Saionij&Wakaba

di Anna Veronica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capelli sciolti ***
Capitolo 2: *** 2 ripetizioni ***
Capitolo 3: *** 3 amore non corrisposto ***
Capitolo 4: *** 4 solidarietà femminile ***
Capitolo 5: *** 5 Ballo di primavera ***
Capitolo 6: *** 6 Rabbia e dolore ***
Capitolo 7: *** 7 la rivincita di Wakaba ***
Capitolo 8: *** 8 un bacio a sorpresa ***
Capitolo 9: *** 9 un inizio difficile ***
Capitolo 10: *** 10 la richiesta ***
Capitolo 11: *** 11 l'appuntamento ***
Capitolo 12: *** 12 la notte ***
Capitolo 13: *** 13 un mattino sbagliato ***
Capitolo 14: *** 14 un addio inaspettato ***
Capitolo 15: *** 15 Confessioni con Touga ***
Capitolo 16: *** 16 Visita inaspettata ***
Capitolo 17: *** 17 difficili ammissioni ***
Capitolo 18: *** 18 quello che non sono senza di te ***
Capitolo 19: *** 19 Arrivi - Nuove Partenze ***



Capitolo 1
*** 1 capelli sciolti ***


 

Anche se si era a metà di marzo spirava acora alla mattina un vento gelido e non di rado le strade erano ancora ricoperte da una sottile lastra di ghiaccio. Per questo Wakaba portava ancora un cappotto pesante che le arrivava fino alle ginocchia, quel giorno si era svegliata con il buon umore e come poteva essere altrimenti, il giorno prima era rimasta fino a tardi a scuola per sistemare delle faccende al club di tennis ma soprattutto aveva assistito all'allenamento della squadra di kendo. Touga e Saionji erano impegnati nel combattimento, i visi concentrati uno sull'altro, in quel momento Wakaba aveva pensato come il ragazzo dai capelli verdi fosse affascinante in quella versione.

Pur conoscendo la sua fama di tipico bastardo da un mese a questa parte suscitava in lei un certo fascino, la ragazza si sforzava di ridere e scherzare normalmente ma quando lui le passava di fianco lei si irrigidiva e diventava subito rossa, come se si vergognasse di quel suo fare scherzoso e a volte infantile. Le ragazze che giravano intorno a Saionji infatti erano tutte delle ultime classi, portavano le gonne, già corte di per se, che a malapena coprivano il sedere, la camicetta sempre sbottonata e si truccavano pesantemente, erano tutte ragazze mozzafiato con il seno prosperoso e le labbra carnose, giravano attorno a quel ragazzo come le api sul miele.

Lui le assecondava, in giro si diceva che ne avesse una per ogni giorno della settimana, le più pettegole azzardavano che ne avesse una per ogni giorno del mese, tutte quelle voci all'inizio era assolutamente indifferenti a Wakaba ma da un pò di tempo cominciavano ad infastidirla.

Lei non era altissima, arrivava si e no al metro e 65, era mingherlina, la vita stretta, la gambe se pur lunghe ma magre, una seconda di reggiseno e le spalle strette, inoltre con quella acconciatura sembrava perennemente qualche anno più giovane della sua età effettiva, aveva da poco compiuto 16 anni ma molti la scanbiavano ancora per una studentessa delle medie.

Di tutte queste cose non ci aveva mai fatto molto caso fino ad allora, ma ora cominciavano a pesarle, anche se non si sarebbe mai ridotta in quel modo per farsi notare da un ragazzo, il suo mito di donna ideale era infatti Utena, la sua migliore amica. Per un certo tempo aveva pensato di essere lesbica tanta era l'ammirazione che provava per quella ragazza dai capelli rosa; si erano conosciute un anno prima, Utena era appena arrivata da un'altra città, dopo una settimana non aveva ancora socializzato con nessuno, Wakaba le si presentò per proporle qualche attività pomeridiana, visto che all'epoca seguiva i corsi di approffondimento di chimica e così era iniziato il loro rapporto di amicizia.

Un pò riluttante Utena aveva accettato di iscriversi al club di scherma dove la presidente, era eccezzionalmete una ragazza che era tralaltro famosa in tutta la scuola per la sua bellezza e per la sua sfacciataggine. Ripensando a questo Wakaba sorrise e si rese conto che proprio l'unica ragazza dell'ultimo anno a non averci mai provato con Saionji era proprio Juri, di lei giravano un sacco di voci, soprattutto che fosse lesbica ma nessuno le era così amico da avere il coraggio di chiederglielo.

Tutti quei pensieri resero il tragitto verso la scuola estremamente breve, ad aspettarla come sempre c'era Utena, i capelli se arrivavano fino al collo in un bellissimo taglio scalato che metteva in risalto la tonalità particolarissima dei suoi capelli... il fatto che si fosse messa insieme a Touga aveva dato i suoi frutti, pensò Wakaba sorridendo sempre più radiosamente.

Stava correndo verso l'amica quando vide sopraggiungere proprio Touga che prese di sopresa Utena e la baciò con passione, la ragazza dapprima rimase ferma poi rispose con un dolce sorriso cercando di nascondere il rossore che le aveva colorato le guancie.

Il ragazzo si volse verso Wakaba e la salutò con entusiasmo, lei agitava vistosamente la mano, quando gli fu davanti grindò: - Ma che belli che siete!!! - i suoi occhi sembravano quelli di una dodicenne che stava guardando Titanic, ad un tratto sbucò dal nulla Saionji, stranamento era da solo e aveva un'espressione seria, non che qualcuno l'avesse mai visto ridere, il massimo che tutti avevano potuto scrutare da quel viso era un gigno soddisfatto.

Vedendolo Wakaba si paralizzò, mentre il ragazzo salutava l'amico senza degnare nemmeno di uno sguardo Utena che gli faceva la lainguaccia: - che giornatina eh?! - sibilò la ragazza dai capelli rosa accoccolandosi ancora di più tra le braccia di Touga – Lascialo perdere, sai come è fatto.-

- Ma come fai a sopportarlo? -

- Pensa che lui mi chiede la stessa cosa di te.- e a quelle parole il viso di Utena si fece come quello di una bambina, tutto imbronciato.

Vedendoli Wakaba non riusciì a sopprimere una risata.

La giornata passò tranquilla, Wakaba fu presa da mille impegni come sempre, le lezioni al mattino, i laboratori al pomeriggio per accumulare crediti extra per l'università, il tennis, era quasi il tramonto quando la ragazza si diresse verso lo spogliatoio per farsi la doccia.

Come sempre era l'ultima a terminare gli allenamenti, vedendo che non c'era nessuno cominciò a spogliarsi, si diresse verso la doccia e poi fece una cosa che nessuno a scuola le aveva mai visto fare, nemmeno Utena: sciogliersi i capelli. La coda che portava nascondeva una chioma che con onde sinuose e voluminose le arrivava quasi fino le scapole, mise una mano dietro la schiena e si accorse che i suoi capelli si erano allungati più del previsto nell'ultimo mese, forse era tempo di dare una spuntatina.

Ad un tratto però, quando ancora aveva addosso l'asiugamano, si sentì un'esplosione provenire dall'esterno, senza badare tanto a come fosse conciata Wakaba si catapultò fuori. Sapeva che allenatori e prof a quell'ora erano tutti andati via e che se qualcuno avesse avuto bisogno d'aiuto non ci sarebbe stato nessuno.

Il rumore che aveva sentito proveniva dalla palestra di Kendo che andava a fuoco, vide un ragazzo a terra, era Touga che si teneva una mano sulla testa sanguinante: - Touga!!- disse correndogli incontro, il ragazzo sentendo una voce che lo chiamava alzò la testa ma fu subito preso da dei forti giramenti di testa e dovette mettersi in ginocchio.

- Cosa è successo?- chiese Wakaba ancora con il fiato corto.

- Non lo so, un corto circuito forse. -

- C'è qualcun altro dentro?-

- Saionji.- disse il ragazzo e subito cercò di rialzarsi ma i capogiri non gli davano tregua, vedendolo in quelle condizioni, Wakaba strinse forse a se l'asciugamano in modo che non le scivolasse, e corse all'interno della palestra in fiamma.

Grazie al fatto che era ancora umida il calore non le diede subito fastidio, il fumo però rendeva difficoltosa sia la respirazione che la vista, ad un tratto sentì dei rumori provenire da una parte della palestre, si avvicinò e scorse la sagoma di un uomo.

Quando realizzò che era Saionji lo afferrò per un braccio e vedendo che era ancora semi cosciente lo indusse ad alzarsi per farlo uscire da quell'inferno. Ci fu un altra esplosione che scaraventò i due ragazzi fuori, l'urto provocò un'abrasione sul braccio detro di Wakaba mentre Saionji rimanne a terra come se fosse svenuto.

La ragazza gli si avvicinò e cominciò a schiaffeggiarlo leggermente per svegliarlo, Saionji aprì gli occhi ma sembrava confuso. Il ragazzo vedeva una ragazza dai capelli lunghi e marroni che con il riflesso delle fiamme sembravano possedere tutte le sfumature del marrone, dal rosso all'oro, e poi vide quegli occhi, color castagna, che sembravano quasi gialli con quella luce che tremavano impauriti.

L'unica cosa che riuscì a fare prima di perdere i sensi fu passare una mano sulla guancia di quell'angelo che l'aveva salvato, perchè altro non poteva essere che un angelo.

Touga intanto era riuscito ad alzarsi, in lontananza si sentivano le sirene delle ambulanze, vide che una ragazza teneva sulle ginocchia Saionji e gli corse incontro. Con suo grande stupore si accorse che quella era Wakaba, i capelli mezzi bagnati e lunghi le ricadevano sulle spalle, il corpo piegato verso l'amico e quegli occhi, languidi e profondi ma che contenevano ancora tutta la spensieratezza tipica di quella ragazza.

Vide che il suo braccio stava sanguindando e le disse: - Ti fa male? - ma lei non rispose, continuava a tentere la testa di Saionji appoggiata al suo ventre era come se lo stesse cullando. Allora Touga le rivolse uno sguardo premuroso e le disse – Stanno arrivando i soccorsi presto starà bene.-

Dopo due ore i tre ragazzi erano nell'ospedale della città, Saionji era stato ricoverato per essere tenuto sotto controllo mente Wakaba e Touga dopo qualche medicazione erano in grado di tornare al dormitorio, nonostante questo decisero di rimanere vicino all'amico più sfortunato, il qualche verso sera si risvegliò. Wakaba si era intanto rivestita, l'asiugamano era tutto sporco di cenere e su qualche punto aveva delle macchie di sangue, ma decise lo stesso di tenerlo, era andata a prendere un caffè e quando tornò vide che Touga stava parlando con Saionji.

- hai avuto fortuna.- disse il ragazzo dai lunghi capelli rossi tentanto di rompere il ghiaccio.

- E io che non ho mai creduto in Dio.- disse d'un tratto Saionji.

- Che intendi?- chiese stupido l'amico.

- Come che intendo? Quell'angelo che mi ha salvato, poteva essere solo un angelo, cavolo quegli occhi erano bellissimi.- e con sguardo sognante si rivolse verso Touga che intanto però aveva volso lo sguardo dietro di se in cerca di Wakaba.

Vedendola ferma davanti alla porta le si avvicinò in fretta e dopo averla presa per un braccio la trascinò fuori: - Abbiamo un problema.- disse con tono grave.

- Che intendi?- chiese la ragazza preoccupata.

- Crede di aver visto un angelo.-

- Come prego?- disse Wakaba tentando di sopprimere una risata.

- Non penso ti abbia riconosciuto.- disse Touga con aria abbattuta.

A quelle parole il cuore della ragazze sembrò fermarsi per un istante, la tazza di carta che teneva in mano le scivolò lasciando fuoriuscire tutto il liquido caldo che per poco non la ustionò.

- Dovresti raccontargli quello che è successo.- disse il ragazzo cercando di consolarla.

Ma Wakaba presa la giacca se ne andò verso l'uscita, non sentì nemmeno il ragazzo che le gridava di fermarsi, uscì di fretta senza mai voltarsi indietro. Ora sapeva come mai senza nemmeno pensarci era entrata in quell'inferno di fuoco, lo aveva fatto perchè per lei la vita di Saionji era la cosa più importante, lo aveva fatto perchè lo amava.

Ma lui non l'aveva riconosciuta e anche se gli avesse raccontato la verità lui sarebbe stato sempre colpito da una ragazza dai lunghi capelli color nocciola e lo sguardo languido e non da una ragazzina dall'animo ingenuo e dalle sembianze di una tredicenne, pensado ciò le lacrime cominciarono a rigarle il viso, senza accorgersene si trovò nella sua stanza e sofgò tutte le sue lacrime sul cuscino.

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Capitolo 2
*** 2 ripetizioni ***


 

Quando Saionji tornò a scuola era ormai passata una settimana dall'incendio, gli allenamenti di Kendo erano stati spostati della palestra adiacente ai campi di tennis, ma non era l'unica cosa ad essere cambiata. Il ragazzo spavaldo e presuntuoso che tutti conoscevano sembrava essersi stancato della parte di playboy, rifiutava ogni avace molte volte umiliava pubblicamente le ragazze perchè gli stavano troppo attaccate.
Wakaba dal conto suo non fece nulla per fare capire a Saionji che era stata lei la causa di questo suo cambiamento, anzi si comportava sempre più stranamente e la prima ad accorgersi di questo fu Utena. Touga le aveva raccontato quello che era successo, ma sapeva che l'amica anche se spensierata era anche molto orgogliosa e mai avrebbe accettato una sua interferenza, però vederla in quello stato proprio non lo sopportava.
Wakaba era meno spiritosa del solito, passava l'intera giornata al campo da tennis e rietrava al dormitorio solo per cenare. Sempre più preoccupata Utena decise di prenderla da parte durante la pausa pranzo: - Dobbiamo parlare.- e la trascinò fuori nel giardino della scuola.
- Devi dirglielo, non puoi continuare così.- ma la ragazza rimase in silenzio osservando i ragazzi che giocavano a calcio. - Lo vedi anche tu che è cambiato, forse è il momento per spiegargli come stanno le cose no?!- a quelle parole Wakaba volse uno sguardo interrogativo all'amica come stanno le cose questo era semplice da dire, lei lo amava ma lui amava un persona che non sarebbe mai esistita.
Ma nemmeno alla seconda esortazione ci fu una risposta, Utena allora vedendo che l'amica non reagiva decise di non infierire ed insieme aspettarono la fine dell'intervallo.
Tra i laboratori e il tennis il pomeriggio volò come sempre, Wakaba si stava incamminando verso il dormitorio femminile quando vide Saionji, era appoggiato sulla muretta vicino al cancello d'entrata della scuola, portava la tuta da ginnastica e nella sacca che aveva ai piedi fuoriuscivano le spade del kendo. Anche così, con i capelli raccolti in un'alta coda di cavallo era incredibilmente bello, ad un tratto alzò lo sguardo ed incrociò quello della ragazza che era come ipnotizzato su di lui, cominciò ad avvicinarsi e a Wakaba sembrò che il cuore le fosse salito in gola.
Quando le fu di fronte la squadrò con aria sufficente per poi dire: - Touga mi ha detto che sei una delle migliori nella classe in chimica vero?- a quella domanda la ragazza mosse la testa timidamente, facendo segno di si poi lui continuò imperterrito – bene, ci vediamo domani alle 5 nel laboratorio di scienze.- e detto questo se ne andò senza nemmeno salutarla.
Basita e paralizzata Wakaba rimase lì ferma fino a quando una ventata d'aria gelita la destò da quello stato di trance in cui era caduta, nonostante fosse incredula di quelle parole si sentì pervadere da una strana sensazione, come di calore che dal petto le invadeva tutto il corpo, di colpo sembrò non percepire più nemmeno il freddo e se ne tornò così al dormitorio.
Tutta la giornata era passata all'insegna di quell'appuntamento, Wakaba aveva dovuto concentrarsi moltissimo a lezione e all'allenamento per non pensarci ma appena si distraeva la sua mente immaginava cosa avrebbero fatto, mentre la sua coscienza le continuava a ripetere che non doveva illudersi. Alle 5 in punto la ragazza era nel laboratorio di scienze, giocherellava con la matita per scacciare l'ansia, Saionji non si fece vedere che per le 5 e 30, Wakaba stava quasi per andarsene quando entrò dalla porta. Con fare svogliato arrivò di fronte alla ragazza e tirò fuori dalla cartella il libro di chimica, che era ancora perfettamente nuovo, segno che non gli aveva mai dato nemmeno un'occhiata poi disse:- Ho un problema con questo.- indicando il libro.
- Hai bisogno di alcune ripetizioni? - disse titubante la ragazza e delusa del fatto che fosse quello il motivo per cui l'avesse invitata lì.- Io non ho bisogno di un bel niente è che devo superare l'anno se voglio diplomarmi l'anno prossimo.- e detto questo la guardò con aria di superiorità.
Dio quanto lo odiava quando era così, quasi rimpiangeva il fatto di averlo salvato... o mio dio, lo aveva pensato veramente... un'espressione rammaricata le si dipense sul volto, poi con un filo di voce disse: - Se vuoi posso passarti gli appunti.- aspettandosi una nuova risposta velenosa.
- Penso che non mi basteranno, non è che potremmo trovarci qualche volta?- ora il tono sembrava calmo e quasi sereno anche se continuava a mantenere un espressione currucciata nel viso.Wakaba capì che quello che stava facendo era per lui uno sforzo immane, e gli rivolse un sorriso comprensivo che però lui non notò gran che visto che volgeva lo sguardo verso l'esterno.

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Capitolo 3
*** 3 amore non corrisposto ***


 

Prima una volta a settimana, poi due, in tre settimane si incontravano praticamente tutti i giorni, all'inizio non era stato facile, il livello di Saionji era più basso di quanto si fosse aspettata ma nonostante questo riuscì comunque a mettersi al pari con il programma.
Il loro rapporto era migliorato, le battute acide di lui diminuivano a vista d'occhio, evidentemente si era accorto di quanto Wakaba fosse brava e questo gliela faceva rispettare, qualche volta non riusciva a controllare la rabbia che gli veniva quando non riusciva in un esercizio ma lei pazientemetne gli ripeteva tutto il procedimento. Nessuno era mai stato così paziente nei suoi confronti, con Touga era un altro discorso perchè era un ragazzo ma lei era una ragazza che lui aveva sempre visto solo in un modo e cioè per divertimento.
Gli venne l'idea che forse, se fosse riuscito a passare il test di quella settimana avrebbe dovuto ringraziarla ma non sapeva da che parte cominciare, così decise controvoglia di rivolgersi all'unica persona che in quel momento le sarebbe stata d'aiuto e cioè Utena.
- Utena potrei parlarti?- era l'intervallo e la ragazza stava chiaccherando animatamente con Wakaba che rideva a crepapelle, vedendola così Saionji si imbarazzò leggermente anche se non si sapeva spiegare il motivo di quella reazione.
- Vostra signoria ci fa onore della sua presenza.- disse l'altra con tono beffardo.
- Falla finita, è una cosa importante ora vieni con me, per favore.- vedendo che il ragazzo non demordeva Utena lo seguì non prima di strizzare l'occhi all'amica che divenne rossa come un peperone.
I due rimasero a parlare per qualche minuto, Saionji arrivò subito al sodo e chiese, nella più totale sopresa della ragazza, quali fossero le cose che piacevano a Wakaba e cosa le avrebbe fatto piacere ricevere. Utena avrebbe voluto dirgli tutta la verità, ma si limitò a consigliargli i girasoli che erano il fiore preferito dall'amica, anche se scettico Saionji accettò il consiglio.
Il giorno prima del compito nell'aula di scienze Wakaba stava correggendo gli ultimi esercizi di Saionji quando lui le chiese:- Ce l'hai il ragazzo?- a quella domanda la ragazza si irrigidì, il viso le divenne color porpora, deglutendo in modo visibile rispose in modo titubante: - No e tu? - il ragazzo poggiò il viso su una mano e guardò fuori il sole che volgeva al tramonto:- No, ma penso di essermi innamorato.- credendo che fosse una delle sue solite battute Wakaba disse subito: - Fammi indovinare ultimo anno?- ma lo sguardo di Saionji rimase serio e con tono pacato continuò:- No, hai presente l'incidente in cui sono stato coninvolto circa tre settimane fa, bè una ragazza mi ha salvato, aveva degli occhi bellissimi e dei capelli lunghi fino alle spalle, cavolo...- il viso della ragazza era una sfinge, fissava il ragazzo davanti a lei con un'espressione indescrivibile, costui vedendola al quanto stupefatta le chiese: - Per caso la conosci? - e quelle parole furono come il colpo fatale, lo sguardo di Wakaba si fece cupo, le lacrime cominciarono a comparirgli agli angoli degli occhi, ma abbassò velocemente lo sguardo e disse velocemente: - No mi dispiace, comuque sei pronto per domani, il test sarà un gioco da ragazzi.-
- Grazie.- disse lui e si aprì in un sorriso, il primo che lei avesse mai visto, quella fu proprio l'ultima goccia.- Ora devo proprio andare.- e presa il quanderno corse fuori, cercando di coprirsi il viso da cui ormai sgorgavano copiose lacrime.
Il mattino seguente ci fu il famigerato test, Saionji fu uno dei primi a consegnarlo e non perchè come suo solito lo aveva lasciato in bianco ma perchè era riuscito a risolvere tutti i quesiti in tempo record. Sfruttò la pausa pranzo per andare dal fioraio dove prese un bel mazzo di girasoli, pensandoci capì che non poteva esserci fiore più adatto alla personalità di Wakaba anche se ultimamente l'aveva vista un pò giù.
Al club di tennis gli dissero che la ragazza oggi aveva il giorno libero, e così andò direttamente al dormitorio, vedendolo arrivare le ragazze andarono in disibilio, tutte speravano che venisse da loro con quei bellissimi fiori.
Incontrò sulle scale Utena che lo scortò fino alla camera di Wakaba, la quale si stava facendo una doccia ma aveva lasciato la serratura aperta. Saionji entrò e vide che la camera della ragazza era ordinatissima, ma era anche piena di colori, il copriletto lilla, le tende verdino, l'armadio tempestato di foto e ritagli colorati e sopra il letto un poster di un campo di fiori.
Wakaba era sotto la doccia quando sentì qualcuno entrare nella sua stanza, una voce gli arrivò in modo distorto: - Wakaba sono io,Saionji, ti ho riportato il libro che hai dimenticato ieri.- quasi senza pensarci prese l'asciugamano se lo passò velocemente per togliere alla bene e meglio l'acqua e infilò velocemente una canottiera e un paio si short.
Saionji aveva sentito l'acqua chiudersi, vide sulla sedia vicino alla scrivania un'asciugamano, forse se lo era dimenticato, si avvicinò ma notò che era sporco. Fu come un flash, le immagini dell'incendio tornarono a fargli visita con una nitidezza che fino ad allora non conosceva, vide che quel pezzo di stoffa aveva delle bruciature su alcune parti e da quel momento in poi tutto fu chiarissimo. - Scusa, se ti ho fatto aspettare.- la voce di wakaba lo colse alla sprovvista, si voltò e la vide, con i capelli bagnati che le cadevano sulle spalle, gli occhi languidi proprio come quel giorno, quando si accorse di cosa il ragazzo teneva in mano si portò le mani alla bocca, passò una mano sui capelli e quando capì che erano sciolti tentò di correre in bagno.
Ma Saionji gettati a terra i fiori la afferrò per un braccio bloccandola e gli disse:- Allora sei tu?- lo sguardo della ragazza era pieno di amarezza, poi il tono del ragazzo divenne furente: -Perchè non me lo hai detto?- e come se quella frase avesse contenuto tutto il coraggio che fino ad allora Wakaba non era riuscita ad avere, anche se con gli occhi pieni di lacrime alzò il viso e gli disse: - Perchè non mi avevi riconosciuto.- disse abbasando gli occhi verso il pavimento, allora lo sguardo di Saionji da prima sconsolato divenne ancora più duro.
- Perchè non me lo hai detto?- disse stringendola sempre di più.
Ma la ragazza rimase con la bocca semi aperta incapace di proferire nemmeno un suono, sempre più irato il ragazzo cominciò a squoterla e urlando le disse: - è per questo che mi hai aiutato con chimica? Credevi... - ma Wakaba non gli fece finire la frase interrompendolo: - No, non è così e poi sei venuto tu a chiedermi aiuto?- ora anche dagli occhi della ragazza si poteva intravedere amarezza e delusione, ma soprattutto rabbia, con una movimento deciso si liberò dalla morsa del ragazzo e andandogli quasi sotto il naso gli urlò: - Per chi mi hai preso, per una di quelle ragazze con cui te la spassi? Ora per favore esci dalla mia stanza.- e detto questo aprì la porta.
Saionji rimase come pietrificato dalla reazione che quella ragazza, che aveva sempre considerato solare ma senza un briciolo di carattere, aveva avuto con lui e si rese conto che non la conosceva affatto. Poco prima di varcare la soglia si volse ancora una volta all'indietro, per evitare di incrociare i suoi occhi Wakaba aveva rivolto lo sguardo altrove, non voleva che finisse in quel modo e decise che se a qualcuno spettava l'ultima parola quello sarebbe stato lui.
- Una cosa però me la devi dire, come mai mi hai salvato? - il ragazzo si aspettava una risposta veemente come quella di poco prima, ma la ragazza alzò lentamente il viso, gli occhi erano arrossati e pieni di lacrime, nonostante le labbra le tremassero vistosamente riuscì a dire: - Perchè ti amo.- a quelle parole sembrò che il tempo si fosse fermato, rimasero entrambi fermi l'uno davanti all'altro. Poi Saionji le si avvicinò, le passò una mano sul viso, lei non oppose resistenza era come in balia dei suoi movimenti, lentamente il ragazzo le si avvicinò all'orecchio e piano le sussurrò:- Come potrei mai amare una ragazza che finge così spudoratamente e cela la sua vera natura?- e detto questo se ne uscì dalla stanza.
Wakaba rimase ferma ad osservare il ragazzo uscire a passo spedito dalla sua stanza, quella frase era stata come una pugnalata alla schiena, le lacrime continuavano a rigarle il viso e non davano segno di voler smettere.
Un ansia irrefrenabile la prese, corse in bagno per cercare di calmarsi, ma quando si vide allo specchio urlò dalla rabbia, quei capelli lunghi che le ricadevano sul viso, sembrava così diversa, praticamente era irriconoscibile.
L'amore non corrisposto fa schifo... pensò mentre cercava di asciugarsi il viso. Da quel giorno niente sarebbe stato come prima.

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Capitolo 4
*** 4 solidarietà femminile ***


 

Il giorno dopo Saionji si recò a scuola molto presto, sapeva che sarebbero usciti i risultati, andò davanti alla bacheca del pian terreno, dove già s'era riunita un numero consistente di alunni, e cominciò a scrutarla. Sapeva che il test era andato bene ma non si aspettava di certo di trovarsi al secondo posto, quando lo vide si sentì estremamente soddisfatto un pò come quando vinceva un duello a kendo. Ad un tratto sentì delle voci provenire dall'entrata, insieme a lui tutti i ragazzi della scuola erano girati verso il punto da dove venivano quei rumori.
All'inizio non riuscì a capire di che cosa si trattava poi intravide la chioma rosa di Utena ma di fianco a lei... Non poteva essere... Wakaba aveva sciolto i capelli, delle onde voluminose color nocciola le cadevano delicatamente sulle spalle, quel particolare la rendeva diversissima dal suo solito, tutti quanti erano estasiati. Ora non era solo Utena a focalizzare l'attenzione ma anche Wakaba, vedendola arrivare le ragazze cominciarono a fare dei gridolini e appena raggiunsero la ragazza la inondarono di complimenti.
Saionji era allibito, che cosa voleva dimostrare con quel gesto? La rabbia cominciò a pervaderlo come se fosse un vulcano sul punto di esplodere anche se non sapeva bene come spiegare il motivo di tanta agitazione, prese la borsa e si diresse velocemente verso il bagno dei maschi.
Touga stava entrando nell'atrio della scuola quando vide l'amico dirigersi a passo svelto verso il bagno, notando la sua espressione currucciata lo seguì. - Hei che succede?- disse quando riuscì a raggiungere l'amico.- Lasciamo perdere non è giornata.- sibilò l'altro senza nemmeno voltarsi e poggiano le mani su un lavandino. - Riguarda Wakaba?- come se quelle fossero state delle parole magiche Saionji di scattò prese Touga per il colletto della giacca e sbattendolo contro il muro lo alzò da terra, quasi come se stesse ringhiando gli disse:- Non hai capito l'antifona?!- e lo mise giù di colpo. - Datti una calmata, sei proprio l'ultimo che dovrebbe incazzarsi in questo momento.- Touga aspettandosi un pugno dall'amico si mise una mano davanti al viso, ma vedendo che questo non reagiva si alzò e gli si avvicinò, Saionji sentì la sua presenza avvicinarsi e tirando un profondo sospiro disse: - Dico ma l'hai vista? Un giorno dice che mi ama e quello dopo si presenta così a scuola.-
- Che cosa ti aspettavi scusa? -
- Non ne ho la più pallida idea.-
Detto questo uscì sbattendo la porta, quando fu nel corridoio si accorse che stavano tutti entrando nelle rispettive classi, accellerò il passo per non fare tardi ma ad un tratto si trovò di fronte proprio Wakaba e Utena, la prima aveva lo sguardo vuoto, mentre la seconda lo squadrava da capo a piedi, se non ci fosse stato nessuno gliele avrebbe suonate di santa ragione.
Rimasero lì fermi in mezzo a tutti gli altri per qualche secondo, poi Utena tagliò corto dicendo: - Andiamo Wakaba o faremo tardi.- e prendendo per mano l'amica la trascinò via, Saionji osservò le due ragazze andarsene, mentre Wakaba non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo, nemmeno quando aveva dovuto passargli accanto, aveva sempre mantenuto lo sguardo basso.
Da quel giorno i due non si scambiarono più nemmeno un saluto, Wakaba rimaneva a scuola sempre più a lungo, e non rientrava mai al dormitorio prima del tramonto, questo fece preoccupare non poco Utena che decise allora di fare qualcosa, dopo qualche insistenza le aveva confidato quello che era successo e questo l'aveva letteralemente mandata su tutte le furie.
Intanto era passato una settimana da quando Wakaba aveva cominciato a portare i capelli lunghi, non ci era voluto molto perchè una flotta di ammiratori e qualche ragazzo più grande cominciasse a ronzargli intorno anche perchè ormai non mancava più molto al ballo di primavera, ma lei puntualmente dava il ben servito a tutti, e la scusa per eccellenza era... il tennis. Si allenava sempre più assiduamente, ma oltre a questo sembrava volersi distaccare completamente da tutto a da tutti.
Utena decise così di andare un pomeriggio al dormitorio maschile, sapeva che la stanza di Saionji era quella antistante quella di Touga, quel giorno non avevano l'allenamento di kendo ed era certa che l'avrebbe trovato lì.
Quando vide comparire sulla soglia della sua camera Utena a Saionji comparve un' espressione currucciata sul viso. - che vuoi?- disse cercando di essere il più indifferente possibile.- Non fare il finto tonto con me, mi fai entrare o vuoi che lo sappiano tutti?- detto questo il ragazzo la fece passare. Appena la porta si chiuse Saionji sentì arrivargli un pugno che lo colpì in pieno, cadde all'indietro e quando si rese conto di cosa gli era successo tentò di obiettare dicendo: - Ma che caz...- ma la ragazza gli urlò contro: - Stai zitto, abbi almeno la decenza di stare zitto. Comunque questo è da parte di Wakaba, visto che non avrebbe mai potuto farti una cosa del genere ci ho pensato io.-
Intanto il ragazzo si era alzato, la guancia gli doleva terribilmente e già cominciava ad arrossarsi: - Che cos'è solidarietà femminile?- ma Utena gli lanciò un'altra occhiataccia che subito lo zittì.
-Pensi di continuare così per tutto l'anno? Non credi di dovergli delle scuse?- sapeva che la ragazza aveva ragione, ma nonostante questo indossò quella maschera che tutti credevano essere la sua personalità, quella del bastardo senza cuore e in modo arrogante le rispose:- Forse dovrebbe essere lei a chiedermi scusa, non credi?!- quella provocazione fu subito raccolta dalla ragazza che gli si avventò contro e prendendolo per il collo della maglietta gli disse: - Sentimi bene, falle ancora del male e io giuro che non potrai più praticare il kendo, nemmeno quello per disabili è chiaro? E se non si riprenderà, dopo quello che è successo, diventerò il tuo peggiore incubo.- e lo scaraventò a terra, ripresa la borsa che era caduta a terra se ne uscì dalla stanza sbattendo tutte le porte che trovò nel suo cammino.

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Capitolo 5
*** 5 Ballo di primavera ***


 

Il ballo di primavera un evento molto sentito all'interno della scuola, in pratica era lo spartiacque tra le matricole e quelli dell'ultimo anno, vi partecipavano gli studenti che frequentavano dal terzp all'ultimo anno. Tutte le ragazze erano in subbuglio e aspettavano con ansia che qualche loro compagno si proponesse loro, chi andava in coppia al ballo voleva far vedere alla scuola che stava con qualcuno, e proprio per questo l'evento era la maggior fucina di gossip di tutto l'anno.

Dal lunedì il giornalino scolastico pubblicava i nomi di quelle coppie che molto probabilmente si sarebbero presentate, Utena era naturalmente presente insieme a Touga e tutti si chiedevano se finalmente avrebbe indossato un abito abbinato al colore dei capelli del suo ragazzo, poi c'era il toto accompagnatrice per quanto riguardava Saionji, le papabili erano tutte dell'ultimo anno, ma sembrava avere una marcia in più una certa Mika, capo del club di recitazione.
Wakaba non ne poteva più di rifiutare gli inviti dei ragazzi, era ormai convinta che non avrebbe partecipato a quella festa, di certo Saionji avrebbe trovato qualche espediente per umiliarla davanti a tutti e poi cosa ancora più importante si sarebbe sentita tremendamente a disagio: Utena e Touga avrebbero ballato per tutta la notte, si sarebbero scambiati qualche tenero bacio e lui ogni tanto l'avrebbe accompagnata fuori tenendola sempre stretta a se, lei sarebbe stata di troppo, e vederli le avrebbe fatto ricordare quanto infelice fosse.
Arrivò così venerdì, il giorno fantomatico del ballo, le lezioni corsero via veloci, e quando suonò la campanella tutti se ne andarono nei loro dormitori per prepararsi. Il dormitorio femminile era un continuo sbattere di porte, voci che si rincorrevano, tacchi che sbattevano sul parquet, in tutto quel frastuono per Wakaba studiare era impossibile così decise di ascoltare un pò di musica.
Si distese nel letto e portò le gambe al petto, ranicchiandosi su se stessa, un'immensa malinconia cominciò a pervaderla e le lacrime si fecero strada tra le sue guancie arrossate, cercò di soffocare i singhiozzi sul cuscino quando ad un tratto sentì bussare.
- Wakaba sono Utena.- asciugandosi in fretta e furia la ragazza andò ad aprire all'amica. Utena teneva in mano una scatola abbastanza voluminosa, con fare soddisfatto gliela pose e disse: - ecco qui, dovrebbe essere della tua taglia, il colore è una favola, cioè non che me ne intenda ma hai sempre detto di adorare il verde quindi... bè provalo no?!-
- Ma Utena...- disse titubante Wakaba. - Si mi ricordo che non vuoi venire al ballo, che ti senti di troppo e bla bla bla, però avanti, è il nostro primo ballo qui, e poi questo vestito mi è costato un occhio della testa.- e dicendogli ciò gli strizzò l'occhio, vedendo così determinata l'amica a Wakaba venne da sorridere, prese il vestito e andò in bagno a cambiarsi.
Il vestito era di un verde pallido, un color pastello perfetto per un ballo di primavera come quello, le spalline erano di tulle e cadevano leggermente dalle spalle, la scollatura era semplice e in vita c'era un nastro dello stesso colore, poi il vestito si apriva in mille pieghe dando l'impressione di essere leggerissimo. Quando Wakaba uscì dal bagno Utena rimase senza parole, poi dopo essersi ripresa disse:- Cavolo sei uno schianto! - ed entrambe si misero a ridere, la ragazza dai capelli color nocciola ora sembrava provarci gusto e propose: - Raccolti o sciolti?- disse sistemandosi un pò i capelli... allora l'amica vedendo che finalmente l'altra si era decisa le sorrise ed insieme finirono di prepararsi per la serata.

 

 

La palestra era stata addobbata in ogni dove, fiori di tutte le specie riempivano i tavoli e le finestre, festoni di carta ai muri e luci psicadeliche ad illuminare la pista da ballo. Nella sala vi era già molta gente, Utena e Wakaba fecero il loro ingresso assieme, la prima aveva avvertito Touga che si sarebbero incontrati più tardi ma che l'entrata ufficiale l'avrebbe fatta con la sua amica.
Ci fu un mormorio e poi silenzio totale, le due ragazze sembravano aver attirato tutta l'attenzione su di loro, Utena aveva un vestito scuro, forse blue notte, con scollo all'americana e profonda scollatura sulla schiena, le scivolava dolcemente sul corpo e finiva con qualche pezzo di tulle nero. Wakaba sembrava il suo opposto, angelica e bellissima, nel suo vestito verde chiaro, i capelli erano legati in una morbida coda bassa da un sottile nastro di raso dello stesso colore del vestito.
Anche se in imbarazzo non si pentì di essere andata al ballo, avrebbe trovato un modo per divertirsi, ed infatti appena scese sulla pista da ballo moltissimi ragazzi le si avvicinarono per chiederle di ballare. All'inizio fu schiva, ma poi si lasciò andare e acconsentì alle richieste dei pretendenti, anche se dopo ogni canzone dava il ben servito al ragazzo e cambiava partner.
Ad un tratto tutti si bloccarono, sulla soglia era comparso qualcun altro, Wakaba non riusciva a vedere dalla posizione nella quale si trovava e cercò di andare avanti, poi vide che la folla si apriva come in due e lo scorse... Al centro della pista c'era Saionji che teneva sotto braccio una ragazza biona, alta, fasciata in un succinto abito rosso fuoco, i due erano quasi della stessa altezza e sembravano appena venuti fuori da una sfilata di moda, quella ragazza doveva essere Mika.
Vedendoli insieme il cuore le si fermò, aveva sperato che anche lui si sarebbe presentato alla festa da solo ma la realtà era che se lui si era innamorato di una persona che non era mai esistita, anche lei aveva fatto lo stesso credendo che Saionji fosse un uomo migliore.
Non riuscendo più a sopportare quella vista decise di andarsene fuori, spirava un'aria fredda e in lontananza si potevano vedere le nuvole scure di un temporale, di lì a qualche ora sarebbe arrivato anche lì. Vicino alla palestra c'erano i campi da tennis, Wakaba si diresse lì, in particolare andò su quello con la terra rossa la sua preferita, si tolse le scarpe con i tacchi, alzò il vestito per evitare di macchiarlo ed entrò sentendo sotto i piedi l'umida terra, fece qualche respiro profondo e sentì che si stava calmando. Quando il vento si fece più forte e le nuvole coprirono interamente il cielo sopra la paelstra Wakaba decise di tornare dentro per evitare di prendersi un acquazzone, nemmeno fece in tempo ad arrivare in pista che già un gruppetto di ragazzi la assillava per danzare con lei, diede l'opportunità ad un ragazzo di nome Irie della sua stessa classe, alto e magro con un taglio di capelli decisamente banale, gli occhiali che sembravano due fondi di bottiglia ma il sorriso sincero. Anche se era imbranato a lei faceva tenerezza e poi ogni tanto le faceva qualche battuta, più che altro su come erano vestite alcune ragazze e lei rideva sempre, forse era quello che ci voleva per dimenticare quello stronzo di Saionji.
Ci fu il momento dei lenti, Wakaba però se ne andò a prendersi qualcosa da bere, al tavolo delle bibite vide Utena:- Allora come sta andando?- chiese l'amica preoccupata che Wakaba non si stesse divertendo:- Hai avuto una bella idea nel protarmi qui, dovevo distrarmi un pò.- e dicendo questo le rivolse un sorriso amorevole.
Al centro della pista c'erano sempre Saionji e Mika che sembravano due ostriche tanto erano stretti, lei persino durante un pezzo romantico come quello continuava a strusciarsi adosso al ragazzo. La canzone finì e i due si diressero a prendere da bere nello stesso luogo dove Utena e Wakaba stavano chiaccherando, appena Saionji si staccò da Mika un esercito di ragazze gli fu vicino chiedendo di fare con lui il prossimo ballo, tutta quella scena era abbastanza comica pensò Wakaba.
Ad un tratto si accorse che Mika le era proprio di fianco, i capelli biondi erano raccolti in un'alta coda di cavallo che la slanciavano ma che rendevano il suo collo troppo lungo per il vestito, forse sarebbe stata meglio con i capelli sciolti. Utena vedendo che l'amica guardava da capo a piedi quella stangona biona venne presa come da un senso di frustrazione e disse:- Hei Mika nuova acconciatura?- la ragazza bionda si voltò con aria di sufficenza poi venne distratta dall'arrivo di Saionji che le scoccò un bacio sulle labbra, quel gesto fece andare su tutte le furie Utena; sapeva che il ragazzo lo aveva fatto solo per ingelosire Wakaba che era diventata nel frattempo tutta rossa e allora disse:- Saionji hai un'accompagnatrice bellissima, peccato che quei capelli siano raccolti, è uno spreco non mostrare quei favolosi ricci biondi.- il tono fu volutamente ossequioso, e il ragazzo raccolse la sfida rispondendogli a tono: - Sai adoro le ragazze con i capelli raccolti.-
Wakaba nel sentirlo pronunciare quella frase si sentì morire, corse fuori dalla palestra, con le lacrime agli occhi, non le importava se fuori stava diluviando, corse fino a quando le gambe non le fecero male e fu senza fiato.
Si ritrovò davanti ad una panchina, molto probabilmente era finita nel giardino dietro la scuola, vi si sedette e scoppiò a piangere.

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Capitolo 6
*** 6 Rabbia e dolore ***


 

Utena cercò l'amica per tutta la sera ma non la trovò, avrebbe voluto andare da Saionji e ucciderlo con le sue stesse mani se non ci fosse stato Touga che la fermava e la calmava ogni cinque secondi.
Quella sera avrebbe dovuto essere la serata più romantica del mondo, invece si era rivelata un disastro, soprattutto per Wakaba che lei aveva praticamente costretto a venire e per questo si sentiva tremendamente in colpa. Quando fu ora di rientrare nei rispettivi dormitori Utena convinse Touga ad andare con lei per carcare Wakaba che non era rientrata in camera.
La pioggia scendeva copiosa e a volte comparivano dei lampi, finalmente dopo ore di girovagare senza senso Utena vide l'amica seduta su una panchina, aveva le guancie arrossate, era completamente fradicia e gli occhi sembravano fissare un punto nel vuoto.
- Ma che ci fai qui con questo tempo?- disse avvicinandosi a lei e coprendola con l'ombrello, l'amica alzò lievemente la testa e disse:- sai quel'è la cosa bella della pioggia? È che non si vedono le lacrime scendere.- e svenne. Subito Utena la prese in braccio e la portò all'ospedale, le fu diagnosticata una polmonite, rimase ricoverata per alcuni giorni e poi tornò al dormitorio come se niente fosse successo.
Questa volta fu Touga a prendere in mano la situazione, bisognava fare assolutamente qualcosa.
Qualche giorno dopo, alla palestra di kendo i due ragazzi si stavano allenando come loro solito, quando tutti se ne andarono e lui Saionji rimasero soli gli disse: - Come mai non sei andato a trovarla?- ma l'amico rimase in silenzio.
A quel punto la rabbia di Touga esplose come un fiume in piena: - Ma che cavolo hai in testa si può sapere? Lei ti ama, e tu per quanto sia orgoglioso e testardo non potrai farle pagare in eterno l'errore che ha commesso, hai visto come si è ridotta, possibile che non provi un minimo di compassione?-
Ma l'altro rimaneva sempre in silenzio:- Anni fa non ti avrei mai fatto questo discorso, tutto era facile e ci divertivamo nel vivere ogni cosa alla giornata, ma quella non era vita... -
Prese le spalle del ragazzo dai capelli verdi e con tono rammaricato gli disse: - il Saionji di cui sono amico sapeva quando arrendersi, ti prego, te lo chiedo come amico, arrenditi all'evidenza che provi qualcosa per lei.- a quel punto Saionji alzò lo sguardo e puntò gli occhi diritii verso quelli di Touga. Per la prima volta in ormai 13 anni che si conoscevano Touga vide il panico negli occhi dell'amico, nemmeno quando questi aveva perso i genitori aveva visto quell'espressione, così lo attirò a se e lo abbracciò dicendogli:- é normale avere paura!- ma l'altro lo respinse in malo modo e sbuffando se ne andò.
Tornato al dormitorio Touga trovò Utena che lo aspettava davanti all'entrata:
- ci hai parlato? - chiese la ragazza curiosa.
- Si.- disse lui laconico.
- Qualche risultato?-
- é terrorizzato, forse ci vorrà un pò ma tiene a Wakaba più di quanto voglia ammettere di questo ne sono sicuro.-
- Può provare quello che vuole, l'importante è che non la faccia soffrire ancora.-
- Bè questo sarà impossibile, comunque come sta?-
- meglio, domani dovrebbe tornare a frequentare le lezioni, tu tieni buono il tuo amichetto ok?!- e detto questo gli diede un bacio veloce sulla guancia, ma Touga la trattenne per un braccio e la trascinò con se in stanza, mentre la ragazza tentava una debole resistenza con il sorriso sulle labbra, da quella camera uscì solo poco prima della cena.
Intanto nel dormitorio femminile Wakaba stava mettendo nell'armadio i pochi indumenti che aveva usato durante il suo breve soggiorno all'ospedale. Ripensando a tutto quello che era successo le veniva ancora una voglia matta di piangere, non capiva come facesse prima di allora a sorridere sempre, ora tutto questo le sembrava impossibile.
Nemmeno un mese prima credeva che l'amore fosse una gioia immensa, che un giorno anche lei avrebbe avuto il piacere di provarlo per qualcuno e che questo qualcuno l'avrebbe ricambiata con passione e dolcezza, adesso però doveva fare i conti con il lato peggiore dell'amore quello che ti fa soffrire ogni volta che guardi allo specchio il tuo riflesso e quello che ti fa comparire le giornate senza senso.
Ora come ora non le importava più dell'università e nemmeno del tennis, tutti quei progetti che le avevano affollato la mente svanivano e lasciavano posto ad un'unica immagine, quella di Saionji. Era un'immagine che le faceva male, perchè per quanto si sforzasse, le venivano in mente solo quei momenti terribili in cui lui si era preso gioco di lei, oppure l'aveva umiliata dopo aver scoperto che era lei la ragazza che lo aveva salvato, ma forse era proprio quel lato oscuro e diabolico del ragazzo che glielo faceva desiderare così tanto.
Quando era stata male lui non si era mai fatto vivo, anche se ogni volta che stringeva la mano a qualcuno sperava che fosse la sua, come era riuscito a disarmarla in quel modo? Ma nonostante tutto non riusciva a trovare la forza per reagire, per farsi valere, era come se non ne fosse capace. L'unico atto di ribellione che era riuscita ad esprimere era stato cambiare leggermente il suo look (portando i capelli sciolti), ma questo non l'aveva portata da nessuna parte, anzi si, in un letto d'ospedale con 40 di febbre.

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Capitolo 7
*** 7 la rivincita di Wakaba ***


 

Finalmente arrivò il giorno tanto attenso del ritorno a scuola, Wakaba era leggermente agitata, Utena la aspettò all'entrata del dormitorio femminile, fu sorpresa vedendola arrivare con i capelli raccolti ma l'amica le fece un sorriso come per tranquillizzarla.
Dopo il ballo tutto sembrava essere tornato alla normalità, si notava qualche nuova coppia che girava mano nella mano ma a parte questo non c'erano stati grandi stravolgimenti.
Utena però non si fidava di quella calma piatta e stette tutto il giorno vicino a Wakaba, quando fu l'ora del pranzo le due ragazze si diressero verso la mensa, stavano per mettersi in fila quando si udirono delle voci di ragazze. Poco dopo comparirono alcune studentesse capeggiate da Mika, in mezzo a loro c'era Saionji, la ragazza biona superò tutte le persone che erano in attesa del pasto e si mise davanti, non erano nuove a queste pagliacciate ma in quel momento quel gesto risultò insopportabile a Wakaba che ad alta voce disse: - Hei rispettate la fila.- subito però divenne color porpora stupendosi di se stessa, mentre Utena la guardava tutta inorgoglita.
Mika però si girò di scatto e a grandi falcate si diresse verso la ragazza, quando le arrivò neanche ad un centimentro di distanza le disse: - Cos'è vuoi fare la sbruffona per riprendertelo? - volgendo lo sguardo verso Saionji, Utena che aveva sentito tutto stava per schiaffeggiarla ma fu preceduta dalla sua amica che assestò uno schiaffo a mano aperta alla ragazza bionda.
Questa un pò per la sorpresa e un pò per l'urto violento cadde in terra, vedendo ciò tutti i presenti si misero a ridere, alcune ragazze arrivarono subito ad aiutare Mika per rialzarsi la quale avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. Wakaba intanto aveva spostato il suo sguardo verso Saionji che sembrava abbastanza sconvolto da quello che aveva appena visto, mantendo sempre gli occhi fissi su di lui disse: - Vedi di darci un taglio.- e se ne tornò in fila come se niente fosse.
Utena in tutto questo avrebbe voluto tirare fuori i pon pon e esultare per quello che l'amica aveva fatto, ma sapeva anche che questo le era costato tantissimo e che comunque prima o poi si sarebbe sentita in colpa anche se non aveva nessun motivo per esserlo.
Le due amiche passarono tutta la pausa pranzo in silenzio, poi ad un tratto Wakaba disse: - la vuoi smettere di guardarmi con quel sorrisino, già sto morendo dalla vergogna per conto mio.- infatti l'amica che le stava di fronte la guardava tutta soddisfatta con un sorriso compiaciuto.
Tutte e due si misero a ridere ma poco dopo Wakaba fece un espressione malinconica, allora anche Utena divenne seria e capì che comunque ci sarebbe voluto molto tempo perchè superasse la cosa.
Il resto della giornata passò velocemente, arrivò finalmente il momento degli allenamenti, Wakaba corse nello spogliatoio, si cambiò e subito si mise a fare gli esercizi di riscaldamento.
Si allenò fino a quando le luci del campo non si spensero, ormai era buio ed era quasi ora di cena, velocemente si cambiò e si diresse verso il dormitorio femminile.
Ripensando a quello che aveva fatto qualche ora prima le venne da ridere, ma subito dopo fu presa anche da uno strano senso di oppressione, forse si era lasciata andare troppo la mano e le conseguenze che quel gesto avrebbe avuto la preoccupavano un pò: Mika era praticamente una star all'interno della scuola, essere umiliata davanti a tutti in quel modo non sarebbe stata facile da digerire per nessuno tantomeno che per lei, sicuramente stava architettando un modo per vendicarsi.- Ci mancava solo questa...- disse ad alta voce... Intanto era arrivata al dormitorio, vide che la luce della stanza di Utena era accesa, quella vista la rasserenò subito, avrebbero potuto farle qualsiasi cosa, comunque fosse andata a finire lei avrebbe avuto in quella ragazza un'amica insostituibile.

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Capitolo 8
*** 8 un bacio a sorpresa ***


 

Non ci riusciva, per quanto tentasse di scacciarla dalla sua testa lei rimaneva sempre lì come un chiodo fisso. Aveva pensato che mettersi insieme con Mika avrebbe migliorato la situazione ed invece tutto era peggiorato, lei era stata male, anzi malissimo per colpa sua, ma questo non l'aveva fermata e nonostante tutto era riuscita a rialzarsi e a combattere ancora... si combattere, lei lo faceva sempre mentre lui? Saionji stava facendo gli esercizi di riscaldamento prima dell'allenamento di kendo, ma non riusciva a concentrarsi con tutti quei pensieri che gli riempivano la testa.
Era da giorni che non riusciva più ad essere freddo e calcolatore come al suo solito, bastava un niente ed esplodeva con chiunque persino con Touga. Si era sempre vantato di come conduceva la sua vita, libero da programmi, da relazioni complicate, da progetti a lungo termine ma da quando aveva passato quei pomeriggi insieme a Wakaba qualcosa era cambiato.
All'inizio era rimasto stupito da come quella ragazza fosse fiduciosa nei suoi mezzi, con quanto impegno si applicava nello studio e nello sport per entrare all'università, poi aveva cominciato a provare invidia per quella sua visione così piena di ideali che lei aveva della vita... e dopo tutto quello che era successo in quel mese alla fine si era rivelata vincente proprio quella visione.
Lei in fondo, anche se ne soffriva tremendamente, stava cercando di uscirne, mentre lui si era perso nel suo stesso labirinto fatto di freddezza e indifferenza. Quella che stava vivendo ora non era vita, non si divertiva più ad uscire con una ragazza diversa per sera, non sentiva più quel brivido d'eccitazione ogni volta che non rispettava una regola o provocava un'insegnante, tutto quello che riusciva a fare era domandarsi se ne valeva veramente la pena continuare così.
Mentre colpiva sempre più forte un fantoccio di carta che gli serviva da nemico immaginario si accorse che proprio Wakaba stava andando ad allenarsi, qualche sera prima aveva notato che era rimasta fino alla chiusura, su questo forse non erano molto diversi, entrambi due stacanovisti.
Decise di seguirla, e senza farsi notare, si posizionò vicino alla rete che delimitava il campo da tennis di terra rossa... Appena la ragazza si lose la tuta il cuore gli si fermò: Wakaba indossava una cortissima gonnellina bianca con i bordi verde chiaro, sotto aveva degli short attillatissimi che le coprivano il sedere sodo e perfetto, una maglia aderente verde lasciava poco spazio all'immaginazione e poi c'erano le gambe, lunghe e affusolate leggermente dorate dall'abbronzatura.
Se quell'immagine gli aveva fatto vedere le stelle, vederla mentre si allenava lo aveva praticamente mandato in paradiso, tutti quei movimenti scattanti ma allo stesso tempo sinuosi, le goccioline di sudore che scendevano dal viso concentrato, se in quel momento fosse morto forse sarebbe morto felice. Assorto com'era Saionji non si accorse che ormai si era fatto tardi e che il tramonto già lasciava spazio alle ombre della sera, l'allenatore interrupe la seduta e Wakaba andò a prendere la borsa per poi dirigersi verso gli spogliatoi, al solo pensiero di lei che si spogliava e che si infilava sotto la doccia Saionji fu preso da un istinto quasi animale che gli diceva di seguirla.
Decise di assecondare quello che più un desiderio sembrava essere un istinto primordiale, sempre furtivamente seguì la ragazza entrare negli spogliatoi, poi ad un tratto sentì un rumore e delle urla, senza pensarci due volte corse verso il luogo da dove provenivano quei suoni.
Wakaba quandò entrò nello spogliatoio fu sorpresa di trovarvi Mika, questa era seduta su una panchina, aveva uno sguardo truce e su una mano teneva un bastone di legno, non ci volle molto perchè capisse che cosa aveva in mente di fare.
Appena infatti Mika alzò lo sguardo e vide che davanti a lei c'era Wakaba le si izzò contro, prima la spinse addosso agli armadietti, poi con il bastone alzato tentò di sferrarle un colpo alle gambe che l'altra riuscì per pura fortuna ad evitare : - vediamo con quale mano tiri.- ed istintivamente Wakaba mise dietro la schiena la mano destra, - bene, bene.- sogghignò l'altra che si avventò di nuovo contro di lei, come un falco sulla sua preda la atterrò e bloccandola con il braccio libero alzò l'altro per colpirla violentemente alla spalla. In quel preciso istante Saionji entrò nello spogliatoio e gridando corse verso le due ragazze: - Ferma!- sentendo la sua voce Mika si bloccò di colpo, ma non cambiò posizione, guardò il ragazzo e capì che non aveva nessuna intenzione di lasciarle fare quello che lei aveva progettato, il suo guardo divenne rammaricato e arrabbiato allo stesso tempo.
Sconsolata gettò a terra il bastone si alzò e rivolgendosi a Saionji disse: - Finalmente questa farsa è finita, ora sarai contenta no?!- guardando Wakaba e senza aggiungere altro se ne andò.
Appena rimasero soli Saionji corse vicino alla ragazza e le disse: - Va tutto bene?- il suo tono era mortificato, poi il suo sguardo cadde sulla mano destre, Wakaba rispose timidamente: - Si si non ti preoccupare.- poi però vedendo che il ragazzo non spostava lo sguardo gli chiese: - Come facevi a sapere quale era il mio braccio?- a quella domanda, forse per la prima volta nella sua vita Saionji divenne rosso, ma ormai era inutile fingere, proprio come aveva detto Mika.
Pieno di vergogna e con la voce tremante disse: - Perchè ti ho osservato per tutto l'allenamento.- a quelle parole anche Wakaba divenne rossa, molto di più del ragazzo. Nonostante tutti i suoi sforzi era bastata una sola frase per ricadergli di nuovo ai piedi, ma non voleva darglielo a vedere e stringendo i pugni si alzò tentando di fare l'indifferente.
Saionji si alzò a sua volta, quando vide che la ragazza stava tentando di andarsene la bloccò per un braccio:- Aspetta.- ma lei non osava voltarsi, sapeva che se lo avrebbe fatto si sarebbe tradita.
Perchè in momenti come questi le parole sembrano sempre superflue, nei film la fanno così facile, ed infatti Saionji non sapeva che dire, sapeva che qualunque cosa sarebbe stata inopportuna, ma decise di partire da quella che riteneva essere la più importante: - Io, vorrei chiederti scusa.-
Wakaba si volse come se avesse aspettato per così tanto quella frase da non crederci nemmeno ora che la stava acoltando, però il ragazzo non riuscì a vedere lo sguardo di stupore che lei gli aveva rivolto, ora era lui a tenere gli occhi bassi.
- E lo faccio anche a nome di Mika, insomma quello che volevo dirti è che...- ma si interruppe bruscamente quando alzando gli occhi vide lo sguardo della ragazza che da interrogativo era passato a quasi divertito. Wakaba a stento tratteneva il sorriso per quel suo fare impacciato, così diverso dai modi altezzosi, a volte burberi che lui aveva con tutti e quella situazione che si era venuta a creare le piaceva, perchè percepiva il controllo, sapeva che stava vincendo.
All'inizio Saionji pensò che quel mezzo sorriso fosse di derisione, poi però capì che era un sorriso di serenità e di comprensione, questo subito lo fece andare in agitazione, la salivazione gli si era azzerata e lo stomaco era in subbuglio, poi piano piano cominciò ad avvicinarsi.
Wakaba sentì la stretta sul braccio varsi più pressante mentre il suo corpo era come attirato da quello del ragazzo che avanzava con uno sguardo serio ma allo stesso tempo... famelico, si famelico di lei. Quando Saionji le fu vicino con una sola mossa fece premere il suo corpo a quello della ragazza, questa non oppose resistenza ma lui sentiva chiaramente il respiro di lei farsi sempre più affannoso a causa dell'ansia crescente.
Gli passò una mano sul collo, nel sentire la pelle ancora sudata sotto le sue dita non potè trattenersi dall'avere un fremito, lentamente passò le dita sotto il mento della ragazza e le sollevò il capo in modo che i loro occhi si incrociassero, sperava che da lì in poi non sarebbe più servite le parole ma che solo attraverso gli sguardi e i gesti si sarebbero capiti.
Infine Saionji posò leggermente le labbra su quelle di Wakaba, un bacio casto e senza pretese anche se il sapore velluttato di quell'incontro gliela fece desiderare ancora di più; ora anche il suo respiro era diventato affannoso, ma nonostante fosse posseduto da una passione che mai nessuna ragazza aveva risvegliato dentro di lui decise di fermarsi e di staccarsi da lei.
Wakaba era come in trance, sapeva che sarebbe successo, lo aveva sperato con tutta se stessa quando l'aveva visto avvicinarsi, ma aveva come il presentimento che sarebbe stata un'altra di quelle da aggiungere alla sua interminabile collezione, questo dubbio era stato in parte cancellato dal tipo di bacio che era stato gentile e delicato, nonostante lo avesse sentito premere con veemenza contro il suo corpo gracile.
Dentro di lei sentiva un fuoco che la invadeva e che le faceva desiderare quel ragazzo più di ogni altra cosa, decise di prendere l'iniziativa ma appena fece un passo nella sua direzione lui alzò il braccio e disse: - No, devo farmi perdonare troppe cose ancora... io non ti merito, ma ti giuro che troverò un modo per esserlo.- e detto questo se ne andò non prima di averla guardata intensamente negli occhi. La porta dello spogliatoio si chiuse, Wakaba rimase sola, era ancora in mezzo allo stanzone allibita da quanto era successo ma soprattutto da quanto aveva visto.
Nemmeno l'acqua ghiacciata con cui si fece la doccia la calmò, ma questa volta l'ansia era dovuta all'aspettativa del domani, un domani che non vedeva l'ora che arrivasse.

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Capitolo 9
*** 9 un inizio difficile ***


Come si faceva a diventare il ragazzo dell'anno dopo essere stato fino ad allora il candidato numero uno per il titolo di bastardo dell'anno? In sintesi questo era il quesito che, formulato attraverso un milione di domande per cercare di sviare i sospetti sul vero motivo, aveva fatto Saionji a Touga durante i giorni successivi. L'amico però non ci era cascato e aveva capito subito le sue intenzioni, così dopo essersi divertito torturandolo un pò gli disse: - Credi che se cambiassi completamente ti amerebbe ancora? Lei ti ama per quello che sei.- ma questo convinceva poco Saionji che lo guardava con aria alquanto dubbiosa.
Perplessità che non era del tutto ingiustificata, Saionji aveva cercato in tutti i modi di allontanare Wakaba da lui, ma soprattutto aveva usato i modi più subdoli, nonostante questo appena aveva dimostrato di redimersi lei non si era tirata indietro anzi, sembrava come se stesse aspettando solo questo da lui. Se fosse successo con qualsiasi altra ragazza non si sarebbe di certo fermato ad un bacio sulle labbra, anzi ma oltre a questo c'era il fatto che mai prima di allora aveva chiesto scusa per come si era comportato, soprattutto con alle ragazze.
Per Saionji le ragazze erano sempre state solo un puro divertimento, sapeva che alcune di queste stavano insieme a lui con la speranza di un futuro romantico ma a lui non interessava, l'unica cosa che aveva contanto veramente era il fattore fisico e non aveva nessuno scrupolo nel passare da una all'altra con la stessa facilità con cui si cambiano i vestiti. Ma con Wakaba era diverso, ci aveva provato adottando anche con lei il suo modus operandi ma il senso di colpa era stato troppo forte; forse perchè lei gli aveva salvato la vita, forse perchè era completamente diversa da tutte le ragazze con cui era stato o forse perchè in qualche modo era stata la prima a sfidarlo, insomma per tutti questi motivi Saionji era convinto che bisognasse cambiare tattica, anche se non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
Quando Wakaba arrivò a scuola si sentì come catapultata in un mondo sconosciuto, le ragazze dell'ultimo anno erano tutte già in classe, rimaneva fuori solo Mika che appena la vide si affrettò ad entrare nell'aula, già la cosa strana è che non fossero in gruppo come al solito, ma ancora più insolito è che non ronzassero attorno a Saionji. Quest'ultimo intanto stava arrivando insieme a Touga, vedendoli arrivare una compagna di classe di Wakaba le si avvicinò e le bisbigliò all'orecchio: - La sai la novità? Sembra che sia stato chiuso il fan club di Saionji, dicono che sia stato lui.- e mentre diceva questo i due ragazzi incrociavano proprio Wakaba che era intenta ad ascoltare la compagna.
Intuendo che molto probabilmente parlvano di lui Saionji lanciò un'occhiata sensuale a Wakaba la quale divenne rossa come un peperone, causando così un sorriso compiaciuto sulle labbra del ragazzo.
Per tutto la giornata Saionji  non fece altro che guardare Wakaba, i loro sguardi quando si incontravano tradivano il visibile imbarazzo della ragazza che però non voleva essere da meno e che aveva dato inizio ad uno gioco fatto di occhiate che solo loro due potevano decifrare.
Arrivò finalmente il pomeriggio e con esso il tempo dello sport, Saionji finì prima del solito l'allenamento e andò a spiare, come il giorno prima quello di Wakaba, questa volta però lei se ne accorse e si sentì a disagio con i suoi occhi puntati addosso, infatti la seduta fu proprio un disastro, sbagliava anche gli esercizi più semplici.
Arrabbiata con se stessa per non essere riuscita a dare il massimo uscì velocemente dal campo e si diresse verso Saionji , questi vedendola arrivare un pò rimase sorpreso, ma poi gli compoarve un sorriso divertito sulle labbra. Wakaba dovette fare affidamento a tutto il suo autocontrollo per parlargli, quando lui faceva quelle espressioni era tremendamente sexy: - Ti sei divertito? - gli chiese con tono sarcastico. - Si un pò.- disse lui stando al gioco, allora lei si incamminò sbuffando verso lo spogliatoio, lui la seguì ma dopo nemmeno due metri lei si girò di scatto, aveva le guancie arrossate e sembrava irritata: - Che fai? Vuoi entrare di nuovo nello spogliatoio femminile?- lui stava per risponderle di si, magari aggiungendoci una frase provocante, ma si trattenne, mentre la ragazza era entrata nello spogliatioio sbattendo la porta.

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Capitolo 10
*** 10 la richiesta ***


 

Passarono alcune settimane ma la situazione sembrava non cambiare, gli sguardi che Saionji lanciava a Wakaba erano sempre più eloquenti ma a parte questo non si era ancora deciso nel fare il passo decisivo. Ormai giugno era alle porte, l'estate cominciava a farsi sentire e in una di queste giornate assolate ci fu finalmente la svolta: Wakaba aveva appena finito di allenarsi quando le arrivò un sms, il numero era sconosciuto, lo aprì e vi trovò scritto vediamoci dopo cena, al parco Saionji. La ragazza arrossì di colpo e poi soppresse un urletto di gioia.
La sera sembrò non arrivare mai, Wakaba non sapeva cosa mettersi, poi alla fine optò per una mise semplice e casual, un paio di jean a pinocchietto, una maglietta verde acido con le maniche a palloncino e un paio di comode ballerine. Quando arrivò al parco aveva il cuore che le scoppiava in petto, non riusciva a crederci che stette succedendo veramente a lei.
Si sedette su quella panchina che l'aveva vista disperarsi la sera del ballo di primavera, poi ad un tratto sentì dei passi, Saionji le stava venendo incontro e sembrava un divo hollywoodiano, un dio... portava dei jean scuri attillati e una camicia bianca aperta di qualche bottone che lasciava intravedere i pettorali perfetti, e poi c'erano quei capelli da favola che in onde sinuose verdi ondeggiavano ad ogni suo passo.
I due si trovarono l'uno di fronte all'altro, poi il ragazzo disse: - sei bellissima!- e a Wakaba sembrò che il mondo in quel momento si fosse scordato di loro due, sentiva il suo cuore martellare nel petto e gli occhi farsi sempre più umidi, poi lui, dopo aver tratto un profondo sospiro continuò: - facciamo due passi ti va?- la ragazza rispose facendo un timido gesto con il viso.
- Vorresti uscire con me? - disse tutto d'un fiato Saionji, ecco ora glielo aveva detto, senza preamboli o tanti giri di parolo. D'apprima un pò sconcertata per il modo estremamente diretto, la ragazza non rispose, poi allungò la mano in cerca di quella del ragazzo e timidamente disse: - Si, certo, mi farebbe molto piacere.- per tutto il resto della serata non si dissero nient'altro, passeggiarono per un'ora nel parco mano nella mano, a volte lui abbassava lo sguardo e lei arrossiva questo lo divertiva ma anche lei non sembrava troppo a disagio e ricambiava il sorriso.
Il giorno prefissato per l'appuntamento era un venerdì, Saionji non le aveva detto nulla, voleva che fosse una sorpresa. Wakaba passò tutto il giorno a sciegliere il vestito adatto, Utena andava avanti indietro per le stanze del dormitorio con scarpe, orecchini, vestiti e scialli, alla fine la ragazza si decise: scelse un vestitino color panna con sopra dei ricami in pizzo tono su tono, era senza spalline, e la fasciava elegantemente fino a sopra il ginocchio, ai piedi mise un paio di decoltè dello stesso colore che la slanciavano, mentre i capelli erano raccolti in una morbida coda che lasciava scappare qualche ciuffo sbarazzino.
Alle 8 puntuali il clacson della macchina di Saionji risuonò proprio sotto la stanza di Wakaba, Utena non stava più nella pelle disse rivlgendosi all'amica: - sei uno schianto, Saionji morirà quando ti vedrà.- anche se questa affermazione la fece arrossire si sentì soddisfatta e uscì quasi di corsa dal dormitorio.

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Capitolo 11
*** 11 l'appuntamento ***


Saionji quando la vide arrivare rimase a bocca aperta, quel vestito era una favola, ma soprattutto metteva in mostra i punti migliori della ragazza, le gambe snelle e affusolate, le spalle magre e la linea del collo perfetta, quando poi le passò accanto respirò a pieni polmoni il profumo leggero che lei indossava. In macchina gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non uscire di strada, da seduta infatti la lunghezza del vestito era pericolosamente diminuita tanto che i suoi occhi andavano sempre a ricadere tra le sue gambe.
I due ragazzi arrivarono poco dopo in un ristorante molto elegante, quando vi entrarono catalizzarono tutti gli sguardi, Wakaba quelli degli uomini e Saionji quelli delle donne. Un cameriere li accompagnò al loro tavolo, il ragazzo guardava con sospetto tutti quegli uomini che avevano posato lo sguardo sulla ragazza, non si rendeva conto che era bastato così poco per farlo ingelosire terribilmente.
La serata passò meravigliosamente tra piatti prelibati e vini costosi anche se il ragazzo non ne bevve di questi nemmeno un sorso, voleva ricordare tutto di quella sera e non avrebbe permesso all'alcool di rovinargliela.
Verso le dieci e trenta  i due se ne uscirono sempre con gli occhi puntanti addosso, Wakaba era come in trance, il profumo inebriante della colonia del ragazzo l'aveva invasa come uno tsunami, era bellissimo in quel completo scuro, con la camicia bianca perfettamente stirata, semplice e fantastico. La macchina corse veloce verso la costa, ad un tratto si fermò su uno spiazzo che dava una visuale stupenda della città e del porto, la ragazza era incantata da quel paesaggio.
Ad un tratto una folata di vento la fece rabbrividire e lui subito si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, per poi passargli un braccio intorno alla vita e stringerla a se, in quell'istante tutto quello che aveva sempre desiderato si era avverato.
Saionji guardava quella dea che ora aveva l'onore di tenera stretta a se, all'inizio della serata aveva pensato che anche starle vicino gli sarebbe bastato ma ora non più, sentiva come un bisogno repellente di dirle quello che provava e di farglielo soprattutto capire attraverso i fatti.
- Questa è la miglior serata di tutta la mia vita.- disse ad un tratto lei, lui le si staccò giusto per poterla ammirare dritto negli occhi e li rivide, quegli occhi quasi gialli, di un castano chiarissimo che lo osservavano in un modo che non aveva mai conosciuto prima.
Allora la abbracciò forte e con tono malinconico disse: - Ma come fai a perdonarmi dopo tutto quello che ti ho fatto? Come faccio a meritare una ragazza come te?!- allora lei alzò il viso dal suo petto e lentamente passò una mano sul viso del ragazzo che teneva lo sguardo rivolto verso il basso, poi si mise in punta di piedi e gli diede un tenero bacio sulla guancia.
Quel gesto fu la sintesi di tutte le risposte di cui Saionji aveva bisogno e appena la ragazza si staccò da lui la prese saldamente per la vita e la baciò con trasporto; come se quello fosse l'ennesimo dei loro baci Wakaba rispose naturalmente con passione, le loro labbra si divisero solo quando il bisogno di ossigeno era diventato prioritario. Il ragazzo poggiò la fronte su quella di lei e sorrise, lei di risposta si aprì in un sorriso a sua volta pieno di felicità e amore che fu come un invito per il ragazzo che tornò a prendere possesso delle sue labbra, in modo ancor più vorace.
Quando un campanile in lontananza suonò la mezzanotte i due ragazzi erano ancora stretti l'uno nella morsa dell'altro, il ragazzo allora disse: - Abbiamo saltato il rientro.- a queste parole la ragazza scoppiò a ridere, mentre l'altro aggiunse: - Forza andiamo.-
Di nuovo salirono in macchina però questa volta in direzione della città, Saionji guidò fino al centro dove si fermò di fronte ad un alto condominio. Tutti e due avevano il cuore che batteva all'impazzata, quando entrarono nell'edificio un signore accolse il ragazzo con un profondo inchino e disse: - Ben tornato signore.- a quelle parole Wakaba guardò dubbiosa il ragazzo, il quale le disse: - in questo palazzo vivevo con i miei prima di iniziare la scuola.-
- Come mai ti sei trasferito al dormitorio se sei di qui?- chiese la ragazza mentre l'altro digitava sull'ascensore il piano prescelto.
- Perchè da quando sono morti i miei era insopportabile vivere qui, comunque ogni tanto ci torno e ci passo i weekend.-
Poco dopo aver pronunciato quelle parole le porte dell'ascensore si aprirono, attraversato un lungo corridoio i due arrivarono davanti un'elegante porta color ebano.
L'appartamento era immenso, arredato in stile moderno ma allo stesso tempo accogliente, con parquet e colori chiari a farla da padrone. Wakaba era visibilmente a disagio, non sapeva cosa fare, poi di punto in bianco disse: - Avrei bisogno del bagno.- allora  Saionji le indicò la seconda porta a destra. Rinchiusasi lì dentro si accorse che stava sudando e facendo scorrere un pò d'acqua ghiacciata sui polsi cercò di calmarsi, dopo qualche minuto uscì e trovò il ragazzo seduto comodamente sul divano del grande salotto con la camicia sbottonata quasi del tutto. Wakaba deglutì a fatica, lui si girò appena sentì i suoi passi scanditi dal rumore dei tacchi, lei allora se li tolse e gli si sedette accanto.
Tra i due si era creata una tensione che sembrava palpabile, lui però non voleva farle pressioni,  decise di andarsene nella sua vecchia stanza e alzandosi disse: - c'è una stanza degli ospiti da quella parte.- indicando un punto lungo il corridoio. A quelle parole lo sguardo della ragazza si fece ancor più interrogativo, ma come? dopo tutto quello che era successo le dava il ben servito in quel modo?

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Capitolo 12
*** 12 la notte ***


Saionji corse praticamente in quella che una volta era stata la sua stanza e si chiuse la porta dietro di se, cercò di controllare il respiro, non avrebbe resistito ancora per molto, ma non voleva che succedesse tutto al primo appuntamento, cioè il suo corpo lo voleva disperatamente ma la sua testa continuava a ripetergli di aspettare.
Quando sentì la porta della camera degli ospiti chiudersi uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina, si prese una bibita fresce ma mentre stava tornando indietro vide che la stanza dove era entrata Wakaba era leggermente aperta. Non riuscì a trattenersi e vi guardò dentro, la ragazza stava slacciando il vestito attraverso la zip dietro la schiena, questa fu proprio l'ultima goccia.
Wakaba si stava spogliando ad un tratto sentì la porta spalancarsi e girandosi di scatto vide Saionji che le veniva incontro, con un braccio trattenne il vestito già per metà aperto che le stava scivolango giù, ma non riuscì a fare altro siccome il ragazzo la baciò con passione travolgente.
Invasa dalla stessa euforia che aveva spinto Saionji ad entrare nella sua stanza, Wakaba gli mise le braccia intorno al collo e ricambiò il bacio. Il vestito scese giù velocemente, il corpo semi nudo della ragazza ora premeva contro quello di lui, quando se ne accorse il ragazzo cominciò a levarsi frettolosamente la camicia.
Appena le loro labbra si staccarono lo sguardo di  Saionji si perse in quel corpo meraviglioso che aveva davanti agli occhi, ammirò ogni centimetro per poi prendere la ragazza in braccio e portarla nell'altra stanza.
Quando la mise sul letto cominciò a cospargerla di baci, partendo dal collo poi sulle clavicole poi tornando su quelle labbra che ad ogni bacio sembravano prendere un nuovo sapore, uno più delizioso dell'altro.
Wakaba era come in preda al piacere, sentiva le labbra umide di lui andare sempre più in basso, fino a quando non le sfiorarono un capezzolo e lei mugugnò di piacere,  Saionji allora alzò la testa e la guardò compiaciuto mentre lei immergeva le sue dita tra quei capelli verdi morbidissimi.
Piano piano si fece strada fino al sottile strato di cotone che proteggeva la parte più intima di lei, ma poco prima di sfilarglielo lei lo bloccò, lui si irrigidì pensando di aver rovinato tutto ma lei prendedolo di sorpresa gli sollevò il viso per baciarlo di nuovo con passione. Era il suo turno adesso, con piccoli baci assaporò ogni parte del viso del ragazzo, poi passò al collo mentre le mani viaggiavano su e giù per il torace perfetto. Quasi senza accorgersene gli sbottonò i pantaloni lasciandolo in slip, allora lui la spinse di nuovo sul materasso e continuò da dove era stato fermato, sicuro che glielo avrebbe lasciato fare.
In una sola mossa gli levò le culotte color carne, passò delicatamente le mani su una delle sue lunghe gambe come se volesse invitarla ad aprirle per fargli assaporare il suo segreto e lei non se lo fece ripetere due volte. Fu come assaggiare per la prima volta qualcosa di squisito, questa era la sensazione che Wakaba provava in quel momento, quando ormai la bocca di Saionji era piena del suo sapore.
Il respiro della ragazza si fece sempre più affannosso, le sue mani stringevano sempre più violentemente i capelli del ragazzo, il quale capì che era arrivato il momento tanto agognato.
Si posizionò sopra di lei e guardandola negli occhi la penetrò lentamente, aspettò un attimo per lasciare il tempo alla ragazza di abituarsi a quella intrusione e poi cominciò a muoversi. Prima piano, poi sempre più velocemente fino a quando l'orgasmo non gli colse nello stesso istante e lui si posò sopra di lei esausto, per farla stare più comoda si girò tenendola sempre stretta tra le sue braccia e baciandole i capelli che profumavano di menta e orchidea sussurrò: - Ti amo.-la ragazza allora alzò la testa e rispose dolcemente: - ti amo anch'io.- e stretti l'uno con l'altro si addormentarono.

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Capitolo 13
*** 13 un mattino sbagliato ***


 

Quando il sole entrò nella stanza Saionji era già sveglio, osservava incantato Wakaba che dormiva profondamente. In effetti non aveva dormito moltissimo quella notte, appena si assopiva era come preso da un'ansia irrefrenabile che si calmava solo quando capiva di avere stretto a se la ragazza.La luce del mattino donava ai capelli castani di Wakaba una sfumatura particolarissima, Saionji passò le dita tra quelle onde setose per poi andare giù verso il collo, la sentì muoversi sotto il movimento delle sue dita e capì che si stava svegliando, così cominciò ad accarezzarla dolcemente.
Ad un tratto le palpebre della ragazza cominciarono a muoversi e il ragazzo scoccò un bacio delicato sulla nuca di Wakaba, la quale tenendo sempre gli occhi chiusi sorrise.
Nessuna donna gli aveva mai fatto provare quelle sensazioni, anche solo sfiorarla lo faceva ribollire ma non era solo una questione fisica, Saionji era completamente perso in lei, in ogni suo più piccolo ed insignificante aspetto. Durante la notte gli erano passati per la testa mille pensieri: si era sentito in colpa di non essersi potuto trattenere, si era domandato se quella per lei era stata la sua prima volta, soprattutto questo ultimo pensiero aveva scatenato in lui una sorta di rabbia incontrollata come se il solo pensiero di vederla fare le cose che aveva fatto con lui con un altro lo facesse esplodere.
- Buon giorno .- la voce timida di Wakaba lo fece tornare sulla terra, si trovò a fissare quegli occhi languidi ancora una volta senza alcuna capacità di rispondere, allorchè la ragazza assunse un'espressione preoccupata e disse: - Non hai dormito bene?- stringendosi ancor di più al petto del ragazzo. Quando i seni caldi di lei entrarono di nuovo in contatto con il suo torace il ricordo della notte precedente fu come un fulmine a ciel sereno, subito lo sguardo di Saionji si rilassò e disse: - Poco, ma non importa.- e le diede un bacio sulla guancia.
- Stai bene?- chiese poi con tono preoccupato. - Si, benissimo.- disse lei aprendosi in un ampio sorriso. - Scusa se non ho saputo trattenermi.- disse di nuovo lui con lo sguardo basso. - Ma dico, sei impazzito? - e dicendo ciò gli diede un leggero pugno allo stomaco. - Questa era la tua prima volta vero?- disse ancora Saionji.
Cavolo, come faceva ad essere sempre così diretto, pensò Wakaba che però non prese minimamente in considerazione l'opzione di mentire e decise di dire la verità cercando di buttarla sul ridere: - Perchè si vedeva così tanto?- la ragazza nel rispondere era diventata tutta rossa ed era visibilmente imbarazzata, si staccò dal petto del ragazzo e raccolse più lenzuolo che poteva per coprirsi. - No, non era in quel senso, insomma quello che volevo sapere era se... - gli occhi della ragazza si fecero grandi e curiosi, mentre anche il ragazzo cominciava a sentirsi imbarazzato, poi quando vide che lo sguardo di lei era fisso su di lui tagliò corto dicendo: - se c'erano stati altri... altri ragazzi con cui... - non fece nemmeno tempo a finire la frase che Wakaba prese il lenzuolo e cercando di non inciamparvi corse in bagno.
- No, aspetta non intendevo...- ma ormai era troppo tardi, la ragazza si era già rinchiusa dentro il bagno che era accanto alla stanza, Saionji si sentì tremendamente in colpa ma non le corse dietro e rimase lì inerme.
Wakaba stava per scoppiare a piangere, andò verso il box doccia e fece scorrere l'acqua bollente, si volse verso lo specchio e a stento si riconobbe: i capelli erano vaporosi e lucidi, le labbra carnose e color pesca, gli occhi sembravano illuminati di una luce nuova... tutto questo in una sola notte, una notte era bastata per farla diventare una donna, una vera donna?
Ad un tratto sentì bussare: - Wakaba ti prego apri, non intendevo offenderti, scusa.- la voce di Saionji sembrava veramente rattristata, ma nonostante le costasse molto decise di non aprire e di farsi velocemente una doccia. Quello che lui aveva insinuato a letto l'aveva molto ferita e quindi si ripromise di non dargliela vinta facilmente, dopo essersi lavata si fece riaccompagnare al dormitorio, tutto il viaggio passò nel più totale silenzio, ogni tanto lui tetanva di attaccare qualche discorso ma lei rispondeva sempre in modo laconico e dopo poco decise di desistere.
Appena Wakaba entrò in camera il cellulare cominciò a squillare, nello schermo comparve il numero di Utena: - Da me subito!- posò la borsa, si tolse il vestito e indossò una tuta comoda per poi dirigersi nella stanza dell'amica.
Utena le fece praticamente il terzo grado, le chiese tutto e cercò di rincuorare l'amica portandole la sua esperienza con Touga e cercando di trattenersi nello sputare sentenze nei confronti di Saionji, che non le era mai andato molto a genio. Le due ragazze rimasero a parlare animatamente per tutto il pomeriggio, questo fece quasi dimenticare a Wakaba la discussione che nella mattinata aveva avuto con il ragazzo.

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Capitolo 14
*** 14 un addio inaspettato ***


 

Mancavano poche settimane all'inizio delle vacanze estive, tutto sembrava trascorrere normale... quel "normale" di prima, pensò Wakaba. Dopo quello che era successo tra lei e Saionij non si erano praticamente più parlati, lui la evitava in tutti i modi e ormai la ragazza aveva cominciato a pensare che tutte le voci sul modo in cui lui gestiva le relazioni, cioè puro e semplice approccio fisico, forse erano in parte vere e questo di certo non l'aiutava nel morale.
Sapere di avere dato la propria prima volta ad un ragazzo che in realtà era molto superficiale la faceva andare su tutte le furie, continuavano a tornarle alla mente quelle parole che sembravano così sincere pronunciate da lui davanti alla città illuminata e poi... bè un Ti Amo non lo dimentichi tanto presto, anche se forse era stato frutto della passione.
A volte si sentiva redicola mentre passava le giornate a fissarlo con la speranza che lui si voltasse e le sorridesse o che la prendesse per mano, o la abbracciasse... Forse non voleva che si scoprisse? Per la fase "meglio che non lo diciamo in giro" c'erano passati anche Touga e Utena, e l'amica aveva provato a spiegarglielo più di una volta ma lì era diverso, era quasi passato un mese e sembrava che nulla fosse mai successo. Inoltre c'era il fatto che la scuola stava terminando e che se qualcosa non sarebbe cambiato in quei giorni difficilmente lo avrebbe fatto nei mesi di vacanza, tutti questi dubbi insomma affollavano la mente della povera Wakaba che un pò per orgoglio e un pò per paura non aveva nessuna intenzione di fare il primo passo verso Saionij.
Intanto nel dormitorio maschile Touga si stava preparando per andare al consueto allenamento di kendo, quando fu pronto andò a chiamare l'amico nelle stanza accando la sua, stranamente lo trovò già pronto (cosa alquanto insolita visto che Saionij era sempre in ritardo). Dopo l'appuntamento con Wakaba i due ragazzi non avevano parlato molto, anzi di quella sera proprio per niente, questo però non era del tutto inusuale, Saionij nonostante la sua fama di donnaiolo non era tipo da pavoneggiarsi per le sue conquiste, per un semplice fatto, non gli serviva, tutto quello che si diceva su di lui era per stragrande maggioranza vero e quindi non aveva nessun bisogno di confutare quello che veniva detto in giro.
Però da come era cominciata la cosa, quell'appuntamento con Wakaba sembrava essere stato qualcosa di diverso dalla solita routine, soprattutto dopo quello che le aveva raccontato Utena, insomma non si era mai visto Saionij portare le ragazze al ristorante, farle vedere la città e per di più passare la notte a casa sua...Soprattutto quest'ultimo fatto faceva capire a Touga che la questione per il suo amico doveva essere al quanto seria, quella casa infatti era sempre stata il rifugio di Saionij e a malapena ci invitava lui, che era suo amico dall'infanzia.
Nonostante tutte queste premesse ancora non si riusciva a spiegare il comportamento dell'amico, doveva essere successo qualcosa quella notte che lo aveva in qualche modo bloccato, lo si vedeva da come passava le giornate, sembrava perennemente assente ma anche perennemente a disagio.
Tutti vedevano come Wakaba cercasse in ogni occasione il suo sguardo e altrettando era lampante il tentativo di eludere quell'osservazione da parte del ragazzo, purtroppo però in questa situazione gli amici potevano fare ben poco: Utena sapeva che, nonostante quell'irrefrenabile desiderio di spaccargli il faccino, doveva lasciare che la questione tra Wakaba e Saionij si risolvesse da se e Touga sapeva che forzare l'amico non sarebbe servito a nulla.
La situazione rimase in stallo e così arrivò l'ultimo giorno di scuola, tutti e due i dormitori erano in subbuglio, genitori che arrivavano e caricavano valige in macchina, lacrime di commozione e urla di gioia per la tanto agognata estate. Wakaba osservava desolata gli scatoloni ammucchiati ordinatamente in un angolo della sua stanza, le veniva sempre un pò di malinconia quando doveva tornarsene a casa, ad un tratto la porta si aprì e comparve Utena tutta accaldata: - Che fai ancora qui? Muoviti!- e senza tanti complimenti la prese per un braccio e la trascinò fuori. Corsero a perdifiato fino al dormitorio maschile, Utena fece i gradini a due a due e quando fu davanti alla stanza di Saionij disse : - Non può finire in questo modo, so che forse mi pentirò di quanto sto per fare ma è l'unico modo...- e bussò due volte alla porta del ragazzo.
Ci fu un attimo di silenzio che sembrò durare un eternità, poi si sentì una porta aprirsi, era Touga.
Il ragazzo dai lunghi capelli rossi aveva uno sguardo desolato, si rivolse verso Wakaba dicendo: - Penso sia troppo tardi.- a quelle parole Utena spalancò la porta della stanza di Saionij.
Non c'era nulla, la camera era completamente vuota, vuota di quelle cose che fino al giorno prima l'avevo resa la stanza di Saionij. Poco dopo entrò Wakaba che aveva le lacrime agli occhi, per tanto, tantissimo tempo si era immaginata come potesse essere la stanza del ragazzo ma mai avrebbe pensato di trovarla in quello stato. Touga si fece strada tra le due ragazze, si mise davanti a Wakaba e le porse una busta bianca: - L'ho trovata questa mattina davanti alla mia porta.- dentro c'era un biglietto con scritto Ti spiegherò più avanti, mentre lo leggeva Wakaba aveva le mani che le tremavano, vedendo l'amica visibilmente sotto schock Utena le mise una mano sulla spalla e pian piano la riaccompagnò fuori.
Durante il viaggio di ritorno quelle parole continuarono a rimbombare nella mente di Wakaba come una litania, appena solcò la soglia di quella che era la sua camera dall'infanzia corse sul letto e sfongò tutte le sue lacrime, in quel momento aveva una sola certezza... tutto l'amore che possedeva se ne era andato via con lui.

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Capitolo 15
*** 15 Confessioni con Touga ***


 

L'afa era praticamente insopportabile, si era ormai a metà luglio e la città era sotto la morsa del caldo ormai da giorni. Per le strade non c'era praticamente nessuno, un ragazzo dai capelli lunghi rossi raccolti in un'alta coda di cavallo sedeva in un bar all'ombra cercando quel poco refrigerio in una bibita fresce in quella calicola estiva.
Ci erano voluto bene tre settimane prima che Saionij si facesse risentire con l'amico, Touga aveva ricevuto una telefonata il giorno prima nella quale il ragazzo lo invitava a prendere qualcosa insieme nel solito locale dove ogni estate passavano la stragrande maggioranza dei pomeriggi. Erano quasi le quattro quando da lontano Touga riuscì ad intravedere la sagoma dell'amico avvicinarsi, Saionij portava una maglietta biancha e un paio di jeans tutti sfilacciati, in testa aveva un cappellino da baseball che lo riparava dai raggi solari, quando arrivò al tavolo dove era seduto il ragazzo dai capelli rossi non gli rivolse nemmeno il saluto, si sedette e si tolse lentamente il capellino appoggiandolo poi sulle ginocchia. I due ragazzi si fissarono a lungo, visti da qualunque passante sarebbero potuti sembrare due fotomodelli, con quei capelli così lunghi raccolti, quello sguardo serio e il fisico asciutto e allo stesso tempo statuario.
Il primo a rompere il ghiaccio fu Saionij: - Prima che tu possa dirmi qualunque cosa lasciami spiegare, senza interruzioni, poi potrai anche prendermi a calci
nel sedere.- Touga soppresse un ridolino, adorava quel modo di parlare, così diretto e allo stesso tempo arrogante, ma che in realtà celava una non indifferente dose di insicurezza.
- Partiamo da quella sera... bè credo che Utena di abbia già raccontato tutto. Dopo quello che era successo mi sono sentito uno stronzo, e non avevo idea di come sistemare la cosa. Ci vollero tre giorni perchè trovassi il coraggio di andare da lei e scusarmi, avevo comprato persino i fiori ed ero deciso nel chiedere ammenda, ma accadde qualcosa di imprevedibile.
Stavo tornando al dormitorio maschile, alla sera sarei dovuto andare da Wakaba, in portineria dissero che c'era della posta per me... mi era arrivata questa.-
Dicendo questo il ragazzo estrasse da una tasca dei jeans una busta bianca, la fece scivolare fino a Touga e poi proseguì: - Arriva dalla California.- a quelle parole l'amico che gli stava di fronte alzò velocemente lo sguardo e poco dopo aprì in fretta e furia la lettera per poi leggerne velocemente il contenuto, quando finì alzò di nuovo lo sguardo, stava per dire qualcosa ma Saionij lo bloccò e disse: - Prima lasciami finire... viene da Berkley, un'università in California... era anche per questo che avevo bisogno di avere dei buoni voti in chimica. Hanno detto che con i crediti che ho accumulato quest'anno posso comodamente usufruire di una borsa di studio, ed infatti proprio ieri ho ricevuto la seconda lettere in cui mi comunicavano che me ne era stata assegnata una.-
Ci fu dopo quest'ultima affermazione un lungo momento di silenzio, poi Touga, dopo aver bevuto un sorso della limonata che aveva ordinato disse: - Perchè cavolo non me ne hai parlato? -
-Perchè l'ho deciso all'ultimo momento, prima di frequentare Wakaba non volevo nemmeno iscrivermi all'università, poi lei mi ha aperto gli occhi e mi sono rivolto al tutor della scuola. -
- Ma insomma devi ancora frequentare l'ultimo anno, che senso aveva comportarsi in questa maniera?- disse Touga visibilmente irritato.
- Per le università americane la domanda di iscrizione va fatta durante l'ultimo anno di liceo, e con i nostri ritmi scolastici mi sarebbe stato impossibile gestirla, quindi ho dovuto farlo prima. -
- Mi spieghi per che c***o non ne hai parlato? Cosa credevi? Posso capire che non ne hai parlato con Wakaba, e forse potrei persino giustifiare il modo in cui l'hai trattata, ma come me?!...- Touga era fuori di se, si era alzato con un tale impeto che la sedia sulla quale era stato seduto era caduta a terra. - Cristo santo, siamo amici da quanto?? quindici anni, e tu mi vieni a raccontare la storiella dell'università in Califorina??? ma per chi mi hai preso....-
- Senti, credi che sia stato facile per me??? ma non sapevo cosa fare... io ero... ero... Terrorizzato!- disse urlando alla fine Saionij. In quel momento entrambi i ragazzi erano in piedi uno di fronte all'altro, anche se in futuro non l'avrebbe mai ammesso Touga fu sicuro di vedere in quel momento delle lacrime affiorare agli angoli degli occhi dell'amico.
- Finalmente! - disse con tono sollevato il ragazzo dai capelli rossi, mise una mano sulla spalla dell'amico ed insieme si diressero verso il parco della città. Seduti su una panchina all'ombra di un grande acero, i due ragazzi continuarono a parlare, Saionij spiegò di quanto tutti quei cambiamenti lo avessero sconvolto e che alla base in fin dei conti c'era un'incapacità di affrontarli. La calura si stava lentamente attenuando con l'avvento del tramonto, Touga prese ancora una volta la parola e disse: - Credi che sia giusto quello che hai fatto a Wakaba? Non sto parlando di giusto o sbagliato in senso obiettivo, ma "giusto" per te, in fondo dovrai rivederla per un altro anno... Una cosa te la posso dire, se sapessi che dovrei andarmene trascorrerei più tempo possibile con Utena, in modo che anche quando fossimo lontani il suo ricordo sarebbe talmente indelebile da non lasciarmi scampo. Provaci, ti chiedo solo questo, datti una possibilità con lei...- e detto questo si incamminò verso l'uscita del parco.

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Capitolo 16
*** 16 Visita inaspettata ***


 

Di solito l'estate è uno di quei periodi in cui, soprattutto tra gli studenti, si fa un bilancio dell'anno appena passato, e si rimugina bene o male su tutto; non vedendo costantemente molte persone è in questo periodo che le amicizie si consolidano e quelle che già scricchiolavano si disintegrano definitivamente. Wakaba appena tornata a casa pensava che quella sarebbe stata la più brutta estate della sua vita, in realtà già dopo qualche giorno il suo rientro aveva trovato mille cose da fare.
Per prendere qualche soldo lavorava part-time nella biblioteca della città, lavoro che le sarebbe fruttato anche qualche credito aggiuntivo per il diploma, la sua famiglia infatti, non avendole mai fatto mancare nulla, non era però così ricca da potergli spesare l'intero percorso di studi che aveva programmato e sapendo che le borse di studio sono assai difficili da reperire Wakaba aveva deciso che, per quanto poteva, si sarebbe arrangiata da se. Due volte a settimana inoltre frequentava, anche se non ne aveva alcun bisogno, i corsi estivi a scuola, dando anche una mano agli studenti con maggiore difficoltà. Grazie anche a tutte queste attività le settimane scorrevano velocemente, i weekend li passava quasi sempre in compagnia di Utena che abitava in una cittadina di campagna a qualche ora di pulmann da dove viveva Wakaba; a turno le due amiche (una volta andava l'una dall'altra e poi viceversa) si incontravano ogni sabato.
Per il resto, oltre alle faccende di casa, Wakaba faceva come suo solito un mucchio di sport, in pratica ogni qualvolta ne aveva l'occasione, questo l'aiutava a liberare la mente e a isolarsi da tutto e da tutti.
Quasi senza accorgersene arrivò così la fine di luglio, la città era spettrale, quasi nessuno usciva durante le ore del giorno per la calura insopportabile, Wakaba era distesa nel letto della sua camera e sfogliava un pò annoiata l'annuario scolastico. Ad un tratto gli cadde sotto gli occhi la foto di Saionij, un brivido la percorse lungo tutta la schiena e come se fosse accaduto il giorno prima ricordò la sera in cui loro due erano usciti assieme.
Quelle immagini, così nitide nella sua testa, le fecero riaffore le lacrime, la ragazza ne lasciò cadere qualcuna ma poi, quasi con un gesto di stizza si strofinò vistosamente il viso... Dopo quasi tre mesi quel ricordo le faceva ancora male, aveva provato di tutto per dimenticarlo, ma alla fine ogni sera prima di addormentarsi sperava che lui si facesse vivo, che la chiamasse nel cuore della notte, che sbadatamente entrasse in biblioteca... insomma che facesse qualsiasi cosa per dimostrarle che non l'avesse dimenticata.
Immersa in quei pensieri malinconici fu riportata alla realtà dalla voce della madre: - Wakaba! Vieni giù per favore! - un pò controvoglia Wakaba scese dal letto e pian piano si diresse verso la cucina da dove era arrivata la voce della madre. Tenedo la testa bassa con fare svogliato andò a sbattere contro qualcuno, allorchè la madre la rimproverò dicendo: - Ma Wakaba, stai attenta dove metti i piedi, non è il modo migliore per accogliere un ospite finirgli addosso!- un pò stordita la ragazza alzò lo sguardo e se lo ritrovò di fronte... No, non aveva dimenticato nulla di lui, il viso, gli occhi intensi, i capelli lunghi e setosi, quel profumo di colonia intenso... - Ciao, Wakaba ti trovo bene!- la voce di Saionij riempì immediatamente la stanza, calda e sensuale come l'aria estiva.

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Capitolo 17
*** 17 difficili ammissioni ***


 

Certo che è proprio un bel ragazzo... Fu il pensiero che attraversò la mente della madre di Wakaba appena vide Saionij. Ora che però li vedeva uno di fronte all'altro aveva capito che c'era stato qualcosa tra quel ragazzo bellissimo a la sua adorata figlia, quindi trovò la più banale delle scuse per dileguarsi e lasciarli soli.

Wakaba non sapeva cosa pensare, un lato di lei avrebbe voluto correre tra le braccia del ragazzo e sentirsi stretta tra esse, un'altra però si sentiva umiliata e usata dal suo comportamento così strano, ma che soprattutto aveva dato l'idea di non tenere minimamente in considerazione i suoi sentimenti.

Ad un tratto Saionij dissi: - Forza andiamo!- e la prese per mano, ma subito Wakaba respinse quel tentativo di intimità con un gesto brusco di stizza, allora il ragazzo la guardò deluso, uscì dalla casa e aprì la portiera della macchina per farla salire.

Lei era ancora sulla soglia dell'entrata della sua casa quando lui le fece platealmente segno di seguirla nell'automobile, il viso delle ragazza divenne ancora più imbronciato ma decise per il momento di assecondarlo. Saionij guidò a lungo, la tensione era palpabile, nessuno dei due proferiva alcuna parola, poi si fermò vicino al parco dove pochi giorni prima aveva parlato con Touga. Scese dalla macchina e si diresse verso il laghetto che era all'interno dei giardinetti, Wakaba lo seguiva a qualche passo di distanza, così visto da dietro sembrava la stessa immagine che aveva visto la sera in cui le aveva chiesto di uscire.

Si fermarono entrambi su di una panchina all'ombra, la prima ad interrompere quell'imbarazzante silenzio fu proprio Wakaba: - Allora, come mai sei venuto qui?- allora lui volse lo sguardo verso di lei, i suoi occhi erano pieni di amarezza e di rimpianto, quasi in un sibilo disse: - Non è ovvio?-

La ragazza non ci vide più e con tono alterato disse: - No, non lo è! Lo sarebbe se invece ti scomparire per tre mesi avessi telefonato, lo sarebbe se invece di portarmi a letto e poi nemmeno rivolgermi la parola mi avessi fatto capire che quella sera per te non era uno sbaglio... Ma la cosa che conta di più è che lo sarebbe se tu fossi qui veramente per me e non per toglierti un peso dalla coscienza.- Quando finì, Saionij capì che era quello che amava di più in Wakaba, quel suo essere spiritosa e dall'apparenza indifesa, ma che poi si tramutava in una tigre ogni qualvolta venisse attaccata. Sapeva che non sarebbe bastato un semplice "scusa" per farla tornare da lui, anche se vedeva chiaramente che mentre lei era lì davanti a lui con fare belliccoso dentro di lei era in atto una vera e propria guerra.

- Dopo il diploma andrò a studiare in California.- disse tutto d'un fiato Saionij. - Ero confuso, e pensavo che l'unico modo fosse allontanare tutto e tutti da me, in modo che quando me ne sarei andato non avrei dovuto soffrire per le persone che avrei perso.-

Ma quelle parole ebbero l'effetto contrario sulla ragazza che sempre più alterata disse: - Perso? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non importa quanto distante possano essere, ma le persone che amiamo rimangono sempre con noi... (dicendo questo le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi)... il solo fatto di sapere che saranno sempre lì ad aspettarci dovrebbe essere uno sprone non indifferente... Come fai a non capirlo proprio tu che... - non riuscì a finire la frase, i suoi occhi ormai tutti arrossati si incrociarono con quelli del ragazzo.

Saionij la guardò ancora una volta, nonostante la maglia troppo larga per lei, i pantaloni sformati e i capelli tutti spettinati, era meravigliosa comunque e a renderla ancora più bella c'era quella disperazione nei suoi occhi, che sapeva provava solo per lui... Si odiava quando la faceva piangere, in quel momento era spinto da un'irrefrenabile desiderio di stringerla a se, ma non avrebbe cambiato la situazione. Il ragazzo non era dubbioso dell'amore che li univa, ma rimanere distante da lei gli sembrava impossibile, come avrebbe retto? L'università avrebbe tolto sempre più tempo a loro due, fino a quando non sarebbero stati costretti a lasciarsi, lui questo non lo volevo e allora aveva deciso di giocare d'anticipo, fermando la loro relazione prima di... Prima di cosa, ormai era troppo tardi... Finalmente tutto fu chiaro, amava troppo Wakaba per pretendere, soprattutto con se stesso, che vestire i panni dell'insensibile menefreghista lo avrebbe fatto ricominciare da capo come se niente fosse successo.

Si lasciò andare al desiderio e prese d'impeto il polso della ragazza, la quale cominciò a ribellarsi, ma le braccia del ragazzo erano troppo forti e senza nemmeno accorgersene era già stretta a lui; quando sentì le sue labbra posarsi sulla sua fronte come per rassicurarla scoppiò a piangere con dei sonori singhiozzi... Era la prima volta che si faceva consolare da lui.

 

Certo che è proprio un bel ragazzo... Fu il pensiero che attraversò la mente della madre di Wakaba appena vide Saionij. Ora che però li vedeva uno di fronte all'altro aveva capito che c'era stato qualcosa tra quel ragazzo bellissimo a la sua adorata figlia, quindi trovò la più banale delle scuse per dileguarsi e lasciarli soli.

Wakaba non sapeva cosa pensare, un lato di lei avrebbe voluto correre tra le braccia del ragazzo e sentirsi stretta tra esse, un'altra però si sentiva umiliata e usata dal suo comportamento così strano, ma che soprattutto aveva dato l'idea di non tenere minimamente in considerazione i suoi sentimenti.

Ad un tratto Saionij dissi: - Forza andiamo!- e la prese per mano, ma subito Wakaba respinse quel tentativo di intimità con un gesto brusco di stizza, allora il ragazzo la guardò deluso, uscì dalla casa e aprì la portiera della macchina per farla salire.

Lei era ancora sulla soglia dell'entrata della sua casa quando lui le fece platealmente segno di seguirla nell'automobile, il viso delle ragazza divenne ancora più imbronciato ma decise per il momento di assecondarlo. Saionij guidò a lungo, la tensione era palpabile, nessuno dei due proferiva alcuna parola, poi si fermò vicino al parco dove pochi giorni prima aveva parlato con Touga. Scese dalla macchina e si diresse verso il laghetto che era all'interno dei giardinetti, Wakaba lo seguiva a qualche passo di distanza, così visto da dietro sembrava la stessa immagine che aveva visto la sera in cui le aveva chiesto di uscire.

Si fermarono entrambi su di una panchina all'ombra, la prima ad interrompere quell'imbarazzante silenzio fu proprio Wakaba: - Allora, come mai sei venuto qui?- allora lui volse lo sguardo verso di lei, i suoi occhi erano pieni di amarezza e di rimpianto, quasi in un sibilo disse: - Non è ovvio?-

La ragazza non ci vide più e con tono alterato disse: - No, non lo è! Lo sarebbe se invece ti scoparire per tre mesi avresti telefonato, lo sarebbe se invece di portarmi a letto e poi nemmeno rivolgermi la parola mi avresti fatto capire che quella sera per te non era uno sbaglio... Ma la cosa che conta di più è che lo sarebbe se tu fossi qui veramente per me e non per toglierti un peso dalla coscienza.- Quando finì, Saionij capì che era quello che amava di più in Wakaba, quel suo essere spiritosa e dall'apparenza indifesa, ma che poi si tramutava in una tigre ogni qualvolta venisse attaccata. Sapeva che non sarebbe bastato un semplice "scusa" per farla tornare da lui, anche se vedeva chiaramente che mentre lei era lì davanti a lui con fare belliccoso dentro di lei era in atto una vera e propria guerra.

- Dopo il diploma andrò a studiare in California.- disse tutto d'un fiato Saionij. - Ero confuso, e pensavo che l'unico modo fosse allontanare tutto e tutti da me, in modo che quando me ne sarei andato non avrei dovuto soffrire per le persone che avrei perso.-

Ma quelle parole ebbero l'effetto contrario sulla ragazza che sempre più alterata disse: - Perso? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non importa quanto distante possano essere, ma le persone che amiamo rimangono sempre con noi... (dicendo questo le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi)... il solo fatto di sapere che saranno sempre lì ad aspettarci dovrebbe essere uno sprone non indifferente... Come fai a non capirlo proprio tu che... - non riuscì a finire la frase, i suoi occhi ormai tutti arrossati si incrociarono con quelli del ragazzo.

Saionij la guardò ancora una volta, nonostante la maglia troppo larga per lei, i pantaloni sformati e i capelli tutti spettinati, era meravigliosa comunque e a renderla ancora più bella c'era quella disperazione nei suoi occhi, che sapeva provava solo per lui... Si odiava quando la faceva piangere, in quel momento era spinto da un'irrefrenabile desiderio di stringerla a se, ma non avrebbe cambiato la situazione. Il ragazzo non era dubbioso dell'amore che li univa, ma rimanere distante da lei gli sembrava impossibile, come avrebbe retto? L'università avrebbe tolto sempre più tempo a loro due, fino a quando non sarebbero stati costretti a lasciarsi, lui questo non lo volevo e allora aveva deciso di giocare d'anticipo, fermando la loro relazione prima di... Prima di cosa, ormai era troppo tardi... Finalmente tutto fu chiaro, amava troppo Wakaba per pretendere, soprattutto con se stesso, che vestire i panni dell'insensibile menefreghista lo avrebbe fatto ricominciare da capo come se niente fosse successo.

Si lasciò andare al desiderio e prese d'impeto il polso della ragazza, la quale cominciò a ribellarsi, ma le braccia del ragazzo erano troppo forti e senza nemmeno accorgersene era già stretta a lui; quando sentì le sue labbra posarsi sulla sua fronte come per rassicurarla scoppiò a piangere con dei sonori singhiozzi... Era la prima volta che si faceva consolare da lui.

 

  

Certo che è proprio un bel ragazzo... Fu il pensiero che attraversò la mente della madre di Wakaba appena vide Saionij. Ora che però li vedeva uno di fronte all'altro aveva capito che c'era stato qualcosa tra quel ragazzo bellissimo a la sua adorata figlia, quindi trovò la più banale delle scuse per dileguarsi e lasciarli soli.
Wakaba non sapeva cosa pensare, un lato di lei avrebbe voluto correre tra le braccia del ragazzo e sentirsi stretta tra esse, un'altra però si sentiva umiliata e usata dal suo comportamento così strano, ma che soprattutto aveva dato l'idea di non tenere minimamente in considerazione i suoi sentimenti.
Ad un tratto Saionij dissi: - Forza andiamo!- e la prese per mano, ma subito Wakaba respinse quel tentativo di intimità con un gesto brusco di stizza, allora il ragazzo la guardò deluso, uscì dalla casa e aprì la portiera della macchina per farla salire.
Lei era ancora sulla soglia dell'entrata della sua casa quando lui le fece platealmente segno di seguirla nell'automobile, il viso delle ragazza divenne ancora più imbronciato ma decise per il momento di assecondarlo. Saionij guidò a lungo, la tensione era palpabile, nessuno dei due proferiva alcuna parola, poi si fermò vicino al parco dove pochi giorni prima aveva parlato con Touga. Scese dalla macchina e si diresse verso il laghetto che era all'interno dei giardinetti, Wakaba lo seguiva a qualche passo di distanza, così visto da dietro sembrava la stessa immagine che aveva visto la sera in cui le aveva chiesto di uscire.
Si fermarono entrambi su di una panchina all'ombra, la prima ad interrompere quell'imbarazzante silenzio fu proprio Wakaba: - Allora, come mai sei venuto qui?- allora lui volse lo sguardo verso di lei, i suoi occhi erano pieni di amarezza e di rimpianto, quasi in un sibilo disse: - Non è ovvio?-
La ragazza non ci vide più e con tono alterato disse: - No, non lo è! Lo sarebbe se invece ti scoparire per tre mesi avresti telefonato, lo sarebbe se invece di portarmi a letto e poi nemmeno rivolgermi la parola mi avresti fatto capire che quella sera per te non era uno sbaglio... Ma la cosa che conta di più è che lo sarebbe se tu fossi qui veramente per me e non per toglierti un peso dalla coscienza.- Quando finì, Saionij capì che era quello che amava di più in Wakaba, quel suo essere spiritosa e dall'apparenza indifesa, ma che poi si tramutava in una tigre ogni qualvolta venisse attaccata. Sapeva che non sarebbe bastato un semplice "scusa" per farla tornare da lui, anche se vedeva chiaramente che mentre lei era lì davanti a lui con fare belliccoso dentro di lei era in atto una vera e propria guerra.
- Dopo il diploma andrò a studiare in California.- disse tutto d'un fiato Saionij. - Ero confuso, e pensavo che l'unico modo fosse allontanare tutto e tutti da me, in modo che quando me ne sarei andato non avrei dovuto soffrire per le persone che avrei perso.-
Ma quelle parole ebbero l'effetto contrario sulla ragazza che sempre più alterata disse: - Perso? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non importa quanto distante possano essere, ma le persone che amiamo rimangono sempre con noi... (dicendo questo le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi)... il solo fatto di sapere che saranno sempre lì ad aspettarci dovrebbe essere uno sprone non indifferente... Come fai a non capirlo proprio tu che... - non riuscì a finire la frase, i suoi occhi ormai tutti arrossati si incrociarono con quelli del ragazzo.
Saionij la guardò ancora una volta, nonostante la maglia troppo larga per lei, i pantaloni sformati e i capelli tutti spettinati, era meravigliosa comunque e a renderla ancora più bella c'era quella disperazione nei suoi occhi, che sapeva provava solo per lui... Si odiava quando la faceva piangere, in quel momento era spinto da un'irrefrenabile desiderio di stringerla a se, ma non avrebbe cambiato la situazione. Il ragazzo non era dubbioso dell'amore che li univa, ma rimanere distante da lei gli sembrava impossibile, come avrebbe retto? L'università avrebbe tolto sempre più tempo a loro due, fino a quando non sarebbero stati costretti a lasciarsi, lui questo non lo volevo e allora aveva deciso di giocare d'anticipo, fermando la loro relazione prima di... Prima di cosa, ormai era troppo tardi... Finalmente tutto fu chiaro, amava troppo Wakaba per pretendere, soprattutto con se stesso, che vestire i panni dell'insensibile menefreghista lo avrebbe fatto ricominciare da capo come se niente fosse successo.
Si lasciò andare al desiderio e prese d'impeto il polso della ragazza, la quale cominciò a ribellarsi, ma le braccia del ragazzo erano troppo forti e senza nemmeno accorgersene era già stretta a lui; quando sentì le sue labbra posarsi sulla sua fronte come per rassicurarla scoppiò a piangere con dei sonori singhiozzi... Era la prima volta che si faceva consolare da lui.

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Capitolo 18
*** 18 quello che non sono senza di te ***


 

Saionij guidò lentamente fino alla casa di Wakaba, durante tutto il viaggio la ragazza non aveva detto una parola, se ne era rimasta lì, ranicchiata sul sedile, quasi sembrasse volerci sprofondare all'interno, con lo sguardo rivolto verso quel paesaggio che conosceva così bene e che mai come in quel momento le era apparso così vuoto. Poco prima di salutarla definitivamente Sainoji aveva allungato la mano in cerca di quella di lei, ma Wakaba si era ritirata in se stessa ed era scesa dell'automobile senza nemmeno salutarlo.
Rimasto lì con lo sguardo fisso verso quella porta che si chiudeva, il ragazzo pensò che così si stava chiudendo anche l'ultima possibilità di un futuro insieme a lei, quando la pioggia cominciò a cadere nemmeno se ne accorse, rimase lì nella macchina, con lo sguardo perso nel vuoto, stranamente assomigliava proprio a quello che lui aveva intravisto negli occhi di lei pochi istanti prima.
Ad un tratto fu distratto da un ticchettio, un signore sulla cinquantina stava battendo su uno dei finestrini intimandolo di tirarlo giù: - Mi scusi giovanotto, ma questa è sosta vetiata.- Saionij notò che in mano il poliziotto teneva una torcia, una torcia? Ma se quando Wakaba era scesa era ancora giorno... quanto era stato lì? Ore decisamente. Mentre stava ancora realizzando quanto tempo era passato un fulmine squarciò il cielo illuminando il quartiere a giorno, come se quella scarica elettrica l'avesse colpito direttamente Saionij scese velocemente dall'auto, la pioggia cadeva copiosa ma non gli importava, in due falcate coprì la distanza che lo separava dalla casa della ragazza.
Senza curarsi un attimo dell'uomo in divisa che aveva cominciato ad inveire contro di lui, il ragazzo aveva preso a battere forsennatamente contro lo stipite della porta della casa di Wakaba.
Un alquanto sconvolta Wakaba aprì la porta, il ragazzo notò subito che aveva gli occhi gonfi e arrossati, prese un respiro profondo e disse: - Rimani con me, rimani con questo stronzo che ti ha fatto soffrire, che ti ha e ti fa piangere continuamente. Resta con me, perchè senza... bè senza di te è inutile che io me ne vada a migliaia di chilometri da qui, che combatta ogni giorni per trovare quel me stesso che tanto dico di cercare. Sono rimasto qui per ore e nemmeno me ne ero accorto, lo sai perchè? Perchè non riuscivo a credere che tu te ne saresti andata via dalla mia vita, che lo avrei permesso senza muovere un dito.- mentre Saionij diceva quelle parole gli occhi della ragazza si riempirono di nuovo di lacrime, mentre il ragazzo era ormai bagnato da capo a piedi. - Ti prego, non voglio tornare ad essere il ragazzo che ero senza di te... Io...-
- Basta... - e dopo aver sussurrato quella sola parola abbracciò il ragazzo, stringendolo forte e cercando di ributtare indietro le lacrime... ora non era più necessario piangere: - Io rimango qui... - mentre diceva quelle parole pose una mano sul petto del ragazzo all'altezza proprio del cuore, lui abassò lo sguardo e lei, poco prima che le loro labbra si incontrassero concluse dicendo: - sempre...- .
Il poliziotto, vedendo quella situazione, stracciò il pezzo di carta nel quale aveva cominciato a scrivere la multa, osservò la sua mano sinistra e vedendo la fede luccicare ripensò a molti anni prima, quando anche lui si era trovato ad implorare una ragazza di rimanere con lui, nonostante quel lavoro da schifo, nonostante le notti insonni e la paura di non tornare a casa la sera; questi pensieri gli suscitarono un delicato sorriso sul viso, si premette il cappello sulla testa e tornò alla macchina che aveva fermato poco più in là, erano quasi le 22 e la fine del turno era vicina, a casa avrebbe trovato quella ragazza con qualche ruga in più ad aspettarlo insieme a due bambini meravigliosi.Intanto Wakaba e Saionij erano stretti l'un l'altro incuranti della pioggia che li aveva bagnati, quando la madre della ragazza uscì per vedere cosa era successo cercò di richiamare la figlia, per evitare che si prendesse un raffreddore, allora i due ragazzi si misero a ridere, Saionij diede un ultimo e più casto bacio alla ragazza che entrò poco dopo in casa e che non vide la madre sorridere amorevolmente al ragazzo poco prima di chiudere la porta.


Consiglio a tutti di leggere questo capitolo con la canzone "Please Don't Go" dei Barcelona, che mi ha ispirato per la stesura di questa parte.

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Capitolo 19
*** 19 Arrivi - Nuove Partenze ***


 

Cinque anni dopo...

 

La pioggia continuava a cadere, sembrava formare delle piccole cascate sui vetri delle finestre, guardandola Wakaba pensò che fosse esattamente come nei film. Dal suo appartamento nel quartiere di Soho guardava le strade che già pullulavano di taxi gialli, già... come se quella città si fermasse per dormire, in realtà New York non riposa mai, non spegne mai le sue luci sfavillanti ma anche il suo continuo metterti alla prova.
La ragazza passò una mano dietro la nuca, non era ancora abituata a quel taglio sbarazzino, quasi da maschiaccio, si guardò intorno, il piccolo appartamento era nel caos più totale, libri, vestiti ovunque e qualche cartone di pizza ancora aperto vicino al secchio dell'immondizzia; senza pensare nemmeno per un secondo a mettere in ordine prese il cappotto che era appoggiato alla sedia, infilò degli stivaletti con il tacco e corse giù dalle scale, anche se trovare un taxi libero con quel tempo non era impresa semplice aspettò pazientemente fino a che una di quelle deliziose macchine giallo-arancio le si fermò davanti. Appena si sedette su quei sedili di pelle ormai logora un signore sulla sessantina si girò chiedendo la destinazione, allora Wakaba con un sorriso solare disse: "al JFK per favore!" e senza fare altre domande l'uomo partì a tutta velocità.

 

Intanto su un 747 dell'Amercan Airlines Saionij si godeva quella visione a cui mai, in tutti quegli anni si era abituato, quelle nuvole che pian piano si diradavano e lasciavano intravedere un pullulare di città... la costa atlantica si stava ormai avvicinando.
Controllò per l'ennesima volta nella tasca dei pantaloni e lo ritrovò lì, quel cofanetto per il cui contenuto aveva speso una fortuna, ma diamine se ne era valsa la pena, per lei tutto valeva la pena.
Vide comparire sul vetro del finestrino alcune goccioline d'acqua e subito gli venne in mente quel giorno di ormai... Mio dio erano già passati cinque anni.
Quell'estate era stata in assoluto la più romantica che avesse mai vissuto, la passarono per la maggior parte insieme, poi era iniziato l'anno scolastico ed era andato così bene che la borsa di studio era arrivata a metà anno. Poi c'era stato Berkley, che posto meraviglioso quello, nel quale aveva imparato ad amare ancora di più la chimica e la matematica; ormai era all'ultimo anno e finalmente si sarebbe laureato, ma come amava ripetere sempre Wakaba "con lo sguardo rivolto verso il domani" che in questo caso voleva dire l'MIT a Boston, che per sua fortuna era a solo due ore o poco più di macchina da New York.Non era stata sempre rose e fiori, le relazioni a distanza sono una seccatura mostrosa, però in un modo o nell'altro lui era lì, che quasi non ce la faceva più a rimanere seduto su quel sedile, che ripassava a memoria quelle tre parole...

 

Il Boing747 Proveniente da Los Angeles... Wakaba non rimase ad ascoltare nemmeno tutto l'avviso, si diresse a passo spedito verso lo scalo in cui sapeva arrivavano sempre gli aerei continentali provenienti dalla California. Chissà se l'avrebbe riconosciuta con quel taglio, pensando ciò passò le dita per l'ennesima volta tra i capelli mettendone qualche ciocca dietro le orecchie.
Certo che anche lei ne aveva fatta di strada, studiare a New York era quasi impensabile anni prima, ma grazie ai suoi sforzi e ad una buona borsa di studio era riuscita ad entrare all'università di quella meravigliosa città, tra un anno se tutto si sarebbe svolto secondo i piani avrebbe preso la laurea in Lettere, ripensandoci le venne da sorridere.
Mentre la ragazza era persa in questi suoi pensieri le porte scorrevoli cominciarono ad aprirsi, ci furono gridolini, urla di goia, risate, persone che si abbracciavano e alcune che piangevano, in tutto questo Saionij cercava di farsi strada come poteva, anche se non gli dispiaceva quella confusione, adorava le sale d'aspetto e quella degli arrivi negli areporti.
Ad un tratto la vide, non era bastato il taglio alla garconne e il fatto che fosse ancora girata di spalle, lui l'aveva riconosciuta comunque, e quando finalmente anche lei si era voltata quei suoi occhi marrone chiaro si erano illuminati: Saionij lasciò cadere la misera borsa che costituiva il suo bagaglio e le corse incontro, abbracciandola sentì il suo cuore palpitare forsennatamente e inspirò a fondo il profumo vellutato della sua pelle. - Volevi non farti riconoscere?- disse lui passandole delicatamente una mano tra i capelli arruffati, allorchè lei tirò fuori la lingua come in segno di presa in giro e poco dopo aggiunse: - Anche tu però.- infatti i capelli lunghi di Saionij erano stati tagliati a dir poco in modo drastico, erano lunghi si e no qualche centimetro nella nuca, mentre erano un pò più lunghi ai lati e all'altezza della fronte, con quel taglio aveva ancora di più i lineamenti perfetti.
Tenendosi per mano stavano per imboccare l'uscita dell'areoporto quando il ragazzo si sentì tirare per i pantaloni, si voltò e vide una bambina che teneva in mano una scatolina rossa, quando la riconobbe divenne tutto rosso, intanto però la bambina, non mostrando un minimo di timidezza gli si era avvicinata e gliel'aveva porsa, fu allora che Saionij colse al balzo l'occasione e prendendo in braccio la bambina le disse: - Oh, ma questa non è mia.- disse rigirando la confezione. E la bambina con una vocina acuta disse: - e di chi è?- allora il ragazzo guardò dritto negli occhi Wakaba per poi rivolgersi ancora alla sua piccola amica e le disse: - Penso sia sua, gliela potresti dare per favore? - allora le piccole mani paffutelle si allungarono verso quelle di Wakaba, che intanto aveva già le lacrime agli occhi.
Saionij mise giù la piccola non prima di averle scoccato un sonoro bacio sulla guancia, quest'ultima tutta sorridente se ne tornò dalla madre, il ragazzo però non si rialzò e rimase in ginocchio, lentamente prese la mano di Wakaba e disse: - Mi vuoi sposare? - a quelle parole ci fu un boato immenso in tutta la sala, tra le lacrime la ragazza scosse la testa in segno d'assenso e poi tornò nuovamente tra quelle braccia, che sarebbe stata sicura, non l'avrebbero mai lasciata andare!



Devo ammettere che scrivendo questo ultimo capitolo mi sono quasi commossa, forse è troppo sdolcinato come finale ma non ho saputo trattenermi!!! Dovranno scusarmi i prossimi lettori (che spero saranno tanti) di questa FF ma, questo ultimo capitolo lo dedico a Hermgrenger che è stata la mia prima fan e che non si è mai stancata di commentare.

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