Yume Shiro

di Kumiko_Walker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Ragazza dalla Velocità della Luce ***
Capitolo 2: *** In Giro con Shin ***
Capitolo 3: *** Se si Diventa Scout della Squadra, Tutto può Succedere ***
Capitolo 4: *** Risveglio e Bacio ***
Capitolo 5: *** Contro I Dei del Mare ***
Capitolo 6: *** Shinryuji Naga e Sado Strong Golems ***
Capitolo 7: *** Ojo White Knights .vs. Deimon Devil Bats ***
Capitolo 8: *** Yamato e Aiuto-Allenamenti Christmas Bowl ***
Capitolo 9: *** AMERICA?! ***
Capitolo 10: *** Russia, Militaria, Germania e Mr Don ***
Capitolo 11: *** Casinò, Proposta, Finale, Arrivederci! ***
Capitolo 12: *** 2 anni dopo ***



Capitolo 1
*** La Ragazza dalla Velocità della Luce ***


Yume Shiro
Capitolo 1: La ragazza dalla Velocità della Luce



Era una giornata come tante: il sole splendeva, gli alberi venivano mossi leggermente dal vento, gli uccellini cinguettavano sui rami. Tutto perfetto, tranne per una persona.
Una ragazza che sfrecciava tra la gente alla velocità della luce: Yume Shiro. Una persona strana: lunghi capelli rossi scuro ed occhi verdi chiaro, con un fisico snello ed alto, con grandi forme. Doveva assolutamente andare vedere se era ammessa alla Ojo Hight School.
Si era ritrovata davanti alla magistrale scuola: bianca con il tetto blu.
Subito davanti alla scuola c’era un cartellone con scritto sopra gli ammessi. Yume guardò il suo biglietto: 999.
La ragazza, senza genitori e con due fratelli maggiori gemelli che non avevano finito la scuola, voleva assolutamente entrare in quella scuola privata. Si era messa sotto a studiare, per svariate notti (perché di giorno lavorava come cameriera ad un Maid Caffè) e aveva dormito solo 3 ore al giorno. Però, lei, era sempre andata bene a scuola, 10° o 11° negli esami di metà e fine trimestre.
Osservò velocemente tutto il tabellone e pregò di essere ammessa. Poi lo vide: esattamente al centro, il numero 999.
Quasi non urlò di gioia, si trattenne e si limitò a sorridere e alzare leggermente il pugno chiuso, in segno di vittoria. Tra una settimana sarebbe iniziata la sua nuova vita scolastica.
-Ichi, Aki, sono stata ammessa!- disse ai suoi due fratelli. Ichigo Shiro e Akira Shiro. Il primo aveva i capelli lunghi fino alle spalle castani chiari e gli occhi azzurro scuro, quasi blu. Il secondo aveva i capelli corti castano scuro che tendevano al nero e gli occhi verde chiaro. Entrambi alti e abbastanza muscolosi. Facevano gli operai.
-Complimenti Yume-chan!- Ichigo abbracciò la sorella. Akira alzò il pollice sorridendole. Se si vedevano insieme, nessuno si sarebbe mai sognato che i tre fossero fratelli.
-Tra una settimana inizi, eh?- chiese Ichigo, mangiando la carne che aveva preparato per cena.
La ragazza annuì, bevendo l’acqua che aveva nel bicchiere. I tre fratelli vivevano in un appartamento piccolo: una camera da letto, dove dormivano, stretti, i ragazzi; un bagno; un salotto piccolissimo, che aveva insieme la cucina. Un buco, insomma.
-Noi non abbiamo mai finito le superiore, quindi buona fortuna!- disse Akira, finendo la sua cena.
-Grazie, Aki-nii-san!- ringraziò Yume, sorridendogli.
-Sono già le 23? E’ meglio andare a dormire, non vorrai essere sciupata!- Ichigo prese la mano della ragazza e la trascinò in camera, dove vi erano un armadio e due cassetti di legno, tre materassi. Il ragazzo buttò Yume sul letto, sussurrando un “buonanotte”. La sua vita sarebbe cambiata, lei lo sapeva, ma non avrebbe mai creduto così tanto, a causa della sua iscrizione a quella scuola superiore.

[…]

Era già passata una settimana.
Yume si era alzata alle 6, aveva fatto colazione, si era lavata e messa a posto i capelli, lasciandogli liberi di ricadere sulle spalla della ragazza. Indossò la divisa, era veramente bella: bianca con qualche riga e il fiocco al collo blu, a maniche lunghe e una minigonna. Aveva messo, poi, delle lunghe calze bianche che le andavano sopra al ginocchio, e delle scarpe marroni, senza tacco, ai piedi.
Erano le 7.
Non avendo dei fratelli con la patente (poi neanche c’erano, visto che andavano al lavoro molto presto), non avendo la bicicletta e non avendo soldi da spendere per l’autobus, Yume era costretta a farsi la strada a piedi.
Uscì di casa, con la cartella in mano, e, dopo essersi accertata che non vi erano macchine che sfrecciavano ad una velocità altissima, la ragazza si lanciò in una corsa. Alzò una grande polvere e un grande vento.
Arrivò alla scuola in 40 minuti, con il fiatone e il cuore che andava a mille. Bè, essere arrivata in anticipo era un vantaggio, così si sarebbe riposata.
Passarono 10 minuti, e la ragazza si ritrovò di fianco 5 ragazzi, un uomo e una ragazza. I ragazzi erano alti e muscolosi, ovviamente appartenevano a qualche club.
Manco passati due minuti che arrivarono quasi tutti i ragazzi della scuola, e Yume si ritrovò quasi schiacciata.
-Benvenute, nuove matricole! La Ojo Hight School è una scuola fatta solo di persone con un grado di intelligenza superiore a quello normale! Gli sgarri alle regole non vengono ammessi, e pretendiamo educazione!- il preside aveva già messo le cose in chiaro, ma Yume non si preoccupò, lei era abbastanza educata.
Osservò il suo programma delle lezioni:
1- Giapponese
2- Inglese
3- Inglese
4- Matematica
5-Matematica
6-Matematica
Orari pomeridiani:
7- Ora libera (pranzo e spazio per i club)
8- Orario club o lezioni supplementari
La ragazza sospirò: non era molto brava in giapponese, si dimenticava spesso gli Hiragana e i Kanji, per il resto le andava bene, non era iscritta né ad un club né alle lezioni supplementari, poteva starsene comodamente seduta durante la pausa pranzo e girare un po’.
Entrò in classe: i muri erano bianchi, il pavimento era fatto di piastrelle blu, i banchi e le sedie erano bianchi, ci tenevano molto al colore della scuola. Era nella 1°C.
Passò per miracolo la prima ora, visto che interrogarono la ragazza al fianco di lei. Arrivarono le due ore di inglese, le passò, anche se aveva qualche difficoltà nel tradurre alcune parole. Poi le pesanti lezioni di matematica le superò: venne interrogata, ma sapeva tutto e tirò un sospiro di sollievo.
Finalmente ci fu la pausa pranzo, nel suo Obento aveva messo il riso e le alghe. Non poteva spendere molti soldi.
Andò fuori, si mise a mangiare sotto un ciliegio. Tre ragazze con la gonna lunga si avvicinarono, brutto segno: teppiste. Yume sperò con tutto il cuore che la avrebbero lasciata in pace.
-Ehi! Ragazzina nuova!- disse una. Yume si guardò intorno, sperando che ce l’avessero con qualcun’altra. Ma non vide nessun’altra persona oltre a lei.
-Compraci delle sigarette!- disse un’altra.
-Ma non ho soldi- sussurrò con un filo di voce la ragazza, chiudendo il suo Obento e alzandosi. Era molto più alta delle tre, 1.70 metri per la precisione.
-Tsk! Allora, prendi, e sbrigati! Ti diamo 5 minuti!- urlò l’ultima, che fino a poco prima se ne stava zitta. Tirò fuori dalle tasche delle gonna un portafoglio e le diede una banconota.
Yume, appena sparita dietro al ciliegio, cominciò a correre. Ma il negozio era distante, vicino al campo degli allenamenti di football. Doveva per forza passare da lì.
Aumentò la velocità, e sfrecciò davanti ai giocatori, che la guardarono a bocca aperta. Soprattutto uno: aveva i capelli corti e blu, come gli occhi, le sopracciglia folte, ed era muscoloso, alto un po’ più di Yume. Seijuro Shin.
-Q-Q-Questa è… la velocità della luce!- sussurrò con incredulità.
-Ma come è possibile? Non l’avevo mai notata prima!- commentò Ichiro Tamaki, un occhialuto con i capelli e gli occhi neri corvini.
Prima che qualcuno potesse rispondere a quella domanda, Yume ritornò alla stessa velocità, senza fermarsi a guardarli.
-Shin, valla a prendere!- un ordine dato dall’allenatore Gunpei Shoji, alto, dai capelli bianchi, ma che aveva delle grandi braccia con enormi muscoli.
Il linebacker cominciò a correre alla velocità del suono, ma non riuscì a raggiungerla.
Yume, intanto, era ritornata al ciliegio, dove ritrovò le tre.
-Mi dispiace, ma non me le hanno vendute- disse, con un cenno di scusa.
-BUGIARDA!- urlò una -non si può andare e tornare così velocemente a prendere delle sigarette, tu non ne avevi voglia!- la accusò.
-Prendetela- ordinò la terza. La ragazza più alta prese Yume per le braccia e gliele bloccò.
Poi, la prima, strinse il pugno e glielo tirò. La Shiro chiuse gli occhi, per evitare di sentire arrivare il dolore, di sentire il pugno contro la sua delicata pelle, il dolore allucinante. Aspettò, uno, due, tre secondi. Ma quel pugno pieno di rabbia ed odio non arrivò, si decise ad aprire gli occhi, anche se a fatica, aprendoli solo un poco. Davanti c’era un ragazzo, che blocca un pugno con una mano.
La ragazza che teneva Yume, la lasciò, tremando -Seijuro Shin…-.
Le tre teppiste scapparono.
Yume restò imbambolata, ad osservarlo. Era un bel ragazzo.
-Sono Shin Seijuro, del club di football, 2° anno- Shin le porse la mano, la ragazza sorrise e la strinse.
-Io sono Yume Shiro, 1° anno-.
Il ragazzo la squadrò un attimo, poi la trascinò verso il club di football.
-Dove andiamo?- chiese la Shiro, non avendo capito.
-Al campo di football- rispose lui.
-Ma perché?- Yume non voleva iscriversi a nessun club, tanto meno a quello di football americano!
-Per vedere a che velocità arrivi- una semplice risposta.
Yume non disse più nulla e si ritrovò davanti ai giocatori. Erano tutti più alti di lei.
-Mi chiamo Yume Shiro, 1° anno, piacere!- si presentò, visto che erano tutti imbambolati a guardarla.
-Sono Ichiro Takami, 3°anno- l’occhialuto si presentò stringendole la mano.
-Io sono Haruto Sakuraba, 2° anno- era un ragazzo quasi pelato con i capelli biondi e la barba. Il suo nome le ricordava qualcosa, ma non le veniva in mente chi.
-Sono Makoto Otawara!- era un ragazzo altissimo e molto robusto, con i capelli castani scuri e gli occhi nocciola, le diede delle pacche sulla spalla, ma quasi Yume se la ruppe.
-Sono Daigo Ikari, 1° anno come te!- era leggermente più alto di Yume, con gli occhi neri, con un contorno dello stesso colore, e i capelli grigi, che mangiava una catena. Era robusto.
-Io sono Koharu Wakana, la manager della squadra, piacere!- era una ragazza esile, con i capelli e gli occhi castani, indossava una maglietta bianca e azzurra con un capelli degli stessi colori. La abbracciò, Yume ricambiò.
-Gunpei Shoji, l’allenatore- aveva una voce forte, ed era molto robusto.
-Ti abbiamo vista correre, prima- Ichiro si sistemò gli occhiali -vorremo provare una cosa- Yume cominciò a sudare freddo, quel ragazzo le metteva paura.
-Che tipo di prova?- chiese, in un sussurro.
-Devi correre per 40 yard, che equivalgono a circa 36 metri- le spiegò Shin, tranquillo, che la osservava con uno sguardo glaciale.
-Credo di poterlo fare- rispose sorridendo Yume, cercando di auto-convincersi.
-Hai una tuta?- chiese Shin, ma non glie ne fregava molto, voleva vederla correre.
Yume scosse la testa.
-Vabbè, userai la tua divisa- disse l’allenatore.
-Ma se le si alza la gonna?- chiese Wakana all’allenatore.
-Non sarà un problema- la Shiro, sotto lo stupore della manager, rispose in quel modo.
-Ma come non è un problema? Con questi pervertiti?- Wakana ricevette uno sguardo assassino da parte di tutta la squadra.
Si ritrovarono sul campo, con Yume in posizione di partenza.
Wakana, borbottando, sparò un colpo di pistola.
La Shiro cominciò a correre, e arrivò ai 40 yard in un attimo.
-Allora?- chiese, ma non ricevette risposta.
Ichiro era a bocca aperta -4.2 sec- sussurrò.
Shin osservò incredulo quella ragazza.
-Accidenti!- disse, tutta la squadra si girò verso di lei -ho il lavoro, scusate, devo andare!- prese la borsa e cominciò a correre.
-Quella ragazza è speciale- sussurrò Shin, incredulo, con la bocca aperta, come il resto dei suoi compagni, tranne l’allenatore che manteneva uno sguardo severo.


Note dell'autrice pazza: ok, questo inizio spero che vi abbia incuriosito. Secondo i miei calcoli, la Fic dovrebbe durare 14 capitoli, e per ora ne ho scritti 7. Sarò felice se recensite!

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Capitolo 2
*** In Giro con Shin ***


Yume Shiro
Capitolo 2: In Giro con Shin



Yume si svegliò quella mattina, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Si guardò intorno, i suoi fratelli erano già andati al lavoro, era sola, in quella piccola casa. Poteva sentire un forte odore di agrumi provenire dal bagno, le dava leggermente fastidio.
Si lavò i denti e la faccia, poi preparò il suo Obento, riso e pesce, un pasto misero, che sarebbe andato bene per quella giornata.
Cominciò a correre, ovviamente velocemente, molto velocemente, come il giorno prima, alla velocità della luce.
Arrivò a scuola mezz’ora prima, con il solito fiatone e il cuore a mille, con le guance arrossate. Avrebbe rincontrato quei simpatici ragazzi di football americano, che aveva incontrato il giorno prima.
-Che ci fai qui così presto?- chiese una voce alle sue spalle.
Yume si girò di scatto, trattenendo il respiro, credeva che era il preside o il vice-preside.
Tirò un sospiro di sollievo, era Shin.
-Corro troppo veloce, vengo qui sempre un po’ prima- rispose, sistemandosi i capelli, come specchio usò gli occhi del ragazzo -tu?-.
-Mi alleno- rispose lui, guardandola negli occhi, alla ragazza, quello sguardo glaciale, le metteva un po’ di paura. Yume lo guardò, aveva i muscoli tirati e sudava, camminava da molto.
-Meglio che ti cambi, tra poco si inizia, per la precisione tra venti minuti- disse la Shiro, incrociando le braccia al petto.
-Hai ragione- Shin cominciò a svestirsi davanti a lei, Yume si girò di scatto -cosa hai?- chiese lui, non vedendo il rossore della ragazza, che aveva nascosto il viso.
-SONO UNA RAGAZZA! NON PUOI SVESTIRTI COSI‘!- urlò la rossa, stringendo il pugno.
-Ok- il ragazzo, però, continuò a sfilarsi la maglia e i pantaloni, ricevendo degli urli isterici da parte dell’altra.
Yume non sapeva il perché, eppure aveva visto i suoi fratelli svestirsi davanti a lei, eppure quando, in quel preciso momento, Shin si è cominciato a svestirsi, aveva provato un improvviso imbarazzo.
-Fatto- Yume si girò, e restò a bocca aperta.
Il ragazzo aveva una giacca bianca, con qualche riga blu, una cravatta azzurra, dei pantaloni bianchi, con scarpe nere. Fantastico era l’unica cosa che riusciva a pensare la Shiro. Arrossì leggermente.
-Odio questa divisa, mi sta stretta- commentò Shin, prendo il colletto e facendo finta di strozzarsi.
-E ci credo! Con i muscoli che ti ritrovi!- si lasciò scappare la ragazza, con un tono leggermente acido, per poi accorgersi della frase appena detta, mise le sue mani sopra alla bocca.
-Scusa?- Shin che, fortunatamente, non la stava ascoltando, si girò verso di lei, con aria interrogativa.
-Nulla, non farci caso- Yume si mise una mano dietro la testa, con aria ingenua e piena di imbarazzo, che figura che aveva fatto.
Shin la guardò, si sistemò i guanti, che si ostinava a mettere sempre, in qualunque situazione.
Yume stava per rivolgergli la parola, ma una folla li divise, avevano parlato così a lungo che non si erano accorti che era già il momento di entrare in quella grande e prestigiosa scuola.
La ragazza, appena entrata in classe, si mise a sedere sulla sedia del banco che aveva scelto il giorno precedente.
La prima e seconda ora aveva Biologia, ma non stette attenta, il suo pensiero era altrove. Pensava a Shin, al suo colore degli occhi, ai suoi capelli, ai suoi muscoli scolpiti.
Scosse la testa, i suoi pensieri la stavano spingendo troppo oltre.
-Shiro! Mi dica cosa ha capito!- la prof aveva sbattuto pesantemente la mano sopra al banco della ragazza.
Yume cominciò a sudare freddo, non aveva ascoltato un tubo! Cominciò ad agitarsi, e pregò di svenire in quel preciso istante. Ma le sue preghiere non furono esaudite, e fece scena muta.
-Molto bene, pulirai la classe per un mese!- Yume si sentì morire dentro. Pulire la classe = non poteva andare a vedere gli allenamenti di football.
Strinse il pugno molto fortemente, per evitare di assalire la prof in quel momento. Abbassò la testa.
Le ore passarono molto lentamente, e la ragazza aveva gli occhi lucidi.
Arrivò la pausa pranzo, con grande sfortuna di Yume, la classe era un porcile.
Mangiò velocemente il suo pranzo e prese una scopa.
Cominciò a pulire, con tutte le sue forze cercò di fare il possibile, ma alla fine della pausa pranzo, non aveva neanche pulito metà classe. Si rassegnò, si sarebbe scusata con Shin e gli altri il giorno dopo.
Quando perse le speranze, sentì la porta della classe aprirsi di botto, un rumore secco ed improvviso.
Yume si girò di scatto, temeva l’arrivo di qualche teppista, e usò come arma il manico della scopa che, fino a quel momento, aveva usato per pulire, quel porcile, che chiamavano classe.
Si stupì e le macò il respiro. Era la squadra di football americano.
-Cosa ci fate qui?- chiese, recuperando il respiro, anche se era molto veloce, il suo petto si muoveva come gli spari di una mitragliatrice, ad una velocità straordinaria.
-Abbiamo saputo che ti tocca pulire la classe per un mese, e siamo venuti a dare una mano!- disse Shin, calmo.
Yume lo guardò, con una faccia stranita. Nessun oggetto era resistito al tocco del giocatore per più di una settimana -Ma l’allenatore vi ha dato il permesso?- chiese dubbiosa.
-In realtà abbiamo marinato gli allenamenti, ma non credo che si arrabbierà così tanto, ahahah!- Otawara rise, anche se tutti gli altri compagni di squadra sapevano che il loro allenatore gliela avrebbe fatta pagare cara.
-Sbrighiamoci!- urlò Takami, prendendo uno straccio.
-Ma avete mai pulito?- chiese Yume, che era sicura che i ragazzi, al posto di mettere a posto, avrebbero fatto solo un gran casino.
Tutti la guardarono con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Un chiaro No.
-Lo sospettavo- sospirò lei, mettendosi a scopare il pavimento.
-Ma che sarà mai?!- Sakuraba era l’unico che sorrideva, pensando positivo.
-Inizierà il mio inferno- sospirò, un’altra volta, Yume, rassegnata -e va bene, vi permetterò di aiutarmi, ma uno sgarro e vi mando subito fuori di qui!- fu chiara e precisa, la squadra annuì.
Tutti diedero il massimo, e in circa mezz’ora, avevano finito di pulire.
-Fantastico!- esultò la ragazza, battendo le mani sorridendo.
-E’ meglio andare agli allenamenti, altrimenti il coach…- Takami deglutì, e con il dito, fece il simbolo del taglio alla gola, tutti deglutirono.
Shin e Yume si guardarono. Poi, entrambi, sorrisero. Lanciarono il panno e la scopa in un angolo e si precipitarono fuori dalla classe. Cominciarono a correre. La ragazza stette al passo di Shin. Yume sentiva sulla pelle il vento, il suo respiro che diventava irregolare e il cuore che pompava sempre più sangue, era una sensazione piacevole, soprattutto se al fianco c’era un ragazzo che provava le stesse sensazioni.
Decise di aumentare la velocità, facendosi sempre più veloce, superando Shin, che la guardava incredulo, quanto avrebbe voluto andare a quella velocità, la velocità della luce.
Arrivò per prima al campo e quasi non ebbe un infarto, vide l’allenatore, Gunpei Shoji, infuriato. La manager, Koharu Wakana, cercava, in tutti i modi, di calmarlo, senza successo.
Appena tutta la squadra arrivò al campo, videro, con la paura stampata negli occhi, l’allenatore che scoppiò di rabbia.
-MA DOVE DIAVOLO SIETE FINITI?! NON SI MARINA IL CLUB! DOBBIAMO VINCERE IL CAMPIONATO!- urlò, in preda alla collera, lanciò un pallone da football contro Makoto, che la prese, anche se con fatica.
-Mi scusi, erano venuti ad aiutarmi…- cercò di spiegare Yume, ma, vedendo che la situazione peggiorava, si corresse e sparò la più grande balla mai inventata, per coprire i suoi amici che erano venuti ad aiutarla -glielo avevo chiesto io- manteneva un profilo basso.
-MA LA COLPA E’ LORO CHE TI HANNO ASCOLTATO! GLI ALLENAMENTI PROSEGUIRANNO, PER UN MESE, OLTRE L’ORARIO SCOLASTICO PER UN’ORA, E TU, YUME SHIRO, NON POTRAI PIU’ METTERE PIEDE QUI!- il coach era infuriato. Yume si sentì morire dentro, aveva gli occhi lucidi, ma, per orgoglio, non fece cadere le lacrime.
-Ma coach, non è colpa sua!- protestò Otawara, cercando di far ragionare Gunpei, che, però, non voleva sentire ragioni.
-Niente storie! Ora cominciate SUBITO ad ALLENARVI!- le ultime parole le urlò, era molto arrabbiata, lo si leggeva da lontano un miglio, tutti i giocatori deglutirono, ed, uno ad uno, cominciarono a correre sul campo. Yume alzò la testa, ma prima di andarsene guardò Shin, che ricambiò.
-Mi dispiace- sussurrò. Il ragazzo sbarrò gli occhi, quelle parole le aveva sentite solo lui -ora vado, arrivederci- si inchinò, prese lo slanciò e cominciò a correre.
Appena fu certa che nessuno la potesse vedere, cominciò a piangere. Tutto era successo per causa sua. Sentiva lo stomaco attorcigliarsi e nella gola un nodo, voleva morire.
Non seppe quanto tempo fu stata lì a piangere, ma sentì, in lontananza, dei passi. Si asciugò le lacrime con la manica della divisa e si girò. Era Shin.
-Già finito?- chiese, facendo finta di niente. Ma aveva ancora gli occhi lucidi e rossi.
Il ragazzo annuì -è già passata un’ora, tu sei ancora qui?- chiese lui.
-Sì, volevo aspettarti- era una mezza bugia, da una parte voleva incontrarlo ma dall’altra voleva che sparisse.
Shin restò a guardarla, poi si avvicinò. Vedeva nei suoi occhi quanto era dispiaciuta e quanto aveva pianto.
-Che ne dici di uscire?- Yume fece un mezzo sorriso.
Il linebacker si stupì e sgranò gli occhi, non si aspettava una domanda del genere.
-Va bene, lasciami cambiare- una risposta che rese felice la Shiro, che si trattenne dall’abbracciarlo.
In dieci minuti, Shin si era cambiato. Aveva una tuta azzurra.
-Dove andiamo?- chiese.
-A fare una passeggiata- rispose la Shiro -che ne dici?-. Il ragazzo annuì e i due cominciarono a correre.
Dopo qualche minuti erano arrivati ad una sponda di un fiume, era tramonto.
-Che bello!- commentò, sorridendo, Yume, battendo le mani.
Shin annuì, veniva spesso a correre in quel posto.
-Shin-san! Che ci fa qui?- sia il ragazzo che la Shiro si girarono verso quella voce. Yume osservò il ragazzo appena arrivato: era basso e magro, i capelli in alto e castani, occhi nocciola.
-Sono venuto a fare una passeggiata con lei- rispose indicando la ragazza al fianco, che era incuriosita da quella specie di bambino.
-Non mi sono presentato, sono Sena Kobayakawa, piacere di conoscerti!- fece un inchino e sorrise.
-Io sono Yume Shiro, piacere mio- rispose la Shiro, facendo un sorriso e inchinandosi per un nano secondo.
-Shin, lo conosci?- chiese Yume, rivolta al linebacker. -Sì, è un ragazzo che va alla velocità della luce- rispose lui, calmo e tranquillo.
Sena rise un pochettino.
-Allora non sono l’unica, per fortuna!- si lasciò sfuggire la Shiro -credevo di essere l’unica ad andare ad una velocità molto alta, superiore a Shin!-.
Sena sgranò gli occhi -qual è la tua velocità sui 40 yard?- chiese.
-4.2 secondi- fu il linebacker a rispondere.
-Mi piacerebbe sfidarti a football qualche volta- ammise, sorridendo, Kobayakawa.
-Peccato che io non so giocare- Yume rise, con un po’ di rossore sulle guance.
-Shin-san, perché non glielo insegni?- Sena era deciso a sfidarla.
-Quando avrò tempo- fu la risposta del ragazzo.
-Mi piacerebbe!- la Shiro quasi esultò.
-Oh! E’ già così tardi? Hiruma mi ucciderà!- Sena guardò l’orologio e salutò con la mano Shin e Yume, poi, con gran velocità, andò verso la parte opposta alla loro.
-Vado anch’io, Shin, devo preparare la cena ai miei due fratelli- disse Yume.
-Hai due fratelli?- Shin si mostrò curioso.
-Sì, due maggiori gemelli! Un giorno te li farò conoscere!- la ragazza si diede lo slanciò e cominciò a correre.
Shin la fissò finchè non svoltò l’angolo.
Si girò dalla parte opposta e cominciò a correre, allenandosi.

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Capitolo 3
*** Se si Diventa Scout della Squadra, Tutto può Succedere ***


Yume Shiro
Capitolo 3: Se si diventa Scout della Squadra, Tutto può Succedere



Un’altra giornata di scuola per Yume. Con estrema noia, osservava il cielo limpido, ed, ogni tanto, sospirava.
-Shiro! Puoi tornare tra noi?!- la prof di Matematica aveva sbattuto il libro che aveva in mano, sopra la testa della povera ragazza.
Yume sgranò gli occhi e, con una faccia imbambolata, guardò per un istante la prof. Poi si massaggiò la testa.
-Sì, mi scusi- arrossì e abbassò la testa.
-Che non si ripeta!- la prof stava per girare i tacchi, ma poi le fece una domanda -questa è una domanda delle medie, secondo questa proporzione, 2/3 : 1/8 = x : 5/3 trovami x-.
Yume restò a guardarla, poi, dopo dieci secondi esatti, diede la sua risposta, con fare calmo -x = 80/9-
La prof diventò rossa di rabbia, nessuno aveva mai fatto un calcolo in dieci secondi netti -a che posizione sei arrivata agli esami di fine trimestre, alle medie?- chiese.
Yume la fissò, ma che cavolo gliene importava a lei? Ma decise di rispondere lo stesso -l’ultima volta 10° su 324 studenti-.
La prof, come tutto il resto della classe, restò di stucco.
-Visto, che, i tuoi voti sono alti, ti esordirò dal pulire la classe!- la donna aveva un tono severo, ma Yume si sentì rinascere. Poteva andare a vedere Shin. Però, si ricordò che l’allenatore, le aveva proibito di andare a vedere gli allenamenti. Ma aveva già un piano.
Passarono le ore, e la ragazza scarabocchiò sul quaderno, un piano, che le avrebbe permesso di guardare gli allenamenti senza farsi scoprire.
La campanella suonò, la pausa pranzo.
Yume finì in dieci minuti il suo pranzo e si precipitò fuori.
Guardò verso il campo di football. Bene, ci avrebbe provato.
Si arrampicò su un albero e prese il binocolo, che aveva chiesto in prestito al club di astrologia.
Osservò tutto il campo, poi vide Shin e tutta la squadra che si allenavano. Sorrise.
Ma vide l’allenatore, e le si gelarono le vene.
Aveva uno sguardo severo, ed, ad ogni volta che qualcuno si fermava o sbagliava, gli urlava a dietro. Tutto successo per colpa sua. Si sentiva un nodo alla gola.
Era proprio sopra al campo, solo dall’altra parte.
Mentre i sensi di colpa, la stavano assalendo, mise un piede sbagliato e cadde dall’albero. Scacciò un urlo.
Per fortuna che, Sakuraba, si era accorto della presenza della ragazza e l’aveva presa al volo.
-Grazie- Yume arrossì e sorrise.
Sakuraba, le sorrise a sua volta.
I due si sentirono gelare il sangue. Si girarono, cioè, Sakuraba si girò, visto che aveva ancora in braccio la ragazza.
-COSA CI FAI QUI, YUME SHIRO?!- era la voce dell’allenatore, era severa ed arrabbiata, urlava.
Yume deglutì, Sakuraba fece scendere la Shiro, che si ritrovò in piedi, con gli occhi spalancati e sudava freddo.
-Come dire…- non sapeva neanche come iniziare, non aveva pensato a quella possibilità, e si sentiva una perfetta idiota.
Tutta la squadra si fermò e la osservò, Shin era incredulo ed era diventato pallido come il latte, che diavolo ci faceva lei qui?
-Yume, ti piace veramente il football, eh?- chiese Sakuraba, che si inventò qualcosa al momento.
La ragazza annuì, sorridendo e con le guance rosse, piene di imbarazzo, ma il nervosismo si poteva ancora percepire nell’aria.
L’allenatore fece un sorriso compiaciuto -ti piace il football,, eh? Allora dimmi quante sono 10 yard-.
-E’ facile, sono circa 9 metri- rispose lei.
-NON BASTA! Dimmi i centimetri esatti!- l’allenatore urlò le prime parole con rabbia, poi le fece quella specie di domanda.
Yume si mise a pensare per un po’ poi, con una certa incertezza, rispose -9,1440183-.
L’allenatore fece una faccia arrabbiata, la ragazza aveva risposto giusto.
-Sai un po’ di cose- disse, no, ammise, con lo stupore della squadra.
-Dopotutto a noi manca uno scout, no? Che ne dice di Yume, coach?- chiese Sakuraba, mettendo un braccio intorno al collo della ragazza.
-Si può fare- Yume quasi non abbracciò l’allenatore, si limitò a sorridere.
-La prossima partita contro chi sarà?- chiese.
-Contro i Poseidon, una partita amichevole- rispose Takami, sistemandosi gli occhiali e ansimando.
-Poseidon?- aveva accettato di fare la scout, ma non sapeva neanche cosa si doveva fare! E neanche le squadre che bisognava affrontare.
Takami, capendo la confusione della ragazza le cominciò a spiegare un po’ cosa doveva fare uno scout -Innanzitutto, lo scout è tipo un segretario, è la persona che sorregge la squadra, e cerca di capire le informazioni sulle altre squadre, come schemi-.
Yume annuì, prendendo appunti su un block-notes, tirato fuori da chissà dove.
-Ma dove l’hai tirato fuori quel block-notes?- chiese Sakuraba, sbirciando quello che scriveva, ad alta velocità, la ragazza.
La Shiro lo guardò -Nella mia divisa, da qualche parte- si indicò, con un sorriso da ebete.
-Ma cosa ci tieni dentro…?- il ricevitore ridacchiò, divertito da quella situazione, curiosa.
-Potresti toglierle il braccio dalla spalla?- Shin sembrava piuttosto scocciato, aveva stretto la spalla di Sakuraba, talmente forte che quasi la ruppe.
Il giocatore si staccò subito, massaggiandosi la spalla, lamentandosi.
-Shin, perché lo hai fatto?- chiese, avvicinandosi a lui.
-…- linebacker, tirò il suo guanto destro, che si ostina a mettere, e guardò Yume -comincia a correre- tre parole, il sorriso ebete della ragazza sparì, lasciò cadere la biro e il block-notes, lanciò la sua borsa a Sakuraba, che la prese al volo, e cominciò correre, come le era stato ordinato dal ragazzo, che aveva cominciato a seguirla, ma la Shiro era molto più veloce e lo seminò.
-Riesce a seminare Shin- Ikari, mentre diceva quelle parole, morsicava la catena.
-Ovvio, va a 4.2, Shin a 4.4- spiegò Takami, sistemandosi gli occhiali, e sospirando per l’idiozia dei compagni di squadra.
-Perché non le diamo un soprannome?!- propose Otawara, ridendo e scoreggiando.
Tutti, compresi Shin e Yume, si sbalordirono per l’unica cosa intelligente che aveva detto, in tutta la vita, il loro compagno.
-Soprannome?- la Shiro, con un po’ di imbarazzo, si era affiancata, trascinando il giocatore, che si ostinava ad inseguirla, al fianco di Takami.
-Che ne dite della Rosa bianca- Ichiro fece un ghigno.
-Ma che c’entra? Bocciato- tutti erano d’accordo.
-Sogno Bianco?- tentò Sakuraba, avvicinandosi pericolosamente a Yume, ma ricevette un’occhiataccia di Shin che lo rimise a posto.
-No- fu la diretta interessata a parlare.
Ci furono svariati soprannomi, ma erano tutti orribili, al dire del linebacker e la scout.
Shin ascoltava i soprannomi, uno ad uno, ma li bocciò tutti. Sentiva che quella ragazza, incontrata solo due giorni prima, lo interessavano, sapeva che, nel suo cuore, gli avrebbe sconvolto la vita. Ma, se questo sarebbe accaduto, sarebbe stato lui, a sua volta, a stravolgerle la vita.
-Dea della Velocità- sussurrò, tutti tacquero.
Yume lo guardò, arrossendo.
-Mi sembra un nome perfetto! Dopotutto, dovresti essere la donna più veloce del mondo- Takami sorrise, ma la Shiro rabbrividì. Quel sorriso era sadico, come se lui ci guadagnasse qualcosa, ma si ricompose.
-Allora è deciso! Yume Shiro sarà la Dea della Velocità, e il nostro scout!- Sakuraba alzò un braccio al cielo, sorridendo.
-Si deve festeggiare! Ad un barbecue!- esultò Otawara, ma lui pensava solo al cibo.
-Ora capisco, perché ha detto di trovarle un soprannome- commentò il ricevitore, sospirando sonoramente.
-Mi sembra una buona idea- Gunpei entrò, stranamente, nella discussione, stando vicino a Yume, che roteò la testa verso di lui, sorridendogli.
L’allenatore abbozzò un sorriso, ma poi riprese la sua solita faccia severa -TORNATE AD ALLENRVI!- urlò, non con rabbia, ma con un pizzico di divertimento.
Tutti, con un sorriso, ritornarono a correre per il campo. Il coach osservò la scout -E TU CHE FAI, EH? DEVI IRROBUSTIRTI ANCHE TU!-.
-Sisignore!- la Shiro cominciò a correre molto velocemente, ritrovandosi al fianco di Shin, lei gli sorrise, lui mantenne uno sguardo severo, ma Yume capì. Le stava sorridendo con i suoi occhi blu.
La ragazza arrossì e, inconsciamente, corse più veloce del solito.
-Yume, emm…, fermati- le disse Sakuraba.
La Shiro si fermò di colpo, imbarazzata. Fece un inchino, con le guance rosse e sorrise ingenuamente.
-AL BARBECURE!- urlò Otawara, che si era già cambiato, sfoderando un enorme sorriso e ridendo.
-Un attimo, lasciaci cambiare- rispose Takami, sistemandosi, per l’ennesima volta, i suoi occhiali.
Dopo circa 10 minuti, tutti i giocatori dell’Ojo si erano cambiati, e si stavano incamminando al barbecue.
-Ma non potevamo usare il pullman?- si lamentò Wakana, la manager, mentre diminuiva sempre più il passo, fino a quasi fermarsi per la stanchezza.
-No, ci dobbiamo allenare, sempre e comunque- rispose serio Shin, mentre si tirava il guanto.
-Ti porto io- si offrì Takami.
Yume quasi non si strozzò con la propria saliva, mentre si girò di scatto, con gli occhi spalancati.
Quasi tutti ebbero quella reazione, fermandosi completamente. Tutti tranne, ovviamente, Otawara, che canticchiava verso il posto dove avrebbero fatto il barbecue.
-Scusa…?- la manager dai capelli castani, legati in una coda, lo guardò imbarazzata.
-Nulla- Ichiro, notando che tutti era confusi, si sistemò gli occhiali, ricominciando a correre, poi si girò verso i ragazzi che si erano fermati -Otawara finisce tutto-.
Dopo le tre parole del quarteback, tutta la squadra corse al massimo delle loro possibilità.
Yume e Shin arrivarono per primi, con il fiatone e il cuore a mille.
Andarono dentro e si ritrovarono davanti ad una squadra di football americano.
-Deimon- Shin strinse il pugno.
-Shin-san!- Sena si era alzato, notando la squadra degli Ojo, che era arrivata.
-Kekekeke, vedo che gli Ojo White Knights hanno reclutato una nuova ragazza- rise uno di loro. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, alto e con un fisico un po’ più muscoloso della media.
-Hiruma Yoichi- sussurrò Shin, stringendo ancora di più il pugno.
-Il quarteback demoniaco?- chiese Yume, squadrandolo per bene.
-E’ la nostra segretaria- Otawara rise, battendo la mano sulla spalla della ragazza.
-Yume!- Sena arrivò davanti alla ragazza, guardandola, con la bocca spalancata -non era meglio se facevi la running back?-.
-Il campo non fa per me- rispose lei, sorridendogli.
-Bene!- urlò Kazuki -sfida di chi mangia più carne: Ojo White Knights vs Deimon Devil Bats!-.
-SI’!- tutti erano d’accordo, tranne le ragazze che si tirarono indietro con la scusa “noi siamo a dieta”, ritirandosi in un tavolo lontano dai ragazzi che si scannavano per mangiare più carne.
-Yume, tu sei innamorata?- chiese Mamori, la manager dei Devil Bats.
La Shiro sputò l’acqua che stava bevendo.
-No, per ora no- fu la sua risposta.
-Che peccato! Io invece credo che Mamo-nee si sia innamorata di Yo-nii!- Suzuna fece un sorriso sadico, con un pizzico di ironia.
Anezaki, ti tutta risposta, fece una faccia infuriata.
Yume guardò Shin, anche il ragazzo si girò. I loro occhi si incrociarono.
La Shiro sentì una fitta al cuore e distolse lo sguardo, rossa in viso. Che diavolo le succedeva?
Si tirò due schiaffi, sulle guance e guardò Wakana, che era tranquilla, mentre mangiava la sua carne al sangue.
La ragazza guardò il suo bicchiere di vetro: se le fosse caduto si sarebbe sicuramente rotto. Era anche lei così, odiava essere buttata a terra, venire lasciata cadere per distruggersi al suolo.
Le cadde una lacrima, dai suoi occhi verdi chiari, che si erano scuriti.
-Yume-nee, che ti succede?- chiese Suzuna, alzandosi dal tavolo.
Mi fa male la testa
-Non lo so- la segretaria degli Ojo si pulì gli occhi -mi fa male la testa, le braccia e le gambe, mi fa male dappertutto- finì a malapena la frase, piegandosi in due, per poi svenire, tenendosi la testa.
-YUME!!!- urlò Mamori, cercando di soccorrerla.
Tutti si fermarono e andarono in contro a lei, molto preoccupati e sconvolti. Ma il più sconvolto era Shin, trattenendosi dal piangere.


Note dell'autrice: il soprannome mi è venuto così a caso, non so neanche io il perchè. Vi ho lasciato sulle spine, eh? Spero che recensiate la mia storia, accetto anche critiche negative!

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Capitolo 4
*** Risveglio e Bacio ***


Yume Shiro
Capitolo 4: Risveglio e Bacio

Yume si sentì la testa girare, sentiva il sole sulla sua faccia, e, sinceramente, le dava un gran fastidio.
Aprì gli occhi, per poi stupirsi.
Si trovava in un letto di ospedale, le lenzuola erano candide, e odoravano di pulito. Le finestre, bianche, erano chiuse, con le tende ferme di colore azzurro mare.
Mosse la mano, senza guardare dove si posava.
Toccò dei capelli, e un brivido le percosse tutto il corpo.
Si girò piano, ed osservò la persona che si era addormentata al fianco del letto.
Spalancò gli occhi verdi chiaro, era Shin!
Era stato lì tutto il tempo?
Il tempo…
Già, da quanto era lì? Quanto aveva dormito? E soprattutto, da quanto tempo c’era Shin lì?
Istintivamente gli accarezzò i capelli blu, con estrema dolcezza e tenerezza, con un sorriso stampato sulle labbra.
Era bello quel ragazzo, non era solo bravo a correre, ma era anche fantastico esteriormente.
Shin aprì gli occhi, sentiva qualcuno che gli accarezzava la testa, alzò gli occhi e spalancò gli occhi. Yume lo stava accarezzando!
Con la mano sinistra, fermò quella della ragazza.
Lei arrossì, cercando di ritirare la mano, e maledendosi per lo stupido gesto.
Ma il ragazzo aveva una presa potente, e non la lasciava andare, mentre continuava a guardarla negli occhi.
Yume sentì un male nello stomaco - Shin-san… lasciami… per favore… - chiese, quasi supplicando, con la testa china, mentre cercava di nascondere il rossore che aveva sul viso.
Il ragazzo si accorse di quella situazione piuttosto equivoca e lasciò la mano dell’amica.
- Stai bene? - chiese, come per scusarsi.
- Sì, grazie - Yume sorrise - da quanto sono qui? E cosa è successo dopo che sono svenuta? -
Shin, come per formulare la frase, aspettò qualche secondo prima di rispondere alla domanda della ragazza, che era seduta sopra a quel letto di ospedale.
- Quando sei svenuta, io ti ho portato di peso all’ospedale, hai avuto una mancanza di energie e aggiunto allo stress, per questo hai avuto una ricaduta, ma nulla di grave, sei qui dalla notte scorsa, io ti sono rimasto accanto per tutto il tempo - non ne sapeva il motivo, ma Shin si sentì in imbarazzo a dire l’ultima frase.
Yume lo guardò a bocca aperta, davvero lui aveva fatto questo per lei?
- Grazie - le parole le uscirono in automatico, senza che la sua mente avesse formulato un risposta.
Alzò la testa, con le guance arrossate, Shin fece lo stesso, i due si guardarono negli occhi, e gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
Sarebbero stati lì a fissarsi volentieri per tutta la vita, ma a rompere quel momento fu la porta, che battè contro il muro della stanza, facendo sussultare i due.
Era entrato nella stanza il quarteback demoniaco che Yume, per sua sfortuna, aveva incontrato la sera prima.
- Bene, vedo che ti sei svegliata - che tipo losco, pensò in quel momento la ragazza, con un’espressione indecifrabile in volto.
Hiruma non disse più nulla e uscì, con la delicatezza di prima, dalla porta, che quasi non ruppe.
- Che voleva? - chiese la Shiro, mentre guardava ancora la porta mezza-rotta, rivolgendosi a Shin.
- Non saprei - ecco, ora era tornato lo stesso Shin di sempre, calmo e tranquillo.
- Sentiamo se sarò dimessa? - chiese lei, per rompere il silenzio che si era creato, quasi imbarazzante a detta della ragazza.
Il linebacker annuì, aiutandola ad alzarsi.
Prima Yume non lo aveva notato, ma indossava solo un vestito bianco candido che le arrivava fino alle caviglie, con un fiocco, piccolissimo, al petto.
Incontrarono una infermiera proprio fuori dalla porta.
Aveva i capelli color ebano, gli occhi blu, le labbra rosse (con un quintale di rossetto), la carnagione pallida. Era alta e molto magra.
- Posso aiutarvi? - si voltò verso i due, la sua voce sembrava quella di uno spirito, la Shiro sussultò.
- Mi scusi, sa dirmi quando sarò dimessa? - chiese la ragazza, facendosi avanti.
- Tu sei…? -.
- Yume Shiro -.
L’infermiera sfogliò velocemente la cartella che aveva in mano, con fare serio e ordinato.
Spalancò gli occhi, fermando il dito, laccato di nero, sopra al nome della ragazza.
- Puoi essere dimessa anche subito - la donna chiuse gli, e se ne andò.
La Shiro, stranamente, si sentì felice di quello che aveva detto quel infermiera.
Fece un sorriso, che catturò l’attenzione di Shin. Non sapeva perché, ma provava tenerezza per quella ragazza dai capelli rossi.
- Aspetta un attimo che mi cambio…! - disse al linebacker, mentre corse nella sua camera.
Trovò una tuta bianca e la divisa della scuola, entrambe pulite e stirate.
- Shin-san, mi metto la divisa o la tuta? - chiese all’amico, che era rimasto fuori dalla porta.
- La tuta, così ci possiamo allenarsi - rispose lui, tirandosi il guanto sinistro, con fare minaccioso.
- Solito - a Yume le scappò una risata. Quel commento non raggiunse mai nessuno, sparì nell’aria pesante dell’ospedale.
In circa dieci minuti era pronta.
Aveva legato i capelli ad un fiocco nero, creando una coda di cavallo alta, poi aveva notato che quella tuta le stava proprio bene.
- Shin-san, allora, muoviamoci! - trascinò fuori dall’ospedale l’amico, prendendolo per una manica, con un sorriso in viso.
I due cominciarono a correre, non si seppe per quanto. Si ritrovarono davanti alla scuola tutti sudati e con il fiatone, l’orologio puntava alle 13 e 30.
- Siamo un po’ in ritardo… - commentò Yume, si girò verso Shin, sorridendogli.
Lui annuì, abbozzando anche lui un sorriso.
- Domani non c’è mica la partita contro i Poseidon? - chiese la Shiro, intenta a cambiarsi di abito, con il ragazzo al fianco che si era girato, per non vedere nulla.
- Sì - era una risposta imbarazzata, che catturò l’attenzione della ragazza, che sorrise malignamente.
- Non è che ti vergogni? - chiese lei.
Il ragazzo diventò di colorito scarlatto, ma scosse la testa.
Yume gli fece una linguaccia e sorrise.
- Fatto - disse lei. Lui si girò, cercando di nascondere il rossore, e se la ritrovò davanti con la divisa. Fece un piccolo sospiro di sollievo.
- Cosa era quel sospiro? - chiese la Shiro, indaffarata a sistemarsi il fiocco blu.
- Nulla - Shin si cambiò velocemente e si mise la divisa degli Ojo.
Entrarono nel campo, e si ritrovarono addosso un allenatore piuttosto infuriato.
- DOVE DIAVOLO SIETE FINITI?! NON SIETE NEMMENO VENUTI A SCUOLA! - urlò lui, in preda alla collera.
- Ecco… - Yume spiegò all’allenatore i fatti accaduti, tralasciando gli imbarazzi e i rossori che entrambi avevano avuto nel corso della giornata.
Una vena sulla testa di Gunpei - 100 GIRI DI CAMPO! E GUAI SE VI FERMATE! - urlò.
I due ragazzi, che si erano presi la ramanzina, cominciarono a correre intorno a quel immenso campo di football americano.
Dopo quei 100 giri di corsa, Yume si era seduta sulla panchina, ansimante, bevendo dalla cannuccia dell’acqua.
Shin, invece, era in piedi, con le mani sopra alle ginocchia, che prendeva grandi respiri.
- Sono straordinari, quei due… - ammise Sakuraba, mentre gli aveva osservati correre.
Takami annuì, sistemandosi gli occhiali quadrati.
- Meglio andare a casa - Yume era stanca, non vedeva l’ora di farsi una doccia ed andare a dormire.
Shin annuì.
La Shiro si alzò dalla panchina.
Ma il ragazzo era talmente stanco che inciampò in una radice.
Cadde addosso alla ragazza, che neanche si era accorta di quello stava accadendo.
Era inevitabile che Shin le sarebbe caduto addosso.
Per sfortuna o fortuna, i due ragazzi erano della stessa altezza, e, siccome il linebacker non aveva il casco in testa, si diedero un bacio.
Sakuraba e Takami erano pietrificati, l’allenatore stava per avere un collasso, tutta la squadra si era fermata, la manager, Wakana, era arrossita e aveva aperto la bocca.
Shin si alzò prontamente e aiutò la ragazza.
Sussurrò un “scusa” e poi corse via, imbarazzato.
Yume si portò le mani alla bocca, toccandosi le labbra umide, sentiva ancora sopra ad esse un buon sapore di menta, si sentiva, anche, il profumo del ragazzo addosso, anche se era sudato, odorava di menta fredda. Poi si massaggiò le guance, arrossate.
Si girò verso la squadra, ancora pietrificata.
La manager degli Ojo, abbracciò Yume. Ma la ragazza non sapeva il perché del gesto dell’amica.
Si staccò da lei, facendo un mezzo inchino come saluto, e andò nella stessa direzione di Shin, doveva parlare al ragazzo, assolutamente.
Lo trovò in tuta, seduto sopra ad una panchina, con la testa china.
- Shin-san - chiamò Yume, lui sobbalzò e si girò dalla sua parte.
- Scusa - era imbarazzato per quello che era successo.
- Non devi scusarti, quel bacio… non significa niente, per me… - le parole dell’amica lo sollevarono un po’.
- Neanche per me - la Shiro sorrise e si sedette di fianco a lui.
Cominciò a piovere.
- Accidenti, io abito dall’altra parte della città e non ho neanche l’ombrello… - sbuffò la ragazza, coprendosi con la cartella la testa.
- Puoi venire a casa mia se vuoi, abito a pochi isolati da qui - Shin si accorse di quello che aveva detto, questo era troppo - se vuoi, ovviamente… - si corresse subito.
Yume restò un po’ imbambolata per la proposta, ma poi sorrise - Accetto volentieri -.
Shin la prese per il polso e la portò davanti casa sua.
Era una casa normale: due piani, bianca, nulla di speciale. Meglio così, pensò la Shiro.
Entrarono in casa: era arredata in maniera moderna, con mobili in legno o in plastica e sopra ad essi delle fotografie.
Shin la portò in camera sua, era normale: un letto, un comodino, un armadio, dei pesi, tutto nella norma, per Shin. Prese un materasso che aveva trovato da qualche parte e lo sistemò al fianco del suo.
- Spero ti vada bene - era tranquillo, non imbarazzato come prima.
Yume annuì.
La ragazza si fece una doccia calda, chiamò i suoi fratelli mentendo, disse che era andata a dormire da una sua amica, mangiò qualcosa con il “padrone di casa” e i due andarono a dormire.
- Shin… - la Shiro chiamò il ragazzo dal buio.
- Mh? - lui era mezzo-addormentato, ma gli rispose con un mugolio.
- Grazie… - Yume sorrise, prima di addormentarsi.
- Di niente… - rispose lui, si tirò sopra le coperte, e si girò per vedere la ragazza in viso. Sembrava un gattino.
Sorrise, ma puoi il sonno catturò anche il linebacker…


Note dell'autrice: ok, si, lo ammetto, mi piace mettere in imbarazzo Shin! (Muaaaaa)
Ringrazio ILike per aver messo la mia Fic nelle Seguite

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Capitolo 5
*** Contro I Dei del Mare ***


Yume Shiro
Capitolo 5: Contro I Dei del Mare



Era il giorno della partita contro i Kyoshin Poseidon.
Yume era seduto su una panchina, mentre registrava tutti i dati sugli allenamenti degli Ojo.
Mancavano solo due ore.
Non sapeva perché, ma era nervosissima.
Sospirava ogni secondo, mentre osservava, quasi sempre, Shin.

Il giorno prima era andata a dormire dal linebacker, e si era svegliata per il sole che penetrava dalle persiane aperte.
Poi le apparve davanti qualcosa che si sarebbe solo sognata di vedere: Shin addormentato con i capelli scompigliati.
Guardò l’ora, erano le 6.20.
Si alzò e andò a prepararsi qualcosa da mangiare.
Dopo circa dieci minuti Shin si era precipitato giù anche lui, mezzo addormentato e con il dorso nudo. Cosa che fece imbarazzare Yume, ma non lo diede a vedere più di tanto.
Il ragazzo non mangiò, si vestì e cominciò ad allenarsi per la partita di quel pomeriggio.
Yume non avrebbe mai capito quel ragazzo.


- Cosa avete fatto ieri sera tu e Shin? - chiese Wakana, con un sorrissetto stampato in viso. La scout fece cadere la penna che teneva in mano e si girò di scatto verso l’amica.
- Che intendi? - una domanda-risposta imbarazzata, pronunciata da quelle labbra morbide e idratate, che Shin aveva potuto provare, o meglio baciare.
- Dai, lo so che sei andata a dormire da Shin… non mi puoi nascondere queste cose - si, ok, te lo avrei detto, ma non parlare ad alta voce che altrimenti sentono tutti! La maledì mentalmente Yume.
Infatti, sotto previsione della Shiro, tutta la squadra, appena quelle parole furono dette ad alta voce dalla manager, si girarono con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Shin aveva alzato gli occhi al cielo, in cerca di un qualsiasi aiuto da parte di un Dio, era diventato peggio di un pomodoro maturo. E’ carino vederlo imbarazzato, sembra un cucciolo. Pensò Yume, osservandolo. Poi scosse la testa, non credendo a quello che aveva appena pensato.
- Allora, non dici niente? - chiese Wakana, avvicinandosi con occhi strani, chissà cosa stava pensando in quel momento.
- Mi ha solo ospitato e non è successo nulla - scandì bene le ultime parole, per farla entrare in testa alla sua migliore (perché ormai lo era diventata) amica.
- EH? Eppure si vede lontano un miglio che ti piace! - silenzio assoluto, pesante e imbarazzato.
Tutta la squadra sudava, ma era interessata alla discussione tra le due ragazze, Shin aveva spalancato gli occhi, l’allenatore guardava interessato la scena e Yume… bè, lei era talmente rossa, che, se avrebbe potuto, sarebbe sparita ai confini dell’universo.
Deglutì sonoramente, poi riprese le redini della discussione - A me Shin non piace, piuttosto tu e Takami-san… - venne fermata da una manager infuriata, che le aveva messo la mano sulla bocca per farla stare zitta.
Shin si sentì mancare dentro, quando Yume aveva detto quella frase, voleva morire, ma non lo diede a vedere, anche se la Shiro si accorse che qualcosa non andava nell’amico.
Erano ormai passate due ore da quella discussione intrapresa con Koharu.
Shin non aveva più parlato, non si era allenato al massimo, sembrava assente.
Anche in partita era strano: placcava malissimo, non prendeva bene i giocatori del Poseidon, ma li placcava comunque. Questa piccola debolezza fu notata dall’allenatore, che sfruttò l’intervallo della fine del primo tempo per rimproverarlo.
- SHIN! CHE TI PRENDE?! STAI GIOCANDO DA SCHIFO! - ma il linebacker non lo stava ascoltando: era troppo occupato ad osservare Yume, che era alle spalle di Gunpei.
- MI ASPETTO CHE TU VADA MEGLIO NEL SECONDO TEMPO! - era una minaccia, e questo tutti lo avevano capito, perfino Otawara.
Shin restò seduto sulla panchina dello spogliatoio, sudato ed ansimante.
Tutti decisero di lasciarlo solo, infatti andarono sul campo, per scaldarsi, lasciando la Shiro e il linebacker da soli.
Lui aveva la testa china, mentre Yume lo osservava, con i suoi occhi penetranti, che il ragazzo si sentiva sempre addosso.
- Shin… -san, cosa c’è? - chiese lei, rompendo il silenzio, mancavano solo due minuti esatti al ricominciare della partita, ma non aveva importanza, almeno per loro due.
- Davvero hai pensato quelle cose? - chiese Shin, sempre tenendo la testa bassa.
- Eh? - Yume, non capiva il motivo di quelle parole, ma poi si ricordò della discussione con Wakana.
- A me Shin non piace! -
Aveva detto così, possibile che era talmente stupida?
Le lacrime le bagnarono le guance arrossate, aveva la bocca aperta ed un grandissimo groppo in gola.
Che grande bugia aveva detto.
- Mi dispiace, Shin-san - aveva sussurrato lei, prendendogli la testa.
Shin era stupito di quel gesto. Ora o mai più.
La baciò, ma non come aveva fatto il giorno prima, quello era casto e senza sentimento.Ma quello era diverso: pieno di passione e di tutti i sentimenti nel cuore dei ragazzi.
Si staccarono appena ebbero sentito il fischio dell’arbitro annunciare l’inizio del secondo tempo.
- Grazie - disse Shin, alzandosi e andando sul campo, con un’espressione indecifrabile in viso.
Yume, ancora con un sapore di menta sulla labbra, andò anche lei a vedere la partita.
Shin bloccava tutti, riprendeva la palla, faceva innumerevoli touchdown.
La partita finì 72 a 21 per gli Ojo.
- Ma che è successo a Shin? - chiese Sakuraba.
- Non ne ho idea, ma forse una persona lo sa - Takami si girò verso Yume che sorrideva.
- Giovani - sbuffò Gunpei.
Yume non avrebbe mai detto cosa era successo negli spogliatoi con Shin.
Il linebacker, con un sorriso, si avvicinò alla scout.
Si fissarono un attimo, ma non fecero nulla, non si mossero di un millimetro.

Poi si girarono, nelle direzioni opposte, entrambi con un sorriso stampato in viso.
Non si dissero nulla, ma i loro occhi parlavano chiaro.
- Ehi, Takami-san, senti - Wakana sussurrò qualcosa all’orecchio del quarteback. Lui spalancò gli occhi.
- Wakana… tu sogni troppo ad occhi aperti - disse lui, con delle goccioline di sudore da ogni parte del volto.
Yume gli guardò, con un punto interrogativo stampato in viso.
- Di cosa parlate? - chiese, con un pizzico di cattiveria.
- Nulla! - fu la loro risposta in coro.
Yume gli guardò con occhi incerti, ma poi gli lasciò perdere.
Tra una settimana sarebbe iniziato il torneo del Kanto, e lei non se lo voleva lasciar sfuggire, per nessun motivo.
Si era iscritta a quella scuola da poco tempo, ma già sentiva di fare parte a quella squadra di mezzi matti.
Ora, però, voleva fare solo una cosa: pensare in santa pace.
Non conosceva molto la città, ma si ricordò un posto dove sarebbe potuta andare: a quella sponda di quel lago.
Salutò velocemente la sua squadra, si inchinò ai Kyoshin Poseidon, in modo molto educato, si sentiva un po’ inferiore a loro, il motivo? Trovarti davanti dei bestioni di 2 metri ti fa sentire molto inferiore.
Però aveva già legato con uno di loro: Mizumachi, alto, forte e molto stupido, però la Shiro andava d’amore e d’accordo con lui, le sembrava che sopra le loro teste gli si fosse materializzata una scritta “Subito Amici”.
Sentiva dietro di lei lo sguardo geloso di Shin, mentre dalla parte di Mizumachi, un ragazzo dai capelli blu scuro e gli occhi azzurri, che guarda l’amico con un pizzico di odio.
Yume si accorse dell’ora e si ricordò del suo impegno, voleva farlo prima delle 19.00, cioè l’ora della cena insieme ai suoi fratelli.
- Vado, ciao Mizumachi, ciao Shin! - prima che uno dei due potesse risponderle, la ragazza si era già precipitata fuori dallo stadio, alla velocità della luce, che aveva anche migliorato.
In quei pochi giorni era riuscita ad andare leggermente più veloce, ma non era ancora riuscita a raggiungere i 4.1 secondi sulle 40 yard, che erano il suo obbiettivo personale.
Ora era lì, su quella sponda, mentre guardava il tramonto. Iscriversi alla Ojo Senior High School era stata un’ottima scelta.
Prima del torneo di Kanto voleva raggiungere i 4.1 secondi. Era talmente immersa nei suoi pensieri, che non si accorse che qualcuno le posava una mano sulla spalla.
A quel contatto Yume si girò di scatto, infastidita.
La persona che si ritrovò davanti era un ragazzo che aveva un anno più di lei, abbronzato, ma non troppo, gli occhiali scuri, sorriso sulle labbra, rasta viola, alto e molto muscoloso.
Ma aveva un’aura maligna intorno, e poi le ricordava qualcuno.
- Salve, ha bisogno di qualcosa? - chiese la Shiro in modo cortese, accennando un sorriso.
- No, posso restare qui con te? Posso darti del tu, vero? - si era tolto gli occhiali. Aveva dei bei occhi, di un grigio scuro, ma restava sempre inquietante.
- Certo, io sono Yuki, piacere - non sapeva perchè aveva mentito, comunque la ragazza aveva sorriso e dato un’occhiata di sfuggita all’orologio, erano le 18.30 e lei abitava proprio dall’altra parte della città.
Si sarebbero presentati e poi lei se la sarebbe filata, senti troppi complimenti.
- Io sono Kongo Agon - Yume si bloccò, ma stiamo scherzando? Kongo Agon?! Uno dei gemelli dello Shinryuji Naga?! E per di più quello più malvagio!
- Oh! Che sbadata! E’ così tardi? Scusa, devo andare! - la Shiro si alzò velocemente, con il volto pallidissimo.
- Aspetta, tu resti qui! - Agon le strinse il polso, talmente forte da farle male.
- Lasciami! - si lamentò Yume, cercando di liberarsi da quella morsa.
- AGON! - lo chiamò una voce.
Entrambi i ragazzi si girarono.
C’era un ragazzo, sul vialetto, tutto rasato, con gli occhi grigi, alto e muscoloso, era quasi la copia sputata di Agon. Yume guardò quel ragazzo per un po’, cercando di ricordarsi il nome, poi le venne in mente: Kongo Unsui!
Era il fratello gemello di Agon.
Infatti il ragazzo seduto lasciò il polso della Shiro, con un sorrissetto sadico in viso.
Si era alzato ed era andato verso il fratello.
Gli diede una pacca sulla testa rasata e fece finta che non era successo nulla.
Yume ringraziò mentalmente Unsui.
Ma era veramente in ritardo.
Spinse il tallone sull’erba e cominciò a correre, proprio di fianco ai fratelli, che parlavano tranquillamente.
Appena lei gli passò a fianco, loro di fermarono.
- Ma cosa…? - Unsui sgranò gli occhi, possibile che era quella ragazza che aveva appena salvato dal fratello?
- E’ veloce, ma è comunque spazzatura - commentò Agon, sbuffando.
Il fratello maggiore guardò ancora quella ragazza, che sparì qualche secondo dopo dietro l’angolo.
Yume si precipitò a casa con un grande ritardo.
Per timore di incontrare di nuovo il ragazzo con i rasta, aveva preso la strada più lunga e ci aveva messo il doppio del tempo, arrivando alle 19.20, quando, ormai, la cena era finita.
I due fratelli la guardarono male, ma non dissero nulla.
Yume chinò la testa e si preparò un panino.
Si sedette, i suoi fratelli erano ancora seduti, che la guardavano con preoccupazione. - Sono andata con il club ad una partita di football americano -.
- Ma non ci puoi avere messo così tanto - Akira si fece insistente.
- E’ che ho preso la strada lunga e mi sono persa parecchie volte - mentì Yume, non poteva mica dire ai due la faccenda con Agon!
- Stai mentendo, ma non ti chiederò nulla, tanto non ci dirai niente - commentò Ichigo, guardandola.
- Apparte… quando ci presenti il tuo ragazzo? - chiese Akira sorridendo sotto i baffi.
Yume sputò l’acqua che stava bevendo.
- NON SONO AFFARI VOSTRI! - urlò, e si rinchiuse in camera, sbattendo la porta.
- Yume-chan, dove vai? - chiese Ichigo.
- A dormire! - fu la risposta. I due fratelli ridacchiarono, la loro sorellina non l’avrebbero mai capita.


Note dell'autrice: e poi boh... è uscita 'sta roba... avete capito tutti che lo scontro contro i Poseidon è stato solo un pretesto per arrivare a questa scena. E la storia di Agon, in realtà non saprei, diciamo il loro primo incontro, ok? C'è un motivo del perchè il nome "Yuki", ma lo scoprirete solo nel capitolo 8, e fino a lì non verrà mai più menzionato.

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Capitolo 6
*** Shinryuji Naga e Sado Strong Golems ***


Yume Shiro
Capitolo 6: Shinryuji Naga e Sado Strong Golems



Era già passata una settimana dal quel bacio con Shin e il piccolo incidente con Agon.
Avevano già fatto le squadre del Torneo del Kanto:
- Tayo Sphinx .vs. Dinosaurs
- Shinryuji Naga .vs. Demon Devil Bats
- Sado Strong Golems .vs. Ojo White Knights
- Misaki Wolves .vs. Seibu Wild Gunmen
Erano tutte delle squadre molto forti.
Yume sospirò sonoramente, doveva svegliarsi, oggi c’era la partita degli Shinryuji contro i Devil Bats. Lei era emozionata, non vedeva l’ora di vedere le abilità di Sena sul campo. Però, dall’altra parte, aveva anche una brutta sensazione: di quelle che ti fanno venire i brividi dietro la schiena, che ti fanno piegare in due, che ti fanno avere conati di vomito, quel tipo di sensazione.
Si era seduto al fianco di Shin e Takami, con dietro Otawara, che non stava fermo e faceva un gran casino, facendo imbarazzare tutti i giocatori dell’Ojo.
Erano entrate entrambe le squadre, e già c’era un grandissimo coro, anche se non si stava ancora “giocando”. Guardò prima i Deimon Devil Bats, che sorridevano come degli idioti, poi concentrò la sua attenzione agli Shinryuji Naga. C’era un’aura malvagia vicino a loro: Agon. Osservava ogni movimento del piccolo Eyeshield 21, aveva lo sguardo truce, che Yume poteva intravedere dagli occhiali scuri.
Quel ragazzo le faceva paura.
Era immersa talmente tanto nei suoi pensieri, che l’unica cose che la svegliò dal suo temporale coma mentale, fu il fischio dall’arbitro.
Non credeva ai suoi occhi: Monta veniva battuto da Ikkyu, Sena continuava a prendere colpi da Agon.
Non ci poteva credere!
Però notò, che dopo un po’ di tempo, entrò Yukimitsu, il numero 16, era una persona molto fragile, con i capelli neri e gli occhi del medesimo colore. Ma Yume lo sapeva, che quello sarebbe stato il punto forte dei Demon, perché Agon non lo avrebbe filato.
Infatti fecero il loro primo Touch Down.
E continuarono così, Sena battè anche Agon, Shin appena lo vide sobbalzò.
Yume si sentì morire quando la partita finì, ma poi si accorse di quello che aveva fatto Monta.
Si alzò di scatto, non curandosi degli altri - GUARDATE FUORI DAL CAMPO! - urlò.
Praticamente tutti si girarono verso di lei, Hiruma allargò gli occhi, come diavolo l'aveva capito, era solo sugli spalti!
Infatti, Raimon, aveva preso un pezzo di terra con la mano, per questo il tempo si era fermato a 4 secondi.
Una sola azione, che era uscita perfettamente.
Perché loro avevano anche tutto il sostegno delle altre squadre, anche quello della Shiro.
Era inevitabile: i Deimon vinsero 36 a 35.
Yume si sentì sollevata, anche se poi Agon prese un pungo da Unsui, che si meritava.
- Dopo tocca a noi - sussurrò, non aveva paura, voleva solo vincere, e andare contro i Deimon Devil Bats.
Tutti i giocatori dell’Ojo si alzarono e andarono ad allenarsi per la partita conto i Sado Strong Golems, che avrebbero dovuto affrontare l’indomani.
Yume era migliorata tantissimo, era riuscita nel suo intento: raggiungere i 4.1 secondi sulle 40 yards.
Poi, sotto consiglio di Otawara, aveva misurato quanto poteva sollevare sulla panca piana: 70 kg.
Tutti avevano spalancato gli occhi e avevano aperto la bocca, soprattutto Sakuraba, che non voleva credere che una ragazza avesse avuto il suo stesso livello di forza.
Ovviamente Yume arrossì, cosa che non piacque molto a Shin, che fulminò con lo sguardo il povero ricevitore. Era ormai il giorno della partita contro i Golems.
L’unica cosa che Yume aveva capito su quella squadra era che erano tutti degli idioti che puntavano tutto sulla forza fisica.
Infatti il loro allenatore aveva preso in considerazione il bacino femminile, al posto di quello maschile. Ma lo sanno tutti che solo poche ragazze giocano a football americano. Neanche Yume, anche avendo una grande velocità, aiutava solo Shin negli allenamenti.
Aveva mostrato i placcaggi dei Golems agli Ojo, cercando di farli capire, ma con scarso successo. Aveva, allora, pensato di farlo vedere in pratica, col solo risultato di aver ricevuto un placcaggio di Shin, finendo in una posa alquanto equivoca, ma rialzandosi subito dopo, tutta dolorante.
Ora che la partita era iniziata, Yume osservava, con occhio di falco, ogni movimento dei Golems.
Ma ritrovandosi a promuovere la sua teoria: erano degli idioti.
Cioè, come si fa a cadere inciampando nell’erba?!
Infatti l’Ojo aveva vinto senza neanche far fare un punto ai Golems.
Poco dopo la partita, Shin aveva trascinato Yume a casa sua, atto visto dai compagni di squadra che ridacchiavano divertiti.
Loro credevano che era la seconda volta che la Shiro andava a dormire dal linebacker, ma quanto si sbagliavano.
In realtà, Yume, era andata da Shin parecchie volte, anche se nessuno se ne era accorto!
La ragazza dagli occhi verdi si ricordò, però, che i suoi fratelli l’avevano colta con le mani nel sacco.

- Yume-chan, dove stai andando, anche questa sera? - chiese Ichigo, spuntando dietro alle spalle della sorella.
- Dalla mia amica a dormire - mentì la Shiro, mentre metteva le cose che le servivano dentro lo zaino.
- Non si dicono le bugie, sai? - la rimproverò Akira, giocando con una ciocca rossa della sorellina.
- Ma cosa volete?!- chiese infastidita Yume.
- Ieri ti ho vista, uscire dalla casa di quel ragazzo, non dirmi bugie, ok? - Akira le lasciò andare la ciocca di capelli, con un’espressione seria.
- Dopotutto ai già l’età per quello - commentò Ichigo, alzando leggermente la voce sull’ultima parola.
- Nii… sentite, io sono ancora vergine - la Shiro era talmente imbarazzata da nascondere la testa nello zaino nero.
- Ah… - i due sorrisero e tirarono un sospiro di sollievo.
- Allora vai - la incoraggiò Akira, con un sorriso sornione.

Infatti lei e Shin non avevano fatto nulla, lei lo aiutava con i compiti di giapponese e restava a dormire da lui, ma non avevano ancora fatto nulla.
Ok, ok, avevano fatto qualcosa. Ma non erano andati oltre a carezze e baci.
Così, come ogni giorno (perché ormai Yume andava a dormire da Shin ogni giorno), si erano rintanati nella camera del ragazzo, che puzzava di chiuso.
La Shiro ce la metteva tutta per aiutare il suo ragazzo, anche se con scarsi risultati, visto che era troppo concentrato sulla partita che, la settimana successiva, avrebbero dovuto giocare contro i Deimon Devil Bats.
- Shin, alla partita ci penserai dopo, ora concentrati! - lo riprendeva Yume, arrotolando il libro di giapponese.
Stava per riprenderlo per l’ennesima volta, quando le parole furono fermate dalle labbra di lui.
Shin la spinse a terra, si staccò per riprendere fiato, mentre la osservava.
Era alta quanto lui, i capelli rossi era incollati al suolo, gli occhi verde chiaro che emanavano stupore, la tuta nera, le gambe magre, il naso piccolo, il seno prosperoso, le mani, morbide e vellutate, cercavano di mantenere una distanza, spingendo il torace del ragazzo, le labbra morbide, la magrezza della ragazza (solamente 43.5 kg), sembrava così fragile, che se Shin avesse premuto con forza, l’avrebbe rotta in mille pezzi.
Ma sapeva che si sbagliava, in realtà Yume era tutt’altro che fragile: era molto forte e veloce, che nessuno poteva essere al suo livello, nemmeno lui, e questo gli bruciava. Quanto gli bruciava.
Quando la vedeva correre provava sempre un pizzico di invidia nei suoi confronti, ma non lo avrebbe mai ammesso. Però una cosa la sapeva bene: lei era sua.
Le accarezzava con dolcezza il viso, che prima sembrava infastidita dal gesto del compagno, ma poi si era rilassata, aveva socchiuso gli occhi, che continuavano ad osservarlo, e si era lasciata accarezzare, dal tocco delicato del compagno, che le faceva un leggero solletico.
- Dai Shin, finiamo - Yume si era riportata alla realtà, e, sospirando, si era alzata e messa a sedere, con le gambe ancora sotto al compagno, leggermente curvate.
Shin, per qualche secondo, la guardò, poi si rimise in ginocchio e prese il libro di giapponese, cercando di capirci dentro qualcosa.
La Shiro si era messa dietro a lui e lo aveva abbracciato, guardando anch’essa la lettura del linebacker.
- Shin, lo stai leggendo al contrario - le mani della ragazza, andarono a prendere i bordi del libro e metterlo nella giusta posizione.
- Scusa - ecco, ora a Yume venivano i sensi di colpa! - Shin, senti, io non sono ancora pronta - sussurrò lei, nell’orecchio del ragazzo, con la mano libera, fece ruotare il viso del linebacker di profilo, dandogli un bacio a stampo.
Lui annuì e ritornò al suo libro di giapponese, mentre la Shiro sorrideva da dietro.
- Preparo un the? - chiese Yume, che voleva uscire da quella stanza dall’aria soffocante.
Shin annuì lievemente, visto che era troppo concentrato a studiare.
La scout si alzò e andò in cucina.
Prese una teiera e ci mise dentro l’acqua, mentre aspettava che si scaldasse, cercò due bustine per il the e delle tazze.
Sentì il fischio della teiera, che fumava e sembrava una locomotiva impazzita.
La prese per il manico e versò l’acqua nelle due tazze, con dentro le bustine da the.
Il resto dell’acqua bollente la buttò nel lavandino, che creò molto vapore.
Yume portò il the a Shin, che lo bevve in un sol sorso, non curandosi che era praticamente bollente.
La Shiro lo guardò perplessa, soffiando sulla sua tazza fumante.
Fece dei piccoli sorsi per assaporarselo, il the quasi bollente andava giù per la gola che era una meraviglia, riscaldando tutto il corpo della ragazza, che sorrideva come una vecchia di 80 anni.
Shin la guardava con la coda dell’occhio, accennando un sorriso divertito.
Era ormai notte.
Shin aveva riposto il libro nello zaino e aveva sbadigliato rumorosamente.
Yume aveva gli occhi che le si chiudevano, e aveva già messo il pigiama: una giacca rosa a maniche lunghe con pantaloni lunghi del medesimo colore. Eppure aveva ancora freddo.
- Shin, posso dormire nel tuo letto, insieme a te? - chiese, come una bambina che ha paura del buio e vuole rifugiarsi nel lettone dei genitori.
Il linebacker si girò di scatto, sorpreso per la richiesta della ragazza.
La vide in pigiama, leggermente più grande di lei, con occhi assonnati e sguardo perso nel vuoto.
- Va bene - acconsentì lui, con un sorriso.
Si erano infilati sotto le coperte bianche, Yume ebbe un brivido, cosa che non sfuggì a Shin, che la abbracciò.
La Shiro si addormentò, cullata da quelle braccia.
Invece Shin restò un po’ a pensare: di come aveva conosciuto quella ragazza, all’inizio strana, ma poi se ne era innamorato, a come i due erano finiti per restare a dormire da lui, della partita contro i Kyoshin Poseidon, dove Yume lo aveva baciato di sua iniziativa, e di quel momento, abbracciati in un letto singolo.
Il linebacker soffiò sull’orecchio della ragazza, che mugolò qualcosa, muovendo leggermente le braccia e le gambe, infastidita.
Shin sorrise, poi si addormentò anch’esso.
Ma prima di cadere tra le braccia di Morfeo pensò, ancora una volta, alla partita che avrebbe giocato la settimana successiva, e la resa dei conti che avrebbe avuto con Kobayakawa Sena, no, anzi, con Eyeshield 21.


Note dell'autrice: ok, che roba smielata è questa? Quando l'ho scritto avevo in mente qualcosa di molto diverso, ma poi è uscita 'sta roba inguardabile.
Vorrei avvertire che gli aggiornamenti saranno lenti, d'ora in poi!

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Capitolo 7
*** Ojo White Knights .vs. Deimon Devil Bats ***


Yume Shiro
Capitolo 1: Ojo White Knights .vs. Deimon Devil Bats



Era già passata una settimana, e Yume non ci credeva: il giorno stesso si sarebbe combattuta la partita degli Ojo White Knights .vs. Deimon Devil Bats.
Si, “combattere”, perché quello era il termine giusto.
La Shiro si stava pettinando i capelli arruffati.
Aveva una maglietta senza-maniche e dei pantaloni di jeans aderenti e scalza, con solo le calze bianche.
Si sentì abbracciare da dietro: Shin.
A petto nudo con solo pantaloni blu, larghi, addosso.
- ‘Giorno - farfugliò lui.
- ‘Giorno - rispose lei, posando il pettine di legno - oggi è il gran giorno, eh? -.
- Sì, combatterò contro Eyeshield 21 e lo sconfiggerò - baciò la ragazza sulle labbra morbide e umide.
- Io sarò in panchina a fare il tifo - Yume aveva, stranamente, una voce sensuale.
- Ci conto - Shin lasciò la Shiro sistemarsi.
Era pomeriggio, c’erano delle nuvole bianche in cielo ed il sole era opaco.
Nevicherà, pensò Yume, guardando gli spalti che si riempivano di gente col passare dei minuti.
La Shiro non sapeva come sarebbe andata a finire, ma alzò lo sguardo al cielo e pregò che andasse tutto bene, e che nessuno si sarebbe infortunato.
Fischio di inizio, il giorno prima aveva piovuto, quindi il campo era fangoso.
- C’è qualcosa che ti turba? - chiese Wakana, con la sua voce gentile e allegra.
- Oh! - i pensieri della scout si dissolsero - no, nulla - sorrise.
Notò, che con la coda dell’occhio, Hiruma Yoichi la stava guardando, ma sviò subito lo sguardo. Le stava mandando un messaggio, con i suoi occhi demoniaci, che non provavano emozioni, ma lo sanno tutti: anche i demoni provano sentimenti.
“Vinceremo noi” le stava dicendo.
Le era bastato distrarsi per un secondo che Shin aveva già mostrato le sue capacità: aveva placcato Sena alla velocità della luce, 4.2 secondi sulle 40 yards!
Lei e il linebacker si erano allenati tantissimo per raggiungere i loro obbiettivi.
La scena, che dopo un po’ di tempo, le si parò davanti, la scioccò: tutti i Deimon Devil Bats erano disperati.
Monta non riusciva a prendere una palla, perché Sakuraba lo intercettava sempre; Sena veniva placcato da Sena.
Le loro due uniche speranze erano sconfitte, con le divise sporche di fango.
Eppure successe qualcosa che fece cadere, la penna e i fogli che Yume aveva in mano: Monta aveva preso, con una sola mano, una palla da football americano e anche dietro la testa.
Era impossibile, una cosa del genere!
Ma la cosa che la sconvolse di più fu la vittoria di Sena contro Shin: sfruttando la sua velocità era riuscito a sfuggire al placcaggio del linebacker, facendo le 40 yards in 4.1 secondi. Shin cadde atterra, e chiuse gli occhi, sentendo l’urlo del Touchdown di Eyeshield 21.
Gli Ojo White Knights avevano perso contro i Deimon Devil Bats, era così frustrante, tutti i membri della squadra piansero.
- Ci siamo allenati così tanto, eppure… - neanche Wakana, la piccola manager lavorativa, non riusciva a trattenersi dal piangere.
La Shiro strinse Koharu, in un abbraccio, si sentiva morire dentro.
Guardò Shin, ma lui stava parlando con Eyeshield 21.
- La prossima volta sarò io lo sfidante - e sorrise.
Yume notò che era la prima volta che vedeva il linebacker sorrideva per il football americano.
- Shin se avrà un rivale migliorerà in fretta - disse alle spalle della scout l’allenatore.
- Hai ragione - rispose la Shiro, sorridendo, ma con ancora le lacrime agli occhi.
La ragazza vide di sfuggita che Hiruma, il demonio biondo, la guardava.
Non ne sapeva il motivo, ma quegli occhi penetranti la rendevano inquieta.
Sviò lo sguardo, abbassando la testa., che la guardava anche lui.
Ma non con occhi penetranti, ma pieni di preoccupazione.
Quando rialzò il viso, si ritrovò davanti Shin.
La Shiro poteva vedere tutti i lineamenti del viso del ragazzo: occhi semi-chiusi, lineamenti duri, bocca contratta in una smorfia, naso che continuava ad aprirsi ad ogni suo respiro.
- E’ un peccato, vero? - chiese Yume, con il magone - che abbiamo perso… -
Voleva piangere, non davanti a Shin, perlomeno.
Era l’orgoglio.
Non voleva che la persona a cui teneva di più la vedesse piangere, non ancora, non voleva che l’episodio si ripetesse.
- C’è qualcosa che non va? - chiese Shin, notando che Yume aveva lo sguardo perso nel vuoto.
- No, nulla - la ragazza scosse la testa e sorrise - senti, perché oggi non vieni da me? -.
Shin annuì, eppure gli era sembrato che la Shiro avesse qualcosa da nascondergli.
Dopo una breve doccia, Shin e Yume cominciarono a correre, chissà dove, a detta dei loro compagni.
La ragazza aveva un’espressione nulla.
Una ferita, una ferita dell’anima.
Shin se ne accorse e si fermò.
- Perché ci fermiamo? - chiese Yume, ma non sorrise.
- Cosa c’è? -.
- Eh? - chiese la Shiro, non capendo.
- Sei strana, c’è qualcosa che non va? Qualcosa che non mi hai detto? -.
Le parole di Shin fecero fare un passo indietro alla ragazza. Era così evidente che aveva qualcosa da nascondere?
- I miei genitori, 3 anni fa, morirono - Yume fece un piccolo silenzio - o meglio, vennero uccisi -
Shin sbarrò gli occhi.
- Era una giornata di inverno, ma faceva caldo, molto caldo, io stavo ritornando da scuola, insieme ai miei fratelli. A quei tempi, loro non lavoravano, andavano ancora a scuola anche loro, facevano la 1° superiore alla Deimon, però, appena rientrammo in casa, trovammo i nostri genitori morti, con delle ferite su tutto il corpo e piansi, davanti ai miei fratelli - Yume ricordò quel giorno con un groppo alla gola, ma continuò - da lì, io non ho più pianto davanti alle persone a me care, tranne oggi ovviamente, i miei fratelli hanno smesso di andare a scuola e hanno cominciato a lavorare, poi ci trasferimmo ben lontano dalla casa da cui erano morti i nostri genitori-.
- Ma chi li uccise? - fu la domanda di Shin.
- Un ragazzo di 20 anni, era drogato e non capiva più niente e non sapeva ciò che faceva, ma che importanza ha? Nessuno mi riporterà indietro i miei genitori - a Yume, involontariamente, cadde una lacrima, sul freddo asfalto. Shin la abbracciò - andiamo? -.
La Shiro annuì debolmente, si asciugò le lacrime con le dita, ora bagnate.
Non si parlarono per tutto il tragitto, ma si tennero sempre per mano.
Appena arrivarono davanti alla porta della casa della ragazza, a Shin cominciarono a sudare le mani, anche se non ne sapeva bene il motivo.
Yume bussò due volte, e la porta si aprì.
Si ritrovò ad essere abbracciata, o meglio, schiacciata da Ichigo.
- Ichi-nii! - urlò la Shiro, arrossendo leggermente.
Akira prese di peso il fratello che schiacciava la sua sorellina.
Indossavano entrambi una maglietta bianca a maniche corte e dei jeans fino alle ginocchia, con scarpe da ginnastica nere pece.
- Shin, questi sono i miei due fratelli: Ichigo e Akira Shiro - i due salutarono con uno “Yo”.
La prima cosa che venne in mente al linebacker fu “Quei tre non sembrano proprio fratelli”.
- Su entra, è un piacere conoscere il ragazzo della nostra sorellina! - Ichigo trascinò Shin nella loro piccola casa. I due avevano preparato la cena, mentre continuavano a fare domande al povero linebacker, che rispondeva senza battere ciglio.
- Dove vi siete conosciuti? -.
- A scuola -.
- Vi siete già baciati? -.
- Sì -.
- E fatto… bè, si, insomma, hai capito… -.
- No -.
- Ichi-nii! Aki-nii! - urlò, imbarazzata, Yume.
- Che c’è? - chiese Ichigo, fingendo di essere offeso.
- Piantatela con queste domande! - la loro sorellina era furibonda.
- Che noiosa! - sbuffò il ragazzo.
La Shiro gli fece una linguaccia.
Shin, che era stato in silenzio per tutta la durata di quel “litigio”, ridacchiò.
Anche i tre fratelli risero insieme al ragazzo.
Era proprio una bella cena in famiglia, pensò, sorridendo, Yume, mentre si sistemava una ciocca dietro all’orecchio.
Solo ora si era accorta di come amasse Shin, e, anche se avevano perso contro i Deimon Devil Bats, lei lo aveva sempre amato.
- Vado un attimo in bagno - si alzò, e corse verso il bagno, con un nodo alla gola.
Aprì l’acqua gelata e si bagnò il viso, si diede anche delle pacche sulle guance, basta non ci doveva più pensare, avevano perso, si sarebbero rifatti l’anno seguente!
- Se state insieme, deve avertelo detto, no? - Shin all’inizio non capì quello che aveva detto Akira - dei nostri genitori… - ora il linebacker aveva capito.
Annuì, sinceramente non ne aveva voglia di parlarne e non voleva neanche esprimersi.
- Non ne vuoi parlare, vero? Neanche noi, i ricordi di quando eravamo felici, sono i dolori peggiori - Akira si mordicchiò il labbro, non voleva ricordarsi assolutamente dei suoi genitori.
Tante volte, però, si era fatto una domanda: perché Yume era così diversa da lui e Ichigo?
Il loro padre aveva i capelli castano scuro e gli occhi verde scuro, invece la madre i capelli castano chiaro e gli occhi chiari.
Lui sapeva benissimo che sua madre non era una donna che tradiva il proprio marito, eppure proprio non capiva quella differenza!
- Cosa sono quelle facce tristi?! - la Shiro diede una pacca sulla testa ad Akira e Ichigo, sorridendo.
- Nulla - l’unica cosa che poteva fare Akira era sorridere, nascondere i suoi dubbi e proteggere Yume, neanche a Ichigo aveva detto nulla su quello che pensava, era troppo stupido. I quattro passarono una bella serata, a chiacchierare e a scherzare.
In fondo era meglio così, pensò Akira.
Meglio sorridere che piangere, Yume lo diceva sempre, ed era proprio vero.


Note dell'autrice: ed ecco che viene fuori il passato di Yume! Non so come mi sia venuta fuori 'sta roba, ma a chi importa?! Ahahaha...
Non ho nient'altro da dire, quindi, se avete tempo, lasciatemi una, anche piccola, recensione!

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Capitolo 8
*** Yamato e Aiuto-Allenamenti Christmas Bowl ***


Yume Shiro
Capitolo 8: Yamato e Aiuto-Allenamenti Christmas Bowl
 
Yume si era svegliata a causa di una telefona che le aveva rotto i timpani.
A mala voglia, aveva preso il suo cellulare dal comodino. Doveva essere stressata anche in un giorno libero?!
Si sistemò i capelli dietro l’orecchio e rispose, a mala voglia.
Ora che ci pensava, i Deimon avevano vinto contro i Dinosaurs, anche se Hiruma Yoichi si era fratturato il braccio destro.
E indovinate un po’ chi la chiamò? Ovviamente il quarteback demoniaco!
-  Kekekekeke! Buongiorno, Kumiko! - la sua voce era indemoniata fin dalla mattina presto (erano le 08.30), e al cellulare sembrava quasi metallica.
- Che cosa vuoi? Stavo dormendo! - si lamentò la ragazzo, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
- Devi venire a dare uno mano per gli allenamenti per il Christmas Bowl! - neanche aveva chiesto il suo parere. Hiruma aveva deciso così e basta.
- Guarda che ho degli impegni, io! -.
- Ma prima devi andare ad Osaka, insieme a quel nano di merda, alla scimmiaccia di merda e alla fottuta cheerleader, per spiare i Teikoku Alexanders! Alle 09 e 30 alla stazione! - detto questo, chiuse la telefonata, senza che lei avesse la possibilità di ribattere.
- Uff… credo di non avere altra scelta… - Yume si pettinò i capelli, si mise una tuta rossa, fece una veloce colazione e lasciò un messaggio ai due fratelli: “Parto per qualche giorno per il Kansai! Chiamatemi appena leggete questo foglio!”
Lo mise sul tavolo in bella vista.
Poi cacciò dentro alla sua borsa blu (gentilmente offerta dagli Ojo White Knights), qualche vestito di ricambio.
Appena chiuse la porta della sua casa, cominciò a correre il più veloce che poteva, per riuscire a raggiungere la stazione 5 minuti prima che il suo treno partisse.
- Yume! Sei arrivata, finalmente! - la salutò Sena. Dalla faccia, anche lui era stato costretto a venire.
- Forza, partiamo! Yu-nee, Sena, Monta! - Suzuna, trascinò i tre sopra al treno.
- Siccome il viaggio è lungo, giochiamo ad Uno! - Taki tirò fuori, da qualche parte, delle carte da Uno, e i quattro cominciarono a giocare.
Tutte le venti partite che fecero furono vinte da Yume.
- Yu-nee, sei proprio forte! - Suzuna cominciò a fare qualche battuta, e tutti si misero a ridere.
Quando arrivarono nel Kansai, era già notte fonda, quindi decisero di fermarsi in una locanda. Sarebbero andati al Teikoku la mattina seguente.
Per risparmiare, la stanza la divisero in quattro, ma a loro non è che importava molto.
Yume si svegliò alle 07 e si preparò per bene. Si mise una tuta azzurro e bianca, si sistemò i capelli in una coda e preparò la colazione: delle fette di pane con marmellata, nulla di che, la Shiro non aveva proprio voglia di cucinare.
- Yume, sei già sveglia? - chiese Sena, sfregandosi gli occhi, ancora mezzo-addormentato.
- Buongiorno Sena, in realtà sono già pronta e ho preparato la colazione! Sono abitua a svegliarmi presto! - la Shiro sorrise e si sedette al tavolo, per fare compagnia a Sena.
Appena il ragazzo finì la colazione, si andò a preparare, mentre Yume andò a svegliare Suzuna e Monta. Per quest’ultimo ci volle un po’ di tempo prima che si svegliasse.
Quanto tutti furono pronti, andarono verso il Teikoku.
- Quanto è grande questa scuola! - commentò Suzuna, restando a bocca aperta.
- Guarda che così ti entrano le mosche in bocca! - scherzò Yume.
- Dove sarà il club di football americano? - chiese Sena, guardandosi da tutte le parti.
- Chiediamolo a quella ragazza! - propose Taki, indicando una ragazza, piuttosto alta, magra, piatta come un ferro da stiro, occhi castani e capelli biondi, legati ad una treccia.
- Scusa, sa dov’è il club di football americano? - chiese Suzuna.
- Ci sto andando proprio ora, seguitemi! - quella ragazza aveva risposta con un sorriso, ma Yume notò che era anche nervosa. Timida, pensò la Shiro con un sorriso.
- Mi chiamo Karin Koizumi, sono la quarteback del Teikoku Alexanders, piacere di conoscervi, voi siete…? - Karin sorrise e si presentò timidamente.
- Io sono Suzuna Taki -.
- Sono Raimon Taro, ma chiamami Monta! -.
- Mi chiamo Sena Kobayakawa -.
- Io mi chiamo Yume Shiro, piacere di conoscerti! -.
Dopo queste presentazioni, girarono l’angolo e Yume si fermò di scatto.
Ignorò tutta la squadra che salutava la quarteback, e il suo sguardo si soffermò su un ragazzo: alto, abbastanza muscoloso, capelli rossi, occhi marroni e sorriso sulle labbra.
- Tu…! - la Shiro fu percossa da scosse poco gentili.
- Oh! Guarda chi si vede! Yume! Ne è passato di tempo! - quel ragazzo la salutò con un sorriso.
- Ne è passato di tempo?! Sei sparito per 3 anni! - la Shiro stava per scoppiare, e con tutta la sua buona volontà, cercò di fermare il suo braccio, pronto a dargli uno schiaffo.
- Yu-nee, lo conosci?! - chiese Suzuna, mettendole una mano sulla spalla.
- Lui è mio cugino, Yamato Takeru! Se sapevo che c’era anche lui, non sarei venuta! - le parole uscite dalla sua bocca, sembravano voler tagliare quel ragazzo dalla strana capigliatura rossa.
- Che cattiva, che sei, carissima Yuki-chan! - Yamato fece una piccola risatina.
- Non chiamarmi così! - Yume era imbarazzata, odiava proprio quel lato del cugino, non lo reggeva.
- Yuki-chan? - chiese Suzuna, interrompendo “l’amorevole” conversazione tra i due.
- Una volta, quando avevo circa 6 anni, mi ammalai, ero bianchissima e avevo indosso solo un vestito bianco, siccome il mio tempo atmosferico preferito era la neve, Yamato si è inventato il genialissimo soprannome “Yuki-chan”, ovvero “nevetta”  - la Shiro raccontò la nascita del suo soprannome con rabbia.
- Ahahahah, ti ricordi ancora? - Takeru rise, cosa che decisamente non piacque a Yume, solo grazie a Sena e Monta che la trattennero, lei non uccise Yamato con una mazza, tirata fuori da non si sa dove.
Quando gli animi furono placati, si riuscì a parlare, perlomeno, civilmente.
- Intuisco che siate venuti qui per il Christmas Bowl, vi mostro un po’ i nostri spogliatoi - trascinò i quattro dentro uno spogliatoio, si poteva sentire la puzza di sudore, che schifo.
Ora che ci pensava, erano circa sei squadre al Teikoku, mi sembrava ovvio che uno spogliatoio era messo in casino.
- Questo, invece, è lo spogliatoio della prima squadra - era del tutto diverso da quello precedente: tutto pulito e messo in ordine, veramente molto bello.
- Certo che c’è molta differenza… - commentò Yume, con una punta di sarcasmo.
- Su Yuki-chan, qui, i più forti hanno il lusso, mentre quelli un po’ più deboli stanno nell’altro spogliatoio - Yamato rise, mentre la Shiro strinse il pugno e abbozzò un sorriso, nascondendo un ringhio.
Dopo, a loro, venne presentato il ricevitore: Taka Honjo.
A Monta non gli stette molto simpatico, ma non lo disse apertamente.
Alla fine la giornata fu finita, ma Yume venne presa in disparte da Yamato.
- Yuki-chan, senti per la storia dei tuoi genitori - venne bloccato prontamente da un’occhiataccia della Shiro.
- Non ne voglio parlare, ok, Yamato? - Yume si girò per andarsene, ma Yamato intuì quella mossa e le bloccò il polso.
- Yuki-chan, vuoi davvero scappare per sempre? - quella domanda fece sobbalzare la Shiro.
- Ci ho messo molto tempo per recuperare il sorriso, non voglio ricordare, ok? Ora lasciami… - lei non avrebbe pianto, assolutamente.
Yamato, come richiesto dalla cugina, lasciò la sua mano.
- Ci vediamo - senza girarsi, la Shiro salutò il ragazzo, con un cenno del capo, ormai era già tramonto, sarebbero ritornati nel Kanto quella notte stessa.
 
- Yume, sei pronta? - chiese Suzuna, scuotendole leggermente le spalle, mentre prepararono la borsa/valigia.
- Sì, scusa, stavo pensando ad una cosa - la Shiro le sorrise, cercando di essere il più naturale possibile.
Quando anche Sena e Monta furono pronti, andarono alla stazione. Era notte fonda, e i lampioni facevano diventare la stazione una scena tipica horror.
Yume si attaccò al braccio di Sena.
- Yume? - lui arrossì leggermente, per quel attaccamento improvviso.
- Yu-nee… non è che hai paura del buio? - chiese Suzuna. La Shiro venne percossa da un brivido ed annuì.
Taki evitò di capire il perché della sua paura e i quattro si sistemarono comodamente sul treno e aspettarono che ritornassero a casa (ovviamente si addormentarono nel tragitto).
Appena il treno si fermò, la prima a svegliarsi fu Yume, che scosse gli altri e tutti, più o meno riposati, scesero.
Erano circa le 10 e i quattro andarono subito alla scuola Deimon.
Subito la Shiro si avventò sul quarteback demoniaco.
- Tu lo sapevi che c’era anche Yamato! - gridò lei, furiosa.
- Uff… e se anche fosse? - chiese lui, sbuffando, guardando il cielo con fare sognante.
Yume decise che era inutile litigare con Hiruma, tanto avrebbe vinto di sicuro lui.
- Forza, per 2 settimane sarai la servetta dei Deimon! - disse in fine, non notando lo sguardo assassino della ragazza.
Decise di non discutere e annuì, anche se prima o poi gliela avrebbe fatta pagare.
Quanto mai accettò! Per le 2 settimane seguenti passò l’inferno: la costrinsero a lavare le divise, pulire gli spogliatoi, prendere l’acqua per i giocatori, correre a prendere sacchi per l’allenamento e altri mille lavori. Alla fine di tutti i giorni, era talmente sfinita che toccava a Shin portarla (di peso) a casa.
Alla fine del suo lavoro, Yume tirò un sospiro di gioia.
Il Christmas Bowl era alle porte.
Il giorno prima della partita incontrò Yamato.
- Yuki-chan! - la salutò lui, sorridendo.
- Cosa ci fai qui, Yamato? - chiese lei, scocciata.
- Ti volevo solo salutare, come sei cattiva! - sbuffò Takeru, sorridendo da ebete.
- Bè? Cosa vuoi? Non mi dai mica a bere che sei venuta a salutare - chiese la Shiro, incrociando le braccia al petto.
- Ti vedo piuttosto affaticata - Yamato cercò di cambiare il discorso.
- Non cambiare il discorso! - Yume non urlò solamente perché erano in mezzo alla gente, ma gliene avrebbe dette di tutti i colori, se fossero stati a casa.
- Sei un tipo insistente, sai? Non te lo dico e poi dovresti farmi gli auguri! -
- Io non faccio il tipo per te! Ma per i Deimon! - ringhiò la Shiro.
- Ok… allora ciao - non smise di sorridere, Yamato e se ne andò.
Il giorno seguente, i Teikoku persero contro i Deimon.
Yamato aveva il morale un po’ a terra, ma non lo diede a vedere.
A Yume faceva pena.
- Forse mi dispiace un po’ per te, solo un po’, eh! - sbuffò lei.
Takeru drizzò la testa e le sorrise.
- Grazie, Yume - faceva uno strano effetto essere chiamata “Yume” al posto di “Yuki-chan”.
- Chiamami Yuki-chan, come hai fatto sempre, mi da fastidio essere chiamata “Yume” da te! -
- Sei strana, lo sai? Prima ti dava fastidio, adesso vuoi che ti chiami così, perché? -
- Almeno ho un argomento con cui discutere con te, Yamato! - detto questo, girò i tacchi e andò da Shin, lei si diverte sempre molto con Yamato, anche se non lo avrebbe mai ammesso, né a lui, né a nessun altro.



Note dell'autrice: dopo aver rifatto bene i calcoli, credo che i capitoli saranno 12 al posto di 14. Cosa posso dire? Bè, se avete tempo, recensite, please!

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Capitolo 9
*** AMERICA?! ***


Yume Shiro
Capitolo 9: America?!

 
Quando glielo dissero, Yume non ci volle credere: sarebbe andata in America come scout della squadra!
Tutto era cominciato con una telefonata di Hiruma.
 
- Ehi mocciosa! -.
- Mi hai cambiato soprannome? -.
- Zitta, mocciosa! Lasciami parlare! -.
- Cosa vuoi? Non farmi fare come con Christmas Bowl! -.
- Tsk! Comunque no -.
- Allora? Lo sai che mi hai chiamato? Sto lavorando, se ti interessa! -.
- Non mi interessa -.
- Grazie, eh! -.
- Verrai in America, insieme alla squadra giapponese, c’è anche Shin! Ci vediamo mocciosa! -.
- Ehi! Aspetta un minuto! -.
 
La telefonata si era conclusa così.
Dire di no ad Hiruma era come buttarsi sotto ad un treno da soli.
E poi ci sarebbe stato anche Shin, di che cosa si preoccupava? Di molte cose, in realtà.
Ma  non aveva molta voglia di pensarci, si vestì in fretta e furia e si sedette sulla riva del fiume, che le piaceva tanto.
Sentì un’improvvisa folata di vento andarle a scompigliare i capelli, qualcuno andandole perfino negli occhi.
Alzò la testa a male voglia, anche se nel profondo era curiosa di capire il perché di quel vento, così improvviso.
Sgranò gli occhi, osservando cosa succedeva sulla stradina, appena sopra di lei.
Shin e Yamato si erano scontrati, con spettatori Sena, Monta e Taka.
Si alzò, spolverandosi i pantaloni della tuta verde che si era messa, e andò verso i quattro ragazzi, che si accorsero della sua presenza, solo grazie ai capelli rossi, un po’ scompigliati.
- Ma che state combinando? - chiese, strofinandosi gli occhi, con la bocca contorta in una smorfia.
- Yume! - Sena la salutò, anche se con un pizzico di stupore - stavamo guardando Shin contro Yamato, per gli internazionali -.
- Sì, lo so, Hiruma mi ha chiamato ieri, costringendomi a fare la scout - sbuffò lei, incrociando le braccia al petto.
- Yuki-chan, sei buffissima! - Yamato rise.
- Ti ammazzo! - disse tra i denti la Shiro, fulminando con uno sguardo il cugino, che aveva smesso si ridere e si era ricomposto.
- Costretto? - chiese Shin, stringendo il pugno.
- Dire di no ad Hiruma è come buttarsi sotto un treno da soli - rispose lei, con una faccia neutra.
- Hai ragione - commentarono Sena e Monta, ricordandosi il carattere del loro quarteback.
- Allora, io e Taka andiamo nel Kansai, mentre voi andate in cerca di giocatori qui nel Kanto - Yamato, detto questo, se ne andò, accompagnato dal ricevitore.
- Io avrei in mente un giocatore - disse Shin, che era stato quasi sempre zitto.
- E chi sarebbe? - chiesero gli altri tre in coro.
- Kongo Agon - ai tre quasi non macò il fiato.
- Si, certamente, solo che mi fa un po’ di paura - anche a me, rispose mentalmente Yume al commento di Sena.
Poi al notiziario che stava guardando Monta, apparì Morgan.
Aveva detto che chi avrebbe vinto l’MVP della finale, sarebbe diventato un giocatore professionista  e avrebbe vinto 3 milioni di dollari.
A Sena squillò il telefono: era Agon.
- Ha detto che farà parte della squadra… come avrà avuto il mio numero? - il piccolo running back cominciò a tremare.
- Come lineman direi Kurita, il problema però è quel ragazzo… - Monta tremò anche lui.
- Ho un brutto presentimento - commentò Yume, osservando i due del Deimon.
Infatti, com’era prevedibile, si erano ritrovati ad un Fast Food con i peggiori elementi che si potevano trovare: Kongo Agon e Gao Rikia.
- Allora, chi volete in squadra? - chiese la Shiro rompendo il silenzio, mentre beveva la coca che aveva preso.
- Io vorrei Kurita - disse Gao sorridendo.
- Hai ragione! - Sena scrisse qualcosa sul suo Block-notes.
- Che? Quella spazzatura? - ecco, Agon non poteva stare zitto?!
- Cosa hai detto di Kurita? - con una manata Gao distrusse il tavolo.
Accidenti, non erano passati neanche 10 secondi dall’inizio della conversazione che già si passava alle mani! Ecco cosa pensavano Monta, Sena e Yume, i primi due tremavano, mentre la terza li guardava furente.
- Ti faccio vedere io, come si fa una rissa - Agon e Gao stavano per fare una rissa.
Furono fermati da Shin e Yume, il primo fermò il lineman con un braccio, mentre la seconda fermò il ragazzo con i rasta con una mano, poi con l’altra lo toccò appena in fronte, a lei piaceva sfidare la morte.
- Ora basta, ok? - la Shiro aveva fatto una faccia metà arrabbiata e metà divertita.
- Ti faccio fuori, mocciosa! - ringhiò Kongo, ma decise di abbaiare e basta e di non mordere, altrimenti ne sarebbe venuto fuori un vero e proprio casino.
- Mi chiami come Hiruma? - per la Shiro era una piccola vendetta per quello che le aveva fatto quella volta*.
- Grr… - Agon si rimise a sedere, ringhiando contro la ragazza che sorrideva malignamente.
- Non importa cosa ne pensi tu Agon, ma per scegliere un lineman bisogna essere un lineman - disse Shin, ponendo fine alla discussione tra i due.
- Vediamo altri lineman - propose Yume, ritornando seria.
- Banba del Taiyo -.
- Yamabushi dello Shinryuji -.
- Otawara dell’Ojo -.
- Chiamiamo anche Mizumachi e Kakei del Poseidon - propose Agon, mentre addentava il suo hamburger.
- Come Safety avremo Riku -.
- Come Ricevitore Sakuraba dell’Ojo e Tetsuma del Seibu -.
Come kicker presero Kotaro, Musashi e Akaba.
Dopo aver scelto tutti questi giocatori, Yume, Sena, Monta e Shin si ritrovarono nel campo di allenamento del Deimon.
- Ora dovremo decidere il quarteback, Yume, vuoi parlare tu? - chiese Shin alla ragazza, che stava leggendo alcuni dati.
Alzò la testa e rispose con un sorriso, poi cominciò a parlare.
- Io ne selezionerei due - fece il segno di due con le dita - per i passaggi Kid, invece per le azioni trabocchetto direi Yoichi Hiruma -.
Appena pronunciò il nome del quarteback demoniaco, atterrò dietro a lei un aereo.
- Kekekeke, mi avete chiamato? - la sua voce, inconfondibile, si sentiva a malapena a causa del rumore dei motori.
- HIRUMA?! - Sena e Monta fecero un salto, terrorizzati.
Lui prese una scatola, tirata fuori da chissà dove e diede dei dati a Mamori.
- Ho chiamato Marco come Safety e così siamo al completo -.
Yume vide Sena osservare le bambole con fare sognante.
- Stavo pensando che tra i giocatori che abbiamo escluso dalla selezione giapponese, forse c’è qualcuno che vuole giocare - anche la Shiro ci aveva pensato, ma non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce, si limitò ad osservare, prima Sin e poi Hiruma.
- Ma che cazzo dici, nano di merda? - Yoichi parlò.
Dopo che parlarono un po’ e videro il filmato di Phanter, decisero di ascoltare la proposta di Sena e di fare un’audizione.
Si presentarono molte persona per l’audizione: il trio eh-eh, Takami, una strana mummia, quasi tutta la squadra dei Deimon e altre persona di cui non conosceva il nome e non sapeva neanche che esistessero.
Presero solo la mummia.
Il volo era tranquillo, Yume dormì per quasi tutto il tempo, mentre leggeva i dati degli americani a malavoglia.
Appena atterrarono, la ragazza venne svegliata da Shin.
La Shiro aprì gli occhi, ancora assonnata.
- Quanto ho dormito? - chiese, usando la spalla di Seijuro come appoggio personale.
- Circa quattro ore e mezzo - rispose lui aiutandola ad alzarsi.
- Uffa, e io che ho ancora sonno! - si lamentò lei, mettendosi a posto la frangia.
Erano appena arrivati a New York.
- Ragazzi, facciamo una fotografia con la palla! - propose Mamori, prendendo la sua macchina fotografica.
Intanto Hiruma, sopra alla statua delle libertà, fotografava i giocatori delle altre squadre.
- Ma come ci è arrivato là in alto? - chiese la manager.
- Piacere, io Hakkinen, gioco per la Finlandia - Yume non notò qualcosa in particolare nel suo aspetto fisico, tranne per i suoi denti bianchissimi.
- Io sono Yamato, hai davvero dei bei denti  - il cugino della Shiro strinse la mano al finlandese.
Avevano un’aria rinfrescante, pensò la scout.
- Ecco il giocatore finlandese Toni Hakkinen e accanto a lui i giapponesi Yamato Takeru, Sena Kobayakawa e Shien Mushanoji - tutti si girarono di scatto e guardarono chi aveva parlato. Era, molto probabilmente, un giocatore, con i capelli biondi e una giacca addosso.
- Si chiama Heinrich Scherz, è un professionista tedesco della NFLE , ha una memoria incredibile - spiegò Yume, notando che la maggior parte dei presenti non lo conosceva.
Il giocatore tedesco disse un paio di statistiche, tutte corrette ovviamente.
La Shiro non fu impressionata da Scherz.
- Ragazzi, noi dobbiamo andare al sorteggio, quindi, se non vi dispiace, sbrighiamoci! -.
Tutti la seguirono, un po’ straniti dal suo comportamento.
Dopo vari accoppiamenti di squadre, che a Yume non diedero molto interesse, toccò finalmente alla squadra giapponese.
Inizialmente sarebbe dovuto andare Sena, ma siccome Agon l’aveva fermato, c’era andato Gao.
- Vedrai che ci pensa quell’idiota a fare un bel casino e a sistemare tutto - la Shiro sentì Kongo sussurrare quelle parole al running back.
Non capì subito le parole dette da quel ragazzo coi rasta.
Ma poi vide Gao distruggere la macchina dei sorteggi e prendere la palla dove c’era scritto Russia.
In effetti mancavano solo la Russia e la Nuova Zelanda, una dei due doveva uscire per forza, anche se la squadra sperò nella Nuova Zelanda.
- Adesso tocca all’America! -.
Eppure al tavolo americano non c’era nessuno.
- Ci stanno prendendo in giro, sia noi che le altre squadre - disse Ikkyu.
Yume annuì.
- Il primo turno sarà la Russia contro il Giappone - disse la Shiro ad alta voce.
Appena entrarono in albergo, la ragazza si tuffò sul suo letto.
- Sono stanchissima, ho un bisogno matto di dormire - sbuffò, con la testa affondata nel cuscino.
- Spero che domani non facciano troppo casino, soprattutto Agon… - per lei era un’abitudine parlare ad alta voce e dire i suoi pensieri, quando era sola.
- Perché dovrei fare casino? - la voce del ragazzo coi rasta la fece sobbalzare dallo spavento. Era fuori sulla terrazza, doveva aver scavalcato dalla stanza accanto.
- Cosa ci fai qui? - chiese Yume, ma poi, non avendo risposta, decise di rispondere alla domanda di Agon - perché tu hai voluto venire qui solo perché si vincevano 3 milioni di dollari, quindi farai di sicuro un casino -.
Kongo rise.
- Perché ridi? - chiese la Shiro, aggiustandosi la maglietta.
- Mi diverto troppo con te, ci vediamo domani, principessina… - detto questo ritornò di nuovo alla sua stanza di fianco a quella della ragazza.
- Promemoria, non lasciare più la porta-finestra aperta quando hai di fianco Agon - fece una piccola risata, la ragazza, poi prese il suo pigiama rosso e si misi a dormire.
Aveva il presentimento che questo torneo sarebbe stato pesante e con molte sorprese…
 
 
*vedi capitolo 5



Note dell'autrice: ed ecco qua il capitolo 9! Il rapporto di Yume ed Agon è amici/nemici, ma capirete tutto nel prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Russia, Militaria, Germania e Mr Don ***


Yume Shiro
Capitolo 10: Russia, Militaria, Germania e Mr Don
 
Yume si era svegliata ed aveva sbadigliato, tanto Hiruma le aveva dato una stanza singola, anche se non sapeva il perché.
Si mise una maglia azzurra cielo, dei pantaloni bianchi, poi si era pettinata i capelli rossi, con una spazzola di legno e li aveva legati in una coda alta, con un fiocco blu notte.
Prese un bel respiro e ispirò l’aria carica di anidride carbonica.
Si diede dei piccoli schiaffi sulle guance e, osservandosi allo specchio, sorrise.
Grazie ad una bella dormita stava alla grande.
Aprì la porta di scatto,  non curante che, se ci fosse stato dietro qualcuno, si sarebbe rotto il naso.
Siccome non era ancora l’ora di colazione, andò in giro per l’albergo. Andò fino al piano 21° piano, dove vide Agon buttare dentro la stanza dei detersivi delle uniformi.
- Hai già fatto un piano, Agon? - chiese lei, facendosi avanti, con un sorriso strafottente sul viso.
- Non sono affari tuoi mocciosa - fece un sorriso sadico, chiudendo la porta dei detersivi.
- Io non sono una mocciosa, ho solo un anno in meno di te! - la Shiro quasi gridò quella frase.
Agon prese i polsi della ragazza, con uno sguardo incazzato e la mise con le spalle al muro.
- Ora ti faccio vedere io, mocciosa! - Yume non riuscì neanche a ribattere, che si ritrovò le labbra del ragazzo sopra le sue.
Sentì la lingua di lui andare nella bocca, solleticando quella della Shiro e la portò ad una danza, condotta da Agon.
Ma che stavano facendo? Yume era venuta in America, per sostenere la squadra, non per mettere le corna a Shin!
Si divincolò con un po’ di difficoltà, ma riuscì a liberare i polsi e a spingere via il ragazzo, spingendo sul suo petto.
Con un dorso della mano si pulì la bocca. Lo schiaffo fu d’obbligo.
- Ma sei deficiente?! - gli urlò in faccia, infuriata.
Agon girò la testa di lato, per la forza che aveva dato nello schiaffo.
- Che noiosa… - sbuffò lui - perché mi tratti come un bambino?! -
- Perché sei un bambino! -.
Agon fece una smorfia.
- Non lo dirò a Shin, per questa volta - Yume provava pena per il ragazzo, non era così cattivo.
Si trasformò in un silenzio imbarazzante.
Entrambi girarono i tacchi, senza salutarsi, e andarono a fare colazione.
La giornata passò abbastanza bene. Poi venne il momento di scontrarsi con la Russia.
Quando Kurita disse che mancavano le uniformi, apparrì la squadra di riserva, tutti i giocatori che avevano scartato nel Kanto.
Toccò a Sena, Shin, Yamato, Riku e Yume andare a riprenderle.
- Ma dove saranno? - chiese Sena, prima che i cinque partissero.
- Nella stanza dei detersivi al 21° piano - rispose la Shiro, ma poi aggiunse - non chiedetemi come faccio a saperlo -.
Corsero per tutta la città e presero le uniformi.
Ritornarono alla medesima velocità, anche se Sena si perse per aiutare una vecchietta.
Quando arrivarono, di nuovo, al campo, Yume fu la prima a notare la mancanza dell’amico, ma poi si ricordò che probabilmente si era perso.
- Ma dov’è finito Sena? - chiese Mamori preoccupata.
- Avrà sbagliato strada e sarà finito nello stadio sbagliato - risposero Riku e Suzuna insieme.
- Probabile - la Shiro ridacchiò.
La partita contro la Russia finì 34 a 17 per il Giappone, senza che la squadra titolare dovesse entrare in campo.
Yume ricevette un messaggio da Sena.
- “La Militaria ha vinto contro la Finlandia 3 a 42 P.S. Fanno paura” - lo lesse ad alta voce.
- Contro la Militaria, eh - Hiruma fece uno strano ghigno.
- Andiamo nell’altro stadio - commentò Yume, che non voleva sapere cosa gli era passato per la mente al quarteback demoniaco.
Arrivarono appena in tempo, per vedere la partita dell’America.
Videro Panther correre verso di loro, Sena e Yume, alla velocità di 4.1 secondi sulle 40 yards.
- Sena! - aveva saltato verso loro due, parlando giapponese - ciao anche a te, Yume! -.
- Vi conoscete?! - chiese perplesso Kobayakawa.
- Ci siamo conosciuti quando sono venuta in America 4 anni fa, qualche tempo fa mi ha mandato un’e-mail pregandomi di insegnarli il giapponese - rispose lei.
- Aspetto da un anno questo giorno! Ci vediamo in finale, ok! - era rivolto sia a Sena sia a Yume ed entrambi annuirono.
La notte passò veloce, Yume osservava il cielo coperto di stelle e sospirò.
Agon, che era sul balcone accanto, la salutò con un ghigno.
Che strana persona, pensò la Shiro, osservandolo con la coda dell’occhio.
Chiuse la porta-finestra che dava sul balcone, per evitare qualche scampagnata notturna da parte del vicino.
E si mise a dormire.
Il giorno seguente si sarebbero scontrati contro la Militaria.
Andarono allo stadio, e appena ci misero piede dentro, il capitano della squadra avversaria, tagliò una gran parte di capelli di Agon.
Yume non riuscì a trattenersi dal ridere, soprattutto quando il ragazzo si tagliò i capelli a zero.
- KEKEKEKE, IL RASTA DI MERDA SI E’ TRASFORMATO IN UNSUI! SONO PRATICAMENTE UGUALI! DOPOTUTTO SONO GEMELLI! - Hiruma urlò quegli insulti, solo lui e la Shiro si erano permessi di ridere, tutti gli altri pensavano le stesse cose, ma non avevano il coraggio di dirlo.
- Ragazzi, avevo deciso di cercare di fare un compromesso con voi, ma ho cambiato idea… - qui, sia Yoichi che Yume smisero di ridere, e lo guardarono con fare interrogativo.
- VOGLIO FARE UNA STRAGE! ELIMINERO’ QUEI BASTARDI CON TUTTA LA FORZA DI CUI SONO CAPACE! - la faccia che fece Agon spaventò un tantino la Shiro, che arretrò di un passo.
- Pienamente d’accordo - ora ci si metteva anche Gao?!
Ovviamente la squadra titolare li schiacciò in pochissimo tempo.
Il Giappone vinse 77 a 0.
- Sono felice che Agon, Shin, Gao e tutti gli altri siano dalla nostra parte - si lasciò sfuggire Yume, mentre mordicchiava nervosamente la penna.
La ragazza ancora non credeva che era già passato un giorno, ed era già il 19 marzo, il giorno delle semi-finali contro la Germania.
Sena ebbe qualche difficoltà con Scherz, ma dopo ebbe la meglio.
Il Giappone vinse anche questa partita 34 a 24.
A vedere la partita ci fu anche il Presidente degli Stati Uniti, Arnold Obarman.
- Quello è… chi è? - Yume si stava per buttare a terra, quando sentì la domanda di Sena.
- E’ il  presidente Obarman, è stato appena eletto - rispose Riku, guardando malamente l’amico.
- Sarà il presidente Obarman a presiedere il lancio della moneta per la finale tra USA e Giappone! Il presidente più muscoloso della storia degli USA, è il simbolo vivente della forza di questo paese! - nessuno diede molta importanza al commentatore.
- Il simbolo della forza americana? Mi dispiace, ma quello sono io! -  Yume volse gli occhi al cielo, dove c’era un’enorme elicottero.
- Ma quello è… - la Shiro lo riconobbe: era Bud Walker, il ricevitore degli USA e faceva parte della stella a cinque punte.
- Sono venuto a darmi il benvenuto in nome della stella a cinque punte! Benvenuti colleghi giapponesi! - urlò dall’elicottero.
Bud si buttò giù, facendo esplodere quell’aggeggio volante.
Yume lo osservò: capelli corvini, fisico robusto ed alto. Non riusciva a vedere gli occhi, visto che era troppo lontana, ma notò che aveva anche un po’ di barba incolta.
La Shiro si innervosì non poco, e gli tirò un pugno in testa.
- Piantala di fare tutto, ‘sto casino, sei pensante! - fu in quel momento che la mente della ragazza si rilassò e capì cosa aveva appena detto.
- Non dovresti essere più rispettosa? Sono più grande di te, ragazzina! - Bud si riferiva che i giapponesi era più rispettosi nei confronti dei più vecchi.
- Mi dispiace, ma io non rispetto le persone pesanti! - ecco, Walker e la Shiro cominciarono a litigare.
Yume si accorse che una palla da football americano andava proprio verso i due. Usando al velocità di 4.1 secondi, riuscì  a schivarla, saltando, la palla sembrava a verla colpita, ma era solo un miraggio della polvere.
- Fantastico! - Panther guardò con occhi a forma di diamante Yume, era la prima volta che vedeva qualcuno raggiungere la sua stessa velocità.
Clifford D. Lewis la osservò, sarebbe stata una carte vincente quella ragazza, insieme a Patrick, se sarebbe entrata nella squadra dell’America.
I quattro presenti della stella a cinque punte se ne andarono. La Shiro notò chi aveva lanciato la palla, il quarteback e poi il suo sguardo si posò sul linebacker Tatanka.
Sena fece le 40 yards usando lo stile di Panther, ma non andò molto bene.
Yume notò che Gao, seguito da Agon, andavano fuori dallo stadio, così decise di seguirli.
Vide che Gao combatteva contro Mr Don, e venne fermato da Agon.
Ma il gigantesco uomo della stella a cinque punte, diede un colpo verso l‘altro, che venne deviato da Agon.
Mr Don stava per dare un altro colpo a Gao, ma Yume si mise in mezzo.
- Che cosa inaspettata - disse Clifford, che passava da quelle parti, insieme al resto della stella a cinque punte.
- La prego, la smetta! - il pugno dell’uomo le era arrivato a pochi centimetri dalla faccia.
Anche Mr Don se ne sorprese, non l’aveva neanche vista arrivare, era come apparsa dal nulla.
- Yume! - Agon aveva scoperto il nome della ragazza, che fino a poco tempo prima credeva che si chiamava Yuki.
Il lineman degli USA girò i tacchi e se ne andò, non sarebbe stato nel suo stile combattere contro una ragazza.
- Gao, stai bene? - chiese lei, preoccupata.
- Dammi 15 minuti e mi recupero - rispose il ragazzo.
Agon osservò la Shiro, se non si fosse messa in mezzo Gao si sarebbe dovuto ritirare.
- Agon, ma i tuoi capelli non dovevano essere rasati? - chiese Yume, con un sussurro.
In effetti il giocatore aveva ancora i capelli, ma il giorno prima glieli aveva tagliati quello della Militaria.
- Non fare domande - le disse lui, ringhiando.
Arrivarono anche gli altri membri della squadra, che chiesero cosa era successo.
Yume rispose ridendo, il giorno dopo ci sarebbe stata la finale.
Era sera, e la ragazza era seduta sul letto.
Sentì bussare alla porta.
- Chi è? - chiese alzando la testa.
- Shin -.
- Entra -.
La porta si aprì, ed entrò il linebacker, che chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
I due non si dissero nulla per molti minuti.
Shin, senza dire nulla, prese la testa della ragazza e la baciò.
Quel bacio durò molti minuti e il linebacker si staccò per dare fiato alla Shiro, che ora era sotto di lui, sopra al letto.
Yume lo guardò e gli sorrise.
Shin ricambiò il sorriso.
- A domani, buonanotte - e riaprì la porta.
- ‘Notte! - lo salutò la Shiro, leccandosi le labbra per assaporare il sapore del linebacker, che ora era uscito.
Quel bacio significava molto per lei, perché la rilassava, sapeva che c’era sempre qualcuno che le voleva bene.
Sentì bussare la porta, di nuovo.
- Yuki-chan! - Yume sgranò gli occhi, era Yamato! Ma cosa voleva da lei a quell’ora?
Lei corse ad aprire la porta.
- Yuki-chan, dovresti farmi un favore! - il ragazzo era sudato, porta giacca e cravatta, con un buon profumo di agrumi addosso e portava un pacco con se.
- Che tipo di favore? - chiese lei.
- Mettiti questo vestito e vieni con me al casinò, ho una cosa molto importante da fare! - Yamato riassunse tutto in poche parole, ma Yume capì a cosa si riferiva: Mr Don.
Sospirò e accettò. Sarebbe stata una lunga nottata.
 
 
Note dell'autrice: avverto, che, quando avrò scritto il 12° capitolo, cioè la fine, l'11° e il 12° capitolo usciranno uno dopo l'altro^^

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Capitolo 11
*** Casinò, Proposta, Finale, Arrivederci! ***


Yume Shiro
Capitolo 11: Casinò, Proposta, Finale, Arrivederci!
 
Avrebbe passato la notte in bianco, e questo lo sapeva.
Yume accompagnò Yamato al casinò.
Aveva un vestito nero aderente con una grande scollatura, che le mostrava la schiena, aveva raccolto i capelli in una coda, portava dei guanti neri e lunghi, ai piedi delle scarpe col tacco.
- Yuki-chan, io vado da Mr Don, tu fai pure un giro - le disse lui, con un sorriso.
La Shiro vagò per un po’, arrivando al tavolo del poker. Si mise ad osservare.
C’era Clifford che continuava a vincere e Bud, il suo migliore amico, che continuava a perdere.
I due si accorsero della presenta della ragazza, che fece un sorriso nervoso.
- Vuoi provare a giocare? - chiese Bud, mettendole una mano sul fianco.
Effettivamente Yamato le aveva dato 1000 dollari e sapeva anche giocare a Texas Holdem.
Inizialmente aveva deciso di declinare l’offerta, ma avendo tutti gli occhi puntati contro, non ebbe altra scelta.
- Farò una mano sola - Yume punzecchiò la mano di Bud, finchè lui non la lasciò andare.
Osservò le due carte che le aveva dato il mazziere: una donna e un fante di picche.
Guardò bene gli altri giocatori, e poi le carte sul banco: un asse, un re e un dieci di picche, un re di cuori e un due di fiori.
Aveva una scala reale.
- All in - disse Yume, puntando tutti i suoi 1000 dollari.
Clifford puntò la stessa somma.
- Vedo - i due lo dissero nello stesso istante, guardandosi negli occhi.
Clifford mostrò il suo poker di re.
- Ci hai provato ragazza - Bud la prese in giro.
- Non correre - Yume mostrò la sua scala reale.
Tutti la guardarono con occhi spalancati: una ragazzina che batteva Clifford?!
La Shiro prese tutte le sue chips che aveva vinto.
- Te ne vai? - chiese il ricevitore dell’USA.
- Avevo detto che restavo solo per una mano - lei gli sorrise.
Si alzò dal tavolo ed andò verso Yamato.
- Hai vinto…? - il ragazzo non ci credeva.
- Senti, me le puoi tenere? - Yume diede tutte le sue chips a Takeru - usale come preferisci - lo salutò lei.
La Shiro vagò ancora per il casinò, finché una mano non la afferrò e la trascinò dietro ad una colonna.
- Ma chi…? - le parole le morirono in gola, quando si ritrovò davanti Clifford D. Lewis.
- Lo so che ti sembrerà strano, ma devo parlarti - cominciò lui, sistemandosi la camicia a macchie.
- Di cosa? - chiese Yume, liberandosi il polso.
- Ti ho visto oggi al campo, tu hai una grande velocità e sei anche intelligente, ho una proposta da farti - la Shiro sentì un brivido lungo la schiena, dopo le parole dette da Clifford.
- Che ne dici di venire alla Notre Dame, per i due anni della scuola superiore? - a Yume mancò il respiro.
Era qualcosa capitava una volta nella vita, ma però il suo pensiero si rivolse a Shin.
Era giusto così? Che lei sarebbe andata alla Notre Dame, lasciando gli altri?
Ci pensò su per molti, moltissimi minuti.
- Allora? - chiese Clifford, un po’ innervosito.
- Potrei pensarci con calma e darti la mia risposta domani, dopo la finale? - chiese lei, aveva bisogno di più tempo per pensare.
- Va bene - acconsentì il ragazzo.
I due parlarono ancora un po’, Yume voleva conoscere ancora un po’ Clifford, invece lui voleva sfuggire a Bud.
Dovettero smettere solo perché Yamato arrivò.
- Yuki-chan, andiamo, domani c’è la partita e non voglia che tu sia una zombie - la prese per mano, ma per i due era normale, visto che erano cugini, e da piccoli si prendevano spesso per mano, anche se lui la chiamava “Yuki-chan”.
Lei si girò verso Clifford, e con la mano libera lo salutò.
- Ci vediamo domani! - riuscì solamente a dire, perché venne trascinata fuori da Yamato, che rideva.
Clifford guardò la porta da cui era appena uscita la ragazza.
- A che pensi, Clifford? - Bud mise una mano intorno al collo al quarteback.
- Che quella ragazza è proprio strana - gli rispose, con fare nullo.
- Ti sei innamorato? - lo punzecchiò Walker.
- Non dire idiozie - Clifford, anche se non si vedeva, ringhiò.
Yume ritornò in albergo, sfinita.
Si buttò a peso morto sul letto, sciogliendosi i capelli e togliendosi le scarpe.
La porta si aprì lentamente, e la Shiro si mise a sedere.
- Sei sveglia? - chiese, poi notò l’abito da sera, inutile dire che il suo sguardo andò sulla scollatura.
- Sì - Yume fece un piccolo sbadiglio.
- E quello? - chiese, indicando il vestito.
- Ho accompagnato Yamato al casinò - rispose con calma.
- C’è qualcosa che ti preoccupa? - Shin si sedette al suo fianco.
- Vedi, ho incontrato Clifford, il quarteback degli USA, e mi ha fatto una proposta - cominciò lei.
- Che tipo di proposta? -.
- Mi ha chiesto di andare alla Notre Dame, per gli anni delle superiori - spiegò - ma io non so se accettare o meno… cosa devo fare, Shin?! - prese tra le mani la maglietta del ragazzo e lo guardò negli occhi, disperata.
- Sei preoccupata per me? -.
La Shiro annuì.
- Fai come credi, ma tanto è solo per le superiori, no? - Shin accarezzò i capelli rossi di Yume e le baciò la testa.
- Grazie, Shin - lei si addormentò sul petto caldo del ragazzo, che la mise sul letto.
- Buona notte - Shin le diede un bacio sulle labbra, contorte in un sorriso.
Poco dopo uscì, sorridendo, ora doveva pensare solo alla finale, che si sarebbe svolta il giorno dopo.
La Shiro si svegliò stropicciandosi gli occhi.
Aveva dormito bene quella notte.
Si pettinò i capelli e poi notò che aveva ancora l’abito da sera, se lo tolse e si fece una doccia.
Si mise una maglietta a maniche corte rossa e dei jeans aderenti blu, con delle scarpe nere da ginnastica.
Si guardò allo specchio e sorrise.
Oggi era il giorno della finale.
Quando entrarono nello stadio vide che era pieno e le persona urlavano a gran voce il nome delle due squadre.
La partita fu da perdere il fiato: Phanter contro Sena, fu fantastico, alla fine il giapponese vinse. Gao contro Mr Don, vinse Gao, con l’aiuto di Yamato, Shin restò infortunato per metà partita, ma negli ultimi minuti rientrò, al suo posto era entrata la mummia, che si rivelò Habashira Rui.
Finì in parità, ma giocarono i supplementari, senza il permesso, e alla fine l’America vinse. E venne scelto Phanter per il titolo MVP.
Erano tutti giù di morale.
Rientrarono nell’albergo per fare le valigie.
Yume la fece a malavoglia, infilandoci dentro tutti i suoi vestiti.
Sentì bussare alla porta.
- Entra, la porta è aperta - rispose lei, senza chiedere nemmeno chi fosse.
Clifford entrò, accompagnato dagli altri membri della stella a cinque punte.
- Quale onore - la Shiro cercò di buttarla sul ridere, con scarso successo.
- Io attendo una risposta - Clifford, con fare gelido, la guardò.
Yume lo guardò, intanto tutta la squadra li osservava dalla porta.
- Credo che abbiano bisogno di spiegazioni - pensò ad alta voce la Shiro.
- Ho proposto a Yume Shiro di venire a studiare alla Notre Dame - spiegò Clifford, in due parole.
- COSA?! - tutti, tranne Shin, caddero a terra.
- Cosa hai intenzione di fare? - chiese Agon, l’unico che ebbe il coraggio di chiedere.
- Io… - Yume, ancora seduta sul letto, con tutti gli occhi puntati contro, fece una piccola pausa. Ma la risposta la sapeva già.
Sospirò, per calmarsi e abbassò la testa.
Passarono innumerevoli secondi.
Alzò la testa e guardò negli Clifford.
- Accetto - la Shiro era calma e decisa, credeva in quella risposta.
Ci furono dei minuti di silenzio, fatto di sguardi.
- Bene - il quarteback degli USA, che non aveva mai distolto lo sguardo dalla ragazzo, le porse la mano.
Yume sorrise e accettò.
Si alzò e prese la sua valigia.
- E’ un addio, Yuki-chan? - chiese Yamato, con una punta di tristezza nella voce.
La Shiro mostrò un dito - Primo non chiamarmi Yuki-chan - alzò un altro dito - secondo, no, non è un addio, ma un arrivederci! Figuriamoci se vi lascio soli - l’ultima frase fece ridere la stella a cinque punte.
- Cosa vorresti dire? - Agon ringhiò - vuoi dire che non ce la sappiamo cavare da soli? -.
- Esattamente - Yume rise e, dopo poco tempo, venne seguita da una risata generale.
La ragazza notò che tutti avevano le valigie.
- Noi andiamo, ci vediamo Yume! - disse Sena, salutandola.
- Arrivederci! - la Shiro sorrise, ma dopo prese una lettera dalla sua tasca e la consegnò a Shin - dalla ai miei fratelli - e lo baciò, davanti a tutti, un po’ scioccati.
- Ci si vede! - tutti si salutarono, poi Phanter mise una mano sulla spalla alla ragazza.
- Clifford ti ha sistemato una stanza a casa sua, andiamo! - Yume annuì e sorrise.
Sarebbe stati due anni che non avrebbe certo dimenticato: si sarebbe impegnata moltissimo per migliorare, e dopo sarebbe ritornata dai suoi amici, con un grande sorriso.
Ora era sulla macchina del quarteback degli USA, insieme agli altri cinque.
- Ti troverai benissimo qui! - Bud la rassicurò sorridendole
La Shiro ricambiò, stringendogli la mano, per rassicurarsi.
- Siamo arrivati! - Yume scese dalla macchina e guardò ad occhi spalancati: una enorme casa dalle pareti bianche.
- E per voi questa sarebbe una stanza?! - chiese lei, scioccata.
- Bè, sì - rispose Bud ridendo.
- Saranno due anni moltooo lunghi - pensò ad alta voce la Shiro, ridendo insieme agli altri della stella a cinque punte.
 
 
Note dell'autrice: ok, non sono brava a scrivere le partite, quindi le ho semplificate!

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Capitolo 12
*** 2 anni dopo ***


Yume Shiro
Capitolo 12: 2 anni dopo
 
- Siamo in ritardo! - due voci squarciarono la tranquillità nell’aeroporto di Tokyo.
Una ragazza dai capelli rosso chiaro, gli occhi verdi con gli occhiali, di corporatura alta e magra, con forme piuttosto abbondanti, che indossava una vestito nero pieno di fiocchi rossi, con una minigonna che metteva in risalto le gambe, faceva zig-zag tra le persone, insieme ad un ragazzo dai capelli castano scuro, gli occhi nocciola, il viso da uomo, di corporatura bassa, che indossava una giacca nera, con dei pantaloni blu e delle scarpe da ginnastica.
- E’ tutta colpa tua Sena! - urlò lei al compagno, che faceva fatica a starle dietro.
- Ma non potevo lasciare sull’aereo la mia visiera! - rispose, mostrandole una visiera verde e consumata.
- Sei troppo attaccato ai ricordi, tu! - rispose, sbuffando e uscendo dell’aeroporto.
Si fermò di botto, facendo rischiare a Sena di andarle addosso, ma il ragazzo riuscì a fermarsi in tempo ed evitare di cadere sopra di lei.
- Perché ci fermiamo? - chiese, giustamente, Kobayakawa.
- Prendiamo un taxi o andiamo a piedi? - chiese lei distrattamente, sistemandosi gli occhiali e facendo un ghigno alquanto preoccupante.
- Meglio a piedi, c’è troppo traffico, io voglio arrivare in tempo! - Sena cominciò a prendere velocità e, in poco tempo, era già lontano.
- Sapevo che avresti risposto così, e non perché c’è traffico - la ragazza parlò da sola, e seguì il ragazzo, sempre sorridendo.
Lei sapeva bene che Sena volava sgranchirsi un po’ le gambe, dopo essere stato costretto a stare seduto per moltissime ore, sopra un aereo.
Però, anche lei non era da meno: erano due anni che non vedeva i suoi compagni, e non vedeva l’ora di rivederli!
Aveva passato due anni con quelli della stella a cinque punte, per migliorarsi.
Aveva sopportato Clifford e il suo carattere che esigeva la perfezione, aveva corso insieme a Phanter, era riuscita (anche se non capiva ancora come) a tenere a bada Bud ed aveva aiutato Mr Don ad allenarsi (procurandosi una cicatrice sul fianco destro). L’unico che non le aveva dato particolari disturbi era Tatanka, che, grazie al suo carattere tranquillo, l’aveva lasciata in pace. Si era ammazzata di studio, a causa della prestigiosa scuola a cui l’avevano iscritta. Invece la casa che le avevano dato era eccessiva, troppo grande per i suoi gusti, e la notte non riusciva a dormire, a causa del buio, visto che lei ne moriva di paura.
Quando Sena arrivò per la metà dell’ultimo, si sentì sollevata.
Le mancava il Giappone: negli USA aveva avuto qualche difficoltà nell’abituarsi all’inglese, e quello che mangiavano era davvero troppo per lei, non si sentiva “a casa”.
Ma ora si sentiva bene, anche troppo.
Quando salutò i membri della stella a cinque punte, non riuscì a trattenere le lacrime, in effetti era diventata più espansiva, ed ora piangeva senza problemi, non come due anni prima, che cercava di trattenere le lacrime a causa del suo passato.
In effetti era cambiata molto, sia nella corporatura sia emotivamente.
Si era messa gli occhiali perché aveva passato molto tempo davanti alla televisione a guardare le partite di football americano, e un’altra causa furono le luci degli stadi, dove, quando aveva tempo, andava a vedere le partite in diretta.
Le mancava un casino la sua squadra, anche se ora sarebbe stata all’università.
Non avrebbe rivisto Takami, visto che lui le aveva detto che sarebbe andato ad un’università di medicina.
Ancora non credeva, a quel giorno in cui ebbe la borsa di studio, solo perché era andata bene agli esami dell’ultimo anno, classificandosi prima, per l’Ojo.
Non si era pentita di essere andata in quella scuola, per niente.
Quando aveva incontrato Shin per la prima volta, aveva pensato che era bello, ma non aveva mai pensato che ci sarebbe finita assieme.
“La Dea della Velocità” il suo soprannome, se lo ricordava ancora, glielo aveva dato il linebacker.
Ormai aveva voltato pagina dall’incubo della morte dei suoi genitori, ed era diventato un sogno bianco, senza che dovesse più soffrire, e per lei questo era tanto.
Quando era in America, ricevette una telefonata dai suoi fratelli, che avevano ricevuto la lettere che lei li aveva mandato, dove spiegava i motivi per cui era rimasta negli USA.
Non si sarebbe mai aspettata che loro due dicessero che per loro andava bene, ma in realtà erano preoccupati, visto che chiamavano ogni settimana.
Aveva saputo che Ichigo si era fidanzato con Karin Koizumi, l’ex quarteback del Teikoku Alexanders. Ne era rimasta seriamente sorpresa, non se lo sarebbe aspettato dal fratello, che avrebbe preso una ragazza di 2 anni in meno di lui, a lui piacevano le donne adulte. Akira invece era ancora single, ma se la passava bene comunque.
Yume Shiro era un nome che le si addiceva davvero bene, anche se tre anni prima lo malediceva quel nome, dicendo che era tutto un incubo e che quel nome era brutto, e la sua vita non era per niente un sogno bianco.
Si ricordava che non voleva vedere nessuno, perché stava troppo male, e diceva che non aveva più una famiglia.
Lei aveva i capelli e gli occhi naturali, ma i suoi fratelli si erano tinti i capelli, anche se nemmeno lei ne sapeva il perché, forse perché credevano di farsi più fighi?
Aveva cancellato i suoi genitori dalla sua testa, non si ricordava né il loro aspetto né la loro voce. Akira ed Ichigo aveva nascosto tutte le foto che li ritraevano per lei, per non farla soffrire.
Aveva una punta di nostalgia, ma presto sarebbe stata colmata.
Era immersa nei suoi pensieri, e si ritrovò al fianco di Sena.
Dopo qualche minuto erano arrivati al campo del Enma, un’università che assomigliava tanto alla scuola superiore Deimon.
- SENA! - gridarono tutti.
Yume riconobbe tutti: c’erano Yamato, Agon (che si era fatto ricrescere i capelli fino alle spalle), Unsui, Taka, Takami, Yukimitsu, Hiruma, Mamori, Jumonji, Banba, Monta, Suzuna, Riku, Shin, Otawara, Ikari, Sakuraba, Akaba, Kotaro, Mizumachi, Gao, Kid, Tetsuma e Musashi.
C’erano quasi tutti!
- Ma quella chi è? - chiese Mamori notando la presenza della Shiro.
In tutta risposta, la ragazza, con un balzo felino, andò da Yamato, atterrando proprio davanti a lui.
Takeru la guardò un po’, non riconoscendola.
Ma poi riconobbe gli occhi verde chiaro della ragazza, che la caratterizzavano tanto.
- Yuki-chan?! - chiese, attendendo una risposta di conferma, sconvolto.
- Non mi chiamare così - lei gli diede un pugno in testa, ridendo.
- Ma non dovevi stare in America, mocciosa?! - Agon era scocciato dalla presenza della ragazza, che non rivedeva da due anni.
Lei osservò prima l’essere che le aveva chiesto, poi guardò tutti gli altri: in effetti erano tutti molto sconvolti, ad eccezione di Sena e Shin.
- L’accordo era fino alla fine delle superiori, non ve lo avevo detto? - chiese con faccia da ebete, che nascondeva un ghigno maligno.
- NO CHE NON  CE LO AVEVI DETTO! - urlarono tutti.
- Io lo sapevo - disse Shin, portandosi le braccia al petto, incrociandole.
- Anche io - Sena fu un po’ timido a dire quella frase, infatti arrossì.
- E perché non ce lo avete detto?! - tutti li guardarono in cagnesco i due.
- Credevo che ve lo avesse detto - rispose Shin, calmo.
- Io l’ho saputo quando eravamo in America - Sena si grattò la testa con un braccio, sorridendo nervosamente.
- Ma perché siete arrivati in ritardo? - chiese Suzuna.
- Ho dimenticato la mia visiera che ho portato per tutti i miei tre anni alle medie - Sena mostrò la visiera alla ragazza.
- Solito - rise Taki, sfilando dalle mani del ragazzo la visiera verde, e mettendola sul casco della divisa del club di football americano della scuola Enma.
Yume andò al fianco di Shin e lo baciò.
- Ma ora dove andrai all’università? - chiese lui.
- Teoricamente sono ancora iscritta all’Ojo, credo che continuerò a fare la scout per la vostra squadra - la Shiro sorrise, sistemandosi per l’ennesima volta gli occhiali.
Due figure apparirono dietro ai due.
- Ce lo potevi dire che saresti tornata -.
- Ichi-nii, Aki-nii! - disse Yume, abbracciando i due.
Vedeva che erano cambiati: Ichigo aveva ripreso il colore naturale, cioè di un bel rosso scuro fino alle spalle, ed era alto quasi 2 metri, aveva sviluppato anche grandi muscoli, mentre Akira si era fatto i capelli blu e li aveva fatti fino a metà schiena, si era fatto un pizzetto, rosso sangue, anche lui aveva una corporatura molto robusta, solo che non aveva più l’occhio destro, e al suo posto c’era un’enorme cicatrice.
- Ma cosa ti sei fatto all’occhio?! - chiese, spaventata, Yume.
- Ho ricevuto una trave in testa, ma non preoccuparti, è successo più di un anno fa - Akira accarezzò i capelli della ragazza.
Lei lo guardò preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo.
- MA PERCHE’ NON ME LO AVETE DETTO?! - urlò, infuriata.
- Perché saresti subito venuta qui in Giappone, lasciando l’America, e questo non te lo potevamo permettere - rispose calmo Ichigo.
- Voi siete pazzi! Potevi morire, Aki-nii! - gridò la Shiro, rivolta al fratello che rideva.
- Se Akira sarebbe morto te lo avrei detto! - scherzò Ichigo.
- Idioti - sibilò tra i denti Yume.
- Andiamo, il Rice Bowl lo vincerà l’Ojo - disse Shin, mettendo una mano sulla spalla a Yume.
Lei annuì.
Non c’è fine al mondo dei sogni!
 
 
Note dell'autrice: ed ecco la fine! In questo capitolo ho scritto alcune cose che non avevo messo nei capitoli precedenti. E sì, questo capitolo è molto più corto degli altri. Grazie a tutti quelli che hanno letto!! Ci vediamo alla prossima Fan Fiction (sarà su D.Gray-Man) ed ho intenzione di non fare gli stessi errori che ho fatto qui, ma di scrivere qualcosa di migliore, senza svilluppare il rapporto troppo velocemente, più scorrevole e soprattutto IC! Ok, basta, grazie anche a tutti quelli che hanno recensito e ad ILike che ha messo la storia nelle seguite!

Baci
 
Vanessa

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