" Il ragazzo aveva risposto d'istinto per l'agitazione.
"Si...vieni dal New Jersey..." disse tra sé e sé prima di sfilarsi gli occhiali e guardarlo da capo a piedi riducendo gli occhi azzurro cielo a due fessure.
"Perchè dovrei farti entrare in questa scuola?"
Che domanda del cazzo! Cosa bisogna rispondere a un tizio del genere?
"Voglio poter uscire con una preparazione che mi permetta di fare il musicista nella vita, uno dei migliori, signore. Vivo per la musica."
L'espressione dell'uomo non tradì alcuna emozione a quelle parole, si limitò ad un cenno lieve della testa e con il suo accento tedesco disse "Bene, signor Frank Iero lo sboccato, vediamo se il modo in cui suona quella chitarra può darle una chance!"
 
 
***
 
 
Una giovane donna dai lunghi capelli color ramato e la pelle chiara finì di visionare il cortometraggio di Charlotte.
"Lo trovo molto interessante, una visione molto fresca e particolare di Parigi..."
A quelle parole la ragazza lasciò l'orlo della maglia che stava tirando da circa dieci minuti ma fu ben attenta nel non lasciarsi scappare un sospiro di sollievo, benché fosse stata in apnea per tutto il tempo trascorso all'interno dell'aula.
"La ringrazio!" Si limitò a rispondere, mordendosi poi il labbro inferiore.
"Nella sua domanda per entrare nella nostra scuola c'è scritto che viene da Parigi, in caso superasse la selezione e venisse ammessa saprebbe seguire tutti i corsi? Ha padronanza della nostra lingua intendo?"
Charlotte sorrise "si, non ci sarebbe alcun problema, parlo correttamente americano e francese perchè solo mia madre è di Parigi, mio padre è Californiano...sono bilingue, nonostante il mio accento francese molto accentuato si faccia sentire parecchio!"
"Molto bene..." La donna appuntò qualcosa sul blocco che teneva davanti a sé prima di liquidarla con un "le faremo sapere!"
Charlotte si chiuse la porta alle spalle, gettando via il suo numero che ormai non le serviva più.
Cercò un distributore per prendersi un altro caffè.  
La caffeina in situazione del genere non era mai troppa per lei. 
 
 
***
 
"Devo dire che sono impressionato dai suoi bozzetti!" L'uomo giovane dai capelli ricci che stava sfogliando da circa cinque minuti i suoi disegni non smetteva di sorridere.
Speriamo sia un buon segno!
"Il corso d'arte per disegnatori, come ben saprà, è la branca più nuova di questo istituto e fin'ora il suo lavoro è quello che mi ha colpito di più...mi dica...ha intenzione di usare questa sua attitudine a livello professionale o per lei entrare qui è solo un vezzo?"
Gerard scosse la testa in segno negativo, scostò un lungo ciuffo moro dal suo viso e si apprestò a rispondere alla domanda dell'uomo.
"No, affatto. Vorrei diventare un professionista!"
Sebbene anche la musica sia un mio Hobby. Si premurò di non lasciarsi scappare quel pensiero che poteva diventare un'arma a doppio taglio in quella situazione.
"Ammetto che mi piacerebbe molto lavorare con lei..." continuò l'uomo appuntandosi qualcosa e chiudendo la cartelletta del ragazzo.
Gliela porse con un sorriso "Questa frase non le piacerà tanto ma siamo costretti a dirla per mettervi tutti sullo stesso piano..."
Gerard attese.
"Le faremo sapere." Concluse l'altro.
Il ragazzo si alzò, per lo meno aveva l'impressione che l'incontro non fosse stato dei peggiori ma che potesse avere una speranza per le parole del professore.
Speriamo mi facciano sapere per davvero qualcosa!
 
 
***
 
"E...un,due,tre...grand plié! Arabesque! dritte quelle gambe! Se non sapete fare una cosa del genere non entrerete mai qui dentro!"
La donna mora dai tratti severi cadenzava il ritmo con un bastone che batteva a tempo sul pavimento in legno.
"Basta così! E' uno scempio per i miei occhi! In tutta la mattina avrò visto tre persone che hanno la vaga sensazione di sapere cos'è il balletto!"
Kathrine si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.
Aveva sentito dire da sua madre che Madame Rolland era un'ottima insegnante anche se intransigente e precisa, il che nel linguaggio dei comuni mortali la faceva rientrare nella cerchia di persone che lei avrebbe denominato stronze di prima categoria.
Tutte lo erano se godevano della stima di sua madre.
"Prima fila numero 13,98,45 e 40! sparite dalla mia vista! Tutti gli altri un altro giro prego!"
Il ragazzo e le tre ballerine che erano appena state liquidate senza pietà raccolsero le loro cose lamentandosi sottovoce "Lewis è rimasta dentro solo perchè la madre è Alexandra Lewis! Il nome ti sbarra sempre tutte le porte!"
Kathrine sentì quella frase irritante, intercettò la ragazza a cui apparteneva la voce lamentosa e mentre si esibiva nel suo Arabesque, alzò il dito medio della mano sorridendo.
Mia madre sarebbe orgogliosa, meglio di così le dita non le potevo stendere!
 
 
Butterflies Bar
5th Avenue
 
 
Frank addocchiò il nome del bar facendo una smorfia schifata ed entrando non si risparmiò di dire all'amico che il nome del posto era decisamente da Gay bar.
"Frank, è stata una mattinata difficile per tutti e due! Evita di essere petulante! Io ho fame e questo è il bar più vicino alla scuola, che ti frega del nome!"
"Beh ma scusa te se vedi un cd con un nome osceno non dici nulla? Il nome ha la sua importanza!" gli rispose Frank lasciandosi sfuggire uno sbadiglio e accomodandosi sulla sedia verde in plastica lucida del locale.
"Fai sempre dei paragoni..."
"Ammettilo Gee, ho ragione!" lo interruppe l'altro osservando il menù abbandonato sul tavolino da uno dei clienti che era stato li precedentemente.
L'amico non lo ascoltava già più e sviò chiedendogli dell'audizione "Come ti è andata poi?"
Frank sbuffò "Quell' August, potrebbe semplicemente chiamarsi Adolf...Adolf Hitler!"
Gerard strabuzzò gli occhi verdi "Addirittura?!"
L'amico annuì avvilito.
Non credo di stargli molto simpatico e non credo entrerò in quella fottuta scuola.
La cameriera si avvicinò a loro sorridente "cosa posso portarvi ragazzi?" 
"Un sandwich..."
"Come?" chiese a Gerard la ragazza.
"Con qualunque cosa basta che abbia del bacon dentro!"
"Per me lo stesso e una coca cola!" intervenne Frank con lo sguardo che assomigliava sempre di più a quello di un cane bastonato.
Gerard gli diede una spintarella dall'altra parte del tavolino "Dai, amico! Quando suoni incanti la gente, sono sicuro che non gli sarai stato indifferente!"
L'amico sbuffò poco convinto e strinse a sè sotto al tavolo la sua chitarra. Amava quello strumento e la musica più di qualunque altra cosa, se si fosse rotta e non avesse avuto i soldi per aggiustarla o prenderne un'altra avrebbe venduto un rene per il suo strumento.
Forse sono un pazzo...un pazzo che per di più sogna troppo!
"A te come è andata?" chiese poi accennando un sorriso e staccandosi dai propri pensieri.
"Credo di aver fatto una buona figura..." disse Gerard scrollando le spalle "i disegni gli sono piaciuti, ma tanto non ci dormirò la notte fino a che non scadrà il termine per la risposta!"
La cameriera interruppe la loro conversazione appoggiando i loro piatti al tavolo.
Frank addentò famelico il suo panino quando gli cadde dalla bocca un pezzo del sandwich vedendo dalla vetrina del bar le due ragazze che stavano entrando.
"Capelli blu e ladra di taxi a ore otto!" disse tra un boccone e l'altro.
Gerard si drizzò con fare indifferente per guardare meglio le due a cui l'amico si riferiva.
"Devono proprio essere amiche..."
 
 
***
 
 
"Non ci credo, sei proprio stata carina ad aspettarmi!" disse Kathrine sorridendo a Charlotte mentre si sedeva su uno sgabello al bancone del bar.
"Ma figurati, sei stata così gentile sta mattina che sono ripassata a vedere se eri ancora li! Sei un pò la faccia amica della situazione, mi spiego?!" Charlotte ridacchiò delle sue parole.
Pensò a pochi minuti prima quando per i corridoi incrociò Kat che discuteva con alcune ballerine e vedendola la salutò come se si conoscessero da tempo e le tornò il buon umore.
"Sono contenta tu abbia accettato di accompagnarmi qui per mangiare qualcosa, non conosco ancora nessuno e..."
"Non dirlo nemmeno per scherzo, è stato un piacere! poi lo ammetto...mi metti di buon umore!"
"Posso domandarti una cosa?" chiese Charlotte timidamente.
"Certo."
"Come mai discutevi con quelle ragazze?"
Kathrine s'irrigidì un momento, chiedendo distrattamente alla barista una coca cola zero.
Se glielo dirò si comporterà come gli altri? Mi sembra diversa...
"E' per il mio cognome..." disse senza troppi preamboli.
Charlotte sembrò non capire, inarcò le sopracciglia mentre infilò in bocca una patatina dalla ciotola del balcone.
"Mi chiamo Lewis...mia madre è Alexandra Lewis..."
"Prima ballerina, si, so chi è!"
Charlotte ripensò ai manifesti appesi per Parigi qualche mese prima. La madre di Kathrine si esibiva nello schiaccianoci  all’Opéra Nationalle.
"Scommetto ci sono delle rivalità e dei pregiudizi per questo..." aggiunse guardando la ragazza dai capelli blu.
"Esattamente. In più come hai visto non sono di certo una ballerina esemplare per il mio aspetto!"
"Direi che è un pregio!" le disse Charlotte ridacchiando.
"Scusa, hai un sandwich al bacon?" domandò poi alla barista attirandone l'attenzione con un gesto della mano.
"Gli ultimi li ho dati ai due ragazzi che vi fissano!" disse la donna facendo un occhiolino alle ragazze.
Le due nuove amiche si voltarono insieme e Charlotte sussultò stringendo la mano di Kathrine che era appoggiata al balcone, in un gesto istintivo.
"Oddio! Ho rubato il taxi a quelli sta mattina!" 
"Ed io li ho superati in fila per il numero!"
Si guardarono scoppiando a ridere quando Frank si girò verso Gerard sbiascicando un "ridono di noi, le donzelle!"
 
"Ti va di uscire sta sera? c'è un locale che potrebbe piacerti!" disse Kathrine alla sua nuova amica mentre sul cellulare le digitava il suo numero di telefono.
"Volen-!"
"Ehy ballerina!" la voce squillante di Frank interruppe la conversazione delle due ragazze.
"ciao, musicista! e...amico..."
"Disegnatore." L'aiutò Gerard facendole poi un cenno con la mano.
"E c'è...la ladra di taxi che in teoria non parla l'americano..."
"Je ne parle pas -"
Frank la interruppe di nuovo "ti ho sentita è inutile che fai finta di nulla!"
Charlotte rise di gusto "mi avete beccata!"
"Ah ma allora ti fai superare anche per il taxi oltre che per la fila, è un' abitudine la tua!" Lo prese in giro Kathrine bonariamente.
Il ragazzo più basso fece una smorfia e Gerard gli scompigliò i capelli giustificandolo con un "non ci sta molto con la testa poverino!"
"Parla per te, tu!" disse il musicista con aria da finto offeso spintonandolo via.
"Io ora dovrei andare..." annunciò Kathrine guardando l'orario "magari ci ritroveremo tutti alla scuola!"
Gli altri tre sospirarono a quelle parole. Ognuno di loro aveva combattuto e usato i propri assi nella manica, per aggiudicarsi un posto là.
"Ti faccio sapere per uscire..." disse poi la ragazza rivolta a Charlotte, mettendosi a tracolla il borsone che sembrava esser diventato ancora più pesante.
"Volentieri!"
"Dove andate?" domandò incuriosito Frank.
"In un posto..." la voce era vaga e un sorriso le spuntò in viso.
"Eddai!"
"Ma che ti autoinviti, tu?!" disse Gerard scuotendo la testa ormai rassegnato alle figure che il suo amico non gli risparmiava mai, anche se in realtà un pizzico di curiosità si stava facendo strada in lui.
"Se aspetto te Gee...facciamo notte!"
"Simpatico!"
"Ok, scappo,decisamente! ci sentiamo bella!"
Kathrine uscì con una velocità impressionante dal locale, sembrava stesse scappando da qualcosa. Da una distrazione.
Non posso permettermelo ora.
Il suo cuore perse un battito a quel pensiero.
Sua madre le aveva ripetuto fino alla nausea che non doveva perdere di vista l'obbiettivo primario, quello di un futuro brillante; e sicuramente nella sua concezione di futuro roseo e brillante non rientrava un ragazzo.
Kat scosse la testa come a scrollarsi quelle idee dalla mente.
Non sapeva nemmeno chi era e se l'avrebbe mai rivisto, anche se quell'aria da imbambolato o forse da sognatore l'attirava come una falena verso una fonte di luce.
Ma a che diavolo mi metto a pensare?
Fu così che prese a camminare verso casa, leggera, come se stesse ballando.
 
 
Note dell'autrice:
 
Ciao a tutti! Spero che il capitolo non vi abbia annoiato. La storia è un pò lenta a partire, ma insomma ci vuole calma e sangue freddo no? Non voglio fare una cosa affrettata. Sicuramente l'interazione tra i quattro personaggi nel successivo capitolo sarà maggiore :D
Grazie a chi ha recensito. Mi fa un enorme piacere! Nel primo capitolo ho dimenticato di inserire la mia pagina fb per chi volesse rimanere in contatto con me, aggiornarsi sulle ff e quant'altro quindi la metto qui! 

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Capitolo 3
*** Piacere di ri-conoscerti ***



 
 
Lexington Avenue
New York
 
 
Gerard salì i cinque piani di scale a piedi mentre malediva l'assenza dell'ascensore in quel posto.
Dividi l'appartamento con Frank e fate fatica a pagare l'affitto in due. Accontentati!
Si riprese mentalmente da solo mentre girava impacciato la chiave nella toppa della porta difettosa.
"Dobbiamo deciderci a far mettere a posto questa serratura! O una di queste volte rimaniamo chiusi fuori...quel tonto di Frank poi, rischia più di me!" 
Si lasciò sfuggire il pensiero ad alta voce e la vicina che era sulla soglia di casa si guardò attorno per vedere a chi si stava rivolgendo il ragazzo.
"Buonasera signora Harris!"
"Ciao Gerad!" sorrise la donna chiudendosi la porta alle spalle.
"Mi scusi parlavo da solo...questa serratura è tremenda!"
"Non preoccuparti! Succede anche a me...intendo, di pensare ad alta voce!"
Finalmente la porta di casa si aprì e Gerard liquidò la conversazione con un saluto veloce.
"Frankie! Questa porta è uno schifo!" gridò verso la camera da letto mentre si toglieva la felpa scura che indossava.
Non ricevendo risposta dall'amico sbuffò. 
Abbandonò sul tavolo la busta con la spesa e si avviò verso la stanza dove supponeva si trovasse Frank.
Quando varcò la soglia della camera rimase a fissare il suo amico che parlava davanti allo specchio con la disinvoltura di un babbuino.
"Hey bella! No, no, non va bene...Ciao capelli blu! No...nemmeno!" 
Il ragazzo non si accorse della presenza dell'amico, fece una giravolta su se stesso facendo con la mano il gesto della pistola e dicendo "Bang! Mi chiamo Frank!"
Gerard sgranò gli occhi si portò una mano alla fronte e alzò lo sguardo al cielo con aria disperata.
"FRANK!" urlò a pieni polmoni.
Frank gridò per la paura, al suono della voce che lo prese alla sprovvista.
"Hey, mi hai fatto prendere un colpo! Ma che modi!"
"Ti ho chiamato dalla cucina, ma eri troppo preso a fare il cowboy..."
Il ragazzo si grattò il collo imbarazzato e abbassò lo sguardo fissando i suoi piedi.
"Quel saluto è terribile amico..." disse Gerard ridendo di lui.
"Perchè poi fai le prove?" continuò incuriosito appoggiandosi allo stipite della porta.
"Non le ho nemmeno chiesto il nome!" sbottò l'altro.
"A chi? All'amica di Charlotte?"
"Un momento chi è Charlotte?!" domandò il ragazzo più basso buttandosi sul letto.
"Quella che chiami ladra di taxi!"
"E come fai a sapere il suo nome?" Frank sembrava caduto dalle nuvole. La teoria di Gerard che da piccolo l'amico fosse caduto dal seggiolone sbattendo violentemente la testa acquistava sempre più valore nel tempo.
"Le abbiamo incontrate al bar!"
"Ah quello che sembrava per gay!"
"Si quello..."
"E quindi?"
"Ma tu le ascolti le persone quando parlano?"
"Solo se dicono cose interessanti!"
"Sei proprio idiota! Comunque la ballerina ha chiamato per nome Charlotte, è semplice!"
Frank continuò a fissarlo come se stesse parlando in greco antico e rispose con un "ma lei non ha detto il nome della ballerina!"
Gerard emise un grido frustrato. Alzò le braccia al cielo e fece per andare in cucina seguito dall'amico che sembrava quasi saltellare.
"Sembri una ragazzina nervosa!"
"Frank, ti sei fatto di qualcosa? Sembri più fuori del tuo normale oggi!"
Il ragazzo si strinse nelle spalle, guardò l'amico mentre riponeva nella dispensa il poco cibo che aveva comprato poco prima al market nella loro via e si accese una sigaretta appoggiandosi in piedi allo schienale del divano.
"Fumi in casa?"
"Si...proprio una ragazzina nervosa..." commentò con lo sguardo assente mentre faceva un altro tiro dalla sigaretta.
"Gee, è il tuo tipo Charlotte?"
"Ma...che domanda eh?!"
"Rispondi!"
"Mi dici perchè questa domanda?"
"Perchè ricordavi il suo nome come se fosse la cosa più naturale del mondo!"
"Solo perchè io ascolto e riesco a trattenere le informazioni, cosa che tu fatichi a fare, non significa che..."
"Non rispondi e prendi a parlare come un macchinetta" lo interruppe Frank "quindi è il tuo tipo!" sorrise, contento di averla avuta vinta.
 
 
Upper East Side
New York
 
 
Charlotte controllò nuovamente la piantina che Kathrine le aveva mandato sul cellulare per arrivare a casa sua.
Guardò l'elegante palazzo che si trovò davanti e riconobbe il numero civico.
Un giovane portiere dall'aria distinta sorrise avvicinandosi a lei "Buonasera, come posso aiutarla?"
"Ehm...Cerco l'appartamento dei Lewis..." disse timidamente la ragazza torturandosi una ciocca di capelli.
"Deve prendere l'ascensore e fermarsi al sesto piano, l'annuncio intanto! Prego!" la fece entrare con un gesto cordiale della mano e richiuse il portone.
Caspita che palazzo...
Pensò Charlotte mentre le porte dell'ascensore si richiudevano davanti a lei.
Il sesto piano venne annunciato con un suono acuto che accompagnò il numero rosso sul display.
Una donna di servizio le aprì la porta dell'appartamento inchinando lievemente il capo "Buona sera! La signorina Kathrine sta arrivando!"
"Ciao!" la voce squillante della ragazza dai capelli blu le fece sobbalzare entrambe.
"Ciao Kat!"
"Hai trovato bene la strada?"
Charlotte rispose con un cenno affermativo del capo quando si sentì prendere per mano dalla sua nuova amica che la trascinò via velocemente.
"Andiamo, prima che spunti mia..."
"Kat, cara! chi è?!"
Madre.
Kathrine finì la frase nella sua testa.
"E' un'amica dobbiamo..."
"E non me la presenti? Sei la solita maleducata!" 
Ecco bene, ora che ti ha vista sicuramente non vorrà più vedermi!
"Charlotte!" si presentò la ragazza porgendo la mano alla donna che la fissava incuriosita.
"Molto piacere...non ti ho mai vista da queste parti!"
Si perchè non ho il coraggio di portare nessuno in casa quando ci sei!
Kathrine cercò di non lasciare trasparire sul suo viso ciò che le passava per la testa.
"Mi sono trasferita da Parigi da poco. Spero di poter entrare al New York Institute of Arts!"
"Hai fatto l'audizione anche tu quindi..." la donna la guardò da capo a piedi "non sembri una ballerina!"
"Mamma, non sono tutti ballerini a questo mondo!" la interruppe brusca Kat.
"Certo anche mia figlia non lo sembra, né nei modi né nell'aspetto!"
"Penso balli benissimo anche così signora..."
Kathrine posò lo sguardo su Charlotte. Era stupita. 
Per la prima volta qualcuno teneva testa a sua madre e non se ne andava offeso via da casa sua lasciandola sola.
"Potrebbe far meglio" disse impettita.
"Andiamo Charlo..."
"A proposito!" sua madre non la lasciò finire e continuò "Come è andata oggi? Ti hanno presa?"
"Non mi hanno scartata."
"Se me lo dicevi subito chiamavo il direttore della..."
"No. Aspetterò la risposta come tutti gli altri!"
Non voglio essere sempre diversa. Privilegiata per il tuo nome.
Nella testa di Kathrine riaffiorò il ricordo di lei che veniva accompagnata alla scuola elementare dall'autista in limusine.
Aveva odiato quell' imposizione, come aveva odiato tutto il resto che sua madre aveva fatto per farla risultare diversa, migliore, al di sopra di tutti.
Tiffany si lasciò portare in camera da Kathrine scura in volto, che chiuse la porta della stanza alle sue spalle.
"Hai avuto l'onore di conoscere mia madre!" disse sarcastica abbandonandosi sulla sedia della scrivania, anche la più breve conversazione con quella donna la sfiniva.
"E' proprio una stronza!"
Kat rise di gusto "già! ti capisco se vuoi andartene e lasciarmi perdere!" disse con un sorriso amaro.
"Ma che! Scherzi? Da oggi ci sono io con te!"
Era proprio vero, da quel giorno comunque sarebbero andate le cose aveva un'amica speciale.
 
 
219 E 59 Street
New York
 
 
"Ti rendi conto di non essere normale vero?!" Gerard stava strisciando letteralmente i piedi dietro Frank che lo stava facendo girare a vuoto,  da almeno un'ora.
"Sono solo curioso!"
"No. Sei folle! Tu non puoi farmi girare tutti i locali per trovare quelle due ragazze ok?! Hai idea di quanto sia grande New York vero? O non ti è chiaro?!"
"Stiamo guardando nei dintorni Gee, rilassati!"
"Ma poi perchè le stiamo cercando?!" Gerard sembrò confuso e si fermò grattandosi la testa.
"Perchè sono le uniche che conosciamo qui!"
"No, Frank!"
"Come no?!"
"Non le conosciamo amico!" Gerard rise guardando la faccia da bambino del suo amico. Erano bastate poche parole con due ragazze mai viste e lui le riteneva già due amiche.
Il solito, pazzo, Frank!
La luce rossa soffusa del The Carriege House attirò Frank come una falena incantata da una fiamma.
Appoggiò le mani alla vetrata dell' Irish pub avvicinando il viso per guardare all'interno del locale e vide Il lungo bancone in legno scuro occupato da numerose persone sedute su degli alti sgabelli rustici del medesimo materiale.
Il suo sguardò vagò ancora un momento quando scorse una massa inconfondibile di capelli blu.
"Eccole!" Un sorriso gli tirò le labbra da parte a parte.
"Non ci credo..." Gerard era visibilmente sorpreso.
Quante sono le possibilità di trovarsi in una città del genere?
Quando tornò alla realtà si accorse che l'amico era già entrato a passo deciso diretto verso il tavolo delle ragazze.
Se esisti...fa che non faccia la mossa della pistola, ti prego!
La preghiera silenziosa di Gerard venne esaudita notando che Frank non salutò neppure le ragazze ma tornò indietro a passo svelto, quasi correndo, rosso in viso.
"Che cazzo fai?"
"Non ho il coraggio!"
"Cosa?! Ma sei idiota? Tu non mi hai fatto fare tutta questa strada per nulla! Ma che problemi hai? Le altre volte hai parlato bello come il sole!"
"Eh che ora...sembra tanto un pedinamento! Penseranno che siamo degli stalker!"
"No amico, penseranno che lo sei tu! Dirò la verità!" Lo minacciò scherzando Gerard.
"Oh ma guarda chi c'è!" Esclamò Kathrine passando di fianco ai due ragazzi.
"Ehy ciao!" Frank tirò fuori un sorriso spavaldo e la parlantina all'istante.
Gerard la salutò con un cenno del capo per poi fare un cenno con la mano a Charlotte che aveva salutato i due a sua volta.
"Andate già via?"
Cazzo Frank, così però se ne accorgono!
"Si!" 
"E dove?"
"Quanto è curioso il tuo amico!" s'intromise Charlotte rivolgendosi a Gerard che non sapeva più che tipo di sguardo assumere.
Non aveva più parole e a New York c'erano solo da pochi giorni, ma d'altronde star dietro a Frank Iero richiedeva una pazienza infinita e una buona dose di pazzia.
"Non sai quanto!" rispose il ragazzo.
Gerard si avvicinò a Charlotte e le disse all'orecchio "Non sai come ha piagnucolato per trovarvi!"
"Gee! Io ti sento! Non sono sordo!" Guardò Charlotte e aggiunse un  "Non è vero quello che ha detto!"
"Oh si che lo è!"
"No!" Frank lo colpì con un pugno alla spalla.
"Nano sei troppo basso! Non ci arrivi bene!"
"Vuoi che miri alle palle?!"
"Non ci tengo!"
Ma guarda che due tipi! A quel pensiero Kathrine scosse il capo ridacchiando.
"Ehy ballerina! Allora mi dici dove andate?"
"No!"
"Dai, fai la misteriosa?" la domanda di Frank le venne posta con uno sguardo che la fece sciogliere. Gli occhi dal colore indefinito del ragazzo accompagnati da quel sorriso genuino e spontaneo la colpirono come una scarica elettrica.
"E' che..."
"Che non sappiamo dov'è il posto!" L'aiutò Charlotte.
"E' una super festa segreta!" annunciò la ragazza dai capelli blu.
"wow!" si lasciò sfuggire Gerard per poi chiedere "quindi bisogna seguire degli indizi per trovarla giusto?"
"Esatto!" 
"E se poi fate tanta fatica e fa schifo?" 
"Frank! ma perchè non sai mai quando è il momento di tacere e quando dovresti parlare?!"
"Sta sera le vuoi prendere Gee!"
Guarda come fa il galletto e mi prende in giro! Come lo cambiano le donne!
"Avete trovato un indizio qui?"
Charlotte annuì con il capo.
"E quale sarebbe?!" Ora il tono di Frank si era fatto estremamente curioso.
Kathrine guardò l'amica che rispose per tutte e due "Non si dicono i propri segreti alla concorrenza!"
"Ma cosa...?!" Le due ragazze si lanciarono in una corsa sfrenata per le strade di New York inseguite dai due amici.
"Nano, corri! con quelle gambe corte non la raggiungi!"
"Gerard! Sta sera sei proprio stronzo!"
"Bisogna ci scambiamo i ruoli ogni tanto!"
Frank prese un lungo respiro senza smettere di seguirle.
Le due ragazze ridevano complici scansando i passanti sui marciapiedi pieni di giovani pronti a viversi la notte nella città che non dorme mai.
Kathrine e Charlotte attraversarono la strada per ritrovarsi sul marciapiede opposto a quello di Gerard e Frank, che furono costretti a fermarsi per via del semaforo che scattò per dare il via agli automobilisti.
Alcune auto sfrecciarono nascondendo momentaneamente le due ragazze "BALLERINA!" urlò Frank sbracciandosi, come se quel gesto potesse aiutarlo a far sentire di più la sua voce.
"DIMMI FRANK!" gridò l'altra con un sorriso.
Il ragazzo boccheggiò per un momento. Lei ascoltava. Lei ricordava chi era.
Sa il mio nome.
"SONO UNO STUPIDO!"
Gerard soffocò una risata.
"LO SO! TI FAI SEMPRE SUPERARE!" disse la ragazza alludendo alla fila a scuola.
"No! SONO UNO STUPIDO PERCHE' NON CI SIAMO PRESENTATI COME SI DEVE E NON HO AFFERRATO IL TUO NOME!"
Il traffico coprì le loro voci.
Kathrine disse qualcosa a Charlotte gesticolando leggermente e attraversò di corsa la strada scomparendo per un momento nel fumo bianco di un tombino per poi riapparire raggiungendo Frank.
La ragazza gli tese la mano "Ciao! Sono Kat" inclinò la testa leggermente di lato sorridendo.
Frank strinse la mano nella sua "Frank!" imitandone il sorriso e concludendo "E' un piacere, conoscerti di nuovo!"


Note dell'autrice:

Dopo tre ore di scrittura, sono riuscita a concludere! Ed ecco qui ciò che è saltato fuori. L'idea per questo capitolo era diversa, ma devo dire che così mi piace! Spero apprezziate anche voi! In questo capitolo il carattere di Gerard è sbocciato un pò di più rispetto a quelli precedenti. Direi che piano piano i personaggi si evolvono!
Grazie mille a tutti quanti! Sono felicissima delle vostre recensioni, perciò se vi va e avete un pò di tempo...recensite! Apprezzo sempre molto!
Buona notte!

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Capitolo 4
*** First day ***




 
 
Upper East Side
New York
 
Una finestra venne spalancata all'improvviso, le tende viola scostate.
La luce fioca del mattino e la brezza di quella giornata invasero la camera da letto che fino a qualche istante prima era immersa nel silenzio e nel buio.
"Signorina, signorina!" La voce della domestica assunse il suono del trillo della sveglia, suscitando in Kathrine una sorte di malumore di prima mattina.
Le mani della donna scossero leggermente la ragazza per le spalle e non ricevendo alcuna risposta la scoprirono violentemente dalla coperta calda.
"mmmppff!!" Kathrine protestò con un lamento. Una smorfia di disappunto corrucciò il suo volto con i grandi occhi scuri ancora chiusi. Cercò con la mano un lembo del panno per ripararsi dal fresco mattutino che le provocò all'istante una serie di brividi lungo la colonna vertebrale.
"Hanno chiamato, signorina! Si svegli!"
Adesso basta!
"Porca puttana..." la voce impastata dal sonno continuò assumendo una nota lamentosa "hai preso degli eccitanti Mary?"
"Ma cosa sta dicendo! E' un grande giorno! Deve sbrigarsi però! A sua madre prenderà un infarto!"
Magari.
La ragazza si stropicciò le palpebre con le mani prima di aprire a fatica gli occhi.
La luce sembrò ferirla e con un altro lamento si porto il palmo davanti alle iridi per proteggersi dalla luce.
Quando la vista si fu abituata la prima cosa che mise a fuoco fu il volto di Mary che le stava ancora accanto incitandola di alzarsi dal letto.
"Vuoi dirmi cosa sta succedendo?" Kathrine pose la domanda mentre si sedeva appoggiando la schiena alla testata del letto, convinta che i suoi piedi non avrebbero toccato terra prima di aver valutato se quella notizia, che rendeva così agitata la domestica, fosse abbastanza importante da richiederle quello sforzo fisico che le sembrava improponibile.
La risposta arrivò breve e concisa, ma efficace.
"L'hanno presa!"
Gli occhi castani si fecero più grandi, per un momento sembrarono addirittura pulsare.
"Grazie Mary, volo!"
 
 
5th Avenue 
New York
 
In un piccolo appartamento dalla facciata in pietra rossa scura, Charlotte stava consumando la sua colazione al tavolo del cucinotto.
Guardò l'orario distrattamente, l'orologio a muro a forma di torre eiffeil segnava le otto.
Era una ragazza mattiniera.
Diede l'ultimo morso al muffin al cioccolato e sorseggiò il caffè rimasto sul fondo della tazzina inspirandone l'odore.
Non c'era profumo migliore al mattino che quello del caffè scuro che le solleticava le narici.
Desperate, but not hopeless...I feel so useless in the murder city... La suoneria del suo cellulare la distolse dalle sue riflessioni, si avvicinò all'oggetto fissando per un momento il numero privato che lampeggiava sul display, accettò la chiamata premendo il tasto della cornetta verde.
"Pronto?!"
"Signorina Charlotte Carter?" la voce dall'altra parte sembrò confusa dall'accostamento del nome francese col cognome americano.
"Parlo con lei?" domandò dopo un momento di silenzio.
"Si, sono io!" Disse la ragazza sedendosi sul piccolo divano del salotto accavallando le gambe.
"Chiamo dal New York Institute of Arts, la informo che ha superato il colloquio d'ammissione!"
Si! Si! Si!
Charlotte si trattenne dall'urlare per l'emozione e continuò ad ascoltare la voce dall'altro capo del telefono.
"Deve presentarsi alle 9.00 in aula magna. So che il preavviso è poco, ma cerchi di essere puntuale!"
"Si, certo! la ringrazio! Arrivederci!" Con la voce incrinata dall'emozione concluse la telefonata.
Gettò il cellulare sul divano bianco e si lanciò letteralmente nella sua stanza per vestirsi  e correre verso il suo sogno che stava prendendo forma.
 
 
Lexington Avenue
New York
 
Frank era all'interno del negozio di cd sotto casa che vagava per gli scaffali con aria assente e assonnata.
L'unico modo che Gerard aveva per farlo svegliare ad un'ora decente era quello di portarlo in mezzo ai cd o dentro un negozio di strumenti musicali.
"Ancora non capisco..." la frase venne interrotta da un sonoro sbadiglio "perchè devi farmi svegliare così presto!"
Gerard a quella frase sembrò saltellare sul posto.
"Cosa mi nascondi?" nonostante il sonno che lo stava attanagliando Frank capì dall'amico che c'era qualcosa sotto.
"Ho una notizia!"
"Spara! Anche se senza una colazione non so quanto potrò recepire!"
"Ohh Frankie! nemmeno con due tazze di cereali saresti meno rincoglionito!"
"Sei sempre molto simpatico appena sveglio te l'hanno detto?"
"Non ho proprio dormito!"
"Oddio..." Frank alzò gli occhi al cielo "Fai ancora il vampiro?"
"Soffro d'insonna!"
"Dovresti rilassarti e dormire, o prendere un sonnifero...sai le tue occhiaie cominciano a notarsi, sembra ti stiano scavando gli occhi!"
Gerard gli diede una spinta "Tu non aiuti, russi come un pazzo alla notte!"
"Io non russo!" La faccia dell'amico assunse un'espressione piccata, incrociò le braccia sbuffando e aggiunse "Allora questa notizia che ti fa saltare come Heidi?!"
"Chi?! Heidi Klum?"
"Eh chi è sta donna?!"
"Una supermodella!"
"Oddio Gee! No! No! Non puoi guardardi quella tv spazzatura la notte! Ci risiamo!"
Frank tornò con la mente ad alcuni mesi prima, quando ancora erano nel New Jersey. 
Gerard per un certo periodo di tempo non riuscendo a dormire passava la notte davanti al televisore a guardare i programmi più svariati e al mattino tirava fuori personaggi improponibili che nemmeno la migliore rivista di gossip gli avrebbe fatto concorrenza.
"Comunque..." La voce dell'amico lo staccò da quel ricordo "Siamo ufficialmente studenti del New York Institute of Arts"
Frank si sentì mancare "co...cosa stai blaterando?"
Il moro si tirò indietro un ciuffo di capelli troppo lungo e guardò il viso dell'amico cambiare colore.
"Hanno chiamato sta mattina presto per dirmi ero stato ammesso e ho chiesto anche di te dato che sei il mio coinquilino, hanno verificato e..."
"Siamo stati presi..." lo interruppe l'altro incredulo.
"Si, amico!"
"Siamo stati presi tutti e due!"
"Esatto!"
"Si, cazzo!" Frank saltò dalla gioia. Ora capiva perchè l'amico sembrava Heidi.
 Quella che corre per i monti con le caprette non la super modella!
 
 
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
Aula Magna
 
 
Il salone dalle grandi finestre era arredato con solo numerose sedie e un palco in legno all'estremità della sala.
Il chiacchericcio concitato degli studenti ammessi era la colonna sonora di quella mattina che aveva assunto per i presenti un'aria eletrizzante.
Kathrine scorse tra le file centrali Charlotte che frugava nella sua borsa blu alla ricerca di qualcosa.
"Ehy!"
"Ciao!"
"Posso sedermi?"
"Ma certo!"
Quando la ragazza dai capelli blu si accomodò l'altra le svelò sottovoce "avevo tenuto il posto per te, ero sicura che saresti stata ammessa!"
Kathrine sorrise "wow quanta fiducia!" scherzò scompigliandole amichevolmente i capelli.
"Nervosa?"
"Da morire!" Confessò la francese.
Lo sguardo dell'amica scivolò tra i posti occupati.
Si girò sulla sedia per guardare dietro di sé ,silenziosa, con fare indifferente, quando la voce di Charlotte la fece quasi sobbalzare.
"Stai cercando quel Frank..."
Kathrine scoppiò in una risata imbarazzata e tentò di nascondere quell'evidente verità "Ma cosa dici! Te viaggi troppo con la fantasia!"
"Come no...non ti conosco da molto ma ti ho già capita!"
"Sono così prevedibile?"
"No." Seguì una breve pausa. "E' che...sei uguale a me!"
Forse non sono stati ammessi...
Quel pensierò le provocò una smorfia sconsolata in viso che suscitò un'altra domanda di Charlotte.
"A che pensi?"
"Sono proprio un libro aperto!"
L'altra rise e mentre stava per giungere la risposta che stava aspettando fece ingresso nel salone un'uomo alto, sulla sessantina con due occhi azzurro cielo vispi seguito da alcuni insegnanti.
Il silenzio calò all'istante.
L'uomo salì sul palco e con un microfono che inizialmente gracchiò emettendo anche un fischio fastidioso salutò gli studenti.
"E' il preside..." puntualizzò Kathire a Charlotte.
"Ragazzi, congratulazioni!" seguì un respiro dell'uomo che venne amplificato dal microfono "Se siete qui è perchè avete dimostrato un certo talento. Non facciamo sconti a nessuno, perchè in questo mondo, in quello dell'arte, è una continua lotta..."
Il cigolio della portà eccheggiò interrompendo le parole del preside che lanciò un'occhiata all'entrata provocando il conseguente sguardo di tutti gli studenti nella stessa direzione.
Una delle due figure all'entrata borbottò un imbarazzato "siamo in ritardo!" chinando il capo moro.
"Vorrebbe essere una scusa?!" domandò l'uomo perplesso al ragazzo che aveva parlato.
Il professor August Schmitz lanciò un'occhiata severa ai due ritardatari maledicendosi di essere la causa della presenza di una delle due pesti.
"E' uno studente di musica..." precisò al preside in tono grave e basso.
"Frank Iero lo sboccato e amico, prendete posto in silenzio prima che vi sbatti fuori!" Aggiunse il professore asciugandosi con un fazzoletto le tempie.
Frank e Gerard passarono goffamente tra i posti occupati emettendo dei flebili "permesso", "scusa", "uhm è occupato?" 
Kathrine si voltò dietro di lei dove i due avevano preso posto "Bell'entrata!" disse in un soffio.
Frank le fece una smorfia e Gerard si grattò la testa turbato di essere stato ripreso il primo giorno.
"Signori avete finito di fare baccano? Possiamo continuare? Stiamo aspettando i vostri comodi!"
"Dannato August! Sarà un inferno!" sibilò Frank a Gerard che lo intimò di tacere.
"Ecco perchè speravo fossero stati ammessi..." disse sottovoce Kathrine a Charlotte mentre il preside aveva ripreso il suo discorso "Ci sarà da divertirsi!"
"Già...ci regaleranno delle belle figure di merda!" annuì l'amica in un sorriso.
Frank incrociò le braccia e diede un calcio alla sedia davanti alla sua facendo girare Kathrine "Ehy ballerina avete finito di sparlare di noi?"
"Ma come, ancora non sai il mio nome? Nemmeno dopo essermi ripresentata? Sei proprio tonto!"
"Frank stai zitto che quello ci guarda, ti prego! Hai tempo dopo per fare il coglione!" lo pizzicò Gerard preoccupato di apparire un casinista come l'amico e di passare dei guai.
Charlotte soffocò una risata.
"Ma insomma Iero!" Tuonò il preside questa volta, lanciando un'occhiata a Gerard con sguardo perplesso e pronunciando "Way" dopo che il nome li fu suggerito dall'insegnante di disegno.
"Volete farla voi la presentazione dei corsi? Vedo che siete in vena di chiacchere!"
"Scusi signore!" dissero in coro i due amici.
"Avrete tempo per rimorchiare ed importunare le signorine fuori da qui!"
Ecco questa poteva risparmiarsela! Che imbarazzo.
Gerard sprofondò nella sedia coprendosi il volto con le mani diafane, pregando che in breve tempo gli sguardi curiosi e divertiti trovassero qualcos'altro da fissare.
 
***
 
"Fatemi capire...quello ha detto che oltre alla specializzazione dobbiamo scegliere un corso diverso?" chiese Frank mordendo violentemente una mela dal verde acceso mentre si appoggiava ad uno dei grandi alberi del cortile dell'istituto.
"Esatto...ad esempio io sono per cinema ma scelgo di fare anche delle ore di ballo." Precisò Charlotte nella speranza di chiarire i dubbi di Frank.
"E farai ballo davvero?" s'incuriosì Gerard "voglio dire, sai già cosa scegliere?"
La ragazza scosse la testa in segno negativo "No, non ne ho idea! C'è tempo una settimana per decidere, ci penserò su!"
L'accento francese della ragazza inebetì Gerard.
Lo trovava tremendamente affascinante.
O forse è lei ad esserlo.
Si sorprese per i pensieri che attraversarono la sua mente e scosse la testa come a scacciarli.
Sei qui per diventare un disegnatore professionista. Sei entrato, ma il difficile arriva ora.
"Ci credete?! Siamo nella scuola più esclusiva di New York!" sbottò Frank visibilmente eccitato per la situazione.
"Non solo di New York..." precisò Kathrine prima di continure "Ti rendi conto? Sei in una scuola del genere e il primo giorno, tu, te lo sei già bruciato!"
"Eddai!" 
"Che fai piagnucoli?"
"Lo fa tutto il tempo!" disse esasperato Gerard.
"Oh ma...siete simpatici voi due eh?!"
"Si, me lo dicono spesso!" 
"Anche a me!" 
"Dovreste mettervi insieme!" disse in uno sbuffo Frank "Oh si, sareste proooprio perfetti!"
"Ehi, bello! Vacci piano con queste proposte!" esclamò Kathrine.
Charlotte s'inserì nella discussione ripensando alle parole del preside pronunciate poco prima "Non perdete tempo a rimorchiarci fuori dall'aula magna! Seguite alla lettera i consigli del preside, ma bravi!"
"No, no! Qui nessuno ci sta provando!" disse Garard per scagionarsi.
"Parla per te!"
Gli sguardi dei tre si rivolsero al moro con i capelli più corti.
"Che c'è?"
Merda l'ho detto ad alta voce!
"Stavo scherzando eh?! Senso dell'umorismo gente! Non ho tempo per queste cose io! Devo diventare un musicista!"
Kathrine s'irrigidì a quelle parole "Io vado".
Il tono asciutto e secco spiazzò Charlotte. Non le si addiceva alla sua personalità allegra e pazza che aveva mostrato fino a quel momento.
"Devo cercare il corso, è grande questo posto." Cercò di rimediare con quella frase per poi allontanarsi in silenzio anche se sapeva benissimo qual'era l'aula del corso di danza classica.
"Ho detto qualcosa che non va?"
"No. E' semplicemente una che mette tutta se stessa in quello che fa!" disse Charlotte prendendo la sua borsa e mettendosela in spalla.
"E' meglio vada anche io, ci si becca!"
"Ciao!" disse Gerard guardando la sua figura allontanarsi.
"Lo sai che sei un deficente vero?" sbottò sedendosi sull'erba verde incrociando le gambe.
"Ma che ho fatto sta volta?!"
"Le hai fatte andare via!"
"Un momento, ti stai lamentando? Tu che l'altra sera non volevi uscire a cercarle ti stai lamentando con me?"
"E' la realtà dei fatti, se ne sono andate! Charlotte è andata via per solidarietà!"
"E che centro io con la solidarietà femminile?"
"Sono ragazze Frank! E tu hai il tatto di un elefante, cretino!"
Frank apparve confuso poi spalancò le labbra e puntò l'indice verso l'amico "ooh tu mi stai facendo questa piazzata perchè il problema è che se né andata la ladra di taxi!"
"Si chiama Charlotte!"
"E' uguale!"
"Sei veramente fastidioso quando fai così, cazzo Frank! Fanculo!" Gerard si alzò spazzandosi i pantaloni e allontanandosi all'interno della scuola, era raro litigasse col suo amico e ancora più raro che il motivo della discussione fossero delle ragazze.
 
Frank rimase in piedi a guardare per un momento la sagoma scura di Gerard lasciarlo li da solo. Diede un calcio ad una lattina di diet coke che si ritrovò a pochi centimetri dal piede.
"Signor Iero! Ma l'educazione lei sa cos'è?!" La voce del professore August Schmitz gli trapanò nuovamente i timpani.
L'uomo si chinò raccogliendo la lattina e gettandola nel cestino dei rifiuti a pochi passi da lui "Si fa così."
Bella giornata di merda! 
Il suo primo giorno nella scuola a cui aveva tanto abito ad entrare non doveva essere così.
"Che problemi ha lei? mh?!" L'uomo ora sembrava sinceramente interessato, il tono non era severa ma solo curioso.
"Nessun problema signore..."
"Non mi pare! Sembra nervoso! Ha litigato con la ragazza?"
"Non c'è nessuna ragazza..."
"Una delle due non lo è?"
Ma è peggio del Grande Fratello sta spia tedesca!
"La signorina dai capelli blu...quella con cui conversava amabilmente anche prima in aula magna..." precisò l'uomo sedendosi sulla panchina e incrociando le mani.
L'ha scambiata per la mia ragazza...
"No, no...lei...lei è..."
Un'amica? Posso definirla tale? conoscente forse...Pensava fosse la mia ragazza!
"Com'è indeciso...forse è questo il problema! La sua insicurezza. Oltre che ai suoi modi!"
"Ma io..." Frank si bloccò constatando che forse controbattere al suo professore non era una buona idea.
"Corra in aula. O tra poco avrà problemi con me!"
Frank guardò l'ora sul cellulare ed ubbidì.
 
August Schmitz sorrise prendendosi ancora qualche minuto di sole sulla panchina prima di andare a svolgere il suo lavoro.
Adorava farsi gli affari dei nuovi allievi.


Note dell'autrice:

Tadadadan! Eccomi qui!! Dopo due ore ho concluso il capitolo! Mi piace molto scrivere questa ff lo ammetto! Mi diverto da sola come una scema! Spero però che a divertirmi non sia solo io eheheh! Chissà cosa succederà a questo strambo gruppetto! Povero Frank, gli faccio fare sempre il tonto! :P
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e che la storia non vi annoi!
Sto lasciando il tutte le mie fanfiction l'indirizzo del mio nuovo blog per chi seguiva quello vecchio di forumfree (che ora non è più attivo), così mi trovate li oltre che nella mia pagina fb Eccolo qui!
Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Feelings ***





Lexington Avenue
New York
 
Il sole tramontava scendendo lento tra i palazzi di New York.
Frank seduto sul tetto del palazzo in cui abitava con l’amico fumava quella che si era ripromesso essere l’ultima sigaretta della giornata perdendosi nei colori caldi di quel tramonto.
Come no, l’ultima…
Sbuffò fissando il pacchetto quasi vuoto e si sedette sul cornicione con la sua chitarra acustica.
Le corde vibrarono sotto il suo tocco leggero intonando una melodia dai toni malinconici.
Ascolterà solo musica classica? Sembra proprio strana!
L’immagine di Kathrine in tutù con i capelli blu elettrico lo fece sorridere.
“Ehi man!” Gerard apparve davanti a lui facendolo sobbalzare, Frank per un momento sentì le vertigini.
“Cavolo Gee! A momenti mi ammazzo!”
“Oddio come ti ho visto male, scendi da li ti prego! Ci manca solo che cadi giù dal tetto!” l’amico si era coperto gli occhi con un gesto inconsulto della mano per poi tirarlo per un braccio più vicino a sé.
“Così va decisamente meglio…” concluse sospirando.
“Già!” Gli occhi grandi da bambino di Frank fissarono quelli verdi di Gerard.
“Cosa suonavi?”
“Boh, una cosa così!” Il ragazzo si strinse nelle spalle piegando leggermente la testa verso destra.
Gerard lo trovò buffo, non riusciva proprio a star arrabbiato con lui e gli sorrise come risposta a quello sguardo.
“Sei ancora incazzato?”
“No, mi è passata! Scusami per oggi!”
“Se fossi stato una donna avrei detto che era quel giorno del mese! Eri una iena!”
“Frank, tu sei da ricovero!” Gerard diede due pacche leggere tra i capelli neri dell’amico e concluse la frase con un “Ma sei il mio nanetto preferito!”
Il ragazzo più basso lo spintonò via ridendosela, impugnò la chitarra e l’alzò verso la testa dell’amico “ringrazia che amo troppo questo oggetto o te la spaccherei in testa!”
“mmmh ma come sei simpatico!” lo prese in giro Gerard facendosi scudo con le mani davanti al viso.
“Dai ragazzina permalosa, andiamo a mangiare qualcosa!”
“Non sono una ragazzina!”
“Ma permalosa si!”
“NO!”
“SI!”
“No!”
“Quanto ti lamenti Frank! Lamentoso come quella cosa che stavi suonando!”
“Era così terribile?” chiese facendo un piccolo saltello arrivando così all’ultimo gradino delle scale che conducevano al loro appartamento.
“Da taglio di vene…a che pensavi?”
“A niente!”
A kat!
“Non dire bugie!” Gerard girò la chiave nella serratura, tirando bruscamente la maniglia, sbloccò la porta e sulla soglia si voltò per guardare negli occhi l’amico “Ti crescerà il naso come a pinocchio se continui così!”
Frank si toccò istintivamente con le mani la punta del naso e sgranò gli occhi, poi con uno spintone all’altro entrò chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
 
 
Ore 8.00 a.m.
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue

 
 
Charlotte sorrise mentre camminava per il corridoio dal pavimento scivoloso e tirato a lucido della scuola per  l’ennesimo sms  di Kathrine.
“Quella vecchia megera non è a casa! Se n’è andata per uno spettacolo chissà dove lasciandomi sola! Finalmente un po’ di pace!”
La ragazza sorrise scuotendo i lunghi capelli castani e rispose con un “Allora faremo una festa a casa tua!” Fece per rimettere il cellulare in tasca ma un altro messaggio in arrivò bloccando quel gesto “sarebbe cosa buona e giusta! Ma…io e te? E’ un po’ triste!”
Charlotte fece per rispondere ma la sua mano venne fermata dal suo braccio che stava venendo tirato leggermente, si voltò con l’espressione di un cane inferocito ma i tratti le si ammorbidirono dopo pochi istanti vedendo il viso sorridente di Gerard.
“Ehy ciao!”
“Ciao a te! Mattiniero oggi!”
“Ah, ah! Tanto non l’avresti vista la mia brutta figura per il ritardo non stando in classe con me!”
“E chi ti dice che non scelga disegno?” disse lei con un sopracciglio leggermente incurvato.
“Da…da…davvero hai deciso?”
Ma cosa cazzo balbetto?
Gerard se avesse potuto si sarebbe scavato una fossa con le proprie mani per sotterrarsi all’istante. Una fossa davvero profonda.
Magari in un luogo sperduto dove nemmeno Frank riuscirebbe a trovarmi!
Un rumore coprì la risposta della ragazza di cui Gerard vide solo il labbiale senza  udirne la voce.
Per un momento credette di essere troppo preso dai suoi stupidi pensieri per ascoltare, ma alzando lo sguardo capì che il rumore era stato provocato da Frank.
Un tipo alto e biondo, dalle spalle larghe e il fisico atletico aveva appena spintonato il suo amico contro un armadietto facendolo scivolare a terra in mezzo ai propri libri.
“Ehy! Razza di coglione ma che fai?” la voce che gridava e sfidava il ragazzo sconosciuto era quella di Kathrine.
La ragazza porse una mano a Frank per aiutarlo ad alzarsi da terra senza perdere di vista il bullo della situazione.
“E’ proprio una femminuccia il tuo ragazzo, oltre che un tappo!”
“Ma come mai ti hanno fatto entrare qui? Va bene che discendiamo dalle scimmie, ma tu ti ritrovi un cervello che non è nemmeno alla pari con quello di un australopiteco!”
Il biondo fece una smorfia interrogativa aggrottando le sopracciglia bionde che andarono a formare un arco.
“Sto parlando troppo difficile per te?” lo sfidò la ragazza.
“Non sfidarmi!” le rispose minaccioso quello che in confronto a lei appariva come un gigante e le stava stringendo l’esile polso che un minuto prima accompagnava il gesticolare della sua mano.
“Lasciala subito!” intervenne  Frank in difesa di Kat sfoggiando lo sguardo più duro e arrabbiato che i suoi occhi troppo buoni potevano sforzarsi di riprodurre.
“Oh, siete proprio dolci!” cantilenò l’altro per nulla intimorito dal moro.
“Che succede qui?” domandò Gerard avvicinandosi all’amico e seguito da Charlotte che posò una mano sulla spalla dell’amica chiedendole se stava bene.
“E tu chi sei viso pallido? L’eroe della situazione?”
Gerard strinse i pugni cercando di non saltare addosso al ragazzo che non riusciva a sovrastare ma era alto quanto lui.
“Lascia…in pace…i miei amici…” cercò di scandire senza abbassare lo sguardo.
“Siete proprio uno strano gruppetto sapete?”
“Oddio ma che palle!” sbottò Kathrine sbuffando “Te ne vai?”
Il suo carattere poco affabile non aiutava certo la situazione ma per lei stare zitta era una vera e propria tortura, così lasciò che le sue parole scivolassero fuori senza troppi freni.
“Che sta succedendo qui? Cos’è tutto questo trambusto?” Il professore August intervenne con aria autoritaria. Il suo sguardo severo rimbalzò dal bullo, a Frank per poi passare alle ragazze e a Gerard.
Oh no August! Ora mi sbatte fuori ci scommetto!
Frank desiderò di essere più piccolo di quel che già era, se non essere addirittura invisibile per sfuggire all’ira del suo professore.
Possibile che compaia sempre lui, poi?! Che sfiga!
“Signor Iero,  dove c’è del rumore lei non manca mai!”
Ecco lo sapevo!
Frank trattenne un mugolio e si stropicciò il lembo della maglia che indossava trattenendo una smorfia da cane bastonato.
Il professore si rivolse poi al ragazzo che aveva aggredito Frank “Dave, qualche problema?”
“No, signore!”
“Bene, allora fila in classe, subito!”
Il biondo ubbidì lanciando un’ultima occhiata al gruppetto  e andandosene in silenzio.
“Siete nuovi ma vi avverto, niente risse nei miei corridoi! Vi sbatto fuori tutti!” l’avvertimento venne compreso da tutti quanti che annuirono senza ribattere anche se ognuno avrebbe voluto discolparsi.
L’uomo s’ingobbì un poco tornando a passeggiare per il corridoio e fermando alcuni studenti.
“Frank è tutto ok?” chiese Gerard che nel frattempo era tornato pacato.
“Possibile che i cazzoni ci siano pure qui? Fanno Football in questa scuola?!” la voce gli uscì isterica dalla bocca.
 
Gerard cercò di placarlo con un tocco leggero sulla spalla ricordandosi degli anni trascorsi al liceo con l’amico.
Frank era sempre stato vittima di atti di bullismo sia verbali che fisici ad opera della squadra di football della scuola.
Per un momento gli tornò in testa il ricordo dell’amico che tratteneva le lacrime davanti alla sua vecchia chitarra distrutta dal quarterback.
Fu in quel momento che lo avvicinò per la prima volta.
“La chitarra puoi ricomprarla! Era peggio se era la testa quella sul pavimento!”
Gli occhi lucidi lo fissarono intimoriti. Frank prese il ponte della chitarra tra le mani e si portò le braccia alle ginocchia come per raggomitolarsi.
“Hai paura di me?” chiese Gerard cercando di avere un tono rassicurante.
L’altro lo fissò per un momento in silenzio, tirò su col naso e mugugnò un “sembri tanto un vampiro! Non è che ora ti attacchi al mio collo e mi dissangui?”
“guardi troppi film horror bello!”
E per la prima volta la risata limpida di Frank arrivò alle sue orecchie trapanandogli i timpani.
 
Il ricordo si dissolse nel nulla udendo la voce dell’amico che parlava a poca distanza da lui.
“Uhm, grazie!” disse grattandosi la testa Frank rivolgendosi a Kat che stava pronunciando in modalità silenziosa un rosario di parole degne di un camionista.
“Figurati! Quello era proprio un celebroleso!”
Charlotte prese in mano la situazione, i climi tesi non le erano mai piaciuti, la facevano sentire a disagio così esordì con un “Verreste a una festa?”
Kathrine la fulminò all’istante con lo sguardo.
“Hai detto volevi degli invitati no?!” ridacchiò l’altra.
“Dove? Dove?!” la curiosità di Frank aveva completamente fatto sparire l’espressione scura in viso che aveva fino a poco prima.
“A casa mia…la grande ballerina ha abbandonato il nido!” rispose Kat riferendosi con quell’appellativo alla madre.
“Io ci sto!” disse Gerard “Basta che non mi tocchi fare cose strane…” aggiunse.
“Del tipo?” domandò Charlotte presa dalla conversazione.
“Ballare, lui odia ballare! Non sapete la fatica che si fa a portarlo in pista!”
“Frank, ti stai zitto?!”
“No!”
Gerard alzò gli occhi al cielo, ormai era di rito venire smerdato allegramente, come avrebbe detto lui, dal suo amico.
“Comunque ci siamo!” annunciò entusiasta l’altro moro.
“Perfetto!” disse Charlotte sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
Le guance di Gerard presero un po’ di colore, non era sicuro che lei stesse sorridendo a lui ma di certo era quello che stava sperando ardentemente.
Vedendo quel viso, un improvvisa voglia di disegnare lo pervase.
“De…devo andare!!”  disse il ragazzo, buttandosi in una corsa sfrenata di cui gli altri non ne conoscevano la meta.
“Ma che ha il tuo amico oggi? Balbetta!” Chiese Charlotte compiendo un giro su se stessa per avere una panoramica del ragazzo che scappava tra gli altri studenti e per prestare attenzione a Frank.
“Lo fa quando si emoziona!”
“Ops! Forse non dovevo dirlo, beh voi fate finta di non saperlo ok?! Quello mi ammazza se no!” aggiunse grattandosi la testa e salutando le sue ragazze con un cenno della mano per poi scomparire parlando tra sé e sé di qualcosa che sapeva solo lui.
“Bella mossa!” esordì Kathrine non appena rimasero sole.
La ragazza la fissò con sguardo interrogativo prendendo fuori la sua telecamera portatile e accendendola.
“Invitargli alla festa! Così puoi stare sola soletta con Gerard!”
“Ma cosa stai dicendo?!” disse arrossendo e nascondendosi dietro l’obbiettivo dell’oggetto.
“Toglimi quella cosa dalla faccia!” l’amica con una mano si coprì il viso per poi continuare “si vede lontano un miglio che vi piacete! T’interessi così tanto!”
“Non è vero!”
“Ma che stai facendo con quell’aggeggio?”
“Ti riprendo!”
“E perché?”
“Faccio un documentario!”
“Oh, no! Cara! Non su di me!” Kathrine  prese il borsone annunciando un “Al resto degli invitati ci pensi tu dato che sei brava nelle pubbliche relazioni! Ciao bella!”
“E’ su di te! E’ sulle stronze il filmato!” scherzò l’altra per poi urlare un “CIAO!”
 
 
Ore 10.00 a.m.
Giardino del New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
 
Gerard era seduto su una delle gradinate in pietra grigio perla dell’istituto.
Guardò il passaggio degli studenti davanti a lui.
Un ragazzo con il suo sax intonava una melodia che non conosceva ma che trovava estremamente affascinante.
Pensò a Charlotte, al suo buffo accento, al modo in cui abitualmente spostava i capelli dietro l’orecchio e poi il suo respiro si fermò per un momento quando il suo pensiero si soffermò sul suo sorriso.
Se avesse avuto un sapore il modo in cui sorrideva avrebbe esordito con un “sa di sole!”
Quelle labbra quando si tiravano sul suo viso facevano quasi luce.
Se Frank mi leggesse nel pensiero mi deriderebbe fino alla tomba dandomi della checca sentimentale!
Prese in mano la sua matita e abbozzò alcuni segni su un foglio bianco appoggiato sulla cartelletta che teneva sulle ginocchia.
Piegò un po’ la testa osservando i tratti della mina che a poco a poco si facevano sempre più dettagliati.
Era così impegnato in quel disegno che non si accorse di essersi messo a cantare.
“And without you is how I disappear,and live my life alone forever now…”
“Cosa stai cantando?”
Una voce alle sue spalle lo spaventò, la mina calcò più del dovuto sul foglio e Gerard soppresse un “fanculo” che avrebbe urlato se non si fosse trattenuto.
“Perdonami!” continuò la voce maschile alle sue spalle.
Gli occhi verdi di Gerard si posarono sulla figura magra del suo professore di disegno che si sedette accanto a lui guardando incuriosito il suo lavoro.
“Sembra buono il tuo bozzetto!”
“Grazie!” sorrise Gerard cordiale, mentre tornò a guardare il foglio e cancellò vigorosamente il segno da correggere.
“Canti davvero bene!”
A quelle parole il ragazzo si bloccò. Alzò il capo e tornò a fissarlo.
“Non dovrei dirlo, potrei perdere un allievo che sembra avere molto talento nel disegno…ma…come mai non hai pensato a musica Gerard?”
“Uhm…” il ragazzo esitò un momento “Non mi ritengo abbastanza bravo, per entrare qui dovevo giocare la mia carta migliore e credo che tra le due sia il disegno!”
“Capisco…” lo sguardo del giovane insegnate vagò per il giardino e un sorrise gli si dipinse in volto.
Gerard attese che dicesse qualcos’altro, sapeva che quel tipo di pausa non era quella che metteva a tacere un discorso.
“Credo saresti entrato comunque. Forse la tecnica è da migliorare ma…canti col cuore Gerard!”
Un complimento del genere non se lo sarebbe mai aspettato. Si sentì quasi imbarazzato da quella sincerità disarmante.
“Hai mai pensato a una doppia laurea?” domandò l’uomo mettendosi una mano tra i folti ricci e cercando il suo sguardo.
Il ragazzo scosse il capo con un cenno negativo.
“Dovresti farlo…credo ti darebbe più soddisfazioni che frequentare il corso di musica come seconda scelta. Certo è molto più impegnativo ma usciresti con un pezzo di carta in entrambe le tue passioni!”
“Non so se potrei farcela…”
Il professore si alzò sistemandosi i pantaloni beige con un gesto delle mani.
“Non sai se puoi o se vuoi? Nulla è impossibile se c’è dietro l’amore e la dedizione. Pensaci in questi giorni, se decidi di seguire il mio consiglio parlerò io stesso col preside, altrimenti…sceglierai la seconda materia come tutti.”
Gerard annuì impercettibilmente.
“Non è una proposta che si fa a tutti, pensaci bene!” l’uomo gli fece un occhiolino e si allontanò in silenzio com’era arrivato.
Nulla è impossibile se c’è dietro l’amore e la dedizione.
 
 
***
 
“Tu lo sapeviiii??” la voce squillante di Charlotte accompagnò la sua mano che teneva stretta un volantino azzurro stropicciato che  Kathrine si ritrovò sotto il naso.
“Che cosa?”
“QUESTO!”
La ragazza dai capelli blu notò gli occhi dell’amica luccicare, posò lo sguardo sul pezzo di carta e una smorfia di disgusto le si poteva leggere chiaramente in volto.
“Eddai, non fare quella faccia Kat!”
“Io non ci vengo!”
“Mica vuoi lasciarmi da sola!”
“Gerard t’inviterà e ci andrete in due! Mica ti farò io da cavaliere!”
“Non puoi mancare al ballo della scuola! Oddio ne fanno uno qui! Incredibile!”
Kathrine si appoggiò sconsolata al muro, sapeva che l’avrebbe avuta vinta la sua amica dopo averla presa per sfinimento in ogni caso, così decise di evitare la fatica di dire “no” in continuazione con un “vedremo”.
Charlotte le si buttò fra le braccia “si, si! Sei la migliore, grazie!”
“Sappi…che mi costa un certo sforzo!”
L’altra non la stava nemmeno ascoltando tutta presa da quello spiraglio di speranza che Kathrine le aveva dato con quell’unica parola.
“Vedrai come ci divertiremo! Oooh dobbiamo pensare al vestito!”
Perché mi sono arresa così facilmente? Sarà uno stress psicologico questa cosa, già lo so!
“Mancano ancora due settimane! Perciò placati!”
Charlotte s’imbronciò leggermente e per paura che l’altra cambiasse idea non insistette oltre.
Le due uscirono a braccetto in giardino dove videro Frank intento a fare strani gesti all’amico che stava seduto tranquillo a fissarlo.
“Eccovi qui!” esclamò Charlotte prendendo posto accanto a Gerard che nascose il disegno che fino a quel momento era stato in bella vista.
“Cos’è?”
“Niente!” disse imbarazzato lui mettendo il tutto lontano dallo sguardo curioso della ragazza.
“Siete peggio delle sanguisughe!” esordì  Frank in tono scherzoso.
“Chi ti ha salvato il culo?” gli domandò Kathrine portandosi le braccia sui fianchi.
“Ok, hai ragione! Scusa!” rispose lui facendogli una linguaccia.
“Stavo dicendo a Gerard…” cominciò tutto orgoglioso frugando in tasca e prendendo fuori un volantino identico a quello che aveva Charlotte “Che dovrà decidersi a ballare!”
“Oh! Stavo dicendo la stessa cosa a Kat! L’ho anche io!” intervenne subito la francese sorridendo.
Gerard scosse la testa portandosi una mano alla fronte, guardò Kathrine e riconobbe uno sguardo di solidarietà nei suoi confronti.
“Pensavo a te piacesse ballare!” disse rivolgendosi a lei.
“Mi piace, ma non piacciono certi eventi. Non amo stare al centro dell’attenzione e dei pettegolezzi e ad un ballo scolastico posso giurarti che tutti sono l’argomento gettonato della serata e lo saranno nei giorni successivi!”
Frank rise “siete due disfattisti!”
Kathrine non riuscì a frenare la lingua “Perché non vai con Charlotte?”
Gerard tossì rischiando di strozzarsi per quella frase
Frank guardò da un’altra parte mentre l’altra ragazza cercò di sviare l’argomento.
Penserà che mi piace la sua amica? O le da fastidio il fatto che eravamo in sintonia per questa cosa?
Una parte di lui sperò che la sua seconda supposizione non fosse del tutto errata.
Il fatto che Kat potesse riservare un pizzico della sua gelosia per lui lo faceva inspiegabilmente felice.
Decise di testare il terreno mentre la sua amica e Gerard discutevano di qualcosa che sapevano solo loro e disse guardando Kathrine “Potrei pensarci alla tua proposta!”
 
La ragazza s’irrigidì ma cercò di non darlo a vedere “Non giocare col fuoco, Frank Iero!”
E’ decisamente gelosa!
 
 
 
Note dell’autrice:
Ecco il mio lavoro durante l’attesa del cambio di server di Efp. Spero sia saltato fuori qualcosa di buono. Il capitolo nel complesso mi piace, anche se mi hanno soddisfatta di più i precedenti forse…può essere che l’ansia da “oscuramento” del sito mi faccia dire queste cose! AHAHAH! Ad ogni modo spero piaccia a voi!
So che in passato Frank è realmente stato vittima di bullismo per il suo aspetto e ho inserito questa cosa di lui nel capitolo. Fortuna che gli amici ci sono sempre :P p.s. Perdonate il titolo, non sapevo come chiamarlo, ma di sicuro i sentimenti centrano no?!
Un bacio!
Buon weekend!
Kat
 

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Capitolo 6
*** All the right moves ***



New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
Ore 8.00 a.m.
 
Quella mattina la testa di Kathrine sembrava voler scoppiare.
Si portò una mano alla tempia inspirando profondamente e massaggiandosela come se quel gesto potesse aiutarla a star meglio.
I ricordi della serata precedente a casa sua erano confusi e si susseguivano rumorosi nella sua mente.
“Mary avremo ospiti!” La domestica la guardò con un lieve sorriso chiedendo per quante persone avrebbe dovuto preparare la cena quella sera.
“Cena? No Mary! Sta sera si sfascia tutto qui! La vecchia acida non c’è e si fa festa!”
“Ma…signorina sua madre non approverebbe!”
“Non approva nemmeno sua figlia se è per questo! Su, mi aiuti a scegliere il vestito?”
“Ma…”
“Mary che palle! Guarda che ti paga comunque mia madre! Non verrai licenziata, lei non saprà mai nulla…sarà il nostro piccolo segreto!”
La donna la seguì in camera continuando a fare domande preoccupandosi non solo per il suo posto di lavoro ma per la casa e per lo stato in cui si sarebbe trovata successivamente.
Vuoto. Un buco nero.
La sequenza dei ricordi s’interruppe brusca a quell’ultima scena nella sua camera da letto davanti all’armadio.
Alzò lo sguardo guardando i quattro scalini in pietra grigia davanti a lei su cui si stagliavano due colonne ad ornamento dell’entrata della scuola.
Posso farcela ad entrare?
Piegare le gambe sembrava un’impresa epica quella mattina.
Sentì il gusto del rum tornarle prepotentemente in bocca, aveva esagerato col bere la sera precedente e la testimonianza, oltre a quel fastidioso retrogusto, era la terribile emicrania che sembrava aver organizzato un concerto di tamburi nella sua testa.
“Signorina Lewis! Ha un aspetto terribile! Si sente bene?” il tono stridulo che assomigliava al verso di una cornacchia arrivò alle orecchie della ragazza che si voltò verso la voce.
Vicino a lei Madame Rolland la stava osservando con sguardo torvo i suoi lineamenti erano tirati e severi come a tutte le ore del giorno, gli occhi piccoli e scuri stavano aspettando una risposta che tardava ad arrivare mentre squadravano ogni centimetro di lei.
Kathrine cercò di trattenere uno sbadiglio e da dietro i suoi occhiali da sole si limitò a sorridere rispondendo con solo un “va tutto bene, sono solo un po’ stanca, la ringrazio.”
La donna s’irrigidì inarcando la schiena e spingendo il petto in fuori “Spero non troppo per la mia lezione…lo sa nel mio corso…”
“non sono ammessi scansafatiche, si mira ad eccellere!”  Kat la interruppe recitando quelle parole a memoria, sforzandosi di non fare strane smorfie, la professoressa era solita ripetere quella frase ogni giorno e ogni qual volta lo ritenesse opportuno.
Madame Rolland la superò arricciando il naso storto ed entrando a spalle dritte all’istituto.
Spero che la sua non sia la prima ora…
Si fermò a pensare alle lezioni di quel giorno, ma fu tutto inutile.
Si trascinò all’interno del palazzo e a passi strascicati percorse il lungo corridoio che cominciava ad essere affollato e rumoroso.
Ho le aspirine nell’armadietto! Su Kat ce la fai!
Si fece coraggio mentalmente e tirò fuori dalla tasca il cellulare che non aveva ancora controllato, sul display spiccava una foto di Frank in piedi sul divano di casa sua, che indossava una lunga parrucca bionda.
“Ma che diavolo…?!”
Mentre rideva nel guardare l’immagine un ricordo si accese come un flash nella sua mente.
“Dai Gee! Vieni a ballare! Non fare il baccalà!” Frank gridava euforico saltando da una parte all’altra della stanza e lasciandosi trasportare dal ritmo della musica.
“Don’t stop, make it pop! DJ, blow my speakers up…Tonight, Imma fight, ‘Til we see the sunlight!” il ragazzo intonò con entusiasmo sfrenato la canzone in un pessimo falsetto, aggiungendo poi “Dai, Gee! Dai! Chi sono? Eh? Chi sono?”
Gerard a braccia incrociate appoggiato al muro lo guardava mentre rideva in modo poco sobrio e sbiascicò un “non saprei…assomiglia a…a…una spogliarellista!”
“Eh no! E’ Ke$ha! Sono Ke$ha, amico!”
“Abbiamo decisamente bevuto!” ne convenne Kathrine cercando di ricordare la combinazione del suo armadietto.
“1..giro a destra, 4…7 e…” diede una botta al metallo dell’anta per sbloccarla e si ritrovò a terra con Frank sopra si lei.
Nel corridoio tutti si fermarono per un istante per poi cominciare a ridere e ad indicarli.
“FRANK!”
“Non urlare ti prego!” disse lui stringendo gli occhi in una smorfia che aveva dell’assurdo.
“Che ci facevi nel mio armadietto?”
“Mi ci hanno chiuso poco prima che arrivassi!”
“Ti da ancora fastidio quello la?” la ragazza era accigliata e sbuffò rumorosamente innervosendosi.
Gli occhi chiari di Frank fissarono i suoi per un momento che sembrò durare un’eternità.
“Ho…ho mal di testa!” annunciò in un soffio.
Kathrine sollevò un sopracciglio e puntò i gomiti sul pavimento alzando un po’ il viso “mi dispiace Frank, anche io…però…”
“Si?”
“Potresti alzarti ora? Non sei così leggero, sai?”
“Oh, uhm!sis..si!Scusami!” Il ragazzo si alzò veloce e visibilmente imbarazzato. Si passò una mano tra i capelli corti mori e si tirò le maniche a metà del braccio fissandosi le scarpe.
“Bella festa!” sorrise cercando di rompere la tensione del momento.
“Peccato non la ricordi!” Kathrine ricambiò il sorriso, dandogli poi le spalle per avvicinarsi all’armadietto e frugare al suo interno in cerca dell’aspirina.
“Trovata!” esclamò dopo pochi secondi e mandandola giù in gola dopo una lunga sorsata d’acqua dalla sua bottiglietta che aveva nella borsa.
“Hai visto Gerard?” domandò lui guardandosi intorno spaesato.
I capelli blu della ragazza si scossero in un vigoroso “no” del capo per poi chiedere “Charlotte?”
“Sparita anche lei a quanto pare!” rispose Frank alzando le spalle e aggiungendo “saranno andati insieme da qualche parte.”
L’espressione sul viso di Kathrine cambiò e Frank rimase interdetto.
E se le piacesse Gerard?
Il dubbio lo colpì come una mazza da baseball in pieno viso,  decise però di non indagare oltre e mettendosi le mani nelle tasche dei Jeans scuri la salutò frettolosamente dirigendosi alla lezione di musica.
 
 
Lezione d’arte.
 
Charlotte entrò nell’aula a lei sconosciuta sedendosi accanto a Gerard che le aveva riservato un posto libero.
“Ciao!” disse lei raggiante accompagnando il saluto da un gesto della mano.
“Ehy, accomodati!” la invitò lui spostandole la sedia.
“Come mai non sei sorpreso di vedermi qui?”
“Ieri sera mi hai detto saresti venuta” il ragazzo sorrise dietro ad un ciuffo di capelli mori lunghi per poi aggiungere “mi hai praticamente pregato di tenerti un posto accanto a me!” rise divertito a quel ricordo, poi aggrottò appena le sopracciglia e concluse con “hai aggiunto qualcosa in francese e non ho capito niente!”
“Spero di aver fatto solo questo e nient’altro di compromettente, visto tutto quello che ho ingerito!” disse lei arricciandosi nervosa una ciocca di capelli castani.
“Ricordo proprio poco…so solo che il rum e la vodka li ho graditi parecchio!”
“Toglimi una curiosità…da dove l’hai tirata fuori tutta quella gente?” Gerard alludeva al fatto che la sera prima Charlotte si fosse presentata con una trentina di persone pronte a far baldoria in casa dell’amica.
“E’ bastato mandare qualche invito qua e là su Facebook, i social network fanno miracoli!”
Il giovane professore riccio, interruppe la loro conversazione entrando in aula vestito nel suo gilet grigio sopra ad una maglia di un giallo pallido tenendo stretta sotto il braccio la sua cartelletta di pelle marrone.
Pessimo accostamento… pensò la parigina guardando il capo d’abbigliamento dell’uomo.
“Abituatici, noi artisti siamo così!” la punzecchiò Gerard sottovoce notando il suo viso.
Charlotte fu sorpresa da come lui la capì senza aver bisogno di parlare.
“Ah ed io non sarei un’artista mr. Way?”
“Touché!”
“Ma guardati…la mia presenza ti fa parlare francese divinamente!” scherzò Charlotte.
Non sorridere così ti prego.
I pensieri di Gerard non si distoglievano dalla ragazza mentre costrinse i suoi occhi verdi a farlo e li puntò sul cavalletto che aveva davanti.
“Bene…” la voce del professore iniziò a spiegare il progetto per i suoi allievi “dovete scegliere un vostro compagno, per non creare confusione suggerirei di lavorare con chi avete a fianco…potrete scegliere il materiale che preferite, tempere, matite, colori ad olio…ciò che volete, l’importante è che…ritraiate chi vi sta vicino”.
Charlotte mugugnò un “andiamo bene…non sono capace io!” la sua frase non era riferita semplicemente al semplice fatto di disegnare quanto al suo pensiero di ritenere Gerard così bello da non potergli rendere giustizia con un disegno.
“Non finisce qui ragazzi…” lo sguardò del giovane sembrò illuminarsi, con una mano alzò tre dita in aria “i tre lavori migliori saranno esposti all’Agora Gallery per una settimana! E’ una grande occasione, impegnatevi quindi! Buon lavoro!”
Un chiacchericcio concitato si levò accompagnato dal rumore di sgabelli che si spostavano da una parte all’altra della stanza e dalle indicazioni di alcuni studenti che davano ai propri compagni.
Charlotte era rimasta a fissare il cavalletto vuoto davanti a sé con aria sconsolata quando il tocco leggero di Gerard sulla spalla la fece sobbalzare.
“Ehy…”
“mmh?!”
“Non preoccuparti” gli occhi verdi smeraldo del ragazzo la guardarono gentili “Cominciò io, ti va?”
La ragazza si sentì sollevata e annuì col capo spostandosi dalla sua posizione.
“Sarai la mia modella!” sorrise Gerard impugnando una matita e mettendosela dietro all’orecchio.
“Mettiti più a destra, così la luce ti colpisce meglio…” si grattò il mento e tirò appena fuori la lingua di lato.
“Signor artista! Sembra proprio faccia sul serio!”
“Eccome!”
Il ragazzo si sistemò al proprio posto nascondendo il viso dietro la superfice bianca che di li a poco sarebbe stata invasa dai colori.
“Poi…ti aiuto io col tuo se vuoi!” propose concentrato sul suo lavoro.
“Lo faresti davvero?”
“Ma certo!”
Per te tutto! Fossi matto a dirti di no!
Charlotte arrossì sorridendo leggermente cercando di fare l’indifferente il più possibile, ma Gerard se ne accorse e la trovò ancora più bella.
 
 
Ore 10.00 a.m.
Giardino del New York Institute of Arts.
1049 5th Avenue.
 
Quello che si davano nell’intervallo i quattro ragazzi ormai era un appuntamento fisso.
Non c’era stato bisogno di organizzare nulla, era venuto da sé, spontaneo come il primo giorno, come la sintonia che avevano avuto fin da subito l’uno nei confronti dell’altro.
“Oh ma guarda chi si rivede!” gridò Frank addentando un tramezzino dal contenuto indefinito e sventolando il pezzo di cibo in aria.
Gerard lo raggiunse accompagnato da Charlotte che andò a salutare con un bacio sulla guancia Kathrine che sedeva sopra il tavolino con i piedi appoggiati alla panca in legno.
“Dovevo essere a lezione prima oggi…” sentenziò Gerard “dovevo tenere il posto per la mia nuova compagna di disegno!” annunciò indicando la ragazza castana.
“ooh sento puzza di tresca!” Frank diede due leggere gomitate al braccio di Gerard che roteò gli occhi per la frase dell’amico detta senza filtri in pubblico.
“Finisci il tramezzino nano! Che con la bocca piena fai proprio schifo!”
“Ehy! Ma come sei gentile!” lo riprese Frank imbronciato mentre mandava giù un altro boccone.
“Mi ha mandato un sms Kat, ti ha trovato nel suo armadietto! Fai lo stalker ora?”
Colpito, bastardo!
Le due ragazze risero mentre commentavano tra loro a bassa voce.
“Mi ci hanno chiuso…”
Gerard sentì la rabbia salirgli in corpo. Ancora quella storia del bullismo.
“Ci sono abituato Gee, rilassati!” lo anticipò l’amico.
“Se li becco fuori da scuola li faccio neri Frankie!”
“Ok!” l’altro sorrise come un bambino ed aprì la lattina della propria coca cola affrettandosi a berne un sorso.
E’ sempre calmo lui su questa storia…bah.
“Kat!”
“Si?!” la ragazza alzò lo sguardo su Gerard incuriosita.
“Ho accettato per quella cosa!” disse criptico accennando un sorriso.
“Grande! Hai fatto bene!”
Frank si strozzò con la bevanda tossicchiando e dandosi dei colpi con la mano allo sterno.
Ma di che stanno parlando? 
“Da quando in qua avete dei segreti?” domandò  il ragazzo dopo essersi ripreso.
“Fatti gli affari tuoi!” Kathrine gli fece una linguaccia e proseguì con Gerard il discorso di cui solo loro due erano a conoscenza.
“Ci ha già parlato? Quando saprai la risposta definitiva?”
Chi doveva parlare a chi? E di che cosa? Per cosa stava aspettando una risposta il suo amico? Ma soprattutto perché non aveva detto nulla con lui e Kat sembrava sapere tutto?
Quei punti di domanda erano troppi per la testa di Frank ,che stava elaborando pensieri contorti, che se avessero continuato su quella strada avrebbero assunto fattezze degne di un film sul paranormale.
Un ricordo fugace della sera prima lo colpì all’improvviso.
“Vado un attimo di là!”
“Dove? Dove? Vengo anche io!”
“No Frank, è una cosa tra me e Kat, continua a ballare! Fai volteggiare un po’ Charlotte come sai fare solo tu!”
Poi di nuovo il buio nella sua testa. L’ignoto.
Cosa mi sono perso ieri?
I suoi occhi grandi puntarono Kathrine che rise per qualcosa che Gerard le aveva appena detto.
Rideva per lui, per il suo amico.
Che pagliaccio da poco che sono…
Il pensiero che ci potesse essere qualcosa tra lui e lei gli provocò un vuoto allo stomaco e la cosa che gli diede più sui nervi era che il suo amico sapeva che a lui, interessava lei.
Possibile che si metta a provarci ?
“Senti Charlotte…” la voce di Frank uscì all’improvviso dalle sue labbra attirando l’attenzione della francese.
“Dimmi…”
“Ci vieni al ballo con me?”
Gerard si voltò di scatto incredulo, la sua bocca rimase socchiusa come se la mascella non ne volesse sapere di serrarsi.
Cosa stai facendo Frank? Sei impazzito?
Kathrine si domandò se stesse scherzando.
Era davvero una proposta seria quella? La sua amica che avrebbe risposto? Da quello che aveva intuito le piaceva Gerard ma a quel ballo voleva andarci a tutti i costi, poteva accettare l’invito di Frank?
“Puoi pensarci…non devi rispondermi subito, la mia proposta è sempre valida! Ciao, vi saluto!” il moro liquidò tutti i presenti con quella frase, buttando energicamente la lattina della bibita che stava stritolando nel cestino di fianco al quale passò.
Charlotte era rimasta di sasso. Non se lo aspettava, se fosse stata più preparata avrebbe rifiutato gentilmente l’invito, sapendo che Kathrine nutriva un certo interesse per Frank.
Ne era certa perché ricordava perfettamente solo quel momento della festa della sera precedente.
“Devo dirti una cosa…”
Charlotte osservò l’amica versarsi il secondo bicchiere di Vodka alla menta.
“Ti ascolto! Sei ancora lucida no?”
“Eccome bella! Per stendermi non bastano certo due bicchierini!” le disse facendole l’occhiolino.
Charlotte era eccitata, non riuscì a trattenersi dal battere le mani come se stesse applaudendo, Kathrine le stava per rivelare il suo primo segreto.
“Credo mi piaccia!”  disse la ragazza tutta d’un fiato prima di mandare giù il liquido alcolico con una sola boccata.
“Scusatemi.” La voce di Gerard la riportò al presente e con quella parola si affrettò a raggiungere Frank.
Lo vide avanzare nel corridoio per poi entrare nel bagno dei ragazzi.
“Ma dico, che ti sei fumato? Bell’amico che sei!”
Frank lo ignorò entrando nel bagno e chiudendosi dentro.
“Dovrei pisciare, si può in santa pace?”
“No, se fai lo stronzo non ne hai il diritto!”
“Non ho fatto lo stronzo! NON SONO IO QUELLO CON DEI SEGRETI! IO non ti nascondo le cose!” Il tono di Frank era alto ed arrabbiato. Era raro vederlo alterato, per quanto vivace era la persona meno rumorosa del mondo se si trattava di scontrarsi con qualcuno.
“Cosa stai blaterando?” domandò Gerard confuso prima che la sua voce venisse coperta dallo scroscio dell’acqua e l’amico uscisse andandosi a lavare le mani senza degnarlo di uno sguardo.
“Dimmelo tu.” Disse freddo Frank asciugandosi le mani tatuate e appoggiandosi al lavandino in coccio bianco con la schiena.
“Che sei andato a fare ieri con Kathrine mh? Tutti soli…e poi che bel segreto condividete? Non sono scemo sai?!”
Nella sua testa l’immagine di loro due che si baciavano o facevano di peggio, lo fece diventare una furia cieca. Cieca e sorda dato che vedeva solo le labbra di Gerard che si muovevano senza sentirne la voce.
L’aveva tradito. L’amico di una vita che per lui era un fratello, lo aveva tradito.
Si era deciso a non volerlo ascoltare a non bersi nessuna delle scuse che probabilmente stava abilmente tirando fuori quando per caso captò solo “non te l’ho detto perché volevo farti una sorpresa, sapevo quanto ci tenevi…”
“Cosa? Che sorpresa?” Frank si sentì il macigno che aveva in gola cominciare a sgretolarsi.
“Oh ma sei proprio idiota, non mi ascolti?” lo riprese Gerard per poi ripetere “Ieri ho solo detto a Kat che mi avevano proposto la doppia laurea, ho deciso di accettare…non volevo dirti nulla per farmi trovare in aula con te a lezione! Sapevo quanto ci tenevi, mi hai sempre rotto le scatole con questo canto…”
Frank lo interruppe abbracciandolo di getto, Gerard rimase con le mani a mezz’aria spiazzato da quel gesto.
“Certo che sei tutto scemo tu! Prima inviti quella che mi piace al ballo, poi mi gridi contro e ora mi abbracci? Oh ma devi farti vedere da uno bravo eh?!”
“Scusa Gee! Avevo pensato male…l’ho fatto per ripicca.”
Gerard diede una pacca alla spalla dell’amico che allentò la presa e si scostò da lui.
“Sei proprio andato per quella ragazza eh? Non ci voleva…già non ragioni di tuo, poi arriva lei e addio cervellino del nano Frank!”
Frank rise allegro.
Era passato tutto quanto, l’amico di una vita aveva agito per lui e non l’aveva tradito.
Sono un cretino, Gee non lo farebbe mai.
“Mi si è chiusa la vena…” si giustificò Frank facendo toccare gli indici della mani tra loro con lo sguardo basso.
“Ho notato…ora però devi riparare questo casino! Non vorrai mica che vada al ballo con la tua dama!”
“Non sia mai!”
“Allora muovi quel culo e vai da lei. Con Charlotte ci parlo io!” Gerard lo spintonò fuori dal bagno e i due si divisero nel corridoio che era diventato semi deserto a causa della ripresa delle lezioni.
 
*** 
 
“Su! Fouetté en tournant! Più distesa quella gamba! Cos’è quella cosa?! L’equilibrio! Nemmeno quelle capre di disegno riuscirebbero a far peggio di così!” La voce di Madame Rolland echeggiava nonostante la porta chiusa della sala da ballo.
Frank sentì battere due volte il bastone da ballo della donna violento sul parquet, deglutii raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo e bussò deciso.
“Stop! Ritornate alla sbarra! Non poltrite! Si, avanti.”
Il ragazzo aprì, non si era preparato nessun discorso ma doveva assolutamente parlare con Kathrine.
Quella era l’unica mossa giusta che poteva fare per rimediare.
Madame Rolland lo guardò accigliata “prego signor…”
“Iero” l’aiutò lui, evitandone lo sguardo e trovando Kathrine che non gli stava prestando attenzione ma contava concentrata con lo sguardo fisso alla parete bianca libera dagli specchi.
“Spero sia un motivo di vita o di morte, siccome ha interrotto la mia lezione e lei non è alla sua…”
“Mi scusi…è importante però, dovrei parlare a Kathrine…farò veloce!”
Il sopracciglio della donna s’inarcò alzandosi “la signorina Lewis…” commentò inacidita per poi sospirare.
“Può dirlo davanti alla classe?” domandò l’insegnante.
“E’ una questione delicata…” provò a dissuaderla lui.
“Delicata. Senta non ho tempo da perdere, non può aspettare la fine della lezione?!”
“No. Signora!”
“Madame Rolland, prego!” lo riprese lei piccata “se è di massima urgenza e non può aspettare lo condividerà con tutti quanti! Altrimenti ne discuterete dopo in separata sede!” la donna si sedette e incrociò le gambe lunghe ed esili.
Una più stronza di August!
I ballerini si sedettero in semicerchio dopo un gesto della donna. Le ragazze sembravano tutte una la fotocopia dell’altra, tutte tranne lei, che spiccava con quel blu brillante e il suo fisico diverso da tutte ma bello così.
Kathrine si sentì osservata e lo guardò dritto negli occhi incrociando le braccia al petto e aspettando.
“Sono un coglione.”
Madame Rolland sembrò avere un collasso a quella parola che sicuramente non era compresa nel suo vocabolario, si portò una mano alla fronte e si coprì gli occhi come se quella cosa fosse un supplizio per lei.
“Non mi dici niente di nuovo…” sentenziò Kathrine a denti stretti.
“Ho sbagliato, dammi la possibilità di rimediare…” L’imbarazzo di Frank era scomparso, le stava parlando a cuore aperto davanti agli sguardi incuriositi degli allievi ma era come se non ci fosse stato nessun altro se non loro due.
Lei oscurava tutto il resto.
“Permettimi di portarti al ballo della scuola, Kat” respirò e aggiunse un flebile “ti prego.”
La ragazza sembrò impassibile.
Dentro di lei il suo cuore stava dichiarando guerra a tutto il resto agitandosi come un pazzo all’interno della gabbia toracica.
“Bene, se avete finito io avrei una lezione”  Madame Rolland si alzò invitandolo ad uscire.
Frank girò le spalle alla classe sospirando, fece un passo verso la porta quando la voce della ballerina lo fermò.
“Ne sarei felice Frank!”
Lui si voltò e la vide sorridere mentre le diceva quelle poche parole.
“Grazie!” rispose lui ricambiando il sorriso.
Quella era la mossa giusta.
 
Note dell’autrice:
E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta!! Oddio questo capitolo mi è risultato più complesso da scrivere rispetto agli altri. Non vedo l’ora di scrivere il prossimo però! *___* smanio! Spero almeno che questo vi piaccia, se no che lo scrivo a fare il prossimo poi? Ahahah!!
Bacioni
Kat

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Capitolo 7
*** Beautiful Soul ***


I don't want another pretty face
I don't want just anyone to hold
I don't want my love to go to waste
I want you and your beautiful soul
You're the one I want to chase
You're the one I want to hold
I won't let another minute go to waste
I want you and your beautiful soul

 
 
Lexington Avenue
New York
 
“E bravo Frankie!” Gerard diede una pacca vigorosa tra le scapole dell’amico che balzò leggermente in avanti rischiando di inciamparsi sul marciapiede, per congratularsi con lui per avere invitato al ballo Kat il giorno prima.
“Gee non essere così violento la mattina!” piagnucolò il più basso stropicciandosi gli occhi ancora assonnati e affondando il viso nella sciarpa rossa che aveva al collo.
“Un caffè e passa tutto, amico! Promesso!” sorrise l’altro, aprendo la porta a vetro dello Starbucks ancora semi deserto ed entrando all’interno del locale.
Gerard si avvicinò al banco sorridente, osservò di sfuggita i dolci alla sua destra anche se sapeva benissimo di cosa aveva bisogno la mattina presto per cominciare bene la sua giornata “Per me un muffin ai mirtilli e un caffè nero grande per favore!” i suoi occhi si posarono su Frank che accanto a lui aveva socchiuso gli occhi gustandosi il tepore del locale. Sembrava si stesse addormentando in piedi come un cavallo.
Ci manca solo si metta a russare qui in mezzo!
Gerard lo scosse per la spalla “ooh svegliati!!”
“Ma sai che sei proprio antipatico di mattina?! A me piace dormire e mi fai svegliare presto!” sbuffò Frankie affondando le mani nelle tasche dei Jeans scuri e imbronciandosi.
“Non sono io che ti faccio svegliare presto! E’ la scuola!” lo corresse l’altro, prendendo con una mano il caffè bollente che la cassiera gli porse.
“Io non lo voglio il caffè! A me non piace!” sbottò Frank guardando la targhetta della giovane dietro la cassa che sbarrò gli occhi confusa.
Ci manca solo che si pesti i piedi come un bambino, che palle quest’uomo!
Gerard si scusò con la ragazza e ordinò per l’amico “Un muffin al doppio cioccolato e un latte alla vaniglia per il poppante!”
“Ehi!” esclamò Frank irritato tirando fuori il portafoglio e allungando una banconota a fianco della cassa.
“Come puoi svegliarti senza caffè?! Non esiste!” Lo guardò Gerard scuotendo i lunghi capelli mori.
“Tu, non ti preoccupare! E’ il doppio cioccolato che mi da la carica! Mica quella robaccia nera li che sembra petrolio!”
“Non offendere il caffè!”
“Oh si invece! Vai a prendere un posto, dai!” disse gesticolando e sbadigliando il più basso.
“Ma quale posto! Faremo tardi perché ti riaddormenterai sulla sedia! Sei proprio scontroso appena alzato! Uffa!”
“Ecco, tenga grazie a lei!” la giovane dai capelli ramati interruppe la discussione dei due porgendo loro un sacchetto con i dolci e il bicchiere da passeggio colmo di latte che rimase sospeso a mezz’aria, fissato in modo torvo da Frank che sbadigliò rumorosamente per poi esclamare  “grazie un corno!” uscendo dalla porta tutto arrabbiato.
“COGLIONE! LA COLAZIONE!” gli gridò dietro Gerard, prendendo le cibarie e correndo fuori per raggiungerlo.
 
 
 
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
Ore 8.00 a.m.
 
 
Charlotte si stiracchiò aprendo le braccia seduta sulle scalinate in pietra all’entrata dell’istituto.
Guardò sconsolata la cartelletta che doveva contenere il suo disegno e arricciò le labbra in una smorfia di disappunto.
Poco male, è la seconda materia…
Trafficò un momento nella borsa e trovò la sua telecamera digitale, la prese tra le mani e tolse il coperchio dall’obbiettivo accendendola.
Ora si che va meglio! Pensò mentre nella sua inquadratura spuntavano due sagome a lei famigliari.
Gerard e Frank avanzavano per il vialetto come erano soliti fare, ovvero in modo rumoroso.
La ragazza sospirò, continuò a guardare all’interno della telecamera e Gerard sorrise. O meglio sorrise a lei, alzando una mano in segno di saluto.
Lo stomaco di Charlotte si contrasse attorcigliandosi su se stesso, oh mamma mia!  Si sforzò di rispondere allo stesso modo al ragazzo ma era conscia del fatto che le sue guance stavano prendendo fuoco, così ripose l’oggetto nella borsa, spegnendolo e guardandosi le scarpe.
“Buongiorno!” la voce di Gerard rischiò di farle emettere un lieve gemito che riuscì a soffocare goffamente cercando di pensare ad altro.
“Buongiorno a voi!” Sorrise guardando i due ragazzi accanto a lei.
Gerard si sedette al suo fianco, inclinò la testa e la baciò sulla guancia.
E questa mossa?  Frank sembrò perplesso e ridacchiò facendo finta di guardare altrove.
Charlotte era rimasta imbambolata rimproverandosi mentalmente per la sua stupidità, ma ogni volta che quel ragazzo si mostrava carino con lei non riusciva a reagire dall’emozione.
“hey playboy!” esordì riferendosi a Frank così da scemare l’imbarazzo di quella situazione “Kat mi ha detto della tua proposta di ieri! Un bello spettacolo!”
Frank s’indicò con l’indice “ti…ti ha detto di me?” ora quello imbarazzato era lui.
Charlotte annuì col capo aggiungendo “se volevi rimanesse un segreto di certo non ci sei riuscito, pensa solo a tutti quei ballerini!”
Gerard prese a ridere guardando il viso dell’amico cambiare colorazione e borbottare tra sé e sé parole incomprensibili.
Ridi, ridi. Codardo di un Gerard!
“Gee?!” la voce di Frank era cantilenante “non ti consiglio di ridere così tanto…qui quello che sta indietro sei tu!” disse tutto gongolante.
“Co…come scusa?!” domandò l’altro fulminandolo con uno sguardo minaccioso.
“Io la mia mossa l’ho fatta…”
“Si, una mossa da idiota visto come hai esordito prima di fare l’eroe in aula di ballo!” lo interruppe l’altro.
“Io una dama ce l’ho intanto…e credo balli pure bene!”
Ti odio Frankie!
Gerard lo fissò mentre l’amico si compiaceva con un sorriso beffardo che riusciva a malapena nascondere dietro la sciarpa sgargiante.
Charlotte soffocò una risata, quando i due si punzecchiavano si divertiva come se stesse guardando un film comico al cinema.
“A proposito…dov’è Kat?” domandò Frank facendo una giravolta su se stesso mentre scrutava gli studenti accanto a loro che si accingevano ad entrare.
“Oh ha iniziato presto oggi!” annunciò la ragazza alzandosi e prendendo sottobraccio le sue cose “Mi ha mandato un sms dicendo che alle sei veniva ad allenarsi!”
Gli occhi grandi dei due amici si sgranarono increduli.
“Così presto?!” Frank era così sconvolto che non riusciva a serrare la bocca. Per lui svegliarsi alle sette era come tirarsi giù dal letto all’alba.
“Ci tiene proprio!” commentò Gerard ammirando la dedizione della ragazza.
Charlotte sorrise “Credo voglia dimostrare a sua madre che può essere migliore di lei anche non rispettando i canoni classici!”
“Spero ci riuscirà!” disse Gerard avviandosi verso l’entrata in attesa degli altri due.
“Frankie, alla fine tu che hai scelto di fare? Come seconda materia intendo…” chiese curiosa la ragazza.
“beh, uhm,ehm…”
“Non ha deciso!” l’aiutò Gerard “Fa sempre tutto all’ultimo lui!”
“Mi prendo ancora oggi per decidere!” rispose Frank facendo una linguaccia all’amico “Ed ora…io vado!” disse scomparendo tra gli studenti e diretto al piano superiore.
Ma va dove che August fa lezione più tardi?
Gerard si scrollò quel pensiero dalla mente per aiutare Charlotte con le proprie cose.
Sembrava dovesse partire per le vacanze più che studiare, così le prese la borsa che stava rischiando di caderle per accompagnarla all’aula di cinema.
 
*
 
Frank seguì le note di Johann Sebastian Bach. Mano a mano che la musica si faceva più vicina, lui rallentava il passo, fino a quando non si trovò davanti alla vetrata della piccola sala da ballo riservata agli studenti e non alle lezioni e s’incantò.
Il suo sguardo venne catturato dalla ballerina che stava volteggiando quasi come se la gravità non esistesse.
Kathrine stava danzando e Frank pensò che più che con il corpo lo stava facendo con l’anima.
I tratti del suo viso s’indurirono quando nella sua visuale comparve qualcun altro accanto a lei.
Un ragazzo dai capelli biondi lunghi fino al collo le si era avvicinato prendendola per i fianchi per poi sollevarla in alto e volteggiare a sua volta sicuro di se.
Biondo, ballerino e figo batte moro, sfigato musicista!
Avrebbe voluto staccare lo sguardo dalla scena, ma i suoi occhi non riuscivano a non seguire la figura di Kat che seguiva la musica impegnata e impeccabile.
Una mano sulla sua spalla lo fece sobbalzare, girò la testa e vide Gerard sorridergli senza staccare quel contatto.
“A che stai pensando?” Domandò all’amico per poi spostare lo sguardo sui due ballerini all’interno della sala.
“Che è bravissima…”
“E che altro Frankie? Hai la faccia di uno che è stato appena colpito a morte!” osservò Gerard guardandolo negli occhi.
A me non puoi mentire.
Frank sospirò tornando a guardare le due figure. Kat era di nuovo con i piedi per terra e rideva a qualcosa che il ballerino le stava dicendo.
“Non sarò mai come lui.” Disse, arrotolandosi le mani della felpa nera sulle braccia “Lui balla.” Sottolineò quell’ultima caratteristica perché in quel momento pensava fosse quella più importante.
Gerard tolse la mano dalla spalla dell’amico, sospirò e si appoggiò al muro con le spalle “Oh quanto sbagli ad essere invidioso di quello…”
Frank lo guardò stranito. Cosa stava blaterando il suo amico? Aveva bevuto? Lo stava a sentire? Aveva visto il bell’imbusto come ballava?
“Frankie…lei balla…” cominciò Gerard “balla per la musica, che è ciò che ama!” prese un lungo respiro interrompendosi prima di finire “E tu sei musica, amico!” e così dicendo se ne andò sparendo per il corridoio con una mano alzata.
La musica si fermò, Kathrine l’aveva spenta e stava salutando il ragazzo biondo nella stanza con lei, si voltò verso il vetro e vedendo Frank sorrise salutandolo con un gesto della mano.
Il ragazzo rispose al saluto e al sorriso.
Forse ho una possibilità, forse Gee ha ragione.
“Ciao Jesse!!” disse Kat per poi chiudersi la porta alle spalle e abbandonando il biondo dentro l’aula “Ciao Frankie! Spiavi?” domandò allegra, mettendosi un asciugamano sulle spalle.
“Proprio così, sei davvero brava!”
“Grazie!” Kathrine abbassò lo sguardo arrossendo e si schiarì la voce.
Delle piccole gocce di sudore le stavano rigando il viso per poi scivolarle sino al collo.
Guarda qui come sono conciata! Pensò nervosa, tirandosi una ciocca di capelli blu indietro, che era sfuggita dalla coda alta.
E’ bellissima anche stanca!
“Uhm…” si schiarì la voce “Frank non mi fissare così ti prego! Lo so che non sono un bel vedere però…”
La sua voce lo riportò alla realtà “Oh no, scusa! Mi ero incantato! Cioè no, aspetta! Assorto! Si ero assorto nei miei pensieri!” si giustificò l’altro tutto d’un fiato.
“E a che pensavi?” chiese incuriosita l’altra caricandosi il borsone in spalla.
“Che mi fai venire voglia di ballare!” sorrise lui.
O meglio, di starti vicino li dentro al posto di quel biondo super , lì!
“Dio, sembra davvero pesante quella cosa, te la porto, ti va? Ti accompagno fino a…a dove devi andare?”
La ragazza rise di gusto “Ma che galanteria! Ce la faccio! Sono abituata!”
“No dai insisto!” disse Frank cercando di toglierle il borsone dalle mani.
Il contatto tra le loro mani provocò in tutti e due una scossa, Kathrine si sentì come percorsa da una scarica elettrica.
“Ok, beh se insisti!” Mollò il borsone a Frank che si piegò sotto il peso dell’oggetto.
Cavolo, ma sono mattoni?!
“Pensi di iscriverti a ballo?” chiese la ragazza camminando al suo fianco e facendogli strada fino al bar della scuola.
Giusto! Frank annuì col capo.
“Wow! Hai fegato!”
“Dici?”
Kathrine rischiò di affogarsi con l’acqua che stava bevendo dalla sua bottiglietta “Hai visto com’è il mio corso?” domandò con un sopracciglio alzato “Solo ballerini!”
Frank alzò le spalle.
“Nessuno viene mai a ballo. Solo vedendo Madame Rolland la gente delle altre discipline si spaventa!”
“Oh si la stronza!” esordì Frank sedendosi ad un tavolino vuoto all’interno del bar scolastico.
“Signor Iero, ma insomma!” Il professor August si girò distogliendo lo sguardo dal quotidiano che stava leggendo. Era seduto nella sedia alle sue spalle.
E’ no, però! E’ una persecuzione quest’uomo!
“Si fa sempre riconoscere dal linguaggio!” continuò il professore, agitando le pagine del giornale.
“Mi scusi signore!”
“No, non te la caverai sempre con questo mi scusi, giovanotto!” borbottò l’altro.
“Vedi con chi ho a che fare?” sibilò Frank a bassa voce a Kathrine che si sforzava di non ridere.
“Se vieni a ballo…m’iscrivo a musica!” Le disse lei nell’orecchio.
“Affare fatto!” Frank le porse la mano per una stretta con cui sigillare quel patto. Quando la loro pelle fu di nuovo a contatto un’altra scossa li attraversò.
“Signor Iero, è ora!” la voce dell’uomo interruppe quel momento.
Frank si girò con aria scocciata a guardarlo aspettandosi qualsiasi cosa.
“Si muova! Ho anche io una lezione, di conseguenza pure lei! Su!”
Il ragazzo fece una smorfia di scherno nei confronti del professore a Katrhine che lo salutò sorridente.
“Ci vediamo!”
“L’hai detto!” Disse Frank con una nuova carica dovuta alla scelta che aveva compiuto quella mattina.
“Faccia poco lo spavaldo e corra!” August Schmitz lo sculacciò col giornale e salutò con un sorriso la ragazza che rimase seduta al bar, felice di com’era iniziata quella mattina.
 
 
*
 
“Gerard non ce la posso fare!” Charlotte era al limite della sopportazione, cancellò ancora una volta le linee del volto che stava disegnando.
“Ok, ok calma!” il ragazzo prese la matita e con la mina tracciò un segno vigoroso sulla mascella disegnata da lei.
“Ecco, così mi somiglia di più!” disse aggiustando il tutto “mi hai fatto un po’ troppo bello!”
“Ooh ma che dici!” Si lasciò scappare lei.
“Non devi comunque farlo realistico…” la rassicurò lui “il professore non ha dato istruzioni precise, potresti farmi anche come un Picasso!”
“Gerard Way…” Charlotte si alzò in piedi calcando con la voce il nome del ragazzo “Mi stai dicendo che non sono capace di fare un disegno decente?!” il suo sopracciglio era leggermente inarcato ma il sorriso che le dipingeva in volto faceva capire che stava scherzando.
“No.” Il ragazzo si bloccò un momento per poi concludere con un “Ti sto chiedendo di venire al ballo con me in realtà!”
“Oh porca miseria!” La francese sentì le gambe molli. Deglutii sperando di non cadere a terra come un fuscello per l’emozione e si rese conto solo dopo qualche secondo di quello che l’era uscito dalle labbra.
“Quel oh porca miseria, lo posso prendere come un si?” chiese il ragazzo tirandosi i lunghi capelli neri dietro l’orecchio con fare nervoso.
“Assolutamente!”
“Oh bene, fantastico!” disse rilassandosi e cercando di trattenere l’entusiasmo che gli stava montando dentro.
Non saltare Gerard, non saltare!
“Sono contento, che tu abbia accettato!”
“Ed io sono felice che tu me l’abbia chiesto!” Charlotte puntò i grandi occhi nocciola in quelli verdi del ragazzo e si perse rischiando di annegare in quello sguardo profondo, che aveva paura potesse leggere ogni cosa dentro di lei.
“Dobbiamo battere i due ballerini pazzi!” disse Gerard riferendosi in particolare al suo amico.
“Non ci sarà gara, te lo assicuro!”
I due si lasciarono andare ad una risata felice che avrebbe rallegrato anche il più triste degli studenti in quella scuola, nella scuola dove quattro anime si erano incontrate, incatenate e ognuna ora aveva fame dell’altra per sopravvivere e trovare la pace nel caos di New York.
 
 
Note dell’autrice:
Eccomi qui! Scusate il ritardo, sto rallentando un po’ la scrittura, l’estate rende pigre anche le mie idee XD
Il capitolo è un po’ più breve dei soliti, non ho inserito una scena che doveva esserci ma che metterò nel capitolo successivo, altrimenti veniva davvero troppo lungo e secondo me poteva risultare stancante. 
Spero che vi sia piaciuto, a me questa storia devo dire che mi da soddisfazioni nonostante non abbia molta visibilità.
Un bacione.
Kat

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Capitolo 8
*** Butterflies ***


 
 
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
Ore. 8.15 a.m.
 
Madam Rolland scandiva i passi dei suoi ballerini con un conteggio cadenzato dal picchiettare il proprio elegante bastone nero sul pavimento.
“E…1,2,3,4…e 1, 2,3”
La porta della sala da ballo si aprì per poi richiudersi rumorosamente alle spalle della figura appena entrata che aveva interrotto l’insegnante.
Kathrine sobbalzò vedendo l’espressione seccata e arcigna sul viso dell’insegnante che si voltò di scatto verso Frank, in ritardo di dieci minuti, che affannato cercava di togliersi la felpa trattenendo alcune imprecazioni che la ragazza poteva leggergli sulle labbra.
“Il musicista…” sbuffò la donna, gettando un’occhiata agli studenti che si erano fermati e rimproverandoli con il solo sguardo per poi continuare rivolgendosi a Frank “Esigo puntualità alle mie lezioni signor…” si portò una mano alla tempia socchiudendo gli occhi alla ricerca del cognome del nuovo alunno.
“Iero, Madam Rolland, Frank Iero!” L’aiutò lui, liberandosi degli abiti in più e prendendo posto accanto a Kathrine appoggiata alla sbarra.
“Bene, si…signor Iero, ci sta facendo perdere tempo prezioso, ha provveduto a riscaldarsi?”
“eeehm…”
“Lo interpreterò come un no!” disse la donna senza lasciargli possibilità di replica.
Iniziamo bene.Pensò lui, cercando di trattenere tutti i tipi di smorfia poco carini che l’insegnante gli scatenava con la sua sola presenza.
Chi me l’ha fatto fare?! Stupido, Idiota.
“Frankie…” la voce di Kathrine gli arrivò in un sussurro mentre Madam Rolland accendeva la musica e ricominciava a contare “Tienila più dritta la schiena o quella non esiterà a raddrizzarti col bastone!”
Al tocco della ragazza che lo aiutava a mettersi nella posizione adatta, Frank sentì lo stomaco invaso dalle farfalle.
Farfalle carnivore! Mi mangeranno anche il fegato, oltre che a farmi fare cose idiote come iscrivermi a ballo!
“Signor Iero, la testa più dritta! Sguardo fisso al muro! Più morbide quelle mani! Deve danzare, dev’essere leggero non assomigliare ad un carcerato ai lavori forzati!”
Frank aggrottò le sopracciglia confuso. Che razza di paragone è?!
“Stop! Stop! Fermi!” Madam Rolland sembrava sul punto di avere una crisi di nervi.
Si avvicinò a Frank tirandolo leggermente per la spalla per farlo avanzare “Almeno le conosce le posizioni dei piedi? Si metta in prima posizione su!”
Kathrine automaticamente assunse la prima posizione, Frank la guardò imitandola e sorrise all’insegnante.
“Via il sorriso, ginocchia più unite!”
Assomiglia a un mastino rabbioso…e dire che i cani mi piacciono ma lei…
“Si metta in prima anche con le braccia, su!
Il ragazzo lanciò uno sguardo alla compagna che cerco senza di aiutarlo posizionandosi come Madam Rolland aveva richiesto.
“Signorina Lewis, non potrà suggerire per sempre!”
Cazzo.
Fortunatamente Kathrine seppe trattenere l’imprecazione nella sua testa, anche se quella donna stava riuscendo ad urtarle ancora di più i nervi cercando di umiliare Frank in ogni modo.
“Lei…non è adatto a questo ambiente!” cominciò la donna col volto tirato e severo fissando il ragazzo. Il suo viso sembrava scolpito nella pietra e non tradiva alcuna emozione.
“Vuole fare il musicista…faccia quello e basta, capisco che debba scegliere una seconda materia, ma è un suicidio optare per danza. Insomma, la sua media finirebbe sotto le sue scarpe…”
Frank strinse i pugni lungo il suo corpo cercando di mantenere la calma quando sentì un passo leggero avvicinarsi a lui e la sua mano venne sfiorata dalla pelle liscia di Kathrine che afferrò il suo pugno, aprendolo e prendendolo per mano.
“E’ indisciplinato, arriva in ritardo e la scorsa volta ha interrotto la mia lezione…in più il suo aspetto…proprio non va…Tutti quei tatuaggi…”
Lo sguardo di Madame Rolland scivolò lungo le braccia scoperte di Frank adornate da numerosi tatuaggi colorati e arricciò il naso in una smorfia contrariata.
“La smetta di fare l’altezzosa e attaccarsi al nulla!” Sta volta Kathrine non riuscì a trattenersi e rispose.
“Non sarà un genio della danza. Probabilmente non ha mai preso lezioni e allora? Se lei avesse l’accortezza e la pazienza di seguirlo, per lo meno potrebbe avere una base di ballo, che gli permetterebbe di andare avanti senza insufficienze, a lui non occorre eccellere in danza classica, non sta combattendo per aggiudicarsi il posto in qualche compagnia o farsi il nome nel mondo del ballo!”.
Gli occhi dal colore indefinito di Frank si posarono su Kat che accanto a lui lo stava difendendo in tutti i modi possibili per non farlo apparire uno sfigato e stava rischiando con la sua insegnante per lui, senza paura.
“Crede di potermi insegnare il mio lavoro? Già il signor Iero influenza i miei ballerini col suo modo di fare…”
“Mi faccia il favore…non ha certo una malattia contagiosa, ha solo portato se stesso qui e lo porterà sul palco come dobbiamo far tutti! Ha solo dimostrato coraggio nel lanciarsi in una sfida come il ballo a mio parere, lui ama la musica e non si nega a un musicista la possibilità di perdersi in essa!”
Madame Rolland sospirò “Discorso toccante signorina Lewis, con quei capelli blu e il suo modo di fare arrogante non poteva che legare con questo ragazzo…”
“Questo non glielo permetto!” Frank lasciò la mano di Kat, avanzando lentamente verso l’insegnate. Il suo viso assunse una tonalità più rossa rispetto al normale e con voce ferma continuò “Non ha il diritto d’insultare Kat in questo modo, dica quello che vuole sul mio conto, a me non interessa nulla, sono qui per imparare e che le piaccia o no ballerò nella sua classe, dovessi sembrare una scimmia! Ma i suoi capelli…” Si fermò un momento a guardarla e un nuovo sciame di farfalle s’impossessò di lui sbattendo le ali invisibili nel suo stomaco.
I suoi capelli bellissimi…
Kathrine piegò leggermente la testa osservandolo meglio.
I suoi occhi bellissimi…Maledette farfalle.
Frank le sorrise, si portò una mano sul ventre e tornò a guardare l’insegnante che aspettava il resto “i suoi bellissimi capelli blu o il fatto che esprima le sue idee senza aver paura non fanno di lei una ballerina incapace. Senta…l’ho vista ballare…sembra che voli, fa emozionare anche uno stupido musicista come me che di ballo non sa nemmeno la prima posizione che sta tanto a cuore a lei, Madame Rolland!”
Un flebile “ooh” dei ballerini si levò non appena Frank chiuse bocca.
Tutti guardarono l’insegnante in attesa di ciò che avrebbe detto, inaspettatamente apparve un sorriso sul suo volto.
Oddio, è come il ghigno di Voldemort! Pensò Frank deglutendo e capendo che non avrebbe portato a nulla di buono quell’espressione.
“Verranno scelti tre studenti tra di voi…” la donna drizzò le spalle sembrando ancora più alta e prese a camminare avanti e indietro per la sala “ questi tre meritevoli ballerini…” sottolineò quelle parole guardando Frank con scherno e facendo scivolare lo sguardo poi su Kathrine, come a sfidarla “avranno l’opportunità di esibirsi nel lago dei cigni a Parigi.”
Un chiacchericcio eccitato e qualche applauso dovuto all’emozione per la notizia si levò a quelle parole.
“Dovrete esibirvi in coppia, in un passo a due per venire valutati…ed eventualmente scelti!”
Il sorriso non svanì dal viso dell’insegnate che sbattendo due volte la punta del suo bastone da ballo a terra attirò nuovamente l’attenzione dei suoi studenti “Lewis, Iero…visto che siete così affiatati, ed essere capaci per voi sembra solo una questione di cuore, più che di tecnica…farete coppia assieme!”
Frank deglutì capendo che quella era la vendetta di Madame Rolland.
 
 
*
 
La prima lezione di musica con il professore August non era andata affatto male a Gerard.
Sentiva che anche il canto poteva divenire un suo punto di forza grazie a quell’insegnante e che avrebbe potuto imparare qualcosa che gli avrebbe regalato enormi soddisfazioni, quanto disegnare.
Uscì dalla lezione privata che aveva avuto con il professore percorrendo il lungo corridoio pieno di studenti che scappavano da ogni parte dell’istituto diretti nelle direzioni più disparate.
Ed eccola li, tra la folla, davanti a lui la vide avvicinarsi sempre di più.
Charlotte.
La visione della ragazza che sorrideva tutta pimpante, gli provocò un vuoto nello stomaco.
Se avesse dato retta alle descrizioni di Frank, in quel momento sarebbe persino riuscito a sentire lo sbattere delle ali, di quegli insettini.
Gli insettini dell’amore, le farfalle carnivore! Ecco le esatte parole del suo amico. Che quando ne parlava sembrava un vero e proprio esperto di falene pronto a tirare fuori qualche nome in latino per specificarne la specie e la famiglia di appartenenza.
“Bounjour!” esclamò la voce di Charlotte che si apprestò a darli un bacio sulla guancia.
Gerard imbambolato fece un cenno con la mano, che andò poi a posare sulla sua pelle dov’era stato baciato dalla ragazza.
Le parole non riuscivano a uscirgli di bocca.
“Oddio, sono troppo emozionata!! Devo dirlo a qualcuno!” Charlotte era in preda all’entusiasmo e cominciò a saltellare sul posto.
“Sei il primo a cui lo dico!” aggiunse soffocando un urletto di gioia e cercando di non agitarsi ulteriormente.
“Allora è un onore!” riuscì a dire Gerard incuriosito.
“Oh finalmente mister Way, credevo avessi perso la lingua!”
Gerard si portò una mano tra i capelli imbarazzato, abbassò lo sguardo un momento ridacchiando tra sé e sé per poi posarlo di nuovo sul viso della ragazza.
Concentrati e non perderti nei suoi occhi.
Quegli occhi grandi e scuri erano magnetici, gli facevano perdere la concentrazione ogni volta che li fissava.
“Devo girare un corto! Quelli scelti avranno la possibilità di andare in Francia e mostrare il proprio lavoro ad alcuni registi del cinema d’autore! Capisci?? E’ di vitale importanza!!”
“Wow!” Gerard rimase stupefatto da quella notizia. La loro scuola dava molte opportunità ai propri studenti e non bisognava farsele scappare.
“Sono convinto che ce la farai!” aggiunse sorridendole.
Charlotte lo abbracciò d’istinto. Non ce l’aveva fatta a resistere.
Lui, il suo modo rassicurante, il suo splendido sorriso erano una calamita alla quale stava già resistendo troppo e lei era stanca di opporre resistenza.
“Grazie Gerard!” disse in un sussurro.
Il ragazzo la strinse a sé, accarezzandole i capelli scuri che ricadevano sciolti sulle sue spalle.
“Posso…posso aiutarti per questa cosa?” domandò un po’ timoroso.
Charlotte sciolse l’abbraccio, si mordicchiò il labbro inferiore e accennò un si col capo “Ti faresti riprendere?”
Gli occhi verdi del ragazzo si sgranarono all’inverosimile, si portò l’indice al petto indicandosi e chiese “Riprendere me?”
“Eh no, guarda! Si, proprio te! Signor doppia laurea!” rise lei.
Ok, se me lo chiede così, con quel sorriso non posso certo tirarmi indietro! E’ una cosa umanamente impossibile!
“D’accordo…ma che dovrei fare?” chiese imbarazzato.
L’idea di stare davanti a una telecamera lo innervosiva e lui non voleva certo combinare danni, voleva esserle d’aiuto, supportarla ed aiutarla a rincorrere i suoi sogni.
“Sicuramente dovrai ballare nudo, davanti all’obbiettivo!” la voce di Frank lo prese alla sprovvista.
“Ma che…?!”
“Si, insomma dai…lo sai come si fanno i soldi ormai! Balli nudo, fai un filmino amatoriale porno, lo sbatti in internet e il gioco è fatto!” lo prese in giro l’amico.
Kathrine lo guardò con sguardo allucinato e Charlotte non riuscì a trattenere una risata.
“Ne sai di business eh?!”
“Certo, bellezza non sono uno sprovveduto!” le rispose Frank tutto felice per aver preso in giro il suo amico che cominciava a sudare freddo.
“Tranquillo Gee. Niente di tutto questo, dovrai solo essere te stesso…eh…vorrei ci foste anche voi due nel mio corto!” disse Charlotte rivolgendosi agli altri due suoi amici.
Lo sguardo le cadde sulle mani dei due, intrecciate saldamente l’una all’altra.
E questa novità? Si tengono per mano?
Evidentemente la sua espressione parlò per lei perché i due si guardarono le mani sciogliendo la stretta all’istante.
“No, no! Cioè continuate pure!” disse tutta agitata la ragazza sentendosi colpevole e imbarazzandosi.
“Eehm…possiamo parlare Charlotte?!” domandò Kathrine arrossendo visibilmente.
“Ma si, certo, ovvio!”
“In privato!” Kathrine la prese a braccetto trascinandola più lontano nel corridoio dai due ragazzi e facendo un cenno accompagnato da un “arriviamo subito” sbiascicato.
 
 
“Allora?!” si voltò Gerard guardando l’amico.
“Che cosa?”
“Non fare il finto tonto, Frankie!”
“Hey, cos’è uno scambio di ruoli? Sono io quello che fa le domande imbarazzanti di solito!” lo riprese Frank appoggiandosi con la schiena alla parete bianca dell’edifico tra le fila di armadietti.
“E’ andata proprio male a ballo!” commentò sconsolato.
“Non avevo dubbi!” disse d’istinto Gerard beccandosi la peggiore fulminata di occhi che poteva ricevere.
“No cioè intendo…andiamo…tu sei quello che balla ubriaco con le parrucche in testa imitando Britney Spears o Ke$ha!” si giustificò cercando di recuperare.
“Se, se…arrampicati sugli specchi Gee!” fece il finto offeso l’amico.
“Io mi lamentavo di August, ma la Rolland è peggio di una della Gestapo!”
Starà esagerando come suo solito. Pensò Gerard che era abituato dal modo di fare melodrammatico dell’amico che intanto continuava a parlare imperterrito, mangiandosi delle frasi qua e la.
A volte mi stupisco di capirlo, sembra parli arabo!
“E praticamente lei mi ha difeso! E io ho difeso lei e poi quella stronza ci ha messo in coppia prima di buttarci fuori. So quanto è importante ballare per lei e mi sono sentito in colpa, avevo pure paura si mettesse a piangere, così le ho preso la mano e poi non l’ho fatto solo per quello ma dettagli!”
Buttati, fuori dall’aula? Ok, forse non è Frank ad esagerare!
“Frena! Parli troppo veloce e ho perso dei pezzi per strada!” disse Gerard confuso e scuotendo la testa facendo ricadere alcune ciocche more sui suoi occhi che vennero parzialmente nascosti dai capelli.
“Perché è una stronza se vi ha messi in coppia? Non sei andato a ballo per lei?!”
“Shht abbassa la voce Gee!” disse con fare sospetto Frank zittendolo con un gesto della mano.
“Certo che è per lei! E per controllare il damerino biondo!” aggiunse con enfasi per poi continuare “ragiona…per lei il ballo è tutto, è bravissima, ha la possibilità di ballare nel lago dei cigni, che per quanto ne so è una roba importante e la prof. Che fa? Le mette un completo idiota a fianco! Le rovinerò l’esibizione no? Non sarò abbastanza preparato da farle fare bella figura e lei perderà quella possibilità!”
“Cavolo!” esordì Gerard aggiungendo “E’ proprio una bastarda!”
“No, no, stronza Gee, stronza!!” sottolineò l’amico come se la definizione fosse davvero importante.
“Si, va bene! Come vuoi!” si arrese l’altro, gettando un’occhiata alle due ragazze che ancora stavano parlando.
Frank lo squadrò per bene. Non lo aveva mai visto guardare così una ragazza, a dire il vero non ricordava nemmeno che si fosse interessata a qualcuna prima d’ora.
“Amico, vuoi qualcosa per raccogliere la bava?” Domandò il più basso dandogli una spinta per scuoterlo.
“Sembri uno stalker! Un maniaco! Tra poco assumerai la faccia di uno che se la vuole mangiare e quando lei se ne renderà conto bello mio, beh…crederà che tu sia uno svitato come Hannibal Lecter, non che gli muori dietro!”
“Tu guardi troppi film, lo sai Frankie, vero?”
Frank fece spallucce, alzò lo sguardo al soffitto, appoggiando la testa al muro e sorridendo disse “Se vuoi qualcosa…vai e inseguila. Punto.”
All’improvviso Gerard seppe cosa fare, sentì l’istinto di correre incontro a Charlotte, Frank aveva ragione, fece per ringraziarlo quando la sua espressione cambiò.
“Frankie!” disse sbuffando, ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa l’altro intervenne “Alla ricerca della felicità, con Will Smith, 2007. Si, un altro film. Ma non vuol dire che se è la frase di un film non sia giusta!”
L’amico scosse la testa “Sei proprio matto, però non ti cambierei mai!” sorrise per poi voltargli le spalle.
Si diresse a grandi falcate verso le due ragazze, facendosi spazio tra gli studenti e colmò la breve distanza che li stava separando.
Guardò Kathrine che stava parlando e si bloccò quando lo vide arrivare.
“Scusa un attimo!” sibilando quelle parole Gerard prese il polso di Charlotte tirandola a sé.
I loro volti si ritrovarono vicini. Così vicini che l’uno poteva sentire il respiro dell’altro sul proprio viso.
Gerard mosse le labbra come per dire qualcosa. Ma non pronunciò alcuna parola.
Se vuoi qualcosa vai e inseguila. Punto.
Le loro labbra si scontrarono annullando ogni distanza. Annullando ogni dubbio.
S’incastrarono alla perfezione come fossero su misura. Come se appartenessero l’uno all’altra.
Tutti sembrarono scomparire attorno a loro.
C’erano solo Charlotte e Gerard, con il loro bacio.
 
 
A qualche metro di distanza Frank esultò.
Grande! Bella mossa!
Guardò l’amico che per lui era un fratello e si sentì felice.
Il suo sguardo si abbasso sulla sua mano in parte tatuata e sorrise. Aveva stretto quella di Kathrine per tutto il tragitto dall’aula e lì e lei in aula aveva fatto lo stesso.
Dei passi che si avvicinarono gli fecero distogliere lo sguardo e l’attenzione da quei pensieri e nella sua visuale comparve la ragazza.
“Sei il ragazzo più coraggioso che conosca, Frankie!”
Con quelle parole capì che si riferiva alla lezione, al modo in cui aveva affrontato la situazione e Madame Rolland e la vide sorridere.
Sorrideva per lui e quello bastava.
“Sono contenta che balleremo insieme” aggiunse.
Nella sua voce non ci fu nemmeno un accenno di rimpianto, nonostante anche lei fosse consapevole del fatto che lui non fosse il partner ideale per partecipare ad una selezione importante. Era sincera.
“Farò del mio meglio io…”
“Lo so!” la interruppe lei e aggiungendo “io ti aiuterò per il ballo e tu mi aiuterai con musica!” e con un cenno della mano, senza smettere di sorridere con le labbra e con gli occhi per lui, si allontanò sentendo le farfalle nello stomaco per l’emozione.



Note dell'autrice:
E dopo tre ore di scrittura ecco qui il capitolo completo.
Questa storia meno di due ore non me le impiega mai, però ne vado fiera. u__u 
Direi che il titolo corrisponde a questa sensazione da cui tutti quanti vengono "invasi"! Ah, l'amour!
Il bacio non era previsto, è venuto da sé, così come non pensavo di dilungarmi così tanto sulla lezione a cui partecipano Frank e Kat. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Vi aspetto sempre sulla mia pagina fb :D
Un bacione
Kat

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Capitolo 9
*** The Prom ***


 
Lexington Avenue
New York
9.30 p.m.
 
“Ti vuoi muovere?” Frank gridò saltellante attorno a Gerard che nervoso cercava di annodarsi la cravatta al collo.
La mani gli tremavano e stava sudando freddo mentre fissava la sua immagine riflessa nello specchio. “Oddio, sembra che io stia andando a un funerale, con questo completo nero e la cravatta rossa…” farneticò insultando poi il pezzo di stoffa colorato che lo stava facendo dannare.
“ Al funerale ci andremo se arriviamo in ritardo da quelle due!! E i morti in questione, saremo noi!”
Specificò Frank indicando all’amico le lancette dell’orologio che appeso al muro emetteva un leggero ticchettio.
“Io nemmeno ci volevo venire!” sbuffò Gerard lanciando la cravatta a terra e mettendosi le mani nei capelli.
“Ehi, ehi! Niente crisi di panico sposina!” disse Frank avvicinandosi a lui e tirandolo per il bavero della camicia “Ora te lo faccio io questo stupido nodo…però ti devi calmare è chiaro?!”
Gerard lo guardò dall’alto al basso con un sopracciglio alzato, la testa nera di capelli pettinati in una cresta dall’amico per quella sera dondolava da una parte all’altra al ritmo di una musica che conosceva solo lui.
Le sue mani tatuate armeggiarono con la cravatta di un rosso brillante che presto fu legata al suo collo.
“Non te la cavi tanto male…” sentenziò il ragazzo più alto osservando il lavoro dell’amico.
“Certo che no!” sorrise l’altro per poi aggiungere “Ora andiamo sposina!”
“Ma perché sposina?” lo rincorse l’altro verso la porta confuso da quel soprannome.
“Oh andiamo, hai una crisi di nervi come se ti dovessi sposare Gee! E’ un ballo! Ci si diverte! Hai presente come si fa?”
“Mi stai sfottendo?” domandò all’amico in tono minaccioso.
Frank scoppiò in una risata uscendo dalla porta “Vestito da pinguino non fai paura a nessuno!” e chiudendola alle sue spalle.
Gerard sbiancò “Sembro un…pinguino? Sono ridicolo? Ok, no! Frank apri questa porta immediatamente, vado a cambiarmi!”
“Amico, tu devi rilassarti, stai proprio male, non vai da nessuna parte! Muoviti prima che ti faccia scendere queste scale a calci nel sedere!”
“Frank…” cercò di obbiettare l’altro.
“No, niente Frank! La tua donna ti aspetta. Non si fanno aspettare le donne! Devo sempre spiegarti tutto io!”
 
 
Upper East Side
New York
 
Nella stanza di Kathrine regnava il caos.
Trucchi, accessori, scarpe ed abiti erano sparpagliati sul grande letto trasformato in un campo di battaglia.
Charlotte si appoggiò all’armadio per aiutarsi mentre infilava un paio di scarpe con un tacco vertiginoso.
“Riuscirai a ballare con quei trampoli?” chiese la ragazza dai capelli blu mentre finiva di sistemarsi l’abito di qualche tonalità più scura dei suoi capelli addosso.
“Servono a far scena, se devo scatenarmi stai certa che sarò scalza!” sorrise Charlotte aiutando l’amica ad allacciarsi la cerniera del vestito sulla schiena.
“Se penso che mia madre domani rientrerà mi vorrei sparare!” esordì girandosi verso lo specchio con una mezza giravolta.
“E tu non pensarci, goditi la serata con il tuo cavalier senza paura!”
Kathrine sorrise “E’ proprio forte Frankie…”
“Qui stiamo arrossendo!” la prese in giro Charlotte notando il colorito più acceso di Kat sulle gote.
“Senti un po’, miss simpatia…tu e Gerard che avete intenzione di fare? State insieme?” le chiese sviando il discorso l’amica mentre le puntava minacciosa una spazzola sotto al naso.
“Prima di tutto metti giù quell’arma…secondo…”
Un rumore proveniente al piano di sotto le interruppe.
“E’ il campanello, sono qui!” concluse Charlotte eccitata.
 
 
*
 
 
Mary comparve sulla soglia con un sorriso cortese, facendo accomodare i due ragazzi che avanzavano spintonandosi tra loro.
“Buonasera, accomodatevi!” disse scostandosi dall’entrata per farli passare.
Frank aprì la bocca guardando il lampadario in cristallo che spiccava al centro della sala in cui avevano messo piede.
“Gee…io non me la ricordavo la casa di Kat, sembra una reggia.” Deglutii nervoso senza staccare gli occhi dal soffitto.
“Beh, eravamo poco in noi, la prima ed unica volta che siamo venuti qui, ricordi? Ballavi sui tavoli con una parrucca!”
“Oh si, divertente!”
“Vado ad avvertire le ragazz…” Mary venne interrotta dalla voce di Kathrine che scendeva le scale accompagnata da Charlotte al suo fianco facendo la sua entrata con un “Non importa abbiamo già sentito i due rumorosi arrivare!”
Ok, ora sono io la sposina impaurita che vuole darsela a gambe! Oh Mio Dio.
“Frank…”
Già è bella sudata, ma così vuole uccidermi.
“Frankie?!”
Io faccio da accompagnatore ad una ragazza così?! E’ un sogno!
“Frank chiudi la bocca o finirai per ingoiare della mosche!” Kathrine gli si avvicino accarezzandogli il mento.
Il ragazzo riprese un contegno, sorridendole e prendendola per mano.
“Scusa, è che sei bellissima” le disse ad uno orecchio.
Le gambe della ballerina si fecero improvvisamente molli.
Ok, prima di sta sera perdo l’uso delle gambe se questo qui si mette a fare complimenti.
“Grazie, anche tu stai benissimo, un ottimo blu…” constatò lei soddisfatta.
“Dovevamo essere in coordinato, come le migliori coppie che si rispettino!”
Come le migliori coppie…Quella frase si annidò nel suo cervello mentre le labbra rimanevano incurvate in un sorriso e gli occhi le brillavano emozionati.
 Lo siamo anche noi?
 
 
New York Institute of Arts
1049 5th Avenue
Ore 21.30
 
 
“Guarda liii!!!” Charlotte saltellò indicando un cartello appeso nella sala adibita per l’occasione.
“Auguri Gerard!” disse Kathrine leggendo ciò che era scritto sul manifesto.
“Ci si può ancora iscrivere per concorrere per re e reginetta del ballo!” sentenziò Frank dando man forte alla francese che sembrava estasiata all’idea della competizione.
“Ci iscriviamo?” domandò Charlotte sbattendo le ciglia come se fosse un bambi e rivolgendo lo sguardo più implorante e dolce al suo accompagnatore.
“Ehm…” Gerard si passò una mano tra i capelli corvini indeciso sul da farsi.
I suoi occhi verdi fissarono per un momento il pavimento per poi tornare a posarsi sul viso luminoso della ragazza.
“Su Gerard, allora?!” lo punzecchiò Frank dandogli una leggera gomitata al fianco.
“Ehm…”
“Oddio, hai una paralisi?” chiese Kathrine guardando il ragazzo che non riusciva a spiaccicare parola.
“Forse è un principio d’infarto!” sentenziò Frank calandosi nei panni di un medico da telefilm.
“Sto bene! Sono qui eh?!” sbottò Gerard ritrovando la sua voce “ok, d’accordo, facciamolo!” aggiunse poi prendendo la penna appoggiata al tavolino sotto l’annuncio e mettendo il suo nome sul cartello.
“Vado a prendere i numeri!” disse Charlotte cercando di non gridare dalla gioia e cominciando a fare una lunga fila.
“E noi?!” chiese il ragazzo più basso a Kathrine che guardava altrove.
“Noi andiamo a ballare!”
“Non partecipiamo? Non vorresti essere eletta reginetta? Oddio con un cavaliere come me hai di sicuro poche speranze, ma se partecipa Gerard c’è davvero una possibilità!”
“No, Frank.” Il tono non ammetteva repliche e la ragazza si rese conto di essere stata forse troppo asciutta, tirò le labbra in un sorriso e prese Frank per mano, che a quel gesto sembrò rilassarsi di nuovo.
La sala dell’istituto d’arte era buia, illuminata solo da fasci di luci colorate. La musica era alta ma il chiacchericcio degli studenti in abito elegante riusciva a farsi sentire.
“Ok, Frank.” Sentenziò la ragazza dai capelli blu guardandolo nei suoi grandi occhi , appoggiandosi con una mano alla sua spalla e indicandogli dove doveva mettere le sue.
“Questa va qui…” cominciò “e l’altra sul mio fianco…ci sei?”
Frank annuì col capo senza smettere di guardarla in volto, sembrava essere in lotta con se stessa tutto il tempo.
“Ora non pestarmi i piedi, guarda sempre me…e fammi ballare!”
Il ragazzo ubbidì e i due aprirono i balli sotto gli occhi di tutti che ben presto si unirono a loro.
“Perché non hai voluto partecipare?” gli chiese timidamente lui facendola volteggiare.
“Perché con uno come te avrei potuto vincere!” lo spiazzò lei.
Il cuore del ragazzo gli rimbalzò nel petto.
“Se ci fossimo trovati la sopra…” continuò Kathrine indicando con un cenno del capo il palco, sul quale una band di giovani stava suonando un lento “Sarei stata ancora una volta sotto gli occhi di tutti e avrebbero cominciato con le solite frasi.”
Aspettò un momento ed imitò una voce stridula “La Lewis si trova li perché è figlia di sua madre. Lei vince sempre perché è avvantaggiata…”
Frank sorrise leggermente rimanendo in silenzio, continuando a guidare Kat in quel ballo che si fece più lento e li fece avvicinare ulteriormente.
“Io sono stanca di questo…” disse in un sussurro, appoggiando la testa alla spalla del ragazzo.
In quel momento Frank capì, non era una lotta contro se stessa quella di Kathrine combatteva, ma una battaglia contro sua madre, contro i pregiudizi. Era una guerra all’ultimo respiro contro la ragazza che tutti credevano fosse e nessuno conosceva realmente.
Il suo respiro caldo solleticò il collo del moro che tornò alla realtà abbandonando le sue riflessioni.
“Vorrà dire che…sarai solo la mia regina allora, miss Lewis!”
Kathrine alzò il viso dalla spalla di Frank e lo guardò stupita in volto.
Ha detto veramente quello che ho sentito o me lo sono sognata?
Il ragazzo sembrò leggere nei suoi pensieri “Andiamo, non fare quella faccia stupita, non è ovvia la cosa?”
“Siamo…” il respiro le morì in gola.
“Siamo una coppia Kat.” e con quell’ultima frase ad entrambi furono chiari i propri sentimenti.
E nel loro scontro di labbra, la musica tacque così come tutto il resto.
 
 
*
 
 
Il Ponce analcolico offerto dalla scuola era finito a fiumi nei bicchieri di tutti.
Qualche temerario aveva provato a correggerlo come succede ad ogni ballo che si rispetti, ma con scarso successo.
Il fischio del microfono echeggiò nel salone e la musica si spense.
Il professore Schmitz con il suo accento tedesco prese la parola sul palco che fino a quel momento era stato di dominio delle due band studentesche che si erano offerte di allietare la serata.
“E’ giunto il momento di annunciare i nostri re e reginetta del ballo.” Sentenziò sbuffando come se l’avessero costretto con la forza a quel compito.
“Quelli che non sono del primo anno già lo sanno come funziona. Non c’è alcuna propaganda durante l’anno, abbiamo di meglio da fare. Ma durante il ballo gli studenti hanno messo nell’urna che tiene in consegna Madame Rolland il numero della coppia che hanno ritenuto più bella, affiatata o che ne so io…” Una risata interruppe il suo discorso che riprese appena venne soffocata “Ma veniamo al dunque e facciamola finita…” Madame Rolland passò al professore un biglietto bianco piegato in quattro parti.
L’uomo lo guardo attentamente, cercò con lo sguardo tra la folla qualcuno e fece una smorfia a Frank “Il re e la reginetta sono la coppia numero…23!”
Tutti si guardarono attorno cercando chi possedeva il numero.
Kathrine indicò con la mano libera Gerard “Sono loro il numero 23! Sono loro!” disse concitata a Frank che scoppiò a ridere.
“Abbiamo la coppia 23?” domandò il professore impaziente.
Un fascio di luce illuminò Charlotte e Gerard che arrossì violentemente.
“Oh bene! Almeno uno dei due è di musica, mi fa piacere signor Way!!” borbottò August Schmitz mentre la professoressa di danza gli toglieva il microfono di mano.
“Che…che dobbiamo fare?” domandò il ragazzo mentre veniva trascinato da Charlotte sul palco per l’incoronazione.
“Solo aprire l’ultimo ballo e dopo una foto!” gli urlò Kathrine cercando di soffocare una risata.
“Gerard che balla non se lo vorrebbe perdere nessuno!!” disse Frank con tono quasi esaltato mettendo un braccio attorno alle spalle di Kat.
 
 
Fu così che in quella serata al primo ballo di quattro nuovi amici, il New York Institute of Arts, ereditò una coppia di re e regina sconosciuta ai più degli studenti e un bacio indimenticabile per due di loro.
 
 
 
Note dell’autrice:
E finalmente sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo!
Questa volta ho scritto un po’ meno, perché in teoria il capitolo non doveva trattare solo del ballo. Ci dovevano essere altri avvenimenti che però dilungandomi con questo non ho inserito e li metterò nel prossimo.
Ho dato un po’ più di spazio alla coppia Frank – Kathrine che hanno così faticato per questo bacio che credo aspettassimo un po’ tutti.
La chiusura mi ha dato non pochi problemi, spero però che vi sia piaciuto ugualmente.
Un bacione.
Kat

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Capitolo 10
*** Parole ***


Upper East Side
New York
 
Frank stette qualche minuto a guardare la luce che filtrava dalla finestra e si rifletteva sui numerosi specchi che ricoprivano le pareti della sala da ballo a casa di Kathrine.
Sbadigliò mentre osservava i riflessi accecanti che il sole produceva su quelle superfici, sventolando svogliatamente una mano davanti alla bocca.
Devo essere impazzito. Io che mi sveglio alle sei di mattina per ballare, non ci crederebbe nessuno se lo raccontassi!
Dopo quel pensiero sbadigliò rumorosamente un’altra volta stropicciandosi con il dorso della mano tatuata i grandi occhi assonnati e sbuffò pensando a Gerard che giaceva ancora beato nel suo letto caldo.
Che bastardo! Mi ha mugugnato un “si, si” e si è girato dall’altra parte senza ascoltarmi, continuando a dormire!
Il ragazzo si sedette sul pavimento liscio e lucido a gambe incrociate scrutando il profilo di Mary che si muoveva veloce nel suo abito da domestica pulendo e riordinando da una parte all’altra la grande casa.
Si domandò dove trovasse tutte quelle energie e soprattutto da che ora impossibile era in piedi.
L’aveva fatto entrare con un sorriso cordiale nel lussuoso appartamento, offrendogli un caffè e una ventina di altre cose dal nome sconosciuto che aveva rifiutato per paura di essere avvelenato, per poi farlo accomodare lì informandolo che Kat l’avrebbe raggiunto a minuti.
Dei passi leggeri si fermarono alle sue spalle interrompendo il suo flusso scoordinato di pensieri.
“Allora fai sul serio!” disse con viso sorridente Kat mentre appoggiava le mani sui fianchi fasciati dai pantaloni di una tuta nera.
Frank alzò lo sguardo rimanendo seduto a terra con le mani sulle ginocchia.  Ribaltò la testa all’indietro e un largo sorriso attraversò il suo volto da bambino nel vedere una massa di capelli blu che contornavano due occhi scuri che lo guardavano divertiti.
Due stelle scure che mi fissano... pensò il ragazzo senza staccare lo sguardo dalla ragazza che lo ipnotizzava sin dal mattino presto.
Chi avrebbe mai pensato che una così potesse calcolarmi?
“Frank, ti sei incantato?” la sua voce seguita da una risatina leggera lo riportò alla realtà.
“faccio sul serio…” disse alzandosi e avvicinandosi velocemente a lei che rimase in silenzio toccandogli con le punte delle dita le mani.
“Sia con il ballo, perché devi vincere e perché lo ami…” fece una breve pausa interrotta da un respiro per poi riprendere e concludere “Sia con te! Che sei una forza! E non certo per il cognome che hai!”
“Se stai provando a corrompermi per un bacio, Frank Iero…t’informo che ci sei quasi riuscito! Ma lo avrai solo dopo che mi avrai fatta ballare come uno che può prendere a calci nel culo Madame Rolland!”
Frank le accarezzò il viso spostandole poi una ciocca di capelli dietro alle orecchie “Sarà fatto mia signora!” disse in un sussurro preparandosi a diventare un ballerino.
 
 
Lexington Avenue
New York
 
La suoneria del cellulare di Gerard arrivò al suo orecchio come un boato.
Era abituato ad alzarsi di buon ora, ma dopo le parole sbiascicate dall’amico prima che uscisse all’alba era ripiombato in un sonno profondo che non gli aveva permesso di alzarsi dal letto.
Si alzò di malavoglia, imprecando  con voce impastata dal sonno.
Raggiunse il cellulare a tentoni e notò sul display apparire ad intermittenza il nome di suo fratello.
“Mikey?!” rispose sorpreso e ancora intontito, impedendo ad uno sbadiglio d’intromettersi nella conversazione.
“Ehi fratellone come va?”
“Bene…mi fa strano sentirti, di solito è mamma che rompe le palle! Ti ho scritto una e-mail ieri!”
“Oh lo so!! Avevo solo voglia di sentirti! E t’informo…”
Ecco c’è sotto qualcosa…m’informa di qualcosa che ha già deciso e sarà inutile obbiettare! Pensò il ragazzo dai lunghi capelli mori sbattendosi sulle guance pallide il palmo della mano per svegliarsi.
“Che vengo a trovarti!”
A quelle parole gli occhi verdi di Gerard si sgranarono all’improvviso e il sonno fu solo un lontano ricordo.
“Tu che? Perché?”
“Vengo li! Rilassati!! Non sei felice??”
“Non dirmi di rilassarmi, mi sembri Frank!” sbraitò andando in cucina per prepararsi una bella dose di caffè nero forte.
“Il tuo fratellino non può venire a trovarti?” disse la voce dall’altro capo del telefono.
“NO! Se ha un secondo fine!”
“Eddai, voglio conoscere la tua ragazza sono curioso!! E anche quella di Frank!”
Maledizione perché gli ho scritto così tanti dettagli nell’e-mail? Stupido Gerard.
“Quando vieni?” si arrese il moro sospirando e tirando fuori dal mobile in acciaio una grande tazza di Batman.
“Domani!”
“Perfetto” sbiascicò mettendosi in bocca un biscotto al cioccolato e rituffando la mano nel contenitore di vetro.
“Guarda…che io ho lezione! Non cazzeggio come nel Jersey!”
“Si genio, tranquillo! Ti trovo io!! Mikey Way ritrova sempre il suo fratellone!”
“Sei troppo loquace, mi fai paura! Hai iniziato a farti di qualcosa?”
“Ora sei tu che assomiglia a Frank! A domani! Byeeeeeeeeeeeee”
La linea cadde interrompendo la chiamata, Gerard lanciò sul divano il cellulare e mugugnò un “non ha risposto alla mia domanda quel furbo!” per poi portarsi alla bocca la tazza che ora era colma di caffè bollente.
Si appoggiò al banco della cucina pronto a gustarsi la sua colazione quando il campanello suonò.
“Sta mattina non ho tregua, fortuna che non devo andare all’istituto!”
Lanciò un’occhiata veloce all’orologio al muro domandandosi chi poteva essere.
Frank ha le chiavi…
Fece per andare alla porta mentre dall’altra parte qualcuno aveva cominciato a bussare insistentemente.
Sono le…Appena realizzò l’orario Gerard, ancora in mutande e con la tazza a mezz’aria che rischiava di rovesciarsi da un momento all’altro capì che si trattava di Charlotte.
“MERDA!!!”
“Ehy Gee! Tutto bene??” chiese da fuori la voce della ragazza con il suo accento francese.
“s..sii!! Un attimo!!! Un attimo solo!” gridò il ragazzo in preda al panico.
“Mi fai almeno entrare?”
“OH NO!” Gerard guardò in basso, sotto il suo ombelico e valutò che in quel momento anche con i pantaloni ci sarebbe stato un problema piuttosto visibile.
Andiamo, abbassati!!
“Come no?!” Chiese piccata l’altra.
“C’è…C’è troppo casino qui! Aspetta due minuti!” Gerard cercò di essere convincente ma la sua voce tremò, in più Charlotte era testarda e non si arrendeva.
“Devo girare un corto sui giovani artisti, su come sei tu Gee, il vero Gee! Se sei disordinato chi se ne importa…fa parte di te!!”
Il ragazzo si mise le mani nei capelli “Sono nudo anche!”
“uuhh”
“Cos’era quel verso? Smettila!!”
“D’accordo mr. Way, aspetterò qui fino a che non ti deciderai ad aprirmi, ma ti avverto…dovrai farti perdonare!”
 
 
Upper East Side
Ore 10.00 a.m.
 
Almeno non mi è toccata la calza maglia! Pensò Frank mentre cercava di non pestare i piedi a Kat che lo guidava insegnandogli i passi del tango.
“Frankie devi starmi più vicino e la mano va qui, non sul mio sedere!”
“ops” rise lui per poi tirare fuori la lingua come un bambino impegnato a disegnare cercando la concentrazione.
“Come mai, un tango?” domandò mentre la faceva volteggiare.
“Perché nessuno di loro lo farà e per te credo sia più semplice questo che far spaccate per aria o altre cose strambe da danza classica, come le chiameresti tu” le rispose Kathrine facendogli l’occhiolino.
“Non darmi dei calci eh?! Mi fai paura con quella gamba li!” piagnucolò lui guardando con la coda dell’occhio la gamba della ragazza che si muoveva veloce e decisa tra le sue.
“Zitto e non frignare!”
“Te l’ha mai detto nessuno che questa è tutta aggressività passiva?!”
“Frank…” Kat si fermò guardandolo più seriamente possibile, tanto che il ragazzo s’irrigidì staccandosi leggermente da lei.
“Basta.” Disse secca lei senza staccare gli occhi dai suoi.
 
Parole. Usarle o tacere?
 
“Te la sei…”
La ragazza interruppe la frase premendogli un dito sulle labbra per zittirlo.
Parla sempre troppo!Prese un lungo respiro raccogliendo tutto il suo sangue freddo e cercando di non far tremare la voce si decise a dirgli ciò che le stava passando per la testa senza mezzi termini.
“Basta guardarmi così o mi farai morire!” disse tutta d’un fiato maledicendosi mentalmente per non essersi trattenuta e pregando perché le sue guance non prendessero fuoco davanti a lui.
Lui che la guardava con occhi gentili e sognanti.
Lui che le regalava sempre un sorriso.
Lui che con la sua voce divertente e squillante sapeva sempre dire la cosa giusta.
“Capelli blu sei carina anche così autoritaria lo sai?!”
Ecco che riprende a parlare!
La mano di Frank abbandonò il suo fianco per posarsi sotto il suo mento e accarezzarlo lentamente.
“E per di più…mi piace quando arrossisci!”
Kat sentì le sue guance prendere fuoco a quelle parole.
Maledette!! Pensò cercando di non sprofondare dalla vergogna e prime che potesse protestare le labbra di Frank raggiunsero la sua bocca regalandole un bacio caldo e profondo che le fece tremare le gambe.
Il calore prese possesso dei loro corpi e la voglia di essere più vicini si fece più prepotente in loro.
Le braccia della ragazza si strinsero al collo di Frank che per tutta risposta affondò le mani nei lunghi capelli dell’altra per avvicinarla ancora di più a sé.
Sei mia. Fu l’unico pensiero che invase la sua mente mentre le note del tango continuarono a riempire la stanza e assieme alla musica i loro battiti coprirono qualsiasi altro rumore, anche quello della voce di chi li stava osservando.
“Kathrine!” Il nome dovette essere ripetuto tre volte prima che i due ragazzi si resero conto di non essere più soli.
“KATHRINE!” La voce irritata nel dover ripetersi e lo sguardo accigliato di sua madre la investirono come un treno.
E’ tornata. E’ qui. Frank…è qui!
“Beh?!” le mani curate della donna s’incrociarono al petto lasciando la valigia e il cappotto a Mary che a testa bassa ed in silenzio si occupò di sistemare gli oggetti.
Frank è qui e lei lo sta vedendo.
“Signorina hai perso la voce? Cosa sta succedendo?!”
Merda. Il suo cervello era come in standby non riusciva a riprendersi e a rispondere a quella donna che stava guardando con sguardo altezzoso il suo ragazzo da capo a piedi.
Il moro si affrettò a spegnere la musica per poi dirigersi verso la donna sussurrando un flebile “Buongiorno!” che risultò comprensibile a malapena.
Alexandra Lewis non si sforzò di cambiare l’espressione dura che aveva in viso ne di ricambiare il saluto, varcò la soglia mettendosi a girare in tondo al ragazzo con aria altezzosa guardando sua figlia ed ogni tanto prestando attenzione alla figura dell’altro.
“Stavamo provando.” Riuscì a dire in tono asciutto Kathrine dopo aver respirato a fondo e riordinato le idee, non poteva tacere e non avrebbe permesso che quella donna umiliasse il suo ragazzo come faceva con ogni persona che non riteneva degna della sua attenzione.
“Non prendermi in giro, ragazzina!”
“Dio, sei appena tornata e vuoi già renderti odiosa?”
Frank rimase in silenzio deglutendo rumorosamente, non sapeva come agire e cosa dire, ma soprattutto lo rendeva in soggezione la prima ballerina che si aggirava come un avvoltoio attorno a lui.
“Non pago fior di soldi per farti divertire con dei teppistelli qualunque!”
 
Parole. Parole che non si vogliono udire.
 
“Uno…” cominciò la ragazza alzando un dito della mano e fronteggiando la madre “Non è un teppistello!” La rabbia crebbe dentro di lei e dopo che i suoi occhi scuri si scontrarono con quelli grandi e rassicuranti di Frank continuò “Due…è il mio partner di ballo!”
Possibile che questa donna sia così piena di pregiudizi? Frank limitò i suoi dubbi a semplici domande interiori mente la donna interruppe l’arringa difensiva di Kat.
“A quanto pare non solo di quello!” disse scuotendo la testa per poi rivolgersi finalmente a Frank “Tu, di grazia sei...?”
“Frank, Frank Iero signora!” Splendida presentazione Frank, davvero vai alla grande! Non sei mai piaciuto alle madri con un minimo di senno, non sperare di cavartela con questa.
“Mio caro…non hai l’aria di un ballerino!”
“Mamma…” la riprese Kathrine spazientendosi.
“Non so cosa tu voglia…forse un po’ di attenzione, forse altro da mia figlia…”
Taci, non continuare! “Mamma!”
Alexandra continuò, lo sguardo penetrò il ragazzo davanti a lei “vuoi acquistare un po’ più di popolarità per il nostro nome?”
“Non mi permetterei mai e in tutta sincerità…nemmeno sapevo della sua importanza!” disse per tutta risposta lui, cercando di non apparire sfrontato.
Non devo metterla nei guai.
La donna sembrò colpita nell’orgoglio, i suoi lineamenti si tirarono in un’espressione d’incredulità che parlava da sé.
Pure ignorante l’ha scelto!! “Avevamo detto niente ragazzi.”
“Lo avevi detto tu, hai sempre detto tutto tu…”
 
Parole cariche di rabbia.
 
“Hai un obbiettivo importante, devi lavorare per questo, non sprecare il tuo tempo i tuoi sacrifici, Kat non vuoi capirlo? Non c’è tempo per altro ora…non c’è tempo per lui!” sottolineò la donna indicandolo con enfasi.
“Anche questa è una cosa che hai deciso solo tu, ma sai che ti dico? Non puoi decidere più chi devo frequentare…se devo aver un ragazzo e chi dev’essere!”
La frase suonò come un affronto, la donna s’impettì stizzita.
“Kat non è il caso…non preoccuparti per me!” disse sottovoce Frank avvicinandosi a lei e cercando di tranquillizzarla.
“No, Frank…” sibilò tra i denti lei senza ammettere repliche.
“Fino a che sarai in questa casa sappi che dovrai rispettare le mie regole e lui…” sospese il discorso con una piccola pausa, guardandolo arcigna, prima di concludere il tutto “lui non rientra in ciò che ho scelto per te.”
“Se è così…” Kathrine prese la mano di Frank “io me ne vado dalla tua casa! Problema risolto.”
L’espressione di Frank si fece sconvolta quanto quella della madre che si stava vedendo abbandonata dalla propria figlia.
“Se esci da quella porta sappi che non entrerai più in questa…” ma prima che potesse pronunciare la parola casa udì la porta sbattere come ultima risposta di Kathrine.
 
 
 
Lexington Avenue
Appartamento di Frank e Gerard
 
 
Charlotte gironzolava curiosa immortalando ogni angolo della casa con la propria videocamera.
Trovava il tutto molto Frank e Gerard.
Caos ovunque, fumetti e sparititi sparsi sopra i letti o abbandonati più o meno su tutte le superfici disponibili, pavimento compreso.
Pastelli e penne di ogni tipo giacevano su grandi fogli macchiati di colore o pieni di disegni.
Poster e modellini di supereroi si alternavano coprendo il muro bianco della camera da letto ad immagini di musicisti famosi.
“Mi piace qui!” disse sorridendo senza smettere di  sorridere mentre l’occhio digitale della telecamera documentava il tutto.
“Ma ora Gerard Way…parlami di te!” ed ecco comparire l’immagine del ragazzo sullo schermo.
“Io…ehm…è imbarazzante questa cosa!” confessò lui passandosi una mano tra i capelli in modo convulso.
“Perché non volevi farmi entrare?”
“Fa parte del documentario anche questo?”
“No, fa parte di Charlotte che vuole sapere tutto di Gee!” rispose la ragazza facendogli l’occhiolino.
Non dirò una parola su questo argomento!!
Il silenzio del ragazzo fu più che eloquente, Charlotte fece un rapido zoom affermando “ecco il silenzio di un artista” spense l’oggetto comprendo l’obbiettivo.
Si sedette sullo sgabello libero accanto alla scrivania e si lasciò sfuggire un sospiro.
 
Parole che si vorrebbero ascoltare.
 
“Se non vuoi parlare alla mia telecamera va bene ma…” abbassò lo sguardo e si morse un labbro “sembra quasi che tu non voglia parlare con me…”
Stupido Gee. Stupido, stupido.
“Non è così!” si affrettò a dire lui indagando lo sguardo nocciola della francese che ora puntava il pavimento.
La osservò in quella posizione, con lo sguardo perso su una mattonella e i pensieri che probabilmente facevano un rumore talmente forte da coprire quel silenzio che si era venuto a creare tra i due.
“Su di me…c’è poco da dire…” disse avvicinandosi a lei.
Si chinò verso il suo viso sfiorandole i capelli.
Il profumo del balsamo alla vaniglia colpì i suoi sensi e i suoi occhi verdi si socchiusero un momento come per prestare più attenzione a quel dettaglio.
Dimmi allora quel poco che c’è. Voglio sapere tutto di te.
Gerard si mosse al di sopra della sua spalla allungando una mano sulla scrivania e provocando un fruscio di fogli che interruppe quella preghiera silenziosa.
“Ecco qui.” Annunciò porgendole un foglio piegato in quattro.
“Cos’è?” domandò incuriosita e con lo sguardo luminoso la ragazza.
“Tutto quello che c’è da sapere di me…” ribadì lui.
Charlotte lo guardò un momento interdetta, ma quando le sue dita rivelarono ciò che c’era sulla carta non poté fare a meno di regalargli il sorriso migliore che poteva sfoggiare.
Sul foglio bianco era disegnato il suo viso. Era ciò che Gerard aveva fatto quando ancora non si conoscevano e non le aveva mai mostrato.
“Grazie…”
Il moro sorrise baciandola di slancio.
Il sapore di caffè colpì Charlotte che non si lasciò pregare che ricambiò il bacio aggrappandosi alla sua maglietta lasciando scivolare il disegno dalle proprie mani.
Una sirena in lontananza, il clacson dei taxi gialli per le strade erano un sottofondo simile a un brusio nella sua testa nonostante fossero in realtà molto vicini, perché lei ormai riusciva solo a sentire la voce di Gerard e le sue mani che accarezzavano la sua pelle perdendo il controllo.
 
Parole. Inutili contro i sentimenti, perchè si spiegano da sé.
 
 
Note dell’autrice:
Posso solo dire…scusate il ritardo! Questo capitolo proprio non voleva scriversi!! Ma con la velocità di una lumaca alla fine qualcosa è saltato fuori!
Spero vi piaccia, forse è un po’ differente dai presedenti con questo “intercalare” sulle parole. Aspetto di sentire la vostra :D
p.s Ho modificato l'ultima parte, non avevo dormito e anzi che scrivere Charlotte ho scritto Tiffany! Le ff si sono accavallate nella mia testa!! Scusatemi tanto, comunque ho rimediato all'errore!! Grazie a Ghost che me lo ha fatto notare!! Un bacione.
Kat

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Capitolo 11
*** Who owns my heart? - Finale ***


 

Kathrine uscì dalla tavola calda aperta ventiquattro ore su ventiquattro, dove ora faceva turni massacranti per mantenere in parte l’affitto di Charlotte, con cui conviveva da qualche giorno dopo essersene andata di casa, lontano da quell’arpia di sua madre.
Infilò gli auricolari alle orecchie, camminando a passo svelto per la via di New York ancora immersa in una fitta cortina di nebbia mattutina, sperando che la musica ad alto volume riuscisse a tenerla sveglia dopo aver lavorato tutta notte.
Dio che stanchezza, forza Kat, devi andare a lezione, non puoi fermarti ora, non puoi…non dopo quello che Frank ha fatto per te.
Frank. Si era impegnato così tanto nel ballo che era riuscito a farle passare la selezione, solo che ancora non lo sapeva.
Madame Rolland l’aveva contattata al telefono la sera prima annunciandole con tono lievemente piccato che era stata scelta per andare a Parigi ed esibirsi nel lago dei cigni.
Non posso mollare tutto così…ma…come glielo dico?
La ragazza rallentò il passo consapevole di essere ad un bivio.
Doveva scegliere tra le due cose che amava di più al mondo.
Frank o il ballo? La persona che l’aveva appoggiata e aveva fatto salti mortali e che gli aveva regalato il proprio cuore senza pretendere nulla in cambio, o la passione per cui aveva lavorato una vita sputando sangue, il proprio sogno?
Forse mamma aveva ragione. Quel pensiero la colpì per la prima volta in tutta la sua vita.
Forse sua madre non voleva si legasse a qualcuno proprio per non trovarsi a scegliere un giorno tra le due cose.
Sospirò passandosi una mano tra i lunghi capelli blu leggermente spettinati.
Come farò ora?
 
 
*
 
“Svegliati Frank! Svegliati!” Gerard scosse l’amico che mugugnò rigirandosi su un fianco nel letto.
“Frank devo parlarti è urgente!” Insistette.
“Non rompere…” sbiascicò l’altro coprendosi la testa col cuscino.
Gerard s’infilò sotto le coperte accanto a lui.
“Ha chiamato Kathrine!”
Frank scattò come un fuso in piedi, guardando da ogni parte della stanza “cosa? Come? Quando? Perché? Che ha detto? Sta bene? Oddio un’altra volta il turno di notte e io ho dormito anziché farle compagnia! Le è successo qualcosa? E’ arrabbiata? Mi odia? Mi ha lasciato? Oddio Gerard! ODDIO!”
Ha funzionato, ora ho la sua attenzione! Pensò tra se e s’è l’amico impassibile.
“ALLORA?”
A Frank sarebbe venuto un infarto o gli sarebbe scoppiato un embolo se non si fosse calmato.
“Frankie…” cominciò lasciandosi sorprendere da uno sbadiglio “era una bugia, non mi avresti prestato attenzione se non avessi nominato Kat!”
“Quindi…” il ragazzo si grattò la testa “non ha chiamato?”
“No”
“Stronzo!” spintonò Gerard lontano da sé, cercando di farlo cadere dal letto.
“Sei meschino! Non si fa così! Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Ho notato!” ridacchiò l’altro.
Frank sbuffò sonoramente buttandosi nuovamente sul materasso e tirando a sé tutta la coperta.“Fa freddo!” si lamentò guardandolo in cagnesco.
“Cosa ci fai poi nel mio letto? Fa molto gay la cosa lo sai?”
Gerard alzò un sopracciglio e tirò il lenzuolo prepotentemente “Fuori dalle coperte è freddo”, sottolineò con la voce l’ultima parola. “E tu nemmeno con le cannonate ti svegli, io devo parlarti! Sei o non sei il mio migliore amico?”
“Che palle! Spara!” si arrese il tatuato puntando i suoi occhi in quelli verdi cangianti di Gerard.
“Abbiamo fatto l’amore”.
“COSA? Chi io e te? Oddio mi hai drogato? Non me lo ricordo! Pervertito! Che stai dicendo?”
“Frank calmati cazzo!”
“No, che non mi calmo! Sono rivelazioni da fare a quest’ora del mattino?!” si portò le mani alla testa con gli occhi fuori dalle orbite “l’ho tradita! No, no! Ma come ho fatto? Che droga mi hai dato? Non ti facevo così, Gee! Dai cazzo!”
Gerard rise a crepapelle “Oddio sei folle! Ti guardi troppi film!”
“Potevi dirmelo che eri innamorato di me!”
“Ah si? E sapendolo che avresti fatto?” domandò incuriosito.
“Lo sei?”
“No.”
“E allora perché?!” il tono di voce si fece flebile.
“Frankie…non sto parlando di me e te…”
L’espressione del ragazzo tatuato mutò mentre le labbra andarono a formare una o.
“OH!” esclamò poi a voce alta “OOOH!”
“Ci sei arrivato?!”
“OOH!” il cervello gli si era inceppato sulla vocale.
“Sta mattina mi preoccupi più del solito!”
“Tu e Charlotte! Ok, recepito, WOW!” gli occhi gli s’ingrandirono rivelando dei riflessi più chiari, era quasi emozionato “e…come è stato? Bello?”
Che domanda idiota, se l’ama certo che è stato bello!
“Intenso…”
“Tu mi rompi ad un orario improponibile per dirmi questa cosa, dopo che mi hai fatto saltare una coronaria, per poi dirmi solo…INTENSO? MA DI CHE COSA TI FAI?!”
 
 
*
 
“Ehi, tu!” un ragazzo incappucciato da una felpa nera dei greenday, da cui spuntava un giovane viso adornato da un paio di occhiali e qualche ciuffetto spettinato biondo la indicò attirando la sua attenzione.
Charlotte si bloccò interdetta davanti l’entrata dell’istituto, con il dito bloccato sui tasti del cellulare che stavano mandando un sms a Kat.
“Parli con me?” domandò indicando poi se stessa senza capire.
Lo sguardo le scivolò sul borsone dall’aria pesante, che il ragazzo stringeva in una mano.
Dev’essere arrivato qui da poco, un nuovo studente?
“Sei Charlotte vero? La regista!”
Gli occhi nocciola della ragazza si sgranarono per la sorpresa.
Come fa a conoscermi?
“La fidanzata di Gerard! La francese!” continuò quello con tono entusiasta.
“ehhmmm…” si sentì in imbarazzo, quel ragazzino sapeva tutto di lei, mentre nella sua mente riguardo lui, c’era solo il buio più totale.
“Si, sono io…”
Gli occhi dell’altro sembrarono illuminarsi. Il ragazzo allargò le braccia e si avvicinò a lei stringendola “Sarai la mia cognataaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Che…che…”
“Sono Mikey! Il fratello di Gee!”
Oh mio Dio, Gee ha un fratello e non me l’ha mai detto!!!
“Impossibile non riconoscerti, mi ha mandato dei tuoi ritratti! Certo che è peggiorato nel disegno, sei molto più bella dal vivo!”
“Grazie…io non…non sapevo saresti arrivato!”
“Quello stupido di mio fratello omette sempre dettagli importanti! Andiamo a fare colazione insieme?” propose all’improvviso.
“Mi piacerebbe…” sorrise dolcemente ma dovette declinare l’invito, “purtroppo devo raggiungere la mia insegnante! Al telefono sembrava una cosa importante, devo discutere con lei del mio ultimo corto…” sospirò “in cui compare anche tuo fratello, non posso proprio tardare!”
Mikey fischiò. “Cavoli, fate proprio sul serio qui!”
Si voltò a guardare l’edificio elegante ed imponente a cui aveva dato le spalle per tutto il tempo.
“Pensi ci metteranno molto?” chiese specificando poi “Gee e Frank!”
“Di solito sono gli unici ritardatari dell’istituto!” rise lei, ripensando al primo giorno di corso.
“Però dovrebbero arrivare a momenti!”
Il ragazzo rispose con un sorriso alla rassicurazione dell’altra e infilò le mani in tasca con fare tranquillo.
“Bene, aspetterò qui ancora un po’, è stato un piacere conoscerti Charlotte!”
“Anche per me! Ci vediamo più tardi!”
“Ci conto!”
Si scambiarono un cenno di saluto con la mano e la ragazza corse su per le scale per poi scomparire nell’atrio.
E’ proprio un tipo strano il fratello di Gee!
 
 
*
 
Lago dei cigni, prima ballerina, Frank. Parigi, New York. Correre per i propri sogni o rinunciare.
Le alternative s’inseguivano nella mente di Kat. Guardò l’ultimo sms inviatole dall’amica.
“Sii sincera, appena lo vedi diglielo, lui capirà…ne sono certa!”
Sospirò. Aprì l’armadietto con un colpo secco della mano e ripose alcune cose al suo interno.
Una foto di lei e Frank con un cono gelato in mano dalle dimensioni esagerate in mano attirò la sua attenzione.
Era stata scattata subito dopo aver lasciato sua madre e la sua casa.
 
“Sai, non c’è niente di meglio di un gelato per scacciare il buon umore!” disse Frank mettendole il braccio attorno al collo e tirandola a sé, mentre camminavano sul marciapiede a pochi metri dai taxi gialli che sfrecciavano per le vie della città.
“Ci vuole uno di quelli grandi, di quelli tutti colorati che ti mettono allegria solo a vederli. Fidati, ti metterà di buon umore! E’ il mio rimedio segreto alla tristezza!”
“Sei proprio buffo!” rise Kat appoggiando la testa alla spalla dell’altro.
“Credi possa farcela anche senza di lei?” domandò flebilmente riferendosi a sua madre.
“Ne sono certo! Andrai a Parigi, ballerai davanti a tutti e lo farai divinamente!! Sarà un grande passo per la tua carriera! Ci riuscirai Kat! Ti appoggerò sempre…”
“Sempre, sempre?”
“Sempre.” Lo sguardo più chiaro del suo rivolto in lontananza e pieno di certezze “Basta che non mi lascerai per un ballerino biondo e per bene!” aggiunse in una risata.
“Impossibile!”
“Allora sei pronta?” Frank si fermò davanti ad una vetrina dall’insegna dai colori sgargianti.
Kat alzò la testa e notò sopra di lei un cono al neon dalle dimensioni enormi.
“Mi verrà mal di pancia…” mugugnò.
La testa di Frank si mosse in segno negativo “non puoi sottrarti. Deve superare le dimensioni della tua faccia, è ufficiale!”
“Va bene…”
“Più entusiasmo Kathrine Lewis!” la incitò il ragazzo.
“VA BENE!” accompagnò la frase da una piroetta e un sorriso.
“Fantastico, dopo faremo una foto!”
“Una foto?”
“Esatto, come ricordo della felicità ritrovata!”
“Sembra la frase di un film…”
“No, l’ho inventata io ora!”
 
Ripose la fotografia dove l’aveva trovata.
Lui così dolce e premuroso avrebbe capito. Aveva ragione Charlotte.
Quello non voleva dire abbandonarlo, ne scegliere l’arte a lui, semplicemente era rincorrere ciò per cui aveva lavorato e che era riuscita a raggiungere anche grazie a lui.
Era un ringraziamento per tutto il tempo e la voglia che le aveva dedicato.
 
“Tieni lontano tuo fratello da me, Gee!” la voce di Frank, squillante e cristallina raggiunse le sue orecchie.
Chiuse lo sportello dell’armadietto e la figura dei due amici entrò nella sua visuale.
Un altro ragazzo era in loro compagnia.
Stava appiccicato a Gerard e saltellava ripetendo “dov’è?! Dai voglio vederla! Vediamo se è bella quanto quella del mio fratellone!”
“Perché gli hai raccontato gli affari miei?” Domandò leggermente irritato il tatuato.
“Eddai Frank, aiutami! Lo sai che è insopportabile! Condividi questo fardello con me!”
Frank si portò una mano alla fronte con aria sfinita “Solo se la smette di fare l’isterico!”
“Francucciooooo!!!” Mikey si catapultò ad abbracciarlo.
“Staccati, mollami!”
“Dai Mikey fai il bravo! Ci vediamo dopo dobbiamo andare a…” Gerard venne interrotto dall’arrivo di Kat.
“Ciao ragazzi!”
“Oooh è leii! La fata dai capelli blu!!”
“Io sono che?!”
“La ballerina! Quella con la madre aci…” Frank intervenne tappando la bocca al biondino.
“E’ il fratello di Gee, ha problemi al cervello!” si affrettò a spiegare.
Kat scoppiò in una risata. Trovò i tre ragazzi così buffi che non riuscì a trattenersi.
La pazzia di Gee e Frank le sarebbe mancata parecchio.
 
 
*
Dopo una lunga cena a base di pizza sul tetto dell’appartamento di Charlotte, addobbato per l’occasione con luci e tavolini, che aveva avuto come ospite speciale Mikey, le due ragazze si appartarono per parlottare senza che gli altri ospiti le sentissero.
“Non gliel’ho ancora detto, non ce l’ho fatta. Parto domani pomeriggio!” disse Kat con le mani nei capelli.
“Ehi calma, ci sono io con te e ci sarò anche a Parigi!”
“Come?” gli occhi scuri di Kathrine si sgranarono senza capire, poi un’illuminazione.
“Oddio non dirmi che…” un sorriso di felicità per la sua amica.
“Ti hanno presa! Hanno scelto il tuo corto!!”
“Puoi dirlo forte, sorella! Sarò incaricata di fare un montaggio sul vostro lago dei cigni! Quindi non ti lascerò in balia della solitudine e del ballo! Sarò li, al tuo fianco!”
“Oh Charlotte!” kat si slanciò in un caloroso abbraccio.
Era un po’ più sollevata al pensiero che avrebbero affrontato il loro sogno e la distanza dai sue ragazzi di cui erano innamorate, insieme.
“E tutto questo affetto? Sono geloso!” il tono scherzoso di Frank irruppe prepotente.
“Vuoi rubarmi la ragazza?” disse Gerard intromettendosi.
“Dobbiamo dirvi una cosa…”
Quanto sarebbe durato quel coraggio? Sarebbe riuscita ad arrivare alla fine di quel discorso.
A chi appartiene il mio cuore?
“Frankie…” la ballerina si avvicinò al musicista prendendogli le mani. “Perdonami ti prego…” dovette trattenere le lacrime.
“Ehi…dimmi tutto…” la voce calda del moro le diede un po’ di coraggio e allo stesso tempo le rese le cose più difficili.
“Mi hanno presa per Parigi, grazie a te mi hanno…”
“Perché stai piangendo? Era il tuo sogno no?” Non la fece finire di parlare anche se sapeva benissimo cosa significavano quelle parole.
“E’ solo un lungo arrivederci, non certo un addio” sorrise sinceramente, felice del risultato ottenuto dalla propria ragazza. “Questo non mi renderà meno tuo”.
 
“Parti anche tu, non è vero?” chiese Gerard guardando Charlotte.
“Hai fatto furore, hai bucato il video!” sorrise l’altra.
“Sono contento…” sospirò, “non che te ne vai è chiaro, ma che tu sia riuscita in quello per cui sei qua, in ciò per cui lottiamo ogni giorno!”
“Le ragazze ci hanno proprio superati!” commentò Frank.
“Su con la vita, ci sarò io qui a tenerveli d’occhio!” La voce di Mikey partecipò a quei saluti.
“Credo saranno proprio in buone mani allora!” disse la francese guardando l’amica che ora sorrideva.
“Come sarebbe a dire? Gee! Lo hai sentito? Si ferma qui? E dove lo mettiamo?”
“Frank io non lo sapevo!! Lo giuro!” tentò di discolparsi l’amico con le mani alzate in segno di resa mentre lanciava uno sguardo torvo al fratello minore.
“E’ pericoloso! Lui mette le forchette nel tosta pane! Ci farà saltare per aria! Non voglio morire! Voglio diventare un musicista!”
“bla, bla! Lagnoso!”
“Mikey userò la violenza!”
“Ma fammi il favore nano!”
“A Mikey penseremo dopo, propongo un brindisi!” disse Gerard prendendo un bicchiere dal tavolo e sollevandolo al cielo.
“A noi. Ai nostri sogni e al giorno in cui potremmo ritrovarci!”
Tutti i presenti seguirono l’esempio del ragazzo e brindarono a quelle speranze.
Tutti col sorriso nonostante il futuro li stesse per dividere.
Senza paura anche se non sapevano cosa sarebbe stato di loro, perché in mezzo a tutte quelle incertezze, a quei passi nel vuoto erano ormai consapevoli di appartenere l’uno all’altro.
Avrebbero fatto dei sacrifici per l’arte, per diventare qualcuno. Avrebbero lasciato indietro cose e persone, ma nel loro profondo sapevano di poter contare su una mano amica. Su un sorriso conosciuto.
A chi appartiene il mio cuore? La domanda di Kat trovò nell’abbraccio di Frank e nel sorriso degli amici, finalmente una risposta.
Appartiene a loro, che sono i miei passi di ballo su una musica sconosciuta.
 
 
Note dell’autrice:
Ho aggiunto per questo finale l’avvertimento incompiuta alla ff.
L’idea di partenza era un’altra, ma purtroppo l’ispirazione iniziale per questa fic è andata scemando e piuttosto che tirarla per le lunghe e scriverla di malavoglia ho voluto concluderla.
Potete interpretare voi il finale, ciò che succederà…finirà bene tra loro o no? Ho fatto questa scelta anche per tenermi aperta la possibilità un domani - che mi torni la voglia di scrivere in questo fandom – di scrivere un seguito e di svelare la fine effettiva di questi ragazzi.
Ringrazio di cuore tutti quelli che han seguito fino a qui Who Owns My Heart e che hanno lasciato un recensione per darmi la spinta di continuare.
Chissà che non ci si ritrovi…
Kat :D

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