Kanagawa Tokyo AR

di _ichigo_85
(/viewuser.php?uid=54630)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


cross1 Eccoci qua dopo due anni … le menti geniali di Ichigo&Releuse finalmente hanno portato a termine il loro lavoro più grande che in molti stavate aspettando!!!  Follia pura unire due universi, quello di Capitan Tsubasa e quello di Slam Dunk trattando i nostri OTP preferiti: Jun Misugi X Ken Wakashimazu & Hanamichi Sakuragi X Kaede Rukawa, ma ci siamo riuscite e siamo davvero soddisfatte e orgogliose del traguardo raggiunto! Per spiegarvi, Releuse ha gestito Ken e Jun, mentre Ichigo Kaede e Hanamichi ed è stato divertente confrontare le idee, fare interagire i personaggi nella totale sorpresa di come l’altra avrebbe mosso i propri. In verità la storia è tutto un dialogo, confronto, fra le due coppie, per parlare di loro e dei loro mondi… un po’ di vera ‘azione’ ci sarà nell’ultima parte, dove ci sarà la gara per decidere… quale sia lo sport migliore fra calcio e basketXDD Per contestualizzare gli eventi descritti, ci siamo rifatte a due determinate fan fiction: “Il cuore e il pallone” , Capitan Tsubasa, di Releuse e “Ali”, Slam dunk, di Ichigo che, naturalmente, vi consigliamo caldamente di leggere;) 

Riassunto delle puntate precedenti (tanto per farvi capire il contestoXD):

Slam Dunk: Hanamichi Sakuragi e Kaede Rukawa giocano a basket nella stessa scuola, lo Shohoku. Il primo, il vero protagonista, un ex teppista dai capelli rossi, è una vera schiappa, ma dotato di talento, per cui nel corso della storia fa grandissimi progressi. Questi è comunque sempre convinto di essere il migliore in campo, non fa che lodarsi per tutto il corso del manga, senza tener conto dei clamorosi errori di cui si rende spesso protagonista. Nonostante la sua crescita come giocatore, Hanamichi rimane sempre un passo indietro rispetto al vero asso della squadra e promessa giapponese Kaede Rukawa, un tipo taciturno e schivo, determinato e orgoglioso. Sin dall’inizio i due si trovano in competizione e non perdono occasione per litigare arrivando anche alle mani. Tutto questo ci porta all’ovvia conclusione che i due si amino, <3, infatti nella nostra storia stanno insieme.

Capitan Tsubasa: Ken Wakashimazu e Jun Misugi sono calciatori appartenenti a due squadre diverse della prefettura di Tokyo, il primo è portiere nella Toho School, il secondo centrocampista offensivo, nonché capitano, nella Musashi. Wakashimazu è anche un ottimo karateka, poiché suo padre gestisce un dojo e questo gli permette di utilizzare le arti marziali a difesa della porta (chi non si ricorda i mirabolanti salti sui pali di questo individuo?XD); ha un carattere testardo e orgoglioso e sente una fortissima rivalità (nonché, bisogna ammetterlo, senso di inferiorità) nei confronti di Wakabayashi e proprio questo, spesso, lo porta a compiere errori che con il suo talento potrebbe evitare. Jun Misugi, invece, è il famoso calciatore malato di cuore che può giocare al massimo un quarto d’ora a partita. Dotato di grande talento, senso pratico e ottima tecnica, se non fosse stato per la malattia cardiaca sarebbe potuto diventare il miglior giocatore del Giappone. (ndel manga). Nella storia ufficiale, i due non hanno quasi mai modo di interagire, ma in quelle poche volte che lo fanno il tutto è molto sospetto XD Releuse, infatti, ne ha fatto il suo OTP preferito e sulle varie ed eventuali del loro rapporto si rimanda alle sue ff. 

Glossario:

Kitsune: significa Volpe, ed è l’appellativo con cui Hanamichi, nel manga stesso, si rivolge a Rukawa per sottolinearne il carattere furbo e sornione. Spesso è preceduto da un ‘baka’, ossia stupido. Nel fandom il termine kitsune è diffusissimo ed è diventato un nomignolo affettuoso. Infatti, anche qui lo troverete spesso.

Dohao: significa idiota, ed è l’appellativo con cui Rukawa, sempre nel manga, si rivolge ad Hanamichi per le sue sparate e gli errori in campo. Come sopra, il termine è diventato il modo ‘affettuoso’ di Kaede di rivolgersi a Sakuragi. 

Guntai: armata, riferita alla banda di amici di Sakuragi, un gruppetto di ex teppisti scalmanati ma dal cuore d’oro. 

Tensai: Genio, è il soprannome con cui Hanamichi autoproclama di essere il migliore in ogni campo e disciplina.

Principe del calcio o Tensai player: termine con cui nel manga e anime viene soprannominato Jun Misugi per l’elegante e aristocratica tecnica di gioco. Spesso modificato in principe dal cuore di vetro, a causa della malattia cardiaca del ragazzo. 

Bando alle ciance, per non farvi perdere un altro anno, vi lasciamo subito alla storia, augurandovi una buona e divertente lettura!!!
Le vostre Rel&Ichi ^^


Kanagawa- Tokyo A/R


Starring:

Il principe del calcio: Jun Misugi (^_^)

La baka kitsune: Kaede Rukawa (Nh!)

Il genio del basket: Hanamichi Sakuragi (Mwahmwahmwah)

E l’unico e inimitabile Balsamo Pantene: Ken Wakashimazu (Ehi! Ma perché mi trattate sempre male?!)


Regia: Releuse&Ichigo

Supervisione: Berlinene


Capitolo I

Hanamichi era euforico: quella Domenica aveva deciso di andare a fare una piccola gita fuori porta a Tokyo con Kaede e il volpino sembrava anche di buon umore.
Dopo tutto quello che avevano passato negli ultimi mesi se la meritavano davvero una giornata tutta per loro. Era come se stessero avendo una sorta di primo appuntamento, in regola e alla luce del sole, stavolta!

Camminavano fianco a fianco e non avevano bisogno di plateali gesti d’affetto, per quanto al rossino e, sotto sotto anche a Kaede, non sarebbe certo dispiaciuto tenersi per mano. Erano fermi e sicuri dei propri sentimenti e questo bastava a renderli sereni.

“Allora, kitsune, cosa facciamo?” Domandò Hanamichi, volgendosi a guardare il compagno con un gran sorriso.

Kaede lo osservò di sottecchi: non lo vedeva così raggiante da chissà quanto tempo e ne fu felice, sebbene, come al solito, la sua espressione non lo rendesse evidente.

“Nh, non lo so…” Si strinse nelle spalle, avvicinandosi, intanto, a osservare una vetrina di articoli sportivi.

La capitale non poteva essere certo paragonata alla loro piccola prefettura e negozi così grandi non ne vedevano spesso. Incuriosito, anche Sakuragi lo affiancò.

“Ahahah, sei troppo prevedibile, cara la mia volpe! Dici che non sai cosa fare, eppure ti fiondi a vedere articoli per lo sport. La tua è davvero una fissazione!” Lo prese in giro, osservandolo attraverso il riflesso del vetro.

Rukawa increspò le labbra in un ghigno che voleva mascherare un sorriso: sapeva che aveva ragione, ma non voleva dargliela vinta.

Doaho! Andiamo!” E, presolo sottobraccio, lo trascinò all’interno del grande store.

Rukawa non seppe dire se quella di portare Hanamichi a fare shopping fosse stata una grande pensata: il ragazzo, infatti, non aveva fatto altro che urlare estasiato ogniqualvolta posasse gli occhi su oggetti che lo interessavano, chiamandolo a gran voce quando si allontanava per curiosare in giro per conto proprio.

Gli altri clienti fissavano poi storto entrambi, facendogli fare una pessima figura. A nulla valevano le sue sottili occhiate di rimprovero, alle quali Sakuragi rispondeva guardandolo offeso.

Avevano passato quasi due ore dentro quel negozio, provando delle tute da ginnastica, osservando gadget e scegliendo accessori nuovi per il basket, tanto che, una volta che ebbero oltrepassate le porte scorrevoli, tanto i commessi quanto lo stesso gestore avevano tirato un sospiro di sollievo.

Come prima tappa, dovevano ammetterlo, era stata molto fruttuosa: entrambi avevano acquistato svariate cose che, Hanamichi più della volpe, non vedevano l’ora di provare e sfoggiare con i compagni.

Lo stesso giorno, un’altra coppia di sportivi, ma, stavolta, dediti al calcio, aveva deciso di fare un giro per le affollate vie di Tokyo. Ken Wakashimazu e Jun Misugi erano appena usciti dal solito locale in cui pranzavano la domenica, per immergersi nel via vai delle grandi strade della capitale. “Era proprio buono quel riso al curry!” Esordì il portiere, accarezzandosi la pancia soddisfatto.

Il capitano della Musashi lo guardò ridacchiando: “C’è stato un attimo in cui ho pensato che ti mangiassi anche il piatto!”

“Non prendermi in giro!” S’imbronciò Ken. “Fare il portiere è pesante, ho bisogno di energie! Pensa per te che spilucchi sempre le cose, sembri una donna perennemente a dieta!”

Misugi, senza degnarlo di uno sguardo, fece spallucce, altezzoso. “Io posso giocare solo un quarto d’ora al giorno, quindi se m’ingozzo diventerei una botte!” I due ragazzi si scambiarono uno sguardo obliquo, rimasero in silenzio, poi scoppiarono in una sonora risata.

Era proprio bella la compagnia di Ken, pensò Jun. Facendo parte di scuole diverse, era difficile riuscire a incontrarsi durante la settimana, accontentandosi di telefonate e messaggi. Però, valeva davvero la pena aspettare l’arrivo del week end per avere quella giornata solo per loro! Stare con lui lo faceva sentire bene e in quei momenti tutti i suoi problemi diventavano inconsistenti. Anche la malattia al cuore diventava qualcosa su cui scherzare. Prima di incontrarlo, aveva sempre tenuto a distanza le persone, i ragazzi della sua età, instaurando con loro soltanto rapporti formali, per paura dei loro sguardi di pietà, per la malattia cardiaca, o di invidia, per il suo status di ‘principe del calcio’. Per uno come lui, infatti, che aveva passato tanti anni fra campi di calcio e ospedali, senza un amico, un amico vero, l’incontro con Ken aveva proprio dato una svolta significativa alla sua vita.

Dal canto suo, anche Ken era felice di quella giornata in compagnia di Jun, se la meritava davvero, dopo l’intensa settimana di studio e allenamenti! Potendosi vedere solo la domenica, per tutta la settimana aspettava impaziente quel giorno, per godersi finalmente un po’ di tempo soli soletti. Adorava Jun, davvero. Magari non lo esprimeva in modo plateale, ma lo pensava sinceramente. Ogniqualvolta lo guardava, si sentiva la persona più fortunata del mondo. L’incontro col suo principe era stata la cosa più bella che gli potesse mai capitare. A prima vista potevano sembrare diversi, appartenenti a due mondi opposti, eppure sapeva che Jun lo capiva più di chiunque altro. Continuarono ad avanzare in quella via di negozi, senza una meta precisa quando, d’un tratto, Wakashimazu udì alle sue spalle una voce alta e squillante. 'Ma chi parla in maniera tanto esagitata?' pensò, voltandosi con sguardo truce, non sopportava gli schiamazzi, lui.

Jun lo osservò dubbioso. Il portiere notò così che a fare tutto quel casino era un ragazzo dai capelli rossi ma, ciò che soprattutto lo sorprese, fu la persona al suo fianco. “Kaede…?” Chiamò, incerto.

“Hai visto, kitsune! Te l'avevo detto io che, alla fine, anche qui avrebbero riconosciuto il mio immenso talento di Genio e mi avrebbero fatto un super sconto. Ah, sono il Tensai, nessuno può...”

“Dohao, quel pover'uomo non ne poteva più di te e ti ha accontentato solo perché tu la smettessi di blaterare.” Lo interruppe brusco Rukawa.

“CHE COOOSA? Io non blatero, io... oahuch! Perché diavolo ti sei fermato,  baka kit...”

Hanamichi  fermò quel fiume di parole andando a sbattere contro la schiena di Kaede, bloccatosi all’improvviso, e avvertendo in lui una strana rigidità. Confuso, si sporse e guardò oltre la sua spalla: un ragazzo dai lunghi capelli neri e un cappellino con visiera sulla testa li osservava a occhi sbarrati e aveva chiamato per nome il SUO volpino.

“Ehi, tu! Come ti permetti!” Lo redarguì subito.

Ken Wakashimazu non diede peso al ragazzo dai capelli rossi che lo guardava con aria minacciosa, continuando, invece, a studiare quello che lo accompagnava: pelle chiara, occhi marcati, viso... familiare?

“Ehi, Ken, li conosci?" Domandò il principe del calcio, osservando i due ragazzi, oltretutto parecchio alti, che stavano di fronte a loro e li fissavano a loro volta. Quello rosso non sembrava molto raccomandabile, aveva tutta l’aria di essere un teppista, poi lo sguardo con cui si era rivolto al portiere non faceva presagire niente di buono. Vero che Ken era un maestro di karatè, ma non avrebbe certo voluto vederlo combattere in mezzo alla strada. Al contrario dei suoi timori, però, sul viso di Wakashimazu si allargò un bel sorriso: “Cugi, che ci fai qui?”

Hanamichi sbarrò tanto d'occhi, lasciando cadere le buste con i suoi ultimi acquisti per terra,  guardando alternativamente la sua volpe e quel ragazzo, quel ragazzo e la sua volpe, la sua volpe e quel...

“Finiscila, doaho” La voce di Kaede gli giunse bassa. Sakuragi s’imbronciò, ma fu talmente superiore da lasciar correre, prima di chiedere. "Cugi? Kitsune, conosci questo tipo?" Domandò, indicando con il pollice verso il ragazzo che aveva appena parlato.

“Nh, lui è Ken” Spiegò sintetico Kaede.

Hanamichi fissò nuovamente il giovane, stupito ma con cognizione di causa. “Ken? Intendi, quel Ken?”

“Sempre di poche parole eh, Kae?” Sorrise il portiere, incrociando le braccia, con fare borioso. Misugi ancora non capiva. “Siete... cugini?” Domandò, pensando che, in effetti, qualcosa di familiare fra i due c'era.

“Massì, Jun! Lui è Kaede, quel mio cugino di Kanagawa fanatico del basket!” Spiegò il portiere. Era un pezzo che non lo vedeva, ma l’aveva subito riconosciuto.

“Oh!” Jun in quel momento capì e ricordò che Ken, tempo prima, gli aveva parlato di lui. “Kaede... Rukawa?” Gli sembrava chiamarsi così suo cugino. Quello che, gli aveva raccontato Ken, suo padre tentava di allenare con lui al dojo di karaté, ma che finiva sempre per fuggire per andare a giocare a basket. ‘Una famiglia di ribelli!’ Gli ripeteva spesso il suo ragazzo, ridendo.

“Che ci fai da queste parti?” Domandò Ken, poggiando una mano sulla spalla di Kaede.

Hanamichi osservò di traverso il ragazzo che sorrideva alla volpe e gli parlava con fare colloquiale, ignorando bellamente lui, oltretutto e domandando il motivo della loro presenza lì.

La sua volpe, nei rari momenti in cui decideva di rispolverare le corde vocali, gli aveva parlato di avere un cugino interessato alle arti marziali e al calcio. Per quanto riguardava il karaté, Hanamichi poteva immaginare come mai ne fosse appassionato, anche lui e il Guntai, d’altronde, avevano una certa fama a Kanagawa ma, per quanto riguardava il calcio, non capiva proprio come potesse entusiasmare. Il rossino si volse verso il suo ragazzo, che stava spiegando ai due come mai si trovassero nella capitale, quindi poi Kaede si decise, finalmente, a fare le presentazioni.

“Nh, doaho, lui è Ken Wakashimazu, mio cugino.”

Sakuragi allungò la mano verso Wakashimazu, rivolgendo al calciatore uno dei suoi migliori sorrisi: “Piacere, Hanamichi, sono il ragazzo di Kaede, nonché Genio del basket” Si presentò tronfio, terminando il tutto con una risata sguaiata.

“Dohao!” Lo riprese Rukawa. Ma, ormai, il danno era fatto.

Ken Wakashimazu ebbe un sussulto. Quello era… il ragazzo di suo cugino? Primo. Come diavolo faceva una persona aggraziata e silenziosa come Kaede a stare con un energumeno strillante come quello? Urgevano spiegazioni in merito... ah, dimenticava... Kaede non era tipo da grandi dialoghi! Secondo. Quel tale Sakuragi... lo aveva detto in maniera così diretta, senza alcun problema... “Io sono Ken Wakashimazu, il cugino di Kaede…” Cominciò e, con una nota di incertezza nella voce, continuò “… e lui è…” Si capiva che stava cercando le parole adatte.

Kaede, un sopracciglio sollevato, osservò Ken tergiversare: non riconosceva affatto il cugino, solitamente era abbastanza diretto e determinato, così come lui, quella era una delle cose che li aveva sempre accomunati e motivo in più che rendeva il loro legame tanto forte. Dunque perché, adesso, stava cercando di accampare una scusa?
La risposta la capì immediatamente quando il ragazzo interpellato, venendo in aiuto di Ken, spiegò chi fosse.

“Sono Jun Misugi, il fidanzato di Ken.” Il principe del calcio anticipò il compagno, sfoggiando la sua tipica e inamovibile faccia di bronzo.

 “Mh… piacere” Riuscì solo a dire Kaede, osservando nuovamente il cugino, cercando di leggere sul suo viso, mentre Hanamichi al suo fianco, stringeva entusiasta la mano di Misugi.

Ken guardò sorpreso il proprio ragazzo, sorpreso dalla schiettezza con cui aveva rivelato la loro relazione. Però, ora che ci pensava, si era concentrato così tanto sulla difficoltà di esprimere il legame fra lui e Jun da non aver riflettuto sulla cosa più… sorprendente. Non sapeva che anche Kaede fosse gay! In tutti quegli anni, non avevano mai toccato argomenti come donne, o possibili relazioni, preferendo incentrarsi su discorsi riguardanti il basket o il calcio. Ora, però, si rendeva conto che, l’omettere simili discorsi, era stata una scelta consapevole di entrambi. Ora era tutto molto più chiaro. Che coda di paglia! Nel pensare ciò, Wakashimazu non poté che sorridere, rilassandosi. Certo, il ragazzo che si trascinava dietro Kaede, nell’immediato, non gli aveva fatto una gran bella impressione ma, ora che lo guardava, notando quell’espressione entusiasta, cominciò a provare simpatia per lui. Gli sarebbe piaciuto poterlo conoscere megl… “Beh, dato che non vi vedete da un po’ e ci siamo incontrati qui, perché non andiamo a bere una cosa insieme? Così ci sediamo e facciamo due chiacchiere!” Come, al solito, Jun lo aveva anticipato, esprimendo quella proposta con educazione e un sorriso cordiale.

Hanamichi si volse di scatto verso Kaede con un sorriso contento e sguardo implorante che sembrava dire ‘ti prego, ti prego, ti prego’: dalla faccia che Rukawa aveva fatto nel vedere il cugino sembrava che non fosse tanto entusiasta di quell’incontro casuale. La volpe odiava non avere le cose sotto controllo e di certo quella ‘rimpatriata’ non era prevista nei loro programmi, eppure, Hanamichi aveva capito che Ken aveva una certa influenza su Rukawa, forse per via delle loro affinità sportive o caratteriali, e gli sembrava un ragazzo apposto, dopotutto.
Inoltre, in quel modo, avrebbe potuto capire meglio certi aspetti della sua volpe che ancora ignorava. Da che ricordava, i due cugini dovevano avere la stessa età: chissà quanti aneddoti interessanti avrebbe potuto apprendere da una semplice chiacchierata!

“Oh, sì sì!” Parlò per entrambi, scuotendo energicamente la testa, annuendo. “Ci farebbe molto piacere, tanto non avevamo una meta precisa. Voi siete di qui, conoscete qualche posto carino?” Chiese, rivolgendosi direttamente agli altri due giocatori e raccogliendo da terra le buste ancora abbandonate ai suoi piedi.

Scoprendo in quella testa rossa un degno complice, Ken si lasciò alle spalle il disagio di poco prima, tornando in sé. “Certo!” Esclamò allegro e furbetto. “C’è un locale proprio qui vicino dove io e Jun andiamo spesso. Possiamo provare là!” Indicò, sorridendo a Sakuragi. Ora era davvero curioso, e non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di conoscere qualche prezioso dettaglio sulla vita del cugino. Si avvicinò quindi a Rukawa, notando la sua espressione non del tutto convinta, e gli posò un braccio sulle spalle, strizzandogli l’occhio. “Accidenti, Kaede! Il tuo muso lungo non è cambiato affatto! Guarda che se ogni tanto sorridi il tuo bel faccino non va in pezzi!” Scherzò, ridacchiando. In tutti quegli anni, infatti, Ken difficilmente aveva visto il cugino scomporsi, sin da piccolo aveva sempre mantenuto uno sguardo serioso… che fosse una caratteristica della loro famiglia? In effetti, anche lui non era poi così espansivo, però, nei momenti opportuni sapeva divertirsi e tirare fuori il suo lato più allegro. Come nelle foto da bambini: lui rideva, mentre Kaede aveva sempre stampata in faccia la sua solita aria torva!

“Ken!” Lo riprese Jun, mentre si avviavano, lanciando uno sguardo comprensivo verso Kaede, scusandosi al posto di quel testone del suo ragazzo.

Kaede osservò di traverso il cugino posando lo sguardo prima sulla mano abbandonata sulla propria spalla, poi guardandolo in viso: “Nh…” Commentò solamente, come se da quell’unico mugugno potessero intendersi chissà quali verità.

Ci pensò comunque Hanamichi a esplicare al posto suo, imbronciandosi appena, pensieroso e incrociando le braccia al petto, per poi rivolgersi a Ken.

“Bah… meglio che non si scongeli più di tanto, quando siamo in pubblico” Precisò, volgendosi a guardare i due nuovi amici. “Fidatevi, è la cosa migliore per tutti e per me soprattutto” Sottolineò, guardando di traverso Kaede, sapendo benissimo che aveva compreso il perché del suo discorso. “E, poi, la volpaccia deve sorridere solo per me, veeero, Kaede?” Cantilenò con un sorriso complice che il compagno, ovviamente, smontò, freddandolo con un semplice ‘Doaho’. Hanamichi doveva essere impazzito, parlare così delle loro cose davanti a estranei!

Ken e Jun si scambiarono uno sguardo sorpreso, poi scoppiarono a ridere. “Sei sempre gentilissimo anche col tuo ragazzo, vedo!” Esclamò il portiere, rivolto a Kaede. “Meno male che hai trovato uno che ti tiene testa e che sopporta il tuo caratteraccio!” E, così dicendo, gli fece una linguaccia. Mentre si avviavano al locale però, colto da un dubbio improvviso, si bloccò e, rivolgendosi ad Hanamichi, chiese: “Perché… non dirmi che quando siete da soli sorride, questo qui! Io non l’ho mai visto!” Sottolineò poi a Kaede: “E non ti immagino!”

Kaede e Hanamichi lo fulminarono nello stesso momento: ma che razza di domande andava a fare?

“Ken, dai!” Intervenne nuovamente Misugi. Quel giorno il suo fidanzato era davvero petulante, sembrava divertirsi a stuzzicare Kaede. Non lo riconosceva. “Ognuno ha il suo carattere!”

Sakuragi s’imbarazzò un momento: era vero che era stato lui a tirare fuori l'argomento, però non credeva davvero che quello potesse essere così diretto. A lui certo non dispiacevano quei modi ma, forse, Kaede non avrebbe apprezzato. No, decisamente! Dalla faccia che stava facendo non era per niente d'accordo sulla piega che stava prendendo il discorso.

Fortunatamente per loro, però, Jun era intervenuto a fare da paciere. Gli ricordava un po’ il loro vice capitano Kogure… ‘un ragazzo così pacato e riservato il quattrocchi!’ pensò, osservandolo per qualche attimo.

“Questi non sono affari tuoi” Rispose poi poco gentilmente Kaede e Hanamichi gli pizzicò un fianco: insomma, anche se era il cugino stava dando di sé un'immagine che non lo rispecchiava, voleva, invece, che quel pomeriggio fosse divertente.

Cercando di sviare argomento, Sakuragi chiese a sua volta: “Vi assomigliate molto tu e Kaede, ma vedo che tu sei un tipo più aperto... lo fai solo con noi perché sei in confidenza con Ru, oppure anche tu celi lati nascosti?” Insinuò. Dalla padella alla brace!

Ken impallidì: ma era impazzito? Tossicchiò, cercando una risposta seria. “No, beh, le nostre madri sono sorelle, per questo ci somigliamo, io, però...”

“Lui non è da tanto che è così aperto!" Lo anticipò Misugi, quasi a farglielo apposta. “Non guardarlo ora, Sakuragi, anche lui quando vuole fa il musone e, anzi, prima di conoscerlo era un tipo piuttosto cupo e dal carattere difficile. Mh… quello ce l’ha tutt’ora! È orgoglioso e testardo a livelli impressionanti!” Spiegò il principe del calcio, fintamente sconsolato.

“Argh, ma che dici, Jun!” Scattò Ken, nascondendo il rossore in viso. Ok, se l’era cercata.

Non sapeva più cosa dire ma fortunatamente, arrivarono al locale. “Ah, eccoci!” Esclamò entusiasta il portiere. “Entriamo?”

Prima di varcare la soglia, Hanamichi guardò sconvolto Misugi, sbarrando gli occhi: cosa aveva appena pensato? Che fosse pacato e tranquillo come Kogure? Ma quanto si sbagliava!

Eppure Misugi gli piaceva, era un ragazzo che, nonostante l'aspetto gentile e tranquillo, sapeva il fatto suo e non si faceva problemi a dire ciò che pensava. Sì, decisamente era un tipo che gli sarebbe piaciuto avere nel suo giro di amici, non si sarebbero di certo annoiati!

Sorrise, prima di scoppiare a ridere, poggiandosi sulla spalla di Kaede per reggersi. “Kitsune, certo noi non saremo il massimo del romanticismo ma anche loro... bwhawhawha, mi piaci, Misugi, bravo!” Si avvicinò a lui con fare cospiratore, restando qualche passo indietro, mentre Wakashimazu e Rukawa entravano per primi nel locale. Li indicò alternativamente e continuò abbassando il tono di voce: “Sono due teste calde questi due, ma noi non ci facciamo certo mettere i piedi in testa. In fondo, fanno così gli spavaldi, ma sono timidi secondo me... Kaede quando vuole sa essere molto...”

Non riuscì a finire la frase che il ragazzo in questione aveva raggiunto la sua testa matta, lasciata troppo tempo incustodita, afferrandolo per un orecchio, tirandolo al tavolo. “Doaho, taci qualche secondo. Stai nuovamente dando fiato alla bocca prima di pensare” Lo riprese.

Misugi continuò a ridacchiare, quei due erano proprio buffi! Ken, invece, ebbe bisogno di alcuni secondi prima di riprendersi dalla figura appena fatta. Il portiere lanciò un'occhiataccia al suo fidanzato. “Io non sono così terribile come mi hai descritto!” Disse offeso. “Oh, sì, invece.” Perseverò Jun. “Ha ragione Hanamichi... sei anche timido! Tu e Kaede fate i duri solo per nascondere la timidezza!”
“Cosa?” Ken strabuzzò gli occhi. Quell’affermazione non gliel’avrebbe perdonata, il principino e la sua faccia da schiaf… ecco, però, quando lo guardava così, come in quel momento, con quel viso innocente, dopo avergli tirato una frecciatina… non poteva resistergli! Il portiere capitolò, rinunciando a inveire contro il suo ragazzo. Misugi gli sorrise beffardo e dolce allo stesso tempo, riconquistandolo.

Era proprio senza speranza, lui! Jun l’aveva sempre vinta!


FINE I Capitolo




Continua… ebbene sì! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


cap2 Eccoci tornate, grazie anche al super betaggio della super beta Nene che, nonostante i suoi impegni privati, ci ha corretto questo capitolo a tempo di record. Grazie!! *__*

Prima di iniziare, però qualche chiarimento in merito al secondo capitolo sul mondo di Ken&Jun:  come saprete, Ken è continuamente in competizione con Genzo Wakabayashi (Benji Price), il Super Great Goal Keeper, e la loro battaglia per il ruolo di titolare in Nazionale è storia. Genzo… sentirete parlare di lui… anche in forma canina!;) Spieghiamoci XD Nell’anime e nel manga, all’inizio della serie, Ken si infortuna a una spalla per salvare un cagnolino che stava per essere investito da un camion. Nella serie J tale cucciolo (click) accompagna spesso Wakashimazu. 

E, quindi releuse e berlinene un bel giorno hanno deciso di dargli un nome… quale nome più azzeccato per il cane di Ken? Genzo, naturalmente!! Come il suo grande rivale!!;) perché come dice Ken in “Un giorno vale l’altro”di Releuse" : “Però sai che goduria dire ‘Genzo vieni qua!’, ‘Genzo dai la zampa!’, ‘Genzo và a cuccia!’” XDDDD. Da tutto ciò è nata una vera e propria serie a parte su Cane Genzo e le sue mirabolanti avventure. Quindi anche in questa cross non poteva mancare questo fantastico personaggio!!!

E una piccola noticina sul mondo di  Slam Dunk: quando Hanamichi, più avanti, nominerà tale Harukina cara Rukawa avrà una reazione particolare in quanto, nel manga, all’inizio, Hanamichi decide di entrare nella squadra di basket per un motivo futilissimo, cioè, conquistare il cuore di Haruko Akagi, ennesima ragazza per la quale il rosso si prendererà una sbandata colossale. Lei è la sorella del capitano della squadra di basket dello Shohoku, Takenori Akagi, e, come se non bastasse, completamente svampita dietro lo stesso Rukawa, il quale, giustamente, non se la fila e la ragazza a sua volta non si fila neanche di striscio Hanamichi. Prova per lui un grande senso di amicizia e ammirazione in quanto giocatore, ma nulla di più. Sakuragi, ovviamente, travisa questi suoi comportamenti e farà più volte lo svenevole e il carino per conquistarla, usando anche dei nomignoli e vezzeggiativi di cui sopra XD

Releuse&Ichigo



II Capitolo



Nel locale c’erano diversi posti liberi, quindi, quel singolare quartetto aveva l’imbarazzo della scelta. Mentre puntavano un tavolo vicino alla vetrata, Misugi si rivolse ai due ragazzi: “Ma, ditemi, quindi voi siete giocatori di basket? Nella stessa squadra?” Domandò, con sincero interesse.

Hanamichi si lasciò cadere sulla sedia accanto a Kaede, guardandolo storto e massaggiandosi l'orecchio con una mano: non gli era piaciuto come glielo aveva tirato poco prima! "Mi hai fatto male, maledetta volpaccia! Io volevo solo farti un complimento!" precisò, cercando di farlo sentire in colpa, ma il 'nh' che Kaede gli rivolse come risposta lo fece sbuffare di disappunto. Poi, la domanda di Jun arrivò a placare gli animi, concedendo loro una scusa per cambiare, ancora una volta, argomento. Fu Hanamichi a rispondere e spiegare: "Sì, sì... giochiamo entrambi e, lasciatelo dire, siamo i migliori di tutta la squadra. Io sono uno dei membri fondamentali e indispensabili, non per niente sono il Tensai.” Si pavoneggiò. “Non so come abbiano fatto al club prima che mi ci iscrivessi io, vero, kitsune?" Chiese, con fare borioso, ma continuò senza attendere risposta. "Facciamo parte della squadra di basket dello Shohoku. Una delle migliori quattro della prefettura di Kanagawa. Voi, invece? Giochi anche tu a calcio?" chiese, rivolgendo la domanda nello specifico a Misugi.

Ken aveva appena finito di pensare a quanto fosse sicuro di sé Sakuragi quando, a quella domanda sul calcio, si voltò di scatto dal fidanzato, preoccupato, ma Jun aveva già un sorriso tranquillo sul viso. "Sì!" Esclamò con sicurezza, eppure al portiere non sfuggì l'incertezza che per un breve istante aveva attraversato il suo sguardo. Conosceva il motivo, per questo si era subito preoccupato. Ma sapeva anche che Jun non era il tipo da mostrare debolezze . "Sì..." Continuò Misugi. " Sono il capitano della squadra di calcio della Musashi, una scuola di Tokyo. Ricopro il ruolo di centrocampista offensivo, mentre in nazionale sono spesso schierato in difesa come regista arretrato. Ken, invece, come saprai è un portiere… e gioca in un’altra squadra. Sul campo siamo rivali!” Terminò, cercando conferma nel suo ragazzo.

Kaede osservò Misugi parlare di calcio e riconobbe nel suo sguardo la stessa determinazione e passione che, per tanti anni, avevano acceso il proprio. Non che adesso si fosse affievolita, ma riconosceva che, da quando Hanamichi era entrato a far parte della sua vita, quella stessa luce aveva assunto altri significati e una diversa intensità.
"Caspita" si complimentò Sakuragi, "Sei già capitano! Devi avere tantissime responsabilità sulle spalle, non deve essere facile gestire... in quanti si gioca il calcio? Dieci?" chiese dubbioso e fu Kaede a rispondere. "Undici, doaho!"
"Ecco sì, undici... mi piacerebbe un giorno venirvi a vedere... ah beh, ovviamente dopo che sarete venuti ad ammirare sul campo le mie mirabolanti gesta " Gongolò sorridendo, non smentendosi.  "E quale squadra è più forte?" domandò ancora, particolarmente interessato all'argomento, mentre una cameriera si avvicinava al tavolo e prendeva le loro ordinazioni.

"Tsk, la nostra!" Esclamò Ken Wakashimazu senza alcuna incertezza, incrociando le braccia. Diretto e sicuro. E, al contrario di quanto si aspettava, Jun gli diede ragione. "... è vero, non posso negarlo! La Toho dove gioca Ken, è una squadra fortissima, da tre anni vince il campionato nazionale. Prima c'era la Nankatsu a tenerle testa, ma da quando il capitano Tsubasa Ozora è andato in Brasile è calata di livello.” Dovette ammettere Misugi.
“Beh, comunque anche la tua squadra è forte!” lo interruppe Ken. “Tu sei uno dei migliori giocatori del Paese, hai affrontato Tsubasa e avresti potuto…” Si bloccò, mordendosi la lingua. Stava parlando troppo. Solo che… gli dispiaceva, diavolo! Jun sarebbe potuto essere il miglior giocatore del Giappone, se non fosse stato per… “Beh, ma voi avete Hyuga!” L’esclamazione di Jun lo riportò coi piedi per terra, distraendolo.
 “Ah, sì, il capitano!” Continuò Ken. “Kojiro, Hyuga, la Tigre. Un gran giocatore… forse un po’ troppo aggressivo, in effetti. Ma un ottimo capitano!”

I ragazzi dello Shohoku ascoltavano interessati le spiegazioni dei due calciatori: parlavano di conoscenti comuni, probabilmente vecchie rivalità trasformate poi in amicizie e sembravano concordare su quanto discusso. Hanamichi pensò che lui e Kaede non erano forse ancora abbastanza maturi da ammettere che l’uno fosse più forte dell’altro. Assolutamente! E poi c’era un certo gusto in quei loro battibecchi, era una cosa alla quale mai avrebbe rinunciato e, ne era certo, neanche Kaede.
Poi, qualcosa del discorso di Ken incuriosì Sakuragi che si mise a sghignazzare piano, attirando su di sé l’attenzione dei suoi compagni.
“Scusate… eheh, stavo pensando a una cosa… ehm, Ken hai chiamato il tuo capitano la Tigre! Beh, devi sapere che anche il nostro capitano è una specie rara” spiegò, facendo cenno delle virgolette con le dita. “Noi, Akagi, lo chiamiamo il gorilla!” sghignazzò di nuovo. “Doaho, solo tu lo chiami così!” precisò Kaede, poi, rivolgendosi a Misugi e Ken, spiegò. “Lui dà soprannomi a tutti, anche quando non sono richiesti!” scoccò un’occhiata torva all’indirizzo del suo ragazzo che s’imbronciò nuovamente, incrociando le braccia al petto e facendogli la linguaccia.
“Comunque non puoi negare che sia vero! Akagi è un omone grande e grosso e ha questo muso che sembra davvero quello di un gorilla! E non provare a negare che Sendo non assomigli davvero a un porcospino con quei capelli… o… o… mmmh tu per esempio!” batté il pugno sulla mano aperta, aveva l’esempio lampante davanti ai propri occhi e stava per sfuggirgli. Rivolgendosi quindi nuovamente agli altri due, chiese, serio: “Non ho forse ragione a dire che è una volpe?! Non trovate che sia un soprannome azzeccato?” volle conferma delle sue teorie.

Wakashimazu e Misugi erano allibiti: ‘il rossino non ha tutte le rotelle a posto’, pensarono entrambi, decisamente divertiti. Jun non volle dire nulla, soprattutto per educazione; non era abbastanza in confidenza per potersi esprimere a riguardo, ma non poteva negare che Kaede sembrasse davvero una volpe: elegante, silenzioso e guardingo, ma molto acuto e pronto ad agire al momento opportuno. Ken, invece, non si fece sfuggire l’occasione e intervenne anche per lui. “Sì, sì! È proprio una volpe il caro cugino. Fa’ il finto tonto, ti ignora ma, mentre sta in silenzio, è lì che ti studia per bene… è scaltro, bisogna guardarsi le spalle!” Rise il portiere. “Certo che anche da noi si usano i soprannomi…” Rifletté poi, numerando sulle dita “abbiamo il falco Nitta, oppure l’imperatore Schneider, l’aquila del nord Matsuyama, il principe del sole, Shingo Aoi…” E qui Ken si fermò, guardando i due e indicando Jun con un ampio sorriso. “Beh, il qui presente Jun Misugi è soprannominato il principe del calcio, il ‘tensai player’! Per la sua elegante e impeccabile tecnica di gioco, l’astuzia e la classe…!”
“Ken, smettila!” Jun guardò contrariato il ragazzo. Non amava le lodi, e lui lo sapeva bene!
“Uff, che problema c’è? Io ti ammiro, sei un grande giocatore!” Esclamò l’altro, esaltato.
Jun fece schioccare la lingua sul palato. “Comunque… ti sei dimenticato una persona: il Super Great Goal Keeper Genzo Wakabayashi! Il portiere più forte del Giappone!”
“Grazie!” Esclamò sbuffando il portiere. Tutta la sua verve era scomparsa. “Vedete? Ecco come odiare il proprio fidanzato! Io ti lodo, mentre tu…”


“Wow, davvero! Allora abbiamo qualcosa in comune io e te, Jun!” Intervenne serio Sakuragi, prendendo presto confidenza anche con lui e sorridendo apertamente ai due ragazzi.
“Doaho, che stai dicendo? Ken ha appena detto che Misugi è un tipo elegante e che gioca usando il cervello. Tu, la prima volta che hai preso in mano una palla da basket, ti sei schiantato contro il tabellone!” Ci tenne a ricordargli il suo ragazzo.
Hanamichi divenne rosso di rabbia: perché ricordava solo le sue figuracce e mai una volta che lo elogiasse per le sue fulgide azioni in campo?
Lo guardò di sbieco, prima di spiegare: “Tze, volpe scettica, come sempre bisogna dirti tutto: IO” Sottolineò, “Sono il Tensai del basket, non ricordi? Io” Si volse verso Misugi serissimo, “sono anche soprannominato il Re dei Rimbalzi, perché nessuno può battere il sottoscritto in quanto a elevazione, anche il gorilla e il nonnetto l’hanno ammesso!” Annuì, dandosi ragione da solo, perorando la propria causa. “Io” continuò imperterrito, “Sono la nostra arma segreta!” confidò con fare cospiratore.

Ken e Jun risero di gusto di fronte a quella scena. “Sicuramente anche tu sei un grande giocatore!” Esclamò il portiere, rivolto a Sakuragi. Non si capiva se fosse serio o ironico, forse la seconda. “Di certo sei più energico di quest’addormentato di mio cugino!”


Kaede si sforzò di non sollevare gli occhi al cielo e osservò il cugino dar man forte a Sakuragi: non credeva davvero che potessero andare tanto d'accordo. Tutti in famiglia dicevano che lui e Ken si assomigliavano molto, eppure notava che aveva instaurato da subito un certo feeling con il doaho. Ascoltò quindi Hanamichi sciorinare le sue argomentazioni sulla propria bravura, poi ripensò a quello che aveva detto Misugi prima che il Tensai  lo interrompesse e questo gli diede l'opportunità di prendersi la sua rivincita. Un conto era il doaho, ma due contro uno non poteva farcela. Guardò  interessato Misugi prima di posare elegantemente un gomito sul tavolino e tenersi il mento con la mano: "Oh..." fece con finto interesse. "E' vero, il caro Wakabayashi, come sta? E' stato contattato da qualche talent scout? Da un po’ non ti sentivo parlare di lui... oh a parte quando parliamo di Genzo, ma lui è tutta un'altra questione, giusto?"
Hanamichi si volse sconvolto verso la volpe: Genzo? Chi era costui? Chi era questo fantomatico ragazzo che Kaede chiamava addirittura per nome? Non chiamava per nome neppure Mitsui -e non c’entrava niente il fatto che fosse un loro senpai!- e, da quando in qua, Kaede era in grado di fare discorsi così lunghi? Quel ghigno che gli era comparso sul volto non era un buon segno, per cui si volse verso Ken in attesa di risposta: prevedeva guai.

Proprio come aveva immaginato: silenzioso, calcolatore, pronto a colpire al momento giusto. Jun sorrise soddisfatto, il suo intuito non si sbagliava mai. Quel Rukawa gli piaceva proprio! Come persona, naturalmente! Ma ora c’era qualcun altro a distrarlo: Ken, infatti, stava diventando livido dalla rabbia e aveva cominciato a lanciare saette dagli occhi, naturalmente verso Kaede. In quel preciso istante la cameriera portò le ordinazioni, ma, notando l’aria non proprio buona, poggiò i bicchieri e con un rapidissimo inchino si dileguò.
“Wakabayashi è in Germania da anni!” Ringhiò Ken, stizzito. “Gioca nella Bundesliga, precisamente nell’Amburgo…” Poi, il suo sguardo s’illuminò all’improvviso e Jun ebbe paura di ciò che stava macchinando. “Mentre Genzo… sente la tua mancanza!” Esordì, trionfante. “Gli mancano le tue carezze e le giornate passate insieme… poverino!” Terminò con espressione drammatica, decisamente teatrale. Jun si portò un palmo alla fronte: ecco fatta la frittata!


“Mentre Genzo… sente la tua mancanza! Gli mancano le tue carezze e le giornate passate insieme… poverino.”

La frase di Ken rimbombava nella mente di Hanamichi come un mantra: continuava a sbattere le palpebre rielaborando quelle poche informazioni senza trovare una soluzione che fosse un minimo sensata. Pensieri nefasti riguardanti il suo volpino in atteggiamenti coccolosi con qualcuno, che non fosse lui, che era stato per Kaede più importante di lui prima che si conoscessero, lo mandavano su tutte le furie. Eppure... eppure era sempre stato convinto di essere stato lui il primo amore della volpe. E se Ken conosceva questo Genzo, allora la situazione doveva essere anche seria. Magari l’aveva anche presentato in casa! Per di più, Kaede non ricordava quasi mai i nomi dei loro compagni di squadra, ma aveva pronunciato quello di questo Genzo con tale confidenza... gli veniva da piangere. Avevano superato tante difficoltà per giungere a quello che erano adesso e, così, dal nulla… doveva sapere che Kaede aveva avuto un primo amore, perché non gliene aveva parlato prima? Si domandò.
Abbandonando la sua solita allegria, perché in quel momento non vi era nulla per cui valesse la pena fingere, osservò i suoi commensali, aspettando la risposta del suo ragazzo, guardandolo col muso triste. Prese in mano il bicchiere, per ostentare una calma che non aveva, bevendo un lungo sorso di tè ghiacciato, forse l'avrebbe aiutato a calmarsi.
Kaede, intanto, incurante dei pensieri del suo ragazzo, rispose a Ken: "Beh con il padrone che si ritrova è naturale che mi voglia" cominciò, e Hanamichi per poco non si soffocò con il liquido. 'Padrone?' Ma... ma che cosa stavano dicendo? E Ken non sembrava affatto stravolto dalla cosa, come fosse normale. Jun, poi, perché non faceva una piega?
"Un giorno di questi allora verrò a trovarlo... se non altro sa come farsi voler bene anche senza parlare" continuò il moro e  Hanamichi in quel momento si sentì morire.

‘Io mi tengo fuori!’ Pensò Jun, scuotendo la testa con diniego. Non voleva saperne di questi due matti… ora sì che riconosceva la loro parentela: orgogliosi e testardi a livelli impressionanti, meglio stare alla larga! Certo, gli stava dispiacendo per Hanamichi il quale, evidentemente, aveva frainteso l’intero discorso. Fece comunque finta di nulla e cominciò a bere il suo tè. Dovevano sbrogliarsela da soli!
“Che hai da dire sul padrone di Genzo?” Ken continuò quell’agguerrito face to face con Kaede, assumendo l’atteggiamento di chi non si sentiva minimamente toccato. “Io sono molto premuroso con lui. Tsk! Sono pure finito sotto un camion per salvarlo, rischiando la mia carriera di calciatore! E lui me n’è grato! Inutile che vieni a trovarlo, non lo farò saltare fra le tue braccia! Vuole solo stare con me e Jun!”

E su quell'ultima affermazione di Ken, Hanamichi non ci vide più: sputacchiando addosso al povero Wakashimazu uno spruzzo di tè alla pesca, cominciò poi a tossire convulsamente.
Ma in che razza di mondo parallelo era finito? Quindi non solo questo 'Genzo' aveva Ken come padrone e si strusciava addosso alla sua volpe, che a quanto pareva, non era poi così gelida come lui pensava, ma vi era anche il terzo incomodo? Incomodo poi, se erano tutti e quattro consenzienti... Kaede si volse verso Hanamichi riprendendolo con il solito Doaho e lì Sakuragi vide letteralmente rosso.
"Doaho un corno, stupida volpe! Io non posso davvero pensare che tu... non credevo davvero che potessi essere così. Io credevo… credevo davvero di conoscerti, ma mi sbagliavo" disse con sentimento, voltandosi verso di lui, parlando in modo concitato, ignorando Jun e Ken, che tentava di ripulirsi, e degli altri clienti del bar. "Perché non mi hai detto niente, Kaede?" chiese, con tono più pacato, assumendo un'aria triste e sconfitta. Lui lo amava con tutto se stesso e invece, il mondo che si era costruito era andato in frantumi. "Dirti cosa, doaho?"  Un lampo ferito passò nelle iridi scure di Hanamichi: "Ma come... come puoi..." sospirò, tanto non avrebbe capito, e doveva essere chiaro, come sempre toccavano a lui le parti difficili. "Come puoi parlare di un altro ragazzo davanti a me e non accorgerti... ti ascolti quando parli? Non lo fai mai ma..." "Doaho..." "... ma quando lo fai tu..." "Doaho..." Kaede cercava di inserirsi nel discorso senza successo, Hanamichi non lo ascoltava. "E per di più sono coinvolti anche loro... io credevo che potessimo essere amici, ma mi sbagliavo sono di troppo qui, quindi..."  "Doaho" Kaede per la prima volta alzò il tono di voce per farsi ascoltare da Sakuragi. "Non hai capito niente... Genzo" calcò sul nome, “è il nome…  del cane di Ken" spiegò.
E in quel momento, Hanamichi pensò di morire: "Ops..." disse solo, ripensando al proprio discorso e guardando adesso anche Jun e Ken, arrossendo di colpo.


Dire che Ken era scioccato era un eufemismo: che diavolo stava blaterando il rossino? Ok, vero che la prima battuta l’aveva fatta apposta, ma poi… si era capito che stavano parlando di un cane, no? Era sconvolto, ma allo stesso tempo si sentì anche in colpa. Per rimediare al danno, scoppiò in una risata forzata.  “Massì, Genzo è il mio cane, che diavolo avevi capito, Hanamichi!” quindi cercò lo sguardo di Jun, sperando di trovare man forte, ma il suo fidanzato lo stava fissando in una maniera tale che, se avesse potuto, lo avrebbe di sicuro fulminato. ‘Se parli ancora continuerai a fare danni’ sembravano dire i suoi occhi. Wakashimazu si morse la lingua poi, notando sulla maglietta di Misugi qualche goccia di tè, prese un fazzoletto e fece per pulirla. Un modo un po’ impacciato per farsi perdonare. “Ehi, non sono un bambino!” Si ribellò Jun, respingendolo. “Pensa alla tua felpa!” Il portiere tornò subito al suo posto, avvilito.
“Comunque, avete una cosa in comune…” Disse Misugi, rivolto a Ken e Hanamichi. “Come Sakuragi mette nomi di animali alle persone, tu, Ken, metti i nomi di persone agli animali…”

Silenzio di tomba.

“Kaede…” Sospirò Misugi, cercando lo sguardo del basket man. “… mi sa che qui i doaho sono due!”
“Ehi!” Intervenne Ken.

Sentendosi tirato in ballo, Rukawa alzò lo sguardo scuro su Jun, concordando assolutamente con quanto stava dicendo il Principe del calcio.

“Bella gatta da pelare abbiamo trovato!” Continuò il Principe del calcio, incrociando le braccia, rassegnato.

 “Nh… mi hai tolto le parole di bocca!” rispose Kaede. Hanamichi si volse verso di lui, contrariato: “Ah certo, per insultare le persone la voce già la trovi! È logico che poi io fraintenda, sei sempre così sibillino che non si capisce cosa pensi!”
Poi, voltandosi di scatto verso Wakashimazu, disse concitato: “Ken, qui siamo in perdita! Non dovremo permettergli tutte queste libertà! Come osano prendersi in questo modo gioco di noi? E, comunque…” cantilenò sulle vocali, “se proprio vogliamo essere pignoli”, puntò l’indice inquisitore alternativamente su Jun e Kaede “è questione di punti di vista: chi è più stupido, noi” indicò se stesso e Ken “che siamo due spiriti allegri e gioviali e che non abbiamo paura di dimostrare chi siamo di fronte agli altri, anche a costo di venire derisi, o voi due” calcò sul pronome, guardando i due ragazzi torvamente, arroccato dietro le sue motivazioni, “che vi siete innamorati di due doaho?” Interrogò, sedendosi in modo scomposto sulla sedia, portando le braccia dietro la testa, e sfidando Kaede a ribattere, stampandosi in viso uno di quei sorrisi vittoriosi che, lo sapeva, Rukawa non sopportava.

Ken seguì attento il discorso di Hanamichi, convenendo con lui. ‘Però, caparbio il ragazzo’, pensò fra sé. Quindi, col sorriso trionfante, sicuro di aver trovato nel rosso la giusta spalla, si appoggiò anche lui allo schienale e cercò risposta nello sguardo dei due ragazzi, ma soprattutto in quello di Jun. Quest’ultimo alzò leggermente gli occhi a incrociare quelli di Kaede e capì subito che fra loro bastava solamente uno guardo per capirsi: erano proprio simili! Misugi aspettò qualche secondo prima di rispondere, anche perché non gli piacevano i discorsi troppo complicati. Allungò la mano, chiuse piano il palmo intorno al bicchiere e con la stessa pacatezza se lo portò alle labbra, sorseggiando un po’ di tè verde. Chiuse la bocca e assaporò per bene la bevanda, infine riportò il bicchiere al suo posto.
“Prima di tutto…” Cominciò, con fare da saputello, “Ken non è così allegro e casinista come te, Sakuragi, credimi! È un po’ più serio e anche musone. Nonché molto permaloso…”
“Oggi siamo in vena di complimenti….” Wakashimazu gli lanciò un’occhiata obliqua, ma Misugi non se ne curò, continuando il suo discorso. “Però, è vero… è una persona molto più energica di me e solare, come te, Sakuragi. Io e Kaede, invece, siamo più chiusi e silenziosi, siamo come ombre. Mentre voi siete la nostra luce…” E qui si mise le mani al petto, guardando in alto come se invocasse una preghiera. “Ci compensate e rendete serene le nostre giornate con la vostra presenza, che altrimenti sarebbero grigie e solitarie… come faremmo senza di voi!!” Terminò, scuotendo mestamente la testa. Poi si portò una mano alla bocca, per coprirsi le labbra, mentre sussurrava verso Kaede  un comunque udibile “… tanto è quello che vogliono sentirsi dire!”

Hanamichi non poteva credere alle sue orecchie: aveva ascoltato serio il discorso che Jun aveva fatto e si era voltato verso Kaede per carpire dal suo viso qualcosa. Qualsiasi cosa che potesse confermare quello che il Principe del calcio stava dicendo. Davvero il suo Kaede pensava questo di lui? Se così fosse stato, niente e nessuno gli avrebbe impedito di baciarlo lì davanti a tutti, per ringraziarlo e fargli sapere che lui era la persona più importante al mondo per lui e al diavolo la morale e il buon costume!
Il cuore saltò un battito: Jun aveva ragione! Per quanto poco conoscesse Ken,  si vedeva che il suo carattere e quello del portiere erano molto più simili di quel che si potesse pensare. E, in un certo senso, anche Jun e Rukawa lo erano tra loro. I pensieri di Misugi gli accesero qualcosa in petto e gli occhi brillarono: la sua voleva essere una provocazione, ma il calciatore stava rispondendo in modo serio. Si sentiva quasi un bambino, infantile nei suoi modi di fare… forse aveva esagerato.
Un leggero senso di colpa si stava facendo strada in lui e quando Jun concluse le sue argomentazioni, abbassò lo sguardo. Qualche secondo di silenzio poi, il rossino si ritrovò ad alzare la testa di scatto.
“CHECCOOOSA!?” urlò, senza potersi trattenere, facendo traballare anche il tavolino.
“Doaho!” lo ammonì Kaede con sguardo serio e un leggero sorrisino ironico a incurvargli le labbra. Kaede era certo che il suo ragazzo fosse cascato nella trappola di Jun con tutte le scarpe: un duro colpo per il Tensai, eh? Pensò, fiero del proprio complice al quale regalò un’occhiata d’ intesa, mascherando quel gesto dietro il bordo del bicchiere che aveva portato alle labbra.
“Non è forse vero?” lo stuzzicò. “Tu sei tutta la mia vita, Hanamichi!” gli disse serio, ma stavolta Sakuragi non gli credé: si stava bellamente prendendo gioco di lui e non lo poteva sopportare! Così davanti a tutti, impunemente! Oh, ma gliel’avrebbe fatta pagare molto cara, a quella volpe malefica.
“Baka kitsune, finiscila! Mi fa senso sentirti parlare così!” lo ammonì, indignandosi e voltando il capo dalla parte opposta, offeso.
Poi, voltandosi verso Misugi, rispose: “E sia, questo punto va alla vostra squadra!” Poi, si volse verso Ken e chiese: “Ma fa sempre così? Altro che Principe, avete sbagliato nomignolo, secondo me gli si addice di più neko. Sì sì, come i gatti, fiero, altezzoso e, quando vuole lui, dolce e coccolone. Poi, appena gli dai un po’ di confidenza e credi di averlo conquistato… zack!, ecco che ti graffia e se ne va… e tu, comunque, non puoi fare a meno di rimanerne affascinato” argomentò, convinto della propria teoria, pensando che lo stesso Kaede era proprio così.
Su una cosa Jun aveva ragione però: qualsiasi cosa dicessero lui e Kaede, era inutile negare che si fossero davvero trovati, si compensavano e sotto sotto era sicuro fosse lo stesso per loro.
In ultimo poi, fulminato dalle sue stesse considerazioni, battendo ancora una volta un pugno sul palmo aperto della mano destra, si illuminò: “Ehi, vuoi vedere che siete come in quella favola? Il gatto e la volpe! Eheh” ridacchiò. “Sono proprio un genio!”

“Caspita, Sakuragi,” Intervenne Ken. Il portiere teneva gli occhi chiusi e le braccia conserte, annuendo. “Questa storia dei nomignoli è proprio efficace, in poche parole ci dai il quadro della persona, mi stupisci!” Disse, senza ironia. “Hai colto perfettamente la personalità di Jun, lui è proprio come un gatto! E ‘sta cosa del gatto e la volpe… è azzeccatissima!” Esclamò con convinzione. Il portiere, al contrario del compare, aveva capito sin da subito che qualcosa non andasse nel discorso del proprio ragazzo: ci stava mettendo troppa enfasi, le parole erano troppo sdolcinate e gentili, perché potesse pensare che stesse facendo sul serio. E, alla fine, il suo sentore si era rivelato esatto. Avrebbe voluto avvisare Hanamichi, ma il cestista era stato totalmente catturato da Misugi, da cadere in pieno nella sua trappola. “D’ora in poi faccio come Hanamichi…” Disse, rivolgendosi a Jun sbattendo le ciglia, in maniera esageratamente sdolcinata. “Ti chiamerò neko!”
“Mh… soprannomi ne ho troppi, non mettertici anche tu!” Sbuffò Jun, per nulla d’accordo.
“Te la sei cercata!” Ken gli lanciò un’occhiata del tipo ‘così impari!’ e stava per aggiungere qualcosa, quando il nome del suo ragazzo vibrò nell’aria con un grido esaltato.

“Yaaaaaaah, c’è Jun Misugi!!!”

Allibiti e sconvolti, i quattro si voltarono verso la fonte di quello strillare. Subito Jun ritrasse lo sguardo, aggrappandosi al braccio di Ken e nascondendosi dietro la sua schiena, facendo finta di nulla, riconoscendo nella tipa che stava per uscire una delle sue fan.  Fortuna volle che la ragazza fosse insieme a una compagna con il buon senso più sviluppato del suo, la quale la trascinò fuori dal locale, facendo un inchino di scuse nella loro direzione.
“Da vicino sono ancora più terribili!” Ken sbiancò, poi guardò il fidanzato che, rigido, stava ancora aggrappato al suo braccio. “Anche qui! Ma uno non può più uscire in pace!” Borbottò il principe del calcio.
Wakashimazu non riuscì a evitare di sorridere divertito, poi cercò di spiegare la situazione ai due amici che ancora sembravano non aver capito cosa fosse successo. “Dovete sapere che Jun ha schiere di fan che lo adorano e lo elogiano!” Ridacchiò ancora “Hanno creato anche un fan club e quando la Musashi scende in campo fanno più casino loro fra gli spalti che l’intera tifoseria!”
“Non ricordarmelo!” Jun pareva inorridito oltre che spaventato. “Quelle sono peggio di un branco di iene!”

Hanamichi strabuzzò gli occhi scioccato! Non poteva davvero credere ai suoi occhi e alle sue orecchie: ma allora era proprio vero quello che aveva supposto, i due erano proprio come il gatto e la volpe!! Cominciava a spaventarsi per tutte quelle coincidenze!
Il rosso guardò alternativamente Kaede e Jun per poi sospirare, passandosi una mano tra i capelli.
“Basta, mi arrendo!” esordì.
“Nh?”  Kaede lo osservò confuso.
“Massì, secondo me le coppie sono tutte sballate!” continuò, seguendo un ragionamento tutto suo. “Voi due siete uguali in tutto!”
I due giocatori di calcio si guardarono senza capire e Hanamichi fu costretto a spiegare. “Quella pazza scatenata, avete presente?! Ecco, moltiplicatela per tre e poi aggiungeteci la percentuale femminile di un intero istituto superiore, lo Shohoku per essere precisi, e vi farete un’idea di quello che IO devo subire ogni giorno!”

Ken era sorpreso quanto Hanamichi: chi era davvero il cugino di Kaede, lui o Jun? A ‘sto punto aveva un po’ di confusione in testa… quei due sembravano essere fatti con lo stampino! Anche le schiere di fan avevano in comune!

“Tu, eh, doaho? Ti ricordo che quelle esaltate vengono dietro a ME!” precisò Kaede.  
“Eh, no, mio caro! Quello che ci deve combattere tutti i giorni sono io! Tu ci metti poco a ignorarle”. Poi, rivolto verso Ken e Jun, sottolineò: “E quelle ancora non ci sentono da quell’orecchio! E, comunque, sono io quello che, in campo, per i corridoi, quando usciamo da qualche parte e per caso ce le ritroviamo tra i piedi, deve fare i salti mortali per proteggerti da loro!”
Bevve tutto d’un fiato il resto della sua bibita e continuò: “Io non le posso tollerare! Dovete sapere” fece con fare pettegolo, chinandosi verso i due calciatori, “che la nostra relazione, non è… ehm… pubblica con tutti… quindi quelle galline urlanti non sanno che la volpe è impegnata. E quello che mi secca ancora di più, a essere sincero, è che neanche Harukina cara…”
“Doaho!” lo riprese Kaede.
“Sì, scusa, è l’abitudine, dicevo, che neanche Haruko, la nostra seconda manager, che è una delle mie migliori amiche, riesce a capire che la volpe è off limits!” disse deciso, tornando a sedersi composto. “Io non so più cosa fare!” sospirò esasperato.

“In effetti…” riflettè Ken, “Io non sono nella stessa scuola di Jun, forse per questo ci do meno peso… però, quando le vedo sugli spalti gridare il suo nome esagitate, divento matto anch’io!” ammise con un sorriso.
“Ma che c’entri tu!” Intervenne Jun, correggendolo “ha ragione Kaede, sono io che me le devo sorbire… tentando di ignorarle! Ed è un’impresa!”

“Forse credete che il problema riguardi solo voi, ma…” chiarì Hanamichi a Jun e a Kaede, “Non è così. Riguarda anche noi” indicò se stesso e Ken. “Poi… io sono gelosissimo di Kaede e non posso sopportare, anche se lui dice che non gli interessa, che quelle pazze esaltate gli urlino dietro, inneggiando alla sua persona!” Senza quasi riprendere fiato, continuò: “Che poi, non so se siano tutte così, ma…” si chinò verso Jun e, sottovoce, chiese: “A te fanno mai proposte indecenti?” volle sapere, sinceramente curioso.
Kaede lo guardò sconvolto: “Doaho, ma che domande fai?” lo riprese.
“Eh no! Io devo capire, devo farmi una ragione di tutto ciò” disse concitato. “Sai come si dice? Mal comune mezzo gaudio!”

“Chi ha osato farti proposte indecenti?!” Scattò Ken, alzandosi in piedi, facendo sobbalzare i tre ragazzi. “Non me lo hai mai detto!”
“Ken, calmati…” Jun si guardò intorno, sperando che lo spettacolo non attirasse troppi sguardi indiscreti. “Non ho detto nulla, non risponderti da solo…” Sospirò. “Nessuna mi ha mai fatto proposte indecenti… semmai, se qualcuno me ne ha fatte, quello sei tu!” Esclamò con la massima naturalezza, facendo arrossire di colpo il portiere e ridacchiare i due cestisti.
“Che diavolo dici? Sei scemo o cosa?” Balbettò Ken, eccessivamente imbarazzato.
“Nulla, la verità…” Jun gli sorrise affabile, meno male era riuscito ad acquietarlo! La carta del metterlo in imbarazzo funzionava sempre! “Comunque…” Continuò il principe, “a scuola sono sempre stati convinti che stessi con Yayoi Aoba, una mia amica d’infanzia… la cosa faceva comodo a entrambi! Fin’ora, infatti, ho sempre evitato scocciature…. Ma ora lei si è fidanzata con Misaki e temo che fra un po’ la cosa diventerà di dominio pubblico e…”
“Addio copertura!” Sospirò Ken. Jun lo guardò sorpreso. “Ho sempre pensato che ti desse fastidio l’idea che io e Yayoi stessimo insieme…”
“Sì, vero. Ma almeno finché erano convinti che tu fossi impegnato eri più al sicuro… ora rischi di essere davvero assalito dalle fan!”
“Mi metti paura, Ken…”
Il portiere poggiò con disperazione la fronte sul tavolo “… e io non sarò lì a proteggerti!”
“Mpf, senti, principe azzurro…” lo canzonò Misugi “so benissimo difendermi da solo! Guardate un po’ cosa mi tocca sentire!” Esclamò, cercando gli altri due. “Ma ditemi, non ho capito bene… a te hanno fatto proposte indecenti?” Domandò, curioso, all’indirizzo di Rukawa.

“Tzè!” commento Hanamichi sarcastico, pronto a rispondere, ancora una volta, per il suo ragazzo, quando questi lo interruppe.
“Doaho, l’ha chiesto a me! Non ti immischiare!” lo ammonì e Hanamichi lo guardò di traverso.
“Ah, scusami tanto se mi impiccio! Non sapevo che avessi cambiato abitudini e fossi diventato loquace, ma prego, se ti fa tanto piacere discorrere sulle tue innumerevoli conquiste fai pure… accomodati!” lo incalzò, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe guardando fuori dalla vetrata, offeso.
Rukawa gli scoccò un’occhiata torva, ma lo ignorò: sapeva quanto ad Hanamichi desse fastidio l’argomento, ma doveva sbollire da solo, lui non aveva voglia di mettersi a discutere su certe questioni e dare spettacolo. Conosceva bene il suo doaho, quindi si rivolse a Jun e rispose.
“Di tanto in tanto… ma le ignoro facilmente. Ce ne sono tre in particolare…”
“Ru, Ka e Wa: il nome è tutto un programma!” borbottò Hanamichi senza voltarsi, ma facendo capire che era comunque partecipe della discussione e Rukawa proseguì, interiormente soddisfatto della gelosia del compagno. “E non sono molto discrete, urlano e fanno chiasso quanto un’intera massa di tifosi a una partita. Ho perso il conto di tutte le volte che mi si sono offerte… sì, in quel senso o di tutti gli appellativi che mi sono stati sffibbiati” spiegò, senza scendere nei dettagli, ma rispondendo comunque alla domanda.
“Tu no, ma io sì!” sussurrò ancora Hanamichi arrossendo di rabbia al solo ricordare i versacci e il modo in cui osavano rivolgersi al suo ragazzo.

Ken e Jun erano a bocca aperta “Le ragazze possono diventare davvero terribili…” Balbettò il principe del calcio, fiutando il pericolo, mentre un sopracciglio gli prese a tremare nervosamente.
“Voglio trasferirmi alla Musashi…” Disse Ken, sempre più spaventato e preoccupato, aggrappandosi al braccio del fidanzato.

Hanamichi li guardò, senza impedirsi di esprimere il proprio parere a riguardo. “Quelle non capiscono niente… sono solo delle sciocche e petulanti ragazzine, brutte come la fame, oltretutto…”
E adesso fu il turno di Rukawa di sussurrare: “Oh, dimenticavo che qui abbiamo l’esperto ‘Mr. Cinquanta rifiuti’”

Misugi e Wakashimazu non afferrarono la battuta, ma lasciarono correre.

Hanamichi lo ignorò, senza perdere il filo del discorso, ma fu lui, stavolta, a essere lusingato dalla gelosia che il moro aveva nei confronti delle sue passate esperienze amorose, che, seppur disastrose comunque tali erano.
“Si fermano solo alle apparenze, senza pensare che Rukawa è una persona, non solo un bel ragazzo da guardare e anche se ha questo carattere insopportabile e questa bellissima faccia da schiaffi, ha dei sentimenti ed è splendente e luminoso. Ha una forza interiore ammirevole per come affronta la vita e le sfide di ogni giorno. Loro ignorano che persona meravigliosa sia, guardando solo il contorno senza soffermarsi su di lui come persona!” concluse in un soffio, sentendo su di sé gli sguardi dei presenti e arrossendo immediatamente dopo, rendendosi conto di quanto aveva appena affermato: ma era inutile, quando pensava a Kaede, per quanto ogni volta tra loro vi fossero piccole scaramucce e divergenze, non riusciva a rimanere per molto arrabbiato con lui e il solo stargli accanto, con  la sua presenza silenziosa, gli tirava fuori quei sentimenti.
Guardò in viso i due calciatori, evitando di incrociare gli occhi di Rukawa e poi, alzandosi di scatto, disse: “E…  ehm… scusate, vado… vado a prendere altro tè!” Doveva allontanarsi per riprendersi: che figura aveva fatto!


FINE II CAPITOLO

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


cap 3
I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati, la storia non è scritta a scopo di lucro.

Eccoci qui!! Il ritorno della mitica cross di Rel&Ichi!!

Alloooora, siccome in questo capitolo vengono affrontate le dinamiche familiari delle due coppiette, vi lasciamo qualche spiegazione in merito, altrimenti c’è il rischio che vi troviate con taaaaanti punti interrogativi, poiché i ragazzi parlano di fatti e situazioni che io e Ichi conosciamo bene… ma capiamo voi lettori all’oscuro <3

Alloraaa… per quanto riguarda il mondo di Ken & Jun, sappiamo dal manga e anime che nella famiglia di Ken oltre al padre e alla madre c’è anche un fratello che, però, non viene mai illustrato né chiamato per nome. Releuse ha ripreso questo dato e ha creato Yu, fratello maggiore di Ken (appare in ‘Un giorno vale l’altro’), un tipo in apparenza un po’ narcisista e vanitoso, amante delle cose belle e dei piaceri della vita, ironico e sempre circondato da belle ragazze. In verità è un ragazzo intelligente e sensibile, che ama il karate… ma cerca di nasconderlo al padre per evitare che lo designi come successore del dojo. XD Nel personale mondo di Releuse, però, c’è anche Reiko (meglio conosciuta come Rei), la figlia maggiore dei Wakashimazu. Lei è una yankee, una teppista, motociclista, esuberante, egocentrica e manesca XD Se n’è andata di casa molto presto perché voleva essere indipendente. In verità è la migliore karateka della famiglia, ma il suo carattere ribelle e instabile impedisce al padre di nominarla come suo successore… XD Nel complesso la famiglia Wakashimazu è unita, piena di caratteri forti, ma molto comprensiva su tutto… anche sull’omosessualità di Ken. I genitori di questi, infatti, hanno accettato la sua relazione con Misugi.

Per quanto riguarda Jun, invece, si sa dall’anime e manga che è figlio unico, i genitori appaiono spesso. Secondo Releuse sono un po’ iperprotettivi, la madre soprattutto, infatti è lei a non accettare ancora l’omosessualità del figlio e sperare che torni insieme a Yayoi. Di questo Jun ne soffre molto, e il suo carattere forte e indipendente, ma anche lucido e calcolatore, lo porta a dissociarsi da queste dinamiche e ad allontanarsi da loro…. insomma, un bel casino XD Nella famiglia di Ken, però, si sente accolto e ben voluto… i Wakashimazu lo adorano!

A me la palla!  Per chi non avesse letto o avesse letto tempo fa la fan fiction ‘Ali’ di cui sono protagonisti Kaede e Hanamichi,  e non si ricordasse bene le modalità, vi lascio due righe per rinfrescare la memoria di questa un tantinello ingarbugliata situazione familiare.

Ricordo che Hanamichi è orfano di padre e la madre lavora come cuoca in un hotel di lusso. Lo stesso hotel in cui poi Hanamichi entrerà per lavorare come ascensoriere.
In questo stesso hotel incontrerà, dunque, Rukawa e la madre Sachiko i quali vi si recheranno spesso per cenare con il signor Nakata, vedovo con una figlia, Aerie, promessa sposa di Kaede.
Questo matrimonio combinato aveva lo scopo di riportare decoro alla famiglia Rukawa in quanto il padre di Kaede, membro di un’importante società, a causa di un crollo finanziario, aveva lasciato –scappando chissà dove- moglie e figlio in balia dei debiti e costretti a risollevarsi da soli da una situazione critica in una società altrettanto difficile da vivere.

A ogni modo il matrimonio tra i due giovani è saltato nel momento in cui essi hanno deciso di vivere la loro vita e scegliere da sé con chi passare il resto della vita. Salvo poi scoprire che, in segreto, i due genitori erano amanti, ma per non dare adito a ulteriori pettegolezzi e cattiverie per via delle loro posizioni nella società, avevano messo da parte i loro sentimenti a discapito della felicità dei figli.
Quando poi hanno capito che ciò che loro provavano era più importante di qualsiasi altra cosa hanno deciso di seguire il cuore, rompere il fidanzamento dei figli e sposarsi a loro volta. In questo modo Kaede e Aerie da promessi sposi sono divenuti fratellastri.

Insomma, tutto è bene quel che finisce bene  e il tutto è anche molto utopistico, ma è una fan fiction, no? XD

E adesso vi lasciamo al capitolo sperando che sia una buona quanto piacevole lettura!

Releuse&Ichigo


III CAPITOLO


I due calciatori rimasero sorpresi, soprattutto Ken. Il bel discorso di Hanamichi si ripeteva chiaro nella sua mente. Parole sincere. Quel ragazzo casinista e impulsivo, all’apparenza forse superficiale- gli dispiaceva anche pensarlo, ora-, era riuscito a esprimere i propri sentimenti con una tale naturalezza da fare invidia a chiunque. Praticamente, aveva detto ciò che lui stesso pensava di Misugi, ma che non era mai riuscito a esprimere, almeno non in quel modo. Per lui, infatti, era difficile parlare dei propri sentimenti con altre persone, anche se, forse, quel giorno, per la prima volta stava parlando apertamente con qualcuno della sua relazione, e mai avrebbe pensato che quel qualcuno potesse essere suo cugino Kaede. Lui e il cugino erano sempre andati d’accordo, è vero, li accomunava la passione per lo sport ed erano sempre stati molto competitivi, però mai avevano affrontato simili discorsi fra loro.

“Hanamichi ti vuole molto bene…” Disse d’un tratto Jun.

Kaede, che si era distratto per seguire i movimenti del compagno con lo sguardo, tornò a rivolgere la sua attenzione a Misugi. Prese tra le mani il bicchiere di vetro spostandolo sul tavolo e guardò il calciatore: “Lo so…” rispose semplicemente.

“Si vede che è un bravo ragazzo sincero e spontaneo come pochi…”

A quella constatazione, Ken avvertì una fitta al cuore, perché, mentre in privato, si ripeteva, non aveva alcun problema a esprimere a Jun l’amore che provava per lui, davanti agli altri si trincerava spesso dietro la menzogna, definendo il loro rapporto come una semplice amicizia. E, di questo, lo sapeva, Misugi ne soffriva tantissimo. Wakashimazu abbassò lo sguardo, mortificato.

“Però…” Continuò Jun, “anche se Ken non lo esprime così apertamente, so che la pensa allo stesso modo di Sakuragi e questo mi rende la persona più felice del mondo!”

Ken sollevò lo sguardo spostandolo su Misugi, incredulo: gli aveva letto nel pensiero? Come… come faceva a capire sempre ciò che gli passava per la testa?  Si emozionò, non poteva negarlo. “Sì… è così…” Balbettò con enorme sforzo. Avvertì le guance calde, doveva essere diventato rosso come un peperone. Scosse la testa, cercando di mantenere l’autocontrollo. “Ahem, Kaede, come sta zia Sachiko?” Domandò, cercando di deviare il discorso su altri fronti. “E quella Ariah, Heria, Heidi… sì, insomma, tua sorella, la mia nuova cugina, non ricordo il nome!”

Kaede alzò un sopracciglio perplesso: ma perché tutti non riuscivano a chiamare la ragazza con il proprio nome? Gli venne da sorridere pensando che anche Hanamichi ancora oggi, nonostante la conoscesse da tempo, continuava a sbagliare pronuncia.

“Mh… la mamma sta bene… adesso è in viaggio con il marito per non ricordo quale questione di lavoro e, Aerie…” sottolineò bene con un ironico sorrisino rivolto al cugino, “anche lei, approfitta dell’assenza dei grandi per passare del tempo con il suo ragazzo!” fece un po’ di pettegolezzi, accomodandosi meglio sulla sedia. “Comunque, quando la mamma tornerà, dovrete venire a trovarci. Da quando ci siamo trasferiti non siete ancora passati e mi chiede spesso…”

“Aheh, sì, Aerie…” Tossicchiò Ken, cercando di ripetere alla bene e meglio quel nome. “Comunque… certo che verremo a trovarvi! Quando torno a casa lo propongo subito! A me e alla mamma piacerebbe venire, però sai com’è mio padre: lui non ama spostarsi... ma lo convinceremo!” Esclamò trillante, poi si rivolse a Jun. “Devi sapere che zia Sachiko, la mamma di Kaede, è davvero bella, gentile e di buone maniere, una donna d’altri tempi! Mia mamma, invece, non ha preso nulla dalla sorella…” aggiunse, aggrottando la fronte, “quando ci si mette è burbera e minacciosa, per nulla elegante!”

“Io adoro tua madre!” Obiettò Jun, ridacchiando.

Ken sbuffò contrariato, rivolgendosi poi al cugino. “Ah, sì, loro vanno d’accordo! Mamma stravede per Jun, dice che è un ragazzo gentile e di buone maniere, diverso dai miei compagni del Toho, che hanno sempre lo ‘sguardo arcigno’, a detta sua!”

“Tua madre è in gamba…” Incalzò Misugi.

“Eh, con te è gentile, a me, invece, fa penare! Se somigliava di più a zia Sachiko era meglio! Comunque, il sangue c’è, dato che io sono venuto bello come lei!” Scherzò, facendo una linguaccia e strizzando l’occhio a Kaede  che  lo guardò di rimando, alzando un sopracciglio, scettico: "La zia ha dovuto adeguarsi per impartire una certa educazione alla sua famiglia: tu e i tuoi fratelli siete dei tornado e doveva pur trovare un modo per difendersi. Sfido io che straveda per Misugi... in fondo, fa lo stesso con me" sorrise ironico, ricordando come, quando erano piccoli, le madri facessero sempre confronti tra loro e Ken puntualmente si arrabbiava perché Kaede era il preferito e il bambino buono. Nel frattempo, Hanamichi era ritornato al tavolo e aveva sentito le ultime battute della volpe.

Si sedette nuovamente accanto alla kitsune e chiese con un sorriso: "Di cosa stavate parlando?"

Fu Kaede a rispondergli: "Mh... Ken ha chiesto di mia madre e Aerie".

"Oh" fece il rosso, illuminandosi. "Vero, adesso anche Heri è tua cugina" dedusse tra sé, diventando pensieroso un momento, prima di rivolgersi al portiere e parlare senza riflettere:  "Mmm... siete sicuri di essere parenti da parte di madre? A me non sembra che Ken abbia preso poi molto dalla zia."
Se era vero che, caratterialmente Ken e Kaede avevano molte cose in comune, fisicamente erano molto diversi:  la kitsune era più elegante nei modi e aveva gli occhi blu, rifletté pensieroso.

Ken spalancò occhi e bocca, sconcertato dalle parole del rossino che distruggevano la teoria circa la sua somiglianza con la zia.

“Le ultime parole famose, eh, Ken?” Jun scoppiò a ridere, mentre ancora una volta Ken sbuffava e Hanamichi li guardava senza capire.

“Io ho preso molto dalla parte di mia madre…” Ribadì il portiere, un po’ stizzito. Certo, se ripensava al discorso di Kaede non era del tutto sbagliato. Zia Sachiko aveva sposato un uomo dell’alta società e si era dovuta adeguare a comportamenti e convenzioni proprie di quel rango, anche se, come gli aveva detto sua madre, lei aveva sempre posseduto caratteristiche quali eleganza e raffinatezza. Sua mamma, invece, aveva sposato un maestro di karaté, un uomo un po’ all’antica  e tradizionalista… due mondi opposti, quindi. E anche lei aveva cambiato il suo carattere, rendendolo un po’ più severo. Certo, era anche vero che lui e i suoi fratelli maggiori, Yu e Reiko, avevano dei bei caratterini, nessuno di loro era placido e silenzioso come Kaede. Già, forse era vero che la madre si era dovuta adeguare per impartire una certa educazione… ma rimaneva sempre una persona affettuosa e anche comprensiva! Nel riflettere su tali dettagli, un lampo gli attraversò la mente e la curiosità prese il sopravvento. Quindi tornò in sé, cercò Jun e lo guardò con espressione dolce e incerta al contempo, poi fece quella domanda a entrambi i cestisti: “I vostri genitori sanno… di voi due?”

Hanamichi sobbalzò e arrossì, per quella domanda inaspettata e improvvisa, volgendosi a guardare Kaede. La volpe, come al solito, era impassibile: a chi spettava parlare?

Ci furono diversi secondi di silenzio, poi Hanamichi sorrise al compagno e decise di rispondere, ritrovando la calma: "Sì... l'hanno scoperto quasi subito"

"La madre di Hanamichi è molto intelligente..." spiegò Kaede, rivolgendosi a Jun e Ken.

"Già... non per niente è la madre del Tensai. Io ho cercato di essere naturale, ma in qualche modo, l'ha capito lo stesso" fece spallucce, continuando a sorridere.

"Ma se ti si leggeva in faccia" lo prese in giro Kaede.

"Checooosa? Io sono il re della discrezione! Parla per te... Aerie ha capito subito che eri stracotto del sottoscritto, me l'ha confessato E lo sapeva ancora prima che tu te ne rendessi conto!" gli fece presente, pungolandogli un braccio.

"Non dire stupidaggini. E quando te l'avrebbe detto?" volle sapere Kaede, che non gli credeva.

Hanamichi stava per rispondergli a tono, ma si ricordò in tempo che Kaede, di quella conversazione che lui aveva avuto con Aerie,  non sapeva niente.

Per cui tentò di sviare: "A... eeehm... non te lo posso dire... e comunque..." si volse a Ken, "A Sachiko è stato lui a dirlo... gliel'ha detto così, come se parlasse del tempo. Non è una volpe molto romantica" spiegò serio ai due, poi si sporse sul tavolo, incrociando le braccia su di esso.

"E voi due? La cosa è ufficiale?" chiese, con occhi luminosi, guardandoli alternativamente: gli piacevano davvero tanto queste cose così romantiche, gli piacevano quei due come coppia, assomigliavano un po’ a lui e Kaede ed era particolarmente curioso.

Ken e Jun rimasero in silenzio per qualche istante: il portiere guardava di sottecchi il compagno, passandosi una mano dietro il collo, massaggiandolo appena, in un gesto d’imbarazzo; Misugi, invece, sembrò pensare qualcosa prima e voler parlare poi ma, dopo un labile suono che gli fuoriuscì dalle labbra, tacque. Per la prima volta davanti ai due ragazzi, sembrò non sapere cosa dire. Ma, stavolta, fu Wakashimazu a venire in suo aiuto, parlando per entrambi. “Beh…” cominciò, “diversamente da quanto ci potessimo aspettare dal ‘tradizionalismo’ della mia famiglia, i miei genitori non l’hanno presa poi così male!”

“Già…” Gli sorrise Jun, sollevando con sincera dolcezza gli occhi verso il fidanzato.

“Inizialmente è stata mia mamma a capirlo” continuò Ken, “mi faceva sempre strane allusioni al rapporto di amicizia fra me e Jun e poi ha cominciato a essere più diretta: aveva cominciato a chiamarlo, e lo fa tuttora, ‘il tuo ragazzo’, ‘il nostro Jun’, tenta pure di darmi le raccomandazioni quando esco con lui! Un incubo! Sembra quasi che la cosa la diverta!”

“Mh, non sembra… si diverte proprio!” Precisò Misugi. La madre di Ken era una persona semplice e diretta, e a lui le persone schiette piacevano molto.

Ken tamburellò le dita sul tavolo. “E alla fine ci è arrivato anche mio padre, dopo quasi un anno! Ha passato qualche giorno chiuso in un completo mutismo e io non capivo il perché, non riuscivo neanche a incrociarlo in casa… poi, di colpo, si è ripreso e ha cominciato anche lui a parlare di Jun… come il mio ragazzo!” Esclamò, trovando ancora dell’assurdo in quella reazione. “Magari non ha mai detto parole come ‘fidanzato’ o simili, ma è come se, per lui, Jun fosse diventato uno della famiglia. Non so se sia stata la mamma, o Reiko oppure Yu a parlargliene, ma lui ha accettato e, questo, ha stupito anche me!” Terminò il portiere, nel tono di voce espresse tutta la gratitudine nei confronti del genitore.

“Tuo padre è una grande persona…” Volle aggiungere Jun, rivolgendosi più a se stesso che al compagno. D’improvviso calò un silenzio che durò diversi istanti, poiché a quel racconto mancava un tassello e Misugi ebbe bisogno di un po’ tempo prima d’ aggiungerlo. “I miei non l’accettano.” Gettò fuori, tentando di mantenersi calmo: purtroppo, quell’argomento lo innervosiva come pochi. “Anche io, come te, Kaede, l’ho detto in maniera diretta, come se ‘stessi parlando del tempo’, ma la reazione dei miei è stata molto diversa: mia madre ha pianto per giorni, mentre mio padre si è chiuso nel suo mutismo per lo stesso periodo. Ma, al contrario del signor Wakashimazu, uscito dalla sua condizione, si è comportato come se nulla fosse, come se non gli avessi mai rivelato nulla. Peccato che, quando parlo di Ken, basta solo che lo nomini, scenda il gelo. Poi, ogni tanto mia mamma si agita per un nonnulla, mi chiede di trovarmi una ragazza e tenta di farmi sentire in colpa perché mi sono ‘lasciato’ con Yayoi, secondo lei, e perché non me ne trovo un’altra… un po’… pesante.” Sospirò. Poi, fece un’altra pausa di silenzio. “Hanno cercato di tenermi sotto una campana di vetro per anni e anche ora vogliono decidere della mia vita, non mi bastano tutti i problemi al…” si bloccò, rendendosi conto di stare esponendosi troppo. I due giocatori di basket, infatti, non erano a conoscenza del suo problema.

Hanamichi e Kaede avevano ascoltato quell’amaro sfogo imbarazzati e Hanamichi per una volta desiderò con tutto sé stesso non aver posto quella domanda: aveva rovinato una bella giornata.
Guardò di nascosto Kaede, che vide lo osservava con la coda dell’occhio, anche lui pensieroso e gli sorrise appena scusandosi per quello che aveva combinato. Rukawa addolcì l’espressione degli occhi, tranquillizzandolo, facendogli intendere che non era stata colpa sua, non potevano sapere.
Poi ancora la voce di Jun a concludere il suo racconto.

“Insomma, per ora loro non accettano.” Concluse, con uno dei suoi sorrisi enigmatici ma decisi, di quelli che, comunque vadano le cose, esprimono il desiderio di non abbattersi mai. E lui, in quello, era bravo. Avvertì poi le dita di Ken che, furtive, sfioravano la sua mano stretta in un pugno sul ginocchio.

Il Principe del calcio sorrise loro e anche Hanamichi cercò di abbozzare un sorriso di scuse, non aveva davvero idea che i due nascondessero una simile situazione: da una parte le reazioni della famiglia del portiere le comprendeva, perché anche sua madre e Sachiko-sama, quando osservavano lui e la volpe sorridevano e poi parlottavano tra loro, parevano davvero divertirsi nel sapere della loro relazione, ma gli dispiaceva anche tantissimo per Jun. Si vedeva che era un ragazzo in gamba e che sapeva il fatto suo, vedeva in lui lo stesso cipiglio risoluto del suo Kaede. Anche Rukawa aveva avuto un periodo in cui sembrava legato da catene invisibili, ma, per fortuna, tutto si era sistemato per il meglio, anche in virtù di quel loro legame così forte. E guardando Ken e Jun, in quel momento, era sicuro che, nonostante il rifiuto della sua famiglia, che sicuramente lo feriva tantissimo, Misugi trovasse in Ken la forza per andare avanti ed essere felice, perché quello che conta è solo il loro amore e la loro felicità.

Uno strano silenzio era calato tra i quattro e Hanamichi decise che spettava a lui smuovere la situazione: in fondo, era il Tensai.

Alzò il volto, sorridendo ai suoi amici e disse: “Ragazzi, niente musi lunghi! Che ne dite se usciamo di qui e andiamo a fare due passi per sgranchirci le gambe? È una splendida giornata e noi abbiamo ancora parecchio tempo prima di prendere il treno per rientrare. Cosa consigliate di fare?!”

Allargando ancora di più il sorriso, guardò la sua volpe e poi gli altri due, aspettando la loro collaborazione.


Ken e Jun si trovarono d’accordo: l’idea di cambiare aria era ottima! Stavano seduti da un bel pezzo, ormai, e a Ken cominciava a non piacere la piega seria che stavano prendendo i loro discorsi. Non per lui ma, soprattutto, per Jun. Sapeva qual’era la situazione a casa sua e, anche se l’aveva espressa con il solito sorriso garbato, il portiere sapeva bene che ci soffriva parecchio. Si alzarono quindi tutti insieme, avvicinandosi alla cassa.

Hanamichi e Kaede si scambiarono un’occhiata e, vedendo che Ken affrettava il passo, al rosso venne un terribile sospetto. Affiancò veloce il portiere e arrivarono entrambi insieme alla cassa: tutti e due con il portafoglio alla mano.

“Il conto per favore!” esclamarono all’unisono prima di voltarsi l’uno verso l’altro.

“No, no! Siete ospiti, e gli ospiti non pagano!” Esclamò Ken, facendo ‘no’ con l’indice della mano.

“Oh no, non se ne parla neanche, appunto perché veniamo da fuori tocca a noi pagare il conto, anzi a me. Io sono un vero cavaliere e voglio offrire da bere a Kaede e a tutti voi!” disse spavaldo Sakuragi, sicurissimo che le sue motivazioni fossero incrollabili e dall’assoluto senso logico.
“Doaho!” lo richiamò all’ordine la volpe.

Il portiere non volle sentire storie: avrebbe pagato lui per tutti! Piazzandosi davanti a loro per coprire la cassa, strizzò un occhio ai due ospiti, mettendo mano al portafoglio, per accorgersi poi che Jun stava già pagando il tutto.

 “Argh che fai!” Si ribellò, acchiappando la mano del fidanzato.

“Già fatto!” Rise Jun, mentre la sua banconota finiva nelle mani del gestore.

“Antipatico!” Si lamentò il portiere. “Volevo pagare io!”

“Galantuomo…” Lo prese in giro il principe. “Sarà per la prossima volta!”

Hanamichi osservò i due ragazzi battibeccare e rivolse a Kaede uno sguardo confuso, ma il suo ragazzo liquidò la questione con  una scrollata di spalle.

“Ma che ci parlo a fare con te!” sbuffò Sakuragi, seguendo gli altri due.

Quando uscirono dal locale, c’era ancora un bel sole, ma l’aria si era fatta più fresca.

“Allora cosa facciamo?” Ken si mise a riflettere e Jun fece lo stesso.   Hanamichi e Kaede gli avevano chiesto di portarli da qualche parte, ma… dove?  All’improvviso, Misugi sembrò avere un’illuminazione. Si voltò dai due ragazzi e cominciò a squadrarli da cima a fondo. “Mmmm… belle gambe…” Disse fra sé, esprimendosi comunque a voce alta. “Robuste…”

“Jun, che ti prende?” Wakashimazu era perplesso, che andava vaneggiando il suo fidanzato? Ma il compagno non lo degnò, proseguendo nelle sue riflessioni. Anche Sakuragi e Rukawa non capivano e guardavano straniti Misugi che pareva deciso a studiare spalle, torace, gambe...

“Beh, anche il basket rende robusti…” Si espresse il principe. “Bene, allora si può fare! A voi la scelta! Seguitemi!”

I ragazzi, compreso Ken, erano abbastanza confusi.  Poi il portiere tirò un sospiro, scuotendo la testa. “Facciamo come dice… di sicuro gli è venuta in mente qualcosa… solo che solo lui sa cosa!” Esclamò, alzando le mani al cielo.

“Uff, uomo di poca fede!” Sbuffò Misugi, sorridendo agli altri due.  “Andiamo!”

Camminarono per un bel pezzo, presero un treno cittadino e scesero dopo un paio di fermate.
Wakashimazu riconobbe la zona: era quella dove sorgeva l’istituto della Musashi, la scuola superiore che frequentava Jun.  Stava ancora cercando di cogliere il senso di tutto quello, quando fu Misugi a parlare, indicando qualcosa. “Eccoci!”

Davanti ai ragazzi c’erano un campo da calcetto e l’altro... Wakashimazu in quel momento intuì l’idea del fidanzato. “È una splendida idea!!” Esultò, stringendo i pugni, animato dall’entusiasmo.
Il principe del calcio sorrise soddisfatto, cercando l’approvazione anche negli altri due ragazzi.

Di fronte alla familiare forma di un campetto da basket, Hanamichi comprese e con un sorriso splendente si volse verso Kaede i cui occhi si erano accessi di quella familiare luce che li rendeva ancora più belli. Un lampo di sfida oltrepassò le iridi scure di Rukawa che, a passo spedito, si diresse sicurissimo verso il campetto.  

“Così finalmente stabiliremo una volta per tutte qual è lo sport migliore!” decretò rivolto a Kaede, poi rivolto a Misugi: “Ottima pensata!”

Hanamichi si avvicinò al Principe del calcio domandando dove potesse trovare una palla e questi gli indicò una piccola struttura laterale in fondo al campetto.

Sakuragi andò a recuperare il necessario, mentre i tre ragazzi formavano le squadre.

“Come ci organizziamo? Sarebbe interessante dividere le coppie, ci state?” propose Kaede, guardando prima Misugi e poi Ken.

“Mh, mi sembra giusto…” Concordò Jun. “Altrimenti ci sarebbe troppo squilibrio, no, Ken?” Si rivolse così al compagno, che lo guardò pensieroso: aveva ragione, però… non gli piaceva l’idea di separarsi da lui. Anche per quel motivo che entrambi conoscevano bene. Tuttavia, sapeva di doversi rassegnare, e poi Jun non avrebbe mai fatto mosse avventate. “E come ci dividiamo?” Domandò quindi, sospirando fra lo scocciato e il rassegnato, sistemandosi meglio la visiera del cappellino. Al di fuori, la sua sembrava più che altro la reazione di una persona gelosa, non di certo preoccupata!

Misugi ridacchiò. “Se non è un problema vorrei giocare con Kaede, lo vedo più simile al mio stile…” Cercò lo sguardo di Rukawa e, quando lo incrociò, capì che l’asso dello Shohoku la pensava esattamente come lui. “Senza offesa, Hanamichi…” Sorrise poi gentile, rivolto al rossino.

“Immaginavo avresti scelto lui…” Bofonchiò Ken, contrariato. “Quindi io giocherò con Sakuragi…”

“Ehi! Ehi! Fermi tutti!” intervenne Hanamichi. “Cos’è questa discriminazione?” domandò, incrociando le braccia al petto e battendo ritmicamente un piede a terra. “Wakashimazu!” lo chiamò offeso.

“Perché fai quella faccia incerta! Come già detto” ribadì, “Io sono un genio in qualsiasi disciplina, dovresti sentirti onorato a fare coppia con me! Faremo vedere noi all’algida volpe e al Principe del calcio” calcò scettico sull’appellativo di Jun “di cosa siamo capaci! Forza, cominciamo!” disse, sistemandosi i pantaloni e facendo un po’ di riscaldamento.

Rukawa ascoltò lo sproloquio del suo ragazzo guardandolo con rassegnazione, prima di parlare calmo e serafico come sempre (sapeva che quell’atteggiamento così tranquillo faceva indispettire Hanamichi più di qualsiasi altra cosa). “Calma, doaho, non abbiamo ancora finito, adesso bisogna pensare ai tempi… Ci diamo un punteggio o un tempo massimo?”


I due calciatori si guardarono, la preoccupazione sul viso del portiere: un punteggio avrebbe potuto significare tempi troppo dilatati... decisamente più di un quarto d’ora, perciò, se dovevano giocare anche a calcio… la metà di un quarto d’ora… “… sette minuti e mezzo!!” Gridò, dando sfogo ai pensieri su quel personalissimo calcolo matematico.

“Eh?” Kaede e Hanamichi lo guardarono interrogativi.

“Non… non va bene?” Resosi conto di aver avuto una reazione alquanto strana, il portiere rise, imbarazzato.

“Un quarto d’ora… “ Fu la voce gentile ma ferma di Jun a intervenire. “Un quarto d’ora per ogni disciplina.”

Ken non nascose un moto di agitazione. “Jun, tu…” Ma non fece neppure in tempo a replicare, che fu zittito all’istante dal fugace sguardo di rimprovero del suo ragazzo. Wakashimazu abbassò gli occhi, dandosi mille volte del cretino. Jun non voleva che si sapesse della sua malattia, era ovvio. Odiava essere compatito.  Lo capiva bene, però… era pur sempre il suo ragazzo, non poteva impedirgli di preoccuparsi per lui! “Va… va bene.” Capitolò.

Hanamichi e Kaede osservarono Ken che aveva sul volto un’espressione tormentata, senza capire cosa gli fosse successo e si guardarono l’un l’altro confusi.

“Va tutto bene, Ken...” Gli disse all’improvviso il suo principe, rivolgendoglisi, stavolta, in tono dolce.
Ken sorrise rassegnato, facendosi promettere con un semplice sguardo di non strafare. Lui, comunque, l’avrebbe vegliato… e sconfitto! Una partita era pur sempre una partita!

I due ragazzi dello Shohoku continuarono a non capire il senso di quel breve scambio di battute, ma non sembrarono non farci troppo caso.

“Allora, tensai…” Esordì Ken, cercando la complicità di Hanamichi. “Li stracciamo questi due?”

Hanamichi si riprese velocemente, unendosi all’entusiasmo del calciatore e battendo con lui il cinque, pronto a stracciare il proprio ragazzo e il famigerato Principe del calcio nella sua stessa disciplina. Era una questione di principio: dopo tanto vantarsi doveva assolutamente fare bella figura!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


crossNon siamo morte! XD rieccoci qui, con un filino di ritardo ^_^,  entrambe in diretta da Pisa, con l’ultimo capitolo della nostra mitica CrossOver!! Siamo emozionate per il traguardo raggiunto e soddisfatte di questa riuscitissima collaborazione! Ci mancheranno queste quattro teste calde, ma non è detto che non possano tornare, prima o poi!!
Naturalmente grazie alla super beta Berlinene per i suoi commenti a bordo pagina e per le dritte sul basket!! E grazie a tutti quelli che leggono o che leggeranno e che ci hanno seguito e supportato con i loro commenti!!
Grazie Ichiiiii (by Rel)
Grazie Reeeel (by Ichi)

…. E dopo quest’ultimo sclero, non ci resta che augurarvi buona lettura con l’ultimo capitolo di Kanagawa-Tokyo A/R!!!!
Rel&Ichi




IV CAPITOLO

Il lancio della moneta decise l’ordine delle discipline. Avrebbero cominciato col calcio, poi sarebbe toccato al basket. I quattro ragazzi si prepararono dividendosi a coppie, uno davanti all’altro e Hanamichi con un piccolo calcio passò la palla a Jun che la fermò posandoci sopra la punta della scarpa.
“La palla ai perdenti!” sorrise tronfio Sakuragi, aspettando la mossa dell’avversario.

Ken notò il suo ragazzo cercare lo sguardo di Rukawa, che accennò un sorrisetto complice. I due s’intendevano alla perfezione. Ma non era quello a preoccupare maggiormente il portiere, bensì il fatto che Jun, toccata la palla, avesse cambiato subito espressione, assumendo quella tipica del fiero principe del calcio deciso a non lasciarsi sfuggire nemmeno un prezioso minuto di gioco. Conosceva quella luce nei suoi occhi: sarebbe andato fino in fondo, deciso a vincere. E su questo, anche Rukawa sembrava pensarla allo stesso modo.
Poi, come un fulmine al ciel sereno, fu assalito da un atroce dubbio. “Aehem… Hanamichi…” Sussurrò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. “Tu sai giocare a calcio… vero?”

L’interpellato gonfiò le guance con disappunto e poi sorrise in modo smagliante, trasformando la propria espressione nel classico ghigno del tensai, facendogli l'occhiolino, complice: "Ma certo che sì! Stai a vedere!" lo rassicurò. Così, quando diedero il via,  Hanamichi iniziò a correre verso Jun per tentare di rubargli la palla, tenendo d'occhio la sua volpe. Rukawa aveva la stessa espressione che sfoggiava in campo o quando disputavano un one to one tra loro. Quella volpe esibizionista non si sarebbe mai fatto scappare l'occasione di vincere una sfida: doveva dimostrare di essere il migliore in tutto e Hanamichi lo sapeva bene.

Poco convinto, Ken seguì l’azione.  Vide Jun dribblare con facilità Hanamichi, scattando come un gatto ai suoi lati per poi passare a Rukawa che stoppò di petto per lanciarsi poi verso la porta vuota. Certo che, senza un portiere, le cose si complicavano assai.
“Non male per un principiante!” Esclamò Ken, raggiunto il numero undici dello Shohoku. Rukawa si difese bene, ma Ken, con un tackle ben coordinato, riuscì a rimpossessarsi del pallone. Per fortuna, Jun lo sapeva bene, era ‘un portiere d’attacco’ in quanto se la cavava anche in campo.

Hanamichi seguì quei tre che correvano come schegge per il campo: la volpe non se la cavava affatto male e si chiese se ci fosse esattamente qualcosa che Kaede Rukawa non sapesse fare bene e tornò indietro per aiutare Ken a difendere la porta.

“Non passi…” Fu proprio Misugi, a pararsi di fronte a Ken, deciso a non farlo avanzare. “Accidenti!” Preso alla sprovvista, il portiere passò subito la palla. “Vai, Hanamichi!” Gridò, riuscendo nel passaggio.

Hanamichi, concentratissimo, osservò la traiettoria e portò indietro la gamba destra per caricare il tiro così da farne uno degno della sua fama, ma quando fu pronto a rilanciare la gamba, il pallone gli scivolò tra le gambe e il ragazzo colpì il nulla, saltellando poi su un piede per non perdere l'equilibrio. "Ma che diavolo combini, Sakuragi!" Gli gridò Wakashimazu, "Era una palla facilissima!"

Intanto, un sibilo divertito dietro di sé ammonì il numero dieci dello Shohoku: "Bravo, doaho! E meno male che sapevi giocare!"  Sakuragi, furioso e con la faccia paonazza di rabbia, riacquistò lucidità correndo dietro la volpe. "Ci penso io, Ken!" tranquillizzò il suo compagno di squadra.

Il portiere si portò una mano alla fronte, preda di un attimo di disperazione. “Ora sì che siamo nei guai…” Sbuffò, amareggiato. Non voleva di certo perdere contro Jun, ma senza la giusta spalla sarebbe stato difficile! Corse comunque verso la palla persa che rotolava pericolosamente verso la loro area, subito intercettato da Misugi. “Eh, no!” Wakashimazu, deciso a non farsi surclassare una seconda volta, si avventò sul compagno. “Non ti farò segnare, principe del calcio!”
Jun frenò sul posto e gli sorrise. “Non dire così… Ken…” La voce sensuale. Il portiere si stranì e quella distrazione gli fu fatale: il suo adorato fidnzato fece un retropassaggio all’accorrente Rukawa e Ken non poté evitare che la palla s’insaccasse in rete.

“Mi ha fregato!!!” Ken divenne rosso dalla rabbia. “ È stata una mossa… meschina!”
Jun scrollò le spalle, divertito. “Ma quale mossa meschina, sei tu che devi essere concentrato!”

Fu poi il turno di Hanamichi riprendere il partner di gioco: "Ehi, capellone! Siamo qui per vincere, non lasciarti ingannare da qualche moina!" Lo rimproverò, prima di correre dietro a Kaede.

“Gran bel tiro, Kaede!” Esclamò il principe, strizzando l’occhio al ragazzo.

Rukawa si volse verso di lui e fece un mezzo sorriso che stava a significare che avevano la vittoria in tasca, venendo subito distratto dalla voce di Hanamichi."Kitsune, adesso non mi lascerò più distrarre, sei mio!" minacciò il rossino che, ripreso il gioco, aveva iniziato a marcarlo stretto, cogliendo il lampo blu di sfida nello sguardo del fidanzato. "Doaho, non ce la farai mai contro di me!" gli rispose la volpe che, grazie a un veloce gioco di gambe, non gli permetteva di toccare palla, scrutando, intanto, la posizione di Jun. Erano vicinissimi alla porta, potevano segnare ancora!
Lo scontro tra i due era serrato, avevano entrambi il fiatone, però, Kaede conosceva troppo bene il suo ragazzo e sapeva che, prima o poi, il nervosismo gli avrebbe fatto fare qualche errore: l’occasione propizia arrivò quando Sakuragi abbassò lo sguardo sulla palla, interrompendo il contatto con i suoi occhi, e Kaede tirò dritto in mezzo ai suoi piedi paralleli, tentando di guadagnarsi il primo punto nel loro personale scontro.  
Hanamichi ringhiò improperi tra i denti e si rimise a correre dietro la palla, tentando il tutto per tutto: non poteva perdere, non voleva deludere Ken, lui, in fondo, era un genio, si ripeté, saltando sull'erba, scivolando e voltandosi ad abbracciare la palla per arrestarne la corsa, impedendole di andare 'in rete'.

Scese il gelo e Ken, in quel momento, desiderò di stare sognando. “È un incubo, vero… ?” Borbottò fra sé, prima di gridare con tutto il fiato che aveva in gola: “Razza d’incapace! Che combini!! Altro che re dei rimbalzi! Re degli incapaci, dovevano chiamarti!” Si avvicinò furibondo al compagno che sembrava proprio soddisfatto di aver bloccato la palla in quel modo.

“Eh?” Un Hanamichi totalmente basito perse d’un tratto tutta la sua baldanza, rimettendosi in piedi, tendendo la palla a Ken. “Perché? Che ho fatto? Ho impedito alla palla di andare in porta! Dovresti ringraziarmi!” Si alterò a sua volta, puntando i pugni sui fianchi.
“Ma non lo sai che a calcio non si tocca la palla con le mani? Chi può farlo è soltanto il portiere, il portiere!” si sfogò Wakashimazu.
“Eh, adesso è colpa mia! Tu sei il portiere! Avresti dovuto pensarci tu! Ma visto che te ne stavi tranquillo a farti i cavoli tuoi sono dovuto intervenire io!” gli rispose il compagno, prendendosi la ragione .

Ken si rese conto che discutere, anzi, ragionare, con uno come Sakuragi era peggio che farlo con un mulo. Inoltre, non gli piacevano proprio gli altri due che guardavano divertiti la scenetta.“Jun! Non c’è niente da ridere!”
Il principe del calcio inarcò un sopracciglio. “Ringrazia che rido… perché sarebbe fallo di mano!” Gli fece notare.
Ken, di fronte a quella reazione, perse del tutto la pazienza. “Ah, vuoi il rigore? Va bene, mi metto in porta!” Disse stizzito, dando le spalle ai ragazzi e posizionandosi fra i pali. “Non hai i guanti, Ken…” Gli fece notare il suo ragazzo, ma il portiere non volle sentire ragioni. “Mi bastano i pugni! Chi dei due vuole tirare?” Domandò con aria di sfida, guardando prima Jun, poi Kaede.

Hanamichi osservava con occhi di fuori la scena a cui stava assistendo: fallo per aver parato? Rigore? Ma che razza di strane regole aveva quel gioco? Il basket era meno complesso, ponderò, avvicinandosi a Kaede e Jun che parlottavano: non gli piaceva molto il loro confabulare, si erano trovati fin troppo e lui e Ken al contrario, non facevano altro che litigare. I due avversari si misero l'uno di fianco all'altro e si scambiarono un cenno del capo, poi Jun posò un piede sulla palla, scambiando qualche passaggio lento con Rukawa, avvicinandosi alla porta dove Ken li attendeva. Avrebbe tirato lui. Hanamichi spostava il capo dal portiere ai due, osservò Kaede e poi Jun, Jun e poi Kaede, fino a che il principe del calcio d'improvviso tirò con forza.

Decisamente non fu un tiro da partitella, e Ken l’aveva capito ancora prima che Jun facesse partire il bolide. Aveva riconosciuto i movimenti decisi e visto lo sguardo mutare nel mirare alla porta: era l’espressione di chi non avrebbe avuto alcuna remora. “E va bene, Jun…” Aveva detto fra sé il portiere. “Farò sul serio anch’io…” Con quell’ultimo pensiero si gettò sulla palla, laddove il suo istinto di portiere lo guidava, e non ne fu tradito. Infatti, riuscì a respingere il pallone di pugno, impedendo di andare in rete, sotto gli occhi sorpresi del compagno che, però, sorrise, quasi si aspettasse tale esito.
“Ce l’ho fatt…” Stava per esultare, quando vide la palla ancora in gioco e un movimento inaspettato. E, solo in quell’istante comprese il piano dello scaltro Principe del calcio. Purtroppo, era ancora a terra e dal lato opposto alla direzione di Rukawa. E, ancora una volta, come spesso gli succedeva nelle partite vere, si era fatto prendere dall’incoscienza e dalla tensione, finendo per commettere un grosso errore.  “Hanamichi, fermalo!!” Gridò in quel secondo fatale.

"Kaede non passerai!" minacciò Sakuragi e Rukawa si accorse della determinazione di quelle iridi scure: sapeva cosa stava pensando il suo ragazzo e sorrise. Hanamichi riuscì a soffiargli la palla ma, quando si voltò per allontanarsi dalla porta, Kaede gli sfiorò impercettibilmente il fianco con una mano e si impossessò nuovamente della sfera, aggirandolo. Calciò così il pallone che andò dritto in rete, nonostante Wakashimazu avesse tentato un salvataggio impossibile, cercando all’ultimo momento lo slancio sui pali della porta. Ma era in ritardo. Hanamichi osservò basito la scena, curvandosi nelle spalle e avvicinandosi a Ken, tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi, sinceramente costernato per quell'errore: "Scusami..." mormorò.

Ken guardò la palla che gli rotolava ai piedi. E guardò Hanamichi. Ebbe un attimo di smarrimento e sconforto, di quelli che l’assalivano quando, per colpa di un suo errore, la squadra finiva in svantaggio. Eppure… qualcosa non gli tornava. “Jun…” Richiamò il suo ragazzo, con tono diffidente. “Non voglio mettere in dubbio la tua conoscenza delle regole calcistiche” sottolineò, “ma sbaglio, o quando si tira un rigore non si può intervenire in due?”
Jun lo osservò a lungo, senza rispondergli nell’immediato. Poi scrollò le spalle. “Hai ragione.” Disse serio. “Ma non siamo in una partita ufficiale, non essere così rigido. Altrimenti Hanamichi doveva essere espulso da un pezzo…” Terminò, sorridendogli candidamente.

Ken rimase basito, per un attimo avrebbe voluto ribattere, ma si trattenne. In fondo Jun diceva la verità: era in compagnia di suo cugino, del suo ragazzo… e del proprio. Giocavano per divertirsi, no? In effetti, le giocate di Hanamichi erano le più bizzarre che avesse mai visto! Grazie a quel ragionamento, i suoi occhi dapprima cupi cambiarono luce e il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. “Siamo proprio messi male!” Esclamò. Era tutto… così buffo. Anche se stavano perdendo. “Tranquillo, Sakuragi! Ci rifaremo!”

Hanamichi sorrise, sollevato dal vedere il portiere sereno, nonostante tutto, e iniziò a ridere anche lui sguaiatamente. Kaede li osservò sollevando entrambe le sopraciglia, scettico, e commentando a mezza bocca verso Jun: “Non saprei dire chi dei due mi preoccupa maggiormente”.
Jun annuì, felice, in cuor suo, che Ken non se la fosse presa troppo. Conosceva bene l’orgoglio del suo ragazzo e le reazioni eccessive cui spesso, l’ansia di perdere lo portava. Rukawa andò a recuperare la palla, calciandola verso il suo compagno di squadra, spronando gli altri due a riprendere il gioco.

 “Allora, Hanamichi… vogliamo cominciare a fare sul serio?” Domandò il portiere, cercando la complicità del partner di gioco, sicuro che poteva ancora dare il meglio di sé.

Hanamichi lo guardò con cipiglio da duro e annuì deciso: "Facciamoli neri!"

Wakashimazu gli passò la palla e, come aveva previsto, Sakuragi non la mancò, cominciando a correre verso l’area avversaria. Aveva capito com’era fatto il suo compagno di squadra: potenza e istinto, uno di quelli che impara ‘sul campo’, ironia del termine. Il portiere seguì Hanamichi che avanzava e vide Misugi in procinto di marcarlo.
“Eh, no!” Ken si parò davanti al proprio ragazzo, marcandolo.
“Vuoi fare sul serio, eh?” Commentò Jun, cercando una via d’uscita.
“Eh, sì. Proprio come te!” Gli sorrise il portiere, deciso a non lasciarlo passare. “Spiacente, niente goal, stavolta!”

Intanto, Sakuragi aveva campo libero, l’unico ostacolo era soltanto la sua kitsune: sorrise, osservando la marcatura a uomo che Ken stava mettendo in atto su Jun e lui si sentì libero di concentrarsi solo ed esclusivamente sul proprio obbiettivo. "Stavolta sei mio, kitsune!" sussurrò, fermandosi esattamente davanti a lui per sfidarlo, senza lasciare mai il suo sguardo. Sorrise in modo provocatorio alla sua nemesi e attese il momento giusto: Kaede si mosse veloce per sottrargli la palla, ma Hanamichi, abilmente, riuscì a riportarla indietro, prima di calciarla lanciandola oltre le gambe di Rukawa, riappropriandosene rapido e richiamando il compagno. "Ken!"

‘Benissimo!' Esultò fra sé il portiere. Hanamichi era davvero un genio, dopotutto. Aveva capito al volo le sue intenzioni. Con un rapido scatto lasciò libero Misugi e corse in suo aiuto.

Hanamichi continuò a correre e attese che il portiere fosse sulla stessa sua linea d'azione per colpire la palla e mettere tutto nelle sue mani... o meglio, nei suoi piedi. "Wakashimazu, vai!”

Il passaggio non era precisissimo, ma Ken riuscì comunque a intercettarlo e, sfruttando tutta la potenza di quel bolide, lo calciò a sua volta, al volo, creando un rasoterra che sfrecciò veloce in direzione della porta, finendo dritto il rete. “Evvaiiii!!” Gridò, saltando sul posto in un moto d’ilarità. “Hanamichi, sei davvero un tensai!!”

Sakuragi trattenne per un attimo il fiato, prima di rilasciarlo in un urlo di vittoria, quando si rese conto che avevano segnato e che Ken saltellava dalla gioia. Gli andò incontro, scambiando con lui un cenno di vittoria, mettendosi compito in posa a sbeffeggiare i 'perdenti'.
"Mwamwamwa! Visto, voi due, schiappe? Con il Tensai non si scherza! Sei davvero un gran giocatore Ken, li abbiamo stracciati alla grande!" Esultò ancora felice, correndo verso Kaede e iniziando a girargli intorno come un insetto fastidioso, in cerca di complimenti, ma l'unica 'soddisfazione' che ottenne da parte del compagno fu uno striminzito ‘doaho’ che lo fece infiammare e fumare di rabbia: "Ma, insomma! Non ammetti la sconfitta neanche davanti al fatto compiuto! Potresti anche scioglierti ogni tanto, razza di ghiacciolo ibernato che non sei altro!" si infastidì.

“Ahem…” S’intromise Jun. “Un bellissimo goal, non c’è che dire… Ma siete comunque ancora sotto…!” Ghignò, beffardo. “quindi non esultate troppo...”

"COSA?!" strepitò Hanamichi voltandosi di scatto verso il principe del calcio, prendendolo per le braccia con foga, guardandolo intensamente negli occhi.
"Come sarebbe a dire!?" guardò il suo compagno di squadra, Misugi e Kaede alternativamente, senza capire. "Qualcuno vuole spiegarmi? Un tiro da fuori area non vale tre punti?" Domandò, ragionando con le regole del basket.

Ken scosse la testa. “Hana… nel calcio ogni goal vale un punto! Non esistono maggiorazioni. Noi, quindi, siamo ancora in svantaggio…” Gli sembrava di dover spiegare le regole a un bambino. “Perciò non perdiamoci in chiacchiere e rimontiamo!” Lo spronò. Vide poi Jun annuire, sorridendogli e in quel cenno il portiere lesse l’ammirazione verso l’azione che aveva appena concluso. Sapeva quanto Misugi amasse vederlo giocare. Nonostante nel campionato fossero rivali, non potevano negare di ammirarsi a vicenda come giocatori. E, poi, Ken amava vedere Jun divertirsi sul campo, come quel giorno.

 Senza dare nell’occhio Wakashimazu diede un rapido sguardo all’orologio, constatando che mancavano ancora cinque minuti. Guardò poi Jun e, dopo essersi assicurato che stesse bene, richiamò il compagno di squadra. “Hai capito, Hana? Andiamo!!”

Sakuragi guardò deluso gli altri tre, mormorando a mezza bocca: "Beh, però era un bel gol, uffa!" prima di scuotere il capo e riprendere a correre con Ken: voleva vincere, vincere a tutti i costi!
"Sono pronto!" assicurò a Wakashimazu, cercando di liberarsi dalla presa a uomo che Kaede aveva deciso di adottare per tenerlo d'occhio.

“Era un bellissimo goal, Sakuragi! Tutto merito tuo!” Lo incoraggiò Ken, strizzandogli l’occhio.
Il gioco riprese e più che una partita sembrava di assistere al culmine di una vera e propria battaglia. La tecnica di Misugi e il buon gioco di Rukawa portarono altri tre goal. Nonostante l’impegno di Ken e Hanamichi, lo squilibrio si sentiva parecchio, soprattutto perché Sakuragi sembrava giocasse a calcio per la prima volta. E, con molta probabilità, era davvero così. Con un colpo di testa, Wakashimazu riuscì a mettere a segno un altro goal, ma rimanevano sotto di due. Non voleva assolutamente darsi per vinto e anche Sakuragi sembrava pensarla allo stesso modo però, nel momento in cui il portiere cercò la lancetta dei minuti sull’orologio da polso, il suo sguardo corse verso Jun, mentre i piedi frenavano. La sua corsa era terminata.
 “La partita è finita!” Gridò, richiamando l’attenzione dei compagni.

"Eh?" Hanamichi rimase perplesso da quell'improvviso arresto del gioco. Si chinò sulle ginocchia, riprendendo fiato, mentre Rukawa lo affiancava, anche lui leggermente provato. "Ma come, Ken, perché? Possiamo ancora batterli!" Domandò Sakuragi, sorridendo, sperando di esortare il compare, che, però, sembrava irremovibile. “ Ma non mi avevi detto che nel calcio si aspetta che la palla sia ferma?” Cercò di ricordare, ormai non più tanto convinto.


Ken fuggì lo sguardo, sviando il discorso ‘regole’. "Erano i patti... quindici minuti di gioco... e poi abbiamo detto che non è una partita ufficale, no?” Sorrise a sua volta Ken, come se fosse la cosa più normale del mondo. Certo, in un’altra occasione l’avrebbe pensata come Sakuragi e non avrebbe sopportato di dover accettare la sconfitta in quel modo, ma ora... guardò Jun, rimasto in silenzio. Il principe del calcio dovette dare ragione al compagno: anche se stava bene e non era troppo affaticato, non poteva permettersi di esagerare. Rischiava di compromettere la partita di basket, e non aveva di certo voglia di rovinare tutto. Se il portiere non l’avesse fermato, infatti, avrebbe continuato a giocare fino allo sfinimento. In cuor suo ringraziò Ken per la premura dimostrata e, sapeva, più tardi l’avrebbe potuto fare a modo suo.

“I patti sono patti… ovvio!” Esclamò poi, riprendendo l’autocontrollo, mentre sul viso si dipingeva un sorrisetto saccente. “Io e Kaede abbiamo vinto!”

“Baaaaah, che perdenti che siamo!!” Scherzò Ken, dando una pacca sulla spalla di un Hanamichi ancora poco convinto. “Due vere schiappe!”

Sakuragi annuì, senza perdersi d'animo, ridendo con Ken, affermando che, adesso che si giocava a basket, avrebbero fatto ‘mangiare l'erba’ del campo agli altri due.
"Proporrei di andare dall'altra parte e di riposare un momento, non vorrei che voi calciatori, così mingherlini come siete mi cadeste come pere cotte per mancanza di zuccheri" scherzò Sakuragi ridendo di gusto.

Il principe del calcio rise, in fondo quello che diceva Sakuragi non era del tutto falso, ma loro non potevano saperlo! “Guarda che Jun sta benissimo!” Ringhiò Wakashimazu, sentendosi toccato al posto del compagno.
Misugi si portò la mano alla fronte. Tutti i suoi sforzi di camuffare erano inutili quando c'era di mezzo Ken: perché non si faceva mai i fatti suoi? Si ritrovò a pensare, fra i divertito e il rassegnato.

"Ehi, non prendertela tanto, io stavo scherzando!" mise le mani avanti Sakuragi, stiracchiando i muscoli delle braccia verso l'alto, lasciandosi andare poi a peso morto sull'erba, stendendosi beato: in effetti, correre su e giù per il campo, spesso senza una logica ben precisa per quella sua prima volta con quello sport, l'aveva stancato parecchio, doveva ammetterlo.

Jun posò una mano sul braccio del compagno, per tranquillizzarlo. “Va tutto bene, non preoccuparti…” Disse d’istinto. Wakashimazu comprese che le sue parole significavano ‘sto bene, Ken, stai tranquillo’, e la sua agitazione svanì. Seguendo l’esempio di Hanamichi, anche lui fece un po’ di stretching e si distese poi sull’erba, respirando a pieni polmoni. Ancora poco tempo e il sole sarebbe calato. Giusto il tempo di fare l’ultima partita. “Scherzavo, Sakuragi!” Esclamò ridendo, ora del tutto rilassato.

Il principe del calcio, invece, si sedette, come aveva fatto Rukawa. Gettò la testa indietro, beandosi dell’aria fresca e piacevole che gli solleticava le guance.  “Sono proprio due teste irrecuperabili, Eh, Kaede?”

Rukawa, sentendosi direttamente tirato in causa, annuì con il capo e guardò il suo ragazzo che, a occhi chiusi, prendeva il sole: "Nh, parecchio, io non so più cosa fare".
"Ti ho sentito Kacchan!" Hanamichi allungò un braccio pungolandogli il fianco con la mano. "Sentiamo, quando mai ti ho dato fastidio?"
"Sempre."
"Ah, è così?"
"Nh!"
"Grr... lo vedi come fa? Jun!" si rivolse al calciatore. "Qui quello disperato sono io, non lui. Io sono la vittima: io!"

“Beh i silenzi di Rukawa s’incastrano perfettamente con la tua loquacità, Hanamichi!” Rise il principe del calcio.
“Già!” S’intromise Ken, sempre sdraiato. “Se anche Kaede avesse avuto un trombone come il tuo al posto della bocca, a quest’ora sarebbe crollato il mondo! E i nostri timpani!”
"Ehi, cosa vorresti insinuare, eh? Guardate che se io non dovessi più spiccicare parola il mondo -"
"… sarebbe un posto migliore!"
"… sarebbe un posto... ehi, hai detto qualcosa, kitsune dei miei stivali?"
Kaede scosse il capo stringendosi nelle spalle e Hanamichi lo guardò storto.
"Mh!" Il rossino si alzò e ripulendosi i pantaloni con le mani, esortò gli altri a riprendere il gioco: "Allora, signorine, mi pare vi siate riposate abbastanza, forza, adesso il Genio vi farà vedere di che pasta è fatto!" Si sgranchì le gambe.
Messo piede sul campetto da basket, date le ristrette dimensioni dell’area di gioco, i ragazzi decisero all’unanimità di utilizzare entrambi i canestri.*


"Le squadre restano così, quindi!" Chiese conferma Hanamichi e Kaede, dopo essersi scambiato uno sguardo con Jun, annuì.
"Palla ai perdenti!" la volpe precedette il suo ragazzo, rubandogli la battuta che lo stesso aveva rivolto a Jun prima di iniziare la partita di calcio, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Hanamichi, come da copione, schiumò di rabbia, ma decise di vendicarsi, ripromettendosi di portare a segno il primo punto di quella partita.


Il portiere, intanto, ghignava, consapevole che in quel secondo incontro lui e Hanamichi si sarebbero presi la rivincita, poiché lui, dopo anni di confronto col cugino se la cavava discretamente in quello sport invece, era quasi sicuro che il proprio ragazzo conoscesse a malapena le basi.

‘Ho trovato il tuo punto debole, Misugi!!’ Gongolò fra sé, ammiccando verso Jun.

Il principe del calcio sentì un brivido corrergli lungo la schiena: per la prima volta, su un campo di gioco, si sentiva seriamente in difficoltà.  Seguì Kaede posizionarsi e lo spaventò lo sguardo concentratissimo, diverso da quello assunto nel precedente scontro: il basket lo stava caricando… forse aveva ragione Hanamichi nel dire che quando si trattava di una palla arancione, Kaede perdeva la testa.

“Ahem…Kaede…” Lo chiamò a voce bassa Misugi, tirandogli l’orlo della maglia, attento a non farsi vedere dagli avversari che stavano confabulando su possibili strategie di gioco.
“Hn?” Rukawa si volse, confuso dallo strano comportamento di Jun.
Il principe del calcio si fece forza, scacciando l’imbarazzo. “Non ho mai giocato a basket!!” Buttò fuori, un po’ demoralizzato. “Conosco le regole, il gioco…” Si affrettò a chiarire “però… ho sempre giocato sempre e solo a calc…”
“Tranquillo!” Lo interruppe il Kaede, affatto preoccupato. “Tu pensa solo a passarmi la palla, per il resto segui il tuo istinto!”
Sorpreso ma rasserenato da quelle parole, Jun riacquistò la sua sicurezza e si preparò alla partita.
"Cominciamo?" si diede la carica Hanamichi, palleggiando e lanciando a Ken uno sguardo d'intesa che il portiere ricambiò, carico.

Da subito il gioco vide una serie di passaggi veloci fra Ken e Hanamichi che, a sorpresa, si trovarono affiatati. Rukawa si gettò all’inseguimento, tentando il contrasto sul proprio ragazzo che, prontamente, passò a Wakashimazu il quale, già sotto canestro, insaccò il primo punto con un lancio preciso.
“Grande!” Esclamarono in coro Sakuragi e il portiere, scambiandosi un bel cinque, mentre Misugi si scusava con Rukawa per non aver avuto la prontezza d’intervenire. “Non preoccuparti” Lo rassicurò il ragazzo, facendogli intendere che non aveva nessuna intenzione di perdere.
“Ben ti sta, baka kitsune! Il tensai e il suo braccio destro vi stracceranno!” Rise sguaiatamente Sakuragi, nella sua solita posa boriosa. Anche Ken, gonfio d’orgoglio, si rivolse al proprio ragazzo. “Decisamente… non sei il principe del basket!” Lo prese in giro, privo di malignità, ma comunque divertito.
Jun, stoicamente, lo ignorò, promettendosi d’impegnarsi: era diventata una questione di principio! Non era da lui fare figuracce sul campo!
Come previsto, Kaede non si perse d’animo, anzi, con determinazione, partì in palleggio puntando diritto al canestro, scansando con facilità sia Hanamichi sia Ken. Con un grande salto il ragazzo schiacciò, guadagnandosi il punto del pareggio. Il tabellone tremò sotto la potenza di quello slam dunk, lasciando senza parole tutti e tre i ragazzi.
Hanamichi sbuffò risentito, mentre Ken e Jun, nello stesso momento, pensarono che Kaede era davvero un grandissimo campione.
Il gioco riprese con una rimessa di Hanamichi verso il compagno, ma Rukawa riuscì a soffiare l’ambita sfera. Jun, intanto, si era portato nella parte avversaria, cercando di studiare un modo per rendersi utile, dato che Kaede stava subendo una marcatura sempre più serrata.
“Non passerai, kitsune!” Esclamò battagliero Sakuragi.  Rukawa era in difficoltà, Ken e Hanamichi gli stavano troppo addosso, impedendogli l’azione. Improvvisamente, vide Jun muoversi e, accorgendosi della sua posizione, a un passo dalla linea dei tre punti, gridò: “Stai fermo lì, Misugi!”
Ken e Hanamichi si guardarono senza capire e Rukawa approfittò di quella loro distrazione per effettuare un lungo passaggio. Misugi  si ritrovò la palla in mano e, prima ancora che potesse chiedersi cosa fare, udì ancora la voce di Kaede: “Tira!”
Senza tergiversare oltre, come suggeritogli poco prima dal compagno di squadra, Jun seguì  il suo istinto e, senza perdere la propria eleganza, inquadrando una traiettoria immaginaria fra sé e il canestro, provò a tirare. Sotto gli occhi sbalorditi di tutti, la palla disegnò nell’aria una parabola perfetta centrando il canestro.
“Noooooooooooooooooo!” L’urlo di Hanamichi frantumò quell’attimo di sbigottimento che aleggiava fra lui e Ken, mentre un sorrisetto compiaciuto curvava le labbra di Rukawa.
Hanamichi si volse verso di lui, piccato, sbraitando un contrariatissimo: “Non gongolare, kitsune!” Al che l’interessato rispose facendo spallucce, e  andando, invece, a complimentarsi con Misugi.
“Un ottimo tiro!” Esclamò Rukawa.
“Grazie…” Sorrise il principe, un po’ incredulo. Si era limitato a ripetere tiri visti in televisione o al club di basket della scuola, imitandoli come meglio poteva. Di certo non avrebbe mai scommesso che avrebbe funzionato.
“È solo la fortuna del principiante!” S’intromise Sakuragi, indispettito. Kaede, a lui, non aveva mai fatto un complimento!
“Tsk! Almeno lui, al contrario di qualcuno, non ha centrato il tabellone con la testa!” Appuntò Rukawa, rendendo evidente l’ovvio.
“Cosa vorresti insinuare con questo? Perché tiri sempre in ballo questa storia?” Si agitò Hanamichi, memore della loro chiacchierata al bar, ma il suo ragazzo, con un semplice ‘dohao’ decise di chiudere la questione.  
Ken, però, non ascoltava, ancora sbalordito dal tiro di Misugi. Nonostante non avesse mai giocato a basket, il ragazzo non si era scomposto ed era riuscito a dare il suo contributo, mantenendo quella freddezza e lucidità che lo caratterizzavano anche sul campo da calcio. Si doveva complimentare con lui, ma l’avrebbe fatto soltanto a fine partita, ora doveva pensare a vincere!

La ripresa del gioco vide nuovamente scambi di palla fra Sakuragi e Wakashimazu, agguerriti più che mai e determinati a rimontare. Impossessatosi della palla, il primo scattò veloce e, mentre Ken marcava Kaede, riuscì a raggiungere il tabellone e con un salto infilò la sfera nel canestro.
“Wahahahahahahha!” Rise vittorioso, stringendo fra le mani il cerchio di ferro, rimanendo appeso.
Senza scomporsi, Kaede lo guardò con sufficienza. “Scendi da lì, doaho, e riprendiamo il gioco!”
Rukawa non perse tempo e, non appena ripresero, affrontò, palleggiando, i due ragazzi, deciso a scansarli, però, giocando d’anticipo, passò a Misugi, superando poi gli avversari, certo che Jun avesse intuito la sua tattica. Il principe del calcio, effettivamente, aveva capito subito che avrebbe dovuto ripassargli la palla, sorprendendo i due, ma non aveva fatto i conti con le imprevedibili reazioni di Hanamichi. Questi, infatti, temendo un nuovo smacco da parte del calciatore, si lanciò verso di lui.
“Non fregherete il tensai una seconda volta!” Urlò, precipitandosi per intercettare il tiro. Purtroppo, però, non avendo calcolato bene il rapporto distanza-velocità, non riuscì a frenare in tempo e travolse Misugi, cadendogli addosso.
Sgranando gli occhi, il portiere ignorò la palla che lo stava sorvolando e, senza pensarci un attimo, corse verso i due giocatori a terra, gridando con terrore il nome di Jun.
Sakuragi si sollevò disorientato, mentre il principe del calcio, stringeva i denti, massaggiandosi la testa per la brutta botta. “Mi dispiace, Misugi…” Cominciò Hanamichi, ma, prima ancora che potesse concludere le proprie scuse, Ken lo afferrò per un braccio e, con tutta la forza che possedeva, lo strattonò indietro. “Che diavolo ti è saltato in mente?!” Gli gridò, concentrandosi poi sul proprio ragazzo. “Jun!” lo chiamò, chinandosi su di lui, estremamente preoccupato. Misugi cercò di sollevarsi, ma rimase seduto, ancora stordito. Certo, Hanamichi era proprio pesante, ma era ancora tutto intero! “Ken, non preoccuparti, sto bene…” Lo rassicurò, abbozzando un sorriso.  È vero, si era spaventato, ma non poteva certo alimentare l’apprensione di Wakashimazu che, nel vederlo stare relativamente bene, continuò a inveire contro Sakuragi. “Perché non hai fatto più attenzione?”

Hanamichi, in piedi di fronte ai calciatori tentò di alleggerire la tensione. “Tranquillo, Ken, non intendevo approfittare del tuo ragazzo… ho già il mio bel daffare con quella baka kitsune” Scherzò, indicando Rukawa che si stava avvicinando.
“Dohao…” Lo riprese Kaede, inginocchiandosi accanto a Misugi, assicurandosi che stesse bene.
“Non è questo il punto, scemo! Potevi fargli male!” Gli fece notare Ken, cercando di calmarsi.
“Non sei esattamente un peso piuma…” Rincarò la volpe e Hanamichi, messo alle strette, sbottò agitando le braccia. “Ma insomma! Non è mica fatto di vetro il tuo ragazzo!”
A quelle parole Ken rabbrividì e il sangue gli salì al cervello. Impulsivo, fece per scattare rabbioso verso Sakuragi, pronto a rispondergli senza riflettere quando, prontamente, Jun gli afferrò un polso, bloccandolo. Il principe del calcio lo guardò, nei suoi occhi un velo di rimprovero. “Sto bene, ho detto!” Insisté Misugi e Ken capì al volo. Era vero, i due ragazzi non conoscevano il suo segreto e, quindi, non avrebbero potuto capire la sua reazione, ai loro occhi eccessiva.
“Scusami tu, Hanamichi…” Si rivolse quindi a Sakuragi. “Ho esagerato, ma…” Non riuscì a finire, anzi non poteva, perciò si limitò a sorridere, amareggiato.
Hanamichi, confuso, cominciò a farfugliare a sua volta delle scuse impacciate. “Non ti preoccupare… è anche colpa mia.” In effetti pensò che, anche lui, trovandosi al suo posto, avrebbe reagito allo stesso modo e, anzi, dubitava molto che Kaede sarebbe riuscito a fermarlo.
“Beh, possiamo riprendere il gioco!” Jun attirò su di sé l’attenzione.
“Sei sicuro?” Domandò Ken, aiutandolo ad alzarsi.
“Certo!” Lo rassicurò ancora una volta il principe ma, non appena fu in piedi, sentì una fitta all’altezza del cuore, dolore che, purtroppo, conosceva bene. Fingendo che andasse tutto bene, Misugi tornò in campo insieme agli altri ragazzi: in fondo mancavano solo pochi minuti… poteva resistere!

Il gioco riprese con una serie di veloci passaggi, ma il clima era differente. Ken era distratto, la sua attenzione era tutta su Jun: gli sembrava affaticato, ma non sapeva se fosse una sua impressione… Jun gli aveva assicurato di stare bene e per questo non voleva seccarlo con le sue paranoie.
In quello stesso momento Misugi afferrò la palla, trattenendola per troppi istanti, prima di passarla al compagno che si trovava in posizione favorevole. Ogni movimento acuiva il suo dolore al petto.
Hanamichi corse verso Kaede, pronto a contrastarlo ma, non appena lo raggiunse, lo vide abbassare le braccia, trattenendo la palla.
“La partita finisce qui!” Mormorò con decisione Rukawa.
Sakuragi spalancò occhi e bocca, incredulo, e anche gli altri due si guardarono fra loro senza capire.
“Perché?” Chiese Misugi, avvicinandosi.
Kaede lo guardò dritto negli occhi: “Tu non stai bene!”
Jun spalancò gli occhi, sgomento: Kaede aveva intuito il suo disagio… era proprio stato uno stupido a intestardirsi per proseguire il gioco.
‘Allora era vero…’ Pensò Ken, trovando conferma delle sue paure. Raggiungendo gli altri, guardò amareggiato il compagno: come al solito aveva voluto fare di testa sua, senza dirgli nulla. “Come stai?”
“Soltanto… un po’ affaticato… ma bene.” Misugi non riuscì a reggere il suo sguardo. Gli sfiorò un braccio, dispiacendosi per avergli mentito. “Scusami, Ken…” Disse con un sussurro. “E scusatemi anche voi, ragazzi…”
Hanamichi, l’espressione di chi ancora non capiva cosa stesse succedendo, poggiò una mano sulla spalla del proprio compagno e chiese: “Kitsune, ma cosa è successo?”
Misugi fece un profondo respiro, facendosi coraggio. Quel giorno aveva cercato in tutti i modi di evitare quel discorso, ma ora, proprio a causa di una sua negligenza, si trovava costretto a dare spiegazioni. Dopo aver cercato e, poi, trovato sostegno negli occhi di Ken, si rivolse ai due: “… c’è una cosa che dovete sapere…”.


*******


Seduti a bordo campo, non appena Jun ebbe finito di parlare, i ragazzi rimasero in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Misugi, tramite un discorso breve e semplice, per nulla enfatizzato, aveva rivelato loro della malattia cardiaca e dei problemi che, in quegli anni, gli aveva procurato.
“Cavoli, Jun, che situazione!” rifletteva Sakuragi. Non aveva mai pensato a come sarebbe potuta essere la sua vita senza il basket, ormai così radicato in lui. Ammirava molto Misugi che, nonostante il limite, continuasse a dare tutto se stesso nel calcio.
“Sei proprio una persona forte…” disse, grattandosi la nuca imbarazzato.
 Jun gli rispose con un sorriso grato.
“Forte, è vero. Ma anche testardo e sconsiderato, non sapete quanti spaventi mi fa prendere” lo canzonò Ken, anche se, lo sapevano entrambi, quella era la verità.
“Non posso negarlo…” Ammise il principe, sospirando.
“Mh… adesso come stai?” Domandò Ken, studiandolo bene, facendogli intendere che non avrebbe abboccato alle sue bugie.
“Bene. Davvero.” Sorrise Jun, ed era proprio così.

Il portiere tirò un sospiro di sollievo, poi cercò incerto lo sguardo del cugino… non si era mai confidato con lui, nonostante andassero molto d’accordo. Negli occhi di Kaede, però, lesse stima e rispetto nei suoi confronti, sfumatura che non gli aveva mai rivolto in maniera tanto convinta. Sorrise tra sé, pensando che, da quel momento in poi, sarebbero stati ancora più uniti.
“Ma, quindi” cominciò Jun, deciso a cambiare discorso. “Abbiamo deciso qual è lo sport migliore?” Si rivolse soprattutto ad Hanamichi.

Tutti si ricordarono, allora, che le due partite erano state giocate proprio per quello.
I ragazzi ci pensarono un attimo, finché fu Ken il primo a parlare, mettendo un finto broncio: “Veramente alla fine avete sempre vinto voi…” sospirò, guardando Kaede e Jun, lanciando un’occhiataccia ad Hanamichi che subito si sentì punto nel vivo.
“Perché mi guardi così? Non è colpa mia! Ti ricordo che io sono il genio del basket!”
“Appunto. Del basket!” fece notare Ken.
“Di sicuro il calcio non è il tuo forte…” sottolineò Kaede. “Ken, invece, nel basket si è destreggiato bene!”
Hanamichi si agitò ancora di più, Kaede lo faceva apposta, allora! “Grazie tante! Lui si è allenato con te in questi anni, mentre io non ho avuto nessuno che m’insegnasse il calcio. Altrimenti a quest’ora sarei stato un genio pure lì!”.
Come sempre, Rukawa non fu toccato dalle sue sparate, riprendendolo semplicemente con il solito: “Doaho!”
Jun e Ken li guardarono divertiti e alla fine il principe del calcio decise di fare da “paciere”, così diede il suo verdetto: “Credo che siano entrambi due sport degni di rispetto e, perciò, è impossibile stabilire quale sia il migliore. L’importante è giocare con passione. In pratica… a ognuno il suo!” Scherzò.
I ragazzi si guardarono per un attimo, poi annuirono d’accordo con le parole del ragazzo: in fondo, era un buon compromesso!
All’improvviso, Hanamichi si alzò di scatto, agitato, allarmando tutti: “È  tardi!” urlò all’indirizzo di Kaede, picchiettando il dito sul quadrante dell’orologio. “Perdiamo il treno!”
Il sole stava tramontando e Rukawa dovette ammettere che si era fatto proprio tardi, quindi si alzò anche lui, seguito dagli altri due.
“Cavolo, il tempo è proprio volato” esclamò Ken, non nascondendo un po’ di dispiacere per quella giornata che finiva. Questo voleva dire che, prima di rivedere Jun, sarebbe passata un’altra settimana e, chissà quanto, invece, per incontrare di nuovo Kaede.
Non sapeva bene cosa dire, era un po’ imbarazzato, poi vide Jun che, con naturalezza, tendeva una mano prima a Rukawa e poi a Sakuragi. “Non sapete quanto mi ha fatto piacere conoscervi, ragazzi. Spero di rivedervi presto!” sorrise loro.
Hanamichi ricambiò, aggiungendo: “La prossima volta, però, vi aspettiamo a Kanagawa.”
“Potete contarci!” promise Ken, stringendogli con entusiasmo la mano. Lo doveva ammettere, Hanamichi era proprio simpatico, la persona giusta per quel musone del cugino. Immaginava, comunque, che Kaede pensasse lo stesso di lui e Jun. Quindi si rivolse a lui, optando prima per una stretta di mano, preferendo poi abbracciarlo. Kaede rimase spiazzato, ma comprese e apprezzò quell’insolito gesto, ricambiando con una pacca sulla schiena.
“Mi raccomando, mettetecela tutta per il campionato di distretto” esclamò Ken.
“E, naturalmente, anche per quello nazionale” aggiunse Jun.
“Anche voi, datevi da fare!” li esortò Hanamichi, al che, Misugi e Wakashimazu si guardarono con sfida: “Non c’è problema, vincerà il Toho!” si gonfiò Ken.
“Tsk! Quest’anno sarà la Musashi a spuntarla!” Puntualizzò Jun.
I due basket men si guardarono: quella fra i due sarebbe stata proprio una bella sfida!

Mentre Hanamichi e Kaede si allontanavano, Ken gridò: “Salutami Aerie e gli zii”.
Rukawa alzò la mano: “Ricambia!” Poi aggiunse ironico: “… e dai una carezzina a Genzo!”
In lontananza si udì il vocione di Hanamichi, rimproverarlo:  “Kitsuneeeee!!”
Jun e Ken sorrisero a quell’ultima scenetta, poi decisero di incamminarsi anche loro: avevano ancora del tempo che, sicuramente, avrebbero sfruttato per stare un po’ da soli.

Nonostante le due coppie si fossero separate, i ragazzi in quegli istanti stavano condividendo lo stesso pensiero: l’aver passato una splendida e singolare giornata, da ricordare con grande piacere. Gli uni erano sicuri che presto avrebbero sentito parlare degli altri anche a livello nazionale e, probabilmente, non solo. Erano anche certi che il futuro avrebbe aperto loro le porte del professionismo, rendendoli giocatori di fama mondiale.

Fine



*Solitamente, quando si gioca a basket uno contro uno o in coppia, si utilizza un solo canestro, ma siccome per motivi ‘tecnici’ della trama, ci piaceva di più farli scontrare su due aree. Tanto si sa che i nostri non si stancano mai… Jun caso a parte XD



Grazie a tuttiiiii per averci seguito in questa avventura!!!!! ^____^
Alla prossima,
Rel&Ichi <3




Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=726112