A Trabia hai perso tutto –e tutti.
Non restano che il Garden distrutto e delle tombe mute al posto delle risate allegre dei tuoi amici.
Tu provi a ritornare là con il sorriso, ci provi davvero –ma è una smorfia forzata, lo sai benissimo anche tu.
Non possono sentirti, non puoi abbracciarli, non puoi vederli –ma parli loro lo stesso.
Hai realizzato il vostro sogno comune anche per loro.

A Balamb non hai fatto che guadagnare: il titolo di SeeD, una nuova casa e soprattutto nuovi amici.
Nuovi davvero? No, in realtà vi conoscete da sempre.
Irvine che ti fa sempre arrabbiare quando guarda le altre.
Squall, il grande capo che è riuscito finalmente a gettare il musone.
Rinoa, l’amica-miracolo con cui puoi parlare di tutto.
Quistis che sembra tanto una mamma e ti va bene così.
Zell che è davvero un gallinaccio –ma tutti gli vogliono bene proprio per quello.
Siete quasi una famiglia.
E non è un pensiero tanto strano –lo eravate, anche se l’avete dimenticato quasi tutti.

Non sei riuscita a salvare Trabia ma hai impedito l’ascesa della Strega Artemisia.
Chissà, forse saresti riuscita a rivedere i tuoi amici con la compressione temporale?
Ma basta un sorriso di Irvine che scacci questi pensieri e torni a sorridere.
E allora vivi anche per loro, Selphie.

Irvine ama il suo fucile –tutti i cecchini lo devono fare.
E ama la sua condizione privilegiata: nessun Guardian Force, molte più libertà, onori e tempo libero.
Irvine ama il suo Exeter perché è una persona precisa che guarda al futuro –e a volte si sente un po’ come uno scienziato.
Dopotutto per prendere la mira ci vuole una meticolosità scientifica al millimetro –e lui non sbaglia mai, è il migliore dopotutto.
E’ l’altro fucile che si lamenta un po’, nonostante sia attraente, carismatico ed affascinante, ma non si può avere proprio tutto dalla vita, giusto?
Ma quando arriva la compagnia da Balamb –e lui nota subito quello scricciolo in giallo con gli occhi di smeraldo- qualcosa dentro di lui inizia a non essere più tanto sicuro.
Impressioni, certamente. Fuori non cambia nulla, è dentro che inizia ad agitarsi.
Quei visi, i loro nomi –Edea- ecco che torna la sua precisione, ecco che tornano i ricordi.
L’orfanotrofio, la Madre, la famiglia che lo ha adottato, il Garden di Galbadia, la sua prima pistola, i sospiri che lanciava al cielo, i nomi ed i visi che ha iniziato a scordare…

Irvine ama il suo fucile –preciso come lui.
E ama la sua nuova condizione: con i suoi amici, insieme ancora una volta.

Il suo cappello –il suo meraviglioso cappello- ha una sua piccola storia.
E’ stata la prima cosa che ha comprato non appena il Garden ha pagato i suoi lavoretti di precisione –la sua prima missione.
Per un cecchino gli occhi sono fondamentali, quindi aveva deciso di investire il suo nuovo gruzzoletto in qualcosa di utile, accompagnando degli amici in un negozio che frequentavano spesso.
E dopo mezz’ora era ancora indeciso se prendere dei magnifici occhialoni da aviatore o un paio di occhiali più discreti, neri.
-Ehi Irvine, ancora lì?-
Poi lo vide in tutto il suo splendore, nero e con quella fascetta impreziosita da borchie argentate… doveva essere suo, la sua parte più modaiola –perché insomma, l’occhio vuole la sua parte- lo reclamava a gran voce.

Irvine ama il suo cappello, ma lo ama ancor di più quando è Selphie ad indossarlo –ed ultimamente è una cosa che succede spesso.
-Ehi! Ridammelo!-
-No!-, lei sorride sempre in quel suo modo strano e luminoso che spinge Irvine  a rincorrerla –giusto per vederla arrossire un po’- e sollevarla di peso –è leggera come una piuma-
finché lei ridendo non gli restituisce il cappello, ed i loro visi sono così vicini che un bacio è più naturale di un respiro.
-Grazie.-

Irvine è un finto silenzioso, Selphie se n’è accorta da tempo.
Rimane sempre dietro agli altri, un po’ in disparte, come se la conversazione non lo interessi… ma quando inizia a parlare è una mitragliatrice –giusto per restare in tema.

Selphie lo osserva spesso, e si chiede sempre a cosa mai stia pensando quando soffoca un sorriso esagerato e si cala il cappello sugli occhi. Non lo fa spesso, ma è da quando sono partiti da che continua, e decide di sfruttare la situazione.
-Che c’è?-, è abbastanza vicina per chinarsi e guardarlo dal basso –non che sia difficile.
-Nulla.-, beh, se fosse davvero nulla non ridacchierebbe da minuti, no?
-Dai, dimmelo. Daa~i!-, e ovviamente Selphie non demorde. Vuole divertirsi anche lei.
-E’ roba da uomini.-, e Irvine le lancia un’occhiata che dovrebbe essere significativa ed invece le fa mettere su il broncio.
-Ok, ok, te lo dico. Stavo ripensando a tutte quelle volte che Squall voleva fare rapporto ma è stato interrotto.-
-Non è divertente.-
-Infatti.-
E Irvine si mette di nuovo a ridacchiare scompigliandole i capelli.
-Povero Squall...-

Selphie non ha mai scoperto il perché di quei sorrisi maliziosi, in compenso sa che l’ironia di Irvine è qualcosa che solo lui sa cogliere -e ride da solo su cose tristissime.

Regola numero uno: mai chiedere qualcosa a Rinoa che la faccia uscire dal proprio campo visivo.

Da quando lei e Squall erano liberi di fare i piccioncini ovunque si era messa in mente che pure Selphie dovesse portare avanti la sua relazione con Irvine.
Avevano appena ricevuto una missione, dovevano prepararsi e a Selphie mancava la giacca da SeeD.
-Rinoaa~ non è che potresti andare a prendermela in lavanderia?-
Grosso, grossissimo errore.
L’amica era uscita dall’appartamento comune canticchiando un ok e ora Selphie era sola in camera, l’unico posto dove potesse rilassarsi veramente.
Iniziò a vestirsi rimpiangendo il suo vestito giallo – quella missione ufficiale obbligava ad indossare la divisa.
Senza giacca non poteva nemmeno sistemare il fiocco, così decise di entrare già in Junction: chiuse gli occhi, concentrandosi… e quando li riaprì si trovò davanti Irvine sulla porta che la fissava con la divisa in mano e l’aria da maniaco.
E la sua camicetta era mezza aperta e leggera –se non voleva morire di caldo.
-AH! Vai fuori!-, strillò arrossendo, e quando lui scivolò soffocando uno –Scusa!- davvero insincero vide per pochi istanti Rinoa nel salottino che annuiva compiaciuta della sua trovata.
E battere la mano con il pervertito

Regola numero due: prepararsi comporta chiudere a chiave la porta.

Avere il blog più frequentato del Garden ha i suoi pro ed i suoi contro –ad esempio la necessità di inserire dei banner pubblicitari per non dover consumare tutto lo stipendio per il sito.
Da quando però un certo SniperX ha iniziato a commentare i suoi post –e le sembra vagamente familiare- la pubblicità è cambiata, e dopo aver cliccato su un nuovo bannerino misterioso in movimento ha scoperto un nuovo mondo.
O meglio, stava per scoprirlo –poi ha visto una donna nuda e ha subito chiuso la pagina.
Insomma, lei non è il tipo da guardare le cose sconce su internet –Irvine sì invece, ed è tutta colpa sua, lo sa già.
Però, però… sembravano divertirsi –e si stavano dando solo un bacio, senza vestiti ma era pur sempre un bacio.
E Selphie non ha ancora baciato nessuno –il suo qualcuno speciale è un po’ troppo allegro con le altre per i suoi gusti.
-Cos’era quella roba?-, ecco Irvine che le si avvicina.
Oh no, ha visto tutto?
-Nulla.-, mente lei con un sorriso sbrigativo, ma ora lui è sempre più vicino e le posa il mento sulla testa.
-Sicura?-
Selphie annuisce e sente le labbra di Irvine scoccarle un bacio sui capelli.
-Devi fare la brava, tu.-
Il suo primo.

Da quando Selphie era tornata a Trabia per aiutare i suoi amici con la ricostruzione era sempre impegnata, giorno e notte. I lavori avevano bisogno di una direzione costante, e andavano raccolti soldi con le missioni… non aveva un attimo di respiro.
Solo quando si rifugiava sotto le coperte nel gelo della notte, al riparo tra tre mura provvisorie aveva davvero tempo per pensare.
Pensare e provare nostalgia.
Trabia era la sua casa, ma nel frattempo anche Balamb era diventata importante per lei –soprattutto chi era rimasto là, e specialmente un cecchino a caso.
E mentre si rigirava sul materasso duro senza riuscire a prendere sonno per l’ennesima notte vide una luce strana e fredda.
Un mostro?
Tutti dormivano, se fosse stato un attacco… si alzò silenziosamente prendendo i nunchaku da sotto il letto –per fortuna era vestita- e sentì dei passi.
No, non era un mostro, era una persona –con degli stivali pesanti anche.
E poi la luna illuminò il suo viso –Irvine.
-Ciao scricciolo.-, non sentiva la sua voce da settimane.
-Che ci fai qui?-, le uscì un po’ bruscamente.
Era felice, era felice.
-Mi mancavi.-, al buio lui riuscì a raggiungerla e stringerla in un abbraccio un po’ goffo.
-Anche tu.-
E quell’abbraccio cancellò giorni di affanni e sorrisi sforzati.

-No, non si fa così.-
Tipico di lei: siete nel bel mezzo di una battaglia, stai per lanciare un bell’incantesimo che finisca per una buona volta quel dannato mostro che nemmeno i tuoi migliori proiettili riescono a scalfire e lei si sente presa in causa solo perché è un asso con la magia.
Incrocia i nunchaku, si concentra facendo quell’espressione buffa che –ammettilo- ti piace un sacco e solleva le braccia sulla testa, come una ballerina.
Nel frattempo il povero Wendigo –povero davvero, in quel momento- arde tra le fiamme più minacciose che tu abbia mai visto, che non puoi assolutamente paragonare alle tue modeste fiammelle solleticanti.
-Ecco.-, un sorriso insolente spunta sul suo viso e sospiri sconsolato –sei un bravo attore.
In realtà vorresti provare a morderle una guancia e gustarti la sua reazione, ma insomma, sai contenerti. Chissà com’è la sua pelle.
Magica, come lei –no, è ora di piantarla di pensare tutte queste romanticherie.
Insomma, non sono il tuo marchio di fabbrica –lo stanno diventando.
-Brava.-, ti ricordi di farle quel complimento solo per vedere il suo sorriso farsi ancora più ampio e ammiccante.
Ripone la sua arma e prosegue verso est canticchiando e tu in due passi la raggiungi.
-E’ magico.-
E da quando legge nel pensiero?
-Adesso.-

Selphie è sempre stata piccola -da bambina poi era davvero minuscola.
Per questo quando si era trovata davanti al modulo d'iscrizione per le varie lezioni ci aveva pensato bene, prima di scegliere, perché la sua altezza poteva compromettere tutto.
E poi non era così bassa, era solo minuta.

Quando aveva visto l'insegnante della classe di una nuova arma adottata da poco a Trabia volteggiare con grazia prima di abbattere con un colpo preciso il manichino si era innamorata.
No, non del maestro -era pure piuttosto brutto- ma di quegli splendidi bastoni.
Nunchaku si chiamavano.
-Ma sei proprio sicura?-, era la quinta volta che la segretaria le poneva la stessa domanda.
-Sì!-, ripetè Selphie mantenendo un tono cortese.
Insomma, era così ridicolo che volesse avvicinarsi a quella disciplina?

-Sei brava, Selphie.-, rapidamente era diventata l'allieva prediletta del maestro -che era davvero gentile!
Sapeva difendersi ora, era in grado di sfidare anche gli studenti più grandi.

-Wrargh!-, l'ennesimo mostro ringhiò prima di accasciarsi a terra.
Selphie era piccola ma sapeva far male.
-Me li fai provare?-, Irvine non sapeva che ci volevano anni di allenamento per maneggiarli bene.
-Tieni.-
E dopo un paio di volteggi sgraziati il kon lo colpì in testa, facendogli volare via il cappello.
-Ahi!-
Irvine invece era grande, grosso e si faceva male da solo.

Avere davanti Squall e Rinoa che tubano non è esattamente il massimo per un impetuoso cowboy con ormoni attivi e tristemente repressi.
E non che Irvine sia invidioso, è solo che gli da fastidio non poter far loro vedere come si fa veramente.
Quindi ovviamente ha elaborato un piano.
-Squall, proprio te cercavo!-, il grande capo è la preda perfetta: rigido, ligio al dovere, ancora bloccato riguardo a certe cose… basta fare velati accenni alle suggestioni dei rapporti –e no, non quelli che pensa lui- e magari spingersi un po’ più in là facendo qualche complimento a Rinoa –tanto Selphie è meglio, ma Irvine questo non lo dice- per vederlo fare la tipica espressione assassina da battaglia.
Oh, ma le sue orecchie sono forse rosse? Bingo.
E quando partono e Squall lo evita Irvine non può fare a meno di ridacchiare.
-Che c’è?-, gli chiede Selphie dopo un po’, e lui risponde con un evasivo -Nulla.-
-Dai, dimmelo. Daa~i!-, lei non demorde.
-E’ roba da uomini.-, decisamente inadatta alle sue orecchie.
-Ok, ok, te lo dico. Stavo ripensando a tutte quelle volte che Squall voleva fare rapporto ma è stato interrotto.-, calcando la parola rapporto forse in modo troppo evidente.
-Non è divertente.-
-Infatti.-, oh, sì che lo è invece.
-Povero Squall...-

I treni sono più veloci di qualsiasi cosa Selphie abbia mai visto –e ci è affezionata anche se la Lagunarock è ancora più mostruosamente adrenalinica.
E sono divisi in scompartimenti, riescono a donarti tutta la privacy che vuoi, senza contare che la prima classe, quella di lusso, è meglio di una super suite.
E il profumo! Selphie non sa perché le piace guardare fuori dal finestrino il paesaggio in corsa ed inspirare forte quell’odore inclassificabile –un po’ finto e polveroso, con un pizzico di chiuso e di olio di motori, ma le piace; passerebbe ore a vedere alternarsi i diversi colori dell’erba e a veder sfrecciare le nuvole, ma ogni viaggio ha la sua fine.
Senza contare il divertimento massimo, riuscire a rimanere in piedi anche quando si ferma, senza appoggiarsi –ci vuole esercizio, eh.
E poi, i treni sono l’occasione ideale per scontrarsi con Irvine e farsi avvolgere da quelle braccia calde, per non cadere, mentre lui le sfiora la testa con il mento e Selphie cerca di non arrossire –anche se lo fa apposta non riesce a trattenersi, è praticamente sepolta in Irvine e le piace, la fa sentire così sicura.
-Da quando hai problemi motori così pronunciati, scricciolo?-
Da quando ci sei tu.