Tu che inargenti le sabbie del deserto

di Daistiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ondine\Nereide ***
Capitolo 3: *** Tenebre ***
Capitolo 4: *** Chantal ***
Capitolo 5: *** Incontro a Balfoheim... ***
Capitolo 6: *** Siamo così è difficile spiegare... ***
Capitolo 7: *** Giudici ***
Capitolo 8: *** Alcuni anni fa/ Passato ***
Capitolo 9: *** Doppio gioco ***
Capitolo 10: *** Destini che si incrociano ***
Capitolo 11: *** Qual è il nostro destino? ***
Capitolo 12: *** Un'altra notte di illusioni gente immersa nell'ipocrisia ***
Capitolo 13: *** Retroscena ***
Capitolo 14: *** Non temo mai le conseguenze! ***
Capitolo 15: *** Rientro inaspettato ***
Capitolo 16: *** In questa terra Lontana da casa Lontana da te Che sei la mia patria ***
Capitolo 17: *** Non più un uomo, neanche la sua ombra ***
Capitolo 18: *** Ciò che porti dentro non si dimentica ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Si racconta fin dai secoli bui, che il re dinasta Raithwall fu prescelto dagli Dei per unificare sotto un unico regno, i popoli d'Ivalice. Gli Dei, gli fecero dono della Spada dei Re e di tre frammenti di magilite con cui governare in pace.
Ma tale storia non fu completamente narrata, una parte fu tenuta nascosta.
La storia narra che passati gli anni di conquista il re Raithwall,  aveva conquistato immensi territori dalla Valendia all'Oldaria, unificati sotto il nome dell'alleanza Galtean. Egli regnava con giustizia e saggezza ed ovunque era amato e rispettato.
Se sorgevano problemi il re stesso in persona accorreva a risolverli.
Durante il suo regno successe che, un giorno, il re venne infornato di un mostro che da svariato tempo attaccava i passanti e villaggi hai confini dei territori della Valendia.
Il re informato di ciò, decise di partire personalmente per sconfiggere tale belva.
Egli  prima di partire disse che avrebbe fatto ritorno entro 10 giorni e qual ora non fosse tornato  di mandare una pattuglia di  soldati in suo soccorso.
Il re partì e i dieci giorni trascorsero in fretta.. passarono altri giorni e tutti iniziarono a temere che fosse successo qualcosa a sua Maestà.
Le squadre di ricerca  inviate in suo soccorso non portarono a nulla, il re sembrava scomparso nel nulla... venne  ancora un altro giorno ed i soldati  di un altro gruppo di ricerca erano pronti a partire.
Quando che videro improvvisamente, il loro re fare ritorno in perfetta salute, senza l'ombra di un graffio.
Il suoi sudditi e l'intera corte gli chiese sbalordita ed incredula, cosa gli fosse successo... il re racconto loro, che durante lo scontro con la terribile belva, stava  quasi per avere la peggio quando pregando gli Dei di aiutarlo... egli fu strappato dalla battaglia e si trovo difronte ad essi-
Era cosi meravigliato di quell'evento, che aveva un qualcosa di cos' miracoloso, che lo stesso Raithwall quando raccontò che gli dei l'avevano protetto.
Vedendo quanto egli si prodigasse per il suo popolo, e quanto bene  egli aveva portato,  gli Dei così decisero di premiarlo ancora una volta, facendogli dono del bozzolo.
Gli dei gli affidarono, quindi, un bozzolo che lui e i suoi discendenti avrebbero dovuto difendere e proteggere fino alla sua schiusa.
Il sovrano, allora,  chiese cosa contenesse di cosi importante quel bozzolo, gli dei gli dissero che conteneva un essere unico nel suo genere dalle sembianze di un huma e dalle facoltà di un dio.
L'essere che sarebbe nato dal quel bozzolo, al momento opportuno, avrebbe un giorno cambiato il destino di quel mondo.
Portando lustro e gloria al suo casato. Sarebbe stata la prova vivente della grandezza degli dei.
Il re fu onorato da quell'incarico, che promise difronte agli Dei di custodire tale dono.
Quando il re tornò a palazzo raccontò di quella storia solo a poche persone, decidendo di tenere cosi nascosto tale notizia ad eccezione dell'erede al trono e dei sacerdoti kiltiani.
Nessun altro a parte questi avrebbero saputo dell'esistenza del bozzolo.
Il bozzolo cosi venne portato al tempio e posto in una grande stanza decorata fino al momento della sua schiusa. Ma il bozzolo rimase li per tanto tempo, fino ad essere quasi dimenticato e con essa la sua storia di cui l'esistenza la sapeva solo il re e il suo discendente.
I secoli passarono, i re si succedettero l'uno dopo l'altro, ma il bozzolo rimase li al suo posto fermo... per molto tempo in memore ...

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Capitolo 2
*** Ondine\Nereide ***


Il tempo passò è la storia venne dimenticata, nessuno si ricordò più di tale evento che sembro a tutti una leggenda senza fondamento,ma nessuno sapeva che in realtà era un fatto realmente accaduto.
Venne un giorno, dopo la nascita dell'ultimogenito del re di Dalmasca che il bozzolo iniziò a brillare. L'attuale regnate, re Raminas B'nargin Dalmasca, era nuovamente diventato nuovamente padre di una splendida bambina, dopo aver avuto in precedenza già otto figli maschi dalla sua consorte.


Fu proprio in quella buia notte che il bozzolo inizio a brillare di luce propria, rivelando così una piccola bambina dalla pelle bianchissima, i cui occhi erano grandi e dall'insolito colore indaco e capelli neri come quella notte senza luna.


Nessuno si accorse di nulla, nemmeno i soldati posti a guardia di quella stanza in cui si trovava il prezioso bozzolo. Solo l'indomani quando i raggi del sole penetrarono nella stanza del reliquario svegliarono la  misteriosa creatura dalle sembianze huma.

La bambina si svegliò e  con i suoi primi vagiti richiamo i soldati. Le guardie d'avanti alla porta sentendo un pianto di un neonato e meravigliati di sentirlo provenire da dentro la stanza decisero di aprire la porta per risolvere quello strano evento.

I due huma aprendo la porta dell'imponente ed antica stanza di trovarono al posto del bozzolo, una bambina. I due non persero tempo e mandarono a chiamare i sacerdoti, che inviarono un messaggero dal re per informarlo di quel incredibile, quanto storico evento.... Il re Raminas informato dell'evento rimase al quanto esterrefatto alla notizia che gli recava il messaggero, decide per tanto di accorrere..al tempio per vedere con i suoi occhi.


Il re giunse con al seguito i cavalieri dell' antico ordine Dalmasco al tempio, qui i sacerdoti gli mostrarono la bambina dalla straordinaria bellezza, il re e tutti quelli che gli erano attorno ne furono subito conquistati dalla bambina, che il regnante decise di crescerla come la  propria figlia, incurante della sua origine divina.
Alla bambina fu dato il nome di Ondine Nereide Galtea B'nargin Dalmasca, ma da tutti era conosciuta col nome di Ondine.


La splendida frugoletta godeva di ottima salute, cresceva sana e forte senza soffrire alcuna malattia, ed ogni giorno che cresceva diveniva sempre più bella. Veniva su bene e sin dalla sua tenera età diede dimostrazioni di grandi capacita e incredibili doti magiche.
Era tanto geniale quanto incredibilmente forte fisicamente ed erano in pochi a tenerle testa.


La ragazza  si dimostrava capace e brillante  non solo nelle discipline intellettuali ma anche quelle militari, visto le sue abilità fisiche nel combattimento, il re volle impartirle anche un educazione maschile, tipica dei principi, oltre alla tipica educazione di una principessa.


Raminas era curioso di sapere fin dove le capacità delle ragazza arrivavano. Fu così che la giovane Ondine ebbe un educazione da perfetta principessa qual era insieme a quella di un principe. Tale educazione  comprendeva l'addestramento nell'uso delle armi e nelle arti magiche, nell' combattimento corpo a corpo,  nella strategie militari e tutto ciò quello che richiedeva per essere un ottimo paladino.

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Capitolo 3
*** Tenebre ***


Ondine con i suoi modi innati riusciva a farsi ben volere da tutti, gli stessi principi della famiglia reale erano ammaliati e stregati dalla ragazza ed erano molto orgogliosi di lei.
Ondine non aveva mai dimostrato un particolare interesse verso il trono, più tosto era interessata a non volere ulteriori responsabilità di quelle che già aveva. 

La principessa era già soggetta per molti motivi alle rigide regole di corte, che per lei erano già fin troppo restrittive in quanto a libertà di movimento o di espressione.
Anche volendo essere una  degli eredi al trono a tutti gli effetti, Ondine sapeva di non essere una di sangue reale, anche se a detta di tutti lei aveva i requisiti per essere una vera principessa.

La ragazza però ignorava le sue origini divine, era consapevole delle sue doti magiche e sapeva anche che tutti nella famiglia reale erano stati molto attenti e rigidi nella sua crescita. Nessuno dei suoi otto fratelli, nè di sua sorella Ashe aveva ricevuto la sua stessa educazione.
Per quanto fosse splendida Ondine, molte persone a corte non facevamo altro che paragonare continuamente lei e sua sorella, la principessa  Ashelia, su quanto la prima fosse molto più regale della seconda in quanto a femminilità.

Quanto a bellezza ed eleganza Ondine non era seconda a nessuno, anche se spesso mostrava lati caratteriali e preferenze più tosto maschili, ciò nonostante riusciva a mostrare anche una femminilità innata in qualsiasi ambito.
Le principessa Ashelia  non riusciva a sostenere bene il ruolo  della principessa reale con la stessa facilità con cui ci riusciva Ondine. Amata ed adorata ,Ondine era famosa ovunque non solo per la sua bellezze, ma soprattutto per le sue capacità,  era anche conosciuta per avere molti pretendenti quanti erano i suoi rifiuti.

Ma col tempo le cose presto cambiarono, tutto cominciò dopo la morte dei vari principi eredi al trono di  Dalmasca e la morte dello stesso principe Rasler sposo di Lady Ashe. 
La promessa sarebbe stata rotta e il mondo che conosceva Ondine non sarebbe esistito più. Dopo la morte di Rasler, la ragazza fu fatta allontanare dalla corte e da Dalmasca.

Quella che aveva creduto essere la sua casa, la sua famiglia,  di punto in bianco non lo furono più, difronte a se aveva una verità che le sembrava irreale ma che si dimostrò presto essere vera.
Ondine dovette prendere subito coscienza di chi lei era.

La verità troppo a lungo taciuta su chi era, Ondine lo venne a sapere nella maniere più cruda sconvolgendo e segnando per sempre la vita della giovane ragazza. Come il regno di Dalmasca così anche la sua luce si spense per ritornare nelle tenebre.
Erano passati due anni e nessuno seppe più nulla della principessa Ondine, di lei si ricordavano solo per la sua bellezza ma nessuno sapeva che fine avesse fatto.  

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Capitolo 4
*** Chantal ***


*Presente... Archades 706 Alto Valendiano*


Chantal si svegliò tardi con i raggi del sole che penetravano dalle persiane della sua finestra, la sua stanza era enorme oltre ad essere arredata nel modo più lussuoso che poteva esistere.
La ragazza dormiva tranquillamente tra delicate lenzuola color crema tanto leggere  d'andar a definire il suo corpo sinuoso. Chantal aveva dei lunghi e splendidi capelli corvini raccolti in una morbida treccia un po' sgualcita dal sonno.
I tatti del viso erano delicati, con il naso all'insù tanto da sembrare una delicata bambola di porcellana. La forma del viso era ovale con il mento leggermente a punta e  la sua carnagione era diafana.
Appena i raggi del sole avanzarono lentamente raggiungendo il suo viso, così improvvisamente la ragazza aprì gli occhi rivelando cosi la loro straordinaria bellezza, il cui colore dell'iride era di un violetto così scuro da tendere quasi al nero.
Gli occhi della ragazza erano grandi e la cui forma affusolata ed allungata ricordava molto gli occhi dei gatti.
Si alzò lentamente dal letto mentre le lenzuola le scivolavano addosso come l'acqua tanto che erano fini, rivelando uno splendido fisico longilineo.
Chantal chiamò subito Brace, un suo amico con il quale condivideva l'appartamento.  Brace era un ragazzo dai capelli corti castano chiaro, il lineamenti del viso abbastanza marcati ma allo stesso tempo dolci.
Gli occhi dell'huma erano  sul nocciola mentre il fisico era massiccio e possente, nel complesso era una ragazzo abbastanza pressante.
Brace era molto più grande di Chantal, con la quale aveva una differenza di età di sette anni, ma  nonostante tutto i due erano molto amici.
Il coinquilino di Chantal quella mattina indossava una semplice canotta bianca e un paio di pantaloni aderenti in pelle  mentre si avvicinò alla stanza della ragazza augurandole il buon giorno.

- Buon giorno Chantal è una splendida giornata! - esclamò Brace che si era alzato da molto prima mentre, guardò la sua amica alzarsi dal letto con aria ancora assonnata.

-E sono perennemente in ritardo.- Aggiunse Chantal prima di farsi scappare un sbadiglio e stiracchiarsi un po'.

Chantal si afferrò la prima cosa che trovò, una vestaglia di seta finemente ricamata prima di presentarsi al cospetto di Brace che l'aspettava ancora sulla soglia della sua stanza. Il ragazzo guardò maliziosamente la  sua amica mentre questa si affrettava a raggiungerlo, Chantal teneva le braccia conserte mentre guardava il suo amico dalla testa ai piedi come se stesse cercando di studiare la sua espressione.
Ma Brace sembrava abbastanza divertito dal comportamento della sua amica, ad un tratto il ragazzo la guadò e le sorrise chiedendogli che impegni avesse per quella giornata.

-Dai Chantal.. con te non c'è il minimo ritardo, alle volte sembri una di quelle classiche tipe perfettine che si la tirano e non dirmi che non è vero!-

-Le abitudini sono dure a morire.. comunque mi aspettano.- disse Chantal sorridendo, poi si voltò e corse in bagno a farsi una doccia.

Il bagno risultava corredato di marmi bianchi e neri in uno splendido gioco di questi due colori. Appena sull'entrata verso la destra c'era una splendida finestra dalla quale si poteva ammirare l'intera città di Archades.
Un enorme specchio era posto invece vicino alla doccia e sotto di esso un lavandino in marmo nero con alcune venature bianche. La doccia era di vetro con manici in acciaio, sul lavandino invece era appoggiato un asciugamano bianco avente motivi decorativi bianchi e neri.
Chantal tirò l'acqua nella doccia finchè non arrivò l'acqua calda a quel punto raccolse i capelli in una cuffia, si svesti e  si apprestò ad entrare nella doccia.
La sensazione che l'acqua calda le provoca sul suo corpo la rilassava, un calore intenso che si espandeva per tutto il corpo, avvolgendola. La ragazza riusciva a sentirsi più rilassata e calma ciò le procurava una sensazione di libertà.
Il dolce profumo del sapore misto a quello della vaniglia e della cannella era qualcosa di divino, quel dolce profumo che le ricordava cosi tanto la sua cosa, i cui profumi si mischiavano al vento del deserto e al profumo degli immensi giardini in cui sbocciavano le camelie, la facevano sentire in qualche modo coccolata.


Finita la doccia , Chantal chiuse l'acqua mentre aprendo la porta in vetro della doccia si allungo per prendere il telo posto sul lavandino che avvolse in torno al suo corpo.
Velocemente cerco di asciugare quanto prima il proprio corpo, mentre si diresse in camera dove una volta asciutta si tolse la cuffia dai suoi capelli e si rivestì con  fretta temendo di arrivare in ritardo.
La ragazza indosso dei pantaloni neri attillati ed una camicia bianca con uno scollo a barca.. In vita portava una grossa cintura in cuoio con la fibbia in oro. Sulla camicia indossò un piccolo e corto gilet senza maniche in tessuto rosso, i cui bordi erano ricamanti con fili d'oro.
Mentre ai piedi Chantal portava degli stivali neri in pelle col tacco alto, in torno alla spalla una una borsa in pelle i cui rilievi in cuoio erano lavorati a mano.


Una volta pronta  si diresse verso la cucina, nel frattempo che il suo amico Brace si era messo a i fornelli, dilettandosi nel preparare la colazione.

-Di nuovo ai fornelli? Che questa sia la tua vera vocazione ??... Più tosto che essere un militare archadiano?-

-Tu mi vedi più un generale dell'esercito o un cuoco ai fornelli?- disse lui.

-Direi più cuoco hai fornelli che un generale.-

-Peccato hai sbagliato! Io mi ci vedo entrambi.-

-Non mi pare che tu abbia l'aria del militare, figuriamoci quella di un generale.- rispose aspra lei.

-Allora nemmeno tu se per questo hai l'aspetto di una cacciatrice di taglie o della mercenaria ... con i tanti contatti fra gli aviopirati. Mentre qui ad Archades ti comporti da  perfetta nobildonna.-

-Archades non è come il resto del mondo, poi un hobby ci vuole per forza... ed io ho questo come hobby.-

-Puoi considerare la cucina il mio personale hobby, non trovi?- disse Brace con una smorfia del viso.

Chantal rimasse zitta limitandosi a finire la sua colazione, un rapido saluto a Brace che la ragazza si precipitò a prendere la sua aereonave unica in tutto il suo genere. La ragazza era riuscita con l'aiuto di Brace a recuperare un rudere di una antica aereonave che aveva trovato nei pressi della pianura di Ozmone.
L'aveva trovata tra i vecchi ruderi che si potevano trovare in giro per
 l'intera pianura, quando la trovò subito le piacque decidendo di portarla ad Archades per ripararla e metterla a nuovo. Brace l'aveva più volte cercato di dissuaderla  a lasciar perdere quella che per lui era una follia, poichè  in giro si potevano procurarsi aereonavi più belle e veloci.
Ma Chantal non aveva sentito storie, era decisa a rimettere a nuovo quel vecchio rudere che aveva trovato, e ogni qual volta che poteva era sempre alla ricerca di vecchie aereonavi, e dei loro pezzi  di ricambio da mettere a nuovo.  Sembrava impossibile riuscire a recuperare quel vecchio  rudere di secoli che aveva trovato, ma  non si era arresa riuscendo cosi nella sua impresa.
  

 


  Finalmente un nuovo capitolo!!! Ed ho il piacere finalmente di presentarvi Chantal... *si dia inizio alle danze* siamo appena entrati nel vivo della storia !!!!!

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Capitolo 5
*** Incontro a Balfoheim... ***


*PRESENTE Balfoheim 706 Alto Valendiano*

Da quando Chantal era andata a vivere ad Archades, tante cose nella sua vita erano cambiate in fretta e grazie al suo genio era riuscita a scalare i vertici della società nel giro di due anni, rientrando così nel ambito dell'esercito archadiano.
Chantal era una delle menti più brillanti di Archades, seconda  solo al Dr. Cid, anche se non amava far attirare l'attenzione su di se, era riuscita  nonostante ciò a farsi notare alla corte dell'imperatore Gramis Solidor, entrando di fatto nelle sue simpatie.
L'imperatore Gramis era stato così colpito dalle potenzialità di questa giovane promessa che l'aveva posta sotto la direttiva del Giudice Magister Gabranth,  data anche la sua brillante intelligenza non solo nel campo politico e militare, Chantal aveva anche  una spiccata propensione per le scienze, lo sviluppo tecnologico, lo studio dell'alchimia insieme alla vasta conoscenza dell'arte magica.
Per questi motivi la ragazza lavorava come assistente del Dr. Cid ai laboratori Draklor, avendo così una posizione di tutto rispetto.
Godendo della sua posizione Chantal aveva accesso illimitato ovunque, non solo, era sempre documentata su tutto quello che succedeva all'interno del governo e ai laboratori di ricerca. Non c'era una sola cosa che la ragazza non potesse sapere sull'impero, tattiche, strategie, le armi che usavano ecc...
Chantal non aveva mai amato la guerra e le importava poco della sorte di Ivalice e della guarra che imperversava su di essa. Era una cosa che per lei non le riguardava, aveva già avuto la sua dote di sfortuna, ma dalla guerra aveva imparato una cosa, a pensare solo a se stessa così facendo la sua fiducia verso altri era venuta meno.
Erano davvero poche le persone di cui lei si fidava, a cui concedeva quel minimo di confidenza per poter scambiare due parole. Per il resto era sempre un passo avanti agli altri,  diffidente e schiva verso chiunque non conosceva.    
Grazie alla posizione di cui usufruiva e alle conoscenze che aveva acquisito da essa, Chantal era riuscita a mettere a nuovo il rudere di aereonave che aveva trovato nella pianura di Ozmone diversi anni prima, l'aveva chiamata "Amira"  nel ricordo di una persona a lei cara.
Amira significava  "Principessa", le aveva spiegato la persona a lei cara, chiamandola così nella sua lingua natale.
L'Amira presentava decorazioni argentate e dorate che si intrecciavano tra loro con linee sinuose sulla superficie color rame. L'interno dell'aereonave era molto ampio, la sala comandi prevedeva quattro sedili, sul retro era posizionato una stanza adibita ad alloggi per la notte, mentre più giù, nella parte più bassa c'era la sala motori con una piccola stiva.
L'Amira era l'orgoglio di Chantal, poichè essa la rappresentava in pieno i suoi gusti in fatto di aereonavi, sul fianco sinistro dell'aereonave era inciso il nome della nave, insieme ad una frase in lingua dalmasca "Risplenderà anche nelle tenebre".
Chantal quella mattina aveva  parecchi impegni, si era alzata prima del solito per recarsi a Balfoheim,  per una questione della massima urgenza.
La ragazza salì sull'Amira dirigendosi verso la città portuale per incontrarsi con Reddas, un pirata che conosceva fin troppo bene per il suo passato di giudice archadiano.
Reddas era una delle poche persone in grado di mettere a suo agio Chantal e di riuscirle a strappare un sorriso, la dove molti avevano fallito.
Chantal arrivò alla città portuale con qualche minuto di ritardo, scesa dalla nave iniziò subito a cercare con lo sguardo il suo amico Reddas, che la stava già aspettando. Mentre ancora la giovane ragazza era intenta a cercare il pirata, questi silenziosamente le si avvicinò alle spalle appena le fu abbastanza vicino, l'uomo le poggiò appena la mano sulla spalla, al che Chantal si girò subito di scatto.
La ragazza come vide Reddas trasse un respiro di sollievo, Reddas dolcemente le sorrise e constatando che la sua giovane amica sembrava essere di buon umore, la salutò come era solito fare.

-Buon giorno "Principessa" raggiante come sempre?-le chiese il prirata .

-Quand'è che invece mi chiamerete col mio nome Reddas?- ribatte la giovane donna guardando l'uomo.

-My lady le sta a pennello come titolo!- disse scherzosamente Reddas cerando di non urtare la sensibilità della ragazza.

-Come sempre è molto galante... vogliate scusare il mio ritardo - disse cortesemente Chantal inclinando appena la testa.

-Su via non siate così formale, si tratta solo di pochi minuti... comunque andiamo, dobbiamo parlare di una cera questione.- Tagliò a corto il pirata stavolta con un tonno di voce un po' più serio.

-Fuori il rospo Reddas! Che notizie mi porti?... Qualche tesoro...?-

-No! Direi più delle solite notizie... forse la cosa ti può interessare Chantal.-

-Di cosa si tratta ?- chiese Chantal con aria seria.

-Qualche giorno fa, hanno attaccato il palazzo reale di Dalmasca... la sera del banchetto in onore del pricipe Vayne. L'attacco è stato ad opera della Resistenza.- Finì di parlare l'uomo con un tono di voce abbastanza grave.

Nel giro di pochi attimi il volto di Chantal si oscurò, diventò freddo e privo di qualsiasi emozione.  La ragazza subì subito un brusco cambiamento d'umore che Reddas notò subito.
Reddas sapeva dell'odio che la ragazza provava verso i dalmaschi, tanto che essa desiderava bramosamente la loro rovina.

-Non sono cose che mi possono interessare Reddas ! Se loro vogliono la guerra l'avranno! - sibilò Chantal con voce abbastanza alterata.

-Calma. Non rovinarti la giornata!  Parliamo di cose più serie...mi devi fare un favore. Dovresti consegnare un pacco a Balthier.-

-Non sono mica un postino! Perchè non lo consegni tu stesso? Sai bene che io ho altri impegni che  hanno l'assoluta priorità.- disse con voce autoritaria la ragazza, guardando Reddas che le fece una piccola smorfia, cercando si scusarsi con la ragazza che si era leggermente innervosita.
Chantal si sentiva presa in giro e non ammetteva che Reddas si prendesse una simile confidenza.

-Certe confidenze non potete prendervele con me, Reddas!-

-Non mi sbaglio a chiamarti "Pricipessa". Un titolo più che meritato!- sottolineò maliziosamente il pirata. -Non prendertela Chantal... è solo che non posso consegnargliela io stesso a Balthier. Vedi... il signorino non si fa rintracciare. Per questo che ti sto chiedendo questa favore da parte mia. - disse il pirata tirando fuori dalla borsa che aveva con se, una busta che consegnò alla ragazza.

-Balthier ha troppe manie di protagonismo.- disse seccata Chantal.

-Come ce l'hai pure tu, mia cara.- ribatté allegramente l'uomo, ma Chantal sembrava non essere del suo stesso parere.

-No! Io amo la mia libertà e l'avventura...di certo non la gloria o la fama, che ne deriva da quest'ultime. Comunque Balthier è un idiota, capace di fare solo il cascamorto... non so come Fran faccia a sopportarlo! -

-E tu quand' è che ti scomoderai a scendere da quel piedistallo e camminerai tra i comuni mortali "Principessa Chantal"?- disse Reddas alla ragazza.

Ormai Chantal non ne poteva più delle battutine del aviopirata che riteneva troppo invasive. La mora chiese a Reddas cosa contenesse la busta che gli aveva consegnato, il pirata rispose che si trattavano del guadagno di una vendita di un tesoro.
Chantal prese la busta e guardandola attentamente notò che era abbastanza voluminosa come spessore, Balthier doveva aver concluso un ottimo affare. Reddas le chiese ancora una volta di farle quel piacere e di consegnare al loro amico, Balthier la busta.
Ma la ragazza  sembrava un po' troppo nervosa, Reddas notò l'atteggiamento della sua amica le chiese cosa avesse, la giovane ragazza girandosi verso lui rispose d'avere fretta per alcune questioni della massima importanza.
Reddas grattandosi il capo cerco di trattenere la giovane suggerendole di essere più calma. Chantal sembrava non dare proprio peso al consiglio del pirata.

-Vogliate scusarmi Reddas ma devo scappare, ho degli impegni a cui non posso assolutamente mancare.  Non preoccupatevi appena troverò Balthier gli consegnerò la busta da parte vostra, vi prometto tempo permettendo che appena sarò libera vi verrò a trovare. -disse Chantal cercando di essere più serena e meno agitata.

Reddas a quello sforzo della ragazza si lasciò sfuggire un piccolo sorriso cercando di  apprezzare il tentativo di essere più spontanea da parte di Chantal. Il pirata sembrava  abbastanza divertito dal comportamento della sua giovane amica  e ricambiò la promessa che aveva fatto la giovane facendo una piccola riverenza, come a dire che sarebbe stato molto lieto di una sua visita in futuro.
L'aviopirata sapeva bene che Chantal era una vera eccezione ai tanti pirati e mercenari con cui aveva a che fare. Egli era convinto che quella ragazza fosse abbastanza fuori posto per la gente che era solita frequentare.

-Chantal poi ti chiedi perchè ti chiamano "Principessa".. è per quello che sei. Tu la sai troppo lunga rispetto ai soliti aviopirati- Le fece notare Reddas con la sua aria di chi sapeva bene il fatto suo.

Chantal lo guadò attentamente come se il suo sguardo potesse trapassarlo, poi abbassò un attimo lo sguardo ed abbassando il tono della voce che si fece uno strano commentò in riguardo al suo conoscente, dicendogli che lui era diverso da tanti pirati che aveva conosciuto.
La ragazza rialzò il viso accennando ad un timido sorriso salutò nuovamente Reddas e si allontano ritornando all'Amira. 

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Capitolo 6
*** Siamo così è difficile spiegare... ***


*PRESENTE Palazzo Imperiale -Archades 706 Alto Valendiano*


 L'Amira si alzò in volo dal porto di Balfoheim mentre si posizionava verso nord in direzione di Archades dalla quale proveniva. Reddas sapeva bene che tipo di impegni chiamavano quella ragazza, ma non diceva nulla se avesse potuto parlare avrebbe detto il suo dissenso per quella decisione presa.
L'aereonave di Chantal sfrecciò via nei cieli d'Ivalice senza lasciare straccia alcuna dietro di se, per la giovane cacciatrice di taglie era fondamentale raggiungere la capitale dell'impero nel minor tempo possibile.  L'Amira era un'aereonave imbattibile in qualunque campo, persino la Strhal di Balthier non poteva reggervi confronto.
Chantal si augurava di non arrivare in ritado all'appuntamento con il Giudice Magister Gabranth, spinse oltre i limiti di velocità la nave, era una cosa inaudibile eppure con grande maestria Chantal riusciva a maneggiare con mano ferma quella scheggia della sua aereonave.
Giunse prima del previsto. Chantal si preparò subito a scendere mentre alcuni soldati imperiali l'accolsero, la ragazza fece un breve inchino ma non perse tempo, subito affrettò i passi dirigendosi verso l'armeria dove avrebbe incontrato il giudice.
La giovane donna si sentiva un po' agitata per la corsa folle che aveva appena fatto, era ormai giunta d'avanti all'imponente porta dell'armeria, stava quasi per varcarne la soglia quando si trovò d'inanzi il giudice Gabranth.
Il Giudice Magister sentendo dei passi avvicinarsi verso la stanza si girò lentamente, in modo da poter osservare con tutta calma chi sarebbe entrato. La figura del giudice si mosse quasi meccanicamente come se dentro quell'armatura vi fosse un qualche strano marcchingenio meccanico a muoverla.
Chantal fissò la possente figura del giudice prima di entrare  nella stanza, fece un piccolo inchino appena accennato scusandosi per il ritardo, Gabranth non disse nulla.

-Vogliate scusare  il mio ritardo Giudice Gabranth non..- Chantal stava quasi per finire la frase quando il giudice la interruppe alzando la mano, poi continuando ad osservarla gli rispose di risparmiare i soliti convenevoli. Il giudice Gabranth era un giudice molto atipico rispetto a tutti i suoi colleghi, era molto silenzioso e distante con tutti, non lasciava mai intravedere quello che provava o cosa pensasse. Era altamente professionale e molto più competete rispetto ai suoi colleghi.  

-Niente convenevoli o cerimonie...Chantal! Con me non servono... - disse l'uomo rivolgendosi alla ragazza, con tono duro e severo.

-Scusate...- si limitò a dire la ragazza guardando il giudice.

-Più tosto preparatevi fra alcuni minuti inizieremo ad allenarci... spero siate pronta- il giudice le ricordo di prepararsi per la lezione di scherma, nel quale si sarebbe dovuta misurare col lui.

Era da quasi due anni che Gabranth impartiva lezioni di scherma a Chantal, prendendo a cuore a sua formazione come futuro giudice. Gabranth aveva preso Chantal sotto la sua protezione facendola diventare il suo braccio destro.
L'iniziò tra la ragazza e il giudice non era stato dei migliori, e quella collaborazione non era stata tutta rosa e fiori, aveva avuto parecchi attriti ciò  nonosatante tutto continuavano ad esserci.
Gabranth si era dovuto ricredere sulle capacita della sua assistente, man mano che aveva conosciuto Chantal si era convinto che la ragazza avesse dell'ottimo potenziale come giudice, da qui aveva deciso di prenderla con se ed insegnarle ogni cosa che sapeva.
Per Chantal la figura del Giudice Gabranth era molto importante per lei, per lei costituiva un esempio da seguire rispetto a tutti gli altri giudici che non poteva definirli con tali.
Mentre il giudice le parlava, Chantal osservò in lui un certo nervosismo appena accennato mascherato dalla sua solita calma apparente. Chantal conosceva abbastanza bene l'animo del giudice per il quale alle volte si preoccupava, ma sapeva bene che il giudice era molto restio nel mostrare le sue emozioni e nel farsi avvicinare.
La ragazza comprendeva molto bene quell'uomo, lo trovava molto simile a lei per alcuni aspetti.
Chantal seguì attentamente il giudice, intuendo che ci fosse qualcosa di strano, lo trovava molto diverso dal solito. Gabranth era troppo irrequieto e nervoso, erano state poche le volte in cui Chantal aveva visto così adirato ed infastidito.

- Non siete nelle condizioni di lottare Gabranth! Il vostro animo è troppo nervoso dovreste carcarvi calmarvi.-azzardò coraggiosamente Chantal rivolgendosi direttamente a Gabranth.

-Come dovrei calmarmi secondo voi?- le rispose aspramente il giudice.

Alla domanda del giudice la ragazza non rispose, non sapeva cosa rispondere, ma dopo un breve momento di silenzio Chantal gli rispose -... Avverto che siete più tosto sconvolto, e riguarda qualcosa cosa di doloroso. Qualcosa che se ci pensate vi fa ancora male adesso- disse con voce abbastanza preoccu
pata.

L'huma si chiese come facesse a sentire cosa provava, non sapeva darsi una risposta, quella ragazza sfuggiva alla sua logica. Quando era ormai convinto di averla capita ecco che lei riusciva di nuovo a sorprenderlo, lei  sapeva come assecondarlo e anticiparlo, il giudice si chiedeva come Chantal ci riuscisse.

-Basta così Chantal... certe questini è meglio non prenderle.- disse Gabranth senza scomporsi girandosi di spalle.

-La vostra scelta è sbagliata.. - sottolineò la ragazza con voce abbastanza rigida, mentre abbassò lo sguardo spostandolo altrove come se quello che aveva percepito nel giudice l'avesse in qualche maniera influenzata.

Gabrenth la osservò silenziosamente, non sapeva cosa risponderle mentre un'altra parte di lui non voleva dare nessuna spiegazione. Il giudice non voleva prendere il mano nessun ricordo doloroso, ma il solo pensarci gli faceva lo stesso male, egli sapeva che la strada che aveva scelto era sbagliata eppure non gli rimaneva nulla se non l'odio e la disperazione che erano da tempo ora mai sue compagne di vita.
Il Giudice Magister face alcuni passi verso Chantal superandola di poco, girò appena il capo verso lei quando bastava per intravederne la sagoma, suggieredole di non darsi troppa pena per lui.

-Non preoccupatevi.  Sono incubi del passato che ho già affrontato e sconfitto una volta.  L'allenamento è rinviato a domani. Siate puntuale.-

Gabranth sembrava essere più calmo e meno irrequieto rispetto a prima, ma Chantal lo vedeva sempre più distante, più freddo e chiuso dentro di se. La ragazza sapeva bene che il giudice non amava farsi avvicinare.
Era inutile che Gabranth cercasse di nascondere il suo malessere, che nascondeva attraverso l'odio che prova per l'impero, il giudice era diventato il prigioniero di un ruolo che non gli piaceva e che egli stesso stranamente portava avanti, ma a quale prezzo?

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Capitolo 7
*** Giudici ***


*PRESENTE*- Archades 706 AV

La ragazza guardò il giudice allontanarsi, uscire dalla stanza in cui fino a qualche minuto fa si stavano allenando. Poco dopo sulla soglia della stanza apparve la figura del giudice Zargabaath venuto a dare un'occhiata su come procedeva l'allenamento della giovane assistente del suo collega Gabranth.

La figura del giudice era comparsa d'improvviso come dal nulla, Zargabaat era ritenuto da molti persone, incluso anche molti soldati, un giudice ed una persona onesta, era un uomo poco più grande di Vayne aveva i capelli neri brizzolati e gli occhi neri.
Un viso dal espressione e tratti di una persona matura con tratti allo stesso tempo dolci, ed era una persona cortese. Era un uomo molto alto dal fisico slanciato e muscoloso.

Anche se non si conoscevano molto a Chantal era capitato spesso di incontrare il giudice Zargabaath col quale spesso scambiava qualche fugace battuta. Tra tutti i giudici , Zargabaath e Gabranth erano gli unici giudici con cui Chantal andava molto d'accordo mentre con i restanti molto spesso c'erano discussioni abbastanza forti.
In particolar modo c'era una forte antipatia reciproca con il giudice Drace dalla quale Chantal non era ben vista.

Zargabaath usando una scusa cercò di avvicinarsi alla ragazza, i modi in cui il giudice si rivolgevano verso l'assistente di Gabranth erano sempre gentili ma allo stesso tempo insoliti.

-Buongiorno Lady Chantal, sono onorato di vederla.

-Il piacere è tutto mio vostra Eccellenza .

-È successo qualcosa con il giudice Gabranth?- indagò Zargabaath chiedendo alla ragazza, il giudice era  preoccupato per lo strano comportamento del suo collega.

-Non è successo nulla. È solo preoccupato, ma ignoro la causa.

-Lui è sempre così, non è una novità my lady. - Sospirò il giudice pensando alla situazione di Gabranth.

-Eccellenza, non sarà per voi una novità, ma a me questa cosa preoccupa non poco. Ho come la sensazione che il giudice Gabranth regga sempre il peso del mondo su di se. Mi chiedo che cos'è che lo fa andare ancora avanti? Lui è diverso sia nell'anima che nel corpo.

Fece notare la ragazza mentre pensava al suo mentore. Sapeva bene cosa si provava a trovarsi in quella situazione.

-Non lo so, mia signora. Lui è il più ambiguo e misterioso di tutti, oserei  aggiungere che il più delle volte è anche molto atipico. Non so se regga il peso del mondo, come dite voi. Ma so che gli incarichi di cui si occupa e svolge, per sua Altezza, hanno una grande importanza. Non per nulla ha la completa fiducia dell'imperatore.

-Che sia l'imperatore o un altro poco importa. Il giudice non è sereno, questo è certo.

-Nè siete veramente sicura? Lo avete chiesto a Gabranth?- domandò il giudice chiedendo alla ragazza se ciò che affermava fosse vero.

-Lo so è basta. Si nota soprattutto, anche se di lui non so quasi nulla.. non saprei spiegarvi come so queste  cose, ma le so e basta-

-Vi sta così a cuore la sorte di un perfetto sconosciuto? Scusate la domanda Lady Chantal, ma lui cosa è per voi?

-Per me?!...-La domanda del giudice colse di sorpresa per fino la giovane ragazza, che non si era mai chiesta cosa fosse per lei il giudice. Per lei il giudice era come una figura di riferimento al quanto ambigua e misteriosa.
Tra tutti i giudici e le figure imperiali, il giudice Magister Gabranth aveva qualcosa che l'attraeva qualcosa di molto famigliare che in nessun modo la ragazza poteva ignorare.

Prima di dare una risposta rapida al giudice Zargabaath, Chantal volle pensarci un momento su.

-...lui è solo il mio mentore.Ha qualcosa di familiare.

-Scelta al quanto singolare la vostra My Lady. Quello che posso dirvi su Gabranth ve l'ho già fatto presente. Lui è solo a questo mondo. 


L'ultima frase detta dal giudice Zargabaath scosse non poco la coscienza di Chantal, anche lei era sola al mondo e forse proprio per questo motivo si sentiva così vicina al giudice Gabranth.

-È come dite, Giudice Zargabaath.... Vogliate scusarmi, ma dovrei andare. 

-Chantal andate pure, non vi trattengo. La prossima volta che ci incontreremo spero avremo di che parlare io e voi. Questo sempre se lo vorrete.

Gli disse maliziosamente Zargabaat rivolgendosi educatamente verso Chantal, facendole una piccola riverenza, chiedendo alla ragazza se mai un giorno in futuro lei gli avrebbe concesso un occasione per vedersi da soli.

Per Chantal la cosa non era assolutamente fattibile, anche perchè uno non rientrava nei suoi piani e due lei non ricambiava i sentimenti del giudice.
La bella Chantal si era accorda si da quando aveva avuto l'occasione di conoscere i vari giudici tra cui anche Zargabaath, che quest'ultimo aveva nei suoi confronti un certo interesse che manifestava con particolari attenzioni soprattutto nei suoi riguardi.

Avvolte questo modo di fare di  Zargabaat divertiva Chantal mentre altre volte invece innervosiva non poco il giudice Gabranth, il quale non era affatto contento di tutte le attenzioni che Zargabaath dava alla sua assistente.

Da quando si erano conosciuti Gabranth e Chantal erano molto in sintonia anche se i primi tempi il giudice non poteva in alcun modo vedere la ragazza, la percepiva come un peso inutile che avrebbe solamente creato problemi rallentandolo nel suo lavoro.
Pensava che la ragazza non era altro che una bella statuina, ma dovette ricredersi subito, quando imparo a conoscere meglio Chantal.

Gabranth si era meravigliato non poco, nel vedere con quanta facilità Chantal riusciva a capirlo. Il giudice aveva notato le capacità al quanto insolite e speciali della ragazza oltre a capirne il suo grande potenziale.

Il giudice Magister aveva così deciso di prenderla sotto la sua ala e di farla diventare la sua pupilla. Chantal era l'unica che riusciva a vedere com'era realmente il giudice anche senza quella maschera che ora mai da tanti anni portava.

Anche se non aveva mai mostrato il suo viso alla sua assistente fin da quando l'aveva conosciuta, Gabranth temeva che se mai un giorno le avrebbe mostrato il suo vero volto, Chantal avrebbe visto ciò che lui per tanti anni aveva così disperatamente dimenticare.

Portava sempre quel elmo con lei ed aveva anche preso questa "insolita decisione" perche voleva mantenere a tutti i costi un distacco da lei.
   
Gabranth si era sempre sentito attratto da Chantal, più tempo passava con lei e più questa attrazione fisica cresceva. E proprio evitare che questa cosa potesse in qualche modo distrarlo da quella che erano i suoi doveri e i suoi obbiettivi, tra cui la vendetta, decise che si sarebbe fatto aventi con Chantal solamente quando avrebbe sistemato una volta per tutte suo fratello, rinchiudendolo di nuovo in quella oscura prigione in cui l'aveva tenuto per due anni.

Una volta che Chantal ebbe salutato il giudice Zargabaath incamminandosi per i corridoi del palazzo imperiale, qualunque persona incontrasse Chantal la salutava ammirandone silenziosamente la sua bellezza.
Tra i corridoi Chantal incontrò per caso il giudice Drace con il suo protetto il principe Larsa, il giovane principe notando l'assistente del giudice Gabranth decise di andarle incontro e salutarla.

-Lady Chantal  è un piacere incontrala. -Vece il giovane principino di casa Solidor mentre accennava un piccolo inchino alla ragazza.

-Lord Larsa è un piacere anche per me rivederla.-ricambiò la giovane sorridendo al giovanotto, ma poi il suo sguardo superò il giovane principe è andò a posarsi su quello del giudice Drace.
Una donna dall'espressione dura quanto arcigna, quella donna non le era mai piaciuta.

-Giudice Drace... ci siete anche voi... da quanto tempo.- noto la ragazza con tale entusiasmo che non si capiva se era felice di rivederla o meno.

-Ci siamo visti appena qualche giorno fà Lady Chantal... o dovrei chiamarvi con il vostro nome completo  Ashanti Amaya Asha Asherah Ashara Aschen Cenere Chantal Von Rosen... come vedete o buona memoria diversamente da voi.

-Chantal va più che bene Giudice Drace. Voi non mancate mai di riprendermi vedo.

Vedendo la piega che la situazione stava prendendo tra le due donne, Larsa decise di intervenire e cambiare argomento.  Decise di chiedere a Chantal se sapeva delle nuove notizie riguardante il regno di Dalmasca.


-Lady Chantal avete saputo le nuove notizie  che sono giunte qui a palazzo che riguardano Dalmasca?

-Si, ne sono stata informata. So che vostro fratello Lord Vayne è stato da poco eletto console le mie congratulazioni. Ho saputo anche che durante il banchetto di benvenuto il palazzo è stato attaccato dai ribelli.

-Vedo che sapete. Io sono abbastanza dispiaciuto per i disordini che si sono venuti a creare.
Vorrei che la questione si risolvesse nella maniera più pacifica possibile senza avere perdite... abbiamo perso già abbastanza.

-Lord Larsa le vostre parole di pace giungono sorde ai dalmaschi. Come potete pretendere che vi ascoltino se ai loro occhi siete gli invasori, coloro che hanno portato la guerra nel loro regno?
La mediazione per quanto pacifica sia assieme alle vostre "buone intenzioni" non serve poi a molto... la dove capiscono le cose solo con la forza... capite ogni vostro tentativo risulterebbe inutile a coloro che non vogliono capire. Così è il popolo di Dalmasca.

-Chantal io non sono convinto di quello che voi dite, penso che si possano trovare altre soluzioni.

-Vostra maestà siete ancora troppo giovane per capire determinati meccanismi se non li avete vissuti sulla vostra pelle. La vostra innocenza va solo di pari passo con i vostri ideali... ma se volete rendere le cose più concrete allora impegnatevi nel divenire il prossimo imperatore...  Vedete con le sole parole possono servire avvolte ma con quelle non si arriva da nessuna parte... serve agire e fare i fatti.
Vostra maestà credetemi se lo dico ma in futuro sarete chiamato a prendere delle decisioni che molte volte non saranno condivise... ma saranno il male minore rispetto ad altre.

Chantal pronunciò parole dure ma decise e risolute allo stesso tempo. Parole di chi in passato di era trovato a dover adottare ed usare quel tipo di atteggiamento, Chantal era da sempre abituata ad avere  e prendere decisioni quel tipo di comportamento.

-Le vostre sono parole che terrò sempre ben presenti in qualsiasi cosa io faccia. Non metto in dubbio che ci si ritrova a stare in una posizione di comando sia per via delle circostanze costretto a prendere tali decisioni per il bene comune, io vorrei poter trovare altre alternative a questo se ve ne sono.

-Non sono del vostro parere Lord Larsa.

-Evidentemente avete una visione al quanto distorta e ridotta di quella che può essere la realtà che vi circonda.

-Giudice Drace con avete alcun diritto nel parlarmi in questo. Limitatevi a fare il vostro dovere in quanto tutore di Lord Larsa, il vostro incarico è quello! Per tanto il vostro compito non è quello di giudicare il mio... voi siete come una cagna in attesa degli ordini del suo padrone.

Quell'ultima frase di Chantal fu come uno schiaffo in pieno viso per il giudice Drace che per un attimo perse la lucidità e in preda alla rabbia cercò di dare alla giovane maleducata uno schiaffo che Chantal prontamente evito afferrando il polso del giudice.

Tutto avvenne in un lampo, Drace non si spiegava come aveva fatto quella ragazza ad intuire e bloccare la sua azione. Chantal aveva assunto un atteggiamento totalmente diverso rispetto a qualche minuto prima, ora sembrava totalmente un'altra persona.

Per un solo momento Chantal desiderò poter far valere chi era, ma ricordando quale era ora la sua pozione si trattene dal fare qualche gesto sconsiderato. Non poteva buttar via due anni di duro lavoro per essere diventata quello che era per un commento di uno stupido giudice archadiano.

-Qui voi non siete nessuno! Voi non avete alcun titolo dalla vostra... quindi moderate i toni.

Drace ricordò ad Chantal che lei non aveva titoli e non aveva di certo una posizione che contava e che se si trovava li era dovuto all'imperatore senza del quale lei era nessuno.
Ma Drace non sapeva quanto si sbagliava sul conto di Chantal... soprattutto riguardo ai suoi titoli.












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Ragazzi e ragazze rieccomi qui dopo tanto tempo dalla pubblicazione di TU CHE INARGENTI LE SABBIE DEL DESERTO... sono passato 5 anni dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo.
Ma con questo nuovo capitolo le avventure di Chantal riprendono da dove si erano fermate. E per la felicità di tutti in questo capitolo veniamo a sapere il nome completo della nostra eroina e qualche cosa in più su che tipo di rapporto abbia con i giudici... chi sa che cosa scopriremo nei prossimi capitoli.
Se la storia vi è piaciuta lasciate un commento e fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 8
*** Alcuni anni fa/ Passato ***


*Passato- 4 anni prima della caduta di Dalmasca * 



Rabanastre 700 Alto Valendiano, 

Rabanastre quattro anni prima della caduta del regno e la morte di Raminas, durante un giorno della stagione delle piogge, più precisamente un pomeriggio di un giorno come tanti la principessa Ondine se ne stava su una terrazza delle torri più alte del palazzo.
Più precisamente una delle aree del palazzo che erano ancora in fase di ristrutturazione. Il luogo era abbastanza tranquillo, da qualche tempo i lavori di restauro si erano interrotti  causa della stagione piovosa.
Ondine trovava quel posto molto adatto a lei, perchè era lontano dalla corte e dai continui pettegolezzi che continuamente circolavano su di lei e la famiglia reale.

La giovane principessa stava riflettendo tra se su perchè le avessero dato così tanti nomi, e per di più tutti legati alla dea dell'acqua. Suo padre le aveva raccontato che era nata durante uno di quei giorni della stagione piovosa, ed era stata chiamata così in onore a quelle divinità.

Ondine spesso si chiedeva come doveva essere sua madre, aveva spesso chiesto a suo padre o ad altre persone, ma stranamente nessuno sapeva risponderle bene. Gli dissero solo che era la figlia di una cortigiana, ma dal modo in cui molti gli e lo raccontavano, sembrava che suonasse più come una bugia che come la verità.
Qualcuno addirittura aveva detto che non era nemmeno una figlia illegittima di una concubina, ma solo di una povera orfanella adottata da sua maestà visto che l'unico erede che le rimaneva poteva non sopravvive e vista anche l'avanzata età del re, far nascere un altro erede era quasi impossibile.

Il cielo era quasi nero, coperto da grossi nuvoloni neri, che non facevano passare neppure un raggio di sole, molto presto su Rabanastre si sarebbe abbattuto un violento acquazzone.

L'umore della principessa Ondine quel giorno non era dei migliori, anzi rifletteva esattamente le condizioni climatiche di quella giornata.
La giovane amava le giornate calde e solari tipiche del clima desertico di Dalmasca a differenza di quei giorni così cupi e grigi della stagione piovosa.
La principessa buttò un'occhiata all'immensa città di Rabanastre, incurante di tutti i suoi problemi, non le sembrava neppure che la guerra li stava travolgendo.

Nel frattempo per tutto il palazzo, la corte e in particolar modo le guardie sembravano essere in subbuglio, la principessa Ondine era sparita e non sembrava trovarsi da nessuna parte.

Vossler era quasi sul punto di perdere la pazienza, da diverse ore non riusciva a trovare la principessa e sembrava che questa si fosse volatilizzata nel nulla. Il cavaliere aveva i nervi a fior di pelle e reputava quella ragazza una vera incosciente ben poco adatta alla vita di corte.
Mentre Basch, un amico e compagno d'armi di Vosler se ne stava tranquillo e abbastanza stoico in tutta quella situazione così agitata. Il capitano avvicinandosi a Vossler gli mise una mano sulla spalla facendogli sapere che si sarebbe occupato lui di trovare la principessa.

Vossler scosse la testa asserendo a Basch che stava viziando troppo la principessa e che quella non era una cosa buona, visto la sua posizione. Basch rispose che lo sapeva, ma era anche vero  anche il contrario cioè che lui era l'unico a cui la principessa dava veramente ascolto oltre il re e la famiglia reale.

Calmato il capitano Vossler, Basch si diresse a cercare la principessa, molto probabilmente il capitano già sapeva dove si nascondeva la ragazza.


Ondine se ne stava beatamente a contemplare la vista della capitale dalmasca, quando sentì avvicinarsi verso di lei alcuni passi e un rumore tintinnante di una armatura. Sapeva già di chi si trattava.

La ragazza si voltò di scatto verso il capitano Basch sorridendogli dolcemente, per nulla sorpresa della sua presenza, anzi era piuttosto felice di rivederlo.
Per quanto tutti gli altri provassero a cercare la principessa Ondine, questa non si faceva mai trovare stranamente mentre invece succedeva sempre il contrario quando si trattava del bel capitano biondo.

-Vostra Maestà, Lady Ondine non dovreste essere qui, giù tutti vi stanno cercando.- asserì Basch avvicinandosi.

-Per favore chiamatemi Nereide... Ondine mi chiamano già tutti gli altri.- disse la principessa abbassando lo sguardo per un secondo di fronte al cavaliere.

-Già che mi avete trovato... non vi dispiace se vi chiedo di restare un altro po' qui con me...non voglio ancora tornare giù.- disse la principessa arrossendo in volto, fissando negli occhi il bel cavaliere.

La dolcezza di quella richiesta suonava a Basch quasi come una supplica. Il cavaliere si preoccupava molto per quella ragazza, ma soprattutto sapeva sempre che difficilmente gli avrebbe detto di no, se la richiesta non era irragionevole...ed alcune volte lo era, e si era spesso trovato a dirle di no con grande disappunto della stessa.
Disappunto che durava brevemente, per Ondine non riusciva mai ad avercela con Basch, ed era risaputa la "simpatica" della principessa nei confronti del cavaliere.

Ma ancora una volta Basch si trovava costretto a dirle no e a ricordarle quali erano i suoi doveri come principessa.

-My Lady vi ricordo quali sono i vostri doveri.- le disse con una certa autorità il cavaliere cercando di mantenere un tono tranquillo e calmo, facendo attenzione a non urtare la ragazza.

-Come se non nè avessi già abbastanza!- disse Ondine emettendo un lungo e profondo sospiro, riprendendo poi a parlare.

-Ho sempre fatto tutto quello che mi dicevano... la mia educazione non è come quella di Ashe e si sa... lei diventerà un giorno regina ed io...- la ma frase si interruppe Ondine non osava andare oltre.

-Voi, vi ergerete come difensore di Dalmasca, al comando dell'Ordine. Adesso non potete capirlo siete ancora troppo giovane, ma vostro padre, il re vuole il meglio per voi, e visto i doni di cui gli dei vi hanno fatto dono, è meglio che voi impariate a padroneggiarli tutti.- le ricordò Basch.


-I mie poteri...i sacerdoti trovano "la mia magia strana", per loro è qualcosa di nuovo.- aggiunse la principessa guardando negli occhi il soldato.

-Voi siete il "Bagliore Bianco"... è un giorno con la vostra magia diventerete la più grande "maga" che Ivalice abbia potuto vedere. Sarete in grado di compiere grandi opere. - le disse il cavaliere augurando alla ragazza un futuro bello e radioso, ma per qualche strano motivo Ondine non sembrava così convinta.

-Ciò che desidero è la libertà. Non la fama o la gloria.- disse la ragazza buttando un occhiata sulla città dalmasca, ma allo stesso tempo Basch capiva bene il desiderio della ragazza, ma la sua posizione era un'altra.

-Ora però dobbiamo andare! Non volete far innervosire Vossler o qualcun'altro più di quanto non lo siano già. - la esorto Basch porgendole la mano, gesto che Ondine non rifiutò accettando di buon grado.

-Sapere che Vossler  perdesse così la calma, non me lo aspettavo proprio, anche se ammetto che è molto autoritario. Più di voi. Se fosse per lui mobiliterebbe l''intero ordine per cercarmi. Nè sono lusingata...- Scoppio in una risatina la principessa mentre guardava Basch soddisfatta della sua "marachella".

Ondine adorava far arrabbiare Vossler ogni volta che ci riusciva, il capitano perdeva sempre la sua compostezza tipica del soldato e puntualmente la situazione finiva o con l'intervento di Basch o una sonora paternale da parte del capitano Vosler e poi dello stesso re.

Basch ora mai aveva capito per quale motivo la principessa faceva queste cose, quello che più desiderava essere più libera, ma ciò nonostante non poteva lasciar correre, quella era anche una mancanza di rispetto nei confronti di persone come lui e Vossler che stavano semplicemente cercando di fare il suo lavoro.

-Maestà non è una cosa, questa di cui andare fieri. Cercate di mostrare più rispetto! Il vostro comportamento è una mancanza soprattutto di riguardi verso persone come me e Vossler che stanno semplicemente facendo il nostro lavoro. Per noi non è semplice come lo è per voi. -Ribadì l'uomo con una certa durezza che fece passare a Ondine tutta la voglia di scherzare, non le piaceva affatto vedere così il capitano.

-Cercate di comportarvi in maniera più sensata. Non siete una di quelle sciocche dame di corte, da voi mi aspetto che siate migliore e che diate il buon esempio.- Aggiunse l'huma con una certa gravità nel tono di voce, Basch non poteva tollerare un simile comportamento nella sua principessa, poteva aspettarselo dalle altre dame di corte ma non da lei.

Ondine avverti un'ondata di gelo fra lei e il capitano, quella volta doveva veramente aver esagerato. La giovane percepì nell'uomo un certo fastidio per le sue parole e anche del rammarico, lo sentiva deluso e rattristato da un simile comportamento che non si aspettava potesse venire da lei. 
La distanza tra i due sembrava aumentare ad ogni istante, e l'aria spensierata della giovane principessa era di colpo sparita, non c'era più voglia di ridere.

Ad un tratto, poco prima di scendere le scale, Ondine si fermò di improvviso e fisso la figura del capitano qualche scalino più sotto di lei. La principessa gli chiese una domanda alquanto strana.

-Capitano, come riuscite a trovarmi sempre?- domandò la ragazza.

Il capitano Basch la guardo per qualche istante, poi sospirando rispose che ormai la conosceva bene e sapeva come era fatta, quindi certe cose non lo sorprendevano più.

-Vi conosco da quando avevate poco più qualche mese e vi ho vista cresce, certe cose ormai non mi sorprendono più... siete incredibile già di vostro.-

-Vi sorprenderà sapere Capitano che non si può mai sapere come sono fatte infondo le persone. Io nè so qualcosa. Dalmasca è un piccolo regno, ma con una storia di tutto rispetto alle sue spalle... eppure...non è detto che un solido regno come questo possa esistere a lungo. Così come tra nostri alleati posso anche esserci dei traditori... e tutto questo mentre noi siamo ignari di ciò.- 

Basch capiva bene il discorso della principessa ma non sapeva bene a cosa la ragazza si stava riferendosi con la massima espressione di serietà di pinta sul volto. Quell'espressione che aveva imparato a riconoscerla bene...domandandosi tra se il soldato si chiedeva se non fosse un'altra delle profezie "nefaste" della principessa. 
Uno strano potere al quanto temuto da tutti, persino dallo stesso re, per tanto quando ciò accadeva la principessa non sapeva spiegare bene l'origine delle sue parole, rispondeva solamente che le cose stavano così e che così sarebbero state.
Un potere terribile a detta di tutti.

-Maestà voi avete ragione. Più di tutti voi avete il dono di capire chi mente da chi dice la verità.... ma qui siete circondata solo da persone che vi vogliono bene e voglio solo ed esclusivamente per voi il vostro bene.- cercò di rassicurarla il capitano, ma Ondine non ne era convinta.

-Non mentirmi Basch! -Disse la principessa guardando negli occhi il capitano.

-Conoscete quale è il mio potere e quasi sono i miei "doni". Le vedo tutte quelle persone a corte che fanno continui confronti tra me e mia sorella, mentre poi mi riempiono di lusinghe e sorrisini.  Non fanno altro che lodare le mie capacita quando poi alle mie spalle temono "i miei poterei".
Hanno addirittura pensato che io possa essere la figlia di nessuno, come se essere la figlia illegittima di una concubina fosse non fosse abbastanza.-  Disse sfogandosi la principessa di tutta quella situazione.

Basch resto in silenzio, era inutile parlare le sue parole sarebbero risultate inefficaci, e anche volendole dare un abbraccio non poteva la sua posizione gli e lo impediva.
Tutta quella situazione ad Ondine le aveva fatto ricordare un vecchio episodio della sua infanzia quando la giovane aveva all'incirca 9 anni.


Era un giorno qualsiasi e Ondine si trovava nella biblioteca reale, tra antichi scaffali pieni di libri impolverati ed antiche e preziose pergamene, quando tra queste trovo una pergamena sigillata in un antica teca.

L'antico documento raccontava le gesta del suo antenato, il re dinasta Raithwall
e di come gli Dei soddisfatti del suo operato gli donarono il "Bozzolo celeste"
in modo che lo custodisse e lo proteggesse.
Nessuno sapeva cosa contenesse, nemmeno lo stesso re, gli dei accennarono solamente che il bozzolo conteneva un essere dai poteri di un dio.

La storia aveva così tanto colpito la fantasia della principessa Ondine che anche col passare degli anni, non aveva mai dimenticato quella storia interrogandosi cosa il "Bozzolo celeste" contenesse.
La principessa si immaginava che da qualche parte in quell'antico palazzo, si nascondeva la stanza in cui , i suoi antenati avevano celato il bozzolo. Per anni la principessa aveva girato il palazzo reale alla ricerca della stanza del bozzolo, ma non aveva mai trovato nulla. 
Col tempo Ondine iniziò a farci la mano, e questa sua iniziativa di girare per ogni angolo sperduto e da tempo dimenticato del palazzo divenne un'abitudine della ragazza.

Ondine così sopperiva alla sua mancanza di libertà, che una del suo status doveva sopportare. La principessa era convinta che quando avrebbe trovato l'antico tesoro, qualcosa sarebbe cambiata. 

E mentre ancora era assorta da questo ricordo, la principessa si ricordò della presenza del Capitano Basch che per tutto il tempo l'aveva silenziosamente osservata.
Il capitano esortò, ancora una volta, la ragazza a tornare dagli altri, giù a palazzo. Ondine fece un cenno col capo, mentre scese gli ultimi gradini raggiungendo così il capitano infondo alle scale.
Lungo tutto il percorso la ragazza rimase zitta fissando per lungo tempo la schiena del cavaliere, la sue spalle large e i lunghi capelli biondi che qualche ciocca ribelle gli scendeva lungo la fronte.
I capelli del cavaliere si muovevano ad ogni passo di quest ultimo e Ondine amava ammirare la di quel figura muoversi con tanta decisione.

Tante domande e pensieri invadevano la mente della principessa e tutti avevano come unico punto di riferimento il bel capitano. Basch era una figura che catturava volto l'attenzione di Ondine, che trovava da sempre quel l'uomo un esempio ed un modello d'ammirare e seguire.
Non era un caso se Basch era il suo preferito e anche quello di suo padre, tra i cavalieri al suo servizio. Egli incarnava non solo il cavaliere modello dedito ai suoi doveri ma anche un modello d'uomo e di eroe che tutti amavano.
La fama di Basch era così tale che nonostante le sue umili origini tutti lo consideravano un mito. 

Per quanto Ondine conoscesse il capitano Basch, molte cose di lui, le erano precluse. La principessa conosceva del capitano solo gli aspetti che riguardavano il soldato e il capitano dell'Ordine qual era, ma non quelli del uomo che si celava dietro l'armatura.
Del cavaliere Ser Basch Von Ronsemburg Ondine conosceva molte cose, ma come uomo non ne aveva la più pallida idea di come poteva essere. Anche se qualcosina poteva intuirla grazie a vari aspetti che il cavaliere mostra e grazie anche ai suoi poteri la principessa poteva capire il come era fatto il capitano.



E dopo tanti mesi eccoci qua, ad un altro capitolo di Tu inargenti le sabbie del deserto.
In questo capitolo possiamo ammirare una certa Ondine diversa da quella che successivamente diverrà. Abbiamo anche nello stesso capitolo anche lo stesso Basch e sinceramente mi piace vedere come si delineerà il rapporto tra i due.
Per adesso come dire è poco approfondito anche se non manda da parte di Ondine mostrare un certo interesse per il nostro bel capitano, che per adesso non sembra avere altro per la testa che fare il suo dovere...
Vi aspetto al prossimo capitolo.

Daistiny
















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Capitolo 9
*** Doppio gioco ***



Doppio gioco- La verità si nasconde nell'ombra

*Presente - Archades 706 Alto Valendiano *

Dopo l'ennesima provocazione da parte del giudice Drace, Chantal si limitò solo a lanciare uno sguardo carico d'odio a quella donna, che poco sopportava.
La ragazza aveva sempre l'impressione che Drace la squadrasse sempre dall'alto verso il basso ogni volta che l'incontrava.

A Chantal quella donna non era mai piaciuta e da quello che poteva percepire non era un bel pensiero. Eppure loro due erano tra le poche donne a ricoprire due posizioni tipicamente maschili. 

L'assistente di Gabranth aveva come l'impressione che Drace la stesse tenendo d'occhio e aspettasse un suo passo falso per poterla mettere in difficoltà. Quello screzio tra le due, la dalmasca già teneva in conto che sicuramente Gabranth l'avrebbe ripresa di nuovo per la sua mancanza di rispetto nei confronti di Drace.
Non le sarebbe piaciuto, ma era più forte di lei rispondere in maniera irriverente a certe persone che le risultavano indigeste.

Drace aveva nei confronti dell'assistente di Gabranth continui sospetti, soprattutto perchè era certa che il viso della ragazza le fosse in qualche modo familiare ma non ricordava dove e quando l'aveva potuto conoscere.

Chantal guardò ancora una volta con un certo disprezzo la donna e con una scusa cercò di allontanarsi da lei, aveva alcune ore libere, visto che l'allenamento con il suo giudice era saltato e di conseguenza i vari impegni legati a lui, di certo non aveva alcuna voglia di sprecare tempo prezioso litigano con quel giudice donna. Sapeva anche che più tardi nel pomeriggio Gabranth gli avrebbe fatto recuperare l'allenamento, quindi doveva farsi trovare pronta.

Quella mattina Chantal aveva trovato il capo della nona divisione più strano e nervoso del solito, anzi non era riuscita a capire anche leggendo i pensieri e le emozioni del giudice quale fosse il motivo scatenate di quelle emozioni.
La ragazza ne era rimasta molto turbata e sentiva chiaramente che qualcosa non andava.

Nelle ultime ore della mattina, Chantal non aveva fatto altro che ricevere informazioni e rapporti riguardanti Dalmasca, era stata per lei uno sforzo leggere e tutte quelle notizie riguardanti la sua ex patria di cui non aveva un bel ricordo.
Il lavoro era lavoro e Chantal pur contro voglia aveva dovuto fare il suo dovere. Sperava che fra quelle notizie potesse esserci qualcosa di utile, ma tutte più o meno riportavano la stessa notizia, l'attacco della Resistenza al palazzo reale durante il banchetto in onore di Vayne.

Per quanto ella lavorasse nella sezione nona dell'Impero, molto spesso e più che volentieri evitava tutte le notizie che negli ultimi due anni riguardavano Dalmasca passando la lettura di tali informazioni ad altri assistenti di Gabranth.

Era ormai noto a Gabranth, l'odio che la sua personale assistente avesse per Dalmasca ma ciò nonostante la riprendeva molto spesso quando notava che la ragazza non era informata sulle ultime novità riguardo il Dalmasca e la sua situazione, negli ultimi due anni la popolazione dalmasca aveva creato non pochi problemi soprattutto perchè si sospettava che tra loro si nascondessero degli oppositori e il giudice aveva ricevuto il compito di scoprire ed eventualmente sopprimere questi rivoltosi.

Lasciatasi alle spalle il giudice Drace, Chantal si diresse verso gli uffici della nona divisione, dove era stata incaricata di prelevare gli ultimi rapporti riguardanti le  notizie provenienti dai vari informatori che da diversi giorni erano tornati ad Archades per fare rapporto.

Dopo circa dieci minuti passati  camminare tra i vari corridoi del palazzo imperiale, Chantal si trovo finalmente negli uffici della nona divisione, alcune persone che lavoravano lì vedendola la salutarono e la ragazza ricambiò il saluto.

Dopo alcuni metri  si  era ritrovata d'avanti in una stanza nel quale si trovavano gli i rapporti che i vari informatori le dovevano consegnare. I rapporti erano stati già consegnati qualche ora prima, e la ragazza doveva solamente prelevarli, essi trovavano in un grosso scaffale divise per ordine di importanza.

Chantal cerava i rapporti che coprivano l'arco di tempo di una settimana  ,  soprattutto i rapporti che riguardavano il territorio dalmasco, il livello di segretezza  di questi documenti era tra i più alti.
Solitamente l'archivio in cui venivano recapitati ed eventualmente conservati i rapporti e i verbali,  era sempre sotto a stretta sorveglianza, i controlli erano complessi.
Solo poche persone potevano accedervi, soprattutto se queste persone erano in qualche modo collegate  direttamente ai giudici. Il livello di segretezza dei documenti che stava cercando Chantal, erano tra quelli di massima segretezza. E portare fuori da quegli archivi quei documenti era fuori questione.

La ragazza sapeva che doveva trovare un modo per averli.. avrebbe fatto poi delle copie all'insaputa di tutti. Per lei era facile entrare nell'archivio e prendere quei documenti, essendo l'assistente personale di Gabranth.
Sarebbe bastato dire che al giudice servivano quei documenti, per un controllo per fare in modo che le guardie l'avrebbero fatta passare. Chantal mise anche in conto che doveva anche inventarsi una scusa convincente con il giudice per giustificare la sua azione.

Gabranth non era un tipo che si faceva facilmente prendere in giro,  come potevano essere le altre persone, Chantal sapeva che presto o tardi il giudice gli avrebbe chiesto della visita negli archivi, quindi stava giù pensando a cosa potergli dire.

Lei non aveva mai mostrato molto interesse per le questioni di Dalmasca e dei rivoltosi, anche se per la posizione che ricopriva doveva essere sempre ben informata. Molto probabilmente Chantal avrebbe usato questa scusa con il giudice... anche se al riguardo avrebbe alcuni ripensamenti.

Portati fuori i documenti dall'archivio, la dalmasca cercò un posto appartato in cui poter consultare i documenti e se mai fare delle copie, tramite un dispositivo tecnologico di sua invenzione che aveva provveduto a brevettare ai laboratori Draklor.

L'aggeggio in questione era un piccolo dispositivo elettronico a schermo piatto che sfruttando la magia da cui era alimentato, funzionava come archivio di immagini e documenti che una volta scannerizzati venivano convertiti in file sul dispositivo, il quale era a tutti gli effetti un'archivio multimediale ed interattivo.
Il dispositivo  volendo poteva anche funzionare d'apparecchio comunicativo che sfruttava le interferenze magiche del Mystes.

Chantal spesso se ne serviva per varie mansioni, l'usava molto spesso quando andava a caccia di ricercati. Sul dispositivo registrava la preda, le informazioni che lo riguardavano, la ricompensa, con tanto di foto allegate vicino, prima della cattura e dopo.
Era un'apparecchio molto comodo e versatile, aveva anche la funzione di sveglia e di agenda elettronica con quale Chantal segnava tutti gli allenamenti con Gabranth gli orari di lavoro con lui e quelli del laboratorio Darkolor.
Con questo dispositivo riusciva ad organizzarsi nel dettaglio la sua vita e il suo tempo, senza il quale di sicuro non sarebbe riuscita a tener fede ai suoi impegni.

Ci volle quasi un'ora e mezza per scannerizzare e salvare tutti i documenti, tutta l'operazione si  svolse senza grossi intoppi. Finito di copiare i documenti, Chantal riportò i rapporti al proprio posto.
Una delle guardie che sorvegliava l'archivio chiese alla ragazza se i documenti fossero stati utili, prontamente Chantal fece cenno col capo, la quale poco dopo si appresto a rimettere a posto i vari fascicoli, dopo di che decise di tornarsene a casa.

La sua giornata  non era giunta al termine, mancavano svariate ore prima che arrivasse sera eppure, la ragazza stava vivendo dentro di se una forte tensione al quale ora mai da quasi due anni provava ogni volta che aveva a che fare con i giudici.
Era come andare sulle montagne russe, un passo falso e Chantal poteva dire addio al raggiungimento suoi progetti.
Per quella mattinava la ragazza riconobbe di aver appreso varie cose interessanti, ora voleva solamente tornarsene a casa e leggere le copie dei documenti che aveva prelevato qualche ora prima.

Presa la propria aereonave dall'aerodromo del palazzo imperiale, Chantal si diresse verso i quartieri alti dove da ormai abitava insieme a Brace, il suo coinquilino.
Quel giorno Brace era fori, come generale e soldato Archadiano, egli era tenuto ad osservare dei precisi orari al quale non poteva in nessun modo mancare.
La convivenza tra Brace e Chantal era molto tranquilla. Brace era una persona molto positiva e solare con il quale Chantal si trovava molto in sintonia.
Nel tempo poco libero Brace se gli era possibile accompagnava Chantal in qualche sua caccia ai ricercati su e giù per l'intera Ivalice. La cosa non dispiaceva affatto a Brace, il quale aveva una scusa per staccarsi dal suo lavoro di soldato.


Ci vollero quasi mezzora per arrivare di fronte ad un imponente grattacielo, uno dei più alti di tutta Archades se si escludeva il palazzo imperiale. Chantal abitava ad uno dei piani più alti, insieme al suo coinquilino, quando la ragazza rientrò in casa si accorse dell'assenza di quest'ultimo.
Con molta probabilità Brace doveva essere ancora al lavoro.

-Meglio così...- pensò Chantal mentre entrò nel suo appartamento, guardandosi in giro, buttò la sua borsa su divano in soggiorno, poco vicino all'ingresso.
Dopo di che si butto stanca su un grosso puff a pochi centimetri dal divano su cui aveva lanciato le sue cose.

Finalmente era a casa e poteva rilassarsi, non c'era nessuno che la disturbasse come in vece accadeva quando stava al palazzo imperiale, la quale era sempre vigile, attenta ad ogni cosa che la circondava.
Soprattutto doveva sopportare lo gradevole svantaggio che gli comportavano i suoi poteri. Avere a che fare sempre con i giudici, soprattutto leggere continuamente i loro pensieri e le loro emozioni, volontariamente o no alla lunga stancava molto Chantal, la quale di suo era giù stanca nel mantenere un'atteggiamento guardingo verso qualunque imperiale.
Figuriamoci tenere a bada le forti emozioni che i Giudici Magister le provocavano, per Chantal era una fonte di stress continua, che mal volentieri sopportava da due anni a questa parte.

Fortunatamente non tutti i Giudici Magister erano cosi. Gabranth era un tipo più tosto tranquillo e tollerante se non gli si dava motivo per farlo arrabbiare, cosa che con Chantal capitava fin troppo spesso.
Questo perche a detta di Gabranth, Chantal non sapeva stare al suo posto, e tra i due le liti erano molto frequenti. Soprattutto perche a Gabranth non tollerava in alcun modo che venisse messo in difficoltà di fronte agli altri giudici.

Già di suo Gabranth faceva molta difficoltà a relazionarsi con gli altri giudici, che apertamente lo disprezzavano, sottolineando anche in modo poco velato quanto egli fosse fuori posto rispetto al loro e tutto questo per via delle sue origini.
Con gli anni Gabranth aveva imparato a non darvi peso, soprattutto anche perchè egli non nutriva nessuna stima per i suoi colleghi fatta ad eccezione di Drace e Zargabaath i quali erano gli unici con cui riusciva ad avere un dialogo civile.

Anche Chantal come Gabranth più o meno riceveva lo stesso trattamento da parte degli altri giudici, i quali venivano disprezzati allo stesso modo da Chantal.
Fatta ad eccezione di Zargabaath e dello stesso Gabranth.

Chantal una volta a casa potè finalmente rilassarsi, e guardarsi in torno. Il soggiorno era come sempre in ordine, nessun soprammobile o altro oggetto era fuori posto.

Il soggiorno era molto ampio sulla sinistra vi era un ampia vetrata dal vale si osservava in tutto il suo splendore la città di archades.
I mobili che arredavano la stanza erano molto semplici e dal designer molto moderno, diverso rispetto al gusto archadiano. I color poi erano tutti sui toni del sabbia o del beige.
Erano presenti anche dei dettagli in legno come una grossa cassapanca appoggiata lungo tutta la pare, sulla quale vi erano poggiati diversi vasi in ceramica bianca e qualche grosso libro, che nel tempo libero Chantal amava leggere.
Al centro della stanza si trovava un grosso tavolino in vetro ed acciaio, e poggiato su di esso vi stavano vari oggetti. D'avanti al tavolino si trovava un grosso divano ad elle color sabbia e su di esso sparsi in giro c'erano vari cuscini bianchi, tra cui la borsa che Chantal aveva appoggiata appena era entrata.

Sulla sinistra si trovava il puff color fango su cui si era seduta Chantal. Di fronte a lei si trovava la vetrata che dava sulla città. Archadiana, mentre tra questa e una delle estremità del divano  vi era un tavolo rotondo di modeste dimensioni in torno al quale vi erano quattro sedie di vimini intrecciato su cui erano poggiati dei cuscini finemente decorati. 

Vicino al tavolo c'era una grossa lampada ad arco in metallo, mentre le tende della enorme vetrata erano bianche. Per l'intero soggiorno poi non potevano mancare delle piante  sparse in giro, alcune poste vicino al tavolo accanto alla vetrata e altre  piante si trovavano vicino al puff color fango.

A due metri distanza dal divano ed annesso il soggiorno, più precisamente alla sua destra si trovava la cucina, la quale era molto moderna, i suoi scaffali erano tutti color sabbia, della stessa tonalità dei mobili del soggiorno. 
Alcune parti della cucina invece erano in acciaio, come i fornelli, le maniglie e il lavabo.
La cucina era a forma di elle, con annesso un tavolo da colazione che fungeva anche da penisola, vicino ad esso vi erano poi due sgabelli alti in legno.

L'appartamento di Chantal era molto spazioso, comprendeva oltre al soggiorno e alla cucina, un enorme bagno, la camera da letto di Chantal, quella di Brace, una stanza per gli ospiti, una piccola biblioteca ed altre stanze più o meno impotanti..

Chantal stette diversi minuti distesa sul puff nel quale il suo corpo sembrava esser sprofondato per quanto vi si fosse buttata di peso, gli occhi erano rivolti verso il soffitto e la testa con i suoi pensieri era altrove.
D'avanti a se Chantal già stava immaginando quanto tempo avrebbe impiegato per leggere e memorizzare i rapporti che aveva preso dall'archivio. I  rapporti ed i verbali erano più di una ventina, la maggior parte dei quali Chantal sospettava contenessero informazioni poco rilevanti rispetto a quello che cercava.

Erano quasi tre anni che stava ad Archades, è in tutto questo tempo Chantal come una pazza aveva cercato di raccogliere informazioni riguardo ad una certa persona. Ma fino a quel momento la sua ricerca non aveva dato l'esito sperato.
Non era certo la prima volta che Chantal trafugava dei documenti di massima sicurezza riguardanti le informazioni raccolte e diffuse dalla nona divisione e le ricerche che venivano svolte dei laboratori Drakolor.

Nel giro di due anni Chantal aveva messo le mani su molte informazioni di fondamentale importanza per l'impero archadiano. Non era stato facile per Chantal entrarvene in possesso, se fosse stata scoperta il duro lavoro di ricerca che aveva svolto in quegli anni sarebbe stato vanificato e la ragazza non poteva permettersi un simile risultato.

Tutte le informazioni sottratte all'impero archadiano oltre ad essere state salvate nell'apparecchio elettronico che Chantal portava sempre con se, erano state anche salvate in un altro dispositivo che la ragazza aveva provveduto a nascondere e di cui solo lei soltanto conosceva l'esatto nascondiglio.

Dopo essersi ripresa un po' Chantal si alzò dal puff su cui si trovava e si diresse in cucina dove si preparo un tè caldo. La ragazza aveva un forte mal di dovuto al suo potere, con cui da anni conviveva ormai.
Quello era uno dei suoi tanti segreti che si guardava bene dal dire, nessuno dove sapere di queste sue capacità, nemmeno Brace.
Nel frattempo che l'acqua raggiungesse il punto di ebollizione, Chantal iniziò a leggere e visionare il contenuto dei documenti che aveva sottratto all'archivio.

Il sistema di raccolta di informazione di Gabranth era molto efficiente, ed era una delle prime cose che Chantal aveva imparato e memorizzato riguardo al giudice. Insieme a questo, la ragazza aveva provveduto anche a memorizzare e stilare una lista di tutta la rete di conoscenze del giudice, con tanto di schedario di tutte le spie che Gabranth controllava.
La nonna divisione era uno dei dipartimenti più complessi e importanti di tutto il governo dell'impero. Conoscere i suoi segreti conferiva a chi si trovava al suo comando una posizione di superiorità rispetto a tutti gli altri.

Chantal sapeva bene che chi si trovava a capo di questa divisione, ovvero Gabranth era una di quelle persone da cui doveva tenersi bene in guardia. La ragazza era ben a conoscenza degli affari loschi di cui si occupava il giudice. 
Tante erano le volte in cui silenziosa osservava gli incarichi che il giudice riceveva e di cui non faceva alcuna parola.
Silenziosamente Chantal osservava tutto, sapeva bene di cosa era capace Gabranth e quanto poteva essere pericoloso, ma tuttavia il giudice non aveva mai dato segni di aggressività come invece lo mostravano gli altri.

La raccolta delle informazioni avveniva attraverso vari informatori o spie che Gabranth aveva disseminato per tutto il territorio di Ivalice, formando cosi una fitta rete di contatti. Ogni informatore che forniva rapporto, trascrivendovi sopra ciò aveva scoperto in una data zona, doveva inserire nel rapporto oltre data anche nomi delle potenziali sospetti e tutta una serie di dettagli, che dagli informatori passavano direttamente al giudice Gabranth il quale selezionava le varie notizie, da quelle meno importanti a quelle da trasmettere all'imperatore al Senato.

I primi dieci rapporti che Chantal lesse, parlavano tutti dell'attacco della resistenza al palazzo di Rabanastre durante il banchetto in onore della nomina di Vayne a console di Dalmasca.
Secondo quanto riportavano alcune fonti che avevano catturato, alcuni elementi della resistenza si erano infiltrati a palazzo mescolandosi alla servitù e che questi poi avevano fatto entrare i loro compagni portando così scompiglio durante i festeggiamenti.

Per quanto la lettura sembrava farsi interessante, Chantal interruppe la lettura per controllare l'acqua che aveva messo a bollire, che nel frattempo aveva raggiunto il punto di ebollizione.
La ragazza spense il fuoco e verso l'acqua, facendo attenzione a non versarne il contenuto al di fuori della  tazza che aveva precedentemente preparato, mettendovi una bustina di tè verde.

Chantal amava molto quella bevanda, che aveva il potere di farle calmare i nervi, intanto la cacciatrice di taglie riprese a controllare i documenti in circa due ore e mezza la ragazza aveva controllato più della metà dei rapporti.

Oltre all'attacco della resistenza, Chantal aveva scoperto che gli imperiali avevano catturato una donna, una certa Amalia che gli informatori avevano identificato come uno dei capi dei ribelli.
Il volto di Chantal in quel momento si oscurò, mentre una leggera sensazione di fastidio invadeva lentamente il corpo della giovane. Da qualche parte dentro di lei, Chantal sembrava stranamente essere contenta in qualche modo di leggere quella notizia.

In fine Chantal dopo più di tre ore di lettura, giunse finalmente all'ultimo verbale, che guarda caso risultava essere scritto dallo stesso Gabranth. Chantal non credeva ai propri occhi, tra i vari documenti che aveva preso ve ne era uno proprio del suo capo.
La ragazza fu subito incuriosita di leggere il documento con estrema attenzione, più di quanto avesse fatto con tutti gli altri. Chantal inizio a leggere il contenuto, ma mano che procedeva con la lettura del documento, più il cuore le iniziava a battere forte, che fosse vicino a quello che cercava?

Il rapporto di Gabranth, riportava di un interrogatorio fatto ad un detenuto speciale, nel cuore di quella che era una volta la Fortezza di Nalbina.
Il detenuto in questione era posto in una cella in isolamento nelle profondità della fortezza. 

Chantal si domandò perchè mai Gabranth si era spinto fin li per sottoporre ad un interrogatorio un detenuto sottoposto massima sicurezza. Che cosa voleva da questa persona?

Man mano che la lettura procedeva Chantal lesse qualcosa che la face letteralmente sbiancare. I sui occhi facevano difficoltà a leggere quelle ultime righe del rapporto.


...Detenuto n°303 Basch Von Ronsenburg...

 In cosa era incappata Chantal, se lo chiese anche la stessa. Leggendo quel nome Chantal non credeva ai suoi occhi, lui doveva essere morto da più di due anni. Ora invece saltava fuori che era vivo. Che storia era ora mai quella.

Chantal si sentiva nervosa ed agitata, non riusciva a credere o semplicemente non voleva crederci. Il mondo sembrava fermarsi e gli occhi della ragazza si sgranarono leggendo ancora una volta quelle righe e poi quel nome. 
Si sentiva mancare la terra sotto i piedi, aveva le vertigini e non sapeva spiegarsi il perchè ma qualcosa dentro di lei ora mai era scattato.

Il sangue freddo di Chantal le stava venendo a mancare, mentre leggeva sempre più sconvolta il verbale di Gabranth. L'interrogatorio era finito in nulla, non si era scoperto nulla riguardo alla misteriosa figura di Amalia.
Inseguito il rapporto riportava la fuga del detenuto ad opera di alcuni soggetti non identificati, non che della loro scomparsa.

Terminata la lettura, Chantal mise via i documenti e si prese del tempo per pensare riguardo a quello che aveva appena scoperto. Si prese una lunga pausa per pensarci su e riordinare i suoi pensieri e quello che fino a quel momento aveva fatto.

Finalmente aveva le prove che aveva disperatamente cercato, ma  ancora una cosa voleva capire, che ruolo giocava in tutto questo Gabranth e che cose che lo legava alla figura di Basch, un uomo che si era macchiato di una grave colpa.

Chantal ci pensò e man mano ricollego tutto quello che aveva saputo riguardo i movimenti Gabranth negli ultimi giorni, soprattutto quando aveva saputo della  partenza di questi per Dalmasca.
La ragazza capì che era per quei motivi la causa di tutto quel nervosismo da parte de giudice.

Il passato stava tornando nuovamente a bussare alla sua porta e presto o tardi la verità sarebbe venuta a galla, le cose non erano mai come sembravano e Chantal lo sapeva fin troppo bene.
La ragazza a quel punto si alzò da dove era seduta e si avvicinò all'immensa vetrata che dava su Archades e l'aprì.
Chantal uscì fuori sull'immensa terrazza dal quale si accedeva attraverso la porta vetro della vetrata in soggiorno. Voleva prendere una boccata d'aria dentro l'appartamento le mancava l'aria e aveva il disperato bisogno di uscire fuori da quella stanza. Voleva prendere in qualche modo le distanze da quello che aveva scoperto.
Ma i suoi pensieri riguarda a ciò non le davano pace.




Spero di aver scritto un bel capitolo... riguardo alle reazioni di Chantal alla scoperta che Basch è vivo, avrei voluto scriverlo meglio. (Ma più in là penso che revisionerò meglio questo capitolo approfondendo questo punto).

Il titolo di questo capitolo è "Doppio gioco-La verità si nasconde nell'ombra "... si riferisce principalmente a  Chantal e al suo ruolo, perchè si, la ragazza fa il doppio gioco.
Mentre la seconda parte parla di Basch  che è stato fatto credere morto quando in realtà è vivo... chissà cosa quali sono gli altri misteri che Chantal ci nasconde. Tutto ciò si scoprirà più avanti, man mano che le cose avanzeranno.
Vi aspetto al prossimo capitolo ciao.

Daistiny.



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Capitolo 10
*** Destini che si incrociano ***


Destini che si incrociano 

*Passato*

Rabanastre 695 Alto Valendiano


Gli allenamenti dell'Ordine dei Cavalieri di Dalmasca erano considerati tra i più duri di tutto l'esercito dalmasco. L'Ordine esisteva fin dalla fondazione del regno se non ancor prima, una leggenda narrava che fosse stata la dea stessa a volere la nascita di tale ordine, comparendo in un sogno ai fondatori di Casa Dalmasca.
Tutto era poco più una leggenda di qualche secolo eppure si diceva che la stessa Rabanastre fosse sorta  per volere della dea, quella stessa dea che un giorno sarebbe apparsa agli eredi di Raithwall.

I cavalieri entravano a far parte di questo ordine erano scelti tra i migliori soldati dell'esercito, che si erano distinti per il loro valore e la grande audacia. Erano un'élite di soldati scelti dediti non solo alla protezione di Dalmasca ma anche della sua famiglia reale.
Roland era il primogenito del re insieme a Valiant il secondo erano parte di questo ordine, buona parte dei loro fratelli ancora non era entrato a farne parte poichè ancora troppo giovani.

Roland e Valiant erano gli unici con l'esperienza e l'addestramento necessario a ricoprire una carica di prestigio quale Generale e Capitano rispetto ai loro fratelli.
Il più grande dei figli di Raminas era Roland, aveva ventisette anni ed era la copia esatta di suo padre da giovane, aveva lunghi capelli biondo sabbia, due splendidi occhi azzurri e lineamenti marcati. Era un'uomo molto altro dalla corporatura slanciata e muscolosa, che rispecchiavano la sua indole fiera ed orgogliosa.

Valiant  a differenza di suo fratello maggiore portava i suoi capelli biondi più corti, le sue iridi erano grigie i suoi lineamenti erano più dolci rispetto a Roland, la cui statura era abbastanza simile.
Tra i due fratelli c'era una differenza di pochi anni, ma Valiant sembrava avere più anni rispetto a suo fratello maggiore che invece sembrava più giovane.
Valiant aveva un temperamento e un modo di fare fin troppo calmo, era una persona di poche parole, che amava moltissimo leggere libri, spiccato era il suo interesse per le scienze e le antiche tecnologie.

Roland preferiva invece il combattimento e le strategie militari rispetto agli interessi culturali del suo fratellino. Lo stesso Raminas era orgoglioso dei suoi figli.
Entrambi i due principi dopo l'adesione all'antico Ordine avevano saputo del segreto che la famiglia B'nargin ormai da secoli custodiva gelosamente .La storia del "dono celeste" era vera. Non era quella favoletta a cui tutti ormai da secoli erano abituati a credere, un mito senza fondamento, era pura realtà.

Il dono degli antichi Dei era reale, aveva preso forma sotto i loro occhi.
La dea era finalmente nata e loro, avevano il compito di difenderla. Rammentavano sempre l'antico giuramento a cui ogni cavaliere dell'Ordine era obbligato ad obbedirvi indistintamente, se re, nobile o uomo comune.





...Siate lo scudo che difenda la sua parola. Siate la spada che colpisca i suoi nemici là dove la sua voce non arriva. Siate cavalieri retti alla sua volontà. Per proteggere e servire...



Loro avevano il compito di proteggerla, la stessa famiglia reale aveva tale compito qualunque fosse stato il costo. Lei era fondamentale per tutti.
Roland e Valiant quando avevano appreso la verità, i loro occhi, le loro orecchie e le loro menti faticavano ad accettare la realtà. Non comprendevano come quella bambina di soli cinque anni poteva essere l'incarnazione di quella creatura.


Erano quasi quattro anni che i due figli di Raminas conoscevano la verità, che ormai era diventata parte della loro quotidianità.
La vedevano crescere spensierata, incuriosita dal mondo che la circondava, le sue "doti" si erano manifestate subito, dall'inizio erano solo lo spostamento di qualche oggetto con il pensiero poi le manifestazioni si erano sempre fatte più strane.


Per lo più riguardavano piccole cose e strani atteggiamenti della ragazza, che sembrava leggere nell'animo delle persone e nelle loro menti. Le veniva tutto così naturale e lei non sapeva darsene alcuna spiegazione logica.
I sacerdoti e i vari no mou che le stavano accanto ipotizzavano che le sue "doti" fossero dovute ad un talento innato e molto affine con la magia, le avevano spiegato che alcune razze erano particolarmente affini naturalmente a questa cosa.


I no mou e le viera ne erano un chiaro esempio.
Per questo motivo Raminas aveva insistito che la piccola ricevesse un'educazione di tutto rispetto rispetto agli altri, la piccola era sempre circondata da qualche sacerdote Kiltiano che le dava nozioni sulla cosmologia di Ivalice, dei sui antichi dei e le leggende ad esse collegate. E tutto ciò  che riguardava la storia del suo mondo.
I no mou le insegnavano le più potenti e antiche magie di cui erano in possesso, così come le viera le insegnavano le loro antiche conoscenze, insieme alle perdute lingue di Ivalice. Le insegnavano anche l'antica arte dell'erboristeria e dell'alchimia diversa da quella Huma.


La bambina si dimostrava fin da subito un'allieva ubbidiente e molto curiosa di apprendere tutte quelle cose che i suoi insegnati le cercavano di insegnarle. Attraverso loro, lei vedeva le cose in maniera diversa rispetto agli huma. Con loro la piccola si sentiva subito in sintonia e l'affinità era molto più forte di quando invece si trovava con gli hume.
Non sempre la piccola riusciva a trovarsi in sintonia con lo le varie persone dello stuff designato alla sua persona insieme ad alcuni esponenti della famiglia reale. Sentiva i loro pensieri e le i loro sentimenti, la definivano una macchia sulla famiglia reale.


Lei non era regale quanto lo era Ashe o gli altri principi, lei era solamente la figlia di una concubina senza alcun titolo. Una donna la cui famiglia era caduta in disgrazia, figlia di un nobile ultimo della sua famiglia.
La regina si mostrava misericordiosa con lei, raccontava alla sua figliastra quanto sua madre "Achante" fosse una donna e una dama di compagnia meravigliosa. 
Tanto da essersi merita il sopranome di Lady Ortensia, non solo per la sua passione per questo fiore insolito ma anche perchè la sua bellezza delicata ricordava questa pianta.


Non solo, il nome della stessa Achante provenisse da una storpiatura  dell'antico nome Acanthe, cioè il nome della pianta dell'acanto. Una pianta piena di spine ma che per i dalmaschi era considerato simbolo di spontaneità e la verginità in quanto la pianta nasceva spontanea e indomita la dove la terra non era coltivata.

Le foglie del Acanto ricamavano adornando le vesti delle personalità più importanti. Sulle vesti di Achanta erano ricamate le foglie di questa pianta, stemma della sua famiglia.
E la bambina ascoltava con attenzione le parole della regina, gli raccontava come era stata per lei doloroso la perdita di Lady Ortensia, di come le mancava.
Achante era stata una sorella, le aveva fatto compagnia quando la regina aveva perso alcuni dei suoi figli.


Per quanto Lady Ortensia era stata designata come concubina per il soprano, la madre di Ashe non l'aveva mai odiata, consapevole di quale ruolo fosse il suo.
La regina Eleonore Amalia Ondore era la sorella più giovane del marchese Hondore IV, figlio dei governatori di Buhjerba, la città celeste.


Ma per Halim rimaneva sempre la sua cara e dolce "Ellen", non l'aveva trovato affatto cambiata da quando aveva saputo che era nuovamente incinta dell'ultimo figlio di del re dalmasco. La sua dorata Ellen aveva dato alla luce una bambina dopo otto figli maschi, ancora più sorpreso era stato nell'apprendere della nascita di un'altro figlio del re, anche esso una bambina da una delle sue numerose concubine.






*Passato- Sei anni prima*

Nabradia -Palazzo reale Verdpale  -686 Alto Valendiano




Raminas stava parlando con il consiglio di ministri, era una delle solite giornate tipiche, nulla di nuovo all'orizzonte. I rapporti con il regno di Nabradia erano sempre stati ottimi e di recente erano anche migliorati con la nascita del secondogenito, il principe Rasler.
Per l'evento re Endimion era stato felice di annunciare per della nascita del suo ultimo erede un enorme festa. Anche il principe ereditario Valkion era entusiasta di aver un fratellino. 

I festeggiamenti al palazzo di Verdpale erano tanti soprattutto che erano iniziati subito dopo la nascita del piccolo Rasler, questo era il nome che Re Endimion, suo padre aveva scelto dopo averlo tenuto tra le sue braccia.
I maghi di corte ed alcuni oracoli avevano predetto al re che il suo secondogenito avrebbe avuto un futuro luminoso e sarebbe stato un re senza eguali.

Il re non poteva che essere felice di tale annuncio. 
I festeggiamenti si erano protratti per diversi giorni, era stato invitato anche lo stesso Raminas a prendervi parte con la sua famiglia.
Erano da secoli che le due casate discendenti dal Re Dinasta, quella dei Heios e dei B'nargin, erano rimaste separate.


Per la recente nascita Raminas si era congratulato moltissimo con il regnante di Nabradia. Entrambe le due casate erano in ottimi rapporti e molti speravano un giorno di rivedere queste due grandi casate riunirsi in un unico regno come era stato secoli prima.

Il salone dei festeggiamenti di Verdpale era qualcosa di spettacolare e di indescrivibile, poteva solamente far concorrenza al palazzo reale di Rabanastre. Molti storici e intellettuali dibattevano su quale dei due palazzi reali fosse architettonicamente il più bello.
Fatto sta che queste figure non avevano mai trovato una giusta via di mezzo. Il palazzo Verdpale sorgeva in mezzo ad uno splendido e lussureggiante lago,e lo spettacolo che esso offriva ergendosi sulle sue acque ogni qual volta il sole sorgeva e colpiva la sua superficie acquatica era qualcosa d'indescrivibile.


A confronto il palazzo di Rabanastre era immenso, se il Verdpale era unico nel suo genere per sorgere in mezzo alle acque di un lago, il palazzo dalmasco era famoso per non essere solo immenso ma per aver subito tante modifiche e ristrutturazioni nel arco di 700 anni.
Il che valeva dire che i vari storici e i studiosi d'arte erano costretti a tenere a mente tutte le varie modifiche che il palazzo di Rabanastre aveva subito in sette secoli di storia, considerando anche che buona parte del palazzo era anche in ristrutturazione considerando le sue aree più antiche.


Ogni qual volta che questi si mettevano a parlare di questi due edifici architettonici, i loro dibattiti oltre ad essere interminabili erano anche molto accessi.
Il salone del trono era qualcosa di magnifico, non era solo la stanza più grande di tutto il palazzo, ma anche la più sontuosa, ogni singolo angolo di quella sala era riccamente decorato, dai soffitti, alle pareti fino ad arrivare alle mattonelle che componevano il pavimento.


Ogni cosa era un piccolo capolavoro, e tutto ciò non faceva altro che riflettere e urlare la ricchezza e la prosperità della famiglia reale nabriana.
Raminas ogni volta che osservava il palazzo Verdpale non poteva far altro che meravigliarsi, eppure anche il suo palazzo non era da meno. Erano anni ormai che lui ed Endimion si conoscevano, erano cresciuti insieme e cosi come i loro padri.

Quella sera entrambi i rispettivi sovrani si erano trovati a discutere dei loro regni e del futuro che li attendeva, Endimion aveva saputo da alcuni suoi ambasciatori che aveva inviato a Dalmasca, dei recenti lutti che il Raminas aveva avuto riguardo ai suoi figli, un'epidemia di peste si era abbattuta sulla città facendo molte vittime è tra questi vi erano anche alcuni dei figli di Raminas.
Il sovrano di Nabudis colse quell'occasione in cui si trovava anche il sovrano di Dalmasca per fare le sue  condoglianze. Sapere per Endimion che uno dei suoi amici avesse subito una così grave perdita lo aveva rattristato molto.


Pur quanto felici quegli anni, c'erano alcune cose che non andavano, Endimion aveva saputo svariati mesi prima delle mosse politiche e militari di Archadia e da quello che aveva potuto costatare, tali manovre avevano destato questa nazione lo preoccupava non poco.
Era risaputo ormai da tutti, anche i piccoli regni confinanti il clima di tensione che Archadia stava creando e le sue mire espansionistiche non erano di certo un mistero per molti.


L'impero di Rozaria non era di certo da meno, si stava espandendo a vita d'occhio verso est, da qualche mese il re di Nabradia non aveva fatto altro che avere brevi incontri con Rozaria per parlare di qualche possibile accordo politico.
Le speranze erano poche, soprattutto perchè Endimion pur avendo da una parte di Rozaria si sentiva stretto tra due fuochi, pronti ad esplodere alla minima occasione.


Molti a corte non tolleravano quella situazione di stallo e la corte si era ormai divisa in due fazioni, c'era chi suggeriva di allearsi con Archadia prima che questa facesse la sua mossa, chi suggeriva di guardare ad ovest verso Rozaria.
Una netta minoranza invece era schierata con il re e ne condivideva il pensiero, ovvero trovano difficile in una situazione del genere prendere una posizione senza inimicarsi una delle due parti.
Altri invece suggerivano di prendere in considerazione una possibile alleanza con Dalmasca. 


Endimion si ritrovava d'accordo con questo pensiero, ma considerava la cosa ancora poco fattibile, nonostante i rapporti con Dalmasca fossero buoni, il re non se la sentiva ancora di prendere una decisione.
Le notizie che i vari diplomatici nabriani portavano non erano erano per nulla rassicuranti, di recente ad est della Valendia erano giunte delle notizie riguardo una guerra tra Archadia e la Repubblica di Landis, una piccola nazione che confinava con Nabradia.

Landis per quanto fosse stato un piccolo stato vantava una storia e una cultura decisamente particolari, e da qualche anno era stata presa di mira dall'Impero archadiano. 
Da prima l'impero aveva cercato una via diplomatica ma i continui rifiuti dei politici di Landis, avevano decretato la sua fine. Infatti la popolazione landisiana si era fermamente opposta ai vari ambasciatori che Archadia inviava per mediare qualche accordo politico.


Più volte erano stati fatti dei tentativi da parte dell'impero che desiderava fermamente che Landis diventasse parte integrante dell'impero.
Il fiero popolo di Landis non era certo una nazione che si faceva abbindolare per così poco, fermamente orgogliosa della sua identità, era decisa a mantenere una propria indipendenza anche se questo significava scendere in guerra. E così successe, Landis scese in guerra rifiutando con tenacia l'occupazione Imperiale.
Sapere di quello che stava succedendo a Landis, agitava non poco Endimion che si aspettava che presto o darti l'Impero archadiano averebbe rivolto lo sguardo su di loro.


Cercando di scacciare questi tristi pensieri, Endimion cercava di concentrarsi sul presente e sui festeggiamenti della nascita di suo figlio.
Quella sera si sarebbe lasciato andare, avrebbe smesso per qualche ora i panni di re e avrebbe indossati quelli di un semplice padre. Avrebbe presentato a tutti il suo secondo erede, il principe Rasler.
La sala del trono era riccamente addobbata a festa, contare quanti nobili, politici e personalità importanti che erano presenti quella sera era a dir poco impossibile. 


Non si contavano nemmeno quanti servitori gremivano la sala, andavano ovunque con in mano enormi vassoi ricchi di ogni ben di dio. Tutti a tenti a dove camminavano, le loro vesti per quanto semplici che fossero erano riccamente decorate.
I nobili, i ministri, le dame e persino le guardie erano tutti vestiti a festa per la nascita del secondogenito reale. La regina con in braccio il piccolo Rasler era circondata dalle sue dame di compagnia che non facevano che tesserle lodi e complimenti, regalandole sorrisi ed inchini. Promesse piene di speranze.


La consorte del re, non aspettava alto l'annuncio di questi, dove finalmente Endimion avrebbe ufficialmente presentato il nuovo membro della famiglia reale.
In un angolo del salone, vicino alla regina e al trono si trovavano Raminas e i suoi figli, che con gioia assistevano allo svolgersi di quella festa.
Con lui c'erano Roland e Valiant due dei maggiori figli di Raminas, gli altri invece erano poco più piccoli di qualche anno, mentre altri erano venuti a mancare di varie cause.


Raminas aveva avuto una famiglia numerosa, ma la sorte aveva voluto che molti dei suoi figli morissero per vari motivi, chi per la guerra, chi per malattia ecc.
La mortalità infantile in quel periodo era molto alta, quindi era normale che qualcuno non riuscisse a sopravvivere.

Con loro era presente anche il loro seguito ed alcuni ministri, il regno di Raminas era tranquillo e prospero e Dalmasca non sembrava risentirne di nessun problema eccetto quelli causati dal deserto e dal clima troppo secco.
Dalmasca diversamente da Nabradia, la cui terra era ricca di svariate foti naturali, centrava tutto il suo potere economico sul fatto di essere una tappa fondamentale e quindi anche strategica dal punto di vista territoriale di essere un crocevia tra due importanti imperi.


Essenzialmente il potere di Dalmasca consisteva in questo, pur non vantando risorse naturali come Nabradia o altri stati, Dalmasca aveva fatto della sua posizione il suo punto di forza, ma questo era anche il suo punto debole.
Come risorse naturali Dalmasca aveva poco da offrire, ma in confronto vantava una cultura senza precedenti, poichè la sua capitale multirazziale appianava quelle che erano le diverse differenze tra gli huma e le altre razze di Ivalice.
Ben famosa era l'ospitalità dalmasca, poichè essa traeva il massimo beneficio dalle diversità e razze che la popolavano.


Non era cosa rara vedere nel suo esercito e tra i generali, umanoidi di varie etnie, quali Garif, Viera, Bangaa e qualche volta addirittura anche dei Seeq.
Su questo fronte a società dalmasca era molto più aperta rispetto al impero di Archadia dove la differenza tra razze era molto risentita.

-Padre il palazzo di Nabudis è veramente qualcosa di incredibile.- osservò Valiant con grande interesse l'intero salone dei ricevimenti.

-Mi stupirei del contrario Valiant, Endimion è sempre stato orgoglioso di questo posto. -Aggiunse Raminas osservando con interessi gli invitati.

-Il generale Azelas me ne aveva parlato, ma io non ci credevo.-ammise il secondogenito del re.

-Mi sorprende sapere che un uomo come il generale abbia questo genere di interessi, pensavo che l'unica cosa che gli interessasse fosse menar di spada.-
continuò Valiant.

-Evidente che non lo conoscete bene.- aggiunse Roland, tirando una gomitata al fratello.-Se fosse qui ti farebbe fare non so quanti affondi.

-Beh.. gli Azelas hanno la battaglia nel sangue.-Commentò orgoglioso il giovane erede degli Azelas, facendosi largo tra i due principi.

Raminas osservò con grande interesse il giovane erede di casa Azelas, Vossler, era l'esatta copia di suo padre. Stesso sguardo e stesso carattere fiero, quel ragazzo era nato per battersi.
Vossler aveva solamente 18 anni, ma mostrava una modo di fare molto più adulto rispetto ad un suo coetaneo. Raminas vedeva in Vossler il perfetto compagno d'armi  da affiancare alla formazione militare per il suo figlio più giovane Ronnah, più piccolo di Vossler di quattro anni, ma con una buona propensione alla carriera militare.

Da alcuni mesi Raminas ne aveva parlato di vesta sua idea con il padre di Vossler, Sir Biran. 
Biran aveva accolto di buon grado la proposta di affiancare Vossler al giovane principe Ronnah, era certo che sotto la sua supervisione il giovane principe sarebbe diventato un grande condottiero come i suoi fratelli maggiori.
Infatti per il giovane Ronnah si prospettava un luminoso futuro, alla stregue dei suoi fratelli maggiori di gui ne ammirava le gesta e le imprese.


Il padre di Vossler era vicino Raminas intento a porgere i suoi saluti a re Endimion, mentre suo figlio Vossler conversava tranquillamente con i figli di Raminas.
Il giovane principe Ronnah invece si trovava vicino sua madre la regina Eleonore che stava amabilmente conversando con la consorte del re Endimion, Aglaè Armelle  D'Elestoria. 
La giovane regina Aglaè era felicissima di essere diventata per una seconda volta madre e di aver dato alla luce un bellissimo bambino, a cui aveva scelto di dargli il nome di Rasler in onore al nonno.


Con lei si trovava anche una anziana helgas indovina  della famiglia reale nabradiana, da cui la regina Aglaè non si separava mai, la anziana signora era molto conosciuta alla corte di Endimion. E da generazioni l'anziana helgas prediceva le sorti dei futuri sovrani nabradiani, ella aveva predetto la nascita del piccolo Rasler il quale era destinato a riunificare le due casate discendenti dal Re Dinasta.

La vecchi Helgas si chiamava Alizèe era molto anziana è molto saggia, vestiva con una lunga tunica azzurra dai ricami in oro. L'anziana Alizèe era vicino alla sua regina quando curiosamente osservava la giovane sovrana dalmasca.
L'Helgas si avvicinò alla regina Eleonore, il suo avvicinamento non passò inosservato alle due donne e al giovane principe Ronnah.

-Così voì siete la famosa regina di Dalmasca, è un immenso onore fare la vostra conoscenza Lady Eleonore. -disse la donna helgas facendo un breve inchino alla madre di Ronnah.

Il giovane principe guardò incuriosito l'anziana helgas, non aveva mai visto prima d'ora quella razza nonostante provenisse da Dalmasca dove era noto che vi abitavano pacificamente molte razze.

-Giovane principe non stupitevi... noi Helgas siamo in pochi...-  proferì telepaticamente Lady Alizèe cogliendo di stupore il giovane Ronnah che guardò molto sorpreso l'anziana Alizèe. L'episodio richiamò l'interesse delle due giovani regine.

-Questa è la prima volta che vedo un esponente delle vostra razza vogliate scusarmi per la mia maleducazione.- rispose Ronnah diventando rosso in volto, sentendosi visibilmente a disagio.

-Non preoccipatevi Maestà.- L'anziana indovina cercò di calmarlo facendolo sentire a proprio agio. 

-Non preoccuparti Ronnah... non è successo nulla!-cercò di rincuorarlo Eleonore, guardando dolcemente suo figlio che incontrando il suo sguardo subito riacquistò fiducia in se stesso.

Poi la giovane regina Eleonore si rivolse all'anziana indovina, in maniera cortese ed educata, la giovane sovrana aveva sentito parlare molto di Alizèe e le sue profezie, la sua abilità di indovina era famosa non solo in tutta Nabradia ma anche a Dalmasca.
A Dalmasca non c'erano indovini così bravi, per tanto avere l'occasione di conoscere la famosa Alizèe era veramente un grande onore.

- É un immenso onore per me conoscerla Lady Alizèe.- esclamò Eleonore mentre accennava ad un piccolo inchino col capo. L'anziana indovina scrutò attentamene la sovrana dalmasca e proferì delle strane parole.

-Un grande fardello graverà sulle spalle di vostra figlia... ma la dea Galtea non l'abbandonerà.-le parole dell'anziana Alizèe suonarono quasi profetiche, ma Eleonore non sapeva cosa rispondere era rimasta senza parole.

Da anni aveva sempre desiderato una femmina, sia lei che Raminas, c'avevano provato molte volte ma erano nati tutti maschi. Anche le concubine avevano generato solo maschi e mai una femmina.
Ciò non dispiaceva affatto i sovrani, ma avere un femmina sarebbe stata altre si una gioia immensa. Chissà se questa volta gli Dei le avrebbero concesso il dono di una figlia.

Innumerevoli eranno state le preghiere dei sovrani dalmaschi verso gli Dei, Eleonore aveva anche fatto visita al Gran Kiltia per chiedere se le sue idee sarebbero state ascoltate, ma Anastasis le aveva rivolto parole ancora più misteriose.

-Non temete il volere della Dea e di Faram si compirà...- Parole queste che non dicevano nulla, se non che il destino del desiderio della regina di Dalmasca era nelle mani delle divinità. 
Ma sentire le parole di Lady Alizèe, faceva nascere in Eleonor una grande speranza.

-Ne siete sicura?- domandò la regina con voce tremante e nervosa.

-Maestà a un anno essatto da ora.- proferì l'indovina helgas, sembrava sicura di se e la sua voce era ferma e per nulla vacillante.

Eleonore era molto meravigliata e così anche suo figlio Ronnah, Aglaè invece era tranquillissima, il suo volto era felice e normale al tempo stesso diversamente dalla sovrana dalmasca.

-Mia cara Eleonore, Alizèe non sbaglia mai una divinazione. Mia cara dovete essere felice.- Aggiunsè Aglaè sorridendo a Lady Eleonore.

Quel momento di fersta al palazzo di Endimion si era rivelato quanto più stupefacente la giovane regina poteva aspettarsi. Presto o tardi solo il tempo avrebbe rivelato se la divinazione di Lady Alizèe fosse vera o meno.


Ma fino ad allora Eleonore decise di non dire nulla a suo marito fece promettere anche a suo figlio Ronnah e alla regina Aglaè di non dire nulla. La stessa sovrana prego l'anziana Helgas di non dire nulla a suo marito, sarebbe stata lei a comunicarlo a Raminas quando ciò che Alizèe aveva predetto si sarebbe manifestato.







Allora eccoci al capitolo 10... e le sorprese non sono finite perchè procederanno man mano che si andrà avanti.
In questo capitolo ci sono tanti nomi, c'è il padre di Rasler, sua madre e suo fratello.
Raminas, sua moglie con i suoi tre figli... c'è anche Vossler e suo padre. L'anziana Alizèe e tanti altri.
Questo capitolo mi è piaciuto molto, perchè comunque è un pezzo fondamentale di questa storia. Io spero che questa storia vi possa piacere ed appassionarvi.
In tanto io sto andando avanti con la trama, sto avendo solo alcuni problemi con alcuni passaggi soprattutto perchè non riesco ad inquadrarli come voglio.
I capitoli spero di farli più lunghi con andare avanti. Io vi aspetto al prossimo capitolo.

A presto. Daistiny













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Capitolo 11
*** Qual è il nostro destino? ***




Qual è il nostro destino?


*Passato *


Rabanastre -Palazzo reale 703 Alto Valendiano 


Gli anni erano passati veloci così come i figli di Raminas molti dei quali vennero a mancare chi per malattia chi invece venne strappato dalla guerra. 
La situazione politica non stava affatto migliorando anzi era ogni giorno sempre più critica e imprevedibile, da entrambi i fronti sia Rozaria che Archadia stavano facendo pressioni a Nabradia a finchè si schierasse con uno dei due imperi.
A Dalmasca per il momento la situazione era stabile ma nessuno poteva assicurare fino a quando sarebbe durata, in tanto Nabradia stava passando una crisi socio-politica molto profonda.

Endimion non sapeva bene cosa fare, perchè che schierarsi da una delle due parti significa solamente una cosa, andare in guerra ed avere come nemico un grande e immenso avversario molto più forte di lui sia sul piano politico, militare ed economico.
In tutto questo Endimion era solo sicuro di una cosa, difficilmente si sarebbe schierato con uno dei due imperi, nonostante le pressioni del consiglio dei ministri e il suo personale consigliere.

Piuttosto preferiva volgere lo sguardo a Dalmasca, riponendo molte speranze in un alleanza tra il suo regno e quello di Raminas. Più volte lui e il sovrano dalmasco avevano parlato di una possibile alleanza tra i loro due paesi, soprattutto perchè le due famiglie i Heios e i B'Nargin erano accomunati dalle stesse radici.
Entrambe le due casate discendevano dal Re Dinasta e da lui avevano ereditato due importanti cimeli. Ora in Endimion era nato il desiderio di riunire le due famiglie in un unico grande casato, aveva fatto più volte presente questa sua idea a Raminas e questi aveva mostrato grande interesse.

Per tanto visto i loro giovani figli i due sovrani avevano deciso di combinare un fidanzamento tra Rasler e Ashe. I due sovrani parlarono a lungo di questa alleanza che avrebbe portato benefici ad entrambi i due regni, e dei progetti futuri che coinvolgevano i due principi con i rispettivi reami.

Tra le varie domande legate a questa questione c'è ne fu una in particolare, posta da Re Endimion, riguardante la principessa Ondine.
Il sovrano nabradiano chiese a Raminas che sorte avesse deciso per la sua ultima figlia a vendo saputo le particolarità della ragazza e dell'educazione che il padre di questi aveva voluto darle.

Raminas non poteva dire troppo su Ondine, in quanto nonostante fosse una figlia illegittima era stata riconosciuta come una principessa se pur non a pari merito come Ashe. Rendendo di fatto la sua condizione al quanto "insolita" per un membro della famiglia reale.

Il re di Dalamasca non si scompose alla domanda di Endimion, cercò solo di dare delle generalità. Rispondendo che nonostante Ondine fosse sua figlia e quindi riconosciuta come tale, non poteva avere la stessa sorte di Ashe visto le loro posizioni e che per la ragazza aveva altri progetti.

"Quindi non volete darla in sposa, come avete fatto con Ashe? " era stata la domanda che aveva sollevato molti dubbi nel sovrano dalmasco. Raminas sapeva che non poteva dare una risposta chiara, aveva dichiarato che pur riconoscendo Ondine come sua figlia l'aveva volutamente esclusa dalla linea di successione in quanto figlia illegittima e per giunta di una concubina.

La decisione di riconoscere un figlio illegittimo, di conseguenza, affibbiargli il titolo di "principessa" o "principe" che aspettava invece ai legettimi eredi per nascita, nati dall'unione ufficiale, aveva avuto un prezzo molto alto.

I ministri e i vari consiglieri di Raminas avevano fatto pressione a finchè questi, escludesse Ondine dalla linea di successione per il trono.
La risposta che Endimion ebbe alla sua domanda, fu  che la principessa Ondine non aveva lo stesso valore politico che aveva Ashe, e che per tale la sua sorte era qualcosa che si sarebbe decisa con il tempo.

I due sovrani si concentrarono principalmente sullo scopo di far conoscere bene i loro due rispettivi figli, Ashe e Rasler, che nonostante tutto si conoscevano bene si da quando erano piccoli.
Più volte i due giovani avevano avuto il piacere di incontrarsi quando erano stati più piccoli, e non solo nelle feste e cerimonie più importanti, ma anche viaggi di stato che coinvolgevano i rispettivi padri.

Alcune volte potevano passare settimane o meni dall'ultima volta che si erano visti questo quando le cose erano eccezionali, mentre se no dovevano passare anni e le volte in cui si vedevano potevano essere una o due volte in un anno o niente più.
Nonostante ciò tra Ashe e Rasler c'era sempre un buon rapporto che riprendeva quello che avevano le loro rispettive famiglie. La notizia di far fidanzare i rispettivi figli non che eredi da parte di entrambi i due sovrani era stata accolta con immensa gioia e grande fervore da entrambe le parti, soprattutto quella dalmasca.

Pure Ashe alla notizia del suo fidanzamento con Rasler, ne era sembrata contenta erano passati alcuni anni da quando aveva visto il principe Nabradiano e non sapeva come poteva essere cambiato in tutto questo tempo.
Per tanto spesso si trovava a fantasticare su come sarebbe stato questo incontro, le sue ancelle e le varie dame di compagnia non facevano altro che ripeterle come sarebbe stato bello, che avevano sentito dire il principe era impareggiabile e distinto.

Alcune domestiche le avevano anche accennato di come sarebbe cambiata la sua vita, non sarebbe stata più una bambina ma una donna adulta con tutti i diritti, doveri e responsabilità che spettavano al suo ruolo.
Ashe ben sapeva quale sarebbe stato per tanto il suo ruolo e il suo posto li, era da quando era nata che le ripetevano che sarebbe divenuta una regina e come tale doveva essere e dimostrarsi all'altezza di tale posizione.

Ma diversamente a lei e a tutte quelle persone che si mostravano entusiaste della notizia del fidanzamento tra Ashe e Rasler, l'unica a non gioirne ma a mostrarsi contraria era la principessa Ondine e tutti non capivano questa sua ostilità.

In tutto il palazzo e il regno non si faceva altro che parlare della decisione di Raminas di dare in sposa la principessa Ashe con il secondogenito del re Endimion.

Nel frattempo a palazzo oltre questa lieta notizia si stavano anche diffondendo diverse voci, per lo più pettegolezzi e male lingue che si concentravano per lo più, sulla presunta ostilità della principessa Ondine verso il fidanzamento della sorella maggiore.

Molte di queste volevano che Ondine fosse invidiosa della sorella, in quanto fosse non solo designata per la successione al trono ma era anche promessa ad uno del suo pari rango, mentre lei essendo una figlia illegittima non avrebbe avuto questa possibilità.
Per tanto con molta probabilità non si sapeva bene che sorte le sarebbe toccata, visto che il re, suo padre non era intenzionato a darla in sposta.

Ondine nonostante la sua sfolgorante bellezza e le impareggiabili doti che l'accompagnavano fin dalla nascita, aveva si ricevuto proposte di fidanzamento o di  matrimonio che puntualmente per decisione di Raminas o della stessa venivano rinviate al mittente.
Molti nobili tenendo conto della particolare decisione di Raminas di inculcare a sua figlia Ondine l'educazione tipica di un principe, ipotizzavano che con molta probabilità,  ciò era dovuto alla prematura scomparsa dei suoi figli maschi.
Al sovrano rimanevano solamente due maschi, Valiant e Ronnah.

Era quindi desiderio di Raminas che sua figlia Ondine seguisse le orme dei suoi fratelli maggiori, in modo tale che proteggere le spalle del futuro erede, in quanto appartenente al un ramo cadetto.

Raminas era noto per essere un re astuto e molto intelligente, quindi aveva di sicuro pensato a qualcosa del genere per la principessa. Per tanto aveva deciso di tenere per se la decisione sulla sorte di Ondine. 

A palazzo i preparativi per il fidanzamento tra Ashe e Rasler erano cominciati senza perdere un attimo di tempo, il principe nabradiano con la sua scorta sarebbe arrivato nel giro di qualche giorno e tutto doveva farsi trovare pronto per il suo arrivo.

Degli otto figli di Raminas ne erano rimasti solo il secondo genito Valiant e il settimo Ronnah decisamente più grande di Ashelia al quale sommigliava molto.
I due principi  si ritrovarono a parlare nella sala dei ricevimenti dove molti servi e domestici stavano preparando i ricchi addobbi per il fidanzamento della principessa Ashelia.

Entrambi i due huma parlavano di quell'evento e alle ripercussioni che avrebbe avuto sul futuro.

-Ormai siamo rimasti in pochi... questa è l'ultima speranza che abbiamo. Però trovo che sia troppo presto per Ashe sostenere questo importante passo a solamente 16 anni .- Sospirò dispiaciuto Ronnah, buttando un occhiata all'interno del salone.

-Non si è mai troppo giovani, per adesso concordo con te, trovo che Ashe sia ancora troppo giovane per sostenere un simile fardello, ma visto la attuale situazione nostro padre non poteva fare altrimenti. Non possiamo nemmeno contare su Ondine, anche lei non è  pronta, è ancora molto immatura per comprendere il suo compito. - sentenziò Valiant.

-Valiant questa storia non mi piace, soprattutto per come si sta mettendo... riguardo Ondine. Di lei cosa ne sarà?- la voce di Ronnah tremò volgendo lo sguardo a suo fratello maggiore.

-Lei rimarrà sempre nostra sorella.  Di sangue o no, resterà sempre una di noi!- affermò il principe Dalmasco mentre ripensava a sua sorella Ondine.

-Questo è vero... ma non dimentichiamoci chi è e cosa ènon quello che vogliamo far credere a tutti, compresa la stessa.- sottolineò Ronnah buttando un occhiata ai domestici che erano intenti ad addobbare l'immensa sala da ballo.

-È solo per proteggerla, anzi per proteggerci... ciò non riguarda solo lei, ma tutti noi e Dalmasca. Per tanto sarei felice se non mettessi in discussione l'operato di nostro padre.- gli ricordò severo Valiant.

- Temo per quando Ondine saprà la verità. Sai che presto o tardi accadrà. Con la guerra che si avvicina, tutto sta diventando più complicato...-

-Ronnah andrà diversamente! Ne sono convinto... e poi chi ti dice che a Ondine non possa toccare, nel minore dei mali, una sorte come quella di Ashe?- suggerì Valiant mentre sul suo volto compariva un sorriso beffardo.

-Sai bene che è difficile che ciò accada, nonostante Ondine sia molto corteggiata nostro padre difficilmente potrebbe decidere di cederla a qualcuno che non ne risulti degno e di cui si fidi.- fece presente Ronnah al fratello.

-Oh se è per quello, è anche difficile entrare nelle sue simpatie...  dubito che esista qualcuno che possa avere una tale fortuna...ahahah- Valiant scoppiò in una risata al pensiero di Ondine e la sua sfacciata impertinenza con le dame di corte e i vari nobili a cui dava sempre il ben servito.

-È qui che ti sbagli Valiant, persona una persona c'è..- Lo corresse Ronnah.

-E chi è costui?- domandò Valiant estremamente incuriosito al fratello.

-Il Generale Fon Ronsenburg. Da quando mi è capitato di vedere il loro allenamento ho notato un grande affiatamento tra i due... devi vedere con che occhi lo guarda.

 -Ronnah, stiamo parlando di Basch. Non c'è persona che non lo ami o lo ammiri. La butti facile così. Il generale Ronsenburg è un mito vivente al quale qualunque soldato o cavaliere vorrebbe aspirare. Lo sai che è il  favorito di nostro padre... quindi mi pare scontato che Ondine lo ammiri, visto il tipo d'uomo che è. Mi stupirebbe di più se Ondine stimasse Vossler... quello si che sarebbe incredibile. -disse il principe.

-Eppure nonostante ciò che dici potrebbe...- Ronnah tentò di insinuare una qualche possibile ipotesi su Basch e Ondine, ma venne prontamente stroncato sul nascere da suo fratello che vedeva le cose in maniera totalmente differente.

-Assolutamente no! Il generale Ronsenburg è gentile con tutti sarebbe da sciocco scambiare questa sua caratteristica per un interesse di tipo romantico. Conosco Basch è ti posso assicurare che mai si permetterebbe di fare una cosa del genere, l'idea non lo sfiorerebbe nemmeno. È il tipo d'uomo che sa stare al suo posto. Inoltre ha quasi vent'anni di più...- disse Valiant decidendo di tagliare a corto quella conversazione che stava diventando al quanto fastidiosa, prima di raggiungere il re suo padre nella sala del consiglio, lasciando a Ronnah il compito di supervisionare il procedimento con i preparativi.

Dopo qualche giorno di viaggio finalmente giunse a palazzo Rasler, il principe con la sua scorta fu acculto secondo le usanse dalmasce e tutti gli onori, quella sera stessa si tenne un enorme banchetto in suo onore.
L'indomani gli sarebbe stata presentata la principessa Ashe, in un incontro ufficiale atto a far conoscere i due giovani e solamente tre  giorni dopo sarebbe stato reso ufficiale il fidanzamento tra i due.

Ma in questo arco di tempo successero alcune impreviste, l'imprevisto fu che Rasler appena incontro Ashe annunciò l'intenzione di non volerla più prende in moglie facendo indignare fortemente Ashe la quale per tutta la giornata non volle saperne di vedere il principe nabradiano, rifugiandosi tra le braccia della sua tutrice la marchesa Agras che rivede in lei una sorta di madre.
La quale cercò di tranquillizzare la giovane Ashe, più avanti rimasta da sola, Ashe sorprese il generale Forz, un uomo della scorta di Rasler complottare per assassinare il re.

La principessa seguì impavida l'huma facendo attenzione a non farsi scoprire riuscendo così ad assistere ad una riunione segreta di cospiratori che risultarono essere una fazione di Neo Rozaria desideravano che Dalmasca proponesse un'alleanza politica con Rozaria in modo da scongiurare la guerra con Archadia, attraverso l'omicidio di Raminas  impedendo cosi l'alleanza con Nabradia, facendo ricadere la colpa di tale atto su Archadia.

Inviando così sia Dalmasca che Nabradia nelle mani di Rozaria, Ashe temendo il peggio ipotizò che Rasler fosse a capo di questo intrigo.
Ashe non pote fare molto poichè a causa di una sua distrazione attirò l'attenzione dei cospiratori, ma prima che potesse farsi scoprire il principe Rasler la trasse in salvo.
Ashe diffidente scappò alla stretta del giovane principe, cadendo di fatto così in una parte dei canali del Garamsythe sottostanti al palazzo reale, trascinandosi dietro Rasler che nella caduta si ferì.

Il giovane nabradiano spiegò allora alla giovane Ashe tutta la verità sul complotto per assassinare suo padre, in particolar modo sul perchè aveva dovuto rifiutare l'offerta di matrimonio con lei.
I due per tanto decisero conoscendo i movimenti dei cospiratori di anticiparli raggiungendo le stanza da letto di Raminas, prima che questi mettessero in atto il loro piano.

Presto sia Rasler che Ashe si trovarono circondati dai loro nemici, e per di più loro due si ritrovarono ad esssere in inferiorità numerica, il capo del complotto risultò essere la marchesa Argas, la quale propose ad Ashe di unirsi alla sua causa, ma Ashe si rifiutò.
Ma nel combattimento, mentre la marchesa Argas si avvicinò al letto di Raminas nel quale credeva che il sovrano riposasse, cercò di pugnalarlo ma nel suo atto ebbe un'orribile sorpresa.

Da sotto le lenzuola si vide spuntare il Generale Ronsenburg che con un gesto della spada tagliò di netto il braccio della marchesa. In quel momento si spalancarono improvvisamente le porte della stanza e Vossler e un mucchio di cavalieri dell'Ordine circondarono i cospiratori arrestandoli.
Ashe inseguito scopri che Forz era un membro sotto copertura dell'ordine, la principessa si senti molto a disagio ma Rasler cercò ammansirla ammettendo di ammirarla molto per il suo coraggio e l'interesse di proteggere il suo paese, rispondendo che sarebbe stato felice di sposarla.

L'impresa di Ashe non passò inosservata, molti nobili si complimentarono con lei, mentre la sola a rifiutare di farlo fu Ondine. La principessa non vedeva di buon occhio l'arrivo del principe Rasler eppure fino a qualche anno il rapporto tra i due non era così ostile.
L'incontro fra Ondine e Rasler fu uno dei più freddi a cui tutte le persone a palazzo vicine alla principessa avessero mai visto. Ondine guardò Rasler quasi con disprezzo come se la sua sola presenza potesse in qualche modo rappresentare un oltraggio alla sua persona.

Nessuno capiva le ragioni di un simile trattamento da una delle figlie di Raminas, nemmeno sapevano che cosa mai Rasler avesse fatto di male per meritare un simile trattamento.
E non erano poche le questioni riguardo all'atteggiamento di Ondine nei confronti del suo futuro cognato.

Ad un certo punto il capitano Vossler esasperato dal comportamento della giovane Ondine cercò di vederci chiaro, chiedendo alla giovane il motivo di tanta ostilità.
Le risposte ottenute da Ondine furono poco chiare, ma dal tono acuto e fragoroso della principessa si poteva facilmente intuire quanto fosse avversa a tutto ciò.

-Lady Ondine vorrei sapere perchè siete così contraria? Perchè non volete prendere parte ai festeggiamenti, è vostro dovere partecipare. In particolare vostro Padre gradirebbe molto la vostra presenza.

-Per festeggiare un fidanzamento nel quale tutti ripongono le loro speranze... in questo tempo di guerra dove tutto è incerto? È così che sua Maestà, mio padre pensa di scongiurare la guerra? Capitano, perdonate la mia mancanza di tatto, ma sono al quanto scettica.
Non vedo in questa unione la grande speranza che tutti vi vedono, ma penso il sia il caso che non mi pronunci oltre, per non essere già abbastanza fraintesa. Come sapete le mie parole parlano già da se.- disse aspramente Ondine buttando un occhio annoiato al capitano Azelas.

-Vostra Maestà... solo per questa sera, reputo che non sia il caso di prendere certi discorsi. - Gli fece presente Vossler mentre assumeva una tipica espressione contrariata.

-Mi viene difficile mentire, al riguardo sapete bene come la penso capitano. Tutto ciò non mi piace e nemmeno l'idea del matrimonio... NON L'ACCETTO! Sapete tutti pensano che sia solo per ragioni politiche, dimenticandosi di quelle umane... non siamo oggetti ma esseri viventi con una propria volontà.

-Altezza vi posso assicurare che per il matrimonio di vostra sorella c'è ancora molte tempo  e poi ancora non sappiamo come andranno le cose. Non ha senso essere così drastici.- le rispose Vossler.

-Mi viene un'angoscia nell'immaginare che questa sorte potrebbe toccare anche a me. Ma credo che in quel caso i festeggiamenti non saranno così sontuosi, d'altronde chi vorrebbe sposare una come me?- disse Ondine abbassò gli occhi sospirando profondamente, il solo pensiero che presto o tardi sarebbe potuto toccare a lei quella sorte che lei più di tutto aborriva con tutta se stessa.

-È inevitabile vostra Maestà! Questo sarà in un futuro prossimo il vostro destino, ma nel frattempo tutto ciò è ancora molto lontano. Le regole che valgono per Ashe non è detto che valgano per voi.-le disse il capitano guardando intensamente la giovane principessa che ne frattempo scrutava l'ambiente che la circondava.

-Non penso che questo sia il mio destino Capitano e voi come me lo sapete!- esclamò Ondine.

A quelle parole Vossler non fiatò, rimase solo silenzioso mentre osservava attentamente il profilo della principessa Ondine. Sapeva che ciò che la ragazza gli aveva detto quella era non erano parole di poco conto, ma la più nefasta delle peggior previsioni.

Vossler non voleva crederci, non poteva succede... le parole della principessa lo avevano turnato non poco possibile che il futuro era così privo di speranza.
E mentre i due parlavano tra loro lentamente si avvicinò Basch, il quale aveva sentito ogni singola parola di Ondine, ciò non lo lasciava indifferente. 
Oltre a lui anche altre persone avevano udito il tono e le parole della giovane reale.
Ma il buon senso di Basch ebbe la meglio e prima di intrufolarsi nella discussione tra Vossler e la principessa, chiese quale fosse l'argomento del loro dibattito.

-Vogliate perdonare la mia intromissione vostra Altezza, ma sono assai curioso di sapere l'argomento principale della vosta discussione con il Capitano Vossler.
A prendere parola non fu la giovane Ondine, ma ben sì il Capitano Vossler.

-Ah! Basch, cercavo di spiegare a sua Altezza quali fossero i suoi doveri questa sera. Ma Lady Ondine si rifiuta.

-Capitano Azelas vi ho semplicemente illustrato le ragioni del mio rifiuto o forse non le comprendete affatto? Che un evento come questo è fuori luogo?-ribatte ostile e determinata Ondine alla parole del capitano.

-Queste non sono ragioni valide per non prendere parte a quelli che sono i vostri doveri.

-Generale Ronsenburg voi sapete solo parlare di doveri? Sono l'unica qui a pensarla diversamente riguardo a questa cosa? Per cosa poi, l'interesse del nostro paese? Sono l'unica a sostenere che siano troppo giovani per tale passo? State riponendo troppe speranze in qualcosa che non è certa... e questa cosa a mio avviso vi sfugge!

Rispose Ondine con più veemenza mentre guardava decisa il generale Basch.

-Maestà non pensate che vostro padre, il re,  che non abbiano preso in considerazione questo rischio. A mio avviso e agli occhi di tutti noi, questa era l'unica soluzione possibile, quella che ci dava più possibilità di sopravvivere a questa guerra.
Oltre ciò sappiamo tutti che questa situazione è più grande di un singolo uomo, ma noi stiamo comunque cercando di fare del nostro meglio. Per voi è ancora troppo presto per prendere in mano queste discorsi, visto la vostra giovane età.

-Basch voi mi state sottovalutando e lo sapete bene. Al riguardo o molti dubbi su quelle che possono essere le scelte di mio padre e lo sapete anche voi.  La domanda che adesso più mi attanaglia è sapere se la prossima sarò io!  Visto per come si sono messe le cose... mio padre deve avere per me chi sa quale piano, visto i titoli che mi sono stati conferiti.
Quale è il mio scopo? Se tutte le speranze sono riposte in Ashe? So bene quale sacrificio e richiesto ad Ashe... ma il mio?- Gli occhi indaco di Ondine si fecero leggermente tristi mentre lo sguardo di Basch si posò sul suo capo.

-È normale avere dubbi, Lady Ondine. Siete ancora giovane avrete una vita intera per trovare le vostre risposte.

-Mi pare essere difficile essere maturi e saggi alla mia età.

-Allora dimostrate con i fatti questa maturità. Altezza.- le rispose Vossler dall'alto della sua esperienza, il capitano era sempre stato un uomo fin troppo maturo ed  autoritario, in particolar modo con la principessa Ondine, da lei si aspettava soprattutto che ella avesse un comportamento degno di una del suo rango.

Ma ciò era molto difficile a causa dei "talenti " della principessa, l'abilità di percepire le emozioni e gli stati d'animi altrui. 
La sua grande empatia la portava sempre a scrutare chi aveva di fronte se amico o nemico, grazie a questo suo dono... saper cosa pensavano gli altri le rendeva le non sempre facili.

Bastava poco perchè la principessa scoprisse o meno se qualcuno le stava mentendo o nascondendo qualcosa. Un'abilita unica ma terribile al tempo stesso poiche metteva  sempre a nudo l'anima di ogni persona che di fronte ad Ondine si sentiva vulnerabile e costantemente messo in soggezione.

Non c'erano cose che non le si potevano nascondere.
Raminas spesso teneva molto in considerazione questa abilità della figlia, ma avvolte persino a lui questa straordinaria dote naturale faceva paura.

Questo dono aveva anche un grande difetto, se da una parte permetteva ad Ondine di immedesimarsi negli altri e di capire il loro stato d'animo altrui sia positivo o negativo, alla lunga questo potere poteva influire molto negativamente sulla crescita ed affermazione della giovane.

La principessa era esposta senza alcuna difesa agli sbalzi emotivi altrui, in particolar modo quelli negativi avevano un effetto di avvelenare l'anima della giovane e di renderla furente, rabbiosa, se non indignata e profondamente sprezzante verso  queste persone.

Ondine era per tanto sempre influenzata da queste cose, nonostante tutto riusciva a mantenere un equilibrio, soprattutto grazie hai forti legami con le persone a lei care.











Allora voglio anticipare una piccola cosa, non è un vero spoiler, ma più un avviso. I capitoli a seguire dopo questo saranno molto, ma molto più lunghi. Più di 9000 parole.
Questo per non fare troppi capitoli incentrati esclusivamente solo sul passato rispetto a quelli sul presente. Ho deciso di unire i 4 capitoli che mi sono usciti sul passato in due lunghi capitoli che pubblicherò più avanti, più un terzo che sarà più corto. Così dopo posso riprendere i capitoli sul presente con le vicende di Chantal.

Questo capitolo è stato relativamente facile, tolta Ondine è il suo atteggiamento, ho fatto molto fatica a inquadrarla secondo quello che era la mia idea di lei.
Alcune cose di lei non mi ero ritrovata ad immaginarle quindi non è stato semplice.
Come ho scritto questo capitolo e quelli a seguire non mi ha soddisfatto molto. Ma cercherò più avanti se mi sarà possibile di riscrivere meglio questi capitoli. In tanto so che è da metà giugno che aspettate il capitolo 11.
Quindi ecco a voi il capitolo 11 e nelle prossime settimane metterò gli altri.

Daistiny.



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Capitolo 12
*** Un'altra notte di illusioni gente immersa nell'ipocrisia ***


Capitolo 12

*Passato*
Rabanastre -Palazzo reale 703 Alto Valendiano 

*Durante la festa di fidanzamento di Ashe"

L'esortazione di Vossler nei riguardi della principessa Ondine non aveva avuto l'effetto desiderato, la ragazza dava la ferma idea di voler rimanere delle sue idee.

-Ma io sto facendo già i fatti Capitano...- ribadì la giovane principessa con aria abbastanza annoiata.

-È solo che trovo questa vita così noiosa... Come si può pretendere di essere maturi ed essere in un determinato modo Capitano, se a fatti ne mancano le basi e l'esperienza? Come posso essere matura quanto voi al mio confronto avete visto più cose di me e ne avete fate altre tanto? Voi desiderate che io mi comporti come ci si aspetterebbe da una del mio rango, senza nemmeno essere consapevole di ciò che questa carica comporta. 
E da una vita che mi viene detto come devo essere, come mi devo comportare o apparire, quando si dovrebbero guardare loro per come appaiono e non me. Vi accorgerete di quanto l'animo altrui sia indegno, per tanto non desidero affatto condividere la stessa sorte di mia sorella. Sto bene come sto è chiaro?- disse con ferma decisione Ondine guardando negli occhi Vossler, il quale cercò pur di risponde ma più guardava la ragazza più si accorgeva di quanto lo sguardo di questa era insostenibile.

Ondine aveva la stessa fermezza di Basch, non cedeva mai su le varie questioni e tenerle testa significava solo una cosa sfidarla ed erano veramente pochi quelli che osavano darle contro.

Uno di questi era Basch, che non aveva affatto paura di dire la sua e di riprendere la principessa se questa in qualche modo mancava di rispetto. Tra i due nonostante avvolte ci fossero state delle leggere provocazioni, la situazione non era mai degenerata.
Entrambi sapevano come rispondere all'alto in modo da tenere sempre alta la testa e non mettersi mai in una posizione di difficoltà.
Avvolte sembrava che Ondine ci trovasse guasto nel contraddire apertamente il Generale Von Ronsenburg, che diversamente da Vossler era davvero uno che aveva un incredibile pazienza. Se fosse stato al suo posto Vossler le avrebbe risposto in maniera molto più aspra.

Vossler aveva anche notato nella principessa Ondine un leggero cambiamento di comportamento e modo di fare ogni qual volte nelle vicinanze ci fosse Basch. Era una cosa che faceva in automatica e istintiva, senza che nemmeno se ne accorgesse.  Diventando improvvisamente calma, riguardosa e posata... proprio come lo era sua sorella Ashe.

Mentre quando  Ondine si trovava con lui, Vossler notava come la ragazza tendeva a diventare molto impertinente di quanto non lo fosse già abbastanza. E lì non cera cosa che non tenesse.

-Lady Ondine...- esclamò Vossler, il quale tentò di dire qualcosa ma venne prontamente interrotto dal generale Basch che cercò di impedire che il suo compagno d'armi commettesse un madornale errore.

Piuttosto Basch invitò la principessa Ondine a concedergli un ballo, cogliendo di sorpresa non solo la ragazza, ma anche lo stesso Capitano Azelas. Il gesto non passò inosservato ad altri occhi che da lontano seguivano con vivida curiosità lo scambio di battute tra la giovane figlia del re e il Capitano Azelas.
Ondine alla richiesta del Generale Ronsenburg non potè rifiutare, quella era la prima volta che il generale l'invitava a ballare, un'occasione come quella non sarebbe capitata un 'altra volta.

La principessa conosceva bene il Generale Ronsenburg, soprattutto ne conosceva la fama che lo precedeva, ma la realtà era meglio di qualsiasi voce circolasse su quest'uomo bella o brutta che era.

Di Basch, Ondine ne conosceva principalmente il lato del cavaliere e non dell'uomo che si celava sotto quell'armatura. Nonostante i suoi trentatre anni Basch era un uomo che per gli standard delle tradizioni Dalmasche doveva già essere sposato.
Molti cavalieri tra cui Vossler erano già da tempo ammogliati con altri nobili di pari grado o non, eppure nonostante il generale Von Ronsenburg era uno dei pochi che ancora non aveva preso moglie.

Questo lato della sua persona era abbastanza chiacchierato si tra i nobili che fra i soldati. In particolare lui "incarnava l'ideale di uomo "che ogni donna almeno una volta nella vita si era ritrovata a fantasticare.
Eppure la realtà andava a infrangere quelle che erano solo delle fantasie, Basch pur avendo una bellezza appariscente e insolita per i canoni dalmaschi aveva non poco successo con le donne.
I suoi unici difetti se così si potevano definirsi era la sua "totale devozione
­verso quelli che erano i suoi doveri di cavaliere" e il suo essere stoico che spesso e volentieri veniva scambiato per indifferenza dalle dame di corte.

E i suoi continui rifiuti alle dame di corte erano leggendari quanto famosi, ne deteneva il record. Per qualche strana ragione il Generale Ronsenburg non aveva mai manifestato il desiderio di sposarsi o avere una famiglia. Anzi questi argomenti sembrano turbarlo non poco ogni qual volta qualcuno gli poneva delle domande al riguardo, lui si ritraeva dal dare la sua opinione.

Molte donne sposate e non, giovani, vecchie, nobili o no, erano tutte cadute vittima del fascino del generale e della sua fama. Gran parte delle donne di palazzo aveva messo gli occhi su di lui già da diversi anni, e facevano a gara per contendersi le sue attenzioni o un pò della sua compagnia.

Non c'era donna che non sapeva resistergli, ma nonostante i modi affabili del generale lo rendevano davvero amabile, non c'era nessuna cosa in lui che non andasse o fosse fuori posto.
Seppure molte donne convenivano, almeno quelle più maligne che avevano preso a male il rifiuto del capitano, che Basch era il nemico numero uno del genere femminile.

Ondine non era di certo estranea a questi pettegolezzi, che trovava veramente inutili, come quelli che cosatantemente circolavano su di lei o su sua sorella.
Pur mostrandosi indifferente a tali voci, dentro di se,  si innervosiva facilmente col il risultato di commentare aspramente queste donne.

Arrivando a distruggere pubblicamente, socialmente e verbalmente queste con il risultato di attirare su di se ancor di più l'antipatia di molte dame.
E puntualmente Ondine veniva ripresa per la sua mancanza di educazione, oltre che da Vossler anche da Lady Arla, la sua dama di compagnia, di almeno una decina d'anni più grande di lei.
Ma la giovane principessa sapeva bene come rispodere e tener testa ad Arla, con somma disperazione di quest'ultima.

Lady Arla non faceva eccessione avevsa pempre qualcosa da ridire su Basch, spesso e volentiri si trovava ai ferri corti con lui, e non erano poche le volte in cui i due avevano avuto delle discussioni in merito all'educazione di Ondine.
Vossler se ne teneva sempre alla larga da quella donna, sapendo fin troppo bene quanto Arla sapesse essere persuasiva. 
Le poche volte in cui Vossler ebbe avuto la sfortuna di inbattersi in una discussione dai toni abbastanza accessi con tale dama, ne era sempre uscito sfinito.
Lady Arla con il suo carattere ben si adattava al temperamento di Ondine.

Se quella sera Lady Arla avesse saputo che la principessa Ondine avrebbe ballato col Generale avrebbe sicuramente avuto da ridire. Infatti Lady Arla si trovava nel salone dove si stava svolgendo la festa di fidanzamento, la donna era in compagnia dei due principi, dove stava intrattenendo con loro una piacevole conversazione.

Quando la loro attenzione venne presto catturata quando videro l'entrata della principessa Ondine accompagnata dal Generale Ronsenburg nel salone. Quell'apparizione più unica che rara aveva catturato l'attenzione di tutti i presenti, compreso la stessa Ashe col principe Rasler.

Il Bagliore Bianco nel suo abito da cerimonia era spettacolare, ancor più splendida e maestosa di quanto non lo fosse solitamente. Quel suo ingresso in sala era davvero insolito, anzi era più tosto risaputo  che la principessa Ondine fosse particolarmente riluttante a partecipare a eventi mondani che si tenevano a palazzo.
Preferendo limitare la sua presenza solo negli eventi ufficiali al quale obbligatoriamente non poteva sottrarsi, e la festa di fidanzamento di Ashe era guarda caso era uno di quegli eventi.

Nonostante la sua condotta discutibile, quando Ondine decideva di fare la sua comparsa, aveva l'abilità di strappare la scena a tutti e di azzittire chiunque con la sua sola presenza.
Non sembrava neppure più se stessa, ma sembrava essere totalmente un'altra. Sembrava brillare di luce propria sotto la luce soffusa dei candelabri di cristallo, una stella sfolgorante in mezzo ad una marea di volti.

Ondine avanzò assieme a Basch sotto braccio,  nella sala a passo lento come le era stato insegnato, la schiena dritta, il petto in fuori, la testa alta e lo sguardo fiero.
Sfoggiando un' elaborata acconciatura nel quale era stati inseriti alcuni fiori di Ortensia.
Indossava un prezioso quanto elaborato vestito lungo color avorio, i cui preziosi ricami azzurri spiccavano vivaci a contrasto del tessuto. L'oro dei gioielli dava ancor più risalto alla sua bellezza, coferendole un'aria solenne e maestosa.

Lo sguardo della giovane principessa era puntato fisso d'avanti a se, mentre accuratamente cercava in ogni modo di ignorare gli sguardi puntati su di lei.
Ondine silenziosamente avvertiva il sentimento di stupore generale originatosi dal suo ingresso in sala. Lo sentiva su di se, una  sensazione al quale non si abituava mai.
Ne leggeva i sentitmenti e i pensieri altrui con estrema facilità. C'era chi era meravigliato di vederli insieme, chi pensavano che fosse una bellissima coppia, chi li invidiava e infine chi invece li ammirava da lontano.
Ondine seguiva i loro sguardi attentamente, cogliendo il loro più piccolo cambiamento, facendo attenzione a non richiamare su di se l'attenzione di Basch. Ondine sapeva bene che il generale la stava attentamente osservando.

Ballarono a lungo quella sera, nel quale Ondine diede sfoggio di sapersi comportare come conveniva ad uno del suo rango nonosante la mancaza di etichetta che svariate volte sfoggia con la più assoluta non curanza.

Durante tutto il ballo, tolto le solite sensazioni che Ondine percepiva dalle persone presenti nella sala che fecero presto ad annoiarla, decise per curiosità di scrutare l'animo del suo patner di ballo.
Basch aveva sempre incuriotò Ondine, per via della sua origine straniera. Il generale era qualcosa di diverso, era sempre molto attenta ai racconti di Basch, quando questi raramente parlava del suo passato o delle sue esperienze. 
Nessuno a palazzo sapeva che genere di vita il Generale aveva condotto prima di diventare uno dei Cavalieri di punta del regno di Dalmasca.

Ondine sulle prime non trovò niente di quello che Basch  mostrava già in pubblico, il Generale Fon Ronsenburg era come appariva a differenza di molte altre persone. Sembrava non avere niente da nascondere.
Eppure quella sera in lui c'era qualcosa di insolito e di diverso, una leggera angoscia riguardante la guerra con l'impero. L'impero di Archadia, Basch non faceva che pensare a questi.
In un'angolo della sua mente non faceva altro che ripensare a cosa l'Impero tanti anni prima gli avesse strappato.

Quando la musica finì, terminò anche il ballo, al fine del quale sia Ondine che Basch si separarono. Ondine aveva assunto un'aria piuttosto turbata, non appena il Generale Fon Ronsenburg fece per allontanarsi dalla ragazza di qualche passo, che la giovane improvvisamente gli afferrò l'avambraccio trattenendolo.

Il gesto improvviso colse di sorpresa Basch, il quale non si aspettava un simile gesto provenire dalla principessa. Ancora più sconcertanti furono le parole che la ragazza gli rivolte.

-Perchè non trovate pace? Perchè avete tutti questi rimpianti?-disse Ondine guardando negli occhi Basch, il quale si senti violato e colto alla sprovvista.

A quella domanda non sapeva cosa rispondere, aveva forse sottovalutato le abilità della ragazza. Infondo forse per lei non esistevano segreti.
Basch sapeva che doveva fare qualcosa è immediatamente, se non voleva attirrare troppo l'attenzione, come Ordine era solita fare.
Sentiva gli occhi su di sè, doveva fare fare in fretta e sottrarsi allo sguardo della ragazza, la quale lo fissava con sguardo infagatore.

La faccia del Generale Ronsenburg aveva cambiato colore, era diventata bianca dallo sconcerto. Quelle parole lo avevano scosso, non poco, tanto.
L'huma non voleva rispondere, considerava quella cosa ormai acqua passata, eppure tanto passata non lo era se la giovane principessa se ne era accorta.

La domanda della giovane fanciulla era stata sentita da molte persone nella sala, ciò aveva messo non poco a disagio Basch. Il Generale scrutò la ragazza, chiuse i suoi e trasse un sospiro cercando nella sua mente il modo di divincolarsi da quella situazione spiacevole.

Non rispose alla richiesta di Ondine, Von Ronsenburg si limitò a scusarsi con la principessa e a prendere immediatamente le distanze da lei, in una maniera leggermente brusca e fredda allontanandosi, per poi lasciare la sala.
Basch la lasciò lì in mezzo alla sala Ondine che era spiazzata dal comportamento inusuale del Generale che sensa fornire alla sudetta ragazza la più stupida delle giustificazioni.

Ondine vide la figura dell'uomo allontanarsi, mentre migliaia di occhi brulicanti di curiosità avevano seguita con vivo interesse tale scena. Un mormorio e una serie di bisbigli si levò dal fondo della sala.
La giovane Ondine poteva sentire vivamente i pensieri e i commenti di costoro, qualcuno diceva quale una umiliazione doveva essere quella  per la giovane reale, essere stata tratta in quel modo poco rispettoso dal acclamato Generale.
Altri suggerivano che finalmente la principessa Ondine aveva avuto quello che si meritava per la sua arroganza.
Chi invece commentava negativamente il comportamento del Generale Ronsenburg definendo deplorevole oltre che irrispettoso, molti sostenevano che il generale aveva dato una grande dimostrazione di signorilità quella sera non assecondando il capriccio della ragazza, di rimanere.

In mezzo a tutte quelle voci Ondine non si sentiva scalfita, sapeva bene che al mondo esistevano gente del genere da cui aveva imparato presto a diffidare e a trattarli come meritavano.
Non aveva paura nel dire in faccia la verità ed esporre i loro affari sporchi in pubblico, ricordando loro che prima di attaccarla dovevano farsi un esame di coscienza.
Per questa sua schiettezza Ondine si era fatta dei nemici, ma non le importava, per lei contavano solamente la sua famiglia e le persone di cui sapeva di potersi fidare, erano veramente poche.
Nonostante il carattere ribelle e alle volte spigoloso di Ondine, la ragazza dimostrava di avere anche molti lati positivi, e ne dava sfoggio senza farsi alcun problema.

Nel frattempo Basch aveva lasciato il salone a grandi passi, svelti e decisi, rifugiandosi in quelli che erano i giardini del palazzo reale. La brezza fresca della sera che proveniva dal deserto ovest portava con se tanti profumi, in confronto al caldo torrido di quella sera di inizio estate.
Basch dovette fare i conti quella sera con se stesso, e con il suo passato, che da quando le cose con l'impero stavano decisamente peggiorando spesso e volentiri si ritrovava a pensare alla sua vecchia patria e al suo passato.

Per la prima volta dopo quasi vent'anni in vita sua Basch si sentiva vulnerabile e senza protezioni e la causa di tutto ciò era stata la domanda di una ragazzina di appena sedici anni.
La cosa sconcertante è che quella stessa ragazzina aveva detto quelle cose nella più completa ingenuità della sua età, spinta dalla sua insolita curiosità di sapere. Non gli era affatto piaciuto che Ondine gli avesse guardato così affondo, quel suo potere era terribile, era capace di intimidire e annichilire chiunque. 
Infondo quello era la dimostrazione che Ondine non era affatto normale, ma era la prova che era l'incarnazione della dea Galtea.

Per anni, Basch si era trovato in ogni tipo di sotuzione, bella, brutta o disperta. Aveva sperimentato ogni tipo di esperienza che un uomo della sua età era stato capace di provare in tren'anni di vita.
Quante persone potevano dire la stessa cosa? 
Se c'era una cosa che Basch non aveva avuto il coraggio di affrontare su quella terra erano due, sua madre e suo fratello. Erano passati tanti anni da quando non li aveva più visti, non aveva saputo nemmeno che fine avessero fatto e quale sorte se gli era stata toccata.

Lui per come era fatto, era quel tipo di persone che dopo aver preso una decisione perseguiva fino alla fine, qualunque fosse stato il suo risultato. Non era una persona che poteva dire di avere rimpianti, molti lo avevano definito così.
Impassibile a tutto. Basch invece sapeva che non era affatto vero, non era come appariva. Lui era umano come tutti e come tutti aveva fatto anche degli errori di cui non andava affatto fiero.
Aveva fatto del suo meglio, si giustificava così ma sapeva che quel che aveva fatto non poteva porvi rimedio e ciò lo perseguitava.

Ondine stava ancora in mezzo alla sala, con tutti gli occhi fissi su di lei in attesa di una sua reazione. La giovane nel frattempo meditava ancora sul comportamento del Generale, essa si sentiva ad un bivio divisa tra istinto e ragione.

Il suo istinto le consigliava di seguire Basch incurante di quello che sarebbe successo poi, la ragione diceva di rimanere. Ma tra le due l'istinto ebbe la meglio, incurante di tutti gli ospiti Ondine decise di seguire Basch incurante di tutto il resto.

La ragazza sollevò il lembo del suo vestito scoprendo i piedi e le caviglie, indossava dei sandali dorati impreziositi da delle pietre, e nonostante il tacco alto e il divieto di non corre per i corridoi del palazzo. Ondine come suo solito fare mando al diavolo tutto.
E Dei! Credetemi se quel gesto non ebbe delle conseguenze, nella corsa verso l'uscita della sala, con il rumore dei tacchi che riecheggiava per tutta la stanza, la giovane perse anche alcuni fiori di Ortensia che le si staccarono dall'elaborata acconciatura che nel giro di pochi minuti si dissolse lasciando ricadere dei lunghi e splendidi capelli biondi della principessa.

Dall'altra parte della sala Lady Arla era basita del comportamento della sua giovane signora, Ondine, quella sera aveva veramente superato ogni limite. Era shoccata, mentre i due principi reali, Valiant e Ronnah non erano affatto scandalizzati.
Ancora una volta Ondine aveva fatto parlare di se. I due principi sorrisero al gesto della sorella, nulla sembrava che potesse trattenerla nemmeno l'elaborata etichetta di corte.
Ashe da lontano insieme a Rasler e suo padre guardarono sorpresi e ammutoliti lo spettacolo. L'indomani tutti avrebbero parlato.
Fino ad allora però niente avrebbe dovuto turbare quella serata.

Il Generale Basch si trovava sotto delle colonne vicino ai giardini, cercando di calmare i suoi tumulti,  quando sentì dietro di lui il rumore di tacchi che sbattevano contro il marmo dei corridoi e il respiro affannato di lei. Il suo volto scattò mentre lo sguardo si posò sulla giovane huma, la sua espressione preoccupata sul volto diceva tutto.
L'uomo notò con accuratezza di dettagli, i capelli erano tutti spettinati, e quello che un tempo restava dell'elaborata acconciatura erano solamente dei lunghi capelli biondi che arrivavano fino ai fianchi.

Basch trasse un lungo sospiro, quella ragazza aveva nuovamente combinato qualcosa, casa avrebbero detto di loro, lei non doveva essere li.
Ondine tentò di scusarsi, era visivamente dispiaciuta e agitata, aveva usato sconsideratamente il suo potere. Ma era stato più forte di lei e di certo non aveva messo in conto la reazione di lui.
Basch la guardava imperturbabile, infondo sapeva bene che la giovane non voleva nuocergli in nessun modo. L'huma cercò di calmarla, dicendole di non preoccuparsi ma era inutile dentro non era così, Ondine stava solo riflettendo il suo stato d'animo.
Ancora una volta il Generale tentò anche se con scarso risultato di far tornare la principessa nel salone, dove si trovava tutta la sua famiglia. Suggerendole che era sconveniente per lei trovarsi lì, ma Ondine era di tutt'altra opinione.






Che bello un altro capitolo di Tu che inargenti le sabbie del deserto. Amo questa storia è la mia preferita in assoluto.
Ho amato scrivere questo capitolo e le scene di Ondine e Basch fantastiche. 
Amo anche la scena di Lady Arla che sbianca alla vista di Ondine che si mette ad inseguire Basch.
E si,Ondine è quel tipo di persona capace di fare cose improvvise dal nulla cogliendo tutti di sorpresa. Per questo capitolo mi sono dimenticata di aggiungere la descrizione fisica di Lady Arla, che vedrò di inserire nel prossimo capitolo, in cui ci saranno i retroscena dei preparativi della festa di fidanzamento di Ashe, più qualche siparietto divertente. Il titolo di questo capitolo è preso da una frase della canzone dei Finley, li amo, la canzone è COME IL SOLE DI SETTEMBRE. Trovo che sia una canzone bellissima e questa frase si adatta perfettamente a questo capitolo dove c'è, 1 un riferimento all'ipocrisia e 2 tutta la situazione in cui si trova a palazzo beh è in netta contraddizione con gli eventi che stanno coinvolgendo Ivalice. C'è la guerra e il popolo di Dalmasca festeggia il fidanzamento di Ashe nella speranza che l'alleanza stretta con Nabradia scongiuri tale evento, ma non sarà così. Tutto ciò rappresenta una contraddizione, perchè questa gioia maschera le ansie e le paure che i vari personaggi stanno vivendo a causa di quello che sta succedendo tra Archadia, Rozaria e Nabradia. Dalmasca al momento non è ancora stata coinvolta, ma presto lo sarà.. e non sarà bello quello che succederà.
Io vi aspetto al prossimo capitolo.

NB: Se volete sapere cosa succede tra Ondine e Basch dovrete aspettare altri due capitoli.

Daistiny

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Capitolo 13
*** Retroscena ***


CAPITOLO 13

*Passato *

Rabanastre -Palazzo reale 703 Alto Valendiano ù

*Alcuni giorni prima dell'annuncio ufficiale del Fidanzamento di Ashe*


Negli anni che si erano susseguiti i rapporti tra Nabradia e Dalmasca si erano sempre fatto più fitti, soprattutto per quanto riguarda gli affari di stato. Dalmasca si trovava a dover importare alcuni beni di prima necessità che altrimenti da sola faceva fatica a reperire, in cambio Nabradia usufruiva di alcune agevolazioni fiscali su ciò che importava da Dalmasca. 
I rispettivi sovrani non avevano problemi di nessun tipo, soprattutto politico e diplomatico, avvicenda negli anni sia Endimion che Raminas facevano visita di cortesia l'un all'altro.
Nei loro viaggi capitava spesso che si portassero con se la rispettiva famiglia o mandassero uno di loro in rappresentanza. Con gli anni che passavano soprattutto i principi dei rispettivi sovrani crebbero, conoscendosi tra loro.

La famiglia di Ashe si era vista invitata al matrimonio del primo figlio di Endimion con la figlia di una delle più illustri casate nobiliari di Nabradia.
La ragazza era molto bella nelle tipiche vesti nabradiane. L'evento si era svolto anni prima, già allora Raminas si interrogava sul futuro dei suoi figli, notava la piccola Ashe e Ondine scherzare con il giovane figlio di Endimion, Rasler.
Quel giorno era finalmente giunto.

Da diverse ore l'aeronave di Nabradia, il Nautilus, che scortava il principe Rasler e il suo seguito era finalmente giunto nell'aerodromo privato della famiglia reale Dalmasca.
Ad accoglierlo c'erano Ronnah, il generale Biran e suo nipote Dunya. Quest'ultimo era il figlio di Vossler di qualche anno più grande di Rasler, un ragazzo molto alto il cui aspetto fisico ricordava molto quello di suo padre. Assieme a loro si trovava anche un diplomatico nabradiano Bahar Asprea un uomo sulla quarantina. 

Oltre loro cerano alcune guardie dalmasche. Come da programma il principe nabradiano fu accolto con tutti gli onori. 

-Vostra Altezza, Lord Ralser è un immenso piacere per me rivedermi. Spero che il viaggio sia stato comodo.- chiese il principe Ronnah facendo un passo verso il giovane Rasler.

-È stato tutto moltro tranquillo Lord Ronnah. Anche per me è un piacere rivedervi, come sta vostro padre? Mio padre vi porge i suoi saluti e si scusa se non sia potuto venire ma...- il tono della voce si fece grave, mentre Rasler abbassò gli occhi mentre intervenne il Generale Biran.

-Non dovete darci alcuna spiegazione Lord Rasler abbiamo saputo.- 

-Già a tal proposito, nonno vorrei dire che più avanti il Generale Basch e mio padre ci aspettano per discutere dei dettagli. - fece sapere Dunya avvicinandosi a suo nonno.

- A quanto vedo vi siete già portanti avanti voi dalmaschi.- disse un'uomo facendosi avanti tra il seguito del principe Rasler.

-Voi chi siete?- Commentò Dunya squadrando da capo a piedi.

-Lui è Sir Forz, è il mio generale. Ha avuto l'incarico di accompagnarmi da mio padre, Re Endimion.- fece presente Rasler.

-Chi altri viaggia con voi?- domandò Ronnah incuriosito.

-Oltre alla scorta anche il vostro ambasciatore Lord Erden.- disse il ragazzo indicando l'ambasciatore dalmasco, che vedendosi chiamare si fece avanti per porre i suoi omaggi al suo principe.

-Principe Ronnah sono onorato di vedermi. Faram sia misericordioso con voi.-l'ambasciatore dalmasco fece un profondo inchino d'avanti  al principe Ronnah il quale ricambio il saluto inchinando leggermente la testa.

-Grazie Lord Erden, ma se volete seguirci è stato preparato per voi un rinfresco di benvenuto nella terrazza nord. Il viaggio sara stato lungo, immagino vogliate rilassarvi un po'?- domandò il principe dalmasco, mentre Rasler è il suo gruppo annuì. 

Ronnah fece loro strada e questi senza esitare lo seguirono, durante tutto il tragitto i vari uomini non fecero che parlare tra loro di varie generalità riguardante i loro regni.

Sulla terrazza Bianca nella zona nord del palazzo, una delle più fresche durante la calura dell'intera giornata, era stato preparato un sontuoso banchetto ricco di ogni pietanza dalmasca.
Nel banchetto in onore del principe Rasler erano stati preparati alcuni piatti tipici nabradiani, tutto ciò che comprendeva frutta e pasti leggeri.
Oltre ad alcuni nobili sulla terrazza c'erano anche i membri della famiglia reale tra cui le due principesse è le rispettive dame di compagnia, la Marchesa Argas e Lady Arla.

Le due donne non si potevano affatto vedere, Lady Arla considerava la Marchesa Argas una donna di dubbi costumi a cui poco importava del benessere della principessa Ashelia.
Mentre la Marchesa Argas non faceva che criticare il continuo operato di Lady Arla, insinuando che non fosse capace di farsi ascoltare e rispettare dalla propria principessa elogiando invece l'operato di Ashe.

Su questo fronte Arla nè usciva sempre sconfitta, ben sapeva quanto era difficile farsi ascoltare da Ondine, al quale interessava unicamente evitare tutto ciò che riguardasse l'educazione di una principessa.
Non era strano che Ondine non sapesse niente di cucito o altre tipiche cose femminili. Non le interessava sapere che abito indossare o con cosa, lasciava che ad occuparsene fosse Arla, si fidava di lei è riconosceva che aveva buon gusto.

Se fosse toccato scegliere ad Ondine come vestirsi, probabilmente questa avrebbe scelto un vestito piuttosto semplice e pratico senza trnti fronzoli.
Nonostante ciò Lady Arla era riuscita con grande fatica ad insegnare ad Ondine il dress code reale, per occasioni come quella, in maniera tale che la ragazza non sfigurasse ma apparisse al meglio. Ma su questo fronte non c'era molto da preoccuparsene.

Per grande fortuna di entrambe su questo fronte Ondine era fin troppo dotata. Una delle sue più grandi qualità era la sua straordinaria bellezza paragonabile solo a quella delle viera.
La principessa era conosciuta principalmente per questa sua dote, oltre per il carattere. E per Arla occuparsi di far apparire Ondine al meglio era una delle sue attività preferite, le dava grande soddisfazione quando riusciva a far risaltare al meglio la bellezza di quest'ultima.

Solo che Ondine puntualmente rovinava il suo operato con uno dei suoi soliti comportamenti, e allora si che Arla si sentiva sconfortata.
Anche per l'occasione Lady Ashe era stata preparata al meglio, la ragazza indossava un sontuoso ed elaborato abito rosa antico con ricami in oro. Quel giorno era molto importante per lei e dello stesso parere era anche la Marchesa Argas, la quale aveva preteso che la principessa doveva spiccare in mezzo a tutte quelle persone.

Anche Arla riconosceva con quanto impegno Ashelia si era preparata per quell'incontro, lo stesso non si poteva dire di Ondine. La quale aveva scelto un abito color grigio ed argento di foggia non troppo elaborata a contrasto con gioielli di oro rosso.

Quell'abito era tutto fuorchè gioioso e vivace anzi era fin troppo austero e serioso per una giovane ragazza di quell'età. Lady Arla trova il grigio fosse un colore al quanto triste che mal si adattava alla bellezza della sua principessa, anzi trovava che quel colore invecchiasse di parecchi anni Ondine.

E anche l'atteggiamento di questa non aiutava, da quando Ondine aveva appreso la notizia riguardante il fidanzamento tra sua sorella e Lord Rasler non non era stata affatto felice.
La giovane era corsa direttamente a chiedere conferma a tutti, Basch, Vosler, i suoi fratelli e persino suo padre. Tutti non avevano fatto altro che confermare tale notizia. Ondine ne era sconvolta, si chiedeva come non aveva potuto accorgersene.

Ashelia l'aveva cercata di tirare su di morale, dicendole che con i tanti impegni che aveva era impossibile rendersene conto. E che la notizia del fidanzamento era stata tenuta nascosta fino all'ultimo prima di darne l'annunciò in maniera ufficiale.
Poichè tutti volevano essere sicuri che le cose non prendessero una piega diversa da quella programmata avevano deciso di tenere per se questa notizia.
Ma ora tutto era stato confermato e Ashe era stata prontamente informata mesi prima di dare la conferma.

Raminas aveva pregato sua figlia di non dire nulla ad Ondine per non farla agitare, ci avrebbe pensato lui a comunicarle la notizia.
Mentre tutti aspettavano con trepidazione l'arrivo di Ronna con Rasler, Ashe stava chiacchierando con alcune ancelle, mentre tutta sorridente esprimeva il desiderio di vedere come era diventato Rasler dall'ultima volta che si erano visti.

Dall'altra parte della terrazza Bianca, vicino ad alcune piante Ondine osserva guardinga sua sorella e il suo seguito, vicino a lei si trovavano suo fratello Valiant che stava intrattenendo una conversazione con Vossler e Basch, riguardo alcuni attacchi degli imperiali sul confine di Dalmasca, non molto distate da Nalbina.

Ondine ascoltava silenziosa la loro conversazione, l'argomento le interessava molto. Da quello che i tre uomini dicevano la giovane principessa aveva capito che quel fidanzamento tra sua sorella Ashe e Rasler doveva essere un matrimonio di interessi, tramite Raminas stipulava un alleanza con Endimion.
La principessa non era nuova a questi discorsi, già diverse volte le era capitato di ascoltare discorsi del genere dove alcune sue dame di compagnia e quelle di Ashe, erano state toccate da una sorte simile.

Ondine per tanto si chiedeva che valore politico o sociale potesse avere la sua posizione, ai suoi occhi non aveva lo stesso valore di Ashe, la quale era in lista per la successione al trono, mentre lei no.
Le uniche cosa di cui si poteva fregiare era il titolo di sua madre, ma da quello che aveva appreso, morto suo nonno l'eredità rimasta era qualche edificio nei quartieri residenziali.

Oltre ciò c'era la sua naturale propensione per la magia, la quale  la rendeva la maga tra le più forti del regno. Ma tolte queste di fatto lei restava la figlia di una concubina e non della regina come lo erano i suoi fratelli.
Questa condizione le pesava in parte, nonostante l'affetto sincero di suo padre e i suoi fratelli, nonostante i vantaggi che poteva avere. 

Aveva un forte svantaggio si sentiva fortemente fuori posto, non si sentiva una vera principessa reale come Ashe. E sapeva che non poteva goderne a pieno dei privilegi che tale titolo le assicurava, non che le impotarse.
Non aveva mai dato a vedere questa sua inquietudine e parlarne con uno dei suoi famigliari, le era molto difficile, soprattutto perchè non voleva vedere ne sentire i loro sentimenti. Infondo lei era solo l'ultima ruota del carro.

L'unico a cui aveva forse accennato qualcosa era Basch, la sua presensa in qualche modo calmava queste sue ansie. Ed era anche l'unico a cui aveva mostrato la sua vulnerabilità.
Era la classica persona che sapeva sempre come comportarsi, Ondine lo ammirava tanto, desiderando fortemente di essere come lui.

L'atmosfera generale sulla terrazza Bianca era davvero allegra, tutti erano felici e sorridenti, tranne Ondine. La ragazza osservava con attenzione suo fratello e i discorsi che faceva, quello che percepiva la preoccupava terribilmente aveva come una sorta di sensazione negativa che non l'abbandonava mai, la cui origine non sapeva spiegarsi.

Era sempre così a causa del suo potere, non poteva in alcun modo controllarlo, ne era succube. Cosi era stato anche quando aveva in qualche modo cercato di impedire la morte di suo fratello Roland, ma era stato tutto inutile.
Il volto della principessa era cupo, concentrata come era su i suoi pensieri non si era minimamente accorta dell'arrivo di suo fratello e di Rasler. Un arrivo che fu accolto con immensa gioia e grande speranza.

Ondine li poteva sentire tutti, distintamente, anche Ashe era felice. Quanto fu giunto il momento dei saluti da parte dei figli dei principi dalmaschi nei confronti di Rasler, Ondine non si smenti.
La dove Rasler fu accolto con calore ed affetto, Ondine gli riservo un trattamento diverso mostrando una parte ostilità.

Non gli rivolse alcuna parola, limitandosi solo a squadrarlo della testa hai piedi. Rasler gli trasmetteva una sensazione molto spiacevole, inoltre Ondine percepiva qualcosa di strano in lui, la stessa cosa che aveva visto nella madre di Ashe e nei suoi fratelli.

La presenza di Rasler le sembrava così debole, come anche quelle di Ronnah e Valiant. Dopo quello che era successo con la regina Eleonor e Roland, Ondine non aveva mai più parlato di quello che sentiva riguardo a ciò.
Quello era un argomento tabù, Ondine sapeva che dei suoi "doni" quello era il più nefasto. Non riusciva  mai capirne il perchè di questo suo potere, che le era del tutto fuori controllo.

Rasler si sorprese molto dal comportamento della principessa, la guardò attentamente il principe si domandava cosa avesse Ondine che non andava, cercò per tanto di rigirare tutta quella situazione in maniera tale da non avere problemi di nessun tipo.
Non era li per giocare a mi sei simpatico o antipatico, altre questioni di gran lunga più importanti richiedevano la sua attenzione. La sorella di Ashe aveva ben intuito i pensieri del giovane principe, ma non disse nulla mentre lo guardò da testa a piedi.

-Non le devo proprio piacere...- Pensò Rasler prima di fare un'inchino e voltarsi verso Raminas e Ashe che li attendevano poco più in là.

Raminas aveva lanciato un'occhiataccia a Ondine, non era stato affatto contento del comportamento della figlia, ma almeno poteva dire che la ragazza non aveva detto quanto meno qualcosa di spiacevole.

La situazione si poteva in qualche modo recuperare, ma più tardi Raminas era certo che avrebbe detto due parole a sua figlia sul suo comportamento che rappresentava non solomtanto una grossa maleducazione.
Ondine vide allontanarsi Rasler prima di riprendere il suo posto vicino a Valiant
 e gli altri, che non accolsero bene la cosa. Vossler e Valiant in particolare.

-Si può sapere che ti è preso?- sibillò quasi furente Valiant guardando la sorella.-Vuoi forse mandare all'aria tutte le speranze che abbiamo di vincere la guerra?- La rimproverò ancora.

-Principessa chi meglio di voi, dovrebbe ben comprendere l'importanza di questo evento. Sapete bene quale sia la situazione politica. Non potete per mettervi un simile  comportamento.- aggiunse Vossler con tono aspro osservando la principessina.

-Si tratta  sempre di ragion di stato alla fine?- commentò sarcasticamente Ondine.

-No, Ondine qua la questione riguarda tutti noi ed è seria. Non sono sciocchezze, non è questo quello che ti ho insegnato.- Le fece notare Basch.

-Basch ha ragione, non è questo che vi è stato insegnato Lady Ondine. Avete una posizione e dei doveri verso di essa.- Sottolineò Vossler ricordando alla ragazza quale era la sua posizione e quali le sue responsabilità.

Ondine si mostrò seccata, dal suo punto di vista non aveva fatto nulla di così terribile. Non riusciva affatto a mostrarsi felice per quella notizia era più forte di lei.
E l'essere così duramente ripresa da suo fratello e Vossler non le piaceva affatto, sentiva la loro rabbia e la preoccupazione per quell'evento. Basch invece pur mostrando preoccupazione sembrava essere quello meno duro.

Più che altro Ondine si era accorta che lui la guardava in maniera diversa, non sapeva ancora definire come. Il generale Ronsenburg per tanto finì per cerare di "ammorbidire" l'atteggiamento degli altri due nei confronti della ragazza.

-Basta così Vossler! Credo che Lady Nereide abbia capito i suoi errori, e sono sicuro che vorrà scusarsi per quanto successo con Lord Rasler.- disse Basch buttando un'occhiata ad Ondine, riferendosi a lei con il suo secondo nome.
-Siete troppo indulgente Generale.- Commentò Valiant guardando negli occhi l'uomo.

-Ci penserò io a parlare con vostra sorella, Lord Valiant.- lo rassicurò Ronsenburg con la sua solita espressione stoica.

Valiant guardò ancora una volta sua sorella, prima di fare una battutina che strappo un sorriso alla ragazza. -A quanto pare dalla tua "Nereide" hai un valente cavaliere a prendere le tue difese. Spero che non lo trattiate male come avete fatto con povero Rasler.

-Non preoccupatevi Valiant... so come comportarmi.- ringhiò Ondine mentre divenne rossa dall'imbrazzo. Suò fratello non smetteva mai di punzecchiarla.
I toni da tesi si fecero subito più leggeri, fin quando la loro attenzione non venne richiamata da una frase di Rasler rivolta ad Ashe. Il principe nabradiano a quanto pare aveva espresso il desiderio di non voler sposare Ashe.

La frase che disse Rasler colpì non poco Ondine che si domandò se tra se fosse veramente sua intenzione. Il principe non sembrava mentire.
Ondine non disse nulla, convenne che era molto tacere, poi butto un'occhiata a Vossler e Valiant entrambi sembravano preoccupati, Basch invece come sempre sembra imperturbabile ma infondo, Lady Ondine notò che il Generale era pure lui preoccupato.

Nereide voleva solamente sottrarsi a quella situazione, piu tardi aveva alcune lezioni di magia al quale non poteva mancare. Mise a che in conto che sia Arla che suo padre gli avrebbero fatto l'ennesima ramanzina, e poi avrebbe dovuto parlare con Basch.
Sempre se quest'ultimo non fosse occupato, non le sarebbe dispiaciuto parlare un pò con lui, le avrebbe disteso i nervi.

-Generale Fon Ronsenburg, più tardi è libero? -fece Lady Ondine richiamando l'attenzione del generale, che si volto verso di lei.

-Si Altezza, appena mi sarò liberato dei miei impegni.- aggiunse solamente l'uomo con tono gentile, con il risultato di ammorbidire il comportamento della ragazza, che poco dopo si allontanò al fianco di una viera.

Quello stesso pomeriggio più tardi, come Ondine aveva previsto ricevette molti rimproveri da Lady Arla e Ronnah i quali si dissero molto delusi. Peggiore fu la discussione tra Raminas e la principessa, il re rimproverò duramente sua figlia.

Ma quando Ondine espose le sue ragioni a suo padre, il re non ne volle sapere. Per punizione Raminas decise che la principessa Ondine avrebbe aiutato Lady Arla e Artemis, il maestro di cerimonie, nell'organizzare i preparativi della festa di fidanzamento di Ashe.

Per "dimostrare" la sua partecipazione e vicinanza alla giovane "coppia reale".

-Sai questo cosa significa Ondine, mi aspetto che tu non metta tua sorella e me a disagio. Sei una principessa non c'è bisogno che io ti ricorda quali siano i tuoi doveri, sensa contare che la situazione in cui ci troviamo non è per nulla serena.
Questo matrimonio rappresenta una speranza per Nabradia e Dalmasca. Uniti i nostri due regni sono molto più forti di uno. Lo capisci questo? Eppure lo sai bene, ora più che mai la nostra famiglia deve restare unita.
Non pensare che sia difficile solamente per te, anche Ashe sta avendo delle difficoltà. Sai cosa è successo a Nabudis nella terra di Rasler? E scoppiata una guerra civile... vuoi che succeda questo? Per tanto aiuterai Artemis nei preparativi per la festa di tua sorella, Lady Arla ti aiuterà. Le ho già parlato. Per i prossimi giorni spero che tu mostri più sostegno nei confronti di tua sorella.- 

Raminas la rimproverò, la principessa non sembrava avere un bel colorito e lo stato d'animo era come quello di suo padre.

Rifletteva paura, dolore, ansia disperazione... tutti sentimenti che turbavano molto Ondine. Lei non aveva mai visto suo padre in quello stato e ciò la turbava non poco, come Raminas, Ondine non desiderava la guerra.
Ma una come lei nelle sue condizioni non sapeva come poteva essere utile, pur essendo stata addestrata come i suoi fratelli nell'arte della guerra, questi la tenevano ancora fuori dal prendere parte alle battagli.

Tutti sostenevano che era ancora troppo giovane e poco preparata, nonostante la ragazza dava il massimo nei suoi allenamenti. Raminas e i vari istruttori non si facevano che complimentarsi con la ragazza per i suoi risultati raggiunti, ma volevano allo stesso tempo che lei si impegnasse di più.
Ondine sapeva bene quando suo padre e i varie persone si aspettassero da lei, ma non ne capiva molto il senso.

Vossler e Basch le avevano più volte spiegato, che lei aveva un grande potenziale per quelle cose, per tanto era giusto che sviluppasse quelle capacità poichè avrebbe potuto fare molto per dare lustro e prestigio a Dalmasca.

Dopo quell'incontro con suo padre Ondine passò il resto della giornata a dedicarsi ai suoi compiti che la tennero molto impegnata, la ragazza non potè nemmeno incontrarsi con Basch per parlargli a causa di ciò.

I giorni successivi ai preparativi della festa furono molto caotici e non affatto semplici. Artemis non aveva perso l'occasione di mettere sotto torchio la giovane principessa insieme a Lady Arla.
Tutta via la punizione ad Ondine non era sembrata così severa, anzi ci trovava guasto nell'impartire le direttive ai vari domestici. Tutte le lezioni di comando che Vossler o Basch le avevano impartito stavano dando i loro frutti, dimostrandosi molto utili.
Ma per alcuni giorni fino alla sera della festa la ragazza sarebbe stata molto impegnata.

Il palazzo era un vero pandemonio, special modo il salone dei ricevimenti. I servi correvano come matti tutti indaffarati, per i preparativi dell'ultimo minuto. Ogni dettaglio quella sera non doveva essere assolutamente fuori posto.
Artemis esigeva la perfezione per il fidanzamento della amata principessa Ashelia. 
Quando era loro possibile sia Raminas che Ashe si affacciavano curiosi per vedere come procedevano i preparativi nell'immensa sala.
Osservavano meravigliati alcuni membri dell'Ordine dei Cavalieri di Dalmasca portare e sollevare alcuni tavoli ed altra mobilia pesante.

-Come diavolo c'era riuscita Ondine a convincerli?...- si domandava sia Raminas  che sua figlia Ashe, molto sopresi da quell'insolita scena. Entrambi notarono l'entusiasmo che Ondine sembrava metterci nel dare le direttive su dove posizionare i vari mobili.

Sembrava divertirsi, Raminas non si stupiva del modo in cui la ragazza dava le direttive al gruppo di Cavalieri sotto il suo comando.
Poco più in la il re e sua figlia si videro avvicinati da Lady Arla che esprimeva tutta contenta, l'impegno che la principessa Ondine ci stesse mettendo nel organizzare l'evento.

-Vostre Maestà quale onore vedervi qui, siete venuti a vedere come procedono i preparativi?- chiese Arla facendo un inchino al sovrano.

-Volevo sapere da voi come procede con mia figlia Ondine. -Tagliò a corto il sopvrano.

-Altezza, Lady Ondine si sta comportando come da voi "richiesto" e tutto sta procedendo senza intoppi. -disse la dama con grande soddisfazione, nel parlare di Ondine.

-Molto bene, ne sono lieto. -Fece il re, che stava per allontanarsi, quando Arla le chiese un'ultima domanda riguardante il "problema" col il principe Rasler fe quanto meno risolto.

-Sire con Lord Rasler quale decisione è stata presa?- domandò curiosa la dama.

-È tutto risolto Lady Arla, potete chiedere ad Ashe.- disse Raminas guardando sua figlia, prima di congedarsi dalla dama.
La donna si sentì più sollevata ma per sicurezza decise di parlare con Ashe per saperne di più di quello che si era raccontato in giro.

-Lady Ashe, se avete un momento da dedicarmi vorrei farle alcune domande  riguardo Lord Rasler e voi se non risulto troppo indiscreta.- Chiese Arla cercando di essere il più audace possibile, senza essere troppo invasiva con la principessa.

-Certo Lady Arla. -Disse Ashe avvicinandosi alla dama di compagnia di sua sorella.
Dall'altra parte del salone Artemis, incrociando le braccia, si limitò a supervisionare il lavoro della principessa Ondine mentre questa dava le ultime disposizioni su dove posare il piano.

Quando finalmente fu deciso dove collocare il piano, tutti tirarono un sospiro di solievo, asciugandosi il sudore dalla fronte per via dello sforzo compiuto.
Alcuni uomini si poggiarono al piano orgogliosi del loro lavoro. Per loro non era stato semplice.

-Lady Ondine e voi altri!? Uhh... il piano va dall'altra parte della sala, lì in fondo. Là ci sta una migliore acustica.- Artemis le indicò con l'indice il posto corretto dove andava ricollocato il piano. In un posto sperduto della sala, al lato opposto di dove si trovavano.

Ondine alzò gli occhi al cielo mentre dava le nuove disposizioni. I poveri malcapitati si lamentarono, tutto risentiti. Riprendendo in mano per l'ennesima volta ancora il piano. Ondine non potè trattenersi dal farsi una piccola risata, infondo le dispiaceva un po' per loro.
Artemis era tremendo se voleva sapeva essere di una noia, ma non quanto Arla o Vossler, loro erano più divertenti.

I vari preparativi per la festa erano molto coinvolgenti quanto alla lunga stressanti, ed ogni momento saltava fuori qualche dimenticanza o qualcosa da fare.
Ondine ad un certo punto espresse il desiderio di prendere una pausa, poichè ne sentiva il bisogno.

-Ma se non hai nemmeno alzo un dito! Non hai fatto nulla! - esclamò a gran voce un soldato apparentemente indignato dall'altra parte della sala.
Ondine riconobbe al volo la voce del soldato, l'unico a riprenderla in quel modo non poteva essere se non Dunya, quel ragazzo aveva ereditato dal padre non solo la somiglianza, ma anche la lingua.

A quel punto Ondine sorrise compiaciuta, prima di elargire uno splendido sorriso che avrebbe incantato qualsiasi uomo. Figuriamoci uno grosso come Dunya. 

-Certo che lo so Dunya, ma sorvegliarvi è più che sufficiente. O forse vuoi una dose extra? Tu come preferisci?

-Siete tremenda!- la provocò il cavaliere.

-Attento Dunya... la scorsa volta sai cosa ti è capitato quando mi ha sfidato.- sorrise ancora più compiaciuta Ondine.

-Oh! Ma è quello che lo rende più interessante.- Fece il dalmasco con tono malizioso, prima di essere entrambi ripresi da Artemis.




*Alune ore prima dell'inzio della festa di fidanzamento di Ashe*




Finalmente il momento che tutti attendevano era finalmente arrivato, quella sera sarebbe stato reso ufficiale il fidanzamento tra Ashelia di Dalmasca e Rasler di Nabradia.

I documenti che riguardavano l'alleanza tra questi due regni era stata siglata e tutti i dettagli che la riguardavano erano stati definiti con precisione.
Tutti potevano tirare un sospiro di sollievo, da un'anno a quella parte la Ashe si sarebbe sposata con Rasler e tutto sarebbe stato siglato per la gioia e il bene  di tutti.

Durante quei giorni non c'erano stati intoppi di nessun problema e salvo solo un tententativo di assasinare il re ad opera della Marchesa Argas.
Quando si era scoperto il complotto e la sua mente, molti nobili non ci potevano crede. Ashe dopo quell'esperienza così "intensa" aveva chiesto al padre di raddoppiare di più le ore che dedicava allo studio della sua difesa personale. 

Ashe si stava inoltre anche riprendendo da aver scoperto che razza di individuo disturbato era la Marchesa. Per quell'occasione la principessa aveva ricevuto il supporto e l'appoggio di tutta la nobiltà compresa anche la stessa dama di compagnia di sua sorella.

L'unica che invece sembrava estranea a tutti i fatti era Ondine, che nel frattempo era occupata con i preparativi della festa. La principessa si era accorta che qualcosa non andava visto che le erano giunte all'orecchio l'arresto della marchesa e di alcuni nobili.

Tutti nomi che a Ondine non dicevano nulla di nuovo, anzi molto spesso con queste persone Ondine si era spesso ritrovata a litigarci accanitamente. Erano per lei tutte persone che dovevano essere allontanate ma da tempo.
Per tanto aveva preferito concentrarsi su compiti che le erano stati assegnati, se non voleva nuovamente correre nei rimproveri di suo padre è l'ultima volta non era stato affatto piacevole.

Proprio con la fine dei preparativi Arla e alcune dame di compagnia sia di Ashe che Ondine, avevano raccontato a quest'ultima l'intera vicenda della marchesa.

-Non mi state dicendo nulla di nuovo!- disse Ondine guardando Lady Arla nel salone delle Costellazioni, vicino ai giardini, non distante dalla caserma dell'Ordine.

-Possibile che la cosa non vi sconvolga nemmeno un po'?- la guardò incredula Arla, la dama doveva riconoscere che era difficile impressionare la principessa Ondine. Sembrava che la ragazza sapesse sempre tutto, anche quello che non doveva sapere.

Arla quando era così si sentiva messa non poco in soggezione dalla ragazza, temendo che questa potesse dire qualcosa di molto sconveniente o spiacevole. Come il più delle volte accadeva.

-Ma si tratta di vostra sorella e... -Fece per continuare Lady Arla, ma Ondine la interruppe bruscamente.

-Non una sola parola, Lady Arla! Non sono una pettegola e ciò che si dice riguardo a tale episodio lo trovo abbastanza riprovevole oltre a non essere di mio interesse. - 

-Altezza qui non si tratta di pettegolezzi o altro..- Arla abbasso lo sguardo, mentre Ondine la guardò molto infastidita.

-Allora cosa?- chiese Ondine pretendendo dalla sua dama una risposta convincente, ma Arla non riusciva a trovare le parole nel frattempo Ondine invece stava esaurendo la pazienza.

-Avete difficoltà a trovare le parole?-La principessa era sempre più indispettita, alla fine Arla rimase silenziosa mentre Ondine di tutta quella situazione si sentiva visivamente infastidita.

Ciò che la infastidiva maggiormente e che nessuno le aveva riferito nulla, non poteva nemmeno prendersela con se stessa se si era fatta coinvolgere nei preparativi.
Per di più c'è l'aveva con se stessa per aver sottovalutato la situazione e quelle persone. Come aveva osato tanto -pensò piena di risentimento  Ondine nei confronti di Argas.

La principessa sperava in cuor suo che quella donna così meschina l'avesse pagata cara. Aveva osato avvicinarsi così tanto ai suoi cari che, Ondine sperava che le avessero dato una punizione esemplare per un simile gesto.
L'aveva odiata fin da quando era piccola, percependo in lei una natura distorta e corrotta. Ondine sapeva bene che quella donna aveva provato ad allungare anche le sue mani su di lei senza alcun risultato. 

Il solo pensiero che ciò accadesse dava un terribile fastidio ad Ondine, che decisa a com'era, corse da i suoi fratelli maggior per chiedere maggiori informazioni sul terribile accaduto.
Dopo vari giri per il castello la principessa lì trovò, Ronnah e Valiant stavano parlando con il generale Frorz, in maniera abbastanza animata, l'argomento principale la guerra con Archadia.

Ondine li vedeva lì, sotto il colonnato vicino la sala del consiglio dell'Ordine, non poco distante, in direzione delle caserme si potevano osservare le due distinte figure di Basch e Vossler intenti ad addestrare altri cavalieri.

Quella non era di certo la prima volta che Ondine si ritrovava a girare per le caserme dell'Ordine, un posto poco adatto ad una del suo rango. Le sue visite li finivano sempre e solo in due modi, o veniva rimproverata o finiva che sfidava a duello qualche cavaliere. E molto spesso erano Dunya e suo padre a fare le conseguenze.

Per Sir Biran invece quella era diventata un'abitudine, il Generale l'aveva vista arrivare da lontano la giovane ragazza. Sicuramente era lì per qualche ragione precisa, pensò quando la vide avvicinare ai suoi fratelli.
Il suo arrivo non passò inosservato come al solito, buona parte dei cavalieri dell'Ordine si girarono a guardarla, compresi lo stesso Basch e Vossler.

Anche Ronnah, Valiant e Frorz si accorsero dell'arrivo della principessa.

-Cosa ci fai qui Ondine?- Chiese perplesso Valiant, voltandosi verso la sorella quasi a volerla riprendere.

-Stavo cercando voi due. - disse la ragazza con grande affatto, per aver corso nella ricerca dei suoi fratelli.

-Quante volte ti è stato detto che non è bene correre per il palazzo?- la riprese Valianth ancora una volta.

-Dai lasciala stare Val, questa volta si è comportata bene.- Ronnah cercò di spezzare una lancia a favore di sua sorella.

-Dopo aver fatto quasi saltare all'aria il bancchetto di benvenuto per Rasler!- fece presente Valiant a suo fratello.

-Per quello resto sempre della mia opinione!- disse Ondine con tono di sfida, guardando negli occhi suo fratello maggiore.

-Deduco che tutto il discorso che ti abbiamo fatto io, Basch, Vosler e soprattutto nostro padre non sia servito? -Valiant sollevò un sopracciglio perplesso sull'ostinazione di sua sorella.

-La decisione che avete preso è sbagliata!- commentò ancora con più decisione.
Valiant e Ronnah si lanciarono una strana occhiata, lo stesso fecero quando guardarono Ondine. Non riuscirono a dire nulla sulle prime, finchè a parlare non fu Forz.

-Vostra Altezza, Lady Ondine perchè la decisione riguardante Ashe e il mio signore deve essere sbagliata? Come vi hanno detto i vostri illustri fratelli ed altre persone, questa è la soluzione migliore entrambi i nostri regni. Forse voi temete solo di perdere la compagnia di vostra sorella. - suggerì Frorz.

-Probabilmente si tratta di questo! Perchè non ce lo hai detto prima Ondine?- Valiant continuò cercando ci cogliere la palla al balzo che Forz aveva suggerito, anche Ronnah non fu da meno, anche se era poco convinto di una simile scusa.

-Ronnah tu non sai mentire! Sei un pessimo bugiardo.-  tuonò la voce della ragazza per tutto il cortile, richiamando ancora per la seconda volta l'attenzione dei presenti.

-Quanto a voi, Forz dite ancora una sola parola e vi faro tagliare la lingua. 

-Allora perchè siete venuta qua, Lady Ondine?- domando l'ufficiale nabradiano.

-Volevo sapere i dettagli riguardanti il complotto ordito da Lady Argas.-rispose lei, mente il nabradiano la scutava.

-Per quello potete chiedere ai vostri cavalieri, My Lady. A quei due la giù.-Il nabradiano indicando Basch e Vossler.

-Sono loro che hanno intercettato e sventato i piani di Lady Agras. Lord Rasler ed io abbiamo solo fatto del nostro meglio. Per tanto rimante dell'idea che questa alleanza sia sbagliata? Sapete spiegarmi anche come mai una con il vostri "Doni" non sia riuscita a prevedere oltre tale cosa? -  Le disse ancora il nabradiano, ma l'unica risposta che ricevette dalla principessa non sapeva bene che rispondergli. 

-Basta Maestà! Se vostro padre sapesse...- aggiunse l'uomo ma Ondine inpreda alla rabbia ribatté sfidando apertamente l'autorità del Capitano.

-Perchè è questa la sensazione che ho!- Ad Ondine le prudevano le mani, se fosse stato possibile avrebbe continuato ancora a sostenere la sua posizione.

L'intervento del generale Biran era stato provvidenziale, i principi dalmaschi per calmare la situazione chiesero al Generale di allontanare la principessa Ondine da lì e di calmarla quanto meno. 

Il Generale Biran lanciò un'occhiata alla ragazza, mentre poi notò suo figlio Vossler e Basch avvicinarsi a lui per sapere cosa fosse capitato. Valiant e Ronnah inseguito si erano decisi di spostarsi assieme a Forz.

-Che cosa è successo ancora? -Chiese Vossler raggiungendo il fianco di suo padre. Il Generale rispose solo che la principessa aveva avuto un diverbio con l'attendente del principe  Rasler.

Basch alle parole di Biran emise un profondo sospiro, Vossler guardò con grande delusione la principessa. Ma appena cercò di dire qualcosa Basch lo interruppe, chiedendo che potesse occuparsi lui della ragazza.

-Non credo servirà a molto il vostro intervento Basch. - puntualizzò Vossler enormemente  stanco del comportamento della ragazza.

-Mi dispiace dirlo, ma questa volta sono d'accordo con mio figlio. Principessa il vostro comportamento ci delude molto. - Proferì Biran.

-Datele almeno l'occasione di parlare e di spiegarsi.- Disse in ultimo Basch, guardando la principessa, che ricambiò silenziosa l'occhiata.

-Lady Arla mi ha detto del complotto ordito dalla Marchesa Argas hai danni di mio padre. Sono qui perchè volevo sapere altre informazioni al riguardo, vedendo i miei fratelli ho pensato di chiedere loro, ma il discorso ha preso una piega sbagliata quando Forz ha cercato di insinuare che sbaglio nell'oppormi al fidanzamento di Ashe e che la mia ostilità era dettata dalla paura di perdere mia sorella. Ma si sbaglia non è questo.
Ha persino avuto da ridire sulle mie "capacità" e..-Ondine cercò di continuare ma Basch la interruppe, dicendo che era sufficiente. Il generale Von Ronsenburg scambiò con Vosser e Biran che subito capirono cosa Basch voleva suggerire.
-Basta così, è sufficiente. 

I modi gentili di Basch e il suo tono di voce basso finirono per calmare la ragazza, a quel punto l'uomo chiese alla ragazza se voleva parlarne, Ondine annuì col capo. 

-Voglio sapere sapere di più sulla questione di Lady Argas. -insistete comunque la ragazza guardando i tre cavalieri dalmaschi.

-Non credo che sia il caso, che vuoi sappiate.-le rispose Vossler, facendo noatre come era finità la discussione con l'attendente di Rasler.

-Ti sbagli Vossler, voglio sapere. Ho sempre cercato di mettere in guardia Ashe da quella donna... perchè nessuno ha fatto niente? La Marchesa non è l'unica di persone come quella ne è piena la corte. 

-Maestà lo capiamo bene come vi sentite, ma non possiamo fare molto. Molte di quelle persone possono rivelarsi molto pericolose e poi che prove avete al riguardo per condannarle? Servono fatti ben più del vostro "dono". -Per una volta tanto Vossler si addolcì vedendo la preoccupazione della ragazza per la sua famiglia.

-Come avete fatto a sapere di Lady Argas e delle sue intenzioni? Nessuno sapeva niente, soprattutto non mi è stato detto niente. Questo non mi piace..- disse la principessa.

 -È la stessa identica cosa che ha detto vostra sorella Lady Ondine.-Rispose Vossler con un modo di fare più rilassato.

-Ci dispiace Maestà, ma è stato un'ordine specifico di vostro padre. Non potevamo fare altrimenti.-Commentò Basch, incrociando le braccia..

-È degno di mio padre dopo tutto. Quando è durato il tutto? Per infiltrare uno come Frorz non dove essere stato semplice.-Suppose Ondine interrogando ancora i suoi cavalieri.

-No, affatto My Lady.-disse Biran. -Il tutto è avvenuto tra un'incarico diplomatico e un altro, molti dei nobili che hanno preso parte al complotto passavano molto tempo qui, quindi abbiamo atteso l'occasione a finche si radunassero tutti per poi coglierli sul fatto. -Fini il generale.

-Della Marchesa poi cosa ne è stato? -fece la principessa sempre più coinvolta dalla vicenda. Voleva sapere tutto, ciò le interessava moltissimo.

-È stata arrestata come tutti gli altri. Basch si è occupato di lei, la Marchesa credeva di pugnalare il re ma si è trovato d'avanti Basch, il quale l'ha subito neutralizzata. Io mi sono concentrato di proteggere Lady Ashe e Lord Rasler. 

Vossler quando raccontò alla principessa tale impresa, Ondine si sentiva più sollevata, ma nonostante ciò la preoccupazione di quello che era successo e le continue sensasioni negative che aveva, non le facevano abbassare la guardia.

La principessa chiese poi di suo padre dove fosse si trovava, Biran gli disse che si era occupato lui della sicurezza di suo padre. Allora la giovane distolse lo sguardo dall'anziano generale e lo spostò altrove.

-Il merito del successo dell'operazione è stato anche del giovane principe Nabradiano. - Ricordò Basch sottolineando, ma la principessa a quell'ammissione del generale Von Ronsenburg si mostrò leggermente infastidita trattenendosi dal commentare.

Il cavaliere landisano notò il leggero fastidio della ragazza, ma il solo fatto che la ragazza non avesse pronunciato una parola gli fece sperare in cuor suo che quanto o meno la principessa poteva cambiare la sua decisione.

Mentre Ondine stava silenziosamente riflettendo, il generale Biran le chiese vista l'ora, se non era il caso per lei di andare a prepararsi visto che quella sera sarebbe stato reso ufficiale il fidanzamento tra Ashe e Rasler.

Il solo ricordarle tali frasi, aveva un non so che di fastidioso, Ondine sbuffò quasi seccata. Non poteva opporsi a quella decisione di suo padre, ora mai tutto era stato deciso e lei non aveva sufficiente potere per cambiare le cose.
Sul suo volto era comparsa un'espressione quasi indecifrabile, che mal celava il sentimento ostile per quella decisione del padre. Ne era indignata. 

La principessa salutò i tre cavalieri e con passo lento si diresse in direzione dei suoi appartamenti. Quella sera le sarebbe toccato stare a guardare un noioso cerimoniale di fidanzamento, il discorso del re e le congratulazioni dei nobili.
Anche lei si sarebbe dovuta inchinare d'avanti a sua sorella e al principe Rasler, augurandole lunga vita, ma proprio non ci riusciva ad immaginarsi la scena.

Mai avrebbe chinato il capo, e mai avrebbe augurato qualcosa in cui non credeva. 
Era tutta una farsa e una montatura, era solo un'unione politica attraverso il quale entrambe le nazioni coinvolte avrebbero avuto dei benefici. Nessun sentimento, nessuna felicità personale, che razza di vita era mai quella.

Quella non era una vita, era solo una gabbia dorata, ma pur sempre una gabbia dal quale Ondine desiderava disperatamente fuggire. Era grata di non essere un'erede al trono, troppi doveri e un destino dedito solo al sacrificio.

Per lei il potere di un re non era nulla, la libertà e la consapevolezza che si traeva da essa erano il vero potere. I potere di non avere limiti, il potere di decidere chi o cosa essere, cosa fare. Il potere del bene e del male.

Il potere di decidere del proprio fato. Quello di percorrere un sentiero non deciso da altri. Di lasciare il certo per l'incerto.

Ecco per Ondine cosa era il vero potere.

Immersa come era su i suoi pensieri, Ondine non si accorse di qualcuno che la chiamava, fin quando non si sentì chiamare con il suo secondo nome, Nereide.
Tra i suoi tre nomi, Ondine Nereide Galtea, di sicuro il secondo era il suo preferito. È solamente le persone a lei più care veniva concesso di chiamarla così.

Ondine riconobbe subito la voce era quella di sua sorella Lady Ashe, la quale nel suo solito vestito argento le andò in contro salutandola.
In quei giorni così frettolosi le due sorelle avevano pochi momenti d'incontro, Ashe era continuamente presa dalle questioni riguardante il matrimonio col principe Rasler adesso connesse. Non che tutta una serie di riti e tradizioni propiziatorie per avere il favore degli dei.

Ondine tutte quelle cose le sapeva, ma c'erano cose più interessanti dei riti cerimoniali per tanto preferiva concentrarsi su altre cose.

-Nereide!- la chiamò Ashe a qualche metro di distanza, gli occhi di Ondine si posarono su sua sorella. Finalmente l'aveva incontrata, ma qualcosa la face un'attimo bloccare, Ondine si chiese fra se come mai visto il suo dono non si fosse accorta subito della presenza di Ashe.

-Ashe... -esordì Ondine, sentendosi colta alla sprovvista il che era veramente raro.

-Stavo giusto venendo a cercati... sai volevo parlarti, in questi giorni ci siamo viste così poco. -La disse Ashe sorridendo tutta contenta, mentre Ondine non era dello stesso umore.

-Giusto... Ashe. Anche io ti stavo cercando, ho saputo di Lady Agras.- A sentire quel nome pronunciato da sua sorella, Ashe si irrigidì di colpo. Non aveva ancora facilmente dimenticato la sgradevole esperienza del complotto, il pensiero di Ashe ricorse tutto a quelle poche ore con il principe. 

Se non ci fosse stato lui, chissà se lei poteva ancora trovarsi la e chissà quale sorte sorte sarebbe potuta toccare a Dalmasca con la guerra alle porte.
Ashe si rifiutava categoricamente di pensare a qualsiasi risultato negativo o catastrofico, era fortemente convinta che con quel matrimonio politico le cose sarebbero cambiate per tutti, in bene. Lei ci credeva davvero.

-Ti stai sbagliando Ashe... -Le disse con tono brusco Ondine con una freddezza disarmante che avrebbe avvilito e sconfortato chiunque.

Ashe rimase basita da quell'ostilità della sorella, non riusciva a capire quale ragione avesse Ondine contro Rasler. In passato non aveva mai mostrato una simile avversione o ostilità verso Nabradia e la sua casata regnante. 
Ma allora perchè ce l'aveva così tanto contro Rasler.

-Perchè non puoi essere contenta per me Ondine?- Fece Ashe chiamando sua sorella con il suo primo nome e non più in maniera affettuosa. Quando Ashe assumeva questo atteggiamento significava solo che stava mettendo delle distanze con sua sorella.

-Ashe lui non ti renderà mai felice. Perchè nessuno lo vuole capire?- disse Ondine esasperata.

-No, Ondine quella che non capisco sei tu. Sei tu quella che non capisco... nessuno di noi ti sta capendo più. E poi Rasler non è come gli altri, non puoi giudicarlo come hai sempre fatto con tutti. Lui è diverso!- Ashelia quasi aggredì quasi verbalmente sua sorella, ma non poteva proprio sopportare che si dicessero meschinità sul Rasler.

Ondine alle parole di Ashe scosse la testa, la giovane principessa poteva vedere in sua sorella tutte una serie di sentimenti. Li capiva bene, ma non riusciva propario ad essere dalla sua parte.

-Sorella io non vedo nessuna gioia in questo matrimonio politico o non.  Nessuna speranza.- disse Ondine scrollando la testa, il tono della sua voce era fermo e deciso, non lasciava spazio a nessuna esitazione.

-No! No e ancora no... Perchè ti rifiuti di capire? Questa cosa non riguarda solo me, Ondine, riguarda anche te, il nostro futuro e tutta Dalmasca. Molte presone credono me e io non intendo deluderle. Come puoi dire queste cose? Come poi essere così crudele. Davvero non ti importa ciò? -Ashe era quasi isterica, quel discorso la coinvolgeva davvero. 

La giovane reale era davvero convinta di quello che diceva, per fanto le riusciva difficile mantenere un certo autocontrollo difronte alle parole disarmandi di sua sorella.
Era inaccettabile per lei, che sua sorella non l'appoggiasse in quel momento così delicato, e che manifestasse a suo avviso una certa noncuranza nei confronti di ciò che riguardava Dalmasca.

-Mi importa eccome Ashelia, solo che tu e tutti... scusa ma credo di non stare bene. Adesso devo andare.- Le parole uscirono automatiche dalle labbra di Ondine, mentre la ragazza guardava fisso sua sorella. Senza volerlo quelle parole suonarono strane, per tutte e due.

Ondine non ce la faceva più a sostenere il peso di tutte quelle emozioni così violente che sia in lei che in sua sorella si nascondevano. Emozioni contrastanti, uguali e diverse, le stavano creando non pochi problemi, stava perdendo il controllo e ciò non andava bene.

Con due brevi parole Ondine si allontano da sua sorella, non aveva una bell'aspetto. Ad Ashe si strinse il cuore nel vedere sua sorella in quello stato, non l'aveva mai vista così, qualcosa non stava andando come doveva.




*Poche ore prima dell'inzio della festa di fidanzamento di Ashe*




Dopo il breve incontro con sua sorella Ondine ritornò nei suoi alloggi, ma non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato che Lady Arla e alcune domestiche la raggiunsero.

-Allora Altezza ancora quell'espressione, suvvia provate a essere più collaborativa. -Arla riprese nuovamente la sua giovane signora.

-È che non posso crede che si sposa.- disse Ondine. -Ma ci pensate? -

-"Anche voi se vi comportaste più come vostra sorella, non avreste di tutti questi problemi. Ma qualcuno qui è così testarda, è dire che potreste avere chiunque vuoi vogliate Altezza." - Lady Arla sospirò, mentre si apprestava a dare le ultime disposizione alle cameriere di Ondine.

-Quello è l'ultimo dei miei pensieri. -  ribatte la giovane signora, mentre buttava un occhio alla sua stanza.

-Siete tremenda, almeno ditemi che avete scelto cosa indossare  per questa sera? - chiese Arla guardando alcuni vestito di Ondine che le cameriere stavano tirando fuori dai suoi armadi.
Ogni vestito era più bello e sontuoso del precedente, c'era solo l'imbarazzo della scelta.

-Oh, ma non l'ho fatto... trovo sia inutile perdere tempo sul decidere che vestito indossare. Tanto quella a sposarsi è Ashe non io. Penso che possiate occuparvene voi... avete gusto per queste cose, qualunque cosa vuoi sceglierete per me andrà più che bene. - Disse la principessa con una certa noncuranza.

-Bene, perchè avevo giusto in mente qualcosa, mia Signora.

Ondine sembrava riluttante alla sola idea di quello che le sarebbe aspettato, per quanto i bei vestiti le piacessero e le stessero bene, quell'agghindarsi lo trovava veramente fastidioso e poco pratico.

Ma conoscendo la sua dama di compagnia Ondine poteva già immaginare che cosa Arla le avrebbe tirato fuori, forse ripensandoci non era stata una buona idea. O dei... fa che non sia un vestito lungo con strascico -pensò intensamente la ragazza.

Tutti i timori di Ondine si concretizzarono quando vide Lady Arla tirare fuori da uno dei suoi tre armadi, un abito verde smeraldo con intarsi in oro. Ondine strabuzzo gli occhi per mettere a fuoco quello che le sembrava un orribile obbrobrio.
Non si ricordava nemmeno più dove l'avesse preso o se era stato il regalo di qualche nobile.

-Ma come non vi ricordate è stato un dono del Marchese Sinead, lo ha fatto confezionare a posta per voi.- fece Arla.

-Giusto, mi ricordo di quel marchese... pensava di comprare la mia attenzione con simili mezzi. - Commentò acidamente la dalmasca, prima di cambiare nuovamente tono e dare delle precise istruzioni alla sua dama.

-Lady Arla in alternativa alla vostra proposta penso che tutti i vestiti come quello "verde" se li potete evitare sarei molto più collaborativa nel farmi preparare.-

-Come Maestà desidera.- disse Lady Arla.

-Tu!- fece Ondine rivolgendosi ad una delle sue cameriere alla sua destra-... Fa preparare un bagno caldo. Quanto alle altre due dietro di te, voglio che mi preparino tutto l'occorrente per quando avrò finito il bagno.

-Sarà fatto vostra Altezza.- Le tre cameriere fecero un inchino mentre la principessa butto un'occhio alla sua camera, che sembrava un campo di battaglia a confronto l'armeria era di sicuro più ordinata.

Il bagno durò troppo poco a finchè Ondine si potesse rilassare come voleva, non era nemmeno servito a nulla prendersi un calmante per il suo mal di testa. Il solo pensiero della festa e di quante persone ci potevano essere le dava immensamente fastidio, tutti quei pensieri e sentimenti così confusi, la infastidivano non poco.

Tornando nella sua stanza, ora mai disseminata di vestiti di ogni genere, foggia o colore, Ondine si vide avvicinata da Arla insieme ad un una donna anziana, tra le mani Arla teneva un bellissimo vestito color argento.

-Che ne dite di questo, mia Signora è di vostro gradimento? Oppure volete vedere gli altri? Li abbiamo sistemati sul vostro letto.- disse l'anziana donna.

-"Tutto è stato pulito e preparato come da vostre disposizioni, mia Signora."

Ondine guardò non solo verso il letto, per trovarlo coperto di una porta dei sui abiti da festa, l'altra era disseminata per l'intera stanza. Vi erano molte sfumature da quelle vivaci e vibranti, alle scure e a quelle dai toni sui pastelli.
Ondine li guardò tutti, uno dopo l'altro, le sue dita sfiorarono leggermente tutti quei preziosi materiali, raso, sete, tulle, organza, cotone, lino, pizzo ma nessuno di essi la colpiva in qualche modo. Le erano tutti indifferenti.

-Mia Signora? - domandò impaziente la domestica, curiosa di sapere la decisione della ragazza.

-Indosserò quello argento con i ricami azzurri, che tiene Arla in mano. Ora però potreste trovare gli accessori adatti? Con tutti i gioielli che ho temo di non avere idea di quale scegliere. Lady Arla ci pensate voi?- Disse Ondine voltandosi verso Arla, la quale annuì col capo.

Ondine si liberò dal'abito che aveva indosso quel giorno, per infilarsi l'abito color argento, poi andò a sedersi di fronte all'enorme specchio della sua stanza, con vicino la toilette in legno squisitamente decorata con intagli geometrici.

Fissò intorpidita il suo riflesso mentre due ancelle iniziavano a districare e pettinarle i suoi lunghi capelli. 

-Mia signora? -chiese una delle due ancelle che si stavano occupando dei suoi capelli. -Volete i cappelli raccolti su o giù?

-Lady Arla cosa proponete?- Ondine guardò Arla la quale propose un acconciatura su, molto elaborata e pomposa.

-Ovviamente su vostra Maestà! Questo è un evento molto importante dove distinguervi. Per tanto opterei anche di inserire alcuni fiori di ortensia, se voi Altezza lo consentirete. -le propose la dama.

-Un tributo a mia madre...- proferì Ondine, abbassando di colpo i suoi meravigliosi occhi color indaco.

Dopo un'ora di lavoro, Ondine non sembrava nemmeno più la stessa. Il suoi riflesso le sembrava così diverso, gli ricordava le imponenti statue di Galtea poste d'avanti all'ingresso del palazzo.

-Siete maestosa Lady Ondine.- Le disse Arla ed altre ancelle dietro di lei.

-Dopo tutto voi siete il Bagliore Bianco.- Concluse orgogliosamente.

Ondine lasciò andare un lungo sospiro, non le andava affatto di partecipare alla festa, l'unica cosa che desiderava era trovare un modo per non presentarsi. Ma agghindata e come era, ciò risultava molto difficile, intanto iniziò ad avviarsi verso il salone dove si sarebbe tenuta la festa.



*Durante il ballo tra Ondine e Basch*




Mentre la principessa Ondine faceva il suo ingresso col Generale Basch, nello stupore generale di tutti i presenti, dall'altra parte della sala, quella verso il trono. La principessa Ashe e il principe Rasler stavano ricevendo gli auguri da molti esponenti della nobiltà dalmasca e nabradiana.

Per quell'importante evento c'erano svariate autorità, tra cui spiccava il nome del Marchese Ondore. C'erano anche alcuni esponenti provenienti da Rozaria e Archadia, ma per lo più erano solo delle personalità poco rilevanti la cui influenza politica era nulla.

Ashe e Rasler erano vicini l'una all'altro, entrabi vestiti con gli abiti più belli, ad uno ad uno ricevevano i vari nobili che gli auguravano loro ogni sorta di augurio.
Entrambe le loro Maestà erano così felici, d'avanti a loro si prospettava il più bel futuro, ricco si speranza e di pace. Quella pace che entrambi i sue regni desideravano così tanto.

Arla per tutta la sera non aveva fatto che lodare la giovane coppia reale, su quanto quei due giovani rappresentassero una grande speranza. Erano così belli, così gioiosi. Era fortemente convinta che nulla avrebbe potuto nuocere loro.
Ashe e Rasler furono lieti di ricevere gli auguri da Lady Arla, la quale scambiò alcune brevi parole con la giovane coppia.

-Sono così felice per voi Altezze. Possa Galtea vegliare su di voi.-disse la dama.

-Grazie infinite Lady Arla. -commentò Ashe sorridendo alla donna, mentre buttava un'occhio a sua sorella che stava ballando con Basch.

-Ancora non è venuta?- si fece sfuggire Arla, la risposta di Ashe fu un "si" appena sussurrato. Sul volto della giovane ragazza comparve per un breve istante una certa delusione, che fu poi prontamente mascherata, quando la principessa cambiò di nuovo discorso.

Arla e Rasler non disserò nulla.

Dietro loro i principi reali, Ronnah e Valiant, stavano seguendo con occhio attento la giovane Ondine volteggiare per l'intera sala con Generale. Osservavano ogni movimento commentandolo. Presto al loro duo si unì anche Vossler. 

-Lo hai visto Valiant? Cosa ti dicevo.- asserì Ronnah ricordando a suo fratello il loro discorso precedente.

-Questo non dimostra nulla! Piuttosto quello che mi preoccupa è il comportamento di Ondine e la sua ostilità.- disse Valiant con la massima serietà, mentre fissava sua sorella.

-Sta sera sembra molto più tranquilla se paragonata ad alcuni giorni fa. -Lui continuò.

-È per via del Generale, Valiant credi a me. - ribadì il terzogenito del re.

-Ha ragione il principe Ronnah, vostra Altezza. -disse Vossler avvicinandosi ai due principi.

I due principi si girarono contemporaneamente verso il Capitano Vossler, i quali lo accolsero con breve saluto.

-Beh è una delle qualità del nostro Generale quella di essere molto amato. Se ha il favore di Galtea e del nostro re.-  

-Capitano Vossler la vostra presenza è sempre gradita, perchè non rimanete un'po? Io e mio fratello stavamo giusto parlando di questo, ci farebbe molto piacere se pure voi esprimente il vostro pensiero.-gli disse Ronnah facendo un gesto d'invito nei suoi confronti.

-Ronnah sostiene che il vostro amico, il Generale Basch abbia una buona influenza su Lady Ondine. Questo non lo escludo, sappiamo tutti che genere di persona Sir Basch, riesce a farsi ascoltare da Odine facilmente la dove molti altri e compresi anche noi abbiamo fallito.- sentenziò Valiant osservando sua sorella.

-Beh, Lord Valiant.. Ondine non è comune... vista la sua posizione, trovo che sia molto difficile che qualcuno la possa o riesca a gestire la sua natura. I suoi "talenti" ne sono la dimostrazione. - disse con la massima serietà Vossler.

-La pensate come me, Capitano Vossler? -domando il principe.

-Si, Maestà!- fece il capitano.

-Allora cosa ne sarà... - Ma Ronnah venne bruscamente interrotto da suo fartello maggiore che lo riprese.

-Nostro Padre avrà qualche idea al riguardo. Non sono pochi quelli che negli anni hanno messo gli occhi su Ondine e sono stati tutti rifiutati. Pur troppo nemmeno io ti so dire che intenzioni abbia nostro padre nei suoi riguardi. -

Ronnah guardò suo fratello e Vossler per poi dare un'occhiata a sua sorella Ondine che in quel momento finì di ballare. Poi ci fu quella strana frase e lo strano comportamento del generale Basch, il quale si allontanò dalla sala.
Ondine lo segui senza esitare incurante di tutto.

I tre cavalieri rimasero stupidi, anche Lady Arla che si era avvicinata al gruppo era letteralmente sbiancata. Solo uno osò fare del sarcasmo è fu il generale Forz.

-È vero allora ciò che si dice sulla principessa Ondine. Che sappia leggere nei cuori e distinguere la verità dalla menzogna?- chiese Forz.

-Si... è uno dei suoi talenti, Sir Forz... -Disse Valiant prima di finire la sua spiegazione.

-... Ma è un potere tanto forte quanto molto instabile. Ondine per tanto risulta facilmente influenzabile tanto più è forte il sentimento che la lega ai suoi cari. A bisogno di qualcuno che abbia una presa salda e riesca a contenere il suo potere, uno la cui influenza contenga la sua natura.

-Capisco... dunque è stata la sua natura, la causa dell' ostilità nei confronti del mio signore?- proferì Forz chiedendo se la sua ipotesi fosse vera.

-È come avete ipotizzato Sir Forz, con molta probabilità Ondine non lo fà a posta. Questo le viene naturale, non ha ancora abbastanza controllo su questo suo potere. E il risultato è quello che vedete.- Si espresse Valiant mostrando tutta la sua preoccupazione per la sorella.

-La profezia della vecchia Alizèe si è rivelata essere vera. -Disse Ronnah continuando il suo racconto. -Alizèe non ha predetto solo il fatto che Rasler sarebbe stato di fatto colui che avrebbe riunito le due casate.

-Ma  che anche Ashelia avrebbe dovuto sopportare un grande fardello, e che la Dea Galtea le avrebbe dato il suo supporto e non l'avrebbe abbandonata.- Ronnah concluse il suo racconto.

-Un dono e una maledizione allo stesso tempo. Ora capisco tutto, anche perchè vostro padre sia così attento nei suoi riguardi. Non volete che cada in mani sbagliate.

-Esatto. I cavalieri dell'Ordine, come il Capitano Vossler e noi abbiamo giurato di difenderla.- disse Ronnah.

-È meglio allora che il nostro nemico non sappia mai di queste cose...- Asserì Forz, suggerendo un prezioso consiglio, prima di dirigersi con gli altri tre cavalieri a fare gli auguri alla principessa Ashe e Rasler.











Ed eccoci al 13 capitolo, intitolato Retroscena, che parla dei momenti, prima e durante i preparativi della festa di fidanzamento di Ashe e Rasler.
Come l'arrivo del nabradiano, Ondine che parla della vicenda di Argas con i cavalieri ed Arla. O lo scontro con sua sorella Ashe e il momento del ballo in cui i cavalieri parlano tra loro mentre dall'altra parte della sala Ondine balla con Basch.
Questo capitolo mi piace molto per queste scene e come si presentano, non è stato facile gestire tutto. Ma dai prossimi capitoli le cose si fanno sempre più interessanti oltre hai capitoli sempre più lunghi.

Attualmente sono al capitolo 18 con 10000 parola a capitolo. Infatti sto scrivendo la parte sul presente, a breve tratterò anche il passato... ma ci vorrà un po'.
I capitoli sono ambientati a Dalmasca e faranno la loro comparsa alcuni membri del cast principale. Ma non vi anticipo nulla, perchè ci sta veramente tanto da scrivere e sono anche in una parte preferita del gioco.
Quindi al prossimo capitolo.

Daistiny

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Capitolo 14
*** Non temo mai le conseguenze! ***


CAPITOLO 14- Non temo mai le conseguenze!


*Passato *

Rabanastre -Palazzo reale 703 Alto Valendiano 



*Durante la festa di Fidanzamento di Ashe*




Ondine senza esitazione era corsa dietro la figura del Generale Ronsenburg, i suoi sandali dorati col tacco sbattevano contro i pavimenti di marmo dei corridoi del palazzo. Basch si era allontanato verso i giardini interni, poco distanti dalla sala della festa.
E dopo una breve corsa nel quale l'elaborata acconciatura della principessa Ondine si era sciolta, la ragazza era riuscita a raggiungere il Generale.
Inutili erano i tentativi di far tornare in sala la principessa cercando di essere ragionevoli, Ondine non ne voleva proprio sapere.

-Maestà è meglio per voi se rientrate in sala ora, ed anche per me... -disse Basch con un certo nervosismo mentre guardava con disapprovazione la giovane.

-Non volete che questo episodio possa creare equivoci, quindi per favore vi chiedo di rientrare in sala.-

-La cosa non mi interessa, mi preme sapere di più cosa avete.- Esclamò con decisione la giovane ragazza, molto preoccupata di ciò che aveva avvertito. 
Voleva sapere cosa non andava, e per nulla si sarebbe fermata finché non avesse compreso l'origine del disagio del Generale.

-Non è il caso altezza.- Rispose il Generale allontanandosi dalla giovane reale.

La pazienza infinità di Basch raggiunse il limite, quando Ondine cercò di avvicinarsi a lui, posando la mano sul petto di lui. Il gesto colse di sorpresa l'uomo che indietreggiò c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quell'azione.

I suoi occhi non smettevano di fissare quelli di lei, quella sere Ondine sembrava decisamente un'altra persona, una persona che lui aveva difficoltà a riconoscere.
Ondine osserva con vivida curiosità l'espressione di disagio dipinta sul volto del Generale che di solito era sempre impassibile di fronte a tutto. Le piaceva osservare il suo volto e i suoi lineamenti così regolare.

Amava il taglio piccolo e  sottile dei suoi occhi, che cadeva al in giù. Basch aveva secondo Ondine degli occhi molto belli ed espressivi. E il broncio delle sue labbra. Quella sera Basch aveva destato la sua curiosità.

I suoi occhi guardavano fissi quelli del generale, i suo profilo era colpito dal chiaro di luna gli conferiva un'aria ancora più interessante. Qualcosa di quell'uomo l'attraeva, Ondine non capiva bene cosa potesse essere, ed era decisa a capire di cosa si trattava.

Ondine avanzò senza esitazione versò l'huma, che sta volta non indietreggio, anzi rimase al suo posto osservando le azioni della giovane principessa. Basch si chiedeva che cosa Ondine volesse fare.
La giovane principessa fissò ancora una volta gli occhi del uomo, per poi spostare il suo sguardo sulle labbra di lui.  Le guardò a lungo, concentrando la sua attenzione su di esse. 

Basch notava con quanta curiosità la fanciulla lo osservava, lo stava guardando diversamente da come era solita fare. Prestava molta più attenzione ad ogni suo dettaglio, cercando di cogliere ogni sua più piccola espressione.
Quello era lo sguardo con un cui una donna guardava l'uomo che le interessava e viceversa. 
Il generale Ronsenburg non osava fiatare, per la prima volta aveva l'occasione di vedere in Ondine un lato tutto nuovo della ragazza, che fin a quel momento non aveva prestato alcun interesse verso il genere maschile.

Solo si chiedeva perchè doveva essere proprio lui, il suo interesse, non poteva essere Dunya?- Pensò Basch fra se.

Il figlio di Vossler aveva qualche anno in più di Rasler, ed era più o meno vicino come età a Ondine ed Ashe.
Inoltre in più di un'occasione, Basch aveva notato Dunya scambiare battute con Ondine. La principessa si era più volte lamentata con Basch del pessimo senso dell'umorismo del figlio di Vossler, ma sotto sotto al Generale Ronsenburg non era potuto sfuggire un certo interesse che Dunya poteva avere per Ondine.

-È evidente che non coglie ancora, nonostante il suo potere, il significato di amare qualcuno. 
Però è anche vero che ci tante forme di amore e non tutti riguardano necessariamente quello fisico o romantico, esso è anche una forma di affetto verso qualcuno che può essere un parente o un amico.
Questa è l'età in cui è facile confondere queste cose, specialmente per come è lei adesso.
Forse è anche per questo che si mostra così riluttante al pensiero del matrimonio di sua sorella, e tutte quelle domande che ciò comporta.
Per gli Dei, ha sedici anni era ancora troppo presto e per queste cose...- Pensò il cavaliere, guardando la giovane principessa che si trovava di fronte. 

Ondine come Ashe stava diventando una giovane donna, aveva ancora molte di cui ignorava l'esistenza e chissà se mai ne avrebbe avuto l'occasione.

No, non è fatta per questo genere di cose... non la riguardano.- Ripensò tra se, il generale buttando un'occhiata verso Ondine, incrociando i suoi occhi.
Ondine era bella, molto bella.

-Quali sarebbero queste cose?... Per cui non sarei adatta?- domandò lei corrugando la fronte, guardando con aria interrogativa l'uomo di fronte a lei.
Basch si sentiva fortemente a disagio, non voleva assolutamente toccare quel genere di argomenti con lei. 
Non era consono, e tutta quella situazione così ambigua non era di certo positiva.

Non stavano facendo nulla di così sbagliato, ma la vicinanza della principessa a pochi centimetri da lui era sufficiente a dare luogo a una situazione molto equivoca.
Lui non era di certo la persona più indicata per quel genere di argomento, come poteva essere... si, Arla.
Decisamente Lady Arla era la persona più indicata.

Ronsenburg doveva fare qualcosa, per tirarsi fuori, tirò un lungo e pesante respiro, mentre cercava di formulare nella sua teste la frase più adatta da rivolgere a sua altezza.

-Maestà mi rincresce di avervi messo in questa simile situazione. Da adesso in poi, farò in modo che ciò non accada nuovamente. -

Le parole uscirono come per incanto dalle sue labbra, ma come temeva non piacquero affatto ad Ondine, la quale si senti molto delusa e infastidita per l'atteggiamento del capitano nei suoi confronti.

Il cavaliere si allontanò subito dalla ragazza, Ondine mantenne per un attimo alzata la mano che aveva posato sul petto di del uomo, prima di chiuderla a pugno ed abbassarla.
L'atteggiamento di Basch le aveva fatto passare la voglia di essere amichevole con lui, qualcosa l'aveva non poco infastidita. Anzi no, era frustrata perché non era riuscita ad ottenere una risposta, e poi tutto quell'allarmismo da parte di lui, Ondine lo trovava insensato.

I pensieri e le sensazioni che Ondine aveva percepito da Basch avevano destato ancor di più la curiuosità della giovane. Che si chiedeva a cosa Basch si stesse riferendo quando stava pensando alla parola amare.

Amare...che cosa centra?-Quella parola in Ondine non la sentiva molto appropriata a se.

Istinto!- era invece la parola che secondo lei la descriveva di più, era ciò che la guidava sempre.

Lei divideva il mondo in due cose, ciò che sentiva e percepiva come giusto da ciò che invece non lo era, considerandolo corrotto ed indegno di considerazione.

Una visione piuttosto semplicistica delle cose, è questo per lei andava bene.
Ondine rimase lì, ammutolita a guardare il Generale andarsene, per la prima volta invita sua si sentiva come una stupida. Questo non poteva tollerarlo non da lui.

Ancora però Ondine non sapeva cosa sarebbe successo di li a pochi giorni, decise di passare il resto della serata, nei giardini lontano dalla festa. Non aveva alcun interesse a farsi vedere, aveva già abbastanza attirato l'attenzione per quella sera.

Più tardi si diresse da sola nelle sue stanze, dove si tolsi gli abiti eleganti, per indossare una camicia da notte più comoda e meno impegnativa. Da quella sera in poi, le cose cominciarono a mutare per Ondine.

L'indomani dopo la festa di Ashe, Ondine non sfuggi ai rimproveri di suo padre e di Lady Arla. Vossler si esentò dal commentare, non aveva abbastanza voglia e tempo di rimproverare la giovane, Basch invece fu quello che ebbe un cambiamento più notevole di tutti.

Iniziò ad essere più freddo e distaccato nei confronti della giovane principessa, anche se non mancava mai di mostrare una certa gentilezza.
Si notava vistosamente la distanza che stava mettendo con lei.
Le occasioni di incontro tra Basch e Ondine si ridussero tantissimo, si limitavano solo al necessario, ovvero le lezioni di scherma o qualche incontro fortuito per i corridoi del palazzo. Poi il nulla.

Questo cambiamento brusco ed improvviso non piaceva affatto ad Ondine, anzi la infastidiva. Ancor più la infastidiva quando in più di una volta la principessa aveva sorpreso la sua dama di compagnia, Lady Arla a chiacchierare con Basch in qualche luogo tranquillo del castello.

Era sorpresa nel vedere quei due chiacchierare, quando invece Arla non faceva che dare contro al Generale ora invece sembrava esattamente l'opposto, un'altra di quelle dame che non facevano che puntare gli uomini.
Ondine non disse nulla, doveva riconoscere che Basch non le era mai interessato in quel senso, e mettersi di punto in bianco a pensare a tutte quelle sciocchezze ed interessarsene proprio ora, non era decisamente da lei.
Forse doveva dare ragione a Basch, lei non era adatta a queste cose, eppure la sua curiosità voleva saperne di più.

A poco a poco, Ondine iniziò ad accettare la distanza che gli aveva importo Basch, non protestava nemmeno più. Verso Lady Arla, che invece sembrava essere più ammorbidita dalla vicinanza dovuta a Basch, Ondine iniziò a prendere le distanze da lei. Non voleva averci a che fare al riguardo.

Piuttosto si era ritrovata per caso a passare più tempo con Dunya, le sue battute avevano l'effetto di distrarla. Dunya da qualche tempo aveva iniziato a notare l'atteggiamento della sua amica, ma non ne faceva parola aveva paura di toccare lo spiacevole episodio di lei e Basch.

Diversamente da quanto pensava Ondine, Basch si era avvicinato ad Arla per saperne di più sulla principessa e su come stava. Tra i due non c'era tutto quello che Ondine aveva immaginato.
Basch aveva sfruttato per tanto l'interesse di tipo romantico che Arla aveva verso il principe Ronnah, per ottenere così in maniera discreta da lei, delle informazioni riguardo Ondine in cambio delle informazioni sul principe.

Arla aveva avuto da ridire all'inizio, ma vedendo nella richiesta del generale, qualcosa che poteva in qualche modo avvicinarsi a Ronnah. Aveva deciso per quella volta di chiudere un'occhio riguardo a Basch.
Rimaneva sempre dell'idea che il Generale aveva una pessima influenza sulla principessa Ondine, visto quello che era potuto succedere.
Non si era mai visto che una principessa di mettesse ad inseguire un generale in un occasione come quella, del fidanzamento di Ashe.

Da lontano ogni volta che poteva, Basch buttava un'occhiata verso Ondine per assicurarsi che non avesse problemi. L'osservava silenziosamente, a sua insaputa anche Ondine stava facendo la stessa cosa con lui, evitando però di chiedere ad Arla.

Quando capitava che i due erano entrambi nella stessa stanza, si poteva notare un leggero disagio dell'uno verso altro. Nessuno osava far notare questa cosa. 
Dalla sera della festa di Ashe e Rasler, Ondine aveva cercato il più possibile di tenersi impegnata con varie attività e di scambiare il meno possibile chiacchiere con Arla.
La sua presenza, le iniziava a dare fastidio, preferendo la compagnia di una viera, Vjerana.

Ondine si trovava molto in sintonia con Vjerana, la viera dall'altro della sua età con un più di un secolo e mezzo di vita, sapeva dare alla principessa preziosi consigli. Le raccontava tante storie sul suo popolo e la storia antica di Ivalice, che al confronto Lady Arla sfigurava.

Vjerana era piuttosto accomodante con Ondine, ma anche molto paziente.
Vista la sua lunga vista, la viera diceva alla principessa, che per lei, tutti gli Huma che aveva visto erano paragonabili a bambini. 
Ondine trovava questi punti di vista decisamente interessanti. Agli occhi della viera, lei o qualche altra persona doveva apparire decisamente la stessa cosa, anche se con qualche piccola differenza.
Ciò la divertiva molto.

Non soltanto le cose per Ondine erano cambiate da dopo la festa, anche per lo stesso Basch, che a causa dell'episodio verificatosi quella sera si ritrovò impossibilitato a rientrare in sala.
Il cavaliere si diresse così verso le sue caserme, dove altri cavalieri dell'Ordine dimoravano come lui. 
Eccetto alcuni, quali Vossler che abitava da tutt'altra parte.

L'indomani il generale fu bruscamente svegliato dalla visita di Vossler, al quanto adirato per la sera precedente.
 Il Capitano dalmasco voleva sapere dall'amico cosa fosse successo con Ondine e che gli era preso quella sera.
Basch ebbe appena il tempo di sistemarsi, che Vossler incominciò a rivolgergli una marea di domande, alcune delle quali infastidirono con poco Basch.

-Ti rendi conto di quello che è successo vero. Cosa diavolo ti è passato per la testa? Sai che lei è off-limits per tutti. -ringhiò l'uomo quasi in preda ad una crisi di nervi.

-Non è successo nulla di quello che tu pensi. Lei ha usato i suoi poteri su di me... quella sua domanda non me l'aspettavo. Avrebbe potuto scoprire altro, dovevo fare qualcosa. Allontanarmi era l'unica soluzione possibile, non ho messo in conto che mi avrebbe seguito e...-Basch si rifiutò di continuare, ripenso ai pensieri di quella sera e a quella strana situazione, si sentiva vistosamente a disagio. 
A Vossler non era sfuggito il cambiamento d'umore del suo amico.

Era successo allora qualcosa, ma dall'espressione dipinta sul volto di Basch, il quale non sapeva bene come introdurre l'accaduto. Dopo un lungo silenzio in cui Basch percepiva lo sguardo a dosso di Vossler, trovò parole semplici per descrivere tutto ciò.

-Sta cambiando, Vossler... si sta interessando a cose di cui non dovrebbe e che non riguardano la sua natura.- disse il cavaliere traendo un lungo e pesante sospiro, continuando la sua frase.

-Lei sta iniziando a vedermi come qualcosa di diverso, come una donna guarda un uomo e viceversa.-

-È impossibile ha solo sedici anni, Basch... non ha mai mostrato simili interessi diversamente dalle altre.- Replicò Vossler poco convinto delle affermazioni del suo compagno.

-Ha già sedici anni, vorrai dire. Sta crescendo come sta crescendo anche Lady Ashe, lei tra un anno si sposerà... è presto anche per lei? - chiese Basch al suo amico.

-No! Ondine non è Lady Ashe, né lo sara mai. La sua vita non sarà mai normale. Quando apprenderà la verità, la sua vita cambierà drasticamente. Lei è Galtea, non un hume come noi. Faresti bene a tenerlo a mente. -gli ricordò Vossler, prima di continuare guardando negli occhi il suo amico.

-So che lei vuoi bene e non le faresti mai del male, ma... - si fermò per un istante prima di proseguire-... Allontanati  da lei, per il bene di entrambi.

Basch non proferì parola si, trovava decisamente d'accordo con il pensiero di Vossler. L'huma sapeva esattamente cosa doveva fare e non perse tempo a mettere le distanze con la principessa Ondine.





*Qualche tempo dopo l'incidente tra Basch e Ondine*




Dopo l'incidente che aveva visto coinvolto Ondine e Basch, per svariati giorni nella corte dalmasca non si parlò che di questo. Basch come al suo solito, non proferì parola riguardo l'accaduto, ma preferì andare avanti e concentrarsi su altro.
Una cosa simile fece anche Ondine, agli occhi più attenti ed esperiti però la cosa si notava e non poco. Chi si accorgeva di ciò preferiva tacere per non creare ulteriori scandali, che con la guerra ad un passo da loro di preoccupazioni ne avevano già e un'altra in più non serviva.

Certo era che tra i due era un continuo e silenzioso rincorrersi, fatto di occhiate furtive.  Vossler ogni tanto capitava di parlarne con lui, di Ondine, ma era sempre un discorso molto generale e mai approfondito.

In tutto questo tempo, grazie al cambiamento di Basch e di conseguenza anche quello di Ondine, l'episodio della festa fu presto, soltanto un ricordo.

-Lo vedi... alla fine hai fatto la scelta migliore. Ondine è sempre più concentrata con i suoi compiti, il re non se ne lamenta più. Sai ultimamente si vocifera di un'altra cosa... -Lo stuzzicò Vossler.


-Cos'altro si dice sul suo conto?- domandò Basch allarmato.

-Non si vocifera sul suo conto ma sul tuo... - asserì il Capitano, guardando Basch che lo fissava perplesso alzando un sopracciglio.

Poi Vossler domandò a Basch se per caso volesse sapere altro, il generale fece  cenno di si col capo, e Vossler lo accontentò.

-Molti hanno notato il tuo interesse per Lady Arla. E mi chiedevo se era una coincidenza o fosse per altro, lei è la dama di compagnia di Ondine. Inoltre Arla non ti è mai andata a genio, se ricordo bene ti ha sempre dato addosso. A cosa si deve questo improvviso cambiamento?
In caserma, tra i soldati non si fa che parlare ultimamente di te ed Arla. Altri hanno accennato al cambio di preferenza della dama da compagnia, da parte della principessa Ondine, da Lady Arla a Lady Vjerana. Tu centri forse qualcosa in tutto ciò?-

-Pensavo fosse qualcosa che riguardava sua Maestà, non che riguardasse la mia vita privata.-ribatté Basch.

-Io, non sto insinuando nulla, ti sto solo mettendo inguardia da chi invece non sembra che essere nato per insinuare altro.- Vossler lo guardò dall'alto in basso.

-Comunque è strano che nel giro di poco tempo, una donna come Arla possa interessarsi a te e il contrario, dopo scontri che avete avuto in passato a causa di Ondine.

-Stai fraintendendo tutto.- gli rispose con determinazione Basch mentre guardava con un leggero fastidio, Vossler. Il capitano se ci metteva sapeva essere poco fastidioso.

-Comunque a parte ciò, pare che Lady Ondine stia frequentando un nobile di Rozaria, non che questo sia un problema. Ma è ciò che si dice su quel giovane che non mi piace.- asseri il Capitano Azelas.

-Vossler sai meglio di me, che il re non approverebbe mai.- Concluse Ronsenburg.

-Lo so!- Fece Vossler guardando Basch prima di incrociare le braccia.

-Però... sua Maestà sa di questa cosa. Vuole che teniamo gli occhi parti su di lui.- Continuo Vossler, mentre Basch lo guardava gesticolare.

-Sai già chi è? Oltre che proviene da Rozaria.- domandò Basch, scambiandosi un occhiata con il suo compagno d'armi.

-Non molto, Basch. So che per adesso è ospitato dal Duca Feride. Lui dovrebbe avere ha più o meno l'eta di Dunya, ho sentito dire che è imparentato in qualche modo con il  Casato Margace, se ciò fosse vero...non possiamo permettere che Ondine continui a vederlo.- Finì serio Vossler.

-Se scoprissero il suo segreto non oso immaginare cosa potrebbe succedere.-Ipotizzò Ronsenburg.

 -Rozaria potrebbe rivoltarcisi contro avanzando chissà quali accuse, e noi  ci ritroveremo non solo contro l'impero archadiano, ma dovremo anche affrontare quello rozariano. Ciò vanificherebbe tutti i nostri sforzi fatti con Nabradia fino ad esso. Ma il matrimonio di Lady Ashe con Lord Rasler sarebbe messo a rischio. Ho paura che potrebbe saltare tutto.- Concluse Vossler con la massima serietà.

Basch chiese come era potuto succedere ciò, era rimasto abbastanza colpito dal comportamento sconsiderato della principessa Ondine. Si chiese come mai, il re non avesse provveduto subito a fare qualcosa.

Vossler gli aveva spiegato, che tale nobile dai gusti abbastanza eccentrici, che si faceva chiamare "Al" e nulla più. Era un agente diplomatico, niente di serio, per tanto poteva essere anche una copertura per celare un'altra identità.

La posizione di cui godeva lo rendevano per tanto immune, se gli avessero recato anche il più piccolo problema avrebbero potuto rischiare molto. In quel periodo i rapporti con sia con l'Impero archadiano che con quello di Rozariano erano molto tesi, a causa soprattutto di quello che stava succedendo a Nabradia.

Se Rasler avesse saputo una cosa del genere avrebbe potuto anche decidere di annullare le nozze con Ashe. 
No, loro non si potevano permettere passi falsi, per tanto il re li aveva incaricati di fare chiarezza su questa faccenda il prima possibile senza farlo sapere alla principessa.
Loro avrebbero solo dovuto accertarsi delle intenzione del nobile rozariano, e se questo non aveva alcuna mira non ci sarebbe stato bisogno di intervenire per allontanare Ondine da lui.

-Ondine non è quel genere di persona, Vossler. - disse Basch, ma Vossler che lo guardava preoccupato, poteva capire ma Ondine a quanto pare era una persona piena di sorpresa.

-Devi vedere con quanta nonchalance parla con il tipo, il ragazzo è rimasto piacevolmente colpito dalla nostra signora. Anche Ondine si è mostrata piuttosto interessata al riguardo qualche giorno fa ha avuto un'accesa discussione con i suoi fratelli, che si sono mostrati apertamente contrari.
Mi hanno chiesto, visto che sembrava che tu avevi un certo ascendente nel farti ascoltare da lei, se potevi parlarci. Mentre io ed altri ci occupiamo di fare chiarezza su questo rozariano.- chiese Vossler.

-Sai che non posso intervenire, non dopo che le voci riguardo a quell'equivoco sono finalmente cadute. Rischierei di rendere nullo tutto quello che ho fatto.- gli ricordò il generale, buttando un'occhiata al capitano.

-Capisco che vuoi starne fuori e condivido la cosa, ma ti chiedo solo di parlarci. Sono sicuro che Lady Ondine, ti ascolterà e che tu starai al tuo posto.-
Basch emise un lungo e basso sospiro, che indicava quando ciò gli pesasse, non protesto. 

A casa del Duca Feride, Ondine si stava intrattenendo con le sue due dame di compagnia, la viera Vjerana, e la figlia del Duca Feride. Acelya Feride.

Acelya era più grande di Ondine di due anni, era una tipica bellezza dalmasca, dagli occhi grigi e i capelli platino. I lineamenti delicati e molto dolci.
La giovane duchessa era una ragazza di buona famiglia, che vantava antiche origini. Si dicesse che la famiglia del Duca non avesse solo origini dalmasche, ma il loro sangue fosse un miscuglio di varie nazionalità.

Il padre della ragazza si dicesse che fosse imparentato alla lontana con una famiglia nobiliare Rozariana da parte di madre, mentre il padre fosse di provenienza dalmasca. 
La madre anche se dalmasca aveva origini archadiane. Ciò non aveva mai preoccupato Ondine, che reputava sia Acelya che la sua famiglia, delle persone rispettabili.

Il Padre di Acelya era un uomo che a causa dei suoi impegni stava molto lontano da Dalmasca, la sua famiglia e la corte reale.
Passa molto del suo tempo in viaggio per Ivalice, il posto in cui trascorreva il suo tempo era Rozaria. Quindi era molto comune che la famiglia di Acelya ospitasse qualche persona proveniente da rozaria.

Solitamente erano persone di un certo livello, ma mai personalità di spicco.
Per lo più erano amici di famiglia, parenti o conoscenti del Duca con cui si ritrovava ad avere contatti di lavoro.
Nonostante la situazione tesa che regnava tra Dalmasca, Nabradia a causa dei due imperi. La famiglia del Duca manteneva un profilo basso e neutrale, decidendo di stare quanto più lontano dalla politica.

Quella volta la famiglia aveva avuto il piacere di ospitare un ospite di tutto riguardo, ma che per la sua posizione aveva deciso di non rendere pubblica la sua vera identità. 
Limitandosi ad usare il sopranome che la famiglia e il Duca erano stati ad affibbiargli. "Al" appunto.
Ondine per tanto oltre alle sue due dame, si ritrovava anche in compagnia di "Al". Un nobile rozariano appariscente e dai modi eccentrici, che Ondine trovava estremamente interessante.

Al era un rozariano molto bello, dalla voce suadente e profonda e uno spiccato accento. Dai lungi capelli neri e sue splendidi occhi verdi, vestiva con tipiche fogge rozariane su cui era impresso lo stemma del suo paese.

Era una persona molto gioviale, ma soprattutto era un ragazzo molto distinto e affascinante. A giudicare da una prima occhiata non sembra una persona che poteva apparire estranea alla scena politica, in realtà parlandoci si poteva notare come fosse in realtà molto attento e interessato agli eventi che stavano avvenendo in quel periodo.

Ondine c'aveva scambiato al riguardo alcune opinioni, che avevano colpito molto l'interesse del giovane. Che le aveva chiesto come mai, una principessa del suo rango fosse così ostile al matrimonio politico di sua sorella.

La risposta che aveva dato Ondine aveva suscitato l'ilarità del rozariano, che era rimasto colpito dalla giovane dalmasca.

-Maestà devo dire, che mai prima d'ora o conosciuto una principessa come voi. È sempre un piacere per me passare del tempo in vostra compagnia, e ditemi  Altezza i membri della vostra corte sono così pieni di spirito come voi?- domandò il nobile rozariano.

-Direi, il loro spirito e di tutt'altra natura. L'ilarità è una di quelle qualità che qui a Dalmasca è poco compresa, non da tutti. 

-Davvero? -chiese il nobile con  evidente curiosità, i suoi modi di fare erano decisamente fuori dal comune, ma per la principessa non costituivano nessun problema.

-Certo... voi siete uno dei pochi rozariani che ho avuto modo di conoscere, e se permettere la mia indelicatezza, il più disinvolto.

-Siete sempre così schietta, Maestà?- la provocò lui con il sorriso sulle labbra.

-È io potrei dire di voi che siete uno a cui non dispiace affatto la compagnia femminile, soprattutto quella di una principessa?- Domandò lei con un sorrisetto sfacciato fissando con malizia gli occhi del tipo.

Al era un tipo intrigante, la sua pelle olivastra ricordava ad Ondine quelle delle viera, ma un uomo così compiaciuto del proprio aspetto non l'aveva mai incontrato.

La principessa trovava divertente punzecchiare quel tipo, nello stessa modo in cui lui lo faceva con lei. Per lei era qualcosa di nuovo e di estremamente eccitante, non che lui le interessasse come uomo.


Trovava che  Al era altro che qualcosa di diverso e insolito, bel lontano da quello che era la sua realtà. Per tanto era decisa a conoscere quella persona fin dove poteva, non c'erano limite alla sua curiosità.

Anche  Acelya si stava divertendo alle battute tra Ondine e Al intervenendo di tanto in tanto, mentre Vjerana osservava silenziosamente tutto lo svolgersi della scena. Non sfuggiva nulla al occhio attento della viera.

Ondine riponeva totale fiducia in Vjerana, sapeva bene quanta esperienza la viera aveva dalla sua parte. C'era un motivo ben preciso per cui la stava preferendo ad Arla, ed era perchè, Vjerana oltre ad avere molta esperienza e conoscenza dalla sua visto la sua età.
Aveva anche ottime conoscenze in fatto di magia e di combattimento, quindi all'occorrenza se per qualche malaugurato caso, Ondine poteva essere attaccata aveva qualcuno vicino se che poteva difenderla.

E la ragazza riteneva che le viera erano tra i migliori guerrieri di Ivalice.




A palazzo dopo il lungo discorso con Vossler, Basch si era deciso a parlare con Ondine riguardo la questione che gli aveva accennato l'amico.
Basch chiese ad Arla dove potesse trovare la giovane principessa, la dama rispose che Ondine si trovava in visita dal Duca Feride, perchè incuriosita dal suo giovane ospite.

Da qualche settimana, a corte girava la notizia che il duca ospitava un nobile rozariano, un amico di vecchia data. Era questo che si diceva. Di lui non si sapeva nulla, nemmeno che tipo fosse, ma i pensieri su di lui non erano certo ben lusinghieri.

Alcuni nobili di corte che lo avevano incontrato lo definivano fin troppo bizzarro e strano. Ora sapere anche che la principessa Ondine frequentasse da qualche tempo la casa del Duca, dava ancora più rilievo ai pettegolezzi.
Dopo il Generale ora sarebbe toccato al rozariano, con quello che stava succedendo a Nabradia, sembrava proprio che Ondine ci trovasse gusto a mandare all'aria il matrimonio della sorella. 

Saputo dove si trovava la principessa, Basch non perse tempo nel dirigersi alla dimora del Duca Feride, e una volta li chiedere della presenza della principessa.
Un domestico del Duca accolse il Generale con tutti gli onori di casa, era assai raro che un personaggio del calibro di Basch si recasse in visita a qualche nobile, se non era strettamente necessario.
Nel frattempo il servo dopo aver fatto accomodare Basch in una sala per gli ospiti, si diresse ad informare la moglie del Duca della presenza del cavaliere del re.

Il landisiano dovette aspettare qualche minuto prima di vedersi raggiunto da Anele la moglie del duca, e madre di  Acelya. 
La donna era riccamente vestita con abiti dalmaschi, i capelli biondo scuro e gli occhi color ambra colori non tipici delle zone della di dalmasca. 
Era vero quello che si diceva della duchessa che non aveva di certo la spetto di una tipica donna dalmasca. 
Anele era una donna pragmatica e molto aperta verso ogni tipo di cultura, tanto da aver sposato un uomo  che passava molto del suo tempo e del suo lavoro con i rozariani.

La donna avvisata da uno dei suoi domestici della presenza del Generale Ronsenburg, ipotizzò che questi doveva essere lì per Ondine.
La duchessa raggiunse Von Ronsenburg nella sala, appena questi la vide fece un inchino che la nobildonna ricambio, invitando poi il Generale a sedersi per scambiare qualche chiacchiera con lei.

-Generale Ronsenburg è un tale onore averla qui. Siete venuto qui per la principessa Ondine?- domandò la donna con fare gentile, facendo un cesto ampio con la mano.

Basch annuì col capo, le sue parole furono molto brevi e concise, non disse il vero motivo per cui si trovava li. Si limitò nel dire che era lì per recuperare la principessa per via di alcuni impegni importanti a cui era richiesta la sua presenza.

-Si, sono qui per Lady Ondine ho avuto l'incarico di condurla a palazzo, la sua presenza è fortemente richiesta per alcune impegni. Potreste se non vi dispiace, mandarla a chiamare con discrezione? Avrei alcune cose da discutere privatamente e non vorrei metterla di cattivo umore. -fece lui.

A quel punto la madre di Acelya volgendosi ad una domestica che si trovava nella sala con loro, le ordinò di avvertire la principessa dell'arrivo del Generale e della sua richiesta.

-Certamente Sir Basch. Cetra... può avvisare cortesemente la  della presenza del Generale, e del fatto che desidera conferire privatamente con lei?-

-Come desiderate Signora.- la serva fece un chino e si diresse dalla principessa Ondine e dagli altri a riferire il messaggio della duchessa.

Rimasti soli, la Duchessa fissò il suo sguardo sulla figura del generale, che stava in piedi, armato della sua armatura ad attendere che la serva tornasse con la risposta della giovane Ondine.

Basch si sentiva nervoso, ripensava a tutte le parole di Vossler, mentre con lo sguardo fissava attentamente ogni pezzo o mobile della lussuosa stanza, in cui si trovava.
Ad un certo punto il silenzio che regnava tra Basch e Anele, venne interrotto da quest'ultima che rivolse all'uomo alcune domande.

-Generale, scusi se posso sembrarle indiscreta ma come mai un uomo del suo calibrò e della sua posizione ancora non si è sposato? So che questo argomento non le interessa particolarmente, ma visto gli ultimi avvenimenti e quello che si dice di lei ed Lady Arla mi ha piacevolmente sorpreso.

La nobildonna gli sorrideva gentilmente, mentre Basch non si sentiva affatto dell'umore di sorridere. Anzi si sentiva al quanto a disagio, Arla non era di certo il tipo di donna che gli interessava sposare, dubitava che ce ne fosse qualcuna adatta al tipo di persona che era lui.

Lui si era avvicinato ad Arla solamente per Ondine.

-Io e Lady Arla non siamo ancora così intimi come suppone qualcun altro, mia Signora.- Fece Basch cercando di non scendere nel dettaglio.

-Mi stupisce che un uomo, come voi, possa dire queste cose, Lady Arla discende da uno dei casati più antichi di Rabastre e vanta una discendenza non poco invidiabile a quella di altri nobili.

La stessa Arla non è una donna comune, visto che è essere stata scelta come dama di compagnia e tutrice della principessa Ondine.- Anele era molto preoccupata della risposta del generale, il quale non sembrava minimamente interessato alla posizione sociale di Arla.

-Duchessa Anele, vi ringrazio dell'interessamento per la mia situazione, e non vorrei mancarle di rispetto. So quanto lei e la famiglia Celler siete in ottimi rapporti, ma io e Lady Arla siamo solo amici.

Al riguardo di ciò la pregherei di non prendere più questo discorso, non vorrei che si creassero degli equivoci.
Bastarono quelle due parole per azzittire la duchessa la quale per tutto il resto si limitò ad osservare il generale. Anele dalle risposte che aveva avuto, si riteneva più che soddisfatta nel ricevere conferme alla sua teoria.
Per il momento la donna non disse nulla, era estremamente curiosa nel vedere che tipo di piega quella situazione avrebbe preso.

Nel frattempo Cetra la domestica di Anele, aveva già raggiunto la principessa Ondine che si trovava ancora intenta a parlare con Al e le sue dame di compagnia, quando si vide avvicinarsi dalla domestica dalla Duchessa.
Acleya vedendo Cetra arrivare chiese cosa ci facesse, la domestica rispose che Lady Anele l'aveva incaricata di portare alla principessa Ondine un importante quanto urgente messaggio.

Ondine domandò incuriosita alla domestica di che messaggio si stesse riferendo, la domestica accennò al Generale. La giovane Ondine sussultò spalancando di botto gli occhi, sbatte le palpebre varie volte, incredula alle parole che stava sentendo.
La principessa percependo lo stato d'animo della serva, sapeva che questa non stava mentendo. Basch la stava cercando, adesso e senza alcun preavviso, ciò la infastidì non poco.

La serva aveva fatto presente ad Ondine, che il Generale richiedeva immediatamente la sua presenza per parlare in privato. Lei non si trovava affatto d'accordo con questa richiesta che le sembrava irragionevole, non stava facendo nulla di inappropriato per cui essere ripresa, per tanto non ci pensò due volte a rivolgere alla domestica quale risposta avrebbe dato a Basch.

-Se è arrivato fin qui, perchè non venga a parlarmi di persona già che c'è... è irragionevole che una principessa lascì di punto in bianco ciò che sta facendo per raggiungerlo, al riguardo di cosa poi?- Fece Ondine mostrandosi infastidita - Riferite queste parole al Generale.

-Come desiderate Altezza- fece Cetra recando il messaggio della principessa a Basch, che ancora stava aspettando la risposta assieme a Lady Arla.

Basch non fu affatto felice ne sapere quale era la risposta della giovane Ondine, dall'altro lato la Duchessa Anele, commentava vivacemente il comportamento della giovane Ondine.

-Non prendetevela Generale, Lady Ondine sta solo rivendicando la sua posizione. -commentò la donna.

Basch non volendo perdere altro tempo in quella questione, era deciso più che mai a voler andare dalla principessa personalmente per parlare, ma Anele che intuendo quali fossero le intenzioni del cavaliere gli suggerì di non acconsentire alla richiesta della principessa.

-Generale, se voi permettete vi consiglierei di non acconsentire alla richiesta della principessa Ondine. Quello che lei desidera è che voi andiate da lei come state per fare... ma visto certi eventi e voci a palazzo non so quanto sia adatto che vuoi vi piegate a questa cosa. 
Ascoltate questo mio consiglio... rifiutate la sua richiesta, ditele di no, vedrete che sarà lei a venire.- consigliò Anele col sorriso sulle labbra sicura di quello che aveva appena affermato.


Basch decise di ascoltare la richiesta di Anele, e rivolgendosi alla domestica disse di portare alla principessa Ondine la sua risposta, ovvero il suo rifiuto.
La risposta del generale non piacque affatto ad Ondine, la quale sentendosi punta nel vivo decise così di assecondare la richiesta dell'huma.

La principessa sapeva bene che in quel momento non poteva permettersi si dare storie, soprattutto con la presenza di Al vicino e l'ospitalità dimostrata dalla sua dama di compagnia, così si vide costretta ad accettare.

Nereide si alzò da dove era seduta, si scusò con Al e Acelya per quell'impegno così improvviso ma a causa di forze maggiori era costretta ad allontanarsi. Vjerana fece un passo verso di lei per accompagnarla assieme alla cameriera della Duchessa, ma Ondine esortò la viera a rimaneva al suo posto.

In quel momento non aveva affatto bisogno dei suoi servigi, poi Ondine si ritrovò a seguire Cetra, che la condusse dove la stava aspettando Von Ronsenburg.
Appena la ragazza arrivò, la madre di Acelya la salutò con un piccolo inchino, lo stesso fece anche Basch. Ondine buttò un occhiata al generale e a mala pane alla Duchessa Anele, con tutta l'autorità che la sua posizione offriva Ondine fece pesare il suo status su Basch.
Era visibilmente arrabbiata con lui, è non voleva affatto andarci piano.

-Sono qui per...-il Generale fu bruscamente interrotto da Ondine che non perse tempo a far valere la sua opinione.

-Parlarmi... al riguardo di cosa, potrei avere già un'idea. Lady Anele, se non vi disturba potrei essere lasciata sola a parlare col generale? Visto la sua specifica richiesta, non occuperemo più del tempo dovuto. Le capisce?!- Fece la principessa mostrando una certa determinazione.

-Ma certo Altezza.- disse Anele abbassando il capo di fronte al membro della famiglia reale.

Nel giro di pochi minuti Basch e Ondine furono lasciati soli a se stessi, nessuno poteva entrare da quella stanza finché lei non ne avesse dato l'ordine.
Ci fu un lungo silenzio, l'aria nella stanza stava diventando pesate e né Ondine, né il generale avevano molta voglia di vedersi. A rompere quel silenzio e a prendere parola fu la principessa, che chiese quali fossero i motivi reali per cui Basch si trovava li.

-Evita di farmi perdere ulteriormente tempo, e dimmi per che sei qui!- esclamo lei, fissando irritata Basch. 

Il generale la guardò negli occhi, prima di risponderle che era venuto per riportarla a palazzo, a quanto sembra Valiant e Ronnah desideravano che Ondine non continuasse a frequentare la casa del Duca Feride.
Ondine invece si rifiutò categoricamente di seguirlo.

-No, quelli che non capiscono sei voi! Tu e i miei fratelli! Ciò che sto facendo è importante.

-Ragionate altezza di questo "Al" voi non sapete nulla. Non siate avventata a fidarvi così di un rozariano, avete idea di cosa potrebbe comportare? Volete davvero vanificare tutti i nostri sforzi? - gli rinfacciò il generale, a quel punto Ondine perse decisamente le staffe.

-"Al" è importante... Piuttosto tu, con quale faccia tosta ti presenti qui al mio cospetto giudicando chi non conoscete. Le fersone false come vuoi non meritano di stare al mio cospetto.- le parole di Ondine erano intrise di veleno e un forte risentimento. 

Sua Altezza era certa, credeva che Basch non fosse poi così diverso, come aveva sempre pensato. Vedere il comportamento di lui, prima e dopo il suo allontanamento la infastidiva molto. Ancor di più era la vicinanza di Arla.
E fare finta che tutto ciò non la riguardasse era davvero dura per lei.

-Non vi ho mai mentito, mia Signora. - disse lui, guardando fisso gli occhi indaco di lei. La voce di Basch era ferma e decisa, per nulla vacillante.

-Sono solo preoccupato per voi. Se non mi credete usate pure il vostro dono.-

Ronsenburg non stava mentendo, Ondine percependo i sentimenti di lui dovette ricredersi, Basch non aveva alcuna intenzione di prenderla in giro e di fingere ciò che non fosse vero. Ma allora Arla cosa era per lui?

Ondine rimase un attimo pensierosa, lo sguardo era fisso altrove e non sulla figura del cavaliere, si sentiva un'attimo confusa... cosa le stava succedendo si chiese tra se.

Dopo lunghi minuti di silenzio Ondine riprese a parlare, doveva capire cosa stesse succedendo e mettere ordine in tutta quella situazione. Lei cercò di riprendersi mentre fisso gli occhi azzurri e penetranti del landisiano.

-Basch... il tuo allarmismo riguardo "Al" è fuori luogo. Lui si trova qui in "visita" alla famiglia del Duca e non qui per ciò che riguarda Dalmasca e Nabradia. E dubito che gli possa interessare, a mio avviso era più interessato "all'allegra compagnia di qualche dama" e capisci cosa intendo. Credo, in ultimo che la sua visita al Duca finisca oggi, so che sta sera rientrerà a Rozaria quindi Generale non alcun senso  farsi problemi. Trovo che tu mi debba mi debba delle spiegazioni!

Il cavaliere rimase spiazzato dal modo diretto con cui, la sua signora le si era rivolto. L'uomo scrollò la testa insegno di rassegnazione, ma sapeva bene che Ondine sapeva essere molto insistente.
La giovane reale, pronunciò due parole, al quale dare una risposta non era affatto facile.

-Perchè mi ignorate!?- disse la giovane donna dando del voi al generale e non più del tu, mentre il generale non faceva che osservarla silenziosamente. Gli occhi di lui si muovevano su e già, seguendo tutta la figura della ragazza.

Lui aveva notato il cambio di persona all'ultimo minuto, dire semplicemente Perchè mi avete ignorato... sarebbe stato decisamente troppo fuori luogo.
Basch comprese che forse Ondine ancora non ne era ben consapevole, ma presto avrebbe compreso e quando sarebbe successo ciò si domandò cosa avrebbe potuto succedere.

Ciò non doveva per nessun motivo accadere. Il landisiano aveva capito che per evitare tutto ciò doveva stroncare sul nascere ogni tipo di sentimento o interesse amoroso che Ondine potesse provare verso la sua persona.

Doveva essere duro e diretto nei suoi confronti, anche se ciò comportava ferire i sentimenti della giovane principessa e lo avrebbe fatto odiare da essa.

Lui doveva fare il suo dovere, non poteva assolutamente permettere che Ondine potesse in qualsiasi modo nutrire delle speranze su di lui. Era fuori questione.

Basch non andava fiero di quello che stava per fare, ma lo fece lo stesso.

-Non esiste proprio Maestà! Non so cosa voi state alludendo. Io faccio solo ciò che la mia posizione e i miei doveri mi impongono oltre ciò non c'è nulla. Per tanto non capisco perchè voi continuate a fraintendere?
Vi state prendendo più confidenza di quanto non dovreste. Siete una principessa e dovete comportarvi come vi viene richiesto, dovreste avere ben chiaro cosa potete fare e cosa no. Non pensiate che io vi debba dare una spiegazione per tutto.
Si. Vi ho ignorato, ho fatto a finché la vostra avventatezza non mettesse in cattiva luce voi più di quanto non fate già. Se potessi lo rifarei di nuovo.
Anche se non avete fatto nulla di male, voi siete sempre una principessa e ciò non cambia la realtà dei fatti. Avete un ruolo e un peso da sostenere, per tanto la vostra posizione influenza maniera diretta o non, la vita di chi vi sta a torno e voi di questo dovete essere consapevole.
Per tanto cercate di non fare cose avventate, io non ci sarò sempre a proteggere la vostra persona.-

Le parole di Basch arrivarono ad Ondine come uno schiaffo in pieno visto, Ondine ci rimase molto male. 
Quella era la prima volta che vedeva il Generale Ronsenburg così arrabbiato e le parole che le aveva rivolto, mai nessuno prima aveva osato tanto. Tranne suo padre o i suoi fratelli.

Sentirsi dire quelle parole da lui, lui che aveva sempre ammirato e preso ad esempio. La facevano veramente arrabbiare. Era inaccettabile che un uomo come quello potesse permettersi tanto, persino le dame con le quali Ondine aveva avuto in passato alcuni scontri verbali molti accessi, ben si guardavano dal essere così sfacciate con lei.

Basch invece non si era fatto problemi nel dire quelle parole, tanto che come risposta ricevette un forte schiaffo dalla principessa.

Ondine si sentiva umiliata e presa in giro, non solo era fortemente indignata con generale tanto che voleva continuare a schiaffeggiarlo per tutto il tempo.

Malauguratamente per lei non fu possibile, lo schiaffo che diede al suo cavaliere fu così fragoroso che richiamo l'attenzione di uno dei domestici che stava di guardia alla porta.

Il servo spalanco la porta del salotto in cui sia Ondine che Basch si trovavano, chiedendo se tutto fosse apposto, visto il forte rumore che aveva sentito provenire da lì.

Il domestico guardò più attentamente la principessa, aveva un'aria furente, mentre il cavaliere che le stava d'avanti aveva una guancia rossa e un espressione indecifrabile.

A quel punto Ondine buttando un'occhio al domestico, gli ordinò di chiamare la Duchessa e la sua dama di compagnia, doveva assolutamente tornare a palazzo, per poi ritornare a guardare gli occhi del Generale ed infine nuovamente al servo.

Il domestico obbedì senza fiatare, Ondine non volse a Basch alcuno sguardo, limitandosi a dargli le spalle. Non fiatò ne emise alcun suono, silenziosa la principessa aspetto l'arrivo della Duchessa e della sua dama di compagnia, che nel giro di alcuni minuti furono subito da lei.

Quando giunsero Lady Anele e Vjerana si accorsero subito dell'umore della loro giovane Signora, Ondine aveva il volto livido di rabbia mentre dietro di lei il Generale Basch postava gli occhi bassi.

Nessuno osò commentare la scena, eppure era palesemente evidente che era successo qualcosa.

Ondine con fare autoritario tipico di un membro della famiglia reale, disse alla duchessa che la sua visita era "finita" e che doveva tornare con effetto immediato a palazzo, la ringraziò per l'ospitalità ricevuta e le ricordò di salutare "Al" da parte sua.

Ed infine rivolgendosi verso Vjerana le chiese di scortarla, sottolineando che il Generale le avrebbe precedute e non avrebbe fatto la strada del ritorno, con loro. Appena fu pronto tutto, Lady Ondine lasciò la dimora del Duca Feride, si sentiva ancora furiosa, le parole di Basch risuonavano ancora nella sua testa.

Da quel punto in poi le cose tra lei e il Generale si fecero più difficili, Ondine iniziava a non sopportarne più la vista o la sola presenza, per mesi non gli 
rivolse la parola. 






Allora... dopo un mese di attese siamo finalmente giunti a questo meraviglioso capitolo, che vi regalo e mi regalo soprattutto per me stessa.
Perchè si oggi è il mio compleanno ed per l'occasione non pubblicherò solo questo capitolo, ma anche quello di Dune e Kiss-me Good Bye.. che sono più di due mesi che volete sapere come procede.
Lasciate che vi spieghi un po' di questo capitolo.
Abbiamo Ondine che inizia ad interessarsi all'altro sesso, beh... volevo far emergere il suo lato da adolescente incuriosita dalle novità che riguardano l'altro sesso che diciamolo... fino ad adesso non se ne era mai curata.
Poi è dai 14 anni in poi se ci fate caso... le ragazze iniziano ad interessarsi ai ragazzi ecc.
Quindi ho pensato di dargli in questo capitolo..tale spensieratezza. Che poi diciamolo, in FFXII non hanno mai mostrato Ashe spensierata... (solo per qualche fotogramma)... ma immagino che debba aver avuto anche lei una certa leggerezza.
Comunque nel gioco fanno apparire Ashe come una donna vissuta e più grande della sua età. Perchè diciamolo a 19 anni, 2 anni in meno di Vaan e Penelo e si comporta come se ne avesse almeno 6-7 anni di più oltre ad aver avuto un bagaglio di esperienze diverse visto l'ambiente da cui proviene.
Quindi mi sono chiesta se mai le persone si sono mai rese conto che Ashe a solo 19 anni... non è poi così lontana come età da Penelo e Vaan. Il mostrarla troppo adulta... mi sembra poco credibile.
Prendendo spunto da questo pensiero o voluto che Ondine avesse un comportamento più leggero... 
Che dire riguardo Basch... beh si è comportato come ci si aspettava da uno nella posizione. Originariamente la scena prevedeva un bellissimo bacio sotto la luna... ma mi sembrava poco credibile, perchè Ondine non può innamorarsi di Basch così al primo colpo e lo stesso discorso vale per lui, quindi ho deciso di creare quella situazione per farli coinvolgerli.💑👿💖💖💖💕
Una parte che non mi è piaciuto di questo capitolo è quando Basch è stato duro con Ondine, quando le ha fatto capire che non doveva illudersi con lui. 
Può sembrare che sia stato stronzo, forse ho forzato un po' il suo personaggio perchè uno come lui non sembra il tipo di persona direbbe quelle cose ad una ragazza di quell'età.

Visto la sua posizione e quella di Ondine, non ha potuto fare altrimenti... per non esporre la ragazza in una posizione scomoda. Quindi ancora una volta si è comportato da cavaliere... anche se non è stato molto felice di comportarsi in quel modo. Però era stato necessario. Peccato che Ondine essendo presa da altre cose, non l'abbia potuto intuire con i suoi doni. Se ve lo state chiedendo.

Per il seguito vi conviene aspettare, dal prossimo capitolo si tornerà al presente con Chantal... chissà come gli sarà andata con Gabranth.😍💘💖💖

Riguardo all'avvicinamento di Arla e Basch... avrete modo di saperlo molto più vanti... perchè non mi sono dimenticata di loro.
Non mi sono nemmeno dimenticata del misterioso "Al"...  ma per adesso non vi anticipo nulla.

Vi aspetto al prossimo capitolo! 
Daistiny💖💖💖💖💖


NB: Il titolo di questo capitolo Non temo mai le conseguenze! - è riferito soprattutto al carattere testardo e deciso della nostra Ondine. Perchè qui beh... si mostra veramente determinata riguardo l'improvviso cambiamento di modi di Basch nei sui confronti.


























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Capitolo 15
*** Rientro inaspettato ***


CAPITOLO 15

*Presente*


Archades - 706 Alto Valendiano


Palazzo imperiale - Sala degli allenamenti  


Chantal per lunghi minuti fisso il cielo della città imperiale, con le sue alte torri che svettavano su nel cielo, mentre delle mini aeronavi sfrecciavano per i palazzi di Archades.
Enormi piante facente parti dei giardini sospesi della capitale, ricoprivano gli enormi grattacieli. Era uno spettacolo bellissimo e molto suggestivo, Rabanastre non era nemmeno lontanamente paragonabile alla bellezza della capitale archadiana e Chantal lo sapeva bene.
Finalmente si sentiva a casa, ma i pensieri e una certa inquietudine non volevano saperne di lasciarla andare. Tanti pensieri affollavano la sua testa, aumentando l'emicrania e il senso di malessere che attanagliavano. 

Sentiva la terra mancarle da sotto i piedi e quasi si meravigliava di avere ancora la forza per reggersi in piedi, dopo aver letto quei rapporti. 
Lui era vivo. Questo era il pensiero più ricorrente nella mente di Chantal, la quale si sentiva tutta scombussolata, aveva perso la cognizione del tempo e di tutto ciò che la circondava.

Si chiese se voleva nuovamente prendere quella vecchia faccenda ora, ora che aveva iniziato a prendere le distanze da tutto. Si in tre anni era riuscita a fare tanto, di certo era sicura che non voleva perdere tutto per il suo passato.
Ma quella notizia, quella notizia non riusciva a dimenticarla. Era vivo e non morto, questo cambiava tutto.

Chantal passò il resto del suo tempo a cercare di frenare i suoi pensieri, come se la cosa potesse riuscirle, ma inutilmente. I suoi pensieri in quel momento le stavano dando il tormento. Ripensava a cosa doveva fare ora.
Ripensò più volte finchè ad un certo punto non si accorse dell'ora che si era fatta e del suo appuntamento con il giudice Gabranth. Non ci voleva proprio, non se la sentiva affatto di affrontare il giudice faccia a faccia per di più in una sessione di allenamento con la spada.

Ciò non si poteva cancellare, faceva parte del suo apprendistato e Gabranth si era preso l'incarico di addestrarla personalmente per farla diventare un Giudice Magister.
Non ora che Chantal aveva scoperto di Basch. Ripensò alla situazione in cui si trovava e "il pessimo senso dell'ironia" del fato, per un breve momento pensò a suo padre se fosse stato ancora in vita , se avesse saputo che un giorno "la sua preziosa figlia" sarebbe diventata un'aspirante Giudice Magister di sicuro sarebbe crepato dal dispiacere.

Questo piccolo pensiero fece comparire sul volto di Chantal un sorriso,  doveva ammettere che avrebbe voluto tanto vedere l'espressione di disapprovazione di suo padre e di tutti gli altri.
Doveva fare i conti con la realtà, non avrebbe mai potuto avere questa soddisfazione, tutti quelli che conosceva erano morti.

Chantal si rese conto che aveva poco tempo da dedicare al suo passato, per tanto preferiva concentrarsi sul presente ed eventualmente anche sul Giudice. Ora che aveva saputo che Gabranth era in qualche modo connesso a Basch voleva vederci meglio sulla situazione, di chiese se il giudice non avesse tutte le risposte che cercava e che sarebbe stato molto difficile ottenerle.

La donna si cambiò subito d'abito, mettendo la solita divisa nera che usava per gli allenamenti col giudice. Una tuta nera attillata senza maniche e corta di gambe, al quale erano abbinati un paio stivali neri, alti fino a metà coscia e un paio di lunghi guanti dello stesso colore.
Di questa "divisa", Chantal possedeva varie varianti asseconda dell'uso che ne faceva o delle occasioni. A Gabranth non dava alcun problema l'uso di questi indumenti rispetto alla solita divisa che i soldati imperiali potavano.
Chantal non era un soldato comune, era la sua assistente e farla girare in armatura non gli sembrava affatto il caso, gli avrebbe solo rallentato i movimenti.

Fatto ciò la dalmasca si diresse verso il palazzo imperiale, dove sapeva che Gabranth la stava aspettando. Il giudice si trovava già nella sala intento ad allenarsi, nel frattempo che la sua assistente lo raggiungesse.
Gabranth non indossava la sua solita armatura, ma una leggera tuta in pelle molto più adatta per gli allenamenti, un casco gli copriva integralmente il suo volto. 
Era prassi comune che tutti i Giudici Magister nascondessero il loro volto sotto un elmo, quindi solo poche persone conoscevano i loro volti.
Chantal quando arrivò nella sala, trovò di fronte a se Gabranth, la sua figura oscura non la intimidiva, ma le faceva comunque un certo effetto nel vederlo.

Quest'uomo sapeva che Basch Von Ronsenburg era vivo, e lei ancora non riusciva a crederci.
Aveva tanti dubbi, pensieri e domande che  vagavano per la testa di Chantal, mentre questa fissava silenziosa la figura del suo maestro.

-Finalmente sei arrivata!- esclamò il giudice sinteticamente, mentre fissava la sua assistente, interrompendo ciò che stava facendo.

Senza perdere un minuto in più Gabranth ordinò alla ragazza di prendere una spada all'armeria e di iniziare subito l'allenamento, non voleva perdere altro tempo in chiacchiere.

Chantal fece cenno col capo per dire che era pronta, Gabranth non perse tempo si scagliò subito sulla sua assistente avvertendola che non si sarebbe trattenuto.
Il giudice si avventò su di lei, gli occhi viola di Chantal erano fissi sulla figura del giudice mentre cercava di leggerne i sentimenti cercando di anticipare le sue mosse.

La ragazza si spostò di fianco al giudice che cercò di assestarle un colpo con una delle sue pensanti spade. Tutto accadde in fretta, Chantal faceva fatica a stare dietro ai movimenti di Gabranth.
La pesante spanda nera del giudice si abbatte sul pavimento, conficcandosi in profondità creando una spaccatura. La forza di Gabranth era impressionante Chantal lo sapeva bene, diversamente da Bergan nel quale la ragazza avvertiva qualcosa di innaturale.

Gabranth osservò attentamente il rapido spostamento di Chantal, quella ragazza lo aveva nuovamente anticipato. 

-Diavolo non l'ho nemmeno vista questa volta. Come ha fatto a muoversi cosi velocemente?- pensò l'huma ritornando a guardare la sua assistente, che teneva in mano ancora la spada.

Chantal non staccava gli occhi di dosso dal giudice, il suo volto era diventato una maschera inespressiva, Gabranth non l'aveva mai vista così prima d'ora.

-Vediamo se eviterà anche questo o risponderà. -pensò l'huma, incominciando ad attaccare di nuovo la donna, che diversamente da quanto pensava il giudice si limitò nuovamente ad evitare i colpi del giudice.

Il giudice guardò alla sua sinistra, in direzione della schivata di Chantal per cercarla di colpirla nuovamente. Ma la sua assistente nuovamente lo anticipò, parando il colpo con la spada di diamante.
Gabranth si rimproverò mentalmente per non riuscire a tenere d'occhio i movimenti di lei, ma alla fine riuscì con una rapida mossa a disarmarla approfittando di un suo momento di distrazione.   
La spada di diamante volò via a diversi metri da dove si trovava Chantal, la quale cercò di attaccare il giudice colpendolo di lato con un calcio.
Fu inutile, Gabranth di girò in senso opposto all'ultimo momento, riuscendo cosi ad afferrare Chantal per un polso.

-Non ti sono rimaste armi, cosa vuoi fare?- le domandò lui, Chantal cercò di spingerlo via verso il muro, mentre lui iniziava ad indietreggiare.

-È inutile ciò che stai cercando di fare Chantal!- esclamò ancora una volta Gabranth.

-Sono anche in grado di fare questo! - Urlò Chantal spingendo la mano destra sul busto del giudice, mentre questo la teneva ancora afferrata.

-AEROGA!- strillò la ragazza.

-Diavolo quando è stata l'ultima volta che ha usato quella magia?- si chiese tra se Gabranth di fronte all'abilità magica della sua pupilla, prima di schiantarsi contro il muro.

Il giudice imperiale cercò di rimettersi in piedi, ispirò profondamente, chiudendo gli occhi  prima di pronunciare l'incantesimo
lanciando su di se Megaene, ripristinando tutta la sua salute. Quella volta Chantal gli e l'aveva fatta.

Questa volta però tocco al giudice rispondere con una magia. -Thundara!- Gridò l'imperiale vestito di nero. Chantal cercò nel frattempo di recuperare la sua lama, quando venne colpita dalla magia del giudice.

Fu molto doloroso, Chantal strinse i denti preparandosi a bloccare la prossima mossa del suo maestro. Gabranth fece oscillare la sua spada che però fu bloccata da quella della sua assistente.

-Thundara!- Gridò ancora il giudice senza fiato, cercando di girare intorno alla ragazza che cercava di mettercela tutta nel spingere via la spada del suo avversario.

Chantal all'ultimo tentò di difendersi lanciando Shell, ma lo stesso l'incantesimo Thundara la disorientò gravemente. Anche se per poco Chantal era riuscita a contenere i danni, prima di allontanarsi da lui.

 Dall'altra parte opposta della sala Gabranth stava per colpire di nuovo, Chantal sollevò il polso destro davanti alla suo viso per bloccare il colpo in arrivò, mentre recitava l'incantesimo Proctet.
Il giudice corse verso di lei mentre con la spada cercò di colpirla, ma dovette scontrarsi con lo scudo eretto dalla sua pupilla. La sentiva recitare strani versi, probabilmente magie di rafforzamento per sostenere il suo scudo.

Chantal era forte molto forte, più di lui quando si trattava si usare magie. In compenso aveva anche una buona forza e resistenza fisica, molto simili a quelli di una Viera, il che lo sorprendeva molto.

L'assistente di Gabranth era riuscita a respingere l'attacco del suo mentore, però si rendeva conto che doveva immediatamente curarsi, il Thundara che il giudice le aveva lanciato alcuni minuti prima l'aveva ferita in tre punti.
Nel fianco, alla caviglia e alla testa.

Non per nulla Chantal non aveva alcuna voglia di cadere sotto i colpi frenetici del giudice che su di se aveva da poco lanciato Haste, incrementando la sua velocità.

Soprattutto sapeva che non le avrebbe nemmeno dato il tempo di lanciare un incantesimo di cura. Così Chantal si vide costretta ad usare in un tentativo quasi disperato uno dei suoi incantesimi più potenti.

-GIUDIZIO DIVINO- Chantal gridò con tutto il fiato che aveva in gola disegnando con le dita uno strano simbolo nell'aria, mentre una luminosa rete formata da catene dorate avvolse la figura nera dell'imperiale. 

- Che cosa..? - Il giudice esclamò sorpreso nel trovarsi prigioniero di quel incantesimo.

Conosceva bene questi incantesimi, e sapeva bene che Chantal li usava raramente. 

Chantal emise un respiro di sollievo, il suo attacco aveva solo temporaneamente bloccato il giudice, ma difficilmente avrebbe lui avrebbe avuto il potere necessario per spezzare le sue catene.
Si sentiva stanca, Chantal sapeva che doveva curarsi e presto le forze le stavano venendo meno, qualcosa non andava raramente le era successo.
Erano da soli tre anni che Chantal aveva imparato a sfruttare nuove conoscenze magiche, una di queste, consisteva nella manipolazione del Mystes. 
Il risultato era un potere senza precedenti che Chantal ancora non riusciva a padroneggiate come voleva.

Ad ogni Apoteosi, Chantal doveva stare attenta alla quantità di potere che usava e alla nebbia. Un solo sbaglio e le conseguenze sarebbero potute essere disastrose.
La ragazza ad un certo punto non ce la fece più, cadde al suo stremata per l'eccessivo sforzo, mentre nel frattempo il suo incantesimo si dissolse, liberando così il giudice. Chantal non aveva più energie per mantenere tale incantesimo.

Qualcosa di morbido accarezzò il suo volto, Chantal rabbrividì al tocco, quando ispirando affannosamente realizzò che si trattava della mano guantata del giudice.
Alzò gli occhi è realizzò, quando vide a pochi centimetri dal lei la figura del giudice chinato su di lei.
I suoi occhi la stavano scrutando da dietro l'elmo oscuro, sapeva che aveva un espressione severa. Poteva percepirlo.

Gabranth la stava guardando con attenzione, meravigliato ancora di come Chantal fosse riuscita nonostante le sue ferite a bloccarlo con estrema facilità.
Quel suo incantesimo era stato impressionante.

-Vostra Onore... Gabranth." -Disse con un filo di voce la donna stesa al suolo, mentre fissava dolorante la figura nera del giudice. La testa e il corpo le facevano parecchio male e il dolore era difficile da sopportare.

-Non stai bene.-Osservò lui con calma esaminando il corpo della sua giovane allieva.
-Lo sono adesso.-rispose lei quietamente guardando fiduciosa lui. Quel gesto del giudice le aveva fatto molto piacere.
Chantal senti un muscolo della mascella  di lui contrarsi al sentimento. Le uniche parole che il giudice pronuncio furono di stare "Buona".

Gabranth emise un lungo respiro, ancora non riusciva a credere che Chantal avesse ancora un po' di forza per fare una simile battuta, era davvero pessima.

Chantal non poté fare a meno di chiudere gli occhi, si sentiva stanca, per qualche secondo si rese conto che nel mezzo dello scontro col giudice il suo pensiero riguardo Basch era caduto in secondo piano.
Ma ora, con Gabranth a pochi centimentri da lei, la questione di Basch si era rifatta viva. Non poteva credere che Gabranth lo avesse visto e sapeva dove si trovava.
La sua battuta anche se pessima aveva rotto in qualche modo la tensione che lei provava in quel momento dirigendo l'attenzione del giudice su altro.

Sentiva il corpo farle male, il dolore era lancinante, Chantal si chiese quanto ancora sarebbe durato tutto quello. Si chiese se ne era valsa la pena per tutto quello che stava passando. Se avesse voluto fare parte di tutto ciò.
Chantal si zitti, ripensare a Basch era doloroso, molto. Quando Chantal riaprì gli occhi fisso ancora Gabranth, che scrutava attentamente lo stato delle ferite di lei.

Lui aveva affianco a se la sua solita spada, posata a terra, era ferito come lei ma meno gravemente.
Lei lo senti ringraziare gli dei in silenzio, per non averla ferita tropo. Rivolendo poi verso Chantal, la quale era ipnotizzata dalla sua figura.
Aggrotto le sopracciglia nel suo elmo, voltando la testa verso quella di lei,  il suo sguardo vago su di lei per diversi minuti.
Accovacciato e com'era si spostò ancora più vicino, a pochi passi dal viso di lei. 
Delicatamente con la mano guantata le sollevò il viso, costringendo cosi il suo sguardo ad essere diretto verso di lui.

-Dovrai farci l'abitudine... - le disse, ma Chantal scosse la testa, non era dello stesso avviso.

-Sai che non la penso così.- fu la sua risposta.  Gli allenamenti con Gabranth erano molto intensi e pesanti, il giudice non era uno che si tratteneva lo faceva per una giusta ragione.
Chantal ogni volta che lo affrontava riusciva a stento a resistere ai suoi assalti per di più Gabranth esigeva da lei che potenziasse di più la sua resistenza fisica, notando certi valori in lei.

-Se vuoi essere un giudice, Chantal devi riuscire a sostenere ogni tipo di attacco. In guerra e nella vita non c'è posto per i deboli. -sentenziò severo lui.

Gabranth alzò gli occhi verso la fronte di lei, sapeva che la sua assistente aveva riportato una ferita alla testa, perchè il sangue stava scivolando verso il viso pallido della sua ragazza. Macchiando di un liquido scuro i suoi guanti, anche i capelli di Chantal erano impastati col sangue di lei.
La coda di cavallo della sua pupilla si era sciolta, alcune morbide ciocche cadevano sul viso di lei e intorno al suo collo.

-Hai bisogno di cure adesso! - Fece lui con tono grave.

-Perchè?! Basta la mia magia.- ribatté lei con un filo di voce -No! Non nello stato in cui seì!- gli rispose lui serio. La risposta irritò non poco Chantal, ma dovette fare come suggeriva il giudice si sentiva troppo debole e odiava sentirsi così. Lei era quella più forte, non poteva mostrarsi debole, ma le circostanze invece erano altre per sua sfortuna.

-Sembra che dovrò portarti io...- Disse in fine lui cercando si sollevare Chantal, la quale stava protestando. Lei era convinta di potercela fare da sola.

-Sei mi dai del tempo posso farcela da sola.-

-Non essere ridicola, nelle condizioni in cui sei, hai per forza bisogno del mio aiuto. -Gabranth rispose a breve leggermente infastidito dalle parole della sua assistente.

-Devo sottometterti con la forza? -domandò lui seccato dalle moine di Chantal.-Sai che sono di parola! 

Chantal si vide costretta a mordersi la lingua biforcuta che si trovava ad avere, sapeva che Gabranth non scherzava. Però aveva quell'irrefrenabile desiderio di rispondergli come si deve, che invece Gabranth detestava tanto.

L'assistente sapeva di non avere scelta, sollevò le braccia verso il giudice. Gabranth tirò gentilmente il braccio non ferito attorno al suo collo, facendo scivolare l'altro braccio a torno alla vita di lei.

Chantal si rialzò in piedi tenendosi poggiata contro il petto del giudice, non era di certo la prima volta che si ritrovava in quella situazione. E dire che non si abituava mai, si sentiva perennemente a disagio, forse perchè si trattava di Gabranth e non altri? Qualcosa la frenò, non poteva permetterlo, nessuno avrebbe avuto il suo cuore, non di nuovo. Piuttosto lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

Gabranth come al solito era sempre tranquillo, forse un po' preoccupato ma nulla di più. Rimasero così con qualche secondo prima che Gabranth si inchinasse in avanti, per poi infilare un braccio sotto le ginocchia di lei, sollevandola senza alcuno sforzo.

Il gesto colse alla sprovvista Chantal che arrossi di botto, non se l'aspettava proprio. Non era per nulla abituata a ricevere un simile trattamento, anzi la faceva sentire molto a disagio.
Lei non era una principessa, non era la damigella in pericolo. Lei era Chantal.
Nel giro di qualche secondo Chantal perse tutta la sua compostezza, iniziava ad agitarsi e non era per nulla felice. Diavolo di un giudice!-Ripensò più volte lei guardando di profilo il giudice.

Quel gesto bastava a far capire quanto Gabranth fosse veramente diverso e importante per lei, ma oltre questo lato ce ne erano altri che Chantal non conosceva affatto.

Lei faceva fatica a credere che quell'uomo che ora la stava portando in braccio, fosse lo stesso giudice che sapeva del fatto che il regicida fosse ancora vivo.
Bastò questo pensiero a frenare l'animo di Chantal, mentre il suo corpo sembrava che venisse in qualche modo cullata dai movimenti del giudice, mentre questi avanzava facendosi strada verso l'infermeria di palazzo.

Gabranth tenne stretta a se Chantal, durante la sua rapida camminata verso la stanza di un guaritore. Lei intanto aveva appoggiato la sua testa contro la spalla del giudice, puntando su di lui i suoi occhi, che di tanto in tanto si chiudevano per la stanchezza. 

Il giudice Magister notò il silenzio della sua pupilla. Tanto meglio per il suo mal di testa. 

Gabranth sapeva che l'imperatore avrebbe avuto da ridire se avesse saputo in che condizioni si era ridotta la ragazza a causa dei suoi allenamenti. Il giudice portò la giovane da un guaritore, in modo che potesse guarirle le ferite.
Guardò ancora una volta la sua assistente tra le sue braccia, sollevando un sopracciglio da dietro il suo elmo nel momento in cui si accorse che lei si era addormentata.

La lasciò alle cure del guaritore, mentre Gabranth si tolse l'elmo scoprendo il suo bel volto. Guardò un ultima volta Chantal dormire a causa della stanchezza, i capelli scuri della ragazza gli ricordarono quelli di qualcuno che lui aveva amato molto, prima di andarsene.

Selendine...- Il suo nome comparve come un lampo nella mente del giudice, la sua amata Selendine. L'aveva tradita per Bryneli.

Quell'orribile donna ormai due anni che non la vedeva più. E così doveva rimanere, dopo quello che era stato capace di fare in suo nome.
Chantal dormì alcune ore prima di risvegliarsi, era ormai tarda sera quando si risvegliò, nel giro di poche ore le sue ferite erano guarite con stupore dei guaritori. Disse loro che si erano richiuse per via del suo oggetto incantato che aveva l'effetto continuativo della magia Rigene.

Anche se le sue ferite si erano richiuse, erano comunque rimasti al loro posto dei grandi ematomi che facevano molto male alla ragazza. Gli si era alzata la febbre e brividi le percorrevano il corpo oltre ad un forte mal di testa, le faceva male tutto il corpo.
Faceva molto fatica a reggersi in piedi mentre nel frattempo si era appoggiata ad una parete, qualcosa non andava, lo sapeva, non si era mai sentita così. 
Se non una volta alcuni anni prima, quando era scappata da Bhujerba e Brace l'aveva trovata in uno stato simile.

Si vide comparire sull'ingresso della stanza, Gabranth con la sua solita armatura nera. Il giudice la guardò chiedendole come stesse, notava che la ragazza non stava affatto bene.

-Dovresti avere più cura di te stessa nelle condizioni in cui sei. Perchè non sei dove eri prima?- quasi la rimproverò irritato il giudice imperiale.

Le parole del giudice rimbombavano nelle orecchie di Chantal come un suono acuto, la ragazza scosse la testa per dire no. Non stava affatto bene.

- Volevo solo tornarmene a casa, visto l'ora.- rispose con una voce quasi monotona e leggermente seccata.

-Ma se non sei in grado di reggerti in piedi, ti farò portare fin dove abiti.-sentenziò Gabranth, mentre a Chantal quella proposta non andava a genio in nessun modo.

Non era la prima volta che Chantal si trovava a viaggiare in compagnia di Gabranth su una piccola aueronave per Archades, dal nono dipartimento al palazzo imperiale e viceversa. Questa nuova circostanza non era mai successa, ma visto la particolare situazione poteva pure starci per quella volta.

-Questo non ci voleva... ma che gli prende... non posso dirgli dove abito... pensandoci potrebbe anche tornarmi utile però sarebbe tutto troppo rischioso.- pensò tra se Chantal. Doveva rimanere muta, cercò di rimanere calma e trovare le parole adatte per rispondergli. Le era molto difficile mantenere il sangue freddo.

-Non ho problemi. La ringrazio vostro Onore. -Rispose la giovane donna con lo sguardo basso e la voce tremante, visibilmente a disagio.

-Bene partiremo tra poco. Darò ordine della tua presenza.- Concluse il giudice, prima di chiede alla sua assistenze l'indirizzo della sua abitazione, ricevuto l'indirizzo il giudice diede le disposizioni necessarie a uno dei suoi uomini.

Poco dopo il giudice ritornò da Chantal, la ragazza era ancora appoggiata alla parete, il giudice le tese una mano per aiutarla a camminare a meno che non preferiva che lui la trasportasse di nuovo in braccio.

Dovendo scegliere tra le due opzioni, la giovane assistente preferì scegliere la prima, il giudice le fece passare il suo braccio attorno alla vita di lei, mentre Chantal si appoggiò contro alla sua armatura.

Il disagio di Chantal era ben visibile sul suo volto, poteva sentire su di se lo sguardo intenso del giudice da dietro quel elmo mostruoso. Gabranth dopo un lungo silenzio prese parola.

- Andiamo! - disse trascinando con se Chantal, quasi avvinghiata a lui. 

Chantal si trovava a stretto contatto con il corpo di lui, è non era per via degli allenamenti ma per ben altra ragione. Volendo o no, le sue braccia abbracciavano l'ampio torace del giudice, oltre la sua armatura. 

Lei aveva una strana sensazione di famigliarità nel trovarsi abbracciata a quel corpo sconosciuto, doveva esserci per forza qualcosa di estraneo.
Qualcosa in lui, se pur in piccola parte, in quel momento la stava in qualche modo dando conforto. Ma cosa diavolo poteva mai farle scaturire tutto ciò? Stava forse permettendo alle sue emozioni di prendere il sopravvento su i suoi obbiettivi?

Questo, Chantal, non lo avrebbe per messo mai, nelle situazione in cui si trovava al momento, sperava solamente che tutto si risolvesse in fretta e senza intoppi.
I due si trascinarono fuori dal palazzo imperiale, su una piazzola dove una dove un'aeronave privata del giudice li stava aspettando. C'erano presenti alcuni soldati, Chantal non fu molto contenta della presenza di questi pensava che avrebbero frainteso.

Considerando che il loro capo era niente meno che un Giudice Magister avrebbero tenuto al loro posto i loro occhi e le loro lingue. Se anche uno solo di loro avrebbe pronunciato parola al riguardo, Chantal era più che sicura che Gabranth lo avrebbe ridotto al silenzio.

E vi fu proprio silenziò quello che regno in quei minuti così lunghi, tra i due. Chantal guardava diritto davanti a se, mentre teneva poggiata contro il petto del giudice. 
Poteva sentire nel frattempo la stretta poderosa e decisa di Gabranth a torno alla sua vita.

I due salirono sulla nave dove presero posto, Chantal poté quasi sentirsi sollevata, mancava ancora un breve tratto e molto presto di li a breve si sarebbe tolta da quella situazione così soffocante.
La nave prese il volo, Gabranth in precedenza aveva avvisato il conducente della "piccola deviazione". 
Dopo qualche minuto di viaggio, la tensione tra i due sembrava essersi attenuata e fatta meno evidente. 

Chantal aveva smesso di aggrapparsi a Gabranth, anzi una volta che aveva preso posto nell'abitacolo non aveva perso tempo a prendere le distanze dal giudice.
Ciò non era sfuggita al giudice, che non era stato affatto felice del cambio improvviso di atteggiamento della sua assistente, ma poteva ben capire quali potevano essere le sue ragioni.
Quel silenzio era pensante e logorante, tanto che ad un certo punto Gabranth decise di prendere parola rivolgendosi alla sua ospite.

-Vivi con qualcuno o abiti da sola?- fu l'unica domanda che Gabranth rivolse a Chantal, che lo fissava con distacco. 

-Abito con una persona.- Chantal rispose fissando la figura del giudice.

-Costui chi è? - la interrogò ancora l'uomo, la risposta che ottenne dalla sua assistente risultò abbastanza avversa.

-Il mio patner. -Costei non volle fornire al giudice alcun indizio su Brace, ne sul loro rapporto. Ciò doveva essere poco irrilevante per un giudice, era abbastanza infastidita dalle domande di Gabranth, al quale rispondeva sempre in maniera generale. Attenta a non rilasciare troppi dettagli.

Dopo quel breve scambio di parole, un lungo silenzio scese sui due e per tutto il resto del tragitto, fino al raggiungimento dell'abitazione della ragazza.
Il conducente della vettura avvisò i passeggeri dell'arrivo a destinazione, Chantal cercò di tirarsi su, ma Gabranth fu più svelto e le offrì di nuovo una mano.

La coppia uscì fuori dalla navetta, che intanto sarebbe rimasta li ad aspettare il ritorno del giudice, mentre questi nel frattempo accompagnava la ragazza al suo appartamento.

Gabranth chiese alla ragazza fin dove l'avrebbe dovuta scortare, Chantal gli indicò un grosso grattacielo in mattoni rossi, lei abitava in cima.
L'edificio era poco distante a piedi, i due si incamminarono verso di esso. Dopo qualche minuto i due arrivarono difronte al palazzo, vi entrarono e per salire presero l'ascensore.

Raggiunto l'ultimo piano, dove abitava Chantal, costei non poté sentirsi sollevata, ma non faceva che chiedersi fin quando Gabranth l'avrebbe accompagnata. La sua presenza non faceva che preoccuparla.

Usciti dall'ascensore i due huma si ritrovarono dopo pochi passi difronte ad un ampia porta verde, Chantal poteva tirare un sospiro di sollievo. 
La donna si avvicinò alla porta e suonò il campanello, poggiandosi al muro, in attesa che il suo compagno rispondesse al campanello.
La porta dell'appartamento poco dopo si aprì e Brace emerse improvvisamente, ben felice di rivedere la sua compagna.

L'entusiasmo del ragazzo si bloccò su nascere quando il suo sguardo fu catturato dalla vista della figura del giudice dietro Chantal, cosa ci faceva li un Giudice Magister.
La sua figura era fuori luogo, Brace si incupì di colpo, a calmarlo ci pensò l'intervento di Chantal. 
La poverina non ne poteva più di tutta quella situazione, insieme alla sua febbre e l'emicrania che le procurava un dolore acuto, difficile da sopportare.

-Brace, lui è qui perchè si è offerto di aiutarmi a riaccompagnarmi a casa. Non ci sono secondi fini!- Chantal ci tenne particolarmente a chiarire quest'ultima frase ad entrambi i due huma.

Brace alle parole della sua coinquilina si calmò, la sua attenzione fu invece catturata dalla condizione di salute in cui versava Chantal, la febbre alta. 
Ciò fece andare anche in secondo piano la figura di Gabranth, il quale chiese se servisse loro ulteriore aiuto, Brace rispose che non c'era più bisogno del suo aiuto.

Gabranth prima di andare raccomandò a Brace di prendersi cura di Chantal, inoltre lo pregò di riferire a Chantal che gli aveva concesso alcuni giorni di riposo, visto le sue condizioni. 
Il giudice si aspettava di vederla in ottima forma, detto ciò salutò il ragazzo e se ne andò senza aggiungere ulteriori parole.
Rimasti soli Brace e Chantal si scambiarono una lunga occhiata, Chantal non poteva che sentirsi sollevata, mentre rientrarono nell'appartamento. 
Chantal diede a Brace alcune disposizioni riguardo alcuni pozioni curative  visto il suo stato di salute.  

-Brace per favore dovrebbero essere delle pozioni curative nello scaffale in alto in cucina me le porteresti?- gli chiese Chantal con un filo di voce, mentre si distendeva sul divano. Le girava la testa e non smetteva di avere dei brividi, odiava trovarsi in quello stato.

- L'ampolla verde? Vicino al Abrotano?- chise Brace rovistando tra i mobiletti.

-No, hai sbagliato.- disse Chantal mentre scrutava la figura di spalle del suo coinquilino. -Quello che sto cercano si trova più in alto Brace. Sono dei medicamenti ricostituenti ed energizzanti molto forti. Dovrebbero trovarsi in un piccolo vasetto di vetro, contenente delle pillole verdi- gli indicò a voce la ragazza.

Brace seguendo attentamente le istruzioni della sua patner, trovò le famose pillole annunciando la cosa con immenso entusiasmo. Chantal trasse un sospiro di solievo, ma ancora non era finita le servivano altre tre cose.

-Grazie Brace, ora però dovresti farmi altri tre favori te ne prego.-lo supplicò Chantal.

-Ti serve quella specie di inibitore per i tuoi "mal di testa"?- le domandò lui preoccupato.

-Si e poi portami dell'acqua.- fu la risposta della sua amica, mentre fissava impaziente Brace.

-È per questo che ti ritrovi spesso ridotta così?- chiese lui, preoccupato, Chantal rispose con un altro si, mentre chiudeva gli occhi per riposarsi un attimo.

-Se lo sai, la prossima volta portali dietro no? Perchè te ne sei dimenticata?
Brace era evidentemente preoccupato, Chantal di solito portava sempre dietro con se questi oggetti curativi, ma quella volta se ne era totalmente dimenticato, non era da lei.

-Brace oggi... è stata una di quelle giornate che avrei voluto dimenticare.- Sospito Chantal mentre si copriva il volto, per non far vedere in che stato si trovava. 

Ripensò a tutta quella giornata, alla notizia di Basch, a Gabranth e al suo insolito comportamento che trovava per i suoi gusti troppo invasivo. Non aveva mai visto il giudice sotto quel aspetto, lo aveva sempre stimato ed apprezzato, ma non poteva farsi coinvolgere più di tanto.

-Ci credo, non conosco nessuno che si è fatto riportare a casa da un Giudice Magister!- esclamò sarcastico Brace.

-Quello avrei voluto risparmiarmelo! Mi ci ha costretto! -esclamò esausta Chantal, quasi a volersene lamentare.

-Tu dici? Non è che da un giorno all'altro questo me lo ritrovo d'avanti alla porta o peggio ancora in camera tua?- l'insinuazione fece rinvenire per qualche secondo Chantal, la quale rispose in malo modo a Brace.

Brace non ricevette solo un forte insulto, piuttosto colorito da parte della sua coinquilina, ma questa gli lanciò contro qualcos'altro che lui abilmente evito.

-Non prendertela Chantal stavo solo scherzando.-ammise il bel coinquilino, mentre porgeva a Chantal un bicchiere d'acqua e gli oggetti curativi che gli aveva richiesto.

-Comunque mi ha stupito molto vedere uno di loro, portarti a casa. Perchè un giudice Magister dovrebbe prendersi tale briga? Sai questo cosa significa? - La lingua di Brace non voleva starsene zitta e muta, anzi era piena di voglia di parlare di quell'accaduto, diversamente Chantal voleva solamente dimenticare.

-Deve avere qualche tipo d'interesse. Diciamocelo Chantal, tu sei quel tipo di donna che se vorrebbe potrebbe avere tutti gli uomini hai tuoi piedi.  Quanti anni sono che lavori per lui, due?

Chantal nel frattempo aveva preso i medicinali insieme al bicchiere d'acqua che Brace le aveva potato. I medicinali iniziarono subito a fare effetto, rilasciando sul corpo della ragazza i loro effetti benefici. 
Poteva già sentirsi meglio, anche se la febbre era ancora altra, mentre l'emicrania iniziava a farsi man mano più debole.

-Brace farsi tutti questi problemi riguardo al giudice, è solamente tempo perso. Credimi lo stimo come giudice, non mi interessa in quel senso. 
Sai bene che sono altre le mie priorità, e sono pienamente soddisfatta della mia vita attuale. Senza contare che non ho bisogno di sedurre uno come lui, per arrivare dove sono... avere una relazione di quel tipo darebbe solo problemi.- Fece presente Chantal.

-Diversamente da cacciatori e aviopirati... quelli di certo non ti darebbero nessun problema?- chiese Brace poco convinto delle affermazioni di Chantal.
-Esattamente. Ed ora Brace per favore, chiudiamola qui per questo discorso che rasenta veramente un'idiozia.

Rispose Chantal esasperata, voleva solamente dormire, era esausta. Brace l'aiuto ad alzarsi dal divano potandola di peso fino in camera sua, dove una volta li la mise a letto.

Dopo un breve saluto, i due si separarono. Quella notte fu davvero strana per Chantal, non vi furono sogni ma solo incubi del passato.
E poi una macabra scena di un Basch che nemmeno Chantal riusciva a ricordare. Un'ombra oscura col suo stesso volto, una duplice natura ecco cosa stava ad indicare.

Fu un' orribile sogno che Chantal l'indomani cercò disperatamente di dimenticare, risultava veramente difficile. Per tutta la notte, Chantal non aveva fatto altro che gridare " Er ist unschuldig!".

Brace era accorso al suo capezzale, nell'oscurità della notte, per cercarla di calmarla ma Chantal sembrava non volersi zittire. Brace non l'aveva mai vista così sconvolta e disperata.

Lui sapeva che c'erano cose della sua compagna, di cui questa non amava parlarne nemmeno con lui. È questo episodio riguardava una di queste cose.
C'erano dei traumi profondi che la guerra aveva lasciato in Chantal di cui, lei non ne faceva mai menzione. Li teneva stretti per se, come se la cosa riguardasse solo lei e nessun altro.

Brace la tenne stretta a se per tutta la notte, vi dormì insieme come se fossero due bambini. La sua presenta calmò un po' Chantal. 
Tirarono così dritti fino al mattino, il primo a svegliarsi fu Brace che controllo per prima cosa le condizioni di salute di Chantal.
La febbre si era abbassata di molto, anche se ancora un po' persisteva, la ragazza se la sera prima era bianca come un cadavere quella mattina aveva acquistato più colore.

Chantal stava rapidamente riacquistando le forze, la sua capacità di ripresa era fuori dal comune, ma questo era qualcosa a cui la stessa Chantal non amava dare spiegazione. 
Possibilmente si inventava qualche scusa al riguardo.
Brace pensava invece che era merito di quegli oggetti curati che Chantal aveva preso la sera precedente, dovevano essere qualche potente ritrovato di qualche viera.
Perché gli oggetti curativi huma non erano così potenti.





*Parecchie ore prima- Dopo che Gabranth aveva riaccompagnato Chantal a casa*





L'allenamento del giudice Gabranth e della sua assistente era finito da più di un'ora. Gabranth aveva portato la assistente infermeria del palazzo imperiale, da un guaritore al seguito ad alcune ferite riportate durante l'allenamento prima di essere richiamato per altri doveri.
Durante questo lasso di tempo il Gabranth si era dovuto occupare di alcune facende urgenti che lo avevano tenuto impegnato alcune ore. Finalmente era libero dagli impegni poteva vedere in che condizioni si trovava la sua assistente e se si fosse ripresa nelle mani del guarito.

Il giudice stava percorrendo la strada verso l'infermeria, quando lungo uno dei corridoi di palazzo incrociò il giudice Bergan, che come lui rientrava da uno dei suoi impegni.
Tra i due giudici non correva buon sangue, Gabranth reputava il giudice Bergan un uomo veramente fuori di testa, più del visionario Ghis. Bergan era un tipo decisamente pericoloso dal quale bisognava ben guardarsi.

-Ditemi giudice Gabranth, vistate ancora intrattenendo con la vostra assistente? Avete ancora la speranza di farne un buon giudice? -domandò di scherno il giudice al suo collega.

-La cosa non vi riguarda giudice Bergan. Lady Chantal non è stata affidata a voi.-ribbatè il direttore della nono dipartimento, al capo del secondo.

-Rispondo solo a sua Eccellenza l'Imperatore.

-Beh.. la vostra favorita, fa molto parlare di se. È decisamente insolita, come voi del resto... ma non quanto il Bagliore Bianco.- sibilò Bergan, volendo alludere a qualcosa.

-Forse avete un abbaglio. Da quello che ci risulta del Bagliore Bianco risulta ancora irrintracciabile, non era stato dato a te o Ghis l'ordine di trovarla? E in due anni di ricerche il risultato è stato ancora nullo.

-Non mi stupisce affatto che giudice Gabranth, se la vostra favorita non sappia stare ancora al suo posto, capisco da chi deve aver preso. Sbaglio o sta mane, la vostra Chantal non è riuscita a tenere a freno la sua lingua? Trattandosi del giudice Drace non mi stupisce affatto... 

La risposta di Bergam ebbe l'effetto sperato, innervosì non poco Gabranth, che da dietro il suo elmo schiumava di rabbia.

-Ciò non vi riguarda.-Sibilò Gabranth mentre da sotto al suo elmo digrignava i denti per il fastidio, allontanandosi da Bergan mentre questi sorrideva compiaciuto sotto la sua maschera di metallo.

Gabranth non era affatto felice delle notizie apprese da Bergan, e molto probabilmente pensò che la sua assistente fosse distratta a causa dell'episodio con Drace.
Il giudice decise così di raggiungere l'infermeria per parlare con Chantal dell'accaduto ed eventualmente rimetterla in riga, ricordandole quale era il suo posto.
Al suo rientro in infermeria, notando le condizioni della sua assistente decise di rimandare la discussione con lei ad un'altra volta, quando si sarebbe ripresa.







*Attualmente nell'appartamento di Chantal*





Chantal dopo la terribile notte si stava man mano riprendendo, quella mattina non era dell'umore adatto per essere di buon umore. La sua testa era piena di tanti pensieri riferiti al giorno precedente e a quella specie di incubo che aveva avuto durante la notte.

Anche Brace sembrava piuttosto provato dal tutto, i suoi capelli erano arruffati e la sua espressione non era di certo raggiante, anzi era molto stanca. Entrambi i due huma quella mattina non avevano alcuna voglia di mettersi a fare qualcosa, volevano solamente riposarsi.

Dopo una breve colazione leggera Chantal decise di uscire in terrazza a prendere un po' d'aria e schiarirsi le idee, mentre Brace preferì rimanere dentro a finire la sua colazione.
Chantal guardò con tristezza lo stupendo paesaggio che la capitale imperiale le offriva, la terrazza in cui si trovava era meravigliosa e piena di tante piante curative che aveva portato dai vari viaggi che aveva fatto in giro per Ivalice.

La terrazza offriva anche un enorme spiazzo su cui volendo si poteva anche piazzare un tavolino o un'amaca su cui risposare, per adesso c'erano solo alcuni divanetti da giardino e un divano a dondolo su cui Chantal amava molto sdraiarvi su.

I pensieri della ragazza vagavano liberamente nella sua testa, Chantal non faceva altro che ripensare al sogno e a quelle parole. Er ist unschuldig!
Le stavano facendo venire il mal di testa, ma sapeva che tali parole corrispondevano a verità. 
Ancora una volta non si era sbagliata. Lei non sbagliava mai.

Riprovò il dolore di quella volta, un dolore che le aveva spaccata in due. Un dolore che voleva sopra ogni cosa dimenticare e cancellare.

Tutto ciò che era successo, doveva essere rimosso

Chantal emise un lungo e profondo sospiro, per quanto desiderasse lasciarsi andare all'apatia sapeva che non poteva permetterselo. Lei non era quel tipo di persona, però tra sè pensò che forse prendersi una giornata di risposo non le avrebbe fatto male.

Infondo se lo meritava. Decise per ciò di trascorrere una giornata lontano da Archades, per lasciarsi alle spalle tutti i suoi pensieri negativi.
La cacciatrice rientrò in casa e corse subito a cambiarsi, per l'occasione Chantal indossò un abito corto verde pallido, con due spacchi sui lati, lo scollo a barca e le maniche lunghe.

Di quell' abito ne aveva almeno una ventina di varianti di colori, dai colori più chiari a quelli più scure, comprese anche varie sfumature di uno singolo colore. 

Chantal amava talmente tanto quel modello d'abito d'averne fatto quasi il suo marchio di fabbrica, oltre alle tante divise nere che indossava quando frequentava l'ambiente imperiale. 

Assieme all'abito decise di indossare alcune calze di un verde più chiaro, mentre da sopra indosso alcune protezioni per le gambe in cuoio, che si stringevano lunga tutta la gamba e degli stivali in cuoio.

E come ultimi accessori, Chantal decise di indossare sopra il suo vestito una doppia cintura in pelle, con fibbia in oro. Alla cintura erano appesi due stiletti al posto delle due pistole che di solito portava sempre con se.
Un'ampia sciarpa azzurra con un fermaglio in oro e pietre preziose intorno al collo. 
Una volta che fu pronta uscì, dopo un rapido saluto a Brace e si diresse direttamente all'aerodromo imperiale.

Giunta all'aerodromo Chantal decise di dirigersi verso la sua nave, l'Amira dove si preparò a partire per Rabanastre. 
Si sorprese della decisione che aveva preso all'ultimo momento, all'inizio aveva pensato di trascorrere un'intera giornata in giro per la capitale imperiale o di dirigersi sulla Costa Phon.

All'ultimo momento invece aveva deciso per un cambio di rotta, i pensieri del giorno precedente non la lasciavano in pace. Su questa cosa, Chantal decise di dirigersi verso Rabanastre, contava di starci poco massimo mezza giornata.

La ragazza si chiese anche cosa avrebbe potuto fare una volta giunta nella capitale dalmasca.
Da qualche tempo Chantal pensava che presto o tardi ci sarebbe comunque dovuta tornare vista la sua posizione all'interno dell'impero archadiano, quindi era meglio che iniziava a farci l'abitudine da ora.

Già che c'era  pensò che avere un appoggio o comunque un'immobile nella capitale dalmasca poteva tornare molto utile, non solo avrebbe potuto evitare di andare a dormire in qualche locanda o altro. Lei odiava quei posti.

Le sarebbe stato utile anche come rifugio in cui prendersi una pausa, anche se si trovava in una nazione che proprio non le piaceva.

Chantal si preparò a partire, l'Amira da Archades fino a Rabanastre ci avrebbe messo alcune ore, il viaggio durò abbastanza a lungo. 
L'Amira arrivò a Rabanastre per il primo pomeriggio, nell'ora più calda della giornata.

Per Chantal il rientro a Rabanastre fu quasi traumatico, faceva troppo caldo per i suoi gusti, il vestito che indossava era realizzato con un cotone molto leggero e traspirante non le avrebbe dato problemi.

Forse l'unica cosa che Chantal cambiò del suo abbigliamento a causa del clima torrido di Dalmasca, furono le calze e gli stivali che vennero sostituiti da dei sandali di cuoio con il tacco.

Decise però di tenere la sciarpa, col quale si coprì il capo e i lunghi capelli neri. La ragazza non voleva attirare l'attenzione, per tanto decise che era meglio tenere un profilo basso e non risultare troppo appariscente.
Sapeva fin troppo bene che i suoi lunghi capelli neri e il colore viola dei suoi occhi erano decisamente molto insoliti, per i tipici canoni dalmaschi.

Chantal ripose l'Amira in un hangar dell'aerodromo dalmasco. Ogni hall dell'aerodromo era pressoche identico a quello delle altre città, cambiavano solamente le persone al suo interno.
In quello di Rabanastre, Chantal notò che c'erano molti imperiali e pochi dalmaschi contro quello che aveva immaginato, ovvero pensava di trovare molti dalmaschi, non fu così.

Superato l'aerodromo, si ritrovò nella parta ovest di Rabanastre, per qualche minuto rimase a fissare il posto stando attenta a ogni suo dettaglio. Quella era la prima volta che vedeva da vicino una delle porte di Rabanastre.
La ragazza doveva ammettere che lei aveva un ricordo della capitale dalmasca del tutto differente da quello che stava vedendo. Si meravigliò quasi, non le sembrava di essere nemmeno per un secondo a Dalmasca.

Si domandò come poteva essere la capitale dalmasca al di là della porta, era mancata da quasi tre anni e ogni cosa le sembrava diversa. Fino a quel momento dove mai era vissuta?

Superata la porta ovest, Chantal avanzò lungo tutta la strada, ad ogni passo che faceva si guadava costantemente attorno. Riusciva a percepire gli umori delle persone e per lo più gli stati d'animo dei cittadini di Rabanastre erano decisamente diversi da quelli di Archades.

Si meravigliava della differenza di pensiero che vigeva tra questi due popoli. Il suo potere non sembrava risentirne molto dei sentimenti che percepiva, forse un unico sentimento sentiva forte e chiaro, un odio profondo verso l'Impero che stava occupando quel paese e una forte nostalgia per il passato.

La cacciatrice dovette prendere le distanze da questi sentimenti, lei non odiava l'Impero... aveva visto Archades e la sua sfolgorante bellezza, non solo, la capitale imperiale era anche fonte di cultura e conoscenze.

Per Chantal 'impero era il futuro, non riusciva ad odiarlo come invece disprezzava Dalmasca.
Trovava che Rabanastre fosse lontana anni luce da Archades, non c'erano monorotaie che passavano per la città, non c'erano taxi, non c'erano modernità e nemmeno l'ombra di tecnologia archadiana.

Rabanastre era il nulla più assoluto.

Osservava i cittadini di Rabanastre camminare indisturbati per le strade della capitale, che nonostante tutto si rivelava piena di gente di ogni razza e nazionalità.
Von Rosen notava oltre ai dalmaschi, anche la presenza di molti soldati imperiali, seeq, bangaa e moguri e qualche viera.

Con occhio attento la ragazza si guardava intorno attenta a dove metteva i piedi, non aveva la più pallida idea da dove voleva iniziare il suo girò per la città.
Ma forse forse, un punto da dove iniziare ce lo aveva, i quartieri settentrionali. 

Quella zona di Rabanastre se la ricordava, anche perchè quelli erano i cosiddetti "quartieri alti".
Là, era dove le persone più abbienti e benestanti vivevano, per Chantal non sarebbe stato un problema acquistare qualche immobile in quella zona.

La paga come assistente di Gabranth era molto sostanziosa, così come quella che riceveva come assistente ricercatrice ai laboratori Draklor.
Tutti quei i soldi li metteva da parte, mentre ne usava solo una minima parte. Se poi, si considerava anche le entrate extra che il lavoro da cacciatrice le procurava, Chantal non aveva di certo problemi con i soldi.

E con quelli che aveva messo da parte in tre anni di lavoro continuo, poteva decisamente concedersi il lusso di compare qualche immobile per suo diletto.

Come se non bastasse il valore delle le proprietà immobiliari nella capitale dalmasca a seguito della crisi economica dovuta alla disfatta contro l'impero aveva subito un brusco cambiamento, aveva fatti si che molti vendessero le loro proprietà in quanto non potevano più permettersi di vivere li.

Chantal non aveva di questi problemi, e aveva tutta l'intenzione di compare almeno due appartamenti. Non avrebbe badato a spese.
A grandi passi, svelti e veloci si diresse verso il quartiere settentrionale, alla ricerca di qualche ufficio che si occupasse della vendita e l'acquisizione di immobili.

Dopo una serrata ricerca Chantal ne trovò uno che faceva al caso suo,  un ufficio gestito da un bangaa, Tordà.
Entrando dell'ufficiò chiese subito di parlare con il suo proprietario che vedendo la giovane ragazza le chiese cosa cercasse.
Chantal spiegò al bangaa che si trovava li, la ragazza gli fece presente che tipo di appartamento cercava e quali erano le sue condizioni e in che stato lo voleva.

Tordà fece di tutto per accontentare la giovane imperiale, tanto che le presentò la lista degli potenziali appartamenti che potevano interessare alla giovane donna.
Chantal buttò un occhio attento, e delle tredici proprietà proposte da Tordà, la ragazza scelse solamente di vedere due appartamenti escludendo a priori tutti gli altri. 
La donna chiese poi di poter vedere i due appartamenti che aveva scelto, il bangaa si mostrò lieto di farle vedere personalmente tali immobili.
La cacciatrice annui, il bangaa le mostrò i due appartamenti, che entrando in quelle due proprietà Chantal fu ben lieta di notare che corrispondevano esattamente a cosa cercava.

La decisione fu subito presa, Chantal si mostrò molto entusiasta dei due locali, Tordà non poteva desiderare cliente migliore per quel giorno.
Von Rosen disse che si sarebbe occupata delle pratiche burocratiche nei giorni a seguire.
Per tanto, Chantal verso la somma che il bangaa richiedeva per i due immobili, firmò i documenti, che attestavano che d'ora in avanti lei era la legittima proprietaria.

La donna si preoccupò di far notare al bangaa di mandare tutti i documenti ad Archades, visto che lei risiedeva li, in modo da rendere più semplice la registrazione delle ultime pratiche. Tordà rispose che non vi era alcun problema detto ciò i due si salutarono.

Tali trattative avevano peso non poco tempo, e Chantal si rese conto di essere già a pomeriggio inoltrato nella capitale dalmasca. Era stata così presa dai suoi affari che si era totalmente dimenticata di trovarsi nel posto che più odiava in tutta Ivalice.

Buttò un'altra occhiata in giro, e notò con attenzione che ovunque posasse il suo occhio, c'erano una gran quantità di soldati imperieli e vessilli con lo stemma dei Soldidor. 
La cosa in qualche modo la divertì, che un giorno lontano Rabanastre sarebbe diventata come Archades? Chantal aveva dubbi al riguardo.

Dei cittadini originali della capitale dalmasca, Chantal notò che ce ne erano veramente pochi. Incuriosita per lo più, decise di chiedere in giro barie informazioni al riguardo.
Quello che scoprì la stupì non poco.

Molto dei cittadini originari di Rabanastre vivevano sotto la città stessa, in quelli che tutti chiamavano la "Città bassa", ovvero i bassi fondi di Rabanastre.

Chantal aveva sempre saputo che sotto Rabanastre vi erano dei locali che la gente usava come magazzini, ma non si sarebbe aspetta che in soli due anni quei locali sarebbero diventati un posto abitato da persone.

Ne ignorava totalmente l'esistenza, la sua curiosità ebbe la meglio su di lei, così cercò uno di questi ingressi che portavano alla Città bassa.
Decise di entrare dal Deposito 5, vicino un negozio di proprietà di Migelo un bangaa che gestiva varie attività. Mentre scendeva in profondità con l'ausilio di un montacarichi l'oscurità che avvolgeva quel posto stava fornendo alla cacciatrice una vaga idea in cosa si sarebbe potuta imbattere.

Man mano che il montacarichi scendeva Chantal avvertiva un odore nauseabondo e rivoltante, che non aveva mai avvertito prima, si compri il naso e la bocca con la sua sciarpa, mentre i suoi occhi adattandosi all'oscurità di quel posto iniziarono a delineare ciò che vedevano.

Quello che Chantal vide e trovò la giù fu qualcosa di incredibile, qualcosa che si poteva descrivere come la vera Dalmasca. Quella Dalmasca di cui lei ben si ricordava, era viva e si trovava d'avanti a lei.

Non c'erano parole, avvertiva le presenze degli hume che vivevano in quel posto, infestandolo come i topi. Chantal si sentì sopraffatta dalle loro emozioni, quel posto aveva la capacità di risucchiarla in qualcosa in cui per due anni aveva cercato di fuggire.

La cittadina imperiale era ammutolita da quello che si era trovata d'avanti, apri inferriata del montacarichi e avanzò lungo quella specie di cunicolo mal illuminato che le si parava d'avanti.

Chantal aveva gli occhi sgranati e fissi su tutto ciò che la circondava, mentre con una mano e parte della sciarpa si copriva ancora naso e bocca per non respirare quegli odori cattivi che il posto emanava.

Non aveva mai visto un posto più lurido e sporco di quello, nemmeno la vecchia Archades era così mal ridotta, ma quel posto, quella Città bassa aveva l'aspetto di una fogna.

Von Rosen si accorse che diversamente rispetto alla città superiore, li nella Città bassa richiamava decisamente l'attenzione. Lei rispetto agli abitanti di quel posto, era vestita decisamente meglio, mentre quelle povere anime invece non vestivano con stracci.

Chantal si sentì per tutto il tempo, gli occhi di tutti loro addosso, era una sensazione che conosceva bene. La ragazza avanzò nei lunghi corridoi della città bassa prestando attenzione a ciò che le succedeva intorno.
Camminò verso sud, quel posto non le piaceva affatto, riusciva a leggere i sentimenti di sconforto, rabbia e nostalgia che attanagliavano quelle persone. Tutto ciò era ben espresso sui loro volti.

Quel posto era esattamente la culla di sentimento anti-imperaile per eccellenza. Tra le tante cose che percepì, ci furono anche dei sentimenti rivolta e ribellione, quel postò da come aveva potuto notare, Chantal nascondeva molto più di quello che sembrava.

Sapeva che in quel esatto momento, da tutt'altra parte Gabranth e vari giudici stavano cercando gli esponenti della Resistenza, conosceva tutti i loro movimenti e anche alcuni nomi degli esponenti che erano parte.
Amalia... e poi Basch

Sicuramente lui si era nascosto li, ma non c'era tempo di mettersi a cercarli, ne tanto meno Chantal poteva permettersi di trascurare e compromettere la sua posizione per loro.
Aveva altri obbiettivi e priorità, uno di questi ora che si trovava li, era individuare il covo della resistenza, ed era certa di averlo trovato, ma quello che più le interessava era trovare un aggancio, qualcuno che fosse nella Resistenza ma non fosse un suo membro attivo. Ma solo un tramite.

Per quanto fosse riluttante a restare ancora in quel tugurio, Chantal sapeva bene che non poteva andarsene se non avesse prima trovato un contatto. La donna camminò ancora per i cunicoli della Città bassa ascoltando attentamente ogni singolo discorso che la gente di quel posto faceva.

Molti abitanti dalmaschi erano scontenti del discorso di Vayne, rimpiangendo a gran voce la famiglia reale, altri invece erano speranzosi nei riguardi del nuovo consolo poiché ispirati dal suo discorso "commovente".

Quei commenti nei riguardi di Vayne quasi strapparono un amaro sorriso a Chantal, lei aveva avuto modo di conoscere Vayne e di certo non era il tipo d'uomo che quei dalmaschi stavano dipingendo.
Vayne era tutt'altro quello che appariva, Chantal sapeva bene di cosa era stato capace quell'uomo e quale era il suo operato. Lei vedeva il disegno del suo piano.

Il terzogenito di Gramis era un uomo dalle grandi qualità, Chantal lo riconosceva e per questo lo ammirava per un certo sensi, ma per altri lo biasimava fortemente. Eppure non poteva far o meno di apprezzare la sua forza e il suo carattere, aveva conosciuto veramente poche persone di quella tempra.

Vayne era un avversario e un nemico che meritava ogni lode e ammirazione, di questo Chantal ne era fortemente convinta. Lui era un uomo che faceva quello che andava fatto senza battere ciglio e senza tradire il minima emozione.

Forse era giusto che meritasse di stare dove stava, a differenza di altri che invece sembravano veramente fallire, mostrando quella debolezza d'animo che Chantal definiva "umanità"e che a lei dava tanto fastidio.

Lei aveva sempre amato le personalità forti, decise, che sapevano quello che volevano ed erano disposte a tutto pur di ottenerlo, senza farsi scrupoli. Personalità che non avevano paura di sporcarsi le mani e di sacrificare ogni cosa pure di raggiungere l'obbiettivo e portare a casa il risultato.

E sia Vayne, Cid e Gabranth erano questo tipo di personalità, e Chantal era decisa ad apprendere ogni cosa da loro per poi rigirarla al suo vantaggio. La ragazza sapeva che frequentare queste personalità non avrebbe fatto altro che arricchire la sua persona e le sue vedute.

Da loro c'era solo da imparare ed era compiaciuta quando le persone non riuscivano a comprendere la portata di tale cose.

Dall'altro canto questo genere di cose non erano alla portata di tutti.

Chantal ascoltò avidamente ogni discorso che i rabanastresi facevano sul console e su quello che era successo successivamente.
L'attenzione di Chantal nella ricerca di un possibile aggancio, fu presto interrotta quando la sua attenzione fu attirata dalla voce di un uomo anziano seduto in quella che sembrava essere una piccola piazza.

L'anziano uomo stava raccontando la favola del "Bozzolo celeste e del Re Dinasta" a un gruppo di bambini che in quel momento pendeva della sue labbra.
Uno dei pochi posti dove la luce solare filtrava da sotto delle grate, quel posto sembrava essere decisamente più pulito rispetto agli altri corridoi. 
Anche l'aria non aveva più quel fetore nauseabondo che respirava fino a pochi minuti prima.

Chantal era rimasta anche molto colpita nel vedere la Città bassa, pullulare di bambini dai neve anni in su, non ne aveva mai visti tanti insieme in quel postaccio. 
Poco distante da lei sentì alcuni bambini parlare tra loro, uno dei due specialmente mostrava sentimenti anti-imperiali, disse qualcosa che Chantal non poté far finta di non sentire. 

-Chi si credono di essere quelli dell'Impero? Vietare l'ingresso... incredibile! Se la città è ridotta così è tutta colpa di Basch! Brutto traditore!

Nonostante la ragazza avesse deciso di non intervenire, qualcosa dentro di lei la fece muovere non appena senti nominare il nome di Basch seguito da un insulto. 

Si mosse rapidamente come un'ombra, il bambino che aveva potuto dire tale calunnia, si vide ricevere un forte schiaffo. Lo schiaffo fu talmente forte che il rumore richiamò l'attenzione dei presenti. 

Il bambino si paralizzò immobile, vedendosi comparire dal nulla la figura di Chantal, che gli grido qualcosa di incomprensibile in una lingua a lui sconosciuta.

-Er ist unschuldig! Die einzigen Verräter sind Sie! Wie kannst du es wagen, seinen Namen zu machen!- La voce di Chantal ruggì chiara echeggiando per quei corridoi oscuri, fino a raggiungere le orecchie di tutti i presenti.

Nessuno sapeva cosa significassero quelle parole, ma di certo non avevano lo stesso significato di quelle che aveva detto quel bambino. Chantal si ritrovò con gli occhi di tutti addosso e i loro sguardi erano minacciosi.

Il bambino fu fortemente intimorito dalla presenza della donna, aveva paura che potesse nuovamente aggredirlo. Tale scena non piacque affatto agli abitanti della Città bassa. 
Tutti simpatizzavano per ciò che aveva detto quel bambino, condividevano lo stesso pensiero. Tutti eccetto Chantal.

Da lontano, nella penombra di un vicolo, un uomo incappucciato e dall'aspetto dismesso e trasandato, aveva udito chiaro e tondo il significato di quelle parole. 

I suoi occhi azzurri erano fissi sulla figura di Chantal, conosceva bene la lingua in cui aveva parlato , così come conosceva le fogge degli abiti che la ragazza indossava. 
Ciò nonostante era fortemente contrariato per allo schiaffo che Chantal aveva dato a quel bambino, c'erano altri modi fare.

Più volte costui pensò di intervenire e di andare a parlare con quella ragazza, ma visto le circostanze, non poteva fare molto. Qualcun'altro aveva anticipato le sue intenzioni.

Altri come lui avevano notato la scena, tra questi anche il signore anziano che stava narrando la favola del "Bozzolo Celeste" che si avvicinò alla figura di Chantal e un'altro uomo alto, ben nascosto tra alcune casse.

I tre avevano perfettamente colto il significato di quelle parole e la loro origine. L'anziano narratore si era avvicinato a Chantal le rivolse delle parole nella stessa lingua con cui la giovane donna si era espressa.

-Du hast den Nerv, deine Unschuld zu schreien und ihre Verteidigung zu lernen, wo keiner der anwesenden Menschen jemals davon träumen würde zu geben.

-Ich erkläre nur die Wahrheit.- gli rispose a testa alta Chantal.

-Eine interessante Wahrheit, meine Lady. -Le disse l'anziano, incuriosita dalle parole della giovane donna. -Meine Dame, Sie sind von Landis?
Le domandò l'anziano damasco, squadrandola da testa a piedi.

-Nein, aber es ist so, als ob es schon immer gewesen wäre.- gli rispose decisa Chantal.

-Wie ist dein Name, wenn ich meine Dame fragen kann?- domandò ancora l'anziano, ma a quel punto Chantal non disse il suo nome.

-Du kannst mich Von Rosen anrufen. -Fu la risposta dell'imperiale.

-Du hast ein großartiges Gesicht, meine Lady. Sie haben sich gerade Feinde gemacht, indem Sie dieses Kind geschlagen haben, nicht viele teilen Ihre Gedanken, wenn Sie darüber nachdenken...
Wie auch immer, dies ist nicht der richtige Ort für solche Reden, kommen Sie wie ich, meine Dame.-  l'anziano le fece notare. 

Dopo quelle parole, l'uomo si avvicino al bambino ancora intimorito dalla figura di Chantal, il ragazzino vendendo avvicinarsi il vecchio Dalan si tuffò subito tra le braccia dell'anziano uomo.

Dalan, questo era il nome dell'anziano dalmasco che si era avvicinato a Chantal, tranquillizzò il ragazzino dicendogli piccole e semplici parole. Soprattutto gli fece presente di non nominare più il nome del generale, poi Dalan indicò a Chantal di seguirla.

-Ci sapete fare con i bambini, io non ne avrei pazienza!- esclamò Chantal mostrandosi abbastanza seccata, l'anziano Dalan le rispose dall'alto della sua età notando il cambio di lingua della ragazza.

- Non pensavo parlavate anche il Dalmasco oltre al Landisano. Vi guardate bene dal mostrarlo, mia signora.

-Potrei dire lo stesso di voi, siete uno che la sa lunga. Siete il tipo di persona che sto cercando... un esempio e quella favola che stavate raccontando a quei ragazzi.- Fece notare Chantal, riferendosi alla leggenda sul Re Dinasta.

-Quella?! Sono solo storie mia Signora... Favole per bambini.-  disse il vecchio con noncuranza.

-Voi dite?- Chantal alzò un sopracciglio poco convinta della risposta del vecchio, che aveva l'aspetto di un venditore di fumo.

- Perchè non dovrebbero esserlo?- le chiese il vecchio fissando negli occhi la giovane, mentre arrivarono a casa di lui. 

-Beh perchè se Raithwall non è favoletta, ma storia! Chi ci può assicurare che quelli che voi definite "storie per bambini" non siano verità da lungo tempo dimenticate. Troppe cose sono sottovalutate... e questo è il più grande errore che gli Huma fanno.

Il vecchio Dalan scoppiò a ridere, quella donna ai suoi occhi appariva decisamente interessante oltre che singolare. Sembrava che non si rendesse proprio conto di come si viveva a Rabanastre, decisamente non aveva un aspetto comune.

-Mia Signora siete davvero singolare.-L'anziano le sorrise, mentre incuriosito fissava l'insolito colore degli occhi di Chantal.

-Lo sono sempre stata. Ciò è un problema per voi?- domandò seria la giovane donna.

-No. Ma cosa è che vi ha spinto a venire fin qui?- Ribatté Dalan, studiando per l'ennesima volta la figura di Chantal. Voleva capire meglio come mai una ragazza come lei si fosse spinta fin li.

-Perdonate le mie parole, ma voi non avete di certo l'aspetto nei modi di una persona comune. Chi siete? O meglio cosa cercate qui? -

Sul volto di Chantal comparve un ghigno e un espressione quasi divertita. Quell'uomo non era stupido e aveva un occhio molto acuto, a dispetto dei modi molto scaltri che dimostrava d'avere.

-Vi ho già detto come mi chiamo.-Gli rispose Chantal rimanendo ferma sulla sua posizione, non scomodandosi più di tanto nel fornire ulteriori informazioni.

-Riguardo al perchè sono qui, diciamo sto cercando qualcuno... e diciamo che l'ho anche trovato.- Finì la ragazza, guardando maliziosamente l'uomo.

-E cosa volete da costui? -Fece il vecchio interrogando la giovane, capendo che si stava rivolgendo alla sua persona.

-Informazioni riguardo la Resistenza. So che si trova qui... e giurerei che vuoi ne sapete anche qualcosa. -Concluse la ragazza, con un gesto della mano strappò via la sciarpa, mostrando il suo volto.

Il vecchio Dalan, nel vedere il volto di Chantal, sgranò gli occhi rimanendo senza parole. La somiglianza con lei era incredibile, l'aveva vista solamente una volta tanto era bastato a fargli rimanere impressa tale visione.

Oh! Dei siate benedetta...- pensò il vecchio Dalan, una cosa simile non se la sarebbe mai aspetta. Faram doveva essere stato veramente misericordioso con quella ragazza per sfuggire ad una simile sorte.

-Desiderate il mio aiuto?... è lo avrete! -Disse il vecchio, fissando stupefatto il viso della giovane ragazza.

Chantal fissò per qualche secondo il vecchio, non disse nulla per alcuni minuti, prima di prendere parola e parlare.

-Vi ringrazio, al riguardo di ciò che vi ho chiesto riguardo alla Resistenza, preferire che teneste per voi quanto è successo qui, e non proferiste parola con nessuno. Nemmeno con la Resistenza. Ciò che desiderò da voi sono solo alcuni favori.- Gli fece presente Chantal.

-Che genere di favori?- domandò il vecchio.

-Adesso non posso parlarvene, nè saprete di più la prossima volta... che verrò di persona. Per adesso mi interessava più stabilire un contatto con voi.- Chantal sorrise in maniera rassicurante, mentre guardava negli occhi il vecchio Dalan.

-Un'ultima cosa, prima vi ho detto che potevate chiamarmi, Von Rosen. Il mio nome è Chantal Von Rosen. Ed è un piacere fare la vostra conoscenza. -Disse prima di alzarsi e andarsene, salutando il vecchio.

Chantal era soddisfatta nell'aver raggiunto il suo obbiettivo, aveva scrutato nell'animo di quel vecchio e sapeva che c'erano molte più cose che non dava a vedere. Come la sua simpatia per la resistenza.

Era sicura che a breve quella conoscenza col vecchio le sarebbe stata utile, molto utile. Dopo tutto il suo viaggio a Rabanastre non era stato così pessimo come aveva supposto anzi poteva ritenersi più che soddisfatta.
Uscì dalla casa del vecchio Dalan, non prima di essersi nuovamente sistemata la sciarpa, a passi svelti e decisi. Non si guardò più a torno, quel tugurio non le interessava, voleva lasciarlo quanto prima una volta che aveva ottenuto ciò per cui era li.

Due paia di occhi la videro andare via, uno azzurro ed un'altro marrone, che apparteneva ad un uomo la cui espressione severa faceva ormai parte di lui.
Colui a cui invece appartenevano gli occhi azzurri si diresse verso la casa del vecchio Dalan, per chiedere della visita della ragazza.

Quando Dalan si trovò costui d'avanti ai suoi occhi, non pote far a meno di sorridere. Gli dei gli avevano decisamente giocato una giornata decisamente insolita.

-Sei qui per chiedermi di Vossler?- lo anticipò Dalan, ma l'huma dagli occhi azzurri non pronunciò parola, si limitò solo ad alzare lo sguardo lasciando intravedere una profonda cicatrice sul suo volto, che prendeva parte della sua fronte, per passare sopra il suo sopracciglio sinistro e giù fino al suo orecchio.

L'huma aveva un'aspetto davvero orribile e selvaggio, una barba folta e spessa dello stesso colore dei suoi lungi capelli biondi che si ritrovava.

Nel frattempo Chantal aveva abbandonato la Città bassa riemergendo in superficie, dove aveva scoperto che ormai si era fatta sera, il sole era tramontato da un pezzo.




Gente finalmente il capitolo 15 di questa mia meravigliosa storia è finalmente online.


Tornando alla storia in questo bel capitolo torniamo al presente. Capiamo qualcosina in più sul rapporto di Chantal con Gabranth. Non solo scopriamo qualcosa di più sul passato del nostro caro giudice. Chissà chi sono Selendine e Bryneli.
Abbiamo a sorpresa di tutti il rientro di Chantal a Rabanastre, diciamo che il suo "ritorno ufficiale in patria" fra alcuni capitoli.
Ci terrei a far notare un episodio all'interno del capitolo- lo schiaffo che Chantal da ad un bambino nella Città Bassa- se un episodio del genere o meglio un comportamento del genere non vi piace....vi avviso fin da ora che questa non è la storia che fa per voi.
Se ve la prendete per questo episodio sappiate che nella storia del gioco di FFXII il personaggio di Vayne Solidor ha ucciso personalmente per ordine di suo padre, l'imperatore Gramis, i suoi fratelli. 
Detto ciò io vi ho avvisato... se non vi piace amen... io ho la coscienza pulita.

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Capitolo 16
*** In questa terra Lontana da casa Lontana da te Che sei la mia patria ***


CAPITOLO 16 

*Presente*
706 Alto Valendiano -Rabanastre aerodromo

Chantal aveva finito al momento tutte le commissioni per cui era andata a Rabanastre, e nel occuparsi di tali mansioni si era decisamente dimenticata di altre.
La sua capacità di concentrarsi su un obbiettivo e di portarlo a termine era impressionante, nonostante un mare di emozioni inespresse dentro di lei si stesse agitando. Per riuscire ad essere così, ringraziava gli insegnamenti che Gabranth le aveva dato.
Quel giorno a causa del suo stato d'animo non aveva mangiato nulla eppure sapeva che non poteva trascurare la sua salute, visto le sue condizioni del giorno precedente.
Volendo prevenire ricadute si diresse alla Taverna Mare di sabbia e prendere al volo qualcosa, che avrebbe poi provveduto a consumare sull'Amira.
Il pasto erano alcuni panini e del tè aromatizzato. La cucina dalmasca secondo Chantal era decisamente troppo per i sui gusti, mentre lei preferiva sapori più semplici e meno speziati.
Una delle poche cose che lei amava di Dalmasca erano le sue varie tipologie di tè.

Erano quasi le nove e mezza di sera, Chantal si trovava sull'Amira dopo aver finito di cenare prese alcuni oggetti curativi per attenuare il forte mal di testa causato dal suo potere.
Si domandò se non fosse troppo tardi per tornare ad Archades, per via della sua condizione fisica,
In verità lei non voleva passare la notte lì, a Rabanastre.
Ma visto le circostanze e non volendo straccare troppo il suo fisico, decise di rimanere.
Quella fu una lunghissima notte, nel quale difficilmente trovò sonno a causa degli incubi che aveva da due anni.

Nei suoi incubi ricorrenti, Chantal, si ritrovava a correre per i corridoi infiniti del palazzo reale dalmasco, mentre una forte sensazione di soffocamento e oppressione l'attanagliavano.
Delle catene dorate e infinite le avvolgevano le caviglie, il collo ed entrambi i polsi, più lei dimenava e più le catene si stringevano. 
Si ritrovava prigioniera in una gabbia, in una corsa senza fine tra fantasmi che lei conosceva molto bene.
Dietro di lei, in una versione gigante e pressoché infinita, svettava lo stemma della famiglia reale Dalmasca. I colori del bianco, dell'azzurro e dell'oro comparivano ovunque.
Una rabbia feroce ed un odio antico infuriavano in lei, mentre alle sue spalle un essere alato dalle sembianze caprine si materializzò per posizionarsi al suo fianco. La sua ira era la stessa che provava anche lei.
Entrambi volevano vendetta, disperatamente cercavano la libertà e la distruzione dei loro nemici.

Non chiuse occhio quella notte, dopo un incubo di quel genere.
Chantal si svegliò di colpo, le mancava l'aria non riuscendo più a stare nella cabina. 
Le sembrava di essere nella stessa situazione di tre anni prima.
Non aveva alcuna voglia di dormire, era stanca ed esausta... quello che desiderava quella notte era solo prendere aria. Levarsi di dosso tutte quelle spiacevoli sensazioni. 
Si rivestì e uscì dall'Amira, incamminandosi verso la porta di Rabanastre fuori vicino all'aerodromo.
L'aria della notte non l'aveva mai dimenticata, il profumo nostalgico di quella città  e dei suoi gelsomini notturni. Le ricordava tante cose che le sembravano così distanti.
Il deserto con le sue dune argentee illuminati da una pallida luna, quello scenario l'era mancato tanto. Era come una di quelle sere in cui sgattaiolava fuori dalla sua gabbia. Ore felici quelle. 

Le balenò in un secondo una strana idea quando il suo sguardo si posò su alcuni Chocobi che stavano dormendo. La Chocobiera non era presente, Chantal suppose che stava dormendo da qualche parte, perciò decise di svegliare uno dei grossi pennuti gialli.
Scelse il più bello dell'intero gruppo, fece molta attenzione a tenerlo buono e non svegliare gli altri. 
Aveva deciso di prenderlo in prestito per alcune ore , e per evitare che qualcuno potesse dare noie, dopo aver condotto il chocobo fuori dal recinto decise di posizionare una trappola magica invisibile.
Chiunque si sarebbe avvicinato al recinto dei chocobi avrebbe fatto scattare la trappola e di conseguenza sarebbe stato colpito da un incantesimo del sonno.

Non era la prima volta che Chantal posizionava trappole magiche di questo tipo, le ritornavano molto utili quando erano a caccia di ricercati.
Chantal non perse un attimo di tempo, saldando in groppa al pennuto giallo, guidandolo al galoppo al di la delle mura di Rabanastre. Quella sensazione di libertà che stava provando, erano anni che non la sentiva, si lanciò al galoppo sfrenata in una corsa pazza a perdifiato tra il deserto di notte.
Era felice, non si sentiva così da tempo. Poteva finalmente essere se stessa per qualche ora, il chocobo assecondava con assoluta obbedienza gli ordini della sua momentanea padrona.
La ragazza si lasciò andare ad urla di euforia, le piaceva enormemente cavalcare i chocobi, lo faceva sempre quando andava a caccia. Brace si era meravigliato con quanta grazia e maestria Chantal sapesse cavalcare quei pennuti.

Corse a perdifiato, selvaggiamente, incurante del percorso. Corse per più di un'ora finché stanca non si incamminò verso sud est, in una zona distante da Rabanastre diversi chilometri.
Chantal conosceva bene quel posto, trotto sul chocobo, finché non arrivò ad un'oasi nascosta nel bel mezzo del deserto. Poche persone conoscevano quel posto, a meno che non fossero nomadi.
Fu felice di vedere che quel posto non era cambiato come tutto il resto, un'enorme pozza d'acqua si trovava vicino ad alcun palme in una rientranza rocciosa.
La cacciatrice imperiale smontò dal chocobo e si avvicinò alla pozza d'acqua scura, dove il giovane chocobo si avvicinò per bere stremato dalla corsa. 

Chantal alzò gli occhi al cielo per ammirare la luce delle stelle e della luna la cui luce argentea ricopriva tutto.
Era passato così tanto tempo, per lei era parsa un'eternità. Si ricordava quando in gioventù qualche anno prima si recava lì, da sola, nel cuore della notte ad osservare le stelle.
Quel posto era soltanto suo e di nessun altro, la nostalgia stava prendendo il sopravvento. 
Faticava a ricordarsi della vecchia se stessa, era passato tanto tempo ed era cambiata dal giorno alla notte in un modo che era veramente difficile da credere.
Aveva fatto e vissuto tante cose che nemmeno lei si rendeva conto, e altre tante ne doveva ancora fare e la strada che aveva scelto era tutta in salita. Per riscaldarsi dal freddo della notte accese un piccolo fuoco.
Era come quella volta che era scappata di casa, la sua scomparsa improvvisa aveva destato parecchio clamore, nel ricordare quegli episodi Chantal rideva.
Si domandò se stava forse rimpiangendo il passato? Non si diede alcuna risposta.

Da quando era lì, Chantal si rese conto di non aver fatto nemmeno un salto alla tomba di suo padre o dei suoi fratelli. Non ne aveva il bisogno e ne lo avrebbe avuto mai, provava invece solo rabbia.
Non disse nulla, cercò di pensare ad altro concentrando i suoi pensieri nell'osservare le stelle. 
Le stelle la cui luce brillava in un oscurità sensa fine, Chantal amava le stelle e sapeva ogni cosa su di esse.
Nella quiete di quella notte, fece qualcosa che non faceva ormai da tempo, iniziò a cantare una canzone, dalle parole nostalgiche e dal significato profondo. Che fin da quando aveva avuto memoria, aveva sempre amato.

Se solo mi guardassi quando ti vedo passare
se solo lo volessi
ti potrei raccontare
ti donerei i miei occhi perché tu possa vedere
nel buio antico del mio cuore

La canzone si rivolgeva a qualcuno, chiedendogli di capire e di comprendere quello che lei vedeva, sentiva e raccontare. Gli avrebbe mostrato la luce al di là dell'oscurità che albergava nel cuore. Parole dolci e piene di speranza.

E a piedi nudi camminare sulla mia terra
madre di tutti figli ti mostrerei il suo corpo
ferito dagli artigli di gente venuta da lontano
ti prenderei ti prenderei per mano
io ti prenderei ti prenderei per mano

fermati non andare troppo lontano
guarda lì tutti i miei sogni stretti in una mano

Gli avrebbe mostrato camminando su quella terra ciò che gli huma avevano fatto, straziando e mancando di rispetto alle altre creature. Nabradia, Landis ed altre terre i cui nomi erano stati negli anni dimenticati.
L'avrebbe preso per mano e gli avrebbe mostrato ogni suo sogno e speranza, desiderandolo averlo vicino. Supplicando a costui di non andare troppo lontano da lei.

Dividerei il mio pane
ti mostrerei le danze
ti bagnerei con l'acqua più preziosa del diamante
nella casa dei padri di guerrieri antichi
di regni perduti e di re dimenticati
di misteri e segreti tramandati
di mano in mano dalla notte dei tempi
e della voce dei tamburi ad evocare i santi

Avrebbe condiviso con lui ogni cosa del creato, la più preziosa che potesse esistere, lo avrebbe portato nella casa dei suoi avi, dei guerrieri antichi. Gli avrebbe mostrato i regni perduti e raccontato dei re dimenticati, dei misteri e dei segreti che il suo popolo gli aveva tramandato.
Gli avrebbe mostrato l'alba dei tempi, la notte della creazione. Gli avrebbe parlato della voce dei tamburi di chi evocavo con preghiere il suo nome e quello dei santi.

E di regine di vento
di vento di tempesta
di quello che era
e di quello che oggi resta

Fermati non andare troppo lontano
guarda lì tutti i miei sogni stretti in una mano

Era una regina di vento, di vento di tempesta. Le sue emozioni erano pura forza ed essenza vitale in comunione col Mystes. Lei era quello che era, il passato; ed era anche quello che restava, il presente e il futuro. Lei inconsapevole regina di stelle.
Desiderava che lui non si allontanasse da lei, che non sopportava la distanza da chi aveva ceduto il cuore. Gli avrebbe mostrato tutto i suoi sogni chiusi nel palmo della sua mano. L'incredibile meraviglia dell'esistenza.

Se solo mi vedessi quando ti guardo passare
se solo lo volessi io ti potrei parlare
dell'ultimo tramonto degli occhi di un bambino
e di conchiglie padrone del destino
ti porterei con me per mostrarti tutto questo cammino

Se solo avesse potuto vedere quando lo guardava passare... Chantal ripensò ancora ed ancora al suo passato, a specifici ricordi. Custoditi preziosamente ad una se stessa dal quale si sentiva ormai estranea.
Se solo avesse potuto allora gli avrebbe parlato... ma erano altri tempi ed altre persone, con nomi diversi.
Attraverso la sua infanzia, dei tramonti che la sua terra offriva, e che aveva visto da quando era bambina. Gli avrebbe mostrato il suo destino, nella lettura delle conchiglie. Lei padrona del destino.

Lo avrebbe portato con se, per mostrargli tutto quel cammino. Gli avrebbe mostrato il fato e il destino ultimo di ogni cosa, quello che lei poteva vedere e che aveva sempre visto inspiegabilmente.
Ma al termine di quella canzone,  in verità Chantal non aveva più voce e parole per cantare. Le rimaneva una gran voglia di piangere e tanta di quella rabbia che non se ne meravigliava affatto.
La delusione e la rabbia erano tante, più di quanto lei potesse sopportare o lasciar andare.
Provare tutte quelle emozioni stancava molto Chantal, che a poco a poco si sentì sempre più stanca ed esausta, lentamente scivolò in un sonno profondo e senza sogni. 
Dormi a terra, senza qualcosa che potesse fungere da giaciglio, ma a Chantal poco importava di ciò, per una volta poteva pure andare. Si risvegliò l'indomani prima che il cielo iniziasse ad albeggiare, del fuoco della sera precedente non erano rimaste solo alcune braci e la cenere, vicino a lei notò che il chocobo stava dormendo beatamente accanto.
La scena le strappo un sorriso, mente accarezzò il giallo pennuto, si accorse poi che era ora di andare. Il corpo le doleva un po', noto che nel frattempo il suo vestito si era sporcato a causa della sabbia e della terra.
Ipotizzò per tanto che non doveva avere un bel aspetto, sicuramente qualcuno si sarebbe spaventato nel vederla conciata così. 
Chantal si recò alla pozza d'acqua per specchiarvi, e notò che non aveva un bel aspetto.
Si lavò la faccia con l'acqua della pozza, cercandosi poi di sistemare i capelli in una treccia che legò con uno dei suoi bracciali. Poi svegliò il chocobo, vi salì in sella e si diresse a gran velocità verso la città di Rabanastre.

Dopo essere arrivata alla porta sud smontò dal chocobo e lo rimise insieme agli altri dove l'aveva preso, provvide a rimuovere la trappola magia e si diresse verso l'aerodromo dove l'attendeva la sua nave.
Aveva ancora sono, una volta rientrata nella sua nave, la cacciatrice si diresse nulla sua stanza si buttò di peso sul letto e si lasciò andare ad un lungo sonno.
Diverse ore più tardi Chantal fu svegliata dalla sveglia del suo comunicatore, controllò meglio l'apparecchio e non vi era traccia di impegni, ne col giudice ne tanto meno con i laboratori.
Ma comunque notò l'ora erano le 10 del mattino, Chantal decise che prima di partire era meglio mettere qualcosa sotto i denti, si cambiò d'abito con un abito di ricambio che aveva spesso sulla sua nave e si diresse in città per fare colazione. Una blusa di lino ricamata e dei pantaloncini blu scuro molto corti e i soliti sandali in cuoio. 

Quella mattina decise nuovamente di indossare la scarpa per coprire il viso e capelli. Si diresse ancora  assonata alla taverna Mare di sabbia. Decise di mangiare fuori e non all'interno, ordinò del tè e della frutta e qualche panino.
Per un breve momento si tolse la sciarpa lasciando scoperto il proprio volto, si trovava in una zona all'esterno della taverna, abbastanza al riparo da occhi indiscreti. Non c'era nessuno che potesse vederla e disturbarla, mangiò con avidità tutto quello che il cameriere le portò.

Nel frattempo un uomo dai lunghi capelli biondi legati in una coda e una vistosa cicatrice sul voltò le si avvicinò a pochi metri, prendendo posto fuori dalla taverna.
Finita la colazione, Chantal ordinò al cameriere di portarle il conto, ma questo la fissò quasi imbambolato non era di certo la prima volta.
Lei  spazientita alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa in dissenso quando il cameriere si imbarazzo quando Chantal lo riprese pubblicamente, con il suo solito atteggiamento brusco.

Lo guardò andare via dicendole che le avrebbe portato il conto di li a poco mentre rientrava nella taverna, a quel punto gli occhi di Chantal si posarono casualmente sull'uomo con la cicatrice.
Per un lungo attimo lo fissò, i suoi occhi incrociarono quelli di lui. Qualcosa in quel uomo non le piaceva, aveva un aspetto decisamente troppo trascurato per i suoi gusti eppure aveva un'aria estremamente famigliare.
Gli ricordava fortemente qualcuno, Chantal pensò a chi potesse assomigliare, un nome le venne in mente. Noel.
Quell'uomo assomigliava veramente a Noel, solo che quest'ultimo era decisamente più pulito e sistemato di quel tipo. Di sicuro non sarebbe andato vestito in maniera strana.
Lo sguardo di Chantal ritornò a posarsi altrove, sta volta mentre tirava fuori dalla borsa in cuoio, il suo comunicatore, vi controllò tra le foto che teneva conservate in archivio, l'immagine di Noel per confrontala meglio  con quella specie di barbone.
Dopo una breve ricerca trovò, e decisamente doveva ammettere che quel barbone assomigliava in qualche modo al suo amico.
 Salvo per cicatrice, vestiti sudici e alcuni lineamenti degli occhi e quella barba selvaggia.
Noel era un tipo decisamente più curato,portava i lunghi capelli biondi raccolti in una piccola coda, mentre qualche ciocca ribelle gli cadeva sul viso. Aveva due splendidi occhi azzurri da fare invidia e uno splendido sorriso che faceva innamorare qualunque donna.
Una leggera barbaglii incorniciava il volto conferendogli all'aria di uomo vissuto, nonostante avesse solo 27 anni. 
Era una persona il cui modo di fare lo rendeva amabile con chiunque, in contrasto al suo fisico prestante e robusto. 
Ogni qual volta che poteva Chantal non poteva far o meno di mangiarselo con gli occhi, Noel era dannatamente bello così come pure il suo gemello.
Chantal sospirò, non so cosa avrebbe dato per rivedere Noel o il suo gemello, sentire la sua voce bassa e ruvida, dal toni decisamente più caldi. Amava la sua voce, specialmente quando lui le sussurrava all' orecchio durante i loro incontri.

Ormai erano mesi che Chantal non lo sentiva, sapeva solo che era impegnato come suo fratello nelle caccie, chissà dove si poteva trovare ora.
In quel momento il cameriere era ritornato con il conto, la donna non perse tempo e pagò  la sua consumazione, si risistemò la sciarpa prese le sue cose e se ne andò così come era venuta, con la sua solita nonchalance.
Camminava ditta, petto in fuori a testa alta con lo sguardo puntato sempre avanti, mai nemmeno una volta si era soffermata a fissare il tipo con la cicatrice. 
Le uniche preoccupazioni in quel momento erano di tornare ad Archades da  Brace che sicuramente sarebbe stato preoccupato per lei. Era uscita sensa dirgli nulla su dove sarebbe andata.
Chantal si diresse diritta verso l'aerodromo, riposata e rifocillata si apprestò a partire, lasciando dietro di se Rabanastre. Il soggiorno era stato breve ma proficuo.
Tornare ad Archades fu bellissimo, ogni volta che Chantal sorvolava con l'Amira la città imperiale, non poteva far a meno di innamorarsene. Ormai quel posto era casa sua.
Riposta l'Amira nell suo hangar all'aerodromo imperiale, Chantal contattò Hetine, la mogurie che si occupava della manutenzione dell'Amira quando lei o Brace non potevano.
Von Rosen  chiese a Hetine di fare un giro di controllo e verificare che tutto funzionasse.
La piccola moguri le rispose che avrebbe controllato, intanto Chantal chiamò uno dei taxi volanti in giro per la capitale, chiedendo all'autista di portarla nella zona dove abitava.
Scesa dal taxi si diresse nel palazzo dove abitava, camminare di nuovo per le strade della capitale archadiana le fece uno strano effetto, lo stesso effetto di quasi tre anni prima. 
Si sorprese delle cose che potesse provare nell' arco di soli 36 ore o poco più. Aprì la porta di casa, si rese conto che con molta probabilità Brace non c'era e si doveva trovare a lavoro.
Di li a poco, i giorni che Gabranth le aveva dato per riposare sarebbero finiti e chissà di quale umore il giudice avrebbe avuto. Chantal vide inoltre che Brace aveva ritirato la posta e c'era una busta indirizzata a lei proveniente da Rabanastre.

Prese la busta e controllò il contenuto, erano i documenti che Tordà le aveva mandato riguardo le proprietà immobiliari che aveva acquistato. La ragazza prese la busta e la porto con se, per portarla ad un notaio di sua conoscenza per far registrare tali proprietà.
Chiamò il suo amico notaio e gli chiese appuntamento. Marius le disse che l'avrebbe incontrata più tardi nel pomeriggio, Chantal rispose che andava bene.
Il resto della giornata trascorse piuttosto tranquillo, la ragazza ebbe modo di rilassarsi e quando fu ora, uscì di casa con la busta per dirigersi dal notaio.
Come concordato si presento da Marius in perfetto orario, gli spiegò perchè aveva chiesto il suo aiuto e gli passo i documenti degli immobili, che andavano registrati.

Marius le disse che non ci sarebbero stati problemi e che se ne sarebbe occupato lui, Chantal lo salutò decidendo poi di ritornare a casa. Ormai la sera era scesa sulla capitale quando l'assistente di Gabranth salì sull'ultimo taxi della giornata tornando al suo appartamento sfinita come sempre.
Al suo rientro, notò che Brace la stava aspettando, il suo coinquilino mostrava un'evidente preoccupazione. Chantal già sapeva cosa l'aspettava, che  cosa Brace le avrebbe chiesto, così decise di anticiparlo.

-Perchè non ti sei fatta sentire? E quei documenti...?- La voce di Brace era tremolante a dimostrazione di quanto fosse in ansia, Chantal si sentiva in colpa verso di lui e mai gli avrebbe voluto dargli un dispiacere.

-Brace mi dispiace ma quello che ho fatto, era qualcosa di cui dovevo occuparmene da sola. Non volevo coinvolgerti... - abbassò gli occhi, mostrandosi dispiaciuta, Brace la fissò incapace di restare arrabbiato più di tanto con lei.

Lui le si era affezionato molto, non come amante, ma come un fratello maggiore. Brace era questo per Chantal, lo sapevano entrambi. Sapeva anche quanto Chantal poteva essere fiera ed orgogliosa, in due anni da quando l'aveva conosciuta l'aveva vista crescere e maturare tantissimo. 
Tanto che si meravigliava di quanto fosse cambiata, ora d'avanti a se aveva una delle cacciatrici più conosciute della Costa Phon, non c'è un futuro Giudice Magister e una delle menti più brillanti di Archades.
Chantal era il suo vanto ed orgoglio, ci teneva davvero a lei. Lui era il suo partner negli affari e nella vita privata. La sua spalla.

-Avrei dovuto aspettarmelo da te, Chantal, stai crescendo... ed ogni giorno sei sempre più forte. Solo avvisami, non ti chiedo altro... lo dico per te, per il tuo bene. -

La voce di Brace si era fatta più dolce, tutta l'ansia e la preoccupazione erano di colpo sparite, per lasciar posto ad una gentilezza e cortesia che Chantal amava tanto.
Brace era così dolce che Chantal non poté far a meno di abbracciarlo e dargli un casto bacio sulla guancia, elogiandolo come il miglio partner/amico che qualcuno potesse mai desiderare. Non era una persona soffocante.

Vederla sorridere così faceva molto piace a Brace, erano veramente rari quei momenti. Per tutto il resto lui le chiese come stava visto che il giorno precedente.
Chantal abbassando lo sguardo rispose che stava bene, che si era ripresa. In verità lei era ancora attanagliata da alcuni pensieri e dubbi, che in qualche modo la confondevano.

Sapeva che andare a Rabanastre e poi farvi ritorno ad Archades in qualche modo l'aveva cambiata, aveva messo in moto tante cose. Bastava ripensare a ciò che aveva scorto nella Città bassa e  alla discussione con quel anziano dalmasco anziano. La visita alla vecchia oasi, rifugio della sua fanciullezza.

Tutte queste cose, Chantal le tenne strette per se, reputava che coinvolgere Brace non era necessario.
Il penultimo giorno di ferie di Chantal, scivolò via come i pensieri di quest'ultima. Quella sera non aveva voglia di parlare e Brace avendo intuito ciò non fece alcuna domanda.

Finito di cenare, Chantal andò subito a letto... aveva un leggero mal di testa. L'indomani si sarebbe andata che gli ultimi preparativi per i documenti riguardo agli immobili che aveva acquistati   fossero stati tutti sistemati.
Avrebbe poi passato il resto della giornata in giro per Archades, fosse passando il suo tempo nel quartiere Zenoble. 
E così fece l'indomani, Chantal indossò un vestito corto azzurro scuro con i soliti sandali in cuoio, una borsa in pelle e due orecchi in lunerio dalle fattezze decisamente insolite e si preparò a fare le commissioni che doveva.
Quando a metà giornata si ritrovò ad aver già finito tutto, Archades era un posto molto caotico e frenetico, ma pieno di vita. Chantal non si stancava mai di vedere taxi e mini aeronavi sfrecciare per la capitale.

Quel posto era così vivace, non si annoiava mai, anche se qualcuno poteva osservarla perché colpito dalla sua insolita bellezza, di certo non si sarebbe permesso di disturbarla perché con l'affluenza di persone che c'erano per le strade l'avrebbe persa di vista facilmente.
I resto della giornata passò in fretta, tornò a casa stanca ed esausta con il solito mal di testa, ma sta volta più leggero del solito. Chantal si stava riabituando in fretta ad a riavere il controllo del suo potere.
L'indomani avrebbe ripreso servizio a palazzo presso Gabranth, la sua piccola vacanza era giunta al termine.

L'assistente del giudice si chiese come sarebbe stato tornare nuovamente a palazzo dopo quello che aveva visto negli ultimi tre giorni. Di certo non poteva dimenticare, ma fingere si.
Il giorno seguente tutto riprese come se nulla fosse cambiato, anche se non era vero, Chantal indossò la sua classica divisa nera e si apprestò  a raggiungere il magistero dove avrebbe incontrato il giudice Gabranth.
Quella mattina l'umore del giudice non era dei migliori, e nel vedere Chantal informa la cosa non sembrò toccarlo.
Era da tre giorni che non la vedeva e dopo l'ultima discussione con Bergan, riguardo alla mancanza di subordinazione che Chantal aveva mostrato ancora una volta nei confronti del giudice Drace, Gabranth era deciso a prendere posizione.

Il giudice imperiale voleva scambiare due parole con la sua assistente appena ne avrebbe avuto l'occasione. Chantal fece presto a riadattarsi all'ambiente
imperiale i sentimenti e l'emozioni che percepiva le diedero una mano a prendere il suo solito atteggiamento stoico e distaccato.
Rivedere Gabranth a provocò in lei un leggero imbarazzo, che trattene per se, ripensando a quando per la prima volta l'aveva riaccompagnata a casa.

-Vedo che vi siete ripresa in fretta Chantal.- Notò lui.

-Si vostro Onore. -rispose Chantal con distacco, priva di qualsiasi emozione.
Notando in Gabranth un certo desiderio di parlarle, la cosa sembrava dargli fastidio e irritarlo, aspettò per tanto che il giudice prendesse parola.
Cosa che fece di li a poco.
Il nervosismo del giudice infastidiva di rimando anche Chantal che si tratteneva dal mostrare le sue emozioni, poi Gabranth pronunciò alcune frasi, ma il tono freddo in cui si espresse mostrava tutta la sua irritazione.

-Molto bene, perché al riguardo mi sono giunte voci su fatto che io non sappia tenere in riga i miei uomini. Ne sapete qualcosa Chantal? Perché al riguardo esigo delle spiegazioni.- La sua irritazione era palpabile e la sua voce sembrava un ringhio soffocato.

Gli devo spiegazioni?!... quando quello che le dovrebbe è lui!- Chantal si accigliò pensando a quello che aveva scoperto sul giudice, riguardo a Basch, ma decise di mantenere un atteggiamento stoico come le era stato insegnato eppure dentro di lei, Chantal era indignata. Nonostante davanti a lei avesse la persona che più ammirava.

-Avete idea di cosa avete fatto e in che posizione mi avete messo? E voi vorreste diventare un Giudice Magister? 

Chantal non rispose, sapeva che qualunque cosa avesse detto avrebbe irritato ancor di più il giudice, si guardò dal dire qualche sciocchezza. Mentre lo guardava visibilmente irritata.

-Dal vostro silenzio deduco che debbo rinfrescarvi la memoria. Per quale motivo avete mancato di rispetto al giudice Drace. Voi non siete nella posizione di opporvi ad un vostro superiore. Esigo delle spiegazioni!- Ordinò il giudice, ma la risposta che ebbe dalla sua assistente lo innervosì.

-Io non vi darò nessuna spiegazione, ciò non vi riguarda. Riguarda solo Drace e me, e non avete alcun diritto di rivolgervi verso la  mia persona in questo modo.

-Tu non hai la minima idea in che cosa in cui ti stai cacciando!- le urlò contro, il giudice in preda alla rabbia, ma Chantal non si scompose minimamente, lo fisso con atteggiamento di sfida.

-Ti ricordò quale è la mia posizione e la vostra, Chantal! Non accetto una simile mancanza di riguardo da un mio sottoposto, quale siete! -La sua voce echeggiò potente per tutto il suo studio.

-Dovrai scusarti con il giudice Drace! -Gli ordinò Gabranth sbattendo un pugno furioso sulla sua ampia scrivania, mentre indicò poi Chantal.

-No! - Rispose sfacciatamente lei rimanendo della sua idea, Drace era quel tipo di donna e persona che lei odiava di più al mondo. Trovava che quel giudice 
 era veramente insopportabile assieme a Ghis e Bergan.

Non erano solo le sue idee  a darle fastidio, ma proprio i suoi modi di fare.

La risposta che diede Chantal non piacque a Gabranth che ne risentì molto.

Il giudice a stento tratteneva la sua ira, la sua pazienza era andata a farsi benedire eppure si tratteneva dal fare qualche sciocchezza.
Tuttavia fece qualcosa che lasciò in qualche modo il segno, diede un forte schiaffo alla sua assistente, che però venne prontamente bloccato grazie ai rapidi riflessi della ragazza.

Chantal tentò poi di rispose al gesto del giudice, che però le bloccò il polso, Gabranth aveva capito che Chantal stava tornando alle vecchie abitudini.
Non andava affatto bene, il giudice decise di prendere dei provvedimenti, aveva già una mezza idea di cosa fare. 
Chantal aveva bisogno di ricordare qual'era il suo posto.

Se fino a quel momento l'aveva graziata, d'adesso in poi la ragazza avrebbe avuto a che fare con incarichi che non le sarebbero affatto piaciuti. Gabranth decise che Chantal sarebbe andata con lui a Dalmasca.

Lui sapeva quanto lei odiasse quel posto, e trascinarla lì sarebbe stato una punizione più che sufficiente, non perse tempo a farle presente la sua decisione.

-Bene... vedo che non intendi che hai preso la tua decisione, ed ora prendo la mia. Da questo momento voi, Chantal Von Rosen verrete con me a Dalmasca fino a nuovo ordine. Cambiare un po' aria vi farà bene, chissà che non cambierete atteggiamento, qui poi non c'è molto da fare e penso che lì sarete più operativa.
Quanto al vostro posto come assistente ricercatrice, non penso sia un problema. Il Dottor. Cid, credo che apprezzerà la vostra presenza lì a Dalmasca.

Le parole del giudice si abbatterono su Chantal come una doccia fredda, le sembrava di vivere in un incubo dal quale voleva prendere le distanze. 

Garbranth sapeva quanto Chantal odiasse Dalmasca eppure non si era fatto alcuno scrupolo a impartirle una simile punizione.
Che di gran lunga era preferibile alla sospensione dal suo ruolo di assistente, 
Dovette ingoiare quel boccone amaro e fare buon viso a cattivo gioco. Nonostante si leggesse sul suo volto tutta la sua indignazione.

Silenzio. Non ci fu null'altro che questo.

Chantal sbatte le palpebre, la sua mente si spense così improvvisamente, completamente priva di pensieri. In qualche modo invece cercò di resistere  a malapena all'impulso di infilarsi le dita nell'orecchio e assicurarsi che il suo udito non cogliesse parte cruciale di quel discorso.

Lei di Dalmasca non ne voleva sapere niente, anche se quella cosa le sembrava una tale assurdità.

Basta Chantal! - si biasimò mentalmente. -Non puoi permettere di farti condizionare in questo modo. Non poi lasciarti che ti porti in un fantastico viaggio... dove tutti loro sono presenti e tu al riguardo preferiresti morire piuttosto che essere lì.

-Non mi aspettavo si sentire simili notizie! - concluse aspramente lei poco convinta.

-Perdonami per aver reagito come ho fatto.- Disse lui con noncuranza, agitando
la mano, ignorando le parole della sua assistente.

- Immagino sia per te uno shock questa mia decisione, non ti biasimo minimamente per la tua reazione...- a quelle parole Chantal non sapeva cosa dire, l'unica cosa che provava era un'enorme rabbia.

Chantal distolse lo sguardo, mentre Gabranth continuava a parlarle.

-Vorrei che mi accompagnassi lì.-Disse lui, Chantal era inorridita, mentre tornò a guardarlo. Il suo viso si era incupito di un'emozione che il giudice non aveva mai notato prima.

-Certo.- Rispose lei immediatamente, senza pensarci due volte. -Sono onorata della vostra proposta e che tu possa pensare a me.- L'odio le bruciava dentro, come un fuoco che difficilmente si sarebbe spento.

Lui le rispose semplicemente.- Lo sai meglio di me, che sarebbe sciocco per te, nella tua posizione non accompagnarmi. Ma devo ammettere che v'è un altro motivo per portarti dietro.

Chantal aveva già capito, sollevò un sopracciglio poco convinta, mentre la si disse tra se di rimanere cauta.

-Oltre la richiesta del Dottor Cid? O è per il semplice fatto che sono una dalmasca e volete sfruttare le mie conoscenze?- concluse lei, lui non le rispose.

Due anni avevano insegnato a Chantal molte cose, come trattenere l'autocontrollo, qualcosa che a Rabanastre era poco risentito.

-La partenza per quando è prevista? -chiese in ultimo Chantal.

-Domani mattina!- fu la sola risposta del giudice.

Domani... !? Perché così presto? Da quando aveva preso questa decisione?- Si trattenne dal commentare, Chantal quando si voltò e raggiunse la porta, voleva dire fortemente la sua ma farlo non sarebbe stato saggio.

Non voleva noie di nessun tipo, ne rischiare di avere dispiaceri ora, quando l'indomani sarebbero partiti per Rabanastre...

-È meglio finire qui queste cose e in fretta.- Pensò lei, ferma a meno di qualche passo dal giudice e la sua enorme scrivania. Erano troppo vicini per i suoi gusti.

Era nervosa e si sentiva completamente devastata e i suoi pensieri non le davano tregua. Gabranth scambiò le sue reazioni per confusione 
apparentemente.

-Ci sono alcuni incarichi importanti da svolgere lì,  come hai ben supposto prima le tue conoscenze come dalmasca potranno rivelarsi molto utili. -disse in fine lui.
Il resto della giornata al fianco di Gabranth fu davvero pesante e Chantal ritornò al suo appartamento con un gran mal di testa e stressata.

Brace notò il cattivo umore della sua amica e gli chiese cosa non andasse, ma lei non gli rispose subito, si limitò a rimanere silenziosa ed abbassare lo sguardo.

Lui era sinceramente preoccupato per la sua partner, gli venne in mentre il primo incontro tra loro. Brace si ricordò quando la vide per la prima volta  vagare per il deserto, i lunghi capelli che scompigliati le ricadevano lungo la schiena.

Sul suo volto un espressione indecifrabile e i suoi occhi il cui sguardo era perso nel vuoto. La vide che indossava dei vestiti laceri, dove una volta quelle vesti dovevano essere uno splendido abito di pregiata fattura. 

Notò che stava vagando sola, sembrava una visione di qualcosa di inquietante ma allo stesso tempo irreale.

Brace si ricordò, che  quando le andò incontro le chiese il suo e lei non le diede alcuna risposta, fu inseguito  svariati giorni dopo, quando ebbe conquistato la sua fiducia che la misteriosa ragazza gli rivelò il suo nome, Chantal. 

Da quel momento in poi Brace prese molto a cuore la ragazza, vedendo lo stato in cui era ridotta non riusciva ad essere indifferente, decise che avrebbe fatto qualunque cosa per lei.

Con la mente Brace ritornò al presente a fissare la figura di Chantal che piangendo si  diresse in camera sua, di scatto la seguì chiedendole a cosa fosse dovuto la sua tristezza.

-Chantal non voglio vederti piangere, è la casa che odio di più. Vorrei sapere cosa succede.

Chantal percepiva forte e chiaro la preoccupazione di Brace e il suo desiderio genuino di starle vicino, ma non poteva spiegargli le vere ragioni, così si limitò a dare delle generalità.

-Riguarda il mio passato, chi ero e ora decisamente non voglio affrontarlo. Non voglio tornare a Dalmasca.-Confessò lei con voce disperata.

-Per questo sei così triste? Ci sei stata qualche giorno fa... è sembra che non ti avesse sconvolta. Perché reagisci così? 
Non capisco... ho sempre saputo che eri originaria di Dalmasca. Ma perché tanto odio? Se non vuoi andarci evita... se ciò ti fa stare male. Chantal so che so non desideri abbandonare quello che hai qui?

-No, non ho mai avuto l'intenzione di abbandonare Archades. Però a quanto pare ho ricevuto un ordine di trasferimento da parte di Gabranth,
 vuole che io lo segua a Dalmasca, partirò a breve.-Disse lei tra le lacrime.

-Ancora quel giudice? Chantal, quel tipo non mi piace ha qualcosa di strano.- Gli confessò Brace, a lui i giudici non erano mai piaciuti pur essendo un soldato dell'esercito imperiale, non condivideva i metodi dei suoi superiori.

-Non è solo questo il problema, Brace. Tornare a Dalmasca significa tante cose, significa che dovrò fare delle ricerche... 

-Ricerche?! Sulla tua famiglia, vuoi saperne cosa ne è stato di loro?- domandò Brace alzando un sopracciglio, ma Chantal scosse la testa.

-No... Il Dottor Cid, sembrerebbe che abbia richiesto la mia presenza. Con questa guerra che c'è, tu sai che io non voglio saperne nulla e dedicarmi hai miei obbiettivi. E non voglio nemmeno far sapere che sto con i giudici.

-Ora capisco... tu hai paura che qualcuno della tua famiglia, possa giudicarti male se scoprissero che ti sei schierata con i giudici dopo essere fuggita da Dalmasca? - Chiese Brace seriamente preoccupato, a quelle parole Chantal abbasso lo sguardo, quella valeva come una confessione.

-Però che io sappia tu sei principalmente conosciuta per essere una cacciatrice appartenente al Clan della Costa Phon. Al di fuori di Archades, tu ti sei sempre presentata in questo modo, non hai mai fatto presente che potevi essere collegata in qualche modo ai giudici. Quindi perché non continuare su questa linea? Tieni per te il fatto che sei un imperiale. -Le parole di Brace sollevarono di poco l'umore di Chantal.

-Già, l'importante e che ne i giudici e nessun altro sappia di questa cosa... comporterebbe troppi problemi, come se fosse facile. 
Forse non dovrei farla così tragica... -rispose in maniera brusca ripensando a tante cose.

Brace notò il rapido cambio d'umore di Chantal. -Non ti seguo... e quasi non ti riconosco più.- le disse non riuscendo a capire che cosa, la ragazza volesse intendere.

Le parole di Brace non sfuggirono a Chantal, la quale lo guardò molto silenziosa
spiegando il perché del suo rapido cambiamento. Ovviamente rimase sempre sul generale.

-La verità, Brace è che è saltato fuori un nome, di una persona a me molto cara. Pensavo che fosse morta e con lui anche il mio passato, ma adesso con la scoperta che lui è vivo... Ciò conferma che quello che ho sempre pensato riguardo un evento del mio passato era vero.. Sono sicura che questa persona potrà darmi tutte le risposte che cerco.

Brace fece fatica a comprendere le parole della sua cara amica, si domandò a quale evento del suo passato si riferisse, ma qualunque cosa la riguardasse lui 
era pronto a sostenerla.

-Deve essere molto complicata come storia,  per qualunque cosa sai che sono pronto a coprirti le spalle. Spero che farai chiarezza su questa cosa.- Le parole di Brace non poterono che mettere di buon umore Chantal che in tutta risposta gli elargì uno dei suoi splendidi sorrisi.

Quella sera stessa la coinquilina di Brace preparò i bagagli per la partenza della mattina successiva, non credeva ancora che sarebbe nuovamente ritornata a Rabanastre sta volta al fianco di Gabranth. 
Chantal incaricò Brace di spostare l'Amira sulla nave ammiraglia imperiale sul quale sarebbe salita assieme al giudice, Brace fece quanto chiesto.

Nel frattempo lui chiese a Chantal quanto tempo sarebbe stata via, ma la dalmasca rispose che non ne aveva idea, ma restare tanto tempo a Dalmasca non rientrava nei suoi progetti.

Tornare in quel modo a Rabanastre era per lei come un pugno allo stomaco. Aveva lasciato li troppe cose, troppi dispiaceri si trovavano in quella città.

Ora che ci sarebbe ritornata di nuovo, lo avrebbe fatto come imperiale e non come figlia di Dalmasca. Il suo passato la reclamava a gran voce.

Chantal era pronta dal canto suo a distruggere ogni cosa che avrebbe cercato di legarla al passato, lei era lì per le delle risposte e per cercare lui. Si disse tra se che avrebbe fatto il minimo indispensabile per tenersi lontano da problemi con l'impero. Se qualcuno avesse saputo della sua posizione vicino ai giudici, tutto sarebbe andato perduto.

La dalmasca a questo punto non poteva più sentirsi libera, adesso come rispetto a prima si sentiva una prigioniera, ne portava ancora i segni.

Questi facevano di lei quella che era ora, ma qualcosa le mancava. Infondo a se stessa anche se non lo voleva ancora ammettere, le mancavano gli ampi spazzi, gli immensi giardini della sua casa e in fine la sua famiglia. Quella che lei dichiarava di odiare.

Se qualcuno le avesse chiesto chi era ora, Chantal con molta probabilità avrebbe avuto qualche difficoltà a rispondere. La verità è che si poneva tante domande, fin troppe per la sua età.

Cercava di non pensarci, ma i suoi tentativi erano vani. Brace la vide ancora più pensierosa, mentre finiva di sistemare le sue cose.

-Ti vedo abbastanza turbata, non sei affatto convinta di ciò, vero?- le chiese nuovamente.

-Ora come ora, forse non è un male ritornare a Rabanastre. Solo che non ho una bella sensazione.- rispose lei con voce bassa e vacillante.

-Chantal sei una delle persone più incredibili che conosca, vedrai andrà tutto bene.- Brace cercò di rassicurarla, ma Chantal non era molto convinta.
-Me lo dici sempre.

-Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, non esitare a chiamarmi. Voglio sapere come starai.

-Tu ci credi che sono sicura di stare male se ci rimetto piede in quel posto.- esclamò Chantal in un tono quasi drammatico.

Era vero che qualche giorno prima era stata a Rabanastre di sua iniziativa e non era stata poi così male, ma era tutt'altra cosa ritornarci come l'imperiale al seguito di un giudice Magister, cambiava totalmente prospettiva.

-Dai Chantal hai quasi vent'anni sei adulta ormai, non puoi fare così. Lo sai che i problemi vanno affrontati, non puoi scappare all'infinito. Come hai detto tu, questa può essere un'occasione.- La incoraggiò cercando di infonderle quanto più speranza ed entusiasmo poteva.

-Così infrangerò la promessa che ho fatto a me stessa due anni fa.- Fece presente lei guardando seria Brace.

-Due anni fa eri totalmente diversa da adesso! Guardati adesso non hai più quella rabbia che ti portavi dentro, hai trovato una tua dimensione. Ora ti si offre la possibilità di chiudere le ultime ferite che ti sono rimaste.

-Ho paura!- Chantal ammise a Brace di avere paura, con lui non si nascose, anche se non gli aveva mai raccontato i tanti segreti che custodiva, e sapesse saputo si sarebbe trovato in un gioco più grande di lui, questo Chantal non lo desiderava. Lui doveva rimanerne fuori, meno sapeva è meglio era.

-Paura di rivedere la mia famiglia o ciò che rimane. Ricordo ancora le loro bugie. Sai, non ti ho mai detto che mio padre è stato ucciso e  miei fratelli sono morti l'uno dopo l'altro. Chi per la guerra, chi per malattia... mi rimane solo una sorella. Avevo previsto le loro morti... e quell'illusione di speranza. Penso che mia sorella sia viva e non morta come hanno fatto credere, sarà da qualche parte... ne sono certa.

Le parole uscirono come un fiume dalle labbra di Chantal, Brace ascolta con attenzione ogni parola che la sua amata partner pronunciava. Non aveva afferrato molto del discorso confuso che Chantal gli aveva fatto, ma aveva capito a grandi linee che la sua amica aveva perso la famiglia con la guerra e che gli rimaneva solo una sorella data per morta.

-Ne avevi accennato qualcosa ieri. Allora quale migliore occasione di questa per cercarla? Così da ricongiungerti a lei.- Al suggerimento di Brace, Chantal rimase silenziosa il suo volto si era incupito, lui le domandò cosa le fosse preso così improvvisamente.

-Brace forse è meglio che tu vada in cucina a finire di preparare la cena.... io devo ancora sistemare delle cose qui. -Il tono di Chantal fu freddo e gelido, qualcosa non andava, lui non fece alcuna domanda, quando la sua partner era in quello stato era meglio cambiate aria.

Brace la osservò silenziosamente prima di andare in cucina. All'archadiano vedere la dalmasca in quello stato, gli ricordò gli inizi della sua conviveva  con lei, Chantal era sempre silenziosa.

Lui cercò di cambiare argomento spostando la conversazione su altro.

-Quando pesi che Gabranth ti terrà a Rabanastre

-Non ne ho idea, dipende da quante cose ci saranno da fare.- Chantal rispose freddamente.

-Tutto dipende dai tuoi doveri verso quel giudice. -Tale frase irritò non poco Chantal che si ricordò dello spiacevole momento che quel giorno aveva avuto con il giudice.

-Non nominarlo, mi fa una rabbia! Ora come ora, però fammi il favore di rimanere in silenzio, non ho alcuna voglia di parlare di lui.

A quel punto Brace non potè che lasciare sola Chantal e dirigersi in cucina a finire di preparare la cena, diversi minuti dopo la dalmasca emerse dalla sua stanza.
Aveva terminato da poco di sistemare i suoi bagli, raggiunse il suo coinquilino in cucina, prendendo posto vicino lui.

Quella sera però Chantal mostrò di non avere molto appetito, si sforzò lo stesso di mangiare qualcosa, la cena fu un completo disastro. Finito entrambi di cenare ognuno andò nella propria camera, era ora di dormire ma Chantal non ci riuscì.

L'indomani si risvegliò con un aspetto che non era dei migliori lo si poteva notare dall'espressione dipinta sul suo volto, non aveva dormito. 

Brace notò che la sua amica non era molto informa, anzi sembrava piuttosto stanca, le consigliò visto che se non stava bene di informare i giudici, che forse non era il caso che partisse
Giorni prima aveva avuto una forte febbre, quindi rischiava di avere una ricaduta.
Chantal rispose che non era il caso e che si sarebbe ripresa subito.

-Non hai un bell'aspetto, e da ieri sera che hai lo stesso umore.

-Sopporterò, e no, non rimanderò la partenza. Quando sarò a Rabanastre dovrò anche chiamare Rascha se ne avrò il tempo. 

-Dovresti riposare e non pensate solo al lavoro. La partenza a che ora è? - domandò Brace osservando Chantal fissare la lista dei suoi impegni.

- Per le 11 tra due ore, comunque ho preso già la mia decisione. Ne abbiamo ampiamente parlato ieri sera.

-Chantal cerca di non strafare, di solito hai sempre questo difetto. Non permettere a ciò che ti fa star male di destabilizzarti, non voglio che tu ricada nelle condizioni in cui ti ho trovato...-Brace le mostrò tutta la sua ansia e il suo timore, lui era sinceramente preoccupato per lei, Chantal non poté far o meno di rassicuralo.

Promettendogli che non avrebbe mai permesso di ritornare nello stato in cui lui l'aveva trovata.

-Basta così, Brace. Sai che non lo permetterò, devo andare tra poco... ho chiamato un taxi e sarà qui a minuti.-

Tagliò a corto la ragazza finendo di fare colazione, successivamente chiese a Brace di aiutarla a scendere le sue valige e caricarle sul taxi.

Ci fu appena il tempo di un breve saluto, Chantal abbracciò forte Brace e poi salì sul taxi in direzione del posto dove la stava aspettando il giudice Gabranth.

Il taxi la scortò la giovane dove questa gli aveva indicato, quando scese dal taxi la alcuni soldati la raggiunsero e la scortarono, mentre  altri si occuparono dei suoi bagagli. Chantal fu presto raggiunta dal giudice  a cui non  sfuggi di notare l'umore  della giovane.

-Non mi ricordo di averti chiesto se eri preoccupata.- La richiamò, ottenendo così la sua attenzione. Gabranth incrociò le braccia fissando la ragazza.
Chantal si fermò a fissarlo, realizzando di aver totalmente ignorato la sua presenza. -Ma ora so che lo sei.- 

Il suo tono era aspro più del solito e mal celava il suo umore non del tutto roseo. Chiuse gli occhi, sospirando piano, non voleva vederlo.

-C'è molto da prendere, no?- Domandò lui. La sua voce squarciò il suo caos interiore.

Lei si voltò ancora verso di lui, fermandosi un attimo a guardarlo, esisto prima di annuire.

-Sei sicura di essere pronta?- Quella domanda la irritò non poco. Chantal serrò le labbra prima di scuotere la testa. 

-No!- Non si sentiva del tutto pronta.

Chantal ispiro chiudendo gli occhi, buttando un'ultima occhiata ai suoi bagagli prima che questi furono caricati assieme a quelli del giudice. Aveva portato con se tutta una serie di inutili articoli di abbigliamento, divise e accessori da abbinare. E non capiva perché mai dovesse portare gran parte del suo guardaroba. 

Lei amava viaggiare leggero, ma dove stava andando c'era un altro modo di intendere la leggerezza.

Probabilmente nessuno di loro lo sapeva, ma Chantal aveva più di tre armadi che l'aspettavano a Dalmasca... se gli Imperiali non hanno avessero fatto completamente irruzione nel luogo in cui erano diretti.

Si appoggiò ad una ringhiera, tirando un sospiro cercando un po' di sollievo, che si rivelò di essere di breve durata. Chantal si stava mentalmente preparando all'incubo che di li a poco l'avrebbe nuovamente inghiottita.

Poco dopo furono pronti a partire, l'aeronave imperiale si alzò in volo, viaggiarono per Rabanastre per molte ore. 

In lontananza iniziò a scorgersi il profilo della ex capitale dalmasca, Rabanastre. Un' avviso giunse a tutti sulla nave, tra qualche ora sarebbero atterrati in terra straniera.

Chantal corse su uno dei piazzali dell'aeronave ad osservare silenziosa il suo ritorno in patria. Era un rientro davvero memorabile.

Da lontano Rabanastre le sembrava identica, ma così non l'aveva mai vista nemmeno osservandola dall'Amira. Notò la cattedrale, il palazzo, persino la piazza centrale con le sue tre porte che conducevano nel deserto.

Guardò l'immensa pianura di Giza, tutto poteva essere individuato con facilità. Tutto sembrava essere come sempre, la stessa sensazione che aveva avuto qualche giorno prima, quando ci si era recata da sola.

Chantal al tempo stesso sapeva che non si poteva dire lo stesso di chi stava all'interno di quelle mura.

-Una vista magnifica.- Una voce la interruppe.

-Mi dispiace aver interrotto il tuo momento. -Gabranth era lì vicino a lei, quando era arrivato non lo sapeva. Per tutto il viaggio non si erano visti.

-Rispetterò i tuoi desideri, ma sento di dover esprimere la mia opinione su questo tema, non solo come tuo superiore. Iniziò a capire perché tu sia così contraria a voler venire qui. Non vuoi far sapere che sei un'imperiale... io dubito che possa esserci una così grande differenza di reazioni. Perché devi nasconderti? Non sei l'unica dalmasca che si è unita ai nostri ranghi.

Per il momento.- Pensò Chantal mentre guardava rigida il giudice, prima che continuasse ad insistere sull'argomento.

-Non capisco questo tua decisione, hai sempre proclamato di odiare la tua patria. Perché ora vuoi nasconderti.

Non rispose.

Chantal sollevò la testa, socchiudendo gli occhi, le parole di Gabranth avevano toccato un nervo scoperto. Si sentiva molto confusa e contraddittoria su quell'argomento, una parte desiderava distruggere Dalmasca. L'altra invece sembrava rimpiangerla.

La sensazione di vergogna causata dalle parole del giudice si fece largo dentro di lei.

-La tua che tipo di logica è?- Gabranth le rivolse la domanda, nel suo solito modo di fare. Era curioso di sapere, non aveva mai visto Chantal in quello stato.

-È la logica di chi ha il potere e non vuole usarlo. Ma credo che tu non possa capire.- Dichiarò Chantal senza tradire emozioni, mentre il suo sguardo di posava sulla vista che offriva Rabanastre. Gabranth la percepì lontana, da quello che era abituato a vedere.

- Non desideri il potere?  Ma senza potere che futuro puoi pretendere? -Istintivamente gli rivolse queste parole, la risposta di Chantal non si fece attendere.

-Non sono io la persona più indicata a cui devi rivolgere queste parole. Giudice Gabranth.-

-Allora che cosa desideri? -chiese.

-Giustizia! Per il male che mi è stato recato.-

Una volta che l'aeronave imperiale fu atterrato in sicurezza nell'aerodromo, non ci fu un attimo da perdere. Gabranth e Chantal insieme ad altri soldati furono condotti via e preparati per fare la loro grande entrata.

Il giudice all'ultimo decise di farsi da parte dicendo di andare a controllare i vari distaccamenti imperiali inviati in tutta la città, prima di dirigersi verso il palazzo per assicurarsi che tutto lì fosse apposto.

Dopo lo scambio con Gabranth, Chantal non si sentì molto incline ad accompagnare il giudice. Preferendo fare il suo ingresso a palazzo.

Grandi terrazzati e infiniti gradini portavano al maestoso ingresso del palazzo, si profilavano davanti  a lei come un gigantesco maremoto, in attesa che precipitasse giù. 

Chantal cupa in volto, avanzò a testa alta e passo deciso. La sua chioma corvina ricadeva lungo tutta la schiena e un enorme ciuffo le copriva una parte del volto consentendole un'aria di mistero.

Li fisso senza batter ciglio, temendo quasi che quella visione del palazzo sarebbe scomparsa se avesse chiuso gli occhi. Sentiva mancarle la terra da sotto ai piedi e l'aria sembrava essersi fatta più rara.

Per due anni non aveva fatto altro che desiderare ardentemente di non trovarsi lì. Odiava risalire quei gradini, ma ora era lì, e desiderava di scappare.

Alcuni soldati iniziarono a mormorare qualcosa tra loro, quando la videro avanzare con indosso l'uniforme imperiale, di coloro che ricoprivano un'altra posizione tra i ranghi dell'esercito.

Altri notarono l'esitazione di Chantal ad avanzare, e il suo desiderio di non trasferirsi lì. Dietro di loro cerano anche dei nobili dalmaschi oltre che alla servitù che era venuta assistere l'ingresso degli imperiali.

Ci fu grande silenzio quando la videro avanzare, salendo lentamente i gradini del palazzo. Gli occhi erano tutti fissi sulla sua figura che spiccava in mezzo agli imperiali.

Chantal lasciò che la sua mente tornasse indietro, ricordando cose che non voleva. Ma aveva promesso a se stessa che niente e nessuno l'avrebbe condizionata, e quei sentimenti che sentiba a causa del suo potere le diedero la forza per avanzare e andare avanti ignorando tutto il resto.

Se fosse stata la persona di due anni prima, avrebbe permesso alle sue emozioni di manifestarsi e la sua voce sarebbe riecheggiata come un tuono in quel posto. 

Ora invece non avrebbe permesso in alcun modo che accadesse ciò.

In cima a quei gradini Chantal ricordava, si sentiva nel profondo di se stessa di essere in conflitto e confusa, mentre guardò il soldato imperiale dietro di lei. 

Due anni prima li aveva visto partire un soldato dai capelli d'oro mentre andava in guerra. 

Chantal si fermò nella sua avanzata quando vide i gradini si allargarono in una lastra di pietra piatta sotto i suoi piedi.  L'unico ricordo che ebbe fu una sensazione lancinante.

Sembrava che tutto fosse successo solo il giorno precedente. Chantal chiuse gli occhi, si sentiva in balia di forti emozioni a lei sconosciute, emozioni che per tutto quel tempo si era rifiutata di provare perché semplicemente non poteva.

Chantal desiderava disperatamente non voler provare tutti quei sentimenti, desiderava tornare ad Archades lontano da tutto quello strazio ed orrore.

Per lei le lacrime non erano ancora arrivate, il dolore era ancora troppo intorpidito e nuovo per lei, ma doveva contenerlo, non c'era scelta.

Si girò di spalle ed avanzò affrettando il passo, non voleva guardare ne sapere.

I soldati ed altre persone la guardarono scomparire tra la folla di servi e soldati imperiali che si apprestava a varcare la soglia del palazzo reale.

Nulla le sembrava importare in quel momento, ed era così. Non le importava. 

Quelle emozioni che provava era solo un'altra stupida manifestazione di qualcosa che andava assolutamente cancellato. Non poteva permettere a nessuno di vederle.

File di servi e domestici salutarono la sua linea di visuale quando attraverso la porta, tutti i presenti si prepararono a fare i loro inchini. Alcuni di loro alzarono lo sguardo quando Chantal passò loro di fronte, la sua postura era impeccabile e la sua bellezza superba abbagliava chiunque, sussultarono al suo passaggio. Scatenando una reazione a catena.

Tutti nelle vicinanze guardarono allibiti il nuovo arrivo.

I domestici si aspettavano il ritorno di un giudice Magister varcasse le porte, non si aspettavano lei.

Ma quando capirono chi stava sulla soglia davanti a loro, ai loro occhi increduli, stagliarsi come una figura celeste inviata dagli dei. Non seppero che pensare.

Non ebbero tempo di finire, che uno dopo l'altro i servi si inginocchiarono, chinando la testa. Come se qualcuno che un tempo pensavano fosse morto era ora riapparso dalla tomba per ricomparire nelle loro vite.

-Lady.. - Qualcuno avanzò parola ma Chantal li azzittì, era riluttante difronte a tale scena.

-Grazie agli dei, Galtea ha avuto misericordia di voi.- sussurrò appena uno dei servi facendo attenzione a non farsi sentire dalle guardie imperiali.

Chantal riconobbe subito a chi riconobbe quella voce, d'avanti a lei una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Arla Celler.

Gli si ghiacciò il sangue nelle vene, Chantal era sbigottita quando senti quella donna rivolgerle ancora la parola. Ne era quasi disgustata.

-Pensavo fosseste morta. Dove siete stata per tutto questo tempo?- le sussurrò ancora.

Chantal era inorridita da quella persona, oltre che fortemente indignata. Odio puro gli brillava negli occhi.

-Lady Von Rosen cosa vi succede? Vi hanno mancato di rispetto?- chiese un soldato al suo fianco.

-Nulla di grave... è solo lo scherzo di una perditempo -Balbettò Chantal tenendo gli occhi fissi sulla serva, liquidandola con due parole. 

La trovava decisamente cambiata. I lineamenti più duri e scavati e una pelle decisamente poco colorita rispetto alla donna vigorosa che un tempo era stata.

-Mia Signora questa gente non merita il vostro tempo, sono solo degli zotici.- commentò sprezzate il soldato imperiale, guardando dall'alto in basso Arla.

In quel momento sulle labbra di Chantal comparve un sorriso...e le seguenti parole che uscirono dalle sue labbra, infransero le speranze di Arla.

-Avete senza ombra di dubbio ragione Giudice Fionn, evidentemente costoro sono privi di buone maniere e non hanno alcun riguardo verso le gerarchie.  Cercate di comprendere, non sono cittadini imperiali, fanno parte dell'Impero da soli due anni non sanno nulla delle nostre leggi. Per questa volta potete chiudere un occhio... costoro non sanno chi sonno, forse sarebbe il caso di mettere in chiaro fin da subito. Onde evitare spiacevoli equivoci.

Il modo di fare ineccepibile di Chantal e la sua eloquenza aveva conquistato il giudice, la giovane era ormai abituata a frequentare la corte imperiale, sapeva bene come rigirarsi chiunque volesse. Con i giudici era però ben diverso.

Nessuno avrebbe mai scommesso che quella era una dalmasca e non un imperiale, dei modi di fare tipici  dalmaschi non era rimasto nulla. Chantal era diventata a tutti gli effetti una cittadina imperiale.

Arla faticava a credere che Chantal potesse essere quella persona, se non l'avesse visto con i suoi occhi. Le due erano distanti anni luce.

Le era evidente come Chantal fosse l'esempio perfetto di signorilità, impeccabile, posata e soprattutto imperturbabile. La vide allontanarsi, non una cosa nella sua postura ed atteggiamento potevano indicare indicare che fosse un cittadino comune. Evidentemente doveva essere la figlia di qualche nobile archadiano, concluse Arla.

Ora che ci aveva fatto caso, notò che le iridi di Chantal erano violetto tendenti al nero, un colore decisamente insolito, mentre i suoi capelli erano neri come una notte senza luna erano portati sciolti in maniera differente. Vi era una cura impeccabile in Chantal che la rendeva decisamente troppo diversa da quella persona.

A quel puntò Chantal, allontanandosi da dove si trovava Arla, si  rivolse ad un suo sottoposto, chiese dove fossero gli alloggi assegnati a lei. Un soldato secondo disposizioni ricevute dallo stesso Gabranth scortò l'assistente di queste, nella zona più lussuosa del palazzo reale.

Quello che si trovò difronte lasciò ammutolita Chantal, sulle prime non aveva parole teneva solo gli occhi spalancati ed increduli alla vista di ciò che si trovava davanti.

Per sicurezza la giovane imperiale chiese ai soldati  che l'avevano scortata se quelli fossero veramente i suoi alloggi o gli erano stati assegnati per sbaglio. Uno dei soldati disse che non c'era alcun errore, quelli erano i suoi alloggi, in quanto assistente di un Giudice Magister gli erano stati dati alloggi adatti alla sua posizione. Le spiegò.

Chantal evitò di commentare, l'unica cosa che disse fu che si trovava in un incubo. Non si sforzò nemmeno di nascondere il suo mal contento.

Una guarda facendo un inchino le aprì la porta della sua futura stanza, quello che vide Chantal fu qualcosa che odiò con tutta se stessa. 

Rimettere piede in quella stanza era per lei inaudito. I suoi occhi vagarono sull'immensa stanza che si trovava di fronte, i soldati rimasero abbagliati dal lusso che quella camera trasudava.

Nulla in due anni era cambiato, era esattamente come allora. Chantal dedusse che quella stanza non era stata usata da molto tempo, i suoi occhi vagarono su ogni superficie, mentre  avanzava in quella che lei definiva "gabbia dorata".

Ogni cosa era esattamente dove stava, sembrava che il tempo li vi fosse fermato ad esattamente due anni prima. L'unica cosa che era nuova in quella stanza e che risaltava agli occhi erano le valige di Chantal che erano state già portante.

La stanza era stata anche precedentemente pulita, le lenzuola cambiate e le finestre aperte. Erano stati anche portati dei fiori per ravvivare l'ambiente. 

Nel frattempo alcune domestiche avanzarono nella stanza, mentre il giudice Fionn che aveva scortato Chantal lungo tutto il tragitto, spiegò alla ragazza che oltre a quella stanza le erano state assegnate anche alcune domestiche per commissioni di vario tipo.

Chantal buttò un'occhiata annoiata al gruppo di cameriere che le erano state assegnate, in totale erano almeno una decida. Alcune erano più anziane, altre poco più piccole di lei ed altre invece erano quasi sue coetanee.

Ognuna delle domestiche era vestita con abiti dalmaschi, l ei le squadrò da capo a piedi, poi una di loro avanzò. La donna era la più grande del gruppo, camminò verso Chantal facendo un inchino, dicendole che sarebbe stata un onore per tutti loro servirla e che avrebbero soddisfatto ogni sua richiesta.

Von Rosen alzò gli occhi al cielo, l'unica cosa che voleva era avere qualcuno tra i piedi a cui dare ordini. Il nervosismo era tale che Chantal non si trattenne dal commentare.

 -Vogel in einem Käfig singt nicht für die Liebe, singt im Zorn. Das ist ein Albtraum!

A tutti i presenti il commento in landisiano di Chantal suonò strano, nessuno aveva la ben che minima idea di cosa quelle parole avessero voluto dire. A giudicare dal tono aspro dell voce e dal modo in cui era stato pronunciato, non doveva essere qualcosa di positivo.

Dopo quella piccola parentesi la giovane imperiale  ritornò a parlare normalmente, chiese di essere lasciata sola, voleva risposare. 
Ordinò ad una delle domestiche che le erano state assegnate di prepararle un bagno e di non essere disturbata poi per nessuno motivo. 

Tutte così fecero. Rimasta sola si buttò di peso sul sontuoso letto presente nell'immesa stanza, suoi occhi vagarono sul soffitto finemente decorato.

Dopo due anni trascorsi in libertà, Chantal era ritornata in una gabbia dorata, dal quale per tutta la vita aveva desiderato scappare. La sorte era decisamente troppo strana. Quella stanza per tutto quel tempo non le era mancata affatto.




Ebbene  mia bella gente siamo al capitolo 16 è come promesso Chantal è rientrata a Dalmasca... ma un rientro così ufficiale e con una certa accoglienza non ve lo aspettavate.
Mi rendo conto che Chantal in questo capitolo è stata molto volubile e poco coerente per come si era comportata nei capitoli precendenti. Da qui in poi inizierà a mostrare un lato molto emotivo come Gabranth...

Una cosa che accomuna Chantal e Gabranth sono la loro fragilità emotiva e la loro rabbia e sete di vendetta contro chi li ha fatti soffrire.

Modestamente ho amato questo capitolo... soprattutto la parte in cui Chantal rientra nel palazzo reale di Dalmasca scortata con dei soldati ed altri giudici e persone importanti.
Questa parte mi è piaciuta molto scriverla.... insieme alla parte di quando Chantal torna a Dalmasca e va a fare visita all'oasi.
In quel pezzo ho voluto mettere una canzone della Mannoia.. per descrivere un determinato lato di Chantal. Trovo che questa canzone rappresenti a pieno la vera personalità ed indole della di Chantal.
Ho voluto inserire la canzone come se fosse un canto antico del mondo di Ivalice. Anche se sappiamo tutti che non è così. Ho pesato anche che questa canzone potesse arricchire ulteriormente la storia.

Non vi nego che il pezzo più difficile da scrivere è quello in cui Chantal si relazione con Gabranth... la ho avuto dificoltà.
Questo capitolo inoltre riserva un sacco di sorprese... è c'è anche la presenza di una guest star... vediamo se capite chi è.
 .
 i ^#)

In titolo di questo capitolo:
 In questa terra Lontana da casa Lontana da te Che sei la mia casa

Si tratta di un pezzo della strova della canzone STELLA COMETA di Jovanotti... che mi è venuto in mente mentre scrivevo questo capitolo.
La frase di questa canzone che ho preso si riferisce principalemente a Chantal al legame che ha con la sua terra natia, Dalmasca... e il paese che ha deciso di adottare come sua seconda patria Archadia.
Chantal in questo capitolo ci fa capire che tornando a  Dalmasca, che è la sua vera patria... lei si sente un'estranea e sente fortemente la mancaza di Archadia che considera ormai a tutti gli effetti la sua CASA e al quale pensa spesso.
Anche perchè Chantal ormai si è fatta una vita nella capitale imperiale... lasciandosi alle spalle la sua vecchia vita a Dalmasca... che diciamo... non ha intenzione alcuna di recupare.
Nei confronti della sua terra d'origine un rapporto chiaramente conflittuare e ambiguo, complice il fatto che in questa tarra a trascorso i suoi primi anni.

Io ragazzi vi lascio al prossimo capitolo.

Daistiny

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Capitolo 17
*** Non più un uomo, neanche la sua ombra ***


CAPITOLO 17 -NON Più UN UOMO NEANCHE LA SUA OMBRA

*Presente*

706 Alto Valendiano -Rabanastre - Palazzo reale 

Dopo un rientro ricco di forti emozioni e di tensione, Chantal poté rilassarsi con bel bagno caldo in uno dei sontuosi bagni del palazzo reale, anche se il luogo non la faceva sentire meglio.
Alcune domestiche le avevano preparato dei vestiti puliti, rigorosamente presi dal suo guardaroba. Lei era infastidita dal fatto che degli estranei potevano aver messo mano alle sue cose, quando si trattava della sua privacy, la ragazza era estremamente gelosa e possessiva.

Aveva notato che le domestiche a lei assegnate non la fissavano mai negli occhi e tenevano lo sguardo basso, avevano molto timore di lei dopo avevano saputo che era l'assistente di un giudice Magister.
Ciò non le importava affatto, da una parte ne gioiva poiché la temevano, dall'altra ciò le avrebbe tenute a debita distanza da lei.

Indossati i propri vestiti Chantal ritornò in camera, quando notò con un certo fastidio che i suoi bagagli erano stati aperti e sistemati in appositi armadi.
Oltre a quello notò di nuovo, la presenza di  nuove casse ed altre domestiche intente a spacchettarle, con voce irritata chiese cosa stesse succedendo.
Una delle domestiche intimorita si fece avanti per dirle che erano arrivate altre cose a suo nome, oltre ai suoi bagagli, e che avevano avuto l'ordine di sistemarne il contenuto.

Chantal ancora più infastidita chiese chi avesse dato tale ordine, la serva le rispose il giudice Magister. Voleva solo dire una cosa, che tutto ciò era opera di Gabranth.
La giovane imperiale si sentì ribollire di rabbia, furiosa chiese cosa contenessero quelle casse. La giovane domestica rispose.

-Ma è il resto del vostro guardaroba.-Come se ciò non era sufficiente, la serva mostrò un sontuoso abito in stile imperiale. La fattura e la qualità erano delle migliori.

Von Rosen domandò se c'erano anche altre cose di cui doveva essere messa al corrente, la serva rispose timidamente si. Era evidente che aveva paura di essere aggredita verbalmente.
Chantal domandò cos'altro le casse contenessero oltre a capi d'abbigliamento, la domestica le disse che oltre agli abiti archadiani, ve ne erano altri di foggia dalmasca che avrebbe dovuto indossare per occasioni formali quali feste di palazzo.

Guardò gli abiti di foggia dalmasca e sbiancò di colpo. Non potevano essere quelli. Non ci voleva credere.

La notizia l'innervosì ancor di più di quanto non lo fosse già, lei aveva portato gran parte del suo guardaroba, abiti di ottima fattura ma molto pratici e nulla per le occasioni formali.

Buona parte del suo tempo lo passava in divisa o in abiti civili poco impegnativi. Tutti gli abiti eleganti erano rimasti ad Archades. Chantal ripensò alle domande che il giudice le aveva fatto poco prima di partire riguardo ai suoi bagagli.
Conoscendola doveva aver intuito che non aveva portato abiti formali, ma solo abiti di altro genere. Ed aveva provveduto lui a risolvere tale situazione.

I vestiti archadiani potevano andare, ma quelli dalmaschi per lei erano il vero problema. 
Da quale dannato baule dei dimenticati erano stati recuperati?

Le stava venendo un grande mal di testa, e di certo non aveva alcuna voglia di mettersi ad urlare. Non le avrebbe fatto bene... doveva sopportare, altre cose richiedevano la sua attenzione ed energia.

Lasciò andare un grande sospiro, non c'era modo di sottrarsi a quella cosa, nel minore dei casi avrebbe dovuto indossare quegli abiti solo per qualche ora e per qualche evento. Poi sarebbero pure potuti tornare nel baule dei dimenticati, insieme a tutto ciò che era il passato.

Chantal ordinò ad una delle altre serve di potarle qualcosa da mangiare,  raccomandò nulla di speziato ma solo un pasto nutriente e leggero, le serve annuirono e fecero quanto era stato detto.

L'assistente di Gabranth consumò il pasto e per finire prese i suoi soliti oggetti curativi per il suo mal di testa. Finalmente si senti stanca e si lasciò andare, le era venuto un gran sonno, si sdraiò sul letto ancora con i vestiti addosso mentre chiuse gli occhi, il sonno la prese in pochi minuti.

Le domestiche guardando tale scena, rimasero senza parole... non riuscivano a capire che tipo di persona fosse Chantal, l'avevano vista fare una certa entrata  tutta impostata e poi l'avevano vista comportarsi in maniera totalmente incurante, dopo nelle sua stanza.

La notte trascorse tranquilla e senza problemi, senza sogni, ma solo incubi. Chantal dormiva ancora sopra le coperte sul letto ancora in ordine, si svegliò l'indomani verso le otto di mattina, guardandosi in torno.

Gli ultimi bagagli dovevano ancora essere sistemati, notò l'ora e decise di farsi un breve giro per i corridoi del palazzo. In giro c'erano poche persone, per lo più qualche guardia e vari domestici che dovevano pulire o occuparsi di varie mansioni.

Tutto ciò fece uno strano effetto a Chantal, che indossava ancora gli abiti della sera precedente, un vestito corto rosa pallido, con gli spacchi sui lati, le maniche lunghe e il classico scollo a barca.
Una cintura dorata, i soliti sandali in cuoio col tacco e i capelli raccolti in una coda di cavallo.

Regnava una tranquillità che aveva dell'incredibile, in quel momento Chantal poteva avere un po' di pace, decise di dirigersi in una parte del palazzo poco frequentata e da quel che poteva vedere in giro in quella zona non c'era nessuno.

Un tempo quella parte del palazzo era stata in ristrutturazione ora invece era stata completamente sistemata. In suoi piedi si mossero in maniera meccanica, Chantal aprì la porta che dava sul terrazzo che sapeva ospitare dei giardini sospesi, molto diversi da quelli al interno del palazzo al piano terra.

Le tende della terrazza svolazzarono, permettendo alla luce del sole di filtrare da dentro le ampie finestre del porticato che faceva ombra sulla terrazza.
La giovane fanciulla sapeva perché aveva deciso di andare proprio lì. Quella grande terrazza le ricordava dei momenti felici. Uno dei pochi luoghi in cui fuggiva oltre l'oasi nel deserto. 

Tutto le ricordava tanto la sua vita precedente. Si sedette su una delle panchine poste vicino ai cornicioni, avvolti da lussureggianti piante dai fiori bianchi. Le conosceva bene quelle piante, due in particolare.

Uno di queste piante erano i gigli del deserto, chiamati volgarmente così dai dalmaschi.
Che crescevano tra la sabbia e il loro profumo era soave. Vicino ad essi si trovavano invece altri fiori bianchi di cui quasi nessuno a Rabanastre ne conosceva la provenienza. 

-Siete ancora qui... dopo tutto questo tempo.- Pensò Chantal avvicinandosi con estrema cura alle due piante, era da tanto che non vedeva quelle piante li. Ad Archades era stato impossibile coltivare i gigli del deserto, discorso che non si era applicato per gli altri fiori bianchi.  Adorava il loro profumo molto dolce ed intenso, raccolse qualche fiore tra le mani, osservandolo come se la sola vista l'avesse rapita.

Era immersa nei suoi pensieri, quando una voce che conosceva bene ruppe quel momento, riportandola alla realtà.

- Nereis Landis non immaginavo che tu conoscessi quel fiore. Non è originario di qui.- Gabranth avanzò da dietro una delle tende della terra, vicino alla porta.

-Ti sorprende davvero che io conosca le Nereidis? - disse ironica Chantal vedendo la figura del giudice.

Gabranth si voltò a guardare i fiori e l'intera terrazza su cui si trovava, non aveva mai visto nulla del genere. 

-A dire il vero, si. Direi che non mi aspettavo di vedere questa pianta qui.- rispose lui.

-Ah.. il palazzo ne è pieno.- Il silenzio scese tra i due, Chantal non poteva di certo spiegargli perché quella particolare pianta si trovava li. Non poteva proprio, non avrebbe capito.

- Come mai ti trovi su questa terrazza? Ti senti forse così a disagio qui?- Chiese il giudice improvvissamente cambiando discorso.

Chantal alzò lo sguardo sospirando, dopo aver sentito la domanda. Si ricordò  che lui e lei avrebbero dovuto parlare in merito alla sua stanza e agli abiti che le aveva mandato senza alcun preavviso.
Togliendo anche il fatto che voleva sapere cosa ci facesse lui li su quella terrazza insieme a lei, la stava forse seguendo? 

Chantal convenne che quello forse era il momento adatto per una chiacchierata tra loro, ma non come il giudice e  la sua assistente.

-Oltre al fatto che dovrei chiederti io la stessa cosa.- ribatté Chantal mentre aprì la bocca per parlare.

-Noto in te una certa inquietudine, da quando sei venuta qui, vero?

-Non è qualcosa che tu puoi capire. Mi sembra di averlo fatto presente ieri.- rispose di rimando Chantal.

-Allora cosa c'è che non va questa volta? Non ti piace forse la tua sistemazione?

-Quella gabbia vorrai dire.-Gli fece presente Chantal con una certa irritazione, mostrando tutto il suo mal contento.

-Mi vuoi spiegare cosa significa quella stanza...e quegli abiti? Cos'è un tentativo per rabbonirmi? E poi spiegami infine perché mi hai seguito fin qui.-Sbottò infine Chantal.


I pensieri di Gabranth nelle ultime ore venivano ripetutamente consumati da una cosa, una soltanto, Chantal. Da quando quei due avevano avuto nel arco di due giorni dei continui batti becchi dai toni più o meni accessi.

Il giudice dopo aver costretto la sua assistente a seguirlo a Dalmasca, aveva provato da una parte cercare di seppellire l'ascia di guerra offrendo alla ragazza degli alloggi di tutto rispetto, per il tempo che sarebbero stati li.

Inoltre sapendo che ci sarebbero stati eventi mondani a cui la sua presenza e quella di Chantal sarebbe stata richiesta, aveva provveduto a fornire alla ragazza un guardaroba ricolmo di solendide cose, la dove la divisa  per lei non sarebbe stata necessaria. 

Nonostante ciò, Gabranth conosceva bene cosa sarebbe significato per la sua assistente tornare a Dalmasca, ovvero affrontare l'odio che aveva per la sua patria. E nelle condizioni in cui si trovava, desiderava che ci fosse un modo per renderla felice.

Questo suo desiderio si trasformò rapidamente in rabbia, quando si rese conto che probabilmente poteva essere in parte responsabile del suo attuale stato d'animo. Ciò che lo irritava di più era che Chantal non comprendesse i suoi gesti nei suoi confronti e non li apprezzasse, prendendoli come un qualcosa di fastidioso, la dove lui voleva farle solo un piacere disinteressato.

Il gelo si fece avanti tra loro, quello non era davvero un buon momento per litigare, entrambi si fissarono silenziosamente, Gabranth fu grato al suo elmo per non mostrare la sua faccia indignata, ma poco serviva quando Chantal aveva già intercettato il suo stato d'animo.

Molto freddamente la ragazza salutò l giudice, che le buttò un occhiata quando le passò di fianco, salvo poi borbottare qualcosa quando buttò un ultimo sguardo a quella terrazza. Tutta quella terrazza era ricoperta di Nereidis, Chantal gli e lo aveva fatto presente un momento prima.

L'odore dolce e intenso che quei meravigliosi fiori bianchi sprigionavano riempiva tutta la terrazza, andandosi a mescolare con altri odori misteriosi provenienti dall'intera città di Rabanastre.

Maledizione! Cosa significa tutto ciò?...-Esclamò tra se Gabranth osservando da dietro la sua impenetrabile maschera di acciaio e mithrill, quella visione che quel particolar posto gli offriva. Non si aspettava di trovare proprio li, messo in bella vista, un pezzo della sua terra natia, Landis.

Quel fiore gli ricordava tante cose, non solo la sua patria, ma anche suo fratello ed infine sua madre. Quello era il fiore preferito di sua madre, che cosa ci faceva li?

Poco dopo la discussione con Gabranth, Chantal si diresse a grandi passi in un altra parte del palazzo, non aveva fatto ancora colazione e sinceramente non aveva idea dove avrebbe dovuto farla, probabilmente forse gli avrebbero portato qualcosa in camera o chissà avrebbe mangiato in qualche altra sala.

L'interno del palazzo era veramente fresco mentre fuori iniziavano i primi calori della giornata, mentre lei si domandava anche quali sarebbero stati i suoi incarichi per quella giornata se con Gabranth o Cid, non poté far a meno di notare che il palazzo dalmasco era pieno di soldati imperiali, molti di cui stavano rovistando in alcune sale poco usate, come se fossero alla ricerca di qualcosa.

Ma guarda ancora stanno cercando quella pietra... che guarda caso non c'è.- Pensò Chantal i suoi pensieri erano rapidi e fulminei, mentre ghignava compiaciuta tra se. -Chissà se quei due ci sono riusciti nell'impresa... conoscendoli sicuramente sarà con loro. Ora devo solo trovarli e assicurarmi il tutto.
Voglio vedere mio caro Vayne cosa farai adesso... quale sarà a tua prossima mossa?- Pensò ancora la giovane ragazza allontanandosi per i corridoi del palazzo indisturbata.


Aveva fame così decise di fare un salto in camera per vedere se qualcuna delle domestiche che le erano state assegnate  avesse portato qualcosa, in effetti c'era qualcosa. 
Una serva le aveva portato del tè e della frutta insieme ad alcuni dolci, i suoi preferiti. Chantal non sapeva se sentirsi felice o infastidita ma vista la sua posizione non disse nulla si limitò a consumare il pasto mentre sotto il suo sguardo le domestiche finivano di sistemare le ultime cose.

Ad un certo punto una delle serve avanzò verso Chantal, prese coraggio e si presentò. Disse di chiamarsi Ailysi, era poco più grande di lei, le chiese per il cambio dell'abito visto che l'abito che al momento indossava non andava bene, era tutto stropicciato. Non era un bene che andasse girando con quelle vesti.

Già qui contano le apparenze...- Penso lei, ricordandosi la rigida etichetta di corte.

-Va  bene preparate quando necessario... non importa quale abito sia, lo indosserò lo stesso.  -Disse Chantal rivolgendosi ad Ailysi incurante di sapere quale abito la giovane serva le avrebbe scelto. E abito dalmasco fu.

Chantal si vide costretta ad indossare uno di quegli che definiva obbrobri, non erano dello stesso pare le domestiche che tutte contente sembravano molto soddisfatte del risultato finale. 

Quando la cacciatrice si vide allo specchio voleva morire dalla vergogna, come poteva andare in giro conciata in quel modo. Eppure quel abito sembrava gridare a tutti -Ben tornata a casa.

Non riusciva a riconoscersi, mentre notava dietro di lei i sorrisi compiaciuti delle serve. Quella gli e l'avrebbe fatta pagare molto cara, si disse tra se Chantal, decidendo dopo la colazione di abbandonare la sua gabbia, così ormai aveva definito la sua stanza.

Riemergendo dalle sue stanze,l'assistente di Gabranth non era più se stessa, al meno all'apparenza. Ovunque andasse non poteva far o meno di beccare occhiate da parte di servi e soldati imperiali, e lei odiava avere gli occhi addosso.

Faceva fatica a muoversi con quel vestito dalmasco, troppo scomodo per i suoi gusti fortunatamente aveva evitato i tacchi preferendo dei sandali bassi impreziositi da pietre iridescenti, doveva comunque attenersi all'etichetta quando scoprì i programmi di quel giorno.

Cid aveva richiesto la sua presenza nella biblioteca reale, avrebbe dovuto aiutarlo nelle sue ricerche, più vanti avrebbe dovuto occuparsi di alcune scartoffie di Gabranth quindi avrebbe indossato la sua solita divisa.
Si diresse in biblioteca, dove il Dottor Cid vedendola le fece un ampio sorriso e qualche complimento, ma Chantal non si scompose più di tanto. 

Von Rosen notò vicino a lui la strana ombra dagli occhi gialli che la fissava. Fece finta di non vedere,  sapeva che quella cosa centrava con quello che Cid e Vayne stavano tramando.

-Dottor Cid, so che avete richiesto la mia presenza qui, in cosa posso esservi d' aiuto?

-Beh.. per cominciare mi congratulo con il lavoro che state portando avanti ad Archades è meraviglioso, non ho visto mai tanta dedizione e passione come nel vostro caso.

-Grazie, il merito è soprattutto il vostro. Le vostre ricerche sono uniche nel loro genere, se fosse possibile vorrei propormi anche per qualche ricerca sul campo.- Avanzò Chantal, uno dei suoi desideri più arditi era partecipare a qualche esplorazione di ricerca dei laboratori Draklor, ma fino a quel momento non aveva potuto per via del suo incarico presso Gabranth e la sua inesperienza sul campo.


-Quanta impazienza da parte vostra, Lady Chantal. Apprezzo sempre giovani ambiziosi come voi, ma temo che per quello se ne possa parlare più avanti. Perché non prendete il fatto di ritrovarvi qui, come una ricerca sul campo.- Le disse lo scienziato sfoggiando un ampio sorriso.

Chantal non era molto entusiasta della risposta ricevuta, ma doveva ammettere che quello che le stava offrendo Cid era comunque una grande opportunità che se vista da un altro lato.

La ragazza chiese cosa di cosa dovesse occupasi, Cid le spiegò che si trovavano li nella biblioteca per cercare informazioni su tutto ciò che riguardava la figura del Re Dinasta e l'eredità che aveva lasciato ai suoi eredi.

Von Rosen a quelle parole dentro di se non era per nulla entusiasta, ma dall'altra parte quella ricerca le avrebbe consentito di far luce sulla verità.
Per tanto finse di mostrare grande entusiasmo per tale proposta, Cid non poteva che mostrarsi compiaciuto di fronte a tale manifestazione.

La giovane imperiale però sapeva bene quale squalo si poteva nascondere dietro quell'aria bonaria dello scienziato. Sapeva quanto bugiardo e manipolatore era, ciò non la turbava, aveva capito come sfruttarlo a suo vantaggio.
Prudente come era, con lui, Chantal  teneva un profilo basso.
Sapeva che non poteva fare domande se queste non necessarie. Quell'ombra la fissava, nonostante i due si ignoravano.

Passò tutta la mattinata con il Dottor Cid a fare ricerche e leggere libri e antichi documenti e prendere appunti su un quaderno. Buona parte dei libri e dei documenti antichi furono presi e portati in camera di Chantal, Cid voleva che la ragazza facesse un resoconto di tutti quei volumi.

E di cose ne avrebbe dovuto da leggere, anche da parte di Gabranth, Chantal ricevette l'incarico di leggere ed occuparsi di svariati documenti che andavano inviati con urgenza ad Arcahdes. 

Chantal capiva perché Gabranth si trovava momentaneamente a Dalmasca, doveva stanare e catturare i ribelli. Aveva già sguinzagliato i suoi informatori per l'intera Rabanastre, intensificando i controlli, Chantal ne approfittò di ciò per scoprire la lista delle sue spie in modo tale da poterle neutralizzare se ne avesse l'occasione.

La sera arrivò presto e Chantal era totalmente distrutta durante il suo primo giorno, aveva ricevuto molti incarichi e buona parte doveva ancora terminarli.
L'indomani invece poteva tirare un sospiro di sollievo, non aveva alcun incarico con Cid, salvo dovergli consegnare i resoconti suoi vari documenti. 
Lo scienziato gli aveva fatto presente che quando avrebbe richiesto la sua presenza l'avrebbe fatta chiamare.

Discorso che non valeva con Gabranth il quale aveva degli orari fissi al quale Chantal non poteva sottrarsi a meno che il giudice stesso non l'avesse rinviati, e per alcune cose Gabranth non richiedeva la presenza di Chantal ameno se non lo desiderasse.

L'indomani visto la mattinata libera  decise visto le sue ore libere di fare un giro per il palazzo. 
Cerano alcune zone che voleva assolutamente visitare, ovviamente senza che qualcuno la seguisse, sapeva bene che quel posto aveva occhi e orecchie ovunque. Cosi come alla corte di Archades e ai laboratori.

E visto l'enorme quantitativo di soldati imperiali, Chantal per mettere in atto il raggiungimento dei suoi obbiettivi sapeva che doveva avere alleati, lì avere le persone contro non era una buona scelta.

Sapeva cosa doveva fare e in nome di chi lo stava facendo, anche se tutto ciò non le piaceva e mai l'avrebbe fatto se la ragione che la spingeva non era che lui.




*Nelle cucine del palazzo di Rabanastre*



I domestici si erano tutti ammassati nelle cucine, ascoltando attentamente le parole di Arla. Alcuni, anzi molti stavano parlando tra loro degli eventi riguardanti i due anni passati, altri invece non facevano che parlare del nuovo arrivo a palazzo assieme al Giudice Magister.

Tutti erano scettici riguardo a quella nuova situazione, col Console alle porte e tutte quelle novità riguardo all'Impero.

-Non penso che Lord Vayne possa arrecare a Dalmasca alcun danno.- aveva dato un servo mentre continuava ad esporre il suo pensiero. -Credo che le sue intenzioni siano buone, aiuterà di certo il nostro popolo. Le sue parole erano autentiche, per quanto tutto ciò ci risulti difficile d'accettare.-

Ma qualcuno non era dello stesso pensiero è ribatté con rabbia alle sue parole, mostrandosi del tutto contrariato. - Finché quello è qui possiamo assere certi, che Dalmasca comincerà ad essere un territorio dell'Impero. E non il fiero regno che è sempre stato.

Quelle erano le ex cucine reali, l'unico posto dove qualche pezzo grosso dell'impero non si sarebbe mai sognato di avventurarvi se non in casi veramente estremi. Di solito gran parte della gente che lavorava lì, non aveva mai avuto il piacere di una tale visita e finché i pezzi grossi stavano di sopra, tutti loro erano decisamente più contenti.

Li gran parte dei servi e dei domestici di palazzo potevano parlare liberamente e sfogare il loro mal contento riguardo la situazione con l'Impero, senza essere sentiti dalle guardie.

E recentemente non facevano altro che parlare dell'attacco della Resistenza avvenuto giorni prima, durante il banchetto in onore del Console Vayne.

Si erano posti innumerevoli domande, tra le quali molti si chiedevano di Chantal e la sua sorprendete somiglianza con un ex membro della famiglia reale. Si domandavano che tipo di persona poteva essere  e come fosse la sua vita.

Erano curiosi di sapere che tipo di risposte avrebbe potuto dare quella ragazza, molti avanzarono l'ipotesi che forse non era consigliabile ed opportuno avvicinarsi a lei, visto che era niente meno che l'assistente di un inquietante Giudice Magister. Un carnefice dell'Impero.

-Non tutte le speranze sono perse. Rimane ancora la Luce di Dalmasca. Se sapessimo dove lei si nasconde... potrebbe salire sul trono un giorno, reclamando il suo diritto per nascita?- Qualcuno chiese, è questi non era altro che Arla, che avanzò fra tutti.

La sua domanda colse tutti di sorpresa.

-Temo sia impossibile Lady Arla.- Gli rispose un vecchio cuoco. -Lei non è mai stata nominata come uno degli eredi del re, per sua specifica richiesta. Vi vorrei ricordare mia Signora.-

-Un'idea al quanto pessima.- Protestò Arla, ma un' altro servo anziato, un vecchio consigliere del re le rispose -Lo sapete che non è vero! Lady Arla. Raminas ha sempre pensato a lei come a suo figlio. Nonostante la decisione che avesse preso nei suoi confronti, aveva le sue buoni ragioni per farlo. Nonostante il tradimento subito ad opera di quell'ignobile cane.

Tutti erano commossi nel sentire nominare il loro vecchio sovrano, sapendo l'orribile fine che aveva fatto. A quel punto tutti iniziarono a parlare contemporaneamente facendo sovrapporre le loro voci.

-BASTA!- Urlò Arla sbattendo violentemente un pugno sul tavolo accanto a lei. Il legno scuro tremolò, e il bicchiere di vino cadde, frantumandosi in mille pezzi, vino rosso che schizzava ovunque ricoprendo il pavimento. Una pozza scura simile al sangue versato.

Le cucine che di solito erano vivaci si zittirono. Molti dei domestici sembravano improvvisamente spaventati, un discreto numero di altri fissava il pavimento consapevolmente, vergognandosi del modo in cui si erano comportato e di quello che avevano potuto pensare al riguardo.

-Smettetela di parlare così!- Gli urlò Arla spazientita, la sua voce risuonava per tutta la stanza, iniziava ad incrinarsi. Iniziò a percepire i suoi occhi farsi lucidi, e sentì il disperato bisogno di uscire da lì.

Le riusciva difficile accettare l'idea che la linea di sangue di Dalmasca fosse morta due anni fa. -Faresti bene a ricordartelo!- Pensava costantemente tra se.

Uscì dalle cucine il più rapidamente possibile, aprendo di scatto la porta, tanto da far tremare i cardini. Qualcuno dietro di lei disse - La Dalmasca che conoscevamo è morta due anni fa! Non parliamone più!-

Arla nell'udire quelle parole, sbatté violentemente la porta dietro di se, il rumore fece tremare le pareti.










*Nei corridoi del palazzo reale di Rabanastre *




Chantal camminava lenta tra i corridoi di palazzo, totalmente immersa nei suoi pensieri, cercando di ignorare volutamente il più possibile ciò che la circondava ad eccezione degli imperiali.

Si chiedeva come poteva visitare una particolare zona del castello, che si trovava vicino a quelle che una volta erano le caserme dell'Ordine.
Il solo pensiero che potessero aver violato quella stanza la infastidiva vistosamente.

Sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto parlare con i domestici di quel posto, cercando di portarli dalla sua parte. Il solo pensiero di doversi alleare con loro e scendere a patti, la innervosiva eppure non c'erano altre soluzioni.

Non avrebbe potuto evitare l'inevitabile, ovvero contattare la Resistenza e proporgli un alleanza. Chantal sapeva che più alleati avrebbe avuto dalla sua parte e più avrebbe avuto possibilità di vittoria.
Era consapevole  che la coesione sarebbe stata la carta vincente per sovvertire le sorti di quella guerra e riportare una vittoria sull'Impero. Come diceva un antico proverbio il nemico del mio nemico e mio amico.


Per tanto se Chantal avesse dovuto rintracciare lui, che era il principale motivo per cui si trovava lì, in seguito ad altri obbiettivi. Doveva agire nell'ombra e al più presto.

Completamente assorta dai suoi pensieri ad un certo punto, Chantal non poté far a meno di avvertire tutta una serie di sentimenti negativi, che per gli dei conosceva bene. 

Alzò gli occhi al cielo, l'ultima cosa che voleva era farsi influenzare da quei sentimenti da cui prendeva letteralmente le distanze.
D'avanti a lei si vide comparire Arla, la scena era patetica per lei. Dopo due anni di allenamenti a non mostrare le sue emozioni e nel controllare i suo poteri derivanti da essi, Chantal poteva dirsi di aver raggiunto un buon controllo dei suoi poteri. Ed eccezione di quando si trovava di fronte a cose che la coinvolgevano direttamente ed emotivamente.

Arla era una di queste. Con grande sforzo da parte sua,  la giovane riusciva difficilmente a tenere a bada il puro odio che quella donna le suscitava.


Se non si fosse trattenuta, Chantal, come minimo le avrebbe voluto spezzare il collo con le sue mani, tale era l'odio e il rancore che nutriva nei sui riguardi. Lei però aveva detto che non avrebbe permesso a persone come quella di condizionare la sua vita.


Anzi sarebbe stata lei ad usare loro. Costoro per lei non erano altre che pedine e mezzi per raggiungere i suoi fini, per tanto aveva imparato da Vayne come usarli. Non si sarebbe fatta nessuno scrupolo e non avrebbe avuto esitazioni.


Arla se ne stava lì a qualche metro da lei, con gli occhi rossi e lucidi. Il suo volto era chiaramente sconvolto, Chantal percepiva e sapeva bene per quale motivo, ma finse lo stesso di non sapere nulla decidendo di rimanere stoica.

Il suo sguardo incrociò quello di Chantal, Arla appena la vide sgrano gli occhi per poi abbassarli subito dopo, in segno di sottomissione. Chantal non commentò quella scena, nel suo profondo vedere quel gesto le dava qualche soddisfazione, come se gli fosse dovuto. Dopo tutto era così.

-Vedo ora che vi è chiaro quale è il vostro posto!- Commentò Chantal senza tradire in filo di emozione, scandendo bene le parole a finché Arla potesse sentirla bene.

-Sapete fare altro? O l'unica cosa che sapete fare è piangere?

Le parole dell'imperiale non aiutavano Arla, anzi avevano l'effetto opposto di farla arrabbiare. L'assistente di Gabranth poteva ben percepire l'odio che quella donna stava covando nei suoi riguardi.

-Ah! Vedo che avete la forza per arrabbiarvi! Dopo tutto non siete così debole come pensavo,  avete la forza di reagire. -Un sorriso gelido le si formò sulle labbra.


Arla trovava le parole e i modi di Chantal veramente orrendi e disturbanti, quella donna non poteva essere lei. Lei non sarebbe stata mai così.

-I vostri pensieri riguardo la vostra adorata sono così... non mi viene la parola. Ah! Si... commoventi. A mio dire io definirei una donna come voi, "un'ipocrita". E questo volendo essere buoni.

Che razza di mostro è questa donna!- Pensò Arla inorridita dal comportamento della giovane donna.

-Potete pure pensare di me che sono un orribile mostro, Lady Arla. Ciò non toglie che le mie parole mostrino la verità dei fatti. Struggersi per certi "episodi" accaduti due anni fa, lo trovo veramente patetico. Se preferite esser vittima è una scelta vostra, evidentemente non avete un minimo di amor proprio. Wer auch immer ein Wolf ist, sollte es essen.

Quelle parole facevano veramente male, e Arla non era di certo pronto a parole così velenose e piene di risentimento. Si chiese come poteva esistere persona così crudele.

Chantal a quel punto canticchio qualcosa, sembrava essere stranamente di buon umore fino a qualche momento prima.

-È un lamento continuo di frasi che ormai, sono andate, sparite mai più sentirai. Ti aspettavi di udire "Sei il solo per me". Metti l'anima in pace quei giorni son già... Fumo e cenere.
...Riassaggi i momenti scorrendo i ricordi... Ma solo quelli più dolci, non li cancellerai. Il tuo mondo sta andando a puttane, oramai.  Puoi reagire ma forse non è ciò che vuoi... Preferisci esser vittima non guarirai. Non mollare è un consiglio o ti ridurrai... Fumo e cenere. Non è forse cosi?

-Tu chi diavolo sei...?- Arla le chiese, non avendo mai fatto presente a quella donna il suo nome. Come diavolo faceva a sapere così bene come si sentiva, oltre quello che lei mostrava, oltre al nome.

Non l'aveva mai vista eccetto il giorno in cui era arrivata li e dopo averla scambiata per lei. E lei come altri aveva capito che non era quella persona, ma era solo una che le somigliava.

-Mi pare ti sia stato detto, se non comprendi non è un mio problema. Non si può pretendere che tutti ci arrivino. Forse hai qualche problema nel comprendere. Comunque visto che sono di buon umore... ti farò il favore di ripetertelo. Mi chiamo  Ashanti Amaya Asherah Ashara Aschen Cenere Chantal Von Rosen..... e preferirei che vi rivolgeste a me come "Lady Von Rosen", non siamo così in confidenza da permettervi di chiamarmi con il mio nome. Temo che le vostre labbra, come la vostra inesatta pronuncia, possa rovinare tale nome, che sicuramente uscirà dalle vostre labbra come un suono del tutto sgraziato.

-Sapete dire solo cattiverie.. non avete un briciolo di umanità. - L'accusò Arla oramai stanca di quelle cattiverie gratuite.

Nulla di quello che lei aveva sperava era andata come voleva, quanto erano cattive le cose a Rabanastre, con persone come Chantal? 
La gente era così disperata da bramare disperatamente la normalità del quotidiano, da accettare chiunque sul trono? Anche questi mostri? Con quale faccia l'Impero può avanzare queste pretese, dopo quello che ci... che ha fatto!- Arla si corresse, era un fiume di pensieri ed emozioni.

Era diventata isterica, mentre Chantal compiaciuta ne rideva di quello spettacolo gustandosi ogni suo attimo. Non avrebbe mai voluto essere così, come loro, ma tornare lì aveva capito che avrebbe tirato fuori il suo lato più oscuro.

Non poteva mostrare pietà per persone come Arla, lei non era mai stata una di loro, era sempre stata altro. E loro lo avevano sempre saputo ed ora avrebbero pagato. 

-Umanità... vi piace proprio questa parola. Qui non si tratta di umanità come a voi piace tanto pensare, ma si tratta di politica. Forse dopo due anni ancora non vi è ben chiaro la cosa... non temete io ho già imparato la lezione dal migliore dei maestri. -Sibilò l'assistente del giudice mostrando un assoluta freddezza, mentre nei suoi occhi si poteva scorgere il suo odio.

Arla non la capiva, non capiva il senso delle sue parole a cosa si riferisse. Era chiaro a tutti, che le mire da parte dell'Impero erano soprattutto politiche, vista la sua posizione strategica di Dalmasca in mezzo a due grandi imperi.

Ma le parole di Chantal suggerivano ben altro. A cosa si riferiva con "... non temete io ho già imparato la lezione." Le sue parole non avevano assolutamente senso, e poi lei con Dalmasca che cosa  aveva a che fare?

Quella era la prima volta che si trovava lì.

Chantal la osservava silenziosa, il sorriso sulle labbra non accennava a sparire, con interesse seguiva lo smarrimento generale di Arla alle sue parole. La stava confondendo, insinuando il dubbio... le piaceva torturarla  in quel modo.

Tutta quella sofferenza che aveva provato, la rabbia, il rancore e il risentimento si stavano placando. La sofferenza emotiva e il dolore di quella donna stavano lenendo per quel breve lasso di tempo le sue ferite.

Von Rosen sapeva che quello non le sarebbe bastato come "risarcimento" alla sua brama, lei desiderava mettere le mani su alcune persone in particolare. Solamente allora avrebbe avuto la sua vendetta, avrebbe inflitto loro il più grande dolore che potessero mai desiderare.

Lei voleva la sua vendetta.

Dopo un po' Chantal si stancò presto della presenza di Arla, definendola tra se un inutile lagna. Per lei era solo un'altra delle tante persone in preda a un'isteria di massa riguardo agli ex sovrani di Dalmasca.

Ma quanto posso essere stupidi?- pensò lei sorprendentemente di buon umore. Effettivamente stare con i giudici l'aveva veramente cambiata, gli insegnamenti di Gabranth stavano dando i loro frutti.

Si allontanò lentamente da Arla, che era diventata una pozza di lacrime tanto per quanto stava piangendo. Evidentemente Chantal non si era fatta nessuno scrupolo nel farla a pezzi, e sicuramente sapeva anche che da quel momento in poi ne avrebbe avuto ancor più paura. Voleva crearle quanta più violenza psicologica poteva e lo avrebbe fatto.

Chissà se avrebbe osato denunciare il suo comportamento anche agli altri, della tipa persuasiva che era stata due anni prima non ne restava che l'ombra.

Non si fermò nemmeno una volta a voltarsi di spalle, Chantal proseguì diritto per la sua strada, intenta a pensare a come potersi avvicinare al suo obbiettivo.

Le era chiaro che farsi degli alleati li tra i domestici, le sarebbe risultato molto difficile ora. Far credere di essere un crudele imperiale era facile per lei, visto l'odio che i dalmaschi avevano nei confronti dell'impero, però sarebbe risultato difficile mostrarsi a loro come un alleato.

Le persone per cui lavorava lo sapevano, a breve li avrebbe dovuti anche contattare, se solo uno dei gemelli fosse stato disponibile lo avrebbe fatto immediatamente.

Per come era impegnata, ora lei non poteva farlo di persona. Si sentiva impaziente e questo non le piaceva, sapeva di trovarsi a pochi passi da qualcosa che voleva disperatamente e sapeva anche di aver appena fatto a pezzi un potenziale alleato.

Il suo fastidio per quel posto non accennava a placarsi, non aiutava di certo nemmeno sentire il piagnucolare di Arla. Per quanto il suo dolore le avesse dato una punta di soddisfazione alla lunga il suo pianto l'aveva irritata ulteriormente.

Non riusciva ad ignorarla era più forte di lei, odiava le persone deboli. Ciò che più odiava in assoluto era la debolezza. In quel momento si maledisse per quello che avrebbe fatto.

Ma dato la sua natura e la sua indole, non riusciva ad ignorare certi istinti.

Si voltò di scatto ed ampi passi, si affrettò a raggiungere la figura di Arla ancora in preda alla disperazione, l'afferrò con forza per un avambraccio scuotendola.

-Per quanto intendi piange ancora Arla? Pensi davvero che piangere ti aiuti a risolvere qualcosa? Forse non cogli proprio il significato delle parole che ti sono state dette. Dovete avere proprio qualche problema mentale. Forse siete veramente esaurita oltre che isterica. -La voce di Chantal suonò dura ed autoritaria, mente Arla se la ritrovò di nuovo di fronte. Lei era confusa più che mai.

-Tutto quello che vedi è una questione puramente politica. Pensi davvero che la politica tenga conto dei sentimenti e degli interessi altrui? Non siamo in una repubblica. Quando Dalmasca ha stretto un'alleanza con Nabradia, pensi davvero che abbiano tenuto conto dei desideri dei due eredi? O vuoi forse venirmi a dire che il loro matrimonio è stato puramente un atto d'amore?

Arla si azzittì, i suoi occhi non si staccavano dalla figura di Chantal. Si rese presto conto che aveva smesso di piangere e che quella donna se prima gli faceva paura e la ripugnava, questa volta sembrava farle un altro effetto.

Le parole che aveva detto, le conosceva bene. Fissò ancora la figura della ragazza, non aveva l'aspetto di una persona debole e provata dagli eventi come lo era lei. 

No. Chantal aveva l'aspetto di una persona sicura di se, consapevole di chi era e del rango che ricompariva. Però il suo modo di fare non le piaceva affatto.

-Ah... vedo che ci stai arrivando. Bene, avete smesso di piangere il che è almeno un progresso, è rende il mio mal di testa  decisamente più sopportabile. -Commentò Chantal.

Arlza sbatte le palpebre sbigottita da tale affermazione, quella donna per lei era decisamente pazza, oltre che priva di qualsiasi tatto e buona educazione.

La sua aria di imperturbabilità era solo apparenza- si disse tra se, Arla.

-Voi mancate di qualsiasi buona educazione e... - le gridò poi arrabbiata.

-Io?! -Chantal alzò le sopracciglia alle parole di Arla prima di scoppiare a riderle in faccia, gesto che fece ancor più infuriare la donna.

-Si voi!- disse Arla fortemente indignata.

-Inizio a comprendere quali guai dovevate aver fatto passare a quei due... non aveva torto lui a definirvi tremenda. -Disse maliziosamente Chantal con fare provocatorio.

Arla era sempre più allibita, quelle parole le avevano fatta decisamente sentire a disagio. Von Rosen si stava chiaramente prendendo gioco di lei, furono queste le conclusioni a cui arrivo Arla prendendo le distanze fisiche dall'imperiale.

Chantal non si scompose, anzi lasciò ad Arla tutto il tempo che voleva per fare qualunque cosa avesse in mente. La donna si era decisamente calmata, notò l'archadiana che nell'osservarla dopo quello che era successo era riuscita  a coinvolgerla e stabilire un dialogo se pur non proprio positivo. Era comunque una base di partenza da poter sfruttare in futuro.

-Beh... dato che vi siete ripresa... possiamo dire che avrete il vostro bel da fare. A giudicare dai tanti dubbi ,e domande che vi state ponendo. Chissà che non vi schiarite le idee una buona volta. Io devo lasciarvi, avete già preso buona parte del mio prezioso tempo... -Proferì l'archadiana con la solita ambiguità, e uno strano sorriso sulle labbra.

Arla era sempre più sconcertata da quella donna. Si chiese se ci fosse o ci faceva. Di sicuro sapeva come rendersi memorabile.

Non si era accorta che in tutto quel trambusto che la sua attenzione riguardo la situazione attuale di Dalmasca e alle sfortunate vicende legate alla famiglia reale erano scivolate in secondo piano. In quel momento la sua attenzione si era unicamente concentrata sulla figura di Chantal. 

Presa dalla foga dei suoi sentimenti, mentre l'archadiana era riuscita a coinvolgerla toccandole i suoi nervi scoperti, Arla si rese conto che di fronte a Chantal perdeva il suo solito autocontrollo, mentre lei no. Ciò le fece capire che doveva ben guardarsi da lei.

Riguardo a quel posto in fine Chantal pensò che se ne sarebbe occupata più avanti  quando avrebbe avuto più informazioni, magari una notte mentre tutti avrebbero dormito avrebbe agito indisturbata.

Passò una settimana da quel momento e per l'assistente di Gabranth non ci fu un attimo di tregua, era raro che potesse avere qualche ora libera. La maggior parte del suo tempo si divideva in molte ore passate nella biblioteca reale a studiare antichi documenti e fare ricerche sul Re Dinasta al fianco di Cid, e le restanti  si suddividevano tra i vari incarichi che Gabranth le affidava e gli intensivi allenamenti con lui.

Alla fine della settimana Chantal era fisicamente a pezzi, il suo umore riusciva ad essere stabile ad eccezione del frequente nervosismo che quel posto le procurare. Non aiutava la presenza del giudice Ghis e lo stress che accumulava.

Ciò nonostante si vide costretta a mordersi la lingua e rimanere al suo posto. Con Gabranth i rapporti sembravano migliorati anche se c'era sempre una certa distanza e tensione tra i due.
Da lontano Arla invece si limitava ad osservare Chantal e il suo comportamento, dopo quel terribile incontro le due donne non si erano più parlate.

La donna poté vedere con quanta dedizione l'archadiana si dedicasse ai suoi incarichi. Notava anche il particolare interesse Gabranth mostrava nei riguardi della sua assistente.

Chantal era totalmente assorta da i suoi doveri, tanto da tralasciare tutto il resto.  Finalmente dopo una settimana intensiva, la ragazza ottenne successivamente alcuni giorni di assoluta libertà e la prima cosa che volle fare fu indossare alcuni abiti civili e schizzare fuori dal palazzo reale il prima possibile. Non ne vedeva ora.

Alcuni soldati insistettero a finché qualcuno la scortasse, ma Chantal rifiutò categoricamente la cosa, sostenendo che sapeva badare a se stessa e con tutte le guardie imperiali in giro non avrebbe avuto problemi.

Detto ciò indossò uno dei suoi abiti che si era portata dietro da Archades. Il solito modello di abito corto, con spacchi laterali e scollo a barca, questa volta era di un azzurro polvere abbinato a i sandali in cuoio.

L'unica novità questa volta, fu che al posto dei due stiletti, Chantal decise si portarsi dietro una borsa in pelle e le sue armi di ordinanza. Due armi da fuoco, per la precisione due pistole identiche ed uguali tra loro, le Tiny Bee.

Le preferiva a qualsiasi arma eccetto i rami, i bastoni ed gli archi. Trovava che erano armi rapide ed efficaci, di gran lunga più pratiche della spada.

Ritrovarsi fuori dal palazzo per lei fu un enorme sollievo, soprattutto si sentiva libera di fare quello che voleva, dove, come e quando. Non aveva gli occhi di qualcuno puntati su di lei, ad osservare ogni sua mossa.

La prima cosa che fece Chantal, appena ebbe tempo per se stessa, fu mettersi alla ricerca di Rascha col quale si era data appuntamento.


Rascha era una viera cacciatrice che l'archadiana conosceva bene. La viera aveva la pelle scura e i capelli rossi, come la sua razza indossava vestiti  che lasciavano esposta molta pelle.

Von Rosen aveva provveduto quando si trovava al palazzo ad inviarle un messaggio, avvertendola della sua presenza e chiedendole un incontro. Rivedere Rascha dopo parecchi mesi dal loro ultimo incontro, rendeva Chantal felice come non mai.

-Benvenuta a Rabanstre Chantal, ne è passato di tempo. So che per te qui è la prima volta. - Le disse la viera andandole incontro.

-No, Rascha. L'ultima volta che sono stata qui fu due anni fa... fino a qualche tempo fa, ho sempre cercato di evitare questo posto.

-Perchè?- domandò incuriosita la viera all'huma.

-Brutte esperienze.- rispose seccata Chantal.

-Lo stesso identico discorso lo possiamo applicare ai dalmaschi nei riguardi verso gli imperiali.- concluse annoiata la viera, le faccende degli huma non erano di suo interesse.

-A me delle due fazioni, non interessa. I miei interessi sono altri.-Concluse Chantal.

-Siete saggia. Ma sei qui non solo per le cacce?-

-Beh... mi sono resa conto di aver trascurato un po' troppo le cacce e i mostri sulla Costa Phon, a meno che non siano quelli dell'Olifante, tutti gli altri iniziavano a darmi noia. Mi hanno riferito che qui c'è un clan che ha fama di essere uno dei migliori. Ero curiosa di vede com'è, mi è anche giunta voce che tu sei diventata uno dei suoi membri. Volevo verificare. -Le risorse la giovane cacciatrice.

-Se  ti riferisci al "Clan Centurio" è stato creato da qualche anno. Il suo fondatore e capo, è un  moguri, si chiama  Montbalnc. Per quanto riguarda i ranghi Chantal, al suo interno, posso dirti che io risulto tra quelli intermedi, ma sto ancora accumulando esperienza per salire di livello. -Le spiegò la viera, Chantal ascoltò con grande attenzione ogni sua parola.

-Ti ricordi, Balusta il bangaa del clan della Costa Phon? Mi ha riferito che visto la tua bravura, riuscirai a farti un nome anche qui. A detto la stessa cosa anche Marten quando sono stata a Bhujerba mesi fa, è stato lui che mi ha detto dove trovarti. -Esclamò Chantal, Rascha non si scompose minimamente mantenendo il suo stoicismo.

-Che dire di te, Chantal? Ti sei fatta un nome Princess.

A quel soprannome Chantal non poté che alzare gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un'imprecazione che poco si addiceva alla sua immagine signorile.

-Maledizione a quel pirata! A la lingua lunga più di quanto sembri... ma questa me la paga! O se me la paga!

Sbottò tutta accigliata per quel piccolo episodio, Rascha non si scompose, anzi trovò la reazione dell'huma divertente. L'huma invece si mostrò abbastanza seccata da tutto ciò, non si era mai abituata a tale soprannome e ancor meno le piaceva essere indicata così tra pirati e cacciatori.

La viera le disse che come soprannome quello le calzava a pennello, visto i suoi modi aristocratici che spesso e volentieri ostentava. Non solo nel modo di vestire, ma anche nel lessico.

Comunque Chantal cambiò in fretta argomento, chiedendo se per unirsi al clan di Rabanastre ci fosse qualche prova da superare, Rascha le disse di si e le spiegò in che cosa consisteva la prova.

Doveva recarsi al clan parlare con chi si occupava di ciò e poi doveva catturare il ricercato che le sarebbe stato assegnato per la prova. Sconfitto il ricercato, lei sarebbe diventata automaticamente un membro del clan. Prima però avrebbe dovuto parlare con Monblanc.

Chantal ascoltò con grande attenzione e vivido interesse le parole della sua amica, le due poi si incamminarono verso i quartieri settentrionali, l'archadiana notò che era una delle zone, dove aveva comprato uno dei due appartamenti qualche tempo prima.

E proprio lì vicino la ragazza si accorse che si trovava il Clan Centurio, a diversi isolati dalla porta nord. Ad ogni passo che faceva la ragazza si guardava in torno, si sentiva molto osservata e ciò la infastidiva non poco, lei non si sentiva  parte di quel posto. 

I suoi vestiti di foggia chiaramente imperiale spiccavano tra la folla. La sua statura longilinea risaltava sopra le altre, spiccando anche al di sopra della bella delle viera per via dei tacchi.

I suoi insoliti tratti richiamavano molto l'attenzione, in particolar modo anche quando si trovarono nel Clan Centurio, si ritrovò gli occhi di tutti cacciatori addosso.

Montbalc tra tutti i presenti si fece avanti le si avvicinò, mostrandosi lieto di conoscerla. Vendendo l'intenzione di Chantal di unirsi al suo clan, i due parlarono della prova da superare, la giovane imperiale fu ben lieta di accettare.

Una volta sconfitto il ricercato si sarebbe dovuta tornare da  lui a fare rapporto. Sistemata la questione del clan e della prova di ammissione che la ragazza avrebbe svolto in un secondo momento, a Chantal rimanevano ancora parecchie ore libere della giornata.

Uscita dal sede del clan, salutò Rascha e si diresse a fare un giro per le strade di Rabanastre. Quel posto le riportava alla mente tanti momenti della sua infanzia, si ricordava di quando non poteva in nessun modo visitarla come avrebbe voluto. Ora ne aveva l'occasione.

Passeggiò per qualche ora per la città, guardandosi continuamente in torno, vedeva tante cose che nei suoi viaggi non aveva mai visto. Gente di ogni razza, camminava tranquillamente tra loro, tutte quelle persone da quello che aveva capito dopo la sua prima visita, non erano abitanti originari di Dalmasca.

Allora si ricordò della città bassa, quell'orribile tugurio. Sapeva che doveva ritornarci, iniziò così a cercare uno degli ingressi che aveva usato la volta scorsa. 

Sta volta era libera di girare quel posto, non si rendeva più necessario coprirsi. 

Ogni volta che tornava lì, Chantal non poteva che meravigliarsi, quel posto oltre che essere sempre più brutto alla vista, sembrava pullulare sempre di vita. Come potevano vivere così? Si chiedeva la ragazza.

Fece pochi passi, che  si ritrovò gli occhi di tutti nuovamente su di se. Forse muoversi a volto scoperto li, non era stata una buona idea.

Riusciva a sentire i loro sentimenti come una massa indistinta di emozioni contrastanti. Determinati sentimenti regnavano soprattutti, il sospetto, la diffidenza e una forte angoscia.

Chantal non si sentiva affatto bene, non era mai pronta ad emozioni così intense, sapeva di dover mantenne il controllo come era ormai abituata a fare e prendere le distanze da tutto ciò.
Una parte di lei bramava ardentemente di andarsene via da quel posto, quel luogo non le si addiceva, pensava mentre avanzava con passo incerto.

Uno di loro si scontrò con lei, mentre era intenta ad osservare ciò che la circondava, quando la ragazza si vide portare via la sua borsa dal ladruncolo.

Si girò di scatto in tenta a capire le azioni del ladro, per poi buttarsi immediatamente al suo inseguimento. Il ladro era anche dannatamente veloce ed agile.

Scattò via come una freccia, mentre il borseggiatore cercava in tutti modi di rendere difficile l'inseguimento. Quello che lui non conosceva che Chantal sapeva in anticipo le sue mosse, per via del suo potere.

Ad un certo punto dell'inseguimento, l'archadiana si vide tagliate la strada da alcune persone che stavano portando delle casse, probabilmente complici del ladro. Per evitare uno scontro, Chantal dovette scivolare sotto la gande cassa in  legn che due huma stavano potando,  per poi rialzarsi e riprendere la corsa.

I suoi occhi cercarono il ladro tra la folla di persone che si riversava per quei corridoi sotterranei. Individuato il ladro, Von Rosen riprese il suo inseguimento da brava cacciatrice qual'era, quel ladro non avrebbe avuto scampo.

Finalmente dopo svariati minuti di interminabile corsa Chantal lo raggiunse, è gli lanciò Inerzia in modo da bloccarlo sul posto e rendere vano ogni suo tentativo di fuga.

Lo aveva catturato, ora quel ladro era suo. La gente dei bassi fondi che aveva assistito alla scena si avvicinarono ai due, accerchiandoli, mentre Chantal si apprestava a recuperare la sua borsa dalle mani del giovane ladro.

Il ladro si rivelò essere un ragazzo di qualche anno più piccolo di lei, dai capelli platino e un viso dai lineamenti molto effemminati.

Il ladruncolo iniziò a ribellarsi, urlandole contro di liberarla immediatamente, ma Chantal lo zitti prontamente di fronte a tutti i presenti. Mentre si rivolgeva al ragazzo, percepì addosso a lui qualcosa di molto familiare.

Una presenza primordiale, che in qualche modo sentiva come parte di se, la stessa presenza del Mystes. Era come quando aveva avuto vicino il frammento lunare ai laboratori.

Non poteva essere, quel ragazzo aveva la pietra.  Chantal si domandò come era possibile, fissò il ragazzo... il destino aveva iniziato a muoversi. Era il momento.

Non fece alcuna domanda al riguardo, preferì concentrarsi sul gesto che aveva fatto il ragazzo.

-Poi imprecare quanto vuoi, ma questa magia ti terra inchiodato li dove ti trovi Questa è la giusta punizione che si merita un ladro come te.

-Sono quelli come te ad esserlo! Lasciami andare!- Gli urlò forte contro.

- È tu non sai chi sono io! Visto che non sono un'imperiale ma una dalmasca come te. Sei fortunato che non sia un'altra persona o avresti avuto ben altri problemi. La tua presunta "rivincita" sugli imperiali lascia al quanto a desiderare. Lascia che te lo dica, uno come te non può rivendicare in alcun modo il tesoro di Dalmasca. Manchi di qualità!

Le parole di Chantal suonarono come un avvertimento. Le ultime furono le più misteriose. Che ne poteva sapere lei del tesoro di Dalmasca, si domandava tra sé Vaan, mentre fissava quella strana donna che puzzava di imperiale da almeno un miglio.

Evidentemente quella donna lo stava solamente prendendo in giro, col suo solito atteggiamento ribelle, Vaan, questo il nome del giovane ladro, le rispose a tono.

Il ladro le urlò in modo da farle capire che un giorno lui sarebbe diventato un famoso aviopirata. A quelle parole Chantal gli rise in faccia, sbattendogli poi in faccia  la cruda la verità. 

Lui non era un aviopirata, erano altri gli aviopirati.

-Sei solo un sciocco ragazzino che non sa quello che dice, che sfoga la sua frustrazione lasciandosi andare queste fantasticherie. Non hai una nave, né un equipaggio... dove pensi di volare pirata dei poveri?

Le parole di Chantal erano come uno schiaffo in faccia al giovane rabanastrese, dal suo canto l'archadiana stava perdendo la pazienza e il modo di fare del ragazzo non l'aiutava.

La gente che li guardava, non aveva una gran simpatia per la ragazza. Qualcuno aveva assistito da lontano a tutta scena, per poi scomparire tra la folla.

Chantal pensò che era stato un errore tornare nuovamente lì, decise di tornare in superficie, la c'era un'aria decisamente più vivibile. Vaan invece rimase fisso la dove la ragazza lo aveva bloccato col suo incantesimo, quando un anziano gli si avvicinò.

Questi non era altro che Dalan, che mandando via la folla uso sul ragazzo una panacea per liberarlo dall'incantesimo.

-Dovresti smettere con queste cose Vaan. Non sai chi ti può capitare.- Lo rimproverò il vecchio, ma Vaan non fu affatto felice delle parole dell'anziano. Si giustifico la sua azione come un risarcimento da parte dell'impero nei confronti di Dalmasca.

Il vecchio scosse la testa, non era d'accordo con le parole del giovane huma.

-Gli imperiali ci devono questo dopo quello che hanno fatto!

-Mio caro "Flagello dei topi" le tua azioni sono incoscienti.

-Dalan potresti non usare quel nome, non mi piace.- Gli chiese il giovane ladro.

-Penso invece che ti si addica. Tu sei l'unica persona che conosco che sfoga la sua frustrazione uccidendo Ratti Mannari nelle fogne.

Rispose ironicamente il vecchio, quando finalmente Vaan fu libero dall'incantesimo. In tutta risposta alle parole di Dalan, Vaan ammise che vorrebbe far di più per Dalmasca, ma con la morte del fratello si rendeva conto di non aver fatto nulla.

Dalan a quel punto gli consigliò di cambiare modo di fare, dopo averlo ripreso per bene.

Dopo la visita nella Città Bassa, Chantal ritornò a palazzo. Era esausta, ma sempre piena di dubbi e domande che teneva per se.

Sentiva la disperata voglia di parlare liberamente con qualcuno, sapeva che era impossibile. Per quanto si sentisse vicino a certe persone, non lo era poi così veramente.

Ad esmpio Gabranth, per quanto lei ammirava il giudice, non sempre si fidava di lui. Non voleva che nessuno entrasse nella sua vita privata, ma allo stesso tempo desiderava qualcuno con cui aprirsi e che la sapesse consigliare.

La sua situazione, come la sua storia personale era fin troppo complicata. E Chantal preferiva non toccare nella maniere più assoluta questo argomento.

Preferiva tenerlo fermo lì dove si trovava e non essere più quella persona che era stata in passato. Ora desiderava solo distruggerla.

Una volta tornata a palazzo diede ordine alle sue domestiche di preparare un bagno, voleva rilassarsi e alleviare tensione che il giro in città le aveva causato.

Il caldo torrido ed umido di Dalmasca le dava sempre fastidio, l'unica cosa positiva del palazzo reale e che era molto fresco, diversamente da Archades lì il clima era più temperato.

Dopo il bagno Chantal diede ordine di far preparare alcuni vestiti, questa volta diede specifico ordine di indossare vestiti dalmaschi. E sapeva già quali le sue domestiche avrebbero preparato. Ma tanto che importanza aveva, erano solo dei vestiti e con quelli avrebbe sicuramente sofferto di meno il caldo.
  
Benché in sua assenza i domestici di palazzo avevano pulito la sua camera, cambiando le lenzuola. La sua camera era e rimaneva esattamente come l'ultima volta che l'aveva vista.

Ogni volta poteva solo sperare che d'avanti ai suoi occhi apparisse la sua camera ad Archades e non quell'immensa gabbia per uccelli che i dalmaschi chiamavano stanza.

E mentre desiderava avere più tempo per se stessa e per rimediare ai resti della sua vecchia vita, sembrava che l'ordine di farla vestire in un certo modo dato da Gabranth sembrava avere sempre la precedenza, su quelle che erano le sue scelte.

Nel tempo libero però poteva vestire come voleva e fino a quel momento non c'era recriminazione da parte di qualcuno. Salvo impegni con Cid e gli allenamenti con il giudice che richiedevano un preciso abbigliamento.

Le domestiche nel frattempo avevano preparato un abito che a detta di Chantal era orrendo, su ordine di un certo giudice. Chantal si rifiutò categoricamente di indossarlo, piuttosto scelse un altro tipo di abito.

-Metti quella "cosa" da dove l'hai presa. Piuttosto preferirei che apriate gli armadi e sceglieste uno di quei vestiti, sistematelo poi sul mio letto!.- Disse Chantal ad una delle sue cameriere che si trovava nella sua stanza al suo arrivo.

Le altre cameriere si occuparono di sistemare i lunghi capelli neri che le arrivavano fino a meta coscia, mentre altre si occupavano di scegliere per lei gli accessori da abbinare al vestito.

Una delle cameriere le si avvicinò, dicendo di avere un messaggio da parte del giudice. 

-Chiedo scusa mia Signora...- disse -Ma il giudice Gabranth chiede se siete libera questa sera...e se avete messo il vestito che desiderava che voi indossaste per stasera...- A quel punto Chantal la interruppe, era sbigottita.

Che diavolo gli prende?-Chantal si sentiva molto infastidita.

 -Deve scusarmi... -disse Chantal togliendosi la vestaglia, una volta che le cameriere le finirono di sistemare i capelli. -...ma non mi interessa quello che Gabranth vuole che io indossi stanotte.- Con un evidente allusione a chissà quale cosa, resa non molto esplicita dalle sue parole.

Trovava assolutamente ridicolo che quell'uomo pretendesse anche solo qualcosa da lei, al di fuori dei rispettivi ruoli. Ora non aveva degli impegni con lui, quella era la sua giornata libera ed era decisa a disporne come più voleva.

Sicuramente l'abito, che Gabranth aveva scelto per lei, sarebbe stato qualcosa di sobrio e non troppo appariscente considerato il tipo di persona era il giudice.  Non che questa cortesia le dispiacesse infondo ricevere attenzioni da un uomo nella posizione di Gabranth aveva i suoi vantaggi, e qualunque donna archadiana avrebbe colto al balzo la palla. Ma lei non era un'archadiana, ne vantava una educazione tipica degli imperiali.

Per Chantal, Gabranth era decisamente uno dei pochi uomini da tenere fuori dal suo letto. Ormai rifiutare certe cose, non era per una questione di principio, ma  per ben altre ragioni.

E poi solamente a lei decideva cosa indossare, e non gli altri.

-Sarò pure una dalmasca che lavora per l'Impero... - esclamò rendendo pubblica la sua provenienza, con evidente sgomento delle cameriere. 

-Ma ho pur sempre un orgoglio! E non scendo a patti!- Continuò prendendo tra le mani l'abito che aveva fatto tirare fuori dall'armadio minuti prima, indossandolo.

Poi rivolgendosi alla cameriera che le aveva riferito il messaggio del giudice le disse di portare a questi un messaggio di risposta.

-Tu!... Vorrei che riporti il vestito al giudice Gabranth con un mio messaggio di risposta. Dite -Ha detto Lady Von Rosen...- Specificando bene il suo nome.

-Si vede costretta suo malgrado a rifiutare il "vostro dono e la generosa offerta". In quanto ritiene, che tale offerta risulti inappropriata e fuori luogo, per il posto in cui momentaneamente ci troviamo.

Le domestiche erano sbigottite e al tempo stesso divertite dal modo in cui Chantal aveva declinato l'invito del giudice. Quel vestito che aveva scelto la ragazza, le conferiva ancor più rilievo e forza alle sue parole.

Era un classico vestito due pezzi color lapislazzuli, con ricami in oro, ai bordi del vestito vi era ricamato lo stemma di dalmasca, nella maniera più impercettibile.

Dopo aver dato la risposta al giudice, Chantal decise di uscire dalla sua stanza e di dirigersi verso la terrazza su cui crescevano le bianche Nereidi. Voleva osservare il panorama e starsene da sola con i suoi pensieri.

La vista delle alte torri del palazzo reale le metteva solo un angoscia e una terribile voglia di scappare. 

Lasciò i suoi occhi vagare per quella grande terrazza, si domandava se aveva fatto bene ad indossare quel vestito e andare li. Quei fiori le ricordavano troppe cose.

Quel luogo se pur delimitato, si trovava all'aperto e le faceva prendere un po' d'aria, si sentiva come una prigioniera in quel palazzo.

In passato aveva vissuto una situazione simile, prima della distruzione della sua famiglia. Era fuggita per la disperazione, rinnegando chi era, ed ora si ritrovava ad indossare una maschera. 

Per il mondo era Chantal, per lei non era nessuno.






Bene mia bella gente dopo due mesi di assenza rieccomi a pubblicare un'altro lungo capitolo di TU CHE INARGENTI LE SABBIE DEL DESERTO. Instanto spero abbiate passato una bella Pasqua... a me è stata niosa e pasquetta pure.
Veniamo a noi... e a questo capitolo insolito... abbiamo Chantal che ci mostra il suo risentimento per Dalmasca e per la povera Arla.
Per scriverlo ho ascoltato la canzone dei Finley -Fumo e cenere... non accaso ho deciso di inserire un pezzo nella storia e di farlo canticchiare a Chantal.(Anche se con FFXII non a senso... diciamolo voleva essere un omaggio a questa gruppo che dicamo amo tantissimo).
La strofa della canzone dei Finley... l'ho scelta e l'ho voluta inserire perche rappresenta quello che Arla desidera tanto ovvero....

Il passato della nostra protagonista è un po' più approfondito e si chiariara man mano che si andrà avanti.
Come promesso abbiamo più di due guest star in questo capitolo, il ritorno di Arla e l'apparizione di Vaan.... 
Sappiamo anche qualcosa in più del rapporto tra Chantal e Gabranth... fatto di alti e bassi. Sarò sincera al momento lo voglio tenere il ambiguo possibile... sperò di non passare da un eccesso ad un altro. 
Considerando i caratteri di Chantal e Gabranth non lo so... mi risulta avvolta difficile farli interaggire sensa svelare molto, perchè voglio che sia il più ambiguo possibile e spero di farcela.

Veniamo al titolo di questo capitolo che io amo follemente...Non più un uomo. Neanche la sua ombra
Vediamo quanto si ricordano questa frase, secondo me in pochi... questa è la prima frase che Gabranth che dice a Nalbina quando si rivolge a Basch dopo essere stato imprigionato.
Una farse ricca di  significato... che io ho deciso di usare come titolo per questo capitolo. La frase qui si riferisce a Chantal e al suo passato. Non accasso in questo capitolo Chantal si ritrova spesso a pensare al suo passato... alla persona che era prima di essere la persona che è adesso.
Lei si rende conto di non essere più la persona che era prima... non è più nemmeno la sua ombra. Un po' come è capitato a Basch se non in maniera nettamente diversa.

Detto ciò io vi lascio spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, al prossimo capitolo.

Daistiny








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Capitolo 18
*** Ciò che porti dentro non si dimentica ***


CAPITOLO 18 --

*Presente*
706 Alto Valendiano -Rabanstre- Cripta della famiglia reale.

Erano passati due anni... quasi tre e per tutto quel tempo che si era celata agli occhi dell'intera Ivalice dimenticando il suo nome e il suo lignaggio. Nemmeno per una volta si era recata a piangere presso la tomba della sua famiglia, erano morti tutti e per loro non aveva versato nessuna lacrima, tale era la sua rabbia.
Si sentiva ferita nel profondo, fatta a pezzi... le loro bugie le avevano tolto tutto, ogni cosa. E lei, un tempo aveva creduto in loro.

Uscì di soppiatto dalle ombre, il capo coperto da un cappuccio insieme ad una mantella che le copriva tutto il corpo. Strisciò fuori e si mescolò alla folla tra le strade impolverate di Rabanastre.
Lo sguardo fisso a terra, avanzava silenziosa come l'ombra di se stessa.
Il viaggio dal suo nascondiglio al mausoleo reale fu molto lungo, li giaceva tutta la dinastia del Casato Dalmasca.

Voleva vedere quel posto, le sembrava quasi doveroso, voleva farsi un'idea... la rabbia la guidava. Notò che vicino il mausoleo reale c'era gente che ancora andava a far visita alle tombe dei reali, poco più in là dei soldati imperiali sorvegliavano quell'area.
La ragazza avanzò verso l'imponente costruzione di marmo bianco, che scintillava al sole, dalle splendide lavorazioni. Di fronte due grosse statue della dea Galtea, la ragazza alzò di poco lo sguardo che si posò sulle due statue identiche a lei.

Ciò le fece solo rabbia, maledicendo nel silenzio l'intera Dalmasca. Dentro il monumento scese lentamente le scale in marmo, giù fino alla cripta. 
L'odore dell'incenso offerto alla famiglia reale permeava quel luogo la infastidiva, definendo ciò un grande insulto. Se avesse potuto lo avrebbe distrutto con uno schiocco di dita, era ciò che loro si sarebbero meritati. 

Quel luogo non le piaceva, quello non era il suo destino. Lei non era un miserabile huma.

Scese i gradini, sentiva il rumore dei suoi tacchi battere contro la pavimentazione in marmo. C'era solo una debole oscurità, mentre i suoi occhi indaco vedevano con chiarezza anche nelle tenebre più oscure, pronunciò un incantesimo per accendere i bracieri.
Regnava il silenzio più assoluto in quel posto, rotto solo dalla sua presenza.
I bracieri sorretti dalle statue di Galtea poste a circolo si accesero al suo comando, portando luce in quella oscurità. 

La luce di Dalmasca avanzò in mezzo a quel cerchio, non pronunciò parola, rimase sola nel suo silenzio.  Proprio lì d'avanti ai suoi occhi si trovavano le otto tombe di quelli che credeva essere i suoi fratelli.
Ruppe il silenzio quando lesse alcuni nomi dei figli di Raminas, Roland, Valiant... Ronnah. Non li sentiva più così vicini, ma solo lontani.

Guardò poi la tomba quella che le avevano fatto credere fosse sua madre Achante.. verso costei non provava alcun astio, solo dispiacere. L'avevano usata come avevano fatto con lei.
Quella donna, che aveva creduto fosse sua madre, la sua vera madre... in verità non lo era.

Colei che credeva l'aveva messa al mondo, che per tanto tempo aveva così disperatamente voluto conoscere o meno vedere in realtà si era rivelata  una menzogna. 
Quale persona sana di mentre avrebbe anche solo potuto concepire una simile crudeltà durata più di quindici anni. Che senso aveva?

Per lei la ragazza disse solo parole di conforto, poi il suo sguardo si spostò sulla tomba della sua matrigna. Lei l'aveva chiamata "Madre" a provato per lei dell'affetto sincero, come l'aveva provato per tutti loro.

Invece si era rivelata essere un'altra ignobile come tutti loro. Ed infine lo sguardo di lei si posò sulle restanti tre tombe.

Quelle di Rasler, Ashe e Raminas. Si avvicinò alle tre tombe e le guardò attentamente.

Per lei non c'erano parole. Lei sapeva che delle tre tombe, solamente quella di Ashe era vuota... lei lo sapeva bene che era ancora viva e nelle mani dell'impero.

Lesse le date in cui i tre erano caduti e le commemorazioni incise sulle loro lapidi. La rabbia e il rancore crebbero come una furia, tanto che con un gesto dettò dall'ira guidò la sua mano sulle lapidi di costoro sfregiandole, riducendole a brandelli. Tale era la sua ira.

Il gesto non le diede sollievo come aveva sperato, senti solo una rabbia crescerle dentro e un dolore straziante la squarciò dentro. Come quando aveva saputo della morte del suo amato.

La sua rabbia furente e la sente di vendetta che le risiedevano dentro reclamavano a gran voce...le risposte ma soprattutto i PERCHÉ!? 
Lei voleva delle risposte alle sue domande, hai suoi dubbi e sapeva il timore di non poterle più avere.



-Perché?! Me lo chiedo ancora adesso, quale è il senso di questa mia vita e di tutto ciò! Io voglio delle risposte... sapevo di non essere una di voi, di non essere come voi... eppure mi sentivo parte di voi.

Io, ero considerata alla vostra stregua eppure ero solo l'ultima del carro.  Perché mi avete mentito? 

Non so se odiare l'Impero per ciò che ha fatto o amarlo per ciò che esso è ed offre. Per due anni non ho più voluto sapere niente di voi...

Vi adoravo, credevo davvero che voi tutti eravate la mia famiglia. Avrei dato l'anima e il cuore. Mi fidavo.

Ed ora che so la verità... vi odio. Esigo delle risposte anche ora che è troppo tardi.

Penso che vi siete meritate tutte queste disgrazie. E il volere divino per le vostre menzogne. Vorrei gioire delle vostre morti eppure non so per quale motivo non mi sento dello stesso avviso.

Di un'unica cosa sono certa, non avrete mai il mio perdono, ciò che avete fatto è imperdonabile. Non c'è cosa che lo giustifichi.

Vi mi avete preso in giro, dei miei sentimenti, della mia natura. Ed abusato dalle mia fiducia, manipolandomi.

Una delle poche cose che mi dispiace e che non siete più in vita per vedere cosa la vostra amata Dalmasca sia diventata.

Ho rinnegato ogni cosa che mi avete insegnato, e ciò in cui credere. Adesso sono libera. Nonostante ciò non mi sento appagata.

A causa di quello che mi avete fatto, sento di non sapere più chi sono e ne tanto meno da dove provengo. Sento solo il nulla.

Per tutto questo tempo, ho visto Archades e la sua gloria, godo della protezione dell'Imperatore... è ben lontano da come lo credevate, voi tutti. Hanno riconosciuto il mio valore, diversamente da quanto avete in passato, non ascoltando lei mie parole. 

Già che siete stati testimoni con i vostri occhi... avete pagato con la vostra vita, le vostre scelte. La mancata fede.

Voi potevate pure odiare l'Impero per ciò che vi ha causato...Ma la rovina è stata solamente vostra!  E della vostra arroganza!

Io non posso che schierami con loro.  Ho scoperto che condividiamo vedute simili. Il mio futuro non è mai stato con voi.

Eppure se oggi mi ritrovo qui di fronte, dopo tutto questo tempo è perché voglio far sapere la verità, dimostrerò con i fatti che ciò che ho visto anni or sono, non erano menzogne. Ma verità.

Questo è tutto ciò che resta della vostra cara figlia e sorella. La mia nuova persona, quella che vi odia e vi maledice in ogni lingua di Ivalice... Desidera solo l'annientamento di quello che vi rimane... augurand alla vostrea ogni indicibile infamia e sofferenza.

Ciò non avverrà per mia mano, data la mia natura, ho promesso di essere al di sopra delle parti. Non permetterò a voi, di inquinare quanto di più sacro possa esistere.

Perché tutto quest'odio che voi mi avete causato mi avvelena, e toccare con le mie mani la vostra ignobile stirpe non farebbe che corrompere la mia luce.

Io sono Galtea ed Ivalice è la  mia terra, di cui sono la legittima signora. 

A Dalmasca e al suo ignobile erede, non porgerò mai la mano in segno di pace, né il mio perdono.




*Rabanastre - Plazzo Reale*



Nelle sue stanze il Giudice Magister Gabranth aveva appena ricevuto il messaggio da parte della sua assistente che declinava gentilmente il suo invito, sostenendo e definendo la cosa come inappropriata, per il luogo e il momento in cui si trovavano. 

Ciò non piacque affatto al giudice, che aveva cercato la sua assistente per tutta la giornata, ma questa risultava irreperibile. Molte persone a palazzo avevano notato la mancanza di Chantal, anche se erano a conoscenza del giorno libero che aveva.







*Archades- Appartamento di Chantal *





Dall'altra parte di Ivalice, qualcuno come Gabranth si aspettava di ricevere notizie da parte di Chantal. Brace.

Il coinquilino di Chantal era decisamente preoccupato per la ragazza, visto che non la sentiva da quando questa era partita con Gabranth per Dalmasca. In casa avvertiva decisamente la sua mancanza, si chiedeva costantemente come poteva stare.

Gli mancano quei giorni in cui Chantal gli chiedeva di coprirla, quando silenziosa partiva per le sue cacce due o tre giorni nulla di più. Una chiamata ogni tanto per avvisare del suo ritorno.

Brace manteneva silenzioso le sue partenze, mentre aspettava che Chantal ritornasse. Per volere della stessa, quando entrambi erano nei rispettivi lavori fingevano di non conoscersi, quando al di fuori non era assolutamente così.

Il giovane imperiale si chiese se quell'assenza di notizie da parte della sua coinquilina era da indicarsi ad opera di Gabranth.  Che non era un giudice comune, ma era uno che ricopriva la più alta carica all'interno dell'esercito imperiale.

Un uomo il cui potere non aveva limiti, e non si sarebbe fatto scrupoli ad allungare le mire su ciò che desiderava. Non era tranquillo da quando la sua patner, inconsciamente,  gli aveva rivelato l'ubicazione del suo appartamento. 

Anche se in quella occasione Chantal non era stata bene. Trattenne la sua ansia pregando gli dei affinché non capitasse nulla alla sua amica.

La vita ad Archades per loro non era stata mai facile, tutto era una continua ascesa. Brace osservava il cambiamento che Chantal adottava quando si trovava in presenza della corte imperiale.

Non dava molta confidenza a nessuno,  manteneva sempre un certo distacco e  un modo di fare molto signorile. I suoi modi di fare affascinavano chiunque. Infondo con la sua esotica bellezza era normale che chiunque rimanesse incuriosito dalla sua persona.

Nonostante ciò, c'era una parte di nobili archadiani che non accettava la sua presenza a corte , tra questi c'erano molti giudici che diffidavano della sua dubbia provenienza. 
Non accettavano che una non imperiale riuscisse a fare carriera così in fretta e si fosse guadagnata l'appoggio dell'imperatore, come in precedenza era successo con Gabranth.







*Rabanastre -Ufficio di Vayne Solidor*




Gabranth era irritato non poco per il rifiuto di Chantal, quando all'improvviso si vide arrivare nelle sue stanze uno soldato, Vayne Solidor richiedeva la sua presenza. Voleva vederlo tra alcuni minuti nel suo ufficio, il motivo del loro incontro era parlare della Resistenza. 

I pensanti passi del giudice riecheggiavano lungo gli immensi corridoi del palazzo dalmasco, la sua ombra proiettata su ogni parete e il costante tintinnio della sua armatura lo accompagnarono lungo il tragitto.

Gabranth si ritrovò ad entrare in un piccolo ma elaborato studio, dove ad una scrivania triangolare lo stava aspettando Vayne, silenzioso come sempre.

Il Console era impeccabile nella sua posa, vestito di tutto punto nelle sue vesti imperiali che ne indicavano il rango elevato.

Il giovane huma si espresse nella solita maniera, fredda e pacata al tempo stesso, non batteva ciglio, ne tradiva un filo di emozione. Era placido, sotto l'apparente innocuità.

Gabranth guardò silenzioso il console, sapeva bene quanto Vayne poteva essere insidioso sia con le parole che con i suoi atti. Qualcosa in lui lo faceva ben guardarsi da questo imperiale.

il colloquio con costui fu più lungo del solito, e più spiacevole di quanto Gabranth si aspettasse.

-Giudice Magister Gabranth vi stavo aspettando, dagli ultimi resoconti ho saputo della fuga del nostro prigioniero, dopo la vita di cortesia che gli avete fatto. Vorrei sapere come stanno procedendo le ricerche a riguardo, non giungono nemmeno buone notizie dai nostri informatori per quanto riguarda la Resistenza. -Fece Vayne guardando con aria del tutto disinteressata il giudice, squadrandolo dalla testa ai piedi.

-Vostra Eccellenza, ho preso provvedimenti per quanto riguarda il Generale, i miei uomini lo stanno cercando. Supponiamo che voglia mettersi in contatto con i ribelli. -Lo informò Grabranth.

-Mi tocca vedere quanto ciò vi stia a cuore vostro fratello, specialmente dopo l'infamia che gli avete recato... 

A quelle parole Gabranth rimase silenzioso in attesa che Vayne continuasse nei suoi intenti. Le sue parole per quanto sottili, non facevano che celare un velato disprezzo nei confronti del giudice, era abbastanza ovvio come Vayne lo considerasse.

Il figlio dell'imperatore sapeva che Gabranth non era altro che gli occhi e le orecchie di suo padre, ma fingeva di non sapere, attendeva solo il momento opportuno in cui gli e lo avrebbe rinfacciato.

-Spero Gabranth che non mi deluderete, saprete di certo fare un buon lavoro, come lo avete dimostrato già in passato... -Disse il console guardando con nonchalance il giudice, al di là della sua scrivania ricoperta di tanti documenti.

-Non vi deluderò.-Fu l'unica risposta da parte di Gabranth in un tono secco e marziale, ma al tempo stesso sottomesso a chi gli stava di fronte. 

-Lo spero Gabranth...  Ah! Dimenticavo ricordate a Lady Chantal che Cid vorrebbe vederla al più presto. Preme per sapere come stanno procedendo le ricerche che le ha affidato. Mi dispiace non poterle complimentarmi con lei, di persona, per l'ottimo lavoro che sta svolgendo. Visto le grandi potenzialità.
So quanto tu la stia tenendo impegnata per via del suo praticantato, ma non vorrei che ciò ne risentisse sulle sue ricerche. Detto ciò, ora potete andare.-

Finì Vayne, Gabranth non era molto entusiasta riguardante l'ultima parte del discorso del Console. Non gli andava giù che Chantal potesse essere distratta da altre cose, tolto il suo ruolo presso di lui.

Il giudice era perfettamente consapevole, del fatto che la ragazza svolgesse un altro stage presso i lavoratori Draklor. Non era un segreto che Chantal avesse un vivido interesse per le ricerche del Dottor Cid, tanto da ricevere da questi la proposta di uno stage.

In due anni che la conosceva, Gabranth poteva intuire quanto la sua assistente fosse letteralmente informata riguardo ogni ricerca svolta da Cid.

Ma dato la sua posizione, si era sempre astenuto dal fare domande al riguardo, sapeva che quella non era una buona idea. Però avere un suo uomo che lavorasse agli ordini di Cid sarebbe potuto tornargli molto utile, un giorno se ciò sarebbe stato necessario.

Per tanto cercava dove poteva, di non coinvolgere troppo Chantal in affari come quelli che aveva avuto lui, con Vayne. Gabranth non desiderava questo per la sua assistente, sia lui che Drace sapevano quanto il fratello maggiore di Larsa poteva essere pericoloso.

Finché Chantal si sarebbe occupata di altri incarichi, poteva stare tranquillo, ma l'idea che Vayne potesse mettere le mire anche su Chantal e in qualche modo usarla per i suoi sopi, lo infastidiva parecchio.

Ultimamente il giudice si era sentito molto stanco riguardo a tutta quella situazione, per tante ragioni e le continue pressioni.

C'erano molte cose che Gabranth non amava dell'impero ed una di queste era oltre che servire Vayne, era avere a che fare con Cid. Non erano poche le volte che il giudice si era ritrovato ad incontrare il Dottor Cid, a causa delle circostanze in comune.

Il giudice aveva notato sempre che quello strano personaggio con gli occhiali doveva essere decisamente pazzo, lo vedeva parlare a vuoto. E non riusciva a capire come la sua assistente  potesse essere così interessata a lui e alle sue ricerche. Non capiva nemmeno del perché della strana amicizia di Cid con Vayne, ma sapeva che i due ne nascondevano  di molti segreti.

Tuttavia pur tenendo d'occhio Larsa,  e allo stesso tempo anche Vayne, Gabranth aveva deciso di usare una sua vecchia conoscenza per ottenere informazioni sull'operato di Cid e Vayne, non coinvolgendo così Chantal. Ben consapevole che i due la stessero tenendo d'occhio in quanto sua assistente.

Se l'avesse coinvolta sarebbe stato sgamato subito, cosi invece non avrebbe corso tale rischio.

Dopo il colloquio con Lord Vayne, e una lunga giornata piena di vari incarichi,  Gabranth si ritirò nei suoi alloggi vicino a quelli di Chantal.

Il giudice diede ordine ad alcuni domestici di preparargli abiti puliti ed un bagno caldo, chiedendo in fine di essere lasciato solo. Libero così dalla presenza di occhi indiscreti e di altri, l'huma si tolse il suo elmo rivelando il suo segreto più scuro.

Si liberò anche dell'armatura e si diresse verso il bagno, l'ampia stanza offriva un'enorme vasca interrata,  tutta decorata come il palazzo, da un bocchettone finemente decorato attaccato ad una parete sgorgava dell'acqua calda.

Un fitto vapore avvolgeva quella stanza, Gabranth completamente nudo si immerse in quell'enorme vasca, si fece scivolare dentro e gli sembroò che il calore gli portasse via ogni negatività.

Le sue membra di rilassarono e lasciò la sua mente vagare e perdersi. Si sentiva stanco e vuoto, era in quei momenti che lasciava andare il suo dolore.

Poteva essere se stesso, null'altro che un uomo tormentato dal profondo odio verso se stesso, a causa della sua incapacità nel proteggere la sua patria, la sua terra natale, proiettando quest'odio verso suo fratello colpevole di aver abbandonato lui e la loro madre malata, nel momento del bisogno fuggendo a Dalmasca.

Finito il bagno, il giudice indossò dei vestiti puliti ritornando in stanza, lì un domestico lo informò della visita di un suo amico Saven Breklin.

Saven era di qualche anno più grande di Gabranth, l'uomo era uno studioso e ricercatore dei reperti antichi riguardanti la storia imperiale. 

Era un uomo dai lunghi capelli castani, raccolti in una coda di cavallo, un leggero accenno di barba in torno al volto, i cui lineamenti erano molto spigolosi.  Saven presentava un carattere molto cinico e sarcastico e non era un simpatizzante del senato imperiale. 

Lo studioso indossava una camicia con un gilet avorio arricchito da ricami color petrolio, a torno alla vita portava una fusciacca di un verde più chiaro rispetto alla camicia, insieme c'era anche una cintura in cuoio marrone dal quale pendeva una spada.

I pantaloni scendevano larghi fino alle caviglie dove si restringevano, portava degli stivali di pelle pieni fibbie, squisitamente lavorati.

Saven sostava sulla porta dell'alloggio del giudice, aspettando che questi lo raggiungesse quando ad un tratto intravide l'amico. 

Gabranth aveva dismesso i suoi panni da giudice per abiti più semplici e comodi ed informali. Saven gli rivolse uno dei suoi sorrisi beffardi che da tempo erano diventati il suo marchio, al quale Gabranth non ricambiò, rimase solo a fissarlo dopo averlo salutato ed avergli indicato dove potersi accomodare.

Breklin notò subito il pessimo umore del suo vecchio amico, pensando tra se cos'era quella volta che avesse così infastidito il giudice, l'huma una volta accomodatosi chiese al suo amico il motivo del suo cattivo umore.

-Da quando ti conosco Gabranth hai sempre avuto questa espressione, ma noto che ora è ulteriormente peggiorata. Stravolta che cos'è che ti turba?

-Nulla, è solo stanchezza.-Rispose seccato il giudice a quelle parole.

-Ti conosco abbastanza bene, da sapere che la tua non è stanchezza... ma altro. E con molta probabilità è una donna? -Saven pose una certa enfasi sulle ultime parole.

-No!- Gabranth rispose in maniera secca e decisa, mostrando una certa riluttanza a tale argomento. Saven aveva appena toccato un tasto dolente.

-Ma sentiti... -Sghignazzo Saven fissando la reazione del giudice.-Beh a corte si vocifera di un certo interesse che hai per una certa persona... dopo la tua ultima storia con quella cantante lirica, Bryneli. Mi pare si chiamasse così.- Rivangando alla memoria del giudice un nome che lui non sentiva pronunciare da almeno cinque anni.

-Quelle furono solo delle voci!-Righiò Gabranth mostrando tutta la sua rabbia, lui non aveva mai dimenticato. -Non ho il tempo per simili assurdità.

-Non ti scaldare... -Saven cercò di rabbonirlo notando l'evidente nervosismo del suo amico, prima di riprendere l'argomento.- Non lo metto indubbio... ma sia io che te lo sappiamo che "non erano solo voci quelle", sei stato per diverso tempo l'amante di quella donna sposata, oltretutto fingendoti il fidanzato della figliastra... e il risultato sappiamo tutti com'è andata

Voci di corridoio mi hanno detto di te e Chantal... sono informato al riguardo, sappilo. Non è che Chantal ti ricorda tanto lei, quella nabradiana? La tua ex?

Gabranth distolse lo sguardo da Saven per spostarlo altrove, soffocò un ringhio mentre cercava di deglutire a fatica. Ma era evidente il suo disagio. Saven non si era sbagliato. Gabranth poi riprese parola.

-Quella storia mi pare essere stata chiusa due anni fa. Chantal non centra nulla con ciò... non lo sa nemmeno Drace.

-Uno dei tanti capitoli bui della tua vita. Comunque nominando anche Drace... so che non corre buon sangue con la tua pupilla.

-Si, quelle due si odiano. Il temperamento di Chantal non aiuta, dovrebbe rispettare i ruoli... Drace lo stesso... e...-Gabranth non andò oltre, non voleva pensare a quelle cose, le trovava stupide.

-Beh sei stato tu quello che quando mi ha parlato di Chantal, ponendo attenzione al suo modo di fare... distinto. Per chi non è imperiale come voi due è facile distinguersi. No?- Cercando di saperne altro.

-Non è quello. Chantal di norma tende a rispettare la gerarchia, ma con Drace il più delle volte e con altri giudici, non sa stare al suo posto.  Finché godiamo dell'appoggio dell'Imperatore e del suo favore, la cosa è tollerata... ma cosa succedesse se non ci fosse più? -Gabranth espresse la sua preoccupazione.

-Non mi stupisce se quella ragazza sia così arrogante, visto l'enorme potenziale che possiede. Dopo tutto, se lavora a stretto contatto con Cid e con te dimostra per forza di cose di avere talento e ne ben consapevole. Comunque mi pare di capire che ci siano altri problemi? -Aggiunse Saven mostrandosi sicuro delle sue parole.

-Fosse solo questo...- Sospirò Gabranth pensando a tutte quelle cose che gli davano ansia, da Larsa a suo fratello Basch.

-Sei fin troppo protettivo verso Chantal... Un conto è il tuo incarico con Larsa. Ma Chantal... beh penso che sappia quello che fa. Per il resto come ti va?-Domandò l'huma.

-Il solito. -Rispose Gabranth non scomponendosi più di tanto.

-Con le ultime notizie provenienti da qui, immagino tu abbia avuto il tuo bel da fare. -Disse Saven riferendosi alla nomina di Console di Vayne e l'assalto al palazzo da parte dei ribelli.

-Ci sono ancora delle questioni da risolvere.- aggiunse in fine Gabranth, a quelle parole Saven capì molte più cose di quanto il suo amico non volesse dire.

-Ancora lotti con i fantasmi del passato?- Chiese Saven abbassando lo sguardo, prima di riprendere parola.- Devi andare avanti... 

Concluse il ricercatore, con un'espressione abbastanza seria e un tono di voce grave. Non aggiunse altro alle sue parole.

Saven sapeva benissimo quanto Gabranth odiasse parlare del suo passato, quello non era di certo un buon argomento di conversazione. 

L'espressione sul giudice archadiana si era fatta cupa e livida di rabbia tanto da spaventare quasi Saven, lui non aveva mai visto l'amico in quello stato, ma poteva benissimo leggere l'odio e il rancore che si annidavano nei suoi occhi ambrati.

A quel punto Saven cercò di cambiare discorso.

-Hai mai pensato di prenderti qualche giorno per te?

La risposta di Gabranth si fece attendere, ma arrivò con un tono di foce freddo e privo di qualsiasi emozione.

-No. Ciò che più conta adesso è il bene dell'Impero, ha la massima priorità.

A quel punto Saven si lasciò sfuggire un commento che non piacque al suo amico, che lo innervosì molto.

-Prima quando ti occupavi di tua madre eri più umano, ma dalla sua morte sei cambiato... Per Faram, cosa ti è successo?- Disse l'archandiano abbassando la testa e scuotendola.

-Quel giorno, è nato Gabranth.- ammise il giudice guardando dall'alto in basso il suo amico.

-Così è ingiusto Gabranth, con quello che ti è successo, tu meriti molto di più...-Saven venne bruscamente interrotto dal giudice che aveva aggrottato le sopracciglia.

-Questo...!?- fece presente Gabranth e Saven non pote che annuire silenziosamente, nella stanza l'aria si era fatta pesante e si poteva percepire chiaramente una certa tensione tra i due.







*Archades-Magistero-Ufficio del Giudice Zargabaath*




Nella città imperiale, in particolare nell'ufficio del Giudice Magister Zargabaath capo della sesta divisione e comandante della 12 flotta e dell' Alexander.

Zargabaath era uno tra i giudici più anziani rispetto agli altri dodici, molti di loro erano poco più giovani di lui per qualche anno. Nonostante ciò Zargabaath dall'alto della sua esperienza, pur essendo uno dei giudici più silenziosi assieme a Gabranth, si dimostrava quello con più moderazione.

Specialmente era quello che cercava di smorzare i toni, soprattutto tra Drace, Bergan ed altri. 

Era un uomo fedele all'Impero piuttosto che all'imperatore. Sapeva stare al proprio posto come gli veniva richiesto ma sapeva anche tenete a freno la lingua.

Pur non parlando apertamente contro Vayne come invece la sua collega più giovane, Drace faceva, Zargabaath si guardava bene da non sfidarlo apertamente conscio della posizione del figlio di Gramis.

Conoscendo la mancanza di scrupoli che il suo giovane signore infliggeva ai suoi nemici.

Diversamente da Vayne e molti altri giudici, Zargabaath era ben consapevole del suo ruolo e di ciò che la posizione comportava, soprattutto dei suoi lati più nefasti.

Era quello che fungeva ed agiva come voce della ragione. Più di una volta si era trovato a moderare i termini di un'accesa discussioni tra giudici, in particolare Drace e Bergan.

L'argomento della discussione quella volta non poteva essere che il comportamento di Lady Chantal. Drace si stava lamentando della mancanza di rispetto dei ranghi da parte della giovane dalmasca,  Bergan invece dal suo lato non faceva che dire quanto quelle due non fossero poi tanto diverse, alludendo al comportamento fastidioso di entrambe.

Lui era dell'opinione che Chantal sarebbe stata buona ad altro e non prendeva di certo la considerazione a suo pari,  mentre considerava  Drace una spina nel fianco che andava al più presto sistemata prima o poi.

-Io ti consiglierei di darvi una calmata, Drace... tu e Lady Chantal non siete poi molto diverse. Al riguardo... quella cagna sta dimostrando qualche utilità.

-Certo... finché vi fa comodo. Del resto so che tipo di stima potrebbe avere uno come voi. -Ribbaté con rabbia Drace inferocita dalle squallide insinuazioni di Bergan.

-Volete darle una lezione?... Poi dovreste vedervela con Gabranth. Quel cane è da parecchio che c' ha messo su gli occhi. Ti ricordo che gode dell'appoggio di sua Eccellenza.- rispose pressante Bergan ricordando a Drace i favoritismi di cui godeva Chantal.

-Come può quella godere così del favore dell'Imperatore, cosa sappiamo di questa ragazza a parte la sua provenienza?- Drace sollevò delle domande che effettivamente avevano bisogno di una risposta in qualche modo.

-È una cosa che vorremo sapere tutti. Non siete l'unica che se lo chiede.- Rispose il giudice Bergan con un sorriso crudele dipinto sul suo volto. Più che un sorriso era un ghigno malevole alle sue parole piene di veleno.

-Al riguardo, Giudice Bergan, Lady Chantal a dato solo delle generalità. Quanto bastava a finché quello che si sapesse su di lei fosse accettabile e in ciò non ci vendo nulla di male, ne voler essere riservati. E poi è sotto la supervisione di Gabranth... se avesse nascosto qualcosa ci penserebbe lui a sistemarla.

Attualmente Chantal, non è solo una degli assistenti del giudice Gabranth, ma visto il grande interesse per il lavoro del dottor Cid e delle sue ricerche. Le è stato consentito di affiancare Cid nel suo lavoro. Ciò nonostante si è dimostrata all'altezza di entrambi i ruoli.-Ricordò loro Zargabaath.

-Davvero insolito... questa mi ricorda la storia di qualcun altro.-Sghignazzò Bergan con un'altra delle sue allusioni.

-Giudice Bergan, la ragazza si è mostrata degna del favore di sua Eccellenza. I risultati dell'Accademia Imperiale parlano chiaro. Non solo sta dimotrando un ottima gestione dei compiti che il giudice Gabranth le affida, con questo come la mette?- Lo affrontò Zargabaath, l'intervento non piacque a Bergan.

-Interessante... ma mi pare che Chantal per i vari favoritismi non comprenda bene la gerarchia. Come potete pensare che possa essere un buon giudice se continua ad avere questo disprezzo verso l'autorità? Non vi pare un controsenso Zargabaath?- Sottolineò aspramente Drace seccata da tutto quel parlare di Chantal, rendendo evidente un piccolo controsenso.

-Lei è ancora un'apprendista, è ancora giovane ed è naturale che mostri ancora una certa immaturità. -Zargabaath cercò di spezzar una lancia a favore della ragazza, ma Drace non era poi così convinta.

-Larsa di certo è educato meglio.- Drace rispose spazientita, al suo commento Bergan scoppiò in una fragorosa risata, cogliendo l'opportunità di lanciare un'altra delle sue insopportabili frecciatine.

-Beh a questo punto penso di capire perché abbiano voluto dare Chantal a quel cane. Quei due si somigliano.-Fece prima di scoppiare a ridere, una risata che non aveva nulla di divertente al contrario era abbastanza disturbante e fastidiosa.

-Quel cane... come lo definite voi, è il più capace di tutti.-Gli ricordò Drace in preda da un altro dei suoi feroci rimproveri.

-Giudice Bergan io non condivido la vostra opinione al riguardo, sono più del parere di Drace. Gabranth penso che sia la figura più adatta per la giovane Chantal e il suo temperamento.-

Fece presente Zargabaath guardando i due giudici fissi di fronte alla sua scrivania, seduti su due poltrone di velluto rosso. Bergan si dimostrò contrario a quanto daetto da Zargabbath, Drace invece alla reazione del suo pari scosse la testa in dissenso, odiava quel uomo con tutta se stessa.

Si senti rincuorata dalle parole di Zargabaath... ma allo stesso tempo non gli piaceva che fosse così indulgente nei modi verso Chantal, quella ragazza non meritava tutte quelle attenzioni.








*Rabanastre-Palazzo reale*





Dopo la sua ultima uscita Chantal passò i restanti cinque giorni, chiusa nel palazzo di Rabanastre ad occuparsi dei suoi impegni con il Dottor Cid e Gabranth.

Con il giudice il suo rapporto si era parecchio raffreddato, lui non aveva più preso il discorso della cena con lei. Trovava il comportamento della giovane veramente contraddittorio.

Un attimo prima Chantal andava dichiarando il suo odio per Dalmasca e le sue origini, un attimo dopo le rivendicava dicendo che non poteva accettare un innocuo invito a cena perché visto il posto in cui  si trovavano, era inammissibile che una donna dalmasca potesse intrattenersi con un imperiale, giudice o no che sia.

Quella era decisamente la più stupida scusa che aveva mai sentito,  sarebbe stato più semplice dire no. Che poi non era di certo la prima volta che passavano del tempo insieme, per via del praticantato,  molte volte Chantal era stata a casa sua per aiutarlo nel finire tutta una serie di documenti, che consisteva in lavoro "extra".

C'aveva pure passato la notte lì. Satine, la governante del giudice, una donna sulla trentina ed archadiana di nascita avrebbe potuto testimoniare la cosa.

Visto i vari impegni urgenti Gabranth sapeva che avrebbe dovuto mettere da parte la situazione per riprenderla più avanti.

I giorni passarono senza intoppi,  Chantal era presa dai suoi impegni, mantenendo sempre un modo di fare freddo e mostrando un vivido disprezzo per tutto ciò che era dalmasco.

Per tanto si dedicava anima e corpo ai suoi impegni, anche se in verità iniziavano ad annoiarla, con Cid non stava trovando nulla di interessante e con Gabranth si doveva occupare solo di documenti cartacei.

Era oltre che annoiata anche stressata, non sopportava quel posto sentiva e percepiva solo negatività da ogni parte. Ovunque posasse lo sguardo c'era sempre qualcosa che non andava e a cui non voleva assolutamente pensarci.

Gli allenamenti non aiutavano la situazione e Gabranth si accorgeva della mancanza di attenzioni della ragazza. 

I servi saputo delle origini dalmasche della ragazza, quasi non riuscivano ad accettarlo. Guardavano quasi con disprezzo la giovane donna, anche Arla quando lo aveva saputo non ci volle credere. Ma poi dovette rassegnarsi, si sentiva decisamente delusa, arrabbiata e indignata.

Come poteva una sua compatriota servire e giurare fedeltà all'Impero che aveva distrutto la sua patria, quale senso dell'orgoglio questa persona poteva avere? Con quale faccia e coraggio poteva andare in giro ad affermare di essere una dalmasca, di aver del amor proprio e di non scendere a compromessi?

Quando in verità era la prova vivente di una sporca doppiogiochista, senza un briciolo di orgoglio ed ideali. Quasi una meretrice che in cambio di una misera posizione di potere, si svendeva al primo imperiale.

Come poteva? Sapeva più di impero che di Dalmasca, una donna dalmasca non avrebbe mai avuto tali ideali. Lei dell'essere dalmasca non aveva proprio nulla. 

Chantal dall'altra parte dimostrava di avere una faccia tosta mai vista, dimostrando di non temere il disprezzo e il profondo dissenso dei domestici mostravano nei suoi confronti.

Diversamente dai dalmaschi i soldati imperiali, avevano un comportamento decisamente migliore e sicuramente più rispettoso. 

Al di là di tutto ciò Chantal andò avanti per la sua strada, aspettando l'occasione di poter avere abbastanza tempo libero per agire. Dopo altri giorni ancora avrebbe avuto di nuovo alcuni giorni liberi e ne avrebbe approfittato per uscire in giro per la città.

La dalmasca attraversò il più rapidamente possibile le varie sale del palazzo, desiderava disperatamente uscire nella maniera più rapida. 

Ad ogni suo passo sentiva una stratta allo stomaco, oltre l'enorme senso di fastidio. Inziò a scendere una rampa di scale, i suoi pensieri non facevano che ribadire quanto bel posto fosse una tomba.

Chantal dovette rallentare il ritmo mentre raggiungeva la fine delle scale.

-Lady Chantal!- una voce forte e poderosa, risuono per tutto l'ambiente delle scale,  richiamando l'attenzione della giovane dalmasca.

Chantal sospirò rumorosamente, girandosi di malavoglia. Una figura corazzata si trovava in cima alle scale, ad una certa distanza da lei. Una luce chiara che filtrava da una delle finestre poste in fondo alle scale evidenziava ancor di più la figura nera del giudice e la sua armatura, facendola risplendere.

-Qualunque cosa sia, vostro Onore.. Gabranth.- disse con malcelato fastidio e anche abbastanza irritata.-Non sono dell'umore giusto.- Si limitò nel dire.

-Dove state andando?- Chiese lui, scegliendo appositamente di ignorare la sua dichiarazione. -Cos'è quel comportamento?-

-Ho bisogno di camminare! E fare una passeggiata.- Affermò con fermezza la ragazza.

-Cosa intendi, con una passeggiata? Anche adesso stai camminando...- indicò lui.

-Cos'è uno dei vostri interrogatori?- Scattò irritata Chantal, quando si toccava la sua vita privata diventava estremamente aggressiva, voltandosi di spalle al giudice e scendendo gli ultimi gradini, incamminandosi lungo il corridoio.

-Sto uscendo da questo palazzo per qualche ora! Ne va del mio benessere al  meno!

-Non puoi farlo! Ci sono ordini precisi ed è richiesta la vostra presenza qui.- Le disse Gabranth in modo condiscendete, con l'espressione del suo viso che si induriva da sotto l'elmo.

-Sono più di nove giorni che sto rinchiusa qui a svolgere i vari ordini che ricevo da voi e il Dottor Cid, senza lamentarmi. Ed oggi che finalmente ho del tempo per me, tu vuoi costringermi a stare qua? In questo posto che odio più di tutto.

-Gabranth, ein Vogel in einem Käfig, singt nicht vor Liebe und singt vor Wut.

(Gabranth, un uccello in gabbia, non canta con amore e canta di rabbia)

Gli urlò Chantal esasperata, mostrando la sua rabbia. Quel affermazione in landisiano così improvvisa, fu sufficiente a rendere il Giudice Magister senza parole.

Dopo un lungo silenzio, Gabranth prese parola. -Facciamo così...- Disse, approfittando del silenzio -Proviamo di nuovo.

Chantal gli lanciò un lampo d'odio che il giudice colse, la dalmasca trasse un lungo respiro, cercando di rimanere il più calma possibile.

-Vado a fare una passeggiata...-Si espresse lentamente, in modo da assicurarsi che Gabranth la sentisse bene.

-Non ho bisogno che tu mi ribadisca quali sono i miei doveri, lo so perfettamente da me. E no, non ho nemmeno bisogno che tu mi accompagni... oltre che tu di questo posto non sai nulla.
Sono adulta e non ho bisogno di una bambinaia, capisci cosa sto dicendo? Ich muss unbedingt alleine sein.

Gabranth la guardò ancora, attraverso il suo elmo oscuro, desiderando per una volta di non indossare quel elmo maledetto, Chantal percepì bene quanto il giudice fosse arrabbiato davvero.

In quell'istante sapeva che poteva decidere se voleva davvero sfidarlo in quel modo come aveva fatto agli inizi della loro conoscenza o cercare di calmare le acque.

Per sua scelta scelse di assecondare la prima opzione e sfidare apertamente Gabranth.

-Bene...-Affermò con tono piatto.-Mi pare tu abbia capito, ora se vorrai scusarmi ma vado a cambiarmi per uscire...
-
Gabranth stava fumando.

-Cosa hai ottenuto da lei? Pensa... solo perché è tornata qui a Rabanastre si sente ad un tratto in diritto di sfidare apertamente gli ordini?... E Pensare che lei è quella che fino a qualche settimana aveva paura di tornare qui... deve proprio non sopportarlo. 
Chissà la sua famiglia....- Una voce arrivò dal profondo della sua mente, mentre altri pensieri gli invadevano la testa con pareri discordanti.

Forse Chantal stava cercando la sua famiglia e per quello che usciva, dopo avergli fatto alcune confidenze al riguardo. Gabranth si interrogò se non fosse per quello, il motivo delle varie uscite.

-Ritornare qui deve essere stato difficile dopo tutto questo tempo, senza avere un idea su dove possa trovarsi la sua famiglia. Da quando è qui chissà se ha avuto modo di trovarli... so bene cosa si prova.... specialmente adesso.

Gabranth continuava a pensare mentre vedeva Chantal farsi sempre più piccola mentre si dirigeva verso le sue stanze. Gli venne alla mente una frase che la ragazza che gli aveva detto qualche tempo fa.

-Io... non sono la stessa persona... che ero una volta.

Gabranth era stato molto vicino da chiederle sottilmente se voleva fare due passi con lui, ma si era visto stroncato sul nascere dalle parole di Chantal, che non aveva alcuna intenzione di fare un giro con lui per Rabanastre.

Considerato gli ultimi attriti tra loro, Gabranth convenne che la sua assiste sarebbe stata sicuramente più felice se avesse fatto come desiderava. Considerando il suo umore altalenante.

Sensa pensarci, il giudice aveva finito col seguire la figura della sua assistente ed adesso si trovava vicino hai suoi alloggi, ci vollero alcuni minuti prima di raggiungerla.

La porta delle stanze di Chantal improvvisamente si aprirono senza preavviso, sbattendo violentemente senza cerimonie contro le pareti del palazzo, sollevando efficacemente Gabranth dai suoi pensieri turbolenti.

A differenza del modo poco aggraziato con cui la ragazza l'aveva aperta, richiuse la porta lentamente, poi si voltò ad affrontare il giudice.

Quella non era di certo la prima volta che lo affrontava, già in passato ne aveva avuto modo. Gabranth era dal canto suo, grato all'elmo che indossava, così almeno Chantal non sarebbe stata in grado di vedere la sua mascella cadere incredula.

-Avete l'intenzione di andare vestita a quella maniera?-Indicando gli abiti della ragazza, quello era tutto ciò che poteva dire.

Non voleva risultare offensivo, ma a quanto parve il risultato non fu quello sperato.

-Il mio abbigliamento non ha niente di sbagliato, al contrario del vostro!- Replicò incrociando le braccia, indicando poi l'armatura del giudice.  Al posto della sua solita uniforme nera, Chantal indossava abiti civili.

Gabranth contrasse la mascella e le rispose di getto.

-Mi permetto di dissentire. Dove è l'uniforme?

Gabranth doveva ammettere che era stato interessante vedere quanto un cambio di guardaroba potesse modificare una persona. Quella  era una delle poche volta che la vedeva con qualcosa di diverso a parte la solita uniforme nera.

Ora la differenza in lei era decisamente sorprendente. Era entrata nella sua stanza con l'aspetto di una regale archadiana ed era uscita... come qualcosa che assomigliava molto ad un cittadino dalmasco, ma con un'enfasi maggiore sull'ordinario.

In quei giorni l'aveva vista anche indossare alcuni abiti tipici dalmaschi, ma di foggia molta più elaborata, e il risultato era magnifico non sembra una persona comune, rispetto al suo solito modo di vestire quando stava ad Archades.

Nel complesso l'abbigliamento di Chantal era estremamente semplice, composto da un semplice abito bianco di cotone col profondo scollo a barca e le maniche lunghe, la cui gonna era molto corta con due spacchi ai lati.

A torno ai fianchi portava una cintura a cui erano appese le sue due pistole, portava un paio di stivali stringati col tacco.

Un abbigliamento semplice per lui, ma quello era il problema. Se gli abiti e i tessuti usati non avevano segni rivelatori di essere fatti su misura, lui l'avrebbe considerata una contadina.

Una molto bella

-Sono terribilmente dispiaciuta vostro Onore.- il suo tono era leggermente caustico. -Vorreste che indossassi l'uniforme con questo caldo? A differenza della frescura che il palazzo offre durante le ore diurne, quest'abito si adatta meglio al di fuori di esso. Non vi pare?-

La risposta del giudice non tardò ad arrivare, rivelandosi piuttosto acida.

-Sembri un plebeo.- Brontolò, pronunciando ad alta voce la sua opinione al riguardo.

-Si... è questo potrebbe essere un concetto difficile da afferrare.- Gli passò accanto, senza preoccuparsi minimamente delle sue parole o di informarlo su dove fosse diretta.

-Quand'è che tornerai?- Fece lui. Chantal si voltò allarmata dal modo in cui era stato così diretto. Aveva in mente di andare in un posto, ma non aveva alcuna intenzione di dirlo al giudice, ne sarebbe andato del raggiungimento dei suoi obbiettivi.

-Ti ho fatto una domanda!- Le disse lui, osservando i suoi occhi spalancati.-E mi aspetto una risposta.- Chantal sussultò per brevi istanti, vedere Gabranth così doveva ammettere le faceva un certo effetto.

-Quand'è che tornerai?- Si ripeté pericolosamente.

-Sarò di ritorno prima di sera.- 

-Bene, come desideri.-Le rispose freddamente, guardandola allontanarsi da lui con espressione distaccata. Era quindi questo che la sua preoccupazione nei suoi riguardi meritava?

-Se non avessi avuto modo di conoscerti Gabranth...- dichiarò la voce di Chantal mentre si allontanava, ad alta voce in maniera che potesse sentirlo mentre si avviava verso la fine del corridoio. -Direi che ti preoccupi eccessivamente per me.

Girò velocemente l'angolo e sparì alla sua vista.

Gabranth serrò entrambe le sue mani guantate in due pugni. -Se non sapessi come sei...- sussurrò, ferocemente arrabbiato con se stesso per aver sentito le parole di lei in quel modo.-Direi che avevi ragione.

Finalmente fuori da palazzo Von Rosen si era occupata dei suoi impegni con il clan Centurio, in cui aveva superato brillantemente la prova diventando a tutti gli effetti uno dei suoi nuovi membri.

Sfortunatamente non tutti i suoi piani erano riusciti, non era ancora riuscita a trovare la resistenza e mettersi in contatto con loro.  Ogni volta che si era avventurata nella Città Bassa, si chiedeva dove potevano nascondersi, era certa che il loro nascondiglio doveva essere lì a quanto aveva visto dai rapporti di Gabranth.

Eppure nemmeno il suo potere di percepire i sentimenti e le emozioni altri, si stava rivelando utile. C'erano troppi sentimenti anti imperiali annidati in quel posto che rendeva difficile la localizzazione di un singolo gruppo o individuo legato alla Resistenza.

Era certa che i ribelli erano li. Per tanto Chantal ore dopo il suo impegno al clan, si diresse ai quartieri bassi di Rabanastre.

Cercò di passare inosservata nella Città Bassa, ma risultava impossibile, tutti la guardavano con sospetto, quella per Chatal era da considerarsi la prassi.

Vi passò parecchie ore nei bassi fondi alla ricerca di qualche indizio che la portasse al covo della Resistenza, fin quando questo suo ostinato cercare non fu premiato.

Notò un ragazzo all'incirca della sua età, aveva un modo di fare insolito e una certa agitazione, come se avesse il paura di essere visto. Il suo stato d'animo non sfuggì allo sguardo di Chantal.

Gli occhi della cacciatrice si posarono fissi sulla figura del ragazzo che si stava dirigendo verso un deposito pieno di scatole in legno e mal illuminato. Lì Chantal aveva notato che il posto era poco frequentato,  notava che d'avanti a quel posto c'erano sempre più o mene delle facce simili.

Guardando attentamente percepì in loro un sentimento oltre che di ostilità, anche una sorta di atteggiamento guardingo e una forte sentimento d'allerta.

Non aveva mai visitato quel posto, durante i lunghi sopralluoghi nei bassifondi, molti degli sbocchi portavano ai canali nelle fogne o ad altri edifici in superficie, tra cui lo stesso palazzo reale.

Chantal decise di seguire silenziosamente il ragazzo, era una cacciatrice sapeva come seguire la sua preda risultando invisibile ai suoi sensi. Non appena vide il ragazzo entrare in un ingresso ben celato tre le varie casse ed arazzi, decise di avanzare, ma una voce che ben conosceva la fermo dal proseguire, era l'uomo anziano che aveva conosciuto qualche tempo prima. Dalan.

Il vecchio le si avvicinò sorridendo dicendo che quello non era posto per lei.

-Vi siete persa? Mia signora quel posto non fa per voi... siete sicura che è ciò che volete?

Chantal lo guardò poco convinta, lei di lui non si fidava anche se gli aveva chiesto informazioni sulla resistenza e di tacere al riguardo. Sapeva che Dalan era un timo molto sveglio, probabilmente stava cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.

La ragazza non rispose alle parole del vecchio, guardò dritto d'avanti a se, appena sarebbe entrata in quel posto sapeva che da lì non sarebbe più potuta ritornare su suoi passi.

Varcò senza esitazione la soglia, lasciandosi dietro Dalan, percepì subito un cambio di atmosfera, qualcuno era molto teso e lo sentiva pronto ad attaccarla. Stava per succedere qualcosa e lo percepiva, si preparò a rispondere.

I suoi piedi fecero qualche passo quando si vide circondata da alcuni uomini armati pronti ad assaltarla, al loro minimo movimento, Chantal lanciò su di se Haste, raddoppiando così la sua velocità.

Balzò rapidamente in avanti, usando uno di quegli uomini come trampolino per saltare e raggiungerli alle spalle. Con rapidi colpi, attentamente calibrati  colpì alcuni di loro che si trovano su entrambi i lati.

Non diede loro il tempo di reagire, che Chantal, zigzagando tra loro cercò di evitare i colpi per poi rispondere duramente, tanto da procurare loro un immenso dolore.

-Quella dannata si muove in maniera decisamente strana. -Costatò uno dei pochi dalmaschi rimasti in piedi, un uomo avanzando uscendo dalla penombra per avvicinarsi a Dalan.  Gridò al suo sottoposto di allontanarsi dalla ragazza.

-Adam allontanati, contro di lei non hai speranze.- Gli urlò, e l'uomo di ritirò come gli era stato ordinato.

La figura incappucciata vicino a Dalan, si voltò verso  Chantal chiedendole il suo nome, non c'era alcuna dolcezza nella sua voce che risuonava feroce ed aggressiva.

-Tu! Qual'è il tuo nome.-Le ruggì contro, Chantal dal canto suo si era fatta cupa in voltò mostrando apertamente la sua ostilità nei suoi confronti. Al suo posto rispose Dalan.

-È un'imperiale ed è una famosa cacciatrice proveniente dalla Costa Phon, di recente si è appena unita al Clan Centurio. Ed è molto conosciuta col nome di Princess. Stando a quanto mi hanno riferito...

-Giuro che lo uccido quel aviopirata!-Pensò la giovane cacciatrice.

-Dunque che siete venuta a fare qui? Che cosa state cercando?-Ruggì ancora l'huma incappucciato vicino a Dalan, il suo umore non era dei migliori. Non aiutava il fatto che un'imperiale lo stesse cercando e con facilità assoluta lo aveva trovato.

Già in precedenza l'aveva osservata  e fin da subito non le era piaciuta, dalla scena del bambino ne era chiaramente un valido esempio.

Prima di darli una risposta Chantal respirò ed ispirò, lo guardò come se d'avanti si trovasse il peggiore dei suoi nemici e poi prese parola. La sua voce risuonò decisa e dura, carica d'odio e disprezzo pur non attaccando direttamente l'huma che la stava squadrando.

-Non ti devo alcuna risposta alle vostre domande. Cercò la Resistenza e mi sembra di aver trovato solo un branco di rammolliti al suo posto.

-Forse sei tu ad essere nel posto sbagliato.-Gli rispose l'huma sullo stesso tono di Chantal.
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-Ich denke nicht, Captain Azzelas! Einer der Hauptkapitäne des Ordens ist der Anführer dieser Rebellen. Sag mir, was hat dich dazu gebracht, so tief zu fallen, so viel zusammen mit diesen Verderben in den Abwasserkanälen zu kriechen?

Disse la donna, mentre un ampio e luminoso sorriso comparve sfacciatamente sul suo volto, i suoi occhi brillarono luminosi alla vista della situazione in cui quel uomo, che un tempo era stato un grande cavalie dalmasco, ora si trovava a vivere.

Chantal sentiva la rabbia e i sentimenti d'odio provenire dall' ex cavaliere dalmasco, a quel punto gli scoppio letteralmente a ridergli in faccia sfacciatamente come non aveva mai fatto prima.

-Bist du noch nicht müde? Glaubst du wirklich, dass du lange genug lebst, um deinen Traum wahr werden zu lassen?

Vossler rimase silenzioso scegliendo di ignorare le sue parole, mentre Chantal lo fissava compiacita di quella situazione, sapeva che non doveva esagerare. Eppure una  voce  dentro di se le gridava a gran voce... 


Uccidi il traditore! Ammazza quel lurido figlio di una cagna... versa il suo sangue nel nostro nome.

Fallo appezzi. Dirtuggili e togli loro ogni cosa così come hanno osato fare. Distruggi il traditore! Costui lo è! La sua sola esistenza è un oltraggio a noi. Uccidi l'ignobile huma!

L'Irato si era risvegliato e come lui, Chantal era pervarsa da un'ira cieca. 

Entrambi condividevano molto, ma Chantal era decisa ad avere il controllo assoluto sulle proprie emozione e sul raggiungimento dei propri obbietti. 

Ben si guardò dal assecondare la sua natura e il violento impulso di uccidere quell'uomo. Non poteva farlo, quello non era il suo fato. Ne aveva bisogno.

In passato aveva ucciso per molto meno e nella maniera più atroce possibile chi osava crearle ostacoli. Quel uomo non poteva essere toccato, non al momento, si ricordò il motivo per cui era li, quindi provvide a far scomparire il suo sorriso dalle sue labbra e riacquistare la sua solita espressione stoica a favore di un atteggiamento più serio.

-No, io sono esattamente dove dovrei essere.- Rispose Chantal mostrando al capita non unaltro lato della sua persona.

-È cosa vuole una cacciatrice da noi? Il brivido di un'avventura? -Le domandò l'ex cavaliere scrutando la fanciulla, poco convinto delle sue risposte.

-Ciò che mi spinge è qualcosa che sfugge alla vostra comprensione.- Ancora una non risposta vaga da parte di Chantal, quella donna non gli stava rispondendo come doveva.

Le sue parole evasive non avevano senso ai suoi occhi.

-Venite qui, dicendo di cercare qualcosa di cui noi non comprendiamo nemmeno l'esistenza. Forse avete perso il senno e di certo questo non è esattamente il luogo dove cercare, il vostro qualcosa. -Fece lui evidentemente seccato dal modo di fare della ragazza.

-Ve lo ripeto Capitano, così da potervi essere chiaro. Io sono nel posto giusto e no, non sono fuori di testa. Io non sbaglio mai.

-E dovrei credervi? Chi vi credete di essere? Qui non siete nella posizione di dettar legge... Conosco le persone come te, non siete altro che una spia dell'impero.- Le ruggì Vossler in faccia assottigliando gli occhi, mostrandole tutto il suo disprezzo.

-Capitano, a presentarmi è stato quel vecchio.-Si riferì a Dalan continuando a parlare- E in tutta risposta... non siete curioso di far luce sulla sorte di Dalmasca?- Velatamente lo canzonò, Vossler si mostrava sempre sulla sua difensiva, poco incline ad ascoltare le sue parole.

-Non siete curioso del destino di Amalia?- Bastò fare quel nome che Vossler di colpo impallidì sussultando sul posto, Chantal non potè che sentire le sue emozioni.

Ora aveva tutta l'attenzione di quel uomo, poteva farne ciò che voleva. Chantal sapeva che quel povero diavolo le voleva disperatamente chiedere di Amalia, ma lei non ne aveva la ben che minima intenzione di rispondere alle sue domande.

Quando sarebbe stato il momento è se gli sarebbe andato, lei avrebbe parlato. Ma fino ad allora, Chantal era fermamente decisa a condurre lei il gioco dove voleva ed imporre le sue regole.

-Ora che ho la vostra attenzione Capitano, che ne dice di metterci d'accordo. So che troverà la mia offerta decisamente interessante

A quelle parole, Vossler era certo di odiare quella donna, il suo sorriso, la sua sfacciataggine, la sua arroganza, lo disturbavano profondamente come pochi.

Chi diavolo era e cosa voleva da lui, come faceva a conoscere così tante cose.

Vossler era evidentemente allarmato da tutto e nei confronti di Chantal era pronto ad aspettarsi qualsiasi cosa, sicuramente il peggio.





Allora... mie luminose stelle eccovi un altro tanto atteso capitolo... e qui ne avremo di belle.. Gabranth e Chantal avranno un loro piccolo momento al quanto esilerante... e poi finalmente vedremo Vossler... 
Chantal è riuscita finalmente a trovare la Resistenza, vediamo come se la caverà trattare con Vossler, conoscendola lo tiene per le palle... 
Abbiamo anche l'introuzione di una vecchia conoscenza di Gabranth e scopriamo qualcosa di più sulla sua vita e la misteriosa Bryneli... 
E poi abbiamo il mieterioso personaggio di inizio capitolo... oddio nella parte del suo monologo volevo rendere il personaggio affranto, distrutto e dilaniato dalla rabbia, dolore, rancore e sentimento con un odio sviscerale per la famiglia reale dalmasca.
Volevo anche che patteggiasse per l'impero... ma vivesse sentimenti fortemente contrastanti e contraddittori... come se nemmeno lei sapesse bene cosa volesse veramente... ma fosse solo in balia dei suoi sentimenti... spero di esserci riusita e se no mi sforzerò di migliorare.
Il titolo di questo capitolo è un verso della canzone di Max Pezzali -Non Lo so.. su cui ho scritto anche una bellissima storia.Ciò che porti dentro non si dimentica.
Riguiarda i sentimenti di Chantal e di altri personaggi... il loro sentimenti positivi o no che si portano dentro... condizionano le loro scelte e i loro legami. E anche volendo non potranno dimenticarlo mai.
Raga io vi saluto al prossimo capitolo.
Daistiny






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