¿Death or Rebirth? di AllHailTheGlowCloud (/viewuser.php?uid=95426)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nostalgia. ***
Capitolo 2: *** 2. Recitare. ***
Capitolo 3: *** 3. Messa in scena. ***
Capitolo 4: *** 4. Realtà. ***
Capitolo 5: *** 5. Famiglia. ***
Capitolo 1 *** 1. Nostalgia. ***
Chap. 1 - Nostalgia.
Note d’apertura: voglio solo
ricordare che i personaggi sono sempre quelli ò_ò Morivo dalla voglia di
scrivere su di loro çwç Spero che sia di vostro gradimento, e soprattutto che
capiate la storia…boh, io l’ho capita! °A° *grazie a sta cippa, l’ha scritta lei!*
Ci si vede in fondo v.v
…
Improvvisamente fu
proiettato in un turbine di ricordi, avvolto dall'eco ovattata di tante
emozioni, una fiamma tremula si riaccese per un momento.
Ormai non era più una ferita
che poteva fare male, ma era comunque rimasto il rimorso per una terribile
cicatrice che avrebbe potuto evitare di procurarsi, rimpiangendo ogni giorno di
non averlo fatto.
Natsu non sembrava essere
cambiato affatto, ma osservandolo bene, i suoi 45 anni erano impressi sul suo
volto sotto forma di qualche ruga d'espressione in più. Per il resto, soliti
capelli lunghi, solito abbigliamento tipo-punk, solito sguardo distaccato, che
conferiva un aria autoritaria, ma nel contempo era a suo modo rassicurante.
Cosa poteva dire di sé? 44
anni, commesso in un supermercato. Aveva da tempo dato l'addio al suo ciuffo
biondo, senza il quale sembrava quasi irriconoscibile, a suo proprio parere,
che dopo tutto quel tempo ancora non riusciva a vedersi senza. Erano passati
circa...15 anni, diavolo, ne erano davvero 15! Da quindici anni non vedeva
faccia a faccia il muso del suo amico.
Si rese conto di non essersi
mai realmente reso conto di quanto gli fosse mancato, Natsu.
“...qui da un mese. Alla
fine sono tornato!”
“La signora?”
“A casa”
“Fa ancora la modella?”
“A quanto pare ha qualche
ruga di troppo”
“Peccato, era nata per quel
lavoro...”
“Eh già... ma l'ha presa
bene.” entrambi si resero conto di star solo girando intorno al centro
dell'interesse di Akira. Non che non gli interessasse di Aiko, ma c'era altro che
gli premeva.
“Gli altri? Come se la
passano?” lo chiese, finalmente. Stava per sapere. Fremeva e all'improvviso fu
preso da una specie di paura, quasi avrebbe voluto rimangiarsi la domanda.
Eppure voleva, doveva sapere. Rimase impassibile.
“Bene. L'ultima volta che li
ho sentiti è stato poco prima del mio trasloco, per telefono.”
“Stanno...ancora insieme?”
“...Sì...”
“...sono contento” esitò a
dirlo, ma non perché mentisse. Infondo, ormai non c'era più nessuno legame,
nemmeno di rancore, con di loro. Sapere che dopo tutto quel tempo stessero
davvero ancora insieme lo sollevava quasi, come se si rendesse conto che alla
fine fosse andata meglio così.
Anche se quando Tsuu l'aveva
lasciato non era assolutamente di questo parere.
Avrebbe voluto morire, e ci
provò, anche. Se non fosse stato per Rangiku in quell'occasione, probabilmente
ora non sarebbero stati lì a parlare.
Rangiku era l'unica della
band con cui aveva tenuto i contatti. Erano già stati molto amici prima, ma
forse a legarli ulteriormente fu proprio la sua presa di posizione di fronte
alla “stronzata” commessa dal fratello dai capelli rossi, e alla sua immensa
“stupidità ed egocentrismo senza paragoni”.
“E' ovvio che ora Akira
lascerà la band! Come puoi pretendere che riesca a vedere ogni giorno la tua
faccia e sopportarlo? Sei proprio un egoista, Tsuu...”
“Lo so benissimo questo!
Però senza Akira...”
“Avresti dovuto saperlo
benissimo fin dall'inizio! E' ovvio che qualcuno qui deve lasciare la band...o
la lascia Akira o la lasciate voi!”
“Senza vocalist e senza
batterista?”
“Hai intenzione di
cacciare lui, allora?”
“NON...non voglio
cacciarlo, sto solo dicendo che...”
“Se se ne va lui me ne vado anche io!”
“Senza entrambi i
chitarristi?! Rangiku, non puoi fare questo alla band!”
“Ne troverete altri”
“Ran...”
“No, Tsuu!”
Apprezzò moltissimo, anche
se lui stesso era contrario alla decisione della chitarrista. Infatti fu
sollevato quando Natsu, parlando con calma con lei, la convinse a non lasciare
la band.
“Posso...posso farti una
domanda?”
Natsu annuì.
“Perché...la band, perché i
Colorless Avatar non esistono più?” un tonfo al cuore nel sentir uscire dalla
propria bocca quelle parole che fino ad allora aveva sempre evitato di dire,
come se volesse così esorcizzare la realtà, e fare finta che non fosse vero.
“Non era Mitsuo a dire
sempre 'finché ci sarà anche uno solo di noi qui a suonare, i Colorless Avatar
continueranno ad esistere'? Che ne è stata della sua determinazione? Possibile
che non ci fosse più nessuno a suonare?” domandò facendosi sempre più
coinvolgere dall'impeto di quella curiosità mista di amarezza.
Erano gli inizi. Erano
giovani, la band era formata da poco, ma già c'era una tale empatia che
sembrava si conoscessero da una vita intera. Eppure, si stavano lasciando
prendere dallo sconforto, schiacciati dall'idea di non poter mai riuscire a
sfondare.
Mitsuo la considerava già
la sua famiglia, e non poteva permettere che si facessero di questi discorsi,
senza contare che lavorare in un ambiente così pesante e deprimente non era per
niente facile. Fu per questo, che all'ennesima lamentela insofferente di Tsuu,
Mitsuo sbottò:
“Volete andarvene? Volete
andarvene davvero? Io resterò qui! Finché ci sarà anche solo uno di noi qui a
suonare, i Colorless Avatar esisteranno! Quindi vi aspetto tutti qui domani,
alle otto precise. Non un minuti di ritardo, intesi?!” e così dicendo uscì
dalla sala prove come una furia, sbattendo la porta, lasciando tutti quanti
ammutoliti. Fu la prima volta che Mitsuo tirò fuori se stesso in quel modo, ma
non c'era da sorprendersi, per l'importanza che aveva per lui, che anche un
tipo pacifico e timido come Mitsuo fosse capace anche di spostare le montagne,
pur di giovare ai Colorless.
“Non è così semplice
Akira...ah, sei rimasto come allora, vero?”
“Che intendi?”
“Un bambino. Lo eravamo
tutti, beato te che hai avuto la fortuna di tirartene fuori in tempo”
Akira non capì subito a cosa
stesse alludendo Natsu.
“Ci sono troppi fattori in
gioco per potertelo spiegare bene. In primis, non potevamo accettare di
cambiare. Ci facevano troppe pressioni, volevano farci diventare una banducola
commerciale. Poi fin dal tuo abbandono, i rapporti tra di noi erano rimasti
tesi, non credere. Se non altro, quelli tra fratelli. Alla fine, dopo le basse
vendite dell'ultimo singolo, fummo costretti a prendere la decisione di...”
“Capisco.”
Anche se non era sicuro di
capire veramente. Fosse stato per lui, i Colorless avrebbero dovuto continuare
ad esistere per sempre. Non sapeva perché, ma per qualche motivo, era sempre
stato convinto che sarebbe morto prima lui dei Colorless. Invece i Colorless
erano morti da più di cinque anni ormai. E lui? Quando era morto?
Probabilmente, nel momento
stesso in cui aveva deciso di abbandonare. Chissà -non era la prima volta che
si ritrovava a pensarlo- che se avesse deciso di rimanere sarebbe riuscito a
superare quella brutta situazione e le cose si sarebbero sistemate?
“Akira...dobbiamo
parlare”
“Parlare?”
“C'è una cosa che devo
dirti.”
Non sapeva ancora cosa
avrebbe detto, ma si rese conto, forse inconsciamente, di ciò che stava
accadendo, e il suo cuore perse più di un battito.
“Dimmi”
“Akira...”
“Parla, mi metti ansia
così!”
“So che non sarà facile e
che è improvviso così, ma io non posso più resistere, devo dirti tutto. Non ce
la faccio a mentire, sarebbe doloroso per me, e per te ancora di più.”
“Tsuu, che cosa...”
“Mi sono innamorato di un
altro ragazzo.”
Desiderò potersi cavare
gli occhi per vedere la scena dall'esterno e capire che si trattava solo di un
brutto, bruttissimo incubo. L'unica cosa che fece invece fu continuare a
fissarlo e boccheggiare.
Quando? Come? Perché?
Troppe cose avrebbe voluto chiedergli, ma era paralizzato e non riusciva a
parlare.
“Ci stiamo lasciando?”
domanda stupida, ma l'unica che riuscì a formulare. Anche se probabilmente lo
stava chiedendo più a se stesso.
“Mi dispiace Akira...”
Akira era sempre stato tutto ciò che Tsuu aveva desiderato, eppure, ormai da
tempo non poteva più nemmeno chiudere gli occhi mentre lo baciava, perché
rischiava di vedere un volto che non era il suo. Fu rendendosi conto di questo
che decise di lasciarlo.
“Chi...chi è?”
Tsuu non rispose
immediatamente. Sapeva quanto Akira avrebbe sofferto sentendo pronunciare quel
nome, ma il minimo che poteva fare a quel punto era dirglielo.
“Mitsuo”
Il suo ragazzo e il suo
migliore amico?
Che fantastico cliché.
Ora, a distanza di tutti
quegli anni, solo ora, riusciva a dirlo con tanta facilità e quasi ridere
dell'ironia del destino.
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Capitolo 2 *** 2. Recitare. ***
chap. 2 - Recitare.
Da qualche anno era
iniziata la loro carriera musicale come professionisti.
Il loro manager aveva
avuto la fantastica idea di proporgli quel progetto.
Avevano offerto loro dei
ruoli in un telefilm, in cui avrebbero interpretato ruoli diversi ma non troppo
lontani dai “personaggi” che si erano creati nel corso del tempo tramite
interviste e apparizioni in tv.
Accettarono tutti, chi
più chi meno, entusiasti.
Ciò che non sapevano
ancora di preciso, era lo svolgimento della trama, che gli era solo stato
raccontato per sommi capi per convincerli.
Akira sarebbe stato uno
studente innamorato di Natsu, il suo professore, che però, essendo etero adulto
e sposato, non poteva ricambiarlo, mentre Rangiku sarebbe stata la sorellina
minore di Natsu, e avrebbe avuto una cotta per Akira.
Tsuu e Mitsuo sarebbero
stati due compagni di classe innamorati e destinati a mettersi insieme.
Un ottima pubblicità, che
avrebbe attirato soprattutto molte ragazze, buona cosa anche perché come sigle
e colonna sonora sarebbero state usate loro canzoni.
Passando tutto quel tempo
insieme, tra imparare le battute e provarle insieme, tra recitarle sul set,
fare spesso i tragitti insieme, fermarsi a mangiare insieme dopo il lavoro...
finì per scattare qualcosa.
Specie dopo la fatidica
“scena del bacio”.
Mitsuo e Tsuu erano
davvero molto preoccupati. Erano amici da tanto tempo e non avevano mai pensato
che un giorno si sarebbero dovuti baciare. Non che ci dovesse essere nulla di
male, ma la cosa metteva entrambi in estremo imbarazzo.
Decisero così di dover
fare una prova prima di andare sul set, anche per non fare pessime figure.
Si ritrovarono a casa di
Mitsuo. Recitarono le stesse battute almeno dieci volte fino ad arrivare allo
stesso punto, per poi fermarsi.
“Dobbiamo riuscirci!
Tanto domani dovremo farlo comunque, quindi tanto vale!”
“Lo so Tsuu! Ma...non è
così facile!” ribatté Mitsuo arrossendo.
“Mettiamola così...chiudi
gli occhi e immagina che io sia un altra persona. Io farò lo stesso”
“Bell'idea! Proviamo!”
“Sei...sicuro?”
“Certo!”
“Va bene allora...”
Seduti l'uno di fronte
all'altro sul divano, chiusero gli occhi, si avvicinarono lentamente, finché le
loro labbra non si sfiorarono, e poi rimasero immobili.
Il cuore di Mitsuo
batteva fortissimo. Immaginarsi un altra persona era utile, ma non diminuiva
veramente la tensione e anche per Tsuu era la stessa cosa.
Finalmente le loro labbra
entrarono in contatto, premute le une contro le altre.
Mitsuo le dischiuse
leggermente e non appena Tsuu sentì la lingua dell'altro, per un gesto
istintivo, fece lo stesso, facendosi coinvolgere completamente. Il rosso prese
tra le mani il viso arrossito di Mitsuo, che a sua volta appoggiò le proprie
sul petto dell'altro.
Fu un bacio lungo e
intenso, e solo quando si resero conto di quello che stava succedendo si
staccarono di scatto, scansandosi bruscamente a vicenda.
“Non è andata tanto
male...” balbettò Mitsuo imbarazzatissimo,
“No, no...affatto...”
farfugliò Tsuu nelle medesime condizioni, e restarono a fissarsi per dei lunghi
istanti.
Tsuu non capiva come avesse
fatto a farsi prendere così da quel bacio. La cosa che lo spaventò fu che non
aveva nemmeno avuto bisogno di pensare ad Akira per farlo.
“Beh, siamo apposto,
vedrai che domani andrà tutto bene! Io vado, a domani sul set!” salutò
velocemente Tsuu uscendo da quella casa più in fretta che poté.
La scena del bacio fu
perfetta. Terminarono le riprese e mancava solo la parte del montaggio.
Quella sera, finito
tutto, si ritrovarono di nuovo a casa di Mitsuo.
Non fu loro molto chiaro
il perché -forse la stanchezza, la felicità di aver terminato con successo un
lavoro che non credevano di essere capaci di fare, tutto quel garbuglio di
emozioni provate- ma dal trovarsi a guardarsi negli occhi così da vicino, al
darsi un altro bacio, al finire per spogliarsi non ci volle molto.
Tsuu spinse Mitsuo contro
la parete, facendolo indietreggiare lentamente.
Infilò le mani sotto la
maglietta, sfilandogliela con calma sfinente.
Osservò, anzi, contemplò,
attentamente il suo torace, prima di iniziare a cospargerlo di baci fino a
risalire al collo, prendendo anche a stuzzicare i suoi capezzoli con i
polpastrelli.
Mitsuo si lasciò sfuggire
un lieve gemito, mentre la sua schiena veniva percorsa da un brivido.
Le mani di Tsuu, preso da
un improvvisa fretta, si spostarono sulla lampo dei pantaloni.
I vestiti finirono a
terra uno dopo l'altro, lasciando un segno del loro passaggio dall'ingresso
alla camera da letto.
Quella volta non fu
l'ultima. Da allora, anzi, accadde sempre più spesso.
Tsuu continuò a fare sempre finta di niente con Akira, ma arrivò un momento in
cui doveva assolutamente parlarne con un altra persona: Natsu.
La reazione di Natsu al
sapere che Tsuu stava tradendo Akira con Mitsuo?
“Io sono sia amico di Akira che tuo, perciò se hai intenzione di farlo soffrire
non ti difenderò. Non ti dirò che stai sbagliando, ma sappi che Akira soffrirà
moltissimo e sai che la colpa sarà la tua.”
Tsuu capì la posizione
dell'amico, non si aspettava nulla di diverso in fondo, e conosceva abbastanza
Natsu da poter dire che uno, non stesse scherzando, due, che avesse ragione.
Tsuu si rendeva
perfettamente conto che quello che faceva avrebbe fatto del male al suo amato
Akira. Mitsuo si sentiva ogni giorno più in colpa pensando alla terribile
pugnalata alle spalle che stava infliggendo al suo migliore amico.
Una sera si ritrovarono
tutti e quattro a casa di Natsu.
Risero, scherzarono, e
bevvero.
Essendo Akira quello che
aveva bevuto di meno, ed essendo ancora sobrio, a differenza degli altri,
soprattutto di Mitsuo che ormai era totalmente andato, ad un certo punto fu
mandato a comprare altra birra.
A malincuore si alzò
dalla poltrona dov'era affondato e uscì promettendo di tornare il prima
possibile coi rifornimenti.
Rimasti soli, Natsu
decise che quello era il momento giusto per parlare.
Che poi fosse definibile
“giusto” visto come stavano messi quei due, è piuttosto opinabile, ma
probabilmente nemmeno Natsu era nelle condizioni di prendere grandi decisioni
in quel momento.
“Ragazzi” cominciò “così
non potete andare avanti. Tsuu...”
“Lo so, lo
so...Akira...Io non voglio fargli del male”
“E tu, Mitsuo, cosa hai
intenzione di fare col tuo ragazzo?”
Mitsuo assunse un aria
pensierosa, poi una più triste,
“Io non voglio più
vederlo”
Sia a Natsu che a Tsuu
uscirono gli occhi fuori dalle orbite nel sentirlo dire. Tutto si sarebbero
aspettati, ma non una frase del genere.
“Sono mesi che non lo
vedo, che non lo sento...da quando è partito per quel suo stupido tour! E Poi
con lui non è più come prima...è diventato tutto così freddo...non mi interessa
di lui, non lo voglio più!” esclamò in fine dimenandosi come un bambino.
Tsuu si riprese, almeno
momentaneamente, dall'alcol e restò a fissarlo interdetto.
“Non dire così, lui ti
ama, forse è solo un periodo, vedrai che quando vi rivedret-” cercò di rincuorarlo
Natsu, che però fu subito interrotto dal batterista.
“No! Lui non mi ama più!
E se mi ama non mi sa più amare! Non ci voglio stare con lui!”
Tsuu non era capace di
dire nulla di intelligente, e rendendosene conto preferì tacere.
Natsu cercò nuovamente di
farlo ragionare invece, ma senza risultati, così incuriosito gli fece alcune
domande per cercare di capire meglio.
“Tu lo ami ancora?”
“Io...” iniziò, per poi
fermarsi a lungo a riflettere, fissando il vuoto. “Io voglio essere felice.
Voglio stare con qualcuno che mi faccia essere felice e lui non lo fa!”
“Allora...con chi
vorresti stare?” chiese Natsu, quasi sarcastico, esasperato.
Ci furono dei lunghi
secondi di silenzio. Poi fu un attimo, e nessuno fu in grado di capirci niente.
“Io voglio stare con
Tsuu! Lui mi rende felice!” gridò scoppiando a piangere, per poi saltare
letteralmente addosso al rosso e baciarlo.
Natsu fissava la scena
sbigottito. Tsuu si ritrovò Mitsuo in braccio senza capire come o quando fosse
successo, ma passò velocemente dal subire il bacio, all'esserne parte
integrante e attiva.
In quel preciso istante
il rumore di una serratura fece scattare Natsu, che per evitare il disastro si
precipitò a separare i due e si sedette velocemente in mezzo a loro, cercando
il più possibile di far sembrare tutto perfettamente normale.
“Che succede?” chiese
Akira avendo notato il gran movimento, ma senza aver capito -per fortuna- che
cosa stesse realmente accadendo.
“Niente!” esclamò con naturalezza forzata Natsu, e Tsuu annuì.
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Capitolo 3 *** 3. Messa in scena. ***
chap. 3 - Messa in scena.
Il giorno dopo, tutti
nella solita sala per le prove. Al termine di queste, i nostri tre moschettieri
si incontrarono nel bagno per discutere di una soluzione strategica.
In realtà, Natsu era lì
solo perché doveva veramente andare in bagno, ma aveva intenzione di
approfittarne per passare l'ennesima ramanzina agli altri due.
Per quanto riguarda Tsuu
e Mitsuo, lo avevano solo seguito, aspettandosi una cosa simile dal bassista.
“Eravate ubriachi, lo
capisco. Ma ora che siete sobri, questo non mi pare il modo di dimostrare che
volete metterci una pietra sopra” affermò Natsu, riferendosi al fatto che
inspiegabilmente gli altri due si erano presi per mano.
“Non ricomincerò con
l'interrogatorio, perché si è visto com'è finito ieri sera...”
“Scusate...avevo bevuto un
po' troppo...” cercò di scusarsi Mitsuo, arrossendo imbarazzato.
“Birra di troppo o no,
resta il fatto che parlando del tuo ragazzo sei scoppiato a piangere e poi hai
baciato Tsuu.”
Mitsuo arrossì ancora di
più.
Tsuu strinse la mano che
teneva nella sua, intuendo il disagio che Natsu stava provocando al
suo...amante? E lo tirò leggermente indietro, aggrottando le sopracciglia con
l'intento di lanciare un occhiataccia al bassista.
Natsu recepì il messaggio
e alzò gli occhi al cielo.
“Beh, ad ogni modo, Mitsuo.”
“Sì?”
“Davvero le cose non
vanno più con lui?”
“Sì...non sono più come
prima, non saprei dire se vanno veramente male, ma di certo non vanno bene...”
Tsuu, che al contrario di
Mitsuo che non ricordava praticamente niente, nonostante la sbronza, ricordava
per filo e per segno tutto quello che era successo, comprese le parole
pronunciate da Mitsuo, che lo avevano toccato profondamente, si sentì in
qualche modo tirato in causa, come se essendo lui quello che “lo fa sentire
felice” dovesse assolutamente fare qualcosa per adempiere a questo suo compito.
D'impulso tirò a sé il
corvino e lo baciò.
Natsu si sentì un po'
come una mosca appiccicata al miele, e si chiese Akira non avesse un qualche
sensore o un microchip del tempismo installato nel cervello, quando sentì la
sua voce da fuori dalla porta.
“Ragazzi? Siete qui?!”
Non ebbe tempo per
ragionare, e se teniamo conto che Natsu non era affatto un tipo impulsivo,
agire così d'istinto non era una cosa che gli riusciva bene, non essendoci
abituato.
Non seppe nemmeno lui
bene cosa diavolo fece, fatto sta, che dopo aver tirato per un braccio Tsuu, e
averlo spinto nella cabina, finì per perdere l'equilibrio e cadere sopra a
Mitsuo, finendo per schiacciarlo contro il lavandino e trovandoselo faccia a
faccia, quando Akira entrò nel bagno.
Una serie di facce
perplesse indescrivibili.
Tsuu, comprese la
situazione al volo e decise di restare nascosto, Mitsuo dovette capirla quando
sentì la voce di Akira, Natsu probabilmente non la capì mai, e Akira non poté
fare altro che esclamare:
“NATSU!?”.
Natsu si scostò da
Mitsuo, indietreggiando di qualche passo.
“Che
cosa...stavate...???” chiese sempre più perplesso il chitarrista.
“Niente niente! Non è
come pens-” cercò di difendersi Mitsuo.
“Io a Mitsuo stiamo
insieme” proclamò Natsu, lasciando di stucco perfino le pareti.
Il motivo per cui aveva
detto una bugia tanto grande era chiaro. Così avrebbe difeso i suoi due amici e
Akira non avrebbe più sospettato di loro.
C'erano però alcune
piccole incongruenze.
“Natsu, da quando in qua
sei GAY!??” eccone una per esempio.
“Non lo so...forse...lo
sono sempre stato.” -ma che cazzo sto dicendo?- se lo chiese di tutto cuore.
“E da quando tu e
Mitsuo...?”
Akira guardò Natsu, Natsu
guardò Mitsuo. Mitsuo guardò Natsu, Natsu guardò Akira, Akira guardò Mitsuo,
Mitsuo guardò Natsu, Natsu roteò gli occhi,
“Da non molto.” -bella
risposta!-
“E Aiko?” -Quando lo
saprà sarò un uomo morto-
“Beh...non dirle niente,
ok?”
“Certo certo! Ci
mancherebbe! Scusate, io stavo cercando Tsuu, non volevo disturbarvi...”
“Tsuu è andato a comprare le sigarette”
Tsuu da dentro il bagno
benedì Natsu in tutte le lingue che conosceva. Ovvero in giapponese e in
ingurish maccheronico.
Akira se ne tornò in sala
prove a prendere la chitarra, Tsuu uscì fuori e tutti uscirono dal bagno come
se niente fosse.
Quando Natsu tornò a
casa, la prima cosa che fece fu raccontare tutto ad Aiko.
Non voleva malintesi.
“Hai finito?” chiese
sconsolato.
“Sì,
sì...scus-pffffffff!!! AHAHAHAHAHAH!!!” Aiko non la finiva più di ridere. Altro
che uomo morto, invece di arrabbiarsi aveva iniziato a prenderlo in giro, era
diventato il giullare di corte.
“E quindi adesso sei gay
e stai con Mitsuo...ma Akira non deve dirmi niente, sennò...!!!” Aveva le
lacrime agli occhi e si contorceva tenendosi la pancia. Sembrava che avesse
finito di ridere, ma dopo aver pronunciato questa frase a singhiozzi,
ricominciò a ridere più forte di prima.
Questa messa in scena
teneva perfettamente, Akira non sospettava di nulla, Mitsuo e Tsuu continuavano
a vedersi, e Aiko a ridere di Natsu.
“Ti prego, Mitsuo, non
innamorarti di me”
queste parole erano state
sussurrate all'orecchio di Mitsuo, con una dolcezza che contrastava alquanto
con il significato di esse.
Mitsuo non rispose. Non
ce n'era bisogno. Si lasciò semplicemente coccolare dal calore del corpo di
Tsuu, dai suoi baci e dalla sua presenza confortante.
Quando Mitsuo si svegliò,
il letto era vuoto. Si alzò come tutte le mattine e raggiunse gli altri nella
sala prove.
Ebbe tutto il mattino per
ripensarci, non perché in realtà avesse voluto, ma perché quelle parole
continuavano a ripetersi in continuazione e a risuonare nella sua mente, sempre
con quel loro tono caldo e avvolgente, sempre più pungenti più ci pensava.
Non si era posto il
problema, perché lui non era innamorato di Tsuu, eppure c'era qualcosa di
incomprensibile, di cui si rese conto solo in quel momento.
Lo aveva detto lui
stesso: Tsuu lo faceva stare bene, sentire felice. Sentire le proprie orecchie
riempirsi della sua voce o della sua risata gli provocava una forte emozione,
come se fosse capace di colmare il vuoto che si formava spontaneamente nel
cuore di Mitsuo ogni qual volta sentiva mancare la presenza di una persona
amata, che lo ricambiasse.
Lo osservava mettercela
tutta, dalla propria postazione dietro la batteria, mettendocela tutta a sua
volta per suonare. Tsuu, normalmente, era un idiota patentato, un uomo
permaloso che si infiammava per nulla, un ragazzo sveglio sempre con la
risposta pronta, simpatico, di piacevole compagnia...ma quando cantava,
diventava un dio della libidine,capace di ammaliare con il suo sguardo
accattivante, con le sue movenze feline e sensuali e le dolci carezze all'asta
del microfono, e con la sua voce profonda e coinvolgente.
Mitsuo sapeva tutto
questo perfettamente dentro di sé, solo, non era ne mai stato soggetto a tal
punto.
Ebbe paura. Tsuu gli
aveva chiesto di non innamorarsi di lui, ma sentiva che non ce l'avrebbe fatta,
era troppo chiaro ai suoi occhi.
Prese la decisione, e il
pomeriggio stesso, la attuò.
“Io penso...sia meglio
smettere di vedersi in questo modo...”
lo disse all'improvviso,
prendendo di sorpresa il rosso.
“E' durata anche fin
troppo a lungo, ci sono troppe cose in mezzo,non vale la pena rischiare...E'
per Akira, capisci?” terminò fissando le proprie iridi scure in quelle
dell'altro.
Tsuu fu scosso da un
brivido.
“Certo, certo,
capisco...hai ragione, anche Natsu ha ragione...”
“E poi sta sera torna...”
“Sta sera? Hai ragione, è
già passata una settimana!” esclamò il rosso realizzando quanto il tempo fosse
passato in fretta per lui.
Mitsuo annuì.
Era finita. Qualsiasi
cosa fosse quella che c'era tra loro, ora era finita.
Doveva metterci una
pietra sopra e mettersi l'anima in pace.
Non avrebbe dovuto essere
un grande problema farlo, ma nonostante questo, c'era qualcosa che non andava.
Improvvisamente fu preso
dalla fretta e scattò in piedi, salvo poi rendersene conto e spiegarsi
“Beh, è meglio che vada
adesso...ci vediamo domani”
“Non so se verrò domani”
“E perché?”
“Beh, sono mesi che non ci vediamo...”
“Oh...capisco” si dette dello stupido per non averci pensato prima, “Allora...a
presto”.
E con queste ultime parole si congedarono.
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Capitolo 4 *** 4. Realtà. ***
chap. 4 - Realtà.
Quella sera, come
previsto, il ragazzo di Mitsuo tornò dal tour della propria band.
Mitsuo lo aspettò alzato,
gli preparò da mangiare, continuò a sistemare e risistemare cose che aveva già
sistemato dieci volte, finché finalmente la serratura non scattò.
Allora scattò in piedi
dalla sedia su sui era seduto da molti minuti.
L'uomo avanzò nella
stanza, a passi lenti, ma decisi, Mitsuo si avvicinò a sua volta, a passi più
veloci, ma altrettanto insicuri. Tutto nel più perfetto silenzio, sembrava
quasi una cerimonia.
L'uomo cessò di avanzare
e lasciò la propria valigia a terra.
“Ti ho preparato da
mangiare, penso sarai stanco”
Alcuni secondi di
silenzio.
“Grazie Micchan, in
effetti ho proprio fame.”
Mitsuo lo osservò
mangiare, seduto di fronte a lui dall'altra parte del tavolo.
Quando ebbe finito si
fece coraggio e prese un grande profondo respiro.
“Sai...credevo che mi
saresti mancato, che avrei sofferto, e invece...” prese un altro profondo
respiro, ma fu inevitabile: le sue guance finirono per bagnarsi, sotto gli
occhi apprensivi dell'uomo che era in piedi davanti a lui. Riprese: “Io ce l'ho
messa tutta...per non innamorarmi di lui...” e con queste ultime parole scoppiò
in singhiozzi che gli scuotevano tutte le spalle.
Si sentì improvvisamente
stringere, le braccia dell'altro intorno alla schiena lo tenevano aggrappato a
lui.
-Perché mi sta
abbracciando? Gli ho appena confessato che amo un altro! Lasciami! Lasciami,
non stringermi così, che senso ha quest'abbraccio? Non lo merito! Non...non
capisco- pensò confuso.
La stretta si allentò, e
Mitsuo si scostò abbastanza da poter sorprendere le lacrime sul viso
dell'altro.
Comprese. Non voleva
lasciarlo andare, non era arrabbiato con lui, era solo ferito.
Gli ricordava un po' un
cucciolo in quella situazione e gli venne da trattenere un sorriso spontaneo,
pensando che era proprio una delle cose che lo aveva fatto innamorare di lui.
“Mi dispiace” sussurrò
contro il suo torace “Non posso stare con una persona che non amo, sarebbe
troppo doloroso, per me...per te.”
Tsuu era tornato subito a
casa dopo aver parlato con Mitsuo.
Non credeva che sarebbe
più riuscito a vederlo come prima.
Le cose non potevano
tornare come prima, sarebbe stato impossibile, perché ormai non lo erano più.
Per lui Mitsuo era
diventato molto più importante di quanto non avrebbe mai immaginato, lo
dimostrava il fatto che ci stesse ancora pensando.
Aveva avuto tante storie
simili, alcune erano state un po' complicate da chiudere, ma alla fine ne era
sempre uscito indenne. Cercò di ripensare a quando si era messo con Akira,
all'inizio solo per distrarsi, ma poi per cercare di ricordare.
Per anni aveva amato
Akira senza essere ricambiato, e quando si erano messi insieme aveva sentito di
poter toccare il cielo con un dito. Ora Akira non era più nessuno.
Com'era possibile?
In verità, non è che non
provasse più niente, ma qualsiasi sentimentucolo spariva all'ombra di ciò per
cui fremeva per Mitsuo.
“Akira...dobbiamo
parlare”
“C'è
una cosa che devo dirti.”
“Mi
sono innamorato di un altro ragazzo.”
“Chi...chi è?”
“Mitsuo”
Akira si perse di nuovo
ripensando a quel momento.
Dopo quindici anni, molti
ricordi stavano svanendo, ma quelli di quella sera erano ancora abbastanza
intatti.
Fu distratto da un
improvviso vociare allegro e chiassoso.
“Papà papà!”
Con sua grande sorpresa, da
dietro le lunghe gambe del bassista fece capolino una bambina.
“Saki!” esclamò Natsu
trovandosela improvvisamente addosso.
La bambina aveva gli stessi
lineamenti del padre, aveva corti capelli nerissimi e un grande sorriso.
Indossava una salopette violetto con una grande tasca a forma di girasole
davanti, e teneva in mano un pacchetto di marshmallows che agitava davanti al
viso del padre, allungando quanto più poteva il braccio per assicurarsi che
vedesse bene.
“Ho capito”
Natsu sorrise dolcemente, le
accarezzò la testa e prendendole dalle manine il pacchetto lo ripose nel
carrello della spesa.
La bambina emise uno
spontaneo gridolino di gioia e abbracciò il padre.
Poi si voltò e notando la
presenza dell'uomo vestito con pantaloni e camicia blu, con le maniche corte
arancioni, che identificò come la divisa del supermercato, restò a fissarlo per
alcuni secondi, studiandolo.
“Papà!” gridò sotto voce,
“Papà! Chi è?” chiese indicando Akira con un cenno della testa.
Natsu e Akira si scambiarono
uno sguardo. Akira sorrise, trovava che quella bambina fosse adorabile. Forse
solo perché gli sembrava una versione in miniatura...una miniatura molto
piccola, del suo amico, anche se in effetti, doveva aver preso più da Aiko che
Natsu. Infatti mostrava una certa spigliatezza, mista però alla tipica
timidezza dei bambini.
“Si chiama Akira” rispose
sorridendo.
“E' un tuo amico?” chiese
ancora, spostando nuovamente lo sguardo sul corvino.
“Sì”
“Perchè io non lo conosco? E
perché tu come fai a conoscerlo se ci siamo trasferiti da un mese?”
“Ci conosciamo da tanto
tempo, da quando io vivevo ancora qui” spiegò, Saki non sembrò soddisfatta
della risposta. Si fermò un attimo a riflettere, poi guardò ancora Akira.
“Vai a recuperare tuo
fratello, che tra poco andiamo!”
“Sì!” scattò la bambina
entusiasta, fiera del proprio importantissimo compito che le era stato
assegnato. Corse via.
“Tua figlia?”
Natsu annuì seguendola con
lo sguardo mentre si allontanava tra gli scaffali.
“Ehi! Non correre!” la
richiamò, ricevendo in cambio l'eco di un “va bene”.
“Quanti figli hai?” chiese
Akira, più pensando ad alta voce che volendo chiederlo davvero così
esplicitamente.
“Due”
Akira annuì assimilando
l'informazione.
Erano passati pur sempre
quindici anni, e Natsu e Aiko erano sposati da almeno sedici, non era quindi
così strano che Natsu e Aiko avessero figli, solo che gli sembrava strano
immaginarseli in veste di genitori.
Si chiese che tipo di padre
potesse essere, e se lo immaginò circondato da una miriadi di bambini, ma poi
tornò alla realtà, realizzando che ne aveva solo due e che come aveva visto,
probabilmente doveva essere un padre severo, ma molto premuroso.
“L'altro...?” chiese
curioso.
In quel momento la piccola
Saki fece di nuovo capolino da dietro uno scaffale, tirandosi dietro a fatica
una mano, un braccio, poi finalmente l'intera figura del fratello venne fuori.
Chissà perché, aveva dato
per scontato che dovesse essere più piccolo, o avere la stessa età dell'altra,
e rimase sorpreso di trovarsi di fronte un quasi tredicenne.
“Shichirou, vieni!” lo
incitò il padre, e la figura slanciata e esile del ragazzo si avvicinò.
Era alto per la sua età, ma
comunque, di fronte al metro e ottanta del padre, appariva comunque un bambino.
Diversamente da com'era
avvenuto per l'età, non si stupì affatto di notare il suo abbigliamento: jeans
larghi e strappati qua e là, maglia lunga e larga a larghe strisce grigie e
nere, con le maniche che gli coprivano buona parte delle mani, una catenina al
collo e i capelli neri, leggermente scompigliati, sparati in aria, solo dopo un
po' si accorse che aveva anche un piercing al naso.
“Che c'è?” chiese a mezza
bocca.
“Ti devo presentare una
persona” fece Natsu indicandolo con un gesto.
Shichirou fece per sbuffare,
salvo poi trattenersi per educazione e voltarsi verso Akira, che, suppose,
doveva essere “la persona da conoscere”.
“Piacere, sono Akira” si
presentò cortesemente, facendo un lieve inchino, sorridente.
“Piacere m-...” il ragazzo
sembrò pensarci, poi all'improvviso sgranò gli occhi e si voltò di scattò verso
il padre, cercando conferma. L'ex bassista annuì e Shichirou si voltò di nuovo
verso Akira, studiandolo da cima a fondo estasiato, cambiando improvvisamente
atteggiamento e umore.
Akira sembrò non capire
subito.
“Tu sei Akira? Quell'Akira??”
chiese stupefatto, marcando particolarmente il tono sulla parola “quel”.
L'ex chitarrista comprese,
e, con un so che di nostalgico addosso, annuì vigorosamente.
Akira non poteva saperlo, ma
Shichirou, essendo nato e cresciuto in mezzo ai Colorless Avatar, riteneva
normale essere circondato da rock star, dando quindi relativamente poca
importanza al talento e al successo degli altri, contandolo come un fatto
scontato.
Piuttosto, aveva sempre
trovato affascinante la figura di Akira, il chitarrista che non aveva mai avuto
l'occasione di conoscere, dato che aveva abbandonato la band ancora prima della
sua nascita.
Anzi, si poteva dire che
grazie a lui si era appassionato alla chitarra e aveva iniziato a suonarla.
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Capitolo 5 *** 5. Famiglia. ***
chap. 5 - Famiglia.
“Akira, perché non vieni a cena da noi? Ovviamente, se non hai da fare sta
sera” propose Natsu, proprio al momento giusto, facendo illuminare ancora di
più il volto del figlio.
Se aveva da fare? Lo
aspettava un appartamento vuoto e una cena precotta. Un improvviso cambio di
programma era più che gradito, specie visto l'entusiasmo del suo piccolo fan.
“Certo, verrò con piacere”
“Pensi che...” si interruppe
Shichirou, ritornando d'un tratto ad essere timido, “...che potresti suonare un
po' con me?” completò la frase, ma subito aggiunse imbarazzato “Scusa se oso
chiedere!”.
Akira si trattenne dal
ridere. Shichirou assomigliava molto più al padre rispetto alla sorella, anche
se il viso era in pratica quello della madre.
“Certo!” accettò senza mezzi
termini, “Però ti avverto, sono un po' arrugginito...”
“Grazie!” esclamò il
ragazzo.
Saki, che per tutto il tempo
aveva assistito alla scena restando in silenzio si fece avanti additando il
fratello e scoppiando a ridere.
“Shichi è innamorato!!!
Guarda, guarda! Tutto rosso!” esclamò.
Il ragazzo le lanciò un
occhiataccia stizzito.
A quel punto intervenne
Natsu, ponendosi in piedi tra di due.
“State buoni” li incitò,
“Ma Shichi è innamorato!”
“Ma che diavolo dici?!” in
realtà, generalmente l'avrebbe semplicemente ignorata, ma Shichirou non
sopportava di essere messo così in imbarazzo di fronte all'uomo che considerava
il suo mito.
“Quando finisci qui, vieni
pure con comodo”
“Stacco verso le sette e
mezza”
“Riesci per le otto?”
“Sì!”
“Allora ti aspetteremo, a
dopo” concluse.
Quell'incontro lo riportò
per un istante al tempo in cui saliva sul palco, suonava mettendoci tutto se
stesso, e il pubblico impazziva.
Per quella sera, fu come
tornare indietro nel tempo, stando con Natsu e Aiko, incontrando un fan dopo
tutto quel tempo...fu come una magia e si dimenticò quasi della nostalgia e dei
motivi che li avevano portati a sciogliersi.
“sai Tsuu...a volte me lo
chiedo ancora...”
“No, Mitsuo non dirlo”
“Sì lo so...lo so che non
è colpa nostra, che innamorarsi è normale, ma mi chiedo come starà Akira
adesso...è passato tanto di quel tempo...”
“A volte me lo chiedo
anche io”
“Hai sentito Natsu?”
“Sì, ha detto di trovarsi
a casa sua alle otto”
“Non è cambiato il
programma? Bene! Sono proprio curioso di vedere la loro nuova casa...e poi è da
così tanto che non torniamo...”
Tsuu strinse dolcemente
Mitsuo a sé.
“Ah...e un altra cosa.”
“Cosa?”
“Saki vuole sapere se ci
piacciono i marshmellow” rise, Mitsuo scosse la testa sconsolato,
“Le hai detto di sì,
spero”
“Certo! Sennò chi la sente!”
risero.
“Guarda che a me
piacciono davvero!” fece sapere Mitsuo
“E poi ha detto anche che
Shichirou si è innamorato. E insisteva! Secondo te diceva sul serio?”
“Che lei fosse seria non
ne dubito, ma c'è da considerare la scarsa validità della fonte!”
“Beh, anche questo è
vero! Quando si convince di una cosa non c'è più verso!”
“Che ora è?”
“Le sette e mezza”
“Andiamo?”
Suonarono alla porta.
“Chi sarà?”
“Vado io!” esclamò Akira,
che voleva rendersi utile come ospite, visto quanto erano impegnati gli altri
due tra sala da pranzo e cucina.
“Aspetta, vado io!” esclamò
Ran, che nel frattempo, sotto invito di Aiko, li aveva raggiunti insieme alla
sua ragazza Michiyo, sorella di Aiko, per vedere la nuova casa.
“No, lascia stare, ci penso
io!” insistette Akira, ormai davanti alla porta, seguito a ruota da Shichirou
che non gli si staccava un attimo.
Akira appoggiò la mano sulla
maniglia.
La fece scattare e la porta
si aprì.
“Siete arrivati!” esclamò
qualcuno.
“Eccovi!” qualcun altro.
Akira fece un passo indietro,
spaesato, senza nemmeno rendersene conto si voltò in un gesto istintivo, alla
ricerca di un suo assenso. Incontrò il suo sguardo dall'altra parte della
stanza:
osservando la scena a
braccia conserte,
Natsu sorrise soddisfatto.
Notes:
Yeppa! Beh, che vi aspettavate, del resto era da un po’ che
non scrivevo su di lor-
“Chissene frega, perché non continui le altre fic invece di
scrivere ‘ste minchiate!!? èAé” ndLettrici
…scusate, giuro che lo farò, è in programma anche quello
.__.
Ma questo è l’ultimo periodo di scuola, concentrarmi su
questa che mi frullava in mente da una settimana è stato un po’ un antistress,
cercate di capirmi, non ne posso più °A° *omg*
Ma tornando alla ff…i miei amati pargoli…ho fatto anche una
linea del tempo mettendo tutti gli avvenimenti in ordine cronologico, sapete?
°A°
“E a noi, scusa?”
COSA?? °__°
“Che ce ne frega -___-“ ndTutti
Beh, era solo per dire v.v
I flashback sarebbero ambientati nel 2013-2014, mente il
presente, in realtà sarebbe un lontano 2028.
In pratica ho organizzato le loro vite come se fossero dei
personaggi reali dei giorni d’oggi x°D
Ma vabbè, il punto è che…mi sento, sì, lo posso dire, più
soddisfatta di quanto credevo per questa ff.
E’ dura pensare che i Colorless Avatar si possano
sciogliere, ma come avrete capito, il finale aperto e il fatto che Akira non
porta più rancore, lasciano tutto lo spazio ad un lieto fine, chissà…
Ah! Cosa essenziale! Se non si fosse capito, Natsu ha
organizzato una “rimpatriata” invitando ciascuno singolarmente, senza dire
niente a nessuno, e Akira cerca il suo sguardo perché aprendo la porta si trova
davanti Tsuu e Mitsuo, e intuisce che Natsu stava tramando qualcosa…è_è
Amo Natsu çwç *improvvisi attacchi d’amore*
Vabbè, la finisco, spero sia stata una buona lettura, altrimenti,
che dire?
Camminando per la strada, vi siete distratti guardando un
piccione -capita, sa?- avete battuto la tesata contro un palo e avete perso conoscenza:
questo è solo un allucinazione da funghi allucinogeni che avete mangiato a
pranzo 8D *ovvio*
♥Daruku
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