Neighbor

di frankensshtein
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La famiglia Ducons ***
Capitolo 2: *** Jerry DanQualcosa. ***
Capitolo 3: *** Lampadina del cazzo. ***
Capitolo 4: *** Violentami, fammi a pezzi e mangia la mia carne Jerry! ***
Capitolo 5: *** "Accomodati", disse lo sciocco. ***
Capitolo 6: *** Preda. ***
Capitolo 7: *** La legge del più forte. ***



Capitolo 1
*** La famiglia Ducons ***


                                                                                                        «Neighbor»



"Ma porcaputtana!"
Sam era rimasta sul ciglio della porta d'ingresso, non fece in tempo ad accendere la luce e a chiedere chi ci fosse in casa che si sentì arrivare in piena faccia qualcosa di morbido e cremoso. Sarebbe dovuta essere una torta, o almeno Sam sperò che fosse quello.
"Buon Compleanno Samantha!" Fu in seguito la voce di un unico coro che riempì la stanza.
Con le dita la ragazza si scansò i residui di torta sugli occhi e di fronte a lei i volti di gente che non vedeva da tempo e quasi non riconosceva; per primi i gemelli Den e Ned, con le mani dietro la schiena e un sorriso a 32 denti si dondolavano sincronicamente illudendo chi non li conosceva che fossero bravi bambini. Non lo erano affatto. Lentiggini e capelli a carota. Capelli a carota e lentiggini. Identici. Erano questi i gemelli Den e Ned. O Ned e Den, come piace a voi.
Non molto distante, uno accanto all'altro Odette, madre di Den e Ned, anche lei, capelli a carota e lentiggini. Perfettina, nevrotica, fissata. Non per questo Ned e Den erano perfettamente eleganti quella sera.
Accanto Odette, Brian. Padre di Ned e Den, e anche di Den e Ned. Perfettino, nevrotico. Capelli a carota, lentiggini. 347870394730 lentiggini in tutto il corpo esattamente. Cristo che famiglia noiosa.
La scollatura di zia Doroty quella sera era particolarmente evidente invece. Che puttana la cara zia Doroty, e non per dire, era proprio una puttana. A tenerla i fianchi una specie di armadio con le braccia, abbronzato e muscoloso. Sarà il suo nuovo dolce fidanzato.
Nonno Ted sempre lo stesso. Tranne che per i capelli indubbiamente più bianchi. Zio Frank.. sua moglie Gwen, poi Zac, quel bel fustacchione di un cugino, con la telecamera in mano. Nonno Rupert sulla sua sedia a rotelle.. "non era morto zio Rupert?" si chiese Sam.
"Bene.. bene, grazie a tutti davvero!" Disse ridendo. Da dietro la porta sbucò Helena, con ancora il vassoio della torta in mano, ormai inmangiabile. A vederla Sam quasi si commosse, non vedeva sua sorella da mesi, e nonostante tutto la trovò diversa. Molto più bella e curata. La tipica teenager.
Albert, padre di Sam la guardava sorridendo con gli occhi lucidi. Anche loro, non si vedevano da molto.
"Buon compleanno Sam, e bentornata" la abbracciò il padre. Helena fece lo stesso.
Seguì un minuto commosso di silenzio, mentre, la famiglia Ducons, ritrovatosi, si abbracciava amorevolmente. Fu tutto interroto da nonna Anna. Cieca, e anziana. Più vecchia che anziana.
Infatti, stava lì, in disparte ad applaudire e urlare "auguri Sam!" alla credenza.

La serata proseguì tranquilla. L'intera famiglia Ducons era riunita. La particolare famiglia Ducons. Sam a fine serata era sfinita. Passò tutto il tempo a raccontare cosa aveva fatto in quel periodo della sua assenza, dell'università, di come si trovava a Londra...
Ora però era tornata, voleva godersi un pò di tranquillità e rilassarsi un pò.
Finalmente, dopo 4 ore e mezza di festeggiamento, la gente, cominciò ad andar via.
Alle 11.46 pm. la casa era libera.
Sam caricatosi il bagaglio sulle spalle che ancora non aveva potuto posare si diresse in camera di Helena.
"Finalmente posso andare a let.." non potè concludere la frase che una faccia disgustata le si dipinse in volto.
Helena la raggiunse.
"Allora ti piace?" Chiese soddisfatta. "Ho rifatto tutto"
Sam rimase interdetta.
"Bhe.." deglutì. "E' tutto.. tutto molto.. rosa"
Helena non si scompose.
"Dov'è il mio letto..?" domandò spaventata Sam.
"Bhe.. il tuo letto è stato sostituito dalla zona trucco." disse Helena indicando un angolo con un tavolo elegante e uno specchio.
"Scusami Sam.. ma essendoti trasferita pensavo che.."
"oh no, non preoccuparti. Scommetto che il divano dopo esser stato testato dal culone di zia Doroty per tutta la serata sia comodissimo ora." concluse con un sorriso ironico.
Era ormai sera tardi e Sam stava finendo di sistemare le lenzuola sul divano di pelle.
"Buonanotte papà" lo abbracciò prima che lui andò definitivamente a dormire.
"Buonanotte Samantha, sono davvero contento che tu sia tornata, e ancora auguri" disse sorridendo dolce.
"Anche io sono felice di essere qui" rispose sincera "comunque è precisamente l'una e sedici minuti, sono già una ventitreenne da un pezzo." concluse con un'espressione orgogliosa.
Albert ridendo la baciò sulla fronte e tutti si ritirarono: Helena sul suo comodissimo lettone rosa nella sua tana rosa, e Sam su uno scomodissimo divano di pelle che emetteva un suono inquietante ogni qual volta cambiava posizione.
In più, il pensiero del sedere di zia Doroty la lasciò sveglia tutta la notte.
"Ottimo" pensò.

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Si ok praticamente ho visto il trailer di un nuovo film di Colin Farrell, che sembra una cagata rispetto al vecchio Fright Night .-. comunque, in seguito sarà lui il vicino di casa.. cioè va. Colin è.. un bel.. pezzo di. Capito no?

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Capitolo 2
*** Jerry DanQualcosa. ***


Sam aprì, senza farsi problemi, la porta della camera della sorella e la reazione fu quella che immaginava.
"Non si bussa più ora?" Ringhiò Helena che era impegnata a passarsi lo smalto sulle unghie.
"oh la mia dolce Helena" pensò Sam.
Con uno sguardo ironico Sam diede due colpetti alla porta "E' cambiato qualcosa ora?" Helena sbuffò tornando al suo lavoro.
"Cosa vuoi?" chiese secca.
"Hei hei hei, sono tornata ieri, non ci vediamo da una vita e mi tratti così?" Helena si voltò e la fulminò con lo sguardo. "Sono impegnata."
"Oh ma davvero?" Domandò Sam alzando un sopracciglio. "Bhe, anche io."
La musica che proveniva dallo stereo la infastidiva altamente così si avvicinò ballando ironicamente a ritmo e in un attimo staccò la spina.
Helena si alzò dalla sedia facendola strisciare rumorosamente. "Ma che cazzo Sam!" Le disse mettendocisi di fronte.
"Te l'ho detto, sono impegnata." si difese la sorella dai capelli ebano.
"E a me cosa importa?" rispose infastidita la sorella dai capelli color miele.
"Che sta succedendo qui?" si intromise l'uomo dai pochi capelli.
"Papà, Sam mi da fastidio!"
"Sam smetti di dare fastidio a tua sorella."
"Papà Helena ha detto cazzo."
"Helena smetti di dire cazzo!"
"Ma lo ha appena detto anche lei!"
"Io ho 23 anni, tu solo 16 biondina." Disse spavalda Sam.
"Occhei, fermi tutti." Albert si mise in mezzo tra le due sorelle.
"Sam è arrivata solo ieri, trattala con un pò di rispetto. E questo vale anche per te." Concluse serio Albert voltandosi verso Samantha.
Quest'ultima alzò gli occhi al cielo. "Occhei, scusami Helena, comunque dovevo solo portare dentro quella cosa che ho trovato in garage che per questi mesi sarà il mio letto." Sam indicò una squallida brandina fuori dalla porta.
"Non se ne parla che tu porti quella cosa qui dentro! Puzza di pipì di uccelli." si ribellò Helena.
"Scusami ma preferisco mille volte la pipì di uccelli alle chiappe di Zia Doroty."
Helena stava per opporsi per l'ennesima volta quando tutti e tre furono attirati da un certo movimento che si stava creando all’esterno, nella casa accanto, ben visibile dalla finestra di Helena.
"Vado a vedere, Helena, mentre aiuta tua sorella a entrare il letto qui.. e basta storie." concluse Albert.
Uscendo nel vialetto un camion era proprio parcheggiato di fronte la casa che una volta apparteneva all'odiosa famiglia Orglosw, che si era trasferita da ormai quasi 3 anni. Un trasloco, nuovi vicini.
Albert per un pò rimase a guardare gli uomini che scendevano i mobili dal camion. Non riusciva a distinguere quale fosse la famiglia.
Quello che però attirò la sua attenzione fu un uomo.
Sui 35 anni, fisico asciutto e capelli scuri. Anche lui stava scaricando i mobili, ma non sembrava un dipendente.
L'uomo incrociò lo sguardo in quello di Albert che era rimasto a braccia conserte sul vialetto a osservare curioso. Imbarazzato con un cenno della testa rientrò a casa chiudendosi la porta alle spalle.
"Nuovi vicini?" chiese Helena.
"Sembrerebbe, ma non penso sia una vera e propria famiglia, sembra sia solo un uomo. Non ho capito."
Helena sbirciò dalla finestra spostando la tendina.
"Cavolo che confusione" disse.
"Quando si sarà stabilizzato andremo a presentarci. Sam puoi preparare una torta?" Chiese Albert.
Sam sbucò dalla cucina.
"Per i nuovi vicini? La preparo, ma non vengo con voi a portargliela." sbottò Sam indaffarata a farsi un panino.
"Perchè non vuoi venire?" la raggiunse Albert.
"Odio queste cose del tipo voce corale "Ciao siamo i vostri nuovi vicini!" o "Tua figlia potrebbe stringere amicizia con la mia!" o "Perchè non facciamo un barbecue il prossimo weekend?" affermò gesticolando col coltello impregnato di mostarda.
"Nahh, non mi va proprio. E poi, concretamente non vivo più qui, no?"
 
 
Albert era davanti allo specchio a sistemarsi la cravatta.
"Come sto?" chiese a Helena che passava da lì.
"Bene papà, ma non pensi di stare esagerando? Andiamo lì gli diamo la torta e basta. Non saranno mica discendenti della famiglia reale."
"Lo so, lo so.. ma, voglio dare una buona impressione. Non voglio che risucceda lo stesso della famiglia Orglosw. Avere buoni vicini a cui potersi fidare è importante e.."
"Si, si, si. L'acqua alle piante quando si è in vacanza, avvertire se vedi dei ladri. Occhei, ne hai parlato milioni di volte. Ora andiamo che si fa tardi?" lo interruppe annoiata la ragazza.
 
Sam, prima che uscissero dalla porta d’ingresso, porse la torta al cioccolato a Helena. "Sicura di non voler venire?" chiese Albert.
"Si papà, trasmettono la ruota della fortuna tra 5 minuti e non voglio perdermela." disse lasciandosi cadere sul divano.
"Tu odi quel programma!" Sbottò Helena che teneva la porta di casa mezza aperta pronta a uscire.
Sam alzò le spalle. "D'improvviso mi ci sono appassionata particolarmente."
Helena ringhiò uscendo di casa.
Il sole non era ancora tramontato, ma la fresca brezza della sera era già percepibile. Albert notò la berlina nera parcheggiata. "Niente male" pensò.
Arrivati alla porta con timore Albert suonò il campanello.
Non molto dopo un uomo dai capelli scuri e gli occhi penetranti li raggiunse.
“Niente male” pensò questa volta Helena.
 Portava una sottile maglietta grigia che attirava l’attenzione al fisico asciutto e ben strutturato.
“Salve, siamo la famiglia Ducons,  qui accanto!” affermò Albert con un sorriso a 32 denti porgendo la torta all’uomo.
Non sembrava molto entusiasta.  Si soffermò a osservare i due, e il suo sguardo su Helena fu indubbiamente diverso rispetto alla misera occhiata che diede ad Albert.
“Lei è..?” insistette Albert.
L’uomo si ricompose.
“Il mio nome è Jerry Dandridge, entrate prego.”  Disse scansandosi facendo un gesto per invitarli ad entrare.
 
Sam era ancora comoda sul divano, a sgranocchiare patatine alla paprika da un pacco quasi esageratamente enorme.
Era in preda a trovare un buon programma degno della sua attenzione, ma si passava dalla ruota della fortuna alle televendite al mondo di Patty.
Non passarono più di tre quarti d’ora da quando andarono a fare visita al nuovo arrivato.
“Come è andata?”  chiese poco interessata non appena li sentì entrare.
“Bene, bene direi.” Rispose Albert posando il cappotto sull’attaccapanni. “non è una vera famiglia, è un uomo che vive da solo.”.
“Che tristezza” disse imbronciandosi Sam.
Helena intanto era entrata frettolosamente e prendendo il telefono di casa si rinchiuse in camera sua.
“No, è un tipo apposto, abbastanza simpatico direi.”
“Hm, ma che gli prende a quella?” chiese osservandola.
Albert alzò le spalle.
 
Quella sera Sam non era particolarmente esaltata all’idea di dover dormire su un materasso che aveva passato la vita a marcire in garage. “quasi quasi preferivo le chiappe di zia Doroty.” Pensò mentre stava per entrare nella camera della sorella dove avrebbe dormito; qualcosa la fermò però. Prima che potesse abbassare la maniglia la voce di Helena dall’interno che parlava al telefono con chissà quale delle sue amiche dello sleepover club la incuriosì.
“Non puoi immaginarti! Sono così eccitatà!” Affermava allegramente.
Sam attaccò pian piano l’orecchio alla porta.
“Si.. si esatto! Metti che prima odiavo questo posto e non vedevo l’ora di andarmene.. adesso invece! Devo fartelo vedere, assolutamente.” Continuava sempre con la stessa euforia.
“Jerry Danqualcosa si.. già. Esatto. Ah-Ah. Eccome! Lì sotto avrà un enorm..”
Sam entrò improvvisamente in stanza, questa volta bussando, solo quando la porta era già aperta però. Non aveva la minima intenzione di voler sentire sua sorella parlare in quel modo.
“Scusa il disturbo, ma è ora di dormire.” Disse entrando.
“Ma sono solo le dieci e mezza!”
“Sisi, okay.” Sam le afferrò il telefono dalle mani “ Buonanotte Jenny-Kelly-Manny o chiunque tu sia” chiuse.
“Ma spacciano droga all’università dove stai per caso?” chiese sconvolta Helena.
“Non dovresti neanche parlare di droga alla tua età, e nemmeno parlare con le tue amichette di quelle cose!” le rinfacciò tutto muovendole l’indice davanti la faccia.
“Io ho sedici anni! E poi stavi origliando?!” disse furiosa.
“Non stavo origliando! Ho sentito!” mentì.
“Tu sei morta Samatha.” Ringhiò Helena mettendosi sotto le coperte.
“Gne gne gne gne gna gna gna”  le fece il verso.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Lampadina del cazzo. ***


Helena teneva il naso schiacciato sul vetro della finestra col lo sguardo attento. Erano le sette e mezza, e a casa Dandridge nessun movimento mattutino.
Passò qualche minuto, quando la tenda a rullo di una delle finestre parallela a quella di Helena si alzò improvvisamente. Fu inevitabile che in quel preciso istante la ragazza e l'uomo si soffermarono a guardarsi.
Dopo qualche secondo di terribile imbarazzo Helena più veloce della luce schiodò il naso dal vetro nascondendosi dietro il muro.
"Che stai facendo?" mormorò Sam che si stava svegliando in quel momento.
"Niente!" rispose con un finto sorriso la sorella, che senza aggiungere altro chiuse per bene le tende.

Quello stesso pomeriggio, Sonny, cara amica di Helena, si presentò a casa.
Sam era sicura che si trattava della stessa con cui Helena la sera precedente era al telefono. Immaginava quale fosse l'argomento del giorno.
Le due ragazze si rinchiusero in camera e ne uscì solo ogni tanto Helena per prendere da mangiare.
Per Sam comunque, la tentazione era grande.
"Cosa fai?" chiese Albert.
Sam scostò subito l'orecchio dalla porta della camera.
"Stavi origliando" la accusò.
"Stavo... controllando" si giustificò.
"Che problema c'è?" continuò a chiedere Albert mentre indossava il cappotto per uscire.
"No, nessun problema.. solo che mi annoio.. e sai com'è.." disse schiarendosi la voce cercando di trovare una buona scusa. "Esci quindi?" domandò poi trovando così una via d'uscita.
"Si, manca il formaggio." la informò Albert. "Vado a comprarlo, nonostante piova"
"Per il formaggio questo e altro papà" concluse poco prima che uscisse.
Velocemente tornò alla sua postazione.
Non si riusciva a sentire un granchè stranamente.
"Del resto che sto facendo? Io alla sua età facevo di peggio, anzi, lei non sta facendo proprio niente" pensò Sam.
Pentita si allontano dalla porta.
Fuori il tempo stava degenerando. La pioggia era abbondante e si aggiunserò anche i tuoni. Niente da sorprendersi essendo marzo. Un Marzo psicopatico più che pazzerello.
Probabilmente quello fu il pomeriggio più noioso che Sam passò da quando era arrivata. Non aveva nessuno a cui dar fastidio con la sorella impegnata, e
la luce veniva a mancare circa ogni due minuti per via dei fulmini e tutto. Quindi niente tv.
Anche Sam d'un tratto, girovagando annoiata per la casa, si ritrovò a sbirciare ,senza rendersene conto, dalla finestra della cucina che puntava sulla casa del vicino.
Del resto, era abbastanza curiosa di vedere quest'uomo che a sua sorella piaceva tanto.
Comunque, sembrava non esserci nessuno a casa. D'un tratto un rumore improvviso, come il suono di un vetro rotto, attirò la sua attenzione.
Proveniva dalla camera di Helena.
Irrompendo nella stanza preoccupata trovò le due ragazze in piedi con lo sguardo spaventato.
"Che è successo?" chiese.
"La lampadina" indicò Helena "è scoppiata improvvisamente!"
Sam assunse un'espressione confusa.
"Come cazzo fa a scoppiare in questo modo una lampadina? Vi ha colpito negli occhi? Siete ferite?" aggiunse Sam afferrando il viso della sorella analizzandolo per bene.
"Sto bene, si. Che cazzo Sam lasciami la faccia" si innervosì Helena.
"Comunque, non è una cosa che succede tutti i giorni che una lampadina esplode come l'uccellino col canto di Fiona in Shrek. Bisogna chiamare un elettricista." affermò Samantha.
D'un tratto lo sguardo di Helena si illuminò.
"Un elettricista dici?" disse con uno sguardo malizioso. "Sai chi è un elettricista? Jerry Dandridge."
Sam alzò un sopracciglio.
"E chi sarebbe questo Jerry?" domandò nonostante avendo capito già tutto.
"Il vostro nuovo vicino!" affermò sorridente Sonny.
"Aspetteremo papà." disse seria Samantha.
Fu in quel momento che squillò il cellulare di Sam. Era proprio Albert, che le avvisava della lieta notizia che proprio al reparto formaggi aveva incontrato un vecchio amico di liceo che lo aveva invitato a cena quella sera, e persino Albert, venuto a sapere dell'incidente con la lampadina, consigliò di chiamare Jerry.
"Ottimo" pensò nuovamente Sam.

"Non preoccuparti, lo vado a chiamare io!" Helena era già all'ingresso intenta a indossare il cappotto. "Io vengo con te!" la raggiunse entusiasta Sonny.
"Non se ne parla neanche!" Disse alterata Sam. "Andrò io e basta."
"Ma tu non lo conosci neanche! Io si invece!" urlò quasi Helena quando i suoi sogni vennero infranti.
"Non devo farci un bambino! Devo chiedergli di venire a controllare una fottuta lampadina!" Aggiunse Sam infine rossa in faccia, e senza dire altro, uscì all'esterno, dove la pioggia sembrava interminabile.

Sam attraversò velocemente il vialetto. Fu quando arrivò alla porta che ebbe una strana sensazione di debolezza.
Titubante bussò alla porta. Quattro secondi esatti, e di nuovo, lo stesso uomo dai capelli scuri e gli occhi penetranti aprì la porta.
Sam deglutì. "Cara Helena, non avevi tutti i torti."
"S..salve." cominciò balbettando.
"Sono, sono Sam Ducons, la figlia di.. di Albert Ducons.. i vicini"
L'uomo non mosse un muscolo.
L'imbarazzo di Sam crebbe ulteriolmente. Quella strana sensazione, standogli di fronte la percepì maggiormente; si sentiva incredibilmente minuscola agli occhi di Jerry Dandrige.
Si schiarì nuovamente la voce. "Bene ecco, lei è un elettricista no?" Jerry annuì mostrando un lieve sorriso.
"E' successo qualcosa?" domandò con una voce suadente e profonda.
"Esatto! Una lampadina, è scoppiata. Nel vero senso della parola, e ..se potesse venire a dare un occhiata, per vedere se è a causa dei fulmini o.. non so.." Sam in quel momento si rese conto che quando era imbarazzata cominciava a gesticolare eccessivamente, e se non si fosse cavata un occhio da sola sarebbe stato strano.
L'uomo la osservò inclinando lievemente la testa. Sam abbassò lo sguardo. Stava cominciando a sudare e attendeva con ansia che quell'incontro finisse.
"Allora andiamo" concluse l'uomo assumendo un sorriso gentile.

Per tutto il tempo, Helena e Sonny non fecero altro che stargli dietro come cagne in calore. Il comportamento di Jerry nonostante tutto era abbastanza indifferente.
"Ci sai fare con le lampadine" disse a un certo punto Helena mentre Jerry ne cambiava una.
Jerry la ricambiò con uno sguardo veloce, indecifrabile. Uno sguardo che poteva andare da un innocente "Grazie" a "Si, lascia che lavoro anche con le tue di lampadine"
Appena finì, Sam si rese conto che l'inervento di un elettricista era del tutto inutile, e che poteva cambiarla anche lei quella lampadina.
Stava per andarsene e Sam sentiva già quella strana sensazione svanire.
Fu Helena a fare la tipica domanda proprio mentre Sam teneva la porta aperta."Perchè non resti a cena con noi Jerry?"
La reazione di Sam fu quello di uno sguardo pietrificante alla sorella.
"Meglio di no" rispose subito Jerry. "Non vorrei disturbare." disse infine volgendo un ultimo (fottutissimamente attraente) sguardo a Sam, per poi scomparire nel buio di quella serata infernale. 

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Capitolo 4
*** Violentami, fammi a pezzi e mangia la mia carne Jerry! ***


"Vuoi smetterla?" esclamò Sam da sotto le coperte.
Helena non se lo fece ripetere due volte, lasciando che le tende della finestra si richiusero.
passò qualche istante di silenzio.
"Che fine ha fatto Danny?" chiese Sam.
"Danny?" rispose confusa Helena tirando fuori il naso da sotto le coperte.
"Danny, il ragazzo che ti piaceva un pò di tempo fa, ricordo che me ne parlavi spesso."
"Con un pò di tempo fa ti riferisci in prima media?"
Sam non digeriva il fatto che Helena fosse presa da quel tipo, Jerry. L'aveva visto per la prima volta 10 minuti e l'impressione che le aveva dato non era affatto positiva.
"Comunque ci dev'essere qualcuno che ti piace in quest'ultimo periodo no?" domandò ancora Sam sapendo di aver cominciato un argomento che Helena apprezzava. Infatti, al sentir quella domanda la ragazza si mise velocemente in ginocchio sul letto avvicinandosi alla sorella. Sam non era sorpresa da quella reazione; Helena le avrebbe confessato tutto pur di parlare di ragazzi.
"Si che c'è!" sussurrò allegramente Helena.
"Ora devi dirmi chi è!" continuò Sam imitando la sorella per calarsi nella parte.
Helena si guardò in torno come per assicurarsi che nessun'altro la sentisse.
"E' Jerry Dandridge!" Helena lo disse come se fosse una cosa inaspettata.
"Noo! Davvero!?!"  
"Si! E' così.. AHHH!" disse emettendo un urletto così acuto che probabilmente anche a Jerry in quel momento sanguinavano le orecchie.
"Bene e allora devi assolutamente.." continuò Sam con una finta euforia. "togliertelo dalla testa." concluse assumendo un espressione del tutto differente.
Helena fu sopresa.
"Helena? Yuuhu! Ci sei? Quel tipo è un uomo adulto, potrebbe quasi essere tuo padre! E poi hai visto come ti guardava?"
"Come? Come mi guardava!?!" domandò emozionata.
"Come un pervertito Helena! Almeno credo.. non l'ho ancora decifrato bene.. ma non mi da una buona impressione. Quindi cerca di evitarlo il più possibile, perchè ti conosco molto bene, e se ti chiedesse con i suoi profondi e bellissimi occhi neri e la sua magliettina aderenente che ti sbatte in faccia i suoi pettorali- : hey! posso violentarti,successivamente farti a pezzi e mangiare la tua carne? - TU RISPONDERESTI SI!"
Sam aveva il fiatone. Helena la fissò incredula.
"Io lo amo." aggiunse secca.
Sam non mosse un muscolo. "ora tu smetti di sparare minchiate e ti metti a dormire okay?"
"Sam, tu non sei mia madre! Non puoi comandarmi così!" alzò così la voce Helena.
"E' vero, non sono tua madre, ma sono tua sorella! E se mai, in un futuro più remoto dovesse succederti qualcosa, io comunque mi sentirei responsabile, incolpandomi di non averti protetta abbastanza!"
"Quando ti renderai che sono abbastanza cresciuta per avere una guardia del corpo fammelo sapere." Helena si rimise sotto le coperte rigirandosi di spalle.
Sam sapeva che non aveva afferrato il concetto.

La mattina seguente Samantha Ducons si alzò dal letto che erano le 10:34. Alle 10:36 si trovava in cucina con un succo di frutta in mano riflettendo su un modo per trascorrere la giornata diversamente. Alle 10:42 come aveva fatto la sera precedente, inconsapevolmente si ritrovò davanti la finestra a osservare la casa del vicino; ma quella mattina qualcosa non andava. Ci mise un pò a riattivare la capacità di pensiero e rendersi conto dello strano fatto che quella mattina, la sua sorellina cara Helena, non era presente in casa.
E il caso voleva che proprio in quel momento, una ragazzina, sui 16 anni con lunghi capelli biondi, si trovava a chiaccherare allegramente all'ingresso della porta del vicino, con il vicino appunto.
Del resto sembrava proprio Helena.
Non ci mise molto Sam a indossare un paio di jeans, una maglietta che forse mise pure al rovescio e le scarpe, pronta a uscire.
"Heeeey!" arrivò di corsa davanti ai due con una faccia sorridente.
"Sam che ci fai qui?" la fulminò con lo sguardo la sorella.
"Ciao" sorrise l'uomo.
"Saalve" lo salutò imbarazzata. "Di che si parlava?"
"Samantha cosa vuoi?" continuò a chiedere la bionda.
"Helena, ti sembra il caso di rispondermi così con il nostro nuovo vicino presente?" sorrise furiosa.
"Helena mi stava giusto invitando stasera per la cena che avevate programmato." commentò Jerry gentile.
Sam non disse niente, guardò la sorella, poi riguardò di nuovo Jerry e di nuovo la sorella. "La cena, certo." stette al gioco.
"bhe, allora a stasera, verso le 8 e mezza mi ha detto." continuò Jerry.
"ottimo, fantastico! Non vediamo l'ora!" finì Sam prima di prendere per il braccio la sorella e trascinarla via.
Helena salutò squallidamente Jerry che rientrò in casa.
Fu a Sam che senza volerlo gli cadde l'occhio sotto la cintura dell'uomo che si era appena voltato.
"Dannazione!" pensò voltando lo sguardo.

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Capitolo 5
*** "Accomodati", disse lo sciocco. ***


Jerry Dandridge si presentò a casa Ducons che già si era fatta sera da un pezzo. Suonò il campanello e attese che qualcuno aprisse alla porta; la osservava come se non attendesse altro; impaziente si passò una mano tra i capelli neri.
Albert lo accolse con un caloroso sorriso. -Accomodati- disse lo sciocco, facendogli spazio.
Jerry superò lo scalino che lo separava dall'interno della casa come se fosse arrivato al traguardo dopo una maratona, salutò Sam con un sorriso indecifrabile e le porse quello che doveva essere un dolce.
Helena sbucò fuori dalla sua camera poco dopo, tutta profumata con un vestito aderente e così corto che le mutande sembravano essere la cosa meno volgare. Albert gli lanciò un occhiataccia, Jerry la guardò sbalordito e Samantha con sorpresa e disgusto allo stesso tempo. Dirle che sarebbe dovuta tornare immediatamente in camera sua per andarsi a mettere qualcosa meno "da zoccola" sarebbe stato troppo imbarazzante e dopo che l'ospite se ne sarebbe andato Helena avrebbe fatto una delle sue scenata interminabili dicendo che nessuno la rispettava, che la sua vita era rovinata e altre mille altre cose che diceva quasi ogni giorno ma che tutti, persino che io che sono la narratrice preferisco non ascoltare.
Tutti si sedettero a tavola e Albert tornò poco dopo dalla cucina con una teglia contenente un pollo forse un po' troppo crudo con contorno di patate forse un po' troppo crude anch'esse.
Jerry non mangiò quasi niente, e quando Albert, chiedendosi se il cibo facesse proprio schifo, gli chiese come mai, Jerry rispose che seguiva una dieta particolare che non poteva saltare nemmeno per un pasto. Strano.
Non mancarono attimi di silenzio imbarazzanti dove nessuno sapeva come intervenire o quale discorso intraprendere.
Solo l'ospite sembrava non trovarsi mai a disagio; nel suo volto era sempre scolpita un'espressione di sicurezza, senza mai sembrare poco gentile. Eppure quell'aria da cattivo ragazzo, misterioso e solitario dava origine al suo fascino. Era inutile negarlo, persino Sam quando lo osservava aveva difficolta a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri. Helena non ci provò nemmeno del resto.
Raccontò un po' della sua vita passata in seguito, e di perchè si fosse trasferito lì; disse che uscendo da una lunga relazione con la ex fidanzata con cui conviveva si trasferì lì per cambiare vita, solo, per ricominciare, dove nessuno lo conoscesse. Helena fu affascinata dalla sua storia, nonostante fosse niente di così speciale. Probabilmente Helena sarebbe rimasta affascinata anche se avesse raccontato che dopo un attacco di diarrea cronica venne costretto a trasferirsi qui per seguire delle cure specifiche. Bhe, ripensandoci questo avrebbe potuto spiegare la dieta...
Tolto tutto, la serata non proseguì male.
Si concluse con la squisita sachertorte che Jerry aveva gentilmente portato e poi ringraziando più volte per l'ospitalità si rimise il cappotto di pelle e uscì dalla porta d'ingresso accompagnato da Helena che al suo passaggio assaporò tutto il suo odore, che non aveva nulla di naturale.
Tutti si ritirarono nei propri letti, chi insoddisfatto del proprio pollo e delle proprie patate, chi ancora sotto l'effetto del profumo artificiale del proprio amato e chi, nonostante volesse nasconderlo, cominciava davvero ad apprezzare la presenza del misterioso uomo della porta accanto.

Quella domenica finalmente Sam decise che era giunta l'ora di uscire da quella casa e svagare un po' la mente.
Helena rimase per la prima volta sola a casa da quando era arrivata la sorella, e non attese molto per accendere lo stereo e a dar vita a un concerto immaginario sulle note di born this way di Lady Gaga. La musica era così forte che non si accorse nemmeno quando poco dopo suonò al campanello. Solo la quinta volta se ne rese conto.
Pensando che fosse Albert o la sorella che avevano dimenticato qualcosa andò ad aprire senza nemmeno chiedere chi fosse. L'immagine di Jerry Dandridge comodamente appoggiato allo stipite della porta con gli occhi che la trafiggevano e il risolino sulle labbra la sorprese alquanto. -Buonpomeriggio Helena, mi fai entrare?- disse lui poco dopo senza esitare.


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Si, ho fatto qualche modifica e voglio avvertirvi che la storia prenderà una piega più seria e.. come dire.. hot?

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Capitolo 6
*** Preda. ***


Helena rimase imbambolata per qualche secondo; sorpresa, terribilmente agitata e confusa sul da farsi.
"Non mordo mica" aggiunse Jerry con un ghigno.
"Se cerchi mio padre non c'è, è fuori e non tornerà presto.."
"Helena, ormai è inutile fingere. Basta con queste finte scenate da brava ragazza; so esattamente cosa vuoi."
Nello stesso istante Jerry si muoveva in avanti entrando in casa.
Helena deglutì facendolo passare. Mettendosi di lato Jerry, che le stava davanti, sorrise malizioso per l'ennesima volta, e senza distogliere lo sguardo da lei spinse la porta d'ingresso, chiundendola.

Helena andò subito a spegnere la musica, voltandosi poi titubante verso l'ospite.
Tutto il desiderio, l'amore e la tensione sessuale che provava verso Jerry in quel momento era come scomparsa, sostituita da ansia e paura.
Un 'incontro privato troppo inaspettato forse, Helena era del tutto impreparata e di certo nelle sue fantasie non si era immaginata così impacciata e nervosa.
"Non mi offri nulla?" Chiese ironicamente Jerry.
"Oh, ma certo!" Helena si diresse immediatamente in cucina cercando qualcosa da poter offrire. Nello stesso istante Jerry, non più sotto il controllo di Helena si mosse per la casa, che ormai conosceva discretamente, visto che la prima volta e quella successiva l'aveva analizzata per bene. Non ci volle molto per individuare la camera di Helena, dove sbirciando dentro notò anche il letto di Sam, dove quindi dormiva.
"Ti va bene del succo di frutta?" Urlò Helena dalla cucina.
Jerry fece qualche passo avvicinandosi al salone dove si trovava prima. "Non hai qualcosa di gassato?, anche qualcosa da sgranocchiare magari, se non chiedo troppo."
Helena continuò a cercare.
Jerry entrò quindi furtivo nella camera: il letto di Sam, sulla destra, ancora sfatto, era ricoperto di alcuni dei suoi indumenti.
Jerry afferrò una maglia marrone, con una scritta sul davanti. La indossava giusto il giorno precedente. Se la portò al volto annusandola; sembrava annegare in quell'odore, affondando in metri e metri d'acqua da dove sembrava non voler più risalire.
Senza pensarci due volte la prese, nascondendola nel retro dei pantaloni.
Tornando in cucina Helena stava giusto portando un vassoio contente un paio di bevande e una ciotola con delle arachidi.
"Allora, dov'è il resto della famiglia?" Chiese Jerry accomodandosi su una poltrona.
"Mio padre aveva un impegno, Samantha invece non dovrebbe rientrare tra molto, credo."
"Oh capisco.."
Helena non capiva. Erano forse passati non più di cinque minuti da quando Jerry era entrato, e ora il suo atteggiamento era del tutto differente. Non la degnava di uno sguardo, quando prima sembrava mangiarsela con gli occhi.
Così non passò molto che Jerry si congedò ringraziando Helena dell'ospitalità.
"Potevo farmelo, cazzo." Si rimproverò quella.

Jerry Dandridge raggiunto ora il centro, camminava per le strade della città osservandosi i piedi, non degnandosi di guardare in faccia nessuno.
Non aveva bisogno di guardare. Quando aveva a che fare con un odore del genere bastava concentrarsi e seguirlo, non importava quanto la città poteva essere grande. La Biblioteca pubblica. Samantha Ducons non era ancora uscità da lì.
Jerry la trovò appoggiata ad uno scaffale intenta a leggere la descrizione di un libro.
"E' bello vedere come una ragazza sia affascinata da un libro tanto cruento." Sam sussultò, trovandosi davanti Jerry; affermare che ne fu sorpresa è forse poco. Fece comunque di tutto per sembrare a suo agio.
"Si, stavo dando un occhiata ma non ho intenzione di comprarlo. " rispose lei riposando il libro "da quando c'è questa moda dei libri sui vampiri non si trova altro."
"Hai ragione, ma quello che hai appena posato è diverso, sai? L'ho letto. Ti immerge nella vera e propria mentalità del cacciatore di sangue. Te lo fa bramare, desiderare. Quasi ne hai sete per come descrive il piacere che si raggiunge ingerendolo. La definiscono l'estasi."
Sam era senza parole. Non aveva mai sentito un uomo farle un discorso del genere. Jerry Dandridge mise in quelle parole tutta la passione e la sensualità che Samantha Ducons aveva solo sognato fin ora.
Rabbrividiva, si eccitava alla sua vista.
Il minimo contatto con lui la inebriava.
Adesso che le era di fronte e adesso che i suoi occhi erano piantati su di lei non desiderava altro.
"Posso riaccompagnarti a casa se vuoi." Aggiunse dopo quel minuto di soli sguardi.
"Accetto volentieri."

Ipnotizzata.

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Capitolo 7
*** La legge del più forte. ***


Il tragitto che fecero dalla Biblioteca fino al loro quartiere fu del tutto insolito. Nessuno sembrava voler aprire bocca, ma allo stesso tempo nessuno sembrava a disagio. Però vi era una gran differenza tra quello che loro pensavano e quello che dimostravano. Non era mai successo prima di quel momento che si trovassero l'uno accanto all'altra soli per così tanto tempo. Sam non si era mai fidata degli uomini, e in più non era mai stata l'elemento debole di una situazione, e certamente non sarebbe stato il primo affascinante vicino dagli occhi profondi a cambiare le cose, o almeno così lei avrebbe voluto che fosse; infatti non poteva controllare quello che in quel momento provava. Accanto a lui si sentiva minuscola, insignificante, debole.
Quello che invece Jerry pensava era ben diverso; era qualcosa di terrificante, di feroce, di inumano.
Jerry comunque stava indubbiamente cercando di instaurare un rapporto e Sam non sapeva se evitare la cosa o goderne, perché tolto tutto a lei lui piaceva.
Arrivati davanti le loro case Jerry subito parlò. 

"Vieni da me." disse. Ma non come un comando, al contrario, sembrava essere un vero e proprio invito, e per come lo disse in quel momento a Sam sembrò la cosa giusta da fare, perchè Sam sapeva che Jerry sapeva che ad entrambi avrebbe fatto piacere, per un motivo... o per un altro. 

Sam del resto sperava che glielo avesse chiesto, e anche se non disse immediatamente sì, alla fine cedette. 
 

La casa di Jerry era particolarmente buia e spoglia; vi erano ancora diverse scatole messe da parte, ma sopratutto quello che sorprendeva era la bassa temperatura tra quelle mura. Nel momento in cui Sam si sedette sul divano del salotto si pentì della decisione presa, e avrebbe indubbiamente preferito trovarsi a casa sua senza nessun tipo di uomo inquietante nei paraggi. Tutto il disagio che sembrava essere stato evitato si presentò tutto in una volta. 

"Tu mi piaci molto Sam" disse a un certo punto Jerry porgendogli una birra, e sedendosi sulla sua poltrona continuò: "Voglio essere schietto con te, perché il mio istinto mi dice che in te c'è qualcosa di particolare, qualcosa che mi attira terribilmente."
Sam si portò i capelli dietro le orecchie, si sistemava la maglietta, giocherellava con il bracciale, insomma, non riusciva a nascondere il suo nervosismo. "Sono lusingata Jerry, ma, non credo questo possa..." - "Non cercare scuse Samantha" la interruppe subito "Hai accettato il mio invito, sei entrata in questa casa e sicuramente avrai capito che non ti ho invitata per mostrarti le tendine della cucina." In quel momento Jerry poggiò la sua birra sul tavolino e si sedette accanto a lei. "Voglio qualcosa da te Sam" le sussurrò sfiorandole con una mano i capelli sul collo. Sam che fissava il vuoto davanti a lei spostò il viso verso quello di Jerry, ormai molto distante, senza muovere altri muscoli. Il bacio che si scambiarono non aveva nulla di romantico, non aveva sentimento. Aveva passione, aveva desiderio, aveva fame. 

 

Jerry con le sue mani percorse il corpo snello di Sam, ma tutto quello che stava al di sotto del suo petto sembrava superfluo. Più volte entrambe le sue mani si ritrovarono ad accarezzare il lungo collo di lei, insieme a profondi ed energici baci. Il suo odore lo inebriava, la sua pelle morbida lo mandava in visibilio. Samantha risvegliava tutto quello che Jerry Dandridge era, facendolo andare addirittura oltre ogni suo buon senso, non che ne avesse molti. 

Ad un tratto smise di baciarla: "Voglio farti provare qualcosa di nuovo" le disse guardandola dritta negli occhi. Sam rabbrividì. 

"Ti ricordi quello che ti dissi oggi, su quel libro dei vampiri?" Sam annuì lievemente. Mentre parlava Jerry si portò la mano davanti al viso e con l'unghia del pollice, che in quel momento sembrava più lunga ed affilata, tagliò superficialmente la parte superiore del suo dito indice. Immediatamente ne uscì del sangue. Sam ne rimase scioccata, sopratutto quando Jerry bagno le sue labbra di quel sangue particolarmente denso. "Lo adorerai." disse convinto delle sue parole, e di nuovo la baciò, più lentamente, quasi più dolcemente, mentre dagli occhi di lei venivano fuori lacrime di terrore. 

 

 
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Un breve aggiornamento della storia, così, per mettervi ancora un po' di voglia. Scusatemi se aggiorno così poco spesso, ma quando manca l'ispirazione davvero non riesco a procedere. Recensite!

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